\ \ / ^. /ld^.3.^4 MExMORIE BELLA ACCADEMIA DELLE SCIENZE DELL' ISTITUTO DI BOLOGNA TOMO VII. H^7 1,^1: -V. r--3A-. BOLOGNA MDCCCLVI. TIP0GR\FIA A SAN TOMMASO D' AQUINO CON APPROVAZIONE COi\SIDERAZIOiM AMTOMICUE INTORNO LA CORDA DEL TBIPANO MEMORIA DEL DOTTOU ERMETE MALAGUTI ( Letta oella Sessione dei 19 Aprile 18SS. ) U amore per gU studi anatomici , che non saprei nascondervi , o Accademici sapientissimi, mi sollecitava a pieparare fin nel Novemljie del 1849 la branca anastomo- tica del Jacobson in due temporali di feto. Le mie solleci- tudini a questo scopo non andarono vuote di effetto , per- che ad onta della mia iinpeiizia ebbe buon termine il lavoro intiapreso, a segno di meritarsi 1' aniniatrice appro- vazione del Ghiarissimo Sig. Professore Luigi Calori. E fu in questo incontro medesimo sul declinare di Dicerabre che r illustre anatomico in procinto di recarsi a questo Inogo per tenervi lettura , si degnava rivolgeimi insinuanti parole afiincbe mi accingessi a preparare ben anco la Corda del Timpano. Trascorse le ferie natalizie, mi died! a perscruta- re (piel sottile , e fragile nervicciuolo nella specie umana, e mentre in esso amniirava gli industriosi modi della Natu- ra per nasconderlo entro la rocca gelosamente, mi risovven- ni di una ingrata sensazione alle regioni masseteriche da me pill volte esperitnentata ncli' atto di doglutire una be- vauda fredda essendo invece il corpo riscaldato. i Ermete Malaguti Sulle prime mi parve agevole trovare la raglone dl qnesto consenso, giudicandolo regolato dalla Corda del Timpano, che per una parte comunica col linguale del trigemini, clie si porta alia lingua , e per 1' altra alia porzion dura del 7.°, che in forma di rete si espande alle regioni masseterlche poco dopo la sua uscita dal tore stilo-mastoideo. Ma perclie la mente a quel concetto rimanesse paga era necessario risolvere prima ini altro problema , e cioe se la Corda ori- ginasse veramente dal linguale , o non piuttosto dal comu- nicante della faccia; intorno a che niolte e contradditorie essendo le opinion! evulgate, stimai non inutile consnltare il volume piu hello di tutti, quello vo' dire della Natura. Parecchi animali a qnesto fine sottoposi alio scalpello ana- tomico ; e fu nel procedere all' esaaie dei nervi amicolari del vitello , che molte particolarita arrestaronmi sulla com- posizione del 7.° paio, le quali, giudicandole preparatorie agli studii intentati , feci poscia argomento di un discor- so col quale ebhi 1' onore di intrattenervi in un' adunanza deir anno accademico 1851-52. Co?i ebliero cominciamento le mie ricerche anatoniiche intorno alia Corda del Timpano , il frutto delle quali verro in oggi di huon grado esponendovi in risposta a quattro quesiti che fin dapprincipio feci a me stesso su qnesto in- teressante neurologico subietto; e cioe 1.° se la corda del Timpano tragga origine dal comunicante della faccia,odaI linguale del quinto : 2.° se dalla medesimii debba escludersi ]' influenza sensifera dell' auricolare del vago : 3." se per caratteri anatomici , e fisiologici aver si debba isolata e distinta nella lingua: 4.° finalmente se Natura 1' abbia vo- Juta del tutto straniera all' integrita dell' organo dell' udito. Nell' accingermi alle quali discussioni ho d' uopo grande- mente d' invocare la vostra esperinientata indulgenza sopra di me, essendo quests 1' ancora salutare a cui teng^o rac- comandate le mie spernnze. Questo nervo pertanto che fu per la prima volta scoperto dal grande Eustachio, e che per una lontana rassomiglian- za venne dagll anatomici denominato Corda del Timpano , secondo il Principe de' Fisiologi 1' Haller non fu perfetta- Sulla Corda del Timpano 5 mente conoscluto dal celelire anatomico modonese Cahriele FaIlop[)ia. L'aiitorita, le idee preconcette , non che 1' e- strema sua dellcatezza, a complicata distiibuzione per en- tro a durissime ossa , avranno forse coiitrihuito a mantene- re divise le opinioni degli anticlil intonio la reale prove- nienza di questo nervo. E clie cio sla da lamentare^ ne persuadono ancora le parole di iin Valsalva a noi trasmes- se riel suo celebre trattato = De aiue umana = ove, do- po avere descritta la Corda del Timpano, cosi sopgiun- ge . . . » Porro hie ramuliis ab allqnibiis esse dicitiir Qiiin- y> ti Paris soboles , et ab ipso Quinto Pari in duram por- » tionem transinitti. Qui sane cur non potius dici debeat » durae portionis propago, quae ab liac in par quintum » transniittatur , viderint illi qui oppositum pronunciant. Ego » certe et ramuhim liunc, et alios coniplures qui pariter » inter unam , et alteram conjugationem ducuntur , qua ra- » tione alterutri potius conjugationi assignari possint non » video. » Nelle quali parole non e obi non vegga com- pendiate tutte le opinioni possibili sotto le qnali puo ve- nire coiisiderata 1' origine della Corda del Timpano ; plura- lita di opinioni , clie se per nna parte deve pure compren- dere la vera , richiede per 1' altra osservazione e studio perche a questa venga aggiudicata con fondamento la pre- ferenza. Per la qua! cosa fatto riflesso alia costanza di questo nervo nel timpano secondo il Valsalva (1), alia nobilta de- gli orgatii clie insieme congiunge, ed alle condizioni parti- colari clie lo contraddistinguono dagli altri , mi persuasi per tutto cio che la Natura la quale non opera che per imifor- niiti di gradi mi avrebbe somministrato nn qualcbe lume istitnendo un confronto anatomico fra 1' organo dell' ndito, e quel della lingua nelle quattro classi degli animali verte- brati , per poi argomentare dalle parti nuove aggiunte a quegli organi nei vertebrati superiori la nieno irnprobabi- le provenienza del nervo in discorso. A tal fine prevalen- (1) Tractalus de Auie humana Antonii Mariae Valsalvae Cap. II. Pag. 38 e 39. 6 Ermete Malaguti domi ilegli odlernl progress! della Zootomia fui ammaestrato che all' lulito dei pesci oltre il sacco membianoso semplice che nel Gamaro commie tien le veci di vestibolo , si ag- giiiiigono i tie canali semiciicolari dell' orecchio inteino; disposizione die al dire del Cams realizza per la prima volta I' idea di un vero lahirinto. Una parte di questo la- biriiito memhranoso racchiiide un otre destinato a conte- nere le ottaliti frammiste a sostanza animate, e nei pesci cartitaginosi iiavvi di piu la finestra ovale cliinsa dall' oper- colo cartilagineo. Tanta semplicita dell' udito dei pesci sta in perfetto accordo con quella della loro lingua, perocche quest' organo in generale non possiede muscoli proprii che lo facciano godere di una speciale motilita, ed in alcuni anzi di questi aniniali nianca completamente. L' udito dei lettili differisce da quelle dei pesci per 1' aggiunta di un tinipuiio rudimentario , essendo che la cavita di queso no- nic non c chiusa interamente da ossee paieti,nia in gran parte invece da pareti cartilagiuose. Gli ossetti che cou- tiene sono la columella , ed il manubrio osseo che e con- giunto per una parte alia columella istessa , per 1' altra e aderente alia membrana del timpano. Al quale proposi- to e bene notare che il Cams non fa cenno di alcun mu- scolo particolare cui spetti muovere queste parti di nuova formazione ; e lo Scarpa pure non ne fa parola , sembran- do anzi secondo il inedesimo autore die 1' ossicello uditi- vo dei rettili non abbia d' nopo di movimenti , servendo semplicemente di conduttore alle sonore oscillazioni trasmes- spgli dalle parti adiacenti del capo. La mancanza di mu- scoli nel timpano di questi aniinali non e clii non com- prenda trovarsi in perfetta armonia con cio che mostra agli anatomici la loro lingua. Difatti in generale nei Sau- rii , e negli Offidi tu la vedi sottile , filiforme, coriacea , adesa , e mobile soltanto in virtu di muscoli estrinseci ; nelle Chelonie la scorgi corta, cartilaginea, aderente fine all' apice; e fnialmente nei Battraci e membranosa , poco sporgente, e ([iiasi immobile per il difetto di fibre musco- lari proprie. Dopo i rettili vengono gli uccelli, 1' organo uditivo dei (piali sebbene abbia analogia in quauto alle Sulla Corda del Timpano 7 parti essenzlali con qnello del rettili snperiori, pure il la- birinto si distingue per la mancanza del nucleo cretaceo nel suo interiio , per la direzione de' suoi canali seniicir- colari , e per 1' applicazione esatta alia sua superficie della ci'osta ossea sottile , ma estremamente dura clie lo circo- scrive. La cavita del timpano ofFre la sua menibrana ri- gonfiata dal didentro al di fuori, e diretta obli(iuainente in basso con questo di particolare, cbe molto tempo pri- ma dello Scar[)a 1' inclito nostro concittadino Luigi Galva- ni scuopri die non uno ma due erano i muscoli posti dal- la natura nel timjiano degii uccelli, e vide niediante acuta lente die il tendiiie di uno di questi non si inseriva sola- mente nel processo superiore della columella , come lascio scritto lo Scarpa, ma die diviso in innumerevoli filamen- ti , si difFondeva , ed inseriva per tutta la membrana del timpano, rendendola cosi piii forte, e maggiorm.ente ido- nea a ripercuotere le sonore oscillazioni : cbe 1' altro mu- scolo mentre trae all' indietro, ed all' infuori la columella, non solo tende la membrana del timpano , ma ancora quel- la della finestra, il qual muscoletto il Galvani aggiunge essere certamente nuovo e particolare. Per cio poi die ri- sguarda la lingvia di questi animali, e forza ammettervi preminenza di organizzazione confrontata cbe sia con quel- la dei rettili , per essere libera nel cavo della bocca, e for- nita di muscoli proprii animati secondo il Cams dai Hli nervei del grande ipoglosso, che oltre renderla piu molle le permettono ancora una certa liberta di movimento , co- me ne porge un bellissimo esempio la lingua del Papagallo. Da ultimo prendendo ad esame in una maniera geneiale 1' organo uditivo dei mammiferi , alia testa de' quali bavvi 1' uomo , e facile 1' accorgersi che differisce da quello degli uccelli , e dei rettili per lo sviluppo di una chiocciola pro- priamente detta nel labirinto , per la moltiplicazione degli ossetti insieme articolati, e mossi da quattro muscoli entro la cavita del timpano, in fine per la comparsa di un con- dotto uditivo esterno , e d' un oreccbio cartilaginoso messo in movimento da espansioni muscolari. E cbe diro rispetto alia lingua di questi animali, onde per una parte apparisca 8 Ermete Malagutx la enorrne differenza clie passa fia qiiesta e cpiella Jelle class! precedenti, e per 1' altra si appalesi l' accoido fra la lingua e 1' udito in quaiito alle parti aggiuiite di miova fonnazione ? Non meglio qualificare si potrebbe quanto ri- peteiido con Teofilo (1) = iinguam constare niusculosa ma- teria = ; tanta e la copia delle fibre carnee che concorro- no air organica sua conq)Osizione. Ne solamente nella lin- gua de' mammiferi si riscontrano muscoli analoghi agli al- tri volontarii del loro corpo , iniperoccbe la Fenice degli osservatori un Marcello Malpighi (2) vi scorgeva nel centre delle fibre carnee longitudinali , trasverse, ed oblique le une a ridosso delle altre in guisa da rappresentare la disposi- zione degli embrici di un tetto , lo die per certo non de- ve recare nieraviglia una volta die si rifletta sulla molti- plicita dei movimenti che lia potere di esercitare la lingua specialmente nmana. Ora dope quanto ho esposto in breve, riniane da ricercare a qual punto della serie animale co- minci ad apparire senza equivoco la Corda del Timpano : intorno a che si puo affermare che i pesci ed i rettili in- feriori ne mancano completainente, e per quanto oggi se ne conosce ne mancherebbero ancora i rettili superior!, seppure non meritassero qualche riflesso le parole del Bo- luare (3) , registrate nel suo Dizionario istorico-naturale , eve pailando della vipera riferisce die i condotti delle na- rici servono ancora a ricevere due piccoli nervi che escono ciascheduno dalla parte laterale del cranio , per portare al- le narici , com' egli si esprime , la facolta dell' udito. Che se la cosa e incerta rapporto ai rettili superiori, viene ri- mosso per6 qualunque dubbio intorno all' esistenza di que- sto nervo nella classe degli ucceUi. E tanto piu mi gode r animo di cio rammemorare in quanto che mi porge il destro di tributare un omaggio di riverenza al nome glo- (1) Marcelli Malpighii Exercitalio Epistolica de Lingua ad Jolian. AlphoDSum Borellimn Bibl. Analora. Jacob. Mangeti Tom. II. Par. III. Pag. 321. (2) Diciionnaii'e RaisonnS Universel d' Histoire Naturelle par M. Valmont. — Bomare , Tome quinzieaie Pag. 63. (3) V. loc. cit. SiTT.i.A CoRDA nri. Timpano 9 rioso cli nn Luigi Galvaiii fulpidissimo astro di questo Ate- neo, clie iiel Tomo VI. de' Conimentari dell' IstitiUo delle Scienze di Bologna parlando dell' udito degli uccelli ci tra- inatidava quaiito sogiie : » In tympano demuni chordam , D humanae amis chordae persimilem, nobis acuta lente in- » structis inspicere fortuna concessit. » Ma se la corda apparisce distinta negli uccelli , nel timpano dei quali , e nella lingua esistono dei veri muscoli volontari , se piu co- spicua ed evidente , come tutti sanno , si appalesa nei mam- miferi e nell' uoino ove i muscoli degli ossetti sono in mag- gior nuniero , e la lingua dei quali e un organo in gran parte muscolare , mi par Iccito il concliiudere da tutto cio, die natura debha avere affidato a questo nervo fra gli al- tri uffizi (|uello di animare appunto quei muscoli coi quali e ad immediato contatto , da essere considerate non gia come una prnpaggine del linguale del 5." che ha un pote- re sensoiio, nia invece una parziale propaggine della porzion dura del 7.°, che senza dubbio h un nervo eminentemente luotore. A conferma dei quali pensamenti non vi sia disca- ro , o Accademici sapientissimi , se fra le osservazioni da me istituite su parecclii animali una ve ne riferisco che puo servire di riassunto a tutte le altre. Nel teschio di un Cinghiale di latte posta che ebbi a undo la terza branca del 5." al di sotto del foro ovale, non tardai ad aprirmi una via fin nell' interno del cranio , onde per tal modo apparisse bene distinta la porzione minore , o motoria del trigemello. II sottile e trasparente neurilema da cui era avviluppato il linguale del 5.° non mi impediva di precisa- re con chiarezza il punto di riunione dclla Corda del Tim- pano col nervo indicato. E per quanta diligenza adoperassi onde vedere se delle fibre retrograde del linguale ascendes- sero lungo la Corda , tutto fu vano , che anzi potei assi- curarmi quella congiunzione consistere in un semplice ade- rimento, ed il fascio nervoso della Corda discendere in compagnia del linguale verso la lingua. Nel qual cammino poche linee al di sotto dell' angolo di riunione scorgevasi senza alcun artifizio ottico un ramo abbastanza cospicuo ( Tav. 1. Fig. 1. N. 13. ) che dall' alto, ed al davanti del T. VII. 2 10 EuMETE MaLAGUTI llnguale portavasi in basso ed alio indlctro, per congiun- gersi ad angolo acuto col filainciito della Corda del Timpa- no. Dapprima rimasi iiuleciso siilla derivazione di questo iiervo, ma bene esamiiiata la cosa, venni nella certezza che si partiva da un grosso fascio di fdjre nervose appartenen- ti alia porzione mitiore del trigemini ( Tav. 1. Fig. 1. N. 11.) e clie accollato al linguale scorreva alia sua parte anterio- re , simulando per cosi dire una seconda Corda del Tim- pano. Alquante linee a! disotto dell' accennata anastomosi ne appariva una seconda in senso inverso , giacche il ra- nioscello anastomotico ( N. 1 i. ) sbrancandosi dalla Corda del Timpano andava a congiungersi col fascio nervoso della porzione minore : finalmente dietro qneste ne appariva una terza del tutto analoga alia prima (N. 15). Ne debbo oc- cnltarvi die quel fascio nervoso, prima di contrarre anasto- mosi colla Corda, spediva un filamento ( N. 20 ) esile ben- si, ma discernibile ad occhio nudo, cbe senza comunicare per via ne col linguale , ne col dentario si gettava diret- tamente nel ramo milo-joideo, dopo essere passato fra il linguale e la Corda del Timpano. Ne da questi diflferenti furono i risultati cbe ottenni cimentando nuovi animali , loccbe se mi valse ad escludere dal fatto riferito ogni so- spetto di eccezione , mi persnase ben anco a ritenerlo co- me un argomento di conferma in ordine al mio assunto. In seguito delle quali considerazioni giudicai ragionevole ar- gomentarne, che se il confronto fra 1' udito e la lingua, ri- spetto al loro progressivo perfezionamento organico nella scala dei vertebrati , ci fece toccare con mano che la pre- senza della Corda del Timpano coincide negli uccelli, e nei mammiferi con quella di parti muscolari di nuova forma- zione ; se nei mammiferi, e nell' uomo quest' ultimo organo jn gran parte muscolare offre di piu al dire del Malpi- ghi (1), e del Bellini (2) un complesso di fibre diverse al suo centro, da tornare necessaria ancora una piu estesa (1) Malpislii. V. loc. cit. (2) BibliDt. Anal. ManReli ~ Giistus Organura per Laurenlium Bellini. Florent. T. II. Par. 111. Cap. .\lll. Pag. 356. SuLT.A CoRDA DEL TiMPANO 1 1 influenza cerebrale; se la natura presaga di qiiesto bisogno vi provvedeva aggiungendo al filo della Corda fll)re nervo- se da radice motoria propagginate , e forza conclndere che la Gorda del Timpano debba contenere delle fil)re motrici fin dalla sua origiiie, ossia dal ceppo nervoso da cui ema- na il nervo facciale. E qui, o Accademici sapientissirai, si farebbe Kiogo al secondo quesito , ma prima non siavi gra- ve r ascoltare che gia erano ultimate le mie investigazioni anatomiche sul Cingbiale, e pochi altri mammiferi, ma do- mestici , allorclie mi fu dato incontrarmi in una dotta me- nioria del Cliiarissimo Sig. Professore Liiigi Calori intitola- ta = Animadversiones Historico-Criticae , et Observationes Anatomicae de Portione minora Paris Quinti nervorum ce- rebri = : studiata la quale con molto interessamento, mi sentii di buon grado obbligato verso l' Illustre suo autore per i due seguenti motivi , vo' dire 1.° perche le mie os- servazioni, sebbene sopra un animate non addimesticato, con- fermano esattamente la sua opinione contro quella profes- sata da lui Bell, da un Muller, e da un Longet unanimi iiel dichiarare il ramo milo-joideo originato del tutto dalla minore porzione del 5.°, altro non avendo io pure veduto che un sottile filamento portarsi dalla porzione minore al ramo milo-joideo ( Tav. 1. Fig. 1. N. 12 e 20) che poi nasceva per la massima parte dal ramo mascellare inferio- re : 2.° perche in questa stessa memoria pubblicata nel 1850 r Illustre anatomico aveva veduto prima di me nel- 1' Ariete alcune tenui fibre della minore porzione associar- si non solo al nervo linguale , ma bensi all' esiguo filo del- la Gorda del Timpano: confenna di pensamenti , ed ante- riorita di osservazione, che sebbene ultimo di tutti mi compiaccio tributargli pubblicamente in segno del pregio in che tengo il suo anatomico sapere. Ed eccoci al secondo quesito , il quale ricerca se a stretto rigore anatomico si possa escludere dalla Gorda del Tim- pano r influenza sensifera del ramo auricolare del vago. Alia quale domanda che io pure feci a natura sul corpo degli animali , altra risposta non avrei all' uopo piu accon- cia, quanto l' esporvi, o Signori , cio che m' appresero i 12 Ehmete Malaguti sensi ititorno a cosi nobile subietto. Nel cane , tolto dalla iiaturale giacitura il nervo facciale , I'.iiitainente a porzione della Corda del Timpano, e del raino ainicolare del pneu- ino-gastrico , ed immerso il tiitto in una diliilta soluzione di acido nitrico, passai' dopo qnalche tempo ad agire sui nervi cos\ induriti , e sotto il livello dell' acqna , affine di avere le parti sotto lo sgiiardo meno male distinte, e se- parate. Ma prima di accingermi ad incidere il neurilema del facciale, volli assicnrarmi se sopra quello spazio molto ciruoscritto del medesimo neurilema die si interponeva fra r origine della Corda, e 1' iinmersione del ramo auricola- re, uiuna libra nervosa vi fosse clie insieme congiungesse i due rami indicati, locche non avendo riscontrato col sussidio di una acuta lente , mi diedi senz' altro ad aprire in questo luogo V esterno celluloso inviluppo. Difficile mi riusci a denudare la Corda del Timpano, sia per la molta sua sottigliezza, sia per essersi alquanto contratta sotto r azioue dell' acido nitrico allungato; difficoltu die poi non ebbi ad incontrare mettendo a nudo il facciale in corrispon- deiiza deir anastomosi coll' auricolare , e cio percbe io lascia- va intera a modo di doccia la meta inferiore del neurile- ma istesso. Reso per tal modo ben distinto il rapporto a destra del ramo auricolare, ed a sinistra della Corda del Timpano col nervo facciale , tornava facile determinare che r imiiiersione del primo rispetto all' emersione della seconda era di iiti millimetro circa piu inferiore , di modo die vestite le parti dal neurilema spariva questa piccola differenza , da credere qnei rami in una stessa linea orizzontale, ossia r uno dicontro all' altro lungo il tronco del nervo facciale. I fasci di fibre del qual nervo serrati e compatti erano in questo luogo paralelli fra di loro , e discendenti di manie- ra die niun indizio appariva die additare potesse una qual- che attenenza fra la Corda del Timpano , ed il ramo auri- colare. Ne mi giovo a questo intento di allontanare colla punta deir acuto cberatotomo i nervei fascetti del facciale anclie profondamente , imperocche non mi fu dato vedere che fibra alcuna avesse un corso o trasversale od obbliquo, che tutte seaza eccezione discendevauo paralellamente verso Sulla Corda del Timpano 13 il foro stilo-mastoideo. II perche disperando quasi della buo- iia riuscita, mi appigliai ad un partito estremo, quello cioe di distiuggere tutti i fasci nervosi del facciale , clie senza dnviare dalla perpendicolare discendevano cuoprerido i fili d' immersione del raino auricolare. E tanti ne distrussi che gill in alcuiii punti cominciava ad apparire per la sua fac- cla interna, o concava, il neurilema lasciato a bella posta intatto nella meta sua inferiore. Ne! die fare e facile com- prendere die sempre piii manifestamente si disvelava il inodo di espandersi delle fibre Jyy. ^2: ; d «.■■ ^^.., ^ A 4'^, 'J JC^: I )V MiAirdi dit iil vcr« tl in pittn lit Anitolin NOTA DI AGGIUNTA ALLA MEMORIA INTORNO DEL PROF. DOMENICO SANTAGATA (1) ( Lctta oella Seisione del giorno 8 Magglo 18S6. ) L .n una nuova escursione alle Argille cli Paderno ho ac- cresciuto alquanto il capitale delle prove e dei fatti die servono a reridere piu concludente la dimostrazione gia da- ta deir Origine delle Argille Scagliose, ed a scoprir le vi- cende e i caml)ianienti inirabili ciii andaron soggetti quel materiall che in fine vediamo convertiti in Argilla. Se non si veggan cogli occhi e non si tocchino proprio con mano coteste prove di fatti, difficilmente saranno credute: il per- che n' ho fatta piu ricca raccolta che per me s' e potuto, posciache ho avuto ventura ne' giorni di mia dimora in Paderno di valermi dell' opera di fortissimo giovane conta- dino, franco e gioviale, che si godeva di scoperchiar, direi quasi, a' miei cenni il terreno a furia di grosso piccone, e di caricarsi in panieri de' pezzl che a me piaceva tene- re , e per lunghe e disastrosissime baize portarU. I quali (1) Vedi il Tomo VI. di quesle Memorie pag. 499. 28 DoMENICO SaNTAGATA tutti, parte qui e parte in mia casa, offro al Bianconi, per- chh cogli altri dell' anno scorso li ponga, se cosi ad Esso ne piaccia, seguendon' essi la serie : e coll' ofFerirli a Lui mi pare di servir meglio alia Scienza a al paese nostro natio. ProdottI qui innanzi a Voi , AccademicI , cotesti nuovi argomenti, mi sar^ agevole in breve annunziarvi cio che da essi evidentemente si trae. Le Argille Rosse di Paderno, si disse neir antecedente Memoria , in alcuni tratti provengo- no da un Aggregato ofiolitico che si converte in argil- la , ma non s' era questo trovato die in piccoli pezzi al- terati , e mi stava a cuore di cercarlo piu sotto , avendo fisso neir animo die forse sia desso la roccia soUevante de' calcari e delle argille che provengon da essi , e che in massa estesa non fosse molto profondo. A tale ricerca per- tanto mi volsi in prima nell' ultima gita a Paderno. Ma come suole spesso avvenire , meno ottenni da un lato di quel che sperava e piu da un altro , sul quale avea mino- re attenzione. Trovai in fatto dentro le argille quell' aggre- gato in piu pezzi grossi ed interi non mai rotolati e coi suoi elementi e caratteri abbastanza nitidi e chiari; e po- tei ancor confermare die e desso bensi che passa , in mol- ti punti di que' rossi poggiuoli , in vera Argilla scagliosa , colla differenza soltanto che 1' aggregato in masse e ad elementi piu grossi di quelli dell' aggregato che si conver- te in argilla, il quale e ad elementi molto minuti , come si vede nei Saggi raccolti di questa trasformazione ( Sag- gio N. 2i). In luogo pero di massa abbondante ed estesa ho avuto prova chiarissima che 1' aggregato e a pezzi stac- cati e dispersi qua e la , su e giu per le argille, per quanto almen puo vedersi nella leggiera profondit^ del ter- reno che ci e dato osservare : lo che sta ancora in ac- cordo con altro fatto conge iiere die diro un poco piii sotto. Quegli elementi dei quali 1' aggregato si forma sono piccoli ciottoli di vario colore, e di varia natura , la mag- gior parte di origine calcare e precisamente di Galcare com- patto , e la minore di pezzetti di roccia diallagiche ofioli- tiche quarzose ; ve n' ha alcuno che sembra per fin di gra- NOTA ALLE ArGILLE ScAGLIOSE 29 nito, e megllo si vede la composizione di essi spezzandoll in due, come ne son qui presenti ( Saggio N. 25 ). Mold de' ciottoli e globuli fra loro aggregati sono di pasta fina , dura, serrata , di colore tra il verde e il ceruleo, i quali osservati da se senz' altri confronti lasciano molta incertez- za , ma vi presento , o Signori , un pezzo di calcare coli rinvenuto che ha subita un' azione die il porta ad assumer la forma, il colore e 1' aspetto di que' ciottuli stessi e che io non dubito punto che sia un principio alquanto bene avanzato delle riduzioni del calcare in quell' aggregate me- desimo ( Saggio N. 26 ). Ho posto nell' acqua de' pezzi di argilla rossa incompleta , voglio dire di quella che e anco- ra in parte calcare marnoso o rnacigno, ed ho osservato che si riduce in frantnmi tendenti piii o meno alia forma quadrata angolare, somiglianti per forma ai piccoli ciottoli oppunto dell' aggregate; di che ho formato il pensiero che il calore delle azioni plutoniche , quale gran dissolvente , aiutato dai vapori ardenti dell' acqua , spartisca appunto i calcari e i macigni in frantumi angolati, i quali poi si ot- tundono alquanto nell' agitarsi fra loro prima di unirsi in- sieme e fermarsi. Che se molta sia 1' acqua dalla quale so- no investiti, potra l' aggregate loro disporsi per strati, se lo spazio ancora il conseuta , senza di che resteranno am- massati. II cemento che lega i ciottoli nell' aggregate e granuloso ancor esse, verdastro, con poche lamelle di dial- laggio o di talce , e di caratteri molto conformi a quelli deir Arenaria terziaria ofiolitica. Non pechi ciottoli sone an- neriti e arrossati da ossidi di manganese o di ferre , ma ve n' hanno fra essi alcuui silicei di vaghissimi aspetti che vi seinbrau graniti e sieniti. Di tali ciottoli, dell' origine stessa senza dubbio di quelli che formano 1' aggregate, si rinvengon frequenti disseminati la interne, e tra essi nota- bilissime credo che sia un bel pezzetto ben chiaro di Mi- caschiste che qui vi presento ( Saggio iV. 27 ) , ed un ciot- tole bruno verdastro della grossezza e figura di un pugno, disseminate di punti che senibran granati , e di CarbonatO di rame , e che, rotto in due, ben si distingue per ciot- tolo di serpentina ( Saggio N. 28 ) : e il Carbonate stesso 30 DoMENICO SaNTAGATA di rame si trova in globetti isolati e dispersi , come son inolti ciottoli, quale si vede al {Saggio N. 29). Ma che direte , o Signori, se io venga ad anniinciarvi die si trovano ancora co- la, nelle idcnticlie circostanzc de' ciottoli sparsi e del carbo- nate di rame degli avanzi di pesci fossili e precisamente dei Dcnti di squalo?Clii avrebbe mai potnto pensarlo? Quclli che son qui presenti ( Saggio N. 30 ) li ho raccolti io mede- simo , ed uno fra i piccoli e alquanto grossetto e colla ba- se sua propria con che sta infisso nel cuoio, e li vedete poi tutti inibrattati ancova di argilla, e quel che e pii!i siu- golare sono i piu in pin punti incrostati di carl^onato di rame, che non si toglie da essi perche altrettanto pregevo- le quant' e la patina antica delle medaglie e de' bronzi che si vengon scoprendo. Non lontana ha da esser la roc- cia dalla quale provengono : non sono gia frantumati o scal- fiti , e dunque s' e aperta li appresso la terra o la roccia sulla quale sono stati, e non e certamcnte caduta cola o roto- lata da Iiiogi ciicostanti piu alti : ma quale e dove sara ? Ebbi neir altra csplorazione che feci alle argille rosse mol- te ragioni di pensare che provenissero tutte da vero meta- morfismo di arenaria e di calcare, ma quelle ragioni nella csplorazione novella son divenute evidenza. Poco poco che in esse si scavi s' incontra difficolta enorme a seguitar nel- lo scavo a cagiou di durezza sempre maggiore che acqui- stan le masse di argilla quanto piu si vada sotterra. Ne- cessario nondimeno e scavare ed aprire un solco profondo per veder la loro postura e la piu intima loro sostanza. Questa ho il piacer di mostrarla ne' Saggi che ho meco I'ecati , i quali sono pezzi contesti di scaglie o di falde a pareti liscie splendenti di perfettissima argilla che facil- mente si sciolgono, ma molti, infranti che sono, mostra- no r anima, per cosi dire, rossa argillosa, ma di essenza vera e palese di macigno o calcare o marnoso. Osservando poi in luogo gli scavi ed i fiauchi di essi si vede che nel- 1' insiem delle masse rimane il vestigio della forma degli stra- ti o de' banchi sconvolti di calcai-e o macigno marnoso che si trasformava in argilla. Nelle striscie cerulee di essi monti di argilla , che sono si vaghe , meglio si mostra e NOTA ALLE ArCILI.E ScaGLIOSE 31 conserva la sostanza arcnosa onde sono prodotti ( Saggio N. 31 ). Allato a questi mettete di giazia i Saggi segna- ti (N. 32 e 33), presi da pezzi o fraiituini di strati spar- si nelle argille medesime, e precisamente nel luogo cliia- mato = Aia del Diavolo =, e poi mi dite se non sem- brano invero il calcare o macigno marnoso generatore delle argille medesime rimasto incolume nel general tramcslio ? Eppure vi ha ancor difFerenza , poiclie la sostanza arenosa che SI Ca Argdla cerulea e molto micacea e sciolta , ed e un' arenaria vera clie par di lontano trasportata la dentro m sottili strati o liloni. Trovati i Denti di squalo, un' ansia quasi mi prese di os- servare e trovare nel cuore delle argille stesse alcun avan- zo di fossile, e mi sarei rallegrato di veder quello che gia avea veduto di fuori , e credo, se non di questo , di altri aver trovato de' segni non del tutto fallaci. Sono questi alcuni cerchietti canniculati e, per quanto par, tubulati che semhrano piccole serpule o entrochi , ma non possono an- cor riconoscersi : io ne ho qui parecchi, ed altri si potran- no raccogliere die potranno meglio sludiarsi ( Suggio N. 31 ). Di altri fossili nulla mi e venuto scoperto ncf poco e po- chissimo che ho potuto esplorare rispetto a i:i>».uiic ilci 3 Uiggiu 1855. ) N. lei dediirre le equazloni generali dell' equilibrio dei fluidi generalinente si fa uso di questo postulate, e cioe che in una inassa fluida equilibrata puo supporsi che una parte della medesima sia resa solida senza che venga a cessare per questo lo stato di equilibrio, e senza produrre alcuna alterazione nello stato dinamico del sistema equi- librato. Senza pretendere di contrariare menomamente la veriti di questo postulato , o di questa proposizione , mi sembra potrebbesi muovere qualcbe dubbio sulla evidenza imnie- diata, che suoisi ad essa attribuire, e dubitare quindi della legittimita dell' uso che fassi della medesima come pria- cipio fondainentale della Idrostatlca. Egli e percio che io ritengo possa tornare di giovamen- to alia scienza il dedurre le equazioni generali dell' equili- brio dei fluidi indipendentemente da questo postulato, ser- vendosi soltanto di |)rincipii per se evidenti, e di quei principii che 1' esperienza nel mode il piu incontestabile 6-i Lorenzo Respighi ci somministra, e questo intento senibrami potersi ragj^iiinge- re col sejfuente processo. La perfetta oscuiita iiella quale ci troviamo relativamente alia fisica costituzione dei fliiidi non ci perniette iiello sta- te attuale della scienza di iiulagare il modo , con cui le molecole loro agiscono le uiie sulle altre per costituirsi nello stato di eqiiilibrio , e iiell' assegnare le condizioni ne- cessarie all' eqiiilibrio delle masse tkiide siamo percid co- stretti a seguire una via indiretta , ed e quella di cliiedere primieramente alia esperienza quali sono le proprieta ge- nerali , o leggi nieccanicbe geiierali clie presentano i fluidi equllibrati; trovate queste proprieta, o leggi generali, chie- dere alia Meccanica le condizioni , nelle quali debbano agi- re le forze soUecitanti le molecole di una niassa fluida pei^ die siano le suddette leggi verificate. La generalita, colla quale viene esperimentalmente dimo- strato il nolo principio = dell' eguaglianza di pressione in tutti i sensi =, ci autorizza ad aniinetterlo come leg- ge generale dei fluidi equilibrati , e come tale destinarlo a stabilire nei diversi casi particolari le condizioni dinaniiche necessarie per equilibrio delle masse fluide. Aniinettendo die le masse fluide siano formate di punti materiali contigui, gli uni indipendenti dagli altri e perfet- tamente mobili in tutti i sensi, e sollecitati al mo'to da forze loro inerenti, puo subito stabilirsi , die, se in una massa fluida ha luogo 1' equilibrio, ciascun punto della mas- sa dovra risentire la stessa pressione in tutti i sensi. Siccome poi le pressioni nell' interno della massa non possono venire prodotte altro che dalle forze soUecitanti le molecole della massa , o dalle pressioni esterne prodotte sulla superficie della stessa, cosi possiamo coudiiudere , che se ha luogo l' equilibrio e da ritenersi che 1' azione delle forze soUecitanti o sole, o combinate colle pressioni ester- ne, se vi sono, e tale da produrre in ciascun punto del- la massa eguali pressioni in tutti i sensi. Questa condizione puo essere tradotta in una equazione, che dicesi percio equazione generale dell' equilibrio dei fluidi. Dell' EQUiLinmo dei fluidi 65 Infatti si immagiiii iin punto cjiialiiiujiie HI iiella jnassa fliiifla equilibrata, e siano x,y,z la sue coordinate lispet- to a tre assi ortogonali , siano P, Q, R le tie forze solle- cltanti ciascuna molecola del fluido lungo i tre assi, e che noi supporremo come fiuizioni note delle coordinate .r,/, z di ciascun punto. Snppongasi inoltre che la densita del fluido nel punto i!/ sia q, quantita che considereremo co- me funzione delle coordinate x, y,z ed anclie della pres- sione, che chiameremo p , esercitata dal lluido equJliJjrato iiel punto M nel caso che il fluido stesso sia compressibi- lo. La quantita p com' c evidente dovru considerarsi an- ch' essa come funzione di x, y , z. Ci6 posto , vediamo quali relazioni dehbono esistere fra le quantita p, P, Q, R ec. ec. nell' ipotesi che la massa fluida trovisi equilibrata. Si conduca pel punto 31 una retta inclinata comunque ai piani delle coordinate e si prolunghi fino in iV alia su- perficie esterna del fluido , od anche fino ad una superficie quahmque supposta tracciata nell' interno della massa. Dal punto 3[ preso sopra questa retta un elemento infinitesimo els, e chiamate dx , dy , dz le sue projezioni sui tre assi , dx dy dz . • i i- ^• ^ saranno — , — , — i coseni degU angoh , che questa ret- ds ds ds ta forma con tre rette parallele agli assi , e quindi colle forze P, Q, R agenti sul punto M. Si decomponga ora ciascuna delle forze P, Q, R sollecitanti ciascun punto della massa in due, una parallela alia linea N3I , V altra situata in un piauo perpendicolare alia stessa 3IN. Volendo ora determiuare la pressione prodotta dalla massa fluida sul punto 31 nella direzione NM si avverta die le componenti delle forze P, Q, R , situate in piani perpen- dicolari alia NM non potranno influire sulla pressione sud- detta, e che di piii tra le componenti parallele alia N3I quelle sole che appartengono ai punti situati sopra questa ret- ta potranuo concorrere a produrre la pressione in il/, la qua- le percit) dovra considerarsi come risultante dalla somnia di tutte le componenti parallele alia N3I sollecitanti le T. vxi. 9 66 Lorenzo Respighi niolecole poste sopra 3TN , e dalla pressione appartenente al putito N. Per cui se chiaineremo 5 qncsta soinma e p' questa pressione, si avia p = S-^-p'. Per determinare il valore di 5 si osservi che preso un olemcnto iiifiiiitpsimo ds della 3IN si pntri ritenere per tntti i piinti del inedesiiiio costante la deiisita q e costan- ti le forze P, Q, R, onde il eomplesso delle molecole po- ste sopra ds potra rappresentarsi con gds , e le forze sol- lecitanti il medesimo lungo i tre assi con Pqds , Qqds ^ Ilqds. Le componenti poi di ciascuna di queste forze parallele alia MN saranno Pqdx , Qqd/ , Rqdz c percio le molecole qds saranno sollecitate verso M dal- la forza q{Pdx -t- Qdy -*- RJz). Supposta integrata questa espressione da N fine ad M avremo 5 ==fq ( Pdx H- QJy -4- Rdz ) e quindi p =fq ( Pdx -+- Qdy ■+- Rdz )-+-/?'. Suppongasi finalmente clie il punto N appartenga ad una superticie, nei punti della quale la pressione sia costan- te, e si avra allora (a) p= rq[ Pdx ■+- Qdy -+- Rdz) -+- costante. Siccome poi e, condizione necessaria all' eqnilihrio, che la pressione prodotta dal fliiido eqnilihrato sul punto M sia la inedesima in tntti i sensi , cosi questa equazione do- vra sussistere per qualnnque direzione venga data alia MN, e dovra percio essere indipendente dai valori del dx , dy , e c?z, che determinano appunto questa direzione: percid, siccome differenziando questa equazione abbiamo (*) ■>f=(£l-''^(^)^y*{^y=^(i'''''*Q''y*'^^)< Dell' Equilibrio dei fluidi 6T rnsi dovianno eguagliarsi separatamente i coefEclenti del dx ^ del dy e del dz^ e si avii perci6 w ©=^'''(|)='<''(;l)=^« che sono le note eqnazioni dell' efjniliI)iio dei fluidi. Essendo poi il primo niembro dclla (/;) uii difFerenziale esatto, tale dovra essere aiiche il secop.do, otide pei noti cri- teri di integrabilita dovianno veiiflcarsi anclie le eqnazioni \~di')~\d7l' \dr)~\~7i7l' Vdz )~\~7^J' e in queste eqnazioni appunto sono contennte le condizio- ni necessarie per 1' equilibrio dclla niassa fluida. Con un processo analogo a qnello, con cui sonosi de- dotte le eqnazioni geneiali dell' equilibrio dei fluidi , pos- sono ricavarsi le equazioni delle forze soUecitanti della Idro- dinamica. Infatti snppongasi una massa fluida in movimento solle- citata in ciascun punto da tre forze P, Q, R parallele ai tre assi , e che considereremo come funzioni delle coor- dinate X, y, z del punto, cui sono inerenti, e del tem- po ^, a cui si riferisce il nioto , sia q la densita. in cia- scun punto della massa , e percio funzione anch' essa delle coordinate x, y, z del punto cui si riferisce e del tempo t, e di piii della pressione p corrispondente alio stesso punto , se il fluido e compressibile. Sia 31 il punto della massa fluida, cui appartengono in un certo istante del moto le coordinate x, y, z e quindi la pressione /;, la densiti ^, e le forze soUecitanti P, Q, R; e si inten- da per esso condotta una retta 3IN prolungata in N fino ad una data superficie , pei punti della quale riterremo la pressione costante. Volendo determinare come nel caso an- tecedente , la pressione che in questo istante e prodotta iu 3T secondo la retta 3IN, si decompongano per ciascuna moiecola le forze P, Q,R in due, una parallela alia 3fN, r altra posta in un piano perpciidicolare alia MN, e per quello che superiormente si e detto, ciascuna moiecola si 68 Lorenzo Respighi potra consldcrare come sollecitata parallelamente alia MN Pdx Qdy B.,lz dalla forza Js ds (Is Di pill s' intenda decomposta la velocita dl ciascun piinto della massa fliiida in due, una paraliela alia linea NM, 1' altra diretta in un piano peipendicolare alia stessa iVM, e si cliiami V la prima di qneste compoiienti; cio posto la forza accelleratrice di ciascuna molecola lungo la MN dV potri rappresentarsi con ■— -. Decomposte in questo modo le forze sollecitanti la mas- sa flaida,pu6 stabilirsi die la pressione in il/ nella direzio- neiV;l/sara indipendente dalle componenti situate in piani normal! alia N3I, e clie le sole componenti parallele alia iVTVf sollecitanti le molecole poste sopra /l/ATpotranno con- rorrere a prndurre la pressione in 31. Prendasi era sopra la N3I nn elemento infinitesimo ds per tutti i punti del quale si potranuo ritenere costanti le forze P, Q, i? , la density ^ , e la velocita F, e percio la sua massa potra rappresentarsi con qds , e la sua forza motrice lungo la lYil/ con q[Pdx -^ Qdy -^ Rdz). Siccome poi ciascun pun- to di qds movesi lungo ISM colla velocita ^, cosi la massa dV qds sar^ accelerata nella stessa direzione dalla forza qds — , e per conseguenza la forza impiegata in ciascun istante del moto dalle molecole qds nel produrre la pressione lungo NM sara dV q ( Pdx ■+• Qdy -+- Rdz ) — qds -j- ; onde la pressione totale in 31 nel senso NM prodotta da tutte le forze sollecitanti le molecole poste sopra NM savk fi q ( Pdx -4- Qdy -+-Rdz)— qds ^\ Dell' Equilibrio dei fluidi 69 integrale da estendeisi fra i limiti A^, 71/, e aggiugnendo a questa forza la pressione prodotta in N avremo p =y^[ (/ ( Pdx H- Qdy -H Rdz ) - qds ^' j -H 7/ e supponendo che i punti della superficie cui appartiene il puiito N siano soggetti alia medesima pressione avremo (d) p — r \q ( Pdx -+- Qdy -t- Rdz ) — qds ^— j -»- Gostante ; si avverta che in questa integrazione devesi ritenere il tempo come costante , e percio esso non risguarda che le va- riabili .r, j, z coordinate di un punto qualunque della NM. Dovendo poi la pressione jr? essere indipendente dalla di- rezione della iVil/, dovra la equazione {d) verificarsi per qualunque valore del dx ^ dy ^ dz^ percio differenziandola , siccome ottiensi cosi dovranno eguagliarsi separatamente i coeflficienti dei J.r, dy ^ dz. Si noti che, essendo F = — si ha — = — dt dt dV- . J. dsdV dscPs , , , , , , , „ . a quindi -—— = __-, e per essere ds= dx^ -^ dy^ -^ dz^ si ha ancora dscfs = dxcfx ■+- dycPy -+- dzd^z , onde si avri dsdF ( dxd^x dyd^Y dzcPz \ ed anche __ ^dxfPx dyd}y dzd}z\ ^( de '^~dr'*'~de~] da cui si ricavSno le equazioni q\dxl^^ dt'' qKdyJ-^ di'' '^\dzf~^~ dt' 70 Lorenzo Respighi Suppongasi ora che la linea MN sia la tangente nel punto M alia tiajettoria da esso descritta, e sara allora V la velocita assoluta del punto stesso, la quale deconiposta in tre u, v, w paiallele ai tie assi, si avri ds dx dy dz ~dt' "~~^' ^~'dt' ^~di e percio 1' equazione (e) si ridurri alia — q I udu -H vdv -»- wdu> \ e le equazioni (/) diventeranno \(Ih^-a -,(|)=^-(S). ^©=--(S) note equazioni delle foize soUecitanti. OSSERVAZIOM SUL MODO D' APPL1C.\RE LA LEVA DI PRIMO miM NELLA RIDUZIONE DELLE MEMORIA DEL DOTTOR CARLO MASSARENTI (l.ctla nella Snsione dcgli tl Cenaiio I8S3.) u. _l na della operazioni chirurgiche che spesse volte ri- mane priva di ettetto , e senza dubbio la riposizione delle Inssazioni cosso-femorali ; e cio e provato, dice il Monteg- gia, dalla qnantita dei zoppi in grazia cbe un tale sloga- mento non fii ridotto. Per lo clie conosciutasi in questi ul- timi tempi V insufficienza dei mezzi adopetati dagU anti- chi, per ridurre queste Inssazioni, si sono tatti degli stu- di , merce dei quali in oggi la loro riposizione non e piu opera del caso , ma e un atto operativo razionalmente con- dotto. Ed io pnre die per ben due volte vidi riescire inu- tili i tentativi i)iii energici , fni tosto cornpreso dell' impor- tanza di sifFatti studi; ed appena ebbi 1' opportunity di esercitarmi sul cadavere nelle diverse operazioni di cliirur- gia , il trattato delle Inssazioni del femore fu quello che piii d' ogn' altro attiro la mia attenzione. La miglior guida che mi potessi avere nell' istudiare queste Inssazioni, considerate quali conseguenze di esterne violenze , si fu il celebratissirao 72 Carlo Massarenti lavoro del nostro Chiarissimo Prof. Fablni , nel quale h svolto per intero tutto ci«') clic pun aver lapporto con quel- le; soprattutto poi la parte die rigviarda it meccanismo da eseguirsi per ottenerle , ed i process! di ridiizione die ri- diieggono le diverse specie e varieta delle mcdcsime. Mio scope iiella ripetizione di questi esperimenti si fu quello di acqiiistare col fatto una precisa cogiiizione delle altera- zioni anatomico-patologiche die accompagnano queste lus- sazioni; di esaminare le cause die nel tempo della riposi- zione possono formare ostacolo al conseguimcnto di essa; e finalmente di addestrarnii nelle svariate manovre die co- stituiscono i diversi process! di ridnzione. E siccome alcu- ne nozioni acquistate merce queste prove, mi riusciiono di non poco vantaggio in alcuni casi pratici sul vivente, e specialmente in quello die forma priiicipale soggetto di queste niie parole, cosi stimo bene di far precedere alia storia di esso una breve esposizione dei risultamenti otte- nuti dagli studi fatti sul cadavere. Nell' eseguire le singole lussazioni , mettendo io a prova era r uno ora 1' altro processo indicato dal suliodato Pro- fessore , mi trovai spesso nella necessita di dover agire con vigorosi urti suU' arto per vincere la resistenza dei tessuti fibrosi die assicurano 1' articolazione del capo del femora colla cavita cotiloidea , e cosi obbligare il medesimo ad ab- ])andonarla; la quale resistenza certainente non potevasi superare se si fosse operate suU' arto con un movimento lento e continuato, come in alcune altre circostanze si pu6 fare. Tali movimenti vibrati ed islantanei impressi sull' ar- to parevanmi non dissimili da quelli sofFerti dagl' individui che hanno riportato una lussazione del femore. Infatti se esaminiamo le cause die producono le lussazioni sul viven- te , vediamo die esse consistono in urti violenti e repen- tini che avvengono su qualche punto del femore prodotti o da corpi die vi cadon sopra tutto a un tratto , o da caduta; per cui il capo del femore concependo una grande velocita che non puo essere per 1' istantaneita dell' urto , come e noto dalla fisica , comunicata a tutti gli demen- ti materiali a cui e vincolato , sconnette e lacera facilmente DeLLE LUSSAZrONI DEL FeMORE 73 quelle parti clie si oppongono al sno movimento, nprcnclosi cosi una via attraverso alle medesime nell' escire dalla pro- pria cavita. E negli esperimenti esegniti sul cadavere , e nelle Iiissazioni Ibinorali clie accadono nel vivente io consi- derava inoltre die la forza acquistata dal capo del femore nel suo movimento non dipendeva soltanto dall' urto im- press© al suo corpo , ma ben anclie dall' esser tutto 1' osso convertito in una leva di prime genere , clie a mio crede- re deve meritare le piu gravi considerazioni , soprattutto riguardo al punto dove viene a stabilirsene il fulcro, E fier vero se noi ferniiamo solidamente il bacino, e formiamo colla coscia una leva di prime genere coUocando artificial- nente 1' ipomoclio ad una considerevole distanza dall' arti- colazione cosso-femorale, dove esiste la resistenza,e appli- cando la potenza al ginocchio, per quanta forza abbia la potenza , questa non riescira mai a poter vincere la parte die resiste , quand' anche si operi sul ginocchio a scosse istantanee per coniunicare al capo del femore, cioe al- r estremita della leva die deve superare la resistenza , quel- la velocita di cui abbiamo parlato. E in questo case tanto agendo gradatamente quanto a scosse , il braccio della leva rappresentato , come abbiamo detto, dalla coscia, mancando della solidita necessaria per resistere al contrasto delle due forze, cede , e si ha per risultamento la frattura del femo- le. Ma non accade cosi quando 1' appoggio della leva e in prossimita della resistenza; e questo dimostrano gli es])eri- menti fatti sul cadavere per ottenere le lussazioni , ove il punto d' appoggio va a cadere naturalmente nei contorni del ciglio cotiloideo , luogo ove trovasi la resistenza. Ne al- trimenti accade nelle lussazioni riportate dagl' individui die furono esposti ad una violenza esterna. La meccanica spie- ga benissimo il fatto , e ci mostra, come iiiuno puu igiio- rare, cl^e piu il braccio di leva della potenza e lungo in confronto di quelle della resistenza , tanto piu grande h lo sforzo che colla stessa potenza puo essere prodotto dalla leva stessa. E dal trovarsi il sostecno della leva vicino alia resistenza , si ottiene non solo questo vantaggio, ma di piu jie risulta ancora la sicurezza d' impedire la rottura dell' osso, T. VII. 10 T I Carlo Massarenti come abbinmo detto dl sopra , cbe accadeva , qnando si stabiliva il fulcio a considcrevolo distanza dal punto dove trovasi la resisteriza da superaisi. E da avvertirsi ptio che in tutti questi atti operativi il punto che offle la resisteiiza dov' essoro immoliilej quiiidi il baciiio sii cMii e ini]iiessa la cavita articolare , che di at- tacco al!e parti Iep;ainentose snlle qviali si agisce , fa d' iio- po che sia accomodato in niodo da iion essere facilmente smosso nel tempo che si PS<"gaiscono nel feinore i necessa- ri movirnenti. Queste semplici considerazioni che rendono ragione del meccanismo con cni si ottengoiio le lussazioni del femore sul cadavere , e come avveniiono quelle che osserviamo nel- r uomo viveiite , mi toruaruno molto utili nel pratico eser- cizio applicandole ai processi che servono a riiettere a luo- go r osso slogato, verificando io per fatto mio proprio che queste lussazioni non deld)onsi sempre rimettere mediante r estensiuiie e la controestensione , come al piesente anco- ra da alcuni si pratica, ne per qualsiasi altio atto opeia- tivo empiiicamente diretto , ma bensi debbouo molte volte essere ridotte per mezzo di un movimento di leva in di- vers! modi eseguito secondo il genere di lussazione , indi- spensabile a far si che il capo del femore sormonti il ci- glio cotiloideo. Ma affiuche questo movimento di leva sia efFettuabile , egli e d" uopo che il capo dell' osso lussato o sia da se nei contorni del ciglio cotiloideo , o vi venga ricoudotto se trovasi a qualclie distanza ; la qual cosa e molto facile a conseguirsi se trattasi di lussazione recente. Cosi ad esempio nelle lussazioni posteriori del capo del femore consecutive ad una lussazione anteriore , o ad una lussazione iiiferiore, ove e quasi sempre indispeusabile il movimento di leva , mediante una llessione assai pronunzia- ta della coscia si giunge costantemente a portare i! capo deir osso a livello della tuherosita ischiatica , cio che eqri- vnle alia parte inferiore dell' accettabolo. Fatto questo, staudo alle regole che ci vcngouo insegnate , nou si ha che a stabilire un punto d' appoggio alia parte superiore e posteriore della coscia: dopo di che abbassando il ginocchio, DeLLE LUSSAZIONl DEI. FeMORE 75 spnza tralasciare di esognire contemporancatnente un ccrto giado di trazione in I'liori , si viene ad escguire il movi- mento di leva atto a ricondurre il capo nella propria ca- vit;\. Questo nietodo di ridiine la lussazioiie si eseguisce facilniente sul cadavere da una inano bene addestrata, es- seiidoche le parti niolli clie lianno cediito e die si sono sfiancate nel lare la liissazione non tornano plu sopra se stesse e lasciano percio molta liberta di agire ; ina istituen- do il punto d' appoggio dove si e indicato allorche tratta- si di agire sid vivente vedremo, die si possono avere alcii- na volta gli stessi inconvenienti die ho accennatu parlan- do dei iTiovirnenti per eseguire le liissazioni sul cadavere allorche 1' appoggio e portato a considerevule distanza dal- la resistenza, specialrnente se dovremo luttare contro un ostacolo piuttosto forte , vale a dire o di non avere tan- ta forza nel braccio di leva delia potenza da poter far sor- montare al capo il ciglio cotiloideo ; oppure iiisisteiido con forza nel moto di leva, di rompere il fiemore o nel suo collo, parte piii debole della leva , o nel punto d' appog- gio, contro cui principalmcnte si produce il con trasto del- la potenza colla resistenza. E da cio forse derivo la frattu- ra del femore avvenuta al Velpeau nel rimettere una lus- sazione di quest' osso. Non e cosi se noi niettiamo il pun- to d' appoggio sul capo stesso del femore ricondotto con previi inovnuenti in prossirnita del cigho cotiloideo , poten- do in allora con sicurezza agire su di questo mettendo in opera tutta la forza neccssaria a riconduiio in cavita. E oltreche riuscireuio in tal niodo a vincere ancora , come faro vedere, il forte ostacolo die oppongono lussazioni non recenti , eviterenio il pericolo di produrse la fraltura del femore. Ndle sale chirurgiche dello Spedal Maggiorc dirette dal fu Prof. Antonio Cavara venne accolta una donna quin- qnagenaria, la quale per una caduta riporto una lussazio- ne cosso-femorale postoriore. Furono tentati diversi nietodi di riduzione , aicuiii dei tpiali non scevri da violenza , ina indarno; per cui si credette di desistero da qiiaiunque al- tra maaovra e di lasciare in riposo la donna. Hel segucnte 76 Carlo Massarenti giorno parlai col sucldetto Piofessoie del jn-ocesso clie si saiebbe potuto tentaie , segucndo gl' insegnamenti del Fab- l)ri , e ne feci in sua preseiiza la prova sul cadavere. Delia quale ooddisfatto, egli mi diedo plena facolta di seguire lo stesso metodo nei tentativi di riduzione suUa donna in di- scorso. AUora ricoudotta la coscia a quel giado di flessio- ne pel quale il capo del feinore viene a sitaarsi a livello della tuberosita ischiatica , applicai il punto d' appoggio al- ia parte posteriore e snperiore della coscia , quindi abbas- sai il ginoccliio nel modo superlornientc indicato, per ese- guiie il movimento di leva. Ma in virtu della resistenza incontrata dal capo del leiuore contro 1' orlo dell' accetta- bolo, il movimento impresso alia coscia esigeva tanta for- za da togliermi il coraggio di contiuuarlo, nel timore che r osso si fratturasse. AUora per avere nel braccio della po- tenza una forza maggiore e piii sicura , dietro le conside- razioni da me fatte sui risnltati della leva riguardo al pun- to d' appoggio, mi venne tosto in pensiero di portarlo as- sai vicino alia i-esistenza. Ed a cio fare pensai d' istituirlo sotto del capo articolare stesso che sentivasi , come ho det- to , a livello della tuberosita ischiatica, applicando le estre- miti di tutte le mie dita insieme riunite a guisa di cono , coi cubiti appoggiati sul piano del letto ; indi ordinando ad un assistente di agire con forza sul ginocchio , potei in tal modo senza timore di ledere 1' osso , superare 1' osta- colo, e riporre il capo del femore nella propria cavita ar- ticolare (1). Se utile mi riusci in questo caso il situare l' appoggio della leva suUa parte posteriore della testa dell' osso slo- gato, affine di vincere quella resistenza che non cedette alle pivi violente manovre, non meno utile mi e tomato r applicazione di un tal mezzo in un caso di lussazione ovalare della coscia , della quale si disperava di ottenere la riduzione e perche la lussazione era gici avvenuta da mol- to tempo , e per le gravi complicazioni a cui era congiun- (1) V. Biillctlino delle Scienze Mediche di Bologna. Serie 3.^ Vol. II., p. 343. DeLLE LtrSSAZIONI DEL FeMORE 7Y ta. E(3 e questo appunto il principale snbietto del mio discorso. Grandi Donienico d' anni 25 bolognese facchino di Do- gana , robusto e ben complesso, per le proprie incomben- ze conduceva imitaniente a due a'.tri suoi compagni una pesante biroccia , suUa quale erano caricate tre grandi bal- ie di cotone. Egli stava dinanzi a tenere sulle spalle il porta stanglie, e gli altri due di dietro spingevano la bi- roccia. Fermatisi, al luogo destinato , i due cbe rimaneva- no di dietro si ritirarono , ed esso , senza muoversi dalla sua posizione , afferra coUe mani l' estreinita deile stanghe e vi communica un urto dal basso all' alto per rovesciare la biroccia all' indietro, e cosi scaricare con facilita quelle balle pesanti. Fatto questo movimeuto una balla di coto- ne sdrucciolo a terra dalla biroccia, senza cbe egli se ne accorgesse; il peso delle altre due propendendo dalla par- te anteriore fece ricadere la biroccia dal lato delle stanghe; ed egli che trovavasi ancora sotto di essa pressocbe nella posizione accennata , ricevette un colpo all' iinpensata suUa nuca che lo stese bocconi. Nel medesimo tempo una stan- ga lo colpi ti'a la coscia e la natica alia parte destra ri- svegliandogli un dolore cosi vivo da non essere piu egli capace di sollevarsi da terra. Per la qual cosa venne por- tato alio Spedal Maggiore nella sezione chirurgica diretta dair Esimio Sig. Dottor Giovanni Atti. I sintonii che pre- sentava erano i seguenti : gonfiezza enorme a tutta la co- scia e piu alia parte superiore efFetto di una raccolta san- guigna , acerbo dolore a tutto l' arto , particolarmente al ginoccbio ed alia parte interna e superiore della coscia in prossimita del perineo. II ginoccbio era alquanto discosto dall' altro , e non potendosi distendere trovavasi in uno stato di leggiera semiflessione ; la gamba malata che non era rotata ne in dentro ne in fuori , si allontanava per modo dalla sinistra, da lasciare una considerevole distanza fra r un piede e 1' altro. Posto T arto sano nella stessa si- tuazione in cui trovavasi 1' offeso , questo superavalo in lunghezza per ben due poUici; tutti i movimenti inoltre del membro erano resi inipossibili per 1' immenso dolore che 78 Carlo Massarenti destava il benclie minimo tcntativo. II complesso di qiiesti fenomeni fecero ritcneie al sullodato Cliirurgo Priniaiio clie si trattasse di liissazione siil foro ovalo, senza potere in al- lora escludere il sospetto di Irattura in {|iialche punto del bacino, non gia ])er la esistenza di segiii diretti , bensi per la enorine violenza ccm ciii agi la catisa su di quel- r osso. L' intiammazione dclla coscia congiuiita a febbie fu il priino fenomeno che venue a complicare la lesione ed essa giunse tant' oltrc da assumere il carattere flemmono- so. Ma messi in opera i mezzi antiflogistici proporzionati alia forza della flogosi , fortunatamente si giunse ad iinpe- dire la temuta suppurazione. La gonfiezza e il dolore per- sistettcro ancora , e per qiiesto tempo 1' ammalato rifiuto di sottoporsi ad esami esplorativi , ma subito che ci fu da- te di praticarli , fu accertata la lussazione ovalare , e si escluse la sospettata frattura. Allora tosto si penso di ve- nire alia riduzione , 1' esecuzione della quale per somma gentilezza del sullodato Medico-Chirurgo Primario, secon- daiido il mio desiderio, voile a me affidata; ma la contra- rieta dell' infermo a sottoporvisi la fece protrarre fino al trentasettesimo giorno. Prima pero di venire a qualunque atto operative si pens6 se dovevasi o fare il bagno al malato , ovvero praticargli il salasso al deliquio , od invece amministrare il tartaro emetico o dargli da inalare il clo- ro-formio , mezzi tutti consigliati e praticati da sommi chi- rurghi , e che tendono alio scopo di ottenere quel collapso generale delle forze dei muscoli , sotto del quale si crede piu facile ottenere la riduzione delle lussazioni. La giovi- nezza e la costituzione robusta dell' individuo certamente parevano addimandare 1' uso di qualcuno degl' indicati de- bilitanti. Intanto per ottenere la riduzione il modo da me proposto era d' instituire una leva di primo genere col pun- to d' appoggio in prossimita della resistenza, cioe sul capo Stesso articolare uscito di luogo e colla potenza all' altra estremiti dell' osso, cioe al ginocchio, e di agire non gia con forza lenta e graduata come comunemente si usa, ma con movimenti vibrati ed istantanei affine di rompere gli inviluppi di nuova foimazione, che avrebbero potato legare DiiLLE tOSSAZIOm DEL FeMORE 79 il capo alia locality anormale , ed allargare 1' apertnra della capsula die erasi fortnata la testa del femore per uscire dalla sua cavita articolare, squaiciaiulone i boidi acciocche il capo stesso vi potesse ripassare per tornare al siio luo- fjo ( impedimenti tutti clie dovevasi ritenere esistessero, at- teso la grave infiaininazione formatasi in queste parti, ed il lungo tempo da clie avvenne la lussazione ) : insomma io mi proponeva di operare con quella violeiiza stessa con cui vogHonsi ottenere artificialmente le lussazioni del femo- re nel cadavere, e che come ho mostrato e iriolto valevo- le per lacerare le parti piu resistenti , quali sono la capsu- la articolare , il legamento rotondo ec. rimanendo salva r integrita dell' osso; e non diversamente da quanto acca- de nel vivente, senza che avvenga oltre la lussazione al- cun altro scoiicio , a meno che la causa traumatica non abbia agito direttamente sul luogo stesso ove accadde lo slogamento. Dietro tali considerazioni sembravami che i pro-, posti mezzi debilitanti, se non inutili , fossero almeno di cosi poco valore da poter essere senza timore afTatto ne- gletti. E valga il vero ; i rimedi di sopra ricordati non avrcbbero portato il loro effetto che sui muscoli col pro- durre un rilassamento ed abbandono nei niedesimi ; ma nel caso nostro non avevamo bisogiio di ottenere una deficien- za d' azione muscolare , imperocche il metodo da praticar- si non partiva dal comune principio di ridurre la lussazio- ne per mezzo dell' estensione e controestensione ; ma inve- ce r attitudine che da noi dovevasi dare alia coscia nel- r atto di rimettere la lussazione era la flessione deila me- desima , la quale mira per se stessa alio scopo di mettere in rilassamento i muscoli e non di allungarli. Inoltre la re- sistenza da vincersi era rappresentata da prodotti infiam- inatorii , come sarebbero aderenze , false membrane , e da legamenti e tessuti analoghi , i quali sotto 1' uso di quel rimedi non si sarebbero certamente indeboliti per cedere pill facilmente alle forze operanti,ma solamente avrebbero ceduto ad una potenza meccanica superiore alia loro resi- stenza , quale era appunto quella che io voleva adoperare. Adagiato percid 1' infermo sopra un letticciuolo assai basso , 80 Carlo Massarenti in situazione supina , cominciai collo stabillre il punto d' ap- poggio snl capo stcsso articolare die rimaneva alia parte interna della coscia in piossiiiiita del rafe. E siccome in questo caso non potendo fare io stesso colle mie mani il punto d' appoggio della leva , applicandone le dita sul ca- po lussato, come aveva praticato ncl caso surriferito della donna, pcrclie era necessario clie 1' appoggio ofl'crisse piu solido sostegno , cosi pensai di renderlo stabile mediante una cingliia trapunta, la quale messa fra Ic coscie e ap- poggiata sul capo slogato passava anteriormente sull' ingui- ne e posteriormente snila natica corrispondente. Ne fermai i capi ad un anello di ferro infisso nel muro in «n punto pill alto del piano del letto , e verso la testa dell' infenno. Stabilito in tal niodo 1' appoggio , se avessi impresso al membro im movimento di leva conducendo 1' arto nel sen- so deir adduzione, come di necessita conveniva fare, ac- cadeva che 1' urto comunicando al capo slogato un movi- mento in senso opposto , difFondesse questo al bacino , il quale non trovandosi nell' inimobilita richiesta, sarebbe sta- te portato nel senso del capo stesso , vani rendendo gli sforzi anche i piu energici. Per la quale considerazlone, assicurai il bacino ponendovi sotto un lenzuolo piegato a modo che lo coprisse in tutta la sua altezza; quindi ricon- dottolo anteriormente suU' anca dalla parte affetta , lo feci tenere per le sue estremlta da un robusto assistente, inca- ricato ad agire in senso opposto a quello della cinghia: ed in questo modo venni a stabilire due forze antagoniste , per le quali il bacino rimaneva talmente fermo da non cedere cosi di ieggieri ai gagliardi movimenti impressi al fe- more ; e cosi io era certo che questi sarebbonsi fatti soltanto sentire alle parti su cui era d'uopo di agire. Fatto questo, cominciai dal praticare tutti i movimenti permessi dalla qualita della lussazione , dando loro la maggiore estensione possibile , affine d' indebolire alquanto i nuovi punti di ade- renza. Poscia ordinal al malato di mettersi alcun poco nel fianco della parte sana , in modo che avesse potuto senza inconiodo tenere la corrispondente coscia semiflessa a ap- poggiata coUa sua faccia esterna sul piano del letto j e DeLLE LUSSAZIONl DEL FeMORE 81 questo attegglaiiiento eta da ine dato alia coscia sana , per liinitare il grado di flessione da darsi all' ammalata, e se- gnare la direzione da tenere nell' eseguire il movimento di leva , polche il ginoccliio dell' arto lussato doveva esse- re portato su quello del sano. Iiioltre la posizione inclina- ta era utile ancora per questo die i movitnenti istantanei e vibrati da eseguirsi sul ginoccliio dell' arto slogato do- vendo essere diretti dall' abduzione all' adduzione , era as- sai piu facile il farli dall' alto al basso die latcralmente, come sarebbe stato necessario se il malato fosse rimasto supino. AUora da me solo preso l' arto semiflesso afferran- dolo con ainbe Ic mani , e scostandolo per quanto si pote- va dall' altro, v' impressi un inoto forte e secco portando- lo coiitro r altro e gravitandovi sopra col peso del mio corpo : quiiidi rialzatolo nuovamente rinnovai l' urto uello stesso modo di prima. In questo secondo colpo avvertii uno scroscio, che mi fece conoscere che alcune parti ave- vano ceduto. Infatti esaminando la regione perineale destra copcrta dalla cinghia , ove trovavasi il capo , questo non pill rinvenivasi cosi sensibilmente prominente come prima; cio die indicava che si era spostato dal luogo anormale , ed avvicinato al ciglio cotiloideo. Allora con rinnovati mo- vimenti vibrati nella stessa direzione lo obbligai , direi qua- si a dispetto della resistenza delle parti die lo tratteneva- no fuori di luogo, a riprendere foizatamente i suoi natura-. li rapporti. E pero da notare die in queste ultime mano- vre die ricondussero l' arto nella sua naturale posizione, non avvertii quel rumore die costantemente sentesi nel ridurre queste lussazioni di un' articolazione che presenta una cavita articolare cosi profonda ; ma fui nondimeno per- suaso che 1' osso era rientrato , perche il malato me ne assicurava, perche 1' arto , che trovavasi alquanto discosto dair altro, era venuto a contatto con esso, perche infine r infermo stesso poteva col mio aiuto portare 1' arto in tutte le direzioni permesse dalla posizione naturale. Quan- do pero mi feci ad esamlnare la lunghezza comparativa degli arti, mi accorsi die quello che aveva sofferta la lus- sazione era piii lungo dell' altro di un pollice. Questo T. VII. 11 82 Carlo MA.esARENTi fenomeno anzi clie metternii in dubbio dell' ottenuta ripo- sizione, mi fece nascere pinttosto il sospetto o che la ca- vity articolare stessa ed il lepamento rotoiido in essa con- tenxito , per effetto dell' infianunazione che sussegui alia lussazione , a per il lungo tempo die era trascorso da es- sa avessero subito un processo d' ipertrofia; ovvero ( cosa clie repute piu probabile ) cbe una porzioue di parti mol- li avesse preceduto il capo nell' atto della riposizione e fosse percio rimasta fra le superficie articolari , come al- cnna volta accade di osservare ancora nel cadavere ese- guendo i diversi processi di riduzioue; o che finalmente esistesse un deposito di fibrina condensata , avendo riguardo al considerevole stravaso sanguigno; o che forse in causa del vuoto che si forma nella cavlta articolare nell' atto che il capo del femore 1' abbandona, uu lembo di capsula o una porzione di muscolo , fossero andati ad occuparlo. Che in tale circostauza si formi il vuoto in questa cavita arti- colare lo prova gia il Fabbri , e con esso spiega la insinua- zione nella medesima di una parte di muscolo e persino di un testicolo, come gll accadde di osservare in uno dei suoi esperimenti ; per cui rimesso 1' osso a luogo ha tro- vato piu lungo 1' arto. lo stesso uegli esperimenti fatti sul cadavere ebbi piii volte occasione di verificare questi stessi fenomeni ; ed una volta , lussato il femore nel cada- vere di un vecchio assai magro, trovai sull' istante la pel- le addossata all' orlo articolare, con una concavita ester- na, laonde non potendo le parti molli insinuarsi nel cavo articolare per occuparne il vuoto , 1' aria vi si spinse con forza, rornpendo la pelle , e producendo un forte scoppio; cio che desto meraviglia ai circostanti. E cosi pure io spiegherei 1' avvenuto allungamento di un arto , subito do- po una violenta abduzione di una coscia, in una certa Teresa Borghi giovane contadina delle vicinanze di Crevalcore fattami vedere dal valente Dott. Achille Minelli Medico-Chi- rurgo condolto di quel paese , la quale non tardo molto tempo a ricuperare da se la lunghezza naturale. Quale delle accennate circostanze siasi verificata per indurre nel- r arto una lunghezza xnaggiore di quella che gli e propria, Delle lussazioni del Femore 83 io nol saprei ben dire, nientre piii d' una poteano simul- taneamente esistere. Quello peio die e certo si e clie que- ste cause non nocquero alia gnarigione dell' infernio , poi- che la riposizione non fu snsseguita da alcun fenomeno irritativo. Pel timore die in qiialclie moto inconsiderato della coscia si fosse potuto ripeteie la lussazione , si al- laccio r aito affetto al sano , raccoinanJando al nialato do- cility e pazienza , soli mezzi per ritornare fra non molto alio stato normale. In fatti 1' arto s' ando gradatamente accorciando , e tosto che non rimanevano che poche linee di dilTerenza da un calcagno all' altro, furono gli aiti slac- ciati , ed abbandonati a se stessi ; ed all' animalato venne perniesso di alzarsi , potentlo gia eseguire con tutta liberta i niovimenti della coscia. Esso camminava quasi diiitto della persona, servendosi pero per alcuni giorni di un ba- stone per non forzare di troppo la parte che fu raalata; e abbandonato ogni punto d' appoggio , venne poi licen- ziato dallo Spedale , dopo venti giorni dall' eseguita ope- razione. Da quanto snperiorinente venne esposto sembrami che si possa conchiudere 1 ." Che nel rimettere al suo posto , nelle lussazioni in discorso , ii femore spostato , deve tornare generalmente utilissiino di stabilire il punto d' appoggio della leva, for- niata col femore stesso , piu che si puo vicino al punto , ove trovasi la resistcnza a vincersi; poiche con cio si po- trd aumentare lo sforzo prodotto dalla potenza coll' aumen- to del rispettivo braccio di leva, e si rendera la leva stes- sa atta a sostenere degli sforzi grandissimi^ essendo resa pill difficile la frattura dell' osso da cui e formata , per la vicinanza del punto d' appoggio al punto ove e situata la resistenza. 2.° In quel casi di lussazione di femore in cui il capo di esso trovasi implicato in parti resistenti, in modo che esso non possa venire rimesso nella cavita articolare senza la lacerazioiie di quelle , cio che generalmente accadra nel- le lussazioni antiche , in qnesti casi, dico , torna utile non solo, ma necessario di agire suUa leva per urti o percosse 84 Carlo Massarenti istantanee , con cui si potra ottenere la lacerazione delle parti resisteiiti , lacerazione che nella maggior parte dei casi riescirii impossibile nel processo comunemente adotta- to di agire sulla leva per pressioni continuate e dolcemen- te crescenti. 3.° Che per rendere il successo dell* operazione sicuro si richiedono queste due condizioni , e cioe che il capo del femore sia condotto vicino al ciglio cotiloideo , qualora pel genere di lussazione sia stato da esso allontanato, e che il punto d' appoggio della leva sia molto resistente ed il ba- cino immobile. I risultati che io ho ottenuti nelle esperienze eseguite sul cadavere e nei due casi surriferiti e specialmente in quello della lussazione antica, mi hanno pienamente convin- to deir aggiustatezza di queste conclusioni. NOTIZIE BIORSO ALLE ATTDAll COlTIVAZIOfil ' BACHI DA SETA NEL BOLOGNESE MEMORIA DEL PROF. GIUSEPPE BERTOLONI ( LttU n«lla Sessione del 29 Novcmbre 1855. ) E e' tempi antichi la nostra provlncia , e Bologna pri- meggiarono in Europa nel prodotto , e pei tessuti di seta. Ma venne tempo , in cui i miglioramenti esercitati oltre monti in ogni sorta di tessuti della seta , non die la no- vita e la moda di quelli di cotone recarono un colpo mi- cidiale alle nostie iiidustrie seriche , onde avvenne cbe di- niinuix'ono moltissimo , e si rimasero per molti anni stazio- narie costituendo appena un piccolo commercio interno. Ci6 costrinse i proprietari a fare atterrare , e a diminujre assai la coltivazione del Gelso , siccome era trascurata e diminuita quella dell' utilissimo filugello. E da qualche anno che questa coltivazione risorge e si ingrandisce nelle terre Bolognesi tanto della montagna che della pianura , e percio si aumenta proporzionatamente I' e- ducazione dc' baclii , die aiizi nel suo crescere si perfezio- na presso molti proprietari , che la esercitaiio. Di cio an- diamo principalmente debitori ad alcuni Signori che intro- dussero appo noi le razze perfezionate lombarde e verone- si , non cbe i migliorati metodi di coltivazione tanta dei 8G Giuseppe Bertoloni morl , die tie' haclil dl quelle provincie , le qiiali dalla seta ritraggouo le loro niaggiori entrate. lo voglioso di appieiuleie bene le pratlclie della educa- zlone de' fdugelli mi dcdicai nel corso dclla stagione di tali coltivazioiii di questo anno a visitare le piu perfette bigatticte , non cbe alio studio de' precetti dettati e regi- strati nelle leggi cliinesi , e ne' tiattatisti Italiani , e non contento di saperne le regole voUi ancora esercitarle colla pratica , e percio mi applicai alia educazione di una data quantiti\ di bacbi di razza biianzina bianca , cbe gia da tie anni si coltivava in un mio podere ; inoltie desideroso di distinguere e conoscere le differenze delle migliori razze della bolognese provincia domandai ai maggiori coltivatori delle medesime alcuni bozzoli di ogni loro razza, e tutti graziosamente me li mandarono contenenti le crisalidi vive. Pertanto fra le mie osservazioni e alcuna cbe giudico degna di dicbiarazione , e di ricordanza , percbe fara note a voi , CoUegbi Umanissimi, queste razze, e porge spiega- zione di alcuni fatti, sui quali sono basate opinioni volga- ri per se non vere. Inoltre a me pare cbe possa riescire di non poca utilita cbe tutti i coltivatori conoscano le piu belle razze, dalle quali si ritrae una maggiore quantity di seta J e di qualita tanto superiore a quella scarseggiante delle nostre anticbe razze scadute. Tutte le razze de' bruchi del Moro coltlvate da tempo antico nel Bolognese sino a quest' anno 1855 appartengo- no a quella varieta della specie ( Bombyx Mori Linn. ) cbe si dice a quattro mute ; percbe il bruco nel suo progres- sivo crescere cangia quattro volte la pelle. In questo stesso anno poi 1855 dietro una mia domanda fatta per la citti di Bologna la benemerita Societa Zoologica di Acclimatazio- ne di Francia ci largi le uova di un' altra varieta della specie del baco del Moro salvatica cbinese, cbe subisce solo tre mute, cbe produce un follicello bianco , piu picco- lo del nostrano , composto di seta finissima , e lucidissima. Questa varieta nuova fu coltivata dietro invito dell' Illustre Societa Agraria di Bologna da quattro de' maggiori educa- tori della nostra provincia , come si impara dalle relazioni De' Bachi da seta 87 di ognuno piihblicate nel mio Propngatore Agricola. La metiesinia clie per la prima volta tlallo stato salvatico pas- sava a cpiello di ediicazione nel Bolognese, diede ad ognu- no de' coltivatori uii abbastanza soddisfacente risultato, per- cbe la seta che fece trarre il Signer Gonte Don Giovanni Gozzadini e di una finezza e bellezza molto superiore a quelle piii pregevoli del nostro mercato , ed appena veduta riporto meravigliose lodi dagli esperti t'd intelligenti filato- ri. Fra le preparazioni ne osserverete una piccola matassa. Forse non corrisponde alia antica nel prodotto , il quale sembra minore, ma per giustamente calcolarlo bisogna non perdere di vista che questo bruco niangia , e consuma per dieci o dodici giorni di meno di cibo del baco nostrano. Di questa varieta avvennero prospere fecondazioni , e si so- no ottenute le uova per le coltivazioni avvenire. Oggi di tali uova a me si fa premurosa domanda da alcune citta di Lom])ardia, della Marca di Ancona , da Modena, e da Parma. Osscrvate o CoUeghi, le farfalle ed i bozzoli bian- co-niveo-argentini , dai quali si estrae si bella seta , e con cio distinguerete facilmente quanto diversifica questa varie- ty da tutte le nostre razze dell' antica. Ancbe la varieta a tre mute va soggetta al bivoltismo appo noi , siccome av- viene di quella a quattro mute, perche ad uno dei quat- tro Coltivatori essendosi presentata la circostanza in Agosto della nascita delle uova ottenute dalla prima coltivazione della primavera , ne pratic6 la seconda educazione , die gli diede pure dei bozzoli abbastanza perfetti. Venendo poi a parlare delle razze antiche delle nostre coltivazioni attuali, primieramente dirovvi di alcune circo- stanze praticbe degne di considerazione , e che si sono pre- sentate nella mia educazione di questo anno 1855 fatta con un' oncia e tre ottavi di uova della razza di brianza l)ianca. Da queste circostauze viene constatato, e confer- mato quanto ricco prodotto si possa otteuere dai bachi da seta colle sole cure di nettezza degli ambienti , e de' letti , unltamente ad un' abbondante alimentazione : perche men- tre perlo passato dai coloni si ottenevano appena nel massirao prodotto ottanta libbre di bozzoli da un' oncia di 88 Giuseppe Bertoloni nova, con queste pratlclie se ne sono ottenute censessan- ta e piu. Un gioino io ho creduto esagerate queste cifre riferitemi da alciini coltivatori , e tanto piu poi le maggio- ri di queste , ma oggi dal mio prodotto resto convinto , e ritengo che anche il rozzo colono puo ritrarre un tanto utile senza nemmeno far nasceie le uova coll' uso della stu- fa tanto decantato, e che ricliiede grandissima cautela, e dlligenza , e senza il calore aitificiale della bigattiera , ma colla seniplice covatura delle uova fatta al tepore de' rag- gi diretti del sole , ossia coll' agente naturale che desta e niantiene la vita di tutti gli esseri organizzati , aiutato du- rante la notte dalla temperatura del coipo uniano , come io ho praticato con tanta facilita e con tanto felice riuscita. Le foizate covature fatte colla stufa, e le sollecitate col- tivazioni cogli ambienti troppo caldi sembra che sieno cau- se principalissime delle epidemic distruggitrici del serico antico animale. Ma per fortuna da noi tali artifizii, pratica- ti e spinti troppo oltre dai grandi coltivatori Lombardi , Veronesi, Svizzeri, e Francesi per soUecitare di troppo la vita deir animale, non sono ancora stati introdotti, e nem- meno la Muscardina od il Calcino, che fra i morbi epide- mici di questo animale e il piu micidiale di tutti, qui, che io mi sappia , non e ancora comparso, mentre ha di- minuito assai il prodotto , fattolo deteriorare nelle sue qua- lita , e con cio abbassato nel commercio il prezzo della seta dei paesi infetti , e principalmente della Francia me- ridionale; e per confessione degli stessi Francesi si e rial- zato quello della seta di alcune provincie Italiane , fra le quali della nostra , poiche tutto il prodotto di quest' anno si e gia smerciato con molto profitto dei filatori. La seta de' paesi non infetti e superiore, dissi, alia Francese ed al- ia Italiana dei paesi infetti, ed e per questa cagione che gli lUustri Signori Guerin Meneville , e Robert nelle lo- vo Observations theoriqries et pratiques sitr V Industrie de la soi faites a la magnanerie experimentale de Sainte-Tulle pubblicate nella Revue et Magasin de Zoologie an. 1853 si esprimono cosi = Du reste 1' epizootic doht nous par- y> Ions se propage avec une rapidite et une intensity ef- De' Bachi da seta 89 » frayantes , come le fait aujoiu-J' hui la maladle de la vi- » gnc, celle des muriers, et de beaucoup d' autres vege- » taux. Elle est generalment reconnue comme la cause » priiicipale de 1' inferiority des trois dernieies recoltes qui 1) n' out donne que la moiti6 a peine du produit ordinaire. » Les journaux et les correspondances commerciales sont » remplis de doleances k ce sujet , et 1' on annonce me- » me que 1' Italie, qui etait restee jusqu' ici a 1' abri des » atteintes du fleau, et qui avait fourni a la France la » presque totalit6 des graines Employees depuis deux ans, 1) a commence cette ann^e a en eprouver aussi de graves » atteintes. Que deviendra done la sericiculture, qui donne D du pain a tant d' ouvriers de la campagne et de la vil- » le , si rien ne vient mettre obstacle au fleau ? = e piii » sotto dicono = Les rendements en cocons des graines » provenant d' Italie ( cioe da paesi sani ) ont ete excel- » lents , tandis que ceux des graines de France ont ete de- » plorables come partout =. L' animale indigeno della Chi- na e di clima analogo al nostro , percio il forzare la nieta- morfosi di lui col calore artificiale in ambienti chiusi riesce micidiale , perche la cagione della Muscardina consiste nello svilnppo di una pianta parassita ossia muffa ( Botrytis bas- siana ) del baco del moro vivo o morto noii che della cri- salide o della farfalla viva , o morta. Inipariamo dagli esperimenti ingegnosi e certi del Signer Prof. Berard della facolta di Medicina di Montpellier che colle artificiali fermentazioni del baco morto o delle farfal- le morte si puo a volonta fare svilnppare cotale muffa, che poi si propaga col mezzo de' suoi seminali ai filugelli sani e viventi divenendo una diffusa epidemia , come anche lo sviluppo naturale della stessa muffa entro le bigattiere invade ed ammorba di contaggio mortale questo prezloso insetto,come fa il contaggio artificiale. Percio non bisogna alzare mai la temperatura delle bigattiere chiuse da desta- re lo sviluppo delle muffe; tanto piii che un abbassamen- to di temperatura anche tanto forte da riescire molesto ai corpi umani nella stagione di primavera , e da rendere inerte e direi quasi paralizzato il brucoj non reca alia perfine T. VII. 12 90 Giuseppe Bertoloni alciin clanno al prodotto , ed alia perfezione del bozzolo. Cio vi confeima il segucnte fatto da me osservato. Nello stesso amhiente ben acreato io teneva i bruchi di due eta diverse, ma nati daila stessa razza di nova di Brianza blaiica. Gli uni avevano finito di filare quando gli altri cominciavano ad andare al bosco ; in qiiesto frattem- po per cagione di una bnrrasca accompagnata da una piog- gia dirotla e generale la temperatura atmosferica si abbas- s6 molto , ed i bruchi gii saliti al bosco si riniasero inerti ed immobili per quattro giorni sui ramicelli di ginestra , per cui io li credetti tutti perduti , perclie non avevano pill la forza di tessere ; ma avveniie, che dope i detti quattro giorni freddi si rialzo molto la temperatura, e quel baclii filarono tutti quanti i propri bozzoli tanto perfetti e nutriti, die mentie i primi erano stati pagati 24 baiocchi la liiilna, qiiesti secondi furono pagati 25, per la qual co- sa il freddo non apport6 loro alcun nocumento nel prodot- to sostanziale , soltanto sospese la energia delia vita , clie poi si ridesto niaggiore contro la mia aspettazione. Molte volte avevo osservato sugli alberi i bruchi di specie nostra- ne selvatiche , e che fanno bozzoli di seta non filabile, rimanere per varii giorni paralizzati , e non atti a tessere il follicello per cagione di lunglie pioggie, e di abbassata tem- peratura, e poi, rialzatasi questa , ritornare subito 1' ener- gia delle funzioni necessarie al perfetto sviluppo della spe- cie ; ma non credevo che cio stesso potesse avvenire del bruco esotico nello stato di educazione, perche non pene- trai col penslero che bispgnava mettere a calcolo il cliina e la latitudine della sua patria natia , che sono circostanze ripetute analoghe nel suolo d' Italia. Questa mia razza di brianza bianca e pregevole pel molto prodotto, che da, e per la sua splendidezza, per cui nelle giornate che si smer- cio fece il maggior prezzo del mercato, il quale fu per6 bassissimo in coufronto a quello dei paesi lirnitrofi, mentre in Rovigo , in Modena, ed in Romagna era di circa due lire austriache la libbra, ma cio dipende dal nostro modo di vendita, per cui vi e sempre larnento ne' proprietarii , e per cui la merce viene mandata in buona parte altrove. De' Bachi da seta 9 1 Relatlvamente a cio posso accertarvi che uno de' maggiori coltivatori di bachi del nostro stato , die ha bigattiere in grande nella Marca d' Ancona e nel Bolognese, e che ha fatto tirare tiitti i suol bozzoh della Marca in quest' anno in una propria filanda , ha provato col fatto che i nostri prezzi sono stati bassissimi perche, smerciata la seta, ne e riescito un incasso netto come se avesse venduti i boz- zoli a ii baiocchi la libbra. Questa mia razza poi nella state passata mi presento il bivoltisrno delle uova partorite da una sola farfalla \ ed io ne coltivai per la seconda volta i bruchi colla foglia di al- beri gia stati sfrondati per alimentare la educazione di pri- niavera. Ne ottenni un mediocre prodotto, come potete eonstatare dall' esame dei bozzoli , che vi porgo , il cjual prodotto percio e di poco inferiore a quello della prima col- tivazione. In primavera ho fatto coltivare sotto la mia di- rezione nel colle di Zola ancora una vazza cosi detta cen- turina antica bolognese, della quale avete pure sott' occhio i bozzoli , ed ha prodotto assai bene , ma non mi presento il bivoltismo nemmeno di pochi individui, benche si trovasse nelle stessissime civcostanze di esposizione e di tempera- tura deir altra, per cui in realta viene confermato che il riescire bivoltina una razza , od una varieti di quest' ani- male dipende da influenze della generazlone , che e cagio- ne della necessaria rinascita delle uova nello stesso anno, nel quale si producono percio le due ed anche le tre ge- nerazioni , mentre le uova che non sortono con questa di- sposizione dipendente dalla generazlone, messe anche alle condizloni di una covatura di temperatura altissima, non nascono ; e per la stessa cagione le uova di tutte questa razze , che avete davanti agli occhi , e che furono conser- vate alle stessissime circostanze di esposizione , e di tem- peratura, quelle partorite da due sole farfalle di due razze divei'se presentarono il bivoltismo. Passo a parlarvi come adoperano i dlversl bacofdi Bolo- gnesi nelle loro coltivazioni , e primieramente dirovvi che que' proprletari che non videro la necessity di rinnovare la razza antica bianca e gialla de' bachi o trascurarono di 92 Giuseppe Bertoloni farlo , seguitarono sempre e seguitano ancora oggidi con queste produzioui sericlie di qualitu inferioie , e che nei mercati si vendono sempre al minor prezzo. Vi soiio tuttavol- ta fra i grandi proprietari alcnni , die sebbene ritengano tuttora le razze antiche , pure le inedesime colle cure e colla sceltezza degli individui banno migliorate, e rase as- sai utiU e pregevoli , ed il loro prodotto si avvicina ad ot- tenere il maggior prezzo delle migliori forestiere , come e per esempio la razza cosi detta San Martina delle tenute del Sig. Duca De-Ferrari , atteso la molta quantita di seta cbe somministra, e quelle pure pregevolissime bianca e carnea del Signer Conte Emmanuele De-Bianchi. Gli altri proprietari poi banno introdotto le razze forestiere miglio- rate. Qiiesle sono quasi tutte o provenienti direttamente dalla Brianza , o razze di Brianza coltivate ed appena mo- dificate in altro paese; alcuno ancora coltiva una razza Ro- maiinola cosi detta di Meldola. lo bo avuto agio di osservarle e distinguerle tutte pel gentile dono de' proprietari, come dissi di sopra, e di tut- te queste bo potuto fare le preparazioni che vl presento , e cbe a colpo d' occbio vi mostrano le diversity , ed i pre- gi di ciascuna , e le quali passo a descrivere. Fra le razze nostrane migliorate giudico la San Martina del Sig. Duca De-Ferrari molto piu produttiva delle altre. II suo bozzolo e di mediocre graudezza, pesante assai, di pareti grossissime, e percio ricchissime di seta; il suo co- lore e giallo carneo pallido, la superficie esterna di grana grossolana , la lucentezza del filo e mediocremente bella, come pure la finezza. L' altra razza nostrana delle stesse tenute De-Ferrari di color giallo , con bozzolo grande e pu- re bella. La giudico meno produttiva della San Martina , il filo mostrasi piii sottile , di migliore lucentezza, e la di- rei essere derivata da una razza di brianza un poco scadu- ta. Questa avre])be molto pregio ne' mercati di Verona. Le razze a bozzolo bianco e carneo del Sig, Conte Emmanue- le De-Bianchi fra le bolognesi sono delle piii pregevoli. II loro bozzolo e di mediocre grossezza , di pareti ben robu- ste, di bella lucentezza e di filo assai sottile. Riporta i De' Bachi da seta 93 majTgiorl prezzi del nostro mercato, si coltlva nel Comune di Casadio, e la coltlvazione c diretta dall' espertissimo di Ini Fattore SIg. Felice Zambonelii. Dopo delle Bolognesi sccltissime , tiascuiatido alcune altre, clie forse non furo- no da me conosciute , e le meno meiitevoli non clie le assolutamente da rifiutarsi, passo a dire delle niigliori lazze foresticre. II Sig. Principe Don Rinaldo Simonetti , al quale 1' in- dnstria va debitrice dclla introduzione appo iioi di buonis- sime pratiche nella educazione de' bachi , pratiche clic so- 1)0 state gia adottate da varii altri proprietari bologiiesi , introdiisse nelle sue bigattiere di Corticella una pregevolis- sima razza in origine di Brianza , ma clie nella Marca , do- ve pure si coltiva neile sue terre, si modifico alquanto col- r iiigrandirsi. Questa preseiita un bozzolo assai alhmgalo , ben compito, di pareti robuste, di color giallo, nello ester- no di grana piuttosto fina, e fatto di filo sottile; riporta i niaggiori prezzi dai compratori , sarebbe assai prescelta nel comniercio Veronese , per quelio clie mi viene riferito da' pratici di quel paese. Tal razza si e gia diffusa nella provincia presso qualcbe altro coltivatore, e ne ha ricavato buon profitto, come dirovvi fra poco. II Signor Conte Don Giovanni Gozzadini ha introdotto molte buone pratiche veronesi nelle sue coitivazioni. Costu- ma egli di rinnovare di tanti in tanti anni le uova lacen- dole venire dal Veronese. Ma in origine questa razza pre- gevolissima di Verona e brianzina. Produce un bozzolo mol- to piccolo, di tessitura finissima , di grana fina, ed egua- le, corto e tondeggiante nelle estremita, di color carneo pallido , di pareti compatte , e dure, e di filo finissimo. Si coltlva nel Comune di Vilianova dal suo Fattore Sig. Car- boni, die e lui espertissimo cducatoie , non clie in al- tri suoi tenimenti , e questi foUicelli riportano i maggiori prezzi. II Signor Marchese Lnigi Tanara , per previdenza del suo genitore Marchese Giuseppe di grata ricordanza , per- clie fu espertissimo dell' agricoltura , forse e quegli che fi-a i maggiori coltivatori de' bachi da e puo scguitare a dare 9 i Giuseppe Bertoloot una pill gratule estenslone, ed un progiessivo miglioramen- to alia coltivazione de' baclii del gelso e della produzione serica. Egli nelia sola teiuita dl San Benedetto e possesso- re di uu' estesissinia piaiUagione di alberi di moro gii grandi , perclie vi fiuono collocati moiti anni addietro dal- r ottinio gcnitore siio , II quale ben previdc clie I'l indu- stria sciica doveva risorgere nella provincia. In quest' anno il Marcliese Luigi lia introdotti moIti migtioraraenti nella gia grande sua azicnda di una tale coltivazione serica ; per- che ordiuo si adoperassero le praticlie peifezionate dal Si- gnor Principe Siinouetti , il quale per ottenere il bramato scopo gU diede un suo esperto educatore di baclu marcbi- giano. Nella detta tenuta furono coltivate cinque diverse razze tutte bellissime, e produttive al massimo grado. Di fatti la razza di brianza Simonetti, delle belle qualita del- la quale parlai superiormente , gli lia prodotto 118 libbie di bozzoli per ogni oncia di nova; e per forraare il peso di una libbra abbisognauo solaniente 150 di questi bozzo- li. La razza Spada marcbigiana , che si distingue perclie il liozzolu e pill grande di quello di tutte le altre razze, di colore carneo pallido, di grana grossolana , di pareti ben robuste , ordite di seta finissinia , ricliiede soli 122 bozzoli per fare una libbra; e 1' oncia di uova gli ha prodotto 150 libbre di follicello. La razza cosi detta Milanese , che per la prima volta introdusse l' anno passato 1854' nelle sue educazioni , produce un bozzolo di mediocre grandezza , di colore giallo pallido, di tessitura cornpatta , di grana fina, ed assai produttivo , perclie ogni libbra e costituita da lt5 bozzoli, e 1' oncia di semente produsse 182 libbre bolo- gnesi di follicelli. La razza che distingue del nome di Gae- lano Orsi presenta il bozzolo iiieno lungo degli altri , ro- tondato , di grana mediocremente grossa , di colore giallo pallido tendente al carneo , di pareti robustissime , e di filo splendcnte piii di f[ncllo delle altre, Centotrentacinque boz- zoli pesano una libbra , ed un' oncia di seniente ha pro- dotto 186 libbre di follicelli. Finalmente la razza vecchia di Casa Tanara , che ebbe origiue dalla Brianza, e die si niodifico aI(]uanto colle successive coltivazioni bolognesi, De' Bachi da seta 95 distiiigiipsi pel liozzolo piccolo, i-otoiidato, cil nn poco ri- stretto nel centro, di gratia piuttosto grossa, di color car- neo paliido,di tessuto soffice al tatto,e costitiiito di bel- la seta. Tali bozzoli sono assai pesanti, poiclie 125 costi- tuiscono una lihhra, ma il siio prodotto e stato minore di qucllo delle altre quattro razze coltivate a San Benedetto, ogni oncia di nova avendo dato 102 libbre di bozzoli. Tntte qneste cinfjue (pialitu fnrono smciciate al niagglor j)rezzo del paese , nia non pervennero al niercato siccome fu dclle altre forestiere snddescrittevi. Una bellissima razza Romagnola cosi dctta di ]\Ieldola e quella coltivata dal Cliiarissinio nostro Prof. Contri nelle sue terra di Castagnolo. II bozzolo di qncsta e piuttosto grande, colle estremita acute alquanto, di colore pin o mono giallo , di grana grossa, di pareti compatte , fatte di seta splendentissima. Si appella bozzolo colla cuffia , percbe grandissima e la tessitura che fa il bruco sui boscUi, ed cntro alia quale resta coUocato il follicello come se fosse confenuto in una cuffia. Anche questo ottenne il maggior prezzo del mercato di ima tal giornata , ed era assai supe- riore alle altre razze die si trovavano nel Paviglione a se- conda del mio gindizio. Nel nostro niercato sono portate niolte altre sorta di boz- zoli tutti scadenti, e che converrebije bandire dalle coltiva- zioni. Qnesti per lo piix sono quelli ottenuti dai picculi specnlatori , ed abitanti delle campagne , a' quali riesce di incomodo 1' acquisto anche di poca quantita di uova ; ed il prodotto di queste razze del volgo riesce senipre dete- riorate anche per la imperfetta alimentazione , ed educa- zione, lo che cagiona nel verme gravi malattie, perche am- niassati si tengono i filugelli nelle caniere piu improprie e non aercate. Qnesta sorta di piccoli coltlvatori per lo piu ritraggono appena le 60, o le 70 Ubbre di bozzoli da ogni oncia di semente. Cotali sono i migliori prodotti della seta della nostra provincia, ma prima di tacermi intorno alle dette razze vi palcsero alcune circostanze della loro vita che interessano per le pratiche di educazione. 9G Giuseppe Bertoloni La razza antlca bolognese cletta San Martina delle temite De-Ferrari a me presento in quest' estate passata il bivol- tismo entro una fresca aljitazione sui colli di Zola nelle uova (U una sola farfalla. Naccpicro esse il 19 di Luglio, crebbero meravigliosamente presto, e subirono le loro quat- tro mute couiiuciaudo a tessere il bozzolo in 31 giorni do- pe la nascita. I loro follicelli furouo tanto perfetti cbe quelli prodotti dalla prima eoltivazione fatta nella prima- vera passata nelle tenute De-Fcrrari, sebbene i bruclii fos- sero nutriti con foglia di alberi gia stati sfrondati nella pritnavera , e questa perfezione fu tale, che da un calcolo certissimo avrebbero prodotto piu di 160 libbre di bozzoli ad ogni oucia di uova , percbc dalle uova di una sola far- falla ottenni due libbre abbondauti di follicelli; ed un tan- to prodotto lo voglio ripetere dalle cure prestate ad una cosi ristretta eoltivazione. Per cagione poi di questa loro perfezione , la meta dei detti bozzoli colle loro uova pro- dotte dalle farfalle , cbe ne nacquero , presentai al Signer Guglielmo Berti agente del Duca De-Ferrari , il quale i-e- sto egli ancora meravigliato di un prodotto si perfetto ot- tenuto nel colmo della state e con foglie di seconda vege- tazionc. Lo invitai poi a fare esperimento con queste uova bivoltine nel future anno per conoscere se dopo la eoltiva- zione di primavera le uova prodotte da questa tornassero a nascere. Tanta prosperita di eoltivazione bivoltina mi ha indotto a pi'onunziare nel Propagatore Agricola die i bacbi bivoltini ponno essere ugualmente molto produttivi e nella prima e nella seconda eoltivazione di uno stesso anno , nella quale opinione mi rimango , ammettendo sempre che i locali sieno adattati , e le cure per la nettezza de' letti sieno maggiori die quelle della primavera atteso il troppo caldo della stagione sollecitante le fermentazioni. Della stes- sa opinione e ancora un esperto coltivatore Veronese, co- me leggesi neir Osservatore dell' Adige dell' anno 1855. Per mantenere e migliorare le razze del baco del moro si nostrane antiche, che le pregevolissime introdotte da po- co tempo e tanto produttive , come vi ho dimostrato , 6 necessario di scegliere sempre i migliori individui di tutte De' Bachi da seta 97 le metainorfosi ; ma appo noi per lo piu non si scelgono, die i piu belli bozzoli, e questo nou e poco qiialoia si faccia a tutto rigoie. Pero da' bozzoli scelti ponno nasce- re farfalle malate, e difFettose , e nessuno peiisa ad isolar- le e ad eliiuinarle dalla razza , lo clie converrebbe fare a tutto rigore , onde perfczionare vieppiii Ic future generazioni. Nel fare la scelta de' bozzoli si ritiene da molti clie le reggltrici delle faniiglie coloniche, alte quali si affida 1' edu- cazioiie de' baclii , riconoscano dalla forma del follicello il sesso. lo aveva dubitato della vcrita di questa asserzione,- quaudo mi venne taleiito di esperimentare. Presi pertanto dalla mia razza di brianza bianca alcuni bozzoli ad estre- luitu assottigliate, e clie dalle reggitrici si ritengono per masclii , e ne presi alcuni colle estremita rotondate, e che si ritengono per feniniine. Ognuno tanto dei bozzoli cre- duti mascolini , quanto di quelli cieduti feiuuiinini collocai ill luogo separate , e segnai i primi col noma di masehio, i secondi con quello di femmina. Ma clie avvenne? la loro nascita mi diede delle femmine fra i creduti mascbi, e de' niasclii fra i creduti femmine, per cui il caratterc del- r acutezza o della rotondita delle estremita non e di alcun valore. Piuttosto, per quanto a me sembfa , si puo ritene- re , relativamente pero ad una stessa e sola razza, clie in generale i bozzoli piu grossi conteiigano le femmine , ed i pill piccoli i masclii , ma anche questa distinzioiie va sog- getta a molte eccezioni ed e percio equivoca ; e molto equivoca qualora si pretondesse distinguere i mascbi dal- le femmine di un miscuglio di bozzoli di diverse razze clie presentano diverse grandezze tra di loro nei rispettivi bozzoli. I bozzoli doppioni cosi detti sono i piu grossi , ed i piii duri degli altri tutti di una stessa coltivazione, percbe so- no stati tessuti da due bruchi clie contemporaneamente lavorarono insieme entro la medesima cavita. Per trarne la seta vengono rifiutati, perclie il filo non c continuato. Da qualcuno si ritiene clie i due individui si rincliiudano den- tro air unico follicello percbe anclie nello stato imperfetto o di briico sentano 1' attrazione del sesso , e che perci6 T. VII. 13 ^8 Giuseppe Bep.toloni ogni bozzolo contcnga niascliio e frmmina. Per iscuoprire la verita coiiveniva anclie 6 pag. 23. T. VII. 14 106 LUIGI CaI.ORI ne II menzionato canale , ma corre sul promontorio, e si coiicluce per altra via nella cavitu del cranio a compone il circolo del Willis ; e fmalmeiite scguendo le tracce di Otto stabilisce diversi tlpi sulle vaiietu di tali arteiie ne' Chiro- pteri , negli Insettivori, e nei Roditoil (1). Diircienza rile- vantissirna, clie neppiir scema di lui poco aiiiniettendo, clie Otto abbia , siccome ha di fatto , preso alia maniera di Guvier e di Meckel per carotide interna il tronco arterioso, clie antra nella cavita del timpano. Non e pero a tacere, clie cpiesto antore lavviso talvolta la vera carotide inter- na; di che ognnno potra convincersi Icggendo la desciizio- ne da lui data do' tipi dell' Erinaceo, e della Talpa comu- ne (2). Con tutto cio ad Hyitl veramente appartiene aveila fatta pel primo conoscere; imperocche non bastava, che Otto r avesse indicata quale arteiia cerebrale in que' due Insettivori, ma facea pur mestieri ne avesse eretta 1' os- servazlone In principio ; lo che non fece , anzl nel ritrarre gli altri tipi da questa idea svio. Ma vi hanno altre difFe- renze fra i due Illustri Anatomici , le quail concernono la distribuzlone, e quindi la significazione de' rami dell' arteria che sorpasso la staffa, e delle quali in appresso. Le varle- ta di questi rami ne' diversi nienzlonati maramiferi hanno prestato all' Hyrtl uno de' preclpui argomenti alia creazlone de' varii tipi. I quali confrontando io col vero sonml , come suole non rare volte avvenire a chi rianda le altrui osser- vazioni , trovato in non pochi punti dissenziente, ed ho ve- duto, ch'essi non furono sempre tratteggiati secondo natu- ra. Laonde ho stiinato prezzo dell' opera rinfrescare tale materia esponendovi , o Colleghi Prestantlssimi , quanto su questo proposito mi hanno corrlsposto di diverso le mie proprie investlgazioni. II primo tlpo e qnello de' Chlropteri. Descrltto da Ot- to ne' pipistrelli del suo paese non meno che in esoti- (t) Vergleichend. Anatniniche nnler siicluirgen (iber das innere gehilr organ das menschen und der satigelliiere von Jos. H^ill Prag. 1846 pag. 40 alia 4i). (->) Op. cil. pag. 30, 36. Djllle Arteuie' del Timpano 107 cl (1), fii clair Hyrtl illustrato con buone osservazioni, e coti una figiira tratta dal Vespertilio noctula (2). Essendo questa poco piu di un abozzo , ed aljbisognaiido d' altra pnitc di confrontare il tlpo de' Chiropteii con quello de- gli Insettivori, ho pensato fame una novella dimostrazione in due figure , la prima delle quail e stata eseguita sul lespertillo serotinns Schreb. , la seconda sul Vespertilio vi- spistrellus Bonaparte. Le carotidi coinuni o primitive sor- gcnti dalle due anonime date dall' arco aortico (Vedi fig. 1. Tav. 2. ) si prolungano fin presso 1' osso joide , ove,, secon- do la comuue nianiera di considerare, fannosi dividere in carotidi secondarie. Prima della divisione iion mettono es- se alcun ramo, se traggi uno o duo ranmscelli , clie spar- gonsi nei nervi vago e simpatico riuniti , nell' esofago e nclla trachea; onde sarebbe fuori del vero asscrire con Ot- to, die dalle carotidi primitive nascono le arterie tiroidee antcriori, o superiori. Tutto al piu potreblje credersi , che que' ramuscelli tenessero luogo delle tiroidee posteriori, od inferior!. Nella divisione, oltre i due precipui rami, ne ha im tcrzo , quando pcr6 non sla confuse colla origine del- r artcria occipitale, ramo piuttosto sottile ed interne, e di- ramato nella faringe, nello esofago, e ne' muscoli profon- di anterior! del collo. La carotide esterna e alquanto piu grossa della interna , e genera le arterie tiroidea superiore, linguale , facciale, o mascellare esterna, temporale snperfi- ciale , e mascellare interna, la quale non e admodum par- va , siccome Otto affermo. L' arteria occipitale non e ramo della carotide esterna, ma di quella, ci;i Meckel e Cuvier significarono per carotide interna , e che penetra nella ca- v!ta del timpano. La mascellare interna merita alcuna con- siderazione , poiche a lei appartiene un qnalche ramo at- tribuito alia vera carotide interna od arteria cerebrale , e poiche non e espressa , secondo convenivasi , nella sucltata figura deir Hvrtl. Quest' arteria e assai cospicua , e da pri- (1) Op. cit. pag. 27, 28. (2) Op. Cit. Tav. H. Cg. 13. 108 LuiGi Calori mamente un robusto ramo alvcolare iiiferiore , altri grossi rami ai imiscoli masticatori, e pervenuta alia base del cra- nio incoiitra successivainente la tcrza o la secomla branca del quinto paio, coUa quale ultima si associa, e cone al- r orbita. Caiiuuiii facendo manda dalla parte posteriore ed inferiore un qualcbe lamusccllo alia faringe, ed un vistoso ramo ai muscoli niassettere e buccinatorio , e dalla parte su- periore 1' arteria oftalniica assai cospicua. Eutrata nel ca- nale infraorbitale manda rami palatini, ed alveolari superio- ri ; poi esce ancor di grosso calibro, e diffondesi quale ar- teria infraorbitale. La carotide interna dl Cuvier e di Me- ckel da una robusta occipitale, poi entra nella cavita del timpano per un foro particolare della bulla timpanica, e corre sul promontorio davanti la fenestra rotonda , ed arri- vata presso il solco, che distingue il primo dal secondo gi- ro della cbiocciola , si parte in due rami , uno piu sotlile anteriore ed inferiore , altro piii grosso posteriore o supe- riore. II primo si piega ad arco esteso dallo indicato solco di distinzione all'apice della cbiocciola, al quale pervenuto penetra per una fessura tra 1' osso petroso ed il corpo del- lo sfenoide nella cavita del cranio, e va al circolo del Wil- lis. Hyrtl scrive die questo ramo giunto nella cavita del cranio mette una breve e sottile carotide, poi va col se- condo ramo del quinto paio alT orbita e finisce quale ar- teria orbitale (1). Puo darsi, che nel Vespertilio nodular nel Rinolophus ec. da lui esaminati la cosa sia com' egli affercna ; io non potrei proferirne giudizio, cbe non mi e riuscito avere questi pipistrelli in tale stato da poterne iniettare i vasi sanguiferi ; ma ne' Chlropteri, die hanno servito alle mie investigazioni, quest' arteria orbitale, che altro non e che 1' oftalmica, procede direttamente dalla ma- scellare interna. L' altro piu grosso ramo, che forma la con- tinuazione del tronco, si prolnnga alia staffa , e transita pel foro intercrurale della medesima, e quindi per un forame o canale apposito nella cavita del cranio. Hyrtl credette un (I) Op. cit. pag. 43. Delle Arterie del Timpano 109 tempo, clie qiiesto ramo fosse I' arteria meningea media (1), ma in appresso muto opinione e lo disse arteria etnioida- le, inviaiite pero un ramo alia dura meninge (2). Otto lo significo diversamente, e scrisse die penetrato eiitro 11 cra- nio dividevasi in due x-ami , uno maggiore esterno proger- mitiante niolte arterie meningee, e die ne' pipistrelli del suo paese passava per un particolare foro, nel Pteropodo capppse in un lungo canale, nell' oibita,e finiva quale ar- teria sopraorbitale ; ma prima di cio metteva un ramuscel- lo, die rientrava nella cavita del cranio, e disperdevasi nel crihro dello etmoide; l' altro ramo minore, od interno an- dava poi al circolo del Willis, ed all' orbita (3). Questa de- scrizione non e certo troppo felice; iuoltre quest' ultimo ramo, die e la vera carotide cerebrale, non nasce dall' ar- teria della cavita del timpano, quaudo ha sorpassata la stafFa, ma prima che giuiiga a questa , lo che ad Hyrtl non isfuggi. Gontuttocio 1' Otto descrisse abbastanza bene il ramo mnggiore , e se nol chiamo arteria etmoidale, avviso assai meglio. Nel Vespertilio serotinus ho trovato, che il ramo in discorso mette dapprima una piccola meningea, la quale nel Fisjjistrellus prolungasi alia branca mascellare superiore del quinto e l' accompagna (Vedi fig. 2. Tav. 2.); poi in entrambe le specie fendesi in due rami, uno aiite- riore , altro posteriore : il prime descrive un arco-, e si pro- lunga in avanti, gitta alquanti ramuscelli alia dura meuin- se , e va a coiitinuarsi nel bulbo olfatorio, e nella mucosa nasale passando colle sue diramazioni pei forellini della la- mina cribrosa dello etmoide : io non ho potuto ben accer- tarnii, se prima di far cio, metta il ramo sopraorbitale se- gnalato da Otto: tengo pero molto probabile che esista, poiche il descritto ramo anteriore si rende in avanti molto superficiale , anzi in un punto e a nudo , punto che cor- (1) Vedi Nouvean maniiel d' Anat. compar. par M. M. de Siebold et H. Slan- nius trad, de I' Alleinand par M. M. A. Spring et Tli. Lacoidaire. Paris 1850. Tom. deiixieme pas. ^'16. (2) Op. cil. pag. ii. (3) Op. cit. pag. 28. 1 1 0 LuiGi Calori risponderel)be al foro di suo passaggio ; ma le iniezioni non haniio valso a disvelarmelo. II ramo posteriore da iin qual- clie ramusccHo alia dura meninge ascendendo in alto ed alio indietro, e vien nascosto dalla parte interna dal mar- gine aderente del tentorio: esce per un particolare foro dal cranio , e si consuma co' suoi rami nella regione supe- riore e posteriore del muscolo temporale. DIetro questa esposizione io non saprei assegnare il nome di arteria etmoi- dale al ranio arterioso clie passa fra le gambe della staflfa. Questo ramo racchiude in se una porzione della mascellare interna e della oftalaiica, siccome quello, che somministra rami meningei analoghi all' arteria meningea media, una parte delle temporali profonde , rami tutti che spettano al- ia mascellare interna; contiene 1* arteria etmoidale, e pro- habilmente la sopraorbitale, che sono portinenze della of- talmica : che piu ! nel Vispistrellus da anche un ramo, che sembra rinforzare la mascellare interna. L' oftalmica poi come abbiamo veduto e data da questa , almeno per la massima parte , conciossiache e probabile , che il nervo ot- tico, e la retina traggano, come per solito, le proprie ar- terie dal circolo del Willis. Hyrtl nota una robusta anasto- mosi fra I' arteria stapedia , e la occipitale , anastomosi da me pure riscontrata , ma per esile ramuscello. Otto dice pill grosse le arterie vertel)rali che le cerebrali, o carotidi interne, lo che consente col vero. II secondo tipo e quello dell' Erinaceo Europeo. Ampia- mente descritto dai due lodati Aiitori torna in molti punti diverso da quanto ho osservato, onde mi converra ritrarlo di nuovo con qualche minutezza. -- Le carotidi primitive di questo Insettivoro si comportauo nella origine non altri- menti che quelle dell' uomo ( Vedi fig. 3. Tav. 3 ). Nella nuova edizione delle lezioni di anatomia comparata di Gior- gio Cuvier scrive 1' annotatore , che da un disegno inedito del celebre Natural ista si raccoglie, che 1' arteria tiroidea infe- riore nasce nel Riccio dalla carotide comune, quasi subito dopo che e sorta dalla anonima (1). Io credo cio anomalia, (1) Le5ons d'Analomie comparfe. Tom. III. pag. 41. Biuxelles 1840. DfiLLE ArTERIE del TiMPANO 111 polclie non lio potato riscoiitiarlo in alcun esemplarc : solo ho veduto clie alia nieti circa del coUo staccaiisi dalla ca- rotide coniune uno,o due rainuscelli , clie si diraiuano pei nervi vago e siinpatico riuiiiti , per l' esofago e la trachea; disposizione pero incostante non solo rispetto ai divcrsi in- dividui, ma ancora ne' due lati di un individuo medesimo. Qucllo , die e di norma, e, clie pervenuta la carotide co- mune alia laringe, in hiogo di dividers! nelle caiotidi secon- darie, metta 1' arteria tiroidea anteriore o superlore. Appar- tiene questa a molte parti , cioe ai muscoli ioidei posterio- ri, agli sterno-tiroidei , e tiro-ioidei, alia laringe, alia glan- dola tiroide, al ganglio cervicale superiore del sinipatico, al ramo discendente di questo ganglio , ed al tronco del nervo vago , alia tracliea ed all' esofago , e talora ai mu- scoli cervicali profondi anteriori del collo. Dato questo pri- mo ramo, la carotide comune prosegue il suo corso ante- riore, e superate appena le grandi corna dell' osso ioide di- vides! in due rami dal Cuvier e dal Meckel definit! per carotid! secondarie. Nella divisione vengono incrociate dal nervo grande ipoglosso, e sono coperte dal muscolo diga- strico della niascella inferiore. La carotide esterna e meno grossa della interna, ed e povera di rami, poiche non ge- nera ne r arteria occipitale , ne 1' auricolare posteriore , ne la faringea ascendente, ne la mascellare interna, ma solo la temporale superficiale , la mascellare esterna o facciale, e la linguale. La prima di queste arteiie chiamar potreb- besi auricolo-temporale per la sua principale distribuzione all' orecchio esterno , ed alle region! lateral! del cranio , segnatamente alia temporale , ed e di sua spettanza 1' ar- teria trasversa della faccia. Le altre due collo incesso e coUa distribuzione confermano il nome onde sono distinte, e la linguale e robustissima. ~ La carotide interna piutto- sto che tale , rappresenta un ceppo o tronco , donde pro- vengono gli altr! rami della carotide facciale e la vera ca- rotide interna , perche non le e bene appropriata la deno- minazione con che siamo soliti appellarla; e dessa non e che la carotide comune , o la continuazione del suo tron- co. Questo tronco si porta in avant! alia bolla timpanica, 1 1 2 LuiGi Calori entra noUa cavitA del tim])ano cui percorre, e da ciii esce con tie rami per altrettanti fori se[)arati. Nel tragitto che fa dalla suddetta divisione delle carotidi alia holla, riiette r arteria occipitale, e presso 1' origine di questa, e talor confnsa in nn medesimo ceppo un' altra arteria pretermes- sa dall' Otto e dall' Hyrtl aiialoga a rpiella , die rinveniinmo ne' Cliiropteri, la quale nasce dalla circonferenza interna del tronco preflito a livello della origine della occipitale , e per solito tripartita va a disperdersi nei muscoli attaccati air osso stiloide , alia fiiringe, al davanti , e al di dietro della ])olla timpanica, ed ai muscoli profundi anteiiori od inferiori del collo. Talorn i1 ramo destinato a questi musco- li e sottilissimo , sottigliezza compensata da un ramo del- r arteria tiroidea superiore. L' arteria occipitale sorge pur essa dalla circonferenza interna , ed un po' dall' anteriore del tronco della carotide interna, sopra cui si incurva, e portasi in alto, ed alio indietro passando tra il processo paramastoideo , ed il trasverso dello atlante, si sparge in molti rami , il maggior numero de' quali va ai muscoli po- steriori della cervice, il minore alia regione occipitale. Dopo queste due arterie il tronco comunemente sigtiifi- cato per carotide interna si prolunga alia bulla timpanica, ed entra nella cavita del timpano per un foro situato fra r osso petroso e la bolla medesima , ascende al promonto- rio correndo in un solco lungo il margine anteriore della fenestra rotonda , cui non vidi mai ricoperta da quel tronco per turgido che fosse di materia iniettata , checche Hyrtl sen abhia detto in contrario : sopra il promontorio questo stes- so Autore lo fa dividere ne' due rami terminali , la vera carotide interna , e la cosi da lui chiamata arteria orbito- mascellare. Questa, scriv' egli , 4-5 volte piu grossa del- r altra forma la continuazione del tronco; passa fra le gambe della staffa, nel quale passaggio soffre , se piena d' iniezione, una strozzatura; poi piega arcuando , e corre in avanti,e senza dare alcun ramo esce dalla cavita del timpano per un foro scolj)ito nel processo timpanico della grande ala dello sfenoide , la quale compone in parte la parete interna di detta cavita : confuta 1' Otto , il quale Delle Artekie del Timpano 1 1 3 ammlse, clie qiiost' arteria prima tli aLbandonare la caviti tlel timpano porgesse un ramo penetrante per lui partico- lare foro dentip il cranio, e producente 1' arteria menin- gea niodia , dopo di che usciva per un lungo canale nel- Toihita a diramarsi siccome arteria orl)itale : diniega al Riccio la menzionata meningea. Termina descrivendo il cor- se del sottil ramo costituente la vera carotide interna, la quale accolta in un solco sopra il promontorio forma un arco , r estremita anteriore od inferiore del quale incontra un foro della suddetta grande ala sfenoidale^ il quale le serve di translto uella cavita del cranio, entro cui rircvuta in altro solco a lato del corpo dello sfenoide si conduce alia base del cervello , e va a comporre nella nota guisa r anteriore periferia del circolo del Willis (1). Ripetute indagini mi hanno convinto, che qneste asser- zioni deir Hyrtl poggiano in huona parte sopra osservazio- ni poco esatte. 11 tronco significato da Cuvier e da Me- ckel quale carolide inlerna non si risolve entro la cavita del timpano in due soli rami, ma in tre , uno prima del passaggio pel foro intercrurale della stafla , ed e la vera carotide interna , od arteria cerebrale di Otto; gli altri due dopo il passaggio pel detto foro , e sono questi veramente i due rami terminali : il primo penetra entro la cavita del cranio , come asseri Otto , e si distribuisce non solo alia dura meninge ed all'orbita, ma eziandio ad altre parti, come vedremo piu avanti*, 1' ultimo, die e la continuazione del tronco, rappresenta 1' arteria mascellare interna. La vera carotide interna , primo ramo della carotide in- terna di Cuvier e di Meckel, penetrata nella cavita del tim- pano, fu, benche generalmente si pensi il contrario, per- fettamente conosciuta da Otto, che cosi la descrisse » al- ter vero et quideni ramus profundior supra cochleam ad profundiss'imarn tyinpani partem prorepens per canalem an- gitstuin prope scllam tiircicani exeuntcm in cavwn crann intrat ^ et in circulum WiUisii inseritur » (2). Questa caro- (1) Op. cii. pag. 41, -15. (■2) Op. cit. pap;. 30. T. VII. 15 1 1 -i LuiGi Calori tide comparata al tronco, donde nasce , ne equipaia poca men di iin terzo il calibro , e fonna con esso iin aniiolo aciito apeilo sii|)eriornicnte, ed in avanti. E liccvuta in un leggier solco del proinontoiio , e si esteiide , descrivondo un arco , al foro scolpito nella grande ala dello sfenoide , come gia fii notato , avanti di penetrar ncl quale getta un raniuscello costante, che sulla dett' ala prolungasi , e va al- ia tuba Enstacliiana ( Vedi fig. i. Tav. 3. ) ; poi entia pel foro indicato , e si conduce entro il cranio , dove compor- tasi nella rnaniera giu descritta dall' Hyrtl. II tronco significato da Cuvier e da Meckel quale caro- tide interna, sorpassata la staff's, e piegatosi in avanti da, dopo breve tragitto, un cospicuo ramo, che penetra nella cavita del cranio per un foro particolare ( Vedi fig. 3,4-, 5. Tav. 3. ) , e questo e l' arteria conslderata da Otto co- me meningea media ed orbitale,e ([iiindi da lui conosciu- ta assai incompletamente. E per verita di lei non not6 altro die » per foramen propriutn in caviim cranii intrat , ibiquc em'issa arteria meningea media in sulco profundo ossis parietalis recta via progreditur et per canalem lon- gnm ad superiorem orhitae partem penetrat » (1); ma que- st' arteria ha una estensione molto maggiore , e ripete quan- to dell' analoga osservammo ne' Chiropteri. Di fatto per- venuta nella cavita del cranio si fende in due rami , uno anteriore, altro posteriore : questo piega alio indietro, ed ascende ad un foro situato nella sutura squamosa del tem- porale , ed esce dal cranio, e diramasi in rami diff"usi nel- la regione posteriore e nella superiore del muscolo crota- fite , di modo che questo ramo non e che un' arteria tem- porale proi'onda posteriore ( Vedi fig. 3, 4,5. Tav. 3 ). II ramo anteriore si prolunga in avanti, sparge sottili rami nella dura meninge; poi entra nel canale segnalato dall' Ot- to. Questo canale non mette semplicemente alia parte su- periore deir orbita, come afFerma questo Autore , ma si di- vide in due rami , uno de' quali prosegue nella spessezza (1) Op. cit. pag. 30. Delle Arterie del Timpano 1 1 5 delle ale dello sfcnoide anteriore, e rlesce alia fossa anterio- re (Id cranio non lunge clalla repione etmoidale , 1' altro pill hreve va con due o tie bocclie alia parte interna del- 1' orbita. Ora il ramo arterioso in esame ginnto dove qnesto canale bipartesi , ne segue la divisione facendosi in due , uno esterno , V altro interno : questo e un po' piu grosso ( Vedi fig. 5, Tav. 3. ) e percorre il ramo piii lun- go del canale dcscritto , ed esce sulia faccia superiorc del- la porzione orbitale dell' osso frontale , ed ascende alqnan- to sotto la dura niadre, e manda un ramo meningeo an- teriore fra i meningei il piu cospicuo; finnlmente diviso in niolti raniuscelli investe per una jiarte il bulbo ollntorio , e per 1' altra entra nei forellini della lamina cribrosa dello etmoide, e va a terniinare nella mucosa nnsale. II ramo esterno un po' piii sottile (Vedi fig. 3, 4. Tav. 3.) riesce alia interna parte dell' orbita ordinariamente con tie rami, che passano per tre fori distinti : il piii inferiore e poste- riore di qnesti rami anastomizza coll' arteria oftalmica pro- j)agine della mascellare interna, e si diffonde ne' vicini mu- scoli del bulbo dell' occliio , e nel periostio orbitale, mentre i superior! spargonsi per la palpebra superiore , e per la pelle della regione fronto-iiasale. La disposizione fin qui descritta non puo aversi per anomalia , poiche 1' ho verifi- cata in tre Erinacei : fa rnaraviglia come ad Hyrtl non sia vcnuto d' iucontrarla in cinque. La continuazione del trouco della carotide interna di Ciivier e di Meckel costituisce il terzo ramo, clie accen- iini sopra, il quale esce dalla cavita del timpano per un foro del processo timpanico delle graridi ale dello sfenoide, e trovasi nella fossa zigomatica orbitale, dov' e accolto in un solco della faccia esterna delle grandi ale predette , il quale dirittamente conduce al canale infraorbitale. Nota r llyrtl, clie talvolta in un [)unto vicino alia bolla tirnpa- iiica convertesi il prefato solco in un foro perpendicolare alio incesso del solco stesso mediante una lislerella ossea tesa dall' uno all' altro orlo del solco (1). Quesla particola- (1) Op. cit. pag. 44. 116 LuiGI CaLORI rita e torse un prlnio passo alia disposizioiie , clie ho ri- scoiitiata nello Sciunts Europaeus, riel quale 1' arteria ma- scellare interna c rincliinsa in osseo canale. Qnest' arteria poi nell' Erinacco dalla bulla al canale inlraorbitale porge i seguenti rami, 1.° appena uscita dalla holla un grosso ramo, clie pareggia quasi il calihro del trouco donde pro- cede , e questo ramo si distrihnisce non solo al periostio delle grandi ale dello sfenoide ed alia muscolatnra della mascelia inferiore , ma, cio clie Hyrtl pretermise , da anche il ramo od arteria alveolare inferiore rnolto cospicua , 2." un ramo faringeo che diramasi pure al palato, 3.° un ramo palatino , 4-.° 1' arteria huccinatoria, 5.° 1' arteria oftalmi- ca , detta orbitale dall' Hyrtl , la quale insierae con un ra- muscello, che procede dal circolo del Willis, ed appartiene, per quanto sendira, al solo uervo ottico, si sparge nell' ap- parecchio dell' organo della vista. Hyrtl fa provenire da quest' arteria un grosso ramo etmoidale, clie penetra nella cavita del cranio, dii rami ai process! mammillari, o hulbi olfatorii , e pei fori della lamina cribrosa dello etmoide transitando va a terminare nella mucosa nasale ; lo clie io non vidi , e sara probabilmente anomalia, poiche questo ramo trovasi propaginato dalla meningea media, di cui rap- presenta la terminazione. Dopo tutti questi rami 1' arteria mascellare interna entra colla branca mascellare superiore del quinto nel canale infraorbitale , e lo percorre come ar- teria del medesimo nome, e ne esce sulla faccia iterata- mente dividendosi. Nel tragitto pel detto canale manda un qualche ramuscello orbitale, ed i rami alveolari superiori. Da questa descrizione cliiaro apparisce, clie il tipo del- 1' Erinaceo comprende in se quello de' Cliiropteri, dal qua- le non diversifica, se non rispetto la costante origine della mascellare interna dall' arteria stapedia. Egli e prohabile, che r Erinaceo aurito preseiitando i medesimi solchi, fori, e canali ripeta la medeslma arteriosa disposizione: dico probabile, poiche non le iniezioni, ma le seinplici is|>ezio- ni osteologiche me ne hanno scorta 1' analogia. -- lo ho esa- minate le arterie della cavita del timpano nella Talpa Eu- ropea, e ne ho seguita la distribuzione, la quale mi e tornata Djjlle Arterie del Timpano 117 Similissima a quella dell' Eririaceo^ come chiaro emerge dal coiitVouto dello fig. G, 7. Tav. 4. colle fig. 3,4,5. Tav. 3., se non die nella Talpa quelle due arterie corrono rinchiu- se in ossei caiiali , e la mascellare interna etitra uella ca- viti del cranio per un particolare foro delle grandi ale del- lo sfenoide per poi uscirne a traverso il forame ovale : vi ha di piu, che la vera carotide interna dividesi entro il cranio in due rami, esterno 1' uno , 1' altro interno, rjue- sto va al circolo del Willis, quello ascende direttatnente ai lati del cervello. Hyrtl ha grandemente differenziato que- sto tipo da quello dell' Erinaoeo (1), ma la dilTerenza, in quanto a disposizione o distrihuzione arteriosa, non esiste, e deriva dalla incompletezza delle sue osservazioni sul tipo deir Erinaceo medesimo. Come i tipi descritti dell' Erinaceo e della Talpa con- vengono in quanto ai solchi, canali, e fori vascolari della cavita del timpano, e del cranio con qnelli della cavita del timpano, e del cranio di altri mammali affini, quali sono il Centetes , il Ti/jyaja, il Sorex , il Condylnra^ il Cliryso- cliloris ec, cosi e presumibile, che tutti insieme non coni- pongano che un tipo solo, nel quale non vi avra altra di- stinzione, che le arterie, o saranno rinchiuse in canali os- sei piu o meno completi , o accolte semplicemente in sol- chi. Ma tpiest' analogia addiinanda pur essa coiiferma dal- le iniezioni. II tipo dello Sc'iunis Enropaeiis , henche minutameiite tratteggiato dall' Otto , e ritoccato dall' Hvrtl, richiede non ostante alcune annotazioni. L' arteria della caviti del tim- pano non d4, checche Otto abbia rappresentato in contra- rio , verun ramo entro questa cavita, ne dividesi come ne' Chiropteri e negli Insettivori descritti in carotide in- terna ed in arteria della staffa, ma si rimane senqilice- mente come arteria transitante per il pessidus di questo ossetto. E tutta rinchiusa in osseo canale ( Vedi fig. 8. Tav. 4.), che comincia dalla parte posteriore ed interna (1) Op. cil. pag. AQ, M. 1 18 Lurcr CAr.oni della l)olla tinipanica , p va a sboccare cnlro il cranio cor- reiido dapprima per la base di iiu setto esteso dal fondo della bolla al piouiontdiio , poi sii cpiesto, ed in seguito tra le gainbe della stalia , dove si apie per cliiudersi siibi- to dopo , e COS! chiuso metter foce nella cavitii del cranio. L' arteria , cud' e percorso , prima di entrare in qnesta cavita nianda un sottil raino clie discendc obliipiamente in avanti per un canaletto corrispondente alia parte anterior superiore della parete interna della bolla, od alia faccia e- sterna della grande ala dello sfenoide, e riesce alia base del cranio tra la Ijolla cd il foraine ovale dollo sfenoide stesso, e contro un canale osseo percorso dall' arteria mascellare interna. Hyrtl pensa , clie qnesto ranio sia una arteria |)a- latlna dcscenclens (1), ma, come vedreino , tale non e. Ot- to poi vuole die sia una meningea inleriore (2) , uia au- che questa significazione non apparira confonne al vero. L' arteria della cavita del timpano, o stapedia pervenuta poi dentro il cranio si risolve in due principali rami, nno anteriore ed altro posteriore ( Vedi fig. 9. Tav. 4. ) : que- sto ascende, ed incontra un foro nella sutura squamosa , il quale lo conduce, come per solito,al muscolo temporale ; quello si porta in avanti accolto in un solco delle grandi ale dello sfenoide, da rami alia dura madre, poi giugne ad un forame situate nella sutura sfeno-frontale alio ester- no del foro ottico, e al di sopra di una fessura, cbe lap- presenta 1' orbitale superiore, ed il foro rotondo insieme confusi , e passa neir orbita a diramarsi come arteria oftal- mica ; ma prima di far cio manda talvolta un ramo etmoi- dale, cbe si comporta , come ne' Cbiropteri , nell' Erinaceo, nella Talpa ec; per 1' ordinario pero mette essa questo ramo dopo cbe e penetrata nell' orbita, il quale in allora entra per un foro etmoidale nella cavita del cranio, e si dilTonde ne' buibi olfatorii , e pei forellini della lamina cribrosa dello etmoide nella mucosa del naso. Hyrtl condot- <1) Op. cit. pag. 47. (2) Op. cit. pag. 62-63 : vedi pure la spiegazionc della fig. 2. Tav. VIII. pag. 84. Delle Arterie del Tijipano 119 ta che ha quest' arteria nelT orbita , la fa cliramare nei ra- mi finali dnir arteria oftalinica e della mascellare inter- na (1), e r ha per conscgneiite quale arteria orhito-mascel- lare ; asserzioni ciii non puossi aderire; clie iiol consentono i qitattro csemplari, che avete davauti, fra' qiiaU neppure in uno ravviserete una simile disposizione. L' arteria de- scritta, entrata nell'orhita, non ha nicnte che fare colla ma- scellare interna, arteria, che a quanto parmi non e stata da hii conosciuta , ne tampoco da Otto,forse perche nasco- sa entro un osseo canale ( Vedi fig. 8 , 9. Tav. 4 ). E per veritii I' arteria mascellare interna 6 la continuazione del tronco dclla cosi impropriamente chiamata carotide facciale, che iiello Scinriis non vi ha, a vero dire, che la carotide comune , la qnale date snccessivamente le arterie tiroidea , linguale, mascellare esterna, occipitale, stapedia , auricola- ri , e temporale superficiale, portasi, come arteria mascella- re interna, dietro il coUo del condilo della mascella infe- riore , passa tra i muscoli pterigoidei ai qnali sparge rami, come pure al muscolo temporale, alia mascella inferiore ( arteria alveolare inferiore ) , alia faringe , e finalmente si colloca fra la branca mascellare inferiore del quinto paio allor allora iiscita dal cranio , e 1' apertura posteriore di nn canale cavato nolle grandi ale dello sfenoide e nella radi- ce de' processi pterigoidei , il quale termina alia fessura orbitale superiore , ed ha sopra e non dentro , la branca mascellare superiore del tjuinto , che ne e separata per una sottile lamina ossea costituente la parete superiore del ca- nale medesimo. Subito dietro 1' indicata posteriore apertu- ra sbocca il canaletto che conduce la pretesa arteria pala- tina clescendens di Hyrtl , o 1' arteria meningea inferiore di Otto. Ora 1' arteria mascellare interna nello ingresso al descritto canale la incontra e riceve , ond' essa altro non puo essere che un lamo di anastomosi tra la mascellare medesima e 1' arteria stapedia, o della cavita del timpano; significazione confermatale dal vedere ch' essa non mette (1) Op. cit. pag. 62-63. 120 LuiGi Calout rami dl sorta. E potreblie piir oredersr, clie fosse una per- tineiiza della niascellare slessa, sia considerandola siccome raino di qnesta, o come origine; nel quale ultimo caso la niascellare procederebbe da due ceppi, dalla caiotide co- inune, e dalla arteria della cavitii del timpano. Ma comun- que sia , ricevuto, o dato clie ha la niascellare interna quel ramo, entra nel descritto canale, e lo percone, ed uscendo- ne incontra la branca niascellare superiore del quinto col- la quale si associa. Otto prende questo tratto della mascel- lare cliiuso nel canale pel ramo profondo della carotide interna, e lo i-appresenta dentro il cranio sotto,edal Into esterno della branca mascellare superiore del quinto (1), ma desso ne e assolutamcnte fuori, e separato da f[uesta branca per una sottile lamina ossea : deriva poi giustainen- te da esso i rami cerebrali, die corrisponderebbero alia ve- ra carotide interna, ma questi sono assai deboli, onde la parte anteriore del cervello e veramente proveduta di san- gue dai rami della basilare, die e robustissima. Finalniente la niascellare interna in un colla branca mascellare supe« riore del quinto entra nell' orbita , corre nel canale infraor- bitale, ed esce a diramarsi nella faccia , come ordinariamen- te. Prima dello ingresso nel canale infraorbitale da un ra- mo ai muscoli massettere e buccinatorio , nell' orbita un qualclie ramuscello al periostio , i rami alveolari superiori : nessuna anastomosi istituisce coll' arteria oftalmica ; almcno le iniezioni non banno valso a disvdarmene veruna. Non tralasciero di notare , cb' essa e piuttosto sottile, e die la mascellare esterna e proporzionatamente piu sviluppata. Per questa esposizione cliiaro apparisce, che il ramo intracra- niale dell' arteria della cavita del timpano non e, come sem- bra voglia far credere 1' Hyrtl , 1' arteria orbito-mascellare , ma r oftalmica , od un' arteria oftalmica-meningo-temporale, e die ne Egli, ne Otto banno data una vera idea della mascellare interna dello Sciuro. (1) Op. cit. Tav. Vlir. Fig. secun(l.-20, ramus (jus profundus, pag. 84. Delle Arterie del Timpano 121 Trovandosi ncll' Arctomys Alpinus , c per altrui testi- moniaiiza in allri roditori consimili come nel Tamia, nel- lo Ptcromys cc. i medesimi ossei canali e solchi osservati nello Sciurus, si puo conghictluraic , clie pur simile ue debba essere la disposizione delle arterie. Nel Myoxus glis V artcria della cavita del timpano e un sottile ramo della occipital-j ( Vedi fig. 10, ll.Tav. 4-.), il quale sorpassata la stafra,e penetrato entro il cranio si dirania nella dura madre, ed anastomizza con una menin- gca anteriore procedente dal ranio etmoidale dell' oftalmi- ca ; lueningea, clie entra nella cavitii del cranio per un foro della sutura sfeno-frontale , situato alio esterno del fo- rame ottico, al di sopra della fessura orbitale superiore, e simile a quelle, che fu descritto nello Sciuro. A prime col- po sen confonderebbe la disposizione colla descritta nell' ul- timo nominato roditore, potendosi prenderc quella meningea anteriore , come la continuazione della meningea media, in cui dentro il cranio convertesi 1' arteria della cavita del timpano , ma ne differisce per non far essa nell' orbita da arteria oftalmica, clie c propaginata dalla mascellare in- terna : con questa poi nessuu' anastomosi istituisce 1' ar- teriuzza della cavita del timpano : onde potrebbesi congliiet- turare , cbe e per delta mancanza di anastomosi , e per essere originata 1' oftalmica dalla mascellare, e per esser questa assai cospicua, come apparira fra poco, e in una parola per legge di antagonismo, slasi grandemente ridotto il calibro di quell' arteriuzza, e siasi convertito in ramo se- condario quel clie principale riscontranmio nello Sciuro. L' ar- teria mascellare interna del Myoxus c assai grossa , e mol- to pin di quella dello Sciuro, ed e la continuazione del tronco della carotide comune; sembra ancli' essa entrare in un canale osseo , ma effettivamente entra nella cavita cranialo , da cui pero e separata da tessuto fibrose , come nel Cavia, ed e coperta dalla branca mascellare superiore del trigemello. In questo tragitto mauda la carotide inter- na, clie e sottilissima ( Vedi fig. 11. Tav. 4. ) : le verte- brali sono assai robuste e proveggono esse veramente que- sto viscere di sangue. Uscita dal cranio in un colla branca T. vii. 1 6 122 Luici Calori nervosa aiizidetta passa nell' orbita, e da 1' arteria oftalmi- ca , dalla (jualc proceJe 1' etmoidale, die si divide nel ra- 1110 nieiiingoo suiiinieiizionato , e iiollo etmoidale propriamen- te detto , il quale pcnetra nella caviti del cranio , e si di- rama come al solito. Nel restaiite sue corso la mascellare interna nulla oiFre di notevole. Ne'Topi, come nel Decumano ( Vedi fig. 12, 13. Tav. -i.), r arteria della cavita. del timpano inuove da iin ceppo co- mune alia carotide interna , la quale e piuttosto cospicua, e s' insinua in un profoiido solco corrispondente alia cir- conferenza , o margine interno della boUa timpanica , e per- veniita alia base del cranio passa tra lo sfenoide ed il tem- porale , e riesce a lato della sella turca , dove va coll' omo- nima a formare 1' anteriore periferia del circolo del Willis. L' arteria della cavita del timpano penetrata in questa ca- vita cone libera sul promontorio, e tra le gambe della staf- f a ; non cosi nel Mus aivrcola, in cui il canale situato fra le dette gambe e tutto cliiuso. L' aiteria penetra nella ca- vita del cranio , ed e accolta in un solco^ o doccia della grande ala dello sfenoide lungo la parte superiore anteriore del margine interno della bolla, doccia che prolungasi in corrispondenza della radice de' processi pterigoidei. Hyrtl scrive , che il tronco di quest' arteria , compiuto che ha il suo corso nella cavita del timpano e del cranio, passa per la i'essura orbitale superiore coi nervi nella orbita , e si dirama come nello Sciiirus (1). lo trovo , che quest' arteria mette dentio il cranio una robusta meningea media , e che uscitane dalla cavita colla branca mascellare superiore del quinto da fra i diversi rami una etmoidale distinta , e r oftalmica; onJe 1' analogia collo Sciurus per la disposi- zione superiormente dimostrata in questo roditore non reg- ge. Non e d' unpo dire , che chiaro e per se , altro non essere ne' topi 1' arteria della cavita del timpano, che la mascellare interna. Ne' Lepri indigeni, e nel Cuvia porcellus nessun' arteria (1) Op. cii. pag. 49. ^^ Delle Artehie del Timpano 123 passa ppr mezzo la stafia , come ne fanno fcde i preparati, die vi ho posti davanli, e la fig. II. Tav. i. La carotide primitiva o comune da ne' primi 1' arteria tiroidea superio- re, poi divides! in carotide facciale e ceielnale : qiicsta e niolto sol tile a comparazione dell' altra , e cone in un ca- nale osseo prima di penetrare nella cavita del cranio. Quan- tunrpie dalla robiistissima inascelbre interna tragga 1' oftal- niica, nondinieno un raniuscello della carotide cerehrale accDinpagna il nervo ottico transitante nell' orbita. Nel Ca- via menzionato la disposizione e diversissima , e la caroti- de interna c un ramo retrogrado dell' arteria oftalmica da- ta dalla mascellare interna ( Vedi fig. 1-4. Tav. 3 ). Nella niiova edizione delle lezioni dl Anatomia comparata del Ba- rone Giorgio Cuvier 1' annotatore scrive , che quest' arterifi cerebrale e la continuazione della mascellare interna, e ch(j entra nella cavita del cranio pel foro ovale dello sfenoide, e va a congiugnersi col circolo del Willis gia formato dal- le arterie vertebrali (1). Questa descrizione e molto diversa da qnella , che aveva data il Barkow dieci auni innanzi, e cioe che la carotide interna del Porcellino d' India e deU 1' Agouti proveniva dall' arteria oftal.mica, e penetrava nel- la cavita del cranio pel foranie oftico (2). L' Hyrtl consente col Barkow nel faria entrare per qiiesto foro, ma non ne precisa I' origine dicendola in genere propagine dell' arteria orbito-mascellare (3), L' osservazione mi ha appreso , che nel Porcellino d' India 1' arteria mascellare interna, conti- nuazione del tronco della carotide primitiva o comune, pe- netra dentro il cranio pel foro ovale, ma ne e segregata dalla cavita da tessuto fibroso , dalla dura meninge,e dalla branca mascellare superiore del trigemello. Nel suo tragitto (1) Lc^nns d' Anal. comp. Tom. irois. Biiixclles 1840 T. III. fas. XI. Ecco- ne le parole » Cc petit ramean cerebral de la carotide faciale est la continiiatioa de la maxillaire interne; il cntre dans le crane par le troii ovale et se Joint au cercie de Willis, qui se trouve forme principalcmenl par l' arlire verte- brate. » (2) Disquisitiones circa origincm et decursum arleriarum animalium. Li- psiae 18-29. (3) Op. cit. pag. 48-49. 124 LuiGi Calori intracranialc nietle bensi alcuni raniuscelli, ma questi ap- partengono al quiiito paio , ed alia dura madre, e sono estranei al cei vello : esce per la fessura orbitale superiore , e foro rotondo riuniti , e si trova ncl fondo dell' orbita, ove dividesi in due rami principali , imo piu sottile cd e r arteria infraorbitale , altro piu grosso ed e 1' oftalmica , la quale iiiviato un ramo alia grandola lagrimale s' insinua fra i muscoli del bulbo, c cone sul nervo ottico alio in- terne ed in avanti somministraudo molti rami anteriori al- r apparecchio dell' organo della vista non che a questo stesso , ed un ramo etmoidale , cd inviando posteriormente un ramo , clie pel forame ottico entra nella cavita del cra- nio, e rappresenta la carotide interna. Quest' arteria non e.dunque la contiiniazione della mascellare interna, ne con abbastanza csattezza e stata delta in genere ramo dell' ar- teria orbito-mascellare , ma e un ramo retrograde dell' of- talmica , siccome gia Barkow aveva significato. Dalle osservazioni fin qui riferite agevolmente deduces! , clie r arteria, die pcuetra nella cavita del timpano, non lia sempre una medesima significazione^ essendo era la caroti- de comune , come nell' Erinaceo, nella Talpa , era un tron- ce comune alia carotide interna e ad lui' arteria temporo- etmoidale come ne' Chiropteri , ora la contlnuazione del tronco della carotide esterna , se non forse anclie comune, costituente la mascellare interna e questa stessa come nei topi ; ora l' arteria oftalmica ed un' arteria meningo-tempe- ro-eftalmica, come nello Sciurus , ora infine la meningea me- dia, come nel 3Iyoxiis. Si vede inoltre cbe non ben si ad- dicono air arteria transitante la staffa ed il canale del pes- snliis i nomi di orbito-mascellare , o di etmoidale , poicbe in quanto alia prima denominazione diverse arterie orbita- 11, come abbiamo veduto nell' Erinaceo, nella Talpa ec. provengono dalle branche dell' arteria stapedia, onde non verrebbe distinta 1' oftalmica , per la quale e stata creata quella denominazione ; percbe cliiamar dovrebbesi piuttosto oftalmico-mascellare , ma val meglio dirla semplicemente ma- scellare interna, considerate, che e, come quasi di norma, che r oftalmica sia subordinata alia mascellare, o ramo di Delle Arteuie del Timpano 125 questa: non puo poi essere estesa tale denominazione al- r arteria stapedia dello Sciurus , e congeneii Roditori , es- sendo clie essa nell' orbita rimane semplice arteria oftalmi- ca : in qiianto al nome di etmoidale , questo non indica , che una tenninazionc; e per simil motive si sarebbe in di- ritto di appellarla pur tcmporale, raolto piu che quest' ar- teria etmoidale de' Cbiropteri esiste anche negli Insettivori, lie' quali e spccialmente nella Talpa prcvale il ramo tem- porale : pei quali riflcssi le convcrrcbbe meglio il nome di temporo-etmoidale, o di etmo-temporale , o quelle di sta- pedia dividentesi entro il cranio in ramo temporale cd in ramo meningo-etmoidale. Scorgianio in fine, che la carotide cerebrale ama di attenersi alia mascellare interna certamen- te perche quest' arteria e per solito la continuazione del tronco della carotide comune. ~ Ma tutto questo singolare disponimento delle arterie profonde della testa ha esso , come voile Otto, ima funzionale significazione? Crederemo noi che sia in rapporto colla ibernazione ? Crederemo noi, che r estrema esilita della carotide interna ncgl' iberiianti summenzionati , Chiropteri , Insettivori^ Roditori, ne spieghi il fenomeno ? No per certo , imperocche, se le carotidi inter- ne conducono poco sanguc al cervello , ne ha del poco que- sto viscere compensazione dalle grosse vertebrali, ed in ol- tre quando la sottigliezza di dette carotidi fosse la vera causa organica del letargo iemale, si potrebbe indur questo a volonta in animali non ibcrnanti allacciando amendue le carotidi coniuni ; ma la prova non torna ; che in gattini , cui allacciai queste carotidi , trovai dopo alcuni giorni la medesima svegliatezza di prima. Che piu! hanno animali letargici, come 1' orso e il tasso , ne' quali (piel disponi- mento arterioso non esiste. L' ibernazione e fenomeno oscu- rissimo , ma che non puo dipendere da una parziale orga- nica condizione, bensi da' generali, sia del sistema nervoso, sia de' sistemi , e degli apparecchi della vita vegetativa , come pure ne fanno fede le diverse raccolte di grasso de- stinate a servire, nel sonno iemale, di alimento alia respira- zione , e forse anche degli imponderabili del corpo ed e- strinseci , e senza dubbio dalla deficiente stimolazione del 1 26 Luici CALoai calorico ainbiente. Ma quel singolare corso delle arterie nella cavita del timpano sarebbe esso in rapporto colla iber- nazione, in qnaiito die vieiie inipetbta la coinpressione del- le caiotiJi interne , che parerebbe inevitabile per 1' arcua- niento del corpo e positura della testa contro il petto e r addome negli animali presi dal ietargo invcrnale ? Ma se fosse percio, ond' e clie tntti gli ibernanti non presentano quel corso delle arterie? ond' e die le carotidi interne non sempre derivano dall' arteria della cavita del timpano ? Hyrtl opina, die quel corso delle arterie, cli' ei chiama giustamen- te meraviglioso , non abbia una liiiizionale signilicazione , e die pel forte sviluppo de' muscoli masticatori ne' Roditori, Chiropteri ed Insettivori non rimanendo sufficiente spazio per assicurarc la ramificazione delle grosse arterie della te- sta extra caaim tympanic natura abbia proveduto col nascon- dervele dentro. Ma anche qui e a doniandare , percbe pur essendo enornii que' muscoli, non le ba ella in qnalche ca- so rincliinse in detta cavita ( Cav'ia Porc^llus , Lepus t'lmi- diis et Cimiculus ). Bisogna confessarlo, noi vcggiamo il fe- nonieno , ma non ci e dato spiegarlo. Per ora le riferite osservazioni non ci possono valere , che ad illustrare certe anomalie arteriose , e le arterie della cavita del timpano deir uomo; che pure in questo ha un' arteriuzza della staf- fa , hanno rami della meningea media , della vidiana , della stilo-mastoidea ec. propagati nella membrana mucosa tim- panica : questi rami che sono minimi nell' uomo , acquista- no ne' suddetti matnmiferi un forte calibro , e di dipenden- ti die erano , diventano dominatori , o fanno T uffizio dei tronchi, donde que' ramuscelli nell' uomo procedono , lo die ci rafferma in questa verita, che la natura e in fondo sem- pre una , ma multiforme nelle sue operazioni sulla stupen- da fabbrica degli animali. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE TAVOLA 2. Fig. 1. Dimostra il sisteraa dclle carotidi , e spccialmenle le arlciie profonJc della tesia del Vesperlilio serolinus Schreb. nel lalo sinislro. La cavila del torace e quella del timpano sono stale ampiamente aperte : cosi pure la re- gione laterale corrispondenle del cranio : la masceila inferiore apparisce moz- za della sua branca ascendente : i muscoli masiicatori sono slali levati ec. Dimension! portate al tripio del vero. a , aorta ascendente. b, arco aorlico. e, aorta discendenle. d, d, le due arterie anonime. e, e, le due succlavic. f, f, carotidi comiini. g, ramiiscello della carotide coraune sinistra, il quale va a spargcre le sne di- ramazioni nell' esofago , nella trachea , e nei nervi vago, e simpatico riuni- ti, e sembra tenor luogo di arleria tiroidea posieriore. ' h , divisione della carotide coraune in secondarie giusia la maniera di considera- re di Cuvier, e di Meckel. «, carotide facciale, od eslerna. fr, arteria tiroidea anteriore o supcriore: forse 1' inferiore o posteriore J rappre- sentata dal ramusccllo g. I, arteria linguale. m, arteria niascellare esterna tagliala poco lunge dalia origine, ed ollre il suo grosso ranio glandulare «. 0, arleria temporale superficiale pure tagliata. p, prulungamento della carotide facciale in mascellare interna. q, quesia mascellare. r, ramo raiiscolare tagliato. s , aliro ramo muscolare pure tagliato , dal quale proviene 1' arteria alveolare inferiore. 1, arleria buccinatoria. u, arteria oflalmica. t' , arleria sotlo-orbitale. X, carotide interna di Cuvier e di MecKef. z, arteria occipitale. y, arteria della cavila del timpano. &■ , carolide cerebrale. 1 , arleria della stalTa 2. 3 , la nicdesima arleria dcniro il cranio. •4 , ramo meningeo laicrale di cssa. 1 28 LuiGi Calori S , divisione dcH' artcria stapetlia nel ramo postcriore o temporalc 6 , c nel ra- rao anleriore , o nipningo-elnioidale 7. 8, ramo, die nasce nella biloicazionc della carolidc comtinc , il quale si distri- biiisce colle sue diramazioiii iici muscoli profundi auleriori del collo , nella ftiringc cc. Fig. 2. Diraostra la dislribuzione dei rami dell' arteria slapedia penelrata nella caviti del cranio : 1' cscmpio ? slain prcso dal Vcfpcrlilio Vifpiflrellus liu- napa}(c. Dimcnsioni porlale al iriplo del vcro. a, carolide interna di Cuvier e di Meckel. b , arieria occipilale. c , arteria della cavila del timpano. d, il tronco dell" arieria slapedia dcntro il cranio. e, il ramo meningeo lalerale nolalo nella precedcnte n.-jura, il quale va ad ac- compagnarsi colla branca masccUare superiore del trigemello , c passa con quesla nell" orbita. f , ramo temporalc dell' arteria slapedia. g , ramo anleriore , o meniugo-ctmoidale. TAVOL/V 3. Fig. 3. Rappresenla il sistema delle carotidi e delle succlavic , non die Ic arie- ria prol'ondc sinisire della testa nell' Erinaccus Europaeits. La cassa lora- cica ? slala largamente aperla, cd apparisce a nudo il cuore : cosi pure la cavila sinistra del timpano , il lalo sinislro del cranio. Sono stati levali i muscoli masticatori , le glandole salivali, ed asportala una porzione della raascella inferiore ec. a, aorta ascendente. 6 , arco aorlico. f, aorta discendenle. d, arieria anonima. e , carolide comune destra. \ c*, carolide comnnc sinistra. f, due ramuscelli dati dalla carolidc comune sinistra in corrispondenza della mc- ti circa del collo , i quali ramuscelli diramansi pel nervi vago c simpatico riuniii , per 1' esofago e la trachea : anaslomizzano coi rami posteriori del- 1' arteria tiroidea superiore , e tengono luogo di tiroidea postcriore. jf , arieria tiroidea anleriore. h , tronco significato dagli autori per carolide facciale. i, arteria linguale. k , arteria mascellare cslerna tagliata , e levala in pane. /, arieria temporalc superficiale tagliata prcsso I' origine, ed asportala. m, arteria carolide interna di Cuvier e di Meckel. n , arteria occipilale. 0, arteria, die talvolla ha nna origine comune colla occipilale, c che si dirama per la faringe , al davanli e al di dieiro della boUa limpanica, c nei musco- li profondi auleriori del collo. p , artcria della cavila del timpano. q, ramo cerebrate della roedesima, il quale rappresenla la vera carolide interna. r, tamo stapcdio, il quale corre fra le garabc detia slalTa *, poi sorpassalo il Delle Arterie del Timpano 129 foro iniorcnirale della raedesima, picga in avanli , e si divide nel ramo s, e nel ramo /. s, ramo dell' arlcria slapedia, die penoira cniro il cranio, dove fendefi nel ramo Icnipoiaic M, c nel ramo anteriore i- , analogo al ineningo-ctmoidale de' Chi- ropleri. r, rami oildlali o sopranrbilali del ramo r. /, r allro ramo dell' arlcria slapedia, del Ironco di ciii ^ de?so conlinuazione : qiiBsio ramo csce della caviia del timpano per la parte anierinre, cd entra nelia fossa ziguinalica orbilale, ove acqiiisla il nome di arleria mascellare interna. y, grosso ramo tagliato dell' arteria mascellare interna, il quale difTondevasi ne' nuiscoli niaslicalori, e soinministrava 1' arteria aUeolare inl'eriore, die ve- di la^liaia in z , &■ : qnesto ramo luelle auclie raraiiscelli al periostio della gran(le ala dcllo sfenoide. 1 , ramo faringeo della mascellare interna. 2 , ramo palalino. 3 , arteria biiccinatoria, 4 , arleria ol'talmica. 5 , arlcria sncclavia deslra. 6 , arleria sncclavia sinistra. 7,8, arteria inanimaria interna tagliata in amho i lali. 9, arlcria verlebrale, donde partono i rami cer\icali ascendent!. 10, robiisia arlcria, clic forma il ccppo dell' arleria , clie si dislribiiisce al cucul- lus , ed alia pelle della regione siiperiore della cervice, e di'lla regione oc- cipilale (arteria cer\icale ascendenle), di nil' allra arleria analoga alia trasversa scapolarc , e di una leiza glaudolare. 11, arleria muscnlo-culaaea di Barkow. 12 , arleria ascellare. 13 , arleria braccliiale. 14 , arleria iilnarc. 15, arteria radiale. Fig. 4. Le principali arlerie profonde della testa nell' Erinacetts Europacus. La cavili del timpano e stala aperla , e levata 1' areata zigomatica. Lato sinistro. a , carolide interna di Ciivier e di Meckel tagliata. b, arteria occipilale tagliata. c, arleria, che si distribniva alia faringe , al davanli e al dt dietro della bolla timpaiiica , non die ai mnscoli prol'ondi anteriori del coUo. d, arteria della caviia del timpano. e, la vera raroliile inierna. f, ramiiscello alia tuba Enslachiana. g, arlcria slapoilia tran^ilanle pel forn intcrcrnrale della slaffa h. •", ramo iiilracraniale doll' arleria slapedia, il quale si comporla quasi come nei pipislielli. A", ramo temporale di cssa , il quale csce dal cranio per nn fore della sulura squamosa. /, m, n, rami orbitali provenienli dal ramo anteriore, o meningo-etmoidale del- r arlcria slapedia: il scgnato n anastomizza coll' oflalmica. 0, conlinuazione del tronco dell' arteria slapedia, o ramo, die coslituisce la ma- scellare interna , e die passa nella fossa zigomalico-orbitale, T. VII. 17 130 Luioi Calorc p, grosso rarao , die diramavasi nei iniiscnli niaslicntori , cidi^ Icniporale e plcri- gdidei , soniniinistrara i' aileria alveularu iiil'ei'iure, c rainuscelli al perioslio. q, arleria raiiiii;fa. r, arleria palaliiia. s, arleria Imriinaloiia. / , arleria orialiiiiea. M, ramo di anaslomosi tra qtiesta, cd il ramo orbitalc «. V, arleria iiilVaorbilale. Fig. 6. Dislribiizione del ramo anieriore, o nicningo-elmoidate dclla branca in- Iracraniale dell' arleria slapcdia nella cavila del cranio dell' Krinacco Euro- peo. Lalo deslro. a, carolide inlerna di C.inicr e di Meckel. b , arleria nccipiiale. c, r arleria descriila nelle due precedenli figure. d, ramo anieriore dell' arleria slapedia. e, e, e, rami nieningni nuulii delta niedesima. f, canalello aperlo , per ciii passa il ramo (/. g, ramo meningeo anieriore. /< , rami elaioidali. I, carolide cerebrate. TAVOLV 4. Fig. 8. Arlerie profonde della tesla nella Talpa Europaea vediiie dalla parle es- lei'na. E slata aperla la cavila del timpano ed il cranio lateralmenle , levali i muscoli maslicalori , 1' arcala zigoraalica , una porzione della mascella in- feriore ec. a, carolide comnnc. b, carolide esierna degli aiilori. c , arleria leroidea superiore. d , arleria lingnale. e , niascellare esierna. (, lemporale stiperficiale. (J , carolide inlerna di Cuvier e di Meckel. h , arleria occipitale. i, arleria della cavili del limpano. k, carolide interna vednia di profilo e in trasparenza. /, arleria slapedia sopra il canale di ciii sla la staffa m. n , niascellare inlerna, ramo della stapedia. 0, ramo iniracraniale di quest' arleria, il quale dividesi nel ramo meningo-eimoidale p, e nel ramo lemporale q. r, arleria verlebrale. Fig. 7. Arlerie profonde della tesla nella Talpa dimostrate dalla parte della cavi- la craniale. a , porzione dell' arleria mascellare inlerna entro la cavili del cranio. b, ramo dell' arleria stapedia, dai quale nasce il ramo lemporale c, ed il ramo raeningo-eiiiioidale d. e, carolide cerebrale. f, arleria verlebrale. Delle Arterie del Timpano \'.][ Fig. 8. Arlerie profonde della testa nello Sciurus Europaem rapprescntate dalla parte esterna : la cavil^ del timpano t stala aperta , i inuscoli masiicatori e porzione dl mascelia inferiore levata , ed aperto il canaie percorso dalla ma- scellare interna. a , carolide comnne. b, arteria llroidea superiorc. c, arteria della cavilik del timpano. d, arteria occipitale. e , arteria lingiiale. f, arteria mascellare esterna. g , continuazione del tronco della carotide comune , donde procedono parecchi ra- mi , die vesgonsi tagliati , e sono la temporaie superficiale , e le auricolari. h , arteria mascellare interna. i, sno corso in tin canaie ossen qui aperto, e questo canaie. k, ramo anastomotico tra la mascellare interna e I' arteria della caviti del tim- pano ud arlcria slapeilia m. n, rami tcmporali, propagini del ramo posteriore dell' arteria stapedia m pene- trata nel cranio. I, ramo oftalmico dell' arteria meningo-oftalmica. Fig. 9. Le medesime arterie dello ^ciurMs vedute dalla parte interna. a , carotide comnne. 6 , arteria tiroidea snperiore. c , arteria della cavila del timpano. d, arteria occipitale. e, arteria mascellare interna. {, porzione di essa percorrente il canaie notato nell' antecedente fignra. g, ramo anastomotico tra la mascellare interna e 1' arteria stapedia. h , quest' arteria nella cavita del cranio. k , suo ramo temporaie. i, suo ramo meningo-oftalmico , che in I offre il ramo raeningeo, in m I' of- talmico. n, ramo oftalmico del circolo del Willis, ramo cbe accorapagna II nerro ottico. o , insignificante carotide cerebrale. p , robusta arteria vertebrale. Fig. 10. Arlerie profonde della testa nel Myoxut^ glis diraostrate dalla parte ester- na. E stata aperta la eaviii del timpano, levata 1' areata zigomatica, i ran- scoli niasiicalori , porzione di mascelia inferiore ec. e rotta la doccia die accoglie la mascellare interna. (1 , carolide comnne. 1) , arteria tiroidea snperiore. r, arteria occipitale, da cui precede la sottile arteria stapedia d. e , arteria lingnale. f, arteria mascellare esterna. g, arterie anricolari e parolidee. h , arteria temporaie snperficiale. t, arteria mascellare interna. k, ramo nfialmicn della medesima. { , ramo infraorbiialc. m, arteria vertebrale. 1 32 LuiGi Calori Fig. 11. Le mcdesime arlerie del Myoxus glis vedule dalla parte inlerna. M , arteria dclla cavila del timpano. 6 , la medesima entro la cavita del cranio , dove si diraina nella dura madre. (■ , uieningca anterinre die cul raiuo /' aiiasloiulzza Cdll' arteria b. g , arteria carotide interna. h , arteria verlcbrale. Fig. 12. Arterie profonde alln testa do! .)/».< tlcrumanua rappresentaie dalla parte estcrna : t' pur ([ui aperla la cavila del timpano, levala I' areata zigoraalica, apcrla la doccia ossea accuglientc la masccllare interna , levati i muscoli uiaslicatori , porzione di mascclla infcriure ec. a, carotide comune. 6 , arteria tiroidca supcriore. c , arteria occipitalc. d , arteria mascellare esterna. e , arteria lingnale. f, arteria teniporalc superficiale lagliata. g, arteria carotide interna. h, arteria delta cavili^ del timpano transitante pel-foro intercrarale della slaffa «: uscila della caviti del timpano penctra ncl cranio. k, la racdesiraa arteria messa alio scoperto, e coslituente la mascellare interoa donde precede 1' oftalmica I come al solito. m , arteria vertebrate. Fig. 13. Lc arterie profonde della testa nel medesimo lopo vedule dalla parte dclla cavita del cranio. a , a, carotide interna. 6 , arteria della cavila del timpano. c, la medesima nd arteria stapedia o mascellare interna enlro il cranio. (1 , ramo meningeo di essa. e , arteria verlebralc. Fig. H. Arterie profonde della testa nel (\iria porcellus rappresentaie dalla par- te esterna. E stala aperta la cavila del limpano , e lateralmcnle il cranio , levata V areata zigomalica , nna parte dell' orbita e della mascella inferiore, i muscoli raasticatori , il bulbo ed i suoi musculi ec. a, carotide comune. b, arteria tiroidea supcriore. e , arteria occipitale. d, mascellare csteroa. e, arteria linguale. f, ramo auricolare. g, ramo od arteria temporale superficiale. h , arteria mascellare ioleroa. t, rami meningei. / , arteria meningea media. m, arteria infraorbitale. n , arteria oftalmica. da o ad o rami all' apparecchio dell' organo della vista. p, arteria etmoidale. q , ramo relrogrado dell' oftalmica , il quale penelra Delia cavita del cranio pel forame oiiico, e coslituisce la carotide cerebrale. r, arteria verlebrale. M I'lii 1(1111 \l -J ,> II ..q ^Xz' rfb ^l WL \ ^/'-rv C^ ■ \^: \ I I 'V/ il Njnnirii Poniaiiio una pelvi sii di una tavola collocandola in mo- do clie naturalmente segga snlle bozze degl' ischi e sul oor- cige. Clii la guarda s' accorge senza fatica die la vera al- tezza o profondita della scavazione e indicata da una linea die calandosi perpendicolarmente dal mezzo del diametro retto deir ingresso arriva a toccare il fondo (1). In un ba- cino di buoiie e giuste pioporzioni , questa perpendicola- re va a terminare sul coccige poco distante dalla sua estreinita. Quest' altezza io I'lio misnrata rnolte volte, ed ho trovato die varia molto da bacino a l)aciiio quand' anche tutte le altre misure siano di una lungliezza normale. Cosi 1' bo ve- duta variare dai tre pollici ai quattro pollici abliondaiiti. Quello che nicrita di essere considerato , e la relatione che passa tra 1' altezza della scavazione , e T altezza del- r aiigolo del pube o spazio sotto-pubiale. Ond' e , che te- neiiilo come genenerahuente costante (el' osservnzione aiiatomica lo dimostra ) che nei bacini ben conformati ( siano pure piu o nicno alti ) 1' altezza della sinfisi del pube e di 18, o 20 linee; si puo stabilire , che quan- to pill saia alta la scavazione, tanto piu sara alto lo spa- zio sotto-pubiale. E questo fatto in apparenza di lieve mo- mento, ha invece molto valore nel nieccanismo del pas- saggio del feto. (1) Tav. 6. fig. I. c, d. 140 Cio. Battista Fabbri Un' altra circostanza, alia quale non parmi clie siasi po- sto mente qiianto era necessario , e che il punto del coc- cige , sill fjiiale cade la perpendicoiare ricordata poco so- pra , trovasi ad eguale distanza dalla bozza o promontorio del sacro , e dall' orlo superiore della sinfisi del pube : il che vale cjuaiito dire , che il piefato punto e proprio il centro del fondo del catino. E cio basti intoino alia pclvi esaminata nello scheletro. Se di presente ci poniamo ad osservarla, quando, vesti- ta delle parti molli, e stata vuotata del visceii che e soli- ta contencre, e forza che confessiamo , dessa rappresenta- re, allora piii che mai, il catino del quale porta il nome. lo tralascio ripetere le annotazioni, forse eccessivamente , prese in prestito dall' anatoniia descrittiva, e che spesso si leggono riferite al suo proposito nei libri di Ostetricia. Esa- miniamola e tentianiola piuttosto con occliio e mano di ostetricanti. II bacino osseo e scomparso quasi del tutto al nostri sguardi. Ma, se le dita vengano condotte tutto all' intorno e pel fondo di questa cavita, ci accorgiamo assai di legge- ri che la sodezza delle pareti non e la niedesiina in ogni sua regione. Rigidezza in tutta la zona superiore. Rigidezza posterior- mente sino al fondo, per la presenza del sacro. Rigida e la parete anteriore, dove risponde ai pnbi e ai rami jschio-pubiali ; e rigide sono le pareti laterali dove rispon- dono alie pareti cotiloldee. Meno resistenti sono i tratti situati contro i forami ovali ; e meno ancora quelli che sono contro le grandi incisure ischiatiche. -- Nel fondo , do- ve stanno e il coccige e i legamenti sacro-ischiatici , l' ela- sticity delle parti e palese. ~ Sornma cedevolezza riscontra- si in tutto quel tralto della parete anteriore che chiude r area della meta anteriore dello stretto inferiore ; ossia, che chiude 1' area dell' angolo del pube, o spazio sotto-pu- biale. In questo tratto cedevolissinio della detta parete ven- gono ad apiirsi l' uno sotto l' altro il canale dell' uretra , il condotte vaginale , il retto intestine. Nel bacino vestito dcUe sue carni , anche meglio di prima, CoNSIDERAZIONI INTORNO ALLA PeLVI 1 i 1 puo verifiCMsi come sia vero die il coccige colla sua estic- mit^ ne occupa il centre del fondo. Quella linea clie poco sopia fii per noi detto misurare r altezza della scavazione , ora apparisce veramente come la linea centrale o 1' asse della cavita della pclvi. In fat- ti, essa correndo dal mezzo dell' ingresso sine al centre del fondo , passa egualinente distantc dalla parete anterio- re e dalla postcriore; dalla paicte laterale dcstra e dalla parete laterale sinistra. -- Prolungatela in alto , e avrete r asse dello strctto snpcriore , clie (pianto piii ascende per la cavita dcU' addome , tanto piu si allontana dull' asse del corpo (1). Id poi non voglio trasandarc V opportunita , clie si pre- senta spontanea, di notare clie in questa caviti clie ab- bianio attualmente sott' occliio ,. nulla ci si presenta clie abhia 1' aspetto di un canalc curvo. Altro io non veggo , tranne una cavita grossolanamente cilindrica ; spalancata di- sopra ; e ( direi quasi ) appena pertuglata circa nel mezzo della sua parete anteriore. — Ognirpialvolta mi fu neces- sario mostrare sensibilmente , clie questa e non altra e la confignrazione della cavita del catino , ebbi ricorso alio spediente di riempiria di scagliola discioUa ; e il getto che poscia ne ricavava poneva sott' occliio con piena evidenza tutte le ciicostanze clie ho rammentate sino a questo punto. La forma della scavazione essendo dunque nel suo com- plesso cilindrica, possiamo sino da questo momento annun- ziare un corollario clie naturalmente deriva da questa con- clusione, il quale e, clie quell' estremitu dell' ovoide fetale, che si avanza per prima nel parto , potra , anzi dovra , scendere a toccare il fondo del catino , seguendo , non una direzione curva , ma una direzione retta ; la direzione cioe del vero asse della scavazione , che abbiamo giu a que- st' ora menzionato piu volte. Cio posto, volgiamoci ad un' altra considerazione. (1) Tav. 5. fig. 1. f, e. 142 Gio. Battista Fabbki La lunghezza dell' asse della scavazione determiiia in ogni persona la pcculiaie altezza della scavazione medesiina. Ora quest' altezza e capacc di csseie auinentata , anzi e aumen- tata in ogni parto qiiando arriva al sno ultimo stadio. — Quando il coccige si abbassa , e con esso si abbassa tntto il fondo del catino , V altezza della scavazione non pu5 a meno di crescere (1). E se cresce 1' altezza della scavazio- ne, e forza che cresca concordemente T altezza dello spa- zio sotto-pubiale (2), nella cui area e praticata la vera apertura d' uscita della cavita della pelvi. Da questo fatto, che non ha bisogno di ulteriorc diinostrazione , scende per giusta conseguenza che 1' abbassamento del coccige non serve tanto ad alliingare il dianietro cocci-pubiale , quanto serve ( in concorso coll' abbassamento del fondo ) ad au- inentare la profondita d(^l!a scavazione; e conseguentemen- te ad anmentare I' altezza dello spazio sotto-pubiale. Spazio, che seiiza tale accrescimento di estensione longitudinale , sarebbe , fuori d' ogni dubbio, insufficiente a permettere neir apertura che vi si trova tanta dilatazione che bastas- se per l' uscita finale del feto. ~ Ed eccovi come torna bene di avere ammesso nello stretto perineale, non uno , ma due piani ; posto che la meta posteriore e destiiiata a concedere l' aumento predetto di profondita , e la meta an- teriore e destinata purainente all' uscita del feto. Vedremo fra poco un altro uffizio, all' adempimcnto del quale con- corre la stessa meta posteriore , mentre 1' altra mettk non vi concorre ininimamente. Ora, siccome il fondo del catino opposto all' iiigresso c chiuso, e 1' a[)ertura di uscita e situata nella parete aiite- riore , egli e certo die il feto, arrivato in direzione retti- linea a Loccaie il detto fondo , dovra cangiare ricisamente la direzione del suo viaggio. Allora e che il fondo del ba- cino depresso con forza e grandeinente disteso (3) , si cangia (1) Tav. 5. flR. 2. a, b. (•2) Idem, c, d. (3) Tav. 5. fig. 2. e, f. CONSIDERAZIONI IVTOnNO ALLA PeLVI 1-13 in mi' anipia doccia . nrl ctii seno il feto sdriicciola , c a fatica si apre la via dilatando 1' angusto varco che incoii- tra iiella parete anteriore. La dlrezione die il feto segue in questo tempo, e quasi |)erpendicoIare a qnella di prima e puo tracciarsi con una linca clie parteiido dal mezzo del- r altezza acquistata dallo spazio sotto-puhiale , entia ncUa scavazione e taglia ad angolo refto 1' asse di lei (1). Qne- sta linea , proliingata siiio alia siipeificie coiicava dell' osso sacro , 1' iiicontra circa nell' unione della (crza colla quarla vertebra spuria. Questa stessa linea leggerniente curva , a concavita volta in alto, e 1' asse dello stretto iuferiore, die importa verarncnte di conosccie. Per le cose dette rimatie dimostrato die la traccia di questa linea ora sara plii alia ed ora ])iii hassa relati- vameiite alia sua distanza dalia somtnita dell" angolo del pube 5 e relativaniente iil punto nel quale essa s' incro- cia coir asse della scavazione. Le quali differenze dipeu- doiio dalle vicende die , in una stessa persona , subisce r altezza della scavazione e dcllo spazio sotto-pnbiale , a norma die il fondo della pelvi o e nel suo stato ordinario di quiete, oppure c dcprcsso e disteso come gl' interviene neir ultimo stadio della cacciata del feto. — II perclie ben vi apponete se avvisate che io reputo non potersi 1' asse totale della pelvi tracciare con una sola curva come lo di- srgna il Cazeaux nella sua figuia 7. e neppure con una linea per breve tratto retta nel suo principio ( o nella sua parte superiore ) e curva per tutta la rimanonte sua lun- gliczza : due porzioni che si continuano P una nell' altra con gradazione insensibile, e che non danno con esattczza r idea ne dell' arrivo della testa o delle naticlie in fondo al catino, ne della depressione che operano nel fondo stes- so , ne deir assoluto catnbiarnento di direzione die da in- di in poi scguono sino al termine. Tiitti questi fatti mi fcembrauo bene rappiesentati , componendo Y asse totale (1) Tav. f>. fig. 2. I, m. II r""'". Del quale inlendiamo che 1' asse della scavazione sia laglialo dalla prefala linea , apparir^ oieglio uq poco piu iananzi. Mi Gio. Battista Fabbri coir asse della scavazione e con quelle dello spazio sotto-pu- bialc insienie congiunti ad angolo risentito, e che direi piossirno all' angolo retto (1). Ferniate le rjuali cose , prima die io paili delle loro ap- plicazioni alia scienza c all' arte , siami permesso riandarle in un breve epilogo. 1.° II catino, massime vestito delle parti molli , e una cavita sacciforme, la quale (1.") prolunga da alto in bas- so e dall' avanti all' indietro la cavita dell' addome ; (2.") ha r apertura di uscita nel mezzo della parete anteriore; (3.°) ha pareti che sono parte rigide, parte elastiche, parte molli e cedevoli. 2." Nell' ingresso , II catino c piu largo che lungo ; nel fondo, e piii lungo a meno largo dell' ingresso. 3.° Lo stretto superiore e rigido e di forma che non puo variare da quello che e in ogni persona. La sua area e un piano unico. Per converse ; lo stretto inferiore e meta rigido e meta elastico; e la sua area si compone di due piani che concorroiio e die si uniscono ad angolo poco piu che retto in corrispondenza delle bozze degl' ischi. 4.° II fondo del catino e elastico, ma di tale maniera, che la sua elasticita diventa cedevolezza nel davanti ove si confonde colla paiete carnea anteriore, la piu molle di tutte ; e diventa rigidita all' indietro , dove si confonde col- la parete ossea posteriore. 5." II coccige col suo apice segna il punto centrale del fondo. 6.° L' altezza della scavazione e rappresentata da una perpendicolare al piano dell' ingresso , che toltasi dal mez- zo dell' ingresso niedesimo, arriva all' opposto punto cen- trale del fondo. 7.° L' altezza della scavazione e 1' altezza dell' angolo del pube , o spazio sotto-pubiale, hanno fra se proporzione di- retta, cosi che 1' una non puo aumentare senza che au- menti d' accordo anche 1' altra. (1) Tav. 5. fig. 2. a, m, I. CONSIDERAZIONI INTORNO ALLA PeLVI 145 8." L' altezza tlella scavazione aumenta per 1' abbassarsi del coccige e dalle parti moUi, cbe chiudono la meta po- steriore dello stretto perineale; e per 1' abbassamcnto del coccige aumenta eziandio la naturale lunghezza del diaine- tro cocci-pubiale ; il quale iiornialmente non supera i pol- lici tre e mezzo, e spesso neppure vi glunge. 9." La metu posteriore dello stretto perineale e prlnci- palmeute destinata a permettere 1' accrescimento in altez- za della scavazione ; mentre la meta anteriore e destina- ta a concedere al feto l' uscita deflnitiva dal seno della aiadre. 10." Finalmente, 1' asse totale del catino e rappresentato da una linea scavezza composta dall' asse retto della sca- vazione , e dair asse curvo dello spazio sotto-pubiale. Queste proposizioui , vediamo ora come si possano util- mente applicare. Primamente io dico, che la cognizione della centralita del coccige c utile a cbiarire la diagnosi delle posizioni del feto , massime nelle presentazioni del cranio. Se per gli Ostetrici la parola posizione significa il peculiare collocamento della parte del feto che si presenta, confron- tata colle diverse regioni del catino ; egli e certo che la diagnosi della posizione sara tanto piii sicura o meno equi- voca , quanto meglio determinati, e piix accessibili e facili ad essere riconosciuti saranno i punti di confronto fissati e nel catino e nel feto. Rispetto al feto, questi punti non niancano ; non mancano neppure nel catino ; ma fra que- sti e quelli vi e una qualche differenza ( che sta a van- taggio de' primi ) circa alia facilitu di ari'ivare a toccarli , e di riconoscerli. Per questa ragione , un punto di confronto di pii!i preso nel catino , e riconoscibile agevolmente , quale si c il coc- cige , parmi debba trovare buona accoglienza. Ma a dimostrare la mia proposizione, esco dalle genera- lita , e tra' parecchi argonienti pratici die potrei addurre scelgo quello che segue. ~ E comune credenza presso gli Ostetrici , che nelle presentazioni del cranio in posizione occipito-anteriore, la testa , quando arriva a toccare il fondo T. VII. 19 146 do. Battista Fadbri della sravazionc, trovisi in istato dl flessione; cloe a dire, che r occipite sia piu basso della fioiite. Questo principio da che lo liamio dedotto? Hamio forso paragoiiato la fron- te e r occipile coi puiiti del catiao die toccano, portaiido il dito esploratoie la dove veramente occoneva per essere sicuri del fatto? No. Quando la testa e aiiclie distaiite dal fondo, la foiilaiiolla anteriore e accessibile al dito che esplo- ra ; ma diveula inacccssibile qiiaudo la testa ha cornj)iuto la sua discesa. Da ci6 si e conchiiiso che T occipite si e abbassato nientre la fronte c risaiita. E[)pure le cose non procedono di questo tcnore , tran- iie forse il caso che il diametro retto della scavazione sia pill corto di quello ehe eomuueniente si riscontra. L' indice della tnano non arriva piii a toccare la fonta- nella anteriore , perche e costretto curvarsi lungh' esso la superficie del cranio che iiigombra il passo ; e curvandosi diventa di necessila piu corto. — A chiarire il fatto ecco r esame al quale invito , e che sara ( lo spero ) soddisfa- cente per altri come per me e riescito. -- Suppongo che la testa abbia subito il movimeuto di rotazioiie interna. L' esplorazione vaginale praticata sulla parte che trovasi contro lo spazio sotto-pubiale , rileva che la fontanella oc- cipitale o e scesa di poco sotto 1' orlo inferlore della sinfi- si , o rimane tnttora nascosta di dictro alia sinfisi stessa (1). Questa difterenza puo dipendere dalla diversa altezza die ha nelle diverse donne la scavazione della pclvi. Se poi si pratichi 1' esplorazione pel retto , si trovera che la fonta- nella anteriore giace sul corpo del coccige (2). Ora , le nien- zionate relazioni, tra le due fontanelle e i due piniti indi- cati del catino , palesano con tutta evidenza che la testa ( ben lungi dall' essere in flessione ) giace a pion)bo sul fondo del catino ; cioe a dire , die il suo diaiiietro verti- cale coincide coll' asse della scavazione. -- Da questo fatto pu6 indursi un altro fatto , il quale e che la testa ha per- <1) Tav. 6. fi?. 1. a. (2) Tav. 6. fig. 1. 6. CONSIDERAZIONI INTORNO ALLA PeLVI 147 corso tutta 1' altezza della scavazlone senza subire movi- mento di flessione. Ma noi ci possiamo ( come ho annunziato da prima ) valcre dell' apice del coccige per punto di confronto, an- che quando la testa trovasi modcratamente lontana dal fon- do , come interviene il piii delle volte d' incontrare , quan- do siamo chiamati presso la partoriente per cagione di assistenza. Nolle posizioni occipito-anteriori regolari o franche , la fontanelia ariteriore e sitnata all' uno o all' aitro lato del coccige, e piu indietro della sua punta ; il contrario inter- viene nelle posizioni coiitrarie. Ma io lascio questi ed altri particolari facili a dedursi dalle cose premesse , e che sa- rebbero per avventura nial collocati in un lavoro del ge- nere di questo. Vediamo piuttosto a che servano le considerazioni fatte intorno all' altezza del catino , e intorno all' altezza dello spazio sotto-piihiale che sono fra se in proporzione diretta. E uoto che il diamctro verticale della testa di un feto , a termine di gravidanza , e alto piu di 3 poUici. L' altez- za della scavazione e vantaggiosa quando e di 4- pollici o poco piu. In tal caso lo spazio sotto-pubiale avru un' al- tezza di pollici due e mezzo circa. Date queste proporzio- ni, (juando il vertice perviene a toccare il fondo ( falto il niovimento di rotazionc interna) la regione occipitale (per meccanica necessita collocata contro 1' area dell' angolo del pube ) prcsenta la sua fontanelia un pollice scarso piii bas- sa dell' orlo inferiore della sinfisi. Poco rimane perche il niovimento di flessione conduca la base dell' occipite sotto r orlo stesso , e cosl disponga la testa a potere uscire dal catino ( T;iv. 6. fig. 1 ), Poniauio ora che il bacino , benche normale per tutto il resto, sia piii basso, e che I' altezza dell' angolo del pu- be uou arrivi a due pollici. Pervenuta la testa al fondo , ia fontanelia occipitale sara tntta nascosta dietro la sinfisi. Quegli che assiste al parto sara condotto a giudicare che la testa sia in uno stato vizioso di estensione; e con que- sto concetto uella nientc { se mai fosse di quelli che poco 148 Gio. Battista Fabbri confidano nelle risorse della natura ) potirl)l)e conflursi a por maiio al forcipe o alia leva , nientre altio non occorre che iin moviniento di flessioiie un poco piu estcso del primo; e ( se altro non vi si oppone ) qnesto moviniento potia pure conipiersi spontaneainente. — In sillatte congiun- tiire , la lelazione die si troveia tia la pinila del coccige e la fontanella anteriore pona in chlaro la diagnosi. INIa come si conipie il nioviinento di flessione che ab- hiamo menzionato pur dianzi ? L' opinione piu conuuie parmi sia questa : 1' occipite si abbassa ; la fronte d' altrettanlo riascende. Quanto a me, azzardo dire di avere osservato che la fontanella anteriore non nnita la sua giacitura nel tempo che la testa obbedisce all' impulso che produce il movi- niento di flessione. La sonimita della fronte appoggiasi fortemente sull' estre- mita del sacro , e sul coccige. II primo resiste ; 1' altro ce- de resistendo , e si abbassa. II vertice nello stesso tempo deprime con minora diffi- colta il rimanente del fondo del catino. Cosi cresce 1' al- tezza della scavazione, e cresce altresi quella dello spazio sotto-pubiale; e 1' occipite incalzato anch' csso dalle con- trazioni dell' utero ( trasmesse al capo dalla colonna verte- brale ) scende colla sua base nell' area dell' angolo del pu- be ; e scende piii della fronte, perclie la diflBcolta da esso incontrata e minore di quella che alia fronte presenta I'e- streaiita del sacro ed il coccige (1). In fatti, egli e in qne- sto tempo , die tutte le parti le qnali dall' apice del sacro alia sonimita dell' angolo del pube chiudono lo stretto in- feriore , cominciano a patiie quella distensione che arriva in seguito al piii alto grado , quando il perineo scende as- sai piii in basso delle bozze degl' isclii, e le parti sessuali esterne si spostano all' innanzi in niodo sorprendente. Ma la testa arrestata dal fondo chiuso del catino , dovra oramai cangiare di direzione , e uscire dall' apertiira della (1) Tav. 6. fig. 2. CONSIDERAZIONI INTORNO ALLA PELVr li9 molle parete anteriore della scavazione. Egli e dunque opportune venire all' applicazione della considerazione fat- fa sino da bel principio intorno all' elasticity della nie- ik posteriore dcllo stretto peiineale , la quale h in op- posizione patente colla rigidezza immutabile della meta an- teriore. L' apparato legamentoso assai rohnsto che unisce il coc- cige air apice del sacro e alle spine e alle bozze degl' i- sclii , fa si che la reazione di quest' osso contro la testa che lo deprime sia assai valida. Una reazione somigliante , ma certo a gran pezza meno vigorosa, la dispiegano pure e il perinco e le parti pudende; quello per secondare la reazione del coccige, qneste per moderare 1' impeto del- r espulsione del fcto. ~ La reazione del coccige puo esse- re rappresentata con una linea, che staccandosi perpendi- colarmente dalla supcrficie di quest' osso , ascende e taglia ad angolo acuto V asse della scavazione (1). Cosi la testa incalzata e respinta da due forze opposte ed obblique I' u- na air altra , sara costretta di seguire la direzione della forza risnltantc, che la porta versO 1' uscita (2). Se non che , in aiuto della prefata lisultante veiiendo la reazione del peripco, I'una e TaUra costringono iiisieme I'estreinita occipitale della testa ad imboccare con precisioiie 1' apertura di uscita , e a rovesciarsi, nel venire alia luce, all'insu contro la sinfisi del pnbe. Chi volesse , rispetto al canibiamento di direzione che subisce la testa (o, in genere , 1' rstremlfa del- Tovoide fetale) nell' ultimo stadio del suo viaggio , rendere la diniostrazione del ft-iiomeno , non solo facile ma onninamente sensibile, potrcbbc all' uopo giovarsi dell'esenipio di nn fatto volgare, imitando quello della Aimosa »//Va d' Ippocrate, gran- dernente commendato dall'Asdrubali (3); o T altro delV uncino (1) Tav. 6. ns. 2. e, <7. (2) II punio ncl quale la tinea innalzala perpendicolarmcnle dalla supcrficie del coccige laglla 1' assc della scavazione & il punlo di parlenza dell' asse dello sircllo inlcrioie , gisccli^ mi pare die sia quello io cui la parte che si i avan- zata comincia a cangiare di direzione. (3) Asdrubali. Manuale Clioico d' Ostelricia. Roma 1826. pag. 95. 150 Cio. Battista Fabdri di Wan-Hoorn , clio I' Ileistero non ebbe a sdegno di rife- rire iiel suo classico Trattato di Cliiriirgia (1). Potrebbe duiiquc dirsi, clio la testa del feto esce dal catino iii uii uiodo soiniijiiaiite a quello pel quale un iiocciuolo di ciiicgia bagnato esce d' infra il pollice e 1' iiidice clie lo preinoiio. Non vogtiate , Accademici rispetta!)ili , giiuUcarc qaesto passo del niio discorso iuiineritcvolo di cssere pronunziato alia vostra piesenza. Sebbenc ie mio parole ricluamino al peiislero 1' idea di un giiioco puerile, io posso nondirneno aircrmarc con tutta veiiti, che per esse ( tneglio clie per dimostrazioni piu gravi ed accurate ) io sono riescito a co- municare in un attirno it mio concetto a quelli che mi ascoltavano. I priucipi superiormente esposti si prestauo ancora ad altre applicazioni. Abbiasi un bacino pocliissimo alto, ma i cui dlametri tanto nei due stretti, quanto nella scavazione siaiio dotati delle proporzioni piti vantaggiose. -- Jl difetto di altezza nello spazio sotto-pubiale diinaudeia una straordinaria e dif- ficile depressione del fondo. Quindi la necessiti assai pro- babile di soccorsi straordinari, clie male a proposito si da- rebbe a colpa di un' eccessiva ed assoluta resisteuza e so- dezza delle parti niolli. Supponianio ancora un altro caso. -- Per poca curvit^, o per altro vizio del sacro , sia il diametro cocci-pubiale eccessivamente lungo. E indubltato che I' asse della sca- vazione, iiivecc di cadere sul coccige , cadra sulle parti molli del fondo assai piu innanzi dell' apice di quest' os- so. Eccovi che , quando la testa avra terminato la sua discesa ( non provando 1' influenza della resistenza e rea- zione del coccige ) s' insacchera { per cosi esprimermi ) nelle parti molli del fondo facili a lasciarsi dilatare. E , se una o piu mani non vengano ad applicarsi al pe- rineo nel modo che si conviene per esercitare ad arte (I) Laureoiii Heisteri InstilulioDes Cbirurgicae. Veoetiis 1740. pag. 944. CONSIDEKAZIONI INTORNO ALLa PeLVI 1 5 1 qiiella reazione die manca , nia che e indispensabile , il parto aiidra per le liinghe,se anchc non avra termine con una lacerazionc centrale del perineo. -- Qiieste , o simili a (jueste, sono le ciicostaiize clie irnpongono I' obbligo di sosteiiere il perineo validamente. Fiiori di questi casi , pre- mere colla palaia della mano il perineo nel tempo della tloglia, e per avvcntura pralica nieno lodevole di quello clie possa seinbrare. La pressione della niano aumcnta la reazione del fondo , e pero deve afTrettare 1' uscita della testa, costringendola , forse troppo presto, a vincere 1' ul- tima rcsistenza che !e oppone il contorno assottigliato del- r apertura esteriore. II perclie una sallecitudinc inteinpesti- va pu6 avere per effetto la prodnzione di quelle lacerazio- iii clie si aveva in animo di prevenire (1). Forse , piutto- sto cbo il perineo, sarebbe ineglio sosteriere il lembo istes- so dell' apertura clie si vuole niantenere illeso. — Ed e poi indnbitato clie la regola da preferirsi a tutte le altre e quella di moderare i premiti volontari della partoriente, come lianno per uso di fare i veri pratici , nel momento che la testa e per uscire dal seno pudendo. lo debbo per ultimo dimostrarvi 1' utility pratica del- r avere considerate 1' asse totale del catino nel raodo che avete inteso. Colore che si rappresentano alia mente I' asse del catino come luia linea curva , di necessita si figurano curvo 1' an- damento del feto attraverso la pelvi. -- Quindi e che, pre- sentandoglisi la circostanza di adoperare il forcipe ( volen- do essere fedeli alia loro teoria ) , diiiggeranno le trazioni a seconda della curva che col pensiero si figurano traccia- ta dentro la pelvi. Quello che succede in tale congiuntura (I) Qiie^la niia afTcrmazione , clie sccndc come Icgitlima conscKticnza dalle considciazioni falle iiilorno alia reazione del coicigc e delle parti raolli die cliiu- dono lo strclto perincale, Irovasi in pieno accordo coll' csp(?iicnza pratica. - Veg- gasi in proposilo il Trallato di Ostclricia del Prof, l.tiigi Pasloiello. Tom. I. pag. 291. I'a\ia 1864. hi i detlo die valenlissinii pratiri , ad onia di avere scrupolosainenle .^ '' " r ' t '*'- \\' iS I,;t A^HVI ■ ' ill itn t in >ictri Ifiii Fom: VII J'. .-n ^ /, ^'■1 / li Nj««m, dis Jil vero t n pitli Ul Al^Iiloil Tm,i: VII ■r . cXf /■ \ *?^5: V y "'"■' io ill vt„ , in tit\u. h\ Anfillliii. ELOGIO D'ERCOLE LELLI SCRITTO DAL PROFESSORE CAY. MICIIELE MEDICI ( Lctlo nella Sessionc dcII' 8 Novembre 1355. ) Pe er quanto vero sia (e cosa verissima e ) , la piii sicnra maniera di conoscere 1' amniiiabile fablnica del coipo ii ma- no essere qiielia di studiarla sopra i cadaver! , miliadimeno vengono in confoito dell' Anatomia certe industrie , le qiia- li , se lion sono bastevoli a passarsi delle sezioni de' coipi de' morti , ponno tuttavia molte utillta, e molti comodi ar- recare. Conciossiache , a differenza della Fisiologia , della Patologia , e d' altre bianche della JMedicina, iielle quali la parte lazionale ne forma lo spirlto , la Notomia per se e tutta pura , e casta osservazlone : e versando essa intorno subietti materially e palpabili , puo cedere alle arti imita- tricl tiitto die nelle regioni anco piii riposte del corpo ha saputo disciioprire, e per tal modo ripetere, e multipiicare i frutti di sue ricerche , onde agevolare vieppiia 1' istruzio- ne di clii si pone nello studio di questa parte fondamen- tale delle mediche discipline. Oltre clie per la facile corrut- tibillti della materia, sopra la quale esercitano gli anato- mici i lore sensi , dovettero eglino pensare a rimediarvi, clii non volea in pochi giorni pcrdere il premio di lunghe diligenze , e faticlie. Di clie nacquero dappria gli artificii 158 MicHELE Medici di secca , ed nniida imbalsamazione. IMa la forza edace del tempo uon rispetta cosi que' piovvediinenti , clie dopo cer- to coiso d' anni noii si disformino , e conoinpano. Ad im- pediie il qiial daiiiio apjiieiio iion basterobhe l' arte di Gi- rolanio Se^ato ( ove fosse pur coiiosciula ) di solidare gli orgaiii aiiimali al punto , clie nella duiezza non cedano a' iiiarmi , cd a' metalii. Perocche se quell' aitificio puo in tal guisa acconclare un viscera , ed anco un auimale inte- ro si clic alia vista , ed al tatto sendjii , per cagion d' esem- pio , uii vero fegato, uua vera sauguisuga, un vero pesce, non pouno non essere iusuperabiii le dillicolta, clie s' af- facciano per ottenere simigliante effctto circa parti di finis- sima, delicata , e composta organizzazione , siccome un mol- le, ed intricate plesso di propagini vascolari, una polpa nervea, le interne parti del bulbo dell' occhio, ed altre di simil latta. Per la qnal cosa le soUecitudini dcgli Anatomi- ci si dilatarono , e compenso trovossi nell' arti del disegno copiando il naturale , disegnando , vo' dire , in carta, od incidendo in legno, in rame, in pietra le preparazioni tut- te tratte dal vero. JNIancava pero il rilievo. Al clie si prov- vide sostituendo agli organi animali preparati altre mate- rie, e costrnendoli o di legno , o di gesso, o di cera. La materia pero piu convenevole all' uopo fu riconosciuta que- st' ultima : e la scultura anatomica in cera grandemente contribui all' avanzaniento degli studi auatomici : della qua- le arte se debbasi il trovato al francese cbirurgo Desnoues, ovvero al Siracusano abbate Gaetano Zummo , o Ziunho , non e questo il luogo di venirlo ricercando (1). Ben e a (1) Sopra qiiesta qiiestione il Ch. Signor Prof. Gianfranresro RamhelU nella XXI delle sue (li)tlissiine, ed erudilissinjc Letlrrc cc. s' cspiime cosi. L abate Gaetano Zumbo sculiore Siracimino fn il prima a preparare i pczzi analomici in cera colnriia. Molte di tali sue meravi(jliufc oprre lascit) etjli in Bolnrjna , Ginevra, Fircnze , e Marsiylia, e morl ncl 1701 a Pariiji ov' nasi rccato a lavorare. Cinque anni apprcsso ( 1706 ) 31. Dcfnoucs chirurgo francese in una leltera slampala in Roma si die' sfrontalamenle per Aulore delle faliche del nostra Sieiliano. Ma la sua imposlura fu losla scoperta , e smenlila nclle Me- morie di Trevnux del 1707. ,1)7. 7. Lo stesso Sig. Prof, aggiugne la segiienle nota. r. Hhmin'ie per serrire alia Sinria della lelleralura di Sicilia. T. II. pag. 390. AObiamo dalle E/femeridi del Macchiavelli , che Akssandm Ziliani Elocio del Lelli 159 dire come di tal arte, la quale conta per orig'me il cadere del secolo XVII, ed il sorgere del XVIII, liirouo egregi, e somtiii am[)liatori , ed ilhistratori parecclii bologuesi, dei quali i piu rinomati sono un Ercole Lelli, un Gioi'anni , ed un' Anna Morandi conjngi ManzoUiii r, clie liaiino segna- to nn' epoca luminosa nella Storia delia scuola anatoniica di Bologna. Ora del primo. Al quale parlamento discendere non pos- 80 , se prima non testifico la mia gratitudine al rispeltabi- lissimo collcga Sig. Prof. Cav. Gianginseppc Bianconi , die per sua spontanea, ed ineflldjile cnrtesia mi coiniiuico do- cumenti risguardanti alcune particolarita della vita di f|uel celebre uomo , e tanto pin a me opportnui quauto die, non gouendo essi della puijblica luce , io uon avrei potuto, senza tanto favore , averne, e darne contezza. Ed anzi tratto m' e nopo dicbiarare , die io non parlerei d' Ercole Lelli , ne potrei collocarlo nella serie di coioro , delle gesta de' quali mi vado occupando , se altro fatto non avesse, die copiare il vero, ed in cera modellarlo. Imper- cioccbe sarebbe egli scultore, ma non anatomico. IMa eglL fu eziandio anatomico , molti cadaveri apri , e 1' interna struttura loro accuratamente investigo , e non contento a compiere queste investigazioni , scolpi in cera quanto avea egli mcdesimo ricercato , e vednto : fu e scultore, ed ana- tomico : Io die e a dire siinilmente de" conjugi iMunzolini teste menzionati. Nacqne Ercole Maria Lelli in Bologna sotto la Paroccbia di S. Maria delle Moratelle li 14 Settembre del 1702. Gli fii jiadre Domenico 3Iaria esercitante F arte d' arcbibusie- re : madre Monica Tagliaferri. Ne indngio il padre a pro- cacciargli qnella semplice , e rozza instruzione , die ad ini- ziarlo soUecitatnente nello stesso raestier suo reputava ba- stevole; e, fattogli cosi alia ineglio insegnare di leggere, e di scrivere , se Io trasse nella sua officina , ammaestrandolo vhmla ml 1300, e stata discepola in abUo virile del Mondino in Bnlngna ri- traea in cera le parli analomiche. P. Orlandi Cronaca Persicelana JUSS.-^ 160 MiCHELE Medici intorno a' lavori , cui egli medesiiiio veniva facendo, ed altri affidanJone alio niani di liii; il quale cosi presto, e cosi bene apprese quell' arte , clie in hreve tempo non pu- re eguagllt), ma supero il padre, in essa de' piii afiaccen- datir, e valenti. De' quali rapidi progressi die' testimonian- za bellissima nella poco piu che puerile eta d' anni 14. Anche allora , sicooine di presente , erano uomini , che ol- tre ogni mode , ed ogni misura magnificavano le nianifat- tnre stranicre, in poco o niun conto teuendo, e trascuran- do le nostrane : uomini , cui rammentar si potria il detto di Tiillio = non satis eriuliti videntiir qjiihns nostra ignora- ta sunt =. E simili discorsi agitavansi allora, come anco oggidi , intorno 1' arte di lavorare in acciajo, perfetta^ gri- davano , in Ingliilterra , e grossolana , e rozza in Bologna non die in Italia : discorsi, che ivansi ripeteiido nella stes- sa bottega del Lclii, da vari Signori , che ad essa usavano, e sopra tutti da un Marchese Senatore Barbazza , gran di- lettante di caccia. Di mal anirao pero il giovinetto Ercole udiva que' rimproveri. Per la qual cosa macchino in sua raente un' ingegnosa burla per insegnare a quel Marchese un po' piii di moderazione , e di giustizia nelle sue troppo appassionato sentenze. Ed acciocche la burla il suo pieno effetto conseguire potesse , se la intese con un Cav. Past, che insieme con altri quell' officiiia frequentava , ed era a que' parlari presente. II Lelli adunque ideo , e segreta- mente , e , senza che alcuno se ne avvedesse , fabbrico col- le sue mani un acciarino da adattare ad uno schioppo : e come r ebbe compiuto , lo ripose in una scatola elegante , cui al suddetto Cav. Pasi consegno : il quale , consapevole com' era del fatto , die' ad intendere alia brigata d' aver commesso a Londra un acciarino da archibugio di lavoro squisitissimo. Passato il tempo all' eseguimento della suppo- sta commissione creduto necessario , uu bel di il Gavaliere recossi all' olTicina del LcUi mostrando la scatola ricevuta, dicea egli, da Londra contenente 1' ordinato lavoro. Allora tutti gridano: Veggiamo ! Veggiamo ! Aprasi tosto la scato- la : Veggiamo ! E quegli , che piu insistea , perchc subito s' aprisse, era il Barbazza Marchese. La scatola s' apre, e Elogio del Lelli IGt tutti sono presi da meravigUa nel vedere cosi ingegnoso, cosi elegante , cosi compiuto lavoro : ed il Marchese sopia tutti lieto , e festoso gridava : e noii vel dicea io , non avcre gl' inglesi chi, non clie li siiperi in cotesta manie- ra di opere , li pareggi ? Oh ! Ercolino , vieni ini po' qua , e guarda anclie tu , animira, e te ne persuadi. Allora Er- cole s' appressa al croccliio , a, fatte le viste di partecipa- re a quella ammirazione , propone di scompone 1' acciarino per investigarne 1' interno artificio : del che tutti conven- iiero. Ma quale sorpresa non fu per tutti, e massimamen- te pel Marchese, il vedere sopra uno de' pezzi componen- ti queir ordigno inciso il nome di Ercole LelU! La scena subitamente cangio : a' rimproveri succedettero applausi , e congratulazioni : ed il Cav. Pasi ne fece 1' acquisto ordi- nando al giovinetto Ercole un archibugio , al quale quel- 1' acciarino adattar si potesse : opera che venne da lui con prontezza , ed alacrita ingegnosamente eseguita. Prova bel- lissima dell' acutezza del suo ingegno primaticcio! Laonde di moltissimi lavori venne ricercato , i quali poi solea ren- dere eleganti di festoni, d' arabeschi , di stenimi , di ma- scherette , di figurette umane, e d' altre guise d' ornamen- ti tolti da Agostino Caracci, la bellezza de' quali egli for- temente sentiva , e gustava. E poiche sentivasi trasportato verso il disegno , delibero di dedicarvisi , e la sua I'isoluzio- ne al padre manifesto , il quale , avvegnache abile operato- re, non arrivando a comprendere a che giovar gli potesse il disegno , non gli accousenti se non al patto , che quello studio non gli togliesse il tempo di lavorare nella bottega, e guadagnare sei paoli al gionio : duro patto , cui per al- tro il figlio si sobbarco. E comeche tal guadagno impedir gli dovesse non poche ore del di , seppe egli fare cosi ben misurato iiso del tempo, die altre avvanzavangli da consa- crare alio studio , cui natura ad alta voce chiamavalo. E non contento alio studio della parte cosi detta ornamenta- le del disegno coltivo quello della fignra, per lo che poi riesci scuitore celebratissimo , e non incelebre pittore. Stu- dio eziandio nell' ottica , e nella diottrica. Ma la meta , cui egli anelava , era 1' anatomia appresa sopra i cadaveri , a T. vii. 21 102 JMicHELE Medici ci6 consigliato vivatnente da Giavpictro Zanotti ^ clie avea inuaiizi secoudato il desiderio di hii di consacrarsi al dise- gno. E per verity senza cognizioni anatoniiclie minute , ed esatte dolle paitl del corpo , ne dallo scalpello, nc dal pen- nello , lie dalla niatita escir ponno siriietria , e piopoizio- ne di membra , atteggiamenti , movenze , sdegiio , riso , pianto , gnardatnra od altr' atto , cli' abl)ia veritii, e deco- ro : del clie doggiono persuaders! eziandio i semplici artisti dispgiiatori di ligura. Per la qual cosa molto sensatamente il Cli. Sig. Prof. Sera/mo Biffi riporta il giudizio d' un il- lustre Anatomico, la ciii recente perdita e giiistaiiiente compiauta dall' Italia, clie gli fu niadre, e da tutti i col- tivatori delia Notomia , e della Fisiologia zoologica , Mauro Riiscon! , esimio disegnatore egli stesso di figure anatomi- clie d' inestimabile bellezza, giusta il quale i disegiii ese- gn'iti da artisti , die non sanno di Notomia^ sono paragona- bili a' libri scritti in qualche straiia lingua , e ricopiati da persone , die non siano erudite , le quail di necessitil , e sen- za accorgersene nel copiare devono cadere in molte incsat- tezze (1). Ma la perlzia anatomica non basta , uopo essendo serba- re alia verita anatomica tale, e tanta fedelta, e purezza d' esecuzione , clie dalle regole troppo rigorosameute osser- vate dalla Prospettiva , e da altre mauiere d' artificii non riceva ombra , e pregiudicio. Intoruo a che sono niemora- bili i pratici avvertimenti lasciatici dal Cel. Anatomico Val- salva^ il quale nella spiegazione delle figure della sua fa- niosa opera De aure humana scrisse cosi. Nam istiid quoque scire juvahit , quod nempe ego , cum multorum figuris nimiam artis pictoriae curam nocuisse cognoverim ( incredibile enim est quantum Perspectivae leges religiosius servatae, quantum sola umhrarum certis in locis augendarum praecepta rerum species , et lineamenta illorum praecipue oculis , qui artem. (1) V. il dniiissimo Cowmmiario scrilto dal citato Sig. Prof. Serafino Biffi intilolato Sulla viia i^cicnlifica, e siille opere di Analomia , e Fisiolocjia compa- rala del DoU. Mauro liusconi cc. Milano 1853. ;». 61-62. Elogio del Lelli 1G3 non calleant , immutare mxihis in casibits poss'mt ) , illucl in figiiraruin mearum delineatione praecipuum halnd, lit Pi- ctoria A/iaiorniae , non vero Anatomia Pictoriae inserviret , opportune scilicet a strictioribus pictoris regulis deflectendo quantum ad perspicitum figurarnm mearum intellectiun si/ffi- cere credidi ; adco falsiim est (jnod aVujui opinantur , ndiil aliud ad anatomicas figuras recte conficiendas quam excel- lentem pictorem reqiiiri , ignonmtes quantum laboris , quan- titmque di/igentiae ab anatornico postulctur in praescribendo pictori quatenus ab artis suae praeceptis hie illic rccedere debeat , sic tamen iit hie recessus nidlo rnodo veritati offi- ciat , sed potius confcrat. Dedicossi aduiKjiie il Lelli animosamente alia notomia pratica e da se stesso , e sotto la disciplina di clii pubbli- camente la professava. Ma e' si conviene di credere, che nella prima scuola , in cui entro, non trovasse un precet- tore , alia cui istruzione potess' egli rimanersene contento : del die e prova il segnente aneddoto, che leggo registrato ne' precitati documenti compilati dagli antenati del prelo- dato Sig. Prof. Bianconi ^ aflezionatissimi al Lelli, ammira- tori di liii , ed uno de' quali avea gia cominciato a rauna- re matcriali, onde tesserne 1' elogio. II subietto della lezio- ne era un braccio dispogliato de' suoi tegumenti. II Prof, ne descrisse i muscoli dando ad essi un nome. Ma lo stes- so braccio esser dovea argomento della lezione del di ve- gnente appresso. Di die frattanto il Lelli , studiando no- vellamente sopra quel inembro, avvidesi die i norni dati dal maestro a que' muscoli non erano quelli, die ad essi competeano. Per la qual cosa scrisse i nomi veri in altret- tanti vigliettini , cui attacco a' muscoli corrispondenti , la- sciando poi cosi il braccio per la lezione del venturo gior- no. Arrivato il Professore, lesse subito quelle cartoline, e dopo avere alquanto pensato, riconobbe il proprio errore. I manoscritti , da cui ho ricavato questo fatto , tacciono il nome di e lagrime il successo , lagnandosi di sua sorte , e spe- zialrnente delta perdita dello stiperidio : abbiamo parimenti la testificazione del Benedetti. Ecco quanto sia vero , che il ManzoUni fusse egli che lasciasse il Lelli : ecco quanto ra- gionevoli le parole del Crespi , che il ManzoUni veggencio , die a tutto costo cercavasi occultar 1' opera sua , il suo iiome , la sua fatica ec. abbaiidono il Lelli ec. Ma suppon- gasi ancora non vera la premura , e positivo comando del Sig. Marcliese Magnani di mandar via il ManzoUni. In tal caso se il Lelli lo manda via di sua volonta , o se il Man- zoUni abhandona egli volontariamente il Lelli , dee essere nel primo caso ohbUgato il Lelli dal Marchese a riprenderlo quando si supponesse cosl valente in tali operazioni , e nel secondo doveva fare il Marchese ogni sforzo perche ritornas- se , acciocche V opera non restasse o imperfetta , o venisse vialfatta ; ma nessuna di queste cose pud citarsi. Perciocche se il lavoro era compito nel piii faticoso , e difficile , in po- co tempo sarebhero state ridotte le statue al termine totale. Eppure non pote ridurle a total compimento .> che quattro anni dopo che il ManzoUni fii cacciato dal Lelli, e doe del 1751. Comunque peio sia, ed il Lelli., ed il ManzoUni fu- rono entrambi scultori anatomici bolognesi , e cooperarono entiambi alia formazione nel nos*^ o Instituto di tal inuseo anatomico non altrove innanzi veduto, ne per avventura pensato , il quale ben addicesi ad una citta, il cui pubbli- co Studio rammenta la celebiatissiina delle antiche scuole anatouiiche del mondo dopo il risorgimento delle scienze, e delle lettere. Ma, lasciata questa eontesa, il gran Pontefice Benedetto Quarto Decimo non contento, clie il Lelli avesse costruito la siippelletile anatomica ordinatagli , lo voile eziandio cu- stode , e dimostratore della niedesima senza bisogno di Ei.orio nnL Lfxli Ibl rioaie a fal fme lui Professorc : ufiRclo, cui c^W con lode universale soddisfece. Morto poi lui, la proviiicia anatorni- ca si affido a Luigi Galvani onorato del titolo di Profes- sore , coir obbligo , die, dettando Notomia, quelle parti massimamente ne insegnasse, le quali a' chirurghi , ed a' pit- tori fossero per arrecare maggiore utilita. E per tal modo vidersi finalniente compiute le brame da lungo tempo dal Lelli nudrite , di vedere sorta in Bologna una cattedra di Notomia pittorica, della quale nuova manicra d' instruzio- ne riconoscer dobbiamo autore lui non solo per le sue ope- re di scultura, ma per le indefesse soUecitudini , merce delle quali intese ad incoraggiare questi studi , adoperan- dosi perche copiate fossero in gesso, siccome furono , le piu celebri statue di Roma, ed alia nostra Accademia di belle arti ( cbiarnata allora Clementina dalla protezione, e dal favore , di clie il P. 0. M. Cleinente XI la onoro ) conce- dute : lo che pote egli ottenere essendo in Roma 1' anno 1747 dalla generosita del piu volte enconiiato Pontefice Benedetto XIV, il quale a questo nubile, ed utile fine as- segn6 il frutto di scudi 10,000,ed ottenne pur auco che la ocuola del nudo fosse aperta e/.iandio nell' ore diurne , mentre non eralo clie nelle notturne. Ma se il Lelli merita d' essere annoverato fra gli anato- mici come scultore , non gli si puo iiegare affatto la lode di scrittore di Notomia, avendo egli steso un Compendia (Uiatomico per uso de pittori , e scultori , il quale assai lun- gu tempo corse manoscritto per le mani della gioventu non solo bolognese, ma eziandio della forestiera , che accorrea alia nostra Accademia per apprendere le arti belle. Com- pendio ^ al quale aggiunse le figure alia piena intelligenza del testo opportune, e del quale ( passato il LrlU al nume- ro de' piu ) un anonimo fece , come disse il Fantuzzi , al- tro Compendio, esponendolo alia pubblica luce con que- sto frontispizio Aiiatornia externa del corjio iimano per uso dei pittori^ e degli scultori deliiieata, ed incisa da Ercole Lelli con la denotazione delle parti tratta da' manoscritti del medesimo. Bologna presso Cattani , e Nerozzi , in fo- glio con cinque tavole in ranie, e senza auuo di stam- 182 MiCHELE Medici pa (1). Operetta utilissima, nella quale la materia e dlvl- sa in due parti , la prima delle cpiali versa sopra 1' Osteo- logia comprendendo 1' esposizione delle cartilagini , e de' li- gainenti: la seconda la Miologia, e la spiegazione de' ten- dini , e delle aponeurosi : entrambe succinte , esatte, e chiarissinie. Premesse alcune brevi generalita intorno le varle dlvlsio- nl delle regioni esterne del corpo umano , e le parti cosi dette semplici, o similari concorrenti alia fabbrica del me- desinio , comincia 1' Autore dall' osteologia dividendo lo scbe- letro in tre parti, nel capo, nel tronco e nelle estremita, e parlando dapprla delle ossa del cranio , delle due mascel- le , superiore 5 ed infeiiore, dei denti, delle articolazioni deir ossa del cranio con quelle delle mascelle , dell' osso joide, e delle cartilagini delta laringe. DIscende poscia alia spina, cui divide in cinque porzioni , del collo , del dorso, de' lombi, del sacro, e del coccige , ed in appresso alle costole, alio sterno , all' ossa innominate, e termina nelle estremita superiori, ed inferiori, di ciascuna delle quali le singole ossa descrive. E collo stesso metodo tratta la mio- logia , spiegando i muscoli , i tendini, e le aponeurosi con ordine siinigliante a quello nella trattazione delle ossa ser- bato. Disegno poi il corpo umano in modo da rappresen- tare tutte 1' ossa , e tutti i muscoli descritti co' loro nomi , e nelle loro naturali posizioni in conformita alle tavole mio- logicbe , che si videro nell' edizione di Bologna dell' Ana- tomia del Winslow. Nella quale edizione pero sono quattro tavole tolte dall' Eustachio con le corrispondenti spiegazio- ni , ampliate, e corrette dallo stesso Winslow ( il quale le inseri nell' edizione parigina dell' opera sua ) e dal Lancisi. Ne sono desse quelle , delle quali il Lelli si occupo. Ma a quelle quattro sono aggiunte altre cinque ricavate dall'An- tropologia di Giacomo Drake notomista inglese, delle qua- li r editor bolognese corredar volendo la sua impressione, ne raccomando la direzione ( acciocche fossero fedelmente (t) V. Fanluzzi. Op. Cit. T. V. p. 50. Elogio del Lelli 183 copiate dall' orlglnale , e con tutta la posslblle esattezza dl- segnate, ed incise) a persona di merito provatissimo , che non voile essere nominata , ma che pero si tenne essere stato Ercole Lelli: tavole, che dappiia staccate , e volanti vennero aggiunte all' opera manoscritta del Lelli allora quan- do , morto lui, venne pubblicata colle stampe. Se non che le linee per me finora segnate rappresentano solamente una parte, per altro rilevantissima, dell' effigie scientifica d' Ercole Lelli. Ma per darne compiuta fisonomia e' si converrebbe aggiugnere que' tratti, pe' quali figurasse quell' uomo valentissimo che fu nel coltivamento d' ogni ramo, non pur dell' arti del disegno, ma delle meccani- che, e fisiche discipline. Delle quali pero, non essendo del mio proposito tener parole , ne volendo aflatto pretermet- terle, tocchero di volo (lasciato, essere lui stato mastro de' conii nella Zecca bolognese ) come il piix volte lodato Pontefice affidogli in oltre la custodia , e la conservazione di tutti gli strumenti spettanti alle diverse parti dell' otti- ca nel nostro Instituto locati , e massitne di quelli , ch'egli, quel gran Pontefice ^ avea acquistato dalla figlia del famoso ottico , e meccanico Giuseppe Campana. Ed oltre tutto cio ebbe la sopraintendenza della camera de' torni. Occupazio- ni pero, le quali, sebbene e molte, e d' importanza , non toglievangli il tempo d' attendere ad altre , e molto diver- se. E gia per lo addietro favellando io incidenteraente di lui, avete piii, e piii volte udito come egli fosse non pur atto , ma pronto a dare consigli , ed opera a tutti i pro- fessori , i quali o per giovare a' loro musei , o per altri bi- sogni ne lo richiedeano , di guisa che Francesco Blaria Za- notti scrisse di lui. Ad Ilerculein LelUiim venio , qui quam- vis caret nomine, re tamen ipsa professor est; quainquam, ut valet ad omnia , non unam facultatein sibi vindicat. Ita- que et in suis artibus mag?ia cum laude versatur, et adju- mento est aliis cunctis , sicque se gerit in rebus omnibus , ut unius consilio uni\>ersi Listituti administratio niti videatur (1). (1) V. Jk Bon. Scicnl. et Art. Inst, atque Acad. Comment, ec. T. III. p. 8-9. 1 8 1 MiCHELE Medici Ed in quanta estiinazlone fosse IpiiuIo il I^lli , e <]'\ (juan- to peso fosse la sua aiitoiita, bell' argomeiito, infra gli al- iri, die aJdurre potrei , ne poise Giacinto Bartolommeo Fabri medico, e chirurgo dottissiiuo , ed autore di varie scritture da lui date alia pubblica luce. Ferveano allora in Bologna ( sicconie altrove ) gli studi , e le contese intoino le famose doUriiie Halleriane circa la sen?itivita, ed irrita- biliti de' vari organi da' corpi animali , per le quali i ten- dini venivano dichiarati insensi])ili. Presentossi adunque al sullodato medico un infermo, raccomandatogli dal Lelli , nel quale per cangrena sopravenuta a ferita lacera al car- po, e per consuinamento delle convicine parti moUi essen- dosi discoperti alcuni tendini, poteansi instituire cimenti atti a sciogliere la questione, Ed il Fabri li institui , e piu , e pill volte replico, tna non cosi, die non volesse, die il LfUl di sua antorevole presenza lo confortasse , e co' suoi siiggerimenti, e co' suoi lumi jiel cammino delle esperien- ze lo dirigesse: dalle quali pol risulto, non essere i tendi- ni totalmente dispogliati di sensitivita. Ma conuinque sia di cio , die non e ora a considerare , il Fabri non solo voi- le il Lelli ad assistente, e consigliere nelle sue ricerche , ma non s' indusse a pubblicarne la relazione se non dopo averne ottenuto da lui la ricbiesta approvazione ; il quale Lelli f;liela conjunico mediante speciale lettera (1). (1) La lellera del LelJi e la segiientc. AW egregio, ed ornalissimo Signore Giacinto BarloUtmmro Fabri Medico filosofo , e Professor Chirurgo. Erccle Lelli. Ella mi h^ di Iroppo otwralo , Sig. Dolt, nrnalissimo , avendomi mandata da Itggere la storia da Lei distrsa del caso , rhe ha feticemenic curalo. To V ho con mia soddi^^fazione letla , e rilelta , quatuunque picno d' occupazioni iu mi sia , e Le ne sono per cio qrnndemente obhiiynln. Quanta alle, esperirnze , the in mia presenza ha falle , iruvo che sono desrritte appuntino quali a V. .S. Er- fellentissima fare le vidi , e senza la piii menoma alterazione. Ae io certamen- te m' ingannai osscnandole : imperciocehe ^ rowe sa , volli Msare ogui diligenza nel vederle eseguire , e }>er non fidarmi deW ocrhio nndo , mi piacque di aver- In armato. Amo il vero , e come vera il riporiato '■ non avrb difjicolia di con- finnarlo a chiunque aies$e di/ficolta di crederlo. Ami diro in oUre , che in una Elocio del Lelli 185 Quale meraviglia adunque , che questa nostra Accademia , quella di belle aiti , quella di Parma ^ l' imperiale del dl- segno di Toscana , e la Cesarea Francesca dell' arti liberali d' Augusta al seno loro 1' ascrivessero? Quale meraviglia, die un MengSf che un Millo Gardinale, die un Flarninio Scarselli.) che un Frisl, che un Fri/goni , che un Farscfti ^ che un Kerz Presidente dell' ora detta Accademia d' Augu- sta, che un Gianpietro Zanotfi , che un Cav. Franceschini, che altri dotti iiomini, ed itaiiani, e stranieri avessero se- 00 lui tVequente carteggio,e di molte e sincere laudazioni lo ricolmassero ? Che uno Stefano Torelll sue lettere da Pietroburgo gl' iudirizzasse pregandolo a spedirgli cola i suoi lavori auatotnici in cera ? E non sono forse queste chiare testimonianze di stima, e d' onore da lui meritate? Ma al diritto di meritarle accoppiar seppe la modestia di nascon- derle , in opposizione a coloro , die per semplice vanaglo- ria ostentano titoli , diplomi accademici , fogli da chiari no- mi sottoscritti , i quali poi , chi sa a quale prezzo furono compri : che, pur troppo! anche questa e merce e che si vende , e che si cornpra. Mori questo insigne uomo nel marzo del 1766 nell' eta di 63 anni compiti : vita, se il corso ordinario di uatura consideri , mezzamente lunga , se le cose da lui operate lungliissima, se il desiderio de' buoni di non perderlo as- sai .breve (1). tale circoslanza ho ammirato la sua deslrezzn , ed arrurnirzza nel fare tali esperimenii , e ho vedulo quanta sia la sua ubilila nel condurre al suo fine lo preso malagevole %mpetiterarlo. Presente qiiindi quel distinto chirurgo, il giorno 5 Agosto 18'rG,coI- locato I' infermo in posizione orizzontale supina , praticai il taxis , ed insinnato 1' indice della mia mano sinistra nel canale inguinale spinsi cosif , dentro di esso , i sovrastanti integumenti. Arrivato colla punta di quel dito ricoperta dagli indicati tegumenti al di l;i del foro inguinale interno, colla scorta di esso dito attraversai mediante un ago curvo portante un cordone di seta il cul di sacco formato dagli integumenti insinuati nel foro inguinale interno diriggen- do la punta dell' ago verso la faccia interna della parete addominale corrispondente, colla quale punta 1' attraver- sai facendola sortire nei sovrapposti integumenti a poche linee di distanza dal bordo sinistro dell' interno orifizio del- r inguine. Escita la punta estrassi per quella via 1' intero ago e ne resi libero il cordoncino , per cui ritirato 1' indi- ce che teneva entroflessi nel canale inguinale gli integu- menti, questi toriiando al posto natnrale ne risulto clie il canale istesso rimase nella sua lungliezza in totalita attra- versato dal cordone di cui 1' ago era stato munito. Compi- ta in tal modo l' operazione, applicai un' adattata fasciatu- ra. Dopo due giorni si osservo la regione operata , e si Delle Ernie addominali ec. 19j ttovo quel canale nel suo interno notabilinente induri- to per blastema in esso versatosi. Passati altri tre gior- ni le due piccole aperture cutanee fatte dalT ago traman- davano alcune goccie di umore puriforme , il canale in- guinale era durissiino in ogni suo punto , per cui spe- randolo obliterato cornpletamente , estrassi il cordone che lo attraversava. Scorse altre tre gioruate le due descrit- te punture erano gia cicatrizzate , il canale inguinale non aveva perduto nulla della indicata sua consistenza. Pure persuasi 1' infermo a rimanere alcuni giorni in letto , scor- si i quail gli permisi d' alzarsi. E sebbene anclie a lui per precauzione si consigliasse 1' iiso del cinto, non diede egli pero ascolto ai miei suggerimenti e ad onta di questo non fu pniiilo dolla sua in)[)rudenza , la guarigione dell' er- nia fu stabile. II die bo potuto constatare ancbe nello scorso anno trovandomi in Pieve , ove il niio operato con- tinua a dimorare. Allorcbe io lo rividi, quantunque fos?ero gia scorsi 9 anni dall' eseguita cura , il canale inguinale operato conservava quella forte , e marcatissima durezza di cui vi lio raa^uagliati. Non fui pero altrettanto felice in una donna sessagenaria accolta non tnolto dopo in Ricovero , affetta da ernia in- guinale labiale non conteniblle, e nella quale misi alia prova questo stesso processo. In causa dell' eta avanzata deir inferuia dilFettando in essa la forza plastica, la pre- senza del setone non diede luogo a versamento di blaste- ma cosi copioso, die organizzandosi valesse ad obliterare il canale ove esisteva V ernia. Essendo in cio fallite le mie speranze , die a dir vero non furono molte, avuto riguardo all' eta cui era giunta la donna, non producendo in essa il setone sconcerto alcuno, vi)lli tentare di lasciarlo in sito altpianto tempo onde ve- dere se almeno piu lentamente si fossero ottenuti quel la- vori di riparazione cbe potevano servire ad obliterare 1' er- iiioso canale. Ma non valse nn mese di aspettazione ed an- cbe piu, il desiderate esito non si ottenne. Ancbe in questo caso pero non fu ituitile 1' operazlone, giaccb^ Tin semplice riparo fu poi sufllcicnte a contenere quell' ernia. 19G Francesco Rizzoli Ed ai fatti ora narrati potrei airgimigerne altri pei qua- li risnlterebbe avere io ottennte ancora radicali puarigioni d' eiiiie scrotali modiante il inetodo della iiicisioiie, ma siccome d' alcuni di qiiesti fatti ikhi potrei dirvi cose me- ritevoli di riuiarco, e di uiio importantissimo ne tioverete la stoiia iiel Raccoglitore Medico di Fano, ove per soinina cortosia del Cliiarissiino Dottor Luigi Malagodi diretlore di quel giornale venue ii)serita (1), cosl mi tengo ora dis|)ensato dal coinimicarveli : e pinttosto coiisideraudo die sel)lieiie i cliiriirglii al)l)iaiio tatli i inaggiori sforzi oiide teiitare la gnarigione radicale delle comuiii eriiie dell' ingiiine , e di (juelle dello scroto , come se disperato avessero di potere pure gnarire radicalinente quelle clie vengono cliiamate in- giiinali cougeiiite occulte, non liaiiiio a tale uopo rivolti i lore studi , e si sono limitati quasi sempre a consigliare tiitto al pill qnalclie mezzo clie servisse ad impediriie per tjiianto era possibile 1' aimiento ed a garaiitire alia meglio r ernioso dai pericoli clie gli sovrastano; cosi porto lusinga clie mal volentieri non udirete i frutti delle inie osserva- zioni su tale proposito. Un esame diligente di qnesta specie di eriiia inguinale congenita mi ha autorizzato a distingnerne otto varieta ; distinzionc secondo me assai utile in pratica servendo la medesima a stabilire quali fra qiieste ponno coiisiderarsi capaci di essere contenute , quali quelle in cui non si pu6 concepire tale speranza. Nella prima die e quella la quale trovasi con esattezza descritta dagli autori di Cliirurgia nioderna , il testicolo non essendosi insinuate attraverso il foro inguinale esterno rimane percio nascosto nel corrispondente canale, il quale ha conservata, od ha perduta in parte la naturale lunghez- za, rimanendo esso testicolo avviluppato dalla tunica vagi- nale in un coi visceri che concorrono a formar I' ernia. Nella seconda questi visceri hanno prese tali aderenze col testicolo , o si sono fatti in tal modo ipertrofici da non potere essere respinti in totalita entro la caviti addominale. (t) VeJi Anno XVI. Scrie 2. Vol. VI!. pag. 465. del citato giornale. Delle Ernie addominali ec, 1 97 Nella teiza il testicolo, ed il funicolo lungl di poirgia- re sill piano inferiore dpi ranale iii-^iiiinale liaiino iuvece coiitratti attacclii colla supeilicie interna della parete ante- riore di esso canale, nascoiidendo dietio di se i visceri piotriisi. Nella cpiarta il testicolo e fermo nel canale inguinale, la vagiiiale in vicinanza al foro inguinale interno e aderen- te tutto air intoruo al fnnicDlo , e l' ernia congenita die si e forniata noii e gi;i ricoperta dalla vaginale stessa , ma da iin sacco particolare somministratole dal pcritoneo. Nella quinta gl' inlestini che concorrono a formaie 1' er- nia sono rivestiti non solo dalla tunica vaginale , nia bea anco da un sacco forinato dall' omento avente nn collo proprio. Di questa specie di ernia vi diedi conto in una raia memoiia che ebbi 1' onore di leggere a questa Acca- deinia nella sessione del 23 Novernbie 1848 e che ora h pul)blicata negli atti della medesima. Nella sesta il testicolo e appena abbozzato , il corrispon- dente funicolo qualcbe volta e brevissimo, qualche altia e cosi lungo da pennettere al piccolo testicolo di ginngere fin contio la parete interna della nieinbrana pellucida che chiude ancora 1' esterno foro dell' inguine. Nella settiina gli attacchi del testicolo coi tessuti adia- centi sono cosi deboli , il foro inguinale interno cosi ampio da potere permettere che il testicolo stesso in un coi vi- sceri erniosi siano spinti entro i' addominale cavita. Nell' ottava 1' organo seminale ed i visceri rinchiusi nel canale inguinale , essendo stati coinpressi da inipro[)rio cin- to , forzato il margine superiore del canale inguinale si sono insinuati in totaliti od in parte fra le corrispondenti pareti formate dai larghi muscoli dell' addome. Dair esame di queste varletu di ernie inguinali congeni- te occulte chiaro quindi apparisce, non sempre le medesime presentare condizioni ttili da rendcrsi incontenibili, mostrar- si invece alcune di esse capaci di essere completamente contenute, e fra queste quelle in cui oltre i visceri ernio- si anclie lo stesso testicolo puo pure essere insinuato entro r addome , quelle in cui il testicolo essendo assai piece- 198 Francesco Rizzoli lo, oppnre del volume ordinario , il fiinlcolo, ed il ca- nale iiiij^ninale e cosi linigo da peniiettere alnieiio 1' ap- plicazioiie di un cinto avente la pallottola dclla forma di una mezza sfera. Allorche iiivece consimlli fortunate circostanze non si verificano, T eriiia non puo cssere contenuta , giacclie quan- d' aiiclie fossero ridotti i visceri erniosi, la pressione che si dovrebbe esercitare siil canale inguinale onde contenerli , si fiirebbe in tal gnisa sentire sul tcsticolo in esse sofTer- niato , da rendersi insopportabile , e da indurre ancora fe- nomeni assai temibili , per cui 1' unica risorsa alia quale in simili casi i chirnrglii d' ordinario dan mano, consiste nel- r applicazione di nn cinto a cuscinetto concavo , onde come gia dissi , impedire alnieno per quanto e possibile il mag- giore aumento dell' ernia, e gli ulteriori mali che ne po- trehbero derivare, INIa perche non pensare in queste ultime sempre temi- bilissime circostanze di tentare la guarigione radicale dell' er- nia ? Perche quando ve ne prieghi 1' ernioso si dovra om- jnettere una risorsa la quale d' altronde e sanzionata dai pill prudenti Chirnrglii allorche si tratta di ernie inguinali o scrotali voliiari non contenibili ? Perche abbandouare il nialato, e lasciarlo di continuo esposto a temibilissinie , ed anche fatali couseguenze? Se tntto cio pare che basti , per fare decidere il chi- rurgo air indicate tentative , vero e altresi che, quantun- que siano applicabili all' ernia inguinale congenita occulta non contenibile parecchi dei metodi operatori che nella volgare vengono consigliati , qualora pero cogli indicati me- todi non si ottenga di qiiella la guarigione radicale, la quale in genere non puo sperarsi frei|uente , staudo anche alle osservazioni di cui vi ho ragguagliati , a nulla in allo- ra valsero i dolori , ed anco i pericoli ai quali fu esposto 1' infermo assoggettandolo all' operazione, giacche in tali cir- costanze , al coiitrario di quanto udiste avere io pure rile- vato nei casi ordinari , non puo mai sperarsi , di riescire almeno a contener 1' ernia col cinto , impedendnlo sempre la inuormale posizione in cui rimane feruio il testicolo. Delle Ernie addo.minali eg. 199 A questo sco{!;lio gravissimo che incontrava la Chirurgia hi^ogiiava pertanto pensare di riparaie, ed io lo feci in un caso (iella massima impartaiiza. Pietro Biagini d' anni 18 contadino ben conformato nac- qiie da geiiitori sani , e robusti i quali mi raccoiitarono die subito dopo la sua nascita si accorsero , che il di lui testicolo destio non era disceso nello scroto , ma trovavasi sofFermato nella regione dell' ingiiine , ove presentavasi quin- di una tumidczza , la quale pert) auuientava di volume ap- peiia il iieonato maucUua qiialclie vagito, e tornava quale prima presentavasi mantenendolo sdraiato , e in lui il pian- to cessando. Di cio per altro non fecero alcnn calrolo , giacclie Pietro pote giugnere all' eta di 10 anni senza soffiire in quella regio- ne alcinia rilevante molestia , e senza andare soggetto a qualclic molto notevole morboso fenoineno. Soltanto da quell' epoca in poi comincio di tratto in tratto a risentire qualche dolore all' anzidetto inguine, ed al ventre, del che avvertitane la madre , quella buona don- na non seppe che consigliargli. Passo egli cosi altri sette anni,quando un giorno facen- do violento sforzo , senti vivo dolore all' indicata regione, la quale maggiormente intumidi,e di tanto crebbero i do- lori da obbligare il Biagini a porsi in letto , ed a fare rl- cercare un chirurgo che lo soccorresse. Ritcime questi che la notevole dolorosa tumidezza che air inguine rilevavasi , si dovesse al testicolo ivi sofFerma- tosi , e preso da infiammazione, non escluse pero il so- spetto delta complicazione di un' ernia, vi fece applicare larghi empiastri di lln seme , prescrisse il riposo,e la die- ta. Con cio non molte ore dopo l' infermo si senti miglio- rato a tal segno ed il tuniore di tanto diminui da per- mettergli il giorno appresso d' alzarsi dal letto. Ma scorsi altri due o tre giorni tornato il giovane con- tadino ai lavori cainpestri ben presto avverti di non po- tere piu reggere alle usate fatiche , pochi e lievi sforzi bastando a far si che il tumore dell' inguine nuovamen- te iugrossasse, e gli arrecasse tale dolore da obbligarlo a 200 Francesco Rizzoli drsistere dal lavoro, ed a sdraiaisi snl letto. Qnivi pero collocato, premeiido dolcenieiite i\ tuiuore, quasi scmpre con facilitii svnniva , ed avevano cosi fine i di lui patitiieuti, proiiti per altro ad insorgere appena dedlcavasi alle fatiche , alio c[nali dovette qniiidi rinnnziare. Stance pertanto ed aniioiato qncsto giovane di una vi- ta cosi inerte, ed oziosa , seiiteiido il hisogno di agiie , invidiando 1' attivita, e l' eiiergia de' suoi coiiipagni, niiin vantaggio ricavaiido dai mezzi ineccanici piu adatti appli- cati su quella moibosa localita, onde tentare di lendersi capace all' azione, disposto a sottoporsi anche a pericoli affine di lil)eiarsi d' un male per ku cosi grave , chiese il mio consiglio. II case era invero importante , e per questo prima di esaminarlo minutamente accoisi per maggiore istruzioiie degli studeuti il giovane infermo nella Cliiiica Gliirurgica di questa Pontificia Universita , il che ebhe luogo nel giorno 2-i dello scorso INIaggio ( 1855 ) e lo affidai alia sorveglianza del di- ligentissinio giovane alunno Sig. Dott. Salvatori. Osservato in allora con diliirenza 1' infermo tenuto su di un letto in posizione supina ed orizzontale, si rilevo diffatto nella regione iniruinale destra una tumidezza die ci con- fermo essere forniata dal testicolo corrispondente ivi arre- stato , e non disceso per anco nello scroto. La tumidez- za era costituita da un corpo della ligura di un ovoide alquanto scliiacciato della grossezza di un piccolo ovo di piccione attaccato a corto peduncolo , alquanto mobile per entro il canale inguinale, e che non riesciva di spingere nella cavita dell' addome in causa della ristrettezza del fo- ro inguinale interne e degli attacchi che aveva centratti colle parti adiacenti; quel corpo non poteasi neppure in- sinuare attraverso il fore inguinale esterno essende il me- desimo tuttera obliterate dalla membrana pellncida. Insi- nuando il dito attraverso il fore inguinale interne pene- travasi nella cavita dell' addeme. Tolte il dito , e facendo tossire 1' infermo, la tumidezza all' inguine facevasi molto maggiore, il fore inguinale interno si riempiva, ritornava la tumidezza al volume di prima, rinianeva libero lo stesso DEi.r.n: Ernie addominali eg. 201 foro iiigiiiiiale facendo tlelle pressioni sul tumore dal basso all' alto nella direzione del caiiale inguinale, aumentava pure notabilmente la gonfiezza tenendo l' infermo in piedi , faccndoio tossire, o cammiiiare , e ritornava del volume di prima adagiandoio di nuovo, o facendo sul tumore nel su indicato modo delicate pressioni. Per qnesti dati parve a me si potesse ritenere clie quel- la tumidezza fosse costituita da im' ernia inguinale con- genita occulta, ed appartenesse ad una di quelle varieta nelle (iiiali il testicolo si presenta in tali condizioni da non permettere di mantenerla ridotta coi mezzi meccanici fin qui conosciuti. Era per altro a me necessario qualche rilievo di piu , onde potere stahilire con certezza se i visceri, i quali an- davano a formar 1' ernia, si insiiiuassero realmente entro la vaginale del testicolo e del funicoio perche ancor pervia , o se invece essendo al momento della nascita del nostro Pictro la vaginale stessa gia aderente al funicoio in vicinanza air anello inguinale interno, i visceri si fossero per que- sto nel medesimo insinuati, ricoperti da un sacco partico- lare loro somministrato dal peritoneo; ma dagli anamnesti- ci risultando clie subito dopo la nascita di esso Pietro i di lui genitori eransi gia accorti clie la inguinale tumidezza mostravasi maggiore quando il bambino mandava alcuni va- giti,che a produrla non vi era concorso qualsiasi notevole sforzo , o meccanica cagione, che la medesima non presen- tavasi bilobata , ma uniforme in ogni suo punto e non se- parata dal testicolo, come avrebbe dovuto essere se i visce- ri erniosi lungi dal trovarsi rincliiusi nella vaginale, aves- sero presa loro stanza in un sacco particolare formato da nn prolungamento del peritoneo , mi convinsi a questa spe- cie di ernia non dovcrsi la medesima riferire. Falti pertanto certi noi pure, die 1' infermo non pote- va tollerare qualsivoglia congegno meccanico diretto a con- tenere 1' ernia in modo clie gli potesse permettere qual- cbe fatica, ed essendo egli quindi costretto a vivere in quolla inerzia , clie non potc\ a conciliarsi coi propri biso- gni, tornava percio ragionevole, ed umano il pensare a T. vii. 26 202 Francesco Rizzoli trovar mezzo che valesse a porre 1' infermo in coiidizioni tali da permettergli quelle fatiche alle quali ardentciinente bramava di sottopoisi , ed alle quali pure attesa la sua condizione era destinato. In cio per altro voleudo riescire , null' aitro rimaneva a tentarsi che una crnenta operazione colla ([uale ct'li e ve- ro poteva esporre Pietro a qualclie pericoio; ma d' al- tronde vero era altresi clie questo pericola doveva riteucrsi soltanto probabile , certo era iuvece die iioii appagando il desiderio dell' infermo, sarebbe egli statu costretto di con- tinuare a vivere in quella iiiazione, ed in quella tetragine clie niaggiormente deteriorando il suo affievolito organismo avrebbe la di lui esistenza non poco compromessa ; e cer- to era inline che ogniqualvoita 1' infenno stesso avessc voluto togliersi da quel letargo, e porsi aH'opra, poche fatiche sarebbero state sufficienti per rinnovare in lui tut- ti i pericoli dell' incarceramento dell' ernia. In seguito di tutto cio rendendosi sanzionabile 1' opera- re , dopo non poclii riflessi, mi decisi pel processo opera- torio che vengo ora a notificarvi. La cagione per la quale quell' ernia non poteva essere contenuta dal cinto e le gravi conseguenze che da cio de- rivavano , eran tutte dovute al testicolo sofFermato nel ca- nale inguinale. Quel testicolo iufatti non potendo essere debitamente spostato impediva 1' applicazione del cinto, quel testicolo niegando 1' uso del cinto dava campo all' er- nia di presentarsi all' inguine , quel testicolo e quell' ernia non tollerando neppure 1' applicazione di (jualslvoglia anche blando mezzo meccanico che servisse almeno a sostenerla e ad impedirne 1' aumento , obbligava a lasciarla senza ri- paro alcuno , e quell' ernia cosi abbandonata portava per- cio gli enumerati gravi danni all' infermo, e poteva, qualo- ra si fosse strozzata, minacciarlo ancora di morte assai pronta. Dunque bisogtiava togliere da quel posto il testicolo on- de aver campo almeno d' applicare all' inguine un cinto che valesse ad impedire la discesa dclPerula, ed evitar- ne i pericoli. Che se a tanto vantagglo avessi pure potuto Deli.e Ernie addominali ec. 203 aggiiignere quelle di guarire raclicalmente 1' ernia stessa, aviei in allora ottenuto quel bene cui giugnere non esige- va r infermo. La prima idea pertanto che mi si doveva afFacciare alia mente era quella di seguiie 1' esempio di parecchi anticlii cliirurglii, e di alcuni moderni ancora , i quali indotti da varii motivi deinolirono il testicolo e corrispondente funi- colo per guarire ernie volgari dell' inguine , o dello scroto. Pratica che nel luio iiifermo sarchbe stata tanto piii'san- zionabile avuto riguardo alle gravi condizioni in cui esso trovavasi. Da questa deliberazione per altro lo rifnggiva facendo ri- llesso , che demolendo un testicolo a quel paziente , il qua- le trovavasi nel priino fiore delia gioventu, oltreche lo pri- vava di uiio di quegli organ! die servono all' energia degli atti generativi, e che danno all' uomo le inipronte della forza , e del vigore , lo esponevo ben anco alia derisione ed agli scherni del suoi compagni, senza che ad onta di un tanto sagrificio io potessi in lui accrescere la speranza di ottenere con inaggior probabilita la guarigione radicale deir ernia. Per il die volendo pure conservare quel testicolo , e por- gere efficace soccorso all' infermo, ideai di aprire ndia sua liuighezza il canale inguinale , di incidere pure per la sua lungliezza la vaginale che dava ricetto ai visceri er- niosi, di togliere i deboli attacchi che legavano il testi- colo alle vicine parti , ed isolate che fosse d' incidere il fo- ro inguinale interno in modo da dare passaggio al testico- lo, e perinettere di spingerlo e mantenerlo invece per sera- pre eiitro la cavita dell' addome. In simile guisa operando potevo ancora sperare, die posto il testicolo entro il cavo addomiiiale, le incisioni fatte nella vaginale, e nell' anello inguinale interno, avessero dato hio- go , attesa ancora la giovanile eta dell' operate, alio svilup- po di quel grado di infiammazione , die fosse capace di accrescere i lavori di riparazione in modo da favorire l' o- })literazione dell' interno foro insuinale , e della cavita en- tro cui r ernia discendeva. 201 Francesco Rizzoli Oltre tli clie iiicisi gll attacchi die fermavano il testicolo nel caiiale inguinale, e spiiito clie qucllo fosse entro la cavit^ dell' addonie^ sperare ben anco si poteva , clie ver- sandosi J)lastenia dalle piccole incision! fatte alia di liii estei- na superficie col fine di isolatlo , quel blastema si orgauizzas- se, e lo riunisse alle interne parti colle quail andava a pren- der contatto, e tolti gli anticlii vincoli , fosse pure tolta mill, delie cagioni per le quali il testicolo stesso tendeva a diriggersi ed a lissarsi nell inguine. Clie se la fortuna non mi avesse completamente sorri- 80, e r operato non fosse guarito radicalinente dell' er- nia, mi rimaneva pero , cosi operando, almeuo la certez- za clie niun ostacolo avrei incontrato alia facile applicazio- ne di un cinto , clie servisse a mantener V ernia nel mi- glior modo ridotta. Per tutto cio non avendo motivi di ritardare V operazio- ne, mi accinsi a praticarla la niattina del 26 Maggio pros- simo scorso 1855. Ordinato ad un assistente d' insinuare 1' apice del dito indice della sua mano destra nel foro inguinale interno, onde contenere i visceri erniosi che io aveva gia ridotti , feci una incisione di tre pnilici nel derma , seguendo la direzione del canale inguinale. Giunto cosi alia fascia su- perficiale ed a quel tratto d' aponeurosi del muscolo obli- quo esterno clie forma la esterna parete del canale in- guinale, la incisi nella medesima direzione colla quale ave- vo tagliati i tegumenti , come pure di pari modo incisi i varii strati membranosi che in quella regione cuoprono la vaginale del testicolo, e del funicolo, Giunto su que- sta trovai qualche difficolta ad aprirla , in quanto che il testicolo, ed il funicolo i di cui vasi erano alquanto spar- pagliati, avevano presi degli attacchi colla superficie an- teriore interna del canale inguinale , e costituivano a se- conda della classificazione da me fatta la terza varieta di ernia inguinale congenita occulta. In seguito di che fui co- stretto ad incidere da prima i predetti attacchi onde aver camj)o di scuoprire meglio la vaginale , e di penetrarvi sen- za ferire il testicolo. Deixe Ernie addominali eg. 205 Scoperta clic 1' cl^ln verso la sua parete snperlore, potel incitlerla in modo da farmi strada dentr' egsa col dito, ed allargainc con sicurezza 1' apertura fatta di tanto, da po- tenu; doniiiiare T interna di Ici cavita. Da questa apcrtma esti poca copia di siero. Una piccola porzione di omento prescntossi allora verso la parte esterna, e superiore di detta cavita, porzione di ornento die venne immediataniente ri- dotta. Portati i miei esami al foro inf^uinale interno, mi conferniai non esscre ampio in modo da potere dar libcro passaggio al tcsticolo , per cui vi feci alcune scalfiture , e cosi il tcsticolo stesso , isolato in antecedcnza in nn col fnni- colo dalle vicine parti , pote essere spinto con molta facilita per quella via entro I'addome, dopo di clie venne medicata la ferita coUe regole d' arte. Nella sera il polso dell' operato essendo piiittosto pieno,si prescrisse un salasso di otto oncie, si fece iniettare un clietere onde evacuare 1' alvo , e si man- tenne 1' infermo in quiete , ed in dieta severa. Nel giorno appresso il Biagini accusando dolore nella regione operata , ed i polsi niantenendosi pieni, si ripete la sanguigna, e gli si somministro vma pozione tamarinda- ta ; nella sera fu prescritto 1' olio di ricino per ottenere alvine evacnazioni. Alia terza giornata dall' operazione il malato era nelle pill lodevoli condizioni ; levato 1' appareccliio di medicatii- ra, si trovarono gli integumenti ad esso sottoposti un poco infiammati , e per questo si uso della medicatura umida cogli ernpiastri. Col progredire dei giorni la risvegliatasi tegumentale in- fiammazionc ando man mano scemaudo , per cui giunti alia 14/ giornata dail' operazione la ferita presento cosi belli caratteri da permettere I' aumento del vitto al nostro in- fermo. Niun altro inconvcniente disturbo il felicissimo corso di questa cura , la cicatrice rcgolarmente si ando formando, obliterossi del tutto la cavita della vaginale e 1' interno foro inguinale , e con cio si ottenne la radicale guarigione deir ernia, per cui ai primi di Giugno licenziai lietissimo il mio operato dalla CLinica , ove poi non era piu prudenza 206 Francesco Rizzoli trattcnerlo, in quanto die essendosi svlluppato il Colera Asiatico in alcuni incUvidui nella niedesima accolti , poteva sorgere il timore che anche Pietro ne liaianesse colpito e si peidesse cosi il frutto dei pensicri, e delle preinure die per lui mi era prese. Lo niunii per6 a maggiore sicurczza di un cinto , e lo rividi dopo tre inesi dall' eseguita ope- razione fra' suoi non piu scarno , non piii triste , e mdan- conlco , ma forte , ben pasciuto , pieno di energia , e di allegrezza per la ottenuta radicale guarigione. La quale si mantenne, quantunque il Biagini abusando del suo bene stare , ommesso qualche volta 1' uso del cinto, si fosse date in preda alle fatiche piu laboriose. Ma volendo io ritenero che egli, fatto maggior senno, segua d' ora innanzi i miei consigli , e non si allontani da quelle prudenti cautele che per lui sono necessarie, verr^ senza dubbio alcuno cosi resa stabile una guarigione, la quale coi mezzi fin qui co- nosciuti non eravi fondata speranza di potere pienaniente conseguue. -^V^-vi'f§S^4'*-?-^- NOTA Qaesto fallo conduce ancora a consigliare i cliiriirghi di Irarre profilto del processo da me desciillOj qiiando la necessili li obhliga ad esegiiire I" ernioto- mia per slrozzaraenlo di cotali ernie , onde liescire alineno cosi , ogniiiiialvoiia coll' indicata opcrazione non si ollenga di qiiesle ancora la guarigione radicale, a polerle alraeno in seguito conlenere col cinto. SAOGIO DI ALCUNE ESPERIENZE SUL MIDOLLO SPINALE MEMOIUA DEL PROF. MARCO PAOLINI (Lclta nella Scsslone del 17 Ceaaaio 1856.) K i on avvi per avventura alcuno anche appena iniziato nelle mediclie discipline il quale non sappia con quanta sollecitudine e perspicacia Fisiologi rinomatissimi di diver- se nazioni ahbiano nel presente secolo dato opera agli stu- di del sistema nervoso. Ma non avvi pero del pari alcuno il quale eziandio non ignori quanti pochi frutti siensi rac- colti fin qui da innumerevoli esperienze fatte colla massi- sima accuratezza sopra niigliaia d' animali di diverse spe- cie, e da diligenti e gravi investigazloni di fatti patologici riscliiarati dall' esame de'cadaveri, essendo tuttora gli uf- ficii degli organi principali di quel sistema nobilissimo pie- ni di incertezze e di oscurita. In mezzo alle quali pero brilla come astro luminoso, che rincuora e conforta i cul- tori della naturale filosofia a non lasciare la magnanima impresa, la bellissima scoperta fatta nell' anno 1811 dal- r insigne fisiologo inglese Carlo Bell; per la quale e dimo- strato , essere le radici posteriori de' nervi spinali destinate air ufficio di trasportare al comune sensorio le impression! eccitatrici del senso, e le anterior! de' nervi stessi a quel- le di trasraettcre in direzione opposta o centrifuga le 208 BIargo Paolini impressioni eccitatrici de' movimenti volontari: onJe le pri- me radici furono dette sensifere , le scconde motrlci. La quale scoperta ampliata e confertiiata dappoi con miovi ingegnosissinii esperimenti, e con nuove concludentissime osseivazioni da ini Magendie , da un Bcclard, da un Mul- ler, da un Panizza , da nn Valentin, e da altri uoinini preclarissimi , mentre per I' una parte faceva non dubia fede della verita di un principio fisiologico gia preseutito negli anticlii tempi da Ippocrate, Gelso , Areteo, e sopra ogni altro da Galeno circa la distinzione de' nervi in sen- sori e motori , fu cagione per 1' altra clie si concepisse la speranza di potere non meno stabilire una simigliante di- stinzione di proprieta conduttrice e nei cordoni componen- ti lo spinale midollo , e nelle fdjre nervee dell' organo ce- rebrale. E di fatti non ando guari tempo die il prelodato Bell credette di avere abbastanza di argomenti per soste- nere una eguale distinzione fisiologica nei quattro cordoni del midollo spinale assegnando agli anteriori la facolta di trasmettere ai muscoli 1' eccitamento operante il moto vo- lontario, ed ai posteriori quella di condurre all' encefalo le impressioni sensorie. Ad entrare nella quale opinione fu egli condotto piu clie dalle esperienze dalla forza del ra- gionamento , avuto riguardo ad un fatto anatomico degno di molta considerazione , vale a dire la continuita organica delle radici motoric coi cordoni anteriori , e delle sensifere coi posteriori del midollo preaccennato. In appresso Backer e Magendie si fecero propugnatori della dottrina di Bell , avvegnacche i risultati delle prove replicate da entrambi non fossero concordi ed abbastanza conciudenti per appog- giarla. Sorse in allora una nobile gara nei cultori delle co- se fisioiogiche di iterare e reiterare gli esperimenti sugli aniinali al fine di conoscere se la distinzione delle proprie- ta conduttrici ammessa nei cordoni del midollo avesse fon- damento sui fatti, e merltasse quindi di figurare nella scienza come una verita. Ma 1' esito dei medesimi fu cosi dubio , cosi incerto , ed ezlandio ripugnante, che se ne ricavarono conclusioni in diretta opposizione fra loro. II Rolando ben poco aggiunse su tale subbietto a quanto Del MiDOLLo Spinale 209 avea conosciiito 1' Haller dicliiarantlo i quattro cordoni mi- dollari forniti della genciica proprietu di trasportare tanto le iiiipressioiii seiisorie quanto le niotrici ; solamente con- fermo la osservazione fatta innanzi dal Magendie, della com- pleta iiisensibilita oioe della sostariza grigia all' azione de- gli iiritamenti meccanici (1). II Bellingeri per lo contiaiio afFermo essere la predetta sostanza grigia il mezzo condut- tore delle impressioni sensifere , meiitre i cordoni anteiiori ed i posteriori operavano nella locomozione , gli uni nei nioti di flcssione, gli altri in quelli di estensioiie. Alti'i, fra i quali Valcker, affidarono ai cordoni anteriori una fa- colta sensoria e ad un tempo motrice , mentre poi i po- steriori si volevano esclusivatnente sensori. Seubert e Schoeps dicliiararono la parte anteriore destinata principalmente ma noil esclusivamente al moto , siccome la posteriore per es- si non e esclusivamente al senso destinata. In quanto alia sostanza grigia della midolla, da alcuni fu creduta , come ho detto , incapace di trasmettere le impres- sioni, mentre da altri, siccome da Bellingeri e Calmeil , si ritenne soltanto conduttrice delle sensorie ; altri finalmente sostennero, fra i quali Van-Deen e Stilling, non potersi propagare le impressioni sensorie e motrici senza il con- corso di questa sostanza. Anzi per 1' avviso dei prelodati Scrittori la qualita sensoria e motrice della sostanza bianca o midollare e intimamente dipendente dalla presenza della sostanza grigia , giacche la parte posteriore di qnesta e la sola sorgente del senso , e 1' anteriore del movimento. Tralascio di acceiniare i risultati che i singoli esperimen- tatori ottennero dalle patologiche ossei'vazioni, essendo an- che questa maniera di prove manclievole ed insufficiente; dappoiclie le stesse alterazioni , gli stessi guasti riscontrati in parti identiche del midoUo adduconsi in conforto di teo- rie fisiologiche fra loro diametralmente contrarie. Sopra di che meditando il celebre MuUer, die non ha esperienze proprie valevoli a chiarire un tale arduo subbietto , non (1) Spei'imenli sui fascicoli del iiiiJoUa spinale. Torino 1828, T. VII. 27 210 Marco Paolini solo dicliiara 1' ipotesi di Bell e rli Magendie affatto sprov- veduta di prove soddisfaconti tanto sperimentali ({uanto pa- tologiche, ma cziandio non dnbita di asserire die la gran- de discrcpanza d' opinioni professate dagli autori sulla lisio- logia del niidoUo spinale porge una chiara testimonianza » que le sujet en question est encore convert d' une pro- fonde obscurite (1) ». Stavasi cosi tenzonando , quando un illustre fisiologo Franccse, il Longet, nell' anno 1841 credette con due nuove maniere di esperimenti di porre in cbiaro la verita deir opinione per la prima volta pubblicata da Bell sulla diversita degli ufficii inerenti ai cordoni del midollo spina- le. In primo luogo, dopo avere verificato con una lunga serie di prove e di riprove fatte negli animali la squisita sensibilita dei cordoni niidoliari posteriori, e la completa insensibilita degli anteriori , egli diresse i suoi cimenti nie- diante il galvanismo su grossi cani adulti nella seguente maniera. Tagli6 la niidolla trasversalmente subito al di sot- to dell' ultima vertebra dorsale per forma che fu divisa in due porzioni , 1' una caudale, 1' altra cefalica. Lasciato al- cun tempo in riposo 1' animale acciocche cessasse nel'.a midolla il potere di risvegliare movimenti riflessi , dai quali poteano per avventura essere impedite le pure e scbiette manifestazioni della sua esperienza , applied successivamen- te ed alternativamente i due poli di una pila nou molto forte ora ai cordoni posteriori ed ora agli anteriori della porzione caudale. Nel primo caso i risultati furono sempre negativi , vale a dire non si produsse alcun moto musco- lare negli arti posteriori dell' animale, mentre nel secondo caso si risvegliarono in questi energiche contrazioni. In se- condo luogo il prelodato Longet in compagnia dell' esimio Matteucci ha fatto inia nuova concludentissima esperienza al fine di confermare 1' esclusiva proprieta motrice dei cor- doni anteriori. Imperciocche hanno dessi osservato , che r applicazione dei reofori nella spessezza dei cordoni ante- (1) I. Muller. Manuel de Physiologie. Paris 18'i5. Tom. I. pag. 694. Del Midollo Spinale 211 rioii doir estremo caudale produce contrazioni negli aiti posteriori iiel prliicipio della conente iuvertia e nella inter- ruzione della diretta, al pari di quaiito accade cimentando col niedesinio stimolo e nello stesso inodo le radici spina- li anteriori. II (jiiale elfetto non succede nei nervi inisti, come lo sciatico , nei quali le contrazioni si manifestano al principio della conente diretta e alia interruzione della inversa. Laonde per tutte queste esperienze credo il Lon- get di essere autorizzato ad ammettere nei cordoni del midollo differenze di ufficio incontrovertibili eguali a quel- le onde sono forniti i due ordini delle radici de' nervi spinali (1). II caiidore e la schiettezza con cui furono praticate e descritte le esperienze del Longet, la costanza dei risulta- ti da lul ottenuti , la gravezza e 1' importanza di non po- che osservazioni patologiclie da lui addotte in conferma del- le vivisezioni , 1' autorita in fine del suo nome fecero tale a taiita impressione nell' animo dei fisiologi, die fu rlchia- mata generalmente in onore la teoria di Bell e di Magen- die. Onde che la fisiologia del midollo spinale comprende- vasi nelle due seguenti proposizioni. 1.° Essere cioe i due cordoni niidoUari antero-laterall destinati al moto ; i poste- riori al senso. 2.° La sostanza grigia non essere dotata di proprieta conduttrice , ma essere un centre di forza nervea da cui dipendono i movimenti cosi detti riflessi , e da cui il gran simpatico trae in parte il principio di sua effi- cienza. La dottrina del Longet suUe funzioni del midollo spina- le essendo corroborata da nuove esperienze condotte con sottile accorgimento ed eseguite con singolar maestria , av- vegnacclie fosse tenuta per la sua verosimiglianza in si grande pregio da meritarsi sulle altre la preferenza , cio nullameno non ebbe tutto il potere di dissipare dall' animo dei fisiologi non pocbe incertezze e dubbieta. Era ancora troppo fresca la memoria dei discrepanti risultati ottenuti (t) Rech. exptT. et path, sur Ics prnprii'-ies de la moclle epiniere etc. Arcliit. %h^h. de ined. Paris. I8il. Anal, ct IMivsiiil. dii svslt'ine nervenx. Paris 18i42. T. 1. pag. 272. - Tiaile de Physiol. Paris 1850. T. 2. pag. 184. 212 Marco Paolini da valentl esperinientatori nei loro clmenti : era ancoia troppo receiite la storia delle coutroverse opiiiioni profes- sate su tale panto di fisiologia del sistema nervoso. Laoii- de non e a niaravigliare se in alcuni insorgesse il doside- rio di replicare le prove per riiivenire la verita. Brown-Se- qiiard sopra ogni altro negli ultiini andati anni volse 1' animo con instancabile zelo a iinovi stiidi, e a nuove esperienze; r esito delle qnali, esseiido state fecondo di inaspettate e straordinarie dediizioni circa le fiuizioni dello spiiiale mi- dollo, desto nell' universale dei luedici sensi di alto stupore, Imperciocchc per quelle prove non solo viene abbattnto fin dalle fondamenta 1' edifizio innalzato da Bell e da' suoi se- guaci , ma eziandio, ove quel cimenti venissero ulterior- ir.ente confermati, ne scaturirebbero nuovi principii anato^ mico-fislologici svil modo della trasmisslone delle iinpressio- i)i sensifere e motrici della massima rilevanza. Pencirata pertanto la Societa Biologica di Parigi della gravezza dei fatti osservati ed esposti da Brown-Sequard nomino il gior- no 23 Giugno 1855 una Comniissione di sei dotti suoi membri percbe sotto i suoi occhi fossero eseguite dall' au- tore alcune delle precipue esperienze , le quali essendo state senza alcnn indngio praticate sopra dieci animali di diverse specie (conigli, poixlietti d' intlia, cani, e monto- ni ), ne diede contezza alia Societa stessa il Dott. Broca in una sua relazione letta il giorno 21 Luglio seguente. Usci- rei della brevita a cui debbo servire se tutte volessi auno- verare le cose , die intorno una si grave materia meritano speciale considerazione. Accennero solamente che dalle espe- rienze di Brown-Sequard pare dimostrato , che il taglio dei cordoni posteriori della midolla, ritenuti comunemente co- me sensori , lungi d' annientare la sensibilita nellc parti sottoposte e nelle membra addominali , I' accresca invece per modo che le parti predette entrano in uno stato di iperestesia; che dope quel taglio la porzione caudale della midolla e piii sensibile della cefalica; che a conseguire gli eflPetti indicati fa d' uopo pero avere 1' avvertenza di non comprendere nel taglio la sostanza grigia , percbe , tagliata o distrutta questa sostanza, cessano tanto il moto quanto Del Midollo Spinale 213 il senso nella parte posteiiore del corpo dell' animale , av- vegnaclic nel primo caso integri si mantengano i cordo- ni aiitero-laterali, e iiel secondo i posteriori. E da ultimo lasciando di descrivere non poche altre esperlenze dal men- tovato fisiologo eseguite , per le cpiali ottenne fenomeni veramente singolari e niirabili, accennerd , die avendo fat- to due tagli sni cordoni posteriori della niidolla lombare lasciando fra 1' uno e 1' altro soltaiito la distanza di due centimetri, e in niodo che questo lembo intermedio alle due sezioni comprendesse le radici di un sol paio di ner- vi , tanto queste che i due cordoni posteriori compresi fra i due tagli perdono afTatto la loro sensibilitu ; la qual cosa non accade se si facciano i due tagli piii distanti fra loro, per eseinpio, formando un lenibo intermedio di 4 o 5 centimetri da comprendere pin radici di nervi. Perciocche in tal caso la sensibilitu tanto delle radici qnanto dei cordoni posterio- ri del lembo non solo persiste , ma semLra eziandio piu energica che nello stato normale. Per le quali esperienze egli si mostra inclinato a coiicludere 1.° che la trasmissio- ne delle impressioni sensifere non si operi che in un mode passaggiero pei cordoni posteriori trapassando da questi nel- la sostanza grigia , la quale ha 1' uflflcio principalissimo di trasportarle al comune sensorio ; 2.° che le fibre delle ra- dici posteriori che si portano nei cordoni posteriori e late- rali sembrano in parte dirigersi verso I'encefalo, ed in parte in una direzione opposta ossia inferiormente , in gui- sa che le unc souo ascendenti , le altre discendenti, ed amendue queste serie di fibre sembrano abbandonare i cor- doni posteriori e laterali dopo un certo tragitto per pene- trare poscia nella sostanza grigia. La sostanza grigia adun- que , secondo il prelodato autore , quantunque insensibile per se medesima , sarebbe il mezzo od il veicolo con- duttore delle impressioni, essendo che i cordoni midollari altro ulficio non avrebbcro che di riceverle immediatamen- te trasportandole , dopo breve corso nei medesimi, alia so- stanza sunnominata (1). (I) Gazelle MMirale de Paris 185.5. 3.* Serie Tom. 10. pag. 471 e 492. Presse Mi-dicale Delge 1855. N. 44. pag. 352. 21 t Marco PAOLiNr Per quauto tiitti i risultati dello ospnrieiize di Brown-Se- qiiard mi senibiassero per la loro siiip;()lariti degni di gran- de studio e di meditazione , due cose sopra le altie colpi- rono specialuicnte' V auiino niio, vale a dire 1' acciesciula seusihilita dflla parte posteriore del corpo di uii aniiiiale in sogiiito del taglio dei eoidoni jwsteriorr del niidollo , e la parte procipiia ed iinportaiitissitna , die, |)er avviso del- r aufore , acquisterebhe la sostanza grigia iiella trasmissio- ne delle inipressiorii priiicipalniente sensifere. Circa al pri- mo fenomeno , avvegnache mi scmbrasse di inolto ardua- spiegazione, ed in opposizione coi pin volgari dettati del- r aiiatomia e della fisiologia d' oggidi, cio iinllaineno couo- sceva io stesso che> se altri fatti 1' avessero coiifermato , doveva tenersi per vero ancorche fosse di iiatura inesplica- bile Relativamente poi ail' importaiiza fisiologica accordata alia sostanza grigia del niidollo , io provava entro me una Gerta ritrosia nell' ammetterne la realta, sapendo dalla Zoo- tomia come la presenza di detta sostanza sia iiiegata da alcuni nel midoUo dei rettili e dei pesci , e come sia po- sta in grave dubbro in- quello di non poche altre genera- zioni di animali vertebrati, ed anche in alcune specie di rnamniiferi, nei quali la sostanza gfigia va a poGo a poco scemando, in guisa cbe non ne rimangono clie delle traccie, osservandosi in sua vece lui canale centrale nel midi)llo stesso (1). E poi conceduto ancora die esista nei brnti mamniiferi la sostanza grigia, confessano pero generaluien- te gli anatomic! essere opera plena di difficolta il ricono- scerne 1' esistenza dal suo colore : onde insorgevano in nie altri dubbi circa la possibilita di distinguere la sostanza grigia dalla midollare nei niammiferi e massirne nei rodi- tori, come conigli e porclietti d' India, e per tal riiodo riuscire nell' intento di limitare il taglio ora all' una ed ora all' altra sostanza, siccome pretende di avere fatto il (1) Menegliini. De axe cephalo-spinali. Palavii 1834 pag. 53. - Cams Anat. Compar. trad, de Joiirdan. T. I. pag. 92. - Longel Anat. et Physiol. T. 1. p. 257. Del Midollo Spinale 215 prelodato Bro-wn-Sequanl. E poi dato ancora che iin occhio esercitato valga a ricoiioscere I' una dall' altia sostaiiza, come niai si potia ghigneie a tagliare o distiiiggeie la so- stanza grigia , se dalle accurate iiidagini anatomiche mas- sime del Rolando e diniostrato, essere la sostanza inidol- lare piii o meiio solcata e liiieata da raggianti prodiizioni deila ciiieiiccia (1)? Vero e die il Biown-Seqiiard non sem- pre dichiara indispensabile [ku- la felice riiiscita de' siioi «S|)(Miriu'nti il taglio della sostanza grigia , sein])iando dalle sue parole die talora basti quello della cinerea couimessu- ra. Tuttavolta a distingneie cliiaiamente nei bruti dome- stici andie quest' ultima non e ceito sempre opera di mol- ta facilita, A dissipare pertanto dall' animo tnio le incertitudini e le dubbiezze , stimai inigliore consiglio di fare alcune espe- rienze siigli animali rinnovando in ispecial niodo le princi- pali e pill interessanti die vengonsi narrando dal fisiologo aniericano. M' accirisi quindi all' impresa coll' assistenza di tie bravi giovani medici, allievi di questa Universiti, i Dotlori Galeati , Pioniei , e Pompeo Gotti , e le nostre espe- rienze^ nierce la cortesia del sonimo Alessandrinl , furono fatte nei due ultimi passati mesi per la maggior parte in questa Gliuica Veterinaria sopia sei conigli adulti , iiii gros- so cane, e due pecore ; l' esito delle quali qui appresso con ogni sinceritu intendo di raccontarvi , o Accadeniici, secondo che gli occhi miei medesimi , e quelli dei tre pre- lodati niiei colleghi cL hanno fatto vedere, comprendendo i fatti principali sotto alcune generali proposizioni. 1 .° In generate , allorche pel tngl'io dei miiscoU ed il to- glimento di alcteni arclii vertebrali si pone alio scoperto un tratto di imdollo nella regione lomhare , scemano alquanto la motilita e la sensilnlitd nella parte posteriore del corpo deW animate ; il quale fenomeno rendesi piii manifesto dopo il taglio della dura mad re ^ e lo scolo dell' uniore cefato-spi- nale. Questo fatto, che e stato costantemente osservato dal <1) Dizionar. Period, di Medicina. Torino 1824. Fasc. 10 e 17. pag. 294. 216 Marco Paolini Longct nelle sue esperienze, del ([uale crede con molta ragidiio (lebbasi tetiere particolaie conto per non confon- dersi dagli esperimetitatori gli clFetti derivaiiti seniplicemen- te dair operazione indispensabile a discoprire il niidollo con quelli che possono per avventura procedere dal taglio d'uno o d' altro fascctto del medesinio, (jiiesto fatto, dico, 6 niegato receiiteniente da Browii-Sequard , il quale aH'erma persistere il sense ed il inoto nolla parte posteriore del- r animale in seguito auclie della deniidazione della dnra rnadre c della midolla. Jo debho ingenuaineute confessare, che se in seguito del solo taglio lougltudinale delle parti molli e deir apertura della teca vertebrale, fatta con mol- ta sollecitudine e con poca perdita di sangue, non si os- servo in due couigli lesione veruna di senso e di nioto nelle membra addominali, sicche fiirono capaci di fuggire- speditaniente qua e la per la stanza , comunemente per6 tanto in questi quanta in altri conigli ed in due pecore dopo aver tagliato la dura madre , e portatane via una porzione ( della qual cosa gli animali non raostrano punto di accorgersi ) , ne conseguito qualclie inceppaniento nel moto, e diminuzione alquanto apprezzabile di sensibility negli arti posteriori. Imperciocche, divenuti incapaci di cam- minare, possono pero reggersi sugli arti stessi non pieganda questi sotto il trouco flosci e cascanti, come quando sono presi da paralisi completa in causa del taglio trasversale dell' intera midolla. Si ha poi nn contrassegno non dubio della stremata sensibilita nelle parti su mentovate, perche, pungendole anche profondamente oppure stringendole con tanaglie , 1' animale non esprime alio stesso grado con mo- vimenti e con grida 1' acerbita del dolore, che mostra di sentire praticando le stesse torture nella parte anteriore del corpo. II quale indebolimento di senso e di moto so- pravveniente al di sotto della ferita , non solo deve attri- buirsi al denudamento del midollo , alio scolo dell' umore cefalo-spinale , all' azione degli agenti esterni su di esso , ma soprattutto all' emorragia, essendo quel fenomeno tan- to piu pronunciato quanto maggiore e stata la perdita del sangue stesso ; onde ben a ragione disse gia Ippocrate » San- guis moderator nervorum ». Del Midollo Spin ale 217 2.° / cordoni posteriori o superiori nei qnailnipcdi del midoLlo spinalc sono forniti di squisita sensibilita , mentre gli anteriori od inferiori , allorche sono intatti , all' azione degli irritamenti meccanici si mostrano- del tutto insensibili , ne riswislinno movimenti convulsivi. La sensibilita dci cor- doni posteriori e una verita incontrastaljilc. Basta toccare seniplicernente que' cordoni, anche coperti dalla dura madre, con lui corpo soflice od ottuso, come sarebbe inia spugna, per risvepliare acerbi spasimi nell' aniinale , i quali diven- gono acerbissimi quaudo , tolte le membrane, si j)ungano con uno spillo od ancbe si toccbino con uno specillo bot- tonato. Iinpercioccbe le pecore espressero V intensita del dolore agitando la testa , dimenando il corpo, e raddrizzan- do le zampe come in atto di fuggire , ed il cane ed i co- nigli mandarono inoltre forti grida mordendo gli oggetti clie loro si presentavano. Ed eguali dolori sofFrono gli ani- mali quando, tagliata la midolla nella regione lombare in due porzioni, si pungano i cordoni posteriori della porzio- ne cefalica ; con questa differenza, clie mentre 1' animale grida, e contrae con forza tutta la parte anteriore del cor- po, la posterioro situata al di sotto del taglio rimane invece afRitto immobile. Per lo contrario, pungendo con un unci- no , introdotto con molta destrezza entro il cavo racbideo» i cordoni anteriori, anclie spogliati della dura madre, non si osserva veruno dei fenomeni sopraindicati, rimanenda gli animali impassibili , ne risvegliandosi contrazione: veruna nei muscoli ; la qual cosa e stata osservata ancora da Jo- bert e Van-Deen. Dirigendo poscia le punture ai cordoni laterali, gli animali non solo danno segni indubitati di do- lore , ma eziandio sono presi da movimenti convulsivi in varie parti del corpo. 3.° La sensibilita dei cordoni posteriori Integra si man- tiene , e reagisce all' azione delle potenze irritanti finche la sostanza grigia a centrale del nivloHo rimane intatta e nei debiti rapporti organici coi cordoni summentovati. Nell' atto clie si tagliano i cordoni posteriori gli animali esprimono, come lio detto , la gravezza del dolore con acute grida , e con moti violenti di tutto il corpo. In un cane ed in una T. VII. 28 218 Mauco Paolini pecora, tagliata trasversaiinente la niidolla nella regione 1o>n- bare , o vciilicala iinlla I'tirzione ccralira ili essa la sensilii- lila - ro Brown-Scquard. Clie clie ne sia per accadere, io saro pa- go del favorevole giudizio vostro e di tutti coloro che al pari di voi , o Accademici, aniano la saldezza del vero : il qual giudizio io repnto il compenso maggiore e piu desiderabi- le a quella non curanza, colla quale dagli oltramontani sono risguardati il piu delle volte i lavori anatomici e fisio- logici degli italiani. T. VII. 29 SUL REIVO BOLOGIVESE CO' SUOI INFLUENTI ATTUALI E DOPO GL' INFllIEIVTI FIJTIIRI; E SHI PROYYEDIIIEATI DA PllEADERSI 31E1I0R1A DEL PROFESSOnE CAVALIERE ISPETTORE MAURIZIO BRIGIIENTI PARTE I. Sul JRano Bolognese co'siioi influenti altuali , e dopo be la portata media, o il modulo del Reno coila Sanioggia, a quello deir Idice ! t 4. ; 2 , quello
  • ^^^^s^ta^X^^^^^^^^^Sg>^t§be a spendeie tin soldo di piii di qucllo clie importcra la ine- vitabile e prossinia iiialveazione dell' Idice nel Primaro al- ia Bastia. 9. Ho assunta senz' altro come inevitabile e prossinia, questa inalveazioiie. II baciiio di espansione dell' Idice aperto nel 1816 e gia tanto ricolmo da richiedere 1' alzamento generale degli argini circondari ; opera dispendiosissinia, e vana dopo po- clii anni. Si e tentato di difFerirne , quanto era possihile, il chindiinento coll' apertuia della Cassa di Dnrazzo , che a grave costo dopo 14- anni piio rignardarsi utilinente bo- nificata , e saru cliiusa nell' anno prossimo. La Cassa Argentana , e i bassi fondi della colmata del- r Idice, sono indispensabili baciiii da conservarsi per le acque di scolo basso, speciahnente del 5.° Circondario bo- lognese. Onde misurando il progresso della colmata dell' Idice dal suo principio fino a iioi , puo stimarsi di otto o dieci an- ni al piu il tempo possibile a concedersi all' espansione deir Idice, e de' suoi tributari. Di clie discende che la cosa e nrgentissima, considerando ai lavori clie vi occor- rono , alia indeclinabile lentezza delle risoluzioni ainmini- strative, e alia spesa da faisi in piu anni, affinche riesca tollerabile. Parlo di necessita e di fatti nell' universale conoscinti ed evidenti, ne vi occonono dimostrazioni o parole piii anipie. 10. Ma se la immissione del Reno nel Po non fosse possibile a compiersi per le anticlie contrarietu, e dovesse provvedersi alia meglio come nel 1767, prescindendo dal rimedio unico e naturale , cosa resterebbe a farsi ? 2i6 MaURIZIO BlUGIIENTI 11. Vi ho p,ia tlescrltto il Reno cogli argini si alti da lion coiuportare , senza iiicienieiito di pericoli o di spose , nil alzamento ulteriore; e uii alzaiiieiito lumvo i\\ nietri 1,51^5 saic'libc iiecessario, socondo die io credo, per reca- pitarvi anclie l' Idice co' siioi tribiUari. L' ultimo tronco della inalveazioiie del Reno e sopra terreno generalmente quoroso, e vi occorrono amplissiine basi a rosliparlo in pro[)orzioiie del peso da sopra[)orvi. L' occorrente rialzameiito di inetri 1,50 sopra il colino at- tnale , ditnaiiderebbe banche , sottobanche , e piazze basse cstesissime per esegnirlo con rjualche liducia di stabilita, come fii fat to al Frohlo Manica ; oin\e la spesa riuscirebbe enorme sopra una lniii2,bezza di iniglia 50 almeiio a destra, e a sinistra. E dico di 50 niiglia perclie gli attuali rignr- giti dei torrenti inferiori arrivano a Torniano nelle massi- me picne , e coU' Idice arriverebbero alia Panfdia. 12. Poniamo gia fatto cpiesto rialzamento : quale slcii- rezza potrebbe aversi con argini soprastanti in qualche sito metri 11,50 sulle campague, e prossimainente me- tri 1 .2,0 sul fondo del tronco inferiore dalla Beccara al niare ? Da die precede il continno dilamare delle golene nel drizzagno di Longastrino? Dal progressivo crescere de' ci- glioni di esse, dalle depressioni del fondo inantenute dalle acque cliiare delle cbiaviche bologuesi e della Romagna , e dall' artificiale abbassameiito del fondo cuoroso aniuialmen- te operato da niolto tempo. Che se si fosse praticato 1' abbassamento de' ciglioni delle golene piuttostocche dell' alveo , e aiiche lasciatone costipare il rigonfiamento, si sarebbe conseguita probabil- mente la stabilita anche nell' alveo di Longastrino; o si sarebbe certamente ottenuto di diminuirne il ricorrente di- rupamento annuo delle golene, e il conseguente solleva- meiito del fondo. Cio non puo essere dubio ad alcuno , quando tutti convengono, e 1' esperienza ha sempre confermato, die ne' terreni cedevoli conviene ampliare le basi per sostener- vi un carico sopra. Sui, Reno Bolognese 2i7 Ampliando la' liase esterna all' argine , e accorclando r interna colle scavazioni da qnesta |)arte, si dirniiiiiisce il beiH'ficio deir ampliazione da un lato, e si acciesce la cau- sa dclla iiistahilita dalT altio. II (|ual« elFetto della inaggiore altezza delle piene del Reno dopo r Idice, inassinio iiei primi tempi della inal- veazione, seinhra doversi tenere per immancal)ile , quati- tmirpie non si saii[iia precisarne la inisnra. 13. Clii vorra correre pericoli taiito nianifesti con un nuovo dispendiosissiino alzamento delle arginatiire del Reno? lo confesso clie io non saprei ne consigliare ne appro- vare, e me ne rimetto agl' Idranlici piii csperti, e corag- giosi di me. 11. Fermato clie non si possa niandare il Reno nel Po , e si debha inalveare 1' Idice col Reno fra le presenti ar- ginatnre , cpiale altro rimedio fare nelle strette in cui ci troviamo ? Cliiuncpie conosca le nostre acqne, rispondei'a pronta- nicnte nessnno, della durata dell' unico da oltre due seco- li proclamato, ne della universale utilita di esso. 15. Per desiderio di nou ommetter nulla , accennero che taliuio penserebbe di mandare il Reno solitario al mare nell' alveo presente, divertendone i torrenti inferiori , Sila- ro , Santerno e Senio, in un alveo proprio, sopra una uuo- va linea. Senoncbe il Reno senza gl' infliienti inferiori al- zerebbe tanto il suo fondo e le piene, da rendere impos- sibile it recapitarvi gli scoli , e insufficienti ben presto gli argini attnali. Da uiolti pill e stato detto e ripetuto, si spalancliino al Reno le Valli di Comacchio: certo ne verrebbe per mol- ti anni un sollievo grande al Bolognese e alia Romagna sn- periore, ma poi tornerebbero le condizioni presenti. E die sarebbe intanto del paese di Comacchio, e delle fertilissi- me terre della sinistra , clie recapitano i loro scoli iiel Mez- zano? Non posso persiiadermi 9lie gl' Idranlici siano per proporre, e il Governo per decretare a bene temporaneo delle terre alia destra, la jierdita di una popolazione di 6 mila abitanti , e l' impahidameiito del fertilissiino Polesi- ne di San Giorgio alia sinistra. 2i8 Maurizio Briciienti Teiigo bene fcrmissimn clic cliinnqne prendera a soste- nere 1' attnale liiiea del Reno , e a voler senz' altro 1' al- zaniento delle aiginatnre occorrenti a ricevervi aiiche 1' Idi- ce , vena seiiza dirlo, a preparaie riclle Valli di Coinac- chio il temporaneo recapito del nostro fiiimo; perchc sqnar- ciati gli argini troppo giacili per la eccessiva altezza , vi si Inscieri^i andare come caso di necessita; e non se ne potra iiicolpare alcuiio particolarmeiite , nia la serie degli atti snccessivi dai tie ultiiiii visitatori fino a noi. 16. Noiidimeno se non si puo speiare di mandare II Re- no al Po , se sara foiza di mantenerlo neil' attnale linea del Primaro, se l' Idicc non pu6 riinanere in colmata che pochi anni ancora , e doviii iininetteisi anclv esso nel Re- no alia Bastia , quale altro se non perpetuo almeno Inngo provvedimento resteru all' arte da snggerire ? 17. II celebre Gregorio Vecchi ingegnere in capo di Bologna, dopo i disastri del 1842 consigliava morendo di riabilitare la cassa di Consandolo, e di aprirne un' altra alia destra sotto lo shocco del Senio , onde tenere pin de- presse le piene delF ultimo tronco da Torniano al mare, ed evitare la dispendiosa, e pnrtroppo pericolosa opera di nnovi alzamenti degli argini eccessivamente alti fin d' al- lora, senza il concorso delle acque dell' Idice. Fu preferito di rialzare gli aririni, ed a ra!i2:na"lio non meno di metri 1,.50; sicche oggi ci troviamo con lui franco di metri 1,0, snlla niassima piena del tronco inferiore. 18. Non sono venute dal 18i2 a tutt' oggi piene lun- ghe , e maggiori del Reno; e si puo temere non lontano il momento, in cui qualche grossa piena ritorni , risnltan- do dai registri della Chiusa a Casalecchio, che negii ulti- mi 50 aimi ne avvennero 12 fra i 16 e 20 piedi bolo- gnesi , e le massime ad intervalli fra i 10 e i 20 anni. Essa dnra norma snlla condlzione delle present! argiuatnre, e specialmente se trovera gonfie le acque inferiori, delle quali non ho potuto similmente vedere i registri. Nelle presenti incertezze, si puo afFermare cio che ab- biamo accennato nella prima Parte, che la piena mn'isima degl' influenti con mediocri acque del Reno ha un franco SuL Reno Bolognese 219 di metri 1,0 dalla Bastia al mare; onde si piio presumere clie, imniett(;ndovi 1' Idice, salircbbe metri 1,25 sopra la sotniiiitu dciill arfi'mi. Nc sarcbbe strano cbe una lunffa e grossa plena del Reno con acque grosse degl' influenti si alzasse nell' ultimo tronco a termini ancbe piu elevati del- r 11 Novembre 18iG. II clie ho voluto toccare, perche mancano le osservazio- ni del case piu sfavorevole, e le previdenze dell' arte po- trebbero rinscire insulficienti. Ma negli eventi straordinari, il Venturoli prudentemente notava , non esservi fiume ar- ginato cbe possa tenersi sicuro; onde ce ne passeremo. 19. Avendovi espressa , cbiarissimi Collegbi , la niia ri- pngnanza di accrescere V attuale altezza esorbitante del- r arginatnra del Reno, gia iutendete cbe io crederei do- versi preferire il partito di abbassare le piene , come con- sigliava il Veccbi , sebbene per ora con modo alquanto di verso. Crederei conveniente di accorciare la linea del fiume av- vicinandogli la cbiamata dello sbocco di 9 , o 10 miglia, dair origine della Valle Vacca alia foce. Cio mi sembra potersi fare abbassando 1' arginatnra sinistra dal principio della diga di Fossa di Porto a S. Alberto, fino alia chia- vica Leonarda. II quale abbassamento non minore di metri 3,0 sul principio, dovrebbe condursi prossimamente parallelo al pe- lo d' acqua della plena 3 Giugno 18i4, segnato nel pro- filo generate ; affinche lungb' esso sfiorasse liberamente il Reno unito , nel crescere oltre i tre metri sopra il fondo ; introducendosi nella detta Valle Vacca, il cui bacino si calcola di kilometri q. 42. Entrerebbe cosi meno di meta della plena (metri cubi 500 In 1") entro quella vasca , il pelo ordinario della quale dovrebbe alzarsi metri 0,50 circa nel massimo tempo calcolabile ( di 12 ore ) per la prevalenza delle acque del fiume al labbro di essa fi-a il crescere, e il calare (1). Ho accennato di metri 0,50 1' alzamento del pelo della Valle prossimamente, e riescira fiarse meno per lo sfi)go cbe potrebbero avere le acque introdotte suUa spiaggia del T. VII. 32 250 Maurizio Brighenti mare, ove termina la Vallo nieilesiina, o piii natnralniente ncl finmc sotto la siuhlotta chiavica L(H)iiarda. Laoiide do- vrchbe rinsciio di moiieiato costo il diloiidcre il periinetro di essa dalT espansione uelle Valli superiori , «; lalerali. Qiiesto bacino sarebbe poi anclie lueiu) ocrnpato, e di pill luiip,a duiata , ove potessc farsi aiiclie 1' abl)assafnento deir argiiie 'destro dalla Balladora in ^\h introdiicendo si- milmeiite lo ac(]uo nelle basse delle Maiidriole , e sepaian- dole dalle terie superiori con nn argiiietto travcrso fra il vecchio Lamone , e il Primaro. Ma ne parlo dubitaiido, appunto perclie la Conunissio- ne del Reno iion pote , come voleva, esaininnre il sito , e vedervi i particolari al minuto si della possibilita .. die del- la spesa. Sento bene di poter francamente asserire , che senza questo notabile avviciuamento della cliiamata dello sbocco alle nostre acqae , non saprei inniiagiiiare altro partite di lievissimo o niun pregiudizio alia pesca del pesce Inngo , e alia indennitu del paese di Gomaccliio , di mitissima spesa, e di tale diirata da misurarsi coi secoli. 20. Credo poi che 1' Idice co' suoi tributari potrebbe allora introdursi nell' attuale alveo del Reno senza perico- lo, perche 1' abbassaniento delle piene niassime dovrebbe lasciare non nieno di metri 2,50 di franco alia Bastia , e pero lo spazio occorrente a quella inevitabile e prossima imiuissione (2). 21. Provveduto in tal modo al tronco inferlore dal Tra- ghetto al mare, stimo che rispetto al superiore prima di pensare a nuovi bacini di espansione o all' alzamento del- le arginature, ivi meno elevate e sopra fondo sodo , si do- vrebbe ordinare , che gli argini delle golene sopra Cento ( le quali comprendono un bacino di 10 kilometri quadra- ti ) fossero inantenuti depressi a termini di legge per mo- do , che una plena di dieci piedi a Gasalecchio potesse li- beramente entrarvi sfioraiido su tutta la loro Inngliezza. Questa capace vasca e atta a contenere un quinto, e meglio, della plena niassima e di massima durata del Re- no , e per6 tenere piu depresso il pelo d' acqua ne' tronchi SuL Reno Bolognese 251 sopra Cento, e iriferlonneiite , prolungandone la durata della mediocre altezza. Oiide iion vi saiebljeio a teniere trahocclii dalle pieseiiti argiiiatiue. 22. Rispetto alle botte,e alle lunate sopra Cento reste- rehbc da farsi, nella limghezza di circa un miglio , il tra- elocamento in ritiro degli argini principali comandato dalle manifeste angnstie che vi soiio , le qiiali son cagione di spaventoso pericolo in ogni piena sopra il mediocre. 23. Raccoglieudo iinalmente la conclusione di queste mie ineniorie risulterebbe. 1.° Che a provvedere radicalmente e colla minima spe- sa alle nostre acque , senza alterazione apprezzabile dclle condizioni del Po , converrebbe iiltimare la inalveazione del Reno dalla Panfilia al Panaro , e iininettere, com' e gia designate, e inevitabile fia pochi anni, le acque dell' Idi- ce co' siioi tributari nell' attuale alveo del Primaro alia fo- ce del Silaro. 2." Clie disperando d' immettere il Reno nel Po, a provvedervi col rainimo danno delle Valli di Comacchio , e con tollerabile spesa per lunghissimo tempo, sarcbbe da accorciargli la linea col descritto abbassamento dell' argina- tura sinistra , apreudogli un libero sfogo nella Valle Vacca da S. Alberto alia chiavica Leonarda,e della destra simil- meute dalla Balladora al mare nelle basse delle Mandrio- le. Questo accorciamento della linea cagionerebbe una tale depressione del pelo delle massime piene da rendere 1' al- veo attnale capace della immissione delle acque dell' Idice alia Bastia , senza bisogno di ulteriore alzamento degli ar- gini attuali, non possibili a rialzarsi senza patente pericolo alia stabilita. 2i. Mi sono mancati gli studi particolari del sito per vedere se vi siano difficolta , e precisare i lavori occorren- ti rispetto alia Valle Vacca, e alle Mandriole ; e la Com- missione del Reno gii se ne occupa affine di mettere in luce la convetiiciiza, o no, del niio progetto. Essa aggiungera, io spero , tutte le considerazioni che valgano a detcrminare il Governo al miglior partito che vi pQtesse essere , e a me non apparisse. 252 Maurizio Brighenti Qiiesto e il mio voto , die nella urgente necessita di provvecleie in cui versiamo , ci6 si faccia sollecitamente , e coir ottimo di tutti i possibili divisamenti. Rimini 2 Novenibre 1855., BtSfTg'jrsg" ANNOTAZIONI Hi^E"^- (1) La portata di metri c. 600 per 1" vcrscra in ore 12 nella Vails Vacca melri c. -iieOOOOO d' acqiia. Qiiiudi 1' allezza X clie faia sopra la siiperficie 216 di quella vasca calcolata di melri q. 42000000 sari X = ^^-r z= melri 0,50. (2) L' allezza della piena 3 Giiigno IS^'^ sopra il pelo d' acqiia 4 Dicembre 1845 air Idrometro di S. Alberlo, si traslocherebbe nel piinto omologo dclla niiova foce , alio fbocco del Sanlerno. Ivi riuscirebbe melii 1,20 piu depressa deir alliiale , c similmente alia Bastia , per essere dal Santorno al Silaro il pelo di quella piena prossiinamenle parallelo al peln niagro siiddollo 1844. L' argine alia Baslia prevalc nra melri 1,40 circa al pelo dclla ripetuta pie- na 3 Gitigno 1844, qiiindi coUa nuova foce quella prevalcnza diverrebbe me- tri 2,60. STOUIA DI UIVA ELEFAI\TIASI DEGLI ORGANI SESSUALI ESTERNI VIRILI OPERATA COX SUCCESSO STABILITO SlEilORIA DEL DOTTORE GAETANO GIOYxlIVIlM ( Lctta nclla Scssionc del 22 Marzo 18J5. ) T' XJ iniportanza delle osservazioni in tutte le umane di- scipline applicate o piaticlie , comecche sia emersa sempre siccome generale convincimento degli vxomini saggi e pru- denti , nella rnedicina in ispecie dove quelle furono mai sempre predicate qual punto di partenza e siccome base sostanziale della scienza e dell' arte , tanto maggiormente si rende manifesta , quanto piu , nel succedersi de' varii sistemi e delle varie teorie , divise ed incerte le menti de' suoi cultori dal conflitto delle opinioni , e sorprese del- r incessante presentarsi di notevoli scoperte, in faccia alle imperiose esigenze di ognor piii armonica e severa filoso- fia, soggiaciono a quel dubbio clie , come fu e sara sem- pre stimolo a ricerche e sorgente della rivelazione delle piu grandi verita , non cesso mai , segnatamente nelle epoche critiche , di formare il piu grave tormento de' suoi in- vestigatori. II percbe mentre la farraginosa suppellettile di storie e di fatti die nelle opere de' Scrittori di rnedicina e di 254 GaETANO GlOVANINI cliirurgia, e negli Archivii di esse si contengono, dovizio- sissiina nierce per luini per coiifronti per enielizione, rie- sce testimonio incoiitroveitihile noii mono dclla laborlosa ed illuniiiiata attivita della Ippocratica famiglia, che del inomento dl quella, e dell' eiitilu difricilissima del suo sub- bietto, e dessa ben hingi dal bastare al grand' iiopo. On- de nuovi fatti e nuovi materlali vengono ricliiesti ognora , fra il coiitinno tribute die i inodici ed i scienziati di tut- to il globo presentano ogni gioruo nc' loro lavorl e nelle periodiclie collezioni. Che, se ad indagare ben tutte le cagioni di tanta in- sufficienza de' medici documenti noi per poco spregiudica- tamcnte 1' animo apponghiamo, vedreuio ben presto chela imperfezione e T inesattezza loro, avvegnacche, storicamen- te considerandoli , ai tempi, alle sette , ai sistcmi, alia ina- dequata proporzione de' mezzi collo scopo , alia estesissinia latitudiue del subbietto, in niolta parte, debbasi attribuire, vedremo, dissi , e niuno vorra negarrnelo , che oltre la col- pa della cosa , la colpa delle persone non poco ebbevi pur- troppo siiiora contribuito. Imperocche , lasciando a parte quanto le meno nobili passioni abbiano, esercitato della loro egoistica influenza a danno degli elementi o qualita essen- ziali di verita e di estensione proprie di ogni docunienta- le tradizione , e pur forza addebitarne per la sua giusta parte altre piii coinpatibili , sebbene non meno nocive, ine- renti alia umana natura , e quasi da tutto che sia opera de' nati da Eva inseparabili. E fra queste notero , princi- palmente , il naturale trasporto dell' uomo a raggiungere il fine; la intima compiacenza di poter esibire alcun argo- mento di presunta o reale importanza ; I' ansia di prirai pubblicare fatti o risultati nuovi o almeno tali ritenuti; e la purtroppo , agli scrittori di cose mediche o natiu'ali non meno che agli altri comune , gelosia nel proposito delle priorita , o pertinenze individuali. Da tali cause per lo piti precede die fatti, in tutta buona fede e con religiosa ve- racita presentati , non reggano al confronto di altrettali an- terior! o posteriori, o siano con interminabili dispute, per coscienzioso conyincimento , dagli uni sosteautij contradetti Di UNA Elefantiasi 255 o negati dagli altri , perclie rignarclati da ciascuno de'con- teiuleiiti a travnrso di svniiate facce del relativo prisma, od in divcrso piiuto , talvolta aiitipodale , osseivati , punto parziale giiulicalo esteiisione e profonditi intera o comple- ta , o finalinerite perche in dilTerente periodo gindicati. Da cio la pericolosa , j)introppo , verita di fatti die il tempo, nelia entita loro o nelie dednzioni clie gli spositoii ne tras- sero non scnza apparente leggitima autorita , viene a di- strnggeie. Tali diffetti oggi piu clie mai noti e giustamente lamen- tati dnir universale , se ne'casi ovvii o ripetibili piii di fre- quente, devono mettere in guardia qualunque medico intel- ligente ed onestrt il (jnale impr(Mida ad esporre alcuna os- servazione, qiianto freddo paziente e circospetto non do- vra tenersi quello cui una eventualita, od una diretta ri- cerca abbia messo a portata di pubblicaie una cura od una operazione che a malattia nuova o rara si riferisca, e che della sua essenza , e del grado de' mezzi di sua sana- biiita abbia a constatare? Non avio io, pertanto , a temere taccia alcuua di bia- simo, e non mi si vorra notare a peccato di lentezza o di soverchio ritardo nello adempiere alio stretto dovere che i medici e gli osservatori tutti hanno, non meno verso gli studiosi, che in faccia alia umanita intera, se , trattandosi di una malattia non comune in Europa, e la di cui gua- rigione ( inutilmente gia tentata con varie medicature in- terne ed esterne) non risulta abbastauza chiara o consta- tata per intero dalla ardita operazione che Chirurgi di al- tissima rinomanza praticarono per essa in tempi a noi vi- cini, ho tardato ben quasi quattro lustri nel pubblicarne la Storia , per autenticarla coile irrefragabili qualita di fat- to positive, stabile, intero : per cui nuovo trionfo si ag- giunge alia moderna chirurgia e nuovo acquisto viene as- sicurato alia esterna terapia specialc, E , infiue cosa potc- va io , giovane esercente 1' arte salutare , opporre alia au- torita di rispettabilissimo Professore che, davanti alia sua scolaresca, sostenne doversi riprodurre la malattia di cui sono per trattare , in onta della operazione da me eseguita 256 rAETANO IjrlOVANINI e del pieno ben essere dell' operato presente , se non la sanzione ineluttabile del tempo ? Ma eccoci all' aigomento. Giuseppe Clielli da San Giovanni di Calamosco^ conta- do in pianuia saliibrissima poco distai-.te da Cologna, nac- quc da genitori sani c robusti. II padre suo sartore di pro- fessione moriva ottnagenario ; avvanzata pine in eta, per malattia comiine , mancavagli la niadre. Sortite il Clielli le migliori fisiclie disposizioni , ed immune da qualsiasi labe ereditaria , scorse con florida salute e vigoroso sviluppo i perlodi dell' infanzia e dell' adolescenza. Nei tredici anni , fu colto da vaiuolo arabo conflnente , per cui tocco grave pericolo della vita. Entrava allora nella pubeitii. II vaiuolo si dissecco abbastanza regolarmente ; se non cbe lascio nel- lo scroto, un poco pin ingrossato di prima, varii tuberco- letti come verrucbe : alcuni de' quali il Chelli faceva di quando a quando cadere con allacciarli , ma die ricompa- rivano in maggior numero sempre. Circa due anni dopo, manifestavasi da questi tubercoli nn trasudamento quasi continuo di linfa alquanto viscida di limpido colore. Que- sto gemitio prosegui per circa otto anni senza ulteriore in- . grossanieuto dello scroto, avvegnacche, dall' anno veutesi- nio, circa, di eta del soggetto , cominciassero di tempo in tempo a sorprenderlo leggieri accessi costituiti da brividi e da spossatezza cb' egli non tenne a calcolo veruno. AUi anni ventitre circa , essencroglisi soppresso 1' abituale sudore de' piedi, si fecero tali accessi tutto ad ini tratto piu ri- marcbevoli e forti con brividi, prostrazione di forze, feb- bre , gonfiore e rossore nello scroto, die diveniva sotto di essi dolente , siccome rossi e dolenti gli inguini si rende- vano. L' accesso febbrile durava ventiquattro ore, circa; dopo le quali , praticate sulle parti offese unzioni di butirro o di olio , svanivano il rubore ed il dolore ed in parte il gonfiore , cbe rimaneva stazionario pel resto , ossia lasciava ingrossamento alio scroto. Questi accessi si rinovdlavano , circa, una volta al mese, ed un aumento di volume, come Dl UNA ElEFANTIASI 257 dicea , ogni volta notavasi superstlte ncUo scroto, die a poco a poco sul pene cstendevasi altcrandone la forma, ol- tre le diniensioni, per ogni senso. Succedevansi da venti anni , circa , qneste periodiche vicende (nel quale spazio di teiii[)o jj Clielli ebhe pure a sofFrire una bronchitide al- quanto grave, vinta con inetodo di cura evacuante ed an- tiflogistico) quando niun rimedio giovevole avendo ottenu- to ne da' piu cospicui uomini dell' arte cui erasi presenta- to in Bologna, nc dagli empirici promettitori , stanco non tanto delle periodiche sofTerenze qiianto del pcsante volume dello scroto che obbligavalo a camminare a coscie divaricate, tuttocclie del iniijlior modo che erairli dato cercasse di so- Stenerlo, e reso quasi inabde a proseguirc uelle incombenze del suo servizio , nell' estate del 1836 veniva a consultar- mi. Ed ecco qiianto io rilevava. -- Trovai nel Chelli un uo- mo deir eta di anni 43, di ordinaria statura , di simmetri- ca conforniazione , di temperamento linfatico-sanguigno, ben nutrito e con tutte-le impronte di buona salute. La ma- lattia che lo affliggea interamente locale , 1' intumescenza cioe degli organi sessuali esterni , presentavasi come segue (V. la tav. 7.). Un tumore quasi sferico pendeva fra le coscie, delle quali giungeva oltre il terzo inferiore, spor- gendo assai in avanti ed indietro , attaccato al perineo ed air ipogastro, occupando tutto lo spazio compreso tra la regione del pube gli inguini e 1' ano. II suo diametro per- pendicolare era di centimetri 25, la sua circonferenza alia base era di centimetri 48, ed alia parte piii larga del tu- more presso il suo terzo inferiore centimetri 63. A quat- tro dita traverse circa dal pube sporgeva in avanti ed in basso il pene o, a meglio dire, I' involucro di esso con- torto a modo di S rovesciato, lungo centimetri 13 e della circonferenza , quasi eguale per tutto, di centimetri 20, schiacciato qualche poco dall' avanti all' indietro, termina- to air apice in forma ovale con solco traverse simulante quasi il miiso di tinea , della lunghezza di centimetri due in circa, di dove sortivano a getto le urine. II peso ap- prossimalivo di tutto questo volume potevasi valutare di circa dodici a quindici libbre. La superficie del tumore, T. VII. 33 258 GaETANO GlOVANlNI air Infiioii dello spazio iiotato tra la sua origine e qnella della lodera del peiie , siccome iielle sue parti supcriore-an- teriore e nelie laterali, era greiuito di tubercoletti pronun- ciati assai nella parte piu sporgeiite media anteriore, sic- clie mostravano per una linea rilcvata tutto il rafe , e si- milissimi alle ordiiiarie verruche , i inaggiori de' quali eqni- paravano un graiio di frumentone. Piena di qnesti tuher- coli era tiitta la parte iiiferiore, dalia radice sino in cima, della fodera atizidetta del pene clie , nella sua faccia ante- riore ahpianto compressa , un tubercolo o due appena lar- glietti, appianati niostrava, e cio evidentemente per la pres- sione di continue escrcitatavi dai calzoni. II colore del tu- niore uon scostavasi da rtuello dcslla cute atnbiente se nan che nei tubercoli , alquanto piu scuri e tendenti al pavo- nazzo. La consistenza del tumore era dura e resistente al- ia pressione della dita per tutto , e specialmente nella estre- mita della fodera del pene. Non cosi era, pero , nelle par- ti laterali dello scroto dove la compresslone della faccia in- terna delle coscie aveala niantenuta alquanto piu molle , segnatamente nella porzione relativa della cute in istato quasi naturale. La temperatura del tumore non era dissi- mile dalla ordinaria. La sensibilita , se pure eravi diminui- ta , ben 1' era di poco, e , compriinendo con qualclie forza ai lati del tumore , provava I'infermo un ottuso risentimen- to doloroso del genera di quello che provasi comprimendo i testicoli. Non era dubbio trattarsi in questo caso della Elefantiasi degli Arabi , Elefantiasi dello scroto, cosi chiamata dal mag- gior numero de' scrittori moderni , Orchelassia di Alibert. Per lo che troppo nota la insufficienza degli agenti tera- peutici , anclie i piii attivi antiflogistici ordinarii , all' inter- no ed all'esterno in questa forma di malattia giunta nello stato cronico adoperati. Non atti ad ispirare maggior fidn- cia o ad incoraggiarne la ripetizione le frizioni niercuriali, i cataplasmi , i bagni , i vescicanti , i setoni^ i caustici sulla parte, checche su qnesti ultimi ne dica il Chopart. Passa- to il periodo del morbo in cui lo stropicciamento prolim- gato produsse a Souty risolvinieiito (dicesi) della malattia ; Di UNA Elefantiasi 259 siccome pure iion piu appllca])ile il metotlo della compres- sione con e sciiza le scarificazioni, accieditato dalle cure felici ottenute da Baylc , da Alaid, da Lisfianc ; I' uuico ri- inedio clie affacciavasi alia mia rneute era 1' amputazione od estirpaziono del tumore, la quale, avvegnacclie non ve- duta favorevolmente , gia, dal Cbopart, da Alard e da al- cun alti'o Autore, vanlava nullameno sin da quell' epoca qualclie successo , e nella quasi costante osservazione del- lo stato noriiiale de' testicoli in mezzo a tanto niorboso svi- luppo del loro piu esterno involucre conuine, veniva da sommi autori, e segnatamente da Roux , Larrey , Beyer, Samuele Cooper, Delpech , Velpeau, racceinandata siccome unica risorsa nella malattia a quel grade perveuuta. Esaminato quindi bene il Chelli, ed avendolo trevato immune ila difTusione della Elefantiasi in altre parti del corpo , siccome da qualunque ingorgo od induramento di glandole e da qualsiasi altra malattia od infezione, consi- derata la sua buona nutrizione, il sue florido aspetto, la sua tuttora fresca eta, la sua provenienza , non mene che le felici disposizioni del suo spirite , il sue coraggio , ciee , e 1' ardente desiderio di liberarsi dal sue moleste malere , facendo capitale delle favorevoli condizioni in cui trevava- si la pelle ai lati del tumore , e sperando semplicemente infiltrata di linfa la porzione anteriere e superiore di esse , propesto r ardito espediente chirurgico che il soggetto ac- colse con trasporto , preparato siccome d' uso con un pur- gante nella vigilia, il giorne 25 Agooto 1836, alia presen- za dell' amice mio carissimo il Prof. Paolo Bareni (ahi! troppe presto rapito al progresse della scienza e dell' arte, di cui tanto amore seppe col suo esempio e con le sue mirabili opere fra noi ridestare ) ed assistite dal Rizzoli , (allora assistente in qnesto Spedale Provinciale ed in ades- 80 fra i pill chiari luminari della italiana chirurgia) non che dal valente chirurge in queste Ospedale Maggiore Sig. Dott. Gio. Battista Vaccari , venni all' operazione nel mode che sono per indicare. Posto 1' infermo supine sopra ima tavola munita di ma- terasso , col capo alquanto rialzato , colle natiche al mar- 260 Gaetano Giovanini gine estremo di essa, colle gamhe e le coscie piegate e di- varicate, e sostenuto il tumorc da uno dcgli assistenti, mediante uii bistori convesso coii una incisione curva , a convessitu interna, coniinciata circa al terzo iiiterno della regione inguinale e segiiita sino al margine dell' ano , cir- cosciiveva alia mia destra la porzioue laterale di cute sana clie eiami prefisso adoperare per la formazione dello scro- to ; cosi , praticata altra incisione eguale a sinistra, e dis- secati ambedue i lendji cutanei dal sottoposto tessuto cel- lulare , m' accingea a rinnire con una incisione orizzontale, al llvello della radice dell' apparente pene , le due pratica- ta incisioni ; se non clie, accortomi clie la cute della par- te anteriore superiore del tuniore ( con la quale e con porzione della cute dell' ipogastro avea sperato di poter formare un terzo lembo con cui , tuttoclie fosse iuevitabile alquanto di stiramento, involgere la verga ) desisteva af- fatto dal precoucepito disegno : ed invece , riconoscendo la necessita di asportare anclie qnella superiore parte del tu- niore per intero e quindi staccaila con un' incisione tanto piii in alto della immaginata dapprima, visto clie altro compenso per I' autoplastia intera non rimanevarni clie am- pliaie superiorrnente i lemln lateralis come esporro in ap- presso, estendeva per ben due poUici di qua e di la 1' in- cisione sugli inguini , e , fattane la dissezione diligente , e riparato sempre a mano a mano alio spargimento del san- gue con le opportune torsioni de' piu piccoli rami arterio- si e colle legature de' piii rilevanti , mi appigliava alia ri- cerca delle parti nobili che io dovea, j)Otendo , preservare. Cosi, approfondando alia mia destra il tagliente nel medio- cremente consistente tessuto della laterale porzione media del tumore sotto il lesnbo corrispondente cutaneo, fra lo scolo abbondante di sierosita di colore appena citrino pro- veniente dalla divisione della cellalare, sempre piu nell' in- terno decrescente nella consistenza , venivami dato di rin- tracciare il testicolo sinistro affetto da idrocele non niolto voluminoso. Nella dissezione paziente di questo viscere per staccarlo dalle aderenze , escideva , seguendo il principio di Kinder-Vood , una listarella di vaginale che lasciava nella Dl UNA Er,EFANTIASI 261 sua estremita estenia attarcata alia cellulare ammorbata circmnambieiite ( V. la (r) Tavola 8 ) e , distaccatido sem- pre il resto dal basso all' alto, abbatteva una cisti tipiena della notata sierosita sitiiata subito al di sopra del testicolo, cbc sarebbesi delta iin altro idrocele del cordoue cosi bene desciitto dair iinmortale nostro Scarpa , giacclie aderiva a questo , il quale sino all' anello convenivami diseppellire con cauta dissezione , e cbe scorgendo in niun senso di forma e di sostanza alterato rovesciava in nn col testicolo sul ventre. Cosi operava dal lato opposto : ma qui il testicolo non pre- sentava alcuna raccolta per entro la sua vaginale , ed esse ed il cordone erano in istato normale , ad eccezione delle aderenze notate, cbe nelia maniera istessa 1' uno e 1' altro rilenevano. Sul ventre, aduiique , ancbe questi rovesciati , rimaneva da discuoprirsi il pene. Per tale scopo avrei dovuto , seguendo gli autori cbe praticarono le poclie ope- razioni allora conosciute , portarc una sonda nell' apertura descritta in cinia dell' informe prepuzio, e quindi |)er tal lato con bisturi bottonato farmi strada ; se non cbe , ri- flettendo cbe 1' urina era uscita sempre con tal quale mo- do di getto e cbe quindi poteva la sonda pur avvanzarsi per r uretra e dar luogo a ferita di essa, o de' corpi ca- vernosi , e cosi complicare 1' esito dell' operazione ; altron- de, dovendosi recidere la porzione superiore del tumore contro il pube , divisai di trovare per tal via il leganiento sospensorio del pene stesso , e cosi proseguire al sicuro la dissezione dall' alto in basso e dall' interno alio esterno. Approvato dal Prof. Baroni il mio consiglio , riposti in bas- so ambedue i testlcoli , eseguiva una incisione profonda al margine del tessuto cutaneo pubico sano, all' altezza di poco pill cbe due dita traverse , di sopra la radice dell'ai)- pariscente pene , incominciandola poco sotto del margine superiore del lenibo laterale destro , e terminando nel mar- gine eguale del lembo opposto. Cosi, ritrovato a non lieve profonditu il legamento cbe servir doveami di traccia , ben presto potei colle dita separare , previa incisione superiore longitudinale del fodero morboso, la verga , lasciandovi so- pra quanto piu trovossi di tessuto cellulare sano per la 262 GaETANO GlOVANlNI inscrzione de' punti di sutuia con cui fermare e congiun- gcre la striscia di tegumeiito oiide eraini prefisso di efFet- tiiarne 1' autoplastia, e coiiipiere il dislacco colla iiicisio- ne circolaie del morboso iirepuzio poco sotto il gliiande. Rimancva a staccarsi defuiitivatnonlo il tuinore : ma 1' in- fenuo, die siiio allora aveva diirato nel doloroso travaglio con indicibile coraggio, lagnandnsi di ormai insoftiihile do- lore di contnndiinento ai lombi , ricliiedeva assolutamen- te si faccsse sosta alnietio per l)reve riposo. Non presen- tanJosi einorra'iia ne altio die obbliiiasse a resistere a questo desiderio , riiriessi i testicoli di nuovo suH' addome , fecesi breve pausa, e cosi potei meglio stabiiiie in inente la distribuzioiie delle parti de' lenibi cutanei co' quali do- vea ricoprire organi tanto ragguardevoli e stabilirne i rap- porti e gli artifizii per la loro combinazione, Ricomiiiciata, quiiidi, la dissezione , veniva con discreta faciiitu staccata la massa morbosa , nc davasi luogo per questa manovra a valutabile geniitio di sangue, sendo ri- niasti probabilmente obliterati in antecedenza i rami del- la estenia pudenda die inevitabilniente doveauo dal coltel- lo venire recisi. Ed eccoci all' ultima parte e non poco importante e difficile della operazioue, 1' autoplastia. Due pezzi semicir- colari ( V. la Tav. 9 ) o piuttosto semielittici di cute , uno per parte del diametro longitudinale di 16. centimetri , cir- ca, e del traverso, nella sua media superiore porzione , la pill estesa , di centimetri 10, circa, dovevano formare il nuovo scroto , la fodera del pene, e riparare piccola por- zione scoperta della regione inferiore del pube. Per quanto potevasi ritrarre di norma dalle operazioni conosciute a quell' epoca , sapevasi die Delpech (1) aveva ricoperto la verga con apposito lenibo dissecato sulla par- te superiore del tumore, e cosi avevano praticato Clot (2) (1) Dnipech Cliiriirgie Clinif|iie do Monlpellier. (2) CIol Bey , Hisioiie d' unc tuiueiii' eU'ijlianliaqiic dii Scroliira cxlirpie elc. Marseille elc."l830. Dl UNA ElEFANTIA3I 263 e Gactani nella sua prima operazione (1). II processo clello svetitnrato Clir)ico di Montpcllier era pro[)Osto dagli aiitori di Medicina 0|)eiatoiia piu lecenti allora Velpeau e JMal- gaigne. Ben facile era piocuiarsi iin lembo superiore al- r iiopo nei casi , come i descritti dai citati cliirurghi , di volimiinosissimi tumori , dove il peso trascina di necessita alia loro radice la pelle degli inguini e dell' ipogastio in molta altbondaiiza ; ma in lui tninore tanto piii piccolo, in cui qnesto alliingaineiito non era avvenuto , se la cute della porzione su[)eriore del tuniore non presentavasi op- portuna , come ricoprire 1' organo copulatore ? lo per veri- ta troppo aveva bene presuiito della di lei qualita per non attendermi questo caso ! Ma bisognava ad ogrii inodo adot- tare un provvediiuento di riparazione. E quale ? Eseguire r anaplastia del pene staccando il lembo occorrente o dal- la radice delle coscie o dalla regione ipogastrica-ombellica- le, nella maniera gia conosciuta per altri innesti , non pa- revami, in veritu, troppo soddisfacente sotto ogni rapporto, tanto relativamente alia esecuzione per i riguardi do\ uti al paziente gia abbastanza cruciato per lunga opera di dolo- re , quanto per la riuscita nell' intento. Servirmi, adunque, di uno de' lembi laterali per coprire la verga nel modo meno imperfetto, si fu il conipenso che io potei concepire ed a cui mi proposi di servire quando, come sopra gia dissi, ampliai la loro estensione superiore- -laterale. EfFettuava, quiudi, nella maniera seguente il pro- cesso improvvisato , nuovo nella pratica tuttora, ne, per quanto io mi sappia , da altri inimaginato o ripetuto. Stabilito di valermi del lembo destro per coprire i testi- coli, tagliava colla forbice con linea curva rientrante, quasi paralellamente al suo margine , il lembo sinistro, incomin- ciandone la divisione alia meta circa del sno terzo inferio- re e prolungandola sino a poco meno di due dita traverse al mezzo del suo margine superiore. { V. per questa e per le successive divisioni de' lembi la Tav. 9 ). Risultavane (1) Gazzctle Medicate de Paris 1835 p.ig. 79. 264 Gaetano Giovanini per silTatfa divislone del leml)0 in avanti una lingua di cute delta ionna, dire! , di un largo becco dell' iiccello chiamato Ranfiisto, della luiigliezza approssimativa di cen- tinietti undici, largo dalla nietil in su da cinque a sei centi- nietri circa , con cui io destinava di fasciare il membro sin oltre la sua radice per cliiudere almeno una parte del va- no notato sul pnbe. Preso qnindi il lend)o destro , fatta- vi nna incisione oiibliqna dalla ineta circa del suo mar- gine siiperiore sine al livello inferiore della radice del pe- ne, e vislo clie , confrontato 1' altro suo margine anteriore con quello della porzione aderente del lembo opposto, ri- sultavane sacca sufficiente per i testicoli, richiamati questi ben subito al suo posto , con punti di sutura interrotta , distanti ventidue niillimetri circa fra loro , mi riesciva di coprirli convenientemente. Stirando , quindi , in basso la pelle recisa sul pnbe, trovata abbastanza cedevole, porta- vala a contatto dei margini dell' apertnra angolare del lem- bo destro risultaute , per la incisione ultima in questo pra- ticata, dair abbassamento di sua porzione sotto la radice della verga, e con nuovi punti di sntnra , senza stento , poteva r unione ritenere. Pigliata infine la striscia o por- zione divisa dal lembo sinistro , sollevatola alquanto ed at- taccatone con nuovi punti il margine superiore col corri- spondente della pelle del pnbe, e poscia alia radice del pene inferiormente col margine della incisione ultima del lembo destro , fasciava con quella il pene , non senza ag- giungere al suo estremo corrispondente , poco sotto al ghian- de, una ripiegatnra circolara a modo di piccolo prepuzio e vi stabiliva la nnova guaina con i soliti punti di sntnra, alcun poco pin vicini fra loro, avendo cura di far passare il filo a traverso del tessuto cellnlare sano, qua e la al- 1' uopo lasciato nella dissezione. Da tutto questo artifizio risultava ( siccome vedesi nella Tav. 9 ) uno scroto sup- plementario abbastanza largo, la verga coperta sino al gbian- de, mantenuta innalzata al di sopra dello scroto e stirata alcun poco verso 1' inguine sinistro, un piccolo spazio elis- soide nel perineo presso 1' ano scoperto di tegumento , un altro piccolissimo spazio triangolare pure scoperto, e presso Dl UNA Er-EFANriASI 265 r interno dell' iiigiiliie destro al punto corrispondente al- r angolo , pruvonieiite dalla iiicisioiie nel leruijo relativo , qiialclic lievissiiiio inciespamento (jiia e la nelle varie lun- glic liiiee di congiunzione. Non aggiungo nota paiticolare relativa a' laoci post! mano a itiano che avealo richiesto il bisogno nclla 0|)eiazIone , giacche iiel luaneggio protratto delle parti, varii di ossi eraiisi alia fine staccati senza ernorragia , ed appcna qualche filo resto da fermarsi con cei'otto sill piibe. Apposte , pertanto, in sussidio delle suture cruente le convenienti striscie di cerotto adesivo, copiivasi la parte operata con pezze bucheiellatc e spalmate di unguento sera- plicc, su cui distrihuiti per tutto larghi pliunacciuoli di niorbide fila dalT ano sino alia somrnita esterna degli in- giiini e sul pube, soprappostevi cornpresse lunghette incro- ciccbiate le una sul perineo divaricate ai lati della radice del penc , le altre al disopra di questa da un inguine al- r altro. Tutto 1' appareccliio veniva contenuto e mediocre- mente stretto, per opporsi possibilmente all' ingorgamento eccessivo delle parti , per aiutare il contatto inimediato e compiuto dei lenibi , e per sostenere i testicoli , da una fascia a T doppio i di cui capi incrociavano sullo scroto prima di fissarsi ai lati della cintura. Tutta questa operazione, per le condizioni di sua natura e per coutiugenze irnprevedute , era durata ben un' era , in cui erasi dovuto coucedere qualche posa all' operate; die spossato per il lungo sofferimento non che per la per- dita del sangue, avvegnacche non copiosa certauiente, pre- so da brevi e frequenti deliquii , con faccia scoloratissima , freddo generale , polso profondo piccolissimo , accusando dolore di grave coiitundiniento al lombi ed al dorse, ve- niva coricate supine nel letto celle coscie semiflesse ap- poggiate ad un cuscino. L' infernio uu' era dopo l' operazione ( ore 1 pom. ) prosegue (|uasi nello stesso state. Ha vomitate il vino ed il biscotto prcso durante l' operazione in un coll' acc[ua panata bevuta dopo. Sente bisogno di orinare ma ineffica- ce. II polso si inantiene profondo ed esilissimo. E bagnato T. VII. 3i 2GG Gaetano Giovaninx di fieddo sudore , ed appena alza il tronco e preso da de- liquio , ed lia niolla sete. ]\Iistura acquosa aioniatica laudaniz- zata a cucchiai, e qualclio sorso di hrodo. Si viene all' esame del tumore su i pezzi staccati e se- gtiataniente sul maggiore di essi che coinprende tntta la sua niassa, traiiue i pin pincoli hraiii scparati nella disse- zione de' leinbi e nel compimeiito del distacco totale. Si trova quindi composto di una sostanza, che tiene il mez- zo tra la coteima ed il lardo , egiiale e resistente alia pres- sione ( V. Tav. 8 ) e che confoiide iiisieme la cute ed il tessuto cellulare sottoposto. Nella sua faccia interna , verso la sua porzione centrale, e questo tessuto alcjuanto piu raolle , e vi si scorgono cellule allargate ])iene giu della sierositu colata abbondaiiteincnte nel tempo della operazio- ne e dopo. Nella parte die corrispondeva al tnezzo del pu- be , osservasi porzione di tessuto adiposo perfettamente nor- male ; nel mezzo e rimarcabile il setto del dartos che, es- sehdo piu duro e compatto del resto , apparisce rilevato. Niuu indizio di vasi all' inluori che nella porzione che ser- viva di copertura al pene , nella quale la superficie liscia , eome di nieinbrana mucosa, che costituiva il lungo cana- le nel mezzo dell' abnorme prepuzio, mostra qualche dira- mazlone venosa. Nel centro della massa morbosa a destra, vedesi una nicchia incavata, che contenne gia il testicolo sane ; a sinistra altra consimile ma piii circolare ed ampia che fu loggia del testicolo sinistro affetto da idrocele. Que- sta nel suo margine esterno presenta la listarella di vagi- nale escisa per la cura di quello. Sopra il descritto va- no , altro ne appare ove fu la cisti acquosa notata. Nfel fine del pezzo patologico ristretto a punta, gia corrispon- dente al perineo , vedonsi piccole porzioni di fibre musco- lari che fecero parte dello sfintere dell' ano. Nella faccia esterna dello scroto morboso e della guaina del pene,itu- bercoli che dalle parti laterali sono appena scorgibili avvan- zano sempre piii sviluppati verso la linea media del rafe e sono grossi persino come un granello di frumentone , e fra questi trovansi pochi pell ma non alterati e resistenti alia tra- zione. I tubercoli sezionati mostrano evidentemente di es- Dl UNA Ei.EFANTIASI 267 sere un prodotto ilclla cute ipcitiofizzata simile alia sostan- za gencrale del tiiiiiore, all' iiifiiori del colore dell' epider- niide alquanto piii scuro dell' ordinario. Pesato il pezzo patologico principale , due ore dopo il suo distacco , si tro- vava di liljb. 6 1/2 bolognesi pari a Cliilogr. 2. Ectogr. 3 Decigr. 5 circa. Ore 4- pom. L' infermo prosegue quasi riello stesso stato, e si insiste colla mistura e col brodo. Ore 8 1/i. Ha einessa piccola quautita di orina die bru- cia nel passaggio e particolarmente iiella estremiti del pe- ne , ivi bagiiaiido esteriorrnente 1' apparecchio. Ha preso sempre qnalclic cuccliiaio della niistiua. II calore e un po- co pill innalzato, nia aiiclie sotto al grado normale. Polso a 105 battute. Calma di spirito. Sete. Acqua limonata leggiera. Ore JO 1/i. Calore quasi naturale. Polso a 110 battute. Sete. Lingua umida e ])ulita. Minor dolore ai lombi ed al dorso. Calma di spirito, fisionomia meno abbattuta. Ha emesso una certa quantifa di orina, nia pooo se n' e potuto raccogliere perclie, essendo tenuto il pene elevate dair apparecchio , il gettito gagliardo I' ha bnttata contro le lenzuola. Si provvede intanto con apposizione di spugna sopra r estremiti del pene. Nuovo brodo. Agosto 26. Ore 5 antim. L' operato ha passata la not- te quasi interamente senza sonno. La sete e stata tormen- tosa. Ha emesse orlne naturali colte coHa spugna. Si e provveduto per ottenerle in un vaso adattato. Calore sopra il naturale. Lingua alcun poco arida. Fisionomia discreta. Ventre molle. Polso vibrato alquanto e ristretto a 94 bat- tute. Si pratica un salasso di oncie sette cui succede Ha- ve dcliquio e polso piccolissiino. Si prescrivono Libb. 3 di acqua minerale ]jIaudo-purgativa,detta delTettuccio,da pren- dersi nella giornata. Sete molesta. Accusa Toperato nn sensodi strettczza nt:ira[)parcccIiio, chee pero chiuso moderatatnente. Ore 10 antiin. Alle ore 9 circa, ha avuto luogo un de- liquio prolungato. II senso di costringimento alia gola e svanito in gran parte, rimanendone un lieve grado nel la- to sinistro del collo. Fisionomia piu viva. Rossore alle gote 268 Gaetano Giovanini noil molto csteso. Polso a 97 battute. Galore discreto. Ha preso gia una libbra dell'acqua del Tettiiccio , ed lia emes- sa piccola quantitii di oiiua. Ventre niolle , testa libera. Ore 2 e niezza pom. Lo stato dellc cose e egiiale all'an- tecedente. Al niaigine libero del lembo cutaiieo con cui si e rivestito il pene,eclie di necessitu e stato alqnanto sti- rato , si manifesta una mortificazione clie per V altezza di tre linee circa corrisponde alia parte laterale sinistra del medesinio. Le oiiiie si emettono freqnenteniente e bagna- no r appareccliio. II salasso ba presentato leggiera coten- iia , e iiaturale sepaiazione. Ore 8 e iin qiiaito pom. II calore c cresciuto. II polso e a 115 battnte, ristretto e vibrato. Seguita la sete. Faccia rossa. Ventre molie. Salasso di libbra. Ore 12 pom. II calore e diminuito. II polso e a 105 battute ma piii espanso e cedevole. Lagnasi 1' operato del- lo inzuppamento dell' appareccliio. La mortificazione appe- iia inostra di avere progredito. Fomenti di posca su la par- te mortificata. Agosto 27. Ore 7 ant. L' infermo ba passato la notte discretamente. Ha dormito tranquillo per tre ore. Fisiono- niia tiaturale. Lingua umida abbastanza. Polso cedevole e da 100 battute. Calore mite. Ventre mulle. Orine colorate, ab- bondanti. II sangue estratto e cotennoso ed ba fatto ab- bondante sepaiazione. L' infermo accnsa Ijruciore verso I'in- guiiie sinistro per 1' infiltramento delle urine nell' apparec- chio. Questo si rinuova. La ferita e gia riunita agli in- guini. La peile del uuovo scroto e pocbissiino gonfia ed in qualcbe punto leggermente si e attaccata. Verso 1' an- golo interno superiore formato nella parte sinistra dalla sutura scorgesi un piccolo punto di mortificazione che compresso manda piccola quantita di sangue atro e den- so. La gangrena nell' involucro del pene ba fatto progresso e minaccia gran parte del lato suo sinistro. Si tagliano i due punti di sutura su di esso e si trova iiel di loro mez- zo un piccolo tratto di aderenza. Si mantiene accostato ed nnito tutto 1' involucro anzidetto , e cosi lo scroto. E no- tato che la mortificazione non si estende al tessuto cellulare Di UNA Elefantiasi 269 del pene die niostra il coininciamento della siippiuazio- ne : e cosi pure non tocca aflatto la piega del riuovo prepiizio clie si niaiitiene sanissinia. Si tenta peio d' im- pediie il progresso della gangrena facendo una incisione, per poco oltre la epidermide , in tutta la liiiea sana che e contigua colla animorbata , e passandovi per entro per piu riprese la pietra infeniale. Si applica indi 1' empiastro di semi di lino sul pene. Si prosegue nell' uso dell' acqua di Tettuccio. Ore 8 e niezza pom. L' infer mo ha avuto scariche di ma- terie fecali abhondaiitissime ed ha emesso copiose orine naturali. Polso a 97 battute. La gangrena non ha fatto pro- gressi. Pus commisto a sangue atro cola in abbondanza dal- r angolo costituito dal margine della cute del pube a de- stra , e dall' altro del lembo laterale superiore con cui e involto il pene. Perlocche si levano due punti della sutura in questo luogo , onde si faciliti lo scolo marcioso che si rileva provenire dalla cellulare del pube. Si taglia poscia il margine sporgente di cute gangrenata alia estremita del pene. Si prosegue coU' empiastro e colla dieta. Agosto 28. Ore 7 un quarto. L' infermo ha passato la notte abbastanza bene. II polso e a 94 battute. Ha emes- so orine abbondantemente. Tl ventre e moUe. La lingua e biancastra. La gangrena non ha progredito oltre al limite della incisione cauterizzata alia estremita del prepuzio ar- tificiale, e sotto , verso 1' angolo interno della sutura a si- nistra, si e estesa appena per poclie linee. Si recide col- le forbici la piccola porzione del margine angolare cutaneo pubico a destra pure gangrcnato. II pus cola in copia te- nue, forse perche commisto a sierositi della cellulare del pube dair apertura triangolare alia radice del pene. II lem- bo destro in varii spazii gia uuito colla porzione del cor- rispondente e alquanto gonfio e dolente; si prosegue quin- di r empiastro anclie su di esso e la dieta solita. Ora 8 1/2 pom. L' infermo accusa qualche lieve smania. II polso a 11.5 battute. La lingua e alquanto lurida con sapore aniaro. II ventre pero e appena meno moUe di prima. La suppurazione ha bagnato 1' apparecchio che si 270 GaETANO GlOVANINI rinnuova come al solito. Due dramnie di magnesia con poco rabarbaro. 29 Agosto. Ore 7 1/2 ant. L' infermo lia passato la me- ti della notte con un poco piu di smania. Ottcnutasi pero qualclie scarica alvina, lia dippoi riposato abbastan- za bene ed e notabilmente sollevato. II polso conta non pill di 80 battute. La gangrena pare fermata. I tratti di adesione appariscono piii estesi, e la marcia che sorte dal- le aperture descritte niostrasi di buona qualita commista a sierosita manifesta. Ore 8 1/2 pom. Tutto prosegue bene. Agosto 30. II miglioramento e quasi afFatto normale. Co- minciano a detergersi i punti in cui fu mortificazione , e r adesione si fa ognora piu estesa. Si toglle l' empiastro e si medicano le piccole piaghe con fila asciutte. Si concede un aumento di dieta. Non notero ulteriormente i particolari della cura che nulla offre di notevole nel continuato suo prospero progre- dimento. Se non che nell' ottavo giorno dopo V operazione sopravvenuta iscuria, si e praticato il cateterismo il quale pero non e occorso piu di replicare. Al decluioqulnto giorno della cura poi manifestavasi presso l' interno dell' inguine sinistro ai margini de' tegumenti, non bene anche riuniti, uno stillicidio di un umore limpidissimo coucrescibile col calore, che, durando pertinaceniente da varii giorni , in onta di prolungata cauterizzazione con pietra infernale, non fu vinto che con 1' immissione in luogo di un globet- to di carta masticata con sopra adattata compressione. La cicatrizzazione intera e lo ristabilimento pieno del- r operate compievasi nello spazio di un mese e mezzo. Tornato Esso, quindi, nei primi di noveml)re , alle sue incombenze di servitore , non tardava ad apparire nella parte interna superiore della coscia sinistra un gonfiore in- dolente , del colore naturale , in forma di mezzo globo , della grandezza circa di un piccolo mezzo mellone , che , colla compressione e col riposo , svaniva; siccome poi il riposo era di gran lunga minore del travaglio , ed inco- moda tornava la compressione , lasciato quello a se , dopo Dr UNA Elefantiasi 27 1 csscrsi mnntcnuto stazlonaiio per qiialclic spazio di tempo svaniva nel corso de{|,li aiini. Guarito il Cliclli Iia , poscia , seiiza venui daiino o molestia adempiiito alle fiuizioni nia- ritali , e si tenne sempre in istato di Iniona salute, ne pre- sento negli organi sessuali alcana traccia visibile di qnan- to in essi si opeio , se si escluda la piccola cicatrice frastagliata ( Vedi la Tav. 10 ) susscguita alia piccola por- zione che cadde mortificata presso il prepuzio artificiale die, non ritirato inai , si mantenne perfettamente simi- le al natiiralc, rnostrando nella faccia sua interna, scb- bene priva di inembrana mucosa , una superficie liscia e levigata non diflferente da questa. II pene rimase un po- co pill presso la coscia sinistra, ed ha, quasi alia sua radice , attaccato il corrispondente testicolo : 1' altro testi- colo rimane con alcune aderenze cellulari nello scroto ri- fatto, die, alia sottigliezza e morbidezza delle pareti ed alia linea longitudinale formatasi nel suo mezzo , simula perfettamente lo scroto naturale. Col permesso del diiarissimo Signor Presidente io avro, dopo , la conipiacenza di esibire la conferma di quanto ho esposto sul risultato della mia operazione ( prima ed unica per quanto mi sappia tuttora in Italia ) intro- ducendo , o signori Accademici Onorandissimi , alia vo- stra presenza e sottoponendo al vostro esame sagacissi- mo Giuseppe Chelli dopo 18 anni e mezzo dacche egli la subiva. Non sarebbe qui fuori di Inogo 1' en t rare nel campo del- la storia e della scienza patologica della malattia cui si ri- ferisce il caso sul quale finora mi sono trattenuto ; e prez- zo deir opera sarebbe certameute esaminare la ragione etio- logica anatomica e terapeutica di questa forma morbosa die, fortunatamente rara fra noi,endemica regn6 e regna tuttora in molte regioni meridionali del globo ( infestando particolarmente alcune popolazioni dell' Egitto , delle In- die , del Giapponc , delle Antille ) con varieta di sede e con varii battesimi di noine. II piu generalizzato si e qucllo di Elefantiasi , con cui , fin dall' epoca piu re- mota , denominavanla il latino poeta filosofo naturali- 272 Gaetano Giovanini sta (1), Rliazes ed altri medici Arabi. Vi si sostitulrono, poscia , nonil diversi. La disse Ernia carnosa Piospcro Alpi- no (2), Idrocele eiKlcmico o Pedartrocace Kaempfer (3), Myxo-Sarcoma M. A. Sevciino (i); Aiidrum e Perical I'ap- pellaroiio i naturali del Malabar e del Ceylaii, Seuchi qnel- li del Giappone , Risipola e Febbre Erisipelatosa Senner- to (5) ed HolFinann (G). Fu chiamata anclie malattia glando- lare delle Bar])ade da Hcndy (7) , Sarcoceie d' Egitto da Laney (8) , Oscheocalasia od Elefimtiasi tnberosa da Ali- Lcrt (9), da Alard (10) Elcfantiasi degU Arabi, e con es- se dal maggior numero dei trattatisti ; fu confusa infine con la impropriamente detta Elefantiasi de' Greci , la quale , secondo le recentissime opinioni di Duchassaing (11) viene da esse distinta col nome di Spiloplassia. Ma di tan to argomento non sarebbe qui tempo per trattare : ne la mia pochezza certamente varrebbe ad af- frontare pelago cosi vasto di opinioni e di erudizione, e tanto piu poi che il caso che mi e proprio, non mi alze- rebbe al di sopra di clii con un fiore pretendesse formare un giardino. Scbivando , quindi , di ripetere, in diffctto di mie proprie aggiunzioni , quanto, in genere, sulla malattia in discorso a tutti voi, o Accademici Sapientissimi , e no- to , e trovasi esposto nelle opere di Patologia Esterna e di Medecina Operatoria, le quali sono oggi fra le mani di tutti gli studiosi e degli esercenti V arte salutare, e die cosi bene non ha guari compendiava il chiarissimo Mazza , (1) Eft clejihas morbus qui propter flumina Nili Gignitur yE(jijplo in media.:.. Tit. Lucret. Cari De reram nalura Lib. VI. ver. in 2. (2) Hist. nat. i^gypli Lib. L Cap. XIX. (3) Araoenilales exotic, fasc. 3. Obsei'vat. Vlll. (4) De recondila abscessuura natura. Lib. IV. Cap. III. p. 183. (5) Opera inedica. (6) Opera nied. (7) A Treatise on the glandular disease of Barbadoes etc. (8) MiMnoircs de Cliiriirgie Militaire et Campagnes. (9) Cliniqiie de 1' Ilopilal S. Louis. (10) De r inflanimalion des vaisseaux absorbens, lymplialiqiies etc. (11) Etudes sur 1' Elephantiasis des Arabes etc. Arciiives gfiiiCr. de Midecine Octob. cl Dec. ISo-} et Janvier 18o6. Di UNA Elefantiasi 273 nel suo rapporto all' Accademia IMedico-Cliirurgica di Ge- neva suir Opuscolo del Castelniiovo iiititolato » Pensieri suir Elefantiasi Scrotale o degii Arabi ec. (1), mi limitero ad aggiungere alcune parole su la parte piu essenziale, quella , cioe, che piu strettamente Jegasi colla terapeutica chirurgica che al mio caso particolarmeiite si riferisce, la- sciando a cui tocclii maggior vagliezza di stendersi nell' ar- gomento , lo svolgere e considerare con fnitto le opera in proposito die la scienza possiede di Hillary (2) , di Hendy (3) e specialmente la piii estesa monografia del- la Elefantiasi dataci da Alard (4) , la memoria di Gaeta- no Bey (5), e gli stiidii del Dott. Ducliassaing aiiteriornien- te citato. Primieramente , per confermare bene la diagnosi di Ele- fantiasi degli Arabi nella iiitumescenza da me estirpata , mi occorre chiarire uu dubbio che in taluno potrebbe in- sorgere all' aspetto de' tubercoli di cui anteriormente in ispecie la sua superficie era gremita. Che, per verita, gli Autori i quali prima di me eseguirono 1' operazione , non avendo riscontrato mai tali vegetazioni nei tumori da loro operati, ne uotandoli alcuno degli scrittori della suddetta in- fermita o di Dermatologia, non solo su gli organi esterni sessuali ma su qual' altra parte il morbo possa attaccare, parrebbe i tubercoletti volessero contrassegnare, piuttosto (I) )) Quale rlie sia la sua vera causa, egli i manifeslOj che si Iralla di una af- » feziiinc del sislema liiifalic" e celliilare; e die il sun anJamenlo lia qucslo )) (li parlicdlare , die ti sulloposto aJ accessi piu o meiio aciili , siisscguili da » inleriiiillenze piu o meno liinghc, durante le quali il lumore clic si for- » ma acquisla un volume scrapie niaggiore , di soria die si pu5 ritcnere che » V inferuiilu non si dicliiara solto la forma slrana clic le 6 propria, se non » dopo che si sono succeduli in numero piuttosto visloso i diversi successivi )) access! Mazza. Rapporto suddcllo. V. il I'rogresso dei Dollori Massone e Freschi An- no -2. 18.i5. Vol. 2 art. 27 pag. A7. (2) Observations on the changes of the air and the concomittant epidemical diseases in the island Darbadoes. (3) A Treatise on the glandular disease of Darbadoes etc. W Alanl. Op. cil. (6) Filialre Sebezio. Vol. 43 fasc. 207 1852. T. VII. 35 GaETANO GlOVANINI . 1 r Av.bi o tuberosa , la cosi detta Ne devo taceie ^ i a tneno tia loio ave^. per le t^-""^ -^ '/"'^,Uo studio delle antiche opere ,ncrpsse QuandO' pero , daUo su Elefant.asi dei Grecl non n.anifesta ^ -^ /^m Uura ) se non che sopra dimensione, per forma, pe^ ^ ^^^^.^^,, "^^"^'^'l,?' - , f rr:;4rde.ene™;o f.J- ™^^^^^^ sa ec. ec. , ^ nlceraziom giavi c i nuMli tempo in croste, od m "'^''^ .^^^^ ,,el caso del ChelU, va pe?durato e -escmto , u "do ^^^^^^^.^ paUid. , -agu languenti, piu o meno « P^^\ , universale, ed mvece ia sordini di una -^f ^^.^^^^]: ,/ ordinaria , il ben essere ceann.isi present. ^^ fl-^f;:^^,,^,^ annl dall' -vas.one d •„.,.p delle torze che, ao^ju .,,.^^via codeva , siccus locale io era .n i/9fon) Ephemerides Naturae Curiosorum. Vol. 1. pag. 212, e Acta Eroditoriini Lipsiac , 17"i5. (3) Acta Enid. Lips. 172o. (4) De sedibiis ct caiisis inorboriim etc. Episl. 43, art. 42. (.5) Journal de Mi'-dicine. T. X. pag. 3<'J. (G) Anatomic , edit. 4. tab. '2ti. (7) Traitt^ des Maladies des voies urinaires. (8) TrausaclioDS pliilosof. 1783. 278 Gaetano GlOVANIXr in Tolosa nel norninato Lajoiix (1) c dubbio per la sua complicazione ( forse sua origine) all' ernia voluminosa scro- tale : nientie sappiamo quale iniinenso voliune possono of- frire queste protrusioni. Veniamo oia ai casi ne' quali ebbe liiogo 1' operazione cbirurpica. (1GT5). II prinio caso di tumescenza da Elefaiitiasi ne- pli involucri del pene fu operato felicemente da M. Aure- lio Severino (2). Trattossi , pero , soltanto della asportazio- ne di tumore piepuziale. II caso da Chopart nanato (3) die si riferisce alia ope- razione di Raymondon , rnostia un tumore originario di te- , sticolo , probabilmente Sarcocele , e non altrimenti una Elefantiasi scrotale. L' operazione ebbe pronto esito in- fausto. (1785). II caso di Hale di Manchester {^) pare si ri- ferisca a tumore scrotale forse elefantiaco. Ma la castrazio- ne da lui eseguita non giustificabile, e la scopertura la- sciata del pene non rendono troppo plausibile la sua ope- razione. (1797). L' operazione , famosa per lo soggetto su cui fu eseguita , di Imbert De-Lonnes (5) non e delle imitabi- li; giacche oltre non essere stabilito e lasciare anzi molto dubbio che non si trattasse di una Elefantiasi, si asporta- va un testicolo , con lunghissimo strazio per metodo difet- toso , e non si riparava alia vasta piaga con autoplastia. ( 1801 ). I casi di Larrey (6) si riferiscono a tumori elefantiaci : ma due non furono operati , e di quelli che lo furono non si conosce ne il processo ne 1' esito del primo nel Cairo , e solo si sa che fu asportato un testicolo ; nel (1) M^moires de la Society de M^decine de Toulouse. (2) De rccondita Abscessuuoi nalura. (3) Op. cit. (4) V. CafTort, neclicrclics et Observations sur les tumeurs des parties genila- les etc. Monlpellier isa-i. (5) Progres de la Cliirurgie en France etc. (6) M^moires de Cliirurgie Mililaire et Canipagnes , pag. 110. Di UNA Elefantiasi 279 secondo operate in Parigi la malattia non pare assoluta- meiite la elefantiasi : altroude , fu deniolita una porzione di scroto solatnente. Al Laney, pero , siaino obbligati per aver cliiamato 1' attcnzione de' chirurgi sullo stato ordina- rio di integrita de' testicoli in mezzo alle mostruose moli del loro niorboso inviluppo esterno, e di averci incoraggia- to a demolire queste , conservando quelli con autoplastica riparazione. ( 1807 ). II caso di Ronx (1) pare doversi riferire ad un tumore emato-inidollare. Altronde fu asportato un testicolo, e non soccorse 1" autoplastia ai tegumenti dello scroto e del pene. L' esito di guarigione stabile, poi , non e clie supposto dopo poco piu di otto rnesi. II tumore operato da Titley ricordato da Samuele Coo- per (2) e negli Annali di Medicina Straniera (3) manca di note cbe faccia constare della di lul natura e dell' esito stabile della operazione. II caso di Gilbert (i) non ofFre die un mezzano succes- so , e si risolve in un' asportazione di prepuzio voluminoso elefantiaco, restando all' operato la malattia diffusa nello scroto. { 1820 ). II caso di Delpech (5) e per ogni titolo il piix insigne, trattandosi veramente di Elefantiasi e di bella re- staurazione anaplastica con conservazione dei testicoli. Ma i' operato moriva dopo pochi mesi : sicclie la stabilita del- la sua guarigione , quand' anche la cagione della di lui morte estranea alia malattia elefantiaca ed alia operazione possa ritenersi, non ebbe tempo per confermarsi. II caso di tumore elefantiaco per cui venne eseguita in Londra alia presenza di Astley Cooper 1' operazione sul Cbi- nese Hoo Loo da Key (6) presentava imniediato esito in- fausto. (1) Melanges de Chirurgie et Physiologic. (2) Dictionary of Sui-gciy , arl. Soioliim. (3) Annali di Medicina straniera. Vol. 8. fasc. 11. an. 1816. pag. 146. (4) Caffort mem. cit. (5) Chirnrgie Cliniqne de Monlpellier. T. 2. pag. 5. (6) Chervin Happen etc. V. Gazzetic Medic, de Paris an. 1835 pag. 79. 280 Gaetano Giovanini I casi dodici o quindici operati nell' isola di S. Cristo- foro e nel Demerary non sono clie accennati da Chervin (1) sicche non si puo stabilire la loro natura elefanliaca : al- tronde molti di essi furono seguiti da rnoite. E cosi e de- gli operati da Weis,da Mott , da Huzard notati dalle stes- so relatore. ( 1825 ). II caso di CafTort (2) e riferibile probabilissi- mamente alia Elefantiasi. Probabilmente la guarigione e rie- scita stabile, sicconie dopo nove anni da lui notati e da riteneisi : ma 1' operazione non fu terminata, e si lascio il pene tuttora coperto di tessuto morboso. II caso di Velpeau (3) non e abbastanza chiaro per rap- porto alia natura del tumore ; ed altronde toccava alia operazione esito infausto. Restano i casi de' tumori scrotali piu voluminosi vera- mente elefantiaci riferibili alle Indie ed all' Egitto, in al- cune parti delle quali regioni , come g\k si disse, la ma- lattla e indubitatamente endemica e coniune. Sommano ad nn numero ragguardevole , per qiianto viene asserito , gli operati nel Beiigala e segnatamente in Calcutta , da Esdai- le (I) il quale , tra le moli scrotali demolite ( persino di libbre centocinquanta ) , avrebbene asportato una di tale estensione cbe avea potuto lungamente servire all' infermo per tavolino da scrivere. Per quanto , pero , rilevasi dalle storie compendiose e dalle conclusioni pratiche dell' anzidetto chirurgo di mari- na , la importanza loro scientifica e pratica e pressocche interamente riferibile alio stato di anestesia perfetta in cui pel mesmerismo trovaronsi sempre i suoi operati nel tem- po del chirurgico lavoro , risolvendosi le sue operazioni in larghissime rapide recisioni seguite da strabocchevoli eraor- ragie senza alcun risparmio non pure di cute per autoplastia ma de' testicoli , sempre sagrificati , e del pene stesso in (1) Chervin Rapport etc. (2) Cafl'oi'l Mem. cil. (3) Med. Opci-al. T. 2 pag. .108 edil. .5. (4) Aiinali UniuTsali di Medicinu continuati Jal Calderini. Serie IIF. Vol. XL. Olt. Nov. Die. 1840. Di UNA Elefantiasi 281 iin caso asportato , avvegnacche confessi 1' Autore istesso die poteva preservarsi. La stal)ilita , poi, della guarigione dopo queste mutilazioni, avvegnacche ammissibile sembri per quanto in genere su la deniolizione delle scrotal! tumescen- ze in quelle calde regioni ne asserisce 1' Esdaile , non e, per guisa alcuna attendihile, comprovata. Molto niaggiore intoresse per la scienza e per 1' arte offrono i casi notati in Egitto (1) de' grossi tumori scrotali operati segnatamen- te in Alessandria e nel Cairo , 1' iino di questi in ispecie del peso di libbre centodieci , e V altro di libbre centoven- ti e mezza , operati da Clot Bey il primo, da Gaetani Bey il secondo, siccome altri operati dalli stessi chirurgi , e da Pruner , e da Grassi e da altri. E assicnrata in alcuni di questi la stabilitu della guarigione, ma non in tutti ; che anzi ve n' ebbe in cui l' insuccesso seguiva 1' operazione. II caso di guarigione meglio constatata si riferisce al Gaetani che conserve i testicoli. E confermata pure la gua- rigione del primo caso su riferito ottenuta da Clot : ma e da lauientarsi in quella operazione la non giustificabile reci- sione de' testicoli. In questi casi tutti poi ( siccome negli iiltimi die sono per notare ) merita speciale considerazio- ne , sul rapporto della sanabilita loro per mezzo della ope- razione, il clima caldo delle Antille, delle Indie, e dell' Af- frica in confronto col nostro temperato di Europa. In fine vengono i casi piii recenti, fra' quali non facen- do molto calcolo di quello di Rigal (2) in cui , siccome nel citato dal Severino , recidevasi con success© semplice- mente un prepuzio elefantiaco, chiudono il quadro storico sinora abbozzato quelli operati in Tuiiisi dal Castelnuo- vo (3) ne' quali nulla e di notevole nel particolare del pro- (1) V. Gazzelte Mfdicale de Paris loc. cit. e la Revue Med. T. IV. pag. 39, la Memoire di Clot gia citala, siccome il Filiatre Scbczio loc. cit. (•-') V. Vidal de Cassis, Tiaile de Path, exlor. et de M«'d. oper. T. V. p. 260 edit. 3. (3) V. Gazzctia Toscana delle Scienze Mcdiche 1' Opiiscolo del Castelnuo- vo - Pcnsicri nulla EIrfatiliasi scrotair, Torino 1851 eJ il Rapporto sul mede- simo Pioi,'ies?o di Genova anno I. Vol. I. Art. 93 ed ann. 11. Vol. II. Art. 97 Genu. 185-5. T. VII. 36 282 Gaetano Giovanini cesso seguito , e lo di cui esito favoievole viene troppo presto aiinnii7,iato per ritenersi defmitivamente stahilito. RiassiimeiKlo, adunqiie, dai ceniii docuinentali sinora espo- sti le consegnenze die ragionevolniente ne derivano , parnii per essi confennato quanto in principio notai e cioe : 1.° la rarita nelle nostre regioni della, cosi detta , Ele- fantiasi dello scroto ; 2." la ragionevolezza dei dubhi suUa presunta identita di natura con questa malattia di tutte le intumescenze degli involucri degli organi sessiiali esterni, per cui si eseguiro- no le operazioni conosciute; 3.° la non antica data della introduzione di queste ope- razioni nella pratica ; A.° il moderno scientifico perfezionamento delle niedesime; 5.° la scarsita infine e la insufficienza di prove della sta- bility e radicalita delle guarigioni con esse ottenute prima ed in confronto del caso che mi appartiene. Per lo clie ben lungi dal presiunere di aver io in que- sto lavoro trattato con quella sapienza e con quella erudi- zione die si converrebbero alia dignita del luogo ed alia sua importanza 1' argomento propostomi , mi compiaccio di avere con un fatto irrefragabile constatato che la operazio- ne chirurgica ( die io ho avuto la fortuna di eseguire pri- mo iVa noi , modificandone per nuova specialita di caso il protesico processo altrove sinora seguito ) cura stabilmente 0 radical meiite la , ribelle ad ogni altro interno o locale terapeutico trattamento , cronica intumescenza elefantiaca degli involucri degli organi sessuali (1) esterni; e cosi di avere aggiunto nella storia e nella pratica dell' arte un' uti- le conferma della sentenza del vecchio Padre della Medici- na = Oiiae niedicamenta non sanant, ea ferrum sanat. = (1) Ho (lello fe:i!iuali seiua ilisliiuione di virili ben persiia'^o die niiin iliibbio p05«a insorgcre in rigiianlii ai miiliebri , ne' qiiali , qiiando la nota minoie im- portanza comparaliva analonio-fi^iiilngica non bastasse per Rinslificare la e'^lensio- ne del mio asserto , esislono all' iiopo falli di s'lar'Sioni CDnt'eiiiiale , ollcnnle colla eslirpazione delle grandi labbra e delle ninle moslrnose per Klefanliasi . da Talrich ( V. Dnlpecb np. oil. ) da Clot ( .lotiin. Iicbdom. 183*. T. II pap. 2i)8 da Rapatcl ( Joiirn. dcs conn. nicd. T. Ill pag. 230) da Monod (Velpeau Med oper. T. II pag. 424 edit. 5 de Bi'uxclles ) e da allii. i)8 ) SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE N. B. Le Tavole diuioslrano gli oggelli a melk del rero. TAVOLA 7. Rapprcsenia lo scrolo ed il pene del Chelli affetli da Elefantiasi degli Arabi. Lo scrulo poggia sopra la tavola in cui I' individiio £ seduto colle coscie divari- cate. 1! pene i sollevalo da nn naslrino adinciift vedansi la forma dell' aperlii- ra (fl) per la soriiia delle orine, ed il di Itii apice e faccia posieriore, siccome r aiiteriore dello scroto , parti maggiorraente coperle di lubercoli. TAVOLA 8. Rappresenla il pezzo patologico intero estirpato nella operazione e veduto nel- la sua superQcie interna. a , faccia cutanea ipertrofizzata lubercolosa. b , faccia interna del prepuzio. c, Tessuto celluloso sottocutaneo ipertrofizzato corapatto. d , fibre dello sflntere dell' ano. e , loggia del teslicolo sinistro affetto da idrocele. f, porzione di vaginale escisa , secondo il processo operatorio di Kinder-Vood. g , loggia del testicolo destro normale. h, loggia di una cisli acquosa. i, tessuto adiposo. /, setlo del darlos. TAVOLA 9. Rappresenta I' autoplastia degli involucri degli organ! sessuali del Cbelli ap- pena conipiula la operazione. N. B. II pene nou h qui nella posizione pressocclii verlicale, siccome era ri- masto, ma bensi d discgnato pendente in basso sul nuovo scroto , perchi meglio si diraostri 1' artiflzio del suo ravvolgiraento nella striscia di cute tolta da UQO de' lembi scrotali. a, cute del pube dissecata e stirata in basso per coprire la porzione piu bassa del pube stesso riraasta scoperta , e per rierapire il vano angolare risultante dair incisionc praticata nel margine superiore del lembo cutanco dcslro. b, lembo destro provenientc dalla cute dello scrolo originario, corrispondcnle colla porzione interna delta coscia , trovata sana. 6', vano angolare derivato dalla divisione del lembo stesso , per renderlo atto ad unirsi col margine posleriore delta striscia clie involge il pene alia sna ra- dicc , e ad essere stirato per formare la porzione maggiore del nuovo scroto. hb , linea rappresentante la forma del lembo medcsimo prima della sua applica- zione autoplaslica. 28i Gaetano Giovanini b' b' , (livisione del niargine siio siipei'iorc sopra nolala. c, Icnilio ciilaiieo sinistio otlcmito come 1' aiilecederilc e diNiso per due Icizi , ciica , iiiiasi parallelaiuenle al suo inargiiie dal basso all' alio per foiiiia- re la c', slnscia con cui f ravvollo il pene, lipicgala nel suo niarginc inferiore al- r iiidenlro iiitoino il gliiande per supplii'c al prcpuzio. r c , linea rappreseiilante il coiilorno integio e la fonua del Icnibo sinislro. c c, linca dimoslranle la divisione in esso pialicata. d , piccoli spazii rimasli scoperli ncll' anaplaslia. c , orilizio dell' ano. TAVOLA in. Rappresenia la reslaurazione autoplaslica inlcra dello scroto e della giialna del pene nel Cliclli , ritralla dicianove anni dopo 1' operazione. a, lessiito inodiilare e cicatrice succediita ncll' apice della s;riscia cnianea di- strulto in parte giik dalla cancrena. MpUI: ToUl: Vii 7. ■'-%" ■■All^ 111 lit An«Hiiirn M.M.I T(..u. VII. c/.^ \ \ ii?-. e ■1 .w U AniJ,. t:i V. \ NX>S^ Aleiu: Tom. VII 'y . y^. \ Li' A>>|i«ltni CEMI SULL' ANATOMIA Dll mm illlllO DESlIilREST DASVPIIS SEXCUCIUS ET OCTODECU CISCTIIS, IfflK. MEMORIA DEL CWALIERE PROFESSORE ANTONIO AlESSANDRINI ( Lctia Delia Sessione dilli 3 Ccnnaio 1856. ) N, lella Collezlone dl animali esposti alia puLblica cu- riosita in Bologna nel Novembre del 1854 ammiravansi quattro Dasipl, od Armadilli, di una specie non tanto co- mune, quella cioe a sei zone niobili di scudetti integumen- tali , denominata percio dal Linneo Dasypits sexcinctus ^ nno dei quali essendo perito il gioino sette del Dicembre se- guente, fui sollecito di acquistarne il cadavere per arric- chire di nuovi preparati questo Museo d' Anatomia Com- parata. Nello stesso tempo voUi piir ancbe , sui libri dei quali potevo disporre , rintracciare fino a qual piinto fosse condotta 1' anatomia di una specie tanto singolare, ne spe- ro vi dispiacera , umanissimi Gollegbi , clie brevemente io passi ad esporvi il risultato di queste mie ricerche, in uno colla descrizione di quelle parti dell' animale , clie non fu- rono fin qui abbastanza studiate , e delle quali mancano ancora dei fedeli ed esatti disegni. Qnalita di studi non in- teramente nuovi per me , avendo avuto 1' onore di intrat- tenervi altra volta sopra la specie dl questo stesso genere 286 Antonio Alessandrini denoniinata Dasypiis novemclnctus , Linn., lavoro die ven- ne inserito nel tomo nono dei Nuovi Comentarii (1). E clie r Anatomia in genere dei Mammifeii dell' Ordine de- jili Sdentati abbisojini di ulterioii licerclie lo diniostra il desiderio espresso su tal pioposito da Scrittorl di recente data : nell' Opera sui Mammiferi di Geoffroy Saint-Hilaire e Fed. Guvier agli articoli Eiicouhert clie porta la data del Maggio 1819, e Tatou ^ Settembre dello stesso anno, si legge = essere sifFatti aiiimali tanto imperfettamente noti che non si conosce ancora il valore dei loro caratteri di- stintivi, ne se tali caratteri debbano esser presi nella for- ma e disposizione degli scudetti ossei , o non piuttosto nel nuniero delle semicinture mobili che loro coprono il dorso , come lo fece il d' Azara , pero con poco buon siiccesso , esseiidocche delle osservazioni piu estese e continuate ban- no dimostrato potere siffatto numero variare in una mede- sinia specie a seconda dell' eta diversa degli individui =. II Rapp poi, al quale la Scienza e debitrice di una in- teressantissima Monografia sugli Sdentati, avverte Egli pu- re = che questi animali , cosi singolari nella loro organiz- zazione , sono stati fino al presente incompletamente stu- diati = (2) ; non si deve quindi trascurare 1' opportunity di estenderne per quanto e possibile 1' esame ora che la facility delle comnnicazioni coi piu remoti Paesi puo offri- re in copia sufficiente , ed in ottimo stato di conservazio- ne , le molte specie costltuenti quest' Ordine di Mam- miferi. Ma ritornando al mio primo proposito di rintracciare cioe nelle opere pubblicate cio che riguarda 1' anatomia del solo genere dei Tatii, e piu particolarmente del Tatu (1) De iniima squamarntn textiira piscium, deque scutulis super corio scaten- tibus Crocodili alqiie Arniailili. Tom. IX. pag. 371. Structiira inleguiiientoniiu Annadili , Dasypus nuvemcinclua. lb. pag. 393. (2) Wilhelin von Rapp Anatomische Ricerche anatoniiche inlorno agli Sdentali. Tiibinga )8'i3. 4." con nove lavole lilografichc. Una seconda ediz. cod correz. ed aggiiinte porta ia data del 1833, e si com- pone di iv e 108 pag. di testo e died tavole. Del Dasipo minimo Desmaresp 287 minimo del Desmarest ; trattandosi di animall noti soltanto dopo la scoperta dell' America , iion pu6 ascendere ad an- tichita remota la parte storica spettante a questo argo- niento. Oviedo infatti , nella sua Storia delle Indie occi- dentali , fu tra i priini a parlarne sotto la denoininazione di Bardato , e Cliisio introdusse per questo aiiimale il no- me di Tatou in uso presso i Brasiliani , come nota il no- stro Aldrovandi iiel Trattato = De rjuadrnpedibns digitalis viviparis = che vide la puliblica luce in Bologna soltanto nel 1G45. Da all' articolo rclativo ( pag. 478 ) il seguente titolo = De Tato seu Ecliino Brasiliano =, al quale ar- ticolo va unita altresi una figura, che appartiene certa- mente alia specie di cui ragiono ^ desumendolo dal caratte- re delle sei seniizone dorsali mobili , e dagli scudetti irre- golari , si per la forma che per la distribuzione , che pro- teggono le regioni anteriore e posteriore del tronco ; ma nella descrizione nulla dice risguardante la parte anatomi- ca , giacche la figura stessa fu presa da un individuo im- pagliato della CoUezione del Senato Bolognese , ed avverte che numeravansi cinque dita ai piedi anteriori , quattro ai posteriori, il qual carattere importante non converrebbe alia specie di cui ragiono , che ha cinque dita in tutti i piedi : potrebbe essere pero che nel preparare la pelle av- venuta fosse la mutilazione del dito esteriore che e pic- colissimo. II d' Azara nel suo = Saggio sulla Storia Naturale dei Quadrupedi del Paraguai = descrive estesamente , e per osservazioni proprie anche i Tatu, dei quali ne ammette molte specie, assegnando a quella che descrivo il nome di Tatou Pichiy. I lodati ZoologI Geoffroy Saint-Hilaire e Fed. Cuvier, nell' opera e nell' articolo di gia citato , descrivono zoolo- gicamente questo medesimo animale, desumendolo princi- palmente dalla figura , giacche non determinano la specie servendosi nella descrizione soltanto del nome generico fran- cese di Eiicouhert. L' esame diligente pero della figura , e della descrizione che 1' acconipagna , mette in evidenza pa- recchie differenze che si riferiscono principalmente alia 288 Antonio Alessandrini distribiizione ed al nuinero dei solidi scudettl Integumentali; cosi p. e. assegtiaiio dieci serie dei rnedesimi all' annatura delle spalle, laddove iiell' esemplare che descrivo se ne contano soltanto nove iiella regioiie inferioie piii estesa della niedesiina (r, s. Tav. 11 ). Noii e ben distiuta la zona cervicalc ( c. Tav. cit. ) interposta alle oreccliiette estcrne; enumeransi sette zone dorsali con movimento invece di sei ; le zone posteriori dello scudo lonibo-pelvico { i, k) sono in nuineio di dieci in ambe le figure: del rimanente la descrizione delle altre parti esterne pu6 ugualmente conve- nire ai dne individui. Ma la esposizione anatomica piu estesa ed esatta della struttura dei Dasipi in genere si ha nella citata opera del De Rapp , specialinente trattandosi del sexcinctus , peba e gymnurus ^ giacche del minimus accenna appena pochi ca- ratteri esterni. Dei quali detagli aiiatomici giovera molto piu tenerne parola nell' esporre la descrizione degli organi , sistemi ed apparecclii cui si riferiscono. Mi propongo di seguire la regola stessa sul conto ancora dei moltissimi cen- ni che sulP auatomia degli Sdentati, e massime dei Dasipi, s' incontrano tanto spesso nei trattati generali d' Anatomia comparata di Cuvier, Meckel, Carus , Delle Chiaje, o nel- le parziali descrizioni di alcuni sistemi, e nelle copiosissime tnonografie anatomiche di diverse specie o generi di que- sta numerosa serie di animali. I Del Dasipo minimo Desmarest 289 CARATTERI ESTERNI. 11 peso del cadavere intero fu trovato di bolognesi mer- cantili libbre ciiKjue oncie uiidici. Misurate le varie quali- ti di sollde armature della regione superiore del corpo, si e ottenuto il risultato seguente Lunghezza totale dall' apice del muso a quello della coda 0" 480 Dair apice del muso al lembo posteriore delle scaglie del circolo terminale dello scudo della te- sta {a, b. Tav. 11) 0, 103 Seniizona del cello (c), senipre misurata al cen- tre 0,012 Scudo iiitero sopra le spalle {e ■, f) composto di quattro zone 0, OiO Estensione corrispondente alle sei zone dorsali mobili ( g , Zj ) , compresi gli spazii interposti di pelle morbida 0, 099 Dal lembo posteriore dell' ultima zona mobile al lembo estremo del circolo terminale dello scu- do lombare {i ^ k) 0, 097 Lunghezza della coda 0, 140 0, 491 La somma dcUe parziali misure della lunghezza dell' ani- male supera di 1 1 mill, quella presa tutto insieme dall' a- pice del muso alia punta della coda , perche nel primo case sonosi dovute seguire le curve formate dalle diverse regio- ni. Gli scudi della testa sono irregolari nella forma e nel- la distribuzione ; i maggiori non oltrepassano nel diametro li undici millinietri \ i piu piccoli situati al sincipite arri- vano appena ai quattro o cinque. Soltanto presso 1' estre- mita posteriore dello scudo della testa tendono gli scudet- ti a collocarsi regolarmente per formare il lembo terminale T. VII. 37 290 Antonio Alessandrini ( b. Tav. 11 ), clie descrive al centre un arco cTi circolo, incuivandosi alquanto all' iixlietio ai lati per clrcoiitlare co- si la base degli orecchi esterni. Dall' uno all' altro angolo palpebrale esterno questa serle estiema contimiata si coni- pone di quindici scudetti , per la maggior parte di forma quadrata. L' estremita del rnuso, i contorni delta bocca e le palpel)re sono coperti di pelle niolle di color fosco , qualita di integumento die si contiiiua per le giiancie, al- ia base delle oreccbie esterne, non die al davanti , e po- steriormente alia zona cervicale [c). Sulle guancie per6 , massime in prossimita della mascella inferiore fin presso r angolo posteriore , esistono dei piccolissimi scudetti di forma circolare , irregolarinente disposti, dei ({uali se ne vede una serie anclie al dissotto dell' occhio, die parten- do dallo scudo della testa { a , h ) arriva fino quasi a toe- care r angolo corrispondente della l)Occa , e die si compo- ne di quindici piccoli scudetti. Aiiche la pelle che copre al di fuori 1' oreccbietta esterna e sparsa di minutissimi scudetti. E questa armatura , or piu or meno robusta , per la copia e disposizione dei piu volte norainati scudetti, si estende sul ventre e sulle zampe , massime sulla loro fac- cia anteriore, dove copre anche il dorso dei piedi e le di- ta fino alle ungbie. Lo scudo delle spalle ( e , /; r , s. Tav. 11 ) e composto superiormente nel centro di sole quattro zone { e , f) di scudetti imniobili, ma allargandosi notabilmcnte nel di- scendere sujrli omeri , aesiniinendovisi nuove serie di scu- detti , nel lembo inferiore numeransi di gia nell' ultima serie { r, s ) nove scudetti di forma allungata , il maggio- re dei quali , die e 1' ultimo posteriorrnente , arriva a tre- dici mill. Li scudetti maggiori quelli sono delle sei semizone mo- bili dorsali , aventi tutti la forma di parallelogrammo , il diametro niaggiore del quale e di sedici mill, nelle tre zone anteriori , ed il minore o trasverso , appena della me- ta. Nelle tre zone posteriori poi gli scudetti si accorciano e si allargano avvicinandosi cosi alia figura del quadrato. II numero in ciascuna delle zone e di trent' uno, tranne Del Dasipo minimo Desmarest 291 la terza nella quale numeransi trentatre scudetti. Ciascuno degli scudetti ha i lembi lateral! rettilinei, alcun poco di- suguale r anteriore , e regolarmente dentato il posteriore. La loro esterna supeificie, coperta da intonaco o pigmen- to nericcio, e da solida cuticola, appaie leggermente sol- cata, ad eccezione dell' ultimo scudetto infeiiore [t,u) che e del tutto liscio. Comiuciando dall' ultima serie dello scudo della testa , gli scudetti postetioriiiente sono muniti di bianchi robusti peli o setole , di guisa che quando lo scudetto forma nel centro del lembo posteriore una sola incavatura esiste an- che un solo pelo, quando 1' incavatura e doppia ve ne so- no due. Inoltre di questi stessi peli , nia piu deboli , se ne vedono sparsi irregolarmente per gli spazii di pelle moile inlerposti agli scudetti , che rendonsi poi molto piu lunghi e folti nella regione inferiore del corpo. Osservata al mi- croscopio una piccola porzione del piii grossi peli ( Tav. 13 fig. 3), all' ingrandimento di 117 diametri , e veduta per trasparenza con luce diretta , l' interno dei medesimi e tut- to sparso di cellette in forma di dischi , per lo piu circo- lari con punteggiature opache. Ma non solo i piii grossi peli mostrano tale tessitura , essa e propria ancora dei mi- nimi e piu delicati. La figura terza delta citata tavola , in uno dei minutissimi peli della guancia, schiantato insieme col suo bulbo ( a ) , rappresenta una struttura del tutto si- mile , Impiccolendosi soltanto le cellule in proporzione del- la diminuita mole del pelo stesso. Volli osservare ancora le grosse setole nere che spuntano qui e coli per la guan- cia , ma la loro opacita non permise che vedere se ne po- tesse 1' interna struttura. La figura dell' animale intero (Tav. 11) non si regge sulle zampe come nel vivo , di guisa che la destra zampa posteriore non apparisce , ed il pene ( q ) inflacidito e per la mole e posizione interanjente fuori delle naturali rego- le, giacche vivente 1' animale, e nello stato di quiete, resta del tutto coperto dagli integument! addominali. Della forma mole e disposizione delle unghie se ne dira nella descrizione dello Scheletro. 292 Antonio Alessandrini Lo state di qnesto cadavere, gid inoltrato nella putrefa- zione quando mi fu consegnatOj iion peiniise clie stiidiare se ne potesse la nuiscolatura , dovendo ancora aprire con sollecitudine 1' addome innanzicche i visceri contenuti pas- sassero in un totale sfacello. APPARECGHIO DIGERENTE. Circondata la bocca come si disse da integumenti molli, formano questi im rialzo ben distlnto a modo di labbro superioie ed infeiiore che nasconde completamente i denti (Tav. 11), prolungandosi ai lati la scissura interlabbiale per la non breve estensione di ventisette millimetri. DEI DENTI. In quanto alia posizione, in questo Dasipo ammettere si possono due qualita di denti , incisivi cioe e molari , aven- ti pero tutti forma e tessitura consimile, essendo per la mass! ma parte formati dall' avorio. Nella testa dello sche- letro (Tav. 15 fig. 1 ) si vedono i denti del lato sinistro a mascelle addotte , ma quantunque il numero dei medesirai sia lo stesso tanto superiormente che inferiormente , i due primi della mascella inferiore non hanno superiormente denti corrispondenti , prolungandosi al dissopra dei medesi- mi la punta ( a ) della mascella superiore priva di denti, ed anzi formata in parte di sostanza cartilaginea molle. Questi denti, in quanto al numero e coliocamento, han- no una certa rassomiglianza con quelli del Dasypus sexcin- ctus di Rapp, rappresentati nella fig. k. e 5. Tav. III. deir Ojicra gia citata. Le figure 2. e 3. della mia Tav. 15 rappresentano la testa veduta di prospetto per la sua faccia inferiore, e la mandibola per la faccia superiore, a dimostrazione dei den- ti. Trattandosi di individuo tenuto per lungo tempo, e forse fino dalla nascita in schiavitu , pasciuto con cibi non del tutto confacenti alle naturali sue aliitudini , i denti 1 I Del Dasipo minisio Desjiarest 293 sono cresciuti , e sonosi coiisuinati con grancle irregolarita. Quelli della inascella superiore ( fig. 3 ) soiio i piii legolar- niente disposti ; soltanto i due ultinii da ciascun lato ve- donsi niolto iiiclinati all' iniianzi, onde corrispondcre agli analoghi della mascclla inferiore. Sono in nnineio di die- ciotto , nove per parte. I prinii due , che sono i piii de- boll , ed inseriti negli ossi intertnascellari , sono gli incisi- vi; gli otto clie riniangono, portati dagli ossi niascellarl, diconsi comunemente deuti molari, qualunque sia la loro forma ed ufficio. I denti della mascella inferiore (fig. 3. Tav. 15) sono molto disuguali per la mole, ed anclie irregolarmente col- locati. L' ultimo si a destra che a sinistra ( a , a ) e pic- colissimo , ed inclinato alquanto all'indentro; segue uno spazio vuoto { b , b ) nel quale si mostrano per due esilis- simi pertugi due denti in formazione ; indi sul ramo de- stro un lungo molare ( c ) cui sta dappresso una fossetta irregolare ( d ) che sembra stata prodotta dalla carie del dente di gia perduto, poi seguono altri sei denti regolar- mente decrescenti si nell' altezza che nella mole, i quali arrivano fin presso la punta estrema della mandibola , del- la quale tre millimetri appena si vedono del tutto privi di denti. Dal sinistro lato mancano ugualmente due denti, vale a dire il sesto ed il nono , uel luogo dove dall' opposto lato esistono il settimo ed il nono. Se dunque la dentatura fos- se completa, avremmo in tutto trent' otto denti, dieciotto superiormente , veuti inferiormente. Nel che si troverebbe air unissono col Dasypus sexcinctus , secondo almeno le figu- re citate del De Rapp. Nel destro lato della mascella superiore ho asportato il terzo dente intero distruggendo I' esteriore parete dell' al- veolo onde dimostrare che non esistono traccie dei denti di successione, abbenche si tratti di individuo giovine, particolaritu accennata dubitativaniente auche dal lodato Rapp. II dente si puo vedere delincato nella figura settima della Tav. 15 second© le natmali dimensioni, ed e somi- gliantissimo , tranne la mole minore , a quello del Dasy- pus sexcinctus , del quale se ne vede la figura nella Tav. 85 29 i Antonio Alessandrini della Odontografia di Owen (1), presso la fignra quarta clie diinostia l' aspetto niicroscopico , all' ingrandimento li- iieare di 300 diainetri, di una laminetta tolta in direzio- ne longitudinale dalla regione superiore del dente. Abben- clie in tutta la sua estensione, si iiella faccia convessa cbe nella concava, inostri aspetto uniforine, tuttavia il lodato Aiitore vi distingue i tie strati die succedonsi dall' inter- no air esterno, dell' osteodentina, della robusta dentina e del cemento. Osseivato il dente clie descrivo con lente seinplice di debole ingrandimento, nella faccia convessa (fig. 8. Tav. 15) si vede larganieute solcato Uingo la linea media ( « ), sol- catura che svanisce del tutto presso 1' estreinitu della ra- dice, dove invece sono ben manifeste le rughe trasverse, che segnano il successivo indurimento della parte del den- te di piu recente formazione; giacche il medesiino non aveva per anche cessato del tutto di crescere , abbraccian- do r estremita della sua radice aperta un globetto molle del germe produttore, unito al fondo dell' alveolo da fa- scettino vascolare \ globetto ricevuto in adattato canaletto scavato nel dente, e del cpiale si vede in ( A , fig. 6 ) I'a- pertura di sbocco. Lo stesso dente nella faccia concava ( fig. 9 ) ha struttura aualoga a quella descritta nella fac- cia convessa ; soltanto nella concavita si dimostra la sezio- ne obbliqua dell' estremita libera della corona, terminata cosi in un lembo quanto mai tagliente. Sul centro del pia- no levigato ( a ) , prodotto dalla sezione obbliqua della co- rona, evvi una piccoja maccbiuzza ovoide ( Z* ) , di color fosco , che segria il centro della solida sostanza del dente, ed attorno alia quale delle regolari linee ( c ) , pure in forma di ovato , dimostrano la stratificazione delle tre qualita di sostanze solide del dente di sopra indicate , giusta il inodo di classificarle del celebre Owen. (1) Oilontograpliy 0,Iont(if;rafia , o Trallato sull' analoniia comparala dei deiili. Londia in 8.° 184)-18'io. Del Dasipo minimo Desmarest 29^ FARINGE, ESOFAOO, STOMACO ED INTESTINI. La cavita della hocca in qnesta specie di Dasipo non e iiiolto estesa : bastera per farsi un' idea della di lei capa- cita 1' osservare anclie soltanto 1' estensione della volta os- sea del palato ( Tav. 1 6 fig. 1 ) , non clie quella dello spa- zio inteiposto ai rami della mascella infeiiore ( Tav. cit. fig. 2 ) , regioni che si proporzionario alia poca estensione della lingua in largliezza massime verso 1' apice, come ri- levasi dalla fignra sesta della Tav. 13 {b). Al clie se ag- ginngasi la poca dilatabilita delle gnancie, la parte molle delle quail e sparsa di copiosi scudetti , facilinente s' in- tendera come dei cihi di notahile volume non possano ad un tempo essere contennti nella medesima ; anzi qnesto stesso individuo pascevasi con maggiore avidita delle so- stanze liquide , massime poi del latte. Invece la stessa ca- vita si estende molto in profonditik , dovendovisi situare co- modamente la lingua , piotrattile all' apice , non pero in grado notabile. L' esofago {a, a. Tav. 1 i fig. 6) nguale , cllindrico in tiit- ta la sua estensione, lia la tonaca muscolare robusta; bian- castra, in forma di mucosa semplice 1' interna, che facil- mente si dispone a piegbe longitudinali nello stato di quiete, in forza appuuto della robustezza della muscolare. Lo stomaco [b, b , b. Fig. cit.), di forma che si ap- prossima alia sferica, disteso che sia a certo grado, e co- me lo dimostra la figura, ha una lieve strozzatura soltan- to cola dove e attraversato dal pancreas di forma singola- rissima. La faccia interna dello stomaco e poi rivestita da mucosa di color fosco rossigno, e leggermente vellutata, arrestandosi il bianco levigato epitelio dell' esofago ai lem- bi del foro cardiaco : le pareti del sacco delicate , sottili , poco ricche di produzioni omentali, delle quali nella citata fig. 6 si e conservato soltanto porzione dell' omento ga- stro-splenico (/) , asportato il rimanente onde rendere be- ne evidente il pancreas. 296 Antonio Alessandrini II tube intestinale e marcatamente distlnto in questa specie nclle due sezioni di tenue e di crasso per la inter- posizione del cieco ; e per quel che spetta alia lunghez- za piiossi dire die occupa un posto medio tra la mi- nima dei carnivori voracissimi, e la massima di certi er- hivorl. Cosl essendo la lungliezza del trouco in questo in- dividuo di trecento trenta milliinetri, quella degli intestini arriva ai tre nietri e venti millimetri , ripartiti come se- gue. Lungliezza del tenue due metri e cinquecento novan- ta millimetri ; del cieco mill, trenta; del colon e retto presi insieme mill, quattrocento. Secondo la descrizione del De Rapp nel Dasipo peba la lungliezza del tronco sta a quel- la dell' intestino come uno a dieci od undici , quindi nel minimo la proporzione riesce ininore , perche sta come uno a nove. Neir intestino tenue osservata colla lente la mucosa mo- stra un' apparenza diversa nelle varie region! ; cosl il duo- deno in prossimita del piloro , oltre le generali minima villosita paragonabill a quelle dello stomaco , ofFre ancora delle ruirlie di volume diverso, insieme intrecciate retico- larmente ( Tav. 13 fig. 1 ) in guisa da rassomigliare alquan- to alia interna faccia delle pareti ventricolari del cuore. L' intestino digiuno , colle villosita generali meno manife- sle , fa vedere delle prominenze elitticlie o circolari , tutto attorno circondate da un solco , ad imitazione delle papil- le caliciforini della lingua ( Tav. cit. fig. 2 ). Per ultimo 1' ileo , a non grande distanza dal cieco , sopra di un pia- no sempre meno evidentemente vellutato , lascia discernere in parte delle maccliie irregolari { a, a fig. 3 | , in parte delle cliiazze o coadunamenti di organi o glandolette "mu- ripare [b, b fig. cit. ). Le quali disposlzioiii , clie danno apparenza tanto singolare alia fiiccia interna dei tenui , vengono a perdersi del tutto nei crassi , la cui mucosa e biancastra , semplice, sparsa solo di tanto in tanto delle cbiazze glandolari che, come dissi, cotninciano a mostrar- si anclie nell'ileo; lianno i tenui un diametro notabile di ben otto millimetri, ma in prossimita del cieco l' ileo {a fig. ^. Tav. 14) si assottiglia in modo da arrivare appena al Del Dasipo minimo Desmarest 297 diametro di cinque millimetri ; e la stessa estrema ampol- la ( h fig. cit. ) nella parte piu rigonfia nou misura die sette millimetri di diametro, il che coiitrasta in modo sin- golare col notabile volume dcgli intestini crassi , come si dimostieru or ora. Percio le materie aliinentari, clie per r ileo precipitano nel crasso, devono essere ridotte ad uu grado massimo di tenuita. Passando a dire degli intestini crassi , singolarisslma si e la forma del cieco (1) (fig. 4. Tav. 14), che rassomiglia molto a quella del rene del cavallo; la di lui periferia {c^c^c fig. cit. ), regolare inferiormente ed al lati , supe- riormeiite ha una profonda incavatiira , a modo per lo ap- punto deir ilo del rene, nella quale si insinua e si apre 1' ampolla ( Z* ) del tenue, convertendosi nell' opposta fac- cla nel largo colon ( f/ ) , del vistoso diametro di ventisei millimetri. Come e uguale e levigata 1' esterna superficie del cieco , tale si mantiene pur anche la di lui faccia in- terna : aperto infatti nell' opposto lato ( fig. 5. Tav. cit. ) si dimostra manifcstamente 1' enunciate carattere , ed os- servato 1' intestino, anche fresco, scorgevasi il hianco co- lore e la levigatezza della mucosa , del tutto priva delle complicazioni descritte nei tenui , e mostraiite soltanto del- le non frequenti cliiazze o coadunamenti di glandole muci- pare. E pero notevole , e merita di essere particolarmente descritto , il modo di comunicazione dell' ileo con questo intestino niedesimo. La citata fig. 5 fa vedere in (/) una apertura in forma di elissi raolto eccentrica , abhenche la tensione prodotta dall' essiccamento 1' abbia alquanto allar- gata , di nianiera che , quando le parti si trovino nello sta- te naturale, i lembi di questa apertura devonsi mettere a contatto; ma per rendere piii esatto il combaciamento dei lembi , ed impedire cosi il rigurgito delle materie dai crassi (I) II pill volte cilalo De Rapp asseriscc z: clie nei riraJipi eil Ainudilli man- ca iiilieraincnle il cieco , pern csisinno due piccole appeiuiici come iiegli iiccel- li =. li vorumcnle 1' inseizinne dcir Ileo nel colon non Iia liiogo in linea tra- svcrsa , ma nel centra del cieco, per cui una lonlana rassomiglian/a pno ammeltersi con qtiaDto si veiilica in pocbe specie di uccelli , a cicclii larglii e brevissimi. T. VII. 38 298 Antonio Alussandrini nei tPimi ; inferiormente il clesciitto foro e per non breve tiatto cliiuso da una piega ( s, fig. cit. ) , die puo consi- derarsi quale nuliiiieiito della valvola ileo-cecale , e circon- dato da piii striscie di fibre miiscolari {h) clie agir deb- bono a inodo di siintere , e rendeie cosi completo il cbiu- ditnento dell' apertiira. La continuazione del crasso , formante il colon ed il retto, inantiene la forma ed il diametro di gi4 notato iiel punto b fig. 4- in prossimiti del cieco ; soltanto nelie fles- siorii cbe forina percorrendo la periferia dell' addome mo- stra qualche logger strozzatura , cui conisponde interna- niente piccola piega o rialzo, non mai pero in modo mol- to evidente, a tale clie non esistono in questo animale ve- re concamerazioni del colon, come nella maggior parte de- gli altri niaminiferi, massirne erbivori. Alia quale varlata fi:irma del colon corrisponde necessariamente la mancanza delle striscie formate dalle fibre longitudinal!, dette impro- priamente legamenti del colon, giacche tali fibre dispon- gonsi tutto attorno al calibre del tubo , e come notasi ge- neralmente nella maggior parte dei mammiferi carnivori ; disposizione che chiaramente si manifesta nella estremita deir intestine retto , rappresentata in [ s) nella figura deU la Tavola 12, VISCERI ACCESSORII DEL CANALE ALIMENTARE. A rendere plu facile e pronta la digestione del cibo servono parecchi uniori somministrati da organi particolari situati in prossimita delle regioni diverse del canale alimen- tare : cosi e che nei contorni della bocca esistono le copio- se glandole cbe somministrano la saliva. II sistema salivare dei Dasipi annoverar si deve tra i piu copiosi e complicati dei mammiferi. La figura della dodicesima tavola , tolta la pelle e sollevati alcuni dei rnu- scoli corrispondentemente alle regioni sottomascellare ed anteriore del collo , mette in evidenza il nominato sistema. La parte piuncipale del medesimo e costituita dall' enornie Del Dasipo minimo Des.marest 299 glandola sottomascellare { a ) , clie meriterebbe piuttosto il nome di cervicale , collocata essendo sulla regione anterio- le ed iiiferiore del collo , a qiialcbe dislanza dagb angoli posteriori della niascella inferiore. Dal centro del di lei in- teiiio lembo mostraiisi isolati due canali principali che riii- iiiti costituiscotio una larga ampolia { e ) , la quale conti- luiasi in uu lungo canaletto cilindrico , clie si apre al so- lito nel piano inferiore della cavita della bocca. Per la mo- le alia sottomascellare tien dietro la parotide {/), che for- merebbe uu corpo solo con quella, se uon ne venisse se- jiarata da robusto cingolo fibrose { h ) , che si interpone obbli<|iiainente alle due glandole. Sorge dalla parotide il condutto semplice ( Z* ) , che trasporta la saliva nella boc- ca attraverso del buccinatorio. La sottoliuguale ( i ) di for- ma allungata e la piii dejjole di tutte. Ma un' altra glan- dola, che ha pure 1' apparenza delle salivali ( A- ) , si disten- de suir esterna faccia dei rami della niascella inferiore , prolungandosi sulla meta auteriore dei medesimi fin presso r angolo del niento : per la posizione la denominero glan- dola labbiale , perforando i numerosi di lei condotti la mu- cosa corrispondenteniente alia faccia interna del labbro in- feriore. Sarebbe questo un organo secernente assegnato esclusivaniente a questo genere d' aulmali , il quale sommi- nistrando un umore piu denso della saliva ed assai vischio- so , spalma 1' estremlta libera e protrattile della lingua, che per tal modo puo anche meglio afferrare e trattenere gli insetti , cibo ordinario di siffatte specie. Relativamente ai visceri accessorii della porzione del ca- nale alimentare contennta uell' addome, la milza {d, e. Tav, li fig. G) e voluininosa , se{)arata quasi nel centro in due meta mediante larga profondissima scissura , e ciascu- na meta distinta in due lobi da scissura molto meno evi- dente. II colore del viscere era rosso fosco , notabile la consistenza , alio incirca come si trova esserlo nella milza del porco. Molto estesa e la produzione omentale (/ fig. cit. ) che unisce quest' organo alio stoinaco , insinuante- si neir ilo o fossetta centrale che pcrcorre tutta la di lui lunghezza; e sopra di questa membranosa produzione 300 Antonio Alessandrini diiamansl copiosi i vasi sanguiferi in manifesta comunica- zione con rjuelli dello stoniaco. II pancreas (g, /^, i fig. cit. ), esso pure notal)ilmeiite esteso , ha reahiiente la forma di martello colla mazza mol- to luiijra, forma attril)alta"li in irenere da molti anatomici; la di lui porzione orizzontale, pinttosto grossa , poggia sul- r omento gastro-splenico, di dove attraversando lo stoma- co , e prodncendo come dissi nel niedesimo una leggera strozzatura , incontra il duodeno ( c , e ) al quale stretta- mente si uniscc, formando sul niedesimo le due prodnzio- ni costitnenti la testa del martello. La porzione asoenden- te {g) e la piu estesa, coprendo il duodeno fin presso al piloro ; la discendente ( i ) invece e piu breve non solo , ma pur anche meno larga e robusta. II condotto pancrea- tico poi ( i ) , a differenza di quanto avviene negli altri mammiferi, mostrasi superficiale nei due terzi anteriori del- la regione orizzontale del viscere; e di piii isolato si inse- risce nel duodeno nel punto i , a distanza dal coledoco , il cui sbocco corrisponde quasi all' opposta faccia dell' in- testino. Rispetto al fegato, profonde solcature lo dividono in molti lobi , i quali, corrispondenteniente alia faccia concava del vi- scere, sono piuttosto irregolari , come chiaramente lo di- mostra la figura sesta della Tav. 14. Osservato pero nella naturale posizione ( Tav. \2 0,0,0,0) di tali lobi se ne dimostrano chiaramente quattro, e si vede ancora che la gran massa del fegato occupa tutta la zona anteriore ad- dominale , vale a dire tanto 1' epigastrio che gli ippocon- drii , sostenuta la parte media piu pesante da robusto le- ganiento falciforme , 1' estremita inferiore del quale appari- sce in (p), insinuantesi nella estesa scissura che separa i voluminosi lobi medii 1' uno dall' altro. In relazione alia mole e complicazione del viscere, anche il sistema bilifero si mostra composto di molti distinti ca- nali {p ■> r •> r •> r T'"*^- ^ ^ ) ^^^ partono dalle diverse pro- vincie e lobi, riunendosi in un comune condotto epatico, che dopo breve tragitto riceve il cistico ( r ) ad angolo quasi retto , dal che ne risulta il coledoco ( s ) che , nel • Del Dasipo minimo Desmarest 301 motlo di gia iiulicato si innesta nel duodeno. La vescidiet- ta del fiele voliuiiinosa e pirifoiine ( y ) , nella sua parte iiiferiore prima -di formare il condotto ( r ) compone tre giri di spirale die le dantio una figura elegantissima, giri che nella maggioi' parte degli altii niammiferi si litiiitano al condotto cistico. In qnesto niainniifero non ho riiivenu- to traccia veruna di condotti epato-cistici , abbeiiclie il si- stema bilifcro sia tanto complicato ed esteso. La mole vistosisslma di qiiesti tre visceri accessorii del canale alimentare , fegato , pancreas e milza, dimostra che, niancando in gran parte i mezzi di mexicanica estesa tri- turazioue del ciho, la digestione e scioglltnento del niede- sinio conipiere si deve piuttosto per la forza chimico-fisica di qualita diverse di uinori copiosissimi , che dalia bocca air ano si mescolano perennemeiite col cibo , e le compli- cate sorgenti dei quali sonosi di gia dimostrate nel siste- ma salivare copiosissimo, nell' apparecchio secernente in- testinale tanto esteso e variato , e nella copia strabocche- vole di umore pancreatico e liiliare. Possedendo il JMuseo i visceri toracico-addominali di un' altra specie di Dasipo , il Dasypus nowincinctus del Lin- neo, Dasipo a testa ristretta del Ranzani, Dasipus stenoce- phaliis , diro brevemente delle principali modificazioni che la medesima presenta nell' apparecchio desciitto. Avvertiro innanzi tutto trattarsi di una femmina giovane, pero di statma alquanto maggiore di quella del Dasipo minuto, arrivando la lunghezza del tronco , compresa sempre la te- sta, ai trecentocinquanta niillimetri, ed essendo di poco minore quella della coda, cioe di trecentoventi niillimetri. La testa poi dire si puo non solo ristretta , come lo espri- me il nome della specie applicatogli dal Ranzani, nia in proporzione anche molto piccola , avendo di massima hin- ghezza 85 mill.j e 35 di massima largliezza nella regione pill prominente degli arclii zigomatici, qnando nell' altra specie le stesse inisure sono di novantotto e cinquantaquat- tro niillimetri. Probabilmente pero anche il sesso infliiisce sulla varia proporzione delle partly e massime sopra quelle della testa. 302 Antonio Alessandrini • Ma ritornantlo all' appareccliio digerente, il Dasipo a te- sta ristretta non lia fuori degli alveoli clie quattordici denti in clascuna mascella , sette per j)arte, al ceiitro delle mascel- le stesse rimanendo un lungo spazio del loro lembo superio- re tanto anterionnente clie posteriormente del tutto piivo di denti. SI per la forma clie per la mole sono poi questi denti interamente dissimili da qiielli del Dasipo minimo , perche di gran lunga piu piccoli ed approssimantisi alia fignra di minimi molari. Nella mascella superiore (Tav. 16 fig. 1 ) i maggiori sono il quarto, quinto e sesto enume- randoli dalla regione anteriore alia posteriore; il settimo (c) pill piccolo a destra mostrasi appena fuori dell' alveolo ; essendosi perduto a sinistra, dimostrasi cosi la poca pro- fonditii deir alveolo clie non puo accogliere se non se una brevissima radice. II primo dente ( a , a) , esso pure pic- colo, e compresso, bisolcato nella faccia esterna , ed a punta semplice. Lo stesso numero di denti, di forma e mole analoga incontransi anche nella mascella inferiore , come si dimostra nella fig. 2 della citata Tav. 16. La lingua considerata quale strumento destinato ad im- padronirsi del cibo , ed a facilitarne la deglutizione termi- na in forma di cono molto aciito , e puo essere lanciata fuori del cavo della bocca a qualche distanza , perche la di lei parte del tutto libera arriva alia notabile lunghezza di trentaquattro millimetri. Anclie la faccia libera della me- desima nella struttura papillare e fornita di caratteri singo- larissimi. La fig. 6 Tav. 16, clie la rappresenta ingrandita di un terzo , fa pur vedere come verso la punta sia tutto attorno leggermente solcata pel lungo ( a fig. cit. ) , e mol- to piu ed irregolarmente per traverso { l> ): fornita poi do- vunque di minutissime papilla che s' approssiinano alia for- ma einisferica, e fra le quali ne sorgono di tratto in trat- to delle fungiformi {d) piii voluminose, sparse in piccol numero anche nel rimaneiite del piano libero della lingua. Due papille regolari caliciformi (c) sorgono a non grande distanza dalla base percorsa dal profondo solco ( &)■> piiittosto brevi, univansi per mezzo di robu- sto cilindretto di sostanza fibrosa alia solita reifione del temporale , in giiisa da permettere facilmente i movlmenti di protrazione della lingua dalla apertura della bocca, qua- si a simiglianza dei fiDrmichieri. Lo stomaco di fiDrma globosa si puo vedere rappresen- tato gonfio ed intero nella fig. 1 . Tav. VIII del Rapp , ed offre, anche veduto esternamente , un certo grado di com- plicazione nella sua struttura. Riprodotto questo stesso di- segno nella fig. 5 della Tav. 16, veduto dalla faccia infe- riore e moderatamente gonfio , si puo riferire facilmente alia classe degli stoniachi complicati , giacche osservando il di lui lato anteriore compreso tia 1' esofago (a) ed il duo- deno ( ^ ) , invece della piccola curvatura esiste una estesa linea irregolare, originata principalrnente dalla doppia stroz- zatura {d, e), che fa apparii'e il sacco quasi diviso in tre concamerazioni distinte, la maggiore delle quali (A), che denomineio cardiaca , perche al di lei centro conisponde V inserzione dell' esofago, comprende almeno due terzi del- la totale estensione del sacco. La concamerazione media e distinta dalla precedente dal legger solco { d ) , ed e attra- versata nel centro dalla striscia tendinea { g )• La piccola concamerazione od atrio pilorico { k) , e benissimo circo- scritta niediante il nominato solco (e) per una parte, non che dalla striscia levigata ( / ) , die segna la posizione del piloro. 30i Antonio Alessandrini Alle qnali coinplicnzloni dell' csterna faccia dello stomaco conispoiulono poi delle rnodificazioui anclie ncll' apparenza e struttura doUa mucosa interna. La fig. 7 della stessa Tav. 16, clie appartieiic ai visccri cliilopojctici addoniiuali, mo- stra in { a , l> ^ c ) lo stomaco aperto, ma notahilmente contratto per la Uiiiga immersione nello spirito : tuttavia nella regione clie corrisponderebhe alia giaiide cm'vatu- ra { b ) r interna faccia della parcte ha 1' aspetto di muco- sa semplice leggermente vcUutata, laddove iu prossiinita del piloro (c), divenuta molto plu compatta e robusta, for- ma una qnantita di ruglie longitudinali emulanti la dispo- sizione dell' interna faccia del ventrigllo degli uccelli , noa coperte pert) coine in questi da duro coriaceo epitelio. Presso r apertura pilorica nella stessa parete dell' ultima concamernzione del sacco formasi un ingrossamento circo- scritto , clie semhra di natura glandolare , il quale protube- rando nell' interna faccia rende molto angusta i' apertura piloriea, clie sembra mancare della comune valvola; modi- ficazioni di struttura avvertite di gla dal lodato Rapp , il quale ammette altresi esistere nel cardias una valvola semi- lunare , di cui se ne vede appena un rudimento nel raio esemplare ; in questo trovo invece un ingrossamento mar- cato nelle tonaclie , subito sopra l' angusta apertura , ingros- samento cui nella fiiccia interna corrispondono alcuuij di- stinte lacune mucose, al di sopra delle qnali l' interna fac- cia del canale si fa bianca, ed osservata colla lente mostra delle minutissime piegoUue longitudinali , die svaniscono in prossimiti della faringe. La regione del tenne del tubo intestinale (e, e, e fig. 7), assai sottile e semplice in tutta la sua estensione , clie ar- riva ad uguagliare per ben undici volte la lungliezza del tronco , ha le proprie tonaclie molto deboli e trasparenti ; r interna superficie libera della mucosa in prossimita. del duodeno ( fig. 8 Tav. 16 ) e fornita di mininie piegoline in- trecciate in forma di rete , nelle maglie della quale vedon- si delle regolari incavature o depressioni clie rignardare si possono quasi come altrettante lacune mucose; disposizione clie si e resa chiaramente manifcsta osservandola colla lente. Del Dasipo minimo Desmarest 305 La faccia interna dell' ileo invece e gremita di piegolitie parallele die a foggia delle valvole conniventi formano tan- ti anelli attorno a tutta la coiicavitu del canale : questa struttura c lacilmeiite visibile anche ad occliio nudo, ab- benclie il De Rapp asserisca II contrario. La fig. 9 della citata tavola dimostra quest' ultima struttura osservata col- la leiite. L' interna superficie dell' intestine crasso e inolto piu seniplice e levigata, ed osservata anche colla lente fa ve- dere soltanto lo sbocco delle nuineiosissime cripte e follico- li clie foiniscono in copia il muco. II retto pero in prossi- mita dell' ano e niunito di alquantc grosse pieglie trasver- se luolto evidenti. VISCERI DEL TORACE. La necessiti di conservare lo scheletro intero ha impe- dito che nel Dasipo minimo descriveie si possano i visceri del torace in luogo: estratti quindi dalla cavita sono rap- presentati nella Tav. 13 fig. 7 veduti dalla faccia inferiore. La niassa del sinistio polmone ( / ) e divisa mediante pro- fondissinii solchi in tie lobi , il maggiore dei quali e 1' an- teriore ; il destro invece (m) lo e in quattro, tro dei qua- li soiio gli analoghi di qaelli del sinistio , notandosi soltan- to essere da questo lato il maggiore il lobo posteriore, die verso il lembo anteriore ha un soico { ii ) , traccia eviden- te di suddivisione del lobo stesso in due; oltre di che esi- ste ancora un quarto piccolo lobo ( x ) per cui 1' intera massa del polmone destro e notabilmente maggiore di quel- la del sinistio. A ciascuna delle due indicate masse polmo- nali corrisponde un ampio canale broncliiale, il sinistro dei quali ( i ) alquanto piu lungo del destro si compone di venti anelli interi, laddove il destro ( k ) non ne ha die sedici. Prolungandosi quindi i bronchi fin presso 1' estremi- ta anteriore del torace, ed essendo di piu nell' anim.ale molto breve il collo , ne viene di necessiti, che la trachea sia essa pure breve, componendosi di soli tredici anel- li , ai quali manca al sohto superiorniente un segmento , T. VII. 39 30G Antonio Alessandrini pog;g:iando sopra questa faccla membranosa ed appianata r esolago. Alia estremita anteriore della trachea presentasi la larin- ge assai robusta e complicata, e iiella quale la glotide (fig. 6. Tav. 13) resta abitualinente molto patente, si a mo- tivo della conformazione della epiglotide { c ) , che per la robustezza del niuscolo io-epiglotideo ( e ). L' esterna fac- cia della larlnge , dal lato iiiferiore , e visibile nella cita- ta fig. 7 dove e pure evidente la straordinaria mole della tuolde (/) e della cricoide ( g ) , per cui tutto insieme da questo lato il nominato organo ha la uotabile Innghezza di diecinove millimetri. Ma per renderne piii manifesta e pill facllmente dimostrabile la composizione , spogliata del tutto dei muscoli intrinseci e del tessuto celluloso, si rap- presenta iielle figure nona a decima, della citata Tav. 13, veduta dalla faccia superiore ed inferiore. La cricoide base della laringe, mediante la quale que- st' organo si continua colla trachea, e conformata a foggia di breve tubo piuttosto che di anello colla larga gemma. Veduta quindi dal lato inferiore ( a fig. 9 ) ha 1' altezza notabile di quasi dieci millimetri : alquanto piu larga su- periormente , nel lembo anteriore e fornita di due piccoli tubercoli {b, b fig. cit. ) che poggiano e si iiniscono alia faccia interna della estremita inferiore della tiroide , per cui al centre fra questi due tubercoli rimane un piccolo spazio dove le due cartilagini non si toccano. Nel centre la cricoide presenta ancora una piccola prominenza (c) che la rende alquanto gibbosa. II lembo inferiore ( d ) piu set- tile e perfettamente rettilineo. Nel late superiore 1' altezza della cricoide ( fig. 10 ) arriva nel centre agli undici milli- metri, superando cosi di un solo millimetro 1' altezza della regione inferiore. Veduta questa stessa cartilagine dal late superiore, e ben manifesto il sue allargamento nel lembe pel quale si unisce alia tiroide [a, a fig. 10), mentre laddove il lato inferiore ( b ) non e che di nove mill. , il superiore arriva agli undici. Al centre della esterna faccia, sempre della cricoide, eslste la spina longitudinale (c) pro- minentissirna, che divide al sollto in due sezioni uguali destra e sinistra questa regione della cartilagine. Del Dasipo minimo Desmarest 307 La tlroide costitiiisce, come avviene ordlnarlamente , la parte piii <'stesa dcU' organoi veduta dalla faccia esterna ( e i\'^. 9 ) lia la forma di un parallelogrammo a latl cur- viliiiei; dal lato superiore sorgono due processi {/-,/) me- diante i qiiali , e coll' interposizlone di un legamento, la lariiige si uuisce all' osso joide. Nel centro di essa carti- lagiiie evvi un legger solco(g), traccia della sepaiazione della niedesitna in due ai primordii di formazione. Veduta la tiroide dal lato superiore ( e, e fig. 10) si dimostra la di lei faccia interna regolarmente concava, e coperta dal- la mucosa ; nel lembo inferiore dove si congiunge colla cri- coide vedonsi due larghi fori {/■>/)■, incominciamento di un breve canale che attraversa obblicjuamente ciascun an- golo inferiore della cartilagine , dirigendosi cosi dalla di lei faccia posteriore alia anteriore dove termina in un foro molto pill angusto (A, A fig. 9 ): per tal modo gli angoli inferiori della cartilagine in discorso sono resi molto robu- sti. II lembo superiore , leggermente convesso ed uguale , sostiene nel centro la larga epiglotide. Le cartilagini aritnoidi ( g , g" fig. 10) rassoinlgbano ad un piccolo trapezio a motivo dello straordinario prolunga- mento del loro angolo inferiore, quindi il punto d' artico- lazione colla cricoide corrisponde quasi al centro della car- tilagine, dal clie ne viene clie i movimenti d' altalena , modilicanti 1' apertura della glotide , eseguire si dovevano con molta liberta ed estensione. Cosi spogliate delle parti molli qiieste cartilagini sono molto piccolo, ma rivestite inassime della mucosa (fig. 6 Tav. 13 d) avevano tutt' altra forma ed estensione. La epiglotide arapia e di forma tendente alia circolare, veduta dalla faccia esterna {i fig. 9), nella regione che poggia sulla tiroide e munita di tre grosse spine , due la- terali ( ^, k) die ne formano il lembo, una centrale (/) che ascendo oltre la meti\ della cartilagine stessa , e per le quali qnivi si fa molto robusta e veramente cartilaginea, laddove nella estremita superiore ( i ) rappresenta piuttosto un tessuto fibroso. Questa stessa cartilagine veduta nell' op- posta faccia ( /z fig. 10 ) e leggermente concava nel centro, 308 AxTONio Alessakdrini ma iufeiiormente i dl lei lembi ( ?' , /) inprossano, conti- liiiaiitlosi per cosi dire aiiclic iiell' interna faccia , anzi in- grossandosi di piii le indicate spine esteriori. Le cartilagini accessorie del Saiitorini e del Wrisberg mancano interamente, circostanza avvertita anche dal piu volte lodato De Rajip , asserendo in genera clie negii Ar- liiadilli r organo descritto e pinttosto semplice. La trachea niolto breve si compone di soli tredici anel- li , come si disse , (fig. 7 }i Tav. 13) largamente aperti nel- la regione superiore , dal die la notabile estensione della parte membranosa del canale, e la hmghezza della parte semplice dei bronchi , il sinistro dei quali ( i fig. cit. ) sii- pera in Innghezza la trachea stessa , composto essendo di venti anelli. Delle due masse polmonali la destra {m) di iJiaggior mole e divisa in quattro lobi 1' inferiore dei qua- li , che e il maggiore , mostra altresi una marcata solcatu- ra trasversa (z^), traccia di suddivisione in due lobi; il quarto lobo (.i^) e piccolissimo e si addossa all' arteria pol- monare ( r ) dello stesso lato. La sinistra massa polmona- re ( / ) e divisa soltanto in tre lobi , il maggiore dei quali e r anteriore in opposizione di quanto ho detto accadere uel lato destro. In questo polmone sinistro oltre 1' arteria polmonare [s) h manifesta anche la grossa vena ( ^ ) , il che non appare nell' opposto lato. II cuore, che si rappresenta dalla sua faccia inferiore in questa medesima figura [In) e largo e breve , approssi- niandosi alia figura sferica anche per la ottusita del suo apice; il destro ventricolo {p) ha pareti piuttosto deboli, invece sono robustissime quelle del sinistro (ra). L'aorta [o) manda dall' arco tre distinti rami , e la figura mostra pur anche la mole notabile della cava anteriore ( q ). Abbenche nel Dasypus novemcinctiis si noti, relativamen- te ai visceri del torace, una notabile rassomiglianza con quelli gia descritti nel Dasipo minimo, tuttavia non essen- do a mia cognizione che sicno stati da altri esaminati , ho creduto utile il rappresentarii , veduti in diversi aspetti , cioe dalla faccia superiore e dalla inferiore, nelle figure 3 e h della piu volte citata Tav. 10. Del Dasipo minimo DcsMAnEST 309 Relalivamente ai polmoni la glotiJe ( k fig. 3 ) molto larga e di forma quasi ciicolare , oilVe soltaiito iiiferiorineu- te un legger solco interaritrioideo {I), clie allunga alcun poco di pill il diatnetro verticale del ciicolo : necessaria- nieute anclie la epiglotide ( k' ) tende alia forma circoiare, nia essendo incavata siiperiormente riesce maggiore il dia- metro trasverso , in opposizione di quanto dissi accadere liella glotide. La trachea di moderato volume si compone di v'entidue anelli ( fig. 4- ) con notabile spazio membrano- so nella regione superiore ( i fig. 3 ). Osservati da questo stesso late i polmoni , ciascuna massa e divisa in due gran- di lobi , ma la destra ( ;z , o) e alquanto maggiore della sinistra {p-,q)- Quivi e pure evidente la sinistra oreccliiet- ta ( n' ) nella quale metton foce !e quattro vene polmo- nari [u, «, u, u) ben distlnte, per essersi omesso di lappresentare le arterie polmonari che poi si vedono nella figura segnente. II cuore ( r fig. 3 ) , rovesciato in basso e veduto quin- di dalla faccia posteriore , e piccolo , in forma di cono al- lungato , di gulsa che 1' asse supera di un buon terzo il magglor diametro trasverso. Nell' opposta faccia questi stes- si visceri (fig. 4) hanno aspetto alcun poco dlverso, per- che clascun polmone {gilt) e marcatainente diviso in tre lobi, ed 11 cuore mostra ben distinte le diverse sue regio- ni dell' orecchietta e ventricolo destri ( m, /z ) , dell' orec- chietta e ventricolo sinistri ( ^, /); come pure 11 tronco (o) dell' arteria polmonare , ed i rami [p-, p) della medeslma insinuantisi in ciascuna massa polmonare. ORGANI UROPOETICO-GENITALI. I reni del Dasipo minimo (c, f/ fig. 8 Tav. 13) sono sem- pllci , cloe non dlvisi in lobi, quludi la loro superllcle e uuita e levigata; la forma e T ordinaria , di seme di fagiuolo , ma non molto allungato. In proporzlone della mole del reni le glandole so|)rarenali , o reni succentnria- ti ( e, y) dir si possono voluminosi , e di forma tendente 310 Antonio Alessandrini air orblcolare. La vescica orlnaria ( h ) voluminosa , abben- clie noil del tutto gonlia , lia conformazione elittica, non gill pirifoinie , dl giiisa clie la sua regione inferiore non e abbracciata dalla prostata [i) , ma piuttosto questa vi gia- ce sopra , lasciando cosl l' uietia quasi del tutto libera non solo nella parte meinbranosa { k) , ma ancbe nella regione copcrta dalla prostata stessa , insiiuiandosi quella ben poco nella sostanza della medesima. Iinianzicche 1' uretra s' ac- compagni ai corpi cavernosi associasi a due grosse antipro- state (/, ni) die, prese insieme, superano la mole della prostata stessa. Passando a dire dell' apparecchio genitale , i testicoll (c, t>) voluminosi e permanentemente addominali, mostrano pure r epididimo {x, x) bene evidente, dall' estremita supe- riore del quale serge il breve dutto deferente (jK"?JK ) 5 clie nel sue andamento ed inserzlone nulla ofFre di singolare. La verga {p) fonnata dall' unione del due robust! corpi cavernosi ( « , o ) , e dalla coutinuazione dell' uretra, tei- mip.a in un lunghissimo glande {(]iq) coperto da lasso e rugoso integumento, cbe nello stato dl rilasciamento pen- deva dalla regione addominale posterlore , come e stato rappresentato nella fig. della Tav. \\ q. Questa verga e pu- re fornita di due robusti muscoli retrattori, clie vedonsi nella fig. 8 della Tav. 13 p, v. Quindi 1' apparecchio uropoetico-genitale di questa spe- cie ha molta analogia con quello descritto dal De Rapp nel = Dasypus peba Desm. (Das. novemciuctus Lin. ) =, il quale Autoie avverte altresi che nella verga invece del setto pettineo centrale vi sono sei o sette pareti divisorle fibrose longitudinali , struttiira non osscrvata fin qui, pro- segue il Rapp , in verun altro mammifero. SISTEMA OSSEO. Esistendo nel Museo anche gli Scheletri dei Dasipi no- vemcinctus e villosus, il prlmo di femmina giovane, il se- condo di sesso non deterniinato , nel descrivere quello del Dasypus minimus vcno notando Ic priucipali diflerenze che Dkl Dasipo hinimo Desharest 311 s' inconliano nelle diverse region! del medesimo, tanto ri- guardo al immcro die alia forma delle varie ossa. a. Asse vertebrale. Abbenche dalla maggior parte degli Anatomici si ammet- ta nella regione cervicaic della spina dei Dasipi un niime- ro di vertebre al dissotto del normale , clie e di sette pezzi,e questo perche, innoltrandosi 1' animale negli anni, facilniente pareccbi di essi pezzi saldansi insieme ; tnttavia negli individni giovani , cotne lo e rjuello clie descrivo , non solo distinguere si possono esattaniente tiitte le sette vertebre cervicali, ma dimostrare altresi il meccanismo del- la saldatnra dei varii pezzi clie in seguito si congiungeran- no insieme. Si osservi nella fig. 1 della Tav. 15,che rappresenta lo scheletro di naturale grandezza vednto dal siiiistro lato , la noniinata regione segnata ( u ) e vedrassi manifestaniente clie r allante ( 1 ), benissimo distinto dall' epistrofea { 2 ) clie segue, e robustissimo , arrivando il siio diametro tia- sverso ai ventisette milliinetri, misura alia quale arrivano anche le ultime quattro vertebre della stessa regione, di guisa clie la profonda incavatura che rimane fra i process! trasversi dell' atlante, e qnelli delle ridette ultime quattro vertebre deriva dalla breviti dei processi analoglii della se- conda e della terza. L' atlante al solito manca del tutto di jwocesso spinoso , mostrandosi invece enorme qnello del- r epistrofea ( 2 ) , inclinaiidosi anteriorniente a coprire nn buon terzo dell' anello dell' atlante, formando corpo poste- riormente coll' analogo processo spinoso della terza verte- bra ( 3 ) , e tendendo a congiungersi altresi con quello del- la quarta vertebra (4 ) clie segue, ed inferiormente , ossia nella base, incominciando di gia la saldatina colla quinta, di modo clie sono liberi e distinti soltanto i processi spi- nosi della sesta e della settima. Una analoga disposizione di parti s' incontra altresi nel- la regione cervicale del Dasvpus novemcinctus , con questa diflerenza [>er6 clie 1' atlante e anclie piu robusto, ed il 312 Antonio Alessandrini processo spinoso dell' epistrofea , dclla largliczza ili tlieciot- to inilliinetri , passa al dissopra dei processi spinosi delle tie vertebra die segnono , che appaiono come troncati ob- ])liqnainente di basso in alto , ed anclie in qiiesto caso re- staiio del tutto liberi soltanto i processi spinosi delia sesta e settima vertebra cervicali. L' agglomeramento solido di qnoste parti e tale da rendere ben difTicile la sepaiazione dei sette pezzi di cni sono coniposte , dal clie i diversi pa- reri intorno al nuniero delle vertebre cervicali di un tal genere di animali. Questa forma singolare di saldatiua dl- peiide dall' impedito movimento libero delle vertebic, per la solidita dcUo scudo integumentale die circonda anche questa regione, e come avverte il Meckel questa struttura e molto analoga a qnella propria, pero in maggior grado , dei Delfini. Disposizlone di parti del tutto simigliante alia descritta del Dasypus niinutus trovasi pur anche nel collo del Dasypus villosus. Progredendo nell' esame della colonna vertebrale, undici sono le vertebre dorsali (x), le sei anteriori delle qua- li (8-13) corrispondono alle coste vera, e le cinque po- steriori ( li-18 ) alle spurie , a relativaniente a questa stes- sa regione il Rapp nel Dasypus noveincinctus ne ammette soltanto died, uel che e seguito pur anche da Pander e D' Alton nella loro osteogralia dove , nel quaderno che con- tieiie parecchi scbeletri di sdentati, pubblicato a Bonn nel 1825, nella Tav. 17 evvi lo scheletro di questa stessa spe- cie , ma con sole died coste , a quindi con altrettante vertebre dorsali, qui pero a stata perduta certamente l' ul- tima costa , perche numeransi sei vertebre lombari invece di cinque. Questo stesso scheletro presenta parecchie altre importanti differenza die saranno uotate nel descrivere le diverse regioni. Intanto relativamente alle vertebre nel Da- sipo minimo , a nel peba incominciando dalla 7 a conti- nuando ancha per tutta le lombari , il processo articolare anteriora a munito di lunga apofisi saliente obbliquaniente air IiiTuori, le maggiori delle quali ai lombi hanno fino a dodici niilllnietri di iunghezza, per cui guardata dall' alto la spina in questa regione , sembra fornita di tre processi Del Dasipo minimo Desmarest 313 spinosi lino centrale vertlcale , e tluc lateral! ol>bIi«[iu, molto pill Iiiclinati nel Dasipo niiiuito. Una tale complica- ziono di parti maiica del tutto nol Dasypiis villosus , nel quale peio i processi trasversi delle vertebre lonibari sono inolto pill limgbi e situati orizzontalmente. I processi spi- nosi delle prime sei vertebre dorsali (8-13 fig. 1 Tav. 13) sono molto elevati si nel minimus cbe nel peba , arrivan- do la massima altezza ai venti niillimetri, vanno pero re- golarmente decrescendo in altezza , ed invece si allargano inclinandosi all' indietro ; nel villosus simili processi sono tutti mciio prominenti. La regione loiiibare della colonna, composta di tre ver- tebre nel minimus e nel villosus, ne presenta cinque nel novemcinctus. Considerando quail vertebre del sacro quelle tutte che si trovano a contatto colle ossa innominate , siccome tale contatto lia luogo non solo coll' ileo ma anche coll' iscbio , cosi (piesta estesa linea comprendc otto vertebre nel Da- sypus minimus e nel villosus , e nove nel Dasypus peba. In tutte tre le specie poi i processi trasversi che si uniscono air iscbio sono sviliippatissimi in lungbezza e larghezza , unendosi iiisieme per siitura in gnisa da comporre una volta ossea completa nella regione posteriore della pelvi. Nelle vertebre sacrali niedie questi stessi processi essendo brevissimi, s' allarga cosi notal)ilmente l' ampio foro sacro- -iscbiatico {a' fig. cit. ), che sta invece dell' incavatura portaiite lo stesso nonie. La regione caudale per ultimo ( 6- ) 30-i6 ) , composta di dieciotto vertebre, le prime a processi trasversi allun- gatissiiiii , si adattaiio cosi alia larghezza della pelvi, os- sia alia estensione degli aiialoghi processi dell' ultimo pez- zo del sacro; diminuendo quindi gradatamente non se ne vede pill traccia al di la dell' ottava vertebra , vestendo al solito gli ultimi pezzi cocigei la forma di un semplice ci- lindretto. Le vertebre caudali ofTiono di piu snlla regione inferiore del corpo il proccsso discendente (11, 11,11 Tav. 15 fig. 1 &■ 30-10 ), visibilissimo in tutti tre gli sche- letri , colla sola dilFerenza die un tale processo e bifido T. VII. 40 314 AnTOSIO ALESSANDniNI inferiormente nel minimus e villosus, e siipcriormente nel Dasypus peha o novemcinctus. In quanto al iiumero dei pezzi caiulali di quest' ultima specie, trovo pure una no- tabilissima diirerenza uella citata figura del Pander nella quale numeransi soltanto diecinove pezzi , laddove in quel- le del nostro Museo ne esistono ben ventinove , per cui 6 da supporsi clie in quelio la coda fosse mutilata , il che si puo dedurre ancora dal trovare il proccsso discendente figurato anclie sull' idtimo pezzo, quando reahuente nou ne esiste traccia negli ultimi sette. b. Coste. Le undici coste , sei delle quali vere o sternali [a 1-6 Tav. 15 fig. 1 ) :, e cinque spurie ( h 7-11 ) sono larghe e robuste, massime la prima, die si allarga verso il centro fino ai quindici millimetri ; carattere che si presenta pur anche iicUo scheletro del Das. peba , mancante nella tavo- la del Pander, nella quale la prima costa e rappresentata pill stretta di tutte le altre e pochissimo incurvata ; di mo- do die oltre di essere inesatto il numero, contandosene soltanto dieci invece di undici, lo e pur anche la forma, massime nelle prime. E questa singolare larghezza e robu- stezza della prima costa osservasi ugualmente nel Dasypus villosus , abbenche in genere queste ossa sieno nel mede- simo molto piii deboli. Una singolarita che trovo verificarsi nei tre scheletri si e die le coste vere si congiungono alio sterno mediante pezzi ossei (c 12-17 fig. cit. ), abbenche si tratti di indi- vidui molto glovani , mantenendosi cartilaginei soltanto per pochi millimetri presso lo sterno : invece le estremita delle cinque coste spurie ( d 1 8-22 ) per un buon tratto sono vere cartilagini; anzi 1' ossea lamina sternale dell' ultima costa vera , larga almeuo il doppio delle altre nel Dasypus minimus e nel villosus, riceve in un particolare incavo r estremita della cartilagine della prima delle spurie. Del Dasipo minimo Desmarest 315 e. f. Sterno. Tav. 15 fig. 1 e 2. Dei sei pezzi o centri di ossificazlone componentl lo sterno il prinio ( e fig. 2 Tav. 15) dire si puo voluminosis- simo in proporzione degli altri, arrivando la larghezza mas- sima ai venticinque millimetri, e la lunghezza alii dieciot- to , e questo per adattarsi alia larghezza della prima costa, giacche piccolissimi sono li cinrjue che seguono (c, J, e,/), alliingandosi di nuovo il sesto ( g ) fino ai quattordici mill, per sostenere la larga cartilagine sternale ( h ). La pelvi. Figure 3 e 4 Tav. 15. Fra le ossa del tronco dal maggior nnmero degli anato- mici viene collocata anche la pelvi , abbenclie composta per la niassima parte dagli ossi innominati costituenti la prima regione degli arti posteriori. Ugualmente che nei Bradipi h la pelvi dei Dasipi estesa e robnsta , a niotivo della dop- pia iinione degli ossi coxali colla spina, cioe per le regio- ni iliaca ed ischiatica. Vednta dal lato inferiore ( fig. 3 ) r ileo presso la cresta e diviso da rilevata spina ( c ) in due compartimenti , nno esterno (fl),inlerno 1' altro (Z*), che copre ai lati porzione del corpo della prima verte- bra ( 1 ). La testa o regione cotiloidea dello stesso osso presenta dal lato interno una robusta apofisi ( d ) presso il pnnto d' unione col corrispondente ramo del pube (y). Quest' osso nella sinfisi si eleva in una grossa apofisi (g), che segna 1' inserzione dell' estremita posteriore della linea alba. II ramo discendente del pube ( h ) congiungendosi colla branca ascendente dell' ischio ( k ) limita inferiormen- te r ampio foro ovale ( i ) che s' accosta al circolo piii che air ovato , avendo un diametro di dieciotto millimetri in tntti i sensi. Tl divaricaniento notabile delle tnbcrositii ischiatiche (^l^ l^ rende amplissima, e di lurma triangola- re r apertura posteriore della pelvi. La scissiua sacro-ischia- tica, per 1' unione dei pezzi del sacro coll' ischio, e dive- nuta un ampio foro ovale ( w ) il diametro niaggiore del 31G Antonio Alessandrini quale e di ventotto mill., eJ il ininore di otto. I latl del- la iiclvi descrivoiio ciascuno due curve, i liniiti dalle quali formati sono dai lenibi delle crcste degli ilci , dell' aceta- bnlo , e dalla tul)crositu ischiatica. L' ampia apertma po- steriore della pelvi permette che si veda la solida volta os- sea formata dalla 6, 7 ed 8 vertebra sacrali inediante i larglu loro processi trasversi , e 1' ottava , piii di tutte este- sa in questa direzioue, splnge all' iufuori le tuberosita iscliiatlcbe in guisa da misurare quivi la pelvi un diametro di quarantacimjne mill. , quando 1' apertiira supcriore od antcriore non lo lia die di ventidue nella massima lar- gliezza. La fig. \ Tav. 15 die dimostra la stessa pelvi veduta dal lato superiore, rende appieiio evidente la straoidinaria sua solidita per la ferma saldatura nel corpo ( e , /") delli otto pezzi vertebrali fra loro ; per 1' unione dei processi trasver- si delle tie vertebre aiiteriori colP ileo fino verso la sua meta nel punto ( « ) , non die dell' iscbio { b , c ) cogli identici processi del tre pezzi posteriori , forrnandosi per tal inodo invece dell' incavatura sacro-iscbiatica 1' ampio foro elittico { d ) ; circostanze di costruzione le quali con- tribuiscono tutte a rendere ben solida questa regione del- lo scbeletro , ed a costituire fermo appoggio al robusto scudo integumentale. Arti anterior! C. Nella fig. 1 della piii volte citata Tav. 15 sono chiara- mente espresse anche le estremita del sinistro lato vedute dalla faccia esterna. Nell' anteriore la scapola (a) e muni- ta di due rilevate spine, la maggiore delle quali ( Z* ), si- tuata anteriormente , piii promineiite e robusta termina col solido processo acromiale ( c ) die , a raggiungere la cor- rispondente estremita della clavicola , si deve estendere per ben veiititre millimetri. La spina posteriore, molto nieno evidente, termina sul collo della scapola con acuta apofi- si; anche il processo coracoide e di mole discreta , molto estesa la fossa articolare glenoidea _, mancante il foro od Del Dasipo minimo DESiWAnEsx 317 incisiira soprascopolare; e qiiesto lato anteriore dell' osso diviso in due incavature dalla larga proniinenza { e ). La doppia spina divide naturalinente 1' esterna faccia dell' os- so ill tre coinpartimcnti o fosse , la media delle (juali {/) profoiidissirna rassoniiglia piuttosto ad iin canale del diame- tro di dieci millimetri nell' apertura, e della profondita di cinque. La clavicola {i fig. 2 Tav. 1.5) piuttosto debole e un os- sicino rettilineo in lornia di cilindretto compresso , appena alcun poco ingrossato nolle estremita, lungo trenta milli- metri , largo nel centro appena tre. L' omero ( g fig. 1 ) osso robusto e breve , non oltre- passando la massima lungliezza li 57 millimetri , nell' estre- mitk scapolare pel notabile sviluppo delle tuberosity ha il vistoso diametro di 21 millimetri^ nel quale la testa, die lia la faccia articolare appena convessa ed e priva del collo, vi antra per undici millimetri. II piii singolare dell' osso consiste nella grossa aj)ofisi cbe tormina la spina deltoida- le (k) e che divide in due meta cfuasi uguali il corpo del- r osso. Oltrepassata I'apofisi, il corpo impiccolisce , diviene compresso , per allargarsi di nuovo e notabilmente verso 1' estremita ulnare. Quivi, per I'estensione massime del con- dilo interno , arriva alii 2-i millimetri ; sullo stesso condilo esiste una profonda fossetta elittica che perfora obbliqua- mente dall' avanti all' indietro 1' osso , estendendosi per quattordici mill, in lungliezza. Delle ossa dell' antibraccio il piii robusto si e I' ulna (ui fig. 1 Tav. 15) lunga cinquantasette mill., lunghezza dipen- dente principalmente dal volume del processo anconeo (n) che si estende per 23 mill., avendo nel centro del corpo la larghezza di nove, quantunque sia questa la regione meno voluminosa dell' osso. Invece il radio ( o ) molto piu debole, lungo trenta mill, non ne lia die tre di grossezza, ampliaiidosi pero notabilmente nelle estremita, massime nel- r anteriore dove sorge la vistosa apofisi ( p ). Nel piede anteriore fornito di cinque dita la regione del carpo si compone di otto ossa disposte in due ordiiii , alle quali applicare si possono i nomi desunti dall' anatomia 318 AXTOXIO Al.Ef'AKDRlNr umana . aMienclie la forma sia notaliilmcnte variala, giac- clir il plramitlale (^), ed il pisironne (/•) dell' ordiiie su- peiiore sono , in proporzioiie degli altri , volmninosissimi : air uncinate doll' ordiiie inferiore si aggingne di piu iin os- siciiio rndlmentailo (,s- ) die rassomiglia ad un sesanioideo , ne si comprende quiiidi la ragione per cui il Rapp arnmet- ta soltanto sette ossa in genere nel carpo degli Sdentati. 11 modo suddcscritto di coslrnzionc del carpo e ammesso dal Cuvier ( Osseniens fossiles Tom. VIII. pag. 241. pi. 211. fig. 12. e pi. 212. fig. 14) in altre specie , e singolarmen- te nel Tatii ncro , nel Tatu gigante , nel Tatu cabassou , e nel Dasvpiis scxcinctns Linn., avverte soltanto clie tal- volta il trapezio e trapezoide costituiscono un solo osso,e ne da 1' esempio nel Dasypus sexcinctus, per cui in tal caso si avrebljero nel carpo soltanto sette ossa , rimanen- dovi pero sempre il piccolo sopranumerario. Essendo cin- que le dita, altrettanti sono pur anche i metacarpi : quelle del dito minimo { t ) piccolissimo offre superiormente la forma di un triangolo ; il niaggiore di tutti ( 7i ) appartie- ne al dito medio; debolissimo invece si e quelle del polli- ce, essendo anche questo dito il pii!i piccolo e meno svi- luppato. Infine la forma ed estensione delle falangi luiguea- li c indicata da quella delle unghie, clie nei pjedi ante- riori superano tre volte alnieno le posteriori. Confrontata la struttura degli arti anteriori del Dasypus minimus con quella del Dasypus novemcinctus , in que- st" ultimo la scapola e piu debole , meno rilevata la di lei spina posteriore , piu rettilinei i lati ; gracilita clie si con- serva in tutto 1' arto , compreso il piede a sole quattro di- ta , debolissimo anche nelle falangi ungueali , e nella so- stanza cornea die le ricopre. Molto piu somigliante, si per la robustezza clie per la mole, air arto anteriore del Dasypus minimus quello si e del Dasypus villosus , il piede del quale presenta di nuovo cinque dita, colie falangi ungueali maggiori del doppio di quelle degli arti posteriori , ed il processo anconeo dell' ul- na della notabile liinghezza di 22 millimctri; soltanto le ossa deir antibraccio sono meno incurvate , e piu angusto quindi lo spazio interosseo. Del Dasipo mini-mo Desmarest 3 1 9 Arti posteriori D. In quanto alia mole e robustezza le estremitu posteriori serbaiio tipo molto analogo a (piello delle anteriori: cosi r osso innomiiiato ( 77, a, a, a lig. 1 Tav. 15 ), ad imita- zione della scapola e robnstissimo e molto esteso , come viene dimostrato iiella descrizione delle figure 3 e 4 di qiiesta stessa tavola, II femore ( b ) non solo per la mole , ma anche per la conligurazione s' accosta all' omero ; ha come questo una robiista spina ( c ) nel corpo, ripiegata a forma di uncino, clie in questa regione allarga 1' osso a sedici milliinetri : enorme e pur anclie la mole del trocantere maggiore {d), il die e prova della robustezza dei muscoli inseriti in que- sti processi : anclie il piccolo trocantere ( e ) , abbenche sottile e debole , e pero molto esteso e rilevato alia base da linea aspra evidentissima. L' inferiore estremiti di que- st' osso non e robusta e sviluppata in proporzione della superiore , e questo massime per la piccola mole dei con- dili (/, g), cosi quivi il maggior diametro trasverso del- r osso non e clie di diecinove millimetri , in verun punto il corpo del femore si mostra tondeggiante , ma sempre de- presso, massime inferiormente. La totale di lui lungliezza dalla sommita del trocantere maggiore al punto piii promi- nente del condilo esterno arriva alii sessantatre millimetri , eccede quindi di soli sei mill, quella dell' omero. La rotula ( h ) clie nel diametro trasverso non e che di otto mill, si allunga lino ai quindici, presentando nell' estre- mitu superiore una grossa tuberosita per 1' inserzione dei tendini dei nuiscoli estensori. Le ossa della gamba, tibia (i) e fibula (^), sono bre- vi ma robnste , robustezza accresciuta pure dalla sollecita saldatura delle teste degli ossi fra loro tanto nella estremi- tu superiore clie nella inferiore : incurvate in senso oppo- sto lasciano uno spazio interosseo [I) molto ampio , di forma elittica , del diametro nel centio di undici millime- tri. Nel corpo la tibia e profondamente solcata in guisa da 320 Antonio Alessandrini assumere quasi la forma laminare ; le teste degli ossi sal- date iusieine allaigano niolto la gamba si in alto clie in basso, cstendendosi trasversalmente per venti millimetri. II piede posteriore e piu debole dell' anteriore , massime , come si disse, nelle falangi ungueali : la regione del tar- so (m) si compone delle sette ossa ordinarie, cinque del- le quali sono visibili anche nella figura , cioe 1' astraga- 10 ( ra ) , il calcagno (o), il navicolare (p), il cuboideo (q) ed il cuneifornie niaggiore { r ). II tarso come il carpo e pure fornito di un ossicino sopranumerario, il quale collo- cate al lato interiio dello scafoide e del cuneiforme mag- giore non e visibile nella figura. Delle ossa del tarso il piu sviluppato si e il calcagno , massime nella sua regione po- steriore, ossia nella tuberositu ( o ), die presta cosi valido appoggio ai muscoli estensori del piede. I metatarsi si proporzionano , relativamente alia larghez- za e robustezza loro , a quella delle dita, cosi il piu bre- ve [s) appartiene al dito esterno , cioe al minimo, ed il maggiore ( ^ ) al medio; non vi e poi proporzione tra la mole delle unghie e delle corrispondenti falangi di que- ste dita , e quelle di gia dimostrate maggiori dei piedi anteriori. Struttura analoga alia descritta nel Dasypus minimus e propria anche degli arti posteriori del Dasypus novemcin- ctus , i quali pero sono piu I'obusti ed alti degli anteriori. 11 radio sul lembo esterno della testa superiore e forni- to di piccola apofisi uncinata , mancante negli altri due scheletri. Nel Dasypus villosus invece le estremita posteriori si proporzionano di nuovo nella mole a robustezza agli arti anteriori , soltanto nel piede di questi ultimi le falangi un- gueali sono maggiori almeno del doppio. Avvertiro per ultimo clie delle annotazioni e figure im- portant! sulla osteologia delle specie di Dasipi di cui mi sono occupato s' incontreranno nel volume e tavole citate dell' Opera sulle ossa fossili del Guvier: infatti nella tav. 212 fig. 1 e rappresentato lo scheletro del Dasypus novemcin- ctus , nel quale pero manca 1' ultima costa nunierandosene Del Dasito minimo Desjiarest 321 soltanto clieci; ed in quella clie segue si dimostrano le ossa dei |)iedi anteriori e posteriori. FETO MATURO DEL DASYPUS NOVEMCINCTUS. Essendomisi ofTerta 1' opportunita di esaminare anche un feto matiuo di sesso femminino del Dasypus novemcinctus, espono in breve il risultato di questo esatne , corrcdando- lo di opportune figure disposte nella Tav. 17. La figura prima mostra 1' animalctto intero veduto dal destro lato giacente su di un piano orizzontale , e di natu- lale grandezza , come lo sono ancora le aitre figure deila tavola stessa, ad eccezione dei numeri 4- al 7 rappresen- tanti oggetti veduti colla lente. In quanto alia esterio- le armatura il piccolo individuo non e molto diverso dal- r adulto, eccettuata peio la morbidezza notabile degli scu- detti. Le zone mobili del tronco sono nove , e quindi una proprieta dell' adulto il mostrare , tanto anteriorniente clie posteriormente J la traccia, presso il lembo inferiore dello scudo, della separazione di una nuova zona, che farebbe ascendere il numero ad undici , separazione che pei o non si estende mai fino in prossimita della linea media dorsale. Somigliantissimi a quelli dell' adulto, si pel numero clie per la disposizione delle zone, sono pur anche gli scudi del torace ^, c, come pure della pelvi a ^ d. La freschez- za del funicolo ombelicale , e, non che il modo di reci- sione del medesimo, fanno supporre che il feto sia stato estratto dall' utero ma a gravidanza di gia compita. Nella figura seconda collocato 1' animale supino, rimosse in parte le pareti osseo-muscolari dell' addome e del tora- ce, si dimostrano nella posizione naturale i visceri conte- nuti , non che le parti situate profondamente nel collo e tra i rami niascellari. L' appareccliio salivare i^ a, h^ c^ e bene evidente , le sottolinguali , c, costituiscono una mas- sa pill breve clie nell' adulto, la quale peio in proporzio- ne si ingrossa maggiormente. Verso il ceiitro del torace , dirigendosi alquanto a sinistra, e situato il cuore, J, che T. VII. -il 322 Antonio Alessandrini si vede a nuclo, essendosi aperto pel Inngo il poricardio, cuoie die ha la Ijase volta in alto a destia , I' apice a si- nistra ed in basso. II pericardio, dedotti i Icmbi dclla se- zione , apparisoe di notabilissima grossezza , perclie esterior- niente vi si addossa il timo , /, die si estende fin prcsso il di lui lembo iiileriore, e. II polmone destro,g, si vede distintamente, ed e pure evidente la sua divisione in due lobi principalis ma quelle del late sinistro e nascosto dalla mole del ciioie. Neir addome la parte piii interessante di qiiesta figura seconda appartiene al sisterna circolatorio fetale : la vescica orinaria pirifonne presenta l' uraco die si stacca non gia dal di lei fondo , ma dalla metd della sua faccia infcriore m, ed o accompagnata ai lati dalle arterie ombelicali se- condo le forme ordinarie. La vena ombelicale , ?i, vedesi inviluppata da tessuto celluloso abbondautisslmo. Gli stessi visceri toracico-addominali , rimossi dalla natu- rale posizione sono veduti dalla faccia posteriore nella figu- ra terza; 1' intestine crasso, I, e troncato, essendosi la- sciato unito il retto alia figura ottava. Le altre parti rap- presentate in questa figura terza saranno quanto basta in- dicate nella spiegazione della tavola, Le quattro figure die seguono appartengono alia mucosa del canale alimentare osservata colla lente all' ingrandimen- to del doppio. L' interna faccia dello stomaco , fig. i irre- golarmente rugosa e sparsa di larghe villosita membranifor- mi poco prominenti. Nel duodeno, fig. 5 vedonsi minutis- simi punti o corpi glandolari , die si mantengono , pero meno numerosi , anche nell' ileo per divenire di nuovo vil- losita nella prima regione del crasso fig. 7. II sisterna uropojetico-genitale si delinea isolato nella fig. 8. I reni , Z> , irregolarmente solcati alia superficie mostra- no il carattere fetale di struttura lobulare , carattere die si conserva altresi nel vistoso volnmc dei reni succonturia- ti , a. La vescica orinaria d, scoperta fuio all' immersione nel tralcio , g, riceve presso al coUo gli ureteri, c ;, ed e sostenuta ai lati dalle arterie ombelicali, h, che si perdo- no sotto i legamenti lati i dell' utero , che e semplice a Del Dasipo mini.mo Desmarest 323 figiua ioiiil)oiilale, colle ovaic, y", divisa ciascuna in piti masse globular!. II cervello ( fig. 9 ) ha i processl niaiiiillari o lobi olfa- tori , «, volumiiiosissinii , proporzioiiati all' estensione delle fosse oUative dell' etmoide : l' eslerna faccia degli eniisfe- ri , /* , per delle leggeie solcature mostra appena uii indi- zio di circonvoluzioni. II cervelletto , c, fig. 4-; a, fig. 10, del tutto scoperto e diviso in tie soli lobi o masse,' il me- dio dei qnali e il piu voluminoso, essendo poi tntti e tre minutamente solcati per traverso nella siiperficie. La ini- dolla allungata, b fig. 10, di mole ed estensione notabile continuasi nella midolla spinale , che si e dovnta lasciare coperta dalla dnra madre e, isolando ai iati i cordoni ner- vosi comnnicanti , fifl , la verga. q, q, la parte della medesima copcrta dal largo prepuzio, e che si mostra straordinariaraente Itinga nello stato di flacidezza. r, V, i niiiscoli rctrallori della verga. s, s, parte dei muscoli iscliio-cavernosi. t, piccola porzione del muscolo acceleratore dell' uretra. u , sfinlere eslerno dell' ano. v', v', i testicoli. I Del Dasipo minimo Desjiauest 33 1 X , X , gli epidiilimi. y , y , i cniidolli delerenli. z , z , il fascio dei vasi spermalici. Fig. 9. La laringe spogliata dei rauscolt e parti cellulose niolli , vedula dalla faccia inferiore. a, la cartilagine cricoide. b, b , i (i\ lei tlilieicoli. c , piccola proniineiiza centrale. d, leiiibo inl'ci'ioi'c rcililineo delta cartilagine. e, la liroide dal lalu csieinn. ( , f , \ suoi processi asceiidenii , medlante i qnali si iinisce all' osso joide. 5 , piccolo soico iiel ceniro dell' eslema faccia della tiroiile. /( , /( , apei'liira di sbocco del breve canale degli anguli inferiori della tiroide. I, la epigloiide. k. A, le spine lateral! inferiori della mcdesima. I , la spina media. Fig. 10. La slessa preparazione della precedente figiira, raa vedala dal lato superiore. a , a, Icrabo superiore della cricoide. b, lembo inferiore. c, spina media. d, leggerissiuio solco, Iraccia della saldaltira di un anello della trachea alia cricoide. e, e, lembi lalerali posteriori della tiroide. f, f, anelli del di lei lembo inferiore. g , y , le arilnoidi. h , la epiglotide. TAVOLA 14. Figure spettanti all' appareccliio digerente- Fig. 1. Porzione di parcte del diiodeno vedala dalla faccia interna con lente semplice di debole ingrandimento. Fig. 2. Alira sin)ile porzione dell' inicslino diginno osservata nello stesso modo. Fig. 3. Porzione di parete dell' ileo , presa in prossiniitik dell" inserzione nel ciecOj ed osservata nel niodo stesso. a, a, regione della memhranclla clie si mostra sparsa di frequent! maccliie ir- regolari prodolle dall' aggregauiento di villosit^, almeno per quanto ap- pariscc. b , b , lato della loembraDa dove esiste un tratto notabile di chiazza glandolare. Fig. i. II cieco rappresentato gonfio d' aria. a, porzione ristretla dell' ileo Ironcata. b, la di liii aiupolla presso 1' inserzione nel cieco. c, c, c, liiuili deir intestine cieco cordifonue. 332 Antonio Alessanoiiini d , il colon Ironcalo. Fig. 5. La siessa picparazione vcJuta dalla faccia opposla ed aperta supe- I'iormcnle. a , b , c , d , come nclla figtira preccJcnte. e, parte della parole del cieco slaccata c ripiegata a sinistra. f, aperlura di comiinicazione dell' ileo. g , iiuliiiienio di valvola ileo-cccale. /( , fibre muscolari evidcutissime circondanli a raodo di sfinlere la delta aperlura. Fig. 6. II fegato unilaraente alio slnmaco con porzione di diiodeno, pancreas e milza, parti liniosse dalla nalnrale posizione e dislese su di iin piano orizzonlate, rappresentandole di naturale grandeiza. a, a, r esofago riraosso dal posto naturale e disleso suUa faccia concava del fegalo. h, h, b, lo slomaco gnnfio d' aria. c, c, porzione del diiodeno in conlinuazione collo slomaco. d , e , la volnmlnosa inilza adercni-e alio slomaco stesso. f , porzione dell' omenio gaslro-splenico. g , h , il pancreas niolto esleso. t , il di lui condotto. k,l, m, n, o, il fegalo distinlo in raolli lobi. Pj Pj P» P' P' "'"''' condolli epatici derivanli da diverse provincie del fegato. q, la vescichella del flele. r, il condotlo cislico. s, il coledoco. TAVOLA 15. Sislema osseo. Fig. 1. Lo scheletro intero vedulo dal sinislro lalo. A , la testa. a, osso intermascellare. b , nasale. c , sopraraascellare. d, lagrimale. e,jiigale. f, fronlale. g, parietali. ft, impressioni o solclii prodotti dall' inserzione del crolafite. t , temporale , regione squamosa. k , foro uditlvo eslerno. I, cresta occipitale formala dall' unione dei parieiali colla regione lanibdoidea dell' occipile. m , mascella inferiore. n, fori mental!. 0 , procosso coronoideo. p, processo condiloideo. Del Dasipo minimo Desmarest 333 q , Angolo posleiiore. r, 1 due denli antcriori deboli della niascella inferiorc, corrispondeDti alio f'pa- zin viiolo della niascella siiperiore. s, I sei denli pii'i robiisli die segiiono. I, t, InlciTUzioiic lasciata da due denli pcrdiili. u,u, Gli oUo denti superiui'i in serie contiauala, ma di mole disugnale. B. II troDco. », Rcgione cervicale della colonna vertebrale. 1 , L' allante. 2 , L' cpisirofca. 3, La lerza vertebra saldata coU' epistrofea. 4, 5, C, 7 , Le nllinie qiiallio verlebre cervical!. I processi trasversi della Iciza^ quarla e quinla sono fusi insieme. X, Regione dnrsale. 8-13, Le prime sei verlebre dorsali corrispondenli alle cosie vcre. 14-18, Le cinque verlebre dorsali posteriori corrispondeuli alle coste spnrle. y , Rcgione lonibare. 19-21 , Le Ire verlebre lombaru s, Regione del sacro. 22-29, Gli olto pezzi verlebrali del lungo e robuslo osso sacro. a. Gran foro sacro-isciiialico. 6- , Regione caudale. 30-'57, I dicciotto pezzi vertebral! cocigei o caudali. 1,1, Apolisi obbliqne dei processi articolari anterior! delle cinque verlebre dor- sali posteriori , e delle lonibari. II, II, II, Apolisi disccndenli od ossicini Id forma d! r. Le coste a, b , c , d. a , l'-6', Le coste vere. h , T-W , Lc coste spnrie. c, 12-16', Carlilagini delle coste vere ossificate. d, 17-21', Carlilagini delle coste spurie. c', f, Lo sterno. Fig. 2. Lo sterno unitamente alle carlilagini costali ossificate. a, II prime pczzo o manubrio. h, b, L' inserzione nel medesimo delle clavicole. c, d, c, /', I pezzi intermedii molto piu piccol!. g , II sesto lungo segraenlo. h , II disco cartilagineo che termina la serie sternale. i, Eslrcmita sternale della clavicola. 1-5, Le carlilagini d'unionc delle coste coUo sterno, ossilicate. Fig. 3. La pelvi vcdula dal lalo inferiore. a , Parte csleriore della cresia dell' ileo. b, Regione della medcsima die abbraccia il corpo della prima vertebra sacrale. c, Spina inlerposla alle auzldelte due regioni. 33-5- Antonio Alessandrini (/, Apofisi interna della lesla dell' ileo. (• . Cavii;\ coliloidea dcH' osso innorainato , od acelabiilo. /■, II pube. g, liiossa apofisi siilla sinfisi del mcdesimo. It , Raiuo discendciilc del piibe. i , Foi'o ovale. k , Branca ascendenle dell' iscliio. /, / , Le di Ini InbL'i'osila. m, Anipia apeiliiia poslcrinre della pelvi. n, 0, (ill olio pczzi veiiebrali del sacro. Indicali coi nnincri 1-8. p, II capo del t'eniore inscrito nell' acelabiilo. Fig. 4. La pelvi predelta vedula dalla faccia siiperiore. a , II corpo deir ileo. b , La tesia dell' iscliio formanle la regione posleriore dell' acetabulo. c, La di liii tuberosila. d , Foro sacTO-iscbialico. e, f, Li otto pezzi vertebrali fornianti il sacro. g , L' acetabulo. Fig. 6. La testa veduta dalla faccia superiore, asportata con sezione orizzontale la volta del cranio. a , II frontale vediilo in iscorcio. h, Ampia fossa etmoidale olfattiva deslra. c, La grossa spina semilunare interposta alio due fosse olfattive, essa pnre per- tugiata finameiite , e divisa in due da solida linea media. d , Foro pel passaggio del ramo nasale della branca oflalmica del trigemini. e, Foro pel transito dell' arteria meniugea media? f , Foro ottico. g, Fessura sfeno-orbilale. h , Foro ovate. i , Sbocco del canale carotico. A", Foro udltivo interno. I, Incavatura omonima fra i canali seraicircolari. VI, Canale die raelte nel foro analogo alia fessura del Glaser. n, Sl'enoide anleriore. 0 , Sfenoide posteriore. p , Regione basilare dell' occipite. g. Gran foro occipitale. r, Condilo dell' occipite. .s , Porzione del frontale. / , Regione squamosa del temporale. u, Regione pelrosa. V, Arco zigomatico. Fig. 6. Volta del cranio veduta dalla faccia interna. a, a, Impressioni lasciate dalla faccia superiore degli eraisferi ccrebrali. 6, Solco intcrparietale. c, Spina occipito-parietale. I Del Dasipo minimo Desmarest 335 d , fossa pel lobo medio del cervelletlo. e, f, incavaltirc pi'i lulti lalerali di.'l medesimo. g, h, traccia dclla sulura coionale. t^ furo pel passaggio di vasi emissarii. C. Alii aniciiori. Fig. I. Tav. 15. a , la scapola. b , spina anteriore. c, processo acroniiale. d , spina posierioie. e, proniinenza del lembn anteriore. f, profunda i'ossa inlerspinosa. g , r omern. /( , la di liii lesla. 1, la Inberosila eslerna. k, la spina media del corpo. / , condilo cslerno. m , r idna. n , il di lei processo anconeo. 0 , il radio. p, apcifisi obliqiia anleriore. ^r, osso piraraidale del carpo. r, pisiforme. s , iincinalo. t , meiacarpo del di[o minimo. u, idem del dilo medio. D. Arli posteriori. Fig. 1. Tav. 15. a, a, a, V osso innominato. b , il feiiiore. c, spina esterna del corpo del femora. (I , il trocanlcre ma^giore. e , il trocaniere minore. f , g , i condili. h , la rolnla. i, la tibia. k, la fibula. /, lo spa/io interosseo. m , regione del larso. n , r aslragalo. 0, il calcagno. p , lo scafoideo. q, il cilboideo. r, il cimeilbrme medio. s, metatarso del dilo eslerno ossia minimo. ( , id. del medio. Fig. 7. Terzo denlc siipcriorc del lalo destro, vcdiilo dalla faccia convessa , e di nalnrale grandc/.za. Fig. 8. Lo slesso deiile osscrvalo colla lenle, sempre dalla faccia interna o convessa. 336 Antonio Alessandrini a , soIcalniM meilia rcnii'alc. b , sbdcco del canalctio iiiterno. Fig, 9. II ripeliito dcntc dalla faccia concava. a, Piano ohbliqiio della corona. b , Ma(('liiti/za iiciaslia cetiliale. c , liulizio di e'tralificazione dell' interna sostanza del deiilc. TAVOLA 16. Detagli anatomici del Dasypus novemcinctns. Fig. 1. La lesla veduta dalla faccia palalina, rimossa la inandihola. a , a , Primo dente compresso e lerrainalo in pnnta serapllce. b, b, I cliKiiie (lenli die seguono, piu grossi , ed avenli due ciispidi nel piano libero della corona. c, II setlinio denle del lalo destro, die si nioslra appena fiiovi dell' alveole. d , II conispondentc alveolo del lato sinislro dove maiica il denle. e , c , Fosselle glenoidce per 1' ariicolazione della niandiboia. f, f, Le bolle timpaniclie. g , (J , I lobusli coiidili dell' occipite. Fig. 2. La mandibola vedula dalla faccia superiore. a , a , \ due denli anleriori piccoli ed a corona compressa. b, b, I sei clie seguono, analoghi per la forma e per la mole ai corrispondenli della niascelia superiore. Dal lalo sinislro si ft perduto I' ultimo dente. c, c. Process! coi'onoidei. d, d, Processi condiloldei. Fig. 3. La lingua in tin col polmone e col cuore, veduti dalla faccia snperiore. a, a. Due papille caliciformi. b, Profondo solco medio alia base. c, c, Allri due piccoli soiclii obbiiqui siluati laleralmente. . d, Grossa piega media die segna la posizione del rauscolo io-epiglotideo. c , La epiglolide ncila naturale posizione. f, f, 11 velo pendulo palatinn irasversalmenle diviso nel centro. g , g , Le coma siiloidee dell' osso joide. h , h , Parcle posleriore della faringe aperta pel liingo. «', La trachea veduta dalla faccia superiore menibranosa. k, La glolide mollo larga e di forma quasi circolare. A', La epiglolide. I , Solco iulerarilnoideo della glolide. «i , m , Due piccole lacune miicose davanli al velo pendulo palalino , nella po- sizione deile aniigdale o tonsille. n, 0, Massa polmonare deslra , che da questo lato appare composta d; soli due lobi. p, q, Massa polmonare sinistra, pure bilobata, piu piccola. r, II cuore rovesciato in basso, e vedulo quindi dalla faccia posleriore. Del Dasipo minimo Desmarest 337 s , Sbncco (lella cnva posturiorc. I , V aorta ironcala. M, L' oipccliiclla siiiisira colle f|iiatlr'n venc pnlmonari conmnicanli. Vcr maggior cliiaiozza della (ii;iira si sono omnicssc la arlciiu poltuoiiari, die meglio ap- paiiianno iiella ligiira srgiieulc. V , r, I), y, Le (|iiallio venc polraonari. Vi(]. A. La slessa preparazione , dalla faccia superiore, ommessa la lingua. a, Liinga apofisi disccndenle del corpo dcU' osso joide , in gran parte carli- iagliiosa. h, li , I'orzioni ascendenii del corno sliloidco. c, c. La toiiiiniiazlonc dellc slesse corna , ciie ascendeva e si univa raediante ciliiidrello carlilagineo alia base del cranio. d, d, Le corna liroidee dello slesso osso joide. e , L' anipia carlilagine tiroide. f, Porzioiie anleriore della cricoide raollo larga, ma fonoata di carlilagine de- liolissima. fj , II polmonc sinislro^ il lobo anteriore del quale da queslo lato d snddiviso in due. h , II desire polmone nel quale una tale suddivisione fi anche piii evidente. i, II cuore , vedulo csso pure dalla faccia inferiore. k, L'orcccliiclla sinistra. I, II venlricolo corrispondente. tn , V oreccliielta dcslra. n. It venlricolo soltoposlo. 0, 11 Ironco dell' arteria polmonare. p, p, \ rami della medesima diretli a ciascuna massa polraonare. q , L' aorla troncala presso 1' arco. r, La trachea dal lato posleriore. Fig. 6. Lo sloinaco intero del Dasypus novemcinctus, veduto dalla faccia inferiore. (Dalla tav. VUL del cilalo De Rapp). a , L' esofago. b, II duodcno. c, Cieco fondo dello slomaco. d, Leggier solco die strozza alquanlo lo stomaco presso la regione pilorica. e , Sirozzatura piu prolbnda , al di la della quale cvvi 1' uliinin rigonfiamento . f, die precede il piloro. g, Striscia lendinea die imila in parte il tendine, tanto piu robuslo , del ven- Iriglio degli uccelli. /( , Grande concaraerazione cardiaca. i, Concanierazione media. k, Concanierazione od atrio pilnrico. /, Leggier striscia die segna la posizione del piloro. Fig. 6. Porzione cslrema della lingua ingrandila di un terzo. a , Solchctti longiuidinali dell' apice. b, Id. in dirczioiie Irasversa. c, Le due grusse papillc caliciformi. T. VII. 13 338 Antonio Alessandrini d. Papille ftingifornii spaife irregolarraeiite. e, Soleo longitiiiiiiiale iiiedio. Fig. 7. Appareccliio digerente addoniinale ; gli intesliiii sono raoderalamenle gonfli. o , b, c, Lo stomaco apeito e disleso. * (I, 11 diiodeiio. e, e, e, I complicati gii'i ilegli intesiini tcnui. f, Piintf) d" inscizionc dell' ileo ncl ciasso. g, g, 11 largo e breve inlestino colon. h , Piccola porzione del reUo , la coriiliiuazione del quale lino all' ano si dimo- stra nella fig. 8. »■ , A- , / , m , I qtiallro lobi principali del fegato. n, fi , La milza. o, 0, 0, 11 diaframma. Fig. 8. Piccolo brano della tonaca dell' inlestino digiuno presso il dtiodeno, ve- diito colla lenle nella faccia interna. Fig. 9. Allio simile brano (olio dall' Ileo in prossimila dell' inserzione sua nel- 1' inlestino crasso , ed osservato nel modo medesiiuo. Fig. 10. Appareccliio uropojelico-genitale fcmraiueo. a, Rene siiccenluriato. h , La di lui arleria. c , II rene. d , La di lui arteria. e , V urelere. f, La vescica. g , Fascetio dei vasi spermalici. h , L' ovaja. i , L' mero. A' , La vagina. / , La vulva. »)i^ Estreraila dell' inlestino icito. ») , L' ano. TAVOLA ir. Conliene dieci figure rapprescntanti di naturale grandezza , ad eccezione dei numeri 4-7, dei delagli anatomici di un felo raaluro del Das. novemcincius Linn, di sesso feraminino. Fig. 1. L' animalciio inlero veduto dal deslro lato, giaccnte sn di un piano oriz- zonlale , pero alcpianlo alteralo dalla Iiinga iinniersione nello spirito. Pielativanientc alia csterna arnialura ofTre caraltcri quasi identici con quell! del- r animale adulto. a,b, Le nove zone disgiunle del tronco. h, c, Lo scudo toracico. Del Dasipo minimo Desmarest 339: a, d, Lo sciiJo (lella pelvi. e, II fuiiicolo onibelicaie troncato. Fig. 2. I>o siesso imlivicliin , collocato fiipino , aperic le caviti del toracc e del- I'addomc, e scoperlc le parti prolbiule del collo. a , La paroiide. b , La soiiomasccllare. c, La sdiioliiiguale. d, II ciiore. e, II pericardio, /', I'arie del limo addossata al pericardio. fl , II destro polmone diviso in due lobi. h , li , La f,Mande niassa del fegalo divisa in quallro lobi principali. i , i , Le circonvoluzioiii dei leiiiii. A- , /•■ , L' nmcnlo. I , II cieco. m , La vescica orinaria. n , Copidsa celliilare inviltippanle !a vena orabelicale. 0 , Appendice forraala dalla vulva. p , r ano. Fig. 3. I visccri toracico-addominali fuori di liiogo,e veduti dalla faccia po- sleriore. a , La lingua. h, Porzioiic delle glandole salivali. c , Faringe ed esol'ago. (1, Cellulosa del niediaslino posteriore. e , Polmone destro. f, Polmone sinislro. (J , h , La luassa del fegato. J , Lo slomaco. k , k , Gli intestini. I , II colon troncato. Fig. A. Mucosa dello stornaco veduta colla lenle nell' interno. Fig. 6. Id. del duodeno. Fig. 6. Id. dell'Ileo. Fig. 7. Id. del crasso. Fig. 8. Apparecchio uropojelico-genitale fuori di luogo. a, h, c. Rene siiccenturiato. II rene. L' ureterc. d, e, La vescica orinaria. L' utcro. h, Le ovaje. II fiinicnio ombelicale Le arlciie onibc^licali. t, Porzione dci legamenli lati dell'ulero. 340 Antonio Alessanduini Fig. 9. II cervcUo vedulo dalla faccia supeiioie. a, I process! mammillari o lobi olfaltorii. 6, Gli emisferi cercbiali. c, II cervellello. Fig. 10. II cervellello colla midolla spinale. a , II cervellello. b. La midolla alliingala. c. La midolla spinale iiiviliippata dalla dura madrc. d, d, d, I fasci del nervi coraunicanti colla medcsima. I Mem: Tom r VII c7. /y Umi4l ia ill Al^ilin Tom VII c^. '. //. Uiur^i dii. Ill Anjiill"! \ \ o H S !i -^ ^^4-^ Mem Ton) -U I) ' C-'^ C>^ -/J. ^K f (■ ^^ LC: Aa^uljt!. Me .11 To Ml VII ^^. fa-v. c^ '.yj. ^-y'% Minardi dis Lit: Andiilir.!. Mcin Tom ■J^Q. C^/4. ^^^. U «4i « « 4r 'Jj iJu 'JLi 'J'"ii^"'~~^ lit; Aajlilcii '•^i^ !i; c^:;;| ■nioarii iit. 'JT 1 cv^'/ ,t ' iw ,..■/ c>"^ ^RP^ffi^* sTi 1-^^: i rr,y - / r A '^^ ^ / % Lit: ^»U FOLDOUT BLANK All' 111 Tom: '^^ rep. f7. d !^ i-rn*^i ^ V ■- "■^ 'KJi. \ " •; 1 \ <^' # I ^ '^-/. '•>:<^": ^^7. •i!: .'u^iV.Jn: AIciii Tom: Vll . f' ! '^V^^-. V 'K','.. \ r y- ^v^¥ k •■ 1 4\ <^z ^•'^^ '« U4. c^T/f. "\-^ ^:. -/' ••/■/. 1^ C.„:.. Cy:,)". '-^(T. ...^ r?. ^ v^J^ tjl: -'in^ti ANTONII BERTOLONII EQ. COMMEND. MED. DOCT. MISCELLANEA BOTAIVICA XVII. * I n parte prima horum Mlscellaneorum loqiiar de viro, qui fuit inter botanicos Italiae praestantissimus, et in me- dietate sequnda decimi septimi seculi floruit. Is est Pau- lus Bocconius e Saona in Liguribus oriundus, sed gene- raliter habitus pro Panorrnitano , quia majoreni vitae suae partem Panormi transegit, ibi famam nominis, et sura- mos honores adeptus est, atque aetate provectiore rao- iiacbus Cisterciensis factus, sub quo habitu nomen Syl- vii assumpsit (1). Ingenium in studia rerum naturalium * Haec dissei'lalio lecla est in convenlii Academiae Scientianim Inslituli Bono- niensis liabilo XVI. Kal. Marl. A. D. MDCCCLVI. (1) )) Silviiis Bocconiis Panormilaniis , Savona apiid Ligiires oriundus, Alphonsi )) Bocconi frater. Gcnere clams lucis usuram acccpit 24 Aprilis 1G.33. Paiili » nomine insignilns, a leneiis adhuc annis lilleranim sliidiis operam dedit. )) Pliilosopliica inslruclns doclritia , ac cnidilioiic salis snpcnine referlns, omnes J) ingenii vires perscnilandis naturae arcanis adiiibuit. Lapidiiin , fnssilium, » iicrbarum praeserlim , studiosissiinns . . , ideoqne inter precipnns Botanicos, )) ac naiuraiis I'hilosophiae perilissimos semper elTulsil... Beiictis seculi cu- »ris, Cislerciensium ordinem , aelale jam matnrns, anipli^xn^ est, in quo I) relicio Panii nomine , illnd Silvii accepil. » Mongil. Bibl. Sic. torn. 2. p. 227. Eadem liabcl Hallcrns in Bibliolh. bol. toni. 1. p. 539., et jam aniea Oldoi- Dus in Alhen. Lig. p. 445. dixerat : )) Paiilus IJocconus I'auli Francisci filius, II Alphonsi germauus frater, nobilis Paiiormitanus , ex Savona in Liguribus I) oriundus. » 3i2 Antonii Bertolonii suinmopere iiiclinatum a natnia obtiniilt , praesertim ve- 10 in rem lieil)aiiani, (juocl tiaxit earn ad itinera snsci- pieiida non minus per totam Italiam , qiiam per insulas ejus praecipuas a Melita ad Corsicam, et postea per omneni fere Enropam, cjuibus in itineribus plantas col- ligebat , conficiebat eis exemplaria sicca, quae bortis sic- cis, sive appositis berbariis committel)at, eadem vero operil)US a se postea editis niateriem suppeditarnnt , aba- f]ue ad nova opera destinabat , quae tamen occulta , et pene oblita rernanserunt. In primo vobnnine Annabum bistoriae naturabs Bononiae edito anno 1829 typis Marsibanis sermonem cdidi de bi- storia , et progressu rei berbariae Insularum Itabcarum, in quo fuse loquntus sum de operibus botanicis a Boc- conio pubbci juris factis, sed nibll dixi de berbariis ejus, quae tbema erunt bodierni sermonis. Bocconius anno 1G7G. Genuam venit, iibi plantas in vici- niis sponte nascentes legit, quibus bortum siccum com- j)egit; sed bic postea in obbvionem ita dilapsus est, ut a Geuuensibus fere ignoraretur , si esset. Ego feliciter detexi, cum anno 1796. Ticino redux, ubi studio medicinae operam dederam in Archigymnasio illo perinsigni, Genuam me contuli , ibique moratus sum , donee lauream medicam consequerer. Jam tunc cognovi virum perinsigneni tarn btteris, quam nobilitate generis Ippolitum Durattium Equitem, qui bortum botanicum sibi struxerat, et rem herbariam maximopere promove- l)at. Didici ab eo esse vetus herbarium apud Capuccinos Genuenses non bene notum, cupiditatem videndi aperui, quam ipse non modo obsecundavit , sed mibi comitem se fecit ad cocnobium Gapuccinoruni. Commissum erat boc herbarium Fratri Josepbo Gbiboto , viro valde erudito, et in cognitione editionum rariorum , qnarum noniuillas milii ostendit (1), apprime versatus. Ostendit quoque (I) Inter has fiiit opus Pelraicliae , ciii liliiliis est Le cose x-n!gnri di Mffscr I'lanrefco Peirarra. Imiiresso in Vincaia nelte case (i Aldn Romnrw nrl an- no MDI. del mac di Luijlio , impressuiii in mcinbianis, ct tit Galli dicunt uir vclin. Miscellanea Botanica xvii. 3i3 vetus illiid lierljariiim , quod quatuor volnmlnIhus in fo- lio compielieiidebatiir , plaiitaeque cuivis folio taeniolis chartaceis aHigebantur. la fiontc voluminis primi ferebat haec verba : RACCOLTA DI PIANTE OSSERVATE E IMDALSAMATE NELI.A CITTA . E FUOR DELLE MURA DI CESOVA I.' ANNO 1676. SAGGIO E STUDIO DI D. PAOLO BOCCONE All' Iltino Signer ANFRAMO HATTIA FRANSONE questo di 25 Marzo 1677. Plantae erant quidem multa parte dirutae , a vermibus corrosae ; supererant tamen plures hactenus intactae , et ferebant schedam phrasi Bocconiana manu ipsius Bocco- nii exaratam, Laetus detexisse auctorem herbarii , enixe commendavi tani pretiosum monumentum Fratri Ghillo- to, et discessimus ; laurea medica vero obtenta , Genuae vale dixi , et Sarzanam patriam meam me contuli. An- no 1803. illuc redii, et per biennium ibi moratus sum, quo tempore in luceiii edidi meam Rariorum Liguriae plantanim decadem prlmain Genuae 1803. typis Societa- tis Mmidationls , in cnjus praefatione primus notitiam suppeditavi de herbario Ligustico Bocconiano a me de- tecto , et superius descripto. Anno vero 1811. ad scien- tias physicas in Lycaeo Imperiali docendas vocatus, cum domicilium meum Genuae flrinasseni , amicitiam inii cum egregio viro Josepho Mojono in Lycaeo magno Genuen- si Chymiae Professore. Is inter locjuendum mihi aperult, se possidere herbarium antiquum , et a me siscitatus ostendit. Quae, et quanta fuit laetitia mea , cum vidi esse primum , et quartum volumen herbarii Ligustici 34--4 Antonii Bertolonii Boccoiiianl, quod annis superioribus vlderarn apud Ca- piicciiios Geiinenscs ! Hac percitus Mojonus dono con- cessit, et ego lidientissime acccpi. Nullam notitiam dare potiiit de reliquis duobus voIuniind>iis, et tantum dixit, voliirniiia , (juao possideliat , se adeptiini fiiisse, cum coe- iio})iuni Capucciiiornni Genuensiuivi snppiessuin est. Sta- tim omni diligentia polivi exemplaria plantaium, quae supererant, eademque diligentia hactenus servo. Itaque vohimen primum retinet ipsissimam inscriptionem Anfra- no Mattiae Fransonio, quain superius exhibui, utrumque vero fert easdem schedas cum phrasi manu ipsius Boc- conii scriptas , ut mihl demonstrarunt alia scripta ejus, quae penes me sunt (1). Hae phrases nunquam exbibi- tae fuerunt a Bocconio in operibus suis, munerisque mei erit notitiam earum suppeditare, Quidquid a viris praeclaris proficiscitur summopere colendum, custodien- dum , vulgandum. Igitur in hoc herbario declarando uni- cuique speciei primum apponam phrasim Bocconianam, deinde addam synonyma Linnaei , vel cujusvis alius Bo- tanic!, qui de eis loquutus est, demuin afferam synonyma Florae Italicae nostrae, et Amoenitatum Italicarum. Ubi contigerit observare aliquid , quod ad meliorem declara- tionem plantarum inserviat, meum erit apposite exhibe- re ; retineo vero plantas eodem ordine, quo erant in plagulis voluminum, additis tantum immeris pro distin- etione specierum. Ne vero hoc herbarium iterum in obli- vionem decldat , donare placuit Musaeo horti bot. Bono- niensis , ubi certe diligenter asservabitur. 1 . Conyza major vera odorata Bocc. Erigeron viscosum Sp. pi. p. 1209. (1) Possideo exemplar operis, cui Bocconiiis (ituliim fecit Jcones , el dcscriplio- nci rarinrum planlarum Siciliae , MelUac , Gnlliae , et Ilaliae Oxonii e Theairo SIteldoniaiw 1674., qiioilqiie dono niisil ad amicum suiini .loaniiem Uaptislam Scarellam cuoi hac scripliiia manu ejiisdcin Boccunii exarala : At Si(j. G\o. Ball. Scarclla in leslimonianza di stima el ofscijuio L' Attlore. Miscellanea Botanica xvir. 315 Inula viscosa Willd. Sp. pi. 3. part. 3. p. 2095. Ciii)nlaria viscosa Bert. Fl. Ital. vol. 9. p. 197, Jam cognoveram , speciem banc habitu suo diverso ad Co' nyzas referri non posse. Videram antberas ejus appendi- cibus pollere, quod indicavi in PL Gen. p. 111. di- cens : » Aiitberae inferne appendiculatae ut in Inulis ». Willdenowius in Sp. pi. reapse retubt ad Inulas , quem ego sequutus sum in Amoen. Ital. p. 192. n. 255. Va- rum in elaboranda Flora Italica perpendi neque cum Inulis bene consociari , et de novo genera constituendo tam ex ea, quam ex Erigero graveolente cogitabam, cum pervenit ad me perinsignis Flore de France a Graniero, et Godrono edita , ubi genus novum a me praaconce- ptum reperi probe statutum sub nomine Capularlae^ il- ludqua amplexus sum in Fl. Ital. , nuUusque dubito, quin et rebqui Botanici in postarum recipiant. 2. Aster conyzoides Bocc. Inula birta Sp. pi. p. 1239. Bert. Fl. Ital. vol. 9. p. 280. 3. Jacaa nigra angusto et integro fobo Bocc. Centaurea amara Sp. pi. p. 1292. Bert. Flor. Ital. vol. 9. p. 461. \. Aster Bocc. Bupbthabnum spinosum Sp. pi. p. 121! i. Astariscus spinosus Bert. Fl. Ital. vol. 9. p. 416. 5. Conyza media Bocc. Inula dysenterica Sp. pi. p. 1237. Bert. FL Ital. vol. 9. p. 274. 6. Erica Bocc. E. carnea Sp. pi. p. 504. Bert. Fl. ItaL voL i. p. 329. 7. Spina infectoria sive Rbamnus Catarticus Bocc. Rhamnus catbarticus Sp. pLp. 279. Bert. FL ItaL vol. 2. p. 650. 8. Lysimacbia sibquosa Bocc. Epilobium lanceolatum Sebast. et fllaitr. FL Bom. prodr. p. 138. tab. X.fig. 2. Bert. FL Ital. vol h. p. 298. 9. Plantago latifoba Bocc. P. major Sp. pi. p. 163. Bert. FL Ital. voL 2. p. 153. Exemplar gaudens foliis minoribus. T. VII. 44 3-iG Antonii Bertolonii 10. riantago minor lanceolata Bocc. V. lanceolata Sp. pi. p. IG. Bert. Fl. Ital. vol. 2. p. 158. Exemplar pariter foliis minoribns. 11. Gnaplialium montanum carneo flore Bocc. Cn. dioicum Sp.pl. p. 1199. Bert. Fl. Ital. vol. 9. p. 151. Plantae masculae liiijus specie! passim reperiuntur in mon- tibus sistentes gregem sejunctum a grege faemineo non tamen valde remoto, exemplum honestatis in regno ve- getabili , quod habeinus etiara in Mercuriali perenni L.; sed haec exempla rara sunt. Utinam et haec ita rara non assent etiam in humana familia ! 12. Solanum lethale Bocc. Atropa Belladona Sp. pi. p. 260. Bert. Fl. Ital. vol. 2. p. 624. Planta venenata praesertira baccis, quae referunt parvam cerasum, et quae interdum pueros deceperunt, ut co- mederent , et interirent. 13. Senecio Bocc. S. vulgaris Sp. pi. p. 1216. Bert. Fl. Ital. vol. 9. p. 212. 14. Genista argentea Roris marini folio Bocc. G. linifolia Sp. pi. p. 997. Spartium linifolium Desf. Fl. Atl. 2. p. 124. tab. 181. Puto Bocconium introduxisse banc speciem in herbarium Ligusticum ex alieno loco, cum in Liguria nondum reperta sit. 15. Stoechas citrina Bocc. Gnaphalium Stoechas Sp. pi. p. 1193. Bert. FL Ital. vol. 9. p. 138. 16. Polygonum Bocc. P. aviculare Sp. pi. p. 519. Bert, Fl. Ital. vol. i. p. 378. 17. Alsine maritima angustifolia Neapolitana Bocc. Arenaria marina Smith. Engl. Fl. 2. p. 311. a. Bert. Fl. Ital. vol. 4-. p. 685. a. A. rubra ^. Sp. pi. p. 606. 18. Muscus Bocc. Cenoniyce pyxidata Ach. Lichen, univ. p. 534. a. Bert. Ainoen. Ital. p. 450. Lichen pyxidatus a. Sp. pi. p. 1619. Miscellanea Botanica xvii. 347 19. ScaLiosa montana frigidarum reglonum Bocc. Ceplialaria leucantha Schrad.Cat.hort.Gdtting.ann. 181i. Bert. Fl. Ital. vol. 2. j?. 23. Scablosa leucantha Sp. pi. p. 1 42. 20. Calamintlia vulgaris, Nepeta Bocc. Thymus Nepeta Smith. Engl. Fl. 3. /7. 110. Bert. Fl. Ital. vol. 6. /A 220. Melissa Nepeta Sp. pi. p. 828. 21. Verbascum faemlna Bocc. V. sinuatum Sp. pi. p. 25-i. o. Bert. Fl. Ital. vol. 2. p. 583. 22. Leucojum maritimum crucigerum Bocc. Matthiola tricuspidata De Cand. Syst. nat. torn. 2. p. 175. Bert. Fl. Ital. vol. l.p. 102. Cheiranthus tricuspidatus Sp.pl. p. ^2^. 23. Acacia 2.''^ Bocc. Spartium spinosum Sp. pi. p. 997. Bert. Fl. Ital. vol. 7. p. 3i2. 24. Ferrum equinum Bocc. Hippocrepis comosa Sp, pi. p. 1050. Bert. Fl. Ital. vol. 7. p. 603. 25. Filix mas pinnata Bocc. Aspidium aculeatum Swartz. Syn. fil. p. 53. Bert. Amoen. Ital. p. 427. Willd. Sp. pi. torn. 5. p. 258. Polypodium aculeatum Sp. pi. p. 1552. 26. Filix mas Bocc. Aspidium Filix mas Swartz. Syn. fil. p. 55. Bert. Amoen. Ital. p. 428. Willd. Sp. pi. 5. p. 250. Polvpodium Filix mas Sp. pi. p. 1551. 27. Phyllitis laciniatis foliis Bocc. Lingua cervina polyphylla polyschides Bocc. Mas. di plant, p. 144. tab. 102. Scolopendilum officinarum f. IVilld. Sp. pi. ^. p. 349. Asplenium Scolopendrium ^. Sp. pi. p. 1537. 28. Fucus longissinio , latissimo , crassocpie folio Bocc. F. sacchaiinus /9. Daws. Turn. Syn. of the Brit. Fiic vol. 2. p. 198. n. 37. F. sacchaiinus Sp. pi. p. 1630. 3i8 AnTONII BERTOLONri Piito lioc exemplar non esse ex inari Ligustico , ubi nul- his liactenus reperit. 29. CInysantheinurii JjeHidisfolio Bocc. Cli. Lencaiitliemum Sj). pi. p. 1 "51. Bert. Fl. Ital. vol. 9. p. 326. Exemplar fert caulem ramosum , et folia profunde inci- so-pinnatifida. Valde appiopinquat plantam , quam Boc- coniiis exliibuit in Miiseo cli p'lante rare p. 34.. tav. 29. sub phrasi Bellis montana ramosa , glabra , Clirysanthe- mi segetum laciniatis foUis , et repererat in Apennino Mutinensi a Sestola sub vertice Apennini dicto il Ci- mo?ie di Fanano. 30. Jacobaea Clirysanthemi facie Bocc. Pinardia coronaria Lessing. Syn. p. 255. Bert. FL Ital. vol. 9. p. 334. Chrysanthemum coronarium Sp. pi. p. 1254. 31. Gnaphalium anglicum Bocc. Gn. rectum Smith. Engl. Fl. 3. p. 415. mild. Sp.pl. 3. part. S.pag. 1885. Bert. Fl. Ital. vol. 9. p. 244. 32. Origanum syracusanum Bocc. O. onites Sp.pl. p. 824. Bert. Fl. Ital. vol. 6. p. 198. Exemplar probabiliter est ex Sicilia , cum haec species in Liguria non reperiatur. 33. Linaria aurea Tragi Bocc. Chrysocoma Linosyris Sp. pi. p. .1378. Bert. Fl. Ital. vol. 9. p. 89. 34. Esula Scabiosa Bocc. Euphorbia Esula Sp. pi. p. 660. Bert. Fl. Ital. vol. 5. p. 83. Exemplar in statu valde macro. 35. Tithymalus leptiphyllon Bocc. Euphorbia exigua Sp. pi. p. 665. Bert. Fl. Ital. vol. 5. p. 54. 36. Napellus Bocc. Aconitum Napellus Sp. pi p. 751. Bert. Fl. Ital. vol. 5. p. 420. Exemplar probabiliter ex alpibus Liguriae occiduae con- terminis, ubi reperitur alia Madonna delle Finestre. \ ]\IlSCELLANEA BoTANICA XVII. 3i9 37. Tymclea sive Tartonraire Bocc. Th. Tartonraira AIL Fed. J. p. 133. Bert. Fl. Ital. vol. ^. p. 313. Daphne Tartonraira Sp. pi. p. .510. Exemplar debet esse ex oris maritimis Nicaeensibus, aut ex Galloprovincia, vel Corsica. 38. Unifolium Bocc. Majantliemum bifoliiim Spr. Syst. veg. 1. p. 4-52. Bert. Fl. Ital.v. i.p. U5. Convallaria bifolia i^. pi. p. 4^52. 39. Pastinaca marina petroselini folio Bocc. Daucus f^ummifer Bert. PI. Gen. p. 43., et Fl. Ital. vol. 3. p. 170. Copiose occurrit Genuae in rupibus maritimis alia Cava, ubi est planta amplitudine , et nitore foliorum specta- tissima. 40. Bupleurnm latifolium Bocc. B. rigidiim Sp.pl. p. 342. Bert. Fl. Ital. vol. 3. p. 138. Exemplar proba])iliter est ex Cenisio. 41. Trago Mattliioli sive Crithmurn spinosum Bocc. Salsola Tragus Sp. pi. p. 322. Bert. Fl. Ital. vol. 3. p. 53. Species frecjuens in litoribus totius Liguriae, ubi non reperitur Salsola Kali L., quae copiosa Venetiis. Bo- tanopbili attendant ad duplicem aspectum , quern 5a/- sola Tragus L. indult, scilicet junior gaudet foliis lon- gisj et tenuibus, senior, et fructificans foliis brevibus, et crassis, junioribus jam amissis. 42. Alchimilla minima montana Bocc. Achemilla arvensis Scop. Fl. Cam. ed. 2. torn. 1./7.115. Bert. Fl. Ital. vol. 2./;. 210. Apbanes arvensis Sp. pi. p. 179. 43. Heptapbylluin argenteum I'occ. Achemilla alpina Sp. pi. p. 179. Bert. Fl. Ital. vol. 2. p. 207. Exemplar debet esse ex editis Apennini Ligustici. 44. Cvperus Bocc. C. longus Sp.pl. p. 67. Bert. Fl. Ital. vol. \.p. 269. Stirps valde ludibunda , neque a lusibus ejus statuendae species diversae , ut hactenus factum est. 350 Antonii Behtolonii 45. Guaiacnm Patavinnm Bocc. Diospyros Lotus Sp. pi. p. 1510. Bert. Fl. Ital. vol. -4. ;;. 3i9. 46. Circaea Intetiana Bocc. Circaea Intetiana Sp. pi. p. 12. Bert. Fl. Ital. vol. 1. ;;. 50. 47. Stapliisagria Bocc. Delphinium Staphisagria Sp. pi. p. 750. Bert. FL Ital. vol. 5. p. 412. 48. Sambucus aquatica Matth. Bocc. Pliiladelphus coionarius Sp. pi. p. 750. Bert. Fl. Ital. vol. ^. p. 412. Synonymon Matthioli a Bocconio allatum erroneum est, cum pertineat ad Viburnum Opulum L. 49. Mantha Cattaria angustifolia alpina Bocc. Nepeta Nepetella Sp. pi. p. 797. Bert. Fl. Ital. vol. 6. p. 69. Exemplar probabiliter ex locis montanis Ligmlae occiduae. 50. Coronopus minimus tenuissime laciniatus Bocc. Plantago Coronopus Sp. pi. p. \^Qi. Bert. Fl. Ital. vol.2. p. 174. Est lusus foliis , eorumque laciniis angustissimis. Quis enumerabit lusus in foliis hujus specie! ? 51. Campanula hederae folio Bocc. Campanula rotundifolia Sp. pi. p. 232. Bert. Fl. Ital. vol. '2. p. 463. a. Exemplar ex locis montanis Liguriae. 52. Incensaria Caesalpini Bocc. Inula odora Sp. pi. p. 1236. BeH. Fl. Ital. vol. 9. p. 270. Species in collibus maritimis Liguriae vulgatissima. 53. Caryophyllus muscosus Bocc. Silene acaulis Sp. pi. p. 603. Bert. Fl. Ital. vol. 4. p. 640. Profecto ex locis alpinis. 54. Anonymos linifolia Bocc. Thesium divaricatum Jan. Cat. pi. phanog. p. 65. Bert. Fl. Ital. vol. 2. p. 742. o5. Hieracium minus Bocc. Miscellanea Botanica xvii. 351 Sonchus picroicles Lamck. in Enc. meth. hot. ed. de Pad. torn. 3. sec. part. p. 384. Bert. Fl. Ital. vol. S. p. 398. Scorzonera Picroides Sp. pi. p. 114. Exemplar valde macrum. 56. Iberis latiore folio Docc. Lepidinm graminifolium Sp. pi. p. 900. Bert. Fl. Ital. vol. 5. p. 582. 57. Casia poetarum Bocc. Osyris alba Sp. pi. p. 1450. Bert. Fl. Ital. vol. 1 0./;. 340. 58. Galium rubro flore Bocc. G. piirpuieum Sp. pi. p. 156. Bert. Fl. Ital. vol. 2. p. 121. 59. Saxifraga venetorum Bocc. Selinum Cervaria Sp. pi. ed. 1. torn. 2. p. 1194. Bert. fl. Ital. vol. 3. p. 365. Athamanta Cervaria Sp.pl. ed. 2. p. 352. 60. Granien Bocc. Lappago racemosa WUld. Sp. pi. {.part. \.p. 484. Bert. Fl. Ital. vol. 1.;?. 821. Cenchrus racemosus Sp. pi. p. 1487. 61. Capillus veneris Bocc. Adiantum Capillus veneris Sp. pi. p. 1 558. 62. Ononis frutescens erecta non spinosa Genuensis Bocc. Ononis minutissirna Sp. pi. p. 1007. Bert. Fl. Ital vol. 7. p. 348. Recta Bocconius vocavit banc plantam Genuensem , cum etiam nunc frequens occurrat circa Genuam. 63. Ruta sylvestris tenuifolia Bocc. R. cbalepensis 3Iant. 1. p. 69. Bert. Fl. Ital. vol. 4. p. 414. Planta frequens in ora maritima Liguriae. Proprium ei est ferre bracteas modo parvas, lanceolatas, acutas , vel acuniinatas, modo grandes , ovatas , aut subcorda- tas. Hi lusus observantur etiam in plantis spontaneis, sed evidentius in cultis. Id niilii ipsi contigit,qui ex seminibus plantarum niacriorum lectis in viciniis Por- tus Lunae , et in horto Botanico Bononiensi satis obti- nui plantas luxuriantes , bracteisque grandibus , ovatis 352 Antonii Bertolonii pollcntes, de qua re jam monui in Fl. Ital. vol. i. p. 'i I 5 ; niliilo tamen seciiis liactenus reperiuntur, qui divcrsitati specierum fidem adhibeant. Adeo verutnest, observa- tiones probe institutas, non obstinationem, couferre ad scientiam. 6-i. Plantago quinquenervia angustifolia capitulo subrotun- do Bocc. P. lanceolata Sp. pi. p. 16. Bert. Fl. Ital. vol."-!. p. 158. Exemplar liabet folia paulo grandiora , quam quod sub numero 10. 65. Psyllium J'occ. Plantacjo Psyllium Sp. pi. p. 167. Bert. Fl. Ital. vol. 2. p. 178. 66. Horminum sylvestre Bocc. Salvia Verbenaca Sp.pl. p. 35, Bert. Fl. Ital. vol. 1. p. 14 6. 67. Horminum minus album Betonicae folio B. prodr. Bocc. S. Verbenaca Sp. pi. p. 35. Bert. Fl. Ital. vol. 1./?. 146. Exemplar ostendit lusum foliis minus incisis. 68. Dorycnium monspeliensium Bocc. Dorycnium suiTruticosum Villars. Daiiph. torn. 3.^:?. 416. Bert. FL Ital. i^. 8. /?. 243. Haec species a me quoque reperta prope Gennam. Transeo nunc ad aliud, ignotumque herbarium Pauli Boc- conii , quod Christinae Suecorum Px.eginae tunc Romae commoranti inscripserat. Vidi Genuae apud Jeremiam Grioletum jurisconsultum Nemausensem, qui a persecu- tionibus Gallicis fugiens domicilium suum ibi firmaverat , at de studio rci herbariae magnopere delectabatur. Com- prehendebatur hoc herbarium volumine unico probe as- servato. Ferebat in fronte inscriptionem Reginae Sueco- rum. Erant in reliquis chartis exemplaria plantarum tae- niolis cliartaceis firmata , quorum unumquodque comita- batur scheda cum phrasi manu ipsius Bocconii scripta, nunquam in operiljus ejus tradita. Quo pacto ad Griole- tum pervenerit, me latet. Suspicor, militem aliquem in occupatione Gallica Italiae illo potitum esse Romae, et inde Genuam attulisse. Grioletus moriens reliquit Emilio Miscellanea Botanica xvir. 353 VJiicentlo amico suo de rebus botanicis aeque bene me- reiitl. Vincentiiis deserens Genuam , ut Lutetiae Pari- siorum se statueret, dono dedit Doininico Vivianio in Lycaeo magno Genuensi Piofessoii. Vivianius vita dece- dens Carolo Alberto Sardiniae Rcgi libros , et berbaria sua legavitj qui non letinuit pro se , sed omnia Lvcaeo niagno Genuensi munifice donavit. Ita berbariuni Bocco- nii Cbristinae Suecorura Reginae inscriptum in Musaeuni Genuense transivit. Haec tantum novi. Optandum, ut aliquls c Botanicis Genuensibus exarainare, et plantas ejus declarare velit. Josepbus Morettius in Arcbigymnasio Ticinensi Botanices Professor praeclarus anno 1830. Vindobonam petiit, no- vitque a Stepbano Endlicbero Botanico insigni , aeque ac bibliotbecae Imperialis Vindobonensis Praefecto nu- perrime in ea repertos fuisse codices tres a Paulo Boc- conio proficiscentes , qui pUisqiiam a seculo cum dimi- dio obliti degebant , et pulveie obruti. Morettius potuit videre, et gestiens novit, codicem, qui primus ad ma- nus ejus pervenit, continere exemplaria autoptica planta- rum , quas Bocconius descripserat, et figuris sanclverat in libro, cujns titulus Icones, et descriptiones rariorum plan- tarum Siciliae , Melitae , Galliae, ct Italiae, jam superius memorato. Hoc herbarium erat pretiosissimum , quia cer- tos faciebat Botanicos de plantis in illo opera indicatis, at figuris pessimis repraesentatis. Re quidem vera Moret- tius eo usus est ad barum nonnullas, et quidem difFici- liores cognoscendas, quas inter fuit obscurissimum iUud Liinonhim rcticulatiim supinum Blelitense Ic. p. 82. 83. tab. hK.^ a nullo antea intellectum , quodque a verbis Morettii conqierimus pertinere ad verain Staticem reti- culatam Sp. pi. p. 394., ut monni in Fl. Ital. vol. 3. p. 520. Codex alter a JMorettio examinatiis fercbat tituluni Dise- gni naturali et originali consacrati alia Sacra Maesta Ce- sarea di Leopoldo pr'imo irn'itto , e indefesso Propugiiator della Religione CattoUca. Inscribitur eidem Iinpcratori, et sub epistola inscriptionis babetur signatura Silvii Boc- conii Monaci Cisterciensis. Fiebat cbartis •42., in quibus T. VII. -45 351 AnTONII BEUTOrONII liabcntur figurae jilantarum ad naturam pictae per fu- mutn nigrum supcrfasuin , atque ita iinpressae, quae qui- dem nunquam typis etlitae fuerunt. Hie vero per tran- sennani juvat oliservare , Ovidium MoMtall)aiuun nostrum eadein inethodo ante Bocconium usum fuisse ad herba- rioluni suum conlicieudum tribus volumlnibus parvis , quae asservantur in Bibliotheca Archigymnasii nostri, et lerunt figuras plantarum , quas Montalbanus enunciave- rat in Ilorto I'otanograpluco suo impresso Bononiae an- no ItJGO per Jacol)um Montium. Tertius codex erat sub titulo Piante dell' Austria osservate dal Padre Don Silvio Boccone Monaco Cisterciense. Alia Sacra BJaesta di Leopoldo prima. Erat cbartis 32. cum plantis ipsis ad usum rnedicum, aut oeconomicum perti- nentibus, quas Bocconius legerat circa Vindobonam,et nun- quam typis vulgavit. In praefatione vero codicis Impe- ratori Augustissimo inscripta auctor ostendit, quantam utilitatem ars medica ab hujusmodi coUectionibus obti- nere posset (1). Superest, ut loquar de berbario Bocconii , quod omnium praestantissimum asservatur in Musaeo Parisiensi. Est an- topticum plantarum, quas Bocconius descripsit, et figu- ris sancivit in opere , cui titulus est 3Iiiseo di piante rare. Venezia per Giambattista Zuccato 1697., magni semper facto a Botanicis, qui jam a temporibus Raji eo usi sunt J et bactenus utuntur in prolationibus suis. CI. Joannes Gussonius, cum paucis abhinc annis Pari- siis esset , idem herbarium ad species suas declaran- das adhibuit. Bocconius autem in praefatione operis mo- nuit , se fecisse herbaria duo , quorum alterum pertine- bat ad Musaeum plantarum rariorum , alterum ad Plan- tas rariores Siciliae , Melitae , Galliae , et Italiae , eaque coUocasse Venetiis apud Joannem Bohem Medicinae do- (1) Qui pleniorem noliliam lioriira triura codiciim habere cupit, adeat epislolam CI. Prof. Morcltii sub tiliilo Sopra alcimi erbarj del Padre Boccone confer- vati neW Impcrkdc Bililiolcca di Vienna. Pavia Tipotjra/ia Bizzoni 1830, quae pariler iiiipiessa est in Diario Minerva Ticinense, Miscellanea Botanica xvii. 355 ctorem , a quo postea in alias manus, ut vidimus, tran- sierunt, et quae magno scientiae bono supersunt. Quae liacteniis exposui de lieibariis Bocconii , valeant ad historiatn botanicam hujus viii insignis complendam , de qua egl in Annalibus historiae naturalis Bononiae impves- sis anno 1829., et a me superius memoratis, in qua in- dicavi tantum opei-a botanica a Boccoiiio typis edita, sed silui de herl)ariis ejus, atque ita,quae initio bujus ser- monis spoponderam, plene implevi. Venio nunc ad partem secundam borum Miscellaneorum , et describam species quasdam plantarum ex Alabama, fe- re omnes ad Giyptogamiam peitinentes, quae partim igno- tae, et novae, partim cum abis confusae. Addam insu- per notas, et figuram nunc primum editam Salicis cra- taegifoliae a me detectae in alpibus Apuanis , nee forte ab aiiis botanicis perspicue intellectae. Utinam haec ad bonutn scientiae valeant ! DESCRIPTIO PlAXTARUn. CLASSIS DIDYNAMIA. ORD. ANGIOSPERMIA, ORD. NAT. ACANTHACEiE R. Brow. 1 . DiPTERACANTHUs hispidus i strigoso-hispidus ; caule erecto, obtuse tetragono ; fobis oppositis , sessilibus , remotis , lanceolatis , subtridentatis ; floribus solitariis , axillaribus, brevissime pedunculatis, bibracteatis; laciniis calycinis U- nearibus, obtusis, subinaequabbus; capsulis ovoideo-conicis, bivalvibas, valvis arescendo bifidis Tah.XVlII.figA.a.h.c. Ann. Habui ex Alabama a Doct. Gates. Caulis tenuis, obtuse tetragonus, lateribus convexulis, ere- ctus, plus minus bispidus strigis albis , longiusculis, su- l)ulato-attenuatis, inferne articulatis, patentibus, inferne parce, et alterne ramosiis, subpedalis. Folia parva , ses- silia, opposita 5 conjugationibus inter se satis distantibus. 356 AnTONII BERTOLONir lanceolata , ohtns'mscula , basi lotnndata, et veluti in ati- giilos caulis exciirreiitia, circiter quatiior-cjnitKjue lineas longa, plus iniiiDs strigoso-hispida , supra niedinm utrin- que dente uiio insculpta, pauca dentlbus duobus Inter se remotis, aut in uno latere l^identata, in altero uni- dentata, uninervia, estriata, margine revoluta , sub vitro tota minutissime granulata , patentia , vel patenti-reflexa. Floras parvi, solitarii , axillares , oppositi , brevissime pe- dunculati. Bracteae duae, sitae sub calyce , eoque pau- lo longiores, lanceolato-lineares , obtusae , subintegrae , plus minus strigoso-hispidae , ut calyx. Calycis laciniae quatuor , usque ad basim partitae , lineares , obtusae , subintegrae, plerumque inaequales, una breviore, aut sub- aequales, aut duae longiores, niajores circiter tres lineas longae. Corolla calyce paulo longior, in sicco videtur pallide violacea, subbilabiata ^ labio altero bilobo, altero trilobo, lobis obtusis, tubo ampliusculo , linibi longitudi- nem paulo superante. Stamina inclusa , ideo videre non potui. Ovarium liberum. Stilus filiformis , longus. Stigma capitatum , quadrilobum. Capsula ovoideo-conica, striata, bilocularis, profunde bivalvis, valvis siccando bifidis, glabra. Semina numerosa , niinutissima, oblonga , striata, matura fulvo-ferruginea. Strigae totius plantae omnino similes. Meliora quoad flores a planta viva dignoscantur. Non est inter Dipteracanthos De Cand. Prodr. XI. , sed pertinet ad sectionem tertiam p. 117. Explicatio tabulae XVIII. figura prima. Fig. 1 . a. Planta in statu naturali. Fig. 1. h. Calyx auctus. Fig. 1. c. Capsula matura, et aucta. CLASS. CRYPTOGAMIA. ORD. MUSCI Willd. 2. PoLYTRicHUM perigOTiiale: simplex, grandlusculum ; fo- liis angustissime lanceolato-linearibus , patenti-recurvis , Miscellanea Botanica xvii. 357 acuminatis, argute serrulatis , arefactis arete imbricatis* perichaetialilnis longioribus, arista teriui elongata ternii- natis Tab. \S. fig. 2. d. e.f. g. P. perigoniale M'lcltx. Fl. Bor. Amer. torn. 2. p. 293. P. commune P. Bruch. Schimp. et Giimb. Bryol. Europ. fasc. 21-22.^. 13. sine fig. Habui ex Alabama a Doct. Gates. Caulis simplex, interdum duo ex eadem origine, inferne spongiosus , niger, sine seta circiter pollicaris. Folia pa- tenti-recurva , sparsa , crebra, angustissime lanceolato-li- nearia , acuminata, basi non dilatata , crebre, minute, argute serrulata , dorso medio obtuse carinata , inferiora descendendo minora , perichaetialia caeteris longiora , in aristam longam , scabram attenuata , lateraliter aibo-mem- branacea , omnia in arefactione arete ad caulem striata , et imbricata. Seta scsqui-bipollicaris, laevis, flavido-ru- bens. Tbecam perfectam non vidi. Calyptra thecam exce- dens, acuminata, superne parce pilosa, aut glabra, fer- ruginea , inferne barbata, pallidior. Operculum mucrone brevi terminatum. Species media inter Polytrichiim formosum Hedw , et Poly- trichum commune L., sed ab iitroque diversa,non habet enim folia basi dilatata , et amplexicaulia prioris , neque folia perichaetialia mutica posterioris; utruiiique insuper grandius est. Ego profecto is non sum , qui facile ad- mittam , eamdem speciem sponte nasci in America , et in Europa. Affinitas traxit botanicos in bunc errorem. Explicatio tabulae XVIII. figura secunda. Fig. 2. d. Planta in statu natural! vivo. Fig. 2. e. Eadem in statu arefacto. Fig. 2. f. Folium auctum. Fig. 2. g. Calyptra. 3. Dicranu.m ajjine : caespitosum ; caule erecto, simplici , basive ramose ; foliis laxiusculis , angustissime lanceolato- -linearibus , planis, erecto-patulis, multo margine crebre, 358 Antonii Bertolonii arguteque serrulatis, arefactione incurvls; seta snbbasl- lari ; theca cerniia , operculo longiuscule , acuteqiie ro- strato Tab. 20. fig. 3. e. f. g. Habui ex Alabama a Doct. Gates. Caules aggregati , et dense caespitosi , erectl , simplices , vel basi lamosi , inferne nigro-spongiosi , obsiti ramentis foliorum siccatorum , sine seta circiter sesquiunciales. Fo- lia sparsa, laxiuscula, plana, erecto-patiila, angiistissime lanceolato-linearia , acuminata , nervo carinata , fere toto margine crebre , argute , et minute serrulata , arefactio- ne incurva , inferiora breviora, omnia cum virore flavida. Seta lateralis , ex imo caule inter spongiam orta , fere sesquipoUicaris , laevis. Theca cylindracea , basi angustior, una cum operculo cernua. Galyptram non vidi. Opercu- lum rosti'O longiusculo , subulato , acuto , aequans duas tertias partes longitudinis thecae. Affine Dicrano Schraderi Schwagr; an cum eo commutatum in Bryol. Europ. ex planta Americae septentrionalis con- juncta cum planta Europaea ? Profecto nostrum differt caule superne non ramoso , foliis non undulatis , fere to- to margine, nee superne tantum, serrulatis, nervo dor- sali non granulatis , operculi rostro non adeo elonga- to , statura plantae majore. Explicatio tabulae XX. flgura tertia. Fig. 3. e. Planta in statu naturali. Fig. 3. f. Folium auctum. Fig. 3. g. Theca cum operculo aucta. ORDO HEPATIC^ Willd. 4. JuNGERMANNiA trident'iculata: ramosa; late repens; foliis grandiusculis , ovali-oblongls, distichis, apice tridenticula- 'tis; auriculis exiguis, erosulis Tab. \^.fig. 1. a. b. c. d. J. tridenticulata Michx. Fl. Dor. Amer. 2. p. 278. Habui ex Alabama a Doct. Gates. Caulis prostratuSj ramosus, late repens fibris radicantibus Miscellanea Botanica xvii. 359 sinipllcibns , longis , deorsiim spinulosis. Folia grandiu- sciila , disticlia, approxiniata, convexula, ovali-oblonga , apice veluti abscissa , et argute trideuticulata , reliquo niargine integerrima , basi amplexicaulia , pellucida , pal- lentia. Auriculae supra caulem ex adverse foliorum sitae, exiguae, rotundatae, erosulo-deuticulatae. Hookerus in Smith. Engl. Fl. v. 5. p. 108. immerito ex ea facit varietatem /?. Jungermanniae spinulosae Dicks. , neque planta Americana conjungi potest cum planta An- glica. Explicatio Tabulae XIX. figura prima. Fig. 1. a. Planta in statu naturali. Fig. 1. h. Planta aucta , et visa a facie antica. Fig. 1 . c. Planta aucta , et visa a facie postica. Fig. 1. d. Folium auctura. ORDO LICHENES Willd. 5. Cladonia crin'ita : podetio erecto , ramosisslmo , dichoto- mo, ramis intricatis , supremis subfastigiatis , tenuissimis, capillaceis; axillis subimperforatis ; apotheciis exiguis, so- litariis , terminalibus Tab. 20. Jig. 2. c. d. CI. rangiferina var. minor Michx. Fl. Bor. Amer. 2. p. 231. Habui ex Alabama a Doct. Gates. Thallus nuUus. Podetium teres , tenue , erectum , ramosis- simum , dichotomum, ramis divaricatis , intricatis, supre- mis subfastigiatis , brevibus , capillaceis , bifurcis , pulve- raceo-cinereum , etiam tri-quadripollicare. Axillae ramo- rum saepe imperforatae. Apotliecia exigua, nigra , solita- ria in apice ramulorum terminalium. Non convenit profecto cum Cladonia rangiferina Europae, sed ei affinis. 360 Antonii Bertolonii Explicatlo tabulae XX. fignra secinula. Flir. 2. c. rianta in statu natural!. Fig. 2. d. Planta aucta. 6. Cenomyce capitata: tlialli frustulis foliacels, pinnatlfidls; podetiis simplicibus , bifidisve , gianulatis ; apotheciis ter- rninalibus, congestis, tumidis, lobulatis , rufis Tab. 20. fig. \. a. b. C. capitata Ach. Lich. Univ. p. 570. n. iO. , et Syn. meth. Lich. p. 275. n. 34. Habui ex Alabama a Doet. Gates. Tliallus fit e frustulis foliacels, exiguis, pinnatlfidis, supra olivaceo-viridibus, subtus albis, vestientibus etiam pode- tium praesertim in parte inferiore , sed ibi sunt Integra , aut apice tantum lobulata. Podetium simplex, vel bifi- dum , aut saltern breviter bifurcum , teres , crassiuscu- lum , granulis adspersum, albens, semiunciale , apice pau- lo crassius. Apothecia terminalia , plura coadunata , con- vexa, tumidula, lobulata, saturate rufescentia , glabra. Descriptiones hujus speciei hactenus datae sunt iucom- pletae. Explicatio tabulae XX. figura prima. Fig. 1. a. Planta in statu naturali. Fig. 1. b. Planta aucta ad microsoopium Amiclanum. 7. Telephora lobata: semiorbicularis; stipite brevissimo la- teraliter affixa , margiiie lobata , ora nigrescente , supra cinereo-tomentosa , quadrizonata , zonis senescentibus ni- gro-limbatis ; hymenio laevi , extus lutescente Tab. 19. fiS- e. / ^• Habui ex Alabama a Doct. Gates. Nata super ramum arboris, quern determinare non potui , Miscellanea Botanica xvir. 361 cum careat foliis, et floribus. Stiq>s parva, corlacea li- cet tenuis , liorizontalis , ramo lateraiiter affixa stipite Lrevissinio, niargine lobata , oia marginali demum ni- gra, junior supra convexa, cinereo-tomentosa , conco- lor, quadrizonata , postea complanata , tomento fere sub- cano , zonis senio linea nigra limbatis, subtus bymenio laevi , glabra, ad interiora cinereo , ad exteriora lute- scente. Pertinet ad sectionem tertiam Auricularianim Fries. El.fung. vol. 1. p. 17-4. Appropinquat Telephoram stiracifluam Schwein. in Fries. I. c. p. 177., sed descriptio ejus man- ca non sinit, ut de identitate judicern, neque ab exem- plaribus siccis dignoscere possum , si nostra junior sit ut ilia lutescens \ insuper in Telephora stiracijlua non adno- tantur zonae nigro-limbatae. Expllcatio tabulae XIX. figura secunda. Fig. 2. e. Planta in statu natural! arefacta. Fig. 2.y. Planta humectata rediviva , visa a facie supe- riore. Fig. 2. g. Eadera visa a facie inferiore. 8. Salix crataegifolia: foliis synantbiis, elllpticis, oblongis- ve, remote, leviterque seri'ato-glandulosis, glabris , subtus glaucis , junioribus in pagina inferiore sericeo-argentinis; pedunculis amentiferls grandifoliolatis*, amentis faemineis elongatis ; capsulis breviter pedicellatis; stilo longo , sti- gmatibus bifidis Tab. 21. 22. S. crataegifolia Bert, in Desi>. Journ. de hot. torn. 3. p. 76. n. 10., et Anioen. Ital. p. 103. n. 10., et p. h21. n. 319., et Fl. Ital. vol. 10. p- 312. n. 8. Frut. Incolit alpes Apuanas editiores. Floret Aprili, jNIajo. Hie prima vice exbibeo figurain hujus speciei bactenus parum Botanicis notae , neque iiactenus extra alpes Apua- T. VII. -46 3G2 Antonii Bertolonii lias repertae. Quoad desciiptioneni ejus, uie rcfero ad Fl. Ital I. c. Explicatio tabularum XXI. , et XXII. Utiaque exliiliet plantam faemineam in statu natuiali, sed ludentem foiinii foliorutn, scilicet tab. XXI. foliis bre- vioribus , latioiibus , tab. XXII. foliis longioribus, angu- stioiibus. .Mi'ui. Tiiiii VII /cf. -^ ^4 J .y?..-' ^/./.^ /^ :^ >^Mi ^^ '>*' JT^, c^ f '1 f. Cj^'ji^. / 1 / I) (• C^-? (1 e f 0 ^^U^^g^/'a^a'?zt4u^ ^-/^^UM/M he it Mriii r,,iii y I / ^^ / -/ ■ 1 11 '^■: z 'Z ^ •'■ ^^jr.y ■I )l (■ (I z5 ^/.. of r /. '!<^?* -^^ \ ■ 'thill liK ^^ ^' e f 0. y^^.,^,,^ ,^;;^/^ '^^^^■.y....y.y,,^ /.-.^y,/^,^^/^^^^ -^l,^,,^ Rrrl i-'t ^n<(lollt f I -> .-.v. .11. Ill Tom I'll r cJTa 3^ # ^^. ^X. c. '■^J. f. c j^^r^' / a Brttui I,. '1 Jh' ^■/'. b /" ■i ^ t r c<- #" Lit. A^nl .^^ OQ 1 > o .5 >: _r^... .^' s o H \ u CO i T ,M 0; j3 / ^ I ^ -«>«\i ALTRO PENSIERO ALLA PIETRIFIGAZIONE DEGLI ORGANICI ANDIALI MEMOIUA DEL PROF. CAV. GAETAIVO SGARZI ( Letta ntlla Seisione del 6 Marzo ISS6. ) I, Ll pensiero alia pietrificazione del legnl clie io ebbi 1' onore d' esporvi, o Signori, nello scors' anno, ed in que- sto medesimo luogo , guida naturalmente alia considerazio- ne sulla pietrificazione pure degli organici animali ; cui volli gia preludere con quelle prime parole , cui rivolsi la inente dipoi , e cui prefissi fin d' allora a tenia futuro del- r obbligo accademico che sono a soddisfare. Non crediate pero che sicuro io mi avvanzi , e senza r apprensione dell' azzardo anche nel presente incontro , quantunque la benignita di che mi foste larghissimi nel passato , dovesse affrancarmi di molto Io spirito , e sonimi- nistrarmi abbastanza di coraggio; 1' elevatezza nullameno deir argomentoj il suo versarsi su di un maraviglioso lavo- ro della natura, al quale perplessi s' accostarono profiindi ingegni con successo men che mediocre o cotnpleto ; il portentoso che vi si nasconde sotto semplici apparenze , mantengono sempre 1' animo mio preoccupato da giusti ti- mori , ondeggiante fra le difficolta dell' impresa , mentre e 361 Gaetano Sgarzi impiilsato dal desklerio vtvissimo di disvelare alcun clie ne si presenta di piii intimo, nel proceeso., e nell' andameiito della pictiificazlone degli organici , la quale ognor piii co- nosciuta nei particolari risultati, sta tuttoia avvolta nel niistero in quanto alia sua causa prima, al mezzo cfFicien- te assoluto, alia ragione prossima del suo formairsi e co- stituirsi. Una circostanza pcialtro s' aggiugne di conforto per me, che a procedere oltre vale in cer4;a guisa ad animarmi quanto la bontu vostra , o Accademici Prestantissimi , e che non posso non porvi innanzi dopo il primo passo, si e r assenso quasi esplicito alle opinioni che io professo , tro- vato da due sonmii Geologi Alessandro Petzholdt^ e Carlo Lyeli, in una recentissima dissertazione del primo (1), e in opera di magnifica edizione ultima del secondo (2) , di che venni or son pochi giorni al fatto , medlante la con- sueta gentilezza del Prof. Cav. Gio. Giuseppe Bianconi , che sempre intenta a favorirmi , non poteva smentirsi , e non poteva mancarmi in questa circostanza ancora. Confesso d' avere provata tutta la compiacenza in osser- vare, che 1' uno attribuisce all' acido carbonico, facile a rinvenirsi nell' acqua, e che sempre esiste nell' aria, il de- posito della silice ; che 1' altro , dall' av«re indicato oome (1) SILIFICATION ORGANISCHER KORPER EINE GEOLOGISCHE ABHANDLUNG VON ALEXANI>ER PETZHOLDT HALLE 1853. (2) A MANUAL Of ELEMENTARY GEOLOGY BY SIR CHARLES LVELL M. A. F. R. S. LONDOiN 1865. DeLLA PlETRIFICAZIONE DEGLI OuGANICI EC. 3G5 sovraLbondino nell' acqua , e nelle fangliiglie in clie ven- g«i)0 iiumersi cd iiivolti gli organici : la silice , da coiulizioiii di temperatura , di stato iiasceute o tolta da una coniLina- zione per cui e solnbile , e con Turner dalla decomposizio- iie piue di feldspati , c di miclie : il calcare dalle roccie analoghe attraversate da acque acidule come in certe sor- genti , o dalle acque di pioggia cadute su di nn terreno ova la materia vegetale e in decomposizione , sicclie riesco- no cariclie d' acido carbonico ed atteggiate a disciogliere le roccie medesinie ; deriva poscia dalla pntrcfazione de- gli organici stessi il deposito successivo , ncl loro posto , oppure per entro , o sopra di essi , di quella tal silice , del calcare suddetto, egualmentecbe delle altre terre, delle pi- riti , clie sono il materiale pr-ecipuo ed ordinario delle pie- trificazioni. Imperocche su tali basi vedeste, o Signori, nello scorso anno, clie era in parte fondato il mio opinamento intor- no la pietrlficazione dei legni , a sopra basi consimili ve- drete, lo spero, in oggi esserlo puranco 1' opinamento in- torno la pietrificazione degli organici animali. E comecbe, sebbene distantissirao dal pretendere a novita di sorta , o ad originalita d' idee, cbe il caso ne e altrettanto renioto, quanto vi son lontane le mie facolta, io debbo nuUostan- te dducidare, e mi e forza contrassegnare, e dove concor- do , e dove dissento , e dove a me sembra d' avviciiiarmi al portento della natura nella pietrlficazione piix dappresso di quello clie lo facciano i suUodati geologi egregi ; cosi. ad un ulteriore novello azzardo vado incontro , nel tempo stesso die sono rincorato ; mettendomi , come direbbesi , a fronte di cotanti campioni ; dovendo battere un medesimo sentiero in un con essi ; e tentatido quello clie nou avran- no probabilmente creduto dessi stessi di toccare. Perci6 compreso tuttavia , e non a torto , di giustissima teinenza , conviene clie vi esponga in breve : quale io veggo potere darsi con piu di probabilita il proccsso della pletrifi- cazione degli organici animali : in quali rapporti di concor- renza mi sembra die stiano i miei pensieri colle dottrine degli autori suddetti : e di quali deduzioni siano suscettibili 366 Caetano Sgaezi le cose clie mano a niano avro pur potnto mettere ins!e- me , laccozzare alcun poco, ed in qualche maniera lidur- re a discorso. Possa alineno la brevita , alia quale mi atteno , esservi raccoriiandata , del pari che la poverta dell' ofFerta , e pos- sa la specie di necessitii clie mi ha indotto all' arringo , essermi presso Voi, o Sigiiori, ragione di scusa, movente di protezione , richiamo di lieiievoleiiza, e di buon augurio! Parlare del processo della pietrificazione degli organici siano vegetabili siano animali, egli e di subito non sola- mente un lasclare a parte gli errori d' origine di tali fos- sill , r altra fiata diggia accennati, quegli errori che dopo Oliviero da Cremona furono seguiti da uomiui illustri , qua- li il MattioU , il Tournefort , Camerario , Falloppio , gli er- rori particolarmente che le pietrificazioni provengano da un nisiis formativus , da fermentazioni sotterranee, da concre- zioni terrestri , ovverosia da influenze di stelle congiunte alle dette fermentazioni secondo pens6 il Mercati, da ger- mi d' animali trascinati nell' interno delle montagne , e quivi sviluppati nelle forme organlche , ma con materiali e sostanze inorganiche secondo che voUero il Luidio, Lang, Quirini , Bertrand,da eruzioni, da getto di vulcani secon- do che ammise Simone Majoli; un lasclare a parte non meno il commemorare le giuste idee : che l' esistenza dei fossili si collega coi cataclismi e rivoluzioni del globo , ri- conosciuta fino dal geografo Strabone, da Xanto di Lidia, da Lampsacene : che catastrofi nettuniche anziche vulcani- che abbiano portata la di loro formazione , alia maniera di vedere tanto dei natui-alisti Cardano , Imperato , Cesalp'mo, Fracastoro , Fabio Colonna , Leibnitz , Lister per esempio , quanto dagli stessi artisti celebri Scilla, Leonardo da Fin- ci, Bernardo di Palissy : che i fossili, al pari dei terreni in che giacciono , non si debbano che ad un deposito di acque , sostenuto da Stenone , da Hooche , da Ray , da 3Io- ro , da Gessner, da Buffon in addietro , presentemente dai geologi i pill valenti ; un lasciare a parte insomma tutto che di spettanza della Paleontologia , cadrebbe qui in ac- concio, e si addirebbe assai all' argomento , ma che mi DeLLA PieTRIFICAZIONE DEGLl OrGANICI EC. 367 guarderei dal prendere in considerazione , perche di troppo vasto concetto, di mole supciiore troppo per nie, vale a dire un lasciare delle descrizioni di luojilii , delle particola- lita di giaciture , delle varieta di forme relative ai fossili, die sono d' altronde sfolgoreggianti di attrattive, amenis- sime di curiosita , di sicuro interesse in favore delia espo- sizioiie medesima. Parlare del processo della pietrificazione egli e inoltre spiegare partite per un chimico lavoro piuttostoclie per semplice fisico effetto d' imbibizione , di deposit© materiaie, di riempimerito, come giu si dicliiaro alia prima occasione antecedente ; non sottoscrivendosi perd, per sola mancanza di persuasiva , ai pensamenti di Ilaiiy, di Patrin , di M. D' Orhigny ^ di Boue , di DeloncJiamps , di Brongniart , pu- re riportati; non ammettendo 1' arcano concorso di corpi ignoti a formare combinazioni conosciute, men che le con- versioni cliimiche, i trasmutamenti di sostanze , le condi- zioni , le influenze elettricbe od elettro-magnetiche, del che si fece ancora parola ; non contentandosi del risultato vi- sibile, deir eflfetto ultimo che cade sotto i sensi, senza quasi farsi carico dell' oscuro artificio , e senza rimontare possibilmente alia causa intima di opere e di fenomeni sin- golari cotanto e sorprendenti , quale si fu definitivamente la condotta degli uni, e V esito conseguito dagli altri dei su nominati chiarissimi ingegni , quale si fu genericamente il destino ed il premio di moltissimi studi e di grandi fa- tiche, e quale si fu inversamente la speranza e l' intendi- mento del tentativo 1' altra volta azzardato rispetto alia silificazione dei legni. Parlare del processo della pietrificazione in fine, ed a ben pill alto valore , massime dopo avere aiizi tempo pro- fessata fede ai nettunisti , e dopo avere trattato di quella dei vegetabili , egli e come avere gia basato per fonda- mento , che deve essersi compiuta , negli animali egiial- mente, sotto 1' acqua, e nel limOj cio che d' altronde e ormai di generale consenso , di opinione universale ; e tan- to pill garba simile premesso fondamento, in quantoclie oltre il risparmiare le molte cose dette in proposito ed in 368 Gaetano Sgarzi appoggio dai prinil PaleontologI, die ardno e superftuo sa- rebbe venire espoiiendo , tacilita graiuleinente la spiegazio- ne del niirabile fatto, che ciedetti di potere abbracciare , e nianif'estare rapporto ai logni, e che di cgual passo mi penso s' estcnde agli anmiali. Invero; come figuraisi 1' introduzione dl molecole mine- rali negli ascosi recess! dell' organlsmo , il loro penetra- re fino nelle minute cellule del tessuti , prescindendo dal sostituirsi di loro alle molecole organiclie istesse, quando lion e presunto nelle prime uno stato di liberta pienissi- ma , quando non sono di estrema tenuita , quando non si trovano in soluzione ! Se non die rapporto agli avanzi d' or- ganic! animali pietrificati , piuttosto il carbonate calcare an- ziclie la silice si rinviene esserne il minei-alizzatore, e lo stesso calcare a prefeienza non pure dtelP allumina , delle piriti, o di altri materiali pietrificanti. Dei quali materiali , delia quale silice, e della quale calce soprattutto, non e difficile lo scuoprire la derlvazione e la maniera d' esisten- za nelle acque , mentre lo e d' assai 1' indagare come si depositano onde operate il trasmutamento in minerali de- gli organic! medesirai , parziale non meao- che totale. Una foggia di precipitazione bisogna die avvenga poscia, egualmenteclie una soluzione in antecedenza; perclie i det- ti materiali abitualmente solidi, e s' insinuino fluidi nelle ripostissime cavita interne , e vi si repristinino indl a soli- ditu , a seconda della configurazlone di esse, die tale si e il fatto irrecusabile della pietrificazione degli organici; ma sfe- soluzione e precipitazione 'appartengono alia chimica , dalla chimica e forza riconoscerne la ragion sufficiente , la causa assoluta , considerando segnatamente il fatto medesi- mo nei casi pin sorprendenti , non di fossilizzazione super- ficiale o in cavita interne di facile accesso , oppure dove non v' e piu dell' organico che lo stampo o 1' impressione; bensi di pietrificazione profonda e totale , e dove all' orga- nico si e sostituito affatto e posto in suo luogo il minera- le. Qui e d' uopo considerare die influenze o cause ester- ne sembra che per nulla o pochissimo possano entrare in azioue sul fluido pietrificante che pur si addentro arriva o DeLLA PiETRlFICAZIONE DECLI OrCANICI EC. 3G9 peiietra ; avvegnache quando agenti o cause al di fiiori avesseio potenza di scompoilo , o di farvi precipitate il ma- teriale disciolto, vi prodLirreljbero tale alterazione prima del siio ingresso , e percio si avrebbe tutt' al piu un depo- sito superficiale sui corpi orgaiiici di sostanze iiiorganiclie , o si avrebbe anco un deposito interno , in cavita per altro coniunicante coll' esterno, e benissitno si daniio tali depo- siti di cotal guisa formati , clic costituiscono evidenteinen- te le pietrificazioni superficiali delle specie incomplete diso- pra rnenzionate; ma giammai potrejjbero simili agenti o cause esteriori cotanto internarsi in un col fluido pietrifi- cantc lasciandolo intatto ed immutato, ne giammai potreb- bero conseguentemente operarvi la precipitazione soltanto allora che avessero raggiunta 1' ultima cellula , onde pro- durne le pietrificazioni profonde che si dissero, e che av- viene di trovare veramente intere, perfette , della specie insomma piu singolare ed ammirata. Non si negano quindi influenze o cause estrinseche alia varieta immensa delle pietrificazioni che ci si parano in- nanzi; e non si negano quindi pure fisiche condizioni di concorrenza a siffatti fenomeni ; tuttavolta dove trattasi di vera pietrificazione nel sense in che credo la si dovesse re- putare , ed in che la vedremo piu oltre ed in ultimo, o dove trattasi che tutto 1' organico e divenuto minerale, el- la e una necessita come il ricorrere ad un processo chimi- co , cosi r accennare ad una causa intrinseca , esistente nella ultima cellula organica, e derivante dalla medesima materia che scompare per dare luogo alia materia che su- bentra. II perche nell' anno passato vi comunicai che pen- savo derivasse dalla putrefazione del legno sotto 1' acqiia la causa immediata della sua pietrificazione, a mezzo del- r acido carbonico che unicamente , all' infuori d' un poco d' acqua insieme prodotta , si sviluppa ; poiche questa pu- trefazione suscitandosi nei punti i piii interni, in pari gui- sa che alia superficie , S[)iega benissimo il come ogni dove puo per essa venirne precipitata la sostanza minerale , ed ogni dove puo ([uindi efl'ettuarsi la pietrificazione. Ed ana- logamente io sono d' avviso che cosi sia, e cosi debba T. vn. 47 370 Gaetano Sgarzi pensarsl intorno ai fossili aiiiuiali, nei quali la putrefazio- ne inedesima , cui si f'acilincnte incontrano simili csseri , c le di loro parti, per condlzioni ovvie e coiniini, siccome continue e costanti , appena che sono fiiori dclla vita, o distaccate dal riniauente, mi si olTre opportunissima a pro- duttrice delia causa immediata del loro trasmutamento in pietra , e del passaggio di loro dal regno organico al- r inorganico. Ma non e qulstione qui della sola silice; lo dicemmo, e quistione della calce in particolare, di altri ossidi , di sol- furi metallici, precipitati egualmente dallo stato di conibi- nazlone anteriore e di soluzlone! Essendoclie pero dalla scomposizione di qualsiasi materia organica animale ognun sa che ne deriva genericamente dell' acqua, dell' acida car- bonico , e dell' ammoniaca ; essendoclie tale scomposizione, a riserva di qualche piccola varieta, di procedimento piut- tostoche di prodotti, avviene tanto alia presenza dell' aria, quanto sotto 1' acqua , e nel limo ; essendoclie la silice die trovasi nell' acqua in solnzione , vi e per condizioni specia- li , in particolari combinazioni quali notammo , e il piu spesso in istato di silicato , decomponibile sempre indnbbia- inente dall' acido carbonico ; il caibonato calcare sappiamo che nelle acque non sta die pel soverchio d' acido , ed e precipitabile facilmente dall' ammoniaca ancora , e cosl dal- r ammoniaca pure vengono precipitati dalle loro dissolu- zioni saline non pochi ossidi metallici e terre , del pari che lo solfo proveniente dalla materia animale in putrefa- zione puo in. varie guise trovarsi precipitato per se in for- ma di solfuro; essendoclie un me^lesimo processo di disso- kizione mi souiministra ed acido carbonico per la silice, ed ammoniaca sopratutto pel calcare; io non esito punto ad afferrarlo nell' odierna contingenza puranco ; non esito ad appigliarmi a tale processo, come fosse 1' unica tavola di salvamento , o quell' unica face, die puo rischiarare r oscurita della pietrificazione degli organici animali; non esito ad animetterla, perche di tutta probabilita, d' indole lion astratta , di spontanea e non forzata splegazione ed applicazione. DeLLA PlETRIFICAZIONE DECLI OrCANICI EC. 3T1 Infatti STipponiamo , nello stesso motlo clie ci condiicom- mo jjoi li3gni, siip[)Oiiiaino il caso di una Belemnite, di uii Exogiro , di un Giatofillo, di una Calamopora, di un Pen- taniero , o d' altro essere di simil fatta , che in circostanza di straordinaiio niutamento nclla localitii in clie si tiova , venga soninierso iiell' acrpia , oppuie sepolto nel liiiio iii- zuppato deir acqua medesima. Egli e naturale clie intanto die r animale perisce , I' accpia s' infiltra per entro il di lui organismo stesso osseo e duro , e ne riempie ogni ca- vita , ogni cellula ; ed essendo quest' acqua impregnata o di siliceo , o di caicare , o d' entrambi , deve accadere dal- !a susseguente putrefazione si dell' animale stesso, clie del- la parte organica del suo inviluppo , o un precipitato di silice, qualora 1' acqua ne soprabbondi , e cio a mezzo deir acido carbonico ; ovverosia un precipitato di carboua- to di calce , per mezzo dell' ammoniaca, qualora di questo carbonato invece fosse l' acqua sopraccaricata. Ne puo es- servi intralcio in consimile procedimento , quand' a'nche il siliceo, ed il caicare eslstessero insieme nell' acqua; inipe- rocche darebbesi sempre esclusivo o 1' uno o l' altro dei due precipitati , stante non gia solamente la prevalente quantitu rispettiva delle dette materie in soluzione , bensi stante ancora la ragione , clie da una parte 1' acido carbo- nico, come scompone i silicati, cosi non puo precipitare i carbonati calcarei clie rende anzi solubili , e 1' ammonia- ca dair altra parte, come puo precipitare I carbonati cal- carei, cosi non lia la facolta di scompone i silicati solubi- li o di fare precipitare la silice disciolta nell' acqua. Ne questo pensamento disdice per certo, siccome all' incontra- rio regge benissimo , e si adatta alia pietrificazione istessa parziale , interna , medesimamente cbe altre incompleta ; subitoclie si rifletta non essere altrimenti simile pietrifica- zione limitata , clie una varieta di gradazione del medesi- mo effctto , e si considcri che la causa puo evidentemente variare tanto per rapporto all' acido carbonico quanto per rapporto all' ammoniaca ; in relazione alia varieta delle ma- terie animali clie si scompongono nella putrefazione, e die possono soniniinistrare or piii or meno dell' uno o dell' altro 372 Gaetano Sgarzi di tali corpi precipitant! ; ed in relazione egualmente del- la finantitA variahile lispettiva clie puo darsi della materia pietrificante in soliizione, e che puo dare niaggiore o mi- iiore precipitato niineralc. N«; ad opinatnento di tal sorta sembra potersi opporre ragione alcnna di fisico ostacolo, di cliimica iiicornpatibilita, o di esempio contrario tratto dalla natura ; die anzi per rpiaiito a me e dato di cono- scere e sapere intorno ai portenti di che ci intratteniamo, tutto combina esattamcnte colle dottrine clie sono accolte, le leggi della sclenza sono in pieno accordo , non v' e in ultimo clie del reale non dell' ideale o del fantastico in quelle che a disvelo di misteriosa causa fu prescelto, in quello clie piii presto e piii facilmente puossi ritrarsene per osservazione e per esperienza, in quello che vengo dall' esporre , e dallo spiegare. Dnnque non pare inverosimile che la causa dflla fossl- lizzazione , massime completa degli organici animali,sia da ripetere dalla di loro putrefazione in geneie,ed in ispecie dair acido carbonico che se ne sviiuppa nei casi di silifica- f zione, dall' ammoniaca clie pur ne risulta nei casi di pie- ■ trificazione calcare ; nei primi a somiglianza di quello che " avviene nei vegetabili ; nei secondi a singolarita tutta pro- pria degli animali ; ed in consegueiiza per vero della real- ta che si desume dalla somma dei fatti fin qui osservati in natura, e nella moltipllcitu delle pietrificazioni d' ambe le classi che si hanno. Sia quale esser si voglia il fossile , quale esser si voglia il termine a che vi pervenne la me- tamorfosi , quale esser si voglia la condizioiie locale in che rinviensi; quando e occorso del trasmutamento , del rim- piazzo di materia ; quando il processo ebbe luogo al diden- tro deir organismo, nell' intimo della cellnla organica; quan- do si compie ad evidenza nei punti stessi in che nianife- stasi operato non altrove; non e possibile prescindere da un preventivo inzuppamento od imbevimento, da una rea- zione fra il liquido che s' introduce ed il solido che presta la cavita, da un precipitato sussegueiite della materia che si sostituisce alia materia clie si disperde ; che e cio ap- punto che per intero si comprende nei pensamento or' ora I Della Pietrificazione degli Organici EC. 373 espresso ; di un chiinico lavoro cioc , cni si da campo sot- to r acqiia o nella fangUiglia; della putrefazione d' organi- ci, che vi si fissa a causa promovente, ad essenziale fon- damento ; di un deposito minerale clie ne costituisce 1' ef- fetto visibile, il patente risultamento. Ma la convinzione maggiore che desso penslero s' ap- prossima alia veritu plii molto di quello die io presumeva, r ebl)i air olFrinnisi innanzi la dissertazione di Petzholdt ^ e r opera di Lyell d' ultima edizione che vi nominai diso- pra. Petzoldt (1) dopo di avere descritto 1' andamento del- la silificazione in Belemniti , in Conchiglie blvalvi ec. che prova esser questo un fenomeno proveniente dall' esterno , mediante un fluido silificante che s' insinua fra le fibbre calcari , delle quali o in parte o totalmente distrutte, la silice ha preso il luogo; dopo essersi occupato assai pro- fondamente, e col corredo di appositi sperimenti delle va- rie maniere di disposizione molecolare di essa silice, o a porri e per ampio sviluppo del cosi detto sistema anulare, secondo che ammette I}e Buck nelle Conchiglie segnata- mente, o a papiUe e secondo che egli stesso inclina a cre- dere , in un aggomitolamento di niinime molecole cioe at- torno ad un punto medio attraente, di quindi si forniaiio poi strati concentric! , e ne vengono delle masse figurate a sferoidi a tnbercoli ec. dietro le leggi sviluppate da Roth (2), quando massime il deposito ne e presupposto lento, alio stato di idrato, o in forma di gelatina, feno- meni peraltro die dicliiara ad \\n tempo secondarii, non affatto congiunti necessariamente colla silificazione; dopo avere giudicata la sostanza organica quasi estranca , e di una importanza men die secondaria anch' essa nella silifi- cazione , stante la minima sua proporzione che in confi-on- to della quantita di Carbonato di Galce negli stessi esseri viventi risulta dall' analisi , e che non sembra in relazione tuttavia della quantita di silice depositata, stante il non provarsi sempre dall' esame dei fiitti , ne una guida alia (1) Disseilazione cilata. (•2) l,a Ibriiia sfeiica ncl Regno Minerale, c delta sua inflncnza sulle figure di separazione delle pielie — Del Dotl. J. Roth — Drcsda, e Lip^ia 1344^ i.° 374- Gaetano Sgarzi silificazlone per parte della sostanza animale, ne una diie- zione medesinra delle tibbre e lamelle silicee in analogia ilella forma organica nello stcsso pezzo pietiificato , stante il potere spiegarsi rpialsiasi varieli presenta il fenomeno stnJiato nella moltiplicitu dei casi , coi modi paiticolari d' introdursi , e depositarsi del li([nido e materia pietrifican- te in cavitu che csistono oppurc che si formano , senza ri- correre aflatto , o nella meno valntabile guisa , alia presen- za della materia organica , e senza ritrarne da essa la con- dizione assoluta almeno pel concepirsi e pel formarsi della sililicazione, nonclie il totale fbndamento per la configura- eione in che si offre e presenta ; dopo tutto questo ehe e la parte descrittiva del suo lavoro , passa alia parte teore- tica , dove prima da 'per carattere immediato di ciascuna sillficazione il depositarsi della silice negli spazi eve essa preventivamente non esisteva , indiflerente se un tale spa- zio era in antecedenza vuoto , o riempito da qvialche altra sostanza la quale dia luogo ; poscia fa una specie di di- stinzione delle silificazioni in proprie ed impropri«, interne ed esterne , di sopraposizione e di infiltrazione » vale a di- re , quando il deposito della silice ebbe luogo nella super- ■ficie esterna di un corpo solido, e quando si fu in corpo cavo , air interno e per entro i <;ui spazi e penetrata la silice trasportatavi a mezzo di comunlcazioni coll' esterno , ed in quelle silificazioni inoltre , durante le quali avviene nella superficie qualunque su cui va a formarsi il deposi- to, un mutamento per chimico processo, diverso nelle va- riety della composizione del corpo da silificarsi^ consisten- te in una specie di soluzione , ora della materia pietrifi- cante, ora della superficie stessa , sicche simile mutamento influisce a prestare o a rendere maggiore la cavita entro cui eff'ettivamente il detto deposito si opera , del pari che ne somministra alcuna fiata la sostanza, esibendone uno schema (1), che questedifferenze del processo della silificazlone (1) SILIFICAZIONE IMPROPRIA Da Silice esistente nella massa del corpo alio stato molle , per cui le floissime Della Pietrificazione degli Orcanici EC. 375 porge in prospetto , e come in un quadra dimostra e rap- prescnta ; rigiiarda. Petzhoiclt in fine la silificazioni proprie, fra cui sono quelle degli organici, divise in due classi , iu quantoche nei corpi silificati viene trasportata una od al- cune parti costitutive durante la silificazione dei medesimi e rimpiazzata dalla silice , oppure viene asportata tutta la parte costitntiva del corpo , per cui completa la silificazio- ne tutto consta di silice , cio die veramente si e la silifi- cazione nello stretto senso delia parola ; conseguentemente e da ultimo assegna a causa di essa lo infiltrarsi per en- tro r organismo in cavita naturali od avventizie o lasciate dalla dispersione per putrefazione della sostanza organica, di acqua inipregnata di silice , siccome di silice e d' aci- do carbonico ad un tempo; per cui se vi esiste la cavita, molecole si restringono poi attorno ad un certo punio d' allrazione in forma di sferoidi. ( L' eseinpio I* olTre la Pietra Focaia, e le masse ioforou di Pietre dure ncl- Le formazioDi delle moDtagoe divcrsameDte stratificate ). SILIFICAZIO.NE PPxOPRIA. Da Silice provenienle dalP estcrno. 1.° Siti/icazione per sopraposizione II corpo da silificarsi S durante la silificazione insoliibile. ( Eserapio. Sopraposizione di cristalli di Qiiarzo alia Calcedonia , riempimenfo dello spazio vescicolare colla Calcedonia, Lcgno silificalo in (|uanlocli£ ha rite- nuto ancora 1' organismo del legno ).. 2.° Silificazione per rimpiazzamenCa II Corpo da silificarsi 5 soUibile. A. II corpo da silificarsi i sollanto soliibile rapporlo ad alcuna dcllc sue parti costitutive (hirante la silificazione; la Silificazione appartiene quindi ai Pseudomorfi di Trasformazione di lilum. ( Eserapi di sicura specie non sono noli ). B. II corpo da silificarsi 6 «olubile rapporlo a tutte le sue parti costilnlive durante la silificazione ; la Silificazione spelta ai Pseudomorfi di Rimozione di Blum. ( Esempi. Gusci di Cnncliiglie Silificate , Pseudomorfi dclla pietra dura, e cal- cedonia dopo lo Spato Calcare. Petzholdl - Dissertaz, Geolog.-citala. 376 Gaetano Sgauzi vi si deposita la sUice per se , pei* propria tendenza , e senza alcnn altro niovente; se non vi esiste caviti, questa si rorma dall' acido carbonico per corrosione dei tramiti calcarei d' orditura organica, ovverosia dallo stesso acido carbonico per corrosione superficiale si allargano delle ca- vita esistenti e naturali , cosicclie per egual niodo si ese- guisce dipoi 1' accennato deposito di silice , la silificazione istessa. Lyell (1) trattando della Mineralizzazione degli, avanzi organici, dall' avere notate le varieta dei modi di que- sta nelle Concliiglie , dove cioe e perduta semplicemente una parte della loro materia aniniale, dove le conchigiie sono scomparse, ed hanuo lasciato solamente una impres- sione del loro esterno, e dove si e formato come vin getto della configurazione interna di loro ; tentando di spie- gare i processi di pietrificazione in tali casi, ripete clie si puo attribuirla : primieramente al penetrarvi fra gli strati deir acqua carica di minute porzioni di calcarei , di silice, e di altre terre in soluzione : secondariamente al togliervi- si per putrefazione in parte od in tutto la sostanza orga- nica, i cui elementi o resi liberi o altrimenti combinati fra loro , di quello in clie lo erano , vengono assorbiti e levati dair acqua , od in qualclie altra guisa dispersi : al sostituirvisi in terzo luogo ad ogni particella organica iso- lata , e messa in liberta, una particella minerale egual- mente , di carbonate di calce , di silice od altro , colla me- desima disposizione, nella stessa forma, e nell' identica apparenza d' organizzazione. Appoggia quindi simili asser- zioni cogli sperinienti recentissimi di Goppert , che median- te r infondere una varieta d' animal! , e di parti vegetabl- li in acque contenenti soluzioni silicee, calcari, metalli- che ec. tento d' imitare i naturali processi di pietrificazio- ne, e ne ottenne i piii lusinghieri risultamenti. Le appog- gia col fatto ricordato da Pepys che in un vaso contenen- te della soluzione di solfato di ferro , e dimenticato per (1) Opera suddella. Pag. 38. DeLLA PiETRIFICAZIONE DEGLI OrGANICI EC. 377 quasi un anno, furonvi nel fondo ritrovate le ossa di pa- lecchi Sorci in una specie di deposito di piiite di ferio , di solfo , di veidi cristalli del dctto solfato , a di ossido di ferro alia foggia di una melma , e cosi se non mineralizza- te, in condizione tale pero, clie amniessovi il tempo oc- corrente alia putrefazione totale , e da credere clie lo po- tessero divenire perfettainente. Le appoggia coll' o«servazio- ne di Turner rapporto alia maggiore attitudine delle parti- celle dei corpi alio stato nascente , di unirsi ad altre par- ticelle , e formare nuove combinazioni , lo che favorisce air estremo V enunciato andamento della pietrificazione. Le appoggia finalmente e coll' analisi ultima dell' acqua che scone dal ricco fango depositato dalla riviera di Hooghly nel Delta del Gange dopo 1' annuale innondazione, e che si trovo molto carica d' acido carbonico , e carbonato di calce, e coi notissimi dati che le acque tutte di sorgenti, e le cplde in particolare , sono cariche di calcarei , di sili- cei , di solfuri , di alhunina , di ferro , delle materie insom- nia le pill special! ad essere pietrificanti , e che perclo non abbisoguano se non se di venire precipitate per entro ad organici , in organizzate cavita , o al posto di materie or- ganiche per operare ed efFettuare la pietrificazione. Ora r uno , e 1' altro di questi lavori , senza dubbio pre- clarissimi, non coincidono direttamente coi miei pensamen- ti per trarne tutto il vantaggio ; non li sorreggono abba- stanza per correre meglio sicuro nell' emetterli ; non al- lontanano nello stesso tempo, anziche richiamarvi il brut- to segno di plagio? Egli e vero che da questo mi difende troppo bene 1' anteriority del pritno mio penslero sulla pie- trificazione del Icgno , alia Silificazione dei Corpi Organici di Petzholdt , se non all' epoca di sua pubblicazione in Halla , all' epoca per certo in cui ne giunse fra noi la no- tizia , e se ne pote avere la traduzione ; del che pu6 farnc plena fede e testimonianza il Ch. Collega Prof. Cav. Bian- coni snllodato , il quale siccome accennai, mi fu cortese di tale Dissertazione , e del IManuale di Lycll insieme ; per- cio non saprei accogliere timori sul particolare del plagio , che anzi mi sarebbe assai di vanto 1' avere prenunciata T. VII. .48 378 Gaetano Sgarzi 1' intera medcsima opinione del Geologo Alemanno, essen- dolo aiiche il coincidcre pur solamente in qualche parte del manifestato pensiero coUe idee di una vera celebrita nella scienza. Qiiando Petzholdt dice (1) che dall' acido carbonico dell' aria ottenne una esile membranella di sili- ca deposta sulla supcrlicie di inassa melmosa , mista di carbonato di calce , e di soluzione allungata di siiicato di potassa ; quando dice che quale mezzo silificante e di gran- de valore 1' acqua, nella quale rinviensi a dovizia silice sciolta vicino all' acido carbonico; quando indica per pro- cesso della silificazione lo intemarsi di quest' acqua neglior- ganismi, e V operare quivi la formazione o 1' anqiliazione delle cavita per 1' acido carbonico , e pel medesinio fors' an- 00 avvenire quivi od efFettuarsi direttamente il deposito della silice ; ognun vede di leggeri che si accosta moltissi- mo alle cose da me espresse , e pin che si accosta vi col- lima perfettamente in quanto al Hquido pietrificante, ed al suo procedimento nell' interno; mentre ne difFerisce poi , e s' allontana in quanto all' efficienza del precipitarsi della silice che attribuisce a spontaneo sedimento, ovverosia al- r acido carbonico venuto dal di fuorl; doveche secondo che la penso io , egli e totalmente dovuto tal precipitarsi del- la silice air acido carbonico bensi , ma a quello che pro- viene da ciascun punto dell' interno , mano a mano , e lentamente, dalla putrefazione animale. Nei piu intimi re- cessi ove necessariamente ha dovuto protrarsi ed estender- si la silificazione , non pare potersene accagionare 1' acido carbonico dell' aria, o disciolto nell' acqua ; avvegnache de- signate questo quale causa precipitante della silice , non s' intenderebbe , lo si disse disopra, come potesse raggiu- gnere l' ultima cellula organica in un colla soluzione della medesima, senza avernela in antecedenza prccipitata ; e precipitatala in antecedenza , come avrebbe dessa potuto internarsi fin cola nello state gelatinoso o d' idrato, net quale e forza credere che la si avesse dovuta trovare? Che (1) Disserlazione cilala. DeLLA PlETRinCAZIONE DECLI OrGANICI EC. 379 sc noil vnolsi introdurre ncl processo tale precipitante dcl- Ja silico, e si stia alio spontanco sedimento della stessa , sia perclie sospesa nell' ac(pin , sia perclie disciolla in mo- do spcciale e uon in istato di silicato o salino, allora ri- inane astiuso egualmeiite e 1' anivaie a depositaisi di es- sa medesima in luoghi cosi intimi, ed il movente sempre del siio deposito o del precipitato suo si interiiamcnte siic- cediito. Le quali opposizioni per lo contrario non incon- transi nclla mia opinione, die ammettendo la silice nel- r acijiia non altriinenti die in corabiiiazione solubile , pre- cipuamente salina, si concepisce agevoUncnte come puo esserne precipitata dall' acido carbonico sviluppantesi na- turalmcnte in quegli stessi punti o recessi dai quali si to- glie , e per un non men uaturale processo si disperde la fiostanza organica, a fine di dare liiogo alia materia mi- nerale. E trattandosi poi del carbonato calcare oltre la silice, in genore di materia pietrificante ; particolarmente nel rap- porto della pietrificazione degli animali, dove alia seconda si riscontra prevalente il primo ; e per riguardo a Lyell : quando accenna (1) nei corpi organizzati avvolti nel litno, ad \\n imbevimento, che precede, d' acqua carica delle sostanze mineralizzanti : quando parla della dispersione par- ziale o generale , che vi succede , della materia organica per la putrefazlone : quando soprattutto rimarca il progres- sive sostituirsi d' ogni particella minerale che si deposita, ad ogni particella organica die si sviluppa e si avola; nes- suno potra negate che meco coincide nel nianifestato mio pensiero antecedente, siccome nel consecutivo azzardato in oggi , ed anzi vi corrisponde tanto da potersi dire , die vi sta quasi come un velo trasparente su di un oggetto, che senza lasciarlo interamente distinguere , lo adombra per guisa che puossi concepirne alcuna relativa idea. Iiifatti altro non nianca che alzare qualche poco simile velo , e lo spiugcrsl a travedere possibilmente la causa immediata (I) Opera cilala. 380 Gaetano Sgarzi ed arcana del fononieno die disegna , onde dare pieno svi- liippo e compinieiito alio idee da questo celeberrimo Au- tore abbozzate. Ed e cio in precisi termini che io ho fat- to ; mediante il ritenere la pntrefiizione non solamente qua- le una rajrioiie dello spostarsi della materia organica , onde fare la piazza per I'inorganica; nia benanco col ritenerla quale precipua cagione per cui quest' ultima si deposita ; massime riconoscendo poi nell' acido carbonico , e nell' am- moniaca , che ne sono 1' assoluto prodotto, i precipitanti della silice , e del calcare delle piu ordinarie, frequenti , e comuni pietrificazioni. Non era , a rnio credere , sufficiente 1' esprimere in cer- to niodo il fatto, e precisare di qualche guisa 1' andamen- to di cotanto ammirabile singolarita della natura, avvisan- done semplicemente degl' indizi di causa , e rilevandone tutt' al pill delle circostanze concorrenti ; era d' uopo az- zardare un poco di piu, tentare un passo, iniziarsi se non allro al gran mistero; e vi parra incredibile che estraneo quasi del tutto agli studii paleontologici, io mi ci sia pur rivolto ! Se non die si sa gia die azzarda piii chi conosce meno ; che d' altionde alia scoperta di una verita puo an- clie condurre il caso se non 1' ingegno ; che non di rado la natnra apre i suoi tesori al meno esperto ; e die 1' aii- ilaces fortuna j'livat non e poi tanto lontano dall' andarsi ripetendo iiegli eventi della scienza ancora. Dunque proce- dendo oltre , come fossi un Cesare al Rubicone, senza fer- rnarmi tampoco, o nel maggior dilucidamento de' miei pen- sieri raedesimi , o nel raftVonto piu esteso di questi coi la- vori di Petzholdt , e di LycU , tutto che di per se cone alia meta die puo esserle desiderata, vengo in fine al- le deduzioni, die dal sin qui detto possono esserne rica- vate , che mi si presentano piu valenti, e che si riassu- tnono nei sette susseguenti capi, e cioe : 1.° Che la pietrilicazione e fatto puramente chitnico , il quale viene preparato da preventiva soluzioiie delle mate- rie pietrificanti nell' acqua , e completato dalla successiva di loro precipitazione in luogo e vece delle materie or- ganiche. DelLA PiETRIFICAZIONE DEGLI OrGANICI EC. 381 2.° Che pin generalmente la sostanza che fa pietia il vegeta])ile si c la silice; quella die lapidifica 1' animate si e il carhonato calcare. 3." Clie cio avvenendo cU tali organici, tolti di vita, sommersi nell' acqua o nel lim6 sepolti; come non puo non precedervi , cosi non puo a mono d' influiivi in en- trambi , il processo di dissoluzione , di eremacausia , di putrefazione. 4.° Che da tale processo venendone dai vegetabili se- gnatamente acido carhonico, dagli animali oltre 1' acido carbonico , paiticolarmente dell' ammoniaca; da quello pre- cipitandosi per fatto chimico la silice, da questa il carbo- nato calcare ; costituendosi da tali materie appunto le or- dinarie, e le maggiori pietrificazioni ; tutto porta a crede- re die in processo di simile natiira, in consimile sviluppo , e nel precipitate che ne consegue, risieda la causa piu comune , r arcano movente, la r.igioue principalissima del- le pietrificazioni medesime. 5.° Che a conforto di cio puossi ancora avvanzare lo stesso suaccennato rapporto fra la qualita della sostanza pietrificante, e la qualita dell' organico fossilizzato ; del pari die il preseiitarsi spoutaneo il processo della putrefa- zione al fatto della scomj)arsa della materia organica , e del sostituirvisi la minerale; nonche la sanzione di cele- brita scientlficlie in certa guisa desunta per la via di idee traviste, di opinioni espresse nelle di loro opere, e di bene adatte e significanti esperienze da qualcuna di esse celebrita esoguite. 6." Che r ubicazione in che rinvengonsi generalmente codesti fossili ; le condizioni spcciali che sembrauo meglio avervi contribuito ; le medesime di loro varieta cotanto vaghe e strane cotanto, che se ne presentatio ed offrono; luiigi dal fare contrasto ai pensieri per me esternati , vi convergono a vantaggio, per quanto ne posso giudicare; mentre in complcsso, se per un lato realizzano un' asso- luta sostituzione di materia , dall' altro lato manifcstano apertamente avervi doviito occorrere tale un lavoro die solo puo concepirsi di chimica natura , d' indole cosi 382 Gaetano Scaivzi csplicita , ili risultamento quasi dlrehhesi inJispcnsnbile, sicconie si e il iigurato disopia , cJ il gia abbastanza di- scorso c (lispiegato. 7." Clie a finale coucbisione non sombrerebbe fiior di proposito una distiiizioiic , di diictta discetidcnza , ainmis- sibile tia i fossili, e cbe puo sii;j,gellaie il (pialumpie in- teresse dell' esposto; vale a dire la distinzione piu marca- ta : di fossile propriaineiite dctto : di corpo orgunico pietri- ficato nel veio senso della parola : di stauipo o di iinpres- s'lone di corpo organico. Iiitendendo nel primo caso o per fossile qualsiasi individuo, parte, o frammento organizzalo, cbe si trova nella sua integrita, e conservato intatto nci cara-tteristici non pure, ma nella composizione elementare del suo scbeletro , o di sua struttura , e dove non pare quasi sia avvenuta ee non se l' estinzione della vita. Nel secondo caso o }>er corpo pietrljicato , qualsiasi individuo, parte, o frammento eguabncnte organizzato cbe si trova o intieramente, o parzialmente convertito in pietra ^ od in minerale ; conservando pero esattamente la forma , e gli assoluti caratteristici di sua struttura , e dove e avvenuto realmente un totale od un liinitato mutamento di compo- posizione elementare, una vera sostituzione di materia inor- ganica , un getto insomnia e rimasto cbe rappresenta a per- fezione quello cbe si h distrutto , e disperso. Nel terzo ca- so , o per stamjM) od impressione di corpo organico , qual- siasi cavo o semplice impronta di individuo , di parte , o di frammento organizzato die si trova senza reliquia di cio cbe esisteva , ma con tale un' esattezza di contorni , di incavi , e di rilievi cbe dipingono come fosse esistente la struttura organizzata, e dove tutto e scomparso l' orga- nico , nulla di minerale lo sostituisce , e una pura om- bra soltanto si ba del corpo cbe dianzi simile spazio oc- cupava. In quest' ultimo caso il fenomeno cbe ne ba trattenuti fin qui, non ebbe luogo cbe riguardo alia putrefazione , e dispersione degli elementi organici, cbe nel primo caso jiemmeno pote effettuarsi dessa stessa per mancanza delle condizioni necessarie j quindi casi ambidue estranei alia DeLLA PiETRIFICAZIONE DEGLI OrGANICI EC. 383 pietrificazlone nostro principale subietto; cio che per6 non desimo, la rag.on ch.m.ca per la dissoluzione dell' orffani- co, a per la precipitazione dell' inorganico, che vi abbia- mo pensata attribuita, ed assegnata. Dopo di che cessando dall' annoiarvi , mi congedo o a giado, e vi persuadono, accettatele e date loro vita colla vostra autorevole approvazione , se no, rimandatele a geN tatev.d manto dell'obblio, cha non sareta par'qnfsta g.ustu.a, vara ed assoluta, man cortesi , gentili, e vaSf DEI CARDONI E LEGNI FOSSILI DEL BOLOGNESE MEMORIA DEI PROFESSORI A]\TOI\IO E DOMENICO SAIVTAGATA ( Letta Dclla SeMloge dei S7 Marto 18SS. ) R I on perche nel meschino tribute ch' io rendo all' Ac- cademia nostra abbia avuta non piccola parte colui che ha r onore di porgerlo verri, spero, al tributo stesso a man- care la cortese vostra accoglienza , se al desiderio guardia- te- di renderlo con cio meno indegno di comparirvi davari- ti (1). Al desiderio purtroppo non puo corrisponder V efFet- to, poiche di due piccole forze non puo comporsi forza va- levole ad opera che meriti star colle vostre. E affinche nel discorso meno apparisca il difetto dei due , nel seguitare di esso usero 1* io invece del noi , lo che sara tanto al- meno permesso quanto e ad uno permesso il ragionare col noi. Venendo adunque tosto al soggetto diro : che io vi pre- sento , o Signori , quella suppellettile stessa di legni fossili del bolognese che fu al Cav. Prof. Gaetano Sgarzi occasio- ne di acclngersi a dar spiegazione del fatto mirabile della pietrificazione del legno e delle produzioni ancora animali, onde poi dal suo studio ed ingegno ebbe tratta tanta beU la materia quanta n' espose nei dotti ragionaraenti che avemmo il piacer di ascoltare. T. VII. 49 386 AXTONIO E DOME.V'ICO Santacata Qiiesta serle cli legni considerata nei due risgiiardi, die possoiisi dire industriale e scientlfico, e ricca e feconda di molte deduzioni. lo non presumo di saperle tiar fuori eJ esporle, non diio tutte, n^a le principali nemtneno, bensi rai posso studiare di espone le principali di quelle clie mi par di compieudere. Dall' uno o dall' altro lato clie si prenda la mossa si giunge ngualmente alia meta, essendoche la ricerca scientifica vi conduce diritto alia industriale , e la industriale richiede la cognizione scientifica. Parlando di Legni e di Carboni fossili del bolognese la curiosita piu iinmediata per noi e di sapere se noi abbia- ino o possiamo sperare nei nostri terreni il vero carbon fossile, od altro clie sia a lui somigliante ovver supplemento. lo non voglio tenere punto sospesi gli animi vostri , o Si- gnori : vorrei poter rallegrar coll' annunzio di lieta novella, ma r osservazione de' fatti e la piii ragionata induzione non lasciano , a niio parere , che una ben lontana sperati- za, la quale e sernpre T ultima a perdersi. La maggior parte de' legni e de' carboni qui riuniti e state 1' acquisto di prolungate escursioni e perlustrazioni in parti diverse della nostra provincia per la ricerca in essa di un com- bustibile fossile. Sapete tutti , a Signori , quanto lusia- ghiere opinioni si hanno sopra ci6 in generale, e come di frequente si portino alia Gitta, ed a quelli che sono applicati alio studio delle cose della natura, de' canipioni e de' saggi di carlx)ni che arrestano iiivero I' attenzione di tutti; ed ancora sapete che mentre al teneno piii an- tico carbonifero solamente si riputava in addietro conces- so conservar dentro se il tesoro del carbon fossile, s' e venuto poscia a trovare in terreni ancor piu recenti lo stesso o consimile materiale. La Societa Mineralogica bolognese, che e lu&tro non piccolo della nostra Gitta, e che con arte ed industria esquisita va ad esplorar le sorgenti di minerali ricchezze che quivi rimangano ancora nascoste , e che pare gia presso a rompere il sasso dal quale ha a sgorgare una fonte copiosa,poneva fuori nell'anno 1850 un Programma di premio a chi avesse dati indizi si buo- ni di minerali proficui da meritare i lavori di assaggi^c meglio Dei Carboni e Legni fossili 387 quelli di escavazione ; di che alia egregia Societa ne verii- ran parecchie denunzie di minerali che si niostravano de- gui di studio , tra i quali non cran poclii i Garboni. Per la qual cosa la Societa stessa incombeva all' Ingegiiere Al- fredo Caillaux, all' Irigegnere Doinenico Ferrari ed a quei die ha 1' onor di parlarvi 1' incarico di andar a osservar sui luoghi stessi gli oggetti cli' erano stati a lei presenta- ti, e nei gionii 23, 2i e 25 di maggio del 1851 la per- lustrazione si fece dandone poscia 1' opportuno rapporto. Circoscritto com'«ra 1' uffizio della Commissione a spor la propria opinione suU' essere o no le denunzie , o piuttosto gli autori di esse , meritevoli di premio secondo il Pro- gramma , quel tanto solo si disse che a cio poteva bastare per soddisl'azione non solo della Societa ma dei denunzian- ti medesimi , ai quali era ben ragionevole che rimanessero aperte le ragioni de' giudicii che si venivan poi a portare. Ora che abbiamo sott' occhio tanti altri carlwni, legni a liguiti del bolognese in diversi punti raccolti, piu largo campo si apre alle indagini, essendo questo argomento lon- tano anche molto dall' essere compiutamente trattato, e non tocco puo dirsi in rapporto ai nostri terreni ed ai nostri particolari bisogni. Non occorre pure ch' io noti che col dir Legno fossile intendo parlare di que' minerali clie provengono dal legno, e che per la massima parte non hanno piu nulla o quasi nulla in se stessi di legno. Sono qui a Voi innanzi , Ac- cademici lUustri , parecchi pezzi che visti cosi di lontano o d' appresso vi sembrano al tutto scheggie o interi pezzi di tronchi o di rami di albero allor allora tagliati', ma sol che vengan toccati sono freddi ghiacciati come marmo , e piu pesanti piu duri e sonori del marmo, scintillanti all'accia- ro, resistenti agli acidi tutti i piu forti ( meno il Fluoridri- 00 ), e son vera Silice. Di questi conservano alcuni perfi- no il colore rossigno vinato del legno e la flessibillta qua- si ancor delle fibre, che si distaccan fra loro e posson perfin numerarsi \ i nodi del legno son chiari ; per nulla insomnia e alterata la tessitura apparente di essi. Altri conservano pur tutto questo, ma sono biancastri di fuori e 388 AXTONIO E DOMENICO Santagata sono neri di dentro come cai'boni. Altii spezzati che siaiio sono vere corniole; altri di fuori agatizzati e neri all' in- terno; altri sono neri per tutto , e questi piu di frequen- te hanno perduto in parte o quasi in tutto 1' aspetto fibro- so, e sono compatti , o come dire inipastati ; ed altri sono sfaldati , ed hanno alcuni in tutto figura di fracidi e di tigliosi mcntre sono Silicei, ed uno si vede palese che e uu Ceppo di radice di un alhero del diametro incirca di an palmo. Questi legni sono pietrificati e nulla hanno di le- gno fuor della forma. Vengono appresso i carboni ed i le- gni che sono parte carboni e parte pietrefatti , e su di essi e a far piii lungo discorso. Prego che si faccia attenzione a questa distinzione spe- ciale di essere in parte carbone e in parte selce, perche mi par nuova , o piuttosto c nuovo il valore che ad essa mi sembra che s' abbla ad attribuire. I caratteri ancor de' carboni sono molto diversi. Alcuni sono vere legniti , nia tanto dure compatte e pesanti che paiono alquanto di- verse dalle legniti ordinarie : sul resto sono al tutto car- bone con esteriore aspetto del legno dal quale provengono, siccome avvien de' carboni artificiali che quasi nulla ban perduto, all' aspetto, delle figure dei corpi onde furon for- mati, se non che sono molto leggeri , dove i naturall le- gniti dei quali parllamo son piu pesanti del legno , cio che pure e notabile. Non mancano ancor nella serie che e fon- damento al presente discorso de' Saggi di Carboni che nul- la o ben poco diflleriscono dal litantrace ovvero carbon fossile per gli esteriori caratteri , avvegnache sono compat- ti sformati neri opachi friabili aspri al tatto, di splendore che tende al resinoso; ed altri singolarissimi che al veder- li paion piuttosto un bitume nero lucente come vetro vul- canico e con forma tendente al cristallino, in lamine gros- se che si dividono in piccoli solidi rettangolari quadrati. Queste son le due specie di carboni che maggiormente promuovono le piu gradite speranze , e non senza giusta ragione. I saggi infatti che ho avuti piu volte a esamina- re, comeche per gli altri caratteri non corrispondessero trop- jjo con quelli dell'antracite o del Utantrace, pur mi tenevan Dei Caiidoni e Lecni rossiu 389 sospeso. Da qucsti rimaiigono tutti abhagliati, mancando il sussidio de' carattcri dati dagli assaggi col Cuoco e dalle analisi cliimiclie e dai criteri geologici. Avviene di fatto che si tiovino di tali carboni frapposti ai terreiii in piccoli strati, pochi ceutimetri grossi, senza che nulla di legnoso in essi strati si vegga ; e prima che si sappia, o sia stato scoperto , come soiio dessi formati, o meglio qual n' e 1' origine, non e possibile forse ad alcn- 110 dar sentenza su d' essi. Uno de' luogbi piu ricchi di questa speciale qualita di carlioni e Cavriano alia destra del Reno, due miglia circa innanzi di arrivare al Vergato. Salita a grande altezza la costa del monte che giiarda il Reno si scende nel fondo di uii Rio die c detto dd Cas- sari, e quivi si prcseiitano dessi carboni in piccoli griippi o venature alternanti con straticelli di un' arenaria era selciosa ora argillosa , maggiori pero sempre de' carbonosi sparsi qua e la nel terreno senz' ordine e senza continuita, ma piia spesso nelia parte inferiore o al dissotto di un' a- renaria fossilifera della potenza incirca di due metri colla inclinazione di 35 gradi al Sud. Dal fondo di quel Rio de' Cassari scorgesi bene la composizione e natura di tut- to il monte superiore , tagliato a picco o a perpendlcolo ove si apre e permette il corso stesso del Rio, e si vede neir altezza del taglio un' alternativa di strati arenari fos- silileri simili al suindicato e di altri piu potenti ancora delle arene stesse ma disciolti. I fossili rinvenuti in quel terreno lo qualificano appar- tenente al periodo terziario medio miocenico , ed esso mon- te e identico per natura agli altri che gli sono vicini. L' epoca propria di questo terreno , i fossili in esso tro- vati, la lontananza dal luogo delle rocce plutoniche, la scarsezza di esso carbone , la mancanza assoluta d' impres- sioni ed avanzi distinti di vegetabili sono per se gia cri- teri bastanti a dubitar di abbondanza cola di un deposito di un carbone antracitico, quand' anche la nuova e specia- le nianiera di essere o quella specie di abito che esso ha c di particolar giacitura non inducessero pure al massimo dubbio. Ma tutte queste ragioni ancora non hanno valor 390 Amto.mo e Domenico Santagata siiflicientc a dar jriudizio contiario , di dicliiarare cioe die sotto o in profoiido nori possa riiivenirsi carbone. Ma altro e dire se esista o possa pensarsi che esista cola vicino o in profonJo il carbone, altio se debba consigliarsene cola la ricerca , e senza dubbio con cio che ivi apparisce non e tal consiglio da dare. Qnanto alia prima quistione e un gran fatto il sapere clie esistono altrove depositi ctirbonosi in terreni consimili od analoghi nioko al descritto. II Prof. Sismonda trattando de' terreni mioceni del Piemonte scriveva nelle sue Osser- vazloni Geologiche siti terreni delta formazione terziaria e cretacea in Piemonte che { sono sue parole ) » Fra le so- » stanze avventizie che in essi si trovano , la sola rimar- » chevole , perche capace di grandi ed utili applicazioni , » e la lignite , la quale in certe regioni vi e accumulata » in copia ragguardevolissima , separata in istrati , gli uni )j di quality piii o nieno buona degli altri , secondo la ric- » chezza della sostanza bituminosa, per cui talvolta fisica- y> mente non si distingue dal vero Litantrace ». II Bro- gniart chiaramente attribuisce ai terreni mioceni il conibu- stibile fossile che si scava fra Marsigiia Aix e Tolone, co- me senza dubbio alio stesso terreno appartengono quelli di Cadibona nel Genovesato, e quelle di Cassel e Ae\ Monte Meisner in Germania. Ma per noi giovano specialmente i lavori di escavazione eseguiti in Toscana e gli studi di quel dotti e sopratutti del Savi sopra i carboni della Maremma di Val di Cernia , di Monte Massi e di Monte Bamboli. Sarebbe per noi molto utile a formarne retto criterio ve- dere questi luoghi medesimi, dei quali per altro il Savi li,a si ampiamente e chiaramente parlato nei suoi libri e piu nell' Opuscolo Sui Carboni fossili delle Maremme che si puo fame esteso e cliiaro concetto. Dietro pertanto i lavori di questi illustri Geologi noi non possiamo dubitare che 1' e- poca di formazione e la qualita dei terreni nostri non sia- no al tutto conformi a quelle de' terreni dai quali altrove si scavano combustibili fossili , e pero se compariscono fuori ancHe da noi de' carboni non si avra forte motive per spe- rarne in qualche punto abbondanza ? Dei Cauqoni e Lecni fossili .39 1 Mi par che noi siamo qui intorno ad una vera inquisizione all.i Madte Natura, c le facciamo uii processo dal quale emer- ga il giudizio se Ella abhia o no elahorato nelle nostre tene carboni di qualita antiaciticlie, e quanti ne abbia elaborati, e dove li tenga uascosti, divise fra noi Ic parti per modo die a Voi, o Signori, tocclii 1' ufficio di giudici e quello a me di processante e fiscale. Seguiamo un po' questa idea la quale in certo modo segna la strada che in questa, come in taa- t' altre inquisizioni, e da tenere. Imniagino glu clie noi siamo concordi sopra gl' ingegni, istrumenti e materiali che alia madre Natura han servito a formare carboni di qualunque specie essi sieno , imperocche senza questo ci mancherebber gli estremi al giudizio; essendochc la Natura nulla mai disperdendo e tutto invcce gelosamente conser- vando, variate soltanto le apparenze e le forme, avremo da un lato i carboni, die sono il lavoro compiuto , e avre- mo dair altro i materiali di essi che son riinasti resldui , poiclie la Natura sempre ha piii del bisogno , e gl' istru- menti e gli apparecchi, per cosi dire, vedrerao del sue lavorio, lasciati la come stavano quando il lavor si finiva , non pill avendo di essi bisogno la sovrana ministra di Dio, per farli poscia servire a tutt' altr' usi da quel che ser- virono. I materiali sono alberi e piante di specie diverse sccoikIo i diversi lavori, strltolate e compresse ne' tronchi ne' rami e nelle foglie ; i ipcipienti son roccie di partico- lari nature variaraentc disposte, e gli apparecchi compres- sori sono masse enormi di teneni di incalcolabile peso con sotto di essi un fondo che s' alza merce di forze in- feriori che il premono come fa l' acqna ne' fondi di quel- le macchine compressorie che diconsi idraullche : poi ven- gono appresso gli artifizi e gli agenti per imprimer calore e far si che il legno la dentro si riduca alia forma e alio stato che la Natura vuol dargli. Al quale oggetto serve gia il fuoco o il calore che diciamo centrale, perche il sappia- mo profondo , e dove questo non sia abbastanza sentito, perche troppo profondo, vengon da esso elevate fin presso que' legni roccie infuocate che noi chiamiam plutoniane : ma propriaraente e da dire die la Natura ha dovizia mirab'dc 392 Antonio b Domunico Santaoata di agentl o di mezzi calorifici regolandoll a niodo clie die- no solo quel grade die e sufficiente al lavoro, e cho al jieiTrtto carbon fossile aiicora noii pare die sia molto at- to. Sicdie ora adopera l' uno ora 1' altro secondo il bisogno, traendo peri'ino il calore se occorre dai materiali stessi dei carboni die fermentan fra loro, ovver dalle forti pressure dal- le roccie e de' terreni esercitate sopra de' legni o sojna se stesse. die sia il calore clie serve a far carbon fossile un legtio, e die non alto molto sia il grado die basta, e in breve tempo si faccia, ne danno la prova le esperieiize ingegnose del Beu- daiit colle qnali pole c'onimutare iiello spazio di quindici gior- ni dclle sostanze vegetabili fresche in un vero litantrace espo- nendoli soltanto in tubi chiusi al calore della caldaia d' una niaccliina a vapore: e die questo calore sia dato da rocce plu- toniane si vede da! fatto a tutti noto della conversione in litantrace de' ligniti terziari del Monte Meissner in Germa- iiia ove questi ligniti sono a contatto dei Basalti. II Savi poi ci diniostra che i carboni antracitici delle Maremmo e del terreno mioceno della Toscana sono al tutto dovuti al- le rocce graniticbe e tracliitiche e porfiriche che giunsero la ad internarsi fin dentro ad esso terreno. Ma questo e ancor poco, avvegnacbe il Collegno e d' avviso che la bi- tuminizzazione del lignite delle Maretnme o la sua conver- sione in litantrace e la plutonizzazione delle Rocce che lo tengono in mezzo debbano attribuirsi al calore svilnppatosi in conseguenza della fortissima pressione sotferta dai suoi strati , nel momento che sollevandosi furono contorti. Alia quale opinione ( accettandola il Savi ) risponde colle se- guenti parole » die quantunque io convenga che tal sor- » gente di calore possa avervi avuto parte, credo per altro » che la principale provenisse dalle Rocce plutoniane , le » quali in istato di fluidita ignea s' espansero in prossimi- » ta, o al disotto de' nostri terreni carbonosi. Ed a pen- » sar cosl son condotto dall' aver veduto che , se non in » contatto , almeno non lungi dai medesimi troviamo sem- » pre masse di Rocce di origine ignea o d' epoca poste- » riore alia deposizione di que' terreni quali sono le Tra- » chiti, le Selagiti, i Graniti ed i Filoni e le Dike quar- » zose ». ( Savi. Opera citata pag. 37 ). Dei Carboni b Legni fossili 393 Con questi dati pertanto io posso in breve compllare il processo e domandar la sentcnza , riarrando cid che lio ve- duto iielle eacursioni di quella poizione di Piovincia die ho a tal fine esplorata. I punti iiei quali maggiori sono gl' indizi dei carboni in tutta la vasta esteiisione della pnrte niontana clie e alia sinistra del Reno, sono Pletra Golora -- llonco Veccliio -- iin luogo cliiamato il Malan- drone presso Gaggio Montano ed altro luogo di Ih. poco lontano sid confine modonese. Gaggio e Ronco Veccliio sono per niassima parte sitnati sul terreno piii antico del- la piovincia che e quello del macigno e dell' alberese , Stiraato equivalente o rappresentante per noi del terre- ne cretaceo , ma dove i carboni in essi luoghi si trova- no e sempre terreno mioceno, il quale presso noi non di rado si vede star sopra al macigno ed e di formazion po- steriore. I caratteri esterni o mineralogici de' carboni di Gaggio e Ronco Vecchio ( tratti nel primo da un luogo di proprieta del Dott. Fabbri , e nell' altro dal fondo del fos- se detto di Tuera ) , sono in veriti inibarazzanli siccome si e detto di quello di Cavriano col quale hanno soini- glianza , poiche da se soli osservati non si sa a quale clas- 66 assegnarli , non avendo ne i caratteri dei veri carboni fossili, ne quelli tampoco delle ligniti. Nello stesso fosso per altro di Tuera m' avvenne di sco- prire un pezzo di carbone che posemi in via di determi- nare 1' origine di essi carboni, e cominciai a distinguere che dessi provengono da parti di piante che conservano ancora le forma della tessitura legnosa , la quale di piix trovai in quel pezzo ridotta all' interno in istato terroso, che e quan- to dire che dentro e di pietra, a modo che all' esterno e un carbone compatto lucente ed all' interno e legno pietrefatto. Poteva questo fatto esser cosa parziale del luogo ove veniva trovato, ma passando a studiare il monte di Pietra Golora , nel quale era fama la intorno che esistesse abbondante e hello il carbon fossile, quivi a causa appunto di tanta po- polare fiducia, fermata piu che altrove la nostra attenzione, si ebbe molto bene a chiarir finalmente la natura e 1' ori- gine di essi carboni. T. VIl. 50 301 ArfTONIO E DOMEXICO Santagatv La natura geologica di questo monte si puo giiulicare con- simile a quella degli altii luoghi indicati , benche non ci sia stato dato vedervi alcun fossile e sieno pin disciolte e abbon- danti le arene. Discesi nel fondo di un proroiidls&imo Rio, nel- le coste di esso ne apparvero piii spessi c notal)ili i nuclei car- bonosi ; e quale non fu la sorpresa quando , esplorati piu ad- dentio clie nial si poteva, si ebbe a scavare e trar fiior di sot- tena de' veil tronclii di alberi o rami di piante lidotte in car- Loni! Per andar ben per le brevi dir6 che noi possiamo qui tutti insienie esaminare i carboni ed i legni fossili di Pietra Colora, poiclie di essi vi porgo i saggi piu cliiari e per cosi dire parlanti. Sono a mio parere preziosi cotesti saggi, poi- clie da essi, come da monumenti illustri ed interi , io non esito punto a jjensare die noi abbiamo la storia coaipiuta de' carboni e de' fossili vegetali, e in parte almeno ancor della Flora del Terreno mioceno del bolognese , con taiito speciali particolarita che ci palesano ancora la storia degli avvenimenti naturali pei quali sono ridotti alio stato in che li troviamo. I noiiii delle specie o piuttosto dei generi di alcuni di essi sono dati dal nostro collega botanico il Prof. Giuseppe Bertoloni , quanto era possibile intenderne da quel caratteri soli generiei che in essi si veggono e dalia ana- logia con altri da esso professore in altro tempo ed altro- ve veduti e studiati, mancando in qnesti al tutto le parti che delle specie possono dare contezza. E qui permettete, o Signori , che io mauifesti il sentiinento profonJo di af- fettuosa e riverente gratitudlne che io professo al Profes- sor Giuseppe e al venerando suo Padre, che e nostra gloria e delizia , poiche da Essi io conosco il benefizio di averli avuti innanzi maestri amorosi e sapienti , e poscia di aver ricevuto da essi grazia e conforto di un' ainicizia e bonta die altamente onora e rallegra quand' anche pur sia di molto superiore ai meriti di clii la riceve. La qual espres- sione io consegno a questo scritto die leggo col fine che, dato alio scritto di entrare negli Atti di questa illustre Accademia, 1' espressione stessa abbia vita quanto avian vi- ta gli Atti medesimi, che e quanto dire perenne. Se Voi , 0 Colleghi umanissimi , vorrete approvare cio che Dei Carboni e Lecni fossili 395 ml pare da dire de' legtii e de' carboni fossili di Pletra Colora, sari d' era innanzi quel Juogo considerato non poco iiella scienza geologica di <[ncl teneiio al quale esso ap- partieiic, c sari data picna risposta alle quistioni che qui ]ier lutto si fanno sulla natura de' carboni della nostra I'rovincia, i quali pel tauto die e stato fin qui osservato veugouo tutti da quelli di Pietra Colora determinati e chiariti. I brani o pezzi di piante cola dunque scoperti sono avanzi di piante conifere, specialmente di Abete, che il Bcrtoloni ritiene die sia probabilmente 1' Abies Picea, fra le quali pero vi ba luio Strobo di Abete die si sta in for- se cbe sia di specie perduta e die par che abbia sfuggi- ta r azion carbonifica e pietrificante die banno gli altri sofferta ; e vi banno pezzi di piante dicotiledoni, la massima parte di Quercia , disposto il Bertoloni a pensadi di Qner- cus aesculus, fra i quali iino si nota che nella superficie carbonosa ritiene ancora le vestigia reticolate della parte inferiore ddia scorza o del libro, cd un altro conserva ancora perfette le fonne di quella parte di pianta che diviene radice e die nel terreno s' interna ; e abbiamo an- cora un bel pezzo di Fusto di Pioppo che non e di Pietra Colora ma di terreno conforme raccolto da me poco lungi dalle mine di Liserna. Sono adunque questi pezzi i resi- dui di quelle piante che vivevano all' epoca del terreno medio terziario, e che per la massima parte senza dubbio si possono avere in certa guisa progenitrici di quelle che vivono ora in questa nostr' epoca che e tanto a quella posterio- re. II Bertoloni stesso altra volta rinvenne nel bolognese e in terreno io credo miocenico una Pina di Pino che rega- 16 al Museo e che per favore del Prof. Bianconi e qui presente. Abbiamo noi adunque nel bolognese le medesime piante cbe nelle Maremme Toscane son convertite in car- bone, ne v' ha ragione di credere che non possano qui pure trovarsi gli avanzi di altre piante trovate cola, quali sono il Corniolo, 1' Ontano, il Platano , il Larice, il Pi- no ec. benche dalla scarsezza di quelle che sono state sco- perte si possa temere che nel periinetro della nostra Pro- vincia almcno fossero i bordi del mare miocenico meno 306 Antonio e Domenico Santagata vestiti di piante e di selve di quello che fossero quelli del mare di quelle Provincie nelle quali gia grand! deposit! di ligniti si veggoiio o scavano ; e forse e a temere oho me- no abLondassero qui che in Toscana ed altrove i legn! piu resinos! che danno carhoni mighori. Ma cio che po! e (a- nesto nei nostr! terren! alia conversionc de! legni in car- bone s! e cotesta attitudine in ess!, inesplicabile invero e curiosa , d! trasformarsi i legni in pietra piuttosto che in carbone; e vi prego bene, o Signori, di nuovo a osserva- re che presso che tutt! questi pezzi di piarite carbonizzate non sono ridotti in carbone che nella lor superficie, e tut- ti nel corpo di dentro sono invece pietrificati , a rnolto piu i grand! de! piccoli , i quali s' accostano tratto tratto ad un' intera carbonizzazione, ma sempre o quasi sempre tut- tavia hanno il loro centro di pietra. Vi sarete pure accortl , o CoUeghi , di un accidente co- mune a questi legni ancor pietrefatti che a colpo d' oc- chio si vede , dell' essere tutt! piu o meno schiacciati, meno la radice di Querela ed il pezzo di Pioppo , il qua- le e di forma cosi naturale e rotondo come se fosse an- cor vegeto e fresco. Non ho di questo accidente parlato prima, perche mi vien ora troppo in acconcio di profittar- ne a spiegare, o piuttosto a propor di spiegare , la causa forse probabile della leggiera e superficiale carbonizzazione de! legni de! quali parliamo. II nostro processo s' accosta al suo termine, ed e doloroso che volga a domandar senten- za contraria da quella che da no! e da ognuno pur si vor- rebbe. Abbiamo il terreno miocenico, che dagl! esempi di fuori specialniente puo fino a certo punto tenersi carboni- fero ; abbiamo le piante che danno altrove carbon! poco o nulla dissomiglianti dal carbon fossile : abbiarao infine car- bon! di bella apparenza. Ma quanto ad esso terreno non ho compito lo studio che sopra di esso e da fare per sta- bilire se sia superiore o inferiore , facendo i geolog! distin- zione ben chiara di due eti different! di esso terreno, ed io son persuaso ( e qui troppo lungo sarebbe addur le ragioni ) che sia il nostro di eta posteriore a quello piu antico che e 1' inferiore e che e in condizioni assa! piu Dei Carboni e Lecni fossili 397 favorevoli a ridune i legnl in carbone. Ma dove sono fra noi le rocce plutoniane clie giungano presso i deposit! dei legni nel loro terrene come sono in Toscana , in Gerniania ed altrove ? II Savi batte e ribatte che in Toscana le azio- ni plutoniane hanno avuto gran forza ed hanno penetrato il terrene miocenico , e piu e pin volte ci insiste coUa avvertenza che vi lia cola semprc una roccla argillosa in- durata ed un calcare fetido conchigllfero compagno insepa- rabile del comhiistlhile fossile die forma il tetto e spesso anche il letto del carbone; ed aggiunge che = agevole co- sa e il riconoscere doversi l' indicata durezza c bituminiz- zazione ripetere dall' influenza delle rocce plutoniane fatta risentire a quella parte del terreno = ( Opera cllata pag. 37 ) : ebbene ! tutto questo manca fra noi. Abbiamo e ve- ro in qualche punto sorgenti termali che accusan calor nell' interno, ma sono molto rare a confronto della loro fre- quenza in Toscana, ricca perfino de' soffioni boraciferi : e la nelle miniere appiinto di carbon fossile o di lignite li- tantracica vi ha un pozzo nel quale a 123 metri di pro- fondit^ il termometro s' alza dai gradi 1 6 1/3 ai 25 , e a 3 12 metri s' alza perfuio ai 39 e 2 linee, nientre general- mente si amniette secondo le osservazioni ed I calcoli del- r Arago che di un sol grade si elevi la temperatura del globo discendende per ogni 25 , o 30 metri , di che ra- gionevole e l' opinione del Savi = che il calore di quel pozzo piu che al calore centrale debbasi attribuire a fe- nonieni chimici locali , come forse fenomeni di tal natura son quelli che producono i soflioni boraciferi del Volter- rano e Massetano , le putizze o sorgenti di idrogene sol- forato e di acido carbonico delle stesse provincie e del Senese , e le varie polle delle acque termali = ( Opera stessa pag. 26 ). Opinione che ricordo , e ricordera con me il mio Gollega Bianceni , avere il Ranzani energica- mente sostenuta per altre consimili osservazioni nelle sue sempj-e belle e care lezioni. Dei quali fenomeni tntti se noi'non abbiamo nei nostri terreni che debolissimi segni, deboli per conseguenza riputeremo esserc state nei terre- ni medesimi le cagioni fautrici delle conversion! del legno 398 Antonio e Domenico Santagata ill caiboiie. Ma pure vi sono caibonij e d' onde e venuto il caloie die n' e stata la causa? lo soiio portato a peii- sare clie il CoUegno, approvato in parte dal Savi, ne dia egli risposta col dire , che la conversione del legno in li- tantrace e la pliitonizziizioiie delle rocce nclle marenime sieno state prodotte dal calore sviiuppatosi nella fortissima })ressioiie del sollevamento di que' terreui. I nostri terreni terziari niedi non hanno sofferta tanta pressione quanto quei di Toscana, e pero dcbole sara state il calore, e dehole quin- di e superficiale e iion di rado la conversione del legno in carbone, ed ecco un' altra ragione perche non abbiamo e poco possianio speiare abbondanza di legni convertiti in perfetto carboiie. E clii voriu dubitare di pressioni avve- imte, comecbe non violente, nei nostri terreni dei legni, se questi ancor pietrefatti sono eosi scliiacciati e compressi ? Pressioni clie non tanto dall' alto quanto dal basso proven- nero, poco potendo dall' alto la forza di pressione ^ la qua- le invece sorpassa ogiii calcolo quando viene dal basso. Riniane infine un altro accidente curloso di questi legni, del quale non so che mi dire se non poco piu che annunziar- lo , e cioe che tutti o presso che tiitti sono tagliati di taglio iietto trasversale ed intero, ovvero divisi e distinti in tanti dadi o piuttosto segmenti di cilindri ovali g compressi : ne ad altro saprei attribuir qnesto fatto se non all' azione, diro cosi, pseudo-morfica che hanno i legni stessi subita, nella quale forse si fanno de' centri parziali attrattivi delle mo- lecole silicee la cui attivita non trapassa all' intorno certi limiti , nei quali poi avvien la frattura. lo dovea serbare per ultimo l' argomento forse maggiore contro r aspettativa per noi di carboni di buona qualita o di legniti litantraciche, la prova voglio dire sopr' essi del fuoco e delle analisi chimiche : dovea serbarlo per ultimo e perche avesse piu forza e perche, se il portava in principio, Voi non avreste forse piu avuta pazienza , o Signori , di ascoltare il restante. Reco qui sotto in Appendice i risultarnenti delle Analisi fatte, che debbo in parte alia gentilezza del Prof. Sgarzi che pel suo lavoro ne avea gia alcune esegui- te , onde avere le basi da sostenere le sue idee , basti qui Dei Carboni e Lecni fossili 399 ch' io dicliiari die i iJictrefatti son quasi tutta silice : 92, 8G , 99 e mezzo per cento di silice in tie aiializzati di essi = 8G nel pezzo pin giande di conifcra con piu 2 di ossido di ferro , 2 di aliiimina , 1 di calce, sicche solo 9 fia materia organica ed acqiia conticne, e nondimeno, tagliato in un lembo il suo corpo, dentro e di un nero caibone : ed io entro in sospetto , vedendo la grande nerezza di altri si- mili legni pietrificati, che forse il carbone stesso pietrifichi. Meglio pietrifica il legno anclie puro , e fii purissimo le- gno senza dubbio quel pezzo spezzato nel mezzo cbe e ancor , pennettete cb' io dica , vero legno di selce, il qua- le e 99,50 per cento di silice, non rimanendo piu cbe le traccie dell' ossido di ferro, dell' allumina e della calce. L* altro die lia 92 di silice, piii grossolano di aspetto , contiene ancora le traccie di cloruro di sodio , di cloruro di calcio , di solfato di soda : di potassa nulla in nessuno. I diversi carboni analizzati sono di 95, 97 1/2, 9i 1/2, 98 per 0/0 di materia organica o disperdibile al fuoco : il resto in ognuno sono traccie degli stessi menzionati dementi, ma due solamente ban dati segui ancor di po- tassa: ed i prodotti della distillazione sono stati acqua, acido acetico, pochissima materia bituminosa, ed i gas os- sido di carbonio, idiogene carbonato, e quel cbe piii im- porta notabile a ben distinguibile quantitu di ammoniaca e di carbonato di essa ed ancbe traccie visibili di naftali- na : osservazione questa di rilievo, poiclie si da I' ammonia- ca e la naftalina per i caratteri distintivi e propri del ve- ro carbon fossile mentre poi qucsti certamente nol sono. Esposti al fuoco niuno si rammoUisce o si gonfia : si ac- cendono a stento, conservano per altro la fiatnma: si ri- ducono in bragia die spenta e carbone colla medesima forma di prima: non danno gran fumo, non odor forte e sgradevole , anzi piuttosto delicato e piacevole : con che s' allontanano tanto dal carbon fossile quanto dalle ordina- rie ligniti. Sono adunque carboni di una natura alquanto singolare che meriterebbero un esame piu attento e sottile per iscoprirne la vera costituzione molccolare, tanto piu che avendo tendenza alia forma cristallina 6 a snpporre in iOO Antonio e Domenico Santacata essi una composizlone chimica rcgolaro e costante. Tercni- nato con qiiesto il processo, mi s;i un poco diiro il doinan- dar la sentenza, e lascier6 a Voi, o Accademici , il pro- iiunziaila. Pana ad alcuuo clie io abbla assiinto un offi- cio non grato ripugiiando al parere di chi le speranze in- iiaizava, nia oltieclie le ragioni clie ho recate sono dedot- te da cio che oia si mostra iiella porzion di provincia che io lio osservata e clie non e tutta intera, non e inipossi- bile che in qualche altio punto le condizioni di sperar bene siano poco lontane o nascoste , ed una parziale azio- iie antica plutoniana sopra i nostri terreni non avvertita fin qui potiebbe ridonar tutta intera la primitiva speranza che voglio bene auguraie benche non possa nutriila. Vonel piuttosto auguraie, avvegnache piu probabile, che le ligni- ti e i carboni de' nostri vicini , di Toscana di Geneva del Parmigiano e della llomagna stessa, riochi pur di carboni, avessero le qualita e la richezza che di essi si predica, augurando che presto si fonda e si compia il sospirato si- stema di accomunare fra noi gl' interessi materiall a di spi- rito che non posson senz' odio e ruina rimanere sempre di- visi. A noi od al nostro paese rimarra sempre molto se il carbone ci raanchi e non manchi ai vicini ai quali siam da natura congiunti, e il niaggior dono del Cielo sarebbe se gli animi nostri rinianesser pur sempre devoti piu a Glo- ve e a Minerva che non a Plutone. (1) II Prof. Anlonio rende il iriLulo accadcmico, il Prof. Domenico legge la Mcmoria. Dei Carboni e Lecni fossili 401 ANAL[SI DEI LECNI PIETRIFICATI E DEI LIGNITI DESCRITTI NELLA MEMORIA Xet cuii ACS' yaxU ()i eiii. Conifera riclrificala - Nera. Legno Pielrificalo (') di color vivo rofsigno e apparcnza pnrCella del legno e di fibra semi- flessibilc. Legno di Querela (?) pie- triGcato - Grigio. Maleria Organica c Materia Organica . Traccie Materia Organica 06 : 00 Acqua ... 09 00 Ossido di Ferro. 00 : 30 Cloruro di Sodio \ di Calcio / Traccie Solfato di Calce ^ Ossido di Ferro . 02 00 Allumina . . . Traccie Allumina. . . 02 00 Calce .... Traccie Calce . . . , 01 00 Silice. . . . 99:50 Ossido di Ferro . 01 : 50 Silice .... 86 00 Allumina. . . 00:60 Carb. di Calce . Traccie Silice . . . . 92 : 00 Lignite Lignea. Lignite di intera carboniz- zazione di Rooco Vec- cliio. Lignite Lignea. Materia Organica 98 00 Materia Organica 97 : 50 Maleria Organica 99 : 00 Cloruro di Sodio \ di Calcio 00 Solfato di Soda ^ Potassa \ Cloruro di Sodio N 50 Cloruro di Sodio / > Traccie di Calcio i di Calcio > Traccie Solfato di Soda j Ossido di Ferro. 00 50 Solfato di Calce / Ossido di Ferro. 00 : 60 Allumina. . . 00 25 Ossido di Ferro. 01 : 25 Allumina. . . 00 : 1.5 Carb. di Calce . 00 50 Allumina . . . 00 : 50 Carb, di Calce . 00 : 25 Silice. ... 00 25 Carb. di Calce . 00 : 25 Silice . . . . 00 : 50 Silice .... Tracci^ (*) Dair analisi di qiieslo legno pielrificalo c dal color vivo (rossigno) di es- so si deduce die a coriservare il colore e 1" apparenle tessitura dei legni nel loro pietrifioarsi giova anzicli^ nuocere clie anclic gli clemcnli propri niincrali del legno vivu veiiguno soslituiti dalla materia pietriticante, mentre parrebbc a priori che dovcsse avvenire il contrario. T. VII. 51 402 Antonio e Domenico Santagata CarboDe di Cavriano. Materia Organica 94:50 Cloruro di Sodio \ di Calcio | Traccie Solfalo di Soda ^ Ossido di Ferro. 00 : 50 AlluiDioa. . . 00:25 Carb. di Calce . 00 : 60 Silice . . . . 00 : 25 Carbone di Pictra Colora. Materia Organica 95: 00 Cloruro di Sodio >, di Calcio I 01 Solfato di Soda I Ossido di Ferro. 00 ; Aliumina. . . 00 : Carb. di Calce . 01 Silice .... 02 ; 00 50 50 00 00 Carbone di Pietra Colora. Materia Organica 95: 00 Cloruro di Sodio > di Calcio Traccie Solfato di Soda ' Carb. di Potassa. Traccie di Calce . 00 : 50 Ossido di Ferro. 01 : 00 Silice, . . . 00 :50 J. JOS. BLWCOM SPECIMIM ZOOLOGICA JIOSAMBICANA FASCICLLtS IX. (*) X lurimae Conchyliorum species enumeratae vel descrlptae sunt in Fasciculis anteactis ( Fascic. 3.-4.-5); quibus addere lubet has quae sequuntur , quarum pars major nuper a Fornasinio Musaeo nostro transmissae sunt. De MoUuscis, Avicula margantifera. Lk. ARCA MOSAMBICANA. Nob. (Tabula 23. Encyclop. pi. 306. fig. 1. a. b.) A. Testa transversim oblonga, subquadrilaterali ventrico- sa , multicostata, costis quadrag'intaquatuor ., muticis , posticis vigintiduabus sulco divisis, area Ugamentari rhom- bica , sulcata. Alba , intus rufescente. Conchylium crassum, album; prope margincs pallio marine obtectum piloso , colore brunneo-nigro. Margo internus argute dentatus : dentibus costis respondentibus, quarum O Sermo habitus in coaventu Academiae die 24. Jaouarii anoi 1866. •iOI J. Jos, BlANCONI vestigia leviter in facie interna conspiciuntur. Facies haec iintliquc pallida brunnea , si demas tanien duas niaculas albas ad extremitates. Linea caidinalis oninino recta , et valde ill longum producta. Area ligameutaria valde ob- longa et angiista lineis perexiguis distaiitibns signata , quae lineae in rhombos acutissiinos exeunt ex conciirsu cum lineis valvae adversac. Qnamvis ad boo concbylium partini conveniat descriptio a Bruguieie exliibita n." 12. Area antiquata^ niininie ta- men consplcitur in ilia character ( nescio qnam firmus ) ab ipso Brugui^re enunciatus. Hie enini sic ait = les deux faces sont inegales , celle cle decant est plus allon- gee que I' autre, et moins arrondie etc.: Les sommets de cette coquille sont rapproches , leur polnte, est courbee en arriere etc. = Hisce verbis apertissime declarat qualeni ipse judicet hac vice partem anticam Conchylii. Ideo si Conchylium nostrum ita ponamus ut longior pars ante- rior sit et vertices sint retroversi, tunc costac sulco di- visae posteriores sunt, non anteriores: non igitur sequi- tur id quod Brugui6re ait = les cotes de la face ante- rieure sont divises sur toute leur longueur etc. = Lamarck n.° 26. A. antiquata banc notationem rectam fe- cit dicens = costis 27 , posticis bifidis =, in nostro vero Conchylio quadraginta costae bifidae numerantur. Figura Chemnitii quam Lamarck citat n.° 5i9 minime si- milis est individuis e Mosambico adductis : etenim figura ilia conchylium quamparum transversum , et nulla costa divisa praeditura ostendit. Alia vero figura in Encyclo- pedia expressa Tab. 306. fig. 2. similiter quamminime est transversa, at quamvis inversa videatur, costas po- steriores sulco divisas ostendit. Eo magis observationes hae ad Fig. B. Tab. 87. operis Gualteriani conveniunt. Quocirca Conchylium nostrum mosambicanum non est Area antiquata Linn, nee secundum Bruguiere, nee se- cundum Lamarck. Neque putandum est Area scapha Lamk. , quae, Deshayes referente, concha est admodura tenuis, et costis omnibus divisis. Specimina Zoolocica Mosambicana 405 Qui Deshaycs insuper ait ( Laniark T. 5. pag. iTO. ) duas species pcrperain misceri nomine ^Ircae anth/natae hinn.; qnaiiim una transversior faciem cardinalein rhoml)ice sem- per lineatam habet, turn cum duac valvae simul junctae sunt : altera vero testa crassiori gaudet , costis pla- ins, latiorihus striatisque , iuuK[nam lineis rliombicis in lacie cardinal! ornatur. Et figurae quas ille citat sunt , quatenus ad primam speciem ilia Gualtierii Tab. 87. fig. B. Clicmnitzii Tab. 55. fig. 519 ? et ilia Encyclopediae. PI. 30(). fig....; quatenus vero ad secundani ilia Gual- tierii Tab. 87. fig. C. Clicmnitzii Tab. 55. fig. 548. et Encyclopediae Tab. 306. fig. 2. Notandum vero est circa Figuras Chemnitzii non adamussim ipsas consonare cum cbanicteribus a Desliayes traditis : etenim fig. 548. baud paruni transversior altera est , et idcirco ad primam spe- ciem pertineret , attamcn teste Gronovio et Cbemnitz nuUas habet rhombicas incisuras supra fiiciem cardina- ]em : ex quo deducitur minime pertinere ad primam spe- ciem, et ad secundani reterendam esse. Figura autem 549 rectius ad secundam speciem pertineret, quippe quae transversior est, at incisuras exhibct rhomboidales. Fi- gurae igitur quas in Chemnitzii opere habemus non con- sentire videntur cum assignatione a Desliayes fiicta , sive figuram perimetri consideres , sive incisuras. Quod spectat ad duas species a Desliayes distinctas , earum prima quae adhuc innominata videtur esset Area mosam- bicana quae est transversior, cum incisuris supra faciem cardinalem ( Encyclop. meth. PI. 306. fig. \.a.b.); se- cunda vero esset Area antiquata Linn, minus transversa, costis planis, striatis, nullis incisuris rliombicis praedita ( Encyclop. method. PI. 306. fig. 2. a. h ). Mensurae individui majoris. Altitude poll. 2. lin. 9. latitu- de poll. 4. lin. 2. 406 J. Jos. BlANCONI VENUS DESHAYESIANA. Nobis. ( Tabula 24. ) v. tesfa transversa ovata, transversim costulata, costis pla- nulatis , quibusdam antice bifidis ; fulva , Uneis angulatis briinneis diffiisis picta ; marg'mb brunnescente. Perelegans conchyllnm hoc summopere colore varium , in- termedium est inter V. papilionaceam , et V, litteratam; at bene ab utraque distinguitur. Accedit ad V, papilionaceam propter figuram, et propter sulcos qui rari sunt profundique, quique costulas sepa- rant depressas , et quodammodo sectas lineis verticaUbus. Similis est V. litteratae propter quamdani linearum co- lons fusci distributionem , quae ad invicera occurrunt, et nuituo secantur. At summopere inaequilaterale est at- que transversum: vertices pusilli versus extrernitatem posti- cam et superiorem siti ilUus figurae ovalis , quae ambitum hujus conchybi repraesentat. Margo igitur posterior bre- vis est atque fere obtruncatus. Lunula, quae mellei est colons, lanceolata, angusta angulo laevissimo cincta. Su- perficies externa lucidissima , et sulcis tecta transversis raris profundis sed obtusis , qui tot costulas dividunt de- pressas et laevigatas quae curruiit transversae super fa- ciem conchylii , latiores et distinctiores in latere anteriori, quam lunulam versus , ubi frequentiores et minores eva- dunt ; harum duae vel tres quae ad marginem infernum accedunt bifidae sunt. Gestae hae mole minuuntur etiam versus apices , qui leves omnino sunt. Has secant quasi in tot quadratulos lineae perexiguae quae ab apicibus descendunt. Margines inferi integerrimi sunt, rotundati, saepe fusco violaceo maculati , ex eo quod lineae co- loratae externae ibi finem faciunt. Cardinis tertius dens anterior valde divergit ab aliis duobus; medius vero val- vae sinixtrae bifidus. Color hujus conchylii varius valde. Albus ex fulvo nebulo- sus generatim regnat; et non raro fit bene intensus, et Specimina Zoologica Mosambicana -107 nebulositates obscurae fiunt. Lineae pluriinae ex fu- sco nigrescentes, vel fnlvi coloris intcnsi descendant ex verticibus ( qui pene albidi sunt ) uiiae cum aliis con- vergentes, et ad iuvicem sese secantes ita ut quasi tot plumarum supra faciem concliylii dispositaiuni figuram repraesentent. Lineae ut pbnimum dilatatae sunt atque, ut ajunt, effumatae , et in maculas oblongas aliquoties mutantur, quae directionem sequuntur quatuor radiorum V. papiUonaceae. Ad marginem inferioreni saepe zona brunnescens adcurrit. Interior facies alba levissimo colo- re canario perfusa. Superficies externa lucidissima. Species haec quae intercedit inter V. papilionaceam et V. litteratam et quae particeps est cbaracterum utriusque in suspicionem inducit ne aliquando series quaedam ef- ficiatur quae tres species in unam tantuminodo specieni vinciat. Longitude majoris individui poll. 3. lin. 3. Altitude poll. 1. lin. 10. Venus papilionacea. Lk. Color superficiei externae fusco-fulvus. Radii vero ve- stigiis macularum plumiformium speciei praecedentis ornantur. Venus thiara. Dillw. Encyclop. Tab. 275. fig. 4. a. b. fig. bona. Chemnitz T. 6. Tab. 27. fig. 279. a 281. Cytherea lilacina. Lk. Modicae magnltudinis sunt conchylia hujus speciei quae e mosambico accepimus. Obtusissimi sunt sulci. Superficies lucidissima ac dilute fusca , coloris violacei versus mar- gines, et radiis ornata , qui patenter distincti , sed plus minusve interrupt! ex verticibus descendunt. Ligamenti •facies lineis fuscescentibus variegata. Facies interior ma- xima ex parte violacea. 408 J. Jos. BlANCONl Aliquantiilnm characteribus C. erycinae var. 3. jrandet ; 11- ret enim sit parum albescens, superne tamcn est vio- lacea. Difficile est dift'eientias vel simiiitudines definire \\\n deest oppositio characterum inter duas species. Mytilus u4fer. Gmel. Chemn. Vol. 8. Tab. 83. fig. 740. Varias inter icones quae hujus spcciei tradnntur , eae quae melius ad exemplaria nostra quadrant , sunt ilia Che- mnitzii jam supradicta , nee noa alia Blainvillii , Manuel pi. 64. fig. 2. TRIDACNA ELONGATISSIMA. Nob. ( Tabula 25. fig. 2. ) T. testa trnnsvershn elongat'issima , elliptica , compressa ; Umbo infcriori profunde imdulato ; costis septem eleva- tis squamosis, sqiiaf?iis crehris sursum erectis ; ani aper- tura oblonga. Costarum interstitiis per longltudinem striatis. Concliyliura boo ellipticum sive transversim valde oblon- gum: diametros transversa est poll. 7:. 3, verticalis vero poll. 3 : 4. Magis extenditur a vertice ad latus lunulare, quam ad oppositum. Lunula lanceolata, superne valide crenata , caeterum dentes babens vix sensibiles ; ejus margines aliquantisper reflexi. Ex apicibus septem na- scuntur costae, quarum quatuor elatae et rotundatae, valde distantes inter se et a sequentibus , inferiori parte auctae squamis elatis, et sursum versis, crebris, et quae etiam in sulcorum cavitate apparent ope linearum trans- versalium , quaeque obscure secant bacillos in sulcis ipsis longitudinaliter dispositis. Valvarum margines profunde incavati, propter sex dentes exsilientes , quorum majores per pollicem exsurgunt, acu- ti , margine attenuati , et flexuosi versus apicem. Aliae Specimina. Zoolocic.v ]\Io5A.MU1CAX.\ 'i09 plicae in universa parte infiina maiginis sunt, subtus lu- nulam. Cardines similis illis -TV. elongatae. Duo exeniplaria e Mosambico adveneruiit ; at ex eodem loco plures etiam concliae advenere pertinentes ad speciein sequentem , quaruin comparatio cum specie descripta uti- lis est ut cliaracteres educantur novae speciei quam pro- pono , saltern usque dum ulterioies observationes varie- tates vinius speciei tantummodo anibas esse demonstrent. Specluiinis majoris altitudo poll. 3. lin. 10. loiigitudo vero poll. 7. lin. 6. Tridacna elongata. Lk. Plurima inter exemplaria majus poll. 6 : 6 verticaliter di- metitur, et poll. 11. transversiin. Globosum valde et tni- gidutn est. Facies lunularis plana et lata, duin in Tr. latissitna angustior est. CARDIUM FORNASINIANUM. Nob. ( Tabula 25. fig. 1.) C, testa obliqiia cordata , tenuis antice producta vix hian- te , plicis numerosis verticalibiis latere antico angitlatis ciliatis. Concbylium exiguum subpellucidnm , cordiforme, inaequl- valve , inflatum. Ante procedit labio expanso at mini- me aperto ; et loco aperturae peitenuem rimam prae- sefert. Postice et inferne rotundatum. Vertices sibi in- vicem ad contactum accedunt , et lunulae superstant mediocri, et inaequaliter cordiformi. Margines faciei sub- ligamentaris superponuntur ad invicem. Triginta quatuor levissiniae costae ex vertice descendunt , quas plicas potius diceres antrorsum adflexae, versus banc partem anteriorem angulum acutum babent , ex quo plica de- scendit levissime retrorsum usque dum perveniat ad ela- tionem proximae plicae. Supra angulum uniuscujusque costae vel plicae lamella erecta siiperstat undulata seu T. vii. 52 •110 J. Jos. BlANGONI flexuosa substantiae cujusdam tlcxibilis, quae quasi laci- niatn efficit longitudinaliter decurrentetn per longitudi- netn singulae costae , dempta saltern quarta ejusdem parte. Vertices sunt ferme leves atque splendentes, quein- adinodum levis et splendens est reliqua coiichylii super- ficies , exceptis laminis praefatis. Color undique albus, qui quodammodo fit rubescens propter roseas lineoias transversas flexuosas. Vertices in apice violacei sunt. Lu- nula medio fusca. Intrinseca facies medio intense rubens per longitudinem , item prope marginem anteriorem et inferiorem , nee non macula est ejusdem coloris ad ex- tremitatem anteriorem cardinis. Conchylium boo summopere proximum Cardio aperto . QXievnn . ab eo differt tamen quia deest apertura anterior , et pro- pter laciniam costarum, quae lacinia fixa videtur , non autem caduca. Mensurae. Altitudo maxima poll. 2. lin. 1. latitudo poll. 2, lin. 2. Mactra helvacea. Chem. varietas. Unura tantummodo exemplar hujus testae possidet Musaeum nostrum, quod ei dono dedit Comes Camillus Salina a Fornasinio , ut ipse ait, e Mosambico missum. Oblon- gior est ilia cujus icon in Tab. 256. fig. 1. Encycloped. Method, conspicitur, et Chemnitz Tab. 23. fig. 232, 233. Color est ex albo fulvescens , supra quern zonae viola- ceae pinguntur, quae ex verticibus radiatim ad margi- nes inferiores extenduntur. Indumentum marinum fuscum est, valde lamellosum et splendens. Facie interna , radii violacei exteriores translucent, et in zonas transversas quodammodo diffanduntur , deslnentes in maculam obscu- riorem et fuscara. Foveola ligamentaris interna trian- gularis est, profunda et magna; ot expandltur supra laminam quae se se extendit introrsum. Dens cardinalis similis litterae V. subversae completus, et valde porrigitur. Ad valvam sinistram unus tantum dens magnus folia- ceus utrinque sistit ad latera praecedentis. Altera valva Specimina Zoologica Mosambicana 411 ditobus gaudet dentibns hujusmodi magnis et foliaceis; inter quos ingieditur dens unicus valvae oppositae. Mensurae. Altitude poll. 2. lin. 10. latitude poll. 4. lin. 5. Dolium galea. Lk. varietas. Duo excmplaria nobis recentissime pervenere, quae, etsi cliaracteres praecipuos servant quoad spiram spectat , spi- ram tamen elatiorem , et ad suturas canalicuiatam plus solito liabent. Quocirca aliquantulum accedunt ad figu- ram Doid oleari. L. EXPLICATIO TABULARUM Tabula 23. Fig. 1.* et S.'' Arca mosambicana. Nobis. Tabula 24. Fig. 1.* 2,* et 3." Venus Deshayesiana. Nobis. Tabula 25. Fig. 1.* Cardium FoRNASiNiANUM. Nobis. » 1. a ejusdem pars aucta. M 2. TrIDACNA ELONGATISSIUA. NobiS. Mfni. Toiti:VIl c^/ S*'?^^>M .. r^J. /^4mv: a / : : i cy:^ c^^i^ ^ ' '/ ^/' •^•/ •" /f/y'"' rr-rx^ .1 on Nol. Kw ill d*I «n C.BtBini ili». i« ?irt^« U ^ ^ ^"•v. 'r^^ liu dis 111 vcfi I- ^.2' <:yff<^'-'"<'^ e-^mar^i^t^'f*^n^t Nob. t J«Uiiu Jii in fi'ln Lt- Anliihs: I NOTIZIE SUL CLiniA BOLOGI\ESE DEDOTTE DALLE OSSERVAZlOJil METEOROLOGICHB NELL' OSSEUYATORIO BELLA P. UNIVERSITA NEL TRENTENNIO 18U-1843 MEMORIA DEL PROF. LORENZO RESPIGHI ( Leila oella Stisionc del 2t Aprile ISit. ) s, Je in qualunque parte della superficie della Terra de- vesi considerare lo studio della Meteorologia come interes- sante ed utile, perche tendente al sublime scope di fornire i dati necessari alia esplicazione dei sorprendenti fenomeni che si producono nell' Oceano aereo , che inviluppando il nostro globo e destinato a trasfondere in esso le forze vivi- ficatrici, modificandole opportunamente co' suoi portentosi dementi; e certaniente a riteneisi come inteiessantissimo ed utilissimo in quei paesi cui la Provvidenza stabiliva co- me centii speciali e privilegiati di forza e vita, elargendo loro gli elementi proficui alio sviluppo, incremento e con- servazione degli esseri vegctali ed animali , e specialraente della nmana famiglia. In questi paesi lo studio della Meteorologia, togliendosi dal campo delle speculazioni dalle fisiclie teorie, discende benefico in quello delle pratiche applicazioni , intento a migliorare le condizioni fisiche e morali della umana fa- miglia. 414 Lorenzo Rkspighi Quivi mentre vediamo per una parte la Meteorologia costituita come interessantissimo raino delle fisiclic discipli- ne presentare un vasto campo di ricerche e speculazioni al sagace fisico desideroso di conoscere e determinare la dipendenza dei rneteorologici fenomeiii dai meravigliosi agen- ti , con cut la uatiira in taiiti e s'l svariati modi cambia 1' aspetto delle materiali cose; la vodiarno per 1' altra con provvida cura raccogliere, ordinare, analizzare qiielia in- nuinerevole e stiipenda serie di fatti, sotto il porteiitosissi- mo influsso dei quali la terra apre il suo seno piu o me- no fecondo alle prodiittrici forze destinate a fornire i mez- zi necessari alia inateriale esistenza di tanti esseri anima- ti , e al lore miglioramcnto; quella portentosa serie di fat- ti sotto r influsso dei qnali piu o meno vigorosa, piu o ineno fiacca si alimenta la vita dell' uomo, e di tanti altri animali che al suo benessere furono provvidamente de- stinati. Quivi vediamo la Meteorologia segnare i giusti confini di quelle parti della superficie della terra ove piu prospe- ra e vigorosa si alimenta la vita di ciascuna pianta, di ciascun animale; determinare i periodi, e le circostanze che favoriscono o contrariano la loro prosperlta , e sommi- nlstrare all' uomo le norme sicure oude dirigere la sua in- dustria a trarre profitto dai prosperi elementi, e a preve- nire , o minorare i funesti intlussi degli avversi. Avendoci la Divina Provvidenza destiuati ad abitare un paese , cui la bellezza del Cielo, e la fecondita del suolo rendono una delle piu fortunate parti della superficie della terra, eminentemente ricca di tutti gli elementi che prin- cipalmente concorrono a rendere piu comoda e piacevole la nostra materiale esistenza ; un paese dove la civilta ha gittato pill profonde le sue radici , e dove con tanto suc- cesso hanno fiorito e fioriscono le scienze e le arti aflfini alia Meteorologia ; a noi da un doppio obbligo viene im- posto lo studio de' fenomeni rneteorologici, sia per con- correre a somministrare il materiale necessario alia forma- zione di questo interessantissimo ramo della fisica della terra, sia per istabilire le norme sicure onde diriggere ad Del Clima bolocnese 415 utile scopo gli elementi natural! di cui fumnio arricchiti , e guidare rettamente la umana industria in tutte quel- le scienze ed arti cui puossi utilmente applicare la Meteo- rologia. Peisuasi i miei Predecessori della grandissima utiliti che questo studio poteva anecare al nostro paese, molto op- tunamente avvisarono di rivolgere le cure di questo Osser- vatorio Astronoinico anclie a questo ramo delle naturali discipline, quantunque non istrettamente legato a quelli cui principalmente e questo stabiliniento destinato. Fino dair anno 1796 il nostro Osservatorio Astronomico divenne anche Osservatorio Meteorologico , e fin d' aliora si comin- ci6 a raccogliere i niateriali necessari a formare la carat- terizzazione del nostro ciima. Le iniperfezioni pero che generalinente accompagnano i primordi di qualunque studio non andarono disgiunte dalle priine osservazioni meteorologiclie del nostro Osservatorio ; per cui il materiale raccolto prima dell' anno 1813 sia per la scarsitA degli elementi di osservazione^ sia per la itn- perfezione degli stromenti e del inetodo adottato , non puo formare oggetto di studio per la deduzione delle fon- damentali leggi del clima bolognese. Nel principio del 1813 per le cure del benemerito cliiarissimo mio Predecessore Prof. Catnregli venne dato alio studio della meteorologia quello sviluppo che la scarsiti dei mezzi di questo stabili- mento poteva permettere per un ramo di studi totalmente accessorio, e quasi estraneo al principale suo oggetto. Le Osservazioni per6 del 1813 non si possono ritenere come complete, perclie soltanto nell' Aprile dello stesso an- no si incomincio a far uso del termonietro a massimo e minimo, ed a registrare quindi la massima e minima tem- peratura della glornata. Gli elementi di osservazione secondo questo sistema erano : Altezza della colonna barometrica a mezzodl. Temperatura a mezzodi. Massima e minima temperatura avvenuta fra un mezzo- di e il successivo. 416 Lorenzo Respighi Altezza delT acqua caduta fra un mezzodi e il suc- cessive. State del cielo durante la giornata. Direzione del vento a mezzodi. Meteore e fenomeni straordinari. Neir aiiiio 181G venneio introdotte le osservazioni igro- metriche , ma la imperfezione e la fallacia degli igrometri , e le spesse iiiterruzioni nolle ossservazioni , cagionate da alterazioni negli stromenti stessi, rendono i risultati molto imperfctti e non meritevoli di qnella fiducia , che sarebbe necessaria per cavarne utili dednzioni. Nel principle dell' anno 1830 si diede alle osservazioni meteorologicbe un maggiore sviluppo, aggiungendosi alle prestabilite due altre osservazioni quotidiane, e cioe una alle ore 9 antimeridiane e V altra alle 3 pomeridiane, e questo sisteina fu continuato sine alia fine del 1845. Nel principio del 1846 venne modificato il metodo di osservazione , ma di queste modificazioni e delle osserva- zioni meteorologiche posteriori si trattera in altra circo- stanza. Onorato nel Maggio delle scorso anno della Direzione di questo Osservatorio , persuaso della somma importanza che presenta nel nostro paese lo studio della Meteorologia, se- guendo 1' esempio de' miei Predecessori , mi sone proposto di dare a questo genere di studi tutto lo sviluppo e tutti i miglioramenti die mi verranno permessi dai mezzi era purtroppo scarsi di questo stabilimento, e dalle gravose occupazioni imposte dal suo principale oggetto, cioe dagli studi Astronomici. L' interessamento singolare col quale i Nostri Bene- meriti Superior! favoriscono ogni ramo di utili studi, mi fa sperare un miglioramento nelle condizioni del nostro Osservatorio , e mi fa sperare di vedere fra non molto in esse coltivata la Meteorologia secondo le attuali esigenze della scienza. Nel mentre pero , che si vanno procurando i mezzi per raccogliere un materiale meno imperfetto e piu esteso, ho creduto molto conveniente di trarre fin d' era profitto dal Del Clima bolocnese it 7 materiale gia accumulato, ricavaiulone tutte le utili conse- guenze di cui puo essere proficno, e stabilire fin cl'ora, sopra alciini elementi alineno , le leggi o proprieta piincipaii e caratteristiche del clitna bolognese ; riservandomi di com- pletaie in seguito la raccolta delle notizie che costituir debhono la conoscenza del clima suddetto, specialinente in rapporto a cio che puo tornare di giovainento alle scienze ed arti affini alia Meteorologia. A questo scopo io mi era proposto di fare uno spoglio dettagliato delle osservazioni tneteorologiche fatte ucl qua- rantennio 1811-1853, a comblnarne conveiiientemente i risiiltati per dedurne le desiderate conseguenzc; ma le nio- dificazioni apporlate nel sistema delle osscivazioni nell' an- no 1816 non mi ha permesso di ridurre queste osserva- zioni sotto un unico punto di veduta, e percio sono stato costretto a limitare per ora questo lavoro sulle osservazio- ni del trentennio 1814-1843, riservandomi in seguito la discussione delle osservazioni posteriori. La presente memoria, che contiene i principali risiiltati dedotti dalle osservazioni del trentennio 1814-1843, costi- tuisce la prima parte degli studi meteorologici che , coadiu- vato dal Dottor Alfonso Colognesi Astronomo Agg.° e dal Dott. Giulio Casoni Primo Assistente in questo Osservato- rio, ho intrapreso sul clima bolognese. T. VII. 53 418 Lorenzo Respichi OSSEMAZIONI METEOROLOGICHE PRESSIONE ATMOSFERICA STROHEKTI E nETODO di osseryazione Dal 1.° Gennaio 1814 al 17 Maggie 1840 la pressione atmosferica e stata misurata con vin barotnetro di Fortin della fabbrica di Lenoir a doppia scala , da cni potevasi ot- tenere 1' altezza deila colonna in diecimillinietri, e in cen- tesimi di linea del piede reale di Paiigi. Nel giorno 17 Maggie 1840 a questo barotnetro ne venne sostituito un altro simile e della stessa fabbrica. Da confronti fatti in diverse epoche del trentennio fra le indicazioni di questi barornetri e quelle di barometri campioni tanto a pozzetto che a sifone si e rilevato, che nel priino barometro le letture delle altezze della colonna barometrica erano minori del vero di 2°"°, 30, compreso r efFetto della capillarita del tubo ; e nel secondo minori egualmentc del vero di l'°°',20. Conseguentemente per ren- dere i risultati delle osservazioni esatti si e aggiunta a ciascuna delle altezze osservate dal 1.° Gennaio 1814 al 17 Maggio 1840 la quantita 2"°,30, e di r°,20 a quelle osservate posteriormente. A ciascuna altezza osservata si e applicata ancora la correzione necessaria per rapporto alia temperatura , ridu- cendo P altezza della colonna barometrica osservata alia corrispondente nella temperatura 0". Le osservazioni del barometro dal 1.° Gennaio 1814 al 1." Gennaio 1830 si facevano una sol volta al giorno e cioe al mezzod'i, col 1.° Gennaio 1830 si comincio ad os- servare regolarmente il barometro tre volte al giorno, e Del Cuma bolocnese i19 doe alle O.*" antimeridiaiie a mezzodi e alle 3} pomeridia- ne , e si coritiiiuo questo sistema di ossefvazione per il restante del trenteniiio. Nelle circostanze pero di straordi- nari iniialzainenti o abbassamenti della colonna barome- tiica si e avuto cuia durante tutto il trentennio di osser- vare spesso il barometro , per potere posslbilrriente rilevare i massimi e minimi assoluti. Le letture sono state fatte in poUici , linee e centesinii di linea , ma si sono ridotte in diccimillimetri per render- ne i risultati piu facilmente paragonabili con (jiielli otte- nuti negli altri paesi. La regolarita e accuratezza colla quale sono state fatte le osservazioni barometriclie rendono le medeslme rnerite- voli di piena fiducia. II Barometro trovasi nella sala degli stromenti Meridiani col pozzetto elevate di 74", 34 sul livello deir Adrlatico. RISULTATI. Media pressione atmosferica del trentennio , di ciascun decennio e di ciascun anno. La pressione media atmosferica del trentennio si e de- dotta dal medio generate delle altezze barometriclie otte- nute in ciascun giorno a mezzodi , ed e risultata di 0'",7553. Gonsiderando che I' altezza del barometro a mezzodi corrisponde niolto prossimamente all' altezza media della intera giornata , possiamo ritenere in questo risultato espres- sa molto approssimativamente la vera pressione media del trentennio; di piu essendo essa dedotta da un periodo mol- to iungo di anni si possono ritenere in essa compensate tutte le variazioni diurne, annua non nieno clie le acci- dentali o straordinarie, e considerarla percio come la pres- sione media generale corrispondente al luogo di osser- vazione. Determinata cosi la media pressione atmosferica sul li- vello del pozzetto del barometro, pu6 calcolarsi la pressione 420 Lorenzo Respighi media al livello dell' Adriatico per mezzo della nota for- mola di Laplace, ammettendo 1' altczza del pozzetto del baronietro su questo livello di 74-",34 e assumendo la lati- tudine del luogo di osservazione di 44",30', e la sua me- dia temperatura di IS",? centlgradi , e risulta di 0",76217. L' elevazione del pozzetto del barometro sul livello del- r Adriatico si e ricavata dalla elevazione del pozzetto sud- detto sul piano della Chiesa di S. Petronio misuiata da 8°,58 aggingnendola alia elevazione di questo piano sul livello deir Adriatico , che dalla livellazione Pancaldi risul- t6 di 65",76. I niedi delle altezze barometriche osservate in ciascun decennio sono 1." Decennio 0",7553 2.° » 0'',7553 3." » 0°',7552, dalle quali si rileva che la media pressione atmosferica e qviasi costante in ciascun decennio ; onde puo stabilirsi die durante questo pcriodo di anni le perturbazioni o variazio- ni nella pressione atmosferica si compensano qnasi total- mente; e cio confcrma quanto superiormente si e stabili- to , die cioe la media pressione del trentennio puo am- mettersi come la media generale. E da osservare che nell' ultimo decennio, in cui si eb- be la pressione media minore di quella degli altri decenni, si ebbe maggiore l' altezza dell' acqua caduta. Le medie pressioni di ciascun anno , come si rileva dal- lo specchio generale del trentennio , o dalla loro costruzio- ne grafica data nella Tavola 28, oscillano irregolarmente at- torno alia media generale del trentennio, e si trova che il limite di oscillazione in piu e di 0%0024 Del Glima bolognese ■ 421 che crrrisponde alia pressione media dell' anno 1834 che fu di O^jToTT massinia di tiitto il tientennio, anno slngo- larlssinio per la straoidiiiaria dmata della sereniti del cie- lo, per la breve diirata del tetnpo piovoso, nevoso e tem- poralesco , e per la piccola (piantita di pioggia, clie fu la minima del trentennio; il limite di oscillazione in meno si trova poi di Ononis dedotto dalla media pressione dell' anno 1839 che fu di 0°,7535 minima di tutto il trentennio; quest' anno fu ri- roarchevole per la straordinaria quantita di acqua caduta, che fu la massima nei trent' anni di osservazione. La totale oscillazione corrisponde poi a 0-,0042. Massima e minima pressione del trentennio, di ciascun decennio e di ciascun anno. La massima altezza della colonna barometrica durante il trentennio fu osservata nel 7 Febbraio 1821 giorno sere- no e assai freddo, e si trovo di 0",7775i e la minima nella sera del 2 Febbraio 1 823 giorno conti- nuamente e copiosamente piovoso, e fu di 0",7245 ; onde durante il trentennio si e avuta nella colonna baro- metrica la totale escursione di O^OSSO. Nel primo decennio la massima e la minima altezza ba- rometrica sono quelle del trentennio , e percio anclie la 422 Lorenzo Respichi esciirsione della colonna barometrica in questo decennio e eguale a quella del trenteiiiiio. Nel secondo decennio la niassima altezza barometrica fu di 0",77.il, e si osservd nel 19 Gennaio 1828 giornata calma e nella massima parte serena; la minima fu di 0",7270, ed ebbe luogo alle 5 pomeridiane del 2 Marzo 1824 po- 00 prima di un gran temporalc con vento impetuosissimo, gran pioggia e grandine seguita da neve : percio in questo decennio 1' escursione totale della colonna barometrica fn di 0",0471. Nell' ultimo decennio il massimo barometrico si ebbe nel 27 Decembre 1840 giorno sereno e freddo, e fu di 0"°,7734 , la minima si ebbe nel 22 Febbraio 1843 giorno piovoso e dominato da gran vento, e fu di 0",7270, onde la totale escursione barometrica in questo decennio risult6 di 0",0464. Le massime altezze barometriche in ciascun anno del trentennio , come pu6 rilevarsi dallo Specchio generale , so- no molto diverse, ed oscillano irregolarmente attorno al lo- ro medio generale 0",7708, entro il limite di 0°,0100 circa. Del Clima bolognese 423 Nei decenni i medi dei massimi barometrici annui aono 1.° Decennio 0",7701 2." » 0",7706 3.° » ov^ie, da cui si rlleva che durante ciasciin decennio le oscilla- zioni dei inassirni barometrici quasi totalmente si com- pensano. L' epoca dell' anno in cui generalmente si presenta la massima pressione atmosferica e 1' inverno; e le piu gran- di pressioni sono osservate per io piu nel Gennaio a Feb- braio. Le circostanze atmosfericlie che generalmente accom- pagnano i massimi barometrici sono, serenita di cielo, tempe- ratura bassa e calma atmosferica. Le minime altezze barometriche in ciascun anno del trentennio presentano irregolarita maggiori di quelle delle massime, oscillando irregolarmente attorno al lore medio generale 0",7352 entro il limite di 0",0200 circa. Nei tre decenni i medi dei minimi barometrici annui sono 1." Decennio 0",7345 2.° » 0",7363 3.° » 0V3i6 , dai quali si rileva che le irregolarittl dei minimi barome- trici annui durante il decennio quasi totalmente si com- pensano. L' epoca dei minimi barometrici o delle minime pressio- ni atmosfericlie annue e molto incostante, roentre di que- ste se ne osservano in tutte le stagioui ; il maggior nume- ro pero si e presentato nel Febbraio. Le circostanze atmosfericlie che accompagnano i minimi barometrici sono,venti impetuosissimi , temporali e grand! pioggie. 424 Lorenzo Respighi Le escursioni della colonna barometrica in ciascun anno sono molto diverse, ed oscillano irregolarmente attorno al medio loro generale 0",03r)6 entro il limite 0"',0200. Nei decenni i medi delle escursioni annue sono : 1." Decennio 0",03r)6 2." » 0-,0341 3.' » 0-,0356 ; dair esame dei quali si rileva che di dieci in dieci anni le escursioni barometriche annue presentano una quasi completa compensazione. Media pressione atmosfer'ica nelle quattro stagioni^ nei mesi e nelle decadi. Le quattro stagioni dell' anno sono determinate nei se- guente modo \, 1' inverno e formato dai priini due mesi di ciascun anno e dall' ultimo delT anno antecedente, e com- prende percio i mesi di Decembre, Gennaio e Febbraio, la primavera comprende i mesi Marzo , Aprile e Maggio; r estate i mesi Giugno , Luglio e Agosto ; finalmente I'au- tunno comprende i mesi Settembre, Ottobre e Novembre. II presente Specchio contiene le pressioni media ottenu- te in ciascuna stagione dei trent' anni. Del Clima bolocnese Specciiio I. Media pressione attnosferica nelle stagioni *25 Anno Inveuno PlU.MAVKllV Estate AUTUNNO 1814 0V535 0",7539 0-,7557 0°,7565 1815 58 58 45 77 1816 46 21 26 54 1817 75 37 49 78 1818 56 29 54 67 1819 75 34 40 44 1820 63 27 42 39 1821 83 22 43 76 1822 90 66 48 76 1823 38 41 46 74 1824 69 33 51 56 1825 99 69 46 64 1826 73 41 59 50 1827 38 39 40 52 1828 70 28 33 82 1829 87 13 45 57 1830 55 58 35 72 1831 29 23 39 68 1832 78 49 49 89 1833 81 29 34 85 1834 85 72 53 77 1835 92 49 54 55 1836 77 40 61 46 1837 69 44 46 63 1838 46 17 49 47 1839 73 30 21 31 1840 74 57 47 45 1841 50 48 37 46 1842 50 38 51 29 1843 48 32 35 48 Mrill 1." Decenii. 0'",7563 0V''»37 0^7545 0',75(i-^J 2." » 7568 7538 7543 7567 3.° » 7566 7543 7549 7550 Trentennio 0^7566 0^7539 0",7546 0™,7561 VIJ. 54 426 Lorenzo Respichi Dall' esame di questo Specchio si rlleva che la pressione media o altezza media del barometro in ciascuna stagione deir anno oscilla irrei!;olarmente attoino al relative medio generale , e che le oscillazioni sono pin grandi nell' inver- no e neir autuniio , minori nclla primavera , mininie nel- r estate; che i medi di ciascun deceniiio e specialmente nel- r inverno e neila primavera, sono pochissimo dilTerenti. La pressione media nelle qnattro stagioni proccdc ordinaria- mente nell' ordine scguente : massima nell' inverno, mini- ma nella primavera; nell' inverno poi generalmente si in- iialza sulla media annua di tanto di quanto ne resta al disotto nella primavera; e cosi nell' estate e al disotto del- la media annua di quanto ne e al disopra nell' autunno, cosicche le perturbazioni o variazioni della colonna baro- metrica dell' inverno sono compensate da quelle opposte della primavera ; e cosi le variazioni dell' estate sono com- pensate da variazioni opposte che si presentano nell' au- tunno. Confrontando la pressione media di ciascuna stagione col corrispondente stato del cielo si rileva che essa general- mente e minore quando predomina il tempo piovoso, mag- giore quando predomina il sereno. Dagli Specchi IV, V, XV si rileva che le pressioni medie di ciascun mese non presentano alcuna legge deter- minata, oscillando molto irregoiarmente attorno al medio generale corrispondente del trentennio, specialmente nei mesi di Febbraio, Gennaio, Decenibre; si vede poi che le irregolarita vanno diminuendo gradatamente dal Febbraio fino al Luglio per aumentare poi gradatamente nei mesi successivi. II seguente specchio contiene le medie pressioni di cia- scun mese ottenute nei tre decenni e nei trentennio. Cinn. FiLb. Marz'i Aprilc MJPS. r.M.g. Lllglio Agosl. Sclt. Ollob. Nov. Dec. !.• Dccennio 3." 0,70:)7 73 G5 o','7070 Cf. 58 o7753S 40 51 0°'753f, 3:t 30 o',753S 41 43 0^7511 38 48 0^7513 46 41 0^7552 0,7365 44 55 47 52 077551 76 52 0J576 61 42 0,7563 63 83 Trentennio 0,7500 0,7565 0,7513 0.7533 0,7512 0,7512 0,7513 0,7548 0,7557 1 0,7561 0,7560 0,7570 Del Cmma bolocnese 427 Da qiiesto Specchio si deduce che i medi decennali ot- tenuti per ciascun mesa non presentano grandi diflPerenze coi medi del trentenriio^ che anzi dal mese di Aprile fuio al Settembre sono assai piccole. Dai medi geiierali del trentennio risulta che la pressione media tende a diventar massima nel Decemhre , minima neir Aprile; che le sue vaiiazioni sono piccole nei mesi deir inverno e in qiielli dell' estate, maggiori nei mesi di priniavera e autunno ; e che in Agosto e Settembre la pressione si accosta piu che negli altri mesi alia media dell' anno. Nello Specchio XVI sono date le pressioni medie di cia- scuna decade del trentennio, e nella Tavola 26 la grafica costruzione delle medesime. La pressione media di ciascuna decade e il medio delle pressioni o altezze barometriche osservate in ciascun niez- zodi dal primo al decimo, o dal decimo al ventesimo , o dal ventesimo all' ultimo giorno di ciascun mese. Dair esame dello Specchio XVI, e meglio da quello della sua grafica costruzione nella Tavola 26 si rileva che l' an- damento della colonna barometrica e molto irregolare du- rante ciascun anno, e di anno in anno molto diverso; mentre le curve barometriche annue sono molto irregolari e non presentano fra di loro grande somiglianza. Pi-escin- dendo pero da alcuni anni eccezionaii si riconoscono nelle curve barometriche annue alcuiie somiglianze corrisponden- ti a periodici innalzamenti e abbassamenti della colonna barometrica, dai quali si rileva che generalmente si pre- sentano due grandissime oscillazioni barometriche fra il De- cembre di un anno e il Gennaio e Febbraio dell' anno successivo, nelle quali la colonna barometrica raggiunge or- dinariamente il massimo di altezza ; e uno straordinario ab- bassamento del barometro fra la fine del Febbraio , il Alar- zo e la fine dell' Aprile , e a cui corrisponde d' ordinario il minimo baromctrico. Si vede inoltre che le irregolariti nella curva barometrica sono molto minori dal Maggio al Settembre. 428 Lorenzo Respighi Qiiantnnque le curve medle di ciascun decennio presen- tino una somigliaiiza niolto piii sensibile, cio nullameno si riscoiitiano in esse ancora notcvoli differenze, le quail pro- babilmente si renderanno minori in piu liuiglii periodi di auni , nei quali e a ritenersl piu probabile la conipleta compensazioue delle accidenlali pcrtuihazioni della coloniia barometrica. Ritenendo che nei medi generali del trentennio siasi ef- fettuata la completa compeusazione delle accidentali varia- zioni della colouna barometrica, 1' andamento della pressio- ne media durante 1' anno verru rappresentato dalla curva barometrica media data nella Tavola 29 ; dalla quale si ri- leva che la colonna del barometro , dopo essersi nei Gen- naio mantenuta quasi immobile sopra il medio annuo , va soggetta verso la meta del Febbraio ad una sensibile oscil- lazione per la quale raggiunge il suo massimo; poscia si abbassa lapidaniente al disotto della media annua per rag- giungere con piccole oscillazioni il suo rninimo verso la meta deU'Apnle; dopo di che oscillando dolcernente si va elevando , fniche, oltrepassato nei Settembre il medio an- nuo, raggiunge nei principio dell' Ottobre un secondo mas- simo , seguito da un piccolo e progressivo abbassamento sin verso la meta del Novembre, e dopo quest' epoca ele- vandosi gradatamente tocca nella meta del Decembre un terzo massimo di poco inferiore a quello del Febbraio. Pressioni massime e minime di ciascuna stagione ? di ciascun mese e di ciascuna decade. Neir inverno si presentano generalmente le piu grandi oscillszioni del barometro, dimiuuiscono nella priniavera, e divcritano minime nell' estate; nell' autunno sono inter- medie fra quelle dell' inverno e quelle della primavera. I massimi barometrici si presentano ordinariamente nel- r inverno, i minimi nell' inverno o nella primavera. Le escursioni della colonna barometrica durante le quat- tro stagioni sono di anno in anno molto irregolari j ina i Del Clima bolognese 429 loro medi per ciascun decennio non sono niolto difFeren- ti. Per tutto il trentcnnio risiiltano le segiienti escursloni medie : Inverno = 0'°,0232 Primavera = 0",0187 Estate = 0°,0128 AutUnno = 0°,0123. Dair esame degli specchi IV, V;, XV si rileva che le massime pressioiii liamio liiogo per lo piii iiel inese di Febbraio , le miriime nel mese di Marzo ; poiclie pel Gen- naio si ha il medio dei massimi niapgiore di qiiello degli altri niesi; e perche nel Marzo il medio dei minimi risiilta niinore. Le escursioni mensili della colonna barometrica in cia- scun anno presentano poca regolarita; ma questa aumenta nei medi del trentennio; poiche si hanno le seguenti escur- sioni mensili Gennaio = 0'",0250 Lugiio = 0",0119 Febbraio = 0-,n257 Agosto = 0-,0127 Settembre = 0^01 il» Ottobre = 0",0209 Novembre = 0",02I1 Dicembre = 0",0218. Da questi dati si rileva che la escursione mensile della colonna barometrica raggiunge il massimo dal Gennaio al Febbraio, diminuisce gradataniente nei seguenti mesi fino al Lugiio, in cui raggiunge il minimo; poscia aumenta con- tlnuamente di mese in mese fmo al Decembre, per passare poi dal Gennaio al Febbraio al massimo suo valore. Confrontando il medio delle escursioni della colonna ba- rometrica ottenuto per ciascun mese colla temparatura me- dia del mese stesso si trova, che 1' andamento delle escur- sioni mensili precede inversamente a qnello delle tempe- rature , e che in generale coll' aumentare della temperatura diminuisce la escursione e viceversa ; da cio risulta che Marzo — 0™,0225 Aprile = 0™,0186 Maggio "' ^ 0'°,0151 Giuguo = 0°,0I37 ^30 Lorenzo Respigiu coir aiimentarsi ilella teiiiju'intura il barometro tende a rendersi stazionario. II solo Fohbraio fa eccezioiie a que- sta legge, poiche meiitre relativamente al Gciinaio la sua teinperatura aiiiuenta, aiimenta aucora la eacurslone della coloima baromelrica. Nelle decadi le massime e le miiiiinc pressioiii atmosfe- riche procedono molto piu iiregolarrneiite clie uei inesi , e le esciirsioni medic della colonna baroinetrica quatitunque seguano un andainento somigliante a qucllo dei mesi , cio- nullameno preseiitano piu forti anomalie , le quali proba- Lilinente non potraiino togliersi che nei risultati medi ot- tenuti in piii liinghi periodi di osservazione. OSSERYAZIOM TERMOMETRICQE STRUMENTI E METODO DI OSSERVAZIONE Per tutto il corso del trentennio la temperatura dell' a- ria si e misurata con un terrnoinetro a mercuric , e con un termometrografo del Bellani entranibi a scala ottantigrada. II soddisfaciente accordo trovato fra le indicazioni di questi strumenti, e quelle di termouietri campioni in vari confronti instituiti durante il trentennio ci antorizza ad ac- cordare plena fiducia ai risultati da loro ottenuti. Questi strumenti erano collocati all' esterno della came- ra degli strumenti meridiani all' elevazione di circa 75" sul livello dell' Adriatico , rivoiti a Settentrione , ma non snf- ficientemente difesi dagli irraggiamenti tanto diretti che indiretti dei raggi solari, per cui in alcune ore della gior- nata il loro state termico poteva essere da questi sensi- bilmente alterato. Peru la posizionc degli strumenti era tale che in quelle ore della giornata nelle quali d' ordinario suolsi presenta- re il masslmo e il niinlmo di temperatura, potevasi rite- nere che le irradiazioni dei corpi circostanti non potessero Del Clima bolognese ASl molto sensibilinente innuiro su quelli ; onde si pu6 ammet- tere clie i massinii e i minimi di tcmpcratnrn ottonuti in ciascun giorno, dai qiiali appunto sono tratto le seguenti notizie siilla temperatura del nostio clima, siaiio per quan- to e possibile viciiii al vero , e perci6 degui della necessa- ria fiducia. Dal principio del 1811 sino alia fine del 1829 si e os- servato regolarmente il termometro a mezzodi di ciascun giorno , notando ancora la massima e la minima tempe- ratura avvenuta da un mezzodi al succcssivo: nel 1830 a queste osscrvazioni snlla temperatura se ne aggiunsero due altre; e cioe una alle 9'' antimeridiane l' altra allc 3'' pome- ridiane notando in ciascnna la temperatura dominante. Le temperature sono state misurate in gradi reaumuria- ni , nia si e creduto conveniente di trasformarle nelle tem- perature corrispondenti in gradi centesimali, per ottenere i risultati espressi nella unitu di niisura ora generalmente adottata ; percio tutte le temperature clie verranno in se- guito riferite si debbono ritenere espresse in gradi cen- tesimali. RISULTATI. Temperatura media del trentennio , di ciascun decerinio e di ciascun anno. La temperatura media del trentennio e stata dedotta in quattro diversi modi e cioe : 1." Dal medio generate delle temperature massime e mi- nime di ciascun giorno del trentennio, e si e ritrovata di -^ 13»,70. 2.° Dal medio delle massime e minime temperature di ciascuna decade , ed e risultata di -^ 13',79. 432 Lorenzo Respighi 3.° Dal medio delle inassime e minlme temperature di ciascuu mese , e si e litrovata di ^ 13',81. i." Dal medio delle massiine e minime temperature di ciascun anno , e si e ottenuto -+- IS^TO. Le piccole difFerenze, die riscontransi nei risultati ot- tenuti per la media temperatura da ciascuno di rpiesti pro- cessi , ci provano die nel nostro clima nel periodo di uii trentennio i movimeiiti avvenuti nella colonna termometri- ca, iu ciascun giorno, in ciascuna decade, in ciascun me- se e in ciascun anno, corrispondono ad una serie di oscil- lazioni plu o meno grandi efFettuantisi in modo compensa- tive altorno ad una mcdesinia altezza costante ; e da cio puo inferirsi die durante i trent' anni le cause pertur- batrici dell' equilibrio tcrmico, die portano in ciascuno di questi periodi la colonna termometrica al massimo, so- no compensate da quelle die la portano al minimo di altezza. Nessuno pero dei risultati superiormente riferiti puo sta- bilirsi come la vera media del trentennio , la quale dovreb- be rigorosamcnte dedursi dal medio generale delle tempe- rature medie di ciascun giorno, valiitate dal medio deile osservazioni fatte in ciascuna giornata a brevi intervalli di tempo; ma nel nostro clima quantunque la temperatura media delta giornata diversificlii alquanto secondo le diver- se epoclie deir anno dal medio della massima e minima temperatura osservata in ciascun giorno , pure le differen- ze quasi totalmente si compensano durante 1' anno, e puo quindi ritenersi die la temperatura media del trentennio di •+• 13",70 dedotta col prime metodo , dal medio cioe delle massime e minime temperature osservate in ciascun giorno, sia abbastanza approssiinativa. Di piu essendo la me- desima dedotta da un luugo periodo di anni di osservazione Del Clima bolognese 433 pu6 consiilcrarsl come la media generale , e stahilirsi quin- di che nel nostro clima la media temperatura e di H- 13",70. Le temperature medic di ciascun decennio dedotte con ciascuiio del rpiattio su esposti metodi soiio le segiienti. 1." 2.° 3.° 'f.° 1." Decenn. 2.° » 3." « H- 13»/J3 13»,77 13°,39 -t- l.i»,00 13", 7 6 13", 62 -H 14 ",07 13", 88 13", 19 H- 13", 62 13", 87 13", 62 Trentennio 13",70 13", 7 9 13", 81 13", 70 Dall' esame di questi medi si deduce che le temperature medie dei tre decenni dedotte con ciascun nietodo oscilla- no debolmente attorno al rispettivo medio generale. Valntando la temperatura media di ciascun decennio dai medi ottenuti col primo metodo, dal medio cioe dei massi- mi e minimi osservati in ciascun giorno, si ha 1." D 3cennio ■+• 13" ,93 2.° » 13" ,77 3.° » 13" ,39, dai quali si fa manlfesta una sensibile e progressiva dimi- nuzione di temperatura durante ([uesto trentennio, la qua- le probal)ilmente si trastormeru in aumento nei decenni successivi. Le medie temperature annue dedotte dal medio dei massimi e minimi di ciascun giorno, come si rileva dal- lo specchio generale, o dalla loro grafica costruzione nella ( Tav. 28 ), oscillano attorno alia media generale del tren- tennio in periodi quasi regolari , fra i quali merita speciale T. VII. 55 iSi Lorenzo Respighi attenzionc il periodo 1811-1835, ncl quale, prescinclen- do da alcuni anni eccezionali , vedianio la tompciatiua media di ciascim anno piogressivamentc innalzarsi ed ab- bassarsi relativamente alia media generale del ttentcntiio; ma lo studio di qiicste periodiche vaiiazinni nelie iiiedie temperature annue ricliiede i risultati di osservazioni este- se a pill lunglie serie di aiiiii. La massima oscillazioiie della tempeiatura media aiiima al disopra della media del trentennio fii di r,67, e si ebbe nel 1822, la cui media temperatura fu di -t- 15%37. La massima oscillazione della media temperatura anmia al di sotto della media generale e di r,45, e corrisponde alia media temperatura del 1835 che risul- to di 12%25. I limitl di queste oscillazioni essendo ristretti durante tutto il trentennio in 3% 12 possiamo ritenere che la temperatura media di 13'',70 su- periormente stabilita pel nostro clima sia molto approssi- 30 mata , e la approssimazione puo essere valutata in — , os- 1 . sia in — di grado; onde pu6 ragionevolmente stabilirsl che la temperatura media di Bologna sia nota colla ap- prossimazione del decimo di grado. Del Clima bolognese 435 Massima e minima temperatiira del treyitennio , di ciascun decennio e di ciascun anno. La massima temperatura di tiitto il treutennio fu di -t- 38%87 e si ehbe nel 1.° Luglio 1824: la minima fu di — 16%87, si presenlo nel 12 Gennaio 1830: percio la totale escur- sione della colonna termometrica nel trentenuio fu di 55%74. Nel primo decennio la massima temperatura fu quella del giorno 9 Luglio 1819, e risulto di 37»,25 : la minima fu quella del 13 Gennaio 1820 risultata di — 10»,88; onde in questo decennio la totale escursione della colonna termometrica fu di 48%13. Nel secondo decennio la massima e la minima tempe- ratura furono quelle gia indicate pel trentennio , e si eb- be perci6 la stessa escursione di 55»,74. Neir ultimo decennio il massimo termometrico fu quelle del 13 Luglio 1834 di 37%00: 4-36 Lorenzo Respighi il minimo fu quello del 25 Decembre 1835 di — 11%00; onde si ebljc in questo deceunio la escursionc della colon- na terrnometrica di 48%00. Le massime temperature di ciascun' anno del trentennio, coinc si rileva dallo specchio generale^ osciilano irregolar- niente attorno al loro medio generale di 34»,8i, entro il limite di 8»,0 dedotto daila temperatura massima del 18U che fu di 30»,88 e da quella del 1814 che fu di 38%87. L' epoca della massima temperatura dell' anno e gene- ralmente nel Luglio, qualche volta pero nella fine del Giu- gno, o nel principio dell' Agosto. Essendosi pero il mag- gior numero delle massime temperature annue osservato verso la meta di Luglio, deve quest' epoca ritenersi come quella del massimo calore. Le minime temperature annue osciilano irregolarmente attorno al loro medio generale — 7%01 entro il limite di 12»,75 dedotto dalla minima temperatura del 1817, che fu di — 4',12, Del Clima bolognese 437 e da quella del 1830 die fu di — 16»,8r. Le minima temperature dell' anno hanno luogo per lo pill nel Gennaio, iion di rado nel Decembre , e qiialclie volta nel Febhraio. Essendosi pero la maggior parte deile minima temperature avute verso la meta del Gennaio, de- va questa ritenersi come 1' epoca normale del massimo freddo. Le escursioni annua della colonna termometrica sono molto variabili , ed oscillano irregolarmente attorno al loro medio generale 41",90 entro il limite di 16%50, corrispondente alia difFerenza fra la massima escursione an- nua, che fu quella del 1830 di 53»,62 , e la minima, che fu quella del 1821 di 370,12. I medi delle escursioni annua ottenute per ciascun de- cennio sono 1.° Decennio 40'',47 2." » 43",34 3." » 41%87. Trentennio 41 ",90, dai quali si rlleva che nel primo decennio il movlmento annuo della colonna termometrica fu molto inferiore a quel- lo del secondo decennio , e che quelle del terzo decennio fu medio fra gli altri due. 438 Lorenzo Respighi Temperatura media di ciascuna stagione, di ciascun mese e di ciascuna decade. Le temperature medie delle stagioni in ciascun anno, fatte poclie eccezioni , non si allontanano molto dai lore medi generali ottenuti per tutto il trentennio , specialmen- te quelle dell' estate e dell' autunno. Le difFcrenze ottenu- te per ciascun decennio sono ininori nell' estate e nel- r inverno, maggiori nell' autunno e nella piiinavcra. I medi delta temperatura della primavera e dell' autunno otte- nuti per ciascun decennio vanno successivarnente diminuen- do da un decennio all' altro , onde si vede die la diminu- zione successiva verificata nella temperatura media di cia- scun decennio deve attribuirsi ad un progressive decremen- to avvenuto dmante il trentennio nella temperatura media della primavera e dell' autunno. Le temperature medie nelle quattro stagioni procedono nel modo seguente : minima nell' inverno , masslma nell' e- state , nella primavera ordinarlamente di poco inferiore al- ia media dell' anno, nell' autunno di poco a questa supe- riore; cosicche il medio delle temperature dell' inverno e dell' estate poco diversifica generalmente dal medio della temperatura della primavera e dell' autunno ; la tempera- tura della primavera e quella che ordinariamente meno si allontana dalla media annua. II sei^uente Specchio contlene le medie temperature del- le stagioni dei trent' anni di osseryazione. Del Clijia bolocnese Srccciiio II. Temperatura media ncUe qnatlro stagioni i39 A.\NO Inveuno I'llIMAVlUi.V Estate Auru.NNo 18U -+- r,75 -1-12,67 -H 23,31 -+-13.16 1815 3,75 1 5,0 4 22,29 1'i.08 1816 1,96 12,62 22.25 14,75 1817 3,79 12,16 24,91 14,00 1818 3,79 14,50 24,00 1 4,87 1819 2,92 14,75 24,37 15,50 1820 2,58 14,87 25,79 14,08 1821 3,13 14,33 23,62 15,33 1822 -4,54 15,49 26,25 15,79 1823 2,38 13,58 24,25 14,41 182i 4,08 13,00 24,12 1 5,54 1825 4,17 13,41 23,87 14,54 1826 4,79 13,79 24,37 14,54 1827 3,17 14,21 24,12 13,46 1828 2,87 15,17 25,62 14,50 1829 2,08 13,91 23,75 13,25 1830 — 1,08 14,87 25,16 13,62 1831 -t- 3,33 14,67 24,04 14,62 1832 3,12 12,29 24,25 13,71 1833 1,95 13,75 22,46 13,12 183i 4,41 13,75 24,95 15,83 1835 3,75 12,49 23,12 11,04 1836 0,65 12,75 24,37 13,45 1837 3,17 11,12 24,54 1 2,83 1838 1,73 12,50 23,95 13,95 1839 2,54 11,33 25,37 15,79 1840 4,08 11,62 24,12 15,12 1841 1,4 8 15,29 23,62 15,62 1842 2,71 12,75 24,20 12,00 1843 4,87 12,75 22,16 14,50 MeJi 1." Decenn. H-3,06 -t- 14.00 -H 24,10 -+- 14,60 2." » 2,85 13,91 24,18 14,09 3.° » 2,94 12,63 24,04 14,01 Trentennio -t- 2,95 ^ 13.51 -H 21,11 -4- 14,23 4i0 Lorenzo Respighi Dair esame degli specclii IV, V,....XV si illeva che nel diveisi anni la temperatura media dello stesso mese , dedotta dal medio del massimo e miiiimo di ciascun gior- 110, va soggetta a scnsihilL variazionl, specialmente nei me- si d' inveriio c primaveia. Queste vaiiazioni pero quantun- que non presentino una decisa regolaiitil , pure presentano specialmente per alcuni mesi un andamento quasi regola- re , da cui senibrano accennati alcuni periodi di progressi- vo aurnento e diniinuzione di temperatura. I medi delle temperature di ciascun mese ricavati pei tre decenni non presentano grandi differenze , e niostrano clie le temperature medie di ciascun mese oscillano piu o meno regolarmente attorno alia media generale del tren- tennio. Per alcuni mesi pero, e specialmente pel Marzo e Novembre si nota una progressiva e senslbile diminuzione di temperatura, e a questa diminuzione e in gran parte da attrlbulrsi 1' abbassamento progressivo osservato nella temperatura media di ciascun decennio. D' ordlnario la temperatura mensile segue I' ordine se- guente ; glunta al minlmo nel Gennalo aumenta continua- niente nei seguenti mesi fino al Luglio , in cui raggiunge il massimo ; poscia dimlnulsce gradatamente nei mesi se- guenti sino alia fine dell' anno. Le jilu grandi varlazioni di temperatura avvengono dall' Aprile al Maggio e al Giu- gno , e dal Settembre all' Ottobre e al Novembre; le va- riazioni minori avvengono dal Luglio all'Agosto, e dal De- cembre al Gennalo. Dai medi del trentennio si deducono le seguenti varla- zioni avvenute nella temperatura media di un mese lispet- to a quella del successivo dal Decembre al Gennalo — S",!! dal Gennalo al Febbralo -¥• 2'',70 dal Febbraio al Marzo •+• 4''',69 dal Marzo all' Aprile -+- 4°,6i dall' Aprile al Maggio ■+• 5'',32 dal Maggio al Giugno -+■ ^",00 Del Clima bolognese 411 Dal Giiigno al Luglio •+■ 2%59 dal Luglio all' Agosto — O^Ol dali' Agosto al Settembie — 4^'',22 dal Settembre all' Ottobre — B^-iG dair Ottobre al Novembre _ C»,85 dal Novembre al Decembre — 4^37. Nel trentennio il mese in cui si ebbe la minima tem- peratura media fu il Gennaio del 1830, e questa tempe- ratura fu di — 3»,25. V II mese di masslma temperatura media fu 1' Agosto del 1820 , e si ebbe il medio termometrico di ~i- 28",37. I mesi , nei quali le temperature medie ottenute per ciascun anno si avvicinano maggiormente al rispettivo medio ottcnuto pel trentennio , sono quelli dell' estate ; nei mesi dell' inverno invece si presentano ordinariamente le pill grandi irregolarita nella media temperatura. Le regolari variazioni , die in ciascun giorno dell' anno dovrebbero presentarsi nella temperatura media in corri- spondenza alle regolari variazioni della declinazione del sole , sono alterate da molte cause perturbatrici , in forza delle quali vediamo spessissimo prodursi dei precoci in- iialzamenti e abbassamenti di temperatura , cbe rendono irregolarissimo l' andamento, col quale la temperatura me- dia di ciascun giorno passa dal suo massimo al minimo , e viceversa. Raggruppando pero le temperature medie di ciascun giorno per decadi , prendendone i relativi medl, co- me si e fatto per la pressione atmosferica , si vengono in gran parte a fondere insieme gli effetti spesso opposti di queste cause perturbatrici , e si ottengono delle tempera- ture, per cosi dire fittizie , le quali molto si avvicinano alle temperature normali corrispondenti ; e si puo cosi ot- tenere la rappresentazione delle variazioni della temperatura T. VII. 56 i.i2 L0REN7,0 RKSriOHt nolle diverse epoclic doU' anno in modo mono complesso, e pill adattato alio studio delle iondainentali leggi dell' an- nuo andamento della coloniia terrnometrica. Per questa ra- gione e stato calcolato lo Specchio XVII, il quale contiene per ogiii anno del trentennio )a media temperatura di cia- scuna decade, non che i rispettivi medi per ogni decen- nio e per 1" intcro trentennio. Affine poi di rendere piu facile r csame dell' andamento di queste temperature si e creduto opportuno di prescntarne la grafica costruzlone nel- la Tavola 27 , la quale contiene le curve annue della tem- peratura calcolata per decadi , non che le curve medie di ciascvui decennio. Esami'iando queste curve si rileva dalla loro grande dis- somiglianza, che quantunque gli elTetti delle cause pertur- batrici dello stato termometrico siano in parte diminuiti , pure non sono del tutto compensati , e che nell' andamen- to delle temperature medie calcolate per decadi si presenta- no tuttavia grandi irregolarita. Da cio puo inferirsi che le cause perturhatrici della temperatura generalmente agisco- no nei diversi anni in modo diverso ; esaminando pero at- tentamente queste curve si trova che in quasi tutte si presentano alcune anomalie o irregolarita, che corrispondo- no a periodi quasi costanti di eccessivi innalzamenti o ab- bassamenti di temperatura ; cio prova che quantunque la maggior parte delle cause perturhatrici dello stato tcrmico siano accidentali , pure ve ne hanno alcune che si posso- no ritenere per intensita e per epoca quasi costanti, Analizzando le curve termometriche annue date nella Tavola 27 si rileva che la temperatura passa dal suo mi- nimo al massimo, e viceversa per salti piu o meno grandi, in forza dei quali si presentano ordinariamente durante r anno otto massimi ; il primo de' quali ha luogo per lo piu nel Febbraio poco dopo che la temperatura e giunta al minimo annuo; il secondo fra il Marzo e I'Aprile ; il terzo fra 1' Aprile e il Maggio , e viene per lo piu se- guito da un notevole abbassamento di temperatura ; il quarto in Ciugno , seguito anch' esso da notevole dimi- nuzione di temperatura; il quinto in Luglio, il sesto in Del Clima bolognese 4-43 Agosto, e sono questi separati da \m ben deciso abbassa- meiito ; il settimo fra il Settcinbie e 1' Ottobre, e final- mente 1' ottavo fra il Novembre e il Deccinbie. Fra questi massirni qiielii clie piu normalmente si pre- sentano sono il quiiito, il sesto, il quarto e il secondo. Esamiiiando i meJi generali delie temperature inedie di ciascuna decade si trova, die la temperatuia dopo di aver toccato nella prima decade il suo minimo, e dopo essersi niantcnuta quasi costante nella secouda , aumenta progres- sivamente in tutte Ic dccadi successive fino alia seconda del Luglio , nella quale raggiunto il niassimo , si abbassa nuovamente nella decade successiva , per rialzarsi poi di nuovo nella prima decade deirAgosto ad un nuovo massi- mo; dopo il quale per tutto il restante dell' anno va con- tinuamente diminuendo. Cosi nella curva termometrica dei medi data nella Tavola 29 non si riscontrano che due mas- sirni, uno nella seconda decade del Luglio, l' altro nella prima dell' Agosto; e due minimi uno nella prima decade di Gennaio, l' altro nell' ultima di Luglio; nientre gli al- tri sei massimi die si presentano ordinariamente in ciascun anno sono appena indicati da piccole discontinuita nella curva stessa. Gi6 prova cbe 1' epoca del massimo di Lu- glio e di Agosto e piu costante di quella degli altri. In vista delle piccole -diflferenze cbe si riscontrano fra le temperature della prima e seconda decade del Gennaio, fra quelle della terza di Luglio, e della prima di Agosto, possiamo ritenere die la temperatura e stazionaria nei primi venti giorni del Gennaio , e stazionaria pure dall' ultima decade di Luglio alia prima decade dell' Agosto. Gonseguentemente puo stabilirsi che nell' anno normale abbiamo 19 decadi di temperatura crescente , 15 di tem- peratura decrescente , e fmaUnente 2 di temperatura sta- zionaria. 411 Lorenzo Respighi Temperatura massima e viinima ili ciasciina stagione , di ciascun niese e di ciascuna decade. Le temperature massime e minime di ciascuna stagione deir anno sono luolto variabili, e tali pure sono le relative escursioni della colouna termometrica. I limiti estremi die si sono presentati durante il tren- tennio iielle temperature delle quattro stagioni , sono Inverno niassimo -4- 17»,5, niinimo — 1G«,9 Priniavera » -4- 32°,3, » - 3", 5 Estate )) -+- 3S",8, » -4- 10",2 Autunno » -4- » — 5%9. Dall' esame degli Specchi IV, V,...XV si deduce che le temperature massime di ciascun mese oscillano piii o uieno irregolarmente attorno al rispettivo medio generale , e che le irregolarita sono massime nel Gennaio e Febbra- io , minime nel Maggio e nell' Ottobre. Le temperature minime poi oscillano ancli' esse molto irregolarmente attor- no al rispettivo medio generale, specialmente nei mesi di Gennaio, Febbraio , Decembre, Novembre e Maggio. Le irregolarita sono molto minori nel Marzo e Giugnoj minime nel Luglio. Le escursioni mensili della colonna termometrica sono molto variabili da un anno all' altro , ed anche i loro me- di ottenuti per ciascun decennio presentano sensibili difFe- renze, specialmente nei mesi di Gennaio e Febbraio; le mi- nori differenze si presentano per gli ultimi quattro mesi deir anno. Dai medi general! del trentennio nsultano le seguenti escursioni mensili della colonna termometrica. Gennaio .... 13»,85 Luglio IS",?© Febbraio .... 15",86 Agosto IT^SS Marzo 17",73 Settembre . . . 17°,05 Aprile 18'',78 Ottobre IG^SS Maggio 18%21 Novembre . . . IS^SS Giugno 18",96 Decembre . . . IS^Ql. Del Clima bolognese 4^15 Da questi dati si rileva che il movimeiito della colonria termornetrica e minimo nel Gennaio e Deceinbre , massimo nel Ciu^iio, Aprile e Liiglio. Ncl scgiientc specchio soiio post! a coiifronto i niedi ottenuti pel trenteniiio delle temperature inassime, medie e minimo di ciascnn raese; e si rileva clie le difn«renze trovate fra i iiiedi delle massime e quelli delle medie tem- perature nori si allontanano molto dalle difFerenze trovate fra i medi delle minime e quelli delle medie temperature di ciascuu mesc ; cosicclio il medio della temperatura mas- sima e minima poco diversitica dalla temperatura media del mese stesso. MESE MEDI DELLE TEMPERATURE DlFl-l-KtNZL: FRA 1 ntiDI lelle tna — 11,6 Marzo > 23,1, » — 3,5 Aprile » 26,3, j» -+- 0,4 Maggie » 32,3 , » -+- 4,0 Giugiio * 36,3 , » -H 10,2 Luglio ,) 38,8, » -H 12,7 Agosto » 37,1, » •+■ 12,6 Settetnbre » 32,9, » -4- 7,5 Ottobre D 26,9, » H- 1,9 Novembre » 20,3, » — 5,9 Decembre \ « 15,9, » — 11,0 Da quest! limiti si rileva che dall' Ottobre al Novembre e dall' Aprile al Maggio si sono presentate le maggiori va- riazioni nei raassimi di temperatura; dal Febbraio al Mar- zo, e dal Settembre all' Ottobre e al Novembre le massime variazioni nei minimi; e cbe in tutto il trentennio nei soli mesi di Gennaio , Febbraio , Marzo , Novembre e De- cembre il limite delle temperature minime e disceso al di- sotto di 0"; onde questi soli mesi debbono ritenersi sog- getti al gelo. Le massime e le minime temperature di ciascuna deca- de presentano nei diversi anni rnolte irregolarita, come puo rilevarsi dagli Speccbi XVIII e XIX : pero il lore andamen- to si fa meno irregolare nei medi presi per ciascun decen- nio: la regolarita aumenta nei medi generali del trenten- nio, dai quali si deduce che il loro andamento e molto somigliante a quello delle temperature medie. Nella Tavola 29 sono date le costruzioni graficbe dei me- di delle temperature massime , medie e minime di ciascuna Dei Clima doi.ocnese 4i7 decade nelle tre curve del massimi , meJi e minimi. Con- frontando insieme la curva dei massimi con quella dei me- di,9i riscontra in esse moltissima somiglianza; e si veggo- 110 proccdere paralellamcntc 1' una all' altra nei primi me- si dell'anno, allontanandosi dolcemente nei mesi successi- vi fino alia seconda decade di Liiglio, epoca del massimo calore, per poscia riavviciriaisi quasi continuamente fiiio al principio dell' Ottohre ; dopo di die procedono quasi pa- ralelle e alia massima vicinanza sino alia fine dell' anno. Tanto nella ciuva dei nicdi come in qnella dei massinii si riscontrano due minimi alle stesse epoclie , e cioe uno nel- la prima decade del Cennalo, 1' altro nella terza del Lu- glio; e due massimi, uno nella seconda decade del Luglio in entrambe, 1' altro nella prima decade di Agosto per la curva dei medi, e nella seconda decade dello stesso mese per la curva dni massimi. La curva dei minimi, quantunque meno regolare delle altre due, pure non ne divcrsifica di molto, e presenta anch' essa due minimi, uno nella seconda decade del Gen- iiaio, r altro nella terza del Luglio; e due massimi uno alia seconda decade del Luglio , 1' altro alia prima del- r Agosto. Dalle discontinuity abbastanza niarcate di questa curva sono specialmente indicati quattro periodi di note- vole abbassamento di temperatura, il prirao nei Marzo, il secondo nei Maggio^ il terzo nei Giugno e il quarto nei Luglio. Osservando complessivamente le tre curve si vede che esse si mantengono piu lontane mentre la temperatu- ra trovasi in aumento, e clie si avvicinano mentre la tem- peratura si va abbassando ; cio prova che le oscillazioni della colonna termometrica si fanno minori quando la tempera- tura trovasi in diminuzione. as Lorenzo Respighi Epoca dei pr'imi ed ultimi geli di ciascun anno^ e numero dei giorni di gelo nel trentennio , in ciascun decennio e in ciascun anno. L' epoca del prime ed ultimo gelo di ciascun anno e molto variabile, come puo rilevarsi dal seguente speccliio, in cui sono appunto riferite le suddette epoche per ciascun anno del Irenlennio. o Ultimo giorno di gslo Primo giorno di gelo gi'triii fitm- presi o < Ultimo giorno di g'^lo Primo giorno di gelo Niimr- ro drl giorni cnm- presi ISI4 1 ^larzo 9 Deccmbre 232 1829 1 Marzo 18 Novembre 2C( 1815 8 Febbraio 28 Novembre 292 1830 6 Marzo 16 Decembre 284 I81C 30 Marzo 19 Novembre 233 1831 5 Febbraio 29 Novembre 296 1817 17 Gennaio 27 Decembre 343 1832 18 Febbraio 6 Decembre 292 ISIS 14 Febbraio 4 Decembre 292 1833 2 Febbraio 26 Decembre 326 1819 26 Gennaio 30 Novenil)rp 307 1834 20 Marzo 12 Decembre 266 1820 12 Febbraio 30 Nuveinbr." 290 183- 19 Febbraio 5 Novembre 258 1821 7 Marzo 14 Decembre 281 1836 17 Febbraio 2 Novembre 257 1822 29 Gennaio 14 Decembre 318 1837 25 Marzo 24 Novembre 243 (823 C Febbraio 13 Novembre 270 1838 24 Febbraio 28 Novembre 276 182-1 1825 182G 1827 9 Febbraio 21 Mnrzo IG Febbraio 1 M.irzo 25 D>,"cembre 318 (839 184U (841 1842 17 Mirzo 27 Marzo 3 Marzo 20 Febbraio 23 Novembre 245 29 Decembre 27 Novembre 315 270 21 Novembre 273 1828 18 Febbraio 7 Novembre 2G3 1843 6 Marzo 19 Novembre 257 Da questo speccliio si rileva clie il limite estremo del- r ultimo giorno di gelo durante il trentennio e stato il 30 Marzo; e cosi il limite estremo dell' epoca del primo gelo h stato il 2 Novembre. Come in ciascun anno e molto va- riabile r epoca del primo ed ultimo gelo, e molto variabi- le ancora il numero del giorni compresi fra queste due Del Clima boloonese 449 epocbe ; nel 1816 fii qiiesto numero di 233 giorni, minimo di tiitto il trenteunio. II nnmcro dei giorni di gelo avuti in tutto il trenten- nio ascende a 1119, dei quali se ne ebbero nel 1." Decennio 323 nel 2." » 370 nel 3.° » 426. II numero dei giorni di gelo avuti in ciascun anno e molto variabile : e dai niedi del trentennio risultano per ciascun anno 37 giorni di ge!o. Nel 1829 si ebbe il massiino numero, c fu di 71 gior- ni di gelo; nel 1817 si ebbe il minimo e fu di soli 12. Dai medi generali del trentennio si deduce poi che i 37 giorni di gelo, die in medio si presentano ogni anno, sono ripartiti fra i mesi nel seguente modo; in Genna- io 17, in Febbraio 8, in Decembre 9, in Novembre 2, e 1 in Marzo. OSSEUVAZIOM SILIO STATO DEL CIELO METODO DI OSSERVAZIONE Le osservazioni sullo stato del cielo si facevano di sei in sei ore, e cioe a mezzanotte, alle 6 antimeridiane , a mezzodi e alle 6 pomeridiane , notando secondo stabilite convenzioni lo stato del cielo nell' ora di osservazione , e i principal! cambiamenti in esso presentatisi dopo 1' ultima osservazione. Di piii si aggiungeva alia indicazione dei di- versi stati del cielo presentatisi nell' intervallo delle sei ore comprese fra due successive osservazioni qiialcbe annota- zione, da cui si poteva con snfficiente approssimazione ri- cavare la stima della durata di ciascuno di questi stati. T. VII. 57 450 Lorenzo Respichi Le indicazlonl staliilite por la rapprosentazione dei dl- rersi stati del cielo sono taiito scmplici, e di significato si popolare, da non dar liiogo a sospetto di equivoci o inesattozze occoise nelle osservazioni , specialmente per rapporto ai prlncipali gtati del cielo che formano il sog- getto delle segnenti considerazioni, II sistema stabilito per queste osservazioni , oltre al vantaggio di farci conoscere ordinatamente tutti i canil)ia- meiui avvenuti nello state del cielo in ciascun giorno del trentennio , ce ne piociira un altro non meno importan- te , ed h quello di oflfrire i dati suflicienti per fare una stima approssimativa del tempo durante il quale in cia- scun giorno, in ciascuna decade in ciascun niese, in cia- scun anno , in ciascun decennio e nell' intero trentennio , ha dominato ciascuno dei principali stati del cielo. Stabilite nello stato del cielo le seguentl distinzioni : Sereno , e cioe cielo senza nubi , o con pochlssime nubi: Misto , cielo in parte nuvolo e in parte sereno: NuQolo , cielo totalmente , o quasi totalmente coper- to di nubi: Nebbioso, cielo coperto con nebbia: Temporalesco , coperto con teniporale : Nevoso, con neve: Piovoso, con pioggia; si e potuto approssimativamente determinare le proporzio- ni secondo le quali la durata di ciascun mese , di ciascu- na stagione , di ciascun anno , di ciascun decennio e del trentennio , e stata ripartita fra questi sette stati. Questa distinzione nello stato del cielo, quantunque non sia molto dettagliata, pure senibra abbracciare tutti i di- vers! stati che maggiormente influiscono sullo stato fisi- co della vita degli esseri animali e vegetali, e che perci6 maggiormente interessano nella caratterizzazione dei diver- si cHmi. DsL ClIMA BOLOCNBtK 451 RISILTATI. Stato del Cielo durante il trentennio , ciascun decennio e ciascun anno. Nello specchio generale del trentennio sono per ciascun anno indicati i numeri delle ore nelle quali ha dominato ciascuno del sette stati del cielo , e dal risultato comples- sivo si rileva die tiitte le ore contenute nel trentennio sono state ripartite fra i medesiini nel seguente modo : Sereno 114109 ore Misto 72i7i » Nuvolo 38212 » Nebbioso 16338 » Temporalesco 2020 » Nevoso 3153 » Piovoso 10656 d Totale . . . 262908 ore : onde diviso il trentennio in 1000 parti, si puo ammettere che queste siano state ripartite fra i sette stati del cielo nel modo seguente : Sereno 433 parti Misto 276 » Nuvolo 146 » Nebbioso 62 » Temporalesco 8 » Nevoso 12 » Piovoso 63 » Totale ... 1000 parti. 452 Lorenzo Respighi La durata dei (re decenni e stata ripartita fra i sette stati del cielo nel segnente modo Sereno JNIlSTO VOLO Neb- moso Tem- PORA- LESCO Ne- VOSO PlO- VOSO ore ore ore ore ore ore ore 1.°Decenn. 35100 22314 l(i838 5224 840 1167 6165 2." » 37243 24860 12173 5()82 761 1188 5762 3." » il7GG 25300 9201 5432 422 798 4729 Tientennio 1U109 72471 38212 16338 2026 3153 16656 Questo specchio inostra clie nei tie decenni si e presen- tato un piogressivo aumento nel sereno e nel misto, e una progressiva diniinuzione nel niivolo , teinporalesco e piovoso. Le proporzioni sccondo le quali la durata di ciascun an- no e stata ripartita fra i sette stati del cielo, sono niolto variabili da un anno all' aUro; cio puo rilevarsi dai risul- tati rispettivi riferiti nelio Specchio generale , e nieglio dal- la loro grafica costruzione , contenuta nella Tavola 28. In questa tavola, rappresentata la durata totale di ciacun an- no da una lista di determinata lunghezza, la ripartizione di cjucsta durata fra i sette stati del cielo viene indicata dalla siuldivisione della lista stessa in sette parti proporzio- nali alle frazioni dell' anno occupate da ciascuno dei sud- detti stati del cielo. Per rendere poi piu facile il confron- to dclle proporzioni ottenute nei diversi anni , si sono con sette diversi disegni coperte le parti della lista corrispon- denti a ciascuno dei sette stati. Questa tavola contiene an- cora la costruzione grafica delle medie temperature, e pres- sioni atmosfericlie dei trent' anni , non che quella delle al- tezze deir acqua in essi caduta. Del Cuma noLOGN'ESE 453 Esaminando delta Tavola , si rileva die , quantunriue la ripartizione della durata dell' anno fra i sette stati del cie- lo sia molto variahile da nn anno all' altro, pure le varia- zioni non sono del tutto irregolari, poiclie, prescindendo da alcuni anni eccezionali, si osseivano dei periodi rpiasi re- golari di progressivi auraenti e diminiizioni ; dai quali sem- l)ra potersi infeiire che le proporzioni, secondo Ic qiiali la durata di ciascun anno tende a ripartirsi fia i sette stati del cielo, oscillano con determinate leggi attorno a dei me- di generali, che forse potranno determinarsi in piii lunglii periodi di osservazionc. Dai mcdi generali del trentennio risulta la durata del- r anno, snpposta di mille parti, ripartita fra i sette stati del cielo nel modo seguente Sereno 433 parti Misto 276 » Nuvolo 146 » Nebbioso 62 » Temporalesco .... 8 » Nevoso 12 » Piovoso 63 » Totale ... 1000 parti. Supponendo che durante il trentennio siasi effettuata la compensazione delle variazioni accidentali avvenute nello stato del cielo in ciascun anno, si potra ritenere questa ripartizione come quella corrispondente all' anno medio o normale ; e in relazione a ciu dovra ritenersi un anno j)iu o meno normale, secondo che la ripartizione della sua du- rata fra i sette stati del cielo sara piii o meno concordan- te con quella superiormente stabilita. Confrontando i risultati ottenuti sullo stato del cielo dei diversi anni colle corrispondenti pressioni atmosferiche e temperature medie, si trovano alcune rimarchevoli relazio- ni, fra le quali sono a notarsi le seguenti : generalniente 'iS'l Lorenzo Respighi negli anni in cui la pressione e la temperatura meclia so- no entraiiibe superiori alia media del trentennio si trova la durata del sereno maggiore del rispettivo medio , e la diiiata del tempo piovoso minoie : quando la pressione e la temperatura media sono inferior! entrambe delle niedie del trentennio, si trova generalmente invece minore la du- rata del sereno , a maggiore quella del tempo piovoso ; quando poi la pressione e la temperatura media di un anno diversificano poco da quelle del trentennio, d' ordi- nario anche la ripartizione delia durata dell' anno fra i sette stati del cielo poco diversifica dalla media del tren- tennio. Nell' anno I83i,chedeve considerarsi per rappor- to alio stato del cielo come il piu anormale per 1' ecces- siva durata del sereno , per la scarsittl del nuvolo , tempo- ralesco , nevoso e piovoso, si ebbe la pressione media atmo- sferica maggiore di quella di tutti gli altri mesi , e cosi la temperatura media fu una delle piii grandi verificatesi nel trentennio. Nel 1816, che deve considerarsi come uno degli anni piu anormali rapporto alio stato del cielo per 1' eccessiva durata del tempo piovoso e nevoso, a per la scarsita del sereno, si ebbe la media pressione atmosferica a la tem- peratura media inferiore a quasi tutte quelle degli altri anni. II 1817, che puo considerarsi per rapporto alio stato del cielo come 1' anno piu normale del trentennio, deva ritenersi il piu normale ancora per rapporto alia pressione atmosferica e alia temperatura , perche in esso riescirono queste poco diverse dalle niedie del trentennio. Stato del cielo in ciascuna stagione , in ciascun mese e in ciascuna decade. Le proporzloni, nelle quali e divisa la durata delle sta- gioni di ciascun anno fra i sette stati del cielo, presentano moltissimc a grandissime irregolarita, ma i medi ottenuti per ciascun decennio non presentano grandi differenze, a ciu proya che durante il periodo di dieci anai si compensano Del Clima bologness 455 in gran parte le accldentali variazioni, che in ciascuna sta- gione deli' anno si producono nello stato del cielo. Dai medi generali del tientennio risulta la durata di ciascuna stagione dell' anno ripartita nel modo seguente fia i sette stati del cielo. Se- RENO MiSTO Nu- VOLO Neb- BIOSO Tem- PORA- LESCO Ne- voso Pio- voso Inverno 651 485 465 344 • • • 87 128 Primavera 902 650 404 54 15 10 173 Estate 13i8 598 146 4 35 77 Autunno 884 675 269 152 14 9 181 Secondo questo specchio volendo disporre le quattro sta- gioni per rapporto a ciascuno dei sette stati del cielo in ordine alle durate decrescenti dei medesimi , in modo cioe che riesca prima quella stagione nella quale maggiormente predomina ciascuno stato del cielo, succedendosi poi le al- tre nello stesso ordine , si ottiene 1' altro specchio. Sereno Estate Primavera Autunno Inverno Misto Autunno Primavera Estate Inverno Nuvolo Inverno Primavera Autunno Estate Nebbioso Inverno Autunno Primavera Estate Teraporalesco Estate Primavera Autunno Nevoso Inverno Primavera Autunno Piovoso Autunno Primavera Inverno Estate i56 Lorenzo REsncHi L' inverno non figura nello stato temporalesco , non gii perclie anclie in inverno non siasi presentato qualclie teni- porale , ma perche in questa stagioue essendo questi feno- nieni raiissinii si clebbono consideraie come straordinari. Per la stessa raolone l' estate non figura nello stato nevo- so , perche una sola volta e caduta la neve durante que- sta staglone. Da questo speccliio si deduce essere la priinavera la stagione dell' anno, nella quale sono piu equabilmente di- stribuiti i sette stati del cielo. I limiti estremi delle durate di ciascnno dei sette stati del cielo nelle stagioni del trentennio sono i seguenti LIMITE MASSIMO Serene 1746 ore nell' estate del I83-i Misto 1038 » nell'autunno del 1842 Nuvolo .... 874 Nebbioso ... 661 Temporalesco 96 Nevoso .... 291 Piovoso .... 4-30 » neir inverno del 1816 » nell' inverno del 1 828 » nell' estate del 1826 » nell' inverno del 1830 » neir autunno del 1826. LIMITE MINIMO Serene 270 ore nell' inverno del 1823 Misto 252 » nell' inverno del 1815 Nuvolo .... 23 » neir estate del 1842 Nebbioso Temporalesco Nevoso Piovoso.... 30 » neir inverno del 1825, e del 1834. Le ripartlzioni delle durate dei dodici mesi dell' anno fra i sette stati del cielo variano moltissimo da un anno all' altro. I medi pero ottenuti per ciascun decennio non sono molto diversi, e si puo quindi ammettere che la durata Del Clima bolocnese 4 J I di ciascun mese dell' anno tende a ripartirsi in determi- nate proporzioni, le quali possono nei diversi anni essere soggette a molte pertuibazioni , clie quasi totalmente si compensano nel periodo di dieci anni. Negli Specchi IV , V , . . . XV sono riferiti i mimeri del- le ore occupate in ciascun mese dai sette stati del cielo , non che i loro medi per ciascun decennlo e pel tren- tennlo. Supponendo che durante i trent' anni siasi efFettuata la compensazione delle variazioni accidentali avvenute nelle siid- dette ripartizioni delle durate dei mesi in ciascun anno , pos- sianio considerare i medi general! del trentennio come rap- presentanti le proporzioni secondo le quali nell' anno nor- male la durata di ciascun mese tende a ripartirsi fra i set- te stati del cielo. Secondo i medi generali del trentennio si puo ([uindi ammettere 5 che durante 1' anno normale la durata di cia- scun mese tende a ripartirsi fra i sette stati del cielo co- me nel seguente specchio. Mesi Sere- no MlSTO Nu- VOLO Neb. BIOSO Temi'O- LESCO Ne- voso Pio- voso ore ore ore ore ore ore ore Gennaio 166 187 188 130 • • • il 32 Febbraio 271 119 U5 7i • • • 21 A 2 Marzo 303 176 161 35 2 8 56 Aprile 278 222 HO U 5 2 59 Maggio 319 253 100 5 10 55 Giugno 399 201 69 1 H 33 Luglio /185 192 35 1 11 20 Agosto 46i 202 ^2 2 11 23 Settembre 373 228 57 5 9 iS Ottobre 310 231 102 29 4 68 Novembre 205 21.i 11! 118 1 7 64 Decembre 22i 179 130 133 ■ • • 21 5.i VII. 58 158 Lorenzo Respight In conformlta del rieuUati contennti nell' ultimo spec- chlo velendo dispone i dodici mesi per rapporto a ciascuno deell stati del cielo in ordine delle durate decrescenti di questl, in mode cioe die veiiga oidinatamente anteposto il niese in cul quello state del cielo ha occupato un nu- mero niagglore di ore, si ottlene il seguente quadro: Seoeno MlSTO NuvoLO Nehbioso TEnironA- LEfCO Nevoso Fiovoso Luglio MHggio Gennaio Decembre Giugno Gennaio Ottobre Agosto Settembre Marzo Gennnio Agosto Decembre Novembre Giugno Ottobre Febbraio Novembre Luglio Febbraio Aprile Settembro Aprile Aprile Febbraio Maggio Marzo Marzo Maggio Novembre Decembre Marzo Settembre Novembre Maggio Ottobre Giugijo Novembre Ottobre Aprile Aprile Decembre Marzo Agosto Ottobre Aprile Ottobre Settembre Febbraio Luglio Maggio Maggio Marzo Febbraio Aprils Gennaio Giugno Settembre Novembre Giugno Decembre Novembre Gennaio Settembre Agosto Giugno Luglio - - Gennaio Marzo Febbraio Agosto Luglio Agosto Luglio Questo qnadro niostra che il niese piu abbondante di sereno e il Luglio , il plu scarso e il Gennaio : che il piu abbondante dcllo stato inisto e il Maggio , il meno abbon- dante il Febbraio; che nel Gennaio si ha la massima durata del nuvolo, e nel Luglio la minima; che il mese maggiormen- te dominate dalle nebbie e il Decembre, e il piu scarso di nebbie il Luglio ; che il Giugno e 11 piu coploso di tempora- 11 , e 11 Gennaio di nevi , e che finalmente il mese in cui maggiormente dura il tempo plovoso e 1' Ottobre , e che quello in cui meno domina questo stato e il Luglio. Affinche plu facllmente si rilevlno le proporzioni secon- do le quail nell' anno normale o medio la durata di ciascun Del Clima bolocnese 459 mese tende a ripartirsi fra i sette stati del cielo si e fat- ta nella Tavola 29 la grafica costriizione del relative spec- chio , collo stesso processo seguito nella Tavola 28 per la costruzione dalle proporzioni, in cui e stata ripartita la du- rata di ciascuii anno fia gli stcssi stati del cielo. La ripartizione della durata di ciascuna decade dell' an- no fra i diversi stati del cielo e niolto variabile , ed an- che i medi ottenuti per i tie decenni sono molto diver- si; ci6 prova , o che il periodo di 10 anni e troppo breve per ottenere in esso la compensazione delle variazioni ac- cidentali che alterano la legge secondo cui dovrebbe es- sere ripartita la durata di ciascuna decade fra i sette stati del cielo , o che questo elemento non e soggetto a veru- na legge determinata. METEORE PIOGGIA ALTEZZA DELL* ACQIJA CADIITA STRUMENTI E METODO DI OSSERVAZIONE L' udometro col quale si e misurata durante il trenten- nio r altezza dell' acqua proveniente dalle pioggie, nevi e grandini, era di ferro verniciato. La parte superiore destinata a ricevere la pioggia era formata di un tronco di parallelepi- pedo rettangolo avente per base un quadrato di 0",iO di la- to , e deir altezza di (r,20 ; la parte inferiore era formata di un tronco di piramide a base quadrata saldata alia parte superiore, e tertninante in lui piccol tubo verticale, pel quale r acqua discendeva in un recipiente di forma paralielcpi- pida avente per base un quadrato di lato O^^^O ; onde l' al- tezza deir acqua caduta nella parte superiore dello stru- mento entrata in (juesto recipiente diventava quadrupla. Una riga di legno divisa in parti eguali, e ciascuna della luDghezza di quattro inillimetri , appoggiata verticalmente 4 GO Lorenzo REjriciii iiel fondo del recipiente indlcava colla parte Immersa V al- tezza dell' acqua caduta. Questo udometro era posto sul terrazzo snperiore del- r Ossorvatorio , perfettaniente isolate , ed all' altezza di 50°, circa sul piano del cortile. Trovandosi 1' udometro di tanto elevato dal suolo, e a ritenersi clie 1' altezza deli' acqua in esso raccolta fosse sensibilmente minore di quella realmente caduta al suolo stesso. Percio i risultati da esso ottenuti si debbono considera- re come quantita relative all' altezza dell' acqua caduta al suolo; mentre il valore assoluto di questa non potra con- venientemente assegnarsi , se non quando le esperienze, clie ora si stanno intraprendendo in proposito , non avranno fatto conoscere la correzione da applicarsi all' altezza del- r acqua raccolta nell' udometro alia suaccennata elevazione per ottenere 1' altezza di quella caduta al suolo. L' altezza dell' acqua caduta si misurava da un inezzo- di al successive. R 1 S I L T A T L Altezza dell' acqua caduta nel trentennio, in ciascun decennio e in ciascun anno. U altezza totale dell' acqua misurata nell' udometro du- rante tutto il trentennio ascende a 16°,4367; ripartita fra i tre decenni nel mode seguente 1.° Decennio 5°,4727 a." » 5",4045 3." » 5°-,5595. I Del Clima bolognese 461 Osservando che nei tre decenni si sono ottenute le pres- sioni medie 1.° Decennio 0",7r)527 2.° » 0",75534. 3." » 0",75516, si vede che esiste una relazione fra 1' altezza dell' acqua caduta in ciascun decennio e la pressione media del de- cennio stesso , ed e questa che la pressione media e tan- to piu piccola quanto inaggiore e 1' altezza dell' acqua caduta. Prendendo poi la differenza fra la pressione media del secondo decennio e quella del prime, e del terzo si tro- vano i due numeri 0",00007, 0",00018 che stanno prosslmamente nello stesso rapporto del due numeri 0",0682, O^ISSO, che sono le difFerenze fra 1' acqua caduta nel secondo de- cennio e quella caduta nel priino e nel terzo. L' altezza dell' acqua caduta in ciascun anno del tren- tennio e molto variabile; cio puossi rilevare dai dati conte- nuti nello specchio generale , o dalle irregolarita della cur- va delle altezze della pioggia caduta nei trent'anni^ costruita nella Tavola 28. Esaminando pero attentamente questa cur- va si trova, die in essa sembrano indicati alcuni periodi di progressivo anmento e diminuzione, affetti pero da note- voli anornalie. I niedi dell' altezza dell' acqua caduta in ciascun anno ottenuti pei tre decenni, e pel trentennio sono: 1." Decennio 0'",5i73 2.° » 0",r)iOi 3.° » 0",5.')59 Trentennio 0",5I79. iG2 Lorenzo Resi'ighi Le piccole diflTerenze die esistono fra questi nunieri ci provano die in un deceniiio quasi si compensano le varia- zioni annue dell' altezza dell' acqua caduta, e ci porgono argoinento per aminettere che in piu lunglii periodi di os- servazione si trovera una completa compensazione. L' anno in cui si ebbe la massima altezza fu il 1839, nel quale 1' altezza dell' acqua caduta ascese a 0",9270: nel 1 83 i si ebbe la minima , e fu di 0",2I20. fi poi da rimarcarsi die nel 1839, anno della massima pioggia , si ebbe la media pressione atmosferica minima per rapporto a quella degli altri anni ; e nel 1834, anno della minima pioggia, si ebbe la media pressione atmosferica massima. Confrontando poi 1' altezza dell' acqua caduta in ciascun anno colla media pressione atmosferica dell' anno stesso, per lo piu si trova cbe negli anni in cui 1' altezza della pioggia e maggiore della media del trentennio , la pressio- ne atmosferica lie riesce minore, e viceversa quando la prima e minore, la seconda diventa maggiore. Valutando il tempo in cui cade la pioggia di ciascun anno dalla somma della durata degli stati del cielo tem- poralesco , nevoso e piovoso, e confrontando questo tem- po coir altezza rispettiva della pioggia , si trova il rappor- to fra r altezza della pioggia e il tempo in cui essa e ca- duta molto variabile da un anno all' altro , e dai medl 1 del trentennio risulta questo rapporto di — circa ; da ci6 si deduce die in un' ora di tempo di pioggia in risul- tato medio si ottiene 1' altezza dell' acqua caduta 0""°,B prossimamente. Dl5L Cl.IMA BOLOCUESE 463 Altezza delV acqiia caduta in ciascuna staglonct in ciascun mese , in ciascuna decade. L' altezza deli' acqua caduta in ciascuna stagione del- V anno e molto variabile, ed anclie le altezze medie cor- rispondenti a ciascuna stagione , ottenute per ciascun de- cennio , presentano grandi difieienze, il clie piova clie il periodo di dieci anni e tioppo breve per ottenere la com- pensazione delle moltissime e gravissime variazloni acciden- tali da cui e alterata quella legge dalla quale probabilnien- te saru regolata la ripartizione della pioggia nelle quattro stagioni dell' anno. Secondo i medi generali del trentennio risulta che nel- r anno normale la pioggia totale tende a ripartirsi fra la quattro stagioni nel modo seguente. Inverno altezza della pioggia 0",1250 Primavera » » 0",1313 Estate » » 0%1275 Autunno )> » 0°,1641. Percio 1' inverno e a ritenersi d' ordinario come la sta- gione nieno abbondante di pioggia, e l' autunno la piu copiosa. I iimiti estremi dell' altezza dell' acqua caduta nelle di- verse stagioni sono : Inverno mass. 0",3770, min. 0",021.5 diff. 0",3."')55 0",2TG3 0",23G0 0",3290. Nel seguente specchio sono date le altezze dell' acqua caduta in ciascuna stagione durante tutto il trentennio. JV. B. V allezza O'.OiGo cnrrispnndenle all' inverno del 1RH, non h V al- tezza deir acqna caduta in qiiesta slagione , ma la sonima dell' allezza Ji quella eaduta nei mesi di Geanaio e Febbraiu 1814 e Del Decembre 1843. Primavera » 0",30Sr) » 0",0322 » Estate » 0'",36I0 » 0"",02.50 » Autunno » 0-,3875 » 0°,0585 » 464 Lorenzo Respighi Specchio III. Altezza dell' acqua caduta in ciascuna stagione Anno Inverno Primavera Estate AUTUNNO 18U 0°,0465 0",1548 0",1197 0",2169 1815 1091 1432 3610 1616 1816 570 1287 1740 1615 1817 728 726 1017 2232 1818 940 1079 2108 1178 1819 1207 915 2379 3161 1820 1227 895 716 2361 1821 403 905 1321 1588 1822 588 1177 839 996 1823 2813 927 482 1328 1824 283 825 1161 600 1825 245 322 969 925 1826 2405 924 1735 2025 1827 1126 1278 1343 1903 1828 845 350 255 943 1829 845 2000 920 1952 1830 2322 520 637 1692 1831 2995 3085 845 950 1832 2525 2530 1465 765 1833 620 1690 2360 2970 1834 320 610 655 585 1835 215 1850 1729 1143 1836 3770 1730 250 1670 1837 290 1210 1130 750 1838 2975 1286 1032 1795 1839 1030 2565 645 3875 1840 1825 2100 1160 1075 1841 810 810 1485 805 1842 1075 1715 1240 3605 1843 930 1115 1820 965 1.° Decenn. 0,1004 0,1089 0,1541 0,1824 2." » 0,1421 0,1352 0,1169 0,1472 3." » 0,1324 0,1499 0,1115 0,1627 Trcntcimif) 0,1 2.>) 0,1313 0,1275 0,1641 Del Clima dolocness 465 Come pu6 rilevarsi dagli speech! IV, V, VI,.... XV le irregolarita presentate dalle altezze dell' acqua caduta in ciascun mese sono tnolto piii grand! d! quelle trovate per le stag!on! , ed anche i niedi ottenuti per c!ascun decen- nio sono molto d!fFerent!. Da! med! general! del trentennio risulterebbe fra i do- d!c! mes! dell' anno la seguente ripartiz!one deila totale al- tezza dell' acqua in esso caduta. Gennaio 0,0327 Lugllo 0,0292 Febbra!o .... 0,0516 Agosto 0,0378 Marzo 0,0408 Settembre. . . . 0,0582 Aprile 0,0390 Ottobre 0,0562 Magglo 0,0516 Novembre. . . . 0,0497 Giugno 0,0604 Decembre. . . . 0,0406 Queste altezze trovansi costrulte nella Tavola 29 dell' an- no medio. Secondo quest! dat! il mese piii abbondante d! pioggla sarebbe !l Giugno, quindi il Settembre. Volendo pero ca- ratterizzare i mes! in piii o meno piovos! non solo dalla quantit^i di pioggia in ess! caduta, ma eziandio della du- rata del tempo piovoso , deve considerars! 1' Ottobre come il mese piu piovoso dell' anno. Per la stessa ragione il Luglio deve considerars! come il meno piovoso. I mes! in cu! si sono avute le piu grand! altezze del- r acqua caduta sono il Fcbbraio del 1836, in cui 1' altez- za della pioggia fu di 0™,3695, e il Settembre del 1842, in cui si ebbe I' altezza di 0",2600. T. vir. 59 466 Lorenzo Respichi Durante il trentennio sonosi avuti i seguentl 13 mesi senza pioggia : Gennalo 1836 Febbraio 18U, 1821, 1822, 1825 Marzo 1822, 1830 Luglio 1835, 1836 •b Settembie 1834- Novembie 1831 Decembre 1834, 1843. Nel trentennio la piu straordinaria slccita si ebbenel 1822, e continuo dal 7 Febbraio al 31 Marzo. La pioggia piii straordinaria avvenuta nel trentennio fii quella del 7 Settembre 1819, nella quale V altezza del- r ac(jua caduta in cinque ore ascese a 0-,0970. GIORNI CON PIOGGIA nel trentennio , in ciascun decennio e in ciascun anno. II numero totale dei giorni con pioggia avuti nel trenten- nio ascende a 3021, e sono stati distribuiti fra i decenni nel modo seguente 1.° Decennio 1054 giorni di pioggia 2." » 981 8 3."* » 986 » Del Clima. bolognesk 'IGT II numero del giorni con pioggia avuti in ciascun anno e molto variabile da iin anno all' altro ; e dai medi di cia- scun decennio risultano per ciascun anno del 1.° Decennio 105 giorni con pioggia del 2." » 98 » del 3.° » 99 » Secondo il medio generale del trentennio pu6 stabilirsi per ogni anno il numero medio di 101 giorni con pioggia. II massimo numero si ebbe nel 1826, e fa 130: il minimo si ebbe nel 1834 e fu di soli 54. Si avverte che in qnesti numeri sono compresl anche quel giorni in cui la pioggia caduta fu pochissima. Confrontando il numero dei giorni con pioggia avuti in ciacun anno coUa durata del tempo piovoso e colla quan- tita di acqua caduta, si trovano delle grandissime spropor- zioni, e da cio si fa palese quanto sarebbe erroneo il vo- ler caratterizzare un anno in piu o meno piovoso dal nu- mero dei giorni con pioggia in esso avuti. 468 Lorenzo Respichi GIORNI CON nOGGIA in ciascuna stagione e In ciascun mese. II niimero del giorni con pioggia avuti in ciascnna sta- glone dell' anno e molto variabile, specialmente nell' inver- no e neila primavera ; i medi ottenuti per ciascun decen- nio e pel trentennio sono i seguenti : Inverno Prima- vera Estate AUTUN- NO l.^Decenn. 19 29 27 30 2." » 17 29 25 27 3° » 17 32 23 26 Trentennio 18 30 25 28 Da questo specchio si vede che il tnassimo numero di giorni piovosi si ha generalmente nella primavera , il mi- nimo neir inverno. La stagione nella quale si e avuto il massimo numero dei giorni con pioggia fu 1' Autunno del 1826 nel quale si ebbero 4-7 giorni con pioggia. II minor numero si ebbe nell' inverno del 183'4 e fu di soli 6 giorni. II numero dei giorni con pioggia avuti in ciascun anno del trentennio sono ripartiti in modo molto irregolare fra i suoi dodici mesi , e le irregolarit^ si presentano ancora sensibilissime nci medi mensili ottenuti per ciascun decen- nio. Dai risuUati del trentennio si deduce che i 101 Del Clima holocnesii 469 giorni di pioggia, die ia medio si presentano in ciascun anno sono distribuiti Ira i dodici mesi nel seguente modo : Cennaio 5 giorni con pioggia Febbraio G Marzo 9 Aprile 10 Maggio 11 Giugno 10 Luglio 7 Agosto 8 Settembre .... 9 dttobre 10 Novembre .... 9 Decembre .... 7 Perci6 il mese che d* ordinario presenta il maggior nu- mero di giorni con pioggia e il Maggio ; quello che pre- senta il niinimo e il Gennaio. Durante il trentennio il mese in cui si e avuto il mas- simo nnmero dei giorni con pioggia fu il Decembre del 1826, nel quale si ebbero 23 giorni con pioggia. GIORNI CON NEVE nel trentennio , in ciascun decennio e in ciascun anno. II numero coniplessivo dei giorni con neve avuti in tut- to il trentennio e il8 giorni, i'O Lorenzo REsncHi i quali sono stati ripartiti fra i tre decenni in tie parti <]iiasi egiiali , poiclie si ebbeio nel 1." Decennio 139 giorni con neve nel 2.° » Ul » nel 3." » 138 » Molto variabile invece e il numero dei giorni con neve avuti in ciascun anno; dai medi ottenuti per ciascun de- cennio, e pel trentennio risultano in medio per ogni anno li giorni con neve. Nel 1829 si ebbe il massimo numero dei giorni con neve, e fu 31 : nel 1821 si ebbero 3 soli giorni con neve, minimo di tut- to il trentennio. GIORNI CON NEVE in ciascuna stagione e in ciascun mese. I 418 giorni con neve avuti durante il trentennio sono stati ripartiti per rapporto alle quattro stagioni nella ma- niera seguente : 308 in Inverno 68 in Primavera 1 in Estate 4-1 in Autunno. Percio si puo stabilire clie d' ordinario dei 14 giorni con neve, che in medio si presentano ogni anno, 10 appar- tengono all' inverno, 2 alia primavera, e gli altri 2 all' au- tunno; dovendosi ritenere la neve nell' estate come feno- meno straordinario. Dei Cumx bolognese ni II numero totale del giorni con neve avuti durante il trentennio fu distribuito fra i mesi nel raodo seguente : in Gennaio . . . 148 giorni ( Febbraio . . . 79 » Marzo .... . .i6 » Aprile. . . . . 21 » Maggio . . . 1 » Giugno . . . 1 » Ottobre. . . 6 » Novembre . . 35 » Decembre . . 81 )) Dietro questi dati pu6 stabllirsi che il fenomeno della caduta della neve deve ritenersi normale nei soli mesi di Gennaio, Febbraio, Marzo, Novembre e Decembre, non del tutto costante nell' Aprile , straordinario nei mesi di Maggio, Giugno ed Ottobre, impossibile negli altri. Dai medi generali del trentennio risulterebbe che dei li giorni con neve, che in medio si presentano ogni anno, se ne possono assegnare 5 al Gennaio 3 al Febbraio 2 al Marzo 1 al Novembre 3 al Decembre. II mese in cui si ebbe il massimo numero di giorni con neve fu il Decembre del 1829, nel quale si ebbero 13 giorni con neve. 472 I.onitNzo IlEsncHi EPOCA DELIA PRIHl 1:D DLTtMA KLVE DI CIASCDN AMNO. Tanto r cpoca della prima, come qnella dell' ultima neve dt'll' anno, soiio niolto variabili, come puo rilevarsi dal se- guenle speccliio, iiel quale soiio indicate qucste epoche per ciascLiiio dei trent' aimi di osservazione. o a < Giorno della a Giorno della ul tima neve piiiiia licve nl tiiiia neve prima neve tSI4 7 Marzo 25 Decenibre 1829 1 Marzo 17 Novernbre 1815 28 Gcniiaio 27 Novenibre 1830 21 Febbraio 15 Decenibre ISlC 2 Aprile IG Novembre 1831 2 Febbraio 28 Novenibre (SI7 27 Aprils 12 Decemlire 1832 10 Apiila 31 Decenibre ISIS 15 Fcliliralo 12 Decenibre 1833 25 Marzo 28 Decenibre 1810 19 Gc-nnaio 24 Novenibre 1834 It Aprile 13 Decenibre 1S20 4 Maizo 25 Decenibre 1835 18 Aprile 9 Novenibre 1S21 21 Giugno 183C 2 Maggio 31 Ottobre 1822 2 Aprile 14 Novernbre 1837 26 Marzo 15 Novernbre 1823 tG Aprile 20 Decenibre 1838 21 Aprila 27 Novernbre 1824 4 Aprile 1839 8 Aprile S Di'cembre 1825 18 Marzo 1840 27 Marzo 14 Decemlire 182G IG Feljbraio 23 Novernbre 1841 4 Marzo 30 Decernbre 1S27 19 Marzo 14 Novernbre 1842 9 Aprile 7 Novernbre 1828 19 Febbralo 29 Otiobre 1843 C Marzo Da questo speccliio risnlta die il liniite estremo dell'epoca deir nitima novo e stato il 21 Giugno; c il limite estremo del- la prima neve dell' atiiio il 29 Ottobre. Prendcndo per6 i me- di dclle epoche trovate in ciascun anno per 1' ultima e pri- ma neve , si trova clie il 21 Marzo ossia il priucipio del- la primavera c 1' cpoca media dell' ultima iieve, e che il 9 circa di Decembre e 1' cpoca media della prima. Del Clima dolocnesk 4-73 \E\TI METODO DI OSSERVAZIONE Le osservazioni sulla direzione e intensiti del vento sono molto imperfette, perche fatte senza soccoiso di opportuni strumenti. La direzione si desumeva dalla orientazione della ban- dieruola della torre Asinelli, o di quelle dei campanili vici- ni all* Osservatorio , nel inomento della osservazioiic. Non conosceiivlosi il grado di rnobilitu di queste baiidieruoie non si puo determinare il grado di fiducia da prestarsi ai ri- sultati dolic osservazioni , potendosi ragioiievolmente so- spettare che la direzione rcgistrata pel vento nel motnen- to della osservazionc nci giorni di calma o di assai debo- le ventilazione, anziche appartenere al vento in allora real- mente dominante, ap[)artenesse piuttosto all' ultimo vento che aveva dominato con abbastanza forza da poter oricn- tare la bandieruola secondo la sua direzione. Consideranda pero che, eccettuate f)ochissiine volte, alia indlcazione del vento veniva sempre aggiunta qualche qualifica relativa- inente alia sua forza o intensita, cosi c a ritenersi che nel cercare il modo di qualificare la forza del vento si procurasse un mezzo per meglio verificanie la direzione ; e appunto in vista di questa considerazione si e credu- to che non fosscro da disprezzarsi <[uestc osservazioni , e da prestarsi qualche iiduoia ai risultati che ora si van- no ad esporre. Dal principio del 181-i alia fine del 1829 le osservazio- ni su questa meteora erano ristrette a determinare nel mezzodi la direzione del vento, e ad assegnarne in qualche modo r intensita coUa aggiunta di particolari indicazioni. Dal principio del 1830 sino alia fine del trcntennio si fe- cero regolarmente le stesse osservazioni tre volte al giorno e cioe alle D"" di mattina, al mezzodi e alle 3'' della sera. T. vii. 00 174 Lorenzo Respiohi In vista delle iniperfezloni del metodo delle osservazloni suUa direzione e intensity del vento si e creduto opportu- iio di non trarre da esse altre conseguenze che quelle che ripguardano il vento predominante in tutto il trentennio , uei decenni , negli anni , nelle stagioni e nei mesi. VENTI DOMINANTI nel trentennio , in ciascun decennio e in ciascun anno. Dal risnltatl delle osservazioni fatte al mezzodl di ciascun glorno suUa direzione del vento, si prova che il vento pre- dominante nel trentennio e stato I' Ovest , il quale e rie- scito predominante in tutti gli anni, eccettuati il 181i, 1815, 181G, 1817, 1838 nei quali,ha predominato il NO. Nello speccliio generale sono per ciascun anno indicati i numeri dei giorni in cui si e trovata la direzione del vento corrispondeute a quella degli otto venti N,NE,E, SE , S, SO, O, e NO, ai quali si e sempre riportata la dire- zione stessa. Questi numeri sono molto variabili da un anno air altro , ed anche i loro medi presi per I tre decenni so- no molto difFerenti , eccettuati quelli corrispondenti al vento Ovest, che quasi sono eguali. In relazione ai medi general! ottenuti pel trentennio volendo disporre gli otto venti suin- dicati in ordine alia grandezza decrescente dei numeri che in- dicano quante volte in risultato medio hanno dominate in ciascun anno, riescono i medesimi disposti come segue O, NO, E, SO, N, S, NE, SE. VENTI DOMINANTI nelle stagioni e nei mesi. II vento che maggiormente domina nell' inverno e 1' 0- vest, e dopo questo il NO. II vento predominante nella primavera e 1' Ovest , e do- po questo r Est. Del Clima Bolocnesb 475 Neir estate il vento predominante e 1' Ovest , poscia 1' Est e il NO. Nell' autiuino domlna maggionnente 1' Ovest , quiiidi il NO. Rapporto ai venti doininanti in ciascun mese dell' anno, come puo rllevarsi dagU specchi IV, V,... XV, net quali e indicato il nuniero delle volte in cui si e trovato in cia- scun mese dominante al mczzodi ciascuno del suaccennati otto venti , si puo ammettere clie 1' Ovest d' ordinario b il vento predominante in tutti i mesi dell'anno, eccettuati r Apriie , il Maggio e il Giugno nei quali spesso predo- niina 1' Est. GIORNI CON VENTO FORTE Per tutto il trentennio si trovano notati 1326 giorni con vento forte, o impetuoso , distribultl fra i tre decenni nel modo seguente 1." Decennio 510 giorni con vento forte 2.° » 383 » 3." » ^33 » Molto variabile 6 dl anno in anno il numero dei giorni di vento forte; dai medi del trentennio risulta die nel- r anno normale abhiamo 41 giorni di gran vento. II massimo numero si ebbe nel 181G,efu di 88 giorni con vento forte, il minimo si ebbe nel 1831 e fu di soli 14. La stagione niaggiormeute dominata da venti forti e la primavera , quella di maggior calma atmosferica e l' autunno. Rapporto ai mesi il numero dei giorni di vento forte e niolto variabile nei diversi anni ; dai medi generali otte- nuti pel trentennio risulta cbe i mesi piii soggetti ai ven- ti impetuosi sono il Marzo e I'Apriio; quelli di maggior cal- ma atmosferica l' Ottobre , il Novembre ed il Decembre. 476 LOKENZO llF.SPIGiri GIORNI CON LAMri E TUONO II numero del giorni con lanipi e tuono notati pel tren- teniiio ascenJe a 924, dei quali 328 appartengono al primo decennio , 321 al secondo e 275 al teizo. II numero dei giorni con lamp! c tuono avuti in ciascun anno non e niolto variabile, e secondo il medio generale ottenuto pel trentennio , possono assegnarsi ad ogni anno in medio 31 giorni con lampi e tuono. II massimo numero si ebbe nel 1835 e fu 52; il mini- mo nel 1838, e fu 17. II numero dei giorni con lamp! e tuono per rapporto alle stagioni e massimo nell' estate, ordinariamente nullo nell' inverno. Nel Giugno si presenta d' ordinario il numero dei gior- ni con lampi e tuono maggiore di quello degli altri mesi. Nel Gennaio c nel Dccembre sono rarissimi i giorni con lampi e tuono, e in tutto il trentennio 3 soli se ne sono ottenuti nel primo , e 4 nel secondo. TEIPORAII II numero dei temporali chc in ciascun anno vengono a scaricarsi nel circondario di Bologna c molto variabile ; dal medio generale del trentennio risultano in medio 20 tem- porali per ogni anno , la meta dei quali si presenta ordi- nariamente ne! pcriodo delia giornata compreso iVa il mez- zodi e le G"* pomeridiane; e 1' altra meta c distribuita fra le altre diciotto ore della giornata nel modo seguente : cio6 5 dalle 6'' pomeridiane alia mezzanotte; 3 dalla mezzanot- te alle C" antimeridiane , e finalmente gli altri 2 dalle C*" antimeridiane al mezzodi. Del Cuma bolocnese 477 La stagione dell' anno piu abbondante di temporal! e r estate , poi la primavera , cjuiiidi V autiinno ; nell' inver- no i temporall sono molto rari , c si puo ainmettere che se ne piesenti uno ogni quattro aiini. GIORNI CON CRANDINE Considerando come giorni con grandine non solo (]ucl- 11 in cui cadde la grandine in Bologna, rna anclie qiicUi nei quali cadde nel circondario, cioc a pocbe niiglia di distanza da Bologna, si puo ammettere clie nel trentennio sonosi avuti 126 giorni con grandine, dei quali 28 si ebbero nel prinio decennio, A2 nel secon- do, e 36 neir ultimo. II numero dei giorni con grandine avuti in ciascun anno e molto variabile ; dai medi del trentennio ne risultano 4 per ogni anno. Nel 1827 si ebbero 9 giorni con grandine, massimo di tutto il trentennio; gli anni 1823 e 1825 ne furono to- talmente esenti. Nei numeri superiormente riferiti sono compresi anclie i giorni in cui la grandine caduta fu pocliissima : mentre se non si volesse tener conto che di quei giorni in cui la grandine e caduta in tale qnantita da recare danni sensi- bili , si sarebbero trovati pochissimi giorni con grandine in tutto il trentennio ; onde si puo conchiudcre essere per noi la grandine devastatrice un fenomeno rarissimo e straor- dinario. 478 Lorenzo Respighi FEXOMEM STUAORDIIVAni DEL TRENTENNIO 1^8^ URAGANI 181-1. 4 Settembre. Subito dopo mezzanotte vento procel- loso, che ha scliiantato robuste quer- cie, atterrati fumaiuoli ec, ed e sta- te seguito da pioggia, lampi e tuono. 1815. 24 Agosto. Vento procelloso con lampi e tuono. 1818. 3 Febbraio. Vento irnpetuosissirao di SO con piog- gia e neve. 1818. 4 Luglio. Vento straordinario con pioggia dirotta , lampi e tuono. 1819. 29 Giugno. Vento procelloso con pioggia, grandine, tuono , lampi e fulmini. 1819. 31 Agosto. Vento procelloso con pioggia, lampi e tuono. 1822. 25 Giugno. Turbine con lampi, tuono e pioggia. 1823. 12 Marzo. Turbine improvviso con pioggia. 1834. 31 Luglio. Uragano con pioggia, lampi, tuono e grandine , con devastazione delle cam- pagne. AURORE BOREALI Durante il trentennio una sola volta , e nella sera del 22 Ottobre 1839 alle ore 8 si presento una bellissima aurora boreale , nella quale distinguevansi precisamente nclla di- rezione Nord-Ovest dei lampi o scintille auro-giallognole, che dair orizzonte dirigevansi verso ii zenit. Dalla luce ros- sa die copriva il cielo trasparivano distinte le stelle di 3.^ in 4.* grandezza. 11 feiiomeno cessd nella mezzanotte. Del Clima bolognese 479 FENOMENI DIVERSI 1819. 7 Settemhre. Pioggia dirottissima con lampi e tuo- no. L' altezza dell' acqiia piovuta in cinque ore fii di 0'°,0970. 1821. 21 Giugno. Poca neve niista con acqna. 1821. 25 Decembre. Temporale con gran vento e pioggia. 1822; Straordinaria sicciti dall' 11 Gennaio al 31 jMarzo. 1824. 3 Decembre. Pioggia con lampi e tuono. 1827. 12 Gennaio. Temporale con grandine. 1828. 29 Ottobre. Poca neve. 1831. 25 Gennaio. Gran lampi. 1833. 16 Febbraio. Grandine. 183i. 14 Agosto. Arco baleno rovesciato. 1836. 2 Maggio. Neve mista ad acqua. TERREMOTI 1818. 9 Decembre. AUe ore otto della sera si e sentita una leggerissinia scossa di terremoto seguita da un notevolissimo abbassa- mento del Barometro. 1825. 18 Febbraio. Alle ore sette della mattina leggeris- sima scossa di terremoto. 1826. 19 Marzo. Due leggiere scosse di terremoto a breve intervallo di tempo alle ore quattro e mezzo mattina. 1828. 11 Aprile. Alle 11.'" 20." sera leggera scossa di ter- remoto. 1830. 26 Gennaio. A 5.'' 30." mattina sensibile scossa di terremoto. 1832. 13 Marzo. Alle ore quattro e mezzo della mattina scossa di terremoto nella direzione Sud-Nord. 1834. 14 Febbraio. Sensibile scossa di terremoto nella di- rezione SSO-NNE per la durata di circa 10.' a 2.'" 18." sera. ■480 Lorenzo Respighi 1834. i Luglio. Scossa leggera di teireinoto a 1.'' 30." niattina. 1834. i Ottobre. Ore 8 sera forte scossa dl terremoto da prima di sussulto poscia onJulatoria nella direzione ENE-OSO precediita da forte rombo. Questa scossa ba pro- dotto notevoU danni a non pochi fab- bricati. 1840. 29 Febbraio. Alle 2.'' 20." mattina leggera scossa di terremoto. I terrcmoti per lo piii si soiio presentati nelle circostan- ze di straordinarie siccita, e qualcbe volta in circostanza di abbondanti pioggie , sempre poi in condizioni atmosfe- ricbe anormali. L' inverno come si rileva dal precedente specchio c la stagione dell' anno in cui accade piii spesso il terremoto ; r estate poi e la stagione meno soggetta a questo fenomeno. Probabilmente durante il trentennio saranno accadute al- tre scosse leggierissime di terremoto, clie non saranno state avvertite per mancanza di opportuni strumenti. Del Clima bolognese 481 INDICE DELLE HiTERIE CONTEMTE NELLi PRESESTE MEMORIi Osservazioni Baronietrielie Strumenti e metodo di ossernazione pag. 418 Risui.TATi = 3Tedia pressione atmosferica del trenten- nio , di ciascun deccnnio e di ciascun anno » i 1 9 Massinia e minima pressione del trenten- nio , di ciascun dccennio c di ciascun anno » 421 Media pressione atmosferica nelle stagio- ni , nei mesi e nolle decadi. . . » 421 Massime e minime pressioni di ciascuna stagione, di ciascun mese e di ciascu- na decade » 428 Osservazioni TermomeJriche Strumenti e metodo di osservazionc » 430 RisuLTATi = Temperatura media del trentennio , di ciascun decennio c di ciascun aiuio. » 43 1 Massima e minima temperatura del tren- tennio , di ciascun decennio e di cia- scun anno » 435 Temperatura media di ciascuna stagione, di ciascun mese e di ciascuna deca- de » 438 Temperature jnassime e minime di cia- scuna stagione , di ciascun mese e di ciascuna decade » 444 T. VII. 61 482 Lorenzo Respighi Epoca del primo ed ulfimo gelo di cia- scun anno , e numero del giorni di gelo pag. 448 Osscrvazioni sullo slato del cielo Metodo di osservazione » 419 RisuLTATi = Stato del cielo nel trentennio , in ciascun decennio e in ciascun anno. . . » 451 Stato del cielo in ciascitna stagione , in ciascun mese e in ciascuna decade. . » 454 leteore PiOGGiA. Altezza delV acqua caduta. Strumenti e me- todo di osservazione » 459 RisuLTATi = Altezza dell' acqua caduta nel trenten- nio , in ciascun decennio e in cia- scun anno » 460 Altezza dell' acqua caduta in ciascuna stagione , in ciascun mese e in ciascu- na decade » 463 Giorni con pioggia nel trentennio., in ciascun decen- nio e in ciascun anno » 466 > in ciascuna stagione e in ciascun me- se » 468 Giorni con neve nel trentennio , in ciascun decennio e in ciascun anno » 469 » in ciascuna stagione e in ciascun me- se » 470 Epoca della prima ed idtima neve di ciascun anno. » 472 Venti = Bletodo di ossen'azione » 473 Venti dominanti nel trentennio , in cia- scun decennio e in ciascun anno. » 474 Venti dominanti nelle stagioni e nei me- si » Id. Giorni con vento forte » 475 Del Clima bolognese 483 GlORNI CON LAMPI E TUONO pag. 476 Temporali » Id. Fenomeni straordinari del trentennio. Uragani. . » 478 Aurore boreali » Id. Fenomeni diversi » 479 Terremoti » Id. Spccclii niiuierali Specchio I. delle press'ioni medie di ciascuna stagione. » //. delle temperature medie di ciascuna stagione. » ///. delle altezze deW acqua caduta in ciascuna stagione. Specchi IF, F, VI,.... XF. del riepiloghi delle osserva- zioni meteorologicJie dei dodici mesi di cia- scun anno del trentennio. Specchio XVI. della pressione media di ciascuna decade. XVII. della temperatura media di ciascuna decade. XVIII. della temperatura massima di ciascuna de- cade. XIX. della temperatura minima di ciascuna decade. XX. Specchio generale delle osser\>aziom meteorologiche del trentennio. Tavole 26.* Curve delle altezze barometriche medie delle decadi di ciascun anno. 27.' Curve delle temperature medie delle decadi di ciascun anno. 28.* Costruzione grafica dello stato del cielo dei trent' anni di osservazione. 29.' Costruzioni grafiche della curva barometrica , delle curve termometriche , e dello stato del cielo dell' anno medio , dedotte dai medi dei risultati ottenuti in ciascun anno. ERRATA CORRIGE Pa"-. 471 lin. 0 Ottobre. . 6 Ottobre 3 » » » 10 Novembie 35 Novembie 38 8PECCHIC GENNAIO ANNO DAROMETRO A 0." TERMOMETRO C.° STATO DEll 1 AllrxZ] 1 Miiha 1 All.-7iLa 1 Miiiini.i Temporal. Teinpprat. Tniipprjl. IMlllllll,! Screno M.loj «;;:,], X ISli O-'jTGiO 0'°,7ia2 0'",7385 -t- 9,5 -t- 1,5 - 2,2 GO 1(2 236 24G 15 648 522 495 1,1 0,4 6,2 120 114 279 30 IG 637 528 393 5,6 1,9 •5,7 00 198 310 62 17 637 092 416 14,4 3,9 2,5 (38 156 2(0 192 18 69G 600 473 8,1 2,1 3,8 108 222 246 72 19 688 604 464 6,9 1,0 6,2 174 294 60 192 20 601 562 423 5,9 0,0 10,9 (20 144 306 96 21 691 566 439 10,6 2,5 2,7 216 162 126 204 22 673 565 458 8,4 2,9 1,6 486 108 78 18 23 643 535 356 5,6 - 0,6 7,5 148 2(0 264 GO 1824 7678 7577 7406 10,6 -*- 2,1 5,0 246 240 219 15 25 692 603 466 9,0 2,7 3,3 162 252 251 66 20 663 566 425 8,9 0,5 8,1 264 108 2(5 42 27 613 513 346 11,8 2,9 6,7 156 198 183 84 28 741 600 487 11,0 2,0 8,8 48 294 48 274 20 565 485 342 4,4 0,6 3,5 72 132 258 102 30 652 543 419 4,8 - 3,2 16,9 84 204 138 180 31 641 528 415 9,4 ^ 1,2 5,0 144 12i 174 196 32 670 585 457 0,5 1,5 4,0 GO 288 224 103 33 710 631 489 e,o 0,0 7,5 282 150 210 84 1834 7650 75G9 7425 12,5 -+. 4,4 0,6 252 162 60 243 35 732 612 424 3,4 3,0 2,9 (8G 300 114 114 36 714 614 357 5,0 - 1,4 9,0 GO 306 102 244 37 699 578 467 7,5 -H 1,5 6,0 150 150 101 300 38 676 553 367 6,5 — 0,1 8,6 72 102 210 24G 3» 662 512 387 9.» -+- 1,6 6,2 3(8 216 183 12 40 691 698 401 11,1 1,9 7,0 2(0 252 102 163 41 638 534 414 9,0 0,1 4,0 228 177 96 210 42 650 516 4(8 4,3 0,0 5,9 9G 24 132 26 43 633 636 3G4 12,2 3,4 6,0 330 156 2(3 8 ( 1." Decennio 76G1 7557 7420 7,9 -t- 1,5 - 4,8 156 172 212 107 .- i 2." « JG72 7573 7425 8,2 1,0 69 152 205 192 115 7G74 75G5 7411 8,1 1,4 5,6 19( 184 IGl 157 ^ Trentenuio 7669 7565 7419 8,1 1,3 5,8 166 187 188 12C < ■( GEMAIO El CIliLO It di Acqiia GIORNI (ii VLMl DOMINANT] A MKZZODi Venlo ijomiri.inle I. Trni- 1 Ni'- 1 I'lo- Cran 1 Mrln Vi'nli) I Eldl • Cflo N N E 1 E 1 S E 1 S 1 S 0 1 " 1 N 0 Mtse 4. . 45 0'»,04C5 2 18 1 1 1 1 3 20 4 0 « . . loC » 51 265 4 17 . . . 1 15 15 0,N0 i . . 3C 48 212 4 11 . . . 2 . . . 2 2 8 17 N 0 C 36 89 4 7 1 2 . . . 2 8 18 NO ! . . 63 33 276 2 12 . . . 2 12 17 NO 2 22 23 23 ■ • . 1 3 1 25 1 0 42 36 388 3 . . . 18 2 1 1 25 2 0 36 250 1 12 . . . 2 3 2 . . . 22 2 0 3G 18 20 2 5 . . . 1 2 . . . 27 1 0 in 48 315 1 • . . 27 . . . . . . 1 2 4 23 1 0 14 10 5 4 19 . . . 1 1 28 1 0 1 12 15 3 12 . . . 2 2 1 10 14 2 0 37 18 290 3 . . . 20 . . . . . . .'i 27 1 0 3 51 69 242 1 13 1 1 4 17 8 0 56 24 160 . . . 14 . . . 2 26 3 0 114 66 535 . . . 21 . . . . . . 4 1 . . . 18 8 0 96 42 1317 28 . . . . . . 1 27 3 0 11 95 1620 1 14 1 . > . . . . 3 27 ^ 0 50 19 1245 . . . 15 . . . > . . . . . 1 1 27 2 0 6 12 90 . . . . . . 26 . . . . . . . . . . . . 1 30 0 27 210 1 1 1 1 1 23 4 () 6 24 155 14 1 . . . . . . 2 6 11 1 1 N 0 18 8 .... • . . 31 1 . . . 2 2i 4 0 16 2S 130 . . . 15 . . . . . . 1 2 26 3 0 57 67 370 . . . 21 1 . . . 1 7 24 X 0 10 5 415 21 . . * 3 1 2 24 1 0 7 10 45 4 15 5 . . . I 2 21 2 0 26 7 155 5 . • . 25 3 1 1 26 0 148 18 320 23 3 . . ■ 1 26 1 0 . . . 0 49 28 120 3 . . . 8 I 2 3 21 1 0 0 37 0",0230 2 0 15 0 1 1 1 1 1 18 S 0 44 37 552 2 0 18 0 0 I 0 1 n 24 3 0 30 21 199 3 0 18 0 0 2 0 1 2 22 5 0 0 41 32 327 2 0 17 0 0 1 u I 1 ^! 21 a FERRRAIO SPECCHIQ ANNO BAHOMCTnO A 0." • TLHMOMETRO C." STATO DEI on Hl.issiin.i 1 Allr7i,l 1 AMijza M.iiim.i Trmpt'tat. 1 Tcinpcrat. i "zr^-h-iMistoi «-l Ni-b- tiioso ISli 0-,7(ill 0",7579 O"',7490 -V 7,5 0 0 - 7,5 420 96 111 12 l.i 093 5UG 479 14,4 -t- 5,5 0,9 240 54 222 103 16 680 640 338 9,4 1,G CO 228 78 255 60 17 690 565 431 13.8 6,1 H- 0,9 396 102 06 60 18 612 564 437 13,1 6,2 — 0,3 186 108 237 84 19 026 525 403 11,6 5,5 0,0 234 92 189 96 20 6G(i 586 434 13,7 4,6 i,c 180 72 252 130 21 775 Oil 471 11,9 3,9 3,4 498 78 82 6 22 707 642 571 163 6,3 ■+■ 0,2 390 192 90 . . • 23 021 494 260 12,1 4,1 - 2,1 120 192 144 72 1824 7709 7557 7382 17,5 6,6 2,5 288 108 207 6 25 679 597 41fi 15,6 4,9 4,9 456 122 92 . . • 2G 689 627 522 12,7 5,8 0,3 21G 107 113 60 27 681 556 445 8,1 1,9 4,5 186 54 159 84 28 652 521 361 13,6 3,2 6,0 225 90 1G2 loa 29 619 562 452 11,0 1,9 0,0 144 234 189 6* 30 686 544 329 9,8 - 0,1 11,6 168 94 206 87 31 703 569 460 13,5 -t- 5,0 4,0 378 138 144 32 651 587 474 11,2 4,0 2,2 210 126 176 54 33 627 537 416 11,9 4,8 1,3 141 131 82 219 1831 7730 7G31 7561 14,5 3,9 4,4 390 180 42 40 35 689 553 455 13,5 5,0 3,5 402 156 75 24 36 647 519 381 13,5 3,4 1,3 246 78 78 174 37 733 602 407 10,5 4,0 3,1 318 150 84 81 38 648 497 295 10,9 2,3 3,2 108 126 168 110 39 713 580 427 12,5 3,6 7,5 324 174 87 71 40 097 575 383 10,0 4,2 4,3 288 228 113 60 41 598 532 434 11,3 3,4 5,6 72 138 120 234 42 725 611 434 10,7 2,0 5,2 570 32 18 41 43 033 485 270 14,2 6,5 0,4 60 42 106 396 165 106 63 ,1.° Decennio 7674 7570 7431 -K 12,3 -4- 4,5 - 2,1 290 -^ '■" " 7670 7566 742G 12,5 3,8 4,6 244 120 153 6S ^ 1 2 3.° » 7661 7558 7405 12,2 3,8 3,9 278 271 130 119 118 145 M 7( \ Trentennio 7678 7565 7421 12,3 4,0 3,5 IN." V. F EBR RAIO CIELO di Acqua cadtila G 10 UN I (ii VtNTI DO.MIN.XNTI A MliZZOUi Vrnln Jominjntf tirl pnr.it. 1 VtlSO Pin. 1 Crjn Mrlfo. 1 V.i.lo ' Ki.ll, 1 C.'ln N 1 N E 1 E 1 S E 1 S so 1 0 N 0 • ■ • 2i 3 0'",00U0 9 22 2 1 1 1.5 11 0 48 349 2 1 2 . . . 13 7 0 • • ■ 54 21 48 117 122 1 6 1 20 1 1 13 9 n IS N 0 N 0 ■ . . 24 33 64 7 1 . . . . . . 4 15 8 0 . . . CO 305 5 1 . . . 3 20 4 0 • • • 12 50 710 7 . . . 2 2 20 4 0 1 4 1 10 2 1 2 3 22 21 2 1 0 0 a 135 1770 4 2 2 ■ ' ■ . . . 2 2 3 19 2 0 9 78 123 6 5 2 2 2 2 2 13 5 0 2 .... 3 7 6 1 9 10 1 0 . • . 3 43 277 3 1 2 3 . . . G 11 6 0 132 57 797 3 15 2 2 2 14 7 0 ... 72 45 555 10 . . . 1 2 3 12 8 0 21 20 280 16 2 1 23 . . . 0 . . . 82 33 675 20 3 1 . . . 23 1 0 12 220 5 2 3 2 18 2 0 . . . 20 110 1180 6 5 22 2 0 5 91 520 4 1 2 3 4 . . . 17 3 0 . . . G 8 60 3 8 1 5 18 4 0 9 6 60 5 1 10 1 4 19 3 0 3 18 99 3695 4 1 8 2 2 2 19 2 0 2 10 26 150 5 1 6 1 3 2 IS 4 0 57 93 2031 14 1 4 14 8 0 3 13 75 3 9 2 4 17 2 0 1 10 85 10 9 • J 5 3 . . . 18 0 60 48 10 210 405 1 20 10 1 2 21 25 3 0 0 i . 2 12 CO 625 3 1 1 0 2 1 16 1 0 40 0".U343 4 0 G 0 1 1 0 1 16 7 0 0 36 48 403 2 0 9 1 2 2 1 2 16 3 0 0 17 38 741 3 0 9 1 1 2 • 1 19 2 0 0 22 42 51C 3 0 8 1 • 2 > • 1 17 4 0 i T. VII. ( >2 SrECCHK I ANNO iSl-l 15 IG 17 IS 19 20 21 22 23 1824 25 26 27 28 29 30 31 32 33 1834 35 36 37 38 39 40 41 42 43 MARZO DAROMETRO A 0." Altozza M;issiina Allezza Allczza ftliNini.1 I 1.° Decennio .- \ 2.° ii \ -in S ^1_ Trentennio 0'»,7GI5 688 G39 C31 621 626 621 622 622 606 7G22 662 670 601 60S 585 645 584 624 57J 7710 617 680 617 624 812 699 711 656 618 7G29 7617 7G57 7G3i 0'",75I2 580 627 526 539 530 508 518 609 526 7513 578 553 532 519 509 597 539 553 504 7592 548 555 516 528 536 670 578 547 7538 7540 7551 7543 0"',7314 447 401 415 397 410 2G0 357 421 442 7344 490 420 376 407 372 541 477 4G0 399 7394 421 434 407 389 375 485 4G3 414 34G 73SG 7429 7413 74U9 TLRMOMl'TRO C. Tfrnporul. M;)ssima TimpiTat. TrnipiTJl. Mini in J • 15,6 20,0 IG 3 18.1 17,5 19,1 19,0 15,5 23,1 1G,3 15,1 20,0 19,9 20,3 18,8 16,5 22,5 20,3 18,1 IS,1 21,5 1G,2 20,6 14,8 18,4 16,2 14,4 10,1 19,0 1G,9 18,1 19,0 n,7 18,2 7,0 11,0 7,0 9,1 10,5 10,1 8,0 8,0 13,6 7,4 7,9 6,5 0,9 9,6 10,9 8,3 9,6 9,7 7,8 7,9 8,8 7,6 11,2 6,4 8,7 6,4 4,3 10,0 0,G 7,8 9,2 8,8 8,0 8.7 - 0,1 -\- 3,0 - 1,9 -4- 0,G -H 3,8 3,1 2,1 - 2,1 -+- 3,7 0,0 0,G - ',t -+- 2,5 - 0,5 -H 1,0 - 0,6 2,5 -4- 3,5 0,0 2,7 - 2,3 -t- 0,3 2,7 - 1,6 -¥■ 1,9 - 1,0 - 3,5 - 0,9 -H 2,8 - 0,9 1.2 0,G 0,3 0,5 STATO Srrcno: Mislo Nii- volo 12G 420 201 3G0 216 420 294 180 486 312 252 254 426 216 24G 216 39G 228 1G8 258 648 318 270 240 2G4 282 408 414 354 210 132 108 138 180 232 102 234 186 210 174 180 ISO 138 201 352 199 258 222 114 2GG GG 144 210 9G 306 204 210 186 33 18 302 170 2fiG 211! 311 147 324 177 231 153 194 144 176 267 44 165 183 216 119 180 68 122 79 179 230 94 24 180 lOG 296 30 120 70 58 30G 382 303 ( 7G 187 147 157 1G4 30 69 54 96 9 36 112 20 23 120 58 84 50 G 40 36 62 15 43 48 35 mna ItLO i Acqiia GIORNI di VLNTI DOMINANTI A MKZZODi Vfnio (lomin.inte 1 cad Ilia n.l Misc T«'m- r.or..l. ^^■- voso I'll)- Cr.m 1 Mi'Ico. V.nl.i i Kh'll. Clio N N E 1 K 1 S E 1 S S 0 i 0 ^ 0 12 120 0"',04G7 2 . . . 1 1 1 2 3 9 15 N 0 15 21 144 10 3 . . . . 4 . . . 1 2 •0 19 NO 6 15 81 278 7 2 2 1 2 3 1 3 3 16 NO . . . C 45 492 9 2 4 2 1 11 10 0 • • • « 84 388 16 . . . 4 . . . 2 5 1 7 11 NO • • • . . . 78 400 G . . . . . . . . . 3 1 2 19 5 0 3 4 23 105 10 1 . . . 2 4 1 20 4 0 5 2 82 585 4 2 1 7 4 1 2 11 2 0 . . . . . . 4 .... 4 1 . . . 3 1 4 19 1 0 . . . 18 C3 522 6 2 . . . 3 1 7 15 4 0 6 0 IM 389 8 2 . . . . . . 1 6 M 7 0 31 64 58 5 2 . . . 6 2 7 13 1 0 6 25 255 11 2 6 2 3 9 6 0 9 40 2G 308 10 1 3 . . . 3 1 11 7 5 S 0 2) 55 12 . . . 3 1 4 3 5 9 5 0 24 87 9G0 1 1 14 2 11 2 E 2 .... . . . 3 3 1 4 . . . . . . 1 14 8 0 . . . 79 1050 2 2 1 8 . . . 1 1 16 2 0 120 1395 4 2 13 1 1 13 1 E 0 8 OS 860 2 . . . > . . 11 . . . 2 (3 0 2 4 150 7 3 10 2 15 3 0 10 Gl 6i0 4 1 2 3 3 12 6 0 38 280 10 10 2 12 _/j 0 14 39 320 8 7 G 4 ) 0 7 rco 60 3S5 6 . ■ . 6 4 4 6 7 ?;o 4 81 010 2 1 ;; 11 . . . . . . 2 1 1 3 E,0 2G 2J 250 11 13 2 3 13 8 4 E 4 72 230 5 3 .J 1 8 1 2 13 3 0 5 10 150 5 2 10 . . . 1 (6 2 0 3 9 62 525 5 3 3 2 8 1 13 5 n 0 3 C 61 0",0338 7 0 1 2 2 1 3 12 0 3 10 63 533 5 1 2 2 G 2 4 12 4 0 ( 7 40 351 C 0 3 1 2 2 1 2 It 4 0 1 8 57 408 6 1 1 1 2 1 1 1 3 12 6 0 SPECCHK APRILE ANNO BAROMETRO A 0." TERMOMETRO C.° STAIO DeI Nn!l.. Alli'ZZJ Miiiiina Teniprral. Tfinppral. 'z;:::^- h"- iMitM Nil- 1 Ni'b-B "'*'» vol,. ! |,»>M>| 1814 C'jsgs 0"',7555 0'»,750G -+- 21,5 -)- 15,1 -h 6,4 246 159 240 IS 655 541 415 24,0 14,1 7,1 180 120 304 16 GOO 521 425 21,9 12,9 0,4 157 216 242 30 17 651 561 468 18,0 9,4 0,9 312 258 93 . . 18 602 532 417 24,4 14,3 2,9 240 204 111 12 19 5S6 535 472 25.0 15,7 80 222 256 212 € 20 594 531 353 25,9 15,9 8,4 324 200 119 21 603 503 398 24,4 15,3 6,0 384 144 164 22 618 549 485 23,8 13,6 3,2 192 192 213 . . . 23 630 531 420 26 3 13,2 2,5 318 204 109 24 1824 7058 7533 7400 21,0 12,0 3,5 354 160 109 If 25 655 571 490 22,9 14,4 4,7 441 150 102 26 633 551 398 23,5 14,1 4,0 378 168 138 ( 27 625 558 450 21,6 13,5 4,2 420 102 127 28 643 634 455 25,9 14,8 9,8 234 279 132 29 570 492 352 24,0 15,4 6,4 246 343 88 30 594 542 478 25,4 16,9 9,1 312 240 132 1 31 577 499 435 23,5 14,5 8,7 132 228 258 4 32 653 548 400 21,5 11,9 0,6 204 226 168 6 33 599 607 388 200 12,6 6,0 300 282 65 • • 1834 7710 7563 7510 21,5 11,5 2,5 348 276 27 li 35 671 567 455 21,5 11,9 1,6 384 212 79 36 575 512 383 23,0 12,3 2,5 186 312 132 3; 37 606 497 357 21,0 11,6 5,0 126 232 112 7{ 38 600 493 404 20,5 10,5 1,9 198 278 112 3( 30 619 638 460 21,8 10,1 2,7 276 177 138 J 40 619 659 466 25,3 12,3 2,9 288 180 138 3( 41 596 608 417 25,5 13,9 6,2 378 186 73 42 590 528 420 2i,4 12,1 1,0 270 321 60 1( 43 599 537 408 23,6 13,1 4,2 270 321 72 •• / 1." Decennio 7615 7536 7436 -+- 23,5 ■+■ 13,9 ■+■ 4,5 257 195 191 1 1 .- \ 2." M 7621 7533 7431 23,2 14,0 5,7 302 217 132 U -3 / ^ 3.° » 7618 7530 7428 22.8 11,9 3,0 273 277 250 91 21 ^ Trentennio 7618 7533 7432 23,2 13,3 4,4 221 139 1^ vir. WliUl Clbl.O di Acqiia cadiila GIORNI (!i VENTI DOMINAMI A MliZZODi V.I, In (Jurni().>i)Le tlise T.iii- (mivl. 1 VOSIt I'l.i- (Ir.iri 1 Mi'1,0. 1 „ 0 N N E 1 E 1 S E 1 S S 0 1 0 N 0 (5 CO 0™,0588 2 3 5 1 . . . 8 11 N 0 C IIU 5G3 4 1 1 7 I 2 5 II NO G G G3 313 10 0 7 2 11 NiJ 30 27 73 18 2 7 1 8 I 1 10 NO 3 CO 8G 7 1 4 C 4 1 5 8 NO 3 21 200 5 1 4 G 2 14 2 0 4 . . . C7 380 4 1 0 1 . . . 10 3 0 3 • . . 25 205 8 . . . •> 2 2 1 5 IG 2 0 3 120 828 1 2 4 2 3 1 3 12 3 0 5 GO IGO 10 2 2 2 1 7 10 G 0 3 2 84 181 12 1 7 . . . 3 1 10 5 0 3 24 12 10 1 3 0 3 2 5 5 2 E 3 27 165 5 3 9 1 3 8 6 E 3 . . . C8 525 2 9 1 3 3 1 3 5 5 N 6 G9 180 2 5 3 7 1 3 G 5 E 4 . . . 30 215 11 2 . . . 2 7 1 3 2 10 5 0 J 27 25 3 6 2 5 3 1 9 4 0 7 . . . 5i 405 8 3 2 11 . . . 2 . . . 11 I E,0 8 6 43 470 3 . . . 3 12 1 12 2 E,0 1 72 680 9 3 3 1 13 1 3 G 3 E 1 1 49 225 5 1 2 1 14 2 1 . . . 4 6 E 6 C 33 195 10 2 3 1 12 2 3 3 4 2 E 9 5 43 240 5 5 1 2 5 3 1 5 3 10 NO 12 GO 410 6 4 1 3 0 4 1 4 8 E 8 G 82 69G 5 3 • • 1 4 3 8 2 4 8 E,NO 12G 1080 7 4 3 9 1 1 9 3 E,0 3 81 1235 7 1 2 2 14 10 1 E 7 76 420 3 3 4 2 9 2 9 3 E,0 2 2 40 405 4 2 1 15 2 3 9 E G 4 48 410 3 3 o 1 G 2 16 3 0 4 Gl 0'",0340 7 2 1 2 4 1 2 9 7 0,N0 4 1 51 20S G 3 3 3 8 2 2 8 4 E 5 4 2 G4 531 5 2 2 0 lU 2 *> 2 7 4 E 2 50 3'JO C 2 2 2 7 2 2 2 8 5 E SPECCHK MAGGIO ANiNO 1811 15 IG 17 18 19 20 21 22 23 1821 25 2G 27 28 29 30 31 32 33 1834 35 36 37 38 39 40 41 42 43 BAROMETRO A 0.° Altczza I Allrzz.i Miissiiiia Meilia Attl-ZZJ Minimn 1.° Decennio 1) \ I 2." 3." Trentcni: 0™,7GI3 606 573 6H 611 604 COO 596 620 645 7655 607 572 565 629 605 598 591 632 614 7614 585 654 591 599 580 630 589 591 598 7G08 7G07 7003 7C0U 0"',7550 553 516 525 517 529 542 540 540 505 7554 558 520 527 631 639 535 530 545 576 7562 534 553 519 531 516 541 558 540 522 7538 7531 7548 7540 0'",7470 474 430 448 431 420 463 467 421 473 7489 468 463 453 445 470 43G 469 476 501 74CS 483 394 433 457 439 418 517 4Si 3 70 TERMOMETRO C.° 7450 74G7 7447 Tempcral. M-i-^sinia TfmpiTJt. iMeilia Tcinperat. Alinima ■ 25,6 27,5 25,6 26,3 25,9 27,1 30,0 27,1 29,1 28,9 26,8 29,9 23,0 26,0 27,5 21,7 32,3 25,2 21,8 20,4 31,1 27,5 27,1 27,1 28,9 27,3 27,1 32,1 27,3 25.2 27,3 20,7 28,1 27,4 ■ 15,9 20,0 18,0 18,0 18,8 18,4 20,8 19,7 19,3 20,1 19,1 19,4 17,4 19,5 19,9 18,1 18,1 19,8 17,2 20,8 21,0 18,0 14,7 10, i 18,2 17,5 18,4 22,0 10.5 17,4 18,9 18,9 18,0 18,6 • 6,0 n,2 7,5 6,2 12,5 10,9 7,5 13,8 10,0 10,9 10,2 6,1 7,5 13,8 11,5 9,0 10,2 10,4 6,0 9,1 10,2 7,5 4,0 6,5 7,0 9,7 8,5 12,9 7,7 10,0 9,G 9,4 8,4 9,1 240 390 252 330 192 222 408 318 348 528 354 399 207 261 186 198 348 288 303 558 462 282 222 306 254 3GG 252 438 216 3GG 270 132 222 18G 291 256 168 294 276 102 231 168 276 260 383 330 260 236 203 132 252 2:54 324 282 255 228 300 282 37G 30G 330 3(0 316 319 220 248 284 251 159 138 114 177 159 212 66 83 63 72 121 104 156 134 101 144 lOG 116 134 27 5 128 72 52 66 75 99 35 121 114 58 99 e £ 3 7 MGGIO lELO Acqiia cadula G 1 0 R IS I di VENTI DOMINANTI A MEZZODi Vfnlii tjnminanle ml M.5e Ti'cn- 1 Ne- 1 Pin- Gran i Mflcii. 1 „ . Vrnlo ! KWU. \ '^'''> N N E 1 E 1 S E 1 S S 0 0 iN 0 12 57 0'»,0493 6 5 . . . 2 G 6 1 4 12 NO 12 72 725 5 4 3 1 3 2 2 5 5 to KO 6 HI 696 11 2 2 3 2 4 2 18 N 0 G 39 IGl 11 3 1 2 5 6 2 2 4 5 N 0 9 93 605 6 5 . . . 2 8 3 . . . 5 7 G E 3 21 315 6 6 1 4 6 1 2 12 5 0 5 37 404 6 2 1 3 3 4 17 3 0 22 21 115 5 8 1 4 1 6 14 4 0 12 45 349 2 5 5 3 2 1 5 11 3 0 6 3G 245 5 2 2 1 1 3 19 1 0 12 2G 255 12 5 1 . . . 8 G 8 7 s.o 3 51 252 5 6 5 8 . . . 1 9 3 4 S 0 9 9G 504 1 3 13 G . . . . . . 4 6 2 NE 41 48 445 2 10 9 . . . 7 2 3 1 6 3 N 17 57 115 4 6 G 2 8 2 3 2 4 4 E 13 59 795 1 7 1 4 11 3 1 7 4 E 12 18 495 6 3 2 1 9 1 6 1 8 3 E 8 83 1540 4 4 7 1 8 2 3 2 6 2 E 7 70 6G5 1 3 7 7 1 e' 10 0 e 21 150 4 6 10 1 5 1 1 8 5 N c 19 235 2 7 1 4 to 2 1 2 S 3 E 7 93 1015 3 4 3 . . . 10 2 2 5 3 6- E 10 3 99 1210 2 G 2 1 9 2 G 2 9 E.XO 3 81 480 5 2 1 ■J 1 3 9 7 5 S 0 * . . 57 305 3 1 I 5 4 4 1 2 2 12 NO 9 54 875 8 8 6 1 6 1 2 3 8 4 0 15 12 G15 7 4 3 3 U 1 2 G 3 E 5 iC 100 7 4 1 1 It 4 It ;! E 0 7 100 1070 1 4 7 S t 2 7 fi E 3 28 180 11 2 1 1 to 3 to 9 1 v.. S 9 0 53 0'»,0411 6 4 4 1 9 7 0 13 0 53 522 4 5 3 3 G 1 3 2 7 3 E 6 0 62 614 5 4 2 2 S 1 3 3 6 5 E 9 56 51C 5 4 '- 2 C 2 2 3 7 5 E SPECCHK r.iur.ivo 1 ANNO BAR0METP.O A L 0.° TEHMOMRTRO C.° STATO DeI All<2/.a \IM1HM.1 Ti'mprral. M.siima Tempfral. M.dia Tempii-at. Minim;! Sercno Mislo Mil- 1 Mi'b-I ISM 0"',7592 0"S7551 O-jTiG? -»- 30,0 ■+■ 21,0 -+- 15,2 321 252 74 1.5 590 629 480 27,9 21,2 14,1 198 198 203 IG 570 510 426 29,6 21,3 12,1 240 300 122 17 603 550 496 30,4 23,5 12,9 330 204 90 18 603 £G2 517 33,1 23,1 11,2 408 171 81 19 CIO 540 485 30,9 33,1 150 396 220 61 20 (512 539 482 34,6 23,0 15,9 426 213 53 21 503 52G 454 28,1 20,4 11,G 502 163 62 6 22 60G 556 450 36,3 27,1 18,5 546 138 13 . . . 23 G15 £34 475 302 21,9 13 S 276 343 54 • . . 1824 7583 7^34 7471 300 20,9 11,0 342 174 116 23 590 543 470 33,5 22,4 12,6 270 282 106 2G G2C 563 604 30,9 21,6 11,1 327 243 48 27 SC8 516 324 30,9 22,2 12,5 178 150 280 28 592 550 508 36,0 24,5 15,6 342 252 90 29 603 540 451 33,0 21,5 11,0 438 192 59 30 632 527 436 34,4 22,6 13,1 366 276 27 31 596 533 457 32,3 23,0 12,2 414 192 82 32 *C92 534 469 30,2 21,5 14,0 3G6 122 190 33 616 54 i 4G7 33,5 23,1 12,5 450 204 37 1834 7629 7572 7478 35,0 24,1 14,4 594 101 3 35 619 554 472 30,4 21,2 10,2 4G8 173 45 36 G09 564 500 32,9 22,6 12,3 510 156 21 1( 37 5G7 553 494 34,9 23,9 13,7 498 197 4 38 574 542 477 32,9 23,9 12,9 462 186 36 39 654 540 451 36,3 25,5 16,0 582 100 28 40 627 557 452 33,4 23,5 14,4 528 168 11 41 610 534 421 34,6 22,0 11,2 366 295 30 42 612 552 515 32,5 23,1 15,3 468 220 6 43 563 515 444 28,8 20,4 12,7 384 260 30 1 / 1.° Decennio 7600 7541 7474 31,1 22,7 14,0 365 221 82 2.° » 7605 7538 7457 32,5 22,3 12,6 349 209 101 1 3.0 ,, 7607 7518 7470 33,2 23,0 13,3 486 400 185 21 : \ Treiitennio 7604 7542 7467 32,3 22,7 13.3 69 139 ^^^^H« CIICXO (Ji Acqiia caduta G 1 0 R N I VENTI DOMINAMI A MliZZODi Vtnlo dominante nrl M.sf I'-in- 1 INc- 1 Pio- Cran 1 Meloo. Vi'niii 1 I'ilrll. Cflo N K E E 1 S R 1 S S 0 0 N 0 (5 20 0'",02GO 5 7 . . . . . . 3 1 o 8 13 ^ 0 i5 7G 14G0 7 10 3 5 3 4 4 10 NO 13 45 098 15 7 2 1 7 3 17 NO 27 57 812 10 10 . . . 4 G 2 8 10 NO 18 42 llGl 3 8 G 13 10 0 22 21 15G0 G 8 2 G 4 5 7 G 0 10 18 41G 11 5 2 . . . 2 2 7 13 4 0 11 70 1270 3 1 2 1 4 IG 5 0 IS a 150 3 C 1 4 3 1 2 12 G 0 lu 27 274 9 4 2 3 . . . 7 13 4 0 10 78 822 9 4 3 3 . . . G 15 3 0 21 41 413 14 9 G 1 3 4 6 7 1 0 3!) G3 1070 1 10 8 1 . . . 2 2 9 5 0 •iO 72 510 2 9 11 2 4 2 1 4 6 N 4 32 40 2 4 9 1 5 8 3 E 4 27 430 8 2 2 3 7 2 2 2 11 1 0 12 33 505 3 3 4 2 8 . . . 7 4 3 2 E G 2C 370 2 8 4 2 8 5 8 3 E,0 13 23 905 2 4 2 . . . G . . . 6 1 14 1 0 8 21 715 1 7 5 10 1 4 1 1 S E 7 15 235 4 3 . . • 1 10 . . . 6 1 10 2 E,0 5 29 1160 4 5 3 . . . 8 4 2 5 3 5 E 2 15 90 7 6 1 2 6 2 3 1 5 10 NO G 15 40 4 5 1 5 . . . 3 9 7 5 S 0 3 33 120 . . . 1 1 11 4 3 2 1 8 NE 3 7 40 8 3 7 1 4 1 2 4 9 2 0 3 10 590 9 4 3 5 13 . . . 1 2 3 3 E 10 19 720 5 6 G 1 4 1 . . . 4 9 5 0 G 20 445 2 4 1 16 1 2 . . . 7 3 E G 44 815 G 3 4 7 6 4 8 1 0 22 0 38 O^.OSOG 7 T 0 1 3 3 1 4 10 S 0 16 . . . 42 578 4 G 4 3 5 1 3 3 8 3 0 5 14 21 428 5 4 3 2 8 1 3 3 G 4 E,0 0 34 604 5 6 2 2 5 2 2 4 8 5 0 T. VII. 63 SPECGHI 1 IDGllO 1 ANNO BAROMETRO A 0.° TERMOMETRO C.° STAio ami Allrzzii MHSSim;l AUrzza Mrill.'! AMi'Zza Minm).') Tpmpci-al. Ternperal. Ti'mppral. 1 MMiim;i Sercno „.,, 1 Nil- 1 NrbW* "'«'» ! vol.. ! iMosfel 1SI4 O^jTCOO 0"',7555 0",7508 -*- 30.9 -1- 24 4 -H 16,9 390 195 105 1! IS GOT 550 4SG 32,1 23,6 13,1 381 201 87 9 16 5Gi 522 427 30.0 23.8 14,1 414 243 57 8 17 602 547 445 36,3 25,6 17,9 486 IG2 63 9 18 581 552 506 32,5 25,1 16,9 342 234 SI 5i 19 592 541 401 37,3 25,6 16,9 306 372 38 8 20 601 538 475 35,5 26,0 16,9 498 197 26 21 614 549 492 31,2 24,7 17,3 474 228 31 J 22 583 536 480 35,9 26,8 18,4 540 153 12 1 23 606 541 451 35,4 25,1 15^0 552 138 37 1824 7609 7;66 7534 38,8 26,0 15,7 636 38 42 25 597 540 492 35,1 24,7 16,4 312 289 90 3 2G 608 548 518 32-5 25,5 15,9 444 237 15 1 27 603 568 528 34,4 26,5 17 9 538 150 25 1 28 556 513 406 36,3 27,G 16,5 513 194 16 1 29 623 543 473 36 0 26,4 15,2 470 232 18 30 594 546 461 34,8 20,7 15,2 600 UC 15 1 31 611 552 496 31,0 253 18,5 510 211 9 ;, 32 601 549 495 37,4 25,9 14,0 531 153 36 33 699 533 4G7 32 0 22.2 15,6 418 206 47 1 1834 7588 7551 7506 37 0 26,1 17 0 57G 143 10 1 35 602 5G6 519 33,5 25,4 15,9 624 119 36 619 559 475 35, ( 26,1 14,4 4SG 20 i 30 17 37 593 529 414 32,7 23,9 15,0 342 288 69 6 38 615 551 489 35,4 24,4 13,5 420 204 16 C . 39 559 514 483 36,2 26,6 12,7 564 137 26 40 £87 538 481 33 8 21,4 11,0 54U 117 18 6 41 569 52G 463 35,3 25.3 16,5 570 160 5 42 591 542 472 33,8 25,4 13,5 552 160 5 43 611 533 4GG 32,9 22,7 15,3 522 174 12 / 1.° Decennio 7590 7543 7467 33 6 25,1 16,3 439 213 54 . . . .- i 2.0 » 7G00 7546 7487 35,1 25,7 16 1 497 183 31 1 1 '■" " 7593 7541 7177 34,6 25,0 14,8 520 180 19 3 ^ Trentennlo 759G 7543 7477 34,4 25,3 15,7 485 191 35 1 LUGLIO tCIELO Di'Ji Acqna cadula GIORNI
  • 0 38 370 1 2 4 9 1 3 2 10 NO 1 10 310 3 2 2 3 IG 2 7 1 E 27 220 5 2 . . . 2 4 1 3 4 11 6 0 4 5 25 8 2 . . . 3 G 1 1 i !2 1 0 9 18 355 G 8 . . . 2 1 12 . . . 1 13 2 0 11 25 315 4 5 1 8 1 3 (7 1 0 12 27 0"',0280 8 G 1 2 3 3 1 4 9 9 N 0,0 15 17 3G7 3 7 . . . 4 2 7 1 1 3 9 4 0 4 17 224 4 5 2 2 9 1 1 2 10 4 G 0 10 20 292 5 G 2 2 G 2 1 3 9 0 SPECCHIC AGOSTO ANNO BAROMETRO A 0." TERMOMETRO C." STATO DElP Allozza 1 M.issima 1 Allfzz.n 1 Media 1 Allezza Minima TiDipcrat. Massima Tempcrat. j Media 1 Temperat. c„„„.| .,i.,„ 1 Nil- 1 Neb-l" Minima ''"''"'1 "'"» | vnio | bioso fc 1811 0'",7U07 0'",75U2 0-,749l H- 28,8 -+- 23,4 ■+■ 15,6 288 279 117 • ( • 15 Clo 555 439 28,7 22,0 15,0 378 168 116 . . . 16 COO 547 474 32,3 21,8 13,1 342 183 126 . . ■ 17 591 546 442 33,8 25,6 14,1 372 2G4 84 . • . 18 608 549 418 33,7 23,7 15,0 534 135 31 . . . I'J 584 540 461 32,1 24,4 17,8 291 313 88 20 606 549 494 35,0 28,4 21,3 408 239 26 . . . 21 616 55i 488 32,5 25,8 18,4 480 204 48 . . . 22 600 552 487 36,0 24,9 17,1 426 267 15 . . . 23 603 564 510 34,5 25,7 18,7 600 66 8 . . . 1821 7501 7552 7502 36,5 25,5 19,9 534 152 38 • • • 25 594 550 443 33,5 24,5 15,5 420 198 87 26 613 565 516 33,5 26,0 17,4 576 96 48 . . . 27 599 536 316 34,0 23,6 13,1 524 269 61 25 28 592 536 474 37,1 24,8 13,9 576 132 6 • . . 29 601 553 483 32,7 23,4 13,1 342 360 11 . . . 30 579 532 459 36,8 26,1 13,4 492 238 2 < < • 31 582 532 409 32,7 23,9 15,3 354 287 76 . * . 32 609 565 495 35,6 25,4 14,0 678 59 1 • • • 33 503 524 441 30,0 22,0 15,2 444 228 34 • • • 1834 7571 7537 7491 33,1 24,6 17,8 576 138 11 . . . 35 602 542 411 31,6 22,7 13,0 372 232 53 , , . 36 609 559 521 32,8 24,4 16,3 516 156 48 6 37 596 556 479 34,1 25,9 18,0 552 132 29 10 38 610 556 456 33,7 23,6 15,4 510 178 16 fl 39 543 509 454 34,4 24,0 12,6 492 198 16 . . . 40 587 545 492 31,3 24,5 17,5 492 216 10 6 41 600 550 491 34,6 23,6 14,1 486 188 24 . . 42 C19 559 512 32,4 24,1 14,0 408 304 12 . . . 43 597 558 481 31.3 23,4 16,0 534 170 12 ,1." Decennio 7603 7552 7471 32,7 24,6 16,6 424 212 66 < * . ■- 2.° » 7595 7544 7450 34,2 24,5 15,1 474 202 36 2 i 3." .. 7593 7547 7489 32,9 24,1 15,5 494 191 23 42 3 \ Trentennio 7597 7548 7470 33,3 24,4 15,7 464 202 2 AGOSTO :iELO ii Acqiia caclu(a G 1 0 1\ IN I di VENTI DOMINANTI A MEZZODI V.nln iloniinanle ncl Mtso Trm- 1 Nc- 1 Pin- Ciail 1 Milco. 1 „ . V.nlii ' KIHI. 1 '•"" N N i; 1 E 1 S E S 1 sol 0 N 0 21 30 0»',0«01 1 7 3 7 3 5 . . . 2 7 4 NE,0 16 66 1278 2 3 3 . . . 2 2 1 5 7 11 NO 24 . . . 69 955 7 4 2 5 3 . . . . . . 4 17 N 0 12 12 67 8 9 2 2 5 3 1 4 n x\ 0 IS . . . 26 247 1 6 1 . . . 0 1 2 8 13 NO 15 37 615 4 10 . . . . . . 6 4 12 3 0 G 5 65 4 2 1 2 5 2 . . . 4 14 3 0 4 . . . 2 15 1 10 1 1 5 2 . . . 1 19 2 0 IS . . . 18 196 5 8 2 1 4 2 2 2 17 1 0 8 . . . 2 185 . . . 7 2 4 . . . 1 2 (2 10 0 5 . . . 15 256 5 3 2 3 5 1 2 3 13 2 0 15 . . . 24 117 11 5 1 8 . . . 2 7 7 6 NE 12 . . . 12 235 2 3 2 4 8 2 1 3 4 7 E 32 . . . 33 290 2 7 1 4 10 1 1 1 5 8 E 8 . . . 22 160 14 4 1 2 8 . . . 3 4 11 2 0 1 . . . 30 420 6 1 5 4 . . . 10 10 2 S,0 8 . . . 4 22 2 6 6 4 ■ . * 4 11 6 0 5 22 355 1 3 . . . 5 1 19 6 0 4 . . . 2 30 2 5 1 1 10 1 G 12 0 8 30 350 4 5 6 1 3 1 2 13 4 0 7 . . . 12 340 3 8 1 1 10 ■ ■ ' 2 2 9 6 E 30 . • . 57 509 2 16 2 3 3 2 1 0 10 4 0 C . . . 12 160 . . . 5 2 5 8 i 5 7 E 5 . . . 10 520 2 5 4 2 0 . . . 1 2 0 10 NO 4 30 542 2 1 1 7 9 2 2 2 8 E 4 34 295 2 2 2 2 11 1 1 11 3 E,0 16 . . . 4 350 3 6 1 3 1! 2 . . . 2 0 6 E 11 35 740 2 5 2 1 10 . . . 3 1 12 2 0 11 . . * 0 4i0 3 6 4 9 1 16 1 0 10 14 18 660 3 5 2 17 2 1 2 8 E 2S 0"',0448 3 7 1 2 4 3 2 10 8 0 10 ■ 1 * 19 223 5 •4 3 2 6 1 3 2 10 4 0 10 . . . 23 462 2 6 2 3 9 1 1 2 8 5 E 11 23 378 3 6 2 2 6 2 2 2 9 6 0 SPEGGHIO 0 SETTEHIBM ANNO BAROMETRO A 0." TERMOMETRC 1 C.° STATO DEL ore t Allczza Altczza Media Altezza Minima Teitipcral. M;issima Temperal. M, .", c E,SE,.NO 7 . . . 36 376 1 2 2 5 3 1 1 2 :; 13 NO 12 30 231 4 2 1 5 2 4 1 lu 7 0 15 36 382 1 5 1 8 4 * . . 1 c 10 NO 15 60 322 1 5 . . . 1 4 3 1 2 8 11 NO 6 35 1105 1 1 1 3 3 1 17 5 0 9 85 914 2 4 3 3 1 1 3 15 4 0 7 10 425 3 5 . . . 1 2 3 2 21 1 0 9 21 76 1 4 2 1 3 5 1 1 14 3 0 9 78 600 2 7 1 5 2 1 2 15 4 0 21 27 222 3 7 1 1 5 2 3 10 8 0 6 26 227 4 2 2 9 5 3 1 1 6 3 NE 21 91 633 1 3 1 4 9 2 1 5 6 2 E 30 93 1090 5 2 . . . 6 2 1 2 13 4 0 5 20 153 3 6 3 2 12 1 2 6 3 E -23 72 970 6 2 9 4 3 9 2 E,0 5 127 1080 1 3 3 • . . 3 . . . 4 J8 2 0 62 455 3 3 1 3 2 2 15 2 0 6 22 95 1 5 3 . . . 5 4 2 IG . i . 0 4 114 1990 5 4 1 . . . 7 8 2 10 1 0 1 2 .... 1 1 2 1 7 . . . 2 2 13 3 0 16 19 368 2 10 1 2 3 1 5 13 2 0 G 15 220 7 1 • . . 1 8 2 5 6 7 E 1 10 5 5 . . . . . . 8 3 ^J 8 5 E,0 . . 111 630 . . . 1 5 3 2 7 12 NO 5 32 370 6 2 * • ■ 10 7 1 10 2 E.O 9 45 670 6 3 1 1 7 4 5 11 1 0 4 15 200 1 4 1 6 2 3 IS 0 10 101 2600 5 5 1 2 11 6 1 8 1 E 3 7 180 1 1 2 1 20 1 1 6 E 10 43 0'»,0525 2 4 1 2 4 3 2 II 6 0 12 60 690 2 4 2 2 6 2 3 2 II 2 0 5 36 530 3 3 1 1 8 1 3 3 10 3 0 0 9 48 582 2 4 1 2 6 2 2 2 11 4 SPECCHIC OTTOBUE ANNO 15.\romi;tro a 0." TERMOMEinO C.o SIATO Dlill nr(l Allo7za Allivr.i 1 M.i^5iill,l Mrl-,1 1 All.vza IMlMiilK) TrnipiT.il. I Ti'mpi-rat. | TrmpcTjI. ^ 1 Nil- 1 Ni'li- ■ MliuiiM !'^l"'"|Mislo 1 , , 1 1,.,,^^ 1 ISll 0'",7(iiy 0"',7J.".0 0'",7-S52 -1-22 2 ■+■ 12,9 -1- 5,2 G(i 144 318 90 15 CIG 580 483 22,5 15,0 10,0 180 204 240 18 16 GOD 552 378 25 0 15,0 0,G 300 1G8 102 30, 17 G23 539 417 20,9 11,7 C,2 54 228 201 54 18 653 671 462 23,7 15,1 5,4 336 240 108 6 19 619 538 446 24,1 16,1 9,0 210 244 160 9 . 20 C20 523 378 22.5 14,9 8,4 174 209 210 2-i 21 GiJ 601 449 21,9 14,3 7,5 330 150 150 . . 22 033 560 445 22.9 15,7 10,0 3G0 102 147 : 23 CIO 551 42G 23,2 15,0 7,5 191' 294 156 1824 7CG.1 7538 7399 22,8 15,3 7,1 270 249 99 61 25 G76 590 305 20,7 13,4 3,4 3G(i 180 114 21 26 Gl,5 5G4 423 23,1 15,7 10,3 174 258 72 96 27 597 541 4G1 22,5 15,9 7,1 222 240 CO 6( 28 CGI 685 507 24,4 15,5 1,9 390 204 10 36 29 G51 6G9 358 23,9 13,9 4,0 30G 294 18 40 30 G82 611 463 21,0 13,1 7,t 102 280 39 24 31 G.JG 599 497 25,2 10,9 8,8 45G 270 22 36 32 C80 005 523 25,0 14,5 5,2 .'il4 210 99 • . • 33 028 5G0 431 19,7 13,0 G,5 414 224 49 1834 7G88 7578 7374 22 9 15,8 5,0 GOO 90 45 . .i 35 601 533 348 21,1 12,0 4,4 300 150 186 42 36 630 655 399 24,3 15,0 2,4 383 173 90 7( 37 671 600 522 21,0 13,5 0,0 420 250 27 11 38 631 564 438 20,0 13,1 4,9 330 27C 22 2( 39 578 552 511 25,9 16,3 4,2 192 288 80 5: 40 640 547 420 20,4 13,8 0,2 300 300 49 1) 41 618 512 332 20,0 17,0 11,5 282 372 31 42 G42 548 402 19,0 12,4 0,3 300 348 38 3( 43 028 536 423 250 14,9 5,0 408 240 41 n ,1." Decennio 7G31 755-i 7430 23,5 14,8 7,0 223 205 184 2 ^ 2.0 „ 7G51 7576 7437 22,9 14,8 6,1 318 233 59 3 s '■" " 7G31 7552 7417 22,7 11,5 6,7 358 310 255 01 101 2 ~2l \ Treiitennio 7G39 75GI 7430 23,0 14,7 G,5 231 BiU'ometro ridotto a 0." SPECCHIO N." XVI. MEDIA PKESSIONE ATIOSFERICA Dl CIASCINA DECADE. NNO GENNA 0 F EBBRA 10 MARZO APRILE 1 MAGGIO 1 GIUGNO LUGLIO 1 AGOSTO 1 SETTEMBRE ) OTTOBRE 1 NOVEMBRE DECEMBRE || _^^ 1 ii 3 1 '2 3 1 2 3 1 2 1 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 1 3 1 2 1 3 1 1 2 3 1 2 3 1 2 3 7oOG mi 569 591 7515 530 633 529 7458 479 4S6 648 7543 650 480 7605 596 7391 652 7428 625 7557 525 7547 580 7500 589 7566 557 7538 478 7561 530 7557 563 7533 537 7551 525 7568 634 7542 527 7507 539 7533 574 7660 536 7576 532 7571 560 7540 583 7545 579 7613 570 7CU4 560 7567 594 7581 ;95 7524 662 7548 598 7599 549 7511 585 7509 551 7647 575 7518 587 550 596 495 551 535 613 520 529 510 512 524 493 524 513 527 524 515 644 543 556 540 005 561 578 569 512 505 635 582 591 518 591 507 500 480 672 527 615 632 535 554 544 482 562 566 542 546 522 570 551 563 525 672 577 570 536 560 530 646 622 594 483 500 526 630 620 529 543 539 646 571 493 532 504 490 656 574 557 556 542 549 565 566 530 551 545 565 554 614 584 628 534 582 622 613 534 635 1^1 523 565 578 497 562 550 546 639 520 524 551 524 548 517 544 508 527 530 540 545 536 569 580 580 578 540 498 523 508 521 588 558 484 ^1 560 542 682 614 579 564 455 549 519 620 559 516 539 502 526 517 525 575 635 529 550 562 647 540 565 566 629 558 505 485 526 501 693 602 580 538 21 469 570 652 674 614 538 540 541 477 439 494 531 537 554 529 512 540 526 539 553 554 551 548 563 557 530 551 678 560 554 613 648 589 611 628 460 528 672 S93 642 642 643 619 612 596 527 569 551 518 510 587 576 541 551 560 515 533 536 568 550 564 572 546 687 634 558 617 615 592 536 616 599 1.!, 61V 452 535 451 527 509 480 541 655 513 543 537 587 571 637 551 537 524 533 552 539 553 564 574 579 579 530 547 616 5S7 557 j 639 628 609 572 541 <2i 7591 7B19 7526 7644 7488 7538 7529 7526 7489 7503 7503 7592 7563 7531 7567 7564 7513 7524 7556 7564 7570 7552 7553 7557 7563 7690 7550 7515 7521 7574 7550 7600 7520 7576 7612 7601 ij C20 610 574 568 638 58 1 674 673 585 697 569 546 572 533 569 545 542 541 534 569 536 543 526 578 536 541 590 640 587 544 513 542 586 499 577 508 111! 528 548 6IS 636 621 025 627 590 450 688 565 501 512 530 518 540 560 589 565 541 538 554 583 559 543 577 576 531 601 659 499 515 552 519 558 568 2' 496 SII 632 563 543 565 541 518 537 585 653 535 532 524 526 486 521 542 584 548 571 560 508 540 591 570 546 564 540 521 546 557 533 570 504 594 28 636 617 644 569 605 487 508 666 487 485 631 585 535 536 521 545 570 535 533 505 502 522 540 546 553 561 586 546 594 511 611 558 617 633 643 568 29 471 509 476 589 575 516 525 521 483 469 611 496 564 517 536 522 563 536 526 540 563 570 558 541 548 510 550 541 594 573 572 564 560 621 593 520 3(i 582 477 550 477 574 588 596 596 598 541 531 553 528 525 537 563 498 520 512 554 572 525 525 544 521 521 528 601 630 602 003 572 569 478 502 489 ;i 555 564 467 593 690 510 520 540 557 517 499 481 540 545 520 506 563 530 566 544 547 606 536 652 523 549 504 545 618 628 575 538 566 561 567 554 "- 544 574 634 570 575 620 570 521 539 578 554 512 545 531 558 520 539 542 558 556 533 574 579 543 560 581 637 677 594 642 528 578 602 554 572 596 :.3 665 610 617 670 531 519 521 457 533 509 473 538 567 585 576 553 534 544 513 526 556 581 510 534 506 522 639 593 515 573 539 622 555 582 549 540 lai 7538 7569 7600 7610 7627 7663 7643 7606 7532 7562 7577 7551 7572 7550 7555 7578 7559 7580 7555 7567 7532 7530 7536 7544 7575 7610 7572 7622 7546 7500 7604 7555 7545 7611 7581 7642 35 667 653 627 574 545 536 409 682 600 611 649 540 535 526 540 573 564 524 574 557 566 550 569 511 563 531 560 523 524 551 566 554 634 593 603 601 36 623 608 611 528 543 481 543 594 527 fill 513 514 519 596 544 533 569 587 576 545 555 562 558 558 550 528 582 541 592 534 554 503 536 554 563 466 ij 621 563 551 677 593 622 526 628 495 485 469 535 523 502 532 542 537 550 531 526 530 565 573 640 526 551 560 597 631 576 545 632 548 592 574 597 38 604 550 509 528 490 460 499 544 559 529 496 456 562 502 530 539 533 553 566 571 519 557 570 641 503 576 554 590 528 574 504 568 481 561 631 601 39 513 567 519 614 582 634 656 654 501 532 564 529 511 513 522 541 584 482 523 519 498 497 506 622 526 510 517 559 547 548 538 529 499 526 528 583 40 580 637 676 515 574 639 647 541 522 515 568 591 535 493 574 577 560 543 549 528 536 557 524 552 567 516 577 562 564 517 523 511 569 570 525 655 41 477 567 566 517 553 525 647 610 578 466 601 556 562 552 560 511 532 558 542 525 514 536 555 560 549 504 551 482 555 499 645 516 559 531 515 535 42 543 687 617 621 67 1 526 558 657 527 503 636 546 531 552 538 549 549 559 548 559 519 549 585 544 646 502 497 576 536 532 518 546 505 659 629 585 43 •Dec 530 486 685 627 493 423 524 558 528 543 651 518 512 516 537 533 511 500 549 545 537 545 563 565 589 605 541 562 487 568 519 507 568 581 646 653 7567 7549 7555 7562 7587 7570 7516 7655 7644 7539 7537 7527 7536 7541 7633 7541 7541 7540 7545 7538 7546 7551 7554 7552 7560 7576 7558 7663 7553 7543 7566 t 7580 7581 7569 7573 7548 -• 1 5559 7504 7579 7564 7555 7651 7541 7528 7537 7529 7534 7546 7530 7543 7534 7540 7540 7545 7545 7550 7543 7542 7549 7544 7352 7507 7565 7579 7583 7554 7566 7567 7559 7558 7553 ■■'«t 7573 7569 7566 7571 7508 7531 7554 7540 7567 7554 7528 7526 7530 7534 7536 7530 7543 7548 7550 7543 7551 7544 7531 7545 7554 7544 7554 7549 7551 7561 7550 7546 7:.57 7552 7531 7545 757S 7580 7592 7566 7561 7562 757 1 7573 7552 7533 75 34 7532 75.i2 7539 7530 7540 7541 7544 7541 7547 7542 1 7543 7546 7550 7548 7553 7509 7559 75(i3 7501 7557 ! 7559 7504 7569 ■^ 7564 Gradl centesimal!. SPECCHIO N." XVII. TEMPERATIRI MEDIA Dl CIASCINA DECADE. I 1 ANNO GENNAIO FEBBRAIO MARZO AI'RILE MAGGIO GIDGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE KOVEMBRE DE CEMEP.E 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 1 2 3 1 2 3 1 2 1 3 1SI4 -f. 3,0 ■+■ 0,5 -1- 1,1 -t- 0,3 -t- 1,8 — 1,8 ■t- 3,4 -1- 6,1 -h10,7 -4-11,2 -t-17,2 -.-13.8 .*-l4,7 -4-14,9 -»-17,7 -1-21,7 -1-23,1 -1-20,7 -1-24,1 -1-24,0 -1-24,9 -1-26,2 -1-22,5 -1-21,4 -1-17,7 -1-15,2 -1-18,1 -4-13,7 -1-11,9 -1-13,1 1-13,6 1-7.5 1- 8,1 1- 5,2 H- 7,0jl. 3,i 15 i,i - 0,1 - 0,1 3,6 4,5 H- 8 9 9,2 10,3 13,4 18,6 11,9 12,0 16,1 22,4 21,5 20,1 22,6 21,0 22,5 25,1 23,2 20,2 21,5 24,4 20,9 20,7 18,1 16,0 14,4 16,6 6,9 8,6 4,2 4,6 - 2,ol 1,1 18 0,7 -t- 2,1 -(- 2,8 0,9 0,4 3,9 6,0 8,4 6,5 8,7 13,5 16,4 (8,7 16 5 18,5 19,1 22,4 21,0 22,4 23,7 25,1 24,4 23,0 18,4 20,1 20,7 19,4 19,7 15,4 11,9 14,5 6,9 4,2 1,2 -1- 0,9 »,) 17 3,2 1,4 7,0 6,0 5,7 8,2 10,8 7,0 8,4 10,9 8,1 9,2 15,7 19,7 18,2 22,9 23,9 23,9 27,0 25,0 25,0 20,2 27,5 23,4 22,1 21,5 20,7 16,2 S,i 9,9 10,1 10,1 6,0 V 3,1 1,1 18 1,2 2,1 3,1 5,2 5,0 9,0 10,8 9,6 IO,li 11,1 14,0 17,5 20,5 19,1 10,6 18,7 24,4 26,2 25,4 24,5 25,6 26,6 23,4 21,4 24,9 18,1 19,6 18,5 16,2 10,6 12,2 7,0 7,1 4,5 2,9 -0,1 19 - 1,0 1,0 3,9 4,6 5,3 6,5 7,0 10,8 12,4 16,0 15,5 15,0 16,1 18,9 20,0 22,6 21,9 25,0 23,2 25,1 23,6 25,4 24,5 23,4 22,0 22,7 18,7 18,7 14,1 15,5 13,5 10,0 4,7 3,1 4,0 + v 20 H- 0,2 — 2,6 2,4 2,9 3,4 7,9 6,1 6,7 10,9 15,0 17,7 15,0 15,1 23,4 23,5 22,1 22,0 24,9 24,4 26,5 27,1 28,7 28,9 27,5 24,0 20,9 16,2 15,5 15,0 14,2 10,4 6,4 4,7 4,0 4,9 IM 21 2,2 ■+■ 2,6 2,5 2,4 5,6 3,6 4,7 9,2 10,1 12,9 14,6 18,4 17,7 20,0 21,4 22, ( 19.2 19,7 24,2 23,7 26,1 27,1 24,1 26,0 24,4 22,1 21,5 16,7 14,1 12,0 9,2 8,1 9,7 6,0 M 6,1 22 1,5 3,1 4,0 6,5 4,6 7,8 10,2 14,6 15,7 10,1 13,0 17,2 18,5 19,0 20,7 26,6 27,9 26,7 25,7 25,1 29,1 25,2 25,1 24,4 23,7 22,6 19,6 17,4 16,1 13,7 13,1 6,5 9,1 8,0 1,9 - OJ 23 - 2,4 - 0,1 0,6 2,9 5,5 6,2 5,7 6,5 9,6 14,6 9,6 15,5 18,9 20,5 20,9 21,4 21,5 22,7 25,6 25,5 24,4 27,0 24,9 25,5 24,6 20,6 17,6 17,6 16,5 12,9 10,2 3,7 6,0 7,2 2,9|i. 0.J 1824 ■+■ 1,0 -(- 1,3 4,0 2,3 9,2 8,5 7,0 9,0 7,7 8,1 12,6 15,1 17,9 19,4 20,2 19,1 21,4 22,1 25,4 28,7 23,9 27,2 27,6 22,1 23,2 21,7 18,9 18,3 14,9 12,5 10,2 9,9 10,2 7,0 4,2 H 25 1,6 2,5 3,9 3,0 6,5 6,0 6,1 4,4 9,0 12,1 15,5 15,6 16,7 16,4 20,0 18,7 23,4 25,1 23,5 25,6 25,2 25,7 23,1 24,6 19,6 22,5 20,6 13,8 15,9 10,5 12,0 10,6 5,6 10,1 7,5 ^ 26 3,1 — 1,0 - 0,7 4,7 5,1 7,9 9,4 10,0 10,1 13,9 10,6 11,9 (5,9 17,9 18,0 19,5 22,7 22,6 26,9 25,6 24,2 27,2 26,7 24,0 22,5 20,7 19,5 15,7 16,6 14,9 9,7 6.2 5,1 4,7 .'/ "^ 27 5,6 -H 3,5 0,1 3,9 0,8 0,8 8,1 8,9 11,5 11,2 14,0 15,1 (9,5 18,9 20,1 21,7 21,6 23,1 26,1 26,4 26,9 26,6 23,9 20,6 18,7 18,6 17,2 16,1 17,0 14,5 9,1 6,6 3,0 2,7 4 28 0,9 2,0 + 2,9 3,3 0,0 6,7 7,1 13,1 12,6 12,0 16,2 16,0 18,1 19,7 21,7 23,1 24,4 25,0 28,5 27,1 27,2 26,4 26,1 22,1 22,5 22,1 19,0 19,1 15,4 12,4 4,7 10,7 5,2 3,1 2,li sj 29 0,4 0,9 0,1 — 0,5 — 0,1 4,8 4,9 7,5 11,9 12,5 16,1 17,5 16,9 18,1 19,2 20,0 20,9 23,4 26,0 27,5 25,5 23,5 25,9 21,0 21,5 21,1 17,7 17,0 12,7 12,1 9,9 4,9 2,4 1=2 i,i:- il 30 - 4,9 - 3,1 - 1,9 -2,6 0,6 3,5 4,0 10,1 14,4 10,2 18,0 16,2 18,5 17,2 18,5 22,7 20,6 24,7 25,7 27,7 26,9 28,6 24,5 25,3 21,6 19,2 15,5 16,0 11,6 11,7 10,2 10,2 6,5 6,6 3,l|+ l] 31 ■i- 3,6 - 0,1 ■*- 0,4 -(- 2,2 -1- 7,5 5,2 10,5 10,9 8,2 13,0 15,1 14.0 19,4 17,9 21,7 19,6 24,9 24,4 23,4 26,0 26,2 26,4 22,0 23,1 20,6 18,0 17,9 18,6 17,2 14,9 10,7 8,5 5,0 4,5 6.7 ol 32 0,5 -1- 2,3 1,8 4,8 1,6 5,8 6,1 8,2 8,9 11,0 11,6 13,0 19,5 14,2 (8,2 20,0 23,0 21,4 25,6 29,5 24,0 24,5 26,9 24,7 21,7 18,4 17,8 19,4 13,1 11,1 9,C 8,5 4,6 2,6 1,: - oJ 33 0,4 0,5 - 1,0 3,4 5,5 5,4 7,4 6,7 9.S 12,6 12,2 13,(! 18,5 23,1 20,5 19,7 23,7 25,9 23,2 22,1 21,6 21,1 23,1 21,7 17,4 17,6 18,2 13,7 14,7 12,4 10,2 6,1 7,5 5.9 4,^ 1- 4J 1834 4,4 6,0 -H 3,9 2,6 2,5 6,4 10,9 6,0 9,0 9,7 10,1 14,5 21,2 21,9 20,1 2(,5 24,2 26,5 24,6 28,1 25,5 24,2 24,9 24,7 25,4 23,2 20,9 17,8 17,7 11,9 12,9 7,1 6,1 6,2 i,7i tm 33 1,5 5,0 2,8 4,5 3,2 7,6 8,2 7,9 7,0 13,2 10,2 12,0 13,4 20,5 20,2 21,2 22,5 20,0 25,0 26,1 24,9 24,7 25,2 18,7 19,1 17,1 20,2 17,6 11,6 8,9 4,7 - 0,2 0,4 3,7 - 2,6 - al 36 — 4,1 -0,1 0,0 3,9 3,0 4,2 8,1 12.1 13,5 8,9 11,4 17,0 12,0 15,9 16,5 (9,( 23,1 25,6 27,1 27,1 24,2 24,0 25,1 24,0 22,1 15,9 18,6 18,6 17,2 11,1 5,4 + 7,1 5,1 4,7 1- 1,0 + J 37 - 1,0 -t- 0,9 •',2 2,4 4,6 5,1 2,6 8,2 5,4 10,4 10,5 14,1 17,4 15,4 16,4 2(,2 25,7 24,6 24,0 23,9 23,9 26,0 26,0 25,7 20,1 21,1 15,1 15,4 12,4 12,7 9,2 7,5 3,1 2,5 5.: 2J 38 ■+■ 0,3 — 2,0 0,1 1,9 1,8 3,3 7,6 8,1 10,2 9,9 10,7 10,9 19,6 14,4 20,1 22,7 22,1 26,6 24,2 27,4 21,9 25,1 24,1 21,6 21,9 18,0 19,9 15,4 12,5 11,6 9,9 11,2 5,5 5,2 1: OJ 39 3,5 -1- 2,3 - 0,5 - 1,0 4,7 6,4 4,6 4,0 9,7 6,9 11,0 12,4 17,9 16,2 18,4 21,6 26,7 28,2 21,7 29,0 29,0 25,2 26,4 20,6 22,4 22,0 19,0 20,1 18,2 11,1 11,0 10,5 8,6 6,2 ;.: 6J 40 1,6 0,4 -t- 3,4 -H 6,4 6,9 0,1 2,1 6,6 4,1 9,1 11,0 16,9 17,4 17,5 20,7 21,6 25,7 23,2 25,1 22,1 25,9 24,9 23,6 25,0 21,0 21,6 17,5 15,9 13,4 12,1 15,5 12,7 5,4 2,7 I. - iVI 41 0,5 >,) 0,5 0,0 4,9 5,4 5,5 12,1 12,2 10,1 12,9 18,9 20,9 20,7 23,9 (9,9 19,7 26,5 25,7 26,0 24,1 24,6 23,6 22,6 23,5 21,2 20,5 19,1 16,4 15,6 9,9 8,0 6,5 7,0 ;.! -y 1 42 - 0,8 1,2 0,1 - 1,0 1,4 5,9 8,4 10,7 9,0 9,1 8,7 17,5 14,4 15,5 19,6 21,9 24,1 23,2 25,7 25,7 24,0 24,1 24,9 23,4 21,9 17,4 15,7 15,2 12,1 10,2 4,6 7,9 3,7 5,1 ^ "1 43 ■+■ 1,4 4,5 4,3 -)- 4,9 6,1 10,1 4,4 9,4 9,5 14,1 12,0 (3,4 15,6 17,1 19,4 16,2 19,1 20,1 24,9 21,9 21 6 23,0 23,0 24,2 -1-23,6 23,4 20,0 -+-20,5 16,5 18,5 15,7 10,7 13,1 4,9 7,6 4,7 ^ l.-Dec. -*- 1,0 ■+■ 1,0 -1- 2,7 -1- 3,5 -t- 4,2 -t- 6.0 4- 7,4 -t- 9,0 -HlO,H ->-13,2 -<-13,6 -1-15,1 -1-17,2 -1-19,4 -1-19,9 -1-21,7 -t-22,9 -1-23,2 -1-24,9 1-24,8 -1-25,4 -1-25,7 -1-24,5 -1-22,4 -1-18,9 -♦-17,0 -Hl4,3 1-13,0 -t-11,4 1-7,5 1- 6,4 1.4,9 +- - ii 2.' . 1,3 0,9 0,9 2,4 3,5 5,4 7,1 8,9 10,4 12,3 14,8 14,8 18,1 18,3 19,8 20,4 23,5 23,9 25,4 26,6 26,1 25,7 25,0 22,9 20,9 20,0 18,2 16,8 14,9 12,7 9,6 8,2 5,5 4,8 -I:"! H 3.' . 0,7 1,8 1,9 2,5 3,7 6,4 6,2 8,6 9,0 10,1 10,8 14,7 17,0 17,5 20,4 20,7 23,3 24,4 24,8 25,7 24,6 24,6 24,9 23,0 22,1 19,8 18.4 16,4 14.7 11,6 9.6 7,7 5,2 4,9 2.91 -^ Trent- 1 1,0 1,2 1,8 2,8 3,8 5,6 6,9 8,8 10,1 11,9 13,1 14,11 17,4 18,4 20,0 20,9 23,2 23,8 25,0 25,7 25,0 25,3 24,8 23,2 21,8 20,1 18,5 16,7 14,6 12.4 10,.2l 7,8' 5,7 4,9 J ^HH^H i^HB^Hi ^■k^^ ^^^^ ^^^^" ^^^^* ^^^^m ^^^^™ ■ 1 GraJi centesimali. SPECCHIO N.° XVIII. TEWPERATIRV lASSIMA DI CIISCUM DECADE. ISII 15 16 r, IS 19 G t -H 9,4 3,7 3,0 6,9 3,4 ■',-1 ENNA 2 -1- 0,3 3,7 5,6 11,2 8,1 4,6 0 3 -- 4,1 5,6 14,4 8,1 6,9 Fl 1 -1- 3,0 6,3 9,4 10,9 8,1 9,1 :bbra 2 -H 7,5 8,4 5,9 10,6 11,2 9,0 10 3 -V 3,7 13,1 8,8 13,7 13,1 11,0 1 -H 6,9 11,4 18,3 18,1 15,0 11,9 viarzc 2 -1-12,4 1S,0 14,1 17,1 10,9 18,2 ) 3 -t-15,G 20,0 13,7 15,9 17,3 19,1 -i-lS,-> 24,0 18,3 17,8 21,2 iPRlU 2 -t-21,3 16,9 18,8 18,0 24,4 3 -1-20 0 17,5 21,9 17,5 22,5 22,9 25,9 ft 1 -1-21,4 16,2 24,1 24,1 25,2 21,9 23,1 AGGI 2 +24,1 27,5 22,5 28,2 23,9 D 3 +2,0,8 27,5 23,0 23,8 21,3 27,1 30,0 G 1 +26,9 26,3 25,9 30,4 28,7 lUGNO 2 3 +30.0 +27,0 27,9 28,5 28,4 29,6 31,2 30,0 30,0 33,1 LUGLIO 1 2 3 +30,9 +30,6 +29,4 27, .5 32,1 30,4 29,8 30,0 23,4 33,1 36,2 31,6 32,5 31,3 31,9 AGOSTU 1 2 3 +25,9 -.-27,8+28,8 26,6 27,5 28,7 32,2 30,3 24,4 32,5 33,7 29,4 32,1 33,7 28,4 SETTEMBRE 1 2 3 +25.0+20,0+22,4 27,1 27,3 23.3 23,6 27,1 27,9 27,5 27,5 23,9 30,4 22,5 24,6 OTTOBRE 1 1 2 3 +22,2 +17,1 +16,3 21,9 18,7 22,5 25.6 23,7 19,5 26,9 15,0 13,7 23.7 20,8 15,6 NOVEMBRE 1 1 2 1 3 +16,9 +13,1 -1-12,5 16,3 16,3 8,4 19,6 13,4 11,4 15,0 13,7 12,9 16,6 15,0 11,9 DECEMERE : 1 2 3 I + 7,9 +10,0 + 6,3 7,5 1,9 6,6 6,9 7,1 4,6 11,9 6,4 5,2 9,4 9,1 4,1 20 21 J>6 10,6 4,6 7,9 5,9 7,8 10,9 8,1 11,6 11,9 .3,7 11,9 11,6 11.2 13,4 15 6 19,0 15,3 23,1 16,2 14,0 20,0 18,0 21,9 19,4 18,1 19,1 14,1 19,4 22,2 23,8 21,7 20,4 18,8 18,7 22,9 23,5 29,8 29,7 26,6 27,9 28,1 30,9 34,6 37,3 33,1 30,9 35,8 28,3 35,5 32,1 35,0 30,4 34,0 30,0 34,5 28,8 30,9 20,8 26,0 28,1 24,6 24,1 22,5 20,0 20,0 19,8 20,0 17,5 13,4 12,9 11,3 11,9 8,1 5,9 8,8 7,9 7,5 7,5 4,1 22 2i 26 5,0 0,9 6,3 9,0 8,9 8,4 5,4 6,3 7,1 2,5 11,1 7,9 5,6 10,6 7,0 3,8 5,4 10,4 8,8 7,5 12,6 9,0 9,6 10,6 17,6 15,6 10,0 16,2 12,1 13,1 11,5 12,8 16,9 10,9 15,1 13,5 15,0 22,5 129 14,1 14,0 19,9 23,7 21,6 24,0 21,li 17,0 23,0 26,2 24,5 29,9 19,8 24,6 25,9 27,5 26,4 27,4 23,0 27,1 29,1 28,7 28,7 27,0 22.7 28,1 32,7 28,7 27,5 28,1 23,0 24,6 36,2 27,5 29,0 30,7 30,6 28,4 34,7 30,3 30,0 33,5 30,9 30.6 35,0 32,1 31,5 31,0 32,3 29,4 32,5 34,4 38,9 31,6 32,1 31,3 35,9 31,9 32.5 35,1 31,0 32,5 35,0 31,5 35,0 33,5 33,5 32,1 33,5 33,4 36,5 306 32,5 31,9 36,0 31,8 29,0 33,3 30,9 29,8 31,9 32,9 30 0 23,4 27,8 27,5 31,0 28,8 29,0 27.9 26,2 25,1 25,0 24,4 23,6 28,1 25.0 21,9 22,9 23,3 22,8 18,8 23,4 18,8 21,6 21,6 21,5 20,8 20,5 17,5 17,5 19,1 18,1 20,2 20,0 13,9 13,9 18,1 13,6 17,6 13,6 12,2 16,6 9,6 16,2 19,1 10.8 15,0 11,3 10,6 15,6 14,0 10,0 10.0 13,4 11,2 9,6 15,9 10,0 6,2 8,0 8,7 9,1 10,2 8,6 15,0 1 6.^ 9,. 8.3 8,1 16,4 16,6 20,2 18,5 21,0 21,2 23,9 2i,8 20,0 30,9 28,5 30,0 31,9 31,4 33,3 34,0 31,9 29,8 21,4 21,9 24.0 20,0 22,5 19,9 13.0 10,6 9,6 7,5 7.8 llJ 20 30 6,6 5,6 8,8 6,0 13,6 13,4 18,8 18,5 17,2 23,7 23,5 25,9 27,5 20,8 30,3 32,3 30,0 30,2 34,8 34,7 35,1 37,1 31,6 29,3 32,7 26,0 24,4 20,0 18,5 10,0 15,9 12,,5 7,8 9.0 12,5 0,0 - 0,2 1,9 4,8 4,8 4,8 8,1 4,4 11,0 9,8 10,0 11,9 13,3 17,8 IG,3 22,3 18,4 22,8 21,2 23,4 24,0 24,4 23,1 27,3 23,5 28,2 24.8 32,2 33,0 30,4 28,1 27.5 31,5 34,4 32,8 33,7 35,3 34,8 36,0 34,0 29,8 36,8 32,8 35,9 30,9 33,8 27,5 31,0 28.1 20,0 22,3 23,5 23,9 21,0 18,7 19,0 16,6 18,1 14,0 16.0 14,4 17,7 9,0 10,2 9,0 12,5 - 3,7 6,5 2,2 6,5 il -1-9,4 4,8 6,0 12,5 8,7 13,5 16,0 20,2 14,7 18,5 23,5 20,0 24,4 24,4 25,2 27,5 31,0 32,2 31,0 34,0 31,6 32,3 29,5 27,8 27,9 21,8 23,7 25,3 20,6 20.0 15.2 14,0 11,2 8,8 11.5 6,2 j2 6,3 6,5 6,3 9,8 7,8 11,3 11,9 15,0 18,1 21,5 19,8 19,4 29,0 20,8 24,8 23,3 30.3 28,3 32,5 37,4 32,5 31,2 35,6 34,4 31,3 31,0 21,4 23,0 20,0 15,2 14,0 14,7 7,5 7,8 7,5 5,0 a -1,0 5,0 6,0 8,5 11,9 10,3 13,5 13,1 18,1 20,0 18,1 18,7 2G,9 29,2 29,4 23.1 30.5 33,3 32,0 28,5 27,5 27,2 30,0 28,7 21,9 22,5 23.7 1S,1 19,7 16,5 15.7 11,2 10,3 10,3 8,7 13,4 IMS 12,5 9,8 10,3 7,5 9,8 14,5 21,0 21,5 18,5 17,9 19,0 21,5 29,8 31,1 30,6 29,0 34,i' 35,0 31,9 37,0 32,7 30,3 32,6 33,1 31,0 28,8 27,8 22,7 22,9 20,6 17,3 15,0 10,6 12.7 5.2 7,5 3:> 7,5 14,1 9,4 11,5 10,0 13,3 14,7 10,3 15,6 21,5 18,7 18,4 22,7 28 2 27,5 30,4 29,8 29,0 33,5 31,5 31,5 31,1 31,8 23,4 23,7 21,5 23,2 21,1 18,5 13,7 10,9 3,6 6,2 7,1 2,2 5,0 36 0,4 3,8 5,0 8,4 7,5 13,5 13,3 18,G 20,0 20,0 17,5 23,0 18,4 25,0 27,1 25,5 31,1 32,9 35,1 SI, 8 32,5 31,4 32,1 32,7 30,6 25,1 23,3 24,3 21,0 18,6 11,2 11,6 8,7 10,0 14,0 11,5 3; 3,3 4,0 7,2 7,2 10,5 10;2 7,9 11,7 12,7 17,2 10,0 21,0 25,5 227 27,1 28,1 34,9 33,5 32,7 31,2 30,2 32 7 33,5 34,1 26,2 269 25,2 21,0 17,5 18,7 17,7 11,2 7,5 6,1 8,4 7,1 38 3,7 2,5 6,5 5,5 6,2 10,9 13,5 15,9 18,4 19,1 20,5 17,5 26,2 22 6 28.9 29,9 30,1 32,9 31,2 33,4 30,9 33,6 33,7 30,0 29,4 23,1 23,0 20,0 17,5 17,6 14,1 15,9 12,2 8,5 6,3 5,0 39 9,1 7,3 4,0 8,6 12,5 12,0 10,9 10,4 1G,2 12,5 19,6 21,7 23,2 23,5 27,2 28,1 31,4 36,2 31,9 33,9 36,3 33,5 34,4 28,8 2S,5 30,0 23,0 25,9 23,7 18,1 16,1 11,4 11,7 10,7 10,9 11,0 40 5,2 6,4 11,1 9,8 to,o 6,0 12,1 14,4 12,2 14,2 16,5 23,2 20,3 22,0 27,1 29,1 33,4 32,4 32,5 30,6 33,7 31,2 29,1 30,4 28,4 27,5 22 9 20,4 18,6 19,1 19,4 19,0 11,5 7,1 4,4 3,4 41 9,0 5,9 4,4 6,6 11,2 10,6 13,9 17,4 19,1 15,0 20,4 25,6 29,2 28,7 32,1 29,6 20,7 34,6 33,7 33,2 31.0 34,0 30,7 31,9 29,1 27,7 27,4 26.0 21,0 20,2 14,9 13,1 14,2 12,5 9,9 14,8 42 3,7 5,2 5,2 2,5 C,(l 10,7 14,9 19,0 19,0 18,2 17,2 24,4 22.0 22,1 27,2 28,8 31,0 32,5 33,7 33,7 33,7 30,G 32,4 32,1 29,0 22,9 21,2 19,5 19,6 16,0 9,8 13,1 12,9 9,0 10,6 9.4 a 9,6 12,2 1(,9 11,2 9,1 11,2 13,0 10,2 16,9 21,2 22,2 23,6 20,9 24,7 23,2 28,4 26,9 28,8 32,9 29,4 28,5 31,2 29,6 30,3 +30,1 30,3 27,9 25,2 25,2 +23,3 25,6 +19,7 17,5 20,2 9,7 12,9 10.6 8,5 9.4 + 5,6 -t- 6,0 -»- 7,0 ■+■ 8,5 -1- 9,6 -1-11,8 -1-13,3 -1-15,9 -t.l7,G -1-20,1 -»-20,6 -1-21,8 +23,1 +23.9 +28,8 +28,4 +29,2 +30,5 +32,2 +32,3 +31,0 +31,8 +3l,C +29,0 +28,5 +23,1 + 18,1 +16,5 + 13,4 +11,4 + 9.3 + 7,3 + 6,0 0.2 5,4 6,4 8,6 9,6 11,3 13,7 1G,3 18,1 19,3 21,8 21,4 23,5 23,3 28,6 28,6 29,8 32,0 32,8 34,5 32,0 32,9 33,2 31,0 27,7 27,3 24.6 22,3 20,3 18,3 14,7 14,5 11,0 9,9 8,3 B.. ■■tit. 6,4 7,1 7,S 7,9 9,3 11,6 13,9 16,4 16,9 17,7 18,8 22,2 24,7 25,0 28,0 28,7 31,2 32,8 32,9 32.6 33,5 32,1 32,0 32,0 30,9 28,6 28,1 26,1 23,0 22,6 20.6 18,0 15,2 12,7 13.3 11.1 ■ 9,4 1 8.0 8,4 e,! 6,2 7,0 8,3 9,5 11,8 13,6 18,3 17,5 19.0 20,4 21,8 24,4 23,4 27,1 2S,6 30,1 31,8 3,3, t 3 2,1 32,2 32,3 30,8 26,6 21.9 22,8 20,2 18,1 '■"■'■" 11,2 0.' 7,S 7,5 SPECGHIO N." XIX. I Gradi centesimal!. TEMPERATIJRA MINIMA DI CIASCLNA DECADE. lANNO GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DECEMEKE 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 1 3 1814 — t,2 — 2,2 — 1,2 - 4,2 _ 3,6 - 7,5 - 0,1 -H 3,1 -+- 7,5 -t-10,6 ^-10,0 ■i- 6,4 -1- 6,0 ■*■ 7,5 -t-13,2 -1-16,2 -4-17,6 -4-15,2 -4-19,0 -4-16,9 -4-20,0 -1-19,9 -4-(7,8 ■4-(5,6 -4-l(,2 -4-10,0 -4-(4,4 -4- 7,5 -4- 5.2 -4- 8,9 -4- 8,6 -4- 3,7,-4- 4,4 — 0,4 -4- 2.9 -4- 1,0 15 0,6 6,2 6,0 0,9 -H 2,2 -f 4,0 -t- 3,0 5,0 8,6 11,9 8,1 7,1 11,2 17,5 16,2 (4,1 (8,9 16,0 13,1 17,5 (3,( 15,0 15,2 20,0 13,4 11,5 (3,( 10,5 (0,0 12,5 1,5 3,5 — 0,7 -4- 0,6 — 2,5 - 5,0 16 ■«,7 1.2 4,7 1,6 _ 6,0 — 1,7 - 1,9 2,5 - 0,3 0,4 7,5 11,2 14,0 7,5 13,1 12,1 (7,5 14,4 14,1 17,1 18,1 19,4 14,6 (3,( 15,4 (4,4 11,9 14,4 9,4 6,6 9,7 3,0 -4- 2,( -6,9 4.2 ■2' 17 1,6 2,5 -4- 0,4 -1- 1,2 -.- 0,9 -t- 2,6 -1- 2,5 0,6 ■+■ 2,0 1,9 0,9 1,2 6,2 10,0 12,1 12,9 (6,2 18,1 21,2 17,9 18,7 14,1 19,4 17,5 16,0 17,5 15,6 10,0 6,2 6,2 3,8 6,6 0,9 +■ 1,2 0,0 i.i 18 3,5 3,7 — 1,0 1,2 — 0,2 3,1 5,0 6,6 3,7 2,9 7,9 9,6 15,0 14,8 12,5 11,2 (9,0 20,0 18,7 16,9 20,0 21,2 15,4 15,0 14,6 12,1 12,1 (3,5 6,2 5,4 7,1 3,1 2,5 - 0,4 0,2 4,2 19 6,2 3,5 2,2 0,0 -1- 0,9 1,0 3,1 5,0 6,9 9,1 8,1 8,0 10,9 11,1 15,9 (7,1 15,0 18,4 20,9 18,6 16,9 18,5 19,6 17,7 (6,2 18,1 (2,9 13,4 9,6 10,4 9,1 7,2 — 0,4 ■4- 0,6 + 0,2 i ^-^ 20 8,5 10,9 2,1 - 1,6 - 0,4 3,4 2,1 2,1 4,1 8,4 11,9 8,7 7,5 18,1 18,8 (8,4 16,2 15,9 16,9 18,8 20,0 23,8 23,7 2(,2 (7,5 15,0 (0,9 11,2 9,0 8,4 5,6 2,5 0,0 - 4,0 1,6 2,9 21 2,5 1,2J 2,7 3,4 0,0 — 1,2 - 2,( 2,2 6,0 6,0 8,7 12,5 13,7 15,0 17,1 15,6 12,2 11,6 17,2 18,8 20,0 20,9 (8,4 20,0 19,4 15,0 15,6 13,1 8,7 7,5 2,5 1,5 -4- 6,2 -^ 0,9 - 0,5 2,1 22 H- 1,6 1,6 0,4 -1- 0,9 -t- 0,2 -*- 2,1 -H 3,7 5,9 9,0 3,2 6,6 11,9 10,0 13,1 13,1 21,3 20,6 18,5 18,4 17,5 21,6 17,6 18,1 (7,9 16,2 15,0 13,7 (2,9 11,7 10,0 10,0 0,2 5,9 5,0 3,1 5,6 23 - 6,6 7,5 6,0 — 2,1 0,9 2,1 1,0 0,4 0,0 8,1 2,5 7,5 10,9 11,9 14,1 16,9 13,7 17,1 19,4 17,1 15,0 19.1 18,7 18,7 14,4 13,7 10,0 12,5 11,2 7,5 4,7 - 1,0 — 0,2 0,2 2,0 m 1824 5,0 3,6 1,5 2,5 0,9 4,7 0,6 3,5 3,7 3,5 7,6 6,9 11,2 12,7 12,6 11,0 13,0 (6,0 17,5 15,7 16,1 24,4 25,6 19,9 16,6 16,2 10,6 14,8 7,1 7,5 5,0 -4- 3,5 -1- 3,5 2,2 + 0,5 0.7 25 3,3 1,5 0,0 4,9 0,0 - 1,5 0,0 - 1,1 0,0 4,7 5,2 8,0 14,9 6,1 12,5 12,5 17,7 15,2 16,4 18,6 16,4 19,4 15,5 16,9 ((,9 16,5 11,9 8,4 9,7 3,4 7,6 2,9 1,0 6,9 1,9 '+ 2 7 26 0,1 8,1 3,7 -«- 1,0 - 0,2 -f- 3,1 -*- 2,7 -H 2,5 3,1 4,0 8,5 6,5 7,5 10,4 11,4 13,7 11,4 1(,( 20,4 18,5 15,9 20,4 2(,6 (6,2 17,4 16,1 (3,( 10,6 (2,2 10,2 2,4 1,5 1,6 1,6 2,2 - 2,4 27 ■*■ 1,1 4,4 6,7 0,0 0,6 - 4,7 — 0,5 0,4 2,7 1,2 9,0 10,2 13,9 13,7 15,5 23,7 (4,4 13,5 20,4 17,9 19,4 19,0 17,5 (3,( 13,4 11,7 10,4 12,4 12,1 ',1 6,5 2,2 — 1,6 -2,5 - 1,6 0.0 28 - 8,8 2,7 3,4 - 1,2 6,0 -t- 1,5 -*- 1,0 6,0 6,4 6,9 9,7 10,2 11,5 12,0 15,6 16,2 (6,5 15,6 21,2 19,( 16,5 19,0 17,9 (4,3 16,5 10,4 11,7 13,1 9,0 1,9 — 0,1 5,6 -1,2 2,1 2,7 1,(1 29 3,1 3,5 3,1 7,5 9,0 1,6 - 0,6 2,2 7,1 6,4 9,4 10,5 9,0 11,2 14,4 1(,0 15,2 16,5 18,7 19,6 15,2 18, ( 17,7 13,( 15,0 14,1 13,5 9,1 7,5 4,0 + 4,1 — 2,9 -5,5 5,2 2,5 6,^ 30 10,4 16,9 12,1 10,0 11,6 — 2,2 2,5 4,4 7,1 10,0 9,1 9,4 11,6 11,9 10,2 15,0 13,1 18,4 15,2 19,0 19,6 18,7 13,4 17,1 (2,7 12,5 (0,6 11,9 11,5 7,1 4,7 ■*. 7,2-4- 3,5 -1- 1,9 0,0 0,9 31 0,6 3,5 5,0 4,0 -t- 0,6 ■+■ 0,6 -H 6,5 6,9 3,5 9,4 8,7 9,0 13,1 10,4 12,2 12,2 17,2 15,2 (8,5 (8,7 21,2 20,0 15,3 (7,4 14,6 12,2 12,7 14,0 12,5 8,7 6,2 3,4- 1,2 - 1,9 -4- 0,6 3,7 32 4,4 3,1 2,5 0,6 — 2,3 0,6 0,0 2,9 3,5 0,6 2,5 6,7 11,7 6,0 10,0 14,0 16,2 15,0 17,7 2(,2 14,0 17,2 (9,4 (4,0 15,0 11,6 9,7 12,2 6,^ 5,2 6,0 4,7 -4- 1,5 1,2 — 2,5 5,6 33 2,6 4,2 7,5 1,2 -1- 1,2 1,0 2,2 2,7 3 7 6,0 6,6 7,7 9,1 15,2 14,1 12,5 17,5 19,6 15,6 (5,9 15.6 15,2 (8,( (5,4 12,9 13,1 13,5 10,0 8,9 6,5 5,2 5,0 4,4 -f- 2,7 -4- 0.2 0,0 1834 0,6 0,0 0,0 3,1 -4,4 1,0 1,5 - 2,2 1,9 5,0 2,5 8,7 14,2 14,1 10,2 14,4 15,5 16,6 19,0 21,0 17,0 (7,8 (9,8 (9,8 19,6 16,5 12,5 11,2 11,0 5,0 6,2 1,9 0,7 0,2 — 1,6 2,9 35 2,9 0,6 2,2 35 1,0 2,1 2,2 -t- 0,3 0,4 4,7 1,6 4,7 7,5 14,2 13,5 14,0 16,3 10,2 15,9 2(,2 16,2 18,7 (8,5 (3,0 12,5 (3,0 15,1 14,2 5,7 4,4 — 0,3 - 5,9 - 3,3 0,1 6,6 ILcJ 36 9,0 4,0 5,4 1,2 1,2 0,0 2,7 5,6 6,2 2,5 5,6 11,2 4,0 7,4 6,9 12,2 17,4 17,1 20,0 2(,2 14,4 17,2 (7,0 (6,2 15,1 10,0 (2,0 13,2 12,4 2,4 1,0 -4- 4,5 -4- 1,9 — 0,1 2,2 2,5 37 6,0 4,5 -4- 0.6 3,1 -t- 6.0 0,0 — 1,6 2,2 — 1,3 5,1 5,0 8,5 9,8 6,5 7,8 13,7 18,7 17,8 18,0 15,0 16,6 18,0 20,9 18,( 11,5 16,0 8,5 9,6 6,6 11,4 -4- 4,9 2,4 — 2,1 0,3 0,0 1,9 38 5,3 8,6 - 6,4 2,0 — 3,3 — 2,5 H- 2,1 1,9 t- 4,1 1,9 3,0 3,6 17,6 7,0 12,9 12,9 14,0 20,4 18,0 (3,5 13,0 15,9 (6,5 (5,4 (3,0 14,3 15,3 9,4 6,6 4,9 6,3 8,1 0,5 -4- 1,6 0,9 4,^ 39 0,4 2,1 6,3 7,5 -H 0,6 -H 1,2 — 1,0 0,0 1,6 2,8 3,5 7,5 12,6 9,7 10,2 14,4 (9,( 16,0 12,5 2(,5 22,4 18,0 20,4 12,6 (5,2 15,0 14,0 14,6 14,1 4,3 6,5 7,5 -4- 4,8 2,5 •^ 2,2 -4- 0,4 40 4,8 7,0 2,3 -f- 2,5 1,2 - 4,2 3,5 0,6 — 2,2 2,9 7,5 10,2 11,9 13,1 8,5 14,4 (6,6 16,0 16,9 14,0 18,5 19,4 17,5 19,5 15,0 15,4 (2,6 11,2 8,5 6,2 10,2 8,7 - 0,4 -2,2 — 1,5 - 2,5 41 4,0 3,8 3,9 — 5,6 0,2 0,2 0,9 4,8 -*■ 4,2 6,2 7,3 8,8 12,9 14,1 17,1 11,2 (4,0 18,6 16,5 18,1 16,5 14,6 17, ( 14,1 17,2 15,2 15,2 12,3 12,0 1(,5 6,2 3,4 + 2,7 -4- 4,4 -4- 2.0 ■1-0,2 42 5,9 5,0 3,5 5,3 - 3,5 -+- 1,0 + 4,1 5,3 2,7 1,0 12,5 11,3 7,8 10,9 15,4 15,3 17,4 17,1 18,8 20,0 13,5 14,0 (9,4 17,7 16,5 13,1 10,0 8,4 7,5 6,2 0,3 0,6 - 0,6 1,9 — 1,9 - 0,3 43 6,0 0,6 H- 0,2 0,0 0,4 6,5 — 0,9 3,1 4,0 6,5 4,3 6,6 10,0 10,0 13,1 14,0 12,8 13,4 16,5 15,2 15,6 17,3 (6,0 (9,6 15,2 13,1 7,5 10,0 7,1 5,0 4,1 0,0 -4- 1,2 0,0 3,2 4,7 Meili l.-Dec. - 3,4 - 4,0 - 2,6 - 1,0 — 0,5 -H 0,8 -H 1,6 -t- 3,2 -t- 4,8 -1- 6,1 ■+■ 7,2 -f 8,4 +10,5 -t-12,6 1 -4-14,6 -1-15,6 -4-16,7 -4-16,5 -4-17,9 -4-17,7 -4-18,3 -4-18,9 -4-(8,( -4-17,7 -4-15,5 -4-(4,2 -4-(3,0 -4-((,9 -.- 8,7 -4- 8,3 -4- 6,3 -4- 3,0 + 2,1 - 0,3 -0,8 -3,3 2.' . 3,7 6,1 4,5 3,1 2,7 0,5 0,9 2,9 4,0 5,6 7,6 8,5 11,3 11,0 12,8 14,2 15,5 15,6 18,2 18,4 17,0 19,( 18,2 (5,7 14,6 (3,4 1(,8 1(,6 9,7 6,2 4,8 3,3 0,8 + 0,1 0,4 1,1 3.° . 4,5 3,6 2,9 2,9 0,6 0,5 0,5 2,2 2,2 3,9 5,3 8,1 10,8 10,7 11,6 13,6 16,2 16,3 17,2 18,1 16,4 17,1 18,3 (6,6 15,1 (4,2 (2,3 (1,4 9,1 6,( 4,3 3,( 0,4 0,8 1,3 3.9 Trent. - 3,9 — 4,2 - 3,3 - 2,3 — 1,3 0,6 1,0 2,8 3,7 6,2 6,7 8,3 10,9 11,4 13,0 14,5 16,1 16,1 17,8 18,1 17,2 (8,1 (8,2 (6.7 (5,( (3,9 (2,4 11,6 9,2 6,9 5,( 3,1 1,1 0,2_0.8|-2,;| ^ i ^ y r/ ^X'f* \ r/'./ C_3 s 1 1 ll\J^4^s| — pw^" 1 ^ .1 H^ I / 4/ f4^- 1 Tt 1 1. V \ \ .> ^^ 1 V.' V.-. N S S> ^ ^ ^ 1 1 J m ^^ !S tS W [s, I^ '^.'^ wnr N.° xiir. OTTOBKE CIELO Acqiia - caduta GIOKNI di di YENTI IJOMINAMI A MLiiZOUi VtBlO doriiinintc noral. 1 .„si. I v„5o Gran | Melro Vi-nlo 1 Kicll ■ Ccio N N E 1 K 1 S E 1 s 1 S 0 j 0 1 N 0 Mrst 3 6 12() 93 138 0",lO.".l 354 7 85 1 1 1 1 • • • 1 1 1 3 ... 1 2 2 2 1 ... 1 1 3 2 1 1 ... 1 5 1 e 2 3 2 5 11 1 4 5 G 2 4 3 1 2 15 1 3 3 2 1 1 1 3 7 1 10 10 -N 0 N 0 12 6 192 48 1615 282 2 2 4 •> J 1 2 1 7 15 14 12 NO 0 27 ■ • . 58 830 4 .\ 2 . . . 2 14 9 0 4 87 108 97.- 990 4 4 .j 3 1 1 4 4 G 17 14 2 U 0 12 CO OG C20 737 3 1 1 1 1 1 1 3 23 25 1 0 3 9 CO C3 144 144 29 350 SCO CS4 720 110 2 3 1 1 2 1 1 1 1 3 4 2 2 2 1 1 2 1 1 1 5 3 6 9 4 ;: 15 9 11 4 7 3 2 2 0 0 0 so,o E,0 6 6 5 3 6 • • . 80 27 0 18 51 387 270 495 75 355 1 1 2 1 3 1 3 1 1 1 2 4 2 2 5 4 4 13 14 12 14 21 3 3 5 1 1 0 0 0 0 0 3 9 G3 15 385 8 4 2 1 1 1 1 2 19 4 1 6 0 0 7 2 19 870 1 1 3 3 IG 7 0 ... 23 30 225 475 1 1 5 1 6 1 9 1 10 1 7 1 4 1 G 4 C 1 2 3 3 4 10 10 3 G 0 0 3 5 6 130 12 53 28 28 1000 75 405 200 340 G 5 2 3 2 1 1 3 3 1 1 1 1 1 4 3 3 G 10 15 10 7 17 9 3 7 C 1 0 0 0 0 0 ... 1 6 1 3 IG . . . 0 7 101 0'",0827 1 2 1 1 2 2 3 13 8 0 3 1 03 401 1 1 2 ' • • 1 5 1 2 3 14 3 0 2 U 40 459 3 2 2 1 7 1 2 2 12 4 0 4 0 08 T 5G2 . vir ' 2 2 1 4 1 2 3 13 5 0 SPECCHIO NO\Elir.RE ANNO BAROMETRO A 0." TERMOMETRO C.° STATO DEL ore AUczza AMczz.l Mocha 1 Allczza 1 Mill nit a TrniptTut. M.T*isinia TrmpiTat. 1 Ti-nipnat. Media 1 Minima ScTrilol Mislo 1 ^'!' 1 ,'^''''" 1 1 volo 1 Imikso 1814 0",7G.-,0 0"',75.J3 0"',7435 ■+. 1G.9 -f- 9,G M- 3,7 IG2 138 18U 180 15 704 577 442 ie,2 G,G — 0,8 144 144 243 5 5 IG G75 5il 430 15,7 8,5 - 2,0 180 IC5 120 141 17 G95 621 652 15,0 8,7 -+- 0,9 30G 132 126 138 18 CCS 679 451 1G,6 8,6 2,5 48 144 138 283 19 62G 517 421 17,5 9,4 — 0,4 108 178 134 144 20 G15 540 403 13,4 7,1 0,0 ISO 180 216 69 21 677 617 478 15,9 9,1 -+- 1,5 27G 192 87 156 22 670 608 475 1G,6 9,6 0,2 144 150 222 180 23 G80 608 457 18,1 6,6 - 1,0 276 234 138 50 1824 7672 7559 7420 16,3 10,1 -t- 3,5 402 1C8 102 30 25 652 547 4G8 19,1 9,4 1,0 234 210 201 18 2G 607 522 423 13,6 7,0 1,5 114 198 105 102 27 636 545 420 15,0 6,3 - 1,0 24G 216 21 204 28 669 595 523 15,9 6,9 0,1 192 216 30 222 29 650 503 503 14,4 6,8 5,5 192 342 49 30 30 640 581 624 17,7 9,0 -t- 3,5 252 120 102 213 31 639 560 434 15,2 8,1 - 1,2 198 27G 48 170 32 640 5G9 439 14,7 7,3 -+- 1,5 9G 210 162 126 33 633 572 423 15.8 8,0 4,4 258 100 98 130 1834 7650 7568 7477 17,2 8,6 0,8 234 204 156 36 35 682 585 494 10,9 1,6 - 5,9 78 198 84 297 36 646 531 387 11,G 6,9 1,0 318 145 78 114 37 670 541 349 17,8 6,2 2,1 288 246 61 58 38 613 514 3Ge 15,9 8,9 0,5 144 376 59 36 39 621 523 438 1G,1 10,0 -*- 4,8 78 265 132 113 40 642 534 444 19,4 11,6 - 0,4 282 348 43 12 41 690 572 415 14,9 8,1 + 2,7 3GG 288 21 32 42 638 523 393 13,1 6,4 - 0,6 78 3 58 74 125 43 599 531 395 203 8,6 0,0 282 222 101 70 ^1." Decennio 70G7 757G 7402 ■+■ 1G,2 -1- 8,2 -f- 0,5 183 IGG ICO 140 ._ I 2.° » 'T3 1 7G44 7561 7458 15,8 7,8 0,7 198 212 92 114 S 3." „ 7019 7542 74IG 15,7 7,5 - 0,2 215 199 2G4 214 81 111 89 V Trentennio 7653 75G0 7442 15,0 7,8 ■4- 0,3 118 i 1 INOVEMimE CIELO di 1 Pio- 1 vnsr) Acqiia cadula G 1 0 li >J I di VliNTI DOMINANTI A MEZZODi Vrnln *li)n)in.inte (III Mcso Tfin- 1 Nc- p(H-;il. 1 vnsn Vrnl.1 ! lilrll. Colo N 1 IN E 1 E 1 3 K 1 S 1 S O 0 j N 0 GO 0"',0200 2 . . . t 2 3 4 2 12 G 0 . . . 9 120 8SG 1 . . . 1 . . . 1 . . . . , , 1 0 21 KO 30 78 18 599 205 4 1 2 5 (> 18 10 II i\ 0 0 102 507 1 ■ . . , , , • t • 25 4 0 ■i 12 no 1100 4 4 1 . . . 1 1 2 22 1 0 09 472 1 . . ■ . . . . . . 1 . . . 25 0 9 173 1 . . . . . . . . . • . • . . , 2 21 7 0 G 18 300 1 . . . • . . . . . 2 20 1 0 22 91 1 . . > 3 4 3 23 2 0 18 30 5 . . . 2 . . . 4 3 20 1 0 . . . .17 138 3 2 . . . 3 4 9 8 1 S 0 . . . 9 192 7(8 1 . * . . . . . . . 4 2 14 8 1 S 0 3 18 12 93 . . . 1 3 3 1 1 1 21 2 0 22 48 G80 2 1 . . . 2 2 . . • 23 1 0 33 71 595 1 8 0 . . . 1 1 1 20 . . . 0 33 312 4 1 . . . 1 1 • . > 24 1 0 9 19 • • > • 1 2 1 1 1 . . . 21 3 0 8 lis 695 . . . ... i 1 G . . . . . . 15 i 0 7i 025 1 . . . 3 2 1 . . . . . . 22 0 90 570 1 . . . 2 . . . 3 1 1 .0 3 0 39 21 390 . . . 22 . . . 2 5 . . . 18 4 0 . . . GO 580 1 1 1 2 . . . 1 3 11 G 0 2 0.5 520 2 ... 3 3 3 17 G 0 18 87 090 . . . ... 3 1 2 '» 3 12 9 0 fO 123 1905 2 4 . . . 3 4 1 21 0 . . . 3.i 3;!0 C I 2 . . . 1 5 19 0 13 110 3 2 . . . 4 22 0 15 81 805 1 1 5 G 17 0 45 445 1 3 2 21 0 0 C Oi 0'°,0473 2 1 0 0 1 0 I 2 18 0 0 9 6i 382 2 0 2 2 1 2 1 3 19 0 1 7 G3 637 2 0 3 3 0 2 1 2 IS 3 0 1 7 6t 497 2 0 2 1 ' 2 ' 2 18 4 " SPECCHIOI DEf.EMIir.E ANNO BAROMIiTUO A O.o TEUMOMETRO C.° STATO DEL ore Altr/Z.l 1 M.issiina 1 Alli/za 1 Mi'cli.i 1 An, ^ C Etltin hc'. / Flu /I m9Sli)99()^ ^^bm^M^ ^Q9.9S^2^i INDICE Eriiete MALAGUTf. ComideTazioni Anatomiche inlorno la Corda del Tim- pano. Tav. 1 pag. 3 DowENico Santagata. Nola di aggiunta alia Metnoria inlorno all' origine delle Argille Scagliose » 27 GrAjiBATTiSTA Belletti. Delle malaltie che daW Aprite 1854 a tulto Marzo 1855 hanno dominato nella Cilia di Bologna w 35 Lorenzo REsriGur. Considerazioni sulle equazioni generali dell' Eguilibrio dei Fluidi » 63 Carlo Massarenti. Osservazioni sul tnodo d' applicare la leva di prima genere nella riduzione delle Lussazioni Traumaiiche del Femore. » 71 Giuseppe Bertoloni. Nolizie inlorno alle alluali coUivazioni de' Bachi da Seta nel Bolognese » 95 Li'iGi Caiori. Sul corso e i^utla distribttzione delle Arterie della Caviia del Timpano ne' Chiroptcri, negli Jnseltivori e nei Rodilori. Tav. 2, 3, 4. » 105 Gio. Battista Fabbri. Alcune Considerazioni Ostetriche inlorno alia PeM. Tav. 5,6 » 133 Miciiele Medici. Elogio d' Ercole Lelli. Col rilratlo w 157 Francesco Rizzoli. Operazioni Chirurgiehe per la cura radicale di alcune Ernie addominati esterne » 187 Marco Paoliri. Saggio di alcune esperienze sul Midollo Spinale. . . » 207 MaurIzio Briguenti. Sul Reno Bolognese, co' suoi influenti alluali e dopo gV influenli futuri j e sui provvedimenli da prendersi ») 227 Gaetano GiovANiNi. Slorio di una Elefantiasi degli organi sessuali eslerni virili, operata con successo slabilito in Bologna nel 26 Agosto 1836. Tav. 7 , 8 , 9 , 10 » 263 Antonio Alessandrini. Cenni suW Anatomia del Dasipo minimo Desmaresl , Dasypus Sexcinclus cl Octodecim Cinclus Linn. Tav. 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17 ). 286 ANTONii Bertolonii. Miscellanea Bolanica XVII. Tav. 18, 19, 20, 21, 22 w 341 Gaetano Scarzi. Allro Pensiero alia Pietrificazione degli Organici Ani- mali )) 363 Antomo e Domenico Santagata. Dei Carhoni e Legni FossUi del Bolo- gnese pag. 385 J. Jos. BiANcoNi. Spccimina Zoologica Mosambicana. Fasciculus JX. Tab. 23, 24, 26 » 403 Lorenzo RESPi'cni. Notizic sul Clima Bologncse dedotle dalle Osservasioni Meteorologiche fatte neW Osservalorio delta P. Universila, nel tren- tennio 181i-1843. Tav. 2G, 27, 28, 29 w 423 Lorenzo Della Casa. Sulla Causa delle Correnti indotte net circuiti melal- Uci. Tav.30. . . , » 485 y ..^'S ;■?/ i ERRORl CORREZIONI pag, 253 u 258 )j id. M 260 ), 261 » 264 }, 269 )• 273 ») 275 » 279 » 282 antiflogistici liD. 9 c 10 deir inccssante » 29 Orolielassia . . . » 31 i piik atlivi dinariL » 12 die la cule . . . ,) 2 ( V. la (c) Tav. 8) n 22 sollevatola alquanto )) 22 cola in copia . » 11 e 12 Gaelano Bey I) 31 ad est . . . » 16 faccia constare . » 29 pratica dell' arte or dair Incessante Oschcocalasia i plQ attlvi ordinarii die ammorbata era la CDte (V. la (/■) Tav. 8) sollevataJa alqaanto cola in copia, Gaetani Bey adest facciano constare pralica dell' Arte IMPRIMATUR Fr. Petrus Caj. Feletti 0. P. Inq. S. 0. IMPRIMATUR Camillus Elmius Cens. Eccl. I I I ^ /'