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MEMORIE

DELL' ACCADEHIA DELLE SGIENZE

DELL' ISTITUTO DI BOLOGNA

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BOLOGNA

TIPOGRAFrA ARCIVESCOVILE 1858.

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MEMORIE

BELLA

ACCADEMIA DELLE SCIEi\ZE

DELL' ISTITUTO DI BOLOGNA

TOMO IX.

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BOLOGNA MDCCCLVIII. TIPOGRAFIA ARCIVESCOVILE

CON APPROVAZIONE

RICERCHE

INTORNO

AD ALCUNI PU^TI Dl ELETTIiO-FISIOLOGIA

DEL

PROFESSORE AIVTOIVIO CIMA

PREJIUTi DALL' iCCADElIli KELLl SESSIOXE ^8 APRILE 1858 A RORMA DEL SIO PROGKAnUA

21 Fcbbraio 1856

Covnaitre le vrni tout seul est impossible , puisqii on ne pent arrive r an vrai qu' en passant par le riel ; connaitre le reel seul est insuffisant , le reel n etant que la manife- station plus on moins fidele da vrai. V. COUSIN Pre- mieres Essais (le P/iilosophie.

INTRODUZIONE

JLja benemerita Accadem'ia delle Scienze dell' Istituto di Bologna propose per il Concorso al Premio Aldini sul Gal- vanismo , per V Anno 1857, \l seguente tema.

» Esporre tiitto che di hen avverato e importante e state » scoperto sulla Corrente Muscolare , oltre a qiiello che ne » disse il Sig. Prof. Grimelli nella sua memoria premiata » dalla stessa Accadem'ia, neir Anno 1848; e porre iti chia- » ro, se si debba ammettere o no V ultra Corrente, che se- » condo il Sig. Dubois Reymond si svolge nelV atto della » contrazione dei muscoli , e se si ahbia manifestazione di » libera elettricitd nel sistema nervosa degli animali vivi ».

E veniva soggiungendo » Intorno a queste ricerche , sot- » toposte a critica rigorosa le esperienze addotte pro e con- » tro dai Fisici e dai Fisiologi Italiani e Stranieri , si ri- » chieggono nuovi esperimenti valevoU a chiarire i fatti che » sono ancora controversi. Soprattutto e necessaria la piii » scrupolosa cautela per istabilire , quanto e possibile , I' ori- » gine vera di tutti gV indicati fenomeni e le leggi loro , e y> per dedurre ., dietro le piu confermate esperienze , e per » quanto consente lo stato attuale delle Scienze Fisiche e » Fisiologiche, qual parte od azione possa assegnarsi al- ii r elettricita nelV eseguimento delle funzioni dell' organis- » mo animale ».

Proponendomi con questo scritto di rispondere a quel tema, dividero il medesimo in tre Parti, nelle quali si tro- va appunto diviso il tema stesso.

Tratterb quindi nella prima Parte delle leggi della cor- rente imiscolare, esaminando le circostanze diverse die in- Jluiscono sulla direzioiie , intensith , diirata delta medesiina ; cerchcrb di diinostrare V identicita di qiiesta corrente colla, cos) detta , corrente propria della Rana , stahilendo per mez- zo di niiove sperienze la parte che prende il tendine nella produzione e manifestazione di qiiesta corrente ; cercherb di indagare , partendo dai fatti hen dimostrati dalla esperienza, e poggiando su considerazioni Fisiologic/ie, quale e V ori- gine pill j>robahile di quella elettricita, die si manifesta nei miiscoli ^ siano intieri o tagliati , convenientemente disposti net circuito del gahanometro ; e finalmente esporrb e sotto- metterb alia prova spcrirnentale una mia particolare ipotesi sulla forma e sulla natura dell' elemento elettro-motore mu- se olare.

Nella seconda Parte tratterb delle esperienze per mezzo delle quali si e stahilito che nelV atto della contrazione mu- scolare vi e sviluppo di elettricita ; agginngerb alle diligenti ricerche fatte a questo proposito da Matteucci e da Dubois Reymond , nuove mie esperienze e rijlessioni , per le quali sia deciso se nelU atto della contrazione suddetta vi e pro- duzione veramente di una corrente elettrica , oppure una semplice variazione negativa della corrente muscolare preesi- stente ; cercherb di generalizzare a tutti gli altri animali , sempre avetido per guida V esperienza , i risultati ottenuti da questi Fisici colla Rana , stabilendo che nelV atto della con- trazione muscolare si svihqjpa veramente una corrente elet- trica, die per brevita dirb corrente di contrazione, in di- rezione contraria alia solita corrente muscolare. Partendo poi daW ipotesi da me ammessa sulla forma e sulla natura deir elettro-motore muscolare , tenterb di spicgare come possa avuenire che nell' atto della contrazione muscolare abbia luogo la produzione di quella corrente di contrazione.

Nella terza Parte finalmente esporrb e cercherb di dilu- cidare e ampliare quanta e stato detto da Dubois Reymond di pill importante , e dal medesimo dimostrato sperimental- mente , intorno all' esistenza delle correnti elettriclie nei iiervi. Tratterb in modo speciale in questa Parte terza, della

proprieta singolare riconosciuta da qnesto Fisico nei nervi , e da esso indicata col nome di stato elettro-tonico, sog- giungendo qnalche cosa intorno alia variazione iiegativa della corrente elettro-nervosa dal medesimo ammessa. In fine esa- minero se stando ai fatti di natura Fisica, Fisiologica, e Anatomica, finora conosc'ntti^ si possa o no stabdirc esservi nel sistema newoso degli animali vivi manifestazione di elettricita liberumente circolante , e se a qnesto impondera- hile sia , o no, lecito attrihnire una parte o azione qualun- que neir eseguimento delle funzioni delV organismo animale.

Prima di passare alio sviluppo di queste tre Parti del mio lav ore , e duopo che , a modo di introduzione , faccia precedere qualche osservazione che servira per giustificarne V ordine , il metodo di esposizione , la scelta degli argonien- ti e delle questioni.

Nonostante che le prime sperienze sul Galvanismo siano di una data non recente , e sehhene dalle prime ed originali scoperte del Galvani , fino ai nostri giorni , molti Fisici siansi occupati di questa interessante parte di Scienza , che confi- na colla Fisica da un lato e colla Fisiologia dalV altro , pur tuttavia e duopo confessare che V Elettro-Fisiologia ( che cos) pud chiamarsi quella parte di scienza ) ha bisogno di nuove ricerche e di nuovi studi. Qtiindi sarebbe prematura far troppo caso , nello stato presente di essa scienza , delle ipotesi diverse e delle teorie , die sono state ideate, o che potrehhonsi ideare , per comprendere sotto uno stesso princi- pio generate i fenomeni elettrici che si manifestano negli ani- mali e gli effetti varii che I' elettricita estrinseca produce sui medesimi.

Fisso in qnesto pensiero , non ho creduto opportune trat- tenermi a discutere in modo speciale in questo scritto , le ipotesi diverse emesse da alcuni per darsi ragione dei fe- nomeni dell' Elettro-Fisiologia , e le teorie basate su queste ipotesi. Tali teorie hanno infatti indistintamente il difetto di non abhracciare , in modo completo e generate., tutti i fatti riferibili a questa scienza. E quindi appoggiarsi suite ipo- tesi, non sempre troppo fetici e ragionevoli, che loro servono di base, sarebbe nuocere piii che giovare ai futuri progressi della scienza stessa.

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Ho creduto invece necessarlo insistere maggiormentc, e direi quasi unicamente , sulla parte sperimentale , cercando per altro di stabilire e fonnulare in modo preciso ed esatto le condizioni e le leggi cni obbediscono i fenomeni , e cercan- do di darmi ragione delle cagioni prossiine del medesimi.

Trattandosi intanto che questi fenomeni , di indole elet- trica, si manifestano negli animali in state di vita, o poco dopo estinti , mi era diiopo cercare quelle cagioni prossime nelle prop ri eta conosciute dell' elettricita, nella struttura orga- nica , e nelle condizioni fisiologiche degli animali stessi ; nel modo stesso che le cagioni delle proprieta ottiche di certi cristalU hisogna cercarle , non solo nelle proprieta della luce, ma ben anco nella disposizione molecolare , neW intima strut- tura di quei cristalli.

Trovandomi nella necessita di dover riferire I' esperienze altrui , ebbi cura di verificarle tutte indistintamente e ripe- tutamente , non tanto per controllare, dirb cost , queste espe- rienze, quanto per potermi far carico di ogni benche mini- ma particolarita riferibile alle rnedesime. E se non mi fermo sempre a descrivere minutamente i processi sperimentali , si e perche si tratta di cose ben note e ripetutaniente descritte in diversi libri e in varii giornali. Mi allontanai per altro da questo sistema , sempreche si trattb di esperienze molto recenti e quindi non generalmente conosciute , o di sperien- ze di esito tuttora non ben contestato , e sempreche si trattb di sperienze mie proprie, e quindi non ancora pubblicate per le stampe.

Considerata V indole e lo scopo di questo scritto , doveva supporre gid conosciuta dal lettore la nonienclatura relativa alia parte della scienza cui si riferisce , doveva supporre conosciuti gli strumenti che generalmente si usano nelle ri- cerche di Elettro-Fisiologia , i metodi diversi finora ado- perati in tali ricerche , le principali cagioni di errore cui essi metodi possono sottostare , e le precauzioni e cautele che quindi sono state adoperate , specialmente da Matteucci , da Dubois Reymond, da Cima , da Grimelli per ottenere dei risultati superiori a qualunrpie obiezione. Ma anche da que- sto proposito mi sono allontanato sempre quando e stato il

9

caso di qualche punto ancora controverso , e di qualche e- sperienza altrui poco conosciuta , o di qualche ricerca spe- rimentale che mi appartiene.

Ecco intanto il modo come ho suddiviso le tre parti prin- r.ipali che costituiscono questa memoria.

PARTE PRIMA. . . Delia corrente mmcolare.

^'"''^ *•" Leggi della corrente muscolare.

^^^^ ^•° Origine della corrente muscolare.

^■'^''° ^■° Ipotesi sulla forma dell' elettro-motore

muscolare,

PARTE SECONDA . Dei fenomeni elettrici della contrazio-

ne muscolare.

^■'^''° ^-^ Corrente elettrica di contrazione.

''° '^° Teoria dei fenomeni elettrici della con- trazione muscolare.

PARTE TERZA. . . Dei fenomeni elettro-nervosi.

^^^^ l-" Corrente elettro-nervosa.

^^^° 2." Stato elettro-tonico dei nervi.

^^^° ^-^ Parte che pub avere V elettricita nelle

funzioni del sistema nervoso.

30 Novembre 1857.

T. IX.

PARTE PRIMA.

DELLA CORREME MllSCOLARE

CAPO I.

LEGGI DELLA CORRENTE HISCOLARE

§ 1." ±J esistenza della corrente muscolare , la mani- festazione , cioe , di una corrente elettrica allorche si riu- niscono per mezzo d' un arco conduttore omogeneo due punti differenti , uno dei quali appartenga alia superficie esterna, 1' altro al parenchima, o massa interna di un muscolo , in un animate qualunque vivo , o recentemente ucciso, e oraniai un fatto sul quale non puo cadere dub- bio alcuno.

Per dimostrare questo fatto , scoperto dal Matteucci net 1812 (1), si scuopre, e si ferisce, o si taglia trasver- salmente un muscolo qualsiasi , in un animale vivo , op- pme ancbe un muscolo distaccato da questo, s' introduce nella ferita il nervo di una Raiia galvanoscopica bene isolata, e si fa toccare un altro punto del medesimo con un punto appartenente alia superficie esterna del muscolo stesso , coir avvertenza die ambi i punti del nervo , coi quali si cliiude il circuito tra quelle due parti del musco- lo, appartengano alia sua superficie esterna.

Operando in questa maniera si vede che la Rana galvanoscopica si contrae , ora al cliiudersi di questo cir- cuito per mezzo del suo nervo, ora all' aprirsi del mede- simo ; e stando alia nota legge della azione della corrente diretta e della corrente inversa sui nervi , si deduce cbe

I 2 Antonio Cima

in tutte le masse muscolari spevimentate e preparate a quel inodo, e a qualiinque aniinale appartengano, si lia lo sviIii|>po di una conente elettrica die e diietta nel nuisculo dalla sua superilcie messa alio scoperto col taglio, alia superficie esterna naturale , e quindi nel nervo della Rana galvanoscopica , da questa superficie a quella.

L' esistenza della corrente miiscolare e la sua ora ac- cennata direzione, si diniostrano anclie facendo uso del galvanometro , e mettendo in pratica tutte quelle precau- zioni die ogni Fisico conosce doversi adoperaie per poisi al coperto dalle azioni estrinseche e dalle diverse cagioni di errore die possono e devono complicaie i risultati (2).

II Matteucci dispose un certo nunieio di niuscoli in pila, dimododie la superficie d' uno di essi messa alio scoperto col taglio, fosse a contatto della superficie ester- na naturale dell' altro , e cosi via dicendo ; ed otten- ne , come era da prevedersi , un aumento d' intensiti nella corrente miiscolare fatta passare per il filo del gal- vanometro.

Dietro un gran numero di esperienze da esso esposte in una serie di memorie puhblicate in divcrsi giornali , e quindi raccolte in un' Opera speciale (3) Matteucci fiar- niulo quel fatto dicendo, die =i allorquando si cliiude il circuito tra la su|ierficie esterna di un muscolo e il sue interno, si ha una corrente elettrica che circola nel mu- scolo stesso dalla parte interna alia esterna, e per conse- guenza nell' arco congiuntivo da questa a quelUi =.

§. 2." Queste esperienze fondameutali venncro ripetnte e variate in mille modi diversi dailo stesso Matteucci, da Dubois Reymoud (i) da Cima (.")) da Griinelli (6).

E le precauzioni e le cautele adoperate da qnesti Fisici sono tali die, qualunque sia 1' interpretazione che voglia darsi di cotesti fatti , noii potra oramai piii cadere diihhio alcuuo sulla origine di questa corrente, intrinseca alia sostanza muscolare stessa nello stato di vita o poco dopo la morte.

Essendo inutile ripetere quanto ora si sa intorno a coteste precauzioni, diro solo die per diinostrare che i

RlCERCHE ELETTRO-FI8IOLOGICHE 13

segni di corrente che ci rnanifestano i muscoli sottomessi air espeiienza non dipendoiio da elettricita estrinseca, ma da elettriciti che si sviluppa nei muscoli stessi, basta il considerare :

1.° Che r intensita della correlate muscolare e in rap- porto diretto collo stato delle funzioni organiche dell'ani- male in cui si esplora ;

2." Clie questa corrente aumenta col numero degli elementi o dei pezzi di muscolo che costituiscono la pila muscolare ;

3." Che questa corrente ha costautemente la stessa accennata dirczione, sia die si adoperi acqua pura, owe- ro acqua salata, o acqua acidulata per stabilire le comu- nicazioni tra i poli della pila muscolare e 1' estremita del lilo galvaiiometrico;

4." Che questa corrente cessa qualche tempo dope la morte dell' auimale, e che la sua persistenza o durata e minore negli animali a sangue caldo che negli animali a sangue freddo ;

5.° Che si hanno i segni manifestissimi di questa corrente, costautemente nella medesima direzione, chiu- dendo 11 circuito, tra il parenchima interno e la superfi- cie esterna, sia in un muscolo solo, sia in una pila di muscoli , per mezzo del nervo della Rana galvanoscopica.

Proposizioni tutte che sottometteremo in seguito ad un esame circostauziato.

§ 3." Nonostante, come vedremo in progresso, le leggi di questa corrente muscolare siano essenzialmcnte identi- che a quelle della corrente che fu chiamata propria della Rana, la di cui esistenza fu dimostrata dal Nohili col galvanometro (7) e che e quella stessa che produce le contrazioni cosi dette galvaniche , ossia le contrazioni del Ranocchio prcparato , osservate la prima volta dal Galva- ni , ripiegandone il nervo sulla gamba corrispondente; tut- tavia questa corrente propria rimase, per cosi dire , \\n fatto isolato. I segni di corrente che si osservarono col galvanometro nel gastronemio intiero della Rana, non si poterono per molto tempo riconoscere nei muscoli intieri

14 Antonio Cima

degli altri animali ; e passarono inosservate le antiche espe- rienze di Aldini, die oiJerando in un mode identico a quelle usato da Galvani con estremitii inferiori di animali a sangue caldo recenteniente nccisi, ed appartenenti a diverse specie, diinostro in essi le contrazioui galvaniche identiclie a quelle che nianifestano le estremita inferiori della Rana galvanica (8). E il Matteucci , disperando qua- si di poter ridurrc alio stesso principio la corrente musco- lare e la corrente propria della Rana, avveitiva che a volerle comprendere anibe sotto la stessa teoria conveniva supporre clie, per un rapporto tutt' affatto ignoto, la su- periicie tendinosa die compone la niaggior parte del- la ganiba del Ranocchio, rappresenti 1' interno del mu- scolo (9).

§ i." Tale era lo stato delle nostre cognizioni, allorche Dubois Reymond pubblico nd Gennaio del 1813 una me- inoria su vari punti di elettricita animate (10). Le ricerche di Dubois Reymond rimasero quasi affatto sconosciute in Frant;ia e in Italia, non essendo stata quella momoria tra- dotta ne pubblicata (a quanto mi cousta) in nessun Gior- uale fraucese o italiano.

In codestc sue ricerche Dubois Reymond fu condotto ad ammettere 1' esistenza della corrente mitscolare del Mat- teucci, e a stabilire, che tutte le volte che un arco con- duttore omogenco e inesso in comunicazione tra un punto qualunque del taglio lougitudinale, sia naturale, sia arti- ficiale del muscolo, e un punto arbitrario del taglio tras- versale , o naturale o artiliciale dello stesso muscolo , si mostra in quest' arco una corrente , diretta dal taglio lou- gitudinale al taglio trasversale del muscolo stesso.

E facile intendere cosa significhi taglio naturale o artificiale lougitudinale di un muscolo, e cosa s' intenda per taglio trasversale artificiale. In quanto al taglio tras- versale naturale ( e qui sta la generalizzazione della, co- si detta, corrente propria) Dubois Reymond intende 1' in- sieme delle estremita di tutti i Fascetti primitivi dei mu- scoli che vanno a finire , gli uni accanto agli altri , nel tendine.

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 15

Posto cio il tendine non divcune per Dubois Reymond che un semplice conduttore a contatto del taglio trasver- sale naturale del imiscolo. E in tal iiiodo veiniero ridotte dal Fisico di Beilino alio stesso principio uiiico e sempli- ce le due correnti, propria, e muscolare.

Stabili egli inoltre il principio della etei'ogeneita elet- tro-motrice nelle piu piccole parti del muscolo, tra le faccie di queste parti che corrispoudono alle basi delle fibre muscolari primitive , e quelle die corrispondono al- le parti laterali delle stesse fibre. Una tale eterogeneita elettro-motrice venne dimostrata da Dubois Reymond chiu- dendo il circuito tra quelle parti stesse, nel qual caso si ha sempre una corrente elettrica, la quale passa nell' ar- co conduttore dalla faccia laterale della fibra muscolare alia sua base.

Un altro fatto incontrastabilmente dimostrato dallo stesso Fisico si e , die vi sono dei casi in cui si manife- sta una corrente , auco energica , allorche si chiude il cir- cuito tra due sezioni trasversali di un muscolo , purche queste sezioni non sieno simmetriche , ossia ugualmente distanti dalla parte media del muscolo stesso. In tutti i casi poi , operando a questo inodo , il punto della sezione trasversale, piu lontano dalla parte media del muscolo, mostra lo stesso stato elettrico die manifesterebbe la se- zione longitudinale.

§ 5." Posteriormente a Dubois Reymond i due Fisici italiani Matteucci e Cinia dimostrarono, indipendentemen- te r uno dall' altro, che la corrente cosi detta propria della Rana , non era esclusivamente appartenente al mu- scolo gastronemio di questo animale , ma si manifestava in tutti i muscoli di qualunque specie di animali , nei quali una delle estremita abbia il tendine piii sviluppato che r altra (11). Stabilirono quindi die in tutti i musco- li tendinosi, vi e una corrente elettrica la quale e in es- si diretta dal tendine alia parte carnosa esterna. Conside- rarono inoltre il tendine, nella stessa guisa di Dubois Rey- mond, come un semplice conduttore che si trovi a con- tatto del taglio trasversale naturale delle fibre muscolari.

16 Antonio Cima

Mattencci intanto clie nel 18i5 (12) abbraccio senza re- strizioiio alciuia questa opinione intonio alia identiciti delle due correnti propria e miiscolare , cosi si espriine nolle sue Lezioni di Elettro-fisiologia , xiltimaiiiente pub- blicate. » Una prima questione die importcrebbe di risol- » vere coll' appoggio solo dei fatti e, se la natuia e 1' ori- » gine dolla conente dei muscoli intieri , e quella dei » muscoli in cui le fibre sono tagliate trasversalniente e » r istessa ; o in altri termini, se e stabilito, come crede » Dubois Reymond, die il tendine rappresenta lo stato » elettrico ddl' interno del miiscolo, od e, come egli di- » ce, la sezione trasversale naturale (13) ».

§ 6." E questa una delle questioni che ho tentato di risolvere in questo scritto.

Se stando ai principii di una sana filosofia, la comu- nanza delle leggi e le analogic ben stabilite fra due o piu fenomeni , ne conducono alia comunanza delle cause, dob- biamo ainmettere identicitu di natura e di origine fra le due correnti propria e muscolare Dobbianio animettere che le contrazioni ottenute dal Galvani, colla Rana pre- parata alia sua maniera, i segni di coirente al galvano- metro da questa manifestati al Nobili, la corrente musco- lare ottenuta dal Mattencci , non sono altro che diverse manifestazioni di un medesimo fatto. Vero e per altro che esistono alcune aiiomalie, alcnne differenze tra la corren- te muscolare e la corrente propria. Ma queste auomalie, queste differenze, che per me haniio il valore di tanti fatti negativi, non possono distruggere qnei fatti positivi che ne dimostrano la comunanza e 1' identicita delle due correnti. E d' uopo quindi che, partendo dall' esperienza e dalle deduzioni che si possono trarre da altri fatti fisici e fisiologici ben stabiliti , e d' uopo, dico, indagare le cagioni di tali anomalie e di tali differenze. Che esista intanto una tale comunanza di leggi lo possiamo dimostra- re esaminaudo e interpretando convenientemente i risulta- ti avuti dai diversi Fisici riguardo alle correnti dei mu- scoli intieri e dei muscoli tagliati.

§ 7.° Ma [)rima di far cio credo necessario studiare il

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 17

tendine separatamente dalla sostanza muscolare, anallzzan- do la parte diversa clie questi due tessuti possono eseici- tare nel feiionieno della conente elettrica , che ne fa ve- deie iin muscolo tcndinoso. Questo studio, che giudico fondamentale , credo non sia stato finora fatto, almeno come conveniva. E stato tolto il tendine al muscolo ga- stronemio della Rana e si e vediito che si continuava ad avere una corrente , diretta nel muscolo dalla snperficie di sezione alia superficie esterna , piu intensa anche che nel gastronemio intatto. Da cio si e coiicliiuso die il tendine non serviva clie da scmplice conduttore. Ma conveniva in- nanzi tutto assicurarsi se nel tendine non e?iste alcuna forza elettro-motrice , come esiste nei muscoli , se 1' au- meuto di intensita che manifesta la corrente del muscolo gastronemio, allorche gli si toglie il tendine, dipenda da che , tolto questo , si diminuisce la lunghezza del circui- to e quindi la resistenza , oppure se cio avvenga perche nel tendine esiste una forza elettro-motrice , contraria in direzione a quella che esiste nel muscolo.

Queste sono le prime questioni che converra scioglie- re. Dopo cio sara d' uopo stndiare il vero modo di luiio- ne della fibra muscolare coUa fihra tendinosa.

§ 8.° Ho cominciato percio dall' eseguire sul tendine separato dal muscolo tutte 1' esperienze che sono state fatte sui muscoli , e nel fare queste esperienze ho usato il metodo proposto e adoperato da Giulio Regnauld per evitare le polarita secondarie nello studio della corrente muscolare (li). Questo metodo cousiste nel servirsi per stabilire le comunicazioni tra i muscoli e le estremita del filo galvanometrico, di una soluzione di solfato di zinco, puro e neutro, al suo massimo di conducibilita, e nel sostituire alle lamine di platino che si attaccano ordina- riamente alle estremita di (jiiel fdo, due lamine perfetta- mente omogenee e identiche di zinco, purificato per mez- zo di ripctute distillazioni e amalgnniato.

Stando a cio die si conosce suU' origine dclle pola- rity secondarie e quindi delle correnti secondarie, si sa dai Fisici , come chiudendo il circuito con queste due

T. IX. 3

1 8 Antonio Cima

lamino , immerse in quel liqniJo, non vi sia svilnppo di tali polarita, ne quiiuli di tali correiiti sccondarie. Tutta- via, nonostante una tale conseguenza die piio trarsi dalla teoiia, volli prima di tutto verificare se col inetodo di Regiiaiild si era al coperto veramente dalle polarita se- condarie , servendomi di un galvanometro seiisibilissimo quale e quelle di Dubois Reymond , in cui il fdo fa 2i mila giri intorno al sistcma astatico.

Presi percio due lamine /, I' , (Tav. I-IV. Fig. 1.) perfet- tamente uguali di zinco, distlUato ed amalgamato, che saldai alle estremita del filo del galvanometro. Queste lamine dope essere state lavate ripetutamente con acqua distillata, si fis- sano ai due sostegni ^ , i? , in modo die peschino nei due bicdiieri C, D , contenenti soluzione di solfato di zinco uelle condizioni su accennate. A questi due ])icchieri sono lissati due pacclicttini bislanglu, lormati di diversi strati di panno lano, o di tela di cotone, o di carta, oo , rr . Questi pacchetti s' imbevono presto del liquido in cui pe- scano in parte. E una disj)osizione simile a quella cbe usa Dubois Reymond nella generalita dei casi nelle sue esperienze di elettro-fisiologia. Cliiuso il circuito del gal- vanometro, mediante i fili m, n, si accosta imo dei bic- chieri verso 1' altro in modo die le estremita dei due pacchetti o , r , si tocchino. Facendo uso d' un galvano- metro molto sensibile e raro il caso che non si manifesti una piccola deviazione nell' ago dell' istrumento, la quale cessa peraltro dopo un breve tempo.

Per dimostrare primieramente come usando quelle lamine e quel lifjuido non si ha svilnppo di polarita sc- condarie, dopo che, sussistendo il contatto fra quel due pacchetti o, r , V ago e tornato a 0°, allontano uno dei bicchieri e chiudo il circuito tra / ed o , mediante un muscolo gastronemio di Rana. Ho immediatamente una deviazione nell' ago, che nel galvanometro di 24000 giri e di 60, e anche di 80°. Intanto osservo die 1' ago resta fisso nella prima deviazione per un tempo assai lungo. Dopo cio tolgo c{uel nuiscolo gastronemio e chiudo il cir- cuito tra r ed o , mediante una striscia di panno lano

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 10

imbevuta di quella soluzione di solfato di zinco, e vedo che r ago resta a 0°. Non vi e stata dunqiie pioduzione di polaiiti secondarie per il passaggio della corrente di quel muscolo gastroneinio.

Se invece di servinni di quelle lamine di zinco e della soluzione di solfato di questo nietallo, adopero la- mine di platino e una soluzione acida o salina qualunque, e ripeto le espeiienze ora indicate , si vede che , chiuso finalniente il circuito tia r ed d , mediante un pezzetto di panno lano inibevuto del liquido dei bicchieri, appa- risce una corrente secondaria , in direzione contraria a quella data dal muscolo gastronemio.

E cliiaro come in queste esperienze si possa sostitui- re a quell' elettro-motore, quale e il muscolo gastronemio, un altro elettro-motore qualunque. II che si puo fare al- lorquando si tratta di operare con un galvanometro meno sensibile di quelle da me usato.

Dietro cio si riconosce 1' esattezza del metodo di Re- gnauld per evitare lo sviluppo delle correnti secondarie nello studio della corrente muscolare.

§ 9.° Per scrvirmi intanto di questo metodo nello studio dei tendini e in quasi tutte le altre ricercbe che esporro in seguito in questo scritto, ho modificato quella disposi- zione di Dubois Reymond (Fig. 1.) in un modo piu co- modo e che passo a descrivere una volta per tutte.

Due recipienti di vetro M , 31' ( Fig. 2. ) della for- ma a im dipresso di certa specie di calamai , contengono fino ad una certa altezza la soluzione satura di solfato di zinco. Nel loro becco esiste uno stoppino di una lunghez- za tale che tocchi il fondo del recipiente e sporga fuori di 4- a 5 millimetri. Questo stoppino e della natura e costi-uzione di quelli che si usano per le lampade di Lo- catelli , e puo essere a punta acuminata o troncala in /? , n, secondo i diversi casi. II collo superiore o , o' dei reci- piejiti e traversato dalla lamina di zinco amalgamate s^ s , che si ripiega alquanto nella sua estremita inferiore libe- ra, in modo da essere a contatto collo stoppino. L' e- stremita superiore di queste lamine e unita al filo del

20 Antonio Cima

galvannmetro , ed e fissata stabilmente , per mezzo del tu- racciolo clir cliiude il recipicMite. I recipienti M , M' so- no fissati su due dadi di legno 5, S' , i quali possono scorrere in una scanalatura esisU-nte nella tavola A, B, e quindi possono accostarsi o allontanaisi fia di loro. Inol- tre possono girare intorno alia verticale sopra se stessi, essendo uniti al loro sostegno per mezzo d' una vite in legno die giuoca nel sostegno stesso. Nel mezzo della ta- vola A, B, esiste un sostegno isolante T, il quale puo scorrere in una scanalatura trasversale all' assc della tavo- la ^, B. II piano superiore a di questo sostegno puo elevarsi e abbassarsi, come ne piace , e si puo tissare a una altezza conveniente, mediante una vite v. Sopra que- sto piano si colloca una lamina triangolare isoscele di guttapercha, piu o meno grande, secondo il bisogno, e sulla quale si posa il tendine, il muscolo , il nervo che si vuol chiudere nel circuito del galvanometro per fare le relative esperienzc.

Questo apparatino, cosi semplice, 1' ho riconosciuto molto comodo, e col suo mezzo si possono fare in un tem- po brevissimo ed in una maniera molto facile tutte quasi le esperienze di elettro-fisiologia. L' avere quei recipient! di quella forma e utilissimo per impedire l' evaporazione della soluzione di solfato di zinco.

§ 10.° Collocando un piccolo pezzo di tendine, spoglio affatto d' oiTui traccia di sostanza muscolare , distaccato dal gastronemio e da altri muscoli di Piana e di Coniglio, sopra la linguetta di guttapercha disposta sul sostegno T ( Figura cit. ) e facendolo venire a contatto con due pun- ti divtM'si , coi due stoppini n, Ji , ho potuto riconoscere che il tendine non costituisce uno elettro-motore come il muscolo. Cliiudendo infatti il circuito tra la sezione trasver- sale od obliqua del tendine e un punto qualnnque della sua superficie esterna, ossia disponendo il tendine sul so- stegno In modo che quella sezione sia a contatto d' uno degli stop[)iui «, e la superficie esterna a contatto del- r altro n , o non si ha segno alcuno di corrente al gal- vanometro di 24000 giri, o seppure si ha, la deviazione

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non e clie di un grado al piu e presto sparisce. Una ta- le deviazione dell' ago, dcliolissima e fugace, acceniia nel maggior iiumero dei casi una coirente che passa nel lilo del galvanometro dalla supcrficie esterna al taglio del tendine.

Noil trovai nemmeno raro il caso d' una ])iccolissima deviazione dell' ago, di senso iucerto, dovuta probabil- mente ad iinpurita del tendine piu clie ad altro, e che teste anche spariva, cliiudendo il giicuito tra due punti apparteneuti ainbi alia superficie esterna, o ambi alia su- periicie di sezioiie del tendine.

Nou ho potato osservare diffeienza alcuna sia serven- doini del taglio trasversale verso la parte del tendine piu vicina al niuscolo, sia di quello verso la parte piu vicina alia sua inserzione nell' osso , purche bene inteso , nou resti in esso tendine aderente la benche minima traccia di libra niuscolare.

Ho disposto un certo uumero di tendini in pila, ma con questo mezzo non ottenni giainmai deviazione alcuna neir ago del galvanometro.

Finalmente non trovai difFerenza alcuna, e non ebbi veri segni di forza elettro-motrice nei tendini, sia che i medesiini fossero distaccati dal corpo d' una Rana, oppure da quello di un Coniglio.

§ 11." Dimostrato cosi clie nel tendine non esiste nes- suna forza elettro-motrice sensibile , conveniva studiare que- sto tessuto riguardo al suo grado di conducibilita per la corrente elettrica , sia esso alio stato freschissimo e appe- na distaccato dall' animale vivo, sia qnalche tempo dopo la morte del medesimo.

II metodo da me scelto in questa ricerca e quello ben noto delle correnti derivate. Percio scelgo e distacco quindi da vma delle estremita di un Coniglio vivo un ten- dine, piu lungo clie sia possibile, e lo dispongo nel circuito di una sola coppia a forza costante di Daniell, ma di pic- cole dimensioni. Applico quindi sul medesimo ad una di- stanza reciproca piccola , ma ben determinata e costante, le due estremita in platino del filo del galvanometro, e

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noto la jloviaziono dell' ago otteinita dalla correntc deriva- ta lU'l lilo dcir istiuiiicnlo. Sostiliiisci) poi a ([ucl pezzo di tendine successivamente una striscia di came muscola- re, e im jjozzo di midollo spinale dello stesso Coniglio, della inedosiina Imigliezza c grossezza, per qiiaiito e pos- sibile, del tendine, e ripeto la esperienza.

Tra questi tre tessiui iuhodotti snccessivamente nel ciiTiiito della pila, avra iin giado di condncihilita niag- giore qnello dalla di cui presenza si ha una conente de- rivata niinore nel filo del galvanometro.

Ho potuto cosi riconoscere die il tendine freschissi- mo ha un giado di condncihilita per la conente elettrica inl'eriore sensihilinente a qnello della sostanza nuiscolare , e superiore alquanto a qutdlo del nervo , e die allorquan- do il medesirno era preparato gia da qnalche tempo ed aveva coniinciato a disseccarsi , diventava nieno conduttore della sostanza nervosa fresca.

§ 12." Riassumendo intanto abl)ianio :

1.° Che nel tendine non esiste nessnna forza elettro- -motrice paragonahile a quella della fihra nuiscolare.

2." Che il tendine ha nn grado di conducibilita per 1' elettrico snfficiente , specialmente se e fresco.

3." Che qnindi il tendine si puo considerare come un conduttore die rappresenta lo stato elettrico della par- te della fihra mnscolare con cui si trova a contatto.

Aniniesse tali proprieta nel tendine, ci possiaino dar ragione di parecchie anomalie e di alcune differenze die ci presentano le due manifestazioni dell' clcttr'iritd mnsco- lare, come vedremo in seguito. Ma per pot(M- riconoscere la cagione di altre anomalie, e specialmente per poter ridurre ad una legge unica e semplice cio die si riferisce alia direzione della corrente nei niuscoli intieri , e neces- sario die conosciamo prima il vero niodo di unioiie tra le fd)re muscolari e le fibre tendinose.

§ 1.3.° Ecco intanto cloche di piii positivo conosciamo su questo pnnto. » Come gia si vede ad occliio nudo, dice Kolliker (15), I' nnione dei tendini coi muscoli si fa in due maniere ben distinte. Ora le fibre muscolari continuano

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Jirettamente colic fil)re tendinose, ora esse terminano con estiemita smozzate e formando col tendino un aiipolo acu- to. I caiattcri anatniiiici iioii soiio gli stessi ia queste due circostaiize. Nel piimo caso i fascetti muscolari si conti- nuaiio, senza intermcdiario, con quelli del tendiai, dimo- doche non esiste alciin limite certo tra i due tessuti , e ciascun fascetto di filaille muscolari va a formare un fa- scetto tendinoso di lui volume a un dipresso uguale. Per singolare die possa pareve la mia opinione , soggiunge Kolliker, devo dire die 1' iinpressione die ha prodotto in me questo passaggio del iiiuscolo al teudine e sempre sta- ta quella di un' adesione immediata delle fibrille musco- lari colie fibrille tendinose. AUorquando invece, continua Kolliker, i fascetti muscolari cadono oljliquaiuente su i tendiui e su le aponeurosi, esiste, al coutrario di cio die e stato detto, un limite ben deciso tra il nniscolo e il tendine. In questo caso infatti le fibre muscolari general- mente tagliate obliquamente, terminano con estremita smoz- zate, proniinenti, in forma di cono, piu raramente alfila- te in nna maniera distinta, sebbene sempre arrotondate, e s' inseriscono alia superficie e agli orli del tendine e delle aponeurosi sotto angoli piu o meno acuti. Questo secondo modo di unione, meno diretto del primo, non e percio meno intimo. Infatti le estremita dei fascetti pii- mitivi muscolari penetrano in certe piccole escavazioni esistcnti nel tendine, mentre che il loro perimisio si con- tinua in modo non interrotto col tessuto couiiiuntivo che costituisce la parte superficiale del tendine .... La con- nessione ora indicata si osserva dappertutto dove i fascetti muscolari e i tendini si incontrano oblifjuamente, come nei muscoii pinni-foi*mi e semi-pinni-formi, in quelli in cui i tendiui d' inserzioiie sono membranosi alia loro ori- gine. Dove al contrario gli dementi delle aponeurosi e dei tendini continnano in linea retta con quelli dei mu- scoii, si trova in generale il primo modo di unione. Di- co in generale, soggiunge Kolliker, e non sempre, ]>oi- che nelle circostanze in cui il inuscolo e il tendine som- brano essere un prolungamento 1' uno dell'altro, i fascetti

2i Antonio Cima

iniiscolari furinano qiialrlu^ volta degli aiigoli molto obliqui coi fascotti teiuliiiosi, c termiuaiio con o.^troniitu libeie. Ci6 si vedc tlappertutto dove il teiidine penetra piofondamente iiella inassa muscolare per dividorsi in fascetti distinti ».

§ t i." Stando iiitanto a qucsti dati sominiiiistratici dal- l' anatomia, ed aininettendo comn j)erf('ttaiii('iito diinostrata r eterogeneitii elettro-motrice iielle piii piccole ]jarti del iniiscolo, tra le faccie di qiicste [jaili die c()rii,s|)oiidono alle basi delle iibre nmscolaii primitive e quelle ciie conispoudo- no alle parti laterali delle stesse fibre, dimostrata da Dubois Reymond, possiamo concbiudere cbe in alcuni casi il ten- dine si trova a contatto della base di quelle fibre, in altri casi a contatto delle faccie laterali delle medesime.

Avremo il prinio di questi rapporti allorclie le fibre muscolari contiiniano in linea retta colle fibre tendinose, ed allorcbe 1' aiigolo die fanno fia di loro queste fibre e quasi retto, ossia qnando le fibre muscolari finiscono qua- si alia stessa altezza in nn piano pressocbe perpendicola- re air asse del mnscolo. Allorquando invece le fibre mu- scolari s' inseriscono molto obliquamente sul tendine, al- lora, stando sempre cbe una porzione del tendine sia a contatto del taglio trasversale naturale delle fibre musco- lari , non sara men vero che altre sue porzioni sieno a contatto del taglio naturale longitudinale di quelle fibre, per una estensione tanto piu grande, qnanto maggiore e 1' inclinazione delle fibre stesse sul tendine, ossia quanto pill il piano cbe limita tiitte le estreniita delle fibrille muscolari e piii obliquo all' asse del muscolo stesso.

Abbiamo dunque che in alcuni muscoli si trova a contatto del tendine la loro sezione trasversale naturale, in altri la loro sezione longitudinale, e cbe questi due modi di connessione si riscontrano spesso in uno stesso muscolo.

§ 15." Dietro cio possiamo farci una ginsta idea della di- rezione della corrente dei miiscoli intieri, paragonandola a quella dei muscoli tagliati ; e possiamo darci ragione di alcu- ne particolarita che ci si presentano a questo riguardo.

Si sa che chiudendo il circuito tra una sezione tras- versale, naturale o artificiale d' una fibra muscolare e uri

Ricehche elkttro-fisiolociche 25

punto qualunque della sua superficie esterna vi e svilup- po di una conente elettrica , die nell' arco coiigiuntivo e diretta da questa superficie a quella sezioue. Cio si verifi- ca, qualun(|ne sia la giandezza della libra luuscolare, e qualunque sia la distanza reciproca a ctii si trovano quei due punti di essa , tra i quali si stabilisee il circuito.

Questi risultati condussero, come gia diceinmo altrove , Dubois Reymond ad aiuniettere luia eterogencita elettro- -motrice nelle piu piccolo parti del muscolo, tra le fac- cie di qneste ])arti clie corrispondono alle basi delle fibre muscolari primitive e quella clie si riferisce alle parti la- teral! o esterne delle fibre stesse. Cosicche Ja direzione clie ne mauifesta la corrente nei muscoli tagliati, non sa- ra che una necessaria conseguenza di tale etero^eneita tra le due indicate parti delle iibre primitive del mu- scolo.

Ora non ammettendo nel tendine facolta alcuna elet- tro-mo'.rice, ma solamente la proprieta di condurre piii o ineno flicilmente, secondo le diverse circostanze, la cor- rente muscolare , e partendo dalla osservazione anatomica che nel maggior numero dei casi il tendine si trova a contatto del taglio trasversale naturale dei muscoli , e evi- dente come anclie, nella generality dei casi, la corrente sia diretta nei muscoli tendinosi dalla superficie carnosa esterna al tendine nell' arco conduttore congiuntivo.

In tal modo s' intende come stabilendo il circuito tra il tendine e un punto qualunque della superficie car- nosa del gastronemio della Rana , si abbia una corrente la quale e diretta nel muscolo stesso dal tendine alia sua porzione carnosa, ossia si abbia, come si dice, una cor- rente ascendente nel membro dell' animale.

S' intende anche come per ottenere una tal corrente neir indicata direzione in quel muscolo, il punto della superficie carnosa possa essere anche appartenente alia faccia laterale , opposta a quella in cui si impianta il tendine.

S' intende anche come possa ottenersi una corrente ascendente toccando la parte inferiore del muscolo estensore

T, IX. 4

2G Antonio Cima

cnirale dolla coscia della Rana, die e tendinosa, e un punto appaiUMiente alia parte media del medesiino.

Ci possiaino pure dietro cio dare ragione di questo fiitto notato da Dubois Reynioud. Toccaudo in ccrti inu- scoli ie due estreuuta si ha una corrcute , nicutre non si Iia toccaudo due puuti dei medesimi verso il loro mezzo. Vi sara la correute nel primo case, nonostante le due estremita siono ambe tendiuose, inquautocbo in una di esse il tendine coutinua direttamciite colle tibre muscola- ri , o <|ueste sono poco incliuate sul tendine clie e cosi a contatto del taglio trasversale naturale del muscolo , mentre nell' altra estremita le fibre muscolari sono inscri- te niolto obliquameute sul tendine, e questo si espande sulla superficie esterna delle medesime a guisa di aponeu- rosi. Cosiccbe si trova il tendine a contatto della sezione loueitudiuale naturale del nuiscolo.

Vi sono poi dei casi in cni non si ha correute alcu- na, allorche si chiude il circuito fra le due estremita di un muscolo. Cio avverrii sempre quando il tendine e pres- soche ugualmente sviluppato ed egualmente disposto in ambe le estremita del medesimo.

Abbiamo gia notato la ragione per cui nel gastrone- mio e nel muscolo esteusore crurale della coscia del Ra- nocchio, la correute sia ascendente. Partendo dalli stessi principii possiamo riconoscere perche essa correute e an- che ascendente nel muscolo anteriore della gamba dello stesso animale, e disccndente invece nella maggior parte dei muscoli della -sua coscia; perche la stessa correute e ascendente sia nelle estremita anteriori intiere, sia nei mu- scoli del braccio e dall' avainbraccio, presi separatamente, nello stesso animale. Considerando poi come il muscolo abduttore grande della coscia della Rana abbia le sue due estremita fra di loro uguali , riguardo alia struttura, si ve- de la ragione perche, chiuso il circuito tra le medesime, questo muscolo non dia segno alcuno di correute.

Ci possiamo parimente spiegare come la correute sia ascendente nel muscolo irastrouemio del Coniijlio, e come esaminando separatamente i muscoli delle estremiti anteriori

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di questo animale, se nc trovino inolti in cui la coirente e ascendente , mentre qualcuno la mostra discendente.

Ci possiamo aiiche dar ragione come la gamba sola del Piccioiie dia una coirente ascendente , mentre la co- scia sola del medesimo ha una corrente discendente.

Quest' altro latto clie lio nioltc volte verificato, e anclie coercMite ai ])rinri|)ii esposti. Distacco il niuscolo anterlore della gamba di un Coniglio ( tibiale aiiteriore ), chiudo il circuito fra le due estremita die sono ainbe tendiiiose, ed ho una coirente ascendente, cioe diretta dalla parte inferiore alia superiore del muscolo. Chiudo il circuito Ira la estremita superiore m (Fig. 3.) e un pun- to o verso il mezzo del muscolo, ed ho una corrente di- scendente. Chiudo il circnito tra la parte inferiore n ed un punto pariinenti verso o^, ed ho una corrente ascen- dente, piu intensa di quella discendente , e piii intensa di quella che ottengo allorche chiudo il circuito fra le due estremita m , n del muscolo. E inutile osservare che non ho corrente alcuna, allorclie chiudo il circuito fra due punti s, t verso il mezzo del muscolo.

La spiegazione di questi fatti si puo dare facilmente. Quando chiudo il circuito tra m ed o si ha una corrente discendente , perche 1' estremita ni e coperta dal tendine, ma questa corrente e meno intensa dell' altra ascendente tra n ed o , perche il tendine in n c piu esteso. Quando si chiude il circuito tra m ed n si ha una corrente ascen- dente, che e la corrente differenziale fra quelle due , op- poste in direzione.

Mi e occorso di osservare in altri muscoli in cui le due estremita sono tendinose o no, o almeno non lo so- no in modo sensibile, die non vi e corrente chiudendo il circuito fra le due loro estremita, mentre vi e sensibi- lissima chiudendolo fra 1' una o 1' altra delle estremita e un punto verso il mezzo. II muscolo abduttore grande del- la coscia della Rana si trova in questo caso, come ebbe a notare auche Dubois R-evinond.

E facile poi il riconoscere come in un membro in- tiero di un animale qualunque, dal predominio dei muscoli

28 Antonio Cima

die lianno la corrente ascend ente, o di quegli clie I' han- no lUscQtidente , deve dipeiulere il inanifestare quel inem- Lro una risultante, nell' una o nell' altra di quelle di- rezioni.

§ 16." Non posso intanto lasciaie senza esanie alcuni casi in cui tagliando trasveisahnente un musculo, e ado- perando la sua porzione in cui vi e il tendine, si ha una corrente die e diretta in qualche ciicostanza dal taglio tiasversale al tendine nell' arco conduttore, che in altri casi ha una direzione opposta, mentre in altri non si ha segno alcuno di corrente.

Queste esperienze le trovo descritte nell' opera gia citata di Cima. » Formo (egli dice) una pila con dieci mu- scoli gastronenii di Rana, ho una corrente diretta dal ten- dine alia parte carnosa nel muscolo, di 20 a 30°, e an- che pill , secondo lo stato dcUe Rane cui essi apparten- gono. Tolgo un terzo superiore a ciascuno di questi mu- scoli , e ritenendo i soli due terzi inferiori , foriiio con questi una seconda pila, facendo venire a contatto del tendine del priino elemento la superficie formata col ta- glio del secondo elemento , e cosi di seguito .... La corrente persiste in questa pila, diretta dal tendine alia parte interna del muscolo, ma scemata di molto ; e la de- viazione dell' ago e ridotta a 10 o 15°. Fo un altro taglio trasversale in modo da non restarmi che la meta inferiore di ciascun muscolo gastronemio, formo una pila disponen- do queste meta di muscoli nel modo or ora iiidicalo, ma non ho nessuna corrente da questa pila , 1' ago del galva- noinetro resta a 0°; la Rana galvanoscopica non si contrae affatto allorche introduco il suo nervo a far parte del drcuito di questa pila » (!())•

Ho ripetuto queste esperienze adoperaiido un galva- nometro senza duhhio piii sensihile di quello adoperato da Cima, cioe il galvanometro di 21000 giri, ed ho rico- nosciuto come realmente esse si verifichino. Continuando anzi a togliere successivamente nuove porzioni al muscolo gastronemio , dopo che ridotto a meta o pressoche alia meta non mi dava nessuno indizio di corrente , trovai che

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da quel punto cominciava a darmi una nuova corrente in direzione inversa alia solita, cioe diretta nel lilo del gal- vaiiornetro dal tendine alia superficie di sezione del niuscolo.

A questi fatti bisogna aggiungere 1' altro osservato dal Matteucci (17). Se si taglia il muscolo gastronemio in modo die il taglio sia perpendicolare al suo asse, si ha una corrente o non si ha nelle circostanze notate da Cima ; se poi si fa il taglio in rnaniera che esse sia obli- quo air asse del muscolo, e quindi parallelo alia direzio- ne delle fibre tendinose, allora, qualunque sia la distan- za a cui si fa questo taglio, non si manifesta corrente al- cuna, stabilendo il circuito tra esso e il tendine.

Ma di queste particolarita ci possiamo dare facilmen- te ragione dietro i principii gia esposti. E principiando da quest' ultimo fatto dovuto al Matteucci, se m n { Fig. 4 ) rappresenti il taglio fatto perpendicolarmente all' asse del gastronemio, avremo primieramente che le fibre muscolari non saranno tutte della stessa lunghezza, se esse si im- piantano, come dimostra I'anatomia, sopra il tendine a b obliquamente. Ciascuna fibra muscolare presa separatanien- te, essendo stabilite le con\unicazioni fra il suo taglio trasversale naturale da una parte e il suo taglio trasversa- le artificiale dall' altra , non daru luogo a corrente alcuna, ma vi saranno tante piccole correuti in quelle piccole por- zioni r, s, t, v , di cui le fibre che si trovano verso m o, superano le lunghezze delle fibre disposte dalla parte n b. Queste piccole correnti , dirette tutte nello stesso senso, daranno luogo ad una corrente risultante, diretta nel mu- scolo dal tendine al taglio trasversale m n.

Se invece si fa un taglio m «, oblic[uo all' asse del muscolo e parallelo alia direzione delle fibre del tendine a h ( Fig. 5 ) , allora dvremo che le fibre muscolari su- perstiti saranno tutte della stessa lunghezza, le porzioni eccedenti naturalmente dalla parte a , del tendine, sa- ranno compensate da quelle che si lasciano eccedenti per r artificio del taglio dall' altra m n, e. quindi quelle pic- cole correnti da una parte venanno distrutte da quelle della parte opposta.

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II fiitto poi notato da Cinia rientra nel caso osser- vato da Dubois Revmoiid, il quale ha dimostrato , die to- glieiido con uu laglio trasveisale le due estremittV ad un muscolo, questo da una corrente che e in esso diretta dalla sezioue ]>iu viciiia alia sua parte media alia sezione pill loutana dalla nuHlesiiiia (1<S). La causa poi che pro- bahiluiente da origiue ad una tale diiezioiie della corren- te fra due tajjli trasversali di uu muscolo, vena accenua- ta alloiquaudo paileremo della forma dell' eletto-motore niuscolare.

§ 17.'^ Dopo quaiito abbiamo stabilito siamo in grado di ni(\nlio approzzare le leggi dei due casi della corrente imi- scolare ^ e possiamo conoscere il valore di alcune diiVeren- ze che esistono fra i medesimi.

E duopo iutaiito parlare del modo che si e teniito per determinare 1' intensita relativa della forza elettro-mo- trice muscolare nei diversi casi.

Una tal forza elettro-motrice la possiamo misurare os- servando il grado diverso di deviazioue dell' ago galvano- metrico, nelie circostauze diverse, riferibili al numero dei muscoli messi in circuito, alia lunghezza dei medesimi, alia classe diversa cui appartiene 1' animale da cui furouo tolti quei muscoli , all' essere questi intieri e provveduti del loro teudine, oppure tagliati , ec. Vero e che, come e ben noto, i gradi di deviazione dell' ago del galvauo- metro nou sono proporzionali alle intensita delle correnti che la producono; ma e vero altresi che essendo in ge- nerale non molto grandi le deviazioni dell' ago prodotte dalle correnti muscolari , tali deviazioni possono considerai'si come proporzionali alle intensita delle correnti.

Ma il metodo migliore e piii sicuro che possiamo ora impiegare e quello, cosi detto, della opposizione. E noto come opponendo due elementi Voftaici, o due pile, si ha una corrente nulla o una corrente differenziale , secondo- che il potere elettro-motore dei due elementi o delle due pile e uguale o no, indipendentemente bene inteso, dal- la loro resistenza. Quindi e facile il comprendere come per determinare il potere elettro-motore relativo del

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gastronemio della Rana , a modo di esempio , e d' un altro muscolo qualuiique dello stesso animale, basti coUocare i due iiiiiscoli sii cui si esperinienta sulla solita lamina di giittaporclui in a ( Fig. 2 ), disponendoli in modo die il tendine del prime di essi sia a contatto col taglio artifi- ciale del secondo, e un punto delle superficie esterne deir uno e dell' altro sia a contatto dei due stoppini

In questi ultimi anni poi Giulio Regnauld ha cerca- to di detenninare 1' intensita assoluta della forza elettro- -motrice del tessuto muscolare, paragonandola a quella di una coppia ternio-elettrica ( bismuto-rame ) presa per u- nita, essendo una delle sue saldature mantenuta alia tem- peratura di 0°, c 1' altra alia temperatura di 100", e ser- vendosi del metodo della opposizione di cui si era gia ser- vito anteriormente per determinare la forza elettro-motrice di altre coppie voltaiche (19). Una modificazione impor- tante introdotta dal medesimo in queste ricerche e quel- la che abbiamo gia descritto e adoperato, tendente ad e- vitare le polarita secondarie, che come in qualunque al- tra pila, danno luogo nella pila muscolare ad ima cor- rente secondaria e inversa nella direzione.

§ 18.° Per via di questi diversi metodi, e specialmente con quello dell' opposizione , adoperati con tutte le cau- tele richieste , si e trovato :

1.° Che tanto nel caso di muscoli tagliati, che in quello di muscoli intieri , 1' intensita della corrente varia col ruunero degli elementi muscolari disposti in pila. Cio dimostra che ciascuno degli elementi , ossia ciascuno dei muscoli intieri o dei pezzi di muscolo, concorre ugualmen- te alia produzione della corrente stessa;

2." Che trattandosi poi di un muscolo solo, tanto neir uno che nell' altro dei due accennati casi , 1' intensi- ty della corrente e tanto maggiore , ([uanto piii grande e la lunghezza del muscolo clic si adopera. Cio che dimo- stra vero quel che asserisce Dubois Reymond sulla etero- geneita elettrica delle piu piccole porzioni della fibra muscolare ;

32 Antonio Cima

3.° Clie oporando con pile formate da muscoli taglia- ti o da muscoli iiitieri piovveduti del loro teudiiie, si tro- va die r iiitensita della corrente e indipendente dalla grossezza dei muscoli, ossia dalla estensione della sezione trasversale dei niedesimi. Cio clie e coerente ai risultati speriinentali ottenuti in circostanze siniili con tutti gli al- tri eletto-motori , e ai piincipii della teoria di Ohmm.

Queste soiio le tre leggi die j)otrd>l)ero dirsi fonda- inentali della corrente rnuscolare , ossia della corrente elet- trica che si manlfesta nei muscoli tanto intieri che tagliati allorche sono essi convenientemente chiusi in circuito.

^ 19.° Riguardo intanto alia intensita della forza elet- tro-motrice dei muscoli tagliati relativainente a quella dei muscoli intieri , trovo che i Fisici che si sono occupati di queste ricerche non sono d' accordo fra di loro.

Matteucci ammette, dietro un gran numcro di espe- rienze , che la corrente del gastronemio intiero della Ra- na e piu intensa della corrente rnuscolare che si manifesta nella coscia di questo animale. Opponendo egli ad una pila formata di gambe di rane, oppure di muscoli gastro- nemi di questi animali, un' altra pila di mezze cosce, ebbe una corrente differenziale in favore della prima di esse. Da cio conchiuse naturalmente che la corrente pro- pria e piu intensa della corrente rnuscolare (20).

Alia stessa conclusione fu condotto Cima, dietro ana- loghe esperienze, e dal considerare che nella mezza Rana galvanica, munita del nervo lonibarc , e nella quale esiste la corrente nella coscia e la corrente nel gastronemio, opposte in direzione, si hanno nel circuito del galvano- metro i segni di corrente dai piedi alia testa dell' anima- le, e dall' avere osservato che nella Rana galvanica le contrazioni all' aprire il circuito sono piii costanti e piu forti che al diiudersi del medesimo (21).

G. Regnauld per altro nel suo lavoro poco fa citato, trovo pill intensa la forza elettro-motrice dei muscoli del- la coscia della Rana, che quella del suo gastronemio, os- sia trovo pill intensa la corrente rnuscolare^ che la cor- rente propria. Ebbe infatti che la forza elettro-motrice del

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gastronemio equivale a 4^ o 5 delle sue unita terino-elet- triclie, nientre il liiscio dci imiscoli della coscia presenta un valoie piu considerevole , cioe di 9 a 10 unita dello stesso 2;enere.

In questa divergenza di opinioni intorno alia intensi- ty relativa delle due maiiifestazioni della corrente rnuscola- re, mi conveniva riconere alia esperienza.

Contrapposi ad un muscolo gastronemio di Ranocchio il fascio dei muscoli posteriori della coscia dello stesso animale tagliati trasversalmente nella loro parte superiore, dopo avere asportato il muscolo estensore crurale della coscia stessa, che come si sa , allorche e intiero presenta una corrente ascendente , come il gastronemio. Procurai in tutti i casi die la lunghezza dei due muscoli contrappo- sti fosse la stessa. II risultato costante die ottenni , dopo un gran numero di esperienze si e , che 1' intensita della corrente del gastronemio intiero e superiore a quella dei muscoli suddetti della coscia tagliati trasversalmente nella loro parte superiore; ossia, come si direbbe nell' antico linguaggio, trovai , die la coirente propria , Aate circostan- ze uguali, e piu intensa della corrente muscolare.

Una tale diversita nell' intensita della corrente nei muscoli intieri e nei muscoli tagliati , dipende probabil- mente da die nei primi il contatto naturale tra il tendi- ne e la sezione sia longitudinale sia trasversale della fibra muscolare , e piu intimo di quello che possa stabilirsi ar- tificialmente tra quelle sezioni e li stoppini , o simili al- tri mezzi , di cui ci serviamo per stabilire le comuni- cazioni.

La differenza poi dei risultati ottenuti da G. Regnauld dij)ende forse da qualclie circostanza estrinseca , attinente alio stesso mezzo sperimentale di cui si e servito, quale e quello delle correnti termo-elettriche , die esige una difFerenza artificiale di temperatura nelle diverse parti del circuito.

Ad ogni modo poi la maggiore o minore intensita della forza elettro-motrice nei muscoli intieri e nei mu- scoli tagliati, non e un carattere di distinzione tale da

T. IX. 5

3i Antonio Cima

poteroi imliine ;ul ammettere una differenza essenziale tra quelle due conenti.

Iiitatti troviamo una diversity di intensita, a pariti di hui^liczza, tra i nuiscoli diveisi, tutti egualmente ta- jiliati o lutti intieii, appaitonenti ad un istesso animale. G. Regnauld stesso, 0|)erando con muscoli staccati da di- verse parti della Rana trovo che la forza elettro-niotrice dei medesimi era conipresa tra quella del muscolo gastro- uemio e dei nuiscoli della coscia dello stesso animale, senza clie sia uguale csattaniente all' una o all' altra. Ope- rando poi su muscoli distaccati da un Coniglio vivente xrovo die la forza elettro-motrice del bicipite era pari a

5, o () nnita termo-elettriche , quella del gastronemio a

6, o T, ([iiella del crnrale a 10 o 11 di quelle uiiita.

Diverse cagioni fisiologiche, come meglio vedremo in seguito, individuali diremo ai diversi muscoli in partico- lare, possono e devono far variare 1' intensita della forza elettro-motrice dei medesimi, indipeudentemente dalla pre- senza o dall' assenza del tendine.

Tra queste cagioni accenneremo solo presentemente quella riferibile all' azione meccanica che devono esercitare i diversi muscoli , e che e stata riconosciuta da Dubois Reymond. Trovo questo Fisico che la corrente muscolare e tanto piu intensa, quanto piu il muscolo e destinato ad esercitare un' azione meccanica piu grande, sia questa azio- ne volontaria o involontaria. Cosi i fascetti del cuore che non sono sottomessi all' azione della volouta, manifestano una corrente energica come i muscoli destinati alia vita di relazione, e che obbediscono all' impero della volouta, mentre i fascetti degl' intestini, che non devono eserci- tare che deboli azioni meccaniche manifestano una corren- te debolissima (22).

§ 20.° L' intensita della forza elettro-motrice muscolare, variabile da un muscolo ad un altro in uno stesso anima- le, varia anche in un modo sensibile, secondo la classe diversa a cui appartengono gli animali nei quali si esplora. E un fatto ben diinostrato che nei muscoli tagliati in un animale vivo o distaccati recentemente dal rnedesimo.

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 35

quella forza si tiova maggiore , se quell' animale k a san- gue calcio, iiiiiiore se appartiene a quelli a sangue fiedclo. Ma e un fatto anche ben dimostiato die una tal forza elettro-motrice decresce piu rapidanicnte, dopo la morte , nei priini di cpiegli aniiiiali e persiste piu a liuigo nei se- cond!. Per dimostrare questi due fatti ii miglior mezzo e queilo della opposizione, clie per coiidurre a resultati cer- ti deve essere adoperato coile segueuti cautele. Si prepa- ra rapidamente un niuscolo della coscia di un Piccione e di un Coniglio, se ne taglia una estremita di una lun- ghczza pari ad una mezza coscia di Rana , recenteuiente preparata. Si niettono in contatto le sezioni trasversali di questi due niuscoli, e si cliiude il circuito del galvanome- tro toccando due punti della superHcie dei medesimi, u- gualniente lontani dalla loro superticie di contatto recipro- co, colli stoppini del solito apparato. Nei primi momenti dell' esperienza si ha una corrente difFerenziale, in favore del muscolo di quell' animale a sangue caldo. Questa cor- rente va quindi sensibilmente decrescendo, e finalmente r ago del galvanometro si vede tornare a 0°, il clie non puo attribuirsi , nella nostra maniera di esperimentare , alia produzione delle polarita secondarie. Poco dopo 1' ago del galvanometro comincia ad indicare luia nuova corren- te, e che e dovuta alia mezza coscia della Rana. Questa corrente va successivamente crescendo d' intensita: quindi dopo molte ore si vede di nuovo sparire.

G. Regnaidd (23) per determinare la legge del de- crescimento della forza elettro-motrice muscolare , negli animali a sangue caldo e in quelli a sangue freddo , co- mincia dair opporre il muscolo ad una pila ternio-elettri- ca , formata da un numero tale di coppie, che le due correnti si focciano equilibrio, e nota i tempi successivi necessari perclie il valore della corrente muscolare decre- sca dell' unita di un grado al galvanometro. In questo modo e giimto a stabilire che per subire lo stesso grado di indebolimento il muscolo di un animale a temperatura variabile impiega un tenqjo maggiore di queilo impiegato dal muscolo di un animale a sangue caldo. Trovo inoltre

36 Antonio Cima

questo Fisico, cio die Cn aiiclie giu uotato da Matteucci e da Cima, die il decrescimento d' inteiisita della corrente taiito iiei iimscoli dep;li aiiiinali a sangue caldo, die in cjiielli a sangue freddo, fnio alia sua totale estinzione, e piu rapido sul piincipio dell' cspeiienza die dopo qualche tempo da die dura la medesima.

Nel Capo seguente, in cui paileiemo dell' origine della eorrente muscniare , ci potremo dare ragione dei fenonieni die soiio stati liferiti in questi due ultinii paragrafi.

§ 21." Da qiianto abbiamo esposto in c[uesto Capo, possiamo intaiito condiiudere, die cio die si ha di ben dimostrato intorno alia corrente inuscolare si e:

1." La sua direzione sempie costante, allorche si chiudono nel ciicuito due puiiti del niuscolo , uno dei quali appartenga alia siiperficie esteriia , 1' altro alia sezione tiasversale , sia natiiiale sia artificiale del inuscolo stesso.

2.° Le tre leggi di essa corrente, enunciate al § 18 di questo Capo.

3." La mancanza di forza elettro-motrice nel tendine, e r ufficio del inedesimo di semplice conduttore, nel ca- so della niaiiifestazione della corrente nei muscoli tendi- nosi, e quindi quello di rappresentare lo stato elettrico della parte del muscolo con cui esso e a contatto.

4." L' identicita delle due correnti propria e musco- lare, ossia della corrente dei muscoli intieri e dei musco- li tagliati, nonostante alcune difFerenze tra questa e quel- la ; difFerenze provenienti dalla sola interposizione del ten- dine , e da altre circostanze accidentali.

5.° L' iiitensita della forza elettro-motrice varia e di- versa nei diversi muscoli dello stesso animale, indipenden- temente dalla diversa lunghezza delle fibre die li costi- tuiscono , che abbiamo notato essere una delle circostanze di accresciniento della forza elettro-motrice muscolare.

6." Finalmente 1' intensita di (juesta forza maggiore nei muscoli degli animali a temperatura invariabile che in quelli degli animali a temperatura variabile, e la durata e persistenza di essa dopo la morte, maggiore in questi animali che in quelli.

CAPO II.

ORIGINE DELIA €ORKEKTE ffllSCOLARE

b

r

§ 22.° Vihiunque abbia tennto dietro ai progress! del galvaiiismo dai suoi priinordii fiiio ad oggi, cliiuriqiie ri- conosca il valore e la perfezioue dei metodi speriineutali adoperati in qiiesti iiltiini tempi, iioii potra puiito didji- tare suUa vera origiiie della corrente inuscolare, intrinse- ca air aiiiinale in cui si esplora.

Puo nascere la questione .se quella corrente preesista nel nuiscolo alia chiusura artificiale del circuito tra la sua superficie di sezione naturale o artificiale e la sua super- ficie esterna, oppure se essa abliia luogo solaniente al formarsi di quel circuito. II decidersi questa questione in un senso piuttosto che in un altro potra dipendere dalle viste teoriclie die vorranno abbracciarsi , ma stara sempre fisso il fatto che, o si consideri la produzione della cor- rente in un modo, o nell' altro, stara fisso dico il fatto, che qnesta corrente ha origine nel muscolo , nel suo sta- to di vita e di integrita di sua struttura, non gia fuori di esso.

Bisognerebbe poi rinunziare a tutte le verita dimo- strate dalla fisiologia o per mezzo di ragionamenti i piu ben foiidati, o per mezzo dell' esperienza, per non am- mettere la produzione di una varieta grandissima di azio- ni chimiclie nei tessuti di un corpo organizzato, durante la vita. E quindi si sarebbe potuto stabilire, anche a priori , che nello stesso modo che in un animate , per virtu di quelle continue azioni chimiche, si produce ca- lorico , si dovesse eziandio produrre elettricita.

Restriugendo poi le nostre considerazioni al solo tes- suto muscolare, in cui si manifesta una vita cosi attiva,

38 Antonio Cima

cresce piii e piii la probabilita die in esse debba succe- dere un contiuuo squilibrio di elettriciti. Un tale sqiiili- biio siiccedera necessariamente anche negli altri tessuti , ma in virtii della niagj;Iore attivita vitale den ninscoli, e por la strnttnra loio particolare librosa, la nianitestazione della conente elettrica sar^ peicio stesso, piu regolare, pill energica che negli altri organi.

§ 23.° Qualnnqne intanto possa esseie la forma dell' e- lettro-niotore niuscolare, e coerente alle leggi fisicbe co- nosciute 1' ainmettere, clie la cagione da cui dipende lo svilnppo di elettricita nel muscoloj stia nella azione chi- inica die accoinpagna quegli atti nutritivi ed organico-vi- tali per cui esse conserva quella sua contrattilita che gli e propria, e quella attitudine a lispondere all' azione- qua- lunque siasi che i noivi esercitano sul medesimo, allorche vi trasportaiio i coniandi della volonta o 1' azione degli stimoli esteriori.

Nello stato attuale della scienza, assai poco conoscia- mo intorno ai processi nutritivi degli organi animali , per poter specificare in un modo preciso quali sono queste azioni chimiche che veramente danno luogo alia produzio- ne dell' elettricita. Ma le circostanze diverse die modifi- cano le leggi della stessa corrente muscolare , ne faniio co- noscere 1' intima relazione tra questa corrente, e lo stato dei processi nutritivi degli animali in cui si nianifesta.

Codesti atti nutritivi che negli animali a sangue fred- do sono o cosi debolL o cosi lenti, talche non sviluppano tanto calorico da rendere la temperatura loro indipenden- te da quella del mezzo in cui essi vivono , si compiono invece negli animali a sanoue caldo con tal leiige da svi- luppare quella quantita di calorico che e necessaria per mantenere questi animali ad una temperatura costante- mente superiore a quella dell' ambiente.

II coiisumo magiiiore di sostanze alimentari che fan- no (piesti iiltimi animali relativamente ai primi, la mag- gior ([iiaiitita di ossigeno che fanno sparire nella loro re- spirazione , ne dimostrano una maggiore attivita nei lo- ro processi nutritivi. Non deve quindi far meraviglia se i

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 39

muscoli degli animali a temperatura invariabile , nello stesso modo che sviluppaiio una maggior quantita di calorico , una iiiaggioi' forza nervosa, una maggior quantita d' acido carbonico ncl contrarsi , abjjiano anco luia Forza elettro- -motrice piu energica dei rnuscoli degli animali a tempe- ratura variabile, e che quindi, a parita di circostanze, la corrente niuscolare in quelli sia piu intensa clie in questi.

Ma se la forza elettro-motrice e maggiore nei muscoli vivi degli animali a sangue caldo che in quelli degli ani- mali a sangue freddo, una tal forza decresce piu rapida- niente dopo la morte nei primi che nei secondi. Anche questo fatto e coerente ai principii della fisiologia, ed e una conseguenza della accennata origine della corrente muscolare.

Qualunque possa essere infatti la cagione della irri- tabilita dei muscoli, e certo che la medesima e in stretto rapporto coUe funzioni nutritive, e quindi coUe azioni chimico-organiche che avvengono nei muscoli stessi. Ma r irritabilita cessa prima in un muscolo appartenente ad un animale a temperatura invariabile, che in un muscolo di animale a temperatura variabile. Cio indica che l' inte- gritil organica si altera piu presto in quello che in questo animale ; e pero la forza elettro-motrice deve cessare pri- ma nei nuiscoli d' un animale a sangue caldo che nei muscoli d' un altro a sangue freddo.

Ecco dunque che la maggiore intensity primitiva del- la forza elettro-motrice, e la minor durata di essa nei mu- scoli degli animali a temperatura invariabile , comparativa- mente agli animali a temperatura variabile, dimostrate dalla esperienza , sono conseguenze legittime dell' ammessa ori- gine della forza elettro-motrice del tessuto muscolare.

§ 2i.° Procedendo in questo esame delle circostanze che modihcano 1' intensita e la durata della forza elettro-motri- ce dei muscoli, si vede sempre piu e |)iu come sia ragio- nevole far dipendere una tal forza dagli atti chimico-or- ganici che avvengono nei muscoli stessi.

Galvani osservd gia come la Rana in cui le carni

40 Antonio Cimv

soiio floscie, bianchiccie, imbeviite di liquido sieroso, le coiitrazioiii si inanifestavano debolissiine e spesso manca- vaiu). Le Rane in questo stato, che accenna ad un depe- liiuciito di niitriziono, mi diedero aiiche sogui di corrcnte al galvaiioinctro molto piii dcl)()li di'W oidiiiario.

E poi |)rovato da iiii jiran iiunicio di esperimenti fatti prima da Matteucci (2i) e <{uiiidi ripetiiti da Ci- ma (2')) fbe I' inanizioiie, la inancaiiza assoluta o la diininiizioiie della respirazione e della circolazione , V abbas- samento troppo fjraiide di temperatiira , oppuie un innal- zainento ecce.-^sivo di essa , sono taute cagioni die modifi- cano neir intensiita e nella durata, e in ceiti casi distrug- gono anche la forza elettro-motrice dei muscoli. Al contrario tutto cio die teiide a rendere pin attiva, piu energica la vita del muscolo , produce anco un auinento nella sua forza elettro-motrice.

E a questo proposito credo sia utile notare la in- fluenza die esercitano alcuni liquidi sulla intensita della correiite muscolare. La correiite mauifestata da lui musco- lo immerso per un istante nella soluzione satnra di sal marino si trova auinentata. Cio si spiega coll' aumento di conducibilita acquistata dal muscolo per il contatto di questo liquido. Ma non e di questo elFetto die intendia- mo parlare, bensi della diminuzione sensibilissima die ma- nifesta nella sua intensita la corrente di quel muscolo, se r immersione in quella soluzione ha durato invece per qualche tempo. Al contrario 1' immersione del muscolo snf- ficientemente proluiigata in una soluzione di solfato di so- da o di solfato di magnesia accresce e conserva piii a Inn- so la forza elettro-motrice del medesimo.

Ora e noto, dietro 1' esperienze di Dumas, die il sale marino lia iin' azione particolaie sopra i globoli del sangue, allordie agisce in una certa quantita e per un certo tempo, azione die consiste nel rompere, nel disor- ganizzare i globoli stessi. E cosi e, secondo questo Chi- mico, die si potrebbe spiegare la prodnzionc dello scor- buto dair uso continuo e proluugato delle carnl salate. II solfato di soda ed il solfato di magnesia hanno invece

RiCEUCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 41

uii' azione contraria , quella cioe tli mantenere per iiii teinjjo |)iu luii^o dell' ordiiiaiio, iiitieri , <; dim vivi , i globoli del saiij^iie. Non si jjotreljbe (|iiiiidi dire die (juel- l' azione diversa esercitata da quel liquidi sopra la f'orza elettio-motrice dei muscoli , sia in relazione coUa azione clie essi esercitano sui globoli del sangue ; e non si avieb- be quindi una nuova confcnua di cio die si disse , clie la forza eiettro-motrice muscolare dipende dai processi nu- tritivi die avveii<;ono nel jxuendiinia' dei iniiscoli stessi ?

§ 25.° L' irritabilita propria dei inuscoli e indubitataineii- te subordinata alio stato del processi diimico-organid dei niuscoli stessi , e pero credo sia interessante indagare in die rapporto sta la Forza elettro-niotrice dei niuscoli colla lo- ro irritabilita. Una tale questione parini non siasi sutficien- teincnte studiata.

Nobili dice » Le Rane non si scuotono all' azione ); della propria correiite , die per poco tempo: la loro » corrente coiitiima iiivece ad agire sul galvanoinetro per » pill ore. In questo intervallo e ben da suppoire die si » spenga nella Rana ogni residuo delle forze vitali (26) ».

Matteucci ainuiette die le contrazioni proprie cessano nella Rana dopo 10 o 1.5 minuti , nientre i segiii di cor- rente die vanno rapidamente decrescendo sul principio, e die quindi contiiiuano a sceinare , ma non nella stes- sa proporzione, durano qualdie volta fino 2i ore (27).

A questi fatti posso aggiugnere 1' osservazione che ho potuto fare niolte volte. Succede sovente di preparare dei Ranocchi i quali o nou si coutraggono , o si coiitrag- gono debolniente, nientre invece presentano dei segni di corrente al galvanoinetro piii sensibili d' altri die si cou- traggono forteniente.

Da tutto cio si potrebbe dedurre die la torza eiet- tro-motrice dei muscoli dura piii a Inngo della loro irri- tabilita. Tiittavia conveniva assicnrarsi se la maiicanza di contrazioue nolle Rane, die contiiiuano a niaiiilostarc i segni di corrente al galvanoinetro, dipendeva dacclie 1' ir- ritabilita muscolare era in esse alTatto estinta, oppure dac- clie la corrente muscolare era diventata troppo debole per

T. IX. I)

•i2 Antonio Cima

eccitaie i muscoli alia contrazione. Ora ho osservato die operaiulo con coireiiti piii lorti su muscoli clie non si contraggono piu per la propria conente, si giunge a far- li colli ranc ancora i)cr (jualclie tempo; tiittavia coiiti- nuando ancora ad operare con ([uelle correuti si arriva a questo risultato costante, clie 1' irritability nei muscoli del- la Raiia e di altri animali cessa niolto tempo prima che in cssi cessi afVatto la foiza elcttro-motrice.

§ 26." Secondo i principii tcorici aininessi da Galvaui e dagli aiiticlii cultori dell' elettricita. animale, il nerve che si distrihuisce in un tnuscolo avrehbe una parte atti- va iiella prodnzioue delle contrazioni galvaniche, e qnin- di iiella produzione della conente che, dopo il Nobili, si animise come cagione di quelle contrazioni.

Matteucci peraltro dimostro, fino dai prinii tempi in cui si occupo di elettricita animale, clie nella produzione della corrente muscolare non ha influenza alcuna il nervo, che ordinariamente si lascia libero fuori del muscolo sot- toinesso alio esperiinento. Dimostro anzi che detta conente era piii forte, allorche si Ibrmava una pila di gambe, di coscie, di inezze coscie di Rana , in modo da non fare en- trare il nervo nel circuito ; e da cio dedusse che il nervo non esercita direttainente alcuna influenza sulla forza elet- tro-motrice del muscolo. Togliendo quindi, nel modo piu completo ])ossibile, le ramificazioni nervose nell' interno dei muscoli , trovo clie le pile formate con questi musco- li presentavano una corrente di una intensita non inferio- re a quella clie manifestavano , tutte le altre circostanze restando uguali, le pile formate coi muscoli in cui siansi lasciate quelle ramificazioni nervose (28). Tauto nel caso di muscoli tagliati, che di muscoli intieri , il nervo non farebbe quindi clie da conduttore, e peio rappresentereb- be lo state elettrico, sia dell' interno, sia della sezione longitudinale del muscolo, con cui si trova a contatto. E siccome la presenza del nervo allunga ordinariamente il circuito, cos'i ne viene che allorquando esso fli parte del medesiino, 1' intensita della corrente nei muscoli e in ge- nerale minora.

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 4.3

Dietro ci6 si spiegherehbe la nessiina influenza eser- citata sulla forza elettro-motrice dei muscoli dalla introdu- zioiie iieil' orgaiiismo dell' acido prussico e dei veleui nar- colici, la di cui azione senibra, ahneno sul principio, li- mitata al sistema nervoso.

Secotido Giiinelli peraltro i nervi esercitevebbero una parte attiva nella produzione dei fenomeni elettiici dei muscoli , il cbe egli deduce da molte cousiderazioni spe- cialmente d' ordine fisiologico (29).

§ 27.° Ma, a niio credere, per studiare conveniente- mente 1' influeziza del sistema nervoso sulla forza elettro- -motrice muscolare, deve distinguersi innanzi tutto 1' uffi- cio che puo fare il nervo fuori della massa muscolare nel- la quale si manifesta la corrente o la contrazione galvani- ca, da quello die esso nervo puo esercitare nel parenclii- ma del muscolo e nella vita propria di quest' organo.

Ora die il nervo il quale sta fuori del muscolo nori faccia die da semplice conduttore nelle esperienze sulla corrente muscolare , e una delle verita meglio stabilite in Elettro-Fisiologia. Vediamo infatti che la corrente in un muscolo munito d' un tronco nervoso che si prolunga al difuori, siegue tutte le vicende della diversa conducibilita del nervo stesso. Vediamo che esso nervo puo essere in cio rimpiazzato da uu filo di cotone o di lana bagnato di liquido conduttore.

Per stabilire poi 1' ufficio che puo esercitai'e il siste- ma nervoso nel parendiima del muscolo nella produzione della corrente muscolare , credo debba partirsi dalla distin- zione che si trova oggi ben stabilita tra i nervi motori , e i nervi senzienti , e convenga studiar*^ qual classe di questi nervi influisca sulla irritabilitii e sulla vita plastica dei muscoli.

§ 28.° Se in un animale vivo si taglia un nervo sem- plicemente motore, in modo che il medesimo non comu- nichi pill coll' asse cerebro-spinale, si osserva che questo nervo non perde immediatameiite la sua eccitabiiita , os- sia la proprieta di eccitare la contrazione nei muscoli in cui si distribuisce , allorche viene irritato direttamente.

■l i Antonio Cima

Cio iisulta da molte esperienze di Legallois, di Midler, di Sticker, di Steinruck, di Longet.

L' ultimo di qiiesti Fisiologi isolando i nervi motori dei iimscoli iu Cani c Gonigli, ed irritaiido questi nervi per mezzo della correiite elettrica, trovo die essi si maii- tenevano eccitabili e capaci di mettere in contrazione i innscoli sottoposti, per quattro giorni circa, dacclie non conuniicavano pin coU' asse cerebro-spinale. Dopo il qual tempo diventavano insensibili all' azione della corrente. I neiTi motori dunque possono conservare per qualche tem- po, indipendentemente dall' asse cerebro-spinale, la loro eccitabilita, senza peraltro essere capaci, per cosi dire, di riprodnrre per se stessi quel principio, o quella forza che sia, clie gli rende eccitabili e capaci di far contrarre i jnu- scoli (30).

Lo stesso Longet poi ha dimostrato, che mentre do- po il quarto giorno dacche si e tagliato il nervo motore die va ad un muscolo , questo non si contrae piu, eccitan- do anche fortemente il nervo per mezzo di una corrente elettrica, esso continua tuttavia a contrarsi per parecchi mesi, applicando direttamente uno stimolo alia fibra mu- scolare (31). Questa esperienza che ci da gl' istessi resulta- ti, colle stesse fasi ( coUa debita misnra di tempo ben inteso ) anche in un muscolo separato da un animale e munito del suo nervo motore, scioglie direttamente la questione eccitata in Fisiologia fino dai tempi di Haller, se r irritabilita muscolare dipenda totalmente dalla ecci- tabilita dei nervi oppure dalla stessa fibra muscolare.

Una osservazione intanto che non lasceremo di fore e che e dovuta alio stesso Longet, si e che dopo che erano stati tagliati i nervi motori che si distribuiscono ai muscoli facciali di un Cane, e die quiiidi i nervi stessi avevano gia da lungo tempo perduta la loro eccitabilita, quei muscoli non solo avevano conservato la facolta di contrarsi irritati direttamente , ma avevano anche ( si no- tino c[ueste parole ) conservato il loro colore proprio e quasi perfettainente il loro volume naturale.

Da tutto cio dobbiamo condiiudere che i muscoli non

RlCERCHE ELETTRO-FI8IOLOGICHE 45

ricevono dai nervi detti motori la loro proprieta di con- trarsi, ma solo lo stimolo per cui si contraggono ; che potreino quindi siipporre distrutta afFatto o<;iii traccia di sistema neivoso inotore in uii muscolo , senza die questo cessi di contrarsi venendo eccitato. Dobbiaiiio inoltre con- chiudere che i nervi motori non hanno alcana influenza sulla vita plastica e sugli atti nutritivi della sostanza inu- scolare ; e che stando quindi a quanto abbiamo aniniesso sulla origine della forza elettro-motrlce muscolare, il si- stema nervoso motore non ha influenza alcuna sulla for- za stessa.

§ 29." Maggiore sembra essere V influenza che eserci- tano sulla contrattilita e sui processi organici dei muscoli i nervi sensitivi. Ptisulta infatti dalle esperienze dello stes- so Longet , che mentre , come si disse, 1' irritabilita mu- scolare rimane intatta tre mesi dopo il taglio dei nervi motori, essa si trova notabilmente diminuita dopo sei set- timane dal taglio dei nervi sensitivi , oltreche in questo caso i muscoli si trovano scolorati e depauperati nella lo- ro nutrizioiie (32). Queste esperienze intanto dimostra- no che 1' irritabilita e la nntrizione dei muscoli, sebbe- ne non siano immediatamente dipendenti dal sisteina ner- voso sensitivo, tuttavia sono in parte subordinate al suo potere.

Infatti nelle estremita capillari dei vasi sanguinei , dove sembrano operarsi gli atti nutritivi che mantengono gli orgaui in ([uello stato in cui sono capaci a manifesta- re le loro proprieta organico-vitali , non puo disconoscersi r influenza delle ultime ramificazioni del sistema nervoso sensitivo, di quelle ramificazioni dette fibre grigie, o or- ganiche. Dovra necessariamente succedere una lesione nel- la nntrizione degli organi tutti e quindi del sistema mu- scolare, allorche manca 1' influeuza di quel nervi sopra le ultime ramificazioni di quel vasi nutritivi, una alterazione in quegli atti chimico-organici che abbiamo ammesso do- ver dare orieine alia forza elettro-muscolare. Nello stesso modo che , lesa la nntrizione , il muscolo perde il suo co- lore, si atrofizza, non sviluppa piu la solita quantita di

46 Antonio Ciaia

calorico , non si contrae piu sotto 1' azione degli stimoli , perderu anche la facolti di sviluppare elettricitii. § 30.° Couchiudendo dunque diio :

1.° Che r oiigine della corrente muscolare e intrinse- ca al muscolo stesso;

2.° Che questa corrente si produce dagli atti nutriti- vi che avvengono nel muscolo , ncllo stesso modo che dai niedesimi si sviluppa calorico e forza muscolare;

3.° Che tutte le circostanze che tendono a diminui- re, ad alterare, ad annuUare gli atti nutritivi nel mu- scolo , scemano , alterano , annuUano anche la corrente muscolare ;

4-.° Che invece una energia maggiore negli atti nu- tritivi suddetti trae seco una maggiore energia nella forza elettro-motrice dei niuscoli ;

5." Che questa forza elettro-motrice persiste piu a lungo nei muscoli, che la loro irritabilita propria;

6.° Che il sistema nervoso motore non sembra eser- citare alcuna influenza suUa forza elettro-motrice muscola- re, perche non ne esercita alcuna sulla vita organica dei muscoli ;

7.° Che il sistema nervoso sensitivo al contrario deve esercitare un' influenza su quella forza elettro-motrice, per- ch6 la esercita anche sugli atti nutritivi che avvengono nel muscolo.

CAPO III.

IPOTESI SULLA FOKfflA DELL' ELETTRO-HOTORE niSCOLAKE

§ 31.° XJa determinazlone della forma e della natura deir elemento elettro-motore del muscolo e, come dice Matteucci , una scoperta impoitante che ci rimane a fa- re (33). Questo elettro-motore e senza analogia, come egli steeso avverte, con tutte le pile che abbiamo. Basta per provar cio il considerare che le due estremita di un mu- scolo intiero hanno ambe lo stesso stato elettrico, mentre e diverse lo stato elettrico nelle due estremita, o poli , d' un elettro-motore voltiano e di tutte le modificazioni del medesimo. Basta il considerare che se tagliamo tras- versalmente un nuiscolo, le due superficie prodotte col taglio manifestano lo stesso stato elettrico, mentre avvie- ne diversamente se dividiamo trasversalmente in due par- ti un elettro-motore di Volta. Basta il riflettere che men- tre nel gastronemio ed in altri muscoli aventi una estre- mita tendinosa, vi e una corrente che va nel muscolo da questa estremita all' estremita carnosa, se tagliamo per meta trasversalmente questi muscoli^ abbiamo che nella porzione tutta carnosa vi e sempre una corrente che ha la stessa direzione che nel muscolo intiero , mentre che neir altra meta tendinosa non si manifesta spesso segno alcuno di corrente. Fenomeni questi che non presentano nessuna analogia con tutte le diverse specie di pila Vol- taica hnora conosciute.

Senza pretendere di aver fatto codesta scoperta espor- ro una mia particolare ipotesi colla quale credo possiamo figurarci, in un modo sufficientemente esatto, la forma

^S Antonio Cima

deir el(Mnento elettro-inotore del iniiscolo , partendo dai dati soinniinistratici dall' anatomia sulla struttura della iibra muscolare, e dal risultato di un ceito numero di espe- rieiize d' oidine (isico.

§ 32.° Principicio intanto dall' esporre, prendendo per guida il KoUiker (31), t[uaiit() di pii'i positive e condiicente alio scoj)o clie mi propoiij^o, si couosce intoriio alia isto- logia del sisteina muscolare voloutario. I Fascetti primitivi che formano le masse muscolaii risiiltano dalle cosl dette fibrille innscolari elementari , o fibre primitive. Queste fdiril- le die possono facilmonte separarsi le une dalle altre col- la cozione, col la maceiazione , e con altri mezzi , sono natuialmente unite fia di loro per via di una sostanza in- termedia, omogenea, viscosa, all)uniiuosa. Un certo nu- mero poi di queste fibrille, insieme unite per mezzo di questa sostanza intermedia , e clause , per cosi dire , in una guaina comune, detta sarcolema , costituiscono i fascetti primitivi dei muscoli. E un certo numero di tali fascetti, uniti paralellamente fra di loro e coperti anche da un sarcolema, formano le masse muscolari. Le fibrille sono varicose, cioe a dire, presentano a degli intervalli piccolissimi , che Kolliker dice di 0"'™,0009 aV"',002, dei rigonfiamenti piu o meno considerevoli ; e siccome in tut- to lo spessore di un fascetto , queste parti rigonfie delle fibrille vicine , come le parti ristrette , sono rispettivamen- te collocate alia stessa altezza, ossia nello stesso piano, cosi ne risulta che il fascetto mostra delle strozzature o solcature trasversali.

Riguardo alia natura delle fibrille primitive , gli Ana- tomici non sono d' accordo fra di loro ; ma non staro qui ad esporre le diverse opinioni emesse intorno a questo punto. Dir6 solo col Kolliker, che se e vero che le va- ricosita, cioe a dire, i rigonfiamenti collocati a intervalli ugnali , sono la vera causa dell' apparenza solcata dei fa- scetti muscolari , non deve ripugnare 1' ammettere che le fibrille elementari sono esse stesse composte di particelle piu piccole , di quelle particelle che Browman chiama elementi muscolari ( sarcous elements ).

RiCERCHE ELETTR0-FI8I0L0GICHE 4-9

Contro una tale opinione KoUiker stesso fa alcune obiezioni, coiisistenti specialmeiite in ciu, die quell' ap- pareiiza varicosu non e una conseguenza necessaria della accennata loiinazione delle fibrille. Tuttavia evidentenien- te questo Anatomico propende verso questa opinione , non- ostante non si decida apeitaniente in favoie della niede- siina (35) ; per cui io 1' assumero come una dellc tante ipotesi che si possano fare sulla struttura iritinia delle fibrille nmscolari.

§ .'{3." Annnesso intanto cbe 1' elemento elettro-molore muscolare non ba analogia, o almeno non e perfettamen- te identico coll' elettro-motore di Volta, ideai e sottoinisi alia esperlenza diverse disposizioni cbe nientre differivano da quella della pila di Volta, avevano di comune con questa la produzione della corrente elettrica.

Tra queste disposizioni quella cbe meno imperfetta- mente esprinie la struttura della fibra muscolare, e meglio mi da ragione della produzione e delle leggi della corrente dei niuscoli, e quella cbe passo a descrivere, e cbe pre- ferisco a tutte le altre cbe si possono ideare , in quan- tocbe mi spiega anciie, fino a certo punto, i fenomeni elettrici die avvengono in un muscolo allorclie esso antra in contrazione.

Supponiamo di avere tanti discbetti di un metallo qualuuque, per esempio di zinco, disposti tutti paralel- lamente fra di loro e cbiusi in una guaina di sostanza con- duttrice, come sarebbe in una lunga borsa di cotoiie, ira- bevuta di un liquido capace di agire cbiinicamente su quei disdietti { Fig. 6 ). Facendo passare un filo per la guaina tra un disdietto e 1' altro , questi resteranno ad una certa distanza fra di loro , e non saranno a contatto col liquido della borsa cbe nel loro orlo. A rappresenta 1' esterno , D il taglio longitudinale di questa pila.

Questa specie di pila mi rappresenta , con una certa apparenza di verita , la fibra muscolare priniitiva. Quei di- scbetti saranno gli dementi della fibra stessa, quella borsa bagnata di un liquido cbe agisce sugli orli dei discbetti, sari quella sostanza intermedia, cbe awolge e unisce fra

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di loro le particelle eleinentari della fibra. Qiiei dischetti sono separati gli uni dayli altri e ad una certa distanza reciproca, come devono esserlo le particelle elementari della libra miiscolare , senza di die la libra stessa non po- trebbe raccorciarsi allorche si contrae. Supponendo poi un certo numero di quelle pile unite fra di loro paralella- mente e chiuse in una specie di tubo di altra sostanza conduttrice dell' clettricita, non attaccabile dal liquido che bagna le borse contenenti quei dischetti , come sarebbe un tubo sottile di platino , che rappresenti il sarcolema , avremo un' immagine sebbene imperfetta di un fascetto muscolare.

§ 31." Sperimentando con quella specie di pila ho in- tanto tutti gli effetti che si hanno in un muscolo. Infatti :

1.° Se per mezzo del filo del galvanometro chiudo il circuito tra due punti, comiuique distanti fra di loro, p , p { Fig. 7 ) appartenenti alia borsa che chiude i di- schetti , oppure air involucro di platino che chiude un certo numero di pile , non ho nessun segno di corrente , nel modo stesso che non si ha nianifestazione alcana di corrente muscolare allorche si chiude il circuito tra due punti appartenenti alia superficie esterna di un muscolo.

2." Se per mezzo del filo del galvanometro ( Fig. 7. ) chiudo il circuito tra uno dei dischetti z , niesso alio sco- perto, e un punto qualunque p della borsa, o dell' in- volucro esterno , ho una corrente che nel filo dell' istru- mento e diretta da // in :;_, e per conseguenza nell' in- terno della pila da z in p ; nella stessa guisa die si ha una corrente, diretta in inodo identico , allorche si chiu- de il circuito tra un punto appartenente alia sezione tras- versale di un muscolo e un punto spettante alia sua su- perficie esterna.

3.° Se si chiude il circuito tra i due dischetti estre- ini z^ z messi alio scoperto ( Fig. 8. ), non vi sara cor- rente se tutti i punti della circonferenza di ciascun di- schetto, e ciascuno di questi in particolare, sono egual- mente attaccati dal liqiiido che bagna la borsa. Nello stes- so modo non si ha corrente alcuna allorche si chiude il

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 51

circuito tra due sezioni trasversali di un muscolo, se que- ste sono simmetriche . cioe a dire se sono egualmente di- stant! dalla parte media del medesirno.

4.° Se r azione chimica del liquido non soddisfa a quella condizione di essere uguale in tutti i punti di cia- scun dischetto e in ciascuno di questi in particolare, ho una corrente allorche chiudo il circuito tra i dischetti z , z , messi alio scoperto. E questa corrente sara in una direzione o nell' altra, secondoche i dischetti piu attacca- ti appartengono alia estremita z o alia estremita z . Se poi il dischetto piii attaccato stesse nel mezzo della pila, non si avrehhe corrente alcuna. Questi casi sono parago- nabili a quclli die ne presentano i niuscoli, nei quali si ha una corrente elettrica , allorche si chiude il circuito tra due tagli trasversali, ma questi non sono simmetrici, cioe non sono egualmente lontani dalla parte media del muscolo stesso. In questo caso la corrente e diretta nel- r arco conduttore , dal taglio piii lontano dalla parte me- dia del muscolo a quelle che e piu vicino.

I fenomeni presentati da quella pila nei quattro casi su accennati , in circostanze identiche a quelle dei musco- li, dipendono da proprieta elettrico-chiniiche tanto ele- mentari clic credo inutile fermarmi a spiegarli.

Partendo iiitanto da alcuni fatti anatoniici ci possiamo dar ragione di cio che i muscoli presentano di analogo in dette circostanze con quella specie di pila. Le arterie de- stinate alia nutrlzione delle fibre muscolari formano nelle loro ultime ramificazioni un reticolo di vasi capillar! che si insinua tra le fibre muscolari stesse, e le awolge da ogni parte ; cosicche ciascun fascetto primitivo e attorniato da una porzione del inedesiino. Ma le maglie di questo reticofo non sono uguahnente serrate in tutti i punti della lunghezza di una fibra muscolare ; e quindi ne avverri che la quantita di sangue che arriva in tenq)i uguali su por- zioni uguali di una data fibra, sara necessariamente diver- sa. Possiamo percio ragionevolmente supporre die 1' ener- gia degli atti nutritivi non debba essere uguale in tutta r estensione di una data fibra muscolare, ne in tutte le

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fibre che costitiiiscoiio iin tlato foscetto. Quindi non sara iiguale la quant itu di elettiicitii che si svolge nei siiigoli puiiti di lui iniiscolo, e quindi sara diverse io stato elet- trico dei medesinii , se lo sviliqqjo di questa elettricita e un effetto di quegli atti nutritivi.

Una tale supposizione sulla difFerenza di energia degli atti nutritivi nei diversi punti della fibra muscolare , vie- ne anche appoggiata dalle osservazioni anatomiche sulla distrihuzione dei nervi che accompagnano i vasi sanguinei dei muscoli. Come abbiamo altrove accennato, e un fatto ainmesso dai Fisiologi che Ic ultime rainificazioni del si- stema nervoso sensitive, e forse con piii probabilita le fi- bre nervose grigie , abbiano una influenza grandissinia su gli atti nutritivi che si conipiono nelle estreniita capillari , o per mezzo delle estremita capillari dei vasi sanguinei. Ora risulta dalle osservazioni anatomiche (36) che le ultime rainificazioni nervose non si distribuiscono ugualmente su tutta la niassa di un muscolo, ma che invece occupano uno spazio molto ristretto , cosicche le diverse parti di esso non si trovano in relazione coi plessi forinati da quel- le sottilissiine rainificazioni nei'vose, che per una estensio- ne molto limitata. E intanto ragionevole ammettere che, la dove maggiore e la quantita di fibre nervose terminali o di fibre nervose grigie, sia maggiore 1' attivita di que- gli atti che costituiscono la vita plastica dei muscoli.

Dietro cio avreino , che nello stesso modo che si ha una corrente elettrica in quella specie di pila , allorche si mettono direttamente in comunicazione , o in circuit© , i due disclietti estremi , se 1' azione del liquido non e uguale su tutti i punti della circonferenza di ciascuno dei disclietti stessi, si avra una corrente elettrica mettendo in comunicazione per mezzo d' un arco conduttore omoge- neo le due sezioni trasversali opposte di un muscolo, se le azioni chimico-organiche che costituiscono la vita pla- stica del medesimo, non sono uguali in tutti i punti di una data fibra, ne in tutte le fibre da.cui esso risulta.

La direzione di questa corrente sara poi regolata costantemente in modo , che nei punti in cui 1' azione

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chiinica e maggiore, si avrk 1' elemento negative o I'elemen- to zinco della pila. E nel muscolo appunto, allorche si ope- ra nel inoclo ora indicato, la parte piii vicina al suo mez- zo, dove quegli atti nutritivi, dietro quelle considerazioni anatomiche, devono supporsi piu attivi, fa da elemento ne- gative relativamente all' altra parte piii lontana dal suo mez- zo. Invece, nello stesso modo che non si ha corrente in quel- la specie di pila, allorche il dischetto piu attaccato si trova nel mezzo della medesima, non vi sara corrente al- lorche si chiude il circuito tra due tagli trasvei'sali di un muscolo egualmente lontani dalla sua parte media.

5.° Dubois Reymond (37) ha dimostrato come si ot- tenga una corrente , nonostante debole , allorche si stabi- lisce il circuito fra due punti diversamente distant! dal centro di una medesima sezione trasversale di un musco- lo , e che questa corrente e diretta nel filo del galvano- metro in modo che vi passa dal punto piu lontano dal centro al punto piu vicino al centro di quella sezione trasversale ; cosicche il primo di quei punti rappresente- rebbe la superficie esterna del muscolo , il secondo la su- perficie di sezione del medesimo.

Matteucci partendo dal principio, altrove dimostrato, che la forza elettro-motrice della fibra muscolare cresce coUa lunghezza della libra stessa, e dalla analogia degli effetti che si hanno nell' organo elettrico della torpedine, spiega quella diversita di stato elettrico dei diversi punti della sezione trasversale di un muscolo, ammettendo, co- me e probabile, che i punti di quella sezione che sono piu vicini al suo centro, corrispondano a libre piu lun- ghe di quelle prossime all' orlo della sezione stessa (38). In tal modo la deviazione dell' ago del galvanometro sa- rebbe dovuta alia corrente dilTerenziale tra le libre d' ine- gual liuighezza fra di loro a contatto.

Ma questo fatto ce lo possiamo benissimo rappresen- tare con quella specie di pila. Un fascetto muscolare, op- pure un muscolo, sarebbe paragouabile , come abbiamo detto, ad un fascio di quelle pile disposte tutte paralella- mente fra di loro. Supponiamo un numero qualuiH|ue di

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queste pile cosi disposte, e di cni la Fig. 9. rappresenti il taiilio trasveisale. E evideiite die se 1' azione cliimica del liqiiido e uguale su tutti i dischetti estremi a, b , c ,... , stal)ileiido il ciicuito direttaiiiente fia due di questi di- sclietti qualunquc, iioii vi sara corrente alcuria. Ma se quella azione chimica e piu forte in uno che nell' altro , stabilita la comunicazione fra i medesimi , vi sara una cor- rente che nel filo congiiintivo sara diretta dal dischetto meno attaccato al piu attaccalo. Supponianio che questo sia il dischetto centrale e: allora stabilendo il circuito tra esse e un altro qualunque, vi sara una correute nella direzione ora accennata.

Nel caso del muscolo, come abbiamo detto, la cor- rente e diretta nel filo del galvanometro dal punto piu lontano dal centre a quello die e jiiu vicino a questo, cosicche, volendo insistere nella sua analogia con quel fascio di pile, bisognera dire die il disco estreino della pila di mezzo rappresentera il taglio trasversale delle fibre centrali del muscolo, e i disclii estremi delle altre pile che si trovano attorno a quella , rappresenteranno il ta- glio trasversale delle fibre meno centrali. Ora e presiuni- bile che gli atti nutritivi die avvengono nel jiarenchima del muscolo siano piu attivi, o almeno si alterino o ces- sino piu tardi dopo il taglio e dopo la morte dell' anima- le, nelle parti centrali del muscolo, meno soggette all' a- zione degli ageiiti esterni , che nelle parti perifi;riche del medesimo; cosicche anche in questo caso abbiamo una analogia tra il modo di comportarsi di quei fasci di pile e i muscoli, messi in circostanze simili.

6.° Finalmente quella specie di pila presenta tutti i caratteri che ne manifesta il musculo come elettro-moto- re, e che lo fanno distinguere dai comuni elettro-moto- ri voltiani.

II muscolo si distingue da un comune elettro-motore voltiano , perche , come si noto al principio di questo Ca- po, allor([uando e intiero e non ha una estremita tendi- nosa piu ^ilu|)pata dell' altra, presenta in ambe lo stes- so stato elettrico; ma quella specie di pila presenta anche lo stesso stato elettrico alle sue due estremita.

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 55

Se tagliamo trasversalmente uii inuscolo , le due su- peiTicie ab , ccl, ( Fig. 10. ) prodotte col taglio liaiino ambe lo stesso stato oleltrico, contniriaiiiente a cio che avvieiie in un elettro-niotoie voitiano che si divida tras- versalmente in due parti; intanto quella specie di pila presenta lo stesso carattere del niuscolo. Divisa in due trasversalmente ( Fig. 11. ) , ambe le sue superficie di se- zione sono negative riguardo alle sue estreniita.

Dietro queste fondamentali considerazioni , e dietro quanto abbianio detto parlando del niodo d' inserzione del- le fibre nmscolari nel tendine e dell' use di questo nella corrente rruLscolare , si puo facilmente estendere questa ana- logia di proprieta e di fenomeni presentati da quella spe- cie particolare di pila e da quei muscoli che sono tendi- nosi pill in una che nell' altia delle loro estremita.

§ 35.° Conchiudendo dunque coUe stesse parole con cui ho principiato questo Capo, diro , che senza pretendere di aver fatto una scoperta cosi importante , quale e quel- la della forma e della natura dell' elettro-motore musco- lare , credo per altro di aver trovato una maniera di elet- tro-motore il quale mi rappresenta, in maniera non del tutto imperfetta, le proprieta e i fenomeni che ci mani- festa r elettro-motore muscolare , e che si accosta piu nel- la disposizione delle sue parti alia struttura della fibra muscolare.

PARTE SECONDA.

DEI FE!VOMEM ELETTRICI DELLA CO^TRAZIOIVE

MLSCOLARE

CAPO I.

CORRENTE ELETTRICA DELLA CONTRAZIONE

§ 1." Xl prinio fatto ben constatato che si riferisce alio sviluppo di elettricita nell' atto della contrazione musco- lare, e quello che fii scopeito da Matteucci nel 1842, e dal medesimo coniunicato prima all' Accademia delle Scienze di Parigi , quindi pubblicato in diversi Giorna- li (39). II quale fatto consiste nei movimenti contrattivi clie si fanno vedere in una Rana galvanoscopica , bene isolata, il di cui nervo solaniente sia disteso sui muscoli di un' altri Rana preparata alia Galvani, o di un altro aniniale qualunque, e questi muscoli si facciano contrane coir irritaine i nervi che vi si distribuiscono , sia per mezzo di una corrente elettrica , sia in qualunque altro modo fisico , chimico , meccanico.

Questo fatto fu da Matteucci chiamato contrazione indotta; e la conseguenza immediata che poteva trarsi dal medesimo all' epoca della sua scoperta si e , die tra le cagioni capaci di eccitare un nervo in modo tale da pro- durre la contrazione nel muscolo sottoposto, ossia nel mu- scolo in cui esso nervo si distribuisce, conviene annove- rare anche la contrazione di un altro muscolo col quale quel nervo si trova artificialmente a contatto.

T. IX. 8

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II Matteucci nel pubhlicare la prima volta qiiesto fat- to dolla contrazione indotta , si astenne dal proiuuiciarsi apertainente sulla cagione tlel inedesiiuo. Per altio diuio- stio per mezzo dell' esperieiiza.

1.° Che eccitando qualuiu[ne allra specie di movi- mento clie non sia contrazione, in un muscolo sul qnale e disteso il uervo della Rana galvanoscopica , non si lia in qnesla la contrazione indotta.

2." die interponendo tra il mnscolo clie si fa con- trarre e il nervo della Rana galvanoscopica nna sottilissima foirlia metallica, mancano anclie le contrnzioni indotte.

3." Che si ha lo stesso risiiltato negativo sostituendo a quella foglia metallica, uno strato sottilissimo di una sostanza non conduttrice della elettricita, come di taffetta gommato , di resina ec.

4.° Che si manifestano invece le contrazioni indotte; allorche s' interpone tra il nmscolo e il nervo, ini ])ezzo di carta sottilissima e senza colla, o anclie un sottilissimo strato di essenza di trementina.

§ 2.° Tuttavia Becquerel (iO) non esito a dichiarare in una piccola nota comunicata al Matteucci stesso , che nel fenomeno della contrazione mnscolare doveva succedere una scarica elettrica, e che da questa doveva ripetersi la contrazione indotta. Ed ecco testualmente la nota del Bec- querel » A r instant ou la grenoiiille se contracte, il y » a une decharge electrique qui passe dans 1' extremity » du nerf de la jambe quand cette extremite pose snr le » muscle, ou n' en est s6par6e que par une bande de pa- » pier humide ; elle se decharge par la feuille d' or at- » tendu que ce metal conduit mieux 1' electricite que le » nerf; fait analogue a celui que 1' on observe en pla^ant )) une torpille dans un plat de metal que 1' on tient a la » main : dans ce cas la decharge passe dans le metal et » non dans la main : enfin 1' interposition d' une bande » de papier glac6 ou isolant doit empecher le nerf de la » jambe d' etre affecte. Tons ces effets ne peuvent done » etrc produits que par des courants derives; des-lors on » est port6 k admettre la pi'oduction d' une decharge ele- » ctrique a 1' instant ou le muscle se contracte ».

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 59

§ 3.° Qnesta spiegazione di Becquerel e giusta, ma par- te da un principio non ancora ditnostrato all' epoca delle prlriu; esperifnize di Matteucci, cioe ciie ncll' atto del la coiitrazioiu! si prodiica una scarica elettiica. Iiiialti dal ve- deie clie quolla Raiia galvanoscoplca si contiae, allorclie il siio nervo e a coiitatto di un niuscolo die si mette in contrazione , se ne deduce necessariamente che cio avven- ga perclie una conente o una scarica elettiica passa per il suo nervo? forse che un niuscolo non puo contrarsi per altre azioni eccitate nel nervo die vi si distribuisce, in- dipeiidenteineiite da ([iiella che vi puo eccitare 1' elettri- cita ? O non si potrebbe forse supporre ( e cio partendo da altri fatti sonmiiiiistrati dalla Fisica ) non si potrebbe, dico, supporre die nello stesso modo, die un nervo ec- citato in una nianiera particolare e capace di produrre nelle fibre niuscolari 'quell' azione per cui esse entrano in coutiazioiie , recij)iocamciite le fibre muscolari nel con- trarsi siauo capaci di rcagire sul nervo e di eccitare in esso quella azione die sveglia la contrazione nei muscoli sottoposti ? non si potrdibe ammettere qualdie cosa di ana- logo al fatto per cui nello stesso modo die il calorico ec- cita la correute clettrica , questa corrente elettrica produ- ce calorico?

§ h-.° Nouostaute questi dubbi che potrebbonsi elevare in questa questione , era naturale il sospetto die nell'atto della contrazione muscolare avesse luogo uno sviluppo di elettricita. Per conseguenza era naturale il pensiero di di- sporre in modo alquanto diverso 1' esperimento per poter far uso del iialvauoinetro. Ma tutti i teutativi fatti dallo stesso scuopritore della contrazione indotta e da altri Fi- sici riesciroiio vaiii ; nc si pote avere segno alciuio di cor- rente elettrica per mezzo del galvanometro, allorclie si fa- ceva contrarre un muscolo convenientemente disposto nel circuito del filo di questo istrumento.

§ 5.*" Nelle prime esperienze sulla contrazione indotta il nervo della Rana galvanoscoplca , isolata, era disteso ill uii modo qualunque sopra il muscolo della Fiaua gal- vanica die si faceva artificialmente contrarre, e che d' ora

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innaiizi cliiaineremo Rana inditcente , in maniera che lo toccava in un nuniero di piinti, oia maggiore ora minoie. Una tale tlisposizione della esperienza se era sufficiente, come ia fu, per diniostrare il fatto fondamentale , non era per altro niolto adatta per potere studiare le leggi del fenomeno e per togliere i diibbi esistenti intorno alia ve- ra cagione del medesimo. Si e percio che Matteucci stes- so ust) mia nuova maniera di disporre la esperienza, e che descrisse la prima volta nel 1850 in una memoria coniunicata alia Societa Reale di Londra (41), e quindi riprodnsse ultimamente nelle sue Lezioni di Elettro-Fisio- logia (i2).

Si coUoca sopra una lamina di guttapercha una mez- za Rana galvanica, munita del sue nerve lombare e del pezzo di spina dorsale annosso, si applicano a due puuti qualun([ue della gamha o della coscia, distanti fra di lore da 8 a 10 millimetri, due stoppini di cotone o due stri- scie di panno lano imbevute d' acqua leggermente salata, si chiude quindi il circuito fra i due stoppini per mez- zo del nervo della Rana gahanoscopica , bene isolata.

Disponendo questa esperienza si osserva pi-imieramente che nel chiudersi del circuito la Rana galvanoscopica si contrae. Cio avvicue allonjnando le parti della gamba o della coscia della mezza Rana galvanica a contatto delli stoppini sono, una delle estremita e un punto verso il mezzo del muscolo. In questo caso non e dovuta la con- trazione della Rana galvanoscopica , che alia corrente niu- scolare della Rana galvanica. Avviene altre volte che la Rana gal-i*anoscopica nou si contrae, quando il suo nervo chiude quel circuito; il che succede allorquando a moti- ve dei punti di contatto stabiliti dalli stoppini non vi e in circolazione quella corrente miiscolare.

Se intanto nell' uno e nell' altro caso , dope chiuse il circuito nel mode gia accennate , si irrita in vma ma- niera qualunque il nerve lombare della mezza Rana gal- vanica, talche i suoi muscoli entrino in contrazione, si vede che tutte le volte che cio avviene si contrae anche fortemente la Rana galvanoscopica.

RiCEKClIK ELETTRO-FISIOLOGJCHE () I

§ 6.° Ho rlpetuto niolte volte qiieste esperienze, ed ho avuto risultati identici a ([uclli othMiuti da Matteucci ; mi ho fatte tiitte le ohiezioiii pos.sihili coiitro i inedesimi, ina lio dovuto couchiudere che le contrazioiii che si otteiigo- iio iK^lla Raiia galvanoscopica, sono verainentc dovute alia contrazione dfdla Rana inducente. Iiif'atti si potiebbe op- porre , aiiiniettendo che le confnizio/il iiulotte siaiio dovu- te ad una coirente che passa per il ueivo della Ra/ta gal- vanoscopica , si potiebbe, dico, oppone che allorquando il circuito resta chiuso, questa non puo ne deve contrarsi, ma che appena, a motivo della contrazione della Rana inducente , s' introduce un cambiamento nei contatti esi- stenti fra i suoi muscoli e gU stoppiui , per cui succede un cainl)ianiento iiella conducibilita del circuito stesso, la Rana galvanoscopica deve nianifestare la contrazione, sia che tale cambiamento poiti un aumento nella intensi- ty della corrente della Rana inducente , sia die produca una diminuzione nella medesima. Nell' lui caso e nell' al- tro potrebhe aversi la contrazione indotta se la Rana gal- vanoscopica e sufKcientemente sensibile.

Ora per veriiicare se la contrazione indotta poteva dipendere da simil cagione ho fatto queste esperienze. Dopo disposte le cose nel modo sopra detto , e senza far contrarre la mezza Rana galvanica , smovo gli stoppini senza distaccarglj dal contatto col nuiscolo, in modo da fargli scorrere sul medesimo, talclie il circuito diventi piu lungo o pill corto. In altri casi tenendoli in parte ripie- gati sopra se stessi, gli distendo quindi sopra il muscolo, tenendo sempre chiuso il circuito ; finalmente li compri- mo sopra il muscolo stesso.

I risultati che ho ottenuto con tutti questi tentativi si possono formulare nel modo seguente :

=z Quando gli stoppini chiudono il circuito tra due punti del muscolo in modo che vi sia nel circuito stes- so la corrente muscolare , quel cambiamenti indotti nel- r estensione dei punti di contatto, nella distanza reci- proca tra i niedesimi ec, danno luogo spesso alia contra- zione nella Rana galvanoscopica. Quando invece gli stoppini

62 Antonio Cima

sono a contatto del muscolo dcUa Rnna inducente , talche non si abbia in ciicuito la corrente muscolare , cotesti cambiamenti iiei contatti , nella lunghezza del circuilo ec, non danno mai liiogo al fenomeno della contrazione della Rana gah^anoscopica =.

Cic) basta per ben distinguere fra di loro i due fe- nomeni, quello cine cbe si produce dal passaggio della corrente, direino ordinaria, dei nuiscoli, per il nervo del- la Rana galvanoscop'ica , da quello die viene prodotto dal- la contrazione della Piana indiicente , indipendenteinente dal la presenza della sua corrente muscolare.

§ 7.° Per diinostrare intanto la vera origine elettrica della contrazione indotta , bisognava ricorrere al galvano- metro. E Matteucci, come si disse, vi ricorse, ma otten- ne dei risultati negativi ; il che si dovette alia sola cir- costanza clie il niedesimo non pote in quel tempo , cui si riferiscono le sue prime esperienze, dispone di un gal- vanometro sufficientemente sensibile, e da che non imma- gino di produrre nel muscolo sottomesso alia esperienza , una contrazione sostenuta per un certo tempo. Fu in cio piu fortunato Dubois Reyniond che possedendo un galva- nometro sensibilissimo, quale e quello di 2i mila giri, di cui abbiamo gia parlato, e avendo ideato di mantene- re il muscolo per qualche tempo in stato di contrazione tetanica , ottenne segni inanifestissimi di deviazione nel- r a2;o astatico.

L' esperienza fondamentale di Dubois Reymond con- siste nel collocare un muscolo gastronemio di Rana , mu- nito del suo nervo, sopra i due soliti pacchetti di carta o di panno lano imbevuti di soluzione di sal niarino e che pescano nei due bicchierini, nei quali sono immerse le estremita in platino del filo galvanometrico. 11 nervo che e unito organicamente a quel muscolo , si lascia fuori del circuito, bene isolato sopra un sostegno di guttapercha. Ottenuta la deviazione fissa nelF ago dell' istrnmento dal- la corrente ascenclente di quel muscolo, si irrita quel ner- vo die si trova al contatto di dne fili di platino, per mez- zo d' una serie di correnti di induzione. II muscolo entra

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 03

cosi in coiilrazione clie diveiita tetanica, a inutivo della rapidita con ciii agiscono siil suo nervo quelle correnti intenotte a piccoli intervalli , e nel nientre si vede 1' ago del galvaiiometro discondere verso lo 0", oltrepassare que- sto panto ed oscillare nel qnadrante opposto (i3).

Siniili risnitati si ottengono sostituendo all' azione eccitante delle rorrenti di indnzione sopra il nervo, quel- la die sal niedesimo csercita 1' azotato di stricnina, e che produce anche il tetano nel niuscolo in cui si distribui- sce quel nervo.

Dubois Reymond nel fare questa esperienza ha preso tutte le precauzioni necessarie perche i coutatti tra le di- verse parti del circuito non soffrissero cambiamento alcu- no a niotivo della contrazione del muscolo. Uno dei mez- zi migliori per ottenere cio, si e quello di lasciare il mu- scolo gastroueniio a ( Fig. 12. ) unito coine lo e natural- mente alia tibia, fissare stabilmente le estremita di que- st' osso per mezzo d' un doppio morsetto ho, fissato es- se stesso t'ortemente al sostegno comune A , B della Fig. 2., e nello stabilire nel modo solito le comunicazioni tra i due punti del gastronemio e i due pacchetti in comuni- cazione col filo del iralvanometro.

§ 8.° Si potrebbe forse fare una obiezione contro i ri- sultati ottenuti da Dubois Reymond, partendo dalla pro- prieta cosi detta elettro-tonica dei nervi , di cui parleremo in seguito (i4), allorclie si adopera per mezzo tetanizzan- te una corrente elettrica alquanto forte, ed allorche si usano specialmente a questo fine le correnti di indnzio- ne, cosi difficili ad isolare, e 1' apparato dei due biccliie- rini, descritto altrove, e rappreseutato nella Fig. ]., col quale ho riconosciuto non potersi avere un isolamento perfetto. Qnindi per non anticipare l' esposizione di cer- te ricerche che si riferiscono ad un' altra parte di que- sto scritto, diro solamente che quella obiezione perde tutto il suo valore, allorche si riflette che si hanno gl' istes- si risnitati, cioe, la prodnzione di una corrente elettrica, diretta senqire nello stesso senso nel muscolo che si con- trae, allorche all' azione eccitante delle correnti d' induzione

64 Antonio Cuta

sul nervo clie In esso si distiibuisce, viene sostituita, co- me abhiaiiio detto, 1' azione della stiicniua, o quella del calorico, di luia initazione meccaiiica ec. Anche serveii- dosi della elottricita come mezzo totauizzante , cade qiiel- la obiezioue allorchc si usa una pila molto debole , la di GUI corrente si interrompe e si ristabilisce a piccoli inter- valli con un mezzo qualunque, come sarebbe una ruota di interruzione intiodotta ncl suo circuito, e alloiclie si fa uso di una lastiina di platino e d' un' altia di zinco, unite Fia di loio come le aste di un compasso, e forman- ti una semplice c()p[)ia voltaica, colla (fuale si va irritan- do il nervo a piccoli intervalli per eccitare la contrazione iiel muscolo sottoposto. lufatti quella corrente d' una pila molto debole, e tanto pin quella di questa semplice cop- pia,uon sono atte a mettere in azione \a. forza elettro-to- nica dei nervi, ne sono tali da passare in parte per il filo del galvanometro.

§ 9.° Dubois Reymond dispone la esperienza in un al- tro modo ('i-")). Tai;lia all' altezza del bacino luio dei ner- vi lomlxari in una Rana intiera e viva. Dispone questa Rana a cavalcioni tra due bicchieri contenenti acqua sa- lata, e nei quali pescano le due estremita in platino del filo galvanometrico. A motivo della grande sensibilita del galvanometro, appariscono dei segni di corrente dovuti al- ia eterogeneita delle parti immerse nel liquido, ma che presto cessano ; cosicclie dopo breve tempo non vi e seono alcuno di corrente nel circuito. AUorche I' ago e a 0°, applica sul nervo lombare intatto di quella Rana alcune goccie di azotato di stricnina. II membro corrlspon- dente si contrae fortemente e diventa tetanico, mentre r altro membro, nel quale il nervo e tagliato, resta alio stato naturale. Nel tempo stesso si vede 1' ago del galva- nometro deviare, indicando una corrente die passa dal membro tetanizzato all' altro per il lilo del galvanometro, ossia indicando una corrente discendente nell' estremita contratta.

Dubois Reymond si e servito anche in questa espe- rienza, come mezzo tetanizzante, di una serie di correnti

RiCERCHE ELETTIIO-FISIOLOCICHE 65

istantanee , piodotte da un apparato di induzione, ed eb- be lo stesso risultato.

§ 10." Qiiesta conerite che si maiiifesta nella estremita tetanizzata della Raiia, costanteineiite nella stessa direzio- ne, lion puo attribuirsi a cagioni estrinsecbe. Non alia agitazione del liquido prodotta dalla Rana inentre si con- trae , percbe piodiirendo nel li([iiiJo stesso di uno dei biccbieri una agitazione anclie piii grande di quella cbe vi produce la liana nel contrarsi, 1' ago del galvanometro o noil si nniove, o devia per un istante e quindi torna a 0°. Non puo essere attribuita a cio clie uno dei mem- bri nel contrarsi sporge al([iianto piu dal Tupiido, mentre, elevando alquando quel membro stesso, se 1' ago devia per un istante, si riniette ben presto sulla linea di riposo. Del rcsto induceiido nel li([uido, nei contatti fra le diverse parti del circuito, tutte ([uelle niodificazioni fisicbe che possono esservi prodotte dal contrarsi della Rana, i segni di corrente cbe si banno qualcbe volta, sono debo- li , Tugaci , incostanti, non seguono nessuna legge fissa, e non possono essere confusi con quelli cbe vengono real- mente prodotti dalla contrazione sostenuta, da cbi cono- sca appena 1' uso del galvanometro.

Finalinente la costanza nella direzione della deviazio- ne deir ago, adoperando liquidi diversi nei due biccbieri- ni , e una nuova prova cbe la cagione cbe produce i se- gni di corrente nelF esperienze di cui ci occupiaino , sta veramente nel muscolo stesso nell' atto che si contrae.

§ 11." Ho ripetuto con tutte le cautele e precauzioni richieste le esperienze di Dubois Reymond , descritte in questi due ultinii paragrafi , escludendo F applicazione del- la correnti di induzione, e contentandomi di irritare il nervo per mezzo di quella pinzetta zinco-platino, o teta- nizzando il muscolo per mezzo dell' applicazione di alcune goccie di azotato di stricnina sul nervo stesso, adoperando inoltre il solito mezzo per evitare la produzione delle po- larita secondarie.

Ho usato non solamente il gastronemio della Rana, ma anche la sola coscia intiera del medesimo anim.ale,

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G6 Antonio Ci.ma

nella quale, come si sa, la correiite e ascendente , come nel gastioneinio, e uell' mio e uell' altro caso ho potuto riconoscere ripetutamente, clic la corrente di contrazione che si manifesta al galvanometro , durante il tetano , e una corrente discendente , ossia in direzioue coutraria alia cor- rente ordinaria di quel muscolo gastronemio c di quella coscia intatta. Ho osservato infatti costantemente, che 1' a- go deviato gia per la presenza della corrente del musco- lo in riposo, scendeva verso lo allorche cominciava- no le contrazioni tetaniche del muscolo stesso, e passava quindi nell' altro quadrante opposto persistendo tali con- trazioni.

Ho operato anche col la Rana viva e colla Rana gal- vanica a cavalcioni dei due bicchieri contenenti soluzione satura di solfato di zinco, e non mi riniase dubbio alcuno sul tatto della deviazione dell' ago del galvanometro , du- rante il tempo che una delle estremita del Ranocchio si mantiene tetanicamente contratta. Appena principia a ma- nifestarsi il tetano, 1' ago die in questo caso e a 0°, co- mincia a deviare^jC si mantiene deviato, benche oscillan- te debolinente, durante tutto il tempo suddetto. Parimenti non mi rimase dubbio alcuno suUa direzione della corren- te di contrazione , anche in questa rnodificazione della espe- rienza. La deviazione dell' ago e sempre tale che indica una corrente che nel membro contratto e discendente , cioe coutraria alia corrente niuscolare ordinaria, che manifi^ste- I'cbbe il membro stesso convenienteniente disposto nel cir- cuito del galvanometro e nello stato di riposo.

Ho finalmente variato 1' esperienza fatta col gastrone- mio della Rana, colla coscia sola intatta di questo aninia- le e con una estremita inferiore intiera del medesimo , di- sponendo queste parti in modo nel circuito del galvano- metro da non manifestarsi la presenza della corrente niu- scolare ordinaria. Si possono trovare quali souo i punti tra i quali stabilendo le comunicazioni non vi e corrente niu- scolare, lacendo scorrere il muscolo o il membro intiero su i due stoppini del solito apparato, oppure questi al disotto di quello, finche si vede che 1' ago torna a 0".

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Anche in questo caso ho osservato costantemente , che du- rante il tetano si aveva una corrente in direzione contra- ria alia solita corrente nmscolare , clie si sarebbe manife- stata al galvanoiiietio, sc i contatti fosseio stati stabiliti in modo da aversi questa corrente.

§ 12." Ecco intanto le considerazioni che possiamo fare, riflettendo sii i risuUati otteniiti.

Primleraniente non pu6 cader dubbio alcuno ^ che, o si disponga 1' esperienza come nelle prime ricerche di Mat- teiicci suUa coiitraziorie indotta , servendosi della Ra?ia gal- vanoscoj)ica , o si disponga nelle varie maniere usate da Dubois Reymond , adojxn'ando il galvanometro , che durante il tempo che nn muscolo o un membro intiero di Ranoc- chio si mantiene tetanicamente contratto , si manifesta una corr(Mite eletlrica.

In alcune disposizioni , la corrente muscolare si tro- va in circuito, ed allora 1' esperienze fatte col gastrone- mio della Rana , colla coscia sola di questo animale , colla sua estremita inferiore intiera , ci hanno dimostrato che in tutti questi casi la corrente di contrazione e in di- rezione opposta alia corrente muscolare di quei muscoli in- tatti e di quella estremita intiera.

In altre disposizioni di queste esperienze , non vi e in circuito la corrente muscolare , in altre le due correnti mu- scolari dei due membri , organicamente uniti fra di loro , si distruggono vicendevolmente , perche percorrono il cir- cuito del galvanometro in direzione opposta. Da cio pos- siamo inferire , che la presenza della corrente muscolare nel circuito non e assolutamente necessaria per la pro- duzione della corrente di contrazione. Tuttavia 1' esperienza ci dimostra costantemente che in questi casi la corrente di contrazione ha una direzione opposta a quella che avreb- bc nei muscoli stessi nel loro stato di integrita. la corrente muscolare, se questa corrente muscolare fosse in circolo. Cio indica , che se la medesima non influisce suUa produ- zione della corrente di contrazione , pure questa e connes- sa a quella disposizione organica del muscolo , che rende questo tessuto atto a costituire un clettro-motore che di

()8 Antonio Cima

una coiTcnte uella solitu direzione nello stato di sua iu- tegritii.

Questa conclusione viene appogcjiata valevoluiente, a parer niio, da quoeta esperieuza del Matteucci (16) clie oguiuio puo verilicare. Se si dispone al modo solito a con- tatto dei due stoppini dell' apparato, tante volte adopera- to, bagiiati di soluzionc di soltato di ziiico , e nel circui- to del galvanonietio una coscia di Rana, uella di cui parte superiore siasi fatto un piccolo taglio trasversale , cliiuden- do il circuito tra questo taglio e la parte inferiore della coscia stessa, si avra una corrente clie sara in questa di- retta dal taglio trasversale alia sua estrcniita inferiore , cioe una corrente in direzione opposta a quella clie la coscia stessa presenterebbe se fosse intatta. Se in questo caso si tetanizza questa coscia , irritando nei modi soliti il nervo lonibare die vi si distribuisce , e clie supponiaino lasciato ad essa aderente ed isolato, si osserva che duran- te questo tetano la dcviazione dell' ago cresce , al contra- rio di cio clie succederebbe , se la coscia fosse intiera e inanifestasse la sua solita corrente ascendente.

In questa maniera di esperieuza vi e nel circuito la corrente mnscolare , tuttavia la corrente di contrazione non e contraria a questa nella direzione , ma e contraria a quella corrente mnscolare clie circolerebbe nel filo del gal- vanometro se il muscolo fosse intatto.

Sembrami dnnque giiisto quanto dissi, clie la corren- te mnscolare non influisce per se stessa sulla produzione del fenoineno della corrente di contrazione , ma che inve- ce intluisce sulla niedesiina quella disposizione organ ica del muscolo , per cui questo nello stato di sua integrita costituisce un elettro-motore particolare.

§ 13." Le riferite sperienze praticate col muscolo gastro- nemio, coUa coscia separata del Ranocchio, e con ambe le estremiti inferiori di questo aniniale, ne conducono in- tanto a stabilire :

1.° Che nell' atto della contrazione d' un muscolo messo nel circuito del galvaiiometro^ nel caso clie questo circuito e stalulito in modo die quel muscolo dia segni

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della sua corrente ordinaria , I' ago dell' istrumento non solo torna a 0", ma passa nell' altro quadrante , e ci6 anclie focendo uso del inetodo di G. Regnauld per evita- re le polarita secondarie.

2.° Che se il niuscolo e tagliato e disposto in mode nel cireuito, da dare una corrente inversa alia solita cor- rente muscolare che da a[lor([uaiido e intiero, allora nel- r atto clie esso si contrae , si vede crescere la deviazio- ne dell' ago.

8.° Glie allorquando il muscolo e intiero e disposto in guisa tale nel cireuito del galvanometro, da non dure segni della sua corrente, cosicche 1' ago sia a 0% al uio- niento die questo nuiscolo si contrae , 1' ago si vede muo- vere dallo 0°, indicando una corrente contraria alia solita corrente del muscolo stesso nello stato di sua intierezza.

§ H.° Chiunque puo riconoscere facilniente quanto sa- rebbe utile per i futuri progressi dell' Elettro-Fisiologia poter generalizzare agli altri nuiscoli del Ranoccluo, ed ai muscoli degli altri animali tutti , cio che si e osserva- to nel gastronemio e nella coscia intiera di quello ani- male , relativaniente alia direzione della corrente di con- trazione.

Tre cose intanto nello stato attuale impedivano que- sta generalizzazione :

1.° La mancanza di altre sperienze fatte su quei mu- scoli del Ranocchio, in cui la direzione della corrente muscolare fu riconosciuta discendente , cioe contraria a quella della corrente del gastronemio solo, e a quella deir insieme dei muscoli della coscia.

2.° La mancanza d' esperienze fatte su altri animali, nei quali fosse ben stabilita la direzione , ascendente o di- scendente, della solita corrente dei nmscoli intatti.

3.° La direzione della corrente di contrazione nel brac- cio deir Uomo vivo, nel quale essa corrente fu trovata ascendente , mentre nelle estremita inferiori del Ranocchio la medesinia , come si disse , e discendente.

Ora le esperienze che ho intrapreso su questo pun- to , tolsero , se mal non mi appongo , questi ostacoli ; e

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quiiidi 111' indussero a codesta generalizzazione , e a stabi- lire =: che in tutti i inuscoli, a qualunque animale appar- teiigano , e in tutti i casi , la corrente di contrazione e in direzione contraria a quella della corrente ordinaria che questi nmscoli nianifestano in istato di riposo, allorche sono inticii =.

§ 15.° La direzione ascendente della corrente muscolare nella coscia intiera del Ranocchio e dovuta alia prevalen- za della corrente ascendente del muscolo estensore crurale che occupa la parte anteriore laterale di questo membro. L' abduttore grande non manifesta nessuna corrente sen- sibile, allorche si chiude il circuito fra le sue due estre- mita , mentre gli altri muscoli della coscia stessa niani- festano una corrente discendente , come abbiamo gia detto essere stato anche osservato da Dubois Pteyniond. Volli dietro cio verificare quale sarebbe la direzione della cor- rente di contrazione , mettendo nel circuito del galvano- metro quei soli muscoli di quella coscia in cui la corren- te e discendente. A tal fine esportai coUa magglor cura possibile , senza ledere gli altri muscoli , 1' estensor cru- rale in una Rana preparata alia Galvani , e ridotta alle sole due coscie, tolsi uno dei nervi lombari, e cliiusi nel circuito del galvanometro quella coscia in cui aveva la- sciato il nervo intatto. L' altra coscia era fuori del circui- to, come lo era anche, e ben isolato, il nervo della pri- ma (Fig. 13 ). Trovai primieramente che la corrente mu- scolare nella coscia C, cosi ridotta, era discendente , cioe diretta da a in b nella coscia stessa, coine aveva verifi- cato altre volte. Ottenuta la deviazione fissa al galvano- metro da questa corrente , eccitai per mezzo d' una pila molto debole , od anche per mezzo della solita pinzetta zinco-platino , il nervo o c, in modo da produrre in quei muscoli una contrazione tetanica, e trovai costantemente che, durante questa contrazione, 1' ago del galvanometro scendeva a 0", e passava quindi nel quadrante opposto.

Durante la contrazione adunque si produce in quei muscoli una corrente in direzione contraria alia solita corrente muscolare, e che e ascendente , essendo la corren- te muscolare , discendente in quei nmscoli.

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Dunque non solo nel gastronemio e nel muscolo estensore cruiale della coscia della Rana, ma anche negli altri miiscoli di questo animale, la corrente di contrazio- ne e opposta in direzione alia solita corrente dei musco- li stessi.

§ 16.° Sapendo che nell' estremita inferiore del Coni- glio la corrente muscolare e ascendente , come nella Rana, feci delle esperienze con questo animale per riconoscere, se in esso la corrente di contrazione era discendente. Aven- do inoltre nel corso di queste ricerclie liconosciuto , che nelle estremita inferiori del Passero la corrente muscolare e discendente , sperimentai sul medesimo per verificare , se in questo caso la corrente di contrazione era ascendente.

Trattandosi di animall a sangue caldo, nei quali I'ec- citabilitii nervosa e 1' irritabilita muscolare spariscono pre- sto do[)0 la morte , presi il partito di sperimentare sui medesimi tuttora vivi , nonostante le grandi difficolta che prevedevo gia dovere incontrare volendo fare sperienze di questo genere, e non ostante la necessita in cui mi sarei messo di dover fare un numero molto grande di tentativi , per ])otermi formare un giusto criterio delle cose.

Tolta quindi la pelle ad una delle estremita poste- riori di un Coniglio vivo , niisi alio scoperto il nervo iscliiatico, e lo isolai nel miglior modo possibile, quale e quello di fare scorrere e fissare sotto il medesimo diver- se striscie hen asciutte di seta cerata. Fissai i soliti reci- pienti dell' apparato, rappresentato nella Fig. 2., ad una distanza reciproca tale, da poter chiudere il circuito me- diante gli stop[)ini annessi ai medesimi, ti'a la parte in- feriore e la parte superiore dei muscoli della gamha del Coniglio. Questo animale e fortemente fissato su di una tavola in modo che quel due punti della sua gamha sia- no scmpre a contatto con qnei stoppini, che sono piu lunghi deir ordinario. Ottenuta la deviazione fissa al gal- vanometro dalla corrente ascendente della gamha, irrito per mezzo d' una dehole corrente che rendo interrotta a piccolissimi intervalli , per mezzo di un' apposita ruota d' interruzione , il nervo iscliiatico, in modo da produrre

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nei muscoli sottoposti una contrazione tetanica. Durante questa contrazione, la priniitiva deviazione dell' ago si vede diminuire in un mode sensibile. Tuttavia non potei mai ottenere di veder 1' ago tornare a 0", e molto nieno passare nel quadrante opposto. Cio e dovuto sicuramente alia difficolta di inantcnere sostenuta per Inngo tempo la contrazione in quell' aniniale e alia rapidita grandissima con cui scenia 1' eccitabilitu del nervo su cui si fa agire interrottaniente quella corrente.

Per quanta cura poi si usi , onde fare in modo che nel contrarsi dell' aniniale non avvengano cambianienti nei contatti, e quindi nel circuito, e raro che si possa prolungare per il tempo dcbito 1' esperienza senza che succedano tali cambiamenti. Si e perci6 che per potermi formare un criterio , e per potere stabilire , come stabili- sco , che anche in questo caso vi e lo sviluppo di una corrente di contrazione , in direzione contraria alia solita direzione della corrente muscolare , che per altro, in vista delle circostanze accennate , non produce che una dimi- nuzione solamente nella corrente stessa preesistente , du- rante il tempo che un muscolo si contrae, ho dovuto sa- crificare quattro Conigli, adoperando di tutti e quattro ambe le estremita posteriori.

Passo oi"a ad esporre i risultati ottenuti colla sola gamba di Passero. Operai con questo animale in modo identico a quello in cui operai col Coniglio; se non che mi riesci piii difficile sperimentare col medesimo , inquan- toche esse sopravvive di raro per un tempo sufficiente al- r operazione necessaria per preparare il suo nervo ischia- tico , e dispone le cose in guisa da potersi praticare I' e- sperienza, anche nel caso che si riesce a fare quell' ope- razione senza produrre un' abbondante emorragia. Inoltre nel Passero, come generalmente negli Uccelli, 1' eccitabi- lita del nervo e 1' irritabilita muscolare durano meno che nel Coniglio, per cui 1' esperienza non pu6 protrarsi suf- ficientemente.

Quindi dopo moiti inutili tentativi dovetti fare con questo animale un numero di esperienze molto maggiore

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w

che col Coniglio per poter stabilire die nell' atto della contrazione si manifesta anche nel medesirno una coiren- te in direzione contraria alia solita corrente dei muscoii in riposo. Messa infatti nel ciicuito nel modo solito la sola ganiba del Passero, in maniera da aversi la corrente discendente della medesima , e facendola quindi contrarre irritandone il nervo per via dolla pinzetta zinco-platino, a picooli e ripetuti intervalli, si vede che, durante la con- trazione di quella ganiba, 1' ago del galvanonietro si muo- ve verso lo 0", sebbene per le ragioni accennate, parlan- do di siniili sperienze sul Coniglio, non giunga mai fino a questo punto e molto nieno a sorpassarlo.

§ 17.° L' altra questione die bisognava risolvere per ge- neralizzare il fatto della direzione della corrente di contra- zione, inversa alia corrente muscolare ordinaria, e quella che si riferisce ai risultati ottenuti da Dubois Reymond sperimentando sull' Uomo vivo.

Quest' esperienza che veiine coniunicata la prima volta da Humboldt all' Accademia delle Scienze di Parigi nel Mag- gio del 1819 (i7), consiste nel fissare alle due estreniita del filo galvanonietrico due lainine di platino, perfetta- mente omogenee , nell' immergerle in due bicdiieri distin- ti contenenti acqua salata, nell' introdurre nei due bic- diieri due dita corrispondenti dclle due mani e nel far quindi contrarre fortenieute una dclle braccia , dopo che, bene inteso , sono scomparse quelle coiTenti di eterogenei- ta che si manifestano al prinio chiudersi del circuito per r immersione delle dita nei bicdiieri. All' istante die il braccio si contrae, si vede 1' ago del galvanonietro muo- versi dallo 0°, indicando una corrente che nel braccio con- tratto sarebbe ascendente, cioe diretta dalla mauo verso la spalla.

Questa deviazione poi che puo giungere col galvano- nietro di 2i niila giri, e facendo uso di acqua salata, fino a 30", varia secondo la forza muscolare dell' individuo che fa !'• esperienza , secondo la niaggiore o minor facilita che ha di mantenere fortemente contratto il braccio. Ripetendo molte volte di seguito I' esperienza , 1' effetto galvanometrico

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diventa successivaniente niinoie, dappoiche per le contra- zioni ripetute e prolungate 1' cnergia vitale dei muscoli va successivaniente sceniando. La deviazione dell' ago Gam- bia di direzione allorche si fii contrarre 1' altro braccio, lasciando in riposo il prime , mentie flicondo contrarre ambe le braccia contemporaneamente si lia d' ordinario mia piccola deviazione in un senso o nell' altro; cio clie proviene dalla diversa forza di contrazione di questo o di quel braccio.

Se invece di adoperare acqua salata e lamine di pla- tino, come fa Dubois Reymond, s' impiega soluzione sa- tura di solfato di zinco e lamine di zinco amalgamato, i segni di corrente, con il solito galvanometro di 2i mila giri, sono pin scnsihili e piu diirevoli; cio che e dovuto, tanto alia mancanza di polarita secondarie , altre volte ac- cennata, quanto alia maggior conducibilita di questo li- quido relativamente a qnelia della soluzione di sal marine. § 18.° Questa esperienza considerata in se stessa non e clie d' un' iinportanza secondaria di fronte a quella prati- cata coUa Rana preparata e a cavalcioni dei due bicciiie- ri contenenti un liquido conduttore (§9°). Infatti, come dice lo stesso Dubois Reymond (i8), non vi era die un pas- so a fare da quell' esperienza colla Rana a quest' altra coir Uomo vivo. Ne vi era ragione per credere , che men- tre la contrazione eccitata per via di tutti gli altri mezzi meccanici, cliimici, termici, elettiici, si era riconosciuta capace di sviluppare una corrente sensibile al galvanome- tro , non fosse di ci6 capace la contrazione prodotta dal- r impero della volonta.

Non credo intanto necessario trattenernii a discorrere sulla varieta dei risultati ottenuti dai diversi Fisici , Buff, Bancalari, Cima, Zantedesclii , Despretz, Becquerel , ed altri die si occuparono a ripetere questa sperienza, ne delle molte precauzioni die bisogna usare perclie essa non conduca a conseguenze erronee ; inquantoche queste pre- cauzioni sono comuni a quella sperienza che si fa colla Rana a cavalcioni dei due bicchieri, e a tutte in gene- rale le esperienze di Elettro-Fisiologia. Solo avvertiro che

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i risultati negativi o irregolari ottenuti da diversi speri- mentatoii devonsi ascrivere principalinente a cio , che non tutti lianno adoperato un galvanometro sufficienteinente sensibile. Avvertiro inoltre che se un maggior numero di obiezioni si possono fare, e si sono fatte, contro la mani- festazione elettrica ncU' atto della contrazione volontaria deli' Uonio , che contro quella che avvieiie nella contra- zione prodotta artificialniente nella Rana preparata, cio deriva dacche il modo di speriinentare che possiamo tene- re con quest' ultima, e piii seniplice, piu preciso di quel- le che possiamo adoperare introducendo nel circuito del galvanometro le due braccia d' un Uomo vivo. Cio deriva inoltre dacche in questo caso la presenza della pelle, e spe- cialiuente dell' epidermide^ rende piii difficile il passag- gio della conente elettrica per le divei'se parti del cir- cuito , oltre che questo presenta una maggior resistenza per la sua maggior lunghezza.

Avvertiro Hnalmente che volendo ripetere questa espe- rienza, oltreche e necessario adoperare un galvanometro di 24,000 giri , e utile servirsi di soluzione di solfato di zinco e di laiuinc di zinco amalgamato , invece di solu- zione di sal marino e di lamine di platino , per le ragio- ni gia accennate.

§ 19." II punto di vista sotto cui dobbiamo analizzare codesto risultato sperimentale, non e gia riguardo alio sviluppo di elettricita per la contrazione prodotta dall' at- to della volonta;,nia riguardo alia direzione della corrente di contrazione , che in questo caso e ascendente , mentre neir estremita iiiferiore della Rana e discendente.

Una tale diversita non puo dipendere clie da una di queste due cose. O da clie la corrente rnuscolare ordina- ria, o meglio la risultante dellc correnti ordinarie dei sin- goli niuscoli del braccio dell' Uomo ha una direzione di- scendente. Oppure da che la corrente di contrazione segue neir Uomo una legge diversa da quella cui e sottomessa negli altri animali. Questa seconda supposizione e eviden- temente meno fondata della prima.

§ 20.° Questi dubbi intanto non potevano esserc sciolti

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chc per mezzo dell' cspcrienza ; e pero non potendo ope- rare in altro niodo, presi la determinazione di studiare la direzione della corrente iiei diversi muscoli delle mie pro- prie braccia e nel braccio intioro in rijjoso, applicando i soliti stoppini in coinunicazione col filo del galvanouietro, ai diversi piinti della pelle , corrispondenti alle estrerniti e alia hingliezza dei muscoli snddetti, privati dell' epi- dermide per mezzo di piccoli vescicanti (mosclie di Milano).

Essendo inutile toj^liere 1' epidermide per una esten- sione molto grande , divisi una mosca di Milano in sei parti che ridussi in disclietti di 'I a 5 millimetri di dia- metro. Applicai due per volta questi disclietti nclle diver- se regioni del braccio, corrispondenti ai muscoli superfi- ciali del medesiaio, e tolta 1' epidermide, applicai alle parti cosi scoperte, e prima ripetutamente lavate , i due stoppini in comunicazione colic estremita del filo galva- nometrico, facendo uso del solito metodo per evitare le polarita secondarie.

Ecco intanto i risultati ottenuti. Stabilisco le comu- nicazioni tra due punti appartenenti alle due estremita dei diversi muscoli superficiali dell' avambraccio destro in riposo, ed ho una corrente discendente , cioe diretta dal gomito verso la mano.

Questa corrente e debole, come in tutti gli altri casi die si riferiscono a queste esperienze , e non e clie di 3 a 4", col galvanometro di 2 i mila giri , ma e costante- mente nella stessa direzione ; e la deviazione dell' ago del galvanometro che la indica, rimane fissa per lungo tempo. Gio indica non esser dovuta quella corrente ad eteroge- neita agenti sui punti di contatto. E poi facile intendere come quella corrente debba essere cosi debole , se si con- sidera che col vescicante si toglie bensi 1' epidermide , ma non la pelle col sottoposto tessuto cellulare , cosicche pos- siamo ainmettere che ove venisse messo del tutto alio sco- perto un muscolo in un Uomo vivo , la corrente muscolare sarebbe certamente piu forte.

Gio di cui mi sono pertanto potuto assicurare si e , che in quel muscoli dell' avambraccio la corrente, nello

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stato di riposo, e discendente , cioe in contraria direzione alia corrente muscolare ordiriaria dell' avambraccio e della gainha del Raiiocchio.

()tt«'niita la deviazione fissa dalla corrente muscolare dei mnscoli del inio avambraccio , misi questo rapidarnen- te ill coiitrazioiie per certo tempo. Vidi 1' ago tornare in- dietro, sorpassare lo 0", e fissarsi a dall' altra parte del quadrante , indicando cosi una corrente di contrazio- ne , ascendente.

S[)erinientando in simil modo sui diversi muscoli del braccio, vh\n ugiiali risultati. Le conenti dei muscoli in riposo sonosi mostrate sempre discendenti , e quelle dei muscoli in contrazioiie sempre ascendent} , sebl^ene in que- sti casi pill deboli die nei mnscoli dell' avambraccio, ci6 che probabilmente deve attribuirsi alia maggior quanti- ta di tessuto cellulare sottocutaneo che cuopre i muscoli del braccio.

Fiiialmente messo nel circuito il membro intiero, sta- bilcndo le comunicazioni tra una porzione della superficie di esso prossima al carpo e uu punto appartenente alia parte siq)eriore del braccio , presso 1' articolazione dell' o- mero colla clavicola e coUa spalla, ebbi, tenendo il mem- bro in riposo, una corrente piii forte die nei casi prece- dent!, ma anche essa discendente , nientre flicendolo con- trarre fortemente, rapidamente, e per un certo tempo, ebbi una corrente in senso inverso , ossia una corrente ascendente, anche piii forte.

Abbiamo dnnque, dietro queste esperienze, che nel braccio d' nn Uomo che si contrae per 1' azione della vo- lonta , la corrente di contrazione ha una direzione contra- ria alia direzione della risnltante delle correnti dei muscoli del braccio stesso in istato di riposo.

§ 21.° Tntte 1' esperienze fatte da Matteucci sulla con- trazione indotta, adoperando la Rana galvanoscopica , quel- le praticate dal medesimo e da Dubois Reymoud usando nn galvanonu'tro seusibilissimo, bastavano per dimostrare chiaramente il fatto della corrente di contrazione. Ma al- lorche intrapresi gli studi necessari per comporre questa

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Memoiia, iion si era ancoia giuiiti a peter generalizzare la legge della direzione di questa corrente, inquantoche esistevano contro questa generalizzazione i tre ostacoli da me accennati al § \l.° di questo Capo. Risiiltando per altro preseiiteiuente dalle mie esperienze , die noii solo nel gastronemio della Rana e nell' estensore crurale della coscia di questo animale, ma anclie in altri muscoli del medesimo, la corrente di contrazione e in direzione con- traria alia solita corrente del nuiscolo intatto e in riposo; risultando che lo stesso si verifica nei muscoli del Coni- glio e del Passero ; essendo finalmente provato che nel hraccio dell' Uomo vivo la direzione della corrente di con- trazione e anche contraria a quella della risultante delle correnti dei nuiscoU in riposo che lo costituiscono , abbia- mo degli argomenti sufficienti per poter generalizzare e ridurre ad un principio imico e semplice il fatto della corrente di contrazione , che potremo quindi comprendere in questa legge generale:

= La corrente che si manifesta in un muscolo man- tenuto in uno stato di contrazione , e sempre in direzione contraria alia corrente muscolare che manifesta quel mu- scolo stesso in stato di riposo e nello stato di sua inte- grita =.

CAPO II.

TEORIA DEI FE^OMEM ELETTRICI DELLA COKTRAZIOINE

niJSCOLAKE

§ 22.° JUa spiegazione piu naturale, piu coerente ai fatti osservati clic si possa dare del fenomeni elettrici die si nianitestano nell' atto della coiitiazione niuscolaie, al- lorche qnesti fiitti vogliansi considerare in se stessi , e senza viste teoriche preconcette , e qiiella die ne diede Matteucci, e che consiste nell' amniettere, che ad ogni nioto istantaneo di contrazione vi e produzione di una scarica elettrica o di una corrente anche istantanea , in dirozione contraria a (|uella della corrente miiscolare ordi- iiaria. Per una serie di inoti di contrazione sostenuti in un niuscolo, o per il tetano, die secondo cio che si ammet- te piesenteniente , consiste in una successione di tanti moti contrattivi, separati fra di lore da un intervallo bre- vissimo, si avra una coiitiiiuazione non interotta di quelle scariche elettriche o di quelle correnti istantanee dirette tntte nello stesso senso, e quindi una corrente continua. Ritlettendo poi alia natura diversa dei due mezzi reo- scopici die si usano nelle ricerdie di Elettro-fisiologia , il gah'ano/netro moltipUcatore e la Rana gahaiioscopira , e fa- cile intendere come per avere la inanitestazione della sca- rica elettrica o della corrente elettrica di contrazione al- lorclie si usa la Rana galvanoscopica , basti che il muscolo si contiag^a una volta sola, inentre adojieraudo il galva- nometro iiioltipiicatore anclie il piii seii.sii>ile, sia dnopo di mantenere il muscolo in uno stato di contrazione per- manente, o megUo appaientemente continua come awiene

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nel tetano. Infatti 1' azione istantanea di iino stiinolo qua- luiiqiic, come saiel)l)0 (jiiella di una piiiitura sul nervo di'llu Rana gahanoscopica , basta per flirla contrarre ; e qniiidi bastera anclie 1' azione istantanea d' una coirente elettrica. II galvanonietro invece, clie e un istrunuinto niolto adattato per indicare la presenza delle correnti con- tinue, e quelle variazioni di intensita in una data corren- te ciie sono di una certa dnrata, e insuflfi(;iente all' uopo allor([uando si tratta di correnti, die duratio un istante piccolissinio, ossia allorquando si tratta di correnti istan- tanee ; cosicclie la durata loro sia niinore del tempo die si ricliiede perclie sia superata 1' inerzia dell' ago. In que- sto case, il galvanonietro il piu sensibile non da segno alcuno del passaggio di tali correnti per il suo filo.

§ 23.° Secondo Dubois Reymond per altro, la contra- zione non produrrebbe veramente una scarica o una cor- rente elettrica , ma indebolirebbe invece e sospenderebbe la corrente nuiscolare preesistente nel nuiscolo in riposo. Per una contrazione sostenuta, come nel caso del tetano, si avrebbe cio che egli dice V oscillazione o variazione negativa della corrente muscolare , circolante per i muscoli stessi die si contraggono. Cosicclie la corrente die si ot- tiene in questo caso, non sarebbe dovuta ad una nnova forza elettro-motrice svegliata nel muscolo dalla contrazio- ne, o die accompagna la produzione di questa, ma bensi sarebbe originata dalle polarita secondarie , prodotte sulle lamine di platino del filo del galvanonietro, che entrano nel circuito, le qiiali daranno luogo ad una corrente se- condaria, in direzione opposta a quella dclla corrente mu- scolare esistente gia nel circuito, e prevalente su questa. Questo sarebbe il caso di un muscolo gastronemio cliiuso nel circuito del galvanonietro e fatto contrarre (i9).

AUorclie si diiudono nel circuito le due braccia d' un Uomo o le estremiti inferior! di una Rana, essendo tutto simmetrico da una parte e dall' altra nel circuito stesso , le risultanti delle correnti miiscolari in un membro, come opposte in direzione, distruggeranno simili risultanti nel- r altro membro, cosicclie 1' ago rester^ a 0°. Contraendo

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 8 1

o tetaiiizzando uno dei membii, per esempio, il destro, la forza elettro-motrice muscolare diminuirebbe nel niede- simo, cosiccbt" iiori essendovi piii equilibrio fra quelle ri- suhaiiti, pifdoiniiiera qiiclla del lueiubio in riposo, e si avia n(d circiiito una corrente nella direzione della corren- te iniiscolure di (juesto niembro.

Dietro qnesli priiicipii Dubois Reymond spiega il fatto della contrazione m(^/o//a , ammetteudo clie il uervo che si trova disteso sopra il muscolo inducente e percorso da una porzione della corrente del medesinio , cosicclie allorquaji- do diiniuuisce il potere elettro-inotore in quel musculo neir atto della contrazione , dovra diminuire anclie istan- taneamente quella porzione di sua corrente che percorre- va il nervo della Rana galvanoscopica, nella quale dovra qnindi succedere la contrazione indotta (50).

§ 2i.° Molte obie/ioni si possono fare contro questa teoria di Dubois Reymond. E primieramente essa e fon- data sopra un falso supposto, quale e quelle che stabili- rebjje come necessaria la presenza della corrente musco- lare, per potersi avere la manifestazione di elettricita nel- r atto della contrazione, mentre invece si pno disporre r esperienza in modo , come abbiamo gia veduto , da non esservi nel circuito segno alcuno di corrente nel muscolo die quindi si fa contrarre. Dico supporrebbe necessaria la presenza della corrente muscolare nel circuito, perche sen- za di cio non si saprebbe che sense attribuire a cio che egli chiama var'iazione negativa di questa corrente.

Anche nel caso che la corrente del muscolo che si fa contrarre si trova in circuito , si presenta un' altra obiezione che certo non e sfucgita alio stesso Dubois Re- ymoud , e che lo indusse a ricorrere alle polarita secon- darie che si svilupj)ano nelle lamine in platino del filo gahanometrico per il passaggio stesso della corrente mu- scolare. La sola variazione rtegativa infatti della forza elet- tro-motrice prcesistente nel nuiscolo, non potrebbe pro- durre altro die una diminuzione nella intensita della cor- rente, e quindi tutto al piii, non potrebbe far altro che ricondurrc 1' ago del galvanometro alio 0°, ma non potrebbe

T. IX. 11

82 Antonio Ci.ua

spiiiiicrlo e fissailn iicl qiuuliaiite opposto. Ora quest' ef- fetto si ha anrlu"; lactnulo uso del iiielodo di llegiiaidd in cui, come abbiainu gia dimostrato, iioii vi e produzione di polaritu secondarie, mentre se la spiegazioiie data da Dubois Reyinond fosse vera, in questo caso 1' ago, duran- te la contrazione del muscolo, poticbbe bensi tornare lino alio 0", ma non potrebbe gianunai indicate una corrente inversa alia corrente ordinaria del muscolo in ripo.so.

Un altro t'atto di cui non si puo dar ragione nella teoria della variazione negativa di Dubois Reymoud, e quel- le clie abbiamo citato al § J 2", e cousistente in cio die in alcuni casi vi e un aumento di deviazione nell' ago del galvanoinctro, durante la contrazione tetanica del musco- lo, allorche la corrente muscolare che si trova nel circuito ncl muscolo stesso avcute uu taglio trasversale, e coutra- ria alia direzione della solita corrente di quel luuscolo in- tatto e in riposo.

§ 25.° Riguardo poi a quell' altra modificazione della esperienza tlitta nell' Uomo e nella Rana a cavalcioui dei due biccliieri , e cliiaro come anche escludendo la presen- za delle polarita secondarie, i risultati possano spiegarsi esfualmente bene, taiito ammettendo die nella contrazione vi sia uuo sviluppo di corrente elettrica nel niembro con- tratto , in direzione contraria alia sua corrente muscolare ordinaria, quanto ammettendo una variazione negativa in questa stessa corrente di quel meinbro. Essendo iufatti nel circnito due correnti rniiscolari contrarie, per cui 1' ago e a , si puo avere la deviazione dell' ago allorche uno dei membri si contrae, sia die si sospenda 1' azione della sua contraria corrente suU' altro membro, sia die in quel mem- bro contratto si sviluppi una corrente in direzione con- traria alia prima , e che si unisce nel suo efFetto alia cor- rente muscolare dell' altro membro rimasto in riposo.

Parimenti si puo spiegare parteudo dall' una o dal- r altra ipotesi, e sempre escludendo l' influenza delle po- larita secondarie , il seguente fatto.

Si abbiano due coscie di Rana unite organicamente fra di Xaxo , e messe a contatto coi punti corrispondenti

RiCEnciin: elettro-fisiologiche 83

ai ginocchi , coi soliti stoppiui di cotone in comunica- zione coUe estreniita del filo del galvanonietro. Si lascino all' una e all' altia delle due coscie i uervi lonibari clie si tengono isolati e fiiori del circuito, sopra lui pezzi) di guttapcn-lia ( Fig. M ). E raro il caso die la corrente mitscolare sia uguale n(dl' una c nell' altra coscia, in modo clie r ago resti a 0". Sup|)oniamo clie la coscia A abbia una corrente piu forte in niodo da aversi una deviazione neir ago del galvanonietro in favore della rnedesinia. Quan- do r ago e fisso ad un dato grado , irrito f-olla solita pin- zetta zinco-platino, ad intcrvatli piccolissinii, il nervo a, che si distribuisce nella coscia A. Questa si contrae teta- nicainente, ed allora ho una dirninuzionc di deviazione ncir ago, per tutto il tempo die dnra cjnesta contrazioiie. Se invece irrito il nervo b della coscia piu debole B, in modo da averc 1' effetto ora indicato , allora ho un aumen- to nella deviazione dt'H' ago, durante il tempo in cui que- sta coscia B si mantiene in contrazioiie.

Esclusa ogni influenza di polarita secondarie, questi efFetti si possono spiegare, sia amniettendo che nell' atto della contrazione dell' una o dell' altra delle due coscie, ia corrente ordinaria muscolare corrispondente soffra una variazione negat'wa, sia atnmettendo clie nell' atto stesso si sviliippi una corrente elettrica in direzione contraria alia direzione di quella corrente muscolare. Nel primo caso si direbbe che contraendosi la coscia prevalente A, dimi- nuisce la sua corrente mitscolare ., per cui predomina allora la corrente ordinaria dell' altra coscia; e che contraendosi la coscia i? ;, diminuisce la sua corrente muscolare, per cui la jiorzione di corrente della coscia A in riposo, dalla rne- desinia distrutta, rientrerebbe in azione.

Nel secondo caso vi sarebbe un aumento di deviazio- ne neir ago del galvanonietro , quando alia corrente pre- valente della coscia A in riposo si aggiunge la corrente di contrazione della coscia B , e viceversa vi sarebbe di- minuzione di deviazione nell' a2;o nel caso contrario.

% 26." Ora il.solo mezzo che si puo avere per risolvere questa questione , e per decidere in quale dei due indicati

BA Antonio Cima

nu)di dcbbano spiogarsi qiicsti fcnomeni, si e qiiello di esaniinaie, se la grandezza della deviazione dell' ago che si ottiene per la coutrazioiie sostenuta d' una delle brac- cia dell' Uomo, sia tale da poteisi attribuire solaineiite alia prevalenza dcUa ordiiiaiia correiite iniiscolare nel brac- cio lion contiatto, oppure se per prodnrre una tale devia- zione si ricliicda 1' aggiunta di una imova forza. Ma sgra- ziataniente, non si potrcbbe nello stato attuale della scien- za, in qnesto genere di esperienze, adoperare un mezzo di niisura cosi esatto e preciso, quale si richiederebbe , traltandosi specialniente di differenze inolto piccole, per peter risolvere una tale questioiie. Non lascerenio per al- tro di notare come lo stesso Dubois Reymond non abbia crednto la prevaleiite corrente iniiscolare nel braccio non contiatto , snfficiente per prodnrre quella deviazione del- r ago, inentre 1' altro braccio si inantiene contiatto. Quin- di in questo caso ricorse alia preseiiza di certe correnti { 5;icuianiente di semplicc eterogeneita ) clie si stabilisco- iio tra diversi punti della pelle , correnti che per altro non potrebbero avere influenza alcuna a motivo della sim- metria delle parti die entrano nel circuito in quella sua esperienza suU' Uomo vivo ; che non avrebbero luogo al- lorqnando i punti della pelle messi nel circuito soiio sprov- visti deir epidermide; che non potrebbero essere messe in canipo nel caso che si sperinienta colla R.aiia scorticata a cavalcioni dei due bicchieri , o colle sole coscie di questo animale organicamente unite fra di loro.

Del resto vista la analogia dei risultati , dimostrato come nella contrazione del gastroiiemio e degli altri mu- scoli del Ranocchio e degli altri aniinali vi e uno svilup- po di una corrente elettrica in direzioiie contraria alia direzione della corrente oidinaria in quel muscoli intatti e in riposo 13-16), dimostrato die si ha lo stesso ri- sultato in un braccio solo di un Uomo, come risiiita dalle mie esperienze ( § 20 ), non sarebbe filosofico dare una spiegazione speciale a quella inodificazione dell' esperi- mento f'atto con ambe le braccia dell' Uomo o colle due estremita inferiori di una liana a cavalcioni su i due

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 85

bicchieri , anche quando questa spiegazione speciale e ra- gionevole.

§ 27.° Volendo poi applicare qaella teoria della varia- zione negat'wa della corrente muscolare al caso della con- trazione indotta, ci si presentano altre difficolta.

Secondo questa teoria, allorche il nervo della Rana galvanoscopica e posato sopra un muscolo , esso e percor- so da una porzione della corrente di questo. Allorche il muscolo si contrae e quindi succede in esso una variazio- ne negatii>a della sua corrente, la Rana galvanoscopica deve anche contrarsi , perche diminuisce la quantita di elettricita die circolava per il suo nervo. Ma anche in questo caso si suppone preesistente la presenza della cor- rente muscolare , cio clie non e in tutte le disposizioni dello esperimento. Infatti anco ammettendo, secondo le viste teoriche di Dubois Reymond, che nel muscolo in riposo esistano tante correnti parziali , quante sono le par- ticelle del muscolo stesso , queste correnti , come nei cor- pi magnetici ma non magnetizzati, avrebbero un numero infinito di direzioni, talche non darebbero luogo, come in questi corpi, ad una risultante unica. Solo col chiudere convenientemente il circuito del muscolo si rejjolarizzereb- hero quelle correnti , nella guisa stessa che per la cala- mitazione si regolarizzano le correnti nei corpi magnetici. Quindi nel caso fondanientale della contrazione indotta, in cui una estremita inferiore di Ranocchio e disposta su di un piano isolante, e sui muscoli di questa estremita si distende il nervo della Rana galvanoscopica , bene iso- lata, non possiamo aininettere la esistenza d' una cor- rente elettiica circolante, ne per il muscolo, ne per il nervo.

Posto anco esistesse questa corrente circolante per il muscolo, vi sono certe disposizioni della esperienza in cui non potrebbe passare nessuna porzione della medesi- ma per il nervu, o passandovi non potrebbe colla sua variazione negativa far contrarre la Rana galvanoscopica. Si ottiene infatti la contrazione indotta disponendo il ner- vo della Rana galvanoscopica in mille modi diversi sul

80 Antonio Cima

miiscolo inducente. Si ottiene essa contrazione indotta al- li)i( lu' il iHMvo tU (jiu^lla liana tocca solo per puclii pun- ti (]ii('l iiuiscolo, seiiza fonnare circuito, nel qual case noil possiaino ainiiiettcre clio una porzioiie dolla corrente del iniiscolo inducente ciicoli per il iiervo della Rana gal- vanoscopica. Ed allorquando questa e vivace , si haiino in essa le contrazioni indotte , anclie nel caso die il suo ner- vo non si trova clie a contatto delle dita della estremita inferiors della Raiia "alvaiiica clie si fa contrarre.

Si ottengono iiioltre le contrazioni ittdotte , interpo- nendo luio strato sotlile di trementina tra il muscolo che si contrae e il nervo della Rana galvanoscopica , nel qual caso e impossibile ammettere che una porzione della cor- rente del muscolo inducente passi per quel nervo. Si han- no le contrazioni indotte, allorche il nervo della Rana gahanoscopica e disposto in una direzione perpendicolare alia direzione delle fibre del muscolo inducente , e quindi della corrente di questo muscolo, se essa si trovasse in circuito, nel qual caso il nervo non potrebbe nell' atto della variazione negativa di questa corrente produrre la contrazione del muscolo in cui si distribuisce , mentre si sa , che un nervo eccitato da una corrente elettrica in direzione trasversale alia sua lunghezza, non produce la contrazione nei muscoli sottoposti.

§ 28." Mentre intanto tutte queste circostanze riguar- danti la contrazione indotta, non possono spiegarsi ammet- tendo che la medesima sia prodotta dalla variazione ne- gativa della corrente del muscolo inducente , si spiegano invece nel modo il piu semplice e naturale ammettendo che neir atto della contrazione di questo muscolo vi e una scarica elettrica, o una corrente istantanea, la quale agisce secondo le solite leggi sul nervo della Rana gal- vanoscopica, e quindi la fa contrarre.

Ammesso cio, non si trova piii nessuna difficolti a concepire come la contrazione indotta possa succedere, qua- lunque sia il modo in cui il nervo della Rana galvano- scopica e disposto sul muscolo inducente. Infatti se si ri- chiedono certe disposizioni particolari perche una porzione

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 87

della corrente del muscolo inducente circoli per il nervo della Rana gahanoscopica , e invece iiuliirereiite la- posi- zioiie di ([iiesto nervo sii quel muscolo accio il inedesiino possa sentire 1' elFetto della scarica prodotta da una cor- rente istantanea nell' atto in cui il muscolo inducente si contrae. Si spiega anche , ammesso lo stesso principio , couie possa avvenire la contrazione indotta allorche tra il muscolo inducente e il nervo della Rana galvanoscopica si interpone nno strato sottile di trementina ; incjuantoche r interposizione di cpiella sostanza coihente non iinpedisce clie il nervo della Rana senta l' azione d' una debolissinia scarica di una piccola bottiglia di Leyden , mentre da al- tra parte inipedirebbe il passaggio d' una porzione della corrente del muscolo inducente per il nervo della Rana stessa. Diniodoclie alle osservazioni contro la esistenza del- la variazione negativa della corrente muscolare , amniessa da Dubois Reyniond come cagione della corrente di con- trazione e della contrazione indotta, bisogna aggiungere le prove positive che dimostrano la produzione delle scariclie elettricbe, e quindi della corrente elettrica, nell' atto del- la contrazione muscolare.

§ 29.° Del resto 1' analogia d' origine tra i fenomeni della contrazione indotta, tra quelli manifestati da un mu- scolo die si contrae posto nel circuito del galvanometro , e tra quelli die si osservano facendo 1' esperienza con ambe le braccia dell' Uomo vivo, o con ambe le estremi- \k inferior! della Rana galvanica, o anche- della Rana in stato di vita, e tale die, nonostante alcune difFerenze clie li distinguono, e die dipendono dalle ciicostanze stes- se deir esperienza , devono essere compresi sotto lo stesso principio comune , die si puo fbrmulare in queste parole: 3= Allorquando succede un moto contrattivo in un muscolo, avviene una scarica elettrica, o una corrente elet- trica istantanea in direzione contraria alia direzione della corrente ordinaria del muscolo stesso in stato di riposo, e nello stato di sua integrita , sia die questa corrente si trovi in circuito o no. Allorquando succede una serie so- stenuta di detti moti contrattivi, in mode da aversi una

88 Antonio Cima

contrazione permanente o tetanica, durante qualche tem- po nel niiiscolo, si ha una corrente non piii istantanea ma continua, ossia si ha una serie di scariche o di cor- renti istantanee, tutte dirette nel sense su accennato =. § 30." Si potrehbe era chiedere come e perche succeda questa scarica elettrica nell' atto della contrazione di un muscolo. Ma a questa domanda non si potra giammai ri- spondere adeqnataniente senza che si conosca la vera for- ma e la iiatiua deirelettro-motore muscolare, e senza che si sappia specificare quale fra le diverse azioni chimiche che avvengono negli atti organico-vitali del muscolo in riposo, dia veramente luogo alia produzione della corrente musco- lare. Tuttavia partendo dalla mia ipotesi sulla forma di queir elettro-motore , esposta al Capo terzo della prima Parte di questo scritto , e partendo da qualche fatto ben stabilito, ci si presenta una nianiera, forse non irragione- vole, di concepire il fatto della scarica e della corren- te elettrica che si manifesta nell' atto della contrazione muscolare.

In quella specie di pila colla quale ho figurato la fibra muscolare, e che in qualche modo mi da ragione delle leggi della sua corrente , vi e una azione chimica tra il li([uido che bagna la borsa* di cotone e l' orlo dei dischetti in questa contenuti. Quell' involucro esterno for- mato da una lamina sottile di sostanza conduttrice non attaccabile chimicamente da quel liquido, mi rappresenta il sarcolema e 1' insieme dei sottilissimi reticoli formati dalle vdtime estremita dei vasi sangninei e quelle sottilis- sime ramificazioni e plessi di sostanza nervosa che avvol- gono le fibre muscolari. Supposti attaccabili chimicamen- te dal liquido i dischetti , e non attaccabile quell' involu- cro conduttore, abbiamo veduto quale era la direzione della corrente in quella specie di pila, e l' abbiamo ri- conosciuta identica a quella che si manifesta in un mu- scolo in cui una delle estremita appartenga alia sua sezio- ne trasversale, sia natnrale sia artificiale.

Supponiamo ora che cambi la natura di quel liquido che bagna la borsa, in modo che esso eserciti un' azione

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 89

chimica non piu supli orli dei dischetti, ma bensi su quell' involucro metallico esterno, ed allora e cliiaro co- me la corrente dovra invertirsi, come iiivece di passare neir arco estenio dalla superficie metallica dell' involucro al dischetto estremo della serie, deve invece passarvi da questo a quello.

Ora qnalche cosa di simil genera, qualche cosa d' a- nalogo a quel supposto canibianiento di azione cliimica di quel liqnido, puo succedere in un mnscolo clie si con- trae. Intatti sappiamo che nell' atto della contrazione, il mnscolo sviluppa una certa quantita d' acido carbonico e assorbe una certa quantita d' ossigeno; per la contrazione avviene un esaurimento di forza nervosa e di forza mui- scnlarc. Tali fenomeni ne accennano ad un cambiamentb cliiniico, die avviene nella libra muscolare che si coutrae, ad un cambiamento negli atti nutritivi del mnscolo. Que- sti cambianienti avverranno di certo nelle estremita capil- lari dei vasi die sono, come si sa dall' Anatomia , intiina- mente connessi alle piu sottili ramificazioni nervose,dove per esprimermi colle parole di Longet , tendono a con- fondersi il sangne e i tessnti nei quali esso si distribui- sce , dove non vi e piii limite tra il liquido organizzatore e i suoi prodotti (51). Intanto che questo liquido organiz- zatore, il sangue , sofFra un cambiamento chimico nell' at- to della contrazione, ce lo dlinostra quel fatto della pro- duzione dell' acido carbonico; e die questo liquido cosi modificato debba esercitare suUe diverse parti con cui e intimaniPiite a contatto, cioe la libra muscolare da una parte, il sarcolema, le fibre nervose e i vasi capillari stessi che lo contengono dall'altra, un' azione chimica diversa da quella che esercitava allorche il mnscolo era in riposo, e una snpposizione che a niuno ])arra assurda. La manifestazione dunque d' una corrente elcttrica nell' at- to della contrazione muscolare, in direzione contraria alia solita corrente del mnscolo in riposo, ossia in altri ter- mini, r inversione di questa corrente in un mnscolo in stato di contrazione, potrebbe dipendere dai cambianienti chimici che avvengono in un mnscolo allorche si contrae.

T. IX.

12

90 Antonio Cima

Chiunque potri facilmeute riconoscere qnanto sia va- ga questa inia ipotesi sulla cagione dello sviluppo di elet- tricita nell' atto della contrazione muscolaie ; ne io pre- tendo dare alia niedesima maggior valore di quelle che puo realniente meritare. Tuttavia in fatto di ipotesi in- torno a fenomeni cosi oscuri, quali sono quelli della pro- duzione di elettricit^ negli animali , che sono in rapporto intiino cogli atti nntritivi che avvengono negli oigani dei medesimi , credo che quelle le quali , come la ora espo- sta , sono basate su fatti certi dedotti dalla esperienza , debbano preferirsi a tante altre fondate su supposizioni gra- tuite, e che alia fin fine non si riducono che ad esporre i fatti che si vogliono spiegare, in altre pax'ole diverse dal- le ordinarie.

PARTE TERZA.

DEI FEIVOMEM ELETTRO-NERVOSI

CAPO I.

CORKEKTE ELETTRO-IVERVOSA

§ 1.° A/ubois Pteymond dietro un gran numero di espe- lieiize ha potuto stahilire, che allorquando si chiude col filo del galvanometro il circuito tia la sezione trasversale e la sezione longitudinale di un nervo, si ha una corren- te , debole si , couiparativainente a quella che in simili condizioni si ottiene nei muscoli , ma tuttavia sensibile, diietta nel filo moltiplicatoie dalla supeificie esterna alia sezione trasversale del nervo stesso (52).

Basta per dimostrare che la cagione di una tale cor- rente sta nelle condizioni orgariiche del nervo il conside- rare, che il medesimo non nianifesta quella corrente, che durante il tempo che si mantiene atto ad eccitare le contrazioiii muscolari o a trasmettere al cervello le im- pressioni ricevute.

La corrente nervosa e intanto compresa sotto la leg- ge generale che comprende la corrente muscolare , per ri- guardo alia sua direzione. Bensi, siccome i nervi non han- no sezione trasversale naturale come i muscoli , cosi per aversi la corrente e necessario in tutti i casi praticare una sezione trasversale artificiale nei medesimi.

§ 2.° La corrente elettro-nervosa e debole e di poca du- rata , come vedremo in seguito ; e per6 e duopo servirsi

92 Antonio Cima

in queste ricerche del galvanoinetro di 24000 giri. Tutta- via iisando il inetodo die ho gia adoperato in tutte que- ste ricerche, con cui si evitano le polarita secondarie, ho potato ottenerc segni di corrente al galvanonietro suddet- to pill seiisibih e piii durevoli di quelli ottenuti da Dubois Reymond. II nietodo generate di speritnentare consiste nel disporre un nerve sopra una linguetta triangolare di lami- na di guttapercha , in mode die una delle sue estremiti sporga appeiia dallo spigolo di quella lamina, mentre 1' al- tra esfremita si ripiega in Lasso e resta aderente alia fac- cia inferioie della medesima, come si vede nella Fig. 15., in cui a b rappresenta il taglio verticale della linguetta di guttapercha, supposta orrizzontale, g d o c rappresen- ta il nervo. In questo modo posso mettere facilmente a contatto delle estremita dei soliti pacchetti o delli stop- pini di cotone in comunicazione colle estremita del filo del galvanometro , il taglio trasversale d del nervo e un punto o , appartenente alia superficie esterna naturale del medesimo.

E facile intendere come debba disporsi il nervo, e come debha operarsi, allorche si vuole stabilire il circuito tra due sezioni trasversali , o due punti appartenenti alia superficie esterna del medesimo.

§ 3.° Operando intanto con nervi di Rana, di Coniglio, di Cane , di Piccione , ho verificato un gran numero di volte :

1." Che si ha una corrente elettrica, diretta nel ner- ve dal suo taglie trasversale alia sua superficie esterna, allorche si chiude il circuito fVa queste due parti;

2." Che si osserva qualclie volta una corrente, ma molto deboie comparativamente a quella die si ha nel caso precedente , allorche si chiude il circuito tra due sezioni trasversali del nervo ;

3.° Che non vi e segno sensibile di corrente, allor- che si stabilisce il circuito tra due punti appartenenti al- ia superficie esterna naturale del nervo stesso ;

Che si ha una corrente diretta dalla superficie esterna a ( Fig. 16. ) alle due superficie di sezione b, b' ,

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 93

nel filo del galvanometro, cliiudendo nel circuito del ine- desimo il nervo ripiegato sopra se stesso, come e rappre- sentato nella figura;

5." Che lion vi e difFeienza alcuna rigiiardo a ci6 clie si liferisce ai iiurneri precedenti , per i iiervi motori, sensitivi e iiiisti ; vale a dire clie queste tie classi di ner- vi obbediscouo ugualiiieiite alle leggi precedenti ;

6." Che non vi e differenza alcuna riguardo alia leg- ge esposta al iiumero priino, sia che il taglio trasversale appartenga alia porzione centrifuga, oppure alia porzione centiale del iiervo, tanto nel caso di nervi motori, che di nervi sensitivi o di nervi misti ;

7." Che si ha una correute, diretta anche nel filo del galvanometro dalla superficie esterna del midollo spi- nale alia sua superficie di sezione trasversale, e dalla su- perficie naturale del cervello ad una qualunque superficie artificialc fatta in esso col taglio;

8." Che sperinientando su pezzi diversi di nervo si verificano le leggi che si sono verificate nei muscoli ri- guardo alia fijiza elettro-motrice, dipendentemente dalla lunghezza e dalla grossezza o estensione della sezione tras- versale, e che abbiamo esposto al § 18 della Prima Parte.

La maggior parte di questi risultati , da me ottenuti dietro ripetute esperienze, sono identici a quelli trovati per la prima volta da Dubois Reymond (53).

§ 4.° Si possono costruire |)ile di nervi in un modo analogo alle pile dei muscoli. Nella Fig. 17. e rappresen- tata una di queste pile, disposta sopra la solita lamina di guttapercha, e che non credo necessario trattenermi a descrivere. I poll di questa pila sono in <z e in b.

Operando con tali pile ho potuto verificare come la forza elettro-motrice dei nervi auineiiti col numero degli dementi, ossia col numero dei pezzetti di nervo ft>rmanti la catena elettro-motrice.

E utile servirsi di queste pile, tanto per verificare questo fatto dell' aumento della forza elettro-motrice ner- vosa, fatto che e una delle prove piu convincenti del- r origine intrinseca ai nervi della forza stessa ; come anche

94- Antonio Cima

per potere avere segni serisihili di corrente nervosa al gal- vanoinetro , eve questo noii sia cU 2i niila giii , etl ove noil si faccia use del metodo di Regnauld col quale, ol- tre evitarsi le polaiita secondarie , si lia un ciicuito piii condiittore.

§ 5.° L' esperienze sulla corrente elettro-nervosa, nella generality dei casi, sono state fatte da Dubois Reymond sopra nervi distaccati dall' animate vivo o recenteniente ucciso. Tuttavia credo clie per poter trarre qualche con- seguenza intorno alio stato elettrico del sisteina nervoso,. sia utile, anzi necessario , operare su una porzione di que- sto sistenia tuttora unito all' aniinale, e per quanto e possibile sul niedesinio in un aniniale vivente. Si e per- cio che ho adoperato il seguente metodo di sperimentare, che consiste nel mettere nel circuito del nervo della Pla- na gahanoscopica , o nel circuito del galvanometro una parte del sistema nervoso organicamente unito alle altre parti deir animale, o il sistenia nervoso intiero in lui ani- niale vivo.

Prima d' intraprendere queste esperienze mi conveni- va per altro assicurarmi , se la corrente nervosa si niani- festava a traverso il midollo spinale. Percio disposi nel circuito del galvanometro, sempre al modo solito, i due nervi lombaii di un Ranocchio uniti ororanicamente ad una porzione piu o nieno lunga di niidollo spinale, stabilendo le comunicazioni tra il taglio trasversale a d' uno di quei nervi ^ , e la superlicie esterna b dell' altro nervo B (Fig. 18). Trovai die si manifestava in questa disposi- zione dclla esperieuza la solita corrente, diretta a traver- so il midollo spinale dalia superficie di sezione a alia superficie esterna b di quei nervi.

Assicuratomi di cio presi a fare le seguenti espe- rienze.

Prepare una Rana alia Galvani , sia togliendole la pelle delle estremita inferiori, sia lasciando questa ade- rente alle medesime. Tronco uno dei fasci nervosi lomba- ri clie disteudo sopra una lamina di guttapercha hen asciutta , sulla quale e anco disteso l' altro fascio nervoso

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lombare iiitatto ( Fipj. 19 ). Cliiiulo il circuito tra il ta- glio trasversale a di ([uci ncivi <; la supeificie esterna b degli altii rimasti iiitatti, [)(>r mezzo del iiervo della Ra- na gahanoscopica , coll' avvcrteiiza die questo nervo sia a contatto di quel due , con due punti apparteuenti alia sua superlicie esterna. Se la Rana galvanoscopica e suffi- cienteniente vivace, nianifesta una contrazione o al cliiu- dere o all' aprire il circuito, secondo la nota legge della corrente diretta o iuversa, ia niodo da uou restare dub- bio alcuno clie la corrente in c[uella porzione di sistenia nervoso apparlenente alia Rana pilvanica e diretta nel nervo della Rana galvanoscopica dalla superficie esterna b del fascio lombare n alia sezioue trasversale a dell' altro fascio lombare tn.

Chiudendo il circuito col nervo della Rana galvano- scopica , colle accennate j)recauzioni , tra due punti ap- partenenti alia superficie esterna dei due fasci nervosi m^ n , Vi Rana galvanoscopica non si contrae giammai. Cid dimostra clie i segni di corrente cosi ottenuti non dipen- dono dalla corrente dei muscoli in cui si distribuiscono qu(!i fasci nervosi. Se cio fosse infatti, si avrebbero le con- trazioni della Rana gahanoscopica , qualunque fossero i punti toccati dei due fasci lombari jn , n a niessi nel cir- cuito del suo nervo.

Ho fatto questa esperienza anclie adoperando il gal- vanonietro, cioe cbiudendo il circuito al modo solito tra la sezioue a e la superficie esterna h di (juella porzione del sistema nervoso della Rana galvanica, ed lio avuto la deviazioue dell' ago costauteniente nella solita direzione. Questa deviazione era debole, ma piu durevole mantenen- do il circuito cliiuso, che nel caso clie adoperavo dei ner- vi separati dall' animale.

§ 6." Faccio quest' altra esperienza colla Rana viva. Fisso fortemente una Rana sopra ini piano isolante nella sua posizioue luiturale ( Fig. 20. ) , faccio nella regione lombare due tagli longitudinali fra di loro paralelli e met- to alio scopertp i due nervi lombari, al disotto dei quali fo scoriere una striscia di taffeta gommato , procurando

96 Antonio Cima

di rendere qnesf.i oporazione possibilmente meno cruenta. Troiico (juiiidi luio dei neivi siuldetti, in alcmii casi in modo da lasciarlo aderente alle estremita inferioii, in al- tri alia parte snperioie dell' animate. Spostato al([uanto e piegato ([nesto nerve, stabilisco la comunicazione tra il suo tawlio trasversale a e la snperficie esterna b deli' al- tro riniasto intatto, mediante il nervo della Rana galva- noscopica , colle precanzioni su indicate. Anclie in qnesto caso ottengo la stessa nianifestazione della corrente elcttro- -nervosa , nella solita direzione, per mezzo delle contra- zioni delta Rana gah>anoscopica.

In altri casi lio variato qnesta esperienza sulla Rana vi- va, preparata e disposta nel mode accennato, nella nianiera segnente. Metto alio scoperto ed isolo perfettamente nno so- lamente dei nervi loinbari per tntta la sna porzione clie s'in- sinna nella coscia , fin presso alt' articolazione del ginoc- chio, mediante nna sottile lamina di gnttapercha bene ascintta. Tronco a meta circa questo lungo nervo, ed ho cosi dne tagli trasversali clie allontano 1' nno dall' altro sufficientemente. Cliiudo allora il circnito tra il tagtio tras- versale della porzione snperiore di qnel nei'vo e la snper- ficie esterna delta sua ])orzione inferiore, o viceversa me- diante il nervo delta Piaua gahanoscopica ; e le contra- zioni da qnesta manifestate , ora al chindere ora alt' apri- re del circnito, mi accennano il passaggio di una corren- te elettrica diretta nel suo nervo dalta snperficie esterna alia snperficie di sezione del sistema nervoso di quella Rana viva.

Cliiudendo il circnito tra i due taeli trasversali o le due snperficie esterne di quelle due porzioni del ner- vo isotato in quelta Rana viva, la Rana galvanoscopica non mi da indizio alcuno di passaggio di corrente per il suo nervo.

Con qnesta nuova disposizione della esperienza ho potnto anche servirmi del galvanometro. A tal fine lego la Rana viva ad una lunga traversa isolante, prepare il nervo lombare come nel caso precedente , to tronco , e disposta la Rana col ventre in su ( Fig. 21. ), ho i due

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tronchi di nervo penzoloni che posso far venire comoda- mente a contatto dei due soliti stoppiiii in comunicazione col filo del galvaiioinetro, patendo qiiella tiaversa A B scorrere sopra due sostegrii verticali M , N , e lissarsi ad uii' altezza conveniente. I risultati ottenuti chiudendo il circuito del galvaiiometro tra la superficie di sezione a del nervo /«, e la superficie esterna b del nervo n, coin- cidono con quelli datiiui dalla Rana gahanoscopica.

§ 7.° Dalle esperienze riferite nei paragrafi precedenti ho potato iutaiito concliiudere :

1." Che la torza elettro-tnotrice nervosa dura piii a lungo nella Rana viva che nella Rana preparata alia Gal- vani , e per conseguenza gia niorta , e nei pezzi di nervo distaccati dail' animale.

2." Clie la direzione delhi corrente dei nervi nella Rana galvanica e nella Rana viva e seinpre la stessa, in- qnautoclie essa corrente e sempre diretta nei nervo della Rana galvanoscopica o nei iilo del galvanometro , dalla superficie del nervo lombare intatto al taglio trasversale deir altro nervo, tanto die questo secondo nervo sia tron- cato nella sua parte inferiore, cosicche resti in comuni- cazione coUe parti superiori della Rana, tanto che il nie- desimo sia troncato nella sua parte superiore, in modo da restare aderente alia estremita inferiore dell' animale.

3.° Che in tutti questi casi i segni di corrente ot- tenuti sono dovuti ad una porzione almeno del sistema nervoso che entra nei circuito, non gia ai muscoli nei quali si distrihuiscono quei tronchi nervosi messi in circuito. § 8." La facolta elettro-motrice dei nervi e niolto mi- nore che nei muscoli appartenenti ad uno stesso animale , dura pochissin^o dopo la morte, e dura meno che simile facolta nei muscoli stessi.

Ho fatto a questo proposito molte esperienze su Go- nigli e su Rane. Distacco in un Coniglio vivente uno dei piu grossi nervi del plesso brachiale, ed ho una corren- te di 35", mettendo in circuito il taglio del nervo colla sua superficie esterna, diretta sempre nei filo del galva- nometro da questa superficie a quel taglio. Ma dopo pochi

T. IX. 13

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miiiuti la deviazione clell' aj2;n dimimiisce sensil)ilniente , e questo toriia a 0". II die, come abhiaiuo veiluto avvcMiire col inetodo clic lio costantemente adopeiato, iion pu6 at- tiibuli^i alie polarita secondarie.

Taglio un altro nervo suUo stesso plesso l»iacliiale del medesiino Coniglio, apptuia iiunto, e ripetciido 1' espe- rienza trovo, che questo nuovo pezzo di nervo iion mi dk sesno alciino di coiieiite.

La durata (luiiidi della foiza eleltro-motrice dei iier- vi e brevissima, e miiior(! di (juella dcilla forza clettro- -motrice dei muscoli ; in([uaiitoclie dope fatte ([iielle due prime sperieiize aveudo distaccato un muscolo delle estre- mita superiori dello stesso Couii;lio, luio di quel muscoli in cui per V appunto si distribuivano quei nervi stessi di cui mi era precedentemente servito , trovai die il niedesi- mo mi dava tuttora una corrente assai seusibile, die per altro fu di breve durata, come la e la corrente vuiscolare desli animali a sanoue caldo.

§ 9.° Ho adoperato il metodo della opposizioue per mi- surare la differeuza tra il potere elettro-motore dei nervi e dei muscoli. Ma siccome la forza elettro-raotrice dei muscoli e molto superiore a quella dei nervi , cosi nou si potrebbero speiare risultati soddistaceiiti oppoueiido im muscolo ad un nervo solo; e pero bisognava per la deter- minazione del potere elettro-motore relativo di questi due tessuti, ricorrere all' artirtcio delle pile, contrapponeudo ad un muscolo solo una pila formata di un certo numcro di pezzi di nervo.

Prima di esporre i risultati ottenuti ni' iiiteressa far notare esser cosa difficile poter determinare esattamente il detto rapporto fra i due poteri elettro-uiotori dei mu- scoli e dei nervi, a motivo della facile alterabilita di que- sti ultimi. Per quanta cnra si abbia di prcparare lapida- mente vari pezzi di nervi e di disporli in pila , succede spesso che il tempo che s' im[)iega in tale preparazione e pill lungo di <{uello della durata della forza elettro-mo- trice dei medesimi , specialmente se si opera con ner- vi di animali a sangue caldo ; per cui esplorando col

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galvanometro quella pila , prima di contrapporia al mu- scolo , si trova dcbolissiina la corrente nervosa, e qualclie volta nulla. Percio rinunziando a praticaie simile ricerca sii quegli animali, mi contentai di usare le Rane, nelle quali, come vedremo, il potere elettro-motore nervoso e di maggior durata , scegliendo tra esse le piu grosse.

Cio premesso, diio die per misurare il rapporto tra quelle due forze elettro-motiuci determine il numero degli dementi della pila di nervi, ossia dei pezzi di nervo di- sposti in pila che sono necessari perclie contrayjposti ad un nuiscolo non si abhia corrente alcuna dillerenziale. Operando in questo modo trovai in qualche caso die cin- que dciiienti della pila di nervi non bastavano per distrug- gere atliitto la corrente di un pezzetto di inuscolo di 3 a i""° di lungliezza e appartenente all' estremita superio- re di un gastronemio di Ranocchio. In altri casi bastava- no cinque di quegli dementi a produrre questo efFetto, in altri casi ne dovetti adoperare sei. Cosicclie possiamo in un Miodo assoluto stabilire che la forza dettro-motrice dei iiuiscoli e superiore a quella dei nervi, ed in un modo approssiniativo clie la medesima ne e da 4 a 5 volte mag- giore.

Matteucci nelle sue Lezioni di Elettro-fis'iologia (54) stabilisce, che il potere elettro-motore del muscolo e 8 o 10 volte maggiore di quello dei nervi. Ho notato , e lo stesso Matteucci lo ha notato, che una tale determina- zione non puo essere che approssimativa , tuttavia code- sta diversita tra i suoi risnltati e i miei dipende forse da cio, che egli si c servito di una mezza coscia di Rana, come unita e come demento contrapposto alia pila di nervi, mentre io , come dissi, mi servii di una piccola porzione ddla parte superiore del gastronemio. Cosicche la diiferenza tra quel risnltati non dipenderebbe da altro che dalla diversa unita di misura che e stata adoperata. Se si riflette poi che il potere elettro-motore d' una mezza co- scia di Rana e a un dipresso doppio del potere elettro- motore di quel pezzetto di gastronemio da me usato, stan- do alia legge della proporzionalita di dctto potere con la

100 Antonio Cima

lunghezza relativa dei mnscoli , si scorge come i risultati da me ottenuti nou differiscouo che appareiitemeiite da quelli avuti dal Matteucci.

§ 10." Una riceica importante da farsi, ma clie per le ragioni gia esposte noii potra mai coudune die a dei ri- sultati approssiinativi, si e il confroiito tra I' intensity e la durata della forza elettro-motrice dei nervi di animali appartenenti a diverse classi.

Anclie in qnesta ricerca il nietodo migliore clie si piio adoperare e quello della opposizione. Col qual meto- do ho potato ricoiioscere , coritra|)poiiendo un nervo di Rana ad un nerve di Coniglio della stessa lunghezza,

1." Che si ha una corrente sempre in lavore del ner- vo della Rana,

2." Ciie la durata della corrente elettro-nervosa e niag- giore nel nervo della Rana stessa.

Questa seconda legge coinciderebhe con quella della durata della corrente niuscolare degli animali a sangue cal- do, che si sa essere minore che in quegli a sangue fred- do. Ma la prima di esse sarebbe opposta alia legge del- r intensita della corrente rnuscolare negli animali a tem- peratura variabile e a temperatura invariabile. Se non che io credo che la minore intensita della t'orza elettro-motri- ce nei nervi del Coniglio, ottenuta colla esperienza, sia una conseguenza della sua minor durata e della rapidita con cui cessa , inguisache potrebbe essere in un modo assoluto la forza elettro-motrice nervosa degli animali a sangue caldo maggiore di quella degli animali a sangue freddo, ma il decrescimento della sua intensita essere ra- pidissimo riguardo a simile decrescimento negli animali a sangue fteddo.

Avvertiro finalmente clie nel fare queste esperienze contrapponendo fra di lore due nervi e utile disporli come nella Fig. 22, in modo cioe che le loro sezioni trasversa- li si trovino a contatto reciproco, e si naettauo in coinu- nicazione coi soliti pacchetti imbevuti di soliizione di sol- fato di zinco, due punti a, b appartenenti alia loro su- perficie esterna. In questo modo si possono piii facihnente stabilire le comunicazioni.

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 101

§ 11." Ho voliito confrontaie il potere elettro-motore e la durata di esso nel midollo spinale e nei nervi , serven- doiiii di Conigli , ed ho trovato costantemente che la forza elettio-inolrice del troiiclii nervosi e di maggioie intensi- ta e di maggior durala di quella del midollo spinale. Men- tie infatti il nervo crurale di un Coniglio, preparato su- bito dopo la niorte dt;!!' aniinale, mi dava una corrente di dodici gradi , il midollo spinale del medesimo non mi dava traccia alcana di corrente. Si noti che in alcuni casi ho preparato cd csplorato al galvanometro il pezzo di mi- dollo spinale , prima di preparare e di esplorare il nervo.

In altri casi chbi una deviazione di 20° dal nervo ischia- tico , e di dal pezzo di midollo spinale appartenente alia regione dorsale d' imo istesso Coniglio.

Operando anclie col metodo dell' opposizione , che e sempre il migliore, ho trovato una corrente in favore del nervo fin dal principio dell' esperienza.

Ho fatto anche qualche ricerca per determinare la forza elettro-motrice nervosa delle diverse parti del midollo spinale, ed. ho trovato in molti casi, che contrapponendo ad un pezzo di midollo spinale di Coniglio, appartenente alia regione dorsale , un pezzo di detto midollo distaccato dalla regione caudale, vi era una corrente differenziale , benche debole in llivore di quest' ultimo. In un caso solo ebbi una corrente differenziale indicante una maggior for- za elettro-motrice nel pezzo di midollo spinale dorsale.

Confesso che si richiederebbero a tal proposito mag- giori studi , e converrebbe esperimentare sotto questo ri- spetto suUe diverse classi dei nervi , e sui fasci anteriori e posteriori del midollo* spinale. Ma questo studio non potrebbe farsi che su auimali di grossa taglia, come sa- rebbe su Cavalli, dei quali non sono per ora in circostan- za di potermi servire.

§ 12.° Dai fatti esposti intanto che ho verificato parec- chie volte, possiamo per altro trarre la consegnenza, che qualunque sia 1' origine della forza elettro-motrice dei ner- vi , una tal forza si estingue nel sistema nervoso tanto piii presto, dopo la morte, quanto piu le parti di questo

102 Antonio Cima

slsteina in ciii si manifesta sono vicine al centre del siste- nia St esse. E siccome i nervi su cui ho espeiimentato so- no cordoni misti, ed e cordone inisto il niidollo spina- le , cosi possiamo dire , clie una tal legge suU' estin- giiersi della forza elettro-niotrice e comune ai nervi e ai fasci spinali senzienti, e ai nervi e ai fasci spinali moto- l-i, e percio e indipendente dall' azione speciale, centri- peta o centrifuga, dei nervi e dei fasci stessi.

Credo utile per gli ulteriori studi die potranno farsi sulla forza elettro-motrice dei nervi questa osservazione , inquantoche, come si sa, la vita propria dei nervi sen- zienti si estingue, al sopravvenirc della niorte , dalla pe- riferia al centro, nientre quella dei nervi niotori si estin- gue invece dal centro alia periferia.

§ 13." Era iniportante determinare qual' e 1' effetto che producono certi veleni sulla forza elettro-motrice dei ner- vi. A tal fine avveleno coll' azotato di stricnina un certo numero di Ranocchi. Per aversi 1' azione di questo veleno pill pronta, il miglior mezzo si e di fare un taglio nella regione del cuore , ed introdurre nella cavita del petto un pezzetto di tela o di bambagia imbevuta dell' azotato di stricnina. Preparo rapidamente quelle Rane appena co- minciano a diventar tetaniche , e ne distacco i due fasci dei nervi lombari , mentre un' altra persona prepara e di- stacca detti fesci nervosi in un numero eguale di Ranoc- clii non avvelenati. Contrappongo quindi la pila formata coi nervi delle prime Rane, a quella che e costituita dai nervi delle seconde , ed esploro coi soliti mezzi al galva- nometro , se vi e corrente differenziale in favore dell' una o deir altra di quelle pile.

Operando in questo modo , formando pile di 2 , di 4 , di 8 elementi ciascuna , non ebbi nella generality dei casi indizio alcuno di corrente differenziale. In altri ebbi debolissinii segni di corrente in favore ora dell' una ora dell' altra di quelle pile.

E dunqiie provato che 1' azione della stricnina sulla forza elettro-motrice dei nervi e nulla.

§ li.° Quanto da noi e stato esposto in questo Capo

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 103

ne persuade esistere realinente nei nervi come nei mu- scoli una forza elettro-niotrice, che da luogo ad una cor- rente elettiica, nelle ciicostanze stesse cIk; una tal for- za la manifesta nei nuiscoli. Se basandosi sui risultati spe- rimentali negativi ottenuti, la presenza di questa corrente elettro-nervosa e stata per lungo tempo negata , cid pro- venne dacclie nessuno prima di Dubois Reymond penso a stabilire il circuito del tilo del galvanoinetro tra le due parti del nervo aventi uno stato elettrico opposto, come sono per 1' appunto la sua superficie di sezione trasversa- le e la sua superficie esterna ; o seppure ci6 si fece, piu per caso che con determinato proposito, si adoj^erarono galvanometri non sufficientemente sensibili.

Non pud dubitarsi , partendo da riflessioni ed osser- vazioni identiche a quelle che sono state fatte parlando della corrente muscolare , che la forza elettro-motrice dei nervi sia intrinseca alia sostanza dei nervi stessi. E con tutta probabilita possiamo ammettere ch' essa provenga dagli atti nutritivi che succedono nell' intima compage dei medesimi; e che quindi abbia un' origine comune col- la forza elettro-motrice dei muscoli.

I Fisiologi lianno potuto osservare che mentre in un animale morto per inanizione prolungata il tessuto mu- scolare manifesta uno stato sensibilissimo di atrofia, le di- verse parti del sistema nervoso non mostrano alcuna alte- razionc sensibile. Da questo fatto si puo dedurre, come la nutrizione nell' animale in istato sano sia piu energi- ca, pill attiva nei sistema muscolare, che nei sistema nervoso. Ammessa dunque 1' indicata origine della forza elettro-niotrice nei muscoli e nei nervi, si vede come la corrente elettro-nervosa , date tutte le altre circostanze ugua- li, deve essere, come realmente e, meno intensa che la corrente muscolare.

Oguuno poi conosce quanto sia delicata 1' organizza- zione del tessuto nervoso, relativamente a quella del tes- suto muscolare, e quindi quanto piu facilmente alterabile sia la medesima dopo la niorte dell' animale. Le diverse parti che costituiscono un nervo, sono fra di loro debolmente

104 Antonio Cima

connesse , cosicche si potrebbe dire della stability or- iranica dei nervi e dei muscoli cio die si dice della stabilita dei coniposti chimici. Quei composti in cui gli elementi sono uniti fra di lore per via di una debole af- finita, si decompongono , si direbbe, in certi casi sponta- neaniente , cio die equivale a dire , die si decompongono per r azione di forze debolissirne , mentre quei composti in cui r azione chimica die ne unisce i principii eleinen- tari e piu forte , resistono piu energicamente all' azione delle cagioni estrinseche. Quindi ne avverra che alteran- dosi piu focilmente il nervo che il muscolo, dopo la mor- te deir aniinale , anche la forza elettro-motrice che deve essere connessa collo stato organico e colla integrita dei tessuti , debba cessar prima nei nervi che nei muscoli , coerentemente a cio che ne dimostra 1' esperienza.

CAPO II.

STATO ELETTRO-TOMCO DEI NERVI

F

§ 15." JJ nil fatto gia riconosciato e bene stabilito in Fisiologia, die allorquando si inita in un punto qualun- quc un nervo, una tale irritazione si tiasmette lungo il neivo stesso, e si traduce, per cosi dire, in movimento o in sensazione, secondoche quel nervo irritato appartie- ne alia ciasse dei nervi motori o dei nervi sensitivi. E no- to anche come una tale trastnissione succeda pure allor- quando come cagione irritante il nervo si adopera una corrente elettrica. Cosicclie possiamo ammettere, che al- lorquando si produce in una porzione di un nervo una modiiicazione particolare per mezzo di un agente irritan- te, questa modiiicazione non si restringe alia porzione ir- ritata, ma si estende anche al di la verso le parti pe- riferiche o le parti centrali, secondo che i nervi sono motori o sensitivi.

§ 16.° Nello stato attuale della Scienza e impossibile assegnare quale e questa modificazione che soffre il nervo in tali circostanze, e come awenga quella trasmissione. Tuttavia Dubois Reymond ha scoperto un fatto importan- te sul modo di comportarsi dei nervi , allorquando la ca- gione eccitante e la corrente elettrica, e sul modo con cui questa si propaga nei medesimi; fatto da esso indica- te col nome di Stato elettro-tonico dei nervi.

Ecco in che consiste questa scoperta di Dubois Rey- mond :

Si abbia un lungo tronco nervoso che si dispone sopra i pacchetti soliti in comunicazione col filo del

T. IX. 14

106 Anto

NIO LilMA

galvanometro, in niodo die nou vi sia corrente nervosa in ciicuito ( Fig. 23 ). Si applicliino in p , n le eslreniitu in platino dei reofori di una pila. La direzione della cor- rente iiella porzione p n del nervo, sara quella indicata dalla froccia. Ora nientre diua il passaggio della corrente della pila in qiiesta porzione del nervo, 1' ago del galva- nometro indica la presenza d' una corrente nella porzione m 0 del nervo stesso, clie ne cluude il circuito, ed aven- te la medesiina direzione clie in p n. Se la corrente della pila e diretta come nella Fig. 2i, nella porzione p n, cioe da/? in n, come la freccia, la corrente clie si mo- stra al galvanometro nella porzione m o del nervo, chiu- so nel circuito del suo filo , e aiiclie diretta da o in in (5.5).

In questa disposizione dell' esperienza non vi e cor- rente nervosa nel circuito del galvanometro, nel caso con- trario ecco cosa avviene secoudo Dubois Reymond.

Sia il nervo disposto sui pacchetti in modo, che i punti di contatto sieno da una parte il taglio trasversale a, e dair altra la sua superficie esterna b ( Fig. 25 ). Vi sa- ra al solito la corrente , diretta da a in b nella porzione a b del nervo. Se allora si chiude il circuito di una pila tra i punti /?, n della restante porzione del nervo, cosic- che questa corrente abbia nella porzione p n \sl stessa di- rezione della corrente nervosa in a b , si ha un awnento nella deviazione dell' ago, inquantoche all' azione della corrente nervosa si aggiunge quella eccitata dalla corrente della pila nella stessa porzione a b. In questo caso si ha cio che Dubois Reymond chiama fase positiva della cor- rente nervosa.

Se la direzione della corrente della pila nella por- zione p n del nervo sani quella indicata dalla freccia nella Fig. 26. , contraria cioe alia direzione della cor- rente nervosa nella porzione a b del niedesimo , allora si avra una diminuziojie nella stessa corrente nervosa, ossia si avra la cosi detta fase negativa di essa ; inquantoche la corrente eccitata dallo stato elettro-tonico nella porzio- ne a ^ del nervo e contraria in direzione alia corrente propria del nervo stesso (56).

RlCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 1 07

Dubois Reymond modifica I' esperienza nel inodo se- gnente, adoperando coiitempoianeainente due galvanome- tri e due paia dei soliti pacchetti. Dispone un lun<io ner- ve a a' ( P'ig. 27. ) in iiiodo clie le sue due porzioni estreme a b , d b' chiudano il circuito dei due galvano- metri coUocati in G, G . Si avia nel j)riuio galvanome- tru la corrente nervosa diretta secondo la freccia a b, e nel secondo diretta secondo la freccia a b' . Le deviazio- ni degli aghi nei due galvanoinetri saranno percio oppo- ste. Dopo cio cliiude il circuito d' una pila mettendo i reotori a contatto dei punti p , n del nerv^o, in modo clie la con-ente sia diretta in questa porzione del nervo se- condo la freccia p n. Si vede allora un aumento di devia- zione nell' ago del galvanometro in G^ ed una dirninuzio- ne nell' ago dell' altro in G' , ossia si lia la fase positiva della corrente nervosa nella porzione a b del nervo, e la fase negativa nella sua porzione a b' .

Succede il contrario se e contraria alia supposta la direzione della corrente della pila nella porzione p n del nervo , ossia si lia la fase positiva in a! b' , e la negativa in a b (57).

Queste ed altre simili sperienze praticate dal Fisico di Berlino sono dal niedesimo coniprese sotto questo prin- cipio generale:

= Quando una certa Innghezza di un nervo e per- corsa da una corrente elettrica estrinseca, detta eccitante, oltre il potere elettro-motoi'e proprio del nervo, si sveglia una nuova azione elettro-niotrice in tutti i punti del ner- vo stesso , diretta come la corrente eccitante, per cui vi sara in (juesto un aumento o una diminuzione di forza elettro-niotrice, secondoclie questa corrente estrinseca ha la stessa direzione della corrente nervosa o una direzione contraria =.

§ 17.° Questi risultati di Dubois Reymond che, a pa- rer mio, sono i piii importanti da esso ottenuti, meritano uno studio speciale, inquantoclie indipendentemente dalla interpretazione teorica che di essi voglia darsi, accennano ad una proprieta particolare dei nervi clie li distingue

108 Antonio Cima

da tutti gli altri corpi contlnttoii della corrcnte elcttiica. Pcucio dojjo di aver ripetiito piu voile (juegli spoiinienti , servendoini auclie in ([iiesto caso del solito nietodo per impedire le conenti sccondaric, e qiiiiuli avere le devia- zioiii dell' ago piu graudi e piii duievoli, ed averli rico- nosciuti veri, ebbi cura di sottonielterli ad una accurata analisi , e mi proposi lisolvere qiieste questioni.

1." II fenoineiio dello stato elettro-toii'ico dipende dalla cagione cbe gli attiibiiisce Dubois Reviuoiid , oppiue da iniperfezioue nell' isolamento delle diverse parti dell' ap- parato ?

2." Qiiesta proprietu attribuita ai nervi, appartieiie o no anclie agli altri corpi conduttori della corrente elet- trica, o alnieno agli altri tessuti animali?

3.° Ammesso cbe dalia soluzione di queste due pri- me questioni resulti vero e incontrastabile il fatto dello stato elettro-tonico , il nervo si comportera in questo caso come un seinplice conduttore, oppure, per mancanza d' al- tro vocabolo diro come nervo , cioe come un organo ca- pace di trasmettere le impressioni ricevute ?

§ 18.° Ecco la serie molto estesa di esperienze die feci per risolvere questi quesiti.

Presi un filo di cotone, ora piii, ora meno grosso , imbevuto di soluzione satura di solfato di zinco , cbe misi nel circuito dei due paccbetti in comunicazione col filo del galvanometro , servendomi dell' apparato rappresentato nella Fig. 1. Una delle estremita, la piu lunga del filo, era distesa sopra luia lamina di guttapercba o r ( Fig. 28 ). Applicai i reofori di ima jnla non molto forte, di quattro coppie zinco-platino, con sola soluzione di acido solforico, nei punti p , n di quel filo , e trovai che si aveva una deviazione molto sensibile al galvanometro dal passaggio di una porzione di quella corrente per il tratto a If del filo. Cio avveniva , ora essendo il i-eoforo p distante dal punto Z* di i o 5""" , ora essendo ad una distanza maggio- re , ora ad una distanza minore. La deviazione dell' ago in alcuni casi indicava la presenza di una corrente cbe entrava nel filo dell' istrumento dal punto b , allorcbe era

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piu vicino a questo punto il reoforo positive/? della pila, e che sortiva invece dallo stesso punto b alioiciie era piu vicino a questo il reoforo negativo n della medesinia. In altri casi i risultati furono opposti a questi ora accennati. Una tale incostanza e inegolaritu di effetti tece in me nascere il sospetto di qualclie circuito esterno, dovuto air imperfetto isolamento delle diverse parti dell' appara- to , per il quale dovesse passare iiel filo del galvanouietro una porzione della corrente della pila; nonostante clie,come in tutte le altre circostanze, avessi avuto cura di isolare convenientemente 1' apparato stesso. Ne m' ingannai , in- quantoclie lasciando aperto il circuito tra i duo pacchetti , e aperto il circuito della pila, inettendo uno dei reofori di questa in contatto di uno dei pacchetti , ebbi una de- viazione nell' a"0 del ealvanometro.

Ho riferito questi risultati ed ho notato queste cir- costanze per avvertire , che allorquando si fa uso d' una corrente estranea adoperando m\ galvanometro molto sen- sibile, non sono mai di troppo le cautele, anche le piu minute, che si possono usare per ottenere un isolamento perfetto.

§ 19.° Quindi ebbi cura innanzi tutto di isolare perfet- tamerrte il galvanometro, sottoponendogli dei grossi pezzi di guttapercha ben asciutta, e la pila in un niodo simile. Sostituii inoltre ai soliti recipienti in vetro dell' apparato, due colonue anche in vetro M , N ( Fig. 29 ) ben coper- te di ceralacca, suUa sommita. delle quali attaccai orizzon- talniente due grossi prismi di zinco bene amalgamato P , Q, che comunicavano coi fill del galvanometro. Sopra que- sti pezzi di zinco disposi e legai due pacchetti di flanella m , n , iuibevuti di soluzione di solfato di zinco. Due ca- nali o, 6 sufficientemente profondi, scavati in quel due prismi e pieni costautemente di soluzione satura di quel solfato, servivano per alimentare, per cosi dire, quel due pacchetti , ossia per mantenerli sempre ben imbevuti di liquido. Mi assicurai che in questa nuova disposizione del- 1' apparato non vi era svihippo di polarita secondarie, come nella disposizione solita. Per stabilire le comunicazioni colla

110 Antonio Cima

pila mi son servito di un sostegno S tiitto ben coperto di ceialacca ed isolato, sulla parte oiizzontale R del quale erano fissati solidaniente due fili di platino p , p che pie- gandosi verticalmente sul sostegno andavano a finire in due pozzetti r , r scavati nel piede del sostegno stesso e pieni di niercuiio, nel quale si innnergevano i reofoii della pila.

La disposizione dalle diverse parti dell' apparato col filo di cotone sottoniesso all' esperienza si vede nella Fig. 30, in cui esse parti sono rappresentate in piano , e in cui a h c rappresenta il filo.

§ 20.° Servendomi di questa nuova disposizione mi ac- corsi tosto chc i risultati irregolari e incostanti ottennti precedentemente sperimentando con quel filo di cotone bagnato, erano realmente dovuti ad imperfezione dell' iso- lamento delle diverse parti del solito apparato. Infatti fa- cendo passare la corrente della pila per la porzione m n del filo a h c { Fig. 30 ) , non ebbi nessuna deviazione neir ago del galvanometro , anche quando il punto di con- tatto h del filo con uno dei paccbetti distava dal punto m di contatto del medesimo con uno dei reotori della pila solamente di 1/2 millimetro. Per avere segni di corrente al galvanometro era d' uopo die 1' estremita del filo me- tallico ni g toccasse il paccbetto corrispondente.

Ebbi uguali risultati adoperando fili di lana e di altre sostanze umide conduttrici, di diverse grossezze.

Da cio possiamo concbiudere , cbe allorquando 1' iso- lamento e perfijtto, il cbe si ottiene coll' ap|)arat() ora de- scritto , un semplice conduttore umido della forma del nervo non presenta il fisnomeno dello stato elettro-tonico.

§ 21.° Ma ora e da vedere se i nervi, allorclic 1' iso- lamento e perfetto , presentano realmente questo fenomeno a differenza degli altri conduttori. Distaccato un nervo lombare di un Ranoccbio al suo sortire dal midollo spi- nale fino al punto in cui passando tra i inuscoli della coscia si divide nell' articolazione del ginoccbio, lo disposi neir apparato come aveva gia disposto precedentemente quel filo di cotone ( Fig. 30 ). Stabilito il circuito tra il suo taglio trasversale a e la sua supcrficie esterna b, ebbi

RlCEllCHE ELETTIIO-FISIOLOGICIIE 1 1 1

al solito la coi rente nervosa da a in b ; cliiudendo quindi il circuito della j)ila tia i pnnti m , n dello stesso nervo, trovai veiissiino il fatto dcscritto da Dnhois Reymond , cioe verificai costanteinente che, anche collocando il reofo- ro m alia distanza di 5 o 6 millimetri tlal punto b di contatto del pacclietto corrispondente col nervo stesso, si aveva :

1 ." Un aiunento nella deviazione dell' aso , allorche la corrente estranea passava per il tratto m n del nervo nella stessa direzione della corrente nervosa nel tratto ab ;

2.° Una dhninuzione invece nella deviazione dell' ago, allorche la corrente della pila aveva nella porzione m n del nervo nna direzione opposta alia corrente prodotta dalla I'orza elettro-niotrice della porzione a b del nervo stesso.

Trovai clie il nervo bracliiale e il nervo crurale del Coniglio si prestavano nieglio a queste sperienze, che il nervo della Rana, trovai cioe, die le variazioni nella de- viazione deir ago del galvanoinetro erano piii sensibili con detti nervi del Coniglio, e che la distanza a cui si pud collocare il reoforo della pila, senza che cessi d' aver luo- go il fenomeno dello stato elettro-tonico , era maggiore che nel nervo della R.ana, in([uantoche questa distanza poteva giungere tlno quasi a 10 millimetri.

Nell' esperienze ora descritte, vi era in circuito la corrente nervosa, sebbene in alcuni casi fosse debollssima fin da principio ; ma si lianno gli stessi risultati allorche si dispone in modo il nervo che non si abbia quella cor- rente in circuito. In questo caso facendo passare la cor- rente della pila, ossia la corrente ecc'itante per la porzio- ne ni n del nervo , 1' ago del galvanometro che era a ze- ro, si vede deviare in modo tale da doversene dedurre, che nella porzione a h del nervo chiusa nel circuito del filo deir istrumento passa una corrente costantemente nel- la direzione della corrente ecc'itante.

§ 22.° Conveniva esaminare se il midollo spinale pre- senta lo stesso fatto dello stato elettro-tonico , e se un nervo lo puo manifestare attraverso il midollo spinale stesso.

I I 2 Antonio Cima

Distaccato percio uu liingo tratto di midollo spinale ill nil Goni^lio vivo, ripetei 1' esperienza con diverse por- zioni di esso, apparteneiiti alle diverse regioni, e trovai clie in tntti i casi il midollo spinale presentava il feno- nieiio dello sfato elettro-toiiico , come i nervi. Anzi se da quattro o ciiujne sperienze clie ho fatto a qnesto propo- sito, mi fosse lecito trarie una conseguenza generale, di- rei die il midollo spinale presenta il fenomeno dello stato elettro-toii'ico con intensita niaiiiiiore clie i nervi.

Per riconoscere se lo stato elettro-tonico avviene a tra- verso il midollo spinale, ho preparato i dne nervi lomha- ri d' un Ranocchio, lasciandoli uniti ad un pezzetto del midollo spinale stesso. Disposto uno dei nervi in modo da aversi la corrente nervosa da a in b (Fig. 31.), e lascia- to fisso verso il punto n il reoforo negativo della pila, collocai r altio reoforo, prima verso il ^unto p, qiiindi verso il pnntoy/^ finalmente 1' introdnssi nel canale spinale \n p" . Nella seconda solamente di queste disposizioni ehbi qualche dehole segno di stato elettro-tonico nella porzione a h del iier- vo. Ho ripetuto e variato quest' esperienza, e sempre ebbi gl' istessi risultati, toccando in // col reoforo positivo del- la pila, e in p , p , pi' col leoforo negative.

§ 23." Conveniva anche esaminare se altri tessuti ani- mali, ridotti fili-formi come i nervi, o naturalmente tali, presentavano lo stesso fenomeno dello stato elettro-tonico. Tentai quindi l' esperienza con sottili striscie di pelle di Ranocchio, con striscie anche sottili distaccate dai niusco- li sottocutanei del petto e del bassoventre dello stesso animale, con simili striscie di muscolo e di tendine di Coniglio, e finalmente con un pezzo d' intestino tenue di Rana, ma in nessun caso ottenni il benche minimo indi- zio di stato elettro-tonico , operando con 1' apparato perfet- tamente isolato in tutte le sue parti , e con le cautele tutte usate nelle altre sperienze ^ fatte col filo di cotone e col nerve.

§ 24.° Resta ora a discutersi 1' ultima delle tre questio- ni superiormente proposte , che e di certo la piu diffici- le, ossia ne resta ora ad esaminare il modo come si com- porta il nervo nel fenomeno dello stato elettro-tonico.

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 113

Ebhi f^ia ad osscrvare che lo stato elettro-tonico si maiiifesta anclie allor(|uaii(lo noii vi e in circuito la cor- rente nervosa , il die esclude 1' influenza di questa suUa niaiiifestazione di quel fenoineno. S()ggiui]g«n6 ora che da inolto es|)('rienze mi risulta che, nientre la forza elettro- -inutiicc dci nervi dnia iinch«^ in essi dura 1' eccitabihta, lo stato elettro-tonico persiste |)iu a lungo e si nianifesta anche nei nervi che hanno jxMchito aflPatto 1' eccitaJ)ilita , e in cui e sconiparsa ogni traccia di Forza elettro-motrice. Soggiungero inoltre, che anche nel caso cho persista la forza eh^ttro-niotiice nervosa, questa non e proporzionata alia facolta elettro-tomca manifestata dai nervi. Diro linal- nieute che avtuido fiitto sperienze comparative ho trovato, che mentre i nervi del Conigho perdono la forza elettro- -inotrice e 1' eccitabilita prima dei nervi del Ranocchio, conservano piii a lungo che questi \^ facolta elettro-tonica , e la manifestano in un modo piu pronunziato , per cui ebbi a dirli preferibili in queste ricerche ( § 21 ).

§ 25." E im fatto ben constatato in Fisiologia, che ac- cio abbiano hiogo i fenomeni di trasmissione delle impres- sioni ricevute dai nervi , sia nella loro direzione centrifu- ga, che nella direzione centripeta, non basta la contigni- ta sola dei nervi fra di loro, ma si richiede la continuita. Cosicche se dividiamo un nervo trasversalmente, e quindi I'imettiamo a contatto perfetto le due superficie di sezio- ne, oppure soprapponiamo fra di loro paralellamente i due capi del nervo cosi troncato, questo non e piu atto a trasmettere le impressioni che riceve verso la sua par- te periferica al cervello se e nervo sensitive, oa trasmet- tere r azione degli stimoli per far contrarrc i muscoli in cui si distribuisce ^ se e nervo motore. E provato anche clie se , senza tagliare il nervo, ci contentiamo solo di legarlo fortemente, anche in questo caso si trova avere il niedesimo perduta la proprieta di trasmettere 1' azione di quelle impressioni e di quegli stimoli.

In ambi questi casi pero il nervo si mantiene capa- ce di trasmettere la corrente elettrica. Risulta infatti da esperienze ben note, che una corrente estranea, come

T. IX. 15

11 4 Antonio Cima

anclio la stessa correntc miiscolare , passano pei- im nervo troiicato le di cui parti siaiio rimesse a coiitatto fra di loro , o per lui nervo in cui siasi fatta una stretta al- lacciatura.

§ 2().° Ho fatto quiiidi dell" espericiize per ricoiioscere , se per la manifestazioiie dello stato elettro-tonico fosse ne^ cessaria la continuitu del nervo, come per la trasniissione delle inipressioni e degli stinioli, oppure bastasse la so- la contiguita; ed ecco i risuUati ciie ottenni a questo proposito.

Preparo un lungo nervo di P».anoccliio alia maniera indicata al § 21. Taglio in dne parti questo nervo, e ne metto paralellaniente a contatto i due capi , come nella Fig. 32., li> colloco quindi sui due soliti pacchetti in modo da avere la corrente nervosa nella porzione a b Ai esso, e faccio passare la corrente di una pila per il suo tratto p n. In questo caso ho un leggero aumento , o una leggera dim'innzione , ossia una debole fase pos'itiva , o una debole fase negativa della corrente nervosa della porzione a h del nervo , coerentemente alia legge generale dello stato elettro-tonico.

VolU quindi verificare se questo stato si otteneva troncando il nervo e riunendolo per le sue due superficie di sezione. A questo fine mi sono servito , come meglio adatto alio scopo, del midollo spinale di Coniglio. Tolto- ne quindi dall' animale vivo un lungo tratto , lo divisi trasversalmente in due parti, lo disposi nel circuito del galvanometro sopra i pacchetti in modo da avere la cor- rente nervosa, e trovai che facendo passare la corrente della pila per la porzione p n , si produceva nella manie- ra la piu netta e precisa il fenomeno dello stato elettro- -tonico , purche le due estremitu in s fossero bene a con- tatto fra di loro ( Fig. 33 ).

§ 27." Ho studiato anco 1' effetto della allacciatura del nervo sopra il suo stato elettro-tonico, ed ho trovato che, allorcfuando questa e sufficientemente stretta, impedisce la produzione del fenomeno. Perche cio avvenga e per altro necessario che la legatura sia in un punto d ( Fig. 3i. )

RiGERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 115

interinedio al punto a di contatto del nervo con uno dei pacchctti, e il jxiiito p di contatto di uno dei reofori del- la piia. Ill qiiesto caso, dal passaggio della corrente per la porzione p n del nervo non si produce lo stato elet- tro-toiiico nella sua porzione a b , sia die per questa cir- coli gia la corrente nervosa o no; nel modo stesso che non si produce lo stato elettro-tonico , se 1' allacciatura del nervo si fa in d tra i punti di contatto, tra cjiiesto e i pacclietti. Se invece la legatura e in un punto d" tra p , ed n , si ha il fenomeno dello stato elettro-tonico.

§ 28." Le sperienze riportate in questi ultinii quattro paragrafi ci danno una qualche idea del modo di compor- tarsi dei nervi nel fenomeno dello stato elettro-tonico. Pri- mieramente questa facolta dei nervi non e in rapporto ne colla loro eccitahilita , ne colla loro forza elettro-motrice. In secondo luogo, mentre la sola contiguita non basta per- che i nervi manifestino la loro proprieta di trasmettere le impressioni, non basta per la produzione di qualunque altra azione nervosa, essa e invece sufficiente perche i nervi mostrino il fenomeno dello stato elettro-tonico. La legatura , al contrario , del nervo mentre impedisce la manifestazione dello stato elettro-tonico e la trasmissione delle impressioni e dei comandi della volonta, e di tutte in generale le azioni nervose, senza togliere per altro al nervo la facolta di condurre 1' elettricita, impedisce la manifestazione dello stato elettro-tonico. Ma evidentemente r allacciatura, se e sufficlentemente stretta, interrompe, per cosi dire , la sostanza interna del nervo , mentre que- sta non e interiotta, se le due superficie di sezione del nervo sono fra di loro a contatto. Da cio si rileva che il fenomeno dello stato elettro-tonico e connesso alia strut- tura organica particolare del nervo, che avviene nella par- te midollare del nervo stesso, che non e un fenomeno di semplice trasmissione della corrente elettrica,ma die per altro non dipende dalle condizioni stesse per cui il nervo e capace di trasmettere le impressioni ricevute e gli atti della volonta.

§ 29.° Riassumendo intanto cio che risulta dall' espe- rienza avremo :

116 Antonio Cima

1.° Che lo stato elettro-tonico e un flitto vero e cer- to, e che appartieiie noii solamente ai nervi ma anche al midoUo spinale ;

2.° Clie lo stato elettro-tonico non si manifesta in nessiin altro corpo comluttore, e in nessnn altio dei tes- suti aniinali ridotti rilitornii come i nervi;

3.° Che la manifestazione dello stato elettro-tonico e qnindi una pioprieta esclusivainrnte appartenente al sistema nervoso, e che non e compresa in nessuna del- le leggi generali della piopagazione della corrente elet- trica ;

4-.° Che la facolta elettro-tonica dei nervi non e in rapporto colla loro eccitabilita hsiologica, ne coUa loro forza elettro-motrice , e che non sembra dipendere ne dair una ne dall' altra;

5." Finalmente, che il fenomeno dello stato elettro- -tonico sembra connesso alia struttura organica particolare del nervo, piu che alia facolta di esso a trasmettere le impressioni ricevute.

§ 30." Nell' esperienze di cui abbiamo finora tenuto di- scorso , si e fatto uso di una coiTente continua , per di- mostrare il fatto dello stato elettro-tonico. Ma Dubois Rey- moud ha usato anche in queste licerche correnti di in- duzione , e quiudi interrotte , di piccolissima durata , e alternativamente di direzione contraria. In questo caso, se- condo le sue vedute teoriche, si produce nel nervo quella moditicazione , che in esso avviene allorquaudo si produce il tetano del muscolo, e succedono le stesse due fasi , positii'a e negativa dello stato elettro-tonico , secondo i di- versi casi , come coll' uso di una corrente continua. E fa- cile intendere quale modificazione nel modo di sperimen- tare debba introdursi per ripctere queste esperienze di Dubois Reymond. Basta percio introdiure una ruota d' in- terruzione nella spirale inducente (o8).

Operando in questo modo si verifica il fatto osserva- to da questo Fisico , cioe la cosi detta prevalenza della variazione 7ieg«f /fa , allorquaudo vi e nel circuito del gal- vanometro la corrente elettro-nen>osa. Disponendo infatti il

RiGERGHE ELETTRO-FISIOLOGIGHE 117

nervo in modo die si ahhia qiiesta corrente nella direzione da a in b (Fig. 25 e 26.), sottomettcndo la porzione p n del nervo stesso ad una serie di correnti interrotte, ed alternativamente di direzione contraria, succede nella por- zione a h del nervo la fane negativa . cioe 1' intensity della sua corrente nervosa diininuisce. Ora consideraiido separataniente 1' azione dalle due correnti di direzione con- traria, la corrente della porzione a b del nervo non do- vrebhe subire nessuna variazione ne in piii ne in meno. Se intanto prevale la fase negativa, ossia, se 1' intensita della corrente nervosa ^\ a b diininuisce , la conseguenza clie ne possianio trane, indipendenteinente dalle vediite teoriche di Dubois Reyinond , si e , clie delle due corren- ti , quella che ha una direzione contraria alia corren- te deir elettro-motore a b , ha un' azione maggiore su questo elettro-motore, die 1' altra che ha la stessa di- rezione.

Come cio avvenga sarebbe impossibile immaginarlo , nello stato attuale della scienza, se non che parrebbe esistere una carta analogia tra questo modo diverso di agire di quelle correnti interrotte , secoudoche hanno la stessa direzione della corrente nervosa, o una direzione op- posta, e r azione diversa che eseicitano la corrente di- retta, e la corrente inversa nei nervi al chiudersi e al- r aprirsi del circuito.

Dubois Reyinond ha tentato di dimostrare la varia- zione negativa della corrente nervosa , non usando piu per eccitare il nervo quelle correnti dettriche di induzione, ma irritandolo in diversi modi in una delle sue estremi- ta, e specialmente coll' azotato di stricnina, o brucian- dolo. Ma con ({uesto mezzo si hanno segni debolissimi di variazione negativa , tantoche Bence Jones stesso si espri- me dicendo, che 1' esito di questa esperienza e sotto certi rapporti casuale ( its success is in some respects a matter of chances ) (-"jQ). Del resto tali deboli segni di corrente , inversa alia direzione della preesistente cor- rente nervosa , potrebbero , almeno in parte , dipende- re da che Dubois Reymond fece uso in tutte le sue

118 Antonio Cima

esperlenze di laniine di platino e di acqua salata , col qual mezzo si ha la produzione , come e ben noto, di po- laritil secondaria.

Da queste poche considerazioni e dalle poche ricer- che die ho potuto fare , si I'iconosce come anche il fat- to piiiiclpale della var'iazione negatwa della corrente ner- vosa ha bisogno di maggiori studii , sui quali non ho creduto dovermi presentemente estendere , inquaiitoche quel fatto si riferisce manifestamente alia azione fisio- logica deir elettricit^ sopra i nervi , e per6 non deve es- ser compreso fra quell i che formano 1' oggetto di questo scritto.

CAPO III.

PARTE CHE PUO ATERE L' ELETTRICITA NELLE FViNZIOlM DEL SISTEHA NERVOSO

ft

§ 31.° Vfiianto abhiamo esposto nel primo Capo di que- sta terza Parte , ne^ diinostra esistere nei iiervi una for- za elettio-motrice , come esiste nei muscoli. Ma si avra percio niaiiifestazione di libera elettricita nel sistema ner- voso degli aniniali vivi ? Ed ove esista quest' elettricita li- bera, avra essa una parte attiva e primaria nelle funzioni di questo sistema? Sono queste le question! di cui ci dob- biamo occupare in questo ultimo Capo del nostro Scritto. Certaniente 1' ipotesi chc consiste nel far dipendere ie funzioni del sistema nervoso dalla presenza di corren- ti elettriclie circolanti per il niedesimo, e molto seducen- te. Quindi non devo far meraviglia se tale ipotesi sia stata aocarczzata in tutti i tempi, fino dalla prima origine della sciejiza del galvanismo ^ e se Galvani stesso 1' abbia am- messa, do})o di aver dimostrato per mezzo di argomenti incontrastabili contro il Volta , che 1' elettricita die si ma- nifesta negli animali, lia origine veramente nei medesimi, e non dip(Mide da estrinseche cagioni.

§ 32.° Galvani infatti dopo di aver paragonato il mu- scolo ad una Bottiglia di Leyden , solo apparato cui quest' organo potevasi piii ragionevolmente ravvicinare all' epoca dclle sue scoperte , ammise clie 1' elettricita die in esso si manifesta , vi vcniva condotta per mezzo del sistema nervoso dal cervello, ove era separata dal sangue die vi scorre. Dietro cio , secondo il Galvani , nell' animale vivo vi e una continua circolazione di elettricita, una torrents

1 20 Antonio Cima

elettrica, come egli si esprinie, die dal cei'vello viene nel nuiscolo e clie circola nel niuscolo stesso. Finclie quella torrente elettrica scorre con equabile e placido moviniento per il muscolo , questo stara in riposo ; nia si avra la con- trazione niuscoiare , allorche viene alterato il tranquillo corso della uiedesima, ne viene alterata la forza , ne vie- ne inodificata la velocita. Tnttocio farebbe 1' atto della vo- lonta , nientre la torrente trasportata dal cervello al nmscolo per mezzo dei nervi , modificherpb])e lo stato elettrico del medesimo; e tnttocio potrebbe avvenire in certi casi patolo- gici , in cui vi e una contrazione morbosa, negli organi del moviniento volontario.

Qnesta elettricita separata nel cervello dal sangue , accumulata e circolante nei muscoli , trasmessavi dai ner- vi, fu da Galvani detta animate, in ragione della sua ori- gine. Non sfuggirono per altro alia sagacita del Galvani certe particolarita presentate dalla elettricita animate^ e certe difFerenze tra qnesta e la elettricita ordinaria. Par- ticolarita e differenze cbe egli non poteva spiegare , non conoscendosi ai suoi tempi le leggi della elettricita di- namica, ma che lo indnssero ad ammettere cbe la elettri- cita animale » non era semplice elettricita ordinaria, ma » bensi modificata e combinata con qnalcbe altro princi- » pio animale , per cui acquisti certi caratteri suoi pro- » prii » (60).

Queste sono le basi della teoria del Galvani intorno air origine dell' elettricita animale , e intorno alia parte che la medesima puo avere nelle fnnzioni degli aniniali, Tutte le altre teorie die sono state messe fuori in diversi tempi da vari Fisici e Fisiologi, non sono in fondo, die modificazioni della medesima. Ma in iiessuna di esse si trova quella riserbatezza nell' ammettere le ipotesi, quella originalita, e quella impronta di un genio superiore, che si riscontrano in quella teoria del Galvani.

§ 33.° Lasciando intanto da un canto le ipotesi, e le teorie , che poco utile sarebbe volerle discutere ed analiz- zare , vediamo invece se i fatti osservati ci possano con- durre ad ammettere 1' esistenza di libera elettricita nel

RlCERCHE ELETTRO-FISIOI.OGICHE 121

sistema nervoso degli animali. Senza clie prima sia deciso quosto |)uiito, opiu teoria intoriio all' clettric'ita animale sarchbe poco foiidata.

Certanicnte inolte sono le analoi^ie die esistono tra il niodo di agire dci nervi , e il modo di coinportarsi di un agente inipondeiabilc, come e 1' elcttricita; cosicche se la lorza nervosa si dovesse paragonare a qualche cosa di gia conoscinta , noii sarebbe irragionevole paragonarla a quell' agente. Quel trasinettcrsi ra|)iilainente delle im- pressioni da un punto ad nn altio del sistema nervoso; quel nianifestarsi degli efFetti di tali impressioni, nelle e- streniita solamente dei nervi, senza che questi mostrino modificazioue alcuna sensibile in tutta la loro lungliezza ; quel propagarsi dell' azione nervosa per il nervo , senza die le parti die sono a contatto col medesimo, ne pro- vino effetto alcuno, sono tanti fatti die manifestano una grande analogia con quelli che succedono, in determina- ti casi , in un filo conduttore per cui passa la corrente elettrica. E se fosse lecito nelle cose attinenti alia scienza lasciar libero campo all' imniaginazione, si potrebbe vede- re altuato nel sistema nervoso e nelle sue dipendenze un completo sistema di telegrafia, in cui il cervello, gli orga- ni dei sensi, i muscoli , sarebbero le maccliine telegrafi- clie, die ora ricevono, ora trasmettono i dispacci, per mezzo dei nervi , che sarebbero i fili della linea tele- grafica.

§ 34." II vedere poi che 1' elettricita eccita negli orga- ni dei sensi esterni sensazioni analoghe a quelle che vi eccitano i loro agenti speciali ; il vedere che 1' elettricita produce nei muscoli contrazioni identiche a quelle che vi produce 1' atto della volonta ; il vedere che 1' azione deir elettricita rieccita in un animale estinto il niovlmen- to del cuore, del diafragma, dello stomaco, delle inte- stina , talche questi organi possono per mezzo di essa con- tinuare ad esercitare , in qualche modo e per qualche tempo, dopo la morte le loro funzioni , sono tanti fatti che ne additano, die la forza nervosa puo essere, in certi casi e per certo tempo, supplita dalla forza elettrica, e

T. IX. 16

122 Antonio Cima

die quindi esiste una certa aualogia di azioiic tra 1' una e r altia.

§ 35.° Restando poi sempre nel campo dei fatti ben avverati, e certo, come abbianio veduto al Capo priino di questa terza Parte, nianifestaisi nei ncivi correnti elet- triclie. ]\Ia cio non ne autorizza a credere die esista elet- tric'ita libera nel sisteina nervoso , come quelle analogic non nc autorizzano a dire , che la forza nervosa sia elettricita.

Le correnti elettro-nervose scoperte da Dubois Reymond ne diniostrano solo che nei nervi , anzi in ogni piccola porzione di un nervo , esiste una forza dettro-motrice , come esiste nella libra muscolare. Ma 1' origine di una tal forza dettro-motrice e, con tutta probabilita, identica a fiudla della forza dettro-motrice dei inuscoli. Non puo inlatli rivocarsi in dubbio , come aveinmo a notare altrove, che ndlo stesso modo che gli atti nutritivi sviluppano nel tessuto muscolare calorico ed elettricita , debbano anco svihippare calorico ed elettricita nel tessuto nervoso. Que- sti atti nutritivi essendo piu lenti e pin deboli nei nervi die nei muscoli , si troverebbe la ragione perche la forza dettro-motrice sia meno eiiergica in qudU che in que- st!. L' artificio stesso che e d' uopo adoperare per avere la manifestazione ddle correnti elettro-nervose , ne dimostra come queste si producano nel solo caso che si mettono fra di loro in comunicazione due parti del nervo diver- sainente polarizzate.

§ 3G.° Se nei nervi esistesse elettricita libera^ e non quella elettricita che si produce negli atti nutritivi , che in massima parte si ricompone nei nervi stessi , e di cui una porzione solo si mette in circuito nelF atto speiimen- tale , basteiebbe per aver segni della medesima, stabilire due punti di derivazioue tra due parti qualunqne del si- steina nervoso , ndlo stesso modo che basta per avere una corrente derivata nel filo del galvanometro, stabilire con esso un circuito derivato tra due punti qualunqne del filo congiuntivo di una pila. Ne mi si dica che 11 non potersi otteiiere coteste correnti derivate dipendera forse

RiCERCIlE ELETTUO-FISIOLOGICHE 123

da clie le coneiiti clie circolaiio per il sistema nervoso sono deholissime , cosicclie 1' ago del galvaiioinetro saru iiiseiisil)ile a (jiiella poizione derivata per il filo dell' i- stiuinento. A questa obiozioiic iiifatti rispoiideio , che (jiieste correiiti non dovichbero e?sere taiito deholi per produrre gli eHetti elie si vorrebliero ad esse attribiiire, allorche si suppongono prender parte nelle funzioni del sistema nervoso. Rispondero inoltre, che stando alle leggi dell(! correnti derivate, siccoiiie la conducibilitu del filo del galvaiioinetro e inolto , ma inolto assai , supeiioie alia condiicibilita dei nervi, per poco intensa clie si voglia supporre (juella corrente per i niedesimi circolantej essa passerebbe quasi in totalita per il filo del galvanometro.

Ora Matteucci e Longet (Gl) mettendo a contatto di un nerve ben isolato in un animale vivente , in un Ca- vallo, o infiggendo anclie nel iiervo stesso le due estre- niitii in platino del filo del galvaiioinetro ^ non ottennero segno alcuno di corrente derivata. E se contro questo ri- sultato da essi ottenuto , si volesse obiettare 1' essersi ser- viti di un galvaiioinetro non sufficienteinente sensibile, ri- spondero, clie i segni di corrente derivata sono nulli , an- che servendosi del galvanometro di 24 mila giri , come mi risulta da alcnne esperieiize piaticate in modo simile a quelle di Matteucci e Longet , sopra Cani e Conigli.

§ 37.° Potrebbe poi supporsi clie nello stato di riposo o di inazione del nervo , questa elettrica corrente non esista, e clie si produca solo nell' istante che il nervo entra in attivita; ossia nell' istante che trasmette gli atti della volonta, o le impressioni ricevute nelle sue estremi- ta periferiche. Ma a cio rispondero, che rifacendo quel- r esperienza di Matteucci e Longet, ed irritando il nervo in modo da produrre nell' animale sensazione o contra- zione, mentre il circuito del galvanometro resta chiuso mediante una porzioiie del nervo stesso, non si ha segno alcuno di corrente elettrica con quel galvanometro di 2i mila giri. Rispondero, die non possono citarsi in contra- rio i risultati ottenuti da Pucinotti e Pacinotti (62) , in- quantoche, secondo il loro modo di sperimcntare , per

1 24- Antonio Cima

aversi segni di corrente al oalvanometro nell' atto clie il sisteiua neivoso cli un animalc eiitrava in azione, bisogna- va infiggere i due stiletti in platino del iilo di questo istrumento nel cervello, o nel nerve da una parte, e nel muj^colo dall' altra, nel qual case oltre esser messa in ciicuito la corrente muscolare , pno prendei' parte anclie nel fenomeno la corrente di contrazione.

Soeji'iunji-ero iinalmente clie tutte le volte che ho praticato le espeiienze suUa Rana viva, che ho riferito al § 6. di questa terza Parte, ho tentato anche un altro esperimento , per vedere appunto se, mentre si irrita un nervo, o nella sua parte periferica, o nella sua parte ver- so r asse cerebro-spinale, vi era produzione di corrente elettrica , sensibile al galvanometro , o alia Rana galvano- scopica. Percio in tutti i casi , chiuso il circuito per mez- zo del nervo della Rana galvanoscopica o del filo del gal- vanometro , tra le due superficie di sezione del nervo troncato nella sua lunghezza, irrito o pungo quella delle estreinita del Ranocchio nella quale si distribuisce quel nervo , ma in quell' istante non osservo nessuna contrazio- ne nella Rana galvanoscopica , ne deviazione alcuna nel- r ago del galvanometro. Chiuso il circuito nel modo indi- cate tra le due superficie di sezione del nervo troncato, irrito o pungo il midollo spinale o il nervo stesso al sor- tire da questo, ma anche in questo caso la Rana galva- noscopica non si contrae , 1' ago dell' istrumento resta a 0°.

Da tutti questi fatti possiamo intanto trarre la con- clusione, che l' esperienza non dimostra in modo alcuno la presenza di elettricita libera nel sistema nervoso, sia allorche questo sistema e in stato di riposo o di inazio- ne , sia allorche entra in attivita , trasmettendo gli atti della volonta e le inipressioni ricevute.

§ 38.° A tutti questi argomenti conti'o 1' esistenza di elettricita libera, continuamente scorrente per il sistema nervoso degli animali, possiamo aggiungerne altri.

I nervi hanuo un grado di conducibilita elettrica molto debole. Essi conducono meno della sostanza musco- lare , e di quasi tutti gli altri tessuti con cui si trovano

RiCERCHE ELETTRO-FISIOI.OGICHE 125

naturalinentc a contatto. Ora stando alle leggi della propa- gazioiie della coneiite olettrica per un sistcnia di corpi dotati di diverse grado di coiuliicibilita, tra di loro a con- tatto, tie verrebbe, che posto anche partisse dal cervello o dall' asse cerebro-spinale una corrente elettrica, essa abbandonerebbe iiniiiediatarnente i iiervi, e passerebbe per gli altri tessuti a contatto coi niedesimi. Quindi non po- trebbe servire alia produzione del fenomeni e all' eser- cizio delle fnnzioni esclusivamente propria del sistema iiervoso.

§ 39.° La disposizione anatoniica pol di questo sistema e un nuovo argoinento contro quella ipotesi.

II sistema nervoso si divide in im infinite nnmero di tronclii , di rami, di filamenti secondari, cosiccbe , sia nel caso in cui nelle ramificazioni si verifica una vera con- tinuazione della sostanza dei tronclii, sia nel caso che non esiste die una semplice contiguita tra i diversi rami e i diversi filamenti, si dovranno avere tanti punti di de- rivazione. Per cui supponendo che nell' atto che la vo- loiila coiiianda un movimento mnscolare , parta dal cer- vello una corrente elettrica, sarebbe impossibile 1' ammet- tere , che 1' azione di questa corrente si restringa solo a quel ramo, a quel filamento nervoso che si distribuisce precisamente nei muscolo che vuoisi inettere in movimen- to, senza deviarsi per i rami laterali. Ora 1' esperienze di Van Deeii (63) e quelle di Kronenberg (6i) dimostrano chiarameiite , contro i risultati ottenuti da Panizza (65) die Ic fibre che compongono un tronco nervoso, agiscouo isolatamente 1' una dall' altra , cosiccbe un nerve che for- ma parte di un plesso, e quindi contribuisce a formare un tronco nervoso, comunica la sua forza motrice, non al tronco iiitiero, ma esclusivamente alle sue proprie fibre che si trevane nel medesimo.

§ iO." Sc poi esaminiamo attentamente ima delle pro- prieta deli' azione nervosa, die piu la ravvicina all' elet- tricita , cioe la rapiditil della sua propagazione, vedremo come anche da (piesto lato si abbiano motivi per credere che la forza nervosa nen sia elettricita, e che il trasporto

126 Antonio Cima

delle impressioni e delle azioni volontarie non si operi per inezzo di correnti elettriclie.

I Fisiologi conoscono le o^sperienze di Helmholtz, per mezzo delle quali questo Fisico lia inisurato la velocity con ciii si trasiiK^ttono le impressioni nel sistema nervo- so (66). Questa velocita fii da esso trovata di trenta nie- tri per minute secondo. Ora una tale velocita e immen- saniente minore di quella con cui trascorre 1' elettricita per i corpi conduttori. Vero e per altro che una tale ve- locita dovra essere minore nella sostanza nervosa, se , co- me si ammette e come sembra probabile, deve essere per r appunto minore nei corpi meno conduttori ; ma anclie ammesso cio , la velocita dell' elettricita nei nervi non potrebbe essere tanto piccola, come la e comparativamen- te la velocita con cui essi trasmettono le impressioni, die- tro i risultati sopra accennati di Helmlioltz.

§ 41.° A tutti qnesti ar<;omenti contro la esistenza del- 1' elettricita liberamente circolante per il sistema nervo- so, come nei fili conduttori, si potrebbe obiettare il fat- to dello stato elettro-toiiico dei nervi , dicendo che un tal fatto ne dimostra chiaramente, che i nervi si comportano in un modo speciale e tutto loro proprio, riguardo all' e- lettricita. Cosicche non seguendo questa nel sistema ner- voso le sue leggi ordinarie, tutte le considerazioni de- dotte da queste leggi per niegare la possibilita delta sua circolazione in quel sistema , non avrebbero piii peso alcuno.

Certamente lo stato elettro-tonico presentato dai nervi , e un fatto che non si manifesta nei conduttori ordinarii dell' elettricita, e ne accenna ad una legge speciale cui questa obbedisce , allorche scorre per la sostanza nervosa. Ma dair esistenza di questa legge speciale, finora unica, e lecito dednrre che tutte le altre leggi cui sottosta 1' e- lettricita, allorche ha per conduttori i nervi, sono anche diverse dalle sue leggi ordinarie ? no di certo. Lo stato e- lettro-tonico sembra infatti dipendere dalla condizione di struttura del nervo, piu che dalle sue condizioni fisiolo- giche. Persiste esso nei nervi anche quando questi hanno

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE . 127

perdiito affatto la loio eccitabilita, non e in nissun rap- porto colla loio forza clcttro-niotrice , come abbiamo di gia dliiiostrato altiove. Pcisiste in un nervo troncato, le di cui estreinita siano rimesse a contatto , mentre non si manifesta in un nervo in cui siasi fatta una stretta allac- ciatura, tale da inteiroinpeie la continuita non solo, ma ancbe la contiguita della polpa nervosa. Dimodoclie pos- siamo ragionevolmente supporre che se si avesse un altro corpo condnttore, di una costituzione molecolare fisica analoga a quella del nervo, senza essere dotato di vita come questo , esso presenterebbe forsc il fenomeno dello stato elettro-tonico.

Del resto secondo lo norme della sana Filosofia, al- lorche vediamo che un agente, una forza, di cui si co- noscono di gia le proprieta e le leggi , agendo in casi particolari e su certi corpi , presenta qualche cosa di sin- golare e di diverso dallo ordinario, dobbiamo pinttosto ammettere, che tale singolarita dipenda dalle condizioni fisiche di quel corpi, o dalle condizioni particolari in cui questi si trovano.

§ 42." Inoltre, il fatto dello stato elettro-tonico e tale da bastare per se stesso per stabilire , che nei nervi esi- stono correnti elettriclie, liberamente circolanti?

Primicramente lo stato elettro-tonico per manifestarsi ha bisogno della presenza di una corrente estranea , che circoli per una porzione del nervo in cui esso si produce. Gli altri stimoli sostituiti a quella corrente, non danno luogo alia manifestazione dello stato elettro-tonico.

In secondo luogo la produzione dello stato elettro-to- nico non si estende che a una certa distanza dalla porzio- ne del nervo chiusa nel circuito della corrente estranea, non gia a tutta la Innghezza del nervo.

In terzo luogo , prescindendo anche da questa circo- stanza ora accennata , e da tante altre considerazioni che tralasciamo di fare, per dire che nelle funzioni del siste- ma nei-voso e messo in azione lo stato elettro-tonico , bi- sognerebbe innanzitutto supporre, che si sviluppa nelle parti centrali, o nelle parti periferiche di quel sistema ,

1 28 Antonio Cima

alloiche esse parti entrano in azione , una corrente elettii- ca , clie metta in atto lo stato elcUro-tonico. Cio sarebbe aiiijirarsi in un circolo vizioso , e sarebbe partire da una supposizione non giustificata nienoniamente dalla sperien- za, anzi contraddctta dai risiUtati sperimentali e dalle mol- tiplici considerazioni di diverso genei'e esposte in que- sto Capo.

§ i3.° Concludiamo dunque clie, per quanto seducente a priino aspetto sia 1' i[)Otesi cbe fa dipendere dalla elet- tricita le funzioni del sistema nervoso, essa non e fondata sn nessiin fatto speriinentale ; e contraria alle leggi gene- rali della trasinissione della corrente elettrica ; non e ap- poiigiata da considerazioni anatoiuiclie, chc ci possano in- dnrre a vedere nel sistema nervoso un apparato atto a sviluppare e a mettere in circuito correnti elettriche; non puo essere sostenuta dalle considerazioni sidla esistenza della forza eletto-motrice dei nervi, ne sul latto dello stato elettro-tonico dei medesimi ; non puo essere valida- mente basata suUe analogic , riguardo al modo di propa- garsi deir elettricita e al trasmettersi dell' azione degli sti- inoli nel sistema nervoso; ne su certe analogic di effetti prodotti dalla forza elettrica e dalla forza nervosa.

Concludiamo finalmente cbe volere stabilire nello sta- to attuale delle nostre cognizioni una teoria sulla forza nervosa , sarebbe piuttosto pregiudicare , cbe vantaggiare i fiituri progressi della scienza; e cbe per fondare solida- mente una tale teoria e d' uopo innanzitutto conoscere , con quella esattezza e precisione con cui devono essere conosciute le leggi fisicbe, sulle quali voglionsi erigere ipotesi ragionevoli , le leggi di quella forza.

IVOTE

(1) Annates de Chimie et de Physique. 3.^ Serie, Anno 1842.

(2) Multeucci. Traite des Phenomenes electro-physiologiques des animaux. Paris 1844. Capo V e VI.

(3) TraiU des Phenomenes electro-physiologiques etc. gii citato.

(4) Dubois Reymond. Untersuchungeii t'iber thierische eleklricilat. Berlin 1849. Bence Jones. On Animal Electricity, an abstract of the discoveries of E. Du- bois Reymond. London 1862.

Rigiiardo ai lavori di Did)ois Reymond di ciii ci occuperemo in qnesta Me- moria , cilerfi di pieferenza quest' Opera di Bence Jones, clie S nna tradu- zione di nn liingo eslrallo delP Opera originate in Tedesco di Dubois Rey- mond, falta da J. Mnller di Freiberg ed approvata dallo slesso Dubois Rey- mond, pcrclifi pin diffusa e pii'i conosciuta dell' Opera originale.

(5) Cima. Saggio Slorico-Crilico e sperimentale sulle contrazioni galvaniche e sulle correnti Eleltro-Fisiologiche. Cagliari 1846.

(6) Griuielli. Memoria sul galvanismo premiata dall'Accaderaia delle Scienze deir Isiiiuio di Bologna, nel 1848. Novi Commentarii della slessa Accade- mia. Vol. X. 1849.

(7) Nobili. Confronto Ira i due galvanotnetri piu sensibili, la Rana ed il molliplicalore a due aghi. Vol. I. pag. 67 delle sue Memorie raccoite e pub- blicale a Firenze nel 1834.

(8) Memorie delta Societa Ilaliana delle Scienze. Verona 1809. Torao XIV. Tarl. 2.^ pag. 330.

(9) Matlencci. Opera cil. pag. 123-130.

(10) Poggendorjf's Annatcn. Gcuuaio 1843.

(11) Malleiicci. Lettera at Barone d"" Uumbotdt , nei Comptes rendus de V Acad, des Sciences de Paris. Vol. X\. 1845. pag. 1096 e seg. Cima. Opera cit. pag. 93-96.

(12) Matlencci. Lettera cit. al Barone d' Humboldt, loc. cit.

(13) ALitteueci. Lezioni di Eletlro-Fisiologia. Torino 1856. pag. 96 e seg.

(14) Regnanld. Recherclies sur les courants musculaires , nei Comptes ren- dus cil. 15 Maggio 1854.

(15) Kolliker. Elements d' histiologie humaine. trad, de MM. T. Beclard et M. See. Paris 1855 pag. 202 e seg.

(16) Cima. Opera cit. pag. 93 e seg.

(17) Matlencci. Lezioni cilate, pag 40.

(18) Bence Jones. Opera cit., pag. 88 e seg.

T. IX. 17

130 Antonio Cima

(19) Regnaiild. Mem. cit., loc. cit.

(20) Maiieiicci. Traite des Pheiwmenes electro-physiologiquei des animaux.

(21) Cima. Opera cit. pag. 98.

(22) Nola comunicala da Dubois Reymond all' Accad. delle Scieaze di Pa- rigi, nei Compies rendus clc. 1850.

(23) Regnaiild. Mem. cil., loc. cit.

(24) Maiteucci. Opera cit., Capo Vll c VIII.

(26) Cima. Opera cit., pag. 58. Idcm^ pag. 97-101.

(26) Nobili. Raccolla delle sue Memorie edite e iaedite. Firenze 1834. Vol. I , pag. 75.

(27) Matteiicci. Opera oil., pag. 46.

(28) Malteiicci. Opera cit., pag. 77 e seg.

(29) Grimelli. Memoria cit., passim.

(30) Longet. TraitS de Physiologic. Paris 1860. Tomo II, pag. 49-60.

(31) Longet. Opera cit., Tomo cil., pag. 61-62.

(32) Longet. Opera cil., Tom. cit., pag. 69-60.

(33) Matlencci. Lezioni di Elellro-Fisiologia , pag. 41.

(34) Kolliker. Opera cit., pag. 194 e seg.

(35) kolliker. Opera cit., loc. cit.

(36) Kollitcr. Opera cit., pag. 212 e seg.

(37) Bonce Jones. Opera cil., pag. 90 e seg.

(38) Matlencci. Lezioni cit., pag. 34.

(39) Compies rendus de V Acad, des Sciences de Paris, Ottobre 1842. Annales de CItimie et de Physique. T. XVI, 3.^^ Serie , 1842.

(40) Annales de Chimie et de Physique. Tomo XVI, 3." Serie, 1842.

(41) Philosophical Transactions. Part. II, 1860.

(42) Matlencci. Lezioni cit., pag. 77 e seg.

(43) Bence Jones. Opera cil., pag. 130 e seg.

(44) Parle 3.* Capo 2.° di ([iiesla Memoria. (46) Bence Jones. Opera cit., pag. 160-154.

(46) Matlencci. Lezioni cit., pag. 84.

(47) Compies rendus etc. Maggio 1849.

(48) Nota comnnicala da Didiois Reymond all' Accad. delle Scienze di Pa- rigi_, nei Compies rendus etc. 1850.

(49) Bence Jones. Opera cil., pag. 127. 154.

(60) Bence Jones. Opera cit., loc. cit.

(61) Longet. Opera cil._, Tomo cil., pag. 60.

(62) Bence Jones. Opera cit., pag. 164 e seg.

(63) Bence Jones. Opera cit., pag. 164. 173.

(64) Matlencci. Lezioni cit., pag. 43.

(65) Bence Jones. Opera cit., pag. 174 e seg.

(56) Bence Jones. Op. cit., loc. cit.

(57) Bence Jones. Op. cit., pag. 178 e seg.

(58) Bence Jones. Op. cit., pag. 187-192.

(59) Bence Jones. Op. cil., pag. 194-197.

(60) Ilaccnlta delle Opere di Galvani pnbblicata dall' Accademia delle Scien- ze di Bnlogna ; Commentario , pag. 110-111. DeW use e deW altivita del- r arco condultore , pag. 184-190.il/em. /. alio Spallanzani , pag. 304.308.

RiCERCHE ELETTRO-FISIOLOGICHE 131

Mem. 11. alio slesao , pag. 345 e scg. Mem. II f. al medesimo, pag. 380 e scg. Itisposia alia Lettera del Carminatl , pag. 143-146.

(Gl) Mallciicci e Lotigel. Memoire sur la relation qui exisle entre le iem du cottranl eteelrique el les conlraclions miisculaires dues a ce couranl. An- nates de Chimie el de Physique, 1844.

(62) I'lircinniti e l*acinotli. Esperienze sulla rsistenza e le leggi delle cor- renli Elettro-Fisiologiche negli animali a sangue caldo. Pisa 1839.

(63) Vail Deen. De differentia et nexu inter nervos vitae animcdis et vitae organicae. Liigdiini lialaroriiiii , 1834, pag. 27 e seg.

(64) Kroncnheig. Plejcuum nervorum structura et virtutes. Berlino 1836.

(65) I'anizza. Ricerche sperimentali sopra i nervi. Pavia 1834.

(66) Helnihollz. 3/u//er's Archiv fur Analomie und Physiologie , Anno 1850.

I

INDICE

Introtluz'ione Pa£. 5

PARTE PRIMA.

DELLA CORRENTE MOSCOLARE.

CAPO I.

LEGGI DELLA CORRENTE MUSCOLARE.

§ 1.° Defmizione clella corrente musco\a.re Scoperia Manifestazione della medes'ima » 1 1

§ 2." Considerazioni per dimostrare V origine della cor- rente inuscolare intrinseca alia sostanza dei miiscoli. » 12

§ 3." La corrente propria della Rana considerata, per motto tempo, d'wersa dalla coirente muscolare . . » 13

§ 4.° Generalizzazione della corrente propria doviita a Dubois Reymond -- Altri fatti dovuti al medesimo. » 14

§ 5.° Sp^rienze di Matteucci e di Cima sulla fiinzio- ne del tendine nella corrente muscolare Dubbii po- steriori di Matteucci » 15

§ 6.° Origine comune delle due correnti , propria e muscolare , ossia delle correnti dei muscoli intieri e dei muscoli tagUati » 16

§ 7." Studii deir Autore sulla funzione del tendine nel- la corrente nuiscolare » ivi

§ 8.° Sperienze dell' Autore sul tendine separato dot muscolo Metodo di G. Regnauld impiegato in que- ste sperienze per evitare le polarita secondarie . . . » 17

§ 9.° Descrizione dell' apparato iisato dalV Autore in queste sperienze e in generate in tutte le ricerche di Elettro-Fisiologia » 19

134

§ 10.° ContirtJiano le esper'ienze delV Autore siil tencline , da an risulta iion esistere in esso nissuna forza e- lettio-motrice Pag. 20

§ 1 I Sperienze snlla conducihiUta elettrica del tendi- ne in diversi stati , comparatwamente alia sostanza miiscolare e nervosa , » 21

§ 12.° Conclusioni dedotte dalle precedenti sperienze fatte sid tendine » 22

§ 13.° JSIodi di unione anatomica del tendine colle fi- bre muscolari » ivi

§ 14.° Conclusione dedotta dalle cose dette intorno ai modi di unione del tendine colla fihra mnscolare . » 24

§ 15.° Come si spieglii la direzione della corrente nei mnscoli intieri tendinosi e non tendinosi , dietro i risultati ottenuti nei paragrafi precedenti » ivi

§ 16.° Esame di alciini casi speciali in cni si ha la corrente mnscolare tra una sezione naturale e una sezione artificiale , amhe tmsversali di un muscolo , e dei casi in cui non si ha questa corrente . ...» 28

§ 17.° Determinazione della forza elettro-motrice mn- scolare — Metodi diversi adoperati in questa determi- nazione » 30

§ 18.° Tre leggi della corrente mnscolare » 31

§ 19.° Intensita relativa della forza elettro-moti'ice dei mnscoli intieri, e dei mnscoli tagliati » 32

§ 20.° Intensita relativa di detta forza e sua durata nei mnscoli appartenenti ad animali di diversa clas- se Zoologica » 34

§ 21.° Conclusioni dedotte dalle cose esposte in questo Capo prima » 36

CAPO II.

ORIGINE DELLA CORRENTE MUSCOLARE.

§ 22.° L' origine della corrente mnscolare e intrinseca

alia sostanza del muscolo » 37

S 23.° L' intensita e la durata relativa della corrente

1

135

muscolare negU animali a sangue freddo e in quelli a sangue caldo , dlmostrnno die questa corrente e onginuta dalle azioni chiniico-organiche che avven- gono nei muscoli Pag. 38

§ 2i.° ylltre conslderazioni siiW influenza di certe ca- gionl sulla intensitd e durata della corrente musco- lare, che conducono alia stessa consegiienza . ...» 39

§ 25.° Rapporto fra l' irritahilitd propria dei muscoli , e la loro forza elettro-niotrice » 41

§ 2G." Influenza del sistenia nervoso sulla forza elettro- molrice dei muscoli, sulla intensitd e direzione della corrente dei medesimi , secondo diversi Fisici. ...» 4-2

§ 27.° Come si debha procedere, secondo V Autore , nello studio della suddetta influenza del sistema nervoso. » 43

§ 28.° II sistema nervoso motore non ha influenza al- cuna sulla forza elettro-niotrice muscolare Sperien- ze ed osservazioni dimostrative » ivi

§ 29.° II sistema nervoso sensitive deve avere una certa influenza sidla forza elettro-niotrice , perche ha in- flenza sulla vita plastica del muscolo » 45

§ 30.° Conclusioni che si deducono dalle cose esposte in questa Capo secondo » 46

CAPO III.

IPOTESI SULLA FORMA DELl' ELETTRO-MOTORE MUSCOLARE.

S 31.° La vera forma e natura delV elettro-motore mu- scolare non si conosce Questo elettro-motore diffe- risce dull' elettro-motore Voltaico » 47

§ 32.° Struttura anatomica delle flhrille e dei fascetti muscolari » 48

S 33.° Ipotesi dell' Autore sulla forma delV elettro-mo- tore muscolare Specie di pila ideata clal niedesimo , e die rappresenta in certo modo la fibra muscolare. » 49 34.° Si dimostra per mezzo dell' esperienza come con la pila suddetta si hanno degli effetti simili a quelli che si ottengono dai muscoli intieri e tagliati.

136

disposti convenientemente iiel circiiito del galoano-

metro Pag. 50

§ 35." Conclusione relativa alia ipotesi sulla forma del- r elettio-motore muscolare « 55

PARTE SECOIVDA.

DEI FENOMEM ELETTRICl DELLA CONTRAZIONE MUSCOLARE.

CAPO I.

CORRENTE ELETTRICA DI CONTRAZIONE.

§ 1.° Contrazione indotta, scoperta da Blatteiicci -- Cir- costanze nelle quali si verifica qiiesto fcnomeno . . » 57

§. 2.° Spiegazione di questo fenomeno data da Bec- querel » 58

§ 3.° Osservazioni dell' Autore su questa spiegazione del Bccquerel » 59

§ 4-." Era giiisto il sospetto die la contrazione indotta fosse un fenomeno elettrico , ma nan si poterono per molto tempo avere segni di corrente al gahanotnetro da un muscolo die si contrae » ivi

§ 5.° Nuova maniera sperimentale adoprata da Mat- teucd per dimostrare il fenomeno delta contrazione indotta » ivi

§ 6.° Si dimostra come la contrazione indotta dipen- de veramente dalla contrazione del muscolo indu- cente, non da circostanze estrinscdie , o dalla pre- senza della corrente muscolare ordinaria » 6 1

§ 7." Motivi per cui Matteucci non pote avere segni di corrente elettrica al gahanometro nelV atto die un muscolo si contrae Dubois Reymond dimostrb il primoil fenomeno della corrente di contrazione al gaU vanometro Sperienza fondamentale del medesimo. » 62

§ 8.° Obiezioni die si potrebbero fare contro i risul- tati ottenuti da Dubois Reymond « 63

§ 9.° Sperienza di Dubois Reymond colla Rana viva

137

a cavalcioni di due bicchieri in comunicazione col filn del gahanoinetro Pag. 6i

§ 10." Si diJiioslra come i srgni di corrente ottenuti in qiiesta esperienza , mentre la Rana si contrae , non dipendono da cagio/ii estrinseche « 6.5

§ 11." rerificazione delle sperienze di Dubois Reymond , adoperando il metodo di G. Regnauld per evitare le polarita secondarie » ivi

§ 12." Considerazioui dell' yJutore dedotte dai risultati ottenuti da flattened , da Dubois Reymond, e da Esso stesso , sulla direzione delta corrente di contra- zione , c sulla influenza che pub csercitare sulla me- desima la corrente ordinaria del niuscolo in riposo. » G7

§ 13." Conclusioni dedotte daW esperienze pjraticate col gastronemio , colla coscia separata del Ranocchio , e con arnbe V estremita inferiori di questo Animale , riferite in questo Capo » 68

§ M." OstacoU che si opponeoano alia generalizzazio- ne della direzione della corrente di contrazione , re- lativamente a quella della corrente muscolare ...» 69

§ 1.5." Sperienze deU Autore da cut risulta , die Jicgli altri muscoli della Rana la corrente di contrazio- ne e opposta alia conente nmscolare, come nel ga- stroneniio e nelV estensore crurale della coscia del medesimo » 70

§ 16." Sperienze dell' Autore sul ConigUo e sul Pas- sero conducenti alia stessa conclusione » 71

§ 17." Sperienze di Dubois Reymond sulla corrente di contrazione nelle braccia dell' Uomo \>ivo » 73

§ 18." Osservazioni diiwrse su questa sperienza di Du- bois Reymond » 7-i

§ 19." Punto di vista sotto cui deve considerarsi quel- r esperienza di Dubois Reymond sull' Uomo t-vVo . » 75

§ 20." Sperienze fatte dull' Autore sopra se stesso , per determinare la direzione della corrente dei muscoli del braccio in stato di riposo e in stato di contra- zione » ivi

§ 21." Generalizzazione della direzione della corrente

T. IX. 18

138

di contrazione sempre contrar'ia a quella del miL- scoli in stato di rij>oso P^g* "^"^

CAPO II.

TEOUIA DEI FENOMENI ELETTRICI DELLA CONTRAZIONE MUSCOLARE,

§ 22." Quale sia la spiegazione inigliore die pud dars'i dei fenomeni elettrici die si nianifestano nelV atto delta contrazione muscolare Perche si ridiieda una contrazione sosteniita per aver segni delta corrente di contrazione at gahanometro » 79

§ 23.° Teoria delta variazione negativa della corrente muscolare , ammessa da Dubois Reymond per spie- gare la corrente di contrazione e la contrazione indotta » 80

§ 2i.° Obiezioni die si possono fare contro questa teo- ria net caso generate delta corrente di contrazione. » 81

§ 2.5.° Osservazioni net caso particolare delV esperien- za siiir Uo/no e sulta Rana a cavalcioni dei due hicchieri » 82

§ 26.° Si dimostra come andic questo caso dehha esser compreso net caso generate dello svituppo delta cor- rente di contrazione » 83

§ 27.° Obiezioni alia teoria di Dubois Reymond net caso particolare della contrazione indotta » 85

§ 28.° I fenomeni delta contrazione indotta si spiegano meglio ammettendo die nelV atto della contrazione vi e produzione d' una scarica elettrica, e quindi di una corrente, allordie questa contrazione e sostenii- ta per un certo tempo » 86

§ 29.° Teoria complessiva di tutti i fatti riferibili alto svituppo di elettricita nelV atto della contrazione mu- scolare » 87

§ 30.° Come , ammessa la ipotesi dell' Autorc sulla for- ma e natura dell' elettro-motore muscolare, possia- mo figurarci avvenga die neW atto della contrazione

139

si sviluppi una corrente in direzione contraria alia corrente ordinaria del rnuscolo in riposo . . . Pag. 88

PARTE TERZA.

DEI FENOMENl E L ETT RO- NERVOSI.

CAPO I.

CORRENTE ELETTRO-NERVOSA.

§ 1." Scoperta della corrente elettro-nervosa , dovu- ta a Dubois Reymond -- Direzione di fjuesta corren- tente Condizioni sotto le quali si manifesta -- Essa e di origine intrinseca al nervo » 91

§ 2.** Necessita di adoperare in quests ricerche il gal- vanonietro di 2i000 giri Utilita del metodo di G. Regnauld, appVicato alio studio delle correnti elet- tro-nervose 3Ietodo generale di sperimentare . . » ivi

§ 3.° Fatti relativi alia corrente nervosa verificati dal-

VAutore, e in gran parte dovuti a Dubois Reymond. » 92

§ 4.° Pile di nervi Aumento della forza elettro-mo- trice col numero degli elementi di queste pile ~ Casi in cui e utile servirsi delle mcdesime » 93

§ 5.° Sperienze dell' Autore sulla forza elettro-motri- 06 dei nen>i tuttora uniti organicamente alle altre parti deir animale Sperienze per dimostrare che detta forza si manifesta a traverse il midollo spi- nale Sperienze sulla torza elettro-niotrice del siste- ma nervosa superstite nella Rana preparata alia Gal- vani » 9i

§ 6." Sperienze dell' Autore sulla forza elettro-motri-

ce nella Rana viva » 95

§ 7.° Conclusioni sulla durata , direzione e natura del- le correnti elettro-nervose nella Rana viva , dedot- te dalle esperienze precedenti » 97

§ 8." Si dimostra sperimentahnente come la forza elet- tro-inotrice dei nervi e minore che quella dei mu- scoli , e dura meno die in questi » ivi

uo

§ 9.° Differcnza tra il potere elettro-motore rlei ner- vi e del iimscoli d'lmostrata col metodo della oppo- s'lzionc Pag. 98

§ 10.° Confronto fra I' intensita e la durata della for- za rlcttro-motrice tici iiervi negli aiiimali apparte- nenti a diverse classi » 100

§ 11." Simile confronto tra la forza elettro-motrice dei nervi e del midollo spinale in iino stcsso ani- male » 1 0 1

§ 12.° Consegiienza dedotta dalle esperienze esposte

net paragrafo precedente » ivi

§ 13.° Quale influenza eserciti snlla forza elettro-mo- trice dei 7ier\)i I' azotato di stricnina » 102

§ 14.° Perche la forza elettro-motrice dei nervi sia stata per lungo tempo niegata -- Origine probabile della mcdesirna Riflessioni sidle cagioni della sua minora intensita e durata » ivi

CAPO IL

STATO ELETTRO-TONICO DEI NERVI.

§ 15.° Facolta nei nervi di modificarsi in tutta la lo- ro lunghezza , allorche sono eccitati in un punto della medesima » 105

§ 16.° In che consista lo stato elettro-tonico dei ner- vi — Sperienze di Dubois Reymond che lo dimostra- no Fase positiva e fase negativa della corrente nervosa » ivi

§ 17.° Verificazione delle sperienze di Dubois Rey- mond-- Questioni che l' Autore si propone di risol- vere intorno alio stato elettro-tonico dei nervi . . » 107

§ 18.° Un altro conduttore umido , della forma del nervo , presenta qualche cosa di simile alio stato elettro-tonico, allorclic V isolamento non e perfetto. » 108

§ 19.° Modificazione delV apparato solito , per ottene-

re un isolamento perfetto » 109

§ 20.° Un altro conduttore umido non presenta niente

Ill

di analogo alio stato elettro-tonico del nervo , al-

lorche V isolamento e perfetto Psg- ^ ' **

21." Studio dello stato elettro-tonico dei nervi col- r isolamento perfetto Anche in questo caso si ha il

fenomeno dello stato elettro-tonico » ivi

22.° Lo stato elettro-tonico si manifesta anche nel midollo spinale Studio dello stato elettro-tonico a

traverso il medesimo » 1 1 1

23.° Gli altri tessuti animali ridotti fdiformi , come i nervi, non presentano niente d' analogo collo sta- to elettro-tonico » 112

24.° Come si comporti il nervo nel fenomeno dello stato elettro-tonico ~ Lo stato elettro-tonico non e in rapporto colla eccitabilita fisiologica del nervo ,

ne colla sua forza elettro-motrice » ivi

25.° La sola contiguita tra due porzioni di un ner- vo e la legatura del medesimo , mentre non impe- discono la trasmissione della corrente elettrica, im-

pediscono quella delle azioni nervose » 1 13

26.° Per la produzione dello stato elettro-tonico basta la contiguita , senza essere necessaria la con-

tinuita del nervo » 114

27.° Influenza della legatura sullo stato elettro-to- nico dei nervi » ivi

28.° Riflessioni intorno al modo di comportarsi dei nervi nel fenomeno dello stato elettro-tonico, basa- te sulle cose esposte nei paragrafi precedenti . . . » 115 29.° Conclusioni generali dedotte dalle cose dette in questo Capo intorno lo stato elettro-tonico . . . . » ivi 30.° Breve cenno sul fenomeno della variaz'wne ne- gativa della corrente nervosa, ammessa da Dubois Reymond Osservazioni intorno questo fenomeno Perche non siasi creduto opportuno trattare special- mente del medesimo in questo scritto » 1 1 6

142

CAPO III.

PARTE CHE PU6 AVERE l' ELETTRICITA NELLE FUNZIONI DEL SISTEMA NERVOSO.

§ 31.° Questioni di cui dohhiamo occuparci in que-

sto Capo Pag. 1 1 9

§ 32." Ipotesi e teoria di Galvani intorno alia elet- tricitd aniniale -- Osservazioni intorno alle altre teo- rie Eletfro-Fisiologiche » ivi

§ 33.° Analogic tra il modo di agire dei nervi e il

comportarsi delV elcttricitd nei fdi conditttori ...» 120

§ 3i.° Analogia d' azione tra la forza nervosa e V e-

lettricita » 121

§ 35.° U esistenza della forza elettro-motrice nei ner- vi non e un argomento in favore dell' esistenza di elettricita liberamente circolante nei si sterna nervosa « 122

§ 36.° iVei nervi in stato di inazione non si lianno segni di correnti derivate per mezzo dei galvano- metri , ancJie i piii sensibili » ivi

§ 37.° Non si hanno correnti derivate da un nervo che trasmette gli atti della volonta o le impressioni ricevute -- Come debbansi interpretare V esperienze di Puccinotti e Pacinotti a questo rigiiardo -- Sperien- ze relative dell' Autore » 123

§ 38.° Non si pub ammettere I' esistenza di elettrici- ta libera, circolante per il sistema nervoso , avuto riguardo al debole grado di condiicibilita dei nervi relaVwamente agli altri tessuti con cui sono organi- camente a contatto « 124

§ 39.° Argomento contro la esistenza di quella elet- tricita nei nervi , dedotto dalla distribuzione anato- mica del sistema nervoso « 125

§ 40." Argomento contro la medesima dedotto dalla velocita con cui si trasmettono le impressioni nei nervi relativamente alia velocita con cui si trasmet- te la corrente elettrica nei fdi conduttori » ivi

§ 41." // fatto dello stato elettro-toiiico non pub

I

U3

mettersi in campo per d'imostrare , che V elettricita segue nei nervi , in tutte le circostanzc , leggi spe- ciali , e diverse affatto da quelle cui obbedisce ne- gli altri conduttori » 126

§ 42." // fatto dello stato elettro-tonlco non hasta per se stesso , per stabilire che nei nervi esistano correnti elettriche , liberamente circolanti , e che es- se prendano parte nelle funzioni del sistema nervosa. » 1 27

§ 4-3.° Conclusioni dedotte da quanta e stato esposto e discusso in questo Capo , relativamente alia par- te che pub prendere V elettricita nelle funzioni del sistema nervosa degli animali Cosa ne man- chi tuttora per potere stabilire una teoria sulla for- za nervosa » 128

Note. . » 129

ERRATA

CORRIGE

pag-

8 tin.

46

51

67

64

67 123 131 139

26 contestato leggi constatato

27 capaci a

22 elcttrico-cliimiclie ....

10 e qiiesti muscoli. . . .

3 di una irritazione . . .

12 si nianifesla

37 Pucinotti

2 CarminatI

27-28 forza elettro-motrice nel- la Rana viva

, capaci di , elellro-chiiniche , quando qiiesti muscoli , una irritazione , si raanifesti , Puccinotti , Carininati forza elettro-motrice dei nervi nella Rana viva.

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NUOVO MODO

DI REI\[DERE GRAFICI

GLI

STRUMENTI METEOROLOGICI

DEL PROFESSOR LOREIVZO BELLA CASA

(Letta nella Scssionc del 30 Aprile 1857.)

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'opoch6 Galileo Galilei ebbe dimostrato pel primo la necessita di separare la fisica dalla metafisica, e dopoche col suo esempio , meglio assai che coi precetti di Bacone di Verulamio , fu essa indirizzata pel suo vero cammino , che e quello della osservazione e della esperienza, avvan- taggiate dal potente sussidio della geometria e del calco- lo, si conobbe ben tosto il bisogno di strumenti, che servissero per una parte a far meglio apprezzare dai sensi i fenomeni che la osservazione e la esperienza venivano somministrando , e a dare per 1' altra la misura cosi della durata come della intensione e delle altre particolarita de' fenomeni stessi , per potere dipoi piu agevolmente isco- prire non pure le vicendevoli loro relazioni , ma , cio che piu importa , le invariabili leggi che li governano. Gia il Galilei medesimo aveva inventato il termometro, che non piu gli si puo contrastare in pr6 dell' olandese Drebbel, ne del medico veneziano Sartorio , ne di verun altro : gia il suo discepolo Evangelista Torricelli, facendo quel suo

T. IX. 19

Ii6 Lorenzo Della Gasa

celebre esperimento, col quale bandl dalle scuole II futi- le asserto dell' orrore della natura al vuoto e diniostio la pressione atniosferica , era riuscito ad iuventare il barome- tro: gia 1' Accadeinia del Ciineuto, che avuto riguardo a' suoi tempi ed alia sua meu che decenne esistenza, tanto opero, fedele a quel provando e riprovamlo che avea posto a fondainento delle sue investigazioni , e di tanta rilevanza fuiono i suoi lavoii da poter giustamente glo- riarsene su quaute Accademie le hanno tenuto dietro fino- ra, invento, oltre ad altre utilissime cose, ariche 1' igro- metro : e tutti quelli, che in piogresso di tempo si sono dedicati alia coltuia delle fisiche discipline, di tanti altri sti'umenti le hanno sempre piu arricchite, e di tanto hanno miglioi'ato i gia trovati dapprima, da dover esse ripetere in gran parte da cio quel molti e grandi progress! che han- no fatto , e quella niolta elevatezza a cui trovansi oggi- giorno salite.

Gli strumenti che sei'vono alia misura degli effetti del- le fisiche cagioni , sono quelli che sono mai sempre ridon- dati e ridondano di maggiore vantaggio : tra' quali deggio- no essere sommamente considerati gli strumenti meteoro- logici , ed in ispecie il barometro, il termometro e 1' igro- metro teste menzionati ; che , giusta il modo nel quale al presente si costruiscono e si adoperano, sono generalmen- te valevoli a dare esatte indicazioni e misure.

Pregievolissimi sono tanto il barometro a vaschetta con fondo mobile dell' Origo, al quale i francesi hanno dato indebitamente il nome del loro costruttore Fortin, quan- to il barometro a sifone del Gay-Lussac, segnatamente colla modificazione che gli e stata apportata dal Bunten. Non senza utilita sono i barometri aneroidi , i quali oltr' es- sere assai comodi per venir trasportati in viaggio , non vanno soggetti , al pari degli altri, a facilmente alterarsi per iscosse e per nrti. Ne va preterito il barometro che, or sono tre anni, il Veronese Bertoncelli ha ideato e costrutto (1),

(I) Memorie dell' Accademia d' AgricoUura, Commercio ed Arli di Verona,

Degli Strumenti JNIeteorologici 147

fermancKine la carina di vetro alia tavoletta, e rendendo- ne mobile la vaschetta ed atta eziandio a galleggiaie piii o meno suU' acqua, secondoclie, per la diminuita od ac- cresciuta pressioue atniosferica, una maggioic (juantita di nieicuiio passa dalla vaschetta nella carina o da questa in quella. Un filo di seta parte dall' orlo della vaschetta , e si va ad avvolgeie e fissare sulla gola di una mobilissi- nia carrucoletta sovrastante, meritre un altro filo attacca- to per un suo capo alia gola medesima vi si avvolge in verso contrario, e discendendo alcun poco in basso so- stiene nel suo capo libero uu picciol peso. Da cio deiiva che il vario galleggiamento della vaschetta fa giiare la car- rucoletta, quando da una parte e quando dall'altra, in- torno al suo asse , e fa girare insieme un indice , che le e congiunto e descrive una circonferenza circolare sulla quale sta tracciata la scala. Nuova e ingegnosa e 1' idea della vaschetta galleggiante , e molta e la sensibilita del barometro, die invero ritrae da essa il principale suo pregio (1).

Vol. XXX. pag. 41 e seg. Di un nuovo Barometro e di un nuovo Ba- romelrografo per le osservazioni meleorologiche , Memoria del socio sig. Bar- tolomeo Bertoncclli.

(1) Nenimeno va preterilo il Barometro immaginalo e coslniUo dal mio egrcgio concittadino, che mi fu prima discepolo e poscia collega nel palrio Liceo di Lugo , ed ora 6 prof, di Belle Letiere in Forli , il sig. Domenico Bongiovanni, ii di ciii norae ft diveniUo assai chiaro segnataraente pel suo Nuovo Commenlo Slorico-Morcde-Esletico della Divina Commedia. La Fig. .-1 deir uniia Tavola di a vedere il Barometro e la sua tavoletta di sostcgno ; ed il seguente brano della lettera 11 Febbraio 1867, colla quale lo fece co- noscere a me , servira pure a farlo conoscere a' laiei leltori , die appreuderan- no eziandio come venisse indotto a immaginarlo.

Quatiro anni fa un orologiaro di Forli mi comunic6 una sua idea circa alia costrnzione dei Baromctri corouni a sifone : egli pensava die piegando il tubo ad angolo retto inferiormente s' avrcbbe fisso il livcllo , stendendosi ii mercurio sempre suU' orizzontale. Mi piacque il pensiero e I' incoraggiai a fa- re 1' esperimento: ma nulla fiu qui, forse perchi, diceva egli^ non s' aveva cosi una forma convenienle all' uso di questo strumento.

Quindici giorni fa mi venue il pensiero di provare. Preparata una can- na piegata ad angolo retto, Irovai che il livcllo rimaneva costante; da che aggiungeodo o togliendo del mercurio dal braccio orizzontale , non s' alterava

1 iS Lorenzo Della Gasa

Circa il termometro, dopoche, disciolta 1' Aecademia del Ciinento, il Renaldini, uno che era state degl' iliustri suoi meiubri , ebbe latto conoscere in Padova ( ov' era state chiamate a professore ) le giuste noniie delia sua

1' allczza della colonna. Se non clie 1' aria cntrava, iiiclinando im po' il tiibo, e faceva precipilaic la carica.

Imniaginai allora nil' allra picgatiira: 1' effetto era niigliiiio ma non sod- disfacenle appieno. Oggi ho pensato di lasciare un scno innan/.i all' orizzon- tale; e falla I' esperienza painii die sia rinscita a meraviglia.

Nella Figiira snpcrioiniente cilala abcde rappiesenta il barometi'o col seiio in c , prcparalo e carico seeondo le regole e collo zero in o; ed ABC ne dinioslra la tavolella die ho ideala. In e penserei d' agginngere nn becco di cristallo iininilo di collaretto metallico a vile unicamenle per appagare I' oc- chio e per ferniare alciina goccia di inercnrio che per una forle scossa po- tesse andarsene. L' orizzonlale dc 6 hinga tanlo da servire per gli abbassa- menli piii forli. Dovendosi porlare lo strnnienlo sopra nna luontagna, si po- trebbe inunire di nn lubo addizionale e'f da inneslare a vile in e, e proinn- gare inediante nna cernicra la tavoletia , perchfe gli servisse d' appoggio.

Non avendo la tavoletia pel giro della colonna di merciirio ben distri- builo il peso , potra renders! piii grave in C medianle qualche poco di pionibo nascoslo. In g ed h sono dne leimoiiietri; nno a mercnrio^ I'altro ad alcool.

QiieHio Baronietro, che dispensa dalla doppia scala o dalla scala mobile, e non ha bisogno di tener conio della variazione di livello , 6 cerlamente cora- mendevole, e va rignardalo come nn' mile seniplilicazione e niolto comoda per le osservazioni ad istriimenlo fisso. 11 prof. Bongiovanni^ da circa nn an- no, lo trova in perfetto accordo con un eccellente Barometro a pozzelto a fondo mobile. Ha poi con esso preceduto di oltre venii mesi il consiniile Ba- rometro, che il franccse De Celles ha presentalo e descrilto il giorno 4 del correnle Oltobre 1858 all' Aecademia delle Scienze in Parigi,la quale lo ha rimesso all' esame di una Comniissione composta dei fisici Becquerel e Despretz.

II De Celles non ha detto die il suo Barometro abbia interposto ai due brac- ci verticale e orizzonlale alcun utile seno, come lo ha qnello del prof. Bon- giovanni: ha detto bensi, che il diametro della sonimii^ del braccio verticale i raaggiore di qnello di tullo il rimanente tubo^ e che nel braccio orizzonla- le 6 posto al terraine della colonna di mercnrio un cilindretto di ferro ; ser- vendo quel maggiore diametro per accrescere la sensibility dello strnraento, qualora si voglia ritrarre dal mercnrio scorrente nel braccio orizzonlale la misura delle piu piccole variazioni della pressione atmosferica, e servendo il cilindretto di ferro per indicare il minimo di questa pressione. Crescendo di- poi la pressione atmosferica, ed essa faccndo indietreggiare il mercorioj che prima col suo avanzarsi aveva spinto il cilindretto od indice verso 1' estremi- ik aperta del braccio orizzonlale del barometro , si ricondurra 1' indice niede- simo a contalto del mercnrio medianle 1' nso d' una semplice calamita, e po- iTk quindi aversi la minima pressione successiva.

Degli Strumenti Meteorologici 1^9

gratluazione e quindi il modo per renderlo compaiaLile , noil altro piii s' ebbe da fare, che suggerire avvertenze pel seinpre migliore adem|Minento di quelle norma. II perclie sono iiiolto acconci a luisurare esattainente le tem- perature i termometri cosi costituiti, qualunque poi sia la scala che si vuol preferire , cioe 1' ottantigrada , la cen- tesiniale, o quella del Fahrenheit.

Passando agl' igrometri, tra le quattro specie che se ne lianuo (vale a dire: i chimici, quelli ad assorbimento , gli altri a condeiisazione e gli ultimi a raffreddamento ) , sono anteponibili a tutti certaniente quelli a condensazio- ne , e segnatauiente 1' immaginato dal Daniell e perfezio- nato dal Regnault , per la precisione dei risultati e 1' esatto apprezzamento dello stato igi'ometrico dell' aria; ma non possono servire per far conoscere questo stato, se prima non vengono ogni volta opportunamente preparati e di- sposti , e se dipoi non iscorre alcun tempo innanzi che dieno la corrispondente loro indicazione. A cagione per- tanto di cio e per la comodita dell' uso s' impiegano ge- neralmente gl' igrometri ad assorbimento , o quelli a raf- freddamento; principale essendo tra gli mii 1' igronietro a capello del Saussure, e tra gli altri quello die porta il nome di psicrometro ed e dovuto al berlinese August , corredati entrambi di apposite tavole numeriche, col sus- sidio delle quali si puo dalle loi'o indicazioni dedurre con sufficiente approssimazione lo stato igronietrico cercato.

Tutti gli strumenti qui sopra considerati non valgono che a far conoscere rispettivamente la pressione atmosfe- rica, la temperatura e lo stato igronietrico del solo istan- te nel quale vengono osservati, non consei'vando su que- sto riguardo verun indizio di cio che molto innanzi o poco prima e avvenuto. Vero h , che non molto dopo r invenzione del baronietro s' immaginarono a quando a quando artifizii per renderlo abile a denotare i movimenti da esso medesinio fatti, a certe ore almeno od a certi istan- ti, in assenza dell' osservatore; ma vero e altresi, che stan- te la complicatezza de' meccanismi che richiedevano , la loro facility di guastarsi, e la imperfetta indicazione che

150 Lorenzo Della Casa

somministravano delle variazioni baroinetriche , si dovottero a inaiio a mauo abbandonare , avvegnache ingegnosi , e iioii riinascro se non se pertiiieiiza della storia iiieteorologica. 11 su inentovato Bertoncelli , invenlando il barouietio a va- schetta galleggiante dianzi considerate, si e adoperato di congegiiarlo in nianiera, da potere conservar traccia della massinia e della nuniiua pressione avvenutc fia certo in- tervallo di tempo (1); ma sotto questo riguaido lo stru- mento non pu6 dare che indicazioni poco approssimative, e non e quindi granflitto apprezzabile.

Da tutti gli artitizii acceunati va di gran lunga distinto quello , che sul principiare di quest' anno ha fatto cono- scere il celebre astronomo padre Secchi (2) e che e state giustamente encomiato. Egli imbattutosi nell' idea, che aveva avuto parecchi anni prima segnatamente Giovanni Minotto (3), e che puo dirsi opposta a quella del galleg- giante mobile del Bertoncelli ; e vale a dire , pensato aven- do di rendere mobile la canna del barometro, sicche, al crescere e diminuire della pressione atmosferica, venga spin- ta neir un caso ad addentrarsi -vie maggiormente coUa sua estremita inferiore ed aperta nel mercurio della vaschetta immobile , ed a sollevarsene senza mai uscirne affatto nel caso opposto , incontanente si diede a mandare ad effetto il sno pensiero , ed ebbe cosi costituito il suo barometro- grafo. N' e sospesa la canna al corto braccio d' una leva angolare , il cui asse , che e sostenuto da un castello di legno ( sono parole del padre Secchi ) , porta ad una sua estremita un hilanciere che forma porzione di un parallelo- grammo semplice articolato di JVatt , nel mezzo del cui lato , che attraversa sul d' innanzi il predetto castello , e situato un lapis destinato a registrare su di una carta tesa sopra una tavola , che discende verticalmente per V azione

(1) Memoria cilata.

(2) Atli dell' Accademia Pontificia de' nuovi Lincei. Anno X. pag. 127 e seg. Inlorno a u7i nnovo Barometrografo. Memoria del P. A. Secchi.

(3) Nttovo Dizionano universale lecnologico. Torao II. ediz. di Venezia. Ariicolo Barometro.

Degli Strumenti Meteoroi-ocici 151

ill uii orologio , i inoti delio stnimeiito , ossia la curva ba- rometrica; della quale 1' asse delle ascisse e rappresentato dalla direzione della natiirale discesa del quadio, e le or- dinate dovrebhero espriinere le variazioiii della pressioiie atiiioslerica. II padre Secchi non tralascia di far notare che le ordinate non sono, come sarebbe mestieri, 2>i"o- porzionali alle variazioni di pressione ; specialmente quaiido il diaiuetro della canna sia, come torna molto piu utile, maggiore in alto e minore in basso. Oltre a cio, ben veg- gendo die alcune cagioni possono perturbare le indicazio- ni del suo barometrografo, suggerisce, per minorarne gli efFetti, di usare certe cantele, che a dir vero non sono sempre facili a mettersi in opera , e fanno quindi deside- rare un niigliore riparo contro quelle cagioni.

Anclie il termometro e stato adattato per potere dar segno delle temperature avvenute entro prefisso tempo : e sono esse specialmente la massima e la minima. A' no- stri di sono molto usitati e con sufficiente buon esito i termometri a massimo e a minimo del Rutherford, il ter- mometro del Six perfezionato dal Bellani, e i termometri a massimo e a minimo del Walferdin , che molto men semplici dei precedenti in quanto alia maniera del loro uso, servono massimamente alia esplorazione della massi- ma e della minima temperatura si del fondo dei pozzi de' laghi e de' mari , e si delle profondita qualunque si sieno. Anche il delicato termometro metallico del Breguet e stato modificato per guisa, da far manifeste le tempera- ture corrispondenti al principio dl ognuna delle ventiquat- tro ore della giornata ; ma di qnesto, che non e strumen- to per la meteorologia, non importa che qui si discorra piu oltre.

Si e fatto qualche tentativo per veder modo die anche r igrometro indicasse il grado di massima e minima umi- dita, ma il tentativo e riuscito pressoche inutile. Solo si e ottenuto che in taluno degl' igrometri ad assorbimento , le indicazioni de' quali sono generalmente date da lui in- dice che descrive coUa sua punta la circonferenza gradua- ta di un circolo , quest' indice ne muova due altri : uno

152 Lorenzo Della Casa

d' iiiuanzi a se quaiulo ciesce l' umidita, e 1' altro di die- tro quando diminuisce, rimauendo fermo 1' uno e 1' altro a deiiotare all' indi<;jiosso il grade rispettivainente della massima e della ininima indicazione.

Gli struinenti nienzionati fin qui non possono, ad ec- cezione del barometrografo del padre Secchi, somministra- re indicazioni continue per tutto il corso della giornata. E poi manifesto die , per veder di scoprire le vere leggi delle variazioni delle temperature, dello state igrometrico e della pressione dell' atmosfera , e per poterne derivare utili norme , e necessario non solamente avere le indicazioni relative ad alcune ore della giornata e quelle del massi- mo e del minimo, ma averle eziandio per tutte le ore ed anzi per tutti gl' istanti della giornata medesima, mentre, trascurandone alcune, si potrebbe correr pericolo di tra- scm-are qualche utile elemento , e rendere piu malagevole od anche impossibile il conseguimento di cio che si cer- ca. Ma perclie troppo sarebbe penoso e motive insieme di non lieve dispendio , se star si dovesse incessantenien- te ad osservar gli sti'umenti, era necessario far si, che questi tracciassei-o tutti da se medesimi le corrispondenti indicazioni ; e percio , divenuti grafici , descrivessero egni di delle curve, le cui coordinate si riferissero per una parte al tempo, e per 1' altra alle variazioni di quegli ef- fetti, a cui servono separatamente gli strumenti medesimi.

Un unico processe e state fin qui messe in opera per ottenere queste curve diurne , ed e quelle die viene im- piegato all' Osservatorie di Greenwich. Tale processe, che e stabilite sull' use della fotografia , ha mestieii di appa- recchi assai complicati e cestesi, di una lampada centi- nuamente accesa, e di una perizia e diligenza fuer del comune ; talche ne dovunque, ne da tutti potrebbe veni- re instituito, ne praticate. Non mi fermero a fame la de- scriziene, essendeche ci fu gia descritto con tanta preci- sione e chiarezza dall' egregie nostre Accademico signer Dott. Giuseppe Fagnoli , in eccasione di un sue dotto la- voro pubblicate fra le Memorie di quest' Accademia (1) ,

(1) Memorie dell' Accademia delle Sciense dell' Istitulo di Bologna. Tomo

Degli Strumenti Meteorologici 153

che iudarno si tenterehbe di descriverlo meglio : diro piut- tosto, per non tacer nulla di tutto cio die finora e statu fatto suir oggetto in discorso, che iisasi a Kiew un pro- cesso diverse, il quale e stato inveutato dal Wheatstone ed e dipendente dall' elettricita dinaniica.

Questo processo, benche molto meno del precedente , e tuttavia non poco costoso e complicato , abbisognando di un' elettro-calamita , di piu di un sistema di orologieria, di diversi ingranaggi , di due ruote tipi , di un reotomo , ed, oltre la pi la, di varie altre parti; dal concorso e combinazione di tutte le quali cose le ruote tipi produ- cono una serie d' impronte sopra un foglio di carta, die va sviluppandosi da un cilindro che ne e inviluppato e gira sul proprio asse. Tali impronte, lungi dal tracciare curve diurne e dare indicazioni affatto continue, si succe- dono in linea retta ad uguali intervalli di tempo : e se- condo die le loro distanze sono anch' esse o no eguali , si deduce che nella durata di quest' intervalli si sono mantenuti costanti od hanno invece variato i corrispon- denti efFetti meteorologici , ricavandosi la misura delle lo- ro variazioni da quella delle predette distanze (I).

Un altro processo, parimenti elettrico, e stato proposto dal Liais e modificato dal Du Moncel. Basta soltanto ac- cennarlo, si perche non h note che si adoperi in verun luogo, e si perche non puo dare che 1' indicazione del massimo e del minimo ; la quale si ottiene mediante 1' ab- bassamento e 1' innalzamento di due fili di platino, men- treche i tempi, nei quali accadono il massimo e il mini- mo, vengono significati da due indici cronometrici che si fermano sulle cifre corrispondenti (2). Anche questo pro- cesso ha lo svantaggio del costo anziche no elevato e del- la molta complicatezza, ed ha inoltre 1' altro, che pure

V. pag. .446 e seg. Dell' Udomelrografo. Memoria del Dottore Giusep- pe Fagnoli.

(1) Exposi des applications de V ileclricili , par le Ticorate Th. Du Mon- cel. Deuxiftme Edition. Tom. II. pag. 370 etc.

(2) Op. cit. pag. 400 etc.

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e comiine al precedente, di iion tenere in conto veruno i cangiamenti di temperatura (1).

Passati in esame tanto i diversi strumenti dei quali fa uso la ineteorologia , qiianto i piocessi pei quali o posso- no gl' indicati strumenti rcndeisi grafici e conseguente- mente capaci d' indicazioni continue , o non possono essi dar queste indicazioni se non solo ad cguali e deterniina- ti intervalli di tenqio , e notati gl' inconvenienti die ac- conipagnano questi piocessi, verro in adesso dicendo di qual altro mi paia clie per indicazioni continue si possa far uso con maggiore seinplicita e con ispesa minore. E la propiieta decomponente della coirente elettrica die si e presa per fondainento del nuovo processo , il quale e il seguente.

Sopra un basamento triangolare ABC (Tav. 5. Fig. I. ) si elevano tre colonnette D, D', D" , le quali sostengono due architravi EFG , E'F'G\ di tanto 1' uno al di sopra del- r altro di quanto fa d' uopo, perclie possano rimanervi frapposti quattro cilindri //, H' , H" , H", tutti di ugua- le altezza. Ognuna di queste parti e di legno. Nel mezzo dei tre lati dell' architrave inferiore sono infissi per le ioro basi tre parallelepipedi o pilastrini parimenti di le- gno , che servono a sostenere 1' architrave superiore , e coUe Ioro cime un po' assottigliate passano attra verso di questo per tre appositi fori , e nel piccolo tratto onde ne

(1) Slavasi pubblicando qiiesta Memoria , qiiando mi sono giunli i fogli dei 5 e 9 Liiglio 1867 del Giornale francese Z,a 5ciVnce ^ iiei quali sono descritti i Registralori delle oiservazioni nieteorologiche ultimaraente proposli da Stefa- no Regnard. Sono stali immaginati pcrchS dieno indicazioni continue , venendo messi in azione dalia corrente eleltrica ; ma peccano anch' essi di complica- zione di parti, ed in pratica troverebbero forse un troppo forte ostacolo ne- gli attriti non isprezzabili che dovrebbcro siiperare.

Anche il P. Barnabila Bertelli immagin(t im Reghlratore meteorologico , ne\ quale facendosi uso della comune macchina lelegiafica del Morse regolala dal pendolo , e quindi anche della correnle della pila , si avrebbero non continue ma periodiche le indicazioni degli strumenti meteorologici. Annunzi6 questo suo Irovato nel Foglio del 28 Aprile 1857 della Gazzelta di Bologna, ma Don ne ha ancora data la promessa descrizione.

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sporgono al dl sopra, lianno un occliiello per farvi pas- sare , come vedesi in O , O' , O" , un regoletto, che, mes- sovelo o cavatolo , serve alia migliore coniiessione dei due arcliitravi od a separare 1' uiio dall' altro. Una zona di carta , imbevuta di ioduro o piuttosto di cianuro di po- tassio e stabilmente unita per un suo capo al cilindro H'" , intorno al quale si avvolge a piu giri, viene a passare so- pra i due altri cilindri //, //' e va a fissarsi per 1' altro suo capo al quarto cilindro //", riinanendo ben tesa sul dinnanzi fra i cilindri H , H\ cbe al pari degli altri H" , H" hanno tanto alia loro base superiore quanto alia in- feriore un orlo prominente per tenere obbligata la carta accio non isvii da essi, e si mantenga sempre disposta ugualmente.

I quattro cilindri H , H' , H", H" possono muoversi intorno ai proprii assi , le cui esti'emita a punta conica entrano e girano in apposite cavitil o lucernette praticate negli architravi EFQ , E F' Q' . Al di dietro dei due poste- riori cilindri H" , H" e in parte ad essi interposto e sta- ' bilinente coUocato sopra un acconcio treppiede, che e fer- mato con viti suU' architrave inferiore , un tamburo I, ova contiensi un nieccanisnio d' orologieria, il quale imprime un moto lento ed equabile al suo asse verticale, le cui due estremita sono foggiate come quelle degli assi dei ci- lindri H, H' ec, e vanno esse pure ad introdursi in due contrapposte cavita degli architravi. L' asse del tamburo ha stabilmente unita nella sua parte inferiore , compresa fra la souimita del treppiede e I' architrave sottostante, una ruota dentata, che ingrana con altre due, le quali sono applicate sui lembi inferiori dei cilindri H" , H" (1). Per questa disposizione di cose , messo in azione il mec- canismo di orologieria, e girando quindi intorno a se stes- so r asse del tamburo, gira insiememente la ruota unita,

(1) Per non complicare la Fig. I. si 6 ominesso di delinearvi il treppiede, e si d applicata al lembo inferiore del tamburo / la ruota, che realmenle va unita al suo asse.

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la quale fa volgere in verso contrario al sue le ruote dei cilindii H" , H" e i cilindri stessi ; talclie avviene che la caita, die e avvoltolata sul cilindro H" , si sviluppa mano a mano da esso, scorre sul davanti dei cilindri H, H' , che girando sui rispettivi assi ne facilitano lo scorri- mento, e si va ad avvolgere sul cilindro H" in tanto tem- po e in tanta quantita, in quanta si e sviluppata dal ci- lindro H", di niodo die riniane dappertutto sempre tesa istessainente. II uioto puo scegliersi con quella velocita die si vuole : tirate, per eseinpio , sulla carta dalle linee verticali equidistanti fra loro un mezzo decimetro, si puo fare die ognuna di esse si avanzi in un' ora fin dove tro- vasi la precedente, e quelle linee allora saranno le linee orarie. Se il moto si preferira piii celere ovvero piu len- to , le linee orarie si succederauno in distanza rispettiva- mente maggiore o minore di prima.

A terminare la descrizione della prima parte dell' ap- parecchio relativo all' accennato processo ; della parte , cioe , che e destinata per ricevere la traccia di tutte le varia- zioni del giorno, ossia la curva diurna, rimane a dire, in primo luogo , che tra i due architiavi , verso la loro sini- stra estremitii, e posto, come in V, un vaso , il quale puo essere di forma qualunque , ma con faccia anteriore piana, liscia e di materia porosa, e deve stare tanto pres- so alia carta, che questa in iscorrendovi davanti il tocchi e vi si sfreghi leggermente sopia ; e in secondo luogo , che un poco a sinistra del vaso , come in L , trovasi , al di dietro ed a contatto della carta stessa, una laminetta inetallica rettangolare , la quale e fissata pe' suoi estremi superiore e inferiore in due piccoli scavi appositamente fatti nei due architravi. II vaso poroso va riempiuto di acqua, e serve a tenere bastantemente umettata la carta massime nel tempo del calore d' estate, accio la corrente elettrica possa esercitare la sua azione decomponente, che tornerebbe inefficace , se quella fosse asciutta ; e la lami- netta metallica, che posteriormente deve avere attaccato un anelletto od uncino della stessa natura per poter esser messa col mezzo di un filo di metallo in comunicazione con

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una pila galvanica , ha per iscopo di menare sulla carta la corrente elettrica che debbe esercitare la mentovata azione.

La seconda parte dell' apparecchio consiste nello stru- mento die deve tracciare o descrivere la curva diurna.

Suppongasi priinieramente che sia ii baroinetro. E d'uo- po che sia a sifone. Questo si vede sulla parte destra an- teriore del basamento ylBC rappresentato da qRS , ferma- •to alia sua tavoletta e sostenuto da un piede triangolare munito di tre viti per potere disporre ben verticale il ba- roinetro stesso e stabilirlo all' altezza che puo tornare piu acconcia. Lungo i due bracci del barometro sono traccia- te due scale coUo zero sopra una comune linea orizzonta- le , perche , quando si voglia, si possa avere la misura della colonna barometrica : misura che si ricava dalla dif- ferenza delle altezze che haniio le due estremita del mer- curio neir un braccio e nell' altro e die si apprezzano con quelle due scale. Le porzioni dei due bracci del tubo del barometro, entro le quali sogliono rimanere comprese le variazioni di livello del mercurio, debbono essere per- fettamente dello stesso diainetro; ed il braccio piii corto ed aperto deve alcun poco elevarsi al di sopra della tavolet- ta, la quale dalla sua parte dev' essere nieno alta che dalla parte del braccio piu lungo.

Un sottilissimo cilindretto di ferro de , unito inferior- mente ad un dischetto d' avorio d del diametro un pocoli- 110 minore di quello del tubo del baronaetro, s' introduce nel braccio piu corto di questo e vi discende a galleggiar sul mercurio , mentre dall' altra parte ne esce per un tratto Se di cinque centimetri circa. L' orifizio S viene chiuso con apposito coperchio o cappelletto o parimenti d' avorio, il qua- le ha nel mezzo un foro bastevole a dar passaggio senza at- trito al cilindretto de , e porta infissi superiormente due tu- bettini della stessa materia oppure di vetro e dell' altezza di circa quindici centimetri, die sostengono un altro cappellet- to o' simile al precedente ma di metallo , nel cui mezzo e pure un foro che lascia passare lo stesso cilindretto de toccandolo tutto all' intorno, ma parimenti senz' attrito sensibile. In questo secondo cappelletto e un altro foro

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verso il siio leiubo per potervi attaccare un file metallico e metterlo col suo mezzo in cornunicazione coUa pila gal- vanica. Circa ai due terzi della distanza clie e dal cap- pelletto 0 all' altro o' , e cougiunto al cilindretto de un cordoncino di seta, che passando per la gola di una mo- bilissima carruccoletta Cj la cui cima si ha da intendere posta alio stesso livello della base inferiore del cappellet- to o'j e la cui staffii e sostenuta in direzione orizzontale- dalla tavoletta del barometro. Passato il cordoncino per la gola della carruccoletta si volge verso il basso e sostie- ne un pesetto p di ben poco minore di quello del cilin- dretto de, che percio quasi nulla preme sul mercurio del braccio piii corto ed ubbidisce alia piu piccola variazione di livello del mercurio in esso contenuto. La Fig. II. mo- stra aggrandita questa parte che va aggiunta al braccio piu corto del barometro , e fa coiaoscere che i due tubet- tini d' avorio o di vetro non possono essere punto d' osta- colo al cordoncino di seta , che va dal cilindretto de alia piccola carruccola c.

Alia sinistra del barometro e fissato con viti al basa- mento ABC il piede T del sostegno di una leva assai mo- bile MN di ferro a braccia disuguali e molto sottile. II minor peso del braccio piu corto di questa leva e com- pensato da quello che ad esso braccio si accresce per es- sere piu largo del braccio piu lungo, massime verso la sua estremita 31 ; ed anzi e mestieri che il peso del piu corto prevalga alcun poco su quello del piii lungo, per- che abbia sempre tendenza a poggiare sulla sommita del cilindretto de , che gli sta iminediatamente al di sotto, toccandolo solo, e non essendogli stabilmente congiunto. Inoltre , il braccio piu corto deve estendersi in lunghezza da oltrepassare di tanto il cilindretto de, che negli ab- bassamenti di questo non abbia a cessare di rimanergli sovrapposto ; e deve il braccio piu lungo coUa sua estre- mita iV esser messo e rimanere a contatto, o sotto un ango- lo acutissimo ed a lieve pressione , coUa carta che scone fra i due architravi , o piuttosto parallelamente ad essa , toccandola coUa estremita N piegata opportunamente in

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questo caso ad angolo letto. II sostegno dclla leva e atto ad allungarsi e accorciarsi per potere piu facilmente col- locarla alia d(;bita altezza c metterla vie meglio in rela- zione col baroinetro.

Quando si vuole che il barometro cominci a descrivere la sua curva diurna, conviene stabilire le comunicazioni con una pila P, die giova pieferire alia Daniell, e puo essere posta dove mostra la Fig. I. o in altro qualsiasi luogo. Mediante un filo metallico si congiunge il sue po- lo positivo colla laminetta L, e. con un altro si congiunge il polo negativo col cappelletto o . Allora la corrente, ar- rivata dal polo positivo alia laminetta L, passa per la carta, si trasmette per la leva MN , scorre la parte eo del cilindretto de , e pel filo e'r torna alia pila, per ri- prendere il prinio giro e attraversar seinpre la carta di- rinipetto alia punta N della leva. Attraversandola vi eser- cita la sua forza decomponente ; onde di corrispondenza alia punta si forma una traocia nera o turchina , secondo- clie la carta sara stata imbevuta di ioduro o di cianuro di potassio. Alzandosi od abbassandosi il mercuric nel brac- cio piii Inngo del barometro, si abbassera in vece o si al- zera nel braccio piii corto ; e conseguentemente, abbas- sandosi anclie od alzandosi il cilindretto de , la leva dalla parte M faru altrettanto, mentre fara all' opposto dalla parte N , dove i movimenti saranno percio ne' versi stessi di quelli della colonna del braccio piu lungo, e la curva diurna che vei'ra cosi descritta, sara nella sua vera posi- zione. Le variazioni barometriche verranno mediante la leva aggrandite , e 1' ingrandimento dipendera dal rapporto dei suoi bracci , abbenche non sia a questo esattamente pro- porzionale.

Condotta una retta KK' nel mezzo della largliezza della carta scorrciite fra gli architravi, e supposto che la estre- miti N della leva la tocchi in qualche punto in un de- terminato istante , mentre la pressione atmosferica e la media di 76 centimetri , gli aumenti e i decrementi di questa si dedurranno dalle ordinate condotte perpendico- larmente sulla KK' (che si potra chiamare linea normale)

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dai puiiti de' tratti della curva diurna, die saranno ri- spettivainente al disopra o al disotto di essa, poste no- te le liingliezze dei due bracci della leva, di cui quella del braccio piii corto deve contaisi dall' ipomoclio al punto di appoggio sul cilindretto de. La lungliezza del braccio maggiore va niisurata esattamente fin da principio ; e questo basta pel* senipie, perche sempre riinane la stessa : ma accio possa giustamente e facilmente conoscersi ogni vol- ta la Innghezza variabile del braccio ininore , le si tracce- ra al di sopra, partendo dall' ipomoclio, una ininutissima divisione, per esempio in millimetri; e bastera anclie so- lo tracciarne verso la estreniita M quella porzione , nella quale potranno rimanere comprese le variazioni della lun- gliezza iudicata. Chiamando pertanto L , I le lungbezze dei due bracci di leva rispettivamente maggiore e minore , ^ una qualunque delle ordinate , ed a la corrispondente va- riazione della media pressione atmosferica, facilmente si ve- de die

Ora sostituendo ad L il suo costante valore, e ponendo successivaraente in luogo di / un primo, un secondo, un terzo ec. di que' valori fra i quali puo esso variare , e fa- cendo altrettanto per Jl , si ricaveranno i valori corrispon- denti di a , e si potra formare con essi una tavola , me- diante la quale dalla misura delle ordinate si avra quella delle relative variazioni barometriche ; e non altro sara d' avvertire, eccettocUe i valori di a^ die si riferiscono ad ordinate sovrastanti alia retta KK' , esprimeranno degli au- menti , e quelli che si riportano ad ordinate sottostanti , denoteranno in vece dei decrementi.

In quanto ai tempi relativi a questi aumenti e decre- menti, si deriveranno dal numero delle linee orarie, che saranno passate dirimpetto ad un indice scorrevole sul lembo anteriore di uno dei due architravi, e fermato su di esso corrispondentemente al punto, nel quale 1' estremitsk

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N della leva ha toccata la retta KK'. Noti, per la tavo- la antecedentemente indicata, i valori di quest! aumenti e decrementi, basta rispettivamente aggiungerli o sottrarli dalla inedia pressione di 76 centinietri , e si avia in allo- ra la inisura delle piessioni totali. Se dirimpetto all' indi- ce sard passato im cei-to numero di linee orarie e piu una parte della distanza dell' ultima di queste linee alia suc- cessiva, ti-ovato il rapporto di questa parte di distanza alia distanza intera, ed esso esprimendo eziandio la fra- zione di ora dui-ante la quale sara passata dinanzi all' iii- dice quella parte di distanza, si aggiungera tale frazione al tempo corrispondente alle predette linee orarie , e si avra tutto il tempo che importa conoscere. Sarebbe da operare in modo simile, se il punto nel quale 1' estremita N della leva ha toccata la linea KK' sotto la media pres- sione atmosferica , non fosse discosto dalla prima linea oraria, che passera davanti 1' indice, di tutta la distanza, a cui sono poste le linee orarie fra loro, ma di una por- zione soltanto. Di leggieri ognuno poi vede come sia sem- pre facile a misurare le variazioni della pressione atmosfe- rica , e quindi anche le pressioni atmosferiche totali , par- tendo da un istante e da una pressione qualsiasi, anziche da uno degl' istanti di contatto di N colla KK' e dalla pressione di 76 centimetri.

La temperatura e una causa di alterazione per 1' altez- za della colonna barometrica, e quindi per la misura del- la pressione atmosferica, che sempre ha bisogno di una correzione. Nel caso nostro non devesi , come nei casi or- dinarii, avere riguardo alia colonna di mercurio, che e data dalla diffeienza dei due livelli nel braccio piu lungo e nel piu corto, ed e di circa 76 centimetri, ma alia sola colonnetta del braccio piia corto, che e sempre di poca altezza ; talche , se ad ogni modo la correzione per 1' al- tezza di 76 centimetri e sempre assai piccola , piccolissi- ma e per 1' altra e da potersi trascurare senza apprezza- bile errore. Non e pero trascurabile la dilatazione dei cilindretto di ferro de , la quale e cagione onde la leva si sposti di piii o di meno che non dovrebbe , e colla

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sua estremita si allontani dal vero andamento della cur- va diurna. Ma a ci6 si ripara facendo uso di una pic- cola lamina compensatiice : cioe, alia sonamita del ci- lindretto Je (Fig. III.) si adatta un arco fg minore di un semicercliio di raggio ben piccolo, il quale sia formate di due sottilissime lamine saldate insieme, I' una di ferro men dilatabile all' esterno , e l' altra di ottone piu dilatabile air inteino ; onde nasce , che, crescendo la temperatura , si allunga il cilindretto de e fa innalzare 1' estreniiti M della leva ; ma nello stesso tempo si allarga di piii I' ar- co fg,G viene cjuindi dimiiiuita la sua saetta ed obbligata la stessa estremita 31 della leva ad abbassarsi ; di modo che , quando le cose sieno convenevolmente proporzionate , co- me sempre puo farsi , questi due opposti effetti si contrab- bilanciano , e la dilatazione non genera alterazione di sorta. Altrettanto , discorrendo in ordine inverso , e da conclude- re, se la temperatura, in cambio di crescere, diminuisce. Gollo stesso artifizio si provvede agli allungamenti ed accorciamenti prodotti dalle variazioni di temperatura nel braccio Nt della leva MN. Questa, invece d' essere piega- ta ad angolo retto nella sua estremita N , deve per lo scopo indicato terminare in un archetto, il quale abbia un suo ramo rivolto verso la carta scorrevole tra i due archi- travi e 1' altro verso la parte opposta, e sia, come il pre- cedente , formato di due laminette di ottone e di ferro di- sposte neir ordine medesimo ; e cioe , colla laminetta di fer- ro al di fuori e con quella di ottone al di dentro ; onde avverra che 1' archetto si allarghera o si ristringera, se- condoche la leva andra soggetta ad alhnigarsi o ad accor- ciarsi ; e , ben regelate le cose , si avra qui pure un' esat- ta compensazione , ossia la lunghezza rettilinea del braccio Nt della leva restera sempre la stessa. Ma siccome 1' ar- chetto col ristringersi e allargarsi pu6 cessare di toccare la carta anzidetta, o la puo premere di troppo, cosi , af- finche vi si mantenga sempre ed egualmente in contatto, si fara in modo , che 1' estremita dell' archetto , che e dal lato della carta, si pieghi tosto perpendicolarmente ad essa in forma di spiiale cilindrica termlnata in punta

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sottile, ma non acuta, e un poco protratta verso la car- ta sino a toccarla. La punta dev' essere di solo ferro , per- ciie questo, e iioii rottone,e valevole per la colorazione della traccia della curvadiurna ; e la spirale si comporra di tal nuniero di giri,da peter compensare co'suoi allungamen- ti 0 accorciamenti, prodotti dalle variazioni di teniperatura , i ristriiigiinenti o allarganienti dell' archetto di compensazio- ne. E inutile uotare, clie dalla lunghezza della spiiale e della sua punta dipenderanno i siti, ove sul basamento ABC dovranuo fissarsi i sostegni della leva 3IN o del ba- rometro qRS ; e clie 1' estremita dell' altro ramo dell' ar- chetto compcnsatore dovra farsi terminare in un globetto o ingrossamento qualunque siasi, per compensare col suo il peso della spirale su nientovata e cosi mantenere la leva pill facilmente in bilico.

Dopo quanto si e fin qui detto del barometro, poco resta a dire del termometro e dell' igrometro. Circa il ter- mometro, e necessario die sia aperto alia sua sommita. acciocclie , sostituito al barometro nella Fig. I, vi si possa sovrapporre e adattare la parte rappresentata nella Fig. II. opportunainente modificata in quanto alle dimensioni del- r intcro cilindretto cle e della sua pai'te sporgente Se. Si adopera aperto a Kiew, ed e aperto ne' sistemi accen- nati del Liais e del Du Moncel , ossia in tutti i casi, nei quali si e avuto ricorso alia corrente elettrica. Per tal modo riparasi anzi al noto spostamento dello zero, giusta r opinione di coloro, clie lo ripetono da una diminuzione di capacita del serbatoio , cagionata dalla pressione atmo- sferica esteriore non abbastanza contrabbilauciata da quel- la del liquido interno de' termometri chiusi. E perche nel caso nostro il termometro abbia, non potendo essere ca- pillare il suo tubo, a contenere cio non pertanto una piccola quantita di mercurio, e perche quindi non abbia ad essere tardo nelle sue indicazioni , non importa che la sua scala si estenda fino al punto della ebollizione , nia basta die saiga a poco piu oltre quel grado, che 1' os- servazione avra fatto conosceie essere il massiino per quel- la localita. E cosa ovvia, che siccome i movimenti del

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braccio piu coito della leva MN si fanno nel verso me- (lesimo di qiielli della colonnetta di mercurio del termo- metro, ed i movimenti del braccio piu lungo in verso con- trario, cosl aiiclie la curva dello variazioni diiirne termo- metricUo sara in posizioiie inversa , cioe sara rovesciata di alto in basso. E ovvio pure , die si puo fare in guisa, che lo zero della scala termometrica corrisponda alia retta KK\ o piuttosto ad un' altra piu in alto e ad essa paralella. Una tavola, come quella che fu indicata pel barometro, ser- vira per far conoscere quanto sieno cresciuti sopra lo zero o diminuiti sotto di esso i gradi terniometrici nei diversi istanti , e cioe servira per far conoscere le temperature. La formola , che si adoprer^ per comporla , sara in que- sto caso

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''-^[{L^A){L-A)V

nella quale L, I esprimeranno , come fu detto pel baro- metro , le lunghezze dei bracci maggiore e minore della leva, menti-e A presentemente esprime un' ordinata della curva termometrica per un qualsiasi istante , ed « la re- lativa temperatura. Questa, se F ordinata si esprime. per esempio, in millimetri, verra data anch' essa in millime- tri dalla formola ; ma nella tavola si riportercl in gradi , in cui potr^ agevolmente convertirsi, quando si sia misu- rata in millimetri la lunghezza che occupa un solo grado nella scala del termometro.

Per r igrometro si preferisce quello a raffreddamento , che e quanto dire il psicrometro. Conviene che sia aper- to anch' esso al disopra per potervi applicare la solita parte della Fig. IL modificata, come si e detto riguar- do al termometro ; e la curva diurna igrometrica che verri tracciata , sara in posizione inversa come la termo- metrica. Che se piacesse di far uso piuttosto dell' igro- metro a capello, si potrebbe facilmente disjiorre il suo indice a fare le veci della leva MN (Fig. L) e si avreb- be con cio una semplicita maggiore. Sarebbe allora neces- sario che la sua carrucoliua fosse d' avorio , e fosse di

Decli Stuumenti Meteorologici 1 65

metallo il solo suo indice e 1' asse , col quale si farebbe coinunicare il polo negativo della pila. In ogni caso si farebbe corrispoiidcie sulla retta KK' il grado medio del- la scala dello strurnento ; e si userebbe di una tavola consiniile a quella, che e stata segnatamente indicata pel terinometio.

Volendo che tutti e tie gli strumenti indicati sieno in azio- ne nello stesso tempo, non si avranno che a disporre succes- sivamente in guisa , che le estremita N delle loro leva toccliino la carta o in punti molto prossimi fra loro, e in questo caso bastera un solo vaso poroso , od in punti lontani , ed allora ne abbisognera uno per ogni strurnen- to. Ne saranno necessarie tre pile , ma una soltanto un poco piu forte : e ben si coniprende come un solo filo , o per megiio dire piu parti di uno stesso filo metallico bastino per mettere in comunicazione gli strumenti e le pile, affinche ima sola corrente possa servire ])er tutti.

Anclie r udometro e , in generate , ogni altro strurnen- to , pel quale si possa adoperare un galleggiante , puo rendersi grafico col descritto processo. Solo, in quanto air udometro , si puo sopprimere il vaso poroso , perche nel tempo di pioggia 1' aria e umida , e la carta, essendo corpo igrometrico, s' inumidisce abbastanza da se senza bisogno di verun sussidio. Non lasciero di far cenno del- r iidometro senza mentovar quello die e stato immagina- to dal sopraddetto sig. Dott. Giuseppe Fagnoli, il quale e assai ingegnoso e merita somma lode , come quello che non solo e destinato a far conoscere la quantita di piog- gia caduta, ma eziandio 1' ora relativa (1).

Non mi e stato dato di poter fare esperienze col descrit- to apparecchio completo : ne ho peio fatto con altro che in quaiche modo ne poteva fare le veci ; e se da questo, tuttoche imperfetto, ho potuto ottenere risultati abbastanza soddisfacenti , non posso non essere in piena fiducia che da quello si otterranno interamente esatti.

(1) Memoria sti cilala.

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C iettmiint.

ANTONII BERTOLONII

EQ. COMMEND. MED. DOCT. MISCeLLAIVEA BOTANICA XIX. *

I

n hisce Miscellaneis primo describam quinque plantaiuni species novas, quarum una Italiae indigena est, reli- quae sunt exoticae, atque in eis habetur genus novum. Omnes ad augmentum scientiae valent, ad quod bota- nici fere totius orbis hodie inserviunt , et novis plantis continuo detectis syllogem plantarum mirum in modum adaugent. Si hisce Miscellaneis dissertationem de rebus philologicis non praemisi ut in reliquis , id consulto feci, ut postea loquar de viro perinsigni Nicolao Gon- tareno, et opusculuin ejus hactenus ineditum exhibeam, quod cum italice scriptum sit, ego quoque sermonem de illo ita scribere cogor. Quaecumque haec sint, aequi bonique facere velite, Gollegae praestantissimi.

CLASS.PENTANDRIA.ORDO MONOGYNIA.

FAMIL. SOLANEiE Juss.

1. SoLANUM asterigerum: pilis stellulatis tectum; caule iner- nii ; foliis lanceolatis, acutis , sinuato-repandis, integrisve; corymbis terminalibus , erectis. Tab. 6.

Ital. Solano stellato.

* Haec Dissertatio lecta est in conventu Academiae Scienliarum iDstituti Bo- nonieosis habito Quart. Id. Decembr. anni 1857.

168 Antonii Bertolonh

Frut. Habiii Genu4 ex liorto hot. il Zerbino olim Eq. Ip- poLiTi DuRATTii , nuiic fiUae ejus ill. Camillae Durattiae- -Gropallo. Florebat Augusto. Unde haec species profe- cta sit , me latet ; suspicor ex Cantonc Sinarum , unde alia semina ad hunc liortnm inissa fiienint.

Caulis teres, erectus, inermis , alterne ramosus, tectus pilis stellnlatis. Folia alterna , breviter petiolata, longa, lanceolata, acuta, remote repando-sinuata, apice produ- cto, integro, superiora sidjinde integra , aut subintegra , omnia supra viridia, subtus pallidiora, ubique pilis stel- lulatis adspersa, crebrioribus in pagina inferiore. Co- rymbi terminales cauli , ramisque , solitarii , compositi, breviter pedunculati. Flores ebracteati. Pedunculi, pe- dicelli , calyces dense tecti pubescentia stellulata. Calyx quinquelidus , laciniis lanceolatis , longe acuminato-atte- nuatis. Corolla calyce longior, purpurascens ?, extus pu- be stellulata dense tecta , laciniis oblongo-lanceolatis , vix aculis. Stamina quinque, corolla paulo breviora , erecta, libera, filamentis brevissimis, antheris longis, linearibus, aequalibus , bilocularibus , loculis apice poro deliiscentibus. Stilus crassiusculus , glaber, staminibus longior. Stigma clavatum , stellate pubescens. Baccam non vidi.

Gollocetur in sectione Solanorum inermium , foliis sinua- to-lobatis juxta Solatium Neesianutn Dietr. Syn. pi. 1. p. 697. n. .3i.

Tacquinus fil. in Eccl. I. p. 97. tab. 65. exhibuit plantam sub nomine Solani astroitis natam in borto botanico Vindobonensi ex seminibus missis ab liorto botan. Pari- siensi sine indicatione loci natalis. Quis credere posset esse eandem cum meo Solano asterigero , sed non est , imo ex descriptione, et figura a Jacquino data difFert caule glabro , foliis inferioribus amplis , ovatis , sinuato- -angulatis , corolla multo grandiore , diametri semipoUi- caris , segmentis late ovatis , margine undulatis. Aliae insuper notae in ea sunt , quae dubium movent de va- liditate ejus. Nam Jacquinus attribuit ei radicem an- nuam , et caulem fruticosum , quod contra naturam

Miscellanea Botanica xix. 10!)

plantaruni prorsus est, et ideo iinpossibile. Haec forte ratio fuit , cur systematici recentiores Ilomerus, et Schul- tesius in Syst. veget., Sprengelius pariter in Syst. veg. , et Dietricliius in Synops.pl. speciem Jacquinianam non adiniserint. Linkius quidein in Enum. alt. hort. Berol. 1. p. 186. earn afFert , sed neque habitum ejus, neque locum natalcni dcclarat. Item Steudelius enumerat in Nomencl. hot. ed. 2. torn. 2. p. 600., e facit plantani annuam ex America australi profectam. Quare ab aucto- ribus istis nihil eruitur ad speciem Jacquinianam con- firmandam , quae admitti nequit , nisi quis melius earn declaret, et contradictionem radicis annuae, et caulis fruticosi removeat.

Explicatio tabulae 6.

Fig. a. Planta in statu naturali.

b. Pars caulis aucta, ut ostendat indumentum

stellulatum.

c. Calyx valde auctus.

d. Stamina aucta.

In hac tabula emenda nomen Solani astroit'is errore posi- tum loco Solani asterigeri.

CLASS. POLYANDRIA. ORDO POLYGYNIA.

FAMIL. RANUNCULACE^ Juss.

2. Ranunculus bilobus : foliis radicalibus exquisite cordatis, orbiculatis , obtuse crenatis, crenis superioribus paulo grandioribus , subcrenulatis ; caule uni-bifloro ; petalis bilobis ; nucularum rostro lanceolato-lineari , breviter UJi- cato Tab. 7. fig. 1. a. b. c. d. R. crenatus Bert. Fl. Ital. 5. p. .514. n. 14. excl. omn. syn.

Ital. Ranunculo lobato.

Perenn. Habui ex alpibus Brixiensibus in fissuris , et pascuis T. IX. 22

J 70 Antonii Bertolonii

di Coma Blacca , et Dos alto a Zantedeschio. Floret Julio, Augusto.

Rhizonia breve, vestitum fibris pluribus, descendentibus, coUo squamis nonnullis cinctuni. Caulis tripollicaris-pal- maris , erectus, iulerne loiigo tractu nudus. Folia radi- calia caespitosa, breviter petiolata, orbiculata, exquisi- te cordata , anibitu obtuse crenata , crenis tribus supre- mis paulo latioribus , crenida niinore utrinque pleruin- que insculptis. Petioli basi dilatati , dilatatione albo- -membranacea. Pedunculus solitarius, terminalis, vel ge- mini, parum dissiti. Omnes uniflori, subpollicares. Folia in basi pedunculorum lanceolata, vel linearia, Integra, subin- de bi-tripartita, laciniis anguste linearibus, basi dilatata in expansionem niembranaceain , albain, atnplexicaulem. Ra- I'o in pedunculis occurrit bracteola lineari-angustissima , sita paulo infra medium. Calycis segmenta ovata, obtu- sa, alba. Petala calyce duplo longiora , obovata, biloba, lobis integerrimis, basi anguste cuneata, percursa ner- vulis inter se remotis , numero multo minoribus , quam in Ranunculo crenato Fl. Hung., superne ramosis. Sta- mina numerosa, alba , antheris oblongis, filamento mul- to brevioribus. Nuculae numerosae , parvae , desinentes in rostrum lanceolato-linearae , anguste marginatum , api-

ce breviter uncatum. Tota planta glabra.

Cum dedi banc speciem in Flora Italica 1. c. nondum videram exemplaria Ranunculi crenati Fl. Hung., et iidens figuris ejus quandam similitudinem cum planta nostra habentibus male habui pro illo ; sed cum anno 1855. egregius Janka ad me misisset nonnulla exemplaria plan- tae Hungaricae lecta in alpibus Transylvanicis Hunga- riae finitimis, diversitatem ejus statim agnovi. Haec enim habet radicem stolonibus caespitiferis ditatam , folia ra- dicalia longius petiolata , instructa crenis sui'sum versis, saepe acutiusculis , passim numerosioribus , terminalibus integris , caulem ab uno ad duos poUices longum , bra- cteas unam-duas lineares , non longe a flore sitas , flo- rem grandiorem , petala late obovata , leviter crena- ta , nee biloba , praedita nervulis multo numerosioribus ,

Miscellanea Botanica xix. 171

approximatis , antheras longiores, nuculas desinentes in rostrum latins, et brevius, ensiforme, apice exquisitius hamosum. His duabus speciel)us proximus est Ranunculus magellensis Ten. FI. Nap. 4. p. U2. tab. 237. fig. 2., qui sistitur fohis longius petiolatis, levius cordatis, parcius crenatis , crenis superioribus profundius sectis , integris, vel una, alterave crenula insculptis, caule tenuiore, bractea bre'- VI, Imeari prope florem , flore minora, petalis emargi- natis , antheris brevioribus , ovatis , nucularum rostro apice insigniter recurvato.

Explicatio tabulae 7.

Fig. 1. a. Ranunculus bilohus Bert, in statu na- rali. h. Petalum ejus auctum.

c. Nucularum capitulum auctum.

d. Nucula cum rostro aucta.

Fig. 2. e. Flos Ranunculi crenati Fl. Hung, in statu naturali. /. Nucula ejus cum rostro paulo aucta.

3. Clematis pinWi/Zora; caule sarmentoso; foliis pilosis, ter- natis, foliolis ovato-trifidis , segmentis acuminatis, gros- se serratis ; corymbis pedunculatis , trifloris ; sepalis pu- bescentibus, stamina subaequantibus Tab. 8. fig. a. b. c.

Ital. Vitalba Africana.

Frut. Habui ex Inambane MozamlMci ab Eq. Fornasinio.

Cauhs angulatus, opposite ramosus, sannentosus, alte scaii- dens, inter angulos pubescens. Folia petiolata, opposi- ta, ternata, foliolis longiuscule petiolulatis, utrinque pilosis , imparl majore , ovato-trifidis , basi cuneatis , segmentis acuminatis, grosse, inaequaliter serratis. Pe- tioli pubescentes, tarn hi, quam petioluli saepe cirro- so-contortuplicati. Pedunculi axillares, folio longiores.

172 Antonii Beiitolonii

uinbellato-trifidi, trillori, ludunt bifidi , biflori , vel sini- plices, imiflori. Bracteae parvae, foliaceae, oppositae, lanceolatae , integrae , vel subdentatae , sitae in radiis lateralibus, radio medio niido. Flores iiermaphroditi. Se- pala (jiiatuor, ovato-oblonga , acuta, ciassiuscula , viri- dia, utiinque dense pubescentia, patentia, staminibus paulo breviora, aiit aequalia. Stamina numerosa, lila- mentis purpuiantibns , inferne albo-barbatis , antheris oblongis , erectis. Stili plures , purpurei , dense albo-bar- bati. Stigma clavatum , obtusum , glabrum , purpureum. Caudae nucularum , peractis nuptiis , quantum elongen- tui- , dicere nequeo , cum desint in meis exemplaribus. Haec sjiecies pertinet ad sectionem c. foliis ternatis , pe- dunculis tritidis , tiifloris Dietr. Syn. pi. torn. 3. p. 346. Collocanda post Clematidem mauritianam Lamk., cui af- finis , quae tamen differt foliis glabris , foliolis ovatis , subcordatis , indivisis , vel superioribus levitex- tiilobis , ciebrius, grosse, et aequaliter serratis , sepalis late ova- tis, ejusque bonam figuram habemus in Deless. Ic. J. pag. 1. tab. 2.

ExpUcatio tabulae 8.

Fig. a. Planta in statu naturali.

b. Flos auctus.

c. Stili, et stigmata plantae florentis aucta.

CL. DIDYNAMIA. ORDO GYMNOSPERMIA.

FAMIL. LABIATiE hiss.

MiCRANTHES GcH. UOV.

Calyx decemnervis, brevissime, et aequaliter bilabiatus, labio superiore bifido, inferiore trifido, florifer cylin- draceus , fructifer tumens , ovalis , ore constricto. Corol- la parva , bilabiata , tubo gracili , quidquam exerto , labio superiore bilobo, inferiore trilobo, lobo medio majore.

Miscellanea Botanica xix. 173

omnibus rotundatis. Stamina duo superiora brevissima , abortiva, inferiora duo longiora, accumbentia labio in- feriori , sursum incurva , antberis reniformibus. Stilus staminibus longior , apice incurvus. Stigma clavatum. Gynobasium e nuculis quatuor, ovalibus, basi interna umbilicatis, et basi stili affixis.

Habitus. Frutex erectus, opposite ramosus. Folia opposi- ta, oblonga, petiolata, senata. Racemi terminales , bra- cteolati , laxiusculi.

Obsew. Hoc genus in familia Labiatarum pertinet ad Me- lissineas Bentli.

4. MiCRANTHEs meTithoides Tab. 9. fig. a. b. c. d. Ital. Micrante otricellata.

Frut. Habui ex Inhambane Mozambici ab Eq. Fornasinio.

Gaulis erectus , tetragonus , opposite ramosus , bumilis , in parte senescente glabratus , in parte juniore , ramisque dense pubescens. Folia parva , opposita , ovato-oblonga , acuta, serrata, breviter petiolata, supra viridia, pilosa, subtus canescenti-tomentosula. Racemi terminales cauli, ramisque, inferne ramosi, vel simplices, laxe floriferi. Bractea lanceolata, decidua, sita sub pedicellis, eisque brevior. Pedicelli calyce breviores, fructiferi cei'nui. Ca- lyx decemnervis, nervis magis conspicuis in calyce fru- otus. Pedunculi, pedicelli, bracteae, calyces pubescen- tia canescente dense teguntur. Reliqua generis.

Explicatio tabulae 9.

Fig. a. Planta in statu naturali.

b. Calyx cum corolla quidquam auctus.

c. Gynobasium auctum.

d. Nucula aucta, ostendens umbilicum.

CLASS. DIADELPHIA. ORDO DECANDRIA.

FAM. LEGUMINOSiE Jusf.

5. Tephrosia indigofera: suffruticosa , pubescens ; caule de- cumbente, ramis angulatis; foliis sex-septemjugis; foliolis

171 Antonii Bertolonii

obverse oblongo-lanceolatis , emarginato-mucronulatis , cu- neatis ; racemis longissimis, laxifloris ; leguminibus li- nearibus, enneaspermiis Tab. 10. fig. a. h. c.

Vnlgo Endaco Mozanibic.

Suffr. Habui ex Inhambane Mozambici ab Eq. Fornasi-

NIO.

Planta vulgaris, at sylvestris in Mozanibico. Caulis decum- bens, striatus, pubescens, in meo exemplari bipedalis, raniis numerosis , alternis, angiilatis. Folia impari-pinna- ta , sex-septemjuga , breviter petiolata, foliolis obverse oblongo-lanceolatis, emarginatis cum mucronulo, inferne cuneatis , brevissime petiolulatis , uninerviis , sursum re- cta venosis, viridibus, subtus vix pallidioribus, utrin- que adpresse villosis. Stipulae lineares , acuminatae , lon- giusculae. Racemi solitarii , axillares , vel oppositifolii , longissime pedunculati , folia niulto superantes , laxiflo- ri. Bracteae lineares, acuminatae. Floras parvi, breviter pedicellati, pedicellis calyce brevloribus. Calyx parum viltra duas lineas longus , labio superiore bifido, inferio- re trifido , laciniis aequalibus , lineari-subulatis , tubo longioribus. Corolla calyce dnplo longior, vexillo extus pnbescente. Legumen angustum, lineare, compressum, subtornlosum , pubescens, et magis in marginibus, en- neaspermium. Semina oblonga, subreniformia , squamu- lis albis , adpressis adspersa.

Collocanda in sectione Tephrosiarum Africanarum. A Te- phrosia apollinea De Cand., cujus exemplar a Raddio in iEgypto lectum possideo , evidenter diversa , licet affinis.

Explicatio tabulae 10.

Fig. a. Planta in statu naturali.

b. Foliolum auctum.

c. Semen auctum ostendens squamulas, qui-

bus tegitur.

Miscellanea Botanica xix. 175

DISCORSO

SOPRA IL CONTE NICOLO CONTARINI.

I,

In questo discorso premetter6 alcuni cenni biografici sopra il Conte Nicolo Gontarini figlio del Conte Bertiicci, e gi^ nostro Collega. Egli era della nobilissima famiglia Gontarini Veneta, della quale fu quel Doge insigne , che liber6 Venezia dall' iniminente pericolo di diventare con- quista dei Genovesi. II Gonte Nicolo ebbe ottimo annnae- stramento ne' suoi primi anni, e fatto adulto si applied in prirno luogo alio studio della Botanica ; percorreva il territorio Veneto , ed esplorava la vicina laguna , con che fece tesoro di esemplari di piante , ne formo un erbario per se , e ne mando ancora ai suoi ainici , tra i quali era io pure. Si rivolse di poi alia Zoologia. Si procacciava gli uccelli o stazionarii, o di passaggio nel Veneto; egli stes- so gli acconciava, ed imbalsamava, con che forin6 un sue domestico Museo. Nello stesso modo vi ragunava gli in- setti , i pesci , i moUuschi, i zooliti. Nell' erborizzare gli venne talento di visitare le Vette di Feltre suUe orrae di Antonio Tita, il quale vi era stato nel 1713., e ne aveva indicate le piante nel suo Iter aggiunto al Catalogus plan- tarum lioHi Mauroceni Patavii 1713. II Gontarini pure vi raccolse le piante , e ne tenne registro nel giornale del suo viaggio. Nel 1828 io fui a trovarlo a Venezia; mi ac- colse con una cortesia impareggiabile, e mi fece vedere tutte le sue collezioui di cose naturali, e comecche mi aveva gia. regalato inolt(5 delle piante trovate nelle Vette, era voile aggiungervi il dono del manoscritto di quel suo viaggio, il quale non era mai stato, ne fu mai da lui puhblicato. Io Io accolsi con giubilo, e siuo d' allora pen- sai di iuserirlo in qualche raccolta scientifica , al che

176 Antonii Bertolonii

adempisco adesso presentandolo a voi, illustri Accademici, acciocche vogliate dargli posto onorevole nelle Menioi'ie della nostra Accademia. II Contariiii nell' iiidicarvi le pian- te si valse dei nonii del Persoon , del Linneo, del Jacquin, del Willdenow, e di qualche altro , e, dove pote , ag- giunse ancoia i sinonimi del Tita. lo poi vi ho uniti i sinonimi della Flora Italica, per maggiore chiarezza. Non e a meravigliare , se piu d' una volta non colse giusto nei nomi delle specie , giacche questo era un prinio lavoro di sua gioventu. A ci6 ho creduto bene rimediare colle niie aggiunte, che ho contrassegnate di postille, acciocche si distinguano dall' originale dell' Autore. Del rimanente il viaggio e prezioso , perclie raanifesta una lunga scrie di piante rare alpine coll' esatta indicazione de' luoghi , dove furono raccolte. Che se il Contarini nulla diede alia stampe di cio , che riguarda la botanica , pubblico iuvece lavori di cose zoologiche, e prima di tutto diede alia lu- ce la sua interessantissima Menioria sopra il Macronychus quadrituberculatus del Miiller stampata in Bassano Tipo- grafia Baseggio 1832. In essa fece conoscere, che questo insetto era poco noto ai Zoologi , alcuni dei quali aveva- no preso per esso il Parnus obscurus di Fabricio. Esami- no con diligenza, e stabili i caratteri generici, e specifi- ci deir uno , e dell' altro, esattamente descrlsse il Ma- cronycus esponendone ancora le abitudini , ed aggiunse una buona figura del medesimo, coi quali lavori la storia dei due insetti fu pienamente chiarita. Ma un lavoro viep- piu grandioso fu poi pubblicato da lui sopra le Attinie Venezia Antonelli 1844 con 21 tavole litografiche della maggiore esattezza. Vi descrisse non solo le specie gia conosciute, ma quelle eziandio confuse con esse, ed altre nuove , con che la storia dei Molluschi dell' Adriatico eb- be le piu preziose illustrazioni. Cosi fosse piaciuto al cie- lo, che non ci fosse stato tolto anzi tempo, perche la storia naturale del Veneto, e dell' Adriatico avrebbe con- seguito altri non minori vantaggi da un tanto scienziato.

Ora passo ad esporre il Diario inedito del suo viaggio alle Vette di Feltre. II titolo ne e, come segue.

Miscellanea Botanica xix. 177

Piante da me ( Contarini ) trovate nelle Vette di Feltre il giorno 16 Luglio ( 1817 ) sulle trac- cie del Tita , alia maggior parte delle quali non potei trovare il sinonimo del Tita.

1. Arnica inontana Pers. Ad Aune.

» Arnica montana L. Bert. Fl. Ital. vol. 9. p. 299. n. 1. » Non ebbi dal Contarini I' esemplare di questa pian- » ta; ma ritengo, che sia dessa, perche e comune » nelle alpi vicine del Tirolo, non che in quelle » della Valtelliiia, e del Piemonte. »

2. Apargia alpina Willd.

Sul Morsopian monte sopra Feltre. » Apargia alpina W. Bert. Fl. Ital. v. 8. p. 430. n. 1. »

3. Atriplex nitens Pers. Hoffin. Ad Aune villetta sopra Feltre.

» Non r ho avuta dal Contarini ; bensi ebbi dal Mon- » tini r Atriplex angiisti folia x Bert. Fl. Ital. v. 10. » p. 420. da lui raccolta vicino a Feltre. Penso, che » ad essa si possa riferire I' Atriplex nitens Cont. »

4. Arabis alpina Pers. Sul Morsopian.

» Arabis alpina L. Bert. Fl. Ital. 1. p. 119. n. 2. II » Contarini , mentre mi mando 1' esemplare di que- » sta specie , mi mando anche altri esemplari della » medesima , ma con nomi diversi , come vedremo in » seguito. »

5. Arabis stricta Pers. Sul Morsopian.

» E di nuovo 1' Arabis alpina L. »

6. Arenaria cerastoides? Mirb. P.

Sulla Vallazza , e Val del ciel , monti sopra Aune. » Arenaria ciliata L. Bert. Fl. Ital. 4. p. 661. n. 5. »

7. Arenaria polygonoides ? P. Willd.

Sulla Vallazza, Val del ciel, e Morsopian. » Cherleria sedoides L. Bert. Fl. Ital. K. p. 688. n. 1. »

8. Arenaria /? caespitosa P. v.* vernae. Vallazza , e Morsopian.

T. IX. 23

178 Antonii Bertolonii

» Arenaria verna L. Bert. Fl. Ital. 4. p. 670. n. 13. »

9. Ajuga genevensis P.

Sulla Vallazza monte sopra Feltre. » Ajuga geuevcnsis L. Bert. Fl. Ital. 6. p. 6. n. 2. »

10. Agrostis setacea P. Smith. Sulla Vallazza.

» Agrostis alpiua Willd. Bert. Fl. Ital. \. p. 398. n. 5. »

11. Apargia hispida P. Willd. SuUe Pezze.

» Apargia hispida TV. Bert. FL Ital. 8. p. 432. n. 3.

12. Achillea Claveuuae JVilld. Pers.

Absinthium alpinuin umbelliferuni latif. G. B. P. sive Ab- sinthium umbelliferum alpinum, floribus albis Ponae in Bald. Tit. It.

Sul Morsopian. » Achillea Clavennae L. Bert. Fl. Ital. 9. p. 393. n. 4. »

13. Achillea capitata Pers. Willd. Sul Morsopian.

» Achillea Clavennae. L. Bert. I. c. E uno scherzo col » corimbo contratto, fatto quasi a capolino. »

14. Androsace villosa P. L. , et v.* floribus albis. Sulla Valle del ciel.

» Tanto la specie , quanto la varieta dai fiori bianchi » sono la stessa cosa, cioe 1' Androsace villosa L. » Bert. Fl. Ital. 2. p. 362. n. 3. »

15. Biscutella coronopifolia P. Willd. Sulla Vallazza, e sulle Pezze.

» Biscutella laevigata L. Bert. Fl. Ital. 6./?. 526. ra. 5. a. »

16. Cineraria longifolia ? P. Willd. Sopra Aune.

» Cineraria longifolia .Tacq. Bert. Fl. Ital. 9. p. 291. » n. 3. a. »

17. Altro esemplare piii piccolo non bene sviluppato rac- colto da me sul monte Zoel di Ceneda.

» E un magro esemplare dell' anzidetta Cineraria longi- » folia Jacq. »

18. Cheiranthus frutescens P. Vent. Ad Aune.

Miscellanea Botanica xix. 179

» Erysimum lanceolatum Ait., Bert. Fl. Ital. l.p. 85. n. 5. »

19. Garduus spinosissimus ? P.

C. alpimis spinosissimus, polyceplialiis, foliis in summi-

tate albicantibus , ct albo flore ? Tit. It. An Garduus spinosissimus latifolius sphaerocephalus flore

candido. Tit. It. Sul Morsopian.

)) Cnicus spinosissimus L. Bert. Fl. Ital. 9. p. 22. n. 1G. »

20. Garduus acaulis ? P. Willd. Sul Morsopian.

» Cnicus acaulis. W. Bert. Fl. Ital. 9. p. 33. n. 25. »

21. Chenopodium polyspermum? P. Fl. Dan. Morsopian intorno alia Casara,e ncl seiraglio delle vacche.

» Rumex alpinus L. Bert. Fl. Ital. 4. p. 248. n. 12. » Lo stesso Contarini nella scheda tiro di penna sul » noino di Chenopodium polyspermum, e vi sostitui » qucllo di Rumex alpinus. »

22. Giienopodium Bonus Henricus P.

Lapathum unctuosum folio tiiangulo C. B. P. seu Bonus

Enricus Trag. Tit. It. Sopra Aune.

» Giienopodium Bonus Enricus L. Bert. Fl. Ital. 3. p. » 24. n. 1. »

23. Gampanula latifolia P. L. Ne' prati d' Aune.

» Gampanula rapunculoides L. Bert. Fl. Ital. 2. p. 481. » n . 1 G . »

24. Campanula tenuifolia P. HofFm. Fl. Germ. Morsopian.

» Gampanula rotundifolia L. Bert. Fl. Ital. 2. p. 643. n. 5. «

25. Gampanula tubulosa? Lam. Ad Aune ne' prati.

» Non ho avuto 1' esemplare di qnesta pianta dal Cou- » tarini. Al certo non pu6 essere la Campanula tu- » bulosa Lamck. Enc. bot. ed. de Pad. tom. 1. sec. » part. p. 580. n. 47. indigena dell' isola di Greta, )) e non mai trovata nell' Italia. » 26 Campanula rhomboidalis ? P.

180 Antonii Behtolonii

Ad Aune ne' prati. » Campanula bononiensis L. Bert. Fl. Ital. 2. p. 483. n. 17. »

27. Cardaniine nivalis P. Willd. Sul Morsopian,

» Non ne ho avuto I' eseniplare, e non so che sia. »

28. Cortusa Matthioli P. L.

C. Matthioli , sen Sanicula montana , latifolia laciniata C.

B. P. Tit. It. Sulla Val del ciel presso alia neve, e nel Morsopian.

» Cortusa Matthioli L. Bert. Fl. Ital. 2. p. 395. n. l.»

29. Draba aizoides P. Willd.

Sedum alpinum hirsutum luteum C. B. P. Tit. It. Sul Morsopian , e sulla Valle del cielo. » Draba aizoides L. Bert. Fl. Ital. 6. p. 465. n. 1. «

30. Draba arabis? P. Sulla Vallazza.

» Thlapsi montanum /3. Bert. Fl. Ital. 6. p. 539. »

31. Euphorbia hyberna? Pers. Sulla Vallazza.

» Euphorbia dulcis L. Bert. Fl. Ital. 5. p. 60. n. 18. »

32. Euphorbia villosa Pers. Sulle Vette sopra Aune.

» Non ne ho avuto 1' esemplare , e non so che sia. »

33. Gentiana grandiflora P. Willd. Sul Morsopian.

» Gentiana acaulis L. Bert. Fl. Ital. 3. p. 86. n. 9. »

34. Helianthemum grandiflorum? P. All. Sulle Vette, sulla Vallazza, e Morsopian.

» Helianthemum vulgare Bert. Fl. Ital. 5. p. 380. n. 19. a. »

35. Hieracium villosuni Willd. Pers.

H. hirsutum dentis leonis folio, flore luteo? Tit. It. Sul Morsopian. » Hieracium villosum L. Bert. Fl. Ital. 8. p. 489. n. 28. a. »

36. Hieracium ^ valde pilosum N. vaiietas pilosi P. Sul Morsopian.

» E lo stesso del precedente. »

37. Hieracium alpestre ? Willd. P. Morsopian.

Miscellanea Botanica xix. 181

» Hieraciiim staticifoliuni AIL, Bert. Fl. Ital. 8. p. i77. » n. 20. Lo stesso Contarini cosi lo eniend6 nella » scheda, che accompagiia il suo esemplare. «

38. Hieracium rupestre P. Sulla Vallazza.

» Hieracium dubium L. Bert. Fl. Ital. 8. p. 4-62. n. 10. »

39. Hieracium staticefolium. Aune.

» Hieracium staticifolium AIL, Bert. Fl. Ital. 8. p. 477. » n. 20. » iO. Holcus lanatus P. L. Sulle Pezze monte sopra Aune. » Holcus lanatus L. Bert. Fl. Ital. 1. p. Ml. n. 1. » 4-1. Hedysarum obscurum P. Luogo detto il Confin sopra Aune. » Hedysarum obscurum L. Bert. Fl. Ital. 8. p. 3. M n. 1. »

42. Myosotis nana? Willd. Pers. Sulla Vallazza.

» Myosotis alpestris Willd. Enum. , Bert. Fl. Ital. 2. » p: 2.58. n. 2. »

43. Myrrbis odorata? Pers. Sulle Pezze, e ad Aune.

» Myrrhis aurea Spr., Bert. Fl. Ital. 3. p. 208. n. 2. »

44. Pbyteuma bemispbaericum P.

Rapunculus umbellatus folio gramineo C. B. P. Rapun- tium alteram angustifolium alpinum Colum. Tit. It. Sulla Vallazza. » Pbyteuma bemispbaerica L. Bert. Fl. Ital. 2. p. .53. » n. 2. »

45. Pbyteuma comosum P.

Rapunculus alpinus corniculatus C. B. P. Tracbelium pe- traeum minus Ponae Tit. It. Lungo il canal del Brenta a Premolan. Sulla Scala del Premolan. » Pbyteuma comosa L. Bert. Fl. Ital. 2. p. 546. n. 10. »

46. Pbyteuma Micbelii ? P. Willd. Sulla Vallazza.

182 Antonh Bertolonii

» Non ho avuta dal Contarini questa specie , ma liteii- » go, che sia dessa , perche non solo e comune nel X vicino Tirolo , ma in tutti i monti , e colline del- » r Italia. » M. Phyteuma ovatum P. Snl Morsopian , e snlla Vallazza. » Phyteuma orbicularis L. Bert. Fl. Ital. 1. p. 535. n. 5.))

48. Pinus Larix P. Lamb. Ne' boschi presso Aune.

» Pinus Larix L. Bert. Fl. Ital. 10. p. 268. n. 11. »

49. Poa rubra? P. Ne' prati d' Aune.

» Non ho avuto dal Contarini questa pianta, e non so » che sia. »

50. Poa variegata? P. Lam. Sulla Vallazza.

» Poa alpina L. Bert. Fl. Ital. 1. p. 527. n. 8. »

51. Phleum alpinum P. L. Sulla Vallazza, e Morsopian.

» Phleum alpinum L. Bert. Fl. Ital. 1. p. 350. n. 2. »

52. Papaver alpinum P. L.

Argemone alpina coriandri folio C. B. P. Argemone lu- tea Ponae Ital., qui in Baldo collectam transmisit Tit. It. Nella Val del ciel, e in Morsopian. » Papaver pyrenaicum De Cand., Bert. Fl. Ital. 5. p. » 319. n. 4. »

53. Pedicularis verticillata Willd. P. In Morsopian.

» Pedicularis verticillata L. Bert. Fl. Ital. 6. p. 320. » n. 6. »

54. Primula longiflora? P. Jacq. , an farinosa P.? Sul Morsopian.

» Primula longiflora W. Bert. FL Ital. %. p. 378. n. 6. »

55. Primula marginata P. Curt. Nella Valle del ciel.

» Primula Auricula ^ Bert. Fl. Ital. 2. p. 389. »

56. Pimpinella dissecta P. Sulla Vallazza.

Miscellanea Botanica xix. 183

» Pimpliiella alpina Host., Bert. Fl. Ital. 3./?. 2G6. )) n. \. »

57. Ranunculus glacialis? P. Willd. an lanuginosus? Sulla Vallazza, e Valle del ciel.

» Ranunculus lanuginosus L. Bert. FL Ital. 5. p. 5i4. » n. 30. »

58. Ranunculus rutaefolius P. Willd.

R. praecox I. rutae folio Clus. Ranunculus rutaceo fol. suaverubente flore C. B. P. Tit. It. Sulla Vallazza, <; Valle del ciel. » Ranunculus Scguierii W. Bert. FL Ital. 5. p. 522. » n. 19. »

59. Ranunculus luontanus P. Willd. flore albo.

R. montanus? P. an nivalis? P. flore albo Cont. Nel Moisopian , e Vallazza. » Ranunculus alpestris L. Bert. Fl. Ital. 5. p. 515. » n. 15. »

60. Rumex palustris ? ( aureus ? ) Pers. Ad Aune ne' prati grassi.

» Rumex obtusifolius L. Bert. Fl. Ital. 4. p. 238. n. 4. »

61. Rumex alpinus? P.

Lapatlium alpinum rotundifol. C. B. P. Tit. It. Sul Morsopian all' intorno delle Vaccarie. » Rumex alpinus L. Bert. Fl. Ital. h^. p. 248. n. 12. »

62. Silene rupestris P. Sulle Vette di Feltre.

)) Silene qnadriflda L. Bert. Fl. Ital. i. p. 621. /?. 43. »

63. Silene acaulis P. L.

Lychnis alpina pumila folio gramineo, sive Muscus alpi- nus Lycbnidis flore C. B. P. Ocymoides muscosus Po- nae Tit. It. Sul Morsopian, e Vallazza.

» Silene acaulis L. Bert. Fl. Ital. 4. p. 640. n. 56. w

64. Satvrium nigrum P. L. Sul jNIorsopian, e Vallazza.

» Nigritella angustifolia Rich-, Bert. Fl. Ital. 9. p. 573. » ?i. 1 . »

65. Satyrium viride? P.

18 i Antonii Bertolonii

Ad Aune ne' prati. » Peristylus viridis Lindl., Bert. Fl. Ital. 9. p. 570. n. 1. » ()G. Siixifiaga longifolia P. La Peyr. Sulla Vallazza ne' scogli peiicolosi. » Saxifraga Aizoon Murr., Bert. Fl. Ital. k. p. 452. n. 2.-» 67. Saxifraga aizoon P. La Peyr. Sulla Vallazza. » E di luiovo la Saxifraga Aizoon Murr. in uno stato » pill magro. » 08. Saxifraga caerulea P. La Peir. Nella Valle del ciel. » Saxifraga oppositifolia L. Bert. Fl. Ital. 4-. p. 510. » n. 39. »

69. Saxifraga ^ integrifolia ? P. v.* S. muscoides P. Nella Valle del ciel sugli scogli, e nelle lore fessure.

» Saxifraga squarrosa Sieb. , Bert. Fl. Ital. h. p. 46 i. » n. 10. »

70. Saxifraga burseriana P.

Nella Val del ciel sopra i sassi , e nelle loro fessure. » Saxifraga Burseriana L. Bert. Fl. Ital. K. p. 468. n. 13. » II Contarini nella sclieda , che accompagna 1' esem- » plare , prima la not6 col noma di Saxifraga retusa , » die poi depenno , e vi sostitui quello di Saxifraga » burseriana P. »

71. Saxifraga retusa? P. La Peyr. Valle del ciel.

» E la stessa della precedente. »

72. Salix reticulata P. Willd.

8. alpina latifolia canescens ? Tit. It. Sul Morsopian. » Salix reticulata L. Bert. Fl. Ital. 10. p. 319. n. 12. »

73. Salix retusa P. Willd.

S. pumila brevis, angustoque folio incano?G. B. P. Tit. It. S. pumila alpestris repens Pyracanthae folio lucido ? Tit. It. Sul Morsopian presso il Passetto, che fece sudar freddo il Tita. B Salix retusa L. Bert. Fl. Ital. 10. p. 316. n. 10. »

Miscellanea Botanica xix. 185

lA. Seduin atratum P. J acq. Sulla Vallazza. » Sediim atratum L. Bert. Fl. Ital. K. p. 713. n. 23. »

75. Scirpus capillaceus? P. Mich. Sulla Vallazza.

» II Gontarini non me lo ha mandate, e non so che sia. »

76. Senecio dentatus ? P. Willd. Sulla Vallazza.

» II Gontarini non me lo ha mandato, e non so che sia. »

77. Senecio abrotanifolius? P. an artemisiaefolius ? P. Chrysanthemum alpinum abrotani folio multifido C. B. P.

Tit. It. Vallazza sul principio, Valle del Morsopian. » Senecio abrotanifolius L. Bert. Fl. Ital. 9. p. 227. n. 12.))

78. Serratula ^ pumila Pers. v.^ tinctoria. Sulle Vette, e in Morsopian.

)) Non r ho avuta. Penso, che sia uno scherzo della )) Serratula tinctoria L. pianta comune nei monti del- » I' Italia. ))

79. Thlapsi perfoliatum ? L. Pers. Sulla Vallazza.

» Thlapsi montanum /? Bert. Fl. Ital. 6. p. 539. »

80. Thlapsi peregrinum? Pers. an perfoliatum? Sulla Vallazza.

)) E lo stesso del precedente. ))

81. Trifolium filiforme ? Pers. Sulle Pezze, e Vallazza.

» Non r ho avuto, e non so che sia. »

82. Teucrium Nissolianum ? P. an Botrys ? P. Sulla Vallazza.

)) Teucrium Botrys L. Bert. Fl. Ital. 6. p. 17. n. 2. ))

83. Thalictrum alpinum? P. Willd. In Morsopian nella valle.

)) Thalictrum aquilegifolium L. Bert. Fl. Ital. 4-. p. 489. » n. 8. ))

84. Turritis patula? Pers. Sul Morsopian.

)) Arabis alpina L. Bert. R. Ital. 7. p. 119. n. 2. » T. IX. 24

186 Antonii Bkrtolonii

85. Valeriana celtica? P. Jacq. an saxatilis. Nardus celtica florc alho Diosc. C. B. P. Tit. It.

Sulla Vallazza. » Valeriana saxatilis L. fil. Bert. Fl. Ital. \.p. 180. «. 15. )j

86. Valeriana niontana? P. Jacq. Sul Morsopian, e Vallazza.

» Valeriana niontana L. Bert. Fl. Ital. \. p. 173. n. 10. »

87. Veronica saxatilis? P. Willd.

V. alpina frutescens C. B. P. Veronica alpina serpillitb- lia Ponae Tit. It. Sul Morsopian. » Veronica saxatilis Linn, fil., Bert. Fl. Ital. 1. p. HO. » n. 1. »

88. Veronica alpina ? P. tenella P. Vahl. Sulla Vallazza.

» Veronica fruticulosa L. Bert. Fl. Ital. 1. p. 85. n. 18. »

89. Vicia onobrycliioides P. Aune ne' prati , e nelle Pezze.

» Vicia Cracca L. Bert. Fl. Ital. 7. ;;. 18.3. n. 7. »

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ESTESO DALLA PELVl AI PIEDI

CON APPARENTE COMPLICAZIONE

DI E\m\ 0 SVENTRAMEIVTO

DEL PROF. CAV. LIIGI CALORI

(Leila nella Scssionc del 21 Cc-nnaio 1858.)

Vi

i lianno certi tumori delle diverse regioni dell' am- bito addoininale, talora sporgenti ed eziandio penetrant! in caviti, i quali possono riuscire di diagnosi soprarnmodo difficile, e direi quasi inipossibile a Chirurghi coniecche espertissimi , ed esser quindi causa di lunghe indecisioni , e tuttavia d' inganni. In conferma di che molti fatti mi si presenterebbero a riferire, ma bastino questi due porti da uno Scarpa e da un Lisfranc. II primo , com' egli stes- so confessa con quella ingenuita tutta propria a grandi uomini, prese per un' ernia ventrale dell' omento un tu- moretto lipomatoso non piu grosso di una grossa noce, il quale si aizava poco sotto 1' ombellico verso il lato sini- stro della linea alba in una donna che mostrava tutti i sintomi di un ernioso incarceramento , e come ernia si fece ad operare quel tumoretto, e sol dopo tagliati i te- gunienti, non avendo incontrata ombra di sacco erniario, ma una dura pinguedine peduncolata die manifestamente

188 LuiGi Calohi

attraversava la linea bianca, conobbe la vera essenza del- la malattia (1). II secondo, ciofe il Lisfranc, rimase lunga- mente perplesso intorno ad nn tumore periforme siinilmen- te lipomatoso apparso all' apeitura sottopubica in una don- na sotto gli sfoizi del partorire, e cresciuto poscia e pro- lungatosi tra gli adduttori del femore ed alia tul)erosita ischiatica. Quantunque non vi fosseio mai stati sintomi di ernia incarcerata , ed il tumore moUe in certi punti , du- ro in altri fosse afFatto irreducibile , ne offerisse alcuno degli altri segni proprii alle ernie o del forame ovale o del perineo, ma solo nel palparlo facesse sentire alcnni prolungamenti profondi ed oscuri verso la cavita della pic- cola pelvi , i quali pero mediante 1' esplorazione per il retto e per la vagina non si riscontravano per entro la detta cavita; quantunque vi fossero tutti questi sintomi negativi , e si potesse per avventura escludere il sospetto di ernia, nulladimeno determinatosi alia perfine il Lisfranc alia operazione, vi si pose con tutto quelle diligenze e cautele come se avesse avuto a fare con un' ernia sulla quale non fosse stato il menomo dubbio, certamente per il sito del tumore e per le circostanze nelle quali erasi manifestato, o per tema anco di una coniplicazione (2). Per le quali cose e piu che mai comprovato essere difficilissi- mo , anzi toccar talvolta dell' impossibile diagnosticare fida- tamente in certi casi , e quanto percio siane necessario lo studio , siccome quello che ne illumina sugli altri che ci si potessero parare dinanzi , e ne apprende dagli errori regole per non errare ; ond' e doveroso a chiunque in es- si si avvenga , accuratamente investigarli in qualunque possibile maniera e descriverli. II perche essendomi io im- battuto in uno non so se piu mi dica nuovo o difficile a diagnosticarsi , e che in diversi pareri aveva tratti que' stu- diosi delle discipline anatomico-patologiche e chirurgiche

(1) Siille ernie Meraorie anatomico-chimrgiclie di A. Scarpa Edizione se- conda. Pavia 1819 pag. 145-46.

(2) Gazelle medic, de Paris Tom. qualr. deuxieme s^rie ann6e 1836 pag. 28. 5.° Lipome simulant une hernie.

SOPRA UN VOLUMINOSO TUMORE EC. 189

clie il videro, non ho voluto lasciare di farvi sopra le piii scriipolose indagini e di farlo conoscere, acciocche coloro che si incontiassero in altro corisimile, potessero da quel- le avere e lume e scorta ne' loro giudizi , e nel determi- narsi , o no ad agire.

Forse alcuno alio annunzio di un voluininoso tumore congenito esteso dalla pelvi ai piedi in un feto che tutte avea le sembianze di quadrimestre , dira che ho fin qui divagate fuori di argoniento, e che cercando di ornare di veste non propria la cosa tento di farla apparer nuova o peregrina , mentre ne peregrina ne nuova ella e ; concios- siache ne' lihri di Tocologia si fa menzione di vasti tuino- ri deir apice o di altre parti del sacro, del pube, delle natiche , i quali tumori a se non attrassero 1' attenzione degli ostetrici se non in risguardo agli ostacoli frapposti al paito, onde in relazione di questo avrei dovuto pream- bolare sul caso occorsomi. Ma con buona venia dello am- monitore rispondero che 1' ainmonimento non ha colto nel segno; perocche o fosse la piccolezza del feto, o la po- sizione che erane naturale, o in un medesimo queste due condizioni , niente di piii facile vi fu dello sgravio del feto stesso ; onde fiior di proposito avrei tenuto proposito delle difficolta che si fatti tumori oppongono al parto. Ma se veniva meno questa importanza tocologica , altra ne sub- entrava tutta di Patologia chirurgica, tutta di diagnosi, come francesamente dicono, diff'erenziale delle ernie del visceri addominali e di altri tumori delle parti inferior! dello addome,e specialmente di quelli che muovono dal- le pareti della pelvi, o dalle regioni finitime.

Volgeva il Luglio del 1847, quando 1' egregio Sig. Dott. Enrico Venturini allora assistente alio Spedale della Vita recavasi a niia casa con il feto suddetto , ch' egli da ([ual- che giorno ottimamente conservava nello spirito di vino. Mel poneva davanti, e venivami narrando le contese in- sorte intorno la diagnosi del tumore , e pregavami che io volessi attentamente esaminarlo, e fossero decise le que- stioni per 1' anatomia. Significavami poscia, che certa Giu- ditta Amadesi poUaiuoIa, di anni 26, terzipara, gracile ,

190 LuiGi Caloki

ma sana aveva dato in luce quel feto; che soprappresa dalle doglie del parto credevasi fermamente di otto mesi, tanto essendo trascorso di tempo dacche nou aveva rive- duti i suoi ripurghi mensili ; che lo sgravio , come le ai- tre volte, ne era stato facile e pronto; die aveva espulso questo feto abnorme a difFerenza de' due bambini che tut- tavia viveanle vispi e robusti ; che ne' primi mesi di que- sta ultima gravidanza erasi oltre il dobito aftaticata nello esercizio di suo mestiere; che aveva passata la gravidanza pessimamente, durante la quale venutole ogni cibo hi fa- stidio, ne potendone verun pi'endere che ella non vomi- tasse, e datasele per soprappiii una febbretta erratica ri- belle ad ogni virtu di medicina, si era notabilmente irn- magrita e fatta cachetica, ma che finito il puerperio ave- va, come seppi appresso , ricuperata dopo non lungo tem- po, e dietro 1' uso di proporzionati rimedi la pristina sa- nit£i ; che in fine non aveva mai distintamente percepiti i moti del feto si che ella stessa era in grave timore di darlo vivo , o se vivo , non capace di perdurare in vita.

II feto parvemi ben tosto della molta importanza che le contese suaccennate facevano presiimere, e degno quin- di di tutto lo studio ; perche mia prima cura fu ritrarlo di naturale grandezza nelle tre vedute, che le Figure delle Tav. 11-12. rappresentano. Contemplandolo, subito si av- visa, che la donna prendeva forse abbaglio, quando in sul partorire dicevasi nell' ottavo mese , chiai'o essendo che le quallta, la forma del feto non sono da ottimestre, ma da qnadrimestre , o poco piu. Ho detto forse , peroc- che giudicare de' mesi di gravidanza dalle condizioni del feto se generalmente si pu6 senza fallo , pur tuttavia non si put) sempre egualmente. E per verita ne' parti gemini si vede talvolta un feto coll' aspetto di novimestre, men- tre r altro si offre colle serabianze dicevoli al sesto, o settimo mese , e talor anche a meno , senza neppur possa esservi il menorao sospetto di superfetazione ; e nelle gra- vidanze monofetali se il feto pati malattia, od e mostruo- so , o inanc6 del sufficiente nudrimento, pud parere di assai piccola eti, mentre avrebbe dovuto raostrarsi di molto

SOPIIA UN VOLUMINOSO TUMORE EC. 191

maggiore a rispetto del tempo che ben comprovata corse la gravidanza. E se lice argomentaie dagli animali , che vivono una vita fetale tiitta esteriore, all' uonio, noi veg- giaino i feti di essi tolti dalle condizioni favorevoli al loro crescimento ed al compimento delle loro metamorfosi , e posti in contrarie, linianere stazionarii, quantunque pro- seguano a vivere anche lungamente; e fra i varii esempi che me ne occorsero , tenendo dietro alio sviluppo delle ova e de' feti del Ciprinus auratus e de' Batrachi , ram- mentero due girini della Rana esculenta nou piu lunghi di un pollice, pescati in un maceiatoio suburbano in sul finire del Luglio 1840, e per piu di due mesi tenuti in una vaschetta piena di acqua potabile frequentemente rin- novata , i quali girini non piii crebbero , ne compierono veruna delle metamorfosi ad essi proprie, ma ritennero le forme che vestivano, quando furono presi, salvo che a poco a poco in lor si spense la nutrizione , ed ai primi di Ottobre anche la vita. Dietro le quali considerazioni puo ben essere stato , che F Amadesi fosse realmente , com' ella asseverava, nell' ottavo mese di gravidanza, e che il foto per inopia di alimento , o per 1' enorme tu- more in lui formatosi , che il nudrimento dal suo corpo divertisse, fosse rimasto coUe forme e nelle condizioni che a foto quadrimestre si addicono.

II quale foto era gracile anzi che no , e di cotali forme picciolette quali al sesso femmineo cui apparteneva, aver si convengono. Tranne 1' addome e la pelvi donde pende- va il voluminoso tumore, era nelle altre parti ben con- fonnato. Nello addome vedevasi subito 1' enorme tumidez- za , o corpo tondeggiante e fig. 1 . Tav. 1 1 . che dalla base del petto cadeva sull' ipogastro fino al pube, e sul quale il foto tenea naturalmente gli avanbracci piegati e so- prapposti quasi volesse abbracciarlo. Questo corpo tondeg- giante e sporgeva anche ai lati uscendo per cosi dire dai termini della cavita che lo conteneva ; ond' esso altresi appariva nella veduta posteriore in b fig. 2. Tav. 12., e ci6 dipendeva, com' e chiaro, dall' angustia di detta cavit^, e dair adattarsene le pareti quasi tutto intorno al corpo

192 LuiGi Caloui

niedesinio, come se il coinprendesseio in uii sacco distiii- to. II quale corpo era evidentemente il fegato assai graii- de e raggiiaidevole coine ne' feti soprattutto giovauissimi. Anteriormente ed inferiorniente era separato dalle regioni clie ricopi'iva, mediante il solco trasversale molto profon- do d fig. 1. Tav. 11. situato subito sopra il pube , per il quale solco s' intrometteva la parete addominale per ve- stirlo dalla parte inferiore, ed insinuavasi il funicolo om- bellicale f, clie nulla offriva di notabile. Questo solco parea dividesse col la sua profondita il corpo del feto in due parti, una superiore e 1' altra inferiore. La prima su- pina sur un piano orizzontale, e penzolon la seconda dal margine del piano medesimo, come nella fig. 3. Tav. 12., n' era dato vedcre 1' inferior faccia f del corpo e , trasver- salmente cava , e ricevente a destra ed anteriormente il funicolo ombellicale g inseritovi , dietro la quale concavi- ta terminava il solco suddetto. Sotto questo apparivano le regioni addominali che rimanevano ascose dietro il cor- po e , ed erano oltremodo strette , ed esse altresi conca- ve, cui esplorando non venivasi a contezza che racchiu- dessero visceri , e soltanto sentivasi la parete posteriore dello addome, e si distinta la colonna vertebrale , che r anteriore addominal parete sembrava informarsi da essa. Similmente depressa era la sottoposta regione del pube , la quale esplorata dava ezlandio a conoscere una diastasi assai grande de' corpi pubici per essere questi affatto car- tilaginei , e la cartilagine ad essi intermedia molto estesa. Le parti genitali esterne si erano allungate e divenute tutte anteriori.

II voluminoso tuniore a. Figure citate, pendente dallo stretto inferiore della cavita della piccola pelvi somigliava una fiaschetta a coUo troncato, e infra gli arti inferiori scendendo cadeva con il fondo fino a piedi del feto. Era lungo quasi sei centimetri, ed altrettanto largo nella mag- giore larghezza del suo ventre, e dove avea il piu grosso, misuiava la profondita d' intorno a venticinque millimetri. Aveva il color della pelle con una qualche diramazione di vene cutanee, e presentava leggieri bozze. Sulla linea

Soi'UA UN VOLUMINOSO TUMORE EC. 193

media della sua faccia anteriore vedevasi in alto la parte po- steriore,qui anteriore ed inferiore, della vulvae fig. l.Tav. 11. Jig. 3. Tav. 12., e pin sotto 1' altra fessura b pur longitu- dinale, clie era 1' ano, distaiite da quella un ceutiinetro: si erasi alluugata e fatta tutta anteriore d' inferiore che avreb- 1)0 dovuto essere naturalincnte , la regione del perineo.

Non giovandosi di altro senso che quello della vista , gli attacchi del tumore apparivano alio stretto inferiore della caviti della piccola pelvi, alia regione superiore del- la faccia interna della coscie , alle regioni glutee , che esso tumore ahbracciavano Fig. cit. Tav. 11-12. Ma il tat- to pur concorrendo sentivasi quello stretto sciolto da con- nessioui col tumore, e similmente il sacro ed il coccige ; il perche dir non potevasi tumore di queste ossa siccome molti di quelli che gli Autori indicarono o descrissero. Spingendo poi il tumore verso la cavita pelvica, mostrava di alquanto rientrare , onde nasceva agevohnente il sospet- to , cli' esso avesse radici piii profonde e recondite sia in detta cavita , o piii in alto nell' addome. Finalmente pal- pando, ed alquanto comprimendo il tumore, si aveva sot- to le dita un mollame uniforme, che acconsentiva ed al- cuna cosa avvallava, ma non tardava a ritornare nel pri- stino stato, o cio che vale un medesimo dire, era ad un tempo e soffice ed elastico.

Considerando tutte le notate particolarita dello addome del feto e del tumore risvegliavasi subito 1' idea di un' er- nia o sventramento fattosi per 1' apertura inferiore della piccola pelvi tra 1' intestino retto ed il sacro in grazia del non essersi formate piu presto che rotte posteriormen- te le parti moUi otturanti quell' apertura , e che vieppiu adimandosi i visceri usciti di sede avessero con se trasci- nato in basso il retto , e insiem con questo eziandio spo- stato ed allungato il perineo e le pudenda cosi come ve- demmo. In appoggio del quale concetto ne giovava ram- mentare per certa rassomiglianza che fingevasi col caso presente, quello a tutti notissimo registrato dall' Haller (1)

(1) Dispiit. Chirurg. Select. Tom. III. pag. 216.

T. IX. 25

194 LuiGi Calori

di un' ernia dorsale o ischiatica soprainmodo volumiiiosa che cadeva fino alia sura , ne altre difFerenze avvisavansi fia i due casi , se non die nell' Halleriano 1' ano, il pe- rineo ec. non erano traslocati, e 1' apeitura eriiiaria era soltanto a destra, inentre nel nostro quest' apertura esten- devasi egualmeute in aniho i lati, e quelle parti erano tratte fuori di sede. Ma la gran mole del tuniore supera- va di molto quella dei visceri che avrehbero per avven- tura potuto entro capirvi ; senza che il fegato era gia nel- la cavita dello addome : il perche oltre lo sventramento dovea esservi qualche cosa di piu. L' uniforme moUaine poi che il tumore dava alia mano esploratrice, avvalorava questo sospetto , e in un medesinio infirmava assai 1' idea di ernia o di sventramento, a conforto di cui non rima- neva altro che il potere far alqnanto rientrare la parte superiore del tumore; prova, a vero dire, assai debole , e che sarebbe riuscita insufficiente anclie quando il tumore , posto che il feto fosse stato vivo , avesse pe' vagiti di lui concepito un urto; perocche come ognun sa, certi tumo- ri apparsi a naturali spiragli , o ad altre parti dello addo- me hanno potuto essere in parte o in tutto ridotti , o sminuire, e sparir anco nella giacitura orizzontale e con- cepire quell' urto , e trasmetterlo alia mano dello esplora- tore, e tuttavia non erano ernie. Si aggiunga, che il tu- more insinuandosi nella cavita della piccola pelvi poteva opporre un obice ai visceri , ed impedirgliene 1' uscita. Ad ultimo introdotta una sottile siringa di gomma elastica nel retto , e spintala dolcemente saliva , e conducevasi con esso entro il cavo addominale facendo in tutto il tragitto di lei sentire al di dietro di se il tumore. Simihnente, fatta la medesima esplorazione per la vagina. Laonde la congettura di ernia o sventramento si atteneva ad assai debole filo , anzi in suo favore non aveva veramente niun saldo fondarnento.

Ma se svaniva cotale congettura, perche non sentivansi i visceri nelle regioni inferiori dell' addome ? Dove si era- no essi traslocati? Qual' era la natura del tumore? Facile non meno che naturale era pensare, che gli intestini che

SOPRA UN VOLUMINOSO TUMORE EC. 195

dovevano paiticolarmente occiipare quelle regioni , si fos- sero lecati dietio il fegato , e passati fors' anche insiem con altre parti nella cavita toracica, e quindi vi fosse uii' oiiiia diaframmatica, la quale per6 non poteva essere coinprovata, iie veramentc snieiitita se non so per 1' ana- tomia. Rispetto la natura del tumore, occorrevano poi i pill svariati pensieri. S' iinmaginava quando un lipoma li- bero o cistico, quando un tumore se non sanguigno , ana- logo ai sanguigni, quando un tumore fibroso o fibro-pla- stico. Non mancava chi lo sospettasse un tumore idrora- cbidico, dipcndente da spina bifida sacro-cocigea , quan- tunque ne uel sacro ne nel coccige si potesse sentire alcun vestigio di congenita scissione, e queste due ossa si offVissero normali, e fossero come estranee al tumore. Ve- niva pure in campo la lontanissima idea die vi potesse essere incluso un altro feto. Le quali tutte congetture e in un le ragioni surriferite pr6 e contro 1' esistenza di ernia o sventramento, non crediate, o Signori, che io me le abbia lavorate da me medesimo , ina erano quelle ve- ramente che 1' ispezione del fatto, e le Figure delleTav. cit. suggerivano. E per verita alcuni de' piii celebri chirurghi , de' quali si onora la Penisola , e de' nomi dei quali rni reputo a gran ventura poter fregiare questa mia povera diceria, un Rizzoli , un Fabbri, un F«.anzi al vedere il tu- more o le figure die lo rappresentano, me le proffersero similissime. Troppo lungo e noioso sarei , se or volessi produrre gli argomenti favorevoli o contrarii alle divisate congetture. Diio nondimeno che alcune di esse erano af- fatto inainiiiissibili come le due prime, e quella di tumo- re idrorachidico per ragioni che facilmente desumonsi da quanto ho detto intorno le qualita esterne del tumore, e le condizioni del feto , e che le altre non avevano ve- runa prova certa e secura ; prova che la sola dissezio- ne poteva fornire, onde non frapposi dimora a metterla ad atto.

Introdotto un sottile specillo a punta ottusa nell' inte- stino retto e spintolo in alto ed a sinistra, incominciai a tagliare da questo lato longitudinalmente la pelle accanto

196 LuiGl GaLORI

di detto intestino , e dippoi proliingai inferlonnente il ta- glio nella niedesima direzione. La pelle era sottile , e non ofFriva sotto di se il menoino vestigio di paniiicolo adipo- se, e cio conveniva con lo stato di gracilitu e scarsa uu- trizioiie del feto. Levata la pelle con precauzione ed al- cun poco approfondati i tagli m' incontrai nelle membra- ne b, b, c, c, d , <^ fig. 4. Tav. 13., producimenti d(dle fascie superficiali e pelviche , che avvolgevano generalnien- te il tumore; ai quali involucri si aggiugiievano nella par- te superiore, e specialmente posteriorc anclie i musco- li soprattutto glutei e. Tagliate pur lougitudinalmente queste fascie, e sviluppate in parte d' attorno il tumo- re, e rovesciate esternamente da ciascun lato, la segna- ta Z> , traeva seco a destra 1' intestino retto /, ad essa attaccato. Al di dietro del retto vedevasi un lobo distin- to , involto in una tonaca cellulosa propria, il quale sem- hrava inferiormente separato da un prolungamento della membrana piii interna d , prolungamento die s' internava nel tumore. Tra la parte superiore di questo lobo ed il retto ci era una fessura, per cui penetrawisi nella pelvi , e dietro cui insinuavasi altresi il lobo coll' intestino men- zionato nella pelvi medesima. Esplorato diligentemente il lobo per conoscere se contenesse alcun viscere , e non sentito che un indistinto mollame come cameo, diedemi ad approfoudare a poco a poco il suddetto taglio longitu- dinale si nel lobo come nel restante del tumore, finche li ebbi divisi in due meti, e fatto cosi certo die il tu- more nessun viscere capiva, asportai tosto insicme con la meta sinistra del medesimo 1' osso inuominato corrispon- dente e la corrispondente meta della parete addominale , come appunto si avvisa nella fig. 5. Tav. 13. Allora tutto messo in vista, svaniva bene qualunque congettura non diro di ernia o sventramento attraverso lo stretto inferio- I'e della piccola pelvi , congettura dimostrata gia insussi- stente , ma di ernia diaframmatica ; die tirato alcun poco anteriormente il fegato apparivano dietro lui raccolti ed aggroppati gli intestini insiem con lo stomaco e la mil- za ec. i quali intestini erano sottili auziche no, e con

J

SoPK\ UN V0I.UMIN050 TUiMORE EC. 197

tale disposizionc di giri e torciinenti , quale sarebbe coii- venuta a feto di ininore eta, e trovavansi in oltre gli or- gani geiiito-iirinarii nonnahnente costituiti e situati. Ri- spetto al tumore poi vedevasi per uii canto 1' altezza cui aggiugiieva, e chc era al terzo superiore del sacro , suUa cui faccia anteriore poggiava senza aderire, ed il suo na- turale svlluppo o scioltezza d' altorno alle parti ond' era circondato, lasciando da parte stare il retto, die trovam- mo unito ai suoi invogli ; la quale scioltezza rendeva ra- gione, perche esso spinto in alto, alquanto risalisse cntro la pelvi ; e per 1' altro canto la sua struttura era bella- niente dimostra. II lobo situato dietro 1' intestino retto, e che a prima giunta ne senibro, come dissi, distinto , si era veramente, e di altrettali masse j)iu o nieno volu- minose era compbsto il restante del tumore; masse fra loro separate , e in un niedesimo insiem riunite mediante una cellulare fmissima. Queste masse erano formate di molti grossi strati concentrici quasi a somiglianza di una cipolla, i quali constavano di una sostanza molle, piutto- sto omogenea, qua gialiastra, hi di un giallo piu carico, ed altrove tendente all'ocraceo, la quale pigiata fra le dita subito acconsentiva, e si riduceva a meno lasciando in liberta i liquidi ond' era conq)enetrata , e poco o pun- to aveva di nutuoso. Qiiantunque il tumore non fosse fre- sco , ma fosse rimasto per alcun tempo immerso nello spirito di vino, voUi nondimeno tentame 1' esame micro- scopico. Esplorata la descritta sostanza prima ad un in- grandimento di 280 diametri, poi di 500, mi fu dato di scorgere in una maniera non equivoca : 1.° un certo nu- mero di globuli rossi del sangue, coniecche fossero in gran parte sguisati , 1' alterata forma de' quali piacquemi per maggiore certezza riprodurre col sangue preso da una placenta fresca tenuto per alquanti giorni immerso nel- r alcool : 2." gli elcmenti delia fibrina coagulata, i quali erano in niolto maggior copia di que' globuli , e de' quali altresi cercai di accertarnii col niedesimo confronto : 3." al- quante minutissime cellule di grasso: i." una moltitudine di cristalli, parte de' quali sembravano di colestrina, ma

198 LuiGi Calori

il niaggior numero erano di diversa forma e rassembravano qiiolli deir emato-globulina. Onde poteva concludeisi con- sistcre il tuinore di sangiie stravasato. Ma per rimuovere qualunque dubbio da questa conchisione ebbi ricorso al- r analisi chimica. L' egregio Operatore Ghiinico di questa nostra Universita , il Sig. Dott. Rota si presto gentihnen- te alia iristanza cbe io gliene feci. Trovo egli in 100 par- ti di tuniore :

Fibrina 70

Grasso 15

Membrane (ridotte per la bollitura in gelatina). 15

100

L' analisi chimica dunque poneva il suggello al rlsulta- menti cbe ne aveva dati 1' esame microscopico ; ed il tu- more constando per la massima parte di fibrina avrebbe potato dirsi col Velpeau e col Lebert (I) tumore fibrino- so. Se non cbe fare di cotali tumori una specie novella punto non mi quadra ; conciossiache la fibrina stravasata non costituisce le neo-formazioni omologhe od eterologhe cbe elle sieno , ma il fondamento , o per me' dire il bla- stema , in cui e da cui banno nascimento e vita : ond' e cbe non potendosi del loro principio od origine comune fingere un ente separato o distinto dalle medesime , la specie de' tumori fibrinosi torna inammissibile , siccome non consentita dalla Patogenesi; ed a gran senno il Le- bert nella nuova sua grandiosa opera che sta pubblican- do (2), ha, a parer mio, adoperato coll' osservare un

(1) Physiologic palhologiqiie Paris 1845. Tom. 2 pag. 83.

(2) H. Lebert. Traile d' Analhomie Pathologique g^o^rale et spcciale etc. Paris 1856-66-57.

Soi'IlA UN VOLUMINOSO TUMORE EG. 199

peifetto silenzio intorno cosi fatta sorta di tumoii , alnieno per quanto lio potuto rilevare da ci6 clie ne ha fin qui mandate in luce. lo per me tengo che il tumore non potesse nei caso nostro definirsi, ed altro non fosse die un blastema fibiinoso solido organizzabile involto da delicate membranelle cellulose, nellc quali il microscopio mostra- va de' minutissimi vasi capillari. E qui, o Signori, ca- drebbe di favellaie suUa etiologia del tumore. Intorno la quale io per veritii nulla posso dire ; imperocche dalla storia clie vi ho recitata , non traesi di niuna guisa la ca- gione che ha determinata o la rottura de' vasi, o la dila- tazione morbosa de' pori delle pareti vascolari , onde il sangue n' escisse. Vero e die 1' Amadesi ne' primi mesi di gravidanza si affatico nell' esercizio di suo mestiere ol- tre il convenevole a donna incinta, ma que' primi mesi si riferiscono a gravidanza ottimestre , ad ammetter la qua- le non abbiamo che 1' appoggio di alcuna possibilita , co- me mostrai sopra , e menomamente ombra di certezza : il perche qualunque ipotesi su ci6, per sembiante che ella avesse di veriti, subito crollerebbe siccome fabbrica eretta suUa sabbia. Non mi ristaro tuttavia dal proporre una congettura , la sola concessa nel caso presente , che lo stravaso , qual se ne fosse la cagion prossima e remota , non abbia avuto effetto tutto ad un tratto, ma a riprese, posto mcnte alia struttura del tumore, e alle sunnotate diverse gradazioni di colore nella sua sostanza , ed avuto riguardo a cio , che quando fossesi tanta copia di san- gue travasata in una sola volta , sarebbe senza fallo ve- nuta meno la vita del feto , ne quindi avremo avuta quella gran mole di tumore cosi configurata e costrut- ta , ne quel traslocamento si grande del retto , come ho descritto.

Quando si confronti il caso narratovi co' registrati dagli Autori , grandi e ragguardevoll difFerenze ne si pareranno davanti per distinguerlo. Posti da parte i tumori non diro gia della testa, della nuca, o del collo, delle clavicole, del dorso , de' lombi ec, ma quelli eziandio che occorse- ro ndle regioni superiori dciio addome, siccome estranei

200 LuiGi Caloki

al nostro soggetto , e iion considerati die quelli die iii- contransi d' intorno alia pelvi, o iie' Inoghi finitimi , non tioviamo verun tuniore dello stretto inferioie della caviti dolla piccola pelvi, ma tiitti o del pube, o del sacro e specialniente del suo apice , o delle naticlie. E quanto ai priini , una sola osservazioiie ini e a coiitezza , e fu rac- colta c consegnata da Ozaiiain al Tom. LX del Jounial ffen^r. de Med. Trattavasi di un enorme tumore fluttuan- te situato davanti il pube, il quale tumoie lungo il parte si ruppe , e diede una strabocchevole copia di liquido sie- roso, e non pertanto il feto pote uscir vivo (1). Chiaro e dunque , die questo tumore altro non era che una cisti idro[)ica probabilmente di nuova formazione, e quindi non avrebbe potuto di iiiuna guisa essere confuso con quello die lio descritto. I tumori del sacro attaccati di solito al suo apice ed al coccige sembrano aver tutti avuta origine da spina bifida, ed essere stati tumori idroracliidici ; e la storia ne commemora de' soprammodo voluminosi , e tali da eguagliare la testa di un feto, ed anche superarne quasi del doppio la mole , si che riusciti d' impedimento al parto si fuiono le piu volte durante il medesimo da se, o per r arte squarciati , e n' ebbero subita morte i feti , mentre un' assai minor mole di cosi fatti tumori lor per- mise di venir vivi alia luce, e ne fu dato di curarli anco con felice successo : di che fa pure amplissima fede la Memoria recentemente pubblicata dall' Egregio Sig. Dott. Berardi di una iieonata colla coda per spina bifida, da lui felicemente curata e guarlta (2). Ma questi tumori idrora- chidici al pari dell' antipubico surriferito sono troppo di- stinti da quel del nostro feto , e ognun ne vede di pre- sente le differenze. E per verita il sacro ed il cocci- ge del nostro feto erano, come notai altra volta , affatto

(1) Velpeaii. Traito complet de 1' art des accoiicheraens Bnixelies 183S pag. 370.

(-2) Di una neonala colla coda per spina bifida e della ciira radicale della raedesima. Meraoria del Dolt. Raffaele Berardi. Ancona 186S.

SopHA UN VOLUMtNOSO TUMORE EC. 201

liberi , ed apparivano distintissimi con normale conforma- zione a traverso la pelle , ne al tatto niente d' insolito ufferivano ; ed il tuniore moveva evidentemente d' altroii- de : senza che non era ne fluttnante, ne trasparente, non diminuiva sotto la pressione, la quale, se il feto Ibsse stato vivo, non avrebbe certamente prodotte ne convul- sioni , ne paralisi , ne stupore ec. ; ne il tumore avrebbe mostrato veruno di que' cambiamenti, che nello alternare de' moti respiratorii , or giu salendo , or risalendo il flui- do encefalico-rachidiano , talvolta presentansi ne' tumori idrorachidici. Ma il tumore, col quale a prima giunta avrebbe potato confondersi , era quello delle natiche os- servato e descritto dai chiarissimi Professor! Pantaleo e Piazza, e del quale fa cenno, e riproduce la figura il Ba- locchi nella nuova edizione del suo Manuale di Ostetri- cia (1). Questo tumore era di forma ovoide ed assai volu- minoso , e misurava nel suo grande asse 28 centimetri , e 1 8 nel piccolo : aveva una superficie eguale , levigata , ed era cedevole ed elastico , pieno di liquido , diviso in due celle, facilmente operabile. Scendeva semplicemente dalle natiche ; e 1' infante venne figurato come assiso sul mede- simo. Confrontandolo con la veduta posteriore del nostro feto fig. 2. Tav. 12. sembra a prima vista vi abbia la mag- gior analogia, ma per poco che vi si fermi su 1' occhio, ben tosto scernesi questa prima importantissima differen- za , che nel caso riferito dai succitati Ostetrici Palermi- tani il tumore era appeso alle natiche che rimanevano in parte libere, ed il neonato poteva naturalmente sedere sul medesimo, mentre nel nostro le natiche invece di prestare attacco al tumore gli servivano d' inviluppo, ed il tumore era interno , o per dire piii esatto infra le na- tiche stesse, e non a queste esterno od inferiore, ne da queste dipendente ; in una parola moveva di Ik dove 1' u- mana figura comincia ad essere forcuta. D' altra parte il

(1) Manuale completo di Ostetricia ec. del Dott. Vinceozo Balocchi. Firen- ze 1866 parte seconda pag. 702-3-4 fig. 129.

T. IX. 26

202 LuiGi Galori

tumore assecondaiido lo stretto inferiore della piccola pel- vi si spingeva in avanti fino al pube, e diventava ante- riore spostaiido e traendo fuori di cavita 1' intestino ret- to, spostando ed allungando il perineo, c le parti geni- tali esterne ; ed oltre cio sentivansi intorno al tumore i limiti di quello stretto. Le quali tutte particolarita indi- cavano provenire il tumore dalla cavita pelvica, e non dalle parti moUi onde la pelvi e circondata ; e se si ag- giunga quel suo alquanto risalire in detta cavita spinto die vi fosse, come si noto da principio, neppur dalle os- see della pelvi medesima. Taccio la forma nn po' schiac- ciata del tumore, le sue leggieri bozze, la sua niuna ti'a- sparenza , il suo nuUo fluttuamento , e la semplice sensa- zione che esso al tatto rendeva di un mollame uniforme come carneo. Tumore cosi fatto, iieppure se il si volesse, potrebbe confondersi o con quel delle naticbe, o con quel per spina bifida sacro-cocigea , e molto meno col- r antipubico suddiscorso. Ne' libri di Ostetricia e di Chi- rurgia cbe mi e stato concesso di consultare, io non mi sono imbattuto in nulla di simile ; il perche potrebbesi questo caso avere per nuovo : dico potrebbesi ; perocche chi mai presumerebbe di avere notizia di tutti i fatti scritti nei fasti dell' arte? Ma sia egli nuovo, o sol dei men saputi e cogniti , una cosa , a parer mio , notabilissi- ma e, che questo tumore, siccome sciolto da connessioni colle parti circonvicine , ne molto addentro penetrate in cavita , sarebbesi potuto agevolmente levare , e riporre il perineo ed il retto nella loro jJiopiia sede. La quale cir- costanza non e di lieve momento , quando si consideri che il tumore avrebbe senza difficolta di sorta potuto es- sere in un feto vivo, e capace di perdurare la vita. II caso dunque merita non solo 1' attenzione de' Patologi chirurghi , ma de' Chirurghi eziandio operator! , i quali pei lumi da esso porti vedranno, se in infanti vivi e robu- sti , che presentassero un tumore eguale o consimile, si possa e si debba o no aver ricorso ad una operazione, e potendosi non torni lor dannoso e funesto, ma a pro ed a scampo della vita, oppure se vanita e stato il pen- siero che io ne ho concetto.

SOPKA UN VOLUiMINOSO TUMORE EC.

203

Vogliate, vi prego, o Signori, accogliere coUa vostra solita beiiigiiitu 1' umile tribute da me porto alia nostra Accadeniia , col quale io non tengo gia di averla soddi- sfatta come alia sua dignita sarebbesi convenuto, ma di averle solamente mostrato il mio buon volere. La novit^ o rariti del fatto compensi la non proporzionata offerta, e la sapienza onde siete a gran dovizia forniti, sopperisca alia poverta delle mie considerazioni.

SPIEGAZIONE DELLE FIGIJUE

TAVOLA 11.

Fig. 1. Rappresenta im vohiminoso liimore congenito estcso dallo stretlo iii- feriore della cavity ilella piccola pelvi ai piedi in im feto femmineo che serabrava di circa qnaliro mesi. Vediita anteriore. Qiieste e le allre figu- re delle due Tavole che segiiono, ritraggono gli oggelti di naliirali di- mensioni.

a, i\ tiimore che offi'e una superficie convessa, un po' ineguale e bernocco-

hita con qualche diramazione di vene cutanee. bj ano.

c , parli gcnitali esterne.

d, soico assai profondo corrispondenle alle regioni ombellicale ed epicoliche

non che all' ipogaslro. II fondo di questo solco risponde alia colonna lombare , e alia base del sacro. Attesa la profonditi di tale solco, e dielro 1' esplorazione del tumore si concepiva il sospetto che gl' intestini fossero passati per lo strelto inferiore della cavita della piccola pelvi nel tumore, e che questo fosse complicato ad ernia o sventramento.

e, enorme prorainenza fatta dal fegato.

f, funicolo ombellicale.

TAVOLA 12.

Fig. 2. Veduta posteriore del medesimo tumore.

a, il tumore suddetto compreso superiorraente dalle natiche. 6, V enorme prominenza del fegato.

c, caviti addominale mollo ristrctta in corrispondenza del solco notato d nel-

la precedente figura.

d, funicolo ombeliicaie.

Fig. 3. E destinata a dimostrare il solco d notato nella fig. 1. non che I'aii- gustia e forte avvallamenlo dello addome sotlo il fegato in corrispondeu- za del solco predetlo. A tale oggetto si 6 posto il feto supino sopra un piano orizzonlale con la porzione di corpo superiore al solco, e se ne I lasciata cadere penzolone la inferiore dal margine del piano medesimo , onde questa si vede di prospetio, quella in iscorcio.

a, il lumore pendente dallo stretlo inferiore della caviti della piccola pelvi.

b, ano.

SOPIIA UN VOLUMINOSO TUiMORE EC. 205

c, parli gcnitali eslerne.

d, porzionc di addoinc soltoposta al fegato , la quale ft concava e strettissi-

ma , e sembra non conlcnga alciina parte di visceri , o di tubo intesli- nale.

e, 1' enormc volume del fegato, nella ciii faccia concava apparisce la fos-

sa f, Delia quale s' inscrisce il funicolo ombellicale g.

TAVOLA 13.

Fig. 4. Rappresenta i! tumore e la faccia anteriore dell' addome, delratti i comtini integuinenti, e sollcvati gli involucri di quello. L' intestiuo ret- to £ portato in alto e a destra.

a , il tumore spoglio delta pelle.

b , h, la pill csterna delle membrane o degli involucri del tumore.

c, c, il sno involucro medio.

d, d, altro involucro ciie nianda proliingamenii entro il tnmore, i quali ne

raccliiiidono come in saccbctti la soslanza. Cj porzione di muscolo gluleo grande.

f, inlestiuo relto spinto in alto e a destra.

g, g, coscie Ironcale.

h, costrizione ed avvallamenio dello addome sotto il fegato.

i, la grande promincnza del fegato.

k, funicolo ombellicale.

1,1, muscoli rciti addominali.

m, m, muscoli obbliqui esterni dello addome.

Fig. 5. II tumore taglialo perpendicolarmente e mostralo di fianco dalla su- perticie del taglio. L' osso innominato sinistro e la meta sinistra della pareic anteriore dell' addome sono state levate, acciocchS si vegga 1' al- tezza cui aggiugne il tumore, i suoi rapporti colle parti circonvicine , e la disposizione de' visceri addominali.

a , mt\k destra del tumore veduta dalla superficie del taglio , e mostrante una

struttura di lobi formati di strati concentrici. h, sacro.

c, intcstino retio , il quale offre in

d , V oriiizio anale.

e , porzione sigmoidea del colon.

f, intestini tenui raccolti ed aggroppati dietro il fegato.

g, fegato. h , milza.

i , rene sinistro. «, il suo uretere.

206

LuiGt Caloki

k, vescica urinaria.

/, vagina.

m, iilero.

n , ovaia e troniba faloppiana sinistra.

o , fiinicolo ombellicale.

p, vena ombellicale.

q, arteria ombellicale sinistra.

Mem . roiii IX.

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SOPRA m\ OPINIONS liSTRONOniCA

DI DANTE ALIGHIERI

OEh DOTTOR DOIIIEMCO PIANI

( Letta nclla Sessione del 14 Gennaia 1858.)

Quando colui , che tutto il mondo alluma , Deir emisperio nostra si discende , Che il giorno d' ogni parte si consiima ;

Lo del, che sol di lid prima s' accende , Subitamente si rifa parvente Per molte luci , in che una risplende.

Parad. C. XX. v. 1-6.

0,

'pinava dunque il divino Poeta, che le stelle non risplendessero di luce propria , ma quella del sole riflet- tessero. Ora a qual filosofo , a quale astronomo attinse egli cotal sentenza?

II beneinerito cominentatore Lombardi dice , essere « o la stessa , o non molto dissiniile da quella che riferisce Seneca sostenuta da grandi uomini, che sieno le stelle solida quaedam terrenaque corpora >>

Ma giova riportar per intero il passo delle Questioni Naturali ( lih. 7. cap. 1 ).

« At mehercules non aliud quis aut niagnificentius quae- sierit , aut didicerit utilius, quam de stellarum siderumque natura : utriuii flamiiia contracta, quod et visus noster at- firmat, et i|)suin ah aliis fluens lumen, et calor inde de- scendens : an non sint flaminei orbes, sed solida quaedam

208 DOMENICO PlANI

tenenaque corpora, quae per igneos tractus labentia inde splendorem trahant, coloretnque, non de suo clara. In qua opinione magni fuere viri , qui sidera crediderunt ex du- re concreta , et ignem alienum pascentia. Nam per se , inquiunt , flainnia diffugeret , nisi aliquid haberet quod teneret , et a quo teneretur \ conglobatamque nee stabili inditam corpori profecto jam mundus turbine suo dissi- passet. »

Voglio ben concedere al Padre Lombardi che la sentenza di Dante non sia molto dissimile da quella de' Pitagorici , abliellita da Diogene ApoUonide, e riferita dal filosofo la- tino, negando tutti la luce propria delle stelle : ma non e certo la stessa , troppo divario correndoci dal rimbalzar la luce solare all' asportar materia luminosa dalla sfera del fuoco, o da altro serbatoio di luce die la Stella at- traversi nel suo cammino.

Ne vale obbiettare che quella una luce , la qual risplen- de nolle stelle, non e specificato esplicitamente dal Poe- ta esser la luce solare ; onde potrebb' essere egualmente la luce disseminata per lo spazio che le stelle attraversa- no , la luce che il fiat dell' Onnipotente creava unica , e innanzi che sole e stelle creasse. Imperocche 1' Alighieri commenta se stesso nel Convito, dove del sole si afferma che di sensihile luce se prima, e poi tutte le corpora cele- stiali , e elementali allumina. A ci6 arroge , che 1' argo- mentazione di Beatrice nel 2.° Canto della stessa Cantica del Paradiso, sul soggetto delle macchie lunari, non sa- rebbe di alcun valore , se le stelle avessero luce propria, e non riflettessero invece , al par della luna , la luce del sole, siccome ben notava il Venturi. Arroge ancora il pas- so ben esplicito del Canto 23.°

« Vid' io sopra niigliaia di lucerne

Un Sol , che tutte quante 1' accendea , Come fa il nostro le viste superne. »

Dante adunque non assentiva a' Pitagorici , ma con Pla- tone, con Metrodoro di Chio, con Plinio, con Albategnio,

SoPRA UNA OPINIONE ASTRONOMICA DI DaNTE 209

con Vitellione credeva che le stelle ricevessero il liiine dal solo.

Recliiam le parole del naturalista latino. « Eoruin ( errantiuin siderum ) medius Sol fertur, am- plissirna magnitudine ac potestate : nee teinporuni modo tenai luiKjiie , sed siderum etiatii ipsoruin , coelicjue rector. Hunc iiiiiudi esse totius animum, ac planius mentein : liiinc principalc naturae regimen, ac numen credere decet, ope- ra ejus aestimautes. Hie lucem rebus ministrat, aufertque tenebras : bic reliqua sidera occultat, illustrat : liic vices tempoiuui, annmnf[ue semper renascentem ex usu natu- rae temperat : bic coeli tristitiam discutit , atque etiam bumani nubila animi serenat : bic suum lumen caeteris quoque sideribus fenerat. Praeclarus , eximius, omnia in- tueiis , omnia etiam exaudiens (Hist. lib. H. 6). »

Se ne leviamo qnaiilo bavvi di esaggerato, o di pan- teistico, r inno di Plinio si riassumera nell' energica frase di Dante , cbe altrove appella il Sole lo ministro maggior delta Natiira ( Parad. C. X. v. 28 ).

Or negbi cbi puo, cbe non avesse il poeta 1' occbio rivolto al naturalista , quando formo quella frase , e quan- do asseri risplender nelle stelle la sola luce del sole.

Cbe se questo persamento e erroneo, non e 1' errore dell' ignoranza, e 1' errore della scienza cbe ha sbagliato un' illazione.

Sulla sola testimonianza de' sensi si dovean credere lu- mlnosi eguabnente tutti i corpi ce\est\ ; flamma contracta, flammei orbes , quod visas noster affirmat ( come dice Se- neca ): e si credettero. Cosi il caldeo Beroso ci spiega le fasi della luna , supponendovi un emisfero luminoso e 1' al- tro oscuro, e facendola rotare per guisa cbe successiva- mente presenti alia terra tutte le parti della sua superfi- cies onde la vediam plena, quando ci volge 1' emisfero luminoso ; la perdiamo di vista , quando ci volge 1' emisfe- ro oscuro; scema ci appare, quando ci presenta un emi- sfero , di cui una parte appartiene all' emisfero luminoso , un' altra all' oscuro.

Questa spiegazione era ingegnosa : e noi pure , per T. IX. 27

2 1 0 DOMENICO PlANI

ispiegare il fenomeno delle stelle cangianti ( come ad e- seiii[)io la testa di Medusa , die nello spazio di Ire gior- ni passa ilalla seconda alia quarta grandezza ), supponianio die r astro rotando ci ])resenti successivamente le sue parti ill diverso grade lurniiiose.

Era ingegnosa, ma noii vera. E la falsiti\ poteva rico- noscersi osservando bene la faccia della luna che, tranne una lieve oscillazione ne' lembi , si riman sempre la stes- sa, sempre Caino e le spine, come pur dietro 1' opinioiie del volgo dice il divino Poeta. E prescindendo da questa osservazioiie , doveva considerarsi il fotto degli ecclissi to- tali di luna, a produrre il quale si rendeva necessario oh' essa dal presentarci 1' emisfero luminoso dovesse di repente passare, come per dispetto, a presentarci 1' emi- sfero oscuro, compiendo in poc' ora la variazione di mez- zo mese ; sicche il moto rotatorio, regolare sempre e len- to, dovea tutto ad un tratto, senza che apparisse causa perturbatrice, diventar velocissimo, per tornar lento e re- golare di nuovo dopo 1' ecclisse.

Queste difficolta obbligarono a cercare altra spiegazione delle fasi luiiari : e avvertendo la relazion delle fasi colla situazione rispettiva di sole e luna, fu agevole riconoscere ch' esse dipendevano dal non esser la luna luminosa, ma ricever la luce dal sole.

Qui alcuno non mi lascera proseguire, e mi chiedera , come mai i tanto celebrati astronomi caldei potessero igno- rar la ragione delle fasi lunari, essi che avean trovato i peiiodi luni-solari , co' quali potevano predir 1' epoca del ritoruo non pur delle fasi, ma ancora degli ecclissi di lu- na o di sole. Rispondero , parermi che alia invenzion dei periodi basti possedere una numerosa serie d' esatte osser- vazioni , e istituire tin accurato confronto de' fenomeni os- servati ; in somma che basti 1' empirismo , e non vi biso- gni grande potenza di raziocinio , come si richiede per risalire alia ragione de' fenomeni stessi.

Qual che ne fosse la causa, presso i popoli piu anti- clii le umane discipline sembrano non essere state altro che notizie ; scienze divennero, quando passarono a' filosofi

SOPRA UNA OPINIONE ASTRONOMICA DI DaNTE 211

(li Giccia, i quali non paglii d' essere spettatori ed anno- tatori de' fatti naturali , vollero eziaiidio reriirn cognoscere caiissas. Essi fnrono ragionatori : ed aiiclie troppo ; perche inolti di loro trascurarono 1' osservazione, e spesso ragio- naiido bene sopra premesse o false , o arbitrarie , riusci- roiio a conclusioni o fallaci , o sospette.

E che prima de' Greci vi fossero nozioni mcdiclie , ma non scicnza medica , mi par dimostrato dalia stoiia : che prima de' Greci vi fossero nozioni geometriche , ma non scionza geometrica , s' inferisce pur dalla storia , la quale attiilniendo a Talete certe veriti palpabili, die non po- tevano essere sfiiggite agli anticbissimi (come 1' eguaglian- za dogli angoli alia base del triangolo isoscele ,6 1' egua- glianza degli angoli opposti al vertice ) , ci viene maiiife- stamente a dire cbe i predecessori di Talete le conobbe- ro solo empiricamente , e che questo filosofo fii primo a trovarne la ragione.

Or qual meraviglia che prima de' Greci vi fossero no- zioni astronomiche , ma non scienza astronomica ?

Pure , se taluno non vorra concedere che abbiasi a ri- conoscer Beroso quale legittimo rappresentante di tutta la sapienza caldaica , non verremo al sangue per questo , co- me i Don Chisciotti per le lor Dulcinee, non avendo io alcuno interesse a deprimere gli astronomi di Babilonia per innalzare oltre il giusto quelli di Grecia.

Ma fosse per opera de' Greci , o de' Caldei , fu ricono- sciuto pur una volta che la luna non isplendeva di luce propria: tanto die Aristarco Saiiiio pote dar cominciamen- to air aureo sue libro De magnitudinibiis ct distantiis So- lis et Lunae col Postulato = Lunam a Sole lumen acci- pere =.

Trovato che la Luna ricevea la luce dal Sole, con trop- po ardita analogia si fermo per molti che da esso pur riceveanla tutte 1' altre Stelle, Fisse od Erranti. Altri continuarono a crederle globi di luce: pensarono altri che oscure di lor natura , si rivestisser di luce nel passare a traverso di lucidi strati. Aderi Plinio alia prima sentenza; alia seconda Cicerone, o almeno il suo glossatore Macrobio;

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Seneca parve propendere alia terza. Che nell' anticlut4 alcun liinitasse quella analogia a' soli Pianeti, come sa- rebbe pur stato iiatiuale e ragionevole , non e rimasta memoria : e per trovare (juesta vera opiiiione ci convien discenilere fino all' eta di Copernico. Allora fu detto , i Pianeti esser Terre , Soli le Fisse : esser queste incompa- rabilniente piii grandi della nostra Terra; e se non sem- brano altro die pnnti splendenti , doversene accagionare r enorme distanza die da noi le divide.

Ma torniamo alle antorita filosoficlie ed astronomiche die dovean determinare 1' opinione dell' Alighieri.

Recammo gik le parole del naturalista latino , che sem- bra avere attinta la sua sentenza al Tinieo di Platone , ed a Metrodoro di Cliio , il quale, al riferir di Plutarco ( De placitis philosophorum cap. 17) disse illustrari omnes Stellas a Sole , ah eoque suum lumen recipere.

II principe degli Astronomi Arabi , Albategnio ( De nu- meris stellaruui et motibus , cap. XXX ) , dopo aver par- lato degli ecclissi lunari, soggiunge , che F altre stelle ( ne fa distinzione da erranti a fisse ) non possono ecclis- sarsi , perche 1' ombra terrestre non arriva fino a lo- ro. Dunque se vi arrivasse , si ecclisserebbero : dunque , in sentenza d' Albategnio, gli astri tutti ricevon la luce dal sole.

E il dotto polacco Vitellione , il qual visse poco innan- zi a Dante , nel sno famoso Trattato d' Ottica ( lib. 4. prop. 77), dopo spiegate le fasi hinari, vien soggiungen- do ^ Non apparet autem hoc visibiliter in stellis aliis a Luna, propter ipsarum magnam remotionem a visu ^. Dunque , se fossero piu vicine , se ne vedrebber le fasi : dunque, in sentenza di Vitellione, le stelle tutte ricevon la luce dal sole.

A noi riesce ben facile il confutare questa sentenza : perche il Sistenia Gopernicano, introducendo 1' elemento della parallasse annua, ne da facolt^ di riconoscere per immensa la distanza delle Stelle dalla Terra e dal Sole , ( non minore di diciasette bilioni di iniglia geogi'afiche ) ; onde la luce solare giunge a loro immensamente indebolita,

SOPRA UNA OPINIONE ASTRONOMICA DI DaNTE 213

e da loro riflessa arriverebbe a noi affatto iinpercettibile. Laddove nel Sistema Tolemaico, rnancando quelT elemen- to della parallasse annua, non v' era ragione di collocar ie Fisse niolto al di la di Satuino ; e potevano , come i Pianeti , essere a noi visibili per riflessa hice solare. E difatto, quando Galileo ebbe scoperte col suo telescopic le fasi de' Pianeti, 1' anti-copernicano Scheinero non man- c6 di dire nelle Disquisizioni Matematicbe ^ si Erronibus a Sole luceni affluere fatemur, cur idem Fixis denegemus causa niliil est =.

Poiclie agli anticbi sostenitori della luce propria delle Stelle non soccorreva, come a noi, la ragione della di- stanza enornio , qual' altra di gran peso potevano produr- ne per convincere gli avversari loro? Eccola nel Com- mento di Macrobio al Sogno di Scipione (lib. 1. cap. 19) = quod illae supra Solem locatae in ipso purissimo aethe- re sunt , in quo onine quicquid est , lux naturalis et sua est =. E per siffatta ragione , degna piu di Scipione so- gnante, che dello svegliato chiosatore, doveva il divino Poeta abbandonare il sentimento di Plinio , e degli Astro- nonii Arabi , che aveansi anche a riguardare quali depo- sitari delle tradizioni de' sommi Astronomi Alessandrini? o poteva egli prevedere gli argomenti di Galileo, di Car- tesio , e de' lor successori? Eppure il Venturi, che sembra aver preso a commentarlo per rilevarne ogni piu lieve di- fetto, gli fa colpa d' avere abbracciato V opinione di alcu- ni podii , che non riconoscono luce propria ne meno nelle stelle fisse.

Quando fossero pochi , lo impareremmo volentieri dal- r interprete censore. Ora non sono ne molti , ne pochi , ma nessuno. AH' eta del Poeta erano inolti , e della piu venerata autorita. E all' eta del Poeta dovea trasportarsi il Comnientatore, non trasportare il Poeta all' eta nostra: dovea riflettere, essere ufficio di poeta 1' esprimere cou nobilta ed efficacia , non il riformare la scienza de' con- temporanei ; allora solo meritar biasimo , quando ignora cio che i conteinporanei non ignorano, o dalle nozioni posse- dute trae conseguenze non vere, come ad esempio il sonimo

214- DOMENICO PlANI

diaimiiaturgo inglese, che fa noniinar Catone e Galeno a' coetanei di Goriolano, e suppone che s' arrivi in Boe- mia pel mare che hi circonda , e come il fervido Suhno- nese , il quale, conf'ondendo il moto diurno col moto an- nuo, introduce il Sole ad islriiire quel suo ragazzaccio sul modo di condune il fulgido carro fra tutte quelle bestie dei dodici segni del zodiaco, di cui non aveva a percor- rere che un grado solo. Pertanto vediamo il Tasso essere tanto scrupoloso in Geografia da doverne meravigliare il Cliateaubriand suUa lliccia de' luoghi , e 1' Ariosto aver cura di scusare una topografica inesattezza con uno di que' supposti che son divenuti troppo familiari a' nostri Geologi (Fur. C. XLII. st. 20 e 21 ).

Che se nella scienza de' contemporanei sono opinioni false, il hiasimo non dee ricader sul poeta, che le espri- me, ma sui filosofi che ne furono autori o sostenitori. Ed anche a questi non si pu6 esser troppo largo di riguardi. Ben sapendo che non vediamo piu lungi degli antichi, se non perche siam montati sulle loro spalle, noi non ci farem certamente a deriderli per qualche al)baglio : e se mai ci abbattiamo ad alcun di loro, il quale non abbia mostrato tutta la saggezza del Maestro di color che san- no , e di quel somino Ippocrate che Natura agli animali fe' ch' ella ha piu cari , avrem la bonta di rammentarci , che anco fra' moderni penetro lo spirito di vertigine; che avemmo il magnifico sistenia della Terra girante attorno alia Luna, avemmo le profonde disquisizioni sul dente d' oro, avemmo la pietra filosofica e la panacea universa- le; che a farla finita con tanti viaggi e sperienze che co- stan quattrini , altri s' avviso di ricostruir 1' Universo nella contemplazione dell' Assoluto, altri provo a mettersi in comunicazione co' Genii Elementari , senza temere d' es- sere affiiscinato dalle Silfidi, o incenerito da' Salamandri.

DELIA

LEGNITE DI SAIIZANELLO

DETTA

CARBON FOSSILE DEL MONTE PATERNO

NEL TERRITORIO DI SARZANA

DEL

PROF. GIUSEPPE BERTOLOM

(Lctta nella Sessione del 28 Gcnnalo 18S8. )

K

1 ello autunno ultimamente passato mi recavo a Sar- zana , e durante il mio breve soggiorno in patria visitavo e percorrevo alcuni colli si da ponente che da levante di quella citta , colli che per la loro posizione sottoposta al- ia base meridionale d' Apennino , per la dolcezza del cli- ma , ed amenita riveggo seinpre con piacere ogni volta , che il suolo dove nacqui , io ricalco.

In un cotal giorno dell' Ottobre pertanto raentre stavo sui colli di Rigazzo, che sono posti al levante della citt^, e che da qualche anno non avevo risaliti , e mi dilettavo di osservare il corso di quella Magra , la quale a poche mlglia di la sbocca in mare, mentre meditavo che se nel passato dessa fu spesso nemica alle genti del paese ingo- iando frequenti vittime , e perci6 di terrore ai forestieri , i quali nelle stagioni piovose s' astenevano di passarla , a prescieglievano di allungare anche di moltissime miglia il

216 Giuseppe Bertoloni

viaggio, d' ora in avanti non sarebbe piii cagione d' infor- tuiii dopo la costruzione recentissima del inagnilico poute, clie la traversa al passo di San Genisio, condotto al suo termine nell' ultimo mese di quest' anno 1857 or oia iinito con una sorprendente maestria e solidita pel patrio aniore del non mai abbastanza lodato e benenierito Sig. Conte Aw. Francesco Cattani ; nientre dalla medesinia elevatezza mi dilettavo riguardare la non lontana marina, ed il lungo lido mediterraneo dell' Italia, che trae origine dalle l)oc- che della Magra stessa , lido clie dai suddetti colli 1' os- servatore discerne ad occhio nudo sino alle ultimo alture di Livorno, volgendo la faccia ai vicini ubertosi monti ri- vestiti di oliveti , e di vigneti , che sopra quel suolo generalmente calcareo e sassoso riescono di una riccliezza non comune , mi fu detto dal mio nipote Sig. Dott. Gioan Battista Franchini, il quale mi accompagnava , che in que' monti a levante a poca distanza dal luogo, dove sta- vamo, era stata aperta una cava di Carbon fossile di bella qualita.

A questa notizia mi prese subito talento di vederla, ed attraversata nella direzione da ponente a levante la pic- cola intermedia Valletta, che ci separava dalla cava, prima col discendere , poi col risalire la valle presto ci trovam- mo air apertura della galleria.

Quivi giunto da prima esaminai que' dintorni, che inferior- mente erano ricoperti di alberi di Castagno, e di qualche Pi- no Pinastro spontanei , e superiormente di oliveti e vigneti ben coltivati. Inoltre lo strato superficiale di quel suolo mostravasi calcareo ferrugginoso , e percio costituiva un terreno assai disciolto adattatissimo alia spontaneittl del Castagno, quando quest' albero discende dalla propria zo- na apennina, e cresce nell' Italia in vicinanza anche al- le pianure , e quasi al livello delle marine onde. II ter- reno per6, ed i materiali , che erano stati scavati dall' in- terno della galleria, mi si mostrarono di tutt' altro aspetto, e natura del suolo coltivato e superficiale , perche la marna bleu piii o meno compatta, ed anche compattissima e lapi- dea, analoga alia niarna bleu de' nostri colli bolognesi , li

Della Lignite di Saiizanello 217

costituiva. Iinparai che quel suolo era di proprieta del Sig. Giuseppe Gapitani, e clie la galleria vi era stata aperta da poco tempo, e nello interiio di essa si percorrevano poco pill di cento metri di luiigliezza, dove all' estremita interna allora si incontrava uno de' tiloni del carhone il piii bello , e cospicuo. Dallo esterno si sentiva clie dentro la stessa si lavorava, ed io palesai il desiderio di cliiede- re il permesso al Sig. Iiigegnere Martin Franklin direttore di quella cava, di poterla visitare, perciie fattoio chiaina- re , vi fui presentato, e gli doinandai di vedere quelle scavo, e di conoscerne i ])iodotti. II Sig. Franklin mi ac- colse con ogni maniera di gentilezze , e tece accendere alio istante le lanterne. Giasclieduno di noi prendemino an Inme, e dopo averini chiesto se prima di entrare nel- la galleria io volessi spogliarmi dell' abito per evitare il troppo caldo , che incontrerei la dentro, io risposi di no amando piuttosto di sudare, ma gli altri che avevano gii esperimeiitata quella temperatura si svestirono, e lasciaro- no gli ahiti al di fiiori. Trascorsi circa venticinque inetri della galleria, cominciai a sentire piuttosto alta la tempe- ratura , ed i lumi diminuivano di forza e di splendore. Qiiesta galleria si insinua orizzontale entro al monte , e sosteiiuta nel soffitto da tavole aderenti 1' una all' altra, sorrette nelle estremitii da puntelli perpendicolari di legno di Pino, che restano appressati allc paieti laterali, e che colle loro estremita inferiori poggiano sopra legni trasver- sali sdraiati sul suolo , perclie le estremita degli stessi puntelli non si infiggano ed abbassino nel suolo. II prime tratto della galleria attraversa strati di marne bleu che avevano venature oblique, e verticali, in qualche posto gementi acqua; ed in alcuni altri la terra era dall' acqua inHltratavisi resa quasi pultacea, ed anche scappava fuori in piccola quantita dalle pareti laterali della galleria stes- sa. Domandai se fra quegli strati erano state ritrovate del- le filliti, od altri prodotti vegetabili Tossili, perclic al primo annunzio, che ebbi della novella cava di carbon fossile, sidjito nutrii il desiderio di rintracciare se que- sto prodotlo fosse acconipagnato dalla presenza di fossili T. IX. 28

218 Giuseppe Bertoloni

vegetabili pei* istudiarli e determinare la specie , se fosse stato possil)il(^, clie avevano dato origine alio stesso car- bone. Mi 111 risposto dal Sig. Ingegnere Franklin, che dove la mania e poco coinpatta le HUiti non si trovano, nia dove ha preso la consistenza quasi lapidea ritrovansi molte sorta di tilliti, ed anche piccole concliigliette. Que- sta risposta mi tu graditissima, perche accrebbe in me la speranza di poterle studiare, e mi soggiugneva che quan- do perviM rrninu) al luogo , dove si trovano cotali fossili , me ne Kircbbe avvertito.

Dopo cio seguitamiuo a percorrere la galleria, entro la quale sempre piii cresceva il caldo, ed i lumi diminuiva- no d' intensita, per la qnal cosa io credetti che in qnel- la atnioslera fosse deficieuza di ossigeno ; pero la mia re- spirazione non soffriva per conto alcuno , e nemmeno quel- la degli altri, ma piii ci innoltravammo piu il sudore gron- dava dalla fronte, ed il mio lume sembrava che fosse per ispegnersi , pero mai si spense. Arrivati che fummo alia marna indnrita, della quale avete sotto gli occhi molti esemplari, il Sig. Franklin mi disse = in questa si tro- vano le filliti, delle quali avevo fatto buona raccolta, ma le richieste di molti studiosi 1' hanno assai decimata , tut- tavolta ne conservo anche un certo numero:^, e mi disse che al sortire della galleria me le avrebbe mostrate. Indi seguitammo il nostro cammino, e percorsi in totale poco pill di cento metri della medesima , questa finiva , perche incontrava un grosso filone di carbone di terra , compatto , e che i lavoratori si affaticavano di liberare dalla marna che lo racchiudeva, perche al Sig. Franklin, espertissimo minatore, interessava di ottenerlo isolato , e di staccarlo intiero dal resto del masso carbonoso , il quale discendeva in basso , e non si prolungava orizzontalmente , che anzi per seguitarlo i lavoratori avevano di gia scavata la galle- ria stessa in basso , ed in pendenza sino ad una data pro- fondita. Io esaminai bene quel masso carbonoso nella su- perficie esterna, che era intiera, continuata, rotondata, con gobbe o protuberanze poco sporgenti, ed il masso sembrava che fosse derivato da materiale stato liquefatto

Della Leonite di Sarzanello 219

entro il seno della term. II caldo quivi era grandissimo , ed iiisopportabile, e non so di (jiiai modo i lavoranti vi resistessero a liin^ro. II giorno dopo sejipi clie il inasso fu staccato intiero, e fu trasportato fiiori della galleria. Inol- tre mi fu detto die tutto quel he! carbone, clie avevo vedutt) auuuuccliiatf) al difuori della galleria, fu ricavato da aitri tiloni minori incoutrati prima di giuguere a quel- le , clie si stava scavando, e che sembrava il piu bello ed il pill ricco fra i di gia incontrati. Dopo avere osser- vato bene le circostanze ed il modo di essere di quel terreiio carbonifero ritornamino indietro, e nel percorrere la stessa galleria giunti al punto di essa, dove finiva il magglor caldo, i lurni si ravvivarono, e nel sortire dalla medesima si intese non piccola impressione di fresco, seb- bene il sole fosse alto sull' orizzonte , perche era di poco passata 1' ora del meriggio ; e tutti ci asciugavamo il su- dore della fronte , clie copiosamente la baguava.

Appena sortito alia luce mi occupai di raccogliere tutte le notizie possibili intorno ai filoni di carbone fossile di quelle coUine.

E a sapersi che a poca distanza da quel luogo, cioe di circa uno scarso miglio andando nella direzione da ponen- te a levante quindici a venti anni fa esisteva nell' antico feudo Malaspina di Caniparola una cava di legnite, che dava buon prodotto, ed aveva pozzi profondissimi , ma questa fu abbandonata forse perche di troppo costo ne riesciva 1' amministrazione , ed i comodi della vita , che esigevano gli impiegati. Pertauto io credo die il deposito di quella cava abbia connessione e continuazione coi filoni dei colli di Sarzanello, perche il Sig. Iiigegnere Franklin, il quale colla tiivdla gallica e con diligente ispezione aveva bene osservato e studiato tutte le circostanze e 1' e- stensione dei filoni, attualmente da lui scoperti, dicevami che egli ne ha ritrovati di gia sette de' quali non e cal- colabile la profondita, che hanno una spessezza media di un metro e venticinque centimetri , una inclinazione di 6 ^ , e corrono nella direzione nord magnetica divergen- do di 3 /^ all' ovest, sono contenuti nel terreno terziario

220 Giuseppe Bertoloni

mioceno, come mi confermavano i nostri Collegia Signori Cavalieie Gian Giuseppe Biauconi, e Professore Domenico Santagata dietro 1' esauie, clie liaiino fatto dei pezzi, clie avete sottocchio , e die mostrano i fossili , de' quali dir6 pill avanti (I).

I detti filoiii comiiiciano sotto i monti di Nicola, e di Ortonovo in luogo detto Gasano, si jirolungano verso po- nente a traverso le colline sino all' Aulia , che e distante da Gasano le dieci o poco pin niiglia, per cui traggono origine due grosse miglia ben piii in lu di Caniparola re- lativamente alia galleria o cava di Monte Paterno di Sar- zauello. Inoltre mi fu riferito clie a poca distanza da quel- la galleria era stata aperta un' altra cava di Garboii Fos- sile dal Signor Grassi nei proprii terreni sottoposti alia Parrocchia di San Martino di Sarzanello col mezzo di pro- fondo pozzo, ma siccome entro il medesimo per cagione di sviluppo di gas acido carbonico pocbi gioini innanzi erano rimasti asfitici cinque lavoranti , due de' quali mo- rirono , e tre si riebbero coi soccorsi a loro prestati dalla morte apparente, cosi fu in me spento il desiderio di di- scendervi , e di visitare anche quella cava.

Frattanto mi occupai di osservare le qualiti\ del carbo- ne, clie gia era stato estratto dalla cava del Sig. Franklin. Di questo carbone vi presento , Golleghi Umanissimi , un pezzo, che trasportai meco a Bologna, onde ne conosciate le belle sue qualita. Desso ha color nero lucido, rottura vitrea , senza mostrare alcuna struttura fibrosa , e lignea ,

(I) Nella stale ultima passata del 1858 rivisitai la cava snddetta , ed imparai alia Spezia dali' llliislre IVatiiralisIa Sig. Dott. Giovanni Capellini clie 1' Heer di Zmigo ha studialo ([iiesla legnite, le filliti, che 1' accompagnano , ed il terreno che le contiene, e colloca le legniti di Sarzanello, di Caniparola, e di Monlc Bamholi alia base del terrene Pliocene, od al terrene Mioceno su- periore poncndole nello stesso orizzonte di quelle di Sinigallia , di Monlajo- ne ec. Quando io lessi all' Islitiito 1' anno passalo qnesto niio lavoro, non sapevo che il primo fra i Paleonlologi enropei avesse esternala questa sna opinione e che si fosse occnpalo dello sliidio della legnite, e dei fossili che r accompagnano nei colli di Sarzanello , perci6 non citai ttilto quelle che piQ lardi seppi dell' Heer intorno a questa materia.

Della Legnite di Sarzanello 221

peso mediocre, e iin (jiii soiniglia al carbon fossile ingle- se : si accende con lentezza, nel bruciare non si gonfia, come invece fa il carbone inglese, e abbastanza J)itiiini- noso, ma non tanlo die 1' iriglese , perclie tramanda odo- re grave se si accende in Inogo cliiuso, produce moltissi- mo calore colla sua accensione , ed e un eccellente com- bustibile , per la qual cosa viene acquistato per 1' nso dei piroscali del Genovesato principabnente.

Quando sorlii dalla galieria, alcuni dei minatori prepa- ravano e cuocevano il loro desinare sottoponendo pocbi stecclii ad una piccola catasta di pezzetti del carbone ine- desinio , ed appiccato il fuoco agli stecchi si accendeva il carbone con facilita , ed abbrostolivano sulle bragie dello stesso la polenta, per cui mi persuasi delle buone qualita del medesimo come cojnbustibile, percbe , anclie senza essere cbiusi in un forno o recipiente , pochi pezzi di carbone ammassati insieme si mantenevano accesi.

Da tutto cio deducevo la certezza di buono smercio del combustibile , e col Signor Franklin riconoscevo 1' utilita della intrapresa scavazione, la quale dagli indizi ottenuti collo sprofondare nel suolo la trivella gallica si arguiva potesse essere ricca di prodotto.

Con tali notizie era aumentato vieppiii in me il desi- derio di osservare le filliti ed i fossili, che accompagnano que' filoni carbonosi , perclie 1' ispezione e lo studio mi disvelassero quali vegetabili vi avevano dato origine. Nuo- vamente tornai sul discorso delle filliti che il Sig. Franklin aveva serbate. Egli allora mi invito di recarmi alia sua vicinissima abitazione , dove a me le presento tutte , e me ne offri graziosamente in dono, perclie penetro che per me erano di grande interesse scientifico. lo le accet- tai con molta compiacenza rendendogliene ringraziamenti i piu cordiali , perche le destinavo pel gabinetto della nostra scuola Botanica , e mi proponevo di presentarle prima di tutto a Voi nella circostanza che collo studio e scrupolosa ispezione avrei tentato di determinare le pian- te , e gli alberi , i quali col loro seppellimento , come dis- si, furono la cagione della formazione dei summentovati filoni di legnite.

222 Giuseppe Bertoloni

Pertanto coU' osservazione scrupolosa, e collo studio di qiiesti resti fossili, o filliti sono condotto a stabilire, che le vegetazioiii di alberi e di arbusti dicotiledonali predo- niiiiarono coi loro tronchi e rami nella foiinazione dei detti filoni di carbone, perche le foglie di una specie di Pioppo si riscoutiauo in abbondanza in quel terreno , co- me lo cont'ermano gli esemplari dei pezzi N.° 1. e N.° 2. impressi sopra marna assai indurita. II pezzo segnato del N.° 3. e impiesso da inia foglia di Carpino, che per ora non detei'mino amando di averne altri esemplari per non incorrere in equivoci. Lo stesso ripeto per la fillite del N.° 4., la quale rappresenta la porzione inferiore soltanto della foglia forse di un' Andromeda , ]>erche 1' esemplare , sebbene sia nitidissimo , comprende soltanto una porzione della parte inferiore della foglia, per cui conviene com- portarsi con riservatezza nell' applicare il nome per non incorrere in errore. II pezzo N." 5. mostra la impressione di foglia di Rhamnus assai vicino alia specie Frangula , che e un arbusto di non molta elevatezza, anche attual- mente vegetante in Italia. Gli altri pezzi di filliti distinte dal N." 6. rappresentano porzioni di foglie, probabilmente del genere Pterocaria. I tre pezzi di marne piu estesi , ed un poco meno lapidee delle prime , nella loro larga su- perficie mostrano impressioni di foglie appartenenti a mol- te specie di vegetabili , e non tutte determinabili perche sono poco discernibili, per6 nel pezzo N.° 7. chiaramen- te si distingue la foglia di una specie di Platano , che non vive piu sul suolo italiano , e che io appellero del nome di Platanus curvidens , perche ne colle specie vi- venti, ne colle fossili a me note ha rapporti. Questa fil- lite e lunga dodici centimetri , compresovi il peziolo , larga otto, trilobata, coi lobi acuminati, grossamente den- tata, coi denti incurvati alio insu. Nello stesso pezzo si distinguono foglie ovato-oblonghe di piante a me tuttora scouosciute , e non facilmente determinabili attesa la loro imperfezione, vi si scorgono foglie di Pioppo incomplete, ramoli colle foglie appressate di una Conifera , e mol- ti altri frustoli tutti di piante dicotiledonali , che senza

Della Legnite di Sarzanello 223

esemplaii niij^liori non saprei determinare nernmeno del ge- nere, al quale apparteiigono. Aiiche il pezzo di niaina segnato del N." 8. mostra iinpressioni iiicompletissirne del- lo stesso Platano curvidentato, oltre i moiti fVustoli di fo- glie di altri vegetabili, e fra questi uno di foglia proba- bilmeiite di Castagno, che piii distintamente e quasi in- tieia si scorge nel pezzo niaggiore segnato del N.° 9. , e sul quale sono altre impressioui poco discernibili, e de- teiminabili con certezza solamente col confronto di esem- plari migliori , die si trovassero nella stessa cava di car- bone, lo poi nutro la speranza di ottenere molte altre fil- liti di questa stessa cava, perche il Sig. Franklin mi dis- se, die si sarebbe interessato di cio, e die ini avrebbe conservati i pezzi , die lo meriterebbero , ed anche il Ca- po intraprenditore di tale escavazione Sig. Leopoldo Fe- nucci, mi promise che darebbe analoghi ordini agli uorai- ni , che vi lavorano ; per la qual cosa le specie , che pre- sentemente non posso e so determinare , e probabile che io possa nominare col mezzo di migliori esemplari. Non meravigliate della imperfezione di alcuni di questi esem- plari , perche prima di me tocco in sorte ad altre perso- ne di ottenerne il migliore della raccolta fatta dal Signor Franklin. Sino ad ora pero non e venuta in luce, che io mi sappia alcuna illustrazione dei fossili , quivi tro- vati (I).

(1) Qiianilo 1' anno passalo io jessi questa mia disserlazionc alio Istiltito , sebbene il Sig. Franklin mi avesse detio che niolle fillili da liii irovate erano stale mandate agli Scienziati di Torino, tiitlavolta non sapevo che fosscro anco- ra slate stiidiale , e nominate da alcuno, e nemmeno sapevo che fossero per- vennte allc mani del Sig. Heer di Ziirigo, lo che imparai sollanio nella state passata , mentre visilavo alia Spezia il miiseo mineralogieo e paleontologico del Sig. Doll. Giovanni Capellini,dal qnale rai fii moslrata la collezione del- le Fillili di Sarzanello nominate dall' Heer, e che credo tnttora non ancora puhblicate, e forse si piibblicheranno sollanio nell' opera grande dell' lllustre Prof. Sismonda. Fra quesle risconlravo le fillili snpcriormenle indicate, ed erano il Platanus aceroides Heer , che corrisponde al mio Platanus curvidens, il Laurus princepi Heer , il Ithamnus ducalis Heer , 1' Oreodaphne Heerii Gaudin, la Betula denliculala Goeppert, 1' Andromeda protogea Huger, il

22 i Giuseppe Bertoloni

Dalla giacitura delle filliti stesse limescolate ed aminas- sato assieine in alciiiii de' pezzi maggiori, clie avete sotto gli ocelli, si puo stabilire, die la catastrofe, la quale sep- pelli questi vegetabili , avvenne nella stagione, in cui det- ti alberi trovavansi adoini di foglie. Come poi i tronclii ed i rami di detti alberi si sieno convertiti, lestando am- niassati sottena, nei iiloni di carbone, che noii mostran pill alcuna traccia di tessitura lignea, non so dirvi, peiclie questi filoni sembrano come derivati da una fusione del niatc'iiale ligneo;ed impossibile riesce per me il dare coi poclii dali cogniti una soddisfacente spiegazione dell' ori- gine di que' tiloni.

Gli innnensi depositi di carbon fossile dell' Inghilterra , del Belgio, e tutti gli analoghi, che si ritrovano sparsi nelle diverse parti del globo terracqueo , stanno sepolti a strati anclie altissimi, e profondissimi entro il terreno co- si detto ouilUer^ ossia del carbon fossile, e sono accom- pagnati da filliti, da tronchi e da avanzi di fossili vege- tabili di tutt' altra tessitura e struttura di quelli die tro- vansi attorno ai filoni di carbone di Monte Paterno , di Caniparola, dei colli di Sarzanello in Luuigiana per non dire di tutti gli ammassi e strati di carbone fijssile del terreno mioceno dell' Italia; perche nel deposito ouillier non si rinvengono che gli avanzi delle piante della prima vegetazione del globo, nelle nostre marne invece quel- li che corrispondono all' ultima vegetazione ed attuale , perche sebbene per la massima parte le filliti sono di

Glyptus strobus Heer , il Populus leucophilla Hiiger , la Pterocarya Masfolun- gi Gamlin, ed il Carpinus pyramidalis Gocppeii. Se avessi potiilo |)cnetrare che r llliisire Heer aveva di gii nominalo delle fiilili, a Liii assai volontieri mi sarci rivolto e per non inlrodiirre raddnppiali nonii , e per la primazla die Egli giiistamente ticne in Eiiropa in qiiesia scienza dei fossili vegetabili , Del che davvero si piift appeilare lo esperlissimo ed il dottissinio. Pert io sentii con grande soddisfazione che I' Heer aveva fatio materia delle proprie hiciihrazioni le filliti di Sarzanello, perchd i snoi lavori oggi raggiiingono tnt- ta qiiella perfczione che si pn6 otienere in una scienza si ditHcile, e si baml)ina,e pcrci6 mi aslengo dal pubblicare i varii nonii da me dali a questi stessi fossili, i quali corrispondoDO a specie nominate diversamente dali' Heer.

Della Lignite ni Sarzanello 225

specie, che non esistono piii in Italia, appartengono per6 a generi, od almeno a fainiglie tuttora vegetanti nel globo nostro. Percio il cail)one fossile del Sarzanese,e dell' Ita- lia, che si appella del nome di legnite, deriva da una pill recente catastrofe, die si dicliiara tale dai geologi non solo per la natura dei fossili che per essa si seppel- lirono, ma ancora per la natura del terreno, che contie- ne tali fossili. Questa catastrofe ebhe risultato analogo a quello, che diede origine al carbon fossile inglese e bel- gio, e percio ridnsse quelle selve seppellite della Luni- giana e di altrc provincie dell' Italia in un carbone avvi- cinantesi per molti caratteri alio inglese , non perfetto pe- ri come quello, mentre poi e piu perfetto delle molte altre sorta di legniti, che inire si trovano in Italia, e che nemmeno banno perduta la tessitura lignea, ma che, seb- bene tali, riescono abbastanza lui buon combustibile, per lo che da qnalche anno si adoperano e si commerciano, come e di quella della provincia di Bologna, intorno al- r USD della quale pubblicai le prime notizie nel Propaga- tore Agricola ( ved. vol. 6. 1856. pag. 218).

La legnite Boiognese , che si commercia, mostra quasi seinpre la tessitura lignea, come sono i pezzi che vi pre- sent©, e da questa tessitura si pu6 riconoscere la famiglia degli alberi, dai quali derivo , per non dire anche il genere.

Quella che oggi qui si trasporta , e che proviene dai sottili strati cosi detti di Carbone Pagano delle Vergnane, e di due sorta. L' una si ritrova in maggior quantita, ed io opino che derivo da una specie di Gonifera , 1' altra da una Querela.

Non sono molti anni che anche nei gessi di Monte Donato di Bologna trovai rinserrato entro al deposito del solfato di calce costituente quel monte un querciuolo com- penetrato nell' intima tessitura sua dai solfato stesso , che lo racchiudeva enneticaniente da ogni parte, e percio il pezzo vi rimase seppellito quando la materia del gesso era ancora liquida , non cristallizzata , e non solidificata in roccia compatta. Di questo fossile rarissimo, e 1' unico T. IX. 29

226 Giuseppe Bertoloni

forse ritrovato nelle nostre gessaie , parlai nei Nuovi Annali delle Scienze Natiirali di Bologna (anno prinio 1837. p. 76) ed il pezzo fossile si coiiserva nella collezione gcologica di questa University.

II solo caso di un esemplare di fossile vegetale trovato nel gesso, analogo alia Qiiercia o legnite delle Vergiiane potiebbe niai farci suppone, die i nostri estesissimi nion- ti di gesso si formarono e solidificarono conteniporanea- mente alle niarne bleu , clie contengono la legnite di Quercia , e di Pino ?

I Geologi ci chiariranno la cosa , se hanno dati nii- gliori di quelli, che io vorrei dedurre dalla presenza dei fossili analoghi tiovati tanto nelle niarne bleu, che nel gesso.

La legnite che si commercia, e si consuma oggi in Bo- logna, sebbene sia inferiore a quella di Sarzanello, di Monte Baniboli ec. , pure serve ad alimentare qualunque ardente fornace , e ne abbiamo la prova nelle nitriere di questa citta, delle quali i forni ardono energicamente, per cui io ho dato gli ordini opportnni , onde sia esperi- raentata anche nei forni delle stufe del giardino botanico sotto r aspetto di verificare se vi sia tornaconto in con- fronto della legna di Quercia. Dissi che fra la legnite Sarza- nese e la Bolognese e diversita perche la prima non nio- stra pill alciina tessitura di fibra legnosa, che invece nio- stra la seconda. Quest' ultima si ritrova in pezzi staccati piuttosto larghi, e poco alti disposti in istrato sottile sot- to alto banco di ghiaia, come io osservai nelli scavi delle Vergnane, ed in qualche localita mi si assicura che si ri- trova in tronchi intieri di albero. Ambedue pero si rin- vengono nello stesso terreno mioceno, per cui desse sem- brerebbero il prodotto di una stessa catastrofe , la quale nel mezzodl dell' Italia avrebbe cagionato nelle selve sep- pellite mutamenti molto maggiori della materia lignea , che invece meno si e alterata nelle selve seppellite nei mon- ti bolognesi, ne' quali la legnite mai in filone continuato si rinviene, ma bensi in pezzi sparsi fra la terra dei cosi detti calanchi, ossia dirupi di nionte, o tutto al piu in

Della Legnite di Sarzanello 227

istrati di poca grossezza, lie' quali i pezzi della legnite stessa stanno avviciriati 1' uno all' altro senza costituire un masso solo caibonoso, per cui stando alia natura delle due legniti si direbbe che la bologuese sia o di data piii recente della sarzanese, anche perche il terreno mioceno sarzariese e molto piu diiro e compatto delle marne bleu del Bolognese, che anzi ne' monti di Sarzanello trovasi anche coiivertito quasi in duro sasso, come ve lo confer- mano gli esemplari, che avete sott'occhio: oppure , lo che e piu verosiniile, die circostanze diverse lianno agito contemporaneainente in queste due provincie d' Italia, quando accadeva il deposito mioceno, inducendo prodotti diversi nel materiale , che derivava dai boschi seppelliti, e nello aspetto delle terre, che seppellivano questi ma- .teriali.

La legnite di Sarzanello e simile a quella di Cadibona di Riviera di Ponente , nelle screpolature della quale si rinviene la conchiglia appellata dal Michelotti Planurbis lignitanim, che e di acqua dolce ; inoltre nel terreno del- la legnite di Cadibona si sono I'itrovate le ossa del grande niammifero chiamato dal Cuvier Antracoterium magnum; ma cotali ossa si sono pure trovate nel terreno della le- gnite nel Veronese, nel Parmigiano, ed anche in alcune parti della Germania nel bacino di Magonza , e la presen- za di questi fossili ci induce ad ammettere identita di forniazione in tutti i detti terreni, che li contengono. Sem- bra che anche nel Bolognese entro gli strati sottili di legnite dei monti delle Vergnane si sia ritrovato qualche eseinplare della Planorbis lignitanim.

Ai Signori intraprenditori delle cave di Sarzanello ma- nifestai il desiderio grande di conoscere le conchiglie dei terreni adiacenti al car])one, e principalmente di quelle delle screpolature del carbone stesso. I pezzi che vi pre- sento di mania fiial)ile , la quale si trova piuttosto super- ficiale e non prolonda in quelle cave, costituiscono am- massi di conchigliette frantumate, fra le quali si scorge predominarvi le bivalvi , assieme a qualche univalve , tut- te di acqua dolce. Difficile e il determinare anche i

228 Giuseppe Behtoloni

generi di queste coiiclugliette , forse alcuna appartiene al ge n e r e LitJio rin clla ( I ) .

Qui ineUo line al mio dire, col quale ho iiiteso di farvi conoscere una nuova sorgente assai estesa di legnite ita- liana , die per la sua huona qualita sta in mezzo tra il carbon fossile inglese, e la legnite bolognese, e di avervi dicliiarato, quali furoiio le principali piante che a questa diedero origine, e clie soiio lappresentate dalle filliti che accompagnano la giacitura della medesima.

(1) In quest' estate passala il mio cugino Sig. Leopoldo Fenucci mi diede alctini pezzi di mama compatta cineriiia , ed alcuni di marna giallastra areno- sa , pure conchiiiferi eslralli piii profondaraente daiia cava di carbone di Sar- zanelio. Qiielli cinerini contengono valve della liinghezza di due a Ire centi- melri , che per la massima parte apparlengono ad una specie di conchiglia bivalve, le cui valve sono ridolte tanio sotlili nella fossilizzazione, che qnasi Iraspariscono , niescolate a molli frantiimi delle slesse valve, per6 in iin pezzo si scorge ancora una sola conchiglia univalve a spirale. I pezzi poi di mama giallastra arenosa contengono nn ammasso di gusci di conchiglie rotli in pic- coli frantumi , bianchi , opachi , e percid difilcilraente delerminabili. Tanto le prime che le seconde io giudico tulte di acqua dolce , e di specie oggi non piu viventi in Italia.

Dallo stesso mio Ciigino e dal Sig. Franklin ebbi nn allro bel dono di fillili trovate nei loro scavi di Sarzancllo appartenenti a specie diverse da quelle dell' anno passalo, e quesle ullime sono niolto meglio conservate. Io spero in appresso giovandomi delli stndi gii falli dal Sig. Heer di polere dare idtcriori notizie , e descrizioni intorno alle specie di fossili raccolle non solo nelle cave di Sarzancllo, ma ancora di molli allri hioghi dove si mo- strano gli slessi filoni che vi dissi correre ben le dieci miglia da Casano ad Anila, poichS il Sig. Franklin gentilmente mi ha largito anche altre soria di questi fossili trovali nella lunga eslensione dei filoni da lui visitata.

DESCRIZIONE

Dl

UNO SPECULUM UTERI

MODIFICATO

DAL

PROF. C AV. GIAMBATTISTA FACBRI

(LcUa nella Sessione del 4 Fcbbraio 1858.)

L

Rispettabili Collegfhi !

invenzione dello speculum uteri, avvegnache per se stessa molto seinplice, e una di quelle che maggior- mente onorano la Chirurgia , se e pur vero che il merito d' una invenzione debbasi misurare dal bene che ha par- torito. E il bene che da questa invenzione e derivato, e veramente grande ; imperocche per essa molte malattie della donna sono state e conosciute e curate a perfezione \ le quali o malamente erano conosciute o al tutto ignora- te, e pero o mal curate o non curate afFatto, quando lo speculum uteri non figurava nell' armanientario de' Chi- rurgi.

La scoperta di questo strumento risale ad una antichita remota assai. Paolo d' Egina ne parla dandogli il nome di dioptra , e ne parla come di un mezzo generalmente adoperato; ma Paolo d' Egina aveva attinto alle opere di Aezio; e questi, alle opere d' altri suoi predecessori qua- li si furono Archigene ed Asclepiade. Una prova irrefra- gabile dell' antichita del medesimo strumento ce 1' lianno porta gli scavi di Pompeja. Quivi infatti nella casa , che

230 GlAMBATTISTA FaBBRI

si e dipoi chiamata la casa del Chirurgo, insienie a pa- recchi altri strumenti ( tra' qiiali figurano sciringlie a dop- pia curva non gran flitto diverse da quelle adoperate nel passato secolo da G. L. Petit ) fii discoperto uno speculum o d'loptra trivalve. Le tre valve, quando sono chiuse, rap- presentano uu cono di giiiste diinensioni, avuto riguardo air utHzio al quale e destiiiato; ma, per mezzo di un meccanismo semplice ed itigegnoso , girando una vite , re- ciprocamente si allontanano. E il cono aprendosi in modo imifornie dalla base all' apice, anche il canale, nel quale e ricevuto, uniformemente apresi e dilatasi dall' una al- r altra sua estremita. Nei secoli della barbaric (forse per lo scarso uso clie ne fu fatto) questa macchina chirurgica non subi notevoli modificazioni , e noi la troviamo rappre- sentata in due modi non molto fra se diversi , e col no- me di speculum matricis nelle opere di Ambrogio Pareo , il quale consiglia di adoperarla quando vogliansi demollre i polipi deir utero die egli chiama verrucae. La rappre- sento piu tardi lo Sculteto;e fiualmente nel 1781 si tro- va figurata nel suntuoso Instrumentarium Chirurgicum, del Brambilla. Pochi anni dipoi, e cioe del 1799 lo speculum uteri e escluso dalla ricca serie delle figure raccolte nel- r Atlante della parte cbirurgica dell' Enciclopedia meto- dica. Questa volontaria ommissione gia per se stessa sem- brava voler significare il nessun conto in cui lo si teneva ; se non che le parole del Petit Radel , che si leggono nel testo deir opera medesima, mutano il sospetto in certez- za. lo mi sono consigliato di registiarle in questo luogo parendomi che abbiano molto valore per dimostrare a qua- li termini si trovasse ridotta , in suUo scorcio del secolo passato, una parte nobilissima della Ghirurgia che veggla- mo al presente meravigliosamente progredita. Nell' artico- lo Dilatatoires dell' opera predetta sta dunque scritto co- si : « Si chiamano parimenti Dilatatori le diverse specie di speculum, o dioptre. In genere questi strumenti erano piu in uso presso gli antichi di quello che lo siano in oggi tra noi. Essi sono stati poco meno che abbando- nati intieramente in grazia della lore mole , della loro

Dello Speculum Uteri 231

insufficienza e del loro costo. Noi ci contentiamo del- r esploiazione fatta col dito, che pel chirurgo esercitato a dovere non v' ha speculum che al dito sia da anteporsi. Ed iiitatti, quali iiozioni , in qiiesti casi , potiehhe pro- cacciaie la vista, che nelle malattie esteriori cosi spesso c' inganna? ». Le quali ultinie parole dell' Autore fiance- se suonano piu presto avversione che buona critica. Era forse escluso il ministero del tatto percio che ricorrevasi a quello della vista ? Perche nell' esame di un medesimo oggetto ap[)licare un solo senso , quaudo ^ concesso di applicarne due? Perche preferire quello dei due che in molte circostanze non e capace di accorgersi del vero sta- to delle cose? In qual niodo potra. il dito esploratore giudicare di una superficialissima ulcerazione ; di nn colo- ramento che non e normale; della vera scaturigine di una secrezione morbosa? Era pertanto lo speculum uteri ri- dotto a poco nieno che ad argonaento di archeologia chi- rurgica, quando, varcato di pochi anni il principio del secolo che oggi ne conta 57 belli e compiuti , il Reca- mier usci fuori coll' invenzione del suo nuovo e sempli- cissimo speculum , e da quel memento la patologia e la terapeutica delle malattie dell' apparato generative mulie- bre rinacque e progredi. II nuovo strumento apparve do- tato di qualita. opposte a quelle che Petit Radel ebbe rimproverate alia Dioptra degli Antichi. Unicamente costi- tuito da un tube conico di peltro , accoglieva in se la minore grandezza possibile , congiiuita a grandissima sem- plicitu , a somma utilitil , a prezzo modico per non dire vilissimo. Da quell' epoca in poi il nuovo trovato del Re- camier venne modificato da niolti ; e quantunque i prin- cipali cambiamenti che ha subiti siano rnmuncmente noti, io vi supplico, Accademici Rispettabilissimi , a permetter- rni di riandare i fini o scopi principali che gli autori del- le modificazioni si sono proposti ; imperocche questo esa- me mi e necessario, avendo divisato ragguagliarvi di una recentissima modificazione che vi ho fatta io stesso, e del- la quale desidero sia evidente la convenienza.

II primo fine, al quale hanno rivolto 1' animo coloi-o

232 GlAMBATTISTA FaBBRI

che si pioposero di perfezionare il tubo del Recamier, fu qnello di lestituire alio strumento 1' aiitica sua qualita di dilatatoie. Qualita. die era soprattutto neccssaria per esa- minare a dovere il cieco fondo del canale vaginale , e molte volte eziandio la parte interna dell' orifizio uterino. Imperocche , servendosi del semplice tubo conico , non senipre riesce di vedere colla necessaria esattezza ne quel fondo cieco che non si distende; ne la faccia interna del- le labbra dell' orilizio uterino, cbe ritnangono 1' uno al- r altro applicate quando il collo e compreso nell' a^iortu- i-a circolare del tubo. E accade pur anche che il collo uterino non possa venire abbracciato dall' apertura del tu- bo, se sia inorbosaniente ingrossato.

Ora, per conseguire I'intento, lo speculum primitivo del Recamier fu diviso per lungo in un diverso numero di parti che con vari meccanismi poterono essere allontana- te. In questo genere le migliori invenzioni sono quelle che hanno ottenuto che si apra e si allarghi 1' estremita uterina dello speculum, senza che nello stesso tempo si allarghi d' altrettanto 1' estremita esteriore che risponde air osculo vaginale , che e la parte meno capace di sop- portare senza patimento una dilatazione che non sia me- diocre. Percio il comune speculum bivalve a bilico del Ricord , e il non meno comune quadrivalve dello Charie- re , sono preferibili al bivalve dell' illustre Madama Boivin e agli altri che somigliano a questo. Anche lo speculum trivalve o a sviluppo ( le cui lamine o valve sovrapposte e , direi quasi , accartocciate si dispiegano per 1' avvicina- mento dei due manichi) e meno pregevole dei due dianzi nominati in primo luogo. Quelli, aprendosi, acquistano la forma di un conn che ha la base nel contorno del collo uterino, e 1' aj)ice all' esterno ; questo invece, di schiac- ciato che era, acquista forma di tubo cilindrico e nulla piu \ ne il suo diametro puo oltrepassare certi limiti sen- za cagionare un senso molesto di dilatazione in quel luo- go che e meno capace di sopportarla.

Un secondo scopo a cui si e mirato nel riformare lo speculum e stato quello di foggiarlo in guisa , che dopo

Deixo Speculum Uteri 233

applicato lasciasse alio scoperto qualche tratto della parete vaginale, die si avesse necessita di esaminare piu parti- colanneiite. A qucsto fine si soiio jnaticate aperture o iinestre sia uella parete del seinpiicissimo tiil)o adoperato da prima ; sia nelle valve degli speculum composti ; quale sarebbe a modo d' esempio il bivalve, che prima di tutti imniafiiuo Madama Boivin. II medesimo iutento si e cer- cato di ottenere costruendo lo strumerito a piix valve in nianiera che una di ffueste potesse facilmente staccarsi e togliersi dal sno ])osto. Nel qual genere lo speculum tri- valve o a sviluppo e per avventura da preferirsi agli altri per la ragione che , levata la terza valva , le due che ri-^ mangono rapprosentano una unica e profonda doccia , la ([ualo lascia scoperto per tutta la sua lunghezza uu tratto della parete vaginale.

Una terza intenzione si e avuta, ed e stata quella di rendere facile 1' applicazione dello strumento. Per servire a (juesta indicazione il Recamier aveva fatto 1' orlo estre- mo del suo tubo di peltro alquanto grosso e tondeggiante. Altri autori , quando si e trattato di speculum composto , ne lianuo cosi schiacciata I' estremita che in certo modo soniigliasse ad un cuneo. Altri infine con molto accor- gimento lo hanno munito d' un fusto di ebano, che per- correndone il vano dalla base all' apice, sporge alquanto da (juesto coUa sua cima tondeggiante e lievemente acu- minata.

Tali sono le principali e piu generali indicazioni alle quali hanno procurato soddisfare gli autori delle modifica- zioni. Ne io rammentero che si e pure variato nella scel- ta della materia di cui comporre lo strumento. Diversi metalli vi sono stati adoperati; ma presentemente la pre- ferenza e concessa per solito al pacfone. V ha chi reputa ottimo, per raccogliere e concentrare sul liiogo da esami- narsi i raggi della luce, lo speculum conico di cristallo lavorato a modo di speccliio. II bosso, 1' ebano, 1' avorio sono pure stati lavorati al tornio, per ridurli a tubo co- nico, che munito dell' interno fusto per agevolarne 1' ap- plicazione , servono al Jobert de Lamballe e a quelli che T. IX. 30

234 GlAMBATTISTA FaBBRI

lo iinmitano, quando trattasi di applicare il ferro rovente al collo deir utero.

Ma per liassiiinere i vantaggi delle prefate specie fon- damentali dello strumento di cui si lagiona , rammenterd, che lo speculum a tubo conico e quello con cui piu fa- cile riesce trovare ed abbracciarc il collo dell' utero: il (juadrivalve lia il vantaggio di distendere le parti piii ri- poste si cbe possibile diventa un esame accuratissimo del- le medesinie ; vautaggio che in grado niinore possiede il bivalve perche la membrana mucosa, insinuandosi noUo spazio frapposto alle due valve, toglie in parte la facolta di vedere cio che rimane nel fondo. = Lo speculum tri- valve o a sviluppo , quando per 1' alloutanameuto della terza valva e ridotto a mera doccia e direi quasi a spe- culum univalve, e migliore di ogni altro per esaminare nella sua lungliezza quel tratto di canale che rimane alio scoperto. Se nou che questo medesimo intento si ottiene anche collo speculum bivalve; e parimenti col quadrivalve quando a quest' ultimo si tolga 1' una o 1' altra di quelle valve che lo rendono quadruplo.

Parlando delle piu generiche maniere di speculum par- mi non debba ommettersi di annoverare tra queste quello speciale apparecchio del Jobert di Lamballe che , quasi speculum costituito di vari pezzi V uno dall' altro stacca- ti , serve utilmente a mantenere dilatato il seno pudendo in varie occorrenze della chirurgia operativa , e soprattut- to quando incontri di dovere esaminare o curare le fistole vescico-vaginali. II prefato apparecchio si compone di uno speculum univalve o doccia o cucchiaia metallica , desti- nata ad allontanare dall' opposta parete la parete retto- -vaginale : cucchiaia che rammenta quella di legno onde servivasi il nostro celebre Andrea Vacc^ di Pisa, quando operava la cistotomia col taglio vagino-vescicale. Oltre la cucchiaia che si e indicata, 1' apparecchio del Jobert con- ta due robuste liste metalliche , innestate ad angolo poco piu che retto sopra un manico , e queste hanno per uffi- zio di mantenere 1' una dall' altra lontane le due pare- ti laterali. Quando questi diversi pezzi sono coUocati e

Dello Speculum Uteri 235

mantenuti a dovere al posto loro dagli assistenti, il seno pudendo aperto lascia al chirurgo plena facolta di vedere e di operare sia ne' tratti delle pareti lasciati scoperti , sia iiel collo ed orifizio uterino. Anzi la sola cuccliiaia puo in qualclie incontro essere all' uopo sufficiente, sic- come ne ho fatto prova io stesso piu di una volta appli- cando la cucitura a fistole vagino-vescicali.

Preuiesse, come ho fatto, queste poche e generali in- dicazioni intorno agli speculum uteri piii universahnente conosciuti fra noi , vengo a pailaivi di quello che ho mo- dificato io stesso, e del modo che ho tenuto per riusciie nel mio proposto.

Tra gli speculum che ho potuto conoscere, quello che ho scelto per ridurlo a costruzione piii vantaggiosa, e Io sjieculum dell' inglese Coxeter, del quale parla con mol- ta lode r inglese Bennet nel suo Trattato pratico dell' In- fiammazione dell' Utero. Egli e questo uno speculum co- nico hivalve , che ho fatto rappresentare grande al vero nella Fig. 3. della qui annessa Tav. 14., copiandolo da un esemplare venuto da Londra e posseduto dal nostro col- lega bolognese Dott. Yann =. Lo speculum del Coxeter ( come e facile scorgere alia prima bcchiata ) differisce jnolto dai bivalvi che sino ad ora ci sono stati recati di Francia, sia per la forma conica che mantiene quando e chiuso , sia per la disposizione e pel modo di articolazio- ne delle due doccie o valve onde si compone. Gomune- niente le valve sono laterali ; e qui, una e superiore 1' al- tra e inferiore. La doccia superiore ( Fig. 3. a ) coll' orlo della sua base e ricevuta e saldamente attaccata dentro la meta disopra di un anello circolare d' acciaio ( c ) , il quale costituisce la base del cono troncato di cui lo stru- mento offre la figura. Questo anello, nell' estremita infe- riore del suo diametro verticale, e interrotto pel tratto di circa quattro linee; e la verghetta che ne ha formate* il giro, piegandosi ricisa all' ingiii, si muta in due appen- dici parallele lunghe meno di un pollice; le quali anzi, percorsa la meta di loro lunghezza, lasciando fra se Io spazio clie si e detto , si confondono in un solo pezzo [d) appianato dall' avanti all' indietro.

236 GlAMBATTISTA FaBBRI

La doccia infeiiore ( h ) clie coUa sua presenza rende completo il cono dello speculum, entra ad occupare la inetu infeiiore dell' anello lasciata vuota dalla prima; con questa sola dilFerenza che all' anello stesso non si attacca o salda per nulla. Questa medesima doccia inferiore nel mezzo del suo orlo della base, che risponde al luogo do- ve r anello e interrotto, porta un prolungamento o co- detta (e) di tale volume che riempie 1' interruzione del- r anello; e questa dirigendosi all' innanzi passa tra le due appendici parallele delle quali poc' anzi si e detto ; e ap- pena che le ha oltrepassate piegasi facendo gomito all'in- giu per applicarsi ed aver fine contro quel pezzetto ap- pianato nel quale fii detto che le due appendici dell' a- nello vanno a contondersi e terminare.

L' articolazione delle due descritte parti dello strumen- to si ottiene col mezzo di un perno a vite [f) die attra- versa dall' uno all' altro lato le due appendici dell' anello e la codetta della doccia infeiiore compresa fra esse. Per questo artifizio la doccia o valva infeiiore e fatta leva di primo genere , che ha il punto d' appoggio nel perno, la resistenza all' estremita , e in cui la potenza e applicata verso r estremita della codetta. Quivi diffatto, e praticato un foro a madrevite ; e quando la vite [g] che dentro vi si avvolge nrta il piano che le sta contro, di necessita la codetta se ne allontana e lo speculum si apre. L' apertu- ra delle due valve e minima in prossimita dell' anello che tutte e due le cinge ; ma e molto grande nell' altra estre- mita; e pero e manifesto che questo strumento appartie- ne ai dilatatori della migliore costruzione , in quanto che porta la sua azione la dove e maggiormente necessaria, ne la dispiega per verun conto a danno dell' osculo vagi- nale. A questa pregevole prerogativa accoppia 1' altro pre- gio di potere agire anche alia maniera del semplicissimo tiibo conico , i cui vantaggi sono stati ricordati da hel pi-incipio ; con questo di piii che il fusto di ebano ( Fig. 4.), atto ad agevolarne 1' applicazione , si addatta con precisione maggiore a questo cono bivalve di Goxeter che non al tubo conico tutto intiero del Recamier.

Dello Speculum Uteri 237

Le annoverate buone qualita dello strumento che ho descritto sono per se stesse evideiiti ; nondimeno , i van- taggi che ha lo speculum quadiivalve, in questo non si riscoutrano : e d' altra parte, se I' essere privo di mani- chi ne rende piu comodo il portarlo seco ; riesce meno coinodo quel non poterlo aprire o chiudere altro che col- r opera di una vite, inentre in moiti altri i manichi, foggiati a hraccio di leva, adeinpiono con tutta prontezza il medesiino uffizio. Per questi riguardi stimai prezzo del- r opera studianni di trovare come potessi riuscire a con- ciliare alio speculum in discorso quelle utili qualita che a mio senso gli mancavano. Al qual fine eccovi il modo che ho tenuto.

Le due valve da aggiungersi , volendo condurle al nu- mero di quattro , dovevano naturalmente coUocarsi ai lati; ed era pur naturale che venisse il pensiero di fissarle al- r anello, che forma 1' orlo anteriore dello speculum. Tale infatti si fu il mio primo divisamento. Se non che, essen- do ( come si e notato ) nello speculum di Coxeter 1' arti- colazione collocata fuori della base del cono , e cioe in quella specie di collo che sostiene 1' anello menzionato pill volte ; deriva da tale disposizione , che quando lo strumento si apre, le due docce non si allontanano unifor- memente 1' una dall' altra; essendo che 1' inferiore va, in certo modo, giii di sesta (Fig. 3. b). Tanto disaccordo neir azione delle due docce o valve principali doveva di necessita condurre a questo, che le due valve aggiunte ai due lati non riescissero ad ajjrirsi in maniera da con- servare alio strumento aperto una figura regolare o sim- metrica, conciossiache la forza che muove queste due doc- ce o valve aggiunte , non deriva da altro che dallo sforzo che operano contro i loro margini le superficie convesse delle valve principali nell' atto che queste si aprono. II perche a meglio riescire nel mio divisamento mutai posto all' articolazione delle due parti principali dello strumen- to, e la situai nella meta trasversale dell' anello, proprio nel luogo dove i due orli semicircolari delle due docce colle loro estremiti si toccano. Ora egli e manifesto che

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r articolazione dovendo cadere sui due angoli della doccia inferiore, di necessitii dovetti renderli piu prolungati al- r insu , e nello stesso tempo trovare iino spazio per ada- giarvi tale proluiigainento. Alia doccia supeiiore vennero dunque mozzati gli angoli della base (Tav. 15. Fig. 2. b), e per coiitrario furono aggiunte due piccole orecchie , aven- ti un foro nel mezzo, agli angoli della base della doccia inferiore ( Fig. 2. e , e ) : due fori praticai nella grossezza deir anello (Fig. 2. a, a) alle due estremita del suo diametro trasversale , i quali risposero ai fori delle orecchie anzidette ; e con due perni a vite { uno per lato ) resi stabile la nuova articolazrone. La testa delle due viti, schiacciata da un lato all' altro, divenne altresi il mezzo d' unione delle due valve lateral], come si dira un poco piu oltre. Ora debbo significare come queste due valve siano costrutte. Dico adunque clie ognuna di esse ha la forma di una doccia , applicata esattamente al suo lato dello speculum , del quale misura la lunghezza , estenden- dosi dair apice troncato del cono sino al di dietro del- r anello die ne rappresenta la base (Tav. 15. Fig. 1. b). Air orlo della valva , die batte di dietro all' anello , e nel suo mezzo unita a cerniera una piccola piastra plana e rettangolare che sormonta all' innanzi 1' anello e 1' ol- trepassa per breve tratto {a). Nel mezzo di detta piastra e praticata una finestrina longitudinale ; e questa serve a dar passaggio alia testa schiacchiata del perno a vite che gli corrisponde ; perno destinato ( come dianzi si e detto ) air articolazione della doccia inferiore. Quando le valve laterali sono al loro posto , e le teste dei due perni sono uscite dalla finestrina delle due piastre , per rendere sta- bile r unione delle dette valve , basta girare un poco le due viti ; che le teste loro , non altrimenti di due notto- line stringono le piastre contro 1' anello. II quale ( per dirvi tutto) dove e toccato dalle menzionate piastrine ret- tangolari e stato dalla lima appianato, anzi logorato per guisa che le piastrine vi siano contenute in una propor- zionata incassatura ( Fig. 2. c ).

Voi vedete, Rispettabili CoUeghi , con quanta economia

Dello Speculum Uteri 239

di mezzi lo speculum bivalve di Coxeter siasi per me condotto ad essere quadrivalve. Paragonate , di grazia, que- sta parsimonia { clie qui era possibile ) colla piii compli- cata ( e certo inevitabile ) maniera di congiunzioni che trovasi nel quadrivalve di Cbarriere comuneniente adope- rato da' nostri Cliirurgi. In questo ( ben vel sapete ) cia- scuna delle due valve aggiunte lia due nottoline sue pro- prie, clie non lianno altro uffizio fuori di quello di unirle alia due valve principali ; e queste si articolano insieme per opera di una vite , che per essere levata ha bisogno del cacciaviti. Inoltre non e da tacersi che le predette quattro nottoline fanno risalto nell' interno dello specu- lum; mentre che per converse, in quello che io vi ho descritto, 1' interno del tubo e libero da qualsiasi minimo ingonibro, come lo e nel semplicissimo tubo primitivo.

Tale e il meccanismo delle valve nello speculum che ho modificato. Ora , nel metterlo in esecuzione 1' artefice ebbe a notare che, ad agevolarne la fabbricazione, torna- va bene che ciascuna delle valve laterali venisse costan- temente applicata al lato medesimo, e non potesse scam- biarsi colla sua compagna ; giacche una benche minima differenza di curvita produceva differenze sensibili nel gra» do della loro apertura. Non fu difficile trovare uno spe- diente adattato all' uopo ; ed eccovi il modo nel quale io soddisfeci a questa nuova indicazione.

II nottolino di un lato e rettilineo, e rettilinea e la finestra della piastrina cui deve attraversare ; il nottolino deir altro lato e curvato a forma di f\, e I' apertura, che gli corrisponde nella piastra della valva , presenta una figura somigliante. Di piii; le due viti, che sono gambo delle nottoline, non sono egualmente grosse ; ma una lo e pill e r altra meno ( Fig. 5 ). Gio posto , e facile ac- corgersi che, qualora lo strumento sia stato scomposto ne' suoi minimi pezzi , nell' atto di ricomporlo, bisogna che ogni pezzo torni di meccanica necessita al posto che gli venne primitivamente assegnato.

Io notava poco sopra , quasi come difetto , nello spe- culum di Coxeter quel non poterlo aprire e chiudere senza

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fare die avanzi o retroceda la vite clie attraversa la co- detta della doccia inferiore. Ora vi diio come ho allonta- nato questa necessity.

La codetta della doccia inferiore, senza ingrossarla, io r ho foggiata a forma di manico tutto diritto , luugo tre pollici, ma che alia distaiiza di un pollice dalla sua ori- giue e cosi articolato die puo piegarsi ail' indietro ma non air innanzi (Tav. 14. Fig. 2. d). Parinienti ho prolun- gato a niodo di manico le due appendici parallele del- r audio. Divise per tutta la loro lungliezza, si coiigiiin- gono insieme prima di terniinare ( Tav. \A. Fig. 1 ). Cosi questo secondo manico ha una lunga fenditura entro cui il priino puo muoversi avanzando e retrocedeudo. Notate che il manico fcsso, alia distanza d' un pollice dal Inogo d' onde nasce , piegasi a goniito all' innanzi , e nel gomi- to e articolato, si che puo piegarsi anche maggiormente in avanti, e non lo pu6 all' indietro (Fig. 2. /). Essen- do la conformazione de' manichi quella che ho descritto, ne viene che premendoli colla mano che li tiene, uno contro r altro , le due docce alle quali soiio attaccati , necessariamente si aprono. Imperocche essi soiio braccio di due leve di primo genere una contraria all' altra , e che lianno comune il punto d' appoggio nei due perni a vite superiormente descritti. E qui non credo immeritevo- le di essere notato che la lunghezza dei manichi non rende questo speculum incomodo a portarsi, per la ragio- ne che essendo scavezzi e articolati , e per6 potendosi piegare, luio innanzi, 1' altro indietro, la lunghezza che ne rimane non supera guari quella di un pollice (Fig. 2).

Descritte nel modo che avete inteso le modificazioni che per opera mia sino a questo punto ha subite lo spe- culum di Goxeter, pregovi non mi sia conteso dalla vostra benignita di riepilogare quei caratteri pe' quali non infe- riore mi sembra , ed e forse preferibile agli altri che veggiamo tutto di nelle mani de' nostri colleghi.

1.° La sua configurazione a modo di tubo conico ne rende facile 1' applicazione , essendo specialmente munito del fusto di ebano inventato da Madama Boivin.

Dello Speculum Uteri 24-1

2.° Per la stessa ragione trova facilmente ed accoglie nella sua apertura il collo dell' utero , e su questo con- duce i raggi luminosi meglio di quello che facciano gli speculum sciiiacciati , e quelli che nel senso della loro liuiahezza Jiaiiuo le valve convesse all' indentro.

3.° L' interna superficie non e ingombra da rilevatezze.

i." Dopo di averlo applicato, se occorra togliere di po- sto una delle valve d' aggiunta , per esamiuare la corri- spondente parete vaginale, la cosa e piu agevole che nel- lo speculum quadrivalve comunemente adoperato.

5.° Che se, a poterlo mantenere aperto seuza continua- re la pressione de' manichi , piacesse conservare la vite di pressione del Coxeter, vede ognuno che e facile corredar- lo di questa aggiunta. Anzi vi diro che alcuni ne sono stati costruiti in questa maniei'a, ed e anzi cosl rappre- sentato nelle due tavole unite a questa Memoria.

6." Una qualita die non deve tacersi e quella di po- tere ( senza scomporlo ) ripulirlo esattissimamente, affinche nella visita successivamente immediata di alquante perso- ne, non dehba incontrarsi il pericolo di comunicare infe- zione a quelle che ne sono immuni ; come con molta sa- viezza ha notato 1' egregio nostro Collega Dottor Pietro Ganiherini (1). Vedete , infatti, che le due cerniere delle valve laterali concedono di aprirle ampiamente, lasciando scoi)erte al tutto le due docce principali (Tav. li. Fig. 1 ).

7.° Questo speculum, per idtimo, puo scomporsi e ri- comporsi in un momento. Le valve laterali si tolgono d' opera solo die si giri il nottolino che le tiene. Ridot- to lo speculum a bivalve, rallentate alquanto, senza le- vari! i due perni a vite, e la doccia inferiore abbandona r anello che ne abbraccia la base. Quando poi la doccia inferiore e staccata dal rimanente, puo servire da cucchiaia o speculum univalve, come alcuni la chiamano.

Eccovi pertanto che lo speculum che vi ho presentato

(1) Tiatlato delle Malaltie Veneree del Dott. Pietio Gamberini. Bologna 1864. Tom. pag. 176.

T. IX. 31

242 GlAMBATTISTA FaBBRI

h a piacimento o purainente conico o a piu valve; e cioe a4-,a3,a2;e, sev' aggrada, anclie ad una sola.

Se non che, quando occorra servirsi della sola doccia inferiore, puo sentirsi necessitu di avere in pronto qual- che altro pezzo il quale concoria a tenere le parti inter- ne aperte c dilatate. Or bene; compiacetevi osservare co- me io abbia cercato di sopperire all' uopo. Per giunta alio speculum, ho fatto costruire due striscie di lastra metal- lica , lunglie come lo speculum , largiie poco piu di un poUice, concave nella largliezza, e le ho chiainate porta- -valve ( Tav. 15. Fig. 3 ). Una loro estremita e rotondata neir orlo : 1' altra, un mezzo pollice prima che finisca , si piega all' indictro ad angolo ottuso , e mantenendosi concava s' allarga di quattro linee per lato. I due orli la- teral! di questa porzione piu larga s' anicciano indentro cosi die veduti di profile appariscono come due uncini.

Prendete ora la valva di un lato , applicatene il dorso al concavo della porzione descritta da ultimo , e su questo fateia scorrere dall' apice alia base. Gli orli della valva s' incastrano nei due uncini , e da quel memento la valva stessa trovasi stabilmente innestata sopra un manico ( Fig. i. ) , e puo adoperarsi in aiuto dello speculum univalve. Cosi la doccia inferiore, e le due valve congiunte ai loro manichi costituiscono un nuovo apparecchio di esplorazio- ne e di dilatazione somigliante a quelle del Jobert de Lamballe. E veglio che notiate, che i manichi delle val- ve sono essi pure due doccie piu strette che puo tornar bene di mettere in opera. In questo case , voltando capo alio strumento, le due valve fanno 1' uffizio di manico.

Lo speculum, che trovasi settepesto al vostro esame, e del quale ho tessuto la descrizione che voi , GoUeghi Uma- nissimi , avete avuto la sofferenza di ascoltare, venne ese- guito a norma de' miei disegni e con quella bravura che tutti sanno, dagli egregi nostri fabbricatori Pietro e Paolo fratelli Lollini , i quali si piacquere di assegnargli un po- sto in quella magnifica suppellettile chirurgica che porta- rono alia nostra esposizione industriale dello scorse anno , onorata dalla presenza di Sua Santita Papa Pio IX.

Dello Speculum Uteri 243

E, qui anzi che io ponga fine alia mia lettura, concede- tenii una qualche brevissima riflessione relativa all' appli- cazione dello strumento di cui vi ho parlato sino ad ora. Tra i molti autori che hanno trattato dell' uso dello spe- culum uteri, il Lisfranc (per quello che mi e noto ) ha superato gli altri nello stabilire buone regole, affinche la sua applicazione noa produca danno, e produca invece quella maggiore utilitu che e lecito aspettarsene (1). Tra gli ammaestramenti lasciatici dal famoso Clinico della Pitie, uno ve n' ha che piacemi rammentare perocche mi e sem- brato che non sia tra i Cliirurgi divulgate bastanteinente.

S' incontrano nella pratica alcuni casi , ne' quali 1' u- tero , toltosi dalla sua normale posizione , non permet- te al chirurgo di esaminarlo per mezzo dello speculum ( applicato nel modo piu consueto ) con quella pienez- za di buona riescita che egli aveva in animo di ottenere. In sifFatte congiunture , potri molte volte essere all' uo- po confacente seguire il consiglio del Lisfranc , che e quello di cangiare la giacitura supina della donna nell' al- r altra, che consiste nel farla essere prona sostenendosi suUe ginocchia e sui gomiti. Ne questo collocamento del- r inferma e utile soltanto nelle accennate circostanze , ma tale pu6 riuscire in non poche altre operazioni. Rechero ad esempio le fistole vescico-vaginali , e 1' operazione del- la pietra , delle quali ho fatto io pure V esperimento. An- che gli Ostetrici se ne sono avvantaggiati , e con questo unico spediente hanno reso facile 1' avanzarsi della mano neir utero, e facilissimo il rivolgimento del feto in alcuni casi ne' quali ( prima di appigliarsi a tale partito ) gli ostacoli parevano poco meno che invincibili. E poiche ne cade il destro ( benche mi allontani dall' argomento prin- cipale ) lasciatemi collocare in questo luogo una brevissi- ma annotazione. II Chailly ( a differenza di altri non po- chi autori nostrali e stranieri) ha dato il precetto al quale

(1) J. Lisfranc Clinique Chirurgicale de 1' Hdpital de la Piti6. Paris 1842 T. 2. p. 271.

244 GlAMBATTISTA FaBBRI

alludevano dianzi le mie parole; ed lia sembrato attribuir- ne r onore al tedesco Kilian. Nondimeiio 1' inglese Blun- dell lie aveva parlato ( al dire del Velpeau ) iiell' anno 1828. Mattia Mayor di Losaiiiia aveva lo stesso anno pub- blicato il precetto medesimo nel sue Manuale per le le- vatrici : e qui ne' paesi nostri ( senza avere alcuna con- tezza degli altri ) lo ebbe praticato ( pariinenti 30 aiini sono ) r ottiino inio amico Dott. Tomniaso Bonfiglioli, ora medico delle Alfonsiiie e in allora medico condotto presso il Comuiie di Fontaiia (J).

Un' ultima riflessione circa 1' applicazione dello specu- lum puo essere quella che segue.

Goloro che souo piatici di questa maniera di esplora- zione sanno come incoutri talvolta che riesca difficile tro- vare il collo dell' utero , e molto piu irapegnarlo nell' a- pertura dello struniento , non ostante che siasi avuta 1' av- verteiiza di premettere 1' esplorazione digitale per cono- scere il luogo precise che e occupato dal collo dell' utero. Nelle contemplate congiunture ( quaud' anche si ponga molta attenzione nell' eseguire le manovre a questo pro- posito insegnate dal Lisfranc ) non sempre il collo uteri- no va immune, per parte dell' orlo dello speculum, da quegli urti ed attriti che si cerca a tutto potere che non accadano. Che se la mano che opera non e delle piu esperte, ognun vede, come in proporzione della minora destrezza aumenti la probabilita di un danno che non e sempre di poca importanza. Eppure a mio avviso v' e un modo di procedere , seguendo il quale , anche gli uomini meno esercitati potranno evitare gli sconci accennati pur ora. Questo modo consiste nel giovarsi dell' esplorazione rettale contemporaneamente all' applicazione dello specu- lum. L' indice della mano che non tiene lo strumento , insinuato che sia nel retto, ben di leggeri , attraverso la parete retto-vaginale , sente col suo polpastrello il collo

(1) Storia di due parti Gemelli assistili dal Dottor Tomniaso Bonfiglioli. Bologna 1829.

Dello Speculum Uteri 245

deir utero. La mano che dirige lo speculum , ne volge r estremiti verso quella parte, nel tempo stesso che Toc- cliio guardando pel vaiio del tubo, avvisa il dito esplora- tore dei moviinenli die deve operare perche il collo pre- muto da esso entri ad occupare 1' estrema apertura dello speculum. Anche prima d' averne fatto la prova, io era persuaso della buona riuscita di questo procedimento , il quale in certo modo somiglia a quell' altro che si mette in opera spesse volte nelle difficili introduzioni della sci- ringa nella vescica dell' uoino. Ed invero: chi non sa co- me r iudice che e nel retto aiuti il catetere a penetrare nella porzione prostatica dell' uretra e nel collo della ve- scica ?

Io non so die altri abbia consigliato, nella circostanza teste contemplata , questo che a me sembra altrettanto semplice quanto efficace artiiizio ; la cosa pero mi sembra per se stessa cosi naturale e spontanea che non oserei afFermare che un simile precetto non sia mai stato dato.

Ma io sento il debito di cessare da questa gia troppo lunga diceria. Uditori meno benevoli di quello che voi siete soliti e rnostrarvi ed essere a mio riguardo , potreb- bero forse muovermi rimprovero di avere occupato il tem- po di una delle nostre Session! , solo per dirvi che ho accresciuto 1' armamentario chirurgico d' uno strumento di pill e che non era necessario.

Da voi non mi aspetto un giudizio cosi severe; e spero invece che siate per fare buon viso alia mia invenzione, sebbene per se stessa sia di poco moinento ; e valuterete per qualche cosa il pensiero che ho avuto di ofFerire ai miei Golleghi , avvezzi a maneggiare strumenti di foggia straniera , uno speculum uteri non inferiore agli altri e che possa dirsi, con sufficiente ragione, nostrale.

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DEL PROF. CAY. ANTONIO ALESSANDRINI

( Letla nella Sessions del 18 Febbraio 1858.)

JT roseguendo nel solito divisamento di tener parola da- vanti a qiiesto dotto Gonsesso degli oggetti e preparati del Gabinetto d' Anatomia Gomparata dell' Universita piu opportuni all' illustrazione di animali poco noti , o non completaniente descritti , diro oggi brevemente di due spe- cie di mammiferi esotici dell' ordine delle fiere , famiglia dei marsnpiali, il Didelfo Filandro, ed il Falangista di Gook , liniitandonii pero alle sole cose relative alio Sche- letro , inancando il Museo di parti spettanti agli altri sisteini.

Proveniente il Didelfo dall' America meridionale , leg- gonsi i primi cenni intorno al medesimo negli scritti dei Viaggiatori die visitarono, e soggiornarono in quelle re- gioni poco dojio la scoperta : cosi il Fernandes , nella sua storia della Nuova Spagna, ne parla con qualche esten- sione, e dal medesimo i Naturalisti che gli succedettero trassero le brevi lore descrizioni , che poco o nulla versavano

248 Antonio Alessandiuni

snlla parte anatomica. Fu piiiicipalinente il Daubenton clie, nella Stoiia Naturale del BuiTon , aggiimse , al so- lito, molte, ed esatte descrizioni anatoiniche della spe- cie, corredandole di opportune figure rappresentanti l' a- niraale intero, gli organi genitali mascliili , lo stoniaco , r intestino crasso , la milza e lo scheletro , questo pero in dimensioni tanto piccole da non riuscire snfficiente a ineglio conij)rendere la inisura dclle parti ossee , e la nii- nuta descrizione clie ne porge 11 lodato Autore.

Recentemente , cioe nel 1827, 11 Temminck (1), de- scritto r animate zoologicaniente, rappresenta lo scheletro di nn maschlo , dandone la generale dlmostrazione , seiiza discendere ai partlcolari delle slngole reglonl , tranne la testa, della quale da la figura in tre divers! aspetti.

Quasi contemporaneamente al Temminck , vale a dire nel 1828, gli Anatomic! alemanni Pander e D' Alton, neir opera pubblicata sugli scheletri dei mammifer! (2) , diedero , nella tavola V. del quaderno undecimo, quello ancora del Fllandro , limitandosi Essi pure a poclii cenni d! una generale descrizione , di modo che fa d' uopo rl- sallre all' epoca, orma! troppo lontana, del Daubenton onde rlnvenire alcun cenno sull' anatomia di questo inte- ressante animale. Infatti aver non si possono per descri- zioni snfficienti le sparse notizie che s' incontrano nei trattati generall dl anatomia comparata, descrivendosi i varl slstemi ed apparecchi dell' insleme del corpo degli animal!.

Le brevi annotazioni che passo ad esporre sul Didelfo ebb! occaslone di desumerle da un giovine individuo , di sesso femminlno , acquistato dal Naturalista commerciante di Amsterdam Sig. Frank , al quale individuo pero , onde nieglio conservarlo nello spirito, erano stati tolt! 1 visceri dell' addome; cio non ostante arrivava al peso di quasi dieci oncie di nostra libbra mercantile, avendo il dl lui

(1) Monographies de Mammalogie loin. I. pag. 46. lav. VI.

(2) Die Skelete der Benlelthiere. Bonn 1828.

SULLO SCHELETRO DI DUE MaRSUPIALI 249

corpo dimensioni alquanto magj^iori dell' ordinario, come risuUa almeiio dal coniVoiito delle citate figure del Tem- ininck, e del Pander. Noii mi trattengo a parlare delle dimensioni delle regioni diverse del eorpo, essendoche queste risulteranno abbastauza manifeste dallo sclieletro che rappresento intero, e della naturale grandezza, nella figura prima della tavola sedicesima, veduto dal destro late. Se lo sclieletro che descrivo si mostra di statura mag- giore, le parti pero che lo compongono hanno con quelle degli alti'i due citati tale rassomiglianza da appartenere veramente ad una medesima specie, e le poche difTeien- ze, che verr6 notaiido , sono semplicemente riferibili a varietii. individuali , od alia poca diligenza dei preparatori e disegnatori.

La parte fondamentale dello sclieletro pertanto , ossia r asse vertebrale, si compone di 56 vertel)re, cioe sette cervicali , tredici dorsali , sei lombari , due del sacro , e ventotto caudali. Nello scheletro delineato nell' opera ci- tata del Temniinck il numero totale delle vertebre ascen- de alia 6-4, siccome pero il divario s' incontra nella re- gione caudale, cui il lodato Autore assegna trentasei pez- zi, enumerandosene soltanto ventotto nel mio esemplare, non e difficile che in questo 1' apice della coda ne fosse stato asportato , abbenche il pezzo terminate mostri la forma di cono, come generalmente si vede nella coda non inutilata. Vieue a conferma dell' incostanza del numero delle vertebre caudali anche 1' esemplare figurato dal Pan- der , che ne conta in totale 66 , e quindi trentotto cau- dali. Ma ({uello che merita maggiormeiite di essere notato si riferisce alia forma dei pezzi vertebrali , non delineati con esattezza in ambe le citate figure. In quclla del Tem- niinck le due prime vertebre cervicali, tanto caratteristi- che in tutti i mammiferi , non mostrano ne la figura , ne la mole che loro e propria. L' atlante, privo al solito del processo spinoso, questo si dimostra invece largo e pro- minente nella tavola del lodato Autore, in guisa "da co- prire in parte quello dell' epistrofea : le cinque vertebre che seguono hanno i pi'ocessi trasversi troppo inclinati e T. IX. 32

250 Antonio Alessandrini

prominenti , ne appaie poi la nota caratteristica , tanto evideiite , dell' espaiisioue alifornie degli stessi processi nel- la penultiina delle ripetute vertebre cervicali. In qiiesta regione niedesima non solo la settima vertebra, ma la pri- ma ancora delle dorsali , lianno i processi spinosi elevati alio stesso livello delle prime due, quando iuvece nelle ([uattro cervicali clie seguouo 1' epistrofea esser dovrebbe- ro (jiiesti processi al(|uaiito piii depressi , per salire poi nella quinta quasi a livcUo della prima dorsale. Analoghe inesattezze s' incontrano conft-ontando le altre regioni del- la spina , ed il rimanente dello scheletro.

Quantunque piii conforme al vero sia la figura dello scheletro del Didelfo Filandro data dalli Pander e D' Al- ton , tuttavia questa ancora non va esente da qualche er- rore, attribuibile pure al Disegnatore : nell' una e nell' al- tra tavola mancano poi le figure atte a dimostrare la for- ma ed estensione della cavita del cranio, anzi in quella del Pander la testa non e rappresentata die unita alio scheletro. Credo quindi che non sia per riuscirc del tut- to inutile ai progressi della scienza il riprodurre di nuovo r immagine dello scheletro di questo animale, imitante, per qnanto e possibile , le di lui forme naturali.

Dalle misure date dal Temminck, ed analoghe a quelle che desumere si possono dalla citata figura del Pander, chiaramente ne emerge essere in questa specie le fommi- ne di statura notabilmente maggiore di quella dei maschi,- abbenche il numero e la forma delle singole ossa dir si possano pressocche identiche nell' uno e nell' altro sesso , non formando eccezione nemmeno gli ossi marsupial! , dei quali in ugual misura ne va fornito anche il maschio. In- fatti lo scheletro che descrivo (Tav. 16. Fig. 1.), quan- tunque di femmina molto giovane , come rilevasi dalle epifisi non per anche ben saldate alia diafisi delle ossa lunghe , e dallo stato tuttora cartilagineo di parecchie re- gioni ossee, tuttavia la misura presa dall' apice della ma- scella superiore , o punta del muso , alia tuberosity ischia- tica , supera, di una ottava parte almeno, la stessa misu- la presa sugli scheletri di maschi adulti.

SULLO SCHELETHO DI DUE MaRSUPIALI 251

Incominciando la particolare descrizione di questo sche- letro dalla parte fondainentale la colonna spinale, nella regione cervicale il maggiore dei pezzi vertebrali e costi- tuito dair epistrof'ea (a. Fig. cit. ), per lo straordinario sviluppo del suo processo spinoso, si in altezza che in larghezza , particolarita che non si osserva, alineno in gra- de tanto eminente, in veruna specie dclla famigiia dei marsupiali, di ciii si lianno esattc figure. Le quattro ver- tebre die seguoiio 1' epistrofea lianno invece nii tale pro- cesso assai Lreve, che si allunga poi nella settima, rima- nendo di poco inferiore a quello della prima doisale, il piu alto di tutta la spina. La sesta poi delle stesse ver- tebre cervicali al dissotto dell' apolisi trasversa e munita di largo processo aliforme discendente {b , Tav. 16. Fig. 1.), di cui nianca qiialunque indizio nelle figure si del Tem- minck , che del Pander , e questa modificazione della sesta vertebra cervicale serve mirabilinente a protegge- re le parti moUi che, lungo il coUo, dirigonsi nel cavo toracico.

Le vertebre spettanti al torace , in numero di tredici , hanrio i processi spinosi ben alti, ristretti , regolarinente decrescenti in altezza fino alia nona vertebra, di guisa che , niisurando il priino ben dieci millimetri ( c , Tav. cit. Fig. 1. ), il nono arriva appena alii quattro {d. Fig. cit.). I nominati processi nelle vertebre che seguono , fino alia tredicesima , si allargano alqnanto , rimanendo pero quasi alio stesso livello relativamente all' altezza. No- tar si deve altresi , che i processi articolari delle ultime tre vertebre dorsali {e, e, e, Tav. 16. Fig. 1.) si innalzano a notabile altezza, imitando cosi quelli che seguono della regione lonibare, il che verificasi pur anche riguardo ai processi spinosi, assai larghi , ed appena sporgenti al dis- sopra degli articolari indicati.

Le sei vertebre lombari costituiscono la parte piu ro- busta della spina, ed aumentano gradatamente di mole dalla prima alia quinta, giacche la sesta e alquanto piii piccola di quella che la precede, e restringe notabilmen- te il processo spinoso.

252 Antonio Alessandrini

Due sono le vertebre- die, coi loro processi trasversi, prestano piinto d' appoggio all' osso iimoniinato, c che percid costituiscono la regione sacrale della spina ; l' an- teiioie {/, Tav. cit. Fig. 1. ) e verainente quella che feinianieute , ed estesaineiite si unisce agl' ilei, mentre la seconda vi aderisce debolmente solo nella meta anteriore dei suoi processi trasversi, e mediaiite tessuto molle fibro- so, il quale, distrutto nella troppo prolungata macerazio- ne dello scheletro , e svincolandosi cosi questa vertebra totalmente dall' ileo , ha fatto si che la maggior parte degli Scrittori ha assegnato una sola vertebra al sacro di questo Didelfo. Anibedue le vertebre del sacro fornite sono di processo spinoso distinto e rilevato {/, g, Tav. 16. Fig. 1 . ) , che si perde interamente nelle vertebre caudali.

La coda robusta e preensile di questo animale si corn- pone di ventotto vertebre , e qui , come dissi , in quanto al numero , s' incontra la maggior differenza nelle descri- zioni di Temminck , che ne enumera trentasei , e del Pan- der che le fa ascendere a trentanove , ma tale diftbrenza e bene di poca iniportanza , conoscendosi di gia essere questa la regione dello scheletro che piu facilmente, e per diverse cagioni, pu6 venir mutilata : quello che piii interessa si e la mole e la forma delle vertebre stesse , die non e con sufficiente esattezza rappresentata nelle figure degli Autori piu volte citati. Cade ora in acconcio r avvertire come saviamente opinarono quel Zootomisti , che vollero annoverati fra i pezzi del sacro quelli soltan- to che si mettono in contatto diretto cogl' ilei , e non gia tutti i pezzi insieme immobilmente saldati , giacche un tal carattere varia , al variare dell' eta , nei diversi indi- vidui di una medesima specie. Nel Filandro che si serve della coda , nelle variatissime posizioni del corpo , a fog- gia quasi di un quinto arto , facili e liberi sono i movi- menti fino dalla prima vertebra, non piu impedita dal contatto coir ileo ; la forma per6 , e la mole di esse ver- tebre varia nei diversi tratti della coda. Nelle prime quat- tro i processi trasversi {h, h, h, h, Tav. 16. Fig. 1.) sono larghi ed espansi in modo da coprire completamente lo

SULLO SCHELETRO DI DUE MaRSUPIALI 253

spazio interposto alle ossa innominate, restringendo cosi in niodo notabile 1' apertura posteriore della pelvi , il che avrebhe opposlo grave ostacolo all' atto df*l paitorire se i niaisupiali , in <|uanto a quest' atto, si trovassero ncUa condizione della maggior parte degli altri maniniiferi , ma invece di feti inaturi danno alia luce embrioni piccolissi- mi cbe , coilocati enlro il marsupio, e fissandosi colla bocca ai capezzoli decile maininelle, quivi acquistano in breve il completo sviluppo. Queste prime quattro verte- bre caiidali , oltre la notata niodificazione dei processi trasversi , sono ancora niolto brevi, di guisa che la por- zione di spina dalle medesime formata non arriva che alia lunghezza di ventisei niillimetri : depriniendosi ancora in queste vertebre via via la regione anellare, si restringe, poscia si oblitera del tutto , il canale contenente 1' estre- mitd posteriore della midolla spinale , il che avviene cor- rispondenteniente alia settinia vertebra , per cui quelle che seguono, fnio all' cstremita della coda, dir si possono for- mate soltanto dal corpo, che si allunga, diviene cilindri- co , conservando ciascun pezzo nelle due estremita artico- lari quattro piccole prominenze , ti-accia nianifesta della regione anellare della vertebra, e dei suoi processi trasver- si. Inferior mente , nel punto di articolazione dei singoli pezzi caudali , se eccettuansi i primi tre , esiste 1' ossicino in forma di V (i , i , i , i, Tav. 16. Fig. 1.), particolarita di struttura comune a molte altre specie di mammiferi aventi lunga coda, di grande mobilita fornita, per cui, dagli ossicini niedesimi , viene protetta la grossa arteria candale inferiore , che non puo subiie forte compressione nei movimenti di attortiglianiento della coda stessa ; e questa singolarita , tanto evidente , e appena tracciata par- zialniente nelle figure piu volte ricordate del Temminck e del Pander.

Le rimanenti ossa del tronco, vale a dire le coste e lo sterno , ofFrono le forme comuni agli altri mammiferi ; in niimero di tredici le prime, cioe le coste, otto sono ster- nali , congiunte direttamente alio sterno mediante propor- zionata cartilagine, e cinque asternali cioe spurie.

254 Antonio Alessandrini

Lo sterno (A,, /, Tav. cit. Fig. 1. ), abbeiiche si trat- ti di specie avente clavicola completa , ed abbastanza ro- busta, non ha la sua regione anteriore, o manul)rio {k. Fig. cit. ) , molto larga , per6 a sufficienza robusta per foriiire punto d' appoggio ben fermo all' arto anteriore. La posteriore estremita dello sterno invece e piuttosto sottile e debole, ma sostiene un anipio disco cartilagineo , si che, alia sua fornia, non sarebbe piu adattato il nome di cartilagiiie ensiforme o xifoide.

Ma passando a dire dclla testa, alia piu facile e cliiara descrizione della niedesiina lie creduto opportune rappre- sentarla in diversi aspetti nella stessa Tav. 16. Si vede in- fatti dal destro lato , unita alio sclieletro, nella figura prima ; dalla faccia superiore , asportata la volta del cra- nio, nella figura seconda ; dalla base nella figura terza, tolta la mandibola , e delineata a parte nella figura quar- ta , onde per tal modo meglio dimostrar si possa altresi lo stato della dentatura.

Nella veduta laterale della testa (Tav. 16. Fig. 1.) chia- ramente si manifesta la notabile di lei lungliezza , la linea leggiermente convessa e regolare del. suo lato superiore, la leggierissima prominenza della volta del cranio , 1' as- sottigliamento dell' estremita anteriore della testa stessa, cioe del nuiso ; la linea ugualmente convessa , ma in sen- se opposto della superiore, formata dal lembo inferiore (tn. Fig. cit.) della mandibola, i ciii angoli posteriori, prolungantisi in marcatissima apofisi , allungano sempre piu la mandibola in questa direzione. Cotesto aspetto laterale della testa fa pur vedere 1' ampiezza degli arcbi zigomati- ci, la grande estensione della fossa crotafitico-orbifale , non esistendo particolare demarcazione ossea tra I' orbita e r estesa fossa temporale ; ugualmente e visibile in tale posizione 1' ampio foro mascellare esterno , il prolungarsi alquanto di piii della mascella superiore, e tutta la serie dei denti del destro lato, veduti dalla loro esterna faccia, per cui rimane ben distinta in tutti la parte della corona che sporge dagli alveoli.

La seconda figura , die rappresenta la testa dalla regione

SULLO SCHELETHO DI DUE MaHSUPIALI 255

superioie, e rimossa 1' ossea volta del cranio, dimostra piincipalinente la forma e capacita del cavo encefalico. Abbenche la configurazione generale di questa cavita s' ac- cost! air ovale , lion e pero di regolaritu perfctta , mentre alqiiaiito ristretta aiiteriorinente (a,Tav. IG. Fig. 2.) olfre il maggior diaiiietro verso il centro iiella regione crotafi- tica [b , b , Fig. cit. ) , per restringersi di iiuovo alcuu poco corrispondenteinente all' occipite. Le fosse laterali della base del cranio non sono ne ben distinte, ne molto profonde, per cui i lobi degli emisferi cerebrali, a la fac- cia inferiore del cervelletto, esser debbono ben poco pro- minenti ; invece larghissima e profoiida cssendo la fossa olfativa (a,Tav. 16. Fig. 5.), chiusa da lamina cribrifor- me molto estesa, dimostra lo sviluppo notabilissimo dei nervi olfatorii , e quindi 1' estensione e perfezione di que- sto sensorio , pel quale principalmente sono i bruti con- dotti a far scelta del cibo piu opportuno alia loro con- servazione.

Giusta r ordine secondo il quale sono disposti negli al- tri mammiferi i nervi cerebrali, alle fosse olfative dovreb- bero seguire i fori ottici, ma qui invece esiste 1' ampio foro [b , b , Fig. cit. ) , il quale rappresenta ad un tem- po , e fa r ufficio , si del foro ottico , cbe della fessura sfeno-orbitale , ed anteriormente una leggiera incavatura segna ancora in questa fessura la posizione del nervo ot- tico. I fori che segnano il passaggio della seconda e terza branca del trigemini , detti per la loro forma rotondo ed ovale {c , c , Tav. 16. Fig. 2. - e, e. Fig. 5.), sono pure proporzionatamente molto ampi e ben distinti, e lo stes- so dir si deve dei forellini che mostrano il passaggio della carotide interna {d , Tav. 16. Fig. 2. /, Fig. 5.), situati accanto di quella depressione centrale della base del cra- nio {f. Fig. cit. ), che segna la posizione della cosi det- ta glandola pitnitaria. II meato uditivo interno {f, Fig. 2. ~ d , d. Fig. 5. Tav. 16.) occupa 1' ordinaria posizione sulla faccia posteriore dell' apofisi petrosa , ed asserire si puo francamente che questo Didelfo trovasi nella condi- zione comune a buona parte dei mammiferi relativamente

25 G Antonio Alessandiuni

agli altri fori ilella base del cranio , la fessura lacera po- steriore , ed i fori condiioidei.

Ma prima di por termine alia descrizione della testa e necessario jjarlare ancora dei denti , essendo die per que- sta parte pnr anclie non trovansi perfettamonto all' unis- sono i diversi Scrittori ; trattandosi pero di individiio mol- to giovine la dentatura non puo essere conipleta , ina la descrizione potra rinscire ugiialniente utile col deterniina- rc la inanilestazione e sviluppo relative delle diverse qua- lita di denti. Nella mascella superiore ( Tav. 16. Fig. 3. ) sono hen patcnti tutti dieci gli incisivi, come nell' adul- to ; gli otto laterali {f,f. Fig. cit. ) sono fermamente stretti insieme, lianno la corona in forma di ferro di lan- cia con punta acuta, i due medii ( g- , Fig. cit.), al- qnanto distant! dai laterali, liauno la corona piu svilup- pata , e meno compressa , segue agli incisivi laterali un piccolo spazio vacuo , al di la del quale sorgono i due canini assai robusti, di forma conica leggiermeiite com- pressa, ed alquanto incurvati all' iudietro nella punta, analoglii insomnia a quelli delle specie carnivore: addotte le mascelle collocansi posteriormente agli analoglii della mascella inferiore, inclinando leggierinente all' infuori la loro punta. I falsi niolari [d , d. Fig. 3. Tav. 16.) sono in numero di sei, tre per parte, a corona compressa, trilo- bata, col lobo medio di forma triangolare molto promi- nente ; assai piccoli i primi due , i quattro die seguono sono maggiori del doppio. Sei sono pur anche i veri mo- lari a completo sviluppo [c, c. Fig. 3. cit. ), giacche i due posteriori [h, h) cominciano appena a spuntare da- gli alveoli. II piano libero della corona dei veri inolari , di figura triangolare, con uno dcgli angoli rivolto al pa- lato, e irregolare per molte cuspidi o punte acute, che possono incidcre il cibo, ma non gia triturarlo comple- tamente.

Le diverse qualita dei denti esaminati nella mascella inferiore mostrano certa analogia , confrontati coi desciitti della superiore. Gli incisivi {d , d , Fig. h. Tav. 16.), otto di numero, collocati sono piii obbliquamente all' infuori,

SULLO ScHELETRO DI DUE MaUSUPIALI 257

e la loro corona, piu coinpressa dei superiori, ha ioinia ovoide piuttostocche lanceolata , e va decrescendo regolai- meiite dai due del centio agli ultimi laterali. I due cani- ui (c, c. Fig. cit. ), alrjuauto piu deboli o nieno pro- iiiiiienti, lianno pero nolla corona la medesiiiia forma, solo si iiicurvano alcun poco di |)ia all' indietio, e sono ([uasi adcreiiti alia serie degli incisivi. Dei sei falsi molari i incdii soiio niaggiori del doppio dei laterali, 1' anteriore dei quali e anclie piii piccolo del posteriore (b, b. Fig. A. Tav. 16. --m.. Fig. 1). Li otto veri molari {a, a. Fig. i. Tav. 16.) nella loro corona sono pressocche di mole uni- forme , ed irti nel piano libero di cinque acute punte , di varia mole ed altezza , essendo sempre maggiore la cent rale esterna.

Da questa descrizione ne risulta quindi essere le ma- scelle deir individuo in discorso, abbenche molto giovine, fornite di cinquanta denti , ventisei dei quali spettano al- ia niascella superiore, ventiquattro all' inferiore , trovan- dosi cosi , in quanto al numero dei denti , nella condizio- ne stessa dell' individuo adulto, secondo almeno quanto viene espresso e rappresentato da Federico Cuvier nel- r opera interessantissima sui denti dei niaminiferi , resa di pubblico diritto nel 1825. Dimostrerebbe quindi 1' eta non molto innoltrata del mio Didelfo , per quello clie si riferisce alia dentatura, 1' essere appena abbozzata la co- rona degli ultimi due molari superiori.

A compimento della descrizione di questo scheletro in- teressante rimarrebbe a dirsi ancora delle estremita , ma la giovinezza del medesimo, la lunga conservazione del- r individuo intero nello spirito, rendono impossibile 1' e- satta determinazione dei pezzi costituenti le regioni piu complicate ed interessanti degli arti stessi , quelle cioe del carpo e del tarso : avvertiro soltanto die non esiste la sproporzione , generalmente ammessa dagli autori , tra la mole ed estensione degli art! anteriori, messi a confronto coi posteriori , rappresentandosi i primi , generalmente par- lando, troppo piccoli; anzi dire si puo che fra tutti i marsnpiali questa specie si distingue per la proporzione T. IX. 3.3

258 Antonio Alessandrini

poco dissiniile fra le diverse region! di esse estreinita , esseiidocclie nel piii graii nuinero delie altre specie la differenza e grandissima. Avvertiro soltanto, relativamente agli arti anteriori , rappresentare le clavicole , assai deboli e sottili, un seinplice segiiiento di circolo molto aperto. Robusto invece il radio, di inole, in qiiaiito alia grossez- za, quasi uguale a quella dell' ulna, csercitando il radio stesso notabile sforzo nel dirigeie i movimenti del piede corrispondente , nell' atto di anaiupicarsi , o fissaisi sui rami degli alberi, come vogliono le naturali abitudini di siflatto animale, il die vicne favorito altresi dalle lunghe acute ungliie che armano le cinque dita del piede stesso.

Piispetto agli arti posteriori e notabile 1' estrema ristret- tezza degli ossi innominati alia regione degl' ilei , per cui veramente dire si puo che non vi esiste la cresta , die non vi e traccia di pelvi maggiore , discendendo i proces- si trasversi della prima vertebra sacrale fin presso il lembo estremo iiiferiore dell' osso innominato : ed invero 1' am- piezza della pelvi maggiore e necessaria singolarinente nel- le specie nelle quali 1' utero gravido acquista grandi di- mensioni , ma qui, come si e detto, la gestazione si com- pie nel marsupio, o borsa esterna addominale, F inferiore parete della quale e validatnente sostenuta dai robusti estesi ossi marsupiali. Gli innominati divengono invece mol- to solidi nella regione dell' ischio e del pube, il lembo anteriore del quale sostener deve la base dei nominati ossi marsupiali { ii , Tav. 16. Fig. 1 ).

II femore supera di poco la lungliezza dell' omero , ed ha il corpo non molto robusto, e perfettamente rettili- neo : nella gamba la fibula, come si disse verificarsi pur anche dell' osso analogo dell' arto anteriore il radio , e robusta, percorre tutta la lungliezza della gamba, e la sua testa superiore (o. Fig. cit. ) supera, in quanto alia mole e complicazione sua, quella stessa della tibia, mo- strando poi evidentemente il pollice nel piede corrispon- dente il carattere essenziale della brevita , dell' assoluta mancanza dell' unghia , e dell' esistenza rudimentaria del- V estrema falange , carattere che il Didelfo ha comune

SULLO SCHELETRO DI DUE MaRSUPIALI 259

con parecchie altre specie appartenenti alia fainiglia me- desinia.

FALANGISTA.

La seconda specie di marsupiale, lo scheletro del quale mi proposi di descrivere , si e il Falangista di Cooic = Plia- laiii^ista Cookii = del celebratissimo Giorgio Ciivier , e collocato nel genere Petaurus dal fratello Federico. Le teire Australi, clie iiegli ultiiiii tempi liaiiiio date niiine- rosa serie di aniiiiali singolarissiiiii , foiiiiroiio pur anclie il Falangista, le piiine notizie del quale si leggono nel teizo viaggio del rinoniato Viaggiatore cui e stata intito- lata la specie, ed alia qnale diede Egli il noine di Opos- sum. La scienza possiede molte ed esatte descrizioni zoo- logiche , non che parecchie figure del Falangista, come quella p. e. di ima feniniina che si puo vedere nel qua- rantesiinoquinto fascicolo della splendida opera sui Mam- miferi di Fed. Cuvier e Geoffroy Saint-Hilaire ( Novembre 182i), e r altra che va unita ad uu articolo del Lesson inserito nel sedicesimo tomo ( 1829) degli Annali delle scienze naturali di Parigi : la parte anatomica per6 e tut- tora assai incompleta, per quanto almeno e a mia notizia, abbenche si tratti di animale placido, facile ad addome- sticarsi , e che puo vivere anche nei nostri clinii ; ed in- fatti la femmina citata di sopra, e che venne rappresen- tata nelle grandi tavole di Fed. Cuvier, fu portata viva sulla nave 1' Urania dal Naturalista della Spedizione il Gaimard.

Le piu estese, ma non complete, nozioni anatomiche, si leggono nella Storia Natnrale del BufFon dove, data la figura e la descrizione di una femmina e di nn maschio, rappresentansi ancora porzioni degli intestini, e lo stoma- co aperto , ma non gia lo scheletro , che pero il Dauben- ton descrive con sufficiente estensione.

II Tennninck nel tomo L pag. 7 delle sue monografie di mammalogia tratta brevemente di questa specie, ne at- tribuisce Egli pure la prima menzione al Capitano Cook ,

260 Antonio Alessandrini

avverte vivere qucsto uuiiiuilc a Van-Dieiueii, puuta nieri- dionale della Niiova Olaiula, ma die e pur anclie stato trovato neir isola di Raiiwak dai Naturalisti Quoy e Gai- inard, addetti alia spedizione intonio al Glol)0 del Co- maudaiUe Freyciiiet ( Voyage autoiir dii Monde pendant les ann6es 1817-1820. Paris 1821 in i." e tav. in %lio ). A dir vero pero le specie d(!sciitte in quest' opera dai lodati Naturalisti sono il = Plialaugista maculata Geof- froy = ed il Phalangista Quoy :=, rappresentandosi nel- le figure individui interi, e soltanto il tescliio della prima specie. Reputo quindi opportune occuparmi della descri- zione dello scheletro posseduto dai Gahinetto, e che e certaniente quello del Falangista di Cook.

L' asse vertebrah; (Tav. 17.) si compone di cinquanta- sette vertebre , vale a dire sette cervicali , tredici dorsali , sei lonibari, due del sacro, e ventinove caudali : numero, e divisione, perfettamente identico a quello esposto dai Daubenton. Sembra pero clie, tanto il numero complessi- vo delle vertebre , quanto quello delle singole regioni , offrir possa delle dilFerenze , giaccbe nel Falangista orsi- no, lo sclieletro del quale e descritto e figurato nell' o- pera del TeMiniinck, se ne contano sessanta , cioe sette cervicali, tredici dorsali, sette lombari, una del sacro e trentadue caudali. In quanto alia mole ed alia forma rnan- tenoono certa analogia con quelle descritte del Didelfo ; ed anclie le prime quattro caudali , coll' ampiezza dei lo- re processi trasversi , chiudono lo spazio interposto alia regione posteriore delle ossa innominate , rendendo cosi straordinariainente angusta 1' apertura posteriore della pel- vi ; ma anche questa specie partorisce degli embrioni die ripone, fomenta ed allatta entro il marsupio.

Delle tredici coste di cui va fornito questo scheletro , sette sono sternali, e sei spuria, ma piuttosto deboli, e fornite di cartilagine molto estesa. Lo sterno formasi di sette pezzi ossei ben distinti, il primo dei quali, che e il pill robusto , ha figura romboidale ; suU' angolo supe- riore articolansi le solide clavicole , e poco al dissotto , negli angoli laterali le prime coste, brevi, poco incurvate,

SULLO SCHELETRO DI DUE MaRSOPIALI 261

ma lobuste. I quattro pezzi sternali medii sono i piu pic- col i , il sesto, abbenclie sottile e debole, s' allunga quasi del doppio , e sostiene nella libera estremita V ainpio di- sco cartilagineo , di forma oibicolare.

La regione della testa , costituendo la parte piii inte- ressante e caratteristica dello scbeletro , massime pel nu- mero , la forma e disposizione dei denti , oltreche si di- mostra intera, veduta dal destro lato, nella Tav. 17. e poi rappresentata in diversi aspetti, aperto anche il cranio, nello figure 1. 2. 3. e 4. della Tav. 18. Veduta lateralmen- te (Tav. 17.) appare di forme generali ben proporzionate , colla volta del cranio discretamente prominente , ottusa r estremita libera delle mascelle, molto esteso e largo r arco zigomatico , in perfetta continuita , come nel Di- delfo , le fosse orbitale e crotafitica , assai ampio il meato uditivo esterno {a, Tav. 17.), deboli e poco estesi i con- dili deir occipite (Z*), assai profonda la fossa (c) che si interpone ai noniinati condili ed al processo mastoideo del temporale, e molto prominente 1' angolo posteriore (d) della mandibola.

Ma la parte essenziale della regione della testa e costi- tuita dalla dentatura , nella descrizione della quale non trovansi pienamente conformi i diversi Autori che si oc- cuparono di siffatte materie, il che a mio avviso dipende principalmente dalle variazioni che naturalmente avvengo- no nei denti dei diversi individui a norma dell' eta, e deir appartenere i medesimi a quelli della prima o della seconda serie. II piu volte citato Daubenton enumera nel Falangista dieciotto denti nella mascella superiore , quat- tordici nella inferiore ; dei primi , di quelli cioe della ma- scella superiore, otto appartengono alia serie degli incisi- vi , dieci a quella dei molari , e nella mandibola , enume- randosi soltanto due incisivi, vi esistono dodici molari.

Nell' articolo sui Falangisti del nuovo dizionario di sto- ria naturale , alle diverse specie incluse in questo genere si attribuisce non una sola, ma due diverse formole di dentatura, in una delle quali il numero dei denti si fa ascendere alii quaranta , nell' altra alii trentotto. Dei

262 Antonio Alessandrini

quaranta denti otto sono incisivi, sei superiori due infe- riori, due canini alia sola mascella supeiiore, e trenta inolari ; di questi ultimi dieci si considerano come falsi molari , quattro superiori sei iuferiori, venti come veri molari , di ugual numero in ainhe le mascelle. Nella se- conda fonnola, in quelia cioe dei trentotto denti, otto sono incisivi , come nel primo caso , trenta molari i quali distinguonsi in otto falsi molari , quattro superiori ed al- trettanti iuferiori, ventidue molari veri, dodici superiori, dieci iuferiori.

Nello scheletro die descrivo , trattandosi di individuo molto giovine, la dentatura non e completa, tuttavia si vede manifestamente che partecipa piuttosto della prima formola, massime per la presenza di denti analoghi ai ca- nini: cosi nella mascella superiore ( Tav. 18. Fig. 1. ) ve- donsi di gia fuori dagli alveoli venti denti, dieci per par- te, dei quali sei si riferiscono agli incisivi ( a. Fig. cit. ), due ai canini ( ^ ) , quattro ai falsi molari ( c ) , ed otto ai molari veri {d). Nella mandibola poi sono manifesti tre- dici denti, due incisivi [a, Tav. 18. Fig. \.), un rudi- mento di canino a destra ( b , Fig. cit. ) , due falsi mola- ri (c), e quattro molari veri {d).

Federico Cuvier nell' opera citata sui denti dei mam- miferi , riportando quelli ancora del Falangista di Cook, che colloca nel genere Petauriis , da Lui stabilito, li fa ascendere al numero complessivo di trentotto , vale a dire otto incisivi e trenta molari , dei quali sedici superiori , otto falsi ed altrettanti veri; quattordici inferiori, sei falsi ed otto veri. Ma quello che piii importa relativamente ai denti non e gia il loro numero , ma piuttosto la confor- mazione della corona , ed il modo di manifestarsi e dispor- si sui lembi alveolari d' ambe le mascelle. La citata figu- ra prima della Tav. 18. offi-e evidenti i notati caratteri nella mascella superiore. I tre incisivi, descrivendoli da un lato solo perche di forme identiche in anibi i lati , decrescono regolarmente in lunghezza dall' interno all' esterno , e men- tre la corona del medio sporge dall' alveolo sette milli- metri , 1' ultimo non si eleva che a quattro. La maggior

SuLLO SCHELETRO DI DUE MaRSUPIALI 263

larghezza della corona spetta al dente di mezzo : tutti tre gli incisivi hanrio una leggier solcatura nel centre della faccia esterna della corona. Ai di Id della serie degli in- cisivi evvi nel leinbo alveolare uno spazio vacuo di due niillinietri, poscia sorge il piccolo canino (b , Tav. 18. Fig. 1.) appuntito, di forma conica leggiermentc compressa : tra questo ed il prinio molare corre pure hreve tratto di lembo alveolare libero , poi seguono i due falsi molari ( c , Fig. cit. ); piccolissimo il primo, e nella corona di t'ornia analoga al canino, dista dal secondo, die poggia contro i molari veri , di tre millinietri, la mole della co- rona e pressoche uguale a quella dei veri molari, pero non e come in questi appianata , ma forma un rialzo triangolare tagliente. Dei quattro veri molari che seguo- no ( d. Fig. cit. ) il piano triturante e fornito di quattro cuspidi ( d , Fig. cit.) assai prominenti, visibilissimi , al- meno nei tre anteriori , giacche il quarto, tuttora in for- mazione , arriva appena a toccare col piano della corona il lembo dell' alveolo.

Assai diversa si mostra la dentatura nella mascella in- feriore. I due incisivi robustissimi {a. Fig. 4. Tav. 18.) so- no leggiermente solcati nella faccia superiore , tagliati ob- bliquamente nell' estremo lembo della corona, e trovan- dosi strettamente a contatto, compongono una linea scin- dente semicircolare acutissima. Dal lato destro presso il punto dove incomincia a spuntare dall' alveolo la corona deir incisive, sorge un piccolissimo dente (b. Fig. A. Tav. 18.), che per la posizione riferire si potrebbe ad un ru- dimento di canino : e questa pero certamente una ano- malia individnale, giacche nissuno Antore parla di denti di questa qualita osservati nella mascella inferiore dei Falangisti.

I due falsi molari ( c. Fig. cit. ) sorgono contigui ai quatlro veri (d. Fig. cit.), e sono pressoche identic! nella forma agli analoghi della mascella superiore, soltan- to la mole e alquanto piu piccola.

Per quel che spetta alle forme generali della mandibo- la avvertiro alti-esl essere la medesima molto sviluppata

26i Antonio Alessanurini

nella regione posteriore, perche assai ampio il processo coronoideo (gjFig. 4. Tav. 18.); confonnato a foggia di lamina piegata orizzontalmente all' indietro 1' angolo po- steriore {f, Fig. cit. ) , debole pero il coudilo (c), ap- pianato nella faccia articolare, e confonnato in modo da potersi muovere facilniente, ed in qualnnquo direzione , snlla conispondente estesa faccia articolare del temporale, non liinitata anteriorniente , ne al lato esterno , da vernna niarcata apofisi (e. Fig. 1. Tav. 18).

Le Figure seconda c terza della piu volte citata Tavo- la 18.,servir possono principahnente a fornire idea esatta della forma e capacita della cavita del cranio, e quindi anche della mole e conformazione del cervelk) contenu- to , ed ofFre una singolare analogia , si relativamente alle forme generali , clie rispetto al numero e disposizione dei fori destinati al passaggio dei nervi cerebrali , con quella del Falangista, per cui i-eputo inutile discendere intorno a cio a piu minuto esame , hastando a convincersene il so- lo confronto delle figure, dimostranti aperta la cavita del cranio si nell' una che nell' altra specie.

Anche le esti'emita , od arti dello scheletro, mostransi delle forme e proporzioni generali assegnate al Didelfo , come ne pu6 rendere pienamente convinti il confron- to delle figure : ma essendo nel Falangista alquanto piu innoltrata la ossificazione, ho potuto meglio distinguere la composizione delle complicate regioni del carpo e del tarso , che vedonsi disegnate, di naturale grandezza, e vcdnte dalla faccia dorsale , nelle Figure .5 e 6 della Ta- vola 18., ed in quest' ultima figura ^ ben manifesto il carattere essenziale della brevita del poUice, della de- duzione sua dalle altre dita , e dell' assoluta mancanza deir ungliia.

E qui do termine al mio dire, per non abusare della bonta e tolleranza vostra, Accademici Sapientissimi, con- cludendo , essere 1' esatta e minuta anatomia la piii si- cura guida al metodico collocamento e distribuzione delle specie nel vastissimo Impero organico , della quale veri- ta forniscono indubitata prova gli interessanti lavori che

SULI.O ScHELETRO DI DUE MaRSUPIALI

2g:

tuttogiorno vedono la pubblica luce, frutto ben degno degli indefessi studi , delle pazientissinie laboriose licer- che, di Naturalist! di altissima faiiia, n del piii profondo sapere.

T. IX.

3i

SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE

TAVOU 16.

Che contiene cinque figure , rappresenlanii gli oggetii aella loro aaturale grandezza.

Fig. 1. Lo schelelro della femmina giovine del Didelphys Philander, vedulo dal desiro lalo.

a, seconda vertebra cervicale, od epislrnfea.

b, processo alifornie disccndenie della sesta vertebra cervicale.

c, apofisi spinosa della prima vertebra dorsale.

d J \o stesso processo della nona vertebra dorsale. ^y

e, e, e, processi arlicolari delle ultime tre verlebre dorsali.

f, vertebra anteriorc del sacro.

g, vertebra posteriore dello stesso osso .

h, h, h, h, processi trasversi delle prime quattro vertebre caudali.

i, %, i, i, processi inferiori delle vertebre caudali , od ossicini in forma di V.

k, ii raaniibrio, od estremiia anteriore, dello sterno.

/j la cartilagine ensiforrae, od estremit^ posteriore del medesimo.

m , i falsi raolari.

n, gli ossi marsupiali.

0^ la testa superiore della fibula.

Fig. 2. La testa vcdiila dalla regione superiore, staccata colla sega, e rove- sciala in alto 1' ossea volta del cranio.

a J restringimento anteriore della cavila del cranio.

b , h , regione crotafitica dove la oaviti del cranio presenta il maggior dia-

raetro trasvcrso. c J il foro rotondo dello sfenoide.

d , interne sbocco del canale carotico.

e, il foro ovale dello sfenoide.

f , meato ndilivo inlerno.

g, fcssnra lacera posteriore. Aj il gran foro occipitale.

i, la volla del cranio, vednta dalla faccia interna.

It, fossa occipilale cenlrale pel lobo medio del cervelletto.

I, I, Ic due fossetle laterali pei piccoli lobi dello stesso.

SULLO ScHEt.ETRO Dl DUE MaRSUPIALI 267

m, m, incavature della volla corrispondenti agli emisreri cerebral!, pocliissi- ino profonde.

Fig. 3. La testa dalla base , die mostra principalmeate i denti della serie siiperiore.

a, a, bj h, qiiattro spazii della volta ossea palatina , chitisi da semplice membrana , non essendo per anche completa I' ossiticazione.

c, e, i sei molari trituralori , o veri molari.

d, d, ii sei molari incidenti, o falsi molari.

e, e, i due denii canioi.

f, f , Ii olio denti incisivi laterali.

g, i due incisivi medii, separati dai laterali mediante tin breve spazio ruoto. h, h,\ due ultimi molari.

TAVOL\ 17.

Rappresenta, sempre di naturale grandczza, lo scheletro iDtero del Phalangi- sta Cookii, veduto dal destro lato.

a, \\ mcalo uditivo esterno. h, condilo dell' occipile.

c , profooda incavatura Ira la regione roastoidea del temporale , ed it condilo

deir occipile.

d , apofisi delT angolo posteriore della roandibola.

' TAVOLA 18.

G)ntiene sei Hgure rappresentanli la testa, ed uno dei piedi anteriori e po- steriori dello stesso Falangista.

Fig. 1. La testa veduta per la base, rimossa la mandibola.

a, i sei incisivi.

h, i due canini.

c, i quallro falsi molari.

d ^ Ii otto molari veri.

e , faccia articolare del temporale pel condilo della mandibola.

Fig. 2. La testa veduta dalla faccia superiore, e rimossa la volla del cranio.

a, a, regione della cavili occupata dagli eniisferi.

b, b, regione conlenenle il cervellello e la midolla aliungata.

Fig. 3. La volta ossea del cranio, dalla faccia interna.

a, a, incavatura adaitala agli eraisferi cerebrali. h, c, d, le tre fosse pei lobi del cervellello.

268 Antonio Alessandrini

Fig. 4. La mandibola vedula di fronte dal lato dei denti.

a, i due Jenli incisivi.

bj I'tidinienlo di caniiio a deslra.

c, due falsi niolari.

d , i quatiro molari veri. «, il processo condiloideo.

f , angolo posterioi'e delta mandibola. g ; \\ processo coronoideo.

Fig. 5. 11 sinistro piede anteriore dalla faccia dorsale; sul lato superiore del carpo vedonsi congiunle le corrispondenti estremiti delle ossa dell' anti- braccio.

Fig. 6. II destro piede posteriore, veduto ugualraenle dalla faccia dorsale. Alia superiore regione del tarso sono pure unite le corrispondenti estre- miti delta tibia e delta fibula.

a^ il breve pollice dedotto dalle allre dila, e che mostra 1' estreraa falange rudiraentate , e del liitto priva delf unghia.

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INDICE

Lorenzo Bella Casa. Nuovo modo di renders grafici gli Slru-

menli Meleorologici. Tav. 5 Pag. 145

Antomo Bertoloni. Miscellanea Botanica Fasc. XIX. Tav. 6 ,

7, 8, 9, 10 ,,167

Ijjigi Calori. Sopra un voluminoso Tumore congenita ec. Tav.

11, 12, 13 ,,187

DoiiENico Pjani. Sopra una Opinione Aslronomica di Dante

Alighieri 207

Giuseppe Bertoloni. Delia Legnile di Sarzanello . . . ,,213 GiAMBATTisTA Fabbri. Descrizionc di uno Speculum Uteri.

Tav. 14, 15 ,,229

Antonio Alessandrini. Brevi cenni sutlo Schelelro di due Mar-

supiali. Tav. 16, 17, 18 ,,247

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MEMORIE

DELL' ACCitDEHIA DELIE SGIENZE

DELL' ISTITUTO DI BOLOGNA

FASCICOLO 3.

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BOLOGNA

TIPOGRAFU ARCIVESCOVILE 1859

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J I. J

i

DI NIGUIZIE 0 MELASMA

CON ALTEIIAZIOiXE GRAVE

DELLE

CAPSULE ATRABILARI

DEL BOTTORE FERDIN'ANDO VERARDINI

(Letta nella Sessione del 7 Geuaaio 18S8. )

s.

'e egli e vero che il medico debba niuovere mai sempre dalia osservazione , e che dai casi piu rari di pato- logica appartenenza possa deiivarne luce a rischiarare cosi i fatti coimini come gli straordinari , e cio mi pare ve- rissimo , ben mi affido che la storia cui sono per sotto- porvi, Accademici Sapientissimi , possa essere accolta be- nignamente , e me 1' auguro anche pei' conseguirne inco- raggianiento a' miei studi, ed un non tenue premio alia mia buona volonta.

Ad ogni modo come il botanico ed il naturalista dan- nosi agli studi de' vegetabili, degli animali , e de' minera- li , non solo per quello che e in ordine alia grandi leggi , ma eziandio alle aberrazioni dalle medesime , cosi il pato- logo non tanto ha da investigare le ragioni de' morbi piii comuni , ma pur quelle de' rari. Gerto che per lui tutto e disordine, non dovendo egli occuparsi che di quanto si

270 Ferdinando Verardini

scosta dallo stato e grado fisiologico ; ma ben anche la nozione del disordine pu6 tornare e toina utile sia a pre- venirlo, sia a correggerlo.

Ai quali due scopi liesce appimto non solo coll' osser- vare e coll' istituire le indagiui piii acconcie a discuoprire le niateiiali cagioni dellc lualattie, ma specialmente raf- froiitando quelle die hanno fra di loro qualche analogia.

Or bene, il fatto clie sono per narrare puo servire a tale uopo, ed io Ve 1' ofFro non tanto per chiarirvi sem- pre il gran conto die fo di Voi , come per consegnarvi con animo grato un' ulteriore istoria clinica la quale me- rita a parer mio d' essere registrata negli atti di questo illustre scientifico sodalizio. E questa buona ventura io me r ebbi per la cortesia somma dell' illustre nostro cli- nico , e mio rispettatissimo maestro , il Prof. Gav. Comelli , al quale ora riferisco le maggiori grazie , e fo a Lui aper- to die sempre avio a capitale il ricevuto beneficio.

Diro adunque d' una particolare forma morbosa die nelle sue prime manifestazioni mostrossi coi caratteri della Ni- grizie parzlale, indi impronto la colorazione bronzina del- r Addisson , onde mi par bene iniianzi d' espoi-re il mio fatto clinico , a guisa del diligente naturalista , per segui- tare la primiera similitudine , di tracciarvi l' istoria della malattia Addissoniana, meglio anzi l' istoria piu importan- te degli studi intorno alle capsule sopra-renali , e cosi farmi via insino all' attualita delle cose scientifiche relati- ve ; die il caso clinico allora potra essere meno perples- samente destiiiato a quel posto die per sua natura gli possa competere.

La costituzione anatomica delle capsule sopra-renali in- duce a tenere die questi organi debbano pure avere un ufficio da adempiere , essendovi in loro non poclii vasi arteriosi e venosi , come anche nervi ; sicconie poi in na- tura nulla vi lia d' inutile, ad una qualslasi funzione do- vranno prestarsi le capsule dei reni , le quali non man- cano che di rado negli animali ; pur tuttavolta , e nulla- meno le importantissime e diligenti indagiui praticate sia- mo air oscuro intorno la di loro azione.

Caso di Niorizie o Melasma 271

L' abbondaiiza dei vasi fece credere ad Heim (1) ed a Naumann (2) die le dette capsule inolta parte si avessero iiell' ematosi, ed a loro assegnarono uii ufHcio conforme a quelio della milza e della glandola timo , talche sareb- bero nel rnedesimo rispetto col sisterna uro-pojetico, che la milza con quello della vena porta; ed il sangue veno- so vi sarebbe <li qualclie fatta rivivificato alia di lui uscita dai reni mediante la mescolanza del sangue arterioso che in copia si porta alle stesse capsule.

Altri voUero che grande sia 1' importanza loro nella vita fetale , altri che servano ad indicare un certo rapporto cogli organi della generazione, avendo Otto, e Lobstein affermato che sviluppate assai le osservarono 1' uno in un vecchio venereo, 1' altro in un debosciato ; ma Rayer , e dopo lui Huschke , fecero aperto in seguito di profondi studi anatoniici che le capsule sopra-renali non hanno ne cavita , ne condotti escretori, talche ognuno ben vede co- me le sopra addotte ipotesi cadono di per se.

Bergmann (3) il famoso alienista di Hildesheim , nel giornale d' antropologia propugno la dotta tesi della cu- riosa coincidenza dell' atrofia delle capsule nei niostri ace- fali; e cio stesso un Hewson , un Meckel , un Cooper, un Klein, e lo stesso Rayer. Jacobson poi ando piu innanzi afFermando d' avere constatato che le capsule atrabilari spesso trovansi alterate nelle malattie sia del cervello , sia della spina.

A quest' ultima opinione Vi prego di fermare 1' atten- zione vostra, Accademici Sapientissimi, giacche la vedrete quasi riprodotta da uno dei nostri medici italiani il Ben- venisti ; come pure fate caso che Cassan (4) noto gia da tempo che le capsule menzionate piu volte , erano mag- giori nei neri di quello che negli Europei, a viemmeglio

(1) Dissertatio de renibus siiccentiiriatis. Berlino 1824.

(2) Handbiicli des med. Klinik. T. 6. 1836.

(3) Philosoph. transact. T. 46.

(4) Observations m6t4or. faites sous la zone torride, 1789.

272 Ferdinando Verardini

convincervi del facile ripetersi delle osservazioni scientifi- ohe, siccome veno dicendo addentrandomi di piu nel- r argoinento.

Le discorse opinioni erano presso a poco quelle che coi'revano fra i fisiologi , sostenute da pochi fatti che i patolo<i|;i andavano raccogliendo , e quelle ipotesi , e quei latti vennero studiataiiiente liuniti dal piu volte nominato Rayer , in una sua dotta nieiuoria puhblicata iiel \H'M , e da queir epoca in avanti le cose ristettero sino a die nuovo impulso si ebbeio (\a\V yld/I/sson. II quale nel 1855 pubblicava una monogralia risguardaiite b; alterazioni delle capsule sopra-renali , ricbiamando con uiolto iuteresse I'at- tenzione dei niedici sopia di questi organi , giacche aveva osservato die nello Spedale da lui diretto, S. Guido, non pocbi infernii andavano soggetti ad una forma geneiale d' anemia senza causa manifesta, non avvertendosi in loro ne diarrea, ne clorosi, ne emorragie , ne porpoia, ne. af- fezione dei reni , o dei visceri degli ipocondii , ne malat- tie di cattiva indole miasmatiche , glandolaii , strumose , o maligne, e che detta si saiebbe idiopatica. Presentavasi la malattia in ogni circostanza cogli stessi caiatteri gene- lali ; aveva un corso uniforme, e sempie tertuinava colla moite. L' esame il piu accurato faceva conoscere die que- st'anemia oltie i caratteri propri a ciascun' altra, come languore generale , sensibile indebolimento dei battiti del cuore , aveva poi gli speciali d' irritabilita dello stomaco , e di un cambiamento peculiare del colore della pelle , la quale acquistava una tinta bronzina or piii, or meno ca- rica , e quest' ultimo sintoma era inanifestissimo cosicche gli sembro caratteristico. Laonde il Sig. Addisson si diede a tutt' uomo a cercare ragione del fatto morboso, e dopo una serie di studi anatonio-patologici gli venue fatto di scuoprire che il coloramento della pelle andava coinpa- gno ad una speciale lesione delle capsule sopra-renali , per cui credette che la forma d' anemia descritta dipen- desse da quest' ultima morbosita.

Ci narra il medico inglese che gl' infermi di questa data malattia insensibilmente vanno deperendo, senza pero

Caso ni NiGRiziE o Melasma 273

avere la pelle secca, o nigosa, e senza venire a quell' e- strema emaciazione clie per lo piu tien dietro alle afFe- zioiii iiialigne , e ad indole cronica; acciisano im mal' es- sere alia regione dello stoinaco, hanno inappetenza, ed alcune volte vomito. Esarninati colla maggiore possibile ac- curatezza non si giunge niai a riconoscere in loro un or- gano particolarmente malato , e sebbene abbiasi tutta la lagione di credere che qualclie cainbiamento profondo sia sorto nel loro organismo , pur tuttavolta non si viene in cbiaro del perche. Stabile pero rimane all' occhio del me- dico il colore bronzino della cute, che e di consueto piu manifesto alia faccia, al coUo, alle estremita superiori, al pene, alio scroto, alle grandi labbra , sotto le ascella, e d' intorno 1' ombellico. In alcune circostanze la pelle e maccbiata a chiazze , in altre e uniformemente colorata , di guisa che pu6 rassomigliarsi 1' infermo ad un mulatto. Addisson cita ancora alcuni esempi in cui ha riscontrato un colore nerastro sulle membrane interne , specialmente sul peritoneo. A seconda che la malattia compie le pro- prie fasi il coloramento della pelle si rende piu intense ; r anemia, il languore, la mancanza d' appetito, 1' inde- bolimento dei battiti cardiaci si fanno piu manifesti ; una linea piu cupa appare sulla commissura delle labbra ; il polso ognor piii si fa piccolo e debole ; l' ammalato depe- risce , senza pero , come e stato detto , che dimagri enor- memente , e la di lui vita si spegne senza che 1' infermo accusi un qualunque particolare dolore. E notabile ancora che dair invasione del male al suo termine estremo, al- cune volte non corre un lungo intervallo, ed in allora ritiene V Addisson che c\6 dipenda da un certo stato d' a- cutezza del male , c da una sollecita degenerazione d' am- bidue le capsule sopra-renali.

Tracciato cosi il quadro fenomenologico della malattia come lo abbiamo dallo scuopritore , e d' uopo a com pie- tare questo abbozzo storico di riunire le varie forme d' al- terazione osservate nelle capsule , e costituirne cosi 1' ana- tomia patologica.

E qui giova avvertire che Rayer nella sua memoria T. IX. 35

27-i Ferdinando Verardini

riferisce diversi casi d' apoplessia delle capsule atrabilari ; che Louis ed Andral videro la degenerazione loro tiiber- colare, e qnalche ram vol(a la canc<'rosa , non disconipa- gnata peio da iigualc niorbosita anclie nei reui. Fiiialnien- te i sunicordati autori iie videro 1' atrofia, e 1' ipertrofia, seiiza die giammai avvortissero qnalche corrispoiidente af- fezione peculiaro. Sol niorita d' essere pubblicato che Rup- pius ebbe ad osservare un caso d' idropisia saccata delle capsule, in cui essendosi rotta la cisti, lo spandiinento del liqitido fece Inogo ad una peritonite soUecitamente niortale. Dopo di che agginngero 1' Addisson non essersi mai avvenuto in alterazione delle capsule atrabilari che non fosse delle due 1' una, o degenerazione tubercolare , oppure cancerosa, ed undici sono le istorie che pubblico neir indicata memoria, ove s' imbatte nel colore bronzino della pelle, il quale Esso crede effetto delle rammentate patologiche modificazioni di quegli organi.

Dopo die r Addisson ebbe fatto di pubblico diritto le sue osservazioni , si puo dire senza tema d' errore che non vi fu giornale di medicina die non riportasse 1' idea del medico inglese, e quindi i pratici d' ogni nazione ebbero cura di farsi capaci se dovessero o no abbracciare le dottrine sul coloramento bronzino della cute. E qui mi par bene che vi trovino conveniente posto le varie esperienze fatte , massime in Francia , sngli aniniali vivi a maggior complemento del grave tema che ho tolto a trattare.

Gli studi die a parer mio stimo meritino stare in cima degli altri dopo la scoperta d' Addisson, sono quelli del Sig. Brown-Sequard , che cerco modo di produrre una le- sione primitiva delle capsule atrabilari al fine d' osservar- ne gli effetti che ne seguivano negli aniniali. Al quale uopo istitui a sua prima esperienza la puntura, ed a que- sta altra ne aggiunse con vari e diretti meccanici tormen- ti ; poi le estirpo , di che piii o nieiio tosto perirono gli animali da lui sottoposti a cotali barbare operazioni. Quin- di dedusse che le capsule nominate sono indispensabili air esistenza.

Caso di Nighizie o Melasma 275

Parmi pero che la conseguenza sia molto precipitosa, nientre che alia morte degli animali debbono non poco avere contribiiito i vari martiiii che patirono , e non to- talinente la sola ablazione del rani succenturiati. Ed in vero come sceverare gli effetti prodotti dall' operazione , in ispecic per la lesione del gran sinipatico, con quelli della seniplice niancanza delle capsule sopra-renali ? Come estirpando organi pur vascolosi non calcolare le necessarie emorragie ? Essendo per se medesime queste cose distinte, tanto meno dobbiamo obbliarle ; ne per cio solo , ma an- che per la loro non lieve entita.

In seguito dellc quali avvertenze torna utile al racconto istorico di sottoporre alia vostra meditazione , Accademici Sapientissimi, le conclusioni finali che i Signori Prevost , Dumas, S e galas , CI. Bernard, Barreswil , Frerichs , e lo stesso Brown-Sequard , banno ricavato dai loro studi sulle capsule sopra-renali , le quali sono :

1.° Inclinar essi a tenere i reni succenturiati come or- gani essenziali alia vita, almeno nei cani, nei gatti , nei conigli , nei porcellini d' India.

2." Seguire generalmente la morte all' esportazione di questi organi, sempre piii presto che levando i reni.

3.° Avere le capsule col centro cerebro-racbidiano nu- merosissime relazioni d' influenza.

S' aggiunga finalmente che il Signor Gratiolet asserisce d' avere costantemente verificato che 1' estirpazione della sola capsula destra trae a morte I'animale, cosiccbe dal costui parere rimarrebbero non poco modificate le conclu- sioni superiormente accennate, sul valore delle quali mi faro lecito d' esprimere piu innanzi il mio pensiero.

Fin qui abbiamo esaminato i lavori pin importanti re- lativamente all' ufficio delle capsule sopra-renali prima d' Addisson ; indi le osservazioni di lui intorno ad una particolaro forma morbosa anemica con bronzino colora- mento della cute, quale conseguenza per esso d' alterazione delle capsule medesime ; poscia abbiamo riassunto le cose precipue riferibili ai reni succenturiati dictro le esperien- ze fatte sopra animali viventi.

276 Ferdinando Veraiiuini

Ad efFetto di nieglio avviarci al ritrovamento del vero iiitorno la malattia d' Add'issoii valga discendere ora al- r esaine critico dei tatti die possono esseie interpretati sia ia opptisizioiie , sia in t'avore della sentenza di Lui ; cosl ne potra escire almeno in via di confionto ini (|nal- olie utile ed alia scienza ed all' arte; ed a (juesto fine speio possa pure alquanto soccorrere la storia che da ul- timo narrero.

Stanuo coutro all' Addisson le ragioni del Narnias (1) |)rodottc nel Giornale Veneto in una sua dotta nienioria opposta ad altra assai ingegnosa del Benvenisti (2) (e pub- blicata pur essa nel medesinio periodico ) ed io Ve le fo uianifeste giacclie in quelle trovo riassunto tutto che di nieglio torna all' uopo.

Ci naiTE il Namias die avendo occasione nello Spedale da lui diretto di curare non pochi tisici , nelle moltc se- zioni dei cadaveri dei medesimi, e a lui occorso sovente d' osservare alterazioni delle capsule sopra-renali , massi- ine per degenerazione tubercolare , senza die punto fosse alterato il colore della pelle. Si conforta poi dei casi pratici descritti dal Puech , dal Tigri , AaW Hutchinson , dal Posner, i quail avendo veduti infermi che inostravano apertamente il colorito bronzino della pelle , non riscon- trarono poi alterazione delle capsule ; dice ancora che non pochi fatti sono registrati teste nei giornali scientifici di grave e profondo lavoro patologico osservato nelle capsule senza V oscuramento della cute ; ed a quel fatti potrei io stesso aggiuiigerne altro che ho veduto riferito dal Baillie, il quale dice d' essergli accaduto di vedere un caso in cui il volume delle capsule atrabilari compariva molto maggiore del solito, eguagliando ad un dipresso quelle d' un rene ; e la capsula s' era cangiata in quella tale na- tura di materia bianca che si osserva nelle glandole as- sorbenti scrofolose ,6 1' infermo non aveva alcun canibia- mento di colore nella cute. Finalmente il Namias viene

(1) Giornale Veneto di Scienze mediche. Marzo 1857. T. 9. Scrie 2.^

(2) Idem.

Caso di Nicrizie 0 Melasma 277

avanti dicendo die 1' H alter , il Window, e da ultimo il Martini di Napoli , esaminarono cadaveri ove in parte od al tutto inaucavano le capsule sopra-renali , ed in cui la cessazione della vita era da ascriversi a ben' altra cagione clie a quella del difetto di (jiiegli organi , sicclie tutto cio mostrerel)l)e non vera tanto la dottriiia dell' Addisson, come quella del Brown-Sequard.

AUe quali argomentazioni del cli. Nainias ( sebbene siano per me di gran peso ) mi pennetterei di fare bre- veniente le seguenti riflessioni , le quali potrebbero forse essere poste in campo dagli oppositori , val dire se Esso ha sezionato cadaveri di tisici in cui de' tubercoli avevauo snaturato le capsule atrabilari, e senza avere prodotta 1' al- terazione nel color della pelle, questi fatti negativi non distruggono la teoria dell' Addisson , giacche nel descri- verci die fa il peculiare colorito , ci dice ancora e ci nana particolari e propri fenomeni concomitanti la forma morbosa descritta, die Esso cliiama anemia. Rispetto poi al fatto morboso del Puecli (I), ed all' altro del Tigri (2), diro che il colorito della cute era pocliissimo alterato nel primo , e nel secondo la pelle offeriva un colore piii oscii- ro , e mancava deW ordinaria sua trasparenza. Solo nel- r interna delle coscia non la cedeva al colore del hronzo. E poi si neir una istoria die nell' altra non si avevano i caratteri distintivi della malattia del medico inglese , co- me non li avevano quegli altri infermi di cui abbiamo racconti in vari periodici. E si puo credere il medesimo d' altri casi die leggonsi intorno a profondi lavori morl^o- si delle capsule sopra-renali, cosicche ripeto : i fatti negati- vi non possono aver peso si grande da valersene a rinun- ciare per intero ad una qualunque teoria che a sostegno proprio ne noveri un suflficiente cumulo di positivi.

Rimane per6 la piii forte opposizione circa I' asserti- va sia del Brown-Sequard , che degli altri distinti medici

(1) Gaz. raed. des Hdpil. N. 48, 1857.

(2) Gaz. med. Italian. Tos. N. 20, 1857.

278 Ferdinando Verardini

sopra accennati, in (jiianto clie si e avvcrata varie volte r alterazione dei reni succenturiati, seiiza die peici6 siasi spenta la vita. E non pure questo ina aiiche si e osser- vato da talmio la nuuicanza delle capsidc atrahilaii. Gir- costanze tutte delle qiiali fo gran conto , e le tengo in serbo per appoggio delle deduzioni che senza alcuna pre- tesa mi faro lecito di addurre nel riassnnto di questo mio lavoro. Lasciata adunque per ora da ])anda la quistione mi rimetto in via recando innanzi due fatti capitali che possono favorire la teoria Addissoniana siccome aveva pro- inesso ; e cio per non abusare di troppo del la vostra at- tenzione , Accademici Sapientissinii , per dire poscia da ultimo il concetto che avrei del la nialattia cosi detta bron- zina rispetto la di lei etiologica condizioiie.

Raccontaci il Sig. Malherbe (1) di certa Ouvrard , in eta d' anni 48, giornaliera, la quale entro lo Spedale il 23 Fcbbraio 1856 con tutti i sintomi propri ad una clo- ro-anemia. Era notevole pero il colore terreo giallastro della di lei cute in genere ; nelia faccia poi , sotto le ascelle, attorno i capezzoli, ed all' onibellico, il colore suddetto eia assai pin carico. Si sospetto quindi che que- sto caso potesse trovar posto fra quelli di pelle bronzina AeW Addisson , e riferiti dal Sig. Lasegue (2).

L' autopsia del cadavere fatta il 14 Marzo successivo, mostro le capsule sopra-renali profondainente alterate per degenerazione tidjercolare , ed anche il sistema linfatico ganglionare cosperso qua e la di tubercoli.

Abbiamo nella Gazzetta Medica Lombarda del 20 Otto- bre 1857 a pag. 392 una storia importantissima descritta dal Sig. Dott. Giacomo Mingoni , il quale ebbe a curare certo Signore di Padova d' anni 34 , che da circa venti mesi , senza cause manifeste andava dimagrando, scadeva del suo naturale colore, e massimamente alle braccia, che poi si rese a tinta oscura , e questa sopravvenne anche

(1) Gaz. (les Hopil. 1866. Pag. 427.

(2) Archives gen^rales de M^decine. Mars 1866.

I

Caso Di NiGHiziE o Melasma 279

alle inani. Perileva le forze , 1' appetito , la calma dcllo spirito ; ed il soiirio anzi die essergli di listoio , gli tor- nava in daniio , e piu sentivasi lasso qualora levavasi dal lettu.

A poco a poco il colore scuio si piopago sotto le ascel- le , alio scroto, e per im largo tratto alle articolazioni dei gomiti e delle giiiocchia. Di quando in quando aveva vomito, e rigettava i soli cibi di recente maiigiati ; per6 lion dava indizio di lesioni particolari degli organi del basso ventre e del torace. Assoggettato 1' infermo a cura ricostituente non gli segui vantaggio , anzi non corse gtiari clie il colorito sopraccennato si lisce piii fosco, e decisa- inente bronzino , ed invase le labbra , specialmente 1' in- feriore , nella cui parte interna e superiore era evidente nil piccliiettamento color di cloccolato , e duro inalterato negli otto mesi clie precedettero la morte di quest' in- dividuo.

E bene ricordare che in pochlssimo d' ora incanuti , e grado grado affievolendosi , e piu sempre acquistando il colore della cute una tinta scura , si spense la vita senza che avesse mostrato sicuro indizio del prossimo suo ul- timo fine.

Tientasei ore dopo la morte se ne fece la sezione ca- daverica presenti dieci medici fra i quali il Benvenisti , ed il Pinali , ed eccone i risultati.

« II cadavere ofFriva una notabile denutrizione. II colo- rito bronzino mantenevasi in tutte le invase regioni. I muscoli flacidi ; nessun segno di decomposizione. Nulla a notarsi nella cavita del cranio. Un po' rammollita la so- stanza cerebrale con qualclie iniettamento venoso. Aperto il torace , la pleura polmonale destra niostrava forti ade- sioni antiche con le costole. II polinoue destro normale; all'apice del sinistro risoontravasi qiialche produzione tuber- colare , ina rara e nello stadio di crudita. Nel pericardio rinvenivasi non notevole quantita di siero ; 1' esocardo in qualclie tratto aveva perduta la sua trasparenza per depo- siti di linfa plastica ; la nessuna iniezione vascolare depone- va per 1' antichita di questi processi. La mollezza e flacidita

280 Ferdinando Verardini

del cuore in arnionia con lo stato generale dei muscoli. Al leinbo delle valvole ventricolo-aiiiicolari im piccolo in- o;iossaniento consistente. Nulla di riaiarclievole al basso ventre ; il ventricolo piesentava qualche maccliia limitata bluastra verso il cardias ; le glandole del mesentei'io uii po' turgide e consistenti.

Levati i reni , che erano sani, si scorse osservabilissima la differenza di volume delle due capsule sopra-renali. La destra senibrava niinorata di volume, forse pel confronto della sinistra clT era di grandezza pin clie tripla dell' usa- to. Nella destra si rinvennero produzioni tubercolari nello stadio di criidita, fra 1' una e I' altra pero intatta ed ap- pieno discernibile la sostauza propria di questa parte. II rene succenturiato sinistro del sopradetto volume , appena aperto gemeva uu fluido purulento. La sostanza interna mostravasi interamente degenerata in una massa tubei'co- lare die occupava tutto il centre, avviluppata e protetta dalla sostanza corticale die pareva distesa ed ampliata per contenerla. I tubercoli osistevano parte alio stato d' indu- rimento , parte d' incipiente ramraoUimento , parte nello stadio di completa fusione ».

Riassunti di tale guisa questi due fatti clinici , che cer- tamente palesano i caratteri precipui della malattia d^Ad- disson , quali 1' anemia , il colore bronzino , e la lesione dei reni succenturiati , scendo alia descrizione del caso pratico che ci appaitiene.

Entrava questa Clinica il 24 marzo 1857 Virginia Fra- boni Bolognese , e si poneva nella Sala medica al letto N. 11, affidandola all' assistenza del Sig. Dottor Mazzo- li , giovine di belle speranze a cui so grado dell' avermi fornito di notizie e sdiiarimenti opportuni alia presente narrazione.

Era essa nidiile , in eta d' anni 33 , di buonissima derivazione , ed aveva felicemente superate le malattie che dair infanzia ban nome. II temperamento di lei era venoso, gracile di costituzione, e di forme simmetriche. Aveva contratte buone abitudini, era calma, e forse alcun poco taciturna. A diciotto anni fu menstruata, ed innanzi

Caso di Nigrizie o Melasma 281

aveva copiosc epistassi, e bene spesso poco prima die si niostrassero in lei i menstrui, ne veniva avveitita median- te nuove enionagie dal naso. Nei veiitesinio teizo anno di sua vita ando soggetta a grave Febbre Gastrica ciiratale |)uro in Clinica, di dove, scorsi due mesi, esci guarita.

D' allora in poi si niantennc senipre sana e pote dura- re alle faticose sue incombenze or in questa ora in quella famiglia, in qualita di servente. Al cominciare del marzo dell' andato anno solfcrniossi sudante sotto non lieve cor- vente d' aria , cosicclie ben presto ne infreddo , d' onde lassezza , senso di contusione alle rnembra, e dolon; al capo. L' assalirono brividi, poscia rigore, indi felibre ; eb- be tosse secca ; senso di restringimento alle fauci, con difficile deglutizione , e con tale una prostrazione di forze da esserle impossibile la stazione eretta. Le mediche pre- scrizioni si ridussero a purgarla, a farla bcre decotti su- doriferi , ed al salasso , clie per mala ventura si suppose utile di spingerlo a troppa abbondanza , e che diede a vederc sangne carbonizzato piii del consueto.

Pure ne consegni un qualclie alleviamento ai suoi niali . se non clie apparvero alia regione dorsale delle dita d' am- bo le mani, all' estremita di quelle dei piedi , al bordo libcro del padiglione delle orecchie , alia faccia superiore e laterale destra della lingua, sotto il frenulo, alia pare- te interna delle labbra e delle guancie, maccbie nerastre, le quali mano niano ingrandirono. Continnava la debolez- za, e doleva ancora, sebbene non conic alle prima, il ca- po, ed in tale stato fu accolta nella Clinica, ove il ch. nostro Comelli ebbe campo d' osservare ancora le circo- stanze di cui in appresso.

Innanzi pero clie le esponga credo cosa degna, Accade- inici Sapientissimi , di presentarvi una preparazione in ce- ra eseofuita dal distinto medico e colleea, il Dott. Marco Pedrelli , la quale oltre che Vi dara una precisa idea del- la colorazione della pelle delle mani della Fraboni , Vi potra essere utile per portare giudizio iiitorno le cose clie daranno materia all' ultima parte di questa mia dis- sertazione.

T. IX. 36

2S2 Feudinando Veuaudi

NI

Ora ritacencloini alia storia dico , che il Clinico no- stro trovo il volto dell' infeniia di colore gialio fosco; essa poi si mostrava trisln, e iioii jioco abhattuta di spirito. Dolevasi forte doi loiiibi , la caloriticazioiie era al disotto della teinperatiira iiorniale, il polso piccolo, debolissimo. Aveva qiialclie col[)o di tosse , completo insoniiio ; mole- sta seiisazione iiel deglutire; iion appetiva, lie evacuava.

La stetoscopia fece solo notare deboli i suoni respirato- li , e pur deboli i battiti del cuoie.

Le funzioni tutte relative all' asse cerebro-spinale si coinpievaiio fisiologicainente.

Jn priino luogo 1' illiistre Comelli escluse con buon ra- ziociiiio r opinioiie sorta ne' pralicanti clie il uostro caso fosse di ciauosi. Dichiaro appunto ai medesimi , non blua- stra la tinta della cute , sibbene d' uu giallo sciu'o , tranne le estremita die erano nerastre ; secondariamente queste stesse estremita erano sottili , di forma natiirale le dita , e non ingrossate, come accade nella ciauosi; in terzo liiogo la cianosi essendo per lo piu efFetto della comunicazione fra le cavita del cuore , cio non era ammissibile in gra- zia dei criteri forniti dall' ascoltazione; fece manifesto non essere bluastre le labbra, e da ultimo non occorrere nel caso attuale , sotto gli urti della tosse accrescimento di maccliie, siccome suole succedere nella cianosi in genere nelle quali quel sintoina delle vie aeree non manchi.

Cosi adunque il nostro Nestore di pratica medlcina eli- minava il morbo ceruleo ; e fatta ragione della somma prostrazionc di forze nell' inferma , dell' eccessivo salasso , e della costituzione atmosferica di allora, per la quale si ebbe vastamente la grippe; e poste a calcolo le ben confa- cevoli reumatizzanti cagioni sostenute dalla medesima , ed il non essere in lei mancati alciini sintomi del catarro epi- deinico , spiegava il fenomeno delle macchie descritte pel concetto di sopraggiunta depressione nervosa, e di conse- guente ristagno di sangne ne' capillari venosi della cute. Ed ill questa sua idea si affermo anche per avere veduto come molti giippati ofFerivano infievolita 1' iniiervazioiie , ed ill essi sopravveniva una ben leiita , anzi lunghissima convalescenza.

Caso ni NicRiziE o Melasma 283

Coerentemente a questa congcttura si pioponeva di ri- donaie alia Fraboiii i fisiologici poteri vital! , cercando d' oppoisi in ispecie al grave indcbolimeiito die offeriva, il quale non aviebbe forse presto inancato di conduria agli estrcnii confiiii della vita. La china in decozione , ed una niistura esilarante, furono i mezzi terapeutici clie si credettero opportuni all' uopo ; e scorsi alcuni giorni, alio stesso decotto di china si nnirono due dramrne di spirito di melissa, e si ordino un gargarismo senipliceniente eniol- liente per rimediare a quel senso doloroso che inolestava r inferina nell' atto della deglutizione.

Ma nel 7 aprile fn sospesa la china, come che incol- pata d' avere indotto bruciore alio stoniaco ; sopraggiunto poi enfiore di gengive , e rinorragia , nacque il sospetto d' alcana scorbutica discrasia. II perclio si prescrisse una limonata minerale coll' acido niuriatico. Trascorse pero po- che settimane , e non veduto alcun frutto dalla cura in- dicata, anzi osservandosi che la cute di tutto il corpo della giovane si coloriva vieppiu in bruno fosco, massime alia faccia , che le estreniita piii e piii annerivano, e la voce ed il polso era assai affievolito , si ritentarono i to- nici , indi i marziali , fra cui cadde la scelta sull' acqua catulliana.

Per tale trattamento curativo 1' inferma niiglioro tanto di forze , sebbene il colore della pelle stabile rimanesse , die si tento d' indurre 1' ntero ad eseguire le proprie funzioni, e si esibirono alcune polveri di Sabina.

Quest' ultimo tentativo pero rimasto frustraneo, si ten- ne bene seguitare innanzi nella via battuta, e per riani- mare viemmeglio la nutrizione impoverita nella Fraboni si aggiunse alle altre medicine anche il latte di capra.

Sui primi di maggio scorgendosi die ognora piii offu- scavasi la pelle, si venue a ragione nel pensiere che il cambiato colore dipendesse da deposit© di nero pigraento nel tessuto cellulare, siccome accade nella melanosi. La rarita del caso, le tenebre che 1' avvolgevano, ed un no- bile slancio a tentare tnttavia d' essere soccorrevoli , fece fra le tante speranze nascer quella di possibile utilita

28i Ferdinanuo Veuardini

dall' uso de' vescicanti, e due se ne applicarono in ciooe. Ma ando delnso ii desideiio, che le Forze dell' inferma s' indeboliroiio si , da essere astretti a sospendere soUeci- tainente le perditc di quelle piaglie. Ed a tanie lisorgere ie forze si torno alia china avvalorandone la tonica e sti- niolativa virtu coll' aggiunta dell' etere fosforico. lliuiessa indi a poco la Fiaboni in discrete condizioni, e studian- dosi pur modo di ostare a questa strana ed ostinata forma niorbosa si voile tentare 1' iiso interne delle goccie arse- nicali del Fowler, ed in questa cura si duro ben \\n me- se. Alia perline pero si sospendette , vedendosi sempre pill abbrunire le canii, durare 1' affievolimento sia della voce clie dcUa circolazione , e con questo jnir quello dei piocessi- nutritivi.

Frattanto si giungea alle scolasticbe vacanze, e quindi al clinico Prof. Comelli , doveva subentrare, e subentro il suo ben degno supplente Prof. Belletti , il quale cliiamata a severo esame questa gravissima infermita , s' attenne al- 1' idea di Nigrizie del Rayer , compagna con una partico- lare discrasi umorale , e stimo convenevol cosa di riatti- vare il inetodo tonico corroborante , e ricostituente.

Onde la china di nuovo , i marziali , pin 1' olio di fe- gato di Merluzzo, e a tutto questo s' aggiunse iin vitto animale piii largo , e nioderato uso di vino generoso. Per quasi due mesi s' ando innanzi con questo piano di cura, e grado grado le forze dell' inferma acquistarono di tanto che alii 23 agosto pote riconduisi alia propria famiglia.

Si tenga pero a mente che nell' intenio della bocca , ai bordi , ed all' apice della lingua , come pure sotto il frenulo, diirava tuttavia una tiiita nerastia; che il volto allora dava a vedere un colore tendente al bronzo cupo , e cosi quasi tutto il rimanente del corpo, salvo le mani ed i piedi che mostravansi come quelli dei neri.

Avvertiro ancora per non lasciar nulla d' inosservato, intorno a questa iniportantissima istoria , che durante la cura del Belletti V inferma fu colta da due gravissimi as- salti febbrili, ai quali euro di riparare con larghe dosi di solfato di chinina, senza temerne i danni cfie taluno ne

Caso di Nigrizie o Melasma 285

avesse potato immaginare, giacche non appariva contro iiidicazioiie , o giacche nella possihilita di non cadere in diagnosi bugiarda , doveva pure premuiiirsi dal riinorso di poter oinettere riinedio die riel caso avrebbe prevenuta la inorte.

La paiticolare dosciitta infcrmiti, siccoine aveva oltre- modo interessato i nostii Clinici,e non pochi altri niedi- ci , cosi si sorvegliava di quando in quando questa donna , la quale anzi lii consigliata di recarsi a respirare I'aria li- bera dei cainpi , ed a seguitare nella cura tonica , e rico- stituente. Parve , diro cosi , che in principio 1' aria cam- pestre migliorasse alcun poco la povera Fraboni , ma que- st© raggio di fiducia ben presto s' ecclisso, e qual piu qual meno si torno alia consueta tristezza , alia niancanza di forze, a qualche colpo di tosse. Gonsumavasi di carni, e per poca fatica facesse era presa da aiisieta di respiro. Ed intanto il colore della pelle in genere sapea di quello de' mulatti , e le niani ormai erano all' altro degli Etiopi.

Giungeva il 1." dicembre p. p. ed in quel giorno sen- titasi la Fraboni assai piii del solito nial concia , pen- sava recarsi in Glinica di bel nuovo. Ma ohinie ! in sul- r indossare le vesti , fu presa da deliquio , e repentina- niente niori.

Saputasi la disgrazia , si domandd e si ottenne che il cadavere fosse trasportato nella camera mortuaria del Gli- nico Stabiliniento , e circa 56 ore dopo la morte ne ven- ne fatta la dissezione anatomica dal ch. Prof. Brugnoli , presente il Glinico sostituto Prof. Belletti , il Dottor Maz- zoU gia lodato, ed una ventina di medici distinti del- la Gitta, e studenti di Glinica, ed eccone la fedele de- scrizione.

II cadavere di questa donna era a tinta uniformemente brunastra, e molto assomigliava al colore del bronzo spor- co ; il volto poi, clie dava a vedere 1' eta non gia di 3i, ma di 50 anni, era color rameo cupo ; marcatamente piu colorate le orecchie, massime al lobo superiore , e come punteggiate di nero. Nel petto , e nel collo riscontraronsi alcune sparse macchiuzze di color nero , formate da follicoli

286 Ferdinando Verardini

sebacei satuii di pigmento. Ambo gli aiti toracici, comin- ciando dal terzo superiore dell' avambiaccio sino all' estre- uiiti delle dita , di quel colore norastro die i pittori di- cono caldo , e nell' accostarsi alle iiltime tlilaiiai addiveni- va quasi nero; le ungliie poi craiio ncre. Pur nerastre scorgevansi le parti genitali esterne, e la regione cocigea. Quanto al colorito seinpre, gli arti pelvici corrispondeva- no a quelle dei toracici , se non die appariva in questi alquanto dilavato.

Magro e scarno era poi questo frale die non si sarebbe detto in genere appartenere ad una donna della nostra razza, fatta astrazione niassime dai lineanienti del viso, ma sibbene in quanto al colorito simulare il corpo d'una niulatta.

Apertasi la cavita del petto e ben esaminate le viscera tutte che per entro vi si ascondono , cio solo e degno d' essere rammentato , cioe clie il cnore era per volume assai piccolo, quasi atrofico, e le sue pareti un poco flo- scie. Si trovo perfettamente cbiuso il forame del Botallo , ed i vasi maggiori integri afFatto. I polmoni poi avevano in quanto all' aspetto un colorito piuttosto carico ed era- no fortemente gonfi di sangue ; e tanto nel destro come nel sinistro, aperti die furono dallo scalpello anatomico, si rinvennero ne' loro lobi superiori varii tubercoletti, alcu- ni de' quali agglomerati e gia fusi.

Grave alterazione fu avvisata ai brondii, massime al destro , il quale era iniettato assai , e ricolmo d' umore spumoso, ed in copia i-imarchevolissima.

L' imo ventre conteneva le intestina tutte in istato fisio- logico ; solo un poco floscie le pareti formanti la vescica urinaria , ed un tantino grandicella la milza. Si pose il piii minuto esame a tutti i visceri che precipuamente servono alia digestione ed alia eniatosi , e cio avuto riguar- do ai fenomeni morbosi che ebbero luogo dui'ante la vi- ta, nia nulla si rinvenne di notevole. Sano lo stomaco, nulla al pancreas , nulla al fegato , nulla al sistema del- le porte.

Ma la nostra maggiore attenzione dovevasi diriggere, e

Caso ni NiGRiziE o Melasma 287

si diresse alle capsule sopra-renali die mostrarono altera- zioni di graiide inoinento, siccome si vede nella (Tav. 19), ed ora le dcscrivero. Etaiio le stesse capsule dure al tat- to, e giunte a tale ipertrofia da superare per ben tre volte la graudezza loro naturale. AH' aspetto sarebbersi dette di natura scirrosa ; pero si conobbe tutta la massa esser composta di sostanza tubercolare , unitamente ad al- tra lardacea, poco resistente al coltello (e cio stesso fu cerziorato dalle osservazioni microscopicbe come diro ) , e la capsula atrabilare destra aderiva alle pareti esteriori della vena cava discendente. I reni poi non avevano pa- tito alcuii cainbiamento, e vedevansi nello stato loro fisio- logico. Notero ancora a suggello della dissezione anatomi- ca, che pel taglio eseguito sui vasi maggiori molto sangue iisci di color nero piceo clie tutto si sarebbe detto venoso.

Esaniinata poi finalniente con tutta diligenza la sostanza cerebro-spinale nulla venne veduto di diverso dalle condi- zioni normali.

Ora dalle osservazioni microscopicbe fattesi da me , in- sieme all' amico cb. Prof. Brugnoli , risulta cbe sottoposta al microscopic

1.° Una porzione di sostanza delle capsule atrabilari si vide cbe era per la inassima parte composta di sostanza tubercolare, mista ad altra lardacea, e vi si scorgevano granulazioni pigmentarie, e varii massi di coloi'e scuro , e quasi neri , o rosso bruni , come puo vedersi dalla Tav. 20, unitamente alia quale vi ha la spiegazione delle varie figu- re copiate dalle preparazioni stabili da noi sottoposte ad esaine.

2." Un pezzetto di membrana epiteliale dell' interno della bocca , in cui si scorgevano ad occbio nudo molti punti neri , il microscopio mostro essere quella membrana composta d' una quantita di cellule comuni piene pur es- se di pigmento nero ; e si pote rimarcare una certa gra- dazione nel colorito del pigmento, essendovene di colore rossastro tendente al bruno. Vidersi ancora cellule svaria- tissime di forma, alcune delle quali inclinavano ad acqui- stare un colorito nerognolo.

288 Ferdinando Verardini

3." In vari strati d' epidermide s' avverti die lo sUato prolondo del corpo inucoso dell' epidermide stessa, era co- lorato in nero, e seinpre per deposito di pigniento.

Dopo la descrizione del fatto inorboso , ed in ispecie dopo ie intei'essantissime rivelazioni che ci vennero mo- strate per la necroscopia , quale concetto ci farein noi della nialattia die condiisse a inorte la Fraboni ?

Prima di rispondere in qnel modo die me lo consenti- ranno le deholissime mie forze alia iiitcrrogazione die mi souo latta, periiiettetemi , Accademici Sapientissimi , che Vi porga innanzi la dottrina del Beiiveiiisti , da me gia noininato, affine di completare tutto cio che e stato detto sino ad ora intorno al tenia da ine studiato.

Egli tieiie die le glandule atrabilari distruggano , anzi abbrucino il pigniento , e ove siauo impedite dallo eser- cizio di questa particolare funzione da profonda alterazio- ne patologica , in allora il pigniento si depositi massime nel tessuto cutaneo. Come pure ingegnosamente vorrebbe attribuire alle condizioni anormali delle capsule stesse , il potere d' alterare il sistema cerebro-spinale , appoggiato ai inolti consensi nervosi che questi organi debbono avere col siiddetto sistema per i moltissimi nervi che in loro si distribniscono , e di cui sono I'orniti, richiamando di qual- che guisa nuovainente a galla 1' ipotesi del Jacobsoii come avvertii sul primo mio dire.

Accennai gia die una critica raglonata (alia quale pie- namente aderisco ) , e stata fatta al Deiivenisti dal Namias , laonde faro brevemente alcune ulteriori osservazioni alle nienzionate teorie , che stimo di non poco momento.

Che le capsule atrabilari abbrucino il pigniento, questo e presto detto, ina vuol essere provato. Essendo il pigniento in gran parte composto di carboiiio, occorre 1' intervento deir ossigene per abbruciarlo. E questo d' oude viene? Ad eccezione delle note sorgenti , niuno sa per ora divi- uare come le capsule sopra-renali possauo conipiere uii tanto ufficio. Quindi il fatto di questo abbruciamento e per lo men niolto dubbio.

Sappiamo poi che nel corpo del feto vi e niinore quantita

Caso di Niorizie o Melasma 280

di sostanza pigmentale , eppure sono piu sviluppate le sud- dette capsule.

Cio come si accorda colla teoria del Benvenisti ? Aii- cora come e spiegabile il fatto di molti mostri anence- fali , ed acefali , destituiti di capsule sopra-renali , e colla pelle del colore noiinale?

II celebre nostro Calori per passarmi d' altri, osservo due fatti di questo genere, ed uno e descritto negli Atti di quest' Accadcmia , 1' altro in quelli della nostra Medi- co-Chirurgica Societu. Quel mostri a seconda della dottri- na del Benvenisti avrebbero dovuto esserc neri , e non lo erano.

Clie le capsule atrabilari poi influiscano a luodificare la sostanza cinerea del ceiTcllo, accennero solo che pur sem- pre starebbe contro a tale assertiva , la storia clinica che or ora fu da me narrata, e questa ragione comeche ne- gativa vale assai, die il Benvenisti non ha fatti propri , ne d' altri per certificarla.

Ma lasciando omai la critica a parte, e venendo final- mente a fare aperto il niio parere sul caso pratico riferito, questo verrebbe da me interpretato del modo seguente.

Avutosi a calcolo il temperamento venoso della Fraboni, le frequenti rinorragie, il gonfiamento delle gengive ac- cennato nella storia, il sangue piceo osservatosi nel ca- davere , tutto cio mostra a mio avviso una mala elabora- zione nei pi-incipii costituenti il sangue, ed una certa las- sezza nei vasi ; ([uindi spiegasi la grande debolezza , e la tendenza ancora a malattie umorali.

Fatto e che si el)be uno stato d' anemia particolare , accompagnato ne' suoi primordi dalla manifestazione d' una tinta ncrastra , la quale ricordava la pelle degli Etiopi , ed egiiale tinta campeggiava nei piedi , ai padiglioni delle orecchie, alia lingua, all' interno della bocca ec. mentre il lestante dell' ambito cutaiieo non di iiiolto scostavasi dal normale. Tale coloramento adunque chiamava la dia- gnosi di Melasma maculoso cli Fiichs , o Nigrizie di Bayer e di altri. In appresso qiicsta tinta nera venne sbiadendo. talclie acquisto una colorazione fuliginosa che a gradi a T. IX. 37

^90 Ferdinando Verardini

gradi si fece generale , e simile a queila del luorbo broii- zino deir Addisson. Giova per6 ricordare che il colore f\i- ligiiioso rossastro non e clie il nero caldo sbiadito del pittoii.

A! cospetto di questo fatto, die nomineremo di Nigri- zie o Melasma, dovreino noi dire che vi ha ideiititil pa- tologica col niorbo del medico inglese sii nominato? io opinerei che si , fondato sulla ragione che il Sig. Addis- son nelle sue istorie ci reca di depositi nerastri , o neri sulle membrane intestinali in ispecie, e poi perche aven- do detto in genere colore bronzino, questo ha una lati- tudine assai grande, mentre ognuno sa che il colore del bronzo e dal giallo oro carico, al quasi nero, e varia u seconda della propoizione degli elementi di sua composi- zione , ed a seconda piue di cio che dicesi pulitura di quel metallo.

Crederei adunque non pure all' identita patologica, ma altresi li terrei quale risultanza d' un' analoga discrasi san- guigna , e nel caso pratico motivato da me , crederei ad un deposito di carbonic nel tessuto cellulare, quale effet- to d' alterazione umorale sanguigna ; e sarei d' avviso , la degenerazione tubercolare , sebbene marcatissima , delle ca- psule atrabilari, non essere stata che un' associazione alia discrasia sanguigna , e pero vedrei la causa ultima della morte della Fraboni nella bronchite capillare , mentre pare debba essere stata soflPocata dalla grande copia di materie spu- mose che contenevansi nei bronchi , massime nel destro ; materia che non lia avuto forza d' espellere nello stato di sfinimento in cui era da si lungo tempo la sofFerente.

Abbraccierei volentieri quindi 1' opinione che la malat- tia bronzina , la Nigrizie stessa , o Melasma che vogliam dire, la Pitiriasis Nigra, non siano altra cosa in quanto ad indole materiale della forma morbosa che una deposi- zione di nero pigmento, o carbonio, qualitativamente , o quantitativamente alterato per cambiamenti chimici quali- tativi, o quantitative E la ragione di questa forma mor- bosa, crederei, lo ripeto, dovesse consistere in una di- scrasi primitiva o secondaria dell' ematosi.

Caso ni NiGRiziE o Melasma 291

Non e egli vero clic nella clorosi , negli infarcimenti epato-splenici per febhri iniasinatiche, nella diatesi tuber- colare e caiicerosa, malattie tutte in cui vi ha alterazione della crasi sanguigiia, si riscontra nella pelle un colorito speciale? A die adinujue cercare nelle capsule sopra-re- nali la causa del cainbiato colore della cute , mentre ab- biamo fatti notorii clie ci conducono ad una piu accetta- bile spiegazione?

Ed a vero dire non ripugna alia mente il ritenere che organi per si lungo tempo riniasti inosservati, la di cui funzione fu sempre, ed e tutt' ora un mistero, possano essere capaci di modificare in rnodo 1' organismo da por- tarne tanto danno ? E poi come spiegare le cose da me discorse relativamente alle alterazioni morbose , ed alia stessa mancanza delle capsule atrabllari , senza che ne sia avvenuto cambiamento di colore nella pelle, o la morte neir individuo?

Ma taluno potrebbe osservare ; ebbene , come rendersi poi ragione del perche nell' istoria per voi medesimo rac- contataci , siasi alterata tanto evidentemente la sostanza delle capsule suddette, e solo esse siansi trovate si pro- fondamente guaste?

Una disposizione ai tubercoli giii 1' avevamo nella Fra- boni. Vero e che alcuni tubercoletti fusi furono veduti nella parte superiore d' ambo i polmoni, quindi per ra- gioni a noi ignote come formaronsi quelli , pur gli altri delle capsule atrabilari possono essersi svikqipati. Ma pen- siamo una buona volta che limitata e nostra conoscenza, e che la ragione prima delle cose non e da noi , e con- cludiamo col divino Poeta :

State contenti, umana gente, al quia: Che se potuto aveste veder tutto, Mestier non era partorir Maria.

SPIEGAZIONE

BELLA TAVOLA MICUOSCOPICA

Fig. 1/ Poizione del reticolo Malpighiano veduto dal lato inteiiio ad uu ingTandimeuto -j-^. A. Stiato coineo del- r epiderniide.

Fig. 2.* Massi di tessuto trasparente con granulazioni pi- gnientarie trovate fia i tubercoli delle capsule sopia-re- nali , e nel derma. A. Masso trasparente con granulazioni pigmeiitarie nere disposte a linee , arborizzazioni , e ra- beschi ; 11 corpicciuolo segna al micronietro la larghez- za di 0"',1, ed in lunghezza 0"',123. 5. Altro masso eguale , di forma diverso lungo 0'", 112. C. Altro masso di forma sferica avente il diametro di 0"',140. D. Gra- nulazioni pigmentarie libere e riunite da materia amor- fa ; la granulazione segna 0"',005 , a 0"',003.

Fig. 3.* Massi di color scuro e quasi nero , o rosso bru- no. A. Masso rinvenuto nelle cajjsule sopra-renali lar- go 0"',091, lungo 0"',211, in alcuni punti ai lembi colorato in rosso bruno. B. Altro masso tutto nero di forma ti-iangolare largo 0"',076, e lungo 0"',091.C. Altro masso presentantesi tutto quanto di color rosso bruno.

Fig. 4..* Rappresenta porzione del prodotto eterologo in istato di rammollimento rinvenuto nelle capsule suddet- te, dove chiaramente scorgonsi i globuli tubercolari A^ le granulazioni B.

APPENDICE PRIMA

Alia Mcmoria letta il 7 Gennaio i^^%.

I,

.unanzi die mi facessi ad esporvi , o Accadeniici Sa- pientissinii, il fiitto moiboso di Melasma maculosa di Fucks , die coiteseniente ascoltaste da qiiesto luogo sui prinii del- 1' anno corrente e die Vi degnaste accoglieie con molta bonta , per cui Ve ne ritoino ora le piii vive attestazioni di cordiale liconoscenza , tracciai dappriina la istoria di tutto die mi parve piii importante lelativainente alia ma- lattia bionzina AeAV ylddisson , e do pel rispetto die il caso pratico die Vi narrai aveva mostrato grande analo- gia col moibo descrittoci dal medico inglese sunnomi- iiato, onde ne poteste fare un esame di confronto, e per tessere uno scritlo il quale potesse facilitare ulteriori ri- cerche.

Or bene, giacclie mi venne porta occasione dal nostro illustre Presidente d' intrattenere oggi il Consesso Accade- mico per qualclie poco di tempo, mi fo un dovere di comunicarvi alcune cose in aggiunta alle diggia discorse, onde arricciiire vieppiu la Dissertazione che Vi lessi , e lenderla percio di tal guisa meno indegna di Voi , le qua- li lio attinte dal giornalisino francese che molto studiasi , ed addentrasi intorno 1' argomento posto innanzi dall' Ad- disson.

Nd Moniteur des Hopiteaux del 25 febbraio corrente , e riferito dal Sig. Dott. Lombard medico all' Hotd-Dieu , nn caso di malattia bionzina dell' Addisson a ciii faiiiio seguito alcune riflessioni dello stesso medico ricavate dal- la cliiiica del Prof. Imbert. Eccolo in breve. Certo Lemai- re soldato nel reggimento dei dragoni entrd 1' ospitale

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SPIEGAZIONE

BELLA TAVOLA MICR6C0PICA

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Fig. 1/ Porzione del reticolo Malpigiiano veduto dal lato interno ad un ingrandimento j^. 4. Strato corneo del- r epidermide.

Fig. 2.* Massi di tessuto traspai'entt con granulazioni pi- gmentarie trovate fra i tubercoli elle capsule sopra-re- nali , e nel derma. A. Masso traspaente con granulazioni pigmentarie nere disposte ;i linee arborizzazioni , e ra- beschi ; il corpicciuolo segna al licrometro la larghez- za di 0"',1, ed in lungliezza (J', 123. J?. Altro masso eguale , di forma diverso lungo (",112. C. Altro masso di forma sferica avente il diameto di 0'",140. D. Gra- nulazioni pigmentarie libeie e rinite da materia amor- fa; la granulazione segn;) '>"',005, a 0"',003.

Fig. 3.* Massi di color scunj e qasi nero , o rosso bru- no. A. Masso rinvenuto iielle cosule sopra-renali lar- go 0"',091, lungo 0"',2ll, in alcuni punti ai lembi coloiato in rosso bruno. B. Altu masso tutto nero di forma triangolare largo 0 ,076, f lungo 0"',091.C. Altro masso presentantesi tutti quantcdi color rosso bruno.

Fig. 4.* Rappresenta porzione del prodotto eterologo in istato di raramollimento nnvenut) nelle capsule suddet- te , dove chiaramente scor^^onsi globuli tubercolari A , le granulazioni B.

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A ^NDICE PRIMA

Jlla Mem letta il 7 Gennaio -i8a8.

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nnanzi che u acessi ad esporvi , o Accademici Sa- pientissimi , il fai o rorboso di Melasma maculoso di Fuchs , che cortesement asoltaste da questo luogo sui primi del- 1' anno corrente e he Vi degnaste accogliere con moha bonta , per cui A e E ritorno ora le piu vive attestazioni di cordiale licon 'Scnza , tracciai dappriina la istoria di tutto che mi pai - in importante relativamente alia ma- lattia bronzina > V Addisson , e cio pel rispetto che il caso pratico che larrai aveva mostrato grande analo-

gia col morbo -cittoci dal medico inglese sunnomi- nato, onde ne p< ese fare un esame di confronto, e per tessere uno scriti il quale potesse facilitare ulteriori ri- cerche.

Or bene , giac< le ni venne porta occasione dal nostro illustre Presidenti d'intrattenere oggi il Consesso Accade- mico per qualch pco di tempo, mi fo un dovere di comunicarvi alcui e ose in aggiunta alle diggia discorse onde ai-ricchire ^ epjiu la Dissertazione che Vi lessi, e renderla percio d ta guisa meno indegna di Voi , le qua- li ho attinte dal oralismo francese che molto studiasi ed addentrasi into tiol' argomento posto innanzi dall'^^^ disson.

Nel Moniteur d ? lopiteaux del 25 febbraio corrente e riferito dal Sig. Oct. Lombard medico all' Hotel-Dieu un caso di malatl ronzina dell' Addisson a cui fanno seguito alcune rifl( li dello stesso medico ricavate dal- la clinica del Prof. bert. Eccolo in breve. Certo Lemai- re soldato nel i\ mento dei dragoni entro 1' ospitale

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294 Ferdinando Verardini

il 26 ottobre 1857. Quest' individuo aveva 26 anni d' eta, era fornito di buona costituzione , e deiivava da genitori saiiissimi ed ancora robusti. Fu in Africa dal 51 al 52, poscia ultiniaineiite in Crimea, ed ebbe nel corso di sua vita militare 1 1 volte itterizia , e questa malattia non gli inipedi giammai di continuare nelle dure fatiche proprie al !iuo stato. Era abitualinente tossiculoso, e qualche vol- ta ebbe sputi cruenti. Si noti clie non voile pe' suoi ma- il tentare riparn alcuno , nia se ne passava aumentando negli stravizi. Arrivo tempo pero che indebolendosi d' assai fu licenziato dal corpo , e mandato alia sua patria per curarsi. Accolto nello Spedale all' epoca per me detta si riscontrarono le seguenti particolarita.

L' infermo aveva una fisionomia sofferente, faccia bru- nastra , e di simile colore la restante cute , e piu mar- catamente scura la pelle che veste le niani e le ascel- le. Era niolto magro , aveva il petto un poco abbassato nel suo mezzo ; le nnghie erano ippocratiche , e notavasi considerevole ipertrofia del fegato,il quale oltrepassava il bordo delle coste per meglio che tre dita trasversc.

Aveva molta tosse , e puriforme vedevasi lo sputo. Ran- toli sibilanti ascoltavansi alia parte superiore del torace in ambo i lati , piu al destro in cui la tosse mandava suono nietallico. Le orine erano cariche; esaminate pero non mostravano di contenere albumina. Lo stato di questo individno ando peggiorando di giorno in giorno, la pelle s' offuscava ognor pii'i, e nulladimeno le piii giudiziose cure apprestategli il 2 dicembre cesso di vivcre.

Fu diagnosticata una malattia bronzina in nn tisico per tubercoli suppurati ai polmoni.

L' autopsia mostro diffatto le profonde alterazioni pato- logiche degli organi della respirazione, piu il fegato con- siderevolmente ipertrofico, e di colore cioccolatte. La ve- scichetta biliare piu piccola del normale, con poca bile nerastra. Le capsule sopra-renali nerastre, eccessivamente rainmoUite, friabili, senza traccia alcuna di tubercoli. II rcne destro assai voluminoso , la sostanza corticale sembra- va ipertrofica. Nessuna granulazione esteriormente , ne da- to alcuno per riconoscere la malattia di Bright.

Caso di Nigrizie o Melasma 295

Cotali furono le precipue degenerazioni patologiche ri- scoiitrate nel cadavere, dalle cjuali si ricavaroiio le dedu- zioiii ciie verio dicendo.

1." Ciie sei)bene il soggetto fdsse tuhercoloso, noii si rinveiiiiero tiil)oicoli alle capsule sopra-reiiali ; cosa de- giia di niolto riinarco in seguito delle istorie rapportate dall' Addisson.

2.° La considerevole ipertrofia del fegato , laonde si venne nella sonteiiza die il colorito bronzino della pelle fosse motivato dallo stato patologico di esso, e quindi die iiolla malattia bronzina non gia le capsule atrabilari , ma sibbene il legato vi concorra in molta parte.

Da cio prende argoinento il Sig. Dottor Lombard di confutare la dottrina dell' Addisson esponendo le ragioni del Glinico di Parigi, lo Imhert , die nel niedesimo gior- nale ( 18 setteinbre 1856) studiasi di mettere in chiaro die la malattia dell' Addisson non e nuova , ma sibbe- ne die i pill antichi medici la notarono nelle opere loro. Percio tengo die a compleniento delle cose gia det- te per me nella Memoiia die Vi recital, possano avervi conveniente posto le osservazioni del prelodato Glinico francese.

Ci narra aduiique il Prof. Imbert die fra gli amraalati da Esso accolti nel suo Spedale, due n' ebbe a curare che presentarono l' apparato fenomenologico descrittoci dal- r Addisson, e die in una delle due circostanze di malat- tia bronzina osservo che le urine contenevano gran copia d' albumina , sicche accenna , Esso dice pel primo , a questa particolarita , e vede un rapporto di analogia fra la malattia di Drighi e quella d' Addisson.

Fatta quest' avvertenza prosegue a dire che la malattia d' Addisson merita d' essere mantenuta come una specie patologica distinta, giacche ha un insieine di sintomi mol- to caratteristici , costanti, ed un corso definito. Esclude pero che 1' etiologia di questo morbo debba ripetersi uni- camente dall' alterazione delle capsule atrabilari , giacche niolte volte s' osserva il coloramento bronzino della cute non rispondere alia lesione degli organi menzionati ; come

296 Ferdinando Verardini

pure che la lesione stessa e varia, e peicio non si puu stabilire un rapporto esatto fra la malattia bronzina e le lesioni delle capsule, stesse sopia-renali. Pone 1' Imhert questo morbo fra ie cachessie , e fa il prouostico die ac- cadru della malattia d' Addisson cio che e diggia avvenu- to intorno a quella del Bright, che a lato della nefri- te albuiniuosa oiWc ancora altre e varie patologiche al- terazioni.

Con moho spirito, e con quella grazia che e tutta propria alia lingua francese, cosi ragiona sopra 1' idea fondamentale che le capsule menzionate piu volte siano causa del peculiare colorito della cute « Vouloir faire des capsules surrenale, le primnni moveiis , on 1' archee de la secretion pigmentaire , c' est tout bonnement une simple vue de 1' esprit, une explication ingenieuse, dementie par la variete et 1' inconstance des lesions de ces organes, et par la presence des autres lesions necessairement conco- mitantes , qui, elles aussi, pourraient elever leur preten- tion an monopole du pigment. C est comme si on voulait expliqner plivsiologiqnement la couleur quasi-bronzee du scrotum , par la prostate , par exemple ».

La malattia bronzina d' Addisson non la crede poi ma- lattia nuova, ma la vede descritta dagli antichi sotto la denominazione di icterus niger, o melasictenis. Ne basti leggere Ippocrate e Galeno sopra questo subbietto , e si vedranno descritti i sintomi della malattia Addissoniana.

Un medico die piu chiaramente vide questa specie di malattia fn Nicola Lepois Pisa, il quale 14^00 anni do- po Galeno cosi ragionava relativamente all' icterus niger. « Id symptoma proprio carere nomine videtur. Ictei-i ta- men appellationem obtinuit vulgo , sed cum addito, et icterus niger dici caepit)). Locclie signitica che Lepois aveva osservato una certa difFerenza nei malati d' icterus niger , come meglio lo attesta il passo che segue. « Sub hoc enim coloris flos perit , fitque pro vivido obscurus primum , dein

sublividus et subniger Igitur ictero atro affectos

consequitur cutis nigredo , tristitia praeter rationem , et mordacitas eorum quae sunt in ventre, difficultas spirandi.

Caso di Nighizie o Melasma 297

cibos aversantur, nigra lotia excernuiit alicjuaudo . . . ster- cora vero olialcantlii coloreni referuiil (I).

Anche P'ujuer iiella sua Praxis inedica, 1775, e Qiia- rin (2) , acceniiano ad uno specialc colorito nell' icterus niger clie c niolto analogo a qiiello della pelle l)roiizina. II primo di tal guisa iie parla « Placuit vetustissimis nie- dicis icteros vocare eos aegros, quibiis coloi' in toto cor- pore flavedine tingitur. Verum equidcin est, alios etiam colores cum flavedine misceri , ut nigrum, viridem . . . sad ex flavedine luijus morl)i praesentia demonstratur; quapro- pter nee icterus /ligcr proprie datur , sed cum corpus ni- gredine tingilur , ad cachexiaui id referendum ».

Per il clie tutto ne inferisce 1' autore Francese clie la malattia bronzina era stata di qualclie guisa conosciuta anclie da quei profondi medici die furono i nostri anti- chi, e che all' Addisson non I'imarrebbe altra gloria di quella infuori d' avcrla posta in piii bella luce. Esclude che la malattia bronzina dipenda puramente da patologica alterazione delle capsule atrabilari , ma vedrebbe piuttosto nella patogenia del fcgato una causa piii atta a produne il fenomeno del colore speciale della cute; e tiene linal- mente questo morbo, come dissi, quale una cachessia; nota ancora d' avere osservata molta copia d' albumina in un infermo che aveva la fenomenologia descritlaci dAW Addis- son , per cui vorrebbe ricavarne una certa analogia f ra queste due inrermita.

Dalle esposte cose traggo adunque motivo, o Accademici Sapientissimi, per confermare viemaggiormente le conclusio- ni ricavate nella Memoria che Vi recital da ultimo, vale a dire che la malattia A'' Addisson non sia altra cosa in fuori dell' espressione di una particolare cachessia avente sua ragione probabihnente nell' eraatosi; che quindi le capsu- le sopra-renali qualora trovansi ammorbate non obbedi- scano che alia legge dei consensi patologici , e percio

(1) l\ic. Piso. Dc cognosc. et ciirandis morbis , lih. Hi. Cap. XXVI II. Fraiicofiirii 1580.

(2) Aniiuadv. in morbos chronicos^ 17 87.

T. IX. 38

'29S Ferdinanuo Vekardini

11(111 debbano esseie rigiiardate quali fautrici di qiiesto speciale, coloiamento dermico.

Siami perO) lecito di non abbracciare il dettaine del Sig. Irnhert fbnnulato dal concetto di vizio epatico [)io- dnttore del morbo Addissoniano, in qiianto che ne sempre il legato e animalato, nc , essendo infermo , addimostra una eostante patogenia. E pcio plansibile accoglierne 1' in- flnenza niorJiosa ritlettendo come qiicsto viscere presieda grandeinente all' (Miiatosi. Anoge all' accennata esclusione il nuovo concetto eniesso dal Sig. Dott. Bell-Fleeter (1), il (jualo la procederc la surricoidata infeiniita da guasto pancreatico. La qual cosa non e certamente da valutarsi per il motivo clie accennava ragionando del fegato , tra- lasciando peio 1' iniportanza di esso suU' ematosi , locclie non e applicabile nei medesimi confini al pancreas. Dal fin qui esposto, lo ripeto, parnil debbasi tenere adunque la inalatlia d' Aihlisson null' altra cosa essere, se non che una speciale cachessia la quale aspetta ancora 1' ultima parola che ne faccia conoscere 1' intima essenza, la sua vera ragione patologica.

Era mia mente di fare ancora un esame critico intorno la proposizione del Sig. hnbert circa 1' analogia che vor- rebbe trovare tra la malattia di Bright e quella d' Ad- dissoii , e gia alcnni materiali avcva io raccolti per riunir- li ed adattarli a conveniente forma, e cosi investigare anclie questa teoria del medico francese. Ma sul punto che mi disponeva all' opera fni colpito da troppo grave sciagnra, per la terribile infermita d' un mio carissinio figliuoletto, il quale ieri stesso perdei, sicche mi fu forza di far sosta e rimanermi laddove avete udito. Ad altro in- contro adunque , e qualora la piaga sara un poco rimar- ginata, e meglio rifatte le forze dello spirito, completen') nel modo per me migliore 1' importante tema.

(1) Revue Etrangere medico-ehinirgicale 3. Annee N. 33, 16 f^vrier 1868.

APPENDICE SECONDA

s.

Himo dl fare cosa utile aggiungendo tiitto die e ve- imto a mia notizia iiitorno l' alterazione delle capsule so- pra-renali, e al morbo d' Addissoti , iiello spazio di tempo trascorso dall' ultima lettura de' miei scritti al momento attuale in cui viene fatto di pubblico diritto tutto intero il mio lavoro ; clie in cotal guisa adoperando , il lettore potra avere siccomc una monografia delle osservazioni , ahneno le principali , clie veitono sopra il moibo Ad- dissoniano.

Sulla funzione delle capsule sopra-renali , e loro suppo- sta connessione colla pelle bronzina, trovasi un succoso articolo nel British and foreign Medico-Chirurgical Review al N." 14 del mese di gennaio 1858.

La Gazzette Medicate de Paris N." 39 del 25 settem- bre 1858, rapporta pur essa un articolo intitolato : Mala- dies des capsules surrenales sans coloration hronzee de la peau , scritto dal Sig. R. H. Goolden , medico alio Spe- dale di S. Toinmaso.

Melanose des capsules surrenales lavoro del Sig. Dottor Levik , il quale trovo il tessuto normale delle capsule essere degenerato in una massa molle , pultacea , nielano- tica , di quasi tutto 1' organo , e la pelle conserve il co- lore naturale. ( Vedi Revue etrangere 1. octob. 1858 ).

Nella Gaz. Medic, de Paris N.° U, del .30 ottobre 1858, liavvi una comunicazione del Dott. Sloane^ il quale dice d' avere osservato un caso di malattia bronzina senza alterazione delle capsule atrabilari.

.'^00 Feudinando VeIIAIUJIiV

L' Union Medicale de la Cironde N." 10 , del mese di (ittol)ie 1858 a pag. 467 pnhhlioa il seguente articolo. H Sig. Peres nana di una nialattia broiizina con alterazione deile capsule sopra-ieuali in una donna di 22 anni, di condizione servente. Tiovo i reiii normali , le capsule de- generate e iirn[)iazzate da uu corpo in forma di cresta di gallo di 6 cent, di lungliezza , 2 di spessezza alia base, e 2 in alto. La sostanza di questi corpi e di natura lar- dacea. Non furono aperti gli intestini , ne aperta la cavi- ta del cranio.

Noto die oltre a questa inancanza, vi ha poi nella descrizione delle riscontrate alterazioni del cadavere del- la donna , tale guasto da poterue attribuire la morte a ben altra ragione di quello clie alio snaturamento delle capsule.

II Tempo di Fircnze An. 1." V. 2." pag. 3.50 del mese di dicembre 18.58, rapporta un caso pratico, descritto egregianiente dal Sig. Dott. Giuseppe Barellai , d' uu in- dividuo morto alio Spedale di S. M. Novella, in cui seb- bene fossevi alterazione , anzi degenerazione encefaloide della capsula sopra-renale sinistra, non eravi alia pelle alcun coloramento bronzino.

E qui si puo aggiungere che nella Qaz. Hebdomadaire, del 27 agosto 1857, Ferreol alia Societa Anatomica di Francia lesse consimile fatto, e cosi pure Gemelli e Pey- rani. Come pure e degno della massima attenzione il fat- to di niancanza congenita delle capsule atrabilari riferito dal Martini di Napoli negli Arcliiv. generales de Med. I'. 1. pag. 110; e quello descritto dallo Spender inglese nel- la Gaz. Hebdomadaire , del 5 novembre 1858, con ma- lattia bronzina ; per cui se le capsule niancavano , come non v' e dubbio aicuno, non potevano avere avuto parte nella etiologia del morbo di Addisson. Questi due fatti sono importantissimi, e vengono in grande appoggio delle mie deduzioni, le quali di recente lianno avuto onorevole posto nel Tempo di Firenze a pag. 373.

Negli Annali di Medicina del mese di dicembre 1858 a pag. 641, sul morbo bronzino dell' Addisson trovasi

Caso di NiGRiziE o Melasma .'{Ol

quanto appresso. II Sigiior Prof. Lebert di Zurigo, nella sua rivista clinica dell' anno 1857, giunto a dire delle nialattie del sangue iiarra , die si e incontrato in ca- si di suppurazione , di degenerazione tubercolosa e car- cinomatosa , ed ultimamente in uno d' ipertrofia dei re- ni succenturiati , senza clie vi fosse quell' anemia ])ar- ticolare acconipagnata dal colore bronzino della pelie ; ed in vece ha avuto un caso di coloraniento bronzino d' una porzione della cute della faccia in un individuo morto per una malattia organica del cervello, sonza die vi fosse anemia. Finalmente ha osservato parecchi fatti d' anemia idiopatica terminati coUa morte, iiei quali non fu notato il colore bronzino della pelle, e nelle dissezio- ni anatomiche i reni succenturiati non presentarono alcu- ua particolare alterazione.

Mi compiaccio di annotare die anche il Sig. Prof. Le- bert sarebbe propenso a ritenere che il inorlio bronzino avesse sua ragione in un' alterazione del sangue , siccome tengo io inedesimo e 1' ho espresso piii e piu volte ; co- me pure in questo luogo e bene avvertire che il Signor Leroy de Mericourt nel Giornale Veneto d' ott. nov. dec. 1858 a pag. 303, dice die avendo osservato un grande numero di casi di coloraniento della pelle nelle donne, ne fece Esso una particolare affezioiie da Lui chiamata cromoidrosi , la quale malattia la tiene come sintomo lo- cale d' una morbosita "enerale causata dalla diminuzione o soppressione dei menstrui. Grede poi che nasca da una particolare decomposizione del sangue, e da una secrezio- ne abnorme delle glandole sudorifere. Fatti analoghi ven- gono pure narrati dal Sig. Dott. Maker negli Archives Generales de Medec. fevr. 1859.

Ho voluto toccare le idee del Signor Leroy , giacche le trovo in vicinissimo rapporto d' analogia colle poste in- nanzi da me laddove discorro della probabile etiologia del coloraniento cutaneo.

Portero finalmente a maggior corredo dell' argomento trattato, una Icttera che mi diresse 1' amico Dott. Gav. Camberini il 10 dicembre 1858. Eccola :

<^<^- Ferdinando Verardini

Ragionando assieme , amico carissiino , della inalattia l)ionziiia deW Jddisson , voi ricorderete come io sia del- 1 avviso di quelli i quali non credono clie qnesto macu- laineuto ciitaiieo coiiscMila in ogni caso coUa lesioiie delle capsule sopra-renali, di die voi pure ne deste prova lu- ininosissiina inediante l' aurea premiata vostra Meinoria letta air Istituto dclle Scienze di Bologna. Ai fatti clinici da vol uarrati in appoggio della vostra tesi potete aggiun- gere, se pure Io credete acconcio, il fatto clinico che ora succintaniente vi nano.

Giovanni Bar d' anni TO, di temperamento venoso .

caratterizzato dalle strabocchevoli ricorrenti emorragie dai vasi sedali , inferniava nel marzo 1858 di gravissima pneu- nio-spleiiite, la quale solaniente tardi incamminavasi a fa- vorevole risoluzione, che fu piena a capo di circa tre mesi.

Ma prima che il morbo riescisse del tutto vinto, ap- ])arve ad ambo le mani e niaggiormente alle dita una linta bronzina manifestissima (1), la quale creduta dal- r infermo conseguenza di sudiciume venue a lungo ed ostinatamente lavata con acqua di sapone ; fu opera vana. Avvertito dall' infermo su tale circostanza conobbi tosta- mente trattarsi di quel fenomeno cutaneo che Melasma o male d' Addisson viene appellate. Corsi di subito ad indagare se la regione renale ed i visceri uro-poietici ac- cennassero a qualche abnormita; nulla potei rilevare de- gno di riflesso medico. Scorgendo che la priniiera malat- tia dava luogo alia sanita , credetti di dovere rimanermi spettatore di quanto avveniva sulla cute delle mani : di- fatto a capo di circa una settimana dall' apparizione qua- si istantanea del colore bronzino-cupo , vidi quelle tinte gradatamente scemare sino a totale sparizione , locche eb- be luogo nel corso d' un settenario. In tutto questo tempo

(1) 11 pezzo patologico copiato in cera irovasi nel Gabinelto d' Anatomia Patologica dello Spedale di S. Orsola.

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Caso in NiGRiziE o Melasma

303

nulla potei scorgere degno d' attenzione medica. Que- sta sollecita comparsa e spaiizione della malattia bronzi- na parziale ehbe liiogo ceitamente senza clie le capsule surrenali fossero inferme , perche ne allora ne poi quel mio cliente ebbe indizi di tanto morbo , ed oggi pure fruisce la piu desiderabile sanita.

Colgo questo novello incontro per ripetermi tutto vo- stro ec.

Mem Tom. IX.

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ESAJIE STOIIICO E STATISTICO

INTORNO

ALLE UlSAIE DEL BOLOGNESE

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AGLl EFFETTl CUE ^E DERIVA^O

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DEL DOTT. CAY. PAOLO PREDIERI

( Lctta nella Scssione ilcl 3 Dicembre 1857.)

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'opo che neir anno 1840 la questione delle Risaie, esaminata sotto il rapporto economico e sanitaiio, venne trattata iiel congresso degli scienziati in Lucca, si svol- sero fia i disputanti novelli dementi di discordie, i quali erano da inolti anni limasti sopiti ; quindi ad ulteriori esami , ed a nuove ricerclie si rivolsero gli studi , e le cu- re di altri uicdici dotti e conscienziosi. Gli uni rinnovan- do le vecchie querele (1) proscrivevano ovunque le risaie come dannosissime alia salubrita delle popolazioni che vi abitano d'appresso; altri iiivece le commendavano come r nnico espediente per togliere dalle paludose localita gli efFetti della malaria, diminuendone i dannosi effetti del- le fehbri periodiche, clie a guisa di endemia quasi ogni

(1) Oltre le qtierele falte nei secoli XVI e XVII, anche il Rozier e il Tissot nei decorso secolo scrissero con niolto ealore coniro la cohnra del ri- so, come assai perniciosa alia salute degli abitanii vicini.

T. IX. 39

300 Paolo Predieri

anno ne infestano quegli abitanti ; mentre poi altri piu tem- perati, senza lodare le risaie in ogni localiti e terrene, stiniarono assai qnesta coltura , e la dissero una utilissiina industria per migliorare la condizione economica e sanita- ria degli abitanti delle locality paliulose , col provvederli di quell' abboudante lavoro, e di (juel guadagno giorna- liero del quale niaucavano per lo innanzi: oltre di cio col- r alzarsi il teri'eno e colniare per gradi quel bassi fondi, a mezzo delle acqne torbido ogni anno introdotte, si otte- neva il vantaggio di ridurre col tenqjo a secca e salu- bre coltura quei territori che innanzi erano paludosi e vallivi.

Fu d' appresso all' ardente studio di lale questione, pro- mosso specialmente dalle novelle risaie Luccliesi , che sor- sero ben presto opere e stampe in buon numero, di mag- giore o minore estensione , alcune delle quali , poiclie pubblicate da uomini niolto abili e riputati , servirono ad illuminare il pubblico, volgendone la opinione or da vnia parte or dall'altra, senza per questo die ne allora ne oggi sia stata finora risoluta compiutaincnte. II Chiarissi- mo Profess. F. Puccinotti nell' anno 1843, colla potenza del suo nome e della sua erudita scrittura, anzi con quel- r ability che ognuno ravvisa nel suo fervido ingegno, as- sunse r incarico direbbesi di franco accusatore, e di ne- mico imperterrito delle risaie Lucchesi; e tanto raccolse , studio , e disse in proposito , che le voleva proscritte , non che dalla Toscana , nia dallo Stato Pontificio e dagli altri Paesi Italiaui (1). Ben diversamente del Ch. Pucci- notti, e piu accoi'to e laudato perclie molto esatto , im- parziale , ed avveduto , anzi nel tempo stesso pratico di tale cultura , 1' illustre Cav. Dottor Luigi Carlo Farini, scriveva e pubblicava nell' anno 184-5 un lavoro, nel qua- le col modesto titolo di Studi e r'tcerche sidle rpiestioni sanitarie ed econoniiche agitate in Italia intorno alle Risaie,

(1) Delle Risaie in Italia e della loro inlroduzione in Toscana. Libri tre 1842.

EsAME STORICO INTORNO LE RlSAIE EC. 307

svolse r argoniento in inolte sue parti, le quali poi aiia- lizzando e disconendo con bell' ordine c dettato , ed al- 1' appoggio di osservazioni fatte nel Raveniiale in varie epociie successive, servendosi anciie dell' aiuto di csatti dati statistici , ridusse la questione a chiari termini ; col separare le localitu ove le risaie si debbono e possono tollerare, ovvero proscrivere ; oppure collaudare , e disci- plinare per un deterininato tempo.

L' argoinonto e lo studio delle risaie Luccbesi e di Roniagna, con (|iit'll(! due scritture pubblicate, seinbro essersi riscbiarato (juanto basta, percbe il Governo Tosca- no sapesse ove contenersi, quali disposizioni adottare , ove perinetterle , ove tollerarle, ed ove proscriverle totalmente. Ma (juelle stanipe,le quali pure talvolta cbiamano in soccor- so alcune osservazioni dei trascorsi tempi relative alle risaie bolognesi, poicbe non ci riguardano,e sono talvolta contrad- dittorie, ne lasciano tuttavia per noi indeciso 1' argomento. Niuno e ( cbe io mi sappia ) die dopo la lUusti'e Com- missione Frosini dell' anno 1816, abbia dimostrato al pub- blico, mediante una raccolta di fatti , la utilita vera, op- pure li danni sanitari, ed economici delle nostre risaie; niuno e cbe abbia raccolto in luogo notizie positive , e compilate esatte Tabelle statistiche , osservazioni e studi relativi, di tale iinportanza ed in tale numero da giovare grandemente nel giudizio, cbe in proposito delle nostre risaie debbesi dare dal pubblico , dai medici , e dalle Conunissioni Governative Sanitarie. E se furono inviati dal- la Capitale nell' anno 1816 medici illustri e conscienzio- si , ad esaminare le localitu, a studiarne le influenze, a giudicare quali risaie si dovessero permettere, quali affatto proscrivere, quali disciplinare e condurre , non poterono nel breve tempo loro concesso, ottenerne quei dati nu- merici, e quei confronti diversi intorno alle quantita de- gli abitanti cbe vi furono in epocbe distanti ; intorno alle quantita delle nascite o dei matrimoni cbe avvennero in quelle localita; ed ancbe intorno alia quality e quantita delle malattie, e delle morti; i quali dati positivi occor- revano per dare delle risaie bolognesi un esatto giudizio.

308 Paolo Phedieri

Quiiuli o che decoisi inolti aiiiii la opiiiione puhblica t- qiiella dei medici , quantunqne assai meno ostile, si e tutta- via per noi incerta e vacillaiite ; ne saprebhesi decidere og- gidi so in proposito di lisaic valga ineglio la pioscrizioiie assoluta o parziale, la permissione lata o temporanea, li- initata ad alcmii Inogiii, ovvero estesa ad altri molti che innanzi uon erano a questa coltura disposti.

Pensando io che tale inceitezza dipende in gran parte dalla difficolta di sceverare il vero dal lalso, il reale dal- r appaiente, gli utili certi dai danui nianifesti , e diro an- che di rendere inefficace la invidia di coloro che di tale produttiva cultura non ponno giovarsi, benche in vicinan- za di risaie, stimai savio consiglio rivolgere le mie cure alia raccolta di fatti certi e definiti, che avvennero dal- r epoca anteriore alia creazione delle risaie fine al decor- so anno 1855 ; accumnlando osservazioni e ricerche in buon numero di medicina politica, e con quel discerni- mento che a tale materia si conviene ; studiando poscia gli uni e gli altri fatti in ogni loro parte con imparzialita e avvedutezza , onde dal confronto di essi coi fatti che accadevano negli anni precedenti, e cogli altri avvenuti do- pe la istituzione delle risaie, potessero sortirne quelle dedu- zioni atte a indicare le avvertenze e le discipline che oc- corrono per le risaie, i danni o i vantaggi delle medesime.

La estensione pero che dovrebbesi alia importanza del lavoro, verr^ limitata dalla brevity concessa all' odierno mio ragionaniento, il quale perche riesca meglio accetto, sara da me corredato di allegati , e di esattc tabelle sta- tistiche, che le cose da me riferite servir possano ad esat- tamente coniprovare e dimostrare.

Diro in primo luogo, come e quaudo si introdussero le risaie nel bolognese ; in quali Gomuni esistano oggidi ; quale estensione ebbero successivamente , e quale se I' ab- biano di presente: poscia dirovvi quale fosse il prodotto loro nei primi anni, e ([uale in questi ultimi : iiidi facen- do passaggio dalla parte storica ed economica alia parte igienica e sanitaria, riferiro quale numero di abitanti aves- sero nei scorsi tempi le Gomuni , e le Parrocchie ove

ESAME STORICO INTORNO LE RtSAIE EC. 30!)

esistono le risaie bolognesi; quale fosse la rjuantita delle na- scite, e dei matrimoni; infiiie diio la qualita e quantita delict principali iidVMiiiita e tlelle iiiorti die ivi avveriuero, conqiarando quelle dei decorsi coUe altre di qucsti ultimi tempi.

Quautunque queste varie importanti cognizioui io deb- ba, anzi mio nialgrado mi Irovi costretto di trattarle com- pendiatamente, contuttocio si fan'i ben manifesto se dal cominciare del secolo, utile o danno abbia nel bolognese realmente portata la tanto agitata e controversa coltura del riso; avvegnacche se il vero pur sempre si deve cer- care da ognuno , talvolta peio e questo mascherato dal falso ; anzi di questo dcbbe ripetersi quel che ne scrisse r illustre econoniista Pellegrino Rossi « quando si tratta » di interesse privato , si sa come sia facile di smorzare » la voce deir interesse generale sotto le grida e gli ap- » plausi deir interesse particolare che si vuole proteg- » gere ». Pero quanto valga il confronto di fatti veri e positivi avvenuti in periodi fra loro distinti , onde dimo- strare gli effetti delle risaie sopra la sanita e robustezza delle popolazioni a quelle vicine, si e talmente cosa utile per darne di esse un retto giudizio , die io credei di riescire gradito, servendomi di questo argomento, onde soddisfare al niio penso accademico.

COMPENDIO DI NOTIZIE STORICHE.

Molto oscura perclie assai antica si e la origine della cultura del riso nel bolognese. L' illustre agronomo Pier Crescenzio , che si grandemente onoro la patria nostra nel decimo terzo secolo, e che merito il titolo di bene- fattore dell' umanita , mi penso debba essere stato il pri- ino che verso il 1301 la esperimento nei proprl beni in Rubizzano, ove egli a quel di villeggiava lungo tempo; ed ove riposandosi dalle cure del foro, dirigeva la cultu- ra dei propri terreni , migliorandola con quelle piatiche , ch' egli altrove aveva raccolte, e che prima di altri sep- pe insegnare ed eseguire fra noi. Nella sua opera Buralium

310 Paolo Preuieri

Comodonun , in nuesto astro fulgidissimo che dirado le tenehre di (jiiei secoli, parlo del riso chianiandolo il te- soro delle Valli (1), ed egli c!ie in bassa pianiua posse- deva terreni , e vi abitava Imiglii mcsi ; egli che vedeva di spesso coperte dalle acque le sue terra per le IVequenti iiiuoinlazioiii ciii andavano so^jictte : egli che insiffiiito della carica di I'odesta aveva diiiiorato in Asti , in Brescia, in Pia- cenza , nei quali Inoghi il riso anche oggidi si coltiva, conobbe il bisogno di introdnrvi questa senienza ricevuta dalla Sicilia, stndiandone fVa noi i modi e gli utili di (jiiesta cultura. Come sempre accade , avranno dovuti scor- rcre molti anni, innanzi che la cultura del riso venisse adottata in qualche estensione dai proprietari a lai vicini e dagli altri dei bassi coniuni. La industria deli' uomo intelligente, spinta dai bisogno, fu certamente la consi- gliera , che diede stimolo ad introdurre dalla Cliina in Italia questo utilissimo cereale delle Valli , poiche negli anni di "randi alluvioni nei nostri bassi fondi , il terrcno mancavane per la tava , pel miglio, per la meliga e per la spelta ; semenzc che a quel tempi erano cola molto in uso a vi- cenda col grano. La buona riuscita delle prime culture di riso e 1' esempio utile di queste, estese successivamen- te le coltivazioni in altri terreni vicini, in guisa tale da chiamarne per la importanza loro 1' invidia degli avari , r attenzione degl' industriosi e dei medici, i reclami delle popolazioni.

Erano scorsi due secoli , allorche per lo spopolamento avvenuto in tutta Europa, in causa delle gravi e quasi continue pestilenze cui era essa andata soggetta nei lungo

(1) II Coinmenlatore e tradnllore del Crescenzio , che diedesi 11 nome d'/n- ferigno , pone in diiI)bio che il decimo capiinio che tratia del riso , sia scrit- 10 dai Cie^cenzio , asserendo che in anlichi codici non esisle. Pert la sua opinione non b slala acccllala , cd anche i nosiri migliori scrillori di Agro- nomia lasciann a Crescenzio I' onore di avcre per il piimo parlalo del riso ; il quale poi al diie dell' Aiioldi era coltivalo in Sicilia dai nono secolo del- 1' era volgare. Linneo lascio scritio che il riso pervenne in Europa dall' Etio- pia , cd essere originario dell' India.

EsAME STORICO INTORNO LE lllSAIE EC. 311

periodo dopo il 1580, si penso di pone iin liparo al daiiiio die credevasi manifestamentc arrecare nella pianu- ra l)ologiies(; la coltivazione del riso. Moiisignor Beiidini allora Pro-Legato di Bologna, seguendoiie la opinione do- miiiante , pubblicavane nel 1595 un baiido di assoluta proibizione, per essere le risaie una cagione di cattivo acre, e di danno alia salute degli uomini, niinacciandone con esso uiulte e pane gravi ai tiasgressori del la medesi- nia. Peio la estensione della cultuia , e 1' interesse dei risaioli, preso di fronte con quell' assoliito divieto , fii ca- gione die al bando si presto soltanto debole e limitata obbedienza; talcbe V altio Pro-Legato Spinola, venuto po- chi anni appresso, dovette di nuovo pubblicare nel mag- gio del 1599 un egnale assoluto divieto (1). Pare che questa seconda Stanipa promuovesse bensi una qualche diminuzione, ma non gia la cessazione totale della cultu- ra del riso. Ho letto difatti in un altro Bando di proibi- zione del Gardinale Lomellini, stampato nel 1655 (2) die di tratto in tratto nella prima meta del secolo decimo settinio, erano state pubblicate le precedenti disposizioni : ma questi successivi divieti diniostrano appunto la disob- bedienza dei risaioli, e la esistenza e continuazione delle risaie nella pianura bolognese. Non reca quindi meravi- glia se anclie i]i appresso di tratto in tratto si trovano altri bandi pubblicati, fra' quali due negli anni 1756 e 1778 dei Legati Serbelloni e Boncoinpagni (.3). La stessa nostra Assunteria di Sanita nell' ottobre del 1755, ad esempio dell' illustre Lancisi, fortemente reclamava al Su- periore Governo per gli opportuni provvedimenti , deplo- rando la misera condizione dell' uomo , il quale di spesso

(1) Proibizione del seminar risi pnbblicata in Bologna nel 7 niaggio 1599 (la Monsignor Spinola Vice-F.egato. Slamperia Benaroi.

(2) Proibizione del seminar risi pnbblicata da! Lomellini Cardinal Legato di Bologna, 17 gingno 1655. Stampcria Benacci.

(3) Bando sopra le valli arlificiali cc. pnbblicato in Bologna li 9 settem- bre 1766, e poscia nel 1778 dai Cardinali SL-rbelloni e Lodovisi. Stampc- ria Benacci.

3 I 2 Paolo Phkihehi

antepone un tenue guadagno alia sua vita e salute, ed a (piclla pur anche del propri concittadiiii (1).

Cio nulla meno sia per coucessioni special! , sia per disobbedieuze, sia per titoli diversi , ed anche con animo di colinare i terreni vallivi, le risaie non solo si facevano ogni anno , ma ben anche si accrescevano di numero e di superficie. Verso 1' anno 1 700 ve ne erano nel bolo- gnese non poche nei terreni di alcnne cospicue famiglie, ed anche in altri di corporazioni religiose ( in ispecie quelle dei Canonici detti di S. Salvatore) o concedute od abusive, pero anteriori di molti anni all' epoca predetta. Di altre poi ho letto in una stampa del Prefetto di que- sto nostro Dipartimento del Pteno, segnata nelF anno 1806, essersi introdotte abusivamente sotto pi-etesto di colinare il terreno ; come anche per essa conobbi die le risaie si moltiplicarono rapidamente dopo 1' anno 1797 per la niag- gior parte senza le coucessioni debite, senza le opportune discipline, e ben anche contro il voto della Gommissione Dipartimentale di Sanita.

Da tale perseveranza nelle risaie , e dagli aunienti di queste, null' ostante i divieti e le leggi punitive, ben si conosce quanto piix possa nell' uomo 1' amore dell' interesse sul dovere, e come quello prevalga sopra il bene della sanita stessa del popolo, la quale piii di ogni altra cosa dovrebbesi da ognuno ciuare e favorire. Scorgendosi per- tanto la inutiiita dei divieti, e conoscendosi inevitabile il porre alle risaie delle discipline che limitassero la esten- sione ed i luoghi , si adottarono in prima le regole in vi- gore a quei di nel Milanese, le quali poi furono ben presto rese piii adatte alia nostra provincia, con altre leg- gi emanate nell' anno 1809. I Consigli Comunali, e quelli del nostro Dipartimento allora eccitati ad ammettere le

(1) Nel (lecorso sccolo Carlo Einanuele Re di Sardegna aveva slahilito di proihire lo rivaic nel Pieinonic; nia i grandi possessor! di bcnelizi ecclesiasli- ci csseiido propiielaii di inolte risaie vi si opposero vivamenle, c le popola- zioni mostraronsi indilTcrcnli alia loro distni/ione; perchi^ avrebbero doviilo inancarc di lavoro e qiiindi di sosieniamciilo.

ESAME STORICO INTORNO LE RlSAlE EC. 313

loio opinion!, conosciutine i Janni sanitari , adottarouo la massirna di animettere le risaie , e continiiarle soltanto nei luo{ijlii hassi , nialsani, <li scolo difficile, e inadatti ad ogni altia coltivazione ; proscrivendolc poi da quaisivoglia parte del territorio bolognese posto in piii favorevoli con- dizioni di scolo. Pero nelia iudicazione dei luoglii il Con- siglio Dipartimentale , con un lavoio ammirabile , lif'ormo e restiinse i liniiti innanzi assegnati,e puranclie voile in- dicare i teiritori adatti , e le distanze permesse per la coltura del riso.

Bisogna ben dire clie cionullostante a quei tempi fos- sero assai grandi e ben manifesti i danni sanitari delle nostre risaie, avvegnaclie di spesso i reclaini dei Medici, dei Parrochi, e degli abitanti a quelle vicini, si fecero frequenti e piu forti (1), talclie ne indussero il Prefetto Quirini nell' anno 18Ii2, a diriggerne un rapporto in Mi- lano al Ministro, accusando perfino di criminalita I' e- goismo dei cultori delle risaie, i quali col sacrificare la salute degli uoinini al privato interesse , venivano in pari tempo ledendo le proprieta e la vita degli abitanti limi- trofi. Laonde quel Governo pubblicava un regolamento molto piu severo di qnello clie in precedenza vigeva nel Dipartimento dell' Olona e del nostro Reno (2).

Trovavansi appunto le risaie e le valli bolognesi in col- niata soggette a ([ueste condizioni all' epoca dei cambia- menti Governativi avvenuti nell' anno 181.5, allorche i reclami delle ])opolazioni continuarono a farsi palesi; clie anzi lo erauo in inodo assai bene manifesto e piu deciso.

(1) Trovansi piiblilicali fra i Dociimenli e Mcmorie riunile al Regolamento (li Monsignoi- Frosiiii Prcsidenlc dell' apposila Comraissione per le risaie, i rapporii del Doll, riirolanio Piippini Medico di Calcara , in data 12 Setlcm- hre 1812, <|iielln del Doll. Liiigi Benfenati pel Caiilone di Biidrio , in data 5 seltembtc 1809. 1 rapporii pure vi si trovano dei Dollori G. Batlaglioni e Miclii'le Medici, Delegati Governalivi alia visila del Coiniine di Biidrio, in data 12 sellembre 1811, e I' allro ancora del Doll. G. B. Menarini pure Medico di Biidrio , scritio lale rapporlo li 23 ottobre 1815.

(2) Memoria del Prefello del Reno Oiiirini, in data 8 febbraio 1812, di- rciia in Milano al Ministro Vaccari , die ne ri«conlrava li 14 marzo 1812.

T. IX. iO

311 Paolo Predieri

Fu per tale motive die la Congregazione Governativa di Bologna, al finire dell' anno 1815, diresse al Card. Se- gretario di Stato in Roma an progetto di legge sulle ri- saie o valli artiHciali, acconipagnato da carta topogratica, nella quale notavansi i coniprensori die si credevano coni- portare la cultura dci risi senza danno alcuno per la sa- lute pubblica. Oude deliherare sopra questo irnportantis- sinio argoinento, e conipilare una legge relativa , il Pon- tificio Governo nominava una Coinniissione di soggetti rispettabili per prudenza e per sapere, coniposta del Me- dico Prof. Morichini , dell' Idraulico Prof. Oddi , e del bravo Ingegnere Scaccia, destinandoli a visitare e rilevare tutte le circostanze di suolo e di esposizione; di scoli , e di elFetti sopra la salute degli abitanti, onde stabilire pur anche quali fra le risaie die vi sono disseminate, potes- sero essere riguardate come nocive, e quali innocue alia salubrita dell' aria. Quella illustre Commissione, presiedu- ta da Monsignor Frosini, praticate le visite e gli studi , pubbliconne il regolamcnto nel 16 agosto 1816 (1), nel preambolo del quale sono espresse le molte accuse al- lora riferite alia cultura del riso , fra le quali e pur det- to, die il sistema di fare risaie a cassa artificiale e pure di grave danno alia salute dei lavoratori, non meuo die a quella degli abitanti che dimorano in luoghi vicini. Riferiva pure quella Commissione che lo Scorbuto in quelle localita si era reso piii comune dopo l' introduzione e propagazione smoderata delle risaie ; che la Pellagra dianzi ignota in quei luoghi vi era coinparsa, essendone poi divenute le Febbri intermittenti malattie assai diffuse ; e che queste ed altre nialattie avevano imperversato specialmente nelle localita poste a risaia, ma die antecedentemente erano stimate di aria salubre, poste a cultura secca e quindi di facile scolo. Ne la Commissione diinenticava pure in quel rego- lamento li danni arrecati all' agricoltura colla ruggine del

(1) Qiieslo Regolamenlo Irovasi slanipalo unitanienle ai rapporii dei Pro- fessori Morichini e Oddi, ed a qiiello dell' Ingegnere Scaccia. Roma 1817.

EsAME STORICO INTORNO LE RlSAIE EC. 315

giano, col Jiialume e col carbone\ e qiicgli altri danni apportati alia posizione idraulica di quei terreni : oggi (jueste leggi, qiiantunque abbiano sublte alcune riforme iieir aimo 18i0, colle proposte fatte dall' Illiistrissiina Goinniissioiie per le Risaie uel febbraio doll' anno 1838, trovansi pero nella massima parte in piano vigoie.

IN QUALI COMUNI SI TROVINO RISAIE E DI QUALE ESTENSIONE.

lliferitavi in breve la istoria delle nostre risaie, dirovvi ora in (juali Coinunita oggidl si riscontrino, e qnale sia la estensione delle medesime.

Tredici erano le Gomunita nelle quali esistevano risaie iiel decorso anno 1855 (1). Fra queste pero solainente in otto si coltivo il riso in cosi larga estensione , da me- ritar i' attenzione delle autorita sanitarie , e lo studio della influenza delle medesime sui lavoranti in esse e sui- te vicine popolazioni. 11 Coinune di Medicina primeggia sugli altri per averne a risaia una superficie di terreno assai estesa, talclie nell' anno 1855 giunse a quasi sette mila Tornaturc. Qiiesta vasta superficie, allorcbe si voglia porre al confronto della estensione di tutto quel Coinune, die e pure il piii esteso del bolognese, puo dirsi essere stata di una decima parte del medesimo. Dopo di Medi- cina per la coltura del riso, vengono il Comune di Moli- nella, quello di Malalbergo e quello di S. Maria in Du- no, nei quali o si sorpassa, ovvero si avvicina ogni anno ad una cultnra di riso estesa per circa quattro mila tor- nattn*e. Per una superficie molto minore alia predetta iio potuto conoscere esservi iji prima il Comune di Bn- drio, poi quello di Baricella, indi quello di S. Pietro in Casale. Anzi per conoscere le varie proporzioni esattamente, lio praticati in una Tabella qui unita i computi relativi alia quantita delle varie culture umide e secche, le quali

(1) Vedi Tavola 1." in fine della Memoria, ove trovansi pure notate le quantity di terreno coltivato a risaie nelP anno 1858.

316 Paolo Preihehi

uei detti Goinuiii ili presente si riscontraiio. Se tutte le risaie in ogiii Goinuue fossero riimite insieme alle valli , si avrehbe ui)a sola siipeificio iiiuiila , daiinosa per certo piu di presente agli al)itanti viciiii; ma la osservazione ed il fatto ci dimostrano, die le risaie e le valli sono interposte ad altri terreni iiieiio bassi , coltivati a secco , cioe a prato, a cereali, a legiimi, a foraggi diversi; sia per essersi tahini colmati colle acque torbide , sia pur an- clie per non essere piu atti ad una produttiva ed utile coltivazione di rise, la quale vuole essa pure un tenipo- raneo avvicendaniento. Dal quale connubio dei terreni posti a cultura umida e secca nc vieue, cbe 1' esame complessivo della lore totale intkieuza sopra quegli abi- tanti sia realmeute in oggi piu ragionevole ed ammissibi- le, di quello die potrebbe essere 1' esame parziale ed im- possibile di alcune porzioni dei medesimi : avvegnache e nil fatto vero e reale , die i braecianti o lavoratori delle risaie, di tratto in tratto cambiano al)itazioiie, bencbe ri- mangano in quelle localita; e questo praticano a secon- da delle circostanze di lavoro e di famiglia \ nientre poi il inaggior numero di questi proletari braecianti vive uei paesi e nelle horgate prossime per ragion di commercio e di luogo alle culture a secco; null' ostante die le cul- ture a riso soniministrino maggior numero di lavori, ed un lucro pur anclie niaggiore per coloro die vi si presta- no. GoUa tabdla anzidetta dei terreni posti a risaie, e per mezzo del conteggio die vi presento, voi avrete pure sot- t' occliio li dati precisi ed ufficiali, die ponno occorrere per ricavarne delle positive cognizioni ; e cioe die il to- tale della cultura del riso nella nostra provincia si era nell' anno 1855, di tornature 30,162:63 di superficie (1). Potrete pure conoscere die qnesta superficie, posta al con- fronto di tutta la estensione dei Comuni ove esistono le ri- saie, si puo dire essere la sola tredicesima parte di quella.

I

(1) Nel decorso anno 1858 fii niaggiore, cio^ di Tor. 32,898:04. L' El- laro corrisponde a Tornalure bol. 4:116:27.

EsAiMli sTORICO INTORNO LE RlSAIE EC. 317

La esteiisione poi delle valli artiHciali e naturali si e pure in totale, per la nostra pianura, di circa tornature Il0,()0(); il (|iialo iiiuido territorio arrecando eff»;tti igro- inetrici ed i^iciiici siuiiglianti a quelli delle risaie, ne accresce la superficie a cultura lunida, ottenendosi per ta- le connubio un quoziente di circa tornature 170,000, il quale pero corrisponde alia sola quinta parte di tutta la no- stra bologneso pianina. So ([ueste estese coltivazioni uinide. in parte naturali ed iinpossihili a togliersi coi mezzi attuali , e se le risaie che vi sono interpostc siano funeste alle po- polazioni che vi abitano d' appresso e le coltivano, lo rileriro qui appresso concisaniente ; e soltanto credo co- me dissi, di premettere alcune notizie che risguardano le qnantita di riso die sonosi fin qui ottennte.

QUANTITA DEI RISI CHE SI RACCOLSERO.

Sembrerii forse di poca iinportanza la cognizione del quantitativo del raccolti di riso che si ottengono fra noi ; ma allorche vogliate nieco fame riflesso, ed ammessa pu- re qnalche dilferenza o inesattezza nelle denuncie officia- li, con tutto cio la cognizione approssimativa del riso seminato, e quella del raccolto per un lungo periodo, porgondoci in gran parte la cognizione del nuniero dei lavoratori e della superficie umida posta a questa cultura ( le quali notizie potreuuiio apprendere per gli ainii de- corsi ) , e le risaie avendo dovuto portare i loro effetti sanitari in modo forse difFerente in ragione della estensio- ne loro, si ottiene anche per questo esanie dei I'isi semi- nati , e dei raccolti , una utile maniera di osservazione , un novello elemento o dato posilivo opjiortnuo. onde co- noscere la importanza degli effetti sanitari utili o dannosi che possono avere arrecati le risaie sulle popolazioni di quel Comuni ove si comprendono.

Egli e bensi vero che alcune risaie prima dell' anno IS 10 esistevano in parecchi Comuni piii elevati, oltro ([uelli giu ri- feriti nella tabella, le quali ora veunero soppresse ; ma la piccola loro estensione gia conosciuta al paragone delle

3 1 8 Paolo Predieri

altre molte, clu^ ora abbiaiiio , e die si accrebbero ogni anno anche dopo T anno 1855, ne lassicnrano della poca inflnenza nel conipnto delle prime, sngli offetti maggiori c'be dalle attnali si possono attendere.

Ora pertanto debbo assicnrarvi , cbc nel sccolo scorso, abbenche avessero risaie non pocbe nostre antiche e no- hili I'ainiglie ed alcnne corporazioni religiose, con tutto cio il qnantitativo loro , da quello che ho potnto conoscere , non sorpassava prima dell' anno 17!)7 le cinque mila tor- natnre; e (jnindi proporzionati ne erano i raccolti annua- li, i ([uali a quanto sembra davano una media (juantita annua di circa 30,000 corbe risone. Fu soltanto nell' an- no 1819, che per ordine Governativo si cominciarono a denunziare e raccogliere i prodotti annuali di ciascheduna Gomnnita; e questa utile prescrizione si continua fino al presente, desiderandosi, soltanto per essa una precisione e sicurezza maggiore nelle denunzie inoltrate dai Munici- pi. Con tutto cio essendo sempre stato eguale il metodo , e maggiore il prodotto di risone annuo, e diversa pure essendo la quantita seminata in ogni anno, ne viene die la notevole differenza di prodotto accresciuto ne indica pure in genere 1' aumento successivo avvenuto nel la col- tivazione. Lasciato in disparte il primo anno delle denun- cie ( in quanto che per gli ordini dell' Editto Frosini cessarono in quello molte risaie poste in localita proibite) voi , osservando la unita tabella ufficiale, potrete meco conoscere die nei 37 decorsi anni la quantita di riso ogni anno seminata vario notevolmcnte , anzi puo dirsi , che quasi sempre si accrebbe , ed in proporzione tale, che se nell' anno 1820 furono solamcnte seminate nel bo- lognese Goibe 6,386, nell' anno 1830 t'urono 8,212, nel- r'anno 1840 Corbe 10,884, nel 1850 Corbe 13,749, mentre poi nel decorso anno 1 856 fnrono seminate 17,000 Corbe (l),cioe una quantita tre volte maggiore dell' anno anzidetto 1820. Proporzionati alia semina furono pur aiiclie

(1) La corba bolognese cori'^ponde a 786 millesiitii di eltolitro.

EsAME STORICO INTORNO I.E RlSAlE EC. '{1!)

i laccolti otteiiuti, i qiuili se variaroiio in vaiitag{^iu uegli aiiiii pill feitili, e niostraroiisi scarsi iiegli aiiiii poco pro- diUtivi, con tiitto cio si conosce dalle talte denuiizie of- (iciali,clie la nostra Piovincia ricava in oggi nn prodotto medio di riso piii di tro volte niaggioie di quanto si ave- va ncl decennio decorso fra 1' anno 1820, ed il 1830, essendo state allora per medio di circa 67,000 Corl)e, mentre di presentc sorpassa le 230,000 (Vedi Tavola 2). Prodotto egli e questo assai grande, e certamente utile ad introdurrc nella nostra Provincia, mediante il vistoso couuiiercio di esportazione del riso , una cjnantita assai notcvoie di allri oggetti esteri necessari al nostro consu- mo per un valore annuo di oltre a Sc. 450,000. Ora co- me mai si potranno da noi conoscerc ed ap[)rendore que- sti fatti certi e positivi , ahbenche non detenninati con inatematica esattezza , quelli cioe riferibili all' aumento successive e continuato della coltura del riso bolognese , e alio accrescimento conseguente della quantita delle se- mine e dei raccolti, senza pure rivolgere la nostra atten- zione agli effetti sanitari , che per questi notevoli accre- scinienti si saranno dovuti nianifestar(! sopia le [)opolazio- ni di quei Coninni, e specialmente sopra quelle che abi- tano d' ap[)resso le risaie , ovvero sopra gli operai e brac- cianti die vi si recano a coltivare il riso con animo di guadagnarne il giornalicro sostentainento? E clii e quel nostro concittadino, che conscio delle accuse gravissime portate in ogni tenqjo a questa coltura, c pur consapevole dei danni reali che si riscontravano al coniinciare del se- colo corrente, non vorra tremare dinanzi a tali accresci- menti di risaie, e sentire conqiassione delle iufermita, delle vittime, e degli altri danni che ogni anno saranno- si avuti, e probabilmente in numero sempre maggiore? Chi e che non dovrebbe conipiangcre le infermita e le morti accresciute ; e non vorra ancora dolersi per la di- minuzionc delle nascite, e temere degli altri effetti di migliorainento sociale , 1' agiatezza delle lamiglie , i ma- trimoni, le longevita, la vita media di (juegli abitanti ? Chi e che non vorra rivolgere il pensiere all' altra accusa ,

•'^20 Paolo Prediehi

(jiiclhi cioc ilci (laiiiii idraiilici apportati nel bologne- se dalla picdelta piii estesa coltuia? Clii tiiialmeiite non si seiitira coinpreso c mDitiUcato liHetteiulo sidle malattie dclU- piaiitc, e sidla dimiiHizioue die una cosi estesa col- tiua di riso avra forse portata al frunieiito e fnimentone , e alle altro piaiite clie presso le risaie si coltivano (1). Ma poiclie queste inolte e jjiavi accuse furono fatte, ripetute e coiitinuate al cominciare del secolo conente , e si so- stennero in appresso, ed anclie ultinianiente dagli oppo- sitori d(dlc risaie, io credo di prenderle ora in esanie , allinclie le osscrvazioiii ricavate dalla esperienza trascorsa di un mezzo secolo, diniostrino di per se, e con quclla realta c chiarezza die si conviene , in quale stiina si ah- biaiio oggidi ad avere le risaie bolognesi , e se a queste si dcbbano accagionare tutti quel danni sanitari, e gli eco- iiomici ( cioe idraulici ed agroiiomici ) dei quali furono accnsate.

ESAME COMPARATIVO DEL NUMERO DEGLI ABITANTI.

Incominciando dallo esame del quantitativo della popo- lazione die vi esisteva in passato nei Comuiii che lianno risaie, con qiiello die di presente si riscontra , posso ac- certarvi con fatti alia inano, che esso dal cominciare del

(1) II Prof. I'licriiiolli omit' riiinirc Idtii gli aigonienli eoniro le risaie anecava per aiitorilu iiremisahiii diii'i cnsi, le illnsioiii di un Medico da liinglii anni infciino il nosiro Prof. \ alorani , il (jiiale riferivagli f( die le eslese uiiiide cnllivazioiii e i disboscanienii avevano grandeiiienic alleralo il cliina di qiiesta in aniiclii Ieni|(i co- si saltibre e seinpre l)ella Cilia di Bologna; lalcli6 prima qncll' inverno , che solo era teninto per il forte fredilo fra le slagioni dell' anno, oggi era la pirt desiderata, per esscrsi , dice il Valorani , rese le allre, cariclie di melcore caldo-iimide in un modo insolilo, alia saliile dei holognesi ollre niisura dan- nose ». Ripeleio in questo luogo die null'' oslanle le iiiniile collivazioni a riso , pure in oggi la superficie iiniida nel hnlogncse ^ hen di niollo infe- riore a quclla esislenle nel 1760, iinperocdi^ nel solo anno 1779 fu piihblicato dal (ioverno che erano stale proscingale 130,000 tornalurc di terreno vallivo e di pessimo scolo. II clima di quell' epoca era forse pii'i salubre d' oggidi pcrcht' niinore (> di presente la siipeificie ad uinida collivazione ? I fatii ri- portati risponderanno meglio delle parole.

ESAME STORICO INTORNO LE RlSAIE EC. 321

secolo e senipre stato in notevolissimo aumento , superan- done poi anclie la stessa pioporzioue notata negli altii Gomuni posti in vicinanza di quelli, quantunque affatto sprovisti di risaie da nioltissimi anni. Per citarvene alciini fra quelli, die ho notati nella tahella officiale qui unita ( Vedi Tavola 3 ) la quale puo dirsi esatta quanto basta per la osservazione alia quale e chiamata di servire , no- niiner6 il Gomune di Molinella, che appunto e il piu basso del bologuese, e che e assai provveduto di risaie: ebbene ! in quel Gomune verso 1' anno 1815 la popolazio- ne era di G,191 individui ed oge;idi e di 9,93i ; quindi accresciuta di 3,7i3 persone (1). Pure notevoli e progres- sivi auinenti di popolazione si ebbero il Gomune di Bu- drio , di Medicina, di Persiceto ; quello di S. Pietro in Gasale , di Malalbergo, di Galliera, e di Grevalcore, sic- come dalla unita Tabella potrete precisamente conoscere , avendoli io notati per i quattro anni o periodi surriferiti. Per guisa tale che , riunito insieme 1' aumento di popolazione avvenuto dopo il 1811 nei tredici Gomuni ove le risaie esistono da lunghi anni , 1' aumento si riscontrava nell' an- no 1854, della ingente somma di 32,079 individui sopra una popolazione di 75,049 persone.

Taluno potrebbe fare il riflesso , avvertendo che gli au- menti anzidetti sieno forse inferiori a quelli avvenuti in altre Comunita che ora non hanno risaie , e che non subirono notevoli variazioni nella quantita di valli naturali e artifi- ciali, deducendo manifestamente per questo efFetto, un dan- no prodotto dalle risaie ; ma esaminati per6 nel loro in- sieme, senza distinzione di eta, di sesso , e di classi so- ciali , gli aumenti di popolazione avvenuti nelle Gomunita ove sono risaie , anziche inferiori denno dirsi molto mag- giori degli altri osservati nei tredici Gomuni piu vici- ni alle predette , e collocati su la via Emilia o presso di

(1) L' aiimenlo dopo quell' epoca non si i poi mai arreslalo, raa h quasi senipre iiniforme , lalch^ csaminato ogni Iredicennio, cio? neiP anno 1827, era di 864; nell' anno 1840 di 1,260; nientre nei siiccessivo 1853 era divenn- to di 3,743 persone.

T. IX. il

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qiiesta, nei qiiali peio niancano le lisaie, sicconie dalla seguente Tabella qui unita potrete comprendere { Tavo- la i) (1).

Amiuessi atlunque come reali e notevoli gli aumeiiti di popolazione, poiche debbousi col fatto escludere le immi- giazioni di qiialchc couto, siccome diro piii innanzi, ne viene di conseguenza , che quasi ogni anno le nascite nei Conuuii ove sono risaie , saranno state superioii alle mor- ti , e che anche i niatrirnoni , le longevita , e la eta me- dia dogli al)itanti non avranno sofferte ditninuzioni in <[uci Coniuni ove tali aumcnti si riscontrarono (2). Per cono- scere e stabiliie queste difFerenze e questi aunienti , mol- to opportuni a confermarmi nei proposito , e per averli coUa niaggiore esattezza , ho crcduto di dovermi prevalere dei libii parrocchiali di quelle localita , chiedendo alii Reverendi Parrochi quelle notizie , che mi abbisognavano per stabilirle. Imperocche voi forse sarete , com' io lo so- no consapevole, che di tratto in tratto i Municipi diede- ro le Statistiche della loro popolazione , ma non diedero niai quelle che risguardano le nascite , i matrimoni e le morti avvenute , per conoscere le quali fa d' uopo rivol- gersi ai libri parrocchiali. D' altra parte la variazione di coltura, quella cioe che avviene dalla secca alia umida, indipendentemente dalla pretesa insalubrita , porta seco r allontanamento di coloni inezzadri dai poderi , e la in- troduzione e 1' aumento dei braccianti ; quando che non fossero questi passati ad altre Parrocchie vicine, ove o non sono risaie , ovvero sonovi in piccola estensione. Per

(1) Nelle Conitinila ove sono slale e sonovi tiiltora risaie, 1' aiimenio si (: riscoiilrato di 32,07 9 persone, sopra una popolazione di 75,049; invece nelle tiedici Comiini ove niancano risaie pii'i o meno da molli ami, 1' aumento ? stato di sole 13,773, sopra una popolazione di 36,920 individui. Quindi c clie la popolazione nelle prime stJi come il 32 al 76 , menlre nelle altre sli conic il 13 al 36.

(2) Le immigrazioni non si risconlrano in qnei Comuni da risaie clic in propor- zione liinitalissima , e pioccdcnii da cause ordinarie. Invcce le cmigrazioni so- no delie prime in maggior proporzione, a quanlo viene asserito dai Parrochi c Priori di quelle locality.

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la quale cosa converrebbe in questi conijmti, intorno le cause della diminuzione dell' animate, potere anco distin- guere (juolli del tiaslocainento o etnigrazionc; locale, dagli al- tri che souo stati prodotti dall' auniento dcllo infeiiuita e delle iiioiti, ed anche dalla diminuzione delle nascite, dei inatriinoni , e delle altre cagioni sniriferite. E vaglia il vero se 1' aumento di popolazione e avvenuto niaggiore eve sono risaie, e se invece si e osservato inolto minore ove niancano, si dovra alineno convenire che le popola- zioni sofTrono diminuzione, o variazione di aumento indi- pendentemente dalla coltura del riso , ed anzi converra asserire che questa coltura non ha impedito 1' accresci- mento degli individui che vi si prestano.

Saril forse fra voi chi per molta cautela e per timore di poca esattezza, vorra dubitare delle cifre da me raccol- te, onde compilare le dovute statistiche , le quali oggi mi faccio un dovcre di presentare : certo e, ed io pure il co- nosco, che le cifre come allettano a jirima giunta le men- ti colla loro semplicita , altrettanto ponno ingannare i meno cauti , che le volessero accozzare fra loro senza ri- flesso alcuno ; cioe senza quelle distinzioni e quel giudizi che ne separino i diversi elementi di calcolo, e ne tol- gano le cagioni diverse che ponno avere influito ad al- terarle , indipendentemente da quelle deduzioni cui si vor- rebbero riterire. I calcoli ed i confront! statistic! difatti non debbono e non possono avere un valore, se non in quanto prendono partenza da elementi chiari , da cogni- zioui esatte, positive, certe, e bene definite; locche, bi- sogua pur convenirne, e assai difficile ad ottenersi. Pero col lirnitarsi ai risultamenti pin general! e bene determi- nati per molt! anni consecutivi , e collo attenersi ai pro- dotti de! grand! numeri , o come suol dirsi al largo, si e cert! di non errare nelle conseguenze ; quindi se non si pu6 con tali dati sostenere pienamente la utilita in gene- re delle risaie, se non si puo escludere la insalubrita lo- ro, si puo ahneno per gli anzidetti computi dimostrare con franchezza , anche ai piii schifiltosi , che per questa col- tura non si diminui 1' aumento ordinario delle popolazioni ,

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perche senza dubbio alcuno videsi molto piii accresciuta nei Coinuni ove sono risaie, di quelle clie iiegli altri vi- cini ove non si riscontrano.

Ne a coinprovaie il danno asserto delle risaie in quelle localitii, potrebbero servirsi gli oppositori del riflesso, che le Goinuiiita predette, coinponeiidosi di piii Parrocchie, potrebljero, gli aumenti osseivati , provenire da quelle Par- rocchie nelle quali o non sono risaie, o ben poche si ri- scontrano, e non giii dalle Parrocchie ove esistono; sicche gli smanchi e le morlalita di queste, fossero emendati dalle nascite e dagli aumenti di quelle prime. Imperocche le ricerche da me praticate mi accertarono che gli aumenti avvennero ed accadono in modo ben manifesto nelle Par- rocchie ove lurono sempre in passato ed ove tuttora esi- stono risaie. La Tavola 5 che io vi presento , denota un elenco di venti Parrocchie, sempre eguali nei confini e territori loro , nelle quali ho notato il quantitative degli abitanti che esse ebbero in quattro periodi diflPerenti dal- i' anno 1815 fino al decorso anno (1). Ebbene ! voi potre- te meco osservare nella predetta tabella, che se si eccet- tui il primo decennio dalla istituzione delle risaie , nei quale oltre le ragioni sanitarie, anche per l' allontana- mento necessario dei mezzadri, e 1' abbandono e atterra- mento conseguente di alcune case divenute inutili, la po- polazione del maggior numero delle Parrocchie ebbe allo- ra a diminuire, invece negli altri anni e periodi successi- vi si riscontro sempre in aumento ; di guisa tale che al- cune Parrocchie, da quel tempo trascorso venendo al pre- sento, raddoppiarono perfino il numero degli abitanti. Ba- ricella a cagion d' esenqjio, che aveva prima delle risaie 2,049 abitanti, ne conta oggidi 3,919. La Parrocchia di

(1) Vedi la Tavola 6 in fine. Alcune di tali Parrocchie niancano piu o nieno di risaie da niolti anni; raa non potendosi fare il confronto se non se colle Parrocchie che vennero nolale con cifre statisliche nella memoria nnita ai regolamcnto Frosini , ho crediito di riporlare la Tav." compilata in qnesta gnisa , non sapendo come otienere allri documenti piu chiari e precisi , i quali si ri- feriscano all' epoca anteriore alle risaie.

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Mineibio che era popolata di 2,601 persone, in oggi ne contiene 4,131. Altedo contava nell' anno 1802 sole 1,875 anime, ed oggidi ne possiede 2,132: il Parroco della Sel- va che aveva -i8i individiii in parrocclua, videli aumen- taie a 789 : infine gli abitanti della Parrocclua di S. Ma- ria in Duno da 1,017 crebbero a 1,346. I quali accresci- menti dettagliataniente si comprendono dallo esame della predetta quinta Tabella, composta con cifre prese dai libri parrocchiali nel tempo della Commissione Frosini, e con al- tre da me tolte snccessivamente, perfino a quelle ottenute dali' ultima Statistica, pure officiale, dello Stato Pontiticio.

NASCITE E MATRIMONI.

Verr6 era all' esame del quantitativo delle nascite, dei matrimoni e delle morti avvenute in molte Parrocchie ove esistono risaie e queste in maggiore estensione. Intorno ai quali argomenti debbo accertarvi doversi molto dolere quel medico, quel filantropo, quell' amministratore, che ponesse sopra di questi dati importantissimi un' attenzione non totalmente esatta ed imparziale ; ne gli oppositori delle risaie trovare per i risultamenti riscontrati coUe ci- fre ottenute, un appoggio a sostenere come vedrete i daiini della coltura del riso. Imperocche risulta dalle no- tizie raccolte , che i matrimoni e le nascite, come la po- polazione, dopo 1' anno 1815 si accrebbero nelle Parroc- chie surriferite e notate nelle tabelle qui unite ; e risulta pure che il loro accrescimento fu nella proporzione o maggiore o consueta delle altre Parrocchie esistenti in quelle localita poste a coltura quasi per intero asciutta. D' al- tronde se i calcoli suUe nascite e suUe mortalita delle popolazioni presi nel loro risultamento finale complessivo, non prendono partenza che dai due estremi di vita e di morte degli abitanti , lasciandone in disparte tutte le cir- costanze morali ed economiche , e le infermita che vi stanno di mezzo a difFerenziare piii o meno le quantita loro , non e per questo che si debbano trascurare e cre- dere notizie o inutili , o di poco conto per l' esame degli

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elTetti di una coltura; avvegnacche le ragioni e lo aiito- rita, e piii di tiitto i fatti csainiiiati in complesso , dimo- strano ogni giorno la iiiiportauza di queste notizie stati- stiche , per accertarsi in gcuere dogli utili o dei dauni di una cosa sensibile , di una variazione introdottasi di coltura , come di iino speciale metodo praticato di cura. Si I'.a un Lei dire da laiuni die la statistica e incerta nella base; che essa non merita tutta la confidenza degli scienziati e degli aimninistiatori ; nia qnando quest! cono- sceranno che per oltre 40 anni, benche in niodo difteren- te iia i prinii e gli ultimi, senza imniigrazione veruna, realniente crebbero le popolazioni e le nascite fra le no- stre risaie ; quaiulo avranno veduto die non dimiiiuirono i matriiuoni ; quando si saranno acccrtati die le niortaliUi furono minoii od eguali a quelle die si osservarono nelle altre piauure bolognesi ova risaie non sono, e die dimi- iiuirono pure le infermita dopo i prinii anni della loro istituzione, si dovranno apprezzare le statistiche come mol- tissimo concludenti pel nostro ])roposito, ed ognuno do- vra chinare il ca[)o amnietteiido il fatto reale , positivo , esteso, e pure dal tempo dimostrato nel siio insieme favo- revole alio accrescimento della popolazione. Quindi e che per stabilire un giusto concetto ed avere un dato veridi- co intorno questo argomento, ho crednto di praticare del- le ricerche sopra il numero delle nascite in venti Parroc- chie nel decennio anteriore alia formazione delle risaie , oiide poscia fame successivo coiifronto , riscontrando se la proporzione di quelle siasi accresciuta o diminuita iiei quattro decenni susseguenti (1). Ora per questo esame mi e appunto lisultato . che le risaie non hanno in quelle Parrocchie Fatto diminuiie le nascite, se non che iiei pri- mi anni del loro impianto; ed ho conosciuto essere in appresso queste aumentate quasi sempre in proporzione

(1) Mi sono doviito limitare alle sole Parrocchie notate iiella Tabella , avve- gnaccht> per praticare il confronio con quanio avvenne nell' ultimo decennio, occorrevano i dati anleriori tiotati nella memoria unita al regolaruento Frosini.

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Jel iiunieio degli abilaiiti clic le Pairoccliie presentarono. Infine ho pure conosciuto esservi alcune Panoccliie nelle (fuali 1' aumento fu seinpre continuato aiiche nel primo decennio della loro istitiizione (Vedi Tavola (i). Sant' Aga- ta nel decennio prima delle risaie ehlje 1,112 nascite, ne ebbe 1,279 nel primo decennio delle risaie; nel secondo ne ebbe 1,315, e cosi niano inano aumeutaroiio fino ad averne in quest' ultimo decennio 1,37G. Castel Guelto nel decennio avanti le risaie ebbe 965 nati; nel primo decen- nio dopo r impianto di cjueste ne ebbe l,0i8; nel se- condo 1,067, nel terzo 1,085, nel quarto 1,196. Altedo ebbe 548 nascite prima delle risaie; 565 n' ebbe nel pri- mo decennio ; e queste poscia accrebbero per guisa , che neir ultimo decennio ne lia avute 639, vale a dire un nuinero niolto maggiore di quel primo periodo. Per le al- tre variazioni ed aumenti delle nascite , io vi presento una Tabella ( Vedi N. 6 ) ove molte se ne comprendono raccolte con quell' esattezza maggiore , die dai Parroclii del luogo ho potuto ottenere. Dalla quale pero risulta un fatto costante, che cioe le nascite dopo il primo decennio furono sempre in aumento e nella del)ita proporzione del A y^ circa ogni anno, alia popolazione posseduta dalle predette Parroccbie.

L' aumento dei matrlmoni si e pure un segno di ben' es- sere, di sanita, e di agiatezza delle popolazioni specialmen- te campestri. Assicurano i piii celel)ri osservatori ed eco- nomisti , fra i quali nominero il Villerme, il Quetelet, il Say •> ed il Rossi , che 1' aumento dei matrimoni in una popolazione agricola , sta sempre congiunto collo accresci- mento delle derrate, del lavoro, e del benessere della popolazione: cagioni opposte, vale a dire miseria, e mal- sanie , producono efFetti contrari , cioe diminuzioni nei con- iugii. Cio si verifico sempre in Francia, nel Belgio, in In- ghilterra; e cio pure anclie oggidi si osserva nelle due Fiandre, e nei poveri Dipartimenti francesi del Nord , del- la Somma, e della Garonna; contrariamente agli aumenti che si riscontrano in quelli delle Basse Alpi, delle Ar- dennc , e della Dordogna , nei quali il popolo e assai

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meglio provveduto : oia le niie licerche dimostraronmi es- sere appunto i inatiimoni stati quasi ogni anno nella pro- porzione die si riscontra nello altre Panoccliie delle locali- ta senza risaie. E poiclie queste ricerche bisogna praticaile nel complesso di piu aniii consecutivi , cosi ho riunite le cifre dell' ultimo decennio per averne la media cifra an- nuale , siccome praticarono 11 Farini predetto ed altri me- dici ed economisti piii commendati. Dal quale esame ho potato conoscere, che i matiimoni nell' ultimo decennio si presentaioiio , nelle dette Parrocchle ove sono risaie, nella proporzione consueta colla popolazione esistente , e corrispondente ogni anno ad 8 o 10 per ogni mille abi- tanti ( Vedi Tavola 7 ).

INFERMITA DIVERSE.

Delle varie infermita alle quali piu sono oggidi sogget- te quelle popolazioni , ho pure cercato di conoscere pos- sibilmente le qualita loro, come anche le quantity rispet- tive. Gia vi rammentai sul cominciare le accuse date al- le risaie nei primi anui del secolo corrente , le quali si riassumono ad essere credute cagioni di maggior numero di febbri intermittenti , di scorbuto , di pellagra , oltre dello aumento temuto delle clorosi , delle cacchessie, del- le itterizie, delle ulceri alle gambe nei lavoranti delle ri- saie o negli abitanti presso di queste : ma per praticare queste ricerche speciali di statistica medica , e per avere esatte informazioni, bisogna rainmentarsi quante difficolta s' incontrino, e come si corra rischio di pericolare in fal- se ; imperocche dei tre elementi del quali si compone la statistica puramente medica , cioe le infermita , la guari- gione , e la morte, riiuno e cosi positivo nel fatto, nella causa, e nell' effetto, da toglierne ogni dubbio relative al- ia verita del giudizio. Difatti lo stabilire e determinare con esattezza il nome e la diagnosi delle infermita non e cosa sempre facile, e puo venire male interpretata, essen- done pur anche incerte le cagioni loro, e spessissime vol- te complicate le infermita, ed anche ignote nella propria

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essenza. La guaiigione, per quanto pure sembii determi- nata e positiva, presenta ancli' essa variety di tempo , di sicurezza, e di iiiodalita, le cjnali difficilrncnte tiitte si possono esattarneiite valutare. Infine aiiclic la iiiorte, ab- benche sia uii fatto uniforine e deterniinato , si e di so- vente non deterniinato rispetto alia cagione sua, la quale talvolta riinane misteriosa, o riferibile a condizioni cosnii- che e generali, come ad epidemic e contagi, alfatto in- dipendenti dalla variazione idraulica cui possa essere an- dato soggetto per risaia nn territorio assai limitato. Oltre di cio r aria delle paludi vicine, alcuni accidenti fisici souo per se stessi funesti , e cagioni divengono di malsa- nie. Ma queste cause non sono le sole , perche la mise- ria ed il suo fatale corteo ne ha ben anche una potenza maggiore ; anzi le prime sono piii funeste, se congiungan- si coUa miseria; come divengono inefficaci o di poco valo- re, se gli abitanti possono opporvi quei ripari, quel mez- zi , e quegli usi, die soltanto possono adoperare gli agiati. Quasi ogni anno queste verita si confermano, talche sono in oggi ammesse da ognuno, ne occorre oramai per esse dimostrazione veruna. Quindi e che a conoscere per que- sta parte la influenza attuale delle risaie, non ho voluto trascurare di assumere informazioni suUe dette infermita dai Medici e dai Parrochi di quelle localita.

E prima di altre incominciando dalle febbri intermitten- ti , none a meravigliare se queste oggidi si riscontrino in quelle basse pianure in buon numero, poiche nello estate e nell' autunno vi furono sempre, e soltanto in al- cuni anni diversificano, accrescendo di numero e di grado, specialinente in quelle localita che da pochi anni ebbero terreni messi ad umida coltura, nelle qnali si mostrano in aumento. La causa pero di tali febbri e una mera con- gettura , ne oggidi e realmente dimostrato se abbia a ri- petersi a miasma, a sbilanci di temperatura , alia influen- za sola od associata di altri imponderabili , oppnre alia influenza della umidita , alia scarsezza dell' ozono , od a qualche altra incognita cagione. Certo e che della esisten- za o non esistenza della malaria, non che delle cagioni T. IX. 42

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ed effetti di questa, dobbiamo dire con Bacone « Occul- » ta res saliibritas aeris, et potiiis experiinento qiiain di- » scursu et coiijectura elicitiir ». Ora com' e diinostrato dai rapporti, cbe io bo avuto da pareccbi medici , dai parroclii, e dai farmacisti di quelle localita , clie le inter- niittenti si preseiitaiio in cojiia, e si accrescono presso le nuove risaie, specialmente nei mesi di Agosto, e di Set- tembre, non e poi diinostrato cbe vi siano in copia mag- giore, ne piu gravi di altre localita pabidose, o di basse pianiue ridotte a secca coltura, interrottc qucste da umi- de coltivazioni , cioe da valli naturali ed artificiali : come aucbe non e diinostrato cbe oggidi vi sieno in copia niag- giore dei secoli decorsi, nei quali certamente vi erano le febbri in abliondante numero , mantenendosi ivi di continuo scarsa e quasi stazionaria la popolazione di quei tempi. E bensi vero cbe i lavoratori , cbe alle risaie si portano , derivando talvolta da contrade elevate ed asciutte, e cola soffrendo i disagi del lavoro , prendono febbri ; e cosi mal- sani tornando alle case vi spcndono o nella cura o nel- r ozio forzato parte del guadagno ottenuto. Ma cio non si verifica quando le risaie esistono da molti anni , ne si osserva negli abitanti o lavoratori stabili di quelle localita, nei quali invece 1' abitudine sembra abbia resi i corpi meno passibili della influenza delle risaie, come avviene in altri terreni paludosi. Assicurano anzi i medici ed i farmacisti, cbe esercitano ove sono anticbe risaie , non esservi cola da molti anni aumento nei consumo dei preparati di cbi- na; cbe anzi direbbesi essere il consumo loro minore dell' au- mento delle popolazioni , e del grande uso cbe ora se ne pratica nelle alTezioni reumaticbe ed in varie altre infermita. L' aumento reale delle intermittenti soltanto verificarsi nelle localita ove da pochi anni si fecero nuove risaie, e gli abitan- ti vicini a queste decisamente niostrare per solito sofferenza niaggiore e persistenza nelle periodicbe cui vanno soggetti. Lo scorbuto pure non e stato in quegli abitanti piia frequente, dopo le molte accuse praticate dai medici nei primi anni delle risaie. Si riscontrano talvolta oggidi al- cuni individui scorbutic! in quei Comiuii; ma di questi

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se ne trovano altii nel resto ilella piaimia, ue la propor- zione, mi vicMic acceitato dai liscoiitri aviiti dai medici condotti e pratici di quelle localita da molti anni essere stata fia le risaie decisaiuente inaggioie (1). Che arizi le altre accuse date alle risaie, cioe di favoiire 1' ozio, la crapula, il divertimento di quella classe di popolazione die ivi guadagna mi migliore trattamento , dimostrano co- me il lavorantc delle risaie sia meglio provveduto di al- tri , ed anzicli«N soffrire degli steiiti da quelle, ottenga e guadagni quanto occorre per vivere meglio,ecolle neces- sarie comodita, e poi gli rimanga porzione di denaro per alcune cose superflue.

La Pellagra poi, mi e stato riferito con certezza, essere notevolmente diminuita nella bassa pianura. I Pellagrosi diflitti clie entrano negli Spedali di Bologna (e sono for- tunatamente pochi), non derivano dalle Comuni ove sono risaie , ma da altre di Montagna , ove stentano la vita con scarso alimento ; talche senza volere affatto escludere die qualche pellagroso si riscontri ove sono risaie , sono stato assicurato die di presente la proporzione vi e molto mi- nora di altri Comuni bolognesi.

In quanto alio aumentarsi delle affezioni clorotiche, e cachetidie; delle itterizie e delle ulceri alle gambe nei lavoratori delle risaie e negli abitanti di quelle locality, conviene riportaisi primieramente alio spazio di tempo del- la loro dimora , ed alle abitudini e costumanze del vive- re; e quando siano scorsi molti anni di permanenza, e sieno le abitudini proprie ad un sano ed agiato metodo di vita, rimane comprovato e dai rapporti dei pratici, e dalle osservazioni notate negli allegati delle unite tabelle, che gli abitanti delle nostre risaie rientrano, in quanto alle infermita, nella normality consueta agli altri territo- ri vicini.

(1) Le osservazioni si riferiscono agli anni anteriori a! 1854, imperocchd dope il primo semesire dell' anno 1853 la carestia del fiuinenlo , e gli aii- raenti di piezzo nei viveri, pregindicarono la sanili della poveia gente, e pare da qnel tempo essersi nei poveri aumenlate alcnn poco le affezioni scorbiiliche.

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MORTALITA.

Cio che dissi per le nascite, posso pure ripeterlo per le mortalita , le quali seguirono la proporzione del quantita- tivo della popolazione , e soltanto nel prinio decennio del- le risaie si osservarono e coiiohhero alcun poco accresciu- te. Ditatti nel decennio innanzi la loro forniazionc le Par- rocchie di Castel Guelfo, di Altedo , e di Saletto ebbero una mortalita di 638, di 392, e di 229 abitanti ; la qua- le poi nel successivo decennio videsi accrescere notevol- mente e portarsi alia cifra di 861 per la prima, di 6i5 per la seconda, e di 37i per la tei"za delle nominate. Ma questa notevole mortalita, e quella di tutte le altre Parrocciiie notate, ebbe poi a diminuire di tale guisa nei decennii successivi , da essere oggidi ridotta per medio al- ia consueta cifra del 3 per cento sul totale delle popola- zioni che ivi abitano. Oltre di cio si fa opportuno riferirvi che in alcune Parrocchie la mortalita ebbe a diminuire notevolmente nel primo decennio dopo la coltnra del ri- so, anziche ad accrescersi (1). La qual cosa dimostra che oltre le risaie, anche la qualita delle annate o costituzio- ni atmosferiche e delle epidemiche infermita, ponno essere state cagioni in alcune Parrocchie per accrescerne la mor- talita nei primi anni di quella cultura ; come gia talvolta avviene in occasione di vaiuolo, di morbillo, e di altri morbi epidemici.

Dimostrano i computi da me praticati sulle 20 Parroc- chie riportate nella Tabella unita N. 8, che la mortality pi'ima delle risaie, era nel decennio di 3 e 9/10 per /^ sopra una popolazione di 26,496, e che nel primo decennio dello impianto delle risaie e stata alcun poco maggiore, perche del 4- per y^ sopra una popolazione di 27,885 ; ma invece neir ultimo decennio scorso, la cifra delle mortalita e di

(1) Questa diminiiziooe venne osservata nelie Parrocchie di Gavaseto, di S. Maria in Duno , di Massumalico e di S. Croce della Selva.

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nuovo diminuita, perclie ridotta a 10,046 sopra una po- polazionc di .'{0,037 ; quindi covrispondente alia sola cifra del 3 per cento ogn'anno, cioe non di poco miiiore di quaiito riscoiitravasi prima delle risaie, e come trovasi pur anclie oggidi nelle altre Parrocchic della piaiuira bolognese. L' illustre Boudin, che si bene ha studiate le question! dello acclimatizzamento, ebbe nel 18i8 in Milano ad accer- tarini con documcnti alia mano, che allorquando le morta- lity sono superate dalle nascite per vari anni, puo dirsi che una popolazione non soffre, che anzi si e acclimatizzata a quel tenitorio , e vi prospcrera facilmente ; tale appun- to si e il parere dcgli altri medici e statistic! assai riputati il Perier, il Celle , ed il Melier.

EFFETTI DEL COLERA.

Innanzi di dar terrnine a questo mio esame mi e parso di osservare, se il Colera dell' anno 1855 abbia maggior- mente infierito nelle Gomuni ove sono risaie, di quello che nelle altre di pianura ove mancano. Intorno a cio debbo avvertirvi , che le mie osservazioni dimostrarono , che ove esistono risaie si ebbero nell' anno del Colera malattie e mortalita in numero minore delle altre Comu- nita ove risaie non sono. Per citarvene alcuni esempi di- rovvi, che il Coniune di S. Agata ebbe quasi sei colerosi ogni cento abitanti, e degl' infermi ne moriiono il 58 per cento. II Comune di Budrio ebbe soltanto tre infermi ogni cento abitanti, e la mortality fu maggiore nel Castello , di quello che nelle Ganipagne ; e lo stesso puo dirsi dei Castelli di Crevalcore e di S. Agata. Nei Gomuni di Galliera si infermarono pochissimi, perche non giunsero al 2 per /^, e la cifra dei niorti per Golera fu 1' ordinaria , che si riscon- tro quasi sempre ove in fieri va 1' asiatico morbo. Nei Go- muni di Persiceto, e di Minerbio s' infermarono molti, ma fiuono in maggior numero nei Castelli , e nelle Bor- gate, di quello che in campagne aperte e presso le paludi; in guisa che sopra il 5 per "/^ d' infermi di colera che essi ebbero, ne morirono solamente il 60 ed il 63 per "/^

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iiivece del 75 die in altri Coiiiuni di iiioiitagiia si e osservato. II Comune tii Mediciiia die conta quasi undici miki al)itaiiti, ebhe sei int'enni di colera ogni cento persone ; e degli am- nialati ne morirouo il 66 ogiii cento : nia anclie qui la moitalita t'li maggiore nel GasteUo , e nelle Borgatc , di quello die negli ahitanti delle Campagne. II Paese di Mo- linella die venne afflitto prima degli altri, eblje il i '/^ di colerosi ogni cento ahitanti; nia Ira (juelli delle campa- gne niori solaniente la meti\ degli infenni. Finalmente nel Comune di S. Pietro in Casale dirovvi essere stati pochi gl' intermi di colera, pero questi prcsentarono gravita e fierezza di morbo non comune (I).

RIASSUNTO.

E che dovremo noi dire dopo la predetta raccolta delle cifre ed osservazioni relative a dimostrare 1' incremento degli ahitanti nei Comuni ove sono risaie; delle altre che si riferiscono all' aumento delle nascite e dei matrimoni ; non che delle informazioni relative alia diminuzione suc- cessiva e persistente nelle diverse infermita , ed anche delle cifre delle mortalita, in proporzione eguale a quelle che si riscontrano nei paesi piu salubri e laudati ?

Forseche le ben note funeste cagioni di malattie, la umidita maggiore, gli effluvii paludosi, e la malaria delle risaie, ivi come altrove cotanto temute , oggidi piii non hanno quella forza, quella malsania decantata al comin- ciare di questo secolo? Forseche scorsi i primi aniii delle risaie gli ahitanti , ed i lavoratori di queste , piii non ne sentono in eguale misura li tristi efFetti, e si abituarono in molta parte alle medesime ? Sonosi forse acdimatizzate quelle famiglie agli efFetti ed all' aria delle risaie, come innanzi lo erano altre molte che vivevano in quella delle valli e paludi ? Si , o Signori , questo e cio che oggidi

(1) Per tali esarai coraparativi si ponno consultare le tabeile da me ripor- tate nella Relazione storica del Colera di Bologna a pag. 420.

ESAME 8T0RIC0 INTORNO LE RlSAIE EC. 335

aljhiamo, per le osservazioni, e per le autorita anzidette , ragionevole e fondato inotivo di credere ; qiiesto e quanto i predetti fatti, notati e confroiitati con cifre niolteplici ed ofiiciali , cliiarameiite dimostrauo. Egli e, coiiviene ri- coidarsi, una facolta del coipo umano, di piegarsi, diro cosi, per gradi alle intliienze esteriori, anco inolto strane, e talvolta insalubri, abituandosi una generazione a risentirne ineno della preccdcntc le iuipressioni cliniatericlie, benclie funeste ad altre. Le maremme ovunquc hanno popolazioni anticlie, e uoniini sani e robust! , anche ove il caldo e assai maggiore del nostro;conie osscrvasi nel delta del Gauge, del Misiissipi , e nei territori di Pondichei-y, di Cajenna, di Sier- ra Leona; climi niolto funesti e mortali alia nostra razza cau- casica, tuttavia abbastanza salubri ai popoli nativi ed avez- zi a quelle contrade (1)! E come avviene di quegli indi- •vidui die passano da un clima asciutto ed elevate, ad un altro uniido e basso, cosl doveva avvenire ed avviene per solito nei priini anni agli abitanti di quelle localita, che le risaie introdussero e proseguirono , ove erano pra- terie o colture a secco, quautunque di cattivo scolo in- vernale; specialmente se non adoperino essi quelle avver- tenze isieniche che furouo raccomaudate giovevoli. Per la qual cosa non reca maraviglia se nei primi anni di nuove risaie, in terreni non paludosi, crebbero e crescono le intermittenti , le clorosi , lo scorbuto, ed altre malat- tie diverse in quegli abitanti, die non erano avvezzi ne ai lavori entro 1' acqua, ne alia influenza delle risaie; i quali nelle annate, com' e ben noto prima del 1816 niol- to umide e carestiose , soffrire dovettero grandoniente nel- la salute loro. Pare adunque che 1' osservazione praticata sugli effetti delle risaie in questi ultimi anni, bensi ci

(1) La Comraissione francese nominala ncl 1848 per 1' esatnc delle risaie del Dipai'limenlo della Gironda , assicurava che nell' India , ove la coltiira del riso i generate , qiiesia non da piii liioj^o alle malallie clic si riscontrano presso le nostre ; raa ne assicura la stessa Commissione die oltre dell' abilndine, giova a quelle popolazioni lo speciale metodo d' irrigazione ( Vcdi Tardieau. Diet, d' Hygiene pub. Vol. 3 pag. 335 ).

336 Paolo Puedieri

conferini sul daano della lore introduzione fra gli abitanti non assueiatti agli cflliivii ed ai lavori dell' uinida coltu- ra, ina lie rassicuii poi, e no (juieti 1' animo sopra i daniii inolteplici sussej!,ueiiti,e lie assolva in parte dalle accuse gra- vi ed assolute che le furono date in genere al cominciare del secolo coirente; ne qnindi potersi in oggi ammettere fra noi quelle die il Puccinotti, d' altroiide stiinabilissimo scriveva delle risaic , parlando dclle Luccliesi « die cioe queste non potevano farsi strada e mantenersi , che fra i Governi delusi e gli speciilatori iiiiinorali ». lo credo per- tanto convenga senipre regolare e disciplinare , ed anche favorire talvolta le risaie, ove la secca ed utile coltura e inipossibile ; ma credo pure doversi tolleiaile, in quelle loca- lita di cattivo scolo , ove di spesso fallirebbero i prodotti, ed ove un qualclie male viene compensato ad usura da un maggior bene presente, e dallo innalzainento graduato della superficie del terreno , anche per gli utili manifesti die si avianno per 1' avveniie.

Se la coltura del Riso, e quella pure nostra ed assai piu estesa della Canepa , si avessero a giudicare dalle fal- se opinioni che di loro si hanno in alcuni lontani paesi , questa provincia bolognese dovrebbe lodarsi della sua par- te montana, e scorgere nella pianura, per cosi esprimer- mi , un motivo di vergogna e di malsanie. Senonclie 1' a- ria suluberrima ed i prodotti del Monte non bastano a mantenere la sua propria benche piii scarsa popolazione , e questa presentasi poi anche di speciali infermita o en- deinie ben provveduta. Invece per queste due primarie coltivazioni che ci apportano in ogni anno nel bolognese per termine medio una rendita attiva e tutta dall' estero, di piu di un milione e mezzo di scudi , oltre altri non lievi compensi , a giudizio dei creduli, benche delle cose nostre non pratici oppositori , noi ci troveressimo deboli ed infermicci perche rinchiusi sempre fra i maceri , ed i lettami; appestati dall' alito delle grassine e delle fogne, bagnati dalle rugiade e dalle nebbie delle terre acquitri- nose e paludose? Ma fra noi come trovinsi in oggi ben diversamente le bisogna , e come sieno le varie colture

ESAME STORICO INTOKNO LE RlSAIE EC. 337

fia loro interposte, ognuno clie percona le nostre popu- late pianure puo faciliiiente asseverarlo ; e gli abitanti tut- ti dello Stato Pontificio e della Capitale , conoscono ed apprezzano al vero lo stato nostro, collo avere giudicato la Proviiicia Bolognese, la prima, la peila dello Stato Pon- tificio; e col rammentare la sua popolazione niolto piii di altre assai numerosa, bene lobusta, niolto indiistriosa, in- telligente ; inline ponno accertaie come i suoi piodotti sieno assai maggiori di altre Provincie, che canepa e riso non producono (1). Conoscono pure gli eoonomisti e gli ingegneri del censo, clie le altre Provincie dello Stato non rendono al pari delle nostre terre , le rjuali con tanta fatica e rara industria sappiamo viemnieglio feitilizzare, e rendere pro- duttive a seconda della ubicazione e qualita loro; e tutto questo con auniento di popolazione straordinario, perclie maggiore delle altre Provincie ove le dette colture non sono (2). Non dimenticlieremo pure di ricordare, che e as- sai lontano il termine dei miglioramenti agronomic! e del- lo accrescimento dei nostri prodotti , per temerne un con- seguente prossimo ristagno , ed una successiva dolorosa miseria (3). I fatti adnnque ben palesi e prolungati per mezzo secolo non parlano oggidi contro delle nostre risaie, come dei nostri maceri, accresciuti essi pure di numero e di

(1) Comprovano qiieste opinioni le varie Slainpe piibblicate dal nostro Mi- nistro d' Agricoltma e Commercio, e segnalaraente quelle piibblicale nel de- corso anno 1856, relative ai prodotti agricoli delle varie provincie dello Sta- to Pontificio.

(2) La slatistica dello Stato Pontificio piibblicata nell' anno 1857, a pag. XXII riferisce , clie la Provincia di Bologna aveva nell' anno 1816, 280 mi- la persone , e nell' anno 1863, 375 niila ; qnindi i che 1' aiimenlo osservato in 37 anni si i di 96 niila persone, e queste presso che tiitlc nella pia- niira. Non i^ cosi dellr altre Provincie; nelle qnali 1' aiimento t> stalo niinore.

(3) Rimarrehbe a dire delle longevity e dell' e[i media degli abitanti da inolli anni o nativi presso le risaie , onde conoscere se e quali esistano dilTe- reoze cogli abitanti delle piannre coltivate a secco. Ma sia per la instifTicienza dei dati positivi e nnmerici fin qni ottennti, e che occorrono a talc studio, sia per la brevita necessaria ad iin discorso accadeniico , mi d stato neccssario riportare ad altro tempo I' esame di qiiesti argomenti.

T. IX. 43

338 Paolo Predieui

estensione {l).Per questi fatti noi siamo indotti ad amniettere die tali colture ci arrecarono quella superiorita di mezzi e di spirito, e quell' agiatezza beu conosciiita clie posse- diamo , conginiita all' aumeuto maggiore di popolazione attiva e intelligente , perche nello insierne tiovasi oggidi robusta e sana, quanto si abbia in altri privilegiati paesi. E beii conobbc quesla nostra eccellenza e superiorita I' il- lustre Poeta Rcgaldi, il quale f'ra noi riniasto alcun tem- po, e nieravigliato dei nostri colli e dclle ricclie colture dei piani l)olognesi, estemporaneamente canto questi veri- dici e passionati versi ;

Beati , i tuoi Colli di rose vestiti ! Beati i tuoi canqoi di gloria midriti ! Beate quell' onde clie versa Appenin ! II Sol ti saluta coi raggi possenti , Ti piove piii puri di vita i torrenti . Gia sei la piii bella di quante scaldo.

(1) Le niiove risaie del Ravennate , e del Ferrarese ; quelle par anche nuove del Piemoiite e delia Francia, avendo accresciuli altrove i prodotti del riso_,e quin- di diminiiiti i vanlaggi che i proprietari bolognesi ricavavano , inducono a pensare che fra pochi anni si vedranno ridotle le nostre risaie a quelle localilc) ove ogni altra coltiira S itnpossibile ; tanlo piii che ollre il triennale avvicendamento, la diminuita fertilitii dei terreni , e la scarsiti altuale delle acque , ha rese poco prodiittive tin grande niimero delle medesime.

ESA3

Mli STORICO INTORNO LE IXISAIE EC

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339

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310

Paolo Predieki TAVOLA 11."

RIASSUNTO del

[irodotto del R

iso con

guscio detlo R

sone raccollo

nel territoi'io bologoese negli

anni seguenti (1

)•

Pioilollo

()iiailtitativo

Pindnlti)

Quantilatho

comprosn il inian-

ili'lla Scmina

compiTso il qiiaii-

(Iflla Scmina

Aiinata

litativo

da rui fc tlcrivalo

Annata

titativi)

ila nil V dfiivata

per

il (licnntro

per

il ilicontni

laScmina

pindotlo

la Sfmina

protlotto

Rip.

Cor. 1,724,633

Cor. 169,987

1819

Coi-. 128,974

Cor. 10,220

1839

126,868

10,756

20

69,215

6,386

40

127,086

10,884

21

97,944

7,764

41

69,101

11,381

22

68^326

6,308

42

62,311

7,447

23

68,195

6,767

43

89,491

8,652

24

70,491

7,381

44

79,830

8,487

26

66,842

7,844

46

137,616

10,450

26

61,071

8,446

46

148,187

11,470

27

57,955

8,527

47

115,446

10,938

28

62,776

7,982

48

149,677

13,003

29

61,382

8,146

49

142,947

13,090

30

78,430

8,212

60

131,296

13,749

31

66,368

7,634

61

144,282

12,324

32

92,961

8,805

62

142,719

12,200

33

103,597

9,278

53

168,010

12,780

34

94,910

9,431

64

178,420

13,993

35

107,772

10,633

65

198,418

15,232

36

112,549

9,692

56

223,779

16,983

37

140,064

10,258

67

267,595

19,152

38

142,811

10,803 Totale

58

214,486

16,739

Cor. 4,642,676

Cor. 419,697

1

(1) Quesla Tavola 6 ricavaia dai Registri iifTiciali della Legazione di Bologna. Vi 6 per carlo qiialche diflerenza coi veri e reali raccoiti fatii in quelle annate; ma pure si pii6 credere con fondaraento, die le dilTerenze sa- ranno di piccolo conto ; imperocchii non sono raolli i proprielari di risaie , e qiiesli pressoccliA Uitti le coltivano a proprie spese e non a mezzadria ; men- tre poi dipendono per le dennncic e per i dcbili permessi, da nna apposita Coniniissione govcrnatira.

ESAME STORICO INTORNO LE RlSAIE EC.

341

TAVOLA III."

Desiinta dai Regislri ofliciali di Legazioae

Qtiantilalivo delta Popolazione risconlraia per (fiialtro perioJi diflerenti nei scgiicnti Comiini ove sono Risaic.

NOME DEL COMUNE

Aiimt-iito

Anno

Annii

Anno

Anno

coin-

plcssivo

1814

1827

1840

I85f

in

10 anni

1

3 4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

Molinella

Mcdicina

S. Pielro in Casale

Malalbergo

Galliera

Crevalcore

S. Maria in Dtino .

Biidi'io

Baricella

Caslclfranco ....

Pcisiceto

Mineibio

S. Agata

Totali . . .

6,091

6,956

7,364

9,934

3,843

8,387

9,318

10,692

11,024

2,637

2,989

4,503

4,748

5,254

2,265

3,245

4,726

5,376

5,968

2,723

2,701

3,227

3,882

4,440

1,739

7,859

8,997

9,677

10,135

2,276

1,965

3,463

3,688

4,055

2,090

11,744

13,714

14,830

16,917

4,183

3,501

6,118

4,274

5,085

1,584

8,592

9,625

10,535

11,374

2,782

9,930

11,599

12,463

13,889

3,959

6,341

5,116

6,321

6,674

1,333

2,704

3,061 89,422

3,257 97,097

3,699 107,448

985 32,399

75,049

63 31 75 53 60 29 106 42 45 32 40 25 37

TAVOLA IV.^

Desunia dai Regislri orticiali come sopra Altri Comiini di pianiira ove non sono Risaie.

Argellato. . . Argile .... Anzola .... Borgo Panigale Caslcl Guellb Calderara . . Castel Maggiore Castcnaso . Viadagola . Poggio Renalico S. Agosiino .

Sala

S. Giorgio . .

Totali

2,787 2,532 2,832 2,845 2,373 3,494 2,894 2,870 2,902 3,052 2,834 2,818 2,687

36,920

3,176

3,581

3,769

1,008

36

2,620

2,834

3,229

697

27

2,946

3,357

3,675

843

30

3,346

3,891

4,098

1,153

40

2,440

2,605

2,970

697

25

3,654

3,837

4,083

689

17

3,406

3,582

4,084

1,189

41

3,189

3,652

3,798

928

32

3,227

3,627

4,009

1,107

38

2,376

2,557

3,433

381

12

' 5,052

5,941

6,486

3,652

128

3,068

3,101

3.408

590

20

3,308

3.400

3,615

928 13,662

34

342

Paolo Phedieri TAVOLA V.^"

Popolazioiie di alcune PaiTocchie della piaiiiiia holognesc prima e dopo la forinazione delle Uisaie (1).

PARROCCIIIE

Piima

Ni'll 'All-

Ni-ll'An-

^t■ll'An-

Ndl'An-

lll'llc

no

110

110

110

Risaic (2)

1314

I82f

1840

1853

Alledo

S. Agala

S. Aiiionio della Qiiaderna

Bai'icclla . . ,

Biida

Caslel Giielfo

Fiorenlina (3)

Gavaselo

9i S. Maria in Diino .

S. Marlino in Argine . S. Malico della Decinia S. Maria della PadiiUe.

Minerbio

Massiiniatico

Malalbergo

Medicina

Porto Niiovo

Saletlo

Selva

10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 1 Villa Fonlana

Totali

1,875

2,433 212

2,049 392

2,263 961 550

1,047

2,190

2,650 626

2,601 755 874

2,809 492 881 484

1,296

27,436

1,492

2,804 153

2,119 373

2,229 742 542 981

1,998

2,518 586

3,134 694 794

2,857 634 687 474

1,206

1,811

3,060 240

3,236 462

2,485 818 621

1,084

2,317

2,840 670

3,711 776 814

3,625 626 854 622

1,447

1,827

3,300 312

3,519 616

2,574| 827 639

1,243

2,464

2,890 605

3,818 736 965

3,766 646 867 700

1,630

2,132

3,699

242

3,949

794

2,979

794

612

1,346

2,802

3,026

691

4,131

806

1,124

3.773

713

993

789

1,603

All- nu-iilo

mezzo

secolo

257

1,266

32

1,900

402

717

62 269 706 376

66 2,070

50 250 964 174 112 296 407

37,941 10,363

(1) Qiiesla Tavola H ricavata, nelle prime due epoche, dai dociimenli e rae- morie delP Edillo Frosini, pubblicalo 1' Anno 1816; nelle due parti seguenti dai Diari Ecclesiastici che si pnbblicano ogni anno dalla Stamperia Arcivesco- vile; e per 1' anno 1863 dalla Statislica ofTiciale dello Stato Pontificio pnb- blicata nel corrente anno 1867.

(2) Qiiesti dali sono presi dalle labelle unite all' Edilto Frosini, e si rife- riscono agli ullimi anni del decorso secolo.

(3) In qiiesta imica Parrocchia essendo state atterrate molle case, oltre la istitiizione delle Risaie, vi ^ stata diminiizioDe di animato.

ESAME STORICO INTORNO LE RlSAIE EC.

3.i3

TAVOLA VI.*

Nascite per decennio avveniile nelle seguenli

Paiiocchie prima e dopo la forraazione

delle Risaie (1).

TAVOLA VII.^

Matrirooni die si sono faiti in tin decennio nelle delle Parroccliie ove soiio Ri- saie (2).

NOMI UELLE PARROCClllE

Nati in un Decennio

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lazione

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fatli nel decen- nio prima dcllSSS

Proporzio-

nc dpi Matri-

nxtni

ogni mille

ahitanti

S. Agata

Altedo

S. AntoDio della Quaderna

Biida

liarlcella

Caslel Guelfo

Fiurentlna

Gavasclo

S. Martino in Argine . S. Malteo della Oecima . S. Maria in Padulle S. Maria in Duno . Massiinialico ....

Malalbergo

Mincrbio

Mcdicina (3) . . . . Porlo Nuovo ....

Salclto

Selva

Villa Fontana ....

1,112

1,269

1,376

264

3,699

317

9

518

565

639

91

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176

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84

78

91

7

242

35

14

200

164

208

8

493

50

10

1,204

1,017

1,604

400

3,949

369

9

UGo

1,048

1,196

23ll

2,970

246

8

369

303

322

^7,

795

71

9

231

186

253

22'

612

60

9 \

6.1.5

638

1,181

516

2,802

235

8 J

960

801

897

63

3,025

256

8

230

225

321

91

691

64

9

427

389

495

68

1,346

110

8 \

333

338

352

19

805

61

7 i

36o

325

448

83

1,124

86

8

1,160

1,181

1,743

583,

4,131

328

8

1,145

1,132

1,169

2^

3,773

285

^ i

200

187

270

70

7(3

46

7

] 389

306

412

23j

993

82

8

1 350

309

342

8

789

71

9

491

473

511

20

1,603

136

8 \

(1) Le cifre del decennio anteriore e posleriore alia forraazione delle Risaie SODO prese dalle memorie e documenti inseriti nella Legge Frosini dell' an- no 1816.

(2) Le cifre del decennio sonorai stale presenlale dai Reverendi Parrochi delle localita indicate.

(3) Alcnne di queste cifre mi sono state favorite da persona arnica cui debbo sincera gratitudine.

344

Paolo Predieri TAVOLA VIII."

Moitalila die si osservarono nelle infrascritle Parrocchie prima e dopo la formazionc delle Risaie (1).

PARROCCHIE

Morlaliti ncl deccn-

nin anteriorc alle

Risaie (2)

c

c « ^ r 4)

P

o '5 o

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:■?--

c c

C 1

ire 1 =

Quantity della popo-

lazione

netranno 1854

Proporz. prima delle Risaie colla popo- lazione del 1814

_2 •- _

0*5 =

2 E £ S

1 Alledo

2 S. Ant. delta Quaderna

.■{|S. Agata

l|r.(ida

'i j Baricella

6 Castel Giielfo

7|Fioienliiia

8 Gavasclo

9 S. Maria in Diino . .

10 S. Mai'tino in Argine .

1 1 S. Mallei) della Uccima

12 S. Maria in Padiille .

13 Minerbio

14 Massuniatico ....

15 Malalbcrgo

16 Medicina

I" Porto Niiovo ....

18 Saletto

19 Selva

20 Villa Foniana . . .

Tolale . .

392

645

1,942

456

561

2,132

2ii

224

8'J

153

126

100

242

4 J

1,000

1,011

2,801

913

1,019

3,699

4 i

182

198

392

151

159

493

4 i

903

1,027

2,119

1,091

1,199

3,949

4 1

638

861

2,263

892

899

2,970

2 1

1 299

372

951

331

320

795

3 ^

221

178

550

152

180

012

2 i

421

392

1,047

299

364

1,340

4

703

714

2,196

829

981

2,802

3 i

1,017

1,135

2,518

985

906

3,025

3 k

210

238

568

206

253

691

3 h

773

859

3,134

958

1,086

4,131

3

275

266

694

278

277

805

2 1

254

269

791

300

317

1,124

3

1,156

1,159

2,857

1,078

1,306

3,773

2 h

200

240

534

192

189

713

4

229

374

687

232

357

993

4

285

433

474

304

390

789

6

540

670

1,206

422 10,195

438

1,603

4 k

10,088

11,220

27,885

11,331

36,687

3 h

3 J

2 i

3 i

3^

3 ^

3 \

4 i

3 A

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2 i

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2|

2 J

3 A

2^

2 IC

5"

3 J

(1) Qiiesta Tavola ft corapilala siii Dociimenti Statistici riiinili alia Legge sulle Risaie pubblicata dal Frosini nell' anno 1816; stille cifre tolle dalla Slatislica ofliciale dello Stalo Ponlificio piibblicala nell' anno 1857, e con quelle cifre e visnilanze olteniite dalle informazioni dei Rev. Parrocbi in qnesti iiltimi tempi. Abbiano qiiesli Signori i raiei ringraziamenti sinceri , e si ac- certino della niia gratitudine e corrispondenza.

(2) Non ho potiito conoscere con precisione la cifra della popolazione di quel tempo.

SULLO SCIIELETRO

DELIA LACERTA VIRIDIS LIN,

SULLA RIPRODUZIONE

DELLA CODA NELLE LUCEllTOLE

E SULLE OSSA CUTANEE

DEL TESCHIO DE' SALRII

NOTA DEL PROFESSOR CAV. LLIGI CALORI

(Letta nella Sessione dclli tl Marzo 1858.)

N.

I ella prima nota ho pailato della Osteologia de' Vaiaui- di,e specialmente dello scheletro del Monitor teirestiis -(Egi- pti Cuv. , piendendone ad esame una figura allor allora data in luce dall' Autore della grande Opera = 1' Orga- nisation du Regne animal = il Signor Eniilio Blanchard. Ora faro alcune altre annotazioni suUa Osteologia de' La- certidi, ed in ispecie su due particolarita necessariamen- te legate a quest' Osteologia , voglio dire , la riproduzio- ne della coda ne' Lacertidi stessi , e le ossa cutanea del teschio de' Saurii.

II lodato Naturalista francese nella sua Tav. 30 de' Ret- tili-Saurii dimostra in sette figure 1' Osteologia dei La- certidi , proponendone come tipo, quella della Lacerta viridis Lin. Delle quali figure la prima rappresenta in profile lo scheletro di questa lucertola col teschio spo- glio delle ossa cutanee. Essendo tale scheletro, come ne scrive 1' Autore, di naturale grandezza, ha dimension! T. IX. 4^'i

3i6 LuiGi Calori

si vaiitaggiate die invano ho cerco tVa Ic lucertole veidi nostiali alcuna, die le aggiugnesse ; iinperocclie agguaglia esso -43 centiin., mentie lo sclielctro dell' individiio piu colossale da me notoniizzato noii misiirava se nou la lun- ghezza di 35 centim. Ma questa sarebbc diff'ercnza di poco moinento , la quale forse dipeiide dall' essere men vecchio e men cresciuto T individuo die mi son valso per quello , e in- torno la quale non spendero ulteriori parole , conciossiache altre ben maggiori differenze vi abbiano die ricliieggono piu lungo discorso e die verro di mano in mano divisan- do in questa nota, la quale sara di tenore non dissimile dair antecedente, cioe uii confronto delle mie proprie os- servazioni coi precetti porti dal Naturalista francese , ed una correzione e un' aggiuiita a quaiito ne ha egli dato di difettoso, od ha trascurato.

Mostra la Fig. i. Tav. 21. lo scheletro della Lacerta vl- ridis Lin. grande al vero , non gia di profilo come quello del Blauchard , ma in tre quarti , e veduto quasi come a volo di uccello, acciocche di presente se ne avvisi il mag- gior numero possibile di particolari. Ne ho gia detta la intera lunghezza. Quella della colonna vertebrale e di 32 centim. piu 1 mill.: alia coda ne appartengono 21 e .5 mill. ; il restante al tionco cosi che quella e quasi del doppio piu lunga di questo. In essa colonna ho contate 78 vertebre, e ve ne hanno 6 al collo , 22 al dorso, 2 al sacro, e 48 alia coda, se pero in questa regione non ne mancava veruna, essendo molto difficile a conoscere se tutte vi fossero, abbenche la coda terminasse in sottile punta ; onde che vi aggiugiiero il prudentissimo circa del Barone G. Guvier. Ho desunto il numero delle vertebre cervicali dal carattere della spina inferior posteriore dei loro corpi. Nulla poi occorre di notabile in esse se non e forse un fordlino aperto in ciascun lato del segmento superiore dell' atlante, e la grossezza del nucleo osseo deir apolisi odontoide dell' asse , e la sua quasi intera saldatura col corpo di questa vertebra, dal quale nucleo procede evidentemente la spina anterior inferiore dell' as- se medesimo. L' apofisi odontoide e piatta e conformata

SuLLO 3CHELETR0 DELLA LaCERTA EC. 347

a modo di ciesta trasversale , ed lia sotto di se una sa- perficie articolaie inulto estesa : conformazioiie assai piii semplice di queila die ne mostro il Manitore terrestre. Stabilisce il Cuvier (1) non esservi nella Lucertola veide di Fontainebleaii, nella Lucertola grigia , e nella Lucertola verde occhiata, die queste due prime vertebre cervicali mancanti di costole , e cio e altresi confermato dalla figu- ra del Blaiidiard. Ma stando alle niie osservazioni piu volte ripetute siilla Lucertola verde e sulla Occliiata Fig. L Tav. 21. —Fig. 4. Tav. 23. non trovo conformi al vero le asserzioni di quei due Anatomici ; die anche la teiza ver- tebra cervicale va sprovvista di costole, e queste sol co- minciano dalla parte anteriore e dai lati della qiiarta. Le tie prime costole cervicali poi sono corte ma larglie e piatte , e fornite nella estremita libera di una epilisi car- tilaginea allargata, angolosa, forcuta , non dissimilinente da quanto occorre in altri Saurii.

II iiumero delle vertebre dorsali e nel nostro scheletro minore di una a rispetto di quel della figura del Blan- chard, e consente meglio con quanto ne ha notato il Cu- vier nell' opera suUe ossa fossili , ove da le cifre delle vertebre delle diverse regioni nelle tie Lucertole sunnomi- iiatc (2). Se non che egli al dorso non assegna che venti vertebre , ed otto ne da al collo , imperocclie egli non comincia ad enumerare le vertebre dorsali altro che da queila che sostiene la prima costola die coUa sua cartila- gine di prolungamento va a congiungersi con la cartilagi- ne romboidale. Ma una differenza che ben pin moiita , e che questo Autore non conta nella Lucertola occhiata che

(1) Oss. foss. Tom. V. II Partie pag. 208. Nombre des vertcbres. Vedi pure Lemons ec. Tom. 1. pag. 88. Bnixelles 1836. Serabra per6 che Cuvier nel teste sull' est. des Lezards Oss. fos. Torn. cit. I', cit. pag. 286 dica il contrario che nella Tavola. Eccone le parole « Dans les Lizards ordinaiics , Ics scinques , et iin pen dans les anolis et les geckos , les cdtes cervicales attachies aux vertebrcs quatriimc , cinqni^roe el sixieme sont sengulierment compriraies et elargies a lenr extrimiti libre ». Cotali costole sono le tre prime cervicali.

(2) Tom. cit. part. cit. pag. cit.

348 LuiGi Calori

19 vertebre dorsali (1), e R. Wagner una eli meno {2); lo che assolutamente non e : che il nnmeio di queste verte- bre in essa lucertola e eguale a quello delle dorsali della lucertola verde. Senibra dunque clie in queste due specie di lucertola il numero 22 per la regione dorsale, o il 20 nella maniera di considerare del Guvier , il quale ha le due prime dorsali per le due ultiine vertebre cervicali , sia di norma. Ma se cosi e , viene di legittima conseguen- za che il numero 23 dimostrato dal Blanchard nella re- gione dorsale della Lacerta viridis sia uno sbaglio o per lo meno un numero insolito od anomalo. Cio dico, peroc- che ho, non ha guari, in quella varieta di Lucertola ver- de, che appellano bilineata, veduto il numero 21 nella regione prefata: onde che se pu6 esservi difetto di nume- ro, nulla toglie che non possa esservi anco eccesso.

Le due pi'ime vertebre dorsali hanno costole sottili ed allungate , simili a quelle che seguono , ma che non ag- giungono al par delle costole delle vertebre cervicali alia cartilagine romboidale. Le cinque costole che le stanno di dietro , unisconsi coUe loro cartilagini di prolungamen- to al detto pezzo dell' apparecchio sternale con questo che le cartilagini delle due ultime costole congiungonsi da ciascun lato in una avanti d' inserirsi in quel pezzo , costituendo cosi , come due process! xifoidei , secondo F o- pinione di GeofFroy Saint-Hilaire. Negli individui adulti tutte queste cartilagini di prolungamento non sono vera- mente di sostanza cartilaginea, ma di un particolare osso granuloso simile a quello della cartilagine romboidale. Le

(1) Op. cit. pag. cit. Nell' opera siille ossa fossili il Ciivicr nota in qiiesta Lucertola 2 verlebre cervicali scnza costole, 6 con costole e 19 dorsali, menlre ncl Tableau (In nonibrc des vert^hres dans Ics Reptiles inserito nelle Lefons d' anat. conipar. indica 2 verlebre cervicali e 25 dorsali , non avendo qni per cervicale che P atlanle c I'asse; in tiitto queste vertebre del troncn sarebbero, secondo lui^ 27, ma le sono 28 come nella Lucertola verde.

(2) Icones Zootoniicae Leipzig Tav. Xlll. Fig. X. lo ho contate in qiiesta figura le vertebre del tronco , ed ho trovato che le sono 26 , vale a ilire 8 al collo, e 18 al dorso.

SULLO SCHELETRO DELLA LaCERTA EC. 349

costole retroposte alle descritte soiio tutte costole acldo- ininali e non ascendono che a 15, cio e dire che ve ne ha una di tneiio die nclla figuia dello scheletro del Blan- card , essendo altiesi in questa parte posteriore delia re- gion dorsale della colonna vertebrale notevole la differenza di una vertebra in piii nel inedesimo scheletro. Le quali costole sono tanto piii corte quanto piii posteriori , ed hanno pure le loro cartilagini di prolimgainento di varia- bile lunghezza e natnra, massimamente le piii anteriori che le olfrono simili a quelle delle costole sternali , corn- poste cioe di un particolare osso granuloso. La cartilagine della prima costola addominale e ragguardevole non solo per la lunghezza , ma eziandio per la curiosa particolarita di congiugnersi con quella dell' altro lato suUa linea me- dia, onde ha luogo nn anello che cinghia anteriormente r addome; disposizione qm anomala, ma iiormale, e pin estesa nei Camaleonti ed in alcuni altri Saurii , e che al dire di Cuvier (I) senibra essere propria ai sotto-generi , che cangiano di colore. Nella figura datane dal Blanchard le cartilagini di prolungamento delle costole sternali e delle addominali anteriori sono troppo corte.

Quanto alle vertebre sacrali e caudali nulla trovo che veramente meriti particolare considerazione. Cio nondime- no notero rispetto alle ultime, che la loro divisione tras- versale descritta in prima da Cuvier (2), e ritornata, non ha molto, alia memoria degli Anatomici dall' Illustre Prof. G. Hvrtl (.3) comincia all' ottava vertebra caudale c pro- segue Hno air estremita della coda. Dalla parte supei'iore di questa divisione , e particolarniente dalla porzione po- steriore si eleva un' apofisi spinosa, che si porta anterior- mente salendo in direzione obliqua verso 1' apice del {)ro- cesso spinoso che le sta davanti, e che con questo apice

(1) Osr. foss. Tom. cit. P. cit. pag. 288.

(2) Oss. foss. Tom. cit. P. cit. pag. 28C-87.

(3) Ueber die normale Qiierlheilung der Saiirier Wiibel-Silziingber dcr Akab. der Wiessenscliaften Bd. X. .lahrg. 1853. S. 185. ( 1853 ).

350 LuiGI Galori

coiigiugnesi per una specie di legamento tendineo; la qua- le apoiisi e niolto piu sviluppata nella Luccrtola occliiata Fii!;. i. Tav. 23. clie nella verde, nella ninralis ec. e si va in tutte seinpre piu abbreviando , qnanto e piii posteriore, finclie si perde. Nota giustamente il Cuvier clie le due porzioni anteiiore e posteriore che risultano da cotale di- visione, non sono fermate da leganienti, ma sol dal pe- riostio e dai tendini dei nuiscoli : dondc 1' estrema facili- ty con che si tronca la coda nelle Lucertole, e negli al- tri Saurii die offrono nelle loro vertebre candali una si- mile disposizione. Ma se natura creo si poco salda, anzi fVagilissima qnesta parte, provvide anco inaravigliosamente al difetto col dare alia porzione rimasta della coda tron- cata il potere di rimettere la porzione perdnta. La quale rigenerazione quantunque da gran tempo conta e risapu- ta , non e pero in tutti i suoi particolari si chiara come alcun potrebbe credere. La porzione rifatta di coda ha dessa il medesimo aspetto di S([uame e di colore della perduta, o di quella da cui rigermoglio, ovvero le squame son' elleno piii piccole senza reste , senza spine, come disse Cuvier (1), o come altri piu genericamente (2) , dif- fereiiti, o ad anelli di un' altra tinta ? Si puo egli distin- guere coUa ispezione esterna ove la coda fu tronca , o il punto donde ripullulo, e quindi le Lucertole a coda riprodotta da quelle a coda primitiva? La coda riformata a quale lunghezza e grossezza puo aggiugnere? I tessuti della novella porzione di coda sono simili a quel della peiduta e come unisconsi coi preesistenti della porzione rimasta? E egli vero clie in luogo di vertebre vi abbia sempliccmente un tubo cartilagineo come il piu de' Na- turalisti e de' Fisiologi ammette, fra i quali citeremo Du Verney (.3) , Marchand (4.) , Cuvier (.5) , Cams (6) , G. Mul-

(1) Op. cit. Tom. cit. 1. c.

(2) Diimi^i'il ct Bibron Erpetologie etc. Tom. cinquieme. Paris 1839. pag. 24.

(3) Histoire de I' Acad, royal, des sciences Tom. 11. pag. 7. annee 1686.

(4) Histoire de 1' Acad, royal, des sciences an. 1718. pag. 25. (6) Op. cil. Tom. cit. 1. c.

(6) Tabulae iiliistrantes quint. 11. Tav. IV. fig. X. Vedi anche Traits

I'lim. d' Anat. comp. Tom. prem. pag. 196. Paris 1836.

SULLO SCHELETRO DELLA LaCERTA EC. 35 1

ler (1), Burdacli (2), oppure questo tubo si ossifica , e si trasinuta iti una serie di vertebre, siccome leggianio nella Stoiia Natiiralc di Buffoii la dove questo Aiitore parlando della liproduzione di due o tre code airenna nou essere che in una sola ( ed e la piu peifetta ) un vero schele- tro vertebrato (3), o secondo che lia recentemente posto H. Muller (4) dietio osservazioni fatte sopra un raniano a due code rigenerate, sol tenda quel tubo a conformarsi in anelli, come gia Dumeiil e Bibton avevano indica- to (5) , ripetendo quanto si osserva uella ossificazione del- la coionna priuioidiale cartilagiuea degli enibriuni delle testuggini , . delle Lucertole stesse e degli ofidi? E egli vero inline che entro questo tubo non si prolunglii come vuole il Caius (6) la inidolla spinale e che percio riman- ga esso cartilagineo? Ecco una serie di quesiti in parte irresoluti, o diversaniente risoluti, e se alcuno ve ne ha die abbia ricevuta una soluzione generalmente accettata dai Naturalisti e dai Fisiologi, non si vuol tenere come definitiva, perche non sorretta da prove irrefragabili. Di qui la necessita di nuove osservazioni, le quali essendomi venuto fatto di raccogliere, verro ora esponendo coUa mag- giore brevita possibile.

Quattro Lucertole niurali da lungo tempo conservate nello spirito di vino riceveva nel Febbraio dello scorso anno 1857 dall' Illustre Collega Cav. Professore Giuseppe Bianconi per tutt' altra ricerca che la presente. Queste

(1) Manuel de Physiologie etc. Tom. prern. pag. 310.

(2) Traite de Physiologie etc. Tom. huilieme. Paris 1837. pag. 207.

(3) Histoire nalurelle des qiiadriipedes ovipares etc. par Lacepede Tom. prem. Paris 1788. pag. 304. L' aiitore cila Marchand Hist, de 1' Acad, des scien- ces an. 1718, non che il Tom. 12 della materia medica di Geoffroy , i qiiali dne aiitori pcr6 affcrmano non esservi vertebre, ma tm tubo cartilagineo.

(4) Non conosco 1' opinione di quesio Autore che per citazioni. Citando lutti questi Autori non ho inteso di fare la storia cronologica di qiielli che hanno parlato del fenomeno, ma solo d' indicare le opinioni pii'i generalmente ricevute intorno al niedesiino.

(5) Op. cit. I. c.

(6) Op. cit. pag. cit.

352

LuiGi Calori

1 t

i!

lucertole erano tutte con la coda rigenerata, di che ne egh ne io ci eravamo accorti , ne so chi lo avesse potato so- spettare, non avendo elleno, tranne una, il piu che ine- nomo segno capace d' indurne in sospetto. Quest' una era lunga 14 centiin. meno 2 mill., della quale lungliezza la coda teneva 7 centim. e 8 mill. : onde che era piii corta del normale, essendo di legge ch' essa non abbia gii po- co piu della meta , ma i due terzi della totale lunghezza del rettile. Era normalmente configurata , e nulla presen- tava di notabile nelle squame salvo che alia distanza di un centimetro e mezzo circa dalla sua origine offriva una zona o nodo largo da 4 in 5 mill, di un color giallo lu- rido misto a verde e con squame piccolissime, non striate o lineate in lungo, ma tutte liscie e quasi circolari. Que- sto che io presi per una cicatrice , era 1' unico indizio che la porzione di coda situata al di dietro di quel nodo, era coda di novella formazione : ho detto 1' unico indizio, imperocche quei due terzi di lunghezza , quantunque li tenessi in conto di legge , non li credeva pero di legge invariabile , ne di quella importanza , che vi riconobbi dappoi; il perche non ebbi allor valutata la minor lun- ghezza di essa coda, come sarebbesi convenuto. La quale porzione di coda rifoi'mata era ben ragguardevole ; che presane la misura dal nodo suddetto all' apice della coda, riusciva lunga 6 centim. e 4 mill. Levata la pelle non ne appariva lo stesso indizio di cicatrice ne' muscoli caudali discoperti; conciossiache dalla porzione rimasta di coda alia rifatta passavano essi come se non fossero inai stati tronchi, non mostrando ivi neppure una intersezione ten- dinea trasversa , e formavono de' lunghi fasci longitudinali gli uni accanto agli altri ed anche soprajjposti , aderentis- simi alia pelle , e ad un tessuto cellulare jfitto e compat- to che in un col peiiostio avviluppava lo scheletro della coda novella ; i quali muscoli originavano manifestamente dalla porzione rimasta della coda antica o primitiva, e si erano rigenerati per prolungamento. Ma oltre questi fasci longitudinali vedeva , levando la muscolatura , de' lacerti muscolosi obliqui, che dalla faccia interna della pelle della

III

SULLO SCHELETRO DELLA LaCERTA EC.

353

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porzion reiiitegrata di coda recavansi al tessuto cellulare e periostio suddetti, e non avevano sembiante di essere venuti da uii pioducimento de' muscoli preesistenti , ma da origine lor propria. E quanto ai nervi , essi altresi seiiza verun segno che iie indicasse ove furono divisi , pro- lungavansi nella coda riprodotta , e correvano sotto e intra i muscoli , e con un qualche filamento accompagnavano , massime nella parte anteriore, i vasi caudali. L' arteria caudale in un con la sua vena prolungavasi pure nella nuova porzione di coda, e correva accolta in una guaina cellulo-fibrosa sotto lo scheletro di essa porzione , e per- corso un certo tragitto di molto assottigliavasi , e sembra- va perdersi , rendendosi in sua vece piu manifesta una rete sanguigna risiedente nel tessuto cellulare e nel pe- riostio dello scheletro medesimo , la quale assai bene avvisavasi per esserne i vasellini che la componevano segnati da nero pigmento. Levando poi il detto tessuto cellulare in un col periostio d' attorno alio scheletro si conosceva essere in quello contenuta della pinguedine ; perocche pigiandolo o colle mollette o colle dita se ne spremeva non poco di untuoso , ed essiccandolo dava fuora ie goccioline di olio che esso teneva imprigionate. Spoglio infine del periostio lo scheletro, si aveva un lungo e sottil cono non mica cartilagineo , ma osseo , e di un osso par- icolare, tenero cioe e moUe ed elastico si che ricordava e ossa de' fanciulli rachitici , o quelle in via di ossifica- iione. Sottilissimo all' apice che corrispondeva alia punta iella coda, aveva nella base il diametro di due mill, cir- ca. II suo principio Fig. 2. Tav. 22. era dalla settima ver- tebra caudale, ove in questa luceitola sembrava similmen- te cominciasse la partizione delle vertebre della coda in porzione anteriore e posteriore , e sol la prima di queste porzioni esisteva della vertebra prefata , e rappresentava an semplice anello senza alcun indizio di processi , alia luale porzione la base del cono era riunita assai solida- nente. Nessun vestigio di divisione anulare nel cono , ma solo deboli strie trasverse laterali che non tutto 1' attornia- vano (Fig. 2.'''' Tav. 22.), ma arrestavansi alia linea media

T. IX. 45

352 LuiGi Calori

luceitole erano tutte con la coda rigenerata, di clie ne egli lie io ci eravamo accorti , ne so clii lo avesse potato so- spettare, non avendo elleno, traiine una, il piu die ine- noino segno capace d' indurne in sospetto. Quest' nna era Innga 14 centini. ineno 2 mill., delia (juale lungliezza la coda teneva 7 centini. e 8 mill. : onde ciic era piii corta del normale, essendo di legge cli' essa non abbia gii po- co pin della meta , ma i due terzi della totale lunghezza del lettile. Era normalmente configuiata , e nulla piesen- tava di notabile nelle sqname salvo clie alia distanza di nn centinietro e mezzo circa dalla sua origine offriva una zona o nodo largo da 4- in 5 mill, di un color giallo lu- rido misto a verde e con sqname piccolissime, non striate o lineate in Inngo, ma tutte liscie e quasi circolari. Que- sto che io presi per una cicatrice, era 1' unico indizio che la porzione di coda situata al di dietro di quel nodo, era coda di novella formazione : ho detto 1' unico indizio, imperocclio quei due terzi di lunghezza , quantunque li tenessi in conto di legge , non li credeva pero di legge invariabile, ne di quella importanza, che vi riconobbi dappoi ; il perclie non ebbi alior valutata la minor lun- ghezza di essa coda, come sarebbesi convenuto. La quale porzione di coda riformata era ])en ragguardevole ; che presane la misura dal nodo suddetto all' apice della coda, riusciva lunga 6 centim. e 4- mill. Levata la pelle non ne appariva lo stesso indizio di cicatrice ne' muscoli caudali discoperti; conciossiache dalla porzione rimasta di coda alia rifatta passavano essi come se non fossero inai stati tronchi, non mostrando ivi neppure una intersezione ten- dinea trasversa , e formavono de' lunghi fasci longitudinali gli uni accanto agli altri ed anche soprapposti , aderentis- siini alia pelle, e ad un tessuto cellulare fitto e compat- to che in un col periostio avvilnjjpava lo scheletro della coda novella ; i qnali muscoli originavano manifestainente dalla porzione rimasta della coda antica o primitiva, e si erano rigenerati per prolungamento. Ma oltre questi fasci longitudinali vedeva, levando la muscolatura , de' lacerti muscolosi obliqui , che dalla faccia interna della pelle della

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porzion reintegrata di coda recavansi al tessuto cellulare e periostio suddctti, e noii avevano sembiante di essere venuti da un prodiiciinento de' muscoli pieesisteiiti , ma da origine lor propria. E quanto ai nervi , essi altresi senza veniii segno che iie indicasse ove lurono divisi , pro- lungavansi nella coda riprodotta , e correvano sotto e intra i muscoli, e con un tjnalche filamento acconipagnavano, massiine nella parte anteriore, i vasi caudali. L' arteria caudale in un con la sua vena prolungavasi pure nella nuova porzione di coda, e correva accolta in una guaina cellulo-tibrosa sotto lo scheletro di essa porzione , e per- corso un certo tragitto di molto assottigliavasi , e sembra- va perdersi, rendendosi in sua vece piii manifesta una rete sanguigna risiedente nel tessuto cellulare e nel pe- riostio dello scheletro medesimo , la quale assai bene avvisavasi per esserne i vasellini die la componevano segnati da nero pigmento. Levando poi il detto tessuto cellulare in un col periostio d' attorno alio scheletro si conosceva essere in quello contenuta della pinguedine ; perocche pigiandolo o colle mollette o colle dita se ne spremeva non poco di untuoso , ed essiccandolo dava fuora le goccioline di olio che esso teneva imprigionate. Spoglio infine del periostio lo scheletro, si aveva un lungo e sottil cono non mica cartilagineo, ma osseo, e di un osso par- ticolare , tenero cioe e molle ed elastico si che ricordava le ossa de' fanciuUi rachitici , o quelle in via di ossifica- zione. Sottilissimo all' apice che corrispondeva alia punta della coda, aveva nella base il diametro di due mill, cir- ca. II sno principio Fig. 2. Tav. 22. era dalla settima ver- tebra caudale, ove in questa lucertola sembrava similmen- te cominciasse la partizione delle vertebre della coda in porzione anteriore e posteriore, e sol la prima di queste porzioni esisteva della vertebra prefata , e rappresentava un semplice anello senza alcun indizio di processi , alia quale porzione la base del cono era riunita assai solida- mente. Nessun vestigio di divisione anulare nel cono , ma solo deboli strie trasverse laterali che non tutto 1' attornia- vano (Fig. 2.'''' Tav. 22.), ma arrestavansi alia linea media T. IX, 45

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superiore ed inferiore del coiio inedesimo , ed erano piu spesse verso la puiita. Gotali stria appena era che si ve- dessero , essendo il coiio fresco, ina essiccato piu e piii rendevansi inaiiiteste, e sembrava dipeiidessero piu presto da un crispamento di quel che fossero iiaturali. Era inol- tre ai lati del cono una serie di forellini b, posti a ragguar- devole distanza gli uni dagli altri, pei quali escivano del fili tenuissiiiii piii die capillari che internavansi nel pe- riostio e nel tessuto cellulare summenzionati , e che fal- lirounii ogni prova a volerli seguire fino ai niuscoli. I quali tbrclliiii erano poi come fori di coniugazione , e i tratti di cono estesi da forellino a foi'ellino avevano essi piuttosto r apparenza vertelirale , che le strie descritte , avute in conto di anelli da Dnmeril e Bibron, e, non ha molto, cosi pur considerate, e per soprappiu sigiiificate come una tendenza alia formazione di vertebre da H. Mul- ler, a vero dire con assai poca felicita, o con nulla vero- siniiglianza, conciossiache 1' idea di una colonna vertejnale includa quella di fori di coniugazione tra i pezzi die la compongono,i quali fori non essendo fra le strie o gli anelli, ma alle ragguardevoli distanze sunnotate, veniva che quel- le strie od anelli non potessero avere I'indicatasignificazione. Ad ultimo guardato il cono contro la luce appariva alquanto trasparente e in una maniera indubbia tubulato e pareva contenesse una specie di midolla; ma credendo di non avere altro oggetto non volli aprirlo , e cosi non mi ac- certai di un cotanto notabile. II quale mal inteso spirito di conservazione fu corretto dal caso ; perocche datomi a notomizzare una delle tre altre lucertole che nessun segno presentavano nella coda che la fosse rigenerata , non tar- dai molto a ritrovare la medesima disposizione incontrata nella prima, onde tagliate subito le altre due in modo che una delle meta della coda rimanesse Integra per non perdere il fatto della forma e disposizfone normale delle scaglie, mi si rinnovava innanzi agli occlii il simigliante; di che non poca sorpresa prendevami, e se non avessi saputo che lo scheletro caudale di questa e delle altre specie di lucertole e composto di vere vertebre, sarei age-

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volrnente entrato nella credenza, die (juella disposizioiie avesse potuto essere di norma. Ma laHerniatoini che le erano liicertole a coda ri[)rodotta, stimai iiecessario, avan- ti di jjiocedere oltre nella dissezione, preuderne le niisu- le, e ragguagliare la lunghezza della coda a quella del restante del corpo.

La pill liinga di tali liicertole niisuiava dalla punta del nniso all' apice della coda 15 centim. , de' cjiiali 9 nieno 2 mill, appartenevano alia coda. In un' altra la coda aveva la lunghezza di 8 centim. , ed il restante del corpo di 6 piu 2 mill. Nella terza il tronco e la testa erano pari- menti di 6 centim., e 2 mill., mentre la coda ne offeriva 7, e mill. 8. Cliiaro e percio che in nessuna di queste tre lucertole la coda comprendeva i due terzi della totale lunghezza del corpo. Chi fosse stato ben persuaso che questi due terzi erano di legge invariabile , assoluta ri- spetto alio stato normale, sarebbesi potuto conghietturare di coda riprodotta : ma allora nuovo nella cosa non face- va, come dissi, gran conto di cotal legge. Con tanta do- vizia di oggetti , quanta non avrei per innanzi mai stima- to di possedere, venivami ben dato tutto P agio non solo di verificare i particolari anatomici della osservazione nar- ratavi, ma anco di questa estendere e completare. Con- fermava difiitto in tutte e tre queste lucertole le medesi- me particolarita circa i muscoli, i nervi e gli altri tessu- ti della novella porzione di coda osservate nella prima, e che in esse altresi il troncamento della coda aveva avu- to efFetto alia settima vertebra caudale. Ma oltre cio , aperto il cono osseo che rappresentava lo scheletro di detta porzione , ne verificava la cavita tubolare , la quale tutto pei'correalo , e piu larga nel suo principio, che fa- ceva seguito al canal vertebrale della porzione di coda rimasta Integra, si andava succedevolmente restringendo finche esilissima terminava all' apice della coda. Senza che mi era dato di conoscere che le pareti di questa tubolare cavita erano piu dure alio esterno che internamente , o neir ambito ond' era circoscritta ; ed avevano la grossezza di mezzo millim. , massimamente nella regione anteriore

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ov' era come dissi piii ampia quella cavitii, la cui lar- gliezza aggiugneva ivi a quasi due terzi di mill. Vedeva poi , e cio e hen piii rilevante, chc per eiitro questa ca- vita prolungavasi la midolla spiiiale sopraiumodo assotti- gliata in un co' suoi inviluppi. Nella Fig. 6. Tav. 21. ho rappiesentata delta midolla e insiem gli altri tessuti della coda riprodotta, asportando la meta destra di questa, e lasciando intatta la sinistra, e la midolla spinale, la qua- le figura e stata ritratta da luia preparazione eseguita sulla pill lunga delle tre lucertole sopradivisate , e ne mostra gli oggetti sei volte piii grandi del vero. In n apparisce un pezzo della regione caudale della midolla rinchiuso nelle tre vertehre indicate da hah, il quale pezzo poco prima di entrare nell' anello della meta ante- riore della vertehra che rimase separata quando il rettile perde la coda, alcuna cosa restringesi , e dippoi penetra- to in quell' anello forma 1' intumescenza o , che soraiglia r olivare dell' iiomo e dei mainmiferi. Dalla estremita po- steriore della quale intumescenza si prohmga il cordonci- no p , p, die e la midolla rigenerata , ma molto pin sottile, e che percorre il tuho conico, qui aperto g, I, dello sche- letro della nuova coda. Asportando la meta destra di qiie- sto scheletro per mettere in vista il detto cordoncino , o prolungamento della midolla, m' incontrava di quando in quando in lacinie o filamenti tenuissimi e moUissimi che dai lati di esso prolungamento recavansi a quella meta di tubo , e che senza dubbio penetravano pei forellini sun- notati, e parevano que' filamenti medesimi che mi si pa- rarono innanzi levando il periostio d' attorno al tubo : ed alcuna di quelle lacinie o filamenti si vede in q, q. II cordoncino aveva poi i suoi involucri , che erano produci- menti di quei della midolla ed avevano il medesimo reti- colato nero ; e sembrava che oltre la meta del tubo , piu e pill prevalessero, e come piu presso facevansi all' apice del medesimo. esistessero quasi soli: si corrispondentemen- te quel cordoncino ingraciliva da divenir quasi affatto im- percettibile.

Aveva fatte qiieste osservazioni , quando col ritornare

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della primavera ridestandosi a novella vita e piante ed aniinali traevansi pur fuora di loro tane invernali i rettili in esanie , che sciolti dal torpore faceansi nelle ore meri- diane piu vispi ed agili come piii belli di tinte , e di di in di vieppiii riiivigorendo si erano messi all' opera della generazione; ed io che ne aveva fVequentatissimi i iniiri deir Anfiteatro anatoinico, era naturalniente condotto ad osservarli , e maravigliava forte , come nessun di essi mi presentasse nella coda que' due terzi di lunghezza che ho sopra divisati. Perciie datomi a cacciar queste lucertole e presone un certo numero, volli vedere come stesse la co- sa; e conforme il concetto in me nato nell' osservare che la loro coda andava senza la nativa lunghezza, trovava che tutte non altrimenti che le quattro lucertole murali superiormente descritte, avevano la coda rifatta a comin- ciar dalla settima vertebra caudale. Ma un' osservazione , che non mi fu sortito di fare su quelle quattro lucertole, e la seguente. In alcune delle lucertole cacciate vedeva nella pelle delle loro code rigenerate a tratti di dissimile lunghezza alcune leggieri ma ben distinte differenze di colorito , quantunque le squame non ne offerissero di for- ma, e cotali tratti erano di solito tre, ed il piii lungo de' medesimi era il posteriore od ultimo , il quale aggiu- gneva talor la lunghezza di due centimetri e mezzo, ed anche quasi di tre, mentre gli altri, o gli anteriori di uno e mezzo, o poco piu, e ben di rado di due. E que- sto era segno che ne metteva certamente in sospetto di coda rigenerata, molto piii die andava mai sempre con- giunto con diininuita lunghezza della medesima, diminu- zione che era il solo indizio di coda rifatta in tutte le altrc lucertole. I quali tratti ne conducevano agevolmente a pensare, ch' essi fossero gli annuali accrescimenti della coda che si andava di mano in mano riformando , rasso- migliabili alle annuali messe del tronco degli arbori che tuttavia si allungano: donde potevasi conghietturare che a ritar una coda lunga al par di quelle delle ([uattro lu- certole superiormente esaminate, ci fossero voluti tre an- ni . e clie il tratto che ogni anno rimettevasi , fosse tanto

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pill liingo quanto piii sottile (I). Ma checche sia cti ({iie- sta congettura , i tessuti sottoposti alia pelle cioe i mu- scoli ed i iH^rvi uoii inostravaiio alcuii segno che avesse saputo capucitaine del t'enonieno, sendo che c gli uiii e gli altri prolungavansi senza inteiTUzione o cicatrice di sorta da quelli della veccliia porzlone di coda iiella nuo- va, e bisognava penetrarne fino alio scheletio per esserne persuasi. Gli altri si coinportavano pur essi come nelle quattro lucertole suddescritte.

In quel tempo mi capitu alle mani un ramarro , die al primo vederlo gindicai avesse la coda riprodotta , e si 1' a- veva verainente. Questo ramarro era lungo 22 centim. , 12 de' quali appartenevano alia coda; onde die la era assai corta, noii misurando che poco piii della meta della limghezza ch' essa avrebbe dovuto avere. Era anche sot- tile , ed aveva un certo aspetto di atrofia ; non pert) di meno le squaine non offerivano alcun indizio capace di fame sospettar del fenomeno : di che pure accertossi il suUodato CoUega Prof. Bianconi. L' anatomia ne apprese die questo ramarro ebbe troncata la coda la dove comiri- cia la partizione delle vertebre caudali in porzion anterio- re e posteriore ; che 10 centim. meno 1 mill, si erano riformati della coda perduta; die e muscoli e nervi e va- si prolungavansi dalla vecchia porzion di coda nella nuo- va con questo peio die de' primi ne appariva un maggior numero che nelle lucertole murali , di nuova formazione , cio e dire non attribnibile a producimento dai preesisten- ti , e distinti da questi per essere piii coinpatti e men coloriti, quantunque al microscopio esplorati non si offe- rissero diversi. Assai scarso il tessuto cellulare avvolgente lo scheletro della coda novella, e privo affatto di pingue- dine. II periostio aderiva tenacemente a detto scheletro , ed era cosi pieno di nero pigmento che sembrava una membrana afFetta da mdanosi; e la muscolatura era cosi

(1) Lo che sarebbe contrario alle esperienze di Thevenot e Perraiilt, non riiiscite per6 a Marchand. Vedi Histoire de 1' Acad, royale des sciences an. 1686. pag. 7, e 1718 pag. 25.

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ad esso attaccata clie tornava quasi impossibilc ail otte- nerne de' bianelli sepaiati per esainiiiaili al inicroscopio. Lo scheletro della iiuova porzione di coda era molto te- nero, c senibrava cartilagiueo, ma Icvatene alciine picco- le faldelle, cd essiccate assumevaiio 1' aspetto della sostau- za ossea dc' tenerissimi embrioni. In esso non scerneva- si, neppur coll' aiuto di leiiti acutissime, il innnomo se- gno, cbe ne acceiinasse non diro la partizione in anelli , ma la tendenza, bencbe assai lontana, a cosi divider- si. Solo ci erano quelle strie , e que' forellini latera- li , die pur notaninio nelle lucertole niurali. Aprendolo per mettere alio scoperto la midolla, clie gia traspariva, vi riconobbi una struttura laminare die ricordava quella della diafisi delle ossa luiighe o tubulate cbe si esfoglia- no, o die lasciansi separare in lamine dopo essere state convenientemente macerate in una soluzione di acido idro- clorico , o nitrico. La cavitu tubolare di cosi fatto scliele- tro superava ben di poco la largbezza di quelle delle lu- certole niurali a coda riprodotta e si andava restringendo via via, die si appressava all' apice della coda, e le pa- reti che la circoscrivevano, mostravano una consimile gros- sezza. II piolunganiento della midolla spinale in essa ca- vita rindiiuso era appena un po' piu grosso di quello delle lucertole predette , e mantenevasi quasi unitorme Hno alia metu del canale , die capivalo : dopo di che si assottigliava , e tanto piu quanto piii giugneva vicino al termine della coda. Questo prolungamento poi assai meglio scernevasi nel ramarro, e piu age.volmente seguivasi per non essere velato da membrane riere , ma biancastre, si die non accadeva levarle per metterlo in vista. Finalmen- te le lacinie o fili ad esso attaccati erano cosi poco evi- denti e deboli, die io ne sono rimasto in piix luoglii in qualcbe dubbio.

In una Lacerta ocellata Daudin, die io ebbi insiem con altri Saurii dal piii volte menzionato Collega Profes- sor Bianconi , e die aveva la coda riprodotta, mi occor- sero alcune particolarita non vedute nelle lucertole pre- cedenti e piene d' interesse. Questa lucei'tola occhiata era

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luiiga 30 centini., 16 de' quali piii 5 mill, venivano com- presi dalla coda avuta da tutti quel che la videro, di sufficiente liiniihezza, e da nessuno menoinaineiite sospet- tata die la tosse rifatta , quaiitiiiujue csaminandone le squame si trovasse quattio millimetri circa innanzi il ter- inine del terzo anleiiore di essa coda uii aiiello piu grande degli altii e piu largo nella sua ineta superio- re, piu stretto nella inferiore , ai davanli della quale ulti- ma metu eravi un semianello strettissimo, che ne com- pensava il difetto ; la quale differenza era ritenuta per cosa di picciol nioinento, cd una inera accidentalita. Cio non pertanto accoppiando questo segno reputato insignifi- cante col non essere la coda , comecclie di ragguardevole lunghezza, neppur lunga due volte quanto il restante del corpo, entrai nel convincimento die si trattasse di coda riformata , e tale 1' annunziai , ne fn inganno ; perocche r infallibil coltello dell' anatomia mise in piena luce il da me prenuiiciato. Diftatto penetrando in corrispondenza del segno predetto fino alio scheletro, e levatene per alcun tratto tutte le parti moUi avvisavasi subito la cessazione delle vere vertebre ed il cominciamento del cono osseo rappresentante lo scheletro della porzion rigenerata di co- da, il quale cominciamento era dalla 14 vertebra caudale, e quinci non dove aveva principio la division delle ver- tebre in parte anteriore e posteriore , ma piu in addie- tro come apparisce nella Fig. 4. Tav. 23. Esso cono poi era lungo quasi 1 1 centimetri , i quali appunto costitui- vano il tratto di coda riprodottosi , ne presentava il me- nomo vestigio di divisione anulare, se ne traggi le strie trasverse sopraddette, le quali non si resero veramente manifesto se non dopo la essiccazione del cono medesimo; ma era un tutto continuo ed unito, assai compatto e du- ro , e veramente osseo , salvo che lungo la linea media superiore ed inferiore ov' era piu tenero e cartilagineo. Era vestito di un periostio biancastro tenacemente attac- catovi , e in esso correvano , e tra esso e il cono de' ner- vicciuoli esilissimi, bianchi, che escivano dai forellini scol- piti ai lati del cono predetto, e che non si arrestavano

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al poiioatiij , ma estendevansi fiiio ai inuscoli strettamente adereiiti al [jeriostio istesso. Noii inancava una certa quaii- tita di piugiiediiio sopra ed intra il periostio, ed altiesi alquanto iuternata nella nuiscolatuia die ininiediatamen- te abbracciavalo. Questa j)oi in un coi vasi e nervi pro- lungati dalla porzion di coda cli' era liniasta integra, rin- novavano quanto osservanuno nelle Lucertole mural i e nel- la Lucertola verde suddescritta.

Pure in quel torno di tempo notomizzai un Platydacti- ius mnralis Dum^ril e Bibron , o Gecko mauritanicus Lau- renli, il quale Platidattilo aveva un certo tratto di coda riprodotto, ma quivi il fenomeno si argomentava di leg- gieri per la semplice ispezione esterna , conciossiache quella porzione rigenerata avesse una certa gracilita, un colore sbiadito, e squame piii piccole. Quatituncjue questu Saurio non appartenesse ai Lacertidi, non di manco ho pensato di qui fame la dimostrazione dello scheletro che gia vedi ritratto di naturale grandezza, nella Tav. 22. Fig. 3. Chiaro e die la coda era stata troncata alia 21 verte- bra caudale, e che il pezzo rigenerato e lungo 2 centim. e mezzo circa. Lo scheletro della novella porzione di co- da era tenero anzi che n6 , e con le solite strie , e con molti forelliui verso 1' estremita. Quanto agli altri tessuti nulla di notabile (1).

E qui converrebbe che io mi facessi a parlare delle lucertole a piu code rigenerate, ma fino ad ora la ven- tuia non ha voluto che io ne sortissi alcuna, sopra la qua- le potessi fare profittevolmente I' anatoinia. Ne ho pero vedute parecchie in varii Musei Zoologici conservate in ispirito, od a secco, e ne ho trovate le code di lunghez- za pressocche eguale, ed anche molto grosse ([uando le erano due ; di lungliezza e grossezza dissimili quando le erano tre, si che confermavano quanto ne aveva ddineato il celebre Redi (2). Ma convien notare che nessuna di

(1) TraUer5 delle alire particolarit^ di qiieslo scheletro in una nola apposila.

(2) Osservazioni intorno agli animali viventi che si trovano negli animali vivcnti Tav. V. Fig. 4.

T. IX. 4-6

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queste code molteplici aggiugneva, per lunga che fosse, ad una liingliezza che si accostasse alia normale , anzi ne era inolto loiitana, pareggiando o di poco superando, al- ineno a giudicanie sempliceineute dalla vediita, la lun- ghezza del restaiite del coipo. Arroge che qiieste code molteplici movevano da un tronco o ceppo comune che vogliam dirlo , inolto corto , e potevasi argomentare che le fossero originate la dove coniincia la natural partizione delle vertebre candali in parte antcriore e posteriore, nel quale punto addiinostraronci le osscrvazioni per innanzi riferite piu comunemente avvenire il troncamento della co- da. Ma in una lucertola murale niumniificata ed ottiniamente conservata clie ebbi in dono dal suUodato Prof. Bianconi, e che aveva nella coda la lunghezza normale, essendo es- sa lucertola lunga 21 centim. c mezzo, sette de' quali appartenevano al tronco ed alia testa insieme, ne trovai r estremita della coda pel tratto di 2 centim. biforcata , e le due estremita non avevano appuntatamente la mede- sinia lunghezza , che una era di quasi 3 mill, piii lunga deir altra che poi era un pocolino piu grossa. In entram- be le squame erano simili, ne differenziavansi da quelle del restante della coda , e neppure nella divisione vi ave- va una scaglia od anello piix largo e diversamente foggia- to che la comprendesse , ma la squama , o 1' anello del- 1' estremita piu lunga e sottile sembrava come innestarsi di lato neir nltimo anello della coda semplice, o se vuol- si nel primo della estremita alquanto men lunga e men grossa. RammoUita col lasciare per alcun tempo immersa neir acqua tiepida questa coda , diedimi a spogliarla del- la pelle , e a levarne le parti moUi sottoposte , e la rin- venni tutta quanta vertebrata, salvo che nella estremita piu lunga e piii sottile, la quale racchiudeva uno stiletto o cono osseo esilissimo , e fragilissimo che era tubola- to (1) Fig. 5. Tav. 24. : onde che venivasi naturalmente

(1) Qiianto raai sarebbe slato utile che questa lucertola non fosse stata es- siccata,ch^ allora si sarebbe poliito anco vedere se la midolla spinale sbran- cavasi, e penetrava con un filamenio in questo tubetto.

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nella credcMiza die cjuesta estreinita sola fosse una novella produzione origiiiata forse da una lesione accidentalmente avvenuta in quel punto della coda, per la quale lesione, fattosi ivi aifliisso di uinori , si fosse ivi altiesi procreata come una specie di bottone o gemma, dipoi cresciuta e prolungatasi in cotale estremita ; mentre 1' estremita piu grossa e piu corta die conteneva veie vertebre, altro non fosse die la primitiva genuina estremita della coda, die in questa hicertola, toltane quella casuale appendice, con- servavasi normale (1). La quale asserzione avvera di qual- che modo e spiega il fatto riferito dal Buffon che nelle luceitole a piu code una sola abl)ia vere vertebre, men- tre le altre non sou composte die di niolli tessuti ; la quale ultima proposizione pero sarebbe dall' allegata os- servazioiie smentita. Con die non voglio gia dire che r asserzione del BufFon non possa talvolta riuscir confor- me a veriti , ma solo dir voglio , che quando al ver cor- risponda, puo patire eccezioni. Avverra egli il simigliante in que' casi ne' quali la coda fu tronca molto in avanti o Ik dove comincia la division delle vertebre in parte an- teriore e posteriore, e ripnllularono piu code in luogo deir unica perduta ? Stando a cio che osservammo nelle hicertole scodate che una sola coda riprodussero , parmi si abbia a ritenere che no; iinperocclie in tali casi non son gia nuove code che germoglino dal la preesistente ri- masta integra nella sua totalita, ma son tutte code di novella formazione che sostituiscono la perduta : onde che in nessuna vi avranno vere vertebre, e in tutte rinnove- rassi quaiito apparisce nel caso di una sola coda rifjrma- ta, oppure in una sola, rimanendo le altre molli, flacci- de, senza fusto o sceletro come scrisse il Buffon. Del

(1) Qiiesto fatto 4 della massima importanza, e pii5 spargere molta luce sulla Teratologia , e specialmente sii certe mostniosiii doppic , qiiali sarebbe- ro , poniani caso , lo sviliippo di iin teiv.o arto posteriore dalla pelvi , mo- striiosil^ die alciini hanno voiiilo spicgare coll' amtnclterc iin gernie iinito ad altro gerrae impcrfeltamente sviliippatosi. Chiaro i che la sola forza plastica in eccesso potrebbe dar ragione del fenomeno.

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resto io non posso intorno a cio dare alciin clie tli posi- tive, non avendo avuta a mia disposizione veruiia di co- tali lucertole da notomizzaie (1).

In quella die io aiidava facendo le fin qui narrate os- servazioni, non trascurava 1' esame microscopico de' prin- cipali tessuti della porzione riprodotta di coda , e li coii- frontava coi preesistenti. Trovava in quelli la medesinia apparenza di qiiesti , valendonii in queste osservazioni com- parative seinpre de' medesiuii ingrandimenti , i quali va- riarono dai diainctri 150 ai 500 del Microscopio Ainiciano. Vedeva esplorando i muscoli si chiaraniente e beliamente le fibre lineate o come dicono striate in trasverso, clie migliori esemplari non avrebbonsi saputo desiderare per fame una ostensione. Se non che me ne apparivano pur anco non poclie, le quali, quantunque peifettamcnte si- niili per grossezza e disposizione, quel lineamento o ver- gamento trasversale non avevano , o I' avevano debolissimo ed appena riconoscibile, e rasseinbravano tubi lisci riem- piuti di fascetti di fili non dissimilmente da quelli delle fibre striate ; i quali fili poi senza verun artifizio appale- savansi , ed erano le vere fibre primitive , perciie non sa- rebbesi agevolmente potuto assentire a quegli anatomici die vogliono essere tali fibre un prodotto dell' arte. Nulla di differente nei vasi e nei nervi, presi questi ultimi anclie nel passaggio dalla vecdiia porzione di coda nella nuova , e vedeva nel prolungamento della midolla spinale entro il tubo del cono rappresentante Io scheletro della coda ri- formata fibre nervee a margini oscuri , e cellule nervose multipolari che senza dubbio corrispondevano alia sostan- za grigia di esso prolungamento. Quanto ai filamenti che uscivano dal cono predetto, quantunque non abbia potuto

(1) Marchand per6 ( Vedi Hist, de I' Acad, royale des sciences an. 1718 pag. 26 ) scrive che nel ramarro da liii notomizzalo che aveva due code ri- prodoUe ed iin rudiraenio di lerza coda, vi avevano de' soli fiisli cartilaginei. Non ho ben potuto rilevare dalla succinia narrazione che ho letta, della os- servazionc di H. Miiller se esistcsse in ciasciina coda un tubo osseo.

SULLO SCHELETRO DELLA LaCERTA EC. 365

esaniinarli se noii se neila Lacerta ocellata, la <[uale noii era stata di recente morta, ma coiiservavasi da liinga pezza nello spirito di vino, cio nondimeno mi fii dato ricono- scenie in inudo iiuluhhio hi testiua nefvosa , benchc la fosse alterata, a tali nervicciuoli mostrassero nel loro tra- gitto de' rigontiamenti assai cospiciii come otri, ne' qiiali degeneravaiio , e dai qnali rinasccvaiio, piobabilmente do- vuti alia liiiiga diiuoia del icttile iiell' alcool, e le sotti- lissime fibre ond' essi nervicciuoli componevansi , presen- tassero una nioltitudine d' intumescenze , o varicosita, clie di luolto ne disguisavano, cosi unite com' erano nel fascet- to rappresentante il nervo, la sua vera apparenza. Stellifor- me era il pigniento ond' era pieno il periostio del cono nel ramarro ed in questa membrana abbonda\ano le fibre elasticbe. Finalniente tagiiati a tutta profondita (jua e la le pareti dello sclieletro della coda riprodotta tanto se- condo il diametro longitudinale ciie secondo il trasverso, e cercato di ottenerne alcune sottili lamelle, le sottopone- va al microscopio ed era non men giocondo che istruttivo a contemplarle ; perocclie vedevasi la struttura delle car- tilagini e in un medesimo la loro trasformazione in so- stanza ossea. Avvisavansi difatto alcune serie di cellule cartilaginee, dietro le quali e talvolta anclie sopra, esi- steva una nioltitudine di capsule di cartilagine piuttosto irregolarnientc disposte ed ammonticellate , awegnaclie in certi punti esse altresi tendessero a formare delle serie, le quali capsule avevano le pareti piu o men grosse e scure , e contenevano la cellula cartilaginea gia trasforma- ta in corpuscolo o cellula ossea , clie frequenteniente ave- va dello stelliforme, anzi cosi era massime nella Lucertola occliiata e nelle lucertole murali, che portavano luia coda perfettamente riforniata. La sostanza fondameutale di dette cellule e capsule non presentava linee ed era amorfa. Dopo un attento esanie parvemi di riconoscere cbe le se- rie di cellule cartilaginee appartenessero particolarmente alia parte interna od alia parete limitante la cavita tubo- lare dello scheletro della nuova coda, e che le dette ca- psule e corpuscoli ossei agli strati piu cstcriori di esso :

366 LuiGi Cai.oiu

onde sembrava avere 1' ossificazioiie proceduto dallo ester- no alio interne.

Recitando io qiieste osservazioiii pensomi cho ognnno sara facilinentc entrato noil' aspettativa clie io ora discenda a discorrere altresi del modo , che tien natura in cosi fatto riparainento, o in altri termini delta generazion del fenonieno. E per verita avrei desiderato di aggingnere qnesta parte importantissinia clie e quella verameiite che al dir del fdosoto fa scienza. Ma si scarse sono state le Incertole clic lio potato procurarini con la coda in prin- cipio di riproduzione che io non ho ancora osservazioni cosi accertate che possano securamente rit'erirsi. Aveva concepito speranza che scodando delle lucertole avrei po- tato aver sotto gli occhi di continno , e seguir passo passo codesta rigenerazione, affidandomene non poco ci6 che ne avevano lasciato scritto Thevenot e Perrault (1) ; ma per qnante Industrie mi abbia adoperate , le son tutte state niente, e le mie speranze son ite fin qui in fallo. Del resto quando io consegua qualche buon risultamento, saro lieto di darlo al pubblico con inia nota apposita (2). Ne basti intanto cio che ne lia offerto il fenomeno gia compiuto ;, che anche questa parte voleva essere studiata ed illustrata, poche essendone le osservazioni , e riducen- dosi alle confermative di Gachet (3) ed a quelle di H. MuUer.

Dalle cose fin qui discorse risulta :

1." Che le lucertole a coda riprodotta sono fiequen- tissime e tanto, che e molto piu facile ritrovar di queste lucertole che di quelle a coda nativa. Cio almeno mi e occorso in non picciol numero di lucertole murali da me notomizzate, della quale specie appena mi e sortito un

(1) Histoire de I'Acad. royale des sciences. Tom. 11. pag. 7. an. 1686.

(2) Hannovi alcune osservazioni microscopiche nell' Istologia dell' iionio e degli aniniali del Prof. Franc. Leyhg siii tessuti della piinta della coda in via di rigenerazione nelle lucertole, osservazioni che riferisconsi alia genesi del fenomeno , e che torner^ in acconcio dime poi.

(3) Acles de la Society Lin^enne de Bordeaux. Tom. VI. 1834.

SuLLO SCHELETRO DELLA LaCERTA EC. 3G7

individuo che avesse la coda noimale. Questa si grande frequenza del fenomeno conviene com' e cliiaro per se , colla grande facilita con che le vertebre caudali possono separarsi per essere, come noto il Guvier, naturalmente divise in porzion anteriore e posteriore e non esservi tali leganienti pei quali le due porzioni si tengano saldamente riunite insieme, si die la piii piccola cagion distiaente vale a disgiugnerle : donde il troncamento della coda, sus- seguito poi, massiniamente in istato di liberta del rettile, dalla suddiscorsa rigenerazione.

2." Che a distinguere le liicertole a coda riformata non e sempre si agevole come alcun per avventura po- trebbe a prima giiinta immaginare, conciossiache non sem- pre si ha una specie di cicatrice o nodo, o qualclie altro indizio la dove avvenne il troncamento e comincio la ri- generazione, ne sempre si lianno nella porzione rigenera- ta squaine piu piccole, diversamente configurate e colo- rate , caratteri dati da Cuvier e da altri a segno di coda i-ifatta , ma che per le piu volte mancano, e le scaglie non olFrono la inenoina differenza, o se ve ne ha alcuna, questa puo essere cosi piccola da non venire avvertita , o se anche avvertita, non valutata, come vedemmo nella Lacertola occhiata. La minorata grossezza della coda ne po- trebbe far abili a giudicare essa coda riparata , come nel- la Lacerta viridis ; ma cotale segno non e sempre cosi espresso da coiiciliarsi 1' attenzion dell' osservatore , anzi ne' casi di coda afFatto reintegrata esso non vi ha. L' uni- co dato , che ci valga per fare una ben fondata conget- tura di coda riprodotta e il non aver questa tutta la lun- ghezza dei due terzi, ed anco di piu a rispetto della to- tale del corpo. Con 1' aiuto di questo dato ho potuto mediante la seniplice ispezione esterna giiidicar di coda riformata in lucertole conservate in ispirito ne' Musei Zoo- logici , ov' elle figuravano come esemplari normali ; ne mai e stato finora die io nial siaiiii apposto.

.3.° II troncamento della coda pare non si faccia piii avanti del punto in cui cominciano a dividersi le verte- bre caudali in porzione anteriore e posteriore : in questo

368 LuiGi Calohi

punto lie sembra altresi piii freqnente questo troncamen- to, forse per la troppa vicinanza della resistenza die op- pongono alle violeiize esterioii le veitehre caudali ante- riori lion trasversalintMite divise.

-i." Spogliata sernplicemente la coda della pelle non si avvisa il feiioineiio, ma sol (jiiando levate le parti inol- li si prepara lo sclieletro caudate ; perocclie lie i inuscoli , ne i nervi , anclie quando vi abbia lui segno esteriore , lie offrono il menonio indizio.

5." I nuiscoli ed i nervi die si difFondono per la mn- scolatura e per la pelle della nuova porzione di coda par quasi s' ingenerino per una specie di ))rolungainento dai inuscoli e dai nervi gia preesistenti nella porzion di coda riinasta inlegra. Ed altrettanto e pure dei vasi sanguiferi. Questo prolunganiento e come un germogliare e crescere iiel verso della lunghezza a somiglianza della estremita del troiico degli arbori. Non a tutti pero i inuscoli si po- trebbe assegnare questa origine ; die molti lacerti musco- losi die dalla pelle della nuova coda vanno ad attaccarsi alio sclieletro della inedesima ne hanno una indipendente, siccome ne fn dato di vedere con tutta diiarezza special- mente nella Lacerta ocdiata. E il somigliante dee dirsi de' piccoli nervicciuoli die escono da quello sclieletro.

6." Non e altrimenti vero cio die afFerinano gene- ralmente i Natural isti ed i Fisiologi che lo sclieletro della nuova coda sia un tubo sernplicemente cartilagineo. Tale e senza fallo in principio , ma quanto piii progredisce r evoluzione e 1' accrescimeiito di essa coda, tanto piii la natura cartilaginea di quel tubo vien meno, e suben- tra r ossea. E gia ne cngliemmo i diversi gradi d' indu- ramento salendo dalla Lacerta viridis alia muralis ed alia ocellata, e ne scernemnio cliiarissima al iriicroscopio la conversione della cartilagine in ossea sostanza, conversione, die ci sembro procedesse dallo esterno alio interno.

7." Quantunque il cono o tubo osseo rappresentante lo schdetro della nuova coda non presenti una serie di anelli, pur tuttavia offre sui lati deboli strie trasverse ed una serie di forellini come di coniugazione. Di qui forse

SULLO SCHELETRO DELLA LaCERTA EG. 369

r opinione di alcuni, etl in ispecie di Butfon , die tale scheletro sia composto di veie vertehre , o che tenda a forniare degli anelli come iiulicarono Diimeril e Bibron , o come ha recentemente sostenuto H. Muller; a menu non si abbiano per anelli quelle strie trasverse laterali interrotte lungo la linea media superiore ed inferiore del cono, le quali non ben appaiiscono die dopo 1' cssicca- niento di ([uesto, e die sono molto lontane dall' accenna- re a vertebre, sendo die vertebre non potrebbero per avventura essere che i lunghi tratti di cono situati tra i toiellini laterali del niedesimo.

8.° Nelle Luceitole a doppia coda o per dir piii esat- tamente a coda con estremita biforcata, pu6 non pertanto accadere che una delle code o delle estremita abbia ver- tebre, mentre I' altra contiene sempliceinente uuo stiletto o cono osseo tubolato, come nei caso surriferito. Parmi che qui non si vada errati dal vero ritenendo, die 1' e- stremita vertebrata e la nativa estremita della coda , e che r altra e un ramo accidentale germogliato da quella. Scorto forse da casi consimili ebbe il Buffon pronunciato che nelle lucertole a piu code in una sola rinvengonsi vertebre.

9.° Contrariamente alle asserzioni del Carus seguito per quanto sembrami dagli altri , nella cavita tubolare del nuovo scheletro prolungasi la midolla spinale a vero dire sottilissima , ma che puo nondimeno seguirsi molto lunge per entro la prefata cavita.

10." Le lacinie o fili provenienti da questo sottilis- simo prolungamento della midolla spinale hanno tiitto r aspetto di nervicciuoli, e come tali voglionsi considerare, i quali poi appartengono alio scheletro che acclude ([uel prolungamento , e lor da passaggio , al periostio di esso scheletro , ed in parte anche ai muscoli die immediata- mente 1' avvolgono; dico in parte, perocche questi organi traggono come vedemmo i loro nervi da (juelli della por- zion di coda non perduta, i quali prolungansi nei musco- li medesimi.

Studiata il piu accuratamente che per me potevasi , la T. IX. 47

370 LuiGi Calori

struttum della porzion ligenerata di coda , ritoniei o oia alle annotazioui sullo scheletro della Lacerta viridis, e mi faro agli aiti , piendendo le luosse dagli anterior!.

Colla descrizioiie degli arti anteriori va coiiglinita ({uella dello sterno clic iiella figura del Blancliard e assai imper- fettainente ritratto; ina per ])uona veutura lo ha esatta- niente diinostrato il Ciivier nell' opera sulle ossa fossili (1). Id non 1' ho qui delineato, ma 1' ho riservato ad altra Nota ove vena inesso a confronto con quello del Platy- dactvlus muralis. Nella figura Cuvierana e nella mia ap- parisce pure la regione della spalla , sulla quale uidla avrei da notare, se non fosse die R. Wagner ha rappre- sentata la clavicola senza foro o spazio meinhranoso (2). Rispetto alle altre regioni degli arti anteriori , come si vede nella Fig. 1. Tav. 21., la regione del hraccio uella Lacerta viridis, ed aggiugneremo anche nella muralis e nella ocellata (Fig. ± Tav. 22. -- Fig. 4. Tav. 23.) e al- quanto piii lunga dell' avanbraccio. II Sig. Blancliard nel- la sua figura fa apparire il contrario. Ben e vero che in un gran numero di Saurii la cosa e. cosi com' ei la rap- presenta, ma qui non siamo nel caso. Oltre che T omero nella citata figura e deforme ; perche ho stimato conve- niente ritrarlo anche separato, e lo si vede un terzo piii grande del naturale in v Fig. 7. Tav. 25-25""'. Nelle due e- stremita di quest' osso e assai bene distinta la separazione dei germi ossei ond' esse compongonsi, e sopra il condilo esterno vi ha una riina c^ che talora trapassa 1' osso da parte a parte, e vi genera un forelliuo che ricorda quel- lo che nei mammiferi trovasi sopra il condilo interno. Senza che il Blancliard delineando pur a parte le ossa deir avanbraccio ha dimenticata la rotula braccliiale da ine rappresentata nella Fig. 1. Tav. 21., nella Fig. 2. Tav. 22., nella Fig. A. Tav. 23. e nella Fig. 8. Tav. 25-25"'' in *. E si che questa rotula non e cosa nuova, che la fu descritta

(1) Tom. cit. pan. cit. Tav. XVil. Fig. 35.

(2) Icon. Zoot. cit. Tab. XIII. Fig. XII.

SULLO SCHELETRO DELLA LaCERT A EC. 371

niolto innanzi da R. Wagner. Per la mano bastino le Hgu- re die ne ho date, cioe la Fig. 1. Tav. 21. e la Fig. 9. Tav. 25-2.5'''*. Non lascier6 tuttavia di notare la particolarita clie offrono i metacarpi , non abbastanza a quel che par- mene considerata, e posta nel presentar essi evidentemen- te , massinie ne' giovani individui , due epifisi , una alia base, r altra alia testa: lo che addimostra che si svi- luppano come le ossa lunghe.

Quanto agli arti posteriori, le ossa innominate nella figura del Blanchard mancano di tutte quelle epifisi che ne rendono si profittevole lo studio, e che tanto valgono per 1' anatoniia filosofica (1). Non e sperabile ch' egli de- lineando particolarmente la pelvi si dia la cura di ben discuoprirle e dimostrarle; perocche in una Tavola, in cui egli da le particolarita piu importanti dello scheletro del Varanus arenarius, e che io non ho veduta se non dopo la pubblicazione della mia Nota suUa Osteologia di questo rettile, Tavola che e la II.' de' Rettili-Sanrii , af- fatto le onimette , e si che le sono grandi e patentissime in questo come in altri Varanidi. Io ho ritratta a parte la pelvi dalla faccia inferiore nella Tav. 25-25'''' Fig. 10. el' ho ritratta di un terzo maggiore del vero, acciocche meglio appariscano cotali epifisi. Una di queste si avvisa in 1 1 alia estremitu posteriore o cresta dell' ileo 10, la quale epifisi non e inica cartilaginea come vuole il Blanchard , ma ossea anche ne' giovani individui : trovasi un' altra epifisi pur ossea in 20 all' orlo della cavita cotiloide aii- teriorniente ed esternamente, la quale epifisi corrisponde alia unione dell' ileo col pube : avvene una tcrza in 19 air apice dell' apofisi ripiegata a mo' di becco appartenen- te al pube; una quarta in 18, che rinvenni cartilaginea nel Monitor terrestris, e che qui forma un' ossetto incastrato

(1) R. Wagner ommelte altresi nella Fig. XIll. Tab. XIII. delle sne Icon, tiitle le epifisi delle ossa innominate, ed assai male dclinca il processo che uuiove dalla eslreraitii posteriore della sinfisi ischialica ; ch^ tale processo nel- la oil. figura par quasi formato di due raeti una anteriore^ I'allra posteriore.

372

LuiGi Calori

nella parte anteriore ilella sinfisi pubica. Nella parte po- steriore poi del legainento , esteso dalla estremit^ anterio- re della unione dogli Isclii alia detta sinfisi , e separaiite i due anipi t'oranii ovali, 1' ossetto pirainidale 15*. Final- mente nella unione degli ischi si presentano que' medesi- mi ossicini clie osservammo nel Monitor predctto , nia assai meno sviluppati e induriti. Notabile e linalmente r apofisi 13, la quale e bicrure, ed analoga al processo infe- riore pur bicrure delle vertebre candali. Le quali tutte parti- colarita occorrono altresi nella pelvi della Lacerta ocellata , e della Lacerta nunalis. I femori poi nella figura del Blan- chard sono nelle medesime condizioni degli omeri. Questi fe- mori 21, 21* Fig. 11., W"'" Tav. 2.5-2.'5'"' - Fig. 1. Tav. 21 , sono piu Innglii delle ossa della ganiba ed epifisarii nelle due estreuiita , ed offrono un punto di ossificazione nel trocantere : nella fossa poplitea od intercondiloidea porta- no essi presso al condilo esterno un piccolo ossetto sesa- moideo 2I.^ Fig. 11.'''' Le ossa della gauiba 23, 24 Fig. 13. Tav. 25-2.5"'' ~ Fig. 1. Tav. 21. offrono esse ancora le epifisi nelle estremita , e queste epifisi nella superlore sono state ommesse nella Fig. 7. Tav. 30. del Blanchard ; ommissione che fa assai brutta vista (1). Senza che ha egli dimenticata la rotula 22, Fig. 13., ed i cinque os- setti interavticolari da me rappresentati nella Fig. 12. Tav. 25-25"*''. Uno di questi ossetti si trova in 25 tra la fibida ed il femore ; gli altri quattro 25*, 25*, 25*, 25*, nelle cartilagini semilunari fra la tibia ed il femore stes- so , e due sono anteriori , due posteriori. Finalmente quanto al piede Fig. 14. Tav. 25-25'"'', non altro notero che i meta- tarsi si sviluppano al par dei metacarpi per tre punti di ossificazione.

(1) INello sclieletro della Laccila occllala Fit;. 4. Tav. 23. ft notabile il uioncherino della gaiuha sinistra perduta dal retlile. Nella cicatrice della pel- Ic eranvi cinque lubercoli scagliosi, ma senza unghie. Della fibnla non si ve- de die 1' estrerailA siipcrinre. II moncherino della tibia il ([iiale i piu ltingo,si i piegato per adaltarsi al camniinare del retlile facendo coll' angolo della pie- gatiiia appoggio sul terrene.

SULLO SCHELETRO DELLA LaCERTA EC. 373

Noil e mio intendimento di descrivere partitameiite le ossa del teschio ; clie bastar puo la spiegazione delle figu- re. Tocchero solo ([ludclie cosa intorno al particolare delle ossa ciitanec del medesiino.

Nelle Lucertole piii die in altri Saurii , e chiara ed evidente quella curiosa particolarita di uno scheletro cu- taneo aggiunto, o per me' dire applicato al teschio osseo neurale , e die ha. un analogo nello scheletro cutaneo del piastrone e della cappa o scudo dorsale delle testuggini. Per tale soprapposizioiie scoinpaiono, come nota ilCuvier, nel teschio do' Lacertini tutte quelle aperture die 1' as- somigliano ad un' opera di filagrana. Queste ossa o piii esattamente scudetti, o squame ossee cutanee si possono, pero solo in parte, levare , come l)en lo dimostra la Fig. 18. Tav. 2r>-2o'"\ ove mancano le palpebrali, le jugali, ed il maggior numero delle teniporali, le quali tutte squa- me debohnente aderivano alle ossa neuiali ; ma ne ri- mangono molte altre cosi conglutinate con queste ossa che torna vana ogni prova per distaccarle. A cagion d' esem- pio le squame articolate per sutura coi parietali o con le squame parietali si sono immedesimate con la parte o su- perficie esterna de' frontali posteriori di Guvier doppi nel- la Lucertola verde (1), e coi varii pezzi di temporale che ad esse corrispondono che e impossibile a separarle. Dicasi altrettanto di quelle altre denominate da Milne Edwards (2) occipitali, e 1' intermedia a queste e la interparietale , e le froiito-parietali e la frontale ec. ; che tutte le sono co- si saldate alle ossa sottoposte che non vale ingegno, ne destrezza a sollevarle, e formano sopra quelle ossa come una incrostazione. II Blanchard ha esso pure rappresentato nella figura 1. della Tav. 30. il teschio della Lacerta vi- ridis senza alcune ossa cutanee dicendonelo spoglio = les plaques osseuses cutanees ont 6t6 enlevees = quasi che

(1) Vedi V, V, Fig. 17. Tav. 26-25K

(2) Rccherches Zoologiques pour servir a 1' Histoire des Lezards etc. .\n- nales des sciences natur^llcs. Tom. XVI. pag. 60.

374 LuiGi Calori

sol quelle die si possono levare , debbaiio ritenersi per tali e non le altre, quali saiebbero le occipitali, le teni- porali siiperiori , o parietali esterne, 1' interpaiietale, le tVonto-paiietali ec: dond' e avvenuto clie iiella cit. figuia certe lettere clie avrebbero dovuto iiidicare alcune ossa dello scbeletro inteino, poni la lettera a , clie iiidica il iVontale posteriorc di Cuvier, iiidicbino altra cosa , e la lettera addotta in esempio e invece apposta alia squama ossea teniporale superioie clie e adeientissima al detto frontale. Nel tescliio deliueato dal Blancliard inancano dun- que alcune ossa cutanee, e vi esistono tutte quelle della parte superiore. E che la suddetta ossea incrostazione vi abbia realiiiente, si piova osservaiido il taglio della meta di tescliio lappresentata dalla Fig. 17. Tav. 25-2.5'''*, nel quale taglio, massime posteriormente , apparisce una distinzione fra le ossa neurali e cutanee; distinzione pur manifestissi- ma nella Fig. 16. Tav. 25-25'''*; lo prova il vedere assai bene distinte dalla parte interna le ossa nem-ali medesime , e r essere in questa parte stessa assai piii apparent! le sutu- re Fig. 15. 17. Tav. 25-25'''*. In altri Saurii la cosa e diversa. Nel Manuale di Notomia Coinparata di Siebold e Stan- nius (1) e notata una consimile ossificazione cutanea ne' Scincoidi e ne' Pseudopi (2). Nei prinii clie 1' Illustre Col- lega Prof. Biancoiii mi ha fatta facolta di notomizzare por- gendomene due individui disseccati , trovansi bensi quelle squame cutanee ossee , ma non si strettamente congluti- nate alia fiiccia superiore del tescliio che non si lascino anco agevoliiiente separare, e possono ottenersi iiette net- te le ossa neurali. De' secondi non ho osservazioni. lo ho qui recato e fatto delineare il tescliio dello Scincus officina- lis nella Fig. 19. Tav. 25-25'"* a lato di quello della Lucertola

(1) Nouveau Manuel d' Anal, conipar. par Siebold el Stannins. Paris 1850. Tom. deux. pag. 186.

(2) Ho, non ha guaii, rinvenulo nella pelle che copre il cranio del Gecko roaurilanicus Laurenti della soslanza ossea , ed una lamella ossea nella palpe- bra superiore : ne ho pur rinvenuta nello Slellio vulgaris , e la cosa h presso a poco come nella Rana bufo.

SuLLO SCHELETRO DELLA LaCERTA EC. 375

verde spoglio il piii clie liu pututo di ossa cutanee, ac- ciocche ne appariscano le diffeieiize , Ic qiiali non in altio veramentc consistono se non die nella delta Luceitola vi lia alia parte superiore del teschio una vera saldatiua dal- le ossa cutanee coUe neurali , nientre nello Scincus e solo un' apposizione. Ma questa saldatura dalle ossa cutanee al tescliio non e gi;i solo de' Lacertini ; clie avvisasi pur anco ne' Crocodilli. Gia nel Palpebiosus le ossa palpebrali sono vere ossa cutanee j di clie nessuno saia per muovere il menoMio dubbio. Ma una incrostazione ossea , se mal non veggo , regna su tutta la faccia superiore del tescliio, indicandola la inoltitudine di creste e fossette clie trovan- si su di esse , in nessuna guisa proprie alia superficie estenia dalle ossa del cranio di altri Saiirii iininediatainan- te coperte dalla pelle. E clie cio sia , lo prova il veder- senc in certi punti un segno di distinzione nelle sezioni verticali del tescliio medesimo. In una mummia di Croco- dilus vulgaris piuttosto giovane clie ricevetti nella state dello scorso anno dal piii volte lodato Collega Prof. Biaii- coni , potei estrarne bellissiino il tescliio, che poi segato per lo lungo in due meta mi niostro in corrispondenza delle ossa della parte superiore del cranio una patentissi- iiia distinzione fra queste a le cutanee congiuntevi, direi quasi mediante una sutura. lo bo fatta delineare questa disposizione, clie parmi non sia stata considerata, od ab- bastanza considerata, nella Fig. 20. Tav. 26. In A osservasi un pezzo osseo soprapposto all' occipitale superiore c , in B un altro cbe copra il parietale h , lu C un terzo clie giace sopra il frontale i. Nessun dubbio che questi tie pezzi ossei non siano analoghi alia squauie ossee frontale , parietale ed occipitale de' Lacertini. Se ({uesta maniera di vedere venga trovata giusta, potra rendera ragiona di una opinione emessa dal Reicliert (1), che le ossa frontali e parietal! non si sviluppano dalla base cartilaginea del cranio

(1) Veigleichende Eniiwicliel ungsgesckte des Kopfes der nachien Reptilieii 410. 1839. pag. 212.

376 LuiGi Calori

priinitivo, e clie percio non appartengono alio sclieletio interno, potendosi esse levare , e iiou peitanto rirnanere Integra qnella l)ase cartilagiiiea, nel seno della quale svi- luppansi le altre ossa del cranio. Certamente la capsula menibranosa o cartilaginea del cranio primitivo non tutta si ossiiica ne' Saurii come gia avviene in altri rettili ; a si vede p. e. , nella Lacerta viridis, nella ocellata, nella muralis, nello Scincus off. ec. clie oltre la cartilagine che chiude il cranio anteriormente , ed il prolungamento anteriore di essa , ve ne ha un' altra porzione tra le gran- di ale dello sfenoide ed i parietali. Senza clie sappiamo die nella parte superiore del cranio 1' ossificazione e talvolta assai poco estesa e riniangono grandi e raggnardevoli Ibn- tanelle chiuse da ossa cutanee come nel Cameleonte. Ma non percio sarebbe permesso di escludere i frontali ed i parietali dallo scheletro del sistema nervoso ; che se essi non nascono dalla trasformazione ossea della cartilagine primordiale , nascono bene da una nienibrana cellulosa, che sopra vi si forma, appartenente a quello scheletro. Onde 1' opinione di quel celebre Alemanno non puo es- sere accettata , siccome quella che confonde due cose af- to distinte , le ossa neurali colle cutanee del teschio , le quali ultime, com' e chiaro e provato per se, formansi per la ossificazione della cute che copre il cranio, e ta- lor con le sue ossa per cosi dire s' identifica , ne potreb- bero di verun modo scambiarsi colle altre , che procedono dalla metamorfosi di un organo al tutto diverse, cioe dal- la trasformazione ossea della cartilagine o della membrana cellulare suddetta della capsula craniale primitiva.

4

SPIEGVZIO^E DELLE TAVOLE

TAVOLA 21.

Fig. 1. Schelclrn della Laceria viridis Lin., di natiirale grandezza , veduto come a volo d' iiccello.

TAVOLA 2-2.

Fig. 2. Schclctro di una Lacerta mtiralis a coda riprodotla , vediilo come lo scheletro della Tav. 21. Dimensioni naturali.

Fig. 2.'''* Scheleiro della coda riprodotta, delineate il doppio del vero e ve- duto di fianco.

Fig. 3. Scheletro di un PlatydactyUis muralis Dumcril e Bibron, il quale scheletro offre rigenerala I' estremiti della coda. Anche qneslo scheletro e vediito come i preccdenti. Grandczza naturale. in queste ire figure :

a^ (^ il tubo osseo conico rappresenlante lo scheletro della nuova coda, nel quale tubo appariscono molte strie trasverse laterali , che non 1' abbrac- ciano interamentc, ma si arrestano alia parte media superiore ed inferiore del tubo , e sembrano come un crispamento dovnto in gran parte alia es- siccazione del medesirao.

b, forellini scolpiti nel detto tubo.

c, raeta anteriore della settima vertebra caudale, ove nella lucertola delle

muraglie fu tronca la coda , e donde ne cominci6 la rigenerazione. c"j ineta anteriore della 21 vertebra caudale, ove nel Platydactylus muralis fu tronca la coda , e donde rigermogli6.

d , sesta vertebra caudale fig. Z.""''. *, rotula bracchiale.

22, rotula femorale.

TAVOLA 23.

Fig. 4. Scheletro di una Lacerta neellata Daudin colla coda riprodotta , e monca della gamba deslra , veduto come gli altri tre schelelri. Grandez- za naturale.

IX.

48

378

Luici Calori

a, 6j *, 22, come iiclle Figure della Tavola anlecedenlc. c", meta anteiioie della 14 vertebra caiidale , ovc fii Ironca la coda. 23, 24, moncherini delle ossa della gamha destra, le ([iiali non si sono ri- prodolle a diffeieiiza di qiiaiilu avvieiie nelle Salaiiiandre.

TAVOLA 24.

Fig. 6. Doppia estremilA della coda di una Liicerlola delle imiraglie , deli- neala il doppio pii'i grande del vero , c vediita dalla parte siiperiore. \i si vede la pelle , il tessiito imiscolare e lo schelelro.

A , estreniilu norniale della coda.

Bj estremita sopraniimeraria della medesima, o piccola coda di novella for- niazione.

a, a, a", pelle.

b , h _. niiiscolatiira.

c, verlebre caiidali della porzione di coda posta davanti alia forcatura o dii- plicita della coda.

g, g, verlebre della eslreniila noruiale della coda.

e , vertebra caiidale che ofTre Ic due porzioni anteriore e posleriore oiid' e coniposla , iin po' piii allonldnalc nel lalo sinistio , tVa le qiiali porzioni s' incaslra il liibo osseo conico della coda di novella furmazionc.

I\ qnesto tiibo.

Fig. 6. Qnesta fignra d destinata a dimostrare 1' analoniia della porzione ripro- dolla della coda di una Lacerta nuiralis,e parlicolarineutc della luidolla spinale. A lale oggelto J stato pralicato un laglio vcrticale secondo la lungbezza della coda non precisaniente nel mezzo , ma un po' piu verso la parte deslia ; si sono asportate le parti molli di qiieslo lato , e si so- no da questo lato medesimo aperte le ultinie verlebre della porzione non riprodolta di coda , ed il tiibo osseo contenenle il siiddclto prolungamen- to della midolla. Dimensioiii sei voile piu del vero.

da A ad .4 , estremita posleriore della porzione non liprodotta di coda.

da B a B , porzione rigenerata di coda.

0,. a, a, pelle, nelle squame della quale non apparisce vernna dislinzione tra la porzion riprodotta c la non riprodotia della coda.

b, b, raiiscolalura.

da c a dj vasi caudali, cbe dalla veccliia porzione di coda si prolungano nella niiova.

e , f, tessuto celltilo-pinguedinoso avvolgenle il periostio dello scbeleiro del- la nuova porzione di coda.

e^ , f*', periostio di detio sclielctro.

da A a /{^ tre verlebre lateralniente aperte del coda.

I, anello pur lateralmenle aperto rapprcsentanie

ma vertebra caiidale , nella quale couiincia la division delle vertebrc di qnesta regione in porzione anteriore e posleriore.

g , I . lo schelelro della porzione rigenerata di coda aperlo lateralmenle.

m ^ la porzione terminale di questo schelelro lasciala chiiisa , nella quale por- zione veggonsi aleuni foiellini laleraii.

a porzione non riformata di la ineia anteriore della setii-

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SULLO SCHELETRO DELLA LaCERTA EC.

379

n, porzione di midolla ^pinale appartenenle alia coda non riformala.

0^ inliimesccnza di (|iii;sia poizioiic in coriispondi-'nza dell' ancllo i.

p, p, prolimgamcnlo della midolla spinalc per eiiiro la eaviti tiibolare dello

sclielelio dflla niiova porzioiic di coda. q, q, alciine laciiiie o lili procedenti dal pi-oliingaiiicnto dello.

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TAVOLA 26-26WS.

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Tiitle le Figure di qiiesia Tavola rappieseniano gli oggetli quasi il doppio del vero.

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Fig. 7. Oniero deslro v , che in v^ offre nna rinia che talora (■ nn vero foro

die trapassa 1' osso da parte a parte. Fig. 8. Ulna y colla rotiila braccliiale *, c radio z del lato destro. Fig. 9. Mano destra colla estrcmitit inferiore delle ossa dell' avaiubraccio

y, 2- 1 , radiale.

2 , cubilale.

3 , pisifornie.

4 , ossetto incastralo fra il radiale ed il cnbitale.

da 5 a 9 gli ossetti della secnnda lila.

Fig. to. I'clvi vediita dalla faccia inferiore.

n , 0 , V crtebre sacrali.

10, ileo nuinito della epiilsi 11.

12, ischio dalla cni sinlisi miiove posteriormente 1' ossetto 13, il quale i i)i-

crure a simililiidine dei processi ad Y delle verlebre caudali. 15, ossetto della sinfisi , dislinio dall' ossetto piraniidale 15*, die mediante

il legamenlo 16 ^ connesso colla sinfisi pubica. 1 7 . pube.

18, ossello elevanlcsi dalla sinlisi pubica.

19, epifisi del processo uncinalo o spina del pube.

20, epifisi od ossetto coniplelante 1' orlo della cavilii coliloide ^l'"", il quale ossetto ^ situato tra I' iico ed il pube.

Fig. 11. Femore destro 21 vediito dalla faccia anieriore.

Fig. 11.""* Femore sinistro 21*, vcduto dalla faccia posteriore, ove nella cslre-

inila inferiore apparisce il sesanioidco 21''. Fig. 12. Ossetti situati nella articolazione del ginocchio deslro. 25 , ossetto tra la fibula ed il femore.

25*, 25*, 25*, 25*, quattro ossetti delle carlilagini inlerarlicolari. Fig. 13. Ossa della gamba destra. 22 , rotuia.

23, tibia.

24, fibula.

Fig. 14. Piede deslro colla eslremila inferiore delle ossa della gamba 23 , 24.

25, 27, tibiale e peroneo fusi in un grande osso, nel cni mezzo i scolpito

378 Luici Caloui

a, b, *, 22, come nelle Figure della Tavola antecedenle. c", mela anteriore della 14 vortcbia caiidale, ove fii Ironca la coda. 23. 24, moncheriiii delle ossa della gamha desira , Ic <|tiali non si soiio ri- prodotlc a diflerenza di qiianto awiene nelle Salamandrc.

TAVOL.\ 24.

Fig. 6. Doppia estremit:\ della coda di una Liicerlola delle niuraglic , deli- neata il doppio pii'i grande del voro , c vediila dalla parte siiperiore. W si vede la pclle , il tessiilo luiiscolare c lo schelclro.

A , eslreQiita normalc della coda.

B, estreiuila sopranumeraria della uiedesiraa , o piccola coda di novella for- mazione.

a, a , a" , pelle.

b , h , raiiseolaliira.

c, verlebre candali della porzione di coda posta davanii alia forcalura o dn-

plicita della coda. g, g. verlehrc della eslieniita normale della coda.

e , verlchra candalc clie oirre le due porzioni anleiiore e posteriore oud' e

coniposia , un po' piii allonlanale nel lalo sinisiro , fra le quali porzioni s' incastra il liibo osseo conico della coda di novella furraazione.

f , questo lubo.

Fig. 6. Questa (igura i deslinala a dimoslrarc I' analomia della porzione ripro- dolla della coda di luia Lacerta nuiialii,c parlicolarinente della iiiidolla spinale. A tale oggello i slalo pralicato un laglio verlicale secondo la lungliczza della coda non prccisanienle nel mezzo, ma un po' piu verso la parte destra ; si sono asporlale le parti molli di questo lato,e si so- no da questo lato medesimo aperte le ullime verlebre della porzione non riprodotla di coda , ed il tubo osseo contenente il siiddello prolungamen- lo della midolla. Dimensioni sei volte piu del vero.

da .4 ad A , estremita posteriore della porzione non riprodotla di coda.

da B a B , porzione rigenerata di coda.

a. a, a, pelle, nelle squame della quale non apparisce vernna distinzione tra la porzion riprodotta e la non riprodotla della coda.

b, b, rauscolatura.

Aa c a d , vasi candali, die dalla vecchia porzione di coda si prolungano Delia niiova.

e , f, tessHto cellulo-pinguedinoso avvolgenle il periostio dello scbeletro del- la nuova porzione di coda.

«*■. f*", periostio di detio scbeletro.

da hah, tre vertebrc laleralmente aperte della porzione non riformata di coda.

i, anello pur laleralmente aperto rappresentante la meiil anteriore della selti- nia vertebra caudale , nella quale comincia la division delle vertebrc di questa rcgione in porzione anlerioie e posteriore.

g, I, lo scbeletro della porzione rigenerata di coda aperto lateralinente.

m^ la porzione lerniinale di questo scbeletro lasciata cbiusa , nella quale por- zione veggonsi alcuni furellini laleruii.

SULLO SCHELETRO DELLA LaCERTA EC. 379

n, poi'zione di midolla spinale appailcncnlo alia coda non rifoi'mata.

0, inliimcscenza di qiiesla porzioiic in corrispniideiiza delT ancllo i.

p, p, proliingamcnio di;lia midolla spinale per eiilio la cavita tnhoiare deilo

selielclio della nuova porzione di coda. q, q, alctine lacinie o lili procedenti dal pioliingamcnlo dclto.

TAVOLA 25-25''is.

Tiitle le Figure di qnesta Tavola rappresenlano gli oggclli quasi il doppio del vero.

Fig. 7. Oniero destro v, clie in v^ offre nna rima che lalora i' uii vero foro

che trapassa 1' osso da parte a parte. Fiji. 8. Ulna y colla rolula braccliiale *, c radio z del lalo deslro. Ftg. 9. Mano deslra colla esti'cniiti!i inferiore dclle ossa dell' avarabraccio

1 , radiale.

2 , cnbilale.

3 , pisifornie.

4 , osscllo incaslralo fra il radiale ed il cnbilale. da 5 a 9 gli osselli della seconda fila.

Fig. 10. I'elvi vedula dalla faccia inferiore.

n, 0, verlebre sacrali.

10, ileo mnnito della epifisi 11.

12, ischio dalla cni sinlisi nuiove posteriormente I'osselto 13, il quale ^ bi-

criire a simililndine dei processi ad Y dclle verlebre caudali. 15, ossello della sinfisi, dislinio dull' ossello piraniidale 15*, clic medianle

il legamento 16 ft conncsso colla sinlisi pnbica. 1 7 , pnbe.

18, ossello elevanlesi dalla sinfisi pnbica.

19, epilisi del proccsso nncinato o spina del pnbe.

20, epilisi od osscllo complelanle T orlo della cavita coliloide 21'^, il qnale ossello A siliialo tra F ileo ed il pnbe.

Fig. 11. Femore deslro 21 vednlo dalla faccia anieriore.

Fig. 11.'"' Feniore sinistro 21*, vcdnio dalla faccia posleriore, uve nella eslre-

mili inferiore apparisce il sesamoidoo 21''. Fig. 12. Osselli silnali nella arlicola/ione del ginocchio deslro. 25 , ossello Ira la fibnia ed il femore.

25*, 25*, 25*, 25*, qnatiro osselli delle carlilagini inlerarlicolari. Fig. 13. Ossa della gamba dcstra. 22 , rolnla.

23, libia.

24, fibnla.

Fig. 14. Piede deslro colla eslrcmila inferiore delle ossa della ganiba 23 , 24.

25, 27, libiale e peroneo fusi in iin grande osso, nei cni mezzo ft scolpiio

380 Luici Caloiu

il Ibro cieco 26*, indizio della primiliva divisione dei due ossi lue- desinii.

29 , 30, 31 , Ic ossa dolla seconda serie.

Fig. 15, Tescliio della Lacerla vii'idis vcdiito dalla faccia inferiore.

Fig. lo.*"'* Un deiite niascellaie iiigrandito 10", die apparisce bicuspidato , ed ha la corona del siio denie di soslitiizione ii) 10''.

Fiji. 16. II medcsimo tesiliio vappresenlalo dalla parte poslcriore, oride si vegga come il paiielalc resta copcrto da sciidelli, o sqiiame ossee ciitanee.

Fig. 17. .Mela deslra del tescliio della niedesiina liicertola, vediita dalla par- te interna, acciocclK^ appariscano le ossa del neiiiosclieletro , die restano vclate dalle sqiiame cntanee soprappostevi.

Fig. 18. Tescliio della Lacerta viiidis spoglio di una parte delle ossa cnta- nee , vednlo in tie qnarti.

Fig. 19. Tescliio dello Scincns odicinalis , cosi spoglio e vcdnto come il pie- cedente , cni 6 poslo a paro , onde spicdii la differenza di conipoitarsi delle ossa cntanee colle nenrali , clift in qnesto Saiirio qnelle ossa sonn seinplicemente applicate e possono del tiitto levarsi, inentre nelle Incer- tole sono congliitinate e non possono levarsi che in parte.

In Intle qnesle figure le niedcsinie lettere indicano le niedesime parti.

a, occipilale inferiore.

b, occipitalc lalerale.

d, occipitale snperiore.

e, corpo dello sfenoide posteriore , a' cni lati si vede la grande ala p.

f, corpo dello sfenoide anteriore, il qnale corpo si prolnnga nel rostro I.

g, ossetto del sepimento nierahranoso inlraorhitale , il quale ossetto colla por-

zione die contorna il forame ottico , rappicsenta nn analogo delle piccole

ale dello sfenoide; colla porzione poi prolnngata in avanti nel setto in-

terorhitale costitnirebbe la parte media dell' etmoide. m, m% pterigoideo. n, colnmella. o, parietale: il tescliio die ha servito per qneste fignre non presentava foro,

che neppiir si vede in qiiello della Fig. 1. Tav. 21.: ma nelle Fig. 2-4.

Tav. 22-23 , qnesto foro era nianifestissimo. q, masloideo di Cuvier , che nell' antecedente nota ho denominate sqiia-

raoso. r^ temporale di Cnvier, che nella nota antecedente ho difinito come apoiisi

zigomatica. <i , timpanico, che presenia una epifisi in t, e la faccietta per 1' articolazione

tcniporo-mascellare in t^. ,s% osso columellare analogo alia staCfa. s% osso stiliforme connesso al timpanico, e che k una specie di inarlello nnilo

alia stalTa niedianle un leganiento cartilagineo. u, fronlali principali di Cuvier. V, prefrontali od ctmoidei lalerali di Bojanns. X, X, frontali posteriori di Cnvier doppi nella Lacerta viridis , come appari-

sce nella Fig. 17.,seniplici nello Scincus officinalis e negli altri Sanrii;

fronlali coperti in gran parte dalla sqnania temporale che ne nascondc

altresi I' articolazione col fronlale principale , col parietale e coll' osso r.

SULLO SCHELETRO DELLA LaCERTA EC. 381

La duplicitik del frontale posteriore t pur stata vediita in iino Stellione di specie indetermiData ( Vedi Lemons d' anal, conip. de G. Cuvier Tom. pram. pag. 360. Bruxelles 1838).

y^ nasali.

z, turbinatu inferiore.

1 , preniascellarc od intermascellare.

2 , mascellare superiore.

3.3, malare.

4.4, sopracigliare ^ die nello Scincns oflicinalis ^ piccolissimo ; ed d composlo di inolli pezzi o sqiiame cntanee ne' Lacertidi.

5 , lagriinale.

6 , trasverso di Cuvier.

7 , palalino,

8 , vomere.

9 , denlario.

10", tin dente mascellare ingrandilo veduto dalla parte interna.

10b, corona del siio dente di sostiUizione.

11,1' opercoiare o splenic , il quale £ molto esteso cosl come nel cocodril-

lo ( Vedi Fig. '20. Tav. 26 ). R. Wagner uelle sue Icon. Zoot. Tav. XIII.

Fig. XI. B niostra in p' I' opercoiare, che sembra coprire interamente

la faccia interna del denlario. 12, angolaie. 13 , soprangolare.

14, coronoideo, o complementario. 16 , articolare. Da a ad a J da (3 ad « , da ^ ad « ^ da £ ad ra , e da ^ ad « , sono le

diverse squame ossee^ o porzioni di tali squame soprapposte ed in gran

parte conglutinate alle diverse ossa della regione superiore e ai lati del

teschio.

TAVOLA 26.

Fig. 20. Metk sinistra del teschio del Crocodilus Vulgaris segato perpendico- larmenle per lo lungo e veduto dalla parte della sezione , acciocchS ap- pariscano le ossa culanee soprapposte alle neurali. Grandezza minore della raeli del vcro.

a, porzion basilare dell' occipile o basioccipitale.

6, occipilale lalerale.

Cj soproccipitale od occipilale superiore, sopra cui Irovasi I' osso A, che sembra essere un osso culaneo.

d, corpo dello sfenoide o basi-sfenoidee.

e, grande ala sinistra dello sfenoide.

f, f , pterigoideo articolato con I' osso p, f , chiaraato trasverso da Cuvier.

g, piccola ala o ala ingrassiale sinistra.

h , parietale sopra cui irovasi \' osso cutaneo B.

i, frontale coperlo dall' osso C, ch' esso altresi sembra doversi definire per un osso cutaneo.

382 LuiGi Calori

k, poizioiie siiiiamosa del leniporale secondo Geoffioy Sainl-Hilaire ,signiticaia da Ctiviei' egiialiiiente , o come apofisi zigoniatica del temporale , la qua- le apofisi 6 articolala col jiigale /, /, e coll' osso tn, fra i qiiaii i" in- castrata.

m , osso analogo al liiiipanico , c che Cuvier cliiama inasloideo.

fi, petrosale di R. Owen.

0, palatino clie ascende coila porzione p all' osso r, che sosliene il froiilale

c che tocca I' esircniilik posteriore del nasale r^, e che ailrn non b che il fiontale anteriore , o prefiontale , analogo all' os planum.

q . turbinato. Forsc il vomere di Cnvier ?

s, mascellare siipei-iore.

1 . inlerniascellare , o premascellare. u , dentario.

r , opercolare o splenio.

X , angolare.

y , soprangolare o coronoideo.

z , complemenlario.

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ALTRE ESPEIUENZE

SUL MIDOLLO SPINALE

DEL

PROFESSORE CAV. MARCO PAOLIM

(Letta nella Sessione del 22 Aprile 1858.)

V.

engo in oggi , o Accadeinici , a mantenere la piomessa che io vi faceva da questo luogo due anni or sono, espo- nendovi i risultamenti di novelle esperienze da me fatte, noil lia guaii, siigli aniniali viventi al fine di chiarire, secondo il miglior modo di mia possibilita , le proprieta fisiologiche sensorie e motrici del midollo spinale. Soprat- tutto le mie indagini fuiono rivolte alio scopo di ricono- scere, se le importantissime scoperte annunziate in questi ultiini tempi da Brown-Sequard intorno gli ufficii delle due sostanze coinponenti il midollo stesso, avevano 1' impronta del vero , stanteclie , le dette scoperte conferinate , ne scaturirebbero principii fisiologici in parte discrepanti da quelli fin qui comunalmente accolti ed abbracciati. E quantunque io appieno comprenda, che per la mia insuf- ficienza, e per le molte difficolta che s' incontrano nel ricavare esatte deduzioni da un si fatto genere di esperimen- ti , non possano avere le mie parole si grande peso da co- stituire autorita , cio nullameno mi e grato fin d' ora di- chiarare , che quelle scoperte in genere sembrano a me ave- re il pregio della verosimiglianza, dappoiche i risultamenti

384 Marco Paolini

dalle niie esperienze ottenuti sono stati assai conformi a quelli che ne ricavo il fisiologo americano. Clie se io per avventiira fossi caduto nell' errore, cio non deve essermi attiibuito a colpa non avendo lasciato dal canto inio di pone in opera ogni mezzo, e le maggiori possibili cantele per raggiungere il vero. Ardua so[)ra niodo si e 1' arte di esperimentare sugli animali viventi, spccialmente quando si tratti di investigare gli ufficii delle parti central! del sistema nervoso. Che la midolla spinale non rappresenta gia un semplice cordone composto esclnsivaniente di fibre niidollari aventi diverse proprieta conduttrici , quale sa- rebbe un ner\ o misto , per esempio lo sciatico , il quale consta di due serie di fibre , 1' una delle quali trasporta le iuipressioni in direzione centrifuga, 1' altra nella dire- zione opposta. II midollo spinale invece e un oigano ner- voso alquanto complicato, formato da sostanza bianca fibro- sa, e da sostanza grigia aventi fra loro intime e recipro- che attenenze in guisa che a me pare , non andassero poi molto lontano dal vero Gall e Spurzlieim , i quali conside- rarono il midollo come composto da una serie continuata di ganglii , ai quali arrivano fibre del tubo midollare , e dai quali partono le fibre radicali dei nervi spinali. Per le addotte ragioni adunque io mi lusingo che, se non altro, sara benignamente accolta la buona intenzione che e in me di giovare possibilmente gli studii della nobilissima scienza dell' animale economia. Innanzi pero di entrare nell' argomento, non posso ne debbo lasciare di espiime- re la mia riconoscenza all' egregio giovane Sig. Dottore Federico Romei , il quale , espertissimo come e nelle ana- tomiche dissezioni , mi fu cortese dell' opera sua nell' ese- guimento delle esperienze.

Primieramente io dico, che i nuovi cimenti da me pra- ticati negli agnelli hanno vieppiii confermato se non la verita , almeno la vei'osimiglianza di alcuni risultati fisio- logici, gia da me esposti nell' altra mia Memoria (1),

(1) V. Memoiie dell' Accad. delle Scienze dell'Islimio di Bologna. Vol. 7."

Del Midollo spinale 385

lisguardanti le proprieta couduttrici dei diversi cordoni , e delle due sostaiize coniponenti il iiiidollu spinale : i quali risultanieiiti cade qui in acconoio di novellamente licordare. I cordoni anteriori od infeiiori nei bruti, sic- come pure la sostanza grigia sono affatto insensibili alle irritazioni , ossia non sono dotati della facolta di ricevere le inipressioni eccitatrici del senso. In quanto ai priini , egli c nn tatto sul quale uou puo cadere duhbio veruuo , che qualunque volta sieno sottoposti a diverse maniere di irritamenti nieccanici, ed anclie ove sieno tagliati si nella regione dorsale clic nella lonibare, gli aniniali si riman- gouo inipassibili od in uno stato di perfetta calma ed immobilita. Ed eguali efietti negativi si ottengono cimen- tando la sostanza grigia quando , tagliata per intcro tras- versalmente la niidolla, si vada pungendo con uu ago o si venga incidendo tanto la cominissura quanto le corna nel lenibo superiore e nell" inferiore. Per lo contrario i cordoni posteriori o superiori nei bruti , ed i laterali go- dono di squisita sensibilita. Bastano i piu lievi toccamenli, le punture anche le piu superficiali sui medesimi per ri- svegliare negli aniinali acerbissiuii dolori , die eglino espri- niono dibattendosi , con grida, con uioviinenti istantanei della testa, e degli arti tendenti a liberarsi dai lacci, ed a togliersi alle torture colia fuga. Soprattutto niassiuia si e la manifestazione del dolore nel momento del taglio dei cordoni su nominati anche eseguito separatamente od in due tempi diversi. Oltre a cio, merita di nuovo speciale ricordazione , che nell' atto in cui si tagliano attraverso i cordoni anteriori, i muscoli della parte posteriore del cor- po sottoposti al taglio, ed in ispecie quelli degli arti en- trano in uno stato di contrazione tetanica che dura breve tempo, cinque od otto minuti circa, alia quale succede poscia la paralisi completa dei muscoli delle predette par- ti. E contrazioni tetaniche nelle parti accennate si mani- festano eziandio premendo con uno specillo i cordoni an- teriori nella loro spessezza nel lembo inferiore o caudale della midolla troncata. Laonde pare indubitato che i cor- doni anteriori abbiano un significato fisiologico relativo al T. IX. 49

386 Marco Paolini

inovimento de' nmscoli od alia locomozione, in una parola die sieno cordoni inotori. Cosa poi accada dopo il taglio tiasversale dei cordoni anteriori neila sensibilita delle par- ti al di sotto di esse situate, saia mia cura accennarlo in appiesso. Finalmente dalle mie nuove esperienze viene sempie [)Iii diniostrato il fatto per la prima voUa scoperto da Brown-St'fjiiard , l' iperestesia cioe clie sopravviene do- pe il taglio dei cordoni posteriori negli arti posteriori deir aiiiniale, pnrclie quello non si estenda frran che nel- le corna ])osteriori della sostanza grigia, avendo questa una parte iinportantissima nella trasmissione delle impressioni sensifere.

Avvegnache i prinii esperinienti da me praticati , sicco- ine ho teste accennato , mi avessero gia persuaso della veritii dell' osservazione del prelodato Fisiologo risguardan- te r iperestesia delle parti dell' animale sottoposte al (a- glio dei cordoni posteriori del midollo , cio nulla nieno siccome le mie prove erano state dirette esclusivamente sulla regione lombare del medesimo, cosi voUi sincerarmi sp quel niaraviglioso fenoineno egnalmente aveva luogo tagliando i predetti cordoni nella regione dorsale. Messa alio scoperto in due agnelli la meta circa inferiore della predetta regione, in uno il taglio trasverso de' cordoni si estese superficialmente dall' una radice posteriore di un nerve spinale sino all' origine della radice dell' opposto lato nella parte superiore, ed in un altro nella parte in- feriore di quel tratto di midolla. In ambedue i casi non manco 1' iperestesia degli arti posteriori, poiche esplorata comparativamente la sensibilita delle parti anteriori e po- steriori del corpo con diverse maniere di agenti meccani- ci , eli animali diedero piu cbiari indizii di sofferimento quando le torture furono su le posteriori praticate. Debbo pero confessare di non avere riconosciuto quasi veruna differenza nel grado dell' espressione del dolore irritando con ripetute punture la midolla spinale si al di sopra che al di sotto del taglio. La quale iperestesia e un fenomeno di breve durata, dappoiche, lasciati in riposo gli animali per lo spazio di otto o dieci minuti , e poscia di nuovo

Dei. Midollo spinale 387

soggette agli stessi irritainenli le jjaiti anteriori e poste- riori, uon apparisce una sensibile ditferenza nel grado del dolore cui eglino patiscono.

Se inalgrado 1' interrotta coiitinuita dei cordoni poste- riori lia liiogo la trasiiiissioiie al coinuiie sensorio delle inipressioiii sensitive, sarebbe niai una tale trasmissione operata dai cordoni laterali? Ho cercato di soddisfare alia nieglio ad una si fatta dimauda colle due seguenti espe- rienze. 1.* Esperienza. Dope avere tagliato i cordoni po- steriori a livello della nona veitebra dorsale, e dopo ave- re verificato da prima la solita iperestesia nelle parti si- tuate al di sotto del taglio , e poscia il ritorno in esse della naturale sensibilita, ho tagliato i cordoni laterali per tutta la loro grossezza tredici niillimetri al di sopra della prima incisione; iio diviso cioe con un sottile teno- tome tanto a destra che a sinistra quella porzione di mi- dolla, che e compresa fra le radici posteriori ed anteriori dei nervi spinali. Cio nulla ostante, maltrattati gli arti posteriori coi soliti stimoli, 1' animale ha dato gli stessi segni di dolore, siccome anche quando e stata irritata la midolla al di sotto del primo taglio dei cordoni posterio- ri. Ne alcun mutamento e parimenti avvenuto estendendo superiormente la sezione dai cordoni laterali ai posteriori. Dopo di che per6 parve che alquanto scemasse la sensi- bilita della faccia superiore della midolla sottoposta ai due tagli , non agitandosi 1' animale per le punture fatte su di essa colla stessa energia , con cui agitavasi irritandola al di sopra del taglio superiore. 2.* Esperienza. Troncati i cordoni posteriori nella parte inferiore della regione lom- bare, e confermato il solito aumento di sensibilita negli arti posteriori, si estese il taglio ai cordoni laterali, i qua- li furono eziandio divisi per intero sei centimetri al di sopra della prima incisione. La sensibilita si mantenne in niodo normale nelle estremita pelviche, siccome si addi- mostro sensibile la superficie superiore della midolla al di sopra e al di sotto delle due sezioni e nella parte frap- posta alle medesime. E qui cade in acconcio dichiarare, che neir atto del taglio dei cordoni laterali costantemente

388 Marco Paolini

gli aiiimali esprimono di soffriie acerbo dolore al pari di qiiello che nianitestauo nel momento in cui si troncano i cordoni posteriori. Dai quali esperimenti sembra a me si possa ricavare : 1." Cbe i cordoni laterali sieno esclusiva- mente destinali al senso. 2." Che se, tagliati i cordoni posteriori e laterali, prosegue nondimeno il trasporto delle iinpressioni sensifere, fa d' uopo ragionevolmente ritenere che in tale evenienza quel trasporto si operi nierce 1' in- tervento o della sostanza grigia o dei cordoni anteriori. Delia quale artlua ed importantissima ricerca mi riserbo di occuparmi piu innanzi.

Comeche sieno tagliati i cordoni posteriori in due ed anche tre punti diversi , persiste la sensibilita nel corpo deir animale e nella faccia superiore della midolla anche nei lembi frapposti ai tagli , purche cotesti lernbi abbiano la lunghezza ( negli agnelli in ispecie ) maggiore di due centimetri , sicche ciaschcdun lembo comprenda 1' origine non meno di quattro paia di radici spinali. L' esperienza che serve ad appoggiare cotesta nuova scoperta di Brown- -Sequard ebbe un successo cosl favorevole ed importante per la Fisiologia , che mi credo in debito di esporla diste- samente. Discoperta posteriormente la midolla, e spoglia- ta de' proprii involucri incominciando dalla 5.* vertebra dorsale sino alia 5.* lombare per la lunghezza cioe di no- ve centimetri, e lasciato a se 1' animale, comincio a cam- minare per la camera malgrado 1' ampia ferita , 1' eraorra- gia avvenuta , e la perdita di grande porzione del liquido cefalo-rachidiano. Poscia fatto un taglio trasverso sui cor- doni posteriori nella parte piu bassa della midolla denu- data, ed ottenuti non dubbi segni di accresciuta sensibi- lita nelle articolazioni posteriori , furono divisi i sopradet- ti cordoni da un secondo taglio nella regione dorsale, onde si ebbe un lembo intermedio alle due sezioni della lun- ghezza di sei centimetri. E cosa certo che genera non poca maraviglia quando cimentando con diverse maniere di irritamenti le varie parti del corpo dell' animale, si ha indubitata prova della persistenza della sensibility, si puo dire senza tema di esagerare , al grado normale , la quale

1

Del Midollo spinale 389

pure persiste al medesimo grado nella midolla non solo pungendola al di sopra del taglio superiore, ma quello clie e pill, nel lemho intermedio, e al di sotto del taglio inleriore. E siinilmente si addiinostrano sensibili agli cc- citamenti le radici posteriori de' nervi spinali coinuiiicanti col predetto lembo. Fatte le quali prove, e posto a terra di nuovo 1' animale, reggevasi franco sulle zainpe ed ebbe il potere di Hue alcuni passi. Riinauevano aucora intatti i cordoni laterali , e cio poteva per avventura indurre a diibitare, che se niantenevasi ancora la sensibilita dopo due tagli dei cordoni posteriori, cio avvenisse per 1' opera dei laterali. Si estese pertanto il taglio a questi ultimi tanto superiorniente clie inferiormente , ed in quell' atto 1' animale diede manifesti indizii di dolore , ma cio nulla ostante c ncgli arti j)osteriori e lungo tutta la superficie superiore della midolla denudata persisteva alio stesso gra- do la sensibility. Tagliati di poi i cordoni posteriori nel mezzo circa del lembo intermedio, ne conseguitarono cosi due lembi , ognuno de' quali della lunghezza presso a po- co uguale di quasi tre centimetri. II taglio fu cagione di dolore, ed esplorata la sensibilita della superficie superio- re dei due lendii , si ebbero eguali manifestazioni di senso. Punta ed irritata al di sopra del taglio superiore e al di sotto dell' inferiore, notammo alcuna difFcrenza nel grado deir espressione dolorifica, essendo piii sensibile al di so- pra deir incisione superiore. Posto di nuovo a terra 1' ani- male conservava ancora forze sufficienti per reggersi snlle zampe. Ma quando, introdotto con molta delicatezza il te- notomo fra il corpo delle vertebre e la midolla, si tronca- rono i cordoni anteriori a livello del taglio inferiore dei cordoni posteriori , nel momento del taglio le estremita pelviclie furono prese da forti contrazioni tetaniche, che dopo pochi istanti si dileguarono, succedendo una paralisi completa di moto cioe e di senso delle estremita stesse. avvegnache si mantenesse ancora la continuita della mi- dolla mediante la sostanza grigia centrale. Imperciocche collocato a terra 1' animale, reggendosi ancora bene sulle zampe anteriori, fu capace di fare con queste alquanti

390 Marco Paolini

passi tiascinando dietro se gli arti posteriori flosci e ca- scanti, i (juali oziaiulio puuti e laceiati in diverse inanie- re e a ditierente prolondita si addiniostrarono affatto iin- mobili ed insensibiii. Ma di quest' ultima esperienza , e di altie dirette ad investigare il significato fisiologico dei cordoni anterioii , tornera in acconcio favellare in altro luogo. Intaiito e a notare clie sebbene 1' auiuiale fosse sta- te per si hmgo tempo soggetto a dura carnificina, nulladi- meno il lembo superiore intermedio ai due tagli dei cor- doni posteriori integra mantcneva la propria sensibilitii, di cui davano ancora non dubbi segni i bordi superiore ed inferiore del lembo indicato.

Abbiamo veduto die quavito e rnaggiore la lungbezza di un lembo dclla niidolla compreso fra due incisioni trasverse dei cordoni posteriori ed anclie dei laterali, tan- to pill persiste nel niedesirno la sensibilita. Non procedo- no egualmente le cose quando quel lembo intermedio comprenda 1' origine di una sola radice posteriore di ini nervo spinale, e quando abbia la lungbezza di tredici mil- limetri sicclie non corrispondano col medesimo clie due o tre radici posteriori. Percioccbe in tali contingenze bo veduto non solo insensibiii alle punture quei lembi , ma ancora le radici nervose corrispondenti , essendo eziandio alquanto stremata la sensibilita della midolla sottoposta al taglio inferiore. Questi esperimenti furono praticati sopra due animali, ed i risultati riescirono cosi concludenti da non lasciare nell' animo incertezza e dubbieta.

Se per le cose dette, tagliati trasversalmente in due o tre luogbi fra loro alquanto distanti i cordoni posteriori e laterali del midollo, ba luogo tuttavia la trasmissione al comune sensorio delle impressioni clie partono dal tronco e dalle membra posteriori, mantenendosi non ineno intatta la sensibilita iiei lembi frapposti ai tagli medesimi , fa d' uopo di necessita convenire che quella trasmissione si efFettui per opera della sostanza grigia , essendo d' altron- de dimostrata da altre esperienze 1' inefficacia dei cordoni anteriori per una si fatta trasmissione. Ma quali sono le attcnenze che passano fra le cellule nervose della sostanza

Del Midollo spinale 39 I

grigia del midollo sia colle fibre longitudinali del medesi- mo,sia colle fibre delle ladici jiosteiiori de' nervi spinali? Infinite sono le indagiiii iiistituite dai \na insigiii inicio- giati nioderni per cliiarirc un cosi ardiio argoniento di istologia : ma ben poco frutto sin qui si e da quelle in- dagiiii ricavato. « Noi sappiatno, dice 1' illustre Berruti (1), clie le fibre delle radici posteriori dei nervi spinali s' ini- piantano nel solco laterale posteriore del midollo, ed ar- rivano alia sostanza grigia sottoposta dopo avere attraver- sato la sostanza gelatinosa di Rolando; ma cosa addivengaiKj esse poi il microscopio non me lo addita sufficientemente, giacclie dopo clie io ho seguite quelle fibre sino alia so- stanza grigia, vedo clie si confiandono talmente le une colle altre, tutte le fibre cola esistenti che io non posso piu riconoscerc quali sieno quelle che provengono dalle radici spinali , e percio non posso conoscere quale sia la strada che qneste continuano a percorrere dopo che sono entrate in quel labirinto tracciato da fibre e da cellule numerosissinie. Kolliker pero dice che egli riesce a segui- re le fibre delle radici posteriori dei nervi spinali non solo fino alia sostanza grigia, ma ancora attraverso a que- sta sino a che vengano a raggiungere le fibre longitudinali del midollo, ed asserisce che alcune di quelle passano alle colonne posteriori, ed altre alle colonne laterali di esso mi- dollo «. Dopo avere il prelodato fisiologo italiano riferite le opinioni di Sappey, Longet, e Valentin suU' argonien- to in discorso , egli crede di non andare lungi dal vero concludendo , che fi'a le cellule nervose del midollo spi- nale molte ve ne sono le quali per una parte ricevono due o piu fibre periferiche, per 1' altra non si continua- no che con una sola fibra centrale del midollo. Ma cote- sti insegnamenti dei piu celebri fia i moderni cultori del- r anatomia microscopica non sono sufficient! per dare una ragionevole spiegazione del perche si mantenga la sensibilita

(1) Siinto delle lezioni di Fisiologia Sperimentale. ToriDO 1864. Vol. 1." pag. 135.

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nelle parti sottoposte ai tagli dei cordoni posteriori e la- teral!. Solainente iuerct> le scoperte anatoiniche di Brown- -Sequard si possoiio diradare le tenebre die iuvolgono quel fenomeno singolare. Perciocche egli ha discoperto che le fibre delle radici posteriori, le quali si portano in par- te ai cordoni posteriori ed in parte ai laterali, sono com- poste di due serie , 1' una di fibre asceudenti , 1' altra di fibre discendeuti. Le quali due serie di fibre ( ascendenti e discendeuti) abhandonauo , a parer suo , i cordoni po- steriori e laterali dopo un breve tragitto per penetrare poscia uella sostanza grigia (1). Laonde ne conseguita, che la trasmissione delle impressioni sensifere non si opera che in una maniera passeggiera nei cordoni posteriori , giacche le fibre sensorie trapassando per un breve sjjazio questi cordoni vanno poi a finire in ultimo nella sostanza grigia del midollo. Le quali cose prestabilite, chiaro si scorge, come tagliate le fibre ascendenti suppliscano alia trasmissione delle impressioni le discendeuti , che insieme alle prime, come si e detto, vanno poi a confondersi in parte colle cellule gangliari della sostanza grigia, clie ne compie la trasmissione all' encefalo. E queste fibre ascen- denti e discendeuti delle radici posteriori spinali sono sta- te da Brown-Sequard dimostrate col fatto , delineate in tavole da Clarke, ed aggiunte queste ad una delle sue Memorie originali pubblicate nel penultimo volume degli Atti della Societa di Biologia di Parigi. Per quante ricer- che io mi abbia fatto per procurarmi quelle Memorie , cio non mi e stato per anche conceduto. AI chiarissimo fisiologo di Ferrara Professore Poletli , della cui amicizia mi onoro, io debbo luia cosi interessante comunicazione.

Troncata per intero trasversalmente la meta destra della midolla nella regione lombare, estendendo il taglio cioe dal solco longitudinale posteriore o superiore sino al mar- gine esterno del cordone laterale , si annienta il senso ed il moto neir arto posteriore dello stesso lato,raa si mantiene

(1) V. La Presse Medicale Beige. N.° 44. 28 Ociobie 1866.

Del MiDOLLO spinale 393

ancora , beuclie in debole giado, la sensibilita iiella parte destra della niidolla al di sotto del taglio. Peiciocche irri- tando alternativamente in questo luogo ora il cordone si- nistro ed ora il destro , quantunque le manifestazioni di dolore sembrino piii proiivmciate puiigeudo il primo cor- done , non mancano pero quando si irrita il destro , che e superiormente troncato. Laoiide pare risultare da questa esperienza , die una meti della niidolla conservi , sebbene di molto streniata , la facolta di trasmettere al comune sensorio le impressioni. II quale fatto troya una adequata interpretazione nelle recenti osservazioni microscopiche fat- te da KoUiker sul midoUo spinale, dalle quali ricavasi che le fibre delle rispettive radici posteriori dei nervi spinali giunte nella sostanza grigia non solo si uniscono ai pro- lungamenti delle cellule gangliari , ma eziandio decussan- dosi, le radici del lato sinistro vanno a finire nei cordoni posteriore e laterale dell' opposto lato, siccome quelle del destro vanno a finire nei due nominati cordoni del lato sinistro (1).

I cordoni anteriori sembrano specialmente destinati a trasportare in direzione centrifuga le impressioni eccitatri- ci del moto volontario, e sebbene irritati non risveglino nell' animale , per quanto apparisce, segni di dolore, cio non di meno 1' integrita loro pare indispensabile per man- tenere la sensibilita. In tre agnelli furono fatte le seguen- ti espericnze, cimentando i cordoni anteriori ora nella re- gione dorsale , ora nella lonibare. Dopo avere con molta cautela introdotto un sottile filo di rame piegato ad ansa fra il corpo delle vertebre e la faccia inferiore del midol- lo, soUevandolo cosi in modo da permettere 1' introduzio- ne di un uncino , s' ando irritando colla punta del me- desimo i cordoni anteriori, che insieme alle radici corri- spondenti nervose erano perfettamente intatti. Giammai gli aniniali diedero alcun indizio di dolore , ne si eccitaro- no contrazioni nei muscoli del tronco e delle estremita

(1) Elements d' Histologic Huroaine. Paris 1856. Fasc. 1 et 2 pag. 317. T. IX. 50

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Ritirato I' iiiicino ed introdotto un sottile tenotomo, fu diretto il maigiiie suo taglieiite in alto dividendo tiasver- saliuente i cordoni anteriori. Nell' atto del taglio i musco- li delle membra posteriori sono assaliti da eiiergiclie con- trazioni tetaniche, le (|iiali durano poclii istanti , conse- guitandoiie una irre()aral)ile paialisi di inoto nelle parti piedette. Qiiaiulo il taglio e superiiciale ed intcressa sol- tanto i cordoni anteriori senza ledere gran die le corna corrispondenti della sostanza grigia, irritando gli arti po- steriori con una certa torza, e la faccia superiore della mi- dolla al di sotto del piuito in cui i cordoni anteriori sono stati tagliati , si ottengono ancora alcuni segni di sensibi- lita , movendo 1' animalc la testa, e tentando colle zampe anteriori di sollevarsi.

Questa esperienza adunque addimostra scemare in se- guito del taglio dei soli cordoni anteriori la sensibilita delle parti sottoposte al taglio istesso. Quando poi 1' inci- sione comprende oltre i nominati cordoni ancbe le corna corrispondenti della sostanza grigia da giugnere quasi alia commissura della sostanza medesima, si spegne affatto la sensibilita nelle parti posteriori del corpo, le quali cado- no in una completa paralisi tanto di senso quanto di mo- to. E cbe veramente nell' un caso il taglio si approfon- dasse soltanto nei cordoni , e nell' altro nella sostanza grigia , io potei pienamente assicurarmi portando via quel tratto di midoUo che era stato diviso, e facendone subbiet- to di accurata osservazione coll' occhio armato di una len- te. Ancbe da questi ultimi esperimenti pare a me sia maggiormente comprovata la molta impoitanza della sostan- za grigia nella trasmissione delle impressioni sensifere , siccome pure la parte che prendono i cordoni anteriori nel regolare mantenimento della sensibilita.

Del Midollo spinale 395

DEGLI EFFETTi

DELLA CORRENTE MAGNETO-ELETTRICA

APPLICATA DIRETTAMENTF.

AL MIDOLLO SPINALE DEGLI ANIMALI ViVF.

Confortato dall' opera e dai consigli del cliiarissimo fisi- co Dottoie A. Palagi mi accinsi alle seguenti esperien- ze = AUorche si applicaiio i due reofori siilla faccia su- periore del midollo spinale ancora circondato da' suoi involucri meinbranosi , nell' atto del passaggio della cor- rente ha luogo soltanto una lieve oscillazione di tutti i muscoli del corpo, la quale e alrjuanto piu pronunciata •juando la corrente e diretta dalla testa verso la coda del- r animale. Applicati invece i reofori direttamente sui cor- doni posteriori del midollo spogliato delle proprie mem- brane, la corrente magneto-elettrica risveglia violentissime contrazioni tetaniche in tutti i muscoli volontari, e rani- male niaiida forti grida, clie senibrano 1' espressione di do- lori acerbissimi : i quali fenomeni sono tanto piu manife- sti ed intensi quando la corrente e diretta dalla coda al- ia testa. Ed uguali risultamenti si ottengono , se , troncata j)er intero la midolla, i due reofori sieno applicati sui cordoni posteriori del segmento cefalico di essa, oppure r uno nel cefalico, 1' altro nel caudale. Portato via tm tratto di midollo della lungliezza di tre centimetri, e po- sti i reofori sulla faccia superiore del segmento cefalico, r animale. qualunque sia la direzione della corrente, man- da alte grida, e succedono energiche contrazioni nella par- te anteriore del corpo, mentre gli arti posteriori presen- tano soltanto alcune oscillazioni. Applicando invece i reo- fori sulla superficie superiore del seginento caudale gli arti posteriori entrano in forti contrazioni, mentre la parte anteriore del corpo manifesta una momentauea oscillazio- ne dei muscoli, ne 1' animale mauda verun grido. Dalle quali esperienze sembra a me si potesse ricavare un altro argomento in favore della proprieta sensifera dei cordoni posteriori del midollo spinale. Perciocche quegli animali, clie durante lunca carnificiiia rade volte avevano mandato

396 Marco Paolini

qualclie gemito, niandavano forti helati quando la correri- te era applicata siii corIoiu posteriori della inidoUa. Cer- to si e pero die la curreiUe inagneto-elettrica, aache in quella circostanza, non si diifonde esclusivamente per quei cordoni in una direzione centripeta , ma trascorre egual- niente per tutta la sostanza del inidollo, per i tessuti con- tigui ossei e legaiuentosi, e specialniente pel sistema ner- veo-muscolare , giacche portata via una porzione di midol- la , ed applicati i reofori , come si e detto, sul segmento caudale di essa, non mancano di comparire alcune contra- zioni anche nella parte anteriore dell' animale : e pari- menti, applicati suUa parete interna della teca vertebrale nel principio della regione lombare in quello spazio I'ima- sto vuoto pel togliinento di un tratto di midollo , si os- servo una generale oscillazione dei muscoli, prevalente pe- ro in quelli dell' abdome. Laonde a me pare ancora che queste esperienze insegnino non essere 1' elettrico un mezzo veramente acconcio per esplorare nel midollo spi- nale , che si puo avere in conto di un organo nervoso dotato di certa composizione, le proprieta sue fisiologiche. Imperciocche dagli efFetti clie ne conseguitano, applicando per esempio i reofori o sulla sostanza grigia o sopi'a i di- vers! cordoni , non se ne puo con ragione dedurre che la corrente abbia esclusivamente percorso piuttosto la prima sostanza, oppure 1' una o 1' altra serie dei cordoni mede- simi , dilfondendosi , come ho detto, indifFerentemente non solo per tutta la grossezza del midollo , ma ancora per le parti circonvicine. In conferma di che piacemi di addurre il seguente esempio. Se, troncata trasversalmente la midol- la nella regione lombare, si premono con una sottile spa- tola od uno specillo i cordoni antcriori del segmento cau- dale , i muscoli delle articolazioni posteriori sono presi istantaneamente da contrazioni tetaniche ; per lo contrario, praticando la stessa prova sulla spessezza dei cordoni po- steriori, si ottiene un risultamento negative. Ben altrimen- ti accade se invece di uno stimolo meccanico si adoperi la corrente magneto-elettrica : perciocche si risvegliano del pari energiche convulsioni toniche negli arti posteriori, sia

Del Midollo spinale 397

applicando i reofori sui cordoni anteriori clu; sui |KJSterio- ri del seginento caudale, (iualun(|iie volta specialmente la corrente sia diretta, vale a dire nella direzioiie dalla testa alia coda dvW aiiiiiiale.

Riepilogando pertanto in breve le cose da ine tin ([iii ragionate, parnii clie dalle esposte esperienze si possano ricavaie i segueiiti corollari :

1.° I cordoni posteriori e laterali del midollo spinale sono forniti di squisita sensibilita.

La divisione dei cordoni predetti non impedisce la trasmissione centripeta all' encefalo delle impressioni sen- sifere.

3." Le impressioni trasportate dalle radici spinali poste- riori pare die percorrano per un breve tragitto le fibre midollari dei mentovati cordoni, e poscia trapassino nella sostanza grigia.

4.° La sostanza grigia, quantunque insensibile per se niedesima ossia incapace di immediatamente ricevere le impressioni eccitatrici del senso, pare il mezzo indispen- sabile pel trasporto di quelle impressioni al comune sen- sorio.

5." Tagliati trasversalmente i soli cordoni posteriori, au- menta temporariamente la sensibilita nelle parti dell' ani- male situate al di sotto del taglio.

6." I cordoni posteriori conservano la propria sensibilita quando sieno tagliati in due o tre punti ad una certa di- stanza fra loro.

7.° Una meta sola della midoUa sembra ancora capace di trasmettere all' encefalo, benche debolmente, le impres- sioni fatte direttamente su di essa.

8." I cordoni anteriori sono insensibili all' applicazione immediata degli stimoli.

9." Finalmente, i suddetti cordoni sono essenzialmente motori , ma non sembrano estranei alia produzione del senso.

Dl UNA MORTE SUmiANEA

OCCASIONATA

mmiii

DEL

DOTTOK CARLO SOVERINI

( Letta nella Sessione del 29 Apnle I8S8.)

s

iccome alia Filosofia delle Scienze Naturali toiiia di graiidissima iitilita il comunicare agli uomini dotti i rari casi, cosi entrai in qualche fiducia die la narrazione di un caso rarissimo fosse per essere beiiignamente accolta da Voi , o Accademici Sapientissitni , ai quali oggi ho il debito di parlare.

Nel gioino 26 Maggio 1856 il t'acchino Paolo Giiidi d' anni 37, di alta statura , di rol)usta costitnzione e di atletiche forme, nel discendere una scala sotterranea del- la casa in Via S. Mamniolo N. lOi con un carico di le- gna da ardere , preso da improvviso deliquio cadde sotto il peso ne ebbe piii forza di rialzarsi. Riusciti inutili i ten- tativi praticati dalle caritatevoli persone accorse in aluto della pericolante salute di quest' uonio , ed anzi il male facendosi via via piii grave, fu mandate per un cataletto onde trasportarlo alio Spedale Maggiore, dove fu condotto alle 3 e '/^ pom. e cioe un' ora dopo cbe il deliquio era

400 Carlo Soverini

cominciato. CoUocato 1' inferino nel letto N.° 152, 1' Egre- gio Medico Assistente Sig. Dott. Eiigenio Baroni riscontio in lui i seguenti sintomi. Freddo marmoreo di tutto il corpo , pallidezza estrenia, polsi impercettibili, respirazio- ne debolissima, battiti cardiaci insensibili, perdita di sen- so e di niovimento. Dopo tre ore di decubito dorsale col- r aiuto degli eccitaiiti e della non inai intenotta senapiz- zazione riavutosi alcun poco , ricupero il Guidi 1' nso dei sensi e del iiioto , e pote beiiche con latica e voce fioca rispondere alle fattegli interrogazioni. Ma dalle sue rispo- ste nient' altro si pote ricavare fnorche sentiva male alia gola. Qual Medico Primario Sostituto di tnrno in servizio per un trimestre. onde disimpegnare le funzioni del Cli. Sig. Cav. Prof. Michele Medici, Medico Fisico Primario di quello Stabilimento ( cui venne accordato onorevole riposo ) vidi per la prima volta il detto infernio alle ore 9 ant. del successivo giorno 27 Maggio ; nella qual' ora , i prefati sintomi , in grado pero assai minore , persistevano tuttavia. Interrogai piii d' una volta 1' infermo onde venire in co- gnizione della causa di si grave malattia , ma dalle sue risposte pronte e precise niun' altra cosa potei sapere fnor- che quella manifestata al prenominato Dottor Baroni , e cioe che sentiva male alia gola. Mi feci tosto ad esami- nare le fauci , ma per quanta attenzione impiegassi nel- r osservarle non mi venne dato di rinvenire in esse la benche minima morbosita. Nell' assoluta mancanza di ogni indizio intorno all' etiologia del male che servir potesse a specificarne la cura, fatto calcolo del grado di diminu- zione ottenuto nei sintomi dalle prescrizioni gia fatte , credei opportuno il continuarle. Seguitai pertanto nell' uso degli eccitanti moderati e della senapizzazione , aggiungen- do di pill due vescicanti applicati uno al braccio dritto, r altro alia coscia opposta.

Nel corso di questa giornata e della notte successiva i sintomi del mortale abbattimento andarono via via sce- mando, cosicche alia mattina del 28 Maggio non solo erano affatto scomparsi, ma di piii erano stati sostituiti da altri per natura diametrahnente opposti , quali erano :

Dl UNA MORTF, SUBITANEA EC. 401

calore cutaneo al disopra del norniale , rossore al volto , sete; polsi frequenti , contratti, febhrili; tosse con escrea- to rubiginoso. Questo stato di reazione ricliiedeva natnral- mente un trattainento terapeutico d' indole purarnente ari- tiflogistica. Si fecc quindi un salasso dal braccio, si am- niinistro una bibita refrigerante , si provvide alia stiticliezza del ventre con un clistere. E poiclie i sintomi dell' attual forma morbosa erano prevalenti al petto, non si ominise di percuotere ed ascoltare questa cavita. Dalla quale du- plice nianiera di esplorazione si ebbero i seguenti risulta- nienti : in quanto agli organi respiratorii , in alcuni tratti del torace, colla percussione, un suono piii ottuso del na- turale , coll' ascoltazione , un rantolo vescicolare crepitante ; in quanto al centro circolatorio, colla percussione, un suono assai ottuso e molto piii esteso dell' ordinario , col- r ascoltazione , i ruinori cardiaci diminuiti e come lontani, impulso di cuore nulla. Dai quali segni avresti giudicato trattarsi nei polmoni di una flogosi al 1 grado , uientre nel centro circolatorio avresti sospettato d' idropericardia.

Ma tornando all' andameuto della nialattia e a dire che nella sera dello stesso giorno 28 Maggio seguitando la febbre e gli altri siutomi flogistici di petto, ed osservata la cotenna nel sangue estratto la mattina, si crede op- portuno praticare un altro salasso ed amministrare per bocca r olio di ricino.

Nella mattina del di 29 Maggio F infermo aveva alquan- to migliorato, stanteche la febbre era diminuita ed il respiro era piu libero : continuava pero la tosse coll' e- screato pneumonico ed il polso si manteneva duro anziche no. Si fece percio il terzo salasso, in seguito di die 1' am- nialato si senti talmente soUevato da ritenersi poco men che guarito. E siccome era giorno in cui era permesso ai parenti ed agli amici di visitarlo , accolse la visita di que- ste persona con molto piacere poco dopo le due pom. , dicendo loro die si sentiva cosi bene da credersi conva- lescente. Per dare loro una prova di quanto veniva asse- rendo , abbandonata per la prima volta la posizione oriz- zontale si mise seduto sul letto e con movimenti poco

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402 Carlo Soverini

misurati delle braccia iiitese di tar loro conoscere che il male sofFerto noii gli aveva tolte le forze a lui natural!. Si trattenne seduto sul letto ancora alcun tempo dope che i parent! e gl! amici erano part!ti , ! qual! turono da lu! accomlatat! coll' !ng!unzione che gl! avessero portato soUecitamente d! che coprirs! , inentre esso rlteneva che presto gl! sarebbe stato concesso di alzarsi. Ma stortuna- tamente s' inganno, imperocche poco dopo rimessos! nella posizione orizzontale, senza aumento sensibile di malattia, senza mancanza estrema di forze , conscio perfettainente d! se improvvisamente spiro ( ore 3 '/^ pom. del 29 Mag- gio 18.56 e precisamente dopo tre giorni di decubito nel- 1' Ospedale ).

Trascorse circa 26 ore dall' accadiita morte, si procede air ispezione del cadavere. Eccettuato 1' efFetto che d' or- dinario producono ! vescicant! osservabile all' interno del braccio destro e a quello della coscia opposta, nessun'al- tra alterazione vuo! d' indole morbosa , vuo! di natura ca- daverica manifestavasi nella cute di questo cadavere , nel quale d' altronde e per la compostezza della faccia e per quella delle altre membra leggevi facilmente la placidezza grande con cu! il Guidi subito aveva 1' estremo trapasso.

Si apre il petto, e si trova che ! polmon! ingorgati di sangue in tutta la loro estensione , presentavano eziandio nella loro parte posteriore il processo flogistico, che, nel sinistro era limitato al primo grado, mentre nel destro lo vedevi al secondo ., chiara ed evidente essendo nella detta porzione di quest' ultimo polmone la cosi detta epatizza- zione rossa. II pericardio assai prominente sopra il livello dei polmoni ti offriva 1' aspetto di un' ampia e gonfia ve- scica di color rosso fosco. Tagliato, sgorgo dal medesimo copia grande di sangue, che nella massima parte era ag- grumato, e nel resto era anche fluido. Raccolto come me- glio si pote tutto questo sangue , che riempiva il pericar- dio a niodo da tenerlo forzatamente disteso , e posto sul piatto di una bilancia , segnava il peso di libbre quattro e mezza circa. II piu volte lodato Dott. Baroni , die prati- cava la sezione , nel raccogliere i grumi sanguigni contenuti

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Dl UNA MORTE SUBITANEA EC. 4-03

jiel peiicardio senti nella mano sinistra die aveva condotta sulla faccia posteriore e destra del cuore una tale puntura da nietterlo in avveitenza che cola si trovasse nascosto un corpo estraneo pungeiite a giiisa di spilla. Esaminata percio attentamente quella legione , si trovo uu ago cosi detto di Bologna, (Vedi la lottcra / ddia unita Tav. 27.) conservantc la propria Incentezza, di un dianietro ininore di un inillinietro, ed avente quattro centimetri circa di lunghezza. Quest' ago era piantato nella parete posteriore destra del pericardio, alia distanza di dodici millimetri cir- ca dalla volta del diatraniina , in niodo die la nieta cor- rispondente alia punta si trovava dentro 11 sacco del pe- ricardio sepolta nei grutni sangnigni , e la inetii corrispon- dente alia cruiia occnpava la cavita della pleura fra il polmone e la sierosa pleuritica del pericardio niedesimo. La direzione adunque tenuta da quest' ago era dall' indie- tro all' avanti e dal basso all' alto.

Malgrado la presenza dell' ago infitto nel pericardio, le due membrane di cui si compone questo sacco non si scostavano punto dallo stato fisiologico ; imperocche il co- lor rosso-fosco dalle medesime presentato scomparve afFat- to mediante semplici lozioni di pura acqua fresca , prova evidente che quell' innormale colore era unicamente do- vuto al contatto prolungato del sangue entro quel sacco raccolto. II cuore conceiitrato in se stesso , pallido e vuo- to di sangue presentava esternamente sulla faccia poste- riore del ventricolo destro una lacerazione { m , n , o , p Tav. cit. ), che da poche linee al disotto della base si portava verso 1' apice del mcdesimo ventricolo correndo quasi paralella all' angolo anteriore o inferiore del cuore da cui distava da sei in sette millimetri. Questa lacerazio- ne di fignra irregolare dal punto superiore (mTav. sudd.) air inferiore [n) seguendo con un filo 1' andamento sue curvilineo misurava cinque centimetri ; dal punto sinistro (o) all' opposto (/?) misurava due centimetri e mezzo cir- ca. Le praticate iniezioni provarono non esistere comuni- cazione fra le cavita del cuore e I' esterna sua lacerazio- ne; la quale diligentemente esaminata mostrava di non

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interessare che 1' esocaido , lo strato superficiale delle iibie inuscolari del ventiicolo destro , ed i vasi coronaiii che sconono Ira questo e ijiiello. Questi vasi craiio principal- inente due rami [q, r) dell' arteria coroiiaria destra e le rispettive veiie satelliti. E poiclie il riinaueate delle pa- reti cardiache non clic gli altri vasi precordiali finono trovati nella totale loro integrita, cosl si pote stabilire che alia lacerazioiie dei suddetti vasi coronarii arteriosi e venosi era da attribiiire esclusivameiite la copiosa elfusione di sangiie raccolta nel sacco del pericardio.

Le ulteriori indagini anatoniiche fecei'o poi conoscere ciie la larinoe, la trachea ed i Jironchi crano in istato naturale ; e che nel medesimo stato naturale si trovavano le pleure ed il diaframma; die un lieve grado di innor- niale rubore esisteva nella mucosa della parte inferiore della faringe ; che questa medesinia alterazione un po' piii pronunciata occupava la mucosa della porzione inferiore deir esofago , queila del fondo cieco dello stomaco , non che queila di una delle piii basse anse dell' intestino te- nue ; e che inline 1' apparecchio uro-pojetico e l' asse ce- rebro-spinale erano iinmuni da qualunque morbosita.

Dalle cose finora dette intorno la necroscopia possiamo senza tema di errare stabilire, che 1' ago infitto nel pe- ricardio e stata la causa movente di tutti i fenomeni mor- bosi che precedettero la morte del Guidi. II che fermato, la prima cosa di cui dobbiamo occuparci si e queila di rintracciare la via per la quale quell' istrurnento pungen- te s' introdusse nel corpo del nostro Infermo, e come po- tesse ragglungcre il posto nel quale fu Irovato nel cada- vere di lui. Incominciero dall' espoi're le notizie che mi fu dato di raccogliere, e che possono per avventura dira- dare l' oscurita propria di questa ricerca.

Seppi pertanto che il Guidi , vedovo da oltre tre mesi non aveva in casa, posta in Strada Saragozza N. 163, che una sola figlia, la quale, per non oltrepassare 1' et^ de- gli anni sette, non era in grado di somministrare alcun dato che atto fosse a rischiarare con sicurezza il propo- stomi argomento ; che pero avendo stabilito di riammogliarsi

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il 7 Giugno di quell' anno ( se non fosse state colpito dalla moite il 29 dell' antecedente mesa di Maggio, sicco- me abbiamo superiorniente indicate ) con certa Maria Fran- ceschelli , a questa e alia sorella di lui per nonie Cate- rina mi fu d' uopo ricorrere per avere qualche schiarinien- to , se pure era possibile , intorno al caso singolare offer- toci dal nostro infermo.

Permettetenii adunque , o Accademici Prestantissimi , che io vi esponga quanto su tale proposito venivano riferendo queste due donne.

» Narrava la Caterina Guidi che suo fratello Paolo le accuse di sentirsi peco bene e di avere male alia gola soltanto la domenica 25 Maggio alle ere 1 1 antimerid. quando condusse da lei a desinare la piccola figlia Aga- ta, cesa die le ripete ancera alle 2 pom. dello stesso giorno , allorche torno per riprendere la fanciulla ; che queste male di gola era da lui attribuito a riscaldo pre- so la mattina stessa nell' andare a piedi alia Parrocchia del Borgo Panigale ( circa 3 miglia distante dalla citta ) per motive del suo nuovo matrimenio ; che rivide il fra- tello il di successive 26 detto nella bottega di suo ma- rito circa al mezzo giorno, dove si trattenne per ben due ore, nel qual tempo egli stette continuamente se- duto e appoggiato al mure come suel fare chi non si sente bene di salute ; che invitato a mangiare si riiiuto dicende di non averne volonta mentre sentiva il male alia gola e lui mal essere generale in un grade anche maggiore del giorno innanzi ; che alle due pom. parti dalla bottega suddetta per tener dietre a un carro di legna che aveva vedute entrare allora allora per porta Saragezza onde precacciarsi del lavoro ; che nen vide piu il fratello se non all' Ospedale, dove seppe che era state trasportato per essergli venute male sette il peso della legna. = A tutte cio aggiungeva che il fratello sue non era mai state malato : che era phittosto dedito al vino ; che dal di in cui perde la moglie andava a mangiare in un' osteria sotterranea o cantina ; che usava di mangiare con molta fretta , e colla distrazione a lui

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» propria; che aveva V ahitudine di portare degli aghi ma- » lamente piantati tanto nella parte pettornle della ca- » micia quanto sugli orli anteriori del corpetto ; ma che » non gli aveva mai sentito dire che gli fosse awenuto d' infiggersene alcimo sia nella cute del petto che in quel- la di ultra parte del sua corpo ».

In quanto alia Francesclielli ecco cio che rifcriva : » che la domenica 25 Maggio 1856 passeggiando fuori porta Saragozza col Guidi circa alle 5 pom. le disse di star poco bene ; che questo nial essere gli era coniinciato con brividi di freddo la mattina alle ore otto circa men- tre udiva messa nella Chiesa del Borgo Panigale; che si sentiva male alia gola, ed un certo rodiuiento lungo il collo , per liberarsi dal quale era entrato durante il passeggio in una bottega da Acquavite dove bevve due bicchierini di anisetto senza vantaggio \ che il lunedi alle 8 ant. lo vide seduto sul muricciuolo del portico della casa da lui abitata , e che scortala a qualche di- stanza le ando incontro per dirle che si sentiva molto male e che non poteva reggersi in piedi, essendogli crescinto il male di gola annunziatole il giorno innanzi , e sentendosi di piu un malino che colla mano indico alia regione del cuore ; che accetto il consiglio da lei datogli di andare a letto dove stette per un' ora , sicco- me ebbe a dirle quando piu tardi fu da lei riveduto, ma che non avendone avuto sollievo aveva deciso di abbandonare il letto e sforzarsi a lavorare per tentare , seguendo una via contraria , di liberarsi da un male che non sapeva d' onde movesse. Oltre a cio la Francescliel- li diceva che il Guidi era uomo cui piaceva il vino , die andava a pranzare in un' osteria che era in una cantina , che mangiava frettolosamente e colla distrazione a lui naturale ; che infine era ahituato riunire il davan- ti della camicia ( che d' ordinarlo mancava di bottone al collo ) mediante aghi malamente piantati , cosa da lei osservata ancora due giorni prima che si ammalasse ; ma che non le aveva mai riferito di essersi infitto alcuno di quegli aghi ne nel petto , ne in verun' altra parte del

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» suo corpo , per cui essa riteneva che cid non gli fosse » mai accaduto «.

Dal riferto di queste due donne , oltreche ci vengono soinmiriistrati i dati opportuni per coinpletare la storia del tatto inorboso siiigolare intorno al quale ci occupiaino ; siamo inessi di qualche guisa nella via per intendere come il descritto ago si potesse casualniente infiggere nel peri- cardio di un uoino della condizione di Paolo Guidi , e cioe di un facchino , cui strunienti ben diversi dagli aglii sogliono essere famigliari. Impeiocche ammessa nel nostro infenno la mal intesa abitudine di tenere non troppo be- ne piantati dcgli aghi nella parte pettorale della camicia o negli orli anteriori del corpetto , non difficilmente si coniprende clie sotto una pressione o un urto qualunque ricevuto in questa regione quegli acuti e sottili istruraen- ti perforando gli spazi intercostali avrebbero potuto pene- trare nel petto e finire per infiggersi o nelle membrane o nei visceri di questa cavita non escluso il pericardio e il cuore. E per verita , conosciuta una tale abitudine , io pure ritenni a prima giunta die per questa via si fosse nel Guidi insinuato 1' ago che gli si rinvenne nel pericar- dio, se le riflessioni die sono per esporre non m' avesse- ro condotto a pensare altrimenti.

E in primo luogo si vuole tenere in qualche conto la deposizione franca e leale delle due donne sumnientovate, le quali dicono di non avere mai sapvito che il Guidi si piantasse nel suo corpo verun ago. Ora questo dato ne- gativo rende per lo meno inolto improbabile 1' ipotesi , che r ago giungesse al pericardio attraversando la parete toracica. E di vero se il Guidi si fosse comunque infitto nella parete anteriore del petto uno degli aghi che soleva tenere nella camicia o nel corpetto, il dolore da lui sof- ferto lo avrebbe avvertito di quanto gli era accaduto. II che fermato, non e verosimile che quest' uomo non avesse fatto cenno del doloroso evento o alia sorella Caterina o alia Maria Franceschelli ; all' una o all' altra che vedeva piu volte ogni giorno e coUe quali passava non poche ore raccontando loro i piu minuti particolari della sua vita.

408 Carlo Soverini

In 2." luogo, r ispezione esterna del cadaveie, esegui- ta minutamente e coUa massima diligenza, prima e dopo r apeitiua delle cavitu, non fece vedere nella cute del Guidi e specialmente in quella del torace la benche mi- nima lesione o discontinuitii o puntura o lividura o cica- trice; altro dato negative tanto piii apprezzabile, in qnan- to che le circostanze tutte del fatto coiiducono a credere che recentissima anzicheno fosse stata 1' introduzione del- r ago nel corpo del nostro infermo.

In 3.° luogo, ove 1' ago fosse entrato per la via della cute e specialmente per quella che copre la parete ante- riore del petto, si sarebbe piu facilmente piantato nella porzione anteriore del pericardio, avrebbe pur ferito il cuore piu facilmente nella faccia anteriore , ed avrebbe avuto poi per necessita la direzione dall' avanti all' indie- tro, o almeno la cruna dell' ago sarebbe stata rivolta con- tro la faccia interna della parete toracica ; il che e affatto contrario a quanto 1' autopsia ci ha rivelato.

Per le quali ragioni , collettivamente considerate , pare che non senza fondamento si possa escludere che 1' ago sia giunto al pericardio per la via della cute. Esclusa la quale , altra strada non rimane ad ammettersi fuorche quella del canale alimentare , supponendo che quivi siasi introdotto l' ago mediante la deglutizione. E qui e d' uo- po rammentare che tanto la Caterina Guidi quanto la Maria Franceschelli si trovano d' accordo nel riferire, die il nostro infermo era piuttosto dedito al vino, che nian- giava frettolosamente e colla distrazione a lui naturale , in luogo poco illuminato quale e una cantina. Queste circo- stanze non rendono molto probabile il caso che , essendo il Guidi o alterato dal vino o in preda alia naturale sua distrazione mentre mangiava , uno degli aghi die teneva nella camicia o nel corpetto cadesse fra i cibi che gli erano davanti , ed egli insieme coi cibi stessi lo abbia inavvedutamente inghiottito ? per questa e non per altra via s' introdussero quegli aghi che si trovarono infitti nel cuore di parecchi animali della specie bovina, siccome il Chiarissimo nostro Presidente Siffnor Cav. Prof. Antonio

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Alessandrini ci ebhe a dimostrare con uoii poclii esempi (1). Oltie a ci6 la probabilita dell' anzidetto caso acqiiista tan- to piu valore e quasi si converte in certezza se si consi- deri 1." che i sintomi dall' infenno accusati , non appena la sua salnte comincio ad alterarsi , fmono male alia gola e un certo rodimento lungo 1' esofago : 2." die coUa ne- croscopia si osservo nn lieve rossore inorboso alia faringe, alia poizione inferiore dell' esofago toracico : 3.° cbe colla stessa necroscopia si vide che 1' ago era infitto nella poi- zione posterioie del pericaidio colla direzione dall' indietro air avanti avendo la cruna rivolta verso il mediastino po- steriore, e che il cuore era ferito nella sna faccia poste- riore. Ora come il male alia gola e il rodimento lungo il coUo accennano all' irritazione operata dalla temporaria presenza di quel corpo estraneo nel canale dell' esofago , cosi il piuito del pericardio nel quale fu trovato infitto r ago , la direzione dall' indietro all' avanti tenuta da que- st' ultimo indicano che il tratto del canale alimentare che servi al suo passaggio altro non sia stato che la porzione dell' esofago che e anteriormente coperta dal cuore.

II che presupposto, ccco come puo intendersi il mecca- nismo seguito dall' ago per uscire dall' esofago ed infig- gersi nel pericardio. Inghiottito questo corpo estraneo insieme coi cibi ed arrivato alia porzione dell' esofago che e dicontro al cuore, per circostanze facili ad immaginarsi si e arrestato. Quivi in virtii dell' irritazione da lui ope- rata sulla mucosa esofaafea ha suscitato le contrazioni mu- scolari di quel canale, per le quali compresso nelle sue due estremita, perforatane a destra la parete non che la relativa sierosa del mediastino , ha spinto la sua punta entro la pleiua, per dove avanzandosi e pungendo il con- tiguo pericardio coperto dalla sierosa pleuritica si e apei'- ta la strada nella cavita del medesimo : nella quale ha potuto via via innoltrarsi per la meta della sua lunghezza.

(1) De miris quibiisdani organicis degencralionibns in corde bovis doraestici observatis. Novi Comentarii Academiae Scientiariim Instituti Bononiensi$. Tom. 6. T. IX. 52

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in quanto che le successive contrazioni dell' esofago e il replicato passaggio del bolo aliinentare nelle ulteriori com- inestioiii iiaiuio inline cacciato fuoii da qnel canale il ri- manente dell' ago. Spinto fuori totalmente dall' esofago e sottratto air influenza dalle contrazioni di questo canale , r ago doveva rinianere nella posizione da esso Ini guada- gnata , che e quella appunto nella quale fu trovato nel cadavere e che di sopra abbiamo descritta.

Nella quale posizione coll' estremita acuminata dentro il pericardio e rivolta contro la faccia posteriore del ven- tiicolo destro del cuoie ne doveva necessaiiamente colle ripetute punture lacerare piii o meno estesamente , e piu o meno profondamente la parete, a seconda che nei con- tinui alternati movimenti di sistole e diastole il cuoie, ora piu ora meno, ora in uu punto ora in un altro, si accostava all' estremita suddetta. Finciie il Guidi stette inoperoso , 1' ago limitandosi a ledere lentamente 1' eso- cardo e taluna delle fibre muscolari piu superficiali , non gli produceva che un senso di mal essere generale e un dolore sordo, distinto dall' infermo col nome di malino , siccome e riferito dalla Franceschelli. Ma quando sotto il peso della legna la maggior parte dei muscoli del nostro infermo si misero in energica azioue, quando per quella fatica il sangue concorrendo in maggior copia al cuore , questo , col rendersi piii gonfio si metteva in tale stretta attenenza coll' ago da esserne piu profondamente ferito ; allora fu che si verificarono le circostanze favorevoli alia lacerazione dei vasi coronarii , per la quale accadde lo stravaso sanguigno nel pericardio. Ed ecco il deliquio ( ore 2 '/^ pom. del 26 Maggio ) , dal quale fu preso il Guidi discendendo la scala sotterranea col carico della le- gna sulle spalle. II sangue effuso nel pericardio, sebbene provenisse da piccoli vasi , acquisto in un' ora di tempo tali propoizioni da disequilibrare le funzioni circolatorie e particolarmente quelle del cuore in guisa da suscitare i terribili fenomeni della pericolosa lipotimia quali si ofFer- sero dal malato al momento in cui fu condotto all' Ospe- dale ( ore 3 '/^ pomeridiane del giorno suddetto ). Sospesa

Dl UNA MORTE SUBITANEA EC. -ill

r emorragia dalla stessa lipotimia, pote poi niantenersi so- spesa anche in seguito per il coagulo sanguigno opposto all' apeitura dei vasi dal sangue stravasato. Ecco perche dopo tre ore di dccul)ito nelio Spedale 1' iiifermo comin- cio a dar segno di miglioraineuto, nel quale, srhheiie con molto stento, progredendo, a capo di 36 ore ogni feno- meno del grave abhattimento era in lui scoinparso. E sic- come all' abbattimento succede facilniente la reazione , cosi anche nel nostro infernio alia lipotimia successe la febbre ; la quale ritrovando nei polmoni le ultiine estre- initii vascolari ingorgate di sangue per le sofferenze patite dal cuore in causa della presenza del sangue nel pericar- dio, ben presto vi suscito la flogosi, come la qualita del- lo sputo e i segni ricavati dall' ascoltazione ci indicarono. E poiche al pernicioso andamento di questo morboso pro- cesso r arte sollecitamente oppose i suoi validi mezzi, cosi si ottenne in breve una tale remissione nei sintomi del inedesinio, con tale sollievo dell' ammalato, che que- sti si crede gia guarito quando, come si e detto di sopra, improvvisamente spiro.

Ma quale sara stata la causa di questa morte qnanto improvvisa , altrettanto non prevedibile? 1' attribuiremo noi air irritazione suscitata nel cuore del nostro infermo, sia dall' azione diretta dell' ago, sia da quella della ferita dair ago stosso cagionata? II Ch. Senac nella sua opera intitolata = Trattato sulla struttura del cuore (1) ec. = dice che » una irritazione tuttoche leggera ella sia, puo )> portare nel cuore un' agitazione che e difficile di cal- » mare ».

E il Jobert pensa che » le ferite del cuore siano ac- )) compagtiate da un continuo disordine convulsivo nel- » r azione delle fibre muscolari del cuore medesimo ».

Dietro i quali pensamenti i lodati Autori spiegano la morte piii o meno soUecita di quel feriti di cuore, nei quali leggiera anziche no fu la perdita del sangue. Ma

(1) Traill de la structure dii coeur etc. 1777 Tom. II. pag. 427.

1 1 2 Carlo Soverini

queste teorie sembrano contiaddette dagli esperinienti pra- ticati sugli animali. E di vero nel 1818 il Bretonneau ha irritato con iiii ago il cuore dei cagnolini lattanti perfo- randolo perfino da parte a parte e in tutti i sensi senza che queste piccole e delicate bestiuole abbiano manifesta- to il mininio dolore , e senzache abbiano provato notabili inconvenienti. Soltanto lia osservato die se pungeva il cuore con un ago di una certa grossezza, poteva avvenirne effusione di sangue ; ed in un caso di questo genere ha rinvenuto un piccolo spandimento nel pericardio (1). Nel 1822 il Velpeau ha ripetuto questo esperiniento nell' an- fiteatro della Scuola Pratica di Parigi sopra un cane di mezzana grandezza , il quale dopo sei mesi viveva ancora in ottinio stato di salute (2). Nel 1850 lo Schiff con istrumenti di specie diversa pratico delle ferite nel cuore di parecchi giovani mamniiferi, e non vide die alcun di- sturbo nascesse nelle contrazioni dell' organo centrale del- la circolazione (3).

Malgrado i risultamenti di questi esperimenti io non oserei impugnare in un modo assoluto la dottrina del Senac ne quella del Jobert. Per la qual cosa mi limito a dire che n6 r una ne 1' altra trova la sua applicazioiie nel caso speciale da me osservato, mentre nessun indizio ne di aeitazione ne di movimento convulsivo cardiaco si ebbe nel nostro infernio ad osservare, e che percio la morte di lui non puo essere attribuita all' irritazione suscitataglisi al cuore sia dall' azione diretta dell' ago , sia da quella della ferita nel cuore stesso generata.

Ravviseremo noi la causa immediata della repentina morte del nostro infermo ndla emorragia provenuta dalla lacerazione dei vasi coronarii ? E qui e da riflettere che

(1) Haime, Notice sur 1' aciipiincliire. Journal universel des sciences mi- dicales, T. XIII, pag. 36 (note). Paris, 1819.

(2) Velpeau, Traite coinplel d' anatomie chirurgicale, T. 1." pag. 604 , I.' iih. Paris 1833.

(3) Union m^dicaie, annce 1850, pag. 488.

Dl UNA MORTE SUBITANEA EC. A 1 3

il sangue versato nel pericardio da i[uesti vasi non oltre- passava le lil)ljic quattio e mezza. Ora e egli presuinibile die lo spaiulimeiito di una tale ({iiantita di sangue in un uoiiio di 37 auni, di alta statura, di rubusta costituzione e di atleticlie forme possa cagionare una morte istantanea? Se stiamo ai calcoli oltremodo circospetti del Berard , la massa totale del sangue in un uonio ben costituito, il cui coipo pesi dalle 150 alle 100 libbie non e ceitamente niinore di libbre 20. II che lerinato, non e presumibile die la sottrazione di sole quattro libbre e niezza di que- st© uniore , fattasi per piecoli vasi parte arteriosi e parte venosi e per conseguenza con una certa lentezza, abbia potuto produrre in un individuo quale era quello del Gui- di la inorte istantanea. E questa ragionevole presunzione vieiie pienainente giustificata e conferinata dal fatto. Ini- perocclie le emorragie incomparabilmente piii copiose e gravi , che succedono alle ferite penetranti nel cuore , e delle quali ci lasciarono memoria un Morgagni , un Du- puytren , un Begin e molti altri illustri autori , non ca- gionarono la morte subitanea dei feriti ; i quali invece so- pravvivendo per un tempo piu o meno lungo , soccom- bettero poi in conseguenza delle altre complicazioni so- pravvenute nel corso naturale di quelle fcritc. lo non voglio assolutamente negare la possibilita della perdita im- mediata della vita per emorragia in seguito di ferimento al cuore. Voglio soltanto asserire che nel caso in discorso la efFusione sanguigna non fu ne cosi copiosa ne cosi ra- pida da poter essere riguardata quale causa immediata deir imnrovvisa cessazione della vita dell' infermo; la qual causa percio vuolsi cercare altrove.

Riferendo i risultamenti della necroscopia abbianio no- tato die il pericardio era tenuto in una certa distensione pel sangue in esso versato. Questo stato di distensione forzata, che non era sfuggito all' Illustre Morgagni, lo condusse a dare la sola vera spiegazione della morte istan- tanea che non di rado succede al versamento di sangue nel pericardio o per lo scoppio di un aneurisma o per una ferita al cuore ; . . . . » cor , egli dice , facile offendi

-i 1 i Carlo Soverini

» insolito exteiins contactu sanguinis , copiaque circumje- » eta inipediii , quae si pericardium disteudit, cor etiam )> premat necesse est. Nee te illud moretur quod in peri- » cardii hydrope moveri cor pergat ; aliud enini est pau- » latini augeri aquani , aliud sanguiuem repente efFundi, » et aliud aqua, aliud sanguine urgeri , qui praetenjuam » quod statini atque effusus est, ad concrcscenduui i'lt » pronus, carte quanto aqua crassior est, tanto accedit « niagis ad solidoruni naturam , quae si cordi adinoveas, » illico ejus niotum sistendo, syncopem inducunt.... ^ De sedibus et causis morborum per Anatonien indagatis = Li- ber II. De morbis Tboracis , Epist. Anat. Modica XXVI. Art. 18. ^ Anno 17G.'5 ex Tipographia Remondiniana.

Egli e adunque nella conipressione patita dal cuore per la copiosa quantita di sangue in gran parte aggrumato clie teneva in distensione il pericardio , clie noi pure seguen- do in ogni sua parte la teoria dell' iniaiortale Morgagni , riponiamo la vera ed unica causa immediata della morte iniprovvisa del nostro infermo. II clie stabilito, a noi pare di potere renderci ragione di quella perdita repentina nel mode seguente. Sospesa la eiuorragia dalla sincope pre- sentata dal Guidi al nioinento in cui lu condotto alio Spe- dale , pote niantenersi sospesa per poco men che tre giorni pel coagulo opposto alia lacerazione dei vasi dal sangue efFuso. Coll' abbandono precoce della posizione orizzontale e cogli altri movimenti inteinpestivi praticati dall' infermo alio spirare del terzo giorno, allorquando riceve la visita dei parenti e degli amici, rimossosi il coagulo sanguigno dair apertura dei vasi , questi di nuovo emisero sangue. II quale raccogliendosi nel pericardio insieme al gia versato prima della sincope , lo riempl e distese a modo da com- primere il cuore, da produrre ipso facto la sospensione del circolo e quindi la morte istantanea dell' infermo.

Riassumendo le cose tutte fin ora discorse intovno a questo interessantissimo caso morboso , del quale sottopon- go alia vostra osservazione, o Accademici Prestantissimi , la naturale preparazione , diremo :

1." Clie r introduzionc dell' ago nel corpo del nostro

Dl UNA MORTE SUBITANEA EC. 415

infermo e stata la causa prima di ogni feuomeno inorboso da lui presentato iiegli ultinii ciiKjue gioriii della sua vita.

2." Che questi niedesimi fenomeni e special mente i ri- sultamenti del la iiccroscopia conducono ad arninettere che r ago sia statu ingliiottito, e die perforando la porzione deir esofago che e dicontro al cuore o la relativa sierosa del mediastino , sia passato coUa sua ()Uiita uel sacco del- la pleura destra, per dove avauzandosi e puugendo il cou- tiguo pericardio coperto dalla sierosa pleuritica , siasi in- trodotto iiei medesinio per la meta circa della sua lun- ghezza tenendo la direzione dal basso all' alto.

3." Che r ago per questa via fissatosi stabilmente nel pericardio coUa meta corrispondente alia punta entro il sacco di lui, e coll' altra meta in quello della pleura de- stra, ha prodotto una superficiale lacerazione di non lieve estensione nella faccia posteriore del ventricolo destro del cuore.

i." Che una tale lacerazione era complicata dalla ferita di due rami abbastanza cospicui dell' arteria coronaria de- stra e da quella delle rispettive vene satelliti.

5." Che per la ferita di questi vasi arteriosi e venosi e accaduto uno stravaso sanguigno nel pericardio , che e stato la causa di una sincope gravissima.

6.° Che superata la sincope e migliorata la flogosi pul- monare succeduta alia medesima, avvenne uno stravaso sanguigno secondario in grazia di movimenti imprudente- niente praticati dall' infermo , per li quali si rimossero dai vasi feriti li grumi sanguigni che avevano sospesa la pri- ma emorragia.

7." Che infine per questa I'iapertura dei vasi si aumen- to lo stravaso sanguigno a modo, da mettere in uno stato di distensione il pericardio, e cosi comprimendo il cuore sospenderne ad nn tratto le funzioni , e produrre per con- seguenza la morte istantanea dell' infermo.

Per le quali cose si puo concludere che se aglii in un numei'o piu o meno grandc inghiottiti poterono per lun- go corso di anni , col passeggiare diro cosi per il corpo dell'individuo, suscitare moiti e svariati mali senza togliergli

416 Carlo Soverini

la vita, finclie o sortirono per le vie naturali o giunsero in tale regione da essere estratti dall' arte , siccoirie iiar- lano un Draiiio, un Petit (1), un Vallisuerio, un Villais(2), un Silvy (3) ed un Fenario (i) ; un ago solo del pari in- ghiottito puo air incontro condurre in breve ad una ccrta (xl irreparabile niorte , sicconie evidenteniente lo diinostra il fatto da nie ora narrato.

(1) M^ni. de V Acad. Royale de Chiriirg. Tom. 1. pag. 3.

(2) M^m. de la Soc. des Se. de Sirasb. T. II. 1823.

(3) Mem. de la Soc. Mfd. d' Emulation , An. 6.

(4) La Donna dagli Aghi , Memoria del Dottor Giuseppe Ferrario. Mila- no 1829.

SPIEGAZIOISE DELIA TAVOLA

TAVOLA 27.

Cuore, col pericardio vestito delle due sierose pleuriliche, veduto dalla fac-

eia posteriore. a, porzione di diaframma cui il pericardio aderisce. J J ti'onco della vena cava ascendente.

c, vena cava discendente.

d, aorta.

e, ranio destro dell' arteria pulmonare.

f, ramo sinistro della medesima arteria.

g, h, vene pulmonari.

i, porzione di pericardio , corrispondente al ventricolo destro, tagliala e nian- tenuta rivolta a sinistra mediaute 1' uncino k.

k, uncino ora nominato.

/ , ago infitto nel lembo inferiore della predelta porzione di pericardio colla meti acuminata entro il sacco di lui.

m, n, 0 , p, lacerazione superficiale della parete posteriore del ventricolo destro.

q, r,diie arterie colle rispettive vene satelliti comprese nella mentovata la- cerazione.

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INDICE

Ferdinando Verardim. Caso di Nigrizie o Melasma, con

allerazione delle Capsule atrabilari. Tav. 19, 20 . Pag. 269

Paolo Predjeri. Esame Storico e Statislico inlorno alle Ri-

saie del Bolognese , ed agli effetli che tie derivano . ,,305

LuiGi Calori. Sullo scheletro della Lacerla Viridis Lin. , sul- la riproduzione della coda nelle Lucertole, e sulle ossa cutanee del Teschio de' Saurii. Tav. 21 , 22 , 23 , 24 , •25-26'"% 26 ,,345

Marco Paolini. Allre esperienze sul Midollo Spinale . ,,383

Carlo Soverini. Di xma morte subilanea occasionata da un

ago infitlo nel Pericardia. Tav. 27 399

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Al VASI E STOVIGLIE

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DEL PROF. CAV. GAETAIVO SGARZI

( LctU nella Sessioiie del 20 Maggio 1858.)

Mors in olla. G. B. Frank.

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la le tante cose, delle quali la storia antica non reca notizie precise , e positivaniente determinate , 1' epoca vi e pure in cui fu introdotto nelle cucine 1' nso di vasi di metallo, e di rame in particolare. Solo sappiamo che di questi dovettero servirsene i primi popoli inciviliti , dandone sicure traccie i piii vetusti monumenti ; siccome sappiamo ad un tempo, che non prima che EUogabalo pervenisse all' impero , si sostituirono dai romani alle caldaie di rame quelle d' argento , che poi per esser mostra di soverchio lusso eccitarono, in un coi vasellami da tavola dello stesso genere, le lagnanze di Calvo , e le censure di Fabio. Conosciamo piu presto essersene sperimentati gl' inconvenienti, e di certo essersene avute funeste con- seguenze; dal vedervi nei vasi da cucina medesimi, sosti- tuito di buon' ora al rame 1' aes caldarium , lo stagno ed il piombo misti , altre leghe metalliche prima ancora T. IX. 53

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la le tante ;08, delle quali la storia antica non reca notizie prec ,^ positivamente determinate , F epoca vi e pure in cui i atrodotto nelle cucine 1' uso di vasi di metallo, e di vca in particolare. Solo sappiamo che di questi dovett( j ervirsene i primi popoli inciviliti , dandone sicure ti cci i piu vetusti monumenti ; siccome sappiamo ad un enpo, che non prima che Eliogabalo pervenisse all' imp > to, si sostituirono dai romani alle caldaie di rame quelle d' irgnto, che poi per esser mostra di soverchio lusso ec itaono, in un coi vasellami da tavola dello stesso gener' , I lagnanze di Calvo , e le censure di Fabio. Conosci ai( piu presto essersene sperimentati gl' inconvenienti , 1 certo essersene avute funeste con- seguenze ; dal vedt nei vasi da cucina medesirai, sosti- tuito di buon' oia rame 1' aes caldarium , lo stagno ed il piombo misti litre leghe rnetalliche prima ancora T. IX. 53

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418 Gaetano Sgarzi

deir argento ; e sopratutto dal trovarvi praiicata per tempo la coperta della superficie interna collo stagiio, vale a dire la stagnatura; dacclie la si vuole iiiventata dai Galli ; dacche ijli scavi d' Ercolauo e di Nimes la inostraiio fatta con foglie d' argento e d' oro ; dacche Galeno si lagna fortemente clie lo stagno adoperato per coprire le caldaie fosse senipre niisto a qualche porzione di rame. Ne e me- no certo e notissinio, quanto l' allontanare possibilmente e r abolire 1' uso dei vasi di rame , abbia sempre destato r interessamento dei regnanti; quanto sia stato di premu- ra dei governi il ricercare la sostitu^ione d' altri metalli nelle cucine, ed il regolarizzare la foimazione dei peltri , degli ottoni , di altre leghe adoperate nella domestica economia ; quanto si e inteso sempre in ogni buon reggi- mento di popoli a deterrainare la qualita dello stagno da impiegarsi , si pei vasi die per la stagnatara , e partico- larmente fissare la proporzione degl' ingredienti stimata la nieglio propria per la medesima. Le quali cose sono com- provate in ispecialita : dalla legge, ad esempio , del re di Svezia pel rimpiazzo dei vasi di rame e di ottone con quelli di ferro per le truppe di mare e di terra, e da analogbi decreti pubblicati in Francia : dal rinomato edit- to del duca di Brunswicb rapporto alio stagnai'e i rami , e dalle ordinanze intorno gli stagnai della Prussia , del- r Austria, della Sassonia : dall' avervi in Parigi una regia fabbrica di attrezzi da cucina , nella quale coprivasi il ra- me con foglietta d' argento, e dal privilegio accordato alia Signora Dumazis per inargentare i vasi inservienti alia con- fezione dei cibi : dai bolli di sanzione perfino stabiliti , si per la purezza dei metalli , che per la normalita delle le- ghe di consimile destinazione , e da infiniti altri documenti nei Codici di Polizia Medica registrati.

Intanto mentre che ogni argomento di pubblica salute richiama ovunque ogni sorta di sollecitudine superiore , e mentre si Iianno dappertutto leggi e regolamenti per qual- siasi oggetto d' igiene pubblica ; non e di poca meraviglia air incontro 1' osservare , e massime fra noi , la trascu- ranza quasi assoluta in che si lasciano attualmente i rami

InTORNO AI VASI E STOVICLIE EC. 419

<ia cucina, e come niiuia considerazione affatto si accorda alle stoviglie, che insieme servono all' apprestainento ed al condiineiito delle sostanze alimeiitari. Egli e forse che si crcde alle attestazioni di Ainato Lusitano , di Bartolino . di La Motte , ed alle espeiienze di Drouard suH' innocui- tk del rame metallico, cui fanno eco i pensainenti di Or- fila , oltre quelli d' Eller , e di Zimmermann? Egli e for- se die si coiiiida iiel veto di Rouelle , Bayen , Charlard sulla purezza dello stagiio cosi detto inglese, o suUa ga- ranzia della stagiiatiua, taiito assicurata dai fratelli Gra- venJiorst , e da Biberel per 1' use dello stagno purissimo , o di una lega con ferro , tanto appoggiata dagli stessi El- ler e Zimmermann, e dagli sperimenti di Proust per la presLipposta di lei iruiocuita , iavorita tanto dall' opinione generale di salvezza, per tradizione acquisita, e non per altro che per abitiidine mantenuta? Egli e forse che pos- sono valere contro i pericoli minacciati dai vasi di rame; lo arniarne 1' interna superficie con striscie di zinco sal- datevi ; la cosi detta zincatura ; la galvanizzazione , per i suggerimenti di Bellani , di Malouin , di Roseleur e Bou- cher? Le osservazioni di Morizot , Portal, Jeauroy , Du- puytre.n fra gli altri , contraddicono l' uso immune del ra- me metallico; del pari che le esperienze di Baker ^ di Ploucquet , e le dimostrazioni di Pott, Model, Navier di- sperdono il prestigio di salvaguardia della stagnatura ; il tentativo del fisico di Monza non regge alia prova di Tad- dei ; ed a tutta ragione non possono assicurare totalmente ne le applicazioni metalliche, ne le stagnature elettro-chi- miche dai moderni avanzate !

Imperocche sebbene , a dir vero, si possano citare fra noi dei casi molti , nei quali 1' impiego di vasi di rame scoperto , e per lungo tempo adoperati , non ha recato funeste conseguenze patenti, e prevalga 1' idea che il con- tatto a freddo soltanto dei cibi col rame sia nocivo ; seb- bene gravi autorita vi siano che giudicano la stagnatura una difesa senza eccezione, e siavi la comune costumanza, che lungi dallo smentire, sembra anzi continuamente con- ferniare tale sentenza ; sebbene gli avvelenamenti da rame

120 Gaet

ANO OGARZI

appaiauo 1' effetto piuttosto di eventuaiita speciali anziche diretta derivazioiie del potere venefico del inedesimo allo- la clie e indotto alio stato di sale ; pur tuttavia egli e impossibile escludere fondatamente, che il ratne metallico se anclie vuolsi iniiocente per se , non possa divenire (n- nesto per molte circostanze facili a coinpvendersi senza iioverarle , e per le quali facilmente s' ingenera il verde- rame ; egli e difficile negare di coscienza , che la stagna- tura tuttoche fotta bene e rinnovata , perche necessaria- niente ammette del piombo in lega onde agevolarnc 1' ap- plicazione, non possa divenire fatale, quantunque chimi- cainente sia, che lo stagno e il prinio ad essere attaccato . che i sali di piombo i quali possono formarsi per le rea- zioni dalle sostanze alimentari sono decomponibili dallo stagno medesimo, ad ogni modo, essendo pero seinpre , che gli stessi sali di stagno posseggono malefiche facolta ; egli e forza in fine convenire , che i vasi di ranie stanno nelle cucine, come stanno nelle famiglie i domestici di cattiva indole , a segno del pari di inal augnrio , e cioe tanto solleciti a prestare certo tal qual servizio all' occor- renza, quanto pronti a recar danno al primo destro che loro si presenti di poterlo fare.

E rapporto alle stoviglie ; non e discorso qui naturai- mente dei vasi di Prusia o di Seleuco , o di quelli desti- nati nelle prime epoche a religiose funzioni , o consacrati alle divinita, e conservati nei templi e nei pulvinarii ; non delle terra cotte o prodotti ceramici , ganeralniente a pasta di argilla figulina o di marna argillosa, di cui 1' an- tichita tutta ben anco facava monumenti , ornati , statue ; non della stoviglie Etrusche , Greche , Romane, Galliche , di Samos , della Campania, non quindi dei vasi neri, rossi , od appena cotti, cha furono distinti massime per la bellezza delle forme , e per 1' arte del disegno , che fecaro per questo rinomati Tulo e Telefano di Siciona , Corebo e Thericie d' Atane, cha noi generalmanta cono- sciamo per greci a per canipaniani; neppure delle ma- iolicha o terraglie si comuni che fine , italiane inglesi o fi-ancesi, non conseguentamenta di qualla di Faenza

Intorno AI VASI e stoviglie 421

pervenuta <iai possedirnenti aiahi di Spagna e di Majorca, non di <[iielle in che sommi si inostrarono Luca della Robhia in Toscaiia , Orazlo Fontanel a Pesaro , Giorgio Andreoli a Gubbio, non di quelle che feceio chiari Ber- nardo Palissy in Fiancia , Boeitger in Germania , Wedgwood in Ingliilterra, e molto meno assolutamente e discorso qui delie poicellane della China, del Giappone antiche , delle moderne di Meissen, di Vienna, di Berlino , di Vincen- nes , di Sevres che tutte sono nella classe delle stoviglie bensi , ma tutte di lusso e generahnente a tutt' altro de- stinate che alia cotlura e confezione degli alimcnti ; s' in- tende invero ed unicamente di parlare delle comuni sto- viglie da cucina; di quelle rozzo che sono di assai meno antica data ; di quelle che appartenenti anco a tempi re- moti, si rinvengono per lo piii in frantumi ed in ammas- si nei luoghi dove ne esistevano le fabbriche ; delle pen- tole nostre insomnia, e dei tegami di che comunemente e famigliarmente si fa uso fra noi.

Vedesi pertanto che presto dovettero iinparare gli uomini a vestire le superficie di tali stoviglie d' intonachi vetrosi , detti vernici o coperte indistintamente, per la necessita di renderle impermeabili ai corpi liquidi e specialmente al grasso, ed ai sali, nonche dare loro un aspetto , e tal- volta dei colori risplendenti ; pei quali intonaclii si ado- perarono e servono tuttora, il feldspato, la pomice , al- cune terrc vulcaniche , i vetri di silice e di piombo, gli smalti di silice di stagno di piombo, gli ossidi di manga- nese di rame di ferro , corpi tutti che formano al fuoco delle sostanze vetrose or trasparenti , ora opache , sempre diversamente colorate. Se non cbe e osservabile in queste stoviglie comuni da cucina, non tanto dal lato economico quanto dal lato igienico , 1' impasto principalmente, la cottura , la vetratura snddetta. Di vero ; si fabbricano des- se per lo piu, fia noi almeno, con un' argilla plastica ferruginea presa alia rinfusa, senza scelta od avvertinicnto , senza lavacro , senza macerazione , senza qualche opportu- no miscuglio ; lavoransi molto rozzamente , e peggio si con- figurano e model lano; e non appena diseccate o sottoposte

422 Gaetano Sgarzi

ben di rado a mezza cottura, ed a niodo di velo ricoperte dall' iiitonaco vetriticabile, vengono cotle alia temperatura di fornace sufficiente a stento per la pasta insieme e per la vernice in una sola operazione. E conieche alia vetra- tura serve meglio il litargirio, e sovra ogn' altra materia viene preferito; ne risulta die tra per la grande porosita e poca compattezza dell' impasto, tra per la non perfetta cottura e vetrilicazione , tra pel facile penetramento ; fa- cilissimo pno essere lo staccarsi o disciogliersi di particel- le d' ossido di pioniho, 1' avvonire di qualche pericolo per la salute, il bisogno non indifferente di riparaziono igie- iiica da questo lato ancora; presciudendo dal calcolare in modo alcuno la f'ragilita delle stoviglie medesime annessa air accennata nianiera di loro fabbricazione, che compro- mette moltissimo la domestica ecoiiomia.

Ne si rcputi esagerato quanto e detto fin qui in rap- porti di pubblica salute , per latto di stoviglie e di vasi di ranie da cucina ; sul fondamento niassinie che e raro in certa guisa lo scorgerne danni notabili da questi, e giammai quasi 1' avvertirne da quelle delle tristi conse- guenze. Imperoccbe egli e innegabile, per lo contrario, che possono darsi mali e disgrazie gravi da codesti uten- sigli ; se ne notano e se nc deplorano in tutti i paesi ; ovunque avvertitamente o all' insaputa accadono. Forse purtroppo egli e, che delle nunierose vittime che ne ven- gono fatte, d' ordinario tutt' altri mali anziche tali attrez- zi da cucina sono accagionati ! Fatalmente non e cosi il- lusoria la temuta insidia che ne minaccia da essi vasi e stoviglie, quanto la e la fiduciosa conlidenza inspirata dal- la stagnatura degli uni , dalla innocuita delle altre ! Dub- bia se non altro , di sospetto , e di non poco timore per lo meno si rimane la bisogna ; ma nel dubbio anche sol- tanto , sara egli spregevole dedicarvi un pensiero , sara superfluo 1' appellarvi le veglianti cure dei gestori de' pub- blici negozii, sara fuor di ragione cercarvi provvedimento? A me sembra che no , e che siavi invece tutto 1' interes- se d' allontanare questo nemico occulto che sovrasta alia society, come ogn' altra sciagura che apertamente tentasse

Intorno AI VASI e stovjglie 423

dl aggravarla ; mi seinbra che in questo disoidine ancora. sia debito V adottare un sistema di prevetizione seinpre piu utile assai del fissarne uno di piinizioiie ; mi sembra lodevolissimo scopo del pari il tutelare con scrupolo la pubblica incolumita nel private de' domestici usi , egual- menteche nel comune andamento delle cose che la riguar- dano, e nell' eventualita delle straordinarie influenze che contro vi si eriggoiio ed innalzano.

II perclie ; considerate il pericolo continue dei vasi di rame da cucina non stagnati o male stagnati , della vetra- tura di piombo nello analoglie stoviglie ; trovato die le leghe di Proust , di Bibcrcl , i processi di Roseleur e Bou- cher per la stagnatura , non no fanno esenti ; sperimenta- to, siccome si e alia inaniera di Baker, che il contatto coi detti vasi, prolungato se non breve, a freddo se non a caldo, tanto dell' acqua semplice che della salata, quan- to del vino e dell' aceto , che dell' olio e del brodo, va- riamente e pin o meno spesso , piuttostoche nullamente afFatto , rileva indizii e manifesta traccie di rame o di piombo agli adatti reagenti; e persuaso pure dal fatto che le stoviglie snddette piu si rendono pericolose per la ve- tratura piii che sono mal fabbricate per 1' impasto e per la cottura , oltreche fragili e cattive per la qualita della materia ; nel desiderio vivissimo di cancellare 1' ombra perfino di sospetto, di cupa minaccia,di sordo maleficio, ho vohUo dare corso ad un mio vecchio progetto di so- stituire 1' applicazione di uno smalto alia stagnatura dei rami, ed alia stes^a vctratura delle stoviglie, ho voluto cercare una tutela meno infida pel salutare procedimento della confezione dei cibi e dell' uflizio delle cucine, ho voluto tentarc una via "ia da altri iniziata, di non cosi diretto intendimento pero, ne di cosi estesa applicazione. quale si e di rendere inuocuo del pari il piii comune va- sellame e |)iii comunemente usato , e quale si e il com- prendervi in egnale maniera li vasi di rame, e le stovi- glie ad un tempo.

Ed in quanto ai prinii , se era nota la smaltatura di utensigli da cucina di ^hisa, di ferro . e la smaltatura

422

Gaetano Sgarzi

ben di rado a mezza cottura , ed a mod di velo ricoperte dair intonaco vetrificabile, venj^ono cotfc alia temperatura di fornace sufficiente a stento per la psta insieme e per la vernice in una sola operazione. E omeche alia vetra- tura serve meglio il litargirio . e sovra ogn' altra materia viene preferito; ne risulta che tra per la grande porosita e poca compattezza dell' impast o , tra er la non perfetta cottura e vetrificazione , tra pel facile penetramento ;, fa- cilissimo puo essere lo staccarsi o discjgliersi di particel- le d' ossido di piombo, I' avvenire di qialche pericolo per la salute, il bisogno non in' '^' rente di riparazione igie- nica da questo lato ancora ; [ -cindedo dal calcolare in modo alcuno la fragilita delle stovigli( medesime annessa air accennata maniera di loru fabbricaione, che compro- mette moltissinio la domestica economa.

Ne si reputi esagerato quanto e (Jtto fin qui in rap- porti di pubblica salute , per t'atto d stoviglie e di vasi di rame da cucina ;, sul fond; mnto nassime che e raro in certa guisa lo scorgerne mni i»tabili da questi , e giammai quasi 1' avvertirne da quell delle tristi conse- guenze. Imperocche egli e innegabib, per lo contrario, che possono darsi mali e disgrazie grvi da codesti uten- sigli ; se ne notano e se no deplorno in tutti i paesi ; ovunque avvertitamente o all" insapta accadono. Forse purtroppo egli e, che delle numerose vittime che ne ven- gono fatte, d' ordinario tutt' ultri ma. anziclie tali attrez- zi da cucina sono accagionai ! Fatalnente non e cosi il- lusoria la temuta insidia clu- ne miiaccia da essi vasi e stoviglie, quanto la e la fidunosa conidenza inspirata dal- la stagnatura degli uni ^ dalia innociJta delle altre ! Dub- bia se non altro , di sospett e di ion poco timore per lo meno si rimane la bisogn. ma nl dubbio anche sol- tanto , sara egli spregevole "dicar\ un pensiero , sara superfluo 1' appellarvi le veglianti cue dei gestori de' pub- blici negozii, sara fuor di raginne cecarvi provvedimento? A me sembra che no, e che siavi iivece tutto 1' interes- se d' allontanare questo nemico ocilto che sovrasta alia society, come ogn' altra sciagura apertamente tentasse

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>nNO AI VASI E STOVIGLIE

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' nbra che in questo disordine ancora , I ; un sistema di prevenzione seinpre ssarne uno di punizione ; mi sembra 1 del pari il tutelare con scrupolo la a nel private de' domestici usi , egual- lUie andamento delle cose che la riguar- tulita delle straordinarie influenze che 111 ed innalzano.

drato il pericolo continue dei vasi di mstagnati o male stagnati, della vetra-

1 analoglie stoviglie ; trovato che le

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111, non ne fanno esenti ; sperimenta-

I maniera di Baker, che il contatto

lugato se non breve, a freddo se non ' aqua semplice che della salata , quan-

to del vino e de ' aeto , che dell' olio e del brodo , va- riamente e piu reno spesso , piuttostoche nullamente afFatto , rileva in ,i e manifesta traccie di rame o di piombo agli adati rogenti; e persuaso pure dal fatto che le stoviglie sudde p liu si rendono pericolose per la ve- tratura piu che > omal fabbricate per 1' impasto e per la cottura , oltrei iagili e cattive per la qualita della materia ; nel des; deio vivissimo di cancellare 1' ombra perfino di sospeti . <! cupa minaccia, di sordo maleficio, ho voluto dare ci so ad un mio vecchio progetto di so- stituire 1' applica. on di uno smalto alia stagnatura dei rami, ed alia ste sa vetratura delle stoviglie, ho voluto cercare una tuteh m«o infida pel salutare procedimento della confezione ti i ibi e dell' uffizio delle cucine, ho voluto tentare un va gia da altri iniziata, di non cosi diretto intendimen > lero, ne di cosi estesa applicazione quale si e di rend reinnocuo del pari il piu comui sellame e piu conian«nente usato , e quale si e i prendervi in eguah laniera li vasi di rame, ft 1 glie ad un tempo.

Ed in quanto ai iml , se era nota la sm;

utensigli da cucina

ghisa

di ferro

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424 Gaetano Sgarzi

d' alcun oggetto di rame , di tutt' altro genere che i vasi di cui trattiamo ; era per6 a conoscere , se lo stesso smal- to poteva servire pel rame come pel ferro e per la ghisa , se lo poteva pel rame di cucina in particolare , e quindi se lo poteva anche per le stoviglie ; oppure se era d' uopo ricercarne altro od altri piii acconci ed adatti , la qual cosa, d' altronde, e dubbio se sia stata tentata prima, e per le stoviglie e di per se stessa gia troppo certa e manifesta.

A tale efFetto ricorsi per aiuto , e pei mezzi d' eseguire sperimenti di tal sorta, all' egregio nostro artista cerami- co Sig. Flavio Barrera , al quale comunicati i niiei pensa- menti , e con esso posta mano all' opera , si ottenne di conoscere per fatto : che non lo smalto pel ferro , conipo- sto di silice, borace, ossido di stagno , kaolino : non lo smalto per la ghisa, della stessa composizione, con piu di kaolino soltanto , e coll' aggiunta di feldspato : non lo smalto bianco di commercio, die consta di silice, potassa o soda , ossidi di stagno e di piombo , possono servire di- rettamente per la smaltatura del rame culinario ; essendo- che vi occorre tale un' alta temperatura, che v' induce una specie di modificazione di durezza e di malleabilita da far si che alia piu lieve percossa facilmente se ne stacca lo smalto in iscaglie ; bensi si conobbe che conve- niva tentare di variare la composizione della cosi detta fritta aggiugnendovi del fondente , di aumentare cosi la fusibiliti dello smalto , di agevolare cosi la di lui ap- plicazione.

Conseguentemente, dopo molte e reiterate prove, a si- mile propizio fondente, mostrossi un composto di

Vetro di borace 11

Silice 24

Ossido di piombo .... 65

100

Intorno A1 VASI E STOVIGLIE EC. 125

del (jLiule uiiendone 11 parti con 86 di sinalto del coni- inercio, lo si lia qiiesto ridotto all' iiopo, della piu facile lusione, coiivtMiieiitissimo per la smaltatura del rame da cucina, e lo potete verificare, o Sigiiori, compiacendovi di osservare le capsulette che vi porgo dinanzi. Solamen- te 1' iiulicata porzione del fondente aggiunto deve variare dalle li lino alle 20 parti per cento a seconda della va- riabilita nel grado di liisione dello stesso smalto bianco di commercio, in causa deile diverse temperature cui e sta- to sottoposto nella sua fabbricazione ; avvegnaclie d' ordi- nario lo si rifonde Hntanto ciie presane una oorzione e raftredatala si vede die rimane bianco; ed appunto per- cbe in ([ueste diverse fusioni si disperde piii o meno d' al- cali e d' ossido di |)ionibo segnataniente, egli e cbe vi occorre 1' accennata agginnta di piii o meno del fondente accennato, il quale a un dipresso nella proporzione sud- detta riduce ii grado di fusione dello smalto fra -*- 10 e •+- 60 jjiroiiietiici.

In quanto alle stoviglie nostre comuni ; comeche 1' uni- ca vernice loro data esclusivamente viene dall' ossido di piombo cbe misto ad una specie di tufo (I), quale e quel- lo rbe avete sott' occbio, passa a silicato, e die sottraen-

(1) Qiiesto tiifo 0 grts argilloso , che trovasi in pezzi, ed in vari liioghi dei contorni della nostra Citta, e che si ^ luostrato alC analisi coniposto di

Silice 80

Ailiimina 8

0>sido di ferro 4

Cake 4

Acqna 2

Perdita 2

100

senibra evidentemente una trasformazione singolare di iin rainerale , del quale non se ne conosce I' esistenza tuttora fra noi.

T. IX. 54

i26 Gaetano Sgarzi

dosi per tale modo agli attacchi degli agenti acidi , alca- lini, o saliiii degli alinienti e condiinenti, doviebbe renderle insieme ed inipenneabili ed innocue ; comeclie al con- traiio riescono porose per mala fabbrica, e per difetto di cottiua inipertettamcnte vetriate , qnindi pericolose pel piombo non del tutto ridotto a silicate, e pel facile iii- iioltrarvisi di qualche solvente; comeclie assicurando la vetratura in un coll' impasto, ne verrebbe assicurata affat- to la salute pubblica e la maggiore durata ; comeclie ad avere tale sicurezza vuolsi segnatamente un materiale uni- fonne , compatto, resistente a grado alto di teinperatura, e tutt' altra maniera di coperta ; egli e percio , clie inda- gare donde costituire delle stoviglie con terre, non al- r azzardo prese purcbe di qualclie guisa plastiche, sicco- nie e di pratica attuale fia noi ; sibbene con tene di de- terminata composizione , che svariate di natura facciano ima necessita del fino impasto , e clie sopportino la cot- tura al grado in cui possa applicarvisi uno smalto a vece della semplice vetratura; ne parve problema di non poca importanza, di speciale interesse , e da meritaie altrettan- to di cura e di operosita per darvi soluzione, quanto di avvertenza e di attenzione la salubrita dei vasi di rame, e la stagnatura , di che di sopra si e trattato. Ond' e die assistito sempre dal Barrera , e dal mio solerte Operatore Dott. Antonio Rota, e premesso : che 1' essenziale com- posizione di ogni sorta di pasta da stoviglie consiste in una determinata proporzione, e direbbesi in una chimica combinazione di silicc e di allumina : che non vi e pasta fin qm conosciuta , conuinque impura essa sia , la quale non contenga queste materie come elementi essenziali e principali : che gli altri principii che sono nelle argille plastiche, la calce, la magnesia, la potassa, il carbonato di calce , 1' ossido di ferro , debbono considerarsi accesso- rii : che come sia meglio che questi non vi si trovino. o solamcute per qualche centesimo , cosi e bene che la si- lice e r allumina vi siano a un dipresso per un terzo r una, r altra per due terzi ; si institui 1' esame delle nostre Argille comuni che servono alia fabbricazione delle

Intorno ai vasi e stoviglie EC. 427

stoviglie ordinarie (1) , e tiovatele in geiiere , varianti nel- la naturale costituzione , deficienti di allumina, efFerve- scenti cogli acidi in inassima parte; (juindi ragionevoimen- te non opportune di per se ad una huona pasta, facili di troppo a rimanersi porose dopo la cottura ed assorbenti i liquidi, senza che poi siano in certo modo ne fusibili ab- bastanza perche vi si contragga 1' intinia unione fra gli elementi essenziali da aversi la conipattezza necessaria , ne refrattarie tanto da sopportare il calore di una forte vetratura ; si penso alia ricerca di un impasto con altre terre egualrnente nostra e coinuni , e le quali aliurninose per un lato, e per 1' altro lato dell' occorrente fusibilita, prestare si potessero a costituirlo, quale egli e desidera- bile, quale non avesse gli accennati difetti. quale sod- disfacesse ogni intento.

Fu quindi posta niente, 1." ad una terra che rinviensi a Monte Armato (2) die e una Marna silicea , e che per r analisi fatta e coniposta di

Silice 68 , 00

Allumina 18, 00

Ossido di Ferro . . . 06 , 00

Calce 04, 00

Acqua 02 , 40

Perdita 01 , 60

100, 00

(1) Qiieste sono argille plastiche ferriiginose , che sono risiiUate composle a un diprcsso nei diversi luoghi di

Silice 66

Allumina 20

Ossido di Ferro 4

Calce traccie

Acqua 8

Perdita 2

100

(3) E uno dei luoghi antichi del contado bolognese, a poca distanza dal

428 Gaetano Sgarzi

2." Ad una terra dei Poggioli di Paderno , e di Ron- crio (1) clie e pure un' Argilla scagliosa ferruginosa, e che analizzata risulta da

Silica 58. 00

AUuniina 28 , 00

Ossido di Ferro . . . 06 , 00

Galea 02,00

Acqua 05, 00

Perdita 01, 00

100, 00

3.° Ad una terra di Casola Canina (2) , che la gentilezza del Prof. Cav. Bianconi aveva somministrata, che e pari- menti un' Argilla scadiosa ferrueinosa , e che dall' analisi e disvelato contenere gli stessi principii e nelle propor- zioni medesime che 1' anzidetta di Paderno, e di Roncrio. 4." Ad una terra proveniente da Civita Castellana^ che ha tutte le apparenze di un kaolino (3) ma che 1' inspe- zione analitica ha nianifestato essere formata di

Silice 42

Allumina 44

Ossido di Ferro 04

Solfato di Galce 02

Acqua 07

Perdita . 01

100

fiume Idice , ed al quale si rannodano delle memorie storiche del tredicesimo, e del quattordicesirao secolo , alquanlo osciire per5,e di non assohila severi- tii di dizione.

(1) Paderno i fiiori di Porta S. Mamolo in una pendice alia sinistra di Savena, qiiattro miglia e mezzo circa lontano dalla Citt^. Roncrio fuori della stessa Porta, nell' alto di un Colle, distante solanienle due miglia e mezzo.

(2) Monticello situalo fra Pizzo-Calvo, e Castel de' Britti.

(3) E un' Argilla Plastica alluminosa.

Intorno AI VASI E STOVIGLIE EC. 429

Ed avvegiiaclie ognuiia ili tlll('^t(• tcrii'. di cui vedetene i saggi , ne sembrava adattatissiina pel caso iiostro . iiou si esito a speriinentarle tiitte, una per una, e 1' una o r altra insieine, pel licercato impasto. E miraudo primie- rameute all' iudicato propoizionale degl' ingredienti, della silica e dell' allumina sopratutto ; onde avere un punto fisso per uniformare d' alcuna guisa la coiuposizione di uno almeno di (^ssi ingredienti ; ne volendo lasciaie di adope- raie insieme 1' argilla nostra comune; si determino di le- varvi a tutta |)ossa della silica colla lozione , di isolarvi mediante la decantazione la parte di essa la piii fina a leggera, di ridurla insomnia pressoche ad argilla pura. Si penso dappoi a diseccarla del tutto per poterne regolare la quantita nel fame consecutivamente le niescolanze con ua proporzionale relativo delle varie suddette terra, a ta- li niescolanze eseguirle per via di fino polverizzamento , di niacerazione, e di colatura per setaccio. Da ultimo si cerco naturalmente di togliere 1' eccesso d' acqua, di ren- dera le paste della debita consistenza a plasticita, di la- vorarla con carta tal qual cura a diligenza.

Dietro non pochi tentativi die ebbero da farsi, si per- venne cosi a formare quattro varieta d' inipasti , cbe sono agualmanta bene costituiti, clie sono opportunamenta fis- sati e proporzionati , clie sono quanto mai sufficienti ed adatti al caso nostro , a questi sono:

1 Argilla nostra depurata . . . 66,65 Terra di Monte Armato. . . 33 . 35

100. 00

2." Argilla suddetta 34

Tana rossa dei Poggioli . . . 33 Terra di Monte Armato . . . 33

100

430 Gaetano Sgarzi

3." Argilla suddetta 34

Terra di Casola Canina .... 33

Terra di Monte Armato .... 33

100

4.° Argilla suddetta 34

Terra di Civita Castellana ... 33 Terra di Monte Armato .... 33

100

L' aggiunta all' argilla nostra depurata delle prefate terre, fattasi coir intendimento medesimo dell' aggiunta del feld- spato alle argille kaoliniclie nella fabbricaziorie delle por- cellane , di conseguire cioe la couipattezza clie ne costi- tuisce la piii preziosa qualita ; ne secondo per guisa , che essendovi insienie ogni altra delle condizioni ojjportune, pur sopra accennate , se ne poterono costruire le quattro varieta di eseniplari di stoviglie in altrettante capsule cor- rispondenti alle quattro sorta dei detti inipasti che vi presento ; ciascuno dei quali esemplari sottoposti a molti- plici e ripetuti sperimenti di prova per gli usi doiuestici e di laboratorio , concorse egualmente pel buon esito a dimostrare , che dir si poteva raggiunto lo scopo d' avere delle stoviglie eccellenti ; mentre le ottenute di tali ma- niere, non e dubbio che scansano ogni difetto deplorato, che per durezza e resistenza al calore la vincono su tutte le conosciute , e che fornite massinie della coperta o ver- nice, sembrano quasi emule delle porcellane.

Tale coperta o vernice potrebb' essere qualunque delle terrose cosi dette o minerali sunnominate , inattaccabili da- gli acidi concentrati , se 1' alta temperatura che vi esigge , come e sopportata benissimo da ciascuna delle stoviglie niedesime , fosse conciliabile coll' economia della spesa per applicarla; ma si e sperimentato ad un tempo che puossi

Intorno AI VASI E STOVIGLIE EC. 431

adattarvici, e con assai di ecoiioniia, la sinaltatura stessa che si e proposta pei vasi di rame , subitoche la si di- chiaro diggiii facilmente fiisibile , e la prova di fatto 1' a- vete sott'occhio; del pari che puo aj)plicarvisi , siccome vedete , un' altra specie di sinaltatura trasparente e di eguale portata , che si tento, e si trovo comporla di

Soda 20

Silica iO

Ossido di Pioinbo .... 40

100

Preventivamente si fondono questi uiateriali insieme , indi si macinano a tutta finezza , e resi con acqua a sciol- ta pnlte , se ne fa 1' applicazione col solito processo di imniersione. Cosi si iia un intonaco da stoviglie puranco che e fermissimo e duro , che resiste ad ogni attacco , che soniniinistra ogni garanzia d' innociiita per 1' iimana salute, e che appaga non nieno la vista, colla bella ap- pariscenza della quale e dotato.

Se non che alia proposta che vengo a fare di tradurre in uso consiniili stovi^clie di siffatta condizione e fattura. nonche li rami da cucina nella sucsposta maniera smalta- ti , non puo non farlesi incontro un forte ostacolo per r esecuzione , derivato pero solamento dalla ragione eco- noniica , che quando fosse per prevalere all' interesse del- la salute, ne distruggerebbe ogni prestigio, ed in un nul- la convertirebbe la cura delle ricerche , la fatica degli sperimenti, la soddisfazlone dello scopo raggiunto. Tuttavia ond' evitare possibilmente questo sinistro, abbiate o Si- gnori la compiacenza d' ascoltare per ultimo, quali rifles- sioni invoco ad aiuto , su quali dati fondo lusinga, e di quali appoggi io mi conforto in tale niia proposta. Quan- do e indubitato un pericolo assoluto nei vasi di rame, che di presentc sono in attualita di servizio ; quando e notissima purtroppo la fragilita , permeabilita . nocuita

L

132 Gaetano Sgarzi

possibile delle stoviglie nostre da cucina, per cattivo ini- pfasto , mala fattura , peggiore vetiificazione ; quando leggi e provvedinuMiti liuoiivi seinpie onde ovviarne i danni e gl' inconvenienti degli uni , ed altrettanto sarebbe a desi- derarsi che fosse delb* altre per gli stessi rapporti ; quan- do la inancanza di tali leggi e provvedimenti , o la di lore trascuranza deve appellarsi per infinite ragioni una vera sciagura di societal dilKcile si e che non venga apprezza- ta una snialtatiua nei priini , e per le seconde non si accolgano degl' inipasti , che oltre la qualita scelta e de- terminata delle terre, obbligano per forza a diligente la- voro, e sono suscettibili dcUa smaltatnra niedesima ; egli e difficile che non sia concorde il giudizio coniune sui grandi vantaggi che ne possono derivare, suU' utilita igie- nica che ne viene assicurata, sulla necessitii die fossero adottate cotali beneiiche niisure ; quindi difficile egli e che a fronte di tanto interesse si voglia innalzare contra- ria r economia , che le grida di questa possano ascoltarsi piu forti della voce del bisogno, che abbiasi a dare pre- ferenza piuttosto alia meschinita dello sparagno , che ai pregio inestiniabile della salute.

E sia pur tutto ridotto a seniplice apprensione il male che si teme minacciato ; toglie questo che si debba ripa- rarlo in via di prudenza e di precauzione? Sia pure che una lega normale, e con bollo di sanzione ancora, po- tesse a sufficienza garantire la pubblica incolumita pei vasi di rame da cucina ; toghe questa ogni difetto dal la- to della stagnatura sicche facciasi superfluo lo smaltarli ? Sia pure che una certa tal qual sorveglianza eccitata dai benefattori dell' unianita suUe fabbriche da stoviglie , as- sicurasse per alcuna guisa da ogni pericolo intorno ad es- se ; toglie questo che la di loro migliore condizione non inantengasi in voto ed in desiderio , siccome cosa estre- mamente utile , sommamente interessante ?

Che se tutto puo ottenersi incontrando qualche spesa , che a calcoli fatti si risolve poi in tutto e per tutto alia costruzione di speciali forni, ed all' inipianto di una sor- ta di stabilimento ; mentre gli smalti proposti tanto l' opaco

InTORNO AI VaSI E STOVIGLIE EC. 433

clie il trasparente noii sono che minimamente superiori di costo alio smalto comune del commercio, meiitre ogni applicazione rinnovata non costeiebbe che poco piu d' ogni stagnatura ordinaiia , inentre la durata per ogni verso mag- giore delle stoviglie nuove compenserebbe d' assai il dispen- dio maggiore della di loro fabbricazione; questa spesa pero che necessariainente si frappone , non puo di certo bilan- ciare la somma delle utilita presuinibili di vantaggio dalle modificazioni progettate ; non pu6 quand' anche ingentissi- ina reggere in opposizione al dubbio pur solo che queste allontanano di compromessa salute ; non puo infermare per nulla lo scopo interessantissimo avuto nell' idearle, con- cretarle , esporle.

Non sono le economiche Cazzeruole del Sig. Harel che io propongo , che Ian cuocere una pernice col calore di quattro o cinque stopaccioli da fucile, e perci6 accettatis- sime per gli affamati cacciatori; non sono le cucine a va- pore che io v' accenno , che agiscono con grande lispar- mio di conibustibile , e percio adattatissime per la dome- stica economia ; non sono attrezzi da cucina raffinati e di preziosi metalli che io v' indico, e che servono alia si- curezza nei cibi e condimenti piu che al lusso ed al fa- sto, e percio in guisa alcuna non censurabili; quindi non la maraviglia , 1' ammirazione , la persuasiva intesi destare in Voi , o Signori , che benignamente mi avete ascoltato ; bensi e un perfezionamento d' arti, di cui non e giammai esuberanza ; e una via a nuove industrie , di cui sempre e d' uopo ; e un beneficio igienico, di cui nulla e supe- riore , che io volli condurre al vostro tribunale ; quindi r attenderne il giudizio con ben giusta sospensione d' ani- mo, e quanto mi resta a fare, dopo avervi , col silenzio meglio che con insufficienti parole , confermata la vene- razione mia, la mia gratitudine, la mia riconoscenza.

IX.

55

J. JOSEPUI BIAi^CONI

SPEGIMINA ZOOLOGICA MOSAMBICAKA FASCItXLUS XI. n

De Piscihiis.

H

isforiam Piscium in aquis Mosambici degentium , quam diiobus abhinc annis assuinpsi , jam praeterlapso anno ex integro t;xplere mihi proposueram ; oportebat enim diutius non supersedere in illustraiidis rebus praetiosis, quas misit coUega noster Eques Carolus Fornasini. Id- que suadebat praesertim Catalogus Piscium mosambicen- sium in lucem recens prolatus a Zoologo, et viatore berolinensi, quein honoris causa alias jam memoravi : cii- jus Catalogi ope , mihi concessum erat pisces Mosambi- ci , qui in Musaeo nostro asservantur , describere ; absque timoro Species novas, si quae assent , dupbcato nomine et illustratione in lucem edendi. At quoniam , infausto nescio quo fato , curae non paucae , a scientia mea omuino alienae, mihi superadditae sunt, quae tempus meum magna ex parte sibi vindicant et absumunt , idee cogor Pisces quosdain describendos ad aliam vicem re- mittere ; quasdam vero eorum species hoc fasciculo de- scribam , qui licet praefatis adversis circumstantiis sit exaratns, non tamen qnovis praetio destitutum fore con- fido, cum in ipso tradantur duae novae Species, aliae- que plurimae, quae licet Zoologis notae, non vero ex hac Africae regione eductae hucusque fuere.

(*) Sermo habitus in convenin Academiae die 8 Aprili? anni 1868.

436 J. J. BiANcoNi

Gaeteruni iter meHtii studiosum facilius reddiderunt opera exiinia quaedam Ichthyologica , quae praeter Petersii Cataloguin, ad nianus meas pervenere , nenipe 1." Zoo- logia Capitis Bonae Spei illustrata, magnum doctumque opus cl. Smith. (1) -- 2." Zoologia compilata per Iter uavium quibus nomen Erebus et Terror, in qua Ri- chardson observationes quasdam attulit, omnino novas, circa partes nonnullas Piscium, quorum etiam plures species descripsit (2). ~ 3.° Catalogus Piscium in Ma- lesia collectorum , perquam dihgens opus clar. Can- tor. (3) ~ 4.° Tandem Ichthyologia analytica quam Zoo- logorum ferme Nestor A. M. C. Dumeril nuper edidit, in qua Pisces per Classes, per Familias et per Gene- ra, optimis quidem disquisitionibus digessit, et supple- mentum quodammodo praebet imperfectionibus quibus scatet opus Valenciennesii, opus, heu nimium , dolen- dum, cum tantae sit mohs, et in tanta rerum copia exaratum, ita ut eximium quoddam opus et Scientiae perutile esse potuisset.

At de Piscibus Mosambicanis verba facere accedamus.

Scorpaena aurita. Rupp. varietas. ( Ruppel Fauna pag. 106).

Zonae tres ex punctulis brunescentibus conflatis, verticales ahquantisper curvae , supra pinnas pectorales pinguntur. In pinna caudali zona furciformis in basi, cui adiacet alia persimilis sed latior et alba ; et inde alia brunea et alia alba flexuosa obscuro marginata prope apicem caudae est.

Hisce notis demptis, convenit Piscis liic cum descriptione generatim a Ruppellio tradita ; ita ut mosambicanus pi- scis varietas tantumodo Scorpenae auritae censeri queat.

(1) lllusuaiions of ilie Zoology of sout Africa London. 4." 1838-1849.

(2) The Zoolo{;y of ihe Voyage Erebus an J Terror. London 1846 ~ 4.

(3) Catalogue of Malayan Fishes. Calcntla 1849 ~ 8."

Specimina Zoologica Mosambicana ^437

Haud vero railii vi Jetur , esse Sc. mosambica Petersii Ca- tal. n." 50. ex eo quod haec habeat radios 3-1-6 in Pinna anali , et Piscis noster tantutnodo 3-4-5.

Serranus flavoguttatus? Peters. ( Gatalogus n." 15).

D. ll-HlS? A. 3-h8 p. it. V. l-i-S.

Dubitative speciem lianc dico Serr. flavoguttatum , cum desit in Catalogo descriptio, Peters autem asserat ipsam proxiniaui ad 5. alboguttatum Guv. Val. T. 1. p. 301. ad quam Speciem maxime accedit et Piscis noster. In quo nostro maculae albidae sunt, non vero aureae : sed procul dubio possibile est aureas in vivo fuisse, et al- bidas factas esse in mortuo Pisce et alcobole servato.

GALLIONYMUS PERELEGANS. Nobis. Tab. 29.

C pinna dorsali antica elata radiis setiformibus subaequa- Ubus : posticd duplo majori. Spina operculari mediocri , duabus minimis ad basim adiectis. Osciilo branchiali su- pra opercula posito.

Hujus piscis corpus crassum , et regione inter caput et truncum latum ; retrorsum vero sensim attenuatur. Ga- put breve , cito versus os decrescit ; ambitus ejus su- perus declivis, et aliquantulum concavus prae oculis , et similiter cavus sub maxillam inferiorem ; sed paulo prominet supra oculos, propter protuberantiam orbita- rum. Oculi parvi , et laterales. Meatus brancbialis su- pra operculum sistit, et parum distat ab extremitate posteriori processus ejusdem.

Ad praeoperculum adbaeret spina quaedam unius lineae longa, sursum reversa, ad cujus radicem minor alteia adiarot minima, quae apice ab integumentis protrudi-

•138 J. J. BlANCONI

tur; et paivuni tnberciiluin (|uod integiimenta obducunt, siturn tertiae spinae signal.

Pinnae ventrales paulo ante lineam perpendiculareni , quae ox piaedicto osonlo sive nieatu hiaiicliiali descendit,inser- tae. basim siiani ita retro extendunt iit extremum earuii- dein niemhraiiam supra radiceni pinnarmn pecloralinni tigat. Harum situs ad quartum radium Pinnae dorsalis anterioris rcspondot. Apex jiiiniaruni veiitrabuui proxinie accedit ad apiceni P. pectoralium , (juarutn apex basini sexti radii P. dorsalis secundae attingit.

Pinna dorsalis anterior quatnor radiis constat subaequali- bns , iongissiniis, ac setuliformibus , extrema tertia parte liberis, at inferne niembrana arachnoidi connexis. Cnm lii radii in dorso prosternuntur , apice suo radiceni P. caudaiis prope pertingunt. Dorsalis posterior novem ra- diis t'ulcitur subaequalibus , priinis ultimisque exceptis , qui vix caeteris niinores sunt;cuncti vero dimidio bre- viores radiis P. dorsalis anterioris. Utraque Pinna in sulco dorsali recipitnr , turn cum reversa jacet.

Pinna analis subtus secundum radium dorsalis posterioris exoritur, et apice suo turn cum retrorsum deflectitur ultra basim Pinnae caudaiis procedit. Haec vix brevior est dimidia longitudine corporis , et radios habet sen- sim decrescentes ab infera ad superam partem , exce- ptis tamen duobus vel tribus radiis infernis, qui mino- res caeteris sunt.

D. .i-^-9. P. 20. V. 1-h5. A. l-i-7. C. 10.

Color universalis brunneus nigrescente maculatus ac varie- gatus : at praesertim lata macula corpus semicingit ad radicem dorsalis anterioris, quae obtegit etiam basim P. pectoralis : et alia macula est supra radicem P. cau- daiis. Latera turn capitis, tum corporis conspersa guttu- lis albo margaritaceis , inter se distantibus , et aliis ni- gricantibus permixtis , quae ornant corpus et partem pinnae caudaiis, et usque prope basim superiorem pin- narum ventralium. Pin. branchiales albescentes marulis

Specimina Zoologica Mosambicana 439

linearibus biunneis ornatae in quatuor series verticales irregulariter dispositis. Doisalis anterioris color cinereo- -brunrieus , super quem pulcherriniae lineolae vermifor- nies margaritaceae transversim positae pinguntur ; in se- cundo vero , et tertio spatio interradiali versus niarginem superum membranae, est macula transversa quadrilate- ralis violacea, lineola nigra partita. Dorsalis posterior undique fasciis transversis diffractis brunneis albo niar- ginatis ornata ; et ejusmodi pictura est in superiori par- te Pinnae caudalis.

Differt species baec nostra a Call, marmorato Petersii u." 108 pluribus notis relate ad ambituni capitis, ad osculum , et ad spinas operculi , et circa coiores ; sed praesertini propter altitndinern dorsalis anterioris . quae in nostro Callionyrn. perelegatiti duplo major est quam in posteriori. Tandem differt propter numerum radio- ruin P. pectoralis , quae 20 constat radiis in C. perelegan- ti , et decemnovem tantumodo in C. marmorato. Haec discrimina tanti ponderis niilii videntur, quibus C. pcrele- gans , et marmoratus differaiit inter se specie { ut ajunt ) non solum varietate , vel sexu ; licet supponamus nni- cum nostrum individuum masculum, quod pulcrior fbe- mina esse solet. Nescio utrum Peters plura individua expiscaverit in Mosambico, et utriusque sexus.

Mensurae Longitudo tota poll. ^^. lin. 1. Altitudo maxima lin. 9.

» pinnae dorsalis anterioris, radio pri-

me , poll. 2. lin. 5.

Chironectes lophotes. Cuv. [Cli. hispidus. Val. T. 12. pag. 407. Cuvier. Mem. du Mus. T. 3. pag. 428. pi. XVII. fig. 2 ).

Peters nuUam speciem hujusce generis in Catalogo suo recenset. Fornasinius duas nobis misit : quarum una est Chironectes scaber de qua dixi superiori Fascicule, al- tera est Ch. lophotes de qua hie sermo est.

4-iO J. J. BlANCONI

Glyphisodon sp ?

D. 13-1-12. P. 1-H16. V. 1-4-5. A. 2-1-12.

Non aiideo definire specieni hanc hujusce generis , quo- niaiu individuuin quod in Musaeo nostro habemus ad nidlam specieni , ab Ichthyologis descriptarn , pertinet ; et insuper cl. Petersius novam instituit quam dixit Gly- physodon fallax , de qua noa adhuc descriptionem exhi- buit. Siniilem ipse dicit Pomacentro Pavo Bl.; cum quo similitudo est etiam in nostro , excepto tamen quod noster Piscis caret macula supracaudali , et alia quidem caerulei coloris quae est in angulo superiori hiatus bran- chialis Pomacentri Pavo. Numerus radiorum Pinnarum a Petersio traditus consonat cum illo numero a me su- pra relate. Notatione tamen sunt dignae duae spinae Operculi , quarum una satis magna est. Probabile igitur est Piscem nostrum esse Glyphisodontem fallacem Peter- sii, attamen ut id statuere possim mihi desideranda est Ichthyologia ad magnum opus Reise nach Mossambic pertinens, quam Zoologus Berolinensis brevi tempore in lucem proferre deberet.

Serranus salmonoides. Cuv. Val. ( T. 2. pag. 343).

Pulcra haec species jam nota erat incola Ins. Franciae, Sechelles, et Erythraei. Habemus modo etiam e Mosam- bico. Unicum individuum , quod accepimus, in faucibus Cancrum tenebat , Doto sulcato proximum , quem moriens inglutiebat. Licet parvus sit cancer hie , tamen magnus valde est proportione facta cum faucibus Piscis ; et ideo arguendum est fauces ipsas perdilatabiles esse ut cor- pora hujusce voluminis transire permittant.

Amphacanthus siganus. Rupp. (Reise pag. 44 Tab. 11. fig. I.'' - Cuv. Val. T. X. p. 152).

D. 1-H13-+-10. P. 1-1-16. A. 7-1-9. V. 2-1-3.

SpECIMINA ZOOLOGICA MoSAMBICANA 441

Corporis altitudo ter in longitudiiie totali comprehendi- tur; pinna caudalis bifurcata ; linea lateralis sistit supra quartam partem superiorem. Plicae, sive rugae capitis bene distinctae : spinae Pinnarurn dorsalium , et analis satis validae. Hisce characteribus Amphacanthus noster distinguitur ab Jin. javo et A. abhortani , cum quibns similitudinem tenet. Conveniunt autem notae a Ruppe- lio traditae in pUrasi , etiam quod attinet ad appendi- ces in naribus , quas Valenciennes minime memoravit.

ELEOTRIS FORNASINI. Nobis.

Tab. 28.

E. capite depressissimo , maxilla inferiori productiore , na- ribus anticis lobulo carneo praeditis. Colore brunneo-gri- seo , ventre dilutiore.

D. 6h-1. 8 P. 17. V. 1 -I-.'). A. 1-1-7.

Corpus bujus piscis valde depressum et latum antice ; et compressum in parte postica. Latitudo maxima circiter est inter apicem oris, et Pinnas pectorales. Caput de- pressum summopere, et concavum ac ferme sulcatum transversim inter oculos. Maxilla inferior porrigitur ma- gis quam superior. Oculi mediocres laterales, distant inter se spatio aequali duobus eorum diametris. Os per- simile illi quod in El. gobioide Ricbardson effinxit ( E- rebus ac Terror Tab. 2. fig. 5. 6. ) , cito descendit, et hiatus ejus ad partem usque anteriorem orbitae attingit. Dentes minimi, approximati, et, ut ajunt, en veloure. Nares anticae supra marginem supralabialem positae, appendice cutanea praeditae , simili illae El. poroce- phali ; nares posticae oculis proximae.

Meatus brancbialis antrorsum situs est, ita ut subsit lineae

verticali quae ex praeoperculo descendit. Nullus aculeus

supra hoc nee alibi. Inter nucbam et pinnara primam

dorsalem sulcus intercedit. Pinna haec parva; ejus quin-

T. IX. 56

442 J. J. B

lANCONI

tus radius major est. Secunda elatior est ; et ejus radii medii omnium maximi sunt. Pinnae pectorales acutae , quintain partem longitudinis totalis aequant. Ventrales separatae ac distantes inter se. Analis , et dorsalis se- cundae insertio sive origo eadem corporis regione posi- ta. Caudalis acuminata.

Squamae parvae marginibus rotundatis, aliquantulum ela- tae, numero 58 serierum circiter verticalium dispositae a pinnis pectoralibus ad caudalein. Pars anterior oculo- rum et genae omnino nudae.

Color undique ex bruneo griseus , in ventre dilutior, sub capite albescens.

Mensurae Longitudo tota poll. 5.

Latitude capitis poll. 1 lin. 1. Altitudo capitis lin. 9.

Caranx speciosus. Forsk. (Cuv. Val. T. IX. pag. 130. Peters catal. n. S(i. Caranx peloosoo.Kuss. -- Ri- chardson Zool. of Erebus Tab. 58. fig. 4. 5).

D. 7-1-20. A. 2^1, 16. P. 1-h19. V. 1^5.

Capitis margo leviter in regione praeoculari ascendit propter tuberculum pisiforme quod inter nares protuberat. Prae- operculi margo crenatus. Oculi in lateribus capitis vix medio altiores. Ante Pinnam dorsalem anteriorem spina obtusa antice obversa jacet. Dorsalis posterior falcata ; id est primi radii altiores sequentibus. Huic similis est analis. Utraque incipit eadem corporis regione. P. pe- ctoralis valde falcata; cujus radii majores radicem sexti radii securidae dorsalis pertingunt. P. caudalis bifurca- ta , et quasi bipartita.

Linea lateralis incipit in angulo superiori hiatus branchia- lis, et inde aliquantisper ascendit sub dorsalem ante- riorem , et postea descendit excnrrens per mediam alti- tudinem corporis usque ad extremum caudae. Postrema parte ejusdem lineae circa quatuordecim squamae care-

Specihina Zoologica Mosamdicana 443

natae nuinerantur, majoresque per gradus fiunt, quo posteriores sunt. Ex praedicto angulo alius truncus li- neae lateralis ascendit verticaliter , et retroflectitur pa- rum distans a margine superiori corporis usque dum perveniat ad priinain dorsalein. Alii minores rainuli ab eodem angulo oriuntur interpositi inter utrasque lineas laterales jam descriptas. Tiibuli elongati per eas discur- runt, vel earum inipressiones (V. Richardson. Fig. cit.)

Color violaceus in superiori corporis parte , dilutior fit et transit in argenteo-albidum super latera. Zonae alternae latae et angustae , quales a Valenciennes describun- tur, pinguntur bene distinctae toto corpore ad ventrem usque.

Licet colores tam bene pingantur in hoc pisce, tarnen individuuni senex videtur id quod nobis Fornasinius mi- sit , cum quovis dente careat. Longitudo tota poll. 6: 6. Altitude maxima poll. 2:2.

Proxima est species haec quatenus ad formam Pinnarum pectoralium , analis, secundae dorsalis, et caudalis, ad Caranx paraspistes Richard. { Erebus Tab. 58. fig. 6 ). DifFert tamen propter magnitudinetn et extensionem li- neae squamaruni quae carinis fulciuntur, et etiam pro- pter majorem numerum radiorum in pinnis pectoralibus, et in prima dorsali.

Aulostoma chinensis. Linn. ( Bloch. Tab. 588 ).

In Catalogo suo Peters mirum hunc Piscem recenset (n." 119). Ilium expiscavit niense Februario anni 1847, veruntamen per iter in Europam amisit. Cum ego Pa- risiis degerem anno 1850, Verraux in emporio suo re- run! naturalium mihi exhibuit nonnuUos Pisces, et quae- dam Reptilia e Mosainbico ei allata. Omnia emi pro Musaeo nostro, et inter Pisces nactus sum hunc Aulo- stomam , a jam notis nihil discrepantem.

444 J- J- BlANCONI

Anabas scandens. Guv. (Val.VII. pag. 323. PL 193).

Et hunc pisceni accepi a Verraux cum nota expiscatuni fuisse in aquis Mosanibici. Circa quern non comperio quomodo Fornasinius , qui tanta diligentia et sagacitate rarissima quaeque ejus regionis nobis comparavit , non miserit nobis hunc piscem , qui ubicumque vivit fania populari gaudet , et omnibus prae oculis est, pro sin- gulari facilitate qua aquas deserere potest , et per arva peragrare. Ideo dubitative tantum hunc Piscem inter mosambicanos recenseo , eo magis quod nee Peters in suo Gatalogo ilium memoret.

NuUo discrimine differt hie ab iis qui in Indiis , Celebes, Sumatra etc. degunt.

Longitude ejus poll. 2:6. - Altitude maxima lin. 8.

EXPLICATIO TABULARUM.

Tab. 29. Callionymus perelegans. Nob.

Tab. 28. Eleotris Fornasini. Nob.

Mem: Tom: IX

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PAUSA ELETTRICA

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DEL PROF. LOREI\ZO DELLA CASA

(LctU nella SessioDC del 10 Giugao 1868.)

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X ra i molti e svaiiati fenomeni , dei quali e tanto fbcondo r elettrico , uno ve n' ha , che sul declinare del secolo scorso fu primamente osservato dal fisico alemanno Gross, e dall' illustre suo connazionale Riess e stato, non sono ancora due anni , novellaniente studiato. Di questo fenomeno mi sono proposto di venir qui dicendo alcune parole, aggiungendo le mie alle altrui osservazioni . e in- sieme indicando in quale maniera , a mio giudicio , gli si possa dar spiegazione.

Presentando il Gross a piccola distanza dal conduttore di una macchina elettrica in azione un tronco di cono metallico, che era in comunicazione col suolo, e volgeva verso di quella la sua parte piii ristretta, osservo priraie- ramente che si aveva , come non era punto da dubitare , produzione di scintille elettriche ; dipoi che, allontanando a poco a poco il tronco di cono dal conduttore , si ani- vava a tale distanza che le scintille , come ben doveva avvenire , cessavano di prodursi ; e infine che, allontanan- dolo a distanza maggiore , le scintille, fuor d' ogni aspet- tativa , si producevano di nuovo. Per questa particolarita

446 Lorenzo Della Casa

il fenomeno sarebbesi per avventura in altro tempo chia- niato paradosso elettrico ; ma il Gross gli diede il noma di paitsa elettrica , che e molto acconcio a denotare quel- la cessazione o piuttosto sospension di scintilie a carta distanza (1).

Per potere produrre vie meglio questo fenomeno , il Riess ne institui 1' esperienza nel modo seguente (2).

Alia posteriore estremita del conduttore di una macchi- na elettrica uni a vite per uno de' suoi due capi un ci- lindretto orizzontale d' ottone , terminato per 1' altro da una palla dello stesso metallo; e su quello, in prossimita di questa, innalzo verticalmente un altro cilindretto simi- le, piegato poscia orizzontalmente dal lato della palla in- dicata e protratto piu in la di essa , mentre da una palla era terminato esso medesimo , ma minore dell' anteceden- te. Questa palla minore, giusta il linguaggio del Gross, era la palla o il globo di pausa. Inoltre , sopra una co- lonnetta di vetro fornita d' apposito piede colloco un tu- betto metallico, ch' ei-a scorrevole all' innanzi e all' indie- tro per entro ad un cilindro cavo di latta posto in cima alia colonnetta, e face comunicare col suolo il cilindretto di latta , e percio anche il tubetto , mediante un filo di metallo che discendeva da quello. In una dell' estremiti del tubetto dastinata a rimanera rivolta verso il globo di pausa , adatto a vite par la sua base maggiore un piccolo tronco di cono d' ottone , cha quindi volgevasi al glo- bo coUa minore sua base. Era esso il cono di pausa del Gross.

Appressato il tronco di cono sino al contatto del globo di pausa, na lo allontanava dipoi gradatamenta ; e sicco- me lo aveva preso a bella posta molto sottile nelia sua parte antariora, e non succedeva la sospensione dalle scin- tilie, cosi lo ando da quella parte successivamente stremando

(1) Elekirische Paiisen , von I. G. Gross. Leipzig, 17 76.

(2) Ueber die elekirischen Pausen , von P. Riess Anncden der Physik und Chimie. 1856. N." 9.

Sulla Pausa elettrica 447

di esilissiini strati , fino a tanto che , non mai cessaiido 1' allontanamento , vide in prima inancare ie scintille ed indi riprodursi , ed ebbe perci6 ottenuta ia distanza, en- tro cui restavano esse sospese , cioe la distanza di pau- sa. — Noto essere un poco noioso il lavoro del togliere via quegli strati , ma non pertanto essere indispensabile ; per- che non potendosi da principio sapere quale dianietro con- vengasi dare alia base minore del tronco di cono , accioc- che il fenomeno della pausa elettrica efFettivamente suc- ceda , fa di mestieri venirlo trovando a forza di prove.

Stante le particolari dimension! del globo e del cono di pausa adoperati dal Riess, e stante la particolare fbrza della sua maccbina elettrica, comincio egli ad ottenere la sospensione delle scintille , allorcbe la distanza di quel due elettrodi , cioe del globo e del cono indicato , arrivo ad essere di 'y/ poUice di Prussia ( cent. 1,308 ) , e duro ad averla sino a che la loro distanza ebbe raggiunto i pollici 2 '/j (cent. 6,538), essendo stata percio di 2 pol- lici ( cent. 5,231 ) la distanza di pausa.

Osservando nel buio gli elettrodi allorcbe trovavansi alia minima distanza di pausa, vide il Riess cbe appariva sul cono un fioccbetto luminoso assai corto e ristretto , e sul globo, nel sito piu vicino al cono, una macchia fo- sforescente di color turcbiniccio. Vide inoltre cbe, facen- do crescere la distanza degli elettrodi , il fioccbetto dimi- minuiva pocbissinio , e cresceva in vece la macchia fosfo- rescente ; e vide in fine cbe , se agli elettrodi , mentre stavano entro i limiti della distanza di pausa, si avvicina- va la mano od un altro conduttore qualsiasi, non piii re- stavano sospese le scintille, ma tornavano anzi a prodursi, e cosi cessava il fenomeno della pausa.

Coir intendimento cbe io aveva di ripetere queste os- servazioni ed esperienze del Riess , volli prima togliere le cagioni di perturbamento , cbe nel suo modo di sperimen- tare aveva fra me stesso notato trovarsi. Ed in vero, il cono di pausa era non solo esposto all' azione induttrice del globo, ma eziandio a quella della maccbina elettrica e di tutto il conduttore; onde doveva avvenire. che cio

448 Lorenzo Della Casa

che si manifestava negli elettrodi, non era il semplice efFetto delle vicendevoli lore azioni, ma era propriamente r effetto coinposto di queste azioni e di quelle della mac- china e del conduttore snl menzionato cono ; a cui si vuole anche aggiungere 1' azione della palla , che si dis- se essere stata unita al conduttore e sottostare al globo di pausa.

Id convertii questa palla nel globo di pausa , dandole il diametro di cent. 3, 5 , e tolsi affatto tutto cio che vi aveva aggiunto il Riess. Dipoi sostituii al cilindretto, che r univa al conduttore , un tubo metallico formato di piii pezzi , addentrati successivamente 1' uno nell' altro , per poterlo allungare ed accorciare alia maniera dei tubi dei cannocchiali , e situare il globo di pausa , dove poteva tor- nar meglio acconcio pel fenorneno che io voleva studiare. Inserii, da ultimo, al di dietro di questo globo una lamina di materia coibente bastantemente ampia e comunicante col suolo, acciocche servisse di riparo al cono di pausa contro r azione dell' elettricita della macchina e del conduttore.

Invece del sostegno usato dal Riess pel cono di pausa, mi valsi dello strumento denominate spinterometro , aven- do adattato il cono all' estremita anteriore della sua vite. Con esso potei misurare le distanze senza ricorrere ad al- tro mezzo, e solo tenendo conto del numero de' giri, che doveva fare la vite, per far passare 1' estremita del cono dair uno all' altro de' loro capi. 11 cono, o per meglio dire il tronco di cono , che tra i non pochi di diversa grandezza che aveva gia fatto costruire , potei ( corrispon- dentemente al sopra indicate globo ed alia potenza del- la macchina elettrica da me adoperata ) ritrovare adatto pel fenomeno della pausa, aveva il diametro della base mag- giore di centimetri 2:3, quello della base minore di cen- timetri 0:5 ed il suo lato di cent. 2.

Dopo di cio , posti gli elettrodi 1' uno dirimpetto al- r altro, messa in attivita la macchina elettrica ed allun- gato convenientemente il tubo del globo di pausa , acco- stai il cono al globo e ne lo discostai a grado a grado, sino a che ebbi trovato i limiti della distanza di pausa;

Sulla Pausa elettrica 449

la quale io vidi avere principio a cent. 1 : 1 dal globo e fine a cent. 5:2, ed essere conseguenteinente lunga cen- timetri 4:1.

Mentre poteva piodurre a mio grado il fenomeno della pausa elettrica, ripetei tosto 1' esperienze ed osservazioni del Riess , e ne verificai facilmente ad uno ad uno i ri- sultati; iiitorno ai quali non era alcerto da formare alcun dubbio, assai ben conoscendosi con quanta piecisioiie soglia operare quest' abile sperimentatore. Ben io potei vedere piii distinte e spiccate le varie apparenze luininose e piii rego- larmente prodotte, per avere giu tolte le avvertite cagioni di modificazione ; ed eziandio per questo potei scorgere che la macchia fosforescente , die si mostra sul globo du- rante la pausa, se cresce in ampiezza col reciproco allon- tanamento degli elettrodi, si fa per Io contnuio in allo- ra piii languida e percio nieno apparente: la quale parti- colarita non e stata veduta dal Riess, o almeno noii e stata da lui espressa.

Come per trovare il tronco di cono da usare pel feno- meno della pausa , ne aveva dovuto provare parecclii , co- si voUi eziandio far prova di non pochi cilindri e sfere metalliche, che aveva fatto parimente costruire, per ve- dere se qualcuno di essi fosse pur atto a presentar quel fenomeno; ma appena ebbi segno di esso in un cilindro alto quanto il predetto tronco di cono, ed il cui raggio era un poco minore di quello della minor base del tron- co di cono medesimo. La distanza di pausa era piii corta che pel tronco di cono, ed il fenomeno della sospensione delle scintille mancava il piii di sovente.

Provai a ricoprire di uno strato coibente la superficie convessa del cono di pausa , ma non vidi piii comparire il fenomeno. Non comparve neppure, tanto allora che sot- trassi all' induzione del globo buona parte di quella super- ficie , riparandonela con lamina metallica convenevolmente anteposta al cono e fatta comunicare col suolo. come quan- do feci in maniera che I' orlo della base anteriore del cono. da molto sottile che era dapprima , si ottundesse e diven- tasse dipoi toneggiante.

T. IX. 57

450 Lorenzo Della Casa

Volli esaminare se nell' aria addensata e nella rarefatta possa darsi il fenomeno della pausa, e mi valsi per la re- lativa esperienza del globo di vetro chiatnato Oi>o elettrico. Ma per potere { anche alio scopo di conseguire il feno- meno con elettrodi diversi dai due di prima ) adoperare per globo di pausa una delle due palle che sogliono es- sergli unite, e la quale io feci coraunicare col condutto- re della macchina elettrica, dovetti sostituire all' altra un tronco di cono piu piccolo di quello che mi aveva servi- to antecedentemente. Stentai a ritrovarne uno che fosse atto al fenomeno, ma finalmente il ritrovai. AUora mi po- tei accertare che il fenomeno avviene anche nell' aria ad- densata , ma che tanto sono piu ristretti i confini fra i quali rimane compreso , quanto 1' aria e piu densa ; e non si va molt' oltre, che quei confini si restringono sino a toccarsi , e il fenomeno cessa. Potei anche accertarmi , che il fenomeno della pausa si da pure a vedere nell' aria ra- refatta , sempreche ne sia debole la rarefazione ; la quale , per poco che aumenti , da agio all' elettricita d' uscire dagli elettrodi e diffondersi per 1' interno dell' ovo , cui fa vedere nell' oscurita piu o meno illuminato.

Da tutto ci6 che e stato fin qui esposto si puo de- durre, che il fenomeno della pausa elettrica e im fenome- no dipendente dalla induzione elettro-statica , dalla forma del corpo soggetto ad essa induzione , e dalle dimensioni cosi di questo corpo come di quello dal quale 1' induzio- ne e esercitata.

Che r induzione abhia parte al fenomeno , e cosa non solo da non dubitarne, ma certissima ; in quanto che ha essa luogo immancabilmente tutte le volte che un corpo al- io stato naturale, e massime di natura conduttrice (come nel caso nostro), e messo in presenza di un altro elettrizzato. Che, inoltre, vi abbia parte la forma del corpo sottoposto alia induzione, ne siamo assicurati da cio : che, se il feno- meno puo avvenire, quando uno degli elettrodi e sferico e r altro in forma di cono troncato, non piu accade o stenta- tamente ( come si e notato di sopra ) , quando in ispecie il tronco di cono mutasi in altro corpo, od anche solo

Sulla Pausa elettrica 151

se ne arrotonda aicuii poco 'il lembo della base minore. Che, infine, abbiano parte al fenomeno anche le dimen- sioni degli elettiodi, ne siamo fatti certi dal mancare il fenomeno medesinio , allorche al globo ed al tronco di cono superiorniente indicati , se ne sostituiscano altri di grandezze qualunque si sieno ; oppure qualora se ne di- minuisca la superficie, rivestendola in parte di materia coibente , come fu particolarmente detto riguardo al se- condo degli elettrodi , cioe a quello che ha la forma di tronco di cono.

Premesse queste considerazioni , parmi che la spiegazio- ne del fenomeno onde si e discorso finora , riesca molto facile e sia la segucnte.

AUorquando il tronco di cono e molto vicino al globo di pausa, r elettricita di qucsto, die, a mo' d' esempio, riguar- deremo negativa, agisce per induzione fortemente su quello, e nella parte anteriore lo costituisce nello stato elettrico di nonie opposto al suo , cioe nello stato elettrico positivo ; nientre nell' altra parte il tronco di cono, per essere in co- municazione col suolo , non e punto elettrizzato e si tro- va percio nello stato naturale. L' elettricita , che per questo motivo viene eccitata sul tronco di cono , reagisce su quella del globo, e ne accresce 1' intensita soprattutto nel suo emisfero dinanzi , nel cui mezzo viensi a formare necessariamente il suo centro d' azionc. Stante cio , sem- pre pill dal di sopra de' punti del tronco di cono esposti a queir azione , e massime da quelli della sua superficie convessa che incomparabilmente sono in maggior numero. e richiamata energicamente la elettricita ; la quale per conseguenza si porta con molta rapidita nella maggiore possibile vicinanza di quel centro di azione, e cioe verso il mezzo dell' anterior base del tronco di cono, senz" aver tempo di fermarsi bastevolmente sopra 1' acuto lembo di essa ed ivi molto copiosamente disperdersi : e la mentre si porta e sempre piu cresce , acquista ben tosto cosi grande tensione da seguirne la produzione della scintilla , che poi si riproduce sino a che si mantiene cosi piccola, o di poco maggiore, la distanza dei due elettrodi.

452 Lorenzo Della Casa

Crescendo un poco di piii questa distanza, la torza elettrica che opera nella ragione iiiversa del quadrate della distanza niedesima , non esercitandosi piii sul tronco di cono coUa energia di prima , neppure piio determinare la elettricita ad accorrervi nel mezzo della base anterioi'e coUa velocitii colla quale vi accorreva dianzi; il perche quel- la che gia vi accorreva molto rapida dalla superficie conves- sa,vi accorrera ora con rapidita minoi'e;e meno rapida quin- di passando sopra il lembo di quella base , avvk meglio il tempo da disperdervisi in forma di fiocchetto , segnata- mente per la tensione che ha ancor grande, e per la fa- cilita che danno all' elettrico per disperdersi le parti acu- te. Atteso , pertanto , le speciali dimensioni del tronco di cono e la conseguente speciale esposizione della sua su- perficie convessa all' azione del globo di pausa , la quan- tita di elettricita che arriva all' accennato lembo, non es- sendo maggiore di quella che si puo disperdere per esso , non puo allora accumularsi sulla parte anteriore del tron- co di cono in tanta copia e con tanta tensione , quanta sarebbe di mestieri per le scintille , le quali conseguente- mente si arrestano ; e si da cosi origine al fenomeno della pausa elettrica.

Diventando ancora piu grande la distanza degli elettro- di , diminuisce niaggiormente 1' azione elettrica del globo sul tronco di cono; onde 1' elettricita della sua superficie convessa , che nel caso precedente arrivando al lembo della faccia anteriore aveva per anche tanta tensione da sfuggire dal medesimo , vi arriva adesso non solo con ra- pidita minore, ma eziandio in minore quantita e con mi- nore tensione e insufficiente per uscirne (almeno in gran parte) al di fuori ; talche puo ubbidire all' azione del glo- bo e portarsi al mezzo dell' anzidetta sua faccia anteriore , accrescendovi quella che gi^ vi si trova , ed accrescendo- ne parimente e a tal segno la tensione , da potere di nuovo cagionare la formazione delle scintille; le quali pe- ro non potranno succedersi (com' e ben manifesto e con- fermato dall' esperienza ) con tanta rapidita, con quanta si succedevano nel primo caso.

I

Sulla Pausa elettrica 453

Ben s' intende, perche le sfere metalliche non presen- tassero , nelle prove superiorineiite accennate , ii f'enome- no della pausa ; ed appeiia ne desse indizio un solo cilin- dro. Le stere non avendo parti acute o spigoli, dai quali possa sfliggire focilrnente 1' elettricita , inancano d' una condizione indispensabile per la manif'estazione di quel te- nomeno;ed i cilindri, in confronto de' coni, avendo rne- no esposta la loro superficie convessa all' azione induttrice del globo di pausa , meno provano 1' efficacia di quest' a- zione ; di niodo che minore riesce la quantita dell' elettri- cita indotta e la conseguente tensione, e piii quindi si rende difficile la produzione del tenomeno della pausa elettrica.

Ben s' intende ancora, perche la macchia fosforescente , che apparisce nell' oscurita sul globo di pausa , si faccia maggiore e insieme piu languida coll' andarne allontanan- do il cono. Ed in vero, dipendendo essa da un moto di diffusione che si fa per parte dell' aria circostante , e va indebolendo 1' intensita elettrica , gia resa maggiore per opera della reazione del cono sulla superficie anteriore del globo di pausa, quanto piu il cono si discosta dal globo, tanto minore diventa la sua reazione su questo; sul quale perci6 1' elettricita non restera piu concentra- ta in picciolo spazio come prima, ma si diffondera viep- piu all' intorno , indebolendosi corrispondentemente , ed essendo pur causa che anche s' indebolisca il predetto moto di diffusione e la luce fosforescente che da esso deriva.

S' intende da ultimo, perche coll' avvicinamento d' un conduttore agli elettrodi venga meno il fenomeno della pau- sa. Per tale avvicinamento venendo sturbata la distribu- zione dell' elettricita sull' un elettrodo e suU' altro , non possono piu essi corrispondentemente agire e reagire colla regolarita di energia e di direzione che e necessaria pel fenomeno, e questo perci6 non succede.

II fenomeno del quale si e fino ad ora parlato , oltre alia sua singolarita, di a vedere 1' influenza che ha tal- volta la forma de' corpi per modificare gli effetti, che

4^54 Lorenzo Della Gasa

sono sotto la dipendenza delle leggi fisiche stabilite; on- de e beii d' uopo essere accorti nell' interpretazione dei fenomeni osservati , per non essere indotti in inganno , se inai quella influenza o simile altra vi avesse avuta parte. Purtroppo non sono molto rari gli esempi di simili in- ganni; i quali se talvolta sono derivati da grave e reale difficolta , tal' altra sono , per lo meno , nati da troppa precipitazione , che il fisico dovrebbe fuggire a tutt' uomo, non iscordandosi mai di quel provando e riprovando , che la celebre Accademia del Gimento pose sapientemente a norma de' suoi lavori.

ELOGIO

DI

YINCENZO MENGIIINI

SCRITTO

DAL

PROFESSORE CAV. MICIIELE MEDICI

( UUo nella Sessione dell' II Novembrt I8S8. )

XJ.O deliberate , o Accademici Umanissimi , di favellarvi oggi d' un illustre medico bolognese, che degnamente fiori in questa citta accanto ad un Albertini , ad uno Stancari , ad un Galeazzi , ad un Beccari , ad un Pozzi , ad un Molinelli , ad un Laurenti , ad un Tacconi e ad altri , che circa la metd del passato secolo tanto splendore a questa Universila , ed a questa Accademia recavano. E comecche i suoi scritti non versino particolarmente circa 1' Anato- mia , pure fu egli , siccome da piu luoghi de' miei passa- ti discorsi e fatto palese, esperto anatomico. E d' altra parte io non mi ho mai proposto di parlare cosi esclusi- vamente d' Anatoniia da serbar silenzio circa 1' altre par- ti della Medicina : del che voi stessi potete far fede. Questo illustre medico adunqne, di cui oggi imprendo tenervi parole , e Vincenzo Menghini.

II quale nacque da assai onesta famiglia 1' anno 1705 nel castello di Budrio , culla d' altri dotti uomini , della vita, e degli scritti de' quali altre fiate ho avuto campo

456 MiCHELE Medici

d" intrattenervi. Un Domenico gli fu padre. Cresciuto a certa eta, e datagli in pati-ia la prima educazione, venne condotto a Bologna per dargli ulteiiore istruzione : e tro- v6 posto fia gli alunni del CoUegio Poeti , ove dedicossi alio studio della Medicina, al quale die' con grandissimo suo profitto compimento , si che li 18 Giugno del 1726 ne riporto la laurea dottorale. Datosi poscia indefessamen- te al coltivamento degli studi arricchissi di tanta suppel- lettile di cognizioni , e tauto credito acquistossi che nel 1736 fu reputato degno di salire la cattedra di Logica ; e r anno vegnente appresso quella di Medicina teoiica. dalla quale poi passo ad insegnare la pratica : nel quale ultimo insegnamento duio finche visse. Frattanto quest' Ac- cademia 1' annovero fra' suoi , e ne divenne Accademico Benedettino , e fu questo il teatro , che piu , e piu volte risuono della sua dotta voce, annunziando nuove scoper- te , ed impoitauti dottrine , che nella maggiore lor parte videro la pubblica luce, e guadagnarongli meritata ce- lebrita.

Delle quali imprendendo io a parlare partitamente , do incominciamento dalle sue ricerche intorno 1' azione di varie sostanze sopra gli esseri animali e sani , ed infermi: e la prima che cimento fu il ferro. Intorno a che intra- prese un lavoro da altri non tentato, e per avventura ne manco pensato, e degno di storia (1). E sebbene innanzi lui Niccolb Lemery avesse scoperto quel metallo nel san- gue, nuUadimeno il 3Ienghini seppe da quel trovato trar- re tale, e tanto profitto, ed in tante e nuove, ed inge- gnose guise illustrarlo, da oscurare , sto per dire, la fama dello scuopritore , od almeno far si che parlandosi , o scri- vendosi del ferro del sangue, non men presto corra al pensiero il nome dell' Accademico bolognese , che quello del parigino.

Invogliollo dappria a queste indagini la diversita d' opi-

(1) De ferrearum particulartim sede in sanguine etc. V. De Bon. Scienl. ft Art. Inst, atque .4cad. etc. Comhbnt. T. 2. P. 2. pag. 244.

Elogio del Menghini 457

uioiii regnante fra' medici circa la virtu , e la maniera d' agire del ferro nell' econornia animale, volendo alcuni, che operi nelle parti solide del corpo, ed altri nelle flui- de , mentre poi per altri quella sostanza, introdotta nello stomaco , noii oltrepassa le cosi dette prime vie , lo sto- maco cioe, e gl' intestini. Per la qual cosa procacciossi alcuni cani con animo di cibarli per lo spazio di 40 gior- ni con alimenti niescolati col ferro, e fare poscia un'ana- lisi comparativa della quantita di ferro coiitenuta in una data porzione di sangue estratto da cani nell' ora detta guisa pasciuti coUa quantita ottenuta dalla stessa porzione di sangue d' altri cani del loro ordinario cibo nudriti. In- nanzi pero di por mano a questi cimenti , gli cadde in pensiero di rintracciarlo egli stesso non solo nel sangue, ma nelle parti solide, ponendo per allora in non cale i gia progettati esperimenti.

Ad un cane estrasse cinque once di sangue : le calcino si che ridussersi ad un pulviscolo del peso di grani 2i . ed , appressatavi la calaniita , vidersi subito alcune parti- celle di quel pulviscolo sollevarsi rapidamente dall' altre , e libere , ed isolate correre verso quella anche quando essa veniva alquanto allontanata , splendenti, e non niolte di numero , cui appello di prinio genere , reputandole fer- ro purissimo. Oltre le quali apparvero altre alio sguardo di lui pendenti al colore { uso il suo llnguaggio) del cro- co di marte, attratte dalla calamita solamente quando ve- niva questa ad esse appressata , ma in tanta copia , che gli entro in mente , quasi tutto il pulviscolo, di questa seconda maniera di particelle essere composto ; e le chia- mo di secondo genere , formate di ferro misto a qualche materia eterogenea. Ripete 1' esperimento in altri cani , ed ebbe i medcsimi risultamenti. Da' cani passo ad altre generazioni di quadrupedi, al bue, al vitello, al cavallo , ed al maiale, nel sangue de' quali tutti discuopri non minor copia di ferro di quella rinvenuta nel canino. E da ultimo non lascio inosservato il sangue umano , e quel- lo degli uccelli, e de' pesci , ed anco in questi trovo fer- ree particelle avvegnacche in proporzioni diverse. T. IX. 58

458 MiCHELE Medici

Ma il ferro da natura riposto entro il corpo animale ciicola esso solaniente niisto , e confuso insieme col san- giie, ovvero aniiidasi eziandio nelle diverse parti soiide del corpo niedesimo? Bella, e grave questione ! alia quale rivolse il MengJtini i suoi studi , con ottimo fiutto. Gon- ciossiaclie perveune a conoscere, clie, sebbene rispetto alia quantita le parti soiide cedaiio tutte al sangue, pure tiitte lie conteiigono , e ne coiitengono in varie relative qiuintita. Quelle, die ne hanno in se di piu soiio i mu- scoli , poscia vengono le ossa, ed in ultimo la cellulare , o tessuto adiposo. Delia quale maggior copia di ferro nei muscoli e a ravvisarne la cagione nell' essere essi irrora- ti da maggior copia di sangue di quello siano gli organi ossei, ed i cellulari. Del che fa aperta testimonianza il fatto , il quale dimostra, die i muscoli a piu riprese la- vati , si che del sangue si dispoglino, somministrano meno ferro de' non lavati.

Ma per quanto giudiziose fossero le narrate esperienze, nulladimeno ad altre non men belle, e pregevoli dedicossi il Menghini , facendone , per cosi dire , un problema , alia soluzione del quale egli medesimo felicemente s' accinse. II ferro e desso diffuse indistintamente per tutta la massa sanguigna, oppure ha sede solaniente in taluno de' tre precipui inateriali, onde componesi, e cioe o nel siero, o nella parte fibrinosa , o nella globulare ? E se in tutti e tre, in quali relative proporzioni? Cimenti a' quali, per quanto io mi sappia, se pur taluno avea innanzi lui rivol- to il pensiero, non l' avea certamente posto ad esecuzio- ne. Cosi il tempo mi permettesse d' allargare le mie pa- role , e venire discorrendo i multiplici tentativi da lui ingegnosamente ideati e con fino accorgimento , e con ra- ra costanza variati , ed a compiinento condotti ! Per la qual cosa diro solamente , che nel siero del sangue trovo il ferro in menoma quantity, alquanto maggiore nella par- te fibrinosa, ed in massima nella globulare: scoperta , che lo condusse, come per mano, all' altra, che la cagione, per cui il sangue di certi animali e piu ricco di ferro di quello di cert' altri , e perche in quello la globulina e in

Elogio del Menchini 459

iiiaggior copia che in questo ; del che venne in chiaro mediante diligentissime ricerclie praticate in compagnia d' Ercole Le/li , per le quali poi oUre il numero, o quan- tity de' globetti sanguigni , pole conoscere la loro varia grandezza , e figura nelle varie generazioni degli animal!: investigamenti , che veggo da alcuni recenti osservatori in parte confermati. Del resto ciment6 anche la cotenna del sangue uniano, ed osserv6 , che ripulita da' globetti rossi, che ad essa aderivano , non die' che scarsissiina copia di ferro : osservazione , che potria far nascere il dubhio, che alia formazioiie della cotenna contribuisca 1' albumina nel siero del sangue disciolta ; dubbio , cui potrebbono o dar peso, o render vano le analisi del siero del sangue co- tennoso per le quali s' apprenderebbe se la quantita d' al- bumina , ch' esso contiene sia o no minore di quella , che in istato fisiologico vi si nasconde. E comecche il ferro del sangue per certe proprietil diversifichi alquanto dalla limatura di ferro delle nostre officine, pure rispetto a' ca- ratteri intrinseci ha medesimezza col ferro naturale, e ver- gine della miniera ; confronto fatto dal 3Ienghini fra quel metallo, cui egli stesso dal sangue ricav6, e quello che ci proviene da un' isoletta del mare Tirreno, in ogni tem- po conosciuta per le abbondanti , e .pure niiniere , di cui natura l' arricchi, e Himosa divenuta a' tempi nostri, dac- che i suoi angusti lidi furono Regia , e Stato, per non dir nobil carcere, a colui, che poco pria colla potenza del suo ingegno, e col valor della sua spada avea signo- reggiato 1' Europa. E per la stessa ragione avviso il Men- ghini , potersi col ferro del sangue fabbricare chiodi , spa- de , ed altri strumenti , dato che fosse ottenerne la neces- saria quantiti^. E cosi pure s' indusse a pensare , che sa- rebbe di maggior sicurezza, ed utilita nelle preparazioni chimico-farmaceutiche usate in Medicina prevalersi del fer- ro ricavato dal sangue umano ; pensamento , cui egli reco il conforto d' altre esperienze tentate sopra gli animali , delle quali riserbossi d' annunziare i risultamenti in altro tempo.

Ne desiste dal parlare de' globetti ferruginosi del sangue

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seiiza aver toccato altro punto importantissimo, I' azioiie loro nella circolazione del sangue. Sopra di che reca in mezzo una bellissima esperienza di Stefano Hales. Se tu inietti acqua calda nell' arterie d' un cane , ed adoperi r iniezione all' incirca collo stesso grado di forza , col quale il cuore iiaturalmente imprime moto al sangue, ve- di , che 1' acqua, avvegnacche liquido piii tenue, e piii sottile del sangue, dalle estremiti delle arterie alle radici delle veue non travalica , siccome fa di continuo il san- gue neir animale vivente. Fatto del quale il teste nomi- nato dottissimo osservatore rinviene la ragione in questo , die il sangue inerce de' globetti in esso nuotanti distende alquanto le pareti de' vasi , ed opponendo ad esse certa resistenza , tienle a certa distanza ; efFetti , che aspettare non si potendo dall' acqua , le vascolari pareti reciproca- niente s' accostano, e ad essa impediscono la progressione: dottrina , secondo che fa stima il Mengldni , dalle sue e- sperienze niirabilmente confermata , in virtii delle quali conchiude cosi. Nam ex hujiis ferri interventu nemo est qui non videat quanta aptiores ipsi reddantur globuli ad vasorum, tunicas dilatandas , et quanta major futura sit eo- rum resistentia adversus ipsarum tunicarum collapsum ob momentum , et duritiem , quam ipsis ferrum insitum imper- titur (1).

E qui senza che io vel dica , o Accademici , voi age- volmente comprendete l' importanza di queste indagini , e di quante laudazioni sia meritevole colui, che intorno ad esse con tanto senno, e con tanta assiduity si dedico. E quantunque l' esecuzione di quelle esperienze fosse molto spesso affidata a Gian Domenico Campedelli chimico-far- macista a que' tempi espertissimo , e dottissimo , nulladi- meno la parte razionale, o speculativa, ideare cioe le esperienze , in diverse guise variarle , poire a calcolo le loro diverse circostanze di luogo, e di tempo, scandagliarle,

(1) V. De Bon. Scient. el Art. Inst, atque Acad. Comment, etc. T. 2. P. 2. p. 266.

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dedurne le conseguenze, dar loro giusta interpretazione , e fame rette applicazioni , tutto ci6 fu merito del Men- ghini, e del solo Menghini (1).

La quale nobilissinia digressione non gli fece obbliare il primo proposito, di scuoprire se il ferro soinministrato internamente agli animali venga assorbito, ed entri nel torrente della circolazione, ovvero si airesti nello stoma- co , e negl' intestini , materia, siccome e detto, a quei tempi, fra' medici agitata. Di clie appigliossi ad un secoii- do lavoro , e ne compose una scrittura ~ De ferrearum particularum progressu in sanguinem -- (2) cui disse in que- st' Accademia, scrittura, al pari dell' altra piena di sen- sate esperienze, e di giudiziose osservazioni. E di vero avvegnacche prudente , e modesto uonio , non era egii cosi ignaro del proprio valore che se non conoscesse pron- to ad altre fatiche , ne d' animo cosi abietto , che nudrir non potesse speranza di scuopiire altre verita : esperienze per6, ed osservazioni, di cui, poiche 1' ora viene incal- zando, ed altre aspettano ch' io ne favelli , dare non pos- so che breve contezza.

Sei furono le preparazioni marziali , che ne' suoi tenta- tivi adopro, la comune limatura di ferro non trattata con altro artificio in fuori che passata per setaccio , la stessa

(1) Fervea allora in Parigi la queslione se il ferro, come del sangiie, co- si di tutii i corpi nalurali detti misti sia, giusta il vocabolo delle scuole , un edotto , ovvero un prodollo del fuoco, e degli allri arlificii adoperali per ri- cavarlo; qnestione , che a' tempi nosiri niuno alcerlo si torrebbe di risuscita- re. Anche il Menghini per lanto ne fccc argomenio di sue osservazioni , per le quali conchiuse , il ferro che si eslrae dal sangue nou essere un prodollo del fuoco , siccome di quello ricavato da' vegetabili soslenea il Geoffroy , ma una materia specifica propria del sangue slesso, pensamento tenuto anche dal Lemery , avvegnacche il Menghini eonceda , la maggiore , o minor azione del fuoco valere a renderlo piil , o men presto, piu o men facilmente manifesto, ma non mai a prodnrlo , o generarlo , e lanto egli alTermava convinio dalle esperienze proprie, e indipendentemcnte da tutte le ragioni , che dopo lui han- no condotio i chiniici, i fisici , ed i naturalisti a collocario fra' corpi serapli- ci : argomento col medesirao successo Irattalo eziandio dal Galeazzi siccome al trove fn per me scrilto.

(2) V. Op. cil. T. 2. P. 3. p. 476.

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limatiira lungamente porfirizzata , questa incorporata col luosto , e merce del fuoco ridotta alia densita del male , preparazione appellata da alcuni del noma di spuma di ferro , il ferro di miniera polverizzato, il croco di marte aperitivo , e la tintura niarziale. Polli, cani , maiali , uo- iniui furono i suhietti delle esperienze : la durata della somniinistrazione della preparazione marziale in tutti la medesima , 40 giorni ; varia la dose , cui razionalmente proporzionava alia varia grandezza del corpo ; minima cioe ne' polli , men picciola ne' cani , maggiore ne' maiali , e quale era suggerita dalla pratica medica rispetto agli uo- mini : analizzava il sangue loro , e innanzi, e dopo 1' espe- rienza onde fame riscontro , giovandosi in tutto ci6 del- r opera di Fabio Vignaferri , d' Ercole Lelli, e di Jacopo Conti, uomini nell' Anatomia , nella Cliimica , e nelT arte d' esperimentare destri , e felici. Delle quali esperienze tutte , numerosissime , e colla massima diligenza eseguite, il generale risiiltamento fu, che qualunque delle sei teste nominate preparazioni fosse posta alia prova , qualunque r aniniale cimentato , l' analisi cliimica trov6 sempre nel sangue dell' animale sottoposto all' esperienza quantita maggiore di ferro di quella , che innanzi contenea , mas- simaraente se all' animale aveasi somministrato la limatura porfirizzata, ed anche meglio se il ferro puro di miniera. Dopo r uso poi di tutte e sei le preparazioni suddette vide sempre la bile farsi piu tenue , e piu scorrevole; os- ser\'azione, la quale, come ciascun vede, molta utility alia pratica medicina puote arrecare. E tanto era bastevo- le a provare , che il ferro preso internamente non s' ar- resta nelle prime vie , ivi esercitando la sua medica virtu, ma che realmente viene assorbito , e trasportato nell' in- terne del corpo.

E nondiraeno il Menghini proceder voile piu oltre, e cercare questo ferro , e per cosi dire , sorprenderlo nel suo viaggio entro i vasi, che pongono comunicazione fra il tubo gastro-enterico, ed il sistema de' vasi. Per la qual cosa diligentemente esploro i vasi lattei, e venosi del me- senteric, e degli intestini , e vide, che nei cani, e nei

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inaiali i lattei faceano di se bellissima mostra , essendo tutti ripieni di candido umore , che premuto alquanto col- r apice delle dita , manifestamente progrediva. Ma rispet- to agli uccelli, ne' quali i detti vasi non erano allora be- ne scoperti , e conosciuti , scorgere non pote traccia al- cuna di chilo, e solamente i vasi sanguiferi apparvero piu pieni, e piu manifesti , per forma clie ed in lui, e ne' suoi compagni nell' osservazione comincio a svanire la speranza di vedere il tragitto del ferro dagl' intestini al sangue. Speranza per6 che poco appresso ricomparve, e 1' animo loro confort6. Perciocche negli animali, cui esibito aveano il ferro di miniera, e specialmcnte in sei uccelli, videro quello, die in altri animali, e negli stessi uccelli con altre preparazioni marziali alimentati, aveano pur desiato di vedere , ma che non aveano mai veduto. Ed ecco le parole stesse del Menghini. Erat enim in his ( uccelli ) nieseraicarum venarum reptatus omnino notabilis propter fernigineum colorem , quo earum surculi ah invicem distin- guehantur , praesertim in eo loco, uhi vasa haec a tuho intestinali ad mesenterium distribuuntur. Materia quae di- ctum colorem hisce vasis impertiebatur , uberior erat in ma- joribus truncis ; et, adhibito turn a me, tum a laudatis supra viris microscopio , opportune a solertissimo Lellio parato , con- speximus fermginosam illam materiem pluribus in locis hae- rentem , et minutissimis micantem atomis non secus ac eve- niat minerae ipsi. E soggiugne , Non praeteribo rem , quae mihi haud prorsus contemnenda visa est , scilicet vasa haec , hoc modo a ferrea substantia colorata , eo semper in loco apparuisse , in quo eadem oriri videbantur ab iis intestinis , quae adhuc contento intus chylo distenta erant , in iis ve- ro , quae jam fuerant eodem depleta , nidlus erat hujusmo- di color in dicta confinio , utique vero paulo remotius ab ipso , idest versus mesenterii centrum , ubi corpuscula fer- ruginea secundum vasorum directionem disposita intueba- mur (1).

(1) V. Op. cii.

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Ma per quanto piegevoli fossero le fin qui discorse os- servazioni ( e furono certamente pregevolissime ) , rimanea- no altre ricerche anco piu ardue , e difficili , al cospetto delle quali tanto e lungi , che il Menghini paventasse , che anzi animosamente le afFionto , e con si fermo pro- posito d' illustiarle da non potersi desiar d' avantaggio. Nel che tanto maggior commendazione egli merita in quan- to che ad ogni idea, o conghiettura che nasceagli in mente, per quanto in se medesima ragionevol fosse, ed al vero somigliante, non dava ricetto se non la sottopo- nea innanzi al crogiuolo dell' esperienza. Sopra di che compose uno scritto, cui disse in quest' Accademia li 23 Novembre del 1747 inedito, del quale non farei le parti di fedele storico se mi tacessi. E' non e dubhio veruno , che il corpo aniinale , fintanto che la vita gli dura , per- de continuo porzione della materia di cui si compone. Onde adunque trae esso il ferro, che insieme co' globetti del sangue va perdendo? E qui il Menghini pone subito innanzi gli alimenti , i quali si sa contenere maggiore , o minor copia di quel metallo. Oltre pero questa fonte sem- brogli , altra averne aperta la natura , alia quale il corpo animale lo attinga , e degnissima degli studi de' filosofi : e questa fonte e 1' aria, chaos di minime particelle pro- venienti dai vari corpi cosi detti misti , de' quali e cosi ricca natura. Ma per confortare cotal suo pensamento era- gli uopo provare mediante esperienza la presenza del fer- ro neir ambiente universale. Coininci6 dall' indagare se i corpi da lungo tempo esposti all' aria libera contengono maggior copia di ferro nelle loro esterne parti , che sono ad iinmediato contatto coll' ambiente, di quello che nelle interne : ed i primi che esamin6 furono gli alberi , vale a dire 1' esterna loro corteccia , allignassero poi essi o ne- gli eccelsi monti , o nelle basse , ed umili pianure. La quercia , 1' olmo , il melo , il pero , il cipresso , il frassi- no , ed il ginepro furono i subietti delle sue indagini , per le quali conobbe , in tutti la corteccia somministrare il ferro in maggior quantita di quello che gli strati gia- centi sotto di essa. Senza che le ceneri della corteccia

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erano di colore piii scuro delle ricavate dagli strati sotto- toposti , siccoine il volume delle prime era minore di quello delle seconde, avvegnacche entrambe d' egual pe- so: differenze secondarie, le quali pero recano conforto alia primaria dalle analisi cliimiche comparative dimostra- ta , siccome facile e persuadersetie per poco che si pensi al loro valore , cd alia loro significazione.

Da' vegetabili rivolse i suoi stiidi a' minerali. Mattoni, e tegole , tanto da poco tempo fabbricati , e non per an- cora cotti alia fornace, quanto cotti , e non per ancora esposti air aria, e quanto cotti, e da molto tempo all' a- zione dell' aria abbandonati. E qui pure , siccome nelle piante, scuopri, i mattoni, e le tegole, cotti fossero o no, lasciati da lungo tempo all' aria contenere piii lerro nelle loro parti snperficiali di quello che nelle profonde. Che se taluno di voi fosse vago d' udire da me a quali, e quanti espedienti pensasse , e quali, e quante esperienze intorno a cio imprendesse , gli direi , come egli anzi trat- to ammonisca colore, cui curiositi prenda d' essere testi- moni di questi eventi , di prevalersi di tegole, o di pie- tre di vetusti edifici da lunga pezza alle vicissitudini atmo- sfericlie esposti, e come teiitasse alcune pietre delle co- lonne del gia ruinato palagio de' BentivogU , alcune altre della cima dell' altissima delle nostre torri , cert' une del- la torre vicina alia Cbiesa appellata la Madonna del Mon- te , e cert' altre d' altri fabbricati sorgenti da' piu elevati gioghi degli Appennini. Cosi operando vedranno (die' egli), che r esterna loro superlicie ben lungi dall' avere un so- lo aspetto , si presenta dove per la massima parte nera , dove come dipinta a diversi colori , e sparsa di bianco, di cilestro, di verde , di giallo coll' interposizione d' al- quante macchie nere. Vedranno questa materia cosi varia- mente dipinta , soUevata alquanto dal piano della pietra , o della tegola , e coinposta d' innumerevoli globetti di varia grandezza , e questi , aucbe per lieve fregamento , disgregarsi, e dalla superficie, cui aderiscono , distaccarsi , e cadere : materia , cui egli die' il nome di ruggine , e che altri una specie di inufFa reputarono , mentre poi T. IX. 59

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vedianno la materia uniformeinente nera , comecche ra- scliiata , riniaiiersi fernia al suo posto , depressa , e leviga- ta. Or bene e 1' una, e I' altra di coteste materia sotto- pose ai cimenti chimici, e dalla nera ottenuta mediante raschiamento colla selce, e con tal modo, e misura ope- rate , che essa sola , e non la parte profonda venisse in- taccata , ricavo uno sciopolo di residue , da cui , appros- siinatavi la calamita, ottenne due graiii circa di ferro : e disteso sopra un piano d' avorio il residue medesime in- nanzi cimentato in massa colla calamita , vide copioso nu- mero d' altre splendenti particelle niarziali , che attacca- ronsi alia calamita alia foggia dell' altre. Cio fatto, sotto- pose ad aitra serie d' esperimenti le parti variamente co- lorate, ed i risultamenti, che n' ebbe fureno, che da uno screpolo del lore residue non ricavo che un grano di ma- teria ferruginosa. E qui , e Accademici , non posse a meno di non perre nella vestra censiderazione, che essendo sue scope conoscere se i minerali contengone piu ferro nelle lore esterne parti , evvere nelle interne , potea con un' a- nalisi sola cimentare insiememente e le parti nere , e le vario-pinte ( perciocche e le une, e le altre sono egual- mente esterne), e confrontarne i risultamenti con quelli dair interne ottenuti. Ed egli ben sel dovea sapere. Ma se operate avesse nell' era detta guisa , non avrebbe sco- peita la diversa proporzione di ferro nelle une , e nelle altre. Preva bellissima, ch' egli eperava anche eltre il bi- sogno , che non era mai sazie di consultare la natura per via di esperienze , che non paventava difficelta , che anzi le cercava, ed affrentava, prendendone argomento di stu- dio, e di diletto, a simiglianza, direbbesi d' attento, ed accorto viaggiatere , il quale , avvegnache incamminandesi per giugnere alia designata meta, tratto tratte per via s' arresta , ed anco declina dal primo sentiero egni velta, che incontra eggetti degni d' attenzione, e li contempla , e li studia , e cosi procedendo , contente , e lieto arriva al prefisso luego ricce dell' acquisto di nuove cognizioni. Dope di che replico i medesimi tentativi sopra le parri interne delle tegole , nelle quali non rinvenne che poche

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particelie di ferro, si che parvegli che per 1' universale ambiente sieno diversi atomi ferruginosi , cui esso con iti- finiti altri di varie nature dal globo terracqueo coiitinuo riceve. Le quali cose ferinate, perche, soggiugn' egli, non potremo ragionevolmente pensare, che il ferro delle pian- te non sia ad esse comunicato dall' esterno acre, ed in esse introdotto o per le tracliee rnalpighiane, o per i po- ri della corteccia , o delle foglie siccome avvisd il sopra- lodato Hales , o per i meati della terra insinuantisi fine alle loro radici? Perche fare non potremo simigliante pen- samento rispetto agli aniniali, e stiinare probabile, che ( oltre gli aliinenti ) mediante i polmoni, il canale del- r esofago , ed i pori cutanei entri nel corpo loro 1' ester- no acre seco portante i tenuissimi atotni di ferro dal- r ambiente universale raccolti , e sia anche questo un ingegno, che continuamente ripari le perdite di quelle, che nella parte globulare del sangue e riposte? Ed impo- ne fine a questa sua elaboratissima scrittura coUe seguen- ti parole. Ut demum rem totam paucis contraham , non solum alimentonim subsidio reficitur ferruni in animalibus , sed alia suppetit in acre uberrima scaturigo , quae utilissi- mum hoc, et necessarium metallum vivcntium sanguini op- portune in dies impertitur.

Dir6 io per questo, che la storia fisiologica del ferro del sangue sia appieno, od abbastanza conosciuta? Senza un menomo dubbio il Menghini molte, ed importantissi- me ricerche intraprese intorno gli animali, aventi aperte attenenze coU' esterno ambiente. Ma ( lasciati ora in di- sparte gli alimenti ) che dovra dirsi , che dovri credersi allora quando gli animali ne' primordi della loro formazio- ne , e della lor vita non hanno coll' esterno aere commer- cio ahneno dimostrato e diretto? Ed il ferro del sangue loro, il quale e pure un umore di un bellissimo colore vermiglio , che al pari di quello degli adulti faria scorno al cinabro, proverri esso dall' esterno siccome negli ani- mali adulti ? E risguardo a' vivipari , potra cio affermarsi del sangue del feto , se immerso questi com' e di conti- nuo in un liquido. e racchiuso in un sacco , i suoi polmoni

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non respirano , e la cute sua non opera 1' assorbimento dell' aria ? Ne varrebbe ricorreie al saugue della madre , dimostrando le migliori osservazioni, niun commercio di sangue lia inadre , e feto intercedere, e questi comporsi da se rnedesiino il proprio sangue. Ed ove pure s' osti- nasse taluno a credere a quel commercio, che direbbe poi del sangue degli animali ovipari innanzi che sbuccino dair uovo? E pur ceito , die poclie ore dopo la feconda- zione cominciano ad apparire alcuni globetti rossi aggi- rantisi fra' solchi dell' area ombellicale dell' uovo del pul- cino : quelli indicio , e seme, diro cosi, del sangue future: questi de' vasi, che gli daranno ricetto. E non significhe- rebbe gran fatto il pensare , che que' globetti rossi pri- mordiali abbiano un' origine , e formazione comune a quel- la degli altri materiali propri dell' uovo. Perciocche se quella specie di linfa albuminosa contenuta nella cicatri- cola puo stimarsi risultamento di specifiche combinazioni chimico-organiche fra' principii elementari, 1' ossigeno cioe, 1' idrogeno, il carbonic, e l' azoto, la chimica stessa ci proibirebbe di iiudrire tal pensamento circa il ferro, in- segnandoci essa , il ferro essere un corpo semplice in quanto che, finora almeno, non e componibile, ne scom- ponibile. Ma ne dal Menghini , ne da altri pretendiamo la scienza di ci6 , che la natura tiene in se misteriosamen- te celato , e che forse essa non e per disvelare a sguardo mortale , e dianio al Menghini le debite laudazioni pel inolto che intorno a questo subietto opero.

Dopo questo intraprese il Menghini altro lavoro conce- pito esso pure , e condotto col medesimo spirito d' osser- vazione de' sopradiscorsi , conoscere cioe i fenomeni pro- dotti dalla canfora somministrata a diversi animali in istato sano, per venire poscia alio studio dell' azione di essa sopra il corpo umano gravato da infermita , argomento in ogni et^ variamente agitato (1). E qui premetto , essergli anco in queste ricerche accaduto, che, mentre era tutto

(1) De camphora. Op. cii. T. 3. pag. .312.

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preparato, ed in oidine per dar di mano alle esperienze e , quasi direi , avendo gid dato ad esse coininciamento , un flitto accidentalinente occorsogli lo colpi , ed invoglio a t'anie materia d' indagini di tiitt' altra indole, t'ermo per altro in sua volonti di riedere, compite che fossero, al primo proposito. E gia , recatosi in villa [)rovveduto di tutto 1' occorrente, era per iutrodurre nella bocca d' un aniniale un briccioletto di canfora, quando venutagli sot- t' occhio una cosi detta processione di formiche, come per giuoco, o curiosita , appresso quel pezzettino di can- tbra alia cavernetta, donde quelle I' una sopra 1' altra frettolosamente sbucavano. Ed ecco come egli descrive it disordine, e lo scompiglio, che subitamente nacque. Hu- rum plures , quae e foramiiiis crepidine prope erant egret- surae , repente retrorsum conversae in suas iterum latebnis revertebantiir : aliae quasi perterritae , et fugatae hac iliac incerto itinere aberrare coeperunt : quaedam cum cibariis onitstae ad domicilium accessissent , praedain subito dese- rentes , in diversas partes abeuntes, quo citius poterant, ah infenso oclore recedehant. Allontanata la canfora , la con- fusione cess6, e le formiche al primo costume, uei qua- le mostrano ostinata perseveranza , ritornarono. Ma collo- cata la canfora nello stesso luogo di pria, la confusione si rinnovello : del che essendo egli stato piu volte testi- monio , caddegli nel pensiero , potere la canfora giovare a porre in fuga , ed anco ad uccidere varie generazioni d' in- setti molesti all' uomo, e dannevoli a' nostri cam])i. Le vespe, le mosche , le pulci, le zanzare , gli scorpioni, i bru- chi divoratori delle rose, le cimici, i pidocchi, i ragni, gli scarabei , i gorgoglioni , che corrodono il grano , e le fave , e quelle specie di tignuole , che annidansi ne' tes- suti di lana, e consumanli, furono sottoposti alia prova, e tutti , od in maggiore, od in minore spazio di tempo, e chi presentando certi sintomi, e clii cert' altri , tutti esperimentarono i micidiali effetti della canfora, con que- sta differenza, che la loro morte era piu sollecita, o me- no lenta nella state di quello che in autuniio, e soffian- do venti australi anzi che boreali : differenza, cui egli

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tribuisce al calore dell' aria, in virtu del quale gli efflu- vi di quella sostanza rendonsi piu copiosi , ed operativi , del che ebbe conferma comunicaiido artifizialmente calore ai vasi , ne' quali gl' insetti tenea custoditi : eventi, de' qua- li fu testinionio adoperando la canfora in natura , e che aveano luogo seniplicemente per virtii delle particelle , od atomi da quella resina naturalmente esalanti, ma che mol- to piu solleciti, e sicuri riescivano esponendo gl' insetti air azione delta canfora in combustione , ossia al fumo di essa, inetodo che trov6 utilissimo specialmente contro le tignuole, che fanno strazio delle nostre vestimenta , e che riscosse poscia 1' universale approvazione. E molt' anni pri- ma di queste osservazioni del Menghini , il dottissimo no- stro naturalista Giuseppe Monti era usato di preservare dagl' insetti divoratori degli uccelli nel museo , di cui egli tenea la direzione, custoditi, mediante la canfora, aven- done , per cosi dire , indovinata 1' utilita dall' avere co' pro- pri occhi veduto giugnere fra noi illesi , ed intatti gli animali , che racchiusi in cassette spalmate alquanto d'olii aromatici dall' Olanda spediva in generoso dono a questo nostro , o a meglio dire , a questo suo Instituto il non mai abbastanza lodato, e ringraziato Luigi Ferdinando Marsili.

Dopo cio s' accinse al premeditate lavoro , il quale , siccome per me e detto, consistea dappria alio scuoprire i fenomeni, che manifestansi negli animali sani trattati coUa canfora. Cimento fra' volatili i passei'i , i colombi , le coturnici , i gallinacci , i polli, e le galline : de' terrestri i cani, i gatti ^ le pecore ; e degli acquatici principalmen- te le rane. Abuserei della pazienza vostra, o Accademici , se a narrare imprendessi le singole prove da lui tentate. Per la qual cosa tocchero solamente d' alcune generali avvertenze , cui egli nel praticarle si attenne.

Somministro la canfora ad animali ora digiuni , ora aventi ancora nello stomaco il cibo ; quando in polvere , e quan- do in piccoli frammenti , e sempre in dose diversa a se- conda della diversa eta , mole , e complessione del corpo. Somministrata la canfora , niegava agli animali ogni specie

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di cibo, e di bevanda per noii introduire ne' loro stoma- ch! argonienti valevoli a ritardarne , od alleviarne commi- que gli eff'etti. Notava lo spazio di tempo, clie correa dacclie , somministrata la canfora, comiiiciavano a mani- festarsi i suoi efFetti, onde conoscere a (juali animali piu presto, a quali piu tardi imocea. Ne omise d' osservare il nuniero, la serie , e la forza de' sintomi, clie appariva- no. E finalmente notomizz6 i corpi d' alcuni di essi o vi- vi , o morti fbssero , e ne ricerc6 le sopravvenute altera- zioni. Del rimanente i sintomi non erano sempre i mede- simi: in alcuni blandissimo sopore , in altri sonno prolon- do, in cert' uni furore, in cert' altri ebbrezza, ad alcuni moveasi il vomito, o le alvine deiezioni , od un profluvio d' orine , ad altri ii singulto , e 1' ansieta de' precordi , ed altri presi da forte distendimento di nervi , e da epi- lessia li vedea morire, osservando ad un tempo, che dal- la varia qualita di questi sintomi predir poteasi quale sa- rebbe stato 1' esito dell' esperienza. Conciossiache gli ani- mali presi da sopore , o da ebbrezza piu presto si riave- vano, e ritornavano alio stato primiero di quelli che pa- tito aveano furore, o sonno profondo. E similmente il vo- mito, e le deiezioni alvine, od il profluvio d' orine erano indizio di quasi certa guarigione , od almeno non davan timore dovessero presto morire, dovecche 1' epilessia era segnale di certa , e vicina morte. E risguardo alle sezioni anatomiche cosi degli animali vivi come de' morti , rin- venne copioso muco , se eran volatili , nel gozzo , e se quadrupedi nello stomaco ; e tanto 1' un viscere che 1' al- tro infiammati. Singolarita degna d' attenzione gli parve, che il cibo somministrato il giorno innanzi a quello del- r esibizione della canfora serbassesi quasi intatto, ed inal- terato , qnantunque la vita dell' animale avesse per piii giorni durato , cosa specialmente veduta in una gallina , la quale , avvegnache per dieci giorni continui tenuta di- giuna , nulladimeno ogni giorno gli escrementi deponea. I quali animali poi se erano stati oppressi per lungo tem- po da profondo sonno, o straziati da nervosi distendimen- ti di membra, presentavano le meningi, i maggiori vasi

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piecordiali , i polmoni , e gl' intestini offesi da infiamnia- zione : e se pailiamo degl' intestini tenui, erano essi in- gombrati di copiosa bile : ne eguale fu trovata in tutti la condizione del sangue : in alcuni della densita del mele , in alti'i tenue, ed appena rappigliato.

Dopo tutto questo il Menghini , narrate alquante espe- rienze dirette a conoscere la diversa quantity di canfora richiesta a recare agli aniinali la morte , chiude il suo la- voro con alcune considerazioni risguardanti le applicazioni, che dalle cose da lui osservate si ponno fare alia medici- na pratica. Non gia che egli ignorasse il dettato d' Ippo- crate , non dovere i medici fidarsi , e tradurre , per cosi dire , all' uinana specie cio che si vede accadere ne' bru- ti. Ma la ragione suggerivagli , che , se il clinico non dee rimanersi contento agli efFetti, che di rado, come acci- dentalmente, si manit'estano , posta pero attenzione a quel- li , che spesso , e regolarmente fanno mostra di se , puo da questi ragionevolmente presupporre in qual modo so- glia natura rispondere alle domaiide , che le vengono fat- te : esperienze , e considerazioni , che oltre pronietter vantaggi alle mediclie discipline, hanno il pregio della novita.

Ed utili, e quasi come nuove furono altre sue osserva- zioni intorno il cremore di tartaro , o tartrato acidolo di potassa. Era questo rimedio usato a' tempi del Menghini , ed anco pria di lui siccome leniente, e diuretico. Ma ra- re erano le osservazioni comprovanti, valere quel sale a guarire le idropi, e specialmente le asciti. Solamente il dottissimo Ghcrli medico de' Duchi di Guastalla (per quan- to afFerma il Menghini) nana il iatto singolare d' un idro- pico sanato da lui mediante mezz' oncia di cremore di tartaro quotidiaiianiente e per piii , e piii giorni sommini- strata. Per la qual cosa animato per l' una parte il Men- ghini dal buon successo dal Gherli ottenuto , e sinceratosi per r altra del poco, o niun vantaggio avuto dal metodo comunemente adoperato, fece parecchie osservazioni intor- no le asciti, massiniamente prescrivendo agl'infermi per lo pill mezz' oncia del piu volte nominato sale ogni di , e

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tal tiata anco sei drainrae , e perfino un' oncia , e cio per 20 giorni, ed anco per 30: e dopo iion lungo tempo apertosi piu o men largamente il ventre dianzi stretto . o chiuso, ed agevolatosi lo scolo delle orine talvolta stra- bocchevole , e per 1' addietro sempre scarsissimo , vide gl' infermi ricupcrare la perduta sanita. Che se talvolta r ascite o per essere di sovercliio inveterata, o per esse- re dipendente da vizii degli organi interni, o per essere accompagnata da altre gravi inferinita non puo esser tolta dal creinore di tartaro nel suddetto modo adoperato. e questo un guaio, di cui possiamo muover laniento anche rispetto all' oppio, alia peruviana corteccia, al mercurio, al ferro, i quali tuttoccho riinedi eroici hanno limitata virtii , ne valgono sempre a tener ferma la nostra fragile vita contro gli assalti de' inorbi , ut ( lo diro con un Ales- sandro Knips Macoppe ) iriimedicabili qiiandoque morbo frangatur nostra honiinumque svperhia , ut ejus ( Dei ) fre- quens imploremus auxilium , ut detur flagelUs , fatalique termino locus (1).

Le quali osservazioni del Menghini circa le asciti videro la publica luce negli anticlii Commentari della nostra Ac- cademia dell' Istituto (2). Ma altre ne fece intorno le idropisie del torace, inedite, e che paionmi di grave im- portanza, nel 1759 comunicate a quest' Accademia dal Dott. Antinori , in quanto alia 1.* parte li 22 Marzo, e rispetto alia 2." li 5 Aprile, perciocche il Menghini era, purtroppo ! mancato a' vivi nel Gennaio dell' anno me- desimo.

Parla anzi tratto delle cause dell' idrotorace, e poscia della curazione. Le cause sono di due generi , ciascuno de' quali piii specie coniprendc. Ahbraccia il primo le idropisie del torace derivanti da vizii instrumentali de' pre- cordi ; il secondo quelle , la cui cagione e riposta ne' pol-

(1) V. II primo de' siioi Aforismi lUedico-politici.

(2) Experimenlum de largo , el diulunw cremoris (arlari usti ad hydro- phim mmmopere ulili etc. Vedi T. IV. p. 260. e seg.

T. IX. GO

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moni , ovvero in parti solide, o fluide non immediatamen- te col cijore comunicanti. I vizii poi de' precordi spettano o al genere arterioso ( genus arteiiosum ) , o al genere ve- noso (genus venosum ) , o all' uno, od all' altro insieme- mente , nel che abbraccia le dottrine gia dettate dal suo illustre collega Albertini , e le viene ancor confermando ; sopra le quali, avendone io parlato altrove, io non ritor- no. Aggiugne per altro il Menghini alcune osservazioni anatoniico-patologiche e proprie, ed altrui, le quali recar ponno in tanta oscnriti alcun lume a' chimici 3 e cioe , che a' vizii precordiali del genere arterioso non suole per se , e priniamente acconipagnarsi 1' idrotorace , siccome a quelli del genere venoso , e del misto. Parla da ultimo deir idrotorace provegnente da offese de' polmoni , o d' al- tre parti solide , o fluide non immediatamente comunican- ti col cuore , e massime dell' infiltrameiito sieroso de' pol- moni , dair Albertini chiamato edema pulmonare , cui egli il 3'Ieng/iini giudica guaribile nierce dell' uso abbastanza protratto del cremore di tartaro : guarigione , cui egli re- puta ottener non si possa, almeno stabile, e radicale , ne con questo , ne con altri rimedi trattandosi d' idroto- race cagionato da vizii instrumentali qualunque sia il ge- nere , cui appartengono.

Vorrei pure finirla. Ma per quanto conosca d' avervi recato noia , e fastidio , troppo mi dorrebbe di bruttarmi della turpe maccliia di storico infedele ponendo in non cale alcuni altri lavori del Menghini.

Curava egli un infermo di gonorrea da dolori nefritici accompagnata , il quale a grave stento deponea orina san- guigna. E per quanto fosse ragionevole il credere , che fra poco sarebbesi veduto quell' umore ingombrato da renella , o da calcoli , pure fecero invece comparsa copio- se vescichette , rotonde , inolli , le quali , introdottavi me- diante sottilissimo tubetto 1' aria , inturgidivano , bianchic- cie , voluminose alcune come un cece , altre come un fa- giuolo : contenenti certune un umore gelatinoso , una Un- fa gelatinosa cert' altre, ed altre mostranti la loro super- ficie d' alcuni punti rossi cosparsa. A togliere il quale

Elogio del Menghini 475

malore prescrisse il Menghiui la trementina, siccome quel riinedio, che in molte malattie degli organi retiali veniva commendato ; e 1' esperienza ne conferm6 1' efficacia. Per- ciocche non si tosto ebbe 1' infermo usato quella moile resina che le vescichette scomparvero, le quali poi , so- speso il medicamento, ricomparvero, in tre delle qiiali un calcolo capiva. Ritorno egli alia trementina , e di nuovo le vescichette spariiono : e di nuovo tralasciata , di nuovo le vescichette coinparvero. Per la quale diligente, ed accurata osservazione clinica chi puo essere quel me- dico, che cuiar dovendo cotale infermita alia trementina fiduciosamente non ricoira ? Osservazione , che apri 1' adi- to ad una questione anatomica, deducendone alcuni , la struttura degli organi renali essere vescicolare. Al che pe- ro r ingegno del 3Ienghini non assenti , conoscendo ben egli , poter formarsi nelle vie orinarie que' corpicciuoli per virtu di cause preternaturali , non essendo percio ve- scicolare la fabbrica naturale di quegli organi : sensatissi- mo pensamento ampiamente confermato dall' illustre me- dico suo concittadino , e contemporaneo P. P. MoUnelU , il quale , come fu testimonio d' altri fatti consimili , cosi vide eguali vescichette formarsi in un tumore nato nel- r interna parte del poUice d' una mano, ed in altro in un braccio : argomento assai evidente , potere quelle ve- scichette avere loro origine in molte , e diverse parti del corpo , ed interne, ed esterne, e forse in tutte, e gene- rare tumori anche negli organi renali , senza che abbiasi in cio prova della loro vescicolare struttura, siccome fa- vellando della vita, e degli scritti di lui fu per me detto (1). Due dissertazioni lesse a quest' Accademia De aquarum vi in calculis dissolvendis , ridondanti d' esperimenti, nelle quali ad imitazione di quanto operato aveano colic loro acque il Lobb , V Hartley , V Hales, il Littre , lo Stechlin , ed altri in Inghilterra, in Francia, e nell' Elvezia , cimento

(1) De vesciculis quibusdam cum urina emissis elc. V. De Bon. Scienl. el Art. Instil, atque Acad. Comment, elc. T. 2. P. 1. p. 142.

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calculi oriiiarii iiinani tenendoli infusi in varie acque sem- plici nostrane, tossero di pioggia, o di pozzo , distillate, o no , e vide , che nella virtu d' intaccarli , ed in alcuna parte scioglierli , la nieritevole di preferenza fu quella , cui erasi aggiiinto il tartaro solubile, ossia tartrate neiitro di potassa : manierc d' industrie , oltre le quali gli angu- sti limiti, entro cui era a que' tempi ristretta la chimi- ca, non pcrmetteano si procedesse (1).

Figuravano allora nella materia medica certe acque , nelle quali erano stati immersi , o macerati , o distillati , od estinti metalli incandescent! , come sarebbono 1' acqua niercuriale , l' antimoniale , quella de' fabbri ferrai , cre- dendosi, che per tali operazioni acquistassero porzioni o di mercurio , o d' antimonio , o di ferro , che le rendes- sero medicamentose. Ed avendogli i suoi cimenti dimo- strato, non contenerne di sorte alcuna, conchiude coUe seguenti misurate , ma abbastanza significanti parole. In- terea si ex me petatur niim velim rnemoratas aquas vetu- state commendatas ex officinis nostris excludi tamquam rem plane iniitilem , periculosam hanc petitionem etsi declinare me opportunissime facit natura eorum salium , et conditio , qui ex iisdem aquis eliciuntur , adhuc clarius detegenda ( quod sane efficiam ) , ei tamen fecisse me satis putabo , si longe a veritate eos aberrare innuero , qui certis aegri- tudinibus succurrere per recensitas aquas contendunt ob sen- sibiles , manifestas , integras mineraliuin particulas , quas eis adjunctas putant (2). E se non contengono particelle di que' minerali, qual' altra cosa potra loro conciliare medi- cinale virtu? E non e egli il medesimo che proclamarne 1' inutilita? Dalle quali dottrine del Menghini io credo volontieri cominciassero i clinici a discostarsi da una pra- tica empirica , e cieca , la quale poi per virtii de' progres- si ognor crescenti della scienza medicinale e per grande Ventura ita in obblio.

(1) V. Op. cil. T. V. P. I. p. 261 e seg.

(2) V. Op. ci(. T. II. P. II. p. 123.

Elogio del Menghini ill

Ed in estremo luogo ripete gli esperimenti delV yivi>ksbeo, che pretese diinostiaie i gravi danni recati alia vita degli animali dagli effluvi de' inetalli infuocati merce de' carbo- ni accesi. Ma ne egli, ne il Galeazzi , ne il Bonzi , ne T." Laghi , ne il Garatoni ( compagni di lui nelle espe- lienze ) videro sopravvenire agli animali alcun grave dan- no, e solameiite in alcuni casi lievi, e passaggeri sconcer- ti. Ben confermarono gli efFetti niicidiali degli aliti de' car- boni ardenti. Sopra di che cercarono eziandio se tutti fossero egualmente nocivi. In un minuto di tempo mori un uccelletto racchiuso in un recipiente di vetio ripieno d' effluvi di caibone di quercia, e circa lo stesso spazio di tempo per quelli di olmo , in 30 minuti secondi per quelli di salice, in 34 per quelli di pioppo, in 26 per quelli di vite, in due minuti piimi per quelli di sostanze fossili : mirabile poi videro la prontezza, con che le esa- lazioni delle ossa in calcinazione spengono la vita. Ed a norma del loro operato esaminarono le alterazioni recate agli organi interni degli animali, e le sezioni de' loro ca- daveri manifestarono nulla esservi d' inusitato, e di strano nella tessitura, nella mole, e nel colorito del cuore, e de' precordi , ma rossore , turgenza , e sangue arrestato ne' vasi delle meningi, del cervello , e del cervelletto. Onde che ricavarono, non essere meraviglia, se assiden- doci noi per certo tempo in molta vicinanza al fuoco , sia- mo presi da sonnolenza, da lentezza al moto, da gravez- za di capo, e da altrettali turbamenti della sanita. Nel corso delle quali esperienze poi avvenne ad essi un certo fatto meritevole di speciale considerazione.

Estratto un uccelletto, die parea spento , dal recipien- te, in cui era racchiuso, cadde esso a caso in un vaso pieno d' acqua fredda, ed in un istante si riebbe, e fecesi agi- le, alacre, e robusto, siccome era prima dell' esperimen- to, e potrebbe quasi dirsi anco di piu. Novita , die li sorprese , ed invoglio a ripetere la prova , ottenendone sempre i niedesimi risultamenti , per forma che proposern come utile argomento curativo, specialmente usato per tempo , r impiego dell' acqua fredda in chi per disavventura

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si trovi neir ora dette circostanze , od in altre ad esse consimili.

Questi furono, o Accademici , i lavori dell' instancabile yincenzo Menghini , per tacere, oh' egli prese eziandio diletto delle uinane lettere, e converse colle caste Muse, del die die' saggio in una applauditissima elegia latina, cui compose quando Opizio Maria Guidotti per la sesta volta assumea il Gonfalone della Giustizia, suprerna digni- ta del nostro rcgginiento civile, e languida mostra , e re- ininiscenza o piuttosto larva dell' antica podesta della te- muta Repubblica bolognese. Ed oh! perche non ebbe egli pill Uinga vita a profitto della scienza medicinale, ad uti- litu dcgl' infernii, ed a maggior lustre, e splendore di quest' Accademia , e di quest' Universita ! Perciocche mor- te improvvisaniente ce lo rapi nella fresca eta d' anni 54 li 27 Gennaio del 1759. Ma umiliamo il capo a' decreti della Provvidenza divina. E se io nel tessere oggi comun- que la storia degli studi , e delle opere di tanto uomo sonomi alquanto dilungato sopra certi particolari , che ad alcuni potrebbono per avventura sembrare superflui, io r ho fatto avvedutamente, ed alio scopo di chiarir me- glio, che se giova sempre dedicarsi alle osservazioni , ed alio studio del fatti , tutto suo fu il merito di sapere con nuovi , ingegnosi , e variati modi interrogar la natura con replicate , e sto per dire , innumerevoli esperienze , e for- zarla a rispondere , e a disvelargli i suoi segreti , a diflPe- renza di tant' altri, che delle prime apparenze si appa- gano ; scopo che non avrei forse conseguito , o consegui- to avrei con minore persuasione di chi mi ha ascoltato , se qualificato 1' avessi genericamente abile, e dotto espe- rimentatore , nella stessa guisa che rendesi piti palese 1' eccellenza d' un capitano narrando partitamente come seppe provvedere alia sicurezza delle vettovaglie , anti- vedere i disegni del nemico , conoscere 1' opportunity de' luoghi , imitare all' uopo la prudenza di Fabio , ed air uopo la celerita di Marcello , scudo I' uno, spada 1' altro di Roma , e manifestando 1' altre virtu , per le quali ottiensi , e conquistasi la vittoria, di quello che

Elogio del Menghini

479

nomandolo semplicemente vincitore di battaglie. Concios- siache o cimentisi la natura, o affrontisi I'inimico, per quanto s.a sempre bella, e piacevol cosa il v.ncere , nul- Jadimeno quella vittoria e piu laudabile, e de^na d' im- mortal, onori ia quale e tutta propria dell' ingegno, e della costanza del vincitore, ne puo arrogarsene il vanto a pur troppo frequente dominatrice degli avvenimenti umani, come chiamo Tullio la Fortuna.

RISLLTAMENTl

OTTE^ITI COL METODO DELLV COUPIIESSIO^K

NELLA CURA DI ALGUNI

ANEUWSMI ESTERNI

DEL

PROF. CAY. FRANCESCO RlZZOLl

(LetU nclla Sessionc del 18 Novcmbrc 1858.) ,

X^iiantuncjue il inetodo di compressione per la cura degli estcriii aiieurismi, che pei piinii adottarouo un Geii- ga, ed un Guattani, e die fu per questo italiano deno- niinato, avesse dovuto pei suoi felici success! indurre i nostri moderni Chirurghi a non trascurare di esperimen- tarlo , malauguratamente cssi non ne approfittaiono, e non valsero a peisuadcrli in di lui favore gli stndi flitti e le osseivazioni di un Flajani, di un Palletta, di un Monteg- gia , di uno Scarpa, di vui Sisco , di un Vacca , di un Tennanini , di un Cumano, di un Siguoroni, di un Bia- gini, e di alcuni altri.

Parendo per altro a me, che i principali inotivi pei fjuali la compressione veniva rigettata piii clie al metodo compressivo riferire si dovessero alle non molto opportu- ne maniere con cui gcneralmente la compressione stessa veniva eseguita , mi occupai per questo alquanto della me- desima, coll' intcndimento di rispanniare cosi, in non poclii

T. IX. 61

482 Francesco Rizzoli

casi almeno, le assai teniibili successioni, che cl' altronde col inetodo dclla legatiira poiiiio iucontrarsi.

I risultati pertanto da mc otteiiuti, oggi che molto si scrive in favore del inctodo di coinpressione, e debito mio di comiinicarvi , onde si sappia che anclie , quaiido i Chirurglii d' Irlanda sorgevano onde togliere questo me- todo dall' ohblio, non inancavasi gii in Italia di espeii- mentarlo, con qnelle varieta che le circostanze diverse ri- chiedere poteano, e che crano acconcie a procacciaie all' in- dicate nietodo quel molto valore , di cui e a ragione hen nieritevole.

II prinio caso d' aneurisaia estcrno da me cuiato col metodo della compressione, sebbene per se stesso fosse di poca entita, lo fu per altro di inolta grande, avuto riguar- do air individuo chiarissinio , in cui 1' aneurisma formossi.

Pochi mesi prima dilTatti, che T Illnstre Prof. Baroni partisSe definitivamente per Roma , il che ebhe luogo sul Hnire dell' anno 1835, chiamatovi dal Pontefice Grego- rio XVI , disgraziatamente cadde egli , ed nrto contro terra coUa tenipia sinistra, riportandone forte contusione, che fu susseguita iinmediatamente da notevole spandimento di sangue in quella regione. II Baroni nel momento non si occupo di fare suUa ofTesa localita diligenti esami, e si limito soltanto ad applicarvi alcune pezzoline imbevute nell' acqua fredda , niista ad aceto. Ma scorse alcune gior- nate la tnniidezza alia tempia non diminuendo, ed al- quanto molestandolo, debitamente colic dita la tasteggio , e sentilla pulsantc. Tcinendo egli allora che nell' atto della ca- duta 1' arteria temporale superhciale sinistra fosse rimasta rotta, e potesse in seguito di cio essere minacciata la forma- ne di un' aneurisma traumatico di essa arteria , non manco di fare quegli ulterior! esami che il suo molto sapere po- tevagli suggerire, coi quali confermo pienamente il suo sospetto.

Fidando il Baroni molto nelle applicazioni topiche astrin- genti, per parecchi giorni varie ne esperimcnto, ma nul- r altro egli ottenne, se non che 1' assorbiinento di por- zione del sangue sparso , il che favori la formaziono di

Sulla cuua i>' alcuni Aneukismi esterni 483

lui aneurisiiia circoscritlo ilel voliiiiio <li una noccinola. Del quale aneurisma voleudo ilBaroni liberarsi con sollecitudine, era pronto ad assojigcttarsi al nietodo aiilico di lt'{;atura, co- me quello cln; riteneva nel easo suo il pin sicuro, e ta- le era la delerenza clie benignaniente professavaini , da eliiedenni, perclie 1' operassi. Ma giovanissimo come io era, e privo percio della necessaria esperienza, cercai di scliermirmi tP ajiire cosi su di \in uonio, verso il (jnale r aH'etto e 1' ossequio erano pari alia iutinita gratitudine ehe gli proti^ssava, e mi feci animo piuttosto a propor- gli di teutare dajjprinia la compressione mediata diretta del piccolo aneurismatico tumore. Fu egli persuaso di cio, e per ben quattro sere consecutive venne da me fatta la indicata prcssione, applicando alcune compresse di tela suir aneurisma ed attorniando sulle medesime il capo con una fasciatura alquanto stretta. La fascia era lasciata in si- to tutta la notte, e levata nel giorno, acciocclie il Baroni potesse meglio attendere alle sue gravi occupazioni.

Niuu sensibile mutamento rilevossi nell' aneurisma dopo le due prime applicazioni della compressiva fasciatura , nella tcrza si fece piii piccolo , piii duro e meno forte- mente pulsante , nclla quarta erasi ridotto alia grossezza di un seme di frumentone, era durissimo e piii non pul- sava, per cui si desistette da ogiii ultcriore compressione. Scorse altre otto giornate, non rimase piii traccia del pree- sistente tumoretto, e d' allora in poi la guarigione fu stabile.

Trascorso poco piii di un anno dall' ottcniita guarigione del Baroni, e cioe nel Gennaio 1837 mi si presento il Sig. G. B. Dal Re d' anni 35 impiegato governativo, il qiialc^ mi racconto, che in seguito di iino sforzn violento fatto col suo braccio sinistro da alcuni inesi , gli si era formata una piccola tumidezza alia parte alta ed interna dello stesso braccio, la quale era stata giudicata un aneu- risma deir arteria omerale superHciale.

Onde guarirlo di questa malattia, provata erasi la com- pressione, merce un rozzo compressore metallico, la di cui azione per6 essendo assai forte , non pote in modo

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i^»i Francesco Rizzoli

alciino essere tollerata. In causa di cio stimavasi dal cu- raiite opportuno di ricoiroie alia legatura dell' arteria aiieu- lisinatica, ma al)l)oiiciido T iiiferiiio da oj;iii atto operato- rio cruento noii vi si voile assoggettare. E quantunque il tu- iiioie auinentasse , e cagionasse doloii assai vivi al biaccio . e tale toipore all' avainhraccio, ed alia inano corrisponden- te, da impedirgli quasi del tutto I'uso doU'aito, amo piutto- sto di consultanni onde sapere da me se in qualche altro modo men grave poteva essere soccorso. Esaniinato a que- st' uopo convenienteinente il braccio sinistro dell' infenno , confennai i' esistenza di un aneurisma circoscritto dell' arte- ria omerale superficiale , giunto in allora al volume di una grossa noce, il quale aneiuisma sorgeva dall' indicata ar- teria, a poca distanza dall' origine dell' omerale profonda.

Da cio ognun vede, che se il Dal Re fosse stato assogget- tato alia propostagli operazione, a gravi pericoli sarebbe sta- to esposto, attesa specialmente 1' alta regione in cui era sorto r aneurisma, quando anche fra i diversi metodi di legatura si fosse preferita I' allacciatura Aneliana, giaccbe in questo caso , se si fosse preso il partito di legare 1' arteria omerale superficiale , era indispensabile di portare il laccio in vicinanza dell' origine dell' omerale profonda, il che po- teva impedire la formazione di quel grumo, e di quelle aderenze che servono ad evitare con sictuezza il pericolo di una emorragia consecutiva ; e se per incorrere men facil- mente in questo riscliio , adottato invece si fosse di legare r arteria omerale comune, potevasi in allora piu probabil- mente temere la cancrena dell' arte, per difetto di circo- lo arterioso. In seijuito di che lun2;i dall' inculcare all' in- fermo di assoggettarsi alia legatura od a qualsiasi altro pill o men grave espediente, insistetti perche si sottopo- nesse di nuovo alia compressione , fatta pero in modo che potesse essere da esso lui tollerata.

Annuendo a cio molto volentieri il Dal Re, dopo aver- gli fatto tenere l' arto in riposo per alqiianti giorni , lo circondai con semplice fosciatura, ed applicate alcune com- presse graduate al disopra dell' aneurisma , le assicurai con un braccialetto di cuoio , rinnovando di poi la fascia- tina , mano mano che rallentavasi.

Sulla cura d' alcuni Aneuris.mi esterni A85

L' inieiiuo iioii esscndo < on t|uesto semplice apparecchio di compressione niediata e diretta nienornamente distiirba- to , con esso non piii riseiilendo il toipore, ed i dolori al braccio, clic iiuiaiizi tanta pciia anecavaiigli , e poteii- do continuare pur aiico ad attendere liherarnente al pro- prio impiego, pcrdiiio nell' uso del medesiino apparecchio per due interi anui , scorsi i c[uali del tutto 1' abbandono, essendosi il medesimo reso affatto inutile, in (juanto die, anche senza di esso 1' aneurisma che nel corso di parecclii mesi erasi rinipiccolito , indurito, e fatto stazionario , non niostro piu tendenza alcuna ad aunientare. E cosi passati es- scndo ora piu di 20 anni , niun pericolo sovrastando all' in- fermo, contentissirno egli del suo stato , non pensa a va- lersi di qualsiasi altro particolare provvedinicnto.

II Protessor Bartolonieo Signoroni avea pubblicata nel Vol. 87 degli Annali Universali di Medicina la descrizio- ne di un coinpressore da esso lui inventato, col quale si proponeva di arrestare prontaniente il corso del sangue nelle arterie degli arti su cui veniva applicato, senza ot- tundere la sensibiiitu dell' intiero niembro, o strozzare i tessuti circostanti alle arterie compresse, e cio anche in quei casi , nei quali, attesa la posizione dei tronchi ar- teriosi stessi , i comuni compressori, e torcolari non erano applicabili.

Sebbene io conoscessi nello ingegnoso istrumento del Si- gnoroni non pochi pregi, cio nullameno presentando esso alcuni difetti, mi studiai di correggerli, e vi feci percio alcn- ne uiodiHcazioni , le quali essendo state pubblicatc ])er le stampe fino dal coniinciare dell' anno 1841 (1), non sarebbe- ro certamente ora desiderate dall' illustre francese Brocca (2) se gli si fosse ofFerta 1' opportunita di averle sott' occhio.

Pertanto diro, die inentre la relazioue del niio conipres- sore era gia stampata, e pochi giorni doveano passare ad

(1) Biilletlino (lolle Scienze Moiliclie della Socicli Medico-Cliirnrgica di Bo- logna. Fasc. di Fel)l)iaio e Marzo 1841 pag. 73.

(2) Brocca. Dcs aneviysmcs el do Iciir trailemcnr. Paris 1856 pag. 821.

iSG Francesco Rizzoli

essere pubblicata , mi si porse bella occasione onde espe- rimentarlo.

Eiitrava diffatto iiello Spedale del Ricovero il giorno 30 Gcnnaio 18il ( notatc o Sigiiori vi prego quest' epoca ) Angelo Roveri giovinetto di 16 aiiiii, contadiiio, il quale, da quanto rilevasi dalle note tatte uella apposita tabella dal distintissimo Medico-Cliirurgo Assistente Sig. Dott. F.A. Malaguti , racconto ciie circa qualtm auiii priuia del suo in- gresso nello Spedale, cadutogli dall' aUo uii coUello suUa gamba destra, la punta di esso coltello si infisse, e si approfondd eiitro le carni uella regioue conispondente al quarto superioi'e dclla gamba stessa ove scorre rarteiia ti- biale anteriore, in modo da iudurre una notevole emorragia, per frenare la quale si ricorse nel momento al riposo, e ad una rozza compressione. Cicatrizzatasi la ferita in meno di tre giorni , per ben due mesi il giovinetto po- te attendere alle sue incombenze , passato pero questo tempo comincio a sorgere un tumoretto immediatamente sotto la formatasi cicatrice , acconipagnato da dolore , die costrinse 1' infermo a mettersi in letto. Visitato da un chirurgo, non consiglio , die 1' uso di semplici em- piastri annnollienti. La tumidezza per aUro notabilmen- te aumentando, e facendosi manifestamente pulsante, th- rono tentate le applicazioni astringenti , ed in seguito una fasciatura compressiva, i quali mezzi riescirono co- si efficaci , da potere permettere all' infermo dopo po- clii giorni di sottoporsi luiovamente alle ordinarie fati- die. E cosi continuo lungo tempo; ma imprudentemente abbandonato ogni mezzo compressivo, il tnmore maggior- mente crebbe, pel die il Roveri s' indusse a cliiedere di essere accolto nello Spedale suddetto , onde ottenere una guarigione complcta.

Esaminata la tumidezza, scorgevasi diffatti die la medesi- ma occupava la regione esterna della gamba destra, verso il suo quarto superiore , in corrispondenza al tratto piii alto deir arteria tibiale anteriore, era del volume di un pic- colo novo di polio, nella cute die la rivestiva, era com- presa la cicatrice che risulto della riportata ferita , il tumore

Sulla cura d' alcuni Aneurismi esterni 487

era teso , ma sotto la piessione mostravasi cedente , ed ondeggiante, notavansi in esso di-llc pulsazioni sincione al polso ; conipressa 1' arteria fciiioralc, il tuinore perdeva la piiUazioiic , diiiiiiuiiva di volinue,cd avvizziva , ascoltato coll' oreccliio sentivasi in esso un manifesto rumore di raspa, dal coiuplcsso dei qnali fenoineni si };iiulic(j trattarsi di un aneiuisma traiunatico ciicoscritto dell' aitciia lihiale anterioie, nei suo quarto superiore.

II tratto di arteria tibiale anteriure in cui era sorto quest' aneurisma ini avrcbbe anclie in questo caso posto in grande iniLarazzo , ogni qualvolta come metodo di cura radicale, avessi voluto preferire la legatura Aneliana, giac- che se deteriuinato mi fossi di allacciare snperionnento al tuinore la tibiale istessa , mi sarei di tanto accostato alia sua origiue dalla poplitea , da poterne temere una emor- ragia consccutiva al distacco del laccio, per ragioni analo- ghe a quelle indicate nella antecedente osservazione ; se uii fossi invece attenuto alia legatura della poplitea, per le molte arterie, die sorgono dalla medesinia , non solo avrci potuto incontrare lo stesso pericolo di cmorragia con- sccutiva, ma sarebbe stato ancora possibile, die il sangue avesse potuto penetrare rnediante i rami collaterali con tanta facilita, ed in taiita copia ndl' arteria aneurismati- ca, da impedire la guarigioiic dell' aneurisma, e se inline mi fossi appigliato alia legatura della femorale superficiale, oltre gli indicati riscbi, potevo pure espoire con mol- ta maggiore facilita 1' infermo al pericolo della cancrcna deir arto.

Ad evitare tutto cio, poteva essere molto opportuna la meccanica compressione; ma perclie tale riescisse anche quando mi fossi prevalso del mio compressore era indi- spensabile il scguir nornie particolari.

E diflfatti se coi cliirurghi di quei di mi fossi atte- nuto ai precetti dello Scarpa , secondo il quale non era possibile l' ottencre la guarigionc dogli aucurismi esterni col metodo della compressione , se non sc quando la piessione stessa fosse portata a tal grado, da |)iodurre la obliterazione completa del tronco artcrioso nd puiito

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compresso , aviei potato teinere , che la conipressioiie lion vc'iiisse da\ iiiio iiifenno tolleiata, e die posta 1' ai- teiia feniorale superficiale , per la forte e costaiite pves- sioiie in coiidizioni analoglio a quelle in cui si trova al- lorquando e stata aliacciata, il sangiic si dirigesse per- cio uella temoiale prof'oiida con tant' inipeto , ed in tan- ta copia da penetrate tacilinente nella estesa lete vasco- lare, die circonda il ginoccliio, da questa nell' arteria aneu- risniatica , ed iinpcdire cosi la giiarigione delT aiieuiisiua.

Ma iin attento esanie di varie osservazioni del Guat- tani , del Valsalva, dell' Albcrtini, e di alcuni particolaii rilievi tatti dallo Scarpa stesso avendomi fatto conoscere, clie la pretesa obliterazione dell' arteria compressa alia maniera dello Scarpa non era realmente sempre necessaria , onde procnrare la giiarigione degli esterni aiieurismi merce la compressione, e die aiizi anciie senza di essa poteasi ave- re fiducia di buona riescita, altrettanto sperai nel case mio adottaiido percio iiornie alquanto diverse da quelle die da quel celebre cliirurgo venivano consigliate.

Mostrarono infatti il Guattani , il Valsalva, e 1' Albertini, che in modi diversi indebolendo, o rallentando soltanto, e non completamente intercettando il corso del sangiie in un' arteria aneurismatica si potea realmente ottenere la gua- rigione di alcuni aneurisini , e fece noto lo Scarpa che sebbene in varii individui operati airAndiana, gli aneii- risnii da cui erano aiTetti, poco dopo la legatura si ino- strassero nuovamente pulsanti , do nonostante scorso un tempo pill o meno lungo guarirono , e cio appunto pei- che in questi casi fortunatamente il sangue era trasportato neir aueurisma dai vasi anastoniotici , o per rigurgito con tale stento , od in cosi poca copia , da permettere la for- inazione di coaguli fibrinosi capaci di produrre la comple- ta obliterazione del sacco aneurismatico.

Per le qnali osservazioni quindi risultando, che ogni qualvolta in causa di particolari circostanze temere si potessero i suindicati pericoli adottando il processo di compressione preconizzato dallo Scarpa , non e a disperare di potere ottenere migliore fortuna, usando di un modo

Sui.LA CURA d' ALGUNI AnEUUISMI ESTERNI iS((

lii conipressione che serva soltanio a rendere lento, steii- iat(j () [Aix o meiio iiiterrotto il passaggio del saiigue nel- r aiu'iiiisina, mi decisi percio, di dare al mio iiilennij quest' ultima maniera di compressione la piefereiiza.

Picparato quindi conveuientemcnte ii malato , e tenutolo a parco vitto, oude indebuliie anclie cosi il circolo sau- guigno, e liivoriie seiupre piu la foimazione dei depositi iibriuosi entro il sacco aneurismatico, la inattina del 5 Feb- braio I8il applicai il mio conipiessore al teizo iiiferiorc della coscia destra ed ivi col mcdesimo premetti 1' arteria femoiale supeificiale , in modo clie la compressione fosse toUerabile, e soltanto poco sangue passasse nell' aneu- risma.

Nel giorno appresso rinveniii il tumore aneurismatico piu duro in causa d' essersi gia in esso accumulati dei tijjrinosi depositi. Striiisi in allora il compressore tanto tortemeiite, da impedire aflfatto V ingresso del sangue nel tumore , e lo mantenni cosi stretto per piii di uii quarto d' ora, dopo di che tornai a rallcntarlo alquanto, giacche ({uella pressione non era toUerata, ed in questo modo continual per altri due giorni.

Essendosi cosi maggiormente indurito V aneurisma, tol- si da quel posto il compressore , per evitare die le parti gia state a lungo compresse ne sofFrissero danno, ed in- vece col medesimo premetti per alquante ore 1' arteria feiiiorale superficiale all' alto della coscia, dopo di ciie incaricai 1' assistente Signor Dottor Malaguti di collocar- lo e stringerlo ad intervalli piu o meno lunghi di tem- po sulle varie regioni della stessa arteria femorale, incul- cando ancora di levarlo del tutto di tratto in tratto, e di conqjrimere soltanto colle dita della mano verso 1' ingui- ne r arteria femorale comune , onde dare maggior ristoro air arto, e rendere anche piii facile il corso del sangue venoso.

Di cotal guisa operando si giunse all' undecima giornata di

trattamento, nella quale 1' ancnrisma non pidso \n\\. Cio

nnllameno si sorvcglio 1' infcrmo per hen quaranta gior-

nate affine d' assicurarmi maggiormente dell' ottenuta gua-

T. IX. 62

490 Francesco Rizzoli

rigioiie , a rendeie sciupre piu siciuu la (juale, noii si oinise di circondare 1' aito con una fasciatuia leggennente loinpressiva.

In qiieslo pcriodo di tempo esploiato da mo, e da ijuanti assistovano le inie visite piii e piii volte il tumo- re, non vi si riscontro giammai la piu clic piccola pulsa- zione, a poco a poco diiniuul, facendosi durissimo, ed in fine quasi del tutlo scomparve, per cui nel giorno 25 Marzo dello stcsso anno 18il il Iloveii venne licenziato dallo Spedalo.

Rientrato nel niedcsimo alcuni auiii dojio ondo assoget- tarsi ad una operaziono di blefaioplastica , ricliiesta da un ectropio della di lui palpebra superiore sinistra, sussegui- to ad una hruciatura, fn esaminato di nuovo diligente- mente 1' arto gia aneurismatico nel quale non si riuven- ne traccia alcuna della pregressa malattia. II Roveri per altro ci narro che appena fu tornato a casa essendosi dedicate a faticosi lavori , la gamba clic era stata sede dell' aneurisma intumidi, pel clie intimorito si pose in letto, e circondo 1' arto con assai rozzi mezzi compres- sivi. Ma cessata fra non molto ogni tuniidezza, pote egli di poi colla maggiore liberta valersi dell' arto.

Fatte poi da me pure, alcuni giorni or sono, particolari ricerche del Roveri onde prima di leggervi questa memoria constatare nuovamente la stabile guarigione dell' aneuri- sma (1) bo potuto rilevare, che quanUmque siano gia scorsi piu di 17 anni , niuna particolare alterazione riscontrasi nella gamba die fu sede dell' aneurismatico tumore, se si ecccttui la varicosita di alcune vene, indotta forse dal- le laboriose fatiche che il Roveri tutto giorno sostiene.

Questo felice risnltato ottenuto , merce la compressione intermittente indiretta mediata, mi invogliava a ritentar- la, e quindi non mi lasciai sfuggire la occasione propizia che mi si oflfri nel caso che vengo ora a narrarvi.

A sera avanzata del 31 Agosto 18i6 il Signor Ulisse

(1) La Memoria fu letta all' Accaderaia il giorno 18 Noverabre 1868.

Sulla cura d' alcuni Aneuhismi esterni ill!

Paoletti essendo stato aggredito in <:itti, rimase dagli aggres- sor! ferito con un colpo di coltcllo nella regioiie media interna del biaccio destro, nella (jnaie terita essendo sta- ta conipresa l' aiteria onieraie siiperliciale , ne derivo gra- ve emorragia arteriosa clie fortiuiatamente jiote all' istan- te essere da un eliinugo anestata, nierce la riunione ini- mediata dei l>ordi di essa ferita, ed una f'asciatnra coni- pressiva. Ma sebbene con cio la emorragia non si rinno- vasse, e si ottenesse pur anco la cicatrizzazione dei f'e- riti tegnmcnti, non si evitu per altro la forniazioiie di nn aneurisina dell' arteria omerale, clie iniVuttnosamenle trat- tato colla fasciatnra alia Guattani, indusse il Paoletti a tarsi da me visitare.

L' aneurisma mostravasi circoscritto, era della grossezza di un novo di piccione , sentivansi dentro esso manifesta- mente alcuni depositi sanguigni , avvizziva alquaiito com- primendo I' arteria omerale snperiormente al tumore.

La posizionc e le condizioni in cui si trovava questo aneurisma erano per vero tali, da potere permettere di tentarne la cura colla compressione mediata meccanica in- diretta ; ma convien pur dirlo, die sebbene il compres- sore da me adottato nel caso gia descrittovi mi avesse ottimamente corrisposto, nel Paoletti pero non prestavasi egualmente bene , giacche il cuscinetto che doveva pog- giare , e rimaner fermo sulla faccia esterna dell' omero , collocato che fosse in quclla rcgione, l' abbandonava al piu piccolo movimento del braccio. Per questo rendendosi indispensabile il sostituirvi un compressore pin adatto, io lo trovava nel mio tornichetto per le amputazioni , mon- tato pero con alcuni pezzi particolari.

Conipongono il mio tornichetto una rite a tre vermini (I) I'ornita del suo manubrio(2)la quale e lunga dieci centiinetri. Questa vite nella sua estremita inferiore e munita di due tclai collocati uno sopra 1' altro (3), 1' inferiore rcsta fisso

(1) Fig. 1. a. Tav. 30.

(2) Fig. 1. b.

(3) Fig. U c, d.

i92 Francesco Rizzoli

nella vile (I), lasciaudo pero giiare in toiido a piacimen- to la vite stessa, il siiperiore (2) puo alzarsi e ribassarsi a seconda del bisogiio. Nel telaio inteiiore si notano qiiat- tro curri (3), nel superiore due (i). I curri sono destinati a lasciar scorrero la fettiiccia (5) colla quale si circonda il lueuibro su cui il toiniclietto e ajiplicato. Nelle due pareti interne del telaio inferiore vi e una scanellatu- la (6) atta a ricevere od a perniettere di levare nn ca- valletto rettangolare (7) clie trovasi alia superficio convcssa di ini poita-cuscinetto arcuato (8) , Inngo nove centimetri , e largo quattro, la di cui faccia concava o inunita di nu cuscinetto di cainoscia, imbottito, piuttosto morbido (9). A completave il toiniclietto evvi un contra-cuscinetto, simile al poita-cuscinetto gia descritto , mancante pero del cavalletto rettangolare (10). A norma poi del bisogno, in vece del descritto contra-cuscinetto ve ne lia un altro lungo nove centimetri , largo quattro di forma ovale , por- tante un cuscinetto convesso di camoscia imbottito (11).

Ogni qualvolta pero voglia valersi del tornichetto sud- detto nou gia per eseguire le amputazioni degli arti ma come compressore delle arterie nella cura degli aneuri- smi , in allora e necessario di sostitnire agli indicati por- ta-cuscinetti quelli die vengo a descrivere.

II primo di questi e lungo venti centimetri, e largo quat- tro, la di lui parte media e piegata ad arco (12). Quest' arco ha una corda di dieci centimetri, ed una freccia, o altezza

(1) Fig. 1. e.

(2) Fig. 1. d.

(3) Fig. 1. n, n , n , n.

(4) Fig. 1. 0, o.

(5) Fig. 1. f, f, f, f.

(6) Fig. 2. n, n.

(7) Fig. I. m. Fig. 2. k.

(8) Fig. 2. h,h.

(9) Fig. 2. o.

(10) Fig. 1. /.

(11) Fig. 3.

(12) Fig. 4. a.

1

Sulla cuua d' alcuni Aneurismi esterni i93

di dodici inilliiiietti •, nella sua parte coiivessa presenta im cavallelto lettaiigolare (1) lungo ciiitjuantotto millimetri , e largo treiitadiie, il quale cavalletto puo iiniiccliiaisi uelle due scanuellature esistenti nelle due paieti iutfiiic del teiaio interioie del torniclietto (2), ed ivi fissarsi come il cuscino del loiiiiclietto suddesciitto (3). II porta-cusciiu^tto nella sua concavitii ha un cusciuetto tonnato di cainoscia imbot- tito (i). Dai due punti ove termina 1' imbottitura, alle due estremitii della lastra metallita die concone a forma- le questo porta-cusciuetto e desso piano (5) e hingo cin- que centimetri, od ancbe piix a seconda del bisogno ; sul Hnire di queste due porzioni plane vi e una finestreila (fi) atta a liceveie la fettuccia nel niodo istesso die osser- vasi nel torniclietto. All' iiiterno di queste finestrelle, si osservano due cavalletti , i quali portano due curri (7) , die servono a rendere piii scorrevole la fettuccia.

II secondo porta-cuscinetto, o contro-cuscinetto, nella sua taccia concava , e simile al sopia descritto, (8) nella con- vessa pero, invece del cavalletto rettangolare , trovansi due piccoli cavalletti alia distanza di qnattro centimetri I' uno dair altro (9) , i quali servono di guida alia suddetta iht- tuccia.

Dal la descrizione pertanto che io ho data del mio torni- clietto chiaramente risulta, die avuto riguardo al suo mec- canismo , e specialmente alia forma, ed alle dimensioni dei suoi cuscinetti , bastano le piu ovvie nozioni anatomidie in rapporto all' andameiito delle grosse arterie degli arti, e delle regioni da esse loro occupate per potei'e all' op- portunita coUocare e stringere con sicurezza sii di esse i

(1)

Fig.

4.

6.

Fig. 6. n.

(2)

Fig.

6.

a.

a.

(3)

Fig.

1.

m.

(4)

Fig.

4.

h.

(5)

Fig.

6.

a.

a.

(6)

Fig.

6.

h,

b.

(7)

Fig.

6.

0,

c.

(8)

Fig.

8.

a.

a, a.

(9)

Fig.

7.

a.

a.

i94 Fkancesco Rizzoli

cusciiietti anche senza antecedent! esplorazioni dirette a scuoprire hi sede loro precisa.

Convertito [)oi iicl niodo su ricordato il tornicliotto in iiii seuipUce conipressore delle arterie puo in allora con niol- to piolitto esseic usato nella cura dcyli estcrni ancurisnii, giacclie attesa pure la sua forma le sue dimensioni ed il suo meccanismo riesce agevole 1' adattarlo alia rotondita delle membra sulle quali si vuole esercitar la pressione, e puo ancli' esso , molto piii facilmente di quel clie non sia sperabile usando altri compressori, essere stretto o rallen- tato , tolto, o riposte in sito da personc ignare della Clii- rurgia ed anche dalle stesso infermo.

Proposto pertanto al Paoletti di assoggettarsi alT uso del mio compressore, onde tentare la guarigione dell' a- ncurisma da cui trovavasi affetto, egli ne avrebbe inime- diataniente approfittato, se alcnni particoiari motivi non lo avessero costretto a differirne 1' applicazione , alia ([uale pero snl cominciare del Fel)braio dell' anno succcssivo 18i7 si soltopose vedeudo aumentare il tnniore m niodo rile- vante, ad onta che continuasse nell' uso della compressio- ne jnerce le fascie.

La mattina quindi del giorno sei dello stesso mese ven- ue applicato per la prima volta il compressore e fu stret- ta con esso 1' arteria omerale imraediatamente sopra 1' aneu- risma in modo da non intercettarvi completamente il pas- saggio del sangue. L' apparecchio fu mantenuto in sito 24 ore. II tnmore non rimpiccoli , ma si rese piii duro. Sospesi allora l' applicazione del compressore sostituen- dovi per tre giorni le fascie, senza che il tumore stesso aumentasse, o diminuisse. Lo riapplicai di poi per altre 2i ore nel suindicato modo, e ne alternai poscia per ben quattro giornate l' applicazione con quella delle fascie, dopo di che l' aueurisma , che a gi'adi erasi indurito, piu non pulso , a poco a poco rimpiccoli , e sul finire di Apri- le dello stesso anno intieramente scomparve, potendo di- poi il Paoletti valersi dell' arto olFeso con tutta liberta , come puossi da chi il brami constatare.

Giuseppe Persciutari di S. Severino flebotomo d' anni

Sulla cura d' aixuni Aneurismi esterni 10.'

49, facendosi salassare, rimasegli ferita 1' arleria brachiale superficialc alia pic};atnra del hraccio dcstro. Fatta una stietta iasciatiua attoiiio al braccio, la ferita del tegu- inento si cicutiizzo ben presto , ma al di sotto di essa ove r arteria in lesa, formossi un piccolo aneurisma cii- coscritto clio ando man inaiio cnisceiido. Scoiso nn iiic- se dair accadutagli disgrazia , attesa la sua poverta . desi- deio di essere accolto in uno Spedale, ed entio in llico- vcio il gioriio 19 Febhraio 1851.

Vedutolo nel mattino, tiovai difllitti alia piogatura del braccio destro un tuniore aneurismatico il (|uale era della grossezza di una noce , assai teso , la cute die lo ricuopri- va vedevasi inolto assottigliata, la cicatrice integnmontale formatasi ncUa cute, ove era stata trapassata dalla lancet- ta, mostravasi cosi sottile da minacciarc di rompersi, il braccio era dolontissimo.

II riposo , la dicta , la posizioue iiiolio elevata del braccio, tanto preconizzata dal Monteggia, il salasso, le applicazioni fredde suU' arto, iion produssero alcuir cam- bianiento favorevole nel tumore, del quale anzi sembran- do ininiincnte la lottura, era percio d' urgenza il ripa- rarvi con qualclie efticace provvedimento, principalissimo fra i quali pareva in ispecial niodo la legatnra, giacche, attesa la squisita sensibilita dell' arto, la conipressione deir arteria brachiale contro I' omero non poteva in alcun modo essere tollerata.

Ma a rispanniare se pure era possibile la legatura, una fortunata e rara disposizione anatoniica di parti, cbe nel mio infernio avveravasi, mi suggeri , non potendo approfit- tare dell' iudicato modo di compressione, di tentarne un« sem[)lIcissimo , ed att'atto nuovo.

L' arteria omerale corrispondente all' aneurisma era nel Persciutari in vicinanza del cubito, ove non e sonnontata dal nervo mediano, cosi superficiale , die non solo se ne potevano osservare i movimenti, ma poteva pur anco la medesima essere afTerrata, alquanto sollevata, e stretta fra le dita senza che 1' infcrino se ne dolesse. Trassi quindi partito da cio, per adottare il meti:)do seguente di com- ])ressione.

I

496 FllANCESCO RlZZOLl

Col poUice , ed iiulico della mia mano sinistra atierrai iieir indicata regione ed alcim poco sollevai 1' arteria in un cogli iiitegumenti che la ricuoprivano, trapassaudoli oriz- zontaliiiento al di sotto di essa aiicria in niodo da uon foiirla con uno spillo da sutura attortigliata. Giiai dipoi attorno di esso spillo un cordoncino nella stessa guisa die si pra- tica per 1' attoicigliata sutura , ed in modo da porre a contatto le opposte pareti dell' arteria, ed intercettare in essa il corse del sangue.

Eseguita questa conipressione indiretta e nel tempo istesso niediata ed inunediata dell' arteria , il tuniore aneurisniatico avvizzi , la niaiio e 1' avanibraccio si te- cero di color livido tendente al violaceo, la temperatu- ra dell' arto niinoro. Trascorse due ore, 1' infernio accu- s6 dolore all' apice delle dita, ed alia mano, clie per- sistette tutta la giornata, poscia 1' infenno prese sonno, e passo placidamente la notte. Nulla di rimarchevole si presento nel giorno successive , sgonfia si mantenne la mano , e 1' avambraccio , e cosi continuarono le cose nella 3.% i.% 5.* e G.* giornata. Nella settima sebbene niuna rimarchevole particolarita si mostrasse nella regione operata, tuttavia temendo che le parti troppo a lungo compresse dallo spillo e dal cordoncino si rammollissero, cre- detti conveniente di toglierli , il che fu fatto senza che nel piccolo tratto di cute compressa si notasse qualche alterazione di rimarco e senza che nella regione ove la gia aneurismatica tumidezza mostravasi si avvertisse (jualsiasi indizio di pulsazione.

Per tutto cio mi limitai a tenei'e 1' infermo in letto a vitto tenue , e ad applicare una fasciatura alquanto com- jiressiva , sul gia rimpiccolito tumore , non omettendo del pari di tratto in tratto di esplorarlo in un colle grosse arterie dell' avandjraccio, onde rilevare se vi si avvertiva- no delle pulsazioni. Ma soltanto dopo otto giornate, come noto neir apposita tabella il diligentissimo Medico-Chirur- go Assistente dello Spcdalc Dott. Kuriger, cominciarono a manifestarsi alcuni piccoli battiti nell' arteria radiale , e poco dopo neir ulnarc , i quali di giorno in giorno cre- scendo, presero la forza , ed il ritmo normale.

Sulla cura d' alcuni Aneurismi esterni 197

E inentie cio accadeva e la teinperatura , ed il colo- rito deir arto nonnalizzavansi , inalaiigurataincnte il sau- gue per quelle, e forse niiove vie peuetrava jnir auco nel sacco aneurismatico, e sebbene iion montasse in quel tratto di arteria omeiale, che trovavasi fra il puiito ove era stata compressa, ed il sacco aneurismatico istesso, perche niantenevasi impervio, affluiva pero in questo sac- co in tanta copia , e con tanta speditezza , da reuderlo ben pr(;sto di quasi le niedesime diniensioni di |jiiriia , e da inipedire die nel niedesiuio si avverassero (juflic; for- tunate successioni , clie servono qualche volta a favorire la guarigione I'adicale di alcuni aneurismi. E fatahnente il triste presagio nel Persciutari avverossi , giacclie con tan- ta rapidita il tuinore ingrandi, da minacciare di rompersi ove trovavasi la cutanea cicatrice.

Inutili furono i tentativi che io feci , merce 1' elettro- -acupuntura onde solidilicarlo , inutile riesci il metodo antico di legatura adottato nell' atto stesso in cui il tu- more era per iscoppiare; pel Persciutari non vi era piii scanipo, doveva egli in allora morire, e pur troppo mori , per le conseguenze di purulenta infezione, mostrando P au- topsia questo di rilevante, e cioe P arteria omerale tuttora pervia , nel tratto superiore al punto in cui fu compressa, convertita in legamento cjuelia porzione di cssa, che dall'in- dicato punto estendevasi alia regione ove era esistito P a- neurismatico tumore (I).

(1) Nota. Alcuni niesi dopo la leltiira di qiiesia mpnioria I' egregio signer Dott. Modonini essendo di servizio in qnalilii di Medico-Chinirgo Primario Soslildlo alio Spcdale Provinciale, c Ricovero, inforniato da nic del proce^sn iisatn nel cai^o sn licmdalo , in icnio in nn infcrnio accollo nel siiddclln Sla- biiinicntn, per esservi cnralo di nn anenri'-ma Iraiinialieo circoscritio della grossezza di nn grosso novo di piccione dell' arteria omerale alia piegatnra del braccio sinistro. Schiienc 1' arteria omerale slessa in vicinanza alC aneiiri^ma non fosse cosi snperficiale come nel caso mio , Inllavia con niolla deslrez- za pots I' opcratore passare nno spillo da sntnra atlorligliata soilo I' omerale arteria a poca distanza dal Inmore e mediante nn cordoncino condotio ad otiu di cifra allorno Id spillo comprimere in (|ncl pimlo e«sa arteria in modo da inlercellare il passaggio del sangnc nell' aneurisma. Dopo dnc giorni venne

T. IX. 63

■198 Francesco Rizzoli

Entrato in Ilicovero il glorno 25 Marzo IS.')!] Pietro Lambciti d' anrii 50 , da lui si seppe , che nel corso di sua vita era stato soggetto ad afFezioni reumatiche , ad accessi asmatici, a disturbi di digcstioiie , ed a reiiella. Daiidosi a faticosi csercizii piovo palpitazioni di cuo- le , offuscainento di vista, e sviliippossi nella di lui regio- ne poplitea sinistra un tnniorc che esaniinato da un abi- le cliiiuigo fn diagnosticato per un aneiuisma. Esson- do questo tumore cresciuto a dismisura , nello spazio di due anni 1' infernio erasi percio indotto a chiedere di essere accolto nel snddetto Spedale onde tentare di gua- rirne.

Alcuni degli indicati fenonieni, e la tinta lurida che presentava la cute del Lamberti facendo in ispecial modo conoscere , che il suo sistenia vascolare era ridotto in cosi cattive condizioni da controindicare qualsiasi atto operato- rio cruento, tendente a guarire 1' aneurisma circoscritto formatosi nel sinistro poplite , si penso per questo di limi- tarsi in allora a correggere con niezzi interni Ic morbose condizioni del sistema vascolare stesso, e di usare della conipressione onde inipedire almeno 1' uUeriore aumento deir anenrismatico tumore.

Pertanto nel gioi-no 2 Aprile 1853, come risulta dalle note fatte dall' egregio Medico-Chirurgo Assistente Signer Dottor Santinelli, la comprcssione venne incominciata col mio ultimo compressore , il quale fu stretto suU' arteria fe- morale sinistra poco sopra il ginocchio. Per render poi la comprcssione piii tollerabile, venne nei giorni successivi alternata con quella fatta, merce le fascie , ed anche, sebbene a brevi intervalli , mediante le dita.

11 compressore non fu niai lasciato in sito piu di 2i

levalo lo spillo cd il coi<Ioncino scnza die il sangiic si porlassc di niiovo nel liiniorej che nolahilmcnle indiirilosi riinase perii slazionario per due me- fi, scorsi i qiiali senza dare niai Iraccia della piii rlie picenla pul^azione a poco a poco si rose qiia'^i iniperccllibile , ed inavverliln dalT infernin , il quale per la otleniita stabile guarigione venne percio diincsso dallo Spedale.

Sulla cuka d' alcuni Aneurismi esterni 19!)

ore, fu posto oia uella iiulicata regione, ora piii in alto, venue di tratto in tiatto strettu in inodo da interrornpere (pialclu' volta c()in[)letanient(', <|iialclie altia incouipletanien- te il (xjrso del sanji,nc iicli' arteria leniorale, e nel saeco aneurismatico.

Con qiiesto trattainento che venne protratto per cin([ue inesi, e nel corso del quale il eom|jressore fu applicato per ben -40 volte, si ottenne di ridiirre a cosi piccole dimensioni il tumore, da poter perinettere al Lamberti di escire dallo Spedale, e di attendcre ai |)njprii affari.

Continuando egli dipoi a circondare l' artu ove trovava- si r aneurisma con nna fasciatiira , non solo perdiuo in ([uello stato per piii di dne anni , nia di niolto niiglioraro- no ancora le niorbose condizioni del sno sisfenia vascolarc per aver egli persistito nel trattamento curative interno consigliatogli. Espostosi pero iinprudentemente a nuovi stra- pa^i , il tutnore rapidainente ingrandi e costrinse 1' infernio a ricorrere a ine onde in Clinica lo accogliessi, pronto egli essendo ad assoggettarsi alia legatura della femorale. Eseguita questa operazione cadde il laccio dopo 20 gior- ni , e scorsi essendone altri 18 1' inferino abbandono lo Spedale, quantunque la piaga clie sussegui all' operazione non fosse del tutto cicatrizzata.

Un iinportante case di aneurisma traumatico varicoso della bracliiale avenniio ad osservare pure in Clinica nel bracciante Angelo Bonfiglioli di Minerbio dell' eta d' an- ni 37.

Abituato egli essendo a farsi salassare in [jriinavera, nel giorno 15 del mesa di Maggio 1857, ricorse per tal fine ad un Flebotomo, il quale disgraziatamente in nn colla ve- na basilica , feri la sottoposta arteria onierale. Copio?a presentossi 1' eniorragia , la quale fu arrestata con valida coinpressione. La puntura cutanea facilmente cicatrizzo , nianifeslandosi pero al disotto di cssa nna piccola elevatez- za , non disgiunta da qualclie inolestia, la (juale inqie- diva i liberi movimenti dell' avambraccio. Questi inco- inodi di giorno in giorno crescendo, e la tumidezza an- nientando, fu per ci6, che 1' infermo si decise a cliie-

500 Fhancesco Rizzoi.r

dere di essere aminesso nella Clinica Chinir{2;ica di qiie- sta Universita, ove entro il gionio 6 Giugiio dello stesso anno 1857.

Da me visitato il Bonfiglioli potei rilevare die esso aveva difFatti nella piogatuia dell' avand)racci() siiiistro, e preci- samente nella regione della vena niediana basilica un pic- colo tuinoie di fignia ovale, il di cui diametio maggiore era parallelo all' asse del hraccio. Questo tnniore era della grossezza di nna noce, quasi immobile, circosciitto, mol- le, completamonte riducibile, manifestante un fremito vi- brante , acconipagnato da due soffi ben distinti fra loro , r uno sordo e continuo, I' altro acuto ed intcrniittente. Applicata una fasciatura circolare attorno al braccio, po- co sopra il tnmore in modo da rallentare alquanto la cir- colazione artero-venosa, nientre cio favoriva l' aumento di volume del tumore, serviva poi a diminuire noiabilmente nella sua forza il dojDpio soffio , ed il fremito vibrante. Se viceversa la compressione veniva praticata nell' avam- braccio, al disotto del tumore, quantunque anclie in que- sto modo la tumidezza aumentasse, raddoppiavasi pero in essa di forza il soffio intermittente , scomparendo contem- poraneamente in totalita il continuo; ed il fremito vibra- torio mutandosi in movimenti diastolici, e sistolici ben distinti. Questi segni uniti a varii altri di minore conto conducevano facilniente a stabilire la dia£;nosi di una fle- bo-arteria con tumore aneurismale , o in altri termini, di ini aneurisma traumatico varicoso per dilatazione sem- plice, comunicante cioe con una sola vena, die era la mediana basilica.

A tentare pertanto di guarire 1' infermo di questo aneu- risma per lo spazio di 47 giorni tenni l' arto aneurisma- tico compresso, merce una fasciatura alia Guattani. Lo scopo di questo trattamento si fu di avvezzare le parti a tollerare mezzi compressivi di una forza maggiore, ogni- qualvolta solamente con esso non fossi riescito ad otte- nere la guarigione dell' aneurisma. E diffatti il tumore non essendo con cio andato sogiietto a sensibili salutari mutamenti , il giorno 23 Luglio 1857, applicai al braccio il

Sulla cura d' alcuni Anf.urismi esterni 50 1

niio ultimo cornpressore , di cui iiii cuscinetto fu situato lun- go 1' arteria omerale , a non molta distanza dal tumore, T al- tio venae coUocato dal lato opposto. Con <[ncsto coni- pressore tennto in sito per 5 giorni , venne cunipressa r arteria omerale in modo die rimanesse ora rallentato ora coniplctaniente sospcso il corso del sangue arterioso neir ancurisniatico tumore.

Sebbene 1' infermo tollerasse benissimo questo tratta- mento, il volume dcU' aneurisma di poco diminui , ed il doppio soffio, ed il fremito si mantennero quasi al mede- nio iirado.

Percio il giorno 28 dello stesso mese di Luglio, invece della compressione mediata indiretta, volli esperimentare la diretta, fatta cioo sul tumore stesso, al quale line col- locai uno dei piccoli cuscinetti del niio cornpressore (1) di- rettamente sul tumore, e feci al cuscinetto opposto pren- dere appoggio sulla faccia esterna dell' apofisi olecranica. La compressione fu cseguita in modo , da produrre la completa sospensione ncl tumore del passaggio del san- gue, essa veniva pero dall' infermo alquanto rallentata, quando non poteva piii tollerarla.

Al cominciare della terza giornata di questa cura, le- vato di posto il meccanico istrumcnto, notossi clie 1' aneu- rismatico tumore erasi ridotto ad una piccola non pulsan- te durezza. Lasciato per altro colle medesime norme il cornpressore stesso in sito anche altri tre giorni , onde maggiormente assiciuarsi della stabile guarigione dell' aneu- risma , e levatolo dipoi detinitivamente , riesci in allora molto soddisfacente il notare, che sebbene 1' arteria gia aneurismatica non si fosse obliterata , si mantenesse delle normali dimensioni, e liberamente in essa il sangue scor- resse, era perd scomparso del tutto 1' aneurismatico tumore. invece del quale osservavasi un solido legamento, formato da quel tratto di vena mediana basilira , cbe dilatatosi. costituito avea le pareti dell' aneurisma, il quale legamento

(1) Fig. 3.

.")(t2 Francesco Rizzoli

mostiavasi ilella liiiigli(>zza di inezzo jjollice, tli ligura fii- siibriae, della giossezza di una peiiiia da solvere, ed era in tal modo adereiite all' arteria ove era rimasta perforata dalla lancetta, da servire a completaiiiente obliterariu! la niorbosa apertura.

E che r iudicato tratto di vena iiel siio interno piii lion amniettesse sangue , facile cosa era il coiiviiiceisene , giacclie fatta una conipressione circolare attorno il brac- cio, come si pratica pur la flebotoniia, uientre le varie vena superficiali dell' avambraccio facevansi manifestanien- te turgide e salienti anclie alia piegatura del cnbito , la niediaiia basilica invece, soltanto un pollice al di sotto dair indicato cordone, cominciava a dare qualcbe indizio della sua pernieabilita.

A conferniare pcro seinpre piu la stabile ottenuta guari- gione non lu licenziato in allora il Bonliglioli dalla Clinica, ma vi venne trattenuto quanto fu necessario , perclie con piena sicurezza potesse lientrare in seno della propria la- miglia.

Passiamo finalmente a discorrere di un ultimo fatto. Giuseppe Savini di Fusignano di teniperaniento sanguigno bilioso , d' anni 33 , calzolaio di professione , venuto a Bologna per particolari cagioni , dopo poclie giornate di dimora in questa citta , comincio a sentire un dolore nel- la regione poplitea sinistra , specialmente nei nioti di estensione della ganiba, che furono attribuiti ad un at- tacco reumatico , il quale venne trattato con semplici mezzi.

Fattasi dipoi tumida la indicata regione, e resosi do- lentissimo il ginoccliio, 1' inferino fu assoggettato a va- rii salassi , e ad un energico regime debilitante , dal quale pero non ue ebbe vantaggio , che anzi la tumidez- za poplitea enormemente aumentaiido, il Savini delibero di chiederc d' essere ammesso in Clinica , ove accolto e debitamente esaminato si conobbe, che la indicata gon- fiezza era costituita da nu vasto aneurisma spontaneo cir- coscritto deir arteria poplitea sinistra. Continuando gli atroci dolori al ginocchio, irradiandosi i medesimi a tntta la gam-

Sulla cura d alcuni Aneurismi esterni ")().]

ha, mostrandosi questa gonfia, ed edematosa, e iion po- tendosi piii disteiidere, trovai necessario di pensare a soc- coirere il paziente con inezzi di molta eflicacia.

Fatte pen) varie coiisiderazioiii piiittosto die decider- mi immediatamente per la legatuia dcIl' arteria femo- ralc corrispoiidente alT aneiuisina , ncl gioriio 26 Mai- zo 1858 poslo r infenno a severo dietctico regime vol- li intraprendere qualche tentativo di compressioiie, per la quale mi valsi del mio ultimo compressore. Applica- tolo percio alia coscia sinistra in modo da comprimere r arteria femorale superiiciale , ora lo strinsi quanto oc- correva per intercettare completamente il passaggio del sangue nel tutnore, ora invece di tanto lo rallentai da reudere il corso del sangue stesso soltanto piii languido, ora lo levai completamente di posto per riapplicarlo a ri- ])rese snlle varie regioni della stessa arteria.

Dopo una settimana di cpiesta cura, il dolore, ed il tu- more essendo un poco diminuiti, si stabili di continuare nella medesima ancora ; ma scorsi altri pochi giorni si dovette da essa desistere, giacclie in allora se la com- pressione era forte in modo da inteicettare affatto il cor- so del sangue nel tumore, non era j)iii tollerata, se li- mitavasi soltanto a rallentarlo, quel poco sangue che nel tumore stesso penetrava era sufliciente perche nel ginoc- cliio , e nella gamba i dolori nuovamente sorgessero.

Abbandonato pertanto il pensiero della meccanica com- pressione , si delibero di sostituirvi la digitale, onde vedere se con questa era possibilc coglieie trutto migliore; al quale scopo furono scelti i piii distinti allievi di Clinica, suUa di cui pazienza, ed impegno io poteva certamente contare.

Ma una difficolta rilevante di subito incontrossi ad e- seguire debitamente questa digitale compressione. La co- scia deir infermo su cui si agiva, essendo molto grossa , c rimanendo percio assai profonda 1' arteria femorale, non solo era percio impedito di sentirne agevolmentc i battiti merce le dita, ma una volta sentiti era pure assai diffici- le il mantenerla compressa colle dita stesse contro il fe- more , sfuggendo con facilita al di sotto di esse.

504 Francesco Rizzoli

Cio niillameiio a foiza ili pazieiiza e con molto steiito si potc piMcliirare iiella incdesiiiui alcuiie ore in modo da farla contiima, e tale da iiitercettare completamente il passaggio del sangue nell' arteria preimita , doj)o di che r int'enno comincio ad essere cosi addolorato iiella coscia da dicliiarare di non poterla piii a lungo tollerare. E siccome non era possibile di attenersi al partito di farla soltanto intcnuitlente , o meno forte, giacche appena que- sto tentavasi, pronti crano ad insorgerc , ed atroci i do- lori al ginocchio , ed alia gamba, cosi si ricorse a varii ripieglu per altre iO ore collo scojio di renderla soppor- tahile , nia nialaugnratamente niiin vantaggio so ne otten- ne , che anzi inutili essendo riescite le piu dolci maniere onde ridestare nell' infermo la speranza, ed animarlo al- ia pazienza , ed alia caltna, non potendo egli piu reggere, fini per usare persino modi violenti , affine di costringer- ci a desistere dalla niedesima, dichiarando di essere piut- tosto pronto a sottoporsi all' amputazione dell' arto.

Per tutto cio forzato ad abbandonare la cura intra- presa mi decisi per la legatura dell' arteria femorale , la quale praticai all' alto della coscia giusta i precetti di Scarpa. Di qnesta operazione permettetemi , Accademici Prestantissimi , die io vi dica soltanto alcune parole onde siavi nota una risorsa da me posta in atto uel punto istes- so in cui una emorragia consecutiva alia legatura minac- ciava grandemente la vita del mio operato.

Fatta una incisione negli integumenti, nella fascia su- perficiale, e nella fascialata della lunghezza di tre pollici parallela all' arteria femorale nella regione suricordata come e mio uso isolai soltanto 1' arteria precisamente nel punto corrispondente alia meta della fatta incisione quanto bastava onde girarvi attorno un ago curvo, ed ottuso munito di un cordoncino di seta col quale la strinsi debitamente. Poscia accostai i bordi della ferita, lasciando fuori di essa i due capi del laccio, ed applicai la consueta medicatura. Da (juel momento in poi il tumore piu non pulsi') , si avviz- zi, e svanirono i dolori dell' arto. A mano a mano che passavano i giorni niuna particolarita si notava , tutto

Sulla cuua u' alcuni Aneuius.mi estehni 505

anzi parea facesse presagire un esito Felice. Per altro mi doleva, cliu in causa dcgli aiiteceJtMiti (li)l(jii sofl'erti Jal Savini per la digitalc pressione, si liliiilasse egli di sot- toporsi ad una tnia antica pratica, che credo abbia avuta molta parte nel non avcre io fniora nei iniei opcrati d' a- neurisiua coUa legatura osservata 1' eniorragia coiisecutiva alia caduta del laccio; la quale consiste nel conipriniere piii volte al giorno colle dita il tronco arterioso corrispon- dente all' aneurisnia a cjualche distanza dalla legatura, e cio coUo scopo di solferniare il sangue nel tratto di arte- ria che trovavasi Ira il punto conipresso col dito, e quel- le ove esiste la legatura stessa, e facilitare cosi la forma- zione di un tainpone fibrinoso tanto robusto , die servir possa a sostenere anche da se solo la colonna di sangue die contr' esso trasportasi. Nella quale pratica ho spe- cialinente persistito per avcre appunto osservato iiell' an- no 18i2 in un individuo d' oltre 40 aiini, inorto 3 nie- si e mezzo circa dopo essere stato da lue operato colla legatura dell' arteria carotide priniitiva destra , die seb- bene ( come manifestaniente rilevasi dalla esattissima pre- parazione anatoinica Fatta dal nostro Illustre Collega Cav. Professore Luigi Calori, da me presentata e descritta alia nostra Societa Medico-Cliirurgica nella Seduta del 10 No- veinbre 1813) (1) dopo la legatura di essa arteria caroti- de priniitiva il sangue per diverse vie si dirigesse nel trat- to di carotide siiperiore all' allacciatura , e da questo nel- r arteria carotide interna, ed esterna , cio nullameno ca- duto il laccio, quant unque la bocca del moncone superio- re fosse rimasta del tutto aperta , non ne derivo per que- sto emorragia di sorta , non venne menomamente iin- pedita la cicatrizzazione della ferita , e tutto cio forsc perche in causa della pressione digitale da me fatta sulla carotide alqiianto sopra e sotto il punto allacciato, erasi

(1) Bnllcllino delle Scicnze Mediche. Bologna fasc. Febbraio e Marzo 1844 pag. 130.

T. IX. 64-

50G Francesco Rizzoi i

forniato iioii solo nell' inferiore moncone obliterato per aderenze organiche, ma nel superioie rimasto aperto un si diiro, e giosso tampone librinoso , che completamente chiudeva V ampia apeitura in esso siipcistite.

II Savini adiuique non permeltendonu riiidicata pratica applicazione , mi lasciava percio in qualche angustia, pel tiniore,che natura sola non originasse quel tampone fibri- noso , che poteva maggiormente garantirlo da! pericolo di una emoiragia consecutiva.

E difiatti nella li gioinata dall' eseguita operazione, senza che si staccasse completamente il laccio , ebbe luo- go un' abbondante perdita di sangue dall' aiteria nel punto allacciato. Si tampono allora la ferita con delle fila imbevute nell' acqua emostatica del Pagliari , e si fe- ce lo stesso due giorni dopo , ma staccatos! completa- mente il laccio non tardo 1' emorragia a ripetersi e temi- ])ilissima.

Per caso quasi nell' istesso istante in cui cio accadeva io giunsi in Clinica , e constatai cio di cui mi avvertl il distintissimo chirurgo di Clinica Sig. Dott. Bertoloni , il quale in quel momento assisteva il malato, e cioe che il san- gue non solo sfuggiva dal moncone superiore dell' arteria troncata , ma malauguratamente prendeva ancora la via deir inferiore , trasportatovi da qualche ramo anastomati- co, il quale sangue non potendo peneti-are nel gia obli- terato sacco aneurismatico , per rigurgito , esciva quindi e con impeto dall' indicato aperto moncone.

RiHettendo in allora, che in causa di cio, io avrei po- tuto diilicilmente garantire il mio infermo dal pericolo , che in lui si rinnovasse dallo stesso inferiore moncone ar- terioso un' ernorragia consecutiva per rigurgito, ancorche allacciata avessi 1' arteria iliaca esterna , mi decisi imme- diatainente pel seguente operatorio processo. Mautenendosi aperta la esterna ferita , in modo da potere io dominare senza srandissima difficolta i due monconi delta femoi'aie arteria, che conservavansi di assai lodevole consistenza , e che mostravansi egualmente lunghi , in causa di averla allacciata precisamente nel mezzo della istituita esterna

Sulla cura d' alcuni Aneurismi esterni 507

incisioiie ; fatte esercitare da degli assistenti opportune pressioni tanto superioimente , quanto inferiormeiite ad essa ferita onde evitare nell' atto operatorio (jualsiasi span- diincnto di saiigue, passai al di sotto d' aiiibo i nionco- iii ill vicinanza del conispondente angolo della inedesi- nia uu cordoncino di seta , e li allacciai separatainente , il che potei fare con qualche agevolezza dopo averli isolati colla tenta, e dopo avere un poco allargata ncila sua regio- ne inferiore la ferita stessa. Medicata la piaga con sempli- ci fila, passarono 9 giornate nel niodo piu regolare. Alia deciina caddc il laccio snperiore, all' undecima 1' inferio- re, senza la piii che piccola perdita di sangue , e in co- tal guisa non tardo molto ad ottenersi una guarigione coiupleta.

Ma ritornando la d' onde ci sianio per un momento scostati, in fine dir6, che se valutare volessi la ineflicacia della indiretta compressione digitale nel Savini tentata, le diflicoltu che si incontrarono nella sua applicazione , le pene sofferte dall' infermo, se mi appoggiassi alia insuffi- cienza di questa istessa compressione indiretta ed inter- mittentc , da me verificata in un medico condotto ojjpresso da voluminoso aneurisma traumatico dell' arteria femorale sinistra, quantunque abbia pazientemente perdurato nella medesima per piu di un mese , se calcolassi 1' inntilita di questo process© di compressione da me pure tentato in un uonio di mezza eta accolto in Clinica affetto da aneurisma spontaneo dell' arteria poplitea destra , se volessi dare mol- to valore a quanto noto fino dal 1681 il IMorelli in rap- porto alia digitale pressione diretta (I), se valutassi 1' in- successo che 1' attuale Cliriico di Padova 1' illustre Van- zetti ottenne nel suo primo esperimento di digitale com- pressione a Karkoff, se ne considerassi 1' ineflicacia ve- rificata da Fox , da Parker (2) , da Larrey (3) , e da al-

(1) Zodiaciis medico-galliciis fevrier 1681. Obs. HI. Geneve 1682 pag. 26.

(2) Brocca des anevrisraes. Paris 1856 pag. 809.

(3) Gazelle des Hopitaiix civiles , et niiiitaires 31 Annie N. 46. 20 Avril 1858.

508 Francesco Rizzoi.i

tri(l). se mi facessi carico dello letali siiccessioui die avven- nero nell' aiieuiisinatico di Nelaton (2), e mi approfittassi del- la non biiona accoglienza die ebbe la proposta fatta dal Vauzetti della stessa compressioiie manuale iiidiretta per la cura degli esterni aneurismi nell' ultimo congresso scieii- tifico di Bonn, con varii cliiriirglii specialiiKuite aletnan- ni , mi sentirei inclinato a non adottarla ; ma se invece considerazione faccio, die la compressione manuale , o di- gitale diretta cui 1' uomo si appiglio per istinto oude ai- restare le emorragie derivanti dalle ferite dei vasi sanguigni, e die venue primamente usata in maniera metodica dal Lan- cisi (3) t'rulto felicissimi risultati , die la compressione ma- nuale indiietta esegnita sulT aorta addominalc, servi a Boer (i) , ed a Trehan (5) onde arrestare profusissime emor- ragie uterine dopo il parto , die non solo la compressione diretta, ma ben anco la indiietta manuale venne metodi- camente raccomandata dal Lisfranc (6) , per frenare le emorragie derivanti da ferite anclie di grossi vasi san- guigni , che fino dal 1823 il Kock di Monaco vanto r iiidiretta compressione digitale non tanto per impedire le emorragie nell' atto in cui praticansi le amputazioni , ma ben anco per arrestarle stabilmente compita die sia quest' operazione ; se penso die Saviard (7) e Sue il gio- vine si appigliarono alia compressione digitale diretta per scansare 1' emorragia dopo 1' operazione dell' aneurisma fat- ta col metodo antico (8) , die a questo medesimo niodo di

(1) Fra qiiesti pare che si possa notare il caso d' aneurisma popliteo Irat- lalo colla compressione digitale indiretia dal Dotlor Gherini nel febbraio del t858 del quale il Vanzelli sperava di polerne pubblicare la gnarigione^ il die non fii fatto ad onta che lo stcsso Vanzciti annnnziasse di poi alciine altre giiarigioni ottcnute da chinirghi italiani.

(2) Brocca opera cil. pag. 766.

(3) Lancisi. l)e inolii cordis ct anenrismalibiis. Leyde in 4." pag. 214.

(4) Naliir. medic, obsletr. liber seplinuis ])ag. 525. Viennae 1812.

(5) BandelocqiiP. Tratlalo delle emorragie interne dell' iitero. Venezia 1834 pag. 216.

(6) Lisfranc. Clinitpie Chirtirgical. Paris 1841.

(7) Saviard. Observ. Chirurg. Paris 1702 in 12." Vol. 33. pag. 156.

(8) Journal de Vandermond 1776. Tav. XLVl pag. 177.

SuiXA CUllA d' ALCUNl AnEURISMI ESTERNI -"iOD

coinpressioiie el)l)e ricorso con successo il Crampton (1) ill nil caxj (Ji enjorracia conseciitiva alia lejiatuia della artoria t'eniorale, clie Greatrex nel 1 84.') (2), e poscia Tuliicll e Wood di Nuova Jork (3) e Nelatoii (i) in uriio- iie alia coinpressione meccanica si valsero pure della di- gitale per la cnra degli esterni aneurismi , ed iiinne se atteiitameute consideio clie la coinpressione dij^itale in- dirctta sola venne fortunatamente posta in pratica con felice successo nel Maggio del 18i8 dal chirurgo americano Knigth per la cura di nn aneurisnia poplitoo, clie non iscoraggiato il Vanzetti dell' esito non lelice clie ebbe nel 1846 a Kaikott' la ritento favorevolmente nelNovembie 1853 in un caso pure di aneurisma popliteo , clie nel Marzo 1854 mentre il Colles stava deliherando il metodo da preferirsi onde sanare un vasto aneurisma dilTuso verso la regione poplitea in un individuo entrato nello spedale Stuvens di Dubliiio (.')), I' infenno si guariva da se cornprimendo al- r inguiiie la lemorale arteria, die lo stesso Vanzetti pure euro nel 1855 in Padova colla coinpressione digitale indi- retta un ufHciale afFetto da aneurisma popliteo, e clie do- po di lui il Gioppi , il Gherini , il Gelmi, il Riberi, lo Scaramuzza, il Ranzi, il Micheaux, il Verneuil, il Marjo- lin, ed altri in varii casi di esterni aneurismi non furono meno felici, io mi sento per tutto questo condotto a do- ver dichiarare, clie se la coinpressione digitale per diver- se cagioni non puo essere sempre promettitrice di felici risultati , e pero una risorsa preziosissima della Ciiirurgia, della quale denno i cbirurghi debitamente approtittare in molte, ed anche assai gravi circostanze.

Colla quale dichiarazione e quindi fotto manifesto, clie sebbene soltanto colla compressione meccanica io sia rie- scito ad ottenere la guarigioiie di varii esterni aneurismi ,

(1) Dublin. Qiiarlcrly Journal 1846. Vol. 11 pag. 119.

(2) Medic. Cliiniig. "iransaclion. 1845. Vol. XXVIIi.

(3) Biocca. 0|)cia citala pjg. 808, 809.

(4) Biocca. Opera citala pag. 293.

(6) Archives Gi-nerales de Mcdecin. Jiiin 1858.

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Francesco Rizzoli

e la digitale non ini abbia egiiahiientc conisposto, noii voglio per questo abbaiuloiianiu d' oia iniiaiizi a <{uella esclusivainente , ma vahitando purarico i pregii della digitale pressione inteiulo, in migliore opportunita, dl approHttar- iie , professando io da lungo tempo intonio a cio i niede- simi priiicipii di recento proclamati dal cliiarissimo Ran- zi (1) e cioe che nella ciira degli aneurisrai col metodo della compressioiie tutto sta iiel sapere adattare ai casi di- versi un processo piuttosto che un altro, nel riuniili al- r occorrenza , iiel sapere sostituire rune all' altro, nel nou disanimarsi ai primi infelici esperiinenti , nel persistere in- vece nel inodo pin ragionevolc ora ncli' uno, era neii' al- tro, e nel non ricorrere all' allacciatiua se non se rjuaii- do per la manifesta impotenza della compressione e pei pericoli dai qnali e minacciato 1' infermo, 1' allacciatura stessa non deve essere di troppo ritardata.

Ed appunto essendo io convinto di questi principii, nel primo case di aneurisma da me curato trattandosi di un piccolo aneurisma circoscrltto dell' arteria temporale sini- stra, diedi percio la preferenza alia compressione mediata diretta nierce le fascie , e ne ebbi esito felice , nel secon- do caso il tumore aneurismatico occupando l' arteria ome- rale superficiale sinistra molto in alto, l' infermo non po- tendo toUerare 1' uso di un compressore , rifuggendo dalla allacciatura, e da qualsiasi altro mezzo doloroso , presceisi pure la compressione mediata diretta , merce le fascie , avvaloiata pero dall' uso di apposito braccialetto , ed ottenni cosi di rendere 1' aneurisma stazionario a tut- t' oggi , sebbene siano passati piu di 20 anni : nel ter- zo un aneurisma traumatico occupando la tibiale ante- riore destra , ed infruttuosa essendo riescita la fasciatura , adottai con esito felicissimo la compressione mediata in- diretta meccanica merce il compressore del Signoroni da me modificato; nel quarto questo medesimo compressore

(1) Lo Sperimentale. Giornale critico di Medicina, e di Chirurgia. Firen- ze 1858.

Sulla cura d' alcuni Aneurismi esterni 511

lion rimanendo debitamente fisso al braccio d' un indi- vidiio in cui erasi fonnato un aneuiiiina traumalico d(d- 1' oinerale , feci uso col piu coinpleto risiillato di un mio nuovo compressore, piaticando pure con esso la pressione mediata indiietta, nel qiiinto dovendo curare un aneuri- snia trauniatico della brachiaie alia piegatura del cubito, non potendo 1' interino attcsa 1' estreina sensibilita del braccio tolleraie 1' applicazione del compressore, e doven- do ricorrere ad un mezzo di azione pronta e stabile , ondf impedire la rottura del tumorc clie era niinacciata , aj)- profittai di una lara disposizione anatomica dell' arteria bracliiale esistente nell' iiidividuo stesso per attenermi mc- diante un seniplice spillo ed un filo ad un processo di conipressione indiietta mediata, (>d immediata nel medesimo tempo affatto nuovo, con cui compressa 1' arteria oinerale, si ebbe la completa oblitcrazione di essa, sebbene come dissi (altrimenti di qiianto di poi avveune in un altro iiidividuo operato dall' egregio Sig. Dott. Modonini con questo mede- simo mio processo ) non si evitasse la rinnovazione del- r aneurisma •, nel sesto essendo 1' infermo affatto da a- iieurisma popliteo, attese le male disposizioni del siste- ma vascolare dell' iiidividuo, mi prevalsi di razionale in- terno metodo cuiativo, e della conipressione meccanica indiretta mediante il mio ultimo compressore, alternata colla seniplice fasciatura , e cosi dopo non breve tem- po riescii a mantenere stazionario per piii di due an- ni il tumore ; nel settimo 1' infermo trovandosi affetto da un aneurisma traumatico veiioso alia piegatura del braccio, non essendo riescito a guarirlo la compressione fatta colle fascie , e la compressione meccanica mediata indiretta , mi prevalsi invece con fortunatissimo esito della compres- sione mediata diretta eseguendola del pari col mio nuovo compressore; e finalmente nell' ottavo, niun fnitto avendo ricavato dalla compressione meccanica indiretta iisata per guarirlo di un vasto aneurisma popliteo, niun frutto aven- do ottenuto dalla compressione digitale indiretta, ricorsi alia legatura e salvai con essa il malato.

I quali fatti pertanto , oltre clie valgono, come dissi, a

512

Francesco Rizzoli

contennare quauto sia utile a norma dei bisogni 1' adut- tare uu modo di compressione piuttosto che un altio , servono poi anco a diniostraie, che se nelle classiche recent i opere straniere sugli aneurisini, 1' Italia nou vi figura in modo alcimo come propagatrice del inetodo di compres- sione, non e pin giusto il dimenticarla, e valgono pure a rendere manifesto, die stando alle prime applicazio- ni che io ne ho fatte, 1' epoca a cui rilcrire devesi il ri- sorgimento moderno di esso metodo, essendo anteriore al 1842, a quando cioe gli Irlandesi cominciarono ad occu- parsene, quell' epoca istessa piuttosto clie cliiamarla Ir- landese come si vorrebbe , dovrebbe d' ora innanzi a buon diritto Italiana essere nominata.

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IRIIADLVZIONE OCULARE

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DEL

I'ROFESSORE LOUEAZO RESPIGIU

( I.ctia nella Sessione dei 4 Marzo 1858.)

Jjo Studio dei fenomeni d' irradiazione e della massi- ina impoitanza, sia per coinpletare le nostre conoscenze sul luirahile meccanismo deila visione, sia per valutare convenientemente le influenze dall' irradiazione prodotte nei dati, che il senso della vista ci soinmiiiistra per la de- terininazione delle forme e dimeiisioiii dei corpi posti fiio- ri del doniinio degli altri sensi, sia finalmente per la ri- cerca dei mezzi opportuni a distruggere , o almeno a sce- niare le niolte illusioni ed errori che hanno origine nel- la irradiazione.

L' astronomia, a preferenza di qualunque altro raino della naturale Hlosofia, e interessata nello studio di questi feno- meni, che possono molto sinistramente intluire nella de- terminazione di quel dati, clie dehbono servire di base al- le sue teorie.

Non avendo 1' astronomo coi corpi celesti altro mezzo di comnnicazione , proficuo alle sue speculazioni , che la luce; e non potendo perci6, altro che col soccorso dei- r organo della vista, estendere le sue indagini negli im- mensi spazi del cielo, per determinarvi le forme, le T. IX. 65

ti

Lorenzo Respigiu

(.liiiiiMisioui , le posizioni degli astri , i loio niovitnenti e le fisiche niodificazioni cui vanno soggetti , deve necessa- riamente foniirsi tutti quel criteri, secondo i quali si pos- sono rettaniente interpretaro le immediate peicezioni di qiiesto senso ; e premunirsi efficacemente contro tutte le illusioiii ed errori, die possono falsarnc od alteranie i ri- risultati.

Non e quiiidi a meravigliare , che dagli astronomi siario stati piimieramente avvertiti i principali fenomeiii d' ina- diazione ; che da essi siensi iiistituite le prime ricerclie sui mcdesimi, esaminate le circostanze che li accompa- gnano, e diietli i prinii passi al discopiimeiito della lore

engine.

Alciini tia questi singolarissimi fenomeni, quali sono la sporgenza, die nell' oscurita della notte presenta il horde illuminato della liina snl horde in emhra qualche giorne prima o dope il novilunio, il forte ingiandimento delle stelle, dei pianeti e dei lumi durante la notte profonda , non possono certamente non avere richiamata 1' attenzio- ne degli uoniini fino dalla piii reniota antichita, e ne troviamo infatti non duhhie prove negli scritti degli anti- chi filosoli.

CionuUameno sembra essere state Kejilero il prime ad analizzare scientificamente questi fatti, ed a stabilire que- sto principle generale , in cui sono sostanzialmente formu- lati tutti i fenomeni d' irradiazione, e cioe = che i cor- pi melto luminosi, o molto illuniinati, visti in un campo oscuro, presentano un diametro apparente niaggiore di quel- lo die essi presentano in un campo discretamente illumi- nato; e die viceversa i corpi oscuri, visti in un campo molto luminoso, ofFrono un diametro apparente minore di quelle che lore compete in un campo discretamente lu- minoso =.

Galilee, armato del sue potente espleratore dei corpi celesti. ha potnto instituire un esame regolare sui feno- meni d' irradiazione presentati all' occhio nudo dagli astri ; e con mirahile sagacita ha sapute discutere questo impor- tante soggetto, enumerando tutte le principali illusioni che

Sulla Ikrauiazione ocur.AUE 515

per irradiazione veiigono presentate dai corpi celesti, lela- tivameiite alle loio forme e diinensioni, c determinando le circostaiize clie jtiii o rnciio favoriscono gli efFetti della irradiazione stcssa.

Galileo pel primo ha fatto conoscere, come 1' uso del caiinoechiale sia uii mezzo elficacissimo per distriiggere , o almeiio considerevolmeiite dimiiiuire le false appareiize, die r irradiazione oculare produce nelle forme e dimensioni dei corpi celesti ; mostrando come nell' ingrandimento pro- curato da (jnesto stromento vengono resi insensibili gli elFelti della irradiazione, die riescono tanto perniciosi nelle osservazioni fatte coll' uso immediato dell' organo della vista.

Gassendi, rivolgendo ancli' esso la sua attenzione ai fe- nomeni in discorso, ha grandemente contribnito alia de- terminazione delle circostanze die li accompagnano , ed alia misura degli efFetti da loro prodotti, specialmente sni corpi celesti.

Ma troppo mi dilunglierei se tutti volessi enumerare gli astrononii, e fisici die da Gassendi lino a noi rivolsero la lo- ro attenzione a questi singolari lenomeni ; se tntte volessi esporre le ricerche da loro instituite , e tutti indicare i risultati da essi ottenuti. Egli e percio die al solo inten- dimento di mostrare 1' importanza attribuita a questo og- getto mi limitcro ad accennare i nomi dei piu illustri filosofi, die lo credettero degno delle loro speculazioni e meditazioni, quali sono Descartes, Newton, Horrocks, Jurin. Lalande, Du Sejour, D'Alembert, Herschel , Robinson, Bes- sel ec. Mentre poi mi restringero a compendiare tutti i risultati da loro ottenuti nelle leggi sperimcntalmente de- dotte dal Plateau, e da lui conuiuicate nell' anno 18.38 alia R. Accademia delle Scienze di Bruxelles.

Plateau, dopo di avere passati in rassegna i principali fenomeni d' irradiazione, dopo averne per mezzo di iuge- gnosi esperimcnti valutati gli efFetti, tanto nelle osserva- zioni fatte ad occhio nudo, quanto in (juelle fatte per mezzo delle lenti e dei cannocchiali , espone i risultati de' suoi interessanti studi , die possono compendiarsi nel modo seguente.

51G Lorenzo Respighi

Irradiazione ad occh'io nudo.

1." La quantita dell' irradiazione, ossia 1' ingrandimeiito lineare da cssa prodotto nogli oggetti, e indipendente dal- la graudezza dell' oggetto luminoso, meutre dipende dalla inteiisita della sua luce , aunientaiido o diminuoudo col- r auuientare o diininuire di questa ; ma secondo un rap- porto molto piii rapido di quelle della seinplice propor- zionalitu alia inlensila stessa;di modo che, quando questa lia raggiunto uu certo limite, la quantity dell' irradiazione si mantiene presso a poco costante.

2.° L' irradiazione di un oggetto luminoso e massinia, quando il campo su cui si proietta e perfettamente oscu- ro; diniinuisce quando il campo si rende piu luminoso, diventando insensibile quando lo splendore del campo egua- glia quello dell' oggetto. Per un corpo oscuro visto in un campo luminoso il fenomeno si presenta con circostanze opposte.

3." L' irradiazione si presenta per qualunque distanza deir oggetto all' occhio, dalla minima distanza della visio- ne distinta a tutte le maggiori distanze.

4." L' irradiazione aumenta colla durata della contem- plazlone dell' oggetto.

5." Per lo stesso individuo, e nelle stesse circostanze 1' irradiazione e variabile da un' epoca all' altra.

6.° Due irradiazioni vicine si indeboliscono a vicenda, e la diminuzione e tanto piu sensibile quanto piu esse so- no vicine.

Irradiazione attraverso le lenti e i cannocchiali.

1.° L' irradiazione presentata dai corpi, osservati attra- verso una lente convergente, e tanto piii ristretta quanto piu potente e la lente.

2.° L' errore prodotto nelle osservazioni fatte coi can- noccliiali astronomici, per rispetto a cio che dicesi ir- radiazione, proviene da due cause distinte; e cioe dalle aberrazioni del cannocchiale , e dall' irradiazione oculare.

Sulla Ihradiazionc oculare 517

3." Ill questo errore totale la parte dovuta all' irradia- zione oculare (li|)ciidf^ dall' iiijiiaiidiinento, dallo splendore deir oggetto e dall' occliio doll' osservatore.

Essa e notevolincnte dimiiiuita dalla leiite oculare, e la diminuzione e tanto piu grande, ([uanto piix potente e r oculare niedesiuio. Per rispetto poi ail' oeeliio dell' os- servatore essa e variahile da un osservatore all' altro, ed anche per lo stesso osservatore da un giorno all' altro.

A.° Questa parte dell' errore sparisce totalmeute quando si usano uiicronietri a doppia immagine.

5.° L' altra parte dell' errore totale, vale a dire queila proveniente dall' aberrazione del canuoccliiale, e natural- inente variabile nei diversi struinenti : per uno stesso stru- inento puo ritenersi costante.

6." L' effetto dell' irradiazione nei cannoccliiali e ne- cessariamente variabile, perclie dipendente da due element] variabili, quali sono 1' irradiazione oculare e le aberrazio- ni del cannoccbiale ; e percio in alcuni casi potra questo errore riescire insensibile, e potra acquistare in aitri un valore sensibilissimo.

Posteriorniente al Plateau il Prof. Baden Powel presen- tava nei 18i9 alia Societa Astrononiica di Londra una interessantissima Menioria snll' irradiazione, nella quale descrive diversi esperimenti da esso instituiti intorno al- ia medesima , e specialinente suU' irradiazione risultante nelle osservazioni fatte colle lenti e coi cannoccliiali; e Ira i risultati da esso otteniiti sono rimarclievoli i seguenti.

1 Che le inimagini degli oggetti luminosi , formate nei fuoco degli obbiettivi dei cannoccliiali , si presentano affette da un allarganiento , od una irradiazione presso a poco eguale a queila colla quale gli oggetti stessi si pre- sentano air occhio nudo; e cio puo veriticarsi non tanto coll' osservare queste immagini riflesse da vetri oscuri , o attraverso a questi, quanto col riprodurre le medesiine coi processi fotogratici.

2." Che osservando un oggetto luminoso per mezzo di una lente 1' irradiazione e notevohnente diniiuuita: mentre con una lente, che ingrandisca soltanto tie o ([uattro volte.

518

Lorenzo Respighi

e Critinta ciiialuiujue traccia di irradiazioue nei inodiocri splendori; con lenti poi che, iiigrandiscano dalle 10 alle 20 volte, e distrutto qualunque effetto di irradiazione an- che negli oggetti dotati del niassiino spleiidore, elie puo sopportare V occliio.

3.'^ Che r ainmontare dell' irradiazione nei telescopi e dipendente dall' apeitura dell' olibiettivo c dal potere di iiigrandiniento ; onde restringendo lino ad un ccrto liniite r apeitura stessa, si puo rendere meno sensibile, ed anche distriiggere 1' irradiazione ; ed applicando poi successiva- mente niaggiori ingrandimenti si puo diminuire ognora pii'i r irradiazione stessa, fino a totalmente eliniiiiarla.

A quanto mi seinbra, nei risultati ora accennati si pos- sono ritenere coinpendiate tuttc le conoscenze, clie 1' ot- tica speiinientalc possiede intorno alle condizioni e leggi dei fenoineni d' irradiazione.

Se gli astrononii e i flsici con grande calore si sono occupati deir esame delle circostanze e delle leggi di que- sti fenoineni, certaniente con impegno non minore si so- no interessati della ricerca della loro origine , ossia del- la determinazione della causa da cui possono ritenersi prodotti.

Keplero per ispiegare i fenomeni d' irradiazione sup- pone, ciie il cono divergente di raggi luminosi, trasmesso da ciascun punto dell' oggetto visibile nell' occhio , sia reso convergente prima di arrivare alia retina ; e percio procedendo poscia in forma divergente, vada ad occupare sulla retina stessa una piccola superficie invece di un punto , fonnandovi cosi una iinmagiue diffusa del punto corrispondente dell' oggetto : e da cio evidentemente iie conseguiterebLe un allargamento nella totale immagine del- r oggetto, e percio 1' apparente ingrandimento di esso. Keplero pero e di opinione che, qualora la retina non sia molto sensibile , non venga prodotta in essa altra im- pressione che quella corrispondente alia parte centrale del pennello di luce, da cui e investita. In relazione a cio e da notare, che il fenomeno dell' irradiazione non rie- scirebbe sensibile, die nella classe di individui dotati di

Sulla Irradiazione oculare 519

singolare sensil)ilita iiella retina. Questa spiegazione, qiian- tunque in parU; pinusihilo, pine attcntanicnte esaniinata, si trova molto diCettosa ; primieramente perclio non e vero, alnieno per la gcneralita degli occlii , die i raggi luinino- si, provenienti da un pnnto lontano neH'occliio, conver- gano prima di arrivare alia retina; nientre e pro^ito che r occliio norniale possiede la facolta di acconiodaniento, colla qnale si pn6 ottenere, anche in questo caso, la convergenza dei raggi sulla retina; secondariamcnte per- che questa spiegazione non si accorda col fatto generalnien- te constatato, che 1' irradiazione si produce anclic alle pic- cole distanze fino a quella della visione distinta, e in tutti gli occhi, qualunque siasi d' altronde il loro grado di sensibilita.

Galileo, dietro 1' osservazione clie i corpi luminosi, os- servati attraverso i cannoccliiali, non presentano irradiazio- ne, stabilisce die la causa dell' irradiazione stessa risiede nell' occhio. Per rispetto poi al niodo con cui essa viene prodotta, non senibra che Galileo abbia adottata una de- finitiva opinione ; in quanto che talora vicne da esso at- tribuita alia rifrazione dei raggi luniinosi attraverso agli uniori aderenti alia cornea in vicinanza alle ciglia , altre volte invece alia riflessione dei rarriji sulle cislia stesse, e finahnentc in altre circostanze a qualche causa ignota risiedcnte nell' occhio.

Gassendi ripone anch' esso la causa dell' irradiazione neir occhio, considcrando questa come effetto dell' allar- gamento dellc immagini d(!gli oggetti, prodotto dalla dila- tazione della pupilla, che e massima nell' oscurita della notte, durante la quale appuiito piii sensibili sono gli ef- fetti dcir irradiazione. A questa circostanza aggiunge ezian- dio r altra, che durante il giorno essendo la retina affet- ta in tutte le sue parti dalla luce generale dominante, non e capace di riscntire I' impressione delle deboli au- reole luminose che circondano le immagini; e percio la parte di essa, eccitata dalla luce, si fa piu ristretta , di- minuendo cosi r effetto dell' irradiazione. Le viste teoreti- che, secondo le quali egli deduce 1' ingrandimento dellf^

520 Lorenzo Respigmi

imuiagiiii Jallc dilatazioui della papilla, iiou seinbrano pe- ro al tutto cliiare ed esatte.

Descartes, nella sua Diottrica, da all' irradiazione una spiegazione, la quale sostauzialniente iion ditterisce da quel- la era geueralinente aiuuiessa. Egli su[)ponc die le estie- niita delle libre del nerve ottico , quantunque piccole , abbiano una certa estensione, e che in forza di questa la inipressione , prodotta da ciascun pennello di luce conver- gente sulla retina, abbia la tendenza ad estendersi fine ad una certa distanza in tutti i sensi , quantunque essa si mantenga piu forte nel punto di convergenza.

Quando la luce e molto debole, egli suppone die effet- tivainente 1' impressione sia concentrata nel punto di con- vergenza dei raggi : e che invece, qualora la luce sia mol- to intensa , 1' urto di questa contro la retina possa pro- durre andie lateralmente un' impressione molto sensibile; conseguitandone percio 1' apparente ingrandimento delle immagini degli oggetti.

Quest' opinione, della comunicazione laterale dell' im- pressione , e stata ammessa anche da Keplero , Horrocks Jurin, e d' Alcmbert. Plateau sostenendo ancli' esso que- sta spiegazione , considera il fenomeno dell' irradiazione come vincolato a quello dei colori accidentali. Joslin con- sidera r irradiazione come effetto della conformazione e struttura dell' iride.

Le spiegazioni finora indicate suU' irradiazione conven- gono tutte neir ammettere la causa di questa neU'occliio; non mancano pero altre spiegazioni nelle quali si ammet- tc la causa stessa come esistente in tutto , o in parte nel- r oggetto luminoso, e percio estranea in totalita, o in par- te air occhio.

Infatti alia causa oculare Galileo aggiunge una specie d' infiammazione nei corpi luminosi ; e Gassendi una qual- die affezione o impressione prodotta sulla retina dall' aria contiiiua ai corpi stessi. II Barone De Zacli ascrive 1' ir- radiazione ad un deviamento, o inflessione della luce al bordo degli oggetti molto luminosi ; e tale opinione e adottata anche daShickard: W. Herschel,mentre non esclude

Sulla Irixadiazione oculare ."iiJl

una causa oculare seinbra aajf^iuugervi anche uii' inflessio- ne, o (livcigcnza dci laiif^i luniinosi, clio diflicilinente si [juo distiuguere dalla diH'raziuue.

Baden Powell escludendo in questo fenomeno qualunque organica affezione dell' occliio, stahilisce die I' iriadiazio- iie deve ascrivcrsi ad uua causa ottica, agente direttanien- te nella rorniazione dell' iniinagiue locale.

La spiegazione ora generalinente adottata sull' oculare irradiazioue cousiste ludl' aniuiettere die I' impressione, pro- dotta dalle iuiinagini dei c()r|)i huniuosi suila letina, si propaglii, tino ad uua certa distanza, iiitorno alio spazio direttainente eccitato dalla luce; diniodoclie la sensazione totalc corrispouda ad un' innuagine un poco piii estesa di quella clie realinente si forma sulla retina; aunnetten- do poi die 1' irradiazione nelle osservazioni fatte cogli stromenti ottici dipenda in parte dall' oculare irradiazio- ne, e in parte dalle aberrazioni delle lenti.

Confessano per altro i piii distinti astronomi e fisici , die nonostante i niolti progressi ottenuti, tanto nella par- te speriinentale, die nella parte teorica dell' irradiazio- ne, le conoscenze, che noi possediamo relativaniente al- ia sua origine ed alle sue leggi , sono tuttora niolto iin- perfette ed oscure ; e convengono percio nella necessita di proseguire con impegno gli studi relativi a questo im- portante soggetto.

Aniniato dal desiderio di arrecare a questa qiiestione (jualclie proficuo schiariinento , ho rivolta alia inedesiina la mia attenzione, proponendomi di determinare primieramente le leggi alle quali si possono ritenere soggetti i fenoineni d' irradiazione; per poscia passare colla scorta di questo alia ricerca dclla causa, ciii possono i niedcsimi attribuirsi ; e r oggetto della presente memoria e quello appunto di esporre i risiillati die ho potuto ricavare da' iiiiei studi iiitoriio a questo soggetto.

Nelle ricerche sperimentali, da me institnite sui feno- ineni d' irradiazione oculare, ho generalmente proferito 1' os- servazione di corpi luminosi di piccole dimensioni appa- renti , e cioe dei corpi celesti , e delle piccole fianime T. IX. 66

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aitificiali, per Ic graiidi distauze ; e delle piccole imniagini di corpi luiiiinosi, ottenute per riflessione da superficie sferico-convesse , per le distauze niinori.

Qnesto genera di osservazioni e slato da me riconosciuto come il piu opportuno, per rilevarc gli etFetti dell' irra- diazione, e le niodificazioiii che in essi si producono se- condo le diverse circostanze.

I risnltati sperinientali da me ottenuti sono in parte concordanti con quelli riferiti da Plateau ; in parte sono alquanto differeuti, e in parte del tntto opposti. Alcuni poi dei risultati da me dedotti sembrami uon siano stall ancora da altri accennati.

I risultati , che ho trovato concordanti con quelli di Plateau, sono i scguenti.

1.° Che la quantita dell' irradiazione e indipendente dalla gi'andezza appaiente dell' oggetto luminoso , e dipen- dente invece dallo splendore di esso, in modo da aumen- tare o diminuire colT aumentarc o diminuire di questo , secondo una legge pero piu rapida della semplice propor- zionalita ; mentre accostandosr lo splendore a certi limiti, di molto debole o molto forte intenslta, 1' irradiazione diventa nulla nel prinio caso, massima e percio costan- te nel secondo. Questi limiti poi variano nei diversi in- dividui.

2.° Che r irradiazione di un oggetto e massima, ossia r oggetto presenta il massimo ingrandimento , quando il campo, su cui si proietta 1' oggetto, e perfettamente oscu- ro ; diminuisce continuamente con una illuminazione suc- cessivamente piii intensa del campo , diventando nulla quando lo splendore di questo eguaglia quello dell' og- getto: e che viceversa un oggetto oscuro, visto in un cam- po splendente, e per efFetto dell' irradiazione del campo tanto piu impicciolito, quanto piii intenso e lo splendore del campo stesso.

3." Che la quantita dell' irradiazione varia da un indi- viduo all' altro.

-i." Che 1' irradiazione si presenta a qualunque distanza; <; cioc della minima distanza della visione distinta fino a quella delle stelle.

1

Sulla Iruauiazione ocui.are 523

1 risultati, die io trovo alqiianto discrepant! da qiielli di Plateau , sono :

1." L' irradiazione di un oggetto sottende iin angolo costante, per uno stesso giado di splendore e nello stesso cainpo, qualunqiie siasi la distaiiza dell' oggetto stesso, punlie ([iiesta su|)eri un ceito liinite, <lie e variabile da lui iiidividuo airaltro; uientre poi nelie distanze minori essa va successivaineete diminuendo, diventando minima, quando r oggetto trovasi alia minima distanza della visione distin- ta : cosicche e a ritenersi , clie 1' irradiazione vari col va- riare dello stato di accomodamento della distanza locale deir occliio, e die si mantenga costante allorquando 1' og- getto trovasi fuori di quel limile di distanza, oltre il qua- le, per la visione distinta, rimane sensibilmente invariabile lo stato di accomodamento dell' occhio.

Si distribuiscano presso a poco sulla stessa visuale , e a distanze diversissime, vari corpi luminosi dello stesso splendore, e di piccolo diametro : osservandoli tntti con- temporaneamente, si troveranno tutti presso a poco della stessa grandczza apparente, la quale viene in questo case quasi in totalita costituita dall' irradiazione; riescendo in confronto di essa trascurabile il diametro apparente del- r oggetto huninoso. Egli e percio , che durante la notte le fiamme a gaz e simili, cbe si osservano nella stessa strada a distanze diversissime, ci appariscono tutte della medesima grandezza apparente.

Si osservi invece un piccolo oggetto luminoso, come sarebbe 1' immagine di un lume lontano ottenuta per ri- flessione da una superficie sferico-convessa, e si vedra, ac- costandola successivaniente all' occbio, cbe la banda d' ir- radiazione, die la circonda,va successivamente diminuendo, diventando quasi impercettibile alia distanza della visione distinta.

A questo proposito Plateau ammette invece, cbe per qualunque distanza 1' angolo sotteso dall' irradiazione e costante.

2.° La quantita dell' irradiazione varia nello stesso in- dividuo da un' epoca all' allra, quando pero l' occbio, o

524 Lorenzo Respighi

uon si trovi iiello statu noiniale, o si trovi per qualun- que causa diversamente dilatata la sua pupilia ; mentre invece coU' occliio nello state normale , e sotto le stes- se aperture della pui)illa, per lo stesso oggetto luniiuoso visto nello stesso caiupo, 1' irradiazione si maiitiene co- stante.

Nelle diverse ore della notte, o in uotti diverse, col- r occhio nello stato normale, e sottratto a qnalunque luce estranea, che possa arrecare variazioni al diametro della pupilia, guardando ripetutamente lo stesso oggetto lumino- so , p. e. una fiannna, una Stella, lui pianeta, si trovera che esso presenta sempre, per effetto d' irradiazione, lo stesso aspetto e lo stesso ingrandimento; purche non sia sensibilmente variato il fondo su cui si proietta.

Cio non si accorda pienaniente con quelle die Plateau lia ammesso su questo proposito, avendo egli in mode assoluto stabilito , clie 1' irradiazione nello stesso individuo varia da vui' epoca all' altra.

3.° Avviciuando due corpi luminosi od illuminati, le loro irradiazioni si rendono successivamente minori , quan- do il loro splendore sia piuttosto debole o moderate; si mantengono invece quasi invariabili, quando lo splendore sia rnolto intense.

Si dispengane sopra un fondo nero ed oscuro due liste di carta , parallele e distanti qualclie centimetre 1' una dair altra , e si esservera distintaniente I' irradiazione di ciascuna.

Si vadane poscia successivamente avviciuando , e si ri- levera, che mane mane le loro irradiazioni vanno dimi- nuendo, fino a riescire insensibili, quando quelle non siano divise che da uno strettissimo spazio, il quale allera appariru del colore naturale del campo.

Si faccia invece lo stesso espeiimento con due oggetti molte luminosi, p. e. due piccole fiamme, o le piccole im- rnagini riflesse di due lumi , e si vedra che a qualunque distanza le irradiazioni si mantengono sensibilmente inalte- rate, finche, pesti ad una distanza eguale alia somma delle lore irradiazioni, si confendono apparentemente in una sola

Sulla Irradiazione oculare 525

massa luitiinosa. Cosi noi vediamo durante la iiotte i lumi, posti prossimaiiif iitc iiclla stcssa direzioiie, coiifusi in una sola fiamnia, tjiiaiitiuique in realta siano separati da una certa distanza anj^olare.

Relativamente a questa circostanza Plateau stabilisce invece, senza aicuna restrizione, it fatto generale, die due irradiazioni contia|)|)Oste si ditninuiscono a vicenda; e ciie la diminuzione e tanto piu grande, quanto piii le bande d' iiradiazione si avvicinano, finche queste al loro con- tatto si distruggono.

Per rispetto all' influenza, esercitata suH' irradiazione dalla durata della conteniplazione dell' oggetto luminoso, dietro niolti ed accurati esperimenti sono stato condotto al seguente risultato, del tutto opposto a quello dedotto dal Plateau ; cioe che mantenendo 1' occhio costituito nello stato normale, perfettainente inirnohile e invariahilmente acconiodato per la visione distinta dell' oggetto in corrispon- denza alia sua distanza, la (juantita o 1' estensione della irradiazione si mantiene costante per tutto quel tempo, in cui si possono verificare quosto condizioni. Questo risulta- to trovasi in aperta contraddizione con quello di Plateau, il quale stabilisce in proposito, clie I' irradiazione acquista

uiagKiore estensione secondo la maffgiore durata della ron- ton CD

templazione dell' oggetto.

Collocati a piccole distanze angolari , ma a diverse di- stanze reali, dei piccoli corpi luminosi, si fissi lo sguardo sopra uno di essi , rilevandone attentamente la forma e I' estensione; e si trovera che durante tutto quel tempo, nel quale si puo mantenere lo sguardo cosi fissato, I' a- spetto, la grandezza apparente dell' oggetto e quindi la sua irradiazione si conscrvano invariabili. Se non che lo sforzo, che noi esercitiamo nel mantenere 1' occhio in que- sta particolare conformazione e positura, non puo prolun- garsi lungamente; e percio avviene , senza che ce ne av- vediamo , che 1' occhio prende uno stato di accomoda- mento diverso, adattandosi la sua distanza focale ad una distanza diversa da qnella dell' oggetto dianzi osservato : e in forza di cio la sua immagine si rende piu diffusa, e

526 Lorenzo Respighi

pel' coiiseguenza apparentemente afli'etta da una inaggiore inadiazione.

Che realmente succeda qiiesta variazione nello state di accoinodaincnto dell' occhio, facilineiite si prova coll' os- servare cho qualcuno di qucgli altri oggetti, posti in vici- nanza alia diiezione di quelle in antecedenza fissate, non si prcsenta piu diffuse come prima , ma piu ciiiaro e distinto.

A nuova conferma di ci6 si osservi , clic queste varia- zioni neir aspetto e nelle dimensloni apparenti degli og- getti si presentano assai sollecitamente in quei casi , nei quali maggiore e lo sforze clie si ricliiede per mantencre lo state di accemodamente dell' occhio , e percio minora la sua durata ; meiitrc al contrario tali variazioni sono piu tardc quatido lo state di accomodaineuto dell' occhio , ri- chieste dalla distanza deU'eggette, corrispende a quella costituziene die e piu emogenea all' organismo dell' oc- chio stesso, e percio piix facilmente e lungamente attuabile.

Infatti durante l' oscurita della iiotte, nella quale lo state di accemodamente piii spentaneo nell' occhio ben con- formate e quelle die corrisponde alia visione distinta de- gli eggetti lontani, si osservi un astro inolto lumiuoso; e si trovera per lunge tempo il sue aspetto e la sua gran- dezza cestanti ; si osservi invece un oggetto viciiio p. e. la piccola immagine di uu lume, ettenuta per riflessiene da una superficie sferice-cenvessa, posta alia distanza di 30 centimetri circa, e si trovera il suo aspetto soggetto a frequenti variazioni , malgrado lo sforze esercitate per mau- tenere su di essa fisso lo sguardo.

A questi risultati, che io he potute dedurre dall' attente esame dei fenenieni in questione , debbensi aggiugnere an- che i segueiiti, ricavati da melte ed accurate esperienze, ed assai interessanti per la ricerca della causa dell' irra- diazione.

1." La quantita dell' inadiazione, in parita di circo- stanze, dipende dal diametro della pupilla ; essa e massima quande la pupilla raggiunge il massimo grade di dila- tazione; diininuisce al dimiimire di questa , diventande

Sulla Irraoiazione oculare 527

niiiiima qiiando la pnpilla accjuista il massimo restriii- gimento.

Questo risultato puo coiisidcrarsi come una iiecessaria conseguenza del fatto superiniinente indicate, che cioe la quantita dell' inadiazione dipende dal diverso stato di accomodamento , clie deve anecarsi all' oceliio per otte- iiere la visione distinta dell' oggetto, in relazione alia sua distanza ; di manieia che 1' irradiazione va diminuendo quando si accomoda I' occliio per la visione distinta a di- stanze successivamente decrcscenti : iniperciocche e prova- to che il dianietro della pupilla varia col variare di questo stato di accomodamento, essendo ininimo per la minima distanza della visione distinta, e crescendo poi gradatamente lino ad lui certo limite al crescere di questa.

A conferma di questa legge si possono addurre anche i segnenti fatti. Mentrc si osserva durante la notte un corpo celeste molto splendcnte, come la luna nelle sue fasi minori , i principali pianeti,. o le primarie stelle, si coUochi lateralmente all' occhio un Inme ; in modo che sotto 1' influenza di questa si restringa la pupilla, senza pero die venga sensibilmente illuminato il fondo dell' oc- chio, su cui si proietta l' oggetto osservato; e si vedra in esso sensibilmente diminuito I' efFetto dell' irradiazione.

Sopra un fondo oscuro si collochi una lista di carta, illuminata colla luce solare, e dalla distanza di tre o quat- tro metri si osservi questa, ])rima coll' occhio esposto alia piena luce del giorno, e percio colla pupilla assai ristrctta, e si trovera 1' oggetto privo, o quasi privo d' irradiazione : si osservi poscia coll' occhio a pupilla molto dilatata, sot- traendo questo alia viva luce con un lungo tnho, e si vedra tosto 1' oggetto circondato da sensihilissima irra- diazione.

2." Nelle grandi dilatazioni della pupilla gli oggetti per irradiazione ci si presentano generalmentc sotto figure ap- parenti dissimili da quelle delle immagini geometriche, che loro dovrebbero corrispondere sulla retina ; e la dissomi- glianza, o irregolarita e variabile da tni occhio all' altro.

Si osservi scparatamente con ciascun occhio . durante la

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notte, la lima nelle sue piccole lasi j e si tro,veia clie la sua appaiente ligura e assai dissimile dalla confoimazione delle lasi stesse , presentandosi essa come risultante da pill imiiiagiiii piu o meno irregolarrnente soviapposte. Ri- sultati coiisiinili si trovaiio osservando altri oggotti luini- nosi, come sono le stelle , i pianeti , i lunii ec. ec. Ta- li appareiize poi si riscontiano nei diversi occhi assai dift'erenti.

3.° Nelle massime dilatazioni della piipilla gli oggetti luminosi appariscono, almeno in molti occhi, in qualche parte del loio horde apparcnte coloriti almeno in rosso.

Durante la piii profonda oscurita della notte si osservi un lume lontano, p. e. una fiamma a gaz , e si esa- minino attentaniente le sue apparenze; e non sara diffi- cile il riscontrare al suo bordo , in qualche parte alme- no , una sfumatura colorata , specialnieute in rosso piu o meno deciso.

•4.° Procurando all' occhio una jnipilla artificiale di pic- cola apertura, per mezzo di opportnni diafianuni , 1' irra- diazione si rende sensibilmente rninore; e per certe aper- ture dei diafianuni stessi puo totalmeute , o quasi total- mente eliminarsi.

Si osservi primieramente, ad occliio nudo e in tempo di notte, la luna nelle sue fasi minori, le piii splendenti stelle, e i principali pianeti, e si vedranno tutti alFetti da sensibile irradiazione. Si osservino poscia coll' occhio armato di dia- frammi di aperture successivarnente minori, e si vedranno questi oggetti gradatamente piii piccoli, e percio meno af- fetti dair irradiazione ; tinche sotto un' apertura di dia- framma di circa 1""", 5 o 2.""", 0 appariranno sensibilmen- te nelle loro reali forme e dimensioni , e percio quasi totalmeute privi d' irradiazione.

Si osservino nello stesso modo piii lumi posti prossima- mente nella stessa direzione, e si trovera, che mentre al- r occhio nudo appariscono confusi in una stessa massa luminosa, attraverso al diaframma si presentano invece co- me tanti corpi luminosi, distinti 1' uno dall' altro, e cia- scuno nelle sue reali forme e dimensioni.

Sulla Irradiazione oculare 529

Gontro un cielo inolto luniinoso si osservi un piccolo oggetto osciiro, p. e. la croce di un loiitano campanile, e si tiover;i clie, uientre essa riesce conliisaincnte vi^ilnle o del tutto invisibile all' occliio undo, si presenta invece (listintissinia all" occliio arinato di diafianima. Gli stessi risultali si deducouo dall' osscrvazionc di piccoli coipi po- st! a brevi distanzc dall' occliio.

E per altro da osseivaisi die 1' apertura del diafranuna non pu6 restringeisi oltre un dato liniite; poiclic. nelle piccolissiine aperture la dilFrazione, prodotta dal bordo del diaframma, presenta nell' occliio nuovi fenoineni luminosi , clie generano nuove apparenze nelle forme e dimension! dei corpi.

Determinate le principali condizioni e leggi , secondo le quali si producono i fenoineni d' irradiazione oculare, lesta ora a vedersi quale sia, in couioruiita delle niedesi- ine, il niodo piii semplice e verosimile di rendere ragione dei medesimi, e quale sia 1' origine o la causa da cui possono i medesimi piu ragioncvolmente dedursi.

Priniieramente vediamo se la teoria dell' irradiazione . ora generalmente ammessa, merita in realta la preferenza che ad essa si e voluto accordare.

La teoria ora generalmente adottata suU' irradiazione, come pill sopra si e accennato, e quella basata suUa sup- posizione , die 1' impressione direttainente eccitata dalla luce nella parte della retina, sii cui si forma 1' immagine deir oggetto, vcnga fino ad una certa distanza comunicata alle parti contigue della retina stessa ; in modo che ri- sulti la sensazione come corris[)ondente ad una parte al- quanto maggiore di quella realniente occupata dall' im- magine deir oggetto.

Questa teoria e basata sopra una specie di principio di continuity, secondo il quale si ammette, die una parte dell' organo senziente non puo trovarsi in uno stato di energico eccitameuto , senza die le parti contigue non sieno rese, in qualclie grado almeno, parted pi all' ecrita- mento medesimo. Tale principio deduces! dalle segurnti considerazioni.

T. IX. 67

530 Lorenzo Respigiii

Siipj)oiiiaiuo clie venga osservato uu curpo luniiuoso che spicca da un foiulo peiTettamentt; oscuro. La luce da es- se trasmessa nolV occliio verrtl a formare 1' itnrnagine sopra una deteriiiiiiata porzione della retina, e peicio ec- eiteia diiettanicntc qncsta porzione dell'organo, restando il resto dell' organo stesso affatto indipendente da qua- lunque diretta eccitazione di luce. Ma e egli ammissibile che le parti contigue a quella direttaiuentc eccitata dalla luce si trovino in uno state di perfetto riposo? E egli ammissibile sul medesimo organo il coutatto immediato di un energico eccitamento con quelle di un perfetto ri- pose ? Non sembra piuttosto da ammettersi che questo state di eccitamente, qualunque siasi d' altrende la sua uatura , si comunichi alle parti contigue, per formare il passaggio graduate dalle state di eccitazione a quelle di riposo ?

In relaziene a cio sembrerebbe potersl stabilire a prio- ri che , in qualunque mode s' intenda effettuate questo passaggio, 1' eccitazione si prepaghi senza cambiare natu- ra, fine ad una certa distanza attorne alio spazio occupa- te dair immagine dell' eggetto ; e che percio ue risulti una sensaziene corrispendente ad un' immagine alquanto piu grande.

Sotte questo aspette l' irradiazione sarehbe per rapporto alle spazio cio , che il cenosciuto fenomene della persi- stenza delle immagini , o piuttosto delle lore impressieni sulla retina, e per rapporto al tempo.

Cosicche mentre per una parte la retina, depo di essere stata eccitata per un certe tempo dalla luce di un egget- to, sottratta all' azione di questa, continua cienullamene per qualchc istante in questo state di eccitamente; per r altra parte, esseudo una porzione della retina sottomes- sa air azione diretta della luce, il suo state di eccita- mento si estende fine ad una certa distanza alle par- ti contigue.

L' uno e 1' altre fenomene sarebbero in questo me- do riguardati come il risultate di una semplice legge di continuita, in virtu della quale , allorquaudo una parte

Sui.LA Ikradiazione ocui.are 531

deir organo e tolta dal suo stato normale o di riposo, lo stato dinainico, che ne risulta , non pu6 ne distrug- gersi istantaneainente , ne rimaiierc coritigiio ail iino stato di perfetto riposo.

Q\iaiitunque (juesta teoria a priino aspetto pieseriti una certa inipronta di naturalczza, soniplicitd e veiosiniijilian- za, pure attentaniente esaniinata non si puo non ricono- scere assai difettosa, e molto discoidante dalle condizioni secondo le (juali indubitatamente si producono i fenomeni d' irradiazionc.

Priinierainente e da avvertire per rispetto a queste ra- zionali deduzioni, che essendoci del tutto ignota la natu- ra dello stato di eccitamento prodotto dalla luce sulla parte della retina da essa direttaniente colpita, non pos- siamo stabilire a priori la necessita della sua laterale co- niunicazione alle parti contigue della retina stessa.

Secondarianiente , volendo anche ammettere suU' organo senziente questa comunicazione, o il passaggio graduato dallo stato di eccitamento a quello di riposo, non abbia- mo argomento alcuno per istabiiire clie questo passaggio o comunicazione si eff'ettui in uno spazio fiiiito, e tanto esteso quale e quello su cui si diffonde 1' irradiazione. Che anzi questa supposizione ci si presenta molto impro- babile almeno in quei nioltissimi casi nei quali lo spazio occupato dair irradiazione e immensamente piu grande di quello corrispondente all' inimagine dell' oggetto ; come appunto avviene per le stelle, pei pianeti , e per i pic- coli lumi visti nell' oscurita della notte ; poiche in questi casi dovrebbe ammettersi che lo stato di eccitamento pro- dotto in una minima porzione della retina si difTondesse, senza cambiare natura, e (juasi senza diminuire in intensi- ty, sopra uno spazio immensamente piu grande.

Inoltre, se 1' irradiazione provenisse dalla laterale co- municazione , gli oggetti dovrebbero apparire egualmen- te ingranditi in tutti i sensi , e non gia affetti da quelle irregolarita, che ordinariamente si riscontrano negli effetti deir irradiazione.

Da ultimo siccome i corpi molto luminosi ci appariscono.

.')32 Lorenzo Respiciu

iH'lla parte corrispondetitc all' irradiazione, con uno splen- dors quasi egiiale a (|uello dt^lla parte corrispondente al- r imniagine, cosi osservando questi oggetti attraverso I' a- [>eitura di un diafrainnia, si dovrebbe indebolire 1' inten- sita deir irradiazione , coine s' indebolisce quella deilo splendore dell' oggetto , ma non gia distruggerla , o to- glierla totalinente , come dall' esperienza viene diinostrato: tanto piu cbe nel diminuire lo splendore delT oggetto viene diniinuito anclie <|iiello del canipo sii cui si proietta.

A convalidare questa teoria vengono riportati da Plateau alcuni fatti, dai qnali sembrerebbe sperimentahnente dimo- strata la comunicazione dclle impressioni sulla retina. Ec- co i piu rimarchevoli tra questi fatti.

CoUocando sopra un fondo bianco o colorato un piccolo corpo oscuro , e disponendo 1' occhio in modo che I' im- niagine di questo si formi nel cosi detto punto cieco , parte insensibile della retina, 1' oggetto sparisce, e il co- lore del fondo si estende sullo spazio occupato dalla sua imniagine.

Da cio sembrerebbe provato , che 1' impressione delle parti della retina, che circondano questo spazio, e propa- gata lateralmente attraverso alia parte insensibile all' a- zione diretta della luce ; e in relazione a cio sembrerebbe doversi a piii forte ragione ritenere che questa comuni- cazione o trasmissione si efFettui nelle parti sensibili del- la retina medesima.

L' esistenza di questo fatto non puo certamente niettersi in dnbbio ; ma essa e ben lontana dal condurre alia con- seguenza superiormente accennata; die cioe attraverso alia parte insensibile della retina, ossia attraverso al punto cieco, abbia luogo la comunicazione laterale dell' impres- sione prodotta dalla luce nelle parti contigue.

Imperciocche la scomparsa o 1' invisibilita dell' oggetto oscuro, la cui immagine si forma sulla parte insensibile della retina , e una conseguenza necessaria di questa in- sensibilita ; in forza della quale non potendo questa parte dell' organo essere da noi percepita sotto alcuna impres- sione , cssa e totalmente estranea all' azione subiettiva del

Sulla Irradiazione oculare 533

uo8tro senso, ed e per esso come uoii esistenle; e percio sono a liteiiersi per esso iioii csistenti anclic tutti gli og- getti luminosi che agiscono direttaiiieiite siilla parte me- desiina.

Suppoiiiamo die uri dito in una niaiio diventi inseiisi- bile alle impressioni di caldo e di f'reddo ; e clie si inet- ta tutta la parte sensihile dclla maiio a contatto di iin corpo caldo, mentre il dito inseiisil)ile si pone a contatto di im corpo freddo. Certaiiiciite il corpo Ireildo non ver- ra da noi avvertito; nia non riterrcajo per questo, die ii non sentire il corpo freddo provenga dall' essersi nei dito insensibile propagata la sensazione generale di calore da cui e aftetta la mano; come dovremmo tare, se interpre- tassimo questo iatto secondo il modo di ragionare siipe- riormente esposto.

Ma si pu6 andie in modo diretto mostrare che la parte corrispondente al punto cieco e realniente estranea alia sensazione generale dello spazio die lo circonda; e che percio non viene da noi percepita con alcuna sensazione di luce.

Sopra un toglio di carta bianca si tracci una linea nera con una interruzione di due millimetri circa, e si dispon- ga r occhio alia distanza di 30 centinietri circa, e in modo che questa interruzione prrjsenti la sua inuiiagine sul pun- to cieco : spariri\ allora 1' interruzione medesima ; e i due tratti neri ci sembreranno perfettamente a contatto, e riuniti in una sola linea.

Come prova sperimentale della comunicazione laterale delle impressioni sulla retina viene riportato anche il se- guente fatto. Sopra un fondo colorito si rollochi una sot- tile lista di carta bianca ; oppure sopra uii londo bianco si segni un sottile tratto, o una riga nera; si fissi poscia 1' occhio sopra un altro punto del campo, distante di ot- to o dieci ceutimetri dalla lista di carta o dalla riga nera. in modo da non vedere questi oggetti che indirettamente ; e si vedr;\ che dopo qualche istante, mantenendo V occhio immobile, questi oggetti spariscono totalmente, mentre ii colore del campo sembra estendersi sullo spazio da loro occupato.

534- Lorenzo Respighi

Da cio si vorrebbe dedurre , chc sopra le parti della retina, corrispondenti alle iminaglni di qnesti oggclti, lia liiogo la piopagazione lateiale delle impressioni prodotte dalla luce del cainpo sulle parti coiitigue.

Ripetendo })er nioltissinie volte, e in vari modi (juesto esperimento, ho costantemente osservato, che il tenonieno della scomparsa della piccola lista di carta, o della iinea nera, non si presenta, se non quando si produce una va- riazione nella distanza focale dell' occliio : nientre invece mantenendo questa invariabile, coutinua seinpre la visio- ne distinta di tali oggetti.

Quando noi rivolgiauio lo sguardo sopra un canipo uni- forme, dove non trovasi alcun oggetto che richianii con- tinuaniente la nostra attenzione , difficilmente possiaino per lungo tempo niantenere la distanza focale dell'occhio accomodata per la visione distinta a quella distanza, alia quale trovansi gli oggetti posti sul campo stesso ; e percio avviene dopo breve tempo , che 1' occhio a nostra insa- puta prende uno stato di accomodamento diverso; ossia involontariamente noi accomodiamo la nostra vista per una distanza maggiore o minore di quella degli oggetti : on- de ne conseguita che le immagini di questi si rendo- no diffuse in modo da confondersi colla tinta generale del campo.

Egli e appunto in questo modo che avviene il fenoine- no indicato, ossia la scomparsa dei piccoli oggetti dal campo su cui si proiettano.

Che se nel campo colorito o bianco mettiamo un og- getto che fermi la nostra attenzione, obbligaudoci a nian- tenere neir occhio la distanza focale accomodata alia sua visione distinta, allora gli oggetti visti indirettamente , e cioe la piccola lista di carta o la Iinea nera, si mantengo- no sempre distintamente visibili, smentendo cosi la pre- tesa laterale conuuiicazione delle impressioni luminose.

Altri argomenti si potrebbero opporre a questa teorla , ma i cia riferiti sembranmi sufficienti a mostrare chiara- mente che essa, oltre all' essere appoggiata sopra princi- pi puramente ipotetici e inverosimili , trovasi eziandio in

Sulla Irradiazione oculare 535

manifesto disaccordo colic leggi alle quali l' csperienza ha iiiostrato soggetti i feiiomeiii d' inadiMzioiic.

Necessitati percio a ricercare d' altroiido la spiegazionc dei fenoiiieiii stessi, vediamo, sc presciiidendo da qiialun- que ipotesi di fisiologiche affezioiii dell' orgaiio sensorio , ed appoggiandoci senipliconionte sulle leggi risiche della propagaziuiie della luce iiell" occliio, considerato sotto il solo aspetto di ottico strumciito, vediamo dico, se possa rendersi lagione dei feiioineni d' irradiazione in coinpleto accordo colle condizioni nclle quali vengono essi osservati.

Considerando il sistema rifrangente dell' occhio come una specie di obhiettivo, destinato a foiinare sulla retina r immagine degli oggetti esterni ; e avendo riguardo alia grande complicazione della sua struttura, ed alle contiiuie variazioni, cui va soggetto per accomodarsi ai vari uffici della visione; non possiamo non riconoscere assai difficile e improhabile, clie sieno in esso verificate tutte quelle condizioni fisiche e geometriche, che si richiederebbero per ottenere la forniazione delle iinniagini coll' esattezza matematica, o senza alcun effetto sciisibile di aberrazione di figura e di refrangibilita.

Perci6 possiamo ritenerc che questo sistema rifrangente non sia scevro da quei difetti, die in maggiorc o minor grado riscontransi negli strumenti ottici, anche i piu pre- cisi ; e che per conseguenza le immagini , da esso for- mate sulla retina, siano in qualche grado affette dalle aberrazioni relative alia figura delle superficie rifrangen- ti, ed alia diversa rifrangibilitu dei raggi luminosi.

In relazione a cio si puo stabilire come assai verosimi- le, se non certo, che le immagini degli oggetti formate sulla retina siano circondate dalle bande o aureole lumi- nose prodotte da queste aberrazioni ; e ciie percid le im- magini reali degli oggetti riescano al([uanto piu estese dcUo immagini geometriche, con gradi di estensione di- versi secondo i diversi occhi , e diversi anche nello stesso occhio, secondo che le circostanze , nelle ([uali si forma- no queste immagini, sono piu o meno favorevoli a svilup- pare tali aberrazioni, e a renderne piu sensibili gli effetti.

530 Lorenzo Respight

Che il sistema ritVangente dell' occliio sia soggetto alle aheriazioni di Hgura e di lefiangibiliti e ora geneialinonte amiiiesso da tutli i tisici;ia maggior parte di essi ritiene peio che le ditliisioni , da quelle risultanti nelle imuuigini I'orrnate sulIa retina, siaiio ristrette in liniiti nioltu aiigij- sti ; e cjje perci6 la dilatazione delle immagini stesse , e il coloiaiiiento al loro hordo riescano quasi insensibili , e percio tali da non poterli coidondere coUa bauda d' irra- diazione, geiieralmente niolto estesa e sensibile.

Ma su tale proposito e da avvertire, che i liiniti di quelle aberrazioui non possono stabilirsi , die per inezzo dell' osservazione e dell' esperieuza, essendo assai difficile, per non dire inipossibile , il determinare coUa dovuta esat- tezza la lorina delle superficie rifrangenti , e gl' indici di ritrazione e i rapporti di dispersione dei diversi niezzi del sistema rifrangente dell' occliio, per potere col rigore geo- metrico determinare le modificazioni cui va soggetta la luce nel suo passaggio attraverso il sistema stesso.

Che anzi qualora si abbia rignardo alle continue varia- zioni, cui va soggetta la struttura dell' occliio per accomo- darsi alia visione distinta nelle diverse distanze, ed alle notevoli difFerenze che si riscontrano ne' suoi elementi da un occliio air altro, non si potra non riconoscere insolu- bile questo problenia.

Riferendoci pertanto ai dati dell' osservazione e dell' e- sperienza, vediamo se gli efFetti di queste aberrazioni si possano ridurre dell' ordine degli effetti dell' irradiazione ; e se per avventura fra questi e quelli esistano tali rela- zioni da poterli ritenere identici.

Qualunque siasi il grado di diflFiisione che , in relazione alle aberrazioni del sistema rifrangente dell' occhio, si vuo- le ammettere nelle immagini formate suUa retina, possia- mo in conformita delle leggi ottiche stabilire. 1." Che la difFusione, o ingrandimento dell' immagine, deve variare da un occhio all' altro; perche diverse sono generalmente le condizioni fisiche e geometriche del sistema rifrangente nei diversi occhi : 2.° che questa difFusione potra variare anche nello stesso occhio, secondo la distanza a cui si

SuLI.A IriRADIAZIONE OCUI.ARF. 7>,i~

trovii 1' oggetto osservato ; perche e provato clu; la strut- tura del sistenia rilVaiifieiite varia secondo la diversa ili- stauza a cui si ottieue la visioue distiiita. 3." Che la bauda di abeirazione variera col variare dell' apertura libera del sistema lilVaiigente ; auinentatido o diminuendo coll' aii- nientare o diniiniiire di (juesta : iiiiperciocclie, auiiientaiido r apertura del sistema liliaMgente, si rendono attive le parti piu eccentriche di esso , le quali d' ordinario sono soggette a piii Forti aberrazioni ; e per auniento di splen- dore , b>i rendono a maggiore distanza sensibili gli etletti dalle aberrazioni stesse ; nientre invece restringendo talc apertura si ottengono risultati opposti.

Per rispetto poi alle leggi fisiologiche, secondo le quali si ritengono prodotte le sensazioni della vista, possiamo sta- bilire che queste bande di aberrazione ci appariranno tan- to piu estese, quanto piu intenso sara lo splendore del- r oggetto luminoso , e ([uanto piii debole sara lo splcndoie del canipo su cui si proietta : poiclie quanto piii splen- dente sara l' oggetto, tanto maggiore sara la distanza, alia quale le bande d' irradiazione manterranno quel grado di intensita che si richiede per produrre suU' organo una sensazione distinta. Mentre poi ([uanto piii oscuro sara il campo, su cui si formcranno le frangie di aberrazione, tanto pill grande sara 1' attitudine dell' organo a ricevere dalle medesime un' impressione distinta , e percio tanto piii piccolo il grado d' intensita di splendore a fjuesto scoj)o richiesto;e in forza di cio si potranno distintamente per- cepire in queste frangie le parti ognora piii distanti del- 1' immagiiie geometrica dell' oggetto.

In conlormita delle stesse leggi fisiologiche possiamo sta- bilire , che avvicinando successivamente due ojisetti lumino- si di moderato splendore, le frangie di aberrazione nelle par- ti intermodie dovranno apparirci siiccossivnmente piii ristret- te. Infatti e fiiori di qualmif[iie dubbio che, allora (jnando una parte della retina e stata per qualche tempo vivamente eccitata dalla luce, diventa nieno atta a ricevere le iinpres- sioni successive; e percio per la sensazione distinta si richie- de un grado di splendore assai piii grande di qucllo richiesto T. IX. 68

538 Lorenzo Respighi

nel caso, in cui <£iiclla parte dell' orgaiio sia stata ante- cedenteincnte nello stato di riposo, ossia di oscurita , o ill uuo stato di debole iinpressione. Cio posto quando 8idia retina si fornieranno due iniinnjiiiii assai vicine, le parti delle loro frangie, o bande di aberrazione iutenne- die a ffueste iinmagini , per la contiima mobilita cui e soggetto r occliio , si trasporteranno sullo spazio dianzi occupato dalle iinmagiiii; e perciu, se il loro splendore non sara inolto intenso, dovranno riescire insensibili; e ([uindi le imniagini, o non prcsenteranno bande di aber- razione , o le presenteranno in liniiti molto angusti.

A produrre tale risnltato contribuisce eziandio il noto effetto di contrasto, pel quale la forte impressione sentita nelle parti della retina, sulle qnali si formano le iinma- gini dei due oggetti, rende meno efficace 1' impressione prodotta nelle parti intermedie dalle bande di aberrazione.

Se era ci facciauio a confrontare questi risultati , clie secondo le leggi lisiclie e fisiologiciie si debbono pre- sentare nelle apparenze delle bande o frangie di aberra- zione prodotte dal sistema rifrangente dell' occliio, colle leggi ricavate dall' osservazione e dall' esperienza dai fe- nomeni d' irradiazione , non potremo certaniente non ri- conoscere fra quelli e queste il piii perfetto accordo ; e in tale concordanza, o piuttosto identita di condizioni e leggi nei due sistenii di fenomeni , non sarebbe certanien- te conforme a ragione il non amniettere ancora una iden- tita di natura; il non riconoscere cioe i fenomeni d' ir- radiazione come cffetti delle aberrazioni del sistema rifran- eente dell' occhio.

II meccanismo della visione e senza dubbio sotto ogni rapporto sorprendente , e non possiamo niai abbastanza ammirare in esso il supremo magistero del Creatore ; ma non bisogna per altro die noi ci formiamo sul meccani- smo stesso tale concetto, da ritenere che siasi in esso voluto realizzare un sistema rifrangente atto a formare sul- la retina le immagini degli oggetti coUa geometrica pre- cisione; ma bensi un sistema atto a formare queste im- magini con quell' approssimazione cbe era indispensabile

SuLi.A Irradiazione OCULARE ").}(I

per soddisfare aj^li importanti uffici di (|iiest' orgaiio sen- sorio.

Infatti, sc noi atteiitainente esaminiaino i risnltati ddle iinpressioiii prodotte sulla retina dai corpi liiiiiiiiosi , fa- cilmente rileveiemo die aiiclie in quegli occhi, che diconsi ben confbrinati , perclie pin regolarnicnte si compiono in essi gli niKci della visione, gli eiVetti delie aberrazioni del sistema rifrangente sono in geneiale assai piu riinar- chevoli di qnelio elie ordinariamonte si crede.

Si osservi , nella oscurita della notte e ad occliio nndo, la Inna poclii giorni dopo il novilnnio, od una sottile linea luminosa , e si trovera che 1' impressione , da questi ogget- ti prodotla sulla reliiia, non conisponde ad una sola iin- niagine luminosa ; nia beiisi ad nn complesso j)iu o meno numeroso d' immagini piu o meno inegolari, e piii o me- no irregolarmente le une alle altre soviapposte : ne raro sara il caso, in cui si liscontrera in questo complesso di immagini qualclie traccia dei colori prismatici.

Cio evidentemente prova che il sistema rifrangente del- r occhio e soggetto in grado assai notevole alle aberra- zioni di figura , di eccentricita e di dispersione ; e di cio ne siamo poi totalmente assicurati quando per mezzo di diaframmi riducendo libera solamente la parte centrale del sistema, ed escludendo percio le parti eccentriche, che sono ordinariamente le pin difettose, vediamo sop- presse le inunagini secondarie, e ridotta 1' impressione ad una sola immagine regolare , ben distinta c del colore na- turale dell' oggetto.

Che se negli usi ordinari della visione non si riscon- trano queste apparenze in grado abbastanza sensibile, ci«') deriva o dall' essere 1' apertura libera del sistema rifran- gente naturalmente ristretta dalla pupilla, o dall' essere lo splendore degli oggetti luminosi non abbastanza inten- se, in confronto di quello del campo su cui si proietta- no, per far spiccare le frangie di aberrazione o le imma- gini secondarie, che circondano 1' immagine principale, for- mata dalla parte centrale del sistema.

Ridotta pertanto la questione a questi termini, sembrami

5 40

LoilENZO ReSPIGHI

potersi a tiitta ragionc conchiudere die i feuomeni tlel- I' inadiazionc ocularo ilcltboiio c.onsideiarsi come effetti ottici dalle aberrazioiii di figura , di eccentricita e di di- spersione del sistema rilrangente dell' occliio ; in forza del- le quali vengono realiiieiite prodotte, nelle iinraagiui focali degli oggetti snlla retina, delle diff'usioni ; per le quali, a[)piiiito, secondo le circostaiize superiorinente acceniiate, i!,li oggetti stessi ci appariscouo [)in o ineno ingranditi.

Coiisiderata V irradiazione oculare sotto questo aspetto , tacilmente si puo rendere ragionc delle modificazioiii ar- recate alia medesima dall' uso delle lenti coiivergenti , o daijli oculari dei cannocchiali. Come si e gia iudicato guar- dando un oggetto luminoso con una lente convergente , r irradiazione e taiito piu piccola , qiianto maggiore e r ingrandimento; dimodoche nei forti ingrandinienti 1' ir- radiazione diventa insensibile. A produrre questo effetto concorrono le seguenti circostanze.

Primieramente perclie l' uso della lente ci perinette di dare ai raggi , trasmessi da ciascun punto dell' oggetto neir occhio, quel grado di divergenza al quale corrispon- douo le minime aberrazioni ; ossia ci permette di gnarda- re r oggetto coll' occliio accomodato per quella distanza per la quale gli effetti delle aberrazioni sono minori.

Secondariamente perche nei forti ingrandinienti le fraii- gie di aberrazione diventano insensibili in forza della de- bole intensita della luce.

Da ultimo percbe nei forti ingrandimenti il pennello di luce, trasmesso da ciascun punto dell' oggetto nell'oc- cbio, e molto ristretto; e percio ricevuto nella parte cen- trale del sistema rifrangeute va meno soggetto alia aber- razioni ; onde accade che 1' immagine dell' oggetto viene formata suUa retina esente, o quasi al tutto esente dagli effetti di qiieste ; c per conseguenza 1' impressione da es- sa prodotta risulta indipendente dai fenomeni d' irra- diazione.

INDICE

Antonio Cima. Ricerche intorno ad alcuni punti di

Elettro-Fisiologia. Tav. 1,2,3,4 Pag. 5

Lorenzo Della Casa. Nuovo niodo di rendere grafici

gli Strumenti Meteorologici. Tav. 5. . . . ,, 1 i."> Antonio Bertoloni. Miscellanea Botanica XIX. Tav.

6, 7, 8, 9, 10 ,,167

Luici Calori. Sopra un voluminoso Tumore congeni-

to ec. Tav. 11, 12, 13 ,,187

DoMENico Piani. Sopra una Opinione Astronomica di

Dante Alighieri 207

Giuseppe Bertoloni. Della Legnite di Sarzanello . 215 Giambattista Fabbri. Descrizione di uno Speculum

Uteri. Tav. li, 15 229

Antonio Alessanuuini. Brevi cenni sullo Scheletro di

due Marsupiali. Tav. 16, 17, 18 . . . . ,,247 Ferdinando Verardini. Caso di Nigrizie o Melasma ,

con alterazione delle Capsule atrahilnri. Tav. 19,

20 ,,269

Paolo Predieri. Esame Storico e Statistico intorno

alle Risaie nel Bolognese , ed agli effetti che ne

derivano ,. 305

LuiGi Calori. Sullo scheletro della Lacerta Viridis

Lin., sulla riproduzione della coda nelle Lucer-

tole , e sulle ossa cutanee del Tesc/iio de' Sau-

rii. Tav. 21, 22, 23, 24, 25-25'"% 26 . . 345 Marco Paolini. Altre esperienze sul Midollo Spina-

le ,383

Carlo Soverini. Di una morte subitanea occasionata

da un ago infitto nel Pericardia. Tav. 27 . ,. 399

&•

Gaetano SuARzi. Jntorno a'l I asi , e Stoviglie di co-

iriune uso nelle Ciicine Pa

Gio. Giuseppe Bianconi. Speclmina Zoologica Mosam

hicaiui. Fasciculus XI. Tav. 28 , 29 . . . Lorenzo Della Casa. Sulla Pausa elettrica . . . MiCHELE Medici. Elogio di lincenzo Menghini . Francesco Rizzoli. RisuUanietiti ottetiuti col metodo della cornpressione riella cura di alcuni Aneuri-

smi estemi. Tav. 30

Lorenzo Respighi. Sulla Irradiazione oculare . .

iI7

i35 i45 455

481 513

fc.

C

IN DICE

Gaetano Sgahzi. Intorno ai Vasi , e Slovifjlie di cumunc uso

nelle Cucine Paff. il7

Gio. GivsEPPE BiANCoisi. Speciitiina Zootogica Mosambicana.

Fasciculus XI. Tav. 28. 29. 13 S

LoHEXzo Della Casa. Sulla Pausa elellrica **ij

MicuELE Medici. Elogio di Vincenzo Menghini 155

FnA.ycESco Rizzou. liisultameuli ollenuli col metodo della cam-

pressione nella cura di alcuni Aneurismi esterni. Tav. 30. 48 1 Lorenzo Respigui. Sulla irradiazioue oculare . . . ,,513

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