a MEMORIE l)F.l.l. I II ISTITITO LOMUAKIM) Dl SilKMZE, LLTTEHE ED ARTI VoilMh III MILANO H\62 ■ MT*rft - ..T'^ MEMOIUE llELi; I. l\. ISTITtJTO LOMIIARDO ^. 11614. T^. MEMORIE DELL L R. ISTITllTO LOMBARDO DI SCIENZE LETTERE ED ARTI \OUJME TEHZO MILAiNO I).\I-L\ TIPOfiRAFIV BRRNMtDOM ■ iHSa. ELENCO DEI MEMBRI ATTUALI DELL' I. R. ISTITUTO LOMBARDO Dl SCIENZE, LETTERE ED ARTI PRESIDENTE. Ambrosoli dotlor Francesco, professore ordinarlo di filologia lalina e greca . di IcllpraUira classica e di estetica nell'I. R. Universila di Pavia. VICE PRESIDENTE. Rossi dotlor Fra:(cesco, bibliotecario dell' I. R. Biblioteca di Brcra in Miiano. SEGRETARIO. Veladim dottor Giovanni, prof, ordinario di matematica nell'I. R. Liceo di S. .\les- sandro in Miiano. VICF. .SEGRETARIO. CimioM nobile dottor Giulio. V| MEMDIU OINORARJ. S. A. I. W- lArciduca dAusUia Fbancesco Carlo Giuseppe, Principe Impcrialc , Piiiuipc Rcalc dlnglieria c di Bocniia, ccc, cav. del Toson d'oro, Gran CioiT di'ir Ordiiie Ucale dl S. Slefano d'Unghcria, ecc. S. A. I. U. TArcidiica d"Ausli-ia Giovanni Battista, Giuseppe, Fabiano, Sebastiano , I'riiuipc Impi'iiaif, Principe Realc d'L'nghcria e di Boemia, ecc., cav. del Toson d"oro, Gran Croec deli"Ordine mililare di Maria Teresa, deirOrdinc linperiale Austriaio di Leopoldo, ccc. S. A. I. U. lAroidnea d'Anstria Rameri Giuseppe Giovanni Miciiele Francesco Gerolamo, Principe Impcrialc, Principe Rcalc d'Unghcria c di Boemia, ecc, cav. del Toson d'oro, Gran Croec deH'Ordine Reale di S. Stcfano d'Unglieria e dcl- r Online Imperiate Auslriaco di Leopoldo, cav. di prima elasse dcH'Ordine Impcrialc Auslriaco della Corona di ferro (in brillanli), dcH'Ordine Impcrialc Ru.sso di SanlAiidrca c del R. Ordinc Sardo dcirAnnunciala, ccc. S. A. I. R. TArciduca d'Austria Liir.i Giuseppe Antonio, Principe Impcrialc, Principe Rcalc dl'nglieria e di Boemia, ecc., cav. del Toson d'oro, Gran Croec dcl- i'Ordine Realc di S. Stcfano d'Unghcria, ecc. S. A. I. R. I'Arciduca d'Austria Leopoi.do Lodovico Maria Francesco Giulio EusrAciiio Gerardo, cav. del Toson d'oro c del R. Ordinc Sardo dell'Annnnziata , Gran Croec deirOrdinc Coslanliniano di S. Giorgio di Parma, ecc. S. A. S. il Princijie Ci.f,.>iente Venceslao Lottario di Metternicii-Winnecurg , Grande di Spagna di prima (;iassc, cav. del Toson d'oro, Gran Croec dell' Ordinc Realc di S. Slefano d'Unghcria (in brillanti). Gran Croec deli'Onor civile, I. R. Consiglicrc Inlimo, ccc. ccc. S. E. il sigiior conte Francesco Antomo di Kolowrat-Liebsteinsky, cav. del Toson d'oro. (ir.iii Croce dell" Ordinc Impcrialc Auslriaco di Leopoldo, Croec d'oro vir (IcirOnor civile, Balio onorario c Gran Croce dell'Ordine sovrano di S. Gio- vanni di Gerusalemmc, ecc. S. E. il signer conle Francesco di IIaiuig, Gran Croce, dcirOrdinc Iinperialc Aii- striaco di Lcopoldo, cav. di prima classc dell'Ordine Iniperialc Auslriaco della Corona di fcrro, I. R. Consigliere Inlimo, cec. Vacam barone Camillo, cav. di fort'Olivo, cav. di piii Ordini, Tcnenle Marc'^cial- lo, Socio onorario dell'l. R. Academia di Belle Arli in Milano, ecc. Di; nA.M.iiER-PL'nGSTALL barone Giuseppe, cav. dell'Ordine Fmpcriale Austriaeo di Leopoldo, cav. c commcndalore di piu allri Ordini, Membro di niolle So- cicta scientifichc e lelterarie. Ma.nzom nobilc ALESs.\r>iDRO, Membro Onorario dell'l. R. Academia di belle arli Milano, ecc. Ill S. E. il signor conle Giovanni Battista di Spair, Gran Croce dell'Ordine Iinperialc Auslriaco di Leopoldo, cav. di prima classe dell'Ordine Imperiale Auslriaco della Corona di ferro, I. R. Consigliere inlimo. Ciambellano, ecc. S. E. il signor contc Carlo d'Inzaciii, Gran Croce dell'Ordine Iinperialc Auslriaco di Leopoldo c dell'Ordine Coslanliniano di S. Giorgio di Parma, Gran Croce e Balio onorario dell'Ordine sovrano di S. Giovanni di Gerusalemmc. Socio di varie Academic, ecc. S. E. Reverendissima monsignore B.\rtolo.meo Carlo Romilli , Prclato domcsiico di S. S., Assistenle al soglio Ponlilicio, I. R. Consigliere Inlimo, GranDignita- rio, Cappellano della Corona di ferro del Regno Lombardo-Vencto , Aieive- scovo di Milano, ecc. . Mylius Enrico, L R. Consigliere, cav. dell'Ordine Imperiale Auslriaco della Co- rona di ferro, Consigliere straordiiiario dell" I. R. Academia di belle arli , Presidenle della Societa d'lncoraggiamcnlo d'arti e meslicri in Milano, ecc. S. A. il Principe Carlo di Sciiwarzenberg, Tenenlc Maresciallo, cav. di piu Ordini 1. R. Luogotenente civile e niililare della Transilvania, ecc. VIM ME>iltni EFFETTIVI PE1>SI0NATI. CvRi.iM Frvncesco. cav. ilcirOnliiu' Impnialc Austriaco di Lcopoldo , del Regio Onliiip Saido dc" SS. Mauiizio c La/.zaro, Membro dell'I. R. Acadcmia delle iiifiizc di Vienna c di allre Academie nazionali c slranicre, primo As(ro- miuio (• Direllore dell'I. R. Osservalorio di Rrera in Milano. rvNroNETTi (iiovvN.M R\Trisr\, eav. del Regio OrdincSardo do' SS. Maurizio e !>az- zaro. dollore in niedicina delle I'niversita di Pavia c di Torino, Direllore dell" I. R. Seuola d" Oslelrieia, Membro di varic Academie nazionali e slra- nicre. Rouuo.M Antomd, eoniMiendalorc dcU'Ordinc di Francesco Ginseppe, cav. di Icrza i-lasse dcirOrdine Iniperiale Auslriaco dclla Corona di ferro, Direllore delia faeollii Malcmalica prcsso I'l. R. Univcrsita di Pavia, Membro dell' I. R. A- eademia delle Scienze di Vienna , e di varie Academic scientifiehc nazio- nali c slranicre. P.4SIZZA eavalicrc B.iRTOLOMEo, cav. di tcrza classe dell'Ordine Impcriale Austriaco della Corona di ferro, Professore ordinario di analomia umana ed Anziano dello studio medieo-cliirurgico-farmaceutico nell'I. R. Univcrsita di Pavia, Socio corrispondente dell'I. R. Acadcmia delle Scienze di Vienna e Membro (li varie Academic seienlifiche nazionali e slranicre. BiLU GiisEpi'E, cav. del Regio Ordinc Sardo de' SS. Maurizio e Lazzaro, Proles- sore ordinario di lisica nell'I. R. Univcrsita di Pavia, Socio corrispondente deiri. R. Acadcmia delle Scienze di Vienna, membro di varie altre nazionali e slranicre. Ferhabio Padre Ottavid, cav. dell" Ordinc Impcriale Austriaco di Francesco Giu- seppe, Provineiale dci Padri Ospitalicri, Membro di varie Academie scien- iKiclie. l-ABis doltor G.ov.vN.M, cav. di terza classe dell" Ordinc Impcriale Anslriaeo della <:orona di ferro. del Regio Ordinc Sardo de' SS. Maurizio c Lazzaro, e del- IX r Ordinc pontificio di S. Grcgorio Magno, I. R. Epigrafista Aulico, Mcmbro deiri. R. Academia dcllc Scienze in Vienna, Socio dell' Islilulo di Fiancia (Acadcinia delle iscrizioni c belle IcUero), dell' Academia dcllc Scienze di Bcilino, Lilla, Praga c di nioltc allre scientificlic, lellcrarie c di belle arli. Catena dotlor Bartolojieo, prefelto della Riblioteca Anibrosiana in Milann. MoBETTi Giuseppe, professore ordinario di bolanica ncll'I. R. Inivcrsilu di l'a\ ia, Mcmbro di varie Academic scicnlifiche. BALSA.MO-CnivELLi Hobllc GiusEPPE, profcssopc di sloria nalurale speciale ncll'I. R. llnivcrsita di Pavia, mcmbro di varie Academic scientifichc nazionali c stranicrc. Bellam canonico Angelo, mcmbro di varie Academic scienliliche nazionali e siranicrc. Zambelli nobilc Andrea, j)rofcssore ordinario di scienze c leggi poliliclic nel- ri. R. Universila di Pavia, socio corrispondente deH'Ateneo Italico, dell" Aca- demia do' Gcorgofili di Fircnze, ecc. Ambrosoli doltor Francesco, anzidetto. Frisiam nobile Paolo , professore ordinario di astronomia c sccondo astronomo dciri. R. Osscrvalorio di Brera in Milano. BoRGNis Giuseppe Antonio, cav. del Regio Ordine Sardo de' SS. Maurizio c Lazzaio. professore ordinario di matemalica applicala nclPI. R. Univcrsita di Pavia. LoMBARDiNi ingegnerc Elia, I. R. dircttorc delle pubblicbe costruzioni in Lom- bardia, socio onorario dcU'l. R. Accademia di Belie Arti in Milano. ecc. CuRioNi nobile dottor Giulio, anzidetto. Veladini dottor Giovanni, anzidetto. ME3IBRI EFFETTIVI INOIN PENSIOIVATI. GHER\RI>IM dottor GlOVANMI. HiKsi (loUor Francesco, aiizidctlo. ViTTADiM doUor Carlo, niedico-chirurgo degli esposti, mcmbro di varic Acade- mic naziouali c stranicrc. I5\SM iioltile dollor Paolo. I)k I'liiiPi dotlor GiLSEPi'E, cav. doll'Ordinc della Corona di fcno, ecc. Brlt.natelli Gaspare, professorc ordinario di sloria nalurale generale ed anziano dcUo studio filosofico ncll'l. R. Universllu di Pavia, iiienibro di vnrie Aca- demic nazionali c sUanicrc. GiA.NELLi Giuseppe Luigi, professorc cmcrito di medicina legale e polizia medica, 1. R. consiglierc di Governo, mcmbro di varie Academic nazionali e slrn- PoRTA Llic.i, professorc ordinario di clinica chirurgica c di lerapia specialc nel- 11. R. Univcrsita di Pavia. Ja> GioRiao , cav. dcirOrdine coslantiniano di S. Giorgio di Parma, diretlore del Museo civico di sloria nalurale in Milano, professorc cmcrito di bolanica nella Ducalc Univcrsila di Parma. I)e Kramer nobile Antonio , professorc di chimica Iccnica presso la Societa d'ln- coraggiamcnlo d'arti c meslieri in Milano. De Cristoforis nobile Llkji. XI Ijtta conte Pompeo, cav. di tcrza classe deH'Ordinc Impcriale Austriaco della Corona di ferro, commcndatorc del Regie Ordine Sardo de' SS. Maurizio e Lazzaro, nieinljro della Legion d'Onore diFrancia, consigliere slraordinario deiri. R. Academia di Relic Arti di Milano, menil)ro dell' I. R. Aeademia dcllc Scicnze di Vienna. Verga dottor Andrea, direllore dell'Ospedalc Maggiore di Milano. SOCJ COURISPOINDEINTI IN LOMBARDIA. AnnivAHEM; ingegncrc Amonio, in Mantova. Bassi doltor Agostino, cav. dell'Ordine francese della Legion d'onore, agronomo. ill Lodi. BicccvaiA nobilc Giacomo, I. R. consigliere di Governo pensionato^ in .Milano. RiLi.1 doltor Felice, nobile di Sandorno, I. R. professore d'ostetricia. membni di varie Acadcmie sciendfiche, in Milano. Blo^DELl.l dollor BERNAnniNO, direllore dellM. R. Gabinello Numismatico, profes- sore di archeologia e nuniismaliea, nienibro di varie Academic nnzionnli e siraniere, ecc. BoMCELLi sacerdole VmcENzo, professore nel Seminario veseovile di Bergamo. Caita.neo dottor Francesco, professore di matematiea nell' I. R. Lieeo di Como. Cenedella doltor Attilio, chimico-farmacista dello Spedale Maggiore di Brescia. Cesati baronc Vincenzo, membro di varie Academic, ece. CoLOMBAM ingegncrc Francesco, in Milano. XII CossA noliili- GiusKPi'E, tlolloic in malcmaliia, primo soUo-l)ililiole(ario del- ri. H. Hihliiilt'ra di Urcra . profossorc tli |ialeogra(ia c diplonialirn. vvc. in Milauu. (iKROMiM Felice, doUnr fisieo, dlroUore deH'Ospcdalc oivico in Cremona. Grossi ToMA-ic). dollore in anibc k' li'ggi, iiolajo, ccc, in Milanu. Khkntzi.in, nobilc Gmfvzzo. inj;cj;n(TO, gia ispcllorc dc' canal! navigabili in Milanu. MvnniM dollor Liici, profcssoi'o dl (isica ndVl. l\. Licco di Porta Nuova, mem- liro di varie Acadeniie. in Milano. Pezza Rossa saccrdote Giuseppe, profcssore ncl Seminario Vescovile di Mantova. PiANT.vNfin Carlo, dollor lisico, gia direllorc dell'Ospcdalc Maggiorc e LL, PP. Elcmosinieri di Milano, socio di varie Academic, in Milano. PoLLi GiovA.NM, dollor fisico, professorc di cliimica tccnica prcsso IM. R. Scnola Rcalc Superiore, ccc, in Milano. PossENTi ingegnere Carlo, in Milano. Restelli avvocalo Francesco, in Milano. RuscA conte Luigi, 1. R. Consiglicrc di Govcrno, membro di varie Academic, in Milano. Sartorelli Gumbattista, ispcllorc dc' boschi nella Provincia di Bergamo. Str-uibio Giovanni, dollor li.sico, medico mnnicipalc, membro di varie Acade- mic ccc, in Milano. TiRROM Gerolamo, professorc ordinario di sloria universale ed auslriaca e delle scicnzc slorico-ausiliaric (arclieologia, numismalica, diplomalica ed aral- dica), presso PI. R. Univcrsila di Pa via. iT.fiM nobile Camii.lo , in Rrcscia. xiir SOC.I COHUlSPOINDEiNTI Fl ORl DI LOMRARDIA Ai,EssAisDniNi doUor Antonio , professorc (U malematica comparata nella ponlificia Univcrsilu di Bologna. - Bologna. Amici cavalier GiAMBArTiST.\, professorc d'aslronomia nell'l. R. Museo di storia na- turalc in Fircnze, ccc. - Firenze. AvoG.ADRo di Quaregna conte Amedeo, professorc emerito di fisica sublime nella R. IJnivcrsila di Torino, ccc. - Torino. Bergiiaus professorc Enrico. - Gola. Bertoloni cavalier Antonio, professorc di botanica nella ponlificia Universila di Bologna. - Bologna. Hior cavalier professorc Giovanni Battista. - Parigi. BoNAi'ARTK Carlo Luciano, principe di Canino e di Musignano. - Roma. BuFALiNi cavalier Maurizio, professorc di clinica medica ncH'I. B. Arcispcdale di santa Maria Nuova a Firenze, ecc. - Fircnze. He Bucti barone Leopoldo. - Berlino. De la Rive Arr.usTo, professorc di fisica neirAcadcmia di Gincvra, cc. - Ginevra. De Notaris cavalier Giuseppe, professorc di botanica nella R. Universila di Ge- nova. - Genova. Ferrerodella Marmora conic Alberto, maggiore generale, comandanlc la R. Scuola 1^ di inarina, ccc. - Genova. Gazzera abalc cavalier Costanzo, professorc di filosoGa, segretario della R. Aca- dcmia di scienzc di Torino, ccc. - Torino. \n Giniir.iM i-avalior Gartano. sopraintcndonic agli studj del Granducato di Toscana, profcssore onoiario c provvcditorc gcncralc delll. R. Universila di Pisa, cce. - Pisa. lluNBOLDT baronc Alessandro. - Bcrlino. Jacobi cavaliei- M. II. - Pielroburgo. Krkii. Carlii. dinniorc dell' I. R. Osservatorio di Praga, ecc. - Praga. LiEBir. cavalier professorc GmsTo. - Giessen. Mai S. Emiiienza il caidiiiale A.ngfxo. - Roma. Mabiamm cavalier Stefaxo , profcssore di fisica nella ducalc Universita di Modo- iia. prosideiilc dclla Sociclii Italiana dcUe scicnze, ecc. - Modena. Mattel'cci cavalier C.vulo, profcssore di fisica nell'I. R. Universita di Pisa^ ecc. - Pisa. M.vzzABosA niarehese Antonio, direllore dclla pubblica istruzione ncl ducato di Lucca, ecc. - Lucca. Medici dollor Miciielk, professorc di fisiologia nella ponlificia Universita di Ro- logna, ecc. - Bologna. Mellom cavalier Macedonio, direttore dello Stabilimento fisico-metcorologico di Napoli, ecc. - Napoli. .Moris cavalier Giiseppe Giacimo, professorc di materia medica c bolaniea nellii R. rnivorsiia di Torino. - Torino. MnssoTTi cavalier Ottavi.\no Farrizio, professorc di ilsica c meccanica celeste nell" !. R. Universita di Pisa. - Pisa. Oken Lorenzo, professorc di storia naturale , ecc. - Zurigo. Orioli profcssore Francesco. - Corfu. XV Parkto marcliese Lorenzo. - Geneva. Pezzana cavalier Angfxo, bibliotccario della ducale Bibliolcca di Parma , eec. - Parma. Plam commendatorc Giovanni , profcssorc d'analisi nella R. Universila di Tori- rino, ecc. - Torino. PREcinx consigliere Gio. Giuseppe, direltore dell'I. R. Istilulo polilecnico in Vien- na , ecc. - Vienna. PiioMis Caiilo, regie archeelego, prefessore di areliitellura civile nella R. Uni- versila di Torino. - Torino. (^)LETELET Adolfo, dircUore dcll'Osservalorio astronomico e segretarie perpetuo della R. Academia delle sclenze di Brusselies, ecc. - Brusselles. lUiMER Federico, prefessore di scienze storico-fdosofiche nella R. Universila di Berlino, ecc. - Berlino. Uepetti Ejianuele, bibliotecario e socio ordinario dell'I. R. Academia dei Geor- sofili di Firenze, ecc. - Firenze. RmoLFi marchese Coslmo, professorc di agraria e jjastorizia nell'l. R. Universila di Pisa, ecc. - Pisa. Selvs de Longchamps Edmondo. - Liegi. Serr\ di Falco duca don Domenico. - Palermo. Spinoua marchese Massimiliano. - Geneva. SriDER Bernardo, prefessore di geologia nelP Universila di Berna. - Berna. M E M 0 R I E I) E I. CATASTO DELLA FRANCIA NEL 1846 E DEL SUO AV\ ENIRE. Jlll9(Miumct FRANCESCO REZZONICO J.ell;i nc'lle :idiiriuii/L' dt'i giorni (7 dicembre I8i*i, 4 v 18 ffbbrajo 1047 i*). I Consigli diparlimentali della Francia furoiio tliiainati ad esporre il loro av- viso iiitorno ad un proscUo di le|;;ge che ha svegliato altamente la publ)lii'a at- tonzioiie(l). Trallasi di riiiovare il Cataslo prediale poe'aiizi compiuto col hivoro di mezzo seeolo c col dispciidio di 150 e larse 200 luilioni (2). Molti furono maiavigliati a (iiicirannunzio; cd lianno desidcrato conosceie perqnali cagioni e viceiule iiiroi)cra di taiKa mole e dispendio iion riuscisse a biiou line, si die toriii ora neccssario il rifarla da capo. Molti aiicoia doman- (laroiio. se la legge proposta faecia piesumere clic il nuovo lavoro possa riuscire niigliore del prime, e elie il Itenelizio di un biiou Calasto. mancato in Francia alia ;;eiierazionc che si spegne . non venga meno anclie a quella die sorge ri- gogliosa di lantc speranze. Inlorno a queste rieerdic io mi sono proposto di inlrattenervi, o Signori, pcrsuaso che nessuna niigliore oeeasione olTrire si possa a diseulere riniiioriante (■) Lf iupIc fiHoiKi ;ii;giiuili' da poi oil accennano talvolla a falli poslerioii. (I) I'nijvl lie loi vio- le renourcllemcnt et la (unsenalion ilii Ciulaxtre. hupriuieric- rovale, juillel l8'iG. — Monileiir tinivcrsel^ 14 juillel 184C. (9) AtDiFFRET, Systimc financier dc la France. F'aiis, IS'iO, vol. I. pag. .16. — Munileur i'iti{-crxcl, 27 juiii 18'(B. — Journal dcs Debate, 28 oclobre 1840. 4 DEI. CATASTO AlTUALi; DLLLA 1 UAiNCIA iiialoria dt-i Caiasii, per niodo die la leoria si associi alia pratica, e resperieima del passato sia eostretta a maridare luce suiravveniie. Alehe m'indussi tanlo piu voloiUieri eonsiderando che varj Statid' Italia at- tualniente danno opera a rinovare essi pure i loro Catasti, parte viziati da aiiliehidileuic dalle iny;iurie dejj;li anni, e parte eseguiti di rccentc con melodi e risullamenli poco dissimili dai franccsi (1). Laonde il mio discorso, se conlerra qualchc vero nou disadalto alia Franeia, poira riuseire non inutile anche al- IMlalia. e sfuggire alia laeeia o di poea opporlunita o di soverchio ardimento. PARTE PRIMA. DEL CATASTO ATTUALE DEI-LA KRANCH. SEZrONK P/t/M.4. Ceiini storici sull'attnale Catasto delta Franeia. I. II sieuro ed ecjuabile riscuotiniento dell' imposta prediale richiama da lunga slagionele cure dc'Governi, siccomc oggetto che per doppio lato siallienealla consislenza della pubbliea fortuna ed alia giustizia dlstributiva. II. Non e niia intenzione, ne Pargomento il rlchiede, di entrare in sottili di- seussioni suU" indole vera e sugli elTetti deir imposta prediale, n6 di csporre le \arie forme eirella assunse ne" tempi e luoghi diversi; ora segnata quasi da unimpronta servile, ed ora pura da cotal macchia; ora confusa coll'imposta dei beni mobili. ed era sciolta da ogni mischianza", oraattuata sotloun'unica forma e denominazione, ed ora divisa e spczzata in diverse tasse che con nomi diversi si sopraponevano le une alle altre; quasi sempre perturbata e sconvolta nel- lequa sua distribuzione da considerazioni di indole estranea e da privilegi di luoghi e persone. Allualmente I'imposta prediale in quasi tutta I'Europa e condotta al massinio grado di semplieita: tutti sanno dovere essa ripartirsi ugualmente su (utti i beni- fondi in proporzione della loro rendita ordinaria, senza distinzione di luoglii e di persone: tuUi conoscono che uno de'mezzi piii idonei a si fatto riparlimento sono i Catasti o regislri di beni-fondi e de'loro possessori (2). (I) Acct-nnerci in ispecic il Piemontc, ove con regio brevetlo 28 giugno t8'(8 fu isliliiila una rorainissione per compilare uii progelto di gcneiale cata!iitii, lUchesae dcs nationx , lib. V, cap. tl. — Jacob, Science lo /wir(x7/(i/(? c di iin'iin|io.sla di c())(f/)i(yt'/i(e. Noi sccoli andali il piiiuo \(ilo dogli iioniiiii di Slalo era I'alwlizionc del privilegi dolle classi c dc'luoglii. II rcslo non polcva aggiungfisi rhc a poco a poco. Vauban a' tempi di Lnigi XIV slava conlcnio alia pcreczione dell' imposla in naltira. piirclie estesa a liillo il regno ed a Uilli i i)Osscssori; e^cckcr nel 1781 appaga\asi di im Calaslo per demnicie, .. ccltc soric dc Cadastre qui sc forme sans frais el sans eoii- Irainle ••. Vaibam, Dime royale: i)rctnier fundx.c'c. — Necker. Coinjite rcndn an roi, pag. C7. (3) Coniprcndo nella legge del 1." dieembre 1790 ancho i dcrreli del 22 c 23 novenibrc |)ubb1irnti ron essa c rifiisi nella legge del 5 frimale anno VII. Quest' ultima si ronsidera aneora come la base del sislema d'imposta prediale nella Franeia, c fn rislampala non lia guari dal IJaqua col fasloso lilolo di Code dcs contrilnwhk-x. — Haqia, Codei de la Icfjhla- tirm franrnhe. Paris, 18'll. E DE[, SUO AVVENIIli:. 7 cerlameiile potcvasi compierc in poclii aniii il Calasto parcellarc (l<'lla Frnn- cia(l). VII. Di consucto era dato al piii tranquillo rpsgimonio dc'Consoli il fecoiularc i gormi sparsi dali'Asscmblca costilucnlc a niiglioraincnlo dclla pul)l)lica ani- ininislrazioiK!. Ma eio nou iiilcrvcimc del Calaslo, sc non incoinpiutamcnlc. e quasi a foggia di un pii'i vaslo <■ non nicno infoliec espcrimento. Ncl 1802, cos'i rit'lii('d(>ndo il Minisiro dclli' finanze, noniinavasi una Coni- inissionc per condiiirc ail ado Ic proincsse dclla C.osliluentc, c quella Commis- sions nioslravasi spavcnlala dalTidca di un Calasto parcellaredi lulla la Fran- cia. Misurarc e slimare a rigor daitc ciastun foiido del tcrrilorio francese (per lo nieno eeulo milioni di parlicelle) sembrava impresa piultoslo impossibilc ciie lunga e diflicilc. Pioponcva adunque la Commissione di limilarsi ad un Catasto per nuissc di coltura. Sceondo il quale divisamento si dovevano misurare e sli- mare i fondi di eiaseun conuine in lanlc masse quante erano ic qualila delle lord eollure: (pies(a slima dove\a far eonoseere la rondila di ciascun comune, (• mano mano di eiaseun eantone e di ciascun dipartimento; e servirc di base a riparlirc Timposta fra di lore. A ciascuu comune sarebbcsi lasciato il sud- dividcre la sua imposla fra i possessori, in ragione della quantila e della rcii- ilila dc'loro possessi da riconoscersi col sistema delle denunzic (2). Invano il Minislro opponevasi a tale proposta", invano avvertivaritornarsi con cii) air imposla di riparlimento e non adempiersi al volo della Icgge del 1790. Prevalcva il parere della Commissione. II Calaslo per masse di eollure impren- dcvasi qua c la per la Franeia sopra 1800 comuni e poco dopo estendevasi ad un numero di gran lunga maggiore (3). I faulori di qucslo mclodo ne celebra- vano la bonta e semplieita: in pochi anni il Catasto della Franeia doveva es- sere conq)iuto, e raceoglicrsi in non piii di quaranla volumi (4). E quell" opera (1) In Fraiu-ia si pcnsava ben tlivcrsanienle. La Icggc e le islruzioni del 1700 dispone- ■Naiio sen/.a pii'i : ■• U sera elabli, a compter du 1." Janvier, unc conlribulion fonciere, (pii sera reparlie par iiiwditi proportwnnelle siir toiiles les projirietes en rciison de leur revciiu net Les ofliciers munioipaux observeronl d'e>aluer le revenii imposable i/e chaque pro- priete pour 1791 en kjavd an produil moycii qu'ctle pcul doniwr ". ■ — • Ovo>, Cullectlon (lv$ loh, iiislruclinns rclnllfs an Cndastre. Paris, I80'(-1K09, vol. L pag. 1-12. (2) Goiiiiv (Ic Due du Gadhj^ Xuticc liisluiiquo stir les finances dc la France. Paris, 1HI« , pag. 122. — TRtciiY, Memoirc siir le Cadastre. Gap. 1857, pag. 12. — Lore.*l-, Du credit fonder. Paris, 18(11, pag. 47. (3) GoiBiv, Notice Itistoriqne sur les finances, etc. — Truchy, Menioire., etc. (t) Si vcila in Ispeeie IUg:smlt de S\i\t-Jb\>-d'.V>gely, Discours sur les motifs du projel 8 DEL CATASTO ATTUALi; DILLA FRANCIA fervea sino al 1807, e gii\ si tMaiio c'sr}!uilo Ic niappc e le stime di sedici mila comuni, la mctii circa dclla Francia. Ma il Ministro Goiulin dinioslr6 apertamcnte clic con (]iiosto sistoina si era ^iunli alio sirano rlsultamento di imporre ad al- cimi proi)riclarj il 30, il 40, e per fino il 50 per ogni lire cento di rendila, e ad allri soltanto il 10, il 5,e per fino il 2 per cento. 11 buon senno e lagiustlzia prevalsero; cadde a terra qiicircllinicro ediilcio chc avcva costato cinque anni di lavoro e la spesa di venli niilioni; e si ebbc ricorso al Ca\as\o parcel lare{l). VIII. La leggc del 15 settembre 1807 e Pimpeiiale decrelo del 27 gennajo 1808 poscro le basi del sislenia parccllare clie fu poi svolto con special! istriizioni or- dinate c conipendiate nella Jiaccolta metodioa, il Codice del Catasto IVancese (2). Seeondo qucslo sistenia, le propricta slabili dovevano cssere misuratc, de- scritle c stiniate ad una ad una, c i risultanienti di queste opcrazioni dovevano esscrc raccolli in Ire atti fondamcnlali. 1." La niai)i)a (le plan), ovc ciascuna proprietii doveva delincarsi seeondo la sua configurazione cd estensione, ed esscre dislinta con un proprio numero; con questa leggc chc formar dovessc una figiira o pnrticella ogni edifizio, ed ogni Icrreno. o posseduto da una diversa persona, o deslinato ad una divcrsa qualilii di coltura, o I'ornito di un diverso grado di bonta. 2.° II catasto (r/>tat de section) , o\e erano da registrarsi progrcssivamente i singoli numeri di nuippa rapprcsentanli le singole particelle od appezzamenti, conlraponendo a eiaseun nunicro la ris])elliva siluazionc, superficie, qualita e classc, la rendila eensuaria ed il nonic del possessore. 3." II libro dclle partite (fn malrice).nc\ (pialc sotlo il nome di ciascun pos- sessore si dovevano radunarc in allretlanli gruppi lutte le particelle possedute da ciascuno di essi in ciascun comune (3). lie loi siir hs (iiiances de Van 13 : « Apres un iniir exaaion, sa Majesle, frappee depuis long- temps de rinjustc inegalite dans la repartition dc Tinipot foncier touchee de la presquc unanimite du vctu des deparleraens penelree de cello verite que la richesse ten-itoriale de la France est la base iaiperissable de sa grandeur el do sa foreo enlrainec peul eire par un noble inslinot vers reveculion du projel a raison ni(iiue de sa grandeur, cl si Ion veut de ses dirficultes . . . . Sa Majesle a resolu de faire eneore ce present a la France ; de lui donncr avec une ha•. Ovo\, Collection des lois^ dccrcts. c/c, vol. Ill, pag. B. (I) GotDi.i, i\'o/)re historique, etc., pag. 12K. ([2) liecueil melhodiiine des his, decrets siir le Cadcistrc de la France. Paris, 1811. (5) Recueil milhodiquej elc.j passim. E DEL SUO AVVENIRE. 9 Le misurc c Ic stimc dovcvano cscKuirsi rispcltivanu-nle da geomelri e pe- rili, cd esscre sopravcgliatc e rivcdulc da lontrollori, ispcltori e direlloii in ciasciin diparlimcnto. A tiiUi era picjioslo iin diretlore generate per tutta la Francia(l)- Ogni cosa parcva disposta con scnno ed anliveggenza, e gli aulori della linccolla melodica non dubitavano di esprimcre le piii belle speranze, e dirdanzi I'assicurazione del |)iu felicc risullamcnto. « Lc mappe, essi dieevano, hanno lulta la perfezione ehe insegna la scienza; il Catasto sara il migliore registro della propriola; varra a togliere infinite qucslioni di confine, e polia anche scrvire di titolo per provare il possesso. Quanto alle stime, aggiunge- vano, si sono adoperati tuUi i mezzi praticabili e lc caulele piii imponenli per ottenerc Tuguaglianza proporzionale fra i comuni, per mode ehe associando mano inano i diversi comuni cataslali in ciascun cantone, c poscia i cantoni operali in ciascun dipartimento, si perverra per gradi alia livellazione di tutti i dipartimenti, e, terminalo il Catasto, la legge non fark ehe annunziare annual- mente la proporzione in cui ogni proprietario in tutta I'cstensione dell'lmpero dovrii pagare la sua eontribuzionc; e questa proporzione potra variare secondo i bisogui dello Stato da un anno alPaltro, ma sarii sempre uguale per tutti i contribuenti dell'lmpero" (2). IX. A cos'i belle speranze non corrisposero i risultamenti. E cominciando dalle mappe, non si puo dubitare ehe le istruzioni contenesscro molli savj provve- dimenti a farle riuscire perfette. E fra questc vuolsi annoverare precipuamente I'esscrsi ordiuato ehe le misure si fondassero sopra basi trigonometriche. Tut- lavia (e qui seguo I'autorita del signor Trucliy, geometra in capo del Catasto francese) poco o nulla giovarono queste cautele, o dimenticate o male osser- vate nella maggior parte dei dipartimenti. I geometri, abituali alle misurazioni concitate e solo approssimanti delle masse di colture o ([ualitii, mal sapevano adattarsi al rigorc della misura parcellare; ne questo rigore esigevasi dai revi- sori, persuasi ehe le misure di semplice approssimanza baslino alio seopo di indicare precisamente e stimare i fondi, e ehe piii oltre non si ricbieda. E questa persuasioiie dcltava il regolameulo del 10 oltobre 4821, il quale dicliiarando inu- lili le triangolazioni, concentrava le misure ai perimetri dei singoli comuni, ed in piu altri modi pareva sancire la pratica delle imperfette misurazioni. Di ehe abusando sempre piii i geometri, si giunse a tale ehe colle istruzioni del 7 feb- brajo 1824, e poscia con quelle piii stringenti del 15 marzo 1827, si dovelte (t) Rectteil iiiilliodique, etc., passim. (2) RucucU methodiquc , elc.^ §§ H10-il38. Fol. III. 1 0 DEL CATASTO ATTUALE DELLA IRANCIA apirp ncl siMiso conlrario piM- ricondiirrc lo iiiisurc a maggiore rogolarita. Laonde il citato scriltoiT i-oncliiudc, flie (iiianto alia inisura i quattro anni dal 1808 al 1812 furono anni di infelici espcriinonli, e Ic mappe in scale Iroppo piccole, ricorrelle e dcgradatc non possono utilnicnic scrvirc; clic dal 4 812 al 1827 si incontrn un'allcinativa di bene e di male secondo i U'in|)i, i luoglii e le per- sonp:e clic solo dal 1827 in appicsso si cntra in un pcriodo di dcciso miglio- ranionto(l). Ma lasciando le misurc, io mi alTrclto a favellarc dcllc slime e della pcrequazionc del Ccnso die cosliluisce roggctto principalc del niio discorso. X. Le opcrazioni del niiovo Ccnsimcnto, siecome si c vcdulo di sopia, si do- Ncvani) inliapicndeic conlcmporancamente in varj comuni c cantoni di vaij dipaiiiiiifnli qua o la per la Francia, coU'esprcsso inlcndimento di associarc per la distrihuzionc dcirimposla da prima tulti i comuni componcnii un can- tone in cui fosse compiuto il nuovo Censo, e poscia luUi i cantoni ccnsiti qua c la in (lualsivoglia diparlimcnto. Al quale intcnto, dopo di avcrc assegnato a ciascun dipartiinenlo e cantonc la sonnna d'imposta loro compclentc, si dove- vano da una parte unite lutte le somme d'imposta altribuite ai cantoni censiti. cdairaltra accumulafe tutte le rendite censuaiic dci cantoni medesimi perdi- videre il tolalc dellc une sul lolale delle allre, e dedurne una cifra unica d'im- posta per ogni lira di rendita in tutti i cantoni e comuni cost associali (2). XI. Escguitasi dal 1808 al 1812 I'associazione del comuni in vaij cantoni, si voile associare nel 1813 liilli i cantoni ccnsiti nei varj dipartinicnli. E pero facile imaginare quale dil'licolta involvesse questo drvisaniento. Da una parte lo stac- earealcuni cantoni dal proprio dipartiniento per uniili ai cantoni di altridipai- tinienli disseminati qua e la per tutta la Francia e costituirne una socleta spe- ciale era cosa affatto nuova, aliena dagli ordini consueti di pubblica ammini- sirazione, e non agevole ad cseguirsi senza intralcio e confusionc. DaU'altra parte una talc associazione doveva produrre variazioni di imposla assai rile- vanti ed inattcsc, delle quali i possessor! non potevano renders! alcuna ragione. Laonde sorscro da ogni parte objezioni e reclarni, ed il Governo colla legge del 15 marzo 1813 circonscrisse Ic associazioni cantonali al pcrimclro di ciascun dipartiniento (3). (1) Trichv, Miiiioirc sitr le Cadastre, pag. 24-5'i. (2) Renieil wi'lliodiriiir , §§ I 128-1132. (3) He^^ct, Rapport a S. E. Ic Ministre des finances^ 6 novembre 1817, chap. Ill, pag. 29. Chabrol, Rapport au rot , 15 mars 1830. — Audiffret, Systemc jinamier dc la Franc vol. II, ove trovasi inserto il nipporlo del niinistro Chabrol. E DEL SUO AVVEiSiriE. H Ma Ic (linicolla e Ic cagioni di lanu'iilo eraiio in parte iliminuile, in parte mu- tate, non peri) lolte interaniente. Le assoeiazioni cantonali raceliiusc nei limili diciaseun di|)artimenlo cadevano ii |)iii dellc volte su pochi eantoni, I'unodei quali dnveva subire la niassinia diininuzione di rendila c di iinposta, e I'altro ihnassiino aeerescimento; laonde ([uest' ultimo avrebbe dovuto sopportare tutio il peso di cui il prinio era alleggerito sino a che altri eantoni venisscro a divi- derlo con esso. Ne derivavano cosi due inconvenienti: primamenle un indebiid aggravio di aUuni fra i eantoni assoeiati, e poi un continuo variare nella misura dcirimposta di tutli: ed i reelami continuavano. I piii moderali ehiedevano ehe I'associazione dei eantoni si dilTerissc lino a che potessc essere generate ede- finitiva •, altri andavano piu oltre, e mettendo in dubbio Tuguaglianza pro- porzionale delle stimc, ripulavano impossibile anche la futura e gcnerale as- soeiazione dei eantoni e dipartimenti (l). Intanto avvenivano i mutamenii del i814 e 1815 e I'attenzione del Governo era distratta per qualche tcmjio dal Ccnso. XII. Rieomposte le cose pubbliche della Franeia, anche il Censimento ebbe di nuovo, incomineiando dal 1817, una parte dei pensieri del Governo. Giii era mancatarassociazione graduate o progressiva cosi solennemente promcssa, gia vedevasi rimessa ad un'epoca lontana la percquazione generate, e molli dubi- tavano se anche qucsta si sarcbbe potula conseguire. Si notavano le dilTercnze delle slime fra coniune e comune, fra eantone e cantone in un medesimo di- partimento, e si teneva per fermo che molto maggiori dovevano essere da di- partimento a diparlimenlo. Si giunse perfino a rimetterc in dubbio rutilitu del Censimento parcel I are ^\'d eseguito in novemila e piii comuni,ed i Consigli di- parlimcntali furono chiamati a deliberare se queU'opera si dovesse continuarc. II maggior numero penso che si dovesse proseguire, e si prosegui(2). Ma f.Vin- niinislrazione non prese aleuna cura di chiarire se veramente sussistevano tc temutc disuguaglianze, o per lo meno non impart'i aleun provvedimento per lo- glierle e per prevcnirle in av venire. I lavori si eseguirono ancora qua e la. senza un compiuto sistema di collegamento che li conducesse ad unitii e rac- cogliesse in un corpo le sparse membra. L' opera tore, osserva il signor David, era isolato ncl comune, I'ispeltore c gli altri impiegati lo erano del pari net loro ufflcio (3). (1) 1Ie\>et, CinnROi, , loc. cit. (2) lli;>NrT, CiiABROi. , loc. cit. (.3) David, Dti Caikistre et dc la perequatioHj etc. Vedi Journal des economi il debitorc deir imposta o la eifra dell'estimo. Al ehe non essendosi provve- duto eon metodi abbastanza eompiuti ed opportuni,ne avvenne chela cifradel- restimocaddeben presto c quasi da per tutto in eonfusione. E da tutte le parti invocavasi una nuova e piii compiuta legge di eonservazione catastale (2). (1) Chabrol, Rap/mrl ati roi, etc. — Audiffrct, Synteme financier^ tfc, vol. 11, pag. 86. (2) Triciiv, Mimo'ire etc., pag. t>8. E DEL SUO AV VENIRE. 15 XV. Questo nuovo inconvcnicntc era altiettaiito grave che manifesto, e non potevasi rilardare un provvedimento senza aggravarlo di piii. L'Amministrazione vi dedicava una speciale allcnzione, invocava il soccorso della scienza e del- I'arte, raccoglieva progcUi e mcmorie, adiinava genie di dotlrina e di pralica a disculerle; e nessun utile risultanienlo nc usciva(l). II problenia si erafuori di niodo coniplicato", pareva slrano I'incontrarc grand! spese per conservare il f-enso senza prima correggerlo; ai progetti di conservazione si associavano per- lanto quelli di revisinne e perequazione; e molti, non paglii di cio, vi connette- vano anelie un altro jjrobk'ma pii'i vasto e dilllcile, la dimoslrazionclegale deila propriela e degli allri diritti reali, Vintavolazione germanica (2). L'Aniministrazione posta in mezzo a eotante diflkolta disperava oramai di potcrne uscirc con rimedj parziali; e nei 1837, benche il Censo non fosse an- cora compiulo in tutta la Francia, si parlo della graduale di lui rinovazione. E dalle parole si passo a'fatti rinovandone le operazioni qua e la in alcuni co- muni (3). Da questo punto si accrebbe la pubblica ansieta. Ad ogni anno nelle Camere si doniandava la soluzione di questo vecchio problema. Ncl 1845 in ispecie si protestava coniro la rinovazione parziale del Censo intrapresa per semplici or- dinanze del Governo: e la Commissione dei conli minacciava il rifiuto di qua- lunque somma per le spese calastali, se il Ministro non assumeva I'impegno di presentare nell'anno seguenle I'aspettato progetto di legge. II Ministro rispon- deva non polersi avvisare alia conservazione del Censo, se prima non se no correggevano i difetti; il problema essere coniplicato e dirticile; le persone del- Tartenon andare d'accordoj molti progetti essersi presentati e discussi, enes- suao avere potuto riunire il voto generale; tuttavia conchiudeva promettendo la nuova legge (4). Si aprivano le Camere del 1846.11 progetto di legge non era ancora compiuto; (1) Truciiy, Memoire elc, pag. 87. "Les 88 geomelres en chef, el les 86 direcleurs onl produil loutcs leurs idees. Tous avaient \'ol6 la conservalion annuelle: aucun n'a su indi- quer la maniire de proceder. Les plus instruits furenl appelles a Paris en 1828. 11$ discu- tferent plus de Irois niois, et arrelerent un projet de conservation 1830 a lout renverse >•. (2) Si veda in ispecie: Cm rdemanciie, Du daiujer de prvler « Itypotheque et d'acquerir im- >ueiit/lcSj ou viiei d'amilioralion du regime liypolhecaire et dii Cadastre. Paris, 1830. — LoRE.ti', Du credit funcierj ou creation d'un systime liypothecaire appuje sur le Cadastre, I'enre'jistrement des contracts, etc. Paris, 1841. (3) AiDiFFRCT, Systcme financier de la France, vol. I, pag. 37. — E la Note explicative prcniessa al Projet dn loi sur le renotwellenient et la consermtion du Cadastre. (4) Monitcur unii^ersel, 27 juin 18*8. 14 DEI. CATASTO ATTUALE DEI.EA I RANCIA ma nol luglio lo fiued ;u'cninpiiniialo da una l\'otn dicfiiarativatu soUoposto al- I'esame dei Consigli di dipartiincnto (I). Ed e quosto un progelto di graduale ma compiuta rinovazionc del Conso in tutta la Francia. Grave ed ardlta risoluzione nlla quale il .Minisiro non jtoleva essere condoUo che dallapiu assolutanccessitu. skz/om: SECoy/)^. Delia necessita di rinovare it Cafasfo franccse. XM. II Ministro delle finanze nella Nota diehiarativa deduce la necessita di rinovare il Calaslo prccipuamentc dalle seguenti ragioni: {." PiTclie i libri delle partite sopracariclii di eanccllazioni e Irascrizioni, c logori per lungo uso diventano a poco a poco inservibili; 2." Perelie le nuitazioni dei possessori e le diversita dei conlini risullanti dailc division! delle proprieta, si sono finora registrate soltanto nel libro delle parlile (iiin/rire) senza inlrodurre variazione aleuna nel catasto {('tat de sectio)!) e nella mappa; il qual melodo, prosegue egli, nonpoteva servirc ulilmente che per alcuni anni. Avvegnaclit'' variandosi nel libro delle partite i possessori ed i possess!, e restando ogn! cosa invariala nella mappa e nel cataslo, ne segue che col corso del tempo questi due document! non eorrispondono piu ne col libro delle jtarlite ne collo stato effettivo del terrcno. Onde i possessori non hanno piii una guida sicura per riconoscere le loro proprieta, e gl! agent! pub- blici sono essi mcdesimi imbarazzati a stabilire I'idenlita dei beni che sono I'og- gcllo delle mutazioni successive; 3." Pcrchc il tempo ha introdolto ne! divers! prodott! della terra cambia- nienti cos! considerevoli, che Teguaglianza proporzionale stabilita in origine si trova profondamenle altcrata; 4." I'erchc le anzidette cause di confusione ed ineguaglianza si complicano ben anehc con errori di misura e di stima incorsi nei lavori de' prim! tempi, a cagione dell'imperfezione de! melodi, della poca esaltezza dcgli stromenti e dcllinespcrienza degl! agent! (2). XVII. lo non so se i Consigl! dipartimentali abbiano esaminato bene addentro queslc ragioni: so bene che molt! di ess! hanno espresso !1 voto che il Ccnsimento (1) Moiiilciir unitersel^ ^^ juin e U juillet 1846. Projct dc lot, etc. — II progetlo di U'ggc non fii prcscnialo alle Caiiicrc neppurc nel 1847. II Minislio dcllo finanze dicliian") rhc si era vohilo istitiiirc su di csso alcuni esperinienti. Vedl Monitenr iiiincrsel^ 15 juil- let, 1847. (2) Projel (le toi, etc. Note explkatke. E DEL SUO AVVENIRE. IS venga eorrctlo nellc parti difcUose, ma non intcramcnt(^ lifatto. Laondc t' niesticri considcrarc con quakhc diligonza qiicsto punlo pri-liiiuiiarc dclla qucstione. E per vcrita le Ire prime dcUe anzidelle ragioni non parrebhcro suflicienti a far aceoglicre ii divisamenlo doirintera rinovazione del Censo. Pongasi pure, quanlo alia jjrima, clic niolti libri dcUe partite siano sopraca- riehi di cancellazioni c trascrizioni, e |)ongasi |)ure ciie molli errori sianvi in- eorsi nel registrare le mutazioni. A tulto ciosipotra riparare col rinovare quei libri, desumendo dai catasli la descrizione dci possessi, e gli attuali posscssori da nuove professioni c vcrilieazioni, a somiglianza di quelle che si pratiearono nel formare i primi libri. Ma non per queslo sarii necessario il rinovare la mi- sura, niolto meno le stime. Ulilissimo, in sccondo luogo, vuol reputarsi il sistema di dclineare suUe niappe le divisioni di propriela; nia non cosi necessario clie scnza di esso non si possa conseguirc nelgenerale, ed astrazion falta da qualche rara eccezione, la dimo- slrazione dci possessi, quando le mutazioni e divisioni si registrino con ottimo Tuclodo (• |)erfctla diligcnza nel iibro dellc partite; di che e prova il Censimento iombardd, ncl ([ualc da ben oltanf anni si sono tenuti in cliiaro i possessi ed i possessori col solo ajulo del Iibro delle partite , ed appena in qualche raro caso si e ricorso all' espediente di dclineare su fogli spcciali aggiunti alle mappe i nuovi appezzamenti risultanti dalle divisioni di un esteso perimetro (A). E quand'anche si volesse introdurre ncl Censo francese codesto miglioramento, non sarebbe necessario rinov.are da capo la misura e le mappe, ma, posto che siansi cseguiti regolarmcnle nc' registri i trasporti censuarj, si potrebbe al resto provvcdere col dclineare sulle mappe antiche o sopra fogli separali le avve- nute divisioni : le quali ancora non sono moltissime , potcndosi far conto che non oltrepassino di consueto in un anno il numero di cinque per ogni mille particelle antcriori. Assai piu grave sarebbe lo sconcio se non si fossero intro- dotte con sulliciente regolarita nelle mappe e nci registri le mutazioni avve- nute negli stabili in causa di perenzioni, alluvioni e simili. Tuttavia anche que- slo potrcbbesi per avventura correggere scnza rinovare da capo il Censimento. Nc credo, in tcrzo luogo, che il Ministro avrebbe proposto e le Camere sa- rebbero per aceoglicre la totalc rinovazione del Censo al solo intento di rimovere (1) 11 Censimento niilancse o lombardo fu conipiuto nel 1700 nelle provincie di .Milano, Como, Lodi, Pavia, c Cremona, ed esteso ncl 1788 al .Mantovano. Ora si e conipiuto e si sta attuando nelle altre provincie del regno lonibardo-venelo il Catasto prediale, foggiato in gran parte sidle normc del milanese. 1 due Censimenti si devono per ora considerare come afTatlo distinli; piii tardi si eseguira la vicendevole loro perequazione. 16 DEL CATASTO ATTUALE DELLA FRANCIA le incgunglianzc iiilrodottcsi ncl valorc dci bcni dopo cseguitc le operazioni catustali. Noii (■ (jiii liiogo di Iratlare da capo la questionc suUa preferenza di un Cciiso stabile c fisso, o di un Ccnso variabile ad epoche determinate e non iiiolto loiilaiie. I vantaggi c gli inconvenicnti reciproci dei due sistcmi sono omiai noli abbastanza. Col priiiio si lasciano iiitrodurre, egli e vcro , alcune disuguagliaiize tra IMinposta c la rcndila; iiia si incoraggia il solerte agricoltore e si promove la i)ubblii'a c privata prosperila. CoU'altio si ha il vantaggio di proporzionare in ogni toiiipo T imposta alia rcudila; ina si ha rinconvcniente di colpiro (luasi subilo ool tributo i miglioramcnti, e di seoraggiare c punir quasi riiuluslria agricola. Se poi la rinovazione del Censo non e gia stabilita per inassinia , lua giunge improvvisa , come avvcricbbc nclla Francia , essa produce |)cr molli posscssori rcffetto conirario a qucllo a cui si niira: impe- rocche le difl'erenzc tra la rendita e Timposta formano un elemento dclle Iran- sazioni contraltuali, e rinovandosi il Censo viene spesso sollevato un posses- sore chc per titolo di maggiorc imposta ha pagato meno il suo fondo, e viene aggravato colui chc per conlraria ragioneloha pagato a maggiorprezzo. E pero, cssendo per lo meno uguali i vantaggi e gli inconvenienli dei due sistcmi, ben di rado 0 non mai avviene che uno State, senz'altri molivi, rinovi con ingente dispcndio il Censimento parcellare al solo scopo di modificare le stime secondo i cambiainenti che si sono introdotti a poco a poco nella rendita dei fondi(t). (I) Lo Smilli, il Say ed il Jacob vogliono essere precipuamenle indieati fra coloro die ad ogni variare della reiulita di un fondo vorrebbero modilicare la slima censuaiia e la conse- guentc imposta onde conservare fra I'una e I'altra la piii rigorosa conispondenza. Smith, Jiiclicsse (Ics )wti(jiis, lib. V, cap. 2. — Say, Tra'ite d'cconoiiiie politique, lib. Ill, cap. 8. — Jacob, Science (/t's liiiaiiccx^ §. tl74. II Young, il Carii, il Sisraondi ed altri respingono le frequent! mutazioni deU'estiiiio come dannose alio sviluppo deiragricollura, e altribuiscono alia stabilita del Censimento I'immenso sviUippo dcir agiicoltura neir Inghilterra e aclla Lombardia. Yoi;\c , //rilliiiietlqiie poiili- que, etc. dallinglese. — Carli, Leilcre a Puinpeo Ncri. — Sismondi, Nomcdux principcs d'econoniie poliliquo. lib. I, cap. 5. Altri infinc, eondannando piii acremente codesle mutazioni, le cbiamano ingiuste, sov- %ertitrici dell' online naliirale dei prezzi e delle conlrallazioni, Icsive dei diriiti acqiiisili. — ST«lt^sEE, .[liliamUintrjfu iiher rvichlirje (ieqcnsUinde , vol. Ill, pag. 90. — S,»rtoriis, Ubcr fjleirhe ^Mfcuiimy , pag. 92. Ed a questi si accostava il ministro Cliabrol nel 1830 con quelle solenni parole: " Le Gouvernement a decide avec raison qu'il ne devait inlervenir dans une raeilleure repartition de I'impol direct,quc par la moderation successive des contingents des departements, et qu'il nc lui appartient pas de porter en quclque sorte une veritable atteinte a la propriete, en modifiant, par des appreciations variables el incertaines sans Tassentimcnt des proprietaires, une charge qui est dcvenue inliercnte au capital qu'clle greve depuis tanl dannees, el qui se confond tous les jours davanlage avec la valeur des immeubles par les E DEL SUO AVVENIRE. 1 7 XVIll. Ma sc la rinovazionc del Calaslo fianecse non potcva per avvenlura esser consigliala da nessuna delle anzidelte eagioni per se sola, bene esser lo poteva da tulle insieme: c si manifesla assolutamenlc neccssarla, se a quelle si aggiunga la quarla, e senza duhbio la piii grave di tulle, i dil'etti di niisura e di slima elie si dieono incorsi nei lavori dei primi tempi e elie probabilinente si insinuarono anche negli ultinii, e precipuamenle ncUc slime. Imperocchc i difetti dellc slime non ammetlono rimedj parziali ed isolali, ma coUegandosi fra loro eosliluiseono quasi una catena, i cui anelli non possono essere restau- rati se tulta non viene diseioltae interamente rifalta. E se cid accader suole in lutti i Censi, tanto piu avvenir deve nel Censimento francese, eve le slime si eseguirono per salli qua e la ne' suoi trentasette mila comuni nel corso di ollre trent' anni , e gli stessi miglioramenli inlrodolti nei metodi e nella pratica esecu- zione dovellero essere causa di sproporzioni. Se adunque nella formazione del nuovo Censo sono incorsi errori di misura e di stima, e indarno si e lentato e si tenterebbe di fondare in esso la perequa- zione delPimposta; se i libri delle partite sono carichi di cancellazioni c correzio- ni:se la scrittura ceusuaria e caduta in confusione e non si possono piii ricono- scere i beni di ciascun possessore; se in fine quesla grand'opera non puo scr- vire alio scopo a cul e slala direlta, ben a ragionc si e proposlo di rifarla da capo; e lutti loderanno la sapienza e dircnio anzi il coraggio del Ministro die, uscito dal circolo di espedienti parziali ed inelTicaci, oso accogliere per tempo quell' unico provvedimento a cui la forza degli avvenimenti doveva presto o tardi condurre (1). successions, Ics partages, et les echanges, qui les trasmettent sans cesse k des mains nou- velles ". Chabhol, /li-jjart (in rot, etc. Cos! 11 Minisiro del 1830 proclamava I'lnvariabilila dcllc slime censuarie , (lucllo del IHdS la Inro nuilabilila. (1) Oopo (piello die ahblanii) vedulo fin qui non credo che in Francia si fara eco allc se- guenti parole del chiarissimo Moreau de Jonnes: « Au demeurant, on doit considcrer au- JDurd'luii renlrcprise immense du Cadastre de la Prance achevec entierement. Aucun autre |ia_\s de I'Europe n'en posscde un aussi vaste et aussi parfait ». .Moi\Eic de Jowes, Eleiiieiit.s (If sl(i/isti;jitc. Paris, lH/i7. I'^ poiclic lio toccalo di qiieslo libro, mi sia permessa un'altra osservazione. L'ilUistre au- tore, a pag. 297, scrive: "On salt que le nom de cote exprime, sur les cartes cadaslrales, Icnuuicro assigne a toule propriele quelconque •• : e poi osserva cbe le rotes nel I HIS crano circa 10 milioni; clie a lorlo si voUero cresciute nel 1842 a circa II milioni e !iOO,000; e piu a lorto sc nc dedusse essere percid la superficie de' singoli campi diminuila di circa il l!( per 100, menire il numero niaggiore delle cotes precede in gran parte dalle fabbri- clie nuovc. Qui havvi qualche cosa di vero, nia non puo tacergi: 1.° Che I'illuslre autore ha preso roi. III. 3 18 DEI, CATASTO ATFLALE DELLA FRANCIA PARTE SECONDA. I)i:i, I'KOGETTO Dl LEGGE PEL NLOVO CVTASTO. CEiXXr PRF.LtMiy.lIU. XIX. Siccomo abbiamo vcduto di sopra, il progcUo di Icgge c prccedulo da una .Vo/ff dirliiaratlva nclla quale il Miuislro. jircmcsso un eeiuio dep;li anzidetii dilVtli, 0 toi'cato alcunc eonsiderazioni, delle quali dirassi iu appresso, concbiude ilio la iiuova icgge ha per iscopo: 4.° Di rinovarc il Calasto per modo che abbia maggiore esatlezza cd au- lorita: c sia meglio approprialo ancbe ai bisogni deirinteresse private; 2." Di provvedorc alia conservazione dei lavori die saranno rinovali, ga- ranteiidoli dalle cause di dislruzione che li guastarono la prima volta(l). XX. l.e pvincipali disposizioni del progcUo sono poi le seguenti: I." Rinovazionc dellc opcrazioui catastali', «) Si procedera alia rinovazionc delle niappe, dei catasti e dei libri delle partite in tutti i comuni del regno. Questa rinovazionc si cfTettuera suecessiva- mente in niodo che sia lerminata uel eorso di trent'anni, ineoniinciando in ciascun diparlinienlo dai comuni che banno catasli pii'i antichi e pii'i difettosi; abbaglio credeiulo rhc hi paiola co!c signidclii le singole propriela o particello , quando in vece signific-a il couiplesso delle paplicelle apparlencnti a ciascun possessore , Ic quali in I'rancia non sono no 10 ne 12 milioni, n)a oltre 120 inilioni; — 2." Che gli scrillori i quali hanno islituito il snddello calcolo non ne dcdusscro che sia diniinuita la superficie delle singole parliccUe. ma quclla dcUc singole parlilc; — 5." Che difatto le parlile per lo pii'i si divi- dono e suddividono , senza clic si dividano nialerialmente anchc i singoli carapi;- — 4." Che le nuove fabbriche accrescono bcnsi il nuniero delle particelle od appezzamenii, ma poco in- (luisfono sul nnnicro delle partile. I.' aulore pii'i sollo sembra assunicre la parola cole nel vero scnso , cd osserva fhc molli t-rrann confondcndo il nunicro delle coles con (piello do' possessori. E qucsto e verissinio : ma r aulore sembra confondcrsi cgli stesso ncll'indicare la cagione di quesia differenza, la quale pin veratuenic deriva nella massima parte da cio che un solo proprietario lalvolla possiede in pii'i comuni,, ed ha in ciascuno di essi una dislinta partita. Quesle cose ho volu(o osscrvare per aggiungere una prova novella a cio che dice I' illu- slrc scrittorc sulla facilita di prcndere abbaglj nei calcoli stalislici. (I) Note criili-aticf, etc. K DEL SUO AVVKNIRE. 19 h) AlFcpoca della rinovazionc dellc inap])C c cici libii calaslali (p suc- cessivamciile di Iri'iila in licntanni) sarii rivcduta la valutazionc delle rcndile imponibili; c) Lc niappc parccllari coiitinueranno ad csscrc stabilite sccondo il pos- sess© e godimenlo di fallo, colla riscrva del diritio a clii spetta; d) Le opcrazioiii di misuia c di stinia si escguiranno secondo lc forme prescrilte dalle leggi e legolamenti sul Catasto; e) Ne' sei nicsi clie scguiranno la pubblicazione dei ruoli o partite dei singoli possessori, potranno (piesti reclamare contro la misura ed il classaniento de' lore fondi e contro lc stime delle loro case ed opifizj(l). 2." Conservazione del Catasto: a) Allorquando il Catasto sara come sopra rinovato, tutte le mutazioni elic avverranno ncUe propriclii fondiarie, nellc loro forme e nei loro confini, saranno annualmente indicate nelle mappe, nei cataslienel libro ddle partite; b) Saranno stabilite successivamente in ciascun dipartimento delle divi- sion! di conservazione catastale in nuniero proporzionato all' estensione dei lerrilorj ed alia divisiouc di proprieta; c) Lc mappe original! saranno invariabil! e saranno depositatc alia dire- zionc delle conlribuzioni dircttc del dipartimento coi process! verbal! della rico- gnizione dei conlini. Sara rilasciata a! comuni una copia delle mappe, dei cata- st! c dei libri delle partite. Una scconda copia di quest! atti, come pure una se- conda copia dei process! verbal!, sara deposta in ciascun uflizio d! conservazione: d) II conservatore terra per ciascun comune del suo circondario un re- gistro sul quale inscrivera di mano in mano chc gll verranno a cognizione i cambianienti risultanli da vcnditc, canibj, succession!, division! c da qualunque allro atto regolante lo stato della proprieta. Le dicbiarazion! volontarie delle part! saranno pure rcgislrale in questo libro ; e) II lavoro delle regislrazion! di sopra indicate si efTctlucra sugli all! catastali de|)osital! tanto alia direzione del dipartimento , quanto alF uflizio del conservatore, e quanlo prcsso ! comuni; /) Spiralo il periodo trentennario, s! procedcra alia verificazione e rico- gnizione delle mutazioni cireltuate dopo la rinovazione del Catasto. Le mappe ed i registri, se occorrera, saranno retlificati e complctati;e ne saranno eseguite nuove copic per servirc alia conservazione durante il nuovo periodo: (/) Per gli immobil! situal! nei canton! nuovamente censiti, ogni atlo tras- lalivo di i)ropr!cta dovrii indicarc le division! catastal! ove sono situati ! beni (I) Pioji't (le hi, eh-., art. 1-4. 2 o DEL CATASTO ATTUALE DELLA FRANCIA cadiMili iii'lla coiivfiizionc cd i nuincri solto i quali sono dcscriiti nelle mappe. Tili cTodi saraiiiu) obliligali di enuiiciarclc slossc iiidieazioni ncUe dichiarazioni di suecessionc , gli uscieri negli atli del loro ininislero , ed i canccllieri nella rodazionc dolle sonlenzc. OmnieUendo si faltc indicazioni, i pubblici impiegati I'd i privati saraiiiio soltoposli alia luulla di cinquanla franchi(l). XXI. A qucstc disposizioni sc ne possono aggiungcre alcunc allrc conlenute iiflla Aola (lir/iiaraliva , quali sono: die la triaiigolazioiie sara appoggiala da per luUo ove si potra alle opcra- zioni geodotiche della carta della Francia; Che le niappe saraniio formate da per tutlo in seala proporzionale alia magj;iore o iniiiore divisione dei possessi; e vi saranno indicati lulli i coiilini, i lossi.i iiiuri. per inodo chc si possa,al solo vederc della niappa, rieonoscere se siano comuiii od appartcngano ad un solo proprietario; Che i lavori d'arte saranno sopravegliati e rieonosciuli non piu da impren- dilori interessiUi, nia da impiegati appositamente destinati (2). XXII. Tali sono le principali disposizioni proposle dal Minislro, Ic quali, sic- come ognun vede, non contengono le basi di un compiuto sistema di Censimento, ma riferendosi alle massime e disposizioni vigenti, vogliono renderle inlere e niigliori. Laonde io saro obbligato piii volte ad esaminare non solo il nuovo progeilo di legge, ma ben anelie le leggi ed i regolamenti anterior! a cui si riferisce. SEZIOXE PRIM.4. Delia rinovazione del Catasto. CAPO PRIMO. Della rinovazione del Catasto in (jenerale. Will. I/arlicolo 1.° del progetto di legge dichiarache il Catasto sarii rinovato in trcnl" anni iiicominciando in ciuscun diparlimento dai comuni c/ie hanno Catasti piii antiehi e piii difettosi (3). Quesia disposizionc , che a primo aspetto puo sembrare di mero ordine, e della massima imporlanza ed involve la queslione fondamcntale, se voglia farsi (I) Piojel de loi, etc., art. 11-17. (1) Note cTidicative, etc. (3) Priijet lie loi, art. 1. E DEL SUO AVVENIRE. 21 unCalasto uniformc c pcrcquato in tutla la Fraiicia, o rinovarc altieltanti Ca- tasti quaiiti sono i coinuni. XXIV. lo non posso a mcno di credere che realmenle si voglia eseguire un Calaslo uniformc c percciuato; perclie questo fu il voto di tulle Ic leggi e re- golainenli calaslali della Francia da! -1790 in poi; ed allrimenli operando non si rinoverebbe il Ccnso , ma piuUosto si abbandonerebbe la riforma censuaria abbozzata dairAssemblea coslituentc e svolla ampiamcnle ncWaliaccolfa metodicn. Ne saro di leggieri per assoeiarmi a eoloro, i quali, vcduli gl' infeliei cspe- riinenli di pereejuazione diparlimentalc, con tanta precipitazione intrapresi ed abbandonali ncgll anni 4813 e 1814, nc conchiusero cbc il Catasto parcel- lare non possa servire al generale ripartimenlo deirimposta frai diparlimenli, i Oiinloni ed icomuni,masi debba llmitarnc rufflcio a riparlire fra i possessori la somma d'imposla assegnala con allri metodi aciascun comune(l). Imperocche dal non essersi poluto con certe norme e solto I'impcro di certe condizioni e circoslanze effelluare nel 1813e 4814 I'associazione gradualc dei cantoni e dei diparlimenli, non c leeilo il dedurne che cio non si possa conscguirc eon altre norme e sollo 1' influenza di allre circoslanze. XXV. Prima pol di abbandonare il pensiero di un Calaslo uniformc e perc- qualo, che servir possa al riparlimenlo delPimposla fra i comuni e i diparlimenli, bisognerebbe chiarire con quali allri mezzi si possa provvedere a questo supremo bisogno della giuslizia distributiva; giacche nessuno vorra confidare ne' metodi alluali, quando abbiamo senlilo, non ha guari, un deputato procla- niarsi innanzi alia Camera, senza che alcuno il conlradicesse, il rappresen- tantc di un diparlimento che da mezzo secolo paga il doppio di quello che do- vrebbe pagare (2). XXVI. Ma se da una parte io tengo per fermo che si voglia dare alia Francia un Calaslo uniformc, perequalo ed idonco al generale ripartimenlo dell' imposta, dall'altra parte mi sembra die a tale intendimenlo non bene risponda il me- todo ed ordine divisato per I'esecuzione dei lavori. (1) Tniciiv, Mijiiioirc sur Iv Cadastre, clc. — David, Da Cadastre et de la perequation. — Oe-Geraxdo, /nstitiites de droit admiiiistratif, vol. IV, pag. 20. " L' experience a conduit le li'gislateiir h ailopter deux modes differens de proceder pour la repartition entre les depar- temens, les arrondissemens, et les communes, et pour la repartition entre les contril>uables dans I'cnccinte d'une mSme commune. Le cadastre parcellaire ne s'applique qu'a cette der- niere repartition •>. (2) Moniteur unkerscl, 27 juin t84». oo DEL CATASTO ATTUALE DELLA FHANCIA I-; |>iinia (li liillo c^li ('• cliiaio clie , inlraiir(>ml(Midosi lo oporazioni oalastali per conuini e iMiitimi spaisi ipia o la per la I'rancia, non c possibilc istituiro in loinpo ^li psami o I'oiifronti iiulisponsabili per impriinoie alle stime qucU'ugua- glianza proporzioiialc die c la base foiulamonlak' dolla succcssiva associazione (lei I'oiiuini (Mliparlimi'iili; su (li flic avro oceasione di intrattcnormi pii'i a lungo favcllaiuU) ilclli' slime. Posto poi elie i eoimiiii per lal modo eensili qua e la avcssero slime abba- stanza proporzionali e perequale, la loro assoeiazione graduale e progressiva, dovendo farsi quasi per easo e senza seella, eondurrehbe neeessarianienle a tutle quelle dillieolla ed a ([uegli intralei ehe abbianio vedulo essersi ineonlrali negli esperimenli del 1813 e 1814(1). X.WII. Perelii' adunque T assoeiazione dei eantoni e dei diparlinicnli poss.a efl'etluarsi, c molto piii perelie possa elTettuarsi gradualnienle, e meslieri ehe le opernzioni ealastali si iniprendano in pochi punti prestabilili, e si proseguaiw da eanlone a eanlone , da dipartiniento a dipartimenlo; per guisa ehe da un lalo i risullamenti di esse si possano mano niano raffronlare c eondurre alia neccssaria uguaglianza: c dall' allro lalo, eompiute le operazioni sopra un-a grandc eslensione di terrilorio, si possano le diverse parli raceogliere in gruppi e assoeiare progressivanienle eon quell' ordine ehe oiTra minori oseillazioni e salluariela nellimposla, ed il passaggio dall'antieo al nuovo sistema si svolga con legge possibilmcnte costante ed uniforme. E di questo ancora si dovra fa- vellare un'alira volta con piu estensione. Intanto basti I'averne falto uneenno, per non passar ollre senza qualehe osservazione ad un arlieolo di tanla ini- portanza. CAPO SEC()>DO. Delle mappe e delT inscrizionc dei pnssesmri. XXVIII. L' arlieolo 4." del progetto e eoneepilo in quesli termini: K Le mappe pareellari continueranno ad escguirsi sccondo il godimento dei possessori c sotto la riserva dei diritli a chi spettano. n Le operazioni di misura si eseguiranno seeondo le forme presenile dalla legge e dai regolautenli esislenli sul Cataslo, salve le disposizioni eontenule nei seguenti arlieoli". F. (|ui lengon dietro varie disposizioni eoneernenti il modo di rieonoseere e slabilire il possesso e godimento de' singoli appczzamenti e di inseriverii al nomc del possessore. (I) Vedi sopra, § XI E DEL SUO AVVENIRE. 25 XXIX. Questo articolo poncndo per base delle niappc c del regislri calastali il possesso, ha conservalo una dclle massimc fondainciilali nella maleria cen- suaria. Impciocclu"' il Ccnso, non avendo per iscopo il riconoscimento dei diritti privati, nia I'csazione dcirimposla, non inda};a troppo soUilmente i titoli dcUa proprii'Ui , ma sla contcnlo a|)riela e dei diritti rcali die la scemano c la rendono precaria \ vorrcbbe in una parola che faccsse anchc le veci dclP intavolazione gcrmanica (2). Non e qui luogo a disculcrc snir indole e Tiniportanza del sistenia i^ inta- voldzione della propriclii e degli aUri diritti reali,c di indagare sc e con quali niodilicazioni possa praticarsi anche nei paesi ove la proprieta prediale e som- inamenlc sminuzzata e divisa, come in gran parte della Francia. Diro solo che io rcpulo il sistenia lavolnre assai imporlante e pralicabile anche in paesi di sminuzzata proprieta, quando si restringano entro certi confini i diritti dainscri- versi c le consegucnzc legali deirinscrizione, e si adoltino opportuni provvedi- menti di |)ratica esccuzionc. Ma credo ancora che il Censo non possa, senza gravi pericoli ed inconvenicnti, fare insieme le funzioni proprie c quelle dei libri di intavolazione, perclie 1" uiio e gli allri hanno fondamento e scopo tanto divcrsi, ({uanto lo sono da una parte il semplice possesso c la jiercezione deirimposta, e dall'altra la pro|)riela e la lulela dei diritti privali. Allelic nei varj paesi della Germania ove csiste da tempo il sistenia tavolare per I'inscrizione della projiricla e degli altri diritti reali, e si introdusse rcccn- lemente un pii'i rcgolare sistema d'imposta prediale, non si e gcneralmenle (1) Era la massinia del Censimcniu di Roma iiiiperiale; L. 2. Cod. dc (imwii. el liihut. — I' rag. 1. Dig. de Cennih. •« Tiibtita solvere debet qui posseasinncm lend, ct fructus perci- |)it ". — " Si cum ego funduin possiderem profcssus sini, petitor aulciii professus non fue- ril. actionem Hit mancre placuit «•. (2) Vedi sopra, § XV 24 DEI. CATASTO ATTUALE DELLA FRANCIA osato fondcrr insicMiic i due islituli; c se in qualche luogo se nc c tenlata la prova, t'^ assai ilubbio clic sia per riiiscirp(l). In Francia poi il pensicro di cosi falla fusiono sarobbc alTallo intempeslivo, giacclu' ivi rinscrizione della propriela e dcgli altri diritii rcali non v ancora obbligaloria per gU cffetti civili, c il ren- dt-rla talo involve una grande rifornia legislaliva ; eosi chc la questione della rinovazione e conservazione del Calasto si rendeiebbe senipre piu complicata e dinicilc c se ue allontanerebbc vie pii'i io seiogliniento. Si jiensi adunqne priniamente alia rinovazione del Calasto; tutto il territo- rio della Franeia si deseriva esallanienlc nellc niappe e nei regislri censuarj se- eondo Tattuale stalo di posscsso ed il valore eataslale; e si provveda aeheuna lale descrizionc sia nianlenuta coslantemenle in evidenza. Si studiera frattanto la grande (ineslione, se anelie in Franeia la prova della propriela e degli allri diritii reali debba dipendere daH'inscrizione nei pubblici libri: c quando sia de- cisa affermativamente, si potra allora esaniinare se e come una tale inscrizione possa elTettuarsi nei registri del Catasto e confondersi eoll'inserizione censuaria. o si debba operare in appositi libri piii o nieno coUegati eoi libri c coUe mappe del Censo. Intanto, anche nell' altuale sistema di legislazione civile della Franeia, un Catasto bene eseguito e ben conservato, quantunque diretto alio scopo princi- pale delPesazione delF imposla , potra riuseire di grande vanlaggio anche alle Iransazioni civili; giaeche i privati e le pubbliche autorita vi potranno altingere I'esalta descrizionc c situazione dei fondi e lo stalo delpossesso, da principio inerainente di fatto, ma col progresso del tempo titolato, siceome desunto dai documenti clie si dovranno presentare per conseguire il trasporto dell' inscrizione dall'uno aH'altro possessore. Di che abbiamo un esempio famigliarc nei paesi di Censimenio milanese. ove il Catasto non fa prova di propriela, ne ancora fu altuato il sistema lavolare prescritto dalCodicc austriaco per I'aequisto della propriela e degli altri diritti reali ; c tullavia i regislri censuarj forniscono un prezioso sussidio nelle Iransazioni civili c sono abitualmenle consullali per conoscere non solamente la situazione , la superficie e gli altri dali caralleristiei dei (I) NeirOlanda si tenia questa prova; e il Catasto c orniai diretto priiuamente a ili- inoslrare la propricta, poi ad esigere I'imposla. Vedi Rmie de lerjislalion e/ jiirispnulvn'e, 1H47. Voliirae II. I.a pro\a e lropi)0 recenle ed iiicoiiipiiita per gitidicarne gli cflctti. II eonflillo pero ap- parc manifesto nelle varie disposizioni ; e lalune mi sembrano inconciliabili. Cosi, a cagionc (li e.sempio, non si romprende di leggier! come si voglia col Calasto dinioslrare la vera pro- priela. 0 poi si aiiuiiellano eorrezioni d'uflicio da parte del dircttore o conservalore. Ibi, pa- gina 22. E DEL SUO AVVENIIiE. 2J siiigoli fondi, ma ben anclie i jjosscssdri di pssi ed il titolo del possesso, tlic quasi semprc si confonde con quello della propriela. XXXI. Del rcslo noii posso laccre ehe le normc rifeillc nclla liaccolla nietodka per ritiscrizione del possessor! (I ) non mi pa jono abbastanza svolle ed ordinate per coslituire un sistema compiuto ed una guida non manclievole a clii deve occuparsi di questa non infima parte delle operazioni catastali. Lo che basti aver acecnnato, trattandosi di un oggctto a cui potrassl di leggieri provvedere quando si abbiano prcseiili le massinie indicate di sopra, e si applichino di- ligenlemcnte ai diversi modi di possedere, e precipuamente a' varj casi in cui il possesso e la proprieta sono separati I'uno dall'allra. XXXII. ISon mi fcrnicro lungamentc sulle norme coneernenti le mappe. Esse eosliluiscono senza dubbio una delle parti piii accurate AcWa liaccolla metoclica. Trasandate sino dai primi momenti, mutate nel 1821, richiamate in vigore nel 1827, sono era eonfermate e ampliatc nel nuovo progctto; e resta solo elie esat- taniente si osservino. Si cbiedera forse perche non siasi imilato I'esempio di alcuni paesi, nei qua- il, mediante scgni convenuli, si indicarono nelle mappe le qualita di coltura di eiaseun appezzamento. Al che sarebbe per avventura pronta la risposta,ehe tale indicazione topograliea puo bensi riuscire di qualche vanlaggio alia stati- stica, ponendo ehiaramente sotlo gli occbi le regioni delle diverse colture; ma pel Censonone molto importante, ne senzaineonvenienli. Imperoeche, a tacere del grande lavoro c dispendio che vi si deve impiegare, essa none che una ri- pelizione delle qualita di coltura indicate nel catasto; e nei paesi ove la pro- priety e molto divisa, od obbliga a formare le mappe in una scala troppo grande ed ineomoda, o riesce troppo eonfusa ed imbarazzante. Ollre di che le qualita di coltura si mutano, e questi segni tanto difliciii e costosi, in breve tempo piii non corrispondono al vcro. Cotali indicazioni si erano introdotte anche nelle mappe ridolte del Censimento milanese*, ma parvero poscia piuttosto inopportune che utili, e si ommisero neirescguirne le copie e nel rinovarne gli esemplari che il tempo e I'uso avevano guasti. Havvi anzi motivo a dubitarc che nel nuovo progetlo siasi andato gia troppo oltrc prescrivendo che nelle mappe saranno indieati i confini. i fossi, i muri, per modo che, al solo vedere la mappa, si possa riconoscere se siano eoniuni od apparlengano ad un solo proprictario. Da una parte la proprieta, od anche il (1) Ituaicil milhodique, etc. Tit. iV. Sez. I. Cap. VIII FoL HI. 2(5 DEL CATASTO ATTUALE DELLA FRANCIA si'm|ilir»' posscsso ilci fossi. di'i imu'i o simili, non sono molto agevoli a rico- nosccrsi. Uallaltra parto, riconosoiiito anrlic il posscsso, il rapprcsenlarlo sulle mappe nciranzidt'tto niodo nonc^scnza qiialclie diflUolla, e pu6 dar luogo age- volincnle a confusioiii ed prrori, e per conseguenza a reclami e modificazioni dollf mappp. Qualunquc sia la dcsiinazione c Tuso doUe inappe, la loro sempli- riia saia scmprc un gran pregio; (M^olcndo farh; scrvirc a Iroppi fini, si correra il pcricolo chc valgan bene a nessuno. XXXIII. Pari) ill veoo un'osservaziono di puro ordine, ma di qualclie imporlanza. Ed (^ quesla, chc, sicoome la divisione parcellarc del torrilorio pergli offctli del Ccnso ('■ fondata noii solo uolla divcrsila deipossessori, ma ben anche nolle di- verse i|iialil;i di colUira; oosi e neecssario che, innanzi di delerminarc e misii- rare le siiigole partieelle, si stabiliscano le normc e le basi foiidamenlali della (liialilieazione de'lerrcni, fissando accuratamcnte le qualila di coltura da con- siderarsi separatamenle secondo che dirassi parlando delle stime. Senza di eio, ravvisandosi neH'atto delle stime insuflieiente o meno rcgolare il sistema di qualilieazione ailollalo nel fare lemappe, o bisognera riloceare le niappe sicsse per melterle in armoniacolle stime, o sagrificire Fesatlezzadi quesle alia eon- servazione di quelle. Cio eondnee poi ad avverlirc come le operazioni della misura parcellarc non si possano abbandonare inlieramente a semplici geometri; ma debbano questi possibilmente essere anehe perili slimalori, od accompagnati e direlti da perili. Per lal niodo si potra ad un tempo eseguire la misura, e preparare le basi della stinia. niediante Ic operazioni di qualilicazione. CAPO TERZO. Delle Mime, e principalmenle delle stime de' terreni. XXXIV. Interne alle stime il nuovo progetto di legge si limita a dichiarare che saranno eseguile secondo le forme prescritte dalle leggi e dai regolamenti esl- steuti sill Calnslo (1). Leggpndo le quali parole si direbbe , il Ministro avere la piena persuasione che le leggi ed i regolamenti fin qui stati in vigore contengano nomie sufiicienli ed opportune a formare buone stime, echo il risultamento eontrario proccdesse soltanto dallinesperienza degli operatori eda difetto di sopraveglianza. E senza (I) Prnjpl (le Inl, He, art. 4. E DEL SUO AVVENIRE. 27 dubbio qucstc ullimc cagioni toiiliil)iiiroiio a rcndcre mono poifctU' le sliiiic censuarie dclla Francia; ma icrlaincnie roncorscro anchc altrc cagioni piii in- trinseche c dipendenli dalle niassimc e dai luelodi chc scrvirono di norma a quella vasla c diflicilc opcrazionc. lo iiou intciulo di esamiiiaie parlitamoiite quelle massime e quel metodi. ma devo tocearne almeno le priiuipali ondc si vegga se possono assumersi con piena (iducia c senza vcrun cambiamcnlo per base del nuovo Censo. Nel che fare mi alterri sovra tuUo alle stime dei terreni, come quelle che sono la parte piu imporlautc e ditricik' di un Censimento, e tengono il luogo precipuo anchc nci rcgolamcnli franccsi. XXXV. Le stime censuarie dei terreni differiscono, siccome nello scope, cosi anche nell' indole e nei melodi, dalle stime ordinarie e di conlrattazione. Impcrocchc le slime di contrallazione avendo per iscopo di stahilire il va- lor venale dei fondi, si deve in esse necessariamente risguardare non solo al prodotto altuale, ma ben anche alia bonta Intrinseca del Icrreno ed alia consc- guenle suscellibilila di miglioramenti, agli usi speciali cui il fondo puo csserc deslinalo, alia scarsezza od abbondanza del danaro, alia facilila o diflicolta di impiegarlo, alia misura deirinteresse e simili. Al contrario, le stime censuarie mirando a determinare la rendila che puo e deve csserc solloposta al tribulo senza aggravio eccessivo del possessore, non consentono che troppo si doni alia naturale ferlilita del terreno non ancor messa a prolilto, o come dieono alia capacita potenziale, ma devono altenersi sovra tulto alio slalo altuale di coltura, cd alia produzione effeltiva(l). (I) II Fabbroni cd il Fineselii liaiino caldamenlc difeso il sistcuia die nelle stime conlral- luali e censuarie attribiiisce la piu gi'an parte alia virtii produlliva o polenzialc del suolo, con poco o nessun riguardo alio slalo alluale di collura. Qucsto sisleiua fu pralicameiile ap- plieato al Censimento degli .Slali ponlificj, inlrapreso nel 1777^ e con qualclic varieta di me- lodo csteso nel 1780 al Bologncse: ma fu poscia abhandonalo nelle successi\e riforme cen- suarie eseguile in quegli Slati. Vedi Edilli del 1777 e 1778. — Faburom, Ffre Itorie per h- stime dei terreni. — Fineschi, Rajnte tvorko-praliche per la xtima dv'fiiiuli ruitici. — Lerjgi e rerjolnmeiiti pet iiiioio Ceiisiiiiento ilello Stalo ccc/c.si'os7('.o. Roma, 182(1. Conlro qucsto sislcma si clevarono prcclpuamente il Mengotii c Lapo de' Ricci. Vcdi Mexcotti, Progello pi'r la stime dei fondi nisliclj nelle Esercitazioni dell'./ccailemin mjrarin di Pcsaro, 1842. — Lapo de' Ricci, Memoria letta nll'Accademia de'Gconjo/ili di Fireiize, il » aprile 1846. Lodovico Ricci dando opera al Censimento niodenese dichiaro di volersi attencre alia via di mezzo Ira il valore inlrinseco ed il valore alttiale. Vedi Editto 30 gennajo 1792. Anche il Gioja facendo cento di ogni circostanza si pose naturalmcnte in mezzo allc estreme opinioni; oa DEL CATASTO ATTUAI.E DELLA FRANCIA WXVI. Olirc di qiicslo. It> stiinodi loiitinttazionc tendcndo ad cquilibrare I'in- loicsse di'" coiitraonti iie' siiigoli oasi riescono di nccessila stime individuali di iiiio od rtilro fondo; incntic le stime ccusuarie mirando al generale ripartimento deile imposte su tutti i fondi dcllo Stalo, sono stime generiche cd astrattc delle siiifjolf niialila e classi dollo teirc, e non divontano stime individuali, sc non quaiulo uii determiiiato foudo vieiie aseritto ad una od un'allra qualita c ciasse (1). XXXVII. Per Ic quali ragioni le stime censuarie assumono un caraltere tutlo proprio, e si conipongono di una sciie di operazioni atTatto speeiali e distinte, quali sono: 1." La (jualificazionej ossia la precisa determinazione e scelta delle qualila di foltura da stimarsi separatamente; •2." La claaxilicazione^ o determinazione del numero delle classi in eui dcvono lipartirsi i fondi di ciascuna qualita c coltura, secondo i diversi gradi di bonta-, 3." La stima propriamente delta, o tarilTa della rendita delle singole qua- lita e elassi; con elie si compie la stima generica; 4." II clttxmmcntOj od applicazione dc' singoli fondi alia qualita e elasse eiie loro compete; 5.° La calcolazione, o quotizzazione della rendita de' singoli fondi , in ra- gione della loro superficie e della tariffa di ciascuna qualita c ciasse a cui ap- partcngono; onde sorge la stima iudividuale o eoncreta. XXXVIII. A qucste massime si attcnnero in sostanza anche gli autori delCen- simcnlo francese; enoi le vediamo sviluppate nella y?occo/^« jHe^od/co^ quantun- quo in modo per avventura men conipiulo e distinto (2). Onde c ehe molte cose !• iiiinntiinque nolle slime contralluali assai donasse alia nadirale fcrlilila ed al possibilu niigliuraiiieiUo , nelle stime censuarie Irovci giuslo atlenersi a valulazioni pii'i positive c; nieno incerte. Gioja , Nuovo prospelto dcllc sa'eiizc enonomkhe, vol. VI , Parle VII. Alia slessa conoliiusione, quantimque per via diversa, si condussc il Mancini, il quale, rischiarando roUa luce della filosolia del diritto e delle recenli dottrine economiclie una vieta ed ina- niena conlrovcrsia , la sollevo a nuova allezza cd impoitanza. Makcini , DiUa siiscctliLilild (It miijlioiamvnlo (let fondi come clcnwiito ilella loro <,(dutiiziuiie. Napoli, IS'ii: nel giornalc, CoHlinmizione delle Ore solitnrie. (I) II sisleuia delle stime generiche per qualila c classi, ollre all'essere il solo possibile in un ainpii) State, giova meglio all'iniparzialita ed uguaglianza delle valutazioni. E foise ncs- ^uno seguira rescmpio della Toseana die recentemente voile risuseitare la pratica anliea delle slime direltamente individuali. Vedi htnizionie regolamcnti pel Cataslo delta Toseana. Firenzc, 1821. (1) Rraieit milhwlninc Til. Vi. E DEL SUO AVVENIRE. 2i) rcstano a desiderarsi in quel documenlo circa \k slime , quand' anche si pre- soiiida, siccoine io faro, da un decrelo del 10 ollobrc i82l, che ne soppresse o vari6 Ic parli migliori, e tolse loro ogni forma e caratlcre pcritale(l). 1.° Qimlifkasione c classificazione. XXXIX. Siccomc lo scopo precipuo e la condizione indispensabile delle slime eensuarie e la loro uguaglianza proporzionale, cosi e chiaro che ogni parte di esse dcve prcdisporsi a questo line. La slcssa qualificazione, comunque scmbri eosa meramcnte di fallo, non va esente da quesla Icgge, e deve eseguirsi se- condo un sislema preconcello ed uniforme in tulto il lerritorio. E queslo sistema, se non offre gravi dilTicolla nolle qualila semplici c principali di collura, non ne va sccvro nolle qualila composte e suballerne. Prima base delle slime eensuarie e perlanlo un buon vocabolario delle di- verse qualila principali e suballerne di collura esislenli nelle varie parli del ler- ritorio: un vocabolario fondato sopra olemcnti posilivi e coordinali con norme nnifonni ed appropriate alio scopo, per guisa che non vi sia ommessanessuna qualila, la quale merili una slima separata, e tuttavia non se ne accresca il numero fuor di modo; un vocabolario che assicuri anzi lullo essersi inteso sollo il niedesimo nome semprc la medcsima cosa, e renda per conseguenza possi- biio una buona applicazione delle slime ed un giuslo confronlo fra di esse. Talc vocabolario io non lo trovo fra le islruzioni del Censimenlo francese. 11 perilo, anzi il semplice geomctra, neirescguire in un comune la misura delle singole particellc, applica loro quella dcnominazione che gli viene suggerita da- gli indicalori locali, o che meglio rispondc ad un'idea da lui preconcctla. Lo siesso fa un allro geomelra in un altro comune; e siccome fra essi non k sta- bilito un uniforme linguaggio, cosi e chiaro che poca o nessuna corrispondenza csistora nelle relative dcnominazioni. Onde spesso, nolle collure mono usitate e composte, sollo la medesima appellazione saranno indicate cose diverse, ed al contrario; e sara lolla la possibilila e la giustezza dei confronli (2). XL. Uguale diligenza vuolsi usare nella classificazione che qui si assume nel scnso rislrcllo di sopra indicalo. Senza dubbio il numero delle classi deve va- riare nella medesima qualila di coltura da comune a comune; e nello siesso (I) De-Gehamk), Inslilutes de droit administralifj vol. IV, § 'i798. ^2) Un vocabolario di questa natura fu adoUato nel Censiiucnto lombardo-vencto. Vedi l.ilni-ioiii i)el Censimenlo lomLardo-venetOj 8 giugno 1826. 30 DEL CATASTO ATTUALE DELLA FRANCIA comuiic (hi (lualita a qualita. Ma lo dassi dovrcbbcro onlinarsi per modo che talc varii'ta sia la iniuore possibilo, o die, dati i nicdesimi cstrcmi di rendita nella prima ed ultima classc, i gradi intcrmcdj siano per quanto si puo cguali nelle diverse qualita e nei diversi comuni; senza di ehe i confronii ricscirebbero an- (be qui od impossibili o sommamentc diflicili e poeo frultuosi. Qucsta eaulelu fu traseurala, sioeouie in piii Ceiisi, eosi anelie nel Censimenlo francese; e non si dovrebbc trasandare nelle nuove operazioni. SJ." StiiiKi gciieriai o Idrijjd. XLI. A eomporre la stima generica dclle diverse (jualila e elassi eoncorrono Ire distinte operazioni: a) il riconoscimento o riiievo del prodoUo lorilo; b) la valutazione del prodotto lordo a danaro; c) la determinazione della rendita nella. a) Produtti. XLll. II riconoscimento del prodotto lordo, comunque sembri esso pure una cosa meramenle di fatto, luttavia uon e senza difllcolta; giacche non si Iralta di conosecre il prodotto di tale fondo in un tale anno, nia la produzione ordi- naria o media di una od altra qualita e classe di fondi in una lunga serie di anni; e questa media non e facile a determinarsi. In Francia si e stabilito che la produzione ordinaria di una qualita o classc di fondi si abbia a delerminare, istituendo una media sul prodotto annuo otte- nulo ncgli ultimi quindici anni che precedono la stima, detralte Ic due annate piii ubertosc e le due piii sterili (1). Questa disposizione e troppo generica e troppo spesso inapplieabile in modo opportune. Da una parte, non potendosi di consucto avere notizic precise dei prodolli dcllc singole qualita per un intcro quindicennio, e prccipuamentc nei paesi ove predominano Ic qualita composte, o vige un largo sislema di rolazioni agrarie, lo slimatorc c facilmente condotto ad aceontentarsi di cifrc ipoteticlic ed arbitrarie. Dair altra parte, egli e chiaro che, operandosi le stime ad epoche piu omenolontane, il quindicennio normale deve variare da comune a eomune c puo comprendere anni di maggiore o minore fertilita; c la differenza puo es- sere anehe piii grande se alia distanza de' tempi si unisca pur quella de'luoghi (t) Recuell methodifitiej art. 354. E DEL SUO AVVENIRE. 51 pill o mono favorili dal corso (k-llo sliij^ioni e da altro cireoslanze durante il quindicomiio. La (luaulila oidinaria dei piodotli di una qualitii e classe di fondi in un coniunc non |)uo lilevarsi con niclodi nudamenlc artificiali ed empiric!; ina deve cssere dedotla da una scric di nolizie raecollc in modi svariali c di- versi, da ponderati e maturi studj sulia (jualila del lerrcno, sui melodi di col- tura, sulla ruota agraria, sugii allilti, c da opportuni confronti colla medcsima qualitii e classe degli allri comuni: notizie, studj c confronti di cui vuoisi te- ncre esatta annotazione, portdu'' i risultamonli clic se ne dcdussero possano agc- vohnente sotloporsi ad csame aHoLcasionc dellc revisioni d'ufficio e della de- cisione dei retlami. XLIII. Un'altra osservazione vuoisi fare a queslo luogo. Si ritenne nelle istru- zioni francesi clic ncl corso di quindici anni le annate piu ubertose compen- sino le piu infelici nelle quali intcrvengono siccita, grandini, piogge straordi- naric, invcrnate rigide, straripamenti di fiumi ed altri infortunj che diminuiscono od andic dislruggono la rendita (I). Ma prima di tullo, come puo avvenire que- slo compcnso, se dai quindici anni normali si deducono i due anni piii sterili e i due piii ubcrtosi, nc' quali appunto dovrebbero coneorrere gli element! da compcnsarsi fra loro? In secondo luogo, pongasi pure che non si dedueano gli anni migliorl ed i pessimi. Egli c chiaro che gli anni di maggiore abbondanza compcnseranno bensi gli anni di minorc fcrtilita. ma non potranno compensare gli anni di intera o quasi intera fallacia. Da cio ne conscguita che, a volere opcrare esattamente, bisogna anzi tutto tro- vare il prodollo ordinario di un anno ne straordinariamente fertile ne fuori del consueto fallace, c poi fare su questo prodotto una speciale deduzione per gli infortunj che di quando in quando distruggono una rilevante parte della ren- dita', e che, cio non faccndosi, bisogna riserbare ai possessor! il dirilto di un condono d' imposta ogni qual volta accadc I'inforlunio. siccome si pratica in molt! pacsi. Ora che trattasi di rinovare le stime, bisognera adunque risolvere se si voglia ancora altcnersi all'antico melodo, sottoponcndosi airimbarazzo dei condoni ed airinccrtczza dell' imposta che ne dcriva, o sc vogliasi adottarc il sistema delle deduzioni anticipate; ed in questo caso bisognera stabilirne rigorosamente la niisura secondo la diversa qualita dei prodotti e le diverse circostanze dei luo- ghi, come praticossi da prima nel Censimento milanese, e poi nelle altre pro- vincie del regno lombardo-vcneto (2). (1) lierucil mclhoditiue, art. 338. (2) htruzioni per le stiincj I." marzo 1828. 32 DEL CATASTO ATFUALE DELLA FRANCIA 1)) Pnzzi. XLIV. A prezzi norniali del Ccnsimpnto fiancesc furono scclti iigualmcntc i l>ro/zi tli iin qiiindicpnnio. c procisanicntc i prezzi stall in vigore nei quindici amii eiie deeorseri) da! 1783 al 1790, e dal 1797 al 1803, con quesla legge die sidpduccssero,rispeUivamenlc in ciaseun luogo, i due anni del prezzi piu bassi c i due del prezzi piu elevali, cssendosi gia onimessi in generale gli anni dal 1791 al 1796. come quelli nei quail i valori furono enornienienlc allerati pel corso obhllgalo della carla-moneta (1). Cio parvc 11 niegllo che far si potcsse; ma vedesi dl leggleri die, ad onta delle aocennate eaulele, quell' epoca plena dl slraordinarj avveniinenti offrir doveva valori lultavla slraordinarj e assai diversi fra loro. Oltrc dl die le proporzioni dei valori ora devono esserc sommamenlc variale da paese a paese pel niula- menti avvenuli nei eomniercio e nei mezzi dl eomunicazione in codesli qua- rant" aniii, ehe precipuanienle per la Franela ben valgono qualdie seeolo. Laondc senibru indispcusabile ehe i prezzi normali adoUati nei 1807 siano ora posli da parte e vi si sosliluiscano altri prezzi desunti da un' epoca piii prossima epiii tranquilla, 1 quali involvano inaggiori dementi dl stabilila e di perequazione. XLV. E ancora non basta scegliere i prezzi di un' epoca opportuna e racco- glierli con qualche dillgenza. Fa d'uopo esaminarll, confrontarli, depuraiii e con- cretarll secondo 11 massimo e il minimo dl clascuna provincla, e possibilmentc dl ciaseun dislretio e comune; cosi che al perilo non rimanga una soverchla liberta neH'applicarli ai singoli casi. E poiche le nolizie dei prezzi generalmente risguardano soltanlo a'prodotti principali, bisogna dedurne da esse anche 1 prezzi delle dcrrate secondarie, giusla opportune leggi di proporzione. Le quail cose non possono operarsi separalamente qua e cola, ne possono lasciarsi alle cure di Indlvidui isolati, come si pratica quasi al tutto in Franeia; ma si dcbbono effeltuare con vedule gcnerali e coll' opera di persone pratiche di molti luoghi e mollo esperte nei fatto delle stime. Con cio solo puo oltenersi una larilTi'. j"- neralc del jirezzi delle dcrrate, proporzionatamente uniforme e tale die servir possa, direm quasi, di secondo cardine a stime esatle ed ugualmente propor- zionali (2). (») Itccueil ynelhodiqiiej art. /i^ 8-4 4 6. (2) N'el Ccnsiinenio lombarilo-vencto i proilolli principali si >alularono secondo i prezzi die corsero nei singoli comuni durante il Iriennio 1825-1828, ma regolali da genere a E DEL SUO AV VENIRE. 35 c) Rvmlila iielta. XLVl. Riconosciuto ed apprezzalo a danaro il prodollo lonio viiolsi ridurlo a rendita nelta. «La rendita nelta (dicono le islruzioni del 1790) e cio die rimanc al pro- prietario del prodotto brultOj dedolte le spcse di coltura, di semenle, di rac- eolta c di conservazionc ". Qucsta defmizione coincide in soslanza con qucila dellasovrana patentc 23 dicembre 1817, regolalriccdelnuovo Censimentonella monarehia auslriaca: c vuolsi ritcnere giusta ed appropriata, precipuamenle se le spese di collura si assumano in senso alquanto largo, per modo che abbrac- cino anche gli inleressi del danaro impiegato ncgli strumenli del lavoro, o come dicono, nclle scortc vive e morte, e aggiungcrcnio ancora nelle case colonichc e simili. lo so bene che, seeondo le piii recent! dotlrine di alcuni economisti. il Ricardo in ispccic, per deterniinare la rendita nctta dclla terra si dovrebbe dedurrc da! prodotto lordo apprezzato a danaro anche I'interesse de'capitaliconsolidati nel terrenoper dissodarlo e niigliorarlo (1). Ma, senza entrare in una sottile discus- sione su questo argomento, a me bastera osservare che nella pralica sarebbe impossibile il distinguere quella parte del prodotto che si deve alia naturale fer- tilita del suolo da quella che procede dall' industria e dai miglioramenti conso- lidati. Ollre di che la rendita nelta dci terreni in questo sistema si ridurrcbbe a ben piccola cosa, e lo Stato non potrebbe limilarc I'imposta a questa sola parte del prodotto del suolo quando vi assoggetla la rendita degli edifizj, che quasi lutta procede dai capituli e dall' industria; mollo meno potrebbe rinun- ziare quasi interamente all' una ed all'altra. XLYU. Ma, se le accennale definizioni della rendita netta concordano quasi let- leralmcnte, assai diverso e il modo con eui furono svolte e applicale in Fran- cia 6 ncl regno lombardo-vencto. genere seeondo il piii eoslante rapporto appalcsalosi in iin lungo periodo di anni. I prezzi delle derrale secondarie si slabilirono seeondo I'ordinaria proporzionc elie essi lengono eon quelli dei gcneri prineipali. Sovrana risoluzione 28 aprilc 1832 e relative islruzioni. (I) Qiiantunque diseordanli in altre parli della teoria della rendita, eoneordano in questa conelusione il liieardo, il Malthas ed il Rossi. Vedi Ricardo, Principes d'uconoiuk politique, tradiiit par Costaiuio_. cap. 2, vol.11, pag. 68. — Maltiiis, J)es de/iiiiliaiis en econuiiiie poli- tique j tradiiit par Fonleyraud, cap. 10, n.''21. — Rossi, Cones d'economic poliliquej vol.11, pag. 18 e 20. Questo sislema viene in soslanza a eoincidere con quello dell'assoluta fer- tilila delle lerre, di cui si c detto di sopra. Fol. III. 5 34 DEL CATASTO ATrUALE DELLA FRANCIA Nt'l n'fjiio loiiiltardo-veiKMo !<• deduzioui da farsi dal prodollo lordo si soiio possibilmcnic dt-suiilc da I'alli posicivi ed avvciali, t'ssendosi eompilale Ic slime siilla base dci sislcini eolonici rcalniente csistenli nci siiigoli coiiiuni, ed avuti i di'bili limiardi a lutli i rappoiMi di fallo o di dirillo vigenti fra il proprietario ed il I'oiitadiiio (I). E da un mclodo cosi jiosilivo c legale si possono allendcre risultaiiienli del pari legali e posilivi. In Fiancia, al eonlrario, si suppose che lutti 1 fondi si faeeiano lavorare di- rettaniente, o, eome dicono, ad eeonomia dal proprietario, e si posero a dedu- zioiie del prodolto lordo le spese che questi dovrebbc sostenere a tal uopo (2). II tiual luelodo sostituendo il piu delle volte le ipolesi ai fatti, deve eaderc i)iii faeilinenle nel falso, e aprire i'adito ad errori cd arbilrj. Ben e vero che le stime in lal modo preparale si devono pei regolamenli francesi confrontare cogli af- litli a danaro per iiiodiliearle a norma di questi; ma eotali modifuazioni, fatte per lo pill a foggia di transazione fra due risultamenti diversi ed ambedue mal sieuri. possono talvolta eorreggere qualehe grande inuguaglianza. ma di raro eondurre ad una siima pienamentc regolare ed esatta (3). 3.° Classamento. XLVIII. II elassamenlo eosliluisee in soslanza la stima individuale di ciaseun fondo. perehe. eolloealo un fondo in una data qualila e classc a eui eorrisponde una data tarilTa o stima generica, la di lui sorte e definitivamentc slabilita, e Tesprinierne in eifra la rendita in ragione di superfieie non e ehe un ealcolo aritmelieo. II elassamenlo dei lerreni non eoncerne, a dir vero, la perequazione del Censo. Tuttavia puo avervi un' influenza indiretta. E ehiaro difatto ehe se in un fonuine si eollocasse in prima elasse una parte minima dci fondi che le spet- lano per la loro bonta, e il restante si poncsse indel)itamente nelle infime elassi, (1) hlnt:ioiii per le xlimu, 1." marzo 1828. (2) Itvciieil inetlKuliqiie. Tit. VI, sez. III. ^5) Lo aflillanzc c le comprc c vendile coraprendono troppi clcmenli precarj ud accideii- tali, cd abbracciano di consucto proprieta troppo svariale e diverse , per servire di norma csclusiva allc stime censuarie , come proposero anche recentemente Loreau , AiidilTret cnl allri. Vcdi I^reai, Du credit fonder ^ cap. I.''e2.'' — XvoirraET ^ Sijsteme fiiwiuier de In France, vol. I. pag. 3B. — Idem, Liberaliun de la propricle. Paris, 18*4. I regolamcnti franecsi non giunsero a qiicsto punio; tiiUavia diedero troppo gran peso agli aflilli. Rssi devono bcns'i coslitiiire uno dcgli elemenli del crilerio perilalc, ma non premiere iateramenle il suo luogo, se non in qiialclic rarissimo caso; c questo ancora dcvo operarsi ron molle caulelc. E DEL SUO AVVENIRE. 35 un tal comunc potrchbc avcre lo larilTc dei Icricni in apparcnza assai elevate cd un estiino in eoniplesso assai lenue. Laondc •'• necessario esaminare se i fondi dclla stessa bonta siano stall collocati ncllamcdcsimaclasse ne'diversi comiini; con che non solo si avvantaggia il classamcnto, ma si fa quasi una riprova an- eliedelia elassificazione. Le quali cose cosi cssendo, non solo lornerebhe inop- portuno il regolamenlo francese del iO ottobrc 1821 che abbandona per intero il classamcnto ai possessori di ciascun comune; ma lascercbbe molto adesidc- rare anclie la Raccolln metodicn, la quale alTida bensi questa cura al perilo ed al eontrollore, ma ne la una faccenda del tutto isolata in ciascun comunescnza riguardo dall'uno airallro(l). XLIX. Del resto, non vuolsi ommettere una considerazione, la quale concernc piu pio|)rianiente il classamcnto, ma inlluisce piii o meno anche sul resto delle stimc. Le stime, in qualunque modo si eseguiscano, non possono condursi a tci- mine in uno o pochi anni, massimamente in un terrilorio cosi vasto come la Francia; e per conscguenza il ccnsitore, di mano in mano cbe procede nelle operazioni da uno ad altro cantone o dipartimento, vi trova le terre avvan- laggiate da recenti miglioramenti , i (juali sarebbero sfuggiti all' azione delle stime se quel cantoni e diparlimenti fossero slati censiti pei primi. Quindi il pe- ricolo 0 di gravaie indebitamente alcuni cantoni c dipartimenti, o di vedervi sospesi i miglioramenti. Ad ovviare qucsto duplice inconveniente, laleggc dcve adunque supporre che le stime ccnsuarie si eseguiscano da per tutto nello stesso anno in cui si sono incomineiale in qualsivoglia cantone e dipartimento, e disporre che il ccnsi- tore, dlelro opportune cautele di verilicazione, non si faccia carico de'miglio- ramenti escguiti dopo quell'epoca (2). CAPO QLAKTO. Del collegamento e della revisione delle stime. L. Fin qui abbiamo esaminato le stime nelle singole parti. Giova ora (1) RtciU'il iiwllioiliqiie. Til. 111. — A cio si ebbe una grandc altcnziuiic iiel CL-nsimcnIo .ombardo-vencto , islituendo estesi confronli da comune a comiine. Vedl circolare 24 iiiarzo (2) Anclic a cio si e prowcdulo nel Censimento louibardo-venelo. Notificazione 27 mag- gio 1828. 36 DEL CATASTO ATTUALE DELLA FRAiNCIA lonsidcrarlf nel loro complesso e nclla loro applicazione alia gcnerale perequa- rionc deli'i'slimo. Noil basta, 0 Signori, die siansi adoUatc buonc massimeper formarele stime; non basla che siansi prcparati buoni matcriali a toniporle; bisogna vegliare a (■lii> SI' iu> faccia una (jiiisla e conipiula applicazione a luUi i casi; bisogna stu- diarni' niano nuvno i risullanicnli parziali; bisogna sopra lulto confrontarli fra loro da luogo a luogo, da oggetto ad oggctto; indagare, scoprirc, riparare da principio gli crrori e Ic dissonanzc die possono guastare od ineeppare il rego- lare piocedinicnto dell' opera, c adoperarsi in ogni mode per avviarla adunri- >ultamenlo i'oni|)iuto ed unifornie. E quando il tutto e condotlo a tcrmine coUe maggiori cautele e diligenze, bi- sogna soltoniettere il tutto alia i)rova del reclamo delle parti inleressate, e lutlo rivedere eon iiietodi e niezzi possibilmenle nuovi ed assolutamenle opporluni. 1.° Dd coHerjainvnto (Idle slime e delle revisioni d'uffkio. LI. Non nianeano nei rcgolamenti francesi alcune prescrizioni concernenti la direzione. la sopraveglianza e la revisione delle slime. II perito stimatorc e sempre aceompagnato nelle sue operazioni da un con- trollore die prende parte alle operazioni, lo dirigc, lo sopraveglia, c oecorrendo ne riferisee al direttore dipartimcntale. I'n ispetlore dipartimentale si reea in ciascun comunc, prende cognizione dei lavori, esamina se le istruzioni siano bene applicate e se le stime siano pro- porzionali da comune a comune. Piu tardi, il direttore dipartimentale rivede ad una ad una le stime, e rae- eolti. ove occorra, presso di se Tispeltore, il controllore ed i periti, comuniea loro le proprie osservazioni, onde possano approliltarne e correggere le stime od esporre le eontro osservazioni. Finalnienle,aleuni ispcttori generali ed un commissario del Governo pcrcor- rono di tempo in tempo i dipartimenti,per assieurarsi vie meglio del niodo eon rui proeodono le operazioni (1). LII. Tutto eio puo recare alcuna utilita, ma non basta ad assicurare I'ugua- glianza proporzionale delle stime. II solo provvediinento che miri dritto a questo scope sono i confronti com- messi alPispeitore dipartimentale. Ma questi confronti sono ristrctti ai comuni (I) /Icnteil millmdifiw. Til. Ill, sez. 111. E DEL SUO AVVENIRE. 37 di ciascun cantone c non si allargano da tanlone a cantonc. Lo chc liuscirebbe anchc difficile, per non dire impossibile, (juando Ic slinic si eseguiscono pcrsalti qua e la ora nelPuno ora ncirallro cantone. U diiellorc poi si limita piultosto ad esaminarc ciascuna slima nc'suoi par- tieolarl di esccuzione, e dircm quasi nelle fornio, anzi che cslendcrsi a con- frontare le une colic allie. Nc cgli polrebhe farlo con cllcllo, cliiuso nelsuouf- ficio, e sprovvcduto di cognizioni locali e del sussidio di perili. Gli ispctlori c diretlori di un di])arlimento non sono poi in comunicazione con quelli degli allri, non inai prendono concerti fra loro, non mai sludiano le circostanze dei paesi che slanno loro d'allorno. Sono potenze che agiscono iso- late, e dairisolaniento non nasce Taccordo. Gli ispettori gencrali c il commissario del Governo percorrono, e vero, qua e la; ma le loro ispezioni non possono al ccrlo estendersi aU'esame delle singole slime, ne si scorge slabililo alcun metodo che agevoli almeno alcuni confronli, di approssimanza si, ma sufTicicntemente estesi e sicuri. LIIl. Ben allre caulole (mi sia pcrmesso valcrmi di un esempio domestico) si sono adopcratc ncl Censimenlo lombardo-venelo. E prima di tutto, gli ufTicj c le persone hanno avuto un ordinamento assai diverso e piu acconcio allc operazioni e revisioni centrali. La supcriore dire- zionc di tulle le operazioni e alTulala ad una Giunta composla di consiglieri di Governo, di procuralori fiscali e di un coUegio di perili, sotlorimmedialapre- sidcnza di S. A. I. R. il Serenissimo Arciduca Vice-re del regno lombardo-ve- nelo (1). La pratica esccuzione dei lavori c poi demandata a geomctri e perili, o commissarj slimatori, i quali nclla slagione opportuna eseguiscono le rico- gnizioni di campagna, dirctli e sopravegliati da ispettori provinciali, ed assistili dalle delcgazioni ccnsuarie nominate dai rispetlivi comuni; e neirinverno si raccolgono negli ufTicj dclla Giunta per compiere i lavori incominciati in cam- pagna. 11 quale ordinamento ognun vcde quanto sia opportuno ad imprimere ai lavori un earattere di piena uniformila. Appresso ci6, tutto I'ordine dei lavori e predisposto a questo fine. Le opera- zioni delle slime non si inlraprcndono e compiono lutte di seguito comune per comunc. come si pratica in Francia; ma ciascuna operazione si eseguisce con- tcmporaneamenle su tutto il terrilorio, n6 si passa da una ad un'altra fmchela prima non sia eseguita da per tutto. In campagna si eseguiscono confronli da comune a comune , da distretto a distretto , da provincia a provincia sugli (1) Sovranc palenti 23 dicembre J817 e 31 dicembre 1818. 38 DEL CATASTO ATTUALE DELLA FRANCIA elpiuoiiti 0 sui risullamcnli di ciascuna operazionc; e qucsli confront! si ripetono, sidcpurano, si allarj^ano iicllo eoneentiazioni icniali prcsso laGiunta, ove sono rat'colli i i-oniniissarj, ^li slinialori c gli ispcKori di tulte le provincie. 11 collcgio del pcriti lit'iic diclid a luttc qucslc operazloni, a lutti quesli confronti ed a' loro risullaincnli: e (luaiido non nc sia pienamcntc soddisfallo, fa rinovarc le voiilicazioui di iain]iagiia, cd iniparliscc nuove isliuzioni, o Ic invoca dall'I. R. fiiunla(l). Pit lal niodo Ic singole operazioni procedono uniformenicnle e sicurc; c si pvita. per quanio i' possibile, il pcricolo di spoprire gli errori, allora solo chc il riparo e tioppo lardo o troppo diflicile. 2." Dvi recldiiii. US'. Considerazioni poco dissimili occorrono circa i reclami. E ([ui inlendo favellare sovra tutto dei reclami sulle tariffe o stime generichc dellc Icrre c sulla loro pcrcquazione, die e I'argomenlo prccipuo del mio discorso. Secondo i regolamenti francesi, le larilTc dcUe singole qualita e elassi dopo che sono compiute in un cantone e rivedule dall'ispeltore o dal direltore, vcn- gonosoUoposteaU'esame di un'assemblea cantonale di delcgali comunali a tale uopo eh'tti dai rispettivi consigli. L'assemblca prende le sue deliberazioni e ri- nielle i suoi voti al direttorc col mezzo del vice-prefello e del prefetlo che vi uniscono le proprie osservazioni. II direttore sente, ove lo creda opportune, rispellorc,i controlloriedi peritl; e retrocede tulti gli a tti al prefetlo, che, udito il Consiglio di prefeltura, decide sulle modificazioni addomandate (2). Senza dubbio queste pratiche sono dettate dairintendimento di circondarsi dellc maggiori cognizioni e cautele in opera sommamentc delicata e difficile. E lultavia credo che non siasi pienamente raggiunto lo scopo. E per verita, quale sussidiopui) aspettarsi da un'assemblea di gente eletla al momenlo del bisogno. e non preparala al nuovo ulficio? Qual luce possono recare in argomcnto tanto oscuro c complicate i prefetti ed i vice-prefetli sforniti di speciali cognizioni di scienza e di fatto, cd eccupali di tanti altri eggelti di pubblica animinislrazione? I Consigli di prefetlura pessono raccoglierc maggior copia di cognizioni di fatto; ma non puo altbondare anche in essi la scienza c la pratica delle stime. Tutto adunque si riduce alle osservazioni dei diretlori, i quali avendo giu riveduto ed approvalo le stime. possono parere chiamali, piuttosto a render conto del loro (1) Sovranc paieiili suddelte: istruzioni B giugno 1826 e 16 maggio 1828. (2) Jiecveit melhodiquc. Tit. VII, Vlll. E DEL SUO AVVENIRE. 39 operalo, clie a far ragione ai rcclamaiiti. E dopo eio elii decide? II prefetto die, sicCoine ho notalo, non c lu- perilo, ne assislilo da peril! suoi proprj. Tutta poi la procedura 6 condotta eon poca pubblicit^, scnza forme solenni; e, quelle che jtiu imporla, senza csami e ricogiiizioni al eospetlo deiluoghi, e seiiza confronli da canlonc a eanloue, da dipartiniento a diparliinento. LV. E qui mi sia permesso di addurre uD'aitra volta a paragonc eio che si fecc ne! Ceiisiinento loinl)ardo-veiielo. Compiuto Ic stime geiiericlie deile (|ualila e classi dci terreni in lulle le pro- vincie, vcnnero esse recalc a nolizia dcUe delcgazioni censuarie dei rispettivi comuni; e qucste, gia praliche delle precorse operazioni, hanno potuto piu age- volmenle apprezzarne i risullanienli c produrre i lore richiami, che dovevano essero svolli prccipuamentc a forma di confronlo con altri comuni conQnanti nel medesimo distrello, od anche in allri distretti e provincie. Tali reclami furoHO esaminali in ciascuu distrello dairasscmbica delle delcgazioni censuarie; ed i risnilamcnii di queslc disaminc furono coordinali ed illustrati da un perito di coiiruii'iiza dell'asscmblea mcdcslnia, c poscia trasmessi alia Congregazione pro- vinciale che doveva considerarii precipuamente ne" rapporti dell' uguaglianza proporzionale da dislretto a distrello ed aggiungcre lulle quelle osservazioni che trovasse opportune. I lavori delle singole Congregazioni si mandarono rispetti- vanienlc alle due Congregazioni centrali di Lonibardia e di Venczia, cui era com- messo di esaminarli precipuamente nel rispetto di parita da provincia a pro- viiicia(l). Tulli quesli lavori pcro non crano che i preliminari, e diremo quasi i! soggctlo delle revision! perilal! che furono demandate in ciascuna provincia ad una Commissione mista d! commissarj censuarj e d! peril! elctti dalle pro- vincie stcssc. Qucste esaminarono e discusscro collegialmente nelle rispeltive provincie, e di consueto al cospetio de'luoghi, ! reclami delle delcgazioni cen- suarie, e le proposle delle assemblee distrettuali e delle congregazioni provin- cial! e centrali. E quando si fall! richiami e proposle involvevano confronli fra due 0 piu provincie, le relative Commission! si univano insieme e discutevano ogn! cosa, Irasfercndosi al cospetio de'luoghi in ciascuna provincia (2). Ampio (• diflicile lavoro, che in aicune provincie duro pel corso di due anni, e dicdc luogo a sottili e complicate discussion!. Preparati cosi gli elemcnti per decidcre i reclami e perequare le stime, tutti Kli alt! furono rimessi alia Giunta che 1! fece esaminare, quanto alia legalita dal (1) Regolamento 7 febbrajo 1838. (2) Noriiie 26 aprile iS'il. 40 DEL CATASTO ATTUALE DELLA FRANCIA proprio iifficio fisi;)!!'. o qiianto airintrinscco dal collcgio dei periti, e pronuncio poscia il ilclinitivo suo giiulizio. E qui si crano presenlatc due gravi difiicolla. Da una parte la Giunta non po- teva esaminare e defiiiire conteiuporanoamenle le slime di tutle le provincie, eome avevano fatto ie Coiiiniissioni provinoiali, Ic quali operavano per lo piu soparalamcntc; dair ultra parte, se eio fosse stalo possijjile, non si sarebbepoi assolutamente potuto attuare immediatamente il nuovo Censo in tulle le pro- vineie, perehe, dope definite le lariffe, bisognava dceidere i reclanii dei pos- scssori sulle qualita e elassi applieate a'singoli fondi, ealeolare la rendila elie in base deile approvate lariffe eonij)ete a ciaseuna dellc parlieelle di terra clie compongono il lerritorio soltoposto a questa vasta operazione, regolare defi- nitivaniente le niappe ed i eatasli, forniare i libri delle partite, e di lulti qucsli atli disporre le cojiie da mandarsi agli ufliej distrettuali e eentrali di eonser- vazione. E pero , dovendosi definire progressivamenlc le slime di eiaseuna provineia ed alluare sueeessivamente in esse il nuovo Censo , era a trovar modo elie eio non nuoeesse alia perequazione deU'estimo ed alia graduale as- sociazione dellc diverse parti del lerritorio. Incomineio adunque la Giunta ad istituire dei caleoli di approssimanza sugli aumenti e sulle diminuzioni di estimo che ciaseuna provineia avrebbe subilo all'attuarsi del nuovo Censo; e sulla base di quesli caleoli determino le provin- cie elie si sarebbero soltoposle primamenle al nuovo Censo cd associate fra di loro pel riparlimento dell' imposta, raecogliendole in gruppi cosi preordinali che gli aumenti e le diminuzioni del tributo vi fossero meno rilevanll e meno varia- bili. E dalle provincie nelle quali il nuovo Censo doveva atluarsi ])rimaniente incomineio lesame e la definizione delle slime, con tale ordine e modo che si provvedesse insicme alia perequazione interna di ciaseuna ed al coUegamento delle une eolle altre. Al quale intento in ciaseuna provineia non solamente si csaminarono e defmlrono le slime dei eomuni in essa eadenti , ma quelle an- cora che. appartenendo ad altre provincie, avevano formato oggetto di vieende- voli confronti e reclami. Ecosi, medianle una serie eontinuata di lariffe, si sta- biliva il graduale passaggio dall'una aH'allra provineia, e si ponevano le basi della gencralc perequazione del Censo. Dopo di che, si definivano anehc i re- clami dei posscssori c si proeedeva alle altre operazioni di sopra accennate (1). I.VI. Ben vedo. o Signori, che sarebbe difficile applicare pienamente alia Francia il sislema tenuto nel regno lombardo-venelo ncl rivedere le stime e nelP attuare (I) Notificazione 20 maggio 1840. E DEL SUO AVVENIRE. 41 progrcssivanipnle il nuovo Onso in ciascuna i)rnviiicia; pcicln' dcsso presup- pone il contciiiporaneo svilupjio ilcllc operazioni perilali in lulto 11 tcrritorio c I'istiluzionc (li un ulVu-io ccntraic (»\c lulto il lavoro preparalo dai pcriti al co- spctlo (IfMuoglii si conipia e si I'onduca a dcliniliva csislenza: Ic (luali coso dif- licilnuMile si j)ossoii() coneiliaic coUa vaslila del icrrilorio dclla Francia. Ma so ancora che, scnza adoltare qualchc cosa di somiglianlc, non si potrJi mai conse- guire n6 uguaglianza proporzionalc di stime, nc Censimenlo gencr.ile, nr iin- posta di contingonlc. E pcio, sc il loiilemporaneo sviluppo delle operazioni perilali e T influenza di un uflicio cenlrale non si possono condurre in Francia a quel puntoacuisi condussero nel regno lombardo-veneto, ben si dovrebbe procurare di avviei- narvisi con qualchc speciale provvedimento. Talc sarebbe, a cagionc di cscmpio. se luUo il Icrrilorio francese si dividesse in varj gruppi di dicci o quindici di- parliinenti, costituenli quasi altrettanleregionicensuarie; se in ciascuna di que- sle regioni si slabilissc un ufllcio principale, e le operazioni e perequazioni ccn- suaric si svolgesscro progressivamcnle in alcuno di ([uci grandi riparlimcnli e poscia in un altro; c.sc finalmcnte i lavori di una rcgione si collegasscro con quclli di un'allra mediante gli opporluni concert! fra gli uflicj principali, i quali lutli dovrcbbcro dipcndcre da un ulTicio supremo o cenlrale, da cui parlissero i regolanicnli, le islruzioni c Ic disposizioni di piii generale imporlanza. E posto ancora che si falti provvedinienti involvessero qualchc non lievc dif- ficolta, non si dovrebbe intralasciare veruna cosa per vincerla, giacche alia fine si tratla di dccidere se si voglia e si possa dare alia Francia un Censimenlo ge- nerale cd un' imposta di contingente; o se, relegato questo gencre d' imposla fra le utopie non escguibili in quel vasto territorio, e ridollo il Catasto ad un sem- pliceripartitore comunalc, si abbiano a i)erpeluare gli antichi mctodi di riparto fra i dipartimenli e i canloni: e con cssi Uilli gli inconvenienli e le inugua- glianzc che ne derivano, e che si polranno per avvenluradiminuirc alcun poco, togliere del tutto non mai. lo credo che la Francia, la quale ha proclamalo cosi solennemenle I'inlen- zione di pervenire col mezzo del Catasto pnrcellare airequabile ripartimenlo del- r imposta in lulto lo Slalo, non vorra ora nc ripelcrc le prove con quegli or- dini e metodi che non bene riuscirono: ne arrestarsi al cospetto di qualche diflicolta. Gli slatisti francesi si facciano adunque a meditare codesto problema dclla pcrcquazione del Censo coH'attenzione che esso merita, ne apprezzino giustamentc r imporlanza e le diflicolta, facciano studio inlorno ainczzi di su- pcrarle, c potranno cogliere una nobile palma anche in questo difficile aringo. f'ol. III. « /,o DEL CATASrO ATTUALE DELLA FRANCIA Delia consovazione del Catasto. LVII. VciuMido a I'avcllaro della conscrvazionc del Calasto, t^ da ricordarsi aver cssa duo parti dislinic: la prima dellc quali lia jxt iscopo di tciiere in cliiaro \c iiuilazioni doi possossori do' bcni dipcndcntcnu'iUc dalli' oredita, compre c vondite c simili: la seconda mira a far palese costanloinciitf il vero stalo dei heni, avuto riguardo ai luulaiuciui die avveiigouo uella loro consislenza e de- stinazioiie. CVrO I'Rl.MU. Delte niutazioni dei possessori. LVlll. La parte elie risguarda le niutazioni dei possessor! iia rieliianialo in ispeeial niodo raUenzione del Ministro, c bene a ragione. Ai prinii tempi del nuovo Catasto la cura di registrare le niutazioni dei pos- sessori era ahbandonata interamente airautoritaeomunale. I possessori denun- ziavano aiTullieio del podestii i beni elic avevano aequistato o ceduto ad altri; il segrotario ne teneva annotazione sopra un regislro interinale; ncl luglio di ogni anno il podestii radunava i ripartilori delle imposle e faceva loro esaminare ed approvare i lrapassi;e dictro eio venivano deliuilivamente registrati nellibro delle partite (1). Questo nietodo si rieonobbe imperfelto e si muto coUe disposizioni dell 807 c 1810. secoiido le quali Toperazionc procede di tal guisa. 11 possessore de- nnnzia al podestii i beni ehe acquislo o eesso di possedere nel eomune, pro- ducendo i relativi titoli di acquisto o di alienazione: il podestii riconosee ed idcntifica si fatti beni eol sussidio dei registri e delle niappe e li nota in una sclie- ihila o bolleltino ehe tien luogo di donianda del trasporto. Mauda i)oseia queste sebedule al eonlrollorc delle imposte ehe di tre in trc iiiesi le invia al direttore diparlimentale. Questi annota interinalmente in apposito giornale le avvenute niutazioni, ed alia fine dell' anno le registra definitivamente sullibro delle par- tite, e eoinmetlc al eonlroUore di eseguirle ugualmentc sul libro esistentc presso il eomune. La regislrazione jioi si eseguisee in questo iiiodo. Da una parte si (I) Legge 3 friinalc anno VII. E DIX SUO AVVEiMRE. >55 cancclla rintcrn parlita, taiUo di colui ilie nbhaiidona la proprielii di lulli i suoi beni o di una porzionc di cssi, quanto di colui clie I'acquisla; dairaitra partt* si inscrivc lanio all'uno ciie all'ailro una nuova parlila acerosciuta dei beni acquistali e diininuita dt-i i)cni al)bandonati. Sc il ccdcnle non conserva piu alcun posscsso nel I'diiumc. la sua partita si cslinguc; sc ratciuirciUf noii avcvii aicuna partita ncl comunc, glicne viene aperta una. Lc partite o alTatto nuovi- o rinovalo si inscrivono in aggiunla allc prime in apposito volume, ed aeipiistano uu numero progressive) in continuazione all" ultimo numero del primo volume, e COS! luano mano (1). LI.X. Anelie questo sistema laseia mojto a desiderare. Fn primo luogo, non e stabilito ai possessori un termine a denunziare i loro aequisti e lc loro alieuii- zioni: si raceomanda bensi ai controllori ed ai pubblici ufliciali di adoperarsi per vcnirne in cognizionc; ma quesli mezzi indiretti non bastano, se non vi si unpegnano diretlamente i possessori. In seeondo luogo, la verifieazione dei tra- passi e laseiata ai podeslai e da quesli nei pieeoli eomuni non si puo di eon- sueto aspettarsi un' opera abbastanza assidua, diligenle ed esalta. Per terzo. lc seliedule fanno un giro troppo lungo e troppo lento prima di essere registrale nel libro del comunc; i trasporti vi rimangono sospesi ])er cii'ca un anno; e se iiilanio sopravveiigono nuovi passaggi, 1" inibarazzo e la coulusione rieseouo quasi inevitabili. Finalmcnte, la forma materiale delle registrazioni, troppo lunga ed esorbilanle. rieliiede un tempo eccessivo, ed ingombra troppo gran numero di regislri (2). LX. Molto piu sempliee e sicuro c il sistema da oltre mezzo secolo in vigore ne' paesi di Censimento milanesc. I libri deile partite non sono atlidati alTau- lorita eonuMiale, nui sibbcne ad un rcgio uHicialc, il eonunissario distrettuale. che sopraintende a tutta lamministrazione del distretto. Chi accpiisia od aliena uno stabile e obbligato, colla minaeeia di una multa, a cbiedere il trasporto al pill tardi nel termine di tre mesi, produceiido i relativi dociimenti: e quando lion si possa ncldcllo termine far eseguiie un trasporto deliniiivo, comeavviene di frcquente nellc eredita , si deve cbiedere un trasporto temporanco a ehi ^t) Jteciivil iiitillioili(/iie. Tit. X. (S) Si vide anche in Francia che questo sistema non corrispondeva all'iiileiilu: iiui si eiv- (lelto olie rosilo iiifi'lico si dovesse atlribuirc alia scelta delle persoiic anziclii- ad iniperfe- zionc pill intrinseca del nielodo. Percio t'esoeiizione dei trasporti sui liliri dei euiniini si lulse ai controllori c si coniiiiisc ai ricevitori delle impostc; ma le rose andarono ancora peggio e iHieUuflii'losiaffido niiovamcntc ai controllori. jMoiiileiir unirers''I.ZO uiai 18't7.Siipplenienl. 44 DEL CATASTO ATTUALE m\A.\ FRANCIA fratlanlo li;i rainniinistrazioiio dclla soslanza. 11 coiumissario dislrettuale rico- nosce aiizi tullo sc i dofiiinciili soiin iT;;olari c sc i beni da trasportarsi al nuovo possessore sono realnuMile iiitestati a colui clic li abbaiulona; rcdige o rivede la formale potizione cd opera proiilamonle il trasporlo. La forma del quale e sem- plicissima. La parlita di ogui possessore e eoordiuata sulle due facec opposte del libro. La sinistra eonleiier dcve tutli i beni che esso possiede od acquisterii in appresso:ladeslralutti quclli ehe cessera di possederc: il confronto fral'una e Tallra faecia presenia il vero slato del possesso. Chicdendosi adunque il Iras- porlo di uno stabile, il commissario lo annola suUa faecia destra della j)artita a rui i^ sotlralto, e lo registra sulla faeeia sinistra di quellaaeui e aggiiuito. Ap- posite nonne sono poi stabilite per regolare i trasporti involvcnti seissione di una i)artiiella regislrata sotto un sol numero di niappa, e per dividere propor- zionalinente la rendila di essa su ciaseuna dellc parti in eui e slala seoniposla. II irasporto eosi eseguito dal commissario e assoggettato alia revisione del- I'lillieio eentrale inearicalo dclla eonservazionc del Censo. II eonimissario gli tras- inctle di Ire in tre mesi una eopia di tutte Ic petizioni all'appoggio dellc quali ebhero luogo i trasporti. L'uflicio di revisione le csamina assicurandosi preci- l)uanicnte che i beni da Icvarsi da una partita coincidano con quelli ehe vi sono rcgistrali ncl libro eentrale. Se qualche diversita vi si riscontra , ne indaga la origine e fa eseguire le correzioni che per avvcntura oecorrcssero. Diligenti bi- lanei della niisura e dclla rcndita dellc singole partite deconiposte per trasporti spceiali, e del eoniplesso di tutte le partite col totale della misura e della rendila del conuine assicurano la coslante regolarita dclla scrittura eensuaria e la plena corrispondenza dci libri ccntrali con quelli dei commissarj distrcltuali; e pon- gono in grado gli uflicj censuarj di render conto in qualsiasi tempo non solo deir ultimo stato dei possessi, maditutti gli anteriori passaggi di ciascun fondo e della formazione o dissoluzione di qualsivoglia partita (1). L\l. II sistema franeese ha prodotto gli effetti che se ne dovevano aspellare. La scrittura eensuaria ando in eonfusione; e la nuova legge vuol impcdire che eid avvengaun'altra volta. Al ehe si mira prccipuamente con due provvedimcnli. Nolossi giii come il Minislro altribuisca la eagione prineipalc del disordine alKessersi registrale unicamente sul libro delle partite le mutazioni dei posses- sor!, anehe allorquaiido involvevano la divisione di una particella di terra in nuove frazioni', 0 come ora si proponga di delineare queste frazioni sulla mappa (I) Eilitto 50 scltembre 1782. — Islruzione IB sellembre 1791. — Decreto 9 febhrajo 1809. — TARAMor.A, Sixlcma jiiatko del Censimento prediale milanesc. E DEL SUO AVVENIRE. 43 p lii registrarle nel calaslo. E senza ilubbio (jueslo e provvedimcnlo assai utile; e venue adottalo anche nel Ccnsimeiilo lombardo-veiicto. Ma, comcgia accennai, tioppo gran peso gli si allribuisce. Nei pacsi di Censimcnlo milancse, giova ri- peterlo, (|uesla pralica e per consuelo inusilala; c luUavia la serillura censuaria si e gencralnuMilc conservata per oitre mezzo seeolo con quella ciiiarezza clie tutti sanno, c clie non vennc per avventura raggiunta in altri paesi ove la pra- lica anzidelta e in vigore. E percb6 cio? pcrche il sistema milanese ha in se stcsso una tale bonta, ed e sussidialo da tali altri accorgimenti che bastano a tutto anche senza quest' ultimo; ed al eontrario questo solo non basta da se a raggiungerc lo scopo. E difalto, il Ministro cbbc ricorso anche ad un altro miglioramcnto che tien molto del sistema milanese: vuole cioe che in ciascun dipartimento si istitui- scano degli ulVicj censuarj suballerni airuflicio centrale e superior! al comunale; che a questi utlicj, che diremmo di circondario, incuniba la cura di tenere in ehiaro Ic mutazioni di possesso, e che si fattc opcrazioni si ripetano poi negli altri ulVuj indicali di sopra. Ed anche questo c provvediniento utilissimo. Ma io chiedero se si voglia fermarsi a queste generali disposizioni o recarle a compimento con ulleriori preserizioni che valgano ad assicurarne il buon eirelto? Chiedero sc si voglia adottare qualche mezzo coattivo per avere le de- nunzic entro un termine conveniente; se curare che le registrazioni sieno ese- guite subito dopo; se migliorare la loro forma materiale; se finalmente provve- dere a che le registrazioni non solamcnte si eseguiscano in diversi ufilcj, ma lopcra degli ufTlcj inferiori venga sopravegliata e rivedula dalsuperiore? Queste cose mi pajono indispcnsabili; e non vi possono supplire le preserizioni con- tenute ncirarticolo 11." del progetto circa I'uso delle indicazloni censuarie nei contratli c negli atti giuridici; le quali valgono a preparare la materia della re- gistrazione, ma non bastano a regolarne la pratica esecuzione (1). (I) II signor Robcrnier in piii scrilli ha proposto, come im mezzo opporlimo alia piu fa- cile conservazione del Calaslo, clie i singoli appezzamenii si debbano iiulicare nei registri censuarj c nei documenii, non gia con un semplice munero corrispondenle alia figura di mappa, ma con piu numeri cspiiiiienli la distaiiza del mortice di ciasniii angolo di essa /irjura did imridiano del hwiju e dalta sua perjtendicoiai-e, o in allri termini la lalitudine e loiuji- iiidine di liitli questi angoli. Vedi Roberkier, De lu prewe dii droit de propriele., vol. II , Paris, i8'i5-184'l. — Idem: Dii Cada>!lre el de su conservation. Ains, t84S. lo dubilo peri) die queslo sislema, in apparenza ingegnoso ma involulo, possa applioarsi ncUa pralica; n6 vedo un sufficiente molivo per sosliluire I'enunciazionc di piu numeri a quella di un solo. La diflicolta e riposta ncU' indicare opporlunamenlc nelle mappe le nuovc divi- sioni e suddivisioni , e non gia nel ripelere qucsle indicazioni nei rcgislri e nei documenii; c se consislesse in quest'uUinio, io temerei clie essa venga col proposto melodo piuttosto ac- crcsciuta clie diminuila. 46 DEL CATASTO ATfUAI-E DELL A IRAISCLV C.U'O SECOMX). Dei vambituiteiill ncfili ofjyelli. LXII. So iinporta il leiiero in cliiaro Ic nuUazioni dci possessor! dei I'oiuli.non e iiKMio imporlantc il ('(inoscoro. so i fondi cho (>raiio sogficlli airiniposla hanno siibito iii'lla loro consisloiiza o iiclla loro dcslinazionc cambianicnli di tal I'atta per cui la giustizia richicda clic siano in UiUo od in parte sottralU al Ccnso,od esentati ti"ni]iorauoanientc dal tribulo; c sc vicevorsa si debbano eoinprcndere ncl Censo od assoggettare al Iribnto que' fondi die da prima non vi erano com- presi 0 godcvano il privilegio di un'csenzionc toniporanea dal tributo. La conoscenza e la plena dimostrazionc di questi mulamenti coslituisce la seconda parte della conservazione del Catasto. Alia quale si aggiungc quasi per eorollario un'operazione assai mono rilevantc ed eslcsa, ma pure da non tra- sandarsi; ed e la correzione degli errori elie si scoprisse essere incorsi nel Censo o fin dal niomento della sua costituzione o per sueeessiva perlrattazione degli alti, c che i)er 1" indole loro siano tali da doversi eniendare in qualsivoglia tempo. LXIII. Intorno alia correzione di questi errori poehe parole sono a dirsi. In generale. dopo clie il Censo fu costiluito ne' modi prescrilti dalla legge, e dopo I'he i risultanienti di esso I'urono regolarmente pubblieati c ne furono decisi i reelami, non e piu dato rifare il gia fatlo. e dislruggere gli cffeiti delle eose giudieale. Tutlavia la correzione non puo negarsi quando risulti che, dopo la decisione dei reclami,coceorso qualcbe errore materiale. come a eagione di esem- pio nel calcolare la rendila di un foudo in ragione della sua superficie c della tariffa dclia sua qualita e elasse, nel Irascrivcre la rendita risultata da tale ealcolo e simili. Quanto alia soslanza di quesli errori, baslera il precisare con esallezza ([uali siano correggiiiili in ogni lenipo secondo Taccennalo i)rincipio-, e quanto alia forma, sarJi da slabilirsi un metodo chiaro e preciso per inlrodurle nei catasti e nel libro delle partite. Ne io mi fermero su questo argomenlo. Accennero solo che nei paesi di Censimenio milanese queste eorrezioni si inlrodueono nel libro delle partite con metodo conl'orme a quello die si pratica per le mutazioni dci possessor!, annotando cioe come uscita dalla partita la particella su cui cade r errore, ed inserivendola poscia di nuovo siccome entrata coUa superficie e E DEL SUO AVVENIRE. 47 rendita e cogli altri dati calaslali correlli^c die (jucsto mctodo riesce del pari agevolc c chiaro{l). LXIV. Piii diflUile c dispiitalo e raigomento dolle mulazioni die avvengono nella sostanza e iiclla dcslinazioiic doi foiuli, e delle eoiisegueiili variazioni di esliino od escnzioni d'imposla. Nel ([uale oggello le leggi cd i regolamenli stati fiiiora in vigorc nella Frantia ammcltono una grandc dilTerenza fra i lerreni e gli edifizj. Pei terreni e prevalsa la massima die gli alti cataslali si debbano immulare soltanlo per queste due cagioni: priniamcnlc se per alluvionc si c formato un fondo clio non esislcva, o viceversa e sconiparso in lullo od in parte per sco- scendimenlo di lerra, abrasione o costante occupazionc di aequc: in secondo luogo, se un foudci o parte di esso vicne occupato nc;! costruire una pubbliea strada od altra opera per indole propria esenlala dal Censo; o viceversa una strada, una piazza o simile viene ridonata a eollura. Nessuna mutazione si ese- guisce negli atli eensuarj se un fondo viene niigliorato o deteriorato, o da sterile rcso frullifero, fosse pure per sola forza della iialura (2). Per gli edifizj al contrario si ammise una generale revisione delle stinie di dieei in dieei anni, per niodo die le slime si niutano andie per rilevanti mi- glioramenli e delerioranienti, e persino per variazioni di rendita procedenti da eause eslrinseche e indipendenti dallo stato delPedifizio (3). 11 progetto di nuova legge, tenendo ferme le anzidelle disposizioni, vi aggiun- gerebbe anelie una generale revisione delle stinie dei terreni di trcnta in trenta anni, la ([uale di necessilii abbraceerebbe, eonie quella dei fabbricati, ogni de- lerioramento c miglioramenlo anclie industriale, e le mutazioni dei valori e delle rendite indipendenti dallo stato materiale del fondo. LXV. Ho gii\ toecato piu sopra Pargomento delle generali revisioni del Censo estese ad abbraeeiare qualsivoglia mutamento della rendita, e mi parve che si fatte revisioni portino seeo tropjio gravi inconvcnienli. inceppando lo sviluppo deiruniana industria applicala alia i)roduzione agricola, e rendendo piu o nieno ineerti i valori dei fondi sempre niinaeeiali di un maggiore aggravio d'imposla. Tulto ponderato, mi seiiibra preferibile il sistema finora seguito in Franeia, il quale potrebbe essere condotto anehe a maggiore semplicita ed uniti di principj (1) Tarastola, Sislcma pralico, ec. (2) liecneil melhodiqiie. Tit. XI. (.■5) Legge 3 friniale anno VII. 48 DEL CATASTO AITUAF.E DELLA FRANCIA E DEL SUO AVVENIRE. accostandosi piu strcltamonto alio iiiassiino ailoltatc pel Censimonto lombardo-ve- lu'lo (mI in gran pailc dcsnulc dal niilancse. Sccondo qucstc, di cinque in cinque anni si cscludono dal Censo o si cscntano dalPiniposta tuUi i beni o perenti e dislruiti per qnalsivo^lia eaj!;ioiie, o divcnuli infrnttiferi senza eolpa del posses- sore, o destinali ad uso pubblieo e siniili, siano dessi terreni od cdifiej: e vice- versa si intioducono inCenso o si assoggetlano al tiibulo tuiti i beni o nuovamentc formati,o divcnuli produtlivi per sola forza della nalura, o soUiatli all'uso pub- blieo e simiglianli. Ncssuu eonto poi si licnc dei semplici niiglioramcnli e de- Icrioranienli delle terre. nc dellc ampliazioni e demolizioni paiziali dcgli cdifizj quando esse eadono nel perimelro di una supcrficic gia censita come fabbrica, e per consegucnza si risolvono propriamenle in semplici miglioramenti o dete- riorainenti di un edifizio prccsistcntc: solo, ad incoraggiarele nuove costruzioni 0 le ricosCinzioni di ease interamentc demolite, si accorda loro Tescnzione del- rimposta pel corso di dieci anni(i). LXVI. Quanto alia pralica applieazionc delle massime, abbastanza bene mi sembra provvcduto dai regolamenli fiancesi alia ricognizione dei beni perenli, alia stima dellc alluvioni e siniili. Sc non che , si potrebbe per avvcntura desiderare ebe anehc in Francia le lustrazioni territoriali si escguissero complcssivamentc di tempo in tempo per lullo il lerritorio anziche pralicarle qua c lii secondo il chicdono i possessori: e che piu positive ed accurate si impartissero le norme speciali per introdurre nellc mappe e negli atti catastali i consentiti nuitamcnti, e per tenere esatto conto degli aumenli c delle diminuzioni. Lc quali cose io non andro sviluppando piu da presso od illustrando cogli csempli del Censimento lombardo-veneto, dubitando di parcre troppo grandc estimatore delle cose patric, c Iroppo mi- nulo indagatore di pratiche meno importanti cd aliene dalla natura del pre- scnle discorso. Tcnierei anzi di cssere gia trascorso a queslo estremo se non avessi per fcrmo che molte pratiche, le quali, considerate ad una ad una, sembrar possono di lieve momenio, tulte insieme costituiscono la forza ed il ncrbo di un buou Censimento e ne assicurano la durevole e perfetta conservazione. Ed il presente ragionamento avrii forsc dimostralo queslo vero con opposti esempj. I quali io desidcro ricscano fruttuosi, sc non alia Francia, ove appena perverranno questc poverc mie parole, almcno a quegli Stati d' Italia che si affaticano intorno ad un buon Censimento. (I) Regolainenio 50 maggio is'ie. ESAME ANATOMICO DEL SISTEMA ARTERIOSO DELL' ARTO INFERIOR E VENTIDl'E A>M DOPO LA LEGATL'BA DELL'aRTERIA FEMORALE PER ANEIRISMA. JlilQeiitoticc D I LUIGI PORTA. I.ella ncM" nduiuinza del piorno 22 liiglio 1047. Uopo clie Giovanni Hunter introdusse nella moderna ehirurgia 11 inelodo da lui intitolato di legare le arterie per la cura radicale delPancurisma estcrno. c da molte osservazioni venne dimostrato, che I'arteria aneurismatica eon que- sto melodo si piio ehiudere inipunemente, i palologi furono vogliosi di sapere per quali alterazioni del slslema arterioso delParto la natura sopperisse al tronco obiiterato. L'aneurisma essendo svcnturatamente malattia frequenlc, ie opera- zioni di legatura si mollipliearono in quesli tempi, principalmente agli art! in- feriori, ma le neeroseopie di eoloro ehe operati con suceesso morirono da poi, non seguirono la stessa ragione, a motive priniieraniente della rara com- liinazionc d'imbattersi nel paziente ehe muorc, onde raeeogliernc il pezzo:poi della dillieile riuseita deH'injezionc; e per ultimo del sacrificio, a eui poehis- simi della professione sono disposti, di una lunga e penosa preparazitme. Della realtii dei quali oslacoli nc fa fede il fatto positivo, ciic in mezzo a piii cenli- naja di legature di arterie eslernc intraprese in Europa da Giovanni Hunter a noi, sebbene la maggior parte degli operati debbano essere al prcsente man- eati, il numero dei pezzi patologici resi di pubblico diritto e assai piecolo: e nella tcnuita del numero sarebbe diflkilc di citarne uno, che non sia mancante od al di sotto dellc nozioni che oggi abbiamo sul sistema anastomotico che nelle membra si costituisce intorno ai tronchi obliterati dellc arterie. Egli e per roi. III. 7 {JO ESAME ANATOMICO tutto »ii\, clic avendo io avuto la rara opporlunila di dissecare un arlo infc- riore 2i aiini dopo rallaceiatura dclPaileria femoiale cstcrna per aneurisma, credo di inolta iinporlanza per la eliirurgia di pubblicarnc i risullali dcirau- tossia e le particolarita ehe il pezzo olTriva(l). Uoinenieo Ma^aroli, inercaiUc inilanese, di 52 aniii, sano c robusto, la state 1824 per una distrazione del ginocehio in seguito a cadula no ebbe un' aneu- risma al poplite destro, il quale P anno apprcsso operate nell'OspedaleMaggiore di Milaiio. nu'dianle il laeeio cireolare dell'arteria IVnioralc^ estcrna al terzo su- periore delta eoseia, guari,sebbene I'arto operate sia riniasto seinpre alquanto atrofico, debole e zoppicante. Da 22 anni godeva il Magaroli della niigliore sa- lute, quando la primavera del 1847 inferinatosi di i)erii)neumonia niori in pro- |)ria easa alia tine di marzo. II eadavere non diniostro che le traeeedeirinruun- niazione solTerta al petto; per eui, tagliato fuori I'arto inl'eriore destro insieuie alia pelvi, c trasportato nella Cliniea ehirurgica di Pavia, il nicdcsinio venne quivi da me e dal niio assistente, il dottore Corneo , injettato per le due ilia- ehe desire esterna ed interna con una massa di sego, einabro e poca cera: e riuseita Tinjezione felicemente, si fecc la preparazione del membro intero; la quale porlo un lavoro per entrambi oltre a sei settiniane. II sistema arterioso esaminato nel eadavere dal cuorc alle prineipali dirama- zii>ni dell" aorta era illeso lino alia eoseia destra, ove I'alterazione di queslo sistema indotta dall'operazione estendevasi dall'originc delle arterie femorali al principio dcllc tibiali. L'arteria femorale superfieiale divenuta ancurismatiea in fondo al poplite ed atlacciata al terzo superiore della eoseia era intcrrotta in ambi i luoghi e prc- sentava tremonconi: uno superiore, uno intermedio ai punti obliterali, ed uno inferiore. II moncone superiore, lungo quattro poUici, dava tre rami ampliati, sotlo ai quali i)el trallo di quindiei linee, sebbene rappieciolito forsc della mctii e senza altri vast laterali, non era legamentoso ne ehiuso dal trombo interno, come per I'ordinario avvienc, ma conservavasi aperto in fondo cieco a foggia di ditale, ripieno di materia injettata, e finiva anzi con un'estrcmita clavata (fig. I a), ft moncone mediano distava dal superiore di sole sei linee, ed entrambi erauo congiunti per un legamento intermedio (fig. I c) in forma di bendello largo quat- Iro linee, bianco, fitto, di una tessitura veramente fibrosa e fermamente agglu- linato alia faceia posteriore dell'apice (a h) dei due monconi, i quali perciogli (I) Io del>bo alia gcnlilezza e cooperazione del doltore Carlo Alfieri di Mitano, di essere Malo avverlito del case c di avere oltenuto dopo I'apertura del eadavere il pezzo per la prc- paruziono. DLL SISIEMA ARTtRIOSO DKLL'ARTU liNTERIORE, EC. '61 stavano davanti c lo loprivano. Qucsto IcKamenlo nuovo inlcmiedio ai mon- ooni, dopo vciitidue aniii si polcva lilcncro permanente. II moncone inodiaiio dclia fciiioralc lino alia sede dcll'ancurisma misurava scttc, pollii'i, era cicatrizzalo all'apicc in foiido cicco, assotlif^liato cd ostrullo da uii lionibo iiiterno di olUi lincc; poi si riajiriva riac(|iiislando caliln'o nalii- rale nel mezzo del poplite, e loniava a rcstringersi in basso, cssendo viciii" alTaneurisma eliiuso nuovamcntc da! grumo inlcnio. Nel quale Iragitlo il inoii- oone mcdiano spiccava quindici rami femoro-poplitci di vario calibroedi piu niollo ailargali. II luogo deli'aneurisma in corrispondenza della solcalura dei condili del feniore , e prccisamente fra le arlerie arlicolari superiori ed inferiori, era conlrassegnato da un eilindro luUo solido,del dianielro di cinque edella lungliczza di dodiei lincc, c di un Icssulo bianco, fillo, omogcneo, lenacc. fibrose ed or- ganizzalo sciiza vestigia di pareti membranacee, o di coaguli indicanti la pre- scuza dcirarleria c dcll'ancurisma (fig. II o a). La poplilea finiva improvvisa- nu'nle ncll'cstrcmita superiore del eilindro solido ora dcscritto, conservando lino al punlo d'inserzione la tessitura naluralc c distinia dclle parcli, scbbenc fosse occupata dal trombo (fig. II): eio die portava a credere, clie I'arteria fosse tronca nel luogo dciraneurisma e non enlrasse nella composizionc del eilindro atlualc. Parimcnlc il moncone inferiorc della poplitca di due jjollici in lungliczza si anneslava colle sue parcli all'eslremita inferiore di (|ueslo, conscrvava la naluralezza del lume c della tessitura, maneava di trombo e dati colle artico- lari inferiori quattro rami lalcrali, finiva ncllc artcric tibiali. La circolazione latcrale fra i monconi deUartcria oslrutta era dirclta cd in- diretta. La prima si faceva col mezzo di anastomosi dirette. Dal moncone su- periore, (luindici linee sopra la cima sul lato inlcrno usciva un grosso ramo dilatato c dalla radice di qucsto ramo dilatato scendcva un bcl vasclto (fig. 1 (I ulli' anasloniosi che fanno la eireolazione dirella. ho dimostralo con una scrie di esperinienii e di fij^ure le nuovc anasloniosi elie nci bruti si ordiseono deii- iro le arlerie legale c dentro i trombi inlerni elie Ic riemjiiono, cosa non visla ne sos|)ellala per lo addietro , ma per mancanza di o|)porlunila non avendo polulo vedere, io allora mi limilava ad ammettcre per analogia che le stcsse anasloniosi polessero gcnerarsi anclie nelle arterie oblilerale dell'uomo. Ora il pczzo i)alologico ehc descrivo, e di eui porgo le ligure (llg. 1 e II), dimoslra ineon- trastabilinente la verita di un fatto da prima ignoralo cd ammesso priinamcnte da me per una ragionevole illazione di quanto avea osservalo nellc arterie dci brnli. Nella nienlovata sezionc della mia opera, confcssando di non avere mai potiUo seoprire eoinc i nuovi arciii anaslomotiei si sehiudessero c venissero a eomunieare eoi vasi primitivi, di cui fanno seguito, congclturava, die il feno- meno in origine succedesse per inosculazione dei nuovi vasellini, i quali so- s])inli daH'onda sanguigna vengono ad inconlrarsi e si abboccano. Ebbcnc, nella lenioralc allaceiala del Magaroli, il fenomcno deirabboccamenio dei nuovi ar- ehi anastomoliei non e piii una congellura, ma un lallo positivo cd innegabile. Ad anibedue le eslremita del moncone inediano il vaso nuovo germogliato su- pcriormenlc a seeonda deH'onda sanguigna, serpeggiando in basso per cnlro la matricc del trombo interno, ne sortc e linisce all'orificio inlcrno di un ramo primilivo con cui si agglutina e conlinua (fig. 1 c 11). La eireolazione latcrale indirelta si laccva superiormente dal moncone supe- riore della lenioralc supcrlieiale oblilerata c dalla I'emorale jjrofonda; inferior- nu'ntc, dai rami della femoro-pojilitca sopra e sollo il luogo deirancurisma fino alio tibiali, ed il nuovo sislcma anaslomotico avcva per substrati i principali innscoli della eoscia, Ic due diramazioni del ncrvo grandc ischiatico, il tibialc ed il pcroneo ed i leganicnli del ginocchio. Dci Ire gross! rami ainpliati del moncone superiore della femorale csterna, il primo estcmo suddiviso cntro 11 muscolo sartorio, coi rami ricorrcnti del sc- condo femorale del inoncone inediano forniava un grossissimo arco anastomo- lico a zigzag, e poi un'elissi a due archi piii esili: il seeondo ramo inlcrno del moncone superiore dopo il rametto anastomotico dirctto sopra descritto, in scno alia jiorzione media del tricipilc adduttore coi due primi rami fcmorali DEL SISTEMA ARTERIOSO DELL'ARTO INFEIilORE, EC. •J3 del nionconc mediano, due belli clissi auastoinolki oiidulali: il lerzo rarao estcrno del moncone superiore coi rami licorrenli del secondo e del quarto fe- niorale del moncone mediano sopra c denlro Ic carni del muscolo vaslo estcrno dci niaj^niliei elissi a pii'i brnnclie torliiose. Cosi the i Ire rami del moncone sujjcriore coi |)i'iiiii (|uattro del mediano facevano piii di dodici arelii anaslonio- tici tutti ami)liali; tragittavano forse una meta del sangue del tronco obliterato al moncone mediano; ed c verosimilc clic in vita lo faccsscro pulsare; avvc- ^naclie selle degli archi aiiastoinotici samincntovati erano am])j, eorli e diretti. I! tronco della I'cmoralc prolonda maiiiiVslamente ingrandilo fino dalla sua origine: e de'suoi rami la circonllessa interna di capacita ordinaria non man- dava vasi dilatati in basso e non |)artecipava, come la circonllessa csterna e le perforanti, al uuovo sistcma anastomotico della coscia. La circonllessa eslerna giganlcsca: il suo ramo ricorrente al gran trocanterc ed una serie di allri rami muscolarl superiori di calibro naturale: mapiii sotto in mezzo ai muscoli i[uadrici|)ite e bicipilc la maggior parte dci rami eircon- llessi molto allargali: al tcrzo iiil'criorc cslerno della coscia iiUrecciati in una rele Ic diramazioni della circonllessa eslerna, delle perforanti e del grandc ana- stomotico poplileo: poi al margine superiore della rotella edintornoal tcndine iU'\ (piadriclpile le iillimc projtaggini della prima allluenti nclle articolari su- periori esterna ed interna. In tal guisa la circonllessa eslerna alimenlava tre dei principali rami della poplltea coi quali faceva dieci a dodici archi anasto- motic! ampliati di vario calibro. Dal tronco della femoralc profonda. dopo la circonflessa in mezzo a molti rami nalurali cd cstrauci al nuo^o sistcma anastomotico, uscivano prima due rami minori accresciuti enlro i muscoli rctto e gracile pel quarto e sesto ramo della poplitca: poi alia mcla posteriore della coscia due grossi rami ondulati. i (juali entro i nervi pcroneo c tibiale, convertili qucsti ncrvi in propria guaina, (lavano rami di conmnicazionc al grande anastomotico poplitco ed alia gemella. e poi sortendo, il ramo del ucrvo peroneo entrava nella ricorrente posteriore della tibiale anteriore: Tallro del nervo tibiale alTluiva intero nella ricorrente della tibiale posteriore. Inline le tre ultimc e piii grosse jicrforanti in scno ai muscoli semimcmbranoso, bicipite e vasto estcrno suddivise con altretlanti rami del grande anastomotico popliteo ordivano un magnifico intreccio di otto a nove grossissimc anastomosi: per cui tutti insieme gli arcbi anastomotici della fe- moralc profonda eoi rami della poplitea sommavano almeno a diciotto. II moncone mediano dall'apice lino all'aneurisma dava (|uatlordiei rami: in corrispondenza di questo I'arleria gemella obliterata alia sua radice; e nella sua parte inferiore sotto I'aneurisma quattro rami; in tutto diciannove, ecoUe S4 ESAME ANATO.MICO due tibiali ventuno rami. Dei quattordici rami al di sopra, quattro piccoli o mc- dioeri e scnza aiiipliai!ionc;^li altri dicci dilatali in vario grado. I primi quattro rami del moncoiu" mcdiano ricovcvano vasi ainpliali unieamonte dai Ire rami ampiiati del moucoiu" supi'riore, iioii olTrivaiio die i loro rami superiori ricor- renli ingrandili, c figuravano come sempliei vasi infercnti dello stesso moncone infcriore da cui uasccvano. II ramo grandc anaslomolico chc sucecdcva era ve- rameiUe mt'iitcvole di (|ii('slo noiiip, aiiii)lissiino iicl sun Ironco e con unamol- titudinc di arclii giganlosolii s'annodava colla eirconllessa eslcrna, le ])erl'()ranti, le arleric dei ncrvi; e fra lante diramazioni superiori ricorrenli anipliate. non getlava direltamonte in basso chc una mediocre branca ad un ramo popliteo aiionimo eiie gli stava solto: per cui il grande annsloniolico figurava come il precipuo vaso alTcrcnle dclia poplitea: ed i- infaUi al suo sbocco, chc il Ironco di quest" arteria si mostrava panciuto, e poi riacquistava il calibro naturale, nientre al di sopra era sensibilmcnlc alrofico. Dopo il grande anaslomolico, i rami die seguivano fino all'ancurisma erano a considorarsi come cITcrenli della poplilea: c fra essi si distinguevano lie popliici anoninii di inolla grandczza intcnncdj al grandc anastomotico ed alle arlicolari superiori: uno esterno, il quale grosso alia radice e con grosse brandie derivale dalle perforanli c dal grande anastomotico, ne mandava delle maggiori in basso per I'arlcria gcmclla e Parlicolare supcriore esterna: gli altri due anonimi poplilei interni; il primo supcriore grossissimo discendeva sul condilo interno, aflluendo nci rami della circonllessa esterna c delle due arlicolari superiori; I'altro ramo parimenle gros- sissimo dopo un iragillo di sellc pollici sul lalo inlerno del ginocchio fino alia tuberosilii della tibia faceva colic arlicolari interne una rete di sei o settc ar- ehi anaslomolici; c poi racco^liendosi di nuovo in due tronchi immetteva nei due rami della ricorrentc tibiale poslciiore. I Ironchi delle arlicolari superiori al di S()j)ra del punlo obliteralo dciraneurisma erano poco am])liati; ma molto piu le diramazioni lore pci vasi die ricevevano superiormenlc dai rami ])o- plitei precedenii c dalla circonllessa. L'articolarc supcriore interna sul condilo corrispondenle faceva un magnilico pcnnacdiio d' anastomosi ampliate colla compagna dell'aliro lato e la circonllessa pel circolo della rolella; maun aico principale die iigurava come continuazione del tronco entrava ncll'artieolare infcriore inlerna. L'articolarc supcriore esterna sul condilo esterno formava una superba digilazionc, da cui sorgevano rami ricorrenli per la circonllessa esterna ed un ramo popliteo anonimo; rami per rarlicolare interna ed il circolo della rolella; e poi quattro grosse diramazioni discendenti, due posteriori c due an- teriori per larlicolare infcriore esterna. Dalla porzione oblilerala della poplilea corrispondenle airaneurismasortiva DEL SISTEMA AR TERIOSO DELL' ARTO [NFE RIORE , EC. J^S i'arloria geinolla pci muscoli dcllo slcsso nomc; ina cssendo quest' artcria obli- lerala alia radice, riccvcva superiormonte rami dal vaso discendcnte enlro il ncrvo lil)ial(i |)ostorior(', c da uno dci rami poplitci anonimi; cd ^ per qucste sorgoiUi die rarleriagpmclla si manteneva apcrla e del ealibronaluralc in onta aU'oblilerazione del suo troneo. L'ultima estreiiiitu della ])()plitea fra I'aneurisma e le tibiali rappresentante il moncone inferiore dava (|iiallro rami: uno interno piecolo. anonimo, di calibro naturale e scnza anastoinosi palesi: il secondo parimente interno, anonimo, grossetto, il (piale sollo al eondilo faecva un solo e lungo arco anastomotico eo! ramo pojilileo anonimo, giganleseo, ebe si disse per sette pollici discenderc dalla poplilea alia rieorrente libiale jiosleriore. Dellc articolari inferiori, P interna assai sviluppala suUa luberosita della tibia facea una retc di rami piii grossi del troneo, i quali concorrendo al eireolo della rotella si univano eolle altre arti- colari, in is|)eeie la superiore interna e la rieorrente tibiale ])OSteriore: Tarli- colare inferiore eslerna , aneora piii grande sulT orlo posteriore del eondilo estcrno, dava due rami aH'arlicolare superiore esterna c due rami per la ri- i:orrente tibiale posteriore; c poi eoHa eontinuazionc di questi rami sboccava nel eireolo della rolella. L'eslremila inferiore della poplilea avea calibro naturale e si biforcava nelle due tibiali, parimente di grandezza naturale, ed alimentate ciascuna dalla po- plitea c dalla propria rieorrente. La libiale anteriore aveva due rieorrenti: una posteriore ]>iu grossa, ebe rieeveva il vaso discendenle entro il nervo peronco, e Ire belle diraniazioni posteriori deirarlicolare inferiore esterna: Taltra rieor- rente anteriore piii piccola, divisa in quattro rami sulla faccia anteriore esterna della tuberositu della tibia, I'aeeva mollepliei anastomosi eolla stessa arlieolare inferiore eslerna. La libiale |>osteriore aveva una sola rieorrente grossissima, la quale sul margine interno dello stineo della tibia biforeata, col ramo infe- riore congiungevasi al ramo piii grosso del grosso ramo poplileo anonimo, e col- Taltro ramo suddiviso teneva branebe di eomunieazione eolle artieolari infe- riori ed il eireolo della rotella. Questo eireolo della rolella era rapprescntato da una rete amplissima arleriosa, disposla eireolarmenle all'osso sopra e sotto il tendine del niuscolo quadrieipite cd il legamcnto rololo-tibiale c risultava dal eonvegno delle ullime diraniazioni della eireonllcssa eslerna. dei due rami po- plitei iulerni anonimi, delle (iiiatlio artieolari e delle rieorrenti tibiali. Tale era la dis])osizionc del sistema anastomotico delle arterie della coscia in giro al troneo centralc obliterato. Essendo la femorale superlicialc oslrutia nei due punti summentovati, il .sistema delle anastoinosi laterali s'annodava in due gruppi o circoli distinti S6 ESAME ANATOMICO intorno ai moilosimi. li priino cireolo su|)criorc pprifcrico al luoj^o opcrato dclla fomoralo si facova fra i trc rami dol inoncoiie supcriore, alcuni rami dclla cii- conllcssa eslerna e lo jirincipali diramazioni delle perforanll coi primi cinque rami dol moncone modiano, comprosovi il ramo grande auastomotico poplitco: Ic qiiali diramazioni siiperiori ed inlVriori, at'corrcali c ricorrcnli in scno ai principali museoli dclla coscia suddivisi, intesscvano una rctc pcrifcrica di circa Ircnta archi anaslomotici, del lumc ciascuno di uno aire millimclri, per la quale il sangue con breve giro guadagnava Talvco ccnirale dclla jioplilea, le conser- vava la cavitii e grandezza naluralc, c prohabilmenle ancora rcslituivalc una parte del ballilo. II sccondo cireolo anasloniolico intorno il punto obliterato deiraneurisma teneva il ginoecbio girando intorno ai condili ed alia rotcUa, ed aveva per radici al di sopra le estreme diramazioni dclla circonllcssa eslerna, Ire rami pojilitci anonimi mollo allargati e le due articolari suiteriori; inferior- mente le articolari infcriori e le ricorrenti tibiali rese gigantescbe: queste dira- mazioni decomponendosi intesscvano una scconda retc di venti a venticinquc arcbi anastomolici, del calibro di due a (]uatlro millimetri cadauno; pei quali archi il sangue, chc per roblilerazione dcirartcria aneurismatica al di solto era impedito di proseguire, traboccando nuovamentc dalla poplitea nci rami peri- lerici al ginoecbio raggiungeva P ultima cstremila dclla stcssa poplitea al di la deiraneurisma per seguire da poi il suo cammino naturale alia gamba. Pero i due circoli anastomolici (piivi aceennati non crano alTallo isolali I'un I'allro. avvegnache la circonllcssa eslerna sul lato eslcrno dclla coscia nel lungo suo cammino dava al Icrzo inferiore dei rami ani])liati al grande anasloniolico ])o- plitco pel cireolo supcriore; e poi sul Icndinc del musculo quadricipile lermi- nava con parecchic diramazioni grossissime nclle articolari superior! pel cir- eolo inferiore. In tal guisa il sangue che sul lato eslcrno dcirarto usciva dall'alveo centrale alia biforcazione dclla fcmorale comune, veniva successlvamenle filando pei (jualtro anelli anastomolici della circonllcssa eslerna, delle articolari esterne superiorc ed inferiore c della ricorrcnle tibialc anteriore prima di rientrare ne- gli alvei centrali della gamba. Sul lato intcrno c posleriore pei rami fcmorn- poj)litci, esso a diriltura allluiva nel Ironco dclla poplitea; da dove per le trc anella anastomoticlie dei rami poplilei anonimi, articolari inlcrni superiore ed inferiore e della ricorrcnle tibialc posleriore, raggiungeva la stcssa meta. Concbiudendo. i falti piii imporlanli per la scienza sonnninistrali da questo pezzo sono: I." la perfctta oblilerazionc deiraneurisma non ostanle la permea- bilita cd interezza di calibro del moncone mediano della poplitea, che rese quest' ultimo nuovamentc centro della circolazionc della coscia, come argomento DEL SISTEAU ARIERIOSO DELI.ARTO LNFERIORE, EC. ji? (•()in|)rovanU'. clic lii dilata/.ione del priiiio ciri-olo aiiastoniolico lia doviilo farsi lH»siciioimeiil(^ alia cliiiisura del tuiiiori- jmi' mezzo del coa^ulo; — :2." la geiiesi di nuove anustomosi dirctlc nclla inalrice dei grumi iiiterni dcllartcria oblile- lala. fatlo nuovo, noii aneoia osseivato, per quaiilo iiiieoiista. iiella patoloj^ia (leiruoiiKi; — 3." la coiiversioiie dei iiervi pcroiieo e libiale in sempliei jiuaiiie dei urtissi arelii anasloiiioliei die raeehiudevaiio: dal ([uale statu di atrolia dei iier\i assai probabilmciilc pi'occdetlero Patiolia e la debolczza superslite dellarto ope- lato ill onla al >;i'aiide sviluppo del sistema aiiasloiiiotieo del iiiedesinio; — 4." il iiuinero delle anastoiiiosi iiidirelte , iiiolto .supcriorc in (jucsto . ehi^ iiegli altri pczzi analoglii lino ad oia pubblieati : il chc vicne in appoggio di una propo- sizionc da nic altiove niotivata . elie al eonfronto colla rieeliczza del sistema anastoiniilieo . elie iiejjli aniinali si cosliliiisee in segiiilo alia legatnra dellc ar- terie eenlrali tielle membra . la poveila ed insullieienza dello stesso sistema . qnale e state lappresentato c deseiitlo iiei pezzi patologlci dell' uomo . debba esseie in buoiia parte illusoria perdifedo di materia injeltata e di preparazioiie. t ul. lit. 58 l>KI. SISTEMA ARTERIOSO DELL'ARTO INFERIORE, EC. DESCRIZIONE DELLA TAVOLA. yucstii uivola piesPiUa ducsczioni dpH'arleria fciiioialc csleina di Donienico Magaroti . allacciata da 22 anni. li^. I. St'zionc dell' arteria operata con un vaso aiiastomolico diictto. a iiionconc supeiiorc pervio fiiio all' cslieinita e ripieno della cera injeltala. h iiioiuonc infcriore spaccalo oon un tionibo cilindrico di otto linee nt'I mezzo. ( licndcllo Icgamentoso intermcdio ai nionconi. (hi vaso aiiastomolico nuovo, il quale discendendo dall' ultimo lamo la- tcralc iiilcrno del moncone superiorc penetra I'apice del moncoiie infc- riore; scorre entro il trombo , e poi in basso sortcndo iinisce ad ino- scularsi aH'orificio inlerno del primo ramo laterale interno dello slesso moncone inl'eriore. I'i)!. II. Si'zione dell'arteria poplitea e deiraneurisma con nn vaso anastomo- tico nuovo interno. nn cilindro fibroso superslite all'aneurisma, spaccalo, del diamctro di cinque e della lunghezza di dodiei lince. h trombo interno, il quale pel tratto di dieci lince ostruiva la poplitea appcna al di sopra del cilindro dell' aneurisma. fp vaso anastomolico interno nuovo, il (jualc, sepolto entro il trombo h. superiormcnle si apriva nel lume della poplitea. inleriormenle ab- bandonato il trombo si ripiegava airindietro c vcniva ad inosciilarsi aH'orilicio interno deli'arlicolare superiore esterna. (/ arlcria articolare superiore eslerna. r/// /// -i /*■ /i///f/'f*rf t/f.f A" i W/r-rt,' DELL'USO GUI ERANO DESTINATI I VETRI CON EPIGRAFI CIFICHE, DELLA ORIGIISE, ESTENSIOKE E DURATA Dl ESSO. Jll9euu)«ia UI CARLO OTTAVIO CASTIGLIOINI. ll consenso dclle nazioni ncll' attribuirc ai melalli iiobili cd al lame e suoi composli la rapjircscntazionc del valore, e ncl renderli cosi il mezzo univer- sale di cambio dellc merci, e uno dei fenomeni che inaggiormenle si meritano le meditazioni del filosofo inlento ad indagare. sc una lale rai>prescnlazione sia una quasi nccessaria consegucnza dello stalo di civilta, c della atlitudine a tal uopo dei mentovali melalli dciivantc dalio splendore, durevolezza, inde- struttibilita, c divisibilita di essi; o se piullosto tale rappresenlazione inlrodoltasi per ispeciali cireostanzc prcsso quaklieduna delle aniiehe nazioni. siasi di la propagata presso lutte le allre. Ove consideriamo elie 1" impero del Peru, forse sopra ogni altro ricco in metalli preziosi, raggiunse un tal quale grado di ci- vilta senza che attribuissc ai metalli slessi e, quel che c pin. a nessunalira materia il valore di moncta(l), nc saremo indotti a sospettare la seeonda ipo- lesi essere piii probabile che non la prima. D" altra parte jiero, se andreiiio (I) Sebbene i Pcruani avcssero un sistema d'imposle c di dogane,pnrc non avcvano mo- Hi'la di sorta, no materia di cambio universale. Lc impostc si pagavano da cssi collar oro. Ic |(abclic con una parte alicpiota della mercc (V. Garcilasso ue Vbca, /list, des yncas . lib. V. i-ap. VII. — Dfllii lom/iiisUt del Periij Helazionc d' un rapilanu spagnuolo nella Raci-olla di IV\Misio. tomo 111. f." 320 v.). 60 nF.I.L'USO GUI ERANO DKSTINATI I VETRI CON EPIGRAFI CUFK^IIE. invpsligaiulo i pii'i nntichi ricnrdi dfllc allro nazioni, ci si farfi nianifrslo rhr il pvourosso (Iclla I'ivilta vi aiidava ili iiiaiKi in iiiano iiilrodui'cndo 1' iiso, sic- ciinii' di iiitM'ce universale, ura di iiit iiictalio ora di mi allro. ora di malericche soKo coiii ri.spciti parlcoipauo dollc pr(MO));ative dci iiielalli slossii nia elic I'uso promiscuo di qiiclli lu-l principio incnlovali, quale e visenle oggidi, e la eon- se;;u(Mite climinazionc di liitii ^li altii. o cosi delle malerie clie ne lianuo tc- luilo Ic vfci, noil si slahili so non so allorquando I'allargalo eoniiiicrcio ando poneiido sui'cessivainentc in eonlallo le nazioni pin rceenii colle pin anlica- niente ineivilile (I). Cosi pure, anclic dopo inlrodolto I'uso alluale delle nionele mctallielie, allorquando guerre od assedj , o peculiari eircostanze di qualunque sorta ne privarono tcmporariamcnle una eitlii od una contrada,vi siebbenuo- vanienle rieorso a qualeheduna Ira le malerie clie ne avevan lennlo il luogo neir aniichila, sia per eonservalasi tradizione, sia piuUosto per parila di eir- costanze. Ondc e a concliiudere, ehc 1 melalll cd alcunc altre malerie abbiano bcnsi in se stessi una ragione suffieientc per eui vengano a preferenza scclti a rappresenlare il valore, nia clic T alUiale sistema clic ne liniila I'uso ai nie- lalli da principio nientovali, siccome pin alii a l;ile uopo (2), non si c stabililo (1) Oiicllo I'lie aiicora pin oidenlemeiilc dliiioslia una lale iilliiiia oircostanza, si ('■ olic in Koni.i c nolle allic cilia del Lazio la prima moncia niolallica fu di bronzo : die alia Cina lo fu di ranio : olio I'Egillo e le cilia greclie. greco-siculc o gieco-ilaliclic incoiniiu'iai'oiio la monctazione dallargonlo, mcnire in vcce le conlradc dell'Asia occidenlale I'incominciarono (lalloro. Pill lardi hoina elibe moncia d'argonlo, indi doro. Pii'i lardi i Cincsi lianno allri- huito all'argento il valore, ma non la forma di monola, e 1' oro e tuUavia per cssi fra Ic luerci proziosc. Peio, so dobbiamo credere a qiiello die liferisce Di-IIalde {Dfxrr. dc la Cliiitc , lomo 11, pag. lflB),i Cincsi in epoca anlidiissima avrebbero fabbricalo moncia doro, c lo stesso si raccoglierebbe dalle aiilorita cilale daIJioT(Z?« sysl. moiwt. l •4C 111)11 SO col liiiiRO andarc del cninmcrcio c col coiiseguiloiu' (^onsciiso ilollc Sirandi iia/ioiii. In prova di clii', onicttcndo di parlaro dellc valiitazioni iudicale col mezzo ilcl valorc dcj^li aiiiinali pin iitili alia ccoiioiiiia sia |)aslorizia sia at;ricola. va- lutazioiii ciic prcsso <^\i El)r(;i, prcsso ^li E^izj. prcsso i Grcci e prcsso i Ko- niaiii sembrano avcre |)reccduto la rapprcscnlazioni' allrii)iilla ai melalli. Ic concln'i^lit' dcllc onurh sono luUora la nioncla corrente di assai comrade dcl- TAsia c dcirAITrica, e il fiirono nciraiuicliila in una cslcnsiono assai niajitiiorc, coinpicsavi anche la Cina , ovc , in nicnioria di nn laic I'atto , concliiglia e iialinM. IK! infeii \wy siiiiil moilo die gli nnliclii |irofi'rissi'io il liron/o al raniu omlc olleiierc una inaggiorc diirata dclle inonctc, perHic il l)ronzo e incoiuparabilnienle iiieno soggello alia ossidazionc die noii il raiiic. Tale ragioiianicnio non mi pare p(!n'i alio a persiiaderci ove iion porlianio Ic iioslru indagini ullre la niunela: poiclie vegu'iaiiio lutlud'i die la iiioiiela di rame mm si ossjila. inciilie e in circolo, ne si consuma agevolniciile. come av>iene ddio stagno c ilel pioiiibo. iicd e a credere die gli anlidii pensassoro a produrne la diirata al di la di tin (ul liniite. Sc pcr6 osscrveremo il fallo gia altrovc nolalo andie dallo stesso Mo^cez (/:/)ct/- clojW lif mvllinil.. ai'lirolo f'lroh). rioe die il broiizo snppHva presso gli anlidii a liilli ))rcsso- .. ///■/. iiatur.. lib. XXXIV , § 17), fatlosi pii'i frequenic, ci ha inscgnalo a meglio evitare gli ineonve- iiienli ddIa ossida/.ione, ne deduriemiiio die gli aiitidii ridncessero in moiiela il bron/.o. |ier- die desso ei'a il iiielallo pii'i adopei-alo ndl'ti'-o coiiumc. in qnel niodo islcsso die il rame esscndu poscia stalo sosliliiilo al bronzo iiegli allri iisi della vi(a, il fu pare iiella moiiela. I iioini poi die gli anlidii davanu a qncsti inolalli mcssi a paragone con qiielli usaii ilal iiio- dcrni. d poigoim e^idcnlc coiifcrma di nn lal fallo. \y.'i/o; ed an craiio indisliiilamenic iioiiii iollelli\i del biim/.o o dd rame, oiide ///./.'/jc era la monela di bron/.o. e le podie no/ioni for- iiileci da IMiiiio (lib. XX.XIV, § 20) ci inoslrano come il rame e Uilli i siioi conijiosli fossero comprcsi sollo il noiiie di ws. Dall'(rrn;nfii dei Lalini, voce derivata da n-.s., provciigono il nouie ilaliano e lo spagnnolo dd rame, mcnire i Erancesi ne lianno derivalo qncUo del bron/.o. ed cssi poi. sicconie pure i Tedcsclii e gl liiglesi, dcri\aiio il noiiie del laiiie da (liproo\e ne crano le anliclie niiniere, onde a-s cupreiun era dello il rame in rosclla. II iiume poi di bron/.o [ljnis.i ill inglesc) di ciii iisiamo oggidi. vienc da una radicc genuanica iiilrodotlasi nel medio evo, iiientrc si fece hriindti.siuiii dal verbo bmuu'ii, \niif'n\if . fondcre, doe iiictallu cliv lia stihl'n i'a:i()iif del I mil o (Vcdi il diicniiieiilo riporlalu dal .Mnralori. ./nli: Davis, La Chine, tonioll , pag. 304. Vedi anclie per I'usa di esse come moneta nelle varie contrade d'Asia e d'Affrica: Du-IlALnE, Description de la CliinCj lomo 11, pag. 165; Makkisi , y/i,s'f . Mon. Arab., edente Tyclisen, pag. 105; Cadamosto nella Raccolta di Ramisio, lomo I. f." too V, c 177; Mi\r.o Park, Tnaels; Rexaddot, y/nciennes i-eliitions etc. Gli estratti dei Viaggi di Ibn-Batouta di Di-Lvikif.r, nel Joitrn. Asiat., (wrier, 1847, pag. lOS, 1 17 c 1 1 8 : Marco Polo, lib. 11, cap. 8 c39: Tvchskn, Introd. in rem num. mtiliamm.., ytag. 223; DeSacv, Clireslomathie arabCj tomo II, pag. 471; Taver.mer, P'oyaijes, torao II, pag. 16. (2) .'Vpnd SlIDAM, voce ".A(TO-:i«iov. (3) Pubblicato in fine della Nolilin utraqne cum occidentix, turn orientix, etc., edizione di i(a.silca, Frobenius, 1BB2. (4) Tom. I, pag. 118, edit. Veneta. Dal primo o dal terzo di questi scriltori prcsc Baudelot la notizia di un tale falto, altcrandonc pero qualchc circostanza (Hepexions .lur les deny plux antiennea inednillcs roniaines, pag. 4). Onde non so come Raoul Rociiette nci snoi arlicoli suU'^fN (y/we dei PP. Marciii e Tessieri dica ignorare la fonle ondc atlingesse lo sles-so Bai DELOT. Vedi Joiirmtl des Sm^ans, iiovembre 1840. (5) II primo dall'autore deW Eryocias falsamenic attribiiilo a Plato>b e da Ahistide, Orot. pinion.. II. II .sccondo da Sexeca, De benef. ., lib. V, cap. 14. (6) >"ella Raccolta di Rajhsio, tomo I, f." 102 v. (7) Vedi Lodovico Bautema nella stcssa Raccolta, tomo I, f." 166 y, lib. VI, cap. 18. (8) Al Gabinetto Numismatico di Milano liavvi una .'-imile moneta forala come Ic cinesi, col nome di un Snllano, .ibu'lmimli, in caratleri arabi; vedi aiichc Fraeii>, /^fceosio, jiag. S85, r il (iatalogo di Welzel. (0) Vedi Beccahia, Eleuicnli di cconomia pubbliea, lomo 11. pag. 12; Ziri.a, / f'iaijiji di Marco Polo, ec, tomo II, pag. 129. E DEU.A ORIGINE, ESTENSIONE E DURAIA DI ESSO. 63 detcrminala forma, unilamciite ad aiii'lli d'oio, sono la moncta eorrenle tli alcuiu* rfigioni vicine alia Nubia, (|uando in altrc contrade piu intcrioii dcill'AlTiica la polvprc d'oro supplisce agli stessi usi, siccoine la polverc stessa rinchiusa in ponnc di detenninata grandczza unitamentc a giani di cacao vi suppli un tempo al Mcssico (1). Del |)ari, in aicune comrade di Affrica lengono vece di monela le cosi dette conlarie, o globetti di velro (2), dcHe quali sono si falia- ineiile vagiie le jiopolazioui selvag^e, clie dcssc formano parte considerevole d(!l loro commercio (3), parte esercilata un tempo dalla sola Vcnezia cIk! ora ne divide i lucri con alcunc citla di Gerniania c d'Olaiida. Infine, nel secondo degli indicali modi, cioe a supplire alia aecidenlale man- caiiza del melaili preziosi c del ramc, od anclic ad eliminarne I'uso, ebbero nuovamenle valore in casi di assedio od in peculiarl circoslanze le nionetc di euojo impronlale, di clie la sloria ci fornisce piu escmpj che Iroppo lungo sa- rebbe annoverarc, onde mi acconlentcro solo di aggiungere che anchc la nu- niismatica orienlale non nc e sprovvista, trovandosene quattro in qucsto Mu- seo del ehiarissimo professore Palagi (4). A quesla classe appartcnnero pure Ic (1) Cortes, Seconda rclazioDC nella Raccolta di Ramusio, lorn. 11, f." 197 v. (2) II Pofiplo del Mare Eritreo (Vedi Geoyr. Min.. loin. 1) ci fa conosccre quanto sia aii- tico un tale commercio clie in allora esercilavasi daU'Eglllo coU'Arabia. Anclie dagli scriltori arabi appare quanto ivi fossero in uso avanli Maometto pei vezzi delle donne tali globctlidi velro clic si Iraevano da Safar nell' Yemen, ove erano porlati da Alessandria. Vedl gli Estratii deU'Aghami di Abu'lfaragi, presso Poujoulat Bapt. {Foywjes dansl'./sie Mineure, e(c.).?sou senza ragione lianno credulo gli scriltori veneti die il nome di conlarie che portano presso di noi derivi dal verbo vonlaiTj in signilicazione di valere, avere prezzo, e clie equivalga a i:onlanlej c cio perclie nelle contrade vicine al Mar Rosso hanno valore di moncta. Vedi Bts- sOLi.i: Giiiihi allc (abbrklie vetrarie di Maiano, pag. 52; Misutoli, Ucber die y/iifertiijung, iind die jSHfzmixvc'iulitmi der fiirbi(jcn Gliiser^ § 22 ; Valcmia , Trmels^ lomo II, pag. 7 1 ; Bruce, Travels, lib. I, cap. 7; Piliasi, Ricevche slorico-ailiclii: sitlla Lmjuna le/ictej pag. 140 e 188. (3) Le nolizic raccolte dai militari francesi in Algeri intorno alle popolazioni posic in vi- linanza al dcscrlo di Sahara, ci fanno scorgere qiianio una tal nierce sia tultora ricercal;i in quelle contrade. Vedi Sahara .-/lijericn. Cosi il viaggiatorc Teolilo Lefedvre narra che le donne del Gallas, nazione di negri mezzo selvaggia che abita nell' Abissinia c nelle contrade vicine, sono adornate con profusionc di tali conlarie sul coUo, sulle braccia e suUa cinUira. Vedi Nouv. Ann. dcs /'uyacjeSj 1847, jomicc ct fnrier, pag. 254. (4) Due di quesli cuoj hanno laseguente impronta li) ^jiS^' jL>-« J^^* xijnate di cuojn delta rosso (monela) 48 (Vedi la Tavola 111, A.). L' ^ servile in Jj^'i e cosi i\ ^_^ isolate nell' ul- tima parola sono errori di orlografia non infrecpiiinli iici mnnunicnli dei Turclii, ai (|uali l:i prima voce che e lurca ci indica spctlare (juesla muncia obsidionalc. Se poi per rossn si in- tenda la moneta d'oro cui questo segno equivalesse, con signilicaio indicalo da lli.MKXiLu {Did. InrcV. ^)»), o quella di rame cui gli Arabi chianiano ^,-».^' ^_wAj qiinttrino rossn , puc'i (J1 (ti:LL'USO GUI ERANO DESTINAri I VETfil CON EPIGRAFl CUFICHE, nmnric di fcri'o die il ri^ido IcjjisliUoic di S|)arla inlrodussc a toglicro i suoi rDiiciiiadiiii dal conlallo ilci inclalli incziosi, o piulloslo dalle conscgufiizc di csso. Yi apparleniu' qiiello sta}{iio clic al dire di Aristotile (1) c di Polluco (2) Dioiiisio liranno di Siracusa cfligio in nioncta. Vi apparlienc il platiiio ilic la IJiissia lia moiiotalo c iiicssd in circolo. nia die non ('• acccllali) liiori di (jncl- liinprri). Vi apparticiic pure in I'aKo. clioi'dir siasi dc'((o in contrario da ak'uni .st-rilloii di ccoiKiniia polilica , la carta luonclala , sotlilc trovato dei Cincsi <• fors'ani'o dei nosiri padri (3): ehc se voglia i)nie riguardaisi conic nn doou- nienlo di crcdilo. viene. ove alibia eorso ohbligatorio. ad essere nel I'alUi uii sunojiato della nunieta nietailica. i-sserc incorto. La cifra 'iS i: fursc rclali\a alia dala dollKyiia. hiikssl' Io ciiiliiiaja. In al- lio (li <|iicsli ciioj lia il nouie di ji-».s-* Mulimiuiivd disposlo in fiuiiia di oficliio, con (|iial- i-lic allra IcKera affatlo abnisa. Ulao (ijiorardd Traiatv (I.itrn:!. in rem iinin. iiiiiIkiiiidi.. [>ag. l«(i) acccniui pure a nionc(c turche di ciiojo di Soliiiiaiiu II. Inline, nel Giilislaii di Saadi 6 falla nienzionu di inoncic pcrsiane di I'gualo malcpia. (1) ^t'cnnoiiiiciis. (2) OiiouKi^lkoii. (.i) Le scoperle dei niodcnii ci liaimo fatio conoscerc clie inollc dcUc in\c'n7.i()ni sialc at- nibuile agjli Europci derivano in voce dalla Cina, dondc penetrarono inosscrvale in Enropa , sia per uio/.zo delle rdazioni di conuncicio aperies! nci seeoli di mezzo fra (piellanlieo ini- pcio e gli Arabi. indi eollc icpubbliclic d' Italia, sia pin laidi aiicora per (piella eoninniea- zlone che I' ioiuiciisa, sebbene cffiiiicia, cstcnsione deU'lnipero dei Mogoli, apri fra lOceidente I- r ultimo Oricnto. Quando eonsidcriaino die la carta monctala fii inventata alia (lina sino dal seeolo l.\ (Riot, Siir le sysU-iiic iiionct. - blico debito (vcdi Maria, Sloria (/i7 Coiiiincrcio dei / i'iic:l(ini_. lomo VI, pag. 2'(8 e .segg.): rlic in Milano, e cosi in Venezia, si diede corso alle carte di debilo liquidato, e che in vece alia Cina si ciniscro carte da rimboisarc a lerinine lonlanu. l)sser\ianio aiicora die tulli que- sli fatii sono anteriori allepoca in die la caria nnmelala fn inlrodolla dai Mogoli in Persia. (■i\ anche a qiidla in cui i Polo padre e zio di Marco intraiiresero i loro viaggi. (^io cimside- raln. enzioncci lenga dalla Cina. E DELLA OniGINE, ESTENSIONE E DURATA DI ESSO. 63 F)o|)() ili (lucsli poc'lii cenni, rcUitivi ai tanti oscnipj di inaterie die in diverse ppooiie ed in diverse circostanze servirono di moneta od anciie furono foggiate ill iiionela, vedremo non esservi da meravigliarc se essendosi rinvenuti velri o paste di forma simile a qnella delle monete stesse , ed improntale ora da una sola parte ed ora anclie da ainendiie di epigrali euiiehe, ossiaiio aiiticiie arabi- clie, eoine le piii anliclie inonele degli Arabi, venissero senz'altra disamina eolloiale in (juesta elassc; doveva altresi sembrare lanio piu probabile ciie fos- sero monete, in qnanto che, come abbianio or ora veduto , il vetro fu antica materia di eslesissimo commereio, e che inoltrc in contrade poste a vicino con- talto colic genti arabiclie una inercc di vetro tienc luogo di moneta corrente. Troviamo ijuindi che Worinio (I) sino dal secolo decimoscttimo, e peri innanzi elie si fosse tcnlata rintcrprelazionc dcilc epigrafi di questi inonumenli, riferisce esserc state in Sicilia rinvenute monete di vetro. Allorchc poi sulla fine del secolo *eorso lo studio deirarcheologia arabica, poco sino ad allora curata dai numis- malici. si rcse piu comunc, assai di tali monumenti vennero alia luce, special- mente per opera di Adlcr e di Assemani. Le epigrafi, le quali non contenevano dordinario se non se nomi e titoli di principi, pareano confcrniare la giii conce- pila opinione, c sembrava pure conferniarla il numero grande di essi, e cost la pretesa niancanza della moneta di rame deU'epoca e della contrada cui spettano questi vctri, argomcnto che si volea convalidato dalla deficienza di tale me- tallo asserita dagli storici (2). Infine se ne trovo pure uno in cui era fatta non dubbia nicnzione della moneta, accompagnata pero da altro vocabolo, sulla iii- lerpretazione del (juale dispularono De Sacy, 01. Gh. Tychsen ed Assemani. es- sendo linalmenle nato il dubbio elie fossero tessere destinate a certc distribu- zioni, anziche monete. Allorchc pubblicai, sono ora ventisette anni, le Monete eufiche dell'/, li. Maseo di Milano. seguii io pure 1' opinione piu ovvia. elie mi sembrava in allora anche la piu probabile, la quale voleva questi vctri de- stinati a far le veei di moneta: ma non ando guari die Tesame dei diversi monumenti di questo genere sino ad allora conosciuti,mi persuase non esserc dcssi nc monete, ne tessere, ma bcnsi peni, destinati a verificare il peso delle monete (3). Sebbene siano passati tanti anni , non credo che scrittorc alcuno di archeologia siasi occupato daddovero nel discutere 1" opinione da me in (1) .'{pud Kii.iAMM Stod.cvu, Opmcula, tomo II, pag. 210. (2) Vedi AssEiiAM, Prospetio delle Letture della Sezioiie di Padova del C. R. Islitulo, I8lf«. (3) Osseri,a:i<)»i siiir opent iiililulaln Descriziuite di ahunc monete eufiche del Museo Mai- noni. Milano, 1821. pag. IB = Naove Osicrca:ioni sopra un plagio etc., ivi. 1822. pag. 2B. fid III. 9 66 OELl/USO CUI ERANO DESTIN.VTI I VETRI CON EPIGRAFI CUFICIIE, allora emessa (I); oude , avcndo io aviito occasionc dopo redizionc di quei mioi opuscoli di csaininaiT pii'i cenlinaja di qiu'sli vetri o paste tiiUora ine- dili, ollre aU'iino iiiipronlc di allri. uoii clie quclli clic fiiroiio cdili dopo di qucll'epoca, polci slabilirc con talc fondamcnto ropiiiionc stcssa da non la- seiaivi piii dubltio alcuiio. llo qiiiiidi crodiito oppoiluno di riprcndcrc una volla rintralasciato argonicnlo, riprodiiccndo c rcltilicando, ovc n'cra diiopo, ijuanlo fu da mc in allora csposlo, cd aggiungcndo poi i risultamcnli dcUe mie ultcriori osservazioni. Ondc proccdcic con qualclic ordinc in qucsla disamina, ho incomincialo dal- Tesporrc gli argonicnli pci quali c onnai diniosliato clie qucsli nionunicnti so- slennero appresso gli Arabi 1' use di pesi , ed a confutare le obbiezioni ehc soiio state mosse o che polrcbbero muoversi in conlrario. Passero quindi ad invcsligarc sino a quale ci)oca cd in quali contradc siano stall in uso durante la doniinazionc islaniitica, c ondc dcrivi la straordinaria abboudanza ne' mu- sei di quelli fabbricati in Egitto durante la doniinazionc stcssa. Poi con ordine retrograde al tempo mi mettero ad indagare sc un talc uso abbia preceduto rimpero islamilico, cd in tal caso da quale naziouc sia derivalo. Questa disamina ci fara slrada ad invcsligarc in quali contradc siasi piii anticamcnle esercitata e perfczionata Tarte vetraria, c sc talc indaginc possa collcgarsi coH'altra dell' uso primitivo del vetro per la verificazionc del peso, non che per qucllo analogo dellc niisurc di capacita. Quale sia stato il motive per cui il vetro fosse scelto a tal fine, a prefcrenza di altre materie usatc da diverse nazioni, cd a malgrado degli inconvenienti che sembra prescntare. A questa indagine si verra collcgando, sebbene indircttamenle, I'altra intorno al (I) Veggo infalti cheSTicnEL {Ilandlmcli zur morcjcnt. 7U((»:i(jiiatvn odcr Hiilfimiiiitzeii. II dotto Arri rapilo da luorte iminalura alle scienze archeologiclie (vedi .Ilti di Tun'no, loino XXXIX) voile di piii rorroborare con nuovi argomenti I'opinionestessa. Con maggiore iin- pcgno si aocinsn alia stcssa prova il barone Mortillako, e fra gli allri argonicnli cilo pure un brano di Makrisi, riporlato da De Sacy {Chrestotn. arabe, tonic 11, pag. '(70), da oui , dice egli , risulta che gli Arabi usarono paste per moneta. Se si Irattasse di paste, ossia vetri, 1' argo- mcnto sarebbe Hi gran valore, ma ognuno puo vedore clie \i si Iratla di pasta di farina, cioe di pane, die ser>i un tempo di moneta di ronlo a Bagdad, falto singolarc confcrinato dallo stcsso Makrisi nella sua Storia dellc monete j PiETRAzrwsKi poi { iVuiiii Mohniiiniedaiii)^ dopo di esscrsi didiiarato nella sua prefazionc esitantc intorno all' uso di qucsli vetri, finiscc col formarnc due classi, r una di nioncte, I'allra di anxegiKiti, senza per6 indicarci con quale cri- Icrio egli dislingiia 1' una dall' altra clause. Pcro d'allra parte, da un ceiino dato per in- cidenza da Fraeun (in una Meuioria sulla citta diUkek letta all'Accademia di Pictroburgo ai 12 dicembre l83(l),srorgoaveva quel principc dei numismalici orientali adottata la mia opinions. E DUr.LA oniGlNE , ESTENSIONE E DURATA 1)1 ESSO. 67 iiiodo col quale Ic nnzioni die, oonvencndo colle allre inlorno alia rapprescn- (azione del valorc atlribuito ai inetalli, non lianno pero avuto nioneta coniata ill nietalli nohili, vi supplissero |)er altra via. Nel iiiio opuscolo sovra cilnlo appoj;^iai speeialinenle hi mia opinionc a due (li quesli vetii. L'uno era slalo pulililicato fia quelli del Museo Mainoni (<). e io vi legpeva in aliora ij'j yi} jy-^. "^ji ^^ *''■"' ^'- Ha ordinato Asamah /?- glio (li Zeitl t' indicazioue del dinar di giusfo peso. L'altro era slalo edilo da Asseinani (2), e io vi leggeva ijlj y}} ... Ji .... Ai ^i U.», per ordine di . . . liglio di. . . dinar di giusto pexo. Osservai doversi Icggere in amendue o'j di giusto peso, c non ji^j, abbondante, come era stato lelto nel prinio seguendo la lezinne stata proposta in (jueilo elie porla il nonie di Obeidaliali figlio di el kliabkliab, di cui ho gia fatlo eenno, siceome di quello inlorno al quale scris- sero De Sacy, Assemani ed Olao Gherardo Tychscn. La lezione erronea js'j. abbondante, era nata da un segno in forma di semicerehio che fu preso per la lellera j. segno ehe non trovasi in quesli due velri. Confermai inollre la mia lezione col mezzo di aleune fra le piii anliehe nionele islamiliche eonosciute, nolle quali leggcsi la slessa voce (Jij ehe non vi era slata mai inlerprelata sino aliora, menlre invece era slala credula eifra numerica. Sarebbe ora supcr- lluo piii a lungo insislere sovra ([uesto punto, ora che lanti allri vetri, come vedremo in appresso, sono venull a eonfermare quesla lezione (3). (1) Dexcriziune di ahune monek ciifiche del Museo Mainoni , Tavola II.', ii.° 8. (2) Museo Nauinno, Parte II, n." I in. (5) Oiuio alciino iion creda clie io voglia atlribuinni I'altrui., mi e necessita far osservare die il signor Dc-Saulcy, cui va di tanio dcbilrice la niiini^inatica orienlale, ha per isbaglio asse- riloclic la lezione ij l_j , vtif, sostiluila alia crronea^lj, iyi/ic, e dovula a De Sacy, non a roe, ^oggiungenilo an/.i: >< On peut s'elonncr de voir .M.' Casliglioni ne pas rot-onnailre sur les nionnaies le mot ^ \j que M.' De Sacy avail rcncontie sur le vcrre d'Obeidallali » (A'oKf. Joui . Asiat., dicciiihvc 1859, page 'iSS). E pure Io slesso Do Sacy aveva scritlo: « II est certain, comme I'a bien vu .M.' Casliglioni , que le dernier mot esl i-»/', c'est-a-dire de juste poids, el non io/(V •■ (Joiiru. dvs Snviins^ 1S25, wflcv, pag. 159). Delibo pero aggiungere che I'in- dicato cqui\oco puO esserc nato dalla circoslanza clie nellaccennarc al mentovato vetro nella desrrizionc dellc inonetc cuficlie del .Museo Milanese scrissi di giusto pusOj quantunque lusi non si loggosse nel citato arlicolo di De Sai:y , die interpreto i/c fiirt poid^^ e quan- tunque io non avessi ancora laggiunta la \cra inlcrpietazione della ^oce araliica. II che come sia av\enuto non saprci dirlo dope il decorso di tanii anni. Assai opportunamente peri* Io stesso De-Saulcy paragona la voce vaf, di (jiiisto peso, colla greca «>'-> e colic arabe w-*i3 j^^-- dclle quali a lui solo i' dovuta la felico iiitcrprclazioiie, dimostrando egli die tulle qucsle voci si riferiscono alia moneta, ([uasi per autenlicarne il valore. A proposilo poi del- r ultima tra le indicate voci osservo ehe ir,iU. indica altrcsi quell' aumcnto di stipcndio che 68 PELL'USO GUI ERANO DESTItNATI I VETRl CON EPIGRAFI CUIICHE, IniKin/.i proccdiTC dcbbo \)cr() q\u rotlilicarc qunnto vi fu in allora di ciTO- iiro lU'llo luit; li-zioui. Circa a! sccomio di (juc^ili vciri mi voiiiio allc iiiaiii, per aoquislo faltonc da questo I. R. GabineUo Nuinismalico. rcseniplarc di'l Miiseo Naniano di Assoniaiii poslillato di inano dciraiiloro, e vidi ciie t'j;ii era riuscito a leggervi: Per nrdine di Jakitb fujlio di /sh'ndcr. Mi avvidi allora avcre io erralo nella lezioiie della voee dinar, perelie nel lipo alTatlo roz/aiuenlo dise- miato, eonie il soiio lull! in quelP opera, i)resi jicr lal voce le ullinie Idlcre del nonie /skender. I.a lezione conipleta, a}!sii"ip«''>'>» (per tt'Jr*^, giacch^ I'omissione dell'clif servile e frcquenlissima negli anticbi monumenii arabi). A logliere ogni dubbio sulla lezione di que- sla voce mi basti addurrc un allro velro pubblicalo da Pielrazewski (1), in cui la voce slessa e evidcnlissima, e non manca neppure I'elif servile. Quesla voce, la cui forma c della dai grammatici arabi nomed'istromcnlo, indiea dor- dinario la bilaneia , siecome islromenlo alto a pesare; ma non solo puo, a norma della sua origine derivala da ^jj pesare. indicare anclie il eampione clavasi ai soldali qiiandu andavano alia giierra; e die inoltie la lezione di essa lia ora ol- li'nuta una splendida conferma da una moneta senza ligure edita da Pietrazewski {yiimi Molioiiiiii., n." 1^9) , la quale nuU'altro conliene se non sc il nome della rilla di Damasco r quesla voce evidcnlissima, e daH'altra parte la solita frase suU'unila di Dio. (I) ^V((»ii MolidDwicilani. Bcrolini, 18'l3, n." 571. Vedi anclie il Catalogo in fine di quesla Memoria al n." 2. E DELLA ORKlhNE, ESTENSIONE E DURATA HI ESSO. 69 del peso, ma fu forse altrcsi usata ncl diiclto significalo di peso da Makrisi, anzi da MaoniPtto , ove disse i»JiX«-Ji t)'^y« *»j(j ^*j S^ JAi As= i:)'^*^' 5 Ofpn peao den reriolnrsi con rjurllo dclla Mpri-a, o coiiic lia un'altra Iradizione. con ijuello (// Medina (I), ove. .s(' (rordiiiario si spit'f^u iJ>V' per bilancia, il senso amtiK'llc, anzi esi^erebbe nieglio il siguillcato dirclto di peso (2). Checchi- ik- sia di questa ultima ipolcsi, sc aneora ci rimanesse dubbio sulla lezionc e si- Snilicato dolla voco indieala. quoslo saicbhc tolto dal coiifronlo di altre due voei I'iic occupano fguaic iiosizioin' nci vclri, voei dt'lie (piali il sigailicato noil puo esscre inecrlo. L'una ('■ ^\jj clic Icggesi in un vetro del Museo Pa- lagi (3), e di cui vnra occasione di parlare nuovamente in appresso: ^jj <• nome d'azionc della gia eilala radice veibale, e non significa ne puo signili- eare altro se non sc peso. L'allra voee si e quella the I'u letta ^JL-»-^ da Asse- mani ncl vetro Kaniano eol nomc di Obeidallah, di cui si e gia fatta mcnzione. Dopo di avere esaminato il vetro stesso, e cosi piii altri che eonlengono la stessa voce: dopo di avere veduto quanto facilnienlc le lettere mim e kafpos- sano essere seambialc nella scriltura eulica. ho finito col j)ersuadermi che alia detta voce, sconoseiuta nella sua forma nci lessici arabiei, debba soslituirsi JIjw-«, nome d'istromenlo della radice Jci sinonima di jj.j, e che, siccome quella. si- gnifica pesare (4). La voce jLai^ milcal, usata in origine ad indieare peso in gencre, come lo pruova il Corano (5), denoto poscia in ispecial modo il peso della nioneta si d'oro che d'argento(6) 1^1^ jL£UJi_j L^^^ i jliiloJi ^^.o-^j. Piu tardi divenne specialmente applieala al peso deU'oro, come lo e aneora og- gidi non solo in Arabia, nia bensi in tutlo I'Oriente maomettano. Ne segue che (1) M\Kni$r , Ilht. moil, nrab., pag. 6. (2) Infatti la stessa voce c adopcrala, con signiliea/ioiii dcrivale per analogia. siccome ijuaii- lila di niisura e (juindi per modulo o campioiio, sebbene in quest' ultimo signilicato Ma ora trasporlala ad inilirarc quelle vori clic scrvoiio di iioiiiia alle forme grammaticali. (3) Vedi in line il Catalogo al n." 12. (4) Anzi De Sacy avea pcnsalo dovcrsi cosi leggere sul velro .Naniano. ma pcii mulo d'av- \iso {.Viirj. ciicyc}., i^i), se non die sendira dalla relazionc dala da Assehvm, /i( . clie di nuovo avesse adotlata la le/.ione JIca^ , jic-so,. senza pero die ne derivasse I'allallo owia conseguenza die il vetro stesso polesse essere un iiexo. (5) Sura IV, nil: X. 02; .\XXIV, 3 ct imxsini. (C>) Makrisi, ('4?, pag. 3. Torse lo scritlore arabo. come lia acutamente osservatu Tychsen, lia volulo indieare clic prcsso gli Arabi ddl'lledgiaz die non ave^ano nioncta. nia conlratlavano il nietallo a peso, lo stesso peso si usava per I'oro c per rargenln. No risulla pero sempre die la voce initcnl si applicasse al peso tanlodeH'oro che dellargcnto. I'ii'i diiaramcnlc an- I'ora dice che ini!c(d e nome generico di pesi .\\m Moliammed liglio di llazan prcsso lo sicsso M\KRisi, />c iiondpr.j pag. fiO. ^jL^ y j>-== 'j— Ji:^ .^i '-«-•' J'-^>-«-''j 70 DELL'USO CL'I ERANO DESTINATI I VF.TRI CON EPIGRAFI CUFICIIE, le irp voi>i jliv^ ^\jj ij'>^j fhc troviaiiio iiulislintanKMilo usatc in questi nio- niimi'iiti a designarnc il nome, lo siano siccoiiie peifeltamcnte sinonimi ad indieare peso, apparlcncndo Ic prime due alia radice t)Jj, la terza alia radice Jii, radiei cite ambe significano pesarc. Rettiftcate in qnesto inodo le lozioni da mo proposle in quel miei opuscoli, diro I'lie erano passati ak'nni anni prima clic allri di (luosli monumcnli valevoli a cliiarirc Pargomento venisseio alle mie mani, allorchi- fui onorato da S. A. I. 11 Principe Vice-Uo deil'incarieo di ordinarc due ricclie coUczioni di vclri e di nionete euliciie die FA. S., soUeeita del proj^resso di ogni generc di ulili studj. aveva ineonii)enzato Fora defunlo Consigiierc Acerhi di adunare per suo (•onto in Egitlo. alFoggetlo specialmente di chiarirc Fuso di tali affatto singolari inonumenti. Qualche anno di poi il Doltor Riippell. avendo fallo dono al Musco di Francoforle, sua palria, di ultra rieca collezione di (piesto genere, fu a me man- data onde la mettessi in ordine. Infine ebbi Topportunita di vederc i vclri del gia noniinato Museo Palagi, ehe il dotto possessore mi lasci6 a tuU'agio csami- nare, oltre quelli in i (diiwr) . elie aeeusa, f^iusta Tossen'azione di Jaequet, derivazione da Alessandria d'EgitIo, il cui dialetto greeo si fu (|uello che gia antieamenle inlrodusse talc variazione delta dai graninialiei jolaeismo (3). Per la stessa via gli Arabi lungo tenijio avanti Maonielto avevano rieevuto i nomi deile nionete e dei pesi dai Greei e dai Romani. onde aU'epoea in eni inco- niinciarono a enniare monela jjropria, adoltarono il jk'so delia monela romana tforo inlrodotta da Costantino, conservandole insieme il nome di (?/««>•. Cosi ne imitarono la divisionc in due, in trc (4) ed in qualtro parti. Quest' ultima si fu. I'ome ho gia fatto osservare altrove, la piii usitata presso gli Arabi di Sieilia e (li AlTriea. Essa pnrti) presso di lore il nome di robaj xij elic vale quarto (6)j ed appo i Sieiliani quelle di Irir), elie eredo dcrivato da TeTavrtp!.!- (6). Ed infatti il tari e sempre slato riputato il quarto del soldo d'oro (7), c sebbene assai mu- talo dairanlieo valore, si ehiama tutlora rbnajjii, eioe quarto (8), dai Maltesi. come i soliU d'oro di Teoilosio, eioe grani parigini 81 , clio simo di .Milano Hit '/j, peso or- ilinario dei soldi ili mediocre oonscrvaziono (vcdi Essni s/ir /(■< iiicdailL's di'.t Rui^ Perscs rfc In ih/imsti:' Saxt(niiilf). Da cio apparc die le nionete d'oro pcrsiane dette .SV/i/.n, dcllc quali lio fatio renno nelle Osservazioni preliniinari alio Moiietc ('(i/ivlie del Must'o di Milano. pag. CXXVII. siille aiilorila delta Gcografia allribiiita ad Ehn Haiikal, e degli Aiti dei Marliri oricniali., sono la meta dellc qui acecnnate. (1) Haoii. IWiitTTE, Aollce siir qnulqties medailk'S rjr.cqucs dc lu Badiiinio cl dc i'Jiide. (2) Vcdi Monde Cii/iche^ ec., pag. LX[. (3) Jacqiet nel Noiiv. Journal .'J ■fiat. , scptcinfjrc IH'tO. II conmicriio dellEgillo colli; Indie si faccva antieamenle. come lia dimoslrato Gosseluin (f.a Geoiji-apliii' dc.f Gnxs aiialy- <*(■). per I'intermedio degli Arabi, trasporlandosi le nierei altiaverso la penisola, mentrc i na- vigatori non osavano avventnrarsi in alto mare oltrc il Capo Guardafiii. (4) Marsdev, Nawiini. Orient., Parte I. n." VII. (8) QuATBEMtRE, Mi'moires sur I'Efjyptej, tomo II, pag. Q97. Vedi anclie Makrisi, Dcscriz. dvll' l-jjittu nell' Eslratto di De Sacv, M(I(J. vncijcl. 5." nii/iep, tomo I, 1797. pag. 07. (6) Erroneamcnte to si voile in vcee dcrivato da dirliem che non fii mai monela d'oro, ma ben.si d'argento. Vedi Jottrn. .hint., 18'i6 mnrf., pag. 240. (7) Vedi Fisco, Dissert, sa di una monela del re fliici'/ieri delta Daentn. pag. 'i. (8) Vedi Vassalli, Lexi'ou Melitense. — Egli e pero vero olie Cedi-eno vuole die Niceforu Foca fosse il primo a coniare i (piarli di soldo d'oro, allerandonc il valore , e die ne' inusei non so die si conosoano di tali monele romanc, mentrc in vece le arabidic risalgono ad nil' cpoea antcriorc al regno del noininalo imperatore hi/.anlino. In vece i Icrzi delta monel:i d'oro, dclli lreiiic':^i_. sono frcqiicntissimi ncUe scric roiiianc. mentre quello qui sopra cilalo. eililo da .Marsden, e il solo arabiro die in eonosea. E DELLA ORIGINE, ESTENSIONE E DURATA DI ESSO. 73 III pruova di lullo qucsto ho gia fatlo osservare clic come i tanti clcnari d'oro romani posteriori a Costantino stati esplorati dagli scrittori di nuniismatica, e cosi quplli die lio avulo occasioiip di posare io slcsso, non laggiungono ([uasi inai il liinite di grani 90 di inaren niilanesi,e gli spezzati in proporzioni': cosi io sicsso avvicnc del dinar dcgli Arabi e suoi spezzati per nulla meno di qual- iro interi secoli dall'origine della nioneta arabica sino al prineipio del secolo sesto dell'Egira. Le tanle moiiele d' ore elie ho potuto esaininarc do])o quel primo inio lavoro hanno tutte confermato il giiv esposto fatlo (1). D"altra parte, le indagini dei dotti sulle misure e sui pesi degli antichi lianuo da quell' epoca in poi tentato di piii precisainenle determinare il peso della libbra romana. Bu- reau dc la Malle (2) Io deduee da tre dali: 1." dal peso della nioneta d'oro con- frontato eol nuniero ehe se ne tagliava a diverse epoclie per ogni libbra; — 2.° dal peso della monela d'argento eol corrispondente simile ragguaglio del nuinero chc se ne tagliava per libbra", — 3." dal dato fornitoci dagli antichi in- lorno al peso di un sestario e di un quadrantale di liquido, di eui gli anliehi stessi ei aceennano le diinensioni (3). Questo lerzo dalo iniporlerebbe per la (1) Una nuova conferma ne porge il fatlo rapportalo da A«ari nclle sue note al Viag- gio di Ebii Giobair fornitogli da Longperier cbc i denari d' oio degli Almoadi pesaiui graiiimi ft. 78, eioe circa grani UO Vi mil. (Vcdi Juiini. .Isiat.^ mars lHft6 , pag. 2'il). Non posso pero onicltere di far osscrvare clie un denaro d'orodi .Mi figlio di Ikliscid (lell'anno 35'i dell'cgira, conialo in Falastin (Gerusalemme), stalo di recente acquislalo peH'l. It. Gabinello Nuniismalico (Vcdi la Tavola III, H, ed il Calalogo in line), pesa grani milancsi DO. .Ma tuHi gli allri ((iniali e prima e dopu di csso sono ben lungi da lale peso e non sorpassanu mai la norma indi<-ala. Siecomc poi ho a\ulo occasionc di esaniinarne un nuniero grandissinio di ogni epo<'a , cosi conviene supporre ehe I'anomalia presenlata dal sovra indicate dipenda da un auniunio inlrodutio nel peso della monela dai piincipi Iklisciditi ehe non abbia duralo oUre la breve vila di quella dinaslia. (2) >'el toino XII dellc Mhiwires (le I' /-lead, dcs liiscr.j 1836, Parle II, pag. 298. (5) Si e dubilalo dagli antiqiiarj .sc il liquido col quale verillcare il peso del seslario sia il vino, alia cui misura esso doveva servire, o non anzi I'acqua, uienlre Taulore dei vcrsi at- lri!)uili a Hf.mvio F.\>.mo dice: Nam libnv iit mcmorant bessem sextarius addit. — Sen piiroa jH'ndus liitices seit dona Lya'i. iSe per qucsto dohbiamo inferirne ehe gli anliehi non avessero osservata la differenza nel peso speeilico Ira I'acqua e il vino, ehe an/.i i versi di qiieslo scrillore ci fanno scorgcrc come egli conoscessc I'liso del pesa-liipioii , assegnando anche con accuralezza la proporzione della gravila specilica dell acqua a quella dcU' olio e del mele. anzi avverlendoci ehe non tutle le acqiie hanno eguale peso, e cosi non tutli i vini. Se peru porremo mente chc nei pacsi meridionali, la gravila specifica del vino e maggiore ehe ijoii nelle coHlrade pii'i sellenliiunali, e Io e lanlo piu ovc non vi c I'uso di cliiaiilicarlo, come vi e in Francia, ove fu luossa lale (pieslione. vedrenio die la gravila spcciGca dei due Quidi poleva dagli anliehi lenersi per eguale senza nolabilc crrore. /'«/. ///. JO 71 DELL'USO Cfl F.RANO DESTliNATI I VETRI CON EPIGRAFI CUFICHE, liblira romana il peso di jjrani parif!;iiii 6.122, nionlro (lucUi dcrivati dalle mo- lU'le imi)()rt(M-t'lil>t'r() simili f^iai\i 0,140. Ora (lucsl" ultimo vi darcbbe per il peso del .>i()lil(i iloro fsrani parigini 85 '/s, cioc niilancsi 88 s^/mo. Ila poi ossorvalo lo slesso Diircau de la Malic die i mctodi usati dagli aniii'lii dovovano di necossita esigcrc nolla fabbricazionc dclle monele una loUi'ranza d' assai niaggioro di iiuolla clic si usa oggidi. \\r() oecasioue nol seguilo di quoslo opuscolo di dimoslrare quanlo sia giusia una laic osscrva- zionc , cd il risullanuMilo ddlc iiidagini sul peso del seslario d'acqua qui sopia indicato senibra inollre eonfermarlo. Osservo pero d' altia parte clic Durcau dc la Malic lia fatto uso delTaequa dislillata, nicntic gli anticlii (come egli slesso osserva) avranno usato acqua di pioggia. Osseivo inollre ehc i flinnr arabiei e cosi i soldi d'oro roniani raggiungono lalvolla i grani 90 nii- lancsi c di qualclic cosa li sorpassano, c ehc il nictodo seguilo dallo stesso autorc di non prcndere a cainpione i piu pesanti, ma uii medio tra i meglio eonscrvali . lo cspone al pericolo di stare troppo basso ncUa valutazionc a inolivo della somma diflicolta ehc si trovino monele tanto antichc di giuslo jicso (4). Osservo pure elie il dalo dedollo dal peso di una (juantila di fluido e assai soggetio ad crrorc, mentre solo '/o
  • so . noii posso sapere sc corrisponda a qurllo del (IIiImmii die era in eorso avaiiti la nuova monelazione. od ill veee se a qiiello inlroilDlIo dal iiu'iitovalo calilTo. Non e eosi del seeondo vetro , il cui jteso di graiii 41 eorrispoiide in veee a (iiiello elic Io storieo Makrisi ne aeeonna, sieeonie (niciio dclla inoiicla d'argeiilo clie eorreva presso gli Arabi avanli la nuova monelazione di Abdoimelee, moncia delta tabarieh, soUo il qual nomc i cerlo doversi inlendere una monela d'argento romana (2). (1) Vedi MikRisi, Ilht. Mon. Jinh.^ pag. 13. (2) Jlist. Mon. ./rnlj.,\>ag. 2. Cuiif. Monetf Ciilklic, pag. LXX. — hi si piio vedcre che il peso dcldirliem Tabarieh era appimlo di grani inilancsi h\. E pure slaloossur^aloda Tjclisen die il nomc di Taliarieli soiiil)ia (k'ri\ato o da Tibcriade ove era zeeca a! tempo di Eraciio ( Vedi CvTTANEo, /,(>//(')■« al siipior Dunicnko Si" tin i. Milano, 1811 = Munctc Ctificlie^ pag. 317). o piiiltosto dal nomc dei due imperalori Tibcrio Maurizio, e Tiberio Costantino, che aveano regnalo poco teiii|)() innanzi di Erariio slesso. La seconda congelttira si converle j)oco meno die ill cerlezza (piaiido si consider! con 01. Gh. T) chsen che gli Arabi, siccome chiamarono Tabarieh la monela d'argento, cosi dal nomc di Eraciio chiamarono Heraclei, iisj^l, i soldi d'oro romani (Makiusi, ivi, pag, 89 e pag. 71 nota). Assai difficile pcro, per non dire im- possibilc, riesce il mcllcre qui d'accordo lasserzione ddlo scrillorc arabo col sislcraa mo- iictario dei Uomani per I'argcnio e colic iiionele slesse. Quanto al primo si raccoglie dalle leggi e dagli scriltori die le monclc roinanc crano I'lina di un quarto d'oncia, cioe di sci scrupoli (Vedi Clironiain /'(isckale, pag. 38 all'anno CIS dell' E. V.), I'altra di un olta\o d'oncia. cioc il dcnaro dopo la (liminuzione di csso , su di che non c discordia Ira i numi- smalici; allra del quiiilo di un'oncia, cioe il migliarcse, esso era la dodicesima parte del soldo d'oro, e qiiesto valeva la quinia parte di una libbra d'argento; allra del decimo di un'oncia. cioe la siliqua che era la mela del migliarcse, e che cquivaleva al peso di una siliipia in oro, ciofc alia ventiipiallresinia parte del soldo d'oro. Ollie queslo migliarese\i era un allio migliarcse dello anche /sirrov perche niinore. Queslo vakna siliquc 1 ^/s, di modo che il soldo d'oro valeva 1 4 (U qiiesti migliaresi e mille di essi equivalevaiio ad una libbra d'oro. Infatii 72, ehe e il numero dei soldi d'oro eompresi in una libbra. molliplicalo per 2ft, numcro delle Mliquc, da 1728, chediviso per 1 ^, ^ da 088, cioe prossiinamcnlc iiiillc, c I'l per72d;i 1008 (Vedi le glosse nomidie riporlate da I'etavio nolle sue note a Saul E|iifaiiio, toiiio II, [lagine 'i33 e 434). Applicando ora a questi dali il peso seeondo la norma sopra stabilila del soldo d'oro di grani milancsi fra gli 89 ai 90, avrcmo I'oncia di simili grani fra 834 e S40. e quindi la moncia di un quarto d'oncia o sei scrupoli fra grani 135 '/i e 13b II deiiaro '/s d'oncia •> 66 ^/j ■> 07 'k Il migliarcse Vj d'oncia -^ 106 */s " 108 La siliqua Vio d' oncia - 83 a/^^ .. bit II picciolo migliarese >• 92 — >■ 94 circa. Tulle qucsie nionete eccedono la niisiira asscgnala dallo scrillorc arabo, e ncssuna serba con 76 DELL'USO GUI ERANO DESTINATf I VETRI CON EPIGRAFI CUFICHE, ri convioiio adiiiiqup crcdrre ilic qucslo votro proceda la iiiiova inonotazionc aral)ii'a. Non ^iova poi alia vtMificazioiu' dclPcpoca il nomc del maj!;islrato chc vi Icggiamo, nomc die 6 inccrto, colla indicazionc esserc desso figUo dl Tclah, indicazioiu' oolla quale non mi c riuscito Irovarlo fra qncUi del quali gli storici li lianiio I'onscivala momoria. VciKMulo oia aircsame doi pcsi del fels, ossia monela di rame, osservo: 1." esser nolo elie la voce kirnfli, colla quale ne sono indicate le division!, e de- rivala dal greco xfi^ariDv siliijua, e die la voce Uharuhn ne c la traduzionc araha (1). — 2." Che i pesi slanao prossiiuamcnie in proporzionc dei numcri delle kliarube, o dei kiratli esposti nelle Icggcndc, avulo riguardo alia mag- gioie o minore conservazionc dei vetri. — 3.° Che il peso indicate col nome di kiialli o di kharuba non e peio eguale alia siliqua lomana, perchc'' la sill- qua romana essendo '/-j* del soldo d'oro,sai-a non niaggiore di grani 3 ^/, , mentre il peso N. 14 ci fa vedcre die la kharuba era non minore di grani 4, e il iiumcro 1 1 ci mostra die quando anche volessimo supporre il kiralli diverso ilalla kharuba. esso 6 non minore di grani 3 9/,o. Osservo d'altra parte chc gli Arabi avevano gia anticamente due sistemi differenti di pesi, I'uno detlo dclla Mecca, laltro di Medina; chc mentre Makrisi dice in un luogo che il dinar eonslava di 24 kliarube, dice allrove die era di 22 nieno un habba (peso die irae il nome da un grauo d'orzo). Ne infcrlsco quindi chc Puno del sistemi sc- «uiti dagll ArabI adollasse la siliqua romana, ma che I'altro, forse derlvato dal Cired anteriorl alia dominazione romana In Orlente (2), avesse una kharuba (I kirath maggiore della sllujua romana. Ora Makrisi dice che il dinar pesava ossa tale proporzione che possa crederscnc la mcta. Se poi daU'esame delle auloiila delli; loggi e degli scriUori passeremo a qiiello delle monetc slcsse , Irovercmo die, ollre alle (|ui sovra indicate, suUe qiiali per la poca differcnza fra I'lina el' ultra e per la rarissima ronservazione perfella neH'argeiito k assai diffioile portare giudizio, altre pure ne crano in i-orso di minor peso die polrebbero corrispondcre all' indicazione dcUo scriltore aralio , ma >u di quesle snno troppo delicicnli i dali di fatto perclie possiamo portarne un sicuro giudi- zio, e tanto piii dappoidii; le monete d'argenio, e spccialmente le piii minute dall'epoca dei (igli di Tcodosio in avanti, si vanno rendendo assai rare nella serio dcU'inipero orienlale. Tanio mi hasli a\ere acccnnato per dii aiuasse di pii'i ingolfarsi in quesia spinosa indagine fiircndo prccederc pin diligcnli rioerclie sulle monetc di cpiesto melallo nelle serio imiieiiali. (1) In un trallalo sui jiesi e misure usati in Siria ed in Egitto e detto die Kliaruba e il nome chc dassi in Siria al Kirath (Vedi Casiri, i?!6/. Arab. Hisp. £!sc»r.jlomol, pag. 281). (2) lla gia osscrvalo Dr Sacy nelle nole a Makrisi (Vedi 3la(ja:. Eimjcl. , 2.' annee (1797), tonio VI, pag. 'i97) chc il peso detto di Medina c altrove detlo di Siiia, ed e ap- punto probabilc che derivasse da quella contrada ove prima dei Roraani avevano a lungo ilominalo i Greci successor! d'Alessandro. E DELLA ORIGINE, ESTENSIONE E DURATA DI ESSO. 77 22 kiralli meno un habba, cio6 meno '/s Ji un kirath, il tutto del peso di Si- ria H), cosicch»> il kirath, ossia kharuba, sari s/ss del peso del dinar, e supposlo questo fra gli 89 c 90 grani, avremo ^''^"^ Peso Deficiem*. \' i:t It 1 calcolalo ^el Nt'l leale. a gr. 89 a gr. 00 11 dinar. il dinar. pnnio ca«o. si'contlu cuso. N. 10 .. 11 di TO kirath ncsa cranilisl *2«£ 10^0 6^0 11- 130 7i2. .. 117 »"t^„ „ 12 .• 1« .. 69 '3^ ^c: c: lOO " 13 •■IB >. H8 6tii ISO 62^ 150 3^ ISO ' 15U .. I'l ■ 25 kharul)esupposteegualiai kirath .. too 102 £ 103^ 150 2^ 3!il' ISO .. i» '• 20 khanibe (ooiiic sopra) ..... .. 77 82 S 83^, «^„ 6- ISO Ma siccome il N. iO c evidcnlemente mancante di un pezzetto, cd e appunto di grani 4 meno pesante del N. II che porta eguale indicazione, cosi possiamo oinettere di considcrarlo. Cio fatto, ne risultera che la deficenza negli altri pes! non i" inai proporzionalmcnte ai pcsi stessi maggiore, ma anzi costantcmentc minorc ehc non nci gia vcduti pcsi della moneta d'oro. Se poi istituiremo il segucnte calcolo (omesso semprc di considcrare il N. 10 per la suesposta ra- gione), come 108 nunicro di kirath, ossia kliarube, compreso ncgli altri pcsi, sia a 422. numcro dci grani del peso complessivo di essi (aumcntato di un' unilii per icner conto delle frazioni di ognuno), cosi stara 21 e ^/s al quarto terminc die ci rapprescntera il peso del dinar desunto dal complcsso di questi pcsi. (Icsso risultera di grani 84 e circa ^/j, e quindi alquanlo superiore al piu con- scrvalo tra i pcsi del dinar, ossia moneta d'oro, che ho indicati (jui sopra ai Numeri t . 3 e 5. Oltre ai vetri qui indicati vc ne hanno colla sola leggenda solita dcllc antichc monctc di ramc. contcnentc la profcssionc delta crcdcnza maomcltana (2). ondc non «' improbahilc che dcssi pure apparlcngano alia classc dci pcsi. (1) Vedasi liilorno airintcriirelazlone (h questo biano lU Makiisi la bella spiegazionc di DbSvcy iiel Mnrjaz. Eiicycl. ^ '2.'' aiinee (1797), lomo VI, pag. 'i97, n.' 18. (2) ToRREMiMA. Lf nnticltc ucri:iuni tli Palermo, pag. 10. notii . dcscrive un velro col- I'ordinaria professione maomcltana. L'n altro vclm ncll'l. It. .Musco di Vienna ha Maometiu r il Ifijnto di Did, .11) ('• r./iiiic/i ili Dio, priifessione rellgiosa dei Maomcltani della sella il All (piali crano i califll Fateniidi. Allro del Museo Trjvulzio ha in vece la solita professione uiaoniettana. Altro vcrdaslro del ^Ulse() imperiale di Vienna ha Nel name ili Dio , il mio pnilroiic c Iddio A)i ^j (Veili la Tavola 1.18 A.). 78 HF.LL'USO CUI ERANO DESTINATI I VETRI CON EPIGRAFI CUFICHE, Infmo vo no Im altri colla IcfijKMula A} li^i . a Dio e dovvln V osservanza (delta legge, o forse piutloslo della (jiiisln niisiirttj o del giitsfo peso). N. 16. Del Musoo di S. A. I. "17. Del Musoo di Franooforlo, posa grnni 81 (1). Riforisee Makrisi clio il ca- lilTo Alxlallali . figlio di Zoboir , ooiiias.'^o iiionolo d' ar^oiilo porlanti suU' una lioiio IdiH) I'acco la lo^j;onda J.'-^i'j lijJU AJi ^' , Ordiva Iddio I' osservanza e la ghtstizia; nionoto con siniili loggondo fuiono doscrille da Tychsen (2) c da Fraelin (3), ma (juosio sono in bronzo e di un'opoca assai posloriore a (juolla indicata dal nionlovato scriltoro , ondo lo slosso Fraolin obbe a so- spotlaro oho Makrisi avosso orralo nolP allribuiro una si antioa originc al- rinlioduziono di una talo sontenza sulla nionola , nionlro non si couoscono inonolo dogli Arab! anioriori ad Abdolnioloo, fuori di (lucllc coniate ad iini- laziono doi lipi doi Sassanidi. Avvicno poro in (juoslo caso, oome in lanti altri , cho i nionumonti di mano in mano voniUi alia luce conl'ormino la vo- raciti dcllo scritloro arabo. Imporoccbo Abou'lfaragi-Ali bon Hosain Isfaliani. scriltoro del (jnarlo scoolo dcH'Egira, ncl Kitab-al Aglianii confcrma cho 11 calilTo Abdallaii bon Zobair Caoossc couiare in Medina nionoto d'argonto doltc JA»_j; 0 Takioddin ol Fassi , dice ebe tali monetc pesavano come Ic moneto persianc , cioe . dice egli , quanto un milcal d'oro (4). Non basta. Fra le mo- note collo quali il marchoso Giorgio Trivulzio ha arricohilo I'antico musco di sua I'aniiglia, liavvono una in ranio coila ligura del principo in piodi. sic- come quelle di Abdolinelec (5), in cni da una |)arlo ioggosi ncl campo il noino (1) 11 priiuo yiv^A grani BB. ma umclli) di consicltTarnc il peso pcrohi; la forma del siio ro- vcscio c la sua fraltura afTattu simile a quclla del n." 25 del Calalogo in line della prcscnie Memoria c cosl a quclla del vetro cdito da AssEsiANr, Miixeo Ciifico Naniano, Parle 11, n." CX, di cni ho fado eenno di sopra. pag. fiO. mi rendnno ccrlo elic (pieslo pirciolii vetro sia coiiie i|nelli un franimenio del luanii'o di un vaso deslinalo all uso di misura di capaeila. (2) fnlrod in rem »nm. muhnmni. pag. 139. (3) Sammliiu;! Idcinrr ^bliamlliiii'jen, s. 185. (4) Vcdi QnTKEMKKE nol .VciKC. Joiirii. Asiat., lUr. 1858, pag. 820. Si polrebbe anrlie cre- dere clie la voeeivij. vnfic. faeessc allusionc alia leggcnda introdollavi, al dire di Makrisi, se lo stessi) scrillorc non dieesse allrove elie il dirlwin dci Persiani auleriorc all' ixtam si cliiamava cosl dagli .\rabi, cioe dl jfiusfo peso, iiilero, forse per opposizione al Tabarieh, die valeva la mela. Onde, anzielie ercdere die la leggenda iinpressa sulla monela d'ai'gento dcsse it nomc alia nmncia slessa. dobbianio piullosto supporre die la leggenda \\ fosse posia per fare allusione alia mnnela anteriormente in corso, di cui adequava il peso, quando non vogliamo invcee supporre die lo storico desse in anlicipazione il nonie di I'ff/Zc alio monete iiersianc, perdie eguali in jjcso a quelle poi emesse dal Califfo Abdallaii con tale leggenda. (») Vedi Mom-lo Cnlidu: n." I.VIIl c segg. E DELLA ORIGINE, ESTENSIONE E DURATA DI ESSO. 7i) (iella liliii (li ijiw Moarra in Siria (I) c dall' altra . . . *,iJ'^' (huUna Idilio . . . II rosto (IcUa Icggcnda k abraso, ina liasta per diini uii allio iiliiicno proba- hilc indizio ilrlla vcracita di Makrisi. |)()iclu'' la moiicia ('■ alTalld siiiiile a (|Ui'lia di Abdolinelcc die regno poeo dopo il nientovato Abdaliali. E^ii e l)ensi vero ebe la Siria, ovc fu coniata quesla monela, non rieonobbe mai 1' aulorita di qucsto principc, ma la nioncla jnuova pcro I'antieliila delT inlroduzionc dclla lej!}?enda. Inline la leggenda del veiro qni sopra deseritto al N. 17 ei da ebiaro indizio ciie si ril'erisea alia inoiiela d" arj;enlo aeeennata dai mentovati seril- lori, e to confcrma i! peso di esso, ebe e di grani 81, qnindi un solo grano ineno del doppio del dirbem tabarieb, di eni abbiamo Irovato il peso qui sopra. (juando appnnio lo slesso Makrisi ei insegna ebe il dirbem persiano pesava il dopi)io del tabarich (2). N. 18. Allro vetro del Musco Palagi porta il nome del ealilTo Falemida llakem , pesa grani 58, ed ba inseritta la voce Jjj;. Tale voce signifiea (/iu- sEs , Xubes^ V. 1184; Polux. in Ononiastico. K DELL.V OIUGINE, ESTENSIONE E DURATA DI ESSO. 81 ipolcsi pel sisloma nionclaiio dc};li Aiabi, cio iion iiiiptMlircbbc ilio i vclii non scrvisseio a (U'iprniinare i pesi iiiinuli dcllc incrci , assimilati a quelli ddla moncta, e divisi in frazioni indicate nei pesi stessi. Le klianibe, ossiano ki- ratii, ii mmicro ddle (piali e sc^nalo siii vclri. crano ])un' i pesi eorreiili ajipo gli Arabi; oiide nulla ci victa il eredere the servissero anclie al peso delle merci, sia poi chc I'indicazionc di fels o di moncla di rainc divenissc super- flua; sia die, come prcsso i Romani, ed a norma della sua origine , tal voce avessc anelie presso gli Arabi eonseivalo la doppia significazione di nioneta e di peso (i), del elie pero non Irovo Iraeeia negli serillori (2). Sc. pero gli Arabi adollarono pella loro moneta di rame il nonie che le da- vano i Romani, non ne adollarono il jieso, eomc aveano fatto per 1' oro. Ab- biamo veduto qui sopra elie i kiralli. o kliarube. col nnmero delle quali di- stinguevano le loro nionete di rame, sebbene porlassero un nome corrispou- (lenle a (piello della silitpia roniana, pure ne dillerivano nel peso. Cosi . seb- b(!iie tulle le mnnele di rame porlassero il nome di fels. il nu>zzo fels di 15 kirath ci addila elie il fels preso per unitii fosse quello di trenla. Cos! quello di 4 8 ei mostra come nelle frazioni non solo si procedesse di 5 in 5, ma aneo di tre in tie. Nulla di simile nel folic romano elie si divideva in 40 parli. i di cui spezzati proeedevano da 5 in 5, e non mai altrimenli (3). 1 poclii vetri di sopra deseriui che lianno il nome di pesi di nionete cono- sciute od indicazioni equivalenli ad essi, apparlengono nella maggior parte ai primi seeoli della inonetazioiie islamitica. Ire soli fra di essi spettando alia (tinastia del I'alcinidi (4). Non gia che maiiehino vetri fabbricali durante la luiiga domiiiazione di quesli principi , menlrc anzi si e quesla V epoca in cui lali monumenli pin abbondano nei niusei ; ma dessi d' ordinario non (1) /■'i.llis fii ill origine nome di un sacco di cuojo, iiuli pnsso ad indicanic il conleniilo. c qiiiiuli uii peso di una data qiianlita di rame ( Vedansi Ic (jlnssi' iwiiiiclif publiliiate da Pktamo iu'IIc iiolc a SanI' Epifanio gia cilalo di .'iopia i)ag, 7b, n.' 2). Aiiaslasio a\cnd(> inlrodoKa ml()^a forma di moneta di rame, ipiesla eblie pure il nome di /b//a/t , o /b//t', che passu cosi dal peso alia luoncta. Vedi Moiietr Cii/iclii'. jiag. 52 S. (2) Merita pero os.serva/.ione clie la %oee ^jjXi . /i/.s . non solo indiea la inonela di rame, ma allresi (pielle eoncliiglie elie abbiamo veduto scr\ ire di monela in eontiade \ieine allAra- l)ia, c inline certi segnali coi quali si distingue chi e astreUo a pagare tributo ( Vedi il Les- sico di Fkemai.). Onde non e iinpiobabile elie pote.sse anclie indiearc una sorta di pesi. Os- servo di pii'i, die anclie la voce hhnruba-i i.}jj^, sebbene da quesli monumenli e dall' au- torila di .Makrisi risiilli indiearc un peso, pure nun Irovasi registrala eon tale signilicazions nei Icssici arabici. (5) Vedi Moiiflf Cii/iclti\ i\i e pag. 527. (M Ciofe i numeri ft . S e 11 del (!alalogo in fine. 82 DELL'USO GUI ERANO DESTINATI I VETRI CON EPIGRAFI CUFICIIE, poilano ultra iudieaziont' sc iion sc i noini f i litoli doi priiu'ipi. Sebbcnc (jiiiiuli j!}\ esfinpj siiio ad oru addolli ci pcMsuadaiio clic ([uosli puiu- crano dcsliiiali ad uguale uso , scbbeiic lo lonfonni il peso die d' ordinario riduccsi a ([ual- ebeduiio dei eonoseiuti; pure lie il eoh)re cbe varia da iiu vetro all'allro, ne il mimero dei ;;lobelli cbe vi sono laiora segnali. ne altro indizio, mi e risul- lalo (il I'oslaiilc eiilerio della inonela eui il peso si rilerisee. II ebe pero. a inio credere, iion devc produrre dinieolta alcuna nell' aminetlere in essi la iiualita di pesi, pensando cbe alloraquando erano integri e non corrosi dalla veUislii , procedendosi dall'un peso all" altro per dislanze ben delerniinale, non era ne- cessario cbe vi fosse esplieito indizio delle nionete. Cosi vedianio die andie i pesi romani delle nierci sono bene spesso privi di (iunlun(|ue segno, senza die percio si rendessero inetli all'uso. Cosi veggiamo cbe molle nionele in eorso siniili ai loro spezzati e prive di ogni segno di valore, pure sono bcnis- siino dislinle dal volgo die ne iisa. Se dope finila la dinaslia dei Taleniidi i velri si I'anno pii'i rari , non e per (lueslo ebe ne cessasse I'uso die Tuno col nomc dei sultano Aziz, N. 25, di- iiioslra conic questo si conliiuiasse dalla dinaslia degli Ajubili. Un allro col noine del sultano Scbaban, N. f26, ci porge la certezza die eoiitinuasse aiidie sotlo ai Mamelncebi. Questo principe regno dalPanno 764 al 769 deU' Kgira (1362-68 deU'E. V.). Cosi un secondo col Leone ed un terzo colla dula in cilia deiranno 761 delPEg., 1359 dellE. V. (N. 27 e 28) spellano sicurameiite Tuno a Thaer Bibars, I'altro ad Hassan Nasser, dei quali il primo aveva per iiiipresa il leone, come sappiaino dagli slorici, e come si eonosee anelie dalle di lui nionele (I), il secondo poi regnava alPepoca indicata. Altri trc della colle- zione di S. A. I. (N. 29, 30 e 31) lianuo la lezione UUJi per mc incerla, nia cbe perd Irovasi sulle nionete di Scbaban (2), quel principe di questa dinastia cui spella il N. 26 die abbiamo vedulo qui sopra. Tutti e tre sono di 15 kiratb, almeno cosi sembra raecogliersi dal peso cbe e di grani 59 per due di essi e di 57 per il terzo: altri due, ebe per la fabbrica e pei caratteri sembrano speltare alia stessa dinaslia (N. 32 c 33), ci offrono la voce j^js die credo e(]uivalere a modulo cainpione di peso. Quautunciue questa voce sia di una forma grainnialieale sconosciula, e sebbene la radice _)J^9, oiule deriva, sia piii ordinarianiente trasportala dal suo signilicato priniitivo di polerr a (judlo di capacitaj pure e anchc usata nelF altro analogo di pesOj eoinc si eonosee da iin brano di Mari Nestoriano (3). Che poi ambo rappresentino lo slesso peso (1) Vcdi Monele Ciifirlie, pag. 27S. (2) Vedi Deicrizione del Miisco Maiuoiii, Tavola 1.^ ii.° 6. (5) j'Jvc^Jt f^lac Vedi Hihliulh. O/'. , Jos. Siinonis Assemami, tomo 111, parte II, pag. 102. E DELL V ORIGLNL , ESTENSIONE E UUIUTA 1)1 ESSO. yS (ici sovraccpiinali , il diinostra ii falto clic amcndiic pcsjino grani 59. In allri e indirato con frasi diverse in ognuno (N. 34, 35 e 36) che sono fabbricati per auloritu del prineipe. E (|iii innan/.i di proeedere non posso oniellere una osservazlone iniportanle. la (juale Iciide insienie ed a coiilennare. se ne fosse d"uo|>o. elie quesli vetri siano pesi di nioncla, ed a farei mej^lio eonoscere le forme del govcrno del- I' inipero dei califll. Nei iniei opiiscoli sovra eilali iio indiealo elie qiiesti luo- iiiunenti in veiro sono i soli nei quali sia dcllo ehe fnrono fabbrieati per an- lorilii dei Prefetli del tribulo. Abbiamo (pii sopra vedulo due misure di eapaeila. nelle quali troviamo una ej;uale fonnola a])plieala alia stessa autorila. D'altra parte niuno esenipio ei e nolo sino ad ora di nioneia eoniala per autorila dcfjli stessi Prefelti del Iributo. Qneslo fatto, die non parve allre volte diniostrato al dotlissimo De Saey (J), quantunque egli non potesse recare argomenti in lonlrario. ei da ora la pruova pii'i luniinosa ebe ([uesti velri crano pesi, non monele. mentre se fossero slati tali, o piulloslo surrogati di esse, sarebbero emanali dall'aulorita del prineipe o dc'suoi designati suceessori, come lo sono le monete di metalio fino , o da quelle dei governatori, come lo sono le mo- iiete di bronzo (2). Nell' egual niodo i pesi romani sono fabbricati per ordine dei Prefetli di Homa. i quali mai non apposero il loro nome alle monete. Se poi nei velri eufK-i vedianio eomparire i nonii delle superior! aulorita e degli stessi principi, lo stesso avviene nei pesi romani, che nulla vieta ad un'aulorifa superiore devenire a quello che e di compelenza ordinaria di una inferiore (3); ma non ha mai luogo il caso inverso che un Prefetto di Roma, od un Prefetto iirabo del Iributo. si arroghi Paulorila di far coniare moneta di suo ordine. il che (■ alTallo al di sopra delle loro allribuzioni. Cosi nelle monele culiche (Ii ranie vediamo talora i nonii degli stessi califli. e dei designali successor!. (I I Jiiuin. dfx Smniis , iiiiirs 1H25. p;ig. 15M. (2) Vcdi Miiiu'lc Cii/iclii', pag. .\.\I e XXll, ovc ho falla I' nsserva/.ionc che i designali suceessori non avean diiillo the a far coniare inoncia d'argenlonon di ore, pcrclic tiilti gli oscmpj die ne avea vcduli , e cosi le autorila degli slorici , mi avevan confermalo in tale opinionc. Pero posleriornicnte Maksuen ha ])iibl)lipalo una nioncta doro dellanno IHfi del- I' Egira, eoniala per online di Amin designalo successoi-e di llariin ( i\niii. Oiieitt. Paile 1. n." 40). Di pill Martobana, Nolizie sloriche dei Samccni di Sicilia, ha osservalo (il che mi era sfuggilo) che anchc Ahiilfaragio nella sua storia conferma ehe i designali suceessori fa- cesscro coniare anehe 1' oio {Jfisl. Pyii.^ pag. tliO). (3) Veilansi in jiroposito dei nonii dei principi e niagislrati romani segnali nei pesi le dolle osser\azioni del Padre Giampictro Secchi, Cainpiuitc d'antica bilibia ivumita. Homa. 1835. 84 DFXL'USO GUI ERANO DESTINATI I VETRI CON EPIGRAFI CUFICIIE, ma lion vtMliaino inai ncUo nioiu'te d'oro c (rargcnto i noiiii dci governatori. I'olla I'dnnola iiidicaulc raiitorila di far I'oiiiarr iitonota. I vciri con cpigiali arabe sine ad ora descritli non porlano di solilo nomc di citia, ma la provonionza, If indicazioiii dci niagislrali c dci principi in essi nouiinati ce nc fanno coiiosccrc |)cr ordinario patria I'Egillo. Peio il nome di Tilx-riadc ^^^ IS. 37, e qiiello di Ak'iipo ^A=., N. 38 (I), pruovano elu' (lucstc citla soggollc insionic alPEgitlo ai dominalori Mameiucclii, avcssero eoniuno I'olI'Egillo slosso r uso di quesli posi. Cosi uno rabhricalo in Mansuriali, cilia di IJarbcria, N. 39, un allio col nonic di cl Maluli calilTo Fateinida, N. 40, die regno in Barbcria non in Egillo, diniostrano che Tuso no fosse coniune a queila regione. Cosi qiicllo col nome di Ilcgiag che abbiamo vedulo qni sopra, N. 8, ci farebbe credere die sino dai prinii tempi della monelazione maomel- tana 1' uso di (juesli vetri fosse iulrodolto nell'lrak. Alia slessa conclusione ci guiderebbe in epoea di assai secoli posleriorc un altro col nome del calilTo Nasser, N. 41. Sebbene la supremazia religiosa di queslo principe fosse rieono- sciuta neU'Egitto, egli non vi ebbe mai la sovranita Icrriloriale, die era per esso liii rislretta a poco pin ddlo slesso Irak, in cui era posla Bagdad, sua residenza. Cosi abbiamo gia veduto trovarsi di qucsli vetri in Sieilia, e lo confermano Torrenuizza (2) ed Adler (3), non che un moderno viaggiatorc die dice averne veduii iiiolti ad Erice nel museo del conte Hernandez (4), e finalmente il ba- rone Mortillaro (5); ma gli scriltori siciliani non si sono punto occupati di questi monumenti dclla lore palria. Allro vetro. N. 42, polrebbe farci sospet- tare che T uso nc fosse giunto in Tartaria, poidie vi leggo j^c i^^^ di Baikh autentico, Omar^ so non preferissi credere questa forma possessiva Ic- gala alia prima voce che manca , ed indicanle un peso derivalo da Balkli ed usitalo in altre eonlrade maomeltane , il che sembra assai pin probabile, imperocche non vi e alcun altro indizio che I' uso dei jiesi di velro fosse (I) Ncl Museo di Francoforle trovasi un Aclro verde die pesa grani 117, iicl cui ilinilo leggesl: l.'[mam Dliaer Leaziz din Illali Prinrijw dci crcdciili. Nel rovosclo. die e coii- Minlo, pariiii seorgere !-==£, /Jcca^ cioe ./cri. (1} Le .^iilichc iscrizioni di Palcniio^ 1702, piiij. 10, nota •< di quesle iiaslcdi velro con " Icltcre arabiclic ne sono ripieni lutti i nostri imisci di Palermo c degli allri luoglii di Sieilia. ■• .\vreino forsc oeeasione allra volta di sicsamenic descrivere I'liso di esse e come furoiio '■ anrora abhraceiale e ])ostc in praliea da' iNornianni e dai succcssori monarelii, conlen- •• tandonii per adcsso di pnl)l)liearne queslo solo per eseinplaie " (Il ■\elio qui prodotio da Torrenuizza ha 1' ordinaria professione inaometlana e non altro). (3) MiiscvKin Bonj.. loiiio II, pag. IHt. (») Ohti, f'iu'jijio alle Due Sicillr. Verona, 1828, pag. 161. (B) Opitscoli . lomo 1, pag. 338: ciu' altbondiinza (in Sieilia) di pa^te {itrco'. pag. 33B. E DIXIA ORIGINE, ESTENSIONE E DUUATA Dl ESSO. ».) S^iunto si luiiKi dall.i sua originc. Clieoclie ne sia di (jucst' ultimo punto, clu> aii- cora limaiic a cliiarirc colla scorta dei monumcnti, ci giova qui osscrvarc chc lion sono stall dcsnitti anliclii pes! di monela del maomcHani in nictallo fuori <|uull() acccnnato da Fraciin (I) die ('• di rainc ollagono c con IcgK^nda coii- sunta, slalo rilrovato nolle rovinc della citta di Ukek, delta piii tardi Uwiek. (•he era posta sul Volga jioeo lungi da Saratow (2). Sc ne trovano pcro due al- tri in raiiie nelia coiiczioni! di Fiaiieoforle. Essi pesaiio I'uno graiii I6i, rallro 4 20, ed lianno per tipo il cosi dello sigillo di Saionione. In iino di essi ieg- gesi (}j;^=». Sono coniati da una sola parte, il clic ci assicura che siano pesi e non nionetc, sjietlanti alia dinaslia dei Mamelucelii, nella quale e tipo ovvio il sigillo di Saionione (3). La voce Jj^^= fu sino dal jjiii anticlii tempi deirisln- iiiismo Home di peso, e Makrisi ne inscgna clic indico un tempo il peso di to (lirliem (4); ma eonvien dire elie nc indicasse uno assai niinore all'epoca in cui fu fabbricato cpiello di che si Iratta , epoca probabilmente assai tarda in eni si era abbandonato I'liso del veiro per sostiluirvi quello dei jiesi melal- lici (5). Ci resla ora ad indagare per quale motivo avvcnga che mentrc sono tanto rari i pesi di monete di ogni eta nei musci , tanto in vece abbiaiio ad es- sere abbondanti quclli delP Egitto durante la dominazione dei Maoniettani. Incomineio dal cousidcrare che la forma irregolare dei margini delle monete auliche rendeva impossibiic il conoscerne la tosatura, che quindi e certo che gli anticlii dovevano se non allro qiianlo alia monela fina aver ricorso alia verilicazioiie del peso pii'i rrcquentcmcnte che non si faccia oggidi, il che rl- sulla anche dalle Icggi degli imperatori, le quali prescrivono che in ogni eiltii vi fosse un apposite inipiegato denominato zygostate, il quale avesse a deeidere (1) In una nolizia lella allAccadcuiia ili Pielrobiirgo a' 12 dicembrc IK.TI. (2) Qiicsia cilia c I'uor d'ogni diibbio 1" Ouiliaclia di Marco Polo, conic ha diiiiosliato lo slesso Fraeiin, onde debbo correggerc qiianio io aveva erroneauicnte congelturato inlorno aH'idcnlila di Otichaclia con cs-Sciiasdi ; vedi Moiivlc Ctil'iclic^ pag. H5, c si confronli. pag. 2'i5 , n.' 1. ("«) Di pit'i, il sigillo (li Salomone scnza cpigrafc (ro\asi pure nei pesi di velro. fra i (piali uno azzurro del Musco I'alagi clie pesa grani H7, e ijuindi sciubra esscre di 30 kiriilh,- altro nero del Museo di Erancoforte, pesa la meli'i, cioe grani 88. ('l) Makrisi, />p poiuhvUiiix in eitidoni' Ifist. Mon. Anih. TyrUxcii , pag. BH. (S) >'el Calalogo della colle/.ione cgi/.ia di Pa>salacqua sono accennali h pesi di bronzo cd 1 di fcrro, ma 1' cditore, che non ne da descrizione alcana, dicliiara ignorare se siano di labbrica cgizia e di quale epoca. n.° 790-793. Quantu ])oi a quello di ferro, l' essere di queslo metallo basterebbe quasi da per se a provare che non sia egizio, almeno aniico. «6 DEI.L'USO GUI ERANO DESTINATI I VETRI CON EPIGRAFI CUFICHE, siillr controvorsio olie polosscro insorjKrrp inlorno alia qualilu dpi soldi d"nro (I), il clic la siipixnic clie fosse in uso una quanlila grando di pcsi col soj?no della piibbiica autorila. Sc iion nc sono pcivenuli a noi se non sc ben pociii. dobbiaino alliibuirlo all' osscre dcssi di lanic o di pionibo, malcric chc non durano a lunjio. pcrolit' corroso dalla ossidazionc. Di piii, se il ranic e cosi il pionibo si rendevano inelli per eorrosione air uso di peso, potevano essere lifusi in moneta o destinati ad altro use. In vcce un vctro grosso di forma ro- iiindala non olTre aleun iuero nella rifondita; posto sollerra, e bensi intaeeato da^li aeidi alia sua superlieic, ma e assai piii durevole dcgli aecennali me- lalli: anzi Pesperienza qui sopra dcdotla dal paragone dei vetri colla moneta d'oro. oi lia dimoslralo chc pcrde se non meno dcH'oro, cerlonon piu di esso. Si consideri die egli e cerlo cbe se i pesi degli Arabi fossero slali d'oro, e die insicmc I'oro non avesse avuto akun prezzo, i pesi d'oro si sarcbbero assai mcglio conservali che non quelli d' allro mctallo. Ora queslo e appuntino il caso del vetro (2), e cosi si toglie di mezzo Fobbiczionc die faccvasi un lenipo alia possibilita ehe i vetri fossero pesi. obbiezionc fondata nclla sover- diia abbondanza di cssi. Posto cosi in chiaro I'uso di questi voiri durante la dominazione niaoniel- (1) Cod. TliroiL. HI). XII, til. VII, 1. 2.^ Cod. /((.s«m., lib. X, til. lAXI, 1. 2.' Vedasi anclie \' eililto XI tli Giusliniano, De jmudevaloribns ct iHOiic/nriV.s. Quanta fosse poi la ciira die £!li aiiliclii |)()iio\ano inlorno alia (nialila c peso delle uioneic clic dovevano ricevere in con- tiatla^ione, scorgesi ani'lic dalle aulorila di I'laito nel Qacnilo., c di Sixesio nella sua leltera al fratello, chc segue dope di quella diretta ad Asclcpiodoto. Veggansi andie Svetonio nclla \ila di Xenmc. 5 ''''. ed ivi le note dell' edizione di Pilisco. (2) Egli i' diniostrato dalle indagini dei cliiniici, rlic il crislallo di inonte resiste all' azione degli agentl cstcmi, alnicno quanio il plalino, il piu resistenic fra i metalli. I'na tale qualila del erislallo si fu quella die indusse di recente Sleinlieil a proporrc ehe i oampioni dei pc.si ^i fatilirieliino in cristallo di nionte. come fu cseguito in Havicra ed a Napoli. .-i hhnmUnmjcn dfi- iiKilhfiii. (iii'l jiliysil;. Clusse der Bnyvr. Jkdd.^ IF Th., s. 2»K. Se Ic niaterie di ve- in) artificiale non sono forse egualnicnte lesistcnti allazionc degli agenii chiniici; se egli anzi e certo che la superficie del vetro esposta alle alternative dell' uniido e del secco, ed unilaiucnte alle esalazioni di aniniali o di vegetabili si opalizza. e se ne sluceano iiiipercetti- bili squanic die ne lasciano scabra la superficie: se e vero altrcsi die lo sicsso awiene al \ctro lasciato a lungo sotterra (Vedi su di cio Ic osscrvazioni del Conte Rasodiowsky presso MiMToLi, Ui'bm- die /Inj'ertiijiinij dcr (iirb. (itiixcr. s. 27), pure i tanii vetri aniichi con- ^crvati sino a noi senza die abbiano nolabilmenic perdulo del loro peso, ed in ispecie gli esenipj qui sopra addolti, d diuKislnmo non peilanio die il vetro arlifidale si aecosta in questo punio alle prerogative dd cristallo ili luonte. Si noli poi die il diina particolarniente secco deU'Egitto vi doveva rendcre, se non altro, assai pii'i Iciila die non iillrovc la deconi- posizione del vetro. E DELLA OIUGINE, ESTENSIONE E DURATA Dl ESSO. 87 lana, per qiianto il conscntono i iiionunicnli sino ad ora conosciuli, ci I'csla a risolveic uii altro quesilo, cioi' se P iiso di tale materia a tal uopo sia stala una iiuova inlroduzioiie (lej^li Arahi. o se (|uesli iion facesscro se non se con- Cormarsi ail una prcecdcntc costunianza; ed in tal easo, o\u\v (picsla sia deri- vata. (^)uaiilo al piiiiio punio, ejj;li ('• cerlo ilie |i;li Arabi all' epoca dclle loio conqniste, e cosi a quella cui risalgono i piu anticlii fra questi velri (1), erano alTatto rozzi ed inclli a (pialnntiue niiova intioduzlone in fatio di arli. QuanKt al secondo, TEf^itto, come ahbiamo veduto sino ad ora, si e quella provineia deiranlico inipero dci ealilli ehe se non possiede cselusivamentc tal merce. pure ne e fornita in istraordinaria abbondanza, menlie Ic altre (tranne la Si- cilia) appena ne porgono (pialclie ram esempio. D'alira parte, I' Enillo si hi appunio il jiaese in cui da epoclie reniotissime T arte di lavorare il vetro In porlala a somma perfezione. Egli e bensi vero chc Ic scoperte dci moderni lianno in gran parte seemata la fama di chc godeva un tempo la scicnza de- uli aiiliclii Egizj. f. vero allresi cbe colui eui dopo Cbampollion la cognizione delle anlicliita di quella nazione va debilrice dci niaggiori progressi. lia dimo- slrato con quella estesissima erudizione di clie e fornilo, e con (juel lucido criterio ehe in esso lui supera I' erudizione stessa, come gli Egizj negli ulliuii periodi della loro indipendenza ed avanii le conquiste dci Maccdoni niolto ap- preiulessero da (|uei (ireci die i re naziouali, posta in non ealc I'antica gelosia, lasciarono stabilire in mezzo di loro. Egli e vero d' altra parte ehe la moderna eritica vuole annoverala tia le favole la venula di antiche colonic egizie die abbiano dirozzato i (iieci {-l), e die ncga persino ai Grcci dci tempi omerici qualuiKpie precisa coiitczza intorno allc cose d'Egitto (3). Ma se da do risulla (I) Assai di cssi sono f;il)l)ricali (liirantc la dinastia degli Omuiiadi, ed e nolo ilic gli Aratii non incominciarono a colliMire le arli e le scienzc se non se soUo gli Abbasidi. ('2) Peru i dali sui (|iiali si viiole eselusa la veniila di aniichc colonic egizie nclla Grecia M)no fondati sovra assai deboli congelUire dedoil<' dalla pota siinpalia degli Egizj slessi pei \iaggi di mare. Una tal presunzione e per allio ben pora cosa a rispello della probabilita (lie I'anlii-hissinia ci>ill;'i d'Egillo siasi eonmnicala alia nazi'-ic grcea, e piii ancora a rispello (lelle concoidi Iradizioni dci (irei-i clic ci addilano I' Egillo come aulore del loro priino in- ri\iliinonlo. D'alira paric, le tiirholenze e le guerre civili die agilarono I' Egillo all' cpoca dci He paslori, e quelle die furono cagione di lanle mulazioni nella sede di qncll' inipeio. possono cola come allrove essere slale cause di emigrazioni. (5) La moderna gcologia ha rilcgalo Ira le favole il su|)poslo prolungamcnlo dcH' Egillo prodollo dal Nilo, con cui si cicdeltc un Icmpo render ragioiie della dislanza asscgnala da Omero fra I'isola del Faro e il contineutc. Vedi Bulletin ile Fenixsac^ Gioloiiie ^ jnin t»<5i. (losl si vuole dai moderni die sia slalo in cpoca assai aniica iulcrpolato il brano in cui c inenzionc dellc ccnlo poric di Tehc. e forsc non a (orlo. die tvipendi progress! nelle arli belle , ne elie i monunienti egizj non segnino il piii antieo slile di un'arebilellura grandiosa nialgrado i suoi difetti (1). Se la tenaeita degli anlielii Egizj per la loro religione e per le loro eostunianzc avile indusse i loro stcssi doniinatori persiani, greei, roniaiii a ve- ncrarne gli Dei e a eonijiiere od erigere lemj)] in onore di essi nello stile an- tieo egizio, eio non esige gia elie abbiannt eon ([ueM" iionio dottissinio a ne- gar fede alle rovinose eonseguenze elie gli storiei narrano segnile alle inva- sion! straniere (2): eio non toglie elie Tela dell' oro delle arli (r delle seienze frapposlo ;ill' oggello di applicarc alia Tcbc egi/.ia quello die Oiiicro inleiide\a della grcca posta a paraggio eon Orcoiiiene. La descrizione della Tebe egizia e eosi mal collocala in (luel posto, elie essa pnrsc argoiiienio di eiilieare il pncla a Laiiiollie ed a Ccsarolli clic non sospella\aiio d'iiilerpolazioiie. (Il Le lielle seoperlc piodolle dalle perse\eranli indagini dei dciUi ei lianno in (piesli ul- liiiii tempi fallo eonosccre elio le pii'i anliehe piraniidi d' Egillo non fiiroiio gia falilirieale in pit'tra ma bcnsl in niatloni. c elic la forma ne era diversa da quella dclle grandi pira- niidi di Gize perelie o eomposlc di una piraniido |iii'i inelinala sovrapposla ad una nieno in- elinala o falle a leirazze. Tali rireoslanze danno a (li\cdere 1' olivine prima dell' areliitet- tiira in Egillo derivarc da quelle conlrade ove leSaere Carle ci additanoavor avulo principio ogni umana eivilla , mcnirc fn assai opporUinamente osservato ehe 1' Egillo , ove lanio ab- luinda la pielra. non avrcblie adollalo 1' uso dei malloiii so non 1' avessc allronde rioevuto. ('o«i d'alira parle quelle forme |iriniilivc ei moslrano evidenle analogia eoi pii'i anlielii cdi- tiej dei Baliilonesi c di allre nazioni. Pero il fallo nairalo dagli sloriei Egizj elic altribui- seono ad un loro aniieo re I'invenzione di lavorarc la pielra c meglio anoora la forma stessa delle grandi piraniidi e eosi quelle degli allri ediliej ei moslrano eomc poeo dipoi sorgesse in Egillo 11110 slile pio|)iio elie non fii mai eoinune ad aleun'allia eonliada. (2) II dollo Letronne, Journal dcx .Vircnii* , j'"" l*<'i't, pag. 589, non vuolc animetterc le roAine av\enule in Egillo aU'cpoea dell' invasionc peisiana, pcrehc, dic'egli. si Irovano edi- lizj nello slile egizio sui ipiali leggonsi in geroglilici i noini dei dominaloii di quella nazionc, e ooneliiiide clie 1' Egillo a\e\a sofferlo assai poeo {fi)r! pen) dall' iinasione peisiana. Cio non toglie per allro ('lie gli seiitlori anlielii ad una voee non proelamino I invasione di Cam- bist' sierome I'cpoea della ro\ina di Tebe, e non deeanlino la grandezza di essa avanii lale epoca. Vcdansi in parlieolare gli scoliasli dell' llioih nel Cinlkv /'ciicla cdilo da Da\s5K I)e-Viii.oi,«ii>. uno dei ipiali eila I'auloiila di Calone il Censure, dalla ipiale evidenlemenle ap- jiarc conic Tcbc dope le rovinc di Camliisi; non piii risorgessc alia primiliva grandezza. u( Ss Karuv cjopte n 4io»7ro)i(; ti //S'/aXji 7r/)o tou utto n;^7wv i^iaviTSEvxi, x'.ma; cziv iiy; Tpt^mpiy; r'i.'dtZpuitaj it fij/)ia5a5 ^'sx»Tov 5e TTOASffi JiExocfieiTo ad Iliadis^ lib. X, v. 383. i; DELI.A ORIGINE, ESTENSIONE E OURATA DI ESSO. 89 rgi/.ie non sia stala cjudla doU' aiilica inilipciulciiza dclla nazioiu- ; cio non loglie clie le sculturc c gli (ulifizj spcllanli aircpoeu dclla doniiiiazionc slra- nicra non aeeusino la di-cadcnza dell' arte cgizia. Se le prclcse co^nizioni aslro- HDiiiiclie dfiranlicii E;;iU(i soiio svanile alia lure dcllc scopcrte di Cliaiiipollion e di'ilo slesso Lelromic; se le slupeiide iiioli (rEgillo fiirono erelle seiiza soe- corso di allio inceeanlsmo fuori del piano inelinalo: se la meeeaniea In Itaiii- hina sino ad Areliiiuede; se gli Egizj ignoraiono Parte di costiuiie le voile, non e pereio men vero elie essi non siaiio slati sli autori dei piii antichi f^randinsi ediiicj eonservali sino ad ora. Se essi ignorarono la eosU'uzione delle volte, i loro aniieliissimi ediliej ci niostrano eonie ne sorgesscro presso di loro i rudinieiiti (I). Se egli e disjiulato se loro spetii la gloria di avere inventata la serillnra, egli e certo pero elie i loro nionnnienli eon iscrizioni sorpassano in anliuhila ([uelli di epoca eerta di tulle le allre nazioni. Cosi non puo negarsi che dessi non siano stall Ira i iirinii inventori delle arii, e le rappresenlazioni di lante fra di esse nellc grolle di Ueni Hassan ne |)org()no irrefragabile tesliinonio (2). Non e neppure dubbio elie essi non siano slali i prinii a collivare quella seienza |)rincijtale ausiliaria delle arti stcsse die deriva pure il suo nonie da (jnello delPEgitlo (3), e che ])iu lardi volla dairaniorc del lucro a riecrche riu- seile infrultiiiise alio scopo cui eraiio intesc, lia finilo colli) svelarei i piu ri- posli areaui della iialura. Se la sloria non ci additasse I" origine egizia della ehiniiea, ee la additerebbero le cognizioni degli Egizj nella nielallurgia (4), e soprallulto i loro lavori in vetro. Sia che la priniitiva invenzione del velro loro appartenga. o sia dovula ai Feniej, come vuole Plinio. il cui racconto per allro e alTallo favoloso (5)i lo sia pur anco agli Eliopi, clie voglionsi da al- euni scrillori essere stall i prinii moUiri della civilla egizia (6), e presso i tpiali (i) Vuili 1' articulo di Raoul-Rociiette nel Jonnial dcs .S'liidds, ISfi'i, pag. 'i09. (2) AI Icmpo di Abranio gli Egiicj avcvano fabbrichc di tela, di innbili. d'operc d'oro c d'argcnlo. (Vedi gli eslialli dell' ()|)era di Wii.kiNsos, Mdniiers and cditiinin of iho nncieiil &jyi>!iaiis (lello slesso Letkonne iiel Juiiriial des Smans, (urit 181'), pag. 2S0.) (5) Vcdansi Suidas, v. /./i,":!* e Reuvens, Lettres a 71/.' Lelroimc^ Lettre pivm., pag. 10 e 81 ; Leltre trots', pag. 69 e 73. Qiieslo dotio scritlorc ha poslo ncUa massiina c^idenza dal nome di yrrjn, che gli aniiclii Egiziani c dopo di essi i (]opli daniio alia Uiio pallia, es- sere derivalo (piello dclla Chiniica, ed i papiri da esse hii piibblicali faniio fede. d'aoeordo eon Suida, cuiiic una tale seienza, scbbcnc mis la a pralielie snpersliziose, si escrcilassc dagli Egizj. (4) Vedasi Movcez, Z,'art du Moiinoyaye cliez Im .JiuienSj nelle Mimoires dvl'^Icnd. de$ tnscriplion.i, lonio l.\. (B) J/isl. Acit.. lib. XX.\VI,§ 6!J. (6) Peru la ipotcsi ehc viiol derivala dagli Eliupi la civilla dcU'Egilto, ipolesi proposta da VoL.\r,v, poi soslcniila in tempi pii'i ^icini dal dotlo viaggiatore Hoskins e piii reeenteniente / o/. ///. 12 90 PEl.L'USO GUI ERANO DESTINATI I \ ETRI CON EPIGRAFI CUFICIIE, vuolsi pure fosse antico l' uso di (luoslo (rovalo (I). <'j;li ('• rcrlo, jxt Icslimn- iiiaiiza (Icllo slcsso Pliiiio ('2). non vhc dclT aiilorc del Periplo, altrihuilo ordi- nariaiuenle ad Arriaiio (3) e di un anoninio greeo citato da Casaubono (4), elie gli Egizj eraiio eeoellenti iiell" arte di lavoraiio e di dargli i diversi colori (5), 0 il I'onfennano le rap|)resentazioni di diversi prooessi deir arte vctraria nelle grotte di Heiii Hassan, ed a T('i)e ((>). Uii lavoro poi di tale materia ei inoslra. col noiiic del re cite vi sla improsso, qiianto (jiiesl' arte I'osse giii iuoltrata mentrc regiiava la XVIil dinastia, c (|uiiidi poeo ineiio di due iiiila anni avanti r era volgare (7). Cosi Ic conlarie o perle di velro die vesloiro le iminimie cl anoora da S<-.iioEi.r,iii:n, non rcpftn affallo alia Inoedotla crilica. Aliliianio vedulo (|ui sopra rho la pretcsa originc delta valle del Nilo e nna chinicra imaglnala dagli aniiclii ed ini tempo oreduta dai modern i. Vedi pag. 87, n.'Ti. AI)l>iamo pure veduto che i pin anlichi monunicnii deir Egitio sono le piramidi in nialloiii colKicalu not Hasso Egillo a poca dislanza dal marc, e i-lio lo loro forme addllano origine asiatica. D'atlra parte, te piramidi di iMcroe, alle quali si Nolle un tempo attril)uire tanto remota anticliita, sono invcee di un' epoca eoniparativamentc roeenio, e spettano al pcriodo della decadcnza dell' arte egizia. Infinc i dali fisiologici uniti ad una pii'i ragionevolc interprctazione dolle nolizic fornitcri dagli antiehi, ci assiourano delta analogia fisica fra gli aniiclii Egi/.j od alnicno fra hi classe pii'i colla di (luclla nazione e le genti Semiliclie e Japcliclie (Vedi Num\ ./iiimles des Foymjes^ dcccmbrc 184fi,pag. 31(2 e sag.). N6 diverse risultaraento ne porge la lingua egizia affalto dissona dalle lingue dei Negri, ed in vece altenetitesi per diverse analogie alle lingue indo-germaniclie per 1' una parte, alle semitidie per I'allra. Inoltre le riocrclic dei doHi ci hanno insegnato die I'an- tiea civilta degli Abissini c la loro stcssa lingua e scriltura portano 1' iinpronia di un'origine asiatica c il confcrmano luminosamente le recenti seopcrtc suUa lingua e sui monumenti degli Emiarili. Inline la stcssa geografia degli anticlii, die, in onta alia forma dei conti- iicnli, vuolc sempro annoveralo t'EgitIo fra i regni dell'Asia, e dessa pure una Iradizionale conferma di tale origine di quclla na/.ione. (1) Se pure di vetro e non di cristallo iialivo liassi a credere fallo cciino in quel luano di Rrodoto. (2) .-/lind (latii /Ujuralur, alind lonto lcriUtt\ nliwl aryniti viodo cdatw, ibid. (5) Pag. I c XXII. TTXvTo; TOV T-xi-y./rt'bvi x3tTXMm?Ofi-vo-j ryju cj-av uiy.a-jij.;-jr,t in notis ad Sulinillll^ cap. 'I, lib. XI, pag. 784. (8) .Vcf ciiiiii alia iiialeria sequackir, mil etinm pictiirw accumudaliur ^ dice lo stesso Pli- nio. ibid., lib. XXXVI, cap. 67. Erano poi famosi i calici di color cangianle -A'l.x'OTo-j-si fab- bricati in .Messandria, sui quali vedasi Vorisco in Saturnine, ed ivi le dolte annotazioni di .S*LMAsio e di Casmdoo, Jlist. yhifj. Script.^ pag. 2Bi e '(87. (6) RosELuii, Monumenti chU'i, pag. 507. (7) '. Les Egjpticns non seulcmcnt connaissaient le verrc, mais ils cxcellaienl dans I'arl de Ic teindrc de diverses couleurs, ct Icur Industrie avait etc jusqu'a fairc penctrcr a travers cetle substance des filets colores. Quant a I'epoque rcculee a laquelle le verrc a etc connii E OKLI.A ORKlliNT., ESTENSIONE E DURATA 1)1 F.SSO. 91 sono piova insicnic e di'U" anliiliilii dell" itrlc c dclla variclii dei coloii clio gli Egizj sa|)evano dare al velro, c die piuovaiio (|uali progress! avesscro fatto nella cliiinica (I). II dotto viaggialore Mimiloli ha pubMicato divers! idol! e en Egyplo, jc dois faire observer (|ii'iniIepciuIaiiiMH'iil de cc (|ik' nous iroinons les precedes dc sa fahricatioii ropirsi'iili'S dans les grollcs dc I!('miv Hassan el a Tlirlios. j'ai vu line boule de verru ipii porlo le noin d'Anuineilgonri ipii >i>ail au coninicncenicnl de la Will'' dynaslie. Elle est dans la possession du capilainc llervc) ; sa pcsanteur specifique esl la meme que celle (III iT<>«n glass (\crix' (-01111111111) anglais. Ellc a une U'intc It'-gcrenicnl \erlc •>. \Vii.ki.>so.\. Tojiajraphie of llieOes^ ncgli esdalli di Lethone, Jouninl des Smans.jiiillct 1830, page 'i37. Quanlinupie poi gli scrillori aralii abliiano esagcralo colic piu stiavaganii folc nella desrri- 7ione dclla parle die aveva il vciro ncgli aniiclii nionumcnli d'Egillo, pure cgli c ccrto die gli anlidii lavoravano il ^clro in dinicnsioni sliaordinaiianienlc giandi. (!usi tioNianin nar- rate da Stuauone, lili. XMI, die il corpo di Alessandio Magno fu lollo dalla cassa d' 010 in cui era slalo riposlo per porlo in una di \etro. Di eguale inaleria pare pure fosse quella co- lonna del leuipio di Tiro cbe fu credula di sineraldo da Erodotu. Assai operc dcgli aniicbi in >cli(> fiiiono crediile di piclrc prc/iose sino ad cjioca a noi \i(ina, di clio Iroppo lungo Mreblie annoverare gli escinpj die lull! dinioslraiio a quale slraordinaria ecodleiiza gli an- lidii avesscro portala quest' arte. (1) " Que les Egyptiens posscdasseni dcs grandcs ronnoissances en diMiiic cl susscnt em- ployer les oxydcs ni('lalli(pies, cela se prou\e par la iialuie des coulcurs qu ils appliqiiaienl sur le ^errc el la poroelaine. Ils n'ignoraicnt pas noii plus Taciiou dcs acides sur les cou- lcurs » (LtTBo.wE , Journal des Savans^ novcmhre ts^i'i, pag. COS). Vedi aiidic Cavlls , ii- ctieil d'/inliq.^ tomo I, pag. 293. Le analisi dei velri anlidii colorali die non aNe\ano an- cora fatto ronoscerc la ]ii('senza del coballo. non die il fallo ilic le niinieic di (jiiesto lue- lallo ora alli\e liovansi Uitte iidlc rcgioni sclleiilrioiiali d' Europa, c qiiindi non sono aperle »e non se da non molli seeoli, avevan fallo lilencre per eerlo a Folrcroy cbe gli antidii non ronosressero I'liso di (pieslo iiiclallo per lingeie il velio. Piu rcienti indagini pcr()dei diiiiiiei, ed in ispede quelle di Daw e del professore .loii> di Berlino, IV. J'liilvsophicnt Tnnisucl.^ Ionic CV 1 , 1815, pag. 109; Mimitoli, UeLer die Aiifiitiijini() uiid die A'uUandwendinKj der fiirl/lijcn (rliiser. banno in vccc poslo in plena evidcnza die sebbene gli anticbi, c spe- cialmcnte gli Egizj, conoseessero un proeesso ora perduto per lingerc in lurebino le paste opaclie per mezzo dell' ossido di raine. pure a lingerc il Aclro in lurdiino lras|iareiile nsa- vano r ossido di eoballo. (A e duiKpie necessila il siipporre die sia aA\enulo delle anliebe miniere di questo mclallo come delle lanle di ore, d'argento e di piclie prcziose cbe furono abbandoiiate. o perdu"' csaurile, o, conic ]iiu di fre(|uenlc addi^ iene. per csserne stale .-coperle di pill feraci in altrc coiilrade. D'allia parle, la eoufusioiie dei iioiiii dali dagli anlidii alle diverse sostanze minerali rende in niolti casi, sieeoiue in qucslo, a\anli cbe la scoperta di Brandt fosse gencralnicnle aninicssa dai cbiinid, ed avanli i nioderni progressi ddia scicnza. inipossibile lo slabilire una rigorosa sinoniniia 1, Vedi in pio>a di vu> larlicdlo Safn- nella vcediia i'-iicichiptdia franccse). Osscrvo poi die il noiiie di eoballo. sebbene divcnulo piu iiotu solo ai tempi rcccnli, ci fa pen'i risalire ad epoea reiuota per la sua origine. Questo iionie nclle linguc gcrnianidie e sinoniuio di una soria di spirito fnllelto cui la credulila dei nii- nalori altribuiva 1' effcllo (Idle allueinazioni eceilate dalle csalazioni deirarseniee cbe ?ta 92 DELL'USO CUI ERANO DESTINATI I VETRI CON EPIGRAFI CUFICIIE, figure d'animali in volro i-olorato ili hivoro egizio, unitanipnte ad allri del Grcci $cmpi-e unilo al coballo in quelli chc nc siibiscono I'azionc, alliicina^.ioni di iina natura gaja, scbbpiip prolungato riesoano falali. (Vcdi Aoniiot.A, Pc iniiiiial. siihlcrr.^ cap. 37; Eiicyclop. inetroiHil.. arlirolo Cobalt j Kmyilup.mvth. Cliiiiiiic^ articolo Cohult. " Les ouvricrs des mi- nes en onl tellenienl reiloiite les effels daiigeieux, ipi'ils I'ont dosigne U'litttv dos mines.) Analoga a tale signilicazione e pure quella allribiiila alia voce Cuboid^ nclla vcrsione della Bibhia di LiiTERO, ciofe di Gero, /N-niH.f, cap. .\XXlV,v. 1ft, e meglio quella indicatadaun Gio- vanni Mei.f7.io (non so quale) Di: Reliij. Duni'ix.^ cilalo da Dicange nel //Csx/Vo Cri'i-n die dice: fuvil'iii gcHlei coluiil xjiiritits qiKfidniit visibilra ipd IIikjiiii riilhcniiii Colllii_, r/ra'ca Cobuli, f/ei- inanica Cobohii vocaiiliir. //on spiritiis credunt habiUirc in occulli's wdiiim lucis vel in cougen'e lirjnoruni. Cosi i tjoboliii.t dei Franccsi e degli Inglesi non lianno divcisa origiiic. Qucsla voce non e coniuno sollanio alle lingiie geiinaniclic cd a (luelle clie lumno allinlo a fonic gcrrna- nica, Mia lo e aldesi alia greca , nienlre xof^xli't eran detli cerli spirili .seguaci di Bacco, e da lal radice, con analogia al signilicafo die ba nelle lingue gernianichc, sono pure dcrivalc varie voci relative a falluccliicria, a fallacia ed astuzia, non cbe la voce di bassa latinila cc- iYi/i/s\ per iiomo die lesse inganni, ed andie jier ladro e sicario. La sicssa radice non c nep- pure siraniora alle lingue scniiticlie, come lo atlestano diverse voci arabiclic relative a I'or- luna, fascino e siniili. J.vj Cuncluiium species quibns fascino cdpiliiruliipds jX>.9 philtrujii^ jUsI foituna J.i.i.3 sois fctix ulciv. (losi S;p in caklaico signilica c Icncbre ed amuleto, cd il noinc di cabahi, per scienza mistica e lencbrosa, e giunio sino a noi. So dobbiamo scguire (piella regola di logiea che ci insegna i nonii dcllc cose acccnnare d'ordinario colle loro eli- mologie alia proAenicnza delle cose stesse, laic regola ci fan'i ricercarc Toriginc delle anli- die miniere di coballo c la congiunia nozionc dei velenosi effelli dell' arsenico, suo costanle coinpagno. in quelle conlradc nclle (piali era primiliva la voce cbe nc acccnna al nome, e quindi fuur d" ogni dubbio nell' Oricnte. INe luancano Iracco di coballo anclic fuori delle conlrade setlentrionali d' Europa cbe Tarciom, /U'lazlonc dei iiiKj'ji i:i Tosrann^ lomo IV, pag. 210, acccnna avernc rinvcnulo in Toscana, e si vuole nc sia in Francia cd in Ispagna, nude e probabile die se meglio fosscro csploratc le conlrade d Orienlc, ivi pur se ne Irove- rebbe. Inline aggiungero che znffera chiamasi in coniniercio una soslanza iinpregnala di co- liallo, c die sebbcnc alquanio pin aniicamcntc di esso nienzionala dai niincralogi , e pure di origine inccrla. Quesla soslanza par lalora provenga da avanzi di velrerie linle in ossido di coballo. Ora abbiamo \edulo qui sopra die Dliafar o Safar era nell cpoca romana cdebrala pel coiuuiercio del vetro,e lo slesso aulore arabo che abbiamo ivi cilalo, Adclfaragi (nel KilabAijumi estralli di Perrox editi da Bapt. Poljoulat, foyaqe en Asie Mineure) narra che kitara: :n- fiiri, cioc conlaric di Zafar diiamavansi avanli 1' epoea di Maoincllo lali merci di velro. Ha poi osservalo Davy, ibid., die il mclodo indicalo da Vilriivio e da Plinio per imilare il lur- I'bino dell' India accenna 1' uso della polvere di un velro cbe pare fosse giii linlo in coballo. Gosi Teofilo uionaco Tedcsco del secolo X o XI, dice chc i Francbi ai suoi Icinpi abilissimi a lavorare i veiri dipinii pclle chiese, ad ollcnere il velro tiircbino adoperavano vciri anlidii di lal colore [taphirei) fondendoli con velro chiaro. Vcdi Moreli.i, Cat. la'iitiis Il'ibl. iVitiiiniiiv, pag. 110. In cpoca a noi pii'i vicina Poiiet, /fist, des drtHinci , Parigi, IfiO'i, cap. 22, dice die gli Ainburgliesi, gli Olandesi e gli Inglesi recavano in Europa la zaffera andandola a pren- dcre a Suralc nel Guzerat e in allri paesi delle Indie. Cliecchc nc sia di qucsl' ultimo fallo. E DELLA ORIGINE , ESTENSIONE E DURATA DI ESSO. 93 c (loi Roiiiani, ai (|uali I'arte velraria era passata dagli Egizj slessi (4). llaiino poi osscrvalo gli an-lieologi clic gli anliclii sapcvano risealdart' il vclio . ani- iiioHcikIoIo roil talo inisiira , da iiiiprimcre ad una lazza tin basso rilievo od una isrrizione (-2), seiiza allt-rarni' Ic foiiiie. Prouediineiili analoglii sono \nn i assai probabile per non Hire oerto clii; il culiiillo vcnissc agli anlidii (hiU'Oiienle o clie il TioiiK! (li zaffera dcrivi da qdcU' aniira cilia clic c lOpliir dclla Scrilliiia (\'cdi (!ossei.li> . (ii'Ujr. System, i/r.v Grccs) c (iiiiiuli il pii'i aiilico ciiiporio del cumiiK'iiiip dcirUriL'Tito dal nn nouic i Copli lianno formato quello di So/ir clie fssi a|)plicaM(i alio Indie, ciiiifiindciidn I'osi la rcginnc ondo loro provcnivaiio Ic iiicrri culla cilia die loro dircllameiile Ic spediAa. (1) Da queslo fallo vero si e dedolta una eonsegnenza elie. a niio eredere, non e yiiisia: si i" volnio dalla pii'i pailc dc^Vi scritloii clie 1' arte velraria fosse passata dai Itoniani ai (Ireei bizantini c da questi ai Vcneli. Se considercremo pen') die i veiri descritli in quesia Mcinoria ci mostrano come quell' arte si conservassc in Egilto durante la doniinazione isla- initica ; se considercremo d'altra parte die Tiro all'epoca delle (Irociale conservava I'aii- lica rinonianza dai Fenicj ottenuta in ipiest' arte (\cdi W iuiiklmi Tviui, Xlll, 5; Coiif. F'i.imi. Jlixt. Nnl.^ XXXVI, Bfi); ehe la bcllczza del velro di Tiro e vanlata da Bcniamino di Tii- dcla, cap. 0: die sino al sceolo XVI eraiio celcbri le vclrerie di Hebron in Paleslina, le (|uali snssislono tntlora, scbbene assai decadule come nc inscgnano i dolli \iaggiatori Houinsov e Smith, Biblical licsearcli. ., tomoll,pag. 't/tl, tomolII,pag. 't08, verremo scnza alcun dub- bio nella opinionc di coloro (veili Bussolis, (rtiidd alle fubbiiclie (vUurie di J/iofoio), cbo \o- gliono avcre i Veneti appreso quest' arte immedialamenle in Egitto c nella Siria all'epoca in cui piu attivc cran le rdazioni del loro coiiiiiiercio con quelle contrade, epoca die si c appunto quclla in cui pare si inoominciassc da essi ad esercitarc talc induslria die poi tanto si accrebbe nei secoli seguenti, industria che pero era di gii esercilala in allre contrade d'Europa, anzi della stessa Italia, sino dal secolo ottavo, specialnientc nella applicazione di essa alle invetriate dipinte. (2) Letronne ne' suoi articoli sull' opera di Wilkinson, Juuniat (/cs .VrtcaHs, noi., pag. 6611, dice degli Egi/.j : ■• lis connaissaicnt I'art de graver le vcrre et les picrrcs precieiises. Quel nioycn einplo\aient-ils'; Klait-ce au uio\en de la poiidre de diamant? on Tignore ■•. Qiar\>ta poi air occasiune di alcnni iiinnuinciili in >clro dd Miisco liorlionico. dice die gli antidii co- noscevaiio il modo di imprimere un basso-rilie^o iiell' inteino di una tazza di \t'lro, pur Ic inoyeii Willie echopjK- lorsquc la malivie iUiil eiuoiecliaude (MijstoiiOijue.OH Giiidi- an Muxiu Ikiiirhoii). Egli 0 cerlo die gli anliclii non solo erano ei'cellenli nellarte di lavorare il velro a sottosquadra cd a trafori, gencre da essi diiamalo diulrvUuii (vcdi le note di Salvasio a VoiMsco neir //I'sf. Jwj. script.., pag. 48), come nc fanno fede 1' insigne tazza del Miiseo Tri- vulzio, edita nolle note all'edizione italiana della Sloria delle arli dX \\'i>m;i.iia>iji, Milano. 1779, tnmo I, pag. 20 e 31, altra die si conscrva nel .Miisco di Sirasburgo (\edi .Mutjasin Pitloresf/w, 1845, pag. 2K0), e linaliiiente nn frammenlo di cguale natura descriltii da Mossi. ()bseri:a!iuiis sui- le Sacro Calino de (jeiies. pag. 107, nia di piii gli anlidii stessi a\evan portato a soinnia perfczione I'artc di lavorare lo stcsso velro al tornio conic la pictra, e ne sono pruova i liellissiiiii vasi del .Museo Horbonico. siccome anclie ipidlo statu un tempo cre- duto di pietra. del quale fa cenno MAKiFrri;. J'luilc dcs pierres tjra^ees. Erano pure abili.s>inii !H nr.LL'USO GUI ERANO DESTINAXr I VI.TRI CON El'IGRAFI CUFICIIE. i|iit'lli clit' si impic^iivnno n sovrapponv iin fondo di volro lisoio ad im grnf- lito 0 ad un disc^iio a colori ed oro siii vasi dolla sicssa nialoria taulo I'lo- (luenti no' scpolcri pagani o irisliani (I). Ora, il priino di tali procediiiicnii si o appunio ([iiollo iin]>i(>j;al() ad imprimiTc Ic Icjipjondt' aiahiche sui volri sino ad oia dcscrilti. c cosi al loiiiaiio di sladora od ai rccipiciili deslinali a luisure di t-aparita sopia aeoonnali. inipcroiclii' si conosce evid(Mileniente la Icggcnda fsscre stata imprcssa dopo clie era data V altualc forma al vplro, e non insicme alia prima oixM-azidiic. c cio dalla forma dcgli orli rilondali si ma irrogolari ciio circostaiuio allc Icggeiulo, o (|iiaii risullano intorno ad un snggelio di cera iaeca. od inlorno a ([uaiun([uc materia rannnollila per riecvcrc nel mezzo una impronia olie faeeia spanderc irregolarmenle la materia sul marginc elie poi ralTredda in qnella forma die ha preso meiitre era ammollila. Ne la eosa po- leva essere allrimenti. non potendosi nella prima fusione del ])ezzo di vetro determinarne il peso o la eapaeilii. ma qnesta dovendo essere jtrinia verilieala eon esperimento. Ora. se antiea e in Egilto tale jierfezionc dell' arte vetraria ilio giungesse ad imprimere ad un globetto o ad nn reeipiente di vetro una leggenda od un basso rilievo scnza alterare il peso del prinio, ola eapaeitii del sccondo; se d'allra ]iarle lanto abbondavano i vetri destinali a simili usi du- rante la domina/ione islamiliea; se aleuni di essi indieanli il pesodella moneta siraniera sono I'orse auteriori alia monelazionc maometlana (2); se gli Arabi alPepoca eui risalgono (juesli vetri erano rozzi ed ineapaei di ogni perfeziona- inento in fallo di arli. eome non ne saremo noi indolli a sospettare elie un (ale nso vi preeedose la dominazione slessa? A (|ueslo |)roposito addurro un monumenlo, sebbene anepigrafo, da me vcduto in Roma nel nuiseo Kirelieriano. Si e questo un vetro verde trasparente , rcso seabro dall'azione dcgli aeidi, sieconic i vetri eufici, c quindi indubilatamenle antieo. elie lia la forma preeisa degli ordinarj pesi di nieree romani, cioe quella noHaric di lavoiaic II vciro slesso a caldo. cioe di dargli quel grado moderato di caloie ncccssario alia riusnita della opcrazionc. Tiitti i voiri con epigrafi cidiclic improntati con ■ liieslo inclobliea autorila: e Io eoufermano i tipi simili a (|uelli delle monete,chc sogliono segnarsi nci pesi corrispondenti per norma di quelli ehe debbono fame uso. Ollre il giii citato, altri due vetri della raceolta di S. A. I. possono (|ui api)artenere. L' uno lia una testa simile nell' acconeiatura a quella degli iinperatori bizantini, eon aureola, un altro ha appena Ic vestigia di qualelie clfigic affalto abrasa. Una eircoslanza che diflleilmente potrebbe essere elTeito del easo, e che (|uiudi mi conferma nelPopinione prcconeepita, si e che (luesii Ire vetri sono pressoche di eguale peso, menlre due di essi pcsano grani mila- ncsi 28 per ognuno", il terzo grani 30. Nella raceolta aduuata dal Dottore Riippcll c da esso donata al Museo di Francoforte trovansi due vetri, Tuno colla testa di Isidc, Taltro colla figura del Nilo. di lavoro.dice egli, dei teni])i di Adriano (5). che hauno la forma di monele. La somiglianza di quest! coi tipi delle monete alessandrine coniale nei primi seeoli dcllimpero. ei persuadercbbe ehe siano pesi, sc non che tali monumenti potrebbcro troppo agcvolmenlc confondersi (1) Veili la Tavola 111, n." hS. (2) Vedi la Tavola III, ii." 'i'(. (3) Vedi la Tavola 111, n." 48 A. (4) Veili la Tavola III, n.° 46. Non panni iliibbio che non al>biasi a leggerc in ciilrand)i i nionogrammi i-iT ete della figura oolle hrarcia Irondie (aqiii- fnv). come era efligialo dai Itumani stessi. sia in vece nella nuda forma di cono tioni-alo. 98 DELL'USO GUI ERANO DESTINATI I VETRl CON EPIGRAFI CUFICHE, fho. sniimiiti eolla lima od altrimcnti, si possono nuovanieiilc forbirc o ripulire scnza aitorarnc 1" iiiipronla. In quoslo nioilo 11 vclro offriva una guarciitigia chc non poteva oUcncrsi nc ilagli altri pesi ne dalle nionctc, c quindi si rendea singolarmcnte aci'oneio alia voiilicazionc clie si aveva in mira. Saicbbe piut- losto a nuiovorsi dultbio sc jiossa bone accortarsi il peso del velro in niodo i-lie prenda quella dctorminala forma ehc si vuol dargli, senza che la prima fusione c seguenle ralTreddamento, nc il nuovo ealore die eonviene fargli con- eepiro, onde segnarvi rimpronia, vi portino allerazione (I). La prima dilTieolta non sussiste, dappoiebe i velii eulici banno una forma alTallo inegolare, (pialc risulla daila fusione; quanlo alia seeonda, il grado di ealore neeessario a se- gnarvi rimpronia non puo allerarne nolabilmenle il peso. D'allra parte poi le stesse diflieolta si riseontrano pure nel delerminare il i)eso dellc monele fuse, e relTelto ne fu di gia avvertilo dai doUi editori deHV£s grctve (2), c aggiun- gero ancora che si riseontrano in quelle coniate col nietallo risealdato , come usavano gli antichi, il che si vedra in appresso. Cosi i Cinesi, i quali non solo incominciarono, sieeomc i Romani ed altre gcnti italiche, la loro moncta colla (1) Una tale ol)biezione era slata niossa da De Sacy: <. Toiilcfois je nc pense pas qu'oii puisse obtenir par la fonte des elalons do poids en veirc d'une justesse rigoureuse •>. Vedi Jount. dcs Sinan:crno slesso nianlicnc, o piulloslo si allcnia di nianlent're in eipiilibrio il prez/.o del rame con ipiello della monela eoU'eiiu'llerne o lilirarnc aH'noiio, il e!ie d'allra parte non gli e diflicilc , perehe unieo possedilore delle miniere, e perelie le sue enlrale siipcrano Ic spese (Vedi Menwiie^ conccrimiit Irs CImwif, touio IV, pagg. 310, 51 1 e512). Merita rallenzione deU'ceonoinista (pieslo melodo praticalo gia aniicanicnie alia Cina. perclie cond)ina con qnello iinaginalo da J. M. Sw (Tritili' complcl il' E-it:i(tiiiif irilil., lomo I. pag. 117). per lencre la monela in laic propor/.ione col valore del melallo clic il governo vcnga ad essere rimbor- sato delle spese, e cosi pure con quello iniaginalo da Ricardo (Vedi Say J. B., ivi, tomo 1, pag. 4B(i). per lencre in un valore coslanle la carta monelala. (2) Si aggiiinga anzi die siccome gli Egizj. a malgrado dei progress! grandissimi che ave- \ano falli in molle arii, pare ignorasscro I'uso degli siromenti di ferro, alaieno nella pii'i re- mota aniichila. crano loro impossibili qiiei process!, nicrce i (|uali ! modern! otiengono la precisione del peso nei campion! e ndlc moncle tratlc da lamine ballule. 100 DELL'USO GUI ERANO DESTINATI I VETRI CON EPIGRAFI CUFICIIE, (flan) flit' ilt'vc esstM-o abbozzato uella fusionc , non solo in una forma rilon- (lala, ma altrosi col rilicvo di qucllo ehc deve rappiTsenlaic. 11 ellalo strlUore riusci con questo metodo a pioduiTC monctc affatto cguali allc anticlio, o con un rilicvo clic col solo couio, scnza i sussidj dcUa niodcrna mcccanica, ccrla- mcnlc nou potrcbbcsi ottcucrc (I). E pure un talc proccdimcnlo era usalo non solo ncllc mcdaglic propriamcnle detlc, ma anche nolle nionele di mctallo lino, destinatc all' ordinaria circolazione, c cio sino a Coslantino (2). Sc poi cesso dojto di ([ucirimpcralorc la mancanza del laminalojo (3) e dci pcrfczionanienti introdoui nclle zccclic niodcrnc , dovcvano lultora manlcnere la neccssila di una tolleranza nel peso assai maggiorc dell' atlualc (4). Una talc osscrvaziouc puo essere corroborala dairimpossibilila di riconosccre la losatura nelle nu)nelc antiche a margine inceilo, e dalPimpcrfclto melodo di pesarc , non avcndo gli antichi conosciulo la bilancia stabile ed a moUa, ma pcsando essi colic niani (5). Se d'alira parte la diffieolta di precisare il peso del vetro non era maggiore di quella ehc inconlravasi in simile proeesso per la mo- nela Una, non dovcvano le accennatc dillicolta bilanciarc i vantaggi che ollriva il vetro. e non il mctallo, di non potcre essere scemato di peso scnza che ne porgesse non fallaci indizj. Anzi , assai maggiore diffieolta dovcva iueontrarsi nel riscaldare il vetro di un recipicntc, a segno di imprimere ad una piastrella (1) L'arl (III tiionnoyagc nel toiuo IX, .had. des Inscriptions. (2) MoM.EZ, ivi. Pero le pii'i andclie iiionele cuficlic in oro, qnalc e (luclla del Galilnclto Mi- lanese dellanno 77 dell'Egira [Monde Ciificliej n." 1), ci ilanno a divedeie essere stale desse coniate coll'anlico melodo misto, non si saprebbe perclie rideslalo dagli Arabi, o forse con- servato, pcrclic lullavia in uso presso le allre nazioni oricntali. Ha gia avverlito Fraeuji (Re- censiOj pag. 841) die lale nso si conservo sino al secolo XIV nelle monete di raine di Ge- lalcddin Mankberni Sullano del Kliarizni , che sono evidenlenienle fuse. Lo slesso scrittorc aggiunge tro^arscne assai in Georgia, regno che fu per breve tempo conqnislalo da qnel prin- cipc. Ho vedulo io stesso alciine di quelle monete nel Museo De Propaganda Fide in Roma, ed una nc ha di recente acquislato il marchese Trivulzio, e tutle sono fuse e di forma af- fatto irregolare. (3) Questo islromento fu introdotto in Francia sotto Enrico II (Vedi Biot, Jnnrn. .hiat., niai 1857, pag. 442, nota). (4) Se in Francia ai noslri giorni gli speculator! profittarono dclla variola del peso sui pezzi di cinque franohi emessi dalle tanle zecclie di quel regno , facendo correre voce che si fondessero per trarne I'oro rimasto unito aU'argenlo in epoca della fusionc delle argen- lerie dellc chiese, c ci6 onde non destare I'allenzione del governo sulla negligenza delle zccche, quale non dovea essere la tolleranza nelle epoche e nelle circoslanze di die di- scorriamo ? (B) La Icgge prescrivcva il modo in che si avevano a tenere le dita nel pesare (Vndi Cod. J:isl., lib. X, til. 71, I. 1."; Cod. Thcod., lib. XII, lit. 7, I. 1.'). E UELLA ORIGINE, ESTENSIONE E DURATA DI ESSO. 101 ail esso adcrentc al di fuori od al iiuuiico di csso, una leggenda scnza aUcrarn<' la fapacila, olic noii a ilssarc il poso dcjili allri vctri di forma indclcnuinata: <■ pure quflla opcrazioiic escguivasi coinuiicmcnle in Egilto duranti' la doniina- /ionc dci calilTi. Si consideri ora chc gli Eglzj dovevano mcUere tanlo maggiore imporlanza ad iiiipcdiii' I'altt'raziono del pesi, in ([uanlo chc non avcndo essi nioncta co- niala, no dipcndcva onninaniciitc la siiuiczza dclic contraltazioni. E qui in- nanzi concliiudcrc ci convicnc nicUcic in chiaro due punti imporlanli dcUa slo- ria nuniisnialica c coninicicialc d'EgiUo, punli die, come abliianio di gia vc- dulo, si collcgano alle iudagini inlorno alio ((uali siamo occujiali. II priino si c cli(! gli Egizj non cbbcio moncla nazionale avanti la doininazione pcrsiana. 2." Che essi non per questo meno nc convcnivano colle allre nazioni neH'attri- buire ai niclalli nobili runivcrsalc rapprescnlanza del valore ddla mci'cc. Quanto al piinio punlo, giova osscrvare che nci lanti monunicnii sine ad ora raccolti od esaminali dai viaggiatori in Egilto, non si d mal trovato indizio di una nioneta piii antica dell'invaslonc di Cambisc. Nclle dipinturc e bassi rilicvi ra|)prcst'nlanli le diverse arti non si c mai trovata quella dello zcechicre. Nelle necropoli, ove abbo.ndano gli oggetli d'ogni natura che circoslavano al defunlo nella sua vita, non si e mal trovata una moncta. Egli e ormai ccrlo essere falso quello chc fu un tempo asserito, cioe che siano state trovate nella bocca dclle mununic monetc doro, erronea opinione, eui diedero occasione alcuni idoleKi tli lamina d'oro die rcalmenle trovaronsi in lale posto nclle inummic stesse. Cosi nessuno scrittorc fa giammai menzione di moncta egizia avanti I'epoca so- vramenlovata, se non se Diodoro (1), il (jualc riferiscc la pena che vi si infliggeva ai falsarj di nioneta. Ma un tal brano non csige gia che vi fosse moncta nazio- nale, i)otciiil() i falsarj falsifiearc il mctallo die vi avea corso di moncta. od aii- chc la moncta straniera die avesse comineialo ad aver corso negli ultimi pe- riodi dcirindipendeiiza egizia (2). hifin<', val ineglio d'ogni altro argomento la gia aeccnnala ra|i|)resentazionc dcgli andli di mctallo in luogo di moncta sui piattelli dclic bilande iidle grolte di Bcni-llassan cd a Tcbc(3), ondc Tanclloha (1) imihlh. lib I, § 78. (2) E tanlo pill dappoiche quello scrillore di tarda eta, rispetto al periodo dell' indipcndcnza egizia, non accenna all'epoca in cui fosse emanala quella legge, siccome pure le altre da Ini ivi accennale. (3) KosELLiM, Monumenii civili, tomo II, pag. 28» e 286. Nei sepolcri di Kamac e di Tcbe vcdonsi, in un Irionfo ivi rappri>sen(ato, uoniini nogri e l)ianchi porlare in offorla tronchi di ebano c d'avorio, condurre animali c porlare anelli d'oro e d'argento (Vedi larl. delToiirii. lies Saranx sui Fiaggi di Hoskins, sept. 18»ft, pag. 863). 102 DELL'USO GUI ERANO DESTINATI I VETRI CON EPIGRAFI CUF[CHE, arqnislalo nclla scritlura jKerojjlifica i] siunificalo di ik>so. Si aj!;giiinga cho, al diro (li Hosollini sicsso, ncl Scnnaar. o iicUe eonlradc vicino posic al mozzodi doH'Egilto, Ic verglic c ^li aiiclli d'oro non improntali sono tultora rordinaria nioiu'la (I). N(' avrcino di die inoravij;IiaiT sc j^ii Egizj passarono lanli socoli in islato di civilta scnza averc moncla iini)roiitata, ovp consid(Mianio cho i Cinesi sono tut- loia alia stossa condizione quauto ai niotalli nobili; chc Roma non conobbc al- tra nionpta fuorclii' ([iioUa di bronzo sino ollrc la niiMa del qiiinto socolo dopo la sua fonilazione; clie j;li Ebrci non obbcro moncla propria avanli il regime del Maccabei (2); cbe in fine non vi ha nei musci moncla alcuna chc risalga aU'epoca dei secoli piii gloriosi deU'impero egizio, come non vi ha sicura traecia ap- prcsso aceredilati scrittori di tanlo antica origine dclla monela efRgiala, sia co- iiiata, sia fusa. Che poi durante la dominazionc ])ersiana si inconiinciasse a fab- bricare monela in Egilto, egli e un fatlo chc vien narralo da Erodoto. Dic'egli che Ariandc. coslituilo da Cambise govcniatore di quel rcame ridollo in pro- vineia dcirimpci'o persiano, aspirando alPindipendcnza e volcndo cmularc Dario suo signorc. elic branioso di lasciarc di se una mcmoria di cosa non niai ese- guita da alcun allro re aveva emcssi i Darici in oro,cosi dctli dal suonome(3), laccsse in vece couiare in Egillo moncla d'argcnlo delta parimenlc dal suo nome Ariandica. La purezza del mclallo di qucsla moncla fccc si che il nome df Ariandico si eonservassc presso i Grcci sino airela romana ad indicare I'ar- gento piu puro (4). L'esplicila dichiarazione del padre della grcca istoria. non chc la cclcbrila chc ottenne il nome di Ariandc applicato aU'argento, confcr- niercbbcro ncl modo piii solcnnc, ovc nc fosse d'uopo, che gli Egizj non aveano monela propria avanli il di lui governo, come d'altra parte ci rende ccrli che la monela di ehc fu si ricco I'Egitlo sotlo la dominazionc lolemaica vi avesse di sia incomincialo alPepoca della dominazionc pcrsiana. Questa seconda parte sarcbbc forsc confcrmala dal tcslimonio di una moncla d'argcnlo stala rilro- vata nolle rovino di Mcmfi, pubblicala da RiippclKche ha tipi somiglianli a quolli (I) hi, tomo III, pag. 189. (1) Dopo 1c belle osscrv.izioiii ili Conuivlki (/'(D'adoTii) e di Haver (/h- Ainiii.t Un Itvco- Mdimiriumis) un talc fallo non e piii argonienlo di conlroversia fra gli criulili. (3) Lib. IV, § 106. In vcro, lo sroliasle d'Arislofane scgiiito dai lessicograli greci Miole clie I'aiilorc dci Darici sia in vcce un allro Dario piii aniico. il (pialc allri esserc non polrebbe ioina al falto. {h) /'uIIiij: in Onomasliio. E DELLA ORIGINE, ESTENSIONE E DURATA DI ESSO. 105 dellc persiane, c'\oii una trireme, cd una iscrizione consunla elic parve gero- glifiea a Rosellini ed alio stesso dotto viaggialorc, il quale pero di poi, forse con iniglior ragiouf, la sospctlo fcnicia (I ). Clictilii'' ne sia di eio, si polrcbbe da taluno col fallo (Iciia nioncta coiiiata in Egitto durante la dominazione persiana, tole- maica e romana tentare di infievolire rargomento per noi dedotto dalla man- canza di monete in quelle nccropoli, osservando che se non nc trovianio nclle tante sepolture continuale neiranlico stile durante quelle dominazioni (come egli e onnai suHicientenicnt*; dimostralo dai modcrni cruditi), mentre abbon- dava In Egitto la moneta, invano aecamperemo il fatlo dclla mancanza di essa nelle neeropoli, in prova clie non se ne fabbrieasse nel preecduto periodo di indipendenza. Un lale argomento e assai spccioso, ma se considcrcremo d'altra parte quanto gli Egizj fossero tenaci di loro anticlic eostumanze, a malgrado delle loro forzatc relazioni colic genti straniere, c della stessa loro sudditanza da esse conlinuala per seeoli, troverenio in vece cbc se in epoca piu tarda csolu- sero dalle loro neeropoli le nionele elie avean eorso presso di loro, le cselu- sero appunto percbe erano di introduzione straniera, in quel modo medcsimo che nei loro monumenti c nelle arti loro mantennero I'antico stile con tale scrupolo che vi voile (alia la persevcranza dclle riccrehe degli cruditi europei onde trionfare della opinione prol'ondanienle radieala ed a lungo continuata an- chc dopo I'edizione della faniosa descrlzione francese dell' Egitto, che attribuiva lutti indislintamente all' epoca faraonica i monumenti delle successive epoche persiana. greea e romana. Se pero egli e ccrlo die gli Egizj non ebbero moneta propria avanti la domi- nazione persiana, non ne e per questo meno certo che i melalli nobili vi erano, siccome allrove, sino da epoche autichissime I'ordinario rappresentante d'ogni valore. Se alcune nazioni giunsero ad un grado elevalo di civilla senza che adottassero tale principio nelle loro relazioni interne cd esterne , si furono <|uelle che per la loro posizione geografua trovavansi affatto segregate dal ri- manente del mondo incivililo. sia poi che (piella divina seinlilla della ei villa fosse nata Ira di esse, sia che dallronde importata, fosse ccssato reffetto delle eireostanze che ne avevano prodotto V imjtortazione. Se tale fu il caso dei due grandi imperj d' America, se il fu forse un tempo della Cina . non fu niai per ccrlo ([ucllo dclTEgitlo. Se le sue peculiari isliluzioni . coinuiKiuc siano iiale . lendevano ad isolarlo dalle allrc genii, jture non impcdirono, nc altcsa la geo- grafica sua posizione inipedir potcvano, che non si trovasse a eontinuo eon- tatlo con esse, di che fanno concorde tcstinionianza la Bibbia , i piii anliehi (t) Vedi Reisc in ./bijssiii'wiij If Th., s. 42U. 1U4 DEIX'USO CUI F.RANO DESTINATI I VKTIU CON EPIGRAH CUFICIIE, rii'onii dcUa storia profaiia c gli stpssi antitliissimi inonuinonli dcUa nazione. Non polpva dunquc non avvonirc die le nccessitii del commcrcio non vi in- irodiicosscro di buon' ora (jiu'l valorc doi niolalli die sino dalle piii anlidie epoilio isloridie Iroviamo slabilito fra le vicine nazioni dcj^li Ebrei, dei Feniej, degli .Vssirj, dei Bahiiiinesi. E valga jier liilli iiilonio a (|uesr iilliiiio itnnln il falto di Abranio. da! (luale appare eonie di ;;ia in quell'e|»oea reinolissima iin cerlo ])eso d" arjieiito, elie solo assai seeoli da poi fn daj;li Ei)rci li^nralo in nio- neta, rappresenlasse il valore delle lerre. II falto poi di (iiuse))p('. di tanio ])oeo posteriore a quello d'Aliranio. ei nioslra il eoniinereio die le nazioni d'Orienle sin da queireiioca icniola esereilavano eolPEj^itlo. A Inllo cio si agj^iunj^a la pniova direlta di sopra nienlovata. fornilaei dai nioniiinenti Cjiizj , pressoehe eoevi ai fatii suinincnlovali, nionunienii dai (piali risiilta eoiiio gli anelli di nielallo fossero ordinaiio prezzo della nieiee. n"allra parte, le coniplieale relazioni di eomniereio interno di un iinpero lanto esieso. (jnanlo lo e (|nell() della Cina. non die ([uelle die da alcuni se- eoli esso inanliene ctdreslero. e ehe lianno da poelii aniii jireso si grande aii- menlo, ei fanno aeeorli eome il eoniinereio possa esereilarsi su di una grande scala per mezzo della rappreseiitazionc atlrihuita al nielallo lino , senza che (juesto sia ridotio in nioneta segnata di nazionale anlorila. Cosi ])ure nei seeoli di mezzo, ipiando 1" altivita eoniniereiale e d' indnstria delle republdielie ilaliane audava lore preparando una splendida era di prosperita. la variela delle mo- nete e 1' adnlterazioiie ehe se ne faceva dagli slessi goveriii avevano falto ri- lornare il eomniereio al priniitivo iiielodo di conlrallare il nielallo a peso, sia in pagliuzze d'oro, sia in verglie di questo e dellallio ineno prezioso me- tallo (I). Ni> sarebbe diflicile rinvenire altri esenipj simili nella sloria del eom- niereio. Ogni qnal volla i governi nelle aiignstie ereale da intestine turbolenze. o da guerre eslerue, avvisano al rovinoso bensi. ma Iroppo faeile spedientc di alterare I'inlrinseeo della moneta, ne viene che, pcrdula la fcde nell' impronto di cssa . ritorni alio slalo primilivo di metallo. Anzi un eonsiniilc effetto av- viene pnr aneo ogni qual volla Timiirevidenza di un governo non sa aeeor- dare le tarilTe delle nionele eol valore elie Popinione dei nazionali e dei popoli (I) Veili per le pnio^e di questo fatio ConoERO di S. Qii.mivo, Di'llv zccclie e delle monele ileijH (tiilirlii mnirlicsi (lelln Touaitn, jiag. fifi, e Ceiiiii inliinio al coiiitiiercio dei Lnccticsi, cc, |iag. 'lO, ixi , (lello slesso. Cos'i pure nana Makrisi nclla sua Descrizione deW EgiHu die al tempo del CalilTo Moslansc in vecc di iiioncle d'argcnlo si usavano le raschiature iji'tyiJi (ra- nicnla) d'oro, e clic quel CalilTo inlrodusse di iiuovo la disusala uionela d'argenlo. Vedi De Sacv, Cliresl. .-/ra/j.j lonio II, pag. I't^. E DELLA ORIGINE, ESTENSIONE E DURATA DI ESSO. 105 liiiiitrofi, o (li quelli coi quali la nazione c in piuallivo coinmercio, atlribuisce ai niclalli. Tutli (lucsli fatti vi daiuio cliiaranu'iilc a divedcrc clie si- cgli i' un gran bciirlizio |)cl coinincicio c per la tulcla del diritli piivali the la rappre- senlaziono dci valori sia allribuila alia moncla anziclic al inelallo non mone- tato, pure una tale condizione non c assolulanicnle indispcnsabile ai progrcssl dcirindustria c dclla tivilla, polondo anzi I'abuso die i govcrni fanno della moncla, od anclie Piniprevidcnza loro, produrrc quel danni che non sarcbhero nella diretta contrallazione per metalli. Non i dunque meraviglia so gli Egiziani ed i Cinesi banno raggiunlo un punlo elcvato di civillik senza avere una mo- ncla lina nazionale. Slabililo cosi, sc male non mi appongo, il modo in che si commcreiava dagli anliehi Egizj, nc segue che era per essi di altissima importanza T avere istrornenli alti alia non fallace vcrificazione del peso dei mclalli. Se presso tulle le nazioni civill un lale oggello fu riputato di grande importanza. di (juanto maggiore non doveva esserlo presso una nazione elie eontrattava a metalli c non a nioneta? Non polevano adunque gli Egizj fare migliore uso della seoperla, nierce la quale imprimere ad un pezzo di vetro una impronta senza alterarne il peso o la capacitii, ehe non di volgerla ad assicurare reffelto dello slabilito sistema di pesi e di misurc. Chi non conosceva queslo non faeile procedimento. non poteva alterarcn6 gli uninelealtre senza lasciarne evidentissima traccia, ne offrlvano eguale guarentigia i metalli, ne le altre malerie comunemente adoperate alio stesso uso. Tale motivo ci svelerebbe la ragione per eui gli Egizj da epoca antiebissima avessero adopcrato il vetro agli usi di peso e di niisura, usi cbc avrcbbero eontinuato sollo le susseguitesi dominazioni slraniere, durante I'impero delle quali si sarebbero di la propagati in quelle altre eon- trade nelle quali ne abbiamo scortc le Iracce , eontrade tutte che, sebbene ad epoche diverse, furono in contatto di eomune sudditanza coU'Egitto, poiehe questo ebbe perduta la sua antica indipendenza. iA |()(> nKFJ/USO GUI ERANO DESTINATI 1 VETRI CON EPIGKAFI CIJFICHE, CATALOGO E DESCRIZIONE DEI VETRI CUFKM DEI QIMI.I 110 FATTO CENNO IN gUESTA MEMORIA. A'. K. Verde. Ui jj'\ Ha ordiiiatd Asa- ^■■ij tr? ■" iiiah figlio di Zcid j^> ^-yr^'i il peso del dinar o'j di giusto peso. i ( Publilieato nella Descrizione delle monete del Museo Mainoni, Tavola II . II. 5. ora lie! (iabinetio Numismatico di Milano; pesa grani 82.) Asainali (iglio di Zeid fuPrefetIo del Iribulo d' Egilto durante i ealillati di Valid e di Snliman fra gli anni 86 c 99 dell' Egira ( 705 e 717 dell" E. V.). Vedi Assk- MAM . Catnl. della liibl. yaniana. Parle II, pag. 414. N. 2. ^jU^ ^1 Ha ordinate Ilaian ^j~ u? figlio di Serige , ^o'i tjijAj. il peso del dinar i_»l_^ di giusto peso. ( Pubhliealo da Pietr.vzewski , Niimi niohammcdani. Tab. XI, n. 371.) Ilaian figlio di Serige fu Prefelto del tribute d' Egilto durante il ealilTalo di Omar figlio di Abdolaziz fra gli anni 99 e 101 dclPEgira (747 e 720 dell'E. V.). \. \l\KKisi. Descrtzione dell' Egitto J manoscnUo arabo della Biblioteea AinbrosiaiKi. i\. 3. Verde. j-Xli >~J Nel noiue di Dio (juix jj>\ ordinu Abd- jkij^j ^.i liXJtaJ (ilnielee figlio di Jezid jxi} JliU-i il |)eso del dinar i_»'j •'' giusto peso. ('Sp\ Mnseo di S. A. I. R. il Prineipe Vieere ; pesa grani 83.) E DIXLA ORIGINi: , ESTENSIOiNE E DURATA DI ESSO. 107 Questo vclro ha una iscrizionc aiulic dall' allra parte. L'arleficC; per inipe- rizia, T ha falla liuscire al rovescio (I), come accade talora di osservare anche nelle monrlc. L' isciizione i- la segucnle : hi mezzo a*.«.^ lo fabbrico (>A^=> alia giusta misura. In giro ,^^ ^ ,>^^^ ^j.i ^c solto la direzione di Mohammed filt;lio di Baidli. Abdolmelec ll^lio di Jezid governo 1' Egitio duraiile il calllTalo di Abu"! Abbas cs SalTah prinio degli Abbasidi , ha gli anni 132 e 136 dellEgira, 749-754 del- r E. V. (2). II nonie poi di Mohammed figlio di Baidh deve esscre quello del Piefelto del Iributo d' Egitio (3). Finahiicnie un guasto nel vetro cMmpedisce di leggcre un Icrzo nome. die e quello del fabbriealore , clie pare sia J j> M..1.. forse Mieail. Lavoee Ja.^=> ( in veee di "V^^^. giuslal'uso degli antichi Arabi die oinettono le lettere servili ) vuol dire al/a (jhista misura. ed e impiegata nell" egual si- gnilicaziouc da Makrisi (///.s/. J/o«. ,lr... p. 58 ) ehe diiama J~^-:==-'' /j^a^J^ i ilir/irui di giitslo peso, ad nornHDn. i\. 4. Queslo e il peso del dinar die fu fatlo per ordine di Hakeni beamrillah principe del credenti. (Del Museo gia Borgiano , ora De Propaganda Fide in Roma. ) La leggenda e j)arte nel ceniro c ])arle in giro. Mancano le lettere servili alle due prime voei con esempio tanlo nieno heiiucnle (juanto e di epoca piu tarda il monumento ehe spella ai Califfi Fateniidi ed al secolo V deH'Egira. Pcro an- che nel numero seguentc , di epoca vidua a queslo . nianca la lettera servile iidUi |>riuia voce. (1) Oiulo si scorga mcglio la vcrila di quanto asserisco, ho fallo disegnare il rovescio del ^clro conic sta, indi lo stcsso rovescialo c reso cosi leggibile. (2) Vcdi Notices el extraits des maimscrils de la liibl. dit Hoy, lonio 1, pag. 278; Elma- tiMi, Jfisl. Sarac.^ pag. 94; Makrisi., Descrizione dell'Bjittu., manoscritlo arabo dclla Biblio- leca Aiiibrosiaiia. (3) Le provini-ie dcU' impero dei Calirfi erano rette da un Emir ossia Go\ernalore e da un Prefello del Iribiilo cui spctlava anclie il sopraintendere alia faMiricazionc dei pesi e dclle luoncte. Nei vetri prccedcnli abbiaiiio Irovato i soli iioiiii dei I'refeUi del Ii-IIhiIo. In questo c-onie in alfuni allii lro>iaiuo allresi quello del Governatore. Pii'i lardi tro\erenio in veee di enlranibi quelli dei principi. 108 DEI.I.'U^^O GUI ERANO DESTINATl I VETRI CON EPIGRAFI CliUCHr., A'. 5. Verde Ira.iparenle. ^*lL f\^H\ V imam Dliaor a)!i ^_,p >i>c"^ Icaziz dill illali Jaaj^^i j.y\ pi-iiu'i])c (lei crodonli. In giro = la solita professionc maomellana dcUa sella di AH. N'pI rovosrio jjlL* milcal ^>..oi j,L. A-*^ fal)liricalo P anno secondo jiijij j^ dofimo , c ([uallro *iL» ccnlesimo. (Del Museo di S. A. I. ; posa grani 84.) La voco mitral, ^}.ii.w per JU\-«, die abbiamo vodulo (|ui sopra avcre indicate in geiicrt' un peso, mcoiiia.e vlw e usala ad indicare peso nel Corano , divenne in appresso disliiilivo del peso del dinar d'oro, come scorgesi apprcsso Makrisi e come vicne eonfermalo da queslo velro. La conservazione ne e grande nel diritto . noil eos'i nel roveseio. N. 6. Verde traspnrente. • jj.\ U.-» Per ordine ij^AAC .Loj.».Ji dei eredeiili. In j;ir() manca la maggior parle deiP epigrafe, perclie 1" impressione e lalta tuori di cenlro, riniangono pero le \HlQrc^^j. Sah vuol dire intiero, aiitentieo. In egual modo quesla voce c usala luKodi jter indicarc Y autenlicazione dei documenli, e ^ d-^^ , Mo/ial sah, vale (luanlo tuof/o dell' aulenlicazioue , o lonw noi diremmo, liiogo del siyillo (.Museo di S. A. 1.: pesa grani 41) (1). II caiiffo Abbasida Moctader, il eni nome non e dubbio elie iiassi a Icggcre sii quosto vetro quantunqiie per isbaglio vi niancbi la Jcllera ,3 te, regno dal 295 al 320 dell'Egira, 908-932 dell* E. V. Verso la fine del di hii regno PEgilto. ehe era slato soggello alia dinaslia dei Tulunidi, era ritornalo sollo rimmediata dipendenza dei califfi Abbasidi. Pero (jueslo vetro a dilTercnza del preccdenti ci presenia il nome del calilTo in veee di (|uelli dei prefelti del Iribulo die abbiamo veduto (jui sopra. Tale iiso coiitinuo coslanlemenle durante la di- iiastia dei Califli Palemidi, dei quali trovansi i uomi sui veiri deirepoca sus- seguenlc. i\. 8. S' ^i j^\ U-. Per ordine dell' E- y^ a'JJ >-*~ Jussuf, jieso del dir- o'j >* lieni di giuslo peso. (Pubblicato da Pietr.vzewski . Aumi Moliumm. n. 370, die nc; lia dato diversa inlerpretazione.) (I) Nello stesso Mused trovasi un allro veiro cliiaro sen/a colore, olic pesa graiii IIH, nel ijiialc non leggesi altro se non che «i^, (ittlciitiro, in mezzo ad un oinalo (Vocli Ta^. I. 7 A.). Nel Museo di Fran<'ofortc trovasi un vetro vcrde die pesa grani CO, in ciii sla scriiio ollre qualchc voce Inccrla, Jju..^«.3y j.3.1 i.v_^ ^~*^i mileiitico dcU' (iiiiio iiihiiu c ciiiquaiilesimo^ 0 COS! un allro di veIro ordinario in cni leggesi in veee auU'iilico (iiino rjuinlo. ^^0 DLLL'USU GUI ERAiNO DESTINATl 1 VETRI CON EPIGRAFI CUFICIIE, llegiaii llf;lio ili Jussuf fu govtM-natorc dell' Irak per il calilTo Mxiolnielco I'lio regno tlal 65 all'Sfi dell" Eg., 685-705 delPE. V.. ne si sa ehc abbia mai avHto il governo d" Egilto. A. 9. Verde. ^ySi j-»i Ordino 1' Emir JJi i^>^' Iddio lo beneliclii Ji ^y^x^i il peso del dir- I jyW ,^ f* licm sotto la direzionc di J^ bJj^ Abarzara figlio *VL- di Telah. (Del Musco di S. A. I.; pesa grani 41.) Ilii osservato Rrfnud {.VoiwnieiiK .Vusnim. de Blaca.^, loino 11, pag. 363), cbe iiei momiineiili dei Maoinellaiii le persone sono lalora iiidiealc pel solo litolo d" impiego, ([uale e tpii quelio di Emir ossia goveriialore. senza ehe sc nc ag- Riuiiga il nonie. Pero queslo e il priiuo esempio elie ne Irovo nei velri. II nome di eokii sollo la eni direzione fu fabbrieato il vetro dovrebbc essere quelio del I'refetlo del Iribulo, ehe pero nou mi e riuseilo trovarc negli slorici fra (luelli dEgitto e d'allrondc e di Iczione inecrta. L'augurio aggiunto al litolo di Emir, jji s^^>a^, Iddio lo feiiciti , era slalo da me lello in una moncta del Museo Trivulzio (1), ove lo spiegai hhlio lo conservi {Mon. Cuf. del Museo di Milano, (I) lo aM>\a jiiiic cicdiilo Icggere lo slesso augurio in una moiiela di raiiie del Museo Milanese, n. 'iH; ma dcljho qui avveiliie clie avendo avuto occasione di vedere tre altri esemplari della sfessa nioncla fra quelle del Museo di Francoforte assai nicglio conservati , Uovai dovei'si in veoc leggerc nel giro del dii'iKo &i!i rf.»^,^=l J^ ^^i ^.VL ^>^Ml, V Emir Trl,:h fi'jiiu ill .111, fildiu It) cmlli. Il nome di Telah e scriKo col _ in vece del », e eosi »^a. *i_/a- in vecedi k^\.:i. a.}j-^ ehe si legge evidenlemente iiella moncla del Museo Milanese. A proposito di questa, mi giova avvcrlirc cho forsc il nome i!>^, Kharbah di .4lciipo,nfya significa allro ehe roi /lie (Z) .//p/jyOT, c indicava le l■o^ine dellanliea \a?. r/?,,/)- , di eui sono avanzi le coloime ehe hanno falfo dare dagli Arabi al Castello d'Aleppo il nome di Castello delle Colonne. Nelle monele del Museo di Franeoforte ve nc hanno pure due di rame dei Mamelucchi eoniale in Kharbah d'Aleppo , I' una del sullano Aschraf eoll' augurio Sia (jlo- ilosit Id sua iitloria. I'alira di inceila lezione ([iianlo al nome del principe, perche corrosa. In veec, in un' allra m(mela di rame da me vedula in due esemplari, eioe nel Museo di S. A. I. , e fra quelle di Francoforte , leggesi nel cenlro Mohammed /iijlio di Said. In giro: Iddio lo fflicili,A}\ j^^^- ^c\ ro\escio: iVon vi e altro Dio ilic IddiOjMaomettu (■ (7 legnlo di Dio. E DliLLA ORIGIN!;, ESTENSIONE E DURATA Dl ESSO. IH |)ag. 39). I'raclin (Antiq. lUuhainm. Monum. varia, Parle II. jiaj^. 54) ha osser- valo ciio tale frase i)ii'i oidiiiariamciitc indica prcsso gli scriltori : Iddio lo I'tnehdi, lo corretjija. L'cs(Mn|»i(> ila me acldotlo, I'allro clic cjui vcdiaino, e cosi ((iielli cilali dallo stcsso Fraclin , in ispctic poi I'iscrizione dclla Moschoa di Cordova (I), c fmalmcnte rautorita del Lessico di Freylag , anzi del Camus. inosliaiKi non polcr piii cadcre ombra di dubbio sulla lezionc e siilla inleipre- lazioiK! qui proposla. N. 10. Verde. iiSi pj Nel iionie di Dio ijAAC jj>\ iia ordiiiato Obeid- ^^j^^t ^^ A allab figlio di el Kliabkiiah ^__,wJ.s Jli^oi il peso di un fcls Li^G ^^Cvii di trenia kiratii o'j di giuslo peso. (Del Museo di S. A. I.: pcsa grani H3.) A'. H. Verde. A. I. ct^^c J,jj iJli^Li >.S=sLa. |.L»"ii L' Imam Hakem beamrillah c il designato di lui sueeessore : A. 2. JIaL» peso ^^-Ji del fcls \ji^>.9 J-CUi dl trcnta kirath. (Del Museo di Francoforle; pesa grani 117.) /V. 12. Verde. iiSi >^ Nel nonie di Dio ^^v^Jis jU;>^ Peso di un fels ^jj o'j •!' giusto peso ehe pesa j^c 'L6^i diciotto Li^^js kirath. (Del Museo Palagi; pesa grani 69.) (I) Vedi TvcHSEM, Element. Arab.., pag. 89. H"2 DEI.I/USO GUI ERANO DESTINATI I VETRI COiN EPIGRAFI CUIICIiE, A: i3. Verde. J!i p.i Ncl nonie di Dio aUi jLk-ix ^^1 lia ordinalo Ohoidnllali Uw ^Lsi->^'' ^ liglio (li el Klialikliab il |U'S(> i_,..>^ o-^ J tli mezzo fels ^c j..»w».i (li (]uiiHliei ^|_j '^^-^i kiralli di {jiuslo peso. Lcj,'go Oboidaliali, quanlunqiic la seeoiida lellera del iiome iioii sia ehiaia, il ehe pero proviene eerlamenle da difello di eseeuzione, eome lo iiiosira il iionie gia lante voile iiicoulralo del juulre di esso. (Museo di S. A. I.: pcsa grani 58.) N. 14. Verde. ^ij~..cj ^-.^^ ^_,^.s Fels di venlieinque ^jj^ Kharube. (Sopra, un picciolo semicerchio.) (Del Museo di S. A. I.: pesa grani 100.) A'. 15. Verde. cSi\j\.KC .o^i U.^ Per ordine di Obeidallali jLfli.* i_.Lsii*-*^' J? figlio di el Kliabkhab , peso jbj^i. ^^p^r— ^ i^^wAJ di un fels di veuli Kliarube o'j di giusto peso. (Del Museo Nani di Venezia; pesa grani 77.) A'. 16. Verde. ^ li^i k Dio si deve I'osservanza. (Museo di S. A. 1.; pcsa grani 55.) A'. 17. Paonazzo. JJi >™j Nel nome di Dio. ^ li^i a Dio si deve I'osservanza. (Del Museo di Franeofortc: pcsa grani 81.) i: DKI.LA URIGIM:, F.STENSIONE E DURATA 1)1 ESSd. I I." A'. 18. YerdP. jJli ^b >.^=LsiJi llakciii bcanirillali , ^\^£ (liusiizia. Nel rovfscio, la professionc niaoiiu'llaiia dclla sella tl'Ali. (Del Museo Palagi: pesa grani 58.) A'. 4 9. Verde. Area !. in giro J!' ja^ ^^ssl^h llakcni beamrillali fj^c ^^ijj eil il suo (lesigiiald sufcessorc. Area II. JcU; Giiistizia. In giro Epigrafe consunla. (Del Museo di Francoforte; pesa grani M7.) .\. 20. Verde. Area I. in giro "j^c ^^jj -^sU. Ilakeni oil il suo designalo siifccssore Area II. Jj£ Giustizia. II resto e incerto. In giro: Leggenda eonsunta in cui |)armi riscontrare il prineipio della pro- fessionc maomellana. (Del Museo di Francoforte; pesa grani 14.) A. 21. Vetro ordinario. Nel centro ^^js^ (iiuslizia In giro ^^1 jilU _>ij^i Aziz biliaii principe dei J^.yj'j.^i^ credenti. (Del Museo di Francoforte; pesa grani 114.) A'. 22. Verde. LULi jjyH^ .o ^^1 L*j Per ordine delP Emir Aschnas US=9i j^j^Ji ^u>i ^yA ^ clienle del principe dei eredenti . j^ Ji i:XX» jXj>H\j iili fj Iddio lo esalti e dell" Emir Malee liglio di .Nasser J^j-«-^' j-y' i^y' -)^'-*-^= Caider cliente del prineipe dei credenii, \ lia ordinato Obeidallah joj ^LiiA^i (Ji) (figlio) di el Kbabkhab il quarto •^ (S^!'. J^ !=—(*) di un Kisl sotto la direzione di Kh... i-Lw i!^.wl*j> Jj . . . figlio di Menseiareh ' j-^ t5 ^ • • • I'anno primo decimo e *Aj. eentesimo. (Nel Museo di S. A. 1.) La Icggenda e maneante nel lato destro , ma eol mezzo del vctro seguente ho supplita la lettera ^ in principio della voce k~'j , Kisl. ehe indiea una (I) Dcscrizionc dell'EgiUo, manoscrillo ilella Biblioteca .\mbiosiana. (i) Notices et Extraits dcs Manuscrils de la Ribl. du Roy^ toiiiu I, pag. 280. 110 DLLLLVSO GUI LliA.NO DESTINATI I VLTRl COiN EPlGRAri CUFICIIE, inisura di t-aiiacita. Iiifalli quosto vetro, p nioglio ancora il scgucnlc, mosliauo (li osscic fraiiiiiUMili di vasi o ri'cipieiili dcslinali di |)iil)l)lit'a aiilorila a vori- lii'aif If inisurt" di rapacitiv dci li(iiiidi. I. a forma scmbra rsserc qiiclla di iiii iiianici) allaccalo ad iiii vaso. A'. 24. Verde. jj^ JJt ^_ Ncl iionic di Dio. ha (trdiiiato ^)ji Ji t:XL«Ji cuc Abdolincioc iiglio di Jozid L„'3 .ixvJ la nona parte di un Kist • • ,s'-^). J* • • • sotlo la diiezionc . . . (Hcl Musco di S. A. I.) La suporfioic del vclio ('■ rolla inferiormcnlc , c niaiica un allio iKniif. Ah- hiaiuo vcdiilo qui sopra ucl vetro n. 3 il noiiie di Abdolmclec liglio di Jezid liic I'u «ov('rnalorc d" Egilto al principio della dinaslia degli Abbasidi verso r anno 133 dell' Egira. Queslo IVaniuienlo ha apparleiiulo ad un vaso alia cui pailc suiiciiore era a])plieato uno seudello dell' islesso vetro eui e apposta r iserizione ehe sola si e eonservala unitanienle al eorrispondente IVaniniento del vaso , IVauHnento irregolare ed angolato ehe ncl lalo superiorc ci niostra la forma dell" orlo del vaso istesso. .V. 25. \enUi. t:U*Ji El Malec ^j,xJi cl Aziz. (Del Museo di S. A. \.: pesa grani 29.) IS. 26. Trnsparente. tVy; II Servo ^<.Ji del Re o^r~' Asehraf jlju>.~ Sehaban . . . jiJL«v i^-v. anno settinui . . . (Del Museo di S. A. I. ; pesa grani 59. ) Sehaban regn6 dal 764 al 779 dell'Egira, f362-1378 delPE. V.. oiidc lepoea sarii 767 o 777. dome nel N. 22, ehe precede, il govcraatore si inlilola Cliente del CalilTo . cosi E DELLA OUIGIiNE, ESTENSlOiNE E DUUATA DI ESSO. 1 1 7 ill qucsto il iiiinisiro si denotu col solo lilolo di Servo del Re , oiiicsso 11 i)ro- |)rio nomc N. 27. Nero. Vi\ Leone senza leggenda. (Del Miiseo dl S. A. \.: pesa graiii i07.) V impresa del siiltano Bibars era un leone, eonie indieano gli storici. Esso si vede di I'allo anche sulle di lui moncte , ondc e probabile die ad esso appar- leiiga allelic (|ueslo veiro (1). iV. 28. Trasparente. j*.K£ II servo Jd<.Ji del Re, iJ^ amio yOi 761 ( Del Musco di S. A. I. ; pesa grani 56. ) La forma delle cifre , siecoine quella delle nionele moderne niarocehine . »• affallo simile a quella delle noslre alluali (2). A. 29. Aero. bUJi (3). ( Del Musco di S. A. 1. : pesa grani 59. ) (1) Vctli Miiiu'lc Ciijirlic. pag. 27S. — .Makhisi , Jlial. Muii. y/ifilj. . pag. 110. (2) Li; cific imliane, dcde da iioi arabiclic pcrclit' inlrodolle in Europa per luuzzu degli Arabi die Ic avcvano riceviitc dall' Indie, cbbero in tempi diversi diverse forme, e noii hanno in Europa le altiiali .so non se da circa Ire secoli c mezzo. Le forme poi usalc dagli .Vrahi n dai Tiirclii sono lullora diverse dalle noslre, se non clie sullc nionele di Maroeeo si ri.sconlrano da circa ollanl' aiiiii forme affallo eguali alle curopee moderne ( Vcdi .Mak.sden . i\um. Or.., tomo I, pag. 56S). HUa c quindi cosa affallo sorprendonle il trovare ijuesle forme in Egilto nell' anno 701 dell' Egira ( l.'SBO-eO dell'E. V.) in epoca alia quale queste cific, die appena iiicoiiiineiavaiio ad esserc eonosciule in Europa pegli usi scienlilici. >i ave- vano pure lorine affallo dixerse dalle alluali. Usseivcio inline die iid .Museo di S. A. I. Irovasi altro velro azzurro del peso di grani 116, die non lia iscrillo allro die H9I in cifre pare cgiiali allc noslre, le qiiali se indicassero I'era dell' Egira, il die e pero affallo improbabile (V- quanio lio gla indicalo qui sopra , pag. 8tt )■ ci moslrerdibero die I'uso di lali >Plri fosse conlimialo sino all' anno 1777 nell' Egillo . onde e provenulo il velro. (3) Vedi (|ui sopra, pag. 81 1 18 l'KI,i;USO GUI ERANO DESTINATI I VETiil CON EPIGRAFI CUFICHE, A. 30. Trasparente. Come il prcccdcnto. (Del Muspo di S. A. I.: pcsa grani 59.) N. 31. Nero. Come i due prccedcnti. (Del Musco di S. A. I. ; pcsa graiii 57.) A'. 32. Paonazzo. LIE .^w jjjkcJi Campionc dcIl" anno ... 4 (Del .Mubi'o di Fraucofoilo^ pcsa grani 59.) Leggo la prima lettera dopo 1' articolo per un kaf, (juanlunque abbia la fornia di nil aiu. pcrehe lo scambio nella forma di qucste lellere non <■ rare ncgli aniiclii iiionuinonli arabiei. e perchc cosi prcsenla un siguificato aualogo al- i' iiso del vet 10. La cifra cbe precede il 4 e incerta. I\'. 33. Velro ordinario. ^yL_4.^ .^v— J ijcJi ^y^s■ Fu fabbricato il eanipione V anno cinquantesimo. (Del Museo di Francolorlc ; pesa grani 59.) N. 34. Nero. ^ ]i j^-»-!'-? J-*-^ Fu fabbricato per Aulorila Eccelsa. (Del Museo di Francoforte; pcsa grani 55.) A'. 35. Vetro ordinario. lUi*^ Autorita .... A„i' i-L. Anno nono. (Del Museo di Francoforte; pesa grani 414.) K DEU.A OltlGINK , ESTENSIONE E DURATA Dl ESSO. H9 N. 36. Velio ordinario. i.^ ^^U j^i:^ Per Autorilii RcRia j-yj-ij ji>^i . . . (Anno) quarto e Irentesimo (1). (D((l Musco di Francoforte; pcsa grani 120.) y\'. 37. Nnro. J.*c Fu fabbricato (ii)^^ a Tibcriadc , Omar. (Del Museo di S. A. I.; pesa grani M5.) 1\. 38. Verde. Area 1. Ai!i ^~i Nel nome y.^\ di Dio Mu- •"■^^ L^ (S^ sa figlio di Kotaiba J<^' in Aleppo. Area 11. a.J!b In Dio c5"^ Musa In giro iiXL> Malcc (Del Musco di S. A. 1.: pcsa gran li 28.) N. 39. Nel noaic di Dio per ordine del Servo di Dio Maad Abu Tamim rimain. (iiro inlcrno a;5j_^U.'li Jli ^j-K'i y.oU Moez Ledin iilah, in Mansuriali. (Pubblicata da Adler, iVMSWeoK Borg. Parle I, u. 60. Vcdi Parte II. pa>;. lot.) (1) NcH'islcsso Museo se nc Irova un allro colla leggcntla tjW^-o-Ji ^s--^^ . Per uiilurita tUl He. Nel .Muscn di S. A. 1. un allro ha Tepigrafo ^Al*-* i_i^xi. Per notizin piibbtka^ c soUo !«' lettorc isolale ^^ e ^ (Vedi Tav. Ill, 56. A.) le quali possono imlioarc HIO. doe I' anno (leirEgira(t'i07-8deirE." V. ), giusta 1' uso aniico degli Arabi lalora I'onscrvato anclie dopo r introduzione dclle cifre indiane di valfisi dellc luUere per eifrc nuniorii-be 120 PKLL'USO CUI r.RANO DESTIN.VTI I VETIU CON El'K.KAl I CUl ICIli;, Adlcr lion ha lotto il noino dolla citla, (luanlunqiio (luesto si Irovi audio nolle monolo (loir istpsso principc. Ho poi fallo ossovvaro allrovo oho la cilta iiidi- oata nolle monote di quosto principc o Mansuriah di Harharia, o \un\ );ia (pioUa d'Ef!ilto oho fii foiuiata pin soooli dopo 1" opooa di qiiosli iiKiiuimoiili d). iV. 40. jji' U.J Por ordiiio .L.'ii ^ doir Iniani .V]b (^j^«.]i ol Maiuli hillah j^\\ jXA^ principc doi crcdcnli. (Dciri. «. Musco di Vienna.) i\. 41. Bianco. ^ili lllah j^ojj f. U"i' L' Iniani Icdin j^l^y en Nasser. (Del Museo di S. A. 1.; pesa grani 57.) Le parole sono traspostc per imperizia doll' arlcficc. c \anno ordinate cosi : L" Imam on Nasser lodin illah. A. 42. Scuro. i.^»j Di Balkh j^c ^ autcntico Omar. (Del Musco di S. A. I.: pesa grani 110.) Delia prima parola non Icggonsi chc Ic due nllimo lollcro rr o ze. l-'orso e il uomo di (lualolio peso dorivalo da Balkh in Tartaria. La voce p^ indica au- lenlico (2). Ncl Museo di Vienna vi c pure un vetro in cui Icggcsi '^-^^^^ di /ialk/i, ma il rimanonlo doUa Icggenda c guasto, diverso da qucsia cd incorlo. (1) Vcdi Mouctc Cufichc del Musco di Milano., pag. 281. (2) Vcdi sopra 11 N. 7 eil ivi la iiola. K DELIA ORIGINi:, ESTKNSIONE E DURATA Dl ESSO. 121 . Descrizione di tiv dinar d' oro. Vedi T;i\(,l:. III. B. Di All flglio di lli.hscid. Pesa grani di inaico di Milano 96 (sic). Area I. *)1 A Dio j.*ii^ Maomclto *JJi ^y~j E il legato di Dio. *i!i ^X^ La bcnedizione di Dio iAc sia sopra di lui Ji Jc, f sulla di lui faiiiiglia . Ji A^I=^i El Moti lillah. In giro, il v. 9 dclla Sura LXI del Corano. Area II. AJi M< Ji S Non vi e Dio che fj..^ Iddio egli e solo J iiXij_,~ *i non ha compagni. cv^ii J) ^^ All flglio di Ikhscid. Giro inlerno : Nel nome di Dio fu coniato qucsto dinar in Falastin ( ^^^i) V anno quarto cinquanlesinio e treccntcsinio. Nel giro cslerno . i v. 4 c 5 della Sura XXX del Corano. I'alasliu e il iionie arabo dclla Paleslina, o piultosto della parte oecidenlale di essa, in cui e posla Gerusaleinmc qui indieata, al inodo solilo degli Arabi , col nomc della provincia di cui era capo. All n^iio di Ikliseid regno dal SW al 354 delP Egira (959-965) in Egillo c sulla I'aleslina. Narra infatli Elmacino die sebbene Ikhscid possedesse un •cmpo lulla la Siria, fu di poi spogliato di una parte di essa da Seifoddaula prin- cipe llamdanida , ma nc rilenne quclla clic giaec fra Emesa e i eonlini dellA- rabia , jiarte in cui e compresa la Paleslina. II nome o piuttosto soprannoine. di Moli lillah si e quello del calilTo Abbasida di cui All riconosceva la suprema- zia qual successorc di Maomclto. / o/. III. 16 122 DIXL'USO GUI KRANO DESTINATI I M.TIil CON El'lGRAII CUnCHi;, \.A inoiicta , coiiu" si srorgc cvitlpntcmciih' ihil inai'jj;iiip , ('• slala niossa sotto il ooiiio, il chc nc rcnile iliflicile la Icllura. Nol cainpo del rovescio havvi uii c^ . AV/". inizialc dol nomo ili Cafiir, il (iiialc ammiiiislrava Id slalo c(in avilorita assoliila ill nomc del princiin', essondo slalo ininislro del padro di (|ii('sto o da csso lascialo tutore dei suoi fi;j;li. Noii osaiido c^Vi iiicltcrc il pr()|)ri() iioiiie siiUa moncia , si acconlPiUi di eosi ai'ccimarvolo. INnir.K OKIJ-K FIGURE NON COMPRISE NEL CATAEOfiO coiriiidirnzionc delle pnginc nellc rjunli sono illustrate. 'Tin. I, 7 A — pag. 109. Tav. I, IS A — pag. 77. Tav. Hi, 7>G A — pag. 119. idem , '1 5 — pag. 9K. Idem . h'l — ivi. Idem , Il K .\ — ivi. Idem , 46 — ivi. Idem, A — pag. 6'i , n." '«. Idem. C — pag. 79 , n.' I. .^ggiuntn nlla puijina G6, nnla (I). In vcffi 11 principc di .San Giorgio, in un arlioolo inscrilo nclla Riblioleca Analitica di Na- pnli ^Liiglio 1X25), dopo di averc acccnnato alia mia opinionc inlorno a qucsli veiri, oon- cliimle in favoro dclla oonlraria ipolesi cbe li vuole monclo. Dm'c soni), dice egli, Ic inuncif (illr rjiKili ivrri.ipondniin (nel peso)? pagiiia 7t). A laic domanda dan'i compiuta ri.sposta il segiiilo di questa Mcmoria. L'argomento poi clic egli deduce dalla possibilila chc i pesi \engano adnllcrati. oltre ehe fornira anzi una prova per la mia lesi, polrchbe del pari ad- (hirsi conlro I'esislenza dei pesi anlichi grcci e romani, anzi coniro qnella doi pesi rhe iisiamo al di d'oggi. L'altro, derivato dalla difficolta di acccrlarc il peso di un vclro con cpigrafe, sara piii avanii discusso, c credo eliiniualo. Inline la solligliezza dcllo moiieU; cnficlie c Ic epigrali die no occiipano il maigino non offrono di cerlo, come pane al dotUi arclieologo , lalo guarcniigia alia monela, chc avessero a rcndcre inulile prcsso gli Arabi ipiella vei'ilicazionc del peso, che fu pur giudicala ncccssaria da tulle le allre na/.ioni , c ohc duveva csserlo specialmenle dalle anliche, come parmi pure di averc qui apprcsso dimoslralo. ./Ila pnijiiin Ctl , iiota (3). Si noli inollrc die nellc moncic dei Palani, od Afgani dell' Indoslan J,il.^ jj, vale vionela ronenle. o forsc mcglio fpqnlc ( Vedi Thomas, nel lYumism. ClironivlCj July 18';7, p. fil). TAVfl- 10. TAV ir ^: '•/''■■ ■ , ; TA^'iir fi 7S^ » ?e 3b'. a. .5.9. 'r:SZ% ' >-> 4g J. CUtfjff Ntst-artJ^ F. DELLA ORIGINE, FSTF.NSIONE E DURATA DI ESSO. 123 .'/Ha patjina 75j iiolu (2), Olsliausen, il quale coii iiiirabilu sagaciu'i i liuscilo a leggcrc col caraltere usalo tultora dai Parsi Ic nioncli' (lijjli iiKiiiii Sassaniili. c le Prlilvi . c Pi'hlvi-Aialjiclie dclle picciolc di- iiaslie die, sia imli|n'iulcnli , sia soggollc ai govcinaloii aralii, succcdclU'ro alia dislnizlone di qucH'iiHpcro, e d' avviso die il noine di Tabarieli dciM da ijiii'llo del Tabarislan , e die (luiiidi sollo di esso aldiiansi ad iiileiidcie lo iiioiiele di (niella cimlrada, alio qiiali egli lia ri\emii('alo una siiio ad oia igiiola scde in nnniisinalica. I.a nluna (•oiris|)ondcnza Ira il peso del dirhcm lubaiivh c quello delle nionete roniane scnilna potcr av^alo^a^e una ipotcsi die ec nc fa ccrcarc altrove la zerca; pero lo stesso Olsliausen non ha dissiuuilato die Ic frasi di Makrisi ei addilano un lipo grcco o piulloslo roniano (/list. Moil. .■Irah. p. 57 e segg.), e die noppnif sciidna die qnclla zecca (aliiieno per qiianio lie e nolo siiio ad oia) risalga ad iin' epoca alibaslan/a reniola pcrdie possa appliearvisi il detio di quello scrillore. ginsta il quale tali nionete crano gia anliche al nasccre dell' islaiiiisino {l)k /^chlewi-Legeu- liin iKif ticii Miinzcn ilcr lelzlcn SiUuniiU'ii, Kuiwnlimjoi, tiiid jA'i'iiziij , 1843). y/lla jHnjiiKi 89, lint'd iS. \.c felii'i inlcrprelazioni dei divcrsi gcneii di seridura euneiformc ci offrono forse, come lia acidaniente osservato Lowcnslern [Expasi tics i'lvmeas tie la Iruisieme i'crilure aineiforme, Paris, 18't7), la soluzione del problema I■elati^o allorigine della scritlura. La so\Tabbon- dan/.a dei caralleii oiiiofoni c I'incerle/.za dei siioni vocali derivata in origine dalla nalura delle aspirate cbe vi crano unite, ci fanno aceorii come quelle scrilture lengano il luez/.o fia I'ideogralico-fonelica degli Egizj, e I'alfabcto delle genti scmilichc. E quindi ovvio lo scorgere la genesi dcirullinio deri\ato dalla prima mercc rinlermedio degli alfabeti cunei- forini, c ne diverrebbe del pari diiaro, conie non scnza ragione alcuni Ira gli anlidii allri- buissero I'origiiie ddl'arle dello scrivere agli Egizj, inenlre allri con non minor ragione decan- Icicbbero i Feniij siccome aulori di quoU'alfabelo pii'i semplice die fii di mano in inano adollalo da pressodie tulle Ic nazioni civili, fra le qiiali le curopee , non avendo nelle loro lingue la \aricla ddle aspirazioni orienlali, a\rebl)ero pensato con saggio di\isamcnlo ili iiiipiegarne i scgni a rappresgntarc i suoni vocali. Alia parjina HI., linea 7. 1.0 slcsso augurio Irovasi andie in due passaporli arabi in papiro rilasciati a nomc del fio^einalorc d'Egilto I'anno 133 dell Egira, 7t>0 7Sl dell'E. V. ( Y. Pe Sact ncl Juitr. das Saians, ao{tt 1828.) ylllii pay. GO , nola (1 ) . liii. 5 : Moktiilaro a(j(jinnrji { Upusculi, Palermo, 1836, T. 1. p. 33*). 1.3 n (."{) si iiggiiniga Vcdi anclie il >. V. COINFRONTO DI VARIE GALLE DI CECIDOMIE E DEL VARIO MODO DI USCIRNE DI QUEST! ED ALTRI INSETTI JlilPetuotia GASPARE BRUGNATELLI. Lctta nell'adunanza del gionio 21 giu;nn 1817. I.Uopo gli stiidj circa la cecidomia e galla del piuno, ond" ebbc materia un discorso ch' io icssi alia Sczionc zoologica del Congresso di Milano(i), non lasciai di occuparini intorno ad aflini argomenli, eioc ad allre ceeidomie c galle, o elf io medesimo potessi osscrvarlc, o nuovc nolizic ne dessero gli cntoino- logi. E ne.raccolsi hella materia di note comparative, trovando eonferinata la scntenza del mio degiio amico prol'essore Gene " poclii insctti al par delle ce- eidomie meritare T attenzione del naluralisla (2) :>. Ebbi infatti ad ammirare (1) /ftti dclla .icsta llhtiiionc dnjli scit'ii-iati Ilulium. Milano, 18'tS , pag. '1I6. (2) Mcmoria per servire alia storia naturale di una specie di cecidomia die ^ive sugli iperici {Ucinoric drlla llnile .hcrnktiiia (h'llc scu-n:e di Torino^ lorao XXXVI, [tag. 287). .iveiido coiminicalo al dctlo mio dolcissimo amico Ic preseiili osser>azioiii, n'ebbi risposia il dl l.° liiglio 18't7, dalla quale tolgo il seguente brano notabile per le cose che aceenna c per il scnso niclaiiconico che ^i domina, quasi prcsagio del dovcrci pochi giorni dope es- scr lolla una vita cosi caia c prcziosa : •• Soa\cssi polulo vivere uu po' jiiu a iungo in cam- pagua . avrei fornilo a vosira signoria carissima piii anipia materia di paragoni. Ho vodulo galle di ceeidomie suW'Eiipliorbid lyparissia.i. e sul Piuictix carola; nia mi c mancato il Icmpo di conoscerne, in islalo pcrfollo, i produllori, e, cio che e peggio, credendo a una maggiorc durala di quclla lilicria dl die in allora godc\a. e lencndonu ccrto di poter quando die fosse eonlinuare le cominciate osser>azioni, Irascuiai di prender nola sulla forma e co- ttituzioue di quelle galle , la prima delle quali ., cioc quella dell' euforbia , componcvasi . se male uon mi ricordo, di molle fogliollc tcrminali insicmc agglulinale, e la scconda, pro- pria del liorc del dauco, avcva forma ili globiciiio a parclc conliaua. Quando penso alia \'Mi CONFRONTO IM VARIE GALI.E DI CECIUOMIE, come mulin vnriota di utillc proccda thv cccidoinic ronformi, o prcssoche oon- fornii Iia liiroio i-oinc iioiidimcno l;d Imoua rclazioiic o^iinra si scrbi tra ^idla e riH'idoiiiia, clic o^iuiua di iiiirslr in iiuclhi riti'ovi 1" oiiporluno suo iiido dii- raiito loslato di larva o di ninfa, c Irovi poscia opporliini modi di uselrnc iicl caiiihiarsi in porfcllo c volanle insollo. Ilo (piindi divisald (li Irallcnorvi qiiost'os^i, ciiiarissimi Collc^lii. inlorno a ([lU'Slo argonuMito, parcnddiiuMU' dcjino per la cnriosila dellc cose su cui versa, «■ per lo dinioslrazloiii tho porgc di (iiiclla jHovvida sapii'iiza, la ciii invcsti- jiazioiie e dchilo. o la manilVstazione i' prciiiio di'^li sliidj dclla naliira. II. A isliliiirc il proposto coiifronto scorri tra Ic I'oeidomic f j^alle (poncn^ dovouc innanzi Ic iinagini) W scRiKMili: cecidoinic del f^iiicpro c del salicc deseriltc dal Dc Gecr (1), eoeldoniia degli iperici deserilla dal prol'essorc Gene (2), ci'i'idomia del verbaseo osservata primanientc dal signor Vallot, e dili^ente- lucnlc lo scorso anno deserilla dal signor L. Diifour (3), cecidomia del prune cU' io stcsso, come dissi, ebbi occasion di dcscrivere. Considerandone le varie galle seorgcsi tosto come sol una di esse sia talc in- forme esereseenza, qiial potrebbe aspcttarsi dover sempre essere una produ- zione morbosa dal vegetabile uscita per T irritazioiie ehe deslavi la punliira di nn inscllo. e la presenza di iin novo eiresso vi pone. Tulle I'allre in veee ee- eolc in bella e regolar forma eomposle, aHin di apprestare il nido al dell'uovo, anzi piultosto il eomodo e sieuro albergo alia larva e ninfa elic deve proee- derne. Le apparenze infalli son di liori o di boece, son di germogli o di semi. Nondimeno, come da prinei|tio avverliva, ben poeo diverse tra loro son le ceeidomie ehe si varie galle produeono. De Geer non sei)]>e ravvisar dilTerenza Ira le suddelle da lui osservate ceeidomie del ginepro e del salice, di eui diro in breve quanto sien diverse le galle; c 11 Gene trovo tanla essere la rassimi- glianza tra la sua cecidomia degli iperici con quella del ginepro, descritta e figurala dal suddetto naturalista « eh' io sarei, disse. per riunirle in una sola e medesima specie (4) ■' •, dilTerenti da ([ueste, ma conform! ira loro, son 1" altre liinipagna, ;ii dilclli clic mi prociiro, c a qiielli , assai maggidri. die mi avrebbe prociirali sc mi fo.'ise slalo conccsso di frcf|uentarla pii'i a liingo,mi vicnc una vera c jirofotida iiialin- oonia. In cilta io sono fuori di poslo, percliu in veee della naUira \iva e opcrantc, mi y\ Irovo costrelto a non istiuliare die la naliira moria c iiiiita. I'a/.ienza. ^ (11 De Geer, Mi}miiirv<: ^ vol. VI, pag. 'lO'i e 410. (2) Gene , lor. dt. (3) Leon DofOiK, Dmcription des rjnlles ilu ierbnscvni it dit xi i()):ltuhnia . el dcs ii)siclts iliii les hnhilenl. — .'/nn. dex Sclcnvci natiir.^ Janvier i8'i6. pag. tf. (*) Nota pcr<\ il De Geer die Ic larve ddle icddoiiiic del salice si lilano un bozzolo, non eosi la larva ddia ccdtlomia del ginepro. Quanto alia ugiiaglianza iltlla cecidomia ildlipcrico E DF.I, VAniO .MODO 1)1 USCIRNE DI QUESTI ED ALTRI I.XSETTI. 127 cpcidomic di cui si dovni favcllarc, cioi; quolle del vcrbasco c del prune. Che sc non e gran ineraviiilia il veiiir <;all(' diversaniente coslnilte da vejiclabili diversi quaiid'aiulic |iuiili da uii nicdcsimo iiiscllOj iiolcicmo clic 1" csciniiio non CI nianca di varie galle prodoUc da iioii diverse inscllo in iigual genere di piante; infalli Ic due dilTcrciili galic del salicc clic il De (ieer ci dcscrive. le Irovo pro(l()lt<' da due (■('(■idr)nii(', tra If ([uali non soiipc ((nasi ricnnoscere disparita. In voce la eeeidoniia degii ipcriei snscila galle deila niedesinia forma lanto suW/fy/icrician pcffornliim^ i\\\AnU) swW liumifasiun , e (piella del verhaseo ne genera di eonfornii non solo sni Verlxtxcinn tliapxiix c piilvornlcnhtin (e sul phlomoides, vom v\)\n ad osservare), nia anehe snlla Scroplmlaria Cdiiina. III. Le galle sunnoniinate eonslano la piii parte di iin gruppo di foglie ridolie a comporre chiusa canierctla, denlro la ([uale alberga I'inselto, e quindi ap- pariseono nelle silnaicioni elii' sr)gliono essere o('eu|):ite dai germogli, eioe al- I'estreniila de" rami ed all" aseellu delle foglie: anzi il De Gecr osserva ehe a produrre una delle galle del salice, la galla informe aceennata poc'anzi. eon- corrono varj germogli eon la soslanza de' rami; qucsli pero si eslendono anelie nl di la dclla galla. Le allre due galle illustrate dal medesimo De Geer sono di bclla ed elegante sembianza; eerlo salicc, die'egli, apporta sovente all' estremila de'ranii un tal grui)po di molfe foglie verdi che ha forma di rosa dojipia. e dalPeslremita dei rami leneri di ginepro esee sovcnle lal altro gruppo di foglie ehe par custodia di liore; or 1" uno e 1' altro gruppo e galla di cecidomia. poiclie rinehiude una eella (di ben eongiunle niinori foglie formala) in cui larva o ninfa dl quest" in- selto e contenuta. Le galle deiriperico sono simili a semi, dimodoi:he la pianta. carica come n' e lalvolta, par feconda a benclieio della propria specie, ed altro non e ehe Rravala d' altrni progenic. Queste galle constano di sole due foglie (ne Irovai pero alcune falle di (|uallro) per lal maniera ingrossale. concave nell" interna parte, ed csattaiuente a|)plicatc Tuna all' altra per lulto 1' ambito dei niargini. ehe sen forma la chiusa capsula o cameretla in cui alloggia 1' insctto. In foggia di germogli. d'intorno alia base non isforniti d' aride e brune sca- glie, comparis(H)no veramenic le galle del pruno. Le foglie pero vi sono incor- porate in un sol corpo continuo. salvo il vederne talvolta libero un Icmbo, o il Irovarlc divise nelP apiee delta galla. Quindi c die da questa I" insctto non possa uscire senza foraria, e in vece uscir puo dalle galle prccedcnli solo •im (|iiella del ginepro, il Gene ne risei'l)ava il dctinitlvo giiullzio a qiiando gli fosse slate date oonoscere qiiesl' ulliina. non per mezzo di dcscrizioni e fignrc. lua per propri.i esperienza. 128 CONFRONTO Dl VARIE GALLE DI CCCIDOMIE, (Oll'allontnnar runa dalPaltia h' foglio clic. slaiido j)rossiinc, gli compongon I'al- bergo. Or (lunquc. quando la piimavcra i- gia innanzi c il pruno (• pcrfctta- montp frondoso. voi polreto csscr sorprcsi dol Irovarvi co])ia d' apparonii gcr- mogli, die son doiuicilj di larvo o iiiiifc di occidomic. Finalmentc lo gallc del vcrbnsco c dcUa sciolularia son fiori i cui pctali, in vpce di sicndcrsi in luora. si I'ipicjjarono in dcniro c conj^innscro, aflino di com- porrc la stanza alPinsclio. di cui sono slali falli d('|iosilarj. So no altera il co- lore di giallo facendosi higio-vprdiccio; so nc altera la eonsislenza facendosi Iciiace; come dalla galla del prnno. la ceeidoniia n(Mi n' esec se non mediante perforazione. IV. I'atio losi il eonfronto de' varj alberghi alle larvc c ninfe di eecidomia proeurati dall' opera delle loro madri , ora e a confrontarsi il vario modo del- r useirnc dcUe ninfe niedesime. IN' eseono quesle nel precise tempo del mu- tarsi in dipteri alati , e, lasciala infissa nel hiO!;;o slesso del Iransito la loro vesta di ninfa , si meltono a volo. Poiclte infatti T insello Irasse fuori della galla la testa e il torace , gli si apre (a cio predisposta) lungo una dorsal linea di questo , la spoglia. ond' lia manicra di useirnc lasciando spoglia e galla in- sienic. E la medesima spoglia. liseia com' e nella region del torace. supera eon esso agevolmenle il varco nella galla praticalo , ma vi si impegna in vece nella region dell' addome . perclie disseminata di molte spinoline. Da una tal vesta COS! traltennta T insello di leggieri si seioglie , n' emerge cioe lenlamente sino al monienlo dclP aver liberi i piedi , spicca allora un salto. e si posa su qualche corpo vieino. A tor di dosso la vesta aH'insetto contribuisce dun(iue il ritcgno die la galla gli oppone (|uand' egli e neiruscirne; e, jier la varia coslruzione delle galle, com' 0 diverso il ritcgno, cosi diverso e il modo di superarlo. Gia infalti ve- demmo come ad uscir da alcune delle galle dcscriltc altro non occorra cbe ri- niover dalP appressaniento in cui sono le foglie modilicatc die ne compon- gono le pareti, c a uscir delPaltre in vece sia pro]H-inmenle mestieri le pareti stesse liaforare. Or la testa della ninfa (die e la |)arle di cui si vale a procae- eiarsi luscila) e opportunamente adatlata all'una ed ailaltra opcrazionc, vale a dire e cuneo ed e istrumento perforatore. Si va di fatio verso I' apice strin- gendo, come occorre al disgiungere, c di piii I'apice e acuta puiita se occorre il forare. Anzi la testa proprianiente, come fosse eornuta, si sparte da ultimo in due |i;irli sollili, dimododie non vi e simile a luinleruolo, ma ad aperlo compasso. Ociorreva infalti cbe nella galla si a|)rissc un foro di certa misuia tanto cbe, per (|uel cbe si e delto, capo e torace della ninfa potesscro escirne; e a praticare un tal foro convenlcnti appariscono, mossc in giro, le dette due punte, mcglio die una punla sola non avrebbc potulo. E DEL VARIO MOUO Dl USCIIUNE Dl QUESTI ED ALTRl INSEITI. 129 Se dunquc affini tra loro son le ninfe die si schiiuloii. per cosi dire, le iniposte del loro albergo, e (juelle elie nc traforano le pareli. iion e pero elie questc non abbiano a eoinpiere pii'i falieoso lavoro, c percio noii posseggano piu validi iiiezzi a elTettuarlo. Quindi e elie la spoglia ehe siueontra, a eagioii d'escmpio, iiilissa tra valva e valva della galla deiriperieo, e sottilissiina . leggicrissiina, lie inunila di quelle spiiiuline di eui si 6 poc'anzi parlato: di piu robusta compagine in vece (iie bianea eonie la |)reeedeiite, lua bruna) e quella ehe riniane nel foro pratieato nella galla de'pruiii dalla sfuggitane ceeidoiuia, sicchti restavi a lungo. Anzi poielie delte galle fansi legnose. e durano oltrc I'inverno, vedesi piu volte con mcraviglia di prirnavera aneor superslite nella galla la ("rale spoglia ehe la eeeidoniia avvi nel preeedenle giugno laseiata. Ma la sunimentovala galla del saliee, d' irregular lornia. non aspetta a farsi lignca dope elic ne sfuggi I'insetto; fin dall' origine e tale; die a protegger la larva lungo V invcrno ii destinata. Or come uscirne la cecidomia ? A die po- trebbe valeric debile strunienio di perforazione? Ma ecco ehe provvidamentc. secondo aniiiiira il Dc Gcer, i rcsidui tie" gerniogli ehe alterandosi contribui- rono alia formazion della galla, lascianvi dei fori proporzionati all'uopo; sicche la cecidomia n approlitla, n'csce, e nelF useire vi laseia la spoglia. V. Altra curiosa materia di confronto ne porgcranno le propostc galle se, dopo aver eonsiderato T uscirne dei legittimi abitatori , ci porrcnio a conside- rare 1' uscirne degli intrusi. Queste, come altre galle, sono infestate da varie sorta di ealeiditi, die vi inlroducono le proprie ova onde naseon vermi die tolgon la vita alle larve delle eeeidomie; sieehe in vece d'innocenti, e direm torpide, tipule o eeeidomie, veggonsi uscirne imenotteri, piccoli di corpo. ma ehe alia loro irrequietudine ben danno a conoscere di qual altra tempra sieno dotati. Or questi usurpatori dentro la galla si fanno perfetli gettando T ultima pelle, e losto allora con 1' opera delle mandibole si danno a praticarvi un foro, die serve alia fuga. Ne solo dalle galle da cui non potrebbc uscirsi senza perfora- zione, ma anehe dalP altre di eui son facili a separarsi le parti, usano il detto inodo a proeaeeiarsi la liberla. Qui perd notar si vuole ehe, sebbene le anguslie del varco ond' esce la nascente cecidomia eooperino, come si disse,a torlc di dosso la vesle di ninfa. essa puo nondimeno liberarsene (come ho osservato) anehe senza questo sus- sidio. Pure le eeeidomie non mai se ne liberano dentro la galla , ma solo al inodo descrilto, neH'atlo di uscirne; e provvidissimo e questo costume. Se in- fatti la eeeidoniia si faeesse perfetia dentro la galla. non avrebbe piii modo di venirne fuori, essendo privata eon la spoglia di ninfa anehe del eappueeio die fol. III. 17 130 CONFRONTO HI VARIE GALLE DI CECIDOMIF, , le sorvi- (li cuiieo o di duplicc punteruolo, ne avcndo nianiiibolc. , sicchc al rodcrc i' incUa; in vecc T iinenotlcro clie di queslc e fornilo, c puo valersene ad aprirsi il suo domioilio. rcslavi convenientemente sino al perfello compi- iiKMilo dellc sur Iraslormazidiii. Non iiiciu) dolla doscrilta galla del pruno e da varie caleidili infcslala la psoudo-galla ddP albcro stcsso, ossia il gallinscUo, del quale lio parlalo nella Sezionc zoologica del Congresso di MiJano, c di cui qui piacemi aggiungere un ccnno per annunziare di averlo veduto in quest' anno piii beilo e j)iu ^lande del oonsuelo. In veee di un eolor castagno, assunse un vago color rosso, dislinlo pero da solite bianche slrisce. Alcuni di questi gallinselti anche vidi di tinta bruna nnifornie, nia sin dal prineipio del niaggio mi avvenne di trovarli aperti da largo foro, eerlamenle per esscrne sfuggilo un bracliilarso (/i. .seo- 6rosH.s Sehoen.) , come gia siniil eolcottero avea vedulo altra volla dai gal- linselti del pruno uscire eon niia gran nieraviglia (1). Parecchi degli altri gal- linsetli Irovai poscia essere sinii nella superior parte forati di niinori pertugi da ealeidili elie se nc erauo involale; aleune dal loro seno nc Irassi gia vispe e prossinie ad uscire all'aperto. Trc diverse sorta d'inienottcri parassiti ho rac- colto dai gallinselti del pruno. VI. Le gallc deserille (come avverra d' altre galle) dopo aver dato albergo ai legillinii proprielarj, od a rapaci usurpatori , liniscono talvolta col divenire ospizio d' altri animalelii clie, Irovandole vuote, nc prendono il possesso. Cosi non di rado Ic galle deU'ipcrico sono occupatc da gorgoglioni, talchc vi si in- irodueon poi anche formiche affin di raccogliere il conlribulo ehe questi lor tianno. E il foro della galla del pruno vidi plii volte chiuso da ragnatelo, ehe interiormcnlc lo lappczzava . e Ira il ([uale e V interna parclc stava il piccolo araenidc color di sangne clie vi si era ricoveralo. Cercando poi dopo passato r inverno le galle slesse del pruno, mi avvenne di trovar dentro di alcuna o piccol ragno o scarabeo , o una raccolla di ova. Finalmenle, per compiere il discorso circa le ulilila di queste galle, (1) Primo ad osservare clie le larvc debrachitarsi sono parassile di ecrli inseiti (osserva- zione die Sdiocniierr cliiaiua siiigolarc cd iiiinpif) fii il signor Dalnian negli Aui dell'.Vc- cadciiiin di Slocolina del IS24 (Schoe^herr, Ciircul. disp. met. Liiisiw . IHin); allro siiiiili osservazioni fece in apprcsso il signor Vallot (Inn. des scien. lio/i/r. , tonio Xlll , jn/u/er 1828). II professore Gene, in aggiunta a (juanlo narrai alia Sezione zoologica del Congresso di Milano, espose dopo la inia loltnra allri fall! dinioslranli il parassilisnio del Brcicliijtursiis scabrosifi .^ non clie del Gyinncvlron paiciiontni . cnrculionilo non niai sospeUo di parassi- tismo, e eh' egli vide uscire da foderi delle puchidi {.-/tti della Scsla Rinnione degli Scim- zinli italiani , pag. 447). E DEL VARIO MODO Dl USCIRNE DI QUESTl ED ALTKI INSETH. 131 polrcbbc acccnnarsi come aicuna divida con la tinloria galla di qucrcia, con le salle mangercccc o niedicinaii, il merilo di esser profiUevole all' uomo. Narra il De Geer die il volgar noma specifico delle galle del gincpro suddcscrilte lor viene da qucllo di ccrtu tosse vioicnta, a curar la quale soiio inipicgale. Cosi la galla e pioduzion del vegelabile (sovenle bellissinia. senipre curiosa) ihe nel logliersi a (jueH'ordine che risguarda il vantaggio di esse, si volge ad un altf ordinc di utililii. 11 quale essenzialmente provvede alia eonservazione deir insetto eccitatore della medesima galla, ma puo eslendersi a benelicio d' allri animal! , e sin anche dell' uomo. I,%2 CONFRONTO DI VARIE GAI.LI' DI CECIDOMIE, DKSCRIZIONE DELLE FIGURE (1) Figtira t.' llapprcsenUi , in gramlc/./.a naliiralo , uii rainosfelli) di pruiio con gallo c galliii- sclli : ". (I. 'I, gallc rociMili: /;, vjalla aiilica; c, c, galliiiselli ; i/, psciido-galle, ossia glan- dule iToiuii-lie in fonua di liilor/.oli conlonenli nialeiia coloiante violacca. Figura 2.' HamoscoUo di piuno con gallinsello di niaggior dinionsidnc. Figiira 5.' fialla iiudlo ingiandila <-on inlis^a la s|)oi;lia dclla ceciddinia clio no nscl. Figura '1.' Mi-la di una galla ingrandila con cniro la lar\a dclla eocidouiia. Figura S.' Qiicsta larva di niollo ingrandila. Figura fi.' Mnfa niolto ingrandila. Figura 7." 1/ inscllo perfollo niollo ingrandilo. Figura H.^ II niodcsinio anoor pii'i ingrandilo, c divcrsamente disposto. F'igura 9." .\nlonna. Figura 10.' .\ddoniL' fcinniinco c siio innlnnganicnlo. (^.(illn c (jrlliitsvlli. (Figura l.\ 2.", 3." c H.'] La galla e verde , nia la base ne e cinia di scaglic aridc e hrune, c rosso n' i; I' apice. t. di consislenza tcnace, e addcniro lappezzala d' una bianca menibrana. Nella figura 1 .' si vc- dono in n, n,n, Ic galle vcgcle come sono ncl niaggio; e in 6, una galla divcnula lignca ncl- I'invernoe perforata. La figura fi.' rappresenla la mcla di una galla., cui con taglio verticale sia slala lolla 1' allra niela, per fame vederc la forma inleriore, e la larva clie ^\ e conle- nuta. La figura S.'' rappresenla la galla in cui I'uscilane cecidomia lascio inlissa la propria .•ipoglia di ninfa. Sui pruni s' inconlrano anclic pseudogallc, cioe de' gallinsclli, e de' bitorzoli aggruppali d'inlorno all' origine de'raniii nun d'aliro picni clic di una maleria resinosa di color vio- laceo (figura 1.% d). 1 gallinsetti lianno ordinariamente color caslagno segnato di sirisce bianche; iiella figura 1 .■■ sono rappresenlali in c, come si veggono a ela inoUrata ; nella figura 2." sono rapprescnlali come comparveroT a quanio pare, per un piu compiuto dislendimcnlo del loro corpo e col fregio di un bcl color rosso, listalo di bianco. Raccolsi galle e gallinsetti quasi nou altronde che da pruni eoHoeati a bacio. Soglio Iro- vare in parlicolar modo feconda di galle una pruna priniaticcia da fragili rami. Le galle compariscono circa la nieta di aprile ; alcune piu presto a comparirc sono di forma piu allungala: n' escono gli inselti sul principio di giugno, cd esse rimangono sulla pianta faccndosi brune e legnosc. (I) Aleune di (jueste figure furono disegnate dal dottor Mauro Rusconi, altre dal dollor Angelo Maestri, ai quali ne rondo grazie. La linea adjacenle alia figura indica la hinghezza nalurale dell' oggello da questa rap- presenlato. E DEL VARIO MODO DI USCIRNE DI QUESTI ED ALTRI INSETTI. 133 Anclie i gallinsctti compariscono nclla prima mclA di aprilc,e alia fin di maggio n' cscon fuori vispi e di color ranrialo i novclli animalctti. Qucsli gallinsctti, meno quando gii co- ininciano a disseccarsi, sono scniprc frequentati c stuzzicali da formiclie, die niai non li ali- bandurianu ni giorno, ne nutte, ne pur iiial tempo. Larva. (Figura H.' c tS.') La larva si vedo nclla flgura 1.% sifuata nclla sua galla , c multo piii ingrandita nulla fi- gura B.' t, di color ranciato; divisa in Ircdici anclli couiprcsa la testa. Verso la tin di maggio (liMinta di color |)ii'i carico, c converlcsi in ninfa. .\iiifu. (Figura 6.") La sua forma e ovale: oltusa la parte derctaua. lia color rancialo rosso, nere perii le guainc aulcriori. L'scilonu 1' insetio la vesle di ninfa dimosira color di Icgno. e sostanza sulicornca (figura 3."). La testa (iuisce biparlila in due sollili parii acute a modo di coriia : c uuuiiUi d ocelli grandi, pressoclie sferici, bruno-nerastri; disopra a' mcdcsimi gira I' astuccio delle antcnne, e tra di cssi si vcggon due punle , 1" una supcriore all'altra, ambediie dircllc in avanli. II corsalctto nclla parte mediana e carcnato; a' suoi lati cscono due appendici sottili e ri- curve ; appena disotto di esse vedesi I' astuccio delle anicnne in forma di linea salientc di color bruno nericclo. L' addomc e formato di otto scgmenii, od anclli, paralleli, e, meno gli ultimi, quasi egiiali Ira loro. La region dorsale di ciascun anello e guernila di molti piccoli pungoli disposti senz' ordinc supcriormenle, c in vece in serie regolare nella parte infcriore dell' anello. Ai lati e inferiormentc si vedono (distese dal corsalctto sino al secondo anello) le all dentro la propria guaina. Tiamczzo a queste si prolungano i picdi, cssi pure inguainali : le gnainc de'mediaui giungono al Iciv.o anello, quelle degli allri quallro pcrvcngouo al quarto. La ninfa dcUa cecidomia dell' iperico k minore, e la ninfa della cecidoniia del verbasco in vece e maggiorc di quclla del pruno. Quest' nltime due del resto sono affalto conformi tra loro, anzi la ninfa dclla ceciddiuia del f'erba.iciim jililtinwidex non dimoslrcrcbbc ncp- pure, con la ninfa della cecidomia del prune, certe piccolo differenze die avrcbbe la ninfa del / fitjusiiim (hdpsii.s secondo la descrizionc faltane dal signor L. Dufour. .Ma la ninfa della cecidomia dell' iperico differisce dalle precedenli in virlii di varj caratteri, e partico- larmcnle per aver le promincnze del capo assai cortc (lunglie in vece le appendici del cor- salctto), otinse all' estrcmila, e distanti 1' una dall'altra; il suo addome e conico,molto acuminato. Jnxetto iicrfctlo (fcinmina). Figura 7.'' c 8.' La testa e arrotondala, compressa dall'avanti airindietro, niunita d'occlii 1' uno all'al- tro congiunii c continui: la sua posterior parte k biancbiccia, altorniata d'abnini peli pure bianchicci. Lc antcnne (ligura 9.') sono piii cortc del corpo, composle di quatlordici arlicoli, conoide il primo, breve il secondo; subcilindrici e lungbi i successivi raa che pero d" uno in altro fannosi semprc piii corti; il penultimo e quasi tondeggiante; rulliino e ro- 134 CONFROMO Dl VARIE GALLE DI CECIDOMIE, EC. loiido, ed alia sua estremita reca im corpo semisferico lapprcsentante I'articolo quat- tordicesiiiiu. II oorsak'tlii t> llscio: dl colore rossiccio-bruno, con due lince quasi paralleic furiiiatc da peluria biauoliicfia: e imiuilo di scudclti semicircolari , lisci c nerastri-Bilanceri biancastri, (■uncirurnii. Addoiiu- nerastri). coperto di inolta peluria caduca, rossiccia in origine, c bianchiccia-oinerea in apprcsso. 1.' addonic fenuiiinoo micIIo fuori un prolungaiiiento uiolle gialliccio , ond'esce il soltile arnose depositore dell' o\a (ligura 10."). Piedi lisci; prime articolazioni bruno-rossicce ; tarsi cosliluiti di cinque arlicoli di colore neraslro : il prinio assai eorto ; il secondo lunghissimo ; gli altri piu del doppio del primo , quasi uguali tra loro: lullinio terniinato da piccolissimi uncini. Tutii i piedi coperti di peluria. Ali subdiafane, con tre nervature, ollre una prima marginale ; tutte villose, col margine posteriore frangiato. Analogamente a quel clie si e dello della ninfa, auclie quanta all' insello perfeUo , c' e Uitla conforinila Ira cecidouiia del verbasco c del pruno, c differenza tra qucste e quelladel- riperico. La cecidomia dell' iperico dislingucsi parlicolarmenle a motivo della forma delle antenne e dell' addome. Le antenne lianno 24 articolazioni (12 sollanto nel maschio, come sc i globetii che si veggono nelle antenne femminili fossero uniti due a due) : 1' addome k uncinato, diverse da maschio a femmina, e dolato nel maschio di color rosso vivo, non senza recare in ogni anello una specie di piastra di sostanza coriacea e di color nero lucente. /V ^' ^'/'<6V«^o m^ DELLA CAMSA DELLA MORTALITA DEI GELS! E DEL MODO D' IMPEDIRLA. Jli9eiuo«iiX ANGELO BELLANI. I.clla ncir adunanza ilel giorno ii novcmbre I8i7 -L< un I'atto gencralmcnic conosciulo che coUocato un gelso al luogo dove un altro v morto per una causa specialc ma pur frequeiite, il nuovo gelso, dopo un tempo piu o mcno breve, anch'esso intristisce e muore; ed altri gelsi vicini a qui'llo morto vengono talvolta a partecipare della stessa morlale malattia . mcnire alberi di diversa esscnza piantati al luogo del gelso morto o die si iro- vasse vicino non vi partecipano punto. Questa malattia e indipendente da ter- rene ingrato, da mancanza o troppa abbondanza oppur qualita di concime, da siccilii o umidita prolungata, onibreggiamento, callivo trapianlamento. ec.: tulle cause questc di malattie e di mortalita che sarebbero comuni ad ogni ultra specie di alberi. Ma a queste malattie si trova talvolta qualche rimedio, ed un altro gelso posto al luogo di quello morto non partecipa della stessa sorte se le circostanzc vengan eambiale ; mentre per quelle cause speeiali della nior- lalita in discorso , per quanto linora siasi tentato, non si c mai polulo impe- dirla, ne si e impedilo che diventasse contagiosa, sia col Ironcarne i rami o le radiei guaste, sia col praticare ncl troneo delle incisioni, dei fori, e perfino coUo spaccarlo da un lato per fame sortire gli umori viziati. Che se talvolta si e riuscito a far sopravvivere un altro gelso nel luogo di quello morto col 136 DlXl.A CAUSA I)1.L1,A MORTALIIA' DKl GKLSI , I'anibiarc la terra, o purgaria col fuoco, colla calcc,con liscivi; oppure circo- scriv«Mulo la fossa con sassi, pielrc o maltoni inmuro, e col molto allargare e profoiidarc la mcdcsima, non si c oltcnulo rcffetto ehe con nolabllc spesa, la- voio c niolla cura ncl jiovcrno; o non si sarobbc polnio impcdire la ])ro])aga- zionc (li'l male so i gclsi vicini nc fossoro gia slali inlaecali, o il rinicdio usalo non fosse siaio sufticicnlcnicntc altivo cd esleso. Sostilueodo al gelso niorlo un albcro di divcrsa csscnza, conic da allii fu pralicalo, c dope (piaklic anno di vcgdazione (■stir|)alo cd al sno Inogo i)ian(ato nn allro gdso, qncslo vi po- licbbc rcsislcrc conic sc fosse in Icircno virginc; ina ancbc In (jneslo caso di soslitnzionc. ollrc al non csscrc scniprc cfficace , nc ricscc di alcuni anni ritardrtia la luiova piantagionc. E per cio clic Ic Accadcniic cd i Congressi scicnlilici proposcro prcinj c discnssero sulle cause c sui rimcdj , ma senza cffetto per poler venire ad al- cana utile e coinprovataconclusione. Gia fino dalPanno 1778 la SocietaPalrio- tica di Milano (.1///. vol. I.", 1783) aveva diramalo il prograinma: Se vi sia^ e quale sia il rinieilin, af/inc/iij morendo un gclsoj la con/ayione non si eomuniclri agli allri vicini: e con qtiali precauzioni si possa fare che un nuovo gelso resit frut- hiosanienle ncl lungo del gelso morto, non ostantc le anleccdcnli Osservazioni e rong/iietlure del Bcttoni, la Menioria di Arcangelo Mastrino, il Trattalo dell'epi- dcmica morlalita dei gclsi, e delta cura e collivazionc loro di Jacopo Albcrti , ed allro Progetto per preservare i niori dalla corrente epidemia dello stesso Bet- loni; cd avcndo la Socicta stessa prcmiata la Disserlazione del cclebrc cliirurgo Pallclla c ncl 1789 veggendo tultavia conlinuarc la mortalita dei gelsi, si crcde (be cagione ne fosse la polagionc, per cui allro preinio propose: A chi megiio avrebbe saputo indieare con fondamenti tralli dalla nalura della vegetazione, c pill anrnra dalle osservazioni e dalla spericnza in quale slagione convenga megiio alP econoniia campestre il polare i gelsi, e con quali precauzioni. Scris- sero perlanto in scguito il dotlor Moro ncl 1794, e T abate Bellolini ncl J798, e tant' altri fino ai noslri giorni; ma dopo qucsli due primi non trovo chi me- giio abbia descritla la malatlia, clie si cliiamava del falchcUo, secc/ierella, can- cro c moria; come si puo vcdcrc in due lunglii arlieoli da mc dali nel Giornale Agrario Lombardo-Veneto (oltobre e novembre 1844; ollre a quanlo si conliene nel vol. XIII. 1840, pag. 391). Ma se si conviene die la causa di quesla morla- lita derivi gcneralmcnte in originc dai suglii allcrali e guasli, c per riguardo ai gclsi vicini o ripiantali derivi dalle radici corrotle, o da que'mcdesimi sughi infcUi dcpositati nel lerreno, nessuno indico un rinicdio cfficace per |)rcvcnirc la nialallia ncIT uno c nclT altro caso. Fra gli allri sinlomi del male, avcvano que' due osscrvatori rimarcato che in origine cominciava a moslrarsi alle cime E DEL MOIK) D" l.Ml'EDIRI.A. 137 delle frondi, dove cioe succcdc 1' elaborazione dei sughi incdiante Ic foglie; e che il suddelto coiso lienc un ordine inveiso qualora 1' iiifezionc venga conui- nicala al gclso dalla lorra pria iiifclla, comiiiciando dalle radiei: che la sostanza legiiosa serepolala liiila di color fosco e (|uasi iiero e spaisa qua e la talora
  • . [dnnali di wirif.oltara di Filippo lie T. A7, uiino 1811, pay. *2). (2) GiA il conic Filippo We nel suo Saygio tcorico-j)ralico .s»//e iiiahiltic delle iiiunle aveva detto: " lo riconosco csscre le piante dolalc , a soniiglianza dcgli animali, di una specie ili vitalila , per cui nascono, orescono e si riproducono. Possono percio assimilarsi, conn; que- sli, gli alinicnti cui succbiano, e scaricarsi do' principj che sono inutili a loro, c cbe, sog- giornando cnlro di esse, potrebbero iinpedire di oompiere le vitali funzioni Non possono aslenersi dal succhiare gli uniori che sono loro appreslali, dal monienlo che gli agenii eslerni, die operano sopra di loro , iniperiosaniente ve le sforzano. Ma gli animali a loro volonta cibansi e digiunano, scclgono a piacimcnto il cibo, ec. >• E DEL MOIJO U'lMl'EDlRLA. 139 radici di assorbirc, per una afflnita cicttiva, unieamcnte (|uanlo alia iiutrizione di quella specie di piantc si richiede (ipotcsi alia quale propcnderei, come giit feci nolo in allri niiei lavori , come dalla Nota 2 ) : sia poi linalmcnle chc Ic radici slessc decompongano le materii! contonute nel suolo i)iiina di inandarle in circolazione nella piania (opinionc la mcno verosiniile, come giii feci rimar- care); comunque siasi , se avvi un continuo assorbimento di umori ed una conlinua circolazione di (|uesti, bisogna ben ammettere che il superfluo rilorni al suolo, ollre a quanlo vienc dalle foglic, fruUi e tronco esalato ed espulso. Queslo c quanto succedcrcbbe nello slato normale d'ogni pianta; ma riguardo ai gelsi avvi un'allia causa tulta parlicolare e prcponderante di un' evacuazione per mezzo dcllc radici procedente specialmentc dallo sfogliare continuo anclie de'geisi uovelli, e dallo scoiiicare e Ironcare i rami fuor di misiira e nella stagione piu av- versa; per cui que'sughi assorbiti e proprj airassimilazione ne vengono in parte allerali nella circolazione per non sussisterc piu il rapporlo fra le radici assorbenti e le foglic ed i rami destinati ad elaborare c ad assimilare dctti sughi: nolo essendo quanto specialmentc Ic foglic sieno atte e necessarie a questo uflicio ollre quanto assorbono ed evacuano nell' atmosfera. Ristagnando dunque que' sughi nei tes- suti del vegelale vi si corrompono e vengono rcspinti nelle radici c da queste nel suolo, cd in parte riassorbiti guastando I'organizzazione dclla pianta; oppure si aprono nel tronco e nei rami una via per sortire. La pianta ne soffre percio; ed esaurile Ic sue forze vitali, che li successivi sviluppi delle foglie non piA valerebbero a repristinarc , e che anzi sono quelle che cominciano a darne indizio col loro crescimento stentato , appassimento e colore livido, quella finalmentc miiore, hisciando nelle fracide radici c nel suolo circostante un" in- fczione escrementizia mortale per altri gelsi che al luogo dei morti si sosti- luissero , ma non per piante di divcrsa essenza o direi d' indole c di natura divcrsa; per le quali in vece quegli escrementi, come gia fecero notarc De Can- dolle e moiti altri, tornano a profitto per la loro nutrizione*, nella guisa che una sostanza puo esser veleno per un animale o un vegetabile, e non per un altro. Ollre al prospero esito che dall' alternare dei vegctabili ne dcriva , di- pcndcndo in parte da questa causa negli avvicendamenti di coltivazione ; e nolo agli orticoltori che alcuni vegctabili di diversa specie erescenti vicino gli uni agli altri prosperano meglio che non se fossero separati , e che pereio si dicono (imici: e »|ueslo non solo ha luogo fra gli ortaggi. ma si c anche osser- valo, per esempio, «che il faggio trovasi frequentemente compagno colla quer- ela, ed entrambi questi sovrani delle nostre selve (come si appellano dalla Gazzetla dell'Associazione agrariadi Torino, 1647, N." 40) vi prosperano senza nuocersi >'. Per lo contrario vediamo che, per esempio, i pini c le rovcri de- i 40 nF.LLA CAUSA DELLA MORTAI.ITA' DEI GELSI , perisoono so. loro vonsano dai bruchi mangialc tuUc le foglic per alcuiie suc- cessive piimavere. " Spoj^liandosi nclla China tulli gli anni, e piii di una volta air anno, le pianie di the dalle loro foglie, senza ehc, almeno apparentemenle, possa eio loro nuoeere, pure dopo setle ad oUo anni, e qualehc volta piu, le piante deperiseono ". (.l(i/iff/M do iaijrivullure franmise,JHillct, 1844, pag. 21.) Come succede negli aniniali clie soggclli a cause dolelerie vi resislono piii 0 mcno seeondo lo slato delle loro forzc vitali ed altrc circostanze i)iii o uieno favorevoli o eontrarie: e come suecede specialmenle nel eorpo umano clic per eerie malallie si opera uuo sfogo di sostanzc deleterie per sccesso, pervoinito. per ascessi e lumori , per espulsioni culanee o per piaglie clic si aprono, Ic quali r arlc ajutando la nalura talvolta conserva aperlc o vi soslituiscc salassi, sanguisughe . seariticazioni . ventosc , vescicanti o fonticoli ; cosi pei gelsi si asseeondano questi sfoglii nalurali , o arlilicialmcnle vi si pralicauo nuove aperture, come gia si disse , le quali valgono a prolungare la vita e talvolta anche a risanare la pianla. Per questa e per altre cause dijicndenli dal terrcno, c dalle influenze atmo- sfericlie che non ben conosciamo, non tulti i gelsi in un limilalo nunicro di anni deperiscono; polendo anclic accadcre che le radici prolungandosi sfuggano ai proprj escrcmenti. i quali poi col tempo vengono nel terreno stesso a de- eomporsi; per cui nuove radici capillari possono ivi riprodursi, dove jtrima non vi avrebbero potuto impunenientc csistcrc; la qual eircostanza puo ap- plicarsi anche a tulti gli altri alberi della maggior durata, senza dover sup- porrc che tulli gli alberi di quaiunque essenza cvacuino malerie tanto de- leterie. Quci gelsi in vece clic al poslo dei morti vengono sostituili, tulli gcneralmcnte ne muojono, perehe trovano gia nel terreno la causa efficicnte della loro inorlalila, sia pel conlalto coi rimasugli delle radici pulrefalle di quello estirpato, sia per 1' inl'ezione dalle mcdcsime slata de])osla (1)-, infezioiie cui possono partecipare anche allri gelsi giii piantali in vicinanza col prokuiga- mento delle loro radici, o colla diffusionc di quelle venelichc emanazioni tras- portate dalle acque di pioggia; per cui in un iilare si consiglio perlino di cslir- pare que' gelsi laterali, sebben non dassero ancora indizio di dcperimento. (1) !,a oliimira non polrelil)e forse sooprire nel Icrreno, ne nolle parli affetle delle pianie questi piincipj deletcrj, the le analisi sicsse posson lanto facilmenle scoiiiporre, enlrando iu altre corabinazioni ; sapendosi quanto la piii piccola differenza di un conq)onenle cauibia la nalura di un corpo. Per6 fu osservato olie inlorno alle radici guaslc si liova una terra uli- ginosa non consuela, ed i suglii, che gemoni) dalle piaghe ai)erlesi .sponlaueainente, o prali- rate artificialniente , sono di colore nerastro, e di odore nauseoso. E DEL MODO D' IMPEDIRLA. 141 fe iiota quclla forza in iialura dai modcrni chimici delta catalilica applica- bile anclic ai vogclabili; per eui irritalo una volta un organo. 1' iriitazionc si propapa rapidanienlc!, conic fa. per esenipio, il pus vaccino, o il velcno della vipcra nogli animali. II celcbre l-iebig rllencndo anch'esso come dinioslrato die le radici espellono nialerie ehe non lianno poluto essere convcrlilc dalla pianta in suo nulrimenlo , nella sua Chimica orgnnica applicala alia fisiologin veye- tale ed all' aijrieolt lira (Pari};!, 1841, caj). Ill, §200), avcndo prima manifcslato: i. Che fra le teorie clie si sono invenlale per spiegare rulilila degli avvicenda- menti, ossia delle rotazioni, quella di Do Candollc essere senza contraddizione la sola ehe riposi sopra una solida basen; soggiunge: uLa eondizione generate nceio la pnlrcfazione si slabilisca ncUc materie organiclie c il conlatio ill que- stc matoric con iiir allra soslaiiza clic si ln)^'i di gi;i in pulrcfazione o iti fcr- meulazionc: si pud dunque dire essere per una specie di conlagio elie essa si propaga. E in cITctto il legno in pulrcfazione ehe produce lo slesso stale nel legno fresco •'. Quanto Licbig ai)i)lica agli organi animali (come parlicolarmcntc m'WApiwmUri'. pag. 337, ai §§ 243, 255, 265, 267 e 269) si deve eslenderc anuhe aivcgetali, com'egli slesso si spiega fin dalprincipio deir^/j/;enrf»ee medesima. Ap|)licando dunque quesle dottrine al case nostro , operano questi sughi e quesle radici pulrefalle del geisi una vera conlagione nella lore specie , come vediamo nei contagi di animali percuolere una sola specie, lasciando illese le allre, c non lulli gli individui soggiacervi, per una cerla quale predisposizione 0 suscetlibilila non ben conosciula inerenle agli uni e non agli altri. La grande mortalila dei nostri gelsi si e resa appunlo piu frequente dall' essersi quesli piii freijucniemente e piu anlicipalamenle sfrondati; lo ehe non succedcva nei passali lem])i, ne' (piali la eollivazione dei baelii essendo trascurala , molli gelsi rimanevano intaUi di tempo in tempo; e per abbondanza di Icgna. meno frequente c meno nolabile era il taglio de'rami, e diciam pure anclie pel mal combinalo interesse del coniadino di minorare I' ombra al suo campo. Pin scarsa essendo allora anche la popolazione , rimaneva ogni anno incolla una porzione di torreno. delto il maijgesc o novale ; e percio anche le radici dei gelsi meno vcnivan guaslati dall" aratro e dalla vanga, die ora per guadagnar terreno frultifero piu si profondano, e piu si aecoslano que' slrumenti alia pianta. Nelle pianlagioni erano i filari lenuti piii dislanli fra loro, e piii dislanli i Kclsi r nno dairaliro, in modo ehe la niorlalita d' infezione meno si poteva comunicare dalF nno alTaltro. S' aggiunga, ehe se il numero dei gelsi morti iV oramaggiore, dipende anche in parte dall' essere molto inaggiore il numero dei gelsi stall piaiilali sulla fine del secolo passalo (e sempre crescenle fino ad ora), in eui si comincio a far rimarcare questa mortalila, quando cioc si comincio ad atlendere con niaggior cura all' educazione dei bachi da seta. I /^'> DELLA CAUSA DELLA MORTALI TA' DEI GELSI , Spipgala duiique la causa di (lucsta mortalita contagiosa, resta ad indicare il limcdio, chc dovicbbc consisterc ncU' iinpedire questa nociva circolazionc e questo accumulaincnlo do' siighi dcletcrj nel Icrreno. Ora , appoggialo io al fatto ainiiicsso da tanii cclcbri (Isiologisli clie Ic escrczioni di una s])ecie di pianta preparino il nuliimcnto ad uu'allra, per cui i sugiii die nuoecreb- bero alia prima giovercbbcro alia seconda, io propongo la coltivazione pro- miscua dci gelsi colic vili. ma in un mode ben diverso da quello fin era praticalo. Nclla supjiosizionc cbc Ic radici dcllc diverse piante fra loro avvici- natc proiniscuanicntc si uuocesscro, si pianlavano i gclsi in un filare di viti procurando di stare il piii lontano dalle radici di queste; mcntrc in vece io pro- pongo di piantarc contcniporaneanicnte ai gclsi anclie le vili, in modo chc le radici dcgli uni si Irovino in i)rossimila delle altre, onde assorbirsi vicende- volnicnte i suglii cscrcnicntizj a coniune vantaggio. Lc radici, com' c noto, vanno conlinuamcnlc allungandosi c diramandosi dove trovano miglior nutri- mcnto: per cui senipre vicinc si troverebbero le radici espcUenli a quelle as- sorbenti. Vedianio tutto giorno tautc sicpi ben lilte e promiscue di diverse essenze. che formano sotto terra una rete coUe loro nioltiplici radici; ed i boschi quasi inaccessibili deH'America nella natura selvaggia sono composti di tanta e talc varleludi alberi.le radici dei quali devono necessariamente intrecciarsi, e che pure presenlano una eosi vigorosa vegetazione. In vece dunquc di piantarc una vite in mezzo a due gelsi posti alle debite distanzc: prcparata la fossa anche piu ampia del consueto, a ciascun nuovo gelso si dispongan le novelle viti ai suoi due lati, sia dal niezzogiorno al set- tentriouc, sia da levantc a ponente, come porta la situazione del luogo •, oppur anche ai quattro lati tendendo le viti in croce. Nei primi due o tre anni del tra- piantaniento dei gelsi poca essendo I'ombra che producono, questa non nuoeeri, anzi favorira la cresciuta delle viti, pcrchc appunto si raccomanda sul prin- cipio d' impcdirnc gli ardori del sole. Di mano in mano che i tralci di queste si allungheranno, si tireranno fra un gelso e T altro sostenuti nel mezzo da pali, o, come si pratiea, da olmi, oppii, ciriegi selvatici a festonc , oppure a gabbiolo, a banc/ietta od a pergolato; inordine, cioc, inverso del metodo usato, col quale si dirigono detti tralci verso i gelsi, sui quali in parte si arrampicano col danno reciproco nello sfrondarc il gelso c nel cogliere V uva. Le radici poi dcllc viti trovandosi protette daH'ombra dei gelsi meno ver- rebbero asoilrirc nella siccita dell' estiva stagione, e liberi e ben esposti al- r aria ed al sole i tralci rimarrebbero piii frutliferi. Non vi sarebbc altro vege- tabilc da sosliluire alia vite si per esscre il piu produttivo e gia tanto fra noi in coltivazione . e si per la proprieta che presenta di estendere i suoi tralci E DEL MODO D' IMPEDIRLA. 143 fruttifcri; mentre con qunlunquc altro albero utile in agricoltura posto a canto del gclso, si danneggerebbcro coll' ombra reciproea de' loro rami; e se fossero vegotabiii eibai-ci , T iiggia dislruggerebbe quosli, i (iiiali inolire lianno radici troppo liinitatc, c sono aiinuc o di breve durata. Col nuovo metodo il leiieno fra un gelso c I' allro rimancndo piii sgoinbro, restcrebbe facilitalo il iavoro e niaggiore il prodotto di quanto sc ne potrebbe ricavare , senza pericolo d' inlaccare le radici dcllc vili collocate, come si suole, nel mezzo. D'altroude quella stessa quantita dingrasso e di collura che si darebbc scparatamente al gelso ed alia vitc , risultcrebbc non divisa di vantaggio ad ambeduc egualmente. Propoiigo in vero cose die al primo aspetio, essendo contrarie all' uso cd ai comuiii ])receUi , non sembrercbbeio d' adoltarsi ; nia ben rillettendovi, e de- posti gli anticbi pregiudizj ed abbracciando le nuove nozioni fisiologiche sul imtriinenlo dellc piante, mi lusingo delT ollimo elTcUo; e ben mi duole die nei podii miei foiidi, per le circostanze del loro modo di amministrazione, non possa io per il primo dariie Tesempio; come anclie per 1' eta iiiia taiilo inoltrala non mi rimarrebbc forse tempo sufficiente di vederne I'esito confermato. Per quanto pcro mi consla da osservazioni falle, ne'filari di vili e gelsi se molto fra loro ravvicinati e fitll, come piii frcquente si usa in coUina, non succede cosi di fre- quente quella morlalita die si riscontra in semplici filari di gelsi die fossero collocati ad un'eguale distanza fra di loro. Intanto io posso assicurare che la vici- nanza delle radici fra gelsi e vili punto non nuoce, e cbe anzi prospera piii del consueto nc fu la vcgctazione per una seric d'anni sufficicnle a comprovarla. In una Memoria di Giovanni Boltari (slato riconosciulo ai suoi tempi come molto valente agronomo), inlilolala: Uaccoppiamento delle vitiai gelsi senza che seam- bievolmenlc si uuocano ne viene inscgnalo il metodo. « I gelsi (vi si dice. § HI) disposli in cotcsle file si collochino Tuno dall' allro loulano diciollo picdi tutlo al piu Potrete piantare due o tre magliuoli di viti per parte a canto di ogni albero di gelsi . . . *, e in vece di nudi magliuoli , dei magliuoli allcvati da uno a due anni nei vivai, dei quali la prova e sicura i e bastera percio il pianlarne uno solo per parte a lalo di ogni albero di gclso ". Kella parte sc- conda : Del modo di accoppiare le viti ai gelsi che ne sono vedovi si ripete : (§ I) u Abbiamo suggerito nella parte prima (§ 111) di riporre al piedc dei gelsi, nell'anno slesso die si piantano, i magliuoli delle viti. oppure le giovani viti- cellc neir aulunno susseguente, ec. «. Ora il signor Boltari aveva cominciato lino dall'anno <786 prcsso Latisana nel Friuli le sue estese colli vazioni con ollimo e lucroso suceesso (come si dice nella' prefazionc della seconda edi- zionc falla in L'dine, dove, cioe, i prosperi successi dovevan esscre evidenli per la vlcinanza del luogo), e non pubblico cbe nel 1810 colle slainpe di .\lvi- 144 HELLA CAUSA DLLLA MORTALITA' DEI GhLSI , sopoli qucslo siio nuovo mctodo. ch' ebbc in soguilo duo altrc cdizioni, I' una dicii aiini dopo la sua niorte, cioo nel 1824 in Udinc dai Fralelli Malliuzzi, »^ I'altra in Milano dal Silveslri nel 4838. II si);nor Donicnico Uizzi anelf csso pcritissimo agronomo pubbliiando con .sue nolo in Padova nel 1838 una Mcinoiia inedila dello slesso Giovanni Bot- iari Sulla collivazinnr dei Litlorcili, non dubita di assrrirc nella profazionc ri- guardo al Bollari: •' Mi professcro senipic apprezzalorc delle agraric sue opere, c veneralorc del sno genio per le eose agiononiiehe Onde testilicare poi vie niaggiornientc la inia intinia slinia e rieonosecnza a si illustre maestro del noslro secoio, ehc per merili garcggiar puo eoi pii'i dislinli agronomi d'ogni nazione ■>. E nei Cenni biografici intorno al mcdcsinio Bollari, che si premet- tono dal dotlor Haspari di Lalisana, si aggiungc: u Ma inutilinenle io mi pcrdo nel deserivere un" iiivenzione eh" egli medcsimo in un opuscolo, anni sono, ri- stanipato a I'dine, c rcccnlemente per la terza volta a Milano, per filo e per segno con molta chiarczza c j)ropriela descriveva. 1 curiosi dellc cose agrarie troveranno in quel libricciuolo il mode di vedere e di operare diligenle del noslro Giovanni ". Senza voler qui dccidcie sc 1" applieazione di quel suo nuovo metodo, che eonsisleva nel disporre i Iraki della vile sui rami tronchi del gclso a doppia spalliera, fosse piii vanlaggioso di quello almeno fra noi generalmente usalo, sussisle pero sempre la prova, die seambievolniente non si nuocono le radici di viti e gelsi in tal guisa accostate, se il Bollari aspelto 24 anni a pubblicare e raeeomandare (picl suo melodo; c se dal 1810 al 1838 altrc due cdizioni si fecero. Avremmo adunque 52 anni di prova. Accenna bensi il Bollari (Parle 11, § XVI) all' epidemica malattia^ che ha falto strage in tanti altri j)aesi, c la quale si vede non di rado anche fra noi; e che si comunica dall'nna all'altra pianta pel solo ronfallo delle 7-adicij ma non dice che fra le tanle centinaja de' suoi gelsi a quel modo collivali ne sia succedula alcuna morlalita; lo die non avrebbe mancalo di accennare , c ne avrebbe, al caso, indicali i rimedj che migliori avesse creduti in un Iraltato appunlo della collivazione dei gelsi c discorrendo di (juclla nialallia. Ma ne il Bottari ne alcun alUn di quel tempo avrebbe po- liilo sup[)orre che la preservazionc di quella morlalita derivasse appunlo dal- r accostamenlo dellc radici del gelso con quelle della vile; scopo unico del Bollari essendo quello d'ingombrar meno il lerrcno c raccoglicre maggior frulto. Adunque nel caso noslro le radici dellc vili oltre all' assorbire le dejczioni infelle dei gelsi come alimento; le maleric escremenlizie dellc radici di quelle vencndo alia lor volta assorbile dalle radici di (luesti, quand' anche non ser- vissero di alimento, potrebbcro far 1" ufficio di corrcttori rcagenti, coll' impe- dirc, clic li sughi circolanli ne' gelsi cominciasscro a guaslarsi o col decom- E DEL MOUO U' I.MI'EUIRLA. 14iJ porli (liggii guasti , quando pur anche una decoinposizionc dclle parli vene- fiche non succedcssc ncl lerreno, causala dalla mescolanza dclle nialerie cscre- inontizie dciio vili con (lucllc dci gdsi venule al conlalto •, lo clie si |)olrebbc inlendcre anelie riguartlo ai residui di radiei infelte riniaste nel lerreno dopo r cslirpazionc del gclso niorlo. Ma quando niai non si Irallasse di una pianlagione tulta novella, si pongano al piede d'ogni gelso barbalelle di vili, come insegnava il Bollari, le quali quando saranno suf(ieienlcmcnle crcsciute si cduelicranno come si dissc, cslirpando quindi quelle viti che si trovavano fra Tunc c 1' altro gelso, migliorando an- che con lal sostituzione la qualila dellc vili, se facesse di bisogno. Dove poi non si polessero o non si volessero nieller vili, neppur a canto di un nuovo gelso sosliluilo ad allro morlo (quanUuKiue mi senibri die una vile al piede di ua gelso sia cosa di ncssun ingombro, anzi di ricavo) o meglio soslituendovi vili gia al(|uanl() adiilte per renderc [)iu pronlo ed efficace V elTelto; in quesli casi per preservare il gelso da una Iroppo anlicipata mortalila, ollrc tulle le ailre buone pratiche gcncralnicntc consigliate, ed evitando le cause nocive, per quanto si puo, gii in parte sopra annunziate, non posso mancare d' inculcare d' aver ri- guardo di non sfogliare i novelli geisi nei i)rinii anni, pcrclic quanto piii si dif- ferira, tanto maggiorc si trovera il ricavo ncgli anni successivi: in secondo luogo cambiandosi il nielodo ed il tempo generalmente praticato nella scalva- tura,ossia troncatura dci rami, cioe eseguendosi quesla con maggior parsimo- nia,e facendosi non gia subito dopo colla la foglia, ma sul finire deH'aulunno (t deir invcrno; cio die venue le tante voile raccomandato ma quasi sempre inutilmenle per vcdcrsi in lal guisa privali dal poter coglierela foglia ogni anno da ogni gelso; inenlre quelP anno risparmiato sarebbe di gran lunga compcn- sato dalla niaggior quanlilii di foglia iiclle primavere dcgli anni successivi; po- tcndosi qucsto, spossalo in Ire o quallro anni di sfogliamenlo, rimeltcrsi e pren- dere novcllo vigore per gli anni successivi, come abbiamo 1' esempio nei gelsi de' tempi passati. Con questo nietodo vi sarebbe anclie il vanlaggio di potersi fare una discrela educazione aulunnale dei badii da seta, adoperando la foglia dci rami da troncarsi, senza pericolo di offendcre le gemme dei rami deslinati a sviluppar la foglia nella successiva primavera. In ogni case poi al primo ap- parire dei sintonii ddia morle inevilabile si cslir[)i (pid gelso, prima che I'in- fezione cresca e si eslenda. Finalmenle poi a dii non spiacesse Paspetlare, ponga pure nel luogo del gelso morlo, o die giii da indizio di deperiniento, un albero di allra specie, come venue proposto un nocc. o meglio una robinia di piii facile alleccliire, di pill pronto accrescimenlo. e die pii'i presto estende le sue radiei; e dopo Fol. 111. <9 146 DEI.LA CAUSA DELLA MORTALITA' DEI GELSI , EC. due 0 tic auni rimettcrsi in sua vece un altro gelso ; per6 sempre con csiio incerto, perchc que' sughi o riinasugli di ladici infclte, non potcndo le radici di allro soslituito alhcio novello (chc tal bisogna die sia pel trapianlamenlo) eslendersi in que' poclii anni lanto da occupaic tullo lo spazio di (lueilc del gdso antcccdentc; oppur i)rima ciic i[ucste nuove radici si prolunghino, quelle del gelso vicino e gia adullo in un iilarc possoiio gia essersi prolungale nel luogo infetlo. Altri sperimcnto di sostiluirvi iinmediatanienle un gdso delle Filippine, che si assicura eon csito felice; nia riniancndo ancora le slesse cause d'infezione ac- ocnnale per qualunque altro gelso, io dubitcrci molto dell' csito dopo un suffi- ciente nuniero d"anni di prova, poieii(> non essendo i gclsi (Idle Filippine die una scmplice varicta del gelso coniunc, non avrcbhero le loro radici d'cgual natura, sccondo opinava anchc De Candolle e taut' altri, potuto operare quell' assorbi- -niento escremcntizio; e quand' anclie 1' operasscro sarebbcro alia loro volta soggeiti alia slcssa nialatlia per 1" usalo nial governo. D' altrondc qucsta sosti- luzione sarebbe da praticarsi piulloslo nc' boscbetli a gdsi, i quali sono pur sempre di breve durata, invccchiando anticipatamcnte come suecede nelle siepi dei medesimi col voler sforzarc a ridursi in arbusto un vegetabile desti- nalo a divontar albero; mentre per le pianle di alto fusto quali si tengono ne'lilari, il gelso ddle Filippine nial vi si adatta; e la sua foglia e pur sem- pre considerata come di minore bonta. Insislo perlanto sul metodo che per tull' altro scopo propose il Boltari (1); perclie alia fin fine se pienameute non corrispondesse al niio scopo, si avreb- bero sempre qncgli altri vantaggi chc ho indicati ; o volendosi ritornarc all'an- tico metodo non si avrebbe chc a propaginare questa stessa vite dirigendola nel mezzo fra due gdsi dove mcltcrebbe nuove radici. Non nasca dunque diffidenza, nc scoraggiamcnto in chi fosse disposlo ad as- secondare il mio progetlo ; e si consideri chc questa mortalita dei gdsi reca ogni anno al solo regno Lombardo-Veneto il danno di qualchc niilione di lire tra la mancanza dclla foglia, e la spesa di conlinua piantagionc di altri gclsi da sostituirvi. Si procuri dunque di troncarc il male dalla sua originej o come si suol dire dalla sua radice, perche dalla radice appunto ne dcriva ogni male: Radix omnium malorum. (t) Ultiinamenle il »ignor Giuseppe Enrico Gastaldi.s di San Vilo, chc nel 1846, in occa- sionc Ac\\' anopjiiaiiiviilo in nialrinionio di una sua liglia , pubblicava con lutla ingcnuila una sua Memoria, ancli' essa \n\\\o\A\aL: DcW nccoppiaincnlu ilrlle {•iti al ijvUii _, dichiarava (pag. to) « che il prime die abbia dato il gelso per marito alia vite in Friuli fu il bene- merito signer Bottari di Lalisana »; variando egli pero il melodo , inibcvulo com' era della comune opinione che ravviciaamenlo delle radici di qualunque altra piania poteva nuocere. nETTlFICAZlONl-: DI ERUORI INVALSl CONTRO LA VERITA STORICA m MOLTE DIPIOTUHE DI SOGGETTl KELIGIOSI. Ih DI BARTOLOMEO CATENA. Letia nelPadunanza del giorno 9 dicembre 1847. £j sullc lahbra di ognuno la sentcnza del Venosino , chc i pittori ed i poeti cbbero mai senipre egual privilegio di imprendere arditamente quanto vien loro in talento (l),clie la loro feconda audacia spazianeirinfinito, come scrisse Ovidio (2): exit in immensum fecunda licenlia; ne sirettamenle avvincola le sue parole alia fede storiea. La loro fantasia infalti, disdegnosa di una servile e sempre unifonne imitazione, decompone ed associa perpetuamenle, di nuove forme rivesle, o delle antiche accresce lutto il sensibile che si presenta alio sguardo. E percio dalle loro creazioni senibra di conlinuo abbellirsi, ingenti- lirsi la natura vivente;aspello inusitato acquistano le petrose cavita dei monli, i nevosi e sublimi lor gioglii ; tulto il regno vegetale piii rigogliosa spiega la pompa de' suoi colori ; gli enti medesimi superiori all' umana natura non si ri- mangono dalF essere da mortal mano raffigurati e descritli. Laonde il greco Luciano, insistendo sulle accennate espressioni dei due poeti del Lazio, af- fcrmava che poeti e pittori nou possono da verun Iribunale venir astretti a render cento ed a rispondere delle loro imaginazioni : T:Ma:i( cu-ra 6 Mya uiHiJ'jviti cfjai T.ci>,Tai zc.i yf,aaiai (3). (1) Ho». yi/i-» Poetica^ vers. 10. (2) Jmor. Elegia X!l. lib. 111. (3) LuciANus, De InuKjinibus. 1 Jin RETTIFICAZIONE DI ERRORI INVALSI CONTRO LA VERITA' STORICA Tuilavia per quanta aulorita si conocda al Venosino nci campi stcssi dclla sua ostrlira, pi-r (luanta sc uc aggiudidii ad un Ovidio, aH'aulore dellc Mc- tamorfosi , c al ciiliii) di Samosala, a quel desso die cliianic') al suo sinda- cato uonjiiii e dt-i, il senso comune, il senso di una retta e sana ragionc ri- clama un I'onfiiio da assegnarsi, un frcno da iniporrc a quahinque vogliasi fan- tasia poetioa n pilloritM. Si conceda la piu anipia facolta di invenzioni, diceva lo stesso Orazio, ma non s'l cir essa degcneri in licenza, c vada in Iraceia di sconvcnienze ridicole c di studiate assurdita, c T ingegno si slanci nel biz- zarre, nri capriecioso e nel lalso. Or su questa riprovevole via io non dubito ehc una viva imaginazione sia spinla da due cause morali che con vicendevole opposizione signoreggiano a un l(Mnpn: iiiloiido ainorc di novita e forza di ronsueludinc. La prima causa invita r ingcgno ad un continue avvicendarc di rapprescntazioni e di modi, e non rade voile a proporsi una mela, di cui non si lerae il biasimo, perche finora intenlala", i vincoli fcrrci dclla scconda lo rattengono sicconie schiavo alle idee comuncmcnte accolte, e quasi sacrc ncll' acccltazlonc del volgo, talchc vcris- simo apparisce ([uel dctto di Erasnio (1): Conmetudo quovis tijranno polentior. A diniostrazione di cio, e quindi a persuadcrci del possente impero che eserci- tano sulle arti spirilo di novita e tcnacita di principj tradizionali comune- menle adottati, sostcncle clic io vi prcsenti una scrie di cscmpj che sommini- slrati ci vcngono non nicno dalle sacre che dalle profane sloric. Ma quando io sia riuseito a cio, potrebbe alcuno inlcrrogarmi, quale sarcbbe il mio inlendi- mcnto? Forse di proporre allra via al cullore dell' arte piltorica, e dcUe arti nflini, e di farlo ricredcrc de'suoi pensamenti ? Rispondo, che se lanlo ini pro- ponessi, imiterei chi assiso ad uno scoglio si qucrelasse dell' onda che spu- mcggiante ai piedi Io percuotc", passa il flutto sdegnoso, e col suo frasluono confonde le (juerelc. Non mi e negate pero , sc le invenzioni artisticlie poggia- no insinistro, di mestrarne le aberrazioni; ne, se le consuetudini, quantunquc corroborate dalla vetusta, hanno assunta un' apparenza niendace, o altcrata, mi e lolto di indicarne la falsita o le avvenute mutazioni. Nc (jui chiamero ad csame rapprescntazioni, nellc quali il mistico e 1' astratto si trasformo in sog- gclto cadente sotto i sensi, del che io credo di avervi bastevolmenle trattcnuti ne' miei passati lavori{2)", qui io prendo di mira oggetti aventi fin dall' origine loro una propria e reale esistenza; ma che furono rivestiti di forme non sue da jicnne Iroppo indinate al maraviglioso, treppo dcdite agli ornamenti di una (1) EiiAsMis, Collofjiiia Familiarin. (2) Vedi Mi-morie dell' /. /I. Ixlituto Lnmljardo, vol. 1, pag. 'U , e vol. II, pag. 2B3. IM MOLTE DIPKNTURE Dl SOGGETTI RELIGIOSI. 149 arlilioialc c pomposa eloqucnza, die spesso disdice al decoio di un cullo rcli- gioso c allc slessc verita bibliehe. E fu vcramcnle un tempo in cui i sacri biografi si prcndevano diletto di coni- poric vile di Santi alia fof^^ia di v\o flie or si dircbbe roiiiaiizo storii'o. Tale fu presso i (Jreei un Sinieone Melafrasle, die fioii ollre la nielii del secolo nono, c dal quale affernia il Cardinale Bellainiino (1), scriptas fuisse hislorias de vitis Sanctorimij 7iiultiii additis ex propria ingenio^ non ut res geslw fuerant, sed ut geri potuerunt. Quindi introdolti dispute e dialoglii i piii singolari tra martiri e liraiini, eonversioni repentine di pagani spellatori, roveseiauienli di tenipj e di idoli, inorli di persecutori, niiraeoli c prodigi all' antiebita peifeltamente ignoti. Fonte non nieno torbido e inattondibile e la storia in ebreo del Certame npo!itolico, ebe il citato ndlarniino vuole pin somigliantc a favole die a sin- cere narrazioni. Porta essa 11 nonie di un Abdia babilonese. eoelaneo di Crislo Signore, e dagli Aposloli ordinato vescovo di Babilonia: iiia 1" impostore che assunse quel nome,non sejipe abbaslanza eelarvisi: giacdie egli che, seeondo le sue parole, avea vcduto eo' suoi oechi il Redcnlore, cita poi il libro V della storia di Egcsippo, die visse piii di un secolo e mezzo dopo I" aseensione di Nostro Signore, ai tempi di Giustino martire c di Alenagora, c facenno di Giulio Africano, aulor greco, che condusse la sua sloria fino all' anno 221 dell' era cristiana. Pur non mancano esenipj a mostrare ebe siffatti autori imposero alia buona fedc dei nostri biografi, ad un Monibrizio, ad unJacopo de Voragine, della pieti de' quali minore fu il discernimenlo, finch6 la giudiziosa critica dei secoli a noi piu vieini seppe dalle finzioni scernere il vero. Ma inlaiito la pubblica opinione tenacemente si inforinava su tali autorila, i racconti favoriti da un prestigio di vetusla si trasfondevano da volgare in volgare scrittorc; nc ultimi potevano essere i cultori dell' arti belle a consa- erare col pcnnello e collo scalpello le quasi poetidie invenzioni , gli anacro- nisnii delle cose, delle persone, dei costunii, e dei secoli. Quante volte po- ncndo roccbio sopra moderne dipinture riscontriamo ne'personaggi de' piii ri- moti tempi in esse raffignrati la stcssa foggia de' nostri riti religiosi, e le stesse forme di abiti quali suolc praticare 1' odierna Europa e V Oricnte ? Tra un Ar- meiio die a noi giunga dall'Ararat cd un capo delle famiglie Israditicbe , tra un condolliere delle gucrrescbe tribii ddl'Arabia e i eoinmilitoni di Abranio nella valle di Mambre. non ravviseremmo alcnn divario di portamento. Del pari ebe gli Europe! educati allc leggi della modcrna civilla, sianio posti a mirarc i figli deir antico Isracle poiger segni d' osscquio coll' inchinarc una fronie nuda (I) Bellahh. De Siriptoribus Eccl. loO RETTIFICAZIO.NE Dl ERROIU liNVALSI COMKO LA VLRITA' STORICA c discopcrla. Tutlavia, se Mosr nella sua Icgislazioiie ortlina agli infcUi di leb- l)ra (I) (U slarscnc a lesla nuda , come in Icsliinonianza di quel inoibo umi- liante, c intinia ai sacerdoli (2) di non levarsi la tiara secondo lo stile di coloro (ho (liscopreiido il capo mostrano dolorc c lullo, c diinque mestieri infcrirne, che gli Ebrci , conlio i noslri usi , tcucvano per indizio di personalc digniti il non prcscnlarc una fronte denudala , e il non rimovere gli avvolgiincnti c le fascie che lor velavano il capo. E fra noi quanli dipintori diedcro in pre- slanza ai secoli ])riinilivi dcUa Chicsa qudla forma carallcrislica dcgli abiti che il clero sogliouo dislinguere dal popolo rimancule ? Ma esclusa la foggia par- ticolare delle veslimenla di cui fmo dai primi tempi si vogliono adorni i sa- cerdoli nella celebrazione de' sacri misteri; che nell' cscrcizio della vita co- munc r abito del clero non diversificassc dal citladinesco, mi sono fra gli altri validissimo argoincnlo lo parole dol noslro santo vescovo Ambrogio nella fu- nebre orazione eh' egli recitava in ouore di Satiro, suo fralcllo. Tale era la rassomiglianza delle fattezze di quesli due germani che in parte lor si pole- vano applicare i bei versi di Virgilio: Daucia , Lnryde Tymberque , simillima prolcx , fndixcrcld sitis (jratmqiie ijdrentibus error. Chi mai ti mirava, egli eos'i apostrofa Satiro, e non credeva di aver veduto me stesso? Quante volte io salutava taluno, che prima essendosi teco incon- tralo, non dicesse di aver gia accolto il mio saluto ? Quanti rammentandosi di avernii alcun che comunicato, dicevano di averlo gia comunicalo a te stesso ? Si vc/ieiiienlius contendcreiU, cosi prosegue P oratore , quod se mihi aliquid in- timasse memorarent^ respondebam ridens et gaudens : Videte ne fratri dixeritis. Or come poteva tante volte aver luogo silTatto inganno di scambiar 1' uno per 1" altro fratello, di trattenersi a colloquio con V uno o con V altro, e non ricre- dersi dcUo scambio, se malgrado la massima somiglianza delle personc, tuttavia una forma, un abito, un' ecclesiastica insegna avesse contraddistinto il vescovo dair uomo laico qual' era Satiro ? Ma nulla di piii ovvio al gusto dei pittori che di asscgnarc allc opoche primitive della Chiesa non le sole foggie del vestire proprie dei tempi posteriori, ma le mitre altresi c i pastorali e le tonache e le cocoUe ancora non nate. Per un eguale trasporto di costumi, non v' ha pit- toro, no soultore, io mi credo, il quale descrivcndo la ccna pasqualc non faccia seduli gli Apostoli col Salvatorc , come appunto u Tuso moderno. Ma , non che (t) Lnit., cap. XIII. (2) Levit., cap. X. IiN MOLTE DIPINTURE DI SOGGEm RELIGIOSI. 151 allro, i'espressionc del testo sacro (I) che durante il convito , uno dei discepoli che era amato da Gesii, posava sul seno di tui, chiaramcnlc ci avvisa del tri- cliitio doi Grci'i o dpi Roniani, e ci ricorda che anclii; };li Apostoli erano ada- giali a iiiciisa iiicliinaiKlosi sul sinislro liauco coi piedi dislcsi. Le incsatlezzc c le incocrenze sono ancor maggiori in faccia ai riti ehraici. I! malrimonio, a cagion d' cscuipio, presso gli Ebrci era uu alto puranionle ci- vile, clie avea per base il consenso dellc parti . e die, conforme alia Icgge di Mose, poteva in piii easi cssere annullato. Ancorchc inolle varictii siensi intro- dotle presso i moderni Giudei nel festeggiare le loro nozze, pure anche og- gidi essi riguardano il matrinionio del giovane Tobia e le cerinionie die vi si osservarono, come un modello della unionc pin benedetta. Ora nel libro di Tobia, Kaguele, la persona a eui la natura seinbra aver conlidalo un tale oflicio. concede in prinio luogo la sua figlia al giovane di Neplithali. e ad un tempo unendo la niano (lelTuno a (|uella delTaltra. da ad ainbidnc la sun henedi/.ione. Pertanto ogni ragion vuole die dagli sposalizj giudaici sia lolta V idea di sa- ccrdole, di saeramento, di tenipio. Ma qual e il dipintore che non ci rappre- senli Ic nozze della Verginc come oggidi sogliono eelebrarsi avanti 1" are cri- sliane? E quanti pur sono cbe ce le rappresentano con tutti quegli aggiunti clic il volgo bcvette al fonte di aprocril'c Iradizioni ? In un falso Vangcio sotto il titolo : De Nativilate Marice{2), che girava per mano degli eretici Gnostici,si narra che la Vergine Maria essendo pervenuta all' anno decimoquarto dl sua elii, il Pontefice avea in pensiero di rimandarla a' suoi gcnitori, non nieno che le altrc! vergini, sue coetanec, fino allora custodite nei recinti del tempio, nia che riliulandosi Maria , perclie gia si era consacrata al Signore, dubbioso del partilo da prcndersi, ebbe ricorso all' oracolo divino, il quale alludendo al va- ticinio di Isaia: Egredictur virga de radice Jesse, et flos de rudice ejus ascendel {3). pronunzio che la Vergine si dovesse fidanzare al discendente di Davide che fosse il piu degno di lei. E dunque ordinato ad ogni nubile della fainiglia Da- vidica di recarsi al tempio e di deporre una verga sopra I' altare; sarebbe quindi elelto per isposo di Maria quegli di cui fiorisse la fronde, e sulla ciina vi rijiosassc lo spirito del Signore in forma di colomba. La feliee avventura segna la fronde di Giusep|»c, si grida al prodigio , ed egli e sposo di Maria. Al- Ire leggende aggiungono die i pretendcnti a quelle nozze si ritirarono mornio- rando, e fra questi annoverano il jirofeta Agabo, nienzionalo ncgli Atti apostolici. (I) f^iDigelo di Snn Gimanni, capo XIII. {1) Vcdi Fabricu's. Cudvx apocr. (N. Tcslamenti.) (3) IsMA, capo XI. 132 RtTTlllCAZlONE 1)1 EliUuni liNVALSI COOTRO LA VKRITA' STOftlCA il quale no concepi talc sdcgno, tlic infransc la sua vcrga, abbaiulono la pio- fessionc ili profeta, e si fecc Carniclilauo; aleune dipinlurc lo iai)presciilano neir abito stcsso di quc'rcligiosi. Ecco Ic fa vole a cui i nostri avi prestaronn una scria fcdo, o vho i pillori niisoro in azionc. Lc nozze dcUa Vergino <'raiio un intidi'nto tiopito straordinaiio iicrciu' se no Irascurassoro i piu niinuli rap- poili. \a\ siMMia ('■ ncl tcnipio, avanti un' aia sacra. San Giuseppe, a capo nudo, rcgge ndlc niani la fauiosa vcrga, clic da poi convcrlita in baslone, divcnne Tallributo favorilo di qucsto Santo, c fra una lurba di spetlatori, in mezzo ai due fidanzali si cliiauia il gran sacerdotc in abili ponliraali a celebiarc il rito nuzialc. Non niinori apjiajono le devlazioni dalle forme giudaiclic nella Prescnlazionc di Maria al Tempio, nella Cireoncisione di Crislo, nella di lui Dispula fra i Dot- tori della legge. (|uali oggidi sogliono figurarsi. La Presentazione della Vergine si direbbc scambiala eon una veslizione e profession rcligiosa. Ma ncl tempio di Gerosolima die e niai queslo altare a"piedi di cui si suppone die II sommo sacerdotc abbia ricevulo Maria, e a cui si asccndcssc pcrquindici gradi ? Sap- piamo che due soli altari si contavano in quel tempio; I'uno era destinato agli olocausti; per giugnerc all'aliro non vi avca alcana salita; ambiduc poi non crano aceessibili die ai sacerdoti; i laici, e mollo meno le donnc e le fanciuUe, non vi si avvicinavano gianiniai. In quella sacra funzione impicgano i pittori Qaccolc di cera; nella mano stessa della Vergine si pone un cerco. Ma e nolo chc a quell' epoca si nel tempio c si nelle case private, vogliasi per ncccssita 0 per un festivo decoro, unico era I'uso ddle lampade, e non si ardcva chc olio ; r impiego della ccra a queslo uopo non aucora si conosceva. Rispctto alia Cireoncisione del Salvatore, scrittori ecclesiastici di molla autorita, ed una tradizione die risale fino ai primi secoli della Chiesa, ci rendouo piu proba- bilc chc ogni altro il sentimento di coloro die la vogliono avvenuta a Bctlcmme. Ma suppongasi altrove, perebe poi vuolsi collocare nel tempio di Gerusalemme c fame niinistro il sommo Ponteficc de' Giudci ? Talc cerimonia non avca di- retto rapporlo coi ministri della rdigione; era essa il conlrassegno distintivo e singolare die sejiarava il popolo eletto da ogni altra nazione; il padre del fan- ciullo, un parcnte , qualsivoglia altro poteva eseguirla; c quand' anche la con- ferissc un sacerdotc, non c da supporscne niinistro il supremo Capo del culto giudaico. Questi era personaggio il piii riserbato; non compariva ncl tempio che in rerti giorni prescrilti dalla legge; c non vi si recava die per riempierc le fun- zioni piu auguste del sacerdozio. II costume adunquc del popolo ebreo, il si- Icnzio degli Evangelisti sopra una circostanza die mcritava la piii esplicila menzione. il silenzio stcsso delle ecclcsiasliche tradizioni condannano assai i IN MOLTE bIPINTURE Dl SOGGETTI HELIGIOSI. IS', modi rappresenlativi di siffalta cerimonia. Ma 1' errore ancor piii grande coniro i riti mosaici si it di voicr prcscnle alia circoncisionc di Gesii la slessa Vergine madrc olio giorni dopo 11 suo parlo. Si sarcbbc duiKiuc ignoralo flic jjer legge mosaica a (|ualun(iuc donna avesso dato in luce un liglio era proibilo di meller piede nci Icnipio ])cl corso di sci scUimane. Si sarcbbc ignorala la comunc cre- denza che ia Madrc del Salvalorc si c pur sottomessa a tal legge, e chc tulti gli anni la Chiesa solennizza la mcmoria di quesla sua rispcllosa sommissione. Parimenle a lorlo vicn rapprcscnlato noslro Signore assiso in mezzo ai Dol- tori in una calledra sopra le allrc elevala, come se cgli ncll' anno dodicesimo di sua ela fosse stalo capo di alcana sinagoga. Prima ch' egli sorgesse alia let- lura, c prnfillassc della liberta conccdula a ciascun disccpolo di proporre i suoi dubbj, posava sopra uno dc' scdili infcriori fra gli allri discepoli. Tale era Tuso dei Giudei ndle loro sinagoghe; onde Filone degli Esseni scrive che: z-tS ,j.v/.Uj tri5s xaStVsvTat secundum letatis ordinem sedent. Per quesla ragione dice San Paolo di se (1), chc fu allevalo ai piedi di Gamaliele, doltor della legge, alludendo al coslume dei discepoli ebrci di scdcrc ai piedi dei loro scniori. Solo possiamo conghicllurarc che i Dottori, ammirando la porlcntosa scienza del fanciuUo Gesii, se lo abbiano accollo fra loro, onde il leslo di San Luca (2) in medio doctorum non allro significhi die in turba niagislrorum. A questc infedella rappresenlalive di rili e di coslumi, si aggiunga un" infe- della storica di persone e di falli', e per una facile dimoslrazione di lutto cio, mi giova V appcllarmi ailc narrazioni evangeliche su la vila e gli eventi del Salvalorc. Lcggianio in primo luogo cheCrislo nacque in Betlemme A\ Giuda (3), e che la madre lo pose a gincere in una mamjiatoja, perc/ie no7i eruvi luogo per essi nell'albergo (4); e cio a niolivo della loro poverta, e per la moltitudine di quelli che a Betlemme si rccavano pel ccnso ordinalo da Cesare Auguslo. La mangialoja. o prcesepe del lalino, h. la voce (Y-^ryr.) del greco , che puo anclie significare una slalla, o slanza da bestic, o spelonca altresi; pcrche tutlo quel lerrilorio era sparse di cavila e di grolte naturalnienle aperte nei macigni. Pin- ched dunque la fanlasia dc' pillori si limita a deseriverci silTalle cavitii, la de- scrizionc pu6 esscre consenlanea al vero : ma quale iradizione mai pose ai fianchi del neonalo Gcsu i due giumenti, e a quale aulorila si appoggia il di- pintore che ci rapprcsenla un bue ed un asino, i quali col loro alito officioso (») Acl. ^postal., cap. XXII, vers. 3. (3) Luc£, cap. II, vers. 16. (5) Maith. , cap. il , vers. 1 . (4) Lucf , cap. II. vers. 7. f 0/. ni. 20 131 RI-rriFICAZlONE DI ERRORI INV.VLSI CONTRO F,A VERITA' STORICA risloruno li" di hii lencre membra dal notturno rigorc della slagione, sc noii una lonlanissima o mal rcggente applicazionc di quelle parole d' Isaia che fini- scono in uii lamenlo conlro Israele: II bue distingue il siio padrone, e Vasino In fjrepiiia del sua Siijiiore.- ma Israele non mi riconobbe c il popolo niio non infeiide (1). Ad adorare queslo nato re dc' Giudei il Icsto evangelieo fa venire i Magi dal- rOriente (2); e anticliissinii inlerpreli li fan parlirc dall'Arabia, perehe in molti luoglii del Veeeliio Testanienlo spiaggia orienlale e eliianiala qnella conlrada. Ma, se non vuolsi dairArahia, si facciano parlire da Aram, ossia dulla Mesopo- lamia. come e opinione di allri, pcrche rispello alia (iiudea queslo paese ^ pure orienlale: ne i soli sapienli di Persia, ma anelie quelli di allri popoli si appellavan Magi dagli Ebrei Ellenisli: sara sempre vero, sceondo il leslo sacro, ehc vennero essi dalPOrienle. Oude e dunquc che pei pillori T uno dei Magi e di forme brunc cd ha Ic fattezzc di un Eliope, 1' altro ha vcstimenla alia foggia grcca, r altro alia persiana, c si ehiamano pereio da allri punli eardinali, che non e V indiealo nellc sacrc pagine ? E perehe quesli Magi, non allro in realla che personaggi eruditi dc' loro tempi, massimc nelle scienze astralle, si fanno per aggiunla o prineipi, o sovrani? Taluno per avvcnlura a fine di giustificare ne' Magi V uonio eliojie, greco e persiano, potrebbc (jui nioslrarei una simbolica allusione ai diversi popoli della terra eliiamali alia fcde ; ma sembranii che un senso COS! contorto non possa giammai slabilire un sense storico, al quale ncl rappresenlare fatti, e non simboli, dcvc attcncrsi chi ha per iscopo di csprimerc la visibil natura. Descrivendo le luiiuosc vicende che avvennero durante la carricra morlale di Cristo Signore , aleuni dipinlori fanno assisterc Erode all' infanlicidio di Be- tlenime ; piii allri ai piedi della eroce rappresentano le pie donne e la Vergine Madro presa da deliquio , o cadente a terra per lo spasimo. Ma la presenza di Erode non puo certamentc accordarsi col leslo evangelieo Ictlcrale (3), secondo cui Erode mandb ad uccidere tutti i fanciulli che erano in Betlemme; quivi dunque egli non si trovava. Vuole anzi un'opinione universalmente seguita che Erode fosse in quel tempo a Gerico, circondato da medici ehe invano si stu- diavano di prolungargli la vita. Rispello alia posizione delle pie donne testfi aeccnnata, San Mattco , sceondo la Volgata, aperlamentc scrive: Erant ibi (al luogo del supplizio) mulieres multce a longer e secondo il greco , erano molle H) Isaia, cap. I , vers. 3. (1) Mattii., cip. II, vers. 1. (3) Mattii. , cap. 16. UN MOLTE DIPlNIUliE 1)1 SOGGETTI RELIGIOSI. 133 (lonne airo ^oiy.f,'i^sv Btwpw-jat — clic riguarilavano da lonlano. fi bensi vero chc San Giovanni in luogo delia greca cspressione a loiuje, porta irap« r'u ix^xjyh, jiixta cr«cem .■ c'io nondimciio t- sciiiiire da supporsi iin inleivallo di mezzo Ira il palibolo c le pic doiiiic; il (lualc intorvallo era einto dalla lurba dc' soldali chc vi faccvano la guardia, aflinehe nessiino si altenlasse di distaccarne i corpi de' giustiziati. II rapprcscntare poi la gran Madre in quella altiludinc di dcbo- lezza c convulsivo abbatlimenlo, e cosa ben poco eonvenevolo alia di lei ce- Icstiale rasscgnazione, alia dipinlura stessa clie ce nc porge Sant'Ambrogio (1), la dove scrive ehe la medesima furjientibus viris^ stabat intrepida . . . . stabat noil degeneri mater spectaculo , quw non mctuebat peremlorem. Pendebal in cnice filius- mater se persecutor ibuf; offerehnt. Nolero per ullinio Parbilrio dai i)iltori iiilrodolto nella risurrezione di Nostro Signorc. Dal racconto evangclieo e cosa affatlo semjjlicc il rilevare che Cristo usci a nuova vita dal sepolcro ancora cliiuso dalla gran pictra ehe Giuseppe d'Arimatca rotolo alia hocca di esso sepolcro , o sia del monumenlo scavato in un masso; nello slesso niodo che Cristo entro a porle cliiuse, la dove trova- vansi raccolti i discepoli, attesa la soltigliezza e penelrabilita propria de' corpi gloriosi cd inimortali. Solo dopo il risorgimento del Salvatore vi fu gran tre- muoto, c le guardic, prese da spavenlo, fuggirono; e lu TAngclo che, appres- satosi (2), vollo sossopra la pictra^ oppure, secondo il greco, a::r/.i>).i5£ tov h'Bcv atird tk; B^f.a; , rotolb ta pietra dall' apertu/ra del sepolcro , e si pose a sedere soprn di esso. Nel che un allro abbaglio fu a ragione rimproverato (3) al Va- sari, chc avanti la sepoltura dipinsc qualtro apostoli, i quali con divozionc riguardano in alto il Salvatore risorto; pereiocche se qucsti fosse stato veduto nel risorgerc a nuova vita, non accadeva poi che per comprovare la sua risur- rezione cgii apparissc alia Maddalena, a Cepha. e a tutti gli apostoli insieme. Contento di averc addotti varj esenipj di sbagli piltorici contro la vcrila bi- blica, non tocco, per una ragione di brevita, soggelli che potrei ricavarc da altrc sloric, ma non si che io crcda di passar sotto silenzio una dipinlura che piu singolarmente si oppone alia fede di antiche notizie ecclesiastiehe. Gli arlisti sogliono rapprcscntare San Sebasliano in una fiorente giovinczza; forsc Taspetlo di un corpo senile avrebbe reso men gradito il loro penncllo, e forse sotto forme Icggiadre e robusle han credulo di mcglio esprimere la fermezza e la virtu deiranimo: Gralior et pttlcro veiiicns in corpore virtui!. Ma la storia ci (1) De Institiilione Fmjinis, cap. VII. n." Ai), loui. II edit. Muui. J'aris, 16U0. (2) Mattii. , cap. XXVIII. C^) BonciiiM , // Bipuxd . lib. I. I Ha RETTIFICAZlOiNE DI ERRORI INVALSI CONTRO \A VERITA' STORICA inscgna cho Scbastiano , ili origine milanese , cd uno dc' pii^ cclcbri marliri dolla Chicsa di Roma dopo San Lorenzo (1), avea percorsa una lunga camera di onori alia corle di varj romani imperatori. Caro e i suoi due figli, Diocleziano e Massimiliano. gli avoan dali niolti contrassogni dclia loro slinia odalTezione: e in tine egli soslcneva la carica di capitano d' una guardia pretoriana. TuUo cio fa ragioncvolmiMile supporrc ch' egli , allorquando subi il martirio , avesse giii vareata di hen molli anni rcla giovcnile. E in confcrma di cio valga un'i- maginc di San Scbasliano. cscguita a mosaico in Roma circa I'anno 082 dcH'cra volgarc(2), nclla cliicsa di San Pictro ad Yincula, c clic lultora vcdcsi inlalla ; dessa vcramcntc ci rapprcsenta qucsto martire sotlo forme scnili e eon barba canula. Laondc nou sciiilira male apporsi chi prclcndc (3) il rilorno di Scba- stiano alia sua giovenU'i dovcrsi spccialmcnlc ai dipintori di Francia , da die furono Uasportale Ic sue insigni rcliquic nella celebrc abbazia di s. Mcdardo di Soissons T anno 826 (4). Oltrc la fcdelta , il dccoro , una giusta convenicnza sonibrano ordinarc cbe gli artisti si atlcngano allc forme originali dellc pcrsone chc imprcndono a dc- scrivere, o in difclto di queste, al lipo ideale delle medesime pcrsone univer- salmentc ricevuto. Percioccbe in quest' ultimo caso il giudizio dei secoli , la scicnza , il buon scnso cospiranli in un sol pensicro sono argomento chc sif- fallo tipo idcalc piii d' ogni altro armonizza coll' csprcssione , colic forme, del soggcllo toltosi a rapprescnlare; e cosi e adcmpiulo il preccllo oraziano (5) : out famani sequere, aut sibi convenientia finge. Reclicro a primo escmpio 1' i- maginc del Redcnlore. Nessuno con tulla fiducia dircbbe esislcrc una descri- zionc dellc fattczzc di lui, od un ritratto chc sia opera a noi Iramandata dalle prime eta del Cristiancsimo. Anche ammesso cio che narra Tcofilallo nel suo commento sopra il Vangclo di San Mattco, dcll'cmoroissa risanata da Crislo, che in pegno di graliludine gli abbia crctla una statua, la quale ancora mo- slravasi ai tempi di Giuliano I'Aposlata : pure lo stcsso Teolilatto ci informa essere tradizione che appunto ai tempi di Giuliano quella statua fu fatta a pezzi dagli cmpj di lui seguaci. Sappiamo altrcsi da Lampridio (6) chc Alcssandro Sevcro , principc ben animato in favore dclla crisliana rcligionc , ai misteri dclla quale era iniziala Giulia Mammea di lui madre, ncl suo domestico sacrario, (1) Baillet, f-'ie dc.i Saints, 20 janv. (2) CuMpiM , vol. II, MoniimciHa Vetera^ ec. (3) BttLUET . i(( supra. (4) Jcta II Beiieilict., awe. /^, part. I, pag. 590. («) HoHAT., Jrs Pod., vers. I IB. (6) L»Mi'Rii)., in it'f! ./ Irxaii I ri Sorrri. IN MOLTE DIPINTURE DI SOGGETTI RtLIGIOSI. Iii7 insicme all' cfligic di molti illusiri, onorava anclic quella del Salvatorc. Pa- rimcntc Ircneo scrive (1), chc gli cretici Carpocraziani , fra Ic imagini , o dipintc 0 scolpilc di varj fdosoQ , a cui rendevano onori , vcneravan pure c coronavano un' cfliKie di Cristo , chc si volcva modcUata suila di lui imagine , rilnUla per oidine di Pilalo, com' era la voce. Di allri simulaeri del Salvatore parlano Eusebio , Evagrio , San Giovanni Damasccno, ch'essi o videro o trova- rono accennali negli serilti e nellc tradizioni dci loro maggiori. Ma da lulte qucstc tcslimonianze clic mai |)ossiamo raccoglicrc, mcntre 1' onda dc' tempi lulto assorbi ne' suoi gorghi voraci , e quelli pure clie ragionarono di tali imagini c simulaeri tacqucro con perfetlo silenzio intorno le loro quality e fat- lozze? iMalgrado eio, un tijio del Salvatore e segnato dall'uso dei seeoli; i pittori, gli scullori , con maggiore o minor perfczione , secondo la maeslria deli' arte loro, lutli pero cospirano a rafligurare in quel volto la maesta, il dccoro, I'ama- bilitii , i tratti soavi c rassicuranti, degni dell' Uomo-Dio : una diversa espres- sione di volto provar potrebbc 1' abilita , non il criterio del dipintore. Sc stiamo aile tcslimonianze degli aulori, non cosi dovrcbbe dirsi dellc ima- gini della Verginc Madre come di quelle del Salvatore. II greco Niceforo Cal- listo , nel libro II della sua Storia Ecclesiastical ci lascio una descrizione delle di lei faltezze la pin delineata e minuta; per confcrmar la quale si appella ad un Epifanio , non gia il santo scrittore conosciuto solto qucsto nome , ma ad un altro di cui tace la storia. Ora colale descrizione o fu ricavata da qualche dipinlura ideale, c il farvi commenti non sarebbe che pelizion di principio; o e fondata sul famoso ritratto della Vergine, del quale un'antica tradizionc vuole autorc San Luca PEvangclista; ed e da vedersi quale credenza si merit! silTatta tradizionc. Realmentc lo scrittor greco , Teodoro Letlore, ci narra che Eudossia da Gerusalemme sped! all' imperatrice Pulcheria 1' imagine della Madre di Dio, che I'apostolo Luca aveva dipinto: on r, 'Ivj^ey.i'a zf, Wcvlyiux -r.v d/A-ja. r^; Bto^r-iZsrci r,v 6 amarelc; Acjy.xi y.y.Bt7r6f,ri7ev i^ hfeJcXjfjt'iJv. Cio dunquc ebbc luogo nel secolo quinto dell' era cristiana; e Giovenale, vescovo di Gerusalemme. sarebbe quegli die consegno ad Eudossia la celebrata imagine. .Ma per Giove- nale non era pin dilTieiU! I'imporre alia fede della pia principessa Pulcheria su queslo punto che soi)ra quello del scpolcro della Santa Vergine, cli' egli finse di avcrc scoperto presso Gerusalemme: avvcnlura che fino altera ando fallila aile indagini di Sanl' Epifanio, die conosceva cosi perfettamente qudla citla e il suo lurrilorio, ed a San Girolamo, che ci fa renumerazione di tutte le tombe de' patriardii , de' profeti e delle altre persone in Palestina venerate. E tale (1) Lib. I, amlid liivre-ci^ cap. ,\XV, de Carpocrate. 138 RETTIFICAZlOiNE DI ERRORI liSVALSl COMTRO LA VERITA' STORICA sospcito chc il vcscovo Giovenalc anchc qui ricorresse ad artifizj c sinuilazioni sue proprii", (' abbastanza convalidalo dalle qucrelc niosse coiiiro di lui in una epistola di Clemcnle Alessandrino a! pontcficc Leone Magno , c dai rim|)ioveri chc faccva il pontclicc allc lalsila di quel vescovo (1). Se nou chc aide inve- rosiinij{lianze ei corrono al pensicro, pcrchc T opinionc di Tcodoro LcUore c d" altii non vcnga subitanicnic abbracciala. Dai prinii tempi del cristianesimo uiuna notizia peivcnne a noi clic San Luca professasse 1' arte del dipingere. San Paolo (2) lo qualilica |)cr medico e non piii. Inoltrc si puo chiedere in quale cpoca mai cgli abbia rilralla V imagine della Vergine? Nou avanli la procla- mazione del cristianesimo, poiche apparisce dal cominciamento del di lui Van- gelo, ch' egli non fu icstimonio oculare delle azioni del Salvatore, chc non lo conobbc di preseuza, e per un' ovvia induzione nemmeno la Vergine-Madre e i discepoli di Crislo, prima chc questa Chiesa incipiente si raccoglicssc nel ce- nacolo aspcttando la discesa del Santo Spirito. Non dopo la proclamazionc sud- dctta, poichtN anche nel supposto ch' egU da poi abbia conosciuta la Madre del Salvatore, cd altri apostoli, oltre San Paolo, da cui si vuole chiamato alia fedc, non c verisimilc chc Maria abbia conceduto d'esser ritratta contro il forte sen- tiincnto di tutta la sua nazione. Perciocchii in que' tempi il divieto scritturale di fare iniagini, in forza dei ragionamcnti sottili oltremisura dei dottori della legge, crasi cstcso a tutto ci6 che ha rapporti coUa plllura. Giuseppe, nel li- bro II della Guerra Gimlaica, racconta chc i suoi nazionali non vollero giam- niai permettere che Pilalo, romano governatore, introducesse in Gerusalemme i vessilli chc portavan V elTigie degli impcratori , e mentre cgli furibondo per quel rifiuto minaeciava di stcrminio gli oppositori, cssi di unanime accordo si gettarono al suolo, c piegate le cervici, gridavano di esscre ben pronti a soc- combere, anzi che trasgredire la leggc. In fine, si ammetta, malgrado tutto cio, e per un' ultima concessione, chc Luca, gia fatto cristiano, abbia col suo pen- nello ritratta T imagine di Maria, dcssa non sarebbe mai la identica coU'i- magine descritta da Niceforo, perche questa ci rapprcsenta persona fiorcnte di gioventii; la dove a quel tempo la Vergine forse conlava piii di nove lustri; ne ^ da supporsi die Luca non la ritraesse quale appariva. Non a torto pertanto i BoUandisti , il Tillemont, e altri cccellenti critici (3), sono d' avviso che la credulita di un San Luca pittore e di molte madonna da lui dipinte , sia nata dalP equivoco del cognonie di qualche pittore chiamato (!) Eiiisl. LXXXXll, aiUer 02. — Quesnel, Fila Lvonis Magni. (2) Ad Coloss., cap. IV. (5) Vedi pure Baretti , Gli llaliani. IN MOLTE DIPINTURE DI SOGGETTI RELIGIOSI. 159 Lucu, e lanlo piu sc il suo noinc di battcsiiuu era Sanziu o Santo. E veramente, come nola il Masini nclla sua Bononia illustrala, visse nel secolo undeeimo ud Luca fiorentino lalmeiite divoto dclla Vcrgine , die noii voile inai dipingcre o scolpire allro clie V imagine di lei. Quesla spiegazione e ora resa ancor piii probabile , da die verso la meU\ del secolo decorso fu pubblicalo un antico codice apparleiiente alia Biblioleca Riccardiana, che contiene la sloria dell'i- inagine di Maria, della deW luiprancla , presso Firenze. In esso eodicc abbia- luo: - Mcnlre die si faceva un roniitorio, nicsser lo vescovo fe' fare e dipin- gerc la nostra donna e dipintore ne fu un gian servo di Dio e di santa vita, noslro fiorentino, il quale aveva a nome Luca, santo volgarmentc chia- niato (1) ". Per queste ragioni adunque , nulla conslando della aulenticitii dell' imagine attribuita a Luca 1' Evangelista, c quindi di un lipo originale dclle faltezzc di Maria, ogni arlista non solo da ad essa una figura di fantasia, ma ne erea una nuova e variata ogni qual volla lia Tincarico di dipingcre la Madre del Salva- lore. Ma per (pianto possa spaziare la fantasia del piltore esprimendo un lipo Ldeale, essa pero e dalle prescrizioni del sinodi, e dal buon senso e dalle Icggi dd decoro e contenuta ne' suoi giusti confiui. I Concilj di Rouan del 1 425, di Colonia dd 1452, il Tridcntino nella sessione XXV, che posero tanla cura in rimovcre gli abusi invaisi nella rapprcsentazione delle sacre imagini, certa- menle non consentirebbcro all' artista che il culto dovuto all' effigie della Ver- gine fosse il cullo di Iroppo lusinghiera belta. Procaci uenustate imagines non pimjantur, nee ornenlur (2), ne consenlircbbero alParlc imilatrice della natura che sollo velo devoto si adombrasscro profane inspirazioni. Solo in un lipo ideale alteggialo a modeslia e verecondia, in un tipo onde spiri il sublime della virtu e la soavila dd conforlo per noi miseri morlali , ravviserebbcro la gran Madre die con validc preci si intcrponc fra la umana indegnila e la maesia suprema. Ma non eosi adopera 1' artista che , iinitalorc mal cauto del genlile- sinio, dipinge o scolpisce quale un di solevano il greco Apelle (3) e il romano .\rellio (4). Queslo abuso delT arte, conlro cui gia lonava da' suoi pulpili romorosi Fausiero Savonarola , ci redierebbe al punlo di ralVigurarci i celesti in quelle forme che piu vanno a gusto dei pitlori e degli scultori. E cosi non a torio loro si applicherebbero le parole di Cicerone (5): « Jovem,Junonem,!Uinervam, (1) Vedi CvLOGERi., Raic.otla di opusroli scientifici, torn. XLIll. Dixserlatio 'Ir sacris Imnij. (2) Tiki. Cone. , soss. XXV. (5) ATiieMxis , lib. XIII , DeipiKinoiildslarum. (») Pu'cits, Hht. Nat., lib. XXXV. (8) Lib. 1, Dv Nitltira Dvorwn. 160 RETTlFlCAZiONE DI ERRORI INVALSI CONTRO L\ VERITA' STORICA, EC. Xepttinum, Vulcanwrtj Apollinem, reliquos Deos ea facie novimus qua piclores fictorcsque voluerunlj neque soium facie, sed etiam ornatu, wtale atque vestitu « . Le quali cose sieno dircltc non a sconforto dell' arte, ma a ralteniprarc e con- tenero i due grand! niovcnti dell' intclletto umano che dissi fin da princlpio, lo spirito di novitu so esce vagando capriccioso da'suoi confini, e la forza della eonsuctudine sc diventa tlranna del pcnsiero. PENSIERI SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE E SOPRA ALCUNI FEISOMENl CHE VI HANNO RELAZIONE. Jlk )em,ouou D I GIUSEPPE BELLI PARTE PRIMA Letta nell'Bdunanza del giorno ao glugno isso. I. i^lell'opinione omai fatta universale che la nostra Terra non abbia altro di solido che una sottile supcrficialc crosta , e nell' inlcrno sia tulta in uno stato di ignca liquidita, credono i piii de' geologl che una talc crosta non sia fatta d'un unico e consistente pezzo, ma bensi di molte parti staccate, formanti un sistcma slegato e flessibile(l). E lo argomentano sia dalle innumcrabili frat- lurc che si scontrano nella parte piii superficiale e piii acccssibile dclla delta crosta, eciie ce ne fanno supporre tante altre nella parte anoi non acccssibile, e sia dal vedere come la superflcie terrestre soffra in diversi luoghi coll' andar del tempo un eangiamento di eievazione, alzandosi in alcuni paesi , e in alcuni dcprimcndosi, intantoche in molti allrl ella si mantiene scnsibilmcntc ad un medesimo posto. E spiegano una siflatta sconnessione di parti, attribuendola ai molti sconvolgimenti che cotale rivestimento solido della Terra ebbe a soflFrire dacche egli esistc , ossia da che una parte della materia del globo nostro pass6 primamente dallo stato liquido al solido. (1) Veggasi in ispecie quanto dice il sig. Cordier nelle Memorie dell'Accadeniia delle Scienze di Parigi, volume pel 182* a pag. 841 e seguenli, in un suo pregevolissimo lavoro sulla Temperatura dell' inlerno dclla terrOj dcgnissimo d' csserc sludiato specialmente da cliiun- que intendc occuparsi delle temperature sotterranee. roi. III. 21 i62 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' Ammottcndo anch' io un laic slcgamcnto di parti, ncl Congrcsso Scicntifieo ili Padova, leiuitosi P anno 1842 (1), csposi il diibbio chc la delta crosta solida toiiostre non sia capace di sostencrsi da sc nicdesinia a guisa di volla, ma si aggravi c si rogga suUa nialoria fiisa chc vi sta sotto; c die in forza di lale aggravamenlo debbano le lave de'vuleani, le quali altro non sarebbero che parli della delta materia liquida eonlenuta nelT inlerno della terra, debbano, dieo, quesle lave, qnando le boeelie vuleanielie sicnoaperlc, cd esse lave, per case ben raro , tranquille, lenersi Uittc col superiorc livello ad una uniforme altczza accessibile all'uomo , non gia slarscne rilirate aprofondita grandissime, come e opinione di quaUlie dotta persona (2). E stimando clic la cognizionc di silTalla ioro altczza, c il paragonc di quesla colla media clevazione de' con- tinenli polesse guidare a qualche conclusionc sul rapporto dclle dcnsitii dclle parti solida e liquida della materia terrcslrc , c a piii altre conscguenze gcolo- giehe iniporlanti. io proposi ai dolti di occuparsenc, siccome di un oggelto dc- gnissimo dellc Ioro ricerehc- Dopo d' allora io ho semprc avulo dinanzi al pensiero un lale argomcnto . cercando inccssantemenle di risehiararlo sia con ragionamcnti malenialiei, sia coi nuovi fatti del quali io veniva in cognizionc. E la conclusionc dcllo aggra- varsi 1" inviluppo solido sopra il nueleo liquido, la quale allora io non osava affcr- mare che dubilalivaniente e per alcune limitale supposizioni, si vcnne in me sem- prc piii rassicurando, ed cstendendo anche fuori del supposlo della sconnessione dclle parti formanli esso inviluppo. A dire lutto sin d'ora, mi parvc alia fine di potcr con sicurezza concludere , che , supposta pure la crosla della terra fatta della piii coerente materia che esisla in natura e quesla disposla ncl modo pill acconcio possibile, sia nuUameno essa crosla di si poca consistenza, avutn il debilo riguardo alia sua estcnsionc grandissima, al suo enorme peso e alle altre circostanze tulle, dadovcrla considerare come una cedevole pasta, moUemenle riposantc sul nueleo fluido solloposlo, e incapace di sostencrsi su sc stcssa pel tonlrasto dclle proprie parti , sc non che per una piecolissima parte del suo peso; incapace pero altrcsi di slringerc sensibihnentc il suddetto liquido conte- nulo , e farlo clevare, dove sian de' vani , al di sopra dell' altczza volula dall' e- quilibrio fra il peso comprimenle c la pressione escrcitata sotto lui dal liquido sollcvalo. A maggior ragione poi mi parve doversi lullo qucsto amnieltcrc, con- siderando essa parte solida tcrrestrc ncllo stato in cui ella e rcalmenle , con (1) Alii di quel Congrcsso, pag. I'lO. .lunal'i di Fisiai di .Majocchi , agoslo e scUembre 1842, pag. 220. (2) Aui del Congresso citato, pag. 442. DELIA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 165 tulte le impcrfczioni c!ie vi sono nella connessionc viccndcvole dclle sue va- ric parti , »• con tulta la dobolc/za di-lla cocsionc di ciascuiia parte separata. Sembrandonii clie quesla eonclusione, c Ic conseguenze elie no scaturiscono. possano cssere di qualehc imporlanza per la Fisica del globo, ho pensato di fame il soggetto del prcscnte mio lavoro ; il quale io dividero in tre articoli. Nel ])rimo io |)roeurer6 di diniostrare la poea eonsistcnza dell' iiivilu[)i)0 so- lido della terra si eiinentato per eompressionc trasversalc dclle proprie parti . clic per divulsione o allontananicnto di queste parli medesime, e I'aggravarc e comprimcrc cli' cgli fa la materia lliiida clie vi sta sotlo, con tutto ma con solo il suo peso , ad eccezionc forsc di dillerenze affatto mininie. Nel sccondo cer- clier6 di slabilire con qualche approssiniazione I'altezza die lianno le lave nelle bocche vulcanielie, quando queste bocehc sono superiormente libere, e lelave vi si Irovano sensibilmentc tranquille e in masse continiiale senza interruzione sino alle piu grandi profonditii; dalla ipiale allezza paragonata eolla media ele- vazioiie de" conliiienti giii da altri studiala, potro allresi, io spcro, decidcre so la crosta solida terreslre sia specifieamenle piu pcsante, ovvero pii leggera della materia fusa che vi e sotto. NelP ultimo arlicolo io arrechero alcune delle conseguenze die si possono ricavarc dai latti ([ui indicati. ARTICOLO PRIMO. Come la crosta solida della Terra^ considerata in tolale, sia pochissiino cotisi- stente, e come essa aggravi e prema la sottoposta materia fluida con una forza prossimamente uguale al propria peso. 2. In questo primo arlicolo , deslinalo a valutare la consistenza della crosta lerrestre, comincero a considerare una tale consistenza per rispetto alia eom- pressionc , e mi provero a dimostrare ch' essa crosta non si puo reggere che pocliissimo su di se a modo di volta , ma che, alia guisa di molle pasta, si dee appoggiare e abbandonare quasi interamente sul nuclco liquido da lei ab- bracciato. Per maggiore sicurezza, mi faro a mostrar vera una siffatta condusionc nel caso ad essa men favorevole , cioe nel supposto che la crosta della terra sia formata d' un unico pczzo di qualunque dellc piu consistenti materic che si co- noscano. Supposto adunque che 1' inviluppo solido di cui si tratta sia fatto d' un solo pezzo , imagino questo diviso in due parli per mezzo di un piano passante per I'cquatore, una parte corrispondentc all' cmisfero scttentrionale e l' altra al mcridionale. E fmgendo per un momcnto che il nuclco liquido non gli stia 164 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' I'ontijiuo, ma nc rimanga a qualche piccola dislanza, cerco quanta sia la forza lotalc con lui la inczza crosta settenlrionalc , in conscgucnza del peso dcUe proprie molcHoIe , sarcbbc sospinta contro quclla nicridionale , in dirczione parallela all" assc terreslrc , pel verso dal polo arlioo all' antarlieo , e quaiila sia percio anehc la forza ugualc c conlraria , eon eui a vicenda la niczza crosta meridionalc verrcbbc spinta contro la sellentrionale, nclla dirczione dal polo anlartieo verso 1' artieo; le quali sarebbero le lorzc con cui Ic due niczze crosle si coniprimerebbcro 1' una 1' altra lungo la supcrficic aaulare delta loro giunzione solto la linea equinozialc, ncl case che il liquido intcrno non le so- stenesse. Falti i debiti calcoli (1)', io trovo chc ciaseuna di tali forzc uguaglicrebbc il peso dcir aUissima torre cbc passo a dcscriverc. Su di una superlicie piana orizzontale cstcsissima coneepiamo descrilte due periferie cireolari eoncen- iricbc. dclle quali la cslcrna uguagli la pcrifcria dell' equatorc terreslrc, cioe abbia il diauictro di 6875 niiglia italiane geografiche, e la interna sia distante dair altra quanto c grossa la crosta della terra , avendo percio prossima- mente , da quanto al prcsente pare probabile , il dianietro di 6810 niiglia. E sullo spazio anularc frapposto imaginiamo crctta vcrticalnienlc una tor- re alta 1716 niiglia (3 180000 metri , poco nicno di quanto e lungo mezzo il raggio della terra, 650 volte il Monte Bianco, 400 volte il Dhavalagiri); la qual torre sia ugualc in dcnsita alia crosta della terra, e venga in tutli i suoi punti soUeeilata all" ingiii con una forza pari a quclla della gravita alia super- licie terreslrc. Io trovo die quale sarcbbc la pressione escrcitata da siffatla enorme torre sul piano cbc la sostiene, tale sarebbe la forza con cui le due niezze erostc si prcmcrebbero a vicenda ncl luogo della loro giunzione. Ora le ])arti infcriori di nna siffatta torre, spccialnicnte ncl caso cbc nessun attrito avcsscro col suolo orizzontale sostenente il quale fosse affatto sdruccevole, sa- rebbero ben lontanc dal resistere all' enorme pressione delle parti sovrappo- slc, ma nc sfuggircbbcro via si all' indenlro che all'infuori, e tulla la torre si sfasccrebbc, c solo un' ultima parte di poche niiglia d' altezza potrebbe rimanere in picdi. Perocchc adotlando per le resistenze alia compressione dollc sottocilate materie solide i dati somminislrati da Navier , mi risulta cbc se Panzidelta torre fosse di ferro fuso della piii consislcntc qualita, essa si potrebbe soslenere sino all' altezza di 9 '/a niiglia italiane (17710 metri) e non piu. Sc fosse di porfido, che e una delle pietre piu resistcnti, Io potrebbe (4) Si >egga la No(a \. DELIA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 165 sino a sole 5 miglia (9080 metri); sc di fcrro malleabilo, sino a sole 3 miglia (5135 niftii); sc di granito, a nicno di 2 miglia (2952 moiri); inline se fosse di niarino statuario, non poticbbe sussisterc in piedi oltre all" iillczza di *- di niiglio (1227 metri). E a quel niodo clic la imaginala lone si dovrebbe sfa- sciarc solto il suo peso, cosi dovrebbe fare anche la corleccia solida terrestre, quando fosse separata, come dissi poc'anzi, per un piccolo tratto da! sotto- posto nueleo licpiido; dovrebbe cioe schiacciarsi conlro se stessa nei piano anulare di giunzione dellc due meta imaginate e sfuggirne parte all" infuori e parte air indenlro, e ci6 scnza trovar contrasto prima di arrivarc dalla banda interna a contalto del delto nucico liquido; al quale punto, sorgendo da parte di csso liquido una resistcnza, e questa crescendo col condcnsamcnto del liquldo stesso , verrebbcro le due mezze croste a trovare una reazione, bastcvolc dopo qualcbe altro piccolo ravvicinamento, a trattencrc Tulteriore movimcnto dell'una verso I'allra. E siccomc una tale pressionc deila crosla contro sc stessa non si dovrebbe ninnifcslare soltanto lungo I'equatore, ma anche in qualsivoglia altro luogo, giacche il dimezzamento sarebbesi potuto imaginare secondo qualsi- voglia aitra linea , cosi qucsto sfasciamcnto dovrebbe avvenire in ogni altro di lei punto; tutta cioe essa crosta dovrebbe crescere di grossczza c rcstrin- gcrsi internamente, fino a che non fosse giunla a toccare il sottoposto liquido. c a comprimer questo c a condensarlo alquanto , e inline su esso a riposare. I quali risuitamcnti in altro modo espressi danno altres'i che essa crosta, se fosse di fcrro non polrcbbe sostencrsi che per — del proprio peso; csscndo di porfido, per un solo — ; essendo di ferro dolce, per ^^; di granito, per ~: di niarmo, per j-^. Ossia ritenendonc di 60000 metri la grossczza, non si potrcbbe essa reggcre da se che per una porzionc grossa 333 metri, quando clia fosse di fcrro fuso; per una grossa 171 metri, se fosse di porlido. per una di 97 metri, se di ferro dolce; per una di 56 metri, essendo di granito; per una di 23 soli metri, essendo di marmo. Perocche imaginando isolate cotali porzioni di cro- sta, c prese in esse delle calotte del diamctro di otto o dieci miglia, c consi- derando qucstc come sottili volte, si vede agevolmcntc, che ad onta dcila pic- colezza del loro peso, polrebbero esse nulladimeno , in grazia del grandissimo raggio di curvatura, escrcitare tutto airinlorno una si immensa spinta lateralc. che anche ripartita su tutla la grossczza della crosta rechercbbe questa al pc- ricolo di sfasciarsi. Richiamiamoci al pcnsiero una ordinaria cupola sfcrica di qualchc edificio; quando essa sia diun raggio grandissimo, presanc una calolta cenlrale di poca ampiezza e di piccolo peso , escrcitcra questa sempre uno sforzo immanc sugli appoggi latcrali che la sostengono. 3. Sugli anzidelti risuitamcnti numcrici si puo, il concedo, aver qualcbe 160 Sl'LLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' dubbio, atlcse Ic incerlezze dei dali spcrimenlali .a cui si appoggiano. E am- metto per possibilissimo chc facendo delle sperienzc in graiule si possano ol- tcner miniori aliiuanto inaggiori. Ma dalle cinque o anclie dalle nove iniglia alle niille c sotlecento e grande la dislanza; c la conclusione del non potcre la crosta della terra sostonersi da se anclie essendo d' un sol pczzo, t lonta- nissima dal solTrir dubbio. Cbc anzi, sc vorrcmo considerare le cose nel vero stato in cui sono. cioe badare alle molle cause che rendono imperfetta la so- lidilu di cssa crosta, avrcnio dclle riduzioni a fare di ben pii'i grande enlit;\, altc non solo a conipensare la poc' anzi indicata incertezza, ma ad impiccolire, d'assai i numeri otienuti. Infatti una parte notabilc della materia appartoncnte a cotale crosta consisle in arene c gliiaje e allrc malerie incoerenli , formanti i terreni d' alluvione , ed c pocbissimo atta a resistere alia pressione trasver- sale ( non considero le aequo , perche i 60000 metri dati dalla degradazione delle temperature dovrebbero coniinciarc dalla superficie solida al fondo di esse acque). Una parte, cpiantunque fatta di grandi masse, dotale per se stesse di molta coesione, ba pero fra queste delle estcsissime fcssure, manifestantisi ad ogni passo nelle fdtrazioni d'acqua chc molcstano le minicre; c tali fessure sono disposle perlo piii obbliquamente, in niodo poco opportuno per poler esse masse punlellarsi forlemcntc a vicenda. Moltissime poi delle niateric componenti la crosta suddetta , sono, sia per la natura loro , sia anchc per I'umidita che continuamente le imbeve(i), di lunga mano men consistenli del porfido e del granito, alio stato in cui questi venncro cimentati. Moltc altrcsi chc si mostrano assai resistenli a uno sforzo di poca durata , il sono assai meno ad uno che duri secoli e secoli. E quelle che si trovano a grandissima profondita , in vi- cinanza del nucleo fuso, partecipando anch' esse della elevata temperatura di questo, debbono per cio solo averc poca consistcnza. Vorrei altresi credere che i tcrremoti, i quali scuotono frcqucntissimamcnte qua e la la terra, e ne smuo- vono le parti solide, tendano a diminuire, quando esista, lo stato di vicende- vole contrasto; mi parrebbe cio6 che questi commovimenti, rompendo, agi- tando, c facendo scorrcre i pezzi 1' uno suH' altro, o a lianco V uno dell' altro, debbano avvicinarli alle posizioni in cui manca la compressione trasversale di cui parliamo. Talche io credo di poter conchiudcre che la parte di crosta chc puo elTeltivamcntc rimanere a lungo sostcnuta per propria consistcnza, e senza gravitare sulla soltoposta materia fluida, sia per molti doppii minora di quanto risulta dal sovracsposlo calcolo. Pero sulla vera quantita cosi sosteni- (1) Veggansene diverse cilazioni nolle Iliarclic sul moto molecolare dci solidi de\ conie Do- uenicu Paoli, a pag. 1C3, Tirenze, 1840. DELLA CUOSTA SOLIDA TERRESTRE. 167 bile, io veggo per ora una grande inccilezza, tanto per la variela de' risulta- mcnli dollo sppiicn/.e faltpsi sii ciasouna delle div(M'.sc maltMie solidc cimeii- tatcsi , quaiito per rignoraiiza in ciii noi sianio inlorno alia vera natuia , o alio slato mcccanico e fisico dellc varie parli di un siffallo inviluppo solido. Questo, per quanio noi sappiamo , polrcbbc csscr capacc di sostcncrsi da se per soil poclii lentinu'lri d' altozza , c polrebbc csserio per dicei o quindiei nictri. Consistenza niaggiorc non la oscrci ammetlere. 4. Passcro ora a mostrarc rimpossibililii di un' allra opposta opinione, cioe di quolla che in luogo di supporre la crosta soslcnuta a modo di voila, ainmet- tessc air inconiro clic quesla, o per suo rcslringimcnio o per gonliamenio della niassa raccliiusa (come avverrebbc ncl caso ciic la materia fusa lerresire so- lidificandosi si dilatasse al modo dell'acqua), ammettesse, dico, che quesla crosta possa stringerc il liquido da essa abbracciato, ed obbligarlo a innalzarsi ncllc bocclic apcrtc a un'altezza assai niaggiorc di quclla ricliiesla dal peso della crosta stessa, c anzi forzarlo di tanto in tanto a uscir fuori, dando cosi ori- gine alle enizioui vulcanichc. La quale opinione fu gia proposla dal celebre geologo Cordier, considerando il continuo reslringersi della crosta pel di lei lento rulTreddarsi (1). Avcndo fatlo anchc su cio alcuni calcoli , ho trovalo cbc troppo debolc h la tenacita d' essa crosta per arrivare a questo; c che prima di poter alzarsi la lava per poclii metri al di la dell' altezza voluta dal peso della crosta medesima, dovrchbe quest' ultima rompersi, ad onla di tutta la sua grossezza. Ecco in breve F andamcnlo di cotali calcoli (2). Per assicurare anche quesla conclusione in un modo piii cerlo, suppongo qui pure il caso piii vantaggioso alia cocsione, cioe che la crosta terrestre sia senza screpolature od allro difetto di continuila, ma tutta d'un pezzo, c questo di una mollo lenacc qualita di pictra, e di una forma regolarissima, cioe di quella d' un inviluppo compreso fra due superficie sferiche concentriche. Per coniodo i)oi del calcolo, nel quale c inutile tener conto delle minute par- ticolarita, suppongo che nianchi il moto rotatorio della terra e ogni altra causa che rcnda men regolare la intensitii e la direzione della gravila. E suppongo che da un foro cilindrico verticale aperto attraverso a tutta la grossezza della crosta e accompagnato su|)criornientc da un tubo pur cilindrico sufficien- temcnte alto, venga inlrodotla altra materia fusa della stessa qualita di quclla esislenle nell' interno della terra. Dopo ci6 e dopo aspetlalo che il terrestre fiveslimento , come corpo eslensibile ed elastico , abbia fmito di distcndersi . (0 Adi deU'Accadeuiia liellc Scicnzc di Parigi pel 1824, pag. 84(5 e scg. (2) Si vcggano per dislcso nella iNola 11. 168 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' distinguo iiolla totalc materia fusa tre parti, cioii: una interna, riempiente la lapacila sforica, cquilibrata con si stessa e senza azione sulla crosta; una se- conda oonlcmila ni'Ila cavita cilindrica , e faccntc cquilibrio col peso della crosta stessa; e una torza, collocata al di sopra della seconda, c la quale col sue peso, trasmesso dalle altrc due Dno alia interna superCcic della detta crosta, tenda a distendere quest' ultima, e quando il possa , a faria ronipere. Naturalmente V altezza ncccssaria a questa terza porzione di liquido per ca- gionarc una lale rottura, e diversa secondo la qualit;\ della materia di die 6 fatta la crosta. Perd) con inia sorpresa ho Irovato bastar sempre a ci6 un' altezza piccolissima. Per esempio, alia pietra caleare di Portland, che e pur una delle pietre piii sode e lenaci che si abbiano, potendo sostencre per distcnsione oltre a 60 chilogrammi per ogni centimetro quadrato di sezione trasvcrsale (1), io trove bastante un' altezza di 4 '/a metri. Ben s' intende che per questa pres- sione la crosta si distenderebbe e d'assai (2), e che i metri 4 '/a bisognerebbe, come abbiam premesso , valutarli dopo riempiuto tutto 1' accrescimento di ca- pacita. Diminuira la sorpresa che dee al certo recare un si piccolo risultamento , se consulteremo le dollrine sulla grossezza ncccssaria alle pareti delle caldaje a vapore, per potcr rcsistere alia forza espansiva che tcnde afarle rompcrc. Noi troviamo infatti che una caldaja sferica fatta di buon ferro laminato, afOne di resistere a una tensione che superi la esterna pressione dell' aria per un' at- mosfcra c un nono (pari prossimamente a quella di una colonna di lava alta 4 '/a metri, e densa 2,55 volte I'acqua), dovrebbe avere la grossezza di p di millimelro. Converrebbe al certo farla assai piu grossa, per viverne sicuri; ma per porla in istato di resistere appena, mentre il metallo c in ottime con- dizioni, basterebbe questa grossezza. Se si potesse costruirne una di pietra di Portland della stessa grandezza, e che dovesse resistere a una medesima ten- sione, si dovrebbe farla 66 volte pill grossa, essendo essa pietra 66 volte meno tenacc del ferro; bisognerebbe cioe darle una grossezza di millimetri 4,7, ossia di — del diametro. E se colla stessa pietra noi facessimo un'altra caldaja di mag- gior diametro, c che dovesse sostencre la medesima tensione, e noto ai mec- canici che le si dovrebbe dare una grossezza che fosse piu grande nella stessa proporzione. Per esempio , pel diametro di 2 metri le bisognerebbe la gros- sezza di millimetri 9,4, cioc sempre di — del diametro. E se le potessimo dare (1) Tredgold citato da Navier nel suo Resume des Lecom donnees a I'Ecole des Ponti et ChausseeSj etc. Bnixcllcs, 1839, pag. 15. (2) Si vegga la ISola IlL BELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 169 un diamclro di 12 700000 mctri , qual c qucUo della terra, la si dovrebbe loner grossa almeuo 60000 mclri; altrimcnll quella piccola lensionc bastcrebbe a farla roniperc (I). 11 sin qui dclto vale pel caso che 1' inviluppo Icrrcstre sia d' un unico pczzo c d'un' ollima qualitiX di pictra. Se noi veniamo al caso reale della natura c tc- niani eoiito di tutle Ic iinpcrfezioni elie vi lianiio nella cocsione di esso inviluppo, sia per Ic |)arti di queslo cosliluite da piceoli pezzi incoerenli, sia per V alta sua temperatura ne' punti piu interni, sia per la natura meno lenace di molte por- zioni della sua materia, specialmente conlro forze lungamenlc continuate ; e sia da ultimo per Ic infinite serepolalure, Ic quali, in compenso di qualcuna che forse si raggiusli, vcngono continuamenle rinnovale e accrcsciutc dai terre- nioti, e sono d' assai maggiore nocumento alia tenacity della quale stiamo ora occupandoci, di quelle die il possano esscre alia facolta del potersi la crosta reggerc da sc; se, dieo, noi consideriamo lutto questo , sarcmo agcvolraente indotti a concliiudcrc , die a produrrc la rottura per divulsione bastcrcbbero alia massa fusa interna pochi cenlimctri d'altezza al di la di quanto occorre a equilibrare il peso della crosta. Di qui possiamo gia cavare 1' utile corollario della tolale insufficienza della mcnzionata ipotesi di Cordier per dar ragione delle eruzioni vulcaniche. Per- ciocchc , lasciando anche da bauda la giustissima obbiezione da altri fatta, die tulll i vulcani dovrebbero presenlare eruzioni contemporanee e indefi- cienti, abbiamo la diflicolta capitalissima, die non si potrcbbe avere in nes- sun modo una forza bastevole all' innalzamento delle lave, non potendo otte- ncrsi ncl piu favorevole caso che un innalzamento di ben pochi metri. 5. Da quanto abbiamo teste dimostralo, e da quanto avevam concluso pre- cedenlemcnte, noi possiamo tcner jicr certo die la crosta solida terrestre, per quanto sia grande la sua grossczza, e per quanto cUa sia consistente ri- spctlo alle forze di cui T uomo puo disporrc, e pcr6 debolissima considerata in riguardo al reggersi su se stessa e al rcsistere alle forze distraenti. E dessa forniata di varii pezzi contigui, di iimilata solidilii e imperfcllamente coUegali r uno coir altro, gravitanti alia guisa d' una stofTa o d' una mollc pasta sul nudeo liquido sottoposto, senza che possano ne sensibilmenle puntdlarsi a vicenda, ne rcsistere a una anche piccola forza divellcnte. Tocca pero ad allrc considerazioni lo stabilire quale dei due stati abbia elTellivamenle luogo in natura; se piuttoslo vi sia nella corteccia terrestre un qualche sostentanicnto (I) Vedi la Nota IV. rol. III. 170 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' vicendovolc di parti, o piuttosto un leggiero sliraincnto. I prcscnli calcoli di- iiiostiaiio solauiiMilc clie tjuplla dellc due azioni elie realmcute ha luogo, (• per neeessilii debolissinia; cioe , elie a poclii inetii d'allezza puo airivare la parte di crosta sosteiientesi da se, se mai lia luogo un sostentamento; e clic a pochi centimctri d' altezza prcnienle all' inlerno pud equivalcrc la lorza siiranle. lU'l i^aso che la terrestre erosla sia in vecc in uno stalo di distensione. Qucsta conclusione pen"), anclie quale ora ella e, e gia assai importante. eoine si vedra, io spero, fra poeo. DELL\ CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 171 NOTE ALLA PARTE I. Nola I alia pag. 164. Sulla resistenza della crosla terrestre alia compressione. 1 . Iinaginiamo divisa la crosla terrestre in due iiguali parti per mezzo di un piano pas- sanle per 1' cqiialorc. E ronccinamo clie la parte liciiiida (•oiilcnulavi si reslringa alquanlu c si slacchi dal contatto con cssa crosla. Siccorac le diverse parii di quesla scgiiileranno ad cssere atlratle come prima verso ii centro del gloho, cosi le due niela iuiaginalc si ver- ranno a comprimere I'una conlro I'allra nclla comune lore giunzione con una forza la quale noi ci proveremo a dclcnuinare. Perclii il calcolo non venga imbarazzalo dalla mutabllita della Cgura, supporremo per un niomenlo die una tale crosla sia robusla a segno da polersi pienamenle soslenere da se. Calco- lala la compressione clic in (piesto supposlo avrehljc luogo fra le due parli, se noi la Iroveremo maggiore della resistenza cbe essa crosla nel suo slalo nalurale polrcbbe presenlare, noi avremo ollenulo r inlcnlo noslro , il quale e di assicurarci cbe, rilolla quella grandc robustezza suppo- slasi, e lasciala quella sola cbe lale crosla rcalmente possiede, non poIrA qiiesl'ullima rcggersi da s6 e si dovra sfasciare. Per facililu maggiore poi dei calcoli, dai quali ci basla d' oltenere dei risullamenli approssimalivi , noi supporremo eolale crosla d' una densila uniforme c ter- minata all' eslerno e all' interno da due superficie sferiche concentricbe, considerando il globo non gia come appiatlito ai poli c con una sui)crficie sparsa d' infinite ineguaglianze, ma bensi come perfellamenle sferico; ne avremo riguardo alia variazione della gravila pel cangiare di laliludinc, ma sollanlo a quella chc ba luogo collo scendere a maggiori profondila. ji< Cio supposlo, rappresenli ABGDEFA uno spaccato della niezza crosla sellenlrio- nale,di cui sia FG la grossczza, FGC I'asse, .\FE e BGD le intersccazioni dal- le superficie eslerna ed interna col piano dello spaccalo. E cbiamiamo U il raggio CF dell' eslerna superficie deH'inleia crosla: il quale, quando ridur- reuw) la (jueslione ai nunicri. noi porremo= A mMB C D**P E mclri O 370384 , che e il raggio di quella sfera die equivalc in volume alia vera irregolare (igura della terra (1); /^C-- n ^ \^ fMj ^^"^ (l) II rapgio massinio della clissoidc ill rolazioiic a cui niagginimcnle si approssinia la ligura della niMsa Icrrcsire csistcnic sollo il livcllo del mare (iluniboldl, /iosnios, T. I, pag. . COS. o> . dx . do, (i ^ K" dx + K" dfA , essendo K"dx , K"'dM due quanlila analoglie alle Kdx , A'Vfw ; ossia da [3] i!!£l I i^ -1- (A — 5) R^ I scu. r,, . COS. 0) . dx . dm ( i H- K"dx + A"V/« j • 3. Da cio si ha che la lolalc forza con ciii la mezza crosta settenlrionale della Terra sara soUeritata parallelamente all' asse FC nel verso da F verso C , per 1' attrazione su essa esercitata dall' altra mezza crosta e dal liquido racchiuso fra entrambe , sara data da ^yii.y:"(¥-«---)-) sen. 0) . cos. to ; ossia , cseguita T integrazione rispetto a u , da ¥/£•„(¥-<-*-) ^^ ossia , eseguila anclie 1' integrazione rispetto a jc , e fatle alcuiie riduzioni , da C con forza affatto ugualc sara spinia in dirczionc conlraria la mezza crosta mcridiunalc DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 17« per la sua uttrazionc verso quclla scttcnlriunale c verso il nucleo liquido. Ossia sara la quan- lila ft I la forza colla quale le due niez/.c crosie saranno sollccilatc I' una verso I'allra dalla vic'oudevolo alliazionc loro e da <|iiella del nucleo conlcnulo. ft. luiapiniaiud ora presa in ui;j csteslssiuia superficie plana un' area aiuilare uguale alia eonuuie giinizione delle due niezze croste , e su essa area eretta una torre della den- sila (i , la quale abbia tutte le moleeolc solleeitate perpendicolaruienle contro la sua base da una forza della grandezza g c clie sia di una tale altczza rlic il peso di essa torre uguagli la forza espressa dalla formola [4] . Quale sari la // '! E facile il trovare , co' dati teste espressi , die il peso di una siffatta torre fc Avrenio quindi , per detcrminare la // , 1' equazione \ ( 3 4" j ' da cui A' / «2 \ Hhi! -L. Wi rf A (2 ^=--^l^^^-;^'^'^+''^^^-p'i' ossia eseguendo in parte la divisione indicata , c tralasciando 1' ultimo tcrmine, il quale, co'valori assegnati a /f , /i, A, J, riesce uiinore di un quinto di n)elro , sarik scnsibilmcntc [61 c facendo »ara altres'i ^=7 + 4V-i) + ^1'-^a) ^ R z= 6 370384'°"" , h = 6o ooo"'"" , f;] ^=3i85i92 +i5ooo(t -^) + 70,6 ( i-l- ^| . Poncndo ora 0 nz a, 5 , c richianiando essere A rz: 5,6^ , sara H ■zz 3 1 85 1 92 — i5ooo . o,323 + 7o,6X';44 ^=^ 3 i8o449 • 176 SCLLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' E facendo $ ossia, poncndo i?:^637o384 . A = 60000 , A i^ 5,67 , (JzzBjO , come „ , 60000. Q 565,1.3 565, 1. 3. A 6 370384 — 60000 + 1 88,4 : 6 370334 — -^ H -^ FTT — 7p- : ' ' 2.5,67 ^)"7 5,67 . 4 fi ossia , esegucndo i ealcoli numerici , : : 6310572,4 : 6 37o384 — 47619-I-299 — 0,7 , : : 6810572,4 : 6 323o63 , 1 5o5 Se , lasciando gli altri numeri, noi facciamo <^ = 2,5 , abbiamo le due quantita sud- dette in ragione di 6 3 10572,4 : 6370884 — 39682,5 + 249,2 — 0,6 , ossia : : 6810572,4 : 6880950 , I 3 10 Le quali differenze — 7 , e r— sono dello stesso ordine dalle variazioni che soilre la • 5o5 ' 3io gravita passando dalle latitudini raedie aU'equalore o ai poli, variazioni che nei grossolani ealcoli di questa ISota noi abbiamo creduto di trasciirare. Ci serviremo del risullamento [8] teste trovato nella Nola seguenle. Nota II alia pag. 167. Sulla resistenza della crosta terrestre alia distensione. I . Supponiamo ancora come precedentemente che la crosta solida della Terra sia divisa in due calotte cniisferiche per mezzo di un piano passantc per I'equatore. Quale sari la forza tcndentc a divellcrc queste calotte I'una daU'alli'a, quando nella cavita cilindrica menzionata ncl testo al §.4, il liquido oltrcpassi per una quantita data Taltczza bisognevole a equili- brare il peso di essa crosta ? E sino a (jual punto potri arrivare questa differenza d' allezza prima che la crosta si venga a roinpcre ? DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 183 Chianiiaiuo ancora conic poc' anzi y? , /» , J il raggio cstcrno dclla crosta , la grossczza di cssa e la sua deasiti, rispet- livamcntc ; e cliiainiuiuu altrcsi S' la dcnsila dclla materia liquida contcnuta , 0 r altczza ncccssaria a (jucst' ultima per cquilibrare il peso dclla crosia , 0 ' r allezza dclla materia liquida stessa al di sopra del livello d'cquilibrio colla crosta mcdcsima. E sujjposto clie una lamina qtiadrata, fatta dclla materia della crosia, sia stirata ugualmentc per lungo c per largo, cioc per lungo con due uguali opposle forze , applicate e uniformemcnte distribuitc ai due lembi che terminano la lungliczza , c per largo con due opposte forzc uguali allc preccdenti , applicate pur esse uniformementc ai due lembi che tcrminanu la largliczza, cliiamiamo k il numcro dc' chilograinmi clic essa lamina arriva a soslenerc prima di rompersi pel delto stiramcnio, corrispondcntemenic ad ogni ccntimetro quadralo di sezione, si nel- r uno che nell' allro verso. Siccome la porzione di liquido contcnuta nella cavitA cilindrica sino all' altezza 0 , mediante la prcssione fatta esercitare suUa interna superlicie della crosta, licne compiutamcnie equilibrato il peso di quesl'ullima, cosi io Iralascero dapprincipio di considerarc tanto un sifTatto peso quanto la prcssione che lo equilibra. Ni; allro io considerer6 che relTetto dcll'altro licjuido esislcnte nclla stessa cavita cilindrica, dail'altezza 5 alia 5+5', cioc per 1' allezza 0'. II quale effetlo consistc nel far arrivare alia superlicie interna suddetta , in aggiunia alia gia delta prcssione dipcndcnte dair altezza 5, un' altra prcssione dovuta all' altezza 0' del liquido medcsirao, prcssione che vi arriva inaltcrata ossia senza soffrire veruna dirainuzione da parte dell' altra niassa liquida attravcrso a cui si trasmette, giacchfe il liquido di cui par- liamo lo rcputiamo perfclto. Per determinare dunque in numeri quesia prcssione , riQctto che se la materia premente fosse acqua e avesse 1' altezza di un metro , a ogni metro qua- drato dclla interna supcrficie corrisponderebbe una prcssione di chilogramrai 1000; essendo invece 0' I' altezza e d' la densili , converra moltiplicare una tale quantila per 0' o' -^ il che dara chilogrammi [ij 1000. rr.' . Sia ora ciascuna delle forzc parziali che operano dipendenteraente dalla [i] sulle varie piccolo porzioni dell' interna superlicie della caloKa o mezza crosia sellcntrionalc, decom- posta in due, I'una p. rpendicolarc allassc terrcstre c 1' altra parallela al niedesimo. Le di- verse couqioncriti perpendicolari si elidcranno fra di loro, sincho le parti ond' e composta ciascuna separata calotta rimarranno insicmc coUegate, cosa di cui noi possiamo stare sicuri, lino a tanto die si tcrranno unite I'una all' altra anche le due calotte nicdcsime; e allora tali componenii potranno da noi essere trascurate. In vecc ciascuna delle coniponenli parallele sara ugualo aU'cffeilo die produrrebbe una forza premente della intensita [IJ, operaiido sopra la projezione che la corrispondente porzioncclla di supcrficie interna gelta sul piano deir cquatore. E la somma o la risultantc di lulte queste eonqionenti parallele sara ugualc all'dTello di una prcssione di sifTatla intensita c operante sulla intcra projezione dclla dctta superlicie interna, fiot: operante su di un cerchio di raggio {Jl — /i) ; vale a dire la sommu di queste oomponenti sara uguale a chilogrammi faj 1000 . i'O' .z{R — lif. 184 SliLLA COISSISTENZA E SULLA DENSITA' Tale stkrk dunque la totale forza con ciii la niczza crosta seltenlrionale , dopo che ne sari cqiiilibrato il peso, verra soUecilala dalla prcssionc del liquido conlenuto nclla cavili cilin- drioa conispondenlciueiilc airallc/.za 6', ad alloiilanarsi dalla mczza crosla lucridiunalc. Alia qiial forza sarA altresl ugiiale quella clie tcnde ad allonlanare la mczza crosta meridio- nalc dalla sctlentrionale. Ossia san'i questa la forza die tcnde a divellcre le due raezze crosto Tuna daH'allra. Cen'liiamo ora la forza che sarebbc ncccssaria a separarc effetlivainenle per dividsione cotali due luezzc croste, ammettendo, per ora, che altro non s'abbia a vincere che la loro tenacita. L' area dcllo spazio anulare di giunzionc di esse mezze croste , espressa in mctri quadrati, e ossia E ciascun metro quadrato di quest' area ha una tenacita di chilogrammi 1 0000 . k . Quindi la totale resistenza che possono presenlarc le due mezze croste aU'essere divulse, nel detto supposto che non s'abbia a vincere che la tenacita, sara di chilogrammi [3J T:h{'iR — /i) . loooo . A- . Uguagliando questa quantila alia [2], awemo iin' cquazione da cui si potri trovare I'al- tezza 6' del liquido atta a produrre una tale divulsione; c sara T.h{%R ~—li) \ooook^z. 1000 (/'S' .■k{R — /i)^ , da cui ^,_io.h.h(iR^h) W ^- d-.(fi-hf ■ Ponendo , come abbiamo gi^ fatto, i?=:6 37o384 , h z^ 60000 , e altresi lo slesso come se essi tronchi fossero altrettante separate masse liquide , o anche, il che non k guari diverse, come se 1' aggregate dci tronchi mcdesimi fosse ridolto a una imica massa liquida. E applicando ci6 alia intera mezza crosta settentrionale , noi possiamo linalniente conchidere che la pressionc cffcltiva da essa csercitata sul li<|uido inchiuso diffe- risce pochissinio da quclla ch' ella csercilerebbe sc fosse liquida. Talclii; questo rassomiglia- inento a una crosta liquida , da noi adotlafo per seinpliciti di calcolo , non ci mena sensi- bilmente lungi dal vero. Animcttendo adunque un tale supposto, c rilenula, come dissi, costanle 1' intensita dclla gravita in lutta la grossczza della crosta , lo varie prcssioni par- ziali sul liquido rinchiuso avrebbero tutte per misura la quanlita ghi) nioltiplicata per le porzioncelle di superficie sulle quali esse opcrano. E dccomponendo ciascuna di qucste prcssioni in due, 1' una parallcla all' asse c I'allra pcrpendicolarc, e tenendo conto delle sole couiponcnti parallele, la lore soinma ugnaglierebbe , a simiglianza di ci6 che s' e detto poc.'anzi, il prodolto di 'jSli per la projezione dell' intera superlicie emisferica sul liiano equatoriale, ossia per la quanlita Tr(/f — h)'^ :, cosicche una tale somma vcrrebbe data da [8] 7:gSh{R — hf . E qnesto sara il valore della prima parte che noi cerchiamo. L'allra parte, cioi; la pressionc csercilata dalla mezza crosta scltenlrionalc contro la lucridionale, sarii data dalla differcnza fra Ic quanlita [7] cd [8] , cioe da \9] ,rg^A»J7f-^AJ. ossia da DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 187 E sc volcssinio I' aUczza H di uno strato della materia della crosta , la base del quale iiguagliassc lo spazio anularc di giunzione , e il cui peso fosse del valore [9] , si avrebbe per delerminare // la equazione dondc H-H ^ V ""o.V' i{iR — h)}'' ■i{7.R — h)l c coi niimeri precedentemenle asscgnati ad R e ad /( , [lo] J7— 3oooo ( I — — -j =:29956"""" . Tali sono adunquc Ic due azioni clie la muzza crosta sellentrionale csercila sulia super- ficie emisfcrica del liqiiido inlernamenlc conteniilo c sulla base anulare dell'allra niezza crosta , nelle quali azioni si risolve la forza [7] nascente dall' atlrazione cbc le moleeole di essa mezza crosla seltciitrionalc soflruiio dall' allra materia terrestre. Air incontro la lucdesima mezza crosta sctlcntrionale (scmpre neH'ipotesi clie denlro la cavit<\ cilindrica supposia nel testo al § 4 c meiizionata al principio di questa nota , non arrivi il liquido che all'altezza 0 di cqiiilihrio) soffre due esterne azioni conlrarie ed uguali alle gi;i dctte, atte fra tutte e due ad equilibrare la forza [7]. Soffre cioe in primo luogo dal liquido internamente contenuto una pressione il cui effotlo tolale, diretto dal polo an- (artico verso I'artico, e misurato da fn] ^{R-hf$'Og. E siccomc le parti elemcntari di questa pressione , esercitatc sulle \arie piccole porzioni della inferior supcrlicie della considerata mezza crosta si vogliono atte in adequalo a soste- nere i pesi dei diversi tronclil di piramide superiormente contemplati, a sostenere cioe le pressioni die cssi Ironclii esercitercbbcro sulle lor basi csscndo liquidi, dcllc quali pressioni la risultanle c sensibiliiiente data dalla [8]; cosi a questa risullante [»] de\e cssere uguale la risullante (11) dellc dctte pressioni elementarl esercilate di sotto in su dal detio liquido rinchiuso. II che e imnicdiatamentc ottenuto quando la 5 sia tale che si avvcri la proporzione ^ : ^'i: 0: h . In secondo luogo. ncUa giunzione anulare abbiamo una pressione csercitata dalla mezza crosta meridionale contro quella seltentrionale , precisamente uguale alia [9]. E cosi la mezza crosta settenlrionale, fra la interna forza [7] che la sollecila verso il polo anlartico, e le esterne che la spingono verso il polo artico , si trova in perfetto equilibrio. Peri), dira alcuno, non e egli assurdo che una dclle mezze crosle, p. e. la settenlrionale, si comprima contro I'altra colla forza [9J , nel mentre che la si dice internamente sostcnuta dal li(|ui(lo sottoposlo? Svanisce I' assurdo se si rifletla che anche quando la intera crosta fosse liquida , 1' una delle sue meli , sebbene interamente sostcnuta dal liquido contenuto al 188 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' di deniro, non mancherebbe di premerc 1' allra iiieta. Nasce questa pressione in ambi i casi dal preinersi a vioeiula liiltc lo molecolc in consognenza del loro peso, non solo in dircziono verticale uia anclie in trasversale, e tanio pii'i foitenienle quanto pii'i si trovano al di sotto della eslerna superlicie. E dalla somiua dclle pressioni esercilalo nclla giunzione anularc, in direzione pcrpcndicolare a ipicsta , nascc ia pressione [91 fra le due niczzc orostc. 3. Ma clie avverra ((uando nclla cavil;! ciliiulrica si aggiunga allra materia fluida, in guisa che questa arrivi fra lulla all' allezza {0-\-6')! Nella superlicie concava della raezza crosta seltcntrionale opereri allora, spingcndo verso il polo arlico, la pressione n(R-hfo^-(0 + 0')g , superantc la [8] per una dilTerenza [la] ■K{R — hf.§'i'g . La quale [12] sarA una forza che tenderA ad allontanare I'una dall'aUra le due mezze crosle, ciascuna delle qnali , prima dcU'aggiunla del nuovo fluido, si trovava in cquilibrio. Ora qui si presenta una queslione. Per dislaccare quesle due mezze croste sari egli baslanle che la forza [19] vinca la coesione che ha luogo fra le medesime nella conume giunzione? Per esenipio , snpponendo clie la inlcra crosla sia di pielra di Portland, liastcra cgli clic la [12J possa portare un prisma di tale pietrn avente per base il nienzionato spazio anulare e un'al- tezza di 248 nielri, corrispondenli alia densita 2,428 (1) e al peso di chil. 60,2 per ogni centimctro quadrate , nel supposto che a queslo peso sia uguale la k per una sifTatta pietra? Oppure dovra cssa forza [12] superare oltre a cio la forza [9] che e quella con cni le due mezze croste si trovavano prima premute Tuna coniro I'allra? Vale a dire dovra in tulto la [12] essere capace di soUevare uno strato jirismatico dcU'altezza di 248 metri + // ? Ecco quello che in siifatta questione pare a me di poter dire. Se , per una ipotesi impossibile nel caso nostro ad avverarsi, quando la crosta solida e ancora in cquilibrio col liquido rinchiuso non avcssero luogo nolle molecolc di essa die delle pressioni trasversali o parallcle alia superCcie, uniformemente intense per una stessa molecola in lutle le direzioni loro, e aventi tali grandezze che quelle opcranti nel piano dell'equatore pcrpendicolarmenle al piano stesso, avessero per complessivo effetlo la forza [9J , comprimentc I'una contro I'altra le due mezze croste da quel piano divisc; in tale caso, sopravvenuta la forza [12] , oltre al dover essa vinccre la coesione fra cotali mezze crosle, dovrebbe ella altresi, per otienere la separazione di queste, superare la delta forza [9] . Ma nel fatto le molecole della crosla , nel detto supposto dell' cquilibrio fra il peso di questa e la pressione del liquido rinchiuso, si trovano prcnmte in tulti i versi , e in modo specialissinio anclie nella direzione dei raggi condotti al centro terrestrc. Per conseguenza, allorquando la sopraggiuuta nuova forza [12] tcnde ad allontanare I'una dal- l'aUra le due mezze croste e a vinccre ad un tempo e la tcnacita die le tienc legale, e la forza [9] che le prcnie 1' una coniro 1' allra , viene essa forza [12] ajutata possenlemente dalle detle pressioni parallele ai raggi, le (juali, mentre ravvicinano le molecolc nella dire- zione verlicale , tendono ad allonlanaric e a disunirle in quella orizzontale; ne fa punto bisogno ad essa [12] di superare in grandezza la [9] con aggiunla la tenacity. Ladiflicolta perd sta nell' assegnare 1' effetlo preeiso delle detle pressioni parallele ai raggi. (i) Navier, Retume, etc., pag. «. DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 189 La prcsentc qucstionc 6 simile a qucila di una lamina soliila, dclla forma^ p. e., di un basso prisma rctlo a basi (piadratc, collocala deniro un (luido forlcinenle comprcsso, e slirata per lungo c per largo con forze uguali lentissimanicnle cresrenli. Le forze distendenii sareb- bero conlrastalc anclie in qucslo ease dalla coesione e dalle prcssioni operand sui lembi, c ajutatc invcce dalla pressionc sccondo la grossezza. Ora <|ualc rcsistcnza potrcbbesi aspcttare in una sifTatta lamina? Non conosccndo falti che abilitino a una sicura risposia, la mia opi- nionc sarebbe qnesta. Se si IraKasse d'una materia niollo o nialleabile, cio6 alta a cangiare stabilmcntc di figura per le forze eslernc prima di venire a una tolale separazione dclle parli, io croderei cbe la resistenza alia doppia Icnta trazione nel fluido compresso non dovrcbbe differire gran fallo dalla tunaciti clic il oorpo polrelibe prescniare nel vuolo o nell'aria co- mune venendo lentamente stirato sccondo due direzioni ortogonali (Nel che c da aver presente che ad una trazione Icnta i corpi malleabili pajono assai uieno resislenli che ad una trazione istantanea; p. c. il lilo di ferro non ricolto, assoggotlalo ad una trazione conlinuala per piii anni, va, sccondo I'ingegnerc Vicat (1), gradalamcnie allungandosi pel solo lerzo di (juella forza a cui esso puA resistcre islanlaneamentc; e il fonomcno sarebbe senza dubbio ancor pill appariscenle in un lilo ricotto). At pii'i dubilcrci die la compressione potessc produrre un aumento di resistenza dello stcsso ordinc deU'aumcnlo delta density ; dubiterei, p. cs., di un aumento di qualche millcsimo nella resistenza. quando per la compressione si aumenlasse similmente di qualche millcsimo la (lcnsil;i. Traltandosi invcce di matcrio fragili, le quali stiratc nel vuolo o nellaria comune si rompono per repenlina separazione di parti, senza prima soffiire un cangiamcnto di figura oltre i limiti dcH' elasticita perfetia, io ammetterei che la compressione, siceomc diretlamcnte opponcntesi al dislaccaraenio delle parti , possa aumentare davvcro e anche d' assai la resistenza. Slimcrei cioe che crescendo gradatamente la compressione del liquido , possa il corpo conlinuarc sino a un certo punlo a rompersi per istantaneo distaccamento dellc parli, alia guisa de' corpi fragili, per6 col mezzo di forze divcllcnti gradatamente pii'i grandi; e che al di la di un cerlo punlo esso corpo si debba frangere con prcvio un cangiamcnto durabile di figura, c forse senza un ulteriore accresci- nicnto , almeno notabilc, delle forze divcllcnti suddettc. In questo ease la supposizione piii disperala sarebbe die il corpo in tulle le iioslre prove non si preslasse assolulamente a un sifTatlo prcvio cangiamcnto di figura , e che la pressionc sccondo la grossezza non aju- tasse per nicntc Ic foiv.c divcllenli; allora la resistenza che esso corpo prescnierebbc a tali forze in un fluido compresso sarebbe, si per lungo die per largo, eguale alia pressionc nel- r uno 0 ncll'altro verso, con aggiunia la lenacita. Applidiiamo qucsle considerazioni alia nostra crosta terreslre, e prima di tutto al caso or or conlcmplato, die la sua materia sia cotanto rigida da rompersi scmprc, (juando c stirata, per un subilanco allontanamenlo di parti , senza prestarsi a nessun previo cangiamcnto per- manenle di figura , e che altrcsi su essa materia sieno senza alcun elTctto Ic prcssioni sccondo i raggi. E ccrchiamo quale dovrcbbe cssere I'allczza 0' del liquido alia a rccarc le due (i) Ann. Ch.PU.,1. LIV, p. s» c scg. (Sept. iBS.-i). Qucste sporieiizc pcro di Vicat, iiiiporlantissimc per Ic arli e spccialmenic pci (lonli di fcrro sospesi, non scrvono pienauicnti: pel caso inio , pfl quale avrcb- licro dovuto escguiisi in un luogo non soggcllo allc variazioni alniosfcriilie di Icmpcralura, e durare in sino a die i Uli si (ossero rolli. Trovo pure insuflicienti le mollc prcgcvolissime spcrienze fallc da Wer- llieiin sulla dislcnsione de" fili di divcrsi niclalli c inserilc negli Ann. Chim. Phys., ^.' Seiie, T. XII . p- »li* I- leg. (Nov. 1044), Ic quali pel mio oggctto si sarebbcro dovute eseguiie piii Icntamcnic. 190 SULLA CONSISTENZ\ E SULLA DENSITA' nict;i di cssa crosia al procinlo tii separarsi. ^oi abbianio Irovato poco sopra die la pressione esercitata dalle due mezze croslc, I'una coniro I'allra, allorqiiando \'b equilibrio fra i loro pcsi c la pressione del liquido inlemo, i; cspressa dalla forniola [9] , ossia da cioJ; dal peso d' una niassa del volume sr/i^li? — — j c della densila <^ . La cpial forza , esprimendosi da noi i volunii in metri cubici , corrisponde a cliilogramnii In conseguenza poi della tenacity, a ogni metro quadralo di sezione corrisponderebbe una resislcnza di ohilogrammi 10 000 /,■ , la quale cstesa a tutto lo spazio anulare chc divide Ic due mezzo croste , verrebbe a dare chilograiniui JT (aT? — h) li . I o 000 A . La rcsislenza perci6 che nella presente supposizione si dovrebbe vincere per separare le due mezze croste sarebbe di cbilogrammi 5r0 h^yB — —-I 1000 + rr(2/J — li)h . loooo A . D' allro canto la pressione interna destinata a vincere questa resistenza sarebbe uguale al peso di metri cubici di acqua, ossia sarel)be di chilogramnii 7r(R—hf.6'S'. 1000 . Si avrebbe qiiindi per determinare 5' I'equazione ?r{7J — /j)2 5'(?'. ,000 =.'ji$iAr — ~\. iooo -t- ■K(iR — h)h. looooA- , da cui \ ~3Jt) (iR — h)h .10 1 ^ {R — hf. (J' ' {R — hf $■ e dando a li c ad h i valori precedentemente adottati, sarebbe [i3] 6'=572_ -H 0,191 - • e facendo allresl cJ'=:2,55, clie e la densita che noi supponiamo alia lava, tJ=2,4i8, cbe 4 la densila della pietra di Portland, e A= 60,2 , cbe e il numero di chilogramnii DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 191 che quella pietra puo sostenerc prima di roiupersi (venendo a vcro dire ciiucnlata secondo la sola lunghezza), si avrebhc [i4J ('= 544)6 -4-4,5 = 549 melri. II qual valorc, malgrado la esagerata siipposizionc sti cui 6 fondato^ non 6 poi grandissimo, e non basia piinto a niostrare la possibilita cbe le lave possano , per lo restringcrsi della terra in grazia del ralTrcddaincnto , salirc da grandi profondilA solto il livello del marc sine aU'allezza dellc attuali bocche ignivomc. E se <|ui alcuno si sorprendera in udire cbe il peso doviilo a iin si piccolo valore di 6', di una maleria della densila 2,B8, baslcrebbe a bilan- ciarc ad iin tempo c la forza preiiicnlc dovula all' allezza JI da(a dall' equazione (lOJ, e inoltre la (cnaciti!) della piclra di Portland, cioe a bilanciarc, in tutto, il peso dovuto a metri 29986 -t- 248 di allezza, ossia a melri 30204 , d' una materia della dcnsila 2,428, cesserA subito in lui la nieraviglia quando consideri che la forza divellenle dovula ai metri 849 opererebbo su lulla ririlcrna superlicie dell' una e deH'altra mezza crosia, laddove la forza opposta dovuta all'altezza dei melri 50204, opererebbo soltanto sulla superlicie anulare che divide Ic due uiezze crosle medesime. Ma abbandonando (|uesla supposizione eslrema e per niun modo ammissibile , avvicinia- moci a quelle die c pii'i probabile in natura. E dapprincipio seguitiam pure ad ammetlere che la crosta terresire consli di uu unico pezzo solido, e che questo sia pure d'una materia, non gia moUe o mallcabilc, ma bensi rigida , o tale die, cssendo stirata mentre e secca o nell'aria couumc , venga a rompersi per repentina separazionc di parti senza previo cangia- mento dnrabile nella posizione relativa delle molecole. Teniamo pero conio del grande effelto che dcbbe esercilare in tulti i punli della crosia la pressione nella direzione dei raggi lerreslri, la quale pressione se non basia a dislruggere appieno 1' effetlo della compressione trasver- sale, dee al cerlo diiuinuirlo in gran parte e lasciare che soltanto una piccola porzione di cotale compressione conlrasti la forza divellenle. Teniam conto altresi della lentezza coUa quale nella crosia terresire si andrebbc aumenlando la delta forza divellenle , nelle muta- zioni sccolari prodollc dal lenlissiino raffreddauienlo e consolidamento del globo ( perocche a quesle sole mulazioni sarebbero da allribuirsi lo stiramenlo di essa crosia e lelevamento della maleria fnsa qui considerali ) ; la quale lentezza dovrebbe , pare , lasciar grande agio alle molecole pcrchc potcssero coi loro moli inlcstini aecomodarsi le une accanto alle allre e obbedire alle forze uieecaniclie prevalenli. Qualchc piccolo effelto diaiuolo altresi aU'cssere la crosta terresire lirata in lultc le direzioni trasversali , il che fa che per essa debba il va- lore di k esscre probabilmente minore di ipianto le sperienze ci possono aver dato, ciraen- tando in frelta c in una sola direzione quella stcssa qualita di materia : un piccolo efTetto , dico, per la ragione che ncl secondo membro della [13] il Icrmine contenenle la k e assai minore ddl' altro. Molto effelto iuvece diamo per ultimo all' essere una tale maleria della crosia, almcno in grandissima parte, inzuppata di acqua, come anchc all'essere nelle sue parti profonde dolala di assai alia lempcratura, circoslan/.c cnlrambe che conlribniscono eflicacemenle a reudere una tale crosta meno resistenle. Avemlo tulti quesli riguardi, e senza ancora abbandonare l' ipotesi di un unico pezzo, io slimo che il valore di 5' debba riuseire uiolte volte pii'i piccolo di quanio risulta dall'cquazione [13] , c nel caso parlicolarc della pietra di Portland, csscr forse ridotio a soli pochi metri. 192 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' Pert nello stalo realc dellc cose vi sono altre circoslanze imporlanli da considerare, non polendosi jninto ammctlcre ni" clie la crosta terrcstre sia tiilla foniiala di una materia iiiollo tenacc, iii> clic in cssa non v'abliia alcun difctto di continuila. Couiinciando dalla (jualiUi dclla materia, noi dobbianio anzi notarc die in tale crosta esistono molte parti di gran lunga nicno tonaci dolUi pieira di Porthmd. Possianio , per cscinpio, cilare il carbon fos- silc, il quale, quanlunque in istrali assai sotlili, occupa pero grandi estensioni supcrfic.iali, e questc disposte assai obbliquanicnic rispetto all'orizzonte, scendcndo esso in alcuni luogbi sino a molte migliaja di metri sollcrra e arrivando in allri sino alia cstcrna superficie ter- rcstre , c concorrondo con citi assai \alidanienlc a indcbolire la tenacity della suddctia cro- sta. E i gcologi jiotranno aggiuiigcrc assai allrc materie poco tenaci, la cui imporlanza nel presentc caso non dipende gia dalla grossczza degli strati , ma dalla loro cslensionc super- ficiale e dalla loro obbli(piita. Per rispello poi all'altra circostanza , ciofc ai difetti di conli- nuilA , noi cominciamo ad avernc un inuuenso numero nolle parti piii csterne della terra, vale a dire nci terreni d' alluvione e ncllc fessurc delle rocce; in consegucnza dellc quali, per molte cenlinaja di metri di profondita , a forse per qualche migliajo , la resistenza del terrestre invilnppo alia dislensione si pu6 repulare affatio nulla. Abbiamo di poi le grandi fcssure palcsalc da quel \ulcani chc sono disposli in lungbe fde , de' (juali si ha gran nu- mero nolle due Americhe e nolle isole al mezzodi e all' oricnte dell' Asia. Le quali fessure , attraversando probabilmente tutia la grossczza della crosta terrestre, ne debbono assaissimo indebolire la coesione. Dopo queste abbiamo le sotlili ma numerose fessure prodotte e man- lenute dai terremoti die la crosia terrestre soffic ad ogni Iratto; fessure cbe , quando non ancora csistessero, si formercbbero fadlissiiuamcnte in una materia fragile, specialmenle se (piesta fosse in uno stato di stiramento. E sono forse dovute a questa causa molte di quelle chc abbiamo contemplalo poc'anzi, die troviamo cioc nolle rocce, e che per lo piu veggiamo riempiule dai (iloni: ([uesle cioe nacquero probabilmente non solo dalle commozioni grandissime die aceompagnarono i sollcvamenti delle monlagnc , ma anche dalle minori e piu frequenii, simili a (pielle che avvengono ai giorni nostri. Queste minori commozioni poi, qualunque ne sia la cagione , dalla facilita con cui le veggiamo propagate fino a grandis- sime distanze sulla superficie eslcrna della rrosla terrestre , dobbiamo credere che arrivino ancbe alia superficie interna. E quivi appcna die per esse si formi qualche piccola fessura , facile a nascere, come dissi, se realmcnte la crosta della Terra e in uno stato di stiramento, subilo in essa fessura si insinua la materia liquida. La quale premendo le superficie novclla- mente formates!, ajuta ad allargare e a graudcmcnte eslendere cotale fessura, e fois'anche a produrre una compiuta divisione della crosta, in sino a chc ogni stiramento affatto ccssi. Ben e vero che il liquido insinuatosi , solidificandosi prestamente , puo ristabilire la continuita. Mapotendo frcquentemente rinnovarsi tali scparazioni, non solo in grazia delle commozioni, ma anche pel raffreddamenlo degli infimi strati della crosta , ullimaraente solidiCcalisi , i quali io Irovo doversi raffreddarc piu ccleremente che gli altri strati a loro supcriori , come spero di dimostrarc con altro mio scrilto in queste stesse Mvmorie ; cosl mi pare che lo sti- ramento non debba niai potersi aumenlare oltre a un certo punto. Talche, tutto considerate, io credo, che se efrellivamcntc la totalila della crosta terrestre si Irova o talvolta o sempre in islaio di dislensione , non lo pu6 essere cbe con forza leggerissima , corrispondente a un'altezza prcmente di pochi centimetri del liquido contcnulo , e fors' anche di pochi mil- limetri. Il che apparira ancor piu chiaro dalla ^'ota seguente , dove vcdremo di qiianto si possa aumenlare la interna capacitii della crosta per un piccolo eccesso di interna pressione. DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 193 Nola III alia pag. 168. Sulla estensibilita della crosla lerrestre. I. Imnginiamo che dentro alia crosla tcrrcstre, supposta tulta d'un pczzo, e con prati- ratavi atlravcrso un'apcrtura cilindrica aoc oiiipagnala , se occorre , in alto da un lubo pure cilindrico, venga introdotta della malcria fusa, oniogenca con quella che gia vi si trova , in inaggiorc quantita di qiianto pu6 csserc necessario a sostenerc i! peso della crosta stessa ; nel qual case b cliiaro che quesl' ultima verra a soffrire un distendimento. 0 ancbc ima- giniamo che una siffalta crosta, colla iiidicala apcrlura, per un ((ualclie raffrcddamcnto avve- nuto in tutte le sue parti venga a diuiinuire alcun poeo di capacita, e a far alquanto elevare la materia fusa nella sopraddetia apcrlura, al di sopra del livello voluto dal peso di essa crosta. Nel quale supposto, per la pressione della materia liquida alzatasi, la crosla non si stringera sino alle dimensioni corrispondenti alia diuiinuita temperatura , ma rimarra sirail- mentc alquanto distesa. Vorrebhesi la misura di questi distcndimenti , corrispondentemente a un dalo eecesso d' altezza acipiistato dal licjuido oltre a quanto e richiesto dall' equiUbrio del peso del liquido stesso con qucUo della crosla. Vengono qui a proposito alcune forniole trovate dal signor Werllieim per le variazioni che intcrvengono ncgli inviluppi elastici di forma sfcrica e di forma cihndriea, allorquando sono premuti internamente ed esternamenle da forzc non prima operanti. Eransi gia tro- vate da altri delle formole per (luest'oggcllo (1), pero fondate su di una ipotesi in riguardo alia coslituzione de'solidi, la quale fu poscia da esso Wertheim trovata fallace. Talche si riconobbe necessaria una modificazione di tah formole, come anche di tulte le altre che ri- guardano 1' equilihrio de' solid! elastici. lo insegnero a trovare quella relatlva agli inviluppi sferici, scgucndo i principii stabilili dalle sperienze di Wertheim, ma tenendo nei calcoli un'altra strada , la quale, slando unicamente al caso di cui si Iratta senza venire a mag- giori generalita , mi i sembrata piii facile. Egli e nolo che quando un fdo di materia solida elastica non cristallizzata viene allun- galo per mezzo di una forza distendcnte, succede in esso, se e laleralmente libero, un restringimento trasversale, in guisa che il volume si aumcnta bensi, ma in una ragione men grande di quella secondo cui k cresciuta la lunghczza. Ora , prima delle sperienze di Wertheim, e slando alio dottrine di Poisson e di Navier, le quali parevano comprovate da risullamenii spcrimcntali di Cagniard La Tour, si ammetteva che un filo siffallo, allungato a forza in ragione di A : 2{i -+- w) , ove oj sia una quantila assai piccola e conlenuta dcniro tali limiti che il fdo lasciato a s6 torni a riacquistare la lungliezza primitiva , si am- metteva, dico, che esso fdo in uno de'suoi diameiri Irasversali, misurato, p. e., da ir , si venga a stringerc in ragione di a : n I i — 7'" | • 'n ^^ce il sig. Wertheim, col mezzo '(•-r) (!) Rcgnault, lielalion (tcs experiences etc., pour le» machines a vapeur, premiere parlie, p. 4S8 el suip., rifcrenilosi ai caloli di M. Lame. Fol. III. S5 194 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' di spcrienzc iiiolto piu accurale, fattc sccondo im metodo suggcritogli da RegnauU(l), Irovo che un tale restringiraenio e nolla inoporzione di ir : all — ^"| • 2. Ci6 premo«so , poniamoci a Irovarc Ic imUazioni clie debhono avvenire in una sfera cava di una lualeria iion cristallizzata di cui sia nota la comprcssibilita , quando sia assog- "Ottola cslernamcntc ad una pressione P (la (piale a calcolo linito noi snpporrcmo nulla) od inlcrnamcnle ad una pressione P'. Queslo non i veranicnte il prcciso caso dclla crosla lerrestre, giacclii- nella sfera cava chi! considoriamo noi non meltianio in conto ncssuna pressione che sia analoga a quclla che le niolccole della crosla tcrrestre, spccialnicnle nclle parii pill interne di quesia , solTrono dal peso della materia die le inviluppa. Ma a far di- versamentc, c a considerarc le cose come veranicnte sono, io non vedrei per ora il modo di condurre il calcolo a tcrniine ; perocchc la pressione clio la terreslrc crosla soslieuc nelle sue parti interne b grandissinia, e perci6 noi non possiaiuo conoscere la vera rcla/.ionu fra essa pressione c il restringimcnto che ne risulta, non essendo da aninicttere che a pres- sioni SI grandi valga la nicdesima legge che si scontranellc piccolo; oltre a nioltissime allre circostanze a noi ignolc sul vcro stafo dclla crosla lerrestre , e lasciando pure da handa la niaggiore difficolta del calcolo. Non potcndo adunque trattare in modo esatto il caso reale della natura, io iiii Iimiter6 a un caso ipotetico ben deGnito, avente per6 comuni con quello della natura gli elcmcnti geometrici. Chianiisi adunque a il coefficicnte di eslensibilila o anclie di comprcssibilita dclla materia della sfera cava , cioe la quantila di cui si allungherebbe un lilo della materia stessa , della lunghczza primiliva 1 c della sezionc Irasversalc di 1 uiillimetro quadrato , quando fosse liralo colla forza di un chilograramo , e non avesse ostacoli al reslringinicnlo; la quale 6 anchc la quan- tili di cui un tale fdo si accorcerebbe compriuiendolo colla stessa forza nella direzionc lon- gitudinale, e lasciandonc libera la dilatazione trasversale. Chiamlarao altresi Ti il raggio primitivo esterno , espresso in metri, come sari dellc altre lungliezze se- gucnti ; R' il raggio primitivo interno ; p il raggio primitivo corrispondentc a una molecola m presa parlicolarmenic a con- siderarc fra la superlicie interna della sfera cava e la superlicie esterna ; p -J- & o il raggio corrispondentc alia molecola medesima sotto 1' azione dclle forze /', y, che sono P la pressione esterna , e precisamente il nuraero dei chilogrammi da cui per una tale pressione si trova premnio daH'eslcrno all' Interno ogni millimclro quadrato dclla superlicie esterna della sfera , considcrata cpicsta superlicie siccome gia alterala di estensione dalla stessa forza /*, e dalla seguenlc /•"; P' la pressione interna, cio6 quclla opcrante dall' interno aU'cslerno sulla superGcic interna, misurala nel modo che s'e dctlo della P . Chiamiamo inUne /) la pressione cscrcilala nella direzionc del raggio sulla materia della sfera cava nel luogo ove Irovasi la molecola in ; q la pressione esercitata nel luogo medesimo secondo lutte le direzioni perpendicolari al raggio. Consistera la questione nel trovare la rclazione fra le diverse quantita cosi indicate. (s) Ann. Chim. I'hys.. z.' Scric, T. .Will, pag. B2 (Mai 1848) DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 195 Noi iniaginercmo a (al uopo passanti per in trc assi ortogonali ; cio6 uno coinridentc col I'aggio (lella sfcra passanto pel ptinto m , il quale raggio, per fissare le idee, noi sup- porreino orizzonlale e eoincideiilu in parte colla rella clic dalloccliio noslro si dirigc alia niolccola »i ; un sccondo assc ancora orizzonlale c parallcio al nostro v6lto ; c un tcrzo ver- licale. E sidla molccola in considcreremo opcranii Ire pressioni orlogonali, cioe una pres- sione /) nclla dirczione del raggio lesle inenzionalo , una {J nella dirczione orizzonlale pcrpendicohirc al raggio , c parimcnii una c/ nella dirczione verlicale. Per (lueslc Ire pressioni si nianifeslcranno nel luogo dclla Hi le seguenti variazioni di diniensioni. La pressione cioe p produrra sccondo il raggio un accorcianiento , il quale, cffelluandosi in una inlera unilA di lungliezza, \i produrrebbe una diminuzione misurata da ['J —P=', usando il segno negativo per indicare che e un'alterazione in nieno. La stessa forza p pro- durri nello stesso luogo e nella dirczione orizzonlale perpendicolare al raggio un'alterazione fa] +3^" ' semprc corrispondentemenle all' unita di lungliezza. E nella dirczione verticale produrra una allerazionc uguale alia precedente, cio6 espressa ella pure da [3] +^/'« • La pressione q esercilata nella dirczione orizzonlale perpendicolare al raggio produrra nello stesso luogo di m , secondo le tre direzioni anzidetle , e corrispondenlcmente all' unita di lungliezza, Ic alterazioni indicate rispettivaniente da [4] -+-T'7=' ' —1=" 5 -f-l7« IN6 a ciA fa ostacolo il trovarsi gii altcrato il corpo dalla pressione p , attcsocbe le muta- zioni da qucsia prodollc si rilcngono essere eslremamcntc piccolo: nel quale caso si am- mellc dai nieccanici che la nuova forza q produca picnamcnle lo stesso elTello come se la p non avesse ancora operato. E lo stesso sara della pressione esercitala in dirczione verticale; la quale produrri nelle direzioni medesinie le alterazioni rn ' ' 15J +3?'' ' "^"3^" ' ""'?' • Uncndo separatamcnic insierae le tre alterazioni parallole al raggio , e insieme fra loro separalaniente le Ire orizzonlali perpcndicolari al raggio, c insieme similraente fra loro le Ire verticali , avrcmo le alterazioni tolali seguenti , ciofe : [6] (-^ + 5<7)« orizzontalraente secondo il raggio , 196 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' [n] l_(__p — "?)'* orizzonlalmente in dirczione perpendicolare al raggio , / I 2 \ rs] \~'~tA' — T*?/* verlicalmente. Ma aoi abbiauio un'altra raanicra di esprimere questc mutazioni di lunghczza , die b di farle lutte dipendere dalle variazioni de'raggi ooiTispondeiUi alle varie molecolc, rapprcsentale questc variazioni dei raggi dal passare la p corrispondcnte alia m, alia grandezza (p + poj) . Cominciamo a oousidcrare due molecolc »h, m' esislenli sullo stesso raggio, c situate dap- principio, cio6 prima dell'azione dclle forze /',/'', alle distanzc p , p-\-dp dal centro , rispettivamente. Questc , sotto 1' azione delle forze suddette , verranno a trovarsi r una alia distanza p-hpf , I'altra alia distanza indicandosi con questa espressione ci6 ehe diventa (p 4-/19) quando la p , contenulavi tanto esplicilamente ehe implicitamente in p , si cangia in (p-{-dp) . La quale seconda espressione pu6 anche mettersi sotto la forma (p^p 198 SL'LLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA^ e la projezione orlogonalc ili una lale suporficie sul piano diaiuetrale or ora iuiaginalo iui I'estensione siiperfipiale -;(?+rr)/,-i-,,,4'' ussia E la risultanlc di tultc le aaioni parziali csercitate su essa supcrficic emisferica sara una forza parallela al raggio centrale, dirctta dall' infuori aH'indenlro, e misurata, da cpianto vedcmmo nella ^ola precedente, dal prodolto della [H] per la projezione [12], cioc da ossia da La pressione invece escrcilala suUa supcrlicie emisferica interna sara in totale misurala da r'4J r !/.(;> + P'^f I, ed operera an ch' essa parallelamcnte al raggio cenlralc, ma dall'indentro all' infuori. Non e pen') sola a operare sul mezzo inviluppo sfcrico in direzionc contraria alia precedente. Vi k altrosi da aggiungerc la pressione escrcilala sullo spazio anulare piano , il quale colic due superficie cmisfcriclic gia contemplate corapic la superficic del mezzo inviluppo. L' area di un talc spazio anulare e ossia [.5] ..dp.(i:^t^yBd,^ indicandosi con Bdfr la somma de' termini di secondo e di pii'i elevato ordine. E la pres- sione su esso esercilata sara un effelto delle pressioni langenziali , e avra in adequato I'in- lensita [i6] q + Cdp, infendcndo con Crff una quantiti che svanisce alio svanire di dp . E l' efletio totale sara misurato dal prodotto delle due quantita [18] e [16], cio6 sara ossia, intendendo per Ddp un' altra quanliti che svanisce con dp. [■7J ---r-^>-^' DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 199 E qucsta opercri anch' essa nclla direzionc del raggio ccntralc per lo slesso verso della [14] , cioc tcndciulo ;ul ;iuiiiont«rc (|ucsto raggio, nienlrc la [IS] icnde a diuiinuirlo. Se iion si tratlasse gia di un caso ipotctii'o come 6 il nostro, iiia di imo rcale , quale sarebbe quello delta crosta terreslre , noi avrcmmo qui a considerare ancbe una quanta Torza cooperante oolla pressionc suUa superficie cslcrna del mezzo inviluppo , tioe operanle dall' infuori al- liiulentro; c qucsta ('onsislcrebbe nclla soiniua dcUe atlrazioni cbe tutlc Ic molecole del mezzo inviIiq)po scntircbbero verso le parti centrali dell' intcro corpo , prendendo di cpieste atlrazioni te componcnii pcrpcndicolari alia base del mezzo inviluppo. Ma stando (|ui noi, per (|uello elie si e detto dapprincipio , al nostro caso ipotetico, e seguitando innanzi nel nostril calcolo , osscrvercmo ehe il coiisideralo mezzo inviluppo sollccitalo dalle pressioni or ora studiate si Irova in perfetto cquilibrio. Dovra percio la somma delle due (14) c [17] iiguagliarc la [13J , ossia dovremo avere ossia , dividcndo per tt c trasportando il lerzo termine del primo membro , ossia a . do . ; 1- — dfi' zz ftp . ; 1- Jidp- , ^ dp n dp csscndo Edp una quantity analoga a Cdp ea Ddp . Dividendo per ( , e ugua- gliando (pundi fra loro Ic quantila indipendcnti da dp , avremo d.{p+p;f _d{p(p-h-p',Y) dp dp ' ossia , dope alcunc facilissime riduzioni Tutta la qucstione si riduce adesso alia risoluzione delle tre equazioni \ dp )p-^p, \dp}q-p 200 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' 3. Coiuinciamo ad climinarc p c q . Cavianio a tal uopo dalle [9] e ]10] i valori ji 5 , p , (—) , e facciamonc sostiluzione nella [18] . Avremo con facilissiine opera- zioni, indicando con ?',?'',(/>'+-??)' Ic derivate prima e seconda di ?, e prima di p -4- p9 , rispelto a p , [■9] [aoj E integrando, ossia (P + P'r)' , 3 . r ; 1 1 r O . p-hp + /•' J 2.4.6 L '-H^'' J' -|- ccc. In questa, altcsa la piccolezza che ha la quantita nei casi che noi intendiamo di eontemplarc, i lerraini del secondo fallore del secondo mem- bro vanno rapidunicnlc decrcsoendo dall' iino all' altro ; e se noi uniaiuo a due a due quel olie seguono il secondo, ciofe il 3." col 4.°, il B.° col 6.°, ecc, noi abbiamo tanti aggre- gati posilivi , c vcggiamo esser posiliva la loro sonima totale. All' inconiro , unendo il *." col 8.", il 6.° col 7.", ecc, abbiamo tanti aggregati negalivi, c risulla negativa la somma dei termini posteriori al tcrzo. Volendo percio dar fine alia serie col secondo termine , il rcsto da aggiungere sara una quantita posiliva minore del terzo termine, c potra essere espresso da a. 4 j-Kll-O^lilT essendo X una quanlila positiva minore di 1 . E tiitto il suddctio secondo fattore polra esser raesso sotlo la forma I + /•' 2.4 ni^-'A^+Tn' 204 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' Per una simil ragionc , volenJo troncarc la serie dopo il terzo tcrniinc , possiamo daric la forma , l(l^-0KT).,.3rl(i;-](--^?)j , _ - . 1^ a I + /■■ 2.4 _.4 1.3.5" 2.4.6 essendo V un' altra qiianlitA compresa fra zero ed uno. Noi possiamo per conseguenza met- lere 1" equazione [32] sotto la forma [33| ,_:^ = (, +ir) )._! , I(^-')('-+t) 3 ) a I + f I . 3 ^4 L ' + ^ J ■2.4.6^ •+/'^ J 3 V^' VV ^ 3 / 2 .4-/.^ .4 1.3" + >■• — 7 2 .4 riilHMl)-|'| L 'H-^ Jj DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 20S (lalla quale con fucili riduzioni si liu [341 ^ = 3 jTzr-jiT^ + 3 B^.+FyV-^TJ Nei oasi die iioi vogliarao considerare, nci quali la B' b niinore, nia non grandcmente, di y? , le due qnanlita 4^' — ^^ i ^' — ^'i contenule nell' ullimo termine di questa cqiiazione [S'l] , soiio cnlranibe positive; e percid ilprimo fattore di esso ullimo termine. cioo la quantita •* 9 pud csser messo sotto la forma l".li4B'^-B^) + l'.-(B^-B'^) , 3 9 essendo /." una opportiina quantiti intermedia fra A e >,', e percio corapresa essa pure fra zero ed uno. Facendo questa soslituzionc , e ponendo allresi ^" !' + ^) intendendosi anche per X'" una quantita positiva minore di 1 , 1' equazione [34] si riduce alia forma Dalla quale polrcrao avere la F cominciando a determinarla approssiniatamenle col tuner fonio, nel secondo mcmbro^ del solo primo termine, c di poi correggendo, se occorre, 11 va- lorc ottcnuto col sostituirlo ncgli allri due leniiini. Multiplicalo poscia per 7? it valore cosi Irovalo di /', avremo nel prodotio I'aumentu del raggio esterno I! . Simile e il modo d' ottcncre I'aumento del raggio intcrno Ji' . Cliiamato cioe /•" il valore di ^ corrispondente alia interna superficie dclla sfera cava, noi abbiamo dalla |22| 206 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' la cquazione [36] i + F'=l/'j5/?'-'-+-C , la quale, combinata collo [2B] c [26] , 6 alia a darci la F' . Pero, sen/.a fare lulli i cal- ooli, noi possiamo osservare clic scambiando nelle equazioni [30] , [28] e [28] le (niantiln F', R\ P\ Ji , P rispetlivamcnte colle F,R,P,B,P' , noi ricadiamo rispctlivamcnlc ncUe [27] , [26] c [2B] , dalle quali abbiamo oltemilo la F . PcrciiN avrenio la F' collo seanibiare nella [:^2] Ic quantita 7'', /?, P., IV ■, P' i» F\ R\ P. R-, P rispellivamcnte. E sara [37] Pa 1" ,.3rl(-^)(--T)T ....ri(-^')(--?)^^ ^4 L ^+r J + JTTTs L ' +f' J + •" dove.il secondo fallorc dell' ultimo membro e una serie a termini decrescenli , tulti posillvi. Volendo formaria dope il secondo lermine, osservo die la somma di lulli quelli die vengono dopo i- una (]uanlila minore di ,.3rK-a(^'+?)r ' 1 + F' conic agevolmenle si scorge svolgendo quest' ultima quantlla in serie secondo le polenze del secondo tcnnine del dcnominatorc. Di qui rilraggo polcrsi qiiclla somma csprimcre per mezzo di (juesla slessa ultima quantita uioltiplicata per una quantita X comprcsa fra zero DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 207 t.'il uno. Similincnlc volcndo liniri- la seric niedcsinia dopo il lerzo tcniiine , possianio dare alia soiniiia dc' termini riniancnti la forma .4 1.3.51 3 r ^•'i-^ I + F Possiamo perci6 metlere la equazionc [37] sotto quest' altra forma [3.] ,_5^=„+f,U' 5('-5^)(^+x) I .3 174 3 ' ' ' 2 t + F L (' + ^') J '■+-)'['+--l(-S)(-+^)]' [l(-5)(-+¥)T 1.3.5 2.4.6 , 1.3 ■'<'+-'D+-l(-t')(--^)]>' La quale, tratlala presso a poco come la [33] , ci da 208 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' Dalla quale si potra avere la F' nel modo clie abbiamo indicato per la F . E sinnliuente. molliplioando il \alore di F' per R' , si avra 1' auincnto del raggio iiilerno II' . 0. Veniamo ora al nostro caso parlicolarc , e consldoiiaiiio una sfora cava di vetro delle dimcnsioni dcUa crosta Icrrestre c clic sia preiiuita soltanto iiitcrnanicnic. La supporremo , eoiue Miolc il caso nostro, seiua altrazione in dislanza fra lo propric parti, c inlernaniente vita , c quindi sonza niente che ne attiri le molccolc verso 11 centro , c solo la rilerreino dotala dclla coosioiie c della elasticila compelenii al vetro. Cbiamerenio h la sua grossczza , talclie sia R—R — h , E quaiulo ridurrriuo la quistione ai numeri , porrcnio conic nellc Note precedent! R =: 61-^0 384 h ^r 6o 000 , c quindi R z^ 63io384. Indicbcrenio altresi con \R raumento del raggio estemo, ossia la FR , e con A/f' Taumenlo F' R' del raggio interno. E avvertiremo cbe nel presente caso si ha P—o . In quanio alia pressione interna P' , supporremo cbe essa provenga dal peso di una co- lonna licpiida dell' altezza di mctri 6 , e della densita d' . iN'el quale suppnsto, siccome a ciascun millimetro quadrato della superficic interna insistc- rebbe un volume liquido di metri cubici 6(0,00 1)% il quale se fosse di acqua pesercbbe cbilogramnii 1000 . 0{o,ooi)" ^ eosi avendo la densita j" , questo volume liquido pescra chilogramiui 1000 . (o,ooi)- Oi' , ossia Oi' '•) DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 209 lhI essendo quesli indicati anche da P' , avrciuo 14oj P'='" lOOO Qiiando vcrremo poi ai numcri , porrcmo 0 zr. 0^1 o" = 2,5 , ciofe supporrcmo clie I'altczza del liiiuido premente sia di un deciinclro, c clic la densiti di csso sia ugualc prossimamenle a quella della lava fusa. Infiiic inli'odurrciiio in luogo di a il cocfliciuiilu di coiiiprcssibilila del vetro. Al qiial iiopo osscrvcremo clic dallo spcrionzc di Rugnault calcolalt' da Werlheiin (I), abbiamo rhe il cuef- ficicnte di claslicitd di esso veiro e ^997:9 5 abbiamo cioc die im lilo prisiiialico di vetro della sczione Irasversale di un millimctio qua- dralo e che sia lateraliuenle libero e fcrraato in una delle basi , dovrebbe csser premulo air allra l)ase rol peso di ti'J'.)7,9 cliilograninii, affinclii' , snpposlo raccorciarsi per lutle Ic prcssioiii in (iiiclla slessa ragione che si raccorcia per Ic pressioni doboli , perdesse tnlta affatto la sua lungliezza. II die e lo slesso come il dire cbe il peso di un chilogramnio sopra un niillimctro quadrato di base fa accorciare 1' uuila di lungbezza della (luanlita 5997;9 Ura noi abbiamo indicalo con a il raccorciamento dellunila di lungliezza per la pressionc di un chilogramnio su d' un niillimetro ([uadrato di base. Sara dunque pel vetro [4.] 5997:9 Con qucstc denominazioni e valori noi avremo ^ 1^ . 34,7^6 458 -t- ^l2liM /.. _ X'". 0,058 83 . F^ 1000 1-1-/ o^ 2,o38 395 := z 34,746458 ' 5997 90" donde per prima approssimazione , tenendo conto del solo primo termine del 2." nicnibro, si ha per /' la quantila 0,000 001 447 442 • (I) Ann. Cli. I'hys., Mai, lOio, |).ig. 9a. yol. II J. 27 210 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' Inlrodotto poi qiicslo valorc nel secondo Icrinine , c Irascurando il lerzo die riescc osliriiiii- mcnie piccolo, noi Iroviaino doversi aggiuiigcre la qiianlilA o.ooo 000 000 oo4 , colla quale il oonTllo valoie di F vienc date da [42J /•'' rz: 0,000001 4^7 44^ ■ Di qui I PI XR — FR — 6 370 384 . 0,000001 447 446 — 9,a'..o 787 . E il raggio esterno cosi aumenlato ricscc del valorc [^4] ^+ A^ zr 6370 393,220 7H7 . L' aumento della circonferenza esterna i di metri lincaii [45J 57,935 89 . E r aumento dello spazio abbracciato dalla esterna supcrficie, espresso simbolicanieiitc d.i i- di mctri eubici [^6\ 4702293216000000 , ossia di cbilometri cubici 4 702 293 . Venendo al raggio interne, noi abbiaiuo pel caso nostro dalla [39| P'a iR'+R'^ 1 R^+n.R^ I P oY F — . — + - • — I F -A 1 + -I— i(-T:)(--^)i in cui dal primo terminc del 2.° membro incominciamo ad avcrc per />" il valine appni- siniato 0,000 00 1 475 23o ^ dal secondo termine troviamo doversi aggiungere a iin lal valorc la quanlila 0,000 000 000 oo4 'i il lerzo termine poi riesce affallo trascurabile. Abbiamo percio [(7I /''' rz 0.000 00 1 475234 , n]{R'-hAJty— Ji'^l DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 21 1 (lunde si otticne [48] ^B'z:: F'R' =i o,ooo oo i 47^ 2^4 . 6,3 1 o 384 i= QjBog agS . Col quale aumcnto il raggio intcrno viene ad esser dato da [49] R' + Aii' ^: 6 3 1 o SgS Sog 293 La periferia interna si aumenla con cio di mctri linear! [5o] SB"", 492 02 . E r interna capacit;t, dclla quantitu 4 3 ossia di inciri cubici [5 1 ] 4 658 42 > 4^ ' 000 000 , ossia di cbilometri cubici 4658421 . Confrontando le \R ^ \R' ^ noi troviamo che la seconda e maggiorc , e che percid la pressione interna suppostasi inipiccolisce la grossezza deU'inviluppD. E rimpiccolimento, indicate da AR' — SR , e di mctii 0"',08881 , ossia di circa raillimetri 88 '/a- E cosi I'inviluppo, dalla grossezza di mctri 60 000 , passa a quella di metri 59999-9' ■49- Paragoniamo ora il volume che aveva 1' inviluppo avanti 1' azione della pressione interna con qiicllo dopo una tale pressione. Il primo di essi volumi b dato da -7r|y?'' — {R — /*)'( rr 3o 3 io665 535 000 000000 metri cubici, ossia zz: 3o3io665 535 chilomelri cubici. Agglungiam'> a qucsta quantila mctri cubici ft 702293216000000 per rauraento dello spazio abbracciato dalla superficie esterna, e togliamo, per laumento del vano interne, meiri cubici 4658 421481000000, ossia aggiungiamo la quantita di metri cubici [52] 43871 735000000 . E sara il volume dell' inviluppo dopo 1' azione della pressione interna , di metri cubici 30310709 407000 000000 , ossia di chilomelri cubici 3o Bid 709 407 , che fe maggiore del volume primilivo in ragione di I 690893 2l«i SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' II quale aocrescimenio ili volume iniporla una corrispondeiitc iliminuzione di ilcnsila, cioi' una liiminu/.ione in ragione tli 690 894 fl. Qucsta diniinuziont' dl dcnslta, se avvenisse uniformementc in lulli i punii dciriuvi- Uippo. farebbc s\ die una colonnella cilindrioa di dalo diametro presa nclla dirczlone del raggio altiaverso a lulto rinviliipiio sicsso, iliiuinuissc di niassa nclla rajjlone niedesima, ciou di tanto come sc questa oolonnetta, manlenendo la sua dcnsila, passasse dalla sua lungliezza di niclri 59 999-9 "49 a quella di mctri 59 999)9 "49 — o,o86K5 , ossia [53 1 59 999,82404 . Pen'), non csscndo imiforme qucsia rarefazione in (utii i punIi dell' inviluppo, non abbianio 11 diritto di ripulare rigorosa una tale dolerminazionc. Per averla sieuranicnic laic lorniaiuo alcun poco indietro, e richianiando quelle che si diceva dopo la forniola [8], consideriamo : •1." Che prendendo nella sfera cava una iiorzione filiforme siluala iiel prolungamcnio del raggio dopo la luolccola m , e la quale poi'zione, prima di operare le forze pep', abbia la lunghezza Ifp , essa porzione filiforme avra , soUo 1' azione di quesle forze , la lunghezza cioi.' avra sofferto nella direzione del raggio una dilatazione in ragione di dp -.{p -\- pi)' -dp -\r Ad(fl^ dilatazione la quale , nel preciso luogo della molecola m , sara in ragione di • : (P4- p'i)' ■ 2.° Clie soUo 1' azione delle uiedesime forze p , p si ba nel luogo dclla stessa m , iu ciascuna delle due direzioni fra loro ortogonali e perpendicolari al raggio, una dilatazione in ragione di 277 p : iix(p-\- p'i) , ossia di 1 :(H-9) . 3.' Che perci6 nel luogo della m si avra una dilatazione cubica in ragione di ossia una diminuzione di densita in ragione di I I : ('+?)».(p + M)' ' DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 213 c fill) quindi cliiamnta tf la tiensiti in quel punio avanti I'aziunc delle forzc ;», ;/ , sara cssa dcnsila , soKo (|iicsla azione , iiiisurala da ('+?)■■'(,'+ Fr)' ■ Da liilto cio si deduce clic volcndo la inassa di una ooloiinolla cilindrica ohe abbia per !>eziunc Irasvcrsalu la quantita ira e per allezza quella (luanlila cui si riduce solto le n ;/ la lungliezza dp presa nel raggio subilo dopo la m, saraquestamassaesprcssadallaquantila ossia da — ;^ {(l[. -t- A'dp^) . (■ + ?) K la niassa, clio direiiio J/, dell'inlera coionnctla cilindrica delta sicssa sezione , presa dalla interna superlicie della sfera cava sino aH'cslerna, sara dala da ussia da ossia ancbe da M y-./i dp. I , — 29 + if — 4-/ H- 594 — ecc. ' , R-h la corri- sponde a una diminuzione minore di dcUa quantita clie cercliiamo, ossia I 00 000 000 OOO minore di un milioncsimo di melro in (iOOOO metri. Trascurando adunquo scnza scrupolo quella somma di termini, c procedendo innanzi nel calcolo, avremo, richiauiando la [22] , M rrcrc7';/" d. . (2 — (.4- y,2) J II— h J n R dp .(-i — C — Bf,-^) h = 7C7(? (2— C)p-h -BcT^i { 2 \ n-h = ffao" |(2 — C}/j + - J? \^P~'— (/' — '')"'] E avendosi, per la |22] gia delta {i-i-F}- = C +BR-^ da cui B =z DELIA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. saru anche , clopo qualchc riduzionc , _ 7<7o/i ) , _ {,-^Ff Ji/,(in — h) _ (i+F'fh{B — f,)CiR — -ih) ^ = -^ V' ~ L fR^^-iRli^lfi \) ■ die si liilufc a 77 'J/. ((. —^F—FF)R(iR — li)-k-(\ — iF'— F'F)(R — h)(iR — ih) M Hfi _ iRh -h Ifi Ridotio il valore della M a qucsta forma , noi veggiauio potervisi impuneinente Icvare laiilo F F ^ quanto F' F' ; giacclie con (jueslo i due (erraini, anibi posi(i\i, dc'quali si conipone il secondo faltore del sccondo inciubro, non vcngono a crcsccre neiiiiiicno di 2 '/« bllioiicsiiui del loro scparalo valore; c cosi anclie UiUo il sccondo lerniine non arriva con cio ad aunientarc di 2 Vi bilioncsiiui del pioprio valore lolale. Possiamo adunque porre (7(70Vj ^(i — -iF) R{iR — h) + {i — 2F'){R — /i){ZR—ih ~ T~ \ iR- — 3^/: 4- /«■- da ciii fmalmcnte si otiicne, ponendo FR zz AR , F'R' zn \R' , M ■1 F, inlroduccndo i numori, cioe dando alle qiiantita R. h. \R . AT?' i valori ad esse sii- periornienle assegnali , si ba [54J M^ n^ ' [57] ^^ = ^'J^=:^^znn^ [58] ATf'^FTf'zz:-— A___J. V aumcnlo A/'' dello spazio f^ conleiuito cntro la superficie estcrna vieiic dalo d;i fSp] \F=^^](n^-^ri,^-Ji^{ - ^i: . R^ \R + hy.^ , inlendendosi indicata per hx- una quantila di 2." e di pii'i elevato ordinc per rispolto ad x . L'aumento IF' del \ano iiUerno F' \ieiic dalo da [60] ^F■ =z^t: \{R-\- AR'Y — R'^ =4i:RRAR' + }<'a:^ , inlendendosi per h'a^ una quantila analoga alia Jta^ , come sar.i altrcsi per riguardo a A"a"-,ecc. L'aumenio poi A/ del \oUiuic / dell' inviluppo, cioo dello spazio com- preso fra le due superlicie esterna ed interna, fe dalo da [6,] M= AF— AF'=i4T:R^AR—4^R'RAR-^li"a' _ iaPR'R'^ xPRR'R{iR^+R'')) , = ^ . PxR'^ + h'aT-. 3 ^ E paragonando il volume prirailivo /, ossia x7t(^' — -/?') Ji csso inviUippo eol vo- lume conseoulivo /-+- A/, acquistato dallinviluppo stesso per lazionc dclla forza P' , noi abbiamo una diminuzione di densila in ragione di ussia di ' ■ ' ~ /+A/ 1 I 1 /+ A/ ' A/ ossia di DELIA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 2i: ossia finalincnte di E in quest' uUlina raglonc vicnc altrcst diminuita la niassa della colonnctta cilindrica prcsa altravorso alia grossczza deirinviluppo. Dalle quali espressioni e cvidenle clie lulle quesle qiiantitu SR , SR', \f^' ecc. variano prossiiuanicnle di grandczza in ragione dirctia sciuplice di X ■ A cagione d'esenipio, se la a si riduccsse alia meU'i del valore clic lia pel veiro, cio6 fosse I I I 995,8 tjiial e presso a poco pel ramo (1), si avrebbe AR i^4:^'o39 niclri lineari , AA' — 4.654G5 idem , A/ r:^ 21 935 867 5oo 000 inelri cubici , come si ottiene dividendo per niela le quanlilu ['i3J , [48] e [saj . TuUo aH'opposto di cio, sc rrcsccsse la a , cresoercbbero Ic suddeltc quanlita in ragiunc dirclta semplice di essa a. RisuUa allrcsi ehlaramente dalle csposte espressioni, chc su variasse la interna pressione P\ i suddclli canglamenti del raggio esterno, del raggio interno, ecc., si farebbero maggiori al di lei ci'cscere e minori al di lei diminuire , variando proporzionalmente ad essa. Se poi variassero simultaneanienle lanio la a qiianto la P' , se eiofe si avessero due differenii casi, daU'uno all' altro dei quali le quanlita 7?, R' non fossero diverse, ma si le due a e P', in essi casi i cangianienti de' raggi e de'volumi, prodolli dall' interna pressione P' cd espressi da A/?, Ai?', A^, A/^', A/, avrebbero grandezze pros- simauienlc proporzionali a P x . Che se nel passare dall' un caso all'allro, il nuitare della /•"' fosse inverso di quello della a , per guisa talc che il prodotio P a fosse in anibi i casi lo stesso, in allora Ic quanlita suddctte AT?. AA" ec, sarcbbero nei due casi dello stesso valore , nc gia per approssiniazione , ma esatlamente. Infalti se nelle eipiazio- ni |3I] e [3b] noi facciamo /"zro , e supponianio invariate R, R' , P^i riescono invariale anclic F e F\ e quindi allresi A/f , ATf', come pure Af', A^', A/ . E se la forza operanle sulla superlicic interna si rovcsciasse di direzione, cioe si con\er- llssc in una forza traente all' indentro, riuianendo pero ancora la superlicic esterna libera da ogni azione e non mutandosi il valore di a , tulli i suddetii cangianienti si rovescerebbcro essi pure. Vcrrebbero cio6 ad accorciarsi il raggio esleino c il raggio interno. diiuinuircbbc il volume deU'inviluppo, e se ne auincnicrebbc conscgueiilcuicnie la media dinsitii. E quest! dementi tulli, per pari oppostc grandezze di P\ prendcrebbero grandezze opposle uguali. ( I ) Wcrthclm ncgli /#rm. C/i. Pli., nov. iS44, pag. 420. rot. III. 28 218 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' X. In luogo di una forza premenle all'infuori o Iraenle aH'intlenlro, ma scmpre opiTante sulla superlicie interna dell' inviluppo, poniaiuo oia clic ne opcri una sulla superlieic cslorna sia premendola all" inJonIro, sia traendola allinfiiori, e die rinianga intanio libera da ogni forza la superficie interna. In qucslo case, rapprcsentando come piu sopra con P la delta forza operante sulla superficie csterna, supposta |)rcnientc quando la P ha valorc posilivo, avranuo luogo per csso in\iluppo le cquazioni [38] e [39] ove sia fallo /'zro . E pcrcio , tencndoci alio sole quantita di primo ordinc , avronio prossiniamenle ./I ,v ^PR' [(i.i I \R~FR = Z(Ri—R'i) ' yPR R^ 166J SR=rR^-.^--^ . E (|uindi sara [6- J -^^=1 "K^'' + ^Rf— R'\ = i-R-AR f- Aa.* 3(/f3_y{3) A'a^ [6^] \F'- ^n(^{R +SR )'—R ') = /^r.R^. AR i^ A a- 3 47:aP. R'R' R'—R^ -f-A-a' , A^'PR'R' 4^=^PRHR'+-^R ■) . ,,■' \-xPR + A-^.S intcndcndosi con A'a^, Ar'st-, A 'a-, cce. delle sonime di teruiini di secomlo c di [liii cle- \ato ordine rispelto ad a . DELLA CUOSTA SOLIDA TERRESTRE. 219 Oi-a lu dullu qunnlilii sono liilte negative , indioando cbe se una laic eslerna forza e una (ircssione, cssa fa diiuiiuiirc i raggi eslenio cd iiilcrno e il vohiiiic doll' inviliippo, tulli |)ro|iorzii)naliiienlo ul prodollo /^a, ossia, qiiando varii sollaiilo uno dei due fallori P ed «, proporzionalincnic a qucllo clie varia , c indicando altrcsl cbe essa pressionc estcrna fa au- menlarc la densila, proporzionalincnte ancli' essa a qucste quaiilita. E SL' la for/,a oiieianle sulla sii[)ui(lc'io eslerna fosse una trazione all'infuori, non si avrebbe in qucslo caso clie a niular segno alia P ; c tutli i cangiatnenii teste nolati si rovescereb- bero, assuniendo grandezze uguali c contrarie, quando eonliaria cd uguale fosse altrcsl la forzu. Osservero da ulliiuo clio sarebbe una qucstione uiolto pii'i facile a risolversi se, supposla nulla la I' siiio dapprincipio, fosse data la F e si cercassero i valori di P' a. c di /"' die a (juesia /'' corrispoiidoiio ; de' quali valori il prinio sarebbe ininicdiatamcntc dato dalla equazione [51] , c il sccondo dalle [29], [30] e [3fi] . E lo stesso sarebbe se, sup- posta nulla la P' c data la /'" , si volessero trovarc Pa. ed F . Sul che pero non trovo convcniente di fermarnii. •J. Se noi volessimo conoscere, non gia gli ingrandinienti separati de' raggi csterno ed in- lerno dell'inviluppo sferico di cui si tratta, ma bens'i di quanto la seniisoninia di quesli due raggi riesca niaggiore solto I'azione dellc forze P a F che non in mancanza di (lucste, in tale caso, indicalo con Ar un siffatto auiuento dcila seiuisomma de' due raggi, si avrebbe — i(F/.' + F n ) . 2 E sosliluendo in luogo di F e /•' i loro valori dati dalle equazioni [35] e [30]. e Irascu- rando le quantila d'ordinc superiore al primo rispetio alia a, e faccndo alcune o^^ie ridu- zioni. sarebbe :o| \i 6(Ii- — ^ (fl '-h '.'-A' 4- iR'RRjFIi — (yi>4- -iR' -\-ili-R ) Ph\ Dalla quale espression'e e evidcnte che la delta semisomma si aumenla ogni volla che f':z:o, e /■"' e jiosiliva, c che invece ella diininuisce quando /^irro, e/' e positiva. Dando a /I c ad /i' i valori ammessi supcriormente, risulta [7 ' J A;- rr a (P . 222 282000 — P. 22 ^ igG 000) , 0 prendendo per a il gia amniesso coefGcienle di elasticita del vetro, si ha l7*J A; — / , 37060 — P. J7412. 2'iO SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' E poncnJo /'rr o, e aramoltciulo clie P' sia ugiiale al nuincro de' eliilogramiiii ilci (luali <■ prcimita I' area d' un luilliiuctio quadralo pel peso di uno siralo li(|uido deiiso 2,K c alio nil dooimelro, eoinc si suppoiie al § B, noi abbiaiiio 2.5 \']i\ Ar ;r: ^7060 . ■ • ^ 9, 26^0 , ehe ('■ appiinto la media degli aiiinenli A /? e A ]{\ dali dalle erfiiazioni [45] c Ci^l; a cui <'or- rispondu un aumcnto di inctri bW 58,2i4o per la circoiifereiiza media, per quolla fioe ehe e cquidistaiile dalle superlieie esterna e in- leriia, aiimeiilo clio e medio arilmelico fra quelli dcllo circonfcrenze di (jiiesle due super- lieie, dali dalle cquazioni ['iB] c [SO]. 1ft. Un ullimo elcmcnlo di cui puo inlercssare la cognizione, e la media Irazione uvvero prcssione clie il noslro inviluppo sferico soffrc Irasversalmcnle per I'azione delle forze sud- delte P c P"; trazione cio6 quando esse forze insieme combinalc spingono 1' inviluppo al- r infuori, prcssione inveco quando esse lo spingono all' indentro. Cerchiamo di delerminarne il valore , il quale indichcrcmo eon n , rilenendo cspressa anelie quesla quantita dal numero dc' chilogrammi opuranii su eiuscun millimetro quadrate, e inlendendo cli'ella sia posiliva quando la forza da essa rapprescniala sia ima prcssione, e clie sia negativa nel caso conlrario. E immaginiamo, come si 6 fatto pii'i volte, diviso I'inviluppo sferico in due parti uguali per mezzo di un piano passante pel centro, e consideriamo Ic forze clie operano su di uno dci mezzi inviluppi clic ne risullano. Noi veg- giamo subilo cbc esso mezzo in\iluppo si trova preniulo in tutli i punli della superlieie esterna con la forza /*, il cui effetlo tolalc operante perpcndicolarmente al piano clie divide i due mezzi inviluppi, e tendente verso il centro dell'inviluppo intero, e misurato da 1000 000 P. n B'^ J come si ha, richiamaudoci a memoria chc /" e il numero de' chilogrammi operanii su d' una estensione superliciale di un millimetro quadrate, e tornando a rammentare quanto si disse in occasione dell' espressione [13]. iNella superficic concava il medesimo mezzo inviluppo si trova spinto in direzione conlraria dalla forza /-'', il cui totale effetto e misurato da I 000 000 P .r. R' R . E in quest' ultima direzione esso mezzo inviluppo e altresi spinto colla forza die opera in liilla la sczionc dividcnie i due mezzi inviluppi, della quale forza il totale effetto e misuralo da I 000 noo n Itt/J- — -R'- j . DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 221 L'guagliamlo la prima di (juestc trc forze alia soinina dulle uKimc due, attcso rcqiiilibrio chu ha luogo fra tulle c Ire, abbianio per dcleruiinare H la C(|uazionc P. r/f-zr P . -R^^-\- U\T.R'-—-r.R'^[, da I'lii P. R^— P R- [751 U^ R^ —R^ e(|uaziunc la quale, adotlando per /? ed R' i numeri superiormente ammcssi, da [76J n rr P. 53,338— i'. 52, 338. E nel caso particolare che 1' eslerna prcssione P sia nulla , c la interna F eguagli quella dovuta al peso d'uno strato liquido della densila 2,8 e dell' altczza di un decimetre, la n viene ad essere una trazionc uguale al peso d' uno strato liquido della slessa densita c dcir altezza di nietri [77] 5,2338. E paragonando fra lore, mediante le equazioni [74] e [77], I'allezza (supposta di 1 deci- inelro) dello strato liquido cbc pu6 essere soslenuto dalla /"', 1" altezza dello strato al cui peso equivale la trazione IT, e Tallungaraento della media cireonfercnza dell' inviluppo sfe- rico , nui abbiamo queste tre quantila nella ragione de' numeri [78J I : 52,338 : 582,i4o. 1 quali tre numeri espriinerebbero il rapporto delle tre quantila medesime anchc nel caso die I'alluzza dello strato liquido sostenibile dalla /" fosse niolto uiaggiore 0 mollo minore di I deciinelro. E se la forza P' fosse traente,e quindi la n premente, e la media circonfeienza dcir inviluppo sferico soffrisse percio una diminuzione , i tre numeri mcdesimi esprimereb- bcro il rapporto delle altezze degli strati liquidi a' cui pesi esse y e 11 equivarrebbero , e della dirainu/.ionc suddetia della media circonferenza dell' inviluppo. 1 1. Procuriamo ora di trarre da tutto questo calcolo qualche uiaggiore utilitii, applicandolo non piii a un inviluppo di condizioni affalto ipoleliclie, ma alia reale crosta Icrrestre. Veranicnte dal caso finora considerato a qucllo della crosta della terra vi banno delle notabili differenze. Ollre all'avcre essa , non gia sferica, ma bensi cllissoidica la forma ge- neralc delle sue superficic eslerna ed interna, ollre all'averc in queste superficie e nella lon- nessione delle sue diverse parti delle innumerabili irregolarita, c oltre all'avcre formate que- ste parti di materic assai eterogenee, ha essa crosta due differenze principalissime dal caso ipoletico sin qui contemplato, consistente I'una in una grande comprcssione vicendcvole dello dettesuc parliin conscguenza della gravila, c I'allra in una lemperatura gradatamenle cre- scenle dalla superficie eslerna all' interna. Cominciando dalla pressione , noi sappiarao che le parti interne di una tale crosta >i trovano lanto piii premulc quanto piu sono situate profondamente. Ammcttcndo che la *2'2'2 SLLLA CONSISTENZA E SULL.V DENSITA' media densila di cssa sia egualc a 2,07 volte qiiella dellacqua e clic la sua grossezza sia di fiOOOO niclri, inio qucsia prossione, prcscindcndo dalle modificazioni porlate dalle forzc uiiiloiolarl. airharo nella siipcrliiie interna sino alia enornie grande/.za di circa lb 800 at- uiosferc, maggiore d'assai delle piii grand! clie coUarte si sicno putule otlcnerc. E qncsta sarebbe la for/a con cul la crosla in grazia del suo peso prcmercbbe il liquido inlcrnanicnte contenuto , nel nienlre chc con allrettanta forza un tale liquido prcnierebbe la crosta in dire- zionc conlraria. Ora per sotloniellcre a caloolo lo stato di una sKTatla crosta, aniniala dalla uravita . proniula di sotio in su con la delta enorme forza dal iicpiiilo inlerno , e aggravala anelic al di sopra da qualclie allra pressione clie si voglia considerare, ci si prcsenlano due iiianierc. L' una sarebl)e di amnieltcre, clie in virli'i di siffalle forzc, in concorso colla cla- slicita,si produca nelle niolocole dolla crosta ipiella slessa disposizionc forzala die vi siavrcldie iie'supposli segiienli, cioe: 1." die una tale crosta, gia dotala in tutii i suoi punii delta tciii- peralura atlualc, fosse slala per qualdie tempo csenle dalla gravila e da qualsivoglia forza operantc alio sue siiporficie esterna ed interna; 2." die allora la sua materia si fosse Irovala in lulli i suoi piinti nel pcrfetlo slalo nalurale, cioe cosliluila in mode da non soffrire ne pressione, no stiranienlo in nessun punlo e in ncssuna dire/ione, ossia anelie in raodo die loinpendola in piii pezzi slaccali 1' uno daU'altro, qucsli non avessero dovuto mulare ne grandezza , ne figura ; 5." clic questa nialcria posscdesse una perfelta elasliciui, cio6 fosse tale die dope sofferta qualsivoglia temporanea azione alleratrice, al ccssare di questa, ripren- dcsse csattamente lo stato priniitivo ; 4.° che essendo cosi le cose, fosse sopraggiunia nelle molecole di cssa crosta e alle sue superficie la gravila e quelle allre forze che si vogliono su cssa operanli. I'recisata in (jucslo modo la questione , non sarebbe difficile lo assoggeltarla al calcolo e il Irovarne la relati>a equazione differcnziale , al qual uopo bastcrebbe che sul mezzo invi- luppo parziale che al § 2. considerammo solloposlo alle forze [13], [l*] e [17], amraettes- siino operantc anche 1' azione della gravila, come ivi a suo luogo si e gia indicate (1). (i) Ponianin. per limilarc la quoslionc, clic la iiialeria delta crosta sia alTallo cmogcnca e di uiiiformc lempcralura, colle due superlicic pcrfellanienle sfericlie e senza ninto rolalorio, e chiamianio 0 la densiladi cssa crosta quandulc sue parii fossero adalto lilicre si da ogrii pressione fra se sicsse, die da (|ualsi>oglia sliramcnlo, vale a dire (|Uando si Irovassero nel perfello stato nalurale, •4 il rapporlo della gravila g nel luogoovc si Iroverebbc la molecola »i allorquando lulle le parti G della crosia avessero le posizioni corrispondenii alio slalo nalurale, colla gravila C alle latitudini medie al livello del marc. E quindi sia — 0 piii sempliccnienle ■ il rapporlo mcdesimo quando la crosia e sollop«sta a lulle le forzc rlie in essa si suppongono. La niassa del mezzo inviluppo chc noi consideriamo Sara 'J . t-o'. tip -}- /lilp . dp , e-?endo IIUp una quanlila clic svanisce con dp. E la massa di uno slralu piano della slessa dciisila r grnssczza, c la cui base sia la base del mezzo inviluppo, sara o . r_o '. dp -f- //'dp . dp , esscmlo /I'dp una quanlila analoga ad /J dp . E la forza lotale con cui il mezzo inviluppo sara sol- DELLA CROSTA SOLIDA TEHRESTRE. 2»» «>'<>[-{]•(..■' + p?)'} --^ '.r(.p + p-^y] ,j +'^7 [(.= + '-?) }''','--!-"•''«■] da eui -^{p{p + P-rVy- -'P + ^'iUp + P?)'}'. dp ~ ,J^f^[^'!^^. + "-''^'^ « ■' e di\iilrndo per n/o . ed uguagliando separalamenle a zero le qiianlila indipcndenii da dp, avienio ]i'(p + p?r,'-{-q{(p + p?yy - ■''"■"' = 0 ; donde si avra, da sosliluirc all'cquazione [in] , \dpj " " ,0 -I- ,«.y 1000 6(1 +-v)» La ipiale equaiione infieuic rolle due *er»e a risolvere la queslione. Sostilucndo nclla [18'] i valori di p, ij , ( , ) dali dalle [■.<) e [lu], si ba , dnpo quaU-bc facile 224 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' caso la prcssionc sarebbe in qualsivoglia piinto la medesinia per tulti i vcrsi , c altresi ugiialc per tiitti i vcrsi la distanza fra Ic iiiolecole prossiiiic. E in vcce io credo che ncUo slalo roale delle cose, Ic nioleeole dclla orosia terrestre sicno assai vicine a una sifTatla disposizionc propria dello slato liquido. Pcreiocclife io osscrvo che quelle parli di essa cro- sta Ic quali sono a graiuli profondila si trovarono scinprc sotto pressioni forlissime sino da quando passarono priniilivanicntc alio stalo solido, c dopo solidificatc rimasero caldissimc c molli per un lungliissiino tralto di tempo ; che quelle do' luoglii piu profondi si trovano in questo slalo di ealorc e di mollczza anclic al prcsenle; c clie (lucUe stcssc che sono al di sopra c piu freddc delle allre , colle molte connnozioni a cui furono soggelle e colic ricliizioiif \(' + r)iir- + Pyyy+^^'(.'' + r^y- (1 -t v) ■ 1800 . «(l -1-9-)^ ni'Ua iiuak', prima di procedcrc innanzi converr.i porre il valore di g espresso per mezzo della r, . OsseiMi It qucsl'uopo elic, presciiulciulo noi dal iiiolo rolalorio dclla terra, la g e la somraa di due attrazioni , delle quali la prima c quella del nucleo liquido eolloealo al di dentro della supoificic Inlcriia dclla crosla. il quale quando la molocola m e ancora alia dislanza primiliva p dal centro del globe , cseicila su cssa innlecola un'atlrazionc espressa da P' ' esscndo L un cocfQcieiile costante. L'altra parte dclla o ronsiste ncU'utlrazionc dcH'inviluppo sleriro di cui cssa molecola m fa parte, inviluppo die si puo considerare eome una sfera di ruggio /( dalla (piali- se nc sia Icvala internanicntc un'altra coneentrica di raggio It'; il quale inviluppo pereio, supposlosi da no! di dcnsita unitormc, cscrcila verso la dctta molecola m un'altrazionc espressa da una quantila della forma N Mo , P do\e M cd 2V sono due coeflicienti coslanti, e dove il prinio tcrminc c dovuto alia sfera di raggio /(, v it secondo a quella di raggio 7!' (Veggasi per raaggiore inlclligcnza il § a dclla ^ola i ). Si polra pereio mcttcrc ossia, ponendo L — N —Q , ( i — A') , r/ = — J— + 'I'p , f,=z^^ + Mp P So^lilucndo il qual \alorc di g nellultima cquazione differenziale, si lia, in luogo della [21], la seguenle ossia , falto quest' altra MBol QH-jl = »i IKeOC IBOOG della quale io lascero ad altri di procurarc rintegrazlone. DELLA CUOSTA SOLIDA TERRESTRE. '1'26 inoltc loro variazioni di posizionc c di (einpcraliira, lianno dalo gran coniodo alle loro iiiolc- oole di accoiiKHlaisi le uiio aocanio alle allre. Vfiine, a dir \cio, aiiclie coiiliaiialo un talc accomodamcnto, pcrocchc parcccliie volte, inciilrc la crosta lciTCs(rc per niolla paric dclla sua attuale grossezza era gia afTatto solida , avvennero in divcrsi liioghi di cssa delle dcpo- sizioni di nuove matorie, dove di sedimcnio c dove crullive, dalle qiiali ella vcnnc com- prcssa pin elie non fosse dappiinia ; in allii luoglii in vecc ella si sgiavo di pesi cbc prima sosleneva ; qui si abbassarono lericni , la si sollevarono montagne, ccc. Ma di (piesli at'cidenli, quei elic fni'ono violent! e rapidi , fiirono ancliu raii, c gli cffelti loro vcnnero di poi a poco a poco caneellati dalle cause tendcnti all' asseslauicnlo dellc molecole ; c di (|uci (he furono lend I' effetlo vcniva conteniporancaincnte e del continue indel)olito e pres- sodii' annullato da qneslc slesse uUinie cause, lo crederei percio clie nella crosta non si sia potuto niai avcre durevolnicntc ne una disposizionc di molecole ne una pressione die nola- l>ilnienle si allontanasscro da quelle corrispondcnti alia liquidila. Ecco percio quale allra nia- niera . secondo me pill vicina al vcro, crcdeici potcrsi adottare per sotlouiellere a calcoln I alluale stalo della crosta. Con^isterebl)C questa mauiera nello auunettcre die quando al liquido interno si dcsse un talc volume da potcr csso premere sifTaltamenle 1" interna superficie della crosta, die fosse il peso di essa conqiiulanicnte soslenuto, nc ella avcsse minimanicnle a reggcrsi da se, c ncmincno a premere il delto litpiido divcrsamcnto da (pianto porlassc il di lei peso , in talc supposlo Ic molecole della crosla medesima dovessero in qualsivoglia punio Irovarsi ugualmcnle rav- vidnalc secondo tutle le direzioni, conic se ajipunto apparlcnessero ad una materia liqnida ; talclie supponendonc separate in quaUuKpic Uingo un |)c/./.u cubico, questo, libcralo da ogni estcrna pressione , dovcsse rigonliarsi uniformcniunle in Inlti i vcrsi e rinianerc ancora ( ii- Lico. E die lo stalo alluale di cssa crosla, nel quale quesla o si regge da se per una sua piccola parte, oppure stringe il nucleo liquido alcun poco pii'i cbe non porli il di lei peso, sia qncllo slesso clie si avrebbe, ipiando dopo csscre ella stata alcun tempo con uniforme dispo- "i/.ione c in un pcrfclto cquilibrio col nudco liqiiido, e avendo ella una clasticila perfctia, si fosse alcun poco allcrato il volume di nn laic nudco, in guisa da prcMicrc alcuu poco iiicno. ovvcro alciin poco piu la di Ici supcrfnic interna. In questo secondo, per nie assai [lii'i probabilc, supposlo la qucstione ci presenlerebbe una niollo minorc difficolla. Perciocdic andie le parti di crosta forlcnicnle costipale, sinehc fos- scro in cquilibrio col soltoposlo liquido, non avrebbero allra didcrenza dall' csscre alio slalo naluralc, clie quella di averc una maggiore dcnsila. Del resto non solo sarcbbe unifonue per lutli i vcrsi la disposizionc dclle loro molecole, ma andie la pressione, cndcnle dal jjcso die opera verlicalincntc. E siciomc ossia o,Bii . Crislallo di rocca: capacila a parila di massa coll'acqua 0,1091; capacila a parila di volume o,i»oi X -jCiOi ossia o,49«. Collier's Physikalhclies K'orterbuch ncu bcarbcilit, art. Il'arme, pag. 797. Pouillcl, Notions gcncrulcs de I'ltysique. Paris, I8S0, p. ISO. (2) A far agghiacciare una massa d' acijua si csige lania solliazione di calorico come a lar rattreddarc la alessa massa d'acqua di gradi 79 '/t ccnligradi (Jn. Ch. Ph., Mai, ids, p. 11.) Ammellcndo die sia 0,0 la densilii del ghiaccio, per averc da acqua a 0° uno stralo di gliiaccio alio un melro occorrc lania sol- Irazione di calorico come a raflieddarc di gradi 71 — uno siralo di acqua della slessa allczza. E divldcndo i$oo per 71 - si ha appunio 21. (5) Ann. Ch. Ph., II." Serie, Tom. 27 (Ollobre 1824), pag. 162. (4) BtUlelUn de la Sociitc Gevlogique de France, T. XIII , p. S99. DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 231 Ecco a(lunf|iic Irovalo (|iianli secoli sarebhero per lo nicno occorsi perclii! la crosla col ral- frudilar.si c slringcrsi, scnza solTiiro nel fraltcmpo ncssun dislurbo, avcssc poliito venire al piinio da coinpriiucrc il liqiiidu sottoposlo con una forza pari al peso d' iino siralo di esso li(|iii(io alio sollanio iin deoiinelro. iMa a nie pare iiiipossibile die in lanii secoli non si avesse doMila protlurrc in (ale crosla una scrcjiolalnra o una soninia di scre|iulalurc alia a far ccs- sare il siio slalo di sliranienlo, con tanli Icrremoti clie dovettcro aver hiogo nelle varie parii della siiperficie del glol)o. E ancor pin la cosa mi seinbra inipossibilc al considerare Ic infinite irrcgolarilA e la irnperfelta connessionu' delle jiarli di essa crosla. lo tengo adunque per cerlissimo , confornieinenic a ijuanlo si e Irovalo con allre ragiuni nclla Nola 2." , elie se la crosla terrcslrc , pel suo successivo ralTreddarsi, i; in uno slalo di sliramcnto, non puo qucsto sliranienlo crescere a segno da far compriniere nolabiinicnlc r inlerna nialcria liqnidn pii'i di (|uello clie e volulo dal peso di essa crosla , polendo iiiUal pill r ecccsso della forza eouiprimenlc corrispondere al peso di uno siralo o solido o liipiido alto qualclie cenlinielro. IS. Vcniamo adesso alia snpposizione coiilraria, a quella eioe clic I'inlerna malcria liquida si venga a reslringere pii'i cbc non faccia la capacilii della crosla. E per un esempio parli- colarc aniinelliamo clie in grazia di un silTallo reslringimenio clTellualosi nel nucleo liquido nci tempi passati , si Irovi era la terreslre crosla obbligata a reggersi da per sc per una porzionc equivalcntc al peso di uno siralo liquido alto un decimetro. Amniellendo anclie qui clie la media compicssibilila della parte solida della terra sia quella stessa del vetio, e adollando gli allri dali adoperalisi nei precedenli calcoli, abbiamo cbc pel suddetto reslringimenio della materia liquida, e per la compressione Irasversale clie dovrcbbe nascernc nella rrosla , il raggio inlcrno di quest' ultima si dovrcbbe trovare diminuito di incti'i 9,309293 , eioe prossimamcnte di 0,000 0018 del valore clie cgli avrebbe senza qucsto slalo di com- pressione. II che mosira chc almcno di allrellanto dovclle restringersi anche il raggio della niassa li(iuida interna. Chc anzi il rcslringimento di quesl'ultimo raggio si trovercbbe ancor maggiore, se si avvertissc cbc qualche poco si b cerlamenle dovuta inlanlo raffreddare ancbe la crosla, c cbc pcrcio la lungliezza iniziale del suo raggio inlcrno superava la presente di pill che dei detli melri 9,309 293 , e se altresi si considerassc che la malcria liquida in- terna si Irova atlualmenlc alcun poco rigonfiata per la cessazione di una parte della prcssione su di essa opcranle, di una parte cioi; corrispondente al peso di uno siralo liquido alto ua decimetro. Pcrciocchi; accrescendo alquanto la lunghezza primiliva di qucsto raggio del nucleo liquido, c diminuendo alquanto la altuale, si trovercbbe una diffcrenza maggiore di quella lesl6 vedula. Ma lasciamo qucsto , e ammelliamo pure soltanto un reslringimenio li- ncare di 0,000 0018 del valore primitivo, ossia una diminuzione in volume per 0,000 00*8 del valore primitivo lolale. E cerchiamo quanti secoli sarebbero bisognali perche csso reslrin- gimenio si elTeltuasse. Per questa determinazione noi abbiamo due vie. L' una fondala suUa quanlita di calorico chc si sarcbbe dovuta pcrdere. E I'allra suU'accelerazione die da esso reslringimenio avrebbe dovulo risullare nella rolazione del globo. Cominciando dalla prima, cioe dalla perdila del calorico, ammelliamo che la malcria liquida terrcslrc abbia la dilatabilila deH'alcool puro, the e uno dei liquidi piii dilatabili , e che si dilata di circa - — del suo volume a 0" per 232 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' ogni grrtdu ccnligrado di eui cresca la tcnipcralura , adotlando una s'l grandc dilalabiliia per avere un nuiuero di secoli minore del vero piutlosto die uno maggiore. In questo snp- posto la malcria Icrrcstre , per soffrirc 1' indicate restringiiiiento , si sarcl)l)c dovula ratlrcd- dai'C in lulla la sua luassa di gradi ccnligradi 0,000 0045 : , 900 o>^sia 0",00408 , al ((ual uopo le si sai'cbbc do\ulo toglicre tanlo calorico conic a far raf- rcddarc di 1". C uno siralo dello slcsso li(iiiido avcnic una base cgualo alia superlicie del- linlcni nuoleo liquido. c un'altezza di uietri - . (i3io384 . o.oo4u5 , ossia >*S1U: od anclie , auiinetlcndo die b.ia 0,'iH (I) la capacila f.i)ccilica pel calurini della materia liipiida lerresire a parita di volume eollacqua, lo si sarebbe dovulo levare tanlo calorico come a far raffreddare di 1°. C uno stralo d' acqua della stessa base c dell' allczza di melri 5833 , o anclie come a ottenere da acqua a 0" uno strato di gliiaccio alto nielri 8 4 ; al die, seoondo i da(i pii'i recenti sulla dissipazione del calorico terrestre, ci sarebbero \o- luti S260 anni. II quale nuinero pcri) e da ritenere come un liinilc minore , alteso il modo con eui superiormcnle sono stati presi diversi dali. Non si sarebbe poi avuto un risultamento diverso se il nucico liquido si fosse raffrcddato incquabilinente nclle sue varie parti, per esciiipio. assai piii ndlc supcrficiali. Giacdie le parii die maggiormenle si fosscro ralTicddalc 0 da ciii parlicolannente fosse deri\ala la diminuzionc del \olume lolale, aMcbbcro audio a\ula mag- giore la perdila del calorico. E la totale perdila faltasene dal nudco li(piido in un dato tempo sarebbe sciuprc in ragionc della lotale diminuzionc del volume. Si Irovercbbe un nuniero d'aniii assai maggiore, considerando il variarc della vclocita della rolazione lerresire, e supponendo cbe il raffreddaincnlo del nucleo liquido abbia prodotio un uniforme rcslringimcnto in tutte le parti di questo esterne ed interne. Peroccbe quando si fosse diminuita di 0,000 0015 del suo valore la lunghezza del raggio terrcsire, dovrcbbe la rola- zione . atlcso il principio della conservazionc delle aree , cssersi accclorala per 0,000 OO.i del proprio valore (cio6, esscndo la durata di ciascun giro di circa 86 000", dovrebbe quesia cssersi abbrcviala di circa - di niinuto secondo). Ora 1' osservazionc ha mostralo die da 4 (1) La capacila tlci liquidi pel calorico a parilii di voluinc coU'acqua io la lio\o per luolti di tssi su- pcriorc a o,1i, c per assai pochi intoriore, e in qiu'slo caso non mai nolabilnienle infcriorc ( iieU'eleri; iOlforico , ove ii'lio Irovalo il minor valore, ella e 0,37). ^on credo pcrcio di dare un valore magfiior del \ero col supporrc eh' ella sia 0,1.1 per la inaleria lir|iiida lerresire inessa sollo I' ordinaria pressione del- lalmosfera. Osservo poi elie quesia capacila a pari volume non seinbra guari influenzala dalla densila , quando quesia divcrsilielii per didercnza di nalura cliimiea (per I'derc solforico, I'aUoiil [)uro, I'olio d'o- Ii»a, 1' acqua , 1° acido solforico conccntralo , il niercurio , eresceiili 1' uno dopo I'allro di densila come i numcri o,7lrt; o,79j; 0,01s; 1,000; i,9ti; 13,0 la capacila a parila di volunii ha rispellivanicnle i va- lor! 0,37; 0,49; o,4fl; 1,00; 0,08; '1,11!). E parendrimi possihilissiino elie la dilTerenzadi densila de'enrpi I'lcrogcnei dipenda in gran parte da diversa inlensila dell' allrazione^'a le niolecole, la quale le rav\icini or piii or nieno come forza meccanica, al modo die fa la compressione nei eorpi omogenel, io inclinerei a ercdcre chc la capacila del nucleo liquido della terra pel calorico (s'intende seinpre di quella a parila ili \nUimi) non sia resa gran fullo diversa dalla forlissiina compressione sollo cui esse nucleo si trova. DELIA CROSTA SOI.IDA TERRESTRE. 23 5 Ipparoo sino a noi , ciot in un Intcrvallo di circa 20 sccoli , la durata del giorno non si e accorciala nciniiieno d' un dieci milionesiiiio del siio valorc (1). Eppcro a faila diniintiirc di (re iniliuncsimi, ossia di (renta diecimilioncsinii , ri sarcbbcro voliili, camminando colla stessa lcgj,'o , aliiicno 00 000 anni. Non polcndusi pcrd aver ccrlezza die il raffrcddainenlo avvenga unifuiinciiieiilc in liillo Ic paili del nudeo, e ixilendo csso per avvcnlnra prevalcro d' assai nellc parii snpcrliciali, cd esscre sollanio una scarsa porzionc di (ulla la niassa quella le cui molecule si vanno avvicinando al ccniro di (ijjura , noi non possiamo ben fidarci di qucsto risnllaiiienlo. E ci allerrcnio pintlosto a ipicUo poc' anzi Irovalo, piii moderate si , ma piii siciiro. laiilii piu die il tempo di 8200 anni k gii abbastanza grande da poterne noi cavare delle impoilanii conclusioni. Procedendo dunquc innanzi nel ragionamento, osserveremo che tutta questa durata di tempo, e anzi una sicuramente maggiore , non avrel)be fatio allro che qucsto, cioe che la pailo di erosta terreslrc soslununlesi da se anivasse ad ugnagliarc in massa uno stralo li- quido alio un deciaictro, o piu scmpliecnientc arrivassu ad avere la massa di uno strato so- lido non pii'i alio di un decimetro (pcrciocche non e da credere che la materia solida della terra sia pill lara dclla liipiida, cssendo postn cnlrambe sotio uguale pressione, ma anzi da ipianto si csponc ncir arlioolo seconilo di questa Menioria , pare die la solida sia in adeipialo piii densa). A una durata di tempo maggiore coriisponderebljc una niaggior perdita di ealorico, e proporzionatamcnte piii grande sarebbe la parte di erosta reggentesi da s6; ma pero questa crcscerebbe lenlissimamcnle , in guisa die ci vorrebbe un tempo iuiniensamente lungo per- che giungesse all' allezza di qiialclie iiielio. Ed auehe non sarebbe do slato permesso dai grandi sconvolgiiiienti ai quali il globo nostro fu piii volte soggelto. Infatti, se noi cerchiamo la porzionc di effello che puu venire prodotta in mille anni , noi troviamo che la parte di erosta sostenentesi da se non puo crescere in questa durata di tempo che di J2 - milli- motri. In guisa che a faria soltanto arrivare a pochi metri si esige tanto tempo , che preso aU'indielro si raggiungerebbe prima qualcuno de'suddetli grandi sconvolgimenii sofTerli dal globo lerreslie , per escmpio quello del sollevamcnlo delle ^Ipi principati j il quale non dovrcbbe crcdcrsi antichissimo al vedere che i nostri laghi { formatisi forse prima, cioe al- repoca del sollcvamento delle .Ilpi occidentali) non sono ancora ricnipiuli dalle copiose nia- terie die eniro vi conducono liitti gli anni i liiimi e i lorrenli. E a quell' cpoca pare che nella crosla terreslro abbia dovulo ccssare in gran jiarle lo stale forzato che probabilmente vi era prcccdcntemenle, e che la materia del globo si sia allora in gran parte asscstala, c che in quell' epoca abbia dovulo quasi per intcro rieomineiare lo stale forzato die per av- vcnlnra vi ha prescnlemenlc. Ma andie indipcndenleiiienle da quesli iiiaggiuri sconvcilgimenli, e ainniettendo pure che r interno nudeo liquido si vada restringendo con quella precisa celeritii che abbiamo in- dicata, pare nulladinicno diflicilissimo che la compressione trasversale della crosla terrcsire . e il sostenersi questa da se possa progredire nidllo innanzi, in mezzo ai piccoli e continui coniinoviiiienti che avvengono nd globo, e agli alzamenli ed abbassamenii che veggiamo Icntamenic avvenire alia sua siipcrlicie. 11 suolo , per esempio , d' alcuni luoglii della Svezia (I) Laplace, Exposilion du Sysleme d« lUuntIc, Paris, 11(24, p. 203. Dice quivi L,aplacc clic la durala tlel giorno non lia variato di un ccnicsiimi di sicondo, ina dalle pagine lo e 202 si riconoscc ch'cgli iii- tendc parlarc di sccondi cenlesiiiiali, ciascuno dc' quali v la ceiiloiiiillv^inia parte di un giorno. Vol. III. 30 234 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' si eleva ad ogni sccolo di circa un mcli-o ; di altrutlanlo e forse piii si abbassa qiiello di qual- che punlu dulla Grocniandia. E delle mulazioni di livello, operantisi ai tempi nostri, su nc sono riconosciiilo in niolli allri Uioghi , ovo la vicinan/.a del mare ha permusso di fare esaltc os- servazioiii (1). E chi sa quanto no avvcngoiio nei Icrroiii lonlani dal mare, i cui moviiiienti verticali noi non conoseiamo sc non dopo che sono divcniili graudissimi, come per molli iiidizii erode di aver riconosciuto il valcnte signer Sluder nclla Svizzera (2)? Ora tudi quesli movi- mcnli mi pajono bastevoli a far raggrin/.arc la superlicie del globo di lanto dn diTniiuiire al- iiieno in gran parte la compressione trasvcrsalc pi'odolla dall' interne raffrcddamento. Al che debbono assai eonlribnire anelic la forma ellissoidica della crosta, e Ic sue minute irrcgolarita esterne cd interne, e tulte le discontinuity c serepolature, come anche il non potcrsi la ma- teria solida Icrrestre riguardare come perfellamente elastica, cssendo ella an/,i in molle parti, specialmonle nolle inlcrnc , dotala sicuraiiiente di qualcbe moUozza. Le quali circoslanze tutte favoriscono lo acoomodarsi delle parti fra loro e il loro togliersi, durante i suddclli piccoli niuviinonii , dallo stale forzato di cui parliamo. Mi si fara osscrvare die al soUevarsi, per esompio, delle Alpi principali dovette certaniente aver avulo luogo un grande raggrinzamenlo nclla crosta lerrcsire, procedenle da una anle- riore comprcssionc trasversalc assai forte , durante la quale una nolabile parte di crosta doveva rimanere sosteniila da se. Assoggettando peri questo pensiero al calcolo , si trova un ri^ullamenlo assai pii'i piccolo di quelle die paja in suUe prime. Ammcltiamo pure infalti die quel sollevamenlo sia slalo ropenlino , lalclie, prima cU' esse incominciasse , si trovasse gia accmnulata nella crosta tutia quoUa comprcssionc trasversalc die era neccssaria a produrlo lulto intoio. E ammetliamo die in csso le Al|)i nostre si sicno elevate nei loro colmi sine a GOOO iiielri sopra la loro posizione procedenle, e che in ciascuna delle grinze siasi foriuala come una specie di letloja senza apertura alia sommita ma co'due pcndii superiormente con- giunti, come pure senza intervalli voti alio loro parti inferiori, e con un'inclinazionc tale da cs- sere I'allozza uguale al quarto della lunghczza. E inline supponiamo die con un cercliio mas- simo perpcndicolare alia direzione delle delle Alpi principali si inconlrino tante picglie da equivalere, nella lunghczza complcssiva delle loro inlersccazioni col detlo cerchio, a quallro di quelle tettoje alte 5000 metri : il clie non credo troppo poco, poiche, sebbene queste pieghc sieno assai piii numerose, pure facendo girare quel cerchio massimo, manlenuto perpcndico- lare ad esse Alpi, per esempio verso poncnte, non inconlrerebbe esso un gran numeio di tali pieghe in uno slesso tempo, ma inlanto die ne incontrasse alcune nuove pii'i a mczzod'i, ne ab- bandoncrebbe allrc verso il setlenlrione, ollre all' essere pareechie di esse assai mono risenlite di quanlo s' e indicate. Cio supposto, con un facile calcolo io trovo che in ciascuno degli otto pcndii, la linca della massimainclinazione snpera la soltoposia base per TCZ,* melii. E la in- tcrsecazione dcll'anzidetto cerchio massimo colla superlicie sinuosa lerrcsire, compulale tulle (0 Si li.i una prcgevole r;iccolla di quesli falli in un crudilissimo Discorso del coiile Domcnico Paoli (Pesaro, tipografia Nobili, I85ii), avenic per lilolo: Pet Solkvumento c dell' ^n'allainmto di uliiiiii /'erreni. Si cilann in csso de' numerosi csempii di cangiamcnli di livclIo laulo reuli, ossia prnprii delP ossalura della Icrra, quanta apparcnti o prodolli sollanlo da niovinienli delle parii seiulle superliciali. Sulla quale ulliiiia parlc dcH'argoinenlo lorno il dollissinio aulore ad occuparsi in uno scrillo impresso a Firenze nei iai2 dalla Slamperia Cranduiale col lilolo : Falli per servire ulla Sloria de' imilumcnti afccnuli nulle coth (Vltalia da /lafenna ad Ancona, ecc. (2) isihliiilhiunc L'nivcruUc. .Mai, lOio, p. 01. DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 255 If ripicgntiirc, ha una Iiingliczza lotalc ecccdeiile per soli 0100 iiiclri la pciiferia circolare corrispondenlc al raggio medio di essa inlerscca/.ioiie. E siipponcndo elie prima di quell' av- vcnimcnto la crosta terrcslre fosse slala, pel Iroppo searso volume del iiucleo liquido , com- pressa in guisa da Irovai'si di allrcUanli mclii pii'i lislreKa clie nel suo slalo nalurale, si avrebbe avuto nel raggio uii reslringimenlo for/alu di 07 0 meiri, pel ipiale la crosta avrebbe dovulo reggersi da s6 corrispondentcinente al peso di unostralo liquido alto mctri to - . Qui pero ('■ da avvertire elie quel melri 0100 di allungamento del contorno terrestrc non si deb- bono ciTdcre imiramenle do\uli a iin sollrarsi della crosta a una compressione nella dirc/.ione nonnale alle Alpi principali; nia cbe probabilniente vi coopero allresi una compressione in di- rezione parallela alle slesse Alpi, compressione clic forse esisleva avanli il dclto sollevaniento e cbe si sara mantcnuta anclie dappoi tcndendo ad aunienlare la grandezza dci deiti ripie- gamcnli : a quel modo die sc una lamina quadrata si trova |)nina premuta sui lend>i dall' in- fuori alliiidcnlro tutio aU'ingiro, e poscia le vicne loKa una talc pressione in due soli di cssi loiiibi fra luro opposli, succedc in questi un allunlanamento niaggiore die quando fussero libcrati aiidie gli altri due Icmbi. La parte adunque di crosta cbe cesso di soslencrsi da se per (picl sollevamento non era probabilmcnie si giandc come abbiamo detto, ma era forse di soli sclto (id otio mniri d' altezza ; e con pii'i csatli dali sulla figura dei ripiegamenii, c spe- cialuicnle quando i pendil fossero piii dolci, e sui colmi si fosse formala qualcbe separazione, essa si lro\ercbbe forse minore d' assai di quest' ultima misura. Tulto qucsto |)er6 nel caso die col sollevamento delle Alpi principali, c coll' allargamenlo avvenutone nella crosta terrestre fosse affatto cessata ogni compressione orizzontale nella di- rezione normale alle detle Alpi. Ma quando non ne fosse cessata che una parte, e un'altra si fosse ancora mantcnuta, in tale caso bisognerebbe supporre cbe quel melri 0100 de' quali abbiamo calcolato die la crosta siasi dislcsa , non fossero cbe una parte del forzato reslrin- gimenlo in cui ella si trovava dapprima in grazia della compressione trasversale, e che in tolale esso reslringimenlo avrebbe dovulo essere forse d'un terzo o d' una meli roaggiore, e forse pill giandc ancora. E a un tale maggiore restringimento avrebbe anche dovulo corrispon- dere una pressione trasversale proporzionatamente pii'i grande, e una piii grande porzione di crosta reggenlesi da sfe. A dire il vero un siffallo avanzodi compressione traversalc dopo un sollevamento di montagnc b verisimilmenle il caso reale della nalura. Egli b cioe niolto consono ai faiti e parccdii distinti geologi in cio convengono, che nella crosta terrestre, pro- babilniente per un prevalente raffreddamenio dellc parti interne, si vada aumentando a poco a poco la delta trasversale compressione , e che da questa vcngano di tanto in tanto prodolli in una tale crosta dei corrugamenli, ora in una direzione ed ora in un' altra , che son poi i solle- vameiiti ddic montagnc. E sembra che quando avviene alcuno di questi sollevamenti non cessi tulta quanta una tal compressione trasversale, e non solo non cessi tutia quella in direzione parallela alia linea del sollevamento, ma si conservi altres'i una porzione di quella normale a una tale linea, cioi una porzione destinata a soslenere inclinate (|uelle parti di crosta terrestre die si sono sollevate. V, infatti se noi avessimo lanle lunghe lavole di legno retlangolari, po- sale sulla superlicie d'un'acqua Iranquilla, I'una accanio aU'altra, in vicendevole contatio pci lali piu lunghi, e congiungessimo questi lati a cerniera, e quindi premendo orizzontalmente dal di fuori, facessimo awicinare I'uno all' allro i lati cslerni delle due lavole estreme, in guisa da fame sorgcre tanti ripiegamenii a guisa di onde, cogli spigoli allernativamenle rivoiti in alto e in basso, egli b ccrlo che quel sistema di lavole esercilercbbe sopra se slesso una pros- 256 SULLA CONSlSinNZA E SULLA DENSITA' sionc noniialo ai iletli lati pii'i lunglii, non diflicilc a (Iclcrininarsi col calcoln. Or qiicslo k (la amnieltcre clie avvcnga anclic coi ripicgameiili die i gcologi suppongono oporarsi di laiilo in lanio nella orosla della terra. Ciaseima delle onde o riiglic die in essa si formano, tenderebbe pel proprio peso a srendere in gii'i col proprio coliiio e a spianarsi oriz/.ontal- uicnlc; e so nol fa, ne ii cagione I'esser ella Irattenula ai due fianchi da una pressionc tras- versale o perpendicolare alia propria lunghezza, la quale non solamenle lia luogo in vicinanza di tale ruga o piega prcsa a considerare, nia si sicndc andie a luoglii assai piu lonlani, e cosliluiscc (picUa parte di couipressione trasversale die da noi si asscriscc niantencrsi dopo il corrugamento, in direzione noriualc a ipiella delle ruglic fornialcsi. Egli 6 pert) da osservarc che quantunque tulta questa comprcssione residua, considcrata in se medcsima, possa essere assai grandc, tale die, riparlila equabilmente in tutia la grossezza dclla crosta cquivalga al pesodi iinostrato di materia solida alio parecdiic centinaja di nielri, e possa tenere rislrelta per un gran numcro di iiiciri la pcrifcria terrcstrc; inilladiincno r fiffelto di essa per far rcggerc da sfe una parte delta crosta c assai piccolo. Ecpiivalcndo, per cseinpio, una tale pressione al peso di uno strato alto 400 metri , non polrcbbe far so- stenere da sfc die soli 7,6 nietri di crosta (V. al § 4 0 la proporzione [78], dalla (|iia!e si Iia appunto 82,538: 1 : : 'lOO: 7,G). Pcrci6, aggiungendovisi pure tutta la parte di couipres- sione cessata coll' ultimo corrugamento, e supponendo die in grazia di questa parte di compressione la crosta si sostcncsse da se per uno strato grosso dicci o dodici nielii , non poteva al certo essere molto grande ncmmeno dapprinia 1' inlera raassa soslencniesi da si; ; neU'addotlo esempio non sarebbe slata maggiorc d'uno strato alto 20 metri. Qualunquc inccrtezza poi rimanesse ancora in queste determinazioni, non potrcbbe mai una talc com- pressione trasversale aver ollrcpassato il limite trovalosi nella Nola L E qiicslo limilc non dobbiamo in verun modo ripularlo superalo nc anche al prcsenle , sommando pure la parte di compressione rimasta sussistcntc dopo 1' ultimo soUevamcnto di montagnc con tiitli gli aumcnti che puo aver riccvuto dappoi{l). (i) Osscrvcro qui die i principii di Werllieini, ai quali sono appoggUili i calcoli di (|iiesla ^ola, pare clic dai iiuovi sludii fallisi vcngano senipie piii a conferniarsi. Vcggasi una recenle Mcmoria dello slesso Wert- heini ncgli /Innates de Cliim. et de I'liys. Janvier lasi, p. s e scg. ^wertenza In questa nota, alia pag. 198, si facciano le scguenti variazioni: Lin. 2, alia parola super ficiule si aggiunga di metri. Lin. 4, e 20, alia parola ossia si aggiunga di millimclri qiwdrali. Alio cspressioni algebraichc [12], [15], (11],[IB],c 1 17], come anche alio due delle Un. 0 e 29, si prcmetta come molliplicatore il numcro 1 000 000. Fatte le variazioni qui indicate, si puo alia p. 225 lin. 19 levare come supcrllaa la parte di periodo che couiincia coUa parola rammentandOj c finiscc colle parole un milioiie di voile ntaggiori. DELIA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 237 Nola IV alia pag. 169. Sulla tenacilii dellc Culdaje a vapore. II signor Antonio De Kramer , in un siio articolo Siille Caliltij)" a vapore (I), fa osscrvare die una caUlaja ciliniliica di Imon ferro laiuinalo , del iliamelro di nielii 0,« , c die dcliba resislerc a una tensione di (inatlro atiuosfere , deve per lo mono avere una grossezza di niilliineiri 0,41 ; c |)cr ovviare a Itilli i pericoli consiglia a farla 10 voile piii grossa (e qui egli inlcnde di qualiro atniosfere vf/icari, eioe dopo dclratia la cslcrna conlraria pres^ione dcM'almosfera terrestrc, in guisa die la eorrispondenle tensione assolula del vapore sarebbe di cinqiii' almosfere ). Slando alia misura minima , e volcndo die la caldaja basti a reggere alia niedesinia tensione col diainetro di un metro, le si dovra dare una grossezza di millim. 0.5 1 2b. Volcndola i-osislcnte a una tensione eflicacc di un'almosfora e un nono (corrispondente alia |)ressionc di una colonna alia mclri 'i,8 di un liquido della densila 9,85, quale puo attri- buirsi alia lava fusa), convcrri darle la grossezza di millimctri - — — ■ -, ossia di inil- linietri 0,1 '(24 (prossimamente V-i). E se la si vuole non gia cilindrica, ma sforica , dello stesso diaiuetro di 1 metro, e alia a resistere alia stessa tensione di un'atmosfera c Vd, biso- gncra darle, scmpre slando al minimo limilc e adollando le dotlrine allualmente in vigore, la grossezza di millimctri 0,0712 (ossia di Vii di niillimetro ). E se in luogo di eostruirla di ferro, noi la facciamo, ancora colic stesso diamelro di un metro, di pietra di Portland, la quale soslicnc chilogrammi 60,2 ad ogni ccnlimelro quadralo di sezione , ed 6 percid circa 06 volte meno tenace del ferro laminalo, le abbisognera una grossezza circa 66 volte piii grande, cioe di millimelri '(,7, che corrispondono a — del diamelro. E siccome a pari tensione da soslenere , le parcli di piu caldaje sferiche diversamenle grand! falle della stessa materia debbono avere le grossczze in ragione dirella scmplice dei diamelri , cosi se il diamelro sara di nielri 12 740 768, cioe pari a quello della terra, occorrera alle pareli di una sifTatta enorme caldaja, falta di pielra di Portland, una grossezza di melri 12 740 708 X 0,0047, ossia di melri B9 882, cioe pari a quella della crosla lerrcstre. Osservo per altro die in quesli calculi, falli secondo le dotlrine presenteniente adoUate, non si lien conlo dell'esservi nelle caldaje di forma sferica uno stiramento tangenziale per tutli i vcrsi, equivalente a due stiramenti fra loro orlogonali ; in conseguenza di die la vera resistcnza di queste caldaje non c probabiliiienle del precise valore loro allribuito dai cal- coli ordinarii. Ma un tale difetto die , a inio parere , vi ba nella leoria , riesce del Uillo innoeuo nella pralica, nella quale la grossezza delle pareli vien lenula olto o dieci voile niag- giore di quella che darcbbero i calculi. Con tale precauzionc non solo si scliivano i pericoli proccdenti da irregolariti nella tessitura del metallo impiegato, lua anche quelli die derivano (I) Veili il Giornale il PoUlecnico, num. o, pag. |08 e segg., e spccialoicntc a pag. m. Milano, Pi- ■ ola, iBi». 238 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA", ECC. (lalla iiiiperfezione ilelle tcoric. Ad ogiii iiuulo sarelilic opera inollo loilevolo 1" islituire sti cio una (|iialchc serie di spcrienzc , in proscguiinenlo di (|uelle comincialc da Nnvicr(l). (I) Qucslo valonto mccc:inico pri'sc liup sfcre i-ivo di hi^liii di rcnii , una di'llc (|iiali avcvu il di;iiiic- Iro di nu'lri o,s5 , c Pallra di in. o.sii, od aiiiliodiic la grosspzz.i di (i"',0(i2cuii ; e in esse nicdinnio la (roiiiba di uii toicliio idraiilico comprcsse I'acciua lino al puiilo di lonipcrlo. Nolla prima lo S(|narciainonln t'lil)C liiogo alia iircssioiic di M< aIniosfiTc, c lU'lla scionda a ipiella di ic.'i. II clic conisponde per cii- tramliu a una resislcnza di circa <« rliilogianinii per ogni niilliniciro quadralo: die e presso a poco la tcnacila del ferro lirato longiliiilinalnunle. rairelplie da cio die una lamina vcnendo lirala in Inlli i >ersi noil si mostri nieno tcnacc clie lirala sollanlo per il lungo. Qucslc spericnze. rlporlatc dal sig. Pe Kramer net gia cilalo ntimcro del Pulilvcnitu a pag. I it, quanlunijne in se pregcvolissime , non mi senibrano pern in numcro baslcvole a slaliilire appieno una legge in nn argomenio dove i risullanicnli spcrimenlali so- gliono riuscire cosi Irregolari PARTE SECONDA. ARTICOLO SECONDO. Paragone delle densita delta materia terrestre solida e liquida. 6. L' oggelto a cui io mirava nolle precedent! riccrche era di prcpararmi uii mezzo per conoscere sc la parle solida dclla terra sia piu densa ovvero men densa della materia licjuida clie vi e racehiusa. Per arrivare alia quale cogni- zione io abliisognava di trc dali , cioc : ■!." di sapere con quanta forza la crosla solida lerrcstrc comprima la materia liquida internamente conlcnuta , se cioe col vero suo peso , o con una forza niinore di esso , o con una maggiore : 2." di conoscere sine a quale altezza arrivi la materia liquida dclla terra in que' luoglii c in que' tempi ne' quali pu6 avcre una superficie libera e tran- quilla ; 3." di conoscere la media altezza chc ha la superficie terrestre, con- siderala con lutle lesue irregolarila, al di sopra del livello del marc. Perciocclie se io avessi trovato die rcslerno strato solido si abbandona e si aggrava col- I'inlero suo peso sopra la materia liquida, senza pero stringerla con altra nuova forza, io crcdeva chc col paragonare la delta altezza media della superficie che diro fisica del globo colP altezza della materia licjuida ove questa ha superficie libera e tranquilla, avrci potuto, nell'ipolesi di una li(iuidita perfetta, riconoscere se sia piu densa la materia terrestre solida ovvero quella liquida. Trovandosi, mi pare, sufficientemente rischiarata la prima di sifTattc quc- stioni , vcrro adesso alia seconda , cioe alia ricerca dell' altezza cui arrivcrcbbe la materia liquida terrestre la ove avcsse scoperla e tranquilla la superficie. Ma, innanzi a luttc, saraegli possibilc trovar tale questa superficie in qualche luogo dclla terra? Secondo I'opinione ora universalmente abbraceiata, die le viscere dclla terra sicno in eomunicazione colT intcrno di quel vulcani die vomitano lava, noi possiaiiio sperarlo col passare in diligenlc rivista quesli ultinii , po- tendo per avventura alcuno di essi aver la lava fusa in siffatta favorcvole con- dizione, cioe con superficie scoperta e tranquilla. Veramente nella generalita dc' medesimi , come gia mi obbicttava al Congresso di Padova I'cgicgio Lodo- vico Pasini (I), si oppongono a una talc indagine delle gravi difficolta. "0 i (I) .\tli di quel Congresso Scicniifico, p. hh^l. 240 SULI.A C0NSISTEN7,.\ E SULLA DLNSITA' vuleani, (liecva cgli,soiio in islato di eruzionc, cd allora la lava non c al livcUo normalc ; o non lo sono , ed allora , per essere il cratere ingombro cd ollii- ralo , scnza considcrarc i vapori non rcspirabili che escono da' suoi meat! , non si polrclibo dflenninarc il livolio doUc lave«. La riflcssione era giuslis- sima per la niaggior parte doi vuleani. Pcro io non disporava rlie da ([ualcun d' essi si polcssc trarrc partilo. Ld eceo die ova io posso appunto cilarnc uno appropriatissimo airuopo. Esiste (piesto ncl Mar Paeifico in una delle Isole di Sandwieh. nella maggiorc eioe di esse, delta llawuii ( scritla dagli Inglesi Owhilicc), quella slessa in cui vcnne infelicemenle ucciso il capitano Cook. In quest' isola adun(|ue , grande all' incirca come la nostra Coi-.siea , trovasi, fra altri vuleani. quello cliianialo Kiratien, eonsislcnlc in una vaslissiina e profonda voragiiie, che s' aprc in un suolo elcvalo sul livcUo del marc (luanto i' presso a poeo il noslro Vesuvio. Ha cotal voragine una forma ovale , eolla circonfcrcnza csterna di 15 a IC niiglia inglesi (da 13 a ii gcografielie ), c eolla interna, ossia del fondo, di 8 di tali niiglia (circa 7 delle suddetlc), c col maggior diamelro intcrno di 3 all' incirca. Le parcti sono riparlitc in tie gra- dini, due supcriori, alti, secondo il signor Shepherd, 150 piedi ciascuno, c uno inferiore, dell' altezza di circa un migliajo di piedi, con ripiani frammezzo di circa mezzo miglio di larghezza (1). E quantunque con fatica, c lalvolla con pc- ricolo, si puo nullamcno disccndcre sino al suo fondo o piano ccntrale, oecu- pato in parte da lava fusa , c in parte da materia solida; quest' ultima poi in alcuni luoglii compalla , in altri screpolata , lasciando trasparirc dalle fcssurc che vi si incrocicchiano, la sotloposta materia rovcnte, la quale di notle ras- somiglia a una rele infocata. Quello poi che piu importa alio scopo noslro si e che vi si suolc osservare un lago di materia fusa, il quale, quando vi scesc nel 1839 il sopraddetto sig. Shepherd, aveva la lunghezza di circa un miglio c la larghezza di mezzo miglio. Si moveva in esso la lava a modo di fiumc , dove geltando sprizzi infocati alti 30 o 40 piedi. e dove camminando Iranquillissima- mcnlc. Senza trallenermi nellc altre particolarita di un tale cratere, degnissime d'essere considerate, ma che non fanno pel caso inio, diro che in queslo lago pare a me di vedere il livello norniale dclla materia fusa lerreslre. L'anipiczza di esso lago, il Iranquillo suo movimento, il mantcnersi liquida la sua supcilicie mal- grado la continua enormc pcrdita di calorico, mi fanno opinarc che qui essa lava (I) De Bucii, DcscriplioH ])liymiue ilex ilc.t Canarks^ Paris 1855, p. 381. Lconliard, Gcolofjk'^ T. V, p. 637. Slutlgard, 1844. In quest' ultima opera si trovano riporlale (p. 032 e seg.) alcune belle relazioni di visile al dello vuleano, acconipagnate da una figura rap- prcsenlante una vedula notturna. DELIA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 24 1 abbia una libera p agcvolc comunicazionf: coUe parli inlcrne dclla Icira. i- chc incessantciiiculo (liscpiiduno nol profoiulo e si sommorgano Ic parli di talc la\a gia alquanlo ralTreddalc c (iiicllc ehe lianno coniineialo a soiidilicarsi . c in (•oiUraccainl)io no salgano niiovamcnlc allrc piii caldc p peifellamciitc li- quide. Nel ribollirc or qua or la c alquanlo sollcvarsi ddla niassa liquida , io non vpggo chc un intcrrollo svolgimcnio di matcric acriforini . Ic tuiali pcio siano lonlanc dall" occuparc molla parlc dello spazio sotloposlo alia suj)Cilicif libera, c dallo alleggerirc c tenere notabihncnte elevata la parte di massa liquida clie c piii alia dell' interna supcrficic dclla crosta Icrrestre. Dalle dcscrizioni percio iiubblicalcscne io ho procuralo di raccoglicrc dellc notizic sull' allilu- dinc di l ilelcriuinala nieno accuratamcntc. Vol. III. 31 2-52 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' gcolojjiea t'lic socnndo nu- 1ki quel hio^o, io anu'rci niollo di vodcrhi o I'onl'i'i- inala o rellilicala du ullciiori diligoiiti osscrvazioiii. Coiiio aiidie aiiicrci vhv. fosse mcglio assieurato il fallo assai straordinaiio die aleuu dice risullare da (isscrvazioni anieriori a quelle cilatc, eioi; clie il foiulo di quel cialeic si vada eogli auni sollevando (I)- E in (jualcuno de' prograinnii pci viagsi seienlilici sarehhe pur bene veder raeeoniandala anelie una tale niisura. Dal niio eaiiUi io uou ho mancato di fame nicmoiia in una lisposla a una clrcolare deirAeca- deniia dolle Scienze di Vienna riguardante un viaggio airinlorno del globo, i)el ([uale il nostro Governo inlende fra non niolto di sjiedirc una nave (2). Standi) per era al risullanienlo di Douglas, noi possianio provvisorianienle rilenere elie r allezza normale della lava del lago di Kirauca sia di circa 840 uielri al di sopra del livcllo del mare. .Ma avranno le lave dl lulli i vulcani della terra una stcssa altezza normale? Si certo, cjuando P interna materia del nostro globo sia perfeltamenle liciuida, (issia talc da dover prenderc col tempo una superficic allalto orizzontalc, c si Irovi in libera conuinicazione eoH" inlerno di tutli i vulcani, c sia iuoltrc di una unilorme densilii non solo in tulti i punti die sono ad uno stesso livello nella eavita centrale, ma altresi in quclli chc sono a livcllo fra loro ncllc varie separate eavitii esistenti altravcrso alia grossczza di-Ua crosla; giaccbc allora non vi po- Irebir cssere in tale allezza normale ehe la piecola divcrsita dijiendcnte dalla variazione della gravitii allc diverse lalitudini. Amniettianio infatti qucsta libera eomunieazione c questa perfelta liquiditii, come pure la indicata concorde va- riazione della densita al variarc di livcllo, e paragoniamo il Kirauea col nostro Vesuvio, sujiposto questo internamente sbarazzalo dalle maccrie die Io ingom- brano, c ricmpiulo di lava tulla liquida, ossia non misla di nialcrie acrilormi, sino alPaltezza voluta dalle Icggi deU'equilibrio idrostalico. E supponiamo segale le due colonne di lava con varie superficic di livello, cstese ciascnna dairuna colonna alPaltra, c dellc quali superficic 1' una sia quella del marc, conside- rato ncl suo stato medio, in mezzo allc continue variazioni ch' ci soffrc e per le propric diffcrenzc di tcmperatura e per Ic agitazioni deli' almosfcra c pel llusso c riflusso. Ammesso, analogamcnle al gia dctto, che sia uguale la densilii della lava nc" due troncbi di colonna contcnuti fra due vicinc superficic di livcllo. c considerato chc le distanze fra tali superficic nell'un luogo v. nelfai- (1) Leonliard, Guolnrjh-, V. OftO. (2) Silzitifjs/jcricltle dull' liiiperiale Accadeinia dollo Scienze di Vienna , Classe Scienze nialeniatiche c naturali, fascicolo pel .Miirzo t^BO, j). 2t)0. DELLA CROSTA SOLIDA TERHESTllE. 243 tro sono recipioclic alle intcnsilii dclla gravila ne' due luoglii (I), avremo in anil»c Ic coloimc. e^uali dimiiuizioiii di pressione ncl passare dalla infcriorc di qupstc viciiifi suprrlicic alia superiors c cosi una lale pressione andrii in esse eolonnc diminuendo di |)ari passo nel saliic dail'una superlieie alia succcssiva, e in fine cnlrambe Ic eolonnc Icrmineranno superiormcntc in una stessa super- fieie orizzontalc, ove non vi sarii allra pressione clic quelia dciratmosfera, prcs- (1) Per un corpo qualunquc, sia solido, sia li<(uido, sia niislo di parli solide e liqiiidu , il quale sia dotnto di forze atlraltivo e roli iiniformcmenlc intorno a un asse fisso, esistono ihfinilc xuperfitic di Ikcllo, cioo infinile superficic normali in tuiti i loro piinii alio forze elie soUccitano i punii slossi, supponendo coniI)iiialc insiciiic li; forze ccntrifiiglic clic que' piinii 8cnlono a cagione della loro rolazione, e le atlrazioni cserdlatc sui punIi mcdesimi dalle varie parti del rorpo; c si puo far passare una di qucstc superlieie tanto per qualsivoglia punlo prcso nellinlcrno corpo, quanlo per tni punio qiialsi\oylia silualo aU'eslcrno di csso a distanze invarialiili da' suoi jiunli. II chc si deduce dalla Eijuazione (0) del § MOO del Trnilv tie Mccankjuc di Poisson (edizionc 3.'); la quale Equazione ser^e appunio a delerniinare il sistema di tali superficic relative a uno di siffalli corpi. E quanlunquc Poisson dia propria- inenle quest' Equazione per I' interno di una niassa liquida rotante soggetta alia gra^itazio- ne, e facile vcdere ch'essa Equazione vale anclie pel punii esterni, c anclie per un corpo ove alcune parti siano solide, e altrcsl, sc bisognasse, pel caso che in luogo della gravilazione, operasscro altre forze attrattive o ripulsive. Che poi, prcndcndo fra le superlieie di livello appartcncnti a un medcsimo corpo, due elic sieno fra se vieinissime, debliano le loro vicendevoli distanze variare , dall'uno all'altro punlo dell'una di esse, in ragione rceiproca dellc forze operanti su quesli punti, ecco in qual modo lo si puo diinostrare. Si piglino nell'una di tali superficic due punti ^ e Bj da questi si inmiaginino condolte allaltra superlieie due liiiee ./(ijL'h parallele in tulli i loro punti allc forze operanti su essi punti; si ooncepiscano congiunti fra loro i punti A c B con una linea tulta giaccntc sulla superficic a cui quest! punti apparlcngono, e similmente si concepiscano congiunti i due punti a c b con una linea giacenle neU'allra superficic; in fine si iunnagini disposto lungo la spezzala .lahUA un sollilissiuio canaletto, e qucsto riciupiuto di un liquido di densilu uniforme. iSon potra queslo Ilquido, dalle forze die operano sullc varie sue molecole, esscre in veruna guisa snilecitato al uioto, ne secondo la direzionc ABbaA . nfe secondo la BAabB; del die si possono dare varie ragioni, fra le quali come la piii pronta citeri) quelia die, auunctlondo la possibilila dun tal innln, si arriverebbe all'assurdo di poter avcre una circolazione pciiietna. Oia esscndo, separalaiiienle per se stcsso, in e(pii- librio il liquido del tronco di canaletto AB, e lo stesso cssendo di quello del tronco ab^ e indispensabile chc la pressione del liquido del troni-o Aa si equilibri con quelia del tronco Bb. E sicconie questo liquido lia , per ipolcsi , in tali due Irondii una niedesiuia densita. cos'i e neccssario die Ic lungliczze Aa , Jib siano redprocanicnie proporzionali allc nicdie intensila delle forze operanti sullc due parti di liquido. iMa se Ic due superficic sono viei- nissime, le lungliczze delle lineettc An, Bb coincidono colle distanze vicendevoli di esse superficic nei punti ./ c ^^ e le intensita medie delle forze coincidono colic intensita ne' punti A e in B. Uunque ecc. •J 'i 1 SULLA CONSISTE>'ZA E SULLA DK NSITA' sioiii' audio la, polrebbe baslure la cir- costanza clic le parli elie si vanno niano mano solidificando nella bocca dello Strombdli , vengono subilo rigotlale fuori di essa , lasciando indielro in istato Ii(|uido allre parli olie forse non sono alTallo dclla slessa nalura delle prime; laddove nel vulcano di Kirauoa o non ha luogo una siffatta se|)arazione , o sc niai ha luogo (p. e. eoiralTondarsl di tanlo in tanto le parti che si solidifieano), non avvienc essa a una nianiera niedesinia. E in quesli modi si potrcbbero spiegare dilTcrenzc anclie piu grandi di 140 metri, anche ascendent! a 200 me- Iri , a 250 c jiiu. H. Cosi spiegando la suddetla dilTerenza, rimanc possibilissima la supposi- zioiie cho Finlerno di tutli i vulcani gcltanli lava sia in libera comunicazione loirinlerno del globo, e che la materia tcrreslre fusa goda di liquidila talc da polcr prcndere, con un sufficienlc tempo, quella forma di supcrlicic che e voluta dalle leggi dell' cquilibrio. Passcrcmo ora a vcdere se vi sieno ragioni per Ic ((uali una tale supposizionc da sempliccmcnle possibilc si vcnga a ridurrc molto prohabile. Cominccremo a considcrare che quando fra i varii vulcani non vi fosse coin- municazione libera , il divario fra Ic altezzc delle lor lave polrebbe essere non gia di ccntinaja ma di migliaja di metri : e sebbcnc 1' aecidente potcsse dare soli 140 niclri , c anclie nieno , sarcbbc pero un aecidente poco probabile. E eosi la irovata vicinanza d' altczza s' accorda assai meglio colla ipotesi di una libera chc con quella di una impedita interna comunicazione. La quale ragione, per quanlo da sola non dia die una probabilita , accrcscc pero peso alle molto allre che stanno in favorc della slessa ipotesi della libera comunicazione in- terna. Una di (lueste allre ragioni c la molla rassomiglianza dclla nalura clii- mica delle lave de' varii vulcani. Un'allra puo essere la facilita colla (luale gli strati de' lerreni sedimcnlarii hanno potuto in varic epoclie ridursi indinati all'orizzonte, alzaiulosi da un lalo c deprimendosi dalTaltro, movimento assai facile a spiegarsi quando si ammella che rinlerno del globo sia tutto occupalo (la una massa li(|uida , difficilissimo inveec quando si supjionga chc le parli iiquide siano separate da allre solide intcrposte. Una altrcsi di tali ragioni cc la somministra lo slesso vulcano di Siromboli , nel quale , per quanta lava vada usccndo , il supcriore livello di quesla no! si vcde giammai abbassarc. 234 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA^ Peru a qiicstc ragioni possono anchc vcnir conlrappostc dellc difficolta. Lc lave dci vulcani, dopo esscrc uscile, noi lc sogliaiu vcdcre pastoso c eoiisistcnti: sostengono essclcpielrc chc vi si gcllano, sostengono lc pcisonc clie il bisogno coslringe a cainminnrvi sopra , e si fennano e s'alzano grandcmcnle all' in- contrarc un oslacolo ecc. Ora non potrcbbcro cllc esscrc cosi anclic ncll' in- lorno? E cosi csscndo, non polrcbbcro cllc prcscntare dellc grandi dilTeicnzc di iivcllo ne'varii vulcani? Per ben rispondcre a tali dificolli prcmcUercmo . a maggiore inlcUigcnza, alcunc dottrinc gcncrali. Mollc soslanzc vcncndo ralTrcddalc, passano dalla liciuidita alia solidila per sallo; sono cioc alTatlo liqiiide (Ino a ccrla Icnipcralura, c dopo qucsta (quando con parlicolari diligcnze non si rilardi loro rincomincianicnlo della solidifua- zionc ) sono alTatIo solide ; c sc prima di divcnir tali si toglie loro calorico a poco a poco, si riducono agcvolnicnle ad avcrc ad un tempo slcsso c colla nic- dcsinia tcnipcratura, una parte ancora alTatlo liquida ed una gia affalto solida. Vi sono invece altre soslanze lc quali passano da liquide a solide per gradi : sono prima pcrfcttamcnie liquide c dotate di molta libcrla di movimcnto, poi coniinciano a farsi alquanto pigre al molo, quindi, crescendo gradatanicnte di consistenza, pigliano lo slate di corpi pastosi o moUi, c infine divengono pcr- fcttamcnie solide. E eio avvienc spcsso delle mcscolanzc di piu malcric die se- parate si solidificano a temperature diverse. Dapprincipio tulti i loro component! sono liquidi, e tale pcrcio c anchc la mcscolanza; in scguito uno di tali compo- ncnli dovrebbc da solo essere gia solido , ma rimane sciolto ncll' allro o negli altri ancora liquidi; pcro conlinuando a ralTrcddarsi, la soluzione s' avvicina gradatanicnte ad essere satura; quindi, o subilo dopo il limite della saUirazione, ovvero, in ccrti casi, dopo passato qualchc tempo, comincia una parte del com- poncnte summenzionalo gia sciolto a passare alio stato solido, ma in luogo di for- mare , come in altri casi , una qualclic incrostazione o conerezione , ncl caso nostro rimane sparso nella parte ancora liijuida e sospeso in islalo di fmissime parliccUe o di lili o di squamette, i quali vanno niano niano crescendo di nu- mcro c di grandezza, e fanno diminuire la scorrevolczza della massa ; e cio insino a che non sopravvenga la solidiflcazione anchc dell' altro o degli altri componcnli. Pero quesli corpi che possiamo dire scmifluidi possono essere di due manierc. Alcuni, quale sarebbc la soluzione allungata di colla animalc rappresa c lc altre soslanzc gclatinosc, sono tenerissimi, o tali da potersi rompcre eon po- chissiina forza ; nulladimcno sono clastici , tornando a riacquislare lc forme preccdcnli dopo cessata I'azione delle forze cslrance; e se sono piccolijconscr- vano sensibilmenle la loro forma senza spianarsi e pigliare supcrOcie orizzon- DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 255 tiili , iiioslraiulo ion cio di rcsislcrc allc piccolc forzc , scbbciie quosle sieuo coiiliiiiKili' ;i luiiyo. E id :illril)iiir<'i eio all' avcre la |iarlt' };ia falla solida prcsa la forma di un Icssulo rclicolare o cellulare, 11 (|ualc come schcletro re- sistenlc ed olaslico sostcnga la inassa nelle sue varic parli. c le dia non sola- incnle auiludino a rcsislcrc allc dcboli forzc, ma anclie daslicila. Altri invcce sono bcns'i aI([uaiilo rcsislcnli aH'azionc dcllc forzc istaiilancc, per cscm[)io, a una siihita prcssionc . iic vi ccdoiio clic Iciilainciilc; ma pcro a poco a poco vi ccdono per intcro , c lasciati a si' mcdcsimi in vasi non affalto pieni , pren- dono sii|)crlicic perfcllamciilc orizzonlali, prcscnlando pcrsino il rialzamcntn allc parcli dovulo alia capillarila. nclla precisa manicra dc'li(|uidi porfclti. Cos; fa la Iremciilina, cosi una mescolanza in cerlc proporzioni di Ircmcntina e di pcce grcca: Ic quali possono conscrvarc per qualclic Icmpo una supcrficic in- L'liiiata , ina poscia si spianano (I). E qucslo io slimcrci accadcrc quando il li(luido non c imbarazzaU) da parli solidc (iliformi o lamcllari cslcsamcntc rami- licalc c eollcgalc, ma o manca di parli solidc disseminate, solo avendovi un nola- bilc allrilo fra le molccolc, ovvcro, se lia piccoie parli solide sparse, formate cia- scuna dair aggregazionc di niollissimc molccolc precipitate , ba quesle isolate Tuna (lalTallia c nuolanli, ed esso liquido non ne accjuista daslicila, ma dalla loro moltitudinc li rcso meno libero ne' suoi movimcnti. Qualunque ne sia la cagionc, 1' csislcnza di simiglianli corpi e cerla, e la consistcnza loro i; lanto pill grandc (luanlo piii bassa e la Icmperatura, forse per la maggiore atlrazionc vicendevolc dcllc molccolc dotalc di semiduidita, c forse per la maggior niol- liludinc 0 grandczza dcllc particclle solidc disseminalcvi. Come pure si osscrva ill (|uesti corpi (c cio vuol csscre da noi parlicolarmenle avvcrlilo) una tanlo (I) V. il iiiio torsf) (/( /■'isica , Tom. II, pag. 343 e seg. Si cila ivi, pag. 1I|4, il fallo di una iiia^sa cilindripa di pecc grcca, Ircmcntina e poco alcool, chc si lasciava picgare da forze iIel)oliles reiulus dcH'Accademia delle Scienze di Parigi, 21 settembre 1847, pag. 468. (5) licndiconto., ec. gii citato a p. 22. (ft) Ji'upoli e i tuocjhi Celebris, ec. T. II., pag. 40S. — ScAcchi^ Rendkonto, cc. dell'Acca- deraia delle Scienze di ^apoli, Gennajo c Febbrajo 1880, p. 37 e seg. DELIA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 263 di essa lava. Ma quest' cITetto c dinicilissiino a delemiinarsi, soltanto parcndo cerlo clic i delli (luidi non orano i-lic una porzione di (luclli clic faccvano con- tinuaincnlc fuinare il vulcano (I). Qui perlaiUo I'criiKindoci, noi possiaino rilc- nerc con qualclic probabilila die il liveilo normale dclla lava del Vcsuvio si trovi fra i 750 c i 918 nielri (2). Molliplicando silTaltc ossorvazioni, c Irovaado allri liniili inaggiori, come pure altri iinuli niinori , c sccgiiendo i pii'i piccoli fra i prinii c i piii grandi fra i second! , si polrebbc forse arrivare ad una misura alquanlo determinala , la quale si terrebbe per allezza normale della lava di questo vulcano a' nostri tempi. E lo slcsso si polrcbbe tenlarc per altri vulcani. Ma io non intendo con qucsti esempii clie di prcsenlarc de'pensieri, c di ad- ditare forse una via. 11 pocbissimo die io bo poluto vedere de' fenomeni vulca- nici non mi i)ermelle di piii. E vcggo oUimamenle die il recar a tcrmine, sep- purc son possibili, questc ricerclie, spclla sollanlo a dii abbia conlinuamentc sott'occhio i fenomeni e ne possa vaiutare tutte le circostanze, alcunc dellc quali, non ben considerate linora nelle descrizioni, possono essere importan- tissime; oppurc a cbi, avendo giii falli lungbi studii sul luogo, abbia di quesli (1) Sill (miio del Vesuvio penso di tornarc nel 3." arlicolo dolla presente Memoria. (2) Nel 1782 era capilalo al P. Gio. Maria Delia Torre, in una dclle raolle sue visile al Vcsuvio, di veder giii siiio al fundo della voraglne, la quale slava aperla quasi verlicalnienle denlro il cralere, e da cui si scorgeva un vivissimo fuoco, allora scnza fumo. Lascialevi ca- dere alquanlc pietrc , non gli riusci mai di faiic andare posi dirillc da non urlare conlinua- inenlo conlro le prouiinenzc delle pareli ; ed esse , Irovando quesli inloppi , impiogavano per arrivare in fondo 12 niinuti secondi , mcnlre, a parcr sue, se avcssero polulo scen- dcre liberanienle , non vi avrebbero iiiipiegalo pii'i di 8". Una volla ( il 1." luglio di quel- . I'anno) gli parve di aver Irovalo un luogo sovrapposlo al fondo in esatia linea verlicale , dal qual luogo csso fondo gli appari\a come una vasia caldaja di velro liquefatlo , da cui usciva di lianco un denso fumo con un cupo ma forle rimbombo della caverna ; e , in uu luumenlo cbe il fumo si volgeva lonlano da lui, avcva gia lasclala cadere una pielra cb'egli sperava non dover trovare oslacoli, e chc era gia scesa liberamenle per B"; ma esscndo slalo impiovvisamenle invollo dal fumo, fu ohbligalo a rilirarsi senza poler compiere la sperienza (Delia Torre, Sluriti te PFiirmelehre, ccc, pag. 268) la fusibilita delle lave e da sli- marsi eoniprcsa fra quella dcH'argenlo e quella del rame ; dc' quali mctalli, secondo Pouillet cilalo nel nuovo Dizionario fisico di Gcliler (art. fVdnnc, pag. 995), I'argenlo c fusibdc a 1000" C. e il ranic a iOB0''C.;e secondo Guylon-.Morveau {.Innaks dc Chimie , Juin 18t'(, DELIA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 269 pcrcio ccrlamentc supcriorc, per una dilTerciiza di 300" o 400" anchc piii gradi, alia suddella media tempcratura della parlc solida. Di maniera die la materia del gloJ)o terrestre pole bcnissimo nel suo passaggio dallo stalo liquido al so- lido ridursi sulle prime non gia piii densa, come fanno il mercurio, il piombo, lo zolfo , Polio, ma hensi si)ccificamcntc piii ieggicia, come fanno I'aequa, I'argcnto, ranlimonio, il bismulo c allri corpi clic nel solidificarsi si dilata- no (4), e la maggiorc attuale sua densila averia acquistata di poi per mezzo del ralTrcddamento. A qucsla maniera, appcna che Ic parli cbbero acquistato lo stale solido, cd erano ancora caldissimc e poco aderenti alle altre clic si erano soli- dilicatc preccdentcmcnte, poterono non pertanto rimaner contigue a queste ultime in grazia della specifica loro leggerezza, inCno a che acquistata seco loro una sufficiente conncssione, baslo poi quesla a mantenerle congiunte (2). Una talc spiegazionc non c punto contraddelta, ma anzi avvalorata dal con- siderare la dilatabilita de'varii minerali pel calorico. Essendosi dal signer Adie e da altri fisici sottoposte a cimenlo diverse pielre, se n' cbbero i risultamcnti (jui solto indicati (3). Granilo di diverse specie, dilatazionc lineare per ogni grado centigrado Ira 0" c + 100", in parti della lunghezza a 0", da 0,000 0079 a 0,000 0087; s'ebbe cio6 il primo numero dal meno dilalabile, il secondo dal piii dilatabiie. Arenaria da 0,000 01 i 7 a 0,000 0172 Marmo nero da 0,000 0040 a 0,000 0045 Marnio bianco da 0,000 0065 a 0,000 0110 Diverse altre pielre, di cui non c ben indicata la natura chimica, diedero dei risultamcnti comprcsi fra quclli clic abbiamo qui citali. Prendcndo una media, noi abbiamo per la dilatazionc lineare ad ogni g." C. fra i mcdcsimi limiti milionesimi 8,94 E per la dilatazionc cubica 26,81 E credcrci clic la dilatazionc media dci materiali componcnti la crosta terrestre sia anzi maggiorc di quella qui indicata, giacche il marmo nero, il pag. 23C) il primo si fondc a 1034° C, e il secondo a 1207" C. Possiamo perci6 rilenere le lave fusibili fra 1000 a 1200° C. (1) Biot, Traite de Pliysiqve, T.I, p. 207. — Persoz, ^i6/. fwiV.Mai 1840, p. 197.— (lebler's PInjsik. ffijrl. iicii bearb., art. Eis. , p. 115; art. ^Fiinne , p. 988. (2) L' opinione del dilatarsi la materia terrestre nella .solidificazione e del tenersi per- cid a galla dell' altra era gi4 stata cspressa dall' egregio sig. canonico Bcllani in una sua comunicazione al citato Congresso di Padova ; come puo vedersi negli ylUi del medcsimo a pag. 403. (3) Gehlers Pliysik. Wort, iieu bearb. , art. fFarme j pag. 898 e 899. 270 SULLA CONSISTENZiV E SULLA DENSITA' quale tcnde a impiccolirc il risultanionio, o. a ciii noi diamo qui la nicdcsima importanza come alle altrc specie di pieira, si trova in nalura in proporzione assai piu scarsa. Qucsta dilalazionc poi clic abbiamo or or calcolata vale pci primi j;radl di riscaldanienlo. Per ^li uilcriori e da ainnioUorc una dilalazionc piu giande, cosi avcndo trovato i fisici nella gencralilii dci corpi; c io stimerei che la dilalazionc cubica della crosta terrestre dalla sua media tempcralura altualc a quclla della fusionc si potrebbe animellcrc sicuramcnlc maggiore di 30 milionesimi del volume a 0", per ciascun grado centigrado di riscalda- nienlo. Contentandoci del numero trovalo, cici! di miliqnesimi 26,8, e suppo- nendo che vi sia una differenza di soli 400" C dalla media allualc lemperalura deirinviluppo terresire sino a quclla della fusionc, noi avrcmo la dilalazionc del medcsimo. per qucsli 400" C, di milionesimi 10724; cioe una dilalazionc di oltre un cenlcsimo del volume a 0", e allresi d'ollre un ccntcsimo del volume che esse inviluppo ha colla sua allualc lemperalura media. II che da una diminu- zionc di dcnsita come da lOi a 100 almcno (1). Ammcllendo in vece che la dilalazionc cubica per ogni grado cenligrado sia di 30 milionesimi del volume a 0", c che la lemperalura della fusione sia lonlana 450" daH'alluale lempe- ralura media, noi abbiamo da quesla lemperalura a quella della fusione una diminuzionc di dcnsita piu che da 81 a 80 (2). Ora c tra i medesimi limili an- chc la differenza che abbiamo Irovala per approssimazione fra la densita della atluale maleria terresire solida e quella alio stalo di liquidila. Ammcllendo un poco piu di dilatabilila o un poco piu di differenza di lenipcratura, si avrebbe minore densilu nello stalo solido prossimo alia fusionc, che non nel vero slalo di liquidila. (1) Colla dilatabilila indicata, e chiamando 1 il volume a 0", sc noi animelliamo che I'at- tuale media lemperalura della crosta lerrestre sia di 600" C. e cheqiiella della sua fusione sia di 1000"C.,noi avrcmo il volume alia temperatura mediae I -i- COO". 0,000 0268= 1,01608, e quello immediatamenle prima della fusione = 1 + 1000. 0,000 0268 = 1,02608; i quali due numeri slanno prossimamenle come 94,7 a 95,7. Se invece noi ammetliamo di 800° C. r atluale temperatura media e di 1200" C. quella alia fusione, i detli due volumi corrispon- denti alia temperatura media o alio stato prossimo alia fusione saranno espressi da 1,02144 e da 1,05216 , i quali stanno circa : : 98,2 : 06,2 . Talchi; in entrambi i supposti si ha una diminuzione di densita piii che da 101 a 100. (2) Con quest' altra dilatabilila , chiamando ancora 1 il volume a 0° . e supponendo di »S0° C I'attualc temperatura media, e quella della fusionc di 1000° C, i volumi della mate- ria solida terrestre a tali temperature sono 1,0168 e 1,030, che stanno all'incirca : : 78 : 76. E se le dctte temperature sono rispettivamente 780" e 1200", i volumi corrispondenti sono 1,0228 e 1,0360, che slanno fra loro all'incirca : : 76 : 77. Cioe sempre in ragione maggiore di quella di 80 a 81. U che di una diminuzione di densita piii grande che da 81 a 80. DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 271 Egli k (lunque possibilissimo, anzi probabilc, che la materia terrestre clie va ora solidificanilosi, non si condcnsi nel divcnire solida , ma anzi si dilali c die tenda pcrcio, senza aver iiisogno di cocsionc, a rimancrc contigua alia parte sovrapposta solidificalasi prccedentcmente. Negli anni avvenire, aggiungcndovisi per di solto allrc parti solide, verra ossa materia a trovarsi gradatamente piu lontana di iuogo dalle parti fuse , c si renderi mano mano |)iii fredda c piii densa, c raggiungera quindi e poscia anclie superera in densita le parti ancora liquide. Ma allora essa materia dovra avere gii\ contratta qualche coesionc coUe |)arti immcdiataniente superiori; ed i; a credere che questa coesionc bastera appieno a tcnerc legate le masse in que' luoglii ove queste non si potranno piii sostenerc per leggerezza specifica. Polrebbc faeilmente avvenire che qualcuna delle sostanze componenti la materia liquida cominci a solidificarsi prima delle altre , formando cristalli disseminali in mezzo alia j)arte rimanente ancora liquida. Se cssi ne saranno piii leggeri , si alTolleranno contro la supcrficie inferiore dcUa erosta , aspet- tando che a suo tempo si faccia solida anehe la materia inviluitpante. Se ne saranno piii pesanti , cadranno verso il centro della terra , ne 1" uomo |)Otra piii saper nulla di cssi : ma la erosta potra ingrossarc senza loro , col farsi solida I'altra parte della materia liquida, quando questa ncl solidificarsi si dilati. ^6. Pero se le parti infime della erosta si possono riguardare come si- cure dallo stacearsi c dal precipitare sino al centro della terra , non pud sempre attribuirsi una si grande sicurezza a pezzi di roccia molto grossi , per esempio della grossezza di otto o dieci mila metri. Quest! se per qualche fes- sura venissero a separarsi dalle parti sovrappostc , siccome potrebbero essere piii densi della sottoposta materia liquida, eosi potrebbero anche alTondarsi in questa, scendendo sino al centro della terra e lasciando piii sotlilc la restantc parte di erosta. E che cio possa rcalmente talvolta avvenire, vien reso proba- bile, a mio credere, dal potersene ricavarc una facile ragione di alcuni fatti. Diversi naturalist!, fra gli allri Boussingault c Necker (i), osservano che molti terrcmoti , specialmente in America , non manifestano relazione alcuna colle cruzioni vulcaniche, c dicono esser tali in generale quei terremoti che si fanno sentire a maggiori distanzc. E li attribuiscono a sprofondamenii di montagne , sia die queste cadano entro cavita interne , le quali prceedentcmentc fossero vuote ; sia che esse montagne s'abbassino alquanto anche coi fondamcnti loro, frammezzo alle altre parti fiancbeggianti. Ora io crederei che qualcuno di que- sti terremoti potrebbe altresi venir prodotlo da un distacco di qualche gros- (l) Leonhard, Geologic, V. I3S , 137. .V;i. Cli. Ph. T. 88 , pag. 81 et suiv. 272 SULLA CONSISTENZA E SULLA DENSITA' sa massa sottcrranca , la quale cadcssc ncl profondo , o ccssassc ili lira re in giu , come faccva prima, le parli sovrajiposte eolP ecccsso del suo peso sul peso di un cquivalente volume liquido, e cosi lasciasse salire alquanto cotali parti sovrapposle. In quesli casi , dopo alcune ostiilnzioni , si dovrcbbe averc un soilcvamento stabile del terreno per una grande eslensione : cosa che si c clTellivameule osscrvata nel Chili (i). Pero non ogni innalzamenlo repenlino del terreno clic accada in un terre- moto e da attribuirsi ad un siffalto distaccanienlo di jtezzi dalla crosla terre- slre. Potrebbero in I'alti in quaklic luogo trovarsi congiunii lateralmentc insieme due pezzi di crosta , i quali finclie fossero unili avessero il lore complcssivo peso in equilibrio colla pressionc del liquido soltoposto, ma separatamente non fossero in qnesla eondizione, eccedendo nclTuno il suo ])eso sopra la pres- sionc del liquido sottostanle , cd eccedendo ncirallro qucsla pressionc. In talc easo vcnendo da un lerremoto separati i due pezzi, dovra I'un d'essi diseen- dcre c I'altro innalzarsi, prcndcndo I'uno c raltro quella posizione che I'equi- librio scparato dcll^'uno e dcll'altro richicde. 4 7. Obbiezione 2." Ma non polrebbe talvolta ben piu che una cadula di qual- ehc infima parte della crosta , avvenire uno sprofondamento di una porzione di questa in lutla la sua grossezza, scco Irascinando ncll' interno liquido ignco citta, campagnc e abitatori ? Farebbc istanlaneaniente cosi uno slrato di laslre di pictra disposlo suUa superficie di un'acqua stagnantc. Ed anclie uno stralo di ta- vole d'un Icgno che fosse alcun poco piii pesanle deH'acqua. E il pericolo deve ora a'mici lettori apparir maggiore, esseudocbe, ollre all' averc io dimostrato che la crosta tcrrcstrc e ncl totale piii densa dcUa materia liquida sottoposla , e che in moltissimi luoghi questa materia liquida e piii elevata di quella soli- da, ho altresi provalo che i pezzi sconnessi de' quali colalc parte solida si ri- guarda come composla , sono affalto incapaci di sostcncrsi o far volta gli uui conlro gli altri. Guai percio sc incominciasse a sprofondarsi il Icrritorio di una qualche provincial Le parti di campagna che si Iroverebbero situate suU' orlo della voragine formatasi , non essendo piu appoggiate da questo lalo , c non trovandosi ben collegate dagli altri laii , cadrcbbcro anch' esse le une dopo le altre , c alia fine resterno del globo rilorncrebbe alia lluiditii primitiva. Ora in qual niodo , con questo slato pericoloso in cui e il globo tcrracqueo dalle tante niigliaja d'anni cli'egli <■ presso a poco in quesle stesse condizioni, nel qual tempo sono pure avvcnuti terremoti violcnlissimi, c sollevamenti di mon- tagne , e cataslrofi si gravi da rimulare piii volte , secondo molli naturalisli , (!) Leonhard, ibid. II, 8K ; V. 133. DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 273 tuUi gli psseri vivenli alia sua suiierficic •, in qual modo , io dico , non i avve- nuto iiiai un silTalto sprofundaincnto ? II globo lorrcslrc, mentrc da un lato scmbra clie 11 minaccino lanli pericoli, ha dalP aliro per nostra forluna anche molle ragioni di sicurczza , in forza dellc quali , assicurali allrcsi dal passalo , noi jjossiamo viverccne Iranquilli , alnu'iio per rispclto alio sprofondaniento qui considcralo. Prima di tullo, ii impossibilc una disccsa di grandi pczzi di crosta in un sol eorpo, per osempio di pezzi di piii centinaja di miglia di cslensionc. Perciocch^ la crosta k soslcnuta da una prcssione escrcitata di sollo in su dal liquido sotto- posto, pressione clic sorrcgge essa crosta appieno. Talclie sc quest" ultima fosse monicntancamente compressa alPingiu per un certo tralto da una immanc forza esterna, la quale la facesse affondare alcun poco ma non romperc, lasciata poi a sc, verrebbe dalla giii dctta pressionc del liquido (oltre a qualclie effello della propria clasticita) rialzata di nuovo e restituila alia posizione primiliva. Qualcuno potra notare che Ic parti della crosta non sono ugualmente dense in lutte le regioni del globo , ma in alcune il sono piii e in alcune meno ; die pcro fmclie esse sono insienie coUegate, Ic piii pcsanti, benchc non soslcnuta dair interno liquido clie in parte , sono ajutate a reggersi dalle contigue piu leggierc. Ma sconncttendosi le une dalle altre, non potrebbero le prime discen- dere ncl profondo? lo non negher6 qucsla diversa densita, e diro anzi clfella e probabilniente la ragione per cui alcune parti di crosta si tengono piii bas- se, c colla superficie spesse volte al di sotlo del livello del mare, siccome biso- gnosc d'essere sostenute da una maggiore pressione del liquido interno, intan- toche alcune altre, per la ragione contraria, tcndono a lenersi piii alle. Animet- tero similmente che (juesla dilTercnza d' altczza , anche dopo molti secoli di discquilibrio , non corrisponda a|)pieno alia diversita di densita, e che percio formandosi quaklic scrcpolatura, una parte abbia tendenza a discendere ancor piii e uii'altra a salire (come appunto s'e gia detio potcr avvenire in alcuni tcr- rcmoli). Tutto queslo pcro non polrii piodurre nellc parti piii dense se non una disccsa duna trentina di mctri , o d'una quaranlina , o al piii d'un centinajo. Potra cambiar dirczioiie un qualclie fiume , formarsi (jualchc stagno , ingran- dirsi un lago , avanzarsi entro terra un marc , cc. Ma saranno in generale cangiamcnli piccoli , e talvolta anche assai lenti in guisa da lasciar canipo agli abitanti di cercarsi nuovc abitazioni ; cangiamenti grandissimi e per grandi estcnsioni non si avraiino niai. Pcrocchc, stante la poca consislenza della cro- sta, le parti squilibralc non avrcbbcro lasciato crcscere colanio lo squilibrio, ma avrcbbcro cedulo prima. E quando lo squilibrio non c grande , non pud aversi nolabile cangiamcnto di livello. Giacche intanto che un tcrreno, p. cs., Ful. III. 35 274 SULL\ CONSISTENZA E SULLA DENSIT.V si npprofonila , va crescoiido la picssione escrcilata solto lui dalla materia liijuitla interna , cssendo questa pressione proporzionale alia profondita a cui e la superlicie prcmuta solto il livcUo normale dcUc lave j c dopo arrivato lo sprofondaniento a un corlo punto , dec finalmenle il liquido poler soslenere il pczzo disceso. 18. Ma, si dira ancora , alio sconnetlersi in qualchc luogo la crosla , per lo sccndere, a cagion d'escmpio, di un pczzo di eccedenle gravita speeilica, ovvcro pel rompcrsi d' ini ampio continente in due parti, di cui Tuna piii pesante di- seenda c P allra piu ieggiera saiga, puo nascere un altro grave pericoloj pud nella delta crosla formarsi una fessura , da cui esea, ajutata dalla grande ele- vazione del livcllo normale, una immonsa quantila di materia fusa , la quale si dilTonda ampiamcnte all'intorno tutto sommergcndo e abbruciando, e oltrae- cio comprimciido eol suo peso la parte di superficic abbassatasi e con qucsto compensaudo in molta parte 1' accrescimento della pressione al di solto e coo- perando a far seguitare innanzi la discesa, in guisa da precipitare neirintcrno abisso di fuoco prima quella parte di crosla che s' abbassa, e poscia, siccomc non piii soslenulc , le parti adjacenti , c in fine lutlo 1' inviluppo solido della terra. AlTreltiamoei ad allontanare e a dissipare una si ficra minaccia. Osserviamo prima di tutto, die anclie quando non si riuscisse a Irovare buone ragioni fisi- clie, abbiamo gia un grande motivo di sicurezza nclla storia del passato, alia quale sogliamo pure appoggiarci quando non veggiamo ben cbiarc le cagioni di alcuni eventi. Se alcuno ci annuncia una guerra universale , una general pcstilenza che lutli nc debba uccidcre, noi non abbiamo dimostrazione male- matica in contrario, e sappiamo anzi che nel mondo esistono i germi di questi maianni; pure, regolando i nostri giudizii sugli avveniraenli passati, noi ce ne sliamo Iranquilli. E cosi dobbiam fare rispelto al pericolo teste indicato, del quale non dobbiamo prenderci maggior pena di quella che ci possan dare i falli realmenle avvenuti; dai quali sappiamo esser pure Iraseorsa una immensa seried'anni senza die niai abbia avuto luogo un simile avvenimenlo;cioe tulla la serie gia assai lunga dei tempi storici, c inoltre lulta la precedentc lunghis- sima dei tempi geologici. E in questi ultimi avvcnnero pure delle abbondanti effusioni di malerie eruttivc, ma sempre ebbero termine, senza arrivar mai a troppo grande eslensione , c la crosla del globo considerala in lotale ne usci sempre illesa. Ma abbiamo anche delle cause fisiche che vegliano alia nostra sicurezza ; nelle attuali condizioni cioe della terra abbiamo delle circostanze attc a con- traslare possenlemente que' funesti elTclli. Infalti, la materia fluida al suo uscire DELLA CROSTA SOLIDA TERRESTRE. 216 si trova gii, come diccmmo, ad una temperalura prossima alia solidificazione, e ijprdo rapidamente calorieo si alia supd-ncic siipcriorc die all" iiiforiort'. nel- I' ulliina dcllc quali iiuonlra uii suolo ficddo e bagiiato di niolla acqua, dalla cui cvaporazione viene dissipala una grandc quanlila di calorico; e rimesco- landosi, in forza de' vapori die vi salgono altraverso, gli strati infimo e supre- mo gia falti solid! cogli intcrmedii ancora liquidi o moili, la materia liquida si iiiibarazza nel suo libcro moviinento. E tanto piii si rallrcdda e impigrisce in quaiilo die molto calorico V aveva gia perduto passando tra le fredde pareti deir apertura. La quale non potrcbbe d' altronde essere eccessivamente ampia c libera, sia per la compressione trasversale chc pare die piii o meno abbia luogo davvcro nella nostra erosta; sia perch6 , come poc' anzi diccmmo, non |)u6 csserc molto grandc la discesa istantanca della parte di crosta non soste- nuta, cioc la discesa fino al punto da trovarsi bilanciata colla prcssione infe- riore ; sia inline perclic iicl lungo tratto dalla superiorc alia inferiore su|)crfide della crosta dee essa fessura presentare grandi irregolarita e dilTicolta alia salita della lava. E questa alia fine si dee fermare, formando a' due lati dell' aper- tura slessa un cuinulo o argine, d' altezza gradalamente decrcsccnte ne' punti da essa apertura piu e piu loiitani; il quale argine pud bene allargarsi alcune miglia, e fors' anehe alcune decine di miglia , ma finalmente si dee fermare, e colla sua molta elevazione ai fianchi dell' apertura suddctta impcdire I'ulte- riore uscita della materia liquida. E se la fessura fosse corta, non fosse cioc clic una specie di buco, verrebbe a formarsi tutto aH'intorno un monte di ile- jezione, di tale altezza da rinserrare la lava fino a tutta la di lei altezza normale, c piii ancora quando nc facesse bisogno, cioc quando essa lava si trovasse alleg- gerila da mcschianza di fluidi acriformi; il qual monte sarebbc di un dcdivio piu 0 men dolee , secondo cbe essa lava, avuto riguardo alia copia usccnte e alia sua temperatura, si potesse piu o meno distenderc; ma scmpre 1' allarga- mento fmircbbe. E nel caso chc una tale fessura, per una combinazione pochis- simo probabile , girasse tutto all' intorno di un pezzo di crosta e lo slegasse alTatlo, non sarebbc pcrcio disperalo lo stato di un siffatto pezzo; poiche esse coir argine die il circondasse potrcbbe formarc una specie di barca , soste- nula infcriormcnte dalla prcssione del liquido intcrno della terra ; intanto die un altro argine simile, col declive all'infuori, e formantc col primo una spe- cie di diga ricntrante in sii slessa, manterrebbe illeso tutto il pacse circoslante. Sarebbc ccrtamente tutto (|ucsto un avvenimento locale terribile, accompa- gnato da immenso sviluppo di vapori acquei, da scoppii, tremuoti, incendii, rovine , devastazioni , ecc; ma non piii rovinoso di quanto la storia fisica e civile del globo ci narra esser gia avvenuto parccchie volte. SOPRA UN MOSTRO VITFXLINO BICIPITE UNICORPOREO A PUUOtOflOUl' o DI BARTOLOMKO PANIZZA Leitc ncH'adun.inza del giorno so fcbbrajo mm. LiC osservazioni sullc moslruosita raccolte nei secoli a noi reinoli furoiio si vaglip, incomplete e piene di pregiudizj e di ridicole superstizioni, che quasi nulla di buono si potr cavarc da loro. Nel secolo passalo, massime ncll' ul- tima niclu, niolti fatti esaminati con attenzione servirono a dare vera im- porlanza a questo studio, specialmentc dopo il traltato del grande Hallcro, De Monstris, trattato che non solo ha tolti tanti errori i quali s'opponevano al vero avanzamcnlo dclia tcratologia, ma contribui eziandio ad inspirarc vivo dcsi- derio di coltivarc questo ramo scientifico, che pero si sarebbe di poco avan- zato se le altre parti della scienza della organizzazione, I'anatomia generale e la embriologia, non avessero fatte imporlanli rivelazioni. A tutli e noto ([uanto GeolTroy Saint-lliiaire con la sua profonda doltrina e col suo penetrante ingegno abbia contribuilo a porre sotto un aspello veramente scientifico le svariatc ano- malie dell' organizzazione si del corpo umano che dei bruti; nulladimeno riesce difficile il dare ragione di alcune strane moslruosita, come quella di due teste bene sviluppatc sopra un sol corpo perfettissimo, anomalia rarissima ncll'uo- mo, non pero nei bruti, specialmentc nel hue, nella pecora , ec. Dissi raris- sima nell'uomo, imperocche il celebre teratologo francese nessun caso nc rife- riscc, e neirinsigne opera del distinto mio amico Guglielmo Otto, profcssorc a Breslavia, intitolata Monslrorum sexgentorurn descriptiu anatomica, un solo sc ne descrivc alia pag. 220 rapprescntalo nella Tav. XXIV col titolo Hlonstrmn humanum unicorporeum et dieephalmn. L'autore da questo caso non pote trarre grande profitto, imperocchr mancava tulta la volla del cranio, prosentavasi invcce una membrana tenue qua c la rolta che copriva due tumori ineguali, sanguinolenti, rugosi, che si appoggiavano alia base del cranio. I ccrvelli fluidi, pieghetlati, indivisi, si componevano dei singoli cmisferi, i quali crano SOPRA UN MOSTRO VITELLINO BICIPITE UNICORPOREO. 277 cstcsi in sacchi senza giri con ampia cavitk. I nervi olfallorj quasi mancanti, gli altri contenuti ncl sacco della ilura-madre erano gracilissinii. Di quesla al- Iciazione della massa ccntralc nervosa, a cagione d'idrocefalo inlerno, riusci incomplcta la descrizione anatomica. Di simili mostruosila nci bruti non tnan- cano invece storic ben compilatc, una delle quali, superiorc ad ogni elogio, fu stampala dal mio ottimo amico il cavaliere Dc-Michelis, prof, di anatomia uniana nella Universita di Torino. Avendo io pure avuta l'oj)porluniUi d'osser- varc nella spceie bovina due casi consimili, i quali m'ofTrirono qualclie par- licolarili dcgna d'allenzione, mi permetlo, illuslri Colleghi, di farvene succinla descrizione. Nacque un vitello vivo molto vispo, con doppia c grossa testa, eorpo unico, bene conformato e perfeltamcnle svilu|)pato. Visse tre giorni; stava semprc in piedi, poppava, e nientre poppa va da una bocca, I'allra eseguiva gli slessi mo- vimenli di succliiamenlo, il quale riusciva imperfctto altesa la separazione dei palati ossei e della contemporanea azione dell'allra bocca, la quale non avendo tra le labbra il capczzolo dcllc mammelle introduceva deiraria a danno del sucehiamenlo. Rcgolari erano le funzioni del petto e deH'addome; di quando in quando raandava conlemporanei rauclii mugili da ambedue le bocclie; molto inquicto, sosleneva con grande fatica il pesantc capo, e agitandolo qua e la Io urlava contro le pareti della stalla. Le due teste erano unite intimamente solto un angolo ottuso, cosicchc i due musi slavano quasi in direzione opposta. I quattro occhi normali; I'orecchio del lato cslerno d'ogni testa bene sviluppato, laddove gli altri due mancavano. l.evata la pclie dalla testa e dal collo, si conobbe moglio clic le i)arti laterali interne, corrispondcnti alle due mascelle inferior!, erano alquanlo eonlorlc cd atroflclic. Unici tutti gli oggetti alia regionc del collo; quindi una sola colonna vcrlebrale, colla circoslanza, che la prima vertebra cervicale piii ampia si ar- ticolava con un occipitc molto dilalato. dal quale partivano due legamenti cer- vicali, cbe scorrendo parallelamente c a contatto, si attaccavano alle apofisi spi- nose delle vertebre. Del resto un solo pajo dei muscoli sternocleido-mastoidei , e cosi tutti gli altri del collo; Io stesso dicasi dei nervi e dei vasi; una sola faringc con due tube custachianc, una laringe, una trachea, un esofago, una Jilandula tiroidea. Nulla di anormalc nei visccri del lorace e dclf addomc. Delle parti contornanti le due teste la parotide del lato esterno d"ognuna era normale, Ic due interne alPinconlro presentavano una sola massa oblunga, adagiata all' angolo d'unione delle due teste prolungantesi dalle arcate zigoma- tiche alPangolo delle mascelle. 1 due condotti escretori molto piccoli, ^nivano nellc bocchc. y78 SOPRA UN MOSTRO VITF.LLINO RICIPITE TNICORPOREO. Ci;iscun iiniso aveva i suoi nervi, qiicUl del lato cslorno mollo svihippati, pochissimo alPopposlo quelli ik'trinlcrno', eosicehc i due quinli c spceialmcnlc i due seltimi erano esili, alteiazionc che si appalesava pure ncl sislcma osseo, muscolare e sanguif;no. Le due bocchc prcscnlavano fesso il palalo osseo; ognuna avea una lingua di huona forma, ciic convcrgeva con Tallia in un'unica base. Esaniinalc pcio allentamcntc nelle loro parlicolarila, si polcva conchiuderc esser una divisa in due; iniperocclu^ le papille eonoinversiformi erano disposlc in ogni lingua in una sola fila;i museoli unici,cioe un solo jo-glosso, genioglosso, ecc.; unico il sistema sanguigno e nervoso, quindi due sole arleric linguali, un solo nervo ipoglosso, glosso-faringeo, doppj pcro i rami linguali del quinlo; insomnia trat- tavasi d' una sola lingua, percio 1' uffizio fisiologico dovea cssere, come era difatto, coutemporaneo anco nelP atlo della suzione e dclla dcglulizionc. Dcgli altri organi de'scnsi, perfctto era Tolfalto. 1 due occhi csterni esalla- niente normali in tutte !c loro parti", gli inlerni aH'inconlro mancavano di parcte ossea, Taveano invece membranosa; i bulbi pin piccoli, come pure le loro parli accessorie. In quanto all'organo per Fudito, i due orccchi csterni erano ben conformati, si ncl padiglione che nclle loro ossa, membrane e nervi; ma i due orecchi interni mancavano totalmentc; pcr6 ncH'angolo d'unionc delle due teste, parte anlcriore-superiorc, si trovo in mezzo a folti pcli dclla cute un meato uditorio conuine , a cui scguiva un ristrclto canale a contorno cartilagineo- mcmbranoso, della lunghezza d'un poUice, che fmiva in un'angusta cavita ossea. In questa trovai un ossicino libero, dure, compatto, di figura annulare con varie cminenzeltc al suo contorno. Regolarc era la distribuzione del sistema sanguigno in tutlo il corpo; nella doppia testa csisteva qualehe differenza. Due sole erano le carotidi primitive, la dcstra piu grossa, tre pollici in distanza dalla laringe, si divideva in due; il minor ramo si dispcrdcva agli oggctti del coUo, alia lingua e al lato esterno della corrispondente testa, dando un ramo anastomotico alia carotide sinistra. L' allra diramazione piu considercvolc diretla alia linca mediana del collo scorreva sopra I'osso joide, e tra le branclie mascellari interne si approl'ondava somministrando rami alle parti esterne, non che alia base del cranio c alPin- terno di questo. La carotide sinistra, somministrate diramazioni alia museolatura del collo e alia glandola tiroidea in vicinanza alle corna dell' osso joide, mandava un eospicuo ramo anastomotico alia carotide comunc mediana, la quale incurvala alia base del cranio si disperdeva alia guisa della carotide csterna, mentrc la continua- zione del tronco cntrava nel cranio ai lati della sella turcica. II sistema venoso SOPR\ UN MOSTRO VITELLINO BICIPITE UNICORPOREO. 279 tpnevii in gcnerale il solilo dccorso , prescntaiido due sole vene giugulari profonde. Ill qiianto agli oggelti conlenuU nel comunc cranio, levala la parte supe- riorc, trovai un sello mcmbranoso divisore dei due ccrvelli. Dellc membrane cerebral! la dura-inadre presenlava due piegbe falciform! frapposte Ira gli emisferi d'ogni cervello, Ic quali si tenevano connesse ad un comune tenlorio. I rapporli rclativi ira i due cervelli c il cervelletlo si possono conoscere os- servandoJa figura II. Circa la dirczionc e la configurazione delle circonvoluzioni cerebrali, del soico divisore dcgli emisferi, del rispellivo corpo calloso, e dcgli oggetti delle caviUX cerebrali, nulla vidi di singolarc. II cervellelto si presento variato nella forma (ligura II, n. 2). Era piu grande di qucllo d'un vilello neo- nate, di figura quadrilatcra irrcgolarc. La singolarita degna d'attcnzione fu la direzione delle laminc cerebellari ; queste invece d' essere trasversali ed ar- cuate colla convcssita all'innanzi, avcano una direzione dall'innanzi airindie- tro, colla convcssita laleralc la meta di loro a destra, Taltra a sinistra, come si vcde nellc figure II e III. Da questa disposizione dellc laminelte venni nel so- spetto (considcrato anco il rapporlo tra i due cervelli) che la massa cerebel- lare fosse doppia, cioc chc vi fosscro due cervelletli avvlcinati stretlamenle, eppercio alrofici e dcformali. Difatto, esaminata altentamcnte la linea mcdiana, conobbi die vi era un solco di divisione, in guisa chc potei con facilila scpa- rare, come dimostra la figura 111, ed accertarmi che il cervelletto era doppio, cioc che vi erano due cervelletli accozzati tra loro con gli estrcmi posteriori, eppercio dcformati: riconobbi anzi die la loro separazionc era totale (fig. Ill) p die sotto di essa appariva un pavimento comune del quarto vcntricolo (n. 2), il quale si divideva in due, uno a destra, a sinistra I'altro, coperto ciaseuno ildla valvola del Vieussens che finiva alle cminenzc quadrigcmdle d'ogni cer- vello. La massa midollare usccnte d'ogni emisfero cerebellare era disposta, come al solito, intrefasci, uno alle cminenzc quadrigcmdle, I'allro al nodo del cer- vello, il lerzo alia coda del midollo allungato. Per la posizionc rispetliva dei due cervdletti, 1 due process! al nodo erano anterior! c convergent! (fig. Ill, n. 3), nientre i due posterior! divergevano. Considerando la base dei cervelli mi sono niaggiormcnte confermato che la cosa stava come aveva sospettato; imperocche erano due i nodi cerebrali (fig. IV) chiaramentc distinti, benchi' piccoli , c in rapporto esatlo colla direzione delle parti cerebellari. Dei nervi vidi che eran (fig. IV, V) qualtro gli olfallorj, altrcttant! gli ollici, i motor! comuni, i patelici, i trigemini, i motor! esterni e i facciali, mentre vi erano due soli acuslici, due glosso-faringci, due pneumo-gastrici, due acces- 280 SOPRA UN MOSTRO VITELLINO BICIPITE UMCORPOREO. sorj e due ipoglossi (fig. IV, V). Convienc nolarc , clic il piijo quiiUo iiilcrno molto atrofico formava iin ammasso nervoso mediano, c i due nervi facciali intcrni erano ridotti ad esili filamenti. Compiula quesla succinla descrizione, interesseri ad ognuno sapcrc in qual modo si sia ingenerala siffatta mostruosila. Gii doUi ed cgregl cullori dellc scienze naturali si sono occupati di quosto gravissimo argomento, approfit- tando specialmcnle dolle importanli cognizioni acquislate nel presenle sccolo sulle ieggi che la nalura tiene nella creazione dcllc diverse parti deH'orga- nismo, non che nel loro successivo sviluppo c perfezionamento. Non vi lia dubbio die di lutte le Icoric ])roposle per ispiegarc la cosi delta moslruosilii per difetto, nessuna soddisfa mcglio alia gcncralila dei casi quanto la teoria dcirarresto o ritardo di sviluppo dellc diverse parli si valorosamenle sostenula dal grande Geoffroy Saint-Hilaire. In quanto poi alia moslruosilii per eccesso o accrescimento di una o piii parti, a cui appartiene il caso da me rifcrilo, lo slesso autore c d'avviso che sia semprc il prodollo dcUa fusione di due embrioni primitivamente disgiunli. A proposilo di cio egli fa osservare coi falli alia mano che la loro unione accadc non Ira supcrfieic dissimilari, ma Ira superficie dello slesso nome, tra organi omologhi, in guisa che se nel- Tuovo comunc il dorso d'un embrione corrispondc ad uno dei fianchi o al ventre d'un altro, non si fara Tunionc; all'incontro quesla facilmenle accadra se saranno fianco a fianco e faccia a faccia diretli nello slesso scnso. Quesla tendcnza dellc parli similari ad unirsi fu chiamala da Geoffroy Sainl-llilairc affinitii di se per se, principio al quale si lega la formazione dei moslri doppj. Tale teoria, benche molto persuasiva, dallo stesso autore non si ritiene ca- pacc di risolverc del tutlo 1' arduo problema , confessione degaa di quel grande uomo. Difallo non mancano casi, benche rari, di fell doppj uniti con parti dissimilari. Inoltre quella serie infinita di gradazioni e di parli sopranu- merarie e di allre deformita come si possono spiegare ammettcndo la fusione di due germi? Ed in quanto al noslro caso, come conibinarc due leslc quasi perfctte intiniamente immedesimate colla scomparsa di lutte Ic rcslanti parli d'uno dei feti? Chi senza prevenzione considera bene tutte le circostanze ana- tomiche rinvcnutc nel noslro moslro, si trova inclinato all'opinionc del celebrc Winslow ammessa da Fcrrcin, da Meckel e dal prelodalo mio auiico P. de Michelis, vale a dire che la causa prossima della mostruosita per eccesso di parti non con- sista nella fusione di due germi, ma dipenda da un' aberrazione inerentc ad un unico germe. Difallo rammellere un vizio j»rimilivo nello slesso malerialc d'un solo germe non ha nulla di ripugnantc, potendo la natura prcsentare una SOPRA UN MOSTRO VITELLINO BICIPITE UNICORPOREO. 281 csuberanza d'atomi in un dato punlo, in guisa die nello sviluppo ne risulti una 0 piii parii del corpo. Qucsla opinione viene cziandio avvalorata dalle rccenli osservazioni di Bacr rcgisliale nclia sua inleressante Meinoria sopra i mo.itri a doppio corpo neijli animali vertebrati inscrita negli alii dcIlM. Acade- mia dell(' scienzc di I'ielroburgo 1843, Mcmoria in cui sono csposti iin|iortanli lalli, segnatanunUc di due einbrioni moslruosi del pesce persico osscrvati nei due iiriini giorni di sviluppo, dc'ijuali da il disegno nella prima tavola. II priuio di questi embrioni aveva due tcsle e due colli-, la colonna verle- brale era divisa in due, sollo uu angolo di 60 gradi. La corda verlcbrale era piii larga dell'ordinario, ma non pero formala dalla fuslone de'due singoli embrioni", sollo il mieroscopio si osservava cbe le cellule elementari del cordone spinale erano mollo sli|)ale I'una sulTallra. 11 fogliello animale della vescieola blaslo- dermiea si era al davanli sollevalo dal fogliello vegelalivo, come avviene nor- malmentc nel gcncrc Ojprinm^ cui apparliene il pescc persico: invccc, conlro la regola, la goecioliua oleosa slava a ileslra, nienlrc su 4 3 uova normali se ne Irovano soli 3 elie Tabbiano da quella parlc. Qucslo enibrionc vissc meno di due giorni, e sollanlo con leggcri niovimenli c con lenlo progrcsso del suo sviluppo diedc a conoscerc che viveva. Quando mor'i gli occhi erano dislinli, le vescicole udiloric riconoseibili; il saceo vilellino era separate in ogni punto dal fogliello animale, c si era considerabilmenle impicciolilo. II secondo embrione, che Baer rilrovo in un novo, cbe aveva fermata la sua attenzione per la largbczza del vilello, era diviso in due sili oltre la melii del corpo. 1 due eorpi anleriori non erano nelPegual pcriodo di sviluppo. quan- KuHiue fossero ambcduc vivcnli. II sinistro aveva il capo men largo , senza occhi, e la corda verlcbrale aveva sollanlo I'apparenza dima linca. Qucslo embrione mori piu presto del prime. Dielro SI inii)orlanli osservazioni 1' autorc pensa che non si possano ri- lenere i due casi surriferili conw; prodoUi dalla fusione di due singoli em- brioni normalmcnle cosliluiti. Iinperocche era impossibilc die nelle poche ore preccdule aiP osservazione avcsse polulo seom|)arire la mcla dei due eorpi senza die linianesse Iraccia della loro fusione, senza die almeno una <:ur- valura dei due eorpi anleriori , V uno verso I'allro, indicasse quesla prelesa nnioiic. Dippiii, nel tempo in cui potci osservarc 1' ultimo sviluppo avrebbe dovuto vcdere a progredire ancora la fusione, do die non avvcnne. Da quanlo bo sin ad ora esposto parmi di polere concliiudcrc the la moslruo- sita da me dcscritla non fu il risultalo della fusione di due embrioni vilulini, ma il prodotto d'una aberrazione in csuberanza del nialcriale primilivo del- rcmbrionc, maleriale talmente ordinate da dare origine alia doppia Icsta. ful. ///. 30 282 SOPRA UN MOSTRO VITELLINO BICIPITE UNICORPOREO. SPIEGAZIONE DELIA TAVOLA Fig. I.° Rapprcscnta in piccolo la foini.i dcllii doppia testa. Fig. 11." Diiiiostra i due corvelli conloniiti nclla base del conninc cranio. 1. 1. Massa corcbcllare colla singolarc dii'czionc dcllc iaminc c dci solchi fispcttivi. 2. LiDca di scparazionc lea la parlc dcstra c siaislra dclla delta massa cerebcllarc. Fig. III." J. I. .Vppali'sa la naliirale c totalc scparazionc dclla niassa cercbellare in due parti dcstra c sinistra cioe in due ccrvelletti. 2. Paviiiicntii comunc. 3. Gambe antcriori dei due ccrvelletti chc vanno ai due nodi ecrcbrali. Fig. IV." Contorno dclla base dclla massa ccrcbrale. aaaa. Nervi olfattorj. 66. Nervi ottici. fCfc. Ncrvi niolori comuni dcgli ocelli. (iMd. I nervi patctici. eee. I Irigcmini. ffff. Motori cslcrni. gggg. Coujunicanli dclla faccia. hh. iServi acustici. II. Glosso-faringco c par-vago. kk. Undcciuio. /. Duodecimo. Fig. V." nil. Contorno ossco della base del cranio. 22. Pcduncoli dclla glandula pituitaria. 3333. Carotidc interna, ft. Venuccia niediana. 88. Infossanicnto del scno latcralc. aa. Base dclla clava cinerea del ncrvo olfaltorio. 6666. Ncrvo otlico. cccc. Motori eomuni dcgli ocelli. dddd. Nervi patctici. eee. Nervi trigemelli. fff. Nervi motori estcrni. gggg- Nervi eoniunicanti dclla faccia. hh. Nervi acustici. a. Glossn-faringeo c decimo. kk. Undccimo. /. Duodecimo. *""" /,/// J,// /J /'''^"^" /.t)/ll^^^^' /:y/r ^^^Sv .*-; ^>S>8?:< /:>: ULTERIORI CONSIDERAZIOMI SUL MOTO DELL' ACQUA IN YASI , CANALI E FIUMI Dl GABUIO PIOLA. (Pubblicata per euro del profcssore Framcesco Bkioschi.) Lj idratilica razionalc o la dcterininazione analitiea dclle leggi del niuvimeiilu dci fliiidi, s('l)licno aldiia formalo soggello alle spcculazioni di inoiti e distiiiti geometri, e liittora awolla in gravissime dil'fieolta. E cio die scnza diibbio puo dirsi siraao trat- laiulosi di una scienza che apparticnc alle esalle, la inaggior parte dellc Meinorie d'idraiiliea che videro la luce in qucsli ultinii tempi cunteiigoiio srmplici osseivazioni eriticlie iiitonio a la\ori gia csislcnti, t'oiili di luiighe poleniiclie le (|uali poco cou- Iribuirono airavanzainento della scienza. D'ondc tali di^coidanze di risultanieiiti v di opinioni ? Forse clic le e(|uazioni londanicnlali comnnenicntc accellatc mm sicno siil'lieicnti alia spicgazionc dei fcnonieni, come altuni prctciidono? 0 I'orsc die lo stu- dio delle leorie idrauliche non debbasi disgiungcrc da quello dell'idraulica sperimen- lale, come si fccc sino ad ora; anzi debbano I'espcrienza e I'osserNazione I'oiniii' i mezzi prineipali e serxire di guida alle ricerclic astralte? lo non entreri) a premiere ad csame qucsle gravi ([uestioiii, ma inearicato della pubblieazione di una Memoria posluma inlorno al molo dei li(|uidi nei canali e nei liumi, dovuta airiiisiiine inatematico (jabi'io Piola, di cui le scienze liscntoiio la pre- matura morte, mi iiniitero a I'arla precedere da un bi'cxe sunto storico intorno a (pii'iie parti dell'idraulica, le quali il Piola avca gia fatto scope de' proprj studj, c di altrc Memorie stampate, e cio neH'intcnto di classiliearc i lavori di lui nella sloria di quesia iinporlaiile parte della lisica matcmatica. Le Memorie iiirauliciie dei Piola \erlono in- torno al moto dei liquidi comunemeiite dcnominalo a due ed a tre coordinate; inloriui qucsto rarao dciridrodinamica s'aggireranno Ic scguenti ricerclie storiclir. I>04 ULTERIOR! CONSIDERAZIONl La irrtllazione speoiale del pioblcnia del moto dci iiquidi in un piano 6 dovuta a d' AIoiuIktI, inonli'e loniamo da lui la iiilegrazionc dolla cquaziono allc dcrivatc par- ziali del sccoiido ordine eol nie/.zo di due I'unzioni arhllraile. Le I'ormole fondameiitali da csso dale comparirono dap|)i'ima ncH' opera Essai sur la resistance des fluides, poi nei lonii piiino e (|uinlo del eelebri Opuseoli malematici. Ma quasi eonlemporanca- nicnte, an/i prima die Nedossero la luce gli Opuseoli del d' Aieuilierl , uella soleniie Memoria Pihicipes (irncraux sur le mouvement dcs fluidc.i (1), Kulero avea applicate le forniole sieiierali poste dal d'AUMuhert , e da lui oltenule di iiuono eon niaiji^iore generality e semplieilii, al easo del inolo a due eoordinale, lasL'iiuulo pero (juella sua analisi senza esempio, c senza mezzo di verilleazionc alcuiic sue asserzioni. t in essa Memoria elie per la prima volla si riscontrano le due |)ropriel;i delle Irajelloiie de- seritle dalle niolecoie lluide ncl loro inovimenio; cioii ehe le e(|uazioni delle Irajel- loric noil ponno differirc fra loro se non pel mulato valore di una costanle, la quale e hensi eoslanle per lulla una Irajedoria; e ehe le ecpiazioni delle jiareli del ^aso in eui il lluido si niuove ponno esserc ambeduc dale ad arbilrio, purche anch' esse si possano dedurrc, eambiando il valore ad una costanle, dalla cquazionc gencralc di tulle le trajellorie. Quesle projirieta formarono piu tardi soggcUo a molte discussioni: unzi lo slesso d' Alembert nega 1' esislenza della seconda di esse, allorquando ncl lomo I del suoi Opuseoli (i)ag. 140), dopo aver assegnate le forme allc quali de- vonsi ridurre le equazioni delle |)areli affinche rendasi possibile la riccrca delle leggi del moto del fluido, asserisce clic altrimenti il problema non puo essere risoluto analitieamcnte e rigorosamenle, quanlunque un c/raudc gcomclra abbia prclcso die poleva sempre csucrlo. D'Eulero esiste un'altra Memoria (2) sullo slesso argomcnto nieno conosciuta della superiore; in essa Iralla il problema del moto pcrmanente del- I'acqua nei canali a supcrlieie libera, su|)posto ebe il mo\imenlo avvenga in piani vcr- ticali , e giunge alia determinazione del valore della pressione in un |)unto qualunque della massa fluida in moto, valore identico a qucllo cbe venne dato di poi dal signor Piola ncl Capo III della sua Memoria: Nuove riccrche per una risuluziunc piu ri- rforosa di vari problemi sul moto dell' acqua. Notisi che la ipolcsi ammessa dal- TEulero in quelle sue ricercbe fa capo a quella del moto per liletli, come la eliiamo il signor Cauchy in una sua Memoria (5), e consiste ncl supporrc clic il niovimento avvenga in modo che due raolecole non possano occupare succcssivamcnte la stessa posizione senza dcscriverc la medesima curva; la quale ipolcsi trovasi anclie aceen- nala in varj luoghi nell' opera del d'Alerabcrl. Devesi al profcssore Tardy (4) I'avcr (0 Momoircs de lAcndeniic dc P.erlin. An.' 178K. (2) Memoircs dc 1' Academic de Berlin. An." 1760. Rechcrchcs sur Ic mouvemcnt des riviircs. (5) Journal dc rEcole Polytccbnlquc, Cah. XIX. Sur unc espice particuliire de mouvemcnt dcs fluides. {h) Sopra alcuni punti della tcoria del moto dci Iiquidi. Fircnzc, 1847. SUL MOTO DELL'ACQUA IN VASI, CANALI E FIUMI. 28S diinoslrato come essa conduca alle formole general! trovale dal Piola pel moto a due ed ;i Ire coordiiiiUo. Nel 17GG veniva pubblicato il tcrzo volume della Miscellanea Tuiirinensia e facea |)arte di esso la tanlo iiola Memoria di Lagrange Solution de di\fvrents Probtetnes dc calcnl integral. In (|m'lla Meuioriii, (|uale applicazionc di un melodo per la de- terminaziunc dclla forma di una funzione avenlc una data propriela, consacra UD ra|)ilolo alia Solution de (lucli/ues problemcs sur le mouvevienl des fluides, ed ivi disrate il caso del movimenlo deH'acqHu in un piano, cssendo il molo simmetrico at- loi'no ad una I'Ctta, e poiia I'esempio delle pareli retlilineo; (|uin(li supponc il molo qualsiasi e le parcti retlilinec ed incliiiule; e (inulMienle trnUa il caso delle pareli reltilincc c parallele. Le forme per le fuuzioni arbilrarie introdotte dalla integrazione della nota equazione alle derivatc del secondo ordine Irovate da Lagrange col proprio nietodo souo pii'i gcnoraii di quelle date in seguito dal Vcnturoli e dal Tadini; quesic ponno per6 ridursi alle prime quando si abbia riguardo, come ha dimostrato il signor Tardy, alle funzioni complemcniaric introdotte dalle irilegrazioni di eijuazioni alle dif- ferenze (itiito. I risullamenti oltenuli da Lagrange furono poi verilicati in altro modo dal d'Alembert, come scorgesi dalla terza delle lellere da lui diretle a Lagrange me- desimo e stampale alia line di quel volume terzo. A Laplace ed a Monge (1) devonsi le prime ricerche intorno alia determinazione delle funzioni arbilrarie coi mezzo delle equazioni alle dilTerenze finite, allorquando siano note alcune condizioni parlicolari del fenomeno rapprescntalo colle e(|uazioni alle deri\ale parziali; alcune piii reccnli di Abel (2) non sono clie ripetizioui di quelle posle solto piii elegauli forme. I noli raelodi di quel distinti gcomelri, ora quasi iu- leramente ahbandonati, valgono a raggiungere lo scopo iu varie queslioni; ma giova il riflellere cbe ogni qualvolla le condizioni parlicolari conoseiute saranno tulle ne- cessarie per la ricerca della equazione alle dilTercnzc linile, le forme die ne risultc- ranno per le funzioni aroitrarie non saranno le generali, mentre non deduconsi dagli inte^rali completi di quelle equazioni, e non si avrebbero altre condizioni disponibill alia di'lerminazionc delle forme delle funzioni complcnienlarie che dovrcbbero intro- dursi onde rendere completi gli integrali medesimi. Cio appunto accadc nei problem! d'idrauliea, talclie, come fece anclic osservarc il signor Tardy, fino a tanlo cbe non vengano itnposte nuove condizioni, le formole oUenule debbono piullosto risguardarsi come trasformazioni analiliche, che togliendo rarbitrarieta in una parte per soddisfare a talune condizioni, la riporlano sopra un'altra. In qucsta sua Memoria Laplace tratta a modo d esempio e come problema puramente analilieo il moto simmetrico attorno ad uu assc di uu velo fluido contenulo da paretc retlilinea, c nella espressione da. (t)Mcnioircs dc Matlicniatiquc el dc Physique prcscntus » rAcadcmie Royalc dc France. Aiinoc 1773. Miscellanea Tauriiiciisia. Toiiius V. Oi\ OKiivres T.° II.' pag. 2G2. 286 ULTERIORI CONSIDERAZIONI lui il;ii;i per la I'unzinno urliilraria si rinvicnc nppunio la funzioiie coniplcmcniaria iiili'oditlla (lalla iiil('i;razioiu' esciiuila sopra la oqtia/.ioiie alio (.liU'crenzo liiiilp. La- grange nclla sua Memoria ^!»r la lln'oriv (/cs muun'mcnis des (luidvs , inscrila fra quelle deirAccadcmia ili Berliiio per lanno 1781 , la quale, rifusa, componc la Sezio- no XI (Iclla paric soi'oiuki ilclla Mcccanica Aiialilica, col mezzo di luiovc coiisiderazioiii rilrova le I'orinole geucrali del moviineiilo, ed ammessa la integrabilila del nolo trinumio itijferensiale delle velocita, supposta inlinilamcnte piccola una dellc dimcnsioni della massa fluida al eonlVonto delle ailre due, ai)i)liea le I'orniole inedesiiue al caso del movinieiito del fluido in un reoipicnie strelto e quasi verlieale, cd a quello del molo del tliiiilo in un eanale poeo profondo e quasi orizzoiilale. Dai risullamenli ollenuli in queste rieerehe ne trassero i geonieiri grandc vantaggio per ulleriori indagini. Inlorno la teoria del molo delTaeiiua in un piano scrisse Donienieo Cocoli in una sua dissei'lazione (1) coronala dalla realc Aeeadeniia di Manlova. Nella prima ])arle di qucslo la\oro, Irovale le formole gcnerali pel molo dei fluidi, le applica al caso che le molecole fluide si muovano in un piano, ammessa la integrabilila dei binomj diffc- rcnzidii delle I'orze c dellc velocila. In qucslo mode arriva a detcrniinare i valori delle velocila e la equazione delle Irajellorie descrille dalle molecole fluide; valori ed equazione conlenenii due funzioni arbilrarie ; ne rilrae cbe la equazione della eurva del vaso dc\e avcre la forma deirc(|uazione della curva descritla da una dell<- molecole fluide; ed osserva linalmenlc dover sussistere analogm fra le funzioni ar- i)ilraric suddelle e quelle che esprimono la nalnra della eurvalura del vaso. Le dif- lieolla che Taulore inconlra nel rinlracciare qucsic analogic lo dclerminano ad ab- handonare i falli Icnlalivi, ed a Iratlare il molo deH'acqua uscenle dai fori aperii in fondn ai vasi e negli alvei nalurali facendo use deH'ipolesi del molo lineare. Le dillicolla incoulrale dal Cocoli vennero superale dal Vcnturoli, il quale in una appendiee alia seconda edizione degli Elcmenli di Meccanica ed Idraulica ripresc di l)cl nuovo il problema del molo di un velo d'acqua. Rilennii inlegrabili i binomj dif- fcrenziali dellc forzc e dellc velocila, giunse il profcssorc Yenluroli alia nola equazione alle deri\alc parziali del sccondo ordine, della quale assume Tinlcgrale e perviene, col mezzo di una equazione, alle dill'ercnze finite del primo ordine ed a coellicienli varialiili, alia delerminazione delle funzioni arbilrarie, giovandosi dellc equazioni delle pareli li'a le quaii snppone scorra il fluido. Applica <|uindi le formole ollenule al caso delle pareli rellilinee, e giunge ai due noli leoremi: dover essere rcllilincc Uillc le Irajellorie, dover essere la velocila in un jiunlo qualunque di ciascuna Irajelloria in- \ersanu'nle proporzionalc alia dislanza di esso dal punlo d'incoiiiro delle relle cniro cui supponesi raccolto il velo fluido. II problema del molo deUacqua a due coordi- iiale \eiine i)oco dopo il Vcniuroli Irallato dal Tadini nclla Memoria che ha pei' ti- (l) Sulla vera leoriii ilcUc arcjuc uscenti dai fori apcfli iici vasi. Manlova, 1783. SUL MOTO DELL'ACQUA IN VASl, CANALI E FIL'.MI. 287 lolo Del movimcnlo e delta misura dclle aequo correnti. Opina il signor Tiidini non cssere complclo rinlegiale diito t'omunemente col mezzo di due funzioni aibilrarie ilclhi iiola iMnia/.imic l)iii(iinia alle dcriNatc del sofoiido ordiiic; iiiacclu', cdme c^'li dice, doM'iido i valori dellc ^t'locila cssere reali, dovrebbero (iiielle fuiizioiii avere la inede- sima forma. Quindi aH'iutegralc ordiiiario ne sosliluiscc uii allro chc contiene (|iiattro funzioni arhitraric, le qiiali (loi pel caso particoiare del iiioto dei (luidi, cioe per ia realla dei valori dclle velocidi, riduconsi a due. AU'erroiieo ragiouamcnto del Tadiui, il quale Irovavasi gia in varj luoghi del lomo quiuto degli Opuseoli del d'Alemlicrt, acccnno il professore Plana (1) in alcnne rillessioni inlorno I'opcra suddclla del Ta- ilini, dinioslraiulo non esscre d'uopo ablnano forma eguale le due funzioni arbitrarie pcrchii risullino reali i valori dellc vclocita, e come altrimenli si possa soddisfare a quclla eondiziune, arrivando alia mcdcsima espressionc alia quale perviene il Tadiui parlendo dal primo integrale con qnallro funzioni arbitrarie. La osscrvazione del pro- fessore Plana ripctula piii lardi dal professore Padula (2) Irovavasi gia nella prima delle citate Memoric deU'Eulcro cd in una di Lagrange (3). Per6 il signor San Mar- lino (4), forsc non conosecndo i hivori dcli'EuIci'O e del Plana, nella sua Memoria Nulia porlala dei liuini riliene aneora ei^uaii le forme dclle funzioni arbitrarie a molivo ilclla eircostanza (isiea del problema ('i); (juindi sviluppate (|ucllc funzioni sccondo il leorcnia di Tavlor, sconipajono i termini eontenenii I'immaginario, perehe esuali e di segno eontrario, ed otiienc rinlegrale per mezzo di una serie contenente una sola funzione arbitraria. Questa espressionc e dal professore San Martino rilcnula quale ijilci^raie eom|)lelo deU'cijuazione alle dcrivate parziali del sccondo ordine, appoggiau- dosi forse a quanto scrisse Poisson nella T/ieuric dc la Cluileur: u (|uand I'inlegrale • compbite d'un equation aux differences partiellcs de I'ordrc n est exprimde par dcs • series, le nombre des fonetions arbitraircs pcut s'abaisser au dcssous de n » . II Tadini ncll" opera succilala diseulc auchc il caso del moto fra pareti reltilinee c le lormole a cui giunge, ridimostrate poi dal professore Plana nelle accennatc riflessioni con maggiore speditezza ed eleganza, coincidono con quelle trovatc dal Vcnturoli, corae addimostra il Vcnluroli medesiiuo nella lerza cdizione degli Elementi di Meeeanica rd Idrauliea. Finalmcnte ucirAiinotazione V all'opera slessa vengono espostc dal Ta- dini alcune osservazioni per la Irallazionc del problema, supposto die il Iluido scorra fra pareti curvilinee. Dcvesi al professore Vcnluroli 1' avere a])plicate le formole gcnerali pel molo dei flnidi posic da Eulero e da Lagrange seuza (rascurare alcuna dimensione. Egli nelle (1) l)il)liolpoa Iliiliiina. Anon 18IG. Tonio III. (2) Sii Ic cipMzioni rcliilivc a! niolo dei liqiiiusilam solulionibus analytieis problcmaliini ad llquidorum molnm pertincntiiim. Nov! Com. Acad. Stient. Insliluti Bononiensis. Vol. VIII. IH'i?. (2) .\uovc riccrclic per una risoluzione ce. Mcmoric doll' I. R. islilulo Lombardo. Vol. I. An. 1845. (5) Sulla nuova tcorla del moto deU'acqua. Milano 1829. (4) Ricerehe sulla figura del pelo d'aciiiia negli alvci d'uniforuic lai'ghczza laltc nclla scuola ilogli Ingegncri Poiitidcj d'aciiuc c strailc I'anno 1825. (8) Di un caso |Kiplicolare della dottrioa dcircfllusso dell'acqua dai vasi. Torino, 1839. Fol. III. 37 290 IXTKIUORI CONSIDERAZIONI fuii/.ioiio (til cui si lutniio i >alori |)cr lo ooini)oiu'iili dclla velocila c jicr la prossioiic. Noliamo clio ([uesti valori iioii soiio gia Icnuli roine pardcolari per Ic iiiolccolc clie laniliisfoiio lo iiarcli, ma si rilciigono ilal prolcssorc (Jiiilio cslciulibili a lulle Ic altre moleeolc; con racili calcdli siaino cosi coiulolli a rinlraceiarc liilli gli accidciili di riiii'irctniissii. II inorcssori' Tiira/./,a iiclla sua Mcinoria clic la pailp del loiiio dcciino dfiili Aiiiiaii di'l Uciiiio Loinliardd-Vciu'lo (1), dopo alcuiic coiisidorazioni iiildfiio I'i- nenli della veloeila rispclli\aincnlo eguali a I'unzioni di due lun/ioiii di I'ornia iiieniinila, arrivasi a lio\are d(i\ere quelle I'unzituii ineogiiile soddisfare a lale proprietii per mezzo della (|uale si polranno delerminarc in oiini parliccdare (|ucsli()ne. i', uio\andosi di cssa elie giunge alle Ibrtnole gia lro\ale dal Vcniuroii pel inulo dell'acqua nei \asi coiiiei, e prcnde a eonsidcrarc il problema pii'i generale iji eui la supcrficie del vaso c quella di un solido qualun(|ue di ri\ohuione, applicaiidovi ad eseinpio il case nel ipialc la ear\a generalriee e una ipcrhdle eubica, riconleriuando cosi i risullamenii del professore (iiulio. E poi nel Capo HI clie Taulorc diseule il inolo deli°ae(|ua nei eanali aperli, .supposto il nunimeiilo esserc slabililo ed a due coordinate. Dieiro lali ipolesi gli si reiidc possibile applieare al problema alluale i risultali eui era iiiunlo nel Capo 1 ed otteiierc dopo lungbi taleoli i \alori della pressione e della \elocita in un punlo qualun(|ue della niassa lluida, uon cbe la equazione della linea descritta da ogni molecola, e(iuazionc la ((uale, come fcce osser\are il signor lielLnilis, rappre- senta una eieloide. I'a uso da ullinio delle I'ormole oltenule per dimoslrarc iiuoNamenle il leorenia del Mossolli inlorno alle dillerenze di li\ello del pcio in due di\erse se- zi(Mii pill sopra enuneiato,e per la rieerca della scala delle \eloeila e di (piclla delle pressioni per una se/.ione qualunque. II prolessore Bordoni ( 1), parlendo dallipolesi doU'eguaglianza di pressione per Ic molecolc cosliluenii una medcsima vena lluida, ipolesi desunta dalla inconipressibilila del litpiido e dal suppoire il molo slabililo, iissia la eoi'rente coinposla dall'aggregalo di inlinile sollilissime \ene di figure in\a- riabili, rieonlernio, mediantc una analisi sua |)i'opria, i risullamenti a eui era giuulo il Piola in (|uel (^apo III. (,1) Vcdi la Nolo posta in fine dcH'opuscoIo: Elcnicnlari dimostraziuni dclle formole per Ic porlate delle bocclie ordinarie. Pavia, 1844. '2{y2 ULTERIOR! CONSIDKR.VZIOINI A qucslo lavoi'O del Piola It'iiiioro dictro ;illri Ire, duo Note iiisoiilo iit'l riidiiuilc di'ir Istiluto (I) cd uiia Momorin (2) slaiiipala ncl secondo volume degli Alti. La prima, in ordinc rroiioloiiico, vorlo sulla It'iijic dclla prrinancnza drllo molecole dci fluidi in molo alio .supcrlicio lihcrc; assunta la oquazioiic gciid'alo pel moto doi liquidi quale vicii data dalla Moccanica Analilica, e precisamciile quclla parte di cssa cquazione chc consta di inlegrali duplicali, o quindi rapprosenla i)ropriola elie devonsi verificare ai limili dclla massa (luida, i;iuiii;(' a slaMliic die lu'l caso del nioln pciinaiieiile il perse\eraiT le inolccule alia superfieie libera ikhi e una ipolesi ma iiii lallo. I', a que- sta mede.-iiiiia (•oiielu-iioiie elie iiiunsero 11 siu;noi- Svanlierg (5) in uii easo pai(iei)laie, ed il si;jni>i' Edlund {i) in jieneiaie, dimoslrandd la permanenza delle uuileeolc del liquidi) allc pai-eli dei vasi elie Id eonlengono e.ssere eonsegucnza iieeessaria della conlinuila della massa licpiida. Nella sua Memoiia sul melo dei fluidi il siiiiior S\an- berg suppoue elie esso ahliia luogo simmelrieameiite lispello ad una rella (|ualun(iue. Ammrltc possa accadcre movimonlo di rolazioue della massa lluida altoriio qucll'assc, talelie si preseiilaiin quali iiieogiiile ad assumeisi , ollrc la pressione e la deiislla per una nioleeola qualunque, le \eloeila della moleeola slessa parallelameule all'asse, perpcudicolarmente all'asse, c di rolazionc atlorno I'asse. Nelle formolc gencrielie pel molo dei (luidi per mezzo delle coordinate polari si sostituiscono faeilmenle alle tre oi'dinai'ie eomponenti della veloeila, le Ire vclocila sumenlovate; c le nuove formolc clie si oltengono, oltre al provare, come nolle condizioni ammesse dalFautore, la per- manenza delle molecole fluide alle pareti del vaso che lo contcngono sia conscguenza dclla conlinuila dclla massa liquida, conducono airintercssanle teorcma che la \elocila di rolazionc di una moleeola qualun(|ue nei dillerenti puiili della sua Irajettoria e sempre in ragione invorsa dci quadrali delle distanze chc i punti medesimi hanno dall'asse di rolazionc. Ncl 18i5 compai'\e iicgli Atti dcll'lstilulo Veneto la seconda delle Memoiie Idiauliehe del professoro Tuiazza (5). In cssa I'autore proponesi la riccrca delle circostanzc deU'efflusso dai vasi di livoluzione ad asse verticalc; il mo- lodo da lui adollalo e in goncralc quello usalo da Lagrange, daU'Euloro, da Vciilu- roli e da tulli gli allri, eceellone il Piola; ottcnute eioe le I'unzioni, le piu generali possibili che soddisfano alle e(|uazioni generali del moto dci fluidi, le dclcrmina in (1) Sulle Icggi dclla pcrmancn/.a ilolie molecole ilei lluidi in moto alle siipcrficic lilicrc. Glor- nalc (loir I. R. I^ilituto Lomliarili), di seieiizc, cc. Fasc. Will. Di una cslensionc alia leorica 'nla dimostrasi alTallo analogamenle eome nel molo di un \elo d'aiMpia in uu piano \oilieaU' rineliiuso IVa una paielo reUilinea orizzoiilale e IVa uu'allia parelc lissa (|ualunque, giunsjesi puie ad una equazione di condiziono; c dai due did'erenli modi di \eriliearla ritrae due famiglie di soluzioni possihili, a eapo di una delle (|uali sla il easo in eui la seeonda jiaicle sia lipeiliole apolloniana, cd a eapo dellallra il easo della rella. In (|uesla appendiee dimosdasi aiiclie jiolersi assumcrc per seeonda parele una linea ad e(|uazione Iraseendenle. II prolVssore Bellavilis (1) uolla prima parte di una Menioiia lella all'lslilulo \'enelo nel \SH Iralla nuoxamenle i Ire casi del mold dellaequa eiiiro vasi di ri\oluzione gia considerati dal Venlui'oii, dal (liulio, dal Turazza, e fa ossei'\are eome le soluzioni date da cssi non eorrispondauo allc eireoslanze lisielie elie naluralmenle aeeompagnano relllusso dei liquidi da un \aso, mcnlrc nclla soluzione relativa ad una quarla speeie di vaso, elie e (piello gcnerato dalla rolazione di una ii)erli(de equilalera intorno ad un suo assintoto, rieseono le eoudizioni iuq)lieitamentc amnu'sse eonl'ormi alle oidinaric eireoslanze. La soluzione data dall'autore per ([ucsto quarto easo non e soggella alia eondizione del Irinumio differemiale csnNo , e viene soddisfalto soltanio alia legge di eontinuitii, cd alia eon- dizione ciie la pressione per un punto qualan(iue sia eguale in lulti i sensi. La se- eonda parte di cssa Memoria conticne considerazioni sul nioto dell'acqua in un piano analoghc alle succitale pel moto deirae(|ua nei vasi rotondi; cousiderazioni chc in Imona parte vennero ripelute in una seeonda Memoria di cui diremo in appresso. Alcune osservazioni intorno ai lavori del Tadini, del San Martino e del Piola for- mano lo scopo di una l)rc\e Memoria del signor Padula. Gia alibiamo detio delle oldiiezioui da Ini proniosse al Tadini ed al San Marlino; le sue riflessioni intorno alia prima delle Memorie del signor Piola vertono principalmente sul duhbio elie la forma csibita dal teorema del Piola per la funzione dalla quale si lianiio le espros- sioni delle eomponenli della \eloeita, presenti in ogni easo la voluta gencralita. Oggetto prineipale alia seeonda Memoria del signor Piola e I'analisi del moto pcr- manenlc dclPacqua in canali supcriormenlc apcrli, considerate tutle e trc Ic dimen- sioni. Pero sieeome I'analisi adottata nel Capo III della preecdenle Memoria, tral- (0 Sul movimento di un li(|uido chc iliscendc in modo perfcltnmcnte sironictrico rispctto ad un assc vcrlicalc. Mcmoric dell I. R. Istiluto Venclo. T. U. An. 1848. SIL MOTO DELL" ACQl A IN YASI, CANALI E FILML 2915 tandosi di nioio ii due coordiiinlo, diflicilmciilc |)ioga>asi alio studio di qucste iiuo\e queslioni, (i'(>\a utile di far uso d'uiia analisi parlicolare, a ben comprcndere lo spi- rilo dclla (jualc liada aiicoca iiel Capo I del niolo peiniaiicnte deiraccina in uii piano. II inclddK ininia^inalu dal Piola col mv/.y.o di ciii si alilii-cviano di iiran lunga i ealeoli ocim riiiili in (|U('llc ricerchc eonsisle ncll aM're dislinto Ic due difl'erenii spe- cie di coslanli le (|uali cntiano ncllc I'ornuilc clie iiiconlran.si nclio sludii) del nioto dci lluidl. Alcune di esse sono tali lanto in i'i|.;uai'dii al Icinpi) <|tianl(i in I'i^uardo alia piisi/.ione dclla rniiiccida llnida clic si considcra, ipiali saichiicro la iiravila, la piTssionc alnioslcrica cc., cd alcunc lo sono solanicnic in iii;uai(lo al tempo, |)i)lcndo inulare nci passaiii^io da un iuo£!0 ad un allro, ijuale saicldio il paranietro die entra neire(|ua/ione iicncralc delle Irajeltorie descrilte dalle niolccole lluide, il quale non caniliia \aloi'e per lutta una Irajeltoria, ma la muta passando da una (rajetloria al- I'allia, ed in ciascuna e costante rispelto al tempo. Da alcune pi'opi-ieta di ([ucsta scconda specie di coslanti c dall'nso dilii!cntc delle mcdesime litrac il Piola niez/.i liaslc\oli alia tratta/.ionc di (pici nuo\i pnd)lcnii. Nel Cajio II tratta estesaniente del molo pcrniancnie deiraci|ua considerate Intte e Ire le diniensioni; e rilro\atene le forniolc !;cncraii, le ap|)lica a coirenti in tuhi o canali diiusi, ed allc coirenti sujic- I'iormente iihere supposlo il caiiale lianelieggialo da sponde plane. Fiulto di lun^ilii c lahoiiosi calcoli iiiuni^e ad ollcnere le eijua/.ioui finite Ira le tre \elocila, la pies- sione, le cuordinate dclla niolcc(da ncncrica , cd allre (|uanlita le quali limangono in- \aiialc per lulla la niassa llnida in moto. II (Japo III e dcdicato a dcdurre alcune ciicoslanzc del molo pciinaneiilc dcirac(|ua nci canali apeiii e nci liumi (|uali con- scgucnzc delle Icoiichc conlcnulc nci piinii due Capi. II easo discussovi e ipicllo di till eanale a Inndo oiizzonlale cd a spundc plane eiiuaiincnte incliiiate allorizzoiite; Ic I'ormolc del (.'apo II applicaliili al molo dciraci|ua Ira due sponde plane eomun- ipie iiielinatc aH'orizzoiilc, ma pcro IVa lore parallele, si pon^ono a |)rolitto anclie per ipieslo easo, supponendo elic I'aequa corra in ]iiani parallcli alle sponde di qua e di la del piano \erticale die puossi immaginare condotto per la relta die divide in due |iarti euuali il Ibndo del eanale. .Vrriva per tal modo a diinoslrare I." die il molo deH'acqua in un eanale a sponde \ertieali e parallele puo ridursi ;il molo in un piano, essendo nulla la vdoeila secondo la largliezza del eanale: proposizione gia aininessa scnza previa diinoslrazione dal Venluroli , dal Plana, dal Mossolli; 2." die la rormazionc del lilonc e dipcndi'iilc dalla iiidina/.iune delle sponde del eanale: pro- posizione impugnala dal Tadini; 5." sussistere il rnlincg(iiaminito, cioc Tacqua correnle nol silo del lilone essere piii alia di (|uclla die eorrc in \icinaiiza delle sponde; t." die la dilTcrenza di li\ello del pdo per due |iunli nci ([uali due sezioiii sono la- uliale da un piano parall<'lo ad una s|)onda, eguaglia la dilVerenza delle allezze do- Milc allc due \clocila assidiile supciliciali per i;li slosi |iiinli, tcorcnia pii'i gencrale dciranaiogo lro\ato dal prot'essore .Mossolli c ridimoslralo dal Piola iicl (lajio III della precedenle Meinoria. La delcnninazione dclla scala delle vdoeila in una cor- renle, punlo inlorno al (|ualc Ic scutenzc degli scrilloii iidla scienza delle aequo 296 ULTERIORI CONSIDERAZIONI sono in maggiorc discordia, voiiiic anclu' sludiata dnl Piola; Ic coiisogiionzo oui giuiisc provcrclihi'i'o iioii polcrsi dare un luaj-siino iiclla soala dcllo vclocila, ossia iiou siis- sistori" filoiie in altozza, conie cri'dovaiKi Ventuioli e Tadini. Alcuni ccnui sui pro- Llcma drlle portale, e la riccrca di una esprcssionc per la misura di esse tcrminano la Mcinoria. 11 siH-ondo lavoro puhblifalo dal piolcssorc Bcllavitis (1) intorno ad ar- goniiMilo idrauiico e diviso in <'iiu|ue cai)iloli. II primo capilolo c dcdicalo alia riccrca dellc forinole genorali pel inolo dt'H'arqiia in un piano, le (|uali formolc vengono nel sciiucnte applicalp al caso dcilc parcti roUilinee. La soluzioue giii data dal Ven- turoli e niinulanirntc analiz/.ata dall'aulorc lanto a posteriori (|uanto a priori; a po- xWriori all(ir(|uando >uol pro\aro chc I'unico molo pcrniancnlc il (|ualo jiossa con- ciliarsi eollo formolc del ^■('Illuloli sarcLbc (|ucllo in cui ciascuna molccola si mo- M'sse come fosse sola; a priori (juando avcndo otionulo pci valori dclla vclocila due sorie proeedenti secondo le polcnze dcH'ascissa e coiilenenii fiinzioiii arhilrarie del- I'ordinala e del lenipo, le i|uali soddisfano lanio al hinoiiiio (tijferenziale delle forze come a quello delle Neloeila, esiliisee una etpiazione jienerale delle liajellorie, la quale per valori parlieolari di un paranieiro puo rap]iresenlar(t le pareli rellilinee, inenire, al dii' dellauloie, le allre IrajeUorie saranno eurxilinee. Tiatla da ultimo del moto di un \elo d ac(|ua rineliiuso IVa due relle perpendicolari tra loro, e le formolc a cui giunge conlengono ipialc caso parlicolare quelle dale dal Ycnluroli, considerando le pareti rettilince comunquc inclinalc, menlre in via ordinaria dovrebbe aver luogo il contrario. II lerzo cd il (|uailo capilolo conlengono la ricerea delle formolc generali del molo dcH'acqua simmelrico attorno ad un asse e la applicazione alTcfllusso dal vase conieo: c qui pure commentando la soluzionc del Ycnluroli, Irova non rispondcre essa allc real! lisiche circoslanzc di (juel nu)vimcnlo. Nel ca|)iliilo (|uinto, parlando del moto dcU'acqua negli alvei, prendc I'aulore ad analizzare gli sludj del Mossolli e del Piola; le osservazioui di lui a (|ueslo proposilo vennero accennale ])iu addielro. Ve- niamo era alia Memoria del professoie Tardy gia piii voile citala, come quelia cbe conlienc osservazioni criticlic inlorno a varj lavori d'idraulica Icoretica. Nella prima parte di essa, dojw aver posto in luce le piii impoilanli ricercbc idrauliche esistcnti anterlormcnlc a (|uellc del Vculuroli, considcra il molo dcH'acqua a due coordinate supposte esscre le pareti I'iperbole cquilalera ed una rclla; la jiarabola e I'assc delle ascissc, e cio per mostrare cssere possibilc la tratlazione di qucsli problemi aiichc ncl caso in cui dalla equazione di una parcte non si possa passarc a quclla dell'al- tra mulando il valore ad una coslanic, il cbe vcrrebbc escluso dall'analisi del Piola ancbe perelie. (|uelle coslanli si risconlrano nei \alori delle vclocila com]ioncnli. Questi csempi ponno inollrc servire di confutazionc all'opinione manifestata dal profcssorc Amici ncl secondo volume del suo Corso di Meccanica, laddove dice che rinlrodurrc (1) Obscrvaliones de quibusdam solutionibus etc. etc. SUL MOTO DELL'ACQl'A IN VASl , CANALI E FRMI. 297 la coiidizioiit' della pcrmaiieiiza dellc niolecole all(! parpli fa si die tutle le allre vw- Ucole dclla massa liquida re-itano obblujate a percorrere dvlle liiiee della slesm specie di quelle. Occupasi in scguito il signor Tardy del niolo dell' a('(|ua ontro vasi di rivolu/.ioiie, ainmessa la porinaiiciua dellc molfcole del (luido alia siipcrficic del vaso rlic lo coiiliene, e supposto elie Ic mi)lecol« iion debbaiiu inai cscirt' dai piani me- ridiani. La c(|uazioiic allc dcrivalc parziali rapprest'iitanle (|ucl rnoviiiiPnto \ieiic dal- I'atilon' iiilo^rata col mezzo drllc dori\ate ad iiidicc frallo, c Ic formolc clip se iic dedii- coiio \cni;oii() applicate aH'cllliisso dai vasi conici. Mostra (juiiidi come i casi di cfflusso dai \asi di rivoluzioiie Iratlali dai professori Turazza e Giulio lo possatio essere assai piu l)ie\ctiuMilc iTiidendosi in allora possibile il far uso, per riiitct:razione dirella (li'irc(|uay,i(nic gcnciale allc ilciiNalo parziali del secondo ordine, del nielodo ininia- };inalo dai professore Amici (I), il quale, come osserva il Tardy, non k pcro osten- dibilc a tulli i;li allri casi di efllusso da' vasi di rivoluzione, |iotcndosi a (juesli ap- plicare il nictodo insegnalo da Abel ('•2) per de(erniiiiare la I'unzione arbilraria. Da idtinio viene a disculcre Tipolcsi del molo per liletli; i risultali cui giunsc vennoro ^iii rifcrili. I piu recenli lavori idrauliei apparlcnj^ono aH'ingegnere Brighenli. tiia lino dai 1828 aveva il Briglienii in una Kola sul moto dcll'acqua a due coordinate csposli alcuni (liibbj inlornn le soluzioni del Venluroli e del Tadini, ])riiieipalnienle avulo riguanlo al niodo con cui si delcrminano Ic forme dellc funzioni arbilraiic. Le obbiezioni in allora mosse dallingegnere Brighenti c discussc di poi dai Brusclietli e dai Turazza si riassHMiono ncl dire clie nel moto del velo d'acqua rinchiuso da rette concorrrnti la tiMJelloria rcllilinea era gia prescritla dalle assuntc ipoicsi; clie la soluzione dcl- I efllusso dai vasi conici era un caso parlicolarc di (|uclla del molo a due coordinate; c elie posia la eognizione deU'equazione delle trajclloric, tulle Ic conscguenze cui giunscro (|ue!;li aulori ])olevano ricavarsi dalla teorica del molo iiiicare, convcrlendo in circoiari o sferici gli sirali cbe disccndono normalmeiile alia direltricc del molo. A quesli Ire punii si puo dire riducansi anclic le considerazioni clie il siguor Bri- lilicnli pubblicava ncgli anni 1847, ISiS in una iiola all'elogio del Venluroli ed in una Mcinoria (3) Ictia ali'Aceadcmia di Bologna, sebbcnc in (|uesla secoiula \cngano anclie brcvcmente analizzatc Ic Memoric del Piola. Vedeninio (|uali furono Ic olibjezioni ed i dubbi mossi ai risullamenti del Venluroli c del Piola. ISclla Memoria die fa scguito al prcsente riassunto storito (la (|uale (1) Corso clemcntare di Mcccanica ed Idraulica. Vol. IL Firenzc, 1842. \'l\ OEuvrcs. T. IL pag. 213. (!)) Considerazioni sulle general! cquazioni dcll'Idrodinamica c sulle applicazioni die se no sono fattc fiuuru. Mcnioric dcU'Acadcmia di Bologna, 1848. Fut. III. 38 29» I'LTEIUORl CONSIDEHAZIONI SUL MOTO DELL'ACQUA EC. vieiii' imbblicala (|iiiile ritrovossi scnza variazione alcuiia) d scopo priiuipale al Piola il (lilV-iiderL- la tcorica del Vcnluroli e la propria, ed il conciliaic, (in dove 6 possibile, li' sue opinioiii con quelle dc'siioi opposilori. Avri\ pa;Ii rasjginnlo rintcnto? Francesco Briosclii Profcssoio all'Univorsila di I'avju. Lie niic ricerche piu recenti sul molo dcll"acqua sono eonsegnate nei voluiiii I. 0 II. (Icllc Memoric di qncsl'Istitulo (*), c in una Nota inscrita nel faseicolo XXI del Giornale dcll'lslituto nicdesimo. Scrissero da non niolto tempo suUo slcsso aigoinento varj distinli aulori italiani ("), in parte ammcttendo, in parte muo- vendo obbjezioni alia mia leorica, e a quella che la precedette del prof. Yen- luroli: scmpre pcro con tanta modcrazione e urbanlta, che io debbo a qucsli scrittori, anclie per la parte che conticne censura, sinceri ringrazianienti; anzi per essa piu che per la parte lodatoria, avendomi dato occasione a ulle- riori nieditazioni , e quindi a riordinare le mie idee su cerli punli, a difen- ilermi su cert! aitri , aggiungendo alcunc nuovc considerazioni colT intento di vienimeglio cogliere nel vero. (■) Vol. [, pag. 217, II, pag. B5. l") Tiirazza prof. Doinenico. Dell' cffliisso dei liquidi dai vasi di rivoliuione. Vcnczia, IsdV. Padula prof. Korlunalo . SuUe equazioni relative al mote de' liquidi. Napoli , 1848. Tardy prof. Placido. . . Sopia alcuni punli della teorica del molo dc" licpiidi. Fireiue, 1847. Bcllavilis prof. Giusto . Observaliones de quibusdam solutionibiis analyti<'is proliloiiia- liim ad liqnidonim luoliiiii perlincniiiim. Bononi;e, 18*17. Aniiri prof. Vincenzo . . Corso di Meccanica e di Idnuilica. Iiii;.,'lienli prof. Maurizio. Elogio tli Gregorio Veoclil. Nola (a) Bologna, 184*. 11 uiodcsiiuo Elogio di Giuseppe Venturoli. Nola. Bologna, 1847. 300 ULTERIORI CONSIDERAZIONl Ha qucsto cciino il IcUorc coniprciidcru subito clie il proscnle mio scrilto vionc ad avcre naluralmcnle due scopi : V uno di iiieUcM- fiiori un' apologia del Vcnturoli c inia , per quanlo si piio fare procedendo lealmeiile , eioe senza na- M-ondcre le ragioiii degli avversarj , anzi poneiidole nclla iiiaggior luce: I'altro, di ribadire le proposizioni rimaslc ancor fernie dopo la discussione , cercando eosi di promuovere sempre piii questa bcUa parte di meccanica analilica ap- plicala. Per allro mi e neccssario premclterc alcune spicgazioni innanzi inlrapren- dere la risposla alle varic obbjezioni , senza di chc arrisehicrei prcsso alcuni di fare opera inulile. E di vero , (ptand' anche mi riuscisse difendere le jiropo- sizioni del Venturoli c mie da quanto dissero in eontrario i siguori Brighcnli e Tardy, che pure animellono la leorlca euleriana intorno al nioto de' fluidi, il mio vantaggio sarebbe vano presso chiunque asserisce non bastar piii (piella leorica alia spiegazione dci fenomeni , avuto riguardo alio nuove idee di fisica niolecolare. E quand' aiiclie giungessi a provare die la tcorica euleriana sla a marlello tullavia a frontc dei moderni fisici Irovali , avrci ancora falto nienlc relativamente a quel passo del signor Bcllavitis ( Memoria cilata, pag. 26) eve si asserisce clie i niateniatici si fabbricano le molecolc dei fluidi a loro modo, e quindi si fanno insorgere dubbj sulla slessa scrillura analilica , medianle la quale vengono inipiantale le cquazioni fondamentali. lo pcrlanlo dicliiaro di riconosccrc i)er buono e in niente arbitrario il processo matematico con cui siamo solili serivcrc le qucslioni intorno al moto de' fluidi : e inoltre di am- metterc la tcorica euleriana con quel di piii clie risulta per le equazioni ai li- niiti dai principj della Meccanica analilica di Lagrange. Chi ha letlo la niia ultima Memoria intorno alle equazioni fondamentali del movimento di corpi qualsivogliano, inscrita nel Tomo XXIV degli Atti della Sociela Italiana , vorra forse essermi cortese in concedere chc i due prccedenli poslulati sono (per dir poco) assai ragionevoli : c la conlinuazione di quella Memoria , che comparira quandoche sia, varra, spero, a sempre piii rassodarc una tale opinione. Lcgga la presenlc chi v mcco d' accordo inlorno ai suddelli due postulali ; quanlo agli altri , rispellando io sempre 1' avviso di filosofi si valenli, non inlendo ri- muoverli dalle loro convinzioni , e solo invoco il dirilto di conservare le mie. CAPO I. Obbjezioni e risposle. A . Una prima queslionc degnissima d' essere discussa e la seguentc. Se nel moto di un velo d'acqua fra due linee plane, supponendolo soggetto alia legge SUL MOTO DELL'ACQIA IN VASI , CANALI E FIUMI. 301 (li conlinuilii ( vale a dire supponcndo chc le slcssc funzioni ddlc coordinate |tcr Ic velocila e per la pressionc, riiiianendo di forma iminutata, si cstcndano a tulle Ic iiiolccolc del fluido considerato), possano quelle due linee , od una Ira esse, sujjporsi (lualunquc; ovvero, se per la possil)ilitii del fenonieno, deb- bono essere di lal nalura da soddisfarc a eerie condizioni. Per verita, non e dillieile eapire, anche senza calcoli, che in moiti easi di molo permanenle un silTalto assolulo arbilrio per ([uelle par'-ti non pu6 sussislere : ad ogni modo venianio su di cio ad una disainina elie abbia fondanicnlo nella leorica. II sij^nor Tardy cerco con lodevole studio tutlo quanlo in addielro era stato serillo intorno all' alluale qucstione , e Irovo avermi il D'Alembert prevenulo nella senlonza che (|uelle pareti non possono essere alTallo arbilrarie. Eceo le parole del Geometra francese. « Ainsi le probleme ne pourra etre resolu toutes " Ics fois qu'on ne pourra donner a I'equation de la courbe la forme , " el par consequent on voit deja qu'il y a un tres-grand nombre de cas ou le K prolilenio ne peut elre resolu analyliquement et rigoureusement, quoiqu'un "grand geonielrc^ ait pretendu (ju'li ponvail loujours Trtre «. (Opusc. viathhn. T. I. pag. I M). Questo geomelra di parere conlrario e nienle meno clie il grande Eulero : eppero si vede a quale autorevole voto s' appoggiarono i signori Tardy e Bcllavitis per credere clie le soluzioni del Venturoli c niie s' avevano a ri- guardare come casi particolari di una soluzionc piu gcnerale luttora ignorala. Ora si domanda se e qui possibile una conciliazione. A me pare di si: a me pare die sia necessario distinguerc bene due proposizioni, e chc dopo una lal distinzione I'aceordo non sia I'uori di spcranza. Allro e (badisi bene) dire: tulle le trajcttorie descrilte dalle molecole del liquido , esscndo abbracciate da una sola equazione, eompresc anche le pareti, possono dirsi linee di una stessa faniiglia, lo cui Cfjuazioni non vengono a dilTcrire Puna dalPaltra se non per un diverse valorc di una coslante nelP equazione gcnerale. Allro e dire : data r equazione di una paretc, anche 1' allra parele e tulle le trajcttorie debbono csscrc linee della stessa famiglia di quella prima linea data. Quantunque a prima giunla le due [)roposizioni senibrino identiche, csaminando altcntamentc si irovaiio avcre lunla dilTcrcnza, quanta ce n' c nel dcdurrc una volla il par- ticdlarc dal gcnerale, e nel voler dcdurrc un' allra volla il gcnerale dal parli- Cdlare. Avcndo 1' equazione gcnerale di lullc le trajcttorie, si j)ossono (quando si considcri la cosa dal solo lato analilico) dare alia coslanlc Biutabilc d' una ucir allra tali valori da cavarnc due curve, le cui cquazioni particolari non siaud pill riducibili Tuna all' allra pel solo cambiamento di una coslante, <* inolio nicno si jjossa da una di esse risalirc all' equazione gcnerale die eom- l)rcndc tulle Ic trajcttorie. 502 ULTERIORl CONSIDERAZIONI 2. La prima dcUe due proposizioni e aminessa anclic da Eulcro. Egli ( /)/(- moires de I'Acmlhnie des seienees de Berlin. T. XI, an. ^755) da a pag. 358 uir cqiiazionc dove indica con 0 quella coslante ch'io ho indicate con a, c dice di cssa, clic maniue tine quantile qui est liien conslanlc pour loute la eourbe^ mats qui pour des courbes diverses doit 6tre variable. Riconosec die tulle le trajcltoric non possono fra lore diffcrire chc per un diverse valorc dclla costante H, ovvero a, che chiama un paramvlre dont la variabilite I'ournil toules tes courbes que tons les i'li'ments du fluide dverivcnt loutes ces courbes differenl enlre dies par la variabililv de la quantile. <-). Si rii)cle In slesso in due luoghi a pag. 360, e sul principio dell' art. 75. — Del resto Ja dimnslrazione dclla proposizionc in discorso, ncl case del molo permanentc , (juale put) vedersi al n." 6 dclla mia sccondaMcmoria (fra le tre cilalc da prin- cipio) e si facile ed ovvia da non potcr dar luogo ad alcun dubbio. Anzi la proposizionc snssisle anehe ncl caso del molo non permanenle, qnando il nolo binomio dello vclocila non e dilTerenziale csallo. Si verifica infatti allora r equazionc du d I' ovc y- t una coslante chc non nuila col tempo, ma puo rautare col luogo (vcdi la mia prima Mcmoria, equazione (9)), ed e in soslanza 1' equazionc gencralc dcllc trajcltoric : come feci osservare al n." 69 dclla mia l\Ienioria ci- lala ncl prcambolo e inserila fra quelle dclla Societa Ualiana. 3. Per illuslrare la scconda proposizione trovo chc niente puo nieglio ser- vire di un csempio recato dal sig. Tardy nella sua Memoria , c che io qui ri- produco alquanto modificato secondo il mio bisogno. Suppongasi chc 1" equazione generale per tulte le Irajettorie sia n{.rr — /') \ ' n(.i-—j-)—h dove a e la coslante che muta di trajettoria in trajeltoria, c n,/i sono due costanli assolule. Si trovano le due vclocila secondo gli assi esprcsse dalle formole -inrixj — li) -+- x[n(x''^ — f-) — h] (3) 2nx (xy — /() — r[ri{.r- — y-) — /il " ~ [n(x- — /-) — lt\^ -\- ^n'(xj — hf SrL MOTO DELL'ACQUA IN VASl" CANALI E FIUMI. 30.> Ic i|Uiili snddisfiinno lanto all' oquazione della conliiuiita ,, (lu dv "" S + 3^ = ° <|uanio a (juclln del binomio diiTcrcnzialc esalto (In ilv (Ij dx (' di i)iii aiulie alia dL'rlvata pel tempo dell'cquazioiie geiierale (2), ciotj alia ((J; I "(■'-— ;-) — ''J (■'" +.7") = 2/j(,rx — li) [xu — jv) ■ Pertanto le equazioni (2) c (3) eonlcngono una soluzione completa fra le molle (he puo avere il problcma del moto dell' acqua in un piano. Osscrvisi poi clic la (2), pel case particolare di a=:o si riduce (7) xy —h=o :, e pel ease particolare di a =n divenla (8) xj =:n(x- — y') la quale puo anche nietlersi sollo la forma (y — h x) {)' -\- 1< x) zr o cssemlo (9) |A + 4n^--. ^^^\/_^±A!ll±^, ' ■in ' 2« e quindi si seompone nolle equazioni di due relte ( ' o) J — lii X ^zo \ 7 + A-2 X i:^ o . L' iperbola rapprescntata dall'equazione (7), e una delle relle rappresen- tale dalle equazioni (10) sono linee le cui equazioni non possono dedursi r iHia dall' altra pel mulamento di una costante. e niollo meno si puo per tal mezzo risalire da esse all'equazione gencrale (2). Eppure lanto 1' iperbola (7). (luanto una delle rette (10) pud assumersi per parcte, essendo casi partico- lari della equazione generale (2), e polendosi provare che i valori (3) delle 304 I'LTEmORI CONSIDERAZIONI due \ oloeila soildisfanno anche allc derivale pel tempo delle mcnzioiialc cqua- zioni particolari , cioc allc xf -h yu ^o ; \> — k, u zz: o ; i' + A-j u rr o purche si metta ogni volta per y il suo valorc in x cavalo dali'cquaziono primiliva corrispoiidcnio. 4. Efco ora come dalla escmplifioala scconda proposizionc piio cavarsi una gagliarda oblijczione conlro la soluzione Ventinoli del pioblcma di un velo d"ac»iua chc si niiiove fra due rclle. L' cquazionc gcncrale dellc trajeltoric per I'interno del liquido polrchb' csscrc tulf altra (c ne abbiamo a prova V cqua- zionc (2)) die 1 cquazionc di una linca rella, c nondlmcno per qualehc valor parlicolare dcUa costanle generica x adaltarsi a rappresenlare Ic due relic chc fan da parcli, come vedemmo avvenirc nclle cquazioni (10). Credere chc la trajctloria generica anche ncll' inlerno sia una rcUa , perelie tale e alle pa- rcti , c un voler dedurre il gcncrale dal parlicolare , cio chc sopra vedemmo non potersi fare. Pertanto la soluzione Venturoli , ponendo rettilinee tuttc Ic trajetlorie , contienc una rcstrizione sotlintesa , fuori dclla quale polranno darsi altri ben niolli easi. A qucsto discorso si riduee in soslanza quanto dissc innanzi gli altri il sig. Brighcnti fino dal 1828: pii'i apertamente scrissc da ul- timo il sig. Bella vitis (Mem. cit. p. 17) videhimus facto comprobatum reclilineos parielcs nihiime reqnirerc ut trajeclorke omnes rectilinece sint. Una simile obbje- zionc ferisce anche il detto da me in piii luoghi c principalmcnlc al n.° 7 dclla mia scconda Memoria , dove asserii chc, posta ad arbilrio una delle pareti , non c piu in assolulo noslro arbilrio lo stabilire 1' allra paretej bisogna che r cquazionc di quesla scconda possa dedursi da quella dclla prima , mutando il valore di una costanle. E poseia insinuai che designando per V esposla ra- gione con m:=f{x,y), n = f{x,y) le cquazioni delle due pareti, dcbba essere cr. = f(x,y) quella dclla trajctloria generica, cssendo a la costanle mutabile di trajctloria in trajctloria. Dopo le prcmesse viene facile la conclu- sione , che il fare come io dissi , e ancora un dcdurrc il gcncrale dal parlico- lare, d un diseonoscere che I' cquazionc generalissima pu6 modifiearsi alle due pareti per due lince le cui cquazioni non si ricavino l' una dall' altra col scm- plice mutamcnlo di una costanle. 5. Credo che i miei opposilori non potranno rimprovcrarmi di aver ccrcato di nascondere la forza dei loro argomenti. Passando ora alle difese, procurcrd dapprima di reslituire in onore la soluzione del Venturoli , idraulico di quel merito chc tutti sanno , col quale io qui mi trovo in buona compagnia. Chc SUL MOTO DELL'ACQUA IN VASI , CANALI E FILMl. 305 la considcrazione del moto indieato da quclla soluzionc dcbba dirsi proi'sus iiiuli I is, come parvc al sig. Bcllavitis (sua Mem. p. 17), e clie un' cgual nola dcbba apporsi ancbc all'altra del moto dcU'acqua ncl vase conico (p. 25), slimo Iccilo il dubilanic, giaccbc la prima ncUe man! del Tadini produsse uii metodo pralico per la misura delle acque eorrcnli, c la sceouda servi di fou- damento al Hidono per Ic sue ricerche sulla conlrazione delle vene fluidc. Che oiUrainhe le soluzioiii del VenUiroli siano viziose In radice, vonci csser eauto prima di asscver.trlo, avulo riguardo alia tcmpra dell' ingegno elie ne fu Tau- torc. Esse inlanlo iion parvero tali al Bidone, giudice compelente in tali ma- lerie quant' altri mai. Rgli oecello scnza obhjezioni la prima, diccndone : La lirlerniinalion du mnuvement ile chaque molvcule tie cellc couc/ie d'eau a i-U- donnee pour la premiere fois par M. Venturoli en 1810. (Meniorie dclTAcade- niia di Torino, T. XXXIV, an. 1830. p. 380). E il suo voto rclalivamentc alia seconda, fu questo: La determination complete du mouvement de chaque mole- rule liquide conlenue dans ce vase suivanl ses trois conrdonnecs a ele donnee pour la premiere fois par M. Venturoli. Aous nous servirons des resullats obtenus par cet illustre savant, auquel I' llydrodynamique doit plusieurs autres decou- vcrtes i)nportantes. (Ivi, pag. 373.) Ma non vale qui opporrc aulorita ad aulorita, giacclie siamo in malematiea, e ci k leeito usare direllamente il razioeinio. — In un brano di Ictlcra al signer Tardy, cheleggesi slampato in fondo alia sua Memoria, esposl io stesso in ler- mini assai cliiari la diflkolta qui sopra riferita consislcnte nel potcr esscre Tequazione generale di lulte le Irajcltorie assai piu eomplicala di quelle per le due pareli : e nondimeno soggiunsi clie , Irullandosi di moto pernianenle, V obhjezione non mi spavenlava. Posi di poi un ragionamcnto analilico , the nel ease del moto permanentc, rislabiliva , a niio parcrc, la generality delle soluzioni del Venturoli e mie : ragionamento pcro clie non ebbe la fortuna di persuadere il professore siciliano. Ora Io ripclero quanto alia sostanza ma in altri termini , sperando di ridurlo piii cvidente coUo spiegar meglio il mio pensiero. 6. Se Tcquazione generale delle Irajctlorie (percscmpio la (2)) si semplilica per aleuna delle pareti , cbiunque ha un po' di pratica nell' analisi sa , che questo non pu6 avvenire se non perchti nella cquazionc stessa entrano fra le eostanti i valori particolari della a proprj di quelle pareti : allora nel pas- sarc alia parclc, la a particolarizzandosi c diventando una eostantc che tro- vasi di gia allrove nclla cquazionc , hanno luogo riduzioni di termini, aleune parti dclla cquazionc possono sparire, e in conscgucnza la sua forma vicnc a snaturarsi. Cosi 1' cquazionc (2) intanlo si riducc alia (8) o alle (10) f-'ol. HI. 39 50G ULTERIORI CONSIDERAZIOM per a=:n, inqiiantocli6 nel secondo menibio di cssa c'e di gia Vn indue luojilii. Ora puo provarsi clie , sc il molo c jxMmaiiciitc , quesla n, valore parlicolare di a per una parele, non puo cnlrare neiia cquazione gcncrica (2), e nenimeno nei valori ( eq. (3) ) delle due velocila u^ v. Diamo ciie potesse csscrvi n in u, lalclie si avesse u {x, y, n). 11 nioto permanenlc i di tal natura die in esso possono prendersi jier pared due Irajellorie (jualunque , conic se esse fossero lisse , come sc il liquido conlcnulo fra esse Irajellorie e le pareti verc fosse solidilicalo. Questa nozionc inlorno al molo perinanente 6 per s6 stessa ovvia, c si direbbc conipresa nella dcfinizionc: ciii volesse pero guardarvi per eiilro sotlilmenle Iroverebbc clic convienc appoggiarla a quel di piu (di cui dissi nel preanibolo) aggiunto alia leorica euleriana dalla eonside- razione delle equazioni ai limiti, c dal risultarne ancbe ncllo slato di molo la pressione dapperlutto normale alia parele ove questa sia solida (vediil n." 64 della niia Memoria citata sul fine del n.° 2 di questa). Supposlo perlanlo che per una qualclie ragione la u(x,y,n) dovcsse contenere la 71 valore di ;< per una parete si proverebbe, cambiando inenlalmente la parele, che per la stessa ragione dovrebbe contenere al posto di n non piu n ma n + w, es- sendo n -4- w il valore di a per un' allra trajettoria", e poiclie questo non e che un concetto, e il moto e ancora qucUo di prima, talc u{x,y^n-'r '<>) sarebbe in valore eguale alia prima, dimodoche si avrebbe "(^^jj') "+") -"(*■) r, ") =0 , ossia u to ^ (n)u -\- u (n) h 2 dalla quale , per esserc w indelerminato , {") U («) ^ 0 cioe un' equazionc la quale ci dice che u non eontiene n. Lo stesso puo provarsi per 1' altra velocila v, e lo slesso pel secondo nicmbro d'ogni cqua- zione generalc simile alia (2), perche se in quest' ultima una trajettoria qua- lunque assunta come parete dovesse influire a cacciarvi fra Ic costanti il suo valor parlicolare n di a, un' allra trajclloria surrogata alia prima dovrebbe poter cacciarvi alio stesso poslo il suo ?i -f- w : quindi , e lo vcdemmo , non vi sara nfe 1' un valore ne I'allro. Cio ben inteso, vado avanti e dico: giacche non deve nel secondo membro della equazionc generale a =f{x, y) es- servi 1' n valore parlicolare di a ad una parele , non puo I'equazionc alia parete cssere piii semplice di essa, non potendo aver luogo quelle ridu- SUL MOTO DELL'ACQUA IN VASI , CANALI E FILMI. 307 zioui di termini di cui sopra si e detto. Quindi dalla cognizione n =f{x , y) deli' eqtiazioiic parlicolarc alia parcle si puii salire alia cognizione della x = f{x,y) gcncrale per lutle le Irajettoric. Vediaino, per un esenipio, la verita dellc nostre conclusioni relalivamcnle all' equazionc (2). Non polendo , se il inoto c pcrmancnte, il suo sccondo membro contcncre la ?), la derivata di csso relalivamcnle ad n devc cssere zero. Prendasi quesla derivata e si ponga eguale a zero, si troveri chc I'equa- zionc riducesi alia h = o; cio6 il non dovcrc esservi n nel sccondo membro della (2) porta clie deve esservi zero I'allra costante h. Allora Tequazionc (iivcnla (12) .vj- = a(j:2_j2) ^ che e la (8) dove a gcncrale sla in luogo di n parlicolare. Cos'i 1' equa- zionc (8) della parete svcla la forma dell' equazione gcncrale a tutte le frajcttoric. t poi chiaro, die siecome la (8) si riduce alle (10), c quindi all' equa- zione di una rella, i valori (3) dcllc due velocita, fattavi /i = o, dcbbonsi ridurre a quclli del Vcnturoli per le pareti rctlilinec , cioe alle formolc si provi e si vedra clic ricsce appunto cosi. Raccomando di non prcstarmi su- l)iio fcdc, ma di prcnderc la penna in mano ed escguire le due riduzioni che si presentano facili. Adunque la soluzione Vcnturoli per Ic pareti rctlilinec, la quale consisle iicllc due formole (13), supposlo che 1' equazionc gcncrale dellc trajcttorie non possa contcncre il valor parlicolarc che prende la costante generica a ad una dcUe pareti (e vedcuimo chc pel nioto permanentc dcve cssere cosi ). ()uclla soluzione, dico, e gcncrale, ne possono le trajcttorie intcrmedic cssere allro che rettilinee. 7. La conclusionc sarebbe decisiva: ma scmbra opporvisi un'analisi, chc ha il suo nicrito, di cui e autorc il sig. Bellavilis. Egll esamina il caso ncl quale le due relic coslilucnli le pareti siano fra loro ad angolo rctto, e prende Tuna per asse dellc x, I'allra per asse delle y. Sicgue che le equazioni dellc due trajcttorie alle pareti sono y =o j X =0 , 0 conducono alia v = o per la trajeltoria suU' asse dellc x, ed alia h = o per la trajeltoria su quelle dellc y. 50B ULTERIORI CONSIDER,\ZIONI Trova poi clie i valorl dellc u^ v dali per le scrie infinite (■4) u ^r u Tx + 2 7", -5 : -\~ 2 T'j (x' — 3 xy^) + ecc. x-+j^ V = — -iTy + iT, -: + aT^fy— 'ix^j) -\- ccc. (dove T, Ti , Tu , ecc. sono quantilii iiuletcrmiualc c costanli rclalivamcnle allc x,y,) nientrc soddisfanno allc solilc due ccjuazioni (4). (5), soddisfanno anclie alle due precedcnli condizioni di i«=^o per a; = o, e di v = o per y = o. Ecco pertanlo un molo fra due relic con una soluzione piu gene- rale di quella del VenUiroli, la quale e somniinislrata dai soli due second! termini dclle precedcnli scrie (14), posti nuUi gli allri coeflicicnti arbilrarii T , T, , cc. /gilur ( cosi conehiude il Bcllavitis ) evidenter faclo demonstratum est, quie Venturolius implicite supposuil^grattiilo supposuisse, ac proinde omnis admiratio cadet adeo arhilrario obstriclam solutionem naturalioribus problemalis condi- tionibus mininie accomodari. 8. Qui per risponderc mi convienc prenderc le mosse un po' da lontano. Sono mollc in nialemalica le formole gencrali ])cr le quali sussislc qualche easo anomalo die si sollrae alia loro gcncralila. Si sanno coiiuinemcnle i casi di eccezionc per le formole di Taylor c di Maclaurinj prcndiamo ad esempio la formola inlegrale J^ ilx . x' :zz -f- cost. essa e generalissima per lulli i valori di in positivi , negativi , interi, fralli, irrazionali , eppure non sussislc pel solo caso di m = — 1. SiiTalti pocliis- simi casi eecezionali sono come individui bisbelici clie non vogliono stare in famiglia cogli allri , e per coglierli bisogna andarli a cercare nel luogo di loro solilaria dimora. Ma che percio? sono forse mcno preziose le formole chc colla loro gcncralila coprono 1' innumerabilc moltiludine di lulli gli allri casi? Anzi queste sono le vcrainenlc ulili, c quelle poehc anomalie valgono a qualclic cosa in quanto ci ammoniscono che il ealcolo, bellissima fra le invenzioni iimane, e pur scmpre uno slrumento subbjeltivo, il quale, commisuralo ad una intelligcnza limilala, lascia qua e la Irasparire qualche sinlomo d'iinperfezione: di chc abbiamo ben allre prove chc qui non e il luogo di rifcrirc. Vcnturoli ed io mirammo alia scopcrta di formole chc avesscro la gcncralila sopra in- dicata : c se qualche anomalia si scoprc , essa e da atlribuirsi a nicnte altro . SUL MOTO DELL'ACQUA IN VASl , CANALI E FIL'MI. 309 die alia nalura dcllo stromcnlo mcsso in uso. Insislo su qucslc considcrazioni. pciehe e qui il vcro punto di vista da cui valutare IMmporlanza delle nostrc soluzioni, chc pur si vorrebbero metlcre a terra. Noi cercammo nclla solu- zionc dci problcmi idrauliti forniolc con paraniclri non nunieriei , nia indieati gcncralnicntc da Icllerc, al'liiiclie potesscro esscre applicabili in tutli i casi si- mili. Venturoli ncll'analisi del moto dell' acqua fra due rette cercd formolc che valessero seinpre, sia che quelle parcli facessero fra loro un angolo di 10, di 15, di 20 gradi, ecc. : cosicelie Pidraulico cui slcsse sott'occliio un caso parlicolarc, avesse senz' altro pronto il mezzo per addcntrarsi neila cognizionc ili tutto il fenomcno. lo, nelle inie due soluzioni relative alle correnti aperte, iiidicai coUa leltcra oi la pressione atinosfcrica, ma la lasciai nclla sua espres- sionc generica lellcrale , pcrche intcsi trovar forniole die dovesscro essere sem|)re buone anclie per diverse allczze sul livello del mare , anclic salendo suU'altipiano di Quito, quantunque sapcssi clie il valor numcrico di '>> in tali snpposizioni varicrebbc. Data per la parete rettilinca I'equazione (i5) J zr nix col paramctro m talc cbc possa rapprescntare all' uopo la tangenle di qua- lun(|ue angolo d' inclinazione, ncl caso del moto permanente, la soluzione ge- ncrale si ha per le sole formole (13) del Venturoli; il sig. Bellavitis ha tro- vato un'eccezione per un caso particolarissimo, di cui non saprei qual' utile a]q)licazionc possa avere, e chc corrispondc al valorc parlicolare di m = y: . Da cio pcro che cosa vorrebb'egli conchiudcrc? Che le sue formolc (14) po- tesscro rendere meno generale la soluzione del Venturoli per tutti gli altri va- lori di ni ? Spero che si persuaderii del contrnrio quando rifletta che sosli- lucndo i valori (14) nclla dcrivata pel tempo dclla (15), cioc nclla ( 1 6) I' ^ m u , la (jualc si verifica alia parete , c mettendo anchc per y il suo valorc dato dalla (15), si olticne una equazione dove spariscono i termini con 7,, tal- di!' questa e la sola costante che si conserva realmente indeterminata : eld die resla dopo le riduzioni c la divisione per imx, ci presenta I'equazione 7" + 7', ( I — 2m^) X- + . . . . zr o , la (|uale si scompone in tante, quanti sono i coefficienti delle diverse potcnze tli r. L'annullarsi pertanto di tutti gli altri coefficienti 7", 7"j, Ti , ecc. non 310 ULTERIORl CONSIDERAZIONI 0 una supposizione gratuita, e una neccssila. Per lal modo dalle stesse for- molc (14) del Bellavilis si ricava una riconferma di quelle del Venluroli : come gia niostraninio vollarsi in novella prova dclle nicdesinie anclie le for- uiole (3) spcllauli all" esempio projiosto dal sig. Tardy. Che poi il ccrcar for- niole clie si adattino ad una inclinazione qualunque delle pareti rellilinee, sia gia supporre rellilinee anclic le trajeltoric interne , siccliti non faccia bisogno
  • ,,+ X/'(j) ■, o = ■/„-+- iWJlr) ■+- rf"(j) -f- W'fijf , dalle quali si eavano A A a" ^, I'/.'ll' — a"/.- /.,'/' /"W = - -7^ 5 fir) = — 771^: — 1 valori clie sostituiti nella (19), la riducono (riposla « per /) (.2) ^(a) jp.x'/,r, - ).'■(. H- A,2) _ x„a"^| + f (a) >.'(• +>.,'') = -^' y di cui non e che un caso parlicolare la (■•-3) ^(a) jaX'X,);,— >."(, -+-X,^)— a„a2| + ;(«) A(, +>,,=) -o I'orrispondentc alia (21). / ol. III. 40 314 ULTERIORI CONSIDERAZIONl (iiuiili a questo punto , doniando : chc cosa c questa cquazione (22)? Fcr- iniamoci iin niomeiilo a consiilcrarla. Essa non h nicnlc altro chc un' cquazione allc tlcrivalc parziali di second' ordinc a trc variabili, dcllc (juali a, ?/, figu- rano per Ic variabili scmpiici, c la 1 ligura per la variabile coniposia funzione dcllc allrc due; giacch^ adcsso possiamo dissimularc 1' ulterior composizionc della a ad f in ^,y, composizionc di cui piu non ap[)arc aleun vestigio. Di una tale cquazione (22) polrenio cercarc rintcgrazionc, c sarcbbc in vcro non facile iniprcsa : ma senza imj)egnarci in essa comprcndiamo bcnissimo chc giusla appunto perche la A(a, i/) dipendc da questa inlcgrazionc, non e piii picnamcntc arbitraria. Arbitrj sc nc hanno ancora, perche I'integrazionc della (22) inlrodurrcbbe qualchc nuova funzione arbitraria , pero rclativamente ad un solo clcmcnto : I'arbitrio rclativamente ai due clcmcnti o.^y c manifesta- nicnle ristrctto dal dovcr la >. soddisfare all' cquazione (22). E sc non e piu assolulamcntc arbitraria la A , non lo c ncmmcno la /", stante la mutua di- pendenza dcllc due cquazioni (17), (18). Ma Fcquazione csprimcntc la natura della parclc e vincolata alia forma /", come si e provato piii volte : dunque la natura di questa parete non e assolutamente arbitraria : proposizione ridotta ormai a vcrila evidentc. 12. Tutti i casi traltati finora nclla supposizione del binomio delle velocitii diffcrcnzialc esatlo , danno per X forme di funzioni chc sono integrali parti- colari della (23) con analoghc detcrminazioni della '/'(a). Cosi il caso della parete rcttilinca del Vcnturoli da r // }. :^ — : li (a) nz 5 ; If costanle assolula. « ' 1 -H «- Sicguc quello della parclc ipcrbola conica , intorno al quale io scrissl^avcr dato pel primo Ic forniole dcllc velocitii e della pressione. Ora il signor Tardy mi avverte chc il D'Alcmbcrl mi avrebbe prevenuto anchc in questo: trattan- dosi di un punto storico di poca importanza , io nc abbandono ben volonticri la discussionc. Per un tal caso abbiamo X z^ — ■ — ■ — ; '!(».) nz ff cuslatite assuluta. Mclto per terzo il caso ch' io analizzai verso il fine della Nota rammentata al principio di questa Mcmoria , c die mi parve osservabile come primo cscm- pio di una parete cspressa da una curva trascendentc : in esso /. rr — log. -: ; —s) . Lc (43), (45) ci cspriniono di giti Ic vcloeila u, v per mezzo di forniolc fi- nite, ma restano a detcrminarsi lc Ire fimzioiu /(/>), w(/)), ^(p) della sola ;j, e questa stessa /) quando volessimo ricordarei dclla sua uUeriore composi- zioiie ill x,2/. 4C. A laic inlendimciUo caviamo dalle (43), (44) r- y — w — iT V r — (' J — <")' la quale e essa pure integrabilc per y , c ci conduce alia (47) >. =D __l/-f*_(/V -o>f -f. Arc. tan. V'r-i^'j -'"^' Non do il processo di questa inlegrazione , abbisognando essa unieamenle di eognizioni elcmcnlari di calcolo inlegrale , c potendosi allrondc vcrilicar subilo il risultalo mediante la derivazione. La coslanlc D nuovamente iiitrodolla e funzione iudetcrminala di p, come lo sono lc 1,f Ora dalle (46), (48) possiamo cavarc due valori diversi della stessa derivala doppia parziale l"(y,p): ognun vede die a ([uesto fine convien derivart; la (46) per p , e la (48) per y . SUL MOTO DELL'ACQUA IN VASl , CANALl E FIUMI. 321 II confionto dci due valori ci prcscnla I'cquazionc (49) i'b' -"> -s) pp'ip) -ir -sC'-j -<-)] br>^'ip)-'->'(p)'] '-= ^'(''j - '") • Qucsta devc vciificarsi iiulipendcnlcmonlc dall' y apparcnte , pcrclu' suppo- iiiamo die cosi non sia : non csscndovi la x in ncssuri luogo doll' cquazione, l)olrcinino cavarne la p funzione della sola y. Perlanto la prcssione non va- licrclihc insiemc colla x, il che in gcMierale e inainniissibilc. L'assurdo si vcile anclic in qnesl'allra nianiora: nicssa la a per /), si deduircbbc dalla jiie- ccdenle cquazionc y egualc ad una cspressione conlcncnlela sola «, quindi coslantc in ogni trajcUoria. Sc la (49) dove vcrilicarsi indipendentemente dalla y , ordinandola per le diverse potenze di y, i coefficicnli di queslc diverse potcnze saranno sepa- ratamenle eguali a zero. Si vedc a colpo d' occhio che il cocfficientc di y- ('• 2gl^r{p). Adunquc avremo (50) r{p)=o. eioe la / , di cui gia sapeasi che non eonliene la y , non conliene nenuneno la p , ossia e una costanle assoluta. Per la (50) la (49) diventa pii'i soni- plicemente eV -" -s) pp'ip) -H[r -^(^/ -«)] 'Ap) ='"('->• -'^) , e si scomponc nolle due (5i) pp'ip) —gu'(p) —n—o — is +''>)pf''{p) -h(f'^ -+-S''>)''>'(p) 4-/-W =0 . Qucsla seconda puo scriversi senza allerazione — gpp'ip) +P^w'(a') — w[i,c.(p) —S'.i'{p) — /-] =0 , e in virlii dclla (51) si riducc (53) g^'(p) —f,<^\p) =0 . Lr (5!), (52) sono integrabili rclalivamente a p , c danno (53) '^ 2 " ^ u z=:A'-\-g log. f> dove li, K sono costanli assolutc come I . roL III. 41 o'i'i ULTERIORI CONSIDER\ZIONI Cosi piM- Ic (53) Ic w, ,0 Ycngono ilclcnninate in funzionc di p: dcUa I {?ii» s;i|ipiamo clic e una costanlc assolula : cd ccco quanlo ci cravamo pvopo- sto di ottcncrc al principio di qucsto numcro. 47. A Irovarc poi la /) in funzione di x, y, deriviamo la (47) per p, trovcrcmo dopo Ic debitc riduzioni , . , , „, , , p Up' (p) — g"''ip)'] — CV — '" ) Up'ir) — I' '"' (/')] i-p\/ P^ —(t-f —o>y valorc die in forza dellc (51) , (52) divcnla inluitivamenle I'ip) —D'(p) — c confionlalo coU'altro scritto nclla (48) ci porge D-(p)=o; Dunquc D e una coslanlc assoluta come /, /?, A' . Ora dalia (47) , soslituilo alia I ii suo valore x, come ce ne dii facolta la (28), c ad o> il valorc datoci dalla scconda dclle (53), poi messa una lettera nuova H, esprimenle una costante assoluta, invece di DP, deduciamo ■J -^~g>^s-p Per far coinciderc questa equazione colla (25) non abbiamo che ad osser- vare come , essendo X qualunquc , si ba sempre 7: I Arc. tan. X ^i— — Arc. Ian. ^j; , a A 0 conipenctrare - nclla coslante indclerminata //. £ quindi indifferentc . quando si voglia cavarc p in funzione di a:,j/, usare la (25) o la (54). Anzi , osservando Taltia formola identica V (55) Arc. tan. X i^ Arc. sin possiamo invece della (54) adoUare quesl'allra i-.y —A' -s\oz. r. (56) ,g Arc. sin. -^ 2—^1^ + [/■/.-^ - {L^j - A' -6'log.p)2 = i/ - Px SUL MOTO DELL'ACQL'A IN VASI, CANALI E FIU.Ml. 325 Eliminatn u fra Ic (53), c scritta una nuova costantc 0 in luogo del bi- nomio -J — ■ , lioviamo (5?) P =0 —"jr, log. ,0 -4- — , p« , i>lic t la tcrza dcllc (24) . Per averc le prime due dclle (24) non abbiamo (•he a soslituirc ncllc (43) , (46) il valorc di o espresso dalla seconda delle (53). La p , funzionc implicila di x,y, la pigliercmo dalla (25), o dalla (54), o dalla (56), come piii ei lorna a grado. Cosi Ic formole della niia so- luzione sono dimostrale piu brcvenienle e per la lerza volta. 18. Ilo promesso sul fine del Capo preccdcnte di provare cbe la mia sohi- zionc per la corrcnle superiormcnle apcrla soddisfaecva a quella equazione (22). Qual e ncl caso alluale la funzionc /. (j, a) tirata in giuoco al n. 1 1 ? t quella chc risulta dope I'eliminazione di /i fra Ic due cquazioni (58) >. = ^ - ,1 l/"r-(/T-A---^l.^,)^ - I Arc. sin. ^^'-^-g'""'^ (59) «:=0-f:io5.p +-Lf2 . Qucsla equazione (58) si raccoglie dalla (47) ove siasi messo per u il suovaloredato dalla seconda delle (53), risovvenendosi di aver poslo Dl'-^U, c di peter sostiluirc, come ncl passaggio dalla (54) alia (56), TArco di scno all'Arco di langenle. La (59) u la (57) ove nel primo mcmbro si u poshi « per p . Siccome dalla (59) si ha ( gli apici alti indicano qui derivatc per « ) adollando per comodo le due dcnoniinazioni (6.) [^=l'J- K -sW r. .R- ['^W'=^' . oltcniamo da dcrivazioni istiluitc sulla (58) -R- ' '+'■'- ^1 Ji i ^ — ,1 1 324 ULTERIORI COIVSIDERAZIONI roi quali valori , faltc Ic dcbitc riduzioni , I'cquazione (22) divcnta 2,0 3 li (^') f-^, '^ (') -*- if' + s' - ^8^) f (») = rr'l ■ (' —8 >f(a) *)ra lonvien provare che nel caso altualc c (63) ^(«)==y, cosicche <^ (a) non conticnc vcramcnle «, c una costanlc assolula, c qiiiiuli si ha '^'(ol)-=io . A laic effctto caviamo dalla (57), ove si considcrino p^p fuiizioni di x^y c dalla (56) dp _ ,02— g"- dp dp _ p2 _ ^-2 Jp dx^ l-^p dx ' dj— l^ p dj ' (64) dp /2pJ/^-2_„2 dp r2p{u.~g) dx- p^-g^ ' dj- p^-g^ ' per Ic quali Ic prccedcnti si riducono Ill conseguenza i valori (33) ci danno u -- '} (p) (y. —g) ; ^ = 'P(p) [/"r-y.'^ . Si confrontino ora questi cogli scritti nelle formole (24), rammcntalo il si- gaificato di y. per la prima dellc (64), e si vedra die entrainbi ci dimoslrano averc K/)) o >i(a) il valorc (63). Pcrtanlo la (62) si riducc f'- — 8 c cosi la (32) c soddisfatta, giacclie p non e che una funzione della sola « , come e palese per la (59) . SUL MOTO DELL'ACQUA IN VASl , CANAL! E FIUMI. 526 II vnlorc 1)01 (li — — - , ossia % — ' .; , in virtu dclla cquazioiie (24) n. 10 Mcmoria seeonda , deve eguagliar quollo del liinomio ,,,,, du dv (Uh) -- dy tlx rlu! ill tal caso non c zero , perchi non si verifica il nolo dilTercnziale esatto. I'lovianio a trovarc il valore di uu lal binomio scrvendosi dclle prime due for- iiiolc (24), c dclle precedenti (64), e ci pcrsuadcremo clie riesce appunlo conic si e dctlo. Questo valore verilica eziandio 1' cquazionc (9) Capo I , Mc- moria prima , dove ho dimoslralo clie il binomio (66), se non c zero, c pero sciiipre cgualc ad una quanlilii clie non muta col tempo. Ognun vcdc come ie lormole dclla mia soluzionc riccvono riconfcrme da tulle Ic parti: vorici (juindi spcrare clic un p6 alia volta si diffonda la persuasione dclla loro csaltczza. 19. Siamo debitor! al signer prof. Bcllavilis di una prcziosa osservazionc : v^V\ c stato il primo ad avverlirc clic la trajcttoria dclle molecole nelle corrcnli supcriormente apcrle , quale risulta dalla mia soluzione , c una cicloidc. Con cio noi veniamo a poler rivestire di rapprcscntazioni geometrichc alcuni de- menti dclle formole analitiche , acquistiamo idee inlorno alia loro grandezza e piccolczza, il che puo giovarc per gli sviluppi in scrie-, insomma, enlriamo piii addcnlio nella eognizione del fenomcno. L'autore dopo aver aperta questa vc- dula c eonfessato che quel gruppo di cicloidi prescnta un' inimagine di mole assai bella , cscc in una interrogazione : quid ad praxim ? Abbiate pazicnza , rispondo : anclie il pcndolo di Galileo parve sulle prime una coserclla graziosa. ma sterile: tulle le scopertc, quando sono ancora bambine, sembrano buone a luilla : lasciate ehe si faeciano grandi. lo, ringraziando il signor Bcllavilis della sua avverlcnza, ccrchero qui di cavarne profilto. Supponiamo la corrcnle dcclivc : in tal caso, come giadicenimo, il radicalc ncllc formole (24), (25) va prcso ncgativamentc : cppcio iiilioducendo per coniodo qualtro nuovc Icltcrc in sostiluzionc di altrcttante col porre (O;) H^Dl^ : r. — -A'^ ■ A' + 5 log. f rz 5 /;^ : g = rZ^ Pequazione (25) diventa r Arc. tan. l'-^-- 1 ^'.^— li.' _ |/ ,i _(j __ s-f — Q — x . I'ossiamo dare al primo termine di qucsla il segno negative scrivcndo ^ — y 326 IILTERIORI CONSIDERAZIONI in luogo di ij — ^ : allora , cambiato Tarco di tangcnte in arco di scno mc- dianle la formola (55), c niutali i scgni a tulla requazionc, ci risulla (68) X — Z) = [/e^ - (5 - jf + '■ Ar chc c Tcquazionc di una cicloidc riferila agli assi orlogonali J-, y. Infalli , veggasi I'equazione di qucsla curva (Eulcro, /Hl II primo mcmbro di questa, stanlc la supposizione dcUa vclocita vcrticale ro- slaiUc , c zero, e se nc cava (83) S_ ^ / ~ T La (81) puo scriversi (u + (« + 1) I , 57 079 632 679 o , G3 661 977 (00) — ■; 0,17 200 817 r o , 00 061 5oG -* ('-« + ')' ' ^ ' (■^■n -t-i)' ' -^ -^ o , o5 89* 834 o , o4 258 543 — .••" {■ill + 1)7 (2« + l)3 dove n preiide tulti i lavori dci numcri inleri posilivi da zero all' infinito. 23. Per un esempio prendiamo il primo dei due sperimenti rieordali piii so pra. pel quale i dati crano A rr 175'", 1 3 : 'j zr o"', 094 5 Trr ii5" . SUL MOTO DELL'ACQUA IN YASI , CANALI E FIL'Ml. 333 Assunta ff =: 9 , 8088 , la formola (89) ci da | = 370,36. Pcrcorro le ra- (lici dclla equazione (87) Irovalc mcdiantc la formola (90), e clic sarcbbc bene laccoglicre in una lavola: la piu vicina al valorc di | calcolato appros- simalivanicnle, c la cspressa dal numero 369,135, die corrispoiule ad /» rr: 117 : quesla pcrtanlo e la radicc appropriala al caso allualc. I'er cssa Ic formolc (88) danno T — i.4",8i ; / =6 , 43o3 . Kc'co qiial fu il vcro valorc del tempo impicgalo da una molecola del fluido a passare da una stazionc all' allra , minore di 0",19 di qucllo impicgalo dal );alleggianlc. La niolceola dunquc corrcva iin poclicUo pii'i clie non il gallcg- gianlc , e sc ne vcdc la ragionc. In quesla corrcnle , come vena dimostrato nel paiagiafo scgucntc , la vclocila diminuiva alquanlo ncgli strati fluidi sotto la superdeic , c il niolo del galleggianle dovea risenlire qualche piccolissimo ritardo cagionato da tali strati piu Icnti. Lc due vclocila orizzontali u , (m) alle due stazioni , calcolale colle formo- lc (84) si trovano II rr I '",8276 ; (u) rr 1°', aaSa , c la vclocila verticale v per la (86) V ^ o'", 00081 8^5 . Si vcdc quanto sia piccola quesla vclocila verticale , c quanto quindi debba csscr piccolo I'crrorc provenientc daiPaverla supposla costantc. La vclocila as- solula r=j/ir--t-k'- si ha pronlamcnle da clie sono note u, v, ma stanle la somma piccolczza di v , non si commctte crrore sensibile supponendola cgualc alia componcule orizzonlalc w. Con qucslo mio niclodo risulta dislribuila per lc due sczioni supcriore c in- foriorc la vclocila clic col melodo pralico in uso c vcramcnlc una media fra le due. L' operazione pu6 ripetersi per molli Ironclii suceessivi della corrente, c allora lc vclocila nclle sczioni inlcrmedie, eccellualc le due airincile c alio >bocco, ricscono dclerminalc due voile, c si puo prendcre un medio. Avvcrlo pen') chc ogni volta couvienc cercarc la radicc ;' , giaccbc la supposizione sulla costanza della v , sc non deve dare crrore sensibile fra stazioni a di- slanza non mollo grande , potrii darlo sensibile a dislanze grandissimc. La I the fa andar bene le formolc del numero preccdcnlc per 1" osservazione falla ill un lioneo dclla corrcnle, puo essere di versa dalla ; chc lc fa andar bene per un allro Ironco. 334 ULTERIORI CONSIDERAZIONl §2. Delerminavc la scala civile vulocitd in aUcz:a, e qucUa iklte prcssioni. 24. Dale per un punto qualunquc della superficie Ic vclocita sccondo i due assi , trovare qucste velocilii per un punlo qualunquc solto il polo dell'acqua ncUa stcssa sczionc verticalc: (i qucsto un problema olic puo scioglicrsi uie- dianle la nuova teorica. Gii\ diedi talc soluzione nclla mia 2." Mcmoria, ma essa pure, come queila del problcma 1.", puo esserc migliorata. Qucsti problc- mi poi verranno di nuovo sciolti Iraltando la questionc coUe Ire coordinate, o quelle saranno Ic I'orniolc vcranicnlc ulili. Intanlo giovano Ic alluali soluzioni nel caso particolarc del canale a sponde verlicali, in quanto i presenti anda- menti analilici piu scmplici spivono a guida c a conferma del simili da con- dursi con cquazioni piu complicate. Si ecrcano n,v per un punlo nclla sezione della corrente elevato di y sul- r asse orizzonlalc dcllc x , menlre si suppongono conosciuti i valori rispct- tivi a , b dellc due velocila alia superficie nclla stessa sezione , esscn- do ij -+- k V altezza del pelo. Eliminando p fra le prime due dellc (24), e la (25), dopo avervi preso il radicale negativo e anche le u^ v negative, abbiamo H — l-x ^Iv + i' Arc. tan. III — s i'j =K+g-lu^ g\os. l/P ^^+{lu -gf . Si applichino qucste anche al punlo corrispondente della superficie, e sottralle le cquazioni le une dalle allre otterremo (9') '"='<"-)-«'"=■ lA;:^^:- Si fatlc cquazioni contengono manifestamente la soluzione del problcma, giac- chc le due incognite m^ v polranno dcterminarsi in funzione della k dilTc- rcnza di livcllo colla superficie, e degli elemcnti cij b , I supposli noli a mo- tive deir altra soluzione data nel paragrafo prccedeute. Rcstano a traltarsi le (91). (92 SUL MOTO DELL'ACQUA IN VASI , CANALl E FIUMI. 333 25. A tal fine porrcnio per comodo S _ ■ _i — i- I ^ f —■■ ■ 1 V — ^ ' Ic cquazioni (91) potranno ridursi alio seguenti (9^) b Arc. tan. — 7 .1 iTy^ + iu — if Compcuelrando nclla prima di qucste i due arclii di tangcnte , come si c lallo anclic al num. 21., poi passando dall' arco alia tangente , essa ci da yv — h{a — r) Ian. q — '- 5^ —' , dalla quale dcduciamo u — r \> (!)i) od anclic '/ COS. q — h sin. q h cos. q -\-'^ sin. q v2 + („ _ ,f _ ^2 i"'' + ■/- (b COS. q -f- •/ sin. ^)- lalclie la seconda delle (93) divcnta (95) It zz rt + /A + ;■ log b COS. q +/sin. q \ render piu facile la successiva trattazione di quesle cquazioni, farcmo osscr- vare due cose. Priniicramcnte, clic si possono facilitare i calcoli col sui)por- re azz: r. Questa r e il valor medio dei due (84) , 0 ccrlamcnte liavvi un luogo nella corrcntc in cui la vclocilii orizzontale superQcialc ha un lal yalore, ^iat'clic passa per gradi insensibili dal minore al maggiore di quel due (84): noi supporrenio di voler trovare la scala delle vclocitii in allezza appunto in dotto luogo. Vista 1' equazione (83), si capisce die una tale snpposizione equivalc a quella di prendere per la vclocita supcrfieiale il valorc ollenuto dair ordinario metodo spcrimcntale. II supporre a z^ r , riduce zero la / per la seconda delle (92). Di piu: dalla terza delle (92) si capisce clie 7 ."30 I'LTERIORI CONSIDERAZIONl (' un angolo jiiccolissiino, giaoclii- assai piccolo sono b . v : polrcnio quiiidi, (lopo avci- sosliluitc per sin. q , cos. 7 le iiolc sciie , Irascurarc Ic polcnzc di q supcriori al qiiadralo , cd anchc i prodolli bq^ , bvq , die sono di un pari ordinc di piccolczza. Dopo di ci6 si vede faciiniente come la (94) ridu- ccsi alia {96) u —a ——vq , c conic dalla (95) , avcndosi sullc prime I' — vq — Ih r=r log.- si otlcngii Ik vq u zn be c Qui ncl sccondo membro pu6 trascurarsi il sccondo fattorc , pcrche a motivo del coeflicicnlc /;, se quel fatlore si svolgesse in seric, anche ii sccondo tcr- minc sarcbbe gia di quell' ordine di piccolczza chc abbianio convcnulo di Iras- curare. Pcrtanlo . ricbiamata la (96) e la lerza delle (92) , oUeniamo _ a 7 « (97) „ Ik u ^z a e a " \i —e '7 Ecco le due formole di cui andavamo in traccia; esse danno v nr &,?«:= w per A- =: 0 , ed e manifesto che cosi doveva cssere. Si vcdc dalla prima cbc V diminuiscc conlinuamenlc andando dalla supcrficic verso il fondo. An- che la it diminuiscc andando verso il fondo, ma non continuamcntc. Essendo ') a/ I k\ facile provare colle nole regole cbe il prodotlo e " \i — e "/ acquisla a 1 un valor massimo per f^ ^= y log. 2 il quale cguaglia - , la u disccndcndo I 4 b- vcrso il fondo diminuiscc sino a die divcnla a — — , poi lorna a vrc- scerc , nia non polrcbbc riguadagnare il valore a dcUa supcrficie se non per k ^:cc . Questi dccremenli pcro nclla vclocilJi , per cui disccnde al di sotto del valore a alia superficic , sono lulli assai piccoli a motivo del SUL MOTO DELL'ACQUA IN VASI CANALI E FIUMI. 537 nuiori' /*-' iicl secondo Icrminc.ll diminuirc della velocili andando verso il fondo (' una verita chc non si aecorda col principio torricclliano applicalo impropria- mcnlp alio corrcnti. Di (|iii la ragionc per cui <^\\ idrauliei diodcro tanto peso allc rcsisteiizc da iiu" trasiuralc. l-a vera ragionc del fallo non si polcavedcre, |)erelie il problenia non era seiollo bene. 26. Per averc anche la seala delle prcssioni in altezza ^ bisogna dapprima Car subirc alcuni cangiamenti alia lerza dclle formolc (24). Falla v ne^ativa iiella prima di quelle (24), se ne cava ^log.r. —hi +/2j —k—g , (■ ila essa e dalla segucntc /:2=r2.2 +(lu-gf . Questi due valori , sosliluili ncUa tcrza delle (24), la riducono (()H) p =Q -tlu. —gy + ^ (ifi + v2) , avendo posto Q in luogo di 0+^ -\ — j^ , quanlita assolulamcnle eo- slanle per ogni punlo della massa iluida. La prccedeulc cquazione adattala al punto della superficic per cui le coor- dinate sono a;,i/+A', divenla rn = Q_^fl -gr -gh +l{a''- + h"-) . Quindi sotlracndo un' equazione dalP altra (99) p-r, =gh -\-^-^{a-u) ^- («2 + y^ _ „2 _ b'-) , clie e quella dedolla dalle (24) che volcvamo prepararc. Metlendo in questa per u,v i valori (97), ottcniamo dopo qualchc riduzione (lOO) / - - V' p — rs z= gli h- [\ — e " / Ecco la formola die diamo pcrniisurare la seala delle prcssioni in altezza. sa- pcndosi clic e cosi le formolc a \H'\- la luisura di quesle scale non conlcngono chc Ic a, b dclla supcrficic , 0 la k che csprinic la deprcssione soUo di cssa. ^clla (100) crcscono aml)i i termini del sccondo nicmhro col crcsccrc di /,:, ma il jirimo ha ordiiiarianienle il vanlaggio. Sappiamo pero per via di csperi- menti chc nelle grandi inclinazioni, quando b c forlc, la p — w puo prcn- dcrc un valor negativo. In tal caso la formola (100) non c rigorosa , avendo noi trascurati , nella sii|tposizione di b ])iccola, i termini in cui b era elc- vala a potenzc superiori al .IV-\«\ ( I o 1 ) p — aylfj. —'—Il —e "' ] formola la quale ci fa vedere chc la misura dclla dispensa data dal prodol- to a V u. non deve essere diminuita per mezzo di un coefficienle minore dcl- P unita , ma sottracndovi un termine. SUL MOTO DELL'ACQUA IN VASI, CANALI E FIL'MI. 359 CAPO i V. Intorno alle formole del moto permamente a tre coordinate. La soluzione del problcnia analilico di detprminarc il moto dclP aequa nellc concnli supciiormentc apcrle, clie fomio rargomcnio dei due Cap! preccdenli, pui) tiattaisi piii in gciierale colic Ire coordinate, ed e allora die diventa ve- ramcnle utile per la teorica dei fiumi. Prima pero di ritornarvi sopra all'in- lento di perfczionarla , mi c d' uopo complclare la teorica gencrale rimasta imperfctta nclla niia Memoria scconda. 28. In cssa ho fatto vedcre clic pel caso in cui nel liquido in moto si con- siderino tulle e tre Ic dimensioni , le trajeltoric possono essere curve a doppia curvalura indicate in gencrale dal sistema delle due equazioni (102) a =/(.r, J, 2) ; S =^(x, J, z) , le quali sono le medcsimc per tulle, reslando immutaie Ic forme cspresse dalle carallcristiche f^ 'f , ma cambiando d' una in altra trajeltoria i due parame- Iri a, ^, chc sono costanli in ciascuna. IIo anche detto die le due equazio- ni (102) possono considerarsi quelle di due supcrficic pcrcorse davcli fluidi: die dando ad a due valori particolari , si formano raedianle la prima equa- zionc due parcli ( come nel caso analog© del moto a due coordinate ) , e due altre dando due valori particolari alia € : c die questc quallro pareli possono riguardarsi siccome quelle die lengono chiusa la corrcnlc , esscndo lambite dalle molecole del liquido chc rimangono sempre in esse. Ilo poi dimostrato die la risoluzione analitica della queslione puo aversi gc- neralniente e pienamenle , nella supposizione degli assi delle Xj 1/ orizzon- tali e delle z vcrlicali , per mezzo delle quallro formole «=^[r(j)o'(.) _ ^/(j) /'(=)] (.03) .' = M l^'{x)f{z) - f{x) ^\z) ] .V =M{f'{x)'^{j)- vV-)/'(j')] (io4) ft = N — gz («- -\- V- -\- W-) . ■A dove .V, A' sono funzioni di /", 9, ovvero a,c, senza alcuna delle J", ?/. - I'splicite alle f, ,- j per detcrminare le quali moslrai doversi verilicare andie .■540 ULTERIORl CONSIDERAZIOM Ic line oquazioni (lO.i) 1 M ' ^ ' \dz dyf '' ^'\d.v dz} ' ^ ' \d) A'(.) , ld^> dw\ (dw du\ (d„ dv\ Veianiontc nclla citata Mcmoria invccc di qucsic due uUimc ne indicai Ire ( Ic (il) del num. i6 di ossa Monioiia), ma poi in \\\\' (Kjijiunla , slampata dopo , feci conoscere che quelle ire si riduocvano alia due (105) precedent!. II che, anehc scnza ricorrcrc a quclla aggiunla, pu6 vedersi subito: giaeche se si nioltiplieano le precedenti (105) una volta rispcUivamente per y'(,r) , '/(,r) : un" altra volta rispellivamenle per J'ij) , 'f'(j) : una tcrza volla rispelliva- mente per J'(z) , 'J{z): e lutle (re le volte si sommano : avendo sotl' occhio le preeedenti (103), si vedono risullarc le Ire mcntovale, cioe Ic (24) n. 26, Meinoria 2." 11 sistenia dcUe equazioni (103), (104) soddisfa alle quatlro equazioni ge- uerali del mole de' iluidi, le tre mcccaniche, e quelle della continuita ( le (1) , (3) del Capo I!, Memoria 2.''), ed anchc alle due derivale dclle (102) pel tempo , cioe alle /'{■'•)" -H/'Cr)" +/'W"' =o (,o6) c.'(r)it -\-'-('(j)v -\-'J[z)w ==; o del clie ognuno puo persuaders! colla sempliee sostituzione. 29. Questa leoriea cosi elaborata a piu riprese , e di tanla estensione nelle applicazion! , puo cssere ancora perfezionata per quella parte che riguarda le equazioni (105) a fine di dcdurne alcune conseguenze circa la nalura delle |)areli eonterminanli il fluido analoglic alle gia dedolte al num. 11 pel caso del moto in un piano. Poniamo per abbreviare ^ =./'W V'(7) - ?'(*)/'(j) (107) B =o'(a-)/'(z) -f{x)'^'{z) c -/(,r)^'(^) -v'(r) /'(-') , per le (|uali dcnoniinazioni le (103) risullano (108) u — MC : v=MB : w =MA . SUL MOTO DELL'ACQUA IN VASl , CANALI K FIL'Ml. 541 Imlifiiiulo con scmplici apici in alio Ic derivale per f ovvcio ;- . e con iipici a l)asso quelle per 'f ovvero £ , avremo ( I OC)l T T- — ^i^t'J'{x) + A/, v'(^)) + 3/^ '(a-) - C{M'J'{z) +M,','(z)) -MC{z) ^ - £ = C(A/7'(y) + A/'/(r)) +v>/C'(r) — B(M'f(x) +M,'/(x)) —MB' (a-) Sc niolliplichcremo qucste cquazioni rlspcttivamenle per '^.'(0-) , V'O ) 1 r'(*) i" poi le sonimercnio , formcremo da una parte il secondo membro della pri- ma (105), e dair allra una quanlitii dove spariscono tulli i sei termini mol- liplicati per J/, e quelli moltiplicali per M' si compendiano in viilt'i dcllc slesse denominazioni (107). Cosi ci risnlla T equaziono (.10) y = IU{A"-\- B-+ C^) + flIK cssendo ( M ■ ) K = f(ar) (B'{z) - A'(y)) + o'(y) {A\x) - C\z)) -h ','{z) {C'{y) - B{x)) . I'cr simil modo molliplicando rispeltivamenle le (109) per —/'{x). —J(r). — /'(;), e poi sommandole, vista la scconda (105), giungianio alT allra equazione (112) -j = M,(A--\-B'^+C'-) + MH , cssendo ( m3) H^ -f'(x) (B'(z) - A'(r)) -f(j) (A'(x) - C'{z)) -/'(.) (C{y) - B(x)) . 30. Ora, come al num. 11 , divenla utilissimo lo sludiare le funzioni inverse (Iclle (102), cioe lo intendere dclte cquazioni sciollc per x, 1/ , talclic si iilibiaiio Ic due ("4) .r = "/.(z, a, c) : j == ;i{z , a , £) . Gia (■ manifesto anche qui . die conosciute le forme delle funzioni A , ." , si passa subito dalle precedenti sciolte per a, c allc (102). 542 ULTERIORI CONSIDERAZIONI Lo (114), ovo s'inlcndano risoslituiti ad a,e i valori (102) sono cqiia- zioni idcntielic chc possono derivarsi per x , y , z : cosi si lianno Ic sei . r= X'/(^)-+-X,v'(x) o = {>■' J'{x) + fi, '/(•*■) o = /.'/'(j) + X, derivale dcllc funzioni X, u. per la z esplicita alle /', f . Da qucsle equazioni (115) prese due a due c traltale col melodo clcmen- lare della risoluzione di due equazioni lineari a due incognito , si cavano i scgucnti risullali. Posla per abbreviare (i i6) D — I'ii.^ — Xy.' ^ f^. X, >X, — 'Xy., f'{.r) - ^- ; /'(j) =~-fj \ /'{-) - J) (-7) , ., • "/(.r) =-^ ; ?'(7) = 77 ; ? W = Jj Tali valori si pongano nelle (107)-, ci risullcranno dopo qualchc riduzionc quesli altri notabilissimi (..8) ^ = - , B = ^ , C = - . Le quanlilii A , B , C sono in soslanza funzioni dcUe x , y , z , ciic per la sostituzione dei valori (114) si possono concepire ridotte menlalmenlo funzioni dellc z, a, S ^ ovvero z, f, 'f ; quindi Ic sei B'{z) - B +B'f\z) -+- B, ^'(c) A'(y)- A'f'ij) + A.'f(j) A{x)= A'f'[x) -\- A,r^{.r) C{z) = 'C 4- Cf(z) + C v'(z) C{j) = C'flr) -4- C,r^'{j) B'{x) — B'f\x) + B, oXx) ; SUL MOTO DELL'ACQUA IN YASI , CANALI E FIUMI. 545 si liitli valori soslituili in quclli (Ml), (113) til A',//, 11 riilucono ai segueiili K = j. W ■■, i' ^'fJ-W , quali ci sarcbbero risultate immcdiatamcntc derivando pel tempo Ic (114): giacclie ne'secondi membri la sola z varia col tempo, le v. , S non variano. Ne fa diffcrenza , come puo parcre a prima giunia , il sosliluire allc «, ^, le funzioni equivalenli f, o : derivando pel tempo anche riguardo a qucstc, si aggiungono alcuni termini che poi spariscono in forza delle equazioni (106). I'er questa stessa ragionc le derivate totali delle u , v pel tempo , dedolle dalle (123), ricscono rispellivamente eguali allc '('liv)iv , '('iJ.w)tu . Da un" allra parte , in virtii dcUc prime duo equazioni meccaniche (le(l)del Capo II, Memoria seconda) , queste derivate delle u,v pel tempo eguagliano dp til) rispellivamente — j- j — -r , ossia - Cp'/'W ■+ p. r'i^-)) ^ - (ip'/'h) + P. ?'(J)) > giacche , anche p{x, ij, z) puo considerarsi ridotta funzionc della 2, «, c, medianle lasosliluzionedei valori (114). Cosi, posli per f'{x),(f'{x),f'{y), Qui nci second! membri possiamo mettere HI in luogo di w D ^ slantc la torza dcllc (122): cppcro abbiamo (i24) p,^' — p'[>-_ ■zz'('lw)M ^ p'l — pi' zr:'('^w)M . Sostiluendo anclie alia iv riinasta il suo valorc ora indicato , c riflcllcndo elic M puo cavarsl fuoii dal segno di deiivazionc per z , pcrcbc non con- lienc la z, cd e solo funzionc di «, c , le prccedenti diventano P. I'- pV, = {^)^^' ; p'\ -P.'-' = ii)^' ' e scioltc rispcllivamcnlc alle p,,p', avulo d' occhio alia (116), ci porgono - ^-f[(z;)-B)>]--¥['a).-'Q)']- 33. Presentemcntc , come ho accennato nel caso analogo suUa fine del luiin. 18, si put) provare clic le equazioni (121), alle quali slamo giunti per- correndo una strada assai lunga, si deducono pronlamcnle dalla equazionc (104). Qucsla , attesi i valori (122), puo scriversi (.26) p -^ _g3 _i . :^;(, +y _4_o,2) ; deriviamola una volla per «, e un'allra volta per o, riguardando /)(z, a,c) composla come funzionc di questi tre elementi , secondo si c deUo di sopra: e raellendo per //, p, i valori (125), ci ritorncranno le equazioni (121). CAPO V. Sul moto permanenle dell'acqua in un cannle superiormente aperto a sponde plane inelinate. La soluzionc in formolc finite di questo grandioso problcma , avendo preso in considerazione tutle c tre le coordinate, puo vedersi nei Capi II e III dclla inia seconda Memoria. Qui la riproduco con due notabili miglioramenti. II priino ronsislc in cio clic avendo messo in giuoco le funzioni inverse >. , a di'llc ecjuazioni (114), si trovera abbreviata di due terzi la via per giungere Vol. 111. 44 346 ULTERIORI CONSIDERAZIONI ai linali risullamcnti. E quiintunqiie Ic formolc chc ora daro si possano facil- inciUe lidiinc alio giii date nel luogo citato c viccvcrsa, cosicchc nclla sostanza siano le nu-dcsiinc , pure appaientcmcntc conipaiiranno diverse , cssendomi ora parso piii oppurluno l' introdurre due diversi angoli invece di due altri I'lic nc di|>endcvano , come si capira i» appresso. L'aitro miglioramcnto della teorica sta nell' averc osservato esscrvi un caso di spondc plane pel quale la soluzionc non 6 eomprcsa nella esposla, e riesee assai piii diflicilc a traltarsi. Pcro le nostre formolc clie hanno il vanlaggio di esscrc serine eoi soli trascen- deiiti ordinarj ( eio elic non avvieno per le altrc soluzioni ) si apjilicano al caso piii frequente in natura , c baslano da sole ad allargare di niolto le uo- slre idee intorno alia teorica dei fiunii, e a condurci alia spiegazionc di feno- nieni chc finora parvero inaceessibili al ealeolo. Di piii avrcmo adesso un eriterio a guida dellc nostre riccrclic quando volessiino ovviarc quelle solu- zioni piii dillieili die rispondono ai casi di spondc curvilince , giacclic non per tutte le spondc indistintamenle esse riescono possibili ( rivcdi il gia dello alia fine del num. 31 ). Senza di cio perderemmo il tempo in tentativi inulili , come a me pur troppo e avvenulo. 34. Gli assi dellc x , y sono orizzontali , quello della z verlicale. L'equa zione gcnerale di un piano riferilo a tali assi e ( I «^) (j — £) ."in. 1 COS. y; -\~ x sin. a s'tn. r, — s cos. !7 zz o , csprimcndo t T angolo diedro falto dal piano coll' orizzonlc , >i I'angolo che rintcrseeazione del piano coirorizzonle fa con una parallela all'asse dellc x , f la retta orizzontale nel piano j-y, perpendicolarc all'asse dclle x, e inter- cctta fra Torigine dellc coordinate c la rella d'inlcrseeazione poc' anzi men- tovata. Dando I'equazione preeedenle nella scconda Memoria (num. 28), ho ommesso di avvcrlirc (il chc ora Irovo eonvenicnte) die I'angolo /? e rivolto verso la rcgione dellc r positive c dclle y negative. Presentcmente mi sono persuaso chc per 1' applicazione pratica giova surrogare ai due angoli a , >i due altri angoli »,J, che da essi dipendono, dei ((uali passo a dire la signi- lieazionc. il caso che mi propongo csaminare e chc ha niaggiori riscontri in natura e quello di un letlo di fiume coUe sponde plane inclinale all' infuori e col fondo alquanto inclinalo all' orizzonle. Per formarci un concetto chiaro degli angoli in questo caso , ripeteri) ([uanto ho dclto al citato num. 28 della scconda Memoria. S'immagini un piano P rcttangolare orizzontale, c lungo un lato di csso infitta una sponda plana inclinala all' infuori, cioti facentc col prolungamento mentalc in larghezza del piano I'angolo acuto diedro i. Paral- SUL MOTO DELL'ACQUA IN VASI, CANALI E FIUMI. 347 lelamcnle al lato chc e anclic inlcrsccazionc dclla sponda col piano /*, si tiri una relta L alia prccisa nicla della larghezza del piano P, c si prcnda mo- nipiitaneamonle perasse dellc x, csscndo (|uello dellc y sccondo la larghezza di P. Se ora suppouiamo il piano P sollevalo da una parte nel verso dclla sua lunghczza si die faccia coH'orizzonlc I'angolo j , I'asse orizzontale delle a: uon sarii piii la retla A, bcnsi la projezione di essa sull'orizzonle : 1' inlcrsc- cazionc del piano dclla sponda eolP orizzonlc non sara piii parallela all' asse delle x^ ma (prolungando quel piano nientahnenlc ) si vedrii quell' interse- eazionc faro coH'asse dellc x I'angolo n rivolto verso la regione dellc x, — y. Sc poniamo al lalo o|)poslo del piano P una sponda simile voltata parimenli all'infuori, avrcmo in queslo piano P inclinato all' orizzonlc c porlanle quelle due spondc, rinimaginc del Iclto di fiume elie vogliamo esaminarc. Nolisi che in queslo concctlo Ic due intcrsecazioni delle sponde col piano P sono fra di loro parallclc : invcce polrebhcro cssere convcrgenli , c questo c il caso , di cui sopra lio loccalo , la cui soluzione non e comjjresa in quella clie diamo (jui. Pero come per breve tempo in ogni fiumc il molo si puo suppor perma- ncnte, cosi per breve tralto quelle inlersecazioni si possono suppor parcllelc: si capiscc die i risultati dedolli dopo aver ammesse tali due supposizioni non (levieranno dal vero sc non di pochissimo : cd eceo il pcrclic io credo molta I'imporlanza dclla mia soluzione anchc per la eognizione inlima del fenomcno in quelle eorrenli, che non sono da noi dclerminatc per mezzo di canali arti- ilciuli , ma chc prcndiamo quali cc le prcsenla la nalura. 35. I due angoli >? , <7 dell'cquazionc (127) dipendono dai due / , ji dcH'in- elinazionc della sponda col fondo, e della inclinazionc del fondo coU'orizzonle. per le due equazioni (128) Ian. ij m sin.y cot.! ; cos. ?7 zr cos. j cos.y . Volendone una dimostrazione , ehiamiamo per un momento A la retla se- londo cui la sponda laglia il piano P, D la sua projezione sull' orizzonlc , c C rinlersecazionc coll' orizzonlc del piano dclla sponda prolungala mcn- lalmente. Le tre retle .1, B, C concorrono in un |)unlo; j k I'angolo piano I'alto dalle due prime, r, I'angolo piano fatto dalia seeonda colla tcrza: I'an- golo diodro fatto dal piano delle J, D col piano dellc /?, C e rclto; Tangolo (liedrofatlo dal piano delle A^B con quello dellc .-1 , C e 90" — /: c I'an- golo diedro fatto dal piano delle A, C col piano orizzontale dellc B, C e 7 : Ira i i'in(|uc elemonli j , >; , 90" . 90° — i , -j si hanno le equazioni (128) jxt If nolc formolc speltanti ai triangoli sferiei rettangoli. 348 ULTERIORI CONSIDERAZIONl nulla (127) dcdueiamo cot. ? -|- z . COS. ri Dalle (128) c facile ricavare cot. a ^ cos.y cot. t COS. ); Quiiuli la preccdcnlc si muta nella ^ izr 0 — X sin.y cot. i -i- s cos.j cot. i . E poncndo per comodo (129) m -zz cot. z ; n rr sin. y , r abbiamo sotto la forma (i3o) _/ ::r: ^ — xmn + zm\/\ — n- . Qucsta c I'equazione che prendiamo per la scconda delle (102) esprimcnlc col mutare del parametro ^ i divers! piani interni percorsi da vcli fliiidi pa- rallclamenlc alia sponda. Per 1' allra dellc (102) assuniiamo la dove 7J e la funzione di a;, y, z che esprime generalmentc la pressionc. Talc e(iuazione c dedolta dalla ra zrp(a;, y, z) che si vcrifica alia superficie li- bera, dietro gli slessi ragionamenti che abbiamo recall al num. 14; la p{x,y,z) forma di funzione incognita, ma pcro legata col resto della teorica , tiene il luogo dclla f nella prima delle (102). Lc due equazioni (114) sono nel caso attuale ( 1 3 1 ) X z^ ).(z, a. c) ; ^ rr 6 — nin'A -\- zm |/i — /i'-' , dipendcndo qucsta seconda dalla (130) ove siasi soslituito per x il suo va- lore / che vedesi nella prima di qucste stessc (131). La funzione >. e inco- gnita: in essa «, c equivalgono alio due funzioni f, '^ dellc equazioni (102) che rimangono dissimulate per lungo tralto degli andamenti analitici , e non eompajono clie verso la fine dellc soluzioni, siccome si e detto ai num. 11 , 31 . SUL MOTO DELL' ACQUA IN VASI , CANALI E FIUML [349 c che ncl caso attuale ricscono determinate in forza dellc due cquazioni 36. Faro preccdere , come al num. 13, il prospetlo dellc formole finite die danuo le tre velocitii u , v , w secondo gli assi delle x , y , z , c la prcs- sionc gcncrica p in funzione delle Ire coordinate : esse sono 'n[A-n^' ,^_ _ _ ii-s = 1/7— W l[/^i+ «i- l/'i ■+- m- n2 "^ '^ / lA ■+- m- n^ m ... |/"i — n^ ^ mn(n — s) (■33) ur:z-^=A=~==r^yp^-VJ ^' ■ / l/i + //:- [A + ,n- n^- '^ ' I {/' 'l^^' l/f-^-u^ (.34) p- o-fjog.^ + -i.r-i-— ^^,— (j'+-x'"»-z"«l/'-"'^) essendo il una leltera introdotta per comodo all' oggelto di designare la quantita (.35) i> = r-z — K — J log. p _,_'"l/ ■ — "1 j2(^, _j. ^,„„ _ :,n^rrzr;r-) e /i una funzione di x^ y^ z quale risulta dalla equazionc trascendcntc (.36) Arc. ta.K .^^ -f 4- Kr — "' = // - , T=f=:, -J- ,/--^ J-y. • [/f,- — il' [/i-\-,n- [/i-{-m- ^ Giova avvcrtire che il radicalc l/^- — ft^ va preso col segno negativo quando la correnle e dcclive. In quesle formole »j, n sono costanti in numeri , date dagli angoli d' in- dinazionc , giusta Ic cquazioni (129), c l,K,0,H quatlro coslanli assolutc clie nou nuilano nd- per cangiar di tempo, ne per cangiar di luogo. Tali formole comprendono come caso particolare (cd c ben cliiaro clic cosi dovca esscrc ) le (24) e (25), ovvero (54), che gia trovammo pel canalc a sponde vorlicali : in falli in q.icl caso abbiamo mzzz o , e ([ualunquc sia n ritornano (jucllc formole , riuscendo altrcsi v z^ o . Convienc avvcrtire cIjc 350 ULTERIOR! CONSIDERAZIONI Ic //. V stanno al num. 13 al poslo dcUc z, u> in qupslo luogo. Passcremo alia nuova tlimoslrazionc dclla soluzione piu gencralc presentata sotto il pro- spclto clio abbianio esposto, c a tal uopo applichcrcmo al caso attuale le I'oi- niolo ancor piii general! dale ncl Capo prceedcnle. 37. La p ncl caso altualc none, conic gcncialmcnlc ( rivcdi il num. 32) funzionc di z, a, £ , ma t scmpliccmentc p =r a per la prima dcUc (132) , (]uindi (i37) p' = ' ■ P. ~o , 0 le equazioni (124) diventano (1 38) — f;., ='{'lw)M ^ X, ='('iJ.w)M . Abbiamo per le seconde dclle (114) c delle (134) ( 1 39) (X ^ S — inn). -\- zm[/ \ — li- Conseguentemcnle (i4o) ,u- m — mil/.' \, f/. rr I — inn't.^ : fx ir: — Kmn -{-m[/i — n- . Di (|uesle la seconda riduce le (138) alle mill — 1 ^:'{').w)IH ; 1^ z:^ '{'!J.w)M , Ira le (|uali possiamo climinarc la A : cosl otlcniamo '{■ij.w)mn — '('>•"') = -jj ■■, la quaie e inlegrabile rclalivamcnle alia z , giacche 91 c funzionc soltanio di y. . i . Vcniamo pertanto ad avere z 'awmn - — O.w zz: -t-l + B con Jl lunzione .soltanio di a , c come ,V . Ossia per Ic equazioni (123) ' (t.'fi) i'lnn — » — — . + B . SUL MOTO DELL'ACQUA IN VASl , CANALI E FlUMI. 3S1 La scconda dcllc (123) c la tcrza ilolle (140) ci danno aiichc V zr — Awmn -\- inw[/ 1 — n^ clie per la prima dcUe (123) diventa (142) V zn — itmn -)- mw[/i — n^ , la quale potcva allrondc ollcncisi subilo derivaiulo pel tempo la (130). Sc poniamo per comodo (i43) / = ' . c — — — ^ dalle (141), (142) ricaviamo facilmenlc m-n l/i — n- Iz -\- L " — , 5-^7— ^^ + .■■ A ■ "-T I -i-m-n- «[/i -\-m-n- ('44) m [/~\ — n- mVi [Iz -f- C) I + m-n- |/ I -4- m-n- L'equazione (104), ncUa quale N e funzione soltanlo di a. S. 01a eiie p vi eguaglia a : posta (i45) -Z =N —^ , 2 puo scrivcrsi "■ + W- + W- I^ // 2 g Z da eui, in forza dellc due precedcnti (144), deduciamo (.46) ,v = ^7.^:^; 1,/Z - 25. - (/= + 6')-^ [. V 1 H- "I- Qui , come ncl caso analogo dclla formola (41), possiamo soiio il rndicalc eliminarc la z clie e fuori del binomio quadrato , facendo (.47) C---J(t.+5) : p-^-£/2 -2g.> -S^ : il elie torna lo slesso chc soslituire alle C, /, , funzioni incnsniii- di «, f , due nuove simili funzioni w , p . 352 ULTERIORl CONSIDERAZIONI Dopo (li cio Ip equazioni (4 44), (4 46) prendono Ic forme , ,„, m / 1 — «- nin(l-z — 'J— gr) Ik'fo giii sollo forme finite Ic Ire velocilii : in esse pcro Ic I , p , w sono funzioni incogni(c di a , g che resta a dclcrminarc. Si vcggono comprese in queste formole Ic (43) , (45) pel case di »n rr: o . 38. Passiamo ora ai calcoli che si csigono per completare la soliizionc, clot- per dclenninare Ic menlovatc funzioni i , p , ^ di a , 6 , cd anclic la p in funzione delle x,y, z . A tale clTetto osscrvlamo che la (H6) ci da nel caso altuale a motivo dci valori (4 40) D =il' . yiiiiidi riuaviamo dalla terza delle (422), e dal valore di M , ' ^/ I -|- m-n- porloci dalla prima delle (4 43), It'/ [/l -4- ni-ii" La prima dclic ^144) ove meltasi per u il suo valore 'iw (equazioni (423)) ci somministra ^. m' /w|/ I -+- ni- n" La seconda dcllc (438), vista la seconda delle (423) e la (449), ci prcsenta V SUL MOTO DELL'ACQUA IN VASI , CANALI E FlUMI. 3S3 plie per la seconda dclle (4 44) si riducc J '" " , m \/'t — n^ Oia dalla terza dcllc (4 48) abbianio il valorc di w, e prontamenle ne ri- caviaino qucllo di 'w , in forza dci quali valori, quelli precedenli di >■', '/ , >., divcnlano ,, pA.-ijr^a ~" ( 1 H- m^ «2) ^^T_(i^i. _^y. (,5o) '). — m'^/i|/"i — »^ (^-z — <^ — g)l/^' +"''^ '~ i-hmhi^ (1 + m2„-2) [7^2 _ (/2, _ ^)J ,lA — ;.«('^z — «) Qucsle cquazioni valgoiio a somministrarci anche a soprabbondanza tullit cio di chc ancora abbisogniamo. Se dalla prima c dalla sceonda dcllc (150) deduciaino i due valori della stessa derivata seconda 'a', c li confronlianio . dopo varic riduzioni che si prescntano facilmcnle , arrivcrcmo all' equazioiif (.5.) t^r^: _ w)— (/2c_r^_^)p^'+[.(/2; _,^)_,2,](j//'; _,^') . Qui con un ragionamento simile al gia fallo al num. 16, ci persuaderemo die r ultima cquazione dcve verificarsi indipcndcnlcmcntc dalla z apparenle, cioc per I'annullarsi scparatamcnlc del Ire cocfllcienli di z°, z, z^. Se cosi non fosse, poiche a momenli ci formercnio un' allra cquazione affatto simile, ("i manifesto die dalle due ncUe quali i codlicienll dcllc diverse potenze di z fossero funzioni di a , 6 non eguali a zero, polrcnimo dedurrc valori di a, f fatti dcUa sola z c costanti , il chc c assurdo. Gia mostrammo quesla assur- dita al num. 16, per cio che riguarda la a ovvcro p : quanlo alia f , basta per convinccrscnc gcltare uno sguardo sul suo vero valorc date dalla seconda dcllc (132). II coelTiciente di z- ndia (151) si vedc a colpo d'occhio cssere ifjPi . c dovendo essere zero , cominciamo ad avcrc (i52) r = o . Cio che resta dell' cquazione stessa puo scriversi z/2(r-! -r.ry 4-gco') rz(/2 -\pf^' -{-go>),> -+- ,o« ('./ - g j) ■ Vol. III. 45 354 ULTERIORI CONSIDERAZIONI II coefllcieiUc di z, poslo cgualc a zero, da un' equazione per ciii si scm- plifica anclic V equazione rlmancnlc , c per tal niodo si lianno le duo (i53) l^ — ff' +8'->' =0 (.54) , che reslava a farsi, e ora compiula. Sappiamo chc \a I k una costante assolula, c che /=, w sono tali funzioni di a , & quali risultano dalle (158). Osservercmo die dalle (450) potcvasi ricavare una tcrza equazionc , para- gonando i due valori di X', dcdotti dalla prima e dalla terza di esse (150). Essa riesce dopo varie facili riduzioni (i5p) (i +m«) [pp, +{l-z —u)oy,] + mi/i —n^ [p^u' + pp'(liz -fj)J = o ma non conduce a nientc di nuovo, perocche i qualtro valori dedolti dalle equazioni (153), (154), (156), (157) >/2 ml/i — «^ spf^ /=- = — r — s I + "'- r — g- (i6o) ^ gr- m[^, — «2 p'-r- sostituiti ncUa (159), la rcndono identica. fi pcro una opcrazionc chc serve a persuaderci dell' esaltczza dei calcoli , e a provare come le varie parti della teorica si confermano a vicenda. Scrivendo ft inveee della quantita l-z — u , (i6i) Q —l^z —(.> , vcdiamo dalle (148) dimoslratc le (133) dapprima scmpliccmenlc cnunciale. Se poi poniamo in quesla (161) per u il suo valorc desunlo dalla scconda delle (158), soslituito a S I'cquivalente trinomio giusta la scconda delle (132), abbiamo la (135). Quanto alia (134), la ricaviamo subilo dalle (158) climi- nando fra esse la w , isolando « , scrivendo per designare una costante asso- lula la Icttera 0 invcccdi — —(E + gK), e ponendo da ultimo per a, 6 586 ULTERIORI CONSIDERAZIONI Ic funzioni cquivalcnli giusta Ic cquazioni (132). Cosi di quel prospello cho fu csposto al num. 36 noa rimane a dimostrarsi che I'cquazione (136). 39. Prciidiamo la scconda dellc (i 50) e inlcgriamola per la z : ropciazionc non ricliicde che cognizioni clcmcntari di calcolo inlcgralc : il risuUalo i- (i6a) X= G ■{ ; — ;-^r- ' - jrr~> — 5"^ S '^^'^- *»"• if 2 ,;■. ^^^ ^ ' I + ni-M- /■'(i +nJ-H-) f ° Kf — ('"Z— w) od I' facile la vcrifuazionc tornando a dcrivar questa per z . La G introdoUa dairinlegrazione dcve considerarsi, gcnci-almcnle parlando, come una funzionc indcterminata di a , f : ma faremo vcdcrc ch' cssa cguaglia una costante as- soluta come I ,' che cioe non conticne ne « ne ^ , piu un tcrmine colla f lineare. A tal uopo deriviamo primanientc la (162) per a, avrcmo la quantita sotto le parentcsi grandi puo ridursi alia espressione pH-PP' +S'^') -pHi'- -to;)(rV -g^j f-^lAp2-(r2s -^ dopo di che, in virlii delle cquazioni (153), (154), si vede subito ciie il se- condo membro della precedente equazione rlduccsi idcntico col secondo meni- bro della prima delle (150). Di qui eoncludiamo G'=:o , ossia che G non conliene a . Deriviamo altresi la (162) per ^, avrcmo _ I/- , 4- ,„•! i gp-", + gpp, (^-z —<^) _ jf. +(^^~ — a;)(»), t alia quantita sotto le parentesi grandi puo darsi la forma f^^Vp^ —{l-z — to)'-* SUL MOTO DELL'ACQUA IN VASl, CANALI E FIUMI. 357 c quindi per Ic cquazioni (456), (457) la prcccdente si vede risultarc Sotlraggasi qucsta alia tcrza dcllc (150): ci residucrii mn e inlegrando olterrcmo (.03) G —l+——-r-^^ , dove / i; una costante assolula, sapendo di giii clic C non puo conicnerc a. Ponianio (lucslo valorc di G nella (4 62), poniamo anclic x per >. giusla la prima dellc (414) , e ii per Z-z — o; (cquazione (464)) . Molliplicliiamo tutta requazione per /- — , facendo per brevitu H zzzl"^ j ^ <■ dopo aver sostitulto per f la nola funzione equivalcnle (seconda delle (4 32)), sarii affalto ovvio il dedurre 1' cquazione (436) che reslava a dimoslrare. 40. Come al num. 20 si puo anclie qui passare allc secondc integrazioni relativamcnte al tempo , il clie faremo nella ipotesi dclla correntc declive , cioe prcndendo negalivo il radicale delle cquazioni (148). La terza di esse ovc pongasi — ^ per w , e faeilmente integrabile , c ci at conduce a trovare l^ z — « rr: — f- cos. I A — — , It \ , come puo provarsi derivando di nuovo per t . La A- coslantc riguardo al tempo introdotta dall' inlegrazione c mutabilc riguardo al luogo e devc essere considerala una funzione di « , ^ , eome pareccbie altre di cui sopra si e discorso. Infatti, eonsiderata A(x, y, z, 0 funzione di x, y, z, t, la sua costanza relativamentc al tempo conduce all' cquazione h'{x)u +A■'(J)^' +Ji(z)tv +k'{t) =0 . ovc bisogna intendere per «, v, w sostituiti i valori (448), c da questa e .■>o8 ULTERIORI CONSIDERAZIONI dalle due (132) possiamo immaginare dcdoltc x,y, z in funzionc di «, 5, r, fatla di poi niciUalmcnlc la sosliluzione dei valori nella forma k{x, y, z, t): allora convienc che t sparisca , altrimcnti la k, ridotta funzionc di o-,S,t, non sarcbbe pii costante riguardo al tempo, cssendolo Ic a, S . So si pone per comodo (.64) ^=k -^—^==-h K I + m- Abbiamo (.65) l-z — u> rr — p COS. 'oii isfugKira al saggio Icttorc 1' osscrvazionc cho la soiuzione atlualc , os- seiulo ricoslriiUa da capo sopra fondamenti divcrsi dai gia posli iici Capi II c III. (lii e licevc pel iiienzionalo accordo una riconferma, la quale deve aver mollo peso nel giudicare la bonla della teorica. 42. Inconiinecro dal pioblema cnuncialo nel § 1." di ([uel Capo III. Prendeio le M, w col segno negalivo , perclie sappiamo quelle essere veramenle tali in una corrcnle declive che si muove conlro I'origine delle coordinate: quanto alia V la lascero come e , potendo essa risultare posiliva e negaliva , e solo ossei'vcro , che quando pongasi m, lu negative, 1' equazione (142) diventa (i j6) V ^r mnu — ivml/ i — n^ . \: allia (177) II- -f- f- -I- lu- =r Z,(a. c) — age rilcrila paiinienti al num. 37 non sofTre allcrazione per gli accennati cambia- uienli di segno : V ho (|ui rieordata dovendonc Car uso. Scriviamo |)ertanlo — it , i' , — w per le velocita secondo i Ire assi del punlo alia superficie nella sczione inferiore avenlc le coordinate x, y , z\ e — ((«), (y), — {w) relativamente al punto superliciale nella sezione supe- riore colle coordinate a; -f- A ,(/ + ?, x-\-^ . Qui subilo giovera osser- vare che t puo aversi date per A, tJ, giacche sottratta la (149) dalla J + r rr o — mn(x -t- A ) +(: -^ o)m \/ i — n- dove ff e come prima per la ragione che i due punli sono nella medesinia irajeltoria , abbiamo (178) T :^ — (iwiA -J- oin\f\ — n^ . Vol. III. 46 562 ULTERIORI CONSIDERAZIONI Appliiliiamo la (177) allc due sczioni, c rilcncndo, come al num. 22, la vclocilu verlicale w costantc , ci formeremo per mezzo della soltrazione I'o- quazionc (" -H (")) (" - {»)) + (.^'+- (^)) (>' - (•')) = ^gS ■ La (176) serilta due volte per Ic due sezioni, ci dii, a motivo di w costantc, V — (i') zr mn(u — («)) . Quindi la prcccdcnte si riduce (ij -\- mtn> -{- (u) + mri (i')) (h — («)) :^ 2g^ . Dalla (176) caviamo altresi prontamentc u + mnv m u(i -i-m-ii^) — wm'^n[/'i — n- , in forza della quale I' ultima equazionc si modifica come segue ('79) K" -^(")) (' + '"^"■-) — 2l«m2«[/l — «2j („ _(„)) — 2g'J . Mutiamo il segno alia u nella prima delle (1 48) , e osserviamo che nel prime termine del suo valore puo introdursi la iv per elTetlo della terza di esse (148), e quindi considerarsi il termine come costante: replicata pertanto r equazione per le due sezioni , ne caveremo sottraendo IS u—(u) = Divisa per questa la precedente equazione (179), essa si cangia nella (u -f- (u)) (i +m2«2) _ y^wm^n [/"i — n^ — ^ [/ i -|- m^n^ . E queste due ultime equazioni ci danBO m- u :zz w "^ / l/i4-m2n2 ^ 2 I/- (.80) I + rri^ n- («) ZH W L . _1_ . ===: SUL MOTO DELL'ACQUA IN VASI , CANALI E FIUMl. 363 Ic quali tengono il luogo dellc (84). Da esse a molivo dclla (176) deduciamo '1/ ' -\-m-n' alAi -^-in-n- i -|-m'-n- ('«') ml 'J m l^/i — H- (^) — - II / i K •) I / ; — 14 ; ■} ^ '** • ly I -|-m-rt- 2 [/ I -\~m-ii' I -{-m-n- La lu die cntra in queste quallro formolc , e come nella (86) , asscgnala per mezzo della (•Sa) tv = — -^ e per conoscere T notiamo dedursi per via di sotlrazione dalla (189) appli- eata alle due sczioni A — mnz =1 TlTi e in appresso per viitu della (178) (.B3) T = l^\LA±!lJL -is--X==^. s 5 1/ ' -+- "» " In vista del fin qui scrillo tuUo sarebbe nolo dietro i semplicissimi dati di 7)1, n, g, ^, », se fosse nola la I. Per far progredire la soluzione suUe tracce gia segnale al num. 22, porremo mente clie dalla (170) ripelula per Ic due sezioni, dopo aver cangiato il segno alle u , IV , si inferisce la 1/ 1 + m-ri'^ (/«/■. +m«nS - g) [/i + m^ n^ - Ixvm^n 1/ i -«' — IT z:^ Arc. tan. „ y I 4- m- Ixv [/ 1 +m« (/(u) 1/ I -)- »)-«- — g) ^/ i+m^n- — lwm-n\f\—n' — Arc. tan. ^ = Mettiamo in quesla in luogo di «,(m) i valori somministrati dalle prece- denli (180): vedremo risultarci — — IT z^ % Arc. tan. r [/ I 4- m- 2 »i; 1/ I -4- fn - equazione che , avendo soslituito a lo il suo valore (182), ci riconduce la ; zn Arc. tan. ^ 364 L'LTERIORI CONSIDERAZIONI gia segnata (87) , se si faccia IT l/"i -+-m*«i' Qucsta e T cquazione chc , posto al liiogo di / il suo valorc cavalo dal- la (183) , cioi- gTV'i +"'^"'^ mutasi nella ? 2A(i +m*«'') lAi +m2 — -^Jm-ii V <■ — »^ V^ i + "i^ che fa riscoiilro alia (89) . Essa , come la ricordata , serve al doppio uiricio : 1." d' indicarc fra le moltc radici della (87) il vero valorc di | nicdiante I'al- Iro di T somministralo approssiniativamente dall'cspcricnza del galleggianlc : 2.° di dare, dopo accertalo il valorc di | , il vero valorc dclla stessa T. Con (luest'iillimo si ha / mediante la (185), iv nicdiante la (182), c tutlo e fmal- nicnlc nolo. 43. Passo al problcma analogo a quelle del § 2 del Capo 111 preeedente, per dctcrniinarc la scala dellc velocila in una slessa vcrlicale. Si siippongono per- lanto due punti pei quali le coordinate x , y sono Ic mcdcsime , la terza e diversa, cioe X'\-k per quello alia supcrficie , e z per I'allro piu depresso, aniniettcndo note quanto al primo le tre velocita a , b , c secondo i trc assi, e volcndosi Ic corrispondenti m , v , w proprie del secondo. Prcndansi le u , iv , a, c col segno negativo , essendo la corrente dcclive contro r origine delle coordinate, e le (174), (175) applicate ai due punti ci daranno per via di sottrazionc le due equazioni AiT. tan o {luVt + m^n^ s) V \ + TO^n^ - Ivjm'^n \f'\ (,«7) e Arr. tan. , = ^ + liw — c) , I A -"'■ 1 -I- m-ri^ '-K;^ m"-) I -^ w- + [(lu [/ I + m- «^ - g) |/ ■ 4- m* n^ - I w rn- « [/ i - n»J_» m')l^c" + [(la 1^1 +m'n^ -g) V\ + m-n^ - /c m^;. jAi - n*J^ SIL MOTO DELL'ACQUA IN VASI , CANAL! E FlUMI. 36S Ic qiiali coiitcngono manifestamentc la soluzione del problcma, hastando a (iiMi'iininare le u,w, dale Ic quali , e eonosciula anclie la v per la (176). Terrcmo per la risoluzione delle due equazioni (187) iin andamento simile a quello del num. 24 , 25: cosi porremo per comodo i8H) s V 1 +m2«* 1/ . + m2 1 + in^n^ c — tv '■ — / ' V- ,. e — u m^nV i — «» 1/ . -H m2 ■ ■•' l/.+m« •J — ii ,„2 „ 1/ , _ „-2 e quelle equazioni potranno riprodursi sollo la forma ('89) a zzi Arc. Ian. — — Arc. tan. - ^ 5 •/ Come al num. 25, compenetrando i due archi di tangente, la prima di quesie ci darii tan. q ■/ 'j -\- cvo ('90) r, y COS. q — c sin. q y sin. q -|- c- + -/- (y sin.^ -f-ccos.f/)* lalclie la seconda delle (189) diverra (.9.) 5_,,,(i+Z:^T^A+,.log.-^ \ 1 + m- / 7 sin.el niio lavoro io mi sono semplicemente proposto di cercare per la via espe- rimentale, se c conic una grandc arteria parzialmente ferita«i cicatrizzi man- leiiendo rintcgrita del proprio tube. Gli esperimenti inconiinciai la primavera del 1846, e ne feci 60 fino alia stale del J847. Durante il 1850 ho proseguito una .seconda serie di 70 esperimenti in confernia ed a eorrezione dei prece- denti: ma io citer6 quelli appena che sull'appoggio di una figura segnano le I'asi prineipali del processo delta cicatrice. La Mcmoria e divisa in einqu<" ar- lieoli: di cui i Ire prinii si riferiscono ai Ire gcneri di ferilc di punta, di laglio e d'arma a fuoco operate suUe arterie degli animali: il quarto comprcnde le osscrvazioni patologiche sulle ferite delle arterie nciruomo: ed il quinto arli- eolo conticne in via d'appcndice un ccnno di esperienzc ed osscrvazioni sulle ferite dellc vcnc. Segue in line la descrizionc delle Ire tavolc in ranic unite alia Mcmoria (t). (i) Di tulli gli scrittori sulle ferilc dellc arlcrie sono \»u bencmerili G. L. Petit, Jones «■ Bcclanl. La leoria del Ironiho cniessa da! piinio c (anio couiballula dappoi racoliiiidoa una verila fundamcnialc sul processo tli oblilcrazione dellarlcria fcrila, clic fa da sola I'clo- gio dcU'autorc, perclii, a dire il vero, G. L. Pelit era un csimio osservalore, che avea sapiilo <-olpire il fcnomeno principalc, caratleristico c pii'i costanle del processo, nicntre i suoi op- f-'ot. HI. 47 370 DELLE FERITE DELLE ARTERIE. ARTICOLO I. Ferite di piinta. ESPERIUENTO I. Ferita di punta deW aorta ventrale: morte rapUla per emorragia. 11 14 di iiiaggio 1850 su di un cane maslino di media slatura, tagliate le pareti addominali alia regione epicolica sinistra c dislaccato il pcritoneo lom- barc senza laccrazione del nicdesimo, colla guida del dito riconosco e pungo I'aorta mediantc un trequarti nudo del calibro di quattro miliimelri : emorra- gia forte soppressa dalla cucitura dclla ferita cslerna. L'animale poslo in libertu si sforza di camminare, vacilla, cade, e pcrdcndo successivamente le forze, niuorc in meno di nn' ora. Autossia: integrita del pcritoneo lombarc, clTusione al di sotto di una libbra di sangue estesa dal diaframma alia pclvi: I'aorta sepolta fra i grumi con una ferita dclla parcte anteriore, poco sopra la biforca- zione, penctrante, aperta, irregolare, larga una linea: la cavita del vaso vuota. La larghezza dclla ferita per la sovcrchia mole dclP istromento ha impcdito ogni maniera di tronibo e provocate la mortc rapida dcll'animalc per emor- ragia. , ESPERIMENTO II. Ferita di punta dell'aorta ventrale: i giorno. Su di un grosso cane vi ripeto Tindomani rcsperimento prcccdcnlc usando un trequarti piii piccolo e trafiggendo due volte I'arteria: non avendo l'animale piignatoi'i obbieltavano delle ciarle e ilei falli male osservati, o falsaracnte interpretali. Jones lia inlerrogalo la natura col mezzo dell'espcrienza ; ha descritto con maggiore verila e pre- cisione la cicatrizzazione (Idle arlerie rccise; e giovandosi delle cognizioni ilci tempi, calcolo, ollre I'azione lueccanica del Irombo ammessa da Petit, le proprieta vitali e la reazione in- iiammatoria delle pared dell' arteria. II suo errore 6 di avere esagerato gli elTetli di questa vedendo da per tiilto trasudamcnti di litifa e coalito come mezzo di obliterazione delle ar- lerie ferite cd allacciate. Le espeiicnze di Beclard suite ferite delle arterie sarebbero piu utili c pregevoli, se egli si fosse prefisso uno scope piii cbiaro delle medesime, fosse stalo piu esatto ed avesse operate sopra una scala piii grande pel nuraero cd il tempo degli espe- I'imcnti. Nulladimeno I'aulore ha mostiato col loro mezzo rintluenza della qualita, dirczione ed ampiezza della feiita snlla maniera, il grado ed il pericolo dell' emorragia : ha confermato la facolta di cicatrizzarsi delle punlure e dei tagli dcUo arterie; e si e studiato di slabilirc I'esteasione di una ferita di taglio, cbe 6 suscctlibile di saldatura senza sacriGcio della ca- vita del vaso. DELLE FERITE DELLE ARTERIE. 371 soireiio per Pcnioiragia, cucila la fcrila, vicnc ucciso doi)0 24 ore. Ncl cadavciT il lubo dcir aorta vcnlrale [icI Irallo di quatlro ccnliinelri trovasi avviluppato in nil eiliiulro di saiigiio coaf;uialo c riucoilo cntro la sua guaina ccliulare : ma il |)ri'paralo si puo scorgerc cliiaranienle nella lig. 4 dclla Tav. I. L'arleria apcrta al di diclro prcsenta Ire fcritc : due superior! a , b alio stesso livello , (iislanli Ire millimelri i'una dall'altra, arrccalc manifcslamciUe dal primo colpo, die ha passalo |)arlc a |)arle il tubo del vaso: la lorza infcriorc e, dal sccondo coljio^ lo due I'orilc dingresso a, c sono di forma Iriangolarc come il Irequarli; la lerza /; d'uscita e piii piccola e lineare: tutte e Ire poi lianno un margine iiUerno rcgolare e reccnte; sono apcrlc per lo spazio di un millimelro, cd al fondo, ossia inlcrnamenle, otUiralc dal coagulo dilTuso del sangue dddd, che si (' infillralo solto la tonaca ccliulare, disgiungendo (juesta dalle allre tonache del vaso. I'na Icnla oUusa spinta dal di dcntro per le Ire ferile passava in mezzo al sangue stravasalo sollevando la tonaca ccliulare senza che si potesse indovinare Papcrtura falla dal Irequarti. .\duiique il pcrdulo parallelismo dclle feritc di questa tonaca, il sangue rappiglialo al di sotlo e la coartazione spon- tanea delle tonache proprie fermarono I'emorragia per la salvezza deiranimalc. ESPERI.U£I1T0 III. Ferita di punta dell' aorta venlrale; b giorni. 1/agosto 1846 ad un cane barbonc avcndo perforate P aorta ventralc in due pnnli col trequarti di una linea di grossezza. I'emorragia fu mediocre c vcnnc lacilmcnte arreslata dalia sutura della ferita eslerna. Ucciso I'animale al quinio giorno, si trova rechimosi lombarc appcna palese e nessuna traccia ricono- scibiU; di olTcsa suireslcrno contorno delP aorta. MPallezza di Ire a quattro cenlrimclri della biforcazione a sinistra sulla faccia interna si scoprono i due buelii a. h (fig. 2. Tav. I) circolari, del diameiro ciascuno di due millimctri. e chiusi da un tronibo laterale a foggia di luracciolo: il trombo supcriore della ferita « la rilicvo: invece Pinferiore della ferita b c infossato c non raggiunge colla sua base P interna faccia del vaso. La fig. 3 (Tav. 1) prcsenta lo stesso pezzo mag- giore del vero: e la fig. 4 (id.'i la stessa arleria di grandczza naturale. veduta |ioI. !) , an. IH'i'i , p. 301. DELLE FERITE DELLE ARTERIE. 375 Una cicatrice per coalilo immcdialo dei margin! di una trafiltura , come non lascia marca sulla parole del vaso , non pu6 averc conscguenza alcuna , e deve resliluire 1' organo alia sua coiidizione primiliva: parimcntc la cicatrice che si cITetlua coll' inlcrposizione del trombo o di un tcssuto nuovo, e per gli animali mezzo stabile e sicuro di guarigione, ma pcU'uomo queslo mezzo, sccondo la maggior parte degli autori, c precario c puo in seguito condurre al- Taneurisma (1). ARTICOLO II. Ferite di laglio. EsPEniMENTO VIII. Ferite di taglio trasversali Ml' aorta: 1 giorno. II 30 di agosto 1846 ad un bel cane ferisco col tanotomo 1' aorta venlrale: ma non avcndo visto venir sangue, nel sospelto di aver fallito il colpo, il giorno appresso, riapcrta la ferita delle pareti addominali collo stesso istromento, col- pisco di nuovo 1' aorta, e Tanimale muore all' istantc per cmorragia. La fig. H (Tav. !) porgc il pczzo dell'artcria opcrala. La ferita inferiore a, cagione del- r cmorragia letale, k trasversa , della lunghezza di cinque millimetri c aperta : la ferita superiore b arrecata dal primo colpo e pure trasvcrsalc , lunga tre e |)oco pill larga di un niillimetro , e perfcllamenle cliiusa dal trombo laterale lormatosi solto la touaca ccllularc dell' arlcria. (I) Avendo isliluilo iin (•cnlinajo di esperinienli suU'eleltro-puntura delle arlerie , ne ebbi (|iii!sti risullati: 1.° nella piu gran parlo dei casi le Iralilture rccenli degli aglii erano aperle MMiza Iroudio e senza coagulo ; le antiche, o di piii seltimane, erano cicalrizzale per coalilo iiiimedialo di tutle e Ire le tonacbe , lasciando una minima ruga appena riconoscibile sulla faci'ia inlcrna del vaso : 2." in alcuni casi di ferite piu grandi e recenti, ovvero rese ulcerose dalla foiza della corrente clettrica, il buco della parele trovavasi oblileralo dal trombo late- rale in forma di bottoncino o lilaraenlo : 5." in altri casi, invece del trombo esterno qui men- lovato, sooigevasi sulla faccia interna deU'arleria un piccolo grumo sanguigno provocate dalla conente eleltrica, ovvero un coagulo linfalico gialliccio, frutto dell' infiammazione, di forma iiienibranacea, della larglie/.za di qualclie niillimetro quadrato. fermaiuenle adeso alia tonaca intima, che chiudeva da questo lato la ferita, senza ostruire il lume del vaso : ondc in qiicsto nllimo case era facile concbiudere, die continuando a vivere I'animale , il coagulo intcrno sarcblic stale assorbito, e la ferila della parele avrebbe fmito a cicalrizzarsi per un coalilo iiiiiMcdiato. 576 DELLE FEJUTE DELLE ARTERIE. ESPERIMENTO IX. Ferita rfi taglio trasversale della carotide: 5 giorni. 1/ agoslo 184C ad un cane bracco laglio la carolide dcstra di travcrso per lie milliinetii col collcllo di Beer: il sangue proroinpe con inipelo, cd e fernialo a stento dalla cueilura della ferita esterna: niorte al terzo giorno. Sulla carotide ojicrala il luogo della ferita e eonlrassegnato dal tubercolo a (fig. 42, Tav. I), della forma e grossezza di una lenticchia , siluato fra la lonaca ccUularc e la fibrosa ed agglulinalo fermanicnle a quest' ultima. Sdruscita I'arteria, si scopn; sulUi faccia interna la ferita b (fig. 13 id.) in direzione trasversale, lunga Ire e larga uii uiillimelro, con margini regolari, recenti, inalterali, cd il fondo chiuso semplicemente dal trombo esterno. ESPERIMENTO X. Ferita di laglio longitudinale della carotide: 4 giorni. II luglio 1850 trafiggo ad un cane la carotide con un coltcllo lanceolato: e cuciia toslo la ferita esterna, fo toglicre di vita I'animalc al quarto giorno. La fig. 14 (Tav. I) mostra nello spaccato dell' arteria le due ferile di taglio operate dal coltcllo, alquanto oblique e lineari; di cui la maggiore a d'ingresso ba per tu- racciolo il trombo latcrale; e la ferita b d'uscita manca del medesimo c sem- bra internamente aperta. La fig. 15 (id.) mostra sulla periferia dell' arteria il botloncino a del trombo, che chiude appunto la ferita d'ingresso, e poi il coagulo b parimentc del sangue; il quale a foggia di pseudomembrana solto la cellularc si abbarbicava alia faccia esterna della tonaca fibrosa e ne chiu- deva la ferita d'uscita. Nella fig. 15 summentovata questa pseudomembrana e staecata e rivolta in su. ESPERINEISTO XI. Ferita di laglio longitudinale delV arteria iliaca esterna : 10 giorni. In giugno 1847 a di 15 trapassai ad un cane, mediante il tanotomo, la parete addominale della regionc iliaca destra fino all' arteria dello stesso nome, la quale si sentiva pulsare distintamente al di sotto. Ucciso in 10 giorni I'animale, non si pote scorgere suH'abito esterno deH'artcria alcuna alterazione*, ma attra- vcrso la tonaca cellularc essa offriva sulla parete anteriore la fissura o (fig. 16, DELLE FERITE DELLE ARTERIE 377 Tav. II) luiiga Ire luillimclii, o poco pii'i, di forma lincarc, a margini rcgolari. riveslila iiitcniamcntc dclP cpilelio nuovo e cliiusa da im tossuto gcialinoso hianco-rossiccio. iiiolle, Iciu'io, s<'miliasparciili', a guisa di pscudoniembrana, nuovaincnlc gencralosi dai margini della fcrila , senza vesligio di Irombo. La lig. 17 (id.) preseiUa lo stcsso pezzo ingrandito per dimoslrarc mcglio il tes- suto scmilrasparentc dclla cicatrice. ESPERIMENTO XII. ferite di taijlio trasversali (telle carolidii 20 e 28 giorni. I, a slalc 1850 ad uii grosso cane ferisco col tanotomo Ic due carotidi. con (•in(|iic giorni d'inlcrvallo I'una dairaltra: morlc deiranimaic dopo 25 dal primo c 20 giorni dal secondo osperimento. La carolide deslra operata la prima si vcdo aperla nclla fig. 1 (Tav. II): cssa offre al luogo della fcrila la rinia tras- vcrsalc a di due millinielri vclata da un sollile cpilelio conlinuo alia lonaca inlinia c aderenlissimo alia base del Irombo lalerale,- il quale in forma di bol- toncino chiudeva estcrnamentc I'apertura della tonaca fibrosa. La sinistra ca- rolide operata da 20 giorni (fig. 2, Tav. II) presenta le due ferite a b parimenle ricoperle al di dcnlro dall'epitclio riprodollo, e al di fuori obliterate da un nodo canioso bianco, sodo, immedcsimato coi lore margini. Nella ferita inferiorc b, r cpilelio c distaccato. EsrERLMENTO XIII. Ferite di laglio longiludiiiali dclte r.arolidi: 1 mese. II luglio 1850 avendo ad un cane ferito col coltello lanceolate Ic due carotidi. il -sanguc prorompc in tanla copia che minaccia la vita, e forma poi sollo gl'in- legumenli un voluminoso lumore a foggia di gozzo che si dissipa da se col pieno ristabilimenlo deiranimaic: morlc dopo un nicse. I preparali delle arte- rie si vedono nelle quattro figure 3, 4, 5 e 6 (Tav. II); Ic figure 3 e 5 olTrono i pezzi al naturale: le altrc due, 4 e 6, ingranditi. Ciascuna arteria sulla faccia inlerna del luogo operalo Iia due rime a, 6 (fig. 3 c 4), c, d (fig. 5 c 6) vcr- licali. lineari, ridolle alia meta della primitiva lungliczza, coll' cpilelio in cor- rispondenza riprodotto c leggermcnle infossato sul botloncino del irombo: il quale, come un seme di riso, otturava il buco della lonaca fibrosa. II nodo del trombo era palese nelle ferite a, b (fig. 3) c nella ferita d' uscila (/ (fig. 5 ): ma la ferila d'ingresso c (fig. 6 e 6) della carotide sinistra mancava del trombo fo/. ///. 48 37« DELLE FERITE DELLE ARTERIE. p(l era chiiisa invccc da una soltilc psciuloinembrana cellulo-logamentosa nuova riprodoUasi fra i inargini disgiunti dolla lerila dcllu lonaca lil)rosa c rapprc- scnlanlc il vcro tcssuto della cicatrice, ad un di prcsso conic ncUe fig. 16 e 17 della Tav. I vedute al di fuori ed apparlcnenti aU'Espcrimenlo XI. EsPEHIMEiSTO XIV. Ferite di taglio longiludinali delle carolidi: 3 mesi. La primavera del 1847 ad un cane levricre ferisco col collcllo di Beer le carolidi, fendendo il lubo di enlranihc alnieno per tre linee: I'cniorragia grave e arrestata dalla cucilura della lerilu eslcrna , c 1' animalc immolalo dopo Ire niesi. Nel eadavere Tcsamc estcrno laseia neir incerlezza sul luogo operato delle arlcric, ma sdruseilo il cannello di quesle, si scopre inlernamcnlc la cicatrice « ^fig. 7, Tav. II j, 6 (fig. 8 id.) in forma di rima lineare, la quale allargala mcrce la stiralura della parele si rende piii visibilc. Nella carolide sinistra I'epitclio e (fig. 8, Tav. II) e stato dopo alcuni giorni di macerazione diviso e ripiegato. In ambedue i pezzi poi il trombo ridotlo ad un piccolo nodo bianco e sodo cliiudeva il buco supcrstite della lonaca media , nientrc le allrc due tonache deH'arteria, la tonaca cellulare esterna e la tonaca intima erano cosi perlella- menle rcstaurate, clie in si; non lasciavano traccia riconoscibile della ferila arrecata. ESPERIMRNTO XV. Ferite di taglio delle arterie femorali: ft mesi. II 28 dicembre 1850 bo falto col tauotomo delle ferite di taglio alle arterie femorali di una cagna; cd ucciso dappoi Taniniale al quarto mesc, inicttai a colla e cinabro V aorta vcntrale per le estreniitii inl'eriori. Nella preparazione della femorale destra avendo rimosso con diligenza la tonaca cellulare, misi alio scoperlo il tubercolo del trombo, clie cliiudeva la ferita, ed i trc vasellini a 6 c, (Tav. Ill, fig. 17), i quali dalla tonaca fibrosa coi loro rami scberzavano inlorno c sulla supcrficiedel medesimo. La fig. 18 (id.) offre I'altra femorale piii grande del vero, rivcstila parimentc della tonaca cellulare, col trombo aa Ingrossalo, cd i vasellini chc da questa tonaca riceveva disegnati a traverso la lente. Quivi adunque i vasi del trombo erano piii esili, pcrcbe ad occbio nudo si durava I'atica a dislinguerli. Nella femorale di un altro cane operala da trc mesi, dopo una felicc injezione, la tonaca cellulare si mostravaricchissima di vasi: rimosso questo inviluppo e posto il trombo denudato sotto al comprcssore col miuimo DELLE FERITE DELLE ARTERIE. 379 iii(;i-iuidimcnto di 36 del microscopio, prescntava il bcllo intreccio die si scorgc nclla fig. 19 dclla Tav. III. Le radici dci vasi sono roUe per la sirappalura dolla lonaoa ccllularc, da cui procedevano. ESPEBIMENTO XVI. Fcrite ili loylio longiiudinale e trasversale Uelle carolidi: 6 mesi. II febbrajo 1847, inpssc a nudo Ic due carotidi di un cane da caccia. si feri- roiio conlemporancamenic , la dcslra di traverso col laiiolomo , la sinistra pel lungo colla lancctla. Ucciso ranimalc dopo sci inesi^ si riconobbc sulla carolidc deslia il corpcllo a (fig. 9, Tav. II), dclla forma e grossczza di un seme di riso , riveslilo dalla ccllulare cd immcdesimato alia sua base colla lonaca fi- brosa: al di sotlo verso la faccia interna dell' arteria corrispondcva la fosseltn 6 (fig. 10, id.) eapace appcna dclla capoccbia di uno spillo, tappezzala al na- luralc dalla tonaca inlima e cliiusa al fondo dal corpcllo del troinbo summen- lovalo. A sinistra non si pole in alcun mode riconoscere fuori dcH'arleria il luogo ferilo : ma in seguilo alia spaccalnra, subito apparvc sulP interna faccia del vaso la ruga longiiudinale a (fig. 11, Tav. II), lunga un pajo di millimelri (■ Icggcrmcnte infossata: la medesima era rivestita al naturale dclla tonaca inlima; ma dispiegala conlro la luce, si moslrava serailrasparenle-coi margin! ancora disuniti della tonaca media : riniossi V inviluppo ccllulare dalla faccia eslcrna e repilelio dalla faccia interna , non appariva una traccia cliiara del Irombo come nella ferila precedente : ed invece il cam|)o della soluzione di continuila della tonaca fibrosa era rcdinlcgrato da un tcssulo bianco, elaslico, resistente . Icganicnloso , die quasi si confondeva col tessuto nalurale dclla slessa tonaca: ma ne era piii sottilc, c senza le fibre trasvcrsali clic sono pro- pric di quesla. La fig. 12 (id.) presenta lo stesso pezzo ingrandito. Sullc fcrite di taglio bo fatto 40 esperimcnli; ma il numero delle incisioni sulle arleric c (]uasi del doppio . percbc in molti esperimcnli , o si feri il vaso pii'i di una volta , o T islromento avendolo passalo parte a parte, lia lasciato due ferite, Puna d' ingresso e I'allra d' uscila. Le arlcrie operate furono 1' aorta. Ic carotidi, le iliacbc e le femorali, adopcrando per istromenti il lanolomo, il col- tcilo triangolare di Beer, ovvero il collcUo lanccolato. Per T aorta io ne fissava il canncllo col dilo contro la colonna vertebralc . c lungo la guida di qucsto lo feriva al di solto : per le allre arterie, con un' ansa di filo le rialzava onde fcrmaric e diiudcrle dalla parte del cuore , eppoi le ineideva al late opposlo, unendo subito dopo la ferita esterna. 580 DELLE FERITE DELLE ARTERIE. L'incisionc di una grunde aitcria d'ordinario da una pronta c copiosa cmor- ragia, die si suole appuiito arreslarc uneiulo slrctlanu'iitc la forita doUa pcllc. Lc earolidi, sebbenc cliiuse al di solto dcU'ansa di filo clic le rialza, sprizzano addiritlura con forza pel rillusso di>l sangue dal capo. II sanguc poi die si ar- resla solto gl' inlcguincnli forma uu lumorc cireoscriUo assai voluniinoso , il quale, abbandonato a se , costanlcmenlc si dissipa per assorbinienlo eon sor- prendenle rapidita: talvoltu un Ironibo grosso una nieiaraneia, in aleuni giorni scompare, e dopo lo spazio di un pajo di settimane ncl cadavere si trova ap- pcna la macchia. e piii lardi (picsta stcssa niacebia del sangue slravasato, cbe tingcva i lessuti, sniariisce : talc e lanta e la virlii assorbenle del eruore nei bruti. Beclard (!) dice, chc Jones in seguilo alia ferita Irasversalo della earotide di un cane dopo 18 giorni ha trovato un aneurisma , clic egli non pote mai provoeare. Ma Jones (2) ncll' esperimcnto suddello e nelia spiegazione della Ijgura annessa paria scmpliccmente di un eoagulo di sanguc adcrenle alia fe- rila dell' arteria e einlo al di fuori da una cislide , clie aderiva al eoagulo cd alle parti sovrapposte senza usare la parola aneurisma. lo lio fatio piu volte eol tanotomo ed il trequarti la puntura sottoculanea dell' arleria femorale nei cani: ne consegue al momento un lumore pulsanle, circoscritto, grosso da una noee ad un mezzo novo di gallo , il quale si puo dire un aneurisma; ma que- sto tumore tosto perde lc sue pulsazioni ed in aleuni giorni si dissipa : esa- minando poi la ferita dell' arteria sul cadavere, la medcsima si trova chiusa al solilo dal piccolo trombo lalerale : talvolla al di sopra di qneslo s' incontra un grosso eoagulo tulto solido , rlvestito da un inviluppo cellulare a foggia di cistide c rassomigliante ad un aneurisma, scbbene non si possa ritenere per talc , non avendo una cavita cenlralc comunieante colla eavita dell' arteria. Quando ncll' uorao si ferisce un Ironco artcrioso sotto pelle, si c quasi sicuri di provoeare un aneurisma: negli animali la virtu coagulante del sanguc c cosi grandc, die una ferita sottocutanea di punta o di taglio. anche dclle niaggiori arlcrie, finisee sempre a cliiudcrsi pel Irombo senza dar luogo a qucsta malaltia. Quando s' incidono lc grandi artcric nei cani, bisogna fare dclle piecolc in- cisioni di due a Ire millimelri, o poco piii, onde il sangue possa nella sua cir- colazionc tenere aperto il vaso ; altrimcnli , se la ferita c grandc , 1' animale muore preeipitosamcntc per cmorragia, come appunto nell'Esper." VIII; ovvero neH'atto che il sangue trabocea dalla ferita si rappiglia dentro e fuori del vaso e nc ostruisee il lume : die e quanto si vuole evilare per raggiungere lo scope (I; Op. e I. c. (2) Op. cit. p. 90 , Plate IV, lis DELLE FEKITE DELLE ARTERIE. 581 (IclPospcriiiuMito. Tullo cio in gciicrale : ma nei casi parlicolari la lelalita o gravezza dcircmnriaj^ia iicllc fcrite di cui jtailo, oltrc rani|)ic/za, licne ancora alia (liiczionc del laglio, alia rcsistcnza delle parli eircumaiiibienli cd a! coii- U'^no deiraniinale. A cose pari, una ferila longiludiiialc in un individuo quiclo 0 su di un'arleria cinla da parli die rcsislono da un'cmorragia piu blanda p piu facile ad arreslarsi, c vieeversa (1). 11 Irombo laleralc, sc non e il solo, come volcva (i. L. Pelit (2), e il mezzo mcecanico ordinario , clie oblilcra la ferila dclParleria : perfino nelle ferilc piii esili di punla, visibili appena colla lenle, si Irova quasi scmpre un Irombo die nc cbiudc il fondo. Egli e qucsto infatli il mezzo piu semplicc della natura, perclie ancbc ncllc piu piccole ferilc d'or- dinario si fa sprizzo, eil il sangue die cscc si coagula. Laondc devc fare mera- viglia di Irovare fcrite delle arteric senza Irombo , sebbcnc qucslc sieno rare. II coagulo che si fa nel canale della ferila cslerna riunila fra la pelle e I'ar- icria fcrma Tonda del sangue e provoca, come dissi nel prcccdcnle arlicolo, il Irombo laleralc, che si elTellua sollo la lonaea ccUularc per chiudere la ferita delle lonachc proprie. Ma nelle piecole soluzioni la semplicc cedevolczza della prima lonaea ed il perdulo parallclismo della sua ferila ponno bastare perdie si faccia il Irombo al di sollo. llo gia nolalo Tcsempio raro del irombo dilTuso, che si forma sollo la lo- naea cellulare in seguito alle ferilc di punla c di taglio. Egli e pure raro che il Irombo laleralc sporga denlro il lume del vaso, come e rapprcsenlato nclla (ig. 3, Tav. I: esso d'ordinario non si licne nemmeno a livello, ma rcsla un po" aU'cslcrno compreso nelia spessczza dei margini: che anzi in qualche case (1) NeH'aorla ventrale dei cani una ferila di una e mezzo a due linee divienc spesso letale. Sopra 12 casi di ferite di punta e di taglio di qucsl'arteria, in cinque raniuiale si fc salvato pel ti'onibo laleralc, ncgli altri selle mori per eiiiorragia ncllo spazio di alcuni luinuti a 10 ore colla pcrdita di sei a venii once di sangue. Calliseu (Princlpiii sy^temntis chinirfjia' /lorfiec^a', Pars, prior, p. 4 58, llafnix I78s) dice: << ./rleriain lntnsci':o tramsilti ileruin coirc posse, ilocet nrteria tcnijwralis Irnii.svcrsim ilkisn ^ ciijii.i piilsnUn sannlo vuliiere dviuio internum sculiri /m- lest". Cosicclic, secondo I'autore, pcrlino Ic arlcric recise polreljbero saldai-si colla conserva- zione del lumc : cio che k un errore. (2) G. L. Pelit {Mem. dv t'acadcmie den scicliccs. .Vn. 1731, p. 88 — An. 1732, p. 388 ) rliiainava la parte cslerna piu superliciale del Irombo laterale coiivercle ; la parte del rac- dcsiiiio clie s' introinelte ai margini della ferila //nuclion : come huoclioii diceva il Irombo interna clie ostruisce il lume dell'arteria. II Irombo formato dalla parte linfatica del sangue i, secondo I'autore, I'unico mezzo di obliterazione delle ferite parziali delle arterie ; il quale pci' la sua solidita ed aderenza ai margini della ferila arresta I'emorragia e si converte piu liirdi nel tessulo della cicatrice. .*582 DELLE FERITE DELLE ARTERIE. la buso del grumo i' lulta fuori adosa alia faccia cslerna del canncllo vascolaic. II irombo ialorale per lo piii lia la ligura di bollonc o nodo, della grossezza di uii iiocciuolo od una lenticcliia: sovenlc esso si prolunga eon un' appendice o coda di pill linec (fig. 3, Tav. Ill); ovvcro nelle mininie ferilc c filamcntoso (lig. 10, Tav. I), 0 si prcsenta talvolla in forma di membrana polposa; la quale interposla alle due lonaelie eellularc e media eopre Paperlura di quesla a modo di valvola (lig. 15, Tav. 1). Una ferila di taglio longiludinale e Irasversale si Irova spcsso ridolla nel cadaverc alia mcla o ad un tcrzo della primitiva lungliezza per senipliee coartazione della parele arlcriosa, cio clie suole spe- tialnienle avvenire quando il Irombo lalerale non si e introdollo fra i inargini inlerni; avvegnachi I'introduzioue e di obicc al costringimcnto spontaneo della forita. Un trombo lalerale di piecola o media mole, d'ordinario, giace al di soUo cd e inleramenle eoperlo dalla tonaca eellulare esterna; quando eceedo i prinii giorni, colla parte sua piii superlieialc sporge a nudo dalla ferita di quesla lonaca: c viccversa in aleuni easi si fa fino da principio cosi piccolo, (he non protrude dalla faccia csterna e rimane nascosto ncUa spessezza della paretc^ ma siccome esso rienipie il canipo della ferila c aderisee fermamente alle sue labbra, basla per la chiusura. L'onda del sanguc che scorrc entro il vano dell' arteria previene quasi senipre il eoagulo interno e non lo permelte che all'uscita dalla ferila: ovc esso perdc il movimenlo. Nulladinicno si ordi- sce aleune Gate un grumetlo anehe nella eavila a foggia di piecola glcba, o di pseudomembrana, la quale copre in totalita od in parte la ferita (fig. 15, Tav. II) e contribuisce effieacemente airoblitcrazione della medesima. II trombo lalerale, il quale a modo di turaeciolo cliiudc la ferila, esaminato dopo qualclie sellimana, si trova assai rappicciolilo, di colore rosso-pallido, di consislenza earnea c tenaecmenle conglulinato alle parti: esso ha I'aspetlo di un corpo organizzato, e pare realmente che la fibrina che lo cosliluisce. ad iniilazione della linfa plaslica trasudala dai minimi vasi infiammati, venga at- tuata dalla Hogosi adesiva dei margini e subisca una maniera di organizzazione, come era I'idea di Petit, che il trombo si commutassc in cieatrice*, altrimenti^ come si polrebbe spicgare, partendo dall'idea del eorpo slraniero, che il Irombo rcstasse indilTerenle, eppoi si idenlificasse coi margini della ferita? Nelle niic esperienze condolle fino ad un anno, trovai che il trombo sussistc a quest' e- poca, che invecchiando si riduce ad un piccolo nodo, o cordoncino di colore bianco, sodo e resislenle, conlinuo ai margini della tonaca fibrosa, avviluppato cslernamenle dalla eellulare ed inlernamente ricoperto dall' cpitelio nuovo. Forse questo corpo piu tardi c suscetlibile di smallirsi interamente per alrofia: ma puo anehe restare a perraanenzaj e cio che fa credere alia melamorfosi DELLE FERITE;dELLE ARTERIE. 383 or;;anica del tromho si e la tessitura pcifettamenle fibrosa die negli stadii avaiizali esso dimostra al microscopio, cd i minimi vasi sanguigni die riceve dalle due tonaclie celluiare e media. Quando si esamina il tubercolo del trombo formanle la cicatrice nelle |)ritnc selliinaiK! dopo Pesperimcnlo cogl" iiigrandi- mcnti di uno a tre cento del microscopio, si vedc prevalerc in esso la tessi- tura granulosa cd il pczzo jirescntarsi come uno strato di grani di varia forma <■ del calibro 0,003 a 0,005 L. : qua e U\ pcro si scorgono i grani giii disjjosti in nize 0 linee; piii tardi appajono Iramczzo a (juesti dcllc vcre fibre di varia lunghezza; infine il carattere fibroso predomina: e lo sviluppo della tessitura fibrosa in mezzo ai grani dii il miglior crilcrio per la mctamorfosi organiea del trombo. A quest' epoca la vedula dei vasi sanguigni non c semprc possibile, percbc spesse volte I'injezionc dei vasa vasorum della parte arteriosa operata fallisce. Ma pcrseverando, Tuna o I'allra volta I'injezione riesce in maniera di rcstarne convinti. 1 vasi al trombo pervcngono, come gia dissi, dalla lonaca celluiare e dalla tonaea fibrosa, piu spesso e piii riccamenle dalla prima, come si scorge nclle fig. 18 c 19 della Tav. Ill (Esp." XV), ove i vasi, cbc dalla niembrana celluiare rimossa sMntrecciano sulla superficie del trombo appajono ampliati. l-a lonaca fibrosa imparliscc ancora dei minimi vasellini alia base del trombo (fig. 17. id.). Coll'ablazione della tonaea celluiare si strappano via molte pro- paggini dei vasi summentovati; ma ne rimangono sempre alcuni sul trombo denudalo, percbc vi sono tenacemente adesi e lo penctrano. I vasi in discorso sono tul volta cosi cospicui die si vedono benissimo ad occliio nudo: ma altre voile abbisogna della lente per distinguerli. La fig. 19, Tav. Ill presenta il di- sco secco della cicatrice di un'arteria femorale coirintreccio dei vasi rolli. come apparivano coll'ingrandimcnto 36 del microscopio. In alcuni pezzi, dopo rinjezione sulla faccia cstcrna del vaso al luogo della cicatrice o del bolton- cino del trombo die la rappresenta , si vede una maechictta rossa, che pare uno stravaso; ma ad uii leggicrc ingrandimcnlo del microscopio questa mac- diia si risolve in un elegante intrcccio di minimi vasi, i quali dalla tonaea cclluUire penctrano la sottoposta cicatrice della parete. In seguito alle I'erile di taglio e di punta delle arlerie la parete vascolare clic e fuori del campo ddia Icsione si moslra impassibile nieglio ancora die in seguito alia Icgalura. Di falti le tonachc proprie negli cspcrimenti di sopra non csibirono mai segni d'inlianimazione, non iniezione di vasi, non trasudamenli od alterazioni di tessitura: il die prova la poca suscettivita delTorgano, ov- vero la Icggerezza delPolTcsa die porlano alParteriale menlovale fcritc. lo ho arn-cato piii volte ad un'arteria (verbigrazia la carotide, la femorale) piii fcrile o»4 DELLE FERITE DELLE ARTERIE. di pimla o di taglio, a piccola dislanza I'una dalFaltra, scnza chc il vaso mo- strasse per cio di riscnlirsi niaggionncnlc clic per una sola fcrila. La rcazionc fu quasi scmprc milissinia c cireoscritta ai luoglii offcsi. La touaca ccllularc solamcntc da indizio di flogosi: ossa si addcusa, si la aderenli": nia preslo si ristabiiiscc, e la sua IVrita cicalrizza cosi rapidamcnte. die dopo qualche giorno sovonte non si puo jjiii riconoscere. La ferita della tonaca inliuia si rimargina pure celerauu'ule. Guardando i prinii giorni la fac- cia interna di un' aileria feiila non si seorge in cssa rossorc, non iniezione vaseolare. non Irasudanu-nlo, nia un leggerissiuio gonliorc dei niargini della soluzione, e denlio ai niedesimi sulla base del ironibo si scopre coUa lente una vcrniee di materia gclatinosa, la quale poi inlessc una specie di epitelio. no|)o una settiniana talvolta la base del trombo e aneora a nudo: altre volte rcpilolio si forma piu prceoccmentc e la copre: csso e suUe prime sottilissimo, fi'agiic, luoido c trasparenle, ma piu lardi eonsolidandosi finisee a confondcrsi perfettamentc col tcssuto naluralc della tonaca inlima in maniera di non la- sciare in questa alcuna traccia della ferita. La tonaca media, al pari delle allre, non subiscc per la ferita altcrazione di tessitura, ma e la sola che rimanga disgiunla per lunga pezza, ed i cui niargini vengano saldati col mezzo mee- canico del trombo csterno, ovvero mediante un tcssuto di nuova formazione. Nel primo caso, a misura cbe il turacciolo del trombo si rappiccolisee, anche le labbra della tonaca media si raccorciano, si avvicinano, c la ferita si riduee ad un bucoiino o ad una rinia (fig. 10 e H, Tav. II), la quale col tempo, assorbito il trombo per intero, deve chiudcrsi per un coalito immcdiato de' suoi margin!; ma sc il coagulo sanguigno rimane, puo ostruire per lutta la vita il forcllino superslite della tonaca media. II trombo laterale si fa, come gia avvisai, in quasi tultc le ferite: sopra un ecntinajo di casi da me rintracciati, appena in nove io non lo trovai: ed in quesli ultimi casi la ferita viene oblitcrata dal coagulo linfatico. II Irasuda- mcnto plastico si puo fare con molta celerila, ma non cosi presto del trombo sanguigno, e quindi nell'assenza di questo dcbbono nei primi momenti ed in- nanzi I'cssudazione della linfa bastare all'arreslo del sangue la resistenza della tonaca ccllularc e Tavvicinamento dei niargini della ferita delle tonachc propric. La linfa chc a bella prima trasuda c gialliccia o rossaslra, glutinosa. e forma un cemento*, il quale organizzandosi si converte in una pseudonieni- brana cellulare, chc rapprescnta il nuovo tcssuto della cicatrice. La pseudo- mcmbrana si limita alia tonaca media, a cui percio appartienc; esternamente essa c coperta dalla tonaca ccllularc; inlernamente rivestita dall'cpitclio nuovo della tonaca interna ed agglulinata al medesimo. Questa pscudomeinbrana da a DELLE FERITE DELLE ARTERIE. 38o principio c molle, frngile c vcramcnlc cellulare: in scguilo divienc clastica. resislcnle, Icgamciitosa: ma noii olTre Ic fibre circolaii die sono propric della lonaca media. II lessuto dclia cicatrice di qiiesla tonaca quivi descrilto e jier- inancntc, ma col tempo per la coartazione spontanea dei margini nalurali deiki stcssa tonaca puo ridnrsi ad un minimo spazio (Gg. il, Tav. II). Finalmenle in alcune feritc si conibinano ambedue i mezzi di oblilerazione, cbc val quanto dire, ii canipo della soluzione parte e cliiuso dal trombo sanguigno c parte dal coagulo linfalico: ovvero il primo e ravviluppalo dalla linfa trapelata dai margini della ferita. La ferita di laglio di un'arteria cieatrizzandosi non lascia al di fuori altra traccia, clie un minimo nodetto rilevato, ed internamcnte una fossetla, 0 piccola rima lincare, coi margini ripiegati airesterno e tappczzali dalla tonaca intiera. Siccome la base del trombo non arriva quasi mai alia faccia interna del vaso, I'epilelio ncl riprodursi rimanc infossalo: ma nei casi piu rari, in cui il trombo sporge, ancbe la cicatrice fa un po' di rilievo sul- r interna superlicic. DaU'esposlo risulta, ehc nelle ferite di taglio dclle arterie la tonaca cellu- lare cslcrna fa coalito immediato de' suoi margini j la tonaca intima si salda per la riproduzionc di un tessuto perfettamente analogo al naturale; e la sola lonaca media c lenuta aperta e chiusa dal trombo; ovvero, in mancanza di questo, si rimargina per la riproduzionc di un tessuto nuovo cellulo-legamen- loso (1). II qual tessuto negli ultimi stadii ha indubbiamente molta resistenza e puo formarc una cicatrice stabile delParteria; ma siccome nianca dell' cla- stieita naturale alia tonaca fibrosa, non dcve fare meraviglia che nelluomo per esterna violenza, per movimenti smodati dellc membra, o per I'urlo del sangue possa rompcrsi o rallentarsi, e dar luogo ad un aneurisma. La diversa direzione della ferita di taglio non cambia il processo di cica- irizzazione; solo che le ferite trasversali coarlandosi trasversalmente finiscono (i) Lancisi, parlando delle ferite delle arterie {Opera fariaj T. II. De Aiunirhmatibna Proposilio X,\., p. 222. Venctiis 1739), cosi si esprime: « Dum potis^inmm sunt caiisiv, fiuibiis Knlneralcc arteries coire proliibeiitur. Dislanlin iiiiiiiru)ii «c dislractio labiuniiii vh/iktis- rtc motus saihjuinis alterninqiie arteriarum systole ac diastole >> . . . u £r liis operte intellirjitur arlenarum vulnera curalionem [mile obstructa cicatrice admissura: si eoriim labia inter sc adinota atquc coiijttncta probe aplentiir ac diiitiiis in eo site coiilineantiir : interim vera una curntiir ne sanrjiiis ad affectum partem impidlatj ne saltern ul ipsius iin- l>etus quoad fieri potest infrinijatur ac debilitetur: ac enim ralionc succiis, qui ex tunica- rum fibris manat nutritioni idoneus sensim coalescit ac inflictam plrgam fjlutinabit «. L'au- lorc adunque, per anaiogia, senza I'appoggio dcU' esperien/.a e deH'osservazionc palologlca. Iia indovinato qiiesta nianiera di cicatrice che sopra ho descrilto. rol. III. 49 386 DELLE FERITE DELLE ARTEniE. con un buco circolarc od ovale, niciitrc \<; longitudinal! terminano con una rima, o fcssura vcrlicalc [Mrnllela aU'asse del vaso. Forse in qualclie ca>o qacstc ultime ferilc, ad imitazionc dalle punture, sono suscettibili di un coalito immediato o dirctto dclle loro latibra: ma in tutti i pezzi da me csaminati eravi 11 Irombo: ovvero In ferila longitudinale dcirartcria era saldata medianle una lenue '»tris<:ia di pseudomenibrana nuova, lu quale ra|tpresentava il les- sulo proprio dclla ciealricc. AflTiCOLO III. Ferite iVarma a fuoco. Espebhemo XVII. Ferlla (farma a fuoeo delle arterie femorali: I ijiomo. In gennajo 1847. seoperte ad un grosso cane le due arterie femorali alia rcgione delPinguinc, si t/>ccano con un botloncino conico di ferro arrovenlato. A deslra Pemorragia it mite: a sinistra, cosi forte cbe a stento si puo fcrmarc colla cucilura dclla fcrita csterna; si forma da queslo lalo un vasto tumorc sanguigno difTuso a tulla la coscia. e I'animale muorc I'indomani. Ncl cadavcre la fcmorale presenta un buco circolare con perdila di sostanza, orlo ncro •• nessuna traccia di trombo. Invece la ferita delta femoralc destra. dclla slessa forma c grandczza, 6 oliiusa da un grosso trombo latcrale: e questo trombo lalcralc colla sua base e conlinuo ad un Irombo intcrno, il quale sopra c sotio la fcrita ollura la cavilk del vaso pel tratlo di due ccntimetri. ESPEBUIEITO XVIII. Ferita d'arma a faoeo delle earoltdi: 6 giomi. Sulla line di luglio 4 8.50. ad un cane di mediocre taglia, denudatc le caro- lidi, si feriscono con un grosso spillone arroventato. uccidendo poscia T ani- mate at seslo giorno. La fig. 43, Tav. II, presenta il preparato delta carotide destra aperta, colla fcrita di forma ovale, lunga due millimetri, a margini di- slinli e chiusa a guisa di turacciolo dalla base del Irombo laterale, come mc- giio si scorge net pezzo ingrandito delta flg. 14 (id.) chc le sta accanto. La fig. 15 (id.) 6 delta carotide sinistra, parimente aperta, con due ferite trasversali. DELLE FKIUTE DELLE ARTERIE. 387 iii)a (I'ingiTsso h v I'iillia (Puscila e, chiusc alio slcsso modo dal trombo latc- iiilc: il corpo (/ iippcna iil di so|ira dclla fciila (jui iiicnlovata e uii trombo *i4il('ni() di forma ooiiifa, il (|iiaic iiiKoml)ra per una mcla il lumo dcirartcria. Esi'tHIMENTO XIX. Ferita tl' mma a fiioco delle carolidi: 10 giorni. II 10 di ngoslo 4 850, ad tin cane barboiic, scopcrlc Ic carolidi, si toccano colla puiila di un boUoncino di IVrro iiifuocalo: la I'crila eslcrna, noii oslanlc la riunionc, marciscc ampiamente c ranimalc muorc eonsunlo dopo spdici giorni. Sulla faccia cslerna dcllc due carolidi il luogo opcralo c coutrasscgnato da un nodo dclla forma c grossczza di una lenliccliia, appiallalo sollo la lo- naca ccllularc, c fis.so al lubo delParleria. Spaccala la parole opposla di eia- .seuna, si scoprc dletro al nodo cslcrno suddetto la fossella circolarc a (fig. 16. Tav, II) b (lig. 47, id.) del diamelro di una linea o poco meno, tai)i)ezzala di UII nuovo <'pilelio soUilissimo, levigalo e adercnle alia base del trombo lalc- ralc, il ({uale faccva luraeciolo al foro dclla lonaca media. ESPERIMENTO XX. Fcrile d'arma a fuoco delle carolidi: 80 giorni. In iiovembrc 1847, messc a nudo Ic carolidi di un cane, io le irafiggo rapi- dauientc una dopo Taltra colla puiita di un grosso spillonc infuocalo: a sini- stra la ferila ricscc piceola c quasi incruenla: a dcstra, piu ampia e susseguila da eopiosa emorragia: morle dciraiiimale dopo cinqiianta giorni. Sulla carolide sinistra non si puo oslernamenle jjrccisare il luogo operalo: ma sdruscilo il lubo dcH'artcria c dispiegalanc la parelc alia luce, si scorgc sulla lonaca me- dia il bucolino circolare a (fig. 1, Tav. Ill) capacc della testa di uno spillo • vacuo: ossia senza I'ordinario ripicno del trombo c senza liufa, o pscudomcm- braiia, ma chiuso alio due facce dalle allre tonachc: eslernamenlc dalla lo- naca cellulare leggermentc inspesslla, ed inlernamcnle dal velamcnlo sotlilc, liieido c Irasparente deU'epilclio, il ijualc nella ligura e riniosso. Egli c indu- bitalo, che conlinuando a viverc I'animalc, questo pertugio dclla lonaca media si sarebbc insensibilmenle oblileralo per coarlazionc cd unionc immcdiata dci suoi margini. A dcstra la ferila circolarc a dcirarleria (fig. 2, Tav. Ill) e cliiusa al solito dal nodo del Ironibo laterale grosso una Icnlicebia , bianco c sodo, rivestiio estcrnamcnle dalla lonaca ccllularc cd alia base dallepilelio interne rigcncralo. 388 DELLE FERITE DELLE ARTERIE. ESPERIMENTO XXI. Ferite d'arma a fiioco delle cavolidi: 3 e 6 mesi. L'8 di gcnnajo 1847, ad un cane mastino , scopcrla la carotide destra, si locca coirapicc oUuso di un bottoncino di feiro arrovcntalo, c trc mesi dopo si ripelc lo stcsso esperinienlo sulia carotide sinistra. Ucciso Taniinalc ai prinii di luglio, si trov6 chc la carotide sinistra operala da tre mesi ofTriva al luogo della ferita il bottone conico a (fig. 3, Tav. Ill), il quale colla sua appcndice continuavasi in basso per quatlro o cinque millimetri ravviiuppato dalle ma- glic della guaina cellulare c colla sua base faccva luracciolo al bucolino su- perstite della tonaca media. La carotide destra operata da sei mesi, aperta, presentava internamente sotto al nodo del trombo la fosselta a (fig. 4, Tav. Ill velata dall' epitclio riprodotto; ed appena al di sopra il piccolo ceneio di pseudomembrana b, il quale ostruiva in parte il lunie del vaso. ESPERIMENTO XXII. Ferita d'arma a fuoco della carotide: 1 anno. In agosto 1846, ad un grosso cane molosso abbrucio la parele anleriorc della carotide destra, come nel caso precedente: morte dell'animalc dopo un anno. La carotide offesa vuota di sangue non offriva la minima altcraziont- delle singole sue lonaclie e del suo lume. Al luogo operato la tonaca cellulare esterna e la lonaea inlima essendosi riprodotte, mostravano la loro nalurale continuila; ma la tonaca media presentava ancora un bucolino circolare, del diametro di un millimctro, riempiuto da un tubercoletto bianco e duro , del volume di un seme di niiglio; il quale protuberava al di fuori e suUa faccia interna del vaso, non arrivando colla sua base, lasciava una fossetta intonacata deir epitclio riprodotto. La fig. 5, Tav. Ill, mostra appunto la faccia interna delPartcria spaccala eoirepitelio b rimosso ondc far vedcre il buco a super- stile della tonaca media obliteralo dal trombo laterale , e la fig. 6 (id.) presenta lo stesso pezzo ingrandito. lo ho fatto venliqnattro esperimenti sulle ferite d'arma a fuoco, continuan- doli da un giorno ad un anno: non sono andato pii'i oltre pel numero e la du- rata, perche sugli esperimenti fatti il tenia della ricognizionc del process© di cicatrice mi parve esaurito. Onde produrre delle ferite con perdita di sostanza DELLE FERITE DELLE ARTERIE. 339 c gangrciia delle arlcrie, chc incitasscro Ic fcrilc provocate dai projcttili delle armi a fuoco, io ho adopcrato dci grossi spilloni di fcrio del calibro di un mil- liinclio, aculi o smozzali uircslrcmila, ovvcro dei bollonciiii dello stcsso mc- lallo, di forma coiiica cd arroveiitali. Scopcrla col laglio delle parli eslcrnc la parete aiUeriorc deU'arlcria, la loccava, ovvero lasciava rislromcnlo per tanli sceondi fine a chc vcdcva sprizzare il sanguc. L'esperimento non riesce bene che sullc carotidl c Ic femoral! : (|uesle airingiiine essendo a (lor di pellc basla deiuidarle: ma le carolidi, per la i)rofoiulilu a ciii giacciono, bisogna Irarlc fuora coll'ago di Dcschamps, o I'ansa di filo, c tencric in sospcso durante Tabbru- eiatura. D'ordinario in alcuni sceondi la parelc c distrulla ed il sanguc sorte con getlo proporzionalc all'ampiczza della sua ferita. Laonde per la fermata (lell'emorragia si debbe pralicare una piecolu incisionc degrinlegumcnli e cu- cirla subilo slrcllamcntc. Come ho dctlo per le armi di taglio, cosi per quelle a fuoco sono ad usarsi istromenli gracili chc facciano sulla parete dcll'arteria piccole ferite, allrimenti sc Tapcrlura e grande nc vicne emorragia letale; ov- vero, come ncU'espcrimento XVII, I'arlcria c chiusa dal tronibo interno; ovvero, essendo cssa consumala per ampio tratlo in virtii del processo infiammatorio, () gangrcnoso, die consegue, vicne dislrulta c troncata in due monconi: cio (•he mi avvenne in piu casi. Ecco perclic negli esperimenli di sopra, onde con- scrvare inlatto c pervio il cannello deirarteria c poter indagare il processo di cicalrizzazionc della parete olTesa, ho arrecato generalmente piccole ferite di uno a Ire millimetri. Qualche volta, per la copia del sanguc siravasato cd i movi- iiienti delParlo, la fcrila cslerna marcisce ampiamenlc e fa morire I'animale per emorragia consccutiva, o per tabe; ma nella comunc dei casi essa va per prima intenzione e si cicatrizza prontamente: cio che e assai favorevole al processo di cicalrizzazionc dcll'arteria. L' emorragia che viene da una piccola ferita d'arma a fuoco sovente c lieve e si arrcsta da se; ma sc la fcrila e grandctta, 1' emorragia invade con forza, ed il trombo o tumore sanguigno che suolc formarsi al di solto della pellc in scguito alia cucitura, si dissipa con me- ravigliosa rapidezza fino a non lasciare piii macchia di se. In alcuni cani, am- mazzali pochi giorni dopo resperimenlo delle feniorali, io ho trovato i vasi linfatici delle fosse iliache turgidi di un liquido rosso veramente sanguinolento. Un' arma a fuoco csercita una maggiorc violenza di un islromcnto a punta 0 laglientc e quindi provoca da parte delParteria una maggiorc reazionc. Di fatlo. nei |)rimi giorni dciresperimcnto la guaina cellulare del vaso pel Iralto di piu lincc e infiammata^ inspcssita, adercnte, cou trasudamento plastico al di sotio; c nei casi piii gravi il tubo delParteria versa linfa nella j)ropria ea- vila: ovvcro infiammandosi piii vivamcnlc. marcisce, si morlifica, si divide c 590 DELLE FEIUTE DELLE ARTERIE. va perso: cio clip non lio mai visto in seguito agli allri due gcneri di fcrile summcntovali. In gcneralc pcio la rcazionc che eonscguo Ic piccolc fcrile d'arma a fuoco 0 mile, non ollrepassa il canipo dcH'olTesa c non altera la eoslituzione del vaso, come argomenlo, die I'arteria naluralmentc inertc si risenle poehis- slmo ad ogni genere di lesioni clic non le lolgano la sua ijualita di organo cavo, c iiienlrc conlinua a prcslarsi al circolo lavora tacilanienle alia cicalriz- zazionc dclla sua parele. [1 mezzo di oblilerazionc delle ferilc d'arma a fuoco di un'arteria suol es- serc il Ironibo esterno. Ncll'esperimento XX, la jjiccola I'erila dclla carolide falla dalla punla di uno spilloue rovente era vacua e scuza Iraccia di grumo: anclie nellc esili fcrile clic risullano dall' agopunlura clcUrica dcllc arlcrie, quando per la forza della corrente rcsla incenerilo I'orlo dclla IraCllura, manoa talvolla il Irombo cslerno die Ic oslruisca: io poi non lio inconlrato un caso in cui il buco della parele abbruciala da un'arma a fuoco fosse oblileralo dal coagulo linfalico, senza dubbio perchc I'orlo della ferita esscndo gangrcnoso non puo Irasudare quella gleba di linfa cbe in alcuni casi di ferilc di punla e di taglio fa le veci, o si associa al Irombo cslerno, c piii tardi organizza la pseudomembrana della cicalrice. Ma il foro della fcrila d'arma a fuoco vienc cliiuso aU'istante dal trombo cslerno soUo la forma di un bollone o lubercolo, il quale s'incontra in lulli gli sladii della Icsione , dal primo giorno fino alle epodie pill avanzalc, e subisee le melamorfosi che gia si dissero nell'arlicolo antccedenlc parlando delle fcrile di taglio. Dcllc trc tonache deH'arleria ferita, la ccllulare esterna nei primi giorni si mostra bucala eon perdila di soslanza come le allrc lonache , e lascia I'apicc del trombo a nudo: ma una scllimana dopo essa non offre piii orma di solu- zionc di continuila, essendosi perfellamcnle riprodotta, come suol fare con tulla facilila il tessuto cellulare delle altre parti del corpo. Parimente la lonaca inlima perforata e bruciata dal ferro mostra sulle prime alia faccia interna del vaso la base nuda del trombo, ma con molla prestezza si rigcnera e dal suo niargine avanza un epitelio lucido, sotlile e trasparenle, il quale reprislina la continuila del tessuto forniando una ruga o fossctla sulla faccia interna del vaso. La sola lonaca media rcsla a permanenza chiusa e cicatrizzala dal pic- colo nodo del trombo lalerale die nc riempic la ferita e s'immedesima colic sue labbra. Tutlc le ferilc delle arterie hanno ad un dipresso la stessa maniera di cica- Irizzazione, ed il loro tubo, quando la ferita sia piccola, si puo facilmente ram- marginarc senza perdila del proprio lurae. La cicatrice ha luogo generalmenle per prima intenzione: nelle fcrile di punla, perchc piii esili, si fa un coalito DELLE FERITE DELLE ARTERIE. 391 immcdiato per combaciamcnto dirctto dci margini: in quelle di taglio ha luogo alcunc volte un coalito mediato per rinlerposizionc della linfa plaslica c I'or- ganizzazlone di una pseudomcmbrana legamentosa nuova fra mezzo ai mar- gini: nia pill spcsso nelle punlurc e nci tagli e coslanliMncnIe nellc ferilc d"arma a fuoco la saldalura si fa per rinlromissione del trombo. Adunque in luttc le ferite dclle arlerie susccUibili di cicalrizzarsi colla conservazione del lume Ic due toiiaclie cellularc ed inlinia, per la scniplicila della loro strullura, si ripro- ducono al nalurale scnza lasciare traceia della soluzione di conlinuila; mentre la lonaca media incapaec di riprodurre il proprio tessuto fibroso semplice- menle si coarla fine al eoalito, ovvero si salda per la metamorfosi organica del Irombo, o per la pseudomembrana legamentosa nuova: le quali produzioni rapprcsenlano il tessuto vero ed indclebile della cicalriec. Nel mio trattato sulla legaiura e la torsione, io ho dimostrato, che le arlerie in segnilo di queste operazioni venendo troneale, si possono ciealrizzare in due nianiere: i)er prima inlenzione, ossia per rinfiamniazione adesiva, c per seconda inlenzione, ossia per la via dell'infiammazione sui)puraliva. Ora nelle ferite la cicatrizzazionc della paretc arleriosa non si effettua generalmentc che per eoalito nellc diverse nianiere che spiegai di so|)ra. Se la ferila delParteria mareisse farebbe staccare il trombo c riprodurrcbbc nuovamentc il sanguc fine alia morte del paziente: ovvero obbligherebbe a quei mezzi dell' arte, il tam- pone, la legatura, ec, che porlerebbero per la salvezza robliterazione del lume del vaso; come le lante volte succede ncll'uomo, il quale salvatosi merce il Irombo esterno dal primo pcricolo, al sopravvcnire della suppurazione ed ul- eerazione dell'arteria soggiacc a nuova emorragia, ovvero guarisce coH'obli- lerazione del vaso fcrito nierci!; il Irombo inlerno. Le stesse ferilc d'arma a fuoco che si fanno ad arte sulle arlerie dei bruli vanno per prima inlenzione: eio clic scnibra a prima giunta un paradosso: eppure guarilo il taglio dellc parti esterne per adesionc, le parli al di sotto state tocchc dal fuoco vengono assorbite, ed il trombo eslerno oblilera la ferila della paretc arleriosa a per- manenza scnza inlcrvenlo d'infiammazione suppurativa. Io non voglio ne- gare die un' arleria ferila non possa marcire, e per combinazioni forluilc il Irombo restare a silo fino a che le granulazioni della lonaca ecllulare e delle parti esterne Io abbiano ricoperlo: ma questo caso e incerlo, o slraordinario, nienlre una dcllc i)riine condizioni perche la ferila di un' arleria possa saldarsi scnza sacrificio del lume, e qucUo appunlo che il processo di cicatrizzazione si faccia per prima inlenzione. 592 DELLE FERITE DELLE ARTERIE. ARTICOLO IV. Osservazioni patologiclie suite ferite delle arterie. Molto tempo prima di cspcrimcntare, dalla pralica si sapeva clie un' arte- ria ncH'uomo puo cssci'C punta, o incisa, e guarire eonlinuando a puisare, e qnindi rcslando aperta, scbbenc quosta maniera di guarigionc siasi da molti giudicata prccaria, perclic talvolta ha condollo aU'aneurisma. Gia Galeno pro- diissc il caso di un'aperlura dcH'arteria omerale da salasso guarita colla com- pressionc SLMiza anourisina consccutivo (1). Laondc Garengeot (2) e Murray (3) ammcltevano clie la ferila di un'artcria possa chiudersi stabilmenle pel coa- gulo e B. Bell (4) per Tadesione immediata dei margini dclla ferila; della quale opinionc erano pure Alessandro Monro (5) e Flajani (6). (1) Galen. Sept. Class. Method, raedendi. Cap. VII, p. 32. Venetiis apud Juntas 1863. De vulneratw arteriae ciiralione "... Cum cniiu raedicus qui vcnam incisurus eral, bra- rhiuin honiinis deligassel, contigit, allolli velut in gibbum arteria; ilaque banc pro vena niedicus divislt. Exigua sane incisio erat; sanguis autein flavus et tenuis et fervidus stalim cjaculabatur, idque cum quodam vehili sallu. Ac niedicus quideni ut erat admodum juve- nis et operum artis parum periliis, venam se incidisse pulabat. Ego vero cum quodam alio ex iis qui aderant medicis utique scniore, ubi quod accidil adverli, prKparato ex eniplaslro- ruui genera, quod sanguincm supprimit, mcdicamento, turn incisionem curiose coniunxi, tum super niedioamep ilico imposui, ac spongiam mollissimam extrinsecus super hoc deli- gavi. Mirante vero qui arteriam inciderat insoUlam noslram in hoc casu providentiam: indi- cavimus honiini rem factam, sad postea incisi hominis diversorium exiissemus jussiinusque, nc vcl solveret nobis absentibus, vel ante quartum diem id aggrederetur; sed ita ut erat deligalum haberet, spongiam dunlaxat dcsuper madefaciens. Postea vero in quarto solventcs plane conglutinatam incisuram invenimus, rursus idem medicamen impoiiere jussimus, tum simili modo ileligare ncc mullis postea diebus solvere. Atque ita percurata est buius homi- nis incisa artoria, sola omnium quas in cubito incisas vidi: nam reliquis omnibus ancurisma, aliis niajus, aliis minus supervenit •>. Quest' osservazione stesa da mille a settecento anni scmbra recentissima, e diraostra che quando un autore classico scrive delle verila impor- lanti si fa leggerc coUo stesso interesse in tutli i tempi. (2) Traite des Operations. T. III. (3) In Aneurism, femor. Obs. prnes. Murray. Cand. Ardvison 1781. (4) Principles of Surgery, p. 434. (K) Alcxand. .Monro's Works, p. 4 48. (6) Colleziune di Osscrvazioni , ac. Roma 1800. T. I. p. 29 e 54. DELLE FERITE DELLE ARTERIE. 393 Quando una grandc artcria fcrita cessa slabilincntc dal sanguc , d' ordinario cio avvicnc per I'oblitcrazionc del suo luinc in scguilo al lionibo inlerno cffet- lualosi sponlaneameiite pel deliquio, o provocalo dai inezzl di cura, in ispecie la conipressione. Cosi ncl caso Rovcda (1), un colpo di eoltello alia parte su- periore interna del braccio sinistro avcndo olTeso I'omcrale, produsse un emor- ragia straboeehevole , la quale si arresto pel deliquio c P infermo poi guari coUa perdila del polso per tutla 1' estensione dell' arleria dal luogo olleso fino al cubito, cerlamenle a niotivo del trombo intcrno faltosi da se e senza uso di (■oni|tressione. Nell'osservazione sesta di Flajani (2) Temorragia per la puntura dcir artcria omerale venne fermata felicemente col tornichelto laseiato dodici giorni sul braccio; c sebbenc I'autorc dica esserc rammalato guarito col ritorno delta pulsazionc delle arteric, egli e assai probabile che il polso si restituisse ajipcna al carpo , c chc il lunie dell' arteria omerale nel luogo ferito rcslasse oblilerato. Nei casi di Blagdcn (3) c di Ford (4) la ferita di questa arteria in se- guito a salasso diede occasione ad un aneurisnia del cubito, il quale abban- donato a st\, per gradi si rappiceioli, s'induro, perdellc Ic sue pulsazioni c si dissipo ritornando la pulsazione nelle arteric del carpo , ove era scomparsa : il cbc prova , esscrsi il Ironco dell' omerale cliiuso al luogo del tumore. Ed a questa maniera di guarigione delle ferite delle arteric si riferiscono molti aneu- rismi traumatici c varici aneurismaticbc, chc si trovano prcsso gli autori come escmpi di cure riuscile col metodo della conipressione. La guarigione gcncral- luentc si ottennc mediantc I'ostruzione dell' arteria olTesa. Ma spesse date ancora la cavita dcll'arteria nell' uomo, come negli animali, si eonservo apcrta •, e la piccola fcrita della sua parete vennc chiusa dal trombo lateralc, il quale in alcuni casi per movimenli precoci, o sforzi inopinati del paziente essendosi smosso, ha dato luogo a nuova emorragia od alTaneurisma: ma in altri casi esso ha tenuto benissimo ed ha condotlo ad una perfelta gua- rigione. Antonio Perelli (5), milanese , il gennajo 1832 avendo in rissa toccato un colpo di eoltello alia meta della coscia sinistra, con perdita di molto sangue. guarisce: ma alcunc settimanc dopo al primo muovere dell' arlo soggiace al- I'aneurisma , per cui, legala la femorale, I'ammalato muore c nel cadavere si scopre al silo del tumore un pcrtugio della parete interna dell' arteria della (1) Porta. Alterazioni patologiche delle arterie ec, Milano 1848. p. 388. (2) Op. cit. T. I, p. 19. (3) Medical Facts and Experiments. V. 2. London 1792. (4) London Medical Journal. Vol. 1\. (B) Porta, Op. cit. p. 09. FoL III. 50 394 DELLE FElUTE DELLE ARTERIE. lunghezza di una linca scnza traccia di tiombo, coirinlerna caviUX del vaso vuota di sanguc ed irrorata di pus. L'n contrabbandicrc di media eta riceve Pagosto 4838 uu colpo di facile a paletoni al terzo inferiore intcrno della co- scia destra fra 11 niuscolo sailorio c la eorda del Iricipitc, c no ha grave emor- lagia: ricovcratosi neU'Ospedalc di Varese, guarisce della fcrita e si crede risla- bilito, quando il fcbbrajo dell' anno apprcsso, scoperto I'ancurisma del poplitc, vienc nell' Ospcdale maggiorc di Milano operalo della fcmoralc, c niorlo dappoi I'infermo, si riconoscc aU'autossia, che I'arteria poplilea colpila dal projettile ha un foro dcir interna parctc della lunghezza di una linea e mezzo eon margini distinti e vacuita del lunie. INel Giornale di Dcsaull (l) si Irova un easo idenlico. La ferila risultata da una seariea di fucile alia coscia sinistra, riniargin6 in sei setlimane, lasciando sotlo la eicatriee un piecolo tubercolo sodo ed immobile : quando Tammalato eomincio a girare intorno, il tubercolo si accrebbc, si rose pulsanle e si rivelo per un ancurisma: onde fatla la spaccatura del lumore, si vide in scguito di questa operazione, che la parcte dcll'arleria avea una ferila ovale di tre linee : Tammalato e guarito. Un soldato di 30 anni (2) in rissa ha ofTcsa I'arteria ascellarc destra dalla punla di una sciabola: I'cmorragia forte e arrestata al momento coUa compressione ; il sangue piu uon appare e la ferita csterna si cicatrizza : ma la nolle dell'ottavo giorno avendo V ammalato fatlo uno sforzo col braccio , sent! un vivo dolore all'ascclla, c subito si fece un aneurisuia diffuso, pel quale si eredette indispensabile I'ampulazione. Adun- que in lutti quesli casi ed in molli altri analoghi , che si possono riscontrarir presso gli aulori , la piecola ferita dell' arteria venne sulle prime chiusa dal Irombo laterale, il quale abbandonato a se sotto i movimenli precoci dell'arto essendosi distaceato, diede luogo all' ancurisma. Le osservazioni ed i pezzi patologici di Saviard (3), G. L. Petit (4), Foubert(5), Scarpa c Montcggia (6) hanno dimostrato, che la puntura dell' arteria omerale in scguito al salasso si chiude realmcntc per mezzo del trombo laterale, appunlo come si c dimostrato per le arterie fcrile degli animali. Nel easo di G. L. Petit il Irombo dopo due mesi era ridolto al volume di una lenliechia , mcntre nel pezzo di Monteggia, dilTusamente deserillo e rappresenlato con quatlro figure (1) Journal de Cliinirgie. Paris 1791, T. 2, p. 36. (2) Larrcy, Cliniqiic Cliirurg. , T. 2, p. 132. (5) Recueil d'observat. chirurg. Obs. 61 — Journal des Savans an. 1692. (4) .\cadeinie des Sciences, an. 173B, p. 438. (8) .M<'-m. de rAcademie de Cliirurg. T. VI. in S.° p. 2B1. (6) Scarpa, Suli'aneurisiua. Pavia 1 804, p. 8 1 — Monteggia, Istituzioni Cliinirgiche, T. II. p. 57. DELLE FERITE DELLE ARTERIE. 395 iiclhi lavola IX dcir opera di Scarpa, ii iroiiibo dopo 20 mcsi cia maggiorc ili un piscllo (fig. 2, id.). Scarpa c il primo aulorc , il qimli' iiclla dimoslrazionc di (jiioslo pezzo inviatogli da Montcggia dice cliiaraniL'iilc, tiic la tonaca intima sulla I'accia interna di'll' arleria era cicalrizzala, e the la base del trombo ad lino degl' angoli della ferila Irovavasi adcsa a (luesta cicatrice della tonaca intima con deposizioni calcari all' intorno; nientrc gli altri scrittori dcscrivono la eondizioiic dell' arleria , come sc qucsla nel luogo della ferila fosse tutlora bucala e cliiusa unieamente dal trombo. Nella i)azienle di Seliuli (I) in seguito a salasso sviluppossi un ancurisma pulsante ai cubito, grosso un pugno, il quale abbandonalo a se infiammossi , si aperse in un punto , si evacu6 e guari la- seiando alia piegalura del braccio la pulsazionc normale dell' arteria omerale. Nel caso di Lcdran (2) un colpo di spada alia parte sujjeriore interna del brac- cio dcstro ferisce I'artcria omerale ed c cagione di cmorragia grave ed cchi- mosi estesa dalPaseclla al carpo. Cessato il sangue, si dissipa coi topici emol- lienli ed aslringenti ancbc 1' eehimosi , ma pei movimenti del braccio qucsta ricom|>arc una seconda volta , di manicra clie si temeva di dovcr ampulare. Per ultimo il tumorc si c risolto , e 1' arto pienamcnte conservato coUa pulsa- zionc delle sue arteric e senza bisogno di alcuna opcrazionc, per cui I'autore rilienc chela ferita dell' omerale siasi sponlaneamenle cicatrizzata. Ne solo le arteric di sccondo e terzo ordine nell' uomo possono in seguito ad una ferita saldarsi per mezzo del trombo laterale scnza perdita della propria lavita ; ma cio puo avvenirc ancbc dell'aorta, precisamente come abbiamo ve- dulo negli esperimenti suglianimali. Nel caso di Sassard (3) un uomo tocca una ferila di punta al petto; vive sci giorni senza accusare alcun sinlomo particolarc. eppoi, menlrc si volgeva nel letto, muore aU'improvviso cd il di lui cadaverc rao- stra, chc l' aorta era stata punta alia sua uscita dal cuore. II trombo laterale ha te- nuto fernio pel delto spazio di tempo, e eon una (|uicte prolungata poleva forse salvarc I'infermo. Ilcil racconla (4), chc un soldato bavarese per nomc Ilofmann avendo ricevuto un colpo di coltello al petto eon sintomi di olTesa del polmone. risano: e niorto alcuni mcsi dopo aeeidentalmenle per peripneumonia, appaleso nel cadaverc una ferila dell' aorta ascendente, della lunghczza di Ire linee, per- feliamenlc chiusa da un piccolo trombo laterale sodo e rcsistente. L'ammalalo (1) Gazzella Med. di Milano. T. V, 1846. N." 23, p. 197. (2) Osservazioni di cliirurgia, Iradiiz. ital. Venezia, 1783, T. I. Osscrva/. L,'l) 184. (3) Journal de iMtidecinc, Cliiriiigie cl Pliarmacic, etc. Juillct-Decembre 1776. T. XLM. I'aii>. CO .Mod. Cliii. Review. Janniiary 1839, trallo da Ilenkc Zcilsebrifl. .■596 DELLE FERITE DELLE ARTERIE. di Guallani (1), Giaconio Pallida milancse, di 38 anni, avca ricevulo un colpo di spada vlcino allc apofisi spinosc dcllc vcrtcbrc lonibari, il quale sebbcne non si crcdcssc pcnctrante, misc cinque scUimauc a guarire: alcuni mesi dopo I'in- fermo cominci6 a lagnarsi di un dolore vivo alia regione interna dci lombi ontro il ventre, che riccorreva di spcsso, si calmava coi salassi e dopo otto anni fini coUa morte. AU'autossia si trovo un aneurisma dcU' aorla ventralc (Tav. IV, fig. 2, id.) poco sopra la sua biforcazione adercnte ai corpi dclle ver- tebrc, di cui I'apertura di coniunicazionc coU'arleria corrispondeva esatla- mente alia cicatrice cstcrna della ferila arrecata. Ondc I'aulorc opina, che la spada abbia potuto pungcrc 1' aorla e dar luogo piu tardi al distacco del Irombo ed air aneurisma. I casi di sopra di Sassard c di Heil, come pure gli esperimenti cilati di feritc dell' aorta sui bruti, vcngono in appoggio di quest' opinionc di Guattani. Nelle osservazioni di Petit, di Foubcrt, di Monteggia e di Ileil il grumo late- rale formatosi dopo la puntura avea obliterato perfeltamcnte la ferita dell'arte- ria, lasciandone pervio il lume, ed e stato saldo fino alia morte, per cui i due primi autori Petit e Foubcrt non dubilavano punto che la guarigione fosse per essere stabile e sicura. Nel caso Gallini dcJlo Scarpa (2), I'ammalato, guarilo benissimo col metodo dcUa compressione, dopo nove mesi, in seguito a percossa, cbbe un flemmonc suppurato, ed all'apertura dell'ascesso il trombo dissodalo palesemente dairinfiammazione suppurativa si scollo, cagionando un emorra- gia che pcrsuase all'ampulazione dcll'arto. Nella rclazione di Saviard il tu- more al cubito, del volume di una nocc e semprc da salasso, dopo essere ri- masto stazionario per scdici anni, improvvisamente si sarebbc accrescinto c diffuso, obbligando alia legatura deirarteria omerale: ncircsamc del luogo af- fetto si riconobbe che il trombo laterale, che faceva turacciolo alia ferita dei- rarteria, si era smosso in un punto ed avea provocato il sangue; che esso era esternamente rivestito da una membrana e verso la cavitii dell'arteria incavato a foggia di volta. DalPesito sfavorcvole di qucsli due ullimi casi Scarpa tcneva, che questa maniera di guarigione per mezzo del trombo laterale rcstando aperla Parteria fosse incerta e destinata a condurre piu tardi all' aneurisma. Laonde cgli consigliava, in simili casi di trafiltura di un tronco arterioso, di passare senza dilazionc alia legatura del medcsimo. La qual scnlenza profcs- sata da un uomo tanto autorevole fu di tal peso, che venne adottata dalla (1) De exlernis aneiirisiiialibiis. Romre, 1772, p. 102. (2) Op. e 1. cil. DELLE FERITE DELLE ARTERIE. 397 inaggior parte dci modern! istitutori. Ccrtamentc che le indagini anatomiche (Idle arlcric ferite dcgli animali condueono ad una conclusionc contraria: qiiando infatti dopo lo spazio di alcunc scllimanc si vcdc a quale piccolezza sia ridotla la fcrita e quale sia la solidita dclla sua cicatrice per I'introduzione, la metamorfosi c la tenacissima aderenza del trombo, non si pu6 attenderc ni- presentire, che questa cicatrice sia per rompersi in avvenire e dar luogo alPancurisma. Nella considcrazione dei pezzi patologici appartenenti airuomo sono pale- scniente a distingucrsi due casi. II primo 6 del piccolo aneurisma circoscritto, saccato, ricmpiuto in buona parte dal coaguio slazionario con apertura perma- nentc deirartcria, ncl quale il coaguio di un ccrto volume posto al di fuori del vaso pu6, sotto le violenzc, staccarsi e far crescere il lumorc, come appunto nel caso di Saviard, ove I'autore ammette, avere il paziente sempre avuto un aneurisma grosso una noce. II sccondo caso c del piccolo trombo lalerale, che s'intromelle, fa luracciolo alia ferita, cade col tempo in atrofia, si orga- nizza, s'immedesima colla parete dell'arteria e fa cicatrice, come nei casi ci- tati di Petit, di Foubert, di Monteggia e di lleil, la di cui condizione patologica e pcrfettamentc idenlica alia condizione delle arteric ferite dcgli animali; c per analogia poi siamo indotli ad ammetterc, che la slessa condizione avesse luogo in pill casi di puntura dell'arteria omerale e di varice aneurismatica, che si trovano in buon numero riferiti presso gli autori, ed i quali guarirono felicemente col nietodo della compressione. Perche in qucsti casi non si debbe credere alia stabililii dclla cicatrice, quando tanti esempi felici nell'uomo lo provano e le esperienze sugli animali ne danno una soddisfacenle dimostrazione? Certa- menle die la fcrita dcve essere piccola, pcrchc un grosso trombo esterno, che facesse obice ad una fcrita piii cstesa senza obliterazione del lume dell'arte- ria, non potrebbe offrire che un mezzo precario di guarigionc. Inoltre nella eura die si inlraprendc della puntura dell'arteria col metodo della compres- sione (■ un errore di acconlcnlarsi del trombo esterno, che si fa a ridosso del vaso fcrito, abbandonando poscia rammalato. La compressione ed il risparmio dei movimcnti ddl'arto vogliono essere continuati lungamcnte fino alia scom- parsa od all' ultima riduzione del tumore esterno, che da la migliore guarenti- gia della reale cicalrizzazione dell'arteria fcrita. Ill scguito al salasso la puntura dcH'arteria cssendo piccola, essa d'ordinario da luogo air aneurisma circoscritto, rare volte all' aneurisma dilTuso. Se il tu- more succedc subito, il sacco che lo circoscrive e formato dal tessuto cellulare eomiine periferico al vaso: se il medcsimo avviene tardi o dopo I'uso dclla compressione. il sacco puo essere fatto dalla stessa tonaca cellulare cicatriz- 398 DELLE FERITE DELLE ARTERIE. zala porclu"' nelle foritc dcllc arlcric qucsla lonaca si salda rapidamente al di sopra del piccolo troinbo latcrale clic cliiudc la fcrita delle tonachc propric, c quindi al distacco del grumo cssa si distendc e forma il sacco aneurismalico, come nciraneurisma sponlaneo. K slato osservato, clie ic foritc dcllc arleric clie si fanno altravcrso Ic vcnc guariscono piii facilmenlc, o meno facilmciUc danno luogo aU'emorragia od airaneurisma, scnza dubbio pcrchi> la paretc della vena che c unila aU'arle- ria e per rinfiammazione provocata dalla fcrita si agglulina piii fcrmamcntc alia mcdcsima. fa oslacolo alPuscita c dilTusionc del sangue. Se la vena rimanc apcrla dal lato dcirarlcria, rcsia una varicc aneurisnialica stazionaria ed indif- fcrcnte, come nei due soldati Cadrieux e Ladrancour di Larrcy (1) feriti dclla suclavia I'lino, dclla carolidc I'altro c dclla vena giugulare, i quali guarirono colla varicc pulsantc supcrslitc: c gli altri casi citali da Hodgson (2) c Saba- licr (3) di varici ancurismatichc dcU'inguinc c del poplitc. La state dell' anno 1827 fu in questo Spedale Civico di Pavia un conladino di mczza etii, il quale in seguilo ad un colpo di fucile offriva una varicc ancurismatica del poplitc dcslro di piccolo volume, molle cd elastica con sibilo distinto e stazionaria da pill anni: siccomc gl'incomodi erano lievissimi, fu giudicato inutile ogni mctodo di cura, ed il paziente dimesso, come era entralo. In quest! casi di ferita contcmporanca dclla vena e dcll'artcria per I'uso della compressione, sovcnlc avvicne, clic la vena oblilcrandosi pel coagulo inlcrno tiene a per- manenza chiusa la ferita dell'arteria soltoposla, come Giovanni Burns (4) ci assicura di averc piu volte osservato nci cadaveri. Ma qucsla nianiera di gua- rigionc puo accordarsi pci luoghi, ovc la vena e ad immcdiato contatto col- Parteria, e non per la piegatura del cubito, ovc I'arteria e disgiunta dalla vena mediana basilica per 1' intermezzo dell'aponevrosi brachiale e della propria guaina ccUularc. Laonde ogni qualvolta si ottcnne quivi la guarigionc scnza oblitcrazione del lume deH'arteria, sia in caso di semplicc fcrita, o di varicc, si dcvc ritcnere, cio esscre avvennlo come cffetto del trombo latcrale che ha chiuso direttamente I'apcrtura della stessa artcria. Dcgli ultimi due casi che io ho avulo nella Clinica di varicc ancurismatica cubitalc da salasso, il prinio nella contadina Virluani Maria di 15 anni, dell' agro p.avesc, datava da 20 giorni, e fu in gcnnajo 1847; il secondo ncl soldato sardo (1) Clinique Chiriirgicale, T. II, p. 139 e 149. (2) Kranklieilen dcr Arterien ec. A. d. englisch. Hannover, 1817. § Bl'i. (3) Modk-inn Opcratoire, T. I, p. 417. (4) Principles of Surgery. Load. 1838. Vol. I, p. 408. DELLE FERITE DELLE ARTERIE. 399 Angclo Perolli d'anni 22, durava da due mesi, e fu in novembrc 1849. In en- liambi lio fallo il mctodo dclla coinprcssione con una senipliee piramidc di dischi c Ic fetluccc circolaii di ccioUo sul tuniorc ed inlorno i\\ gomilo, ag- giungendo la fasciatura espulsiva di lutlo I'arlo per lo spazio di due a tre mesi. Coi quali mczzi la varice e lutli i sintomi clic la dimostravano nel fraltempo scomparve onninamcnlc senza traccia di lumore suj)crslile, menlrc si conser- varono il polso al carpo cd alia piogatura del cubilo in leslimonio della con- servala intcgrila dcirarlcria, ne fino al presenle vi e slalo senlore di rccidiva. Dai casi chc sono a mia cognizione di aneurismi e varici ancurismatielie al eubito per salasso ho visto, clie in gencialc la malallia succede alia ferita, pcrclie si trascura di fare addirillura, o si fa niale^ o si toglie Iroppo presto la compressionc: onde il tronibo lalerale non si forma in seno alia ferita del vaso, od il medcsimo si distacca c da poi luogo all'aneurisma. Se invece su- bito da principio si comprimcssc debitamente e si persevcrassc sostituendo alia fascia un apparato coniprcssore, egli e piii clie probabile, per molti casi alnieno, chc non conscguircbbe alia puntura la coniplicazionc del tumore aneu- risniatico, quand'anche I'artcria si conservasse permeabile. ARTICOLO V. Ferite delle Vene. Nel seguilo de'miei espcrimenti io mi era proposlo di riprodurre la varice aiicurismatica e scelsi alPuopo la regione della coscia, ove nei cani, dairarco cruralc alia mela dell'arto la vena c I'artcria fcmorale decorrono parallele, in conlatlo Tuna deH'altra, copertc appcna dal fascialala c dalla guaina cel- lulare comunc: passava Tago di Dcschamps, od un'ansa di filo solto ad entrambc per fissarlc, cppoi dairinlcrno aH'cslcrno feriva parte a parte la vena e la paretc corrispondentc deH'arteria. Ho usato diversi istromcnii, il piccolo tre- quarti nudo, la lancctla, il lanotomo e dci grossi spilloni infuocati. Alcuni espe- rinienli fallirono per non aver saputo raggiungere I'artcria: in 16 si ferirono bcnissinio i due vasi nella maniera indicata; ma con mia sorpresa neppure in un caso sono riuscito nel mio intenlo, di stabilire una comunicazione mor- bosa fra la vena e I'artcria : i due vasi si trovarono sempre nel cadavcrc ag- glulinati insieme e ciealrizzati separatamente, sebbcne si mantcnesscro pcrvii e conlinuassero a preslarsi alia circolazione. E tale ncgli animali la coagulabi- lila del sangue e la virtu adesiva del tessuti fcriti, chc abbandonando la so- luzione di continuila a sc, dobbiamo attenderci con ccrtczza il tronibo c la cicatrice. /lOO DELLE FERITE DELLE ARTERIE. Lc vone vongono nclla pralica olTcsc piii spesso dellc arlcric, e le loro fcriie guariscono prontainenlc per la leggciczza del gcltilo sanguigno cd il facile coallto dolla paielc. OUre i casi gia inentovati di ferita dclla vena e dcH'ar- teria femoralc per la fallita provocazione dclla varice, io ho fatto 24 esperi- luciiti siillc sole veiift con istromenti di taglio c da fuoco per conosccre pin davviciiio rinlluenza dclla ferita suUa condizionc del vaso cd il processo della cicatrice del medesinio. Appena in qualche caso di grave Icsionc d'arma a fuoco il tubo dclla vena per la violcnza deirinliammazionc si c consumato per diverse trallo c diviso in due monconi. In tulli gli aUri lc vene comecchc ferite ampiamcnte per piii lince od in piu luoghi, hanno conscrvato I'intcrezza del proprio cannello e si sono cicalrizzate senza fare un corso di flebite. In qualche caso vlcino alia ferita, sulla faccia interna della vena c trapelata della linfa e si e ordito qualche cencio di pseudoinenibrana: ovvero si c separata in cavitii dclla niarcia; mapiii spesso rinfiammazione fu adcsiva, mite c circo- scritta al campo della ferita con poea trasudazione di linfa plastica all'in- (orno cd un addensamento piu o meno palcse della guaina eellulare esterna del vaso. In tulte le ferite delle vene poi c maneato il trombo laterale che si suole quasi sempre riscontrare in grembo alle ferite delle arterie, e la cicatrice si i' fatta per I'orditura di una pseudomembrana nuova tra mezzo ai margini della soluzione: cosicchc le vene si cicatrizzano in modo in verso delle arterie: in questc e il grumo laterale, che quasi sempre s'inlromette come turacciolo ai margini della ferita: nolle vene manca generalmente il grumo, ed e la pseudo- membrana nuova che presenta il tessuto dclla cicatrice. Le ferite di taglio delle vene olTrono talvolta i loro margini cosi avvicinati, che essi sembrano unili per un coalito immediato: e forse in qualche caso cio ha luogo: ma in tutti i pezzi da me esaminati dispiegando leggermente la paretc dinanzi alia luce si vedeva una striscia, comunque angusta, di pseudomembrana nuova, che congiungeva i margini della ferita e ne figurava la cicatrice: queslo tessuto poi nelle grandi ferite trasversali e d'arma a fuoco con perdita di sostanza e di tale ampiezza da potcrsi distinguere ehiaramente ad occhio nudo. La pseu- domembrana in discorso si organizza eoUa piii grande celcrita nello spazio di alcuni giorni; essa incomirtcia daU'epitelio interno e finisce colla membrana eellulare esterna. L'intera pseudomembrana da principio e molle, tenera, ge- latiuosa, di facile lacerazione; maturando si fa soda e resistcnte, e I'epitclio, il quale in origine era sottilissimo, lucido e trasparente, viene a confondersi perfettamente colla tonaca intima della vena; ma siccome la membrana dclla cicatrice anchc dopo la sua consolidazione si mantiene piCi sottile, sperata alia DELLE FERITE DELLE AEITERIE. 401 luce fra i margiui disgiunli ed opaehi della parete venosa Simula un'impan- nala. Le figure 7, 8 c 9 della Tavola HI rapprescritano lo spaccato di venc giu- gulari di cani: la figura 7 offre due ferite longiludinali di lagiio a b della lun- ghezza di tre iiiieo: la fig 8 (id.) due ferite circolari cd risullate da un grosso spillone infuocalo, il quale pass6 parle a parte Ic pareti del vaso; e la fig. 9 (id.) offre due ferite di taglio, una superiore, trasversale e, I'altra inferiore obliqua f. Tulte queste ferite arrccale da Ire a quattro settimanc sono cica- irizzate nella stessa maniera; vale a dire mcdiante una pseudomembrana nuova, albicantc e scmitrasparente, che s'interpone ai margini delta soluzionc e li unisce. Ma nella fig. 9 (id.) accanto alle cicatrici e /" si scorgono i bottoneini ij h, i quali sono produzioni carnec pullulate per la flogosi dalla faccia interna del vaso. Tutti i flebotomisti sanno cbe in seguito alia flebotomia nell'uomo non si fa gencralmentc trombo enlro la fcrita della vena; che questa prestamente si ci- oatrizza per coalilo, e che la vena, quando non soggiaccia alia complicazione della flcbite, eieatrizzandosi, si conserva intalta. lo ho esaminato nei cadaver! iiinani niolte di queste ferite delle venc, in ispecie del cubito, risultalc dal sa- iasso a tutte le epochc imaginabili. Esse trovansi comunemente cicatrizzalc per prima inlenzione nella stessa maniera delle vene ferite degli animali. Quando la ferita e recente e saldata appena da qualche giorno, avvi echimosi tia la pelle e la vena, e la parete anteriore di queste it ricoperta di un dense slrato di linfa plastica, ovvero la linfa forma parecchic volte un tubercolo grosso una lenticchia, gialliecio e sodo, il quale s'inlromelte, o sovrasta coUa sua base ai margini della ferita e fa ad cssi I'uffizio di turacciolo o di cemento. Nella fig. 40, Tav. HI, si vede il tubercolo a, e nella fig. 21 (id.) si vedono i Inbercoli b c d^'i quali ricoprono la parte estcrna della fcrita della vena, cd ambcdue i pezzi sono tolti da cadaveri di ammalati salassati da aicuni giorni. La linfa essendo talvolta deposta entro la cavita del vaso vi ordisce dei nuovi prodotti, i quali rivestono e proteggono la soluzionc di continuita da queslo lato. Ma per I'ordinario il trasudamento si limila alle labbra della fcrita della v.-^na, forma un cemento tenuc e molle che le congiunge, e piii tardi prcndc Paspetto di una membrana nuova rappresentanle il tessuto della cicatrice. Queste tessuto b in aicuni pezzi cosi angusto (fig. 12, Tav. Ill, a) che i mar- gin! della parete fcrita sembrano a prima giunta in un contatto immediate : ma stirando alquanlo, si puo riconosccre chiaramente che una sottile linguetla di pseudomembrana sla sempre in mezzo ai medesimi: ed iu prova, non mi sovvengo, nciruomo come negli animali, di un pezzo, ove la cicatrice della vena ferita fosse immediata, ossia con agglutinamcnto diretto dei margini. FoL III. 51 402 DELLE FERITE DELLE ARTERIE. La pseudomcmbrana della cicatrice nella maggior parte dcUe feritc da salasso e di forma ovale o romboidalc (fig. 13 e 14, Tav. Ill), della lunghczza di due a due liace e mezzo e della larghezza massima di una linea: essa si organizza nello spazio di qualehe seltimana e si manlicne indelcbilc sulla parclc della vena a simililudinc delle cicatrici della pcllc. La prima ad organizzarsi (\ la membrana intima o I'epitelio interno, poi sulla faccia esterna di qucsto si ordisce la tonaca ccllulare eslerna. L'cpitclio si rigenera cosi perfettamente, che non differisce daU'epitelio primitive e si puo anche separare coUe molletlc; ma la seconda pagina della tonaca cellularc esterna rimane piu sottilc, per eui ad un'cpoca qualunque guardando la parcte dispiegata del vaso contro la luce, si scorgono distintamenlc i margini rcgolari disgiunti della ferila primi- liva e la pseudonienibrana della cicatrice piu grandc e semitrasparentc cbe li unisce. Esaminando qucsta pseudomcmbrana della cicatrice spogliala delle maglie ecllulari esternc al microscopio cogringrandimenti di 480 c 300, fino a 700, si scopre la sua tessitura fibro-granulare assai cbiaramente: essa con- sta cioe di uno strato di grani albicanti, rolondi, ovali ed angolosi del calibro 0.002 a 0.005. L. : ed i grani poi sono la maggior parte disposti in linee o filze Irasversali ed oblique; cosiccbc il tessulo della cicatrice si componc di fibre granulose dirette dall'uno all'altro margine della ferita e di grani inter- medii, o addossati alle fibre. In gencralc non si fa trombo sanguigno in questc feritc delle vcne umane, come suole quasi scmpre formarsi ncUe feritc delle arterie. NuUadimeno pa- recchie volte si riscontrano nel cadavere piccoli grumi agglutinali alia faccia interna della cicatrice, varii di forma e grandezza, e fiottanti entro la cavili del vaso, come si vede appunto nella fig. 15 della Tav. Ill, ovc il piccolo trombo a sodo e resistcnte, di forma clavala, della lunghczza di 3 linee, col suo pic- ciuolo aderisce al mezzo della cicatrice b, e pende liberamente entro la cavita della vena. Quesli Ironibi debbono in progresso smaltirsi per assorbimenlo. Ma piii volte nolle vene recentemente salassatc con moltiplicila di feritc io ho trovato un trombo cilindrico della lunghezza di 6, 10, 15 linee, il quale nel luogo della ferita riempiva perfettamente il tubo della vena (fig. 16, Tav. Ill, a b): e non si puo quindi dubitare che in simili casi il vaso resti a perma- nenza oblilcralo. Io ho dctto, die di rado nei bruti alle ferite delle vene conseguono infiam- mazionc c suppurazionc diffusa, cosiccbc in essi Ic vene non si mostrano gran fallo pill infiammabili delle arterie. Cio che sarebbc in perfctta contraddizionc colPuomo, appo il quale le vene si rilengono dispostissime alia flebitc. II fatto palologico della flebite nciruomo e cosi dimostrato^ che non ammette dubbio. DELLE FERITE DELLE ARTERIE. 403 Mil 111)11 si |)ii6 del jiari negarc clie il niedcsimo non sia stalo sommamcnlu osageialo c rilcnulo piu facile e frcquente chc realmcntc non e. Nelle fcritc aceidcnlali c nolle operazioni crucnte le vene vcngono offese cosi di spesso dolle arlerip, c nuUadimeno rare volte esse soggiaceiono all' infiammazionc dif- fusa: nella disainiiia di un gran nuiiiero di pezzi, appena in alcuiii ho potuto scopiire quesla complicazione. In mezzo a lanle (lebotomic chc ogni giorno si pralicano, la flebite non si sviluppa clie in casi parlicolari e per circoslanze favoicvoli a qucsto accidcnle. Sopra ^50 nionconi di aniputali da me dissecali, appena in 16 trovai la flogosi suppurata delle vene diffusa fino alia radice dcl- I'arlo. Per I'ordinario le maggiori vene recise non sono infiammate e marcile cho all'cslremila, o pel trallo di qualclic pollice al di la della ferita. La stcssa lU'liilc del salasso sovcnle e circoscrilla ed innocenlc, e veramcnte poclii sono i lasi di dilTusione della medcsima a tutto il sislema venoso dcU'arlo. Questi falli non eontraddicono la realli della flebite trauinalica diffusa, grave; ma dimostrano sollanto, che essa k stata mollo aggrandila dai modcrni scrittori, e che gli esenipi che si citano sono cavali da una nioltiludinc di casi dello stesso genere, i quali non avendo presentalo la complicazione, di cui parlo, si tra- sandarono. Larrey (i) avea gran timore della ferita posleriore della vena sa- lassata, come quella ehe puo provocare infiltramcnti sanguigni, ascessi c gan- xrena, il che e esagerato: inoltrc io dcbbo dire, che in un gran numero di llcbolomie riscontrate nei cadaveri, poehissime volte ho trovalo ferita la pa- role posteriore della vena, ci6 che ridonda in lode dei flcbotomisti. Del resto l.arrcy »■ dclla stessa opinione di B. Bell, che le feritc delle vene sono in ge- iiciale di poco pcricolo e chc esse rare volte danno luogo a sinlomi gravi (2). (I) Op. cii. T. II, p. 112. (•>) 1$. Boll. A Systein of Surgery Vol. V, p. 13'i. Edinb. I7hs. '■ l"or these reasons, wounds in the veins lical with more ease and are attended willi lc,a dal trombo laleralc. Fig. 1 4. Riproduce la figura precedente maggiore del vero. Fig. 15. Carolidc sinistra del cane precedente aperla, con due ferile opernic da sei giorni medianlc uno spillonc rovcnte. (Esp. .Will.) b: ferita d'ingresso. c: ferita d'uscila cliiusa come la precedente dal trombo lateralc. d: trombo inlerno di forma eoniea, il quale al di so|)ra delle due fcrite iiigombra una inetii del lumc delf arleria. Fig. 16. Carolidc destra di un cane aperla, ferita da scdici giorni medianlc mi bottoncino di ferro rovcnte. (Esp. XIX.) a: fossella della fcrila lappezzata daU'epitelio riprodotto e eliiu.>a dal trombo. Fig. 17. Carolidc sinistra del cane precedente, ferita contemporancaiiieiiic c ncllo slcsso modo della destra. (Esp. XIX.) 408 DELLE FERITE DELLE ARTERIE. b: fosscUa della ferila velata daU'epitelio riprodolto e chiusa dal trombo. TAVOLA 111. Fij!. 1. Carotide sinistra di im cane, ferila da cinquanta giorni con vnio spil- lone rovente. (Esp. XX.) a: bucolino circolare capacc della testa di uno spillo, spogliato dcirepitclio ed aperlo per mancanza di trombo e di linfa. Fig. 2. Carotide destra del cane precedente, ferita nello stcsso modo e tempo della sinistra. (Esp. XX.) b- fossella circolare della ferita velata daU'epitelio e chiusa dal trombo. Fig. 3. Carotide sinistra di un cane ferita da Ire mcsi con bottoncino di ferro rovente. (Esp. XXI.) a: appendice conica del trombo laterale che fa turaeciolo alia ferita. Fig. 4. Carotide destra del cane precedente operala da sei mesi nello stesso modo della sinistra. (Esp. XXI.) a: fosselta della ferita velata daU'epitelio e chiusa dal trombo. b: cencio di pseudomembrana nuova che ostruisce parte del lume deU'artcria. Fig. 5. Carotide destra di un grosso cane, ferita da un anno con bottoncino di ferro rovente. (Esp. XXII.) a: fossetta superstite della ferita chiusa dal trombo e coll'cpitelio h dislaccato e rivolto in giii. Fig. 6. Riproduce la figura precedente ingrandita. Fig. 7. Vena giugulare di un cane aperta con due ferite longitudinali di taglio arrecate da tre settimane mediante il lanotomo. (tb: ferite cicatrizzate e chiuse dalla pseudomembrana nuova. Fig. 8. Vena giugulare di un cane da quattro settimane passata parte a parte merce un grosso spillone rovente. c (1: ferite circolari cicatrizzate e chiuse dalla pseudomembrana nuova. Fig. 9. Vena giugulare di un cane, con due ferite di taglio arrecate da un mese mediante il tanotomo. e; ferita trasversale di taglio chiusa dalla pseudomembrana. f: ferila obliqua di taglio ciealrizzata nello stesso modo. ij: bottoncino carneo bilobato puUulato dalla faccia interna del vaso al di sopra della ferita superiore. Il: bottoncino cameo pullulato accanto alia ferita inferiore. DELLK FERITE DELLE AUTERIE. 409 Fig. 10. Vena cefalica di un cadavcrc uniano salassala. a: Uihniolo di liiifa plaslica, il quale cliiude la f(Mila del salasso. Fig. M. Vena mediana basilica di un cadaverc iimano con lie ferilc da salasso. bed: lubereoli di linfa plaslica, i (juali cliiiidono eslcrnamcnlc le trc feritc del salasso. Fig .12. Vena cefalica di un cadavere umano aperla e ferita dal salasso. (I: rinia angusla della ferila, cliiusa dalla pscudonicnibrana ddla ci- catrice. Fig. 13. Vena del cubilo di un cadavcrc umano aperta c ferila dal salasso. o: rinia della ferila cicatrizzala c cliiusa dalla pscudomcnibrana iiuova. Fig. 14. Vena del cubilo di un cadavere umano aperla c ferila dal salasso. b: rima della ferita chiusa dalla pscudomembrana della cicatrice. Fig. 15. Vena niediana di un cadavere umano ajjcrla e ferita dal saFasso. «.■ piccolo Irombo di forma clavata il (juale pende in cavila e s'in- serisce col suo peduncolo alia pscudomembrana della cica- trice b. Fig. 16. Vena mediana di un cadavere umano con pareccbie ferite da salasso e cliiusa inlcramcnlc dal tronibo inlerno a b. Fig. 17. Arteria fcmorale destra di una cagna operata col taglio da quallro mesi. (Esp. XV.) a b c: vasellini inicltali a coUa c cinabro, i quali dalla tonaca fibrosa vanno coi loro rami al nodo del trombo. Fig. 18. Arleria fcmorale sinistra dell' animale precedenlc operata parimenle col taglio da quattro mesi e rapprcsentata piii grande del vero. (Esp. XV.) a a: trombo ingrossato coUa superficie gremila di vasi come si vc- dcvano attraverso la lente. Fig. 19. Disco di una cicatrice dell" arleria fcmorale di un cane, ferita da ire mesi, colla superficie gremila di vasi, come apparisce colFin- grandimenlo 36 del microscopic. (Esp. XV.) / o/. ///. 52 .VrtH.'tn- */*•//■//('. /r/////A/ /..'//f/f./f.Ai A ■ ■■'•■■ •■. - l/ftnMfri,- f/i:// y /f. f^'ti/ii/tf Ai>//i/i,iri/t' Vo/ m 7u„ // a ^ o' A. Mrntdfrt^ t/f/i'/.fi./o'titittif /,ifnt^ar,/4* fU /// '/'ax, M J0 iS V <^mf' ■/t^V**™ lAy SUL GYMlNyiiTRON CAMPANULA SCHOJS. Dl GASPARE BRUGNATELI.I. Leila iH'iradun;iiiz:i del gioriio 7 a);ostn lotjl. 11 curculionilc della campanula, gymncetron campanula', fu scello dalPcsi- niio illustrator dc' Curculioniti, Schonhcrr, ad csscr tipo dclla seconda stlrpc del suo gcnere (jijmnwlron, cd (■ un ben nolo inselto che, com'egli dice, abita in tulla Europa. (Sclionhcir.Z)w/)OS)7./l/e//iorf. C!» cariince Olivier. NOTA SUL GYMN.ETRON CAMPANUL/E. 415 Verso la fin di luglio si irovano larve e iiinfe di gimnctro nc' frulli del ver- basco, cd agli ultimi di lugiio, a' primi di agosto, c fin anche alia metk di scllcmbrc, come vidi in (|iiesl'anno, la niiifa si muta in insoUo peifetio, o fio avvicn ani'lie so vcnga lolla I'liori dclla capsuia del vcrbasco; TinscUo appcna forniato lia un rosco o carnco colore die poi s'imbnina. Le capsule di vcrbasco die danno ospizio ai ginmctri non ne son deformalc. Se ne trovaiio nd luglio di forale c vuole, forse perclic uscilone il ginnielro, ma pill |)n)l)al)ilrncnlc pcrdic uscilone un imenollcro jiarassilo die visse a spese del gimnelro, e die vidi uscir fuora da alcune dellc capsule die chbi a lompere. Quanto al gimnelro, cio die mi avvenne al solilo di osservare si e die cgli stesse cliiuso ndla capsuia del vcrbasco gia indurila e falla legnosa. Generalmcnlc quesle capsule, fallc come sono di due valve, c inaridile dal calore eslivo, si fendono per dar uscita ai loro semi; che se io ne Inconlrava alcuna non apcrta, cio mi dava speranza die dcntro vi fosse il gimnelro. Sjiesso jiero la capsuia, benclie cliiusa, non conlcneva altro die i semi, e qual- die volta m'avvenne di Irovare il gimnelro in capsuia gia fessa. Ma per lo piu, ripelo, ncUc pianlc non isfornile di gimnelri, io li irovava cnlro Ic capsule die reslavan chiusc, quando gia Taltrc erano aperle per separazion delle valve. L'animalc occupa rinlerna capaciu\ di una valva, alia cui curvil^ ben s'a- datla r ovale suo corpo, I'allra mela e occupala da una maleria gialla e irila. escrcinenlo dell'insetlo die si soslcnto consumando i semi. Per altro alcuna ca- |)sula dimoslio alcun rcsiduo de'semi, c deirinlcrno Iramczzo; ni'occorse una capsuia eonlencnte due gimnelri ad un tempo. Quesli gimnelri. cliiusi nclle delle capsule del vcrbasco, vi comporlano gli ardori dclla stale, i rigori del verno, sopili in lal letargo che scmbra andie procederc da quel loro slalo di redusionc : al Irarli fuori del loro careere slanno un colal poco imniobili, poi si riscuotono c si danno a camminare: giova a ravvivarli il fialare sovr" essi. II gimnelro di primavera e assai piii vispo; manlcnulo in luogo chiuso non dura a lungo, e nuiore. I primi gimnelri che trassi da capsule di vcrbasco, furon raccolli ai primi di scUcmbrc, in tempo caldo, dope lunga siccila, e da verbaschi siluali in luogo arido e solalio; ne raccolsi poi anche nd dioembre c gennajo segnenle. dopo forli gcli, c nondimeno, tralli fuori dellc lor capsule, si riscosscro a vita. Da cajisulc poi conservalc in casa li eslrassi vivi anche nei mcsi seguenli. La pianta del verbasco, inariditasi neU'aulunnOj cade a Icrra e si consunia, e in allora i gimnelri devono alfine trovar inodo di uscire dai loro carccri e 414 NOTA SUL GYMN ETRON CAMPANUL;!'.. iusiiumrsi lu-lla terra, per lilornar poscia alle pianle di verbaseo iiovelld, c alVular I" ova aj;li <»varj delle medesime ai tempi della lioritiira. Dalle cose diseorse risvdia elie il gt/mnwlrnn ntnipamiltv non e il rurculio vaiupanulw di IJiinco, e devc esserc alliimenli denominato-. e clie quest" insetto lie diniostra. nel pevfello sno stale, un sin«olavc esempio d'incaroerazidne e Inrpore. SDLL' OMOINIMIA DE' FIUMI DKLL ITALIA SETTENTUIONALE E DI QUELLI DELIA 1 KANCIA JisDciiiotvcu DELL^ INGEGNERE ELL\ LOMBARDINI Leila iicir .idunanzn del glorno II dicvmbru lutii. i^ul lerminare dcllo scorso anno academico, dopo die ronorcvolc doll. Rossi ('bl)c ad inlrattcncre TI. R. Isliliilo colla lellura dclla prima parte di una oru- dila Memoria contcnenle una serie di quislioni istorichc inlorno agli anlichi Ilaliani in rapporlo ai monumenti recentcmcnte scopcrli, diedi un breve eenno di alcunc indagini falle ne' miei sludi idrografici, dalle quali risullava la cor- vispondenza dei nonii di niolti fiunii della Francia c di quclli dell" Italia sel- tcntrionale, fatlo elie poteva averc qualche relazione coll' argonicnto di quclla Memoria. In allora I'elenco degli omonimi si limitava a circa quaranta liumi deirilalia, ma diclro ulleriori ricerclie esso si e accresciulo a molli doppi. Cio poi che viene a ricscirelanto piu inleressanle si e chc un numero eonsidcrc- vole di lali nomi gallici o ccllici inconlrasi in regioni nellc quali dopo i piii reccnli sludi storici sarebbesi escluso il soggiorno di popoli di quella razza. A fine di porgere qualche idea del grado di confidenza chc merita il mio la- voro 0 dclla inaggior cstcnsione di chc puo essere lultavia suscellibile, acccn- neri) ianunzi tuUo le fonti alle quali ho allinlo. Le grandi e pregevolissirae carle topograCche pubblicale dalll. R. Isliluto (ieografico pel Regno Lombardo-Venelo e pei Ducali di Parma e Modena, le quali vanno ora eslendcndosi ai territorj Pontificio c di Toscana . mi sono state di niolto giovamcnto. Avrci soltanlo desiderato in esse i nomi di che sono man- 4i6 SL'Li; OMOMMIA DEI FIUMI canli molti lonciili o valli, c clie polcvansi sicuranicnlc ricavarc dalle iiuippe ccnsuaric, Ic (juali in generalc scrviiono alia confezionc di quelle carte, in quanto conccinc il loro deltaglio. Pel Picmonte e per una parte della Francia mi sono prcvaluto della recente carta delia Svizzera di Wocrl, di quclla delle Alpi occideiitaii pubblieata nel 1831 dal prefato I. R. Istituto Geografico c di un foglio ill iscala pressoelii'. eguale della Francia meridionalc. Ma pel rinia- ncnlc della Francia dovctti limitarmi a consultarc sole carte general!. Altrct- tnnto ho doviilo fare per le Isole Britanniclie, ovc Iio estese Ic niie riccrche, sifcome scde esse i>iire della razza cellica, giovandomi pero in pari tempo di copiosi dizionarj geogralici e di opcre sulla navigazione interna di quel paesi. Qualora mi fosse dalo di eonsultare anche per cssi altre carte maggiormente dcKagliale, e verisimile die ahbia a rinvenire gli omonimi di molti lUimi, i cui iionii scmbrano essi pure di origine gallica o celtiea. Tali parrcbbero per esempio nclla Valle delPo, IS'ura, Ltira, Panaro, MoUjora, 3/argorabbia, Tre- sa, Melezza, ec. Pel eonfronio dci nomi mi sono in generale altenuto piultosto al loro suono, cho non sia alia loro ortografia, avendo eziandio speciale rigiiardo ai nomi volgari o dei dialelli, chc dovrebbero maggiormente approssimarsi al nomc originario. Nel Prospello generalc qui unito si indicano i nomi gallici cui si contrap- pongono gli omonimi italiani, con annotazioni a pie di pagina, ove principal- mente si aceennano anche quelli delle Isolc Britanniche e della Spagna setten- trionale. Esaminando ora la regionc deiritalia nclla quale s'incontrano que' nomi cellici 0 gallici , vedesi al di qua deirApennino estesa a tulla la Valle del Po ed inoltrarsi per una parte nel Veneto oltre al Tagliamenlo, e per 1' altra a) (•onfine della Gallia Cisalpina presso Rimini, dopo il qual punto se nc scorgono aieuni aiicora siil lilorale deirAdriatico fino ad Ancona. Per tutla la valle del Po, che lermina coll'Adige, tali nomi si vedrebbero applicati anche ai fiumi niaggiori; ma avanzandosi nel terrilorio Veneto si limiterebbero gcneralmente !ii soli influenti secoiidarj e s'inconlrcrebbcro in minor numcro. Se la eosa si contcnesse entro gli cstrcmi prcacccnnati, potrcbbe sii|)porsi chc r origine di tutli que' nomi fosse posteriore all'invasionc dei Galli, avvc- nuta sotto la condolta di Belloveso ai tempi di Tarquinio Prisco. Ma, partcndo dalla Lunigiana. e precisamcnte dalla Magra, e scgucndo il versante occidentalc ileirApcnnino fin dove cstcndcsi la Toscana, troviamo cola jiure in numero eonsiderevole nomi di fiumi indubbiamente gallici, de' quali presento un Pro- >pelto parziaic in appcndice a qucllo generalc summentovato. deli; ITALIA SlXri: NTIIIONALE, ECC. 4 1 7 Quanliinquc poi non siensi rilrovali i loro omoninii f^allici, pure pariplibeni tali anclic quelli dci soguonli liunii (iclla Toscana : Gi'eve, Agnu, Graina , Farnio, Stcrza. Trczza, Malena, Levisune, Hesco, RotjliOj Pesa, ec. Mciilre |)cici(') si pii6 tlirc die tanlo per la valle del Po^ qiianto per la To- scana, i nomi della pii'i parte de' liiimi clic cosliliiiseonu il sisteiiia idraulieo di quei paesi soiio gallici o cellici, inoltrandosi invcce al di la del confine di quesla verso il T(!vere neli'ltalia mcridionale, essi cessano del lulto, menu qualelic rara eccczionc da considerarsi siocome accidenlalc. Per lal niodo verrebbc provato clie indubbianientc la Toseana c stala un tempo occupala da una popolazionc ccltica. E cio sembra aver avuto luogo , non gia |)er seniplice conquisla, ma per immigrazione, colla contcmporanea espulsionc del precedcnli aliilatori di quel paese, in guisa da eaneellarsi quasi ogni Iraeeia dei nomi de' luoghi e dei fiumi, chc venncro di poi dati dai nuovi oecupanli. Quei popoii rozzi non polevano penelrarc cola dall(> regioni donde parlirono senza seguire la via piii facile di terra quale si e la valle del Po, die dovrebbe esscrc slala occupata per la prima. La valle della Sieve, ovc maggiormentc frcquenti sono i nomi gallici, i)otrebbc essere quclla per la quale essi effettua- rono il passaggio dalla Valle del Po alia Toscana. Consullando le slorie, vedianio rcndersi polcnti gli Elrusclii in Italia circa dodici sccoli avanli Tcra eristiana, contemporaneamenlc cioe alia guerra tro- jana, ed occupare la Toseana intorno a quel tempo dojto averne cspuisi gli I'lubri, die si riliraroiio nelle jiiii alle regioni deli'Apcnnino e sul versantc oricnlale di qucslo, luoglii cbe conscrvarono in parte il nome di Umbria. Gli Elruschi estcsero di poi il loro dominio nella Valle del Po, ove fonda- rono ragguardevoli cilta e lasciaroiio traccc dcirincivilimenlo die essi vi ap- porlarono iiisicme alia conquista. Sci secoli circa innanzi I' era eristiana ne vcnnero quindi espulsi dai Galli colla preacccnnata invasione solto Belloveso, conservandosi per altro nel possesso della Toscana. E siccomc si ha la certczza die i nomi gallici dpi fiunii di questa non vcnnero dati dagli Etrusdii, ne con- segue die 0 gli L'inbri, od i prcdecessori dcgli Umbri, dovessero essere di razza cellica (*). Tutti gli storici concorrono ad indiearci gli Umbri siccomc un popolo potenle die avcva estcsa la sua dominazionc oltrc TApcnnino ndla Valle del Po. Gli (*) Qualora la niia prciposi/iionc non si ammeltesse in qiiesli termini , diro clie gli Umbri, od i prcdecessori degli Umbri, erano della slessa razza di que' popoii che diedero il nome alia pill parte doi liumi della Franeia e della valle del Po. /'ol. III. 63 /i 1 8 SULL' OMOMMIA DEI FIUMI ciiulili peraliro, aH'appoggio di iscrizioni altiibuilc agli Umbri, cscliulerebbcro ora riilea rlie cssi fosscro di razza ccltiea, dacclio il loro linguaggio si appros- simcrebbe a quello di altri antichi popoli d'ltalia. Quando cio fosse, gli Umbri, i:hc gli Elruschi scacciarono dalla Toscana undici secoli avaiUi i'cra cristiana, Mvrobbcro doviilo alia loro volta, o scacciarnc anleriormcnlc la popolazionc cclliia che li prct'cdctli! e che diedc il noine ai fiunii di quel paese, o sovra- l)orsi ad essa eolla eonquisla in guisa di cancellare uiio tie' piu dislintivi oa- ralleri nazionali, quale si e quello del linguaggio. Estraneo agli sludj slorici che si ricliiedono per simili rieerclie, laseio agli (Mudili la decisione, se fia possibile, di questo punlo, il quale risguarda epoche I'olanlo remote pereui finora non si lianno che semplici congetUire. A me basta di avere rilevato nn fallo ehe verrebbe, se non a provare, almeiio a dinio- slrare con ogni verisimiglianza csservi slata ueiritalia seltcnlrionale allra in- vasionc dci Galli o Celli di lunga niano anteriore a quella avvcnuta soUo Bel- lovcso e che alia prima possano in gran parte altribuirsi, non solo i nomi de' fiumi e de' luoghi, ma I'originc eziandio di moiti popoli dc' quali non rimase alcuna memoria posiliva, c che taluni cliiamarono col nome gcnerico di Abori- Prnspello generate del fiumi onwnimi della Francia e ddV Italia sellenfrionale. NOMI DE' FIUMI Gallici. IiaiAM. ./doii. Agoute-Tani. ./ilaiia. CMiesc cd 0- glio. ./(lour. Pirciiei orcid. .Jihla. Po. ,/ii(k. Pironci occid. Jdigv. Adrialico. OMe. Alia Loira. Jmlciia. Magra. yJgotil.Tarn c Garon- ^(/orcrt.Tagliamenlo. ne. ./in. Hodano. Lima. Brembo. y/nio. Serchio. ./ire. Arvc e Rodano. Era. Ainu (I). y/iron, Loira. NOAH DE' FIUMI G«LLICI .^/rc. Iserc. ./yr. Aisnc. ./isitc. Oise. iTAi.u.vr. Eaino. Adriat. prosso Ancona. Esiito. Lario presso Varcnna. Aissv. L. di Boiirgt't. Etsc. Cliiana a deslra. Euc. MoscUa. £sse. Id. sinistra. Ancn. Allier. .Inza. Toce. y/iiiv. Loira a deslra. yjnza. Tagliaincnlo. Alice. Id. sinistra. //)iro/«. Ccno c Taro. deli; ITALIA SETTENTIUONALE, ECC. 410 iNO.MI DE' nU.MI Gallici. Italu:ic mm DE' F ILMl ItaLIAMI. GlLLICI 0 CCLTICI. /fnnm. Tor. Verde c Magra. I.aiKnna. Id. Fnra. Magra. j-htdcnu. Id. /henza. Modil. ^■Jiiser, od Usa\ an- tico nomc del Scr- pliio. .4nio. Scrcliio. Toirile. Id. Tora. Maremnie Pi- sane. Orcina. Id. floiiua. Peeora c Me- ditcrranco. V. Arnon, Larn. V. Ance. V. Vara, Vareze. V. Aiide. V. Avence. V. Au/c. V. Ain. V. Tlioure, Tlioron. M. V. Ource. V. Rh6ne. I'ulte deW Ombrone marilthm. Ombronc. Medit. Lanzo. Onibronc. Arbin. Id. Arbiola. Arbia. Sorra. Id. Bkna. Id. Orcia. Ombrone. Asso. Oroia. Rosia. Ombrone. Mersa. Id. /irnano. Mersa. Number. Ingliilterra. V. Anee. V. Arvc. Id. V. Sor. V. Biiinne. V. Ource. V. Asse. V. Rcii.^^e. Mcr.'ey. Ingh. Liver- pool. V. Arnon. Dall'Ombronc al confine toscano. Oxa. Medlter. V. Auzc. Eha. Albcgna e Me- V. Elz. ditcrraneo. Olli-c it confine tra la Flora e la Maria. Arrone. Mcdiler. V. Aron. Fol. III. Arno. Mcdil. Zumbra. .\rno. Era. Id. Tosolu. Roglio ed Era. f^inau. L. di Fiiccc- cbio ed Arno. Nieiolc. Id. Etrola. Eiisi. Evola ed Arno. Orlo. Id. El. id. Arno. Drove. Id. Ansano. Arno. Ormc. Id. fat d'Arno. V. Arnon. V. Sanibre. V. Aire. V. Touchc. V. Vence. V. Nievre. V. Evre. V. Ance. V. Orle. V. Elz. V. Drop!. V. Ance. V. Donne. ^Kjana. Pesa edArno. Snck. Irlanda f. ; Val- sugana, IJrenta. Ombrone. Id. Ilumbor Ingli, Ekana. Ombronc. V. Elz. Fbmo. Id. V. Vence. Marnia. Bisenzio ed V. Marne. Arno. Fiwjone. Arno. Ema. Grevc cd Arno. Sambria. Amo. Sieci. Id. Sieve. Id. Eha. Sieve. Slura. Id. Lorn. Id. jVosiia. Id. Ambra. Arno. Oja. Id. V. Vincou. V. Hem. V. Sanibrc. V. Seiche. V. Sevc. V. Elz. .Sconcing. Avon (2*). V. Loire. V. Meuse. V. Sarabre. V. one, Ocil. Val di Chiana. riiiana. Clanis. V. Glane, Gain. Esse a deslra. Esse a sinistra. Lota, f'iiujone. Aslrone. V. Aisse. Id. V. Lot. V. Vincou. V. Esteron. 54 426 NOTE. (0 Ere, (. dell" Ingliiltcrra ncl Dcwonshirc ; ^lire, id. ind. dfirilundHT. (2) Scinbra die Lmizd derivi da .Inza coll'ag- giiinla del siio arlieolo /,'. (s) Mrihi, Balkan iiella TuiTliia Europca; .Inl, L. (lella Scoiia ; JnUu , (. della Siria. (4) Secoiulo il Biillcl ( .l/rz/ioiifs Celliqucs) am in eellico sigiiilieliercbbe idn/d , ra'vnia (Vcdi Maz- loni Tosclli. Oritjinc dcllii lingua ituliana. Bolo- gna, 1831). (ii) Sembia clie da qiicslo nome sia derivato quello di Ozzcri clie nella piaiuira Liiccliesc bagnala dal Serchio si da ai pii'i grandi cnlalori. (0) Sccondo lo slesso Itullcl (Mazzoni, Dizionario (iailo-llal.) .-/viH, ./COM in Bretlonc si.iniliclierebbc /iiiHiCj ruiiivi. Si lia un fiunie ./I'lm neiringli. e Ire >e ue hanno nella Scozia. vi c il f. .Vw s in Poilogallo. tcirse ne deriverebbe anelie il nome di .h-cs dalo ncl Milanese al primo siralo d'aequa soigcnlc chc s'in- conlra sollo il snolo. (7) rioriiic in franeese polrebbe derivaie da fii- lie/f d'OniWj frase usilata in Fiancia. (0) Ledru, Ledro sembrano deiivali da Edra, Edro, coll'aggiunla dell'arl.L'. Edia poi pairebbc derivata da Kidic colla sincopc della prima r, come vedrcmo pralicalo per allri nomi. (a) V. la nota prccedcnic. (10) Eire sincopala, come alia iNota (b) si sa- rcbbe conierlila in iVi., dcrivandone il diminuli\o tVo/rt. (11) Sembra che anclie questi nomi dcrivino da .Hen. Vedi nota (0). (I a) Ness: finmo e lugo delTAlla Scozia sulla di- rezionc del gran canale Calcdonico da cui Irae il nome Int'criH'SS. (13) Cinsia la nota (a), iViorc si sarebbc sincopala !• convcrtita in A'dne, da cui sarcbbesi derivalo il diniinulivo AVci'o/a 0 SS'in'ulc. (m) In conlallo di qiieslo ramo del Po ed a mi-la circa del suo corso lla\^i un borgo dello Mcdclumi, die sembra dcrivarc AiMvdia Olunn. Si polrebbe per avvcniura arguircdic anehe ;l/i(/i()/iin«Hi dcrivassc da Mcdiii Uloiin, per lacircoslaiiza die 11 fiume di lal nome a circa la niela del suo corso veiine diverlito verso qnesia cilia. Ma siccome vi sono in Francia pa- recclii Uioglii col nome di Milan e Melaii, |)are pii'i nalurale la derivazJone da quel nomi gallici die noii sia Pallra con iiiodo latino. (IB) Vedi la nota (7) per la derivazionedi Dome da Ornc. (10) II Mazzoni, opera cit.,deriverebl)e JIavone da ,/i'uH, riviera, e da ./(', arlieolo gallico sincopato in ;-. (17) Hen in Brellonc signirichciebbecojrciifc (Maz- zoni, Dizionario Gallo-ltal. ) (18) Sembra die la radicale gallica sia Jmhrtij yliiiOrOj convcrtita in Sanibra e Lambro, coll'ag- giunla dcgli arlicoli gallici sincopali S, L. ( I ») Qiiesli nomi sarebbero dcrivali da .Iven, Acnn, coll'aggiunla dell' arlieolo sincopato S (nola (o)) (Mazzoni, oper. precit.) (20) La conversione di Sctre in Sioc cd in Sieve sarebbeanaloga a quelle di Efrc c di A'lwre di ciil alle note (10) e (13). (21) Sccondo il Bullet, Tar in gallico significhe- rebbe inipeluoso, c 7'(ir- 7'«r ne sarcbl)e superlatlvo in qiiella lingua (Mazzoni, Dizionario precitato). II Tiirliiro delta pianura manlovana c Veronese sa- rebbe pero tutraltro die impeliiasissimo. Se Dan significa pure (■«)■)•('«/(■ e Tur iminhutm , il nome di TarhiHO trovercbbesi meglio applicalo at Tor- rente della Valtellina. (22) Tees zz Ingliil. nel Cumberland. 'J'eilli 0 J'ealU ~ Scozia. Tejo o Tmjo — Porlogallo. 7(sf»oz:Terrilorio nel Tirolo ilaliano in Vat Malevc, inll. del Brenta. (23) I cur, f. d'Ingliillerra presso Durham. (21) SiDUr. Id. Orwcl. presso Harwich. Sliitir. Id. Conlea di Kent. 427 NOTA AGGIUNTA Lcllu n('ll\\clun;iiii:;i del ginriio I r> iiKiggio I sit! dell' I. It. Istilulu. Mlorclit- |)icsonlai a qucsto Corpo accademico un Piospctto dogli omonimi tie" fiuiiii iloiritalia settenlrionalc c dclla Francia, notai conic dovessc esser di qualclic inipoilanza il falto da me acccnnato clic molli di que' nomi s'incon- travano nella Toscana. Imporciocclie nc inferiva che la loro originc sarcbbc slala nntcrioiT aH'cpoca in che {;li Elrusclii si inipossossarono di quel paesc. la quale lisale prossiniamenle ai tempi della gucira trojana. Avendo di poi esaminale aleunc carle dell'Asia, !io rilevato clic parecclii di quegli omonimi tiovansi nella parte media di essa, dal Caucaso al mare del Giapponc, e par- lieolarmcnte nel corso superiore dc' grandi fiunii die, traendo ivi la loro ori- giuc, si geltano nel mar glacialc, quali soiio I" Obi, ilJennissey, il Lena c nel bacino dcll'Amur. Sembra quindi cbc I'origine di una parte di que' uomi risalga ai tempi rc- motissimi ne' quali, giusta T opinione gcncralmente ricevuta, le popolazloni dell'Asia di mezzo si versaroiio suirOccideiite. Non sarebbc per altro tolto con questo, che la piu parte di cssi nomi avessc a derivare da successive eniigrazioni di altri popoli che dall'occidcnle si get- larono sulP Italia andie anlcriormenle ai tempi slorici. LasciaiwJo ai dolti la cura di discuterc come cio possa csscre avvcnulo, in relazionc eziandio alia corrispondenza che per avvcntura vi fosse fra que' nomi e Ic linguc conosciule, mi liniitero, come di solilo, alia semplice esposi- zionc dei fatli, offrendo 1' annesso Prospctto clic si lega coll'altro di gia pre- scntato. Ghori. Influente dcH'Amou-Dcria e del mare d'Aral. Core/n. Jennisscy; Goro. Gaunis, antieo ramo del Po. //('. Lago Tenghis; 111, Reno. Kerin. Amur; V. Cher, Cherio. //ora. Amur; V. Aure, ccc. Lora. L. Zereli nel Caboul. V. Loir, Lora, ccc. Aura. Al sud deH'Obi, L. Kurgaldsliin; Nura, infl. del Po. Olan. China scttcntrion. Oulon. Jennisscy. V. Olonne, Olona ed Olana. Onghin. F. mcditer. dclla Mongollia; Oiujhe. Amur; Ongina, Po. 428 NOTA. Oium Olckna c Lena; OuH, steppe prcsso la foce dcU'Ural-, V. Ocil, Ogl.o, 0.. Orkhon. L. Baikal e Jennisscy, Ourga, idcnr, V. Oureq cd Oreo. Ourson, i'rsu. Amur. V. Ource. OHsa. Pclchora e mar Glacialc; OHscn, mar Caspio mend.-, Ouze,, m. d A.al. V. Auzc, Osa. Owda. M. d' Okhotsk. V. Audc. Sinia. Obi; V. Seine , Scnio. Sham. Mar Giallo; V. Sarre. Tara. Irliscli cd Obi", V. Taro. Tcs L. d-Aubsa, f. medilcr. V. Tccb, Tesa, Tcsina c Tes.no. Torn, al sud del Caueaso", Toura. Obi; Toro. Amur; V. Tliourc , Toi-a. Tom. Caspio; V. Touchc, Tocc o Tos. is. Jennisscy; Ussum. Amur. V. Usse; Uso. CASO SlNGOLAKt; DI VERTEBRE SOPRANNUMERARIE ARTICOLATE COLL' OSSO SACKO ils. D I LUIGI PORTA I.L'lla neir adunanz.i dcU' a gcnnujo loits. L cmbrionc uniano ncf suo sviluppo non precede scmpre rcgolarmenle, ma per cagioni d'ordinario sconosciute , dcclinaiido dal corso naturale , lascia nel corpo dcllc impcrfczioni, le quali dcformano, fanno impotcnza, od esscndo in- compalibili coUa vila, si rcndono presto o tardi Ictali. Non avvi organo, o si- slenia, non tcssuto dure o niolle del nostro corpo, elie non offra esenipj di aberrazioni, niancando in lolalila od in parte, cccedendo pel nuniero o la mole, 0 deviando dalla sede, dalla forma, o dai rapporli natural!. Cosicclie il numcro delle anomalic e mostruosila primitive o congcnite dell" organismo umano e grandissimo; e le medesime lianno dato luogo ad una scicnza speciale, la quale sotlo il nome di teratologia Ic lia raccolte c classificatc secondo la qualila o la particolare nianiera di forniarsi del vizio. Per la verita, non semprc quesli vizj disturbano P economia aninuilc, o fanno seoncczza palesc, quando cioe non ledono le funzioni piu importanti e giacciono nelle interne parti. Ma quando sono alia superfieie, sebbene innocenti, portano quasi scmpre delle defhrmila spiacevolissime, le quali e vcnlura, se in aleuni casi si ponno correggere mc- diante la protasi, o la chirurgia operativa. Non e quivi niio scopo di pariare delle anomalie in genere die dcturpano il nostro corpo, nc dei mezzi clie rarlc adopera per la cura, ma di farconosccrc un caso singolarc di vertebre sopran- numcrarie cresciute per vizio eongenito dietro la pclvi e rojjerazionc che io ho intraprcso per la loro demolizione. ^i30 r.ASO SINGOl.ARE 01 Vl'RTKBRl- SOPRANMIMERARIE Ina giovano conladina doll' isola di S. Anloiiio in Oltrcpo, Maria Rostelli, di •21 anno, I'lilio lo scoiso niaggio nella Cliniia I'liirurgioa di Pavia per un voluminoso lumoic, il quale poilato daila naseila faccva lisallo al di diclro deir osso sano. Qiiesto liiniorc, come si scorgc nella lavola 1 <|ui iinila , era di forma emisferica, dell' allezza di selle , della eirconferenza di 20 pol- lici . siliiato Ira il eoecige, rorificio dcH'ano c le lubcrosila ischialiehe , ri- veslito della cule sana c composto palcscmcnle di due parli : primamenle , nn grandc osso di forma Irianj^olare coll' apice sporgenle, la base rivolla al bai'ino e V angolo sujierioie della niedesima articolalo eolla faccia postoriore del sacro: il seeoudo elcmonto era un tessuto niollc, ossia una massa di adipe, clie faccva la preeipua parle del tuniorc c gli dava 1' abilo csleriorc del lipo- ma. L'osso superfieialissiino a sinistra avca una talc niobilita, cbc preso al- Tapiee lo si poteva ripiegare da questo lato fino in eontatto della naliea cor- rispondente scnza arrccare dolore o moleslia aH'inferma, mentrc a destra 1' a- dipe cbe lo rivestiva ne limitava il movimento c pareva insinuarsi entro r escavazione della pclvi spingendo all' avanli verso il pube restremitu in- fcriore dell" inlcstino retto e della vagina. La fanciuUa , di media slatura , di ablto gracile e ben conformata di tutte le sue membra, godeva plena salute; gli organ! del basso ventre, del bacino ed il niidollo spinale fungevano debilamen- le; la nicslruazione comparsa da piii anni era regolare, cd i parent! non offri- vano Iraecia dello slesso, o di allri vizj. II male eonsiderato come anomalia di struttura era manifestamente un di- fctto priniitivo di conformazionc per sopranumero, trasponimento, o eonncs- sione abnornic di un osso ed esuberanza di grasso all' intorno; ma come argo- mento di patologia chirurgica io lo giudicai e feci denominare nella diagnosi per un osleolipoma eongenilo della pclvi. Niuno avea osato di mettervi mano, ritencndo il easo inoperabilc. Considerata nulladimeno la grande mobilila del- I'osso morboso alia sua eongiunzionc col sacro, la piecolezza della sua fac- cia articolare, come dimoslra la tavola II e la maneanza di fenonieni ner- vosi, 0 d' allro generc, cbe facessero sospellare un rapporlo della coda equina del midollo spinalc o degli organi della pelvi col tumore, io ho opinato cbc r operazionc fosse fatiibile non solo, ma si polesse forse tentare senza peri- colo. D' altronde il vizio faccva una ributtanle deformiti, era in altualita di cresciuta, poteva divenire inoperabilc c letale, e la pazicnte dcsiderava arden- temente di cssernc liberata. L' operazionc intrapresa il J2 fu semplice e piii facile ehe non si credeva. Con un taglio clillico parallclo al diametro antero-posteriore del tumore si comprese lulta la pellcsupcr'iua ehe s' intendcva di esportare, si dislaccarono AHTICOLATE COLL' OSSO SACRO. 431 I Icmbi inlcgumcnlali fino alle tuberosila ischialiclie cd alia faccia posteriore del sacro; quivi si disarticola 1' osso moiboso, c|)|)oi penclrando nell' escava- zioiic dclla pclvi si dcmoli 11 lijioina fiiio in viiinanza dclla sua base. Alcune piccolc arlciie rccisc si torsoro; iioii si riioiiobbe altiin norvo: non si olToscro parii nobili, c la fcrila, della lungliezza di selle poUici, vcniic riunila colla su- tuia nodosa. La donna cterizzata risvegliossi al momcnto dclla medicatura, cd aveiido in scguilo passali cin(|ne giorni sciiza particolaii accidonli ci lusingava a ragionc di'l succcsso, quando iniprovvisanipnle pci ralTrcddanicnlo fu assalita da una plcurilidc deslra aculissima, di cui rimasc villinia all'oUavo giorno. L' csame del tumore e 1' aperluia del cadavere confermarono picnamcnte la diagnosi di un' oslcoliponia, ossia di un osso morboso sojirannumcrario pen- dente dalla pelvi cd avvilujjpalo a deslra in una massa di grasso. L'osso prin- cipale preparalo si vede in jjiccolo nella tavola II arlicolalo al sacro; nella figura I della tavola III isohilo e di grandczza naturale. II mcdesimo rappre- scnta una grande vertebra di forma triangolare eon un ancllo gigantesco icr- niinalo da una lunga apofisi spinosa : ma il lato posteriore elie uniscc le due cstreniiti tondeggianti della porzione anulare e figura la base od il eorpo deir osso si compone di due processi incguali, ricurvi a foggia di piecole cla- vicole e ncl mezzo aceavallati e fusi insiemc pel Iratlo di alcune lincc: di quesli processi il superiorc piu graeile non era conlinuo. ma dislava di una linca dalla branca corrispondcnle della porzione anulare, alia quale si univa l)er un fitlo tcssuto eelluloso. L' arlicolazione si faccva per un lato da due |)ic- colc faeeetle riveslite di carlilagine, scolpite sull' eslremita arrotondata dclla branca anulare superiore dell' osso nuovo; per T allro lalo, dagli orii deslro e sinistro appianati della doecia sacralc vieino alia punta; laddove qucsta doc- cia e cliiusa naluralmente dal legamcnto: e Ic facce erano congiunle per dei fasci di fibre legamcntose, i quali vennero recisi all' alto dell' opcrazionc; per cui neU'esame dei pezzi non si trovo elic una traccia dei loro nionconi. L'osso (luivi descritto avca sei polliei di lungliezza alia sua base cd altretlanti o poco ineno di altezza dalla meta di qucsta all' ajiiee dell' apofisi spinosa. Nell' ana- lomia del tuniorc si discoprirono in mezzo all' adipe Ire allre ossa niinori, irrc- golari, lunglie da dodici a diciotio linec ciascuno, le quali parevano una ripe- tizionc dei processi formanti la base dell' osso niaggiore: e tulte questc ossa slavano unite fra loro mcdianle tenui bendelli legamcnlosi, come si vede nella figura I della nientovala tavola 111. L' osso principalc ofi^riva la tessitura di un osso mislo: rivestito di perioslio, avca una corleccia sotlile c dura di una tinla rossiccia come Ic ossa dei bambini; c la parte spongiosa era riccbissinia di sanguc, diradala cd in aleuni punli mancanle: per cui spcrato 1" os?o alia luce 432 CASO SINGOLARE Dl VERTEBRE SOPRANNUMERARIE si iiiostrava in qiicsti ltio;;hi s(Miiitr;\s|)nr('nto. Le allrc piccole ossa aijparivaiio molii 0 con una coitcecia sotlilissinia c pieslievole: ehe aiizi qucsta in alcuni piinti niancava cd il rclieolo interno non era copcrlo chc dal pcrioslio cslerno. Lo si'liclolro csaminalo nelle singolc sue parti si trovo normalc: la colonna vcrlchrak' srnza dcforniazioiic nc variola di numero: invoce ni'lla pelvi Tosso iniioiuinato sinisiro alquanlo piu piccolo del dcsiro; il dianiclro anlero-posto- riorc del dislrcUo inferiore cresccnte di dodici linee; 1' osso sacro della lun- ghczza di cinque poUici, quasi retto c composlo di sei; mentrc il coccigc era atrofieo e di due soli pezzi artieolali fra loro e coll' apicc del sacro nella nia- nicra rappresenlata dalle due ultiine figure della lavola III. Ma queslo appa- renle difelto del coceige veniva conipcnsalo dalla csorbitanza del sacro. La colonna verlebralc sebbcne risulli di una seric di trenladue o Ircnlalre pezzi oniologlii, conipresi il sacro cd il coceige, ha pochissinic aberrazioni pri- mitive. Non conlando i niostri accfali e composti , chc offrono mancanza di una sezionc, o moltiplicila dell' asse verlebralc, per le semplici anomalic le verlebre non prescnlano ehe qualche piccola variela di numero in piii od in meno; ed il vizio della spina bilidaj ordinaria conseguenza dell' idroracliitidc, ovvero deircrnia primitiva dcllc meningi c del midollo. Negli animali si osserva lalvolla la biforcazione della coda per la doppiezza del coceige, c tuUi sanno ehe nelle lucerlole e salaniandrc si puo provocare ad arte questo scherzo. Ma ncl generc umano rarissime volte si e Irovato Iraecia di un secondo coccigc, e vuolsi considerarc come fenomcno slraordinario, ehe in un individuo d'altronde ben costiluilo, per un'aberrazione cecentrica del processo vegetativo origina- riamcnte si produeessero dclle verlebre gigantesche paragonabili per la mole allc verlebre dei grandi animali mammiferi. In prova di chc posso aggiungere, chc neir opera di Geoffroy Saint-Hilaire(l), la pii vasla c compiula di modcrna leralologia ehe si conosca, ove sono rccensite migliaja di vizj, di anomalie e di mostruosita congenite d' ogni nianiera tanto dell' uomo ehe dei bruli, non si risconlra un caso ehe rassomigli al vizio surriferito della Reslelli (2). (1) Histoire gencrale ct particuliere des anomalies de l' organisation, etc. ou Ti'ailo de Te- ralologie. T. 3. Paris, 1832-1836. (2) Ecco come il cclelire Olto riassiime breveniente tiiUl i vizj congenili conosciull della colonna vcrlcl)rale e delle verlebre ( l.elnbuch der patliologisclien Anatomic des Mcnsclicn inul iter Tliiere B. I. S. 198. Berlin, 1830). ■< La colonna vertcbralc, essendo I' elcmento piu bnporlante dello sclieletro unicamcnie nci mosiri piii impcrfetii inanca in lolalita c \nu spesso appena in parte: p e. negl' acefali dopo la testa manca piu o mono dolla colonna vertcbralc secondo die avvi clifetlo del collu e (li unn parte del petto e del ventre. D' ordinario nei nioslrl con anenccfalia Ic verlebre ARTICOLATE COLL" OSSO S\CI\0. 433 Qucslo caso nulladimcno ncl sislcma del mcnlovalo autorc apparlcrrebbt- al sccondo oidiiic dclla quinta classe dcgli emiterj ( llemiteries ), ossia allc otM'vicali si Irovano inipcrfcttamcnte sviluppalc , oil in parte mancanli: in rarissinii casi cli iinniiiil liuri cosliliiili si licoriobbo il ilifollo di una vertebra cervicale. Kel vizio dclla spina hiliila c ilella lorsione della colonna, cssendo d'allronde il corpo ben conformato, si rinvcnne (|iialclic vcrlebra dorsale o iombare di meno: talvolla 1' estreniila poslcriore dclla colonna si vide difcltare in tntto od in paric: ovvcro niinorc il niinicro delle verlebrc sacrali e coc- cigce. Ma pii'i raia ancora e la maggioran/.a nel numero delle vertebre; cppoi 1' ccccsso k seinpre di poco niomenio, pcrclie non si e niai riscontralo piii di una vertebra eccedcnle: eosl in aleuni casi si trovarono 8 vcrlcbre cervicali ; e pii'i spcsso 13 vertebre dorsali, o 6 lombari neiruomo: talvolta il sacro cd il coccige banno una vertebra di pii'i. In inolti casi si e^osservalo nelle vertebre alterazione di volume e di foruia. Nci mosiri con anencc- falia, idrencefalia ed idroccfalo, torsione e lissura delta spina Ic vertebre appajono inipcr- fette, fuse insieme, manclicvoli di una mela, abbassalc ec: non di rado la colonna in essi ed anclie negli adulli al confronto colle allrc parti del corpo e assai coria: in un ranciullo d' altionde ben coslitullo si scoperse una mez/a vertebra dorsale: e la vertebra londiare di un adullo non aveva una delle apofisi obli(|uc e la nicla corrispondente deH'anello: in una vacca I'undecinia e la duodecima vertebra dorsale crano in parte doppic, offrcndo ciascuna due lunglic apofisi spinose: la sesla cervicale di un uonio era contorta a spina: nell'atlante si risconlrarono piu volte dei lubercoli abnomii arlicolali coll' occipite: cppoi la forma di que- sta vertebra soventc devia dallo stato normale; c le vertebra cervicali inferior! presenlano spcsso nei lore procossi Irasversi un secondo foro per un'arteria vertebralc accessoria. L'ul- lima dorsale imita in aleuni casi la forma delle vertebre lombari; e le apofisi spinose di iiille le dorsali sono nascoste. I processl trasversi delle londiari si mostrano aUune fiale assai liinglii: neppure i raro nell'uomo di Irovare dei process! accessor}. L' osso sacro presenia niolle variela per la lunglicz/a., la largliezza e la sua curvalura: soventc la prima vertebra sacralc ad \mo, o ad ambi i lali e disgiunta dalla seconda; ovvcro Simula la forma di una vertebra Iombare. Anclie nelle code rigcnei'ale delle lucerlole !e vertebre non sono ma! perfette e sogliono mancare dei process!. Talvolta le vertebre presenlano una forma irre- golare e variela di grandezza nelle lore aperture. Una grave e frequente dcformila delle vertebre taiito ntdl' uonio die nei brut! procede dalla cosl delta spina bifida, idroracliia ed idroracliilide: e qui 1' aulore numera Ic anomalie delle vertebre da qucslo vizio in tutle le sue fasi. Won di rado la colonna vertebrale per disposizione congenita offre delle curvature, o torsion! , di cui so ne conoscono quattro principal!, la cifosi, la scoliosi, la lordosi c la rolazioiie dclla spina ( Aclisendreliiiiig) cc: le quali contorsion! dclla spina si osscrvano an- clie ncgli animal! "... « La pclvi nei niosti'i qnalolie rara volla si e vista mancare parzial- mcnte, v.gr.,(lel sacro, del coccige, di un osso innominalo; e viceversa si c Irovata talora doppia in lotalila , od in parte e nella uianiera la piii svariala ». Le abcriazioiii congenilc delle vertebre sono qui riferile dall' cruditissimo Otto sni test! cilati di oltre novanta aulori aiilicbi, modern! e di tutle le nazioiii: e siccome nella serie di lali aberrazion! non si tnna il niinimo cenno di un vizio analogo a quello da me sopra descritto, si puo da quesia prova arguire la rarita del medesimo. yul. III. 55 A54 C.VSO SINGOLARE Dl VERTEBRE SOPRANNUMERARIE aiiomalic per aumonlo di nuincio, chc fa appunto il sccondo online di delta elassc: I' aiioinalia nel noslio caso era composla, pcrchc ollre la pluralila si limarcavano il traslocamcnlo dcllc parti, la dcviazionc della forma e la con- nessionc abiioriue dcllc medcsimc. Lc ossa soprannuinerarie formanti il tumore apparlcncvano al rctcliis, ossia alia colonna verlcbrale, da cui avcano niuluala la forma: c considcrando clie di iiiila la colonna il solo coccige era piccolo, alrofico ed in due pezzi inveee di Ire o quatlro clic suolc avere, c clie la catena degli ossi accessor] si arlico- lava verso la niela inferiore del sacro al di dietro e poco sopra il coccige, non si puo a mono di riferirc T anomalia a quest' ultimo osso, e di riconoscerc clie nella Restelli il saero alia sua punta si biforcava terminando con due coccigi, uno minore in due pczzi al sito naturalc, V altro colossalc di qualtro pezzi dislaccati e deformi al di dietro ed al di sopra del primo; precisaniente come spuntano non di rado dei denti e dcllc dita soprannumerarie accanto alle nor- mali con errorc di luogo, di forma c di volume. Ella e osservazione coslanle (■be gli organi parassili c morbosi, i quali per ecccsso di vcgetazione nascono in seno alia macchina animale , imitano o rassomigllano gli organi nalurali chc avvicinano, e di cui pcrcio non sembrano cbe una ripetizione, onde si di- rebbc cbe lo sforzo vegetativo nell' incubazione di questi organi sccondarj vcnga atlualo e prenda 1' indirizzo o 1' inipulso dall' organo principale adia- cente, il quale prcdomina c probabilmenle si e forniato innanzi. La ridondanza dell' adipe ossia il lipoma era una scmplice complicazione od un' associazionc dell' osleogenesi facilissima ad avvenire nei vizj congeniti delle ossa, dei vasi, della pelle, ec. Quando la nutrizione eccede in un organo, ancbe il tessuto ccllulo-adiposo pcriferico vi partecipa e viene a formare un lipoma, cbe avviluppa o da corpo al vizio dell' organo vicino. Tutto ci6 per la leratologia: cd in quanlo alia cbirurgia operativa si e visto, cbe il tumore osseo non avendo ehe deboli legami coUa pelvi c nessuna eomunieazione collo spcco verlcbrale cd i nervi del midollo, pole esserc agevolmente demolito ad un diprcsso come si demolisce un dito soprannumerario. La complicazione acci- ilentale del lipoma e la sua introduzione nella cavila del bacino resero 1' ope- razionc piii grave scnza togliere alia possibilita del successo, come si sperava e si potra al ccrto riuscire in altri casi analogbi. \ Jffffwrn- 4/,// Ifi.lrtitit/o Litnlxtriitp rofii/rnii. /. ARTICOLATE COLL' OSSO SACRO. 45S DESCRIZIONE DELLE TAVOLE TAVOLA I. Rapprescnla in dimcnsioni minori del veio la parte ileielana del lionco e della pelvi dell' inferma Maria Rcslelli per la dimostrazione dell" abito esferno della sede e dei rupporli del tumore. ana: pcrifcria del tiimorc. b: spina sporgcntc dell' osso soprannunicrario. b c c: parte ossca del tumore. (Id: lobi del lipoma formante la parte destra del tumore e penetqanle neU'escavazionc della pelvi. 43jS CASO SIN'GOLARE Dl VERTEBRE SOPRANNUMERARIE TAVOLA II. Rapprespiila la pelvi dclla Restelli coUe ossa soprannumcrarie, tutte minori del vcro. ana a: scheletro nalurale del bacino vcduto dal di diclio. /< 6; apertuia natuialc dell' estrcmlta infcriore dcUo speco vertebralc I'hiusa da un legamenlo. c: arlicolazione col sacro della giande vertebra soprannumeraria. ddd: grande vertebra soprannumeraria come pendeva dall'osso sacro in seno al lumorc. eee: Ire piccolo ossa amorfe unite fra loro e col precedenle per mezzo di bendellini legamentosi. Queste ossa non erano pendenti come nella figura per renderli mcglio ostensibili; ma giacevano a de- stra in linea orizzontale interanienlc sepolte nella massa dell'adipe. Mrni.>ru- ,/,ff / fi ljyli/„to l.omJ;ir,/n n,/ Iff r.m // Pti^nfurt .A>. .'•/••iiittrif PRANM:.\lF.RAniF. MEN CO.NOSCIUTE, ECC. ^'l." l)cn discgnali c abbustanza dislinli ed ancbc iin poco niobili per claslicila . ma ancor fissi per un trallo maggioie o minore aU'apiee della r6cca lcm|)o- rale in modo di liempirnc la fossetla, cio chc c piii frequcnte, o ai lali deH'a- pofisi basilaro, dovrci conchiuderc die un quarlo circa del Icschi prcsenlano gli ossicini sopranmimcrarj di cui io discorio. Aggiungasi vhc in alcuiii tc- scbi io trovai la suluia ad incaslro apcrla (Tav. 11 , fig. 2, e): irovai lioi- iin- Icivallo di una linea e pin Ira il marginc aflilalo dclTapofisi basilare e la fos- sclla dcH'apicc della rocca, Irovai in somma il |)oslo degli ossicini c non gli ossicini , il die mi fa dubilare cbe esscndo i mcdcsinii slali assai libcri siano andali perduli nciracqua di maccrazione, o sueccssivamenlc nel mancggiarli, cio die di alcuni potei verific^Tre. Se nd calcolo io valulo andic qucsti lesdii, ancor maggiorc divenia la proporzione di (judli die sono fornili de" miei ossicini, c posso |)orlarli coinodamcnte ad un Icrzo. Io non voili diianiarc i delli ossicini nc gli allri . di cui ho parlato prima . osm wormianc per non ripclcrc una sccolare adula/.ionc, perclie Olao Wor- inio , da cui esse prcscro il nomc , non e punlo il loro scopritorc; egli non lia allro mcrilo chc quello di avcrc nolato sci ossa soprannumerarie ncllo slesso individuo c nella slessa sulura lambdoidea . e di averle dcscriue con esatlczzei (1). Gia prima di lui, e Io slesso Wormio Io dice, era cono- sciulo un osso soprannumerario dispari , esislenlc alia parte superiore del- rosso occipitale, dove la sutura lambdoidea va incontro alia sutura sagittale, (I) Ect'o coiuu Io slesso Woniiio in una lellora direUa a Toiuniaso Bacloiinu (18 aprile 1640) descrive la sua scoporla: " Cum liic pulilicc in sceleto nostri) Iraolaluni parcnlis (ui cxpli- '• carcuj, in cranio nosUi .scclcli, ia ipsa sutura lauilidoidea, sex iuvcui ossicula, tria qui- ■< deui in dextra ejus linca, tria in sinistra, in utroque cranii tabulatu tain exieriori quain " inlerlori oonspicua, anipliora ct inagis conspicua in iulerlori quaui cxteriori lamina, qu.c " al) aliis non memini obsorvala aut di'scripla. In supcrlicie convexa cranii minora appa- " rent ct sutura; dentibus majorilnis dilalatis ila implicantur, ut nonnisi diligentcr inspicicn- ■■ lilni'^ apparcant. Ilorum inrimum in hoc cranio ad processum mamuiillarcm situm est, ■i medium paulo supra, vi\ dimidil digiti iutervallo, terlium longius aliipianto a secundo " distat. Figuraj sunt varia;, triquetrae, ovalis, incerta;. In sinisiro lambdoidea; ductu uia- u jora quam in dextro: maximum pollicis unguem non superant. Inveni primum anno 1628^ « parentc tuo adiuic in vivis, ciquc oslendi, ipii uiirabalur non aniniadvcrsa a se aut aliis, ■< cumqno dubilarcmus an pcculiare cssct huic cranio, alia lustravimus el inveniinus soil " niagnitudlnc , numcro et figura differentia «. Di si gran mole e losservazione, die fccc dire a Tominaso Bartolinonel panegirico di Wormio, aver questi dinioslrato compagcm ossiiim liumauDniiii nnifiriosatn ft ossicula per siitiir(i)n iranii IdnibitohUain dispersa, veliiti iimas ill iiiii-rocosmo insiitaSj (jiiw in pvrpHiiam taiili iimiiloris iiiemoriam worniiaiia ussa , pnce prosectorum^ libiiil appellare. 'i'i4 Dl ALCUNE OSSA SOPRANMMERARIE MEN CONOSCIUTE, ECC. c quesCosso Oalla sua (Igiira orilinaria era eliiamalo Iriquelro, noiiic cite sbailalamciite vi'iiiic da alouiii anatoinici csloso a lutlc Ic ossa soprannumerarie ilfl cranio iimano di qualuntiiic forma esse fossero. Che anzi ? Se un passo di (lalcno non c da iiic inlcrprclalo a sproposilo, non solo Tosso triquelro, ma le allro ossa soi)raiiiumicraric clic si riscontrano lungo la sulura lambdoidea sa- rcbbero slaU- iioli- aiichc a' grcci analomisti ({). Piii csprcssivo c convenienlc k il ballcsimo di ossa dclle suture dale alle ossa soprannumerarie dai moderni, c rammenla la iaconica definizione dl ossa dci tendini data da Meckel alle ossa sesamoidec. Pure c da nolarsi clie, sebbene tali ossa si sviluppino ordinariamcnie lungo Ic suture o in vicinanza alle medesimc, pure non si puo dire chc appartengano scmprc a suture, altrimenti esse sarebbero nioito meno frcquenli alia volla che alia base del cranio, ove le suture sono assai piii numerose e complicate. In molli easi e evidcnle cbe non sono le suture ciie si ossilicarono, ma una porzione piu o meno grande d'un osso clic non si c debitamente fusa e incorporata col resto. Quando infalti I'osso Iriquetro dcU'occipite 6 cosi grande da coslituire la meta superiore della sua squama, a quale sulura lo rifcriremo noi? A quale sulura riferiremo il quinto anteriore della lamina plana deirctmoidc rimasto distaccato dai qualtro quinli posteriori della medesima, e I'estremita delle piccole ali dello sfenoide I'ormanle da ciascun lato un ossetto quadrangolarc a parte? A quale sulura ri- feriremo la rncta inferiore dclle ossa nasali dislaccata dalla mcla superiore , come io ho vcrilicato in un caso? A quale sulura I'osso unguis di Rousseaux o piccolo unguis, che, a mio avviso, non e che un ossicino soprannumerarie detle ossa mascellari superior! ? Non si polrebbero neppur dire ossa delle fontanelle, perclic nella fonlanella anteriore, che c la piii grande e la piii persistente , Ic ossa soprannumerarie si incontrano assai piii di raro che nella fontanella postcriore e nolle laterali mastoidee.Del rcslo Ic fontanelle non sono allro chc suture che lardano piii delle altre ad ossificarsi. (1) Anclie Portal lascio scrilto clie •< Worinio si e rcso pi« celebre in anatoniia di quello M die mcrita\a e die falsamcnte gli si accorda la scoperta delle ossa del cranio poste tra - i parietali e 1' occipitale delle ossa u)oniiiane_, giacdife gli anticlii le conobbero , Ander- " nadi ne diede un' esalta descrizione , ed i mcdici della piii remota antidiiti davan la .. polvcrc di quelle ossa in niolle uialattie della testa ». Galeno poi nel sue Irallato Dc o.s- sibusj verso la One del capo 1." ha queste precise parole : '• Quintum os capitis , quod oc- <• ciput eliara, lambdoide sutura cum suis additamentis atque ea etiam linca, qua liajc ipsa .< additamenta junguntur, terniinatur ••. Clic vole\a egli intendere con qucW addilamcnta sc non gli ossicini d' aggiunta o soprannuuicrarj clic coniuncincntc si diianiano wormidhi'f Dl ALCUNE OSSA SOPRANNUMERAHIE MEN CONOSCIL'TE, ECC. Mo Alcuni vccclii analoinici liaiino ilalo il nonic di chiavi allc ossa sopraii- numeiaric del cranio, avcndolc paragonalc air ultima pielra clic si pone per formarc una v611a echo da^li arciiifclli appollasi citiave oserraf/lia. Ma questa dcnoniinazioiu' fu giuslainoiitc aljUandoiuila, c perciu- riposa bopra iinperfolle idee fisiologiche, c perchc uon e applicabile clie alle ossa soprannumeraric chc (•liiudono, per cosi dire, la volta del cranio. Conservai dunquc in qacsla niia Nota il nome di ossa soprannumerarie, per- clii; osprinic alnieno una qualila cvidcnlc cd essenziale, die e quella di acorc- scorc il nuiucro iioiinalc cd ordinario dellc ossa componenti il leschio. MfH-r,.^ .M/ / /i /x/i/„/„ /,„„,/,„,,/„ /'in /'• Tor /// 7A, /. y -^.y' .^.. # y'Jy. A- ;-..', r ' '■■■■""'^[iinniiii ■ '.' . ^^^ •iJ ,f^ -i"^'- 's:^-. ^'■^'J.' ■v.5> ^>./- /;./ /// K,.. z^ DELLA NATIIRA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO DEL DOTT. CAHLO VITTADINI l-ilhi III III' :iilniMii/« 'ola snccessiva piihblicala ncllo slesso lunio, pag. 'i27. (e) Grassi. Sul calcino, cc. Milano, 18B0. — .^/jipendice apoloiji-livn^ 18:51. pag. 12. l{) Loinenj. Del Calcino. iMenioric IV, V e VI, cd op. cit. (3) Grassi, Ice. crl. ill) Gucrin-.Meneville, Unue de Zooloyjie , 1849, Num. U, pag. 565. DELLA NATl'RA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. 449 Qucstu Mcmoria espone iiuovi falli tcndenli a comprovare. o nicno. la vc- rita di (|uaiilo venue delto pro e eoniro la doltriiia del Bassi. Ossequeiile ad un tanlo seopo, io sludiai da prima la pianla nelle diverse fasi del suo sviluppo, e specialmeiUc nol suo inodo di moltiplicarsi e di ripro- dursi fuori del corpo dell' inscllo; la scguii poscia, medianlc 1' inncsto dclle sue sponile, iieiror};aiii.sino istesso del haco viventc , notando i fenomeiii tulli elic prctedono e clie consegiioiio alia di lui morlc sollo 1' influenza dell' atlo vegetalivo della pianta islessa. Percorrendo quindi rapidamcnlc quanto iia rc- lazione coll' infezione nalurale del baco, cioe gli atrii del conlagio, I'incuba- zionc p la durata della malallia, e le condizioni clie favoriscono, o nieno, In sviluppo della stcssa, posi fine al presentc lavoro col disculcre, sulP apjjoggio dei fatti gia esposti , rargomento della gcnesi spontanea della malattia . non gli nell'intenlo di nioslrarne Perroneilii, ma solo alnicno I'insussistcnza di tutli i fenomeni sui qaali si fondarono i sostenitori della medesima ncirargomenio clie ci riguarda. Con cid oso credere, quaiido ro|)inione mla non m'inganni, d'aver potuto confcrniare, coll'aulorila e la coslanza dei fatti, quanlo 11 dott. Bassi venne pubblicando nclla parte teorica del suo lavoro risguardantc la cagione e la nalura del calcino. Delia Bolritc Bassiana. Descrizione. La botrite liassiana , perfettanientc sviluppata , consta di due parti dislinle: 4.° di filamenti basilari, o radicali, che restano inimersi nel mezzo in eui cre- sce, c costiluiscono gli organi della vegetazione ; 2.° di filamenti o fioccbi li- bcri, superfieiali, che emergono dal mezzo istesso, e costituiscono gli organi della fruttificazione. Sono questi filamenti, veduti col microscopio, altrettanti tubctli, formal! di una semplicissima mcmbrana, continui o tramczzali , pellucidi, semplici o ra- niosi, e si sottili da cquiparare appena col loro diametro il quarto od il quinio di un cenlcsimo di millinietro. I filamenti die servono alia vegetazione della pianta jiortano il nome di lallo {t/iallus), ed il loro insieme quelle di micelio (mycelium). II lallo della botrite, sviluppatasi liberamente entro iin fluido qualunque, r. semprc formatodi filamenti o tubctli orizzonlali, divcrgenti, sommcrsi. tiaspa- renli, assottigliati Icggermcnle dalla base alFapicc, piu o meno ramificati, relii f'ul. 111. 57 4oO DELIA NATURA DEL CALCLNO 0 MAL DEL SEGNO. o lortuosi, sonza anastomosi visibili, c senza arlicolazioni o nodi. La loro ca- \ilu e pioiia tli granclli ovali, c non prcsenta traniezzi o sppimcnli distinti. Dal l;illo o inicelio sorgono gli steli liberi, o filamenli fruUifcri, coslitueiUi Icflloicsconza boliitiea. QiK'sli steli, ehc provcngono dircUamenlc dalla cslremila del filamenli co- slitucnli 11 lallo, e clic emergono soUo varie direzioni dal mezzo cniro cui lianno riccviilo il loro incremiMito, sono leggcrnu'iile lortuosi, prcssoclic eguali nella giossezza dalla base all'apiec, candidi, tras])arcnli, non arlicolali, e con tramezzi appena visibili (31) (*). Sono munili supeiiormente di rami corti, divari- tali. od ascendenti, allcrni od oppostl, scmpliei o suddivisi, e porlanti al loro apiee oltuso un nunu-ro indptcrniinalo di semi, o sponile nude, distinl(>, riunitc irregolarmenle in altreltanli aniniassi a foggia di grappoli. Questi ammassi di sporule, per la brcvila del rami ehe le portano, eircondano in varj punli lo slelo principale a guisa d'anello; e cio ha fallo crcdcri; a taluno clie i rami istessi fossero verticillati. Le sporule della bolrite hanno una forma rotonda, vergenle leggcrmentc air ovale, specialmente quando si esaminano ancora altaccate alia sommita dei rami^ cioe poco dopo la loro uscita dai filamenli che le racchiudono. II loro diamelro non oUrepassa un quinlo d'una cenlesima parle di millimelro; sono candide, semiopaelic, scmpliei, omogcnce, senza nucleo dislinlo, cd in ragione della loro lenuilii, alquanlo pesanti. Coi reagenli si riconoscono Icg- germenlc acide, e Irallate eoUa polassa eaustica, svolgono ammoniaea. Sviluppo. Se si pone una sporula di bolrite enlro un liquido approprialo, ed in con- dizioni favorevoli, essa germoglia, tallisce c frullifica nel breve spazio talora di 48 ore (70). Ordinariamenle pcro impiega uii maggiorc spazio di tempo a percorrcrc tulte le suddettc fasi del suo sviluppo, sul quale esereila la mas- ^ima influenza il grado di temperatura e di umidita deiranibiente in cui ha inogo. Le sporule della bolrite, germogliando, emettono per lo piu uno o due filamenli, i quali rapidamenle allungandosi e ramificandosi , s' intrecclano fra loro a guisa di rele, eoslituendo il micelio, dal quale si spiccano in seguito gli sicli frutliferi {a). (■) Con muncii aral)ici Ira parenlesi vciincro imlicali gli Experiment i. cd ossennzioni clie Irovansi alia line della prcsenlc .Monioria. {ii) Ncl peiikilliuin crnslaccum Vr. i rami friillifcii non si svolgono dai filamenli lallini , ma nascono iniincdialanienic dalla sporula gerniogliante, forniando una parte dislinta ilal tallo, come la piunictia nel gernioglianiento del sciue delle faneroganie. DELLA ^ATUI^\ DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. 45 1 In circoslanzc mono favorcvoli , il gcrnioglio od i gcrniogli clie si svolgono (lalla sporula dclla botriti' vcngoiio tosto alia supcrficio del li(|uid(> caiigiaii- dosi, senxa |iiiiilo raniiliearsi, in rami fi-iiltifiM-i , di nianicra clic un sul flla- mcnlo cosliluisce nelio stcsso tempo e tallo cd cfllorcscenza. Gli sleli 0 filamenli frutlifcri, al primo comparire sulla supcrficie del liquidu, 0 dol mo/zo in vn\ rlihcro orif;ine, sono semi)liri . uniformi. ollusi alTapice. e siniili ncll'as|)('lto ai lili die eompongono il vellulo; si ramilicano in seguito. e si caricano di sporule provcnicnli visibilmente dai granelli sferici clie si os- servano cntro i lllamenli slessi durante il lavoro della rrutlilicazionc. Queste sporule escono libere ed alTatto isolate dair apiec dei rami e dei ramoscclli die Ic raciliiudono , e raggraiiellandosi , j)er mezzo della visdiiosila die le invc- ste, attorno agli stessi, cd ai rami circonvieini, formano a poco a poco quelle specie di ammassi sopradescritti, che danno airinticra pianta la figura di un cnonne pampino carieo di grappoli. Arrivata per lal modo la bolrite al suo perfctto sviluppo , i suoi steli si es- siccano e si risolvono sotto il peso delle sporule in briccioli, o frammenti ap- pena visibili, c tulta la pianta si riduce in uno strato piu o men denso di polvcre Candida, opaca, impalpabile, formala quasi inlcramente dair accuniu- lamento delle spore suddettc. Gemme o conidii. Quando la botrite germoglia in un liquido alia cui supcrficie, per parlicolari circostanzc , non possa svolgere libcramenle e celeremente i suoi steli frut- lifcri, essa si moltiplica nd liquido islcsso. alia guisa dcgli infusorj, cmpicn- dolo di parlicolari gcmmc o bulbetli, dctti conidii {conidia), destiuati a trasfor- marsi alia lor volla in veri talli bolritici (1). Qucsla propricta, che essa ha comune con allre mucedincc (o), c sulla quale e intieramente basata la tcoria del calcine , spiega ad cvidenza il modo , e 1' cstrema rapidila con cui invade i diversi tessuti del baco da scla vivo, sol- toposto alia lerribile influenza della sua vegctazione. («) Esaininaiulo un po' d'aoqiia dislillala, in cui ave>a ininierso da circa due giorni un certo nuniero (Iim cosi iJelli cnialo/.oitli di Gucrin-Mcncville, \idi lullo i! liquidu sparso di luinuli gianclli, come av\icne ap|)uut() dti liquiili clie couiinciano a piilrcfars-i; e quesli granelli subovali e trasparenli (conidii) riunirsi in masse, indi in cellule irregolari al- Iiingatc, c qucsle cellule dispoi-si in fdamenli nodosi e come arlicolali, da cui si slaccavano in scguilo dei lalli rainilicalissiuii di penicillio croslaceo. qua c la sparsi di sleli frulliferi, rimancndo gli euiulozuidi nel loio slalo primilivo. /i32 DELLA NATIRA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. Sc si mollono a gcniiogliarc alcunc sporulc dclla bolrilc in una gocciu d' acqua dislillataj o nicglio ancora in una goccia d' una soluzionc allungatis- sima di colla di pesce, leggcrmcntc acidulala con acelo dislillato, e si impcdisca I'ovaporazione del liijuido, lenendo il luUo sollo una piccola campana di velro die peschi nelPaequa, dopo due o Ire giorni, a seeonda della lemperatura piii 0 meno elevata, solloponendo al niieroscopio lu goecia suddeUa, la si trova lutta zeppa di corpiceiuoli esilissimi, di forma ovale piii o meno allungata, pcllueidi. omogcnei, liberi c nuolanli nel liquido alia guisa appunlo degli in- lusorj. Questi corpiceiuoli, clic non sono allro clie i sopraindicali conidii, si veggono uscire allernalivamcnte dalle sollilissime parcli e dalle eslremila dci prinii germogli delle sporule, ai quali cssi slanno debolmcnle allaecati per qualche tempo con una delle loro eslremila alia foggia di Irulla niaUire. La loro origine e dovula ai granelli di forma ovale, contcnuli ncUa cavila ilei germogli suddcUi, destinali neU'ordinaria vegelazionc alio svolgimcnlo pro- gressivo del lallo e dei rami frutliferi. I conidii appcna staccali dalla pianla madre, qualora Irovinsi in circoslanze favorevoli, conlinuano a crescere, trasformandosi, come si e dello, in veri lalli bolrilici. In caso diverse, jcssi rimangono nel liquido pressoche slazionarj, oppure conlinuano a molliplicarsi per proprio conlo dando origine , alia guisa dei sopracitati germogli, ad altri conidii fecondi essi pure di novelle genera- zioni (n). II modo di svolgcrsi del conidio diversilica lolalmcnlc da qucllo dclle spo- rule, e si avvicina invecc al modo di sviluppo dci bulbi c delle gemmc delle fanerogame. Appcna staccato il conidio dal luogo di sua origine, si allunga rapidamenle nclla direzione del suo maggior diamelro, prcscnlando la forma di un tubclto Icggermenle assottigliato dal ccntro alle eslremila, nel cui vano cominciano gia a vcdersi olcuni granelli ovali, alTallo simili a quelli chc si scorgono neirinlcrno dei fdamcnli dei talli ordinarj. Si vestc in seguito di rami e ramoscelli aller- nalivamcnte disposli, c rivolti verso ciascuna delle corrispondcnli eslremila, per cui Tassicmc del nasccnle lallo prescnla precisamcnte V aspclto di due pianticinc fra loro unite, in direzione opposta, mcdianlc la base dci rispetlivi sleli. Arrivato a questo punlo di sviluppo, esso non tarda a mandar fuori da tulle le parli i suoi rami frutliferi, ed a caricarsi di sporule, come nell'anda- mcnlo ordinario, formando un considcrabilc cespuglio di efllorcscente bolrite. (n) Qiicslo modo di molliplicarsi dei gernii delle niuccdince era gia stalo prcsupposto dal (lull. Uassi. — Non e iiiipossibile poij dice egli, die qiicsti rjcniii si n'gciivn'iio di coiitiiiiio in im di bulbi, ecc. Parle pralica, pag. XI, nclla nola. DKLLA NATllRA DKL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. 453 Sostahze nelle quali si svohje di preferenza la bolrite. La botiilc gcrmoglia, crcscc c fruttifica in moltc sostanzc animali c vogo- labili liiiuide, o ridollo alio slalo scmiliquido, purdie qucsic non siano in istato ili putrefazionc avanzata. Ed v singolare, chc mentre le muccdinee in generc non si sviluppano, come oidinariamonlc si crcdc, die nolle soslanzc pulre- lalle, 0 tcndenli a pnlrefaisi, accelcrandone in quesl' ultimo caso la putrefa- zionc (rt), la botrite invccc o non si sviluppa,o sviluppandovisi, nc impedisce, o no arresta il proccsso di putrefazionc, disscccandolc e preservandole da iiltcriorc corruzione (42). Ncllc soluzioni di gomma, di zucchcro, di mannile, di iltiocolla, ccc, ne! niicic, c neiristcssa acqua dislillata, cssa pcrcorre piii o mono rapidamcnlc tutte le fasi della vcgclazione. Piu diflicilmentc gcrmoglia c si svolge negli olii llssi (41), c nel sugo rccentc dellc foglic del gelso (33,95) e di allri vcgctahili, nei quali d' ordinario non porta a maturanza the qualclic sporula (6). Dove pero germoglia, cresce c si moltiplica in una maniera affatlo sorprendentc, si e ncirumor cireolante dcgli insetti viventi, e specialmenle del baco da sela, ebc cssa per tal mezzo invade, uccidc , mumniifiea e cuopre dcircfflorescenza sopradcscritta, dando originc al calciiio (e). (n) Lorn siliguiil hnniidu {iniivediucs) , piitriidine confida; sed in corporibtis ad pittic- diiievi tcndenlibus mox xiinul limpilantur. Fries. Sjslema mycologicuin HI, pag. 381. (h) La botrite osservala dall'Ab. Longoni siillc foglie del gelso, e da esso descrilta c figu- rala in iina sua Mcnioria inlilolala: Delia rcni ed unica orirjine del calciiw, Monza, 1881 , sc pure e una bolrile, non appartiene ccrlamenle alia specie in discorso, ossia alia vera bolrite bassiana dcscritia dal Balsaiiio. La bolrite bassiana e afTatto sprovveduta di capsule sporidiifere, o sporidli, comic nialamcnic le chiania il suddetlo Longoni; e le sue sporule, come abbiani vediilo, cscono nude e solilarie dall'apice dei rami e dei ramoscelli frutlifcri, cl6 clic forma uno dei principal! caralteri del gencre Bulnjlix^ stale recentemente rislrello nc'suoi giusli limili dal t^orda colla frasc: Flocci sporidiiferi erecli septati ramoai ; minis riiniHlisqne sepliitis ; capilnlis sjmrnnim nulli.i. Sporw cwrogenw lioniO(jena: , solilariin ecolitlcv , siniptivesj conlinme, ad apices I'c' latera ramulorum irregiitariler acciinmlatw vel inspersa'. ff'ir littl/en diese so ofl gemissbrauchte Galtiinrj emendirlj mid {-orziicjliclt dtirch ihre Sporenijeiicsi^ slveiKjv io» den fnlrjenden Galtiingen geschiedcn. Corda. .\nleilung zum slu- (lium der Mycologie, etc. Anno 18(12, pag. 43. ic) Questa pianla fu detenuinata e descritla dal prof. Balsamo, cui dicdc dapprinia il nonic di Bolrylis puraduxttj poscia quello di Bolnjlis Bassiana in onorc del signor llassi. Lcco la frasc spccilica cli'egli ne diede: /h(njlis £a:'ATURA DEL CALCINO 0 MAL DEI. SEG.NO. 4oi> Vila, c cliinmati percio ematozoidi (a), non scmbrano aliro chc goecioline di nil liquido speciale, la forma dcllc quali v resa incgualc od incostanle dalla irama elic Ic ciicoiula. Se si leca infalti sopra uii porla-oggelli del niicrosco- pio una goccia di saiiguc appena eslratlo da un baco vivcnle c sano, c so ne iiiipodisca revaporazione con opportuno appareccliio, si vcdc diradarsi e scio- sliiTsi poc'O a poco 11 lossiilo componciilc eiascuii globiilo, lasciando a nudi) ciitio il licjuido i graiiclli suddolti soUo forma di goecioline perfeltanienle sfe- riche, di grandezza incguale, e susecltibili di cssere riunitc in gocciolc piii grandi, o suddivisc in ailre piii piccole medianlc la compressione (6) (46,74). Le prominenzc dei globuli sanguigni sopranotale, provcnieiUi da una spe- - sense, Ires-iiieijales, on des (jianulations ressemblaitl a des bulks d'oir, fcc. Annul, seiicic. Vol. XIV, aiin. 1850, pag. 193. 4u6 DELIA >.\TIR\ DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. estcriio ili loi'omozionc (o). Disscccali offrono PaspcUo di una polvere bianco- opalina: unicttali con acqua dopo il disseccanienlo, riprendono di nuovo il loio nuiio: la polassa causlica sciolla in cinque voile il sue peso d' acqua dislillata non ha su di cssi azione alcuna, e niuovonsi nella stessa come nel- r acqua pura. Diverse sono le opinioni dei naturalist! circa la lore natura ed origine. Quel die e certo si k, die essi sono scarsissimi nei baclii sani alio stato di larva; pill numerosi nei bruciii alTclli da malaltia di sfinimento, o tcnuli per alcun tempo seuza cibo {by. numerosissimi invece nelle farfalle (43,57^78). Se si sotlopongono al microscopio i diversi tessuti di una farfalla sana e vidua al suo terminc naturale, fa sorpresa il vedere i follicoli dello slomaco, Te cellule peritracheali, i lobuli adiposi (47,91,93) ec, zeppi dei suddetli cor- picciuoli, chc pare Icngano ivi il luogo dclle primitive granulazioni. Dove pero trovansi in maggior numero si d lungo tutto il decorso dei vasi malpi- ghiani, ncirinteslino tcnue, c nei gran cieco, il cui contenuto e per la mas- sima pane formato dal loro insieme. Non ci allontaneremmo quindi dal vero ritenendoli per un prodoUo della metamorfosi regrediente, e piu precisamentc per una metamorfosi speciale delle granulazioni suddette, o dei materiali in esse contcnuti, i cui residui od inviluppi, resi inetti ad uUeriore elaborazione, vengono sotlo Tindicata forma eliminati daU'economia aniraale, per mezzo dei vasi malpighiani, colle allre escrezioni. Una tale metamorfosi, strctlamente legata coUa funzionc della respirazionc, e consistente in un processo d'ossigenazione dei materiali grass! (olios!) con- tcnuti nelle granulazioni suddette, sarebbe normale nelle farfalle, le quali non vivono, per cosi dire, che di sola aria, abnorme invece nelle larve,e certo in- dizio del preeoce loro deperimento. Condizione del sangue del baco. II sangue del baco sano, come abbiamo piu sopra accennato, e ordinaria- mente acidulo come quello degli insetti in generc (c). Questa condizione pero (a) De Filippi. Jkune osservazioni anatomico-ftsiologiclip. sugli inselti. Torino, anno 1851, pag. 19 e seg. {(/) II suffmait de lex laisser soiiljfrir quelqiie temps dc la faiin pour provoquer I'appari- tion de ces corpuscules animes. Guerin-Meneville. Revue dc Zoologie, 1. c. pag. 572. (c) A scanso d'cquivoci, c per non enlrarc in inulili discnssioni sulla acidili od alcaliniti degli uniori del baco in generc, faro in questo luogo avverlire, che per dcterniinare le delta condizioni mi sono sempre servile ne' niiei cspcrimenti di confronlo della lintura e della DELLA NATIHA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. 4i57 del di lui sanguf*, in opposizioiu' con (luclla degli animali superiori. nc' quali 6 sen)|)re aUalino, vaiia iicl grado d'intcnsili a norma dcH'cla c dci dilTciTiili stati jKT ciii |)assa I'inseito iicl fompicic \c fasi dclla sua csislPiiza. Le far- falle, a cagioii d'cscmpio, vioiiK! al loro Irrinine iialuralc, lianno il sangui- quasi noutro (43), e talora aiiclic dccisamciUc alcalino (48). Le crisalidi 1' lianno pill acido di quelle dcllc faifallc appcna nale, e le larve infine piii acido in gpnorc di (|U('Ilo dcllc crisalidi. Confrontando inollro fra loro lo vario ola dcllc larve, si trova clie il sangiic dclle stesse, sensibilnicnte acido nella i)riina ela (17), e pcrsino iK'U'einbrione ancor rinehiuso nell'iiovo (a), va mano mano |)erdcndo dclla sua acidita coH'accoslarsi di quelle alia loro metamorfosi li- iiale, di niodo clie verso la fine dell' eta quinta, quando eioc il haco sla per filarc il hozzolo, il di lui sangue e appena scnsibilnienle acido (b), e non di rado Irovasi alTallo neulro. Ed e appunto a quesl'cpoca clie la vita del baeo e pin clie mai niinacciata dal negronCj malatlia di languore, o specie di lifo, clic si manifcsla appunto col passaggio del di lui sangue dallo slalo acido alio slalo alcalino (61), e die c contraddislinto dalla rapida corruzione dcgli umori e dalla risoluzionc del suo cadavere in un liijuanie neraslro fetidissinio (c). Qucslo passaggio pcro del sangue del baco dallo slate acido alio stato alea- liuo non si osserva in tulle le nialattie alle quali esso va soggelto. 1 bachi af- felti dal giallume conscrvano il loro sangue piii o nicno acido sino alia lolalc sua scomposizionc (//): ed acidulo si osserva pure ordinariamenlc il sangue nei baclii affetli dalla malatlia di sfinimento, o di cmaciazione, cliiamati vol- garmcnlc gatline (e). carta di tornasole convenicnleiiifulc preparale, e del sciroppo ili viole ; conslderando gli iiinuri stcs.si acidi ud alcalini a sceonda della rca/.ionc acida od alcalina da cssi prcscniala air csplorazione coi suddclli inc7.zi; rileiiendo i)er neuiri qiielli olie alle slesse prove coiii- paralive non davano rcazionc di sorta. («) Le uova fecondfi sono andi'cssc Icggermcnle atide. (h) Le sail I da {er-d-snie an ciDqtiihne age n/ferle tres-lvgireiiicut le papier tie tonnu- solj m lui faisanl coiitnulcr un irh-fiiihlc conleiir tirant vu pen .Hiir le rouge. Cc sung csl done ti'h-legereinvnt arhle. Giierin-.Meiioville. Annal. Svricici'l. 1849, pag. 18B. (c) .\nche Ic rarfalic appcna nalc ^anno soggelle a qucsia nialalliadi languore, facilmcnic riconoscibile dalla marcala alcalinila del loro sangue, e dalla pronia dissoluziuac del cndavcre. ((/) Le snng an lieu d'etre Irnnsparent , il clalt Inn t-i'i -fail o\:aqiir ; au lien d'aroir nne reaction alcallne prunonieo, il roiigissail fuibkmenl le pn^iivr de tonrnvsol. Cv sang , vu uu microscope , outre de glohnles graisseux que I'cther entire etc. Bourliardal. Hevue de Zoo- logie, ann. 1851, N. I, pag. ft I. (e) I baclii a sangue bianco sono i piii ailaltati per questo csperimenio , cssendo il loro sangue privo della inalcria gialla die rende lueno sensibile il cambiaiiienlo di colore dclla carla o dclla liiiluia csploratoria. ful. III. 68 4o8 DELL\ N.\TUU\ DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. Del sugo gasirico del baco. Dopo il sanguo. Piiinoro die piu ci iiUercssa nci baco da sela, come quello die olTrc alia boliile un allro dei inezzi piii appiopriati di sviluppo, si e il sugo gasirico. t (|ueslo un liquido trasparenle, incoloro, patcnleniciUe alcalino, seereto da parlicolari giiiandoie dctte salivali, coiiloiuiiu in ttilto quel trallo dd lul)0 alimontaiv die daU'csofago si cslendc sine alio shocco dci vasi nial- pigliiani, c lUi; nelle laive c compicso Ira il sccondo ed il iioiio audio cu- taneo. La quanlita assolula del sugo gasliico ndlc larve, in causa dcH' onornic ampiezza dd ioro venlricolo, congiunla colla marcata alcalinita ddlo stcsso uniorc, in rclazioiic alia dcbole acidilii dd loio sanguc, fa si die il coniplcsso dcgli umori ndle medesime offra semprc una leazione eminentemcnlc alcaliua; e sollo queslo rapporto c vcrissimo Tasserto die il baco snno in lulli gli stadj della sua vita di bruco o verme e sempre alcalino (6). Nel passaggio dd bruco alio stato di uinl'a o crisalidc, lo slomaco, iibcralosi dalle nialerie solide e liquide in esso conlenute, si raccorcia c si conlrae su di sc slesso (a) in niodo die, fallo il baco crisalidc, esso piii non racdiiudc die podie slillc dclPunior priiuitivo alcalino. Nel Icnipo islesso prcnde mag- giore sviluppo il lubo inleslinalc, cd in ispecic la sua porzione cecale, la quale dilalandosi poco a poco, si convene in fine in un ainpio sacco (b) in cui si raccolgono le escrezioni die si vanno niano mano formando durante il Irava- glio fisiologico, c che sono cosliluite per la massinia parte d'acido urico (c). Divcntalo in Hue il baco farfalla, emetic dalla bocca, alio scopo di aprire il bozzolo, r ultimo residuo dcirumore alcalino contenuto ancora nello stomaco. Da cio dcriva die la condizioue dd complesso degli uniori dd baco, alcalina, come si c vedulo, nella larva, divcnla poco a poco nculra, indi acida ndla crisalidc: ed inline acidissima neirinsetto perfetlo. Ed ecco il fcnomciio, die non fu da niuno finora limarcato, e sul quale s'imperna tutla la nuova dol- trina dd signor Grassi: // baco fallo crisalidc c tullavia alcalino; poi si fa (fi) Ffiilricnli iiiiilcs aritiur el bnxior icddilia-j itl (jiidsi dclilcxidt. Malpiglii. Dc Bum- bycibux , pag. 28. ib) lliant iascnlu hwc in Uwijniti qHondnin diictuiii , ob iiiio ^oiliiadi produclwn , in prcB'jrandem qutmdain membraneam icsiaim, buniiUuvcin aki puitvin occiipautem. Ivi. (<) Allorchc la farfalla del baco da seta lascia il suo l)oz/.olo, la si vcde spargcrc nil 11- qiiido hnino, die consisle essenzialinente in acido urico. Diiiiias, Stnliia chiiniai, I'cr. I.' versioiie ilal. aim. 1847, pag. 144. DELIA NATURA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. 439 neutro; poi divcnla aciilo. Divcnlato furfuUa, conmmn ini tilliwo residuo di uwore uhnlhto, e 7-iesce presaocc/ii' tullo in condizione acida. Diillc quali cose ('• facile rarRonicntare se una tal crisi. normalissima nolle I'arfalle. e sticltanicnle Ic^ala col lisiologico svilu|>])o dcirinsello, jiossa, come si voirebbe, aver liio>!0 piecoeemcntc nellc larvc, c, quel die e singolaro, in causa (li un eccesso di vit;iiil;i. Aziune di'llu butrile sul baco da sela. Infezionc artiflcinlr. Se si inncsta la bolii(e in un baco vivente e sano, introduccndo per mezzo di un ago da vaccino alcune sporule della mcdesima verso I'eslremila di una dclle sue zampe nioni])ranose. do|)o 18 a 20 ore, esaniinando sotto al raicro- scopio rinterno della delta /ampa, opportunamenle recisa e spaccata, lo si Irova copcrlo di uno o piu cespuyliclli di botrite cniergenli visibilnienle dalle inoculate sporule, cd occupanli d'ordinario il luogo della ferila delPago. Esaniinando la zampa d"allro iiulividuo. cgualnienle inoculato, verso la metJi della seconda giornala dopo linueslo, si Irovano i lilanienti coinponenti cia- scun cespuglio caricbi di gemnie o conidii, molli dei quali gia staccati dai filamenli slcssi, c nuotanti liberi nel fluido eircondanle (39, 67). Sino a qucsto periodo di tempo il sangue del baco si manliene alTatto norinale, e d'ordina- rio nessun conidio vi si scorge per entro, da qualunque parte lo si estragga per ispczionarlo (a). Da quest'epoca in avnnli, ripetendo Pesame d'altra zampa nel modo indi- eato, I'occhio rimane sorpreso nel vcdere tullo il licpiido die la eirconda. lanlo piu se lo si allunga con un po" d'acipia disiilhila, gremilo di una quan- tita innunierabile dei detli conidii ad ogni grado di sviluppo. fra i ([uali non poclii porlanti alle loro estremila allri conidii rudinicntali. Si osserva pure nel licpiido qualdie brano di filaniento, provcnienlo dai primitivi cespugli. carico tuttora dei suddclli corpicciuoli (I). Queslc gemme o conidii slaccatisi dai filamenli, c riproducenlisi a migliaja neH'umor cireolanlc che imnicdiatamenle li eirconda, vengono poco a poen (n) K iiiipossiliile duli'i-mlniire fiin prccislonc il lc;iip;. ilflla prima coinparsa dei conidii iiclla ni;i;«a do! sangiic. I'gli i' cci-lo piTo die dai I'loinciito die la (ilanta coinlncia a cari- carsi di conidii, do die ha luogo d'ordinario iiollo spazio di 24 a 50 ore dalla aweniiln seininagione, alciini di quesli possono trovars! gii dispcrsi nel dello niiido, selibone (picslo. Ncdiiln al luicroscopio . ne seiii'jri ancor pri%u. 'iGO DELLA NATliRA DEL CALCINO 0 MAL DEE SEGNO. spinti ilaironda sanguigna, asscoondali in cio dai movimciUi deirinsello, iicl riiiianonlc dol sistema vascolarc-lacunare, c per conscgucnza in tulle Ic parli (ieiroiganismo deirinsello, per cui csaminando il sangiie del baco, lo si riliova, qualunque sia il punlo da eui vien Initio, piu o nieno zeppo dei suddelli co- nidii circoianli in esso assienie ai glohuli sanguigni. Se neirislesso lempo eiic si inocula ncl niodo indiealo il baeo da seta, si iiu'ltono a gormogliare alcuue sporule di bolrile in una goceia del liquore al- ealino elic euielte la farfalla nell'aprire il bozzolo, od anelie in una goeeia di pura aeijua distillala, impedendo al solito revaporazione del iiquido con o\)- portuno appareechio, esaminando di tempo in tempo, come nei sopia eitali esperimenli. lo sviluppo della botiite, si irova proeeder esso, solto le slcss(; eondizioni, preeisamentc nelPislesso lempo e nclPegual modo tanto nell'in- terno del baeo vivenle, eomc al di fuoii nei liquidi suddelli, i quali in meno di 48 ore si vedono zeppi di gemmc o conidii, parte aneoia allaccali ai (ila- menti lallini, e parte liberi e nuotanli in essi come nei sanguc del baco vi- venle, c sollo le islessissime apparenze (2). 11 signor Guerin-Menevillc, che pel prime osservo quesli corpicciuoli nei sangue del baeo affetto da calcino (o), non conoscendone la provcnienza, li scanibio, come pare, co' suoi emalozoidi; e siecome li vide allungarsi poeo a poco e irasformarsi in veri lalii bolrilici, non esilo a ritenere quesli naseeiili lalli come una speciale melamorfosi degli slessi emalozoidi, determinala dalla presenza dellc sporule della bolrile: le sporule, seeondo lui, agirebbero come semplicc slimolo o fermento, e la melamorfosi polrebbe pure elTettuarsi in aleuni casi ancbe senza il concorso delle medesime. Sintomi della mnlatlin. La comparsa dei conidii o dei rudimenti dei lalli bolrilici ncl sangue del baco sarebbe il primo sinlomo del calcino , giaccbe prima di essa e impossi- bile riconoscerlo, non prcscnlando il baeo alTcllo alcun allro sinlomo clie fac- cia jiresupporre in esso il calcino (6): e lutta rimporlanza pratica ebe venne («) II doll. Bassi li avea gia prcsupposti dieiro la guida de' suoi esperimenli, nieiilre alia pag. XII della sua parte pratica dice cliiarameiile: Fume qiteslo ciitlogamo si riprixluo' nei baco vivo per bidbi miIIo forma di (jranclUni , e quimli per semi die einette siii rniin cresci'inh e i-efjelaialo (ilia stipirlicte del corpo dell'aniiiialctlo che iicciie. lb) Le ver-d-soie qui doit uiccomber a la miiscnrdiiie iic presente aticun plienomcne pen- daiil la vie qui puisse fiiirc supposer^ en rexamiuanl , qu'il porle en lui le gcrme de ccKe terrible alfection ; il tnamje el il se menl coinmc tes aulres vers. H.chcrches siir la miiscar- dine par M. Jean baptislc Robert. Jnnal. siricicol. aim. 18 47, pag. 188. DEI.LA NATIRA DEL CM.CINO 0 MAL DHL SE(iN(). 4GI iliita alia scopcrta di quesli talli dal Gui'-rin-Meneville consislcrebbc ncl sa- ppic clic il baco od i baebi chc ne sono alTetli morranno fra pocbc ore di ralcino. Pii'i foitunalo in cio del doll. Crassi, il quale pose fra i sintoini carat- leiislici del cakiiio i baelii liovali morii o rossi per Pislcssa inalallia. Dissi earaUeristicI, giaeche ne la soverchia floridezza apparcnte, ne I'insolila vora- cilUj ne I'iitiprovvixn ahorrimrnlo dal cibo. ne le pulsazioni del vnso dorsalt; roitcitale, ne t'ulcalinild scemala (a) sono ne saranno niai sintonii caratlerislici (ii calcino. Le niacchic ehc si foimano ncl luogo deHa punlura delPago nei baclii in«- ••ulali, c ebe eonispondono al sito preeiso del primo sviluppo dclia botrite, noil si scorgono seni|)rc nei baclii infclli per ailre vie, e ijnando esislano pos- sono essere prodoUe da allie cause; qucslc niaccliic poi non si nianifcsiaiM) anch'csse che poco iiiiiiia della niortc del baco. Diffttsionc della bolrite per lalli; nmite del baco. Disscminali, come abbiani veduto, i conidii o rudinienli di lalli per la \i;i del circolo in lutte le parti deirorgaiiismo dellinsello. essi allungaiisi rapi- daniente a spesc dcirunior elie Ii eiiconda, si raniilicano c si Irasformano in veii lalli boliilici, come Ii abbiamo piii sopra descritti. Conseguita da cio una sensibile diniinuzionc dell'umor eiieolante, ed una altcrazione nelle sue pro- prielu fisico-eliimiclie. Dcsso infatli |)erdc poco a poco deila primitiva acidila e divenla quasi nculro (8,9.11,28): i globuli sanguigni diminuiseono di nuniero, ed in loro vece soUenlrano niagniliei crislallini dodecacdii, i quali si vedono rololare qua e la nei delto (luido insienic ai novelli ospili (18,24,29). Contul- locio il baco si nioslra ancora nei |)iii llorido stato di salule, ne da indizio sen- sibile di palinienlo. Se non clie dilatandosi a disniisura i suddelti talli, e tras- foiinandosi in una vera selva di ccspugli erranti (6), la circolazionc si rallenla. ed inline si arresta del tutto. ed il baco muorc improvvisanicnlc. come eol- pito da sincopc. L'avvicinarsi della morlc nei baco affelto da calcino e indicalo dalla len- lezza dcllc pulsazioni del vaso dorsale, e dalla conscgucnlc moUczza e flo- scczza gencralc del suo corpo, la quale va gradalamcnle aumentando siiio alia (n) Grass! , ^■/pplicoziuni pmlkltc j pag. C4. (6) . . . pare c/ii' te piccnie plaiitirine sioltrsi dai semi introilotii in qmdsia-ii inoilo iivl- I'iiisello, ullre aW incieiucnto imlividiiale , si dilaliuo ancorn , owa si niolliplicliino jter cvs'imenlo o scrpiggianitiilo. Bassi, 1. c. pag. 13, nola I. 4G'2 DELI.A .NATIRA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO, loliile osliiizionc tlclla vita. Se si csaniina infalli il cadavere di un baco ap- priia morlo di calcino, lo si trova molle, floscio, e simile quasi ad una vc- scica piena d'acqua. Lii fenomono sin^olarc die precede quasi coslanlemenle la niorle del baco aiTetlo da calcino, c dovulo essenzialniente alPalto vcgelativo della bolrile, si c la formazione dei sopra cilati cristalli, indizio manifesto di un incipiciile l>rocesso chimieo di decoinposizione, e di nuove composizioni che avvcnj^ono ncl di lui sanf;ue prima della mortc. Ma d'onde traggono origine i suddciti cristalli, quale no c la cliimica composizionc? Ho gia pill sopra avverlito che la comparsa dei delti cristalli procede di pari passo coUa scomparsa progressiva dei globuli sanguigni. Ebbenc! se si eslrae da un baco morienle per calcino una goccia di sangue, e la si sollo- pone di tralto in Iralto al microscopio, si vedono patentemcnlc i globuli san- guigni. 0 pill precisamente il liquido in essi contenuto, Irasformarsi a poco a poco nci suddctti cristalli (66,67,68). Una tale trasformazione si cffettua pure faccndo vegetare la botrite in una goccia del suddctto liquido estrallo da un baco vivcnle e sano (63). Quesla scomparsa progressiva dei globuli sanguigni nei baclii affetti da cal- cino era gia slala rimarcata dal signer Guerin-Menevillc, il quale pero ne at- tribuiva il fenomcno, giusta la sua preconcetta ipotesi, alia trasformazione di cssi, ossia degli cmatozoidi in essi contenuli, nei sempre cresccnti talli bolritici. Nulla si puo dire di certo sulla loro natura, non cssendosi potulo sinora assoggcltarli alTanalisi chimica a molivo della loro piccolczza, e della impos- sibilila di raccoglicrli in quantitii suflicientc (a). Noi ci limiteremo quindi a darne la loro figura geometrica,la quale potri, se non altro, servire di guida nella detta ricerca. — Sono questi cristalli composti di un prisma rettangolare, di lunghezza indcterminata, colla base quadrata, terminato da un otlaedro regolare. Apparlengonoessi al sccondosistema crislallino, e sonorappresentati dalle formole {a:a:xc) (a:a:V-2c). 11 loro colore c talvolta bruno; la loro grandczza variabilissima, e molti fra essi sono tanto piccoli da riescire ancora appena visibili ad un ingrandimento di seicento volte circa il loro diamelro. Trovansi or solitarj, ora riuniti in ammassi subrotonui angolosi e puntuti a foggia d' echini. (a) L'lia cosa al certo singolarlssiiiia, e che deve inleressarc in ispecie i cliiiiiici. si i; che gli slessi cristalli si forniano lalvolta anche in liquid! afTatto diversi dal sangue del I)aco, p. c., nei li(iuido incoloro aicalino eniesso dalla farfulla nelTuprire i: boz/olo (2), nei liquido escrcnienliiio della stessa, c, quel clie e piu slrano, nella soluzionc di colla di pesce, Icg- "eriuente acidificala eon acelo distillato (I), c neU'islessa acqua zuccherala, facendo vege- laie in essi la l)olrilc. DELLA NATURA DIX CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. 4G.% Fenomeni conseguenti la morte del baco. II cadavcrc del baco appcna mono di calcino e, come si e dello. mollc, lloscio, c sc vieno punlo, ne sgorga ancora il fluido circolanle poco dissimilc (l;i (HR'llo del baco s;iiio. Poco dopo (|iieslo fluido comincia a diventare sensi- IdlineiUe aeido, pcrde dclia iialurale sua dcnsita, si fa piii limpido, ed ac(|ui- •ila una leggier linla rossaslra simile nelP aspello all' aceto comune, cd tiu odorc parlicolarc spccifico. II cadavere pcrde in seguilo poco a poco la pri- Miilivasua mollezza, c si fa consistenlc; net tempo istesso la sua cute prciide d'ordinario una leggier linla rosso-vinosa, incominciando dagli anelli infe- riori (25); linla cbe si propaga in seguilo a lutle le parli tanto eslernc chc inlernc del cadavere istesso (n). Dopo un giorno circa, rinduramcnto e la colorazionc sono complele. Se si spara a quesf epoca, ed anclic pii'i lardi, il cadavere, lo si Irova ancora in- zuppato del liquido sopranolato, il quale, medianle la compressione, si puo far uscire in quanlita da tutte le parli come da una spugna (76). Dcsso e diven- lalo acidissimo, c soUoposIo al microscopio, lo si trova affatlo privo di jjld- buli sanguigni e di conidii, c zeppo invece di crislalli e di franimcnli di talli bolriliei (20). Pill innanzi, il dello umorc scompare quasi lolalmenle. assorbilo in parte dalla vcgclazione della pianta, in parte solidificato dal j)rocesso di crislalliz- zazione. A quest' epoca.tuHi gli organi del baco sono circondali c stretli da un iuimenso micelio botritico, il quale lia invaso lutti i lessuli, insinuandosi anclie entro la cute cbe divcrra in breve la sede principale dcirefllorcscenza botritica. 1 crislalli deposli a migliaja dal precsistenle umor circolanle occupano tulli gli inlerstizj lasciati dalla rele botritica e dai lessuli che nc sono invasi. >on vi lia pnilc insomnia del cadavere la quale, sotloposla al microscopio, non si veda coperta di talli e di crislalli. Tia i fenomeni clic conseguono la morte del baco per cakino, il pii'i sin- polarc si h. certamentc quello chc risguarda la melamorfosi del di lui fluido circolanle^ di cui primario effetto si 6 Pindurimenlo e la mummificazione del di lui cadavere. Ma da die mai e prodolta questa spcciale metamorfosi? La maggior parte del bacologi 1' attribuisce ad una fermcntazione acida del dello umore, determinata da mille supposte cause, non csclusa la slessa pol- (d) Il cadavere del baco a sanguc bianco si arrossa piii presto, e prcndc tin color roseo piu marcato di (|iiollo del baco a sangue giallo. 4G5 Di:i-L.\ NATinX DF.L C.VLCINO 0 M.VL DEL SEGNO. vcre l)oIritita, It; qimli ngircbboro sul liquido stcsso in qualita di feinuMito. Miiiio poio scppc linora prccisarne una sola; giacclie n(' i ililTercnli aciili, ne lo slesso fcrincnlo inliodoUo coH'inncslo nePcorpo dol baco vivcnlc e sano (59), o misti al di lui sangiie csliatlo (60), haiino la farollu d'iiidiirn* qiiesto jiro- ccsso speciale di aeida fcmienlazioiie produUorc doi sopiacilati fcnomcni. Noi non esiliamo qiiindi a ripcteria daH'allo vogetalivo dclia pianla, la quale coll'appropriarsi i maleriali necessarj al proprio sviiiii)po, vi dctormina. sotio riiilluonza dcgll asonti estcrni, una dccomposizione cd una novella com- posizione degli clemenli cosliluenli il liquido slesso. Nol chc ci confernia il vodcre die gli slcssi cristalli separati dal liquido in discorso, c che ci offrono il prinio indizio deirindiealo processo, sono deposli dai (iianienli lallini dclla bolrile, quasi vcnisspio da cssi trasudali , durante il loro disseecamento; piova cvidenlc i-lic i loro maleriali, se non fanno parte del principj costilu- iivi deila pianla istcssa , concorrono almeno con cssi al di lei accrescimcnto. Ne questa faeoltii di convertire in determinate soslanzc crislallizzabili i ma- leriali 0 gli elemenli, siano cssi organici od inorganici, contcnuli nel mezzo in cui vegeta. sarcbbe proprio soltanlo della bolrite bassiana. 1 talli della botri/lis eana Kunz e Schmidt^ pianla affalto divcrsa dalla bassiana e pe' suoi caratlcri bolaniei, e perehe non eresce che sulle sostanze vcgetabili in attualita di putrefa- zionc, 0 tendenti a pulrcfarsi(a)-, i talli, dico, di questa pianta si vedono durante la vegctazionc circondarsi di bcllissinii crislalli oltacdri; cristalli che si scorgono pure palentemcnte nclla cavita degli ampj suoi filamenli, e che, come nclla bolrile bassiana, si dcpongono nunierosissinii lungo i fdanienti istessi coll' cva- porazione del liquido in essi contenulo. Si aggiunga a tulto questo che la stessa metamorfosi del liquido circolanle, chc si ellettua nel baco morto di calcino, si puo ollenere anche artificialmente, e la si ollicne infatti ogni qualvolta si facciano germogliare nello stesso fluido tolto da un baco sano alcune sporule di botrite. Durante la vegetazione di questa il liquido inacidisce , si riempie del suddetti cristalli , e si dissecca senza dare il minimo indizio di putrefazione. Si puo quindi averc rinduramento del baco morto di calcino, e la consc- guciitc mummificozione, quale una specie di salificazione del di lui cadavere dovula alia materia crislallizzala in esso dcposta dal preesistcnte umor circo- lanle sotto r influenza della vegetazione della botrite. {(i) F. (jiicsla probabi'uienlc la botiitc scopcria ilallA. Ldngiuii sulk' foglie ilul gelso in ultiialita di piilrefazione, e clie egli considera come la vmi cd iiniai oritjinc del ailciito. V. I. c. '.DELLA NATLRA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. 4fii» Altro dei fcnomciii, (liponilcnlc probaliilmonlc aneli'esso dal surriforito pro- cesso. si <■ rarrossaiiiciUo del cadavcic. II doll. Loiiicni ript'ti' (|ucsto arrossa- inonlo dalla presciiza dl uii acido, il quale .siasi liovalo a coiilallo di una so- slanza vogclalc azzuira (a). Ma una laic spiogazione mi senihra alTallo cironca. giacclie qncsla sostanza vcgrlale azzurra, anclie nel supposlo del Lomeiii. non i-oloitMclilic clip la sola culc, uiculrc il dello color rosso si osscrva in tulli gli oigaiii del l)aco, non esclusi i Inbi della scla, che non sono cerlamenlc di colore azzurro. Di pin, Irovandosi la cule del baco abilualmente a conlalto deirnnior sanguigiio, cbc massime nelle larve e scmprc piu o mcno acido. dovrebbc queslo color rosso essere Tabilualc assisa del lirnco sano. E nolo die dalla nuissinia parle dei prodoUi dcrivati da una niaggiorc os- sidazionc dcH'acido urico si puo oUcncre una sostanza neulra. la muressida , la quale ha la propricta di colorarsi in rosso a conlallo deiraminoniaca. Ora se si considcra clic Tacido urico trovasi in aJibondanza ncgli umori del baco. e ciie appunlo il dello coloranicnlo incomincia lii dove lianno sbocco nelT iii- teslino i vasi renali, o nial|)igliiani, deslinati in special niodo alia scparazionc del suddello acido; non pare improbabile clie Tarrossamenlo dclla cute e dei diversi tcssuti del baco niorlo di calcino si debba appunlo alia produzioiie di ([ucsla soslanza. Nc ostercbbc il necessario concorso deiraminoniaca, giaccbe sappiamo che luttc Ic soslanze aniniali, c prima tra queslc I'urina, per poco dip vcngano abbaiulonale aH'azione dcgli agcnti estcrni, producono il dello aleali. Efflorescenza botritica. Dopo 24 a 48 ore dalla mortc del baco cominciano a farsi vcdere sulla su- perficic del di lui cadavcre gli steli fruttileri della bolrilc, quali li abbiamo piu sopra dcscrilti. Qucsli slcli o filamenti, provenicnti dal micelio die ha iii- vaso tuttc le parti interne del baco, escono dalla porosita della cute, spccial- inenlc dov'essa e piu niolle e soltile, e dagli orifizj naturali del baco; ed as- secondati da un convcnicnte grado di umidita e di calore, si eslendono in breve a tutta la superficie del eadavere, vestendolo di una filta lanuginc, Candida e mollc al talto come il vclluto. Non tardano quindi a ramiliearsi ed a caricarsi di una cnorme quantila di sporulc, le quali addossandosi suecessivamcnte Ic une alle allre, (iniseono col coprire Tinlero eadavere di un denso slralo
  • licarsi per lalli ncl fluido ciico- laiitc del baeo da seta vivo, al punlo di logliciio di vila, c scmpre in rclazione <()1 grado di leinperaUira deiramljicnte in ciii vive riiiscllo, e del calor nalu- rale dcH" inscllo niedesiino. Quaiilo maggiore e il grado di calor domiiiaiile. laiilo piu rapido c lo sviluppo della botrile, e piii breve quindi la durala dclla malallia. Oiid'e chc si puo a piacore aecelerarnc o rilardarne il corso col solo csporre il baco iiifetio ad una lemiK'ratiira pin o nieno clcvala. i\'ell"ollobrc del 1850, alcuni bruclii dclF cla quinla , da nic lenuli in locale aperlo ad una Icmpcralura di 10 a 12 gradi circa del tcrnionieiro di lleau- niur, perirono'i calcino Ira la dodiccsima c la quindiccsima giomala dope Tin- neslo, menlre si sa die ad una temperalura di 18 a 20 gradi cssi miiojono d"or- dinario Ira la lerza c la ([uinla giomala. II niaggior grado di calor naUiralc di cui gode V inscllo perfetlo in conse- guenza del maggiore sviluppo e della maggiore allivila do' suoi organi respira- ralorj, c pure una dclle cagioni per cni le farfallc del baco muojono di calcino molto piii presto delle larvc e delle crisalidi (13, 14 c 15). Giova anclic 1" os- scrvarc in qucslo luogo come ad una egual temperalura la vegelazione della bolrile i)roceda d' ordinario di pari passo lanlo ncl fluido circolantc del baco \ivenlo, come nello stcsso fluido cslratlo. od in allro dci mezzi sopraecennalj. — Neilo spazio di 48 ore , a cagion d" eseni|)io, ad una temperalura di 20 gradi circa di Reaumur, la botrile gcrmoglia c tallisce, ricmpiendo il liquido in cui vegela di gemme o conidii. Verso la fine del secondo giorno dopo 1" inneslo , ad un'cgual lemi)eralura, qucste gemme o conidii (rudimcnti dci lalli bolrilici) sono pure visibili nel fluido circolantc del baco inoculato con polvere calcinica. Anclic la quantilu relativa del fluido circolantc dclP inscllo , non altrimenii del grado di lemperaUira ^ suolc porlare una nolabilc dilTerenza nella durala della malallia. Noi abbiamo vedulo piii sopra die la morlc del baco per calcino succcde allorquando la bolrile ha invaso per ogni dove co" suoi lalli, e niodi- licato colla di lei prcsenza il fluido circolantc dell' individuo infctto. Discende naluralmente da cio die la durala dclla malallia, ossia della condizione palo- logica prcccdenlc un lal gencrc di morlc, sara piii o meno lungaa norma dclla -470 DELLA NATURA DI'L CALCINO 0 MAL DFL SEGNO. maggioro o minoic qiianlilii del fluido sanguigno chc dovra esscrc dalla sud- della piaiila invaso c modilicato. Egli c pcrcio clic le grosse larve della sphinx nern, a cagion d'cscmpio, della sp/iiiix alropos, della satitrnia pyri ecc. resistono piii a lungo all' azlone del eontagio ealelnico delle larve niolto piii piccolc del baco da seta, della phalena dispar, del papilio brasxicw , ecc. II che succede pure delle larve e zejtpo di nasccnii talli botriliei , iioii |)rcs('nta d'ordiiiario alcun indizio d'acidita (fi9, 28.) c noii divciila acido sc noii alcuii toin|)o dopo la iiiorlo dcirinscllo, (juando cioe la ItolriU- lo ha iiivaso per o^ni dove roi scmprc crcsccnli suoi lalli. fi dunquc 1' acidifiiazioiic del sanji;iip di-l baco nil luiro cITcllo dcirallo vcgclativo dclla bolrilc. I'cr conviiu'crsenc nia^- Kiormcnlc si faccia il scgiicnU' esporimcnio : Si pongaiio a gci'mojtliarr aleiinc sjiorulc della bolrilc in niia goccia di sanguc eniiiicnlenicnle alcaiino estrallo da un baco alTclto dal negrone , o da una farfalla vicina nl sue termine nalu- ralc (55), c si vedra durante T alio vegctalivo dolla |)ianta , passare il dcUo liquiilo gradatamcule dallo stalo alcnlino al nouiro , c dal nculro all" acido . a scconda del |)rogrcssivo sviluppo dclla pianta islcssa. Faremo inoltrc osservare, che la bolrilc puo svolgersi e riprodursi ancbc in liquid! puramcnle alcalini scnza cbc vcnga mcno in ess! una tal condizione. Nolabilc tra qucsli si c T nmorc linipido . incoloro , cmincntemrnte alcaiino. clio cnicUc la farfalla ndP aprirc il bozzolo, il (pialc , anziclic acidificarsi , si fa scmprc piu alcaiino durante il proccsso vegctalivo dclla bolrilc (3). Concliiudcremo pcrtanto non csscrc neccssaria una condizione speciale del sanguc del baco per lo sviluppo del calcino , svolgcndosi la bolrilc nel dello li(|uido qualunquc nc sia la condizione, c che V acidila dello slesso c conse- gucnza e non causa dell' infczione medcsima. Cio che si e dello delta condizione del sangue vale pure pel complcsso dc- gli umori del baco istesso , ahneno per quanlo risulta dagli espcrinicnli ese- guiti sui delti umori fuori del corpo dell" insello , col far vcgctarc in ess! la fatal pianla. // calcino non pub nascere spontanea; I' istessa sua nalura ne esclude ia possi- bilitUj essendo contraddetla dal fatlo la genesi siiontanca delle niucpdiner. Vitt. I. e. Dopo la scoperta della vera causa e natura del calcino fatta dal doll. Bassi, e confermala , specialmenlc in quest' ultimi tempi , da pressoclie tulli i ba- conomi nazionali e stranicri, non v'ha ormai persona, per quanlo poco islrut- ta , la quale non ammelta che i germi bolritici possano estcndere , ed eslen- dano infalli I' infczione calcinica eon straordinaria cclcrila ed a riflessibili di- slanze, alia maniera appunto di tanti allri germi di crillogami parassili. rol. III. 60 /i74 DELLA NATURA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. Siccomc poro noii lulli i casi contiiigibili di calcino si possono fiuiliiu-iyU' spicgaic col solo fallo ili una infczloiic vcniila dalT cslemo , molli baconomi , c fra quesli alcuni dei piu dislinti, oltrc all' iufczionc per contatlo, ammcllc- ifhbero pure un pilniigeno sviluppo , una generazioiie s|)outanea della malat- lia: lanio piu die la seoperla falla di recentc di alcuni I'enonu'iii risguardanli appunlo r origine della botrile parrebbe porla fuor d' ogni dubbio. lo uon nego che si possano dare nialatlie di tale indole che , originate da cause special!, proprie di dclerminale localilii c eircostanzc. serpcggino po- scia e si dilTondano per conlallo mcdialo od immcdialo ; di clie nc abbiamo iununierevoli eseinpj nell' uomo e negli aniniali. Ma qui non si Ualla di una uialallia contagiosa , ma di un ente organizzato e vivente , di un vegetabile parassila cbe , introdotlo per (|ualsiasi modo nel eorpo del baco vivente (; sano , col suo atto vegclativo nc disturba le funzioni al punto di toglierlo di vita. Tulta la questione quindi sta nell' ammellcre la possibilita o meno della gencsi spontanea di esseri organizzati c vivenli. Non essendo pero nostra intcnzionc di niettcrc in canipo e di disculere di luiovo una teoria gia victa, ed intonio alia quale ci sembra per lo meno inu- tile r affaticai-si di prcsente dopo Ic delieatissime indagini dell' Ehrcnbcrg , ci limilercmo ad esporrc lo. nostrc osservazioni ed il risnltalo dclle noslre espe- vicnze . fattc in proposito , al solo scope di dimostrare 1' insussistenza degli indieali fenomeni , e come si possa avere una sulTicientc spiegazione di lutti gli evenluali casi di calcino ncUa prodigiosa feconditii del crillogamo , senza bisogno di ricorrerc alia teoria della gencsi spontanea , che tanlo dissuona dalle ordinarie leggi di natura. I principali tra quest! fenomeni sono: 1 .° Lo sviluppo normale e costante della botrile bassiana nel cadamre delte farfallCj un giorno circa dopo la loro niorte nnturalc. Fin dair anno 1850, non appena fu pubblicala la Memoria sul calcino del (lottor Grassi , colpito dalla slranezza di un fcnomeno , cbe farebbc supporrc il baco da seta condannato per legge imprelcribile del propria organismo ad una morte fisiologica insieme e patologica, mi son fatto ad esaminarc scrupo- losamente diverse specie di farfallc, c tra questc alcune centinaja d'individui della comunissima phalena dispar e del papilio brassicw, c buon numcro pure di quelli della sphinx slellalnrum c della sphinx ncrii , Irovate naturalmentc morte, o raecoltc vive c laseiale morir in casa , ondc accerlarmi col fatto della vcritii o meno di una tale scoperta. Dove pcr6 rivoisi in ispecie tutta la Hiia altenzione si fu nell' esame dclle farfalle del baco da seta, che a tale DELLA NATURA DEL CMXINO 0 M\L DKL SI-GNO. /iTS scopo io mi oia procuralc , subilo iIo|ki I" accoppiaiiiciito o la (Icposizioiic (lellc uova , da vurie piccolc partite die mi si disscro alTatlo imimini dal mal del segno. Tulle queste farfallc , teiiute in luogo appartalo c disposlc sopra una larga tela pendente da una parele della stanza, erano raccoltc di maiio \{\ mano cUh cadevano nuirte sul pavimenlo, e dopo uno o due giorni sottoposle all' cspe- rimenlo. 11 risullato si fu ciie in nessuna dclle farfalle esaminatc , sia clic ap- paitenesseri) al baeo da seta , o ad allri insctti . io non giunsi mai a scoprirt- ulcun indizio di vegetazione botrilica. Lc farfalle del baeo avevano tutte P addome piii o mcno distcso dalla ve- sciea aerea , colle pareti sotlili , pieglievoli , elaslieiie e di color giallognolo fra Tunione degli anelli, c nei luoglii privi di piume. Spaeeate longitudinalmcn- le, presentavano la cavita corrispondente alia vesciea aerea alTaito vuota , e le pareti di quest' ultima nude c trasparenti, polendosi allraverso delle niede- sime agevoimenle scorgere i visceri sottoposli, ed il decorso dei vasi traeliealii la cloaca cecale era vuota , ora eonlenente aneora qualclic porzione dell" u- nior escremenlizio alio stato di densa poltiglia. L'umorc die in alcunc gemcva aneora dalla ferita del corsalelto era decisamentc alcalino. Poste alTumido cosi spaeeate, passavano ben tosto alia putrefazione spandendo un forte odorc am- moniaeale , e coprendosi infine di varie sorta di raulTc ed in ispecic del peni- citlium fasciculatum e sparsum, e della monilia penicillnla Fr., ma senza svol- gere il benche minimo tallo di bolrite , neppure quando venivano copertc delle sporule della medesima (16). Per non lasciar nulla d' intcntato a talc proposito, voUi pure inslituire un esame di confronto tra lc farfalle morte vcramente di infezione calcinica, c le supposte calcinate in virta dell'impreleribil Icgge. A questo scopo presi una einquantina di farfalle sane d' ambi i scssi , di cinque o sci giorni circa di vita , e le rinchiusi in un' ampia seatola di legno unitamenle ad un baeo cal- cinalo c fiorito. In capo a tre giorni desse erano lutte morte. Esaminalele un gioriio circa dopo la morte , esse presentavano gia al sol vederle i caretteri lutti dei bachi calcinati. II loro cadavere era duro , con- tratto c linto di color rosso-fosco tantd nelle parti esterne denudate , come nelle interne. L' addome appianato , resistente , con pareti grossc c fragili ; la cavita della vesciea aerea ristretta , colle interne pareti opache e copertc di una fitta c Candida lanuginc formata dagli steli cmersi della botrile; la cloaca inleslinale pure ristretta c contenente aneora porzione della materia escre- mentizia indurila-, Tumor gemente dalla ferila del corsalelto, nei cadaveri non aneora totalmente essiccati, acidissimo ; inline 1' odor proprio dei bachi morti 476 DELL.\ iN.VriRA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. ila poco Iciiipo di calcino. PosU' alT uiiiido , si coprirono noUo simzio di tic a quallio gionii, su lulli i iiuiili, di uu deiiso stralo di polvcrc ealciniea, iiou altrimcnli dei baclii falcinali posli in cguali coiidizioni, scnza spandcrt' il miniino odorc di pulicfazioiu', c S(Miza dar liiogo alio svolgimento di ([ualsiasi altia inulTa. Queslo csaiiio di (Mnil'ionlo I'allo tra Ic I'ai rallf del baco morlc iiaUiralnienlL',u (luollo inoile per inlezionc calciuica, fu pure in seguilo da nie instiluilo c lipe- tulanienle anelie sulle farfalle dei soprannoniinali inselli, ed ho dovulo alia (Ine loiiviiieernii , elie la eoniparsa dell' efllorcseenza bolriliea non e un cosiaiitt! e normalc fcnomeno conseguente la morle naturalc del baco, ina un fcnomcno alTatlo anoruiale e palologico , non inconlrandosi dessa elie ncl cadaveie dei baelii uiorli per inl'ezione ealciniea. Se non elie avendo Ictlo poco dopo negli Annalcs ile la Socicle sericicole del- lanno 1850, elie anchc il sig. Guerin-Mcnevillc , dietro la guida di studj ana- liimico-fisiologici , c senza eonosccre quelli fatli in projiosilo dal Grass! , sa- lebbe stalo eondotlo a confermare questa legge della terminazione cioe alio ■4"f) 3." / germi calchv'ci ingeniti net baco. !l doll. IJassi, die iicl suo primo hivoro siil calcino avcva asscvcranloinenlc soslcnulo chc la delta malallia iion polcva ma: nasccrc spontanea, colpiio da alcimi singolari avvenimcnti chc gli fecero, a suo dire, conosceic a non piii 'luliiliirno, clie il iiial del segno nasce talvolla realnicnle spontaneo ncl haco («). lie volendo d'allra parte ammellerc la gcnesi spontanea di esscri organizzali (! vivcnli, iniagino dci germi calciniei ingeniti nel baco istessOj i quali si svi- Inppino in date circostanze, e si moltiplichino lanto enormemente sino ad infer- iiiare cd a far perire del rio morbo di citi si paria il povero animaletto. A so- stegno di eio egli addiinebbe, ciic non senza ragione vuoisi die tutli gli esseri organici vivenli animali c vegetabili serbino dei paras&iti loro proprj ingeniti, rioe in essi collocati dalla nalura per fini all'uomo ignoli, i quali suiluppandosi e nioltiplicandosi in eerie circostanze loro favorevoli, fanno aminalaro c hen anco spcsso iiccidono I'individno cite li contiene (b). Sobbcne con qucsta teoiia abbia il doll. Bassi trovalo inodo di conciliare ad un tempo tanlo i fautori del eonlagio, elie della supposla genesi sponlanca, senza deviare dairammesso prineipio it calcino non nasee viai spontaneo, non vcdo pero come la si possa soslenerc senza I'appoggio d'alcun lalto. E |)iima di lutto dimanderd io, elii ha vedulo quest! germi ingeniti ncl corpo del baco vivente c sano? Ed animessa anehc la loro csistenza, perche rimangono dcssi •rordinario slazionarj ed incrli in csso per lutla la vita, e non si sviluppano ehe in date favorevoli circostanze, mcntre sappiamo chc il sangue del baco sano e il liquido chc ofTrc Ic migliori condizioni pel loro sviluppo? Come sup- pone chc una sporula sola, un sol conidio rinchiuso nel corpo di un baco sano non si svolga all' islante c si nioltipliclii, conic nci casi ordinarj di infeziom' calcinica, mcnlrc e nolo con quanta cclerita questc sporulc c quesli coniilii si svolgano c si moltiplichino ncl delto liquido, si dcnlro chc fuori del corpo deirinsclto, e sollo qualsiasi condizione? Anzichc ccrcarc Ic cause die favo- riscono il loro sviluppo, bisogncrebbc in queslo caso investigar quelle che lo impediscono, giacche nclla delta supposizionc di germi ingcnili, non si sa- jirebbe conccpire come ancora esistano bachi vivcnli sulla terra. Di piu, a (juale scopo avrcbbe la nalura eompartilo a qucsto vegclabilc una fruttifica- zionc cslcrna lanto prodigiosa, per rcnorme copia di germi calciniei chcssa (ri) Hassi. // ftit/o parlnnte all'Jtitore^ ccc. i8B0, pag. 27. (6) Ivi, nella nota. 480 DELLA NATIRA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. jii-oilucc a slorminio dci povori animalclli, sc qiicsli li portano con loro sin «I;illa nasi'ila per lo slcsso oggrtto ? In lino se vMianno qucsli gonni ingoniti, chc so(to dale condizioni svolgonsi in lain bolrilici dando origine al calcino, pcrclii- non fii niai dalo sinora ad alcuno di far pcriiT di calcino un sol baeo senza far nso dellc spornlc dclla holrile; c pcrclic lali snpposlc condizioni, clic pnr non dovrcbbcro esserc dif- ficili a trovarsi ovunquc, altcsa la quasi generalo diffiisione del calcino. non sonosi niai risconlralc in parlieolari localila ovc pure da sccoli si coilivano i iilugelli? Lc tcorie dcvono sorgcre c poggiarc sui fatti qnali conscgucnze dclla retta osscrvazionc e ponderazione dei falli islcssi, altrimenti esse si riducono a scmplici e spesso inulili ipotcsi. 4.'^ La possibilila di inio spontanea sviluppo delta hotrite nei visceri del baeo quale consegitenza di una morbosa alterazione dei visceri niedesinii, in- dolla dal ijerwe botritico a da allri agentl LMdea d'uno spontaneo sviluppo della bolrite quale conscgucnza di uno slato specialc, o di una alterazione morbosa di determinati organi del baeo, e talnicnle invalsa anchc ai noslrl giorni presso la maggior parte de'baconomi. chc non posso a meno, avanti di dar fine al prcsenlc scritto, di non toccarc di passaggio anchc queslo argomento. Prima della scoperla del Bassi, poco o nulla sapendosi della nalura del cal- cino, si avcva rcffloresccnza botritica come un condcnsamento degli umori del baeo, una specie d'incroslazione dclla natura del gesso, o come una azionc chimica successa alio stesso baeo dopo la inorte, quanlunque forsc prodotta da malatlia di diverso genere (o). Svelatasi poscia la vera natura del calcino, e veduto lo strctto rapporto che passa tra la malaltia e rcffloresccnza botri- tica, nc volendosi ammctterc come causa unica e dcU'una c deirallra i gcrmi botritici, si cerco in una alterazione speciale di determinati organi del baeo, quale effctto dclla malattia istessa, T origine prima, ossia la gcncsi spontanea del critlogamo. («) Quanlo Ao capoulo qui sopra intorno alia durala della malattia, noii to'jlie iltc it haco da ncla nnii posxa calcinarsi aiicho colpito da una viorte improvvisa , o per vialattic di diieisa durata e di diversa indole, c che non possa es.'ier icro allrexi chc un sallo cio- lento di temperatura abbia carjionata la moric a diversi bachi, i qnali in scguito si calci- nuronoj poichi scmbra die il calcinarsi dei bachi sia vn' a:ione chimica, a{:vemita alio xtesso baeo dopo la sua morte, che polrebbe cssere prodotta da lause diverse. Foscariiii, Bi- blioteca Italiana, lorao 22°, aprile 1821, pag. 68. Raccoglilorc 1820, pag. ihS. DELLA NATLRA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. /lOl 1 priini chc si occuparono di una tale riccrca crcdeltoro di vedcrc ncl tes- suto adiposo del baco , iiiorbosamenle affcllo nplla malntlia del catcino, la nia- liicc fungoidea die svolgi-si poscia ni-lla delcrminala forma di hotritc. Pii'i tardi pero prcvalsc I'idca d'un'acida fermentazioiu' dcgli umori del baco. qual causa prossima della malallia slcssa, d'onde lo sviluppo nccessario dclla bo- trlte, e la manifcslazionc di tulli i fenomeni clie prcccdono da vicino c die conscguitaiio la morte del baeo. E cominciando dall'allcrazione morbosa del tcssulo adiposo, faremo osser- vare, chc cssa non ha luogo che dopo la morte del baco, quando cioe la bo- Iritc ha gia invaso dovunquc cd ucciso colla sua prcsenza il baeo alTetlo. Se si esamiiia iiifalli il lessulo adiposo dei baehi niorieiiti di ealeino, e lo si eon- fronta con quello dei bachi sani, non vi si trova dilTcrenza alcuna ne nella forma, ne nel volume, ne neH'intinia sua slrullura; cd i cadaveri di quesli ba- chi, qualora vcngano spaccati e lavali ripelutamenlc neH'acqua ondc privarli dei nasccnti lalli bolrilici, ncl loro fluido eiieolanlc dispcrsi, si pulrefaimo, o si disscccano, a norma dcllc condizioni in cui si Irovano, come se apparte- nesscro a bachi sani, senza prescntarc i fenomeni ordinarj dei baehi calci- nali (29). Se si pone inollrc a vcgelare qualehc sporula di bolrite in una goc- eia di sanguc cslrallo da un baco sano, a cui siansi apposilanicnle immischiali aicuni lobuli od alcuni grancUi adiposi, si veggono le sporule della botritc germogliare e crcscere, ricmpiendo il lifjuido di una intrieatissima rctc bolri- liea, scnza inleressare mcnomamcnlc, e senza punlo altcrarc i dctli lobuli o granclli, i quali finiscono col confondcrsi coi crislalli dodecaedri scparati dal liquido, durante il massimo sviluppo dclla botrite, ed ai quali sembra chc essi servano come di nueleo, non allrinicnli dei granclli dei globuli sanguigni. Lo stesso accade faccndo I'espcrimcnto sopra una goecia di sanguc cstralto da un baco moricnte di calcino, nel quale unitamente ai nasccnti lalli botritiei trovinsi accidentalmcnte sparsi dei lobuli adiposi, come accade eslracndo il delto liquido dalle crisalidi (31, 40). Qucsti talli si svolgono rapidamenle in lulti i sensi, rinscrrando nclle maglie della rcte lallina i delti lobuli scnza punlo altcrarli. Se adunque la botrite preesiste nel sanguc del baco vivcnte, affello da cal- cino, a qualsiasi allcrazione del tessulo adiposo; se vcgeta e si moltiplica in- dipcndentementc dallo stesso, come si potrii dire che questo tessulo in ispc- dal modo aUerato predisponga gli organi del baco dopo morlo alio svolgimenlo della botrite bassiana? Vencndo ora airargomento delPacida fermentazione degli umori del baco ftffetto da calcino, come causa dello sviluppo dclla botrite, diro prima di tullo /i82 DELLA NATIRA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. come puo picsupporsi un lal processo nci dcUi umori, sc csplorati quesli eo- gli ordinarj inczzi cliimici, non olTiono duranlc la vita del baco ammalato dilTerenza alcuna da quelli del baco sano, c iion <> d'ordinaiio chc dopo la inorte del baco islesso elic cssi divcnlano acidi? D'allionde e cgli possibile clic soUo nil tal processo di acida fernieiilazionc del lluido circolanle, giacche 0 qucsto appunto lumore chc vcrrebbe in ispecial mode altcralo, I'insctto che lo contienc non dia il mininio segno di palimenlo, c si nioslri anzi in uno stalo , per cosi dire , di esubcranlc vilalila ? Ma ammellianio pnrc die la nialatlia del calcino consista, come in fallo, in una spccialc c progressiva metamorfosi chimica del sangue del baco, poco iniporlando del resto die vcnga cssa eliiamala fermeiUazione acida, ereniacau- sia, lititrefaziouCj od altro, si potra pcrcio dire die quesla metamorfosi sia la causa dello sviluppo primigcno dcUa bolrile, quando questa si sviluppa, cre- sce c si molliplica nel sangue istesso molto tempo prima della comparsa di quel fenorneni fisico-chimici, che la rcalc esislenza di on lal processo appa- lesano .' Noi abbiamo gia veduto altrove, che facendo germogliar la bolrite nel sangue estratto da un baco vivente e sano, queslo fluido subisce a poco a poco le slesse niutazioni che si osscrvano nel sangue del baco alTetto da calcino. Pare quindi piu conscntaneo alia ragione cd alia esperienza il consi- derare la delta metamorfosi come rdlello e non come la causa dello slesso sviluppo. Le sporule dcUa bolrile, dicono essi, non servono lult'al piii chc come sli- molo 0 fermenlo , e non come reale contagio vcgelabile vivente , potendosi oUencre lo slesso intenlo anche con allrc soslanzc fermentanli. Noi pure con- cediamo che le sporule della bolrite agiscano appunto come slimolo o fer- menlo , ma non per le loro propriela chimichc , bensi per le loro proprieta vitali; giacche, estinla una volta la vita del germe calcinico, quanlunqueriman- gano ancora in esso intatte le proprieta chimichc , non e piii alto a produrre la malattia. Egli e pcrcio che non puo darsi la mummificazionc del cadavere dell' insctto scnza rcfflorescenza bolritica , essendo quella il risultato di una metamorfosi chimica degli umori del baco che non puo esscre suscitata che dalFatto vege- lativo della bolrite istessa, ultimo scopo del qual alio si e rcfflorescenza sud- delta , ossia la frultificazionc della pianla : se allri agcnli fossero capaci d' in- durrc un tal processo negli umori del baco vivente, si polrcbbc allora avere la mummificazionc del cadavere senza I'efflorescenza bolritica, cici che finora non fu mai dato ad alcuno di conseguirc. E sc da un fallo spccialc fosse lecilo Irarre dcduzioni generali, io sarci per DELLA NATi:U.\ DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. 483 dire die Ic altcrazioni tiitlc , cui vanno soggellc le sostanzQ organichr . soiio primilivamcntc delPiminalc dallo sviluppo dci germi, in esse esistcnli, di quegli stessi esscri microscopici animali o vegctabili , die si vorreblxTO 11 prodollo imnicdiato di simili alteraziniii. Generalincnte si erode die le sostanzc organiche a s6 medcsimc abbando- nate , possano allcrarsi senza V intervciito di causa alcuna straniera. Ma clla «'• cosa posiliva die sc (lucslc soslanze non si risconlrano giii per se in uno slalo di altcrazione , fa mcstieri necessariamentc , perclie <|uosta succeda , die sia toito da prima reqiiilibrio d'altrazionc dci loro elemcnli. Fra le cause piii gc- nerali di codesto turbamcnlo. i cliiinici, diclro le belle esi)erienze di day-Liis- sac cd il Irovalo deU'Appert, ripongono I'ossigeno dclParia alinosfcrica, nd cui circolo luUi i corpi si irovano. Se si riflella pero che qucsle sostanzc possono conservarsi inalleratc audio a contatlo dcH'aria atmosforica, qualora siano inloramculo privalo, modiaiito il calorc dcUVbollizione dolTacqua, doi gormi dci soprannominali essori, die d'or- dinario le ingombrano ; e cbe queste islessc sostanzc , quantunque csposte al detto calorc e teniile in vasi crmclicamcnlc chiusi , si altcrano tosto quando vengano nicsse a contatlo di alcuno di (juosli gernii , pare iiii'i vcrosimile die la cagion prima del sopra onuncialo turbamonto, e la coiisoguonio loro allera- zione , debba atlribuirsi piuttosto alio sviluppo die ba luogo ndle mcdesimo dci germi di codcsti essori microscopici, anziche airaziouc dciraria atmosfo- rica, ossia del di loi ossigcno, come dal sogucnte osporimenlo: Si facciano bollirc per alcuni miuuli entro una grando ampolla con poca qaantita d'acqua comune, pura od acidulata con acido tarlarico o citrico, al- cuni pczzelti di moliica di pane bianco ordinario. Terminata la bollitura si decanti I'acqua, cd appona lalTroddata Tampolla, se no cliiuda ormelicanicnlo Paporlura con tappo di cora rammollita. Si ripcta I'istessa ojicraziono con altri pczzelti di moliica di pane come sopra, adoperando una ampolla doH'egualo capacila ddla prima , ma avauti di turaria si lascino cadcre per ontro alia stessa alcuuc sporulc di una muffa conosdula , per os. dd penicillium cni- staceum Fr. Poste queste due ampoUe solto le stesse condizioni di luce , ed alia tempe- ratura ordinaria , si avranno i soguonli risultali , cioc : La moliica di pane contenuta nella prima ampolla, a mono che per caso du- rante il rafTrcddamento delta stessa non vi si sia introdotla coll' aria qualobo sporula di muffa , si conservera intatta per raesi ed anni , come quando vi fu inlrodolla , sonza dar luogo al benchc niinimo lallo di muffa; quolla invcce contenuta ncUa seconda ampolla si vedra coprirsi , dopo alcuni giorni, di una 484 DELLA NATURA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEC.NO. (lonsa Inmis^iiic l)ianca, poscia di varic inacchie di color vordc-mare od olivaslro, I'd ill line di uii denso slralo di polvcrc deilo slcsso colore formato daU'accu- iiiulainenlo dcllc sporulc del penicillium cruslacetinij provcnienle dal gcrmo- f;liamenlo e dalla frullificazione dcllc sporulc stalcvi introdoUc •, c la mollica islcssa diniinuire di volume, asciugarsi, prcndcrc un color bruno giallastro nel luogo die trovasi a contalto imnicdiato colic parcti dclla liottiglia, e non con- servarc in ultimo piu traccia alcana del primitivo sue cssere. Ognun vedc chc in queslo csperimento non fu csclusa dai due rccipicnli I'aria almosferica ; c scbbcnc qucsta vi si trovassc in (luanlilii piu clie sufli- liente per toglicrc 1' cqullibrio d'affinita degli clcmenli dclla soslanza organica mcssa alia prova , e determinarvi un processo qualunquc di scomposizione , pure (piesto processo non ebbc luogo die la dove vi fu un prcccdentc svolgi- mento di germi di muffa. Lo slcsso risultamento si oltiene soUoponendo ad un cguale esperimenlo il niicle, la pasta d'amido, la pasta di farina di frumento in allualita di fcrmen- tazione, la coUa di pescc, ccc, sieno dessc pure od acidilicalc con acidi vege- tabili ; soslanze tulte die si rilengono dai fautori dclla gencsi spontanea come le pill facili ad alterarsi e a divenire per tal mode matrici feconde di nuifle. Col melodo di Appcrt, esponcndosi le sostanze organichc in vasi crmetica- mcnte cliiusi , alia temperatura dell' ebollizionc delFacqua, ondc privarlc , come vogliono i chimici, delPossigeno dell'aria chc le circonda, trasformandolo in gas acido carbonico , si ottiene lo stesso intcnlo die io mi son prefisso nc' mici cspcrimcnli , di dislruggere cioe tulli i germi di animali o vegetabili microscopici chc possono Irovarsi uniti alle medcsime , con die si vicnc ad inipcdire la loro alterazione, anchc indipcndentemenle dalla sconiparsa deU'os- sigeno dall' aria inchiusavi , forse impossibile ad oltcncrsi col solo grado di temperatura sopra nolato (a). E lornando al nostro argomento, conchiudercmo col dire, die Ic niulTe anzi- (d) II signor Appert riconobbe che per conservare gli alimenti basta collocarli in un vaso di cui si salda il copcrcliio e che si melle in segullo nell'acqiia, elcvando poeo a poco la tcnipci'alura di qiieslo liquido sino al grado deU'eboIlizione. Essa vicn conservata cosi per nn'ora e mezzo o due ore. Tutto Tossigeno che polrebbe esislerc nella scatola, scom- parc e si convene in acido carbonico. Si e evidentemente a questa conversione dcH'ossi- gcno in acido carbonico che bisogna attribuire il potere preservalore del processo. La piu (lebolc traccia di qucsto gas polrebbe cagionare un'allerazione , die sebben liiiiitata , non sarebbe meno realo. liisogna diinque esagerare la durata dcH' ebollizionc piuUoslo che cer- carc di abbreviarla. Dunias, Statica chimica degli esseri onjanicij 1. c, pag. 500. DELLA NATURA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO 48a chc csserc il nalurale c spontanco prodollo di speciali altcrazioni dellc sostaiize organiclic, sono esse slcsse clic col loro sviluppo siffatlc speciali altcrazioni vi inducono; c clie percio male si appongono coloro die, appnggiati ad una si- mile ipolesi , vorrebbero risguaidare la bolrile come il prodollo di una parti- colare allerazione o metamorfosi di determinati organi del baco , mcnlrc e la bolrite islessa ehe col suo alto vegelalivo una lale allerazione o metamorfosi vi detcrmina onde trarnc i maleriali neccssarj al compimcnlo di tultc Ic fasi di sua vcgelazionc, di cui ultimo scopo, come abbiam gia dctlo, si e la frutti- licazione, ossia I'cfflorescenza botrilica. ggr •t-g. Esposizione, in via d'appendice, di alcuni dei principali esperimeuli siii quali venne basata la doltrina inlnrno la natura del calcino^ che forma rarcjomento delta preseute Memoria. (1) 19 agoslo 188 1 J ore 8 '/s iwini-ridiane. — Suluzione di colla di pesce, hjijennente acidulala cod ttccio distillatOj uparsa di siwrule di bolrite, e posta sotto campana al solito per iinpe- (llrne I' ciaporanivnto. 20 dt'lto^ ore 3 Va pom. — Qualche sporula gerniogliante. 21 detto dello. — Bolrite gia disposta in cespugli con conidil numerosissinii, parte liberi, pailc ancora adercnii ai filaiuenli lallini. Qualche stele fruttifcro emergenle con sporule nascenli. Angiiillelle infusorie a divcrso grado di sviluppo. Nessun cristallo. 23 ( estreiuila altri conidii nascenti. Rami della bolrite assai corli, c poco ramilicati; un sol lilnmcnto serve di tallo e di ramo fruttifero. Essa si presenta alia superlicie del liquido sollo forma di piccolo maceliiette bianche. Cristalli dodecaedri numerosissinii di lulle le grandczze , e diversamente disposti attoVno ai cespugli suddetti. (2) ii luglio 1851, ore 6 V-j ant. — Uinore incoloro limpido alratiiio, emesso da uiut far- falla a sanrjiie bianco alio scopo di aprire il bozzolo, sparxo di sporule di bolrite. 15 dvtlo, ore 9 ant. — Liquido quasi essiccalo; sporule germoglianli.Allungato con acqua distillata c riposto. 486 DELIA NATIRA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. 10 dello ditto. — La botrite divisa in granili ccspugli comincia a niandar fuori gli sicli friittifcri. Nessun crislallo; nessun infusorio. II liqiiido e ancor puro, ed avendolo allun- (■alo con una goccia d'acqua dislillala, csso si riompl di conidii, staccalisi dai suddciti ccspugli, affutto simili ai nascenti talli botrilici die si srorgono nol sangue del baco af- felto da calcino. 17 detto, ore 6 pom. — Bolrite in plena fruttilicazione. 11 liquido t zeppo di minuti cri- slalli dodecacdri, cd e tuttora alcalino. 18 drlto.1 ore 9 ani. — II liquido e ancora limpido ed alcalino 1 La bolrile in frulto c. s. e tutla circondata di conidii piu o meno sviluppati, niolti dei quali ancora adcrcnli ai rami tallini. Numero strabocchevole di crislalli dodecacdri. Qualche cespuglio nasccnle di pcnicillio. Allungalo con acqua dislillala e riposte. 20 detlo. — Crislalli dodecacdri nunierosissimi , alcuni tra quest! appena visibili al mag- giore ingrandiiucnlo. Ancora qualche conidio nascente. 1 ccspugli botrilici si veggono ad oc- rliio nudo sulla supcrlicie del liquido sotto forma di tanti punti bianclii della grandezza di una tosia di spilla. Liquido ancora alcalino. <3) 16 lu'jliu iSSl, ore 6 '//. ant. — [/more limpido incotoro alcalino, cmesno da una far- ftilla a saiKjue (jiullo per aprire il bozzolo, sparso di sporule di botrite. 17 delta., ore 6 pom. — La botrite comincia a gerniogliare da per tutlo, e la niaggior parte dei fdamenti o germogli si vedono cariclii di uno o piii conidii. 1 8 detto., ore 1 pom. — Botrite fruttilicante. Considerevoli ccspugli con sporule nascenti da tulle le parli; piccoli ccspugli con conidii; conidii sparsi a vario grado di sviluppo; nessun crislallo dodecaedro; il liquido si manliene puro. 19 detto., ore 3 '/•> pom. — Botrite in plena fruttificazione , nessun crislallo dodecaedro: infusorj sotto forma di anguillelte ; liquido ancor trasparenle. 20 detto. — La botrite presenla sulla superlicic del liquido, clie sembra rappreso, dei bellissinii punti bianclii di fruttificazione; coniparsa di varj minuti crislalli dodecacdri; an- guillelte riunite in ammassi confusi, immobili. 21 detto., ore 9 ant. — Come sopra. La parte centrale del liquido e occupata da un im- menso cespite di penicillium crustaceiim in frulto; il liquido e alcalinissirao ; tinge cio6 in azzurro carico la carta rossa esploratoria. (4) 16 liifjlio 1881, ore 6 Va ant. — Umore come sopra, puro, doe senza le sporule della botrite. 20 detto. Il liquido 6 tulto sparso di conidii e di talli nascenti del penicillium fascicula- tiim insieme ad un numero iufinito di infusorj. Allungato con acqua dislillala e riposte. 21 detto. Il penicillio comincia a niandar fuori i rami frultiferi. Il liquido e lorbido e tulto zeppo di infusorj sotto forma di minulissimi granelli semoventi con niolo concitalissinio vorlicoso. II liquido e piu alcalino di prima ed in piena putrefazione. II giorno 26 giugno 18»0, alle ore 4 pom., furono nutrili per una sol volla con foglia rosparsa di polvere calcinica 28 bruclii dell' eta 8.' un giorno circa dopo la 4.' muta. — Essi DELLA NATLRA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO Aii7 pcrirono tutti nclla nolle del 30 dello al 1." luglio, cio6 tra le 10 pom. c le G ant., come se fosscro stali colpiti dal fiilinine. (6) 2 liiglio 1850. — liruco mntiiro nffello da calcino, esaniinato nientre era nioriOoiidn. — Uluore circulantc leggerincntc acklo come nel baco sano. Siigo gastrico , ridolto in una specie di gelatina giallo-trasparentc, eiiiinenteniente alralino ( colora in azzurro la carta rossa, ed in vcrde-porro nitidissiiuo lo sciruppu di viole ). Uiuorc tutale del baco , allungato con acqua distillata , alcaiine ! c. s. II cadaverc si 6 muramilicato c coperto d'eflloresccnza h, dell eta 8.' die vennero nel giorno 13, ore 12 meridiane, nulrili per una sol\oIla ■■0.1 foglia leggermenlc eosparsa di polverc calcinica. La lor morle el.be luogo verso la fi,.c della sesla giornala dope Tinfezione, e ncllo spazio di poehe ore. ( 20 ) 19 n-yo.sVo 1850. — L' uniore Icvalo con ago-punlura dai cadaveri dei bachi morii di ral- cjno gia fatti duri c rossi , e sempre acidissimo. Queslo umore ha un odore parlicolare spccfieo, e limpido, e del colore deiracelo ordinario. SoUo|)Oslo al microscopio, esso non presenia cl.c de. granelli inform!, alcuni frannnenli di lalli bolritici e qualcbe crislallo- e allatlo privo di globuli sanguigni e di conidii. ' (21) 20 nnosh 1850. — Baco moricnte di calcino. — Umore sanguigno eslraUo dal ventre leggermenlc a.ndo come nel baco sano. Solloposto al n.icroscopio , esso prescntava numc- i-osi tall, nasccnii di botrile, n.a pocl.i cespugli ; una quantila considerabile di cristalli do- decaedn e poch. globuli sanguigni. L'uraore del canal digerente era limiwdo, incoloro, al- cahno, affaUo puro, cioe senza talli o conidii bolritici, senza cristalli, ecc. (22) 20 arjosto 1880. — Nell' esaminare sotto al microscopio un pczzellino della membrana inleslmale (superficie inlcrna) di un baco morto di calcino, nel momenlo ci.e cominciava a sv.lupparsi sulla stcssa la bolrite sotto forma di un finissimo tomento , trovai die tulli i granellini, die ingombrano i nascenti sidi frulliferi, non sonoaliro die piccolissimi cristalli dodecaedri affatto simili a quclli die si scorgono nel sangue del baco morienle per caldno tssi sono lanto minuli da esserc appena riconoscibili ad un ingrandimenlo di settecenio volte circa il loro diamelro. (23) 21 agosto 1850. — Se si metle alio scoperto la superCde interna del tubo inteslinale di un bruco appena morto di calcino, nello spazio di tre a qualtro ore si vedono gia a sbuc- ciare ed elevarsi sulla delta superlicie i naseenti sleli frulliferi della bolrite solto la forma di un lino velluto. (24) 21 (ifjnslo 1850. Esaminando la bolrite nascente sulla superficie interna del tubo digerente dialtridue baclii morli di calcino, trovai, come jeri, die i granelli, dequali e zcppa la parte iu cui cresce la delta pianla, sono realmente tanti piccoli cristalli dodecaedri. /'ol. III. 62 490 DELIA NATl'RA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO (2i}) •24 arjnslo 1850. — La prima parte ad arrossarc ncl baco morto di calcino, c spaccato, si 6 il gran vaso dorsalc, c spccialraentc la sua cslremila infcriorc in vicinanza dello sbocco tlei vast lualpighiani ncll' inlestino ; poscia il canal digorente. L' ultimo ad arrossare si e il pannicolo adiposo. (26) 25 (Kjosto 1850. — Trcnla baelii dcirela 8.% alimcntati per un sol paslo nella mattina del 20 detto, con foglia cosparsa di polvere calcinica, morirono tulli , ed in poche ore, nella mattina del 25, o di pretto calcino. (27) s!5 afjo.ito 1850. — Esame di nn bactt niipeiut morto di cnlciiw, dopo aver /iloto il boz- :olo. — Umore cmesso dalla bocea e daH'ano sensibilmenle acido. Umor circolanle liuipido incoloro, meno acido dell' umor suddetlo. Osservato sollo al niicroscopio , presentava una quanlita considcrevolissinia di nascenli talli bolrilici , molti globuli sanguigni, e ipialcbe orislallo. Dall' esame del tessulo adiposo dello slcsso baco ho rilevalo, die i talli dclla botrile non lianno alcun rapporlo con csso, essendo quesli liberi e nuotanti nel (luido cir- colanle ed affatlo indipendenti dal suddetlo tessuto. (28) 24 wjosto 1850, ore 4 ant. — Esame di un baco matiiro appena morto di calcino. — Sangue neutro. Numerosi talli nascenli di botrite. Molti globuli sanguigni , qualclie cristallo ilodecacdro. Messo sotto campana. 25 dctlo, ore 9 ant. — Tulto 1' umore e intersecato dai filamenti tallini della vegelante bolrite , costituenti un immcnso micelio da cui si vedono sorgere i nascenli stcli fruUiferi. La superGcie del liquido, che comincia a rapprendorsi , presenia infatii una specie di to- menlo bianco marcatissimo, formalo dalle loro cslremila liberc , emcrgcnii. I crisfalli non si sono aumenlati. 11 liquido e divcnialo acido. 26 detto detto. Gli sleli della botrite, divi.si e suddivisi in rami, cominciano a caricarsi di sporule. I cristalli si sono moltiplicati, ed oceupano gli interstizj della rete tallina. II li- i|nido e divenlato acidissimo. 27 dello. La bolrite e in plena frullificazione e cuopre tutla la superficie del liquido, clie si e essiccato, di una fitta e Candida lanuggine carica di sporule mature. L' umore essiccato, vcJuto al disotto del vetro , prescnta una raacchia di un bel giallo d' ambra nilidissimo. (29) 30 acjnsti) 1850. — Eaame di un baco matnro ajfctto da calcino, ma luttora i.'ii;ente e liipo. — Fluido circolanle leggermente acido come nel baco sano. Numerosi talli bolrilici, alcuni dc'quali gia ramificali. Molti globuli sanguigni, qualche cristallo. Tessuto adiposo come ncl baco sano; ncssun tallo o rudimento di lallo bolrilico aderentc o provenienle dallo stesso. 3 setlcmbrc dello. — II cadavere del detto baco .spaccato, e lavato ripetuiainente con DELLA NATLtlA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. 491 acqua dislillala, e (enulo all' uiiiulo, non si b calcinato. Esso oonserva ancora la mollczza cd il colore del haco sano, posto in cgiiali condizioni , di ciii ha anche I'odore. (30) 26 Mjosto 1850. — UiHOr traspareiUc kentoynolo oiic.iso dalla boira di ii/i baco delta 5.' eld appena iiiorlo di vatciiio. — ^cssuna Iracria di liotrile , ncssiin crislallo , qiiak-lie glohctto come oleoso. 30 ditlo. — Alcuni do' smldolli globuli sono circnndati da nasccnii lalli di pcnicillio. 3 settembre delta. II pcnicillio k in piena fruUincazionc , ed lia invaso tutio il liquido, il quale sentc rortcmenic di luuffa. ed e in pnlrefazione. (31) 8 sctlemljrc 1850. — Uiiiorc dixoluute, Icggermente acido, di crisalide iiineslatn con jxtl- vere calcinka allc ore 9 anl. del gionw 6 delto. — Miriadc di conidii o rudinicnii di talli bolritici isolati e nuolanii nel liquido; molli globuli sanguigni; lobuli e granclli adiposi sparsi nello stesso. I'oslo sollo canipana. 9 dcllo. Liquido ancor Irasparenle e del color naturale c. s. SviUippo considerevole e Irasforinazionc dei suddeKi conidii in talli botriliei ramificatissimi , affatlo indipcndenti dai globuli sanguigni e dagli animassi e granclli di lessuto adiposo sparsi pel liquido. Qualcbe crislallo dodccacdro. Li(|nidu inollo piii acido di jeri. 10 detlo. La supcrlicie del liquido e lutla copcrta dai nascenti steli frutliferi. Granelli e lobuli adiposi ancora affatlo liberi dai talli butritici. Crislalli aumcntali di numcro. U liquido c divenlato acidissimo come nei bachi duri c rossi. I.) detto. La botrilc e in frutlo. I rami della botrile uscili dai contorni del liquido .si veggono patcntenienic e regolarmente divisi da sepimenti come nella maggior parte delle uuicedinee. (52) i 2 settembre 1 850. — Quest' oggi isfarfallarono e morirono poco dope di calcino , cin- que crisalidi innestate il giorno 8 detlo, con conidii, o rudimenli di talli botriliei, otienuli col far germogliare le sporule della botrile nell' acqua zuccherala. Questi gernii erano gia slali riprodotli per la terza volta nel suddello uiezzo , senza cbe perdessero percio della lore attivila. (33) 13 settembre 1850. — II sugo della foglia del gelso, tenuto sollo canipana sin dai 2« agoslo, non ha dalo Iraccia alcuna di botrile; esso si e coperlo inleraiuenle di pcnicillio croslaceo e di un' altra muffa con illanienti sterili , serpenlini , assai corli. Lo stesso sugo sparso artificialmenle di polvere bolrilica, c tenuto pure sollo canipana sin dai giorno sud- dello , si coperse egualniente delle delle mucedinee , in luogo della botrile , la quale non lia dalo cbc qualcbe raro germoglio. (34) 15 giugiio 1851. — ^i-hco di'lla 5.^ eu'i (iffilio da malaltia di laiiguore {iiegrone). — Sangue leggernienle alcalino. Globuli sanguigni nuiuerosi , inlalli. Tullo il liquido e zcppo 'i92 DELLA NATURA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. ili iiiiniitissiiiii iiifiisorj ilolali di uii inoviinento si concilalo, da far muovcrc tiilli i gloI)iiIi sangtiigni in csso contcnuli. II cadavcre del baeo si c annerato e disciollo. (53) 17 (/iiig/io 1851. — Uaco mahtro caduto dal hoxco per mnlnttindi Imujuorr {iicr/rone). — (ilul)iili sanguigni scarsi con granelli dislinli; altri con trauia (luasi inleraiiicnlc discioKa e con grancUi sparsi. Pluido sanguigno alquanio torhido, cmincntemcnte alcalmo. Infiisorj come nel precedenlc. II cadavcre si c anneralo e disciollo. (56) 18 giiigno 1851. — Bm-o mntiiro appcna moilo per lunhttia dilamfmre (ncgroiie). — Sangue ancor tiasparenle, alcalino!; globuli sanguigni inlalli. Quanlilii inniimerabilc di niinutissinii infiisoij c. s. , e di corpicciiioli ovali-allungali sciiiovcnti (cniatozoidi) con niolo iiioleciilarc o browniano. II cadavcre si c annerato c disciollo. (57) 16 (liiigiw 1851. — Bruco delta 5.' eld iimeatnln con pokero caldnlcn il 14, (die lire 9 V-2 pom. J e morlo al mczzogiorno del 16 per mnlaltia di kmjuore. — Sangue llmpido, alcalino; molli globuli sanguigni con granelli nitidi; qualclic raro conidio bolrilico. Molli crislalli prisuialiei triedri; qualche crislallo dodecacdro formalosi sotio al microscopio. ■18 dc»Oj ore 9 aiif. — Qualche raro cespuglio di vegclante bolrile; nessun crislallo dodecaedro deciso. Molti crislalli prismalici , come sopra, di \aria grandezza , isolali o va- riamente Ira loro raggruppali ; liquido eniinenlemente alcalino. II cadavere si e anneralo e disciollo. (58) 17 (jiurjno 1851, ore 1 pom. — Sangue di bnco maUiro, luorihondo per (jialliinwj spurso di sponile bolriticlie. — Fluido dcnso lorbido , leggcmicnle acido. Qualche globulo sanguigno ancora inlalto; niolti con Irania quasi inleramenlc disciolla. Innumcrevoli granelli adiposi sparsi nello slesso insieme a granelli dei globuli sanguigni disciolli. 18 detto, ore 2 '/^ pom. — Granelli adiposi come sopra con altri granelli pii'i grandi rolondi e Irasparenti , alcuni de' quali sembrano trasformarsi in crislalli. Botrite vegetante in varj punti del liquido. Nessun crislallo dodecaedro ; alcuni grossi crislalli prismalici. In- lusorj nascenli niinutissimi. Allungalo con aequa dislillala, c riposlo. 19 detio, ore 9 Va nnl. — Bolrile con steli frulliferi emergenli dal liquido. Granelli adi- posi come sopra ; allri granelli piii grandi giallasiri , simili a gocciole oleose , trasformali e trasforuiantisi in crislalli dodecaedri , dei quali ve n'ha un numero considerevole presso i i-cspugli della bolrile. lufusorj e granelli minulissimi , appena visibili , seniovenli. 20 detto, ore 9 ant. — Bolrile in frullo. Tulli i granelli piu grandi, di cui sopra, si sono Irasformali in crislalli dodecaedri , de' quali alcuni non ancor complelamenle formati. Diluilo con acqua dislillala e riposlo. 21 delto. Tullo come sopra. I granelli adiposi sono ancora numerosissinii , e sparsi Ira i fiTamenti lallini della bolrile. DELIA NATL'RA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. ^iOo (39) 18 (jiiigiut 1851, ore 6 ant. — /'arte inter na dell' estremitd di una zainpa di iin luicn dvlla b.' eta inuesUilo ncl detto Itiorjo con pohcre cuUinica il <6 delta, alle ore 40 pom., iednta sutto il inicroMopiu. — Bellissimo oespuglio di Imlrilc |)arlfnle da iin nucleo di s|ui- riile, utiaccalu ad un aiiirnasso di tcssiito cellularc, curico di cunidii, de' (|iiali alcuni M'g- Honsl sparsi ncl liquidu rii-coiidantu. I iilaiiicnii die cosliluiscono il detto ccspuglio non sono allro clic i tnlli riunili dcllc goi'inuglianti spornle. II sangiic (olio dal dorso de! baco . inc- dinntc ago-puiitiira , nun prcsenta aneora alcuna liaccia di conidii o rtidirnenti di talli Im- liitici. 49 detlo , ore 9 'k ant. — I conidii sparsi si sono rainilicati c cangiati in lalli holri- llci. II ccspuglio di ciii sopra si c immensamentc diialato, ed k lutt'all' inlorno circondalo di rristalli dodeoacdri. Ncssun granclio adipose; infusorj nasccnti niinutissinii; nessun conidio nascente. 20 detto. — Butrile in friitlo circondala da molli crislalli dodecaedri piuttosto piccoli. Angiiillette infiisoric sconiparsc : nei iiioglii piti Ionian! dai eespngli holrilici inoiti corpic- ciuoii sfcrici niinutissinii scmnventi (infusorj nascenii) con moto concilalissinio. (40) 18 tjiugno 1881, ore 12 Vj /"'"'■ — Saiigue acidiilo di baco delta 5.' el^, affetto dn ijial- liiiiie, spnrso di spornle delta Ijotrite. 19 detto., detto. — Granelli adiposi nuincrosissimi , con animassi di allri glulietii mollo pill grandi, trasparcnti od oscuraniente granulati ncl centre. liotrite germoglianle. 20 detto, ore 9 ant. — Bolrile vegelante. Globiili trasparcnti, simili a gocciole oleose, di grandczza variabilc, liberi, od insieme congiunli, a due, a Ire, ecc, Irasformati e Irasfor- raantisi visibilinentc c per gradi, in vicinanza dei lalli bolrilici, in crislalli dodecaedri, al- <'uni giallognoli, altri afTatto inculori, conic i globuli istessi. Allungato con acqua distillata. 2 1 detlo. — Crislalli Iriangolari c prismalici niisti coi dodecaedri. '22 detto. — Bolrile in frutlo. Molli crislalli ollaedri a base roniboidale; niolti dodecaedri. Granelli adiposi inlatti; gocciole gialle d' apparenza oleosa, di cui .sopra, Irasforniale tulle in crislalli. 2.'5 detlo. — II li(|uido si e essiccalo; c la sua superficie b lutla copcrla di polvere bo- Irilica. Granelli adiposi ancora visibili Ira le niaglic dclla rele bolrilica assienie ad una quan- tilu considerevolc di crislalli ollaedri c dodecaedri. (41) 19 giugno 1831. — Olio d'tdivo c di mandorle dolci sparse di spornle Lolriliche. 20 detto, ore 10 ant. — Bolrile germogliante ! Sporule ad uno, a due, cd alcuna anclie a Ire germogli. 22 detto, detto. — Germogli della bolrile slentali; essi si allungano lenlainenle, c jiren- dono una direzione serpenlina , forse per la densila del liquido. 2* detlo. — La bolrile conlinua a vegelare niandando sleli da tulle le parii , nia scnza uscire dalla superficie ilcl lii|uido; verso i inargini pero soorgonsi alcuni sleli cinersi dal liquido islesso clie coniinciano a coprirsi di sporule. 4 luglio tSHI. — Alcuni rami in plena frullificazione. 494 DELLA NATURA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. (42) 22 giiKino 1851, ore 5 pom. — LuiHja slriscia dl suiKjue di tiaio sano, sjMrsa ad viia (Idle estreiuitd di .v/jorii/i' di bolritc. 24 (ti-tio. — Sangue ptiro, aciilo, con botrile vegctanle, circondala da inagnifici crislalli (lodecaedri all' t-slrcmila della strisoia sparsa di sporule; sangue disciollo , lorbido , granel- loso, alcalino, putrescente all' eslreiiiili opposta. (43) 30 'jitigno 1851 , ore II an I. — Sangue di farfalla ricina al suo termine naturale. Neutro; ncssun globido sanguigno manifesto; niolli gross! granelli giallastri die offrono raspctio come di gocciole oleose; numerosissimi corpiceiuoli ovali-allungati semoventi (ema- tozoidi di Giiorin-Mencville). J i„rji;o. — II sangue e ancor giallo e trasparentc ma rappreso. Esso presenia ancora i arossi granelli soprannolati , nia mono Irasparenti e di color giallo-rossaslro. Miriadi di an- guillcltc infusorie disposte a ccspugli e quasi immobili. Eraatozoidi come sopra. Alhmgato con acqua dislillala e riposlo. 2 dello. — Liquido disciolto c fetcnte lulto sparso di anguilletle infusorie ad ogni grado di sviluppo. Ematozoidi persistenli. (44) SO giiigno IS51 ^ ore 6 ant. — [/more escrementizio di farfalla femmina , oppcua uscita dal bozzolo. — Liquido denso, torbido, rossastro, acidulo, tulto zeppo di minuti corpic- eiuoli semovenli con nioto molecolare, molti dei quali ovali-allungali, pellucidi (ematozoidi), la maggior parte pero uiollo piii piceoli, sferici , semi-opaehi , ecc. -1 liiglio 1851. — Ematozoidi parallelamenle disposti e riuniti in ammassi od areole di diversa srandezza c forma; alcuni magnifici cristalli dodecaedri di color giallognolo, nel resto c. s. 4 dello. — Aumenfo dei suddetti cristalli. Liquido ancor piu torbido di prima e zeppo ancora dei soprannolati corpiceiuoli semoventi d'anibe le specie. Nessun tallo botrilico. (5 dello. — Ematozoidi riuniti in areole sparse pel liquido c. s. , cristalli dodecaedri non inolto numerosi ma grandissimi , solitarj , o riunili in gruppi di tre o quattro pezzi; nessun tallo di mulTa qualsiasi. Tutto il liquido e granelloso cd oscuro come nella pulrefazione. Esso e diventato alcalino. (43) 29 giitgiw 1851, ore 5 Vi anl. — Umore limpido incoloro alcalino^ cniesso dallu far- falla nell'aprire il bozzolo. 30 dello. — II liquido e diventato piii alcalino. Comparsa di alcuni talli nascent! di mu- cedinee. 2 luglio. — Liijuido alcalino c. s. vergente alia pulrefazione. Varj cespugli fruttificanii del Penicillium fasciculalnm e della Monilia penicillala. (46) 29 giugno 1851^ ore 6 anl. — Sangue bianco di farfalla mascliiu appcna uscila dot bozzolo. — Molti globuli sanguigni quasi tutti dell'egual grandezza, e forniti delle solile pro- DELIA NATURA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. Adli mincnze con inaccliie o punli osciiri cd irrcgolari nel centro (rudiincnii dci granelli) sonza granclli dislinii ; ncssiin pranello sparse , nicno aleiini glubiili sangiiigni ruiliiiicnlali appena visibili. Li(|uidu Icggcniicnle alcaliiio c di color bianco vergcnlc al giallognolo. 50 detlo. — Odore di piilrerazionc. Tiloljuli <|iiasi lulli disciolli colla traiiia allungala in (ili : granclli dislinii, di lulte le grandczze, perfeltaiiicnie sferioi e siiuili a gocciuline, spar^i Inngo i riuiasugli dclla traina; alcaliiiita pii'i niarcala di jeri. 3 luijlio. -~ Come sopra. Pulrcfazionc avanzala. ft detto. — Ptitrefazionc couiplcla. (47) 5 liiglio 1851 J ore 6 potn. — Sangite di farfalln ffinniinn iirt'/in al siio termine na- liirale. — Globuli sanguigni scarsissimi scnza gianelli dislinii ; varie cellule niollo piii grand! dei globuli snddeili, irrcgolari e scniidisciolle, zeppe del supposli ematozoidi, o cur- picciuoli ovaliallungati semovcnli, parallelamenle disposti; (juanlita innumcrevole degli slessi sparsi pel liquido. Nessun crislallo, nessun lallo bolrilieo. Liquido leggermenle alcalino, di color bianco giallognolo. 6 'cssun cristallo dclcrmi- nato. U liquido e diventalo aiicora pii'i alcalino di primal 8 dello. — I conidii continuano a dare altri conidii moltiplicandosi all' innnilo; il loro sviluppo per6 non e cosi rapido come nel sangue del baco. Ancora nessun cristallo. II li- quido e meno alcalino di jeri, cd e lutlo zeppo di sporule cadute. (til) 6 IkqUo 1851 , ore I pom. — Sangue bianco di farfalla appena morta di cnkiiio. — F'atentemenle alcalino 1 Miriade sorprendente di emalozoidi o corpicciuoli ovali-allungali se- movenii, paragonabili , quanto al numero , ai granelli adiposi sparsi nel sangue dei bruclii alTetli dal glallunie, con cellule sparse, di diversa forma c grandezza, zeppe degli slessi. ^umerosi conidii e nasccnti talli di botrile distinlissimi. 7 dello^ dctlo. — I talli botritici si sono allungali immensauienle, cd hanno formalo una incslricabile rcle eiiiro le cui niaglie trovansi rilegati gli emalozoidi. Nessun cristallo. Allun- galo con acqua, e riposlo. H dello, ore 7 '/» «"'• — La botrile continua a prender spazio; molli steli fruttiferi fra loro inlrecciali sorgono dal liquido, ma sono ancora privi di sporule. Gli emalozoidi parte trovansi aderenli ai fdamenti della bolrile, parte riunili in areole od ammassi infornii, niolti isolati fuori della rate lallina verso i conlorni del liquido. Nessun cristallo dodecaedro, nes- sun infusorio. 9 dellUj ore 9 ant. — Rami cmergenli in plena fruit ilicazione , senza pcro coprire coi loro grappoli di sporule 1' inlcra superficie del liquido. Emalozoidi numerosissimi come so- pra, sparsi daperlutlo, immobili; nessun cristallo dodecaedro, nessun infusorio. 1 1 dello, ore 6 '/a ""'. — IBotrite corae sopra con grappoli di sporule distinlissimi. I'ra le niaglie della rele lallina emalozoidi a migliaja in un campo nitidissimo. Nessun cri- stallo dodecaedro I ! ; nessun infusorio. La botrile ha impedito la putrefazione del liquido. (32) 7 lufjlio 1851, ore 3 '/a pom. — Sancjue fjiallo , quasi neutrOj di baco delta 5.' et riidiinenti di talli hotritici, irrorata con sn/if/we di bruco mno. 10 detlo. — Corpicciuoli ovali-alhingati, ec, come sopra; essi non banno cangiato nc di forma, ne di volume. Liquido in putrefazionc. (S4) 9 luglio 1851, ore 5 ant. — Fenonieni estenii die prccedono e cotisegiiono alia morte del baco per cakino. — Un momento prima della morte , cessazionc delle pulsazioni del vaso dorsalc. Ore JO ant. — Leggcr tinta rosea, specialmenle al dorso ; 11 cadavcre comincia ad indurirsi. Ore 3 Va pom. — Cadavcre duro come la pasta da pane; color roseo estcso a tutia la superficic. Ore 10 pont. — Cadavere duro e sodo. 10 rft'»o, matt. — Steli botritici nascenti, specialmenle sul dorso, con fdamenli rari appena visibili. 1 1 delta. — Steli botritici solto forma di densa lanuginc , morbida al tatio ed alquanio coDsistcntc, ma cbe non iuibianca ancora le dita. 12 detto. — Uotrilc raolto piu sviluppala. Essa imbianca qualche poco le dita chc la toccano. 13 detto. — La botrite e in plena fruttilicazione , e le sue sporulc s' atlaccano allc dita come farina. Durante queslo esamc il cadavere del baco si 6 tenulo sopra una laslra di vetro coperto da una scodulletia di terraglia. (»3) 12 /i/jf/io 1851, ore 9 ant. — Samjiie di baco maturo caduto morlo dal bosco per malatlia dilanguore (nofjrone)., xpnr.so di .ipornle botn'liclie. — Leggermente alcalino ed alquanto torbido. Globuli sanguigni quasi lutli disciolti con porzione di trama sparsa pel liquido; molii rol. III. 63 498 DELLA NATURA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. ^ranelli piccolissinii, siibrolomli, Irasparenli, alTatIo siiiiili a quelli ancor conteniiti iiclla traina scmiJisciolta dci globiili stuldctti, solilarj, od uniti in roselte. C5 ik-tto, ore 3 pom. — Bolrile germoglianle. Essa Iia gi;\ formalo un niimcro considcrc- volissiiuo di piccoli cespili cariclii di oonidii, molti do' qiiali (rovansi gia sparsi pel liqiiido. E quel olic e singolare si e, clic in mezzo ad una niirlade di granclli provenionli dallo scio- glinienlo dei globuli sangulgni, c fors'anchc delle cellule perilraclieali cd adipose, non v'lia noppure un sol coi'picciuolo ovale-allungalo, seniovcnle (ematozoide). Molli crislalli dodeoacdii di una singular boUczza ingombrano il li(|uidu. t* dcltOj ore B Va o"'- — Immensi cespili di vegolante botrile; crislalli dodecaedri ma- gniflci nuincrosissiiui, di tulle le diniensioni c disposli in ammassi; qualche grosso cristallo prisiualioo. Conidii quasi lutli Irasfonnali in lalli nascouli di bolrile. Moltissinii granclli sparsi pel liqiiido come sopra. Qneslo da appcna un leggier indizlo di acidila. 18 detlOj ore 6 '/a ""'. — Botrile in incipienic frutlificazionc. Crislalli dodecaedri come jeri, pill una slerrainata apparizione dcgli slessi sotto forme nunutissimc; pare che la maggior parte dei granelli esislenti nel liquido siasi Irasformala nci medesimi. tfi detto delta. — La bolrile e in plena frutlilicazione. Nel reslo c. s.: i granelli si sono convertili quasi lutli in piccoli crislalli dodecaedri. II liquido e divenlalo aoidissinio. — II cadavcre del baco si e annerato e disciolto. (.'<6) 16 liigl'm 185ij ore 3 pom. — Sangue di farfatia moribonda per calcino zeppo di emalo- zoidi e di nascenli talli botrilici, a diverso grado di sviltippo, alciini de' qiiali rjid ramificali. 17 detto, ore 3 pom. — I talli botrilici hanno formalo una rete eslesissiiiia, ed alcuni steli frulliferi sorlono gia dal liquido. Nessun cristallo. Gli ematozoidi in numcro siraboccbevole occupano tutle le inaglie della rete tallina. Non v' Iia piii alcun conidio o lallo nascente. iSdellOj ore H ant. — Botrile frullificante. Liquido quasi essiecalo; ematozoidi riuniti in areole giallognole, affatto immobili; bagnati con acqua distillala, cssi si separarono di nnovo e ripresero il lor moto ondulatorio. Nessun cristallo! II liquido e acidissimo. (ii7) 2i laglio 4851, ore H ant. — Sangue giallo di farfulla moribonda per eta, diliiitn con acfjiia dislillata. Leggcrmente alcalino, tulto zeppo di corpicciuoli ovali-allungati, semovenli (ematozoidi), con qualcbe globulo sanguigno. Alcune anguillctte infusorie. Nessun tallo botrilico. 22 deltOj ore 2 porti. — Ematozoidi come sopra. Anguillette infusorie nunierosissime, quasi immobili, riunite in grandi maccbie. Nessun tallo, nessun cristallo. 21^ detto. — Liquido essiccato; bagnato con acqua dislillata. Anguillette nasccnti nunie- rosissime. Ematozoidi c. s. II cadavcre della suddella farfalla, poslo aU'umido ed esaminatu il 29 detto, si trovo af- fatto scevro d' effloresccnza bolritica. (38) 21 luglio 18BI, ore ',j pom. — Porzione di tiieiuhrana (lescicn aerea) lolta dal ventre di farfulla moribonda per eta, bagnala con acqua diilillata. — Nessun lallo di botrile. Ematozoidf o corpicciuoli ovali-allungati, semoventi, a migliaja. DELLA NATURA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. 499 22 delta. — Emalozoidi c. s. ; aiiguillctic nascenti ed adiiKc nunierosissimc. Nessun lallo bolritico, ([iiali-lie lallo nasocnie di pcnicillio. 25 dftto. — Ncssuii lallo liolrillro. I'enicillio con qualclic ramo in frutlo; liquido legger- mente alcalino vergcnlc alia pulrcfazionc. Einatozoidi c. s. (iJ9) 5 (Ujoslo 1851. — QiiosroggI lio esaininalo olio farfalle niorlc naluralmcntc, provenienti da allrcllanic crisalidi slalu Inoculalcil 10 liigllo con fornicnio di pane, c die sfarrallarono dal 1ft al IB dullo stesso mesc. Esse furono Irovatc tutte sane, e poslc all'uniido sin dal {."agnslo, si coprirono al solito, putreraccndosi , di penicillii e di munilie, senza dare un solo slelo di botrite. (60) 8 aijosto 1851 , ore 4 pom. — Saiigiic di baco sano dclln (jiiaria eta mislo von itiiu piccolo quantitu di fernietito di pane. 9 dettOj ore iO nut. — II liquido e diventalo torbido; i globuli sangtiigni sono quasi lutli disciolti. Una prodigiosa quantila di corpicciuoli rolondi od ovali, scliiacciali, lenlirormi, v di grandezza variabilissinia, parte isolati, parte leggermente tra loro aderenli, nioltiplican- lisi airinfinito alia guisa dei conidii delle mucedinee. Questi corpicciuoli sono oscuramenle granulati ncl loro interne, e partono tutti dalla piccola raassa di fermenlo posta in infuso nel liquido, e rassoniigliano mollo alle sporule di alcuni coniomiceli, a cui forse apparliene il principio fermenlante. Ncssun tallo di botrite, ne di altra muffa; nessun infusorio; nessun einatozoide. 12 dettOj mezzogionto. — II fondo del liquido e tulto granelloso. Globuli di fermenlo auuientati; ncssun infusorio, nessun lallo, nessun cristallo; alcalinila inarcata. (61) 12 agosto 1881, ore 3 pom. — Sangue di baco della quinia eld, moribondo per mulallia di Inngiwre. — Patenlenienle alcalino ! Globuli nuincrosi quasi tutti echinali, con granelli oscuri indeterniinati. Nessun lallo botrilico, nessun cristallo. 17 detlo. — Globuli sanguigni interanientc sconiparsi. Liquido zeppo di conidii del /*c- nicillitim crustacenm sotio forma di granelli subrolondi od ovali di diversa grandezza , im- niobili, disposti in grandi areole, dal cui mezzo si veggono sorgere alcuni talli gia divisi in rami, e fornili di qualche stelo in frutto. 19 delta. — Come sopra. Penicillio in plena frultificazione; liquido fetcnte. (62) 14 agosto 1851 , ore 9 '/i «"'• — Sangue giallo alcalino di baco ntaluro, lorpido per tnalattia di languore, mislo con sporule di botrite. 16 detlo, ore 11 nnt. — Globuli sanguigni con trama quasi interamente disciolta , granelli degli stessi di tutte le diuiensioni, disposti in rosette od in lince interrotle, affatto simili a goccioline oleose; cristalli dodecaedri magniGci; botrite sviluppantesi in talli este- sissimi, con rami frultiferi emergenii, ma non ancora carichi di sporule. 11 liquido si e fatto acido. •jOO DELLA NATURA del CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. 17 dvlti) , ore 5 '/^ pom. — Bolrilc in frutto. Glolnili e gr'anclli sanguigni Irasfoniianli-ii ^isibiliiionlc in cristalli!! 19 detto , oreiO V-j «'»'• — " li'|iiido e tullo copcrto di cffloresocnza bolritica, nieno ncl centro, il quale b occupalo da un lilto cespuglio di peniciilio pure in frutto. Lo .stcsso liquido, vedulo al disotio del vetro, offre un bel color giallo-ranciato, nitido, con una niacchia oscura ncl luogo chc corrispondc al cespuglio del peniciilio. fc dcsso acidissimo. (65) 17 anosto 1851, ore 6 pom. — Due gociic di saiigiie iipprim nciduin di lioco saiio dvlla ilidnta vtd, mm dello r/iia/i .iparsa di sparulc holritiche , I'alira laxcialn. piira. 19 di'»Oj ore 3 'japom. — Sangue infctto. La botrile o in picna vegelazionc. 1 gloliuli san- guigni in vicinanza della vegetantc bolrite sono parte disciolli in granelli, parte ancora intieri, c parte trasformati c Irasforuianlisi in cristalli. Ncssun supposto cmatozoide sparso. II liquido si i- falto lui po' pli'i oscuro. Sangue puro. Liquido oscuro e granelloso per incipiente putrefazione. Dove e piii chiaro veggonsi i globuli sanguigni parte disciolli, parte ancora intieri contencnti dei gra- nelli nilidi, distinti, vari di numero e di grandezza, affatto siniili a goccioline. Nessun ema- lozoidc: ncssun oristallo. 20 dello, ore 2 pom. — Sangue infetlo. Liquido piu acido di prima, torbido, granelloso. Bolrite con rami emergenti, ma non ancora in frutto; niolli bellissimi cristalli dodecaedri semplici c coniposli solto forma d' echini. Globuli sanguigni coUa trama disciolta in fdi sparsi, a cui stanno aderenii i granelli sollo forma di goccioline come sopra ; varie rosette dei sud- delti granelli sparsi nel liquido. Sangue puro. — Liquido appena acidulo come prima, torbido, granelloso, semi-opaeo, meno pero verso i margini. Globuli quasi tulti disciolli, coi rispetlivi granelli sparsi pel liquido solto forma di goccioline, ecc. isolate o riunito in rosette come sopra. Ncssun emalozoide.. nessun cristallo, nessun tallo bolritico. 21 detto. — Sangue infctto. Buona porzione del litpiido e copcrta di cfflorescenza botri- lica. Cristalli numcrosi, globuli sanguigni scomparsi. Sangue puro. Tullo granelloso, sparso ancora di varie rosette formate da granelli sangui- gni. Grossi cristalli prismatici; nessuna nuicedinca. 22 dello, ore 2 pmn. — Botrite in piena fruttificazione. Cristalli dodecaedri numerosis- sirai. II liquido e rapprcso, e vedulo al di solto, olTrc una macchia di un bcl color giallo- ranciato trasparente. Sangue puro. Ancora acidulo! lutto granelloso, quasi opaco. Verso i margini pero, dove e meno oscuro, si veggono ancora i cristalli prismatici soprannotati, e numerosi gruppi di corpi ovali lucenti, simili a cristalli. Putrefazione avanzala. (64) 16 arjosto 1851 , ore 5 jiom. — Sangtie (jiallo di bor.o inociilcUu cun pulvcrc cakiiiica it 14 dello, ed ora moriboinlo per (jialhaite. — Globuli sanguigni disciolli, coi loro granelli sparsi pel liquido. Miriadi di granelli adiposi nuotanti nello stesso. Numerosi talli botrilici a diverse grado di sviluppo; nessun supposto emalozoide; nessun cristallo. Varie gocciole come oleose, tra«parcnti, e coi margini appena sensibilraente niarcati. DELLA NATLRA DEL CAIXINO 0 MAL DEL SEGNO. JJOl i7 delta, ore 3 pom. — II li(iiiido e liilto inlcrsccato dai talli l)olrilici, i quali formano c'oi loro lilaiuciili una coniplicalissinia rete, iicllc ciii inaglic trovansi rinserrati i granelli adiposi. Verso i margini, ove il liquido k men denso, scorgonsi inoHi talli botritioi assai sviluppati, ma tutlora isolali ed affallo indipendcnll dai suddeiti granelli. II ll(|uido c pure percorso da (|iialclic angtiillolla infusoria. I conidii si sono convertili tutti in talli botritiri, nk vedesi ancora alciin cristallo dodcoaedro. 18 delta, ore 5 iwm. — Granelli adiposi numerosissimi come jeri. Ancora nessun crislallo ilodecaedro! Gli steli cmcrgcnti della holrile eoniinciano a caricarsi di sporule. 19 detlo , ore i pom. — La botritc e in picna fruttificazionc, e toccata, inibianca le dila come farina. Angiiillotle infusorie scomparse. I granelli adiposi in numero strabocchcvole trovansi ancora rincliiusi cntro le niaglie della rete tallina. II liquido , quasi intcrarocnte rapprcso, veduto al disotio del velro, ollre una maccliia di color bianco cinereo. (63) 19 agnslo 1881, ore 5 V-j ant. — Saugue rjiallo nppenn acidulo, {.ixchinso , di bnico saiio, della quinla eU'i , spnrsn v/i xporitle di hotrile. — Globuli sangiilgni numerosi con granelli poco disliiiti. Globuli oleosi. IN'cssun lallo liolrilico, nessun eiuntozoidc. 20 delta, ore 1 '/-j pom. — Bolrile gcruioglianle con conidii pendenii, alcuni de' quali gia slaccatisi dai geruiogli e sparsi nel liquido. Globuli sanguigni con trania disciolta cd allungata in fdi, i quali nei globuli riuuili prendono la ligura di raggi. Granelli dei globuli suddeiti rotondi, varj di numero e di grandez/.a, trasparcnti od opaclii a norma chc si al- lontanano, o si avvicinano alia lente. Altri globuli coi margini oscuri piii marcati, e con gra- nelli o gocciole oleosc. Cellule granulate c globuli oleosi come sopra; nessun cristallo, nes- sun ematozoidc. 21 detlo., ore H Vi o"'- — IJolrile vcgetanle con stcli frultifcri emcrgenti; cristalli dodecaedri, alcuni de' quali provenienti visibilmcntedai globuli a margini oscuri soprannotati. 22 detto , ore 3 '/j pom. — Botritc in frutio con uiagnilici cristalli dodecaedri. Talli se- condarj della stessa provenienti dai conidii sopraindicati , con steli fruttiferi emergenli. 25 detlo. — Effloreseenza botrilica estesa a tulta la superlicie del liquido. Liquido quasi rapprcso, trasparentCj zeppo di cristalli dodecaedri luollo allungati. (66) 20 (irjosto 1851, are 9 nut. — Sanr/ue leijgermenle acidulo di brmo della quinla eld , nffello dti (jiallume , sparso di .iporule Ijolriticlie. — Globuli sanguigni per la maggior parte (lisciolli; gli intieri con granelli poco distinti. Numerosi granelli adiposi con cellule adi- pose sparse. 22 detlo, ore 6 '/-j f"''- — Botritc vegetante con numerosi stcli frultifcri emergenli. Globuli sanguigni scomparsi. Numerosi granelli adiposi; Ira questi molte gocciole come olcose, Irasparenti , bianclie, di varia forma e grandezza , provenienti senza dubbio dai globuli sanguigni disciolti, trasforniantisi visibiliuente in cristalli; cellule adipose, di mi sopra, semi-disciolte. Molli e luagnilici cristalli dodecaedri. Nessun conidio, nessun ema- tozoidc. 23 detto. — Bolrite in frulto in trc punli separati. II liquido e tutio sparso di granelli adiposi, fra i quali vario gocciole olcose piu graudi e pli'i lucide dei primi. parte perfetla- uicntc sferiche, parte allungatc, trasformanlisi ad occhio veggeole nei suddeiti cristalli. J502 DELLA NATURA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. 27 d'tio , ore 3 pom. — riolrite in fnitio su lutli i pnnti, iiia seiiza forniarc cespugli (lislinli. Ciislalli nuincrosi, iiiolti ilei quali assai grandi, c iiiolli niimilissimi. Glohuli ailiposi numorosi al solito. Nessun cnialozoide; nessun conidio. Un piccol eespuglio di movilia pe- nirlllata. (67) 23 ago^to 1851 j ore 3 pom. — Sangiie tjiallo di baco maluvo , hmi'slato con poh'erc cakinicn all'estretiiitd di una zampa membi-anosa il 20 detto, alio ore 5 pom. — Globuli sangiiigni numorosi parte ccliinati, parte nudi, con granelli nitidi dislinii; numerosi glohuli olcosi; qualclic granello sparso, ed alcuni crislalli dodccacdri. Nnnierosi lalli botrilici, uiolti dei quali allungatissiini, e gia ramilicali. Ilecisa e posta sotio al microscopio la zampa inoculata , immersa in una goccia d' a- cqua distillata, si tro\6 tiitio il li(|uido zeppo di una quantita sorprendcnte di conidii e lalli botritici nascenti; tra qucsli un bellissirao eespuglio isolato, carico di conidii, prove- niente da un.nucico di sporule situate alia di lui base (Vedi il num. 6«). Delia., ore 4 pom. — Globuli sanguigni marcatissimi, con granelli nitidi di varia grandezza e forma neH'islesso globulo, ed inegualmenle situati; altri globuli sanguigni rudimentali, appcna visibilij alcuni dei quali gia punleggiati nel centre. Talli botrilici ramificali con rami Icggermente tortuosi, e rivolli alle due estremita in senso opposto. 24 delta, ore 6 % ant. — Botrite vegetante su tutti i punti; conidii interamenle trasfor- niati in talli ; nessun cmatozoide. Cristalli dodecaedri magnifici provenienti dai globuli san- guigni. Globuli sanguigni parte discioiti nei rispettivi granelli, parte ancora intieri coi mar- gin! in alcuni ancor trasparenti, in altri opachi, trasforraanlisi visibilmente in cristalli. Delta., ore 9 ant. — II liquido k quasi rappreso. Allungato con aoqua distillata e diven- lalo ancora cliiaro e trasparente, e lascia vedere alcune rosette giallastre minutaniente pun- leggiate (parte coloranle?). Talli ramificatissimi e tra loro intrecciati. Globuli sanguigni nu- merosi, giallastri con granelli nilidi, sferici, di varia grandezza come sopra; alcuni di questi sparsi pel liquido. Formazione rapida di piccoli cristalli dodecaedri, nei quali semhrano Irasformarsi i suddetii granelli sparsi. Cristalli piii grandi come sopra. Detlo^ ore 11 ant. — I talli si allungano e si ramificano con una celerila sorprendcnte; i cristalli pure si moltiplicano a spese dei globuli sanguigni, alcuni de' quali ofTrono paten- Icmcnie la loro trasformazione, presentando i margin! oscuri ed il nucleo trasparente cri- stallino, sebbene ancora fornito di granelli. Delia., ore 2 Va pom. — 1 talli cominciano a mandare dei rami frutliferi. Cristalli come sopra. Globuli sanguigni con granelli nitidi di varia grandezza e forma, alcuni giallastri, altri no. Macobie gialle grandiose, formate, come pare, dalla riunione dei granelli de! glo- buli sanguigni discioiti unit! alia parte colorante del liquido. In mezzo a tanti granelli e lalli, nessun conidio o lallo in embrione ; nessun ematozoide. 25 detto, ore 6 Va ant. — Botrite con steli frutliferi emergenti , nel resto c. s. 26 delta., ore 5 ant. — Botrite in plena frullifieazione. Tulto il liquido 6 coperto d! ef- florescenza botritica, ed 6 quasi interamenle rappreso. Cristalli dodecaedri numerosissimi; quasi tutti i granelli spars! si sono trasformali in minut! cristalli. II liquido rappreso, vedulo al di sotto del velro, offrc una maccbia d! un bel colore giallo-cedrino trasparente nitidissimo. DELIA NATLRA DEL CALCLNO 0 MAL DEL SEGNO. o03 24 agoslo, ore V-.- pom. — Eslremitd della zamjHi iitnesluta del brtico ddia priad,„h eapcrieiizu (67). — Conidii nimiciosissinu , moKi ilei quali alqiianlo allungali e porlanii a ciasciina clelle loro eslrcniita allro conidio nasoenle. Globuli sangi.igni scarsi con granelli luarcati, nitiili, siibrolondi. Molli di (luesli g.anclli si Irovano sparsinel liquido insieme ai oo- nidii, dai qiiali si disiiiiguoiio facilnienle per la lor foiiiia subiotonda, o perfellamente sfe- lica, e pci loro niargini oscuri marcalissimi. II liquido, chc cominciava a rapprendersi, si i! diluilo con sangue dccisanienle aciduio di baco sano della qiiinta eta, c si e riposlo'di nuovo sotio canq)ana. 2d delta, ore i pom. — 11 liquido nel ccntro e divenlalo lorbido e graiielloso; verso i niargini peri 6 aiicora Irasparcnte, e vi si osservano i conidii trasforiuati in lalli rainificalis- siuii, cd i globuli sanguigni Irasformali e Irasfonnanlisi ^isibilnlenle in crislalli, molli dci quali lasciano vedere ancora nd loro nucleo ccnirale i granclli dci globuli suddelli. 26 dvlto, ore 6 Vj tiiil. — liolrile con rami frulliferi cnicrgenli da lulla la superficie del liquido, il quale si e fallo piu Irasparcnte. Crislalli dodecaedri nunicrosissinii, grandi, di forma prismalica allungala , paric incolori e parte bruni , quasi opacbi ! Globuli sangu'igni inleranienle scouiparsi 27 dello, ore 2 Vi /'«»'• — Bol'ile frulUficante su tutia la superficie. Crislalli prisiualiri coll'apice come smussalo e bidenlalo, solitarj, o disposti in nuclei a guisa d' echini. Liquido quasi cssiccalo circondalo da ramilicazioni crislalline dendritiche. 28 dcllo, ore II ant. — La boliile e in picna frultificazione. Tulto il liquido 6 coperlo di una fitta e Candida lanugine come farinosa, i cui fdamcnti si eslendono sul velro al di la del liquido istesso sotto forma di raggl. Crislalli dodecaedri numerosi, raisli coi prismalici soprannolati, ec. II liquido, vcdnio al disollo del vetro, olTre una niacchia di un color giallo- citrine vergenle al rancialo, nilido, trasparente. (69) 26 agoslo J 851, ore iO Vi pom. — Sungue giallo di baco nppeua tnorlo di cakiiw , iiiinilre stava Iracdnndo le prime /ila del buzzolo (iiwailalo cou pohere cakiiiica il 23 delto , ore 5 Vj pom.) — Affatio neulro, trasparente. Globuli sanguigni numerosissimi con granelli nitidi rolondi, di dixersa grandczza, e siniili a veregoccioline; alcune cellule oleosc, provenienii forse dagli sicssi globuli sanguigni, perfellamente sferiche, o bernoccolule nel hiogo della prolubcranza delle gocciole oleose conlenutevi. Allri globuli .sanguigni con Irania quasi inticramente disciolta, appena visibilc, e con granelli nitidissimi, perfeltamenle sferici c. s.; varj rudimcnii di globuli sparsi. Molli granelli disscminali pel liquido, pro- venienii dai globuli suddelti. IN'essun enialozoide. Conidii rari sparsi, alcuni de' quali al- quanto allungali, fusiformi ( talli nascenti), e porlanii alle due estreuiila allro conidio ap- pena visibile; allri molto piu allungali, e taluno niunilo gia di qualche ramoscello. 28 dello^ ore 6 '/a anl. — I conidii, o lalli nascenti sopradescritti , lianno invaso lullo II liquido coi loro rami intrccciati a rete. Quasi lutti i globuli si sono Irasformali in bellis- siuii e grossi crislalli, de' quali e zeppo tullo il liquido; molli di quesli crislalli, non ancora interamente formati, offrono palenlemente la loro derivazionc dai suddelli globuli, de' quali conservano ancora le Iraccie. Molli granelli sparsi o raccolli in rosette, Irasfuruianlisi o gia 504 DELLA NATURA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. tiasfoniiali in piccoli crislalli. II liiniido k ancor Irasparontc , cil affatio privo di conidii, essendosi qucsti trasformati liilli in (alii. Ncssiiii omalozoido. 30 dvtlo, ore 7 aid. — La bolrile copre co' suoi sleli fnillifoii luKa la .supcrlicie del liquido. I globuli .'langiiigni sono quasi intcraiucnte Irasl'ormali in crislalli, unilanienle ai granelli sparsi. (70) 29 agoslo <851, ore 5 pom. — Soluziune di colta di i)u.ict', Iccfu'niiL'nlt (iciduUiUi ii aceto distillnlo, s/xirsa di sjiorule botriliclie. 31 dcllOj ore M ant. — La bolrite e gia in frullo. II liquido k tutto sparso di ccspugli pill 0 nieno densi, con ramoscelli piutlosto corii, e tntli cariclii di sporiile e di conidii. Qiiesli ultinii, in numcro considei'cvolo, circondano ciascim cespnglio, c molli veggonsi giA sparei pel liquido in corso di sviluppo. Infusorj nascenli. l." scllenibrc. — notrile conic sopra; conidii numerosissinii spaisi pel liijuido, alcnni de' quali niolto allungali e gia caiiclii d' altri conidii secondarii. Anguillelle infusorie. (74) 50 agoxlo 4851 , ore 5 Va pom. — Satujue di vrisatide, inneslala con polvere cakiuim il 27 dettOj ore H ant., eitratlo appena morla. — Acido. Globuli sanguigni in parte echi- nati con granelli appena marcali, in parte lisci con granulazioni distinte. Nuinerosi cri- slalli dodecaedri, niolti de' quali formatisi solto al niicroscopio. Molli conidii con talli na- scenti di botrite. Grosse cellule adipose sparse. 31 del to J ore H ant. — Talli ramiCcatissimi ; essi intersecano coi loro filameDti tutto il liquido. Conidii interamente sconiparsi. Globuli e cellule adipose come sopra. Tutto 11 li- quido, specialrnente verso gli orli, sparso di granelli infornii, parte quadrati e simili a pic- coli crislalli, parte di forma irregolare, niinulissimi, senioventi (rudiincnli di infusoiii?). i.° settembrcj ore 6 Vi ant. — La botrite e in plena vegetazionc, ed il liquido intera- mente coperto dagli emersi rami fruttiferi. Globuli sanguigni rari, sparsi nei contorni del liquido, con granelli grossi, nilidi, angolosi, gia vicini a cristallizzarsi. 2 detlOj ore 6 '/a ant. — Botrite in frutlo. (72) 30 arjosto 1881 , ore 7 ant. — Uinore akalino ecc, emesso dalla farfalla nell'aprire il bozzolo , sparso di sporule botriliclie. 31 dftto, ore H ant. — La botrite coniinciaa germogliare, ed alcuni de' suoi steli sono gii fornili di conidii. 3 settembre. — Cespugli numerosi di botrite in frutto. Essi per6 non coprono tutto il liqui- do, come ([uando la si fa svolgere nel sangue del baco, a molivo del limilato prolunganiento de' suoi rami tallini. Crislalli dodecaedri di tulte le grandezze. Qualclie cespugllo di penicillio. (73) 3 settembre 1881 ^ ore i '/^ pom. — Sulttzione di colla di pescc, p'tra., mista con spurulu di bolrite. 7 detto. — La botrite e in frutto ed ha coperto quasi tutto il liquido d'efllorescenza. I DELLA NATLRA DEL CALCINO 0 MAL DEL SEGNO. 503 suoi slcli pcr6 sono oorii, c tiiili oirconJali alia lor base ili un niiiiicro considcrcvolc di co- nitlii Ncisiin cristallo dodecacdro. (74) 3 si'tli'iiiljiu 18B1 J ore ft '/._, pom. — Snnijiic di ftirfallit appciia nnlo. — Legpermenlc acidol giallo, Irasparenlc. (lUibiili sangiiigni mlIllc^u^i ., iiiccoli, i-cliinali , Iraspari'tili, seiua granulaziuiii disiinti-. Oiiaiclie celliila oleosa piii grunde. Nessun crUlallo, nessun emalo- zoide, nessun conidio o lallo boli-ilico. 4 tlcllO:, o/i' 6 Vi ""'. — Globull sangiiigni quasi lulli diseioiti in granelli minuli, spar»i pel ll(|iiido. Ancora qiialclie eellula oleosa. 5 tictio ilvilo. — Liipiido in alcuni punli tutio granelloso (mdinicnti d' infusorii ). Traiua doi globuli sparsa pel lli|uido, Ira le cui fila scorgonsi i granelli in origine conlenulivi sollo lornia di niinulc gocciolinc opaclic, o Irasparcnli, a norma dei nio\inienli del porla-oggelli. \erso i niargini, niinicrosi crislalli prismaliei agliiforuii, disposli a jiennello. Wesson corpic- ciuolo seniovente; nessun lallo bolrilieo. 8 ilctlo. — II liquido e in plena pulrefazione, ed e lutlo circondalo deisoprannolali erislalli. (To) 3 seltemhrc^ ore 6 Vi nut. — Lir/uorc iilcalino einesso dalla farfalla ncll'aprire it Ouzzolo, iiihio con sporulv Oiiliiliche. 4 dutlo, dello. — La bolrilc gernioglia e eoniincia a nicller fuori (pialelic conidio. a ore dctlOj 9 '/o (ml. — Uotiilc in frullo con conidii sparsi, lallifieanlisi, caiicbi di allri cunidii; liquido alealino in souinio grado. 8 dcllo dfUo. — Botrile conic sopra, ma divisa in tanti cespuglielli. Talli sparsi daperlulto, niolli de' quali rauiificali, coi rami tallini iniiuersi carichi di conidii, e coi rami emcrgenii cariclii di sporulc. Numcrosi crislalli dodecaedri; infusorj a migliaia. Liquido alealino c. $. (76) 4 selU'))ibre ISoi. — Porzioiie di tcs.tiilo iiiterno di cn'salide iiidinita , innria rjid da due rjivnii di adciiio, ma ancora :eppa di liquido Irnspareitle j del color dell'acelo comuiK, ed acidixsimo. — I niargini dclla suddetia porzione , posta eniro una goceia d'acqua distillala , prescniano , solto al niicroscopio, un inlrcccio niirabilc di filamcnti lallini di bolrile, esler- namentc sparsi di granelli minulissinii informi (franinienii di crislalli). .Nel liquido circon- dante, gli sicssi granelli, qualclie ccllula grannlala (cellule |icrilrai'licali ), qualclic cellula adiposa con granelli inlalli, di pii'i niolti briccioli di filamenli lallini, sparsi anch'essi di gra- nelli infonni come sopra. Posia solto campana. 5 dclto, ore 7 ant. — La suddella porzione e tulla circondala di rami lallini di bolritc, alcuni do' quali si convcrlono gia in sleli fnilliferi cmergenti. Essi provcngono precisamenle dai rami tallini Ironcali, i quali si sono allungati in rami piii sollili, afTatto nudi, cioe privi esternaniente dei granelli informi die cuoprono quelli da cui provcngono. Quasi tutii i brani di talli bolritici soprannolali, sparsi pel liijuido, si sono pure allungali, ad una o ad ambe le eslremila, alia guisa dei conidii. I'inora nessun crislallo dodecaedro deciso. 6 dello J ore 9 Vi anl. — I-a bolrile nianda gia dei rami emcrgenii, niunili qua c la di f^ol. III. 04 i$OG DELL.\ N\TUR\ DEL CALCINO 0 M.\L DEL SEGNO. sporulo nasccnli. Tiiiti i brirrioli lallini sparsi si sono converlili in altrollaiili i)icc()li ccspii- gli. It liquido o granclloso con qualclie raro crislallo non bene detcrininalo. 7 dvllo , ore 10 Vi ""'• — l-a boliilo i- in friillo. I cespujjli sparsi coniinciano cssi puro a fruttilioare. I granelli ciic circondano gli anlichi lalli sono a non dubilarnc frauuncnli di rrislalli. iO dftlo. — 11 liquido h Inllo I'opcrlo di cfflorcscen/.a bolrilica. Qualclie grosso crislallo di forma anibigua Ira I'uUaedrood il dDdecac'tlio.rrainuicnli dicrislalli luciiliip|)0., c Ira (jiicsli alcuni giti slaccali dai filanicnli lallini, c niiolunti Iil)eri iiel fliiido cii-coiulaiilc. L'oppusla zanipa dellu slesso indi>iduo, egualiiienlc osaininala, noH presunlava ne talli^ nc coiiidii. (01) 3 tiirjiiu 4851. — I haclii a saiigiic liiani'o., affelli dal gialliime, conscnano il loro co- lore natiiralc, c nun »i dislinguoin) dai sani die per I' accorciauiento del loro corpo^ c pel loro san^uo liiancoopaco Ialli;jinosu. Qucsl'dfjf!! axcndo ripcliilo I'esanie del sangiie di varie farfalle raoribonde, lo lro\ai in lutlc decisamcnic alcalino, con glohuli sanguigni scarsissimi., o niilli, e zeppo invecc di emalozoidi, con gocciole d'aspello olcoso, qua c la sparse. (82) 5 liiglio 1851. — Esamu del saiKjiie bianco di una fdifalla vicina a socconiben di movie Datiirale. — Liqnido Icggernienle alcalino. Globuli sanguigni searsissinii, lisci, senza granelli distinli; varie cellule irrcgolari, [lii'i grandi dci suddelli globuli, zcppe dci cos'i delli ema- lozoidi o corpicciiioli ONalialluiigali scniovenii, rcgolarnicnle disposli , uniti, ciuc lulli se- condo la loro lungliezza ; aleune di quesle cellule sfasciate e quasi prive di pareti, sollo forma di piaslrine od arcolc irregolari ; numcro strabocchevole di emalozoidi sparsi pel li(]uido. l^cssun crislallo; ncssun conldio o lallo boliilico. — II cada\c're dclla farfalla si c conscrvalo immune dal caUino. (83) 40 Itirjlio 1851. — II 8 dello alle ore 6 pom. bo messo a conlallo con polvcre calcinica 24 farfalle femminc, poco dopo la deposiziune dclle uova, ccc. un sellegiorni dalla naseila. Di quesle, ft si Irovarono morle alia matlina dell' 8 dello, IC alle ore due pomeridiane, u 4 alia sora dcU'islesso gioino. I! 10 di'Ko erano lullc dure. Spaccale, si IroM") nella maggior parle la vescica aerca coperia di una fmlssima lanugine bolrilica. Es.se furono pusle, cosi spaccale, aH'umido. — Esaminale la mallina del 13 dello si Irovarono lulle coperle di cf- florescenza bolrilica. (84) 15 liirjiiu 1851. — Avendo mcs.'so jeri sollo campana, a! solilo, dull' umorc incoloro alcalino eniesso dalla Tarfalla nell' aprire il bozzolo, misto con sporule bolrilicbe, Irovai quesl'oggi all'i.^less'ora, cioe dopo 24 ore precise, la bolrilc gcrmoglianlc, isolata od in ccspugli, a norma doH'isolamenlo o dclla riimione delle sporule disscuiinale\i, lulla carica di gemme o conidii, molli dci rani'lli di divcrsa i;i'aiuloz7.a con enialozoidi. — (Iranclli di varia grandiv.za c soiiiovcnli, spccialmciilo i pii'i l>ii'eoll, con niolo niolccolaie concilalo ; fra qncsli alcuni eniato/.oidi, o corpi ovali-allungali dislintissinii, ritinili c sparsi. — Ncssun conidio o tallo liolrilicol La farfalla suddella aveva la vescica aerea dilalatissima, e die ricmpiva quasi Uitla la cavila addoniinalo. Dopo la sezionc si t; posta all'iunido per vedere so si sviluppasse in essa la bolrile. — Fii I'ilirala il 19 dello carica del pciiirilliKm fascial la! inn scnza la minima Iraccia di bolrile. Porzionc dclla slessa farfalla fu lenula nell'acqua dislillata sino al 30 dctlo per vcdcre lo sviluppo delle spornle del dello penicilliiim. Anclie dnranle lullo qneslo lempo nessuna Iraccia di bolrile ! (94) 8 ollolire 1851. — /:saiiiu di qitallro fivfallc, poslo , in isUilu di cri.ialidi, iiciiiixainw ml isfnrfaltarcj, in scululii di carta sin dal (jiorno 9 seltcmbre , c movlu liitli: did 25 al 2'J duUo. — Nessuna Iraccia di bolrile. Esse sono Uitle secclie ma ancora elasliclie, e non friabili come quelle merle di calcino. Furono posle all' umido al solilo. — 11 giorno 1 3 dello erano ancora inlalle: il t;iorno 19 dello si Irovarono coperle di pmkiliinm senza la minima trsccia di bolrile, e si die due Ira queste avevano rumor escrcmenlizio zeppo dci cosi deiti enialozoidi. Ilo pure esaminale quatlro allre farfalle rinchiuse come sopra e nell' istesso giorno, e morle dal 28 sellembre al U otlobre. Esse non presenlavano Iraccia di bolrile. L' addome era in lullc diviso in due grandi cavila, mia superiore, corrispondente al vano della vescica aerea, perfellamenle vuola, con pareti liscie e secclie; I'altra inferiore, corrispondenle alia oavita del gran cieco, zeppa ancora deU'iimore escrementizio. Esse vennero posle all'umido. — Esaminale il giorno 13 si Irovarono lulle sane, cioe senza botrite. Tre fra quesle avevano lumore cscrenienlizio zeppo di enialozoidi. (9S) 7 seltvmhre 1851. — Swjo delta forjiia del (jelso sparso di pohere bolrilica. 11 dctlo. — Numerosi lalli nasccnli di mucedinea (penicillitim); alcnne spornle della bolrite hanno dalo un corto germoglio. 13 dello. — I lalli del peniciltium si sono sviluppali in tutli i sensi ed occnpano quasi lullo il liquido, mono il luogo occupalo dalla bolrile. Quesia si svolge lentissimamente; anzi la niaggior parlc delle spornle non ha gerniogliato ; e le gerraogliale hanno filamenli corlissimi, con appena qualche conidio e qualche rara sporula. Gli steli in frulto parlono quasi (ulli dai nuclei delle spornle ! 1 6 dello. — La bolrile e stazionaria ; il penicillio in piena frutliCcazione. fe singolare che dove vcgela la botrite, non v'ha orabra di penicillio; essa ne impcdisce lo sviluppo. .9M*ttnte '^/v//T. /*///'*/' A,tnn/'etf^/t' r,/ ///. r..,.y. Miisiio : >i v< SPIEGAZIO.NE DRLLE TAVOLE TAVOLA I. Fig. 1.' a. Spoi-ule (lella botrite bnssiana isolate {I); b h slcsse gcrmoglianli, vcilulc 24 ore (Ilea (lopoja loio scniiiiaf;ionc; c una sporula con due gorniogli. •■'" y "' "' "■ Pianlicitic ill bi.liMtc nrllo slal() tli iiieipicnte fmllificazionc, provcnienii da altivllante spoiuii- l.olriticlip sc.iiinato, da 4H ..re .irca, in una solu/.innc di Konima arabica Ksse sono scmpl.nssm.o c cosliluilc da un sol lilamento, die lunge nell' islesso tempo jullizio di lallo e di ramo Iruttdcco. ' h. StcIo fiutlilei-o di una dellc deltc piantieine gii carieo di sporule, agglonicralc inlorno al- I apiec dci rainoscelli sotlo loiuia di grappoli. Frg. 3.' o, a Sporule di botrite, scininatc dn 2'( ore ncirumore cmcsso dolla farfalla ncl- I aprire M bozzolo, eon Kerniosli o lilainenli tallini earlelii di conidii. b. (.cspuglio botrit_iro. proveniente ila un nu.leo di sporule Keni.oglianli c, carieo di coni.lii a (liverso giado di sviluppo. Questo eespuglio lii tollo dairinlcrno di una zampa di un baco dclla iinnUa eta ,^ uioeulalo iii (pi,.| lno^o, da eirea 30 ore. eon polverc botritiea. lig. '1." (i, u. lUnm tallini, slaefatisl dai priniilivi eespu^di , eariebi di eonidii a divcrso grado (1 sviluppo. quesli rami o Irammeiilj
  • li> di sticeiilo riaiuanta a sollrraito voile circa il lor diamelro naltiralc. ol2 TAVOLA II. Fig. 1.' (ioci'ia (li sanguo, appciin osli'iitlo, di tin baco inorientc di calciiio (1). ([,»,». Oiversi lalli lioliitii'i pii'i o iiicno sviliippali, pi'OVonioiUi dai ronidii sparsi ncl (Iiiukj circoliinlc diiranle 1' iiifezione cidcinica; alciiiii dc' quali j;ia traslonnali in vcri cespugli crranli. 6, b. Globuli sangiiigni; c, c ci-istalli dodccacdi-i fnimmisti agli stcssi. Fig. 2." Ospuglio in frutto del pcniiillium sparsum Fr. , ipiale si risconlra non di rado sui cadavcri dellc faifallc niorle iialiiralnu-nU", e vcrgcnli alia putiTrazionc. a. Tallo cnicrso siiperficiale; b. 6 rami frultil'eri con sporule dispostc in catonellc lineari, scin- plici 0 riunilc a loggia di pennello. Fig. 5." Lo slcsso pi'iiicillio vcduto ad un maggior ingrandimcnto. n. Sporule libcrc; /(, b le slessc gcrmoglianti; c sporula con Ire gcrmogli, due dei quali giii provveduti di una scmplice calenclla di sporule nasccnti, circondata da varj conidii. il. Porzionc di uno slelo I'ruUilero con pennelli nasccnti; e pcnncllo isolalo con sporule eincr- gcnli; /"idem carico di sporule mature. Fig. 4." Tallo nasccnte di pcnkilliitm cruslacettm. a. Conidii trusrormati in cellule, daH'unlonc dellc quali honno origiiic i filamenti talliiii. h. Numcrosi conidii emergent! dalTapicc dei suddctti filamcnli ; b', b' altri conidii c. s. c. Conidii trasformali in cellule contencnti altri conidii rudimentali. rf, rf. Cellule die comineiaiio a riunirsi cd a trasformarsi in talli. e. Pcnncllo con sporule cmergcnti. Questo penicillio, uno dei pii'i iiifesti allc nostrc cucinc, fu dclincato alio scopo di far eono- sccrc la prodigiosa fecondita dclle muffe in gcnere, e la loro rapida dilTusione sia eol mezzo del- I'aria nella quale trovansi sospcsc le loro sporule, sia col mezzo dell'acqua c dei liquidi in ge- ncralc nci quali trovansi infusi, c di continuo riprodotti, i loro conidii. Fig. 8." Butnjlis cana Kunz e Sehm., quale si osscrva sulle foglic del gclso semidisscccate. cd infuse per alcun tempo in acqua leggcrmente acidulala eon qualclic acido orgnnieo. a. Stclo frullifcro con sporule mature, dispostc a foggia di grappolo attorno airestrcinila dei rami. a. Uno stelo dclla stessa con sporule nasccnti. 0. Porzione di tallo nel cui cavo si scorgono alcuni cristalli. f. Sporule isolate, circondate da piecoli cristalli. (I. Lc stcssc gcpmoglianti; e grossi cristalli oltaedri clie si formano aU'intorno dei talli dclla delta botrite durante la sua vegetazione, c die circondano pure gli steli delta stessa qiiando roniineiano ad cssicearsi. Fig. fi." Goccia di sangnc, estratta da una farfalla moribonda per calcino, tenuta sotto cam- pana al solLto, e veduta 30 ore circa dopo la sua estrazionc. n, a', a'. Tallo bolritico ramilicatissimo proveniente da un eonidio, il cui ccntro Irovasi in a. 6, 6, b. Slcli fputtiferl emcrgenli, provenienti dalle stcsso tallo, eon rami nasccnti e qualehc sporula. c, c, c. Nuclei di granelli adiposi sparsi pel liquido. (/, rf, rf. Globuli sanguigni eon trama semidisciolta e eoi granelli sparsi all'ingiro dcH'istcssa Irama sotto fonna di goccioline, varie ili numero c di grandczza, aleunc dclle quali trasforman- tisi, o di gia trasformate in cristalli. e, e, e. Cristalli dodceacdri di divcrsa forma e grandczza. f, f, f. Corpicciuoli rotondi,ed ovali-allungati ( ematozoidi ) , scmoventi, dc' quali e sparso tullo il liquido. (I) Lc figure 1." e i.' prcscnt.ino un ingr.iridirnculo di trecento voile circa il lore diamelro naturalc; le allre sono ingrundite come iiclla lavulu precedcnte. line del Yohtmc Tcrzo. /^CfHOft* t/f// /.A*, /x/tf^d/*' Zefl* 6*l^-4€4'. 1.//// /c. //- Milan". U Vjiiilii INDICE DELLE MATERIE COISTEiNliTE LN OUESTO VOLUME E lenco dei nicmbri altuali dcllM. R. Istituto Lombardo di scienze, lettere od arti Pag. v Del cataslo della Francia nel 1846 e del siio nvvenire, di Francesco Rez- zonico n 3 Esame anatomico del sistema arterioso dell'arto inferiors ventidue anni dopo la legatiira detVarteria femorale per aneurisma., di Luigi Porta . " 49 nell'tisocuierano destinati i vetri con epigrafi cufiche, e della origins, cslen- sione e diirata di esso, di Carlo Oltavio Castiglioni >• 59 Confronto di varie galls di cecidomie e del vario modo di uscirne di qussti ed ullri insetti, di Gaspare Brugiialelli '125 Dslla causa della mortalitd dei gelsi e del modo di impedirla, di Angelo Bellani •' «35 liettificazionc di errori invalsi contra la verilii slorica in molte dipinture di soggctti religiosi, di Barlolomco Catena "147 Pensieri sulla consistenza s sulla densilu della crosta solida terrestre e so- pra alcuni fsnomsni c/is vi hanno rslazions. Parle I e II, di Giuseppe Belli ^ 161 Sopra un moslro vilellino bicipite unicorporeo, di Bartolomeo Panizza '■ 276 Ulteriori considerazioni sul moto dsWacqua in vasi, canali e fiumi ( Me- moria posliona) , di Gabrio Piola . . . •• 283 65 5<4 Dellc I'l-ritc delle arlerie, di Liiigi Porta Pag. 369 Stil GijDinaetron campanulae Schon.j di Gaspare BvugnaleUi . . . . « 4