MEMOUIE )t:LLI U. 1ST I' LOMIUUIM 1)1 SCIENZE, I ~M.-T\t aBTI. I VoLl'Mt. IV. .M1L\^0 !»;»< MEMOKIE deli; I. R. ISTITUTO LOMBARDO ^. liOA_i-£ MEMORIE DELL L R. ISTITUTO LOMBARDO DI SCIEINZE LETTERE ED ARTI VOLUME QUARTO MILANO DALLA TIPOGRAFIA BER.NARDOM 1834. ss^Cf ELENCO DEI MEMBRI ATTUALI DELL' I. R. ISTITUTO LOMBARDO Dl SCIENZE, LETTERE ED ARTI PRESIDENTE. AMBnosoLi (loltor Francesco. VICE PRESIDENTE. Rossi do Iter Francesco, Biblioiecario dell'I. R. Biblioleca di Brcra in Milano. SEGRETARIO. Veladini donor Giovanni, Profcssore ordinario di matematica ncil'l. R. Ginnasio- Liceale di S. Alessandro in Milano. VICE SEGRETARIO. CuRioNi nobile doltor Giuuo. MEMBRI OINORARJ. S. A. I. R. PArciduca d'Auslria Francesco Carlo Giuseppe , Principe Imperiale , Principe Roaic d' Unglieria c di Bocmia , ecc. , cav. del Toson d'oro , Gran Croee dellOrdine Realc di S. Stefano d'Ungheria, ecc. S. A. I. R. PArciduca d'Auslria Giovanni Battista Giuseppe Fabiano Sebastiano , Principe Imperiale , Principe Reale d'Ungheria e di Boemia , ecc. , cav. del Toson d"oro, Gran Croee delPOrdinc mililarc di Maria Teresa, delPOrdine Imperiale Auslriaco di Lcopoldo, ecc. S. A. I. R. PArciduca d"Austria Luici Giuseppe Antonio, Principe Imperiale, Principe Reale d'Ungheria e di Boemia, ecc, cav. del Toson d'oro, Gran Croee del- POrdinc Realc di S. Slefano d'Ungheria, ecc. S. A. I. R. PArciduca d'Auslria Leopoldo Lodovico Maria Francesco Giulio Eustaciiio Gerardo, cav. del Toson d" ore e del R. Ordine Sardo delPAnnunziata , Gran Croee delPOrdine Coslanliniano di S. Giorgio di Parma^ ecc. S. A. S. 11 Principe Clemente Venceslao Lottario di Metternich-Winneburg , Grande di Spagna di prima Classe, cav. del Toson d'oro, Gran Croee delPOrdine Reale di S. Stefano d'Ungheria (in brillanli). Gran Croee delPOnor civile, I. R. Consiglicre Inlimo, ecc. S. E. il signer conic Francesco Antonio di Kolowrat-Liebsteinsky , cav. del Toson d'oro, Gran Croee delPOrdine Imperiale Auslriaco di Leopoldo, Croee d'oro delPOnor civile, Balio onorario e Gran Croee delPOrdine sovrano di S. Gio- vanni di Gerusalcmme, ecc. S. E. il signer conle Francesco di Hartig, Gran Croee delPOrdine Imperiale Au- slriaco di Lcopoldo , cav. di prima classe delPOrdine Imperiale Auslriaco della Corona di ferro, L R. Consiglicre Inlimo, ecc. VII Vacani barone C.uiiuo, cav. di fort'Olivo, cav. di piii Ordini, Tencnte Maresciallo, Socio onorario dell' I. R. Accadcmia di Belle Arti in Milano, ecc. Dk Hammer-Purcstall barone Giuseppe , cav. dcU'Ordine Impcrialc Auslriaco di Leopoldo, cav. e commendatore di piii allri Ordini, Meinbro di molte So- cicta scienlifiche e Ictteraric. Manzom nobile Alessandro, Membro Onorario dell' I. R. Accadcmia di belle arli in Milano, ecc. S. E. il signor conte Carlo d'Inzaghy, Gran Croce dell'Ordine Impcriale Auslriaco di Leopoldo e dcU'Ordine Costantiniano di S. Giorgio di Parma, Gran Croce e Balio onorario dcU'Ordine sovrano di s. Giovanni di Gerusalemme, Socio di varic Accademie, ecc. S. E. Revcrendissima monsignore Bartolomeo Carlo Romilli , Prclato domcstico di S. S., Assistcnte al soglio Ponlificio, I. R. Consigliere Intimo, Gran Digni- tario, Cappellano dcUa Corona di ferro del Regno Lombardo-Vcnelo, Arcivc- scovo di Milano, ecc. S. A. il Principe Carlo di Scuwarzenberc, Tencnte MaresciaUo, cav. di piu Ordini, I. R. Luogotenente civile c mUitare della TransUvania, ecc. S. E. il signor conte Giuseppe Radetzky, Feld-Maresciallo , Governatore civile c militare del Regno Lombardo-Veneto, ecc. S. E. il signor conte Leone di Thun , Ministro del culto e dell' Istruzione pub- blica, ecc. S. E. il signor conte Francesco Gyulai di Maros-Nemetii e Nadaska, Generale d'arli- giicria, I. R. Comandante militare in Lombardia, ecc. S. E il signor conte Michele di Strasoldo, Consigliere intimo di S. M., Luogotenente del Ducato di Stiria, ecc. S. E. il signor cav. Federico di Burger , Consigliere intimo attualc, 1. R. Luogo- tenente di Lombardia , ecc. \m niEMBRI EFFETTIVI PENSIONA.TI. Carlim Francesco , cav. dcU'Ordine Impcrialc Auslriaco di Leopoldo , del Regio Ordine Sardo dc'SS. Maurizio e Lazzaro , Mcnibro dell' I. R. Accademia delle scienzc di Vienna e di allre Aceademic nazionali c siranicrc , piimo Aslio- nomo e Dircllore dell'l. U. Osscrvatorio di Biera in Milano. BoRDOM Antonio, commendatore dell'Ordine di Francesco Giuseppe, cav. di terza elasse dcU'Ordine Imperiale Austriaco della Corona di ferro, Direttore della facollii Matemalica prcsso I'l. R. Univcrsilii di Pavia, Membro dell'l. R. Ac- cademia dcllc Scicnze di Vienna , e di varie allre nazionali e stranierc. Panizza cavalierc Bartoldmeo, cav. di lerza elasse dcU'Ordine Imperiale Austriaco della Corona di ferro, Prol'cssorc ordinario di anatomia umana ed Anziano dello studio medico-cliirurgico-farmaceutico nell'I. R. Universita di Pavia, Socio corrispondenle dell'l. R. Accademia delle Scienze di Vienna e Membro di varie altrc nazionali e stranicre. Belli Giuseppe, cav. del Regio Ordine Sardo de'SS. Maurizio e Lazzaro, Profcs- sorc ordinario di fisica nell'I. R. Universita di Pavia, Socio corrispondenle deiri. R. Accademia dcllc Scicnze di Vienna, membro di varie allre nazionali c stranierc. Ferrario Padre Ottavio, cav. dcU'Ordine Imperiale Austriaco di Francesco Giu- seppe , Provinciale dei Padri Ospitalieri , Membro di varie Aceademic scien- tifiche. CkTESk dottor Bartoldmeo, Prefelto della Biblioteca Ambrosiana in Milano. Balsamo-Crivelli nobile Giuseppe, Professorc di zoologia e mineralogia nell'I. R. Universita di Pavia . Membro di varie Aceademic scientiflche nazionali c straniere. IX Zambelli nobilc Andrea , Professore ordinario di scicnze c Icggi jiolitiche ncl- I'l. R. Universilu di Pavia, Socio corrispondcnle dell'Atenco llaiico, dcii'Ac- cademia dc' Gcorgofili di Firenze, cec. Ambrosou dollor Francesco, anzidello. F«,s>AN, nobilc Paolo, Professore ordinario di astronomia e sccondo Astronomo dell'I. R. Osscrvatorio di Brera in Milano. BoRCMs GmsEPPE Antonio, cav. del Regio Ordine Sardo de'SS. Maurizio e Lazzaro Professore emerilo di matcmatica applicala nell'I. R. Universita di Pavia. ' LoMBARuiNi ingegnere Elia, cav. di terza Classe dell'Ordine Imperiale Auslriaco della Corona di ferro, I. R. Direltore deile pubbiiche coslruzioni in Lom- bardia, Socio onorario dell'I. R. Accademia di Belle Arti in Milano, ecc. CunioNi nobile doltor Giuuo, anzidello. Veladini dollor Giovanni anzidello. MEMBRI EFFETTIVI IVON PENSIOrVATI. GlIEBARDINI dollor GlOVANM. Rossi dollor Frakcesco, anzidello. V.TTADiNi donor Carlo, Medico-chirurgo degli esposli , Membro di varie Accade- mie nazionali e slranierc. Bassi nobile dotlor Paolo. De P.lippi dollor Giuseppe, cav. dell'Ordine dclla Corona di ferro, ecc. GiANELL, Giuseppe Luici, Professore emerilo di medicina legale c polizia medica I. R. Cons.gherc di Governo , membro di varie Accademie nazionali e slra- 6 X Porta Liigi, Professorc ordiiiario ili clinica chirurgica c di Icrapia spcciale nel- ri. R. Uiiiversila di Pavia. J\N Giorgio, cav. doU'Ordinc coslaiiliniano di S. Giorgio di Parma, DircUore dt'I Miison c'ivico di storia nalurnlc in Milano, Professorc eniprilo di botanica nclia Duoaic Univcisitii di Parma. De Cristoforis nobilc Luigi. Verga dollor Andrea, DircUore dcll'Ospedale Maggiorc di Milano. SOCJ CORRISPO?iDENTI IN LOMBARDIA. .Vbrivabene ingegncrc Antonio, in Mantova. B.VSSI dottor Agostino, cav. deil'Ordine franeesc della Legion d'onorc, agronomo, in Lodi. UiLLi dollor Felice, nobile di Sandorno , I. R. Professorc d' oslclricia , Menibro di varic Accadcmic scicntifichc , in Milano. RiONDtLLi dollor Bernahdino , DircUore dcll'l. R. GabincUo Nuinismalico , Profes- sorc di areheologia c numismalica ., Membro di varic Accadcmic nazionali p slranicrc, ccc. BoMCELLi saccrdote Vincenzo, Professorc nel Seminario vescovilc di Bergamo. RissEDi dollore Gio. Maria, Bihliolccario presso I'l. R. Universila di Pavia, c DircUore dclla Facolta fiiosofica presso 1' Universila incdcsima. Cmderini dollore Carl'Asipelio, Medico ordinario deU'Ospilale Maggiorc di Mila- no , ccc. C*TT.r(Eo dollor Francesco, Professorc di archilcUura civile c slradalc lu'lll. R. Universila di Pavia. XI CuALLEni P. Gio. Maria, Profcssorc di fisica ncl Collegio ilei Barnabili, in Monza. Cenedella dotlor Attiuo, Chimico-farmacista dello Spedale Maggiorc di Brescia. Cesati baronc Vincenzo, Mcmbro di varie Accademie, ecc. CoDAzzA doUorc Giovanni, Profcssore oidinario di gcomelria descritliva nell'I. H. Univcrsili di Pavia. CoLOJiBANi ingcgnere Francesco, in Milano. CoRNALiA doUorc Emiuo, Dircllore aggiunto presso il Museo civico di Storia Na- luralc di Milano. CossA nobilc Giuseppe, doltore in malemalica , prime sotto-bibliolecario dci- i'l. R. Biblioleca di Brcra , Profcssorc di palcografia c diplomatica , ecc. , in Milano. GER0.1IIM Felice, dottor fisico, Direltore deirOspedale civico di Cremona. KiiEMZLiis nobilc Galeazzo , cmcrito Aggiunto per le acque presso I'l. R. Dire- zione Lombarda dclle pubbliche coslruzioni, in Milano. MAiiOi dotlor PiETRO Giuseppe, in Milano. Magrini dotlor Luini, Profcssorc di fisica nell'I. R. Ginnasio-Liccale di Porta Nuo- va , Membro di varie Accademie. Pezza Rossa sacerdote Giuseppe, Professore nel Serainario Vescovile di Mantova. PiAMAMDA Carlo, dottor fisico , gia Dircttorc dell' Ospedale Maggiorc c LL. PP. Elemosinicri di Milano, Socio di varie Accademie, ecc, in Milano. I'oLLi Giovanni, dotlor fisico, Professore di cbimica tecnica presso FI. R. Seuola Henlc Supcriore, ecc, in Milano. PossENTi ingcgnere Carlo, in Milano. XII Restelli avvocalo Francesco, in Milano. lUscA coiui' LiiGi , I. II. Consiglicrc di Governo , Mcmbro di varie Accadcniie , in Milano. Strambio Giovanni , dollor fisico , Medico municipalc , Mcmbro di varie Accade- inic, ccc, in Milano. TiRROM Gerolamo, Profcssorc ordinario di sloria universale cd auslriaca o dcllo scienze storieo-ausiliaric (arclicologia , nuinismalica , diplomalica ed aral- dica), presso I'l. R. Univcrsilii di Pavia. I'tiOM nobilc Camillo, in Brescia. SOCJ CORRISPONDENTI FUORI DI LOMBARDIA. Alessanorini dollor Amomo, Professorc di matemalica comparata nclla pontificia Uuivcrsila di Bologna. - Bologna. Amici cavalier Giambattista, Professorc d'astronomia nell'I. R. Museo di sloria na~ turalc in Fircnze. - Firenzc. AvoG.\DRO di Quaregna conle A.medf.o, Professorc cmcrilo di fisiea sublime nella R. Univcrsita di Torino. - Torino. Bergiiacs Professorc Enrico. - Gola. Bertolom cavalier Antonio, Professorc di botanica nclla pontificia Univcrsilii di Bologna. - Bologna. Bior cav. Professorc Giovanni Battista. - Parigi. BoTiPARTE Carlo Luciano, principc di Canino e di Musignano. - Parigi. XIII BtFALiM cav. M.iL'Rizio, Profcssorc di clinica medica nell'I. R. Arcispcdalc ili Santa Maria Nuova a Fircnzc, ccc. - Firenzc. De la Rive Augusto, Professore di Csica iieirAccadcmia di Gincvra, ecc. - Gincvra. I)e Notaris cav. Giuseppe, Profcssorc dl bolanica nclla R. Universitu di Genova. - Genova. Ferrero DELIA Marmora contc Alberto, maggiore gencrale, comandante la R. Scuola di marina, in Piemonte, ccc. Gazzera abate cav. Costanzo, Profcssorc di filosofia, Segretario della R. Accade- mia dellc scicnzc di Torino, ccc. GioRGiM cav. Gaetano , Soprintcndente agli ^studj del Granducato di Toscana , Profcssorc onorario c Provvedilore generale dell' I. R. Universlta di Pisa, ccc. - Pisa. Humboldt baronc Alessandro. - Rerlino. Jacobi cav. M. II. - Pictroburgo. Kreil cav. Carlo, Dirctlore dell' I. R. Osservalorio mcteorologico c magnclico in Vienna, ecc. Liebk; cav. profcssorc Giusto. - Monaco. Mai S. Eminenza il cardinale Angelo. - Roma. Mariamm cav. Stefano , Profcssorc di fisica nclla ducale Universitii di Modena , Prcsidente della Society Italiana delle scienze, ecc. Matteucci cav. Carlo, Professore di fisica nell"!. R. Universita di Pisa , ecc. Mazzarosa marchcse Antonio , Dirctlore della pubblica istruzione ncl ducato di Lucca, ccc. « Medici dotlor Michele, Professore di fisiologia nclla pontificia University di Bo- logna, ccc. MV Mellom cav. Maceuomo. Dircltoro dcUo StabilimeiUo fisico-metcorologico ili Napoli. ei'c. Moris cav. Giuseppe Giacinto , Professorc di materia medica c botauica nclla R. Inivcisila di Torino. MossoTTi cav. Ott.wiano Fabrizio , Prol'essorc di fisica c meccanica celeste nel- ri. R. Universitii di Pisa. Oken Lorenzo, Profcssore di sloria iialurale in Zurij^o. Orioli Professorc Francesco. - Roma. Paheto niarciiese Lorenzo. - Geneva. Pezzana cav. Ancelo, Bibliolccario della ducale Biblioleca di Parma, ecc. Plana commcndatore GiovAfiNi, Professorc d'analisi nclla R. Universitii di To- rino, ccc. Preciitl consiglierc Gio. Giuseppe, Direttore dcU'L R. Islitulo politecnico in Vien- Promis Carlo, rcgio archeologo, Profossorc di architctlura civile nella R. Univer- sila di Torino. Quetelet Adolfo, Diretlorc dell' Osservalorio aslronomico c Segretario pcrpeluo dolla R. Accademia dcUe scicnze di Brussclles, ecc. Raujier Federico, Professorc di scienze storico-filosofiche nella R. Universitii di Bcrlino, ccc. Repetti Em.\niele , Bibliotecario e Socio ordinario delTL R. Accademia dei Geor- gofili di Firenze, ecc. RiDOLU marclicsc Cosimo. Professorc di agraria c pastorizia nell'I. R. Universitii di Pisa. ecc. XV Sr;i.Ys i)K LoNGciiAJirs Kdmondo. - Licgi. Si.HiiA III Falco iluca (Ion Domenico. - Palermo. Si'i.Noi.A iiiarclicsc, Massi.miliano. - Genova. Studeu Bernardo, Piofcssorc
  • endirolarc a dcsl Ira id. id. Pag. 169 lin. 16 frammcnlarie; frammentaric, n 171 Nola 2 lin. 2 a'l/aTaVrs; at/aidi/zei n y> J) n n 3 x.a}.;'jui»7 ■/.yloVfi-e'^yi n 187 " 4 » 1 kape kape. n » » » » 2 einzerin einzerin, n 188 « 17 alpi Alpi n 189 " 6 id. id. B 190 " 2 dalla sede della sedc n n » 10 Pelasghi Pelasgi n " Nola (1 ) Plin. N. 21, 111 ,19 Plin. A. //. Ill, 1 n 192 lin. 19 stalo Stato n r> n 21 id. id. n 195 » 7 id. id. ft r. r> 21 forluna Fortuna n 197 " 22 principi principj n 229 " 27 da un Pico da un pico. « 270 n 9 si abbassa si abbassi r n n n si porta si porti MEMORIE DELL' ANALOGIA E DELLE DIFFERENZE IN TRA LA SCROFOLA ED I TLBERCOLI c)\a.aioiia,meu[o G. B. FANTONETTI Lc'llo ncIl'aiUinaiiza delli c giugno laao. Lia scrofola cd i tubcrcoli sono due morbose condizioni osservatc dai pii'i anliclii tempi, c dcllc quali sotto svaiialc denominazioni c con vedute tcoii- clic diverse tenncro parola aulori di ogni eta. Lc opcrc pero di maggiore mo- lueiito, ciie di essa trattano. apparlcngono a questo secolo, e piu in ispeziellii a qucsti ultinii anni, nc' quali, a vedcr modo come rischiarare il subbictto pa- tologico, si cliiamarono in soccorso la fisica c la chimica. Ad onla pero degli eslesi tratlati che la scicnza in proposito vanla, e della vastila dcllc osscrvazioni messc innanzi, sicclic di prima giunta sarebbe scm- bralo non essere piii quislioue in su di nessun punlo, caddc in mcntc ad al- cuni un dubbio, ragionevolissimo, qual e quelle, se i lubercoli appartengano rcalmcnle alia malaltia scrofolosa, sieno non piu cbc una forma od una va- riola della medcsima, o costiluiscano aH'inconlro dislinta c diversa condizionc niorbosa. A chiarirc imperlanlo cosi rilcvanle bisogna il baronc Portal pro- pose un premio, il quale, dopo due pruove, venne aggiudicalo alio scorcio del 4 845 dairAcadcmia di medicina in Parigi al signor Lebert, conceduta in i)ari lempo la menzione onorevolc al signor Legrand. Lc due opere non videro la luce clie nel 1849. II signor Lebert cerco ricogliere e mellere a una lutti gli sparsi material!, i fall! e lc osscrvazioni, che attualmentc possicde la scienza, aggiuntevi lc projiric inlorno allc due espressioni patologiche: e risultamento del suo voluminoso Irattato sarebbe: esservi un' affczionc scrofolosa, un" af- fezionc tubercolosa, diCfcrenli non nella forma, si nell'essenza; coinciderc e eombinarsi di frcquenlc lc due malattie nello stesso individuo. Vol. fV. I a deli; analogia e delle differenze II signor Lcgrami si fece ncl suo lavoro ad invcsligare dircUamcntc, la mercc (li>lle proprie ossorvazioni c dcllp altnii, Ic analogic c Ic dilTercnzc clic si appresciilano in tra la scrofola cd i lubcrcoli, conciiiudendo sussislcrc indu- l>iainoiile Ira Ic due alTezioiii analogic sinlomaticlic; darsi, c di frcqucnte, coni- hinazionc dell' una c deiraitra nello stesso individuo, sebbcne diversa ne sia rossonza: non riusoirc il tubcrcolo niai curabilc, almeno la guarigionc non costiluire die radissima ccoezioiie, e la inorle esscrne la regola; la scrofola invcce per regola tornare quasi scmprc sanabilc, c la morlc cosliluirnc rrccczionc. Egli e dcllc proposizioni cmessc dai due aulori, sussislcrc in tra le scrofole fd i lubcrcoli analogic sinlomatichc, vale a dire di forma, di apparcnza; coin- cidcrc, conibinarsi c decorrcrc sovenli assiemc nello stesso individuo i due mali, ed in fine non esscrc per regola il lubercolo niai sanabile, anzi niorlalc, in condizionc opposla Ic scrofole, clic io inlcndo Icncr alcun ragionamcnlo per diniostrarc non asscntirvi picnanientc rosscrvazione e Tcspcrienza. Gli anliclii tencvano distinla la scrofola dai tubcrcoli in quanlo cslimavano Tuna diversa dagli allri, scnza pero che avcssero giuste idee della nalura loro; Irovandosi dcscritta la scrofola sollo il noma dly.ctparJsi appo i Greci, e di atruma appo i Lalini, coinprcndendovi pcro ogni sorla di inluniidimcnto ghian- dolare; colla dcnominazionc poi di fwfjia e tubcrculum si indicava lutto quanlo dalla cute veniva a rialzarc proccdcnle da interna cagionc. In appresso si voile dinolarc un luniorc duro, e di forma irrcgolarraenle rolonda, piu lardo taluno nc voile limilalo 11 significato allc ghiandole interne indurate, scirrosc. Dalla mcla circa del sccolo decorso in avanli, nelle tante opera che apparvcro, si parla di scrofole e di lubcrcoli, rilenendo questi siccome una forma o varieta di quelle, in quanlo che si considcrano i lubcrcoli non piu die ingorgo, in- tasamento delle ghiandole c gangli linfatici, e con lale idea la lisichczza pol- monarc si voile dipendessc da vizio scrofoloso. A' giorni noslri la patologia del lubercolo fcce di grandi progrcssi, ed altual- nicnlc esso vicnc riconosciuto quale prodotto di sccrezionc morbosa speciale sollo forma di corpo ordinariamenlc rilondo, di colore bianco gialliccio, di grossczza c consislcnza vario, rammollcnlcsi dopo certo lasso di tempo con la- sciarc alia sua scde un vano o caverna, cstimalo ancora non perlanto dalla ge- neralila dc'clinici proccdere dalla scrofola, o per lo nieno alia coslituzionc scrofolosa esscrc collcgalo. Al ben rinellervi sopra pero, egli non lardasi a rilevarc, che la scrofola ed il lubercolo divcrsificano in tra loro pel complcsso dc' rispettivi sintomi, pcl- randamenlo, pci caralteri anatomici, pegli clcmenli palologici, pell' epoca dcUa vita ia cui succcdono, e pel Irallamento lerapcutico. IN TRA LA SCROFOLA ED I TLBERCOLI. 3 La scrofola si manifcsla con serie di allcrazioni local! chc insorgono sponta- neamciUc, c Ic quali vcstono primitivamcnle forme diverse di lento c croniclie irritazioni cd inGammazioni, con tendenza ad csiti ulcerosi, c piogcnici, nou senza talvolla assumcrc anchc I'aspetlo di ipertrofia, Ic quali condizioni lo- cali irritative o flogisliche pigliano di prcfercnza la cute, il lessuto cellulare soltocutanco, Ic ghiandole e i gangli linfalici, Ic capsule, Ic cartilagini arli- colari c Ic ossa slessc. Laonde essi proccdimcnti irritativi c flogistici nellc scro- foic non si attcngono di prcfercnza a nissun tcssuto speciale, ma tutti li pos- sono invadcre, e li invadono senza prcsenlarc poi allcrazioni anatomiclie, die si scoslino da quelle degli ordinari process! morbos! di irritazione e flogosi. La fenomcnologia palologica inoltrc si irradia scmprc dall'cstcrno all' inter- no, c dalla cute trapassa alle viscere spccialmente splancniche. Nclla scrofola inoltrc si scorge cvidcntcmente una altcrazione gcneralc dci liquidi c dei solidi dcll'cconomia, un'altcrazione tolhts substantiWj come disse Korlum, la ([ualc porlo alia comunalc idea di condizione costituzionale, o dialesi scrofolosa. Lc pill minute ricerclic istituite coi soccorsi di istrumcnti fisici e colle ana- lisi cliimichc, i numcrosi anncsti istiluiti cogli umori scrofolosi non aggiun- scro insino ad era a discoprire nissun elemento morboso proprio della scrofola, c la materia sua purulcnta non diversifica in nulla dall' altro pus provcnienle dalle ordinarie affczioni llogistiche. La scrofola impoverisoe il sangue dc' suoi globuli mentrc dcirislesso tempo nc diminuisce anche la fibrina. L'csame critico di quanlo fu scritlo intorno la scrofola, c di tutla la fenomc- nologia che vi si osscrva, condussc il signor Milcent a ritencrla malattia cssen- zialc distinta da qualunquc altra , con segni propri, andamcnlo partlcolare, con gran novcro di alTezioni sintomalichc cui impone suo marctiio, con condi- zioni di sviluppo , seric di pcriodi, sintomi, lesioni e termini, uonche uno slato cachctico die ad essa sola apparliene. La tubercolosi al suo insorgere non si appalesa con seric di fcnomcni die costituiscano, al pare dclla scrofola, speciale caralterisca malattia: il princi- piarc n'c latcnte od oscuro, c i disturbi chc ncU'economia produce sono svariati molto a seconda della scdc in cui i tubercoli banno originc, c si svolgono, del- Tcsscrc isolati, disscminati od accuinulati, e lc altcrazioni chc si appalcsano ncllc parti in cui risiedono, sono quelle ordinarie di un corpo straniero infisso in un tcssuto piii o mcno sensibilc. II lubcrcolo, all' originc sua non piu grosso di un grano di miglio, liquido, o quasi liquido, mollo moUc, aciuista grada- tamenlc niaggiorc consistenza e volume, c la materia sua semi-trasparcnte c grigia rendesi opaca c gialliccia', in progress© rammoUisce e passa alio siato liquido, 0 dissccca e rimane quale creta. 11 lubcrcolo csaminato al microscopio 4 DELL' ANALOGIA E DELLE DIFFERENZE ha uii clcnicnto globiilarc tiillo proprio, assolutamcntc caratlcrislico; la sua forma o irrcgolare, avvicinaiilcsi pcro sempre piii o ineno alia rlloiula od ovoiiloa, ha coiUorni angolosi, rilondi sc il globulo e osscrvato da un sol lato, polii'drici alFcsserc nalanle nell'acqiia: il voliiine c da '/;oo a Viao di millime- iro. Essi globuli capono una massa piii o mono Irasparcnlc, e granclli mo- h'colari; rintcnia soslanza e lalora giummosa, lalora con vcri nocciuoli. Que- sto globule, pel volume e forma, pella consislenza, pel colore c pella soslanza, dilTcrcnzia da tuitl gli altri globuli normali o niorbosi dcU'cconomia vivcnte. Uidolto, come lalora interviene, il tubercolo alio slalo crctaceo, la chimica vi ricouobbc una composizionc propria clic consla per '/ij di cloruro di sodio e di solfalodi soda, ed il microscopio vi osservo granelli mincrali amorfi mesco- Kalivi crislalli di colesterina, cd oicmcnli del pimmcnlo. La scde principalc dei lubcrcoli e ncl lessuto cellularc, ovunquc csso si rin- venga: ma si possono ingeaerarc anclie alia superficic dellc membrane sicrose c dellc mucose e negli inlerslizj dclla fibra, purche vi sieno vasi sanguigni, in quanto chc i lubercoli non sono chc il prodoUo di morbosa secrczione ed accrescono per soprapposizione. U tubercolo lia la scde principale negli organi interni, e in lulte le visccre, il polmone n'e il piii generalmcnte ballulo, e si direbbe esscrne il prcdilello; c nolle manifeslazioni al di fuori vi ha irradiazione del principio morboso dal centro alia circonfcrcnza. I lubcrcoli si ingcnerano pill di leggierc nell'iaterno ehe aU'esterno, per cui sono radamenle alia cule. L'andamenlo dei lubercoli e lenlo in gencralc, pcrche a percorrcrc le fasi vi spendono mcsi cd anni; lalvolla nondimeno il corso vi e rapidissimo, massime sc appajono in copia ne^polmoni. Comune e la lubcrcolizzazionc acuta ncirin- fanzia, c non mancano gli escmpli di tisichczza polmonare anche acuta ncl- ladullo cd andata rapidamenlc a mal lerminc, in pcrsonc di buonissimo aspello c slate antccedcntemcntc sempre sane, e scnza averc mai dato indizi di tubercolosi. I sintomi gencrali, cpirclici dipendono non dal tubercolo per sc , ma dai proccssi irrilalivi e flogislici chc come corpo straniero produce, ovc risiedc, e dalle alterazioni sccondaric di consenso e rclazionc chc succe- dono nci icssuti cd organi. I lubcrcoli all'csscrc un prodotto morboso, una se- crczione, c quindi soslanza inorganizzata, non sono atti a risolversi, c la gua- rigionc inlervicne ora jiella cvacuazione loro al di fuori, c pel rammargina- incnlo susscgucnle dellc caverne chc lasciano, ora jjcl tramularsi in materia cretacea. Lovis c Green narrano casi di lubercoli rinvcnuti in soggetti morti per luu'allra causa, i quali si Irovavano involli c come cusloditi in una mem- brana, per cui non tornavano infesli ai tessuli no' quali erano. I tubeycoli, mcnlrc in progrcsso per causa dei procedimcnli morbosi, chc suscitano nclle IN TRA LA SCROFOLA ED I TUBERCOLI. J5 parti in cui rislcdoiio, inipoveriscono il sanguc diminuendone i globuli, noii vi Icvano pcro la fibrina, slccomc abbiamo dalle sperienzc di Andral, Gavar- rct, Dubois, Nicholson, Becqucrel e Rodier. I lubcrcoli possono sussislere nel- Teconomia vivcnlc scnza clic appaja la nicnonia altcrazionc in essa, per cui scnibrano prodoUi accidentali, c non dipcndcnli da causa cosliluzionalc, da peculiarc diatcsi come Ic scrofolc. Le scrofolc, per senlenza di tutti gli aulori, scbbene cosliluiscano per se stcsse nialatlia grave, luUavolta ammettono cura c ricscono in gencrale sanabili, non cosi pcro con lulla la facililii annunciala dal signor Lcgrand, che la copio dal signer Sal-Dcgallier (Tcoria nuova della malatlia scrofolosa, 1826), il quale scriveva: «csscrc la scrofola piii agcvolc a guarire che non si pcnsa volgar- mcnle; e se ncl niaggior novero de' casi si mostro si ribellc alia medicina, e l)crche non si die mano ai niczzi validi a vincerla, o perche vennero malanicnte animinislrali. « Tulli i pratici sono d'accordo in oggi per riconosccre posse- dcrc la scienza medica niczzi acconci neU'igienc e nella farmacia a rlsanare le scrofolc cd a cassarc inleranienle la stcssa dialesi scrofolosa, e laluni sommi clinici non esilano punto ad asscrire die il Irallanicnlo igicnico c il piii im- porlanlc c sicuro , anzi polcrc da se solo alcune volte spegnere la malatlia; asserzione dalla colidiana esperienza accertata, e nella quale concorrono prcs- soche lulti i praliei. In tra i rimcdj farmaceulici vanno in oggi con gran crc- di(o I'olio di fogato di nierluzzo, I'iodio e principalnienle I'ioduro di polassio, non clic i preparali auriferi di Chrestien, e meglio forsc quelli di fcrro. 11 si- gnor Lebert raccolse dali stalistici per dedurrc , che la morlalitii dcgli scrofo- losi e otto volte mono frcquente die nella lisichczza tubcrcolare. Ma se vi ha rimcdj die modificano c vincono anche intcramente le scrofolc, non cosi forlunala e la scienza in risguardo ai lubcrcoli, impcrocchc per senlenza di tulli i praliei sin'ora non v' ha diritlo mezzo Icrapeulico alcuno per rii)ararc, risolvere e far riassorbire i lubcrcoli*, c la curabilita del tubercolo in se stcsso non isla quindi che in mano della natura, ove c possibilc Feva- cuazioncdel tubercolo, la dcalrizzazionc delle cavernc che lascia, e dove suc- ccdc la trasformazione in materia cretacca. Scrivc Grisollc: « La gucrison de la phlhisie n'cst pas impossible, mais nous devons avoucr aussi avec Larnncc, que I'arl nc posscde aucun moyen certain d'arrivcr a cct but". Tullo si limita a traltamento palliativo cd a ripararc gli cllctti secondari o consecutivi della presenza de'tubcrcoli, effetli pero che in genere ricscono piii funcsti del tu- bercolo in se stcsso, perche piii rapidi. Forsc in alcun fortunato caso, clirainati i comparsi lubcrcoli, la medicina pole impcdirne la riproduzione, salvo fosse dipenduto dal caso il non csscrvi piii secret! principj tubercolosi*, cosi 6 DELL' ANALOGLV E DELLE DIFFEREN'ZE spicghcrcbbersi alcunc guarigioni ili lisicliczza. Egli c si vcio clic di quosti ultimi tiMiiiu furoiio posli in voga i piTparali di iodio ed i incrcuriali, rilcnendo pos- sano scioglioro la soslanza tubercolarc; nia i cliiiici scnza picvcnzioni con- fcssano clic aH'csscrc i lubcrcoli materia inorganica non ne risciUono I'azione dlnamica, c la chimica non Irovo ancora cspcdienti per diseioglierli nclla sede in cui sono, per cni alia fni line dai preparati croici adopcrati a talc riguardo se ne cava piu danno chc utile. Di quarantaduc casi clie io ho vcdulo di tubcrcoli polmonari, sia in cilia chc in pubblici slabilimcnli, Iraltati col mezzo dell' iodio, nissuno cavo giovamento: ed in 35 il rinicdio acerebbc Tirrilazione, c suscilo niaggiore o minorc pneumonorragia. Per cui in lutli bisogno sospenderli. In nove nc' quali si fccc uso internamentc ed eslcrnamcntc dei mercurial!, ai feno- mcni morbosi propri dc'lubercoli si aggiunsc piii o meno I'idrargirosi, e tutti in brieve andarono a trista sorte. Dei prinii tempi eiic si preconizzarono i preparati indiei io scclsi peUisici I'ioduro di polassa, ma ebbi ad intralasciarlo pclle irrilazioni chc di leggierc produccva c pcll'csaccrbazionc de' sinlomi tutti. In apprcsso feci pruova deH'ioduro di bario, ma cogli stcssi risultamenti, ed anco pcggiori. I. Allorelie pell'uso di rimedio iodurato, scriveLeberl, si vedono dimi- nuire gringorghi ghiandolari, non e che il tubercolo venga modificato dalla possa sua-, ma si dalla notabilc diminuzione del volume del lumorc, dovuto alia ccssazionc dclla flogosi cronica, ed al minor Irasudamcnlo che suecede dinlorno al tubercolo. Sc v' ha soceorso, in senso della mia pratica, che possa in alcuu caso Icnire e sia riuseito infatto a moderarc la triste condizionc della tisiehezza lubercolosa, sono i torpenli vegetabili c specialmente I'acido ciani- drico, col diminuirc ehe fanno I'irrilazionc e la (logos! dai lubercoli suscitata c inlrattenuta nclla mucosa tracheale c bronchiale, c nel parenchima polmo- nare, nel rilardare e in qualchc raro caso riparare gli csiti di esse, c forse nel porrc un oslacolo alia conlinuata sccrezionc della materia lubercolarc (1)". Ma ad onta di lutlo cio sta semprc la proposizione, ehe la medicina mentrc e valida pclla scrofola, e meno felice pel tubercolo; ed i rimedj farmacculici che gio- vano in qucUa, uuocono in quesla. Veniamo all'cpoca della vita nella quale si manifestano Ic scrofole ed i tubcrcoli. (1) 1 Frances! che trovano l)uono solo quello chc apparlicnc a loro, nicgano i risnltanieiili nostri dell' acido cianidrico nelle tisichezze; male iiitendono il da no! esposto, o Io mulilano u Io allerano, e scnza aver veduto per intcro Ic da noi pubblicalc relative istoric, nelle quali a chiarc note si indicano i fenomcni rilralli daU'ascoUazione e dalla percussione, ci aceii- sano di esserc in questa parte di mezzi diagnostic! principianli. Piu volte io ho dovuto in pro- posito difendermi nelle mie Efferaeridi mediche, c uel Giornale medico di Venczia che gia rompilava ia unione all'illustre Namias. IN TRA LA SCROFOLA ED I TUBERCOLI. 7 La scrofola, sccondo tutti gli aulori che ne tennero ragionamento, emalatlia propria deirinfanzia c dclla fanciullczza, e sovente cessa allapubcrta; che se rinvicnsi negli adulli, cio coslituisco caso cccezionale, ed e perclie essa duro siiio di quclla pczza. Egli o dai 5 ai 15 anni che s'incontra il maggior numcro di scrofolosi. II Icmpcramcnto linfalico apparc il proprio dclla scrofola, od al- meno qiicllo in cui per rcgola si nianifcsta. I lubercoli airinconlro si svolgono in tulle le ela indislintamenle, radamentc pcro al disollo dci Ire anni; piii frcqucnte la lubercolosi polmonarc si ravvisa dai 15 ai 35, scbbene non mancliino esenipli anclie nclia vecchiaja. Lc quali epochc dclla vita sono appunlo quelle che cscludono la scrofola. I caralteri fisici della cosliluzionc lisica o tubcrcolare divcrsificano da (luclli dclla coslilu- zionc scrofolosa, poichc in questa d'ordinario la pelle c bianca, fina e molle, i c»j)clli biondi o caslani, il capo piuUoslo grosso, il volto rilondo e rosco, il corpo tendenle al pingue; in quella airinconlro la pellc e piii di frcqucnte bruna, i capelli ncri, il corpo piuUoslo sollilc c sparuto, lc membra gracili e delicate. II Icmpcramcnto linfalico e, come dicemmo, una dclle condizioni lc piu favorcvoli alia scrofola; il lempcramcnlo sanguigno e le costiluzioni sccche e ncrvose scorgonsi piii predisposti alia lubercolosi, per non dire che nissun tem- peramenlo, nissuna cosliluzionc ne vienc risparniiala. Ed in failo GrisoUcs c Rayer acccrlano, clie il tubercolo di tulli i prodolti accidcnlali c quello che piii di frcqucnte si riscontra ncll'uomo e nclla maggior parte del verlcbrali. E Rondel, in scguito a numcrosc, conscicnziosc riccrchc provo che nei due primi anni di vita, qualunque ne fosse il Icmpcramcnto, crano lubercoli nci polmoni e nei gangli broncliiali di 57 uno, dai 2 ai 15 anni di qualtro Ire, dai 15 ai 70 di selle sei. Nc' quali casi talc prodolto morboso rimaneva il piu frcqucnte lalcnle, ben sapendosi comunalmcnle che all'essere i lubercoli pochi in novcro possono risicdcre anchc inorgani imporlanti alia vita scnza iristamcntc influire in sulla sanita gencrale. Da tulto quello impertanto che alteneiitemcnle alia sintomatologia, all'an- damenlo, agli elcmcnti analomici e palologici, alia tcrapia dclle scrofolc c del lubercoli abbiamo esposlo,e dai rispeltivo confronlo dcduccsi chiaramentc, clic in fra le due morbosc esprcssioni non vi lia analogia di sorla, c ncanco solo sintomatica, o di forma; sussislcrvi all'inconlro una diffcrenza realc ed essen- ziale, per cui voglionsi averc per al lutlo distinlc. Vcniamo alTaltra proposizionc del combinarsi e insieme dccorrcre che so- vente inlervicne dclla scrofola e dci lubercoli. II sig. Lcberl, lo rilrac dall'avere in genere vcduto i lubercoli svolgersi sovente in soggelti che avcvano piu o nieno raarcali indizi scrofolosi; piii dai ritencrc che gli ingorghi ghiandolari 8 DELL' ANALOGI.V E DELLE DII-EERENZE ostorni ilovonsi alia tiibcrcolizzazionc dellc ghiamlolc stcssc. U signor Legraiul aH'incoiitroia stabilisce anzi liitto siiUa sonlenza di Morion, clic dcila lisicliozza polmoiiaro scriveva e litinoribns snrofulosis sumcnduni est diagnosticum ^ in (juanto die cgli pel primo suppose la corrclazione clie v' lia in Ira i gangli cer- vical!, c la prescnza del tubcrcoli nei polmoni; poi ncllc storic parlicolariz- zale ciie riporla. Ma egli bisogna notare, che noii lutti gll ingorglii dclle gliiandolc del cello si vogliono ritonerc per scrofola, come gia Scnnerlo avvcrliva sino da' suoi Icnipi, slabilcndo cgli la diffcrcnza in Ira struma cd enllagione, ingrossamento dclle gliiaudole c la scrofola: Subiectum strumarum sunt ijlandulie et quidom in cervicc el collo frequentissime oriuntur. lUifeland nel Trallalo della scrofola scrive clic « Ic Uimcfazioni delle ghiandole non sono segno ccrlo delta diatcsi scrofolosa, c non sono ncccssariamcntc scrofolosc, polcndo csscre prodottc da luU'allra causa od affezione ". inapprcsso se percorriamo gli scrilli copiosissimi die di tulli i tempi apparvcro in sulla tisichezza polnionarc, non Iroviamo die Ira gli indizi di essa si faccia mcnzione speciale dcirinlumescenza dellc ghian- dole del collo, c sc da taluno n' c fallo alcun cenno, si c in parlando della va- riola scrofolosaj cioe ritcnuta procederc dalla scrofola, slccome avvicne del citato Morion, 11 quale nclla sua Ftisiologia ammelle parccdiie specie di tisl- diczza. c in Ira le quali la scrofolosa, ovc appunlo nota rintumidimenlo dclle gliiandolc ccrvicali come indizio di essa. Degli aulori modcrni non Irovo che Louis, 11 quale dice avcrlo solo rilevato in un decimo dc'casi di tisichezza die xli caddero di osservare. Da ultimo, non e per nulla comprovato die rintumidi- menlo dellc ghiandole del collo, dellc ascelle, degl'inguini si abbiano, in presso die tulli i casi anclic ovc sono con altri indizi di diatcsi scrofolosa, a ritcnerc per prodotli di lubercolosi, poiche Ic piii rcccnti osservazioni di patologia medica c chirurgica dimostrano il contrario, e non vi lia pratico che non ne conosca di prima giunta Tinsussistcnza. 11 signor Lcgrand poi, a sostcnerc 1' as- sume sue, che si combinino sovento scrofola e tubcrcoli, riporla 29 osserva- zioni, in 21 dellc quali dal piu al meno, menlrc vi avcva indizi di scrofola o al punto ddia mortc od erano stall antecedcnlemenlc, alia sezionc cadaverica si irovarono tubcrcoli In qualche parte interna. In otto non di maneo, succedulo 11 Irapasso nolle slate cmineutcmenlc scrofoloso, non seppesi nel cadavere rinvenire la mcnoma Iraccia di tubcrcoli; aggiugnercnio ancora, eh' esse signor Lcgrand nel decorso del sue lavoro, a comprovarc altrc sue vcdute, riporla pa- recchic istoric coUa necroscopia, pcllc quali risulla cssersi discoverti tubcrcoli ai mancarc inlernamenle i scgni della scrofola o della costituzionc sua. II per- chc sc la bisegna dovesse essere decisa al novero dc'falli messi innanzi, mal IN TRA LA SCROFOLA ED I TURnRCOLI. 0 sapi'chbesi riuscirvi, pcrclie qucsli sono press' a poco pari. D'altra parte, sc, come sopra abbiamo avvcrlito, i lubercoli sono cosa mollo coniune nciruomo, c rimanendo isolali nou arrecano disturbi di funzioni, per cui nolle nccrosco- pie faltc per altre mire c cause palologiche s' inconlrarono di Icggicri , nissuna meraviglia sc aH'associarsi clic fanno a presso che tulte le diverse morbosc condizioni, corrino anchc assiemc alia scrofola, c frequente. E se i traltalisti delia lisicbczza polmonare anteriori alie cognizioni della vera fisiologia e pa- tologia del tubcrcolo dislinsero la tisichczza polmonare in niollc specie, in tra Ic quali annovcrarono la scrofolosa, fjiicc coynoscHnr, dice Sauvages, ex siynis scrofuUe anlecedentis, bisogna clic nc' lisici non cadcsse loro innanzi cosi di frequente, come opina succeda il signor Legrand, la combinazione della scrofola con essa tisichczza polmonare, vale a dire colla maggiore tubercolosi. Da ultimo, se in suUa bilancia mi c dalo porre anche Ic mie osservazioni, diro cbe in 37 anni di esercizio, di i49 casi di tisicliczza polmonare confermata, di mi feci annotazione, curati o vcduti sia nci pubblici stabilimcnti, sia nellc case private, cincjue soli davano indizi piu o meno marcati di scrofola per localita o facevano sujjporre non csscre esenti da diatesi scrofolosa, dc' quali quallordici crano fcmmine. In cinque avvcrlii Ic ghiandole del collo ingorgatc; e di quesli uno (un uonio di buona elii, correttorc alia lipografia Wilmant) The attualmcnlc in cura; siccome di un tisico che trapasso due giorni sono alTor- fanotrofio maschile, di trc altri gravissimi che vedo in citlu ncssuno jiuo dirsi agli indizi scrofoloso. Dal sin qui venuto esposto ne vienc conscgucnlenienle olic se le scrofole cd i tubercoli si combinano e dccorrono lalvolla assicme non e che accidenlalnienle, e deirislessa guisa die i tubercoli. prodollo nior- ])Oso assai piii gcncralizzato che la scrofola, si associano alle altre malatlic, o per meglio dire si trovano ncH'organismo o vi insorgono al succedere di altre morbosc condizioni, ddlc quali pcro non sono in nessuna rclazione. attenenza o dipendenza. Rimanci F ultima proposizione, che la scrofola cioc c scmprc sanabile e la mortc ne costituiscc I'cccezione*, laddove il tubcrcolo non c mai sanabile, od almcno la guarigione costituiscc una rarissima eccczione, e la mortc nc la icgola. Questa proposizione considerala relativamentc alia tubercolosi in genere pare senta dell'esagerato c possa andare soggctla a modificazione. Se noi riandiamo gli autori che scrisscro della scrofola, troviamo che tulli considcrano la scrofola siccome malattia grave, c che non tanto radamcnte puo condurrc a trisli risullamcnli. E volendo per brevitii altencrci ai migliori traltatisti in proposilo cd ai piu reccnti, notcremo come Ilufcland scrivesse: Vol. IV. 2 10 DELL' ANALOGIA E DELLE DIFFERENZE " Ui tulte Ic malallic die affliggono la specie umana, la scrofola ccrtamentc c una ilellp pill leiite c iK-Uo piu iliflu-ili a sanarc; perchc apparlicnc alia classc ilellc inalallie costiluzionali, ciot' di quelle malallic clie sono lalmcntc iilcnlificatc con la cosliluzionc, clie bisogna rinnovaila interamenle tulta per distruggerc la uativa disposizionc dclla quale i affelta .... La malatlia scrofolosa non e in j;euorc morlale , ma puo divenirla, ed il caso non e Iroppo comune sia altae- cautlo colla sua possa disorganizzalricc organi csscnziali alia vila , sia alte- rando di tal modo 1' cconomia , od apporlando enormi guasli nelle parli per cui succcde la labc". Lepeleltier, il quale si occupo a dare un traltalo il piu possibilmcnte compiuto della scrofola, nel capilolo nono del pronostico inlorno le scrofole, del seguonte modo si espresso : « Alleuendoei al pensamcnto dclla maggiorparle degli aulori relalivamenlc al pronostico dellc scrofole, ripongonsi esse senza dubbio in Ira le piii gravi malatlie , e fors' anclic in ira le incura- bili .... Tuttavolta al sapere ben regolarla qucsla malatlia incliina assai di leggieri al risanamento , massime in sul suo principiare, scbbenc 1' espcrienza addimostri altrcsi chc la scrofola puo riuscirc indomabile sotto la possa di pa- rccehi aecidenli principali , o per lo mono correre a molta gravezza . . . L' af- fezione scrofolosa e inlanlo piu triste e piu ostinata in quanlo svolgcsi in etii piu lonlana dalla infanzia — La diatcsi scrofolosa corre funesla in cerli climi, in eerie abilazioni, ed in ccrte condizioni di sesso, temperamento, eta, gcnere di vila .... La scrofola , ove intacchi le vertebra o le grossc ossa, ove produca e^tcsi c profondi ascessi , od ulcere pure profonde ed eslese , ove suscili mc- senlcrile , conduce a termini fatali. » Raimann opina essere la scrofola, in gc- ncrale , malatlia di lungliissima durala e d' assai difficile guarigione. 11 riconi- parire clie fa , spccialmenlc ncgli adulti , torna insanabile. Allorcbe le ghian- dolc passano all' induramento , le ossa eariano , gli ascessi producono febbre lenta, c talora I'esito n' e niortale. '■ La diatesi scrofolosa ( sono parole di Bouillaud) est evidemment des choses les plus graves el Ics plus deplorablcs " ; il quale Bouillaud dicesi poi piena- menle con Lugol risguardo alTosservare cbe la morte miete la mcta dci bam- bini scrofolosi nci primi anni di lor vila. Vedonsi , soggiugne esso Lugol, molte famiglie nclle quali non rimanc cbe uno o due figli di otto o dieci, lalvolta di maggior novero; c quelli cbe sopravvivono alcun tempo ai loro fratelli e sorelle sono del pari scrofolosi , ed il loro tcrmine non c soventc cbe diffcrilo di al- cun anno , poiche non aecade rado cbe coloro chc cbbero molta figliuolanza , non aggiungano ad allevarne ncssuna (Nosogr. Med. 4846). EDubamel avverte cbe la guarigione dclla scrofola c in tanto piu facile ad ottenersi in quanlo il ma- laio trovasi piii giovane e di forte cosliluzionc; e in tanto piu difficile in quanlo IN TRA LA SCROFOLA ED I TUBERCOLI. i 1 la malallia c pFi'i anlica cd invasc maggior novcro di tcssuli. Ncl Dielionnaire dcs Dictionnairen all' arlicolo Scrofola, sulla fcdc de' migliori clinici clic stu- diarono la malallia , si ammcltc si la curabilitii di essa , ma non come facile c scmprc sicura ; piu volte senle del difficile , c ad onla di tuiti i soccorsi piu razionali , si dimostra come corri a fatal terminc. Grisolips in parlando del pro- noslico dcila scrofola asscrisce eh' est loujours une affection (jrave, e che lo stadio costituzionale sue, Testensione e la molteplicita dclle lesioni possono con- durre alia morte. E di vcro non vi ha pratico , 11 quale all' aver curato scrofo- losi veri, non sia capitalo di perderne aleuno ad onla di tulta la piii razionale cura. Da ultimo aecennero i risullamenti slatistici degli scrofolosi eurali in venti anni all' Orfanotrofio civico de' maschi , cd in sette anni nella Pia casa degli esposti. I primi asccndono a 37 , de' quali moiirono quallro , vale a dire di novc uno , cd crano dell' eta dagli undici ai diciaselle anni. I sccondi furono 225, 0 ne morirono 57, vale a dire quasi uno di qualtro. La quale triste con- dizione pero vuolsi riconosccre dipendcre dal rilornare gli esposti scrofolosi da chi li tiene in custodia alia campagna allorchc loccano gia alia soninia gra- vezza della malallia. Tuttavolta dal sin qui niesso innanzi rlsulla a chiarc note, che se la scrofola non miele tantc villime come di prima giunta comu- nalmenle vicnc creduto, non e pero malallia cosi mile da stabilirsi a canone sia per essa regola la sanabilita, ed eccczione la morte. Noi abbiamo superiormcnle indicalo come per consenso di parccchi riputali clinici la tubercolosi sia piu comunale nell' uomo di quello che alcuni eslima- no; come tubcrcoli isolati o scarsi in novero possono sussislere ne' divcrsi organi c lessuli scnza darnc il mcnomo indizio , e senza arrcear danno alia salute; come la sanabilitii de' tubcrcoli sia ammessa da alcuni autori e sueceda per r climinazione al di fuori della materia tubercolare rammollila , e del Irapasso di qucsia materia tubercolare in soslanza crelacea. Questo bastcrcbbe per in- fievolire la proposizione , presa ncl generale , che de' tubcrcoli sia morte la regola, risanamento 1' eccczione. Tuttavolta non sari fuori di proposito notarc che i nostri due autori prcmiali dall' Acadcmia parigina furono forsc condotti a qucUa loro sentenza dal venire considerando sollanlo la tisichezza polmo- narc tubercolare , non lenendo conlo della tubercolosi dclle altre viscere e parti. Ma sc sgrazialamenle i lubercoli polmonari contano grandi vittime, non c pcr- che la tubercolosi debba assolulamenle condurre a morte per sc slessa primi- tivaniente , ma i)erche in piu casi grandissimo e il novero de' lubercoli che si ingenerano ne' polnloni , e vi suscilano processi di dislruzione die chiamano in consenso tulta I'economia. Cionulladimeno la scienza possiedc falli compro- vanti che anche negli organi respiralorj i lubercoli, sebbenc avessero gia 12 DELL' ANALOGIA E DELLE DIFFERENZE prodoUi tuUi i fonomcni dolla lisicliczza anclic conclamata, pure nc avvcnnc il risaiiamiMilo c la cicatrizzazionc dcllc cavcrnc lasciatc dai tubercoli laiiiinol- lili. Insiiio dall" anno 1831 io soslencva con Laenncc c Andral talc ranimargi- narsi de' vani lubcreolosi , rinfrancalo da osscrvazioni fatle spccialmcntc alia Clinica nicdica di Pavia , c Ic quali rcndcva di pubblica ragionc. In apprcsso, non poi'lii sono i praliel die conferniarono talc fallo , 11 quale in oggi viene gcnorahncnie animesso, c non conlraddctto dagli slcssi signori Lebert c Lcgrand. Aggiugncremo pcro le imporlantissime eomunicazioni del signori Hastings e Sloiks falle alia London MeiUcalc Gazette di cscavazioni per tubcrcoli polmo- nari rammarginatc alF avcrc dato csito alia materia lluida, cbe capcvano, colla perforazione loro, eseguita attravcrso Ic parcti del toracc. Egli c vcramenlc rin- cresccvole cosa che nicnlrc si hanno dati statistici intorno Ic proporzioni di niorti lisici in risguardo alle eta, mancliino quelli concernenli il ragguaglio del uovero fra i nialali di tisichezza ed 1 morli. TuttavoUa se noi pcrcorrianio Ic diverse opcrc sulla lisichezza tubercolarc polmonare , le disscrtazioni c le sin- golc osscrvazioni rifcritc in opuscoli o nc'giornali, troviamo casi di lisichezza polmonare lubereolare riusciti a salvamento. Da ultimo, in maneanza di dati statistici di altri autori , accennero quelli della mia pratica. Dei 149 casi di lisichezza polmonare lubereolare sopra men- zionati da mc curati nc' pubblici stabilimcnti e nclla pratica privata , o cliia- nialovi per consullo , od anco veduti soltanto mentre erano soccorsi da altri mcdicij si hanno i scgucnti risultamenti : Nclla Clinica di Pavia lisici N. 7 , morti 2 Neir Ospcdalc e Comune di Desio . . » 3 » 3 Orfanotrofio dc' maschi "19 "16 Santa Calcrina "7 « 5 (t) NeirOssola "11 » 9 In Santa Corona Porta Comasina . . » 4 "3 In Pavia , Milano e diversi altri luoghi "98 "95 Tolale lisici 149, morti 133 II itcrche anche nclla lisichezza , prcsa pero in lulti gli sladj suoi , c ne' di- versi gradi di accumulamcnto di tubcrcoli nclla laringc , ne' bronchi c in un solo od in ambcduni i polmoni si riusci a salvarc circa il 12 per 100. La qual (I) In un uonio di 4 7 anni cd in una donna di 22 per alcun tralto di tempo gli spuli pu- rulcnli c lubcreolosi portavano anclie materia melanolica. E sulla melanosi io ho gia csposto Ic niie vedulc nel Vol. IX dclle Effcmeridi medcsime, Milaao 1838. IN TRA LA SCROFOLA ED I TUBERCOLI. J 3 proporzionc degli andali a mal tcrmine sarcbbc ccrlo stata maggiore so gl' iii- dividui da mc vcduli c dc' quali tenni conlo fossero stall tulti o ncIP ullinio stadio dclla malatlia , vale a dire quando cnormi sono le disorganizzazioni polmonari, ample le caverne, e vanno coll' accompagnamento dclla consunzionc gcncralc, c dcUc irrcparabili gastro-cntcrili diarroiclie , mcnlrcche fu ricono- sciuto chc i salvali dovcttcro la loro fclicc sortc od al non essere i lubcrcoli che in sul priiicipiare , per cui forse si aggiimse a mettervi frcno , od al rinvenirsi sparsi qua e la ne' polmoni , c ncl maggior numcro dc'casi migliari, in alcuni pill grossi , ma non ammuccliiali od avvicinati al punlo da apporlarc col ram- mollimcnto loro giandi laccrazioni •, o se cavcrna succcssc, fu o solo in un pol- mone, c lale per favorcvoli combinazioni ed nccidenti da obblilerarsi , anche sc di ccrla quale eslcnsione; o se le caverne furono in amcnduni i polmoni , ebbero risliclli limiti e polcrono andare rammarginalc*, risuitamcnti dc' quali io gia da ])iu di vcnl' anni soslcnni la possibilila in altri miei scrilti falli di pubblica ragionc , e cbe ora 1' cspcricnza cbbe confermati a non piu dubilarnc. II pcrclic solo di passagglo qui nolcro chc nci casi di tisichczza tubcrcolare conclamala , vale a dire ove vi ha cavcrna o caverne dclla capacilii di conlc- ncrvi almcno una grossa noce , e spccialmenle se in amcnduni i polmoni , e conic piii sovcntc avviene , nclla loro parle supcriore, non vi ha piu salvezza, e I'olio di mcrluzzo , i mcrcuriali cd i prcparati iodici non valgono che a tor- mcnlarc il malato c prccipilarlo piu prcslo al fatal tcrmine. E cosl intervicnc pure dcll'apjjorvi cmunlori , come molli medici sogliono; conciossiache la mercc loro non si riorganizza la tessitura polmonarc, ma si accrescono i patimcnli , e colia sottrazionc di pus si ajula la dcnutrizione, chc con gia tanlo rapido corso suc- cede. E di vcro , di 81 tisici cui trovai apposti fonticoli o seltoni, nissuno cbbi veduto salvo , all' incontro piu presto tutti a peggiorc condizionc ridotli. Ma cio che in attencnza agli emuntori piu ripugna alia ragionc , per non dire al solo buon senso , e 1' ordinazionc loro all' esservi gia irrcparabili guasti pol- monari e gcncralc atrofia! Noi dicemmo con molti clinici , ciic i vani lasciati ('a tubcrcoli rammollili possono talvolla rammarginarc , c non fare allra comparsa, e cio essersi rico- nosciulo lanto nc' polmoni chc alia cute, od anco in allro visccrc: qucsto solo fatlo percio provcrcbbc dovcrsi modificarc in ccrlo qual niodo la scnlcnza , che il lubercolo non e mai curabilc , c la morle ne costiluiscc la rcgola. E poiche divisamcnlo mio fu qucllo di limilarmi ncl subbicllo ad un solo acadcmico ragionamcnto , pare a mc abbia a riassumcrc il fin qui vcnulo cspo- slo deduccndo : esscrc Ic scrofolc ed i tubcrcoli due malattie diverse c dislinte nclla forma e nell' cssenza ; — I soccorsi tcrapeulici che valgono nelle scrofolc 14 DELL' ANALOGL\ E DELLE DIFFERENZE , EC. non riuscire del paro nci Uibeicoli ; — Accidcnlalc il coincidersi c combinarsi le scrofolc ed i tubcicoli ncllo slpsso individuo ; — Lc sciololc non (rovarsi mai sonipre sanabili , ed cssprc cccezionc la mortc , nicntrc non radamcnle JKinno csilo fatalo: — da ultimo, La incurabilita del tubercolo non doversi apnlicarc alia tubcrcolosi in genorc , ma piultoslo limitarsi a quclla che costi- luiscc in isppziolta la lisiohozza polmonare conclamala. DEI CANGIAMEINTI GUI SOGGIACQUE L'lDRAULlCA CONDIZIOiNE DEL PO E DELIA NECESSITA' DI RETTIFICARE ALCUNI FATTl ANISUNCIATI DA CUVIER SU TALE ARGOMENTO DELL' INGEGNERE ELLV LOMBARDIM l.ctia nelle aduiianze dci gionii 4 mai'20, IK nprilc c 3 giugno 1852. Allorchi un celcbre scicnziato annunzia un fatto, e sopra di esso slabilisco induzioni, c T uno e le allre si accctlano gcneralraente senza esitarc, non lasciando I'autoritii dellu fontc da eui scaluriscono di che dubitare sulia loro rcalta. Ma sc per avvcnlura si riconoscesse esservi in cio qualche inesaltezza, imporla assaissimo che la cosa vcnga dimostrala c resa palesc coUa maggior possibilc pubblicila, al fine di reltificarla ovunquc si c propagata. Tale, a mio avviso, c a considcrarsi la dichiarazione di Cuvicr rispclto alia condizione in che trovasi il Po nelle vicinanze di Fcrrara. Nel celebrc suo Discorso sulie rivoluzioni dclla supcrficie del globo (1), pailando del terreni deposilali dalle acque, cosi si esprime: " Chacun pent apprendie, en Hollande et en Italic, avec quelle rapidile le Rhin, le Po, I'Arno, aujourd'hui, qu'ils sont ccints par dcs digues, olevent leur fond; combicn leur embouchure avance dans la mer en formanl de longs promonloires a ses cotes, et juger par ccs falls du peu de siecles que ccs lleuves ont employes pour deposcr les plaincs basses qui traverscnt mainlenant." « Men savant confrere a Tlnstilut, M.' de Prony, inspecteur general des ponts et chaussccs, m'a comunique dcs rcnscignenients bien prccicux pour I'expli- cation de ces changcmcnts du littoral de PAdriatique (2). Ayant etc charge par (1) Parigi, 1830, pag. ISO. (2) In una nola d;t 1' estratto dellc Ricerclie dul signor De-Prony sal sistcma idraulico dcir Italia. 16 DEI CANGIAMENTI CLI SOGGIACQUE Ic goiivcrnenicnt d'cxiiminor Ics iinn'-des que Ton pourrait appliqucr uiix de- vaslalions quo occasionnonl Ics crucs du P6, il a constalo, que celte riviere, denuis Tepoquc ou on I'a cnfcmiee de digues, a lellenient elcve son fond, qtie la surface de ses eaux est mainlenant plus haute que les toils des nuiisons de Ferrate; en nieuie temps ses atlerisscments onl avance dans la nier avec tant do rapidilo, qu"en eoniparant d'aneiennes carles avec Petal aclucl, on voit que le rivagc a gagne plus dc six mille toiscs dcpuis 1604; ee qui fail cent cin- quante ou oent qualro-vingis picds, et en quclques endroits deux cents pieds pour an. L'Adiije el le P6 sont aujourd'hui plus clevis que lout le terrain qui leur est inlerniidiaire; el cc n'ost qu'en leur ouvrant dc nouvcaux lils dans les parties basses quils out di'posees autrefois, que Ton pourra prevenir les desaslres donl ils les menacent mainlenant. " Nella pill parte dc'libri die vcnncro di poi pubblicati oltremonti concer- nenti geogralia lisica, geologia, idrografia ed idraulica, si sono ripetule le me- dcsinic cose rispcllo al Po; c quando disculevansi progelli d'arginamcnio di fiumi vedevasi di solilo citato resenipio del Po per dissuadcrc dclla eonve- nicnza dcseguirli. l.Scritti anteriori dcll'aulore ml presente arqomenlo. — In alcuni mici scril- ti (1) bo io pure conformate le osservazioni di Prony circa all' avanzamento dellc alluvion! del Po in mare, ma in pari tempo bo procuralo di dimoslrare Pinesattezza dci fatti risguardanti I'alzanienlo del fondo del Po, sia per la misura del suo progresso, sia per quclla dclla sua elcvazione, rispcllo ai terreni circostanli. Impcrciocclie sotlo quest' ultimo rapporlo si porrchbcro alP incirca nelP egual condizione tanto il Po quauto PAdige , e per enlrambi si ravviscrebbe il male avanzato a tal grado da non potervisi apporlare ri- medio senza ricorrere toslo a nuovc inalveazioni. 11 signor ingognere Baumgarlen, cbe attualmenlc dirige i lavori di regolazionc del Reno sulla frontiera franecse, passato da Milano nel 1844, mi ricbicse la comunicazione di alcuni fatti dimostranti Pinesattezza dclPasserzionc di Prony, no' termini almeno coi quali venne annunciata da Cuvier. Lo cbc feci in una lellora die ogli ha Irovalo di pubblicare in un cstralto dellc mie Memorie sui fiumi di Lombardia inserito nel Vol. XIII (1847) degli Annali de' ponli e stra- do di Francia. In quclla Icltera gli promisi di somminislrargli allrc nozioni (1) liitorno al sisteiiia idruutico del Po, ccc. Milano, 1840. V. anche il /'u/(7cch!cJj vol. 3." AlUe osservuzioiii sid Po. .Milano, 1845. Vedi anchc il PoUtecnico, voliimc f>.° Ctiini idrnijrafiri sulla Lomliardia. Vedi il vol. I dellc A''otizie Nutiirali c Ciali siilta Londjardin. .Milano, 1S44. Ikrnardoni. L' ATTL'ALE COISDIZIONE DEL PO , ECC. 17 concerncnli il tcrritorio e la cillii di Ferrara, cio clic finora non ho polulo fare, altcsc Ic occupazioni del niio uflicio. Ora avcndomi cgll trasmcssa una IcUera del cliiarisslmo ispcUorc gcnerale signor Minard, gii profcssorc di coslruzioni presso la Scuola de' ponll c stradc, ove a nomc dcgll ingegneri di Francia mi raccomanda di niantcncre la mia promcssa per iin oggclto clic essi desidc- rano di vcderc chiarito, e sul quale havvi non lievc discrepanza d' opinion! (4), mi sono accinlo, non solo a raccoglicre le nolizic di fallo ricliicste, ma a coor- dinarlc cziandio cd accompagnarlc con qualchc considcrazionc clie valga a dimoslrarc la verila senza preoccupazionc di sorla. Siccome la quistionc risguarda non solo il Po, ma anche I'Adige, non sara inutile prcmcUcre aleuni ccnni inlorno ai principali cangiamenti cui soggiacque il corso di enlrambi, anche a rcUificazionc di qualche incsallczza chc ho po- tulo scorgere circa ai falti da me csposti nclie Mcmoric pubblicalc, nicrce I'c- same di piu recenti carle c di documcnti i quali m'crano dapprima ignoli. (4) AI line (li far conoscerc quanio intcressc si prcnda in Francia per talc qiieslione. trovo opporliino di dare comunicazione della originate letlera del signor Minard. .4 M.' DuHiiujarlen iiicjcnicur en chef (ks poiils ct iliamsces. Paris . SO srptembre lOfil. " Monsieur ct Caniarade. >i Qiioiqiie en relraile , je m'occupc loujours, de loin il est vrai , des diverses parlies de »• noire art, ut jc viens, en consequence de mcs desirs el de I'espece de proinesse de n M' I.ombardini, qui voiis :>nnonfait du profil qu'il faisait prendre en Iravers du Po vis-a-vis '• deFerrare, \ous deniander si vousavez ce prolil , et quelle est en delinilive la liauleur des >' eaiix basses et liaules du fleuve par rapport auxniaisonsde celte ^ille. II y a, vouzsavez, >• uno grande conlroverse sur ee point, et I'article que vous a\ez fail inserer dans nos Aiinales >• I scnicslre 18't7 , page fift-l'iB, seinblait devoir (rancher la question; nials au moment '■ oil Ton croit voire arri\er la prcuvc conlraire aux declarations de Prony et Cuvier, que « I'eau du Po est an niveau du jiroiiier vUrje des maisons de Ferrarc, on se voit dccu par •X le manque de production de pieces concliiantes. M' Lonibardini vous les promit, vous a-t-il r lenu parole? S'il vous les a adressees, auriez vous la complaisance de me les comrauniquer? n Tel est le but de cellc letlre-ci. >• ^"aJaut plus qualite pour correspondre franc de port avec les ingenlcurs, jc vous ccrit »> dii'ectemenl, et vous pouvez me repondre de mcme. Mais si vous aviez a m'adresser quel- >• qucs desseins volumincux , vous pourrez le faire pour I'inlermediaire de M' Scliwilgue. V Dans Ic c> renouvelle I'assurance de tons mcs sentiments de consideration et d alTcclion. n Cll. Ml.WRD » Inspecteur gen. des ponis et chaussecs en retraite. » Vol. IV. 3 18 DEI CANGIAMENTI Cll SOGGIACQl'E 2. Cniujiaineiiti avveiuili ml corso dell'Adiye. — L'Adige, parlcndo da Ve- rona, scorrcva amicamciile presso la Ciicca, Cologna, MoiUagnana cd Estp, in piossimilii doi Colli Eugaiu-i, d'ondc si portava a sboccarc in mare per la Rocca 0 Porlo di Brondolo, siccomc avvcniva anclie ai tempi di Plinio. In conseguonza dello straordinario diluvio avvenulo neiranno 589, chc de- solo lutta la valh; del Po, per eui TAdigc raggiunsc le fincstrc della chiesa di S. Zcnone. allora suburbana di Verona, siccomc lo affcrma Paolo Diacono (l)c Cestis Langob. lib. A'VI/fJ, il fiume rompcndo, o gli argini, o pin natu- ralmente la sua dcslra sponda, presc nuovo corso verso mezzodi nellc paludi inlcrposlc ad esso ed al Po, atlraversando poi con nuova foce Ic dune pel porto di Fossonc ad 8 cbilomclri di dislanza da quello di Brondolo (5). Trc secoli dopo (6), un;-. nuova rolta al luogo dello in allora il Pizzone, ed oggidi la Badia, fonno a dcslra il ramo die cliiamasi Adigclto, su cui si eleva la cilia di Rovigo, il quale rilornava nel canale principale di Adige di fronle ad Adria. Solo ncU'anno 1769 ne vennc diverlilo, rivolgendolo nel Po di Levante, ossia Canal Bianco. Inlorno all' anno 1300, giusla quanlo e indicalo nella Cronica purva di Ferrara, navigavasi libcramcntc dal Po ncirAdigelto, e da ijucslo in Adige, lanto nella parte a monte, quanto in quella a valle, d'onde procedevasi nelle Vcnete Lagunc (7). Allra rolta avvenne di poi poco al di sopra nel luogo dello Castagnaro, ove I'Adige passo ad invadere il Tarlaro clie ad esso seorre parallelo. L'una e I'al- tra si sono successivamcnle cliiuse con apposite chiavichc, per servire la prima ad alimenlarc la navigazione dell' ultimo tronco del Tarlaro c per di- verlirc in parte coUa seconda Ic acque di plena dell'Adigc nel Tarlaro slesso. Ma veduti i prcgiudicevoli elTetti clie risullavano da quest' ultima pratiea, coUa quale si interriva il Tarlaro a danno degli scoli di quella bassa regionc, senza (5) Silvestri , hlorica e rjcogmfica descrizionc dalle Paludi Adriane. Vcnezia, 1 730, p. 5 1 . (6) Silvestri, i>i, pag. 39. (7) La Cronica pnn-a di Ferrara e imo scrillo veramente prezioso , danilosi in essa una i-liinra desori^ione idrogiatica del lerritorio ferrarese. II racoonlo risgnanlerebbe principal- iiicnlc falli clie arrivano al 1204. Altri so ne riportano in via di aggiunta conccrnenii gli anni 1270, 1279, 1288, 1293. Ma siccomc sc ne toeca pure qualouno die giiinge al -1309, «"; prcsumiliilc die 1' aulorc di (piello scrillo l' aliliia illustrato nella sua vccdiiaja , qnando pure non fosse slalo luodilicalo da allra luano. Iinpcrciocdie, parlando cgli delle vieende cui soggiac(pie Ferrara per Ic discordie intestine , accenna falti del 1180, dei quali sarebbe slalo Icsliiuonio il padre di lui, die glieli racconto nella sua fancinllezza. 11 celebre Muralori colla piibblicazionc di quello scrillo ( ftciiiiii Italicxinun Scriplores ., T. Vlll, p. 470 ) lia reso iin notcvolc servigio alia storia civile d' Italia ed alia scicnza idraulica. i; ATTUALE CONDIZIONE DEL PO , ECC. I'J sciisil)ilc vantnggio per I'Adigc, di cui invece, per la scemata forza ddla sua correnlc, vcnivasi a promovcrc rinlcrrimenlo, in qucsli ultimi anni vcnne chiuso dcfinitivamente il diversivo di Caslagnaro. 3. Reltificazione di alcuni fatti sidle anliche foci del Po. — Passando a pai- larc del Po, nclla Mcmoria intorno al sistema idraulico di qucsto fiume, ammctlendo io pure Topinionc della gcncralili, che il ramo di Primaro , il quale si dislaccava dal Po di Ferrara alia punta di S. Giorgio, corrispon- dessc al ramo nicridionale acccnnalo da Poiibio sotto il nonie di Padoa, e clic noil fosse avvenuta variazione nell'altro ramo di Volano, coneludeva che randamcnlo dcgli ullimi tronchi del Po ncl sccolo Xll corrispondeva pros- simamentc a qucllo che scguiva nci tempi della romana dominazione. Da un pill allealo csame delle carte di quel teiritorio risulla che a destra del ramo di Volano presso Medelana slaccavasi un tempo allro hraccio del Po, dal quale si c formato il della che si avanza fino al lido attuale del mare, sul cui lato scllentrionalc c slala cdificala la ciltii di Comacchio. L'andamento di quel ramo sarebbe segnato dalla lingua di terra suUa quale c slabilita la strada provincialc conducentc a Comacchio. Alia destra poi di questo vedesi la trac- cia di allro ramo che mettercbbe capo airinlerrilo porto di Bellocchio. Par- rcbbe quindi che quel rami del Po fosscro attivi ai tempi di Plinio e che vi corrispondessero Ic bocche o porti di Caprasia e Saiji da lui indicati. Siccome pero nci docunicnti del IX e X secolo non sc ne farebbc piii alcun cenno, e a riteiiersi che in allora fosscro, come oggidi, rimasti dcrelilli. In tali document! invccc parlasi del Sandalo, ramo del Po che a Codrca slaccavasi dal canale principale e con andamcnto tortuosissinio passava per I'anlica Voghcnza, San- dalo eConsandolo (Caput SandaliJ, ove e vcrisimile avesse un tempo foce nclle vasle lagunc o paludi die ivi csistcvano. Stando alle tradizioni ammcsse dagli slorici ferraresi, sul principiare del secolo VIU Felice arcivescovo di Ravenna, rifugialosi nella citta di Ferrara, stata poco innanzi cdificala sulla riva sini- stra del Po c minacciato da un escrcito imjtcriale stanzialo in Ravenna, in occasione di una plena del Po, per propria difcsa avrcbbe fallo lagliarc Tar- ginc destro del fiume e da talc rolla sarebbesi formato, sotto il nonie di fossa di Gaibann, il tronco superiore del Po di Primaro, che venne ad unirsi al San- dalo al luogo di Consandolo, conlinuando con questo fino al mare (8). Giusta (8) Quesli cnngiauicnli dellc varic foci del Po e del lilorale dcU'Ailrialiro roriiieranau ai-- gonicnto ili una Mcmuria della quale ho raccolto finora il nialerialc sollaiito. In essa daio raggiiaglio di un fcnomeno curioso, nonancora avvertilo, per quanto io mi sappia, dai geologi 20 DEI CANGIAMENTI GUI SOGGIACQUE la Cronica pnrva iircoitala, inlorno al 1300 il Samlalo, in gran parte inlorrilo, Irovavasi tii ^\h cliiuso al avevasi iin' alliva navigir/ionc per la Fossa di Gai- bana c pel Priniaro flu' ne era la conlinuazionc c comunicava mcdiante canali e valli con Bologna, eoi porli od approdi d'Imola c Faenza, c per due vie con Ravenna. Parrelibe (]uindi ])iu vorisimilc clic, indipcndenlemcnlc dal fatlo dt'irarfivcseovo Felice, da parecclii contestalo. i Ferraresi, dope la fondazione della loro citU\, abbiano escavalo la Fossa di Gaibana nel Ictlo alquanlo tor- tuoso di un anlieo ramo del Po c forsc dcllo Spinclico, onde avcre una piii diretla eonninicazione colle ampie e profonde valli, e da qucsle con Bologna e oolia Roinagna, evilando cosi la lunga via del Sandalo, il quale probabilincntc liii d" allora incominciava ad inlcrrirsi. Quando pcreio nel -1152 avvenne la faniosa rolta di Fiearolo clie formo col lcnii)o il Po alluale, dello in addieiro di Venezia. puo rilenersi die, giusla quauto crasi csposlo nclla Mcmoria ]ire- cilala, scorresse il Hume in un solo alvco fino a Fcrrara, ove alia punla di S. Gior- gio si dividcva nci due rami di Volano a sinistra e di Primaro a deslra. Dal- Tesamc di alcuni doeumeuti risulta poi chc la rotla di Fiearolo non venne pin cliiusa dopo il suo aprimento nel 1152, siccome erasi supposto in essa Memoria sulla dicliiarazione di alcuni storici. Nclla Cronaca precitala accennasi che il nuovo ramo del Po era ricco d'aeque e di una portata pressoche uguale a quella della Fossa di Gaibana o Po di Primaro, dandosi il nome di Po antico al braccio di Volano cbe parrebbe ri- tenessc ancora nel 1300 il caratlere di ramo principale. Supposto quindi cbe per questo scorresse una nieta delle acque del Po, un quarto soltanto sarcb- besi direlto pel ramo di Primaro e Taltro quarto per quello di Venezia, cliia- nialo in allora Fiume della Rolta di Fiearolo. Da qucslo si staccavano diverse diramazioni eoi nomi di Donello, Tassarola, Barzaga, che vi facevano ri- torno e cbe comunicavano col Tartaro, coH'Adigetto e coll'Adige, come si e di sopra avverlito. 4. Arginamento del Po e boniftcamenlo dei lerritorj cireoslanli. — Per cio chc concerne P arginamento del Po, vi furono dispareri circa all'epoca alia <'lic trallarono della foriiuuioiic dei cordoni litorali, ovc un fiuiue torbido sbocca con vaiie foci in niare , dcllc qiiali si allerna 1' a/.ionc. Quando qiicsla ccssa per nna di esse foci e con- tiniia per le prossiine col corrispondenle avanzanicnto dcllc alluvion! in mare , le nuove dune die mano mano si formano si dispongono a foggia di raggi o siriscie divergcnii die fanno centro alia foce slazionarla. Quesic irrwlinzioni di dune, die scgnano colla vaiia loro posi- zionc 1 allerno avanzarc delle alluvioni, possono scrvire di Iraccia per indagare I'antidiita rclaliva di esse foci , ed andie lalvolla , enlro ccrli liniili , quella assolula , allorquando al- I'appoggio di documcnli slorici si abbia qualcbe dato sui tempi nc' quali piutloslo 1' una che r allra delle foci era altiva. L'ATTUALE CONDIZIONE DEL PO, ECC. 21 quale si piio farla risaliie. Dopo nuovc iiulagini vcrr6 esponendo quanto su qucslo particolarc mi fu dalo di rilcvarc. Al di sopra di Cremona la pianura sommergibilc si limila alia largliczza di poclii chilometri, dopo di die s'inconlrano le costc dclFallipiano. Ai promontorj di qucslo allaccandosi gli estremi dellc arginalurc, esse vengono a formarc una seric di circondaij I'un dairallio indipendcnli, c quindi riesce di un com- parativo minore impegno la loro conservazionc. Ma alticllanto non puo dirsi pel Ironco del Po al di sotto di Cremona, ovc le basse pianure latcrali si eslendono a niolla dislanza e proseguono lino al marc. Oggidi I'arginatura c ivi conlinua, non rimancndo inleiroUa chc dai fiumi iiillucnli dc' quali accompagna i! corso. La solidariclii clic vi ha in tale sisleaia di difcsa ricliiedcva un accordo fra le diverse popolazioni elie vi erano interessale, e cio non polevasi su])porre in tempi di barbaric od anchc di dis- eordie fra i divcrsi municipj. Siccorac il Po co' suoi deposili si c formato lateralmcnte al proprio corso argini nalurali disposli a s])aUo dolcemcnle inclinalo clic va deprimendosi mano niano chc crcscc la sua distanza, si c incominciato daH'ulilizzare la parte piii cievata di quel terreno difcndendola verso il fiume dalle maggiori plcnc con argini di moderala clevazione. Con altri argini poi di minore altezza ancora verso rinterno sMmpediva chc le cspansioni del fiume, cui rimancvaun campo libero nelle prossime depressioni e paludi, avessero a recar danno alle elevate campagne ridotle a collivazione (9). Fino al 1300 circa cio sarebbe avvenuto nel territorio Manlovano, ovc al di sotto dcH'Enza il fiume si divideva antcrior- mente in tre rami delti Po vecc/iio, Zara c Lirone o Largione, ed un vasto sta- gno a dcstra sotto il nome di Dondcno si estendcva fino a Burana in prossi- mila dcUa Slellata^ ovc un tempo aveva avuto foce la Secchia. Che anzi per facilitare la navigazione in quello stagno^ nel 1218 si escavo dai Reggiani presso Guastalla un caualc artificialc sotto il nome di Tagliala^ chc lo poneva in imniediata comunicazione col Po(lO). Anchc al di sopra di Ostiglia nc' bassi tempi cravi a sinistra una fossa detta Olobia o di Libiola che esciva dai Po e conduccva al Tartaro nelle valli Veronesi(H). Infcriormcnie poi alia Stcllata l)roscguiva a dcstra la vasta Padusa fino al mare, accoglicndo i varj torrcnti dcll'Apennino, i quali di tempo in tempo spingevano fra proprj intcrrimcnii il loro corso fino a raggiungerc il Po. • (9) Di lali argini inlcnii si vcdrclibcro anciie oggid'i gli eseinpj e probabilmcnie gli avanzi nel (iiiaslallcse , Seriiildese, Bondesano ctl Osligliese sotto il nome di anjini dflternlli. (10) Sistema idrautico dct Po, pag. 17. (11) ^lUre Ossenazioni sttl Po, pag. 24. 22 DEI CANGIAMENTI CL'l SOGGIACQUE Ma intorno al 1300, inentrc per gli iiltimi tronclii del Po, giusta Ic iiulica- zioni preacccniiatc della Cronica panni di Feriara, limaiicvano tullavia apcrlc niolle comunicazioiii tra il fiume c (luelle paludi o valli, vcnnc opcralo un nolcvoic cangiainenlo colPiiialvcarsi fra aigiiii laSccchia a Iravcrso del Bondeno, porlandola a sbocearc in Po presso S. Benedetto. Conlemporancamcnlc si do- velloro, a (pianlo scnihra, cliiuderc i rami supcriori di Zara e di Po veccliio, come pnrc la Togliata, accogliendosi sollanto il Crostolo nclle valli clic rima- ncvano. Lihcrato cosi qncl vaslo tcrritorio dalle cspansioni della Scccliia , si penso a promnnirlo nelle parti inforiori anelic dai regurgili del Po e del Panaro die vi aveva foce presso il Borgo di Bondeno Ferrarese, mediantc ehiavica nell'arginc dell" ultimo chiamala Bova clic lasciava passaggio al grande co- lalorc Burana. II eompimenlo di quelle arginature pero non fu clie un piimo passo pel bo- nilieamenlo del vasto territorio che dovevano proteggere. Solo verso la mcla del secolo XVI 11 marchcsc Cornelio Benlivoglio riesci a condurre ad elTelto un grandioso piano di bonificazione, aseiugando la piii parte dellc vasle pa- ludi die fra I'Enza e la Secchia si eslendevano tullavia nel Rcggiano fino a breve dislanza dalla slrada Emilia. A tal line separo Ic aequc di sempliee scolo da quelle dei torrenti, inalvcando questi fra argini altissimi ondc condurli per la via piii direlta al Po, c facendo passare solto di essi le altrc eon grandiose botli sollerranee per porlarle a sbocearc in Secchia. Miglioramenli analoghi s"intrapresero conlemporaneamente sotto 1' influenza di quell' uomo intraprea- dcnteanchenel Polesinc di Ferrara, colla separazionc degli scoli delle altc c delle basse caiupagne, e col condurli a metier foce in mare. Allreltanlo fe- eesi^ a quanlo sembra, aiiche nel Polesinc di Rovigo fra TAdige ed il Po, ovc alcuni canali portano pure il nome di Benlivoglio; ma il piii radicalc risana- nicnlo di questo territorio si cbbe soltanto intorno al 4 600 dopo il Taglio Vcneto del Po delto di Porto Viro, in conscguenza del quale, eliiuso il ramo del Po dello di Levanle, esso vennc a riccvcre c condurre al mare sole acque di scolo. Cio premcsso, sembra che anchc uclla piii rcmola antichitii, e cioe nel tempo degli Etruschi, esistesscro arginature parziali del Po, le quali si saranno ab- bandonale e di poi ricostrultc coll'avvicendarsi dellc invasion! dc' barbari e deirincivilimenlo. Fino dal secolo XII e verisimile che si fosse eompila Pni- ginalura sinistra del Po dall'Oglio a Cremona sopra un territorio apparlenentc a quel Municipio. il quale nel 1300 vi aggiungcva altrc operc di bonifieamenlo colla grandiosa diversionc dello scolo Delmona ncH'Oglio superiore. Allretlanto sarcbbcsi falto da Osliglia a Ferrara, ovc estendevasi alia sinistra la giurisdizione L' ATTUALE CONDIZIONE DEL PO , ECC. 23 ili quesla cilia; cd appunto in tale arginalura avvcnne alia melii del se- eolo Xl! la fainosa rotta di Ficarolo di sopra menzionata. Nel 1300, mentre, giusta la Cronica parva, era tuttavia inlerroUa 1' arginalura sinistra del nuovo ramo del Po formalo da quesla rotta pei niolleplici canali preacecnnali che lo ponevano in comunicazionc coU'Adigc c coUe Venetc Lagune, la sua argina- lura destra indicasi di gia congiunta sopra Ferrara all'argine sinistro del ramo principale medianlc I'arginc traversagno che anche oggidi csisle a maggior difesa della cilia. 1 nomi di Ostiglia e di Slellala (Ostellalam, Ostium latum J richianicrcbbcro I'idea che ai tempi della romana dominazione esistessero ivi le bocclic di comunicazionc fra il Po e Ic prossime paludi (12). La riunione ])cr altro dellc arginalure del Po in guisa di formarc, come oggidi, un sistcma unico solidalc si sarebbe elTctluala inlorno al 1300 sollanto, dall' Oglio ad Ostiglia, e di la al nuovo ramo a sinistra, e superiormenle alia Slellala a de- stra. In tempi posteriori, ed a quanto pare intorno alia meta del secolo XVI, sarcbbcsi proseguila tale riunione ncl Basso Ferrarese in occasione delle men- lovalc bonificazioni (13). Se si consideri clic in que' primi tempi Ic pendici del monti erano coperte di folic selvc le quali frenavano il corso delle acquc da oui venivano alimcnlate copiose sorgenti, per il che il loro deflusso si dislri- buiva con maggiorc regolarila fra I'anno con minori differenze fra la portala dellc magre e quella delle piene, c che quesla dovcva eziaudio scemare in notevolc misura mcrcc le espansioni che rimancvano liberc nelle prcaccen- nale ample varici, sara mcslieri concludere che nei primordj deirarginamcnio (12) II dotto Clicriibini ncllc pregevoli sue Nolizie sloikhe e statislklie intorno ml OMi- (jlia (.Milano, 1826, Anloiiio Laniperli) liporla I'opinione di parecchi slorici sopra una talu etimologia di quel noiuc. In quanto poi alia Slellala abbiamo anche sul marginc dellc lagune vella. L' IDRAl'LICA CONDIZIONE DEL PO , ECC. 35 Con quesli confronli vcirebbc dimoslralo csscro vcrisimilc clic gli ntluali livolli (li inagra e di plena, lanlo alia Slellala, (luanto a Ponle Lagoscuro, non dilTcriscano gran fallo da quelii chc si avevano in entrambc le locality intorno al 4600 e chc invece prcscnlino una scnsibilc maggiorc clevazione al oonfronto dcUo stato in cui erasi ivi lidollo il Po un sccolo dopo. Ma c nell'uno o ncl- Tallro caso si liferiicbbero a due epoclie nelle quali il Po si Irovava in con- dizionc anormalc per effelto dei notcvoli eangiamenti che si opcravano ncl suo corso. Imporla (juindi esaminare la varia influenza che sopra i risullamenli di fallo preacceunati potevano csercilare nei diversi loro stadj simili caiigia- nienli chc in succinic richianiercnio. 9. Circosfnnze che influirono ad ahbnssare il livello di mafjra e di piena alia Slellala ed a Ponle Layuscuro nel sccolo AVI/ ed a rialzarto successivameute. — Si c di gia nolalo come inlorno al 1300 il ramo di Venezia, delto in allora la liolta di Ficarolo, giusla quanto dichiarasi dal contemporaneo aulore della Cronica parva di Fcrrara, fosse ricco d'aequa, di una portala prossimamcnle eguale a quclla del Po di Primaro c di facile navigazione. Si e quindi suppnsto chc esso assorbisse in allora circa una quarla parlc delle acque del Po, per cui Ire quarli avrebbero continualo a decorrcre nel ramo di Fcrrara, ed una niela nell'inferiore anlico ramo di Volano (29). Due secoli dopo, e cioe inlorno al 1500, il Po di Venezia, ailesa principal- nienlc la comparativa brcvilii del suo corso, erasi accrcsciulo di porlala al |)unto di non andar mollo lonlani dal vero supponendo che eguagliasse quelle di Fcrrara. Ma introdollo in queslo il Reno Panno 1522, si aunienio la Icn- denza delPallro a rendersi prevalenlc in guisa die monsignor De Medici ncl 1538, forsc in occasione di niagra, avrebbe trovalo il Po di Fcrrara bassissimo e quasi asciuUo. Rialzalosi ollrc modo il lello di queslo presso la confluenza del Reno, in circoslanze di j)ienc di quel lorrenlc e del Panaro combinatc con uno slato di depressione del Po, cominciarono le acque a prenderc un corso rclrogrado verso la Slellala. Nel 1592 si chiusc il Po di Primaro; nel 1622 quelle di Fcrrara, con argine chc tagliavasi in Icmpo di pienc per eperarc una diversione di qucsle; e finalmenlc nel 1638, abbandonala sifTalla pralica. lullc le acque del Po fureno in qualsiasi slalo rivolle ncl ramo di Venezia. Intorno a quel tempo un allre nolevole cangiamento avveniva in quesl'ullime (29) Quesli nunieri si accennano in via puraiuente presiintiva onde avere i dali su cui appoggiare i successivi ragionanienti, le conscguenze dci quali non possono cangiarc in inassiina per qualclie inesallczza di tali misure. 36 DEI CANGIAMENTI GUI SOGGIACQUE por cUVllo del iaj!;Iio Veiieto dello tli Porlo Viro, col quale si accorciava il suo corso ili |in'ssooli(' olio cliilomclri (30). Tale slraordinaria aflluenza d' aeque in queslo raino, il quale non aveva una sczione di ampiezza proporzionala, dovcva naluralmcntc csserc cagione di uii rialzamenlo nel livello dcllc pienc, di corrosione dclle sponde ed anclic di n|i|)rofondanienlo del suo lello fino a lanlo elic non se la fosse sufficienle- iniMile dilalala. Con eio si spiegano le fretiucnli roUe de' suoi argini, special- nicnle nel secolo XVI, Ic quali venncro nieno nel successivo. In quanto all'ap- profondaniento delPalveo, che vedrcbbesi giunlo al massimo sul cadere del seeolo XVII eol eontemporaneo abbassanienlo della magra, parrebbe polersi rieorrere alia seguenle spiegazione. Allorehe le acque di un fiume o canalc si muovono a cagione del declivio del suo lello, la loro veloeila e massinia presso la supcrficic e minima presso il fondo in conseguenza delle resistenze clie queslo ad esse presenla. Ma quando un corso d'acqua ripele il suo niovimento dalla pressione per effetlo di un earico o ballenle da cui venga sollccilalo, la veloeila va invcce erescendo dalla superlicie verso il fondo. Queslo fcnomcno si seorge al passare delle acque fra Ic pile di un ponle la cui sezione Iroppo rislrella promova un re- gurgito (31). A tal causa sembra aUribuibile la disposizione del fondo dei grandi fiunii per I' ultimo Ironco prossimo alia foce in mare. Impercioeche, menlre in magra il jielo d'acqua coslituiscc una curva concava verso il centre de'gravi, riducendosi da ultimo ad csserc pressoclie orizzonlalej in plena invcce la curva divienc convessa con nolevole accrescimento di pcndenza mano vnano chc si approssima alia foce, la quale pendcnza vienc a far ivi le veei di un earico o baltcnlc. Ne consegue ebe in tali circoslanzc va progressivamente crescendo la forza cscavalrice verso la foce, per cui si conservauna sensibile dcciivita del fondo. Ma dal punto ove la sezione fluviale viene ad allargarsi (30) A nia|jp;ior coiiiodo dei Icllori si riprodiu^ono Ic due tavole chc corredano la Meinoria sul slstema idraulico del Po, la prima conlenenlc la Carta idrografica di esso stala rctlilicata, e la seconda qiiella delle sue foci, colla raappa indicantc il sunimenlovato Taglio di Porlo Viro. (31) Quesia Icgge vennc da me osservala circa vcnl'anni sono iicl Naviglio Niiovo Pal- lavicino dcrivato (lali'Oglio, il quale scorre liiupidissimo nellc anliclie fosse foiliticaloric di Sonrino, ove alia Porla S. .Marlino i due archi di un vecclilo ponle ne ristringono la se- zione. Le acque di quel canalc Irasportavano una quanlila di foglie, alcune delle (juali gal- Icggiavnno alia superficie ed allre a qualclic profondila. A quindici o vcnii mclri di distanza dal ponle le foglie gallcggianli in superficie lasciavano dielro di se quelle soninicrse: a cpiat- Iro o cinque mclri cominciavano a disccnderc con pari veloeila; nia, giunle al ponle, le inferiori preccdevano Ic superior!. L' IDRAULICA CONDIZIONE DEL PO , ECC. 37 fra dcpressc spiaggc somincrgil)ili dal fiumc o coslanlcmentc copcrle dal marc, sceiiKiiidosi la for/.a della corrcnlc, sia per cscavarc il lello, sia per esporlare le malcrie accumulalcvi dalPazionc lepulsiva del marc, alia pendcnza del Ibndo succedc una conlropcndenza od acelivila Gno alia sommita dello scanno clie scgna reslrcino della focc. Allorquando venne a cliiudersi il Po di Fcrrara, doveltc formarsi presso la Slellala una specie di battcnle clic obbligava tutte Ic acque del Po a scorrcre nel ramo di Vcnczia, I'azione del quale sarii slata niassima allorche ncl 1638 venne impedila anclic la diversione loro in tempo di plena. Sembra pcrcio che in allora massima sia pure stata ivi la forza escavalricc del Po clic si sara prolungala a tutlo quel secolo, al principio del quale dovcva, come si disse, eonlribuirvi anche raccorciamenlo di linea per ro|)eralo taglio Veneto di Porto Viro. Cosi quell' abbassamcnto di fondo, anzicbe elTetlo dell' immissione del Panaro in Po, siccomc iirelendcva il Manfredi, pare fosse j)iuttoslo eonseguenza dell' immissione del Po nel Po. Ma amplialasi di poi la sezione di (juesto c prolungatasi aneora la sua foee oltre la priniitiva misura, venne mcno la lorza escavatriee e sarebbcsi nuovamenle alzalo il suo fondo. SifTatto alzainento percio sembrcrebbe non esscre, nella sua totalita almeno, una alterazionc al sistema del fiumc, ma piullosto in parte un ritorno di queslo all'antcriore sua c'ondizione, dopo esscrsi Irovato in uno stale di violcnza, c quindi anormale. in eonseguenza della riunione di due rami in un solo. Ancbc la circoslanza che anleriormente al chiudimento del Po di Fcrrara, sul principiare del secolo XVII, le picne combinate di Reno e di Panaro diretle con moto relrogrado verso la Slellala dovevano esser ivi cagione di un urto delle due correnti opposte, di pcrdila di forza viva c quindi di copiosi depo- sit! in forma di scanno, avra influilo ad elevare la magra ed in parte anche la plena. Ma dopo la diversione del Reno nelle valli ed il totale chiudimento del Po di Fcrrara, la conllucnza del solo Panaro in Po si sara disposla solto una direzione meno urliva, lo che avra contribuito all'abbassamenlo dello scanno preaccennato e percio del livello della magra e delle picne. Rispetto poi a que- ste, se lanto alia Slellala quanto a Ponte Lagoscuro la loro maggiore eleva- zione intorno al 1600 dovcva prineipalnicnle dipendcre dalla riunione delle acque del fiume in un canale di lrop|)o angusta sezione; se coll' ampliarsi di essa e coiraccorciarsi la linea si erano un secolo dopo scnsibilnientc abbas- sate e se dopo d' allora conlinuarono a rialzarsi fino a raggiungere o supcrare la misura primiliva, cio sembra allribuibile, piii che alia protrazione della foce, alia maggior rapidity del lore afllusso, quindi alia aceresciuta lore portata, di cui si parlera in appresso. 58 DEI CVNGIAMENT GUI SOGGIACQUE A corioborarc Ic preccdcnti illazioni giovcrebbc rinvonirc qualche allro sc- gnalt' di livrllo ])iu antico conccrnentc iin' cpoca noUa quale nicno influcnte fosse rctTello della divcrsione dellc acque per la Rolla di Fiearolo. Ma per tal iiiodo si potrebbc portarsi ad un tempo ncl quale non era compilo I'argina- mciito del liume, e manclierebbero in allora gli eslrcini per un confronto, at- tesa la variata sua condizione. Malgrado silTattc inccrlczze verrcmo accennando quaulo ei fu dalo di raccoglicrc sopra qucsto irnportaiUe argonienlo. 4 0. Riscontri di livello al Bondeno e conseguenze che ne deriverebbero circa alle nlterazioni seguite nel regime del Po. — Abbianio vcdulo come al di sotto della Slellala prcsso il Bondeno Ferrarcse lo scolo Burana prima del 1300 ser- visse di emissario alia vasla palude detla pure Bondeno; come in allora ve- nisse atlraversalo coll'argine del Panaro presso la foce di questo in Po mc- dlantc la grande chiavica denominata Bova e come per la sopravvenuta inver- sione del corse delle acque si sieno di poi formati notevoli interrimenti sulla soglia di quell' cdificio. Parrebbc chc questo si dovesse ricostruire nel 1476, ma nou vedrcbbesi abbastanza dimostrato chc cio effcltivamenle venisse ese- guito (32). Vi furono pure delle discrepanzc circa alio slabilire il livello cui tro- vasi I'antica soglia della chiavica Bova. Secondo gli scandagli praticati nella visita del 1716 essa sarebbesi rinvenula a 4", 70 sull' orizzontale Conti (33), (52) It Frassoni nelle Memoric Sloriche del Finale di Lombardia (Modcna 1778) riporla la costntzione di quell' cdificio all'anno 1281 circa, aggiungendo che ncl 1439 se ne sarebbe proposla la ricoslruzione in allro luogo e che qiiesia era slala deliberata nel 1476; dal che non possiaiuo desuiuere se realmenle avesse effelto. Cio che ne farebbe dubilare si e il segiienle passo del prccitato manoscritlo deU'AlcoUi composlo inlorno al 1630, ma che contiene faUi de'quali egli sarebbe stato testimonio 40 o 80 anni prima. L'esempio delle cliimiche in cattivi siti (abbrkale si \'ede nella chiavica di Bin ana a Bondeno, la quale e lanto lontana dal canale di Modena (Panaro), che mentre il canale sta grosso el le chiaviche serrate J vi si inlerrisce tanto innanzi che ne restano le acque di Burana inipedite di correre, dopo calato U fwme, molti giorni. Sembra quindi piii verisiraile che le deliberazioni del 14 76 fossero inlese a togliere un tale difetto e che non si mandassero poi ad esecu- zione, di qucUo sia che in allora si coUocasse 1' cdificio in una posizione cosi inopportuna. Se esse si fosse trovato in contalto del Po si polrebbero accagionarne le variazioni fluviali avvcnule ncl corso di circa un secolo fino ai tempi deU'Aleolli, ma sifTattc variazioni sono di poco momento pel Panaro in un periodo eosl breve. (33) L' orizzontale Conti troverebbesi ad 1°',232 solto 1' ordinaria alta marea delta la Ciiinmie, quindi 0"'. 87 sollo il livello medio del mare. Rispelto all'anlica soglia della chiavica Bova, nel 1693 sarebbesi riscontrala a »"',B2 sulla delta orizzontale e nel 1716 in\cce si sarebbe rilevala piii bassa, e cioe a 4", 70, lo che i Bolognesi vollero attribuire L' IDRAULICA CONDIZIONE DEL PO , ECC. 39 la quale scrvi per le grandi livellazioni del J76) e fu presa a 0°',507 al disotlo dell' ordinaria bassa inarea. In tale misura il livcllo di essa soglia sarcbbc O'^Sa plij depresso dl quello detcrtninalo neiranleriore visita D'Adda »' Barberini del 1693. Qualora fosse sussistenle il livello piu basso prcac- ccnnalo c la soglia si fosse lenula piii alta cent. 20 della magra massima, qucsta al tempo della sua costruzione sarebbesi trovata a 4", 50 sull'orizzon- talc Conti. Oia la magra massima atluale alle cbiaviche Pilastresi presso la Stellata troverebbcsi a 5"', 77 e supposta una eadula di 0", 60, in ragione cio('; di cent. 9 per ebilometro nel tratto dciranteriore Po di Ferrara interposto, di una sviluppala lungbezza di 7 chilometri, nc conscguirebbc.che la magra d'og- gidi trasportata al Bondeno si troverebbe a 5", 14 suU'orizzontalc Conli e ri- sultcrebbe cosi circa 0",44 piu alia di quclla soglia, quindi 0", 64 piu alia della prcsuntiva magra o del 1300 o del 1476, secondo clic air una od all'altra epoca corrisponda la costruzione di quell' edificio. Allro dato noi avremmo per la stessa localita nel livello del terreno in pros- simita dello scolo Burana. Per I'atlivazione della botte preaccennala soUo il Panaro e mestieri divertire quel colalore dall'altuale suo andamenlo superior- mcnle al Borgo di Bondeno, attraversando per la lunghezza di 750" circa un lerreno cbe scmbra stale depositato dal Po e dalla Secchia, la quale anti- camcnle vi confluiva. Quel lerreno in principio Irovasi elevalo ad H", 10 suirorizzontalc Conli e va poi abbassandosi dolcemenlc a foggia di spallo verso strananicnte ad un arlifiriale abbassanienio, raenlre essa trovavasi di gia scpolta per moUi pieili sollo i deposit!. Giusia una sezione di quell' edificio finnala dall'ingegnere Figatelli deH'uffit'io di Ferrara, posteriore all' anno 1827, essa vcrrebbe a risultare a (i"',63 sull'oriz- zonlale suddetia; ed a B™, 3* invece secondo allra sezione dello slesso ufficio firmata Berloni, di dala anleriore. Nel recenle progetlo per raUivazione della nuova belle di Burana sotto il Panaro la si indicherebbe a 4", 38, forse per aver considerala in piedi ferraresi anziche bolognesi la sua distanza dal sottarco della chiavica delerminala nel tTlC. Quantunqiie gli ultimi scandagli possano inspirare maggior confidenza, pure rimane ancora qiialche dub- bio clie la sua dcpressione giungesse ad un lal liinile. Imperciocclie I'Aleotti , il quale nel 1615 fece costruire la botle di Carbonara sollo il letlo di Burana, slabill reslradosso di quel- r edificio a 6", 38 sull'orizzonlale Conli, ad una distunza di circa '« cliilomelri dalla chiavica Bova; e supposto die per sicurezza lo tencsse di cent. 80 piu depresso del fondo norinale d' inallora dello scolo Burana c clie ad altrettanlo corrispoiulesse prossiinanicnic la caduta di questa nel Iratio inlermcdio, I'anlica soglia sarebbesi Irovata di gia sepolla per I". 88, lo die send)ra inverisiniile per un tempo nel quale non erasi ancora totaliuenle invertilo il corso del Po. La soglia provvisoria del t846 trovavasi a 7"', 80 sulla orizzontale Conli e nel 18»7 sarebbesi porlala a 7°', 78, quindi a 3", 08 sul livcllo dell'anlica soglia, supposlo quello pill depresso di 4", 70. 40 DEI CANGUMENTI CUF SOGGIACQUE la nuova bollc ovp risiilln pii'i dcprosso di 0"',86. Esso con cio verrcbbe a rip- sciro di 6", 60 piii clcvalo dclla supposla iiiagra massima conlcmporanea alia coslruzioni' dcila prossima cliiavica Rova. Ammcsso pure die pel concoiso di un inlliiontc loibido, quale si e la Secchia, quel dcposito non rimanesse som- merso die di ciroa 0"',80 ucllc inassimc pienc del Po disarginalo, qucslc si sari'bbero alzatc lino a 7'", 40 suUa magra prcaeccnnata. E siccome nel 1600 la plena massima si alzava ivi, per dicbiarazionc deirAlcolti, 8'", 30 sulla mas- sima magra, quindi 9", 50 circa sul fondo medio, ovc si considerino le circo- stanze di sojjra addoKc per lo quali dovcvano elcvarsi ad un' altczza assai minort' le piene del Po disarginato eonlemporance alia formazionc di (jueirin- terrimenlo, si avrebbe molivo d'infcrirne die in allora il fondo del fiunie era forse pill elcvato di quelle fosse dopo il suo arginameiUo. Rimarrebbe pero a vcrilicarsi se (iiiel Icrrcno corrisponda ad un deposilo fluviale senza che sia slato arlificialmenlc rialzato, di die potrebbe esservi sospelto, altesa la sua prossimita ad un luogo abitato. Ma sc realmente il livcllo dell' anliea soglia della cliiavica Bova fosse slato a 4'", 70 sulPorizzonlalc Conti, quindi 0", 44 inferiorc dcU'odierna massima magra cola riporlala; se lor su» ricoslruzionc fosse cITctUvamcnle avvenuta nel 1476, e se in allora I'arginatura del Po fosse stala compiuta come oggidi fino in prossimita dellc foci in mare, si avrebbe con cio un indizio, se non di un uotcvole alzamenlo di fondo del Po, almcno di una scnsibile alterazione avvenuta nel suo sislema e quindi di una lendenza a peggiorare di condizione, dappoichc in conseguenza delle immutate circostanze locali dovrebbesi avere invece un abbassamento di fondo. Mcntrc di fatli oggidi trovasi il fiume raccolto in un alveo unico fino a S. Maria in lunghezza di 59 cbilometri, partendo dalla Stdlala e le principali sue foci, malgrado I'avvenuta loro protrazione, non distano da questo punto piu di 108 cliilometri", sul cadcre del XV secolo era altretlanto distante la foce di Volano c qudia di Primaro avrebbe ecccduto tale misura di ollre 10 cbilo- metri. Ponendo quindi a calcolo quelle distanze delle foci d' allora, la prossi- mita della biforcazionc del Po di Ferrara alia punta di S. Giorgio, a soli 26 diilonu'tri dalla Sldlata, la diversione del ramo di Venezia cbe di gia assorbiva una nieta circa delle acquc del fiume e la presuiitiva maggior portata delle massime magre di quel tempo, dovrcmmo concludere die se malgrado tulte qucslc sfavorcvoli circostanze, Ic (juali avrebbcro infiuito a rialzare in allora il fondo del Po, esso era invccc piii basso dell'odicrno cola rifcrito, sarebbe cio indizio della peggiorata condizione del fiume, altribuibile, a quanto sem- bra, pill che alia distanza dalle foci, all' accresciula quantila di torbida che L' IDRAULICA CONDIZIONE DEL PO , ECC. 41 Irasporla (34). In altri scrilli, supponendo, alPap|)oggio di falli in allora rac- colli, chc fosse rimaslo prcssoclic inaltcralo il foiido del Po in quesli ullimi secoli, meno per gli eslremi suoi tronchl,ed ammctlcndo del reslo che real- ineiitc siasi aumcntata la quantita dcllc torbidc trasporlate in conscguenza del dissodamento dci bosehi sulle pcndiei dei monli, sicconic quesla eircostanza si assoeieiebbe ad un conlcmporaneo aumcnlo di poilata delle pienc e ad un conscgucnte aecrcscimcnto di vclocita nolle acque, nc abbiano infcrilo che gli ellelti di quelle due cause opposle siensi in qualche modo compcnsati. Ma qui giova fare una dislinzionc. 11 Po per V,u circa riceve le sue acque da fiumi lacuali die ve Ic porlano limpide. Per qucsti il piii pronto afllusso delle piene deve avcre sensibilmenlc aumcntata la facolta di mantcnere cscavato il letto del Po. Ma dai fiumi lorbidi, quali sono quelli alpini del Pienionte c tutli quelli deirApcniiino, c da allendersi un elTelto opposto, particolarniente ove il risul- tamento finale sia in realta un alzamenlo del fondo del rccipientc. E rispctto agli ultimi troncbi del Po devono in cio maggiormente influire i piu prossimi suoi tribularj torbidissinii, Seccliia e Panaro, che non sieno i superiori, dei quali le nialerie piii grosse si sarcbbero di giii arrcslatc a notevole distanza (35). Per quanto quindi si proclami il principio che la natura tende a riunirc i fiumi e che colla lore riunione si deprima maggiormente il loro fondo, circa al Po potremo animetlere che cio avvenga per i suoi inducnli limpidi, o misti, ma uon gia per i ])iu torbidi di cssi, (juali sono i due prcaccennali e quale sa- rebbc slalo il Reno, ove si fosse effettuata la sua immissione in Po. Forse i lievi alzanienti di fondo rilevati in qucsti ullimi due secoli a Scr- mide c ad Osliglia, quando, come si disse, non fosscro puramente accidcntali. |)Olrebbero allribuirsi alia slessa causa. (5'i) Ncllc preiiicsse consiJcrazioni si parte dal priiu'ipio, ainmesso generalmentc dagii iilraulici, I'lic se le diversioni ilc' (iuuii per una parte possono influire a dcpriuiore Ic piene, contribuiscono per I'aUra a rialzare il fondo ed 11 livello di magra nei tronchi inferiori in conseguenza del rallenlauienio della corrente e della sceniala forza eseavalrice di cssa. Quando pero siffaUe diversioni avvengono in prossiniila della foce in mare ove tenui sono Ic varia/.ioui di livello del flume nc' diversi suoi slali e la sua sezionc ha un'anipiezza pro- porzionala alia porlala delle niaggiori piene, per cui in magra ricsee ecccssiva c quindi in parte inorta senza pcndcnza apprezzabile di pelo d'accpia, oltre al maggior abbassamento di plena die no deriva pel coslante livello del retipientc, non viene ad alterarsi in niodo scn- sibile (piello di magra. SifTatle diversioni, ulilissime pel regime del liumc, prendono il nome di sfuciiiture. (38) I fluini delle grandi Alpi del Picmonle devono naluralnicnte portare una niinure (pianlita di nialerie neu;li ultimi Ironclii del Po, sia per la loro distanza, sia per la minore comparaliva loro torbidezza al confronto di quelli dell' Apennino, in quanto che gran parte del loro tributo provicnc dal lento disgelo delle piu altc nevi. Vol. lY. 6 42 DEI CANGIAMENTF GUI SOGGIACQUE 1 { . I'rofilo del terreno interposto a Ferrara ed a Ponte Lagoscuro riferito alio riiaijre ed allc piene del I'o. — Passcrenio ora ad esaminare un profilo Irasversalc del teni'iio iiilcrposlo airantico Po di Yolano ed a Ponle Lagoscuro, preso appcna al disotlo della cilti di Ferrara, Tav. Ill, lollo dal progelto d'av- viso del signer professore Fcrlini per il miglioramcnlo della navigazionc del Po di Volano (36). In quel progelto il proUlo 6 condotlo da principio sopra un piccolo spalto prossimo alia fossa forlilicatoria di Ferrara, per cui I'ho Iras- portalo sulla alligua campagna col sussidio delle sezioni trasversali ncUe quali (|uesta appare disposta orizzontalmcntc. La terra di escavaziouc della fossa vcdesi impicgala nella forniazionc del terrapieno dcllc mura, ed ovc era in niisura cccedcnte nella parte piii prossima al Po di Volano, sarebbcsi traspor- tata per Pcrezione di un cstesissimo ed elevato baluardo cui si dk il nome di Montaijnone. Si ha pero fondamento di credere che la campagna piu prossima alia detta fossa sia stata essa pure alquanto rialzata artificialmente colla ma- teria di escavazione. A rimovere siffatte dubbiezzc sarebbe mestieri rilevare a qualche distanza altro prolilo con alcuni scandagli del terreno ondc ricono- scerc so csso sia vergine o riportato. In mancanza di questi dati maggiormente positivi, esporremo quelli ebc risultano dal profilo preaccennato. Laslrada cui corrisponderebbe I'antico argine di Ferrara troverebbesi a d2"',4d sull'orizzonlale Conli c la campagna interna a 150" di distanza a 9"", 93. Questa risulterebbe cosl di soli l"",!? inferiore all'interrimento del Bondeno^ e siccome fra que' due punti havvi la distanza di 21 chilometri, supposta una pendenza di cent. 9 per chilomelro, essa darebbe una caduta di l'",89 che eccederebbe di circa 0°',70 la preaccennata differenza di livello. Veduto poi che anchc rinlcrrimcnlo di Bondcno e da considcrarsi alquanto elevato, siamo condotti a ritcnere che la campagna prossima a Ferrara immcdiatamente inferiore alia fossa sia slata rialzata forse non meno di un metro. Altrettanto non potra dirsi delle consecutive fino a Ponte Lagoscuro, Ic quali sembrano corrispondere al terreno naluralmente deposlo dal fiume. Siccome partendo dalla Stcllata, an- lico punto di biforcazione del Po pe' suoi rami di Ferrara e di Venczia, I'e- stremo del profdo prossimo a Ferrara sarebbe di 9 chilometri piu a valle che non sia T altro estremo a Ponte Lagoscuro, si e percio condotta una linea in- elinala rapprescntantc la massima magra, la quale in ragionc di cent. 9 per (36) Quel progelto, di cui si fe parlato alia Nota (IH), vcnne slampato ncl 1840, ma non piibl)licato. II prolilo clic si da nella Tavola 111 fu rettilicalo dope esscre stala per due voile ribatluta la livcUazionc Ira Ferrara e Bondcno, ovc crasi manifestalo qualche lieve divario. L' IDRAULICA CONDIZIONE DEL PO , ECC. 43 cliilomclro si abbassercl)bc di 0',8j picsso il Po di Volano. Quclla linea ver- rebbc cosi a trovarsi a 3", 88 suH'orizzonlale Conli picsso Poiile Lagoseuro cd a 3'", 07 prejso il Po di Volano. Rifciilc le campagne ad essa linca di mas- sima magra, nclla loro parte culininantc vcdrebbcrsi piii elevate di m. 6, 88 c con ondcggiamenli dl poco momenlo andrebbersi gradalamentc depriniendo in guisa che dopo 3000 metri, ovc corrisponde I'estrcmo dclla fossa di Fcr- rara, si ridurrcbbero a 3", 20 ed a soli 0"', 70 dopo altri 1200. Ad una distanza di 870"' si rialza ancora il Icrrcno fino a 2", 38, disccnde nuovaincnte dopo 450'" a 0"',78, ma tosto dopo si rialza a 2"', 25 cd a 2'", 85 presso I'arginc maestro del Po Grande, in contatto del quale si cleva fino a 3", 45 dopo una distanza di 1630'" dairullima depressionc. II primo spalto largo 4245 metri, fatta astrazione del suo rialzamento artificiale preaccennatopci primi 3000'", rapprc- scnterebbe I'argine naturalc clie il Po si e formato nel corso di molti secoli, avanli al suo arginamento. Le massime depressioni intermedie indiclierebbcro il fondo delle preesistenti paludi stale bonificatc nel modo di sopra csposto, ed il successivo spalto di 1630'" di base e dell'altezza di 2"', 80 circa corrispon- derebbe aH'iuterrimento formato dal Po in esse paludi dopo la rotta di Fica- rolo nel breve tempo pel quale rimase disarginato (37). La piena massima del 1839 a Ponle Lagoseuro Irovasi a 12", 46 suH'oriz- zonlale Conli; e portala aH'allro eslrcmo del profilo presso Ferrara colla pen- denza presunliva di cent. J J per cliilomclro, die darebbe sopra eliilomclri 9 0"', 99, si ridurrebbe ad 11", 47. E siccome cola I'argine-slrada si alzcrebbe fino a 12'", 41 , ossia ad un metro circa sulla delta massima plena, si ha luogo di credere cbc la elevazione di esso fosse niaggiore ancora al confronto dcllc ef- fettivc i)ienc del Po di Ferrara. le quali eon lulto cio non avrebbero dovuto dilTcrire gran falto al confronto delle odierne, forse in eonseguenza delle cir- coslanze eccezionali clic cagionarono rinterrimento di quel ramo del Po. Venendo a parlare particolarmente della cilia di Ferrara, la sua origine sa- rebbe atlribuibilc alle stesse cause per cui venne eretla Venezia; e cioc alia (37) Si b vediilo, parlando doirarginainenlo del Po, come nel 1300 csislessc di gia in prossimita di Ferrara I'argine deslro del Po atluale deUo in allora la Iiulla di Fivnrolo in- sieme al Traversagno superiore per la difcsa della ciUi. fe quindi presuniibile che quel ranio del Po, dopo essersi formalo nel H82, sia ivi rimaslo disarginato per brevissimo tempo, lo che spieghercbbe la limitata altezza del deposito o spalto a Ponte Lagoseuro. 11 nome poi di qucsto borgo, il quale e oggidl lo scalo di Ferrara per la navigazione del Po, ei riehiama I'idea che avanti a quella rolta la valle o palude preesistente si chiamasse Lmjo sciiro, at- tcsa la sua depressione; c che, segregato il terrilorio ferrarese dal nuovo corso delle acque. siavisi collocato un ponle per le necessarie comunicazioni. ^^ DEI CANGIAMENTI GUI SOGGIACQUE iiecesiili di prcmunirsi in mezzo alle paludi conlro I'invasionc de' barbari ed air o|ii»orliinil;i del ooiiiiupreio die fat'cvasi col Po, siceomc arteria prineipale, r con tulti i canali, stagni c fiuini inlluenli da cui si diramavano le varie eomunicazioni di que' tempi. Scmbra che nel V sccolo si fosse elevato un em- brione di cilia sulia sponda dcstra del Po, ma che nel secolo VII si traspor- lassc sulla sponda sinistra nclla localila attualmontc occupata, approfiltando deirclcvato spalto od argine nalurale del fiuine, del quale si vede la traccia neir anncsso prolllo. Da principio si sarebbero cretli due forti riuniti fra lore da un arjiine lungo un niiglio, il quale venne convertilo col tempo in una dellc principal! contrade ciie conservo il nome Iradizionale di Ripa Grande. I suc- cessivi ingrandinienti nella parte scltentrionale, che si estesero a 2000'" da Ripa Grande, occuparono un lerreno sempre piu basso. II borgo S. Antonio verso oriente e la Cittadclla verso occidente si elevarono a mezzodi di Ripa Grande sopra due isololti del Po stati riuniti alia cilta (38). La caltedrale, edificio del ^200, troverebbesi a circa 300 metri di distanza dal punio culminanlc dello spalto. Sulla piazza di fronte al tempio nell'angolo del Palazzo Comunalc vi iia un idrometro il cui segno di guardia, corrispon- dente a quello di Ponte Lagoseuro, si eleva di 0"',96 sul pavimento di cssa piazza e O", 93 su quello dello slesso tempio. La massima piena del J 839 sarebbe stala a 2°', 96 sul segnale di guardia a Ponte Lagoseuro; c siccome la piazza di Ferrara troverebbesi di chilometri 7 piii a valle di quest' ultimo pun- to, partcndo dalla Stellata, ritenuta la pendenza del pelo d'acqua di piena di cent. 41 per cbilometro, questo dovrebbe deprimersi di 0"',77 onde riferirlo alia piazza suddetta ed all'antico Po di Ferrara. Se poi si consider! clic ante- riormente alia piena del 1839 le maggiori piene del 1807, 1810 e 1812 si ten- nero di ollre 0"', 40 piii depresse di quella, se ne conchiudera esservi esage- razione nclla dicliiarazione di Cuvier che la superficie delle acque del Po si trovi presentemeute piu elevala dei tetti delle case di Ferrara (39). Egli avrebbe dovulo dire in allora che il pelo d'acqua delle niassime piene del Po trovasi di 2°', 75 piu elevato del pavimento della piazza di Ferrara^ lo che suona ben altrimenti. Per alcune case dei quartieri piii depress! il livcllo di piena (38) Quesle indicazioni si sono ricavate in parte dallo storico ferrarese Sard! cd in pario ilal pregevole manoscrilto ileU'AlcoUi dianzi cilalo. ISO) Nella It'tlcra del signor .Minard di sopra riporlata parlasi del priino piano e non gia del tctio dellc case di Ferrara. Scnd)ra quindl die 1' esagerazione dipenda piullosto da Cuvier il quale non si sarclihe aUcnuto al tcsto di Prony che non conosco e di cui I'altro pub- hlici'i un brano soltanlo. L' IDRAULICA CONDIZIONE DEL PO , ECC. Ao raggiungcru bcnissimo il prinio piano c per qualchc casolarc forse anclic il tello', ma cio avvicne, scbbenc di raro, per alcuni allri abilali prossimi al Po in conscgucnza della originaria depressione del terreno su cui furono pianlati. Taluni, a prova del scguito nolcvole alzaincnlo del fondo del Po, addusscro I'escmpio deil'inlerrimcnto della chiavica Aicolinn esislenlc in addictro, come si dissc , presso Pontc Lagoseuro, per la quale scaricavasi direltamenle nel fiume lo scolo Aicolino, Ic cui acque si sono di poi rivolte al mare. II celebre Domcnico Cassini per allro, ncWc sue Osservazioni sul Po, Panai-o, Reno, cc.(40), dicbiara che nclla Visila Borromeo la soglia di (|uella chiavica si trovava di /).■" 4 (r",52) pill elevala del pelo d'acqua ordhiario del Po e che i pali di sua fondazionc erano p."" 3 (1'", 04) piii elcvali del pelo d'acqua del 21 oUobrc 1658, lo elie non indicherebbc sicuramcnle cssere Pedifizio rimaslo inlerrilo. Si e di giii notalo preccdcnlemente come solto Alfonso II d'Esle, inlorno al 1568, si fosse bonificato il Polesine di Ferrara mediante escavazione di ampj canali che ne conduccvano gli scoli al mare, prevalendosi a tal fine anche del ramo o foce dell'Abale stata chiusa presso la Mesola. In quell'occasionc si sara riconosciula Pulilita di rivolgerc eziandio cola lo scolo Nicolino, alteso che il suo scarico poleva cosi essere continue, mentre la chiavica sulPo, abbenche non interrita, dovevasi tener chiusa duranti le picne anche ordinarie del fiume, che si pro- lungano parecchi mesi, parlicolarmenle nell' estate. 1 2. Magre e piene di questo secolo a Ponte Lagoseuro; confronto di queste colle anteriori e colle coniemporanee dei tronchi superiori del Po e di alcuni suoi in- Ihienli. — Nella tavola B presenlo il prospello delle maggiori magre annuali avute nel periodo di 45 anni decorsi dal 1807 al 1851 inclusive, riferitc alia guardia dell'idrometro di Ponte Lagoseuro. La massima magra sarebbe quella del 12 maggio 1817, di 5", 62 sollo guardia, dopo della quale verrebbero quelle del 1825(5", 553), del 1834 (5'", 143), del 1835 (5", 282), e del 1844 (S", 180). La media delle massime magre annuali sarebbe, per I'inlero periodo 4", 547, pel 1." decennio (1807-16) 4", 463, pel 2."(1817-26) 4™, 630, pel 3." (1827-36) 4"', 824, pel 4." (1837-46) 4"', 334 e per rullimo quinquennio (1847-51) 4", 420. Da tali numeri non polrcbbesi ricavarc aicun dato circa airalzamento od ab- bassamento di magra in quel periodo di quasi mezzo secolo. Nel 1823 ebbe ad accorciarsi di alcuni chilometri la foce principale del Po, per la rolla che formo la cosi delta Bocoa di Porto Scanarello,e da taluno potrebbe per avven- lura altribuirsi a siffatta causa rabbassamcnto di magra del decennio 1827-36, (40) RaccoUa di Bologna, torn. IX, pag. 118. 46 DEI CANGIAMENTI CUI SOGGIACQUE avulo riguardo al tempo chc si richicdcva per propagarscne gli effctti alia di- stanza di circa 90 cliilometri. Senza cscludcrnc totalmente I'lnllucnza , devesi pcro osscrvarc die in quel deccnnio si cbbero cziandio le maggiori niagre degli allri fiunii dclla Lombardia, Ic quali si sono ripetute ncgli anni <832, 4 883, 4 834 c 1835; e chc lo scanno della nuova foce nel 4836 erasi avanzalo al puiUo di rimancre cliniinalo 1' clTelto deiranlcriorc accorciamcnto (44). Piultosto si puo infcrire dalle premcssc osservazioni raggruppale per decennj e per I'ul- limo quinquennio, che oscillando le altezzc medic della massima magra con piccolc diffcrenzc in piii cd in nieno riferite alia media assoluta, sc pure nel- riiilero pcriodo fosse avvenuto un alzanicnto di fondo da cui conseguisse quello della magra, csso non giungerebbc ad un decimetre. In quanto poi alle picnc di questo sccolo, dclle quali si da il prospetto nclla Tav. A, se si faccia astrazione degli effctti dellc rottc avvenutc per le prime, non vedrebbcsi dcterminalo con sicura legge il progressivo aumento di esse. E siccome questo rileverebbesi maggiormentc pronunziato ne' tronchi superiori, sarcbbc tolta Tidca chc potesse in esso avere una sensibile influenza la pro- trazione della focc in mare. Ma se si pongano a confronto con quelle dello scorso sccolo a Ponte Lagoscuro, si manifesta a colpo d'occhio un notcvole incremento di altezza chc va progredendo per gradi. Siccome causa inlluentis- sima di talc aumento ebbi ad acccnnarc in altri scritti il piii perfetto' argina- mcnlo del Po e de' suoi influenti chc rcse mono frequenti le rottc e Ic consc- guenli espansioni dellc acque. Ma scorgendosi rispetto ad alcuni tributarj del Po un considerevolc alzamento dclle piene anche pei loro tronchi superiori ovc cessano le arginature e si fa sentirc in minor misura I'cffelto dclle rotte avvenutc nei loro tronchi inferiori, sara meslieri ricercarnc altrove la causa. Ecco i fatli chc lo dimostrano. Rispetto al Panaro , al ponte di Navicello sulla strada di Nonantola, poslo 6 cliilometri a vallc della strada Emilia, ove si hanno sicuri indizi d'abbassa- mento piultosto che di alzamento di fondo, i celcbri matematici ed idromctri Venluri , Cassiani e Vandclli in una loro relazione del 4783 accennarono giun- gerc ivi le maggiori piene a 7", 90 sul fondo medio. Quella del 4843 si alzo invcce a 9"", 20 e quella del 1842 a 10", 10 sul fondo stesso, di niodo che fu me- slieri prolungarc niano mano le arginature per allri 5 chilometri superiormente a quel punto. In quanto alia Secchia, nclla Relazione precitata si prescriveva di pro- trarre le arginature dal Ponte Alto, sulla strada postale di Carpi c Mantova, al (»i) Vedansi gli scandagli della Carta del mare Adriatieo precitata. L' IDRAULICA CONDIZIONE DEL PO , ECC. ^H (JarrobbiOj poslo alia distanza di 3000", mentrc oggidi si vedrebbero pro- lungalc per ollre 5000"' fin presso a Ramo. Lc pienc del 1815, del 1833 e del 1842 che pel Panaro a Navicello si alza- rono sopra giiardia rispcllivamenlc 1", 80; 2 ', 13; 2", 42, per la Sccchia a S. Giaconio presso Modcna si alzaroiio sopra guardia in niisura prcssoelic eguale e cioe: l'",80; a", 05 e 2", 43, indizio questo chc le pienc dei due fiumi di- pendono da cause comuni. Uu cosi nolcvole e progressive alzamento di pienc, ripelibilc principalmentc da un piii rapido afflusso, ad allra cagione non po- trebbesi altribuire fuorehe a quella di un maggior dcgradamcnlo dellc pendici de' monli, dopo che quesle venncro spogliatc dc' boschi che le ricoprivano (42). 13. Allerazioni avvenute nella condizione degli ullimi Ironchi del Po pros- simi alle foci in marc c rettificazionc di fatti concernenti it progressiva avanza- inento di queste. — Rispello agli ullimi Ironchi del Po piu prossimi alle foci, quanlunque mi mancliino dali posilivi per determinare la misura dclle allera- zioni ivi avvenute, non e per allro a dubitare che cola Tavanzamenlo dellc alluvioni non sia cagione di nolcvoli clcvazioni di magra e piu ancora di ple- na, siccomc ne farebbero prova i considerevoli alzamenti d'argini che mano mano ivi occorrono e lc chiaviche di scolo rimaste sepolte sotto il fondo (42) Alcuni idraiilici dislinii non si dimoslrano persuasi che il piu rapido afflusso delle picne in qnesti ullimi tempi possa attribuirsi al dissodaraenio de'boschi sulle pendici de'monti, diohiarando cssersene esagerali gli effetli. A promovere siffalti dubbj sembra avere induilo la varia condizione in che si trovano le region! monluose circa alle principali cause operant!, quali sono il cliiua c la natiira del suolo. La distruzione di un bosco sulle pendici de'monti non portcrA tristi conseguenze quando un' atmosfera abilualmenle umida con piogge mo- derate e frequenti favorisca la vegetazione e quando il terrene, per la geologica sua co- stituzione, sia atto a resistere all'azione decomponenle delle vicende atniosferiehe. Ma qualora ad un suolo labile ed in sfacelo si associno, per circostanze locali, dirolte pioggie tempo- ralesche o rapido disgolo di nevi, imniensi saranno i guasli chc in allora ne consegniranno, lolta la primitiva difesa. Mon trattasi piu di porre a confronto il niodo col quale le acque possono discendcre sopra una pendiee riveslita di boscaglia, oppure sopra allra dcnudata , nia in parita di condizione, dal niomenlo die il rilievo del tcrieno viene essenzialmcnie ad inimutarsi. Inipcrciocche le leggieri solcalure concorrono in allora a formare ben loslo pro- fondi burroni e questi lorrenli iuipetuosi, ove le acque non discendono piii in forma di velo impercettibile, ma raccolte precipitano per le scemate resislenze nelle soUoposte valli. iNon potendusi d'altronde ammeltere chc nel giro di pochi anni siasi cangiala la condizione mctcorica non solo di questo, ma di altri paesi i quali Irovansi in pari circostanze, altra spicgazione non polrebbc darsi dei fatli di sopra esposti, fuorehe quella desunta dagli opcrali dibosca nienti. 48 DEI CANGIAMENTI GUI SOGGIACQUE del fiunic(43). Che se si volcsscro rilcvarc simili cffoUi con sufficicntc prccisione, il mezzo piii acconeio sarebbe quello ili confronlare Ic osscrvazioni contcmpora- nec pralicate da oltre quaranrauni e che si pralicheranno succcssivamente ai inolli idromelri disposti dalla Slellata al marc e parlicoiarmente quelle pel tronco (43) L'Aleotli neU'opera manoscritta prccilata dichiara die nel 1B90, allorqiiando si fab- bricava il castcllo dolla Mesola siil ramo di Goro , iion vcdevansi argini lino a S. Basilio, postu cinque chiloniotri a raonlc, e che posteriormcnle, in conscguenza della prolrazione dolla foce, si dovclle coslniirvene di 8 a fl piedi di altczza, aggiungcndo che lo sicsso av- venne pei rami di Volano e di Priniaro. Egli scriveva intorno al 1652 e sono credibili i fatti da liii asseriti rispctto al ramo di Goro, il cni prolungamcnto doveva cssere rapidissimo iiin- ghesso il litorale al confronio dellc allre foci rivolle all' alio mare. Ma si ha inolivo di du- bitarnu circa al Volano ed al Primaro, il qual ultimo, come si disse, venne cliiiiso lino dal 1892. Per dare un'idca adequala della condizione in che trovansi i lerrcni cosliluenti il della del Po, accennerenio le propostc che vi fiirono al line di migliorare quclla della cosi delta Isola di Ariano, compresa soUo la Punta di S. Maria fra il ramo principalc del Po di Mae- stra, ll Po di GorOj il ramo della Donzella ed il mare. La sua superficie rileva 180 000 ari. ossieno pcrliche metriche, di cui 25 000 sono collive in prossimila del rami del Po; 20 000 a pascolo; 90 000 a valli; corrispondendo le residue 18 000 a montoni, o dune (C sabbia, boscbi, risaje e slrade. La rotla degli argini di S. .Maria avvenula nella famosa plena del 1708 con una breccia di 1600 mctri si c lasciata apcrla quindici anni, con che i lerrcni pii'i prossimi al Po si sono alquanlo rialzati. In conscguenza del prolungamcnto del ramo di Goro, csscndo rimasle sepolte dagli interrimenii le chiavichc di Ariano, di S. Ba- silio c della Mesola, dopo la meta dello scorso secolo, segnalo il conline Ira il Venelo ed il Ponlifieio, si rivolsero gli scoli piii al basso medianle Ic chiaviche Vendramin e Gnocca. Kel 1796 si presenlu il progcllo Monti e Gozzi pel riordinaniento dello scolo generale, pro- getto che si e fallo riviverc nel 1840 con alcune modilicazioni. Avendosi per altro la sola oaduta di 1",32 sulla lunghczza di circa 44 chilomelri, si reput6 pref(!rihile il par- tito di prcvalersi, siccome riceltacolo di quegli scoli, dello stcsso ramo di Goro, il quale c ora lalmente interrilo da non polcrsi pralicarc in acque basse del Po che da baltelli di pic- cola portala. tliiuso il medcslmo alia sua imboccalura con chiavica munita di portc, le acque del mare risalirebbero fino ad Ariano c verrebbero rinfrescale con quelle del I'o intrudoUc ne' dcbili modi. Presso io sbocco si collocherebbe allra chiavica con porle a venio onde escluderc le acipie marine nel loro flusso. Ollre al vanlaggio di una piii facile difesa dei Icrrilorj liniliuii coll' esclusione delle piene del Po, si avrebbe I' altro d'impedire I' ul- teriore immediato allungamento di (|uel ramo che lorna di tanlo pregiudizio anche agli scoli del Polesinc di Ferrara. Il progelto e dell'ingegnere Calzoni; e fino dal 1841 I' I. R. Governo di Vcnezia avrebbe dovuto concerlarsi col Ponlilicio per la sua esecuzione, la quale pare sia stata ora sollecitata. I dali di fatlo qui espusli li ho ricavali da un pregevolissimo Volo del gia Aggiunlo per le acque in Vcnezia, ora Capo della Sezionc d'Acque e Slrade presso I'l. R. Direzionc Gene- rale delle Pubbliche Coslnuioni in Vienna, signer cav. Floriano Pasetli. L' IDRAULICA CONDIZIONE DEL PO , ECC. 49 di 59 chilomctri fra la Slellala e S. Maria, ovc non avvengono no conflucnze , n^ diramazioni. Confrontale tali osscrvazioni per circoslanzc nellc quali avcvasi uno slato pressocht-, pcrmanenlc del fiume, nc cmergercbbe con tutla esallezza Id misura dellc maggiori alterazioni di livcllo delle parti piii prossime allc foci, indipcndenlemcnlc da quella che fosse comune a lutta la linea. Per la deter- minazione di quesla, il dale piii sicuro si avra da esatte inisure della porlata del liume in niagra pralicate a Ponte Lagoscuro a maggiore rcllilicazlone della scala dei deflussi ivi calcolata. Pei rami costiluenti le varie foci giovcranno pure le osscrvazioni idromelriche contcmporancc , ondc delcrminare gli cllcUi della loro protrazionc, e sc la mu- tabilita della loro portata sari\ fonte di qualche inesattezza in quanto alia mi- sura delle avvenule alterazioni, qucsta sari pero talmente pronunciata da non lasciar dubilarc sul risultamcnlo finale complessivo. E qui cade in acconcio di rellificare alcuni falli csposti da Prony e quelli eziandio da mc accennati nellc precedenli Memoric intorno alia misura dell'a- vanzamento delle alluvion! del Po in mare per gli ullimi tempi e per gli ante- rior!. NeU'Estrallo delle Hicerche di Prony sul sistema idraulico dell' Italia, clie vcdcs! in forma di nota nel precitato discorso di Cuvier ( pag. 157), e detto : La tendenza del fiume a serjuire il nuovo corso che gli venne Iracciato divenendo di giorno in ginrno piii energica, i due rami di Volano e di Primaro si impo- vcrirono rapidamente, ed in meno di un secolo si ridussero airincirca alia con- dizione in che oggid'i si trovnno. Egli aggiunge poi, che dal 1200 al 4 600 le al- luvion! del Po si avanzarono in ragione di 25"" alPanno; e di 70" nei due secoli successivi. Prcndcndo io inveee a determinarc la superficie di quelle alluvion!, trovai che il lore incremento pel primo periodo sarebbe stato annualmente di m.' q.' 52 6637 c d! m.' q.' 1 052144 nel secondo periodo, di modo che I'avan- zamonto loro avrebbe progredito in una proporzione tuttavia allarmante, stando que! uumeri nel rapporto di 39 : 100 (44). Devesi per allro osservare non esscr vero che dopo la rolta di Ficarolo in meno di un secolo tutto il Po venisse assorbito dal nuovo corso in cui si e ri- vollo, siecome ne aceenna Prony. Abbiamo vcduto che intorno al 1300 quel canale era di pari porlata col Po d! Primaro, detto in allora dalla Cronca Parva di Fcrrara Fossa di Gaibana, rimancndo canale principale il ramo di Volano; per cui abbiamo supposto che nel primo decorresse prossimamenlc una quarta parte delle aequo del Po. Nel 1500, avanti che si introducesse il Reno nel Po (44) Sislema idraulico del Po, pag. 40. Vol. IV. 30 DEI CANGIAMENTI CUI SOGGIACQUE di Ferrara, abbiamo egualnicnte supposlo clie una melk delle acque scorresse per qucsto ramo c Taltra nielil in qucllo di Vcnezia. Un sccolo dopo, cioe nel 1600, si polra considcrarc ridoUa la proporzionc a tic quarli pel Po di Venezia e ad uii (luarlo per qucllo di Fcriaia, il quale era bcnsi quasi asciulto in tempo di niagra, ina tuttavia susccllibilc di ricevere un ragguardevolc corpo d'acqua in picna, circoslanza in clic appunto avviene il trasporlo della maggior quan- tlta ddle niatcric lino alia focc. Animcsso poi clic ad un dodiccsinio soltanlo si liniilassc inlorno al 1630 il dcflusso del Po nclle picne pel ramo di Ferrara, sc ridurrcmo i tempi in guisa di corrispondcre costantementc all' intera portata del Po, fatlo ncssun calcolo dei deposit! antcriori al 1300, perche sparsi nelle paludi a monlc delle dune, i 300 anni decorsi dal 1300 al 1600 si ridurranno a 137 anni cd i 230 dal 1600 al 1830 a 225 anni. E siccome la superficic dei deposili pel primo periodo sarebbe di ehil. quadr.' 158 e quella pel secondo periodo di ehil. q.' 311, ne risullerebbe cosi in qucsl'ultimo, a circostanzc pari, un aumento di cssi in ragione di Vs, ossia del 20 per 100(45). Ammesso pure chc per la maggiore profondita del mare nel quale si sono formati gli ullimi depositi si potesse considcrarc I'auniento loro in ragione del 30 per 100, non sarebbe pero piu del 150 per 100, giusta le antcriori indicazioni (46). (48) Ecco il calcolo relativo. Dal 1300 al 1800, anni 200 X (-^ + y) = ^"'^ X T = ^'*- Dal 1800 al 1600, anni 100 X (7 + y) — '^^-^ T' 62. Cosi il 1.° periodo di 500 anni si riduce ad anni 137. Dal 1600 al 1630, anni 30 X (4- + fj) = 30 x — = 25. 2 Dal 1630 al 1830 „ 200. II 2." periodo di 230 anni si riduce ad anni 228. 137:228 : : cbil. quadr. 1 88 : x = ^ ■ _ agO li; ehil. q. 260:ch. q.311 : : loO :x = ^^^-^^^ =z 120 Quindi r aumento della superficie delle alluvion! nel 2." periodo al confronto del primo sarebbe del 20 per 100. (46) Polendo lornare di qualclie interesse per gli studiosi il confronlo deH'avanzamento delle aduvioni del Po e del llodano e della divcrsa condizione delle loro foci, mi prevalgo a lal fine dei dali ricavali dalla prcgevolc Memoria del chiarissimo ingegnerc Surell, che L' IDRAULICA CONDIZIONE DEL PO , ECC. SI i 4. Confronlo dell'idraulka condizione dell'Adige c del Po per gli ullinii loro tronc/ii. — Al fine di dimoslrarc la nolcvolc dillercnza die passa fra I'idraulica condizione del Po c quclla dell'Adige, giovera richiamare innanzi lutlo le cir- costanze che accompagnarono lo slabilimenlo del loro corso per rultimo tronco chc termina coll' odicrna focc. Abbiamo vcdulo come nel VI secolo, abbandonando I'Adigc 1' antico suo an- damento per Cologna, Montagnana ed Este, sia passato ad invadere le inferiori paludi, il cui originario inlerrimcnto pare dovesse principalmente altribuirsi al Po. Anche questo, nel secolo XII, colla rolta di Ficarolo ando ad occupare le slesse paludi ove si 6 definitivanionlc slabilito; ma la condizione di que' due fiumi con silTatti cangiamenli sarebbc stata ben diversa. II Po, coU' invadere campagne e paludi antcriormentc da esso colmate , si c conservalo nella sua giurisdizione, e quindi ha poUUo incassare anche le sue acque ordinarie ne" proprj deposit! forniali nel breve periodo che precedette 1' arginamcnto del nuovo suo corso , poca essendo la pendenza che gli si richiede per spingersi fino al mare. Ma allrellanlo non puo dirsi per TAdige, il quale e per la compa- raliva minor porlala e per la ([ualilii e (juantila delle materie da esso traspor- tate aveva bisogno di una pendenza assai maggiore che non era quella della palude ove si e stabilito. Nel periodo comparativamente piu lungo pel quale sara rimasto disarginato ha honsi rialzato il fondo di quelle paludi , ma non gia quanlo bastava per rimaucrvi incassato , siccome avvenne per il Po. Pre- valendomi delle livellazioni dei due fiumi e ponendo a confronlo gli ultimi cgli el)be la gentilezza d'inviarmi. Essa porta per titolo: Memolrc sur Vaiiul'mration des em- boiicliiires dit Rhone. Nimcs, 1847. I pubblici fogli annimziano che il piano dei lavori in questa proposti viene ora inlrapreso sotto la direzione dell'aulore. II Miodiilo do! Po riio delonninalo in niolri eul). 1720; c (luello del Uodano sarebbc egiiale c cioe di in. c. 1718. Qualiro (|uinli dcllc acque di quesfo si scaricano pel ramo principale d'Jiivs ed un quinlo pel uiinore, a destra ., detto il Piccolo Rodinio. Mcnlre le nialcrlc porlale alia foce dal Po si calcolano dai 30 ai 4 0 inilioni di in. c. al- I'anno; (picllc trasporlale dal Itodano si liinilerebbero a 22 inilioni. La snperlicie delle alluvion! del Po si accrcsce annualmente di 113 etiari: e quella del della del Ilodano, parlendo dal 1712, di soli 23 ellari. La focc del piccolo Rodano, anziche avanzare, si ritira annualmente per circa 16 nielri. Il ininore avanzauienio delle foci del Ro- dano in i)arlc devnsi allrlbiiire alia maggior profondila del marc chc ragglunge i cento uietri alia distanza di 10 chilomelri dallo scanno, mcntre quella dell'Adriatico limpello alia foce del Po anche ollrc tale distanza non supera i Irenta melri; in parte se ne deve accagionare la minor quanlitii di torbida; ed in parte eziandio la forza della currenle litorale, la cui vclocila, giusia apposite luisurc diretic, si i rilcvalo variare fra i 0".'iO ed i 0°', 80 per .secondo, mentre quella deH'Adriatico non giungercbbe ad un decimo. 52 DEI CANGIAMENTI CUI SOGGIACQUE loro ironelii , vcrro a tiiinostrarc la cosa iiel modo piu chiaro. Vcdansi i pro- spclli the se no danno nellc Tavole C c D, ovc ii luUo e riporlato al livello medio del niaro. So dalla Budia di Vangadizza suH'Adigc si eonduca sulla carta una retta al Porto Possone c precisamcnlc al punlo eve PAdige altraversd Ic dune col iiuovo suo corso, avrcino una distanza di 62 cliiloinctri. Egualnientc se dalla Stollata sul Po condurrcmo una paralella alia linca prc- ccdentc , la quale si approssima al corso alluale del Po, essa intersecherJi le dune alia distanza di 62 cliilomctri. La linea dellc dune sarebbe prossimamentc paralella a quella che uniscc i due punti della Badia e della Stcllata, distant! Ira loro 18 cliilonietri, di modo ehc essi possono considerarsi siccome omologbi rispctlo al sistema dellc paludi e del cordone litorale. Ora la massima magra del Po alia Stcllata Irovasi a 5", 77 suH'orizzontalc Conli e quindi a 4"', 90 sul livello medio del mare, mentre su questo la magra normale deirAdigc al sostcgno della Badia trovasi a 42"',23j c supposto che la massima magra sia di 0", 50 piu bassa, essa risulterebbe ancora elevata su quel livello 11", 73, quindi riescirebbe 6", 83 piii alta che non sia quella del Po. Se la caduta di questo, di 4'°, 90 dalla Stellata al marc si divida per cliilo- mctri 83 , cui corrisponderebbe la distanza della primitiva focc, seguendo 11 corso fluvialc, nc avremo la pendenza di -^-— ; e se la divideremo per 108 chil., cui corrisponde la distanza delle foci atluali , la pendenza si ridurra a -^. Rispetto all'Adigc invece, divisala caduta di 11"°, 73 per chilom. 73, distanza dalla Badia all'antica foce del nuovo suo corso, ne risultcra la pendenza di j^; dividendola poi per 80 chilometri, cui corrisponde la distanza dalla focc odicrna , la pendenza sarebbe ancora di -j^. Vedesi in cio die TAdigc avcva bisogno di una pendenza Iripla di quella del Po, die la palude da csso occupata era assai lontana dal potergliela offerirc; e che malgrado gli interrimenli ivi portati , allorchc venne chiuso con argini , dovelte nelle parti meno colmate stabilire 11 suo letto pensile suUe adjacenli campagne. Incsalla percio si 6 1' altra dichiarazione di Cuvier, che tutto il terreno in- terposto ai due fiumi sia piu depresso di questi. Se egli intendeva parlare del loro fondo, la cosa pu6 stare per qualche parte deU'Adigc , ma non giii per il Po , il quale trovasi in condizione cotanto diversa, siccome ho dimoslrato al- I'appoggio di dali di fatto ineccepibili coi confront! istituiti. Anchc il Brcnta, per gli ultimi suoi tronchi , ha il fondo talora piu clcvato L' IDRAULICA CONDIZIONE DEL PO , ECC. iS3 a dissimu- laisi dover essere tali da pieparare un avvenire poco consolantc. Nella mia Memoria Sul sistema idraulico del Po (pag. 36) riporlai il passo dell' opera di Tadini : Di varie cose all' idraulica scienza appartenenli , ove egli intcndeva dimostrare die tale avanzamenlo. eonsideralo per un lungo pcriodo, si limila a mono di tre mclri all' anno, non dovendosi tcner conlo, secondo lui, dei nio- vimenli alternativi dclle puntc o promontorj alluviali clie, forniati dal fiumc e poi abbandonati, vcngono in fine demolili dai ilulti marini. Cbc il cordone litoralc delPAdriatico da Ravenna a Chioggia, falta astrazione dell'altuale pro- montorio dellc bocehc del Po, non siasi avanzalo oltre la misura acccnnala dal Tadini nel corso di trenta secoli, e un fatlo ineccepibilc , il quale per allro si rifcrirebbe a tempi in cui ben diversa era la condizione del fiume. Impcrciocchc le pendici de' monli crano copertc da foltc sclve e Ic piene tanto del Po slesso, quanto de' suoi tribularj spagliavano in vasti slagni e paludi ove deponevano le materie che Irasportavano in quantila incomparabilmente mi- nore, per cui minima csser dovcva quclla che giungeva fino al marc. Ho quindi mosso il dubbio che 1' odierno grande promontorio del Po potesse rimanerc totalmente distrutto in conseguenza deirallernarc delle sue foci in mare, Se si consideri di fatti che esso si avanza per IS chilomelri sopra una base di 36 chilomelri; e che questa e all'incirca la meta di lutta la fronte ove nei secoli avvenire potrebbe tuttavia variare le sue foci, si polra di leggieri per- suaders! che col loro allernare verranno bensi ad accorciarsi ! promontorj di quelle rimastc abbandonalc, ma non al punlo di rimanerne totalmente od an- che per la maggior parte distrutti. Limilando le nostre indagin! a quanto si puo prcvedere per tempi a no! piii prossimi e ncll'odicrna condizione delle cose, osserverenio che le foci atluali del Po prescntano al marc una fronte di circa 40 chilometri e che avanzandosi 5 chilomelri ancora, non potrebbe derivarnc un notcvolc danno per alzamento d'argin! ne' tronchi superior! alia biforcazione d! S. Maria, ma solo ne risulte- rebbe qualche diflicolla negl! scoli de! due Polesin! d! Rovigo c di Ferrara. Supposlo che tale avanzamenlo avessc a progrcdire in ragionc di chilometri quadrali 1,60 alTanno, in luogo di chilomelri quadrat! <,352, che si cbbero per termine medio dopo il 1600, posta a calcolo per una parte I'accresciuta L' IDRAULICA CONDIZIONE DEL PO , ECC. {57 quantila dclle nialeric trasportalc e per Tallra qualche maggiorc profondilii del mare ove devono deporsi, siccoinc la zona che vcrrcbbe aggiunta rileve- rebbc 200 chilometri quadrat! , ne consegue che a formarla si richiederebbero circa 425 anni. In tale periodo ralzamcnlo di fondo del fiume che potessc di- pcnderc dalia maggior quantila di lorbida trasportata, partendo dai dati antc- riori, dovrebbe essere di poco moinento. A ragionc percio concludeva nella precitata raia Memoria, che forse pel corso di un secolo I' arte non sard costrellu di ricorrere a mezzi slraordinarj per impedirne i sinislri effelti. Ne'secoli suc- ccssivi c naturale che abbiasi ad avvisarc, dapprima ad un piii favorevole re- capito degli scoli, c di poi anche a nuovc inalveazioni del fiume, ove il cam- biamcnlo di foce non avvenga spontancamenlc per effetto di rotte; e cio dopo che la dilcsa dei territorj, particolarnicnte per gli ultimi tronchi, sia divenuta di soverchio impeguo. E per quest!, nella parte ove costituiseono !1 delta del fiume, sara forse mcstier! appigliarsi in epoca non molto remola anchc al rimcdio estremo dellc colmate. Ma rispetlo ai territorj superior! la necessita di un tale partito c lonlana al punlo da non doverccnc occuparc per ora. A chi poi condanna il troppo precoce arginamenlo del Po, ripeteremo die tratlas! d! un Oume alpino con piene estivc, per cui, ove si lasciassero libera- mcnte espanders! sulla pianura sommcrgibile, quesla rimarrebbe nella condi- zione di palude per la parte pid deprcssa e d! boscaglia per la piii elevata. Se mediante arginament! eombinali con un ben inteso sislema di scol! sonosi sottratti invece que' terreni all'invasione delle acquc e s! convertirono in cam- pagne ubertosissime c se in tale condizionc potranno conservarsi per parecchi secoli ancora, verrebbe cosi dimostralo che il piano seguito era il piu razionale e vantaggioso. La somraa dei valori percetti e che rimangono a pcrcepirsi e gli immcnsi beneficj conseguiti dalle folic popolazioni che vi si sono stabilite sono lauto compenso ai danni da cui vcdonsi minacciate Ic eta future. L'utilizza- zione dei terreni d'alluvione ha generalmenle, in ccrto qual niodo, un periodo di vita che passando pei succcssivi stadj di floridczza e di decadimento, ter- mina colla niorte, ossia col ritorno delle cose alia priniiliva condizionc. Quando lo scopo e ottcnibile soltanto per breve tempo c con sforzi ecccssivi e conti- nui, puo csscrvi dubbio sulla utilita di simili intraprese, lo che per altro non puo dirsi rispelto allc alluvion! del Po. Benediciamo quindi alia memoria di colore che prepararono ad una serie di generazioni il godimento di bcni inap- prczzabili; rinnovando in pari tempo i nostri voti pcrche I' arte si adoperi ondc allontanare almcno T epoca malaugurata nella quale per legge fisica inevitabile cio dcbba aver fine. Vol. IV. 8 38 DEI CANGIAMENTI GUI SOGGIACQUE Tavola a Prospetto delle maggiori piene del Po riferite a quella dell' S novembre 1839. — 1801 1807 1810 1812 1825 1823 1H27 1830 1839 1840 1841 1846 1846 UoiCAIlONE f.? Sell. , =: " IS 11 « IK s 10 1.1 20 8 8 31 20 20 DELL Kov. Die. ao Oil. Oltcl). Ollob. M:igg. Ollob. Nov. Nov. Ollob. M.gg. Ollob. loROUETnO a ^ M.igg. mctri H-.,57 mclri mclri mclri mclri mclri mclri mclri mclri mclri mclri mclri mclri Moiiticelli + 1,35 + 1,25 + 1,12 + 1,86 0,0 + 1,56 + 1,22 +2,36 +2,96 33,0 Piiicenzi ■•0,54 40,8: "* ~— ~~' +0,04 —" + 1,01 0,0 +0,39 +0,45 +0,95 + 1,28 Cremona +0,4 1 24.3 ■^ +0,JI ~~ -0,52 -0,65 -0,0 .•> -to, 12 0,0 +0,12 +o,o3 + O,00 +0,16 Isola Pescaroli . . +0,43 22,6 — — +0,18 -0,42 -0,47 -0,18 +0,1 I 0,0 -0,21 —0,10 +0,2 5 ■•0,07 Casalmagglorc . . !+o,o8 — — -0,60 -0,86 -0,91 -0,14 +0,02 0,0 -0,32 +o,o3 +o,o3 +0,24 26,5 Dosolo ■7.5 +0,22 -0,17 — — -0,4s — -0,25 0,0 -0,22 -0,02 -0,20 -0,04 Boigoforte .... -0,14 -0,54 -080 -0,34 -.,23 -0,76 -0,36 -0,48 0,0 -0,78 -0,69 -0,43 -0,3. 22,6 , San Benedetlo. . '9>4 -1,01 -0,9' -0,44 -0,39 — -o,4i -0,29 -0,52 0,0 -0,68 -o,5o -0,5 1 -0,28 Oslilia -0,89 -0,64 -0,53 -0,38 ___ -0.44 -0,49 -0,46 0,0 -0,76 -0,5. -0,48 -0.3. 20,0 ,1 Sermide . c « -0,62 -0,47 -o,3o -0,1 4 — -0,11 -0,27 -0,25 0,0 -0,68 -0,34 _ -o.,4 Guastalla 1 5,2 -Ov9 20,3 -0,49 -o,5o -0, 1 ■}. — -0,20 -0,29 -o,3o 0,0 -0,55 -0,45 1 , -0,27 -o,.a I Ponte Lagoscuro -0,89 16,2 -0,64 -0,43 -0,41 — -0.4/ -0,42 -0,27 0,0 .^o,ii -0,49 -0,48 -0,40 Polesella ~ -o,58 — -0,59 -0,5 1 -0,34 0,0 -0,42 -o,5o — — Crespino — -o,3o -0,40 — -0,39 -0,28-0,27 0,0 -0,17 -o,5o — — Gavanella tli Po •J7,j — -0,52 — -0,47 -0,36 -0,25 0,0 -o,3o -0,54 — — .10.7 Foce dl Porto Scanarcllo 1 PIcne notevoli anteriori a Ponte Lagoscuro sotto la massima del norernLrc 1839. 1693, 18 giiigno, 1",6B = 1708, 8 novembre, 1"',76 =3 1719, ft novembre, 1",7*=*'29, 9 novembre, 1"',48= 1783, 6 maggio, 1"',31 =1788, 23 ottobre, 1",16 = 1772, 22 settera- bre, 0'",98 = 1777, 18 giiigno, O^* == *799 , 14 giugno, 0°',77- Ussercnzioni. — La notevole depressionu della plena 1801 al di sotto di Dosolo e altri- buibilc alls rolte in alloia avvenute nel Mantovano , che si replicarono con minorc effelto nel 1807 e nel 1810. Allrettanlo non ebbesi dalla rolta di Ravalle sopra Ferrara, perch6 av- venuta ncll'otlobre 1812 dopo il colmo della plena. E a nolarsi come delle dieci maggiori piene avvenute dal 1810 in poi, sellc a Ponte Lagoscuro non differiscano fra loro in altezza cbe per pochi centimetri. L' IDRAULICA CONDIZIONE DEL PO , ECC. 59 Tavola Ji I'rospetlo delle 7nassime magre annuali del I'o dal 1807 al 1851 riferile ul se- gnale di guardia dell' idrometro di Ponle Lugoscuro. < 5 o 5 ■5 < mclri 0 < 5 0 c 0 re 0 C 0 0 0 N N 0 < 0 c r. 0 < 0 E 0 0 ni>^lri mclri milri i8i)^ Keb. a8 ■1,672 1817 MaR. 17 5,G^o 18-27 Die. .ii 3,971 5,oo8 ,837 Oil. •2G 4, -2 40 i84t Die. 21 '4.370 10 4,'24o i8oH M.K. 9 iSiS Apr. t8 ^,.870 ■ 8-j8 A pr. iQ i83s Gcti, ■25 4,409 1848 Feb. i8c)(j M... ■lU 4.il-^ .8,c) Gc.i. •i; 4,5.r> '8^2g Full. '7 4.()8.) ■ 83t) Ar.° .5 4,52<. 5,9-57 i849'»Iar. -26 4,810 i8io (jcri. lb ■■•,9^7 l8'20 Afi." ■2 7 4 -004 iSjoj.Mag. 10 4,779 ■ 840 Apr. ■2 i85o[Apr. 5 4.810 i8i I A,,r. •'. 4,678 '8ui Uic. ■9'4375 1 83 1 Die. Q 4i^o<) ,81, Feb. (i 4.540 1 85 1, Gen. 10 Z.iio i8ii Vvh. ^ 4-77!) US'22 Apr. ■^7 4-644 .83-2 Die. 28 4,8 1-2 ,84-2 Ag.°,.23 4,340 i8i3 Apr. ■ij 4,;8o iSiJ Sell. 18 5,()7i i833(;cn. -27 4,980 i8.',3 (Jit. ,-25 4,1 10 i8i4 Oil. ti 4,i)3o i8v4 Feb. 16 4i')io 1834 Apr.'-24 5,143 ,844 Mag.' .2 5,1 So i8i J Oil. •■'7 4.370 .8v5 Apr. ■JO 5,553 i855 Apr. i 18 5. -2 8-2 ■ 845 Die. 3i 3.G3o i8ii> Gfii ij 4,290 l82() Mag. 7 4,'o5 i83(i Gei).'-25 1 4..745 184(1 Feb. '26 1 4,58o Med 1 - — 1,'lfo Med — — 4,63o Med — — 4,f*-^4 Med — — 4,334 Med 4,4-^0 1 Meilia pci .j5 aimi 4°'.-547 Tavola C Livclluzione del pelo d'acqua del Po dalla Stellala al mare, eseguita dayli Uf- ficiali del Corpo degli Ingegneri geografi, menlre il 22 setlembre 1813 se- giittva a Ponle Lagoscuro 3"',70 sottu lo zero, ossia guardia-, quindi 0'",40 sulla magra ordinariaj ed 1"',92 sulla massima magra 1817. Viene riferita al livello medio del mare di 0'",87 superiore all' orizzontale Conli e di O^.se inferiore alia comime alia marea. Vedasi la Memoria inserila nel tomo 96 (1839) delta Biblioteca Ilaliana soito il iitolo; Di alcune operazioni topogra- ficiie, ec, di G. M., presso I' I. R. stamperia, Tav. III. Nil. II pelo d'acqua alia Sicllata, non osservato nel 1813, si e rieavato dal livello della guardia di quell' idrometro nelle chiaviclie Pilaslresi e da osservazioni contciiiporancc fatle cola cd a Ponle Lagoscuro. Le diflercnzc di distanza al confronio della Tavola .-/ dipendono da cangianienti fluviali avvenuti dopo il 181.5, particolarniente rispetto alle foci. PIJ>TI CUI COnniSPONDONO LE OKDINATE Slellata . . . Ponle Lagoscuro Zoeca .... Polesella . . . Cologna . . . llerrH .... Saiila Maria . Taglio di Po. . Molo Farsetii . Fore di Maesira Dislsnze in cbilomelri 19,500 I -2,1 So 3,740 H,25o 6,()5o 7,6a o 17,000 1 1,000 i3,5oo Ordinate in mrlri 6,920 4,q3o 3.594 3,3^5 -j,5j6 -2.1 17 1,806 0,986 O'Z'S 0,300 Pc n d onza per millc o, 1 o 1 o 0,1099 o,o585 0,0669 0,0660 0,0-245 0,0482 0,0243 o,o5io 60 DEI CANGIAMENTI GUI SOGGIACQUE , ECC. Tavola D. Livellazione dell'Adige dal confine del Tirolo alia focc in mare, riferita al livello medio di questo ehe corrisponde a 0"',36 sotto la conmne alia marea ed a O-^S? mil' orizzonlale Conti. La marea bassissima discende 0'",54 e I'altissima asceiule 0,"'86. PUOTI CUl CORRISPONDONO LE ORDINATE Pieira di confine Iilroniclro alia Chiusa Alia cliiesa parroccliiale di Pescanlina .... Idromeiro di S. Salvaro in Verona Principio ilell'arginatiira destra Idromeiro di Albareto Idromeiro al ponio di Legnago Sostegno Caslagnaro , diversivo oggidl cliiuso . Sostegno della Badia per la derivaz.' dell'Adigetlo Idromeiro di Barbuglio Idromeiro di Boara PaHovana Idromeiro di AnguiUara Idromeiro di Cavarzcre Soslegno di Torre Nova pel canalc di Lorco , maggior fondo a^jSo sollo Magglor fondo che precede lo scanno a 5'",7 1 sollo Scanno ad i°',64 sollo Distanzc chilometri 18,947 .4,544 17,308 .9,54s .7,490 19,950 1 1,359 7, 5oo .0,872 .6,478 io,4o(> '7-699 1 1,636 ..,554 1,930 PilO di nia(>ra ordinaria in inelri 1.7,'i8 9'i77 73,77 5o,i3 51,91 21,48 16,09 i3,53 12,23 6,5o 4,59 1,75 0,86 0,00 0,00 Mlczza dclla picna 1 112 1 sulla magr.1 in metri ■2,40 3,45 3,39 3,10 3,21 3,88 3,06 3,85 3,65 4,09 4,39 4,20 3,8. 2,43 0,00 0,00 Pendcnza per rnille magra 1,546 1,272 1,556 0,952 0,596 0,270 0,225 0,173 0,235 0,192 0,1 85 0,160 0,076 0,075 ',■^9' '•^79 1,555 0,926 o,558 0,3 1 1 0,1 56 o,2o5 0,193 0,174 0,202 0,1 83 0,195 0,298 0,000 La pi-escnlc livellazione e ricavata dal rillevo generale dell'Adige cseguito intorno al 1823 dal distinlo iiigegnere Saeclictti, allualc direttore dcllc Pubbliclie Costruzioniin Trieste, e mi vennc cortescraentc coniunicala dall' egrcgio ingegnerc signer Alvise Pigazzi , aggiunto per Ic fabbriche c dirigcntc 1' I. R. Dirczionc Vcnela dcllc Pubblichc Costruzioni. Queslo profiio da luogo alle seguenli osservazioni : Ad Albareto, ove avvicne una rapida diminuzione di pendcnza, scorgesi un ventre di plena che vcdesi per la stessa causa ripcluto anchc in corrispondcnza al diversivo Caslagnaro. La mi- norazione di pendcnza in magra fra questo punto e la Badia ed it successivo suo aumcnlo rive- lano esscrsi ivi formalo un dorso che sembra elTcllo dclla divoisione. Per 1' ultimo Ironco del liumc scorgesi come la curva del pclo d'acqua sia concava in magra c convessa in picna, come il fondo conservi sotto Tornova una declivita di '-^^ quasi eguale a quella del pclo d'acqua di picna, cui succcdc la contropcndenza flno alio seanno, giusta quanto si k notato all' art. K. ■romi\r.i,'i Y /// /// /^// > 'Z' ^///^ ^/ ^/^ ^ ■^ /.///// /.,fi/„f,' /..•»,6,rr./,> >- j.V»f**'' M^ff'ri'- ./t// / /t Ufilitf.' /..•mAtirif,, nm.n.i,ii: II. Fig.i. r,.,.z. :)U>,p,„» Ocf uuovo l...ifi<, 0.-f '.P..|i6oi|,y,a,ii>o fi. a,,cit» rr,' ^„ „„,//,■ , .y„,;„, :,/„/, »yy,„„// „//„ ,,„„ 4.,.,.,, f»v. ixiif vurj ll,M»r/f ^Mf'lH.Ufiti'to Loi'i/'U/viSo TomlVTof la. ^»M-a>t^zy t-^W<^ i^^a:^ o4k^f^ f-aa/ra^i^^ izia^!^t^^ .'^Ln. .m.fi..n^/tSt n~U ^,.ri^^ cdf a'ri^^- fe & ma£/l^rt-a, Vw^ire**- '^ ~M^^:'S^A?^'~c^~^^-'^'''^^^^^^^ 'C^,.^^ ^^^^ ////.?."// / /t r4^f-->/tv-'/ A<» SULLE PROBABILITA JlllDeui/Ot/i/OU' DI ANTONIO BORDONI. Qucsta Notji i composta di K paragrafi , nci quali si trattano diflercnli quistioni di probabilita , che sono enunciate in gran parte nei primi periodi di essi. PARAGRAFO PRIMO. Una cosa morale o fisica possa avere due soli modi di essere o di esistere, per esempio , possa essere vera o falsa ; e per la sua natura o per la origine di essamedesima sia k la probabilita di essere nel prime modo, eppero i — k la probabilita di essere nel seeondo modo. Ed n persone abbiano tali cogni- zioni di essa , che , a crederla nel primo modo , le probabilita di non ingan- narsi siano rispettivanientc (I) P, ^ P.^Pi^ P„-> ^Pn ■ In varie quistioni o ricerche dipendenti da queste probabilita per scmplicita o per altro motive esse si sogliono ammcttere tulle eguaii alia P ^Up.-^P.-^P^ + +^n) media ordinaria di esse medcsime , per cui le conseguenzc che si ottcngonu valgono qualunque siano le probabilita (i), purchu la somma di esse sia costanle ; e siccomc le effctlive conscguenze corrispondenti alio infinite seric . di queste probabilita, che hanno somme cguali fra loro, in gencrale sono dif- fcrcnti le une dalle altre; cosi intcressanti io reputo le proprieta che sono dimostrate in questo paragrafo, cio^, che ammettendo le probabilita (i) tutte 62 , SULLE PROBABILITA'. egiuili all;\ media di esse, si hanno risultamenti, i quali sono massimi o minimi fra gli iiilinili conispondenti alio probabililu (i) supposlc variablli, ma avcnli la somma stcssa dcllc effetlivc dcUc n pcrsone. Sebbcnc queste proprietJi o relazioni possono inleressare in varie quistioni c. riescono gencralmcnte differenti dall'una all' altra , non oslantc mi limitero ad espoilc per le due quislioni scgucnli. "Quali sono le relazioni delle due probabilitaj che 1' csscre della cosa sia dalle n persone dichiaralo successivamente nel prime mode almeno con v voli favorcvoli: supponendo per una di esse, le probabiiita delle 7i persone di non ingannarsi le (i) variabilis e per I'altra, le n,p, p, p, , p eguali tuUe alia media delle variabili stesse ? » « E quali sono quelle delle due probabiiita^ dopo la decisione delle n per- sone con n voti almeno favorcvoli , che la decisione stessa sia ricscita con- forme alia verita , cio6 che 1' essere della cosa sia cffettivamenle il prime , ammesse le probabiiita delle persone le stesse due serie anzidette: per le quali quistioni oecorreranno considerazioni che saranno sufficienti per trattare il maggior numero delle altrc ad esse analoghe ". Per semplicita chiamero : ordinatamente i binonij <3) ' -P, , ' — P, , , ' —P„ : i quali esprimono le probabiiita delle n persone di ingannarsi credendo la cosa nel primo modo : P la probabiiita , che 1' essere della cosa sarebbe di- chiaralo successivamente il primo dalle n persone con almeno v voli favo- rcvoli , se fosse /c r= i : Q la probabiiita , che essa sarebbe dichiarata nello stesso modo con v voli almeno favorcvoli, sc fosse /i::zzo . Cosi. chiamero ^ la lotale probabiiita , che 1' essere della cosa sia dichiaralo suc- cessivamente dalle n persone nel primo modo , qualunquc sia pero la k ; e I la probabiiita , dopo che le n persone abbiano dichiaralo la cosa nel primo modo, che cssa lo sia cffettivamenle, cioe che la decisione o dichiara- zione fatta dalle n persone sia eonforme alia verila. Essendo , per la tcorica ordinaria delle probabiiita , , _ kZ SULLE PROBABILITA'. 63 si (lovra dimoslrarc che la probabilita 9 corrispondente allc (1) egttali tittle alia media p , c niassima fia Ic infinite probabilita 9 corrispondcnli ai valori di cui sono susccltibili Ic (1) senza allcrare la somma di esse: ed allrettanto fare per la

    e pero delle (2) eguali alia i — p , die chiamero 7 , hassi anco n " . "— ' . »i(n— 1) 1 — 2 2 , ,(«, "+«)'' ' P = p -\-np q-\r^—p q+ +'~-^ p q , ossia P = p+r,p-\.-p)+^±:z2lp-(,-pf-^ + (!iil+i)/(,_^)': e nello sviluppo di questo polinomio secondo le potenze della p il coefficiente della p'~' visibilmente 6 la _ {n,n — s —X +1) (s + x , »-f-i) .x (s + x,i) ■ (X,.) ^ '' ' ovvero (777)^- (^77) ^ ' ' ove la primitiva si estenda dalla x :=. i alia x rr r — s + i ; per cui si ha anco p 2 P"~^ V ('li>' — » — g +«) / ,\^ (S,l) "x (x,l) Anzi , siccome (h,» — s — X -t-i) . .1 , . (n,n — s — X -Ki) , .3 ■^x (X -1 , I) ^ > ^ ' (x, 1) ^ ' ' per cui la primitiva definita rispetto alia a; risulta (n—s) (r — s.i) ^ ' ' COS! sara anco P= 1 (".«) (5 , f) (n — s) (»• — J / V~' " SULLE PROBABILITA'. 63 Paragonaiulo (jueslo valore dclla P alPaltro suo valore, esposto qui sopia, (• rilcnulo clic ilehbano csscrc cguali qualuiuiuc sia la p , si ha (S.I) "~ («-»)(», i)(r-s, I) '"~ '' cioc^ < 1)1 — .« — I f\ (- ' (/■—», i) ^ ' ' c consegucnlcmcntc per valori qualsivogliano dellc (i) , (^) si avranno flOC P-j{!-) .f-i.( _,)/(,■_,) 4-l!±ll^(_ ,)V('--2) +. ... rilcnuli per le \[s) , F{s) i significati gencrali. Per esscrc le somme dellc probabilita (i) e delle (2) costanli , una delle prime sari funzionc delle allre di esse, ed una delle (a) delle allre di quesle incdcsime: io tcrro le p , 7 funzioni dellc allre n — 1 , c qucslc indipcn- (Iciili 1" una dall'allra, per cui le dcrivate prime dclla p rispello allc '4) l\ )P. . > P„_, 5 !• quelle della q rispello alle saranno luttc eguali alia unila negativa. Colic scrillurc Vol. /v. 9 66 SULLE PROBABILITA'. espriiiiero 1p somnic doi prodoUi ad n — x, ad n — x dellc (i), escluse per6 le /'. '^„ '■> Pa^ Pc^Pn '■> rispellivanienlc visibili nclle scritturc slesse ; c colic csprimcro le analoghe soitime relative allc (a): dove a,c, osprimono nniiipri dogli ■ , ■>. , 3 , n — i diffcrcnti I'un dall' allro. Cosi coi simboli y'(l\) , y '(P„) cd anco semplieemcnle cogli Y" , Y" iiulicliero le derivale prima e seconda della quantila Y prese rlspctlo alia p^ , comunqne coiilenuta in essa , c col \'IP., ^IPc) scmplicemente coll' Y la dcrivata secojjrfffl presa una volta rispello alia p^ e Tallra rispello alia p. Siccome poi la Q e formata esplicitamente ed implicilanienlc colic (4) , come la P lo e colle (5) , per cui un risuilamento qualunque desumibile dalla Q coll' eseguire su di essa operazioni relative alle (5) sarebbe formato con (]ucstc quantila o colle (2) , come il risuilamento similmenle desunto dalla P coir eseguirvi operazioni relative alle (4) lo sara con queste altre quantila 0 colle (\); cosi dai risultamenli che si troveranno, operando sulla P, si dcsumcranno immediatamente gli analoghi per la Q . Essendo evidentcmente f(s)=pf>J\s + i.p^,p) -h (p^+p)f(s+i ,p^,p^)+f{s + ^.p.,p^) . si ha e pero anco Ma per essere f,= ' —P„ ' fn^' —P. si hanno '}-']= -{P.- P.) ■- ^' = ^'('7j(!!^)= -^'(VJ i SULLE PROBABILITA'. 67 adunquc. sara E per tanlo avransi dove e conscguenlemenlc per cssere 9' = AP'+ (i — A)Q' sura Le slesse csprcssioni , Irovate per le derivalc P' , Q visibilmeiilc (laiiiio P'=: — -iB , P'=^ — B+lp—p\D . dove ^» = -<^(^-^3 , V,, 7,, ■'■■"(<"-■"" -"(■-;)'+-"-"f.('-;r' +'-'?-^('-7,r') 0 conscgucnlcnicnle /)-<"^^^ ((»-.) («-3)<,'-2(n-2)r<, 4- '■(r- >))/"* 2 ossia ( w -+- oj + ecc. -t- (w -I- o) -f- ecc.^ ) M : 2 V I 2 ^1 2 ' / adunquc desso e positivo o negativo , se tale sia il binomio ovvero il segucnle Quindi, ammetlendo tutte le probabilitii (i) eguali alia p media di esse, If dcrivate ^'(/^) ' 'i'{p.) '•■••' V (/'„_,) si annullanOj giacelie si annulla la ^'ip ) qualunque sia Pa; ed il polino- mio (6) e in geuerale posilivo o negativo se positive o negativo sia il bino- mio (7) ; c conseguentcmente il valore della probability '^ , clie nelle ipotesi dellc (1) eguali alia media di esse risulta k{^l>-^n,, q -\ ^-p q ^- + __ ,. ,y j , , / " 1—1 h(h— 1) " — 2 ' . ()l,l-+l) •■ '\ SULLE PROBABILITA'. 71 sari un minimo od un massimo degli infiniti della 9 stessa corrispoiulcnti alle scrie di quel valorl dellc (1) , die hanno la stessa media dclle elTctlive /*. ' ^ ' Visibilmcntc, qualunque sia la probabilita k, il binomio (7) o positivo j sc sia V — I r ' n — 1 "^ H — 1 c negativo sc sia I' — « /■ p <: e p •> . Passo a contemplarc la probabilili if . Dal valore gia esposto della ^ si lia dove n (', posta per - , c la h per 1 ; e perd saranno R'~ ^(PQ'-QP) - ^h^^lPQ- QP') , ^' = F (*? ^- - i" Q, 4- i'Q' - Qi' ) - ^Jt ^, (PQ'- QP- ) . Ma per le (1) eguali tulle alia p media diesse, le espressioni sopra esposto dclle dcrivate P', Q , /", Q", P\ Q' danno («) P'=.o , Q zzo ,P = — 28 , Q'= — iC.P'=--B, Q'= — C: adunquc per questi valori dclle (1) saranno /f' = o , B' =^-^,(BH- CG) , R=±(BH-CG) , 72 SULLE PROBABIUTA'. dove G , // csprimono i corrispomlcnli valoi-i dcUe stesse P , Q , ciot> i due polinomj „ n— I »(H— I) 1—3 2 , , (ll.l-l-l) '■ • p + "p g+-\-F sara negaiivo , se la p ricscirii invecc mausiiore si di '' chc di -^— . ^° II — 1 i- — I Conclude per lanlo, chc Ic due parlicolari probabilila ^ , y die si otlen- xono , usaiido per tulle le pcrsonc in vece delle cffeltivc probabilita (1) la media di esse . soiio massime 0 miiiirnc fra le infinite probabilita ^ , t/i cor- rispondenli agli infiniti valori delle (1), che insicme unili formano la stessa somma np delle elTettive (3) : appunto come si e dichiaralo al principio di queslo parngral'o. Sc si volcsscro i valori delle (1) variabili fra gli aventi la stessa somma h , e pero la slessa media p z:z - ^ corrispondenti allc massime o minime pro- babilila ? , y , essi si dovrebbero delcrmiuare eol soddisfare ollrc la cqua- /ione /', + /',-+- +p T=lh ' I ' 2 'ft le (/I — 1) seguenti (") V'(A',)— " ) f'(/'J = " • ) 'r\P„_,) = » per la 0 , e le (.2) ^\P,)-° • ^'{P^ = ° » > '«'(A'„_,) = " l.er la d . Vol tV. 40 71 SULLE PIIOBARILITA'. I'ci valori (8) (Idle p . Q'. p", Q\ p; . q; . (• jicr cssort' liovc si liainio iinincdintaincntc rQ'-QP'=iP-r„)(PC-QB) , PQ'- QP' = ^QB^- PC^) , QP - PQ, = (;,,,-;.J (p-,>^) (BC- BC^) , PQ' _ QP=PC^- QB- (r-p^) ^PC- Qff ) . iPQ' _ Q7>')P_ - _ (/,-/,) (^„-;.J (PC- QB) : (■ pero saranno ^'--7'(^+(/'„-Op.. ' ^^'= H^+Hf\-n{f'„-pM (love Le espressioni ^P.-P.)K ' (P„-/',.)5„ ' clie soiu) if ultiiiie Irovale per Ic dcrivate ?(/'„) , B'(p } , nianifestano die s"i la a e.'yima dellc cquazioni (ii) die la a es(»ia delle (12) ha due lallori. il primo dc' quali e P„ - P.. SULLE PROBABILITA'. Tii pcK amhciluc , ec! il sccondo e M^ i)cr quella dcllc (u) c YS per quella dclle (13); f l)cr6 si le equazioni (11) clic le (12) si potranno soddhfarc tulle 0 coir annuUarc i priini faltori di esse , ovvcro coll' annullare i sccondi fattori di esse mcdesimc; ed anco si poirauno soddisfare alcunc coirannullarc i primi di qucsli faltori e le allrc coll' annullare i second! fattori di esse. Usando il prinio di qucsli modi risultano le (1) tultv cguaii alia p media di esse , e corrispondono a massimi 0 minimi valori dellc v j I 5 secondo i scgni risullanli pei binomj (7) , (10) : usando il secondo modo le quantita (i) per soddisfare le equazioni (11) annullercbhero ;'/ , e |)er soddisfare le (i^) annullercbbcro S ; per cui sarebbe, ncl primo caso, annullata anco la /'(p ) e nel secondo la R'ip ) , ed in generalc non sarcbbero annuUate le [lip ,ii, j ' \iii>„ di quelle a soddisfarsi eoH' annullare P,^ — p primo fatlore di entrambe: fra le equazioni a scioglicrsi |)er delerminare le quantita (1) vi saranno in un caso ''/„=:o , p — p,=:o e nell'allro S=o , p^ — P,^o . per cui i valori delle (1), cosi determinali , annullerebbero anco le deriva- te r'ipj : ''I/',,) ; senza annullare in generale le yip., >'i> ) yi',. 'If I Vale a dire, tali valori dellc (1) non soddisferebbcro Ic relazioni 76 SULLE PUOBMJILITA'. per Uilli i valori diffcrcnli di cui sono siisccllibili o , c ; c pcrd cssi noii corrispoiulcranno m"' a niassimi iii- a minimi dclic y j Z* i f^iacclii' (|ii('sle con- dizioni, st'bln'iu> iioii siano siinieiciiti, sono pcro ncccssaric, allinchc Ic o , I corrispondcnti siano massimo o minimc. Diniodoclii' le y , ^ in generalc saranno rose niassime o minimc dai soli valori liclle variabili (i) i';iuaii Intii alia p media di esse e dellc ellettive. Le prineipaii i)ropriela qui sopra esposte per Ic i)rohabiiita , 3 , , r — i , r, r+ i , , 7n le cose indivi- duate, c le I , !i , 3 , , r , siano quelle diehiarale dagli individui inlerrogati, cause dell'evenlo accaduto; ed a . a , > «, ; , «,„ '■''p- presentino rispellivamcnle le probabilita jiroprie delle ni cose cioe inercnti alia natura di esse per produrre 1' evento : sara «, + a, + «,+ giacclie 1' evento accaduto e stato prodotto da una di ([ueste m cose. Cosi per due individui A . B dei suddelti siano « , u' le probabilita di non ingannarsi , e v .v quelle di non ingannare ; e b , b' le j)robabilila die, la o le due cose da essi dicliiarate cause deirevento, danno all' evento slesso. c c . c quelle ad esse date da ogni allra cosa: si avranno 6 rr ui^ H (i — u) {\ — v) , i' — ii'i''+ --'- (i —"')(" —''') , h -\- (ill - 1 ) c ^ 1 , i ' -4- (/" — I ) t' .iz: I AULLE PROBAHILITA'. 77 (lomincio a (liiiioslrarc clic Ic pnthabilila rii'liicste risulteramio Ic slcsst' coii- li'inpliiiido la (licliiarazione di A e \)o\ (iiiclla ili Ji , ovvero (juella ili Ji c posiia (|uella di .1 ; c cio laiilo iiel caso clic A c Ji abbiano dicliiarala la slessa cosa per causa dcirevenlo, quanlo ncl caso che V A ne abbia dichia- ralo una c B un' allra per cause deircvciUo stesso. iu piinio iuogo A c li abbiano dicliiarala la slessa cosa r esima per causa deli'evenlo; e si cbiaini .s la jtrobabilita alia quale si rlducc la a per la so/a dicliiarazione dclP individuo A, cioi; la ragionc cbe si ha di credere, dope qucsta ilichiarazione, clie la cosa x esima sia slala la causa dcircvcnto: (■ I cspriina ((uella alia quale riducesi quesla .9 , cioe la a , dopo la dichiarazionc anco del B. Cosi, si chiami s la probabilila alia quale si ri- durrebbe la medcsima a^ perla sola dicbiarazionc delPindividuo 5,e<' quclla alia quale si ridurrebbe la s' dopo la succcssiva dichiarazionc anco dell'. I . Pel primo di t|ucsti casi si avranno Ic equazioni (i) (^^-('-",.)'0^' — " (3) (^s + (^-s )d'y=: (4) (^+{'-v)'-0'.= ''' e per r altro in veec avransi le (6) . ... ^a +(i —a)d'^s'^^d'a_ , (») (^/-f-(l — /) ./)«■ = ^// , dove (/ , (/ sono posle invece di 7,7;; e I'x esprinic uno (|ualun(|uc dci numeri 1,2, ,m eccellualo Vr. Le (1) , (3) danno s 's I — S. I —I t — I I — s I — ■ , — : — d' — '- 1. s.. cioe I — t 1 — o — 1 - d'd — : 1 78 SULLE PROBABILITA'. e lo (5) , (7) similincntc somminislrano la 1— (' 1—0 __: = ,/,/' : c pero sariv '— 'V •"■'. zz ciou t, zz c,. • r V Cosi le (3, 4), (7, 8) danno rispctlivamenle le Ma dalle ( 1 , 2) , (5 , 6) si hanno aduiique sara —^ zr —— e conseguentcmente anco <^ rr <^ . Oni la cosa dichiarala dallM causa dell' evenlo , sia la resima, e quella difliiarata dal B sia in vcce la /lesmia . Conleniplando la dichiarazione dell' A e poscia quella del li si avranno le quattro equazioni (9) (^+('-",)'0''="- ' (10) (a -\- li — a\d^s zz da , (") C„+('-^„)0'"=-^ ' c^) (\-^v -'y)\='^''y ^ e coutcmplando quella del B e poi quella dell' A si avranno in vcce le segucnli ('3^ ("„-^- ('-"„)''')<="„ ' (•4) (a„+ {i-a^)d'y^=.d'a^ , ('5) (<+('-\)^)':=V • dove X , V espriniono due qualsivogliono dei numeri 1.2,3, , v> , SULLE PROBABILITA'. 79 iTccItuati per6 Vr per Vx , e i' n per V y; c t^ , t' , s'^ , s esprimoiio probahililii analoglic alle <^ , ^ , s^ , s[, ma per Ic cose ncsime , y esime t; iclativc al caso atluale. Le (lo , 1 1) (lanno e perd sarii '.. d "n Cosi la (iti) dii ' — ' !i i (■„ — ,j • »'„ »~ <(' t/ . ma dalle (i3 , i4) si hanno — = d'— -L— — + aUunquc sara — = -; ^ 1 hi eioi! <^ ^ < . Le (i4, 1 5) somministrano -L.=z'(a + (i-a )d'\ s\. a^d y " ^ "I / e pero La (i2) da e Ic (9 , lo) danno cosi sarii anco cioe t 1=. I . d' : /',. 5 7^"" ,-.^i <( i » »n K "r~ d'' ' i, « +■7- i — — d — ) — zri — ftH 1 *r ,lr ». ". — — — — —d— -\- \ — d — J!0 SULLE PRORABILIT.W In ultimo Ic (la. ii , lo) danno c lo (i6, i4 . '3) Ic spgucnti — — — — r/'-^ • ' 'I *'i "/I c per taiUo avrassi t' =: i . Vale a dire , aneo in questo sccondo caso si lianno t' ^z t . t' := t , t' =z t : come si e dichiarato. Sc Ic a , «, , , a^ in vece di csprimcrc Ic probabilitii increnli alia sola nalura dellc m cose a produrrc P cvcnlo accadulo esprimcssero Ic pro- babilita risullanti da queslc e dalle dicbiarazioni di piii individui interrogali , c \c s ,s' , t , t' b . b', c , c' indicassero pci due prossimi seauenli cio che si sono suppostc pei due primi, cvidenlemeiUe sussislcrcbbero ancoru le equazioni c Ic considcrazioni usalc qui sopra , avendo di mira 1 due primi individui interrogali; e per laiito Ic probabilila ricbicste ricsciranno le stessc qualunquc sia 1" ordine che si seguTi nel valulare le dicbiarazioni falte da tutti gli iudividui interrogati. Appoggialo a qucsla propricta seniplificbero la dclcrminazionc dellc proba- bility ricbicste col supporre gli individui interrogali separati in compagnie ciascuna composla di quelli che dicbiararono causa dcirevento la stessa cosa; cbiamero compagnia prima, seconda, , erresima, quelle che enuncia- rono per cause dell'e vento ordinatamcnle le cose denominate i , a , , r, Rapprescnlino : u , v Ic probabilita di non ingannarsi e di non ingan- nare per rindividuo y esimo della compagnia s csinia ; e 6 , c^ ^ le pro- babilita clie la s esiina cd un'altra qualunquc dellc m danno, contemplando la dichiarazionc di quest' ultimo individuo, aU'evcnlo accadulo, evidentemcnle sara Z> zr 1/ I' -+ / 1 - H \ ( I — V \ cd anco -^- (ni - \)c Cosi coUa scrittura z . ^ , si indichcra la probabilita per la cosa jc csima di csscre o di potcrsi rilenere causa dell" evcnto dopo la valutazionc dellc SI:LLE PROHABILITA'. JH (liiliiiirazioiii di liilli {;li iiidividui formanti le prime y compagnie: in ultimo con l.,t^^ si iiidiciicia cio clic divcMilano le a^ , a stanle le dicliiarazioni dci soli piiini /y iiidividui dclla prima compagnia Esscndo ossia -V = '^ TIT dovr ,1 — .7 .1 > ' ? 1, risulta evidcnlemenlc 1 — / ZZZll d }■ J — Ma 1 la equazionc ". ''i. I da aduii(|uc sara ", ^,.+ ('-".)'-i. — ^ := f/ rf d e coiiseguciilemcnte, contcniplando le dichiarazioni di UiUi gli individui delta prima compagnia , si avrii ovvero (17) ■ ••• («. 4-(.-..,);^,)r, ,-". , dove p esprinia il prodotto d d d conlinuato sino a! d rclativo al- r ultimo individuo della slessa prima compagnia. Cosi essendo per x::: 2 , 3, Vol. IV. H 82 SULLE PROB.VBILITA'. eppcio 'l.l ' —1 X 'l .1 -^-^ ^ d '— rr: d d d — — > (I, 6, , -t- l\ — u,\c ('-"i)'i,. <• per tanto sara 'l..v _ , "j '- = ri ^/ fi — p consegiientemeiite si avra -I.v "r ed anco Ora , siccomc Ic z . z . z sono per la r esima compasnia cio I'he sono Ic a_ , 2^ ^ , 2_ ^ per la prima ■, cosi per la r esima compagnia si avramio le due cquazioni (20) ' P z =z r r,r r—\ (2i; P Z = P z . dove P = z -f- (I — :: «• P, esprimc il 1 jirodoUo continuato sino al fallore rclativo airullimo individuo della compagnia ;• esima. V Vx uno qualunque degli m — i inlcri i , 2, 3, , r — 1 , r-t- 1 , , m . Dividcndo i mcmbri dclla equazione (21) pci corrispondenti della (20) si ha la -/■,..■ -I — I, J SULLE PROBABILITA'. 8."5 Rnp|>n>S(Miliiiulo con a uno qualunquc dcj;li intcri 1,2, , r, c coil '-) , :' due qualsivoffliono degli a — I , a • la i'(|iiazi()ii(' (ai) dii Ic due analoghc P Z ZIZ. V Z . P Z 11 7. ■jL «,u ' X a-i.w ' a cz.O ' x x — i,0 ' Ic quali somminislrano la scgucntc •x.O -a— 1,0 (|ualunquc siano gli anzidctti valori degli a , w , 5 . Qucsla rclazione , pel caso d' a; > »• , dii *'■— i,-*" *'r— 2,.v *,■ — ;^,.v ^l.j *'■ — I , '■ */■ — 2,r /" — 3,r (,)■ e pero per la (22) sara Ma per la (19) si ha ndunquc si aviii la (24) '^r.T z:^ ^i.x "r, r --..r''' ", == "x =■.- "r O^r r — Z dove e=:~, colla quale si conoscera z ^ pel caso d'jr > »• . allorchc si conoseera la z r, r La mcdcsima relazione (23) pel caso d'j/ <: r dii ma per la (24) 0 i' cquivalentc -18 SULLE PRORABILITA'. scambiando gli r,x ncgli y,r, cioc !'>• ncH'y, o I'a; ncll' r , liassi nilunque sara e per lanlo , stante la (aa) , nel caso d'y < r , avrassi la r (a5) 3 = -^'- s : dimodochc anclic la z si conoscera, allorche conoscerassi la z . Passu '•..1 ' '■.'■ a dcterminarc la probabiliU'v z^ ^ dalla quale ora dipcndono tiiUc Ic richicsle. Visibilmcnle la sonima del valor! della z^ corrispondenti all' i/ rr 1,2, , »• — I c egualc ad (• la sonima di quelli dclla z^ ^ corrispondciUi all'a; := »• + 1 , r-\- 2 , ..... , in f, egitale ad f,. V ,-(-1 f +2 ' ^^ m/ ,-,r ossia ad — 1 1 — a — a — — a \ z C \ I 2 '•/ '■.!■ Ma la somma di tuUi quesli valori dellc z , z^ ^ insiernc a ([uello dclla slessa z^ ^ formano la ccrlezza; adunque sara c conscguentemenlc od anco Quindi per jj <. r si avra r,y 3 \ '^ '■ + ' '■+1'/ SULLE PROBARILITA'. i5.> c per a- r> f solamcntc z z^a : (\ -Jrl le —a \\ . r,x X \ r\ r-t-l r+-l/y La probabilitii z^ ^ si puo ilelcrminare aiico in qucsr allra maiiiera. Colia relazione (17) si ha la e colla (24) , facendovi x := r -4- i , la scguenlc ""■-j-i '■.'■+' c,. '•.'• ■> c pcro sarii 1 '■- ossia A ^ e — a e consegucnlcmenlc ove A- esprime una costante rispetto all' r . Ma per r = i hassi cvidentemente e ^ Ik + e — a \ z I \ I 1/1,1 ossia e per la (17) in vece si ha («. + (■-«.)/',)=.,.=''. ■■ adunquc sara A rz i , e per tanto s zze : (i + 2. (e , — a \\ r,r r \ r\ r4-l i+llj come si c trovato sopra. «<> SULLE PROBABILITA'. PARAGRAFO TERZO. Ill questo jiaragrafo supporro che una cosa possa esscrc vera o falsaj c cIk; si conoscano la probahilila inercntc ad cssa incdcsima di esscrc vera , c Ic probabilita di non ingaiinarsi di piii individui ciie abbiano dicliiarala la cosa stcssa ak'uiii per vera e gli altri per falsa ; c fard vedcre come Irovare con firande semplicita le probabilitJi risultanti da queste dichiarazioni che la me- desiina cosa sia vera o falsa. Chiamero : q la probabilita che la cosa sia vera per se stessa : P il prodoUo di tutte Ic probabilita di non ingannarsi degli indi- vidui che hanno dichiaralo la cosa per vera : Q il prodotto di tuttc le probabilita di non ingannarsi degli altri individui die hanno dichiarato la cosa per falsa : /? il prodotto delle probabilita di ingannarsi dei primi di questi individui. S il prodotto delle probabilita di ingannarsi degli altri : e V,F le probabilita che la cosa sia vera o falsa, dope le dichia- razioni di tutti gli individui , cioe le due richieste. Cosi chiamero : v ,f Ic probabilita che la cosa sia vera o falsa dopo Ic di- chiarazioni di un numero qualunque dei suddetti individui : p la probabilita di non ingannarsi per V individuo che ha fatto la prossima seguente dichiara- zione : v , f cio che diventano o risultano v , f dopo la dichiarazione di (lucsf altro individuo , se egll abbia dichiarato la cosa per vera; e v^^f^ sc I'abbia dichiarata per falsa. Evidentementc le somme F-t-F , v + f , v^ + f^ , v_^-hf^ saranno tutte eguali alia unita. I principj ordinari delle probabilita danno ossia /'V -t-(i -»')(■-") ^ fr + ('-?)('-/■) ' h I — f I — p e pero si avranno (2) V SULLE PROBABILIT.V. »7 La sussistcnza di qucsle due rclazioni dii immcd lata men le la scguenK; (3) la quale combinata colla somministrano /■ I'.S I -q J' — (Jjl ' ~ F+F V— '"'■'"' cd F— (irs + {i-'i)QJi ? die sono Ic due probabilila ricbicsle. Polra riescire utile in piu occasioni la proprieta chc c rappresentata colla equazione (3) cioe che rjPS , (t — (j) Qli Icrmini della frazione sccondo nicmbro di cssa sono i prodotli di tutle le probabilila degli eventi parziali favorcvoli rispeUivamcnte ai due evenli composti pci quali Ic probabilila totali sono Ic V , F termini cognomini od analoglii della frazione die forma il primo inembro di cssa medesima. Visibilmenle la probabilita Y sara maggiore , eguale , o minore della 7 . sc la frazione - sara corrclativamente maggiore , eguale 0 minore della -, . Cos! sc le probabilita di non ingannarsi di quegli individui die hanno diebia- rata la cosa falsa fossero tutte eguali ad una meld i prodotli Q , S sarcbbero eguali fra loro *, e pero risullerebbero espressioni indipendenti affallo dalle dicbiarazioni di questi medesimi indivi- dui; e die si possono desumerc dalla sola relazionc (1) contemplando le sole dicbiarazioni faltc per la verita della cosa. Sc poi altrcttanto avcsse luogo anco per gli altri individui , cioe avcsse luogo per lutti indistinlamcnle , avrcb- besi Yz=:q , cd Frr 1 — 7 . PARAGRAFO QUARTO. Si sa che due individui, pcrcorrcndo due strade avcnli una parte comune , lianno percorsa questa in senso conlrario, cominciando il prime dal tempo a al b e I'altro dal c al f/ , impicgando il primo il tempo m cd il secondo 1m: as SULLE PRORABILITW v si diinund;!. sc si siaiio inconlrali o no, cioc le probabilita doll' incontro . ammcsse fia loro cguali Ip probabilita per luUi gli islanli dei tempi b — a , d-c di esscre slali i primi degli m , n oecorsi ai due individui per trascorrcrc la park' eoimiiu' delle due slradc? Sciiiieue alcune grandezze assohite o relative dei tempi n, b, c, d, m , n abbiauo lanta iulluenza sulla soluzione di questa proposizione da renderla il complcsso delle soluzioui di altrcllanle proposizloni , non ostaiUc io mi limi- ifMi) a trattarla nel solo caso di III z:z(i~>- lid rr L- — m , ri ">• ud rrA >• :^d—rn cd m-\- nl^- d- p('r la eui soluzione occorrono considerazioni, che sono sulTicienti per iscio- glierla eomplctamentc, cioe qualunquc siano i tempi anzidetli •, c per scmpli- fila porro c — a ^z h , e chiamero strada la sola parte comune allc due per- rorse dagli individui , eioe quclla nolla quale potra essere o sara accadulo lo incontro di essi. II prime individuo abbia cominciato a percorrcrc la strada nell' ultimo istante del tempo « -f- x , ovc 1' x esprimc una variabilc. Quanlnnquc a-\-x jtossa rappresentarc un tempo qualunque dalP o al &, uulladimeno, per sempiicila di ragionanuMili, si supporra clic esso rapprcscnii succcssivamenle un ienq)o qualsivoglia dalP a al c + n , indi da questo al (/ — 1» . cd in fine da quest' ultimo al 6, dimodoclie la variabile x si terra susceltibile di tnlti i valori dallo zero all' A+n , e poscia da questo al d — a — ■ in ^ od inline da quest' ultimo al 6 — a . Evidentemcnte per Y incontro dei due Individui c necessario e sulTicicnte clic uno di essi non abbia terminato di percorrere la strada prima che I'altro abbia cominciato a percorrerla, cioe cbc il secondo non abbia terminato prima cbe r altro abbia cominciato , ed abbia cominciato non dopo di aver 1' altro , cioe il primo , termiualo di percorrere la strada. Cio i)remesso passo a considerare il primo dei tre casi anzidetti, cioe quello ove \'x rappresenta un tempo quaUuKiue dallo zero all' h -\- n , per cui si lia c — a + 'I > I (1 z^o- cssla tH" « > v(\ nr a-\-x ■ II secondo individuo comincii) a percorrere la strada non prima del tempo c, per cui non avrii terminato di percorrerla prima del c -h n , e pero non prima die il primo individuo avra cominciato a percorrerla: e questi , avendo co- minciato a percorrerla nell' ultimo istante deH'attual tempo a-\-x , avrii ter- minato di percorrerla alia fine dell'a-t-x -t- m ; per cui, in questo caso , SULLE PROBAHILIT.W 09 liiiLonIro avrii avuto luogo sc il sccondo avra comincialo a percorrero lu strailn ill nil islanle qualunquc del tempo dal c all'a-l-j- -+-j« cioi"; dell"x + wi — // succcssiro al c . Diiiiodoclii', coiiiinciando il prinio iiidividuo a iicreorrcrc la strada neH' ullimo islaiile dclP allual leiiipo « + j- , polra cssere avveniilo rincoiitio in tante niaiiicrc quanti sono gli istanli del Icmpo x -\- in — /* an- zidello. K quindi, pel easo alliiale , 1" iiicontro polrii cssere avveiiuio in uii nunicro di manicre cguale al nuinero degll islanll espresso eon (in — It -{- x) dx /,+„ eior eon j: {ni-h){/i + n) -I- ^ [h + n)' iSel seeondo dei Ire easi snddelli, cioe dell' .r non ininore deir/« + vi ne niaggiore del — c — n)'--\- {d — a — m)*i3o cioi: tzzc + n, c d::^a-\- m . Dgli e poi visiliile clic la (t — C — >l)'+(li— « — )»)' 2(d/ — n) (il — c) esprimera in generale la probabilila chc i due individul si siano inconlrati. Scbbcnc i risultamcnli oUenuli qui sopra colle tre inlcgrazioni si possoiio dimostrarc anco coi semplici elemenli, non oslanlc, ho cicduto bene dl prefe- rirc i nietodi esposli, i quali riuniscono alia esaltezza anco la scmplicila. PARAGRAFO QUINTO. In qucsto paragrafo voglio csporrc la soluzione di un probiema molto ana- logo a qucllo chiamalo comunenicnte di Pielro-Borgo. Due individui , A e B . i quali sanno chc un evcnlo accadra piu voile , e scmprc o nel niodo desidc- lalo dair uno ovvero nel modo desiderato dall' allro ed egualmcnlc probabili , hanno scommesso , A lire b chc nelle prime n volte V evento accadra nel inodo da lui desiderato , c B lire y die in una di quesle n volte accadra nelP allro modo •, e dimandano quale dev' essere la somma y , pcrche le loro condizioni siano pari , avcndo convcnuto die la scommcssa avra Icrminc quando 1' evento accadra per la prima volta favorcvole a i5 , e chc sc cio succcdcra alia x esima dclle suddcllc 71 volte egli avra la parte 2' della somma h + y , se sara (1) a* < od := b + y , e tulla la somma b-\-y , se 2'' sara maggiore di b + y : c chc A avrii nel primo di questi casi la parte b+y —2' , e la somma intera b-i- y se in tutte le ?i volte 1' evento accadra costantc- niente ncl modo a lui favorcvole. Coir X intendero il nuincro intero piii grande, non maggiore dell' n, chc soddisfa la rclazione (i)- 92 SULLE PROBABILITA'. Sicconic le probabililii chc P evenlo ncllc coni|).irsc prima^ secondn, terzu, , X, x+i cstina , , iCesima sia favorevolc a B sono ordiiia- tamcnlc III II I * ' 1^ ' 7* ' 'T^ ' ,^^^ ' ' 7 e lo I'orrispondciili n esime clic gli si darebbcro sono ) ' ) * J "*' ' ^% *+,> , , i+r ; cosi la sua sortc lolalc sara ossia Quindi 1' y somma richicsta dovra soddisfare la equazionc la quale da J ^ — b-\- H-o-"-o.-- ovc V X csprimcra , come si c delto , il piu grande numero intero non niag- giorc dcir n , fra quelli soddisfacenti la relazione b-i-y > od n; 2 , e pero la > od zz: a , cioe la scguenlc (2) (i + 2~'")2'' < od z=b -\- i-hx . Ora, sc fosse (i 4- 2~") 2" ossia 2"+ i eguale 0 minore di 6+ 1 +n cvidenlcmenle sarebbe x::^n , eppcio y pure eguale ad n ; e negli allri easi cioe di 2 -f- I maggiore di b -\- \ -\- n , il valore d'x occorrentc sara il piu grande inlero clie soddisfcra la relazione (2), il quale si potra avcrc faeilmcnle , giacche in generale sara esso uno dei due interi prossinii al quolo Log. U' + l) Log. 2 SULLE PRORABILITA'. 93 Poiigo (i -4- :i ) n zn P^ , b-i-i +a :r:5 , c i + i zz 2' : e suppong) !> 0 pero anco e maggiorc tli Jino. Esscndo P^ =(n-2-')a\ a' , e oil zz I ■J" > 5 : «■ per 3 < oil :^ 0 , in vcce saia P ■<. S ; ' <• Hi e+t ' c per tanlo il maggior nunicro iiUero valorc d'x , chc rcndera ( 1 -+- 2 ") 2' < oil ^n A -}- 1 + .r lion polra cssere maggiorc di e-4- 1 , e polra esscrc il piu grande non mag- giorc di c ; cioe sara desso I'uno 0 I'allro dei due inter! piu prossimi ai quolo Log. (i+ 1) : Log. 2 , come si e dichiarato. Esempio. Siano 6 z^ io4i cd n zzao . Per cssere 2™-f- i > io4i , I'a: qui occorrcntc sara i! piii grande sod- disfacentc la relazionc {1 + 2 ' ) 2' < od zz 1042 -+- X , il quale risulla 10, ehe e il prossimo inlcro supcriore al quote Log. ro42 : Log. a . Quindi si avra , 10414-10 JO . , lltfiSOTU.'i r zz — 1 04 1 ■+• . » cioe v zz: • DELIA CONDIZIONE ESSENZIALE DELLE COSr DETTE FEBBRI TIFOIDEE E DEL LORO WEIODO DI CDRA DI GIO. BATTISTA 1 ANTON ETTI Leila mile Ailiinaiizc c di fvbbri tifnidcc aUe morbose condizioni iti di- siorsu ; afffzioiii dkcrse con cai veiiiuTo confuse; forme die le si pretescro dare ; errori III citi si vndde. " Jua fievrc lyphoidc dcmande encore a elrc eludiec ». Questa seiUenza Iroviamo rcgislrata in una delle piii ripulatc operc di medicina, nel Diclion- naire des Dictionnaires, da non mollo pubblicalo in Parigi. E di vero, ad onla (lei divcrsi Irallati, dcUc lanle Mcmorie c Disscrtazioni clie la scienza pos- siedc inlorno al lil'o ed allc fcbbri lifoidee, facendo principio dallo slesso padre delia nicdieina insino al giorno d'oggi niedesinio, rimangono ancora I'ol- lissinic icnebrc a diradare per cio ch'e dcllc cause e dcU'essenza, clie con- ccrnono tali morbose condizioni, siccome non n' e ancora bene staluito appo le diverse nazioni ed i singoli nicdici il piii opporluno melodo di cura, da chc quoslo procode dai principj leorcliei da cui ciascuno di cssi inedici c giiidalo , o dalla niaggiore crcdciiza coneediita alP allrui aulorilii e pralica. E pen") neU'islanlc in cui questa sorla di morbo vaga e miete villimc si tra noi clic in allri tralli di Loinbardia, non clie in piii luoghi di straniere regioni, Irale quali sono in ispczicltii Fraucia cd Inghillerra, io avviso non possa riuscire senza imporlanza ed utile il dare nuovainenle mano alia penua per cliiamare 96 DELIA CONDIZIONE ESSENZIALE a scvcra disamina la quistionc «leircsscnzialiu\ tli csso morbo, c qiicsla per tiuanto possibilc fcrmata, Iraceiare la via die al piii opportuno c valiilo inc- loilo curallvo coiuluea. Dico, dare ntiDvameiile inauo alia penna, da elie nel- I'anno 1835 nrinlraHenni gia deirarj;iimeiilo della I'ebhre til'oidea nelle note die ajiposi alia traduzioiie dellc Lezioiii in sulla nicdesiiiia pubblicatc a Parigi dal professorc Choniel, note elic furono 11 risultamcnto dclle osscrvazioni da me iiistitiiite in una epideniia sino dairaiino 1815, poseia nelle sale del lifi alia mia cura commesse dal muggio 1833 a tutto lo slesso mesc 1834 in que- slo nostro Grande Spedalc, cd indi nella clinica di Pavia, e da ultimo nella pratica privata. L'eslensionc cui di forza iinporta 11 subbiclto mi obbliga divi- dcre il niio lavoro in pii'i jiarti. A raggiugnere lo scopo, die io mi sono prefisso, vuolsi incominciare, onde schivarc ogni dubbiezza^ dal definire cbe intendasi per tifo c febbre til'oidea. Sotlo il nome di tifo gli anliehi designavano differenli inahUlie, le quali allro di comunc in tra loro non avevano che uno slnlo di instupidimcnto. Di prcsente, per tifo e febbre lifoide o lifoidca la inaggior parle dei niedid iiilendoiio una affezionc febbrilc a tipo continuo o remiltente, a cbrso determinalo cd in al- cun modo obbligato, prodotta, da influenza miasnialica o contagiosa , e in cui si osscrva un dislurbo del sistenia nervco, uno slato morboso dellc membrane mucosc e dcUa pelle, e sccondariainenlc irrilazionc, inliammazione o conge- stionc di akun organo intcrno. 11 perdic s^i lianno per varieta della stessa nia- lattia il tifo peteccbiale, il tifo contagioso csonteiuatico, Ic febbri dcgli spedali, dellc career! , dei canipi, dellc annate, dellc navi, la febbre gialla americana, il sinoco putrido e non putrido degli anticbi, il causo. la febbre infiammalo- ria, mucosa, pituitosa, putrida, maligna, pestilenziale degli anticbi, la nuova malattia di Sydenbam, la mescnterica di Baglivi, la lenta nervosa di Willis, e di llux.am, le febbri angioteniclie, meningo-gastricbe, adeno-nieningee, adi- namicbc, atassichc di Pinel, I'enlero-mescnterica di Petit, la dotinentcria di Brclonncau, la ileoiliditc di Bally, renterite follicolosa di Cruveilbier e di Andral, Tesantcma intcstinale di alcuni altri, c secondo taluni cziandio la febbre puer- perale, la migliare, la biliosa, la peslc oricntale stessa e il eliolera morbus. II perche alia slretla de'conli, stando anche agli aulori piii circospctti, tutic le cosi dette febbri essenziali cadrebbero sotto la dcnominazione di febbre lifoidea. Della qual guisa non lardasi a rilevare, che mcnlre alcuni scrillori clinici vollero col fare maggior conto di qucsto anzi die di ([ucl sintomo crcare pareccbie en- tita nosologiche, allri di morbosi stall nl tutto diversi, sorpassando parlicolari grujipi di sintomi, clic ne sono i veri patognomonici, ne coslituirono un solo. In lanlo conllitto cd opposizionc di opi'iioni c scnicnze a vcder modo, eouiP DELLE COSl' DETTE FEBRRl TIFOIDEE , ECC. !)7 accoslarsi alia vcrila, pare a nic sia anzi Iratlo a poiulcrarc Ic ragioni mcsso innanzi dai singoli autori a sostegno del loro avviso. E pcrclii' tale disamina non sovcrehi olire misura, noi la limileromo af;li scrilloii pill segiialati c clie per cosi dire una i)riiuipaiil;i cosliluiscoiio iicl- rargiimeiilo in discorso. Al qual riguardo faremo priiicipio dal [)iof. Ciiomel, da che cgli nellc sue Lezioni in sulle febbri lifoidcc c Ic quali anzi piii lialtali no cosliluiscono, aitprofillo delle ricerclie e delie opinioni di Proust. Petit, Serres c Bretonneau, e sopraltutlo pni dell' opera di Louis, riuncndoie per formariie un solo corpo di dotlrina. Cliomel statuiscc imperlanlo di bel principio, cbc le malat- lie dcscriltc dagli autori sotlo il nomc di febbri continue gravi, qualunquc sia la forma con cui si appresenlano, inliainniatoria, biliosa, mucosa, adinamica. atas- sica, leiila nervosa ecc, non sono die varicta della slessa affezione inipostovi diverse nomc, cui egli voile dalo di preferenza quello di febbre o morbo tifoidco a cagionc dell'analogia che corre in fra i sintomi suoi c qucUi della fcbbrc ca- strcnse. Conciossiaclie per (juanio dissimili le sovra acccnnate forme jiossano apparire per rispctio ai sintomi, vanno nondiinanco con caratteri coiiuini, clic non pcrmettono di ragguardarle siccome morbi particolari, c riescono poi spe- cialmente in tra se collegalc da una serie di lesioni analomiche cbe non si risconlrano in nessun aitro male, c mostransi ad un di presso costanlemente nella fobhre in discorso, ([ualunquc nc sia la forma. Lc quali lesioni circon- scrivonsi spccialmcnte ai follicoli intestinali, si isolati che agglomcrati. E di vero ridenlita deirandamento c della diirnta delle febbri continue gravi, Ta- nalogia delle condizioni nelle quali clleno fnnno di se niostra, cliiariscono la veritii ancbe senza il soccorso dclP anatoinia patologica. II perclie, giusta il clinico parigino, affezioni si diverse neU'aspelto o meglio nella corteccia sono ncl fondo c nella nalura al tiitio idenliche, e non ne costiluiscono clie una sola, la quale, a seconda delle cireostanzc, piglia svariala forma. In scnso impcr- Janlo di Cbomel lc diverse forme con cui si da a vedere quclla morbosa con- dizionc,ch'ei cliiama febbre o morbo lifoideo, c lc quali sin di quclla pczza olten- nero nomi diversi alPesscrc avute per alTezioni distinlc. non sono die scmplici variela di essa. Ma mcntrc noi sotloscriviamo allc ragioni che sostengono que- sta sentcnza allcnentemcnte alia disamina dci sintomi che costiluiscono il morbo tifoideo c randamento suo, non possiamo non emctterc alcune avver- Icnzc per cio che conccrne le lesioni organiche veniite discoveric dairanatom; i patologica, c di cui si fa il tanto conlo in quanlo aH'cssenzialita: posciaclu' il j^iu- slo apprczzamcnto di esse alterazioni conduce alia cognizionc della condizione cssei:ziale del morbo, la quale altrimcnli opcrando pu6 di leggieri essere er- rata. Vol. IV. 'f 98 DI-LI.A CONDIZIONE ESSENZIALE u Lc Icsioni anatomiclic, sono parole di Clioiiicl, clic accompagnano coslan- icmentc o quasi coslanlcmcnlc T alTezionc lifoidca, occupano i foUicoli dellc intcstina ed i gangli mcscnlcrici, c ricscono forsc lc sole clic inconlransi in quasi tuiti i casi. Tutic lc allic, per frcqucnli clic sicno, non si avvicinano per qucsto rispcllo ad esse, e stanno tra lc Icsioni aecidcntali. Colali alterazioni dei foUicoli pero non niostransi coslanlcmcnlc ncllo slesso mode. Se la forma dclla fcbbrc lifoidca mula nd Icnipo clic cssa dura, a scconda dcgli islanli in cui si considcra, cd a scconda di parccchic circoslanzc per lo piii non csti- inahili, lc Icsioni in diseorso van pure con variclii nci divcrsi period! in cui la morlc aggiugnc. II pcrchc imporla assaissimo, conlinua Cliomel, studiarc tali modificazioni aflinc di riconosccrc soUo di esse guise diverse Tidcnlila dclla Icsione c schivarc I'crrorc di rilcnerc per allcrazioni dislinle quelle chc per noi non rapprcscnlano chc la forma dclla Icsione slcssa ". Ma anzi Irallo noi faremo riflctterc, clie una materiale allcrazionc organica perclie possa averc forza da indiziare una forma apparenlc niorbosa e I'es- scnza cosliluirnc, bisogna cbe costanlcmcnle raccoiiipagni, posciaclic ove manchi alcuna fiata d pruova che essa affezione da lei non dipende, ma da allra causa sia indolta. Ora percbe lc Icsioni follicolari possansi averc pel marcbio cssenziale del morbo tifoidco, imporla che inconlrinsi in lutti i casi, c non in quasi lutli, c ad un di piesso veslano scniprc le slcsse guise, c que- sle cadano ad cpochc dclcrminate del morbo nicdcsimo. 11 noslro autorc con- fcssa che lalvolla maneano, c v'ba eccczioni nclle guise chc nci divcrsi tempi apprcsentano. E chc cio sia, ce lo attestano anclic altri osservalori francesi, Icdcschi, inglesi ed ilaliani. In un lungo articolo inserito nclla Rivisla medica inglese e straniera, oUobrc 1841, e nel quale si rende conlo dclle operc prin- cipali in sul morbo tifoideo di quclla pczza uscite, quali quelle di Gerhard, Val- Icix, llcnduson, Rcid, Cramer, Dclaroche, Christison, Ilodgkin, Stewart, Ander- son, ecc. trovansi riportalc lc tavolc indicanli le volte in cui in dalo novero di casi lifoidei andarono con allcrazionc c senza i foUicoli inlestinali, c rilevasi da esse tavolc come in Inghiltcrra specialmente quel guasti non sicno si frc- qucnli chc in Francia. E cosi anchc lc osservazioni fattcdaldoUor Dc Vecclii nei morti di tifo nel grandc spedale di questa R. Cittii, coincidono colle noslrc gia rese di pubblica ragione, c lc quali affermano in alcuni casi non rinveniisi al- terazinnc di sorta in ncssuno dei foUicoli inlestinali, scbbcne in vita vi avessc Tapparenza piii marcata dei sintomi lifoidei, ed anoo forte meteorismo in- tcslinale. In apprcsso vuolsi ancora notarc che per confessione degli stessi soslcnilori dclle allcrazioni dei foUicoli inlestinali siccomc Icsione assolutamcntc cssenziale DELLE COSr DETTE FEBBRl TIFOIDEE , ECC. JtO tlclle febbri lifoidee, da die queste non ne sarcbbero chc rapparcnle csprcssionc, il novcro dcllc laminc o ghiandolc di Pcycr, c dci follicoli isolati o ghiandolc di Brunner infiainmalc c guasle, varia notabilmontc al segno da ridursi in alcun caso ad un solo loUicolo isolalo od agglomorato. Eglino avvcrlono aucora cbe in quanto agli aitcramcnli dci follicoli isolati vi ha non pochi casi ne' quali non se nc rinvienc la nicnoma Iraccia. Si aggiungc a tutto qucslo, cbe a ma- lallia poco inollrala non si diseovrono tali Icsioni foUicolari, c solo in pro- grcsso intcrvcngono, c lalvolla bisogna, pcrcbe sieno riconoscibili ed ulceiale, chc il inoibo abbia locco piii sctlimanc di decorso. E pcro se vi ha casi, c nonrari, ne' quali, benchc vi sicno luUi i sintomi ti- foidci, niancano Ic lesioni follicolari di cui quelli non sarebbcro die I'appa- rcnlc 0 visibile indizio, sc esse lesioni non inlervengono die a morbo inoUra- to, e sc le diverse fasi chc presentano non coincidono e rispondono pienamenlc ai divcrsi periodi di esso niorbo, nc conscguila die la fenonienologia di que- sto non puossi avcre per dipendenle da quelle allerazioni dei follicoli, ma qucsle all'inconlro procederc dalla spceiale condizionc del niorbo die in lut- l' altro in quanlo I'essenza consisle, ed esserne non piu chc conseguenza, variabile a nornui dellc |)ar(icolari condizioni in cui la persona si rinviene. L' infiainniazionc foUicolarc non ricsce quindi assolutanienle 1' essenzialilii dd morbo lifoidco. Cio dimoslralo, osservcrenio di passaggio, chc il nome di fcbbre tifoide ap- partiene a lullo rigorc a Bowles, non pure da Clioiiid ricordalo, comprovan- dolo la sua disscrlazione De f'ebrc typ/ioide stanipala ad Edimburgo nel -1790. In apprcsso, ncanco Tavvcrlenza di doversi dire niorbo tifoide anzi chc fcbbre non e nuova, ne di esso Chomel, ma si dcll'illustre Collcga nostro il consigliere Giuseppe Frank die a gran pezza prima nclla sua opera inlitolata Praxeos me- (licceuniversce pnvcepla, in parlando del tifo scriveva: Morbus, inquam, non fe- briSj cujus apparitio in tnnipus indeterminatum incidit. Cur denique sympto- mala febrem constiluentia plus quam reliqua affeclionem sysfemalis nervorum aliarumque partium itidicanlia vnlerenlP E eosi ancora I'idea che ad una sola alTezione apparteiigano molte di quelle dal Cliomd indicate c riferite alia lifoide spctta alio stesso crudito clinieo ora menzionato : Plures fe- breSj cosi egli ncll' opera citata, epidemicas bcllorum socias, qua' medio (pvo sub litulo pestis descriptce fuere, verisimililer ad typlmm pertinuisse , el Iiasce febres seeulo AVf non idea quod novw sed quod reslaurala tunc lemporis arte observandi ( alioruni morborum instarj aceuralius descriptK fucrint , inno- luisse. Crescil htijus opinionis pondus, si perpendalur , pcniliorem tyjilii nolio- nem potissimum ex wtioloyia proficisci , veleres veroj quamvis contuyiorum 100 DELLA CONDIZIONE ESSENZIVLE hand oiiinino iijuiiros niagis ad morboruni signnj quam ad corum cauitsas in- lentos fuisse. Allro elinico italiano, rOllaviani, profcssore ad Urbino, sino ilal 1822 piiiettcva Topinionc sulla ldcntiu\ dcU'csscnza dcllc febbri putridc, ma- lignc. iicrvose. nosocomiali, carccrali, pucrpornli, migliari, ccc. Da ultimo uon passcrcino in sik'nzio rosscrvazionc, die ovc vi abbia fcno- nicnl morbosi lali da cosliluirc una I'orma, ehc i)cr piu sccoli abbia poluto imporrc cd iniponga ancora di prosentc a nioUi mcdici per ritcnerla nialallia al Uillo distinta, male si puo conce|)ire sussisla in pari tempo una scric di sinlouii comuni ad allrc affezioni con notabile analogia nel loro svolgimenlo. II perchii bisogna dire, chc siasi tcnulo in conic di sintomi patognomonici quelli die non sono ebc secondarii, accessorii od accidcntali. Nel quale errore caddc al lullo il profcssore Clionicl. E di vero, come puossi mai con tullo fondamenlo dicbiarare per fcbbre li- foidoa di forma iniiammatoria quella, in cui non vi ha die indizio di Icmpera- niento sanguigno, picnczza c fre(|uenza di polsi, rossore e calore dclla pclle, scccliezza dcllc fauei, desiderio di bcvande aeidule, senso di gcncralc opprcs- sione, aumenlo della Iraspirazione cutanea, ccc, posciache questi fcnonieni non ci indicheranno mai un proccdinicnto vero infiamniatorio, ma si uno slato irritative del sislema circolatorio, in ispecie per parlicolari condizioni cd ac- eideiili dclla persona. II die e in lanlo piii vero, in quanlo lo stesso signor Choniel soggiugnc, chc nel pii'i dei casi tali sintomi infiammatorii entro due o tre di seompajono per lasciar luogo a quelli della febbre adinamica od atassica. " Radamenle inlerviene (sono sue slcsse parole) chc la malattia tifoidc ritenga la forma infiammaloria per tulto il tempo chc dura; c di quarantadue casi, i eui soggctli niorirono alia Clinica, in due soltanlo la forma infianimatoria si osscrvo, cd ancora in uno, la malattia non aveva avulo gravczza, e la mortc aggiunse quasi impensatamcnlc in seguilo al perforamenlo inteslinalc, neU'al- tro I'alTczione tifoidea faccva complicamenlo con pleuropneuinonite chc era apparsa prima di cssa ». II perchii, cosi stando le cose, male si puo dire che FalTezionc tifoidea veste la forma di febbre infianimatoria, ma si die in sulle prime j)u6 succedere slraordinario momenlo o reazione del sistema circolato- rio, 0 per ispeciali accidenti andarc assieme aU'affczionc tifoide alcun jiroce- dimento flogistico. Ed in tanto piii noi ci confermiamo in questo pensamento, in quanlo al disaminarc le singole osservazioni rapporlale dal nostro aulore a sostpguo delle sue dislinzioni non sappiamo vederc una niarcala condizionc che il nome di febbre infianimatoria si meriti, siccomc gia avvertinimo nelle note die apponenimo alia Iraduzione dcllc Lezioni di esso Choniel. La seconda forma c la biliosa; lullo il fenomeno per cui c costiluita si riducc a coloramenlo DELLE COSr DETTE FEBBRI TIFOIDEE , ECC. 101 Siallo (Idla cute, a dcjczioni, e vomilo di hilc. II nosiro profcssore confcssa prima ili lutlo die la lifoidea biliosa e mollo rara, eU aiicora piii radamcnte bene marcala, e raro allresi clie i fenonieni hiliosi ])orsistano in tullo il Icmpo di sua durala, aiizi il |)iii sovente sconipajano da! selliiiio al quindiccsimo giorno. Uii sinlomo quindi clie avvienc assai di rado, c nianca di coslanza svanoiido eiilro poelii di, noii puossi clic averc per accidcnlale e di seniplicc complieazioiie. E delTislcsso inodo clic aU'opcrarc della causa iioccnle clic move la malallia lifoidea il sislema circolatorio riesce per alcun tempo forte iiici- tato, lo stcsso avvenir pu6 per ispeciall circoslanze altenenli alia persona od alia dominantc eoslituzione apportarc maggiore ineilamento -alPapparato se- cerneiilc la bile, ed accagionariie slravasi c rigurgiti. Si leggaiio in fallo le diverse osservazioni recatc daU'autorc, c si rilevcra quanto sia fondalo Tav- viso nosiro. E lo slesso rimarco ci e forza fare per rispelto alia terza forma, ossia alia mucosa, ed anco alia quarta, od atassica, ed in tanlo piii da che a qucslo ri- guardo il signor Chomel avverlc, che i fenomcni atassici o di delirio, al paro dci fenomeiii biliosi, mucosi ed adinamici, non apparlcncndo esclusivamentc alia malallia lifoidea, si possono inconlrarc in gran novero di allrc affezioni acute e specialmcnle ncUc llcinmassie viscerali. Febbre lifoidea adinamica e la quinla forma, e, giusla esse aulorc , la piii frequcnte di lultc apparendo o toslo a bel principio o susseguendo all' altre forme. Non e agevole concepirc come in uno stalo di vero languore c dcficienza di energia vitale succedere possano altivi perturbamenli, ed csiti tullo proprj di precedimcnlo flogistico, siccomc acccnna 1' aulorc nelle special! sloric niesse innaiizi. E pero male jjuossi convenire co' Franccsi, clie i fcnomeni da essi delli adinamici dii)endano da vera e reale mancanza di energia vitale, poiclic al ben ragguardare tali fenomcni che cadono sollo i sensi si scorge a chiarc note che esprimono raggravamenlo della condizione morbosa, che soprapprese I'or- ganismo, il quale e reso slcnlalo neir cseguimento dclle rispeltive funzioni senza che I'essenziale condizione siasi per nulla cangiala. E di vero, come mai concepirc che ai fenomcni adinamici Y) di vera debolezza conscguilare possano scnz' allra apprezzabile eagione fcnomeni irritativi, atassici o di delirio, ed anco essi avvicendarsi, se sono al tullo in opposizione in quanto al fondo cs- senziale morboso? Da ultimo imporla non sia passala in silenzio quclla forma comunalmenle delta lenta nervosa di lluxam. Di qucsta e falla una varictii, la quale alia strctla dei conti in null'allro divcrsilica dal male tifoide se non pella poca pronunciatczza de' sinlomi. Ma posciache qucslo accidcnlc lo vediaiuo inlervcnirc anche ndlc i02 DELL\ CONDIZIONE ESSENZIALE inrimnmazioni dci viscori, c ad oula del poco risallo clic lianno i fenomeni mor- bosi, rapidamcnlc funesti csili intcrvengono, chc indicano il inaligno proccderc del male senza clie per qucslo sc nc faecia una varicla di tali infiammazioni, cosi la dislinzione voluta qui slatuila dal signor Cliomel non puo reggere. Le diverse forme impertanto del morbo lil'oideo ferniale dal signor Cliomcl non sopportano la pruova di severa logica, c non riduconsi chc a fenomeni o di mera aeeidentalitii od aecessorii, o conseculivi, c clie quindi non alterano il fondo, la nalura, Tessenza del morbo, il quale consegueiilcmenle |)roccdc eoslantemenle in s6 slesso sempre egualc. c modificato solo in aleuni fenomeni chc cadono sotto i noslri sensi , o fattavi complicazione da special! accidenli c cireostanze. La lode dovula al signor Cliomel e quella di averc considerali ed eslimali giuslamcntc sintomi chc parevano costlluire spcciali dislinlc affezioni, cd avcrli sapulo rannodarc c collegarc in modo chc nc riuscisse una sola costantementc idcnlica; e la quale non seppe poi manlenere tale avendola volula vcstire di speeiali forme dalla severa logica riprovate. Da ultimo note- remo come Chomcl non abbia per nulla estcse (juanlo imporlava le investi- gazioni intorno le cause che producono il morbo tifoideo, c specialmcnte per rispctto al contagio, da chc a maggiormente chiarire questi punti cziologici nc conseguilava maggior luce intorno alia condizione essenzialc ed all'idenlila del tifo e delle cosi delte fcbbri lifoidce. Lc Lezioni sullc fcbbri tifoidee di Chomel furono ben accetle in generalc, ma non per queslo distolsero I'Academia rcale di medicina di Parigi dal pub- blieare nel 1835 un quesito intorno alle analogic e dilTcrcnzc chc eorrono tra il tifo e la fcbbre tifoide. Nell' arringo il signor Gualtier de Claubry oltenne la palma, c quel dotto conscsso pose rautorevole suo suggello alia sentenza, che dall'csatto confronto del tifo e della febbrc tifoide ne veniva da se a scaturire die questa c quello cioe non sono clie una unica e stessa nialattia, e che solo particolari accidenti sceondarii o eoncomitanti possono agli occhi dci meno vcggenti far credere diverse. Egli sarebbe paruto che noi avremmo dovuto tcnere parola di Louis ben prima di Clionid, dacclie T opera di quello sulle febbri tifoidee apparvc al pubblico cinque anni innanzi delle Lezioni del secondo; ma ce nc dislolse il rillcsso chc la seconda cdizione di Louis usci solo ranno4841 a Parigi, e di questa ci era incstiero tcnere conto anzi che della prima , a causa delle pro- posizioni cardinali che vi si riscontrano, e le quali, pcrche venule in luce do- jio, volcvano anche dopo essere disaminate. Tali proposizioni si riducono alle seguenti: 1." Le diverse specie delle febbri continue ammesse da Pinel sono tulle DELLE COSI' DETTE FEBBRI TIFOIDEE, ECC. 103 riferibili nd una singola malnllia, alia tiroide cioe; 2." II caraltcre analomico di qupsla singola nialatlia consislc in una spccialc lesionc dcllc laminc del Peycr c dcllc gliiandole nu'sontcriclie, lesionc inseparabile dall' osislcnza sua, e la (juale si sviluppa i:i mode piu regolare c lisso die il caraltcrc anatoniieo di qualunque llenimasia; 3." Tale lesionc svolgesi prima di ogni allra organica mulazionc ehe apparlienc alia nialallia, cccelluala probabilmenlc T allcrata condizione del sangue ; 4." Essa e spccifica e dilTeiisce no' suoi caralleri da qucUi deH'oidinaria inliaiiunazionc; 5." II trallo gcneialc dclla supeiTicic del tube gastrocntcrico non vi i; di ncccssila implicalo; 6.° La malattia verge con niarcala indinazione all' altcrazionc nicmbranosa ; 7."' L'afTezione lifoide non puossi strellanicnlc assiniigliare agli csanlenia; 8." Inlcrvienc una sola volla in vita, e non cade in pcrsone chc abbiano olliepassalo il cinquanlesinio anno; 9." Oiigina sponlancanicntc, c dii in contagio. Egli si ricava di prima j;innla, die Louis combina eon Cliomel per cio die eoneerne I'idenlila delle fcbbri lulte essenziali di Pinel colPalTezionc tifoidca, per cio chc altiensi alia lesionc inlcslinale siccome I'essenzialila del niorbo in discorso; vale a dire, i due autori concordano picnamcnle nei due punli niag- giorinente cardinali. Noi abbianio gia S()|)ra dimostralo dovcrsi acceltare la prima proposizionc, ma alia liaccola della logica dcirosservazione c dei falli non reggerc la secondaj ond' c die qui non monta rilornarc in eampo cogli argunicnli medesimi. Non vuolsi pero Irapassare in silenzio the il professore Louis non arreca prove irrefragabili die la lesionc foUicolarc delle intestina avvenga eostanlcmenle in ogni caso deiraffezionc lifoide, c non mai in altre malallie, per cui la conchiusione die riesca carallere analomico esclusivo di essa affezione lifoidea non e di rigore, e quindi non puo soslcnersi. Ed egli il Louis aggiugne poi die lo sviluppo ddla lesionc alle intcslina inlervieiie in modo pill regolare c lisso die non I' analomico carallere di qualunque flciu- massia. Noi richiedercmo ovc fonda questa senlenza, sc ineostanlc, svariala c sovcnle anomala riesce la I'enomenologia dciralTezione lifoidea per do ehe cade sollo ai sensi,c se assai incoslanle e non al luUo rispondentc al tempo del dccorso del niorbo riesce lo svolgimcnlo dell' allerazionc lanto dai follieoli isolali chc agglomcrali. Regolare c fisso ben puossi dire Tanatomico carallere del vajuolo c del inorbillo, die pur sono flemmassie, ed in pieiia rispondenza ai periodi chc eorrono queste malallie. L' affezione lifoidea all' ineoniro non serba una succcssione di periodi con fenomenologia dcterminala, ma maggiori o mi- nori seltime decorrono, c le anatomiche allerazioni avule per essenziali ap- presenlansi con incoslanza lanlo si jidla iiualila quanto pella profondita ed eslensione, sieeomc di sovra abbianio giii fallo nolare. II pcrdie la senlenza 104 TiEUA COINDIZIONE ESSENZIALE enicssa (hvl Louis non soslicnc la pruova, e da in nulla. Nc con maggior rinfran- camonto trovasi I'allra, clic la lesione inloslinalc va innanzi a qualunquc allra mulazionc organica pcrlcncnlc al moibo in discorso , salva piobabilmcntc la pcrvorlila londizionc del sangue. Noi ahbianio, in parlando di Cli()nui,gia fatlo vedere conic il pcrvcrtinicnlo foUicolarc risconlrisi in niodo incostanlc iiellc cosi dcllc febbri tifoidec, per cui cosi csscndo realmenlc la bisogna, mal puossi asscvcrare che csso vada innanzi ad ogni altro pcrvcrlimenlo, ben allri pcr- vcrtinicnti succcdcrc polendo jirinia die (juello avulo per neeessario cd cssen- zialc siasi svollo. D" altra jiarlc, non fu neanco bene avvCrlita in (juanlo al tempo ralterata condizione del sangue, da clic, giusta Ic ullime osscrvazioni di Andral da mc rifcrilc nel Giornaic Medico per servire ai progress! dclla patologia, e diinoslralo chc cssa si pronuneia nel tempo istcsso che decorrono gli allri sintomi, c di mano in mano die il morbo siegue Ic fasi sue c si fa piu grave. Louis in appresso riliene raltcrazionc dei foUicoIi inlestinali di nalura flo- gistica, ossia inllaminaloria, ma spccilica pella diversilii dei earatleri suoi da quelli dcllc allrc infiammazioni. Egli c anzi tralto impossibile dimoslrare qucsla asserzionc con caraltcri analomici per quanto le gliiandole siensi os- servate anclic con occhi armati di lenli c microscopii dal principio al fine del loro allcrarsi, cosa cui uon si ridusse il signer Louis, liioltrc se la Icsioae dei foUieoli inlestinali quale avvenne di rilevare nelle affezioni tifoidec per scn- tenza di parecchi cliniei si incontra nella semplicc enlerile, nclla lisicbezza polmonarc stcssa ed in allrc nialattic, noi non potremo piii parlare di spcci- licila. E male puossi ancora soslencrc chc I'csilo cui maggiormenle inchina raltcrazionc foUicolare in quislione e I'ulccrazione membranosa, se nei cada- vcri cssa non risconlrasi con tanla frequenza. In fatlo, giusta lo slcsso Louis, ralteramenlo con perforazione in 55 morli fu trovato 8 volte; giusta Brclonneau, in 80 morli, del paro 8 volte; giusla Chomcl, in 42, due", giusta Monlault, in 49, cinque*, giusla in fine Forget, in 44, due. Chc la malaltia possa occorrcrc una sola volla in vita c opinione comune, ma che non si osservi piu ollrc il cinquantcsimo anno non concorda colia vcrila, da chc molli aulori di medicina pralica recano osscrvazioni in conlrario, c noi abbiamo avulo in nostra cura all'Ospcdale Maggiore nel 1833-34 alcuni tifosi die ollrepassavano anchc I'anno non cinquantcsimo ma scssagcsimo e sellanlesimo. Giuslissima alPinconlro torna la proposizionc che I'affezione lifoidca non e slrcltamcnle assiniilabiie agli esantema; anzi noi dircmo che non vi e per nulla rifcribile, se posli di cosla i fcnomeni che cosliluiscono I'un morbo e gli DELLE COSr DETTE FEBBRI TIFOIDEE, ECC. lOiJ altri non vi si ravvisa la mcnoma non analogia ma rclazioiic. Da ulliiiio, Louis lilicnc ciic ralTczione lifoidea in date cirooslanzc si ingcncra spontanoainenlc, ma svolgc principio die e alto a suscitare lo stcsso morbo in ailri, vale a dire divienc d' indole contagiosa, ft (juesla una proposizionc clie noi abbiaino gia, furono venli anni, sostenula nclle noslrc Lczioni di clinica medieaj ed in altri incontri, c cbc svolgcremo piii innanzi. I principj impertanto di Chomcl e di Louis in risguardo alia condizionc es- senziale deiralTczionc tifoidca non sono pienamcnlc conscnianei al vcro od al ragionevole, e quindi non possono conduire al retto e piu opporlurio nielodo di cura. Dopo i due autori franccsi ragion vuole chc addiveniamo ad un nostro cc- leborrinio ilaliano, al clinico di Parma Tommasini, il quale cspose Ic vedute sue intorno la nialattia tifoidca ncl volume terzo della Infiammazione , pubblieato in Pisa I'anno 1841. Leggiamo impertanto a pag. 387, ehe la natura, condizione, o dialesi clie voglia dirsi del tifo e flogislica , ossia infiammatoria, e elie ad onta delic ap- parenze anche qucsta fcbbre e niantcnula ed alinientata da qualchc infiam- mazione. Le prime ragioni addotte dal Tommasini a sostegno del suo dire sono indi- rctte. Dcsumonsi dal mctodo di cura comunalmentc praticato di presente. Sc rantidogislico e il piii adoperato , risulta aU'evidenza la natura infiammatoria della malattia. Anzi Irallo bisognava non asserire ma provarc cbe tulli o quasi lutti i mc- dici dc'lie diverse region! curarono c curano con rcali anlillogistici le alTczioni che si banno per tifoidee. Se noi leggiamo gli autori elinici anterior! al secolo nostro, vediamo ehe nelle febbri nervose e putride, che di presente alle tifoi- dee si rifcriscono, i rimcdj vantali non sono certamenle i piu indubbj anliflo- gistici. E cosi e altresi per riguardo ai pratici di Lamagna e dMngliiitcrra. II clinico di Parma vide in fallo lo scoglio in cui andava ad urlare e cerco di scbivarlo. Al quale effetto scorgiamo come ebbe adoperato. Piglio a disami- nare la lenta nervosa di Huxam; e la distinsc in alTezione ora cosliluita da gruppo di sintomi accompagnati da fcbbre, ed allora egli Tlia jicr il prodolto d' infiammazione del cervello o dclle meningi: laddove sia lo stcsso apparec- chio di sintomi ma manchi la febbre vera c conlinua, dipende da diatosi dia- metralmenle opposta alia flogistica, ossia di controstimolo. lo mi conl'csso di non saper comprcndere come una malattia possa sostencrsi del paro da vera infiammazione e da condizione eonlraria, ossia da maneanza di altivita, di energia nci movimenti vitali. Sc ressenza k quella che indizia una condizionc Vol. /v. 14 lOG DELLA CONDIZIONE ESSE^'ZULE inorbosa. ovc cssa ossonza sia iliaiiiolralmcnlc opposta non polrassi mai piii UYori' questa per una sola cd idoiiliea. L'errore di averc voluto soslcncrc due slali general!, Indicati sotto il nomc di dialcsi, siceoinc i inotori cd i soslenilorl di ogni malattia, e dl averc voluto c'lassifioaro in due corrispondenli ordini lulli i soccorsi tcrapcutici, di stimoli cioe 0 di I'onlroslimoli, conduce a prociamare pii'i assurdila. Kc nialallic non sono chc dcviazioni, pcrverlimenli della eondizione normalc dell' organismo vivcnlc e delle suefunzioni, avvcnuti per polcnze nocilivc chc abbiano operato in su di alcun spccialc Iralto di csso organismo, da ciic non si conoscono polcnze chc abbiano un'azione in sulla inlera massa sua. 11 pcrvcrlimcnto dcve quindi di necessita insorgere in alcun organo o sislcnia, e da questo punlo pelle relazioni c conscnsi pcrlurbarsi jiiu o nicno la gcncralila delle funzioni cd ingencrarsi uno stato gcncralc, il (jualc cosi si scorgc non esserc primario ma secondario, non causa dcUc localita chc si ravvisano, ma conscguenza di esse primitive loealita. Dalla natura c dal grade del pervertimento primitivo, dalla rispondenza c con- sensi die sussistono colic parti primitivamente altcrate fia chiarito se succeder possano fcnomeni che i niovimcnti vitali incilino, perturbino in modo allivo e sregolalo, o passive e di vera cnergia, e quindi con quali modificatori delle azioni vitali si possano domare ed alia eondizione normalc ricondurre. Di qui comprcndcrassi se rcggcre puo affczione lifoidca per essenza inliammatoria, e per essenza altresi di rcalc aflicvolimcnto; riusccndo questi due stall fra sc al tullo opposli c ripugnanti in guisa che I'uno esclude I'altro. Alle ragioni indirelle 1' illustre clinico parmigiano fa succcdere le direlte, quelle cioc desunlc dall'analomia patologica. Al quale elTclto ricorda gli autori che scrisscro averc riconosciulo scgni di (logosi nci trapassati per alTczionc lifoi- dca. Ma sc vale rautorila di questi, non sono pure senza forza le osservazioni dcgli allri che altcslano non avcrne rinvenuto in simiii condizioni. 11 pcrcbc aH'csscrvi autorila al tullo in tra sc contraric, aU'elidersi che fanno non c da le- nernc conlo. In apprcsso importa ancora notarc chc i risullanicnti necroscopici senza le storie delle malallie state in vita non sono apprczzabili , e non conchiu- dono; tanto pii'i poi nella affczione lifoidca, da chc quanli di questa favellarono, tanti soslcngono chc vi possono andarc assicnic accidentalmcnte, o consecuti- vamcnle procedimenli inliammatorii. 11 perchc nci fatli ricordati a sostegno della sua tesi dal profcssorc Tommasini, ed i quali altcslano essere stata infiamma- zionc , rimanc a vedcrc sc questa non fosse accidentale , od effetto secondario del male, o da altra cagionc qualunquc prodotla. Impcrfcllc quindi ed inconchiudcnti sono Ic ragioni addolte dal clinico di Parma a chiarire la natura infiammatoria dcirafTczione lifoidca. Delia quale DELLE COSr DETTE FEBBRl TIFOIDEE , ECC. i07 male in vcro saprenimo sc ogli slesso nc fosse al liitio pcrsuaso, prima perclii'. aminelle un'afl'ozionc tifoidca, come sopra dicemnio, indotta e soslcnuta da condizionc alia infiammaloria opposla, poi pcrche ieggiamo a pag. 387 del- r opera citala: u Nolle Lezioni di Tora|)ia si)eciale Iio prociiralo di moslrare e far seiilirc la moderazione e Ic eaulele cui rieliiede riiso |)rincipalinente di pill forli dcbililanti in ccrli monienli cd in molli casi di febbre nervosa. Ciie veramcnle nel life I'essere impegnali talora tali cenlri nervosi, dai quali di- pendc la contrazione ed il movimcnlo dcgli organ! vilali, puo in cerli momonli rcndcrc le forli soUrazioni di sangue pericolose , percioeclic la vita i»olrcbbe sotto di esse sospendcrsi, prima chc avessero giovalo a corrcggcre la condi- zione llogislica dclla malallia ". Se la condizionc del morbo lifoidco e indubbiamonte nogislica, ed al segno chc dopo morlc si rinvcngono gli indizj dl intianimazioni spccialmente nella eaviti ccrcbralc, nel vcnlricolo, nel diaframma e nel fegato, non si avrebbc a raccomandare prudcnza nel salasso c nei dcbililanti, poiche questi sarcbbero i veri rimedj. Ne saprebbcsi inoltrc sollo la vaga parola di impecjnati inlcndere in un male a condizionc llogislica, che i cenlri nervosi fossero da qiicsla slcssa eomprcsi, percbc altramente sarebbesi falto uso di voeabolo piii dclerminalo*, e quindi se ancbe essi cenlri nervosi risentono dclla doniinanle diatcsi llo- gistica, a die temere i sussidj si lanlo in essa preconizzati ? Da poi se Timpe- gno ai cenlri nervosi fosse di luU'allra iialura dalla flogislica in fuori, come cio potrebbe intervenirc in uno slato generalc di sliniolo cbe si dice ingenerarc il morbo in discorso? Da ullimo dimaiideremo al clinico di Parma ([uali sono gli organ! vital! la cui contrazione e movimcnlo non si dipcnda da alcun sislcma nervoso? ovvcro quali i centr! nervosi clic non iiifluiscano in sulla contrazione e movimento degli organ! vilali? E peio conchiudere possiamo chc menlrc il citato passo manea di esattezza di linguaggio si anatomico clie fisiologico e palologico, inferma moltissimo la scnicnza clic la febbre tifoidea sia mantenula ed alimentala da qualclie inliammazione. Non diversamcnte del profcssore Tominasini si esprimeva giii Boisscau nel suo Traltato delle febbri {PijrHolofiie p/iijsiologifnie, i.'' edit. Paris 1831). da cbe il procedinienlo (logislico, giusta lui, risconlrasi mai scniprc nei lifo. ;' II tifo, scrive egli, non prescnlando allri sintomi da quelli in fuori delle febbri in- fiamnialorie, mucose, gaslricbe , adinamiebe ed alassiche divcrsamenlc com- binati, sempre pero in cotale guisa clic tanto da principio. (|uanto nel decorso od al dcclinarc della malallia i fcnonicni cnccfalici tcngono il prcdominio in sugli allri Uilti; ed essi sintomi alia strclta de'conti nonessendo cbe gli effetti o di gaslroenterite propagatasi al fegato. al ccrcbro, od al cuorc, o di encefalilc I0« DELLA CONDIZIONE ESSENZIALE piiiiiiliva seniplicc o oomplioata a gaslroentorilP, ad cpalitc, ad infiamma- ziono dolla pclle, o dcHMslcsso tempo a tuUc qucslc diverse ilogosi; c di spesso il lifo lasciando Iraccic di innaminazione il piii ordinariamcnle nelle ineningi, o ncl ecrobro, piii sovcnte ncUo slomacb e nelle inleslina, alcuna volla sollaiilo lu'i polnioni o nelPonccfalo, sovcnte neircnccfalo, ncUo stomaco, nelle inlestiua c nei polmoni di pari tempo, ne eonsegue anzitullo il dirilto di coneliiudere, chc il tifo sia ora una gastro-cefalite, era uu'entero-cefalite, una pleuro-cefalile, una pucunio-cefalile, una cpalo-cefalite cd ora una enecfalite priiniliva, scniplice o coniplicata ad inliammazionc dello stomaco, dcUc intc- stina, del fegato, del pohuone c della pleura. Anzi tralto, la clinica osscrvazionc, la piu costante c la piu guarentila da pratici sccvri di spirito di sislema, contraria la prima proposi/.ionc del pato- logo franeesc, e cliiariscc clic ben divcrsi appajono nel lifo i sintomi da qucUi cui cgli li vorrcbbc ridotli. Si Icggano solo Borsieri, Frank padre e figlio, Hildcn- brand, pure padre e figlio, e si rilevera di prima giunta ehe i sintomi del tifo diversillenno a pezza da quclli di alcunc febbri c dellc infiammazioni accennate dal Boisseau. In apprcsso, stando alPanatomia patologica di tutli i tempi e di tulli i luoglii, si ha ehe non si trova, come nella sentenza qui asscrita,quella guisa di allerazionc nelle viscere indicate ehe al proccdimento flogistico eomunal- niente si assegna. La quale vcrita ben conoscendo Fautorc, cerca trarsi d'impac- cio coU'avauzarc chc coloro i quali non banno rinvenuto la flogosi nelle febbri tifoidee, e chc o non hanno veduto, o non lianno voluto vcdcre, od hanno male veduto, o voluto vederc male. Ma a chi non e fallito dcUa ragionc, non persuade simile maniera di argumentare, e cade innanzi Tidca della presun- zionc spinla iropp'ollrc a danno di parccchi ehe hanno il dirillo, al paro del Boisseau, di esscrc creduti di quanto asseriscono avere rilevalo coi proprj sensi. La teoriea impcrtanlo di Boisseau intorno la cssenzialita flogistiea del tifo e febbri tifoidee non e rinfrancata dai fatti c dalla logica, c conseguentemente non puo csscre accettata. Nc dalla medesima idea di procedimento flogistico scppe diseostarsi anehe Forget, professore di clinica airUniversita di Slrasburgo, nella sua opera, solo da poco resa di pubblica ragionc, col litolo di Traitc de I'enlirilc folli- culense, nomc eh'ei vorrcbbc imposlo alia febbrc tifoidea, da chc rinfiamma- zionc dci follicoli intcstinali nc parrebbe la causa esscnziale. Nella quale sen- tenza cgli si ridusse, rinfrancandosi delle autorita, e non della propria osscrva- zionc. Non vide die alcun caso sporadico, il quale cgli credelte fosse appunto da riferirsi alle febbri tifoidee ehe denno estimarsi la stessa cosa die il tifo. « N'ayant pas eu le trisle privilege d'observer Ic typhus cpidemique, nous devons nous DELLE COSr DETTE FEBBRI TIFOIDEE, ECC. 109 bonier iv protluirc nos autoriles". Ed in esse auloiita ora rinvicnc implicilo, ora csplicilo il falto dcirinfianimazionc dei follicoli inteslinali, scnza darsi pcnsiero delle aulorita die non solo non parlano di tali lesioni, ma anche la cscludono. II pcrciie il clinico di Strasburgo non aggiunse col suo cstcso tratlalo nissun nuovo vaiido argumenlo a rinfrancarc la Icsi clie jjiglio a soslenerc, c noi possianio ([uindi opporre a lui le ragioni clic supcriormcnle abbianio mcsse in canipo conlro i clinici chc portarono lo stesso avviso. Egli, per allro, prcvcdendo Ic obbiezioni in proposito, eslimo fiaccarlc scrivendo del segucnlc modo (pag. 521 , 1. c. ): «Lalesione intcstinalc qual carallcre fondamcnlalc della malatlia e fallo patenle, irrecusabilc ncl caso dcU'cnterilc follicolarc api- retica, in cui i disordini dclle inlcslina hanno esistenza lunga pezza prima del- rinvadimento lanto doila febbrc , quanlo dei sinlomi delli tifoidi?!. Egli e nclio inv(!rno , al dire di Fanre, « che scorgonsi il |)in sovcnle gli eseinpii di enlerile latenlc. Di bollo appajono la febbrc cd il delirio, ed il male tcrmina alcuna volla in due o Ire giorni colla morlc, lasciando il pratico nclla incer- Iczza della malatlia stessa, e della scde sua, insino a clic I'aprimento del ca- daverc non gli rivela i guasli gia inollrali nelle inlcslina tenui. Allre voile e perilonilc fulminante chc apre la scena, c la anatomia discovre il pcrforamcnto inleslinale quale risullamento di ulcerazionc lalente (Fivvr. contin.); clic che nc sia, posciache 1' enlerile follicolosa e il carallere palologico nei casi lalenli, nc consegue forlc prcsunzione che lo sia ben anco all' csservi fcbbre. La qual doUrina venne prcscnlita dai migliori osscrvatori dell' anlichila, e piu o mcno csplicilamentc da ripulali clinici dei giorni noslri... E di vero, ogni febbrc c cosUluita da irrilazione di qualche viscere, dissc gia Bordeu, e di cui Broussais non fu chc I'cco, allorche scrissc: L'csaltamcnto principia semprc da un si- stcma organieo , c si comunica ad allri (Prop. 73). Ora, s'cgli licnc al vero chc nella immensa maggiorila dei casi, rapi)aralo febbrile coUegasi quale cf- fello a ledimcnlo locale, non c ella percio forle ragione per estimarc chc lap- paralo febbrile che va assicme all' enlerile follicolarc dcrivi da si bclla c grandc Icgge di localilii? fi vero per allro, chc alcuni maestri deH'arlc hanno le in- fiammazioni slessc per secondarie, il chc nondimanco non li fa discoslarc dalle coniunali indicazioni terapculichc. Laonde senza condurci a disscrtare inlorno si dilicalo punto , noi pure acconsentircmo ad estimarc secondaria rcntcrite follicolarc al paro della pneumonia, ove ci fia aecordalo chc si I'una chc Faltra abbiano a comprendcrsi sollo la Icgge medcsima. Conciossiache sia qucslo il principio di unilii die noi seguiamo o che I'islinlo ci dcllcrebbc in niancanza di prove positive, al ripugnarci ressenzialilii della fcbbre tifoidc per cio solo che attenta al principio di unita". I 10 DELIA CONDIZIONE ESSENZIALE t. M;u si la costanza diMle losioni inlfslinali neiraffozionc lifoide (• ancora una prpsunzionc. c, giusta noi, la piii forte ili tulle per far ragionc clie cssa lesione coslituisca il earatterc foiulamentale tlella inalattia, avvegnachc qucslo feno- ineno sia il solo clie non suliisca variazioni {salvo I'errore della diagnosi), uienlre clie gli allrl tutti possoiio niancare. E questo argumenlo pare a noi si forte (la non poter conccpire come non abbia potato condurrc a convincimcnto ogni spirito. Egli 6 vcro clie tutti non sono convinti della invariabilita di tale caratlerc, ma nissuno almcno dubita die non riesca il piu costante, il che solo rauna in favore suo una gran soinnia di probabilitti". Cosi il nostro autore. Ora il dire clie la lesione iiileslinale ncl caso di enlerite foUicolare apirelica i patentc ed irrefragabile da che ha da pezza esistcnza prima della febbre o dei sintomi tifoidei in guisa da condurre a morle in due o tre di innanzi che il pratieo si aecorga di qual male si tralti, vale quanto asserire che rinfiamma- zione del polmone c la lesione della pneumonitc, donde non ne conscguita che ralterazione llogislica dei follieoli intestinali riesca la condizlone essen- zialc della febbre lifoidca, nia si della infianimazione di essi follieoli; c quindi Iratlarsi di enlerite e non di affezione o febbre tifoide, se nianeano gli esterni indizj che dcnno costituirla, o sono eotali pe' quali il pratieo anclic piii espcrlo non giunga a ravvisarla. Di questa guisa non si deduce, la merei di ragioni cvidenli, che la riunione de'' sintomi clie cadono sotto ai sensi e che costitui- 'cono queiralTezioiie che dicesi tifoide, proceda da cotale causa cssenziale, na se ne statuisce o priori la speeiale essenzialita, dandosi poi nessun pensiero ■he vi corrispondano gli esterni apparenti indizj ehe la significhino. La qual naniera di ragionarc non puossi avcrc per giusta e conducente al discovri- mento della verita. In apprcsso il nostro clinieo scrivc, che all' essere I'enterite foUicolosa il „'arattere patologico nei easi latenli e mancanli degli indizj apparenti tifoidi, deve nceessariamenlc csserlo ritcnuto anche ove sono essi apparenti indizj. Persoslenerc questa jtroposizione, e fermarne la dcduzione, bisognava provarc che ad onta della diversita de' earatteri apparenti de' due easi morbosi, essi iicno alia stretta de' conti la stessa cosa, eio che per nulla fece il nostro cli- nieo. Che poi Bordeu e Broussais avanzassero clie ogni febbre proeede da lo- cale inliammazione, non per questo c assioma patologico irrefragabile da die vi ha buon novero di pratici che coll' osscrvazione alia niano niegano tale propo- sizione, e la chiariscono falsa. Non puo quindi senza opposizione essa applicarsi al easo deU'alTezione tifoide. Inoltrc noleremo che se in qucsla la lesione in- tcstinale si ammette per secondaria, vale a dire che appaja in progresso del male, non ne ]ni6 piu costituirc la condizione esscnziale, vale a dire la causa DELLE COSr DETTE FEBRRI TIFOIDEE, ECC. HI gencralrice, da elm prcsc la primoidialc esistenza scnza di essa. II gcnitorc dcvc prcccderc il gencialo, c qui invccc conscguitcrebbc. Da ultimo, se la costauza della lesione iulcstinalc iu discorso e ancora non |)iii die incsunziouc, sc lalvolta manca, come polrii iiiduire laic convincimcnlo Hciranimo de' medici tuUi da averla iudubbiamenlc per I'assolula causa cs- senzialc deli' alTezionc tifoide? II signer Fourget impcrlanto non giunse a pro- vare die la lesione intesUnale sia il carallere fondamenlalc di quella malallia die dai diuici si designa col nomc di febbre od alTezioiie tifoidc", rimanemlone consegucnlcmentc ancora al bujo la condizionc esscnzialc ad onla dcU' opera die con lanla prclcsa a talc riguardo egli cbbc pubblicata: « Aux hommes calnies ct dcsinteresses rcvient la mission d'opposcr unc digue aux courans retrogra- des, el de sccller d'uiie main ferme les aquisilions scienlifiqucs doiil la valeur leelle est garanlie par Ic Icmoignagc des sicclcs, par la sanction du raison- iicmenl, ct surtoul par raulorile de rexperiencc. II y a tcmcrile, sans doutc, a braver seul la tyrannic dcs majoriles, mais il est dcs circonslanccs ou la le- merite inemc devient vcrtu: Idles sont celles ou se trouve rhomme invest i du droit sacre d'inslruirc les aulres, le quel est interesse par devoir, aulanl que par amour-propre a fairc triomphcr cc qu'il eroit elrc la verile: nam ayitur de pellc umana (Baglivi) ». II sigiior Forget, alia strclla de'conli, nulla di nuovo ci prcscnto intorno la condizionc cssenziale, dcUa febbre tifoidca; cgli non fecc cbe vedcr modo, come rinfraneare un jicnsamento da altri suoi connazionali gia emesso. La ijual cosa non potcndo cgli stesso nicgare nel suo serilto, voile nondimanco darlc ri- sallo coUe parole: "Unc loi de Solon notait d'infamic Ic citoycn qui dans une sedition ne s'ctait pas declare pour un parti, I'arene medicale est envahie par Penieute; a chacun il est cnjoint, de part de Tliumanite, d'arborerson drapcau: nous deployons le notre, esperanl Ic dcfeudrc avcc honneur si la conscience du juste ct du vrai sufllt pour sanctificr meme la dcfait . . . Ce ne sont pourtani des veriles essenliellcmenl recucs que nous voulons proclamer: c'est unc idee simple, depuislonglemps acquise a la science, mais obscurcie par les vices du langagc, oppriincc par le dispolismc dcs rivalites systemaliques; c"cst die que nous voulons degager de ses enlraves el produirc au grand jour de lliistoirc, du raisonncmcnl ct de la saine observation ". (Av. prop. pag. VIII). A questo iiientre noi avremmo a disaminarc i principal! autori amcricani, inglesi e ledcsdii die delle fcbbri tifoidce c del tilo ragionarono, ma al rillel- tcrc die lulti o si sotloscrivono aU'opinionc delle Icsioni inleslinali, o la ri- gellano scnza dclcnninare nulla di positivo c di ben fermato intorno la causa prossima della malattia, o si riducono a far conlo dciraltcrazionc degli umori, ^ 12 DELLA CONDIZIONE ESSENZIALE csliinammo passarcone di Icggicri, ondo non rilornaiT in sulla pcstala gia percor- sa per una parte, c per I'altra fare all'iiopo la tliseussionc clic slianio pcraprirc inlorno appiinlo airaltcrazione dcgli uniori e del sanguc, principalmcnlc di qiiesli gionii riniessa in campo da Bnffalini, siccomc fondamenlale costiluzionc delic alTozioni tifoidcc. L'ingegnoso aulorc dciia Palologia slaluila in sullc al- Icrazioni della niistionc organica, non dipailcndosi dai principj per lui mai scmpre profossati in una Mcmoria col titolo di Osservazioni e cotisiderazioni inlorno le fcbbri, chc Icggeva nell' agosto 1838 in una tornala dclla Sociela medieo-lisica di Eircnze, richiania in vita Ic altcrazioni umorali a causa pros- sima delle fcbbri, e piii particolarmentc i disordini del fluido sanguigno in quelle di caraltere nervoso o tifoide. 11 quale pensamcnto fu gia careggiato dai nicdici di divcrsi tempi, e piu particolarmentc poi da William, Reid, Clanny in Ingliiltcrra, indi da Leonardc in Francia, clie premio vi ottcncva dall'Aca- demia di Parigi, cd in qucsti stcssi giorni dai dottorcMaffoni, scbbene all'altera- zione primaria del sanguc qucsti aggiunga anche una lesione dci ccntri ncrvosi scnza indicarc in clie poi si consista. Clanny cspcrimcntava cliimicamcnle il sanguc dci tifosi al sesto, duodecimo e diciottesimo giorno di nialattia, faccn- donc il paragone con quelle dell' uomo sano, e preso da altri mali acuti', cd cbbe rinvenuto clie la quantila dci principj animali e dci sali del sanguc dccrcsce a misura chc il lifo va avanzando, c tornano cssi elemcnti a ricrc- sccrc di mano in mano clie la affczionc tifoide va accostandosi alia guarigione, cambiamento che, giusta 1' autore , non intervcrrebbe in ncssun'altra malattia fcbbrile. Ed allro fallo singolare cgli prctcnde avere discovcrlo, quale c qucllo di scusibile diininuzione nclla quaiUitii dcir acido earbonico contenuto nel sangue, daechc, secondo le risultanzc di sue prove, ncllo stato di salute il sangue nc capirebbe un tredicesimo del suo volume; fatto per altro contrad- dctto dai cclebrc dinico JolinDawy, il quale non riusci a Irovare acido earbo- nico libcro nel sanguc. Gli studi sintetici in sul sanguc ncllc diverse condizioni niorbose fattc e pubblicatc dall'Andral sc da un lato cliiariscono che real- mente nelle affezioni tifoidee vi ha pervcrlimenlo negli elemcnti principali del sanguc c nclla quantitii dei globclli di csso, dall' allro accertano chc tali per- vcrlimcnti intcrvengono al progrcdirc del morbo. II perclic lo stcsso Andral si trovi) costrelto avvertirc chc rallerazione sanguigna rilcvata ncllc affezioni tifoidcc e I'clTctto di gnajo ncH'organismo che noi male ancora conosciamo, non potcndosi dire ove sia la causa, posciachc essa alterazione si pronunzia (Icll'islcsso tempo chc decorrono gli altri sintomi, c di mano in mano chc il inorbo sieguc le fasi sue e si fa piii grave, ritornando il sangue alia normale sua composizioiic alio sccmare e crescere dei fcnomeni morbosi. E di vero, sc DELLE COSr DETTE FEBBRI TIFOIDEE, ECC. 1 13 rallcrala composizionc del sanguc fosse la caglone produUrice di lutli i fcno- mcni morbosi che nciraffezionc lifoidea si manifestano, e ne cosUluiscc quindi I'essenza, bisogncrcbbe fosse da indiibbic osscrvazioni cliniclie c dalTanalisi chimica dimoslralo, clie losto al priino apparirc dci sinloini del morbo in discorso 11 sanguc andassc coslantcmcntc con una specialc maniera di pcrverlimcnto nclla composizionc sua, la quale durasse nel dccorso, c cedesse per lasciare luogo al rilorno della condizionc normalc del medesimo uinorc al diniinuire e ccssarc della fenomenologia niorbosa. Ma la scienza manca ancora di queste pruove, e se noi stiamo a quanlo per talc rispetto riferiscono i pratici, e I'os- scrvazionc al letlo dcgli amnialati cotidiananicntc ci presenta, abbiamo cbe in sul principiare di alTeziouc lifoidea il sangue moslra sovenlc i carattcri me- desinii dcllc inalattie reumaliciic, c dclic stcssc infiaminazioiii; siccoiiie rica- viamo anche dai risullamenli a questo riguardo ora pubblicali dal signor dol- lorc Facen nclF ultimo fascicolo del nostro Giornale per servire ai proyressi della patologia. II quale fallo per sc stcsso da solo conlraria picnamenle la teorica deli' allcrazionc priinitiva della composizionc del sanguc (piale causa esscnziale dell' alTczionc tifoidca; e sc quclla si vcdc succcdere in progresso di qucsta, ne conseguc per isponlanea illazionc, cbe sia piutlosto sccon- daria e provenienle daJla stessa condizionc tifoidca in cui I'organismo si rin- vicne; cffetto pertanlo e non causa. In apprcsso c ad epociic indetorminalc della malattia che il sanguc manifeslasi come privo di coesione, nericcio, c alia pulrcfazione inclinalo, c talvolta non caddc in grande allcrazionc sc non agli ullimi islanti della vita, avcndo il morbo pcrcorso piu scltimc. Da ultimo, all'essere la degencrazionc sanguigna la causa prossima dcIT alTczionc tifoidca tornerebbc giuocoforza che il sangue andassc accoslandosi alia composizionc sua normalc prima die si modificasscro in mcglio i sinlomi morbosi, laddove si rilcva dairosscrvazionc che questo migliorarc intcrvienc prima die migliori il sangue. II perclic pare piu consenlanco alia ragione che secondariamente succcda il pcrverlimcnto sanguigno, ed il ripristinarsi alia normalc condizionc. Dal sin qui vcnuto csposto ne risulta impcrlanto, die non puossi acquictarc a ncssuno dci pcnsamenti mcssi innanzi a fcrmarc la causa prossima dcllc anzidcltc fcbbri tifoidec. Intorno al quale importanlissimo subbictlo, ondc ca- varne il possibilc coslrullo, noi cstimiamo sia da venire considcrando, quanto conccrne la fenomenologia del morbo in discorso, i risullamenli dciranalomia patologica, e Ic cause che pare abbiano alcuna possa od influenza a suscilarlo, per indi al lume dcllc piii accerlatc nozioni fisiologiche e patologichc, in uno a logica scvera vcder mode, come cavarnc induzioni che conducano dirctlamentc per se stcssc alio scovrimcnlo della riccrcala condizionc esscnziale o nalura intinia di csso morbo. Vol. IV. 15 114 HELU CONDIZIONE ESSENZIALE Ma iiriiiia tli farmi a talc iniporlanlissima parte cli qucslo lavoro, mi pare non fiiori cli proposito, massimamciUc a scniprc piu semplilicare il subbietlo, venire staluenilo un brieve confronto tra raffozione lifoidea e la fcbbrc nii- gliarc, in quanlo vi ha alcuni, i qiiali ad una forma di lifoidea clic da (jualciie anno vaga lia noi e no' vieini paesi credono andarc assieme aleun tralto clic alia migliare apparlcnga, c quindi febbre esanlcmatica lifoidea appellano. Tutli gli aiilori elie dcscrisscro lanlo il morbo lifoideo, iiuanto riusUo mi- gliare cstimato cssenziale , coneordano picnamciUe uel dire, clic la cognizionc ossia diagnosi in suUe prime nc sia difficile, conciossiaehe si I'uno chc I'altro 0 veslono guise rcpenlinc, o allrc malallic li simulino, e pajano riferirvisi, quail. i>. ?., le febbri gastriclie, Ic reumaliclic , le infiammazioni del capo, del pcllo c deiraddomine. Cosi Irapassa il primo pcriodo in mode die male si sappia di quale sorta di condizione morbosa si tratti, in quanlo alia forma specialc apparcnle. In fallo, Borsieri, che volcva il morbo pcleccliialc e la migliare di- slinti , trovossi nondimanco eoslrcUo confessare che nella migliare febris mul- tiformis el varia uti in peticulis. Arriviamo al secondo pcriodo, quello in cui di eonsueto suole apparire 1' eruzionc alia pellc lanlo nelle tifoidee chc nella migliare. La quale eruzionc pero varia assai ncl giorno deiruscila, in guisa da riuscire dal seslo al trcnlesimoscllimo giorno, giusla Chomel, nella lifoidea. In quanlo alia migliare, Borsieri scrive: Eruplionis lempus incertum maxime esl et varium; modo enim exanthemata cilius, modo serins erumpunl; secunda die, ter- tia, decimaqitarla, decimascxla, virjesima el serins eliam. . . . Nee desunl obser- valiones eruplionis ad quintam sextamrjue cbdomadam prolraclw. Nell'uno e neiraltro male, avvcnirc possono lulti i sinlomi ehe li coslilui- scono dair eruzionc cutanea in fuora. Del reslo poi 1 fcnomeni morbosi con- comitanti del secondo pcriodo sono al tullo idcnlici lanlo nella forma, chc nella svarialczza c nelle accidcnlalilii si nclFuna chc neiraltra afiszio.ic. E cosi ancora, tanto nella lifoidea, quanlo nella migliare, i feaomcni chc il tcrzo cd ulleriorc pcriodo coslituiscono , variano giusta I'inchiuaro del male od in verso alia convalescenza od al lermine falalc. Aggiungasi chc quanli scrissero della migliare, lanti nolarono chc le boUicinc che la coslituiscono non sono se non prccedulc cd accompagnale da forlc su- dore, e che qucslo fcnomcno inlcrvicnc anche all'esscre febbre lifoidea cd allre gravi malallie, non pure Ic csanlcmaliche vcre esclusc, donde poi nc conscguila la credenza di complicarsi i mali, e spccialmenlc la migliare e la lifoidea, com- plicazionc avverlita e sostenuta da Borsieri pel primo. Ma se fra i mali csan- tcmalici fcbbrili la complicazione loro, al dire dcgli scrillori tutli, e rada, pcrehc la migliare in un ai veri esanleini piuttoslo di frcqucnlc si vcdc? Pcrehc la DELLE COS!' DETTE FEBRRI TIFOIDEE , ECC. Ho inigliarc puo amhtic assicmc a tiilli gli allri csanlenii cd a tulte Ic malallic general! in Icnipi indelerniinati; c poiche rhiianc pure alia pelle seinpre inde- tcrininalanicntc, non bisogna cgii di forza infL'iire die la inigliarenon coslituiscc per se v;;ro priinario esanleina, ma sia fenonieno niorboso sccondario? L'idcn- licila dclia lifoidca c della mlgliarc, in quanlo alia maniera di sorprcnderc, ai sinlomi principrli clic Ic costiluiscono, all^andamcnlo e durcta, al comparire irrcgolarinonta in aincnduc I3 bollieiac alia cule, non induce cgli a iii'dcrc chc sieno lo slcsso inorho, c elie I'uscila di esse bollicine riesca cpifcnomcno, ossia soprcfenonicno 0 fenomcno di piii, ed al lutto aceidcntalc, in dipendcnza de' sudori con ciii sempre va assiemc 0 conseguita ? Non avcvano forso percio mcglio ragione gli anliclii, clie, al dire di Borsieri, rilcnevano per In slcssa cosa il tifo potcccliii^Ie c la niigliare : Morhuni miliarem peliculari adco proximum nut af/inem ut complures olim nullum prope inter utrumque exanthema discrimen ponerenl? Ma e 1' analoniia palologica non chiariscc ancli'cssa la nissuna esscn- ziale dilTcrenza chc corrc in Ira i due mali in quislione? Quali divcrsilii ella seppc mai sinora rinvenirc? Al leggcre le osservazioni luUo dagli r.utori rifcrite in proposilo, nulla si risconlra di rilevato nci Irapassati di pretesa niigliare elic alia alTczionc lifoidca non pure si rifcrisca. Da ultimo, il mctodo curalivo stcsso , vanlalo pel piu opportune , e al lullo idcntieo si nelF un morbo chc ncU' allro. L' csallo confronlo quindi dcUc condizioni chc nc li coslituiscono , conduce a rilcnere chc sieno un solo morbo, raiTczionc tifoidea , cioc , ncUa quale i)cr la quantila c qualila del sudore alia pcllc rialzino ccrte bollicine 0 bianclic o rossiccc , o lievcmcnlc oscurc, costiluilc dall' epidcrmidc dislcsa da goccietla di umore, c le quali al ragguagliare ncl volume i grani del miglio, migliari si appcllarono dai modcrni , mcnlro gli antichi, aU'eslimarli proccdcrc dal sudor? . smlamina Ic avcvano denominate. In una descrizione della cosi delta febbrc csanlemalica lifoidca chc da al- cuni anni vaga tra noi, rcsa di pubblica ragione, fara qualchc tempo , cd im- prontala per una parte dalle opere francesi chc della febbrc tifoidea parlarono, c dair altra dal Borsieri al capo dcir esaulcma niigliare, si acecrta associnrsi agli allri sintomi , bone spesso , rcpcnlino sudore profuso, generale, viscido c protratto a moUc c molte ore , di odore pcnctranle ed acido , oppure di fctore nauseoso, in seguito a cui (sono parole dell' aulore ) si manifeslano Ic papule 0 Ic pustole migliformi ; limilata pcro d' ordinario (|ucsta cruzionc ai lati del cello, ai contorni dclle chiavicol.^ od al dorso, airintorno dclle braccia c dclle cosce , od ai lati del ventre; c di rado usccnlc prima del 14." giorno , anzi in qualclic caso non appalesantesi quand' anco il corso della malallia soverchi le sci ed anche le dicci e piii setlimanc. 116 DELL\ CONDIZIONE ESSENZIALE Da quanto c csposlo impertanto si rilcva die non scnza sudorc profuso ap- pajono Ic boUicinc migliari , die a tempo indelcrniiiialo escoiio|]|fuora , ed in tratli liniitali, o la iiuilallia iic va anclie scnza', dunque lal(> niigiiarc non e per si- essenzialo, priniaria, ma csdusivamciile socondaria, cd ;illa alTczione lifoidc sembra, a giusta ragionc, doversi cssa ascrivcrc. Tanto lo Sirambio Giovanni poi, quanto gli antcccssori suoi che discorscro della niigliarc, cioe Ludwig, Fantoni, Allioni, Borsicri, eec, parlano di migliare rossa , di niigliarc bianca, di migliare crislallina , di niigliarc scnza prurito e di niigliarc con prurito. U pcrclic ini- porla sia avverlito die al non csscrsi da taluiio bene dclcrminati i caralteri di ciascuna specialc forma di morbosita cutanea, no succedc cbc sovenli volte in pralica si vcda indicarc col nomc di migliare I'eczema, il quale i; rosso e mordc, c del paro die la migliare da irritamcnto alia pcllc c ingcncrato. Del reslo, male saprcmmo ascrivcrc la migliare , di cui abbiamo tcnulo discorso , tra i morbi csantomaliei febbrili, da die qucsti , come sono il vajuolo , il morbillo , la scarlattina, hanno cpoca dclerminata di ineubazione, detcrminata pel pro- rompimcnto alia cute , tempo delcrniinalo di rimancre alia pcllc, cpoca detcr- minata alia scomparsa*, laddove la migliare no manca affatto e proronipe, senza alcuno specialc suo primordio, in qualunquc periodo c tempo della malattia in cui succcde , non scrba mai in nessuno incontro ccrto lasso determinato di tempo nclla durata sua , ma csce c scompare indeterminalamcntc per ricom- parire pure ancora a diverse riprcse. In scguito quindi alia piu accurala osservazionc pratica , all' analogia ed al raziocinio , siamo condolli a ritenerc non darsi morbo migliare febbrile per se, ossia primario od cssenziale , si qucllo prcscnlato per tale dagli aulori volersi rifcrirc airalTezionc tifoidc, e le vescichettine che migliari si chiamano, essere uii epifcnoineno. un accidente morboso secondario che puo mai scmprc com- parire ogni qualvolta batti alia cute un principio die il derma irrili c faccia secernere una goccietta di siero, che 1' epidermide rialzi in mode da non so- vcrchiare la grossczza di un grano di miglio. § II. Bisamina dei fenomeni patognonwnici coslUiienti I'affczione tifoidcj c rclaliva anatomia pa- tolo'jica. Cause occasional i J contagio. Ncirantcccdcnle paragrafo io vcnni dimostrando prima di tutlo come le cosi dettc febbri tifoidee richicdono ancora venire sludiatc, da che rimangauo foltc tencbre a diradare, uiassime atteneutemcnte alia esscnza cd al piu acconcio c DELLE COS!' DETTE FEBHRI TIFOIDEE, ECC. 117 valido mcloclo curntivo. In apprcsso (loHiiito die intciidasi dalla comunc dci inediei per affczioiie lifoide, venni esponcndo e disaniinando i pensamenti c le teoriclic do' priiicipali scriltori in risgiiardo alia coiulizione sua palologica, pcnsaiiienli e tcoriclie elie non giungono a pienamcnle soddisfare. E pcro in si inlricalo labirinlo a rinvenire il.filo di Arianna che ci valga ad uscirne, ed a condurci in sulla rctta via, pare a me abbiasi qui a fermare quali sieno i fcnonioni patognomonici del niorbo in discorso, i fenomcni o sintomi cioe senza dc' (luali non |)u6 esserc diciiiaralo sussista; le lesioni anatoniiclic, die dopo niorle vi si apprcscnlano", le cause cbe la generalila dei mcdici riliene va- lide ad indurlo, e lutlo cio chiamare poscia a rigoroso sindacato, per rilrarne le piu severe induzioni in proposilo alia riccrca cui diamo opera. Un ripulato clinico irlandese, il professore Graves di Dublino, nel Sistcma di Cliniea Me- dica cbe pubblieava nel 1843, scrisse: Le nozioni che noi abbiamo sulla palo- logia del lifo o fehbri tifoidce sono di caralterc negalivo; eonciossiadie ci venga inscgnalo do che quesli morbi non sono , piultosto che cio die sono. Egli fia cbiarilo non consislano ne in incningile, nc in gastrile od cnterile, perclie possono avcre esislenza senza di quesle infiammazioni, le quali possono del paro avere esislenza senza di csso lifo o febbri tifoidce. Dal lempo di Ippocrale insino ai giorni noslri si lenne per lifo o febbre li- foide quella acuta alTczione in cui c inslupidimento piii o nieno mareato del sistcma nervoso (Affeclus ex phrenilide et lethargo niixtus, scrivcva il padre della mcdicina), il quale proccdc visibilmcnlc da allcrazione succcdula nei cenlri nervosi. Al vedere i presi di queslo niorbo, non puossi di prima giunta non paragonarli ad ubbriachi. E di vero anche il mcno csperlo si accorgc che la fisonomia ha perdulo la naturale espressione; « Le visage des malades n'exprinie plus que un profond etonhenicnt, une complete indifference, une sorte d'hebelude »; gli ocelli appajono come incantali", i scnsi cstcrni non sono aboliti, ma come imbecilli; Tudito specialmente grave, e con diverse sorla di rumori; le facolta inlellcttuali non spente ma o tarde, c si che a mala pena e risposto alle dimande del medico; o manifestasi una guisa di Icggiero delirio, che alterna coUa sonnolenza o coirassopimenlo, o coma vigile, o delirio coma- tose, e manicra di apalia, abbatlimcnto generalc della persona, affievolimcnto nei muscoli, con Ircmolio loro, c specialmente alle cslrcmila superiori, sussulli ai tcndini, carpologia, difTicolla di sporgcre la lingua, e sporta c tremola, e vlene come obbliato di rilirarla, indizj di paresi, dccubilo supiuo, dolori va- ghi alia periferia del corpo, scnsibilita della pelle piu o meno alterata, par- ziali ipcremic , specialmente al capo ed alle inlestina , donde le perdite di sanguc dal naso e dall'ano, le ecliimosi, le petecchic e Ic allre macchic piii 1 1 8 DELIA CONOIZIONE ESSENZIALE 0 iiuMio rosso iiulicale col nomc di csantcnia lifoidco c avutc per propric del niorbo in discorso; il calorc c la circolazione saiiguigna non accrcsciuli, ed altcrali in propoizione della gravezza del male. In fatto, Rocdercr, Wagner, Louis, riiomel, Boileau, Andral e molti allri acccrlano clie la forza c la frequenza del polso rieseono assai variabili iiei divcrsi casi, cd in parecclii il baltcrc dellc arterie si tenne normale per luUo il corso della malatlia. E Sareonc, Dc Ilaen, Borsicri, AUioni, llildenbrand, c lo slcsso Andral riferiscono esempli di polsi clic scesero oltre il normale, non conlandosi clic 50, 40 e sino 36 ballule per minnto. 11 perehe non e a far gran caso dcllo slato palologieo dcnominato febbre^ sicche tuUi i principali scrillori del lifo c dclle febbri lifoidi ammisero polerc suecedere la morle per esse malaltie, mancando la febbre. Al qual ri- spetto baslcra clie io qui riporli i dclli di Forget, soslcnilorc della infiamma- zione cnleriea foUicolare a eausa esscnzialc della febbre tifoide, riuscendo per- eid autorila per nulla sospclta. « II est des fievres typhoides qui n'offrent ancun dcs caracteres febriles, des lii'vres typhoides qui produisent la mort sans que le pouls ait olTert les modifications ci dessus', bicn plus certaines ficN'res ty- phoides mortelles oflrent des conditions toutcs conlraires", rarele, petitessc et nioUesse du pouls; en un mot, il est des fievres typhoides sans G^vre » pag. 69. Le secrezioni mostransi nella quanlila e qualita allerate in modo che il sudorc ha odore acido, parlieolare', ic orine e le dejczioni alvine rieseono piu fetidc del consueto. II sangue in generale cavato dalla vena moslrasi piu nero che nelio stato normale, piu floscio il coagulo, rimane piu fluido, e trapassa piu "aeilmcntc alia putrefazione; e la chimica, stando a Magendie, Andral e Cavaret cd aitri, lo dichiara scarso di fibrina, colla eostanle osservazione pero elie tali \ltcrazioni si manifestauo a malattia inoltrata. « Dans la premiere p6riode dc la fi^vre tvphoidc la fibrine restc dans sa proportion physiologique. La dimi- uilion arrive i)lus vit si TalTection revelc d'emble la forme adynamique ". Al che tutto importa aggiuguerc che presso che in tutti i casi e da principio piu 0 meno di dolore al capo, pigliante spccialmentc alia regione sopra orbitale. Egli e questo il quadro de' fenomcni costanli che si riseontrano nelle a(Te- ?ioni appellate tifoidi, e senza dc' quali non vogliono essere ritenute per tali; imperocche sono loro esclusivi e propri. E di quclla manicra che nissun in- dividuo puo riconoscersi e dcnominarsi se non in sequela dc' caralteri che gli son propri, e che lo distinguono dagli altri; cos'i male sapremmo con Louis concedere sussista affczionc tifoide latcnte , perchc nel decorso suo manca degli indizi tifoidi, non potcndosi far ragione che questi casi appariscenti, pal- pabili come sono, possano rimanere occulti: c dovendosi all'incontro credere che ovc non si ravvisano i pcrche non sono; c se non sono, riesce la strana DELLE COSr DETTE FERBRl TIFOIDEE, ECC. 119 conscgucnza ammcUerc affezioni lifoidi scnza sintomi lifoidi. II quale crrore procctle dall'avcrc csso Louis volulo slabilire la causa prossima del morbo in dist'orso nclia infiammazionc dclla mucosa gaslrocnlorica, c su qucsto prccon- celto piiiicipio foiidarc luUo il lavoro die lo coneernc. Al quale proposilo ci place di riferire il giudizio di un imparziale clinico pariglno, il quale quan- lunquc cslimalorc di Louis c dcgli allri suoi connazionali, in parlando dclle lebbri lifoidi per cio clie e dci sinlomi del lubo gaslroenterico cosi si csprimc: « Quclque soienl leur nombre el leur iniportancc, il n'en est aucun qui soil palhogiioinonique de la fiivrc typlioide ». Se impcrlanlo egli c solo in scguilo agli indizi per noi tracciali, e dcsunli dagli aulori luUi i piu riputali di cliniea, c dalla espcrienza nostra in diverse epidemic tifose, c nelPapposila sala in queslo Spcdale maggiore, clie vuolsi riconosccrc il morbo tifoide, nc conseguc chc tuUi gli allri fenomeni morbosi cbe in Icggcndo Ic descrizioni c Ic special! slorie degli scritlori si risconlrano andarvi assicme, e nel novero e nelle qua- lila svarialissimi, non si dcnno avcrc clie a sccondarl od accidcnlali, o |)ro- dolli da altrc influenze, c cause eslranee a quelle occasionali delle affezioni lifoidi. In falto, lale sinlomalologia ollrc alio svariare grandementc, riesce piii cbe mai incostanle, c condusse a quella dislinzione di forme, le quali alia slrella dci conli risultano arbilrarie, c al Ictto del malato non si presentano mai cosi dislinlc ed indipcndenli da merilare la imporlanza clic gli aulori hanno volulo darvi. Neiraffezionc lifoidc possono inlervenire accidenlalila e compli- eazioni come in qualunque allra, ma i fenomeni loro non vogliono csscre ne rifcrili, ne collcgali alia cssenza di essa. Al quale rispelto qui imporla che prima di uscire di quesla parle del mio lavoro io faccia osscrvarc, che non rilengo proprlo ed esclusivo deiraffezione in discorso ne il cosi dello da alcuni csantema lifoso, ne le pclecchle; e quindi non includere ([ucsli fenomeni morbosi in Ira i palognonionici suoi, e non ri- fcrirneli agli esanlemi. E di vcro, prima di lullo, eglino si risconlrano in altre malallic, quali lo scorbuto, la porpora emorragiea, la pcslc orientale ccc, indi nel male lifoidc non sono coslanli perclie, a dclla di lulli gli osservalori. vi ha boon novero di tifosi clic ne vanno al lullo scnza. In appresso, il lemjjo dclla loro comparsa c dclla loro durala varia mollissimo; ora si scorgono giii al lerniinc del primo sellenario, ora a malallia mollo piii inollrala, ora al tei- ininc, ed anco uclla convalcscenza, in guisa da csscre slati rilenuli per crilici. In alcuni casi slanno alia cule uno o due di sollanio, allre voile rimangono visibiii per quallro o cinque, cd anco dodici, quindici epiu*, allre ancora vanno e vengono a piii rii)rese. La forma poi svaria grandeinenlc. Da Fracasloro a Borsleri non si paiia che di macchic sanguigne, ritonde, simiglianli allc 120 DELIA CONDIZIONE ESSENZIALE niorsieaUuc doUe pulci,c piu piccolo ancora,in ma{?j;iorc o minorc quanlitasparsc sulla persona, ratio alia faccia; Vandcr llout accenna in vcce rossore a lisle e ad ondc, sicchc la pcUe scmbri vcrghcggiata. llildcnbrand, col nomc di porpora tifosa dcscrive niacchic plane pift o mono ritondo, confluonli, quo ml signmn vurieijato uiarinori similima'j purpurcc, scomparonli alia prossiono, in tra Ic quali si nicscolano sovcntc papule rosso , o llillone bianchiccic da coslituirc un'analogia colla rosolia e col morbillo. Palloni e Chomel confcrmano I'as- sorito dair llildcnbrand ; Portal di Napoli vodcva quolle maccliio sotlo forma di (luadralelli simmotrici rogolarissinii, divisi gli uni dagli allri, rinlerno dei quali era punloggiato da pctocchie di color rosso. La grandezza era di Ire lincc c mezzo. Broeklesby le vcdeva disposle a mo' di slclle. ZcccbinoUi noU'opide- niia di Padova non iscorgcva clie macchio petcccliiosc. Louis trovava solo mac- cbio rosco, piano o appcna appcna risalienli; Forgcl non rammonla soUo il nomo di porpora tifoidc clie macchio, vcrc cchimosi , di colore variabile dal rosso insino al nero, por nulla rialzato in sulla pclle, non iscomparonli alia prossiono, di cstonsionc svarialissinia, andando da un scmplice punlo insino ad una linca od anco a piii pollici di diamotro. 1 Franccsi in gcncrale indicano Toruzione in discorso siccomc niaccliie rosee lenticolari, dalla forma che hanno colic lonli, c approsonlanti luU'al piu alia superficio cutanea leggioro rialzo, non mai pi- glianti la forma conica, p torminanti in vcscichotto all'apice. Ad esse macchio aggiungono le petecchic cd i sudamini; i quali poi, poUa rassomiglianza chc lianno colla migliare, da alcuni si sostenno fossero quesla. I quali sudamini cosi si chiamano dalla loro figura emulanlo lo goccic di sudoro: compongonsi di piccolissime vcsciclicltc trasparenli, cristallino, cmisforiclic, racchiudonli sicro scolorato. Talvolta sono si piccolo da non riuscirc visibili chc con molta diffi- colta, il lalto le discopre; bisogna pcro passarvi sopra Icggiormcnto il dito, o con tulla procauzionc, altrimenti si distruggono. Non dan prurilo, il liquido chc capono inspossiscc o intorbida, avvizziscono, poi seccano c torminano in disquamazione forforacea. Ora appajono in modo discrelo ora conflucnti. I piii crodono sieno prodotto del sudoro. Tra moderni ogli fu forse Rouss il primo che richiamassc raltcnziono dei pratici a quoslo minutissime bollicinc che, giu- sla lui, sebbcne pajauo migliare, lullavolta non ne hanno il loro trasudamento acido. Egli non vuolsi perci6 ammettere essere questo il pretcso voro osantema migliare c potero correre a una con affozione tifoide o farnc complicazionc; c la pratica nc lo comprova. Ncl non piccolo novero di lifosi chc mi accadde di vedore, io cbbi a rilevarc variare mollo la forma, il colore c I'oslensionc dellosuddolte macchie nci diversi individui, e nolle diverse costiluzioni dominanli, ed anzi molle fiatc non prcsenlarseno. La maniera con cui si nianifestano, il dccorso DELLE COSr DETTE FEBBRl TIFOIDEE , ECC. 121 anomalo che tengono , il modo con ciii tcrminano , ci persu.idono essere uii fenoincno passive, e quindi non un' esantenia, ossia un morbo aculo a corso dclorminalo c fisso , i ciii scrmi risiodono e si svolgono nella culc. Formala cosi la feiiomcnologia die airalTezinnc lifoidc esclusivaiticnlc pcr- liciie c la indizia in modo da rendcrla distinta dalle altre, ad essa fenomcno- iogia del corpo vivo vuolsi fare conscguilare quella del cadaveie, le allera- zioni cioc elic V analomia patologica rilcvo , c non e diibhio vi abltiano re- lazionc. Iniperoci-lie le alleiazioni cadaveiiclie clic si riseonlrano nei trapas- sati per lifo o fcbbrc tifoidc sono in gran novcro c svariale. Alcune nondimanCo vcnncro rinvonule con tale costanza da aversi siccome indizianii analomica- nicntr esse nialaltie; altre, (iiianlunquc meno frcquenii, senibra nondinicno sieno da riferirvisi percbe non furono osservale die in esse; da ultimo ve nc ba buon novero che denno essere ragguardatc siccome accidenlali o secondarie, per- che non solo sono ben lungi dall' essere slate accertale costanti , ma perchc si possono ancbe svolgere nel caso di altre nialaltie. Si aggiunga ancora die alcune voile la morlc in lifosi pu6 succedcrc in causa del non appropriato metodo curalivo, per cui i pervertimenti cadaveric! non sieno per nulla in di- pendcnza del male. E pero non e a far caso e a dare giudizio in sulle alteia- zioni rilcvale dall' analomia patologica scnza avcre soU'ocdiio I'csatla istoria del decorso e eura dclla malatlia, e senza tcnere conlo del tempo in cui que- sta si manifesto , del tempo in cui avvenne il trapasso e di qucllo in cui si istitui r analomia. Nella esposizioiie dellc altcrazioni rilcvale dalla necroscopia, perchc procc- dasi con ccrla quale chiarezzo e regola, ci parve Icnere Pordinc analomico. Cavita del cranio. Villis, Liculaud, Crisole, Cbirac, Boucher, Mills ed allri giudicarono fossero i vasi delle mcningi e della soslanza slessa cerebrals lurgidi di sangue; Perci- val allcsla avervi discoverle bolliccine di gaz : Morgagni riferisce die tali vasi andavano ricoverti come di gdalina. E tutti qucsli autori in un ad allri aggiun- gono che risconlrarono pur sempre tra Ic membrane e nei venlricoli del cervello maggiore o minore clTtisione di sicro puro o giallognolo od anco sanguigno. Hil- denbrand , Stoll, Palloni, Zecchindli, Acerbi , Rhenard, ed allri di Lamagna, di Francia e d'Inghillerra altestano fossero in alcuni traceie di dccorsa infiamma- zionc, da che o vi si risconlrarono i vasi ingorgali di sangue, le injezioni sanguignc , o gli esiti dclla flogosi, quali i Irasudamenli plastici , le aderenze delle membrane colla soslanza corlicale , il rammollimenlo bianco c rosso , le Vol. IV. 16 122 DELLA CONDIZIONE ESSENZULE cffusioni sicrosc, cd anco talvolta rindurameiUo. Altri cheattestano tutto ncUa caviti del cranio apparissc normale. In fatto Chomcl non esita punlo a sosle- ncrc chc ncU'encefalo de' trapassati per tifo c fcbbii tifoidce Ic Icsioni appajono Ic pill rado. c Ic mono da apprczzarsi, tanto piu chc quelle chc gli aulori sc- gualaroiio in tali atTezioui si risconlrano di leggicri comunalnienle in allre die per nulla vi si rifcriscono, donde non k a cavarne nissuna sicura conclusione. E cos'i pure la pensa Louis , dichiarando die aucunc lesion de I'encvphal n'est proprc aux iniUvidm atteinl d'affecUon tj/p/ioide. E lo slcsso linguaggio tienc anciic Andial. Choniel poi, di 51 casi ne' quali tennc esallo eonlo dcUe lesioni (Micefaliche, rifcrisce il scguente risullamento : in 4 injezioni dellc meningi, in 7 edema di esse , in 6 raninioUimento generalc Icggiero , in i2 spandimento di siero nci ventricoli, in 5 la sostanza cerebrale con punti indurati , in 2 dcnsita anormale , in 15 slato normale. II pcrche ognuno scorge quale imbarazzo e quale oscurita icgni a qucslo risguardo. E la stessa oscurita si nota anche attenentemente al midollo spinale ed ai plessi ncrvosi ganglionar!, conciossiache vi abbia autori che sostengano esscrvi lesioni patologichc , mentrc altri depongono nulla avervi rinvcnuto. Le quali contraddizioni a spiegare imporla anzi tralto che si noli, non ogni irros- samento di vasi e di tessuti e da attribuirsi a flogosi, siccome in altro incon- Iro noi abbiaino dimoslralo. Poi trovarsi le indicate lesioni anclie in parcc- cliie altre affczioni acute al tutto diverse della tifoide, e potere suscitarsi di freiiuentc per le condizioni niorbose secondarie di questa. Si aggiunga ancora che la maggior parte dei sinlomi nervosi, sieno pur gravi, possono sus- sisterc , senza che la necroscopia riveii alcuna alterazione che cada sotto ai scnsi, 0 per lo mcno che ricsca bastevole a rendere ragione di tali fcnomcni. Tuttavolta se abbiamo a prcstar fede ai pervertimenti che nelle diverse sezioni cadaveriche di tifosi si riscontrarono attenentemente all' encefalo colla mag- giore costanza, cglino sarebbero 1' ingorgo sanguigno dclle meningi e della aracnoidea, 1' injezione piii o mcno marcata della polpa cerebrale, e il trasu- damento sieroso tra le meningi ed il cervello, c nei ventricoli di esso. E que- sti accident! accadcva si notassero anche nella spina. DELLE COSr DETTE FEBBRI TIFOIDEE , ECC. 123 Cavith del petto. L'injezionc c rcsulccrazionc della mucosa clic lappczza la faringc, la laringc ed i bronchi vengono annunzialc da alcuni autori si anlielii clic moderni, sic- come riconosciute in cerlo novero di casi. In moiti alPinconlro nulla si trovadi anormale. Bazin clie ricolse le allcrazioni palologiclip d(''|)oimoni nci tifosi, in- dica rinlasamenlo del parencliima con dcnsila maggiorc di quclla clie nella scm- plice inliammazione, ondc il polmone crepila nicno clie nclio slato nornialc, piii che nell'infiammatorio; il liquido che sgorga dalle incisioni pralicalevi e rosso carieo ma iiou spumoso. Egli ci pare la ben dilTicil cosa dislingucrc (jueslo slato deiringorgo cadaverico, di qucUo cio6 che ordinariamcntc si suolc rin- venire nei cadaveri che conlino giii piu di venti ore dalla morte. Lo stesso autore aggiugne ancora la carnifieazione, la licnizazione o splcnizazione, e da ultimo i piccoli molteplici asccssi , o ricoltc di pus dclte metastatiche. Ma al Icggerc i piii recenti scrittori dell' affezione tifoide , si riieva die eglino non sono in tra loro d'accordo, ne nella frequenza di simili alterazioni, ne in- torno alia nalura loro , giacchi chi li vuol.c sui generis e propri dclP affezione tifoide, chi li riferisee alle solitc condizioni infiammatorie che possono abbal- lersi a una colP affezione tifoide stessa. I piu stanno pell' ingorgo c pel ram- mollimcnto del lessuto parenchimatoso de' polmoni. II euore, sc crediamo a Louis, Choniel c Bouillcau nella meta dei tifosi si mo- strerebbe manifcstamente rammollito e talvolta al segno da disfarsi schiac- ciandolo tra le dita; di piii, sovente llaccidita j)iii o meno notabile delle pareli sue. Andral invece dice non aver trovato in questo viscere se non radamente alterazioni di momcnlo, c soggiugne che la « tcintc rouge que presente parfois la surface interne du co!ur et des vaisseaux ne joue aucun role dans la pro- duction de quclques-unes des fievres continues ; elle ne concourt meme ii la production d' aucun de leur symptomc ". D'altra parte il rosso delle pa- reti cardiaclic e dei vasi fu notato in allre malatlic del paro si sovente che nelle lifoidi. Morgagni poi riporta che il cuore nulla aveva di anormale in molti casi che alle fcbbri tifoidi si rifcriscono. Cttvita dell'addome. L' apparato digestivo, vale a dire lo stomaco e le inlestina, sono quelle che, giusta i moderni scrittori franccsi, presenterebbcro Icmaggiori, piu imporlanli e coslanti lesioni che collegansi colla cssenzialilii dell' affezione tifoide. Le 12 4 DELIA CONDIZIONE ESSENZIALE maccliii", Ic siamilazioni, Ic esulccrazioni, gli indiirameiiti, il rammollimcnto, e piii spccialmcnle Ic allcrazioiii , Ic esulccrazioni c il pcrforanicnto al sito Uellc ghiandolc c dci follicoli ileo-ciecali sarcbbero in ccilo quale modo insc- parabili dalle fcbltri lifoidi. Cliomcl e eon lui allri vi aggiugncrcbbcro la infil- trazione sanguigna dclla mucosa inlcslinalc. Molti Frances! dicbiarano , e fuori di Franeia si soslienc gencralmcnlc airincontro, che le lesion! dclle membrane inlcslinali osscrvale nc' morli di life non souo n6 piu costanti n6 piii special! in qucsia affczionc elic non in allrc, e inassime nei tisici. Lc altcrazioni mc- scnlerichc andando coUcgalc con quelle dcllc foUicolari dcllc inlcslina, soggiac- ciono alle stesse osscrvazioni. La niilza si vorrcbbe da Chomel che in quasi tutti i casi fosse accrcsciuta di volume, e piu o meno rammoUita, di colore piu carico del normale. 11 fe- galo si dice pure dallo slesso autore e da Louis in piu dclla mcla dci casi flacido. Anche i reni si prclende soggiacciano alio stcsso perverlimcnlo. Stato del sangue dopo morte. E sentenza generale, che il sangue contenuto nel cuore c nei vasi dei mort! per affezioni tifoidi c fluido, nero, scorrcvolc, e non forma che radamcnte coa- guli, 0 se nc forma, sono piccoli, moUi, e pajono sprovvcduli di (ibrina. Allro perverlimcnlo, rinvcnulo sovenle nei cadaveri de'lifosi, consisle nella prescnza di quanliti piu o meno notabile di gas neirinterno dei vasi sanguigni, c piii specialmcnte dclle vene. Slrignendo impcrlanto i risullamenli dcllc sczioni cadaverichc pubblicali da! divers! aulori, c aggiugncndo quclli dc' cadaver! per noi nolomizzali nellc gravi epidemic sopra ricordate, neU'Ospedale di Desio, nclla Clinica di Pavia, e nel- rOspcdalc maggiore di qucsia cilia, abbiamo clic indiz! piu o meno cvidcnl! appajono di ingorgo sanguigno slalo in vila negli involucr! c nclla polpa ccre- bralc , la quale almeno in moll! punti si puo rilcncre per piu moUe del con- suelo. Lcggiero trasudamenlo sicroso tra esse membrane c la soslanza del cer- vcllo, c nei vcnlricoli. Gli stcssi fenomeni piu o meno evidenl! essersi riconoseiul! nella cavila spinalc. Tulle Ic viscerc in generale dcllc cavitu del pelto c del- I'addomine, ovc I'affczione tifoide abbia duralo alcune scUimc, piu flacide del solilo nella lore tessilura. L'addomine dislcso da gas, parte racchiuso nclle inlcslina , parlc fuora. I plcssi ed ! cordon! ncrvos! od appcna rosei o con nessuna allerazione. II sangue piii disciollo c ncreggianlc die ncgl! allri cada- veri; i vasi che lo conducono, e specialmenlc le vene, raccbiudcnl! piii o meno notabile quantita di gas, c la pulrefazione succederc nei cadaver! dei lifosi piii DELLE COSr DETTE FEBBRI TIFOIDEE, ECC. 123 presto. La tessitura organica nella gencralita sua c pervertita in modo da ren- dere ininore la coesionc delle parlicelle intcgranti e meno proporzionata e va- lida di consegucnte a resisterc all'azione dcgli agenti che tendono a discio- glicria. Cause occasionali. Anchc nella importanle bisogna delle cause occasionali in altencnza all' af- fezione tifoidc rcgnano le foltc tenebre, c tali da non lornaie si facile non giii vedcr modo come cessarle, ma solo alcun che diradailc. I mcdici pratici, spc- cialmcntc degli spedali, che tenncro conto delle influenze positive valide a pro- durrc il morbo in discorso e venule accusate dai maiati, cbbcro tutli a con- chiudere non cavarsene nulla di sicuro, e darsi nellc pii'i grandi contraddizioni. Soventi volte non sapere trovare pur una influenza, anzi ncanco sospcttarla. II pcrche non c a meravigliarc se presso che tulti gli autori francesi che il subbiclto trattarono del tifo e dcllc affczioni tifoidi nel disculcre le cause occasionali ccr- cano di |)assarsela leggiennente, cd i piii si attengono al partito di niegare o non dar valore a quelle riconosciule da parecchi clinici di altre nazioni e dc' tempi andati. Al che vuolsi aggiugncrc che da taluni si da valore a quelle che i principj tcorici c sistematici die sieguono fanno loro avcre pclle piii oppor- tune. Noi inipertanto, lasciando da banda ogni spirito di parte, cercheremo per quanto possibilc la verita. E da prima ci si prescnta I'eta delle persone che possono cadere nel morbo lifoide. Gli autori soslcngono che non tutlc le eta lo sieno del pari. I dati pin positivi fcrmercbbcro riuscire la piii soggetta quclla dai ib ai 30 anni. Piii rado al disotto ed al disopra di qucsta eta. Antichi autori vi facevano piii pre- disposti i vecclii , mentrc i moderni , niassinie francesi , asscverercbbero non darsi esscmpio oltrc al 50.° anno, siccome al di sotto dei due anni. Ma liniparzialo osservazionc clinica ci porta a credere clic in quanto ai vecclii siasi preso dagli antichi lo stato adinamico, in cui di leggieri essi cadono, massime nelle Uogosi del lubo gastroentcrico, per affezione tifoidc: dai moderni siasi cadulo in errorc. poichc Petit la vide in uno di 60 anni, Monlault in uno di 65. Andral in allro di 79. Ultimamentc Jaques dc Lure rifcri alia R. Accademia delle scienze di Pa- rigi escnipli di persone di 60, 70 c fino 80 anni non state risparmiate. lo nel- I'Ospedale niaggiorc ricolsi esempli di donne r uoniini dai 50 a 75 anni. Atlenon- temcnte ai fanciulli c bambini mi tocco vedcre alTezionc tifoidc nellcla dai due ai a anni, e solo ultimamente ne cbbi tre casi in ragazzc di sette. In quanto al sesso, non saprei convenire con coloro che nc dicono piu disposlo il ma- schilc, giacche, sc stiamo al novero che in un anno inlero accaddeci aH'Ospedale 126 BELLA CONDIZIONE ESSENZIALE maggiore, esso andrcbbc presso clie del pari tra i maschi c Ic fcmniine. la eitlu poi avreniiiio uolali piii feminine che maschi, forsc pclla ragione chc le donnc si espongono maggiormenlc a conlrarrc il morbo, pigliando esse la maggiore e quasi esehisiva oiira de' malali. L'affezionc tifoidc coglie a un di presso coUa siessa frcquenza ie persone di lutle ie cosliluzioni , anzi per con- scnlimcnlo gencrale, se vi ha preferenza, cssa ii pelle persone forli c robuste. In fallo. Forget che voUc a queslo riguardo, ondc acecrlare le osscrvazioni degli allri , darsene gran pensioro, nolo che di 183 presi da febbre tifoide, 20 ave- vauo cosliluzione debole, 44 mediocre, 119 forte. Ugual risultamento corri- sponde con quello che noi avemmo neU'epidemie chc vedcmmo , con quello chc indicammo nei rendiconti dei curali alPOspcdalc maggiore, e con quello inrine dcUe lifoidi che ci capitarono ncllc case private. L'alimenlazionc scarsa, insufficicnte e di cattiva qualita venne accusata sic- conic valida a produrre sintomi tifoidei ; ma di prcscntc non ritiensi cos'i da Louis, Chomel c Forget, che pare a loro non sia dimostrata. Ammcllendo pure, dice Louis, 1' influenza perniciosa dcH'alimenlazionc di caltiva qualila in sulla salute ed in suUo sviluppo di morbose condizioni in gencrale, nulla pruova pero in modo indubitato che questa influenza sia piii marcata per raffczionc tifoide che non pellc altre. Egli si e creduto in quest! ullimi tempi averc di- raostrato essa influenza la mcrce di sperienze inlraprese in su di animali vivi, ma esse, e quelle di Gaspard in ispeziclta, per quanto interessanti sieno, non comprovano I'oggetto di cui e discorso. Tutto quello che dimostrano si e chc le sostanze putride introdolle durante la vita degli animali ncl torrente della loro circolazione movono molti sintomi gravi chc si riscontrano anchc in gran novcro di altre malattie acute, qualunquc ne sia la causa e la sede; e che dopo la morte che sussegue alia introduzione di sostanze putride nelle vene, si os- servano svariate congestioni ora in un organo ora in un altro. II qual falto non torna conchiudente pello sviluppo della febbre tifoide. D'allro lato, come paragonare I'azione violenta di una causa quale equella delle sperienze di Ga- spard, con I'azione di causa che opera Icntamcntc, siccome fanno gli alimenli di caltiva qualita? Inollrc, se al nutrirc per qualchc tempo animali con sostanze putrcfalte si osscrvasse succedere sintomi morbosi paragonabili in cerlo modo a quelli che costituiscono Taffezione tifoidea, e ne'cadaveri loro si fossero ri- scontrate le relative lesioni, si avrebbe poluto trarnc qualchc conchiusione che sostcnesse la tcsi, ma nulla di questo sin ora risulta. Per quanto ingegnoso sia il ragionamento di Louis , esso pero appare piCi specioso che vero al cospelto di altri riconosciuti fatti che diversamente par- lano. L' impervcrsare delle affezioni lifoidi fra Ic classi povere nei tempi DELLE COSr DETTE FEBnm TIFOIDEE , ECC. 127 di carcstic e di assedj c a tulli nolo. L'osservazione dimoslra, e vero, die ruomo puo benissimo protrarrc Tcsislcnza per tempo piu o nieno luiigo scnza iacapparc in gravi malallie, cibandosi di aliment! di qualiti non buo- na, cd anco di sostanze clie non mcritcrebbero lal nome: siecome ne fan fedc specialmente le storie di assedj, ne' quali si mangiarono animali immondi, sostanze putrefatle, ed allre sozzure, c persino le ossa de' cadaveri ridolte in polvcre a fame pane. Ma simile sorta di alimentazione non pun impunemente esscre conlinuala iunga pezza, elie le alterazioni nolle funzioni c iieirorganiea strutlura si manifestano, mal potendosi con tale mezzo riparare i matcriali chc le sccrczioni specialmente vanno di conlinuo sollraendo aU'organizzazione viva, e porlandosi in essa allresi dei prineipj disafllni e nocivi ne con- segue di necessita Tirritamento o 11 pervertimcnto de' cenlri nervosi, e (juindi I'apparizionc de' fenomcni a questo relativi, e poco stante i succcdcnti pelle funzioni sonialiclie die nc dipendono. Per Iunga pezza si ritenne die i dispiaceri prolralli, gli eecessi ncl lavoro. ncUa tavola c nella venere, siecome la dimora in siti ove sono fetide esalazio- ni, 0 molle persone ammuccbiate, avcssero la gran parte nello svolgimento delle aiTczioni tifoidi. Ma se e a prestar fede alle riccrcbe di Chomd. Louis, Forget, e di presso che tulti quelli cbc a' di nostri trattarono questo subbielto, n' avremmo , che sarebbe stato insino ad era csagerata I'importanza di simili cause. A me pare pero che quanto puo alterare le funzioni nervose , puo pre- disporre Forganismo a dare di leggicri in pervertimcnti morbosi. L'aria poi corrolta, per non essere stata rinnovata , o jiregna di esalazioni animali, o di altri esseri organiei pulrefalli, puo pure malamcnte impressionare il sislema nervoso, impedire la perfelta emalosi, e quindi alterare lulte le funzioni dcl- I'economia. Nello slato attuale pero della scienza egli bisogna, in riguardo alle cause predisponenti od occasionali, convenire con Forget « que les investigations sent illusoires, futiles, mensongercs, sans valour positive ot demonlrc". Ed io ini sono polulo accertarc che nella maggiorilii dei casi, anzi in ben y,, Finvadi- inento del morbo lifoide non vennc prcccdulo, massime nci casi sporadic! , da al- cana particolare riconoscibile influenza. Eglino vi sono azioni ignote degli im- ponderabili in suUa ccononiia viveiilo che sfuggcndo ai nostri sonsi od ai nostri altuali mezzi scienlilici per rilcvarli male possiamo riconoscerc. Da tulto cio ri- traesi quanto oscura sia I'eziologia doll'alTczione chc discorriamo, vodcndola noi manifestarsi tra condizioni, accidcnti c circostanze le piu in tra loro oppostc. Ma egli ve no ba pero una ammessa giii sino dai primi tempi, in soguito ad irrcfra- gabili prove, tra noi, in Germania. in Ingbilterra, c dalla maggiorita dei clinici. 128 DELL\ CONDIZIONE ESSENZIALE DELLE FEBBRI TIFOIDEE, ECC. niegata da alciini allri specialmenle in Parigi. Diciamo in Parigi, da die le discus-^ sioni che intcrvennero ncH'anno i841 aU'Acadcmia reale di Mcdicina in quclla nietropoli lu riguardo alia contagiosita del lifo e febbri lifoidi dimoslrano che nci dipartimonti ropinione sta pel contagio, e coslanlemcnte si cilano falli a rin- fianeaiia. II pcrche Briebclcau nel far notare al dollo consesso che « la croyancc dc la contagion est cello de presqiie tons le medecins qui praliquent dans Ics pcliles localiU's ", osserva che la divergenza del pensanienio eo'Parigini u lient ii ce que dans Paris il est presquc impossible de suivre les traces de la contagion " , inenlrc alia campagna e ncUe piccolo citta nulla di piii agevolo a niolivo delle relazioni colidiane o ben conosciute che gli abilanli hanno in tra di loro. In apprcsso egli, Briebeteau, credo vi abbia allraragionc che spiega la frequenza del contagio nci piccoli siti e la rarilii in Parigi, e la quale c, che in que'primi il male veste tosto caratleri gravi pella mancanza di cure, pella immondezza delle abitazioni, e sovenle pella mancanza doi soccorsi i piii ne- cessari; cio che non e di Parigi. E noi farcmo rifletlcre, che il dubbio dclla con- tagiosita in Francia deve sorgere maggiore da che si vollero averc per affezioni lifoidi malaltie flogislicho del tubo gastroonlerico, che non possono per nulla rife- rirvisi, e quindi e verissimo che vanno senza contagio. Ad onla di questo pero noi vediamo che Brctonneau, autore dclla dotinenleritc, la dichiara contagiosa; e lo stosso Forget, professore clinico a Slrasburgo, quanlunque ponga Ic febbri lifoidi a sinonimo di infiammazione follicolare delle inlestina, confessa che: ^ Quant a moi, clove de recole de Paris, j'ai nie la contagion jusquc ii ce que transporlo en provinee , des fails irrofragables fussenl venues me demonlrcr, quo la fiovre typhoide pout affocler les personnes quo sojourncnl auprcs des malades ». Da ultimo osscrveremo che so pelle sperienze di Andre di Vienna il lifo epizootico si comunica colla inoculazione della saliva , 1' analogia vuole che il contagio venga pure ammesso noU'umano. Ma qui si presenta una difficollii, quale e quella di render ragione dello svolgersi , che vuolsi, sporadicamente il morbo lifoide, 0 quindi insorgere la quislione se questa sorta di conlagio possa in dale condi- zioni svilupparsi spontaneamonte, quislione che parmi coUegarsi slrettamento col fatlo della causa prossima od essonziale del morbo tifoso, e dolla quale im- porta quindi ce ne diamo pensiero. SULLE CONCREZIONI FIBRINOSE DELLE CA\ ITA^ DEL CCJORE jGot ou ANDREA VERGA Leila nL'lI'adunanza del giorno is luglio xam. luQ concrczioni, di cui intendo parlarc, non sono quei coaguli polipifornii I'onosciuli anclic dai modici dclla piu riniola anlichila e die si rinvcngono in quasi lutli i cadavcri qualunque sia stata la niorte; sono invece vere cistidi librinosc conlenenti una materia puriformc, ehe si incontrano assai di rado e la cui sloria dcvesi intieramente ai moderni. Basli il dire clie ncgli annali di nicdicina non si sono finora registrati che pochissimi casi di siniili concrc- zioni, e quasi tuUi appartengono a quest! ultimi anni. II nostro eruditissimo Antonio Testa, nella sua classica opera delle malattie del cuore, che pur coni- parve nel principio del corrcntc sccolo (1810. 48H), consacra un Inngo articolo ai concremcnli polipifornii, massimc per dimostrarc la posslbilitii dclla loro rormazione sotto I'impcro dclla vita, e la diflicolta somma di diagnosticarli: ina non fa alcun cenno dclle concrezioni che sono Targomcnlo di questa Nola, concrezioni che Cruvcilliicr a buon dritlo riguarda qual nuova curiosa conquista dciranatomia j)atulogica (1). II piu recente autore che abbia scritlo sullc concrczioni librinosc, dovrcbbe essere il signor Charcot. Egli inscri nclla Gazzelta Mcdica di Parigi del 21 feb- brajo 1852 una Memoria col lilolo di Cox de (iimeurs fihrincuses mullipleSj con- tenant line maliere puriforme. siluves dans I'oreilletle droile du caur, suivi de cos analogues^ et de quelques remarques critiques , e pare che abbia tratta oceasione dallo studio niolto accuralo che pole fare di un caso per stenderc quasi una nio- nografia su quest' argoincnlo. Secondo lui, le concrezioni librinosc del cuore voglionsi dividorc in due categoric. Le concrezioni dclla prima si Irovano in- dilTerentementc ncU'uno e nell'altro ventricolo del cuore, in persone morte di (I) ^nnlomie patholojiquc du corps hiimain. T. Ilj Li\Taison X.WIII.'^ Vol. IV n 130 SULLE CONCREZIONI FIBRINOSE polmonia, di icunuv, di llebiti, di asccssi orinosi, di ipcilrofia di cuorc, ma 11(111 luai ill ladavcri con lubcrcoli polinonari. Sono grumi piu o mcno organiz- zali, pill o niciio adorcMiti alio pareli dcllc eavita del cuorc, la cui materia piirifornic cciilralc iioii c iiiai conlcmUa in cistidi a pareli dislinle;cssa pcro nei podii casi (due) in cui vennc soltoposta al microscopio, fu trovata esserc vcro pus. Lc conerczioni dclla scconda categoria furono conosciute c designate da LaiMinec col iionic iWvcficlazioin filobnlose, varicta suppurate; c da Cruvcllhier, clic no osscrvi) un caso solo a lui trasmcsso da Clioincl e Jadioux, col nomc di mtidi purulcnti molleplici delle eavita ventricolari. Qucslc conerczioni (alia cui illustrazione serve il caso narrato minutamcntc dal signor Charcot, con altri nove raccoUi da diversi aulori) sono borsettc molleplici di diverso volume, contencnti materia puril'orme, appose allc pareli del vcnlrieolo destro del cuore per un peduncolo elie si profonda tra lc eolonne carnose in mezzo alle quali esse sporgono. NcU'unico caso in cui si fece I'esame microscopico dclla delta materia puriforine si trovo die era'composla di dclrilo fibrinoso, di granula- zioni inolecolari e di globuli biancbi del sanguc, ma non di vcro pus. Tali conerezioni si trovarono sempre in tisiei aventi per lo piu dei tubereoli pol- monari a sladio mollo avanzalo. Essendomi io abballulo, ncUe molle aperture di cadaveri che feci alia Sena- vra, in Ire esempj di conerczioni fibrinosc di quesla scconda categoria, ho creduto non vi sarebbe disearo, onorevoli CoUegbi, di sentirne lc particolarita, e di fare mcco su di esse qualche considerazione. A tale inlenlo io esporro ora anzilullo coUa massima brevilii e scmplicitii lc mie osservazioni, e le faro servire di crilica a quelle del signor Charcot, c di lume all' argomeulo; poi mellero fuori una niia congeltura per spiegarc la genesi di tali conerczioni. Osservazioiie I. — Teresa Ferrario, conladina, d'anni 42, enlrava il novem- bre 1844 ncirOspilalc di Milano, con delirio pellagroso, e dopo Ire niesi veniva per esso trasportala alia Senavra. Era di costiluzionc piullosto buona, ma di lemperamenlo linfatico, e versava quasi di conlinuo in idee melancolico-reli- giose. Nel scUcmbre 1846 incomincio ad andare soggella a febbri anomale e a ecfalee piu o mcno forti, che per I'indocilita sua non si polcvano curare rcgolarmcnte. Erano poi in essa abiluali dcUe eonvulsioni clonielic a tulla la meta destra dclla faccia, complicazionc che io osscrvai in qualche allro caso di pazzia. Nel settembre 1850 ammalo di polmonia, e si pole colla pcrcussione e Tascoltazionc riconoscerc che era liinilala al polmone deslro. 11 sanguc si oflerse sempre eolennoso, i polsi sempre duri e vibranli, il rcspiro affannoso. Sollo una cura atlivissima si ridusse in uno slalo die sc non ci lasciava spe- rare una perfcUa guarigione, giacche erano comparsi indizii d' anasarca, non Mrmo,^. .M/ /// /,„/„/.. /,,,„A„v/{. 7:;,. // H'lan, I..,. V.,. , DELLE CAVITA' DEL CLORE. iZi ci faccva peio tcmcre una prossima morle, quando una nialtina dcllo stesso mesc comparvc Icggiera febbrc con frcddo, vomito, polsi frcquenlissimi, dcboli, tumulluosi; c in poche ore rammalala spiro. Alia sezionc (per dire sollanto quello ciic; qui |)iu inlcressa) si trovo epaliz- zazione parte grigia e parte rossa del polmonc destro, come si era diagnosti- cate in vita; ma quello che piii fecc maraviglia fu una serie di globicini fi- brinosi adcrenli alle lacinie dclla valvola tricuspidale del cuore, Ic quali crano qua c la opacatc c ingrossitc. lo allora pensai che essi polesscro aver cagionata la morle re|)enlina, o alnicno troppo pii'i presta cbc non si era asi)eltato. Le cavita destre del cuore ofTrivano pallido I'endocardio, rosso bruno Ic sinistre. Quei globetti, clie dissi anticipatamente fihrinosi, crano dclla grossezza dei pi- sclli, bianclii, irrcgolari, bcrnoccoluti c niolli. Dopo aver lasciato |)cr un giorno dissanguarc il cuore ncll'acqua, li punsi coUa lancetta, e vidi die constavano di due 0 tre sollili strati c nel centre contenevano un uniore dcnso simile a librina appena rappigliala Uno di quei globetti si distacco e andi) pcrduto, gli allri rimangono ancora aderenti al pezzo che si conscrva nel gabinctto jtato- logico dclla P. C. alia Senavra (1). Le lacinie che sullc prime mi parvcro in- grossate per un morboso interno lavoro, del quale i tumoretli dovessero ritenersi quasi una vegetazione, m'accorsi piii tardi che crano copcrte d'uno stralo ine- guale di fibrina aderenlissima, accumulata a collinclta suUa lacinia maggiore, e meno abbondantc e piii irregolarc sulle allre. Osservazione II. — Sala Maria, contadina, d'anni 36, pellagrosa, dopo es- scre stata curata piii volte per dclirio ricorrcute aH'Ospitale di Milano, passii nel scltcmbre 4 848 alia Senavra. Era confusa di mcnte, claniorosa, ed avea tendenze crotiche. Una infrenabile diarrca la ando poco a poco cmungendo. per cui il 17 dell'aprile 1851, tabida, pallida e subedematosa il volto, spirii. Negli ultimi giorni il suo polso era slato fcbbrilc, ma non irregolarc: una tossetta secca ci avev;i fatto sospcltare di complicazioni polmonari. E infalli, alia se- zionc, ollre moiti guai al tubo inlestinale c alFulero. si trovi) il polmone deslro aderenlissimo al costato, inzuppato di sangue e di siero, con punti di (1) Vcdi la tavola. E un cuore di ciii le caviti destre sono aporte in niodo da lasci.ir vedere le lacinie dclla valvola tricuspidale. a a a a". glol)icini llbrinosi, Ire del ipiali schic- rati lungo I'altaccalnra dclla lacinia die gnarda I'arteria polmonarc, e il quarlu sorgcntc dair angolo ove .s' incontrano Ic altrc due lacinie: «' glohicino da ciii s' e levalo un po'di corteccia per luostrare die risulla di strati conccnlrici, a" gloliicino che si vedc ap- poggialo ad una .specie di piedestallo di fibrina: 66 fibrina sparsa sulle lacinie in uiodo da farle parcre inegualniente ingrossale. l.'S2 SULLE COiNCREZlONl FIBRINOSE cpatizzazioiu' circoscrilla, e con vasclicUc marciosc ncl lobo supcriorc. II pol- iiioiic sinislio era adercnlc alle coslc ma piii largaiiicnle epalizzato, c pii'i nu- incroso c oonflucnti cMano le sue vasche marciosc. Le cavita del cuorc con- tenevaiio doi coaj;uli albuiniiiosi adcronii allc parcli. Ncl vcntricolo sinistro si irovo presso il margine libero della lacinia aiileriore della vaivola mitralc im- pigliato Ira i lendinelli un corpo di color bianco canarino, mollc, elaslico c arrolondato, della grossczza d'una nocciuola, il quale nel mezzo contcncva una uroma fluida, per cui si polcva rassoniigliare ad una borsa fibrinosa di marcia. Osservazione III. — Luzzi Giovanni, scrivano, d'anni 41 , enlro nellaSenavra nel iO ollobre 1833, parimente dopo aver subito un inutile esperimento di cura airOspilalc. Credeva d'esserc inspirato da Die, c di potcr oUcnerc niiracolose guarigioni agli infcrmi ed allontanare gravi disgrazie dalla terra si clie egli si cliiamava da se I'uonio dci iniracoii. Nei primi dieci mesi del suo nuovo sog- giorno fu lungamente in letto per febbre con tosse cd alTanno di rcspiro, il clie si attribui al pcrpctuo dcclamare che faccva sui proprii straordinarii poteri. In scguilo passo moll' anni in discreta salute, ma semprc assai niagro e eolla rcspirazione un' po' corta. D'ordinario lo si vedcva assorto in celestiali eon- tcmplazioni, colla fronte alta, le palpebrc abbassatc e tutta la persona immo- bile; ma se qualcuno, a suo credere, gli mancava di rispetto, allora usciva dal suo raccoglimento, e con un parlare c un fare da scena, rammentava clii egli fosse. Nel novembrc 1848 pati di diarrea, la quale, meno grave, si ripetc nell'aprilc del 49. Cosi quel povero organismo andava sempre piu dcperendo, ed avendolo prcso ncH'aprile del 51 una fcbbrclta con tosse, diflicoltii di respi- re, edema al volto, e nuova diarrea, vi dovcllc presto soccombcrc. 11 polso fn sempre piccolo c debole, ma regolare. AU'autopsia (per tacere di altri vizii) si trovo la turbercolosi in varii punti dei duo polmoni passata alia fusione. Iniezione della mucosa laringo-tracbeale. Quasi un bicchicre di siero lorbido nel cavo del pericardio. Cuore dilatato, colic cavita desire piene di grumi. Allc pareti poi del vcntricolo destro presso il suo apice aderivano delle borsettc di fibrina di superficie come reticolata, e la dove si atlaccavano, I'cndocardio del vcntricolo era asciutto, c un po' injettato cd opa- calo; le colonnc carnosc corrispondenti parvero piii molli c ccdcvoli al taglio, c nei loro intcrstizii si trovarono dei grumi cruorosi lucenti. Anchc Ic cavita sinistrc crano piene di grumi cruorosi clic occupavano i vani fra le colonnc carnosc. Lc tre osservazioni che io ho qui recatc possono alquanto modiflcare le idee del signer Charc6t intorno alle concrezioni fibrinose della sua seconda catcgo- ria. Qualcuno di voi, egregi colleghi, avra gia rilevalo essere inesatto il litolo DELLE C.WITA' DEL CHORE. 153 (li molteplki da lui e da Ciuvcilhicr dalo a qucslc concrczioni, polondo in qual- clic caso trovarsene una sola (Osscrvazionc II); avra notato die non hanno scde csclusiva nel vcnlricolo desiro, potendo occorrere nell'oreccliietta destra (Osscrvazionc I), c in qualchc caso, sc bene piii raramcnic, anclic ncl vontri- colo sinistra (Osscrvazionc 11): avrii pure notalo chc non scniprc si vcrificano in lisici avenli tubcrcoli polmonari avanzali, potendo formarsi in individui affetti da scmplice polmonia (Osscrvazionc I). Finalmcntc si sara accorto che i tumoretti possono csscrc sessili, adcsi cioc immcdiatamcnte allc parcti delle cavitii del euorc sciiza T intermezzo d'un |)cduncolo (Osscrvazionc I, II e 111). Tutto qucslo ci autorizza a conchiudcrc che, in fuori dclla forma saccata, non liavvi forsc altro carattcrc che distingua i tumori dclla scconda catcgoria da quelli dclla prima, c ci mcllc in guardia contro le proposizioni troppo generali ed assolutc. Fors' anehe non e vcro clic coslanteincnte si trovi nel eentro di questc concrezioni una fibrina disorganizzata, anzi chc vcro pus; ma su di cio lasccrcmo che il tempo c un maggior numcro di osscrvazioni microscopiche decida. Intanto per la stessa incertezza della natura di quest' umore centralc sa- rcbbe intempcstivo Toccuparsi, come fece lungamcnte Cruveilhier, a indagare Ic ragioni per cui il pus si trovi semprc ncl ccntro dellc concrezioni: csporro dunquc invece una niia congeltura sul modo con cui Ic concrezioni stesse si formano. 11 sanguc in alcunc malattie, ed anche in alcuni stati non patologici, si so- praccariea di fibrina. fi an fatto nolorio che in certc malattie la cotenna del sanguc cslralto forma piii dclla nicta del grumo, e qualchc volta il sollievo chc riceve il malalo da quclla sottrazione cquivalc ad una vera crisi detcrmi- nala artificialmentc; ed e pure un fatto che il sanguc di aleuni animali, amma- lati 0 no (cavalli), offrc sempre allissima cotenna, e chc il sanguc stesso d"uo- mini sani clic si lasciarono salassarc per scmplice cspcrimcnto, si trovo talvolta dccisamcntc cotennoso. In qualche caso anche quello estratto col mezzo dellc coppettc si coprc di cotenna; anche quello che sgocciola dalle feritc delle san- guisuglic separa buona copia di fibrina chc si sospende in Cocchi nclPacqua ehc lo raeeoglic. Tra Ic malattie nelle quali il sangue piu abbonda di fibrina, quelle dci pol- moni occupano il primo posto, c chi che sia ne comprendc il perchc. Rcndendosi dcbolc od irrcgolare Pazione dci principal! organi deireniatosi. quali sono ap- punto i polmoiii, la fibrina non viene dcbitamenle abbrueiata c Iramulala in altri matcriali, come si richicdercbbe al giusto mantcnimcnto dcll'economia animalc. Per molto tempo e da molti I'alta cotenna del sanguc dci polmoni fu 154 SULLE CONCREZIONI FIBRINOSE crcduta consegiionza dircUa cd unica dclla llogosi, ma qucsta idea pccca per lo iiicno d'assoliitismo e d'csclusivila. In diverse nialattic acute, come negli csantemi, e in quelle forme morbose che gli antichi chiamavano pulride, nelle congestioni del cervello c nelle apoplessie il sangue invecc suole esser povero di fibrina (1). Cosi per quel die riguarda Ic alTezioni polmonari mi e Iccito sospetlare che in alcuni casi la fibrina si aecumuli ncl sangue e si pronunci nel salasso, pcrche i polmoni infiammati o in altro modo ammalali sono inetti alia eombuslione della medesima, ed in altri casi i polmoni patiscano aiTatto secoudarianienle, per la troppa fibrina clic in loro di conlinuo arriva col san- gue c allc cui ulteriori trasformazioni essi riescono insufticienti. Altrimenli io non saprei spiegarc come individui abbiano poluto csscre strozzati in pochi giorni e talvolta in poche ore da una larga cpalizzazione polmonare, senza aver offerlo indizii di acutissima flogosi; ne saprei spiegare come nei cadaveri ingombre si trovino spcsso di grossi cordoni fibrinosl le cavita destre del cuore e I'arteria polmonare e Ic sue diramazioni, e quasi vuote appajano invece le cavila sinistre e I'aorla. In tali condizioni del sangue, che io chiamerei di fibrinosita eccedente o di sopraffibrinosita (2), non 6 maraviglia che un po' di fibrina possa separarsi an- che durante la vita, massime quando per un qualche motive la circolazione venga a rallcntarsi. Anzi inclino a credere che I'epatizzazione polmonare non dipcnda unica mente e sempre dallo stravcnarsi e solidificarsi della fibrina, ma in parte, almeno qualche volta, anche dal rappigliarsi della fibrina esuberante negli stessi capillari del polmone durante la vita. Anche nelle cavita cardiache ho Irovato piii d'una volla del grumi fibrinosi sulla cui superficic era facilmente riconoscibile V impressione delle colonne carnose. Dunque il grumo si era formato quando il cuore non aveva del tutto cessato di contrarsi. E nei polmoniei havvi una circostanza di piu che favorisce la separazionc della fibrina nel cuore, cd e I'indugio che qui deve fare il sangue, cui c impedito il libero ingresso nei pol- moni. Una prova di talc impedimento e del conscgucnte accuinularsi del sangue nel cuore io la notai in alcune persone mortc di esiti di pneumonite, le quali mi olTrirono sfiancato il ventricolo dcstro del cuore e specialmentc quella parte che mettc all'artcria polmonare c nc forma quasi I'atrio. Le cavita del cuore poi, allorche qucsto museolo interrompa o scerai di forza le sue contrazioni, presentano un golfo opportunissimo alio stagnamento del sangue c alia sepa- razionc de'suoi elementi, come lo presentano le cavita aneurismatichc e le (I) Patholorjiscke Physiologic dcs Blutes von fVwukrlich. Stuttgart, 1848. (i) Simon cbiama iperinosi quesia condizion del sangue e ipiiiosi Io stalo opposlo da i; vo; jibrina e -j-nio sopra o -Jri sotto. DELLE CAVITA' DEL CLORE. 155 (lilatazioni varicose durante la pienczza dclla vita; c se piii frequcnti e piii f?rossi soiio i gruini fibrinosi delle caviti dcstre clic quclli dclle sinistrc, noi lo dobbiamo appuiilo alPesserc di solito iiclle malaltic i)ii'i ricco di fibrina il san- Ruc veiioso che I'arterioso, c aU'esscre le pareli delle desire cavitii del cuore piu sotlili e pallide, e dotate di minore irritabilila c potenza d'azione. Ammesso che la fibrina, allorclie il sangue se ne trova sopraccarico, possa in aleune eireostanze, eonie in ccrtc alTezioni polmonari, separarsi entro il euore, anelie durante la vita, e naturale ebe essa dovra per la natura stessa del recipiente in cui verrebbc a depositarsi assumere una forma globosa, come la assumono in generale le concrczioni che hanno luogo in canali o cavita lapaei di movimento, e eomc la prcsentano in fatlo la maggior parte dei eal- eoli, le (lebolili e le slessc seibale feeali. Quindi ne nasceranno dei tumoretti pisiformi o avellanifornii ehc suile prime saranno solidi, e poi si fonderanno nei eentro c si faranno cavi, come pcnsa Charcot; oppure si formeranno dei tumoretti gia eavi in sul principio, per un accartoceiamentodella fibrina in cui restino involti i globuli bianebi del sangue, o per altro proeesso analogo a quello per cui sul sangue estratto da alcuni ammalati si forma la cos) delta cotenna horsata. Ma se il sangue molto fibrinoso c un'affezione di polmoni impacclante il circolo bastassero alia produzione di siniili eoncrementi, qucsti sarebbero assai piii ovvii di quel che non sono, massime in un paese ove comuni sono le malattie pol- monari, e pronunciatissima e la cotennosita del sangue; ne io sopra parecchie centinaja di cadaveri avrei raccollc Ire sole osservazioni di tumori fibrinosi del cuore. Havvi una circostanza che nella produzione di questi tumori deve esercilare un' influenza diretta, e sarebbe un ccrto grado di irritazionc delle pareti del euore c specialmente deir interna membrana. Pcrocehe c nolo che il primo stadio deirinfiammazione delle membrane sierose eonsiste nel perdcrc lumi- dita e la Icvigatezza, e che uno dei principali elTetti deirinfiammazione dei vasi e un grumo fibrinoso, che piu o meno aderisee alia loro interna superficie impiccolendone od anche chiudendone del tutto il lume. Quando Tirritazione fosse diffusa a tutte le cavita del cuore, invece di formarsi dei tumorelli fibri- nosi, si formerebbero grossi polipi aderenti specialmente alle valvole c alle eolonne earnose, alle quali parti la fibrina sarebbe chiamata dal loro stesso movimento, come e chiamata intorno ad una spatola o ad un fasectto di viniini con cui si agiti del sangue appena cavato per defibrinarlo. Ma allora la cir- colazionc verrebbc presto a ccssarc, e con essa la vita. Quando pero T irrita- zionc fosse limilata ad alcuni punti deir interna superficie delle cavita del 136 SULLE CONCREZIONI FIBRINOSE luore, allora la fibrina potrebbc agglomerarsi inlorno a quei punti, c costituirsi in lumorcUi scnza recar sovercbio danno alia circolazione. Cosi quando s'in- figga un ago d' accinjo rapprcscntantc 1' clcltrodo positivo d' una macchina clclliica ncirarlcria d'un cane, conlro il corso del sangue, si vedono subito accoirervi delle granulazioni biancliicce c aderirvi in forma di grappolo, co- slituendo il primo nucleo di quel grumo che deve oUurarlo (i). Cosi se si faccia passarc ancbc un semplicc filo di seta allraverso la correntc del sangue, sia arterioso sia venoso, c vi si lasci da 42 a 24 ore, vi si trova senipre deposi- tata intorno delia fibrina, talvolta alia quanlilu d'un chicco di granturco (2). Che questa sia la causa efllciente delle concrezioni fibrinose, io lo argomento daH'aver esse per sedc quasi esclusiva il vcntricolo destro del cuorc. Infalti, 0 supponiamo che I'irritazione del cuore si sia irradiata dai polmoni ammalati ed abbia serpeggiato lungo i vasi, e trovcremo di ammcUcre che abbia inve- slito in particolar guisa il sistema venoso, in essi rappresenlalo dall'arteria pol- monarc, sapendo quanlo piu facili ad infiamniarsi siano Ic vene che Ic arterie: oppure supponiamo che ad un individuo gia ammalato di polmonia lenta o di tubercolosi siasi aggiunta una irritazione del cuore o delle sue membrane, c ancora troveremo di ammeltere che abbiano a soffrire di preferenza le cavita desire, perchi nei polmonici e nei tisici sono le piu affaticate per la didicolta che ineontrano a spingere il sangue negli organi del respiro e pcrche, stantc la maggior soUigliezza delle pareti e il contallo in cui viene in alcuni punti I'esocardio coll'cndocardio, I'irritazione puo con maggiore facilita propagarsi dalle parti eslerne alle interne (3). II fatto sembra venir in appoggio di questa maniera di vedere. Ncl caso raccontato dal signer Charcot non solo vi era tubercolosi avanzata del polmone destro, ma una conerezione in parte bian- castra e in parte d'una tinta vinata, solida, resistente, occupava I'albero ar- terioso polnionare fino al ventricolo destro del cuore; e inollrc la supcrficie anteriorc del cuore e la parte corrispondenle del pericardio erano coperte di piccolissime, ma copiose vegetazioni flbrinose che si incontravano e facevano (1) Vedi sperimenti sui bruti islituiti dai doltori Strambio, Quaglino, Tizzoni e Restelli alio scopo di oticnerc per mezzo dcUa galvano-ago-punlura uu grumo capace di ollurare Io arterie c le vene. Relazione del doltor Strambio. T. VI, IN. 30, 31 c 32 della Gazzctta iiicd. lomb. (2) DeU'importanza della fibrina nei sangue, del doltor Simon. The Dublin quarUrly journal of mat. xcicnce N. XXII. (3) Che la pericardite destra sia pli'i frcquenle che la sinistra si dedurrebbe dal fatto no- torio che le macchie lattee dcU'esocardio, che si ritengono comunemente d'origine llogi- stica, si Irovano quasi sempre sul vcntricolo destro. DELLE CAVITA' DEL CLORE. 137 parzialmcnlc adcrirc il pcricardio dal cuorc. L'aulorcdicliiara clic la mcmbrana interna della aitcria polmonarc era d'aspcUo normalc, pure confcssa clic la concrczionc anzidclla vi adcriva tjua e la alcun |io(o H). Egli dlcliiara rziandio (■he Pondocardio era da per tuUo sano, ma noi non |)ossiaiiio assicurarci clic durante la vita non abbia risentili in qualclie parte gli elTelti della pericardite, e notiamo che tutti i tumorctli fibrinosi ehe si trovarono entro il ventricolo deslro aderivano aU'eiulocardio, sebbene dcbolnienlc, la dove gli altri gruini erano libcri. l/autorc poi ei ragguaglia che anclie iiei casi di lumori librinosi osservati da allri, che sono novc, si verified sempre I'adercnzadei medesimi lumoretti per mezzo d'un peduncolclto alFcndoeardio del ventricolo destro. Nei tre casi die io lio citali non m'aecorsi del pcduncoletto, bensi dell'aderenza iinmediata o quasi iniinediala delle conerezioni librinosc all" endocardio. Del resto, nel primo caso si c notato di piu che le lacinic della valvola trieuspidale, cui aderivano i globulctli fibrinosi, erano irregolarmcntc opacate ed ingrossale per deposili della siessa nalura, e nel terzo si e visto elie il sacco del perieardio conleneva quasi un biccliiere di sicro torbido, e ehe Tendocardio del venlricolo destro la eve gli aderivano le borsctte fibrinose, era un po' injettato ed opacato. e le colonne earnose corrispondcnti parevano piu molli e cedevoli al laglio. Riassumendo ora quanto ho diseorso sulle cause delle conerezioni fibrinose del cuore, eonchiudo, che cause disponent! sono la sopraflibrinosilii del sangue e il rallenlamento del suo eorso, qualunquc ne sia il motivo, e causa cflicientc od occasionale una infianunazione circoserilla delP endocardio (2). Sarebbero pcrlanto le slesse cause disponenli ed oceasionali clie concorrono alia fornia- zione dci grumi fiebitici c arteritici e alia obliterazione dei saechi ancurismatici e varicosi, sia che cio avvenga naturalmente o si provoclii arlifieialmenle per I'elettro-ago-punlura o per allro mezzo analogo. (i) II signor Paget di Loudra c i signori dollori Dubini c Gaiiil)erini di Milano., clio slii- diaruiiu forse per 1 primi ijtiesto argomenlo dci grumi (lebiliei dcll'arleria polmonarc. vidcro costantcmcnte u (pia»i cuslantementc delle maccliic di dcposilo giallo sulla sii|)crlicie interna della stessa arlcria [jolinonare, il die aecennerebbe ad una facilila d'inlianiiiiarsi della stessa parete sc noii ad luia inliainnia/lone in corso. (Vedi .linudi uakevsali ili mciliciiia , gen najo 1848. Alcune avverlenze d'anatomia patologichc del dottor Angcio Dubini). Io mi son dilungato un poeo nella spiegazione del niodo con cui possono formarsi Ic con- erezioni librinosc del cuore appunto pcrclie mi sembrava di polere spargere un po' di luce sulla forniazione del gniini librinosi in genere, e parlicolarmenle su quella dei gnimi fie- bitici dellarteria polmonarc. (2) Dico infiuinmazmHc per usare un vocabolo alia mano, ma inlendo qualsiasi alTezione dcir endocardio cLe sia capace di rendcme meno uiuida e meno Icvigata la superiicie. Vol. IV 48 DELL' IINALAZIOINE DEL CLOROFORME Ji\9eaiouou DI LUIGI PORTA Lctln neU'.-idunanzu del giorno .*, ugosto isas. ll difcnibie iSil in una Mcmoria intorno il clorofoime comunicava a qucsla illuslie adunanza una scrie di espcrimenii suU'uonio e su gl'animali diielli a fonfcrmarc la virtii ancstesica di questo agente nuovamcnlc proposto da Simpson, c conciiiudcndo, io non credeva allora che si dovesse anleporre il cioroformo airetcrc, avuto riguardo principalnicntc alia violenza dclla sua azionc, clic io poteva rendere pcricoloso agl'infermi, menlre Tetere era dinioslrato di Uilia sifurczza (l). (t) Io ho cominciato ad esperimentare sul cloroforme il novembre 1847, facendo prima delle prove sui cani cd i conigli, poi io ed il luio assistente, il dott. Cornco, su di noi. e, per ultimo, su di una seric di operati di ambedue i sessi e di diversa eta. Per I'amrai- iiistrazione, non avendo io allora alcuna idea dclla potenza del mezzo, Io adoperai per ina- lazionc colla comprossa; e quando quesia maniera non riusciva, usava la vcscica come per I'eteru, Icnendo peril le nari aperte. Alcuni animali, a cui per due o Ire niinuli si era luf- fato il muso entro di questa, morirono; gli allri si riebbero, e nell'uomo lanto sano die ammalato, non i' mai avvenulo alcun sinislro accidente. Solo che io avca nolato su di me slesso che il cloroforme da principio sembrava indifTerentc, e poi ad un tratio manifestava la sua azionc torpente, cd assopiva forlemcnic, lasciando in seguito verligine, slordimento, prostrazione delle forze, freddo delle estremita e nausea, i quali sinlonii duravano lalvolla Io spazio di un'ora. Laonde nella mia Mcmoria, letla il 23 dicembre 4847 all'lstituto, diceva: " Il cloroforme opera cume I'etcre, vencndo in fondo alle vie aeree assorbilo dalle cellule polmonali, e trasporlalo per mezzo del cireolo sul sistcma nervoso; ma c piii forte assai dell'etcrc solforico perchc fa dormirc per semplice odoramento, o per inalazione a vcscica aperia: c negl' animali , respirato appena per alcuni niinuti senza il uiinimo sospetto di 1 40 deli; INALAZIONE DEI. CLOROFORME. il cioroformc csscndo stalo in scguito provato in lulti i pacsi, ncllc scuole ili iliituij;ia 0 nei i)rint'ipali ospcdali ill Parigi, dciringhiltcrra, dclla Germania (• licgli Stall L'niti, si riconobbc ciricaeissinio: ma scbbenc dalla niaggior parlc di I'oloni clip no hanno fatto la prova siasi pronuilgalo per una soslanza inno- cna. non niancano osonipii nci quali la nicdosinia si sari'bl)c nioslrata niici- (liaic. anecando inopinatamcntc la niortc a qiicgrinfelici chc la inalarono. Egli e nolo die Rercnil (1) lino dal 1850 lia raccolto dallo opcrc periodiclic una scric di 49 casi di niorti riferile al cloroforuic, a cui in una scconda Mc- uioria pubblicata in qursranno (2) nc ha aggiunlo allri 6: c Sedillol di Slras- burgo (3) ha riprodotto II del casi piu imporlanti conlenuli nel prime lavoro di RortMid. Laondc, se niuno dubila dclla potcnza, aU'udita di falli chc scni- lirano cosi autcnlici, niolli dilliduno lutlora del cloroforuic, tcnicndo giusla- uicnlc di aumcnlare il numero delle villime: dicesi chc ncl grandc Spcdalc di I. lone nc sia stala inlerdcUa la pratica; c Ruspini ncH'uUima cdizionc di ([uc- sl"anno del suo ricellario (4), supponendo chc i nicdici italiani non lo ado- pcrino. fa voti pcrchc non siano mai per appigliarsi ad un mezzo cosi azzar- doso, obbliando la acta attivila ed innoccnza dcircterc. In tale discrcpanza :i$fis$ia, provoca la morte per assiderazione del sistcnia nervoso. Sotio il quale rappoilo dclla facilitu dcU'applioa/.ionc e della preslczza deU'effelto, il cloroforme come faniiaco sopiciilo e prc'IV'iiliilo ;ul ogiii altro; ma csso ha due inconvenicnii : i.° La \ioleii/,a del- Tazione scnza potcro dallo sviiiippo siiccessivn del sinloini graduarc il ([iianhnii dcll'ef- feUo. II clorofonuu di falli si mostra alcune voile im agcnte pnuUtorio, il quale inalalo per cerlo tempo, pare indiffcrcnle, e poi ad im tralto assopiscc profondamenic, reiulciido iiiiiiimi il polso cil il rcspiro, cd uccidc iin animale per poco clie se iie prolragga I'applica- zionc; 2." La durala dei siiilomi provocali dal cloroforme mollo maggiore e spiacevolo die In scgiiilo all'elere. Quando una volta si k. assopili col primo di qnesli farniaci, risveglian- dosi, d'ordinario si prova freddo della persona, avvilimenio dclle forze, nausea c soprallullo verligine, cefalea , senso di pienezza e slordimenio al capo: i qiiali sinlomi ccfalici si man- lengono da una a piii ore con nolabile molcstia ed una specie di timorc; perclie, a dire il \ero, I'inlrodnrrc nci proprii organi delle drammc inlere di un corpo cosi ricco di cloro, quale e appiinio il preparalo in discorso, non da piacere ne inspira conlidenza, menlre I' elere solforico e di un'azione piii mile, piu fiigace ed innoccnle, e percio pin sicuro nclle mani del pralico. Laondc, se mai avverra clie il cloroforme s'inlroduca nella pralica, per la ^iolenza della sua azione, potendo uietterc facilmente a pericolo la vila degl'infermi, (le\c ric'hiedere le pii'i grandi caulelc nella sua amminislrazione. " (1) Ziir CliloroftinnCitsiiistik, ec, von Mcolas Rcrcnd. Hannover, 18B0. (2) Zur Chloroform-Frage , von docl. Mcolas Bercnd zu Hannover. Breslaw, 1882. (5) Gazette jMedicale de Strasbourg, num. 11, novembre 1H51. — Vcdi ancora IVouvalle Jiiicijclopedie dc Uruxetlcs. Janv. 18S2, pag. 63. (4) .Manuale eclettico dei rimedii nuovi, S.'' edizione. Bergamo, 1882, pag. 281. DELL' INALAZIONE DEL CLOROFORME. 1/|1 (li opinioni e di giudizj io lio ricliiamalo oggi 1' aigomcnlo del clorofoniie. non per discutcrne le buonc o callivc qualila, ma alio scopo di comunicare i risultanuMiti dello mie osservazioiii iiitorno al mcdesiino. Dopo (|iKM primi saggi sopra cilali, io lio scmpre usalo del ciorofornie da priiieijiio eollu piii grande circospezione ed appcna in qualclie caso; poi altcr- nalivamenle coH'elcre; e nei due ullimi anni Tho impicgato quasi esclusiva- iiienlc come rimedio anestcsico: cosieclie da quell'epoca io mi Irovo di avcre piii di 300 casi, la maggior parte teiUali pubblieamente nella Clinica, c non |)ochi ancoia nella praliea privala. L'amministrazione si fccc il piii delle voile per opcrazioni ehirurgiche, onde risparmiare il dolore, logiiere all'infernio I'impressione morale deH'aUo oiieralivo, c renderne, durante il medesimo, immobile la persona a vantaggio deH'operatorc. Come Tetere, cosi il ciorofornie venne da me Icntato sopra in- dividui d'ambedue i sessi, di tutte le eta, dall'infanzia alia veccbiaja, di abito divcrso, e nei casi operalivi i piii svariati di amputazioni, cistotomic, ernio- tomie, demolizioni di lumori, applicazioni di cauterii , riduzione di lussa- zioni, ec. Nei maggior numcro dei casi io non ho adoperato alcuna preparazione par- ticolarc, ma mi sono servilo del ciorofornie del commcrcio dispensato in Mi- lano dai fratelli Erba della Spezieria di Rrera, elie lutti conoscono, ed il quale non e certamente inferiore al cloroforme di altri pacsi. Essendo la scorsa pri- mavcra arrivata in questa citla una casselta di cloroforme commessa direlta- menle al celebre Simpson di Edimburgo, bo pregato per un^ anipolletta di circa un'oncia: i suoi caratleri lisici erano ad un di presso come nei cloro- forme nostrale, ed avendolo subito esperimcntato sopra diversi ammalali della Clinica in presenza di molte persone, non bo poluto riconosccrvi una maggiore gaglianlia sia rclativamentc alle dosi, clie alia durala ed aH'intensita degli elTetli, niolivo per cui non bo insistilo per avernc dell" altro (l). La maniera dell'applicazione fu sempre la stessa^ vale a dire per odora- mento ed inalazione, versando il liquido sopra una compressa od un pannolino (i) Mo adoperato pii'i volte anuhe il cloroforme cbe si fa venire dalla Germania ^ da Sloccarda o da Vienna, ma io 1' bo generalnienlc Irovato piii debole del nostrale. In qtianlo ai caniltori lisico-chiriiici del ciorofornie piiro, esso e perfettanienle trasparente, incoloro <■ (lenso, del peso spccilico I. 49 -f- IB": ha un odore etereo gruto ; un sapore dolce zuc- c-lierino; si unisce all'dere ed all'alcoole in ogni proporzione ; si luostra neutrale alle rea- zioni: non rende I'aoqua latticinosa; non forma cloruro ne nitrato d'argenlo: non coagula lall)uiiie; in conlalto di un corpo acceso non si accendc ; e stropieeialo sulla pclle non r arrossa e non fa vesciclie. 1 42 DELL' INALAZIONE DEL CLOROFORME. clic si apponova allc nari ed allc labbra fino aU'assopimento compiuto del- rinfcrmo. In qualche caso singolare il pazicnte non ha poluto addormcnlar- si in questa manicra, ma io non ho piu volute servirmi dclla vcscica ehe avoa iisato noi priini cspcrimcnti, perehr quando si dovcssc niiovamente ri- forrcie a qucslo ai)pari'cciiio, rnanciicri-hbe uno dci miglioii tiloli di prct'e- rcnza del cloroformc suU'etere; c conccnlrandone di troppo il vaporc, si po- Irohbc forsc in (|ualche caso rcndernc pcricolosa I'amminislrazionc. La dose del rimcdio nccpssaria ])it ogni nialato non e stabilila, in quanlo die oia si assopisco con pochi grani, cd ora so ne consumano una, due o piu draninic: ho nolato chc in qualche caso si e vuotato un alberello di mezz'oncia a Ire quarli prima di oUenerc rcffelto picno; ma comuncmcntc questa quan- litu mi (• bastata per Ire o quattro individui. Da quanto si leggc , e fui tcsti- monio io stesso, in oltremonte si fa pci singoli casi maggiore dispendio di cloroformc che io nonaccostumo. Alcuni aulori raccontano dcirinalazionc in un solo saggio di cinquanta, cento, cencinquanta e piii grammi di cloroformc: ii che, sc c vero, tengo doversi riprovare, perche in tutti gli individui da me assoggettali non si sono mai spesc piu di quattro dramme, ossia meno di ii grammi, e nei piii, una o due dramme, ossia da 4 ad 8 grammi, con pienezza di effolto. Lc grandi dosi, che vantano alcuni di avere adoperato impunementc, sono a ritcnersi per esagcrate come quantita di rimcdio consumala dai pazien- ti, perche sc lc medesime si fossero realmente inalate, sarebbero stale piu che suCTicicnti ad avvelenare un uomo qualunque. Io mi sono provato piii volte ad inspirarc una dramma di cloroformc versata entro di una vcscica, c dopo Tassopimcnto, ripcsalo subito il rimcdio, non si Irovava che la mancanza di alcuni grani. Calcolando chc un po' di vaporc acqueo daU'esalazione si fosse aggiunta, la percHta sarebbe scmpre piccola. Ma vuolsi acccnnarc chc molti pratici usando d'imbevcre una spugna, o di spanderc il liquido su di Mil fazzoletto, nc sciupano in questa guisa la maggior parte inutilmente. Ho veduto che, anche quando si versa il cloroformc con parsimonia su di una compressa ripicgata, sc I'infermo per la robustezza della sua tcmpra resiste, ft per un molivo qualunque sospcnde, ovvero non fa che delle inspirazioni brevi ed insulTicienti, come perde tempo, cosi e cagionc che il cloroforme, quantunquc meno volatile dell'eterc, si dissipi la maggior parte nciratmosfcra. iibbligando a versarne due o tre volte sul pannolino prima di poter riuscire. L'anestesia d'ordinario si otticne nello spazio di uno a sei, otto, dicci mi- nuti primi, secondo Tcta, 1' indole cd il contcgno dcH'infermo. Per la ragionc (he il cloroformc s'inala ogni volta diluito da una nuova corrente d'aria almosferica, ad onta della sua maggiore possa,''ritarda un po' piu i suoi elTctti DELL' INALAZIONE DEL CLOROFORME. i'iS ilell'elerc, die a nari chiuse s'innalza concentralo nel piccolo vacuo di una vcscica. 1 ragazzi quasi senipre senlouo pronlamcute Tazionc del rimcdio, e tadono assopili assai piu presto dcgli adulli; non c rare di vcdere un fanciullo dopo tre o quallro inspirazioni addormentarsi profondamenle. Ma quando, come diceva dianzi, rinfermo, sia tenero o maturo, si soffcrma od anela, o non adempie che la piccola respirazione senza inalare ampiamcnlc e profondamenle, fa perdcrc piii minuli di tempo e molta quantitii di rimedio prima di cadcrc , pcrelie il vaporc del cioroforme come il vaporc deirelere non opera che in seguito a regolari e profonde inspirazioni, quando cioe viene tradotto entro Ic cellule polnionali, ove debbe csserc assorbito. Inoltre, I'indole o la tempra individuale dclla costituzione , indipendentemente dagli anni e dalla volonta , inlluisee palcscmente: avvegnaclie, a circostanzc pari, alcuni riscntono subito ed altri piii tardi e pid diflicilmenle I'azione dello stesso mezzo propinato nclla slessa guisa. Piii spesso le donne ed i soggetti deboli, sensibili, delicati sog- giacciono piii facilmente , e viceversa; ma in proposito vi hanno frequenti eccezioni, cla robuslezza del fisico non e scmprc la giusta misura della rcsi- stenza di un uomo all'azione del cioroforme. Non solo nel tempo, ma anche Mcll'intensita deU'effetto si osservano delle gradazioni. Si distinguono, come e noto, quattro gradi d'azione degli ancstesici: il primo. della semplice ebbrieta: il sccondo, del souno o deirassopimenloj il terzo, dclla paralisi, ossia della perdita del scnso e del moto nel sistema nerveo-muscolarc, superstiti il cir- colo ed il rcspiro; il quarto, della sospensione di queste due ullime funzioni, che apporla la morte apparente o reale. Ora la maggior parte degli infcrmi nello spazio di uno a piii minuti inalando a dovere perdono compiutamenle il senso ed il moto, cid che prova la validita del mezzo. Ma aleuni, per rinsufli- eienza deirintroduzione, o per una maggiore resistenza dei loro organi, sen- tono appena in parte e diversamente I'azione del cioroforme, diventano ilari e loquaci, e nella loro ebbrezza si agitano senza convulsion!; ovvcro delirano realmente, perdono il senso nelle membra e sono convulsi. Persevcrando. questi ammalati iiniscono per I'ordinario ad assopirsi: ma qualcuno non |)u6 ossere condolto ad una vera paralisi del sistema muscolare: cio elie la fallire in parte lo scopo dell'anestesia, e mette nell'imbarazzo roperalore. Questi casi nuUadimeno sono pochi e di mera eccezione, menlre la massa degP indi- vidui che si sommetlono all'azione del cioroforme, di qualunque eta. sesso e costituzione, ne provano prestamente rcflicacia, e cadono in uno stato di conipiuta paralisi del sistema nerveo-museolare, ossia della sfera cerebro- spinale e dei muscoli volontarii con sensibile prostrazione delle forze generali. pallore ed abbassamcnto piii o meno palese dei polsi e della tempcratura. ma 144 DELL' INALAZIONE DEL CLOROFORME. senza scgni di sincopc o di asfissia. Che anzi coloro, i quali per la pronlezza del sopore cessano subilo I'inalazione, non olTrono ncppurc allcrazionc rimar- clicvole del rcspiro, dol polso e del calore aiiiinalc. La diirala di-iranestosia varia naturalmontc giusla il tcinpo deirinspirazioiie 0 la (jualila dell'individuo. Qiiando alia prima caduta si sospcndc ramniini- sCrazione, il pazicnte per lo piii rinvicne con prontczza; ma se al primo sonno si coiitiiuia ancora qualchc miiuito primo ncll' applicazionc della comprcssa iiizuppala di cloroformc, non c pii'i necessario di ripelerla, e si lia picno agio di compiere roperazione chirurgica innanzi chc esso si risvegli. Parecchi am- malati dormono Iranquillamentc 25, 30 niinuli di scguilo senza far paura per la placidezza del loro sonno e la naluralczza del colorito, della lempera- lura, della respirazioiie e del polso durante il medesimo. lo ho avulo qualelie opcralo, clie non si v restituito appieno che dopo 50 minuti primi. Ma per la parsimonia da me osservala nell'uso del eloroforme, il maggior numero de' miei pazienli si riebbe in meno di mezz'ora eon soddisfazione degli astanli. L'ammalato ebe e rimaslo per tanlo tempo in un apparente letargo, sognando. come egli da poi rammenla, rinviene per gradi riacquistando in ordine inverso le faeolta ehe avea perduto , il nioto, il senso e la eoscienza: ed appena ria- viito. spesse volte e ilare e di buon umore, non lagnandosi di alcuna molcsla sensazione; ma altri restano per piu minuti, fine a mezz'ora, attoniti ed ab- battuti; ovvcro hanno urti ripetuti dello stomaco e rimettono, perche il eloro- forme, ad imilazione deiretcre, agendo sui nervi pneumogastrici, fa nausea e dislurba facilmentc ic funzioni di questo viscere. 11 ehe si osscrva princi- palmente quando I'infermo ha preso da poco tempo alimenlo. Inlorno al pericolo del vaporc clorico fatto inalare all'uomo, sebbene dai primi saggi io avessi concepito delle prevenzioni sfavorevoli, giudieando ora dalle ulleriori mie osservazioni, posso dire ebe questo mezzo si e dimostrato gencralmentc innocente. In quattro anni, eome gia notai, ho esperimentato piu di trecento individui d'ogni eta, sesso e condizione, usando il eloroforme del commercio nella maniera la piu facile senza fare lo seialacquo, ne osser- vare eerta minulezza di rcgole insegnata da alcuui aulori: e reffctto, se non costantc ed uniforme, e stato generale e soddisfacente. Avendo piu spesso opcrato nella Cliniea, egli e notorio ehe tutti gF individui assopiti col eloro- forme si sono riavuti, e nessuno di essi si e perduto per I'azione immediata di questo farmaco. Appena due donne graeili e delicate, la prima per I'estir- pazione del collo dell'utero lo scorso anno, la seconda per I'amputazionc della mammella in questa primavera, in seguito all'inalazione alquanto protralla, si videro all'improvviso venir meno con pallore del volto, respirazione lenla. DELL' INALAZIONK DEL CLOIIOFORME. 141) |)olsi filiformi o freddo dsib eslremiliv. Ma avcndo subilo dalo di piglio :ij;li slimoli, Ic aspersion! spirilose, I'odorazione dell'acelo c qualclie cuccliiajata (li vino inti'inanienlc, le pazicnli per ;,radi si ricupcrarono senza allic scmiucIc. Cosicciu'' nolla niia pialica non lio viltinu! per I'azione inimediata del cloro- forine. lo debho ripelerc di cssere slalo gtinerainienlc parco, c di avcrc jiiul- loslo in molli casi preferito di rinnovare I'applicazionc, anzi chc sonimcrgerc i'inferino in un'atniosfera di vnpori eloriei. In oltre, avendo piu spesso esperi- nientato per operazioni cliirurgiciie, i niiei amnialati crano apirclici e sani delle viscere. In qualehc caso nulladimeno , sia per un poco di ahuso nell'applica- zione, sia per la soverchia suscetlivila degl'infermi. dall'inlcnsila dcirelTello ollennto sono slalo in a|i|trensione, perclie ho visto I'infermo tenere per ini (ilo alia Vila ed in pcricolo di soggiaccrc (1). (1) Qiicsia Mcnioria era gi;i lelta quaniio iiclla pralica privala niiavvenno il oaso scguen- le. Cuinillo liaratla, signore di Vogliera, inlorno a 70 anni, di abito mciliocrc, avenilo uii calcolo in vescica, il dicen)l)re 1851 venne ila me a Pavia per farsi operarc colla litutrizia. Siccoine pur la soverchia sua sensibillta il pazicnlo cbbe iiiollo a soffrire iiella prima se- ilula , e non polova star quiclo, cerco egb slesso i'liso ilegli aneslesici: cic'i chc fece in seguito Ire o quallro vobc, impiegando I'clere solforico senza alcun accidente. Parlilo I'in- fernio sulla line di gcnnajo, a niela dclla cura, rilorno I'agoslo di qucsranno a Pavia, per farsi cslrarrc col liloclaslo i franimcnii siiperslili, che non polcva cvacuare: ed e in (|iiesla seconda paric (leU'operaziiinc, che volcndo giovarsi dclla narcosi , si prefer! per comoilo il dorofornie. iNclla prima sedula del giorno IG si consnnio ([nasi mezz'oncia diriuicdio versato siiUa coniprcssa, per la ragione che il pazicntc sospcndeva spesso il respire e non inalava a (Invcrc; linabiicnte cadde, c dope un quarlo d'ora di jilacido sonno si risvcglio senza sof- fiire. In due allrc scdulc, del 22 e del 2't, per rcndere pin pionia lazione del dorofornie il mio assistentc, dolt.Ghizzi, chiuse alquanto le luani inlorno la compressa chc tencva sollolc nari, e di falli Tinfermo, in nieno di dicci minuli, I'una c I'allra (iaia si assopi ooinpiutamenle. consuniando da una drainnia e mezzo a due diainniedi {pieslo farmaco: ma nclla Icrza sedula, sebbenc I'opcrazionc del liloclaslo fosse breve, I'ammalalo risvegliossi cosi prcslo che as- sicurava di avere sulla fine avverlilo I'eslrazione dellistromento. II 21), alia quaria ed idlinia sedula, egli si senliva bene, e voleva anzi essere operalo il giorno aniccedenle, onde al- I'arrivo inuninenle di un suo lijlio polergli annuneiare che erasi llbcralo del caloolo che da lanio Icmpo lo (ornienlava; la nolle non presc sonno, e nioslrava una ceria agilazione, ipiando alle 8 del niattino si sottoniise aU'operaziona II dorofornie fu dal uiio assislenle amminislralo come le due ullime voile, applieando cioft la conipressa inzupjiala di una dramnia c mezzo del rimedio sollo le nari, e I'hiudendo Icggcrmenle Ic niani inlorno alia nicdesinia. L'amnialalo, che avea la bocca aperia, si fece ad inspirare profondamenle; e eon sorpresa, a differenza delle allrc volte, si addorn:enlo subilo perdendo sense e moto. lo aveva ap- pena inlrodollo il liloclaslo in vescica, che rasslslenle csclania coslcrnalo: egli c morlo , <• iiiorlo. Di faiti, dope avere il liaratla v.c\ suo sonno conlinuato a respirarc per un minulo c Vol. IV. 19 J /i6 DELL' INALAZIONE DEL CLOROFORME. Bercnd e il solo autorc, die io sappia, il quale si prese la eura di raccoglicre coUa inasg'"'"c tliligenza dai giornali dellc diverse nazioni tulti i casi pubbli- rati (11 iiiorlp in scguito airinaiazioiu" del clorofornic, e sino dal ^850 nclla prima MiMiioria eilata ue i)resent6 49, c nolla scconda Mcmoria cdila qucsl'anno lU! aggiunse altri sci casi; per cui la somnia lotale sarebbc di 55. Vi polranno mezzo a due ininuli prinii, iiuprovvisamcntc perdclle respiro c polso, e divennc pallido c freddo seiwa segno palose di vila. Apcrte le finoslre, si sciiole il corpo deirinfci-mo I'oii forza , si faiino fregagioni rozzc al pcllo ed alle cstioiiiila, pcrfusioni di acqua fredda, udorazionc e lavacri coll'acelo e lo spirito di vino: si appresia in tulla fretta e si fa liularc lanimoniaca. Dope cinque o sei ndnuli prinii di moite apparcntc, io seorsi sid \ollo del liaiatta come prinio segnale di vila un'ond)ra di rossore rosco dclle labbia c deile guance: 1' poi, csplorando diligcnlenicnl(! il carpo, dislinsi xm fi!o di polso, e eonlcmporancamenle iin leggier alilo sulla hoeca elie si rese sempre pii'i cluaro. Conlinuando gli sicssi niez/.i, in meno di mezz'ora ranimalato avea riacquislalo polso, respiro e calore aniiualc, ma non (lava segni di sensibilila c di molo volonlario. Si riiisci non scnza diflicolla a far ingojare un cucehiajo di acquavile, e si appliearono due elisleri di arcio e sale. Ora si rimarcarono (lei treniori, o sussulti lievissimi nei musroli addutlori dclle cosce, dclle braccia, del rollo; una licve rotazione dci buibi degli ocelli; poi la coslrizione delle pupillc; c graffiando la pelle si suscilava la contrazionc muscolarc. II prime clisterc non fii ritenulo, ma al se- condo tonne dieiro una copiosa scariea alvina , clie indicava la sensibilila c conlrazioiie dcH'intestino. Cosicclie nello spazio di sei quarii d'ora il paziente avea redinlegralo il mo- vimento, ed in parte la scnsibilita taltilc: sosleneva la Icsia, apriva e moveva gli occlii, degluliva, aveva lalto, odorava le cose forii, ma era sordo e cieco: almeno non iiioslrava di vedcre o fare allcnzione agli oggetli, non rispondeva alle chiamate, c si tencva mulo ed assopito. U ccrvello cd i sensi esterni rimasero sospesi dalle ore otio alle due, ossia per lo spazio di sei ore precise. Di tempo in tempo si faceva odorare un poco di acelo aroinatico, ma non si osavano altri siimoli percbe la faccia era accesa, il polso frequcnie c forte, e la respirazione stertorosa: di fatio vi era febbrc con ingorgo manifesto al capo ed al petio; a cui si aggiunse un sudore generale. Vcdendo la persevcranza del sopore, io voUi tenlare sei mignalle alle tempia, tre per lato, le quali divenncro grosse, e determinarono un'ab- bondanlc stillicidio, clie si dovetic arreslare pcrche raiiimalalo inipallidiva. Verso mczzodi, sebbene continuasse il sonno, la respirazione si fecc pii'i libera e tranquilla: (inalmentc, dopo le due pomeridiane, per la prima volta, il paziente, chianiato ad alia voce, volse il capo, fiss6 lo sguardo e prose a balbettare. Avanzando per gradi, verso le tre avea egli acquistato i sensi e la coscienza; intendcva c rispondeva a proposito. Avcndolo lasciato un momcnto solo in camera, slanciossi dal letto per bisogno di secesso, e fu trovato alia seg- giola. La sera, dodici ore dopo I'operazione, I'ammalato era ancora stordilo, parlava inter- rotlamente, perdeva facilmciite il fdo delle idee e non avea mcmoria. I'rese un sorbetto c passo la nolle Iranquillo. La maltina del 30 io lo trovai seduto sul letto con colorito c re- spirazione naturale: ma avea febbrc con cefalea, calore al capo e sonnolcnza. Laonde gli iirdinai un salasso di otto once dal braccio, e I'indomani altre sei mignatle alle tempia. Le quali ovacuazioni parvero veramente giovare, perclie ccsso la febbrc, la testa divenne DELL' INALAZIONE DEL CLOROFORME. 147 forsc csserc altri casi incditi, o sfuggili all'accuratczza deli'autorc; ma i citali I'ormano scnza dubbio la massa dellc osservazioni di qucslo genere, su cui il piiilico puo sicurainciilc prciulciT infoniiaziono c norma, fili undici casi an- iiuiiciati da Se-dillol nolla Gnzvtle Mhl. di Stiasburgo, novembie 4851, num. U. e riprodoUi dalla Nouvelle Encyclopidie di Brussclles, gcnnajo 4 852, non sono nuovi, ma copiati, o ripcluti dai casi di Bercnd, c quindi i medcsimi non an- nientano la morlalita del cloroformc. lihcra, c I'aiiinialalo si (• rislabililo cosi rai)i(Iaiiicnlo die pole Icvarsi, sortirc di casa, I'll in alcuni giorni rcsliUiirsi a Vogliera: ovc io seppi da poi in novcmbrc, dopo il luio riturnd dal viaggio dcllc ferie, ciie Raralla era morto a di 12 sellcmbre di cnccfalilide. La dispit- sizionc alia incdcsiuia scnza duhbio gli era riniasta dalla uialatlia di recenle supcrala, ma Ic cause elic di nuovo la provorarono, e la resero Ictale, furono i disordini dietetici coni- niessi dal paziente, lo strapazzo del viaggio e la sua trascuranza nei primi giorni della rica- dula. Io Icngo per ccrlo, che se Baralla avesse prolungalo la sua diniora in Pavia, cd osservalo il regime prescriltogli, non avrebbc inconlralo, nc sarebbe riniaslo vitliuia del- I'eneefalitido. In queslo easo I' infermo avea usato piu volte I'etere solfoiico olio mcsi innanzi, e re- centenienle nell'intervallo di 14 giorni, tre volte il clorofornie senza il niinimo accidente, consiunandone una inaggior dose amiuinislrala nella stessa guisa; e siccoiue siarao noi slessi, iu ed il uiio assisteiile, ehe abbiamo dirctte tutte quesle operazioni, abbiamo la convinzione cbe I'aminalalo ha consumato non solo, ma inspiralo rullima volla mollo nieno di cloro- formc dclle volte aniccedenli. Io ho calcolalo die Baratta non devc ncirullinia sedula avero inalalo una diainina intcra di vapore clorico: ma I'inspirazione fu concenlrala , rapida e profonda, per cui in alcuni minuti primi egli cadde assopito e paralitico nieglio che nun gli av\enne Ic allre volte in nno spazio quadruplo di tempo. L'inlcnsila dcH'cfTello, dopo rullima aiiiministrazione, fu da me alliibuita a due circostanze: prmiieramente alio statu di agilazionc e di osaltamento nervoso dell' infermo per 1' immincnie arrive del (iglio. nio- livo per cui voicva egli esscre operalo il giorno innanzi, e non pole prendere sonno la notte; e pni alia concentrazione del vapore clorico inlorno le nari ed alia profonda e ra- pida inspirazione del luedesimo. Per le quali cause deve essersi introdotia in un brcvissiuio spazio di tempo una maggiore quanlila di vapore, e 1' infermo lo ha riscntito con maggior forza delle altre volte. Non vi sarebbero del reslo altre cause conosciute, essendo tutte le altre circostanze pari alle volte antecedcnti, in cni il clorofornie non ha opeiato che una narcosi leggiere e passaggicra. Neir ultima sedula Baratta pro\o addirillura il secondo c terzo grade di ancstesia, e dopo un pajo di minuti il quarto grade: e questo quarto grado parve di vera sincope, perclii rammalato che respirava chiaraniente, ed avea batlito, al- rimprovviso perdette il polso, e cesso di respirare per una sospensione del cuore e de' suoi nervi. Il quale stato dun') da cinque a sei minuti primi in modo palese ai nostri sensi: e poi riapparvero e si reslituirono per gradi il circolo cd il respire; pin tardi assai ii mo- vimento muscolare e la sensibilila tattile; c dopo un lelargo di piu ore, gli allri sensi c le facolla intelletluali. Intanto come sequela secondaria deH'azione sonnifera del clorofornie, 1 48 DELL' INALAZIONE DEL CLOROFOUME. Dei 49 casi rifcriti nella prima Mcmoria, Bcrcnd ha fallo cinque classi: la I." classc del casi ccrli, n." 11: — la 2." classc dei casi dul)bii, n." M •, — la 3." classc dci casi di abuso piesso gciilc profaiia n." 5; — la 4." classc dci casi invcrosiinili, ossia iiulipcndciiti dall'azionc del eloiol'ornic, n.° 9; — c la 5." classc dci casi noii conslalati, od appcna cilali, n." 13: lolalc n." 49. Dci casi rifcriti nella scconda Memoria, il primo apparlcrrebbc alia scconda classc dci casi dubbii: il sccondo ed il tciv.o caso alia Icrza classc dci casi appcna cilali; c ^rullimi Uc sono rifcribili alia prima classc dci casi ccrli; per cui sommando, qucsla prima classc contci'icbbc J 4 casi. La scconda classc e delta dei casi dubbii od inccrli, pcrclic scbbcne sia vcro chc la morlc avvcnissc dope la presa Ic! cloroformc, la mcdcsima non ('• succcssa immcdialanicnlc, ma dope cbe il parJcnlc crasi alTaUo riavulo, una due, parccchie ore, fino ad un giorno piii lardi; c ncl cadavcrc si Irova- rono dellc allcrazioni gravi preccdulc ncllc viscere, Ic quali per una minima causa polcvano farsi lelali: ovvcro durante I'ancslcsia si fcccro dellc grandi operazioni chirurgiebc, in ispccie ampulazioni sopra individui indcbolili: per cui Topcrazionc da se sola poteva spicgare ravvcnimenlo della morte. La terza classe comprende cinque casi di morte per inspirazione del cloro- formc in pcrsonc profane; le quali, a bella posta, od inavverlilamcntc, c per crrore prcscro una qnantila considercvolc di vapore clorico. Egli pare in luUi qucsti casi die la morte invadesse ad un trallo, perchc la persona c niancala impcnsatamcnte, scnza slrcpito, c si trovo ancora col fazzolctlo impregnato di cloroformc suUa bocca. In qucsti casi, scnza dubbio, vi c slato ecccsso, e dai mcdcsimi si lonfcrma, chc neU'uonio 1' abuso del mezzo puo divcnire Ic- lalc, come giii si era esperimcntalo negli animali. Nella quarta classc dei casi inverosimili sono rifcrite nove osscrvazioni di morlc ncllc quali il clorofornie inalato non devc vcrosimilmentc cssernc slata aii.ora durante Tanestesia, si manifesto una reazione da parte del sistema sanguigno con ingorgo nei due ccntri del cervello e del polnione, ma priiiclpaliiicnie nel primo viscere die si dissipo colle sanguigne, e furono queste die accclcraroiio il ristabiliiuento delle I'acolta mentali. Finaluiente, questo caso e Iniportantissimo per un allro lalo c" . e I'unico nella storia del doroforme, in cui I'infermo, precipitate improvvlsa.r.e to alio slato di morle apparcnie. siasi riavulo, avvegnaelie in tutti gli altri casi lino ad oggi conosciuti, I'infermo caduto ml (piarlo grado dell'anestesia, realmenle nianco, e non si i; potuto ricliiamare. Onde qiieslo cscuq)io deve inanimire colore, a cui accadcsse una simile svenlura, di non dispc- rare subitamente, ma di perseverare nell' amministrazionc di UiUo cio die puo giovare al rislabiliniento del pazienlc. DELL' IN\LAZIONE DEL CLOROFOR.ME. 149 la cagionc, in quanlo die gli ammalali erano aggravalissimi per la malaliia ill corso, 0 per I'operazione pericolosa chc ebhero a sostenerc; c d'allromle la inorte cbbe hiogo dcUe ore o dei gionii dopo chc il paziente erasi ris(a])ililo dall'aiieslesia. Nci casi della scconda classc vi piio csscre dubbio elie il clo- roforme abbia alincno in parte eonlribuito alia pcrdila dcll'infermo; ma in ([uelli della quarta classc non avvi assolulamcntc alcun dato per dubilare, essendo cessala I'ancslesia, c I'individuo palesementc mancato per la malaltia, o roperazionc gravissirna die ebbe a solTrirc. La quinta classe. e la piu numerosa, e dei casi non diniostrali, che I'autore, doe, ba trovalo appena cilali qua e la sopra fogli medici, o polilici od in lellere, o per deposizloni di persone che nc avcano seiililo a parlare, scnza parlicolari di nome, di tempo, di luogo, e talvolta eon sospello di falsitii, o di relazione di casi gia annovcrati nelle classi antecedenti. Laonde riepilogando tutti, 0 la niaggior parte dei casi delle quattro ultinic classi, vogliono giiista- mcntc essere eliminatl dalla stalistica della mortalita del cloroforme. ritencndo appena i casi della prima classc (1). (I) Cdfi cerli (U vicrtc per I'azione immcdiain del cloroforme: 1. Anna Greener di Winleton presso Newcastle in inghillerra, ragazza di 15 anni, di abilo robusto, avea usato I'eterc con succcsso, rottobre 1847, per 1' estirpazione dei- I'linghia del pollice del piede sinislro. 11 28 gcnnajo 18'i8 per la stessa operazione al lalo (losiro, inala, in iin mezzo niinuto (?) una dramnia di cloioforme e rauore in Q a 5 niinuli. — Aiilossia: lieve congcslioneal capo e nei pobnoni: il cuore sano contencnte nelle sue cavita del sangnc ncro c fliiido: la mucosa della laringe e della Iracliea arrossala. — Giu- dizio dei periti: merle per congestione dei polnioni, provocala dal cloroforme. — London Medical Gazelle, feliniaiy 1H48 , pag. 214 , 256, 2S0, ec. BcremI, Ziir Cliloroforme- Cnsuhlil;^ Hannover, 1880, pag. 3. 2. Gngliclmo Samuele Badger di Hotberliani nel Yorkshire, d' anni 22, e sano: il 30 giugno 1848 per I'estrazione di un dente, Robinson, denlisia di Londra , gli fa inalare in un niinnio una dranuua e mezzo di cloroforme: morle in un niiniilo. — Aulossia: congestione dei vasi cerebrali, polnioni sani; cuore floscio, con alcnni coaguli di sangue nero nelle sue cavitA; le valvolc mllrali indnrate e rigide: il fegato assai voluminoso. — Giudizio: morle per I'azione lelaledel cloroforme sopra un cuore molto annnalato, e disturbato nelle sue fun- zioni dal fegato ingrossato. — Loiul. Med. Gnz.^ July 1848, pag. 77. — The Lancet^ H July tK48. — Berend, Op. cit. p. 11. 3. Samuele Bennett di Londra, muratorc, di 30 anni, avea un dilo del piede gangre- noso: per la disarticolazione. Brown, chirurgo nel ff'eslminster /)i7 pcrclic pill valida. Ma siccome qucsto aneslesico per la sua maggiore potenza ha un ccrlo pciicolo, c qualclie rara volla si c mostralo vcramenic mortifcro , trallandosi di un mezzo che si fa per clezionc c scnza ncccssila, non si puo iiiai abliastaiiza raccoinandare di usai-jo con eaulcla e parsimonia in qupgli individui die io diinaiidano, cd appo i quali il sonno e riinmoiiilila della per- sona possono rcndcre piu facile e pronta I'operazione chiiurgica , c la cura conseculiva piii scmplice c fclice. Invece si cerchera di risparmiarlo nei pa- zienli nioilo aflievolili; ed in lulti si porgera per semplice odorazionc, a par- liic dosi, c non sovcrciiiainentc coiicenlialo nella correiile d"aria die s'inspira. yuando si osservino cosiffalte normc, ci accadra piii di una volla di non ot- lenere dal clorofonne i'l^lTctlo pieno die se nc allendeva; ina jiolremo esserc quasi ccrli di non arrccare con queslo farrnaco alcun pericolo all'infermo. DKLi; ATTLALE OPPORTUiMTA' E DELLE COISDIZIONI DI UNA STORIA DEL DIRITTO ROMANO DI FRANCESCO ROSSI l.t'lta neiradumn/u iIuU'ii noM'Oibrc IS47. JLa storia di un iiiodo di esserc o di un elemento di vita del gencrc umaiiu suolc nasccrc fra gli uoinini quando stimano di avcrc gia conipiuto, nclla vedula ch'cssi porlano di quell' elcmciilo , tutto cio che fu necessario a svolgcre la sua azione, ovvero la sua vita. Cos'i il Diritlo Romano viviliealo nel medio evo si sviluppo nelle varic circostanze dei popoli che lo accolsero, e formo quel sistema di legislazione clie fu nominato W Diritlo comune.D'i poi, quando que- sto sistema parve compiuto, quando la sehiera del Iratlatisti ebbc come finila r opera sua d'interpretazione c di applicazione alle occorrenze delle modernc societa, sorse allora il pensiero, come di clii dopo lungo viaggio vuole misurare la via percorsa, di pur considerare ic vlcende die accoinpaguarono cotesta le- gislazione , e di tesserne la storia. il punto di vista sotto al quale era allora riguaniato questo Diritto , fu naluralmentc la norma , secondo la quale furono giudieate Ic sue vicende , perche I'uomo fa stima delle cose passate secondo la maniera di veden^ che al momento dti giudizio ticne a riguardare le cose della medeslma natura; ed il uome di Diritlo coinune, od anche di Uso del foro, dalo a qucsta legislazione, indica die tale punto di vista era quello delP appli- cazione e della praliea ndl'altualc vita civile. Pero quel dotti che primamente iinpresero a serivere (|aesta storia, comeche dovessero per necessita logica inconiinciarla dai priuionlj ddio stesso Diritto nell' antica Roma , pure non polerono soltrarsi alT influenza ed alle conseguenze delPidca dominante che riguardava questo sistema di legislazione dal lato dell' applicabilita atluale. I." influenza di cotesta idea io slimo che consistesse principalniente in cio che 160 deli; ATTUALE OPPORTUNITA' e delle condizioni tcndcva a rcndeiii iticno avverliti a quci fatli ed a quelle circoslanzc clic avc- vano uii caratteio puramcnte storico c non di legale applicazione. Ma sc laic til questa azione , V effello die ne nasceva era anclie aiiinonlalo dallo slalo doll' crudizionc c della critica d'allora, in cui 1' asseiiza del niatcriali die I'li- rono scoperli da poi , c con cio e per ci6 anclic Ic condizioni di una critica nicno afllnala di quella clie formossi posteriormcntc , non permetlcvano ne di eonoscerc ne di vorifieare i falti in (juel mode clie ncl seguilo fu adopeiato. Tultavolla il noslro Vinconzo Gravina, die piio noniinarsi come il princijialc slorico di quella scuola , non disconobbe 1' imporlanza delle notizie di quel laiii die accompagnano piu da vieino le manifcslazioni del dirillo civile in raiqiorto alia piii rctta interpretazionc del inedesimo •, c quindi ncl suo libro lU'W Oriijine e del Procjrcsso del Diritto Rotnano adopcro di rapprcscntace da prima anche la faccia , come cgli dice , della roniana repubblica per rilrarrc dai rapporli del dirillo pubblico il mezzo di apprczzare piii csaltamentc il va- lore dci fatli del dirillo private. I'n somigliantc significato vuolsi pure altri- buirc alia Coordinazione delle romane antichita dcirEineccio, per non parlarc della storia del Terrasson , la quale troppo si rislringe entro i termini di una nuda esposizione, c di allri scrillorl per questo rapporlo di minor conto (1). Ma c I'una e le allre di eoteste slorie o Iratlati d'antichita, quando per un mo- tivo quando per I'altro dci preallcgati o per amenduc, furono riconosciute im- perfetle, c le antichita dell'Eineccio a tornare utili per la presente ela ebbero di meslicri prima delle annotazioni dell' Haubold e poi di quelle del Miililen- bruck. Inlanlo pero die svolgevasi questa maniera di storia del Romano Dirillo , il Vice, in dispartc e quasi sconosciuto anchc in Italia, meditava un' altra spe- cie di storia , la quale , sebbene possa essere trovala insussistenle o nel fon- damenlo del sistema od in alquanle delle sue applicazioni , pure persevera ancora a reearci meraviglia per la forza e grandezza delle sue idee , e , fosse nialurilii dei tempi o tradizione anche indirelta delle sue dottrine, appare che conlcnesse il germe e fosse della mcdesima indole, se non colle medesinic ailermazioni , di quella maniera di storia che e professata e collivata nei (() II Giblxin, nella sua storia Delia Decadeiiza e Cadittn diirfinpcio Homnno, ha un capilo- lo, il3.°, die contienc la storia del Dirilto Romano, il quale dicesi essere slalo tcnuto in tanlo pregio nolle seuolc di Gerniania, die adoperavasi in esse prima dclla pnbblicazionc della Sloria (If! Diritto Hoitniiw di Hugo. Ma esso pure non si toglie abbaslanza fiioii ilalla scliicni dei Iraltalisti di (|ucsta prima scuola pur polerc rapprcsonlarc oil un nuovo concetto per si- di colesta storia, o per passare nella scuola susseguenle. DI UNA STORIA DEL DIRITTO ROMANO. 164 presenii tempi. In cITcUo, dalle rfe(/»n7a del Vico e dal complesso del suo sistenia si puo raccogliere od indurre, come la cosi delta fisiologia della storia fosse giii avvertita nella Scienza Auova, come la natura umana precede nclle sue manifcstazioni per ccrli principj comuni , come gli clemonli della vita morale deiruomo, siecomc i principj di religione, di giuslizia, di utilita, di estetica, di fdosofia , Ira loro si collegano ad csprimersi in certe forme di rapporti nelle diverse condizioni, per le quali passa riimanit;\. Queste dottrine od opi- nioni furono la cagione immediala, canssn caussans, di quel sistemi di storia generale della umanita, in cui i grandi falli del genere umano sono costruiti a priori; ma gcnerarono forse anchc altri effetti, la cui importanza vuol esscre qui specialmcnte avvertita. Impcrciocehe queste dottrine asserendo clie I'uma- nila proecde per leggi nel viaggio della sua vita, eontenevano I'insegnamento die certe forme della societa non avvcngono clie in tali date cireoslanze, chc tali fatti non sono proprj che di tali periodi , e feeero piii fortemente sentire clie r uno stalo deirumanita proecde daU'altro, chc la spiegazione dell'uno si trova ncircsistenza dcirallro; c con cio massiniamentc nacquc il dogma clie I'uomo sia un esscre anche tradizionalc e slorico. Due elTclti dovevano naturalmentc scaturire da queste storiche dottrine : il primo era I'applicazione dei principj della storia a ;jnon anclie allc storie po- sitive, c massiniamentc a quelle che avessero origini o periodi incerli: il se- condo doveva csserc uno spccialc riguardo agli antecedcnli storici deU'uomo in tutto cio chc concernesse i provvedimenti c le istituzioni deslinate a gover- narlo. E cosi veramenle avvenne, pcrche alcunc storie positive furono con queste teoriche rimcscolate e rifatte, e sorse ad un tempo un'opinionc con- traria alia formazionc dei codici civili, siccome opera, la quale nel provvedere allc Iransazioni civili deU'uomo non Icnesse conto delle modificazioni che fos- sero avvenutc in lui in causa dcgli anteccdcnti della sua storia. Era Ic storie positive die potessero provocare I'applicazione delle teoriche soprammcntovate, si prescntava di prefcrcnza quella di Roma, perche ed essa ha pure origini c periodi incerti, c la sua grandezza chc in sc comprese gran parte di vita del genere umano, e la influenza die csercito sulla modcrna ei- viltu, richiamavano piu facilmcnte I'attenzionc di quegli speeulatori. Cotcsta storia in effetto divenld come la palestra in cui si esercilarono gl'ingcgni dei maggiori lilologi e filosofi. L'erudizione accresciuta, la crilica piu aflinata rac- colsero c vcrificarono fatli e circostanze da prima ignote o diversamcnte inter- pretate; ii senso storieo reso piii vivo fece piii profondamcntc avvertire il loro signilicalo; quindi la conncssionc tra i fatti della nazione ed i suoi atti legisla- tivi fu piu diiaramente ricouosciuta; la storia generale illumino la legge , e la Vol. IV. 21 162 DELI/ ATTUALE OPPORTUNITA' E DELLE CONDIZIONI legge (liede la spiegazionc di niolli falli dclla storia generalc. Cosi Nicbulir rifece la storia romana, e Savigny fondo la scuola storica di giurisprudenza (1). Questa scuola, la quale, per il rapporto legale, negava ropporluniu'i dclla codificazione nei prescnli tempi, considorata (\u\ nel solo rappoilo slorico , si propone lo seoj)0 di esaminare tuttc Ic circoslaiize che i)ouuo mai avcrc in- fluito sul sistema legale di un popolo, c percio tendc a dare per rapporto alia legislazionc una niaggiore imporlanza ai fatti storici, clic non riccvcvano in quelle storie del Diritto Romano, in eui prcdoniinava il punto di vista dell'ap- plicabilita legale. Con questo spirilo furono compostc le storie di quel Diritto nella prcsenle eta. II diritto pubblico, come opportuna spiegazione del diritto privato, vi ha una parte piii larga die non in quelle della prima scuola, c co- munque paja che la lilologia storica vi oecupi un gran poslo, non e da ncgarsi die anclie da cotesta fdologia la parte legale riceve un maggior lumc. La scuola storica, siccome era consentaneo ai suoi principj, doveva promo- vere, massime in Gcrmania, gli sludj intorno alia storia del Diritto Romano, cd in effetto i dotti di quella contrada piii die d'altrove hanno preslato a questa materia un' opera vcraniente importantc. Tuttavia, siccome nella Storia ideale sterna del Vico, le applieazioni alia storia di Roma non sempre bene si accordano colle narrazioni dcgli storici an- ticbi, cosi del pari talvolta nasce dubbio che anchele deduzioni dellc niodernc leorichc di storia, pure dell' indole del sistema di Vico, comunque abbiano sem- bianza di essere appoggiate sulle recenti verificazioni della critica, non abbiano sempre condotto alia verita. Le storie che furono cosi composte, dilTeriscono pure e non di rado da quelle degli antichi storici, ovvero presumono di essere piu compiute. Egli e vero che chi scrive la storia de' suoi tempi ommette le di- chiarazioni di molte cose che stinia di gia conosciute dall' universale; che chi scrive una storia non con un intento di rendere conto di una spcciale isti- tuzione, suole non curare il preciso linguaggio indicante gli speciali movi- menti di cotesta istituzione; ma e vero ancora che chi scrive la storia de'suoi tempi e con cssa dellc proprie istituzioni, non puo a meno anche scnza sua saputa di non adopcrarc il linguaggio de' suoi tempi c delle proprie istituzioni. Nondimeno vuolsi lenere conto che il linguaggio c le denominazioni adoperale dagli storici nazionali ponno avcre avulo in tempi diversi diverse significato, la quale cosa, se non e avvcrtita, puo gcnerare confusionc. Ma conluttocio il rifuUare forse un po' facilmentc le tcstimonianzc degli storici antichi c talvolta anche di qualchc scriltore che tratto la questione ex professo, ed il sostituirvi (!)Sa\igny : Bcrufunsrer Zeil fiir Gcsvlzfjcljtiiir) und licclUswisscnschafl. Heidelberg, 1810. DI UNA STORIA DEL DIRITTO ROMANO. 165 rellificazioni e costruzioni di storie in cui iion si pu6 a meno di non inlrave- dere I'azione di uno spiiilo di sistcma, puo parere cosa esorbilante. A cio io vorrci anclic aggiungerc che, sebbcnc la sloria del Romano Diritlo sia oggidi trallata per un maggior numoro di rapporli, non parmi pero che rislreUa nei confini in cui ancora c, vi sia lulla compresa. La sloiia del Diritlo Romano contienc la legislazione, c mediante il Digeslo molla parte ancora dclla giurisprudenza; nia I'idea od il concetto del dirilto che sia stato senlito in un popolo, sicconie ho di gia accennato (1), non si compone soltanto di cio die i suoi legislator! hanno crcduto di proniulgare come espressione del diritto, od i suoi giurcconsulli hanno lasciato per responsi. Queslo concetto vuole essere cercato anche nelie consuetudini che ordinariamente suggcrirono o furono la base dclla legislazione; esso sta nella rcligione clic fu sempre la prima niaestra di cio che il popolo crcdc essere giustizia; traspare dalla letteratura che rap- presenla i sentimcnli del popolo: si trova nella moralita del medesimo, signi- ficala per la sloria, perehe oltre che la sloria narra gli atti di giustizia delle nazioni c degli individui, ricorda anche il caratlere di cio che si chiama piu strellamenlc la morale, e la morale involge in se anche il concetto dclla giusti- zia; quindi essa nelle sue manifestazioni pratiche, comunque possa dillerire dalla icorica, e pero sempre un indizio del senlimento piil o meno forte di quella. Ma un'altra circoslanza io vorrei ancora dedurre intorno a cotesta storia. Roma nacque in mezzo a societa di gia eoslituite, e si compose di uomini e di elemcnti procedcnti e derivati dalle circostanti societa, c pero quello che nc emerse del suo vivere e delle sue istituzioni pole assai facilmente essere un modo del vivere e delle istituzioni di quegli uomini e di quelle societa. Questa circoslanza non e per la prima volta avverlila (2). Ma alcune invesliga- zioni recenli intorno alle lingue, alle nionete ed anche alia sloria di cerli popoli italiani, c niassimamente intorno a quella degli Etruschi, fecero intravedcre o scoprire ordini od istituzioni che portano veramente gran somiglianza con quelle di Roma, donde viene alia sloria delle prime istituzioni di quella citta un caratlere certo di conformita con quella di altri popoli italiani die da prima non le era atlribuito che per il mezzo vago ed indeterminalo dcirinduzionc. (1) Meiiioric dell'/. R. hlilulo Lomhardo. Vol. II, pag. 223. (2) GiiUling, Geschicltte der romisckm Staatsverfassumj. Halle, 1840, p. 1 e segg. Waller, Gescliichte dvs riiinischen Rcchls. Bonn, 1848, p. 7. Pfund. Th. G. , y/ltitalhche neclilsallerthiiiner in der romischen Sage. Weimar, 1847. NiigelcMax., Stiidien iibcr allitatisches tuid romisches Stauts - und Reclihleljen , ecc. Sc.liaffliausen J I8't0, e molti altri. L' ultima opera, come si vcde, fu pubblicata dopo la presentc scriltura. 164 DELL' ATTLLVLE OPPORTUNITA' E DELLE CONDIZIONI , ECC. Tultavolta noii vuolsi qui spingcro lanlo ollre qucslo prineipio di somiglianza da rcndcre certe istituzioni romanc come un alto di legislazionc elrusca , da poi ciic le ipotcsi di Ollofrcdo Miiller iiilorno ad un domiiiio dirctto ctrusco in Roma , fondatc, come si vedrii in soguito , sopra una intcritrelazione in sense invorso di Dionigi, e sopra I'allusioiie dcilMinperatorc Claudio al fatlo di Ma- starna, noil' orazione rccilata in senalo per far conferire la cittadinanza alia Gallia Lugduncnsc, pare clic non roggano alle csigcnzc dclla critica. Ma conlullocio se Ic istituzioni di Roma sono pur somiglianti con quelle di diversi popoli italiani, se massimamcnle lo sono con quelle dcgli Etruschi, non parmi che sia necessario di dimoslrare quanto lume potra derivare alia storia del Romano Diritto dal conosccre eomc esse operassero nel loro terrilorio pri- mitivo 0 come passassero e per quali modificazioni in Roma. La cognizione adunquc degli ordini e delle istituzioni degli Slati vicini ponno esscre un'opportuna spiegazione o rcttificazione della storia di Roma: ma essa e ancora qualelie cosa di piii, perche so la storia del Diritto Romano non e clic un modo della storia del diritto italico, quella cognizione non e che il complcmento necessario della storia dello stesso Diritto Romano. Ho detto di sopra che ravvcrtirc all'importanza delle istituzioni dei popoli circostanti per la storia del Diritto Romano non e cosa nuova; ma e reccnti scopertce reccnti lavori lianno modificalo la materia, e la trattazione della materia cosi modifi- cala pu6 essere una cosa ancora desiderata. Per tal modo se i risultamenti a cui pervennero alcuni recenti storici del Di- ritto Romano colic loro tcoriclie sono forse esorbitanti, e dall'altra parte se tulti gli eiemenli eostitucnti I' idea del diritto in un popolo non furono baste- volmcnte inlrodotti a comporre la storia del Romano Diritto, e se una nolizia pill abbondante e piu corretla, quale e fornila da' recenti speciali lavori intorno alle istituzioni di alcuni popoli Italiani, le quali ponno averc influilo sullc condizioni del Diritto Romano, e forse ancora una cosa desiderata nella trattazione della storia di questo Diritto, pare che una nuova disamina degli clcmenti della medesima non sia per riuscire un lavoro superfluo, e che una luiova trattazione dclla sua storia possa essere giustificata. Da questc premesse non voglio iuferire che io sia per aceingermi a siffatta impresa, ma bensi solamente che, se pure mi venisse fatto di mettere fuori ak'une idee sopra questo argomcnto, vorrei intendere eon cio di non fare altra opera die di proporrc un segno o di promovere un'occasione a qualche po- tente ingegno in Italia di eseguire un siffatto lavoro, che infine e una delle parti pill onorevoli della nostra storia, siccome la (i ancora di quella del ge- nere umano. CENNI STORICI INTORNO AGLI ANTICHI ITALIANI SICCOME NOTIZIE PRELIMINARI DELLA STORIA DEL DIRITTO ITALICO PRIMITIVO E DEL SUSSEGUENTE DIRITTO ROMANO Dl FRANCESCO ROSSI Lett! in varie adunanze dcgli anni iR.ii p. lant. Q. 'uando in altro luogo (1) fu da mc sopra queslo slesso argomento reso qualche cenno intonio alle condizioni dclla storia, fu anche avverlito al signi- licato dellc storic particolari; e per cio a questo rlguardo qui non accadc di rammentarc sc non clic la storia delle nianifestazioni del Diritto non cssendo che una parte di quella dell'umanita, dalla quale i suoi avvenimenti debbono pure avere sentito influenza, si rende nccessario di supporre la cognizione di quella, perche sia comprcso tutto intero il significato dell' elemento specialc, di cui essa prende a trattare. Tultavolta questa supposizione non puo bastare tanto da renderc inutile la notizia de' fatti o delle cagioni, dalle quali quelle nianifestazioni lianno ricevuto una mossa od un' influenza diretta, perche senza queste allusion! la storia degli stessi avvenimenti del Diritto, mancando di quella parte im|)ortanle che e la loro cagione d'cssere, non rappresenterebbe , anche nelle condizioni della sua specialila , perfettamente il loro caraltcre e la loro natura. Per siffalta necessitii nel rintracciarc le notizie intorno al Diritto dcgli anti- ilii llaliani non si puo a meno di non toccare anche delle condizioni di questi popoli, i quali sono il mezzo c lo strumento di quelle manifestazioni, e ad un it'mpo di non rendere pure qualche cenno della queslionc delle origini italiche, la quale naturalmcnte vi c involta. Tale questione e ancora agitata con molto calorc oggidi in Italia e fuori, tanto per la scopcrta di nuovi materiali utili a quest' uopo, come anche perche si (1) Akune idee sopra le vicende del Dirillo netla nloria^ nel vol. 11^ pag. 911 delle Me- iiwiie dell' I. R. Istituto Lombardo. 166 CENNI STORICI credo clie oolle attuali vcdulc filoloyiclie si alihiano migliori mozzi e d'intiT- prclare i inatoriali c di scioglierc la (lucsliono. Ma da lungo tempo ancora, per la soiniiia importanza slorica d'ltalia, uii lale argomento escrcitava I'erudizione e la crilica dci dolli, i quali, sia collcgaiidolo con qucllo della dillusionc dci popoli sulla terra, sia reslringendolo ai coniini d'ltalia, ])rodussero una tale abbondanza di congetlurc e di sislemi da eostiluire quasi jier se la materia di una sloria speciale, quelia cio6 degli sludj siiUc origin! italiclie. Ma prima di cntrare in questo argomento e debito di avvertire clie producendosi qui le vi- conde dci jirimi popoli italiani sollanto per lo scopo di esibirc la materia c gli stromenli, per cui si manifesto il Dirilto Italico, si debbe traltare di prefei'enza rfi quel popoli che hanno portato il carattere italico; pcrchi di quclli altri chc abitavano bensi I'ltalia, ma fecero sislcma nazionalc con popoli fuori di cssa ed cbbero con questi uno spirilo di legislazioni o di consuctudini tutto proprio, siccome, p. e., i Galli ed i (ireoi, e di quelli ancora, di cui non si eonosec^ la vita politica^ non dovra lenersi discorso se non per indicare la loro prcscnza in Italia 0 per renderc qualchc cenno della probabilc influenza dellc loro islitu- zioni 0 consuctudini sopra il Diritlo Italico, siccome in gencrale non saranno esibitc luttc quelle allre notizie, Ic quali esscndo opportune in una storia ge- ncrale del paese , non lo sono del pari per servire d'introduzionc in una storia del Diritto. II fatto dellc origini italiclie apparlienc ai tempi anteriorl alia storia; tutta- volta esso ci e trasmesso, oltrc che nel initi, anehe nolle assorzioui dci logo- grafi 0 degli slorici, e ci e pure eonservato in alcuni monument!. Fra questi monument!, so con tale nome s'intende cio die rimane colla capacita di rendcre memoria d! cosa avvenuta, ponno csserc collocati i linguaggi dci popoli cd an- clic le loro situazioni nel paese clie abitano. Quest' ultima circostanza puo a quesfuopo essere tralta in testimonio, perche. la situazione di un popolo in un paese vale a dar indizio del suo arrivo cola in un tempo rcciprocanicnte anleriorc 0 posteriore deirarrivo di un altro popolo, da poi clic in gonorale a modo di con- geltura, non apparendo altra cagione, si puo asserirc che i primi venuti in un paese si trovino, rispettivamente a quelli venuti da poi, nellc parti avanzate ed opposte al luogo dondc si pote ponetrare nel medcsimo paese, c perche quelli clie dimorano no! dim! rimoti piii infelic! di uno spazio moslrauo di esservi an- dati non volontariamentc, ma spinti da altri popoli. Di poi questo fatto dellc origin!, in rapporto specialmentc alio cmigrazioni, vuol essere considcrato nellc probabiiita natural! secondo la configurazionc dci paesi ed i modi possibil! del viaggiare in date circoslanze di selvatichczza o di coltura dei popoli. INTORNO AGLI AMICIII ITALIANI. 167 I miti insicinc coUa tcologia e colla cosmogonia sogliono trasmcllerc Ic opi- nioni del po|)oli intorno allc loro oiigini. Furoiio espeiiiiuMilalc parccchic in- lerpretazioni dei mill per iscoprirc il falto di qucsle origini , c di tali espcii- menti ne sono fatti anclic oggid'i; ma i miti sono una tostimonianza troppo facile ad csscrc ridolta ad un propiio concetto od idea prcconcepita \)ct spiegare una precisa verita concreta. Veio e ehe argomciilando a priori sulia nalura della mentc umana , si pu6 affermare in tesi generaie die cotcsta mente in tali cir- costanzc suole forniarsi i lali concetti dcllc cose , e quindi clie ncilo stato di prima rozzezza dei popoli, in cui rcspeiienza e poca e rinimaginazione molta, concepira il fatto dclle origini dei popoli in un modo poetico, e percio si pu6 dire che nel mito di cotcsle origini vi sia un fondo di stoiia : ma, oltrecclic vi puo essere allerazionc nella Iradizione del mito, la difficolta sta ncli'interpretazione di un mito speciale c concreto, perche rargomentazionc a priori non puo es- sere lanto sagace da prevedere tutle le modificazioni della mente nella forma- zione dei miti particolari, e non si polendo avere il criterio sufficientc per de- terminarc quale dei processi psicologici possibili sia stato reffettivo del mito concreto , ne vienc quindi che il nesso tra il fatto vero od i rapporti veri delle cose e le loro rappresentazioni mitiche nei singoli casi speciali non puo essere determinato con rigore. In cffetto le spiegazioni di storia primitiva fondate so- pra I'interprctazionc di miti speciali apparvero arbitrarie e tali da poter essere non troppo dil'ficilmentc sostituitc da altre di egual valore. II mito procedendo pud risolversi da poi in istoria; cosi, sebbene, p. e., i pro- genitori di Enotro e di Peucezio siano dctti essere Glove e Niobe (1), e questi stessi eroi possano essere personaggi niitici per alcuni fatti ; nondimcno 1' ar- rivo degli Enotri e dei Peucezj in Italia , il loro stabilirsi nclle terrc die da poi furono chiamate Enotria e Peucezia , ponno riguardarsi come appartenenti alia storia. Non si trova die la origini italiclie siano state narrate da alcuno scrittore indigeno di data antica. Sono i logografi e gli storiei greci di SIcilia e di altre parti di Grecia che ne iratlarono; il loro nuniero e grande, ma di essi pochi riniasero , ed i rimasti si contraddicono (2). Gli scrittori romani die venncro dopo , copiarono per la piii parte i Greci. Le sopracccnnate contraddizioni dei rimasti rendono difficile il processo della scoperta della verita, e potrcbbcro (1) Dionys. Alie. Jntiq. Jlom. Lib. I, c. 2. (2) Gerardo Vossio, De Jlistoricii grcecis, li cmiiiiera : ina il Corcia nella sua Sloria delle due Sicilie J NapoU , 18'f3, Prefaz. pag. xvi-xix e nolle relative nole li accvnoa lulli unili. 168 CENNI STORICI ispiraiT il desiderio di posscdcrc ancora j;li storici pcrduli per scnlirc allri ti'!.timoiij a scliiai-imento. Ma quando anclic sussislcsscro siffatli slorici, forsc la questione non si trovcrcbbe gran falto in migliori condizioni. Abbiamo do- gli serittorl posteriori chc potcrono aver veduto gli scritli di colesli storici , che 11 vidoro in cffello e li citarono. Non parlo di Livio, chc si ristringe quasi solo alie origini ronianc; ma Dionigi nclle sue Anticliila pone ex professo la queslione dellc origini ilalichc e la discute anche colle asserzioni degli storici anteriori ; Strabone a ciascun luogo dei prinii popoli ilaliani esprime un'opi- nione die moslra di esscrc scnipre appoggiata a (lualche autorita; e Plinio procede pure alio stesso modo , c non di meno la questione per loro non fu sciolta. Ma vi e una cagione per cui neirantichita cotesta queslione doveva riuscirc a questo csito. II tempo di qucste origini era troppo iontano ed an- cora troppo neir eta poetica, perche anche a quci prinii storici giungcssero naturalmente vere le deposizioni dei testimonj. Queste deposizioni si irasfor- marono nclla tradizionc, e la tradizione pote essere gia Iravisata, e !e altre iraccie del fatto, se pur ne riniascro, polerono essere travolte e confuse, quando pervcnnero all' eta di qucgli storici. Questi storici, per non parlare dei logografi che mancarono di ogni critica, non ne poterono avere pure a suffi- cienza per la questione. Dovevano mancare del criterio inleriore dei linguaggi a dislingucre i popoli, perchS I'etnologia e la linguistica sono discipline dei nostri giorni; non poterono avere alcun lume circa alle probability ed ai modi dellc grandi emigrazioni del popoli , perche la geografia dei loro tempi era imperfetta; non poterono avere quella ampiezza e profondita di vedute sulia vita storica dcU'uomo, che per Tesperienza stessa dcH'uomo nel mondo, per le invcstigazioni dei dotti e per le speculazioni dei filosofi si formarono da poi : in fine, la critica stessa, ristretta alle sole circoslanze di ciascun fatto, se cominciava con essi, era pure principiante. Ed in effetto di raro occorre in essi la discussione del valore della fonte storica, non e esaminata la natura del fatto in se, o non ne e data quella ragione intrlnseca desunla dalla natura delie cose e delle circostanze concomitanti che costituiscono le condizioni della verila. La critica di quci tempi nel suo significato piii gcneralc non fu adunque c non poteva essere ([uale c la prcsentc ; alcuni clemcnti della criti- ca, valevoli anche per le eta rimote, non furono scoperti od avvcrtiti che ne- gli ullimi tempi; e queslo adunque il caso, in cui i postremi ponno saperc ineglio dei posteriori. Dopo le asserzioni degli scrittori voglionsi ricordare i monumenti anepi- grafi , i quali per il falto della loro esistenza ponno venire in confcrma delle deposizioni degli allri testimonj, ma sopraltutlo i monumenti che csibiscono INTORNO AGLl ANTICIII ITALIANI. 169 iscrizioni , c per parte di eoiiseguonza di cio anclie i linguaggi. Ciascuno di quesli due ullimi eleinenli cosliluisce un ordiric distinto di Icsliinonianze per s^, Ic quali lianno un carallcrc di diinostrarc con maggiore sieurezza i falli che sono capaci di rapprcsenlare , pcrclie dal tenorc dcUe iscrizioni ne verrebbe la deposizione dirella del fallo , e dai linguaggi nc risullercbbc il falto stesso luttora vivente , che darebbe argomento d' induzione inlorno allc qualita ed anehe a cerlc vicende dci popoli che li parlarono. SilTallc teslimo- nianzc in effctto aumentatc per !e recenli scopertc banno contribuilo non poco, niassime per relcmonlo dei linguaggi, a sgomberare la qucslionc da quelle molle conlraddizioni in cui era involla, quando di prcfercnza era dispu- tala sulle asserzioni degli scrillori. Tullavolla, in presenza di quesle asser- zioni , tali testimonianze non potrebbero, come alcuni dotti danno intcnzionc essere esclusivamenle interrogate ncl processo della verila storica in que- stione , perchti le notizic tradizionali degli scrittori originarono pure da un qualcbe fatlo che in esse put) serbarc ancora traccia di verita, c dall" allra parte perchi' le notizie fornite dalle iscrizioni sono di solito frammentarie ; e circa ai linguaggi, pcrchc qucsto tcslimonio non depone clic il fallo in risulla- mento , ma il modo con che avvenne non pud essere da esse ra|)presentato. Le preallegate fonli sloriclie adoperate coi mezzi c colle vcdute della critiea attuale banno Iratto fuori di sopra la proposizionc che i postrenii interpreti delle origin! italiche potesscro per avvenlura conoscere meglio la qucstione che non 1 posteriori. Ma contuttocio questo argomento e ancora alio slato di plena controversia. Donde viene pertanto questa grandc diversita di senlenze? Per verita, quando vedonsi oggidi alcuni filologi, ai quali niuna manicra di co- gnizioni possibili nel presente argomento nc la critiea piii sagacc sembra man- care, esporre senza esitanza un sistema positivo di origini, sentesi piuttosto inclinazione a dubitare della propria logica, anziche contraddire le loro asser- zioni; ma quando vcdesi ancora che quesli valenluomini pure riescono tra loro in contraddizione, sembra allora che rimanga ad altri un qualclie motivo per esaminare di nuovo la qucstione. Una qucstione puo essere risolta anche negativamenle in queslo senso, che secondo una data condizione di prove sia dichiaralo clic non si possa ne alTcrmare assolutamente un lal falto, ne asso- lutamcntc negarlo. Ma questo giudizio di non satis liquet, che non c sempre am- mcsso nemmeno nelle procedure criminali , pare che sia mcno lollcrato dallo spirilo umano che si trova sempre male ncl dubbio, dove i giudizj definilivi sc sono erronci, porlano mcno gravi conseguenze. In mezzo adunque a quesle conlraddizioni di grandi o piuttosto sommi filologi, se fosse lecito anche a rac di mettcre fuori un parerc, vorrei suggcrirc che sifTatte conlraddizioni per Vol. IV. 22 • 170 CENNI STORICl avvenlura proccdano dal volerc risolverc afferinalivamentc la qucslionc in una estensionc clie dalla sua natura non e concessa. Mi pare clie il fallo delle origin! dei popoli. quando c avanli la sloria, come i' quollo dclle origini ilaliclie, sc puo csscre dclerininalo in qualciie modo si- cuio, nou lo sia clic per Ic prove inlrinseche, le quali non sogliono porlare il fatlo alia dimoslrazione del caso concrelo, ma soltanto lo alTermano per il suo carattcrc gencralc. Per lal mode adunque , facendo use dci risultamcnli che fiirono ollcnuli dai presenti doUi intorno agli clenicnti eostiluenli dcllc preal- legatc prove, siccome dei linguaggi c di allri monumenli , senibrercbbc clic qualche cosa di meno controverso possa esserc asscrita inlorno alle condi- zioni gcncrali delle origini italichc, c dentro qucsli confini crcdesi che vor- rebbcro pure csscre inlcrprelatc, in confronlo colic prove interne ora allegate, Ic asserzioni degli scrillori. La queslione delle urigini italiclic non pud separarsi da quella generale dcUa dilTusione del genere uniano suUa terra, la quale comprende pure quella dcUa dislinzlone gencalogica dclle nazioni. Pare anclie che alle viecndc etno- logichc risultanti da questo fatlo principale si debba ricorrere per rendersi qualche conto del fenomeno dei dialetti attuali d' Italia, i quali, mentre una sola lingua italiana e parlata dalla societa eolta ed e intesa in tutti i punli dcUa penisola e dclle sue isole, pure cosi profondamente si distinguono fra lore per alcune parole, per certe forme di gramatiea, per le desinenze , per la pronunzia e per Taccenlo. Questa diversita non senibra spiegabile colla sola invasione dci barbari del medio evo, perche essi furono notoriamentc in grande minoranza rclativamente alia popolazione indigcna , e quindi furono piutlosto in termini da essere col tratto del tempo assorbiti da quella, che non di eser- citare una tale influenza sopra la sua lingua. Riguardando adunque alia questione etnografica sopraddclla si conviene qui di parlare dci Liguri , i quali quantunque non siano tostamente ricordati fra i popoli pii antichi d' Italia dagli scrittori, k detto pero sino nei primordj delle loro narrazioni che i lore piu antichi popoli combatterono coi Liguri. E raccon- talo ch;' alcune popolazioni di Liguri furono travolte in Italia dalle Gallic per il niovimcnlo ccllico che si dice csscre avvenuto nel sccondo c ncl torzo sccolo di Roma (1); ma 6 riferito ancora che cotesti popoli si trovavano anlicamcnte ill questo paese a canto agli Umbri dctti antichissimi in Italia , coi quali nncht.' O) Li\ias. L. V, 95. INTORNO AGLl ANTICHI ITALIANI. 171 coiiibiiUerono (1). Tucidiile racconla die i Sicani csscndo Ibcri , cosi chia- mati dal fiumc Sicano in Iberia, furono espulsi di cola dai Ligj {die sono i Li- ijuri (lei Lalini ) , e passarono nell' Isola di Trinacria , clie da loro fu delta Skania (2). Qucslo fallo k evidcnlemcnle anteriore alia calata dci Siculi in quell' isola , da poi che i Siculi vi trovarono i Sicani. Come passasscro colesli Sicani dal- riberia nclla Trinacria non si conoscc. Ma in quell' isola a canto agli Ibcio- Sicani sono raninientati anctic dci popoli semplicemenlc nominati Ibcri , c di popoli Ibcrici si rifcrisce che ncll' antichitii fosscro i)opolatc le isolc Baleari , la Sardcgna e la Corsica. I Liguri che moslransi nell" Iberia donde cacciano i Sicani , per la comunanza di dimora poterono forse cssere pure Ibcri. Essi si Irovano nelle Gallic lungo Ic cosle del Mcditcrranco ed anclie in Italia sino alia Magra, e lalvolta sino alia foce dell^Arno. Dalle asserzioni dcgli scrittori apparc adunque che alcunc popolazioni ibe- riclie fosscro nella rcmola antichitii in Italia, i Sicani certamenle in Sicilia . i Liguri, se sono Iberi, in Italia, altri Ibcri nelle isole. Veggasi ora quali dimostrazioni puo esibirc I'elnologia. In un angolo di Eu- ropa intorno ai Pirenei vive tuttora un popolo, il quale parla una lingua af- fatto diversa da quasi tutle quelle di questa parte di mondo. Qucsto popolo, che e il basco, e riconosciuto oggidi per essere un avanzo degli antichi Ibcri. Gugliclmo Humboldt, mediante la lingua basca (3), trova la spiegazione dci nomi del popoli ibcrici delle Spagne , ma con quel mezzo non puo spiegare alcun nome dei Liguri d' Italia. Cio non ostante asserisce che alcuni etnologi dall'insicme delle circostanze non dubitano di pronunziare che anclic i Liguri d' Italia fosscro Iberi. Ma la questione dopo Humboldt fece qualche progresso. Fu trovato che la (I) Thierry Amedee, Histaire des Ganlois. Paris, 185B, pag. 36 e segg. — Miiller, Die Eli-usker.Finleilung,i,i5^ in nota 81. Breslau, 1828. — Filisto in Dionigi d'Alicarnasso, I, 52, dice che i Liguri cacciati dagli Umbri-Pelasgi passarono in Sicilia. II Guarnacci, Origini^ ecc. T. I, pag. 236, ha raccollo testiuionianze intorno a qucslo ai^oiuunlo. ^2) Lib. VI , 2 Iixavoi Si... i>tSi ri i'XriSttx e-jptatLsrjLi 'l/3»/)£{ ovts; xii ini to j ^(xxvo'j irora^i ToO f» '\Snpix UTTO Auyi'uv zvx^ivTc; xsti oiir' auTuv Itruivix tots >i vHaof tuxitiro ir/oore/sov Tptvixoia xaXoufxtv)}. (3) Priifung der Untersuchungen iiber die Urbexuohner Jlispaiiiens vermiltelst der bas- kischenSprache. Berlin, 4821, passim ed a p. 54, c. IS: — Elimologie derNatnen f^asken, BiscayOj Ilispanien, Iberien. 172 CENNI STORICI lingua basca scrba phi slrelta aflinila colic liiigue della faniiglia linniro-lalara o turanica ciic con qualsivoglia allia della famiglia indo-europca od ariana chc ticne occupata la niaggior parte dell'Europa (1). Di poi il professorc Reiser di Cristiania in un'opera a cui fa alUisione il dolt. Prichard, proeura di provare la grande dilTusione del popolo iberico ncU'Europa occidenlalc nei tempi rimoli (• lo assoeia cogli aborigeni lapponici della Scandinavia (2). Inollrc, sopra di cio il dolt. Pricbard nella Memoria succitata sosticne, che vi sono fenomcni sia di linguaggio sin di altro generc, i quali lendono a favorire la congellura chc Ic na- zioni celliclic (cd cgli sarcbbe slalo il prinio ad indicarc PalTmila di ciueste nazioni colla famiglia ariana) furono in parte di origine finnica o lapponica cd uscirono fuori da un mescolamcnlo di questa stirpe con una tribii di origine ariana. In fine fu osservato dal nostro collega Lombardini (3) cbe i nomi dei liumi dell' Italia settenlrionale e di molli della Toscana sono omofoni con quelli della Francia , dciringbilterra e deir Irlanda, indi che alcuni di essi lo sono anche con allri dei pacsi abitali dalle slirpi finnichc c turche: al che si polrebbc aggiungere anche delle Spagnc, siccomc ollre i nomi dei fiumi nei Pirenei, quelli di Ducro o Duro rassomigliano alle Dore d' Italia. Dalle cose ora espostc si pu6 inferirc che la lingua basca , diversa dalla maggior parte delle altre europec , appartiene alia famiglia finnico-tatara , ora delta turanica c da Prichard iigro-tartarica '. che questo fatto sarebbe confermato dal Reiser, il quale dice anche che gli Iberi erano molto estesi in Europa nella rimota anllchila: che gli Ibcri come pro- genitori dei Baschi essendo di famiglia turanica, la diffusione di questa stirpe in Europa sarebbe anche teslificala dai Cciti, i quail crano in parte di lignag- gio fmnico prima che fossero trasformati in nazione indo-europca od ariana; in line, che Tomonimia dei fiumi d'ltalia, Francia, Inghilterra e Irlanda, di qualche (I) In un articolo della Rivixtn d'Edimlitirijn, fascicolo di ottolirn del 18(181 clo^c si ren- de conto dei seguenii scritli : Prichard, Uc^fiirches into the physical J/hlury of Man- kind; e del medesiino : Tlie Natural Jfisioiji tif Man; e poi del liijtort of the O.'"* Metf- liaij of the British Association for the ndiamcinent of the sciences, held at Oxford in Jntir ■18'i7, a pag. 477 sono conferiiiatc le asserzioni fondanientali qui ncl teslo rifcrile, ed al cune di esse piii specialiuonte iieH'opcra sicssa della Natural Jfislonj of Man. London , !8»8, pag. 184, 185, 20fi. (1) Report of the 17."'* Meetinrj of Ihf /Jriti.^h Association for the advanccinciil of science held at Oxford in Jane i847j pag. 246. (3) Sail' oinonimia dei fiumi deW Italia seltcnirionate e di ijuelli della Francia. V. Gior- nalc di questo I. R. Islituto, tomo III, pagine 13 i e 265. IISTORNO AGLI ANTICIII ITALIANI. 175 parte ossprvata dellc Spagnc c dci pacsi linnici n lurclii , tcslificliercbbe clip una popolazionc della medesinia indole avrcbbe dato i nomi a quesli fiumi. Dopo di ci6 ci conviene di avvcrtirc chc il gran corpo della popolazione euro- pea e di famiglia ariana , c di poi ciie cssa ticne sejiaralc agli eslremi conQni del settentrione e del mezzo giorno due popolazioni affini per linguaggi e quindi della inedesima origine , le quali sono i Rasclii cd i Finni della fami- glia turanica. Da qucsto fatlo si vorrebbc infcrire, secondo i principj elnologici posli di sopra, cbe la famiglia turanica j)rinia di ogni nltra conosciuta penetro in Europa, c cbe cssa ne fu disgiunta ed annicntala nel centro e separata alle estremita da un'altra famiglia chc vi s' intruse, cbe fu I'ariana. Appresso a cio il fatto della omonimia dei fiumi di parte d'ltalia, della Francia, d'Ingliilterra con alcuni dei paesi iberici c linnico-turclii potrebbc eonfcrmare cbe veraniente la popolazione primitiva d' Europa fu della famiglia turanica. Ma a rendere meno impcrfetta questa dimostrazionc sarebbe necessario cbe Pinvestigazione del- Tomonimia fosse estesa a tutti i punti di Europa e dci pacsi finnici e lurcbi, poi- chc il Lombardini non la rintraccio cbe su di una parte; chc fosse fatta anchc sopra tutti i luogbi (massimamente piccoli cbe sogliono cambiar meno di nome per cambiare di casi) i quali ricevono un nome dagli uomini, siccome i monti, le valli, i villaggi cd ancbe le cilta-, di poi cbe si verificasse se questi nomi trovano un significato nei linguaggi della famiglia turanica piuttosto cbe ncl- r ariana. Per verita i nomi di silTatti oggetti , massimamente quclli dei piccoli fiumi, monti, villaggi, quando sono stati dati una volta, sc sussiste un mode possibile di trasmissionc tra popolo e popolo , ponno essere stati imparati dai popoli susscguenti, percbc gli uomini non mulano cbe per un qualche motivo, cd il motivo di mutare tanti nomi c meno probabilc cbe qucllo di apprendcrli. Per tal modo la famiglia ariana polrebbe aver imparato i nomi dei fiumi dalla famiglia turanica. A malgrado di cio cbi volesse, non riguardando al significato di questi nomi, tenere per anteriore in Euro])a la famiglia ariana sopra la tura- nica, troverebbc sempre nella separazione dci Bascbi e dei Finni, della mcde- sima famiglia turanica, allc due estremita di Europa un fatto di assai difficile spiegazionc. Ora se gli argonicnti dell'autcriorita della famiglia turanica in Europa sopra r ariana sono in maggior copia cbe i conlrarj, se le stirpi ibcricbc di questa famiglia crano veramente nella rimota anticbila niolto estcse in Europa occi- dcntalc, se i Lignri si trovavano pure ncHanlicbita nelP Iberia. |)arc piii pro- babilc cbe cotesti Liguri fosscro pure Iberici, anziclie cli ultra nazionc; e se cosi fosse , ancbe i Liguri d' Italia , inlorno ai (|uali gia Guglielmo Humboldt espresse 1' inclinazionc degli etnologi a tencrli per Ibcri . ricevcrcbbcro una 174 CENM STORICl I'onforma di qucsta nazionalila iberica, c per tal niodo si polrohbe anclip ili riiicuiUro argoinenlare eU'cssi polesscro veramonlo csscre ilei priiiii abilalor d' Italia sopra i pnpoli di allra fainiglia (1). Qiicste sarebbero Ic iiulu/.ioiii clie si poiino trarro dai linguap;gi iii riguardo alia condizionc cliiologica dei Ligiiri. Cionoiioslantc non si piio a inoiio di av- vcrlire ciic ancbc qucsto gencre di prove interne vnol pure esserc accolln con riserva, perclie i linguaggi ponno csscre disimparati ed imparali, c qiiindi de popoli di genealogia divcrsa ponno parere oniogenei, c vieevcrsa, sicconic fu di sopra acccnnalo dei Celti, e quindi la (|ueslionc einologiea circa le origini non puo anchc con qucslo critcrio csscre risolla in niodo assolulo. Vcnendo ora ad altri popoli, trovansi gli Umbri , i Sabini c gii Ausonj (2) i (luali sono ricordali dagli scrittori siccomc i piii anlichi del paesc. Dionigi d'Alicarnasso racconla che fossero i Siculi i popoli piii antichi Iro- vati in Italia (3): ma di poi riferisce die gli Enotri approdali sulle coste oc- cidcntali d' Italia vi trovarono gli Ausonj (4), ed in scguito , citando Antioco di Siracusa senza contraddirlo, asserisce che cotesti Enotri comprcndevano sotto al lore nome ed i Siculi cd i Morgeli e gF Italieti (5), donde viene die i Siculi, se erano Enotri , non furono piu gli abitatori piu anlichi d' Italia; il che fa contraddizione con quello ch' egli aveva detlo di sopra. In allro luogo egli aveva pure fallo intendere che gli Umbri fossero dei popoli piu antichi di (juesla conlrada; la quale opinione prima e dopo di lui era stata od accen- nata od csplieitamente annunciata da altri scrittori (6). (1) Nella tavola di Polcevera (Serra, Memorie deW J cadatiia di Genova , T. II, p. 99) fu osservato che 1 nomi loculi di Ncviasca , Vinda^ca, Tulelasm , Cmpdema, Berhjieimi , Lnbriemelus lianno im caiaUere straniero al greco ed al latino. Ma se questi nomi trovati in terra lignslica fossero Iralli a dar segno di lingua liguslica, avverlasi che anche le terre celtiche della Lombardia sono piene di nomi di fiuraiciatoli e di villaggi colla desincmta in n.sco od asca, il che potrehbe significare che i Ligiiri prima dei Celli storici di IJelloveso . cioe Ariani, avrebbero occupati questi paesi, che li avrebbero occupati anche prima degli Elruschi che li occupavano immediatamcnte prima dei Celli di Belloveso, onde anche per questo motive i Liguri sarebbero da lenersi per primi abitatori d' Italia. (2) Gli Ausoni dei Greci sono gli Aunvtci dei Latini. (5) Jnliqu. Horn. I, 9. (4)1,10,11. (B)II, 12 ovTu }( £ux!>oi /x'l UopyTi-ii c-/ivovTo y.A UMfittt ( cosi successivamente nominali dai rispettivi loro capi) eovt-; OivtoT^ot. (6) Erodoto dicendo che i Lidi Tirreni pervennero nel paese degli Umbri i: S' zii'.x nMi. imiixjiti^xuivou; (Tu.ojijviy;) iruiiSit t; "OftiS/jixovs asscrisce ad uo tempo che gli Umbri occupa- INTORNO AGLI ANTICIII ITALIANl. 175 Gli Umbri pare che occupassero il settenlrione d' Italia sino iiella valle del Po. I Sabini , dci quali Zcnodoto di Trezene, die scrissc intorno al popolo um- brico , citato da Dioiiigi (<), dice che proccdcsscro dagli Umbri, occupavano la parte media d' Italia sul dorso degii Apeiuiini , donde si spinsero verso i! mczzogiorno. Gli Ausoni , tenendo pure al mczzogiorno , possedevano quelle parti che da poi furono dctte la Campania ed il Sannio , quando non si voglia accoglierc Passcrzione die gli Ausoni non fossero die i Sabini o Sabclli della pianura , mcnlrc cotesti Sabini fossero la medesima nazione abitante ai monli (2). La favola narra die gli Enotri insieme coi Peucezj , condolti da' due fratdii Enotro c Pcucezio, vennero in Italia procedendo dall' Arcadia, dimora in quel- 'eta del Pelasgi (3), e da cio si vorrebbe inferire eh'essi pure fossero Peiasgi. I Peucezj si posero suUe coste del mare superiore , gli Enotri nellc terre chiamatc di poi il Bruzio e la Lucania (4). In seguito sotto al nome di Siculi si sarebbcro spinli in su per 1' Italia sino al Tevcre, e forse piu in lii nel paesc degli Umbri (5). Gli Umbri divenncro il popolo piu potente in Italia per quei tempi. Combal- tcrono coi Liguri e coi Siculi (6), e cacciarono gli uni e gli altri dal paese che da poi fu I'Etruria. Essi abitarono Perugia ( anni av. Cristo 1103 circa) sotto al nome di Sarsinali , e Clusio sotto a qucllo di Camerli, della quale cilta il nome umbrico fu Camars. Si dice inoltre che essi possedessero ben trecento vano quel paesc da tempi assai remoti. Musae I, Qfi, c Plin. dice, III, 19: Uinbrorum gens nntiquissima llalim exisliinatur. Dionig. d'Alic. , I, 18, affenua . . . zxi iiv to'jto to j'Svo; (oi ] 'Oup^oizoi ) ev Toi; Tzu.v\t f^r/x Ti xxt 'JLftyuio'j. ■(1)11,49. (2) Moiiimscn, Oskisclie Stiidien. Berlin, 184)$ , pag. 18. Qiicsta parte in vero fu raodi- licata dallo stesso aulore nei suoi Nachtraiie zitdcnoskisr.henStudieu. Berlin, 1816; nia tale asserzione non sarcbbe contraddetla. Nell' opera posteriore Die nntcritalischeu Dialektc senibra opinare ehe gli Ausoni potessero cssere Eiiotro-Siculi. (3) Dionvs. I, 10. (4) Idem. (8) Dionigi (I. 10), a mode di larga congeltura esprinie ropinionc clie gli Enotri potes- sero esserc i primogenitori degli Aborigeni e quindi dei Casci. Ma di colesla slirpe enotria erano i Siculi, come riferisce Antioco di Siracusa citato dallo stesso Dionigi; e questi Eno- tru-Siculi sarebbero stall poi , come si vcdra in seguito , sogglogati e cacciati dai lore ligli, i (^sci, il die fa un pu' di contraddl.'.iune. [(>) Dionys. 1, lO. If 6 CENNI STORICl cinquanlolto borgalc (1) , c die cslcndesscro la loro influenza sopra tulti i popoli ilalici sino all' eslreniita della penisola. La quale influenza umbrica e forsc piulloslo da esscrc attribuita ai Sabini , dei quali , come fu riferito da Zenodolo, Torigine era umbriea, e ehe per la loro posizione pare piu nulurale elie potessero ineglio escrcitarc potere ed influenza sul mezzodi d'ltalia. I Sieuli ebbero a palire ncl seguilo un grandc urio dagli Aborigeni o Casci. Si dice che i Sabini cbe coniineiano ad esserc noniinati intorno ad \niilerno (anni av. Cristo 1053 cirea), si geltarono sugli Aborigeni o Casei elie Irovavansi a Rcale, e cbe questi si precipilarono da poi sui Sieuli che dimoravano sul Teverc inferiorc. I Sieuli ne sono cacciati in parte c si rilirano verso il mezzodi d'llalia, c di poi anclie, come diccTucidide (2), sopra zaltere aspetlando 1' opporlunila del tragitto passarono in Sicilia dove Irovarono i Sicani (anni av. Cristo 1053 circa sccondo Tindicazionc di Tucidide); 1' altra parte si dice che si confon- desse coi Casci, d'onde vorrebbesi fare risultare fuori il popolo Latino, il quale, secondo elie per alcuni si narra, da un suo cajto cosi denominossi , ma, sc- condo altri, dalla nalura del luogo largo o lato da csso abitato fosse cosi cliiamato. Dopo quesle asserzioni degli scrittori si vuolc far uso dei linguaggi in con- fcrma di esse. Si e crcduto che la lingua latina stessa porlasse le traccie di un avvenimento della natura ora csposta. Fu osservalo die questa lingua si compone di due dementi , dei quali 1' uno e rassomigliante alia lingua gre- ca, rallro non vi rassomiglia od assai poco; che in quello piii rassomi- gliante al greco sono i vocaboli di economia domestica c rurale , di lavoro e simili ; che nell' clemento non greco vi sono le parole di governo c di guerra (3)*, siccome nella lingua inglese le parole d' imperio c di godimento (1) Plin. Ill, 19, dice che ben 300 di fjiiestc borgafe ne furono loro tolle dai Toschi : 300'" eorum (Uitifironim) oppida Tliiisci dcOfllnsu' repcriuntar. (3) L. VI, 2. (3) Miiller, Die Elruaker^ T. I. Eiiil. I, 3 , in nota 21 , raccog)ie sifTatIi noinl della lingua latina e sono i scgiienti: somigUanti al greco sono: box, [ixA'.i) ultnliiSj orisj aries ed ar^iyn^ agnuSj sunj aper, porcu.i ( in Atcne nei libri sacri xinpa zai Tt6pm>. Varro L. L., v. 19 . pag. 28, verosimilmentc nei rili cleusini z-ar/s'toi; EOftolnJwv , ec, ec. E poi pultus, cams; indi afjei'j silxmj aro, sero, i'i)»i(»«, teiimm ( travollo da it-ii^, come sper.io da u/.0T!im, fiirma da s^opyr.j repo da e.^irw), lac, mcl, sal, oleum, Iniia, niuUim, fiais^ijtann {-/iixvo; eolico). I nomi non rassomiglianti al greco sono : teta^ anna, hasta, piliim^ cnsiSj (jtadiuSj sagitta, jaculum, clypeus, cassia, balleuSj ocrca, conic i vocaboli forensi fnrtvii, jus, lis, van, teslis, rex, populus, plebs. INTORNO AGLI ANTICIII ITALIANI. 177 sono (li lingua nornianna, c quelle di lavoro e di scrvizio sono anglo-sassoni. Da ([uesla diversa qualita di vocaboli il ISiebulir iie trasse argomenlo (I) per inferirc clic una pacifica Iribu grcca, quclla del Siculi, fosse slata soggio- gala dai Casci, ossia dai belligeri abilanti d'llalia, donde vorrcbbe fare 1' in- duzione cbe il lalino fosse lingua niisla. Questa congcllura dcsunta dai lin- guaggio sarcbbe la conferma deiravvenimenlo di sopra ricordalo sccondo la asserzione degli scrittori. Di poi, pcrclie la lingua osca 6 afTatto simile alia la- lina (2), il Miilier (3) voile fare P induzione , clie un somigliantc fatto fosse avvenulo Ira gli Ausoni cd i Siculi, donde sarebbe dcrivalo I'osco. In fine, per- cbe la lingua umbrica ha pure niolla somiglianza colla lalina (4), sl vorrebbe congellurare un incdesimo falto tra gli Umbri ed i Siculi. Ma cotesti Siculi invece avrebbcro I'ornito per il loro linguaggio qualehe arnminieolo di prova in scnso opposlo , e I'u il Miiller slesso (5) che I'avrcbbe rintracciala. Nelle comedie di Epicarmo c nei mimi di Sofrone, poeli siracusani, ed il primo an- che filosofo pilagorico, si riscontrano alcune voci che non sono del greco ma sanno del latino, siceome ^ic-jtov ^ mutuum (6), lircpti , lepus , y.oiTu/cv , ca- thmni (7), Ttarava, patina (S), v-i^/.a-^ov ^ career J yeXa, gelu. Ora questi poeli scrivevano drammi per il popolo, cd usavano per avvenlura siffalle voci per- che erano le piii popolari in Siracusa. Ma in che modo cotall voci latine erano popolari in Siracusa? Credo che sia fuori di questlone che i Siculi al tempo di qucsli scrittori formavano la maggiorita degli abitanti deirisola (9) , e quindi che potevano bene entrare a formar parte del basso popolo delle citta greche (1) Romische Geschkhte. Berlin, 1811 , Parle 1, pag. 117. (2) Moiiimscn Theod. : Die nnterilnliichcH Dialekte. Leipzig, ISBOj passim. (3) Die Einiskcr. Breslau, 1828. T. 1, Einleitung. (4) Die umhrischen Spracltdeukmiiler. Ein Fersuch zur Deultimj derselben , von S. Th. Jiifrcclil und /L Kirdtoff. Berlin, 1849-50, passim. (5) Jfie Elnislwr. (6) Var. de L. L. V, pag. 41. Amstel. 1625. (7) (a) nt supra VI, pag. 26-30 (8) Pollux. V, 13, 90. X, 24, 107. (9) Mi pare die .sia pure arainesso senza conlraddizione che cotesti Siculi provenissero d' Italia. Tucidide parlando di questi popoli per occasione della loro venuta in Sicilia dice, clic sono tultcua ( ai suoi tempi) i Siculi in Italia VI, 2, tiai Si xx\ vOv en iv t^ iriXist iiz-)oi) e Polibio narra clic i Locresi Ozole fondando Locri Epizefirii, cbe fu nel- I'anno 683 avanti Cristo, ne cacciarono i Siculi ( XII, 8 . . .)xa6'ov xatpov (oi Aonpoi) tov; ^iiilloC; ex|3x/0'.. I") Qursle cllitioni non furono Irovilc. comunque neireditloM di Virroac del Uiillef del IS3S si Iroviao ia iodice le parole qui rifcritc. Vol. /v. S3 1 78 CRNNl STORICI deir isola c modificarne aiichc il linguag^io grcco. Sc cio fosse , oolcsti Siculi chc, sccoiulo il ISiebulir oil anclic il Miiller die lo segue, avrebbcro eonliibuilo relcmcnlo greoo nella lingua lalina, sccondo I'osservazionc dcllo slcsso Miiller sul fatlo soi)raceennalo, avrebbero eontribuilo (lualelie voee latitia iiel diaielto greco di Siracusa. \ conciliare tjuesta conlraddi/.ione si convcrrebbe di diseen- dcre in tanle congellure di easi parlieolari elie |tolrebbero far parcrcr gialuita rargomentazione. Intanto basti elie sia avverlila eolesta (lualuiuiue siasi con- traddizione. Ma per eoiUraddire alle congellure del Niebiiiir vi lia un ailro ar- gomenlo desunlo dalla linguislica eoniparata. II professore Lassen fu il prime a dimostrarc queslo punlo nel suo articolo sulle Tavolc Engubine (1). Fu av- vertito ehc la osscrvazionc falla riguardo al greco ed al lalino potrebbe appli- earsi eon egual forza a lulti i linguaggi indo-europei od ariani , perelie lull! olTrono la niaggiore eonsonanza nelle parole es|)rinienli le prime itaeificlic occupazioni del generc umano , nienlre i vocaboli associali allc idee di eac- cia e di guerra, clie si possono eonfondere insieme, sono il piu parlicolarmente speciali a ciascuno. Non vi sarebbc ragionc per conseguenza elie queste jia- role elie i Greei ed i Lalini hanno in comune dcbbano essere leiiule ])er un clemcnlo greco nel latino, e poielie Ic medcsime parole occorrono in lulli i linguaggi indo-curopei, esse ponno essere considerate come un elemento co- mune ariano, cioe sicconic parole clie esistcvano prima che la famiglia ariana si fosse distinta. Fu avvertilo di piu, che molte di (juesle parole si sono con- servate in una forma piu primitiva nel lalino. che nel greco, poiebe alcunc di esse appajono piu rassomiglianli tra loro nel lalino e nel sanscrito o nel li- tuano 0 nello slavo o nel gotico , che non nel lalino e nel greco (2). Sc adunque queste osservazioni slanno, Ic congellure del Niebuhr sul lalino, quelle del Miiller suU'osco, e quell' allrc che si potrebbero fare sull'unibrico, non sussislono. Ma non si puo lasciare quesla queslione senza toccare piu speeialmenle della (1) niifinisclics Museum J 1833, pajf. 3fi3 e segg. (2) Si dura falica ad imiiiaginare clu: oris sia slalo preso dal grcco i'l-r, (pmndo si vedc chc la forma di questa parola in saiiscrillo e mix^ in liluano awis , in anglo-sassonc ecuii. 11 latino ppcnn c iiiii vicino al sanscrilo /m.s'k , al prussiano peclcn^ al golico faihii , die al greco TTm ; ne si potrcbho forse cliiamuro il lalino caiti^ come un dcrivato dal grcco xvwv quando si vede che mollo piu da \icino !a parola lalina rassomiglia al sanscrilo s'vau ed alio slavo A-oii. Dair £(/m6<(rr/-/?tTi>iy, October, 1881, art. sulla grammatica comparala della lingua sanscrita, zenda, grcca, lalina, liluana, gotica, Icdesca , sla>a del professore F. Bopp., pag. 327-28. INTORNO AGLl ANTICIII ITALIANI. 179 nazionalilii ilegli Umbri, la quale pare ad alcuni ancora contro versa. Ainedco Thierry esposc un'opinione clie conlraddice alle conclusioni die furono da poi formate circa la nazionalila di quei popoli. E};li asserisce chc cotesti popoli erano Galli, e clic procedcssoro dalle Gallic (i) in Ilalia. Per vcritii cgli noii iiidica un' aulorila in appoggio di quesla opinione , ma sembra die la formi da prima per congelture considerando i movimculi di popoli nellc Gallie c nclle Spagiie. TuUavolta prima di lui era stale chi aveva espresso quest' opi- nione, siccome nel passalo secolo il P. Guidone Ferrario (2). Ma tale opinione e anche piii anlica. Solino riferisce (3) die Bocco alTerniava gli Linbri essere una jjropaggine di anlichi Galli. Servio dice la stessa cosa (4) , cd Isidoro del pari (5). Pare die cotesti due ullimi scriltori ripetessero le parole di Solino. Ma Tojiinione di Bocco pare assurda al Cluverio, da poi chc niuna somiglianza di costumi c di linguaggi tra i Galli c gli L'mbri noii fumai avverlita dagli anlichi serittori greci e romani (6). II Thierry adduce inoltre in prova della sua asser- ziouc alcuni iiomi die si lasciano inlcrprctare colle lingue cdtichc di oggidi, sic- come (judlo di Ambra od Amiira die sarcbbe lo stesso di Umbri e die vor- rebbe dire no bile , c di Ollombria , Vilombria ed /sombria, riferiti anche da Tolomeo (7), c chc signiQchcrebbero Onibria alla^ marittima, bassa (8). Ma die cosa sono quattro parole, o poco piu , cdtiche a fronte della lingua cosi apparente lalina od ilalica delle Tavole Eugubine (9)? Che se in appoggio di questa opinione si volesse addurre 1' omonimia dei fiuini dell' Italia settentrionale e massime della Toscana , dove non mai dimo- rarono i Galli di Bdlovcso e i suoi susscguenti, con quelli di Francia e d"In- ghiltcrra, si deve qui rispondere cio die I'u delto di sopra per oecasione della condizione etnologica dei Liguri , che cotesti nomi poterono essere ligustici o (I) /fistoire (/c.s Gaiiloix, T. I, pag. 10. (■2) Opera. Dissert. XI, XII. T. IV. .Medio). 1791. (3) C. VIII. Bocdms absolvit Gallorum veterum propaginem Umbros esse. (4) Jil f'inj. Avn. L. XII. Umhros Giillurum veUrum propaginem esse (desttut (juwdaiii; hand dittjie ista), dice Cluverio^ liocchus trndidit. (B) Origg. , L. Villi, c. It. Umbri Halite gens; sed Gallorum veterutn propagn, qui Apenuiiiinn montem incolunt. (G) Jtal. (tnl., L. II, c. ». (7) Gttxjruph. lit). VIII. Arastel., 1618, pag. 70, 72. (8) Lc Gonldec. Dictionnaire fraiigais-bri'ton. — Diclionnry of the gaclic langiuigej ecc. 1828. (9) Le prcsenli dimoslrazioiii di Aufrecht e Kircblioff nell'opera succilala Die umbrischeH Spractidenkmiiler provano questa asserzionc con niaggior evidenza. 180 CENNI STORICl turanici. Pare peilanlo chc I'opinionc del Tliicriy iiou abbia iiii fondanicnlo secondo lo stato altualc dclla filologia (4). La lingua umbrica confusa da prima coH'clrusca fti priniamonte dal Lanzi nolle TavolcEugubinc sospcUata osscrne divorsa; di poi il Miiller ne'suoi Elrusclii pose decisanicnle la queslionc clie la lingua di quelle tavole non era elrusca ma umbrica; in line i lavori di AufrecUl c lvirchbolT(2) hanno prodoUo piu aperle prove delta propriela umbrica della lingua delle Eugubine , siccome ad un tempo resero ovidenle la sua affinila speciale colla lalina. In quanlo airaflinila della lingua osca del pari colla lalina e cosa giu Iroppo dimoslrata, perche sia necessario di toccarne la queslione. Per 11 crilerio del linguaggio si ha adunque che gli Umbri, i Lalinl e i popoll di lingua osca (3) crano Ira loro affini. Fra questi popoli non sono annoverati i Sabini, perche manca il monumento della loro lingua: ma da Varronc c da Festo e da ultimo dal Lcpsius (4) e ricordato un numcro baslevole di vocaboli per non dubitare chc cssa non sia affine al latino. Per il medcsimo criterio dei linguaggi si avrcbbe pure qualche scntore chc i Siculi fossero dclla medesima gcntc che i Lalini", il che conlraddirebbc alPas- serzione preallcgata di Antioco di Siracusa. Dcgli Ausoni che sono detti Aurunci dai Latini , niuna iraccia linguislica si riscontra : pare anche che il loro nome siasi dilegualo dalla storia poste- riore d' Italia: ma se e lecito pure di arrischiare una congcttura, cssi polreh- bero essere quel popoli chc furono conosciuli come parlanti lingua osca. I popoli pertanto ora indicati che sono tra loro affini per linguaggio, sarcb- bero compresi nella famiglia ariana; la qual cosa involgerebbe anche la con- scgucnza che a malgrado dell' asserila antichita degli Umbri e piii probabilc che questi fossero posteriori in Italia ai Liguri , perche gli Ariani sarcbbero posteriori in Europa ai Turanici. (1) Tuttavia fe d'avvertirsi il singolare accidentc che avvenne ai Ritiirigi della spedizionc di iklloveso, i qiiali udondo che il paosc dove si posero chiamavasi dcgli Insiibii, dell'e- gual nome di una borgala degli Edni nelle Gallic, ivi, seguendo raugurio del luogo, fab- hricarono una cilti e la nominarono .Milano. Liv. V, 19. (2) Die uinbrischeii Sprachduiikiiialvr. (3) Intorno a questi popoli si terra pii'i dislinto discorso al luogo della loro diflusione per r Italia. (4) Inscriplioncs umbriacce et osca. In mtice III vocum Sabinanim. INTORNO AGLI ANTICIII ITALIANI. 181 So pero colcsti Umbri e loro affini fuiono posteriori in Italia ai Liguri , po- tcrono almcno trovarvisi come dei piii antielii dope di quest! , pcrchii questa solto-faniiglia ariaiia avrcbbc potuto pcnclrare nclla penisola distaccandosi dal gran tronco ariaiio chc procedendo per terra dall'oriente si avanzava in Europa verso TAtlantico. Ma il Monimscn nella sua opera sui dialetti (1) paria di una lingua degli autocloni d' Italia , la quale sarebbe antcriore alia greca (vorheltenisch), c come egli stesso inoslra d'intcndcrla, sarebbe pelasgiea. Non si vede ben chiaro per verita a quali indizj di nionumenli questa lingua sia riconoseiuta, tuttavia sc cotcsti autocloni. sono Pclasgi, pare che e'nondebbano essere altro chc gli Enotro-Peucezii, che la favola rappresenta essersi distac- cali dai Pelasgi d'Arcadia ed approdati in Italia. Gli scrittori posteriori asseriscono pure elic la Grecia c propriamcntc il Pe- loponeso fosse la sede antichissima dei Pclasgi, cd anzi darebbero indizio chc essi non fossero che I Greci primitivi (2). Sc il Mommsen non adduce qualchc (1) Die unteritdlischcn Diakkte, pag. 363. (2) Dionigi d' Alicani. I, 17. 'Hv yup Sh zxi to twv nsljd'/'jv '/evoc E/A>ivix'jv cx ntiMTmiivj ri up/^xlov. La facilitu avvertita dagli scrillori che ebbe il pelasgioo di trasformarsi nel greco , depone pure in favore del la grande rassomiglianza di queste due lingua. Ne valga in con- Irario I'osservazione di Erodolo, die quei Pelasgi, nei quali cgli s'iiiconlro sulTEllesponlo, parlassero lingua barbara da lui non intesa, pcrche la difTurcnza Ira il pelasgieo ed it greco poteva essere sullanto esterna, ma non essenziale., e quindi in tempi in cui i caratteri in- limi dei linguaggi non erano avverliti , poteva parcre diversila di lingua cio die non era chc differcnza di dialollo. Tutlavolta non si deve dissinjulare die i Pelasgi sono ancora tenuli da alcuni dolti per un popolo di sconosciuta origine e condizione. 11 profcssore Ml&son diLund nulla sua opera svedese sui primitivi abitanli dclla Scandinavia , della quale si rende conto ncl lifjiorl i)f the snenlffitllt mveliiKj of (lie Brilixh ./nsocinliuii fur tin- ad\ancdiiint of scieiirv held nt Oxford in June, t«(t7, pag. 31, riferisce che il cranio (corto con luberi prominenti parie- tali e con occipite largo e piatio), cosi detto bradiicefalico di Retzius, del primitive li- gnaggio dcgli abitanli della Scandinavia esiste andie in somiglianle forma in popoli molto aniichi, siccomc sono gl'lberi od i Basclii dei Pircnei, i Lapponi ed i Sanioicdi cd i Pclasgi, dei quali, cosi egli dice, si trovano tutlora vestigia in Grecia, e con cio lasce- rcbbe credere che i Pelasgi fossero ili slirpe tiiranica , di cui sono, come fu avvertito di sopra, i Finni ed i Has(;hi. Cioavverrebbe sc la strullura del cranio bastasse per crilerio di distinzionc dellc nazioni. Nel caso dei l.appoiii o Fiuiii c dei Basclii la somiglianza di slrul- tura del cranio viene in appoggio della somiglianza dellc linguc; ina in quelle dei Pclasgi., se 6 vero che la lingua pelasgiea trasforoiavasi facilmcnlc in greca , e die il gencre pelas- gieo, come dice Dionigi, era ellenico dal Peloponeso ncll' antichita, la slrultura somiglianle 182 CENNl STOIUCI argomonlo proprio a dimostrare un soggioiiio oiifiiiiario di Pelasgi in lla- lia, il dit' lion la. liinarrcbbe in vigore il coiisoiiso degli scrillori anticlii clie altribuiseono a (luosto popolo la scdc sopractcniiala. Ma sc i Polasgi proce- dolt(>r() di Grccia in Ilalia . i' idea dclla loro diniora in qucsto pacsc cosi ri- niola da confoiulersi coiraulorlonisnio non potrei)I)e cocsistorc eon quesia ])ro- venienza. Di poi vencndo (|uesto jjopolo in Italia gia in forma pelasgica rap- picsontcrebbe lullo qnel tempo elie sarebbe stalo neecssario jier assumere iiuesta forma distinguendosi dal Ironco eonunic ariano; il clie permette di con- getturarc che pote.ssero giungere in ([iicslo paesc posteriori a (]uei popoli clie primamcntc vi fossero pervenuti neH'allo di distaeearsi da quel gran tronco. Ora iiiun falto eonlraddiec elie cio non potessero aver fatto gli Umbri ed i loro immediati aflini. I'inalmente non occorre di rammentare clie se i Pclasgi pro- venncro di Grecia, polcrono piu presto esscre pervenuti in Italia per mare, siccome la favola racconta, clie non per terra, per cui vi ba pure allra cagione di congplturare ebe e' dovossero giungere dopo gli Unibri , se e piii probabile ehe cotesti distaccandosi dal Ironco coniune ariano discendessej'o in Ilalia per terra. Da tutte queste congetturc vorrcbbesi adunque concbiuderc che cotesti Pc- lasgi fossero posteriori in Italia agli Umbri loro affini. In quanlo alia loro condizione etnologica, se essi sono grccizzanti , appar- tengono necessariamentc alia famiglia ariana. Qucsti sono i risultamenti clie dalla osservazione sui linguaggi emcrscro intorno ai popoli preallegali : ma di aleune vestigia tuttora sussistenli di po- poli die mostrano di avere la niedesinia origine di cotesti Pelasgi ritorncra il discorso. dove si parlerii dei popoli piu meridionali d' Italia e specialmente dei messapici. I fatti sopracccnnati costituiscono come una parte per se dislinla dcUa sto- ria primitiva d' Italia. Ora occorre di parlarc di un altro popolo intorno al . '202. (^) Uebvr div 'lijrrlunisclieii /'t/((viy.w, pug. 8 c scgg. 184 CENNI STORICl Pelasgi C(l i Tirreni (1)- Essa e fondala sopia una lezionc ili Erotlolo (2), (love questo autorc parlando dei Pclasgi avrebbe noininalo una Crotona oltre i Tirseni da cssi abitala, ch'cgli. Dionigi, l\n\c per rclrusca Corlona. Quivi Erodoto dice rlic i suoi abilanli pelasgi s'inlendcvano coi Pelasgi plakieni abi- tanli suUEllcsponto, nia chc ne colesli ne i Corlonesi crano intcsi dai popoli cbp abilavano inlorno a loro. Ma sarebbc cosa assurda clie i Tirreni , i quali noloriamente orano gli abilanli inlorno a Corlona, non avcssero polulo intcn- d(M'e i Pelasgi Corlonesi, se erano un nicdcsimo popolo : dunque cssi erano due popoli dislinli. Ma la lezionc di Erodolo della Crotona ollre i Tirseni non si Irova che nella citazionc di Dionigi , Jaddove in tutli i manoscritti a noi noli leggcsi a quel luogo Kp>jr'/)V7. , Crestona al monle Allios. Di poi non e vcrisiniile cbc tale cilia cosi iniporlanlc avessc conscrvalo una nazionalila tanlo distinta da qucUa dei popoli che la circondavano, sino ai tempi di Ero- doto •, ne questo scrillore poteva asscrire alio stesso modo che i Corlonesi in Ktrnria ed i Plakieni sulP Ellesponlo non crano inlesi dai popoli circostanti , pcrche egli non avcva viaggialo in Elruria , come fecc suU' Ellesponlo. Ma si polrebbe opporre che il teslo erodolco , anchc fatla astrazione dai nome dclla cilia, parla di Pclasgi, i quali abilavano, oltre i Tirseni, una talc ciltiv, il che sarebbc indizio ch'cgli pure distinguesse i Pclasgi dai Tirseni o Tirreni. Cio per verila, se qucsti parlasse vcramenle della Corlona d'Elruria, corrobore- rcbbc d'assai I'opinione di Dionigi, pcrche, sccondo la dimostrazionc che qui inlendesi di fare prcvalcrc e che sara svolla piu sotlo, pare chc non sia stato che in Elruria, ed in Elruria soltanlo, che i Pclasgi assunscro il nome di Tir- reni. Ma se la cilia di Erodolo fosse la Crestona del monle Athos, cola potevano essere dei Pelasgi chiamali Tirreni c dislinli dai Pelasgi dcU'interno del paese-, da poi chc i Pclasgi di Elruria, solto al nome di Tirreni, c nolo che uscissero in seguito dalle loro rcgioni c si spargessero sullc coste e nclle isolc deU'Egeo. Quei Pclasgi dell'inlerno di Tracia e di altri paesi spinti indietro dagli Elleni polerono bene parlare un linguaggio non inleso da colesli Elleni , comunque solo diversilicasse per forme cslcrne, ed essere anche nemmeno inteso dai Tir- reni Elruschi deirela di Erodolo. pcrche il tempo c Ic diverse circostanze di vita dei Pclasgi di Elruria, le quali sogliono modificare i linguaggi , polerono pure avere modificato la lingua di costoro , non tenendosi pure conto per ora («)I,2B. (2) 1, S7. nsJotT'/wv Tuv iiTTtp TvpdrfjCv K-pmu-ja (c non K^ooTiiva ) riXiv otxeovTuv , leggono tulli gli allri manoscrilli a noi noli. Lepsius itt stiprUj pag. 18. INTORNO AGLI ANTICIII ITALIAM. 18S dclla mislura del pclasgico coll'umbrico, doiulc sarebbc cinerso il linguaggio inislo dcgli Etiuschi a cui si acceiinera in scguilo; 11 quale fallo avrebhe |iure poluto essere un impcdimcnlo in qucsti Tirreni all'inlendeie il linguaggio pc- lasgico di Traeia. Finalmenlc vuolsi pure aggiungere clie Dionigi stcsso am- mctte clic da altri ( u^i ■:''»v oi/loiv dv^f,'Lr.rM) i Pclasgi ed i Tirreni crano lenuti per un mcdesimo jiopolo. Colla pcrmutazionc di Crotona in Creslona cade il fondamenlo dclla indu- zione di Dionigi per Icnere diversi i Pelasgi dai Tirreni. Sccondo la Iradizione piu cslesa e la direzione piii naluralc delle inigrazioni dei popoli curopei quando i falli comprovati non si oppongono, sembra piii vcrisimile che una popolazionc pelasgica procedendo dagli opposli lidi di Grecia c dcll'Illirio in conseguenza del movimenlo pclasgico di Tcssalia jtosteriore a quello di Arca- dia, penetrassc priniamente ncirilalia sellcntrionale per la valle del Po, e che di qua valicando I'Apennino passassc ncllc campagne di Elruria , anzi che uno sciame di navigatori vcnendo dalle lonlane cosle di Lidia con alcunc navi approdassc all' opposla sponda d' Italia al luogo dove da poi fu Tarciuinia , c che da silTalla colonia formalosi un gran popolo passasse di poi i monli a fondare un sccondo popolo nella Circumpadana. Cotesli Pelasgi venuli in Italia ebbcro a combattcre cogli Umbri (anni avanti Cristo ^043 circa), dei quali assoggettaronsi una parte, e ncl paesc dove si posero innalzarono o munirono edifizj o citta turrite e forlissimc, per Ic quali vcnne a loro il nonie pclasgico o grcco di Tirseni o Tirreni (1). Questo nonic pero di luoghi turrili o lorli occorre qua e la anche in Grecia ed altrovc, dove appajono vestigia pelasgiche, siccomc, per tacere di altri, in Tyrins, in Thirea, in Tliyraeon nell'Argolide e nell' Arcadia, ed in Turisca nell' agro tarraconense e nella stcssa Tarraco, Tarragona delle Spagne: ma soltanto in Italia il popolo pclasgico sarebbe stato nominato Tirreno. I Greci lo chiamarono sempre con questo nome , gli Umbri lo trasmutarono in Turschi, ed i Romani lo raddolci- rono in Tusci ed anchc in Etrusci (2). Fra le citta pelasgiche d' Italia Cortona, posta sulla via dclla Circumpadana in Etruria , fu la prima loro sede, e ad essa appartiene I' eroc eponimo Corito colic tradizioni comuni del popolo. Nondimcno il MuUer, faecndo approdare i (1) Da ■z'jp'jsU 1 in latino lurreSj fiirono nominati Tu/jonvfi; o T-jppr.w'i cotesli Pelasgi. Sono note per tiitta Italia lemura ciclopcc o pelasgidie di Corlona, diTodi, ceo. edilicalc con grand! masse di pietrc senza eeniento. (2) Miiller, Die Etruskcr^ T. I, pag. 71, 72. Vol. IV. , 24 18G CENNI STORICl Tirrcni a Tarquinii, pone coliv il luogo dcllc tradizioni tagelichc c dcU' eroe Tarconle. Ma il iiome di Tarquinii o Tarkinia, come appresso a poco cosi os- scrva il Lepsius (1), 6 cvidenlemcnlc il nome gcncrale del paese dei Tirreni, ristnnio qui per anlonomasia ad una sola cilia, la quale divenula polenlc per ricehezza o per importanza polilica, coiroccasionc del nome slesso di Tar- quinii che non era attribuilo a Cortona , Irasse a se col lempo , come suolc avvenire , le tradizioni di tullo il popolo. Quindi il Tarconle delle Iradizioni roniane che fonda Pisa, Manlova e le allre dodici cilia dcU' Elruria circumpa- dana, pole esscre credulo per I'eroe del popolo uscilo da Tarquinii, menlre non era che I'cspressione di tullo il popolo, ossia il popolo slesso. Fra le vie di quesla esposizione vi e 1' inciampo dei Raseni , popolo tenuto per distinto dagli allri ilalici, dimorante nelle Alpi e conquislalore dei Tirreni. Ma la sua csistenza e un' illusionc, i." perche Niebuhr e Miiller, che ne sono come i creator! , fondali suUa parola di Dionigi, ammellono inlanlo ridentila dei Pelasgi coi Tirreni; 2." perche non vi e Iraccia nella sloria di un popolo straniero , Irannc i Galli , dei quali ora non ^ queslione , che moTesse dalle Alpi neir Elruria e vi operasse quella fusione col popolo indigeno pelasgo-tir- reno, donde formossi Tctrusco-, 3." perche, anche ponendosi che la lingua elrusca sia diversa dalla greca e pelasgica e dalla lalina , e quindi che dcbba cssere di un allro popolo straniero enlrato in Elruria, non e verisimile che un popolo rozzo e barbaro, siccome e rapprcsenlato quello dei Raseni, abbia ri- cevula tulta la civilta dal popolo vinto , siccome si dice del pelasgo , ed in quella vece gli abbia comunicala la lingua, la quale c il veicolo ed il deposilo delle idee di civilta; 4." perche il nome di HasenUj che non occorre che in Dionigi, puo facilmenle cssere una corruzionc del vocabolo Taponivn oTapaiva, scrillo per avvenlura cosi originariamente da Dionigi, in PWcW colla diffe- renza della pronunzia indigena in a invece della greca u o della romana u, siccome in TupjJivsi;, Tusci; 5.° perche, sebbene nel seltentrione d' Italia vi sieno iserizioni ed altre tcstimonianze della presenza degli Etruschi in que- slo paese, ed i Rcti abitatori delle Alpi sieno delli Etruschi da Livio , pure puo bene, secondo la sloria volgata , essere avvenuto il rovescio, cioe esserc stall alcuni Etruschi separati nelle Alpi per I'intrusione dei Galli nella valle del Po, e gli abitatori primitivi di quesla parte non essere quel popolo alpino dei Raseni che Nicbuhr e Miiller si avvisarono. (1) Uebcr die Tyrrhemschen-Pelasgei; p. 15. INTORNO AGLI ANTICHI ITALIANI. 187 Ma si crpdellc di riconoscere, come vennc ora di sopra gia accennato in parte al numero 3°, die la lingua elrusca del Sasso di Perugia (I) c della maggior parte delle iscrizioni morluaric olTre le sembianze di essere lontana dalle rimanenli ilalichc e dalla greca, e che per Ic inflessioni perdule od im- perfette annuneia un rivolgimcnlo, il quale facilmente si spicga con un mc- scolamcnto di piii linguc. Talc fallo di lingua mista c riconosciuto dai lingui- st!; ma Tacccnnata dissomiglianza potrebbe essere piu apparente che intrinseea, ed il fatlo della mislura delle lingue potrebbe essere spicgato dal fatto del mc- scolaniento dei popoli accennato dalla storia, e non coll'intervento di un po- polo ipotctico. In effctto, se e aramesso come cosa storica cbe cotesti Pclasgi- Tirreni si poncssero nel paese degli Umbri, essi poterono mescolarsi con que- st!, e mescolare quindi la lingua propria colla' umbrica; per cui si formasse cotesta lingua etrusca che si dice mista. La lingua pelasgica, chiamala barbara da Erodoto, e da esso non intesa , fu g!^ detto che poteva tuttavia non dilTerirc dall'ellenica che per forma esterna senza involgere alcuna divcrsita di fondo (2), ed oggid'i realmente pare riccvuto che la lingua pelasgica non fosse che la lin- gua primitiva dei Greci. Non si presume con cio di affermare che il pclasgieo fosse cosi prossimo al greco che ogni iscrizione pelasgica potesse essere spie- gata con questa lingua: ma vorrebbesi asserire che le iscrizioni di lingua etru- sca potrebbero forsc essere interpretate dalla lingua greca (3). A cio vuolsi ag- giungcre che le parole delle Tavole Eugubine (4) che si trovano anche sul sasso di Perugia, danno argomento a respingere I'opinione che la lingua etru- sca non abbia alcuna somiglianza colla umbrica; e quindi si puo anche da ci6 Irarre qualche induzione che la lingua mista detta etrusca sia composta di pclasgieo e di umbrico, e non sia dissimile dalle altre lingue italiche. Ma anche da altre circostanze si desume dal Lepsius la sussistenza di questo fatto della mistura. In effetto, cotesto popolo misto e cotesta lingua mista detta degli Etruschi non poteva cosi formarsi, se non in qualche tempo: e realmente i monumenti che hanno un carattere di maggiore antichita, hanno anche (i) Questo sasso fu scoperto nel 1822. Verraiglioli : Iscrizioni Pcruginc j T. 1 ; Iscri- zioni ctrusche, pag. 80 e segg. Perugia, 1833. (2) Vedi sopra pag. 181 in nota (2). (3) DOderlein : Coinnwntalio de cocum aliquot^ latinarum , sabinaruin , iinibricarum , luscanmt cognalione gra'ca. Erianga;, 1837. Conf. anche Lepsius: Ueber die Trjrrlienischen- Pelasyer, pag, 38 e scgg. (It) Eir. cstj muniklctj velt'inaj tunij kanij kape Umbr.estj muneklu, lelUt, tures , karu, kapij lesne, wieiinro, tus'e, einzerin tesenakeSj menes^ ru(r)se^ anzerialu ed altri. 188 CENN[ STORICI noiriscrizioiiP iin carattcrc piii rassomigliantc al grcco,ossia al pclasgico (1), siceomc osservasi ncl vase Ictlcralo tiovalo nolle escavazioni del gcncrale Galassi a Cervctcri, ed in allri nionunicnti cilali pure dal Lcpsius (2), laddove riserizionc del Sasso di Perugia c le molte niortuaric clic iianno quel carat- lere sopravvcrtilo di lingua misla, ai)pajono esscre di data posteriore. Tulla- volla , siccome i Pelasgi-Tirreni abilaiono piu o mcno frammisli cogli Umbri, ed in qualclie luogo anchc da soli, eosi non farebite eonlra le cose asserite clie noi luoghi rimasti piu lungamcnle pelasgici si rinvenissero anche in tempi mcno rinioti monunicnli pelasgici. Ma dopo le sopramenlovale argomenlazioni del Lepsius sorse Lodovico Sleub (3) ancora a difendere Ic opinioni di ISiebulir e di Miiller, in parte mosso dalle loro ragioni ed in parte anche per propric induzioni. Egli trovo che nclla Rezia ed in una eslensione di pacsi circostanli i nomi di cilia, villaggi, nionti c Qumi avevano un suono corrispondentc coi vocaboli dclle iscrizioni etru- schc , ed argomento da eio che quci nomi fossero elruschi, ma argomenlo ancora che una tanla cstcnsione di pacsi in cui crane e Garni e ISorici ed El- vezj c Rauraci, ed i popoli dclle alpi occidentali ed i Liguri, non potesse essere stata colonizzata da una popolazione uscila da Etruria^ ma bensi che fosse la scdc prineipale di tulto il popolo rasenico che discese nella Circumpadana e neU'Elruria, dove si niisehio coi Pelasgi-Tirreni a formare il popolo etrusco. Di poi circa ai Liguri fece osservarc che la loro provenienza d'Etruria sarcbbe conlraria alia sloria. Ma non si conosce come i Liguri anche nell' opinione qui combaltuta dallo Steub fossero Icnuti per provenienti d'Etruria. Riguardo poi alia maggiore probabilita che fosse un popolo rasenico originario delle alpi il fondalore dcirEtruria, sta scmprc, ollre i preallcgali argomenli, massime I'ob- biczione che non sia probabile che il popolo rozzo rasenico ricevesse la ci- viltii dai Tirreni-Pelasgi, e loro dassc la sua lingua. Ma qui lo Steub, come per logliere di mezzo quesla obbiezione, non csita di congetturare che i Raseni fossero Pelasgi (forse piii barbari di quelli vcnuti dal mare sulle coste d'lta- lia, ma pure Pelasgi). Ma cotesta sua congcllura non si fonda che sopra una sua opinione intorno alle vie di emigrazione di quci popoli, il che e troppo poca cosa sia per dichiarare Pelasgi i piii anlichi abilalori dellc alpi, come per conseguenza per scioglierc 1' obbiezione fondata sulla improbabilita dclla (1) Lepsius : UeOcr die Tyrrlt. ec, pag. 39 e segg. (3) lit supra. (5) Ueber die Urbewohner Jiiiliens. Miinciien, 1843. INTORNO AGLI ANTICIII ITAUANI. 189 comunicazioiic dclla lingua dai Rascni ai Tiircni-Pelasgi, p sugli altri argo- mcnti. Non dcvesi (lui poi anclie oiiiellerc clic qucsto aulore avvcrte iiure lo slahiliincnto pelasgico della foce del Po (I), riguardandolo pero come T opera di un'allra invasiont! postniorc. Collo Steult inoslra pure di consentirc iiel punto elic fosscro 1 Rezj popoli originarj deile alpl e non Elruschi separati con Relo 11 Giovanelli nella sua opera sui Rezj (2). Dopo quesla esposizione per6, cd anclie dopo le argomentazioni del Lcpsius, non si puo dissimulare tutlavia una tal quale esilanza ad aceoglicre quelle in- duzioni cosi alTerinalive elie se nc vorrebbono rilrarrc. A nialgrado delle opposte diinostrazioni, rimane pur scinpre, e vero, cflicace I'obbiezionc circa il fatlo inverosiniile della lingua preslala dai barbari Raseni ai Pelasgi-Tirreni cbe loro recarono la collura: oppure rimane troppo congellurale il fallo die i Raseni fos- sero essi pure Pclasgi per renderc piu facile la spiegazione del fenomeno della formazionc dell'elrusco, il quale non sarcbbc per cio clic la eombinazione di due dialelli pelasgici: rimane sempre probabile la mislura dci Pelasgi cogli Umbri nei paesi da quelli occupali, e (juindi la mistura dei loro rispeltivi linguaggi in mi solo: rimane il silcnzio degli scriltori anlichi intorno a questa irruzionc raseniea: ed c pur sempre appoggiata ad una sola lestimonianza, a quella di Dionigi , la quale potrebbc riuscirc anche in un' erronea interprelazione, la denomina- zione di Rascni data agli Etruschi. Ma per dimoslrare a suflicienza qucsto fatlo dclla mistura de' Pelasgi cogli Umbri vorrebbesi una spiegazione delle inodifica- zioni interne del linguaggio (3) e non un'indicazione cronologica soltanto, come fu fatto, delle epoche in cui sarebbcro avvcnule (4), Ic quali da colesto linguaggio che dicesi misto di pelasgico e di umbrico, furono successivamenle palilc per costituirsi in ctrusco , pcrchc da cio apparirebbe la sua mistura ai due preal- legati clcmenti (5). (J) Pag. 447. (2) De Rezj. : DeW origine dei popoli d' Italia e di una ixcr.zioiie rezio-etnisca. Trcnto, 1844. (3) Vi furuno divcrsi tentativi di sifTalte iiiterpretazioni o diiiioslraziuni , nia linora non sistciuatici conic lo furono i lavori del Moniiiisen circa i dialclti della bassa Italia , e del- I'Aufreclit e KirclitiolT circa la lingua umbrica, e deH'Aufreclit ancora circa all'osco. Si riciiicdcrebbe da prima una courdinazione delle iscrizioni etrusche pei luro carat leri distin- tivi , e da questi poi lo stabilimento delle loro epoclie rispeltivc. (4) Lepsius : Die Tijrrhcni.^cher — I'el. pag. 31. (5) La lingua umbrica delle Tavole Kugubine distinia dall' elrusca non eschidc , poiclie gli Etrusclii non occuparono tutio il paese degli Imbri ma solo li ridusscro in assai aiigu- sli conflni, la possibilita di una mistura del pelasgico coU'unibrico nei paesi unibrici occii- pati dagli EtruscliL 190 CENNI STORICl Inollre la con^oltura inlorno all' eroc eponimo Coiilo cd a Cortona , il tras- porlo (lalla seilc tlelle trailizloni ctrusclic da Tarquinii a quesla citta , la Iras- lormazione della iradizionc tarquincsc in quclla di tutla Elruria , se sono in- fjcjinosc , haiino jiero ooiilro di sc 1' opinionc di un popolo vicino di luogo e di lompo al cauipo di quesli avvenimenli , cioe dci Romani. Sc non resiste la coiigellura dci Pelasgi vcnuli dalla Spina ad invadcrc 1' Elruria, manca di ap- poggio anciie questa congeltura di Cortona , falla cenlro elrusco , pcrchii era sulla via di qiicgli invasori. TiiUavia sc non fosse accettala questa ultima congeltura, la quale non c appoggiata a falli posilivi , qucll'altra del meseo- lamento dei Pclasghi cogli Umbri a formarc il popolo elrusco e per la realta di una invasionc straniera in paese umbrico , donde cmerse 1' Elruria , e per la probabililu confermata da molti escmpi storici del mcscolarsi i vincitori col vinti, sembra la meno contraddelta da argonienli contrarj prevalcnli. Di poi vorrebbesi avvcrtire che se gli Etruschi sono una mislura di Pelasgi di Tcssaglia cogli Umbri, e se gli Umbri crano affini coi Sabini e coi Latini , gli Etruschi dovrebbero forse portare nel loro linguaggio una somiglianza col greco e col latino maggiore di quclla clie appare. 11 difelto perlanto di dimo- strazione delle prcallcgale modificazioni interne mentrc successivamenle av- vcniva la confusione del pelasgico coll' umbrico, e forse ancbe della non sulTi- cienle apparcnle somiglianza dell' elrusco col greco e col latino non permel- lono di acquietarsi interamente nelle induzioni del Lepsius per questo rispello , ma non si puo negare che esse nello stale altuale della queslione non presen- tino la migliorc probabilita. I Pelasgi-Tirreni od Etruschi che ora si vogliano chiamare , posero la loro stanza primitiva nel paese che fu 1' Elruria cenlrale, c quivi fondarono primic- ramente il sistema delle dodici cilia. Quando essi giunscro in questo paese (anni avanti Cristo i043 circa), si dice che i Siculi crano appcna stall espulsi dalle contrade del Tevere o vicini ad esserlo (anni avanti Cr. 1053 circa); quindi non sarebbe inverosimile che dei discendenli siculi non si trovassero Ira i suddili degli Etruschi del centre. Racconlasi di poi che colesli Etruschi conquistassero ben trecento borgale degli Umbri (I), nel qual novcro vogliono certamenlc comprendcrsi anche i paesi circumpadani. Gli Umbri che si ritirarono dinanzi ai Pelasgi o non furono soggiogati da quesli, si ridusscro in quel paese che conserve ancora il loro nome, e dove la lingua umbrica fu usala assai lardi, siccome appare dalle Tavole Eugubine so- pracilalc. (1) Plin.N.21,lll, 19. Trecentaeorum(Umbrorum) oppida TImsci debellasse reperiuntur. INTORNO AGLI ANTICIII ITALIANI. i91 I Pelasgi-Tirrcni fabbricando cilia proprie cambiarono anchc il nome allc antichc , siccorac a Cere (che in umbrico era forse delta Kaier o Kaicre, cd i Romani sempre usando il nome umbrico , comunque modifiealo a loro modo , dissero Cairc) sosliluirono Agylla, ed a Camars poscro il noinc di Clushim: nia non polcrono mularc ogni nome umbrico , die riniase quello del liumc Om- brone a leslilieare la dimora primiliva degii Umbri in quelle parli, ed ai tempi di Polibio Irovasi ancora il nome di paese dei Camerli {t\aiiipTia)v yypa) ad indieare il tcrrilorio di Cliiusi. Egli pare clie la popolazionc umbriea rimasla sollo ai Pelasgi fosse in maggiorila , massime ncUa campagna, c quivi fosse costiluila in quclla condizione niedesima in cui slavano i Penesli della Tes- salia, donde originavano colesli Pelasgi, cioe di clienli e di servi, da poi che Dionigi usa queslo nome per indieare i seguaci in gucrra dei principal! di Elruria (l); il clie corrisponderebbe alle agresles Elrmcorum cohortes di Li- vio (2). Vi ha argomento per credere che colesli Pelasgi porlassero gia in llalia qualche eiviilii e vi recassero sopralluUo 1' alfabelo , siccomc s' induce dalle forme dellc leltere delle iscrizioni tenule per pelasgichc che si ravvicinano mirabilmentc alle forme alfabetiche dcH'antico greco (3). Di poi e da nolarsi che fu in Italia che queslo popolo si sviluppo principalmenle, e si conservo nelle forme di una regolare nazlone. t vcrisimile cbe nell'eslendersi gli Etruschi combatlessero anche coi Liguri prima del roovimenlo cellico, e sopra di essi conquislassero Pisa. 1 confini tra qucsli due popoli furono quando alia Magra, e quando anche sino ad Albhim Intemelium: ma da poi quando nuovi Liguri travolli dai Celli venncro in Italia, gli Etruschi dovettero cedere loro il paese sino alia foce dcU'Arno. Seguendo ora il movimento etrusco (4) dal centro verso il mezzogiorno, si trova che Veij formava come la fronliera meridionale della confedcrazione : ma al di la di queslo confine vi hanno pur traccie della potenza etrusca. (1) IX, 6 ed anche il Miiller: Die Etrusker , T. II, pag. '2, 10 in nota HO. (2) IX, 36. (3) Lcpsius : Ueber, etc., pag. ftO. {*) Miiller : Die Elntskvr. T. I, Einl. 2, 15, 1* e segg., dove si Irovano Ic relative rilazioni. In quesla csposizione di cose etrusclic fuscguito rnulorc ora iiicniovatu, il quale del resto vienc anche citato in diversi luoghi.Tuttavolta quesla adcsione non fu pero cosi strctla che a quando a quando non siano avvcnute duviaziuni. Furono faltc allora frcqucnti omis- sion! ed introdotte alcune contraddi/.ioni, tra le quali quulla e principalu , che riguaida la storia larquinense di Ruma. 192 CENM STORICI Capcna, Fklcno, Cruslomerio hanno apparleiuito all' Etruria , ed in Fidenc abi- laiono insiemc Toschi, Latini e Sabini. L'agro vejcntano toccava il Tevere, ed i Septem Payi assai per tempo lolli da Roma ai Vejcnli colle saline e col bosco Mesico alia foce del Tevere dovcano aver compreso anche Valico c quindi Tagro valieano. Si dice che il Tevere fu cosi noniinalo da un re de'Vcjenti delto Thebris. Cere, da poi solto ai Pelasgi Agilla ed al tempo dei Romani ancora Cere, e troppo acta per la sua quaiila etrusca. Tusculo, per il sue nome, annuncia di csscre uno slabilimenlo ctruseo ^ c pare anche conforme alia sloria che i Volsci ed i Riiluli fossero per qualche tempo sotto dominio etrusco. Anche quel Mezenzio , tiranno di Agilla , che esercito tante crudelta , puo esserc un simbolo dcUa lirannide etrusca in quel luoghi, siccomc al sue nome si attacca la iradizionc di quel dominio etrusco. Catone colloca Mezenzio ai tempi primi- tivi e lo fa rivale di Enea (I), poiche gia in quel tempi adoperavasi di accor- dare le tradizioni italiche , le quali da principio erano senza tempo , col mito di Enea. Ma la maggiore importanza di qucste notizie e la loro maggiore difficolta ad un tempo riguarda la storia romana, poiche, secondo le varianti, verrebbe in questione anche la stessa indipendenza e sarebbe segnata una flsiono- mia diversa dello stato di Roma , e percio qui si conviene una piii circostan- ziala esposizione. Nel II e nel III secolo di Roma la potcnza etrusca dirigcvasi per la parte di queslo stato; laddove nei tempi anteriori non cade discorso che dei Sabini contro a Roma. L' Etruria era in quest! tempi prospera e po- lente, e quindi Roma non che bastasse a fare conquisle sopra 1' Etruria, durava fatica a difendersene. II nome di Celio dato ad un monte e di Tosco dato ad un vico in Roma, se- condo le tradizioni romane,dovevano Torigine aduno stanziamcnto di Etruschi. Gli uni dicevano che Romolo chiamo i Lucumoni di Etruria in ajulo contro i Sabini; che venne un Lucumone da Yulsinii, Ce//MS o Celes Vibenna (Vibennus), che ricevette in premio del soccorso prestato il monte Celio , ed i suoi com- pagni dopo la sua niorle il vico Tosco , dove essi dcdicarono un' immagine a Vcrlunno, il dio principale di Vulsinii. Allri congiungevano 1' avvenimento alia spedizione di Porsenna , sia che due fratelli Cele e Vibenna , rimasti indictro dell'esercito di Porsenna, si ponessero nel Vico Tosco, sia che i Toschi ritor- nando dalla spedizione dell'arunte Porsenna mal riuscita contro Aricia, qui (I) Serv. : ^Id Am. I, 267, VII, 760, IX, 745. INTORNO AGLI ANTICEll ITALIANI. 193 ricevesscro ricovero c domicilio. L' inipcratore Claudio (1) nclP orazione per far conferire la citladinanza ai Galli , parlando di Servio Tullio, dice die , se- condo i Romani , era nato di serva ; secondo gli Elruschi, fu un seguace fede- lissimo di un Cclio Vibenna e compagno di ogni sua forluna; di poi die esscndo stato da varj casi agilalo , colic reliquie dcircsercilo Celiano usci d'Erutria, occupo il monle Celio , il quale dal suo capitano cosi fu appellate, e ch'egli, mutato nomc , poiclie in elrusco chiamavasi Maslarna , fu nominato Servio Tullio, ed acquistc) il regno con gran vanlaggio dello Slalo. Questo fatto t- diverso, come anclie lo stesso Claudio accenna, dalla storia romana, di quella di Livio c di Dionigi, e deiropinione rieevula, siccome indica anchc Cicerone, il quale nella Republica dice die Servio Tullio era tcnuto per Gglio di una serva tar- quincse (2). Nondimeno questa variante etrusca chc contraddicc la lezionc ro- mana, cilata fedclmenlc, come si crede, da Claudio, nicrita di csscrc conside- rata , e per apprezzarne la credibilila , e perclie darebbe qualche indizio del lenore probabilc delle mcmorie degli altri popoli italici, che ci sarebbero per- vcnute, sc il gladio romano in un coUa loro indipendenza non le avcssc tron- cale. Ma questo fallo, cosi come e raccontato, non sta in modo razionalc nella storia romana , ed il Miillcr per accomodarvelo (3) fa un' ardila congettura, la quale pure non pu6 essere lasciata da parte. La tradizione romana dice chc un grande ctrusco di Tarquinii venne a Roma come uomo privato, e quivi per meriti e per elezione divenlo re sotto al no- me di Tarquinio, il quale, in rapporto ad un posteriore del medesimo nomc, fu soprannominato Prisco. A questo le dodici citla d' Etruria fecero omaggio mandandogli I'ornato, il quale non apparteneva che al loro capo e condottiero comunc, cd in Roma ai re, ai trionfatori, magistrati , ecc. Questo fatto sarebbe (i) Svelonio in Claudio 42 , dice che questo principe compose venti libri di storie tirreniche. Tacilo , ^«ii. IV, 68, sembra che abbia iisato del libri lirrenici di Clau- dio. Egli fa arrivare Celio sotto Tarquinio Prisco con truppe ausiliari. In Grutero, Corp. Inscr. pag. 802, nella tavola Claudiana.i che k a Lione, dove e riferita I'orazione di Clau- dio per conferire la citladinanza ai Galli, leggesi. . . . inserlits Setxius TulUus , si nostras sequimur, captim nntus OcrcsiOj si Tuscos, Cmli quondam Fibennte , sodalis /idelissimux , omnisipie ejus casus comes. Postquam K-aria forttina exaclus cum ovmifius reliquiis Ca- liani exircilus Etruria excessit , montctn Ccelium occupavil , et a duce suo Cwlio ila appel- lilatus, mutatoque nomine j nam tuscc Maslarna ei nomen erat , ita appellatus est, ul diii (Scrvius TuUius), ct reguum sunmia cum reip. titilitate optinuit. (2) II, 21 . . . quern ferunt {Servium Tullium) ex serm Tarquinensi tialum. (3) JHe Etrusker. Ein.. 2, 16, pag. 118 e scgg. Vol. IV. 26 194 CE^NI sTonici spiogalo per Dionigi come fosse la conseguenza di viltoric riportatc da Tarquinio sopra gli Etnisclii (!)• Tito Livio tacc su di cio forse per incredulilii. Ma queslc vittorie e questa sommissionc in quel tempo appunto in cui I'Elruria era cosi polcnte e Roma cosi dcbole , non sono crcdibili. II falto dcve dunque essere inierprotaio al rovescio. Tarquinii c il centro di ogni cosa clrusca; V istru- zione della disciplina, I'originc dello Stato e della federazione e qui riferita. Se da prima Tarquinii non indicd clie tutla la Tarquinia o la Tirrenia, di pel questa citta fattasi potenle trassc a se V egemonia , c percio anclic sopra di essa si posarono Ic tradizioni di tutta la nazione. In Tarquinii probabilmenle in tempo della sua potenza le dodici citta riconoscevano e prestavano omag- gio ad un Tarquinio (capo della confoderazione). Ora se t improbabile, pcrche la federazione era troppo potenle, che ai tempi di Tarquinio Prisco le dodici citta etrusebe prcslassero omaggio ad un re di Roma, lo avranno prcstalo ad un Tarquinio, capo della confederazione; c se questi era signore di Roma, Roma avra fatto parte dello stato etrusco, a cui si puo anche aggiungere il Lazio, il quale in quel tempi, per la distruzione di Alba sua metropoli, era molto inde- bolito e disordinato. Se Roma era parte di Stato etrusco , e probabilc che dei grand! o dei lucunioni di Etruria dimorassero in Roma, forse nel vico Tosco (2); e necessario od assai verisimile che dei governatori etruschi o tarquinesi fos- sero in Roma; e pero, se cosi fosse, i due Lucii Tarquinii non sarebbero indi- vidui di proprio nome, ma governatori senza nome venuti da Tarquinii, lucu- moni tarquinesi venuti a governare Roma etrusca , come, p. e., nella moderna Italia in tempo della Repubblica veneta venivano da Venezia i Nobiluomini ve- neziani come provvedilori o capitani grandi a governare Bergamo o Brescia. II LtKius sla in latino per Lucumo {Laucme in etr.) o lucumone , e Tarquinio indica la derivazione. Tarquinio non potrebbe essere il nome romano di gente, perche niuna gente romana si nomino da un popolo o da una citta, poiche da questi due oggetti furono tratti sollanto i cognomi. Prisco e Superbo sarebbero adunque i nomi di due dominii etruschi con governatori venuti dalla capitale e quindi sarebbero persone di una natura piii generale. Alcuni dei governatori del tempo di Tarquinio Prisco^ e piii probabilmente il conquistatorc stesso dello stato di Roma, pote anche essere quel capo della confederazione a cui le do- dici citta mandarono rornato. Roma al tempo dei Tarquinii , di luogo debole e poco notabile , fu resa per edifizj il punto fortificato meridionalc dell' Etruria. (1) III, B9-62. (1) Il quarlicre nobile di Roma. INTORNO AGLl ANTICllI ITALIANI. 195 Niuno edifizio latino o sabino intorno a quci tempi prima o dopo i Tarquinii cguaglia la grandczza di quclli dci Tarquinii. Pare ciie colcsli reggitori dirigessero i loro discgni eontro i Sabini die erano signori da prima di quci luoglii. Essi dominarono nclla sabina Coilazia c luttc Ic conquisle di Tarquinio il vccchio rammcntatc da Livio, sono dirette verso il paese Sabino. I Tarquinii foggiarono lo stato sopra 1' etrusca aristocrazia : nia nello stesso tempo accolscro volonticri cio clie provcniva dalla coltura e dai costumi greci; quindi le pompe, Ic vcsli del signori, il bastone di avorio con Taquila ad imi- tazione dello scetlro del Giove oiimpico , ed i libri sibillini furono riccvuti in Roma (1). Ma la supremazia di Tarquinii non dovette esscrc sempre e da per tutto ri- conosciula in Etruria. Forse eontro 1' aristocrazia genealogiea o lueumonica di Tarquinii andava formandosi un' aristocrazia della ricchezza o timoorazia; il che si vede nellc storie csserc il solito passaggio tra il governo di |)atrizj ed il popolare. Questo per avventura fu il tempo in cui I'esercito Celiano scorse 1' Etruria, il quale rivelerebbe un movimento rivoluzionario nel senso della ti- mocrazia. Miiller, sempre continuando nella sua spiegazione congetturalc, pensa che questo csercito uscisse da Vulsinii, aecenna la ricordata tradizione romana del lucumone di Vulsinii venuto in ajuto di Romolo, cbiama rattenzione sopra I'aderenza del Celiano Servio alia fortuna, (Aortia) dea principale di Vulsinii; e qui rammcnta ancora che in Vulsinii si trovano le famiglie dei Vibenni e dei Cclii. A cio si puo anehe aggiungere quello che Cicerone dice nclla liepii- blica (2). Cogii avanzi di questo esercito Mastarna conquista la Roma tar- quinese , c certamente non come amico dei Tarquinii , come alcuni tratti della tradizione romana lasciano credere; ma come un rivoluzionario del partito limocralico che vuole abbattere il potere lucumonico o genealogico. In eflctto la costituzione economico-militare , il cosi detto esercito urbano , che Mastarna diede a Roma, in cui 1' uomo k piu o meno cittadino, cioe ha la ca- pacity 0 probabilita maggiore o minorc d' csercizio di diritti politici se- condo la quantitii di patrimonio che possiede , ed c piu o meno armalo e di migliori armi secondo la niedesima quantita, rivela apertamente 1" indole e lo spirito di un potere politico e militare fondato sull'importanza della ricchezza, (1) Se i Greci corainciavano a conoscere Roma in quesli (enjpi, era naturale cbe la pi- gliasscro per una dlta lirrenica , la quale opinione in effetlo Dionigi trova presso molti scriUori. Dion. 1, 29. Miiller Die Etr. Einl. 2, 16, pag. 12i, n. 134. (2) II, 21. El primum Etruscorum injurias belio est ultus ( Serv. Tull. ). 196 CENNI STORICl c sta a fronle dclla coslituzione civile anteriore , la quale , quanlunquc, come era natural cosa , fosse anche insieme mililare , era fondala suH' imporlanza della nascila , sicconic lo era la coslituzione lucumonica larquincsc. Cotcsto censo di Scrvio Tullio , die cosi chiamasi ancora tale coslituzione , annunzie- rebbe pure per so che Mastarna apparlcncva ad un altro parlilo politico clie non ai Lucumoni di Tarquinii. Ma il reggimenlo di Mastarna fu rovcsciato ancora da una conlrorivoluzione larquincsc, la quale rcagi con molta crudelta. Qucsto avveniniento fu in Roma il Tarquinio Superbo. Cosi il dominio lucunionico primicro in Roma sarcbbe rapprescntato del mito di Tarquinio Prisco , la rivoluzionc c dominio timocralico pure ctrusco dal mito di Scrvio Tullio, c la conlrorivoluzione lucumonica colic sue reazioni dal mito di Tarquinio Superbo. Anche la finale espulsione dci Tarquinj fu un avvcnimento non limitalo alia sola Roma , poiche esso sarcbbe stato congiunto coUa rovina di Tarquinii , la quale nel tempo scgucnte piii non compare cosi grande e splcndida come da prima. 11 Miillcr porta opinione che I'croe di Clusio, il Larle Porsenna, fosse que- gli che abbaltc la potcnza di Tarquinii , perchc avendo rcalmente conquistato Roma, da poi che, come ricorda il Miiller, obbligo i Roman! alia consegna di tutto il ferro, tranne qucllo deiragricoltura, non vi rimise denlro i Tarquinii; ma se ne riliro, ed i Tarquinii ad ogni modo non si rifuggirono in Etruria, ma, a malgrado dclla costantc inimicizia tra i Greci c gli Etruschi, si ridussero nel- r ellcnica Cuma , dove il liranno Aristodemo li accolse. Qucsto fatto vorrcbbe signifiearc che i Tarquinii per la rivoluzione seguita in Etruria contro Tarqui- nii, cioe ancora contro I'aristocrazia lucumonica rappresentata in Tarquinii, non crcdevano di trovare piii sicuro ricovero in casa loro. Porsenna si riliro da Roma , ed il dominio ctrusco scomparve. Se il motivo asserito della ritirata di Porsenna, che h la magnanimita romana, e inventato, potc bene essere inventato anche lo scopo della spedizione. II Miillcr pare che fondi la sua ipotcsi del dominio ctrusco in Roma sopra due punti. 11 primo si e la narrazione che fa Dionigi di una vittoria riportata da Tarquinio Prisco sopra gli Etruschi, per la quale gli Etruschi gl' inviarono Pornalo, cioii lo riconobbcro loro signore; il che non essendo possibile in quei tempi per lo stato di potcnza dell' Etruria, tiene che sia avvcnuto il rovescio, cioe nega la vitloria ed ammette 1' invio dcU' ornato in segno di soggezionc. L' altro punto si e il cenno che rende Claudio delle truppe di Mastarna c del suo regno sotlo al nomc di Scrvio Tullio. Tito Livio non racconta il fatto della vitloria di Tarquinio Prisco sopra gli Etruschi, forse perchc, come fu dctlo , INTORNO AGLl ANTICHI ITALIAISl. 197 non lo credeva. Per il quale silenzio per6 ad ogni modo k Iccilo di dubilare anchc dclla asscrzionc di Dionigi. Ma lo stcsso Claudio, il quale avcndo scritto di proposito IcTirrcnichc (storie) allintc alle fonli indigene dovcva pure conoscerc addentro le cose elrusclie, acccnna nclla suecitala tavola la con- dizione e la storia di Tarquinio Prisco secondo la sloria volgala di Roma. Dunque per I'autorita di Claudio, se non e appoggiala 1' asserzionc di Dionigi circa la viltoria di Tarquinio Prisco , non si conferma per allra parte ncm- meno il primo dominio lucumonico tarquinese in Roma soUo il nome di L. Tar- quinio. Viene di poi il cenno di Mastarna. Ma Claudio non spicga , anclie se- condo Ic teslimonianze elrusche , di qual natura fossero Ic vicende corse da Cclio e da lui in Eiruria; c circa a Roma non dice altro che Mastarna cogli avanzi dell'esercito celiano occupo un monte che fu il Cclio, e divennc re sotlo al nome di Scrvio Tuilio. Dall' insicmc di qucsle circoslanze si pu6 , e vero , anclie fare congettura di qualche rivoluzione , e poiche le rivoluzioni sogliono nasccre in nome di qualche principio , si potrebbe anche fare slima che fosse in nome deila aristocrazia dclla ricchczza contro quclla dclla na- scita 0 lucomonica, ed in Roma contro Tarquinio forse rappresentante del pa- triziato , percht!; nella qualita delle istituzioni introdolte da Servio, le quali sono una cosliluzione limocralica , vi sarebbe un risconlro a questa supposi- zionc. Ma sifTatte asserzioni rimangono alio stato di una mera congettura, alia quale ponno essere soslituite di altre di egual valore, perche niuna parola c usata da Claudio che faccia allusione ad una rivoluzione di principi, piultosto che ad avvcnimenli d'insurrezione o ribellione parzialc che polrebbero anche procedere da cause pcrsonali ; ed anche nel caso di rivoluzione niun cenno pure c reso dell',indolc di questa •, e riguardo al brano di Cicerone intorno alia gucrra fatta dal re Servio Tuilio agli Etruschi esso non puo essere inlerpre- tato ncl scnso del Miillcr che ammettendo 1' ipotesi di questo scrittorc in riguardo all' indole delle guerre di Cclio e di Mastarna. Circa al fatto poi della costituzione del censo in Roma, il quale sarebbe riguardato come una riprova per 1' indole della rivoluzione in Etruria, non e cscluso il caso che cio non fosse un avvenimcnto suggerito e ridotto soltanio ai rapporti tro- vati in Roma da Servio Tuilio ; cio che in termini gcnerali vorrcbbe dire che mancando di suflicientc legame, una congettura pu6 essere sostituita da un'al- tra. Ad ogni modo pero 1' avvenimcnto etrusco di Mastarna sarebbe ristretto a lui solo, pcrciic Claudio conliiiuando a parlare di Roma csponc il carattere c le condizioni di Tarcjuinio Supcrho secondo la storia volgata romana; e se il fatlo di Mastarna c ridotto a lui solo, sta, anchc a giudizio dello stesso Muller, in modo irrazionalc nclla sloria. Pertanto 1' ipotesi del dominio etrusco tarquinese 198 CENNI STORICI primo c spcomlo in Roma, se pur ci sia qualclic appiglio circa al fallo di Scrvio Tullio , non si rcgge sufiicicntemenle siille induzioni negative tolte da Dionigi, perclio appoggiandosi essa di poi sui eenni di Claudio, non si Irova in (|uesti , trannc I' allusione di Maslarna , alcuna diversita dalla volgata, cd il fatto (ii Maslarna ridoUo a lui solo sccondo la versionc etrusca sta ncl modo irrazionalc di sopra avvertito. Ma Claudio non mostra di aderire specialmente alia vcrsione etrusca! Con tutlo cio non si vuol dire chela volgata romana sia pill credibile clie la vcrsione etrusca, ma die la vcrsione etrusca quale ci V cslbita da Claudio non dii appoggio plausibile alia ipotesi del Mulier. In riguardo al fatto di Porsenna, quand'anclie si voglia ammettere ciregli ob- bligasse Roma alia rcsa o le avcsse imposto condizioni da vincitore (1), rimane sempre la rdazione della storia volgata, alia quale non e contraddctto , dove tra le condizioni di accordo proposte da quel capo compare sempre la pretesa di ristabilire i Tarquinj in Roma. Quanto all'altro fatto che i Tarquinj non si rifug- girono in Etruria, ma bcnsi a Cuma, cio clic al Miillcr parrebbe indizio di mutati rapport! politici in quel paese e di mal sicuro soggiorno ai lucumoni tarquinesi, si puo ancbc opporre cbc tale fatto pote pure essere segno che i Tarquinj non crano cosi strettamente etruschi da ritornare in Etruria come in proprio domi- cilio , ma invece che fossero quella famiglia regia romana che aveva causa e patria divcrsa dall' etrusca. Inoltre niun cenno vi ha nella storia che confermi il carattere che il Miillcr attribui alia spedizione di Porsenna. E di poi come si spiega la sua ritirata? come il fine del dominio etrusco in Roma ? II niotivo dcUa magnanimita, c vero, e da leggenda. Ma se Porsenna non aveva voglia di rimeltere i Tarquinj in Roma, slando la congcllura del Mulier, dovea aver voglia di ristaurarvi il dominio etrusco. Quindi se egli per una causa non troppo grave forse poteva ristarsi dagli sforzi di rimettere in Roma una famiglia regia romana che aveva un' origine avita mezzo etrusca, e che aveva emigrato d'Etruria per la poca stima in che le pareva di vivere in quel paese, doveva certamente, per astenersi dal ristabilire in Roma, potendolo, un dominio veramenle etrusco, avorc una cagione ben piii forte. La congettura del Mulier rende ancora pii'i problomalica la ritirata di Porsenna. Si richiede di un'altra ipotesi per ispiegarc faciimcnle Tesito di cotcsta ipotesi del Miillcr, cioe che i disordini causati dalla prepotenza di Vulsinii in Etruria obbligassero Porsenna a ritirarsi , o che i Cialli in questi tempi gia cntrati nella Circumpadana poterono richiamare gii Etruschi dalle spcdizioni al mezzogiorno. (I) Tacilo, a proposito dell' incendio del Campidoglio fatto dalla fazione di Vilellio, dice: Sedem /oris O.J\I.j qmim non Porsenna dedita \irbe , ncque Galli capta teinernre potuis- $eut , etc.; e Plinio il maggiore: In foedcre quod, expulsis rcqibiix , populo romnno Par- tenna deditj nomiimtim compreltensum invenimus, ne ferro., nisi in agricuttuia , uterenlur. INTORNO AGLI ANTICIII ITALIANI. i99 Ma per qucsla qucstione del dominio elrusco in Roma, presa nel suo coni- plcsso, il conscnso degli scritlori romani e grcci non puo luUavia essere al tutto una dcposizionc senza valorc ! Fra quesli scrillori vi ha Cicerone , il quale nella Hepublica loccando dclie anliehe istituzioni di Roma riferisec i falli sccondo la volgata. Ccrlo clie pote csserc riuseilo alia speciale diligenza di Claudio di scoprire qualclic riposla nolizia di cose clrusche: ma sc quesla notizia era giii nota c nota con qualclic caraltcre di credibility , comeche va- riante dalla volgata romana , vi ha qualche prcsunzionc per credere che non sarebbe slala dissimulata daU'anima onesla di Cicerone. Rimane ora da ve- dere, se la nolizia csihita da Claudio era di tal sorta da potere essere scopcrta soltanto per speciale diligenza, ovvcro che per sua nalura non dovesse essere scmpre slala nel puhhlico. Si dice che i Romani, Ironcando col gladio I' indi- pcndcnza delle nazioni , troncarono anchc il liio delle loro niemoric indigene. Ma se cio avvenne con alcune , non pole avvenire con lullc , e la lelleralura greca per questa parte rinluzzo il taglio del gladio romano Ora TElruria prima che succombessc alle armi romane, era pcrvenuta a gran civilta : essa ebbe annali di eui parla Varrone (1), ed c rammenlalo anelie qualche suo scril- lorc , siccome Cecina, il quale scrivendo deWEtrmca Disciplina, ossia della dollrina divinatoria , assumeva anche nolizie sloriche da fonli indigene. Ma r Elruria anche dopo la pcrdila della sua indipendcnza conservo ancora 1' es- senza e la forma della sua sociela ; vi furono ancora gli Etrurice populi coi loro principeSj c quesli rilenevauo 1' antica disciplina e Ic anliehe inemorie. Con quesli avanzi pcrtanlo e con quesle reminiscenze e egli possibile che un avvcnimenlo come quelle della spedizione di Maslarna a Roma non fosse con- tinuainenlc nella menioria del popolo elrusco ? Se cosi era , perche gli scril- lori greci , poiche la Grecia ebbe mollo commercio nei tempi colli coirEtru- ria, non ne furono informati , ed in tempi in eui non avevano da adulare il popolo romano, non nc pubblicarono la varianlc? Perche, Iranne Claudio, nou vi fu alcuno scrillore romano di buona fedc tra quelli a noi rimasli che pur rammenlasse quesla variante ? La sloria dei re di Roma secondo la volgata ha ccrlamente il carattere di un leggendario. La loro durata ha gia da molto tempo fallo difficolla; il caral- tcre di milo che puo facilmcnlc altribuirsi alia sloria di ciascun re , quel ca- rallere bellicoso c paeifico allernanle Ira loro ; tulle insiemc in fine quesle circostanzc e soiuiglianli danno ragionevolc fondamcnto a questa opinione. II (I) Ap. Censor, dv die nat. IT. 200 CENNI STORICI Miillor per vcritu non presume clie iH fare congctturc, e pare clie ammetla allelic di farle ardite; ma in quesle congellure si avvisa di soslituire una slo- ria piii ragionevolc a quclla che pu6 dirsi la volgata romana. Tuttavolla in colesia sua coslruzione di sloria elruscu per induzionc dalla sloria romana lia egli pioeeduto per legittimi gradi di probabilita dalle asserzioni degli serillori da lui accoltc alia formazione delle sue ipotesi ? Erano sul'ficienti qucste as- serzioni per quesle conclusioni ? Lo stalo dei popoli di quel tempi era abba- slanza nolo per giustificare colesta coslruzione di sloria? Chi avra lello le ob- biczioni od osservazioni falte di sopra a queslo proposito, ne faecia giu- dizio. Gli annali romani sono piii eredibili eirca al progressivo assoggeltamenlo e soggiogamenlo dell' Etruria , il quale pero non comincia che quando la im- niigrazione gallica dall' altra parle aveva gia in gran parte consumata la potcnza d' Etruria (anni avanli Crislo 394). Veij cadde sollo a Roma perche la rimancnte Etruria era occupata nellc guerre dei Galli. Sulrio e Ncpel, ch'erano le porle dell' Etruria interna , furono forzale a divenir socie di Roma , c di poi anche il saltus Ciminus (la monlagna di Viterbo) , che fu il confine non mai varcato d' Etruria , fu dal console Q. Fabio violato , e tulla 1' Etruria interna aperta alle arnii romane; Perugia, Corlona ed Arezzo furono obbligate a calare ad una pace separata (anni avanli Crislo 308). Accadde di poi la gran battaglia al Vadimone che ruppe per la prima volla la potenza d' Etruria (1). Gli anri dal 303 al 273 avanli Crislo sono pieni di guerre che gli Etruschi , parle da soli, parte coi Galli, Sanniti ed Umbri, fecero contro Roma, nelle quali special- mente distinguevasi Vulsinii , la quale dopo la cadula di Tarquinii verosimil- menle era il piii polenle Stalo di Etruria. Ma la seconda battaglia (anni avanti Crislo 274) al Vadimone, in cui gli Etruschi combalterono alleati coi Boij e coi Scnoni , vinta da P. Cornelio Dolabclla , pose fine al nome etrusco in Ita- lia. Dopo il trionfo (anni avanli Cristo 272) del console Marcio Filippo non piu compare il nome generale di Etruschi nei Fasti trionfali. Vi furono ancora alcune guerre con popoli separali , siccome contro i Vulsi- nesi e Vulcienti , e di poi anche contro i Falisci. In mezzo a qucste vicende Cere, I'antica alleata di Roma, avendo pure preso parle alle guerre nazionali, perdetle la sua autodichia. Ma e cosa nolabile in tali combattimenli che i cantoni setlentriouali, siccome Volterra, Arezzo, Populonia, Pisa, cilia in parte (1) Liv. IX, 39: Ille primum dies fortuna veteri abundantes Etruscorum [regit epes. INTORNO AGLI ANTlCIll ITALIAM. UOI prandi ed un tempo anclio ricchc. non fccero seria rcsislenza ai Romani: forsc die essi erano conlciili tli liovaic iiell' allcanza roniana una protezione loniro le invasion! dei Liguri c dci Gaili. Roma non spcnse interamcnte 1' Einiria toglicndolc la sua liberta. La vita etrusea era slata cosi profondamenle radicata, i suoi rapporii sociali cosi am- piamonle sviluppati , clie i'Elruria sotlo I'apparenza di politica lomana conli- nu6 a viveie elruscamcnle. Da principio vi furono dedolle poclic coionie , le quail |)er lingua e di solilo per diiillo erano latinc. II Miiller dice ehc per eo- stituzionc erano ininiagini di Roma; nia se erano di diritio Jalino , non ripro- ducevano le forme di Roma. Vi furono aleuni niunicipj, prefetlurc e cillii fede- rate. Vi rimasero i cosi delli popoli iV Etruria coi loro principi (Etrtiriae po- puli el principes), c questi rilencvano Tantica disciplina, e vivevano nell'an- tica abbondanza c nel lusso dei tempi dclla liberta. Nella guerra socialc le cilta d'Elruria ricevetlero, senza averla dimandata', la cittadinanza romana : il che conlribui non poco ad insinuare fra loro i costumi e le opinion! romane. Di falto era posta piii altenzionc al grado che un Elrusco tencssc in Roma clic non nel suo municipio. .Ma Silla distrusse V esistenza dei popoli italic!, e quindi ancbe 1' Elruria dovctte per le molte coionie militari essere ridotta in frammenti. Cesare ed i triumviri imitarono il suo esempio; e la villoria di Ot- laviano sopra L. Anionic a Perugia fu il trionfo delle coionie militari. Conchiuse le vicende dell' Etruria centrale , occorre di presente di parlarc dell' Etruria circumpadana. I casi dcgli stabilimenti etruschi in questa rcgione si compirono !n un' eta troppo rimota per aver potulo disecndere cliiari e distinti nella storia, e niuna condizione dipendcnle da quest! avvenimenli riniase sussislente per poterc argomentarc ai rapport! anterior! di questi stabilimenti. t difficile di conoscere come r Etruria circumpadana cadde, e quindi non e da maravigliars! se la sua fondazionc ci sia trasmcssa solo dalle leggende e dalle tradizioni. Quesle tra- dizioni collocano pure naturalmenlc la fondazione di questa Etruria in tempi assai antichi, ed anz! la congiungono coH'occupazionc dell' Etruria propria. La Iradizionc tarquinese , raccolta da Verrio Flaeco e da Cecina, fa che Tar- conte dopo la fondazionc delle dodici citta nell' Etruria centrale , passasse per rApennino nella Circumpadana e fondasse cola altre dodici citta. Qui il Miiller cita in nola che Diodoro (4) asscriscc che, secondo aleuni, le citta sul Po erano coionie delle dodici deir Etruria centrale; mentre secondo altri. come (l)XIV, H5. Vol. lY. 36 L 202 CENNI STOniCI Ellanico , sarebbero slate fondatc dai Pelasgi fuggilivi dalla Tcssalia. Qucsta opinioiie di Ellanico fii qucUa assunla dal Lcpsius per quella parte che am- melte I'arrivo di Pelasgi alia Spina, i quali di poi valicano I'Apennino, si pon- gono in Corlona c (juindi ocoupano tutta !' Eiriiria centrale. Ma sccondo il Lepsius i fondatori dell' Etruria circuinpadana furono pure gli Etrusclii del- I'Etruria centrale: poiche esso intende la tradizione sopracitata di Tarquinii e di Tarconte, come fu gia di sopra avverlito, siccomc I'indicazione di un falto appartenente a liilta la Tarakynia o Tirrenia od Etruria. La qucstionc della fondazione dclP Etruria centrale per opera dci Pelasgi approdati alia Spina, anzi chc di uno sciame di Tirreni venuti di Lidia a sbar- care a Tarquinii , i quali da poi misti con un popolo detlo dei Rascni formas- scro la popolazione elrusca e fondassero I'Etruria centrale, fu gia disputata, e, nel modo die era possibilc , concliiusa di sopra. Soltanlo qui accadrebbe di dimandare per qual cagione i Pelasgi approdati alia Spina, piuttosto che disten- dersi in su per la valle del Po , secondo Ellanico , facessero piu difficile viag- gio valicando TApennino per passare nel paese che da poi fu I'Etruria, a sla- bilirsi? Prima di tutto qui giova di rammentare che tutte le tradizioni , tranne le asserzioni di Ellanico, fanno riguardare I'Etruria circumpadana siccome una produzione dell' Etruria centrale , ed il Lcpsius stesso trasmutando il mito di Tarconte peculiare a Tarquinii in mito rappresentante tutta I'Etruria, non ad- duce di poi niuna modilicazionc a quel mito per cio che riguarda la passata di Tarconte dall' Etruria centrale nella Circumpadana a fondare Manlova e le dodiei citta di quell' Etruria. Ma a rispondcre piu direttamenlc alia soprapposta questione null' allro soc- corre che di congelturare che i Pelasgi della Spina trovassero nella valle del Po dei popoli piu forti di essi, e quindi fossero forzati a deviare cammino cer- eando piu sicuro domicilio oltre I'Apennino, dove forlificatisi col tempo poles- sero di poi uscire nella Circumpadana a fondare cola una nuova Etruria. Ma Tela in che segui qucsto movimento e incerta, e debb'essere, come fu gia av- vertito , rimola , da poi che 1' avvenimenlo fu congiunto col mito stesso di Tarconte. Livio accenna che le dodiei citta dell' Etruria centrale riguardavano cia- scuna dellc dodiei eilta dell' Etruria seltentrionale come loro colonic. Questa asserzione puo rivclare un fatto importanle , siccomc ad un tempo spicgare certe tradizioni, le quali altrimenli giungcrcbbero in modo isolate da non es- serc facilniente spicgabili. L'asserzione di Livio potrebbc significarc che il falto dcH'occupazione elrusca della Circumpadana avvcnisse quando gia 1' Etruria centrale era costituita INTORNO AGLI ANTICIII ITALIANI. 203 nt'l suo oi'dinanidUo fedt'ialc dcllc dodici cillii, le quali in una spcdizione co- mune nazioiialc c fcderah^ coiiliibuirono ciascuna il loro coiUingt'iile a fondare coi proprj mezzi una nuova citta. Per tal modo anchc pole avvenire che cia- scuna cilia dcir Rtruria ccntralc avcsse la propria niemoria c Iradizione della cilia ila cssa fondala nella Circumpadana. II tempo pole dislruggerc la niaggior parte di qucste mcmoric: ma ne lascio sussislere pure qualeuna ; rimasc quella clic il Lepsius licnc per generale a tutla la nazione, (lucija di Tareonle, la quale Tarquinii allribuiva a se : ma ri- mase anclie quella peculiare di Perugia. Questa Iradizione porta che un Ocno da Perugia coi suoi fondo Fclsina oltrc I'Apennino, la quale pare che dive- nisse la piu imporlanle citt;\ della Circumpadana. La posizione e la eondi- zionc di Felsina polrobbcro far credere clie anchc la sua madrc-citta si di- stinguesse fra quelle dell' Elruria ccntrale : ma niun' altra notizia o rumore , niun monumento spcciale rimanc per giustificare una tale distinzione di Pe- rugia sopra le altre citta d' Elruria ; il che rende questa circostanza ancora incsplicata. Gli Etrusclii pcnetrando nella valle del Po debbono avervi trovato gli Umbri, come da prima Erodolo c di poi Strabone ve li collocano; il quale ultimo dice anchc che quivi abitassero di altri barbari (I). Cerlamcnte che delle trecento borgate che gli Elrusclii eonquistarono su gli Umbri , molte giacevano ancora in questa regione. Gli Etrusclii, secondo Livio (2), occupavano tulla la valle del Po sino alle Alpi ed all'Adriatico, ecccttuato il paese dei Veneli. Non e falta di poi mcnzione degli Euganei, dei Leponzj, dei Liguri, dei quali ultimi , come fu gia accennalo , una parte poteva gia trovarsi in Italia prima della invasione ccltica , e di cui i Friniati , gli Statielli ed i Vagienni sono ri- cordati , per quanto si conosce , come di non aver fatto parte delle invasion! celtiche e quindi che potessero trovarsi in Italia prima di quelle spcdizioni. La slirpe veneta vicina, la quale, secondo Erodolo, apparleneva alle popola- zioni illiriche , cstendevasi da una parte alle foci dell' Adige e dall'altra sino alle allure Ira I'Adigc ed il Medoaco minore (Bachiglione). Si dice che i Li- burni, pure di stirpe illirica, abitassero lungo le coste deirAdriatico in Italia, e che i Dannj quasi ncIF ultima parte della Penisola sopra i Peucczj appartenes- sero alia nazione illirica. (1) V, pag. 216. (2) V, 19 e 35. 204 CENNI STORICI Livio fa doi Vencti un miscuglio di Trojani c di Veneli od Eneli di Padago- nia (1), e li fa pervcnire sotto la condolla di Antenore ncirinlimo scno del mare Adiialico, dove, cacciali gli Euganei che abitavano Ira TAlpi cd il mare, poscro la loro stanza. II popolo degli Euganei si trova dl poi abitare le montagne e Ic valli inlorno ai Ire laghi Bcnaco, Sebino (Isco) c Larlo, menlre clie il nonie di Euganei ri- manc ancora ai colli dove si colloearono i Vcncli. Talc siluazionc dcgli Eu- jjanci , la dcnoininazionc di essi rimasla ad un paose occupato dai Veneli e r asserzionc esplicita di Livio indicano che gli Euganei fuiono priini in Italia dei Vcncli e che vi furono anche sposlati. In qucsta qucstione occorrono pure naUiralnienle le iscrizioni eosi delle cu- gancc. Esse furono raccolte in Adria , in Padova , in Eslc , e vennero rifcritc I'd inlcrprclatc in parte dal Lanzi (2) c furono riporlale anche dal Furla- nctlo (3). L' alfabcto di queste iscrizioni c di fondo elrusco , ma con alcunc diversitii iio lUMnmeno esscre Slavi , da poi die quosta geiile in quella anticliila non diniorava ancora clie dielro ai Carpazj tra il Ballico ed il mar Nero (l). Pare pertanto chc i popoli che abitavano nelle region! alpine in Italia fosscro in quel tempi antichi, oltre agli Elruschi, i Liguri e grillirj, e fuori d'llalia nella valle del Danubio gl'lliirj. I Liguri poterono venire in Italia in quel modo cbe fu gill di sopra accennato , gli Illirj distintisi gia nel gran lignaggio ariano per un ca- ratterc proprio e manifestatisi come tali forse primamente nell'Asia minore al di qua dcUMIalis sotto al nome diMisi, di Tcueri, di Peoni, di Frigi, di Eneti o Paflagoni. di Carj. ec., e spargendosi nella Traciac Macedonia sollo al nome di Traci, ed eslendendosi in su nella valle del Danubio sotto a quello di Mesi, di Geti, di Daci, di Pannoni, poterono riniontandola da una parte penetrare nelle regioni piii occidenlali della Germania, e dall'altra sboccare in Italia per i passi dei monli solto al nome di Euganei, di Leponzj, di Veneti e di Liburni. Pare die al tempo priinilivo degli Umbri ricordato di sopra cotesti popoli . tranne i Liguri, non si trovassero ancora in Italia, od almeno non vi ha cenno di storico o di logografo che lo possa fare argomcnlare. Gli Etruscbi pertanto postisi nella Circumpadana si trovarono Ira i Liguri , gli Umbri . e quel popoli che si puo indurre chc fosscro Illirj. In questa pianura del Po adunque sui due lati del fiume sino al marc fon- darono gli Etruschi , come popolo dominante , dodici ragguardevoli citta , dellc quali soltanto poche ci sono note per nome. Fra qucstc una citta ricca , certamente ctrusca , Melpmn di nome , vienc rammentata come sia stata di- strutta dagli Insubri, dai Boij, dai Senoni ncllo stesso giorno in cui per opera di Caniillo caddc Vcij (2). Pare , secondo Plinio , chc qucslo Melpum fosse iiclla Transpadana , per noi Cispadana , ma non si crcdc chc fosse nel luogo dove ora sta il borgo di Melzo, perche si tiene che il Melpum, secondo Ic abi- tudini etrusche . fosse stato ediOcato ai nionti. La coincidenza della cadula di (I) Schafarik : Shni.sclic Jllcrthihim: Lcipsig, lb'i3,T. I. pag. 223 c segg, (a) Cornel. Nep. n/j. I'lin., Ill, 24. INTORNO AGLI AMICIII ITALIAN!. 207 Melpo con qucUa di Veij e una dinioslrazionc di piii del motivo , porclie gli Etrusclii lasciarono i Vejenli coinballcre da soli co' Roman! , essendo cosi fic- ramentc assaltati nella Circumpadana dai Galli. In riguardo a Manlova vi lia una singolaic dilTcrcnza di Iradizioni. la quale involgcndo la (|ueslione delia capilale delia I'odcrazione non puo esserc lasciata da parte. Gli uni asseriscono clie il fondatore di Felsina abbia concesso al sue escreito di stabilirsi in luoglii forli, c per quesla concessione od impulso, tra gli aliri castclli sia slata fondala Manlova (1). E perclu"- il fondalorc era un Pe- rugino , cosi non fa contraddizione die anclic dcgli Uinbri Sarsinati chc oe- cupavano da prima Perugia e clie polerono esservi rimasli soito il dominio elrusco, non siansi slabilili in Manlova. All'inconlro allri raceonlano clie Man- lova sia stala priniamenle fondala da Tiirconle in quel modo ilie fu gia rife- rilo, c elie a quesla cillu abbiu dalo il nonic del dio ilelP inferno MantOj di poi, che abbia fondale le altre undici cilia. Quesla Iradizione , come fu detlo , e riferila da Cecina, c Virgilio percio nomina la sua terra natale il capo delle dodici cillii, avvisandosi clie essa si coinpoiiesse di Ire diverse nazioni domi- nate dalla polenza etrusca. Ma la Iradizione di Tarconle rislrella alia sola Tar- quinii si crede di aver gia dimostralo , od almeno avverlito, che dovesse ap- parlenere a tulla TElruria cenlralc, e quindi per (jucsto lalo nulla proverebbe circa la fondazione di Manlova per parte dei Tarquinesi di Tarconle. Ma se la Iradizione di Perugia circa Felsina, quanlunque con difficolla di spiegazionc, sta, potrebbe per la stessa cagione cssere avvenuto di essa quello che si crede sia avvenulo delia Iradizione di Corilo o di Corlona, clie, diventata la Iradizione ge- nerale dell'Etruria cenlrale, ando a restringersi in quella di Tarquinii. II Miiller in effello spiegando il brano di Virgilio come qui si vede in nota (2), e tenemlo (0 Miiller: Div Etrnsker. Etui. 2, 3 et 20. /iilpi). ap. Serv. ml /Jen. X, 198 permi- sisw (Ociiiun) etiriin rxeixitui sno ul rn.ttelta miiiiireiit, in (iKornm mnnern Manliin fait. (2) La (iiiestionu ilcHegcinonia di Manlova nolla Cirniinpadaiia Ehniai purge occasione anclir (I'iiivfsligare la iiualila dogll aliilanii di ([iRSla CDiilrada. c quindi per quoslo lispetln puo qui cssere riferilo il biano di Virgilio c la spiegazione clie se ne puo trarre. cuniunipu' involga in se anclie un oggetto che non apparliene alia qneslione atluale., cioe qualelie in- di/io del dirillo pulil)lii'o del paesc. II luogo di Virgilio iiel .\ deirA'i/c/./c v. I9S suoiia eouic Segue: " /lit- ititiiii piilriix iiipiwu cicl Ociiii.i uh oris Ftiiiiliav Alaiiliis et Tiisii /ilitia tnimis , Qui mtiros uiatrisijiie dcdit lit/i, jMuittiiii . nuiiwn , Miiiitiin dives oci.>'evTtov noVt; Tup'onviz;. Stepli. Byz. Plin. Ill', 9. y^cjer pken- linus full 'J'liii.scoruiii. (2) IV, 57. (3) Cai)fa secondo Ic iscrizioni e le nionete. Kampano^ Kappnnu. (U) 1 Greci evidenlcmentc usavano nominare la Campania quando Tirrenia dai Tirrenl, quando 0/)itn dagli Osci. (») VI, h. . . . ^-i K-Jftvi; Tr7t Ev Otizi?. INTORNO AGLI ANTlCIll ITAUANI. 215 La cosi delta scriltura osca non e iinniediataincnlc foggiala sulla grcca, ma (' una scriltura etrusca modilicala; il die c una prova chc lo stabilimcnto de- gli Elrusi'lii lasciii indietro una ppnnanonlc influenza sulla collura del paese, ma ad un tempo clie si acconiodo ali'elemento indi^^eno ed adaltu la sua scril- tura alia lingua del pacse. Ollrc la scriltura vi lianuo altrc traccic di cotcsta influenza cd anche di coleslo dominio , pcrclic i cosi dclli vasi campani sono di fabbrica etrusca (1), quantunquc imilali dall'arte grcca, c Ic palere nolanc con iscrizione etrusca (2), trovale in quesli luoglii, soiio ora dinioslralc appar- tencre ad opera etrusca di Campania. Al die voglionsi anclie aggiungerc le monetc campane di rame del cost dcllo Irnum clic porlano iscrizione alTalto incon- gruentc per scriltura e per suoiio coUa lingua osca cd avviciiiantesi invccc alia scriltura dcllc sopraddelle palere (3). Ma , per la ragione anzidelta della lingua osca risorta, cio non basla a stabi- lirc die il caraltere della popolazione priniiliva di Campania sia stato essen- zialmentc modilicalo da un' abbondanle popolazione etrusca. Egli pare piuUosto die gli Elruscbi in questc regioni medianle la forza dell' armi e raccorgimento politico dominarono sopra i numerosi abilanli primilivi, coi quali poro, come andie non di rado la piu orgogliosa nobiila lia fatlo, nella lingua e nei cosUnni si confuscro. Per cio si rende anclic vcrisiniilc clic colesli slabilimcnti clru- sclii nella Campania non avvenissero per grandi cmigrazioni i)er terra , nia bensi per invio di colonic per mare ; la quale congellura vale almeno a spie- gare il fallo. Pare die questc colonic procedessero specialmcnlc dalP Elruria incridionalc , poiche la leggcnda di ilalcso , I' croc di Falerii , era anche indi- gena a Vollurno, dondc Virgilio lo fa venire colle sue scliiere (4); ed a Falerii accenna anche Falerno. 11 campo Stellalino vicino a Vollurno avrcbbe rice- vulo il nome daU'omonimo (5) vicino a Capena, ed il flume Clanis pur vi- cino a ([uclla cillu ha comune il nome con qucllo die scorrc vicino a Cliiusi. Questa popolazione fu aumenlala da poi per spcdizioni di Elrusdii , i quali ncir alia Italia slrctli dai Cclli irasscro per terra a traverse a'diversi popoli alle ricchc campagne di Vollurno. .Ma gli Etruschi nel bcato pacse della Campania presto si aminollirono e (1) .Miillcr, Die Etrusker IV, 3,1. (2) Moiuiiiscn, Die nnterilatisckeii Dialekle, p. 315 c scgg. Tav. Xlll. (3) Mouiiuscn, L. c. (») Aen. VII, 723-730. (») Feslus. Slellatina tribus dicta ecc. 216 CENNl STORICI s'imlpbolirono , il clic in vicinanza di popoli indurili dal clinia c dalle faliclie riescc somprc di gran pcrieolo per la propria indipcndenza. Di falli i feroci abilauli dflPApennino invasero la Campania prima ehc I'intera alta Italia fosse tolla agli Elruschi, c prima clie Roma si assoj;gcIlasse il primo slalo dell'Elru- ria centralc. Uno sciame di Sannili , il quale da poi form6 la parte dominante del popolo campano (anni avanti Cristo 439 circa), penetro nella Campania e con incessanti guerre stanc6 talmente gli Etrusclii di Vollurno, clie questi furono obbligati a dividerc cogli invasori il possesso dclla cilia cd il terrilorio (1); ma ci6 non basto ad essi, che poco stante, fatia una congiura di annientare i primi signori , nel banchetlo di una fesla assaltarono ed ammazzarono (anni avanli Cristo 422 circa) la nobilta clrusca (2). Volturno ando allora del tutlo perdula agli Elruscbi, e nominossi da poi Capua; ma nei coslumi, nelle islilu- zioni e nella manicra di vivere conservo aneora qualebc vestigia deU'etrusco. I Campani conquistarono aneora I'clleniea Cuma (anni avanli Cristo 419 circa): ma i Greei non furono cosi sradicali da Cuma, come gli Elrusclii da Capua; ed era eosa ben piu facile nel primo caso , poiclic gli Etruschi in Vollurno erano sul popolo oseo , cd i Greci in Cuma erano lutti del medesimo popolo. Sino ai tempi di Strabone si osservano di fatto le traceie di rili, di tempj c di tradizioni greche : ma la lingua era divenula osca; di poi negli affari pub- blici fu adoperata la latina. Ma Napoli all' incontro , che dovette pur dividere il domicilio e la signoria coi Campani , rimase greca nei costumi , nolle istilu- zioni e nella lingua (3). Passando di poi alle isole, occorrc primamente la Corsica, dclla quale gli abi- tanti erano di stirpe ibcrica e ligustica , il che vorrebbe pur dire iberica (4). Delle due citta principali, Alalia od Aleria fu fondata e per qualche tempo abi- tata dai Focesi e di poi ceduta agli Elruschi; ma 1' altra, Nieca, si dice che sia stala fondala dagli Etruschi , poiche, come signori del mare, si appropriavano le isole adjaeenti nelle vicinanze di Etruria. Se Diodoro ha ragione, neirullinio caso la cilia avra avuto altro nome solto gli Etruschi : ma egli puo esscrsi ingannalo, e Nicea essere pure uscila dalle mani dei Greci e passata in quelle degli Etruschi , e sotto a questi aver conservato il suo nome. (1) Liv. IV, 37. (2) Liv. IV, 37, XXVlll, 28. (3) Slrab. V, pag. 246. (4) Sencc, I)e Coiisol. ad Helv., cap. 8. Isid. Origg. XIV, 6. Solin. Ill , 3. Euslat. in Dionys., iiS8. Humboldt, Ilispaniens Urbcwohnci\ pag. 167. Mannert. IX, 2, pag. 808. IISTORNO AGLI ANTICHI ITALIANI. 217 Ncl 454 circa avanti Cristo la Corsica era ancora in potcrc degli Elruschi. Callimaco , contcmporanco dclla prima guerra punica , nomina Cirno un' isola fcnicia (1) , vcrosimilincnlc pcrche nella dccadenza liclP Elruria la signoria degli cinporj passo ncl Cartagiiicsi. Fu osservalo in line die anchc gli Etrusclii, come i Carlagincsi, non adopcrarono di dirozzare la Corsica. Ma nella Sardegna gli slabilimenli degli Elruschi sembrano incerli anche al Miiller. Gli ahilalori Irovati i piii anlichi nell' isola sono gl' Iberi intorno a Nora , ed i Corsi elie dicesi abilassero al seltcnlrione. II dominio cd il pos- sesso degli Elruschi non s' induce che dalle leggende o favolc c dalle pro- babilila per la vicinanza della Sardegna alia Corsica ed alia Elruria. Nella fnvola grcca di Jolao trovasi che quosli vcnnc in Sardegna coi Tespiadi e vi rinconlro i Tirreni. La Icggcnda che dice che vi furono i Libj prima dcgli Ibcri sembra un trasporlo di Iradizione che colloca nei lempi primilivi i Libj por- lativi posterlormcnle dai Carlaginesi. Dal complesso delle tradizioni , dellc notizic e dellc congclture possibili , pare che gli Elruschi vi avcssero slanza e dominio dopo gF Ibcri e che di poi cedessero il campo ai Carlaginesi, dei quali il dominio fu fondalo (anni avanli Cristo 654 circa) per opera di Asdru- bale c di Amilcare , figli del gran Magone. I Carlaginesi possederono anche pane della Sicilia , dove furono in conlinue guerre coi Greci ( anni avanti Cristo 480 circa). Accennando i Carlaginesi non si puo omellere di toccare dei Fenicj , i quali fondarono pure dei piccoli slabilimenli sulle isole ilaliche, evilando 1' appa- rcnza del possesso delle terre per non ingclosirc gli abilanli del paese ed cs- sere dislurbati nel loro commercio. Seeondo Tucidide (2), essi circondavano la Sicilia occupando promontorj ed isolette per cagione di commercio , e pare anche che siansi stabilili in Sardegna. Nella terra fcrma ilalica inlanto che gli Elruschi costituivano il loro Slato , crescevano in polenza cd in dominio, e di poi compivano il corso della loro fortuna, il popolo sabino nei luoghi forti deU'Apennino aumentava pure in po- polazione ed in forza, ed usciva a formare nuovi popoli e nuovi Stati per r Italia meridionalc. Fu racconlato di sopra come per il primo movimcnto sa- bino che urt6 i cosi detli Aborigcni o Casci , fu creduto che fosse uscito il popolo mislo dei Latini , e come per induzione sia anche slato detto che per un somiglianle fallo si formasse il popolo misto degli Osci. Ma la conferma (1) Sopra Delo, 19. (U)VI,2. Vol. IV. 28 218 CENNl STORICI della formazionc del popolo latino mcdianle un mescolamcnto di popoli cre- dula Irovarsi nolle condizioni dclla lingua latina, e 1' induzionc di un sonii- gliante avvenimenlo in riguardo alia formazione del popolo osco pure fon- data sulla natuia dclla lingua osea niancliercbbero di fondanienlo , come fu gia a quel luogo osservato , pcrchi^ la parte grecizzanle del latino e del- r osco anziclie rapprescntare V clemento contribuito dai Siculi si trovercbbe nci voeaboli di econoniia domcstica c ruralc di luttc le lingue ariane. I Latini adunquc per iiueslo rispctto ci rimancbbeio ancora sollanto quali la leggenda ce li rapprcsenta , e la lingua osca polrebbc bene esscre quclla di una popo- lazionc italica primitiva dell' Italia mcridionale , come dcgli Ausoni, perche , siccomc si vcdrii ncl seguito , questa lingua era cola molto cstcsa, ed i Sabini die vi niandarono colonic non pariavano lingua osca. Ora i Sabini vissuti assai tempo di una vita ignota alia storia, tranne qucllo che e ricordato in quella di Roma, non molestali, come pare, dagli Elruschi, forse perche troppo forti, sorgono a spedirc colonic al di fuori e ad occupare pacsi. Per una cagionc che puo essere quella deH'aumento della popolazione , usci intorno all' anno del- 1' era volgare 554 una spcdizionc di Sabini ad occupare 11 paese che fu detto il Sannio. Scguivano siffatte imprcse con un rito usato dagli antichi Italiani e comunc anche alia Grecia , il quale era detto dclla primavera sacra. Consi- steva questo rito in eio, che i giovani nati in una data primavera o piultosto in un dato anno crano votati agli dci per una spedizione di conquista, c tali giovani percio erano dctti sacrani. 1 Sabini del Sannio furono detti Sanniti; ma da una nioneta della guerra socialc apparc che il popolo chiamava se stesso Safines e non Sawijutes, come gia da lungo tempo prima da Eckel (1) e poi da Mommsen (2) era stalo avvertito che la voce Samnites era soltanto una forma accessoria di Sabini, la quale ncl vocabolo greco lawtre? ha conservato ancora la f. Nel seguito del tempo cotesti popoli, che ora si chiamcranno Sanniti (anni avanti Cristo 439), calarono dai loro monti del Sannio nelle felici campagne oc- cupatc dagli Etruschi, e da prima, come fu gia narrato, obbligarono gli Etruschi a riceverli compadroni in Volturno (anni avanti Cristo 422), di poi nc li cac- ciarono del tutto, e poco stante conquistarono anche Cuma (anni avanti Cristo 420). Cotesti Sanniti furono , come fu accennato , in questa impresa chiamati Campani, e la rcgionc occupata Campania. Presso Strabone e Polibio sono no- minati con questo vocabolo di Campani i Mamertini (che cosi ponno chiamarsi (1) I, IDS. (2) Naditragc zu den oskischen Studicn, pag. 8. INTORNO AGLl ANTICIII ITALIANI. 219 tutti i Saiinili in spcdizionc di gucrra dal Dio Marie o Mamerlc in osco) accom- iniatati dal Saiinio; nia ncl fatto i Canipani erano un popolo solo coi Sannili senza un pro|)rio confine, e sollanto distingucvansi come aI)itatori dolla pia- nura per il nome di Campani da Campo, e come abilalori dei monti per (luello dei Pentrj dalla voce r.hpa. , come gli Erniei nominavansi dalla voce sabina e niarsica herna, elie signilieava pur rupe o niorite. Intorno alia fine del quarlo secolo di Roma (anni avanli Crislo 354 circa) i San- nili abilavano da un marc ali'allro; il elie vuol significare elic i Frenlani fa- cevano pane di quesla popolazione. Di fallo Strabonc (1) pone espressamcnte questo popolo come lcii\j'ji-iv.o'j e5vs; a fronle ed in o|)posizione delle slirpi sa- bine dei Veslini, Marsi, Peligni e Marrucini, dove i moderni in molle maniere non lo voUero seguire , cd eziandio cmendarono il brano in lnvjniy.i i'^yrj ^ ma a gran lorto, come la lingua dei Frenlani, quale trovasi nelle lore monelc, dove leggesi Ladinod, dimostra. Coi Sannili congiungevansi nel mczzogiorno gli Irpini (2), nel seltenlrione i Sidicini, neH'orienlc i Frenlani, c nelPoccidente gli slcssi Sannili chiamavansi Campani. I Sannili col rilo della primavera sacra fecero allre spedizioni al mczzo- giorno, e da prima in quel lerrilorio che fu dello degli Enolrj, presero quella regione clie da cssi fu della Lucania (3). Dai Lucani uscirono i Bruzj come aro^Tarai c $pankza.i. al dire di Slrabonc e di Diodoro (anni avanli Crislo 358 circa), siccome dicesi indicare anche il nome di Bruzj in osco (4); ma come un po- polo simile ai Lucani, e non, come fu credulo, quale lurba di schiavi fuggi- livi, nc come uno sciame di filibuslieri mandato fuori dallo Slalo, siccome fu- rono i Mamerlini. Colesli Bruzj cosi vicini alle colonic greche ne senlirono r influenza e ne contrassero il linguaggio e divennero bilingui (5). I Mamerlini , cosi specialmenle cliianiali i Bruzj ed i Sannili licenziali per la spedizione ora ricordala , abbandonarono Tltalia nel modo or ora accennato, e passati in Sicilia (anni avanli Crislo 379 circa) andarono ai soldi di Agalocle, (1) V. pag. 391. Momuisen : NadUriiqe , pag. 27. (2) xauTo't Sawvlrat. Sirab. V, pag. 280. (.■5) I Sannili sono da Strabono , V, pag. 228, chianiali progenilori dei Lucani e dei Bruzj. TouTuv OS (deiSabini) xiromoi HcxcvTivoi ts xai IctfiviTii, TOUTwa Atuxavoi, toCituv Jt Boittioi. (4) Strab. VI, pag. 96 e Diod. XVI, IB, cosi interpretano dal dialetto dei Lucani il nome dei Bruzj. (tS) Bilmjues lirutales Ennius rfixif, quod Brutii et osce et gra'ce toqui soliti smt. Feslus : De Verb, signif. Bilingucs. 220 CENNI STORICI c vcnuli (li presidio in Mcssana , di essa per sorpresa c per violenza militarc s' impadroiiirono c la signoreggiarono (I). I Saniiiti parlavano lingua osca c la tras|)ortarono nci i)acsi da cssi occupali: di fallo i nionunicnli epigralici di quesle regioni provano ad abbondanza ciie questo linguaggio era in uso presso i popoli chc le abitavano , ed anchc dove la scrittura era greca, come presso i Mamerlini in Sicilia e presso i Bruzj , la lingua era osca (2). Qucsla lingua (i pcrlanto (3) riguardala come propria della slirpc sannilica, cd il Mommsen precede sino a dire (4) die sarebbe forse non incsatto che alia consucta dcnominazione romana di lingua osca fosse sosli- luita quella di lingua sannitica; con die si verrebbe come anche ad insinuare che la lingua osca slessa fosse una produzione di cotesti Sanniti. Di poi que- sto aulore per spiegare la suddetta dcnominazione di osca espone come i Ro- niani usassero di chiamarc osca qucsla lingua dalla piccola popolazione degli Osci nel paese piii vicino ad essi dei Sidicini; alia quale opinione e favorevole Strabone (5). (1) Polyl). in lib. I, 9. (2) iMomuisen : Nachlriieje , pag. 7-14. (5)lvi,pag. 28. (4) Ivi, pag. 28. (5) Tucidide, VI, 2. Al tempo di Tucidide e di Anlioco di Siracusa correva gia appo i Greci il noiue di Opiri, il quale gli Italici, come si lascia facilmente interprctarc, abbre- viarono in Opsci, Obsci^ Osci. 1 Greci sino ai tempi di Aristotile intendevano veramenle con questo nome i popoli dell' Italia meridionale , tra i quali anche i Latini ed i Romani, e pero usavano quesia dcnominazione in un'cla , in cui i Romani non coraprendevano ancora nel loro dominio i popoli die i Greci denominavano per Opici. Chi ha posto mente al mode, con cui i forastieri imparano i nomi di allri popoli, puo per avventura credere che i Greci conoscendo primamente in Italia dei popoli che nominavano se stessi Osci od Opici., cbiamasscro da poi con questo nome allri popoli ch'crano attigui agli Osci e nella stessa direzione di comunicazione. Ma donde venne questo nome di Opici o di Osci a quesli popoli? Chi lo fa derivare dalla voce Opi, che in latino signilica terra, facolla, inezzi^ ed e anche il nome di una dea del panleon latino e sabino , e quindi si awisa che tal voce vorrebbe indicare della terra medesima , paesano, non spiega come i Romani, i Latin! ed i Sabini non si cliiamassero mai Osci, che pure adoravano questa dea (a), e non ha appoggio nella lingua osca per gli Osci , poiche in quesia lingua tinora non fu trovato quel nome , e solo un afline nella voce opeizois (b). Tultavolta la mancanza o non occorrenza sino al presente del vocabolo opi in osco potrebbc essere accidenlale, e potrebbe anche essere avvenulo che una parte dei popoli che adoravano quesia dea terra col nome di Opi, si nominassero (a) Lcpsius : Inscriptioncs umbricm el osi:(e. In iiulice vocum saliinarum, pag. «0J c soc. (6) Idem^ in Indke vucuin oscaruin, pag. I9G. INTORNO AGLI ANTICIII ITALIANl. 221 Non si vuolc escluderc il caso, come il Mommscn acccnna (4), che il nome di Osci fosse imparato dai Romani e dai Grcci dalla deiioniinazionc degli Osci die e delta esscre una piccola popolazionc dei Sidiciiii, ossia dei Sannili Cain- pani; ma con cio non s'inlendc di comprcnderc nccessariamenle, die colesla piccola parte dei cosi detti Sannili fosse dei Sannili conquislaturi ddla Campa- nia; essi potcvano esscre dclia popolazione primiliva aulcriore alia conquisla etrusca , e che venissero anchc indicati sotlo il nonic di Sannili per quel- I'inesatlezza di linguaggio e di crilica die fa dare il medesiino nome del po- polo signore anche ai diversi popoli sudditi che abitano contemporaneamcnte il medesimo paese. Altri argomenti si policbbcro addurre inlorno a que- sta questione : ma basti per essa di rifcrirne i decisivi principali. Ora c fuori di queslione che i Sannili erano Sabini, ed il Mommsen slesso riferisce die niuno scrittorc antico altribui mai la lingua osca ai Sabini (2). Ma se i San- nili erano Sabini e la lingua osca non fu mai allribuila ai Sabini, colesla lin- gua era anteriore nd Sannio e nella Campania alia colonizzazione e conquisla sannilica. Essa, per qualsivoglia cagione fosse denominala osca, pole cssere di quel popolo priniitivo italico dcgli Ausoni che fu di sopra ricordalo. Ma la lin- gua osca e afline alia latina, e la lalina contienc lante parole che pur sono di lingua sabina (3), (per tacere per ora dei risultamenli linguislici che potessero Ira loro dai suo nome , e die un'altra parte dislinguendosi da quelli per qualcbe specialita, p. e., di dialetlo, si dislingiiesse anclie per iiuiue speeialc di (jualche capo proprio, o di allra divinita, o della qualila del paese che abilavano , siceouie fecero i Romani, i Laliiii cd i Sahini sopraiiiontovali. In questo largo canipo di argomcntazione una congetlnra non j'sclude I'allra. II .Mommsen (») si avvisa die questo nome di Osci venisse nei Romani da una vicina piccola popolazione di Sidicini che nominavasi degli 0.w7t:ii5/;v3it «zi E cerlo che ai tempi di Polibio (secolo vi di lloina), il quale usa ncl libro II , cap. lo dclle sue sloric qucsle parole: x'/si ok (o Iliao;) rrivi^o; C^aro; ouOfivo; £i),aTrov Twv xari T/iv 'lT3:).tav roTauwv, Tintcra pcnisota portava il nome d' Ilalia. (h) Nci dialetii cellici atliiali della Brcltagnadi Francia galloudek significa jwtcnk. Le Gonidec: Dictiun. fraurais-breton. (c) Golliica! versionis Epislolarum D. Pauli ad Gal. ad Ptiil. ad Tliess. prima; qua; supcrsunt ex Ambr. Bibl. cod. cdil. C. Oct. Caslillionaius. Mcdiol. tais, p. t in nota V, U ad voc. TliiudisliOj genlililcr. CENNI STORICl INTORNO AGLI ANTICHI ITALIAN! 239 congelture formate sullc niigrazioni probabili del popoli, cd anche sccondo la tradizione, pare chc i Liguri di famiglia turanica fossero dei primi abila- tori d' Italia; di poi sarchbcro penetrate le popolazionl di famiglia ariana e primamcnlc gli Umbri, i Sabini e gli Ausoni; iiuli una spedizione di Eno- tri e di Peucezj, cbc, sccondo le tradizioni miticbo, dovrebbcro csscre Pe- lasgi di Arcadia, vennc per mare a slanziarsi neli'Ilalia meridionale. Di quest! i Siculi, sccondo Antioco di Siracusa, sc non fa dillicolla un licve sentore di latinita ciie in cssi si credctte di scorgere, si spinsero sino alle valli del Tevere. Di la furono cacciali dalle popolazioni italiche antcriori, ed in parte passarono in Sicilia, dclla quale s'inipadronirono sopra i Sicani. II ]iopolo latino compare in qucsto moto dclla cacciala dei Siculi. Altri Pcjasgi , i quali si congctlura clic provenissero dalla Tcssalia, approdarono alle foci del Po, ed avanzatisi oltre I'Apennino verso il cenlro d'ltalia e compenetratisi , come pare, cogli Umbri costituirono il popoio etrusco. Gli Etruscbi , stenden- dosi poscia nella valle del Po, ivl trovarono, oltre i Liguri e gli Umbri, alcune popolazioni cbe sembravano pervenutevi posteriormcnte ai primi abilatori c di Elinpi polo rappresenlarc ai Greci i popoli occidenlali ed i meridional!. SifTalli noini dali agli siranieri piii vicini poterono anche essere eslesi sopra gli stranieri collocati nellc niedesime illrezioni o nolle nietlcslnie circostanze. In (juesla nianiora i popoli ponno avore due nomi , I'uno inipostosi da loro stossi, I'altro loro dalo dagli siranieri. .Ma avvione anohe clie gli stranierf apprendano il nome che danno a se stessi i popoli, siccorae si dice die fecero i Itoniani che adotlarono, niudifii-andolo solo a desincnza lalina , it noiuc 'inlln die i Galli (lavaiu) a loro slcssi c li rioniinarnno con (luollo , cd accade ancora che i popoli ricevano oil adoltino per s6 il nome chc loro c dato dagli stranieri. Sc un paese e visitato da popoli pill colli di quelli die siano i suoi abilatori, siccome colosli sono quelli die forniano le de- noniinazioni gcnerali , cosi gli ahllanti di ([uello ponno adollare da essi nicdianle la letle- ralura il nome goncialo che dai modesimi loro vienc dalo. Cosi gli aliilalori di qnesia pe- nlsola, lasciando slare per un niomenlo la congetUira che il nome di f^itnliit sia indigeno, poterono anche ricevere dai Greci pii'i colli il nome chc cotesti popoli diedcro da prima ad no cantone della medesima, abliondanle di huoi, e die di poi estcscro a liilla la regionc. il ()uale nome sarolibe quello d' llalia (n). Tiillavolta non si puo a mono d'avverlire all inccr- lo/.za die vi ha in queslo argomcnlo , perche iinprevedlbili sono gli accidenii che ponno far dare nn nome ad un paoso o ad un popoio. II caso del nuovo niondo die porta il nome di Americo e non di Ciilomlio, o (luellii s|)edalnionte dell' isola di S. Domingo die. abilala lira da popolazioni negro o di colore, ricevelle di prcsonic da esse il nome di Uuill. die ap- parliene alia lingua del popoio die abilava un tempo I' isola prima dell'arrivo degli Europei, cd ora c estinto, ne sono una prova. ('i) Non c da dissiniiilarsi chc |iit alciini si erode clie I'accasioiic a RE\!:NIHE 1L CALCINO 0 MALE DEL SEGNO . INEI BACHl DA SETA Jihc DEL DOTTORE CARLO VITTADIiM LcUa ncirudunaiiz^i del lo fcbbrajo less 5e si (lovcssc credere airefficacia dei lanli mezzi proposti c adoperali, spc- cialmenle in quesli ullimi tempi, a prevenire o debellare il caicino , sarcbbe oggimai cstinto questo male ed ogni sua traccia con lui; ma per mala sorie la stessa farraginc degli scrilli che si vanno annualmenlc pubblicando su tale argomenlo, i premj proposli da varie Acadcmie a chi trovera un mezzo sicuro ondc por line a lale inforlunio, premj non aneora conseguiti da alcuno , ed in fine i conlinui lanicnli degli allevatori , ci dinioslrano pur troppo il eontrario. Pochissiine infalli sono le cducazioni di baclii elie vadano csenli dal caicino, il quale non ccssainogni anno di essere mieidiale, ove piii ove meno, ai prc- ziosi animalcUi , non ostante i molteplici mezzi adoperati per combalterlo. Eppure io sono picnamcnte convinlo che se, nello stato attuale delle nostre cognizioni , non si puo toglicre affallo questo flagello dalle nostre bigatticre , si puo almeno rendere assai minora il danno che ci arreca, col far migliore scelta cd uso di que' mezzi islessi che venncro finora proposti, c che la ragio- nc c Tesperienza mi provarono essere sufficienti ad ottenere un tanto scopo. E a vero dire, conosccudo noi perfettamente la natura del caicino, sapen- do, cioe , che questa malattia risiede nclP alto vegetativo di una mulTa spe- cialc, la bolrile bassiana, cntro il fluido circolante del baco; ed essendoci nolo inoltre i! modo di appiccarsi della stessa ai filugelli , per contatto, mediante i gcrmi 0 le sporule della detta pianla , tutla la quislionc sul modo di prevc- nirne lo svilupi)0 si risolve : l." Nel trovare una sostanzaod unagcnte qualunque, il quale, Icnuto di con- tinuo 0 prcssoche continuamente nei locali di educazione, valga a distruggcre Vol. IV. 31 242 DEI MEZZI DI PREVENIRE IL CALCINO. tutti i germi calcinici in cssi esislenti , od a togliere loro la facolta gerinina- tiva, senza arrccar nocunienlo ai bachi die trovansi ncgli stessi local! , e allc pcrsoiip clio li govtMiiauo. 2." NcH'iinpodirc possibilmcnte la riproduzionc della fatal mulTa sul cada- vere del haclii morti di calcino , sia die essa provenga da gcncrazione spon- tanea, come aleuni tuttora sostcngono, sia clio dipenda da preccduta iiifczionc. fe appunto intorno qucsli due oggctti di riecrca, Onorevoli Collcglii , die si aggira la prcseiite Memoiia. Essa fu percio divisa in due parti. Nell' una lio cercato di cliiarire , colla scoria di falti c di sperienze dirette, quali tra i tanti iiiezzi sino al presentc proposli ad ottencre il suddello prinio intcnto, sembrino nicglio condurvi; ho esposto ncU' altra, appoggiato a quanto gia scrissi suUa na- tura del calcino, i mezzi piii facili e sicuri per conseguire il secondo. Con qucsto mio lavoro pcro io non ho preteso di risolvere definitivaniente la quislione. Mi basta di chiaiiiare con csso 1' altenzione dei bacologi sulF uso in ispccie di una sostanza la cui virtii, quando vcnissc maggiormcnte conferniata da esperimenti in grande e per piu anni ripeluti, ne farebbe sperare non lon- lana la soluzione. PARTE PRIMA. Dei mezzi per distruggere i germi calcinici. La niaggior parte dei mezzi proposti fino al prcsente dal Bassi ne' divers! suoi scriiti , e da allri bacologi onde distruggere i germ! calcinici , si puo di- videre in due grand! categorie, cioe: in quelli adoperati sollo forma liquida, ed in quelli usati sotto forma d! vapori. Appartengono alia prima calcgoria la calcCj la potassa , la soda, il sal ma- rino cd il sale ammoniaco, il solfato di rame, il nitrato di piombo (a), 1' acido nitrico e solforico, Volio essenziale di trementina, e diverse altre sostanze die disciolte o sospcse nell'acqua vengono adoperate per lo spurge dei local! e delle robe infclle di calcino. Da quest! mezzi pero non si otlcnnero in pratica tulti i vanlaggi che s! aspeltavano , pcrciocchc oltre all'essere sommamcnte dispendiosi , c di mal- agevole applicazione, riescono sempre insufficient! a togliere onninamcnlc la (a) Berard propose, tanto per gli spurghi dei local! e dcgli atlrozzi infetti , come della seiwcnte, il solfato di rame ed il nitratt) di piorubo seioiti in venti volte il loro peso d'acqua. DEI MEZZI Dl PREVEMRE IL CALCINO. 243 causa del conlagio. E di fallo, per quanta allcnzionc e cura si adopcrerii nclPe- seguirc gli spurghi colic suindicatc soslanze , iiou tulle le sporulc della bo- trite vcrraniio al ccrlo a cadcrc solto Tazionc dclle mcdcsime, lanto per rinc- guaglianza di supcrlicic dcgli oggetti da cspurgarsi, quanto per I'assoluta impossibilila di far pervenirc i detti iiquidi disinfcttanti in quelle jiarti tutte clie si possono i)resumil)ilmenlc riteiicre infetlc di polvere ealeinica. £ nolo inoltre clic le si)orule bolriliclie per la loro Icggerczza e tenuita sfuggono fa- cilinenle al conlallo dei Iiquidi suddetli, e vi gallcggiano beiianco seiiza per- derc punlo della loro facolta germinativa. II chc avviene d"ordinario, come fu giii da altri avvcrtito , nello spurgo dei locali fatto medianle Pimbiancatura dclle pareli c delle softitla col latle di calee. E supposlo pure chc qucsto spurgo potesse riuscir complelo, noi avremmo ancora a distruggere tutte quelle sporule botriliclie , le quali staecatesi dalle pareli dei locali e dalla supcrficic dcgli atlrczzi durante lo spurgo. c solleva- tcsi ncll'aria, verrcbbero poseia, ricadendo, a posarsi di bel nuovo. e nel loro stato d'inlcgrila, sulle espurgate cose, rendendo cosi nullo il praticato lavoro. Mcune delle suddctte soslanze, eioe il cloniro sodico, la polassa e Vacido nilricOj, disciollc in una delerminala quanlita d'acqua, vennero pure proposte dal Bassi alio scopo non solo di prevenire il calcino, dislruggendonc i gernii , ma di curarlo benanco, qualora si sia gia sviluppato, somminislrando ai bachi infctti uno o due pasti al giorno, a norma del bisogno, di foglia spruz- zala colic suddclle soluzioni, in niodo chc tulta ne resti leggcrmentc bagnata. Questi Iiquidi nicdicali estimjuono, al dire dello stesso , il germe calcinate sul corpo del filuyello col tocco della foglia da essi bagnata^ e combattono it con- tagio anclie internamenle inlrodotti net baeo coll'alimento Parte pratica p. 2J). Ma anche (jucsti farniachi non ebbero in pratica il dcsiderato effetlo , e fu- rono orniai abbandonali da pressochc tutli gli allcvalori di bachi per essersi Irovati mezzi troppo dispendiosi, non alTalto innoeui, ed insuflicienti non solo a guarire i bachi infetti , nia ben anco a preservare i sani dagli attacchi del parassita. Di ratio, sc questi pasli medicati sono usali con parsimonia, non valgono ad impedire menomamente i progrcssi del conlagio, cssendo impossibile elie tutli i gcrmi calcinici csislcnli sulla pelle dei bachi non ancora amnialati possano cadere sotto Tazione della foglia medicala; e se sono usali piii largamente. ar- recano grave danno per la loro causticita anche ai bachi sani, i ([uali quando non soccombono perl'azione del rimedio, intabidiscono per lo meno, protraggono a pill del doppio il tempo delle mute, e rendonsi inline inelti, toccata chc ab- biauo la maluranza, a lilar bozzoli perfelli, unico scopo del loro allevamenio. 244 DEI MEZZl Dl PREVENIRE IL CALCINO. Aggiugni a tutlo questo rinutile sperpcro di foglia elic lien dictro a si fallc modii'azioni pel niolivo die i hachi, quantunque alTaiiiati per liingo digiuno, si ritiulaiio d'ordinario dal niangiar la foglia intrisa iic' suddelli liquid! , od ap- pena abboeeala rahbaiulonano, inoslrando eoi loro conlorcimenli di solTrire pel di lei contatto. Per cvilare un simile inconvenienlc vi fa elii immagino di sosliluiiT alia foglia del gelso per quosti pasli medicali dei manipoli d' orba niedica o di trifoglio. Ogiiun vedc pcro elic in queslo easo essendo lollo lo scopo precipuo del rimedio, quelle cioe di coniballere il conlagio nelle visccre istesse del baco, varrcbbc nieglio, alio scopo di distruggeie i gernii ealeinici csistenli su la superficie del baeo, rimniergerc a dirillura i bacbi istessi , |)er qualclie minuto secondo, \\i)\ licjuido niedicalo. Del resto anche il signor Bassi pare che sia ormai persuaso della inulilila di qucsti suoi pasli medicali nella cura del ealcino, giaccbe ncirullimo suo scrilto Delia piii utile collivazionc dei bachi , parlando della loro aziono , cosi si csprimc: II farmaco iiccide tuUi i gerini ealeinici esistenti sul corpo del baco, non che quelli che trovanu nelle prime vie della sua pelle, e I'acqua. in cut sta seiolto it farmaco, accrcscendo I'umor circolante dell'animalello, lo rende men suscettivo di venir preso dal rio malore. Non c dunquc piii il farmaco , ma bensi I'acqua in cui Irovasi disciolto che agisce ncirinterno del baco; ed anche qucsl'aequa non opera come mezzo curativo, ma come semplice mezzo pre- servalivo. Ed e cosa degna di osservazione, che menlre il Bassi nel teslo so- vraccitato allribuisce a qucsl'aequa la facolla di rcndere mcno suscellivo il baco di venir preso dal rio malore , pel molivo che essa accresce e rende quindi piii fluido il dl lui uinore circolante; alia pag. 79 invece le allribuisce la virlii di renderlo assolutamcnle incUo, ossia incapace, per lo slesso niolivo, a nulrire in sc il seme del suo nemico; cd alia pag. 80, Taltra di arrcslarc i progress! del rio malore e le sue riproduzioni, a gran vanlaggio del pubblico e del private inleresse! Se cio fosse vero, I'acqua pura varrebbe meglio a pre- servare i bachi dal ealcino di tutli i decantati suoi farmachi. Appartengono alia scconda categoria, ossia ai cosi dclti sulTumigi, il eloro, Vacido iponitrico, Vacido idroclorico, Vacido solforoso, i vapori prodotti dal- rimperfetta combustione della legna, ccc. La forma vaporosa sotto la quale si svolgono queste sostanzc permettc che esse invcstano rapidamcnte I'intera superficie degli oggctti con cui vengono a contatto, s'insinuino nelle loro piii recondite parti, c distruggano per coii- scguenza, ovunque si trovano, ic sporule della bolrile. Per questa ragione, ed anche per la facililii e semplicita della loro applicazione, esse merilano certa- mcnle la preferciiza su quelle della prima categoria. DEI MEZZl DI PREVENIRE IL CALCINO. 245 Scbbcnc pcr6 lutlc qucslc sostanze per la polcnlc azionc clic csercilano sulla materia organica possano essere egualmcnle adoperale, soUo forma di sulTu- inigi, nello spurgo dei local! c degli atlrczzi infclli di calcino, non tuttc of- frono in pratica gli slessi vanlaggi sia pel troppo coslo, sia anclic pei tristi ac- cidenti clie possono talora derivarc dairiniiirudeiUe loro uso. La sostanza piii comuneincntc usata per qucsti sufTumigi, scbbene non sia la nieno costosa, si e il gas acido solforoso, il ([iiale si oltienc nicrce la sempliee combuslionc dello zolfo in dose proporzionala alia eapaeila del locale ed alia quaiUila degli allrezzi inchiusivi clic si vogliono disinfetlare. Secondo gli cspcrimenti rccentcmcntc insliluili dal signor Mares (Ann. SMcic. an. 1851, pag. 310), la dose dello zolfo da adoperarsi nei delli spurglii, perche ricscano compleli, sarebbc in ragionc di cento granimi per ogni nielro cubico, ossia di chilogramnii due e granimi ecntosei circa i)er ogni cento braccia cu- bichc del locale da espurgarsi. Questa dose, che uguaglia a un di presso quella proposta dal Bafsi nell' ultima sua produzione (o), eorrispondc alia quantilii di zolfo chc puo bi jciare in uno spazio dcterminato sino a che la combuslionc si arresta spontancamcnte. La proporzione d'aeido solforoso clie in questo ease ne risulta cssendo portata al massimo, reffelto del suffumigio non polra es- sere dubbio. Siccome pero 1' azionc dello slesso non e solo in ragione dcirin- tensilii, ma anche della durala, cosi si polra anclie far uso di una dose molto minore, quando si abbia Topporlunita di prolungarne a piacimento la durata. Si atliva la combuslionc dello zolfo, per sc troppo lenta, frammischiandolo, ridotto in polvere, con frammenti di paglia o di altra materia di facile combu- slionc; 0 meglio ancora uncndolo prcviamente, mcdianle la fusione, con fras- lagli di carta, o eon brueioli da falegname. L'aggiunla del nilro alio zolfo, nella proporzione d'un decimo del suo peso, come viene proposta dal Bassi, al solo oggcllo di facilitarne la combuslionc, aumenla inulilmcntc il prczzo del sulTumigio, e ne dinnnuisce per soprammercato I'azioiie, convcrlendo du- rante la combustionc parte del gas acido solforoso in vapori d'aeido solforico molto nicno atlivi di quello nellc appllcazioni di cui si iralla. L'eflicacia del suffumigio solforoso, ncllo spurgo specialmenle dei locali e dcUe robe infette di calcino, ba indotlo alcuni esperli coltivatori a tenlarnc (a) Lc dusi rclativu dello zolfo proposle dal Bassi aimienlarono in ragionu dirctta del numero delle suescrilliire. iNclIa PaiU' iiratiai a pag. I't prescrive cgli due liblire piccole di zolfo per ogni cenlo braccia cubiclie della eapaeila tiella slanza da disinfellare; nel J-'tilto par- /anff, alia pag. 32 ne porlo la dose a Ire libhre piccole, c nella Pitt ulilc cultkazinne dei Lttclii , alia pag. 89, la spinse a due cliilograiimii. 246 DEI MEZZI Dl PREVENIRE IL CALCINO. I'uso nelle stessc bigatlicrc ilunuilc I'allevamcnlo dci baclii aH'oggclto di prc- scrvarli dagli allacchi del conlagio calcinico, c di ancslare benanco i progress! del contagio islcsso, (iiialora si fosse giii sviluppalo nei iiuHlcsiini. Cilero fra (litesli il sigiior Rossina di Quinlo Romano, bacoiioino dislinto, e iiellc cose agraric vcrsalissimo, il quale gia da pareccbi aniii fa uso conlinuo di quesli suffumigi nelle proprie bigattierc, specialnienle durante 1' ultima eta dei bachi, I' eon (pu'slo mezzo otlicnc, come mi ha piii volte assieuralo, di prescrvarli dal mal del segno, clic non manca in ogni anno d'infestare, ove piii ove mcno, le vicine coltivazioni. Dcsideroso di accertarmi se a quest! ripetuti sulTumigi solforosi, o se piut- loslo all'aceidcnle dovesse altribuirsi la fclicc riuscita di questa pratica, in- stituii neila passata slagionc una scrie di espcrimenti in proposito, assoggel- tando a questi vapori solforosi piii o meno inlensi e piu o meno prolungali lanto i gcrmi dcUa botrite, quanto i baclii stcssi nelle diverse loro ctii e solto varic condizioni, c ne otlenni i seguenti risullali, cioe: l." Che un suffumiyio solforoso completo, cioe fatto code dosi di zolfo sopra indicate, pud in meno di 30 minuti primi togiiere completamcnte la facolta vegetaliva alle sporule della botrite. 2." Che un suffumigio anclie non molto intense, (juale si usa d' ordinario nei locali di allevamento , quando sia continuato a ripetuto per quattro o cinque giorni consecutivi, basta pure a togiiere completamente la facolta germinativu alle suddette sporule. 3." Che i bachi non resistono ad un suffumigio solforoso completo, senza soffrirne gravemente, quando sia protratto al di la dei cinque minuti primi. 4." Che gli stessi bachi resistono invece assai bene, senza nocumento di sorta, all'azione di un suffumigio solforoso non molto intenso, sebbene continuato per molte ore, e ripetuto anclie per molti giorni consecutivi. 5." Che un baco tocco con una certa quantitii di sporule botritiche pub sfuggire all'azione delle stesse ed andare immune dal caleino, quando venga sollccita- mente esposto ad un suffumigio solforoso poco intenso ma a lungo protratto. Per il che pare clie non si possa mellcre in dubbio la realc effieacia dei detli sulTumigi solforosi praticati durante 1' allevamento istesso dei baclii. Ma perche dal loro uso ne conscguano cffetli utili, (i ncccssario che essi siano di frequcnte ripetuti, cd in dose piuttoslo clevata: e cio nei casi in ispccie in eui la malattia siasi giii manifestata tra i lilugelli, o v'abbia motivo di sospel- tarne vicina I'invasione pel serpeggiarc della stessa nelle eontiguc educazioni. Ne si tema die dall'uso continuato di un tale suffumigio ne possa derivare alcun danno ai filugelli. I vapori di zolfo, quando siano moderali, non solo non DEI MEZZI DI PREVENIRE IL CALCINO. 2/i7 arrccano danno ai bachi, come consta dai citali cspcrimcnli , ma possono anchc, se dobbiamo credere ad alcuni dislinli baeologi, tnrnar loro di van- taggio come mezzi igienici e curalivi. Piaccmi di qui riportarc (luanlo ne dice in proposito il conle Glicrardo Frcsclii alia pag. 73 di uii suo Opuscolo inti- tolalo: Guidn per nllevare i bachi da seta. S. Vilo, 1843. ufi opinionc volgarechelo zoifo uccide ogni specie di linicbi, e speeialmenlc i fdugelli cbc slimansi come i piu gcntili, cosi i pii'i dclicali di queslo genere. Id posse assicurarc clic il fatto c ben divcrso dall'opiiiione. Non solo i bachi non mostrano di solTrire molcstia per Tesalazione dello zolfo, ma si direbbe che quel vapori clic sofTocano Tuomo che li rcspira, sono pei filugclli un ele- mento clic li ricrea. lo pure parlecipai mollo teni|)o dclla opinione volgare, ma incoraggiato da qualclic esempio die avcva veduto, volli cspcrimenlare refiicacia delle fumigazioni in un caso di apparcnle asllssia cbc mi parea di- speralo. Difatli, porlatl i bachi ammalali in uno slanzino ben cliiuso, cd accc- sovi un buon pezzo di zolfo che nieUeva un odorc da non potervi rcsistere, quelle besliole che parevano moribonde, col corpo gonfio, giallognolo e tras- parente, si riebbero in pocbe ore con gran mcraviglia delle donne assistenti, che li avrebbero gettali via come incurabili. E quel bachi fecero tuUi bellis- simi bozzoli. Non conlenlo di quesla prova, rinchiusi alcuni bachi di caltiva cera in una cassella enlrovi una nuvola di vapori di zolfo da non potervi appressarc impuncmentc la bocca; c dopo tre quarli d^ora ve li trovai sve- gliati mangiandosi alacrcmente alcunc foglie che aveva rinchiusc con essi. » Con tutto cio non cessero di raccomandare agli educator! di filugclli che non abusino di qucsto mezzo tanlo efficace , nientrc se puo giovare come ri- medio , massime in que' easi in cui i bachi stentano a mutar la pellc , e mo- strano un aspetto malsano , che non e pero nessuna di quelle malattie decise cui vanno soggetti \)cv contagio od altro; se, dico, puo giovare in quel casi , non puo essere che non noccia ai bachi sani ovc se ne usi senza ragione , o senza riserbo. Ma e bene che lutti sappiano che i bachi sopportano volontieri Ic fumigazioni sulfuree , per essere almeno fidali che usandolc ai bisogni non polranno loro far malc". \nehc il Canonico Bcllani(a) in conferma di quanto ci viene assicurato dal Fre- schi, dice: "Tentando ncllascorsa primavera di far morire quci bruchi che infc- stano le pianle di frulta, sollO|)oncndo loro uno scaldavivandc con bragia sulla quale versava a riprcsc dello zolfo in |)olverc, il vaporc che vi innalzava non scmbrava nuocer loro, quando di tro|)po non v'accostava il fuoco; e la prova (n) Bachi da scla. Osscirazioni critidie snpra le principali opere pubblicate in qucsti iil- liini tempi J ccc, part. I , pag. 160. 248 DEI MEZZI Dl PREVEMRE IL CALCINO. la feci c la ripclci lanlo alTapcrlo quanlo in camera sopra rami carichi di bru- dii. Ell il sig. Mozzoui, inlclligcntc educalorc ili bach! da seta, mi racconlo che il fiilUiii' (11 nil suo podcic viciiu) a Varese mal av(>ndo iiitpso I'ordiiic del pa- drone , inveee di fuinieare coUa dose preseritla dal Bassi la camera dove ri- porre quindi i bachi, cgli fcce la eombuslione nella camera islessa col mclodo prcscrillo, ma quando gia i bachi vi avevano passalc aicunc mule, e ve li tcnne a porte c fmcstre chiuse per qualchc era , senza che menomamente avessero solTerlO". II sulTumigio pero che crediamo il piu ulilc solto tutli i rapporti per dcbel- larc il calcino, si c quelle prodolto dalla imperfctla eombuslione della legna, cioe il fnnio. £ opinionc gcneralmenle sparsa che il fumo prcservi dal calcino. Molli fatli sembrano convalidare questa opinionc , sebbene nella loro inlerprelazione sc ne sia allribuilo V clTello a cause differenti. Quasi luUi i bacologi , a cagion d' cscmpio, convengono neirammellere che i bachi allevali nei locali che ser- vono di cucina ai coloni , e nei quali domina gcneralmenle il fumo , vanno quasi scmpre csenti dal calcino (a). Ma chi ne attribui relTelto all'azionc disin- fellante del fuoco , chi alia frequente rinnovazione dell'aria che ha luogo nei dclli locali in conscguenza della eombuslione. E sebbene alcuni lo ripelesscro, com" c in falli, dall'azione propria del fumo, c ne mostrassero la di lui influ- enza nei prevenire il calcino, la cosa passo quasi inosservata, per I'incerlezza appunlo in cui lasciava la discrepanza delle suddcUe opinioni. A cio conlribui fors'anco, come vedremo in seguilo, il non aver quest' ullimi asscgnato al fumo un idcntico modo d'agire sulle sporule della bolrile, per mancanza, come pare, di opporluni esperimenti diretti ad indagarne la vera azione. Indolto dalla semplicitii del mezzo, e dairimmenso vantaggio che dal di lui uso ne polrebbe derivare alle nostre educazioni di bachi , qualora fosse chia- rita con fatli numerosi ed inconcussi la reale sua efficacia nei preservare i bachi dal calcino, instituii nella passala stagione una serie non interrotla di esj)crimenli , dai quali ebbi per risullamcnlo finale la picna confcrma della sovrcsposla opinionc , cssere cioe il fumo uno dei piii sicuri prescrvativi del calcino. Ed ecco in qual modo addivenni a tale risullamcnlo. (ii) Da doic Irayrjuno mni , dice il Decapilani , i nostri colofii della Brinnzn le miyHori gallvtte t Dalle ciiciiiu n plan tvnx'ito , ed i: Id appunlo die i Oaclii non sono mai cot- pili dal serjno. Sulla malatlin dei bachi da sela, cliiaiiiata il segno o calcinaccio, Milano, 1818, p. 24. DEI MEZZI DI PREVENIRE IL CALCINO. 249 Fondandomi sul falto, ammcsso ormai da prcssoclic lulli i bacologi , che la malattia del culcino trae la sua originc dal gcrmogliamcnto dellc sporulc delta botritc nel corpo del baco vivcnte (a) , la principal cosa che io ebbi di mira ncir intraprcndcre quesli esperimeiUi si fu di accerlarmi sc realmenle qucslo agcnte , cioe il fuino , avesse la propriela di togliere alle sporule bolriliche la facolla gcrniinativa ; riservandonii nel caso alTcrmalivo a sperimentare la sua azione anchc sul baco artificialmenle infelto. La qual cosa non mi doveva del resto riescir tanto malagcvole, avendo nelle mic mani un mezzo quanto facile, altrcttanto sicuro di chiarirne i risullali, quale si (i quelle dclla artificialc sc- minagione delle sporule soltoposte all'azione del fumo enlro il fluido circolan- te , appena estratto , dell'istesso baco, senza ricorrere aU'inoculazione, la quale mi avrebbe dalo dei risultali sempre incerli. A tal line io cominciai coll' csporrc ai vapori di fumo , in locali di delermi- nala capacila , della polvere calcinica recentissima , disposta in larglie slrisce sopra apposili vctri da microscopio , accio tuUe le sporule botritichc costitucnti (fi) II (lott. Bassi che immagino questa teoria non appoggiato ad alcun esperimenlo di- reUo, ma a seuiplici deduzioni razionali, come rilevasi dagii stessi suoi scritti, or che la vide conferniata dagli esperimenli e dalle osservazioni di parcccbi bacologi nazionali e slranieri , pens6 di riformarla in uno de'suoi punti pin vitali, facendo cioe sviluppare i genni botrilici non piu neH'inlerno del baco, da dove le pianticine , inorlo cb' ei sia , si portano all' esterno del cadavere forandonc la pelle , ma sulla siiperficie del baco islesso , ovo si Iraltengono per tre o quattro giorni per emcUere le radici , assodarle nella pelle deir animaleUo e poter giungere quindi nell' interno del medesimo. ( Delta piu utile col- tivazione dei bachi, ecc. pag. 78.) Appoggia questa sua novella riforma al fatto che: Se in qualche tnodo si (anno cadere dei semi della butrile bassiana sopra filutjelli gid grossi e parte di quesli dopo tre ed anche dopo quattro giorni si Insciann per circa un minuto prima in acqua corrente o si agitano per dctto spnzio di tempo nclf acqua, benche non corrente, tnenlre miinjono del inal del segno quelli tasciali intalti, oxsia che non si soltoposero alia detta operazione , vivono sani e les- sono a tempo debito il loro bozzolo quelli stati sotloposli all'azione dell'acqua. Dal qual faUo egli deduce poseia, come legge di natura , che I' acqua toglie o sloca al- meno il germe calcinico die tro^asi da pochi giorni sul corpo del baco, e piii I'altra legge, essa pure probabilmcntu di natura, che l' acqua che entra pel vasi inalauti, allungandu ossia rendendo piii fluido il tiquido circolante nel baco, Io rende inetto a sviluppare in si e nodrire il germe del terribilc suo nemico. Cio stante, die' egli, chiaro risulta lornar utile , ed utile somtnamente, il fomire giornal- mente ai (ilugelli^ minacciati di calcino, tin pasta di foglia leggermente bagnata, arreslandosi cost I progrcssi del rio morba c le sue riproduzioni. — Ed ecco che in forza di questa op- portuna modilicazione fatta alia di lui teuria , 1' acqua pura viene ad essere il piii sicuro ed il piii econoiuico rimcdio protilatico e curalivo del calcino. Vol. lY. SS 230 DEI MEZZI Dl PREVEMRE IL CALCINO. la suddeUa polverc polessero scnlime 1' azionc. Qucste fumigaxioni die io ot- leneva daH'imperfcUa combuslione di diverse corleccic di vegelabili, venivano ripelulc , e variatc lanto ncU' intcnsilii clic nella diiiala , a norma dei singoli casi. L' intcnsilii del sulTuinigio , nci loeali di piccok' dimcnsioni, io la dcdu- ceva approssinialivamenle dalla dcnsila islcssa del funic , c dalla ccssazione della combuslione; e nci loeali di maggiore capaeita, dalla quanlila del com- buslibilc impiegato nci produrlo. Tcrminala I'opcrazione del sulTumigio, solloponcva Ic aflumicatc sporule alia prova del germogliamenlo. A talc clTelto vcrsava sopra ciascun vctro alcunc stille di sangue , tolte da un baco vivente c sano , facendo in niodo che tultc le sporule ivi riunile vi si Irovassero immerse, e collocando toslo i velri cosi disposti sotto opportuni apparcccbi perchc nc fosse impedita T cvaporazionc del liquido. Dopo 24 ore circa io esaminava qucste sporule sotto al microscopio, e ne ri- pcleva r esame per piii giorni consecutivi a norma delle circostanze; e dal loro germogliamenlo piii o meno pronto, c dalla piii o meno ricca vegetazione e frutlificazione delle pianticine che ne derivavano, io giudicava del minore o niaggior grade d' azionc esercitato sullc medesimc dalle pralicatc fumigazioni; ritencndo complcta 1' azionc del suffumigio quando vedcva le sporule suddeltc intcramente destituite della loro facoltii germinativa. Nel qual giudizio servivami di guida I'csamc di eonfronto clic io faceva con altre sporule non adumicate, loltc dagli stessi bachi calcinati da cui aveva levate le prime, soUoponendole esse pure ncU'egual niodo alia prova del gcr- mogliainento. Qucste esperienze ripetute per piii mesi consecutivi ed in modi difTcrenti mi diedero i seguenli risultati, eioc: 4.° Che una fumigazione complcta, ossia tale da rendere impossibile la vi- sta degli oggetti avvolli nel fumo (a), toglic in meno di mezz'ora la facolta vegetativa alle sporule della hotrile, e le disorganizza benanco completamente, allerandone la forma, quando sia piii a lungo continuata. (a) TiiUi gli esperimenti praticati con funiigazioni complete e di poea durata furono esc- guili in un piccolo scaCfale di duecento dccimetri cubici di capacilA, cliiuso anterioriiicnli; con velri, da dove io poteva agevolraentc osservarc rinlensita del siiffiunigio , il grado ili Iciiipcratiira deU'arabiente , ed i fennmeni clie presentavano i bachi che , insiciiie alle spo- rule botritiche, venivano solloposti ai delli esperimenti. In questo piccolo riposliglio baslava qiialchc dramma di corteccia per produrre in pochi minuti un suffumigio intensissimo e permanente, ancbe senza il bisogno di una continuata combuslione della suddella materia, la quale veaiva per cio ritirata ben tosto dallo scaffalc. DEI MEZZl DI PREVENIRE IL CALCINO. 231 2.° Che diminuendo I'intensita del suffumiyio richiedesi in proporzione un niaggiore spnzio di tempo per otlenere lo stesso effeUo. Esperimento I. — In un locale dl 12 nielri cubici di capacila, basl6 un suf- fumigio pennaniMilc di tic oncie circa di corlccciu di querela , rinnovalo per tre giorni di seguilo , per loglierc completamcnte alle sporule botritiche la facolla gcrminaliva (23, 39). La maggior parte pero dcllc cimcntale sporule si era mostrala inelta al germogliamento sino dalla fine del sccondogiorno(24). 3." Che un sufj'umigio di puro fumo, ([uanlunque non viollo intenso e di corta duratttj pub togliere egualmente la facolla veyetativa alle sporule botri- tiche, (jualora sia debitamente ripeluto. Esperimento II. — In un locale di 15 metri cubici di capacita bast6 un suf- luniigio di due ore, svolto duirimperfetta conibustione di tre oncie di cor- teccia di pino, ripetuto per tre giorni conscculivi, per togliere completanienlc la facolta gerininativa alle nominate sporule. Anche in questo esperimento la maggior parte delle sporule avcva perduta la suddetta facolla sin dal terzo giorno dell' esperimento (03). 4.° Che un suffutnigio leggerissimo ma continuato per molti giorni conse- cutivij pud egualmente operare sulle dette sporule in niodo da togliere loro a poeo a poco la facolta germinante. Esperimento III. — Ncllo stesso locale sopra notalo un sulTumigio svolto dalla imperfetta combustionc di mczz'oncia circa di vallonea, pralicato gior- nalmente mattina e sera per lo spazio di dieci giorni, rose pure incite al ger- mogliamento Ic sporule bolriliche ivi esistcnti. Nel decorso di questi esperimcnli bo pure sottomessi in piu maniere all' a- zione di questo agente gli stessi bacbi,alcuni dei quali artificialmcnte cospersi di polvcre calcinica , cd bo notato : 1.° Che i bachi ponno resistere per lungo tempo all' azione di un suffumigio piro-legnoso anche il piil intenso senza punto soffiirne. Esperimento IV. — Alcuni bacbi della 5." eta collocati, menlrc erano intenti a tibar foglia , in uno scaffale di dueccnto decimetri cubic! di capacita , sotto r azione di un sulTumigio intensissimo di corteccia di querela, abbandonarono dopo qualcbe minulo il cibo, scorrcndo qua e la su pel piccolo graticcio, co- mp per sottrarsi all' influenza del fumo, ed arrampicandosi inCne sulle pareti dello stesso scaffale. Ma appena toiti dalla densa nube di fumo in cui li tenni avvolti per piii di 40minuli, e provveduti di foglia frcsca, abboccarono tosto avidamentc il cibo come se nulla fosse loro avvenuto. Esperimento V. — Venli bachi maturi Icvali dal bosco menlre stavano trac- ciando le prime lila del bozzolo , furono rinthiusi ncllo stesso scaffale, e post! 2S2 DEI MEZZl DI PREVENIRE IL CALCINO. sotlo r azione di un sufTumigio complcto di cortcccia di salicc per lo spazio di 40 minuli. Tolli quindi dallo scalTale c rimcssi sul bosco , cssi ricominciarono toslo il lavoro colla stessa alacrita di prima , e iilarano venli bozzoli pcrfolli , da cui escirono allreltaiilc farfalle saiiissinie, Ic quali diedcro uova feconde, c visscro ill scguito nc piii nc meno di alcune altre provcnienti da bruclii dclla slcssa partita noii sottoposti ad alcuna cspericnza. 2." Che i suflumigi poco intensij quantunque continuati per mold giorni conseculivi J non arrecano ni hachi moleslia di sorta , percorrendo essi , sotlo I' equal governo , i diversi sladj di lore vita nelf egual tempo e modo eke li pereorrono quelli dell'istessa partita non sottoposti ai detti suffamigi. Experimenlo VI. — Duecento baclii circa appcna Icvati dalla prima muta fu- rono posti in un locale di 15 mctri cubici di capacila, ovc passarono lo. quattro ultime etii sotto r azione di un suffumigio permanente , svollo dail' imperfetta combuslione di un quarto d' oncia circa di vallonca, mista ad allrellanla sab- bia , sulTumigi Annoni, praticato giomalmcnte matlina c sera, scnza che ne soffrissero menomamcnte. Essi infatti, toccata che ebbero la maturanza , lila- rono bozzoli perfetti , ed avrebbero dato anche delle buone farfalle, se io non li avcssi sottoposti, nicntre stavano per salire sul bosco, all' azione della pol- vere botritica , per il che perirono tutti di calcino entro il bozzolo, poco dopo la loro trasformazione in crisalide. Questo esperimento era stato fatto per ve- dere se i sufTumigi Annoni avpssero realmentc la facolta di predisporre il baeo in modo da renderlo repellcnfe , come dice 1' autore , ogni venefica azione. II fatto , come era da prevcdcrsi , non confermo quell' ipotesi. 3." Che non tutti i bachi artifieialmente cospersi di polvere botritica muo- jono di calcino J quando siano posti, immediatamente dopo l' operazione , sotto I' azione d'una fumigazione piuttosto intensa e ripetuta. Esperimento VII. — La mattina del giorno 20 agosto presi 40 bruchi sanis- simi , levali da due giorni dalla quarta muta, e li infetlai di calcino, strisciando sul dorse di ciascuno la punta di un pennello carico di polvere botritica reccn- tissima. Cio fatto, ne scelsi a sorte la meta , c la sotloposi immediatamente , per 25 minuti, all'azione di un suffumigio complete di cortcccia di salice, che rinnovai al dopo pranzo dell'istesso giorno, ed alia matlina del giorno segucn- tc; riservai gli altri venti per esperimento di confronto. Le due piccole partite furono tenule in locali separati , sotto 1' egual regime , sine alia complcta loro line, ed eccone il risultato. Dei bachi afTumicali , sei perirono di calcino prima difilareil bozzolo, qual- tordici filarono bozzoli duri e ben conformati ; ma nove soltanto si trasforma- rono in farfalla , essendo gli altri cinque periti pure di calcino, enlro il bozzolo, ma alio sUto di crisalide , ed un dodici giorni circa dall' innesto. DEI MEZZI DI PREVENIRE IL CALCINO. 265 Dei bachi non afTumicati ncssuno si sollrassc aii'azionc dclla bolrile , e ad cccczionc di uno chc mori di ncjsronc calcinario menlrc slava per salirc sul bosco , gli aliri tulti perirono di prelto calcino tra la quinla c la scltima gior- nata dall' inncslo , undici prima di lessere il bozzolo , cd olio nel bozzolo ap- pena incoininciato. 4." Che una fumigazione complela pud anche in poche ore disinfettare i lo- cali destinati all' allevamcnto del bachi, e gli attrezzi tulli che possono trovarsi a contatlo coi medesimi durante la loro educazione. Esperimento VIII. — In un armadio dclla capacitii di un mclro cubico circa, nel quale tencva tutti i bachi calcinali , collocai alcuni faslclli di steli di colza, che io aveva prcviamcnlc cospcrsi di polverc calcinica, agilandoli in una cas- setta di legno assieme ad una dozzina di bachi morli da poco tempo di calcino, ed intieramentc coperti di bolrile in frulto , e dopo averii esposli per 50 mi- nuli ad un suiTumigio intcnsissimo di corteccia d' onlano , vi feci arrampicar sopra 40 bruchi maluri perche vi facesscro il loro bozzolo. L' odor forte di fumo che tramandava questa specie di bosco fe' si che i bachi lo pcrcorressero in lutli i sensi, e per mollo tempo, prima di decidersi ad altaccarvi le prime fila del bozzolo , lo che servi ad aumenlarc i punli di conlallo Ira essi e le sporulc bolriliche disseminale sui ramoscelli del bosco come io desiderava. Dopo trc giorni dcssi erano lulti rinchiusi nel loro serico inviluppo. L' esperimento ricsci definilivo. I 40 bruchi dicdcro 36 bozzoli perfelli e due doppioni da cui escirono 40 farfalle , nissuna delle quali , sebbene tenule per tulto il corso di loro vita enlro lo slesso armadio , mori di calcino , come ho potato accerlarmi dictro 1' esame dci loro cadaveri , che vennero anche per maggior sicurczza sotloposti per una quindicina di giorni alia prova dclPumido. Istoria ed osservazioni particolari. Rimanc per tal modo ridollo evidente per prove dirette, che i germi della botritc vengono disorganizzali, o per lo meno resi inelti a riprodurre la pianta, per I'azione del fumo che si sviluppa dalla combustione impcrfetta delle Icgne. Ne polra dirsi che quesli esperimenli, eseguili in loeali di non molti metri cubici di capacity, sarcbbero forse di dubbia riescita quando si volesse ese- guirli sopra una grande scala, cioe nelle comuni bigattiere. L'azione del fumo di legna e gia slala sperimenlata in grande con ottima riescita, il piu delle volte all'insapula di chi ne fece gli esperimenli. E non e da meravigliarsi che i diversi rimedj preservativi o curativi del calcino, in- dicati gia da molti anni, nei quali ha parte Tazione del fumo, siano caduti, 2S4 DEI MEZZI DI PREVENIRE IL CALCINO. eonic giii dissi, in ilimenlicanzn, od abbinno inspirnto poca flducia. Mancava la prova diietta die dimosliassc csscrc qucsla, e non altra, la causa che spe- giiova i gcrmi della malallia. In falli, nclla Icttcra di un associato al Politecnico al noslro Collega P. Ollavio Fcrrario, inserila nel fascicolo 7." di quel giornale pel 1839, e delto: IUcntre io visilavn da qualclie tempo coll' amministralore de' rniei stabili le stanze colo- niche deslinate all'educazione dei bkjatti, egli me ne mostrd alcune in cui I' anno precedents erasi manifestato il male del segno, e non vi si era ripro- dotto nel successivo. In tale anno successivo quelle stanze si erano tenute per tutto I'inverno ad uso di cticinaj e vi si era disposto il cammino in modo, che ne usciva il fumo, ed anneriva non solo le pareli, ma anche quelle tavole e quelli utensili, che, avendo gia servito per i bachi neW antecedente stagione, vi si adoperarono pure ■iiella sussegiiente , in cui segui la mia visita. Questa circostanza desto vivamente la mia attenzione. Formandosi col fumo la fuliggine, c da lei traendosi un olio potentissimo j che i chimici appellano creosota, andai anco pensando se mai quel fumo, il quale tanto aveva anne- rite le stanze e le cose sopraddette , fosse la vera causa della loro purgazione, distruggendo il germe dell' infezione preceduta, per quel principio attivo che vi si inchiude. Fermo in tale pensiero, ne replicai I'esperimento. Ed avendo in quest'anno affumicate allre stanze, in cui I' anno anteriore erasi prodolta la malattia, non ve la vidi piu comparire, ma vidi invece i bigatti percorrere prosperamente tutti i loro stadj, e dare un abbondante ricolto di bozzoli ben condizionali. Sc ranoniino si fosse qui fermato avrcbbe forse trovali molli seguaci, ed ottcnula la palma esclusiva di una importante scoperta', ma nienomo il credilo all'opinione dcirefGcacia dei suo riinedio coiraggiungere: E peraliro indispensabile che la semente impiegata sia di buona qualila e nata con progressiva regolare calore, e che I'educazione dei bachi sia quale viene richiesta dalle migliori pratiche, altrimenti avverrebbe in questa, come in tant' allre esperienze, che se ne attribuisca il mnl esito alia falsitii dei prin- cipj, quando al contrario si dovrebbe con piu ragione aecagionarne la ine- snttezza della loro esecuzione, e la trascuranza di quei principj generali che esser debbono il fondamento di qualsiasi esperienza. L'azione del fumo non era dunque la vera ed unica causa, sccondo I'ano- nimo, della scomparsa del calcino, e confcrmo egli tale indelerminatezza col suggerire un secondo rimedio che consiste nel tenere delle pecorc per tulta la vernala nei locali che si vogliono liberare dall' infezione, convertendoli cosi DEI MEZZI DI PREVENIRE IL CALCINO. 2ul> in loro sialic, avcndo cura di riporvi Ic tavole c tutli gli altri oggclli die lianno scrvito prcccdcntcmenlc ai haclii. Dopo di clic egli eoncliiude die: // primo metodo perd e sicuramente preferibile per molti riguardi, e specialmente per- che toglie I'umiditu, laddove il secondo I'alimenta e non e sempre facil cosa il levarla. Anciie il Foscarini sin dall'anno 1820 esposc nel Raccoglitore del 31 marzu alcuni fatli die comprovano diiaramcnlc Pefficacia del fumo nel preservare i baclii dal calcino; scbbene esso pure lasci il lelloie in dubbio se debbasi o al fumo od al fuoco, oppurc alia loro azionc combinala, la facolta distruggitricc del miasma contagioso (a). Nel corso di 20 anni^ die' egli , che attendo al governo dei bachi da seta, quatlro volte mi sono avvenuto nel male del calcinello, cioc nell'anno 1813 in una partita j nel 1816 in un'allra, e nei due anni 1818 e 1819 replicata- mente nelle partite paste dentro una stessa stanza Tosto che ebbi scoperta la malattiaj presi de' manipoli di paglia accesi, feci fare delle fiamnie con fumo attorno la stanza, passando con essi di fila in fila per tutti i graticci, in modo che tutta I' area e tutli i bachi avessero da sentirne I' influenza, ec. Da questa pratica ebbi per costante risultamento un buon prodotto di bozzoli, adontuche nell'atto del raccoglierli se ne sia trovato un sei per cento circa con dentro la crisalide calcinata. E qui debbo avvertire che particolarmente in due di quesfi east il male mi- nacciava assai danni. I\'on solo in questi esperimenti co' mei bachi , ma in molti altri simili da me suggcriti ad altri coltivatori, ho sempre trovato die quando il rimedio e stato pralicato sul primo svilupparsi del male, favorevolissimo ne e stato I'effetto. Dal die egli concbiude: Cbe le fiammale e Ic fumigazioni fatle nel modo sopra indicato possono impedire il progrcsso della malallia. E neirislcsso arlicolo soggiungc: Meditando sopra I'ipotesi che il male del calcinello sia contagioso, e sul favorevole effetto che ottenni dalle fiammale e dal fumo, mi sovvenne che nei porti di mare quando capitano lettere da paesi infetti, le affumicano prima di dispensarle. lo dissi allora fra me: se nel falto si crede che le fumigazioni tolgano il Jtiiasma pestilenziale dalle lettere, perche (n) II Foscarini in tutli i suoi esperimenti paria sempre di miasma contagioso e non mai di efflorescenza o di polvere calcinica, tanto e voro die egli era ben lonlano dal suppnrre, come voile il Lomeni (L'innocuilu e I'vjficacia dei liscifi medicinali, ec. pag. 79), che il foniite contagioso del calcino risiedcsse nella delta efflorescenza o polvere calcinica. 2S6 DEI MEZZI DI PREVENIKE IL CALCINO. non si vorrii anche supporre che le fumigazioni di pagiia possaiio distrug- gere it miasma nelle stanze infette dal calcinello ? Se qucsta mia ipotesi venisse nvvalorala, coiUinua a dire I'autorc, da osservazioni e da cimenti instiluiti da allri allevalori di vermi da seta, converrebbe in allora cercare se alia fiamma oppure al ftimo si abbia da allribuire I'attiviUi distruggilrice del miasma, o veramente se al loro effelto insieme unilo si debba ascrivere qiiesta salulare virtit. Lo stesso Foscarini in un arlicolo inscrito nel tomo XXII dclla Bibiioteca Ita- Hana, fascicoio di aprile 1821, riporla un csperimento da esso inslituito, di 170 bachi infclti di calcino, ai quali si fccero ogni giorno cinque o sei fiammate con fumo per mezzo della pagiia acccsa die si passava c ripassava loro sopra, e de' quali 85 diedero bozzoli c farfalle; mentre nell' csperimento di confronlo non ve nc fu che un solo che si convert! in farfalla. Otlenne ottimi risultati per combatlere il calcino col fumo anche il sig. Arciprete Antonio Sicca. Nel suo rendiconlo di educazione di filugelli esposto in una lettera diretta al cav. Bonafous, inserita negli Annali dell' Academia R. d''agricoltura di Torino, v. 4, dispensa 3, del 1847, egli dice : » In questo caso (cioe di una grande mortalitii di bachi per calcino) osservai che i soli bozzoli non calcinati si trovavano presso ad un cammino dove vi era conlinuamente il fuoco acceso, cio che mi fece entrare in sospelto che il fuoeo potesse agire come specifico conlro il calcino per la sua virtu disinfettante ed anticontagiosa. La difficolta slava nel trovare il modo di fame I'applicazione. Dopo mature riflessioni ecco come io mi vi appigliai. Per accertarmi se il fuoco fosse atto a prevenire e distruggere qucsta malattia, la primavera seguente detcrminai di servirmi dei medesimi utensili e locali gia infetti nell' anno scorso; feci quindi accendcrc nel cortile un gran fuoco con rami secchi ondc avere viva fiamma, a contatlo della quale feci lentamente passarc tavole, colonne, traverse e quanti allri arnesi vi occorrevano per I'educazione dei filugelli, in modo che ne fossero tocchi in tutta la loro superficic. Procedetti diversamente nel purificare alcune stuojc cosi delte da plafone che esposte al fuoco per la loro fragilita anda- vano a fascio. Queste collocai I'una sopra I'altra, coprendole quindi di carta superiormcnte , le feci alzare da terra ed esporre ad un denso /wmo che si insinuava e si fermava nei loro interslizj trattenuto dalla carta sovrapposta. Nelle camcre finalmentc bruciai dellc piante secche ed aromalichc c le chiusi quindi ermeticamente affinche il calore ed il fumo svoltisi nella combustione rcagissero piii lungamente suU'elemcnto contagioso del calcino. n Purificata cosi ogni cosa che potesse cagionare o favorire lo svolgersi di questo morbo , feci schiudere due oncie di semi di bachi , die ho riposti so- pra fogli di carta passata suUa fiamma per ambe le sue superficic, conservando DEI MEZZl Dl PREVENIRE IL CALCINO. 257 colla stufa un cerlo grado di tcinpcralura nella camera , di cui rinnovava di sovcnlc I'aria acccndcndo il fuoco sollo il cammino, e lasciando, sc il tempo lo pcrmctlova, una o pin fineslre aperlo. Ogni due giorni farcva cangiare la Iclticra e la carta , sosliluciulone dell' altra hen pulita c riscaldata. Continual ([ueslo metodo sine alia quarta muta , dopo la quale non riscaldai piii la stufa ni chiusi Ic fincstre ne le porte della camera; che anzi trasportai una parte de' baclii sul fcnile riparandoli dall' azione immediata del raggi solari con alcune lenzuola sospcse agli arch! del medesimo , non tralasciando di accendere juir quivi il fuoco di quando in quando, e di cangiare ogni giorno la Ictticra col metodo surriferito. Cosi praticai sinche ascescro al bosco , ed ogni cosa si compiS si feliccmcnte clic due oncie di seme mi dicdero piii di trcdici rubbi di bozzoli di ottima qualita ". Ma ancbc questo inscgnamento non trovo molti scguaei. Infatti il lettorerima- ne incerto se gli effelti ottenuli siano da altribuirsi al fuoco oppure al funio; anzi Tautore insiste suircflicaeia del fuoco per distruggcre il calcino, cd in- dica di essere ricorso all' azione del semplice fumo per purificare alcune stuoje, per la ragione che non avrebbero potuto reggere all' azione del fuoco. Del re- slo, gli agrieollori giudicberanno se sia di facile pratica, il che a noi non sembra, I'indicato mezzo di disinfettare. Si dimandcrcbbe poi in qual modo arresterebbe la malattia colla pralica indicata, se questa venisse comuiiicata daH'cslerno, come pud spesse voile accadere. Dopo depurati gli attrezzi egli si limitava a cangiare ogni due giorni la lettiera e la carta, soslituendone dell' altra ben pu- lita e riscaldata, rinnovando I'aria coU'accendere il fuoco sotto il cammino, e col lasciarc, se il tempo lo permetteva, una o piii fincstre apcrle, vale a dire impcdendo la dimora nella camera del fumo , che era appunto quello che do- veva operare la distruzione dei germi quando fossero penetrati nella camera. Id non intendo di passarc in rivista tutti gli scritti in cui si suggeriscono me- todi di cura nei quali la buona riescita, secondo dimoslrerebbero i miei cspe- rimenti, deve non ad altro essere attribuita che al fumo. Mi place pero riferirc quanto rceentemcnte fu scrltto dai signori Guerin-Mcneville, Vassalli ed Annoni, come quelli che piii da vicino toccarono questo argomento. II signor Gucrin-Meneville in un riassunto di studj selicoli fatti nel 4854, di cui trovasi un estratto nei Comptes rendus hebdomadaires des Seances de I'A- eadcmie des Sciences, tom. XXXIV, 16 Fov. 4852, riforisce d'aver osservato da piii anni che Tcducazione dei bachi fatta dai paesani nolle loro cucincriesciva quasi sempre prospera, mcntre quella fatta nei granaj , nelle camere non abi- tatc, e spccialmente dove non vi si fa cucina, erano quasi sempre colpite da diverse malatlie, e specialmenle dai calcino. Al principio non sapcva egli indo- Vol. IV. 33 2o8 DEI MEZZI DI PREVENIRE JL CALCINO. vinarc la causa di qucsla differcnza, ma la sospcUava, c quindi si occupo di fare Ic opportune Invcsligazioni. Qucsle invcsliguzioni, cgii dice, ml hanno di- moslralo die la buona ricscita di tulle Ic parlilc allcvale da! villici al piano lonciio dove liaiuio la loro cueiua, era dovula alia venlilazione prodotla alia loro iusapula dal fuoco giornaliero clie serve a prcparare i loro alimcuti, e dal bisogno di aprirc sjiesso la porta di quesla camera (forse per lasciar sortire il fumn). - lo considcro dunquc, cgli dice, la venlilazione col mezzo del fuoco, se- lonilo il melodo di Dandolo, come un mezzo prezioso da adoperarsi in tulle ic bigatlaje che non possono essere sislemate col melodo di D'Arcel, e spccial- nunite nelle case de' villici, nclle quali i processi perfezionali non polranno mai essere applicati; ed io non dubilo c!:e i piccoli educatori non giungano a fare buone raccolle in tulle le altrc camcre della loro casa, quando si risolvano di farvi dei cammini, ed a mantenervi fuoco abbaslanza aifinch^ I'aria vi sia messa in molo e consumala dalla combuslia:.c. Del reslo, mi sono confcrmato in que- st" idea |)er un fatlo molto nolabilcclie u fu comunicato genlilmenle dall'Ispet- torc generale di Agricollura pei dipartinienli meridionali, il sig. De Villeneuve, e che io riproduco qui tal quale venne inserilo nel mio giornale del 23 giugno ultimo scorso. u Gia da piii anni consecutivi un coltivatore del Varo alleva buona partita di baclii con ollimariuscitain una stalla da pecore fabbricala sul nudo terrene, la quale non ha che una porta, e due o tre piccole feritoje che servono di finestre, ed un letto di legolc a limitata altezza. Queslo coltivatore tiene la sua porta cliiusa da un doppio panno, ottura le feritoje con paglia, e percio non penclra alcu- na luce in quest' anlro che rassomiglia piii che ad altro ad una cantina. AH'og- getto di potcr vedcrvi, manliene nel mezzo della sua stalla un fuoco che avviva spcsso con ramoscclli di pino. Queslo fuoco da un gran fumo die si dissipa passando per gli interstizj delle tcgole che non sono murate. II signer De Vil- leneuve ha notalo che la temperatura s'innalzava mollo piu che altrove in pros- simila del fuoco, ma che ci6 non nuoceva ai bachi che prosperavano ivi come in tutte le altre parli di questa singolare bigaltiera. Egli e evidente, conchiude il sig. Guerin-MeneviUe, che il risullalo favorcvole ottenulo in quesla stalla c unicamente dovuto alia venlilazione detcrminata dal fuoco ». Ecco quindi che anche il sig. Guerin-Menevillc, dopo di aver accennalo un fallo di otlima riuscila dei bachi in un locale in cui dominava abilualmente un gran fumo, invece di fermare la sua attenzione su di esso, voile atlribuire il buon esito ottenuto a nient'allro che alia venlilazione. II sig.Vassalli, Agenle della Mensa arcivcscovile inGroppello, colpi nel segno meglio di ogni altro, quantunque indicando cliiaramentc quanta cfficacia abbia DEI MEZZl Dl PREVEMRE IL CALCINO. 2^9 il fumo per impcdirc la propagazione della malallia del calcino, vi abbia at- tiibuito un'azioiic divcrsa dalla rcalc. Ill iin artit'olo iiiscrito ncl Crepiiscolo dcll'8 giugno 1851 ogli dice: « Primicra- nuMile slabilila la vera cagione dclla prima coiiiparsa del calcino nel repeiiliiio abbassamcnlo almosferico che c falto accideiUale e piii proprio e facile in da- te localilu (ilsig. Vassalli ammelle anche la gcnerazione spontanea del calcino), lulla raltenzioiie del eoltivatore riducesi a ben vcgliare la vcntilazionc dci pro- prj locali, impedcndo assolulamenle Ic aric fissc specialnienlc da! lalo di traiiion- lana, Ic quali d'ordinario sono le piii vibrate c fredde, niassimc ncila nolle, ad accendcre di frcquciitc il fuoco nella giornata per rinnovare Paria degli ambicnti , e cosi tenerc possibilincnte bassa la Icmpcratura interna di essi: a levare almeno due volte ogni niiita daila tcrza alia quarla, e dalla quarta alia salita al bosco. i letti onde evitare che la fermentazione di essi riscaldi e renda mefitica I' aria interna; ad amminislrare ai bachi foglia ben netta da giovani gctti, pcrclic I'ac- quosita in essi contciiuta promovc piii lapidainente la fermentazione della Icl- tiera; a mantenerc nei locali dci recipienti jiicni d'acqua, onde in essi si pre- cipiti il gas acido carbonico che dalla fermentazione anche piccola della lettiera si sprigiona. Ecco (]iianto a preservative dclla prima coniparsa (del calcino) devc il eoltivatore dci bachi eseguire. n Se niai in qualche annata, per impreveduto accidenle di trascurata vigilanza, venisse qualche locale ad essere colpilo dal calcino, vani essendo i rimcdj per salvare i bachi in ([uclPannata, bisogna attcntamentc operare onde impcdirne la riproduzione ncl segucnte anno in via di contagio. " Visto, come eglidice, che i sulTumigi di zolfo e nitro ed altri inventati come disinfeltanti nulla giovano all'uopo, ed ammessa del pari I'incontrastabile esi- stenza del vcncfico contagio ncl piilviscolo calcinale..., si risolvc il gran problema al mezzo di renderc questo pulviscolo innocuo coll'imprigionarlo, in qualunque posizione si Irovi, sia nelle slanze, sia sugli arnesi necessarj alia coltivazione dei bachi, c citi con mezzi semplicissimi e di nessuna spesa nii pel colono nc pel proprictario. Questo rimedio mi venne suggerito dalla costantc osscr- vazione die tutti i locali che scrvono a cuciiia dc' coloni, e nci quali per di- felto di costruzione dci cammini o dcUc aperture domina il fumo in mode di annerirc pareti c soflitta, il calcino , trannc di prima coniparsa {doe di genera- zione spontanea) non vi si riproduce per contagio, eccctto che non vi sia in- Irodotto 0 con carta o con graticci e bosco giii infetti, od altri attrczzi che ab- biano servito in altri locali slati antcccdentementc infeslali dal calcino. » >'clle stanze in cui domino il calcino, quindici o venii giorni prima di collo- carvi i bachi, si otturi, dice il sig. Vassalli, ogni spiraglio, vi si ripongano le 260 DEI MEZZI DI PREVENIRE IL CALCINO. scalierc ilei gralicci e tutli gli allrczzi neccssarj ad adopcrarsi durante I'cdu- eaziouc dci bachi, vi si accendano in seguito sopra braciere o sul caniinino sc vi esisle (seinpre che siavi iiiipcdila la salita libera del fumo per la canna) delle gramigne umide, dcllc gincslre, dci gambi secchi di cavoli, dci rottami di coraine o scarpcusale, inline ogni sorta di roba alta ad arderc, purcbii nou sia troppo sccca c non isviluppi quindi fiamnia viva, ma mandi invecc un den- so fuino oleoso; qucsla opcrazionc ripctula lutti i giorni due o Ire volte, fa si clic 11 fumo penclrando per tutti i meati dclla soffitta, dei muri c di tutli gli attrczzi nella stanza esistenli vi depone una specie di intonacalura oleosa che fcMiuu 11 pulviscolo in qunlunquc recondito vano silrovi e lo rende impotente a dilTondcrsi pel locale ad infcllarc i bachi ". 11 sig. Yassalli cita in seguito divcrsi falti degnissimi di attenzione di abbon- danti ricolti oltenuti da coloni dopo introdotta questa pratica in locali che prima orano dcvaslati dalla malattia. Anche il sig. Yassalli raccomanda di adoperare I'azione del fumo, come il sig. Sicca quella del fuoco, per impedire la diffusione della malattia del calci- no; ma non avendo poluto accerlarsi con esperimenti diretti quale fosse la vera azione del fumo , suggeri di adoperare questo rimedio prima della colti- vazione dei bachi solo alio scopo di impedire che si difTondesse il pulviscolo del calcino che per avventura si trovasse aderente alle pareti delle camere e degli attrezzi, ecc. Una volta incominciata Tedueazione, non si indica qual mezzo possa adollarsi per arrestare il morbo che si manifestasse. E da quanlo abbiamo sopra rifcrito parrcbbe che questo rimedio non possa essere poslo in pratica che neU'anno successivo a quelle in cui accade la comparsa del cal- cino in qualche bigattiera. Un falto pero ben piu singolare , e che basterebbe da solo a dimostrare es- sere il fumo di Icgne un preservative sicuro contro il calcino , ci venne an- nunziato dal sig. Laure nella seduta dell' 8 luglio iSbl della Soeieta Agraria di Parigi (Ann. de I'Agricult. franc. j Aout 1854, pag. HO). i. In una vasta bigattiera, dic'cgli, non ancora munita di un calorifero, i ba- chi palivano sovcnlc del frcddo, vivcndo in una temperatura che non sorpas- sava spesse volte rundecimo o dodicesimo grado di calore, c ne perivano di diverse malallie , fra le quali il calcino si mostrava ogni anno e vi causava frequcntcmcnte considcrcvoli danni. •' L'cducazioue dcU849 cssendo mancata interamente, a cagione della frcdda temperatura della bigattiera, si penso durante I'educazione del 4850 di fare dei gran I'uochi ncl mezzo cd in divcrsi punti della stessa , che si dovettero continuarc per piii giorni a cagione dclla fredda temperatura esterna. Questi DEI MEZZI DI PREVENIRE IL CALCINO. 201 fuoclii porlarono 1' inconvcniente di riempire di fumo 1' inlorno della bigatlie- ra; c queslo fumo era talvolta si inlcnso, clie con gran pcna si potcvan prestare ai baclii le cure dcUe (luali abbisognavano. E sciibcne I'cdiicazionc non abbia dalo i risullamenti cbc si spcravano, pure non vi si risconlrarono chc pochi bachi calcinati. " Si penso pcrtanlo nciranno successive, oUo giorni prima della nascita dei bachi, di far acccndcre nella delta bigatliera molli fasci di legna di preferenza resinose e verdi per ollenere un fumo piii intcnso c penetranlc, chiudendonc lulte le aperture, c non entrandovi chc molti giorni dopo. » L'cducazionc riusci soddisfacenle, ma principalmcnlc fu da rimarcarsi che non si vide neppure un sol baco cakinato. II fumo ne avea distrutlo tulti i germi «. Alcuni altri membri di quella Societii agronomica confcrmarono il buon ef- fetto di quesle fumigazioni gia mcsse in pratica allrove da alcuni anni. In questo caso il fumo non solo opero come preservativo ncJlo spurgo del locale e delle masscrizie infette; ma anche come mezzo profilatico cfficacis- sinio ncl corso islesso deU'cducazione, impcdendo i progress! del conlagio fra i bachi gii\ infetti. Vedulc tulte queste cose, non possiamo esimcrci dal notare che non dove recar meraviglia die da Dandolo in poi siansi fatti dai proprietarj di terreni a geisi ingenti spesc per migliorare i fabbricali dcstinati all'educazione dei fiiu- gdli, e che il calcino in luogo di diminuire, come diminuirono in conseguenza di tali miglioramenti mollc altrc malatlie dei bachi, vada invccc continuamenle crescendo. Col rendere ventilate, nelte e riscaldatc con stufe le bigaltiere si miglioru notabiimente Tigiene dei bachi, ma si elimino il fumo che stanziava nelle mcdesime, e con cio si fcce scomparire il piu potente distrutlore dei genni del calcino. Tutli gli esperimenti che qui sopra ho riferilo dimoslrano chiaramenle che il fumo distrugge bensi i germi del calcino , ma e impotentc ad olTenderc i bachi. A maggior conferma di questo , accennero anche i risullati ottcnuti dal sig. Falcone. iNel 1840 comparve ncgli Annali della Regia Socicta agraria di Torino una Memoria intorno alia coltivazioue dei bachi da seta del causidico sig. Giuseppe Falcone di Novara, nella quale viene accertato che il fumo non nuoce ai bi- gatti; ma I'autore non si occupo di chiarirc se sia utile per dislruggere i germi del calcino. Ecco come egli si esprimc : In questa seconda eta vi furoiw dei giorni nei quali il venlo di levante soffiando con rahhia, empi di denso fumo Ic camcre di quatlro mezzajuoli per molte ore consecutive.- malgrado perd tale 262 DEI MEZZl Dl PREVENIRE IL CALCINO. sinistra eventualita, anche qjiest'ullima volta dovetti persuadermi non aver po- tuto il fumo nuocere at filugelli. Fosse poi, soggiungc egli, o non fosse offen- sivo, i coloni, dirozzati seiiipre piuj non facevano it menomo cenno dell'utilita di Ittij ne (entavano provocarlo. Dalla quale osservazionc nc sembra poler infcrirc chc i coloni del sig. Fal- cone conoscessero giu ruliiila del fumo nella collivazione del filugelli, contro Popinione del loro padrone, il ([uale ercdcndolo « /jr/'o?'/ olTensivo , cercava d' indurre i proprj eoloni, dirozzandoli, a non provocarlo apposilanicnle. Terniineremo qucsla slorla di falli, coniprovanle anche in grandc reflicacia del fumo di legne nel preservare i baclii dal conlagio calcinico, eolle Osserva- zionisul calcino c propostadi sostanza preservativa di queslo inale, del sig. Luigi Annoni pubblicatc in Milano nel 1852. Egli dice che " giova rilenerc chc la malaltia del calcino allro non sia clie I'effctlo di un processo di acidificazione dcterminato da cause diverse. Consi- derazioni poi chimico-fisiologicbc sul proccdimenlo dell' organisnio animale vcrrebbero in appoggio di qucsta opinione , giacche farebbero conosccrc che lo state alcalino del bruco c lo stato acido dell'insetto pcrfetto costiluiscono i due punti estremi della graduazione vitale ed igienica del baco da seta; onde, quando una prematura ossidazione si presenta in esso , cade nello stato mor- boso ed emerge lo sviluppo del calcino... Si fcce quindi ricerca e si rinvenne una sostanza che forma delle combinazioni sia cogli acidi che cogli alcali , menlre predispone il baco da seta in modo da rendcrlo repellentc ogni vene- rea influenza. " Questa sostanza preconizzata come preservante il baco dal calcino o ma! del segno si c il concino , le eui proprieta chimiebe sono di entrare in com- binazione lanto cogli acidi quanto cogli alcali, e fra qucste particolarilii alto a prevenire lo stato patologico del baco calcino , si vcrifica pur quella assai propria di cscrcitare suU' organismo animale una forte azione astringente. n Per riguardi economici, prosegue a dircl'autore, e nella contingenza del- r allevamenlo dei bacbi da seta , convicne ricorrcrc alle fumigazioni dci ve- gctabili che sono ricchi di concino; a detti vegetabili poi, dopo varic prove ed esperimenli, vi furono aggiunti dei corpi in determinate proporzioni, onde I'a- zione del calorico non sia cosi immediata e nasca una graduata suddivisionc delle detle materie senza che intervenga una completa c rapida decomposi- zione che riuscirebbe dannosa ». Suggerisce poi I'autore di adopcrare questi vegetabili ricchi di concino, da lui mescolati con altre sostanze non combuslibili per impedire la noccvole de- composizione , nella quantita di mezz' oncia per una camera di 300 quadrctli DEI WEZZI Dl PREVENIRE IL CALCINO. 263 cubici , capacc di conlencrc i baclii di mczz' oncia di sementc , gcttaiuloli so- pra un vaso con fuoco die si porta in giro nclla bigattiera. La quale opera- zionc dcve cssere falta una volia al giorno anciie durante V incubazione , ma lion nel tempo del sopore dciic mule. Seeondo il sig. Annoni il mal del segno non sarcbbc adunquo che uno stato morboso del baeo, un' ossidazione, ossia una ossigenazione de' suoi umori per la quale diventano acidi; d'onde fu indollo a rintracciare una sostanza alta a neulralizzare questa aeidita. I niici esperimenti, per non parlare di esperimcnti altrui, dimostrano all'e- videnza che il male del calcino c prodotto da una mufla clie vegcta nel corpo del baeo vivente, e vicne doi)o la morte deirinsello a frultificare sulla su|)er- licic del di lui cadaverc. Puo cssere questa innestala a piaeimcnlo ai lilugclli in tuttc ie eta, anclie ai piu sani di partite incolumi dal mal del segno. Una volta seguito I'innesto ne seguono eerlamenlc il mal del segno e la morte, svi- luppandosi la mulTa anzidetta egualmente tanlo nei filugelli a sangue acido che a sangue alcalino. Noi non polremmo dunque ammetlere il niodo di vederc del sig. Annoni. — In quanto poi al rimedio da lui suggerito di sulTuniigi di- retti a far entrare in vapore il concino perche abbia a portarsi sui bachi e neu- tralizzarc il loro slato anormale o aeido od alcalino, avverlirei parerini mollo dubbio che col modo proposto si possa ottenerc il desiderato effetto; giacche sotloponendo all'azionedel ealore 1' aeido tannico e l' acido gallico , oppure I'uno e I'altro (corpi elie costiluiscono per la massima parte il concino), si otlengono per soli prodolli volatili Tacqua, I'acido carbonico, ed una sostanza cristallina fusibilissima, che altre volte aveasi per acido gallico puro, ma che si riconobbe da Pelouze prodotto di scomposizione di questo , la qual so- stanza e I'acido piro-gallico (V. Liebig, TraU. di C/iim. organ. ^ pag. 347). Nella fuliggine infalti deposilata dal funio della sostanza prescrvativa proposta dal- I'Annoni non ho potuto riseontrare traccia dell' acido tannico (al quale sono dcvoluti alcuni de' caratteri daU'autore assegnati al concino, materiale com- plesso , p. e. , quelli di combinarsi cogli acidi e cogli alcali, e di cssere do- talo di una forte azione astringente) , ma bensi cmersc patente la prcsenza dell' acido piro-gallico. Non vogliamo percio mettcre in dubbio i risultati favorevoli ottenuti col pro- eesso del sig. Annoni, solo crediamo elie siasi attribuito 1' effetto ad una causa ben divcrsa dalla rcalc. II fumo provenientc dai vegctabili costituenti la delta sostanza prescrvativa, come qucllo proveniente dalla impcrfelta combustione di qualunque aliro ve- getabile , per la sua proprietii distruggitrice della botrite ha im|)cdito lo 2G4 DEI MEZZI Dl PREVENIRE IL CALCINO. sviluppo del calcino, indipeudenlcmenlc da qualsiasi azionc chimica cscrcitala dalla slcssa sostanza sulPorganisino del baco da sela. La qual cosa c tanlo vera die i bachi assoggellali, durante I'inlcra loro vila di briico, ai sulTumigi Aiinoni , nel modo e ncUa misura da esso prcscrilli , muojono tuUi di ealeino al par di quelli non soUoposti ad alcuno dei detll sufTumigi , quando vcngano csposti airazioiie deila polvere bolrilica. Aggiugnero di piu, cbe anebe nel suppo- sto die il concino, volalilizzandosi, polcsse modilicarc diiniicamenle gli umori del baeo , queslo non verrebbe eionuUaineno preservalo dal ealeino , stante- elic la bolrite vcgela e si riproduce anche nel concino tanlo disciolto nell'ac- qua, quanto negli stessi umori del baco, siano questi acidi, alealini o neiilri. PARTE SECOND A. Dei mezzi per impedire la riproduzione dei germi calcinici. i. un falto generalmcnte ricevuto dai bacologi clie la malaltia del ealeino non prende mai una forma decisaraenle epidemiea so non quando proviene o da semenle o da loeali ed atlrezzi stali infetti nell'anno precedenle da germi bo- tritiei, i quali sviluppandosi e raoltiplieandosi durante la prima eta dei baclii, vengono poscia a portare il generale sterminio in sul finire della loro quinta eta, quando cioe sono vieini a filare il bozzolo , o lo stanno filando , distrug- gcndo in un momento le piu belle speranzc de' loro collivatori. II calcino sporadieo o spontaneo, come lo ehiamano i Francesi, non colpi- sce ordinariamente che pochi individui, e non arreca mai una completa ro- vina se non nelle successive educazioni, quando cioe, trascurati gli spurglii della sementc, o dei loeali e degli attrezzi infetti, viene a prendere poeo a poco la forma epidemiea (a). Emerge da cio di quanto interesse debb'essere pel collivatore il sorvegliare attcntamentc e di continuo i proprj filugelli, specialmente nelle loro prime eta, onde potere in tempo, nel easo di minaeciata infezione calcinica, cioe al primo manifestarsi di qualche baco calcinato, far uso di lutti quel mezzi cbe I'espe- rienza ha dimoslrato valevoli non solo a distruggere gli esistenti germi del contagio, ma ad impedire eziandio la riproduzione dei medesimi, a vantaggio anche delle successive educazioni. (a) I'casi di calcino spontaneo o di prima comparsa, come dicono, cagionati da repen- tini abbassanicnti di temperatura o da arie lisse vibrate e fredde clie colpiscono direltamente i bachi, cd ai quali il volgo presla facil fcde, devonsi d'oidinario alle sovraecennale cause. ' DEI MEZZI Dl PREVENIRE IL CALCINO. 2G5 Noi abbiamo vedulo nella Prima Parle di questa Memoria , come si possa toglicre ai germi della bolrite la facolta germinaliva ; vedremo ora come si possa impedirnc la riproduzione. Egli e nolo, da quanlo c slalo detlo sulla natura del calciiio, ubc il baco af- felto da questa malaltia non c per se stesso conlagioso sin die irovasi in vita (a), e che non lo d pure appena falto cadavere, ricliiedendosi ancora tre a qualtro giorni di tempo pcrchc i talli botritici esislcnti ncl di lui corpo pos- sano portarsi alia superficie del cadavere ed ivi cspandersi e coprirsi succes- sivamente di sporule fecondc (2, 21). Ci6 poslo, noi avremo un mezzo facile di impedire questa riproduzione dei germi botritici nei locali attaccali dal calcino, e la conseguente dilTusione della malaltia, col toi/liere dal contatto dei bac/ti sani tulti i bachi morti di calcino prima die la bolrite abbia avulo campo di calcinarli, ossia di co])rire i loro cadavcri della propria efllorescenza. 11 doll. Bassi infatli, inerentemenlc a questa teoria, vorrebbe che ciascun collivalore, in caso d'apparizione del rio morbo nella propria bigattiera , in- caricasse persona a levar via csallamenle e incessantemcnte ogni baco morto, nessuno eccellualo, se fosse possibile. L'espedientc i giusto: ma come mandarlo ad effetto sopra un'inliera educazione, e nel modo da lui prescritlo? I bachi appena morti di calcino, non si distinguono d'ordinario dai vivi e sani, che mediante il tocco del loro corpo , e non lutli i bachi Irovansi in siluazione . massime nelie grandi educazioni, da poter essere agevolmente visli e toccali , per cui non si raccolgono generalmenle che i cadaveri dei bachi arrossali od anche gia calcinali , come quelli che cadono piu di leggier! soil' occhi. Ollre a cio raolti Ira quesli venendo coperli dai bachi vivi e dai rimasugli della foglia che vien loro di continuo amministrala , massime nella quinta eta, sfuggono an- che alle piu accurate ricerche. E questa raccolta di cadaveri riesce poi af- falto impossibile nelle prime eta dei bachi attesa la loro piccolezza. Ne viene da cio che la maggior parte dei cadaveri dei bachi morti di cal- cino, non essendo in tempo levata via, rimane sepolla nei lelli ove si copre in breve di un' abbondanle pulviscolo calcinico, il quale all' alto che si levano i bachi dalla muta, o che si cambia loro il letto, spandcsi ovunquc airinlorno, ed aumenta sempre piu Tinfezionegiaincorso, sino a rcndcrla inflnc prcssoche (o) Sino dall'anno 1820 il Foscarini avcva provalo con espcrimcnii deelsivi c-lie la uia- latUa del calcino non era per se stessa contagiosa, o, per dir uieglio, che i bachi affetii dal calcino non altaccavano la malaltia ai sani , se non dopo la loro niorte e conseguente cal- ctnazione (Y. Bibi. Ilal., tomo XXU, aprile 1831, pag. B9). Vol. IV. 34 260 DEI MEZZI ni PREVENIRK IL CALCINO. gcneralo (ii). I/opoca infalti in rui i baclii soiio piu esposti a qucsta gene- ralo inl'ozione, si c qiiclla appunto ehc ticii diclio iinmcdiatamentc alia loro iiuaria nulla, quaiido cioe sono loiti dal letlo iicl quale haiiiio passalo il quarlo toiporc, (• traspoitali sui gialicci ovc devono passarc V elii (juiiila e tcsscrc il bozzolo. Nessuna meraviglia percio se si vcdano lalora perir di calcino quasi tutli i bachi di un'cducazionc ncl niomcnto in cui stanno per salirc sul bosco, I'ioi" viMso la sc'ttima o Totlava giornata dalla loio miila, cssendo questo il tempo ehc d'ordinaiio liascono dalPinfczionc alia morle per calcino. A lutti (juesti gravissinii ineonvcnienli che seco porta di neccssitii il metodo di sceveramcnio proposlo dal Bassi, si puo di leggieri rimcdiarc, facendo uso ill s'l I'alla bisogna dclle reli adotlatc, c tanto commcndalc in Francia pel cam- biauicnto dei lelli, e pel Irasporlo del baciii dall'uno aH'allro graticcio. Con questo mezzo infatli, oltre al vantaggio di potcrc con facilita c prontczza sepa- rare tulti i bachi inorli c inalaticci dai vivi e sani, qualunquc sia la loro eta, si ha pur quello di evitarc durante V operazione qualunque contatto tra que- st! ultinii e i bachi calciaati , ossia gia coperti deirefTlorescenza botrilica, che potcssero per avvcntura trovarsi sepolti nel letto. Ecco quanlo nc dice in proposito la signora Vincent de-Saint Doiiat , dirct- Irice di uno stabilimento modello prcsso Valence (V. Ann. sericic, ann. 1837, pag. 61): u L'utilita delle reti estata certanicnte apprczzata da tulle Ic persone che le hanno vedutc in attivita. Con questo mezzo si cambiano i letti dice! volte piu presto che coi metodi di cui noi ci serviaino ncl Mezzogiorno; io ne feci respcrimcnto, facendo eseguirc le due opcrazioni coniparalivanicnle. Ol- tre il vantaggio di abbrcviare considercvolmente il tempo che si impicga in questo lavoro disgustoso nelle ordinarie bigatticre, uno dei piu preziosi si e senza dubbio Taltro di potcr evitare le malatti(^ eontagiose. Egli e evidenle in- falti che sc si levano ogni giorno i bachi colic reti , si lasciano sul lello tutli i morti, come pure coloro che sono troppo dcboli per monlarc suUe reti; si 6 dunque certi di aver levati solamcnte i bachi sani, i quali tolti dal contatto dei bachi ammalati saranno garantiti dalle malatlic eontagiose che distruggono (a) Clii lia assistito una sol volla a quesla operazione, polra di leggieri eon\ini'ersi della verita dell'csposto. I letti ingombri di haclii calcinati sono qua e la animueehlali sui gra- ticoi o getlati per terra senza alcun riguaido; i baclii presi e ripresi piu voile, Iraspoitali c distribuiti sui graticci da quelle slosse iiiani che lianno sgoiubrato dai letti le gia allcslilc lavole. ee. Operazione che piu volte ripetuta auiuenla in luiUc guise i punli di conlallo Ira il pulviscolu dei calcinati ed il corpo dei sani, infetlandu nell'istesso leiupu c locale cd al- Wef.ix, e (lisseminando uvumiuo il coulayio. DEI MEZZl DI PREVEMRE IL CALCINO. 267 SI di sovcntc le inlere cducazioni ». Anclic il sig. Camillo Bcauvais, parlando dellc stesse, dice: « Molti educalori pcnsano, e con ragione , che Puso dclle reli bene applicalo puo, in ccrti casi di calcino, nciilraiizzare gli cffclti del conlagio, giacche in generale non sono die i bachi sani die attraversano Ic maglie ddia rcte per monlar suila foglia n. (Ann. sericic. 1839, pag. 229.) Aflinehe per6 queste reli possano servire ad un simil uso, i necessario die siano a maylie quadrate^ cioe costruUe in modo die i lali dellc maglie siano paralldi ai lali della rele, c die quesla sia circoscrilla da una scrie di maglie composte, che ne delcrrainano con precisione I'estensione (a). Quesla loro par- ticolarc costruzionc le rende simili ad un pezzo di Ida, e da loro il vanlaggio sullc reli eomuni a maglie roniboidali di poler essere slirale per il lungo e per il largo senza scomporsi, e senza pericolo percid di conlundere o di scliiac- ciare Ira le loro maglie i bachi duranle I'opcrazione (6). Lo spurgo dei gralicei col mezzo delle reli , indisi)cnsabile , come ognun vcde, nei casi di minacciata cpidcmia ealcinica , potendo da sc solo, quando sia frcquenlemcnle e debilamenle praticalo , arreslarc i progress! dclla malal- tia, pu6 pure lornare ulilissimo a prevenire lo sviluppo del giallume e del ne- grone, malallie non meno dannose, pel coltivalore, dello stesso calcino. Impe- rocdic si puo con tal mezzo, atlesa la facile e spedila sua applieazione, evitare il soverchio aecumulamento dei Iclli , specialmenle nell'cla quinta, e la facile loro fermenlazione, da cui derivano quelle felide esalazioni, che, rese slagnanli all'inlorno dei bachi per mancanza di venlilazione , massime nei giorni di soffoco, sono causa non infrequenle delle suddelle malallie. CONCLUSIONE. Passati cosi in disaraina i mczzi che riescono piu efficaci nei rendere mi- nore il danno che annualmente ci apporta il calcino, porrcmo fine al nostro scrillo accennando con brevila anche il modo di mellerli in pratica. (a) Vcdi I'annessa Tavola, ove h anche iodicato il modo di costruirie. Le reli de%'ono avere la diuiensione dei graticci. La largliezza delle maglie dcve essere di 19 miilimelri (qualtro punli e mezzo circa del braceio milanese); e qucsta largticzza puo bastare per ogni eti, ed 6 quella usata generalmente in Francia. (6) Queste reti erano in uso in Italia da piu di un secolo, e sc n'e conservato I'uso in alcune parti di cssa die si crederebbero inferiori a noi neU'educazione dei bacbi. Perch6 non si fanno generali, tanto utile e comodo esscndone I'uso, se la spesa colla durala dclle medesime diventa insigniGcantc? (Bellaoi, Bachi da sctdj ecc. Parte I, pag. 308.) 268 DEI MEZZI DI PREVENIRE IL CALCINO. Noi possiamo impcdire la malallia del calcino, o col dislruggere i suoi genni, 0 col logliorli in qualche modo dal coiUallo dei filugclli. Si ottiom^ ii priino scopo collo spurgo dclla scmentc dei bachi, dei locali c dcllc robe infeltc; il secondo, colla soUecita cd esalta separazione dei bachi morti di calcino dai sani. Traltercmo qucsti argomcnti separatamente. Disinfezione delta semente. Quando si acquista dal commcrcio la semente, esistendo il piu piccolo sospetto d'infozione, e incglio passar toslo a purificarla, ondc non esporsi al pericolo, come dice il Bassi, di perdcre I'intera covata, e di contaminarc di piu ogni cosa, rccando il tcrribile contagio nella propria educazione a danno di sc e dei vicini. Per disinfcUarc la semente, secondo il melodo prescritto dallo slesso Bassi, non si ha da far altro che immergerla per alcuni rainuti second! in una mi- scela fatta eon parti eguali in misura di spirito di vino e d'acqua in modo che segni dai 17 ai 20 gradi deU'areometro di Baume. In mancanza dello spirilo di vino puo servire anche I'acquavite greggia, usata pura. Ne si tema con cio di alterare gli ovicini: quest! non soffrono nulla, quand'anche si la- scino in infusione per piu di un quarto d'ora. Fatta la miscela, si aspetla qual- che tempo a fame uso finche raffreddi. Bagnate bene le uova si dccanta il liquido, e si distcndono prontamente sopra di una tela o di una tavoia c si cspongono air aria libera ed all'ombra onde asciughino. Questa operazione deve esserc fatta d'inverno o di primavera, non piu tardi pero della meta di marzo. II signor Berard , professore alia facolta di Medicina di Montpellier, immerge invece la semente in una soluzione fatta con cento parti d'acqua, e cinque parti di solfato di rame, a cui aggiunge un po' d'alcool, e ve la lascia immersa per lo spazio di due ore, avendo cura di agitarla cinque o sei volte durante il tempo dcir infusione {a). Gli csperimcnti istituiti in proposito dal signor Berard non lasciano alcun dubbio suirefficacia di un tal mezzo. — Egli ha infettata artiQcialmenle dclla semente agitandola in una scatola con bachi calcinati, e dopo averla purgata ncl modo sovraindicato, la fece nascere, e tenne dietro giorno per giorno alio {a) M. Marcs ^ 1. c, ci assicura die si puo lasciare immersa per piii ore la semente nella delta soluzione seoza pericolo che essa offonda la vilulita degli ovicini. DEI MEZZI Dl PREVENIRE II. CALCINO. 2G9 sviluppo dci filugclli, fino alia loro Irasformazione in crisalide, senza che gli fosse stato possibile di trovarne uno solo altaccato dal calcino (Ann. sericic. <837, pag. 836). Spurgo dei locali e delle robe infette. I coltivatori che ebbero il calcino Ira i proprj filugelli ncUa passala educa- ziouc, spcciaimentc sc queslo si i mostrato sollo forma epidcmica, dovranno, alcuni giorni prima di far nascere la semcntc , elTctluare lo spurgo dei lo- cali e delle robe infetle, giaccbe senza una tale prevenliva operazione lorne- rcbbero vani tutti i mezzi che voiessero impiegare a prevenire la delta ma- lattia durante il corso dell'cducazione. Per lo spurgo dei locali e degii attrezzi infelti si puo far uso delle fumiga- rioni solforose nella dose che abbiamo piu sopra indicata, e nel modo gia piu volte descritto dal Bassi; oppure delle fumigazioni di semplice fumo, quali si ottengono dalla incompleta combustione delle legne. Volendo servirsi di quesl'ultimo mezzo, come il piii semplice ed econo- mico, e secondo i miei esperimenti il piii sicuro, si incomincera dal pulire ben bene il locale da disinfettarsi, levando dalle pareti c dalla soffilta i bachi calcinati della prccedente educazionc che potessero ancora trovarvisi appesi: indi, chiuse tutte le aperture ed introdottivi i graticcl e gli utensili da adope- rarsi durante Teducazione dei bachi, si faranno le dette fumigazioni abbru- ciando o sotto il camino, quando vi sia, otturatane previamente la gola, o nel mezzo del locale istesso, dei fasci di legna minuta di qualunque sorta essa sia, purche dia molto fumo (v. pag. 259 e 261). Queste fumigazioni dovranno essere ripetute per due o tre giorni consecu- tivi a norma della vastita del locale, e della quantita degli oggetti incliiusivi; essendo sempre meglio in simili casi Tabbondare, che correr rischio, usandolc troppo parcaniente, di vedere ripullularc la malattia tra i proprj filugelli. Del modo di preservare i bachi dal calcino durante la loro educazione. Ottenutasi di tale maniera la disinfczione dei locali, degli attrezzi e degli utensili tutti deslinati airallevamcnto dci bachi, principal cura dcirallevatorc sara quclla di impedire possibilmenlc rintroduzione nclla propria bigaltiern di novelli gcrmi calcinici, o di distruggerli non appena vi si siano introdotli, ondc, coU'appiccarsi ai filugelli, od alle cose che trovansi in contatto mediato od immediato cogli stessi, non ne rinnovino I'infezione. 370 DEI MEZZI Dl PIIEVEISIRE IL CALCINO. Al quale intcnto, introdoUi die si saranno i filugclli nclla bigalliera, si pra- ticlicranno niatlina e sera dcUe Icggieri fuinigazioni piro-lcgnose durante 1' in- ters loro ediuazionc; le quali si ripeteranno anche piii voile nella giornata nci casi di niinacciata infezione. Per fare queste fumigazioni si prenda un vase munito di coperchio con tra- fori, quali sono, p.c., i nostrl comuni scaldaletti, e, poslivi nel fondo dei car- boni accosi, lo si ricinpia di pezzetti di cortcccia ben sccca di ijualunquc vcgelabilc, disponcndoli in guisa clic I'aria possa circolarvi per entro: indi si abbassa il coperchio c lo si porta in giro per il locale. Opcrando in lal modo si evita la combustione con fiamma, c si ha quindi una niaggior quanlita di funic. lo mi sono senipre servilo della cortcccia, a prcfcrcnza dcUa parte Icgnosa dei vegctabiii, percio appunto che abbruciando quclla piu difficilmentc con fiamma viva , la combustione riesce imperfetta . c svolge per conseguenza un funio piii intenso e piii attivo. Sara pure necessario che le dette corteccie siano ben secche, ondc evitare, per quanto e possibile, un inutile svolgimento di vapor acqueo che non fa- rebbe che aumcntare, massime nelle ultime eta dei bachi, I'umidita del locale. Le corteccie delle quali io ho fatto uso ne' miei esperimenti furono quelle di quercia, di salice, di pioppo, d'ontano e di pino, senza che abbia potuto scorgere nelle diverse specie una sensibile differenza d'azione sulle sporulc della bolritc. Ho pure fatto uso della vallonea, la quale sebbene abbia il van- taggio sulle dette corteccie di dare un fumo meno disgustoso, non le supera cerlo nell'azione, come le supera nel prezzo (a). Abbiamo piu sopra notato che i bachi, sebbene sopportino per lungo tempo anche le piu intense fumigazioni senza punto soffrirne, mostrano pero una certa avversione per la foglia sommamente affumicata, ossia che senla forte odore di fumo, e 0 non la mangiano, o soltanto parzialmente. Sara quindi bene, per non consumare inutilmente la foglia, di fare i dctti suffumigi sul finir d'ogni pasto, per quindi somministrar loro foglia fresca appena si saru diradato il fumo. Del resto, queste fumigazioni giornaliere di poche ore, per quanto intense esse siano, non sono mai tali da impartire alia foglia un odore si forte da renderla disgradevole al baco. Ed in aleuni de' miei esperimenti, durante i quali io tenni per aleuni giorni i bachi in un'atmosfera continua di fumo, essi non cessarono per qucsto dal cibar foglia come se fossero stati in un'atmosfera pu- rissima. (n) Nel caso di infezione generate accompagnata da soffoco, potrebbero essere utilmente impiegatc anche le fumigazioni falte con nianipoli di paglia accesi , come vennero proposte dal Foscarini (V. pag. 345). DEI MEZZI Dl PREVENIRE IL CALCINO. 271 Separazione dei bachi morti od ammalali per calcino dai bachi vivi e sani. Uso detle reti. ' Volendosi arrestarc i progress! dcUa maluUia qualora siasi gia sviluppata nellc propric cducazioni, oltre alle proposte fumigazioni, da ripclcrsi come abbiam delto anclie piu voile nella giornala, si passera losto alia separazione dei bachi morti per infczione calcinica, dai vivi c sani, mcdiante il cambio dei Iclli , coir uso delle reti a maglie quadrate delle quali abbiamo piu sopra favellato. II modo d'usarle e semplicissimo. Si distenda con precauzione la rete sui bachi in modo chc lulti ne siano esaltamente coperti, e si dia loro a niangiarc, come nei jiasti ordinarii, spar- gendo la foglia sopra la rete. 1 bachi la sormontano ben toslo, passando per le di lei maglie, ondc portarsi sulla foglia, rimanendo indictro i morli ed i malaticci. Si dia loro un secondo pasto, poi si levi la rete coi sovrapiiosli bachi, e si sgombri il graticcio dalletto e dai bachi morti o moribondi riiiia- sti per entro o sopra alio stesso, trasportando il tutto fuor del locale. Per levare le reti cariche di bachi si fa uso o di un tclajo di Icgno, della di- mensione del graticcio, munito tutto all'ingiro d'uncini ai quali si allaccano le maglie piii esternc della rete; o di due robuste aste pure di Icgno, un po'piii lunghe dei graticci, munitc anch' esse d'uncini, ai quali si attaecano i mar- giui laterali delle slesse reti (a). Facendo uso del primo mezzo, il quale torna indispensabile quando i gra- ticci siano disposti in doppia fila, una sola persona puo bastare alio scopo, sospendendo il telajo stesso, durante lo sgombro del Ictto, a quattro uncini previamcnte attaccali ai traversi del graticcio supcriore. Adoperando invcce le due aste, non vi vogliono mai meno di tre persone, cioe due per tcncre distcsa e sollevata la rete, ed una per lo sgombro del letto. Qualora non si voglia fare 1' operazione nel modo ora descritto, col tenerc cioe sospesc le reti al dissopra dei graticci, durante lo sgombramento del Ictto, per poscia riporvele, si preparano alcune tavole vuote e su quelle si traspor- lano le reti che vengono levate dalle tavole piii vicine , intanto ehe altre persone sgombrano quest' ultime dai letti , e le dispongono a ricevere altre reti cariche di bachi. (ii) Alinini ailopcrano due reti per eiaschcdun gralicrio, roassiine se questi sono iiiolto lunglii; ad ogni modo il tclajo dovra seiiipre averc la grandezza del graticcio, e lu lun- gliezza dulla rete. 272 DEI MEZZl Dl PREVENIRE IL CALCINO. Queslo inodo di cscguire il cambio dei ielli e cerlamente il piii spcdito (a) e sicuro, ma richiedc un maggior nuincro di braccia, c riesce non di rado impralicabilc noi locali molto rislrctli, o Iroppo ingombri di graticci, come sono gcncralmenic quclli dci noslri coioiii {b}. Qualunquc per6 sia il melodo adoltalo, e die ciascuno polra variare a pia- cimciilo, ucl loglierc il Ictto dal graliccio si avra I'avvertcnza di arruotolarlo diligcntemeiUc sovra si; slesso insicme colla carta soUoposla, o colla sola relc ncl caso die quesla sia giii stala antecedenlemente adoperata, ondc cvitarc il pericolo di spanderc aU'inlorno i germi calcinici chc potrcbbcro trovarsi sul cadavcrc di qualche baco calcinate sepolto nel letto o sparse sulla supcr- ficic del medesimo. H-O I i= Esposizione, in via d' appendices di alcuni dei principali esperimenli sui quad vennero basati i risultamenti indicali nella presente Menioria. (1) 22 giugno 1882, ore 6 pomeridinnc. — Polvere botritica esposta ai vapori di zolfo pei' lo spazio di 20 niinuli primi, indi posta a germogliare , sotto apposito apparecchio , nel sanguc appena estratto da un bruco vivente e sano. 15 Itiijtio. — La botrite non ha geriuogliato! Sviluppo delta monilia peaicillata. L'aria rincbiusa nella caoipana e fetentc. (2) B Uujliuj ore 8 aiUimeridiane. — Quattro bachi della 8.' eta appena morii di calcino. Il loro corpo e molle, floscio, ecc. ore 5 pom. — Essi cominciano ad arrossare, sono alquanto piu eons.^-uli di prima; ma non presentano ancora alcuna rigidita. 6 dettOj ore to nut. — Rossi, duri, rigidi e morbidi al lalto come la superfieie del sapone. 7 detio, ore 10 ant. — Essi sono coperti di una fitta lanugginc molle al tatto, e come tomenlosa , la quale riticne 1' impressione del dito cbe la tocca addotsandosi sopra sk stessa. (a) Quattro persona, cio6 due uomini e due donne, possono sgombrarc dai letti da 70 ad 80 tavole in due sole ore, menlre col metodo ordinario, le stesse personc non ne sgombre- rebbero un tal numero in una giornata. (6) In vei;e delle reti si puo far uso anche della carta forata, distribuendo pareccbi fogli della stessa sul graliccio da espurgarsi , e levandoli poscia ad uno ad uno coi sovraposti ba- cbi , per disporli sopra altri graticci vuoti o previamente sgombrati dal sottoposto letto. DEI MEZZl Dl PREVENIRE IL CALCINO. 273 Dessa pcr6 non imbianca menomamcntc le dita. Al di sotto della delta lanugginc trasparc ancora il color rosso della cute. 8 detio, ore 10 ant. — La lanugginc si 6 falta ancor piu lilta , c coprc a guisa di nii dense lomeiilo la supcHieic del cadavere, ad eccezione della parte superiorc della testa e delle due squaiiie caudali. Al toeco si depriinc, cd b uiorbidissinia, rilenendo al solito I'iuipressionc delle dita. Nel luogo ove vennc loccata jeri si seorgono delle goceioline di un liquido tras- parentissiino, simile ad acqua pura, il quale arrossa Icggermente la carta azzurra di tor- nasolc. ore 10 pom. — La lanuggine fc ancora infeconda e non imbianca percid le dita. 9 detlo,ore 11 ant. — Bolrite in piena fiiittincazione. Essa imbianca le dita che la topcano, ma non sollovasi, n6 distaccasi da so sotto forma di polvere, come avviene nei ba- cbi perfettamente ealcinali. (3) 7 liirjlio, ore 10 '/-2 «'*'■ — Polvere botritica esposta per 12 ore ad un leggier suffumi- gio solforoso, indi posta a gerniogliare nel sangue di un bruco sano. 9 iletlo, ore 1 pum. — La botritc non ha ancora germogliato. Il liquido b torbido, gra- nelloso c tendente alia putrefazionc. Non v' ha traccia d' altra inucedinea. 15 delto. La botrito non ha germogliato; il liquido e divenuto granelloso, e I'aria rin- cbktsa scnte di niulTa. Verso un angolo infatti del liquido scorgesi un denso cespuglio di monilia pcnicillata in frulto. 10 (letlo. — Nessun lallo botrilico. Liquido torbido granelloso, senza traccia di fllamcnli botritici. All'ingiro ccspugli c rami sparsi di monilia. (4) 9 Imjliuj ore 2 putn. — L'istessa polvere botritica dell' csperimeato suddetto, non sotto- posta ad aleun sulTumigio, messa a germogliare, per espcrimento di confronto, nel sangue di un baco sano. 10 dellOj inezzofjioriio. — La botrite germoglia su lutti i punti e comincia a formar varii cespugli con qualche conidio pendente. 12 dello^ ore 6 pom. — Botrite in piena fruttiGcazione. Tutto il liquido 6 coperto di un denso strato di bolrite in frulto, come si osserva sul cadavere dei bachi c^lcinati. 13 detto. — Id. id. Ritirato. (3) 21 lu'jiio. — Sporule botritiche esposle a forti suffumigi solforosi, indi messe a gernio- gliare nel sangue di crisalide sana. 24 detto. — La bolrite non ha germogliato. Odor forte di putrefazionc. Liquido oscuro granelloso senza traccia di mufTa ; nessun corpicciuolo semovenle. 26 delta. — Aria rinchiusa fetenle ; qualche stelo nascente di penicillio. 30 delto. — Id. Ritirato. (6) 21 lu()lio. — Sporule botritiche espostc a forti suflumigi solforosi come sopra, indi messi a germogliare nel sangue di crisalide sana. Vol. JV. 35 274 DEI MEZZI DI PREVENIRE IL CALCINO. 24 dello. — liC sponile della botritc non banno gcrraogliato. Esse sono ancora tutle vi- sibili nel loro stato priiuitivo. Liqiiido nppena ofTuscato con globuli sanguigni granellosi an- cora visibili. Ncssun lallo di luufTa , ncssun infusorio; aria rincliiusa nella campana quasi inodora. 26 ilctlo. — Sporule della botritc c. s. Da un lalo una zona di Penicilliutn ramosum in frutto. Aria rinchiusa fetente. 28 detto. — Idem. (7) 21 liiglio. — Sporule botritichc sottoposte a forti suffumigi solforosi c. s., indi messe a germogliarc nul sanguc di crisalidc sana. 24 dctlo. — Lc sporule della botritc non hanno germogliato. Tallo di penicillio con rami emergcnti prossimi a fruttificare. 26 detto. — Sporule bolritiche c. s. Tutta la superficie del liquido i coperta di una muffa giallo-verdastra^ formata di innumerevoli capolini di aspergillo. Aria rinchiusa fetente. 28 detto. — Idem. (8) 30 luglio, ore 3 pom. — Polvere botritica esposta per 24 ore ad un debole suffumigio solforoso, indi messa a germogliarc nel sangue di un bruco sano. 1 agoslo. — La botrite non ha ancora germogliato. 2 detto. — Sviluppo di un cespuglio di mufia nel centre del liquido. 3 detto. — II cespuglio suddetto ingrossa e manda dei rami sottilissimi, intricatissimi, indeterminati ( sporotrickium ? ) 6 detto. — Idem. Ritirato. (9) 4 agosto. — Polvere botritica esposta per 24 ore ad un forte suffumigio Annoni , indi messa a germogliarc nel sangue di bruco sano. 8 detto. — INessuna sporula germogliante. 8 deltu. — Idem. Ritirato. (10) 4 agosto. — Polvere botritica di cui sopra, non esposta ad alcun suffumigio, messa a germogliarc , per esperimento di confronto , nel sangue di un bruco sano. 6 detto. — Botrite vegetante su tutti i punli. 7 detto. — Botrite in frutto. (11) 7 agosto. — Polvere botritica esposta per 20 ore circa ad un suffumigio di semplice fuiiio di eorteccia di querela , indi messa a germogliarc nel sangue di baco sano. 8 detto. — ^essml germogliamento. 9, 10, 11 detto. — Idem. Aria rinchiusa di odor particolare. 13 detto. — Ncssun germogliamento botritico c. s. Cespuglio di aspergillo; liquido disciol- to, fetente. Ritirato. DEI MEZZI DI PREVENIRE IL CALCINO. 27iJ (12) 8 ognnto, ore 1 pnin. — Sporule botriliche esposfe per 24 ore ad un suffumigio prodotto dalla combiistionc di due oncie di zolfo in un locale Ji di 12 metri cubici di capacita indi messa a germogliare nel sangne di iin bnico sano. 9 dello. — Nessun germogliamento. 10, 11 dcllo. — Idem. 13 detlo. — Qualclie rara sporula ba germogliato, ma non ha dato chc qualcbc slelo sicntato e fornito di poche sporule. (13) 10 agoxto. — Sporule botriliche esposte per 24 ore ad un suffumigio prodotto dalla com- bustione di 43 grani di zolfo in un locale yJ di duecento decimetri cubici di capacity indi messa a germogliare nel sangue di un bruco sano. 11 delto. — Nessun germogliamento. 13 delto. — Idem. Liquido essiccato. (14) 9 agosto, ore 2 pom. — Botrite esposla per due giorni conseculivi ad un suffumigio di pure fumo nel locale .•/_, indi messa a germogliare nel sangue di bruco sano. iljletto. — Sporule bolFitiche come discioltc, nessun germogliamento. 13, IB detlo. — Idem. Botrite completamente disciolta. (IS) 9 agoslo, ore 2 pom. — Polvere botritica esposta ad un suffumigio solforoso prodotto dalla combustione di 3 oncie di zolfo nel locale B, indi messa a vegetare nel sangue di bruco sano. 1 1 detto. — Nessun germogliamento. 13 delto. — Qualchc rara sporula germogliante. IB dcllo. — Idem con rami stentati e frutti scarsi. (16) 9 agosto. — Polvere calcinica esposta a due suffumigi solforosi prodotti dalla combustione di Ire oncie di solfo cadauno nel locale Bj indi messa a germogliare nel sangue di un bruco sano. 1 1 delto. — Nessun germogliamento botritico. 13, IB detto. — Idem. lUtirato. (17) 1 1 agosto, ore 5 pom. — Polvere botritica dei precedenti csperimenti posta a germogliare, nel suo stato d' integrity, nel sangue d'un bruco sano per esperimento di confronto. 13 diitto. — Sporule germoglianti su tutti i punti del liquido. Ritirato. (18) 12 agosto, ore 1 pom. — Polvere botritica esposta ad un suffumigio prodotto daH'imperfetla combustione di due oncie circa di corteccia di quercia nel locale Bj indi messa a germogliare nel sangue di un bruco sano. 276 DEI MEZZI.DI PREVENIRE IL CALCINO. IB delta. — Qualche sporula gcriuogliante. ifi ilcllo. — AU'uni sleli di bolrite eraergcnli dal liquido cariclii di sporule. 20 detto. — Idem. Ritirato. (19) 12 agosto, ore I pom. — Polvere botrilica csposta a due suflumigi c. s. e nello stesso locale £j indi niessa a germogliare nel saiiguc di un bnico sano. 4 3 detto. — Qualche sporula gcrniogliante. 1 6 detto. — Idem con rami emergenti stentali, poco ramificati e muniti di scarse sporule. 20 dettn. — Idem. Sviluppo del Penicillium sparsum. Liquido semi-essiccalo; aria riii- cbiusa fetente. Ritirato. (20) 44 agostOj, ore 6 pom. — Polvere botritica esposta a due suffumigi solforosi prodotti dalla combuslione di un'oncia e mezza di zolfo cadauno nel locale Bj indi messa a germogliare nel sanguc di un bruco sano. 16 detto, ore 2 pom. — Nessun germogliamento ; sviluppo di penicillii; liquido fctentissimo. 20 detto. — Miscuglio di botrite in frutto , di penicillio e di aspergillo. 23 detto. — Idem con allra mucedinea fornita di sporangi rotondi, zeppi di sporule ovali allungate. (21) 16 aijosto. — Esame di un baco della B.' eta appena morto di calcino (innestato il 0 detto ore 10 pom.) ore 1 pom. — Molle floscio. 10 pom. — Duro semirigido, di color roseo-pallido. 17 delta., ore 6 ant. — Duro rigido, e rosso. ore 12 nierid. — Idem di un rosso piu intenso. 9 pom. — Idem. Nessuna traccia ancora di muila. 18 detto, ore 8 nnt. — Ancora nessuna traccia di mufTa. ore 3 pom. — Comincia a coprirsi di muffa botritica sulla eslremita dcUe zainpe membranose, al disotto delta testa e sui lati del ventre, csclusi ancora gli stiuimi. 10 pom. — La botrite ha coperto di un leggier lomento quasi lulta la superficie del corpo. 1 9 detto, ore C> '/a nnt. — Cadavere interamente coperto di una fitta lanuggine bianca , ad eccezione della testa e dell' ultimo anello del corpo. ore 9 '/'a pom. — Lanuggine folta, moUc al tatio, ma che non indiianca ancora le dila che la toccano. 20 detto, ore 4 pom. — Tomenlo Clto, molle al tatto, ma non ancora coperto di sporule. 21 detto, are 6 ant. — Idem. ore 3 pom. — Tomento polveroso die imbianca le dita. Dalla morte del baco alia frutliCcazione conipleta della bolrite passarono cinque giorni. II baco deU'esperimento fu tenuto sopra un piatio ordinario coperto da una scodulletta di tcr- raglia del diameiro di tre poUici circa. DEI MEZZl Dl PREVEMRE IL CALCINO. 277 (22) I 7 ttfjoslo, ore i Va pom. — Polvere botritica csposta ad un sufTumigio di puro fumo pro- (lotto daH'iiiipcrretla couihustionn di tre onciu di corlecoia di quercia (locale B), indi inessa a germogliare nel sanguc di bruco sano. 20 (lettn., ore 10 ant. — Le sporule I)olritiche non liannoancora gcrroogliato. 21 dfllo, ore H ant. — Nessuno sviltippo di bolritc! Grosso ccspiiglio di aspcrgillo in frutto fuori del liquido. Aria rincliiusa futentc. 22 dvtto. — Ancora nessuna sporula botritica gcrmogliantc. 23 detto. — Li(]uido copcrto di striscic bianclic simili alia bolrile in frutto, ma senza vi- sibilc germogliaiiiciito. Aininassi di sporulu bolriticliu \erso i iiiurgini del liqiiidu, nia an- clrcssi scnza oiiibra di gcrmogiiaincnlo. 24 detto. — Macchic bianclic formate dai pcnnclli fniltifcri del pcnicillio sparso. 28 detto. — Sviluppo di varii ccspiti di pcnicillio sparso, ai (piali sono dovute le maccbie bianche che scorgonsi sulla superficie del liquido, e clie figurano assai bene la botritc in fnilto. Sporule botriticlie nello stesso stato di prima. Uiliralo. (23) 17 ago^to, ore '/-j pom. — Polvere botritica csposta a varii ma leggier! suffuniigi solforosi ( locale yJ ) , indi messa a germogliare nel sangue di un bruco sano. 20 dettOj ore 10 ant. — Nessuno sviluppo di botrite. Anguillettc infusoric imtnobili. 21 detlo. — Nessun germogliamcnto botritico! 22, 23, 29 detto. — Ancora nessun germogliamcnto. Sporule botriticbe intattc. Liquido essiccato. Kitirato. (24) 19 agosto, ore 4 pow. — Polvere botritica esposta a due sufTumigi di puro fumo, svoiti dalla combustione impcrfetta di Ire oncie circa di cortecciadi querela (locale B)., indi messa a germogliare nel sanguc di bruco sano. 2t detto. — Nessun germ L,Iiiracnto. Aria rinchiusa fetent«; sviluppo considerevole di talli di penkilliuin c di anguili tic infusoric. 22, 24 detto. — Nessun gcr; uogliamento botritico. Liquido felenle. Sviluppo di una mulTa specialc fornita di sporule ovali allungate, grandi, c dispostc in forma di grappoli all'eslre- milu dci rami. 27 detto. — Idem con sviluppo di aspergilli. 30 detto. — Idem. Nessuna traccia di botrite vegetanle. Varii punti biancbi formati dalla fruttiilcazione del J'eniciHium sparsitm. (2o) 19 aguslo., ore 4 puni. — Polvere botritica esposta a tre sufTumigi di puro fumo c. s. (locale B)., indi messa a germogliare nel sangue di bruco sano. 2 1 dclto., ore 1 1 ant. — Nessun germogliamenlo. Anguillelle infusoric numerosc con mo- \imenli lentissimi. 22, 24 detlo. — Nessim germogliamcnto. Liquido rappreso. Allungato con acqua distillata. 97 detlo. — Botrite c. s. Sviluppo del Pcnicillitm sparmm. 30 detto. — Idem. Sporule botriticlie inlallc; liquido disscccato. Ritirato. 278 DEI MEZZI Dl PREVEMRE IL CALCINO. (2G) 32 agoslo, ore 3 pom. — Polvere botritica csposta ad un suiTuinigio di puro fumo c. s. (locale i'), indi messa a germugliare nel sangiic di bruco sano. 28 c/f«o, ore 1 povi. — iSessiin gciiuugliaiueiUo per pai'te della botrile. Numerosi cespugli con steli eiiicrgenti di pcnicillio. Sporule bolritielie come disciolte, diminuite di voliuue, c di forma ovale-lincare. 27 flello. — ^'essun germogliamenlo o. s. Tulto il liquido e copcrto di niacchie bianeo-ci- nerec c bigio-verdastre formate dalla fruttiflcazionc del Penkillium sparsum e crustaceuni. (27) 23 (tfi 27 detto. — Qualche rarissirao stelo bolritico proveniente dai grossi ammassi di sporulc sparsi pel liquido. Alcuni di questi steli gii provveduti di qualnhe sporula. Aria rinchiusa fetente. 30 detto. — Qualche piccolo cespiiglio botritico, con sporulc scarsissimc. La maggior parte delle sporule non ba germogliato. (32) 28 aijoslo, ore 12 mcrid. — Polvere botritica csposla a trc fumigazioni leggicre (locale y^), indi uiessa a gcrniogliarc a! solilo ncl sangue di un bruco sano. 27 dello. Nessuiia sporula geniioglianle ! Liquido tori)ido; aria rinchiusa fetente. SO dvtlo. — Liquido torbido, puzzolenic c. s ; ncssuna traccia di vcgetaziunc butritica. 1 sftlcmbrc. — Nessun gcrmogliamento botritico c. s. Sviluppo di una uucedinea par- (icolare verso un margine del liquido. 4 setteinhre. — Polvere botrilica c. s. , cioft dcstituita della propria facolta vegelativa. Aria rinchiusa nclla campana di un odore particolare. (33) 28 agoslo, ore l)i merid. — Polvere botritica esposta a quallro sufTuniigi (locale //), svolli daH'imperfetla combustione di trc oncic di corteccia di quercia cadauno, c ripctuti ogni 24 ore, indi messa a gcrniogliarc nel sangue di un bruco sano. 27 detto. — Nessuna sporula germogliante. Liquido torbido; aria rinchiusa puzzolente. 30 dclto. — Idem. 1 setlembre. — La botrite non germoglia; nk havvi sviluppo di altre mulTe. 4 detto. — Qualche stelo di penicillio. Aria rinchiusa d'odor particolare. (34) 31 agoslo. — Undici bozzoli staccati da un bosco artincialmente infetto con dose straboc- chevole di polvere calciniea, ed esposlo in seguilo, prima della salila dei bruchi, a due fumigazioni complete di corteccia di quercia per lo spazio di 28 minuti cadauna (locale x/), e ad una Icmpcratura di 19-21 gradi di Reaumur. D(d 19 a/ 22 xcftcm/jre da questi bozzoli escirono dieci farfalle sane che diedero uova feconde; in un solo si trovo la crisalidc moria di ncgrone niolle poco prima della sua Iras- formazione in farfalla. (35) 1 acltembrc, ore 3 pom. — Polvere botritica csposla a quallro sufTumigi Annoni ( lo- cale /?), indi messa a germogliare nel sangue di bruco sano. 5 diilto. — Botrite vegetante ed in frutto su tutti i punti del liquido. Molte sporule isolate pcro non lianno germogliato. I rami fruttiferi sono alquanio stentati e portano dci oonidii. Glolmli sanguignl trasformati e trasformantisi in crislalli dodecaedri. 4 dvtiii. — idem. Liquido ed aria rinchiusa fetenle. 6 dello. — Tutlo il liquido c copcrto di botrite in frutio come avviene dei bachi calci- iiati. Liquido cssiccato c di color giallo-ranciato. Aria rinchiusa inodora. (36) 2 sctlembrvj ore 8 pom. — Polvere botrilica csposla a cinque sufTumigi Annoni (locale B) indi messa a germogliare c. s. nel sangue di un bruco sano. 280 DEI MEZZl Dl PKEVENIRE IL CALCINO. ft dctto. — La botrite germoglia su tutli i imnti. 6 (Ictto. — l-a liolrilc lia copcrlo il liqiiido di sleli frutlifcri; dessi pero sono assai scarsi, e non fonuano im donso strato conio suUa superfuie doi liaclii calciiiali. Molle spornle iso- late non banuo germogliato. Liquido cssiccato,di color giallo-ranciato c zeppo di crislalli do- dccacdri. (57) 2 sellemtirej ore B pom. — Polvere botritica csposia ad un sufTiiniigio complelo di puio fumo di legna per lo spazio di 20 niimiti (locale /-/), indi messa a germogliarc c. s. ft (teUo. — Nessun gcrmogliamento. Sponilc diminuilc di volume. B dedo. — Alcuiii sluli oiiioi'genti di iimcudince diverse ( probabiliiiciite pcnicillii ). Spo- rule bolriliclic diiuiiiuite considerevolnienlo di vohiiue. Liquido quasi essiccalo. 7 deltu. — ^essun gcrmogliamento bolritico. Stcli cmcrgenii in fiulto della nionilia pc- nicillata. n detlu. — Sviluppo continue della monilia suddelta e di aspcrgilli. (58) 15 settcmbie, ore ft pom. — Polvere botritica esposta ad un sol suffumigio conipleto di puro fuiuo per 20 minuli (locale //), indi messa a germogliare c. s. 6 detto, ore ft pom. — Nessun geraiogliamenlo per parte della botrite. 8 detto, ore 7 ant. — Nessun gcrmogliamento! Gli ammassi di sporule botritiche lianno preso im color roseo in luogo del candido. to detlo. — Ancora nessun germogliamcnto. Liquido fetenle, leggermente alcalino. Ri- poste e sparso di botrite intatla , cioe non soltoposta ad alcun suffumigio. 12 detto. — La botrite aggiuntavi comincia a mandar fuori dei rami frutliferi. Allungalo il liquido cun acqua dislillata. IB detto. — La botrite di cui sopra vegeta e frutlifica ma slentatamente per I'altera- zione totals del liquido. Rilirato. (59) B settembrc, ore 3 pum. — Polvere botritica esposta a tre fumigazioni svelte dalla com- bustione imperfetta di tre oncie dicorteccia di quercia (locale £), indi messa a germogliarc al solito nel sangue di un bruoo sano. 6 detlOj ore ft pom. — La botrite non ha ancora germogliato. 8 detto, ore 7 ani. — Sporule botritiche come disciolle. Nessun germogliamcnto; aria rinchiusa fetente. Liquido sciolto, giallo, torbido. 10 delta. — Nessun germogliamcnto. Liquido fetente, leggermente alcalino. Sviluppo di aspcrgilli c di pcnicillii. (40) B settembrc, ore 4 pom. — Polvere botritica esposta ad un suffumigio complete di puro fumo per 20 minuti (locale A) ad una temperalura di 18 gradi Reaumur, indi raessa a germogliare c. s. 6 detto, ore 3 pom. — Sporule rappicciolite e divenute quasi opacbc. Grossi ammassi di sporule aifatto intatti. Nessun germogliamcnto. DEI MEZZI DI PREVEMRE IL CALCINO. 281 H dcllUj ore 7 uiit. — Ancora nessun gerinogliamento. Sporiile diiuinuitc scnsibilmcnte (li voluuiu c conic atroflzzate. Aria rincliiusa fclcntc. 10 dvtto. — Nessun gernioglianicnlo I)olritico. .S\ilu|)po di alcnnc niurcdincc (pcnicillii ); liquido puzzulentc, atcalinu. In iin sul punlu alciuii raniusculli sturili di bulrituY eniergcnti (ta un grosso niicico di sporule. (41) f) seltembrej ore B ftoiii. — Polverc botrilica die lia servilo pci rilali esperimenti, mcssa a gcniiogliare , nel siio stato d'inlegrita, nel sanguc di un baco sano per esperiniento di confroiilo. H dctto, ore 7 ant. — Le sponilc germoglianti lianno invaso coi loro nascenli talli tullr) il liquido. (42) fi seltembrej ore 6 pom. — Polverc botrilica esposta ad una fumigazionc complela di 28 niinuti (locale yJ ) . indi niessa a gennogliarc c. s. X detlo. — Nessun gerniogliamenlo. Sjiorulc diniinuitc di volume. Liquido disriollo; aria rincliiusa d'odorc particolarc. 1 1 dettOj ore 1 poni. — Liquido fclentc leggermente alcalino. Nessun germogliamento. 12 di'lto. — Idem. Sviluppo del Pvitkilliiim cruslaccum. \o dello. — Sviluppo di allre muccdinec. Ritirato. (43) 6 sHlcmhre, ore 8 pom. — Polvcre bolritica esposta a due suffumigi completi di puro fumo, per lo spazio di 2b niinuti cadauno (locale y/), indi posta a gerniogliarc al solito nel sanguc di un bruco sano. 8 dctto, ore 7 anl. — Le sporule non lianno gcrmogliato. 10 dctto, ore 1 Va pom. — Idem. Liquido fetenle, alealino., disciolto, granelloso, ec. 12 detlo. — Nessun germogliamento botritico. Liquido disciolto c. s., varii cristalli prisma- tic! sparsi nello stesso. (44) 7 seltcmbre, ore 8 mil. — Polverc botrilica esposia a due fumigazioni complete di dicci minuti cadauna ( locale .^ ) , indi mcssa a gerniogliarc c. s. 10 del to, ore I pom. — Nessun germogliamento botritico. Liquido neuiro; odor dell' aria rincliiusa fetentc. 12 detlo. — Nessun germogliamento c. s. Liquido disciolto, granelloso, neutro; numerosi cristalli prismatic!. I'l dcllo, ore 7 ant. — Nessun germogliamento c. s. .\mniass! di sporule bolriliclie in- lalli. Sviluppo di pcnicillii. (45) 7 seltcmbre, ore 8 ant. — Polverc botrilica esposta ad una fumigazionc complela di dieci minuti (locale ^), indi mcssa a gennogliarc al solito nel sanguc di un bruco sano. 10 delta. — Le sporule non banno gcrmogliato. Vol. IV. 86 282 DEI MEZZl DI PREVENIRE IL CALCINO. it iletlo. — Qnalchc raro ramo bolritieo cmergente, provcnientc dai grossi ammassi di sporule sparsi pel liquido. Cristalli prisnialici; aria rinchiusa fetenlc. 15 detto. — Qiialche raro stelo bolritieo con poche sponile. Tiilte le sponile isolate, e la inaggior parte dclle sporulc riunite iu griippi non banno geriiiugliato. (46) 1 1 sellrmbre, ore 8 ant. — Polvere bolrilica csposta a tre sufTuiuigi svolti dalla imperfctta combiisllone di due oncie circa di corleccia di qucrcia, iii un locale C di IB metri cubic! di c;ipacita, indi messa a germogliarc c. s. nel sangiie di un bruco sano. 1 3 delto. — Qualche rara sporula gcrraogliante proveniente dai grossi amiuassi di sporule sparsi pel liquido. 18 detto. — Idem. Sviluppo considerevole di penicillii; niolti cristalli prismatic!, nessun rristallo dodecaedro. Liquido fclcnte. 16 detto. — Idem. Liquido disciolto. 17 detto. — Bolrite qua e li fruttiGcante con cespugl! rari e scarsi di sporule. (47) 12 sellembre, ore 8 pom. — Polvere botritica esposta a quattro suflumigi come sopra, e nell'istesso locale C, ec. 14 delto.1 ore 8 ant. — Nessuna sporula germogliante. 18, 16 detto. — Nessuna vegctazione botritica. Sviluppo di mucedinee diverse. 18 detto. — Insieme a varie specie di mucedinee che ingombrano tutlo il liquido, bavvi un unico stelo di botrite con poche sporule. 20 detto. — Idem. Diverse specie di mucedinee in frutto {Penkillium ramosum e cnista- ceitiHj Monilia penkiUala; Sporatrickium ec. 22 detto. — Idem. Liquido fetenle. Rilirato. (48) 12 setleiiibre, ore 8 pom. — Polvere botritica esposta a cinque sufTumigi c. s. , e nello slesso locale Cj ec 14 detto. — La bolrite non ha ancora germoglialo. 18 deltn. — Idem. Qualche mucedinea nascente. 16 detto. — Nessuna sporula bolrilica vegetante. 18-20 detto. — Diverse specie di mucedinee in frutto. Sporule della botrite inlatte. 22 detto. — Idem. Liquido disciolto e fetente. Ritirato. (49) 13 setteiiibrej ore ft pom. — Polvere botritica esposta per 28 minuti., Ira i 17 e 20 gradi Reaumur, ad un sufTumigio solforoso complete (locale ,/), indi messa a germogliarc nel sanguc di un bruco sano. 1 8 detio. — Nessuna sporula germogliante. 16, 17, 18 detto. — Idem. 22 dettn. — Sviluppo di mucedinee diverse. Qualche raro stelo di botrite in frutto pro- veniente dai grossi ammassi di sporule. Il rimanente dcllc sporulc botritichc non ha subilo alcun cangiamento. DEI MEZZI Dl PREVENIRE IL CALCINO. '285 4 3 scUemhrc , ore B pnm. — Polvcrc botritica tolta da un bruco calcinato, slalo nsposlo a \aric funiigaziuni di eortcccia di querela (locale ,/), e iiicssa a geruiogliaru nel sanguc di un baco sano. IB detto, ore II ant. — Nessun gttrniogliamcnto botritico. 16 delto. — Grossi aiuiuassi di sjiorule tutlora intatti, senza alcuna traccia di gcnuuglia- niento. 4 7, 18 dfittn. — Idem. 20 dt'tto. — Idem. Sviluppo di mucedinec diverse. 22 dcllo. — Idem. Le sporule botriticbe non hanno gerraogliato. (31) 43 sottembrCj ore t pom. — Polvcre botritica csposia per 2B niinuti. Ira i 17 e 20 gradi Reaumur, ad una fuinlgazionc completa di corteccia di qucrcia (locale ./), indi messa alia prova del gonnogliamcnlo. 18 detto. — Nessun germogliainento botritico. Sporule semidisciolle e ridotte a scniplici inacchic informi. 17-20 dello. — Idem. Sviluppo di mucedince diverse. Sporule botriticbe non piii visibill. 22 detto. — Sviluppo e fruttilicazione del PeniiilHum ratiio^iim. Sporule botriticbe scomparse senza alcun germogliamcnio. Liquido fctenle. (32) 19 seltembre , ore 3 pom. — Polverc botritica csposta per 2B niinuti ad un sulTuiiiigio Annoni complcto (locale -'/), alia temperatura di 17-20 gradi Iteauniur^ indi messa alia prova del gerraogliamento c. s. 22 dctlo. — La botrite non germoglia. Sviluppo di mucedince diverse. Liquido felente. 24 delta. — Botrite c. s. Diverse mucedince in frutto (penicillii, monilie). 27 detto. — Mucedinee c. s. Qualcbe raro stelo di botrite in frutto proveniente dai grossi ammassi di sporule. La uiaggior parte pero delle detle sporule ha perduta la sua facolt^ germinativa. (33) 22 setlembre, ore 6 pom. — Polvere botritica esposia per 28 niinuti ad un suffumigiu completo di corteccia di salice (locale .7) tra i 18 c 20 gradi Reaumur, indi messa alia prova del genuogliamento c. s. 24 dctlo. — Nessun germogliamento. Liquido sparse di globuli adiposi. 26 detto. — Idem. 29 delta. — La botrite non ha germogliato; liquido disciollo e fetente. (34) 23 seltembre, ore 6 pom. — Polvere botritica esposta per 28 minuti ad un sulTumigio completo di corteccia d'ontano (locale e temperatura c. s.), indi messa alia solita prova del germogliamento. 24 delta. — La botrite non ha ancor germogliato. 284 DEI MEZZI DI PREVENIRE IL CALCINO. 27 dcllo. — Sviluppo ill di t'uori del liquido del Penkilliuin ramusinn. 29 (k'tlo. — Idem. '2, 3, ft oUobrc. — Sporule botriliche c. s. Sviluppo e frutlificazione di varii pcnicillii. (ii3) 2ft sMembrc. — Polvere bolritiea esposlu per 25 iiiinuti ad un suffumigio coiuplcto di oorleccia di salice ( locale . / ), indi iiiessa alia prova del germogliauieiito c. s. 27 ikllo. — Ncssuiio gcrmogliaucnlo botrilico , nessun sviluppo di mucedincc. Liquido ancor puro. 29 iktto. — Le sporule bolritichc non hannu aneora geruiogliato. 2 ottobre. — Sporule c. s. Nessuna vegetazione ne di boti-ite, iie di altre muffe. (o6) 2ft scltcinbic. — Polvere botritiea esposia per 2B minuli ad un suffumigio di corlcocia di pioppo (locale ^J), indi messa a vegelare nel sangue di un bruco sano al solito. 27 ilcllo. — Le sporule non lianno gcrmoglialo. 29 dctto. — Idem. Comparsa di alcuni cristalli prismatic!. 2, ft ottobre. — Nessun germogliamenlo botrilico c. s. ; nessuno sviluppo di altre mucedinee. (S7) 25 settenibic. — Polvere botritiea esposta per 26 minuti ad un suffumigio complete di corteecia di pino (locale //, temp. 17-20), indi messa alia prova del germogliamento. 27 dcllo. — Le sporule non lianno gerniogliato. 29 dctto. — Idem. Cristalli prismalici sparsi pel liquido, che e divenuto fetente. 2. 5 ottobre. — Sviluppo di uuicedinee. Sporule botriticlie intalte. 8 detto. — Sporule botriliche c. s. Varii penicillii in frutto. Ritirato. (38) 25 sutteMbn-. — Polvere botritiea inlatta posta a germogliare nel sangue di crisalide mislo con una soluzione satura di concino. 27 dutto. — La botrite e in piena vegetazione, tulle le sporule banno germogliato. 29 dctto. — Botrite con steli emergenti carichi di sporule. Cristalli dodecaedri sparsi pel liquido, il quale vedesi come coperto di polvere bianca dovula alia comparsa delle sporule suddette. (39) 27 scttcmbrc. — Polvere botritiea che ha servito ai suddescritti esperimcnli messa a germogliare, nel suo stato d' intcgrita, per prova di confronto , enlro il fluido sanguigno di un bruco sano. 29 detto. — Botrite vegetante su lull! i puiiti del liquido cm qualche slelo emergenle. 3 ottobre. — Botrite in piena frullilicazionc. Tutto il liquido c coperto di polvere calcinica. (60) 5 ottobre. — Polvere botrilica esposta per 60 minuti in due riprese ad un suffumigio se- inicoiupleto di vallonea pura (locale^/, temperalura 17-20), indi messa alia prova del ger- mugliamenlo nel sangue di crisalide sana. DEI MEZZI Dl PREVENIRE IL CALCINO. 285 H (lello. — ISessiina sporula gormoglianlu. tl, 11 detto — Nessun gcriuogliaiiicnto botritico, ncssuno sviluppo di allrc raucedinee. 16 detto. — Idem. Ititirato. (61) 14 otiofire. — Polvere bolrilica esposia per 2H miniili ad iin siilTiimigio scmicoinplcio di valloiiea piira (locale ./ , temp. c. s. ), indi iiiessa alia prova del geriuugliamcntu c. s. H detto. — Nessiina sporula botrilica germoglianle. 1 1 detto. — Idem. Sviluppo di alcune iHucedince. 12, 44 detto. — Botiile iiitalta c. s. Sviluppo c fruttificazionc del Penicillium rumosuvi. (62) fi oltohre. — Polvere botriliea esposia per due ore ad un sufTumigio di Ire oncie circa di corteccia di pino (locale C), indi mcssa alia prova del germoglianienio c. s. H detto. — Qualohe raro filameiilo bolrilico non bene delerminato, emergciite dai grossi ammassi di sporule. 10 detto. — Alcuiii raii sleli di bolritc in frulto; la luaggior parte pcro delle sporule noil ha gerniogliato. l'< detto. — Botrite in frutto su tulta la superficie del liquido. Tutte le sporule isolate pero non lianno dato germogli. (65) B ottobre. — Polvere botritica esposta per quatiro ore in due riprese ad un sufTumigio di Ire oncie circa di corteccia di pino (locale C), indi messa alia prova c. s. 8 detto. — Nessun germogliamento botritico. Sviluppo di una mucedinca con lilamcnti tallini grossissimi. 10 detto. — Sporule botriliclie intatte c. s. Rami emergenti della mucedioca suddelta disseminati su tutta la superGcic del liquido. I ft detto. — Ancora nessun germogliamento botritico. Liquido sparse di aspcrgilli c di penicillii in frutto. 16 dt:tto. — Idem. Liquido puzzolente. Ritirato. (64) If ottobre. — Polvere botritica intatta, cioe non sottoposta ad alcun sufTumigio. racssa a germogliare entro una soluzionc satura di concino mista a parti eguali con sanguc di cri- salide sana. 8 detto. — Botrite gcrmogliante in tulta I'cstensione del liquido. 10 detto. — Botrite in frutto con talli estesissimi raggianti , crmergenti all'ingiro del liquido. 13 detto. — Idem. Tutta la superficie del liquido c coperta di botrite in frutto. (63) fi ottobre. — Polvere botritica esposia per '2S minuti ad un suffuiiiigio complelo di cor- teccia di querela, gia stata adoperata per la conciatura delle pelli (locale .-/), indi mcssa al solito alia prova del germogliamento nel sangue di una crisalide sana. 286 DEI MEZZl Dl PREVENIRE IL CALCINO. 1 1 itvtlo. — Botrilc c. s. Rami cincrgciili con pcniicUi nasecnti ilcl Pmkiltium cricildCi'iiiii. iH detlo. — Nessun germogliamenlo holritico. Macchie eslese circolari del delto pcnicil- lio e delta Monilia penkillata. (66) • 6 otiobrc. — Polvere botritica esposta per 20 miiiuli ad iin suffiimigio coiiipleto di cor- Icccia di pioppo ( loeale ./ ) , indi uiessa alia prova del geniiogliamcnlo al solilo. 10 detlo. — Le sporule non lianiio ancora gcrmogliato. 14 delto. — Sporule botrilielie iiitalte c. s. Sviliippo considerevole di anguillelle iiifuso- rie insieme al Penicilliitin sparstim ed alia Munilin peiiirillata. Aria rincliiiisa sotto la caiii- pana di un odore fctido particolarc. (67) 6 nttobre. — Polvere bolritica esposia per 20 minuti ad un suffumigio coiiipleto di cor- leccia di salice ( locale A)^ indi niessa alia prova c. s. 10 (/('((o. — Nessun germogliamenlo bolrilico. 14 dello. — Idem. Macchie circolari di Peiiicillium crustaieiim in frutfo. Liquido fetenle Riliralo. (68) 6 oUobre. — Polvere botritica , adoperata nei soprannotati sperimenti , niessa a germo- gliare, nel suo stato d'integrila, per esperimento di confronto, nel sangue di crisalide sana. 10 dello. — Botrite in plena vegetazione con numerosi sleli eniergenti intrecciati a rele distribuili su tutta la superficie del liquido chc vedesi coperlo come di una iina lanugginc. Nuwerosissimi cristalli dodecaedri sparsi nello stesso. 1 1 ilritu. ■ — Botrite in friitto. 1 3 ditto. — Idem. II liquido si e essiccalo, ed e tutto coperto di uno strato come di farina, formato dall'acuumulamento dcUe sporule bolritiche. (69) 8 ottobre. — Polvere botritica esposta per soli 14 minuti ad un suffumigio completo di corteccia di querela ( locale ./ ) , indi messa alia solita prova. 1 1 delto. — La botrite non ha ancora germogliato. 13 dello. — Idem. 16 detlo. — Qualclie raro stelo emergente di botrite provenientc dai grossi griippi di sporule sparse nel li ollobre, ore 8 pom. — Polvcrc botritica rcceiUissima esposta per tro ore continue ad lui siiffiimigio di due oncie di corleecia di querela, ripetuto per tre giorni consecutivi (lo- t-ale C ) , indi messa alia pi'o\ a del gennogliamento ontro una goccia di sangue , appena ostratlo, di una crisalide viva e sana. 2S iletto. — Le sporule botiitiflic non lianno ancora germogliato. 27 detto. — Idem. Slclo nasccnie di penicillio. 20 detU). — Nessun germogliaiuento botrilieo; numerosi talli di penicillio con sleli enier- genli. 31 detlu. — Idem. PcnkiUium crasUiamm in fruUo s« varii punti del liquido. ft Wivembre. — Nessun germogliamcnto l)otrilico. Una moltitudiiie di cespugli sparsi del /'enicillium cnistaccum in frutto. Licpiido disciolto: aria rinchiusa fetcnte. Del modo di costruire le reti a maglie quadrate. ( Vedi r unita Tavola. ) S' incomincia la rete in A con due maglie , aumentando una maglia alia fine di ciascun corso, cioe a destra come nella figura A , sine a die si e formato il triangolo ABC, il cui lato AB determina la larghczza della rete. Fissala cosi la larghezza della rete si forma il parallelogrammo BCED col diminuire sempre di una maglia il lato deslro, e coU'accrescere di una maglia il lato sinistro; o, cio che e lo stesso, diminuendo e aumentando alternativa- mcntc una maglia alia fine di ciascun corso, in modo che tuttc le maglie au- mentate si trovino a sinistra, c le diminuite a destra, come ncUa figura ABC Otle'nutasi cosi la figura ABDE, il cui lato AE determina la lungiiezza della rete, si compie il rettangolo ABFE col triangolo DEF diminuendo una maglia alia fine di ciascun corso sino che si c arrivato al punto F. Si ha per tal modo il rettangolo ABFE, i cui latiAB,AE sono formati da una serie di maglie aumenlale, ed i lati FE, FB, da una serie di maglie diminuite. Queste maglie, che rimangono chiuse, limitando tutt' all'ingiro la rete, servono mirabilmentc a tener distesi i fill component! ciascuna maglia , ed a dare alia rcle stessa una forma costante, invariabile , senza della quale ricscirebbe im- possibile il poterla applicare all'uso cui venne destinata. La larghczza delle maglie dev'essere di 19 millimetri. Mm.'i,, ,/,// /Jf /i /,/„/• /.,>,tArrr/,- /./// 7:,, / r 1 -—^ ^-^=. ' ~— •=^ .1 Ft 1 / I / / / / / / / / / 1 1 / 1 / / _^ — f /^Xi vt // ■- — 1 \ / \ \ / \ 1 / / / / / \ 1 SUL CENTRO DI PIU FORZE cJGota DI ANTONIO BORDONI V i sono sistcmi di forzc chc hanno risullante ; e col variare le loro dire- zioni scnza variare lu- le grandezzc ne i punll di applicazionc ne gli angoli da esse comprcsi, conlinuaiio ad averla , non solo di grandczza invariabilc, sic- come t; evidenle, ma anco dirctta al medesimo punto, il quale si cliiama centra dclle forze slesse. In una Weinoria intitolala IS'uovi tcorcmi di nieccanica elcmcntare, pubhlicala in Pavia nell' anno 1815 col Giornale del Brugnatelli, io trovai il centro dclle forzc esislcnti in un piano e movcnlisi in csso : nel <835 il signor Minding, e nel 1849 il signor Sloiclicn pubblicarono, col Giornale del signor Crclle, alcunc riccrchc sul cenlro di un sislema di piii forze: ora in qucsla Nola io csporro le condizioni neccssaric per un sislema di piii forzc , afflnche esse abbiano centro , cd anco le coordinate di esst) , amniesso che le direzioni delle forze dcbbano variare in tutti i modi possibilij scnza pero variare ne le grandezzc ne i punti di applicazionc ne gli angoli da esse medesime comprcsi, come ha luogo j)er le forzc parallele e jier le concorrcnti. Rifcrisco i punti e le lince a trc assi orlogonali ; c cliiamo in il numero dclle forze; / la nesima di esse; x,y,z le coordinate del suo punio di applicazionc; cd A, A, / i coachj dcgli angoli da cssa fatti cogli assi delle x,y,z: evidcntcmenle le quantita /, x,y, z, h, k, I saranno in gcncralc funzioni del numero n . Dalla originc delle coordinate si imniaginino condotte le ;» rcltc parallele alle forze e diretlc pel medesimo verso dclle forzc stcsse , e lutle eguali alia unila: cvidcntemenle h, k, I saranno Ic coordinate del sccondo termine della parallela alia forza y . fot. ly. 37 290 SUL CENTRO Dl PIU' FORZE. Suppongasi chc queslc rcUc cd i tre assi dellc coordinate, unite invariabilmen- lt>, ruotino inlorno alia origine dcllc coordinate stcsse; c chc Ic nt forzc ruo- tino ancircsse, ma intorno ai rispcllivi puiili si hanno 2a ^ '""+ s- — 2 , ia :r^st — ru , na rr 5u -+- rt ; 3fej:zrrM-t' — 2 , ib::zst-\-ru , ai^zztu — rs -^ 2C ii: 2 — 5' — t- , iczizsu — rt , %c^zz.tu-{-rs , 292 SUL CEMRO DI PIU' FORZE. dove U-—A — »■- — s- — <-, e le r,s,t si possono ritcncrc variabili iiidi- pciulciUi Tuna daU'aUra, ossia trc arbitraric; c questi valori del coseni a, «, , . . sostituiti ncUa equazionc (6) la riducono + (^,-(;,)/£+K+5,).v£-f-acJ per cui dcvc aver luogo la scgucnte la cui sussistenza per luttc le variazioni dellc direzioni delle forze richiede visibilmente le ^. + *» = o ' ^.-^i = ° : ^.-C, = o , ^,+ C. = o , B^~C^=o , B^ + C^-o , C^~B^=o , A-C^=o , A^ + B^=o , A, + B^ — C, — o , le quali daano A, — o ,J„ = o , ^3 = 0 ■■,B^ = o , B^ = o ,B^ = o ■■, C, — n , C^ = o , C^= o, cio6 le none condizioni scguenli ER = DQ , GR—AQ , BRznHQ ; /?P= /A , AP=FR , HP=: CR ; EP=IQ , FQ= GP ,CQ = BP , le quali equivalgono manifestamente alle sole sei £_/ £•_/ -^_G ^_GB^__^^_// SUL CENTRO Dl PIU' FORZE. 293 atlunquc qucslc saranno Ic condizioni, perclie le m forzc si mantcngano ridu- cibili ad una sola , ossia abbiano risullanlc ('). Clic siano iiulli lulli i coefliciPiUi /!,, A^, , C. , allorche Ic variazioni dcllc dirozioni dclle forze debban esserc qualsivogliono , si puo dimoslrarc anco in quest' allra manicra mcno ricercata della esposla. Si chiami C I'angolo coniprcso dal piano dcgii assi dcilc x, y con quelle (lellfi nuovo posizioni di cssi dopo la rolazione supposta; ed oj , p. quelli falli dalla rella coniunc a questi due piani I'uno colic slesso assc delle x e Paltro colla nuova posizionc di queslo mcdesimo assc. Dalla Irasformazione dcllc coordinate si hanno, come v. noto , a ^n COS. 'j) COS. |J. — sen. o) sen. ij. cos. 0 , a HZ COS. i>) sen. u -\- sen. co cos. u cos. G , a„ zz sen. oj sen. 6 \ b ZH — sen. w cos. [x — sen. (j. cus. u cos. 5 , b iizi cus. w cos. [X Cos. 0 — sen. oj sen. {/ , t zr cos. fu sen. 0 \ c ir: sen. fi sen. 0 , c^ ^ — cos. a sen. ^ , c — cos. 5 ^ c sviluppando quest'espressioni secondo le potenze ordinarie degli angoli -'J, a, 5, facilmentc si trovano nzni — wfi w- — — (i--|- ecc. , a :n uS + ecc. , 2 2 a zz. 'j) -f- u. 'lij' UU-" to"u. ; fjj — - u^ — ecc. : ' 2 2 :« bo' b nz: — w — u +- -d) 5--1- — cou-^ -+-— uoo- ~1~ — 'j^'^ ;;; M-'"!- ecc. 2 2 ' 2 6 6 ) zr I — uu w- — - fJ^" — - -'" — ecc. , o zzzO O'lt- — —j' ' '222 * 2 6 c rz 1x0 -\- ecc. , c zz — 5 ^ — 5, a- ; 5' — ecc. , c zz i 5- -4- ecc. 2 b 2 Ora ponendo questi valori nella equazione (6) , ed cguagliando a zero se- paratamcnte le somme dei coefficienti dci termini simili per rispetto agli angoli indctcrminati w , ^ , 5 , si hanno equazioni , che danno immediatamentc le stesse (7) . (*) Non debbo lacere cbe bo letto un manoscritto del sig. Francesco Briosebi ovc vi sono queste raedesime sei equazioni da lui dimostrale con metodo analogo al uiio qui esposto. 294 SUL CENTRO Dl PIU' FORZE. Col porrc nelle esprcssioni rapprescnlale con M , N i valoii (i) dei co- scni h^, k^, I,, si hanno M—Ca'}-Bb-[-Hc—Ia^—Eb^~Da^, ]S — Ia^-\-Eb^-^Dc^—Fa—Gb — Ac ; ma per le coniUzioni (7) risuUano TW TT B — ~q, C — --P, eppcui adunque le due equazioni (5) equivarranno alle seguenti (8) (,-|)s_(,-^)r=o, ('-f)-{-4)-- le quali visibilmente sono soddisfabili con I G H e quest! sono i soli valori individuati delle coordinate p,^, r, che possono soddisfare le equazioni (8), giacche Ic quantita S, 7", K, variabili col variarc le direzioni delle m forzc / , hanno la sola relazionc per cui due di esse, per esempio le S, T, le S, V sono indipcndenti Tuna dall' altra. Quindi le condizioni (7) saranno necessarie c sufficienti, perchc le m forzc abbiano centro, il quale corrispondera alle coordinate ^- P— Q- R ' _ ^ _ G _ ^ '^ — 'P—Q—~R' — ^ — E. — E '"" P ~ q~ R '' SUL CENTRO Dl PIU' FORZE. 29.1 niizi dal qui csposlo risuUa , chc ogni iiiial volla le forzc uei loro movimenti siuldcUi si mantengono riducibili ad una, cioc abbiano scmprc risullanle, esse aviMiiiio anco 11 cciitro. II quadiato deilu distaiiza di qucsto cenlro dalla origine dclle coordinate , cssendo visibilmenlc eguale alia frazionc j J-'-{- D^-+- H^^ I ^2+ £i+ G2+ \ : (/•2+ Q^_|_ ^S) si |)u6 ospiimorc facilinente coi quadratic dclIc dislanzc dei |)unli di a|)pliia- ziono dellc forze dalla origiiic dellc coordinate c dclle reciproclie dislanzc dei termini dellc relic rappresentanti le forze slesse. Si chiamino /„ , J[, le lunghezze dclle retle e le rcUe slesse , che rappre- scnlano le due forzc n, vesime : d^^, d^ le dislanzc dei punli di applicazionc di ([ucste forze, ossia dei primi termini dellc relic f,^-,f^ dalla originc dclle coordinate : p ^, la reciproca distanza di questi termini , ed s^ ^ quella dei sccondi termini dclle medesime rette f^fff : in ultimo, "r^, rappresenti la distanza del primo tcrmine dcUa ^, del secondo dcUa y^, , epperci 'r quella del secondo tcrminc dclla f^^ dal primo della f^ . Ammcsso n a v susccttibili di tutli i valori <,2, 3, ,m facilmenle si banno ^2_j_D2_^/r2— 2 2 d d f f ■/ ■/ COS. Td , 524- £2_,_ Qi— 21ddffBB COS. Td , a+F'^-}-r-—i Id d r fx a cos.TT/ , per cui il numcratore della frazione qui esposla risultera eguale a I. ^ d d COS. d d ■ f f COS./" f . id d COS. d d :::z d -+-d' — p Ma bassi n V no rt ' o ^n,i> adunquc il numcratore stesso sari eguale ad 7 \^ «+<-p:..) ("'■:+'r-pi-s:j «29(> SUL CENTRO DI PIU' FORZE. II denominntorc poi dclla stessa frazione , chc c il quadrato dcUa risultanto di tuttc le forze , eguaglia 1 1 f f COS./"/ risulta L 1 1 /'«,.' + '/' — p — ^' ^ come Irovai ncUa Mcmoria pubblicata ncll' anno <818 col Giornalc gia citato. Quindi il quadrato della dislanza del ccntro delle forze dalla origine dclle coordinate o da un punto quaiunciue, clic abbia le distanzc d^,(l^^ da quclli di applicazione dclic forze stesse, sara egualc ad divisa per Da questa cspressione del quadrato della distanza, di cui si pari:, si puo de- sumere I'analoga, gia data da Lagrange, per le forze parallele. Di fatto per essere , in queslo caso , cos.^^y^rr 1 , essa i. riduce alia ossia la quale evidentemente equivale alia seguente ^ f d' 1 1 f f V If 1 tl f\ II. ' It \ II-' HI che e ia stessa di Lagrange avulo riguardo ai simboli qui usati. Aygiunta. Comuncinentc per iscoprirc se le forze coslituenti un niedesiino sistcnia si facciano cquilibrio, si trovano le somnic si dclle loro projezioni die dei loro momenti per rispetlo ai tre assi delle coordinate , le quali debbano riescire mille separatamenle ; ma siccomc per molti sistemi di forze si possono trovarc le somme delle loro projezioni e dei loro momenti per rispetlo a relic non ammissibili od almeno non ammesse per assi delle coordinate, conmaggior facilit&j delle analoghe somme per questi assi; cosi approfitto della prcsenle occasione per esporre la proposizione seguente , che in quesii casi polru rie- scire utile. SUL CEMRO Dl PIU' FORZE. 297 Se per Ic forzc cosliluenti un mcdesimo sisU-ma siano nulle le soiiiiik' ilolle loio projczioni su tre rette non parallele ad un medesimo piano, ed anco nulle Ic somnic dci loro momcnti per rispetto a qucsto in- rcltc o per rispello ad allrc Ire pure non parallele ad un medesimo piano, esse si iaranno eciuilibrio. Rammento che per projezione di una forza su di una rella si inlendc quella sua componente, clie e parallela a quesla retla, mcntre I'altra le e perpendicoiare. Su|)pongo tulte le forze del sislcma dccompostc in tre parallele a tre assi orlogonali , e cliiamo l>, Q, II le sommc di quelle componenti ossiano proje- zioni, clic sono parallele fra loro; A, />/, A' le somme dei moincnii di esse per rispcUo agli assi ; cd i coseni degli angoli fatli cogli assi stessi da ire relte non parallele ad un me- desimo piano ; ed {'') m\n',r'-. in', ii\ r' -^ m"\ n"\i"' i coseni analoglii per altre Ire rette pure non parallele ad un medesimo piano. Le somme delle projezioni delle forzc sulle prime Ire di queste relte siano (ii'//e,- c si avranno le cquazioni ^'"'.+ ^"5+ ■«'•,= « , e quali, colic eliminazioni successive delle somme Q. li : P. li : t>. Q danno ordinalamcnlc le tre seguenti AP — o , KQ — o , hB - o dove A. esprimendo il seslinomio '"i "2'.-. "*" '"a".-,''! "*" '"-."1 '"•' — "'i"i ' s — '"1 "-,''2 — '"- " ' ' non puo esscre zero; perchc i tre punti corrispondenti alle coordinate eguali ai coseni (d) e la originc di esse non sono in un medesimo piano; e per tanto avranno l.uogo le Ire cquazioni (/) P—o . Q—c , Ji—o . Fol. IF. 38 298 SUL CENTRO Dl PIU' l-ORZE. Qucsle Ire equazioni riducono , come si su , cguali Ira loro luUe le somiiic dei momenli delle forzc per rispcllo a reltc parallcle fia loro ;, e peio , sc per rispctto alio altre tre dcllc suddcltc sei rctlc siano milln le sominc dei momenli di lutle le forzo , si avraniio Ic equazioni Lni -H Mil' -+- Nr' n: o , Lm" + Mil" -+- Ar" rz o , Lm'"-{- Mn"'-\- Nr'"z^ o , le quali danno le (A-) L—o, M—o , N=o ^ giacclie anco 1 tre punti corrispondenti alle coordinate cguali ai coseni (A) e la origine di esse non sono in un medcsimo piano. La sussistcnza delle equazioni (i) , {k) si puo desumerc anco in quest' altra maniera. Si cliiamino: 5,7 le rctte , che hanno ambcduc un tcrmine nel punto comune ai suddetli tre assi ortogonali, e gli allri nei punti corrispondenti alle coordinate eguali alle somme P,Q,Ii ; L,M,N : a, b,c gli angoli fatli coUa S dalle prime tre delle sei reltc replicatamenle nominate, c d, g, h quoUi fatti colla T dalle allre tre di quesle incdesime sei rctte. Siccome le somme delle projezioni di lullc le forze sulle prime tre di quesle sei rette evidentementc sono eguali ai prodolti 5 COS. a , S COS. i , 5cos. c , i quali non si possono annuUare coH'annullare i ire loro fattori cos. «, cos. b. COS. c , altrimenti le tre rette sarcbbero perpcndicolari alia stessa S , eppero parallele ad un medcsimo piano ; cosi dovra essere nulla la 5 ossia la l/(P-+Q^+ii*) , cioe avranno luogo le tre equazioni P—o , q—o , R—o . SUL CENTRO Dl PIU' FUUZE. 299 Ma (lucslc e(juazioiii liduuoiio le soininc dci moincnti di lutte le forze per rispetlo alle allre tic dclle sei relic ai soli prodolti Tcos.d , Tcos.g , Tcos.li . die non si possono annullare col disporrc , come si pu6 , dei lorn fattori COS. d , COS. g , COS. A : adunque dovra amuillarsi la T cioe la e consegueiileinenle avranno luogo aiico Ic irc equazioni £rr o , Mrr o , Nzzo ; lullo come si e trovalo superiormenlc. Quindi, se saraniio nutle le sei soinnie noiniiiale iiella proposizione, avranno luogo le equazioni (i) , (A) , cioe le forze di cui si parla si faranno eciuilibrio , come si e dichiarato. SirSGOLARI ANOMALIE D' UlN FEGATO JDlDeutotia DI ANDREA VERGA. Li'Ila neU'adunaiiza del ginrno is gonnajo lens. 1 1 pezzo che ho I'onore di presentarvi delineate, onorevoli Collcghi , non si polrebbc su due picdi decidere se apporlenga alia teratologia o alia patolo- gia; ma neH'iino c ncH'altio caso credo che sara riputato dcgiio di fissarc un inomento la voslra atlenzione. Giova anzi tutto fare la sloria dell'individuo che lo ha fornito. Morelli Giuseppe, contadino di Caslellanza, di tempcramcnlo sanguigno e di buona coslituzione, marilo e padre di sei figli, fu piii volte assistito nel grandc Ospilale di Milano per delirio tranquillo da pellagra, e sempre ne usei iiotabii- mente migliorato sc non guarito del tutto. L' ultima volla che vi entro, iU5 ago- slo del 1850, egli avea 42 anni compiuti, e manifcstava una tendenza insolita assai spiacevole, quclla di appiccar fuoco. II medico curante nel 15 ottobre dcUo slesso anno, posta mentc a tale pericolosa tendenza, visto che in quasi due mesi il Morelli non avea nulla guadagnato , e che anzi co' suoi discorsi insipid! e eogli atti ridicoli mostravasi prono alia demenza, consideralo anehc ehe la pazzia poteva in lui considerarsi geutilizia , perche altri della sua fa- miglia erano stati ricoverati nella Senavra , lo propose per questa Pia Casa . ovc fu accolto il 9 del successivo novembre. Qui nel primo mesc si conccpirono del Morelli buone spcranze, perchi', eo- celtuata una confusione di idee, che di tratto in tratto si faccva assai niareata. nessuna grave lesione ne fisica ne morale si riconosccva in lui. Rispctloso eo" suoi superiori, amico del lavoro, temperato ne' suoi desiderii, sarebbc parso a molti indcbilamentc recluso in un ospizio di nialti. Ma nel dieembre comincio a prendergli una febbre con accensione al volto, occhi brillanli, movimento di ventre, agltazione fisica e indilTerenza morale. Un tale stato, che io atlribuii a congestionc cerebralc c che cedeltc in pochi giorni ad appropriate metodo an- tiflogistico, si ripetc nel febbrajo 1851 , e di nuovo cedette colla sless.-> Vol. IV. 39 302 SINGOLARI ANOMALIE D' UN FEGATO proiilczza alio stesso metodo, e per circa sei mcsi piii non ricomparvo. Ma nol- I'agoslo lie! dcllo anno la salute fisica e morale del noslro pcliagroso di nuovo si scoiu'crlo. La defecazione era irrej^olare , spesso diarroiea , il colore della pelle subitlcrico: giorni di vivo dclirio allcrnavano con giorni di calnia per- fctla: (juasi lulle Ic sere gll entrava addosso mi po'di freddo a cui succedeva calorc c poi sudore. Fu riiifrcscalo , fii purgato , cbbe del eliinino , ed anehe ([uesia volta jiole rislabilirsi. Nel 23 oUobre pero, un iiiese jjreciso dopo T ul- tima malallia, fu aneora obhligalo al Ictlo per uii dolore solto la mauimella de- stra, e piu parlicolaruicnlc in corrlspondcnza della seconda costa spuria, del quale davasi colpa ad un pugno clie un maniaco gli avrebbe appoggialo a quclla parte: il polso non era pcrfctlamentc ajiirctieo c il venire manifcslava un \)o' di raccolta sierosa. Do])o alcuiii giorni di eura antillogislica, se bene Tamma- lalo conlinuassc a lagnarsi del dolore sotlo la mammella deslra, pure, essen- dosi dissipali li allri sintonii, non vi si pcnso piii; ma nel 22 dicenibre la scena si eambio interamente. Si acccsc febbrc viva con dispnea, losse c sputo saii- guigno ; il sangiie , che nei salassi anlecedcnli aveva semprc presenlato un grumo molle e di giusta proporzione, comincio a separar poco siero e a dare una colenna clic fini coUMnvadere quasi tutto il grumo, come quella dei ca- valli; r idrope e I'cmaciazione si rcsero del pari cvidenli; il colore giallo della culc si fece piil inlcnso c piii scuro , e il Morclli non accusando altro che quel dolore anlico al costato spurio destro , e qualcbc rara volla anelie dei dolori alle rcni, il 31 dello slesso mese usc'i di vita. Le orine esaminate replicalamenle in qucsta ultima malallia non diedero niai segno di albumina. Erano appena Irascorsc i9 ore, e il cadavere aveva gia pcrdula la sua ri- gidezza, c mandava un odorc spiacevole, per cui si passo alia sezione. Capo. — Arterie mcningee medic sviluppalissiinc c pienc di sangue nera- slro: povera aU'inconlro di sangue la sostanza cerebrale : grappoli di vesci- clicUe piene di siero gialliccio lungo i plcssi coroidci. — Ecco (juanto neila cavita del cranio ci si prcsenlo a spiegazionc del lungo c ripeluto dclirio. Pcllo. — InjcUalissima la mucosa laringo-lracliealc: spienizzato kugaincnle il margine oUuso del polmone sinislro. Quasi un bicchiero di siero nclla pleura deslra , e pin d" un bicchiero nclla sinistra. Ventre. — Circa quatlro boccali di siero lorbidiccio nel cavo peritoneale con qualchc riocclicUo albuminoso cnlro nuoliinle. Dilatalissimo luMo il sistema venoso addominale, specialmente la veua cava inferiorc c la vena porta. 11 fegalo ha i suoi iuvolucri ingrossali cd opacali, inassimc alia superficie con- cava e aU'cslremiia sinistra della superficie convcssa; il suo tcssulo ha un SINGOLARI ANOMALIE D' UN FEGATO 505 color plumbco cd ii floscio , si clic pu6 essere picgato in viirio scnso ; la sua cistidc c dislcsa per bile vcrdognola. La niilza e poco nieno voluiiiinosa e pc- sanle dol fo^alo (I), c il suo Icssulo pii'i coiisistontc : i siioi iiivoltiiri soiiit del pari iu^rossali cd opacali , iiiassime in un dalo piinlo della supcrlicie t-on- vcssa. Anelic lo inlcslina tcnui sono eslcriormenic iinbiancliile , e contengono mollo muco gialliccio. La mucosa del cieco e del colon ascenilentc ba un co- lore cinericcio. II pancreas e ingrossalo , indurilo e pallido. I reni sono poco consislenli , colla soslanza corlicale ingiallita. Aiiclie le cajjsule so|irarriMiali lianno le pareli floscie e scoloralc. La vcscica 6 piena di orina di color ran- cialo. ft dcgno d' essere nolalo come quest' individuo , in cui si trovarono li esili d'una pcrilonile grave cd estesa, non siasi niai risenlito aires|)lorazione an- che rozza del ventre, e solo nella pcnullima malaltia siasi lagnato d'un dolore in corrispondenza dclln scconda costa spuria destra , atlriliiiendolo a violcn/.a esterna, menlre era cITcllo dell'incipicnle pcrilonile, e piii lardi di dolori pun- gcnti alio reni clie probabilnienle derivavano dalla slessa aiTezione fallasi rcpcii- tinamentc piu grave e piii difusa. Ma io ho fatto osservare in altro mio scritto ((uanta sia I'insensibilila di ecrti alienali allelcsioni eslerno ed interne, e t]i\r- sto era uno di quel numcro, giacclic anclie nella prima nialallia clie egli su- pcro alia Senavra presento lo slrano connubio di una grandc agilazione tisica e di una invidiabile tranquillita morale; anzi cgli in mezzo agli evidenli suoi mali dichiarava di star bene. Ma sc io bo esposlo con qualcbe niinulezza. an- che a riscliio d'annojare, i sintomi olTerli dal Morelli in vila c le allcrazioni patologichc che in lui si scoprirono dopo morle, non fu per osservazioni di questo genere, ma bensi perche voi possialc, onorevoli Colleghi , giudicarc con maggiore fondamento se il pczzo di cui vi porsi il discgno . e di cui dan'i ora una dcscrizione, sia d' indole palologiea o leralologica. Al primo esaminare il fegato del Morelli al suo posto lo eredctti mancare inleramentc del lobo sinistro (2) , parcndomi che finisse bruscamcnte Ironco ( I ) Ecco alcune uiisure di confronto : fegalo niil/.a Massiiiia luiigliczza centim 20 conliiii. 10 largliezza •• I" " 1^ grossczza " 7 •■ ^ (i) Alciuii, specialiuente francesi, ilaniio a queslo lobo il litolo di lucillu, ■■iscr>ai)ilii (lucllo di piccolo al lobulo dello Spigelio. Altri invccc chiamano piccolo lo slesso lobo sinl- slro. lo volli evitarc quesla confiisione. 504 SINGOLARI ANOMALIE D' UN FEGATO aU'insfirzione del Icgaiiicnlo falciformc. Ma avcntlolo con diligenza Icvato dalla sua nicchia, mi aecorsi che ve ne era un rudimento. A sinistra del doUo lega- nienlo faltifonnc alia supcrficie convcssa c del Icgamcnto ombilicalc alia su- pcriicie concava vi era in fallo un eentinioiro e mezzo, o poco piu, di una soslanza biancaslra tanto esleriormente quanto nel suo intcrno (Vedi a a nel- Funila Tavola ) salvo una porzioncclla, quale potrcbbe corrispondere per il volume e la ligura alio sprone di gallo del cervello , la quale era rivolla col- restremita acuta verso il margine aculo, cd aveva il colore c la tessitura del gran lobo, dot.', il colore e la tessitura quasi normale, b. Molte sono le aberrazioni eui va soggetto il fegato quanto alia forma e al vo- lume del lobo sinislro, e non e raro di trovar questo lobo impiccolilo, altenua- to, ridotto quasi ai soli inviluppi, ossia ad alcune pagine membranose e a poclii vasiramificanlisi Ira le mcdesime; ma nel fegato di cui discorro il lobo sinislro, senza essere assottiglialo, non si eslendeva per due centimetri al di la del le- gamento falciformc, il che vuol dire clic era meno di un scsto della lungbezza sua ordinaria (J). Cio mi riusciva nuovo, e non sapendo che sia mai stato osservato neppure da Morgagni, da Corradi, da Baillie, da Meckel, da Andral, da Cruveilhier e da allri scrutator! delle anomalie dei visceri umani, mi senlii invoglialo di esaminare piu minutamente cotesto fegato nell' importantissima sua parte infcriore o concava. Progredendo adunque nelle mie indagini, trovai a sinistra della cislifcllea un lobetto arrotondalo e sporgente quasi nel mezzo della stessa supcrficie concava, c, nel quale era facile riconoscerc Tcminenza anleriore della vena porta un po' spostata all'indictro e un po' mutala di fi- gura, giacchc c nolo che alcuni anatomici, alludendo alia ordinaria di lei con- formazionc, la chiamavano lobo quadralo del fegato. Al di dietro di esso lobetto aprivasi la scissura Irasversa, ove cnlrava la vena porta, e da essa partivano molti grossi rami e pcrcorrevano superficialissimi, d d, tutta la supcrficie in- fcriore del fegato, alia quale mancava quella parte per cosi dire ripiegata del visccre che aumenta la grossezza del grande lobo c avviluppa la distribuzione dei principal! rami della stessa vena porta. La vena porta poi non aveva dietro a se la cosi dctla eminenza posteriorc o lobulo dello Spigclio, ma non eravi che il suo poslo, ossia uno spaziclto piano, e, circoscritto da una grossa vena superficiale, che dalla porta andava a scaricare diretlamente il sangue nella (I) In qiiallro fegati sani, apparlcnenti ad inJiviilui d'ela confonue a qiiclla del Morclli, il diainelro del lolio sinislro, preso dal legaiuento falciformc alia sua punla, fu trovalo di circa 15 centimetri. SINGOLARI ANOMALIE D' UN FEGATO SOS vena cava asccndentc, f, c da allra vena minorc, rcminiscenza del condoUo venoso, ehe partcndo dalla vena porta si dirigeva all'indielro c finiva a punla cieca nel Icgamenlo oinbilicalc , g, entro alia (]uale si vedevano sboccare vc- nucce |)rovenienti da quel rudinienlo di lobo siiiislro , perocclie quesfullimo, ad onla ehe fosse eosi piccolo cd avesse al di fuoii c al di dentro nu colore bianeaslro , non maneava della sua parte di dementi organici , avea i suoi diilli biliari, una dirainazione deirnrlcria cpatica, e alcuiii lili di un plesso ncrvoso niollo sviluppalo dai qiiali essa arleria era accom|)agiiata. Ora non puo esserc niollo dillicile il giudicare sc I'anonialia di ciii si tratta dcbba considerarsi d' indole palologiea o teratologica. L' avere il Morelli pre- scnlalo da qualche tempo un colore subitterico, I'essersi negli ullinii due niesi lagnato di un pugno riccvuto alia regione del fegato, Paver finilo per idrope e I'essersi trovalo nel sue cadavcrc largamente opacato il peritoneo e alterato anche interiormenle il colore del lobo sinistro del fegato, c'indurrebbe a cre- dere clie il fegato siasi ridotto a quel niodo per lunga e ripctula inalatlia. Ma frequontissinii sono i casi d'illerizia, di contusionc a diverse region! del ven- tre e del costato , di epatile, di peritonite , d' aseite , senza ehe nci cadaveri si trovi una talc anomalia. D'altra parte, nel Morelli erano pure opacati e in- grossati li involucri della niilza, e questo visecre, non chc esscre atrofico, era evidcnlcmenle aumenlato di mole. Merita ollre di cio atlenzione la coincidenza di pareechie anomalie nello slesso fegato: il sinistro lobo rudimentale, il lo- bulo dello Spigelio mancante , 1' eminenza chc vi corrisponde anieriormente cmisfcrica, la vena porta comunicanle direltamcntc per un grosso ramo su- perliciale colla vena cava ascendcnte (1). Finalmenle pcnsai chc se il lobo si- nistro si fosse alrofizzato in conseguenza di malattia , ne avrebbcro poco o molto sofferto anche le dimensioni del resto del fegato sia coll" impiccolirsi simpaticamente , sia coll' ingrandirsi quasi a litolo di compensazionc. Ma dal disegno, ehe ha conservate con matematica fedclta le dimensioni , si puo a primo aspctto riconoscere ehe erano normal!. Per un di piu io ho voluto con- fronlare il fegato del Morelli col fegato di allri quallro iiulividu! dell" eta con- forme morti di malattia tutt' allra die di quel viseerc, e ho Irovalo die per il peso c ! divers! diamctri del grande lobo era loro niollo aflinc ^2). Tullo questo (1) Quest' ultima anomalia acquista imporloniEa parlicolarc dopo le ulthnc osscrvazioni di Weber siilla stnittura del fegato, le ((uali contradJicono alia facile cnmunlcazlone della vena porta colic vcne epaticlie asscrila da Meckel. (1) II peso del graiido lobo del ft fegati normali dava la media di gram. 1,507 e (|ualcliu rrazionc, e il peso totule del fegato del .Morelli, in cui Irascurubilc ccrlamcntc era il peso del 306 SliNGOLAKI ANOMALIE lY UN I'EGATO porlercbbe a coneliiudere die it fcjjjalo del Morelli era originariainentc ino- stnioso , e che la malattia entr6 per ben piccola parte a guastarlo di piu. Ora lanle aiioiualie d'uii viscere cosi important(! in un organismo die aveva ogiii allra sua parte normalissinia e in cui la vita si era per tanlo tempo eontiiiuata con tutta regolaritiv, devono ccrtamenle destare la cnriosita dei lisioloni. lulio siiiislro, cru di graiiiiii.t,307; chc il inassiiim diaiuelro lunt^itiiilinnlo dul Lfniiidc lolio nei k ffgali era di centiiu. 17, e nel Morelli di ceiilim. 18 Vs; elie il niassimo diaiuelru aiitero-po- sleriore nei ft fegali era di eentiin. IH, e nel Morelli di Ifi. La inassima grossczza nei S fe- gali fii di renlim. 6 o una frazione, e nel Morelli di 7 per rapimnlo. Mfmori,- '/f//'/ /f /s/i^ir/f, £r>,„tff,,,/„ /«//, ///,', I, ^ DI UN' EPIGRAFE ISTORICA ■SISTENTE 1^ ATENE SIN DALL ANNO 140 DELL' EUA VOLGARE KALSAMENTK ATTRIIililTA ALLA BASILICA Dl SAM' AMBIIOGIO IN MILANO Jh euiotia DI GIOVANNI LABUS Lill^i niir ;uluiKin/.a ilel Biorno 27 gcnnajo 1U53. Liomuncmenlc si cipdc, c gravi scrillori assevcranlcmonte sostcngono, die all'imperatore Adriano sia dovulo il dono prczioso dpiracqucdollo die in Mi- lano si appella Vellabbia o Vecchiabbia, c con esso Ponorevolc litolo dalo a qucsta citta di Nuova Alene. Si dice elic , luorto Adriano, I'augusto Antonino 308 Dl UN' EPIGRAFE ISTORICA , ecc. Pio, suo figlio adoUivo, coinpita la coslruzione deiracquedoUo , sia da Roma qui vcnuto a dodioailo , e argoiiipnlo validissimo di cosi credere si ropiita nil marino aiilico Ictterato. die alTeniinsi riiivenulo iiella Rasiliea Aiiibrosiana, la ciii ejiigrafe fu puhblicata da Pielro A|)piano e Barloloiuco Amanzio, Puno profcssore di inaleinalica, I'allro di belle lettere nell'lliiiversita d'Ingolsladt, Tanno 1534 nella Raccolla loro noii ovvia di antichc iscrizioni , ed e questa : In /Ede D. Ambrosii Porta Vercellenni {Inscript. Sncr. Yettist., p. XXIX). IMP • CAESAR • T • AELIVS HADRIANVS • ANTONINVS AV& • PIVS • COS • ill • TRIB • POT • II (m) P • P AQVAEDVCTVM • IN NOVIS • ATHE NIS • COEPTVM • A • DIVO • HADRIANO PATRE • SVO • CONSVMAVIT DEDICAVITQVE Gli cditori non la videro in marmo : fu loro comunicala da Giovanni Co- lero d'Augusta, qualificalo sole7-(issimo scriUatore di antichila, che aeecrlava averia copiata con ccntoscUe altre &M\irchelipo, volendo dire da un codice; poi Irascritte tutte di nuovo con niaggior diligenza e pulitezza perche fos- scro esaltamenle pubblicate a vanlaggio degli sludiosi (ibid. p. XXV). Martino Smctio la vide in quell' opera c la introdusse nella pregiata sua CoUeltanea ri- ducendola in quatlro linee (Inscript. antiquWj, p. 145. 15); quindi Aldo Manuzio attribucndola , come pare, a Roma in S. Nicolao (Ortograph. Rat. p. 272. 3); succcssivamcntc il Panvinio la intruse neH'op. Fastor. (lib. 11, p. 339), e Giano Grutero ncl Corpo delle antiche iscrizioni di tittlo I'Orbc fiomano {p. 177. 4). Al- Taulorila dei quali aflidatosi Filippo Cluverio, la ripubblico neW/lalia Antiqua, deducendonc, che il litolo di Niiova Alene fu dagli August! allribuito a Milano perche vi fiorivano i buoni studi (Lib. I, c. 24); c vi fiorivano in falti , qui cssendo slalo istruito Virgilio (Donat. Virg. Vita; S. IIiekonym. in Euseb.); qui venivano ad erudirsi da Cremona e da Como i giovani volentcrosi dellc disci- pline migliori (Pun. lib. IV, ep. 13), e di qui fu chiamato a Brescia a lenervi pubblica scuola Seslo Mecio Cussiano di cui fu discepolo Pubiio Slazio Paiillo Postumio Ciien/ore senatore romano, legato proprctorc del Ponto e della Bitinia, proconsole della Betica, personaggio di assai ragguardevole qualitii (Grut. p. 471. 2; DoNATi, p. 320. 9 ). lUecio Cassiano colla tribii Ufentina denolasi mi- lancsc , c Postumio Giuniore di nobilissima brcsciana faniiglia ne palcsa la Dl UN'EPIGRAI-E ISTORICA , ecc. 3 09 condi/.ionc ilicliiarandolo suo preoellorc. II marmo die ne favclla, tlalla iliicsa di S. Hailoloniinco fiioii di (luclla cilia , ove lo vidcro il Vinacccsi iiel 1 693 {ilevi. Hresc. p. 289, 76), il Gagliardi cd il Gnocclii nel 1756 {MSS. presso di me), fu noil Iia inollo Irasfcrilo nel jjalrio Museo. Trovasi edito da! Doiiati (Siippt. ad nov. Thesuur. Mural, p. 320. 9) ed c questo : SEX • MAECIO Ne sara tcnulo non hrcvc discorso nc'' iMarmi anlklii SEX • F • OVFENT liresciani classificali e illustrali in altuaiceorsodi slam- CASSIANO pa. Lc speciosc ragioni addolle dal Ckiverio lia ripeliite p • STATIVS il Ceilai-io iiella Nolitia Orbis Antiqui (T. 1, p. 682)-, il PAVLLVS MnTl'inicTcnc] Gran Dizionario (jcogi-afieo (\. A l/ienes); POSTVMIVS • IVNIOR il doltor Sassi, prefetto delTAmbiosiana , nel Pro- PRAECEPTORl (Iroiiio agli stiidj letlerarj antichi e nuovi del Milanesi (Mediol. 1729, eap. 3); il Tirabosciii neirorazioiic Dc Patria- Ilidoria {Mediol. 1759. 4); il (irazioli nel- r opera De prwclaris Mediolani wdificits (p. 120); il Muratori nel nolissinio suo TesorOj ove dicliiara d'avcrvi apposilamcnlc inscrila quesl'cpigrafc in dimo- slrazione delPalTello elie nulic per questa eitla nobilissima, e a lui earissima, gia nielropoli degli Insubri e niunicipio dei Ilomani (p. 1067. 4), benelicala dair imperalorc Adriano, deducendovi una colonia die dal proprio suo nome /Elia Auijusta Mediolanensis denomini). Coleslo lilolo /Elia Augusta si compiacea d'aver egli jirima d'allri ciiiarilo nel marmo di Publio Tutilio Callifonte riccn bancliiere di Milano a' tempi romani (Cult. p. 477. 1). Ben D " M a ragione scrivca neminiantea observala dixisse, vie juvat, \_ ■ VIRI perclie alle sigle CAAM- fine allora non aveasi dala FRONTINI una spicgazione soddisfaecnle. Oggidi al marmo piacentino PONTIFICIS (/»/in-«/. p. 1067, 4)eal milanesc (Grut. p. 477,1) aggiugnc- C-A-A-MEDlOL remo quesl'allro incdilo chc fa loro bcl riscontro. Esse e nel L ■ VIRIVS muro cbe sosliene il lerrapicno della piazza davanti Tan- VINICIANVS tica ehiesa plebana di Leggiuno di quesla Dioeesi. PATRI . OPT Premcndo le vesligie dei prefali serillori, i loro ammiralori e scguaei ne adol- tarono le opinioni come verila manifesle. II eonle Giorgio Giulini nclle sue iVemorie laboriosissime, ragionando delPaciiuedotlo Vellabbia. di eui da una ma- gnilica idea , opina die al medesimo debbasi riferire la faniosa iscrizioiie ap- pellala anclie da lui niilanese la quale giii irovavasi , com" egli credc , presso alia Basilica di S. Anibrogio , c " fu pubblicala la prima volla da Piclro Ap- " piano r anno 1534, poi da mollissinii altri , segnalamenle dal dollor Sassi, " cbe la esamino ed illuslro ". (Memor. T. Ill, p. 305 e scg. ). u Di vero , el « proseguc , ne era ben degna ; non solamcnle perch6 in essa la noslra eitla " viene chianiata col glorioso nome di i>'wovo Atene, ma ben anchc perdu- Vol. IV. 40 .■>10 Dl UN' EPIGRVFE ISTORICA , f.cc. •• ivi si vcdc die riinprralore Anlonino Pio, Tanno di nostra salute 140, compi •' 0 dodioo in . 319) il marmo aggiudicato all'Anibroslana liasiliia offre non la secimda ma la tribunizia potcsta Icrza e il Consolato terzo, si sarebbero fatti cauli die I'ilcrato poter di Iribuno cessava non il 28 febbrajo . ma il 31 dellanlecc- dentc diceiubre; nella copia dell'Appiano si cclava un errore , e colla dollriua che li di- stingue avrebbero enicndato qiiella nola e forsc ben anchc scopcrto I'abbaglio di altribuirc I'insigne moiiumeiito a Milano, e a quesia cilia il litolo di Nuo<;a Jlene. 512 DI UN' EPIGRAFE ISTOUICA , ecc. Giuseppe Scaligcro, ncU' opera De Emendatione temporum , introduce la sud- dcUrt epigrafe, e crede non apparlenga a Milano, bensi all'Auiea Atenc; dicliia- rando clie se laluno gli dimandasse cos'al)bia elic fare 1' insubre Milano coUa grt'ca Atene, non sai)rebbe elie rispondere (1). Nolle Aniinndversiones poi in Chi-o- uologia IJitsebii, ritornando sullo slcsso argomenlo , aggiugne, ciic non sola- nicnle pci sonnni bcneficii da Adriano falli a quella citla , dove fii Areontc , inizialo ai niisleri di Eleusi, vi cdifico il tempio di Giove Olimpico, n<^ ristauro le nuira , la arriccbi d'una splcndida Biblioleca c d'allre fabbriche insigni, si nierilo essa il lilolo di Niiova Atene; ma ben anchc inDelo unluogovi avea detto Olimpico, al quale per esscre slato rislaurato dagli Atcniesi a spese di Adriano, fu eonccsso Tonorevole prediealo di Auova A lene Adrian ea (2). II Ca- saubono segue onninamcnlc i dcUanii dello Scaligcro, e ricorda due versi greei scolpili suU'arco detto di Tesco, chc dicevano, quello sulla facciata verso I'A- eropoli: Alene e quesia la citta di Teseo, raltro sull'opposta facciata verso I'l- lisso: D'Adrinno i qiiesKi Alcne_. non di Tcseo (3); per eui nienle ripngna die qucsla parte yVuoi'fl/ltene fosse dcnominata.il MalTei ncWArle criiicn lapidaria desidcra un collettor piu autorcvole che I'Appiano non e, parendogli slrana la formula IN NOVIS ATIIENIS , senza indicarc il nonie proprio della citta ove il marnio vcniva allogato; e strana pure quclla di dedicare un acquedotto, c de- sidi'ra un documciUo il quale provi cbe ncl J 40 sia veramcntc venuto in Milano Antonino Pio (4). II Salmasio trova incrcdibile una iscrizione latina in greca citta, e preferirebbc altribuirla a Milano (5); ma il Tillemont gli rispose che latina era la lingua usala dai Cesari c dalla impcrialc cancelleria, ed csser notissime le latino iscrizioni vedutc in Grccia dai viaggiatorl, c recatc dai Collettori (//t- stoire des Emper. T. Ill, p. 534, n. XXI). Finalmente il Mcursio, ncll'opera eru- dilissima De Fortuna Allien, (c. X ap. GnoNov. Thes. A. A. Gni'c. T. V, p. -1748 D.), animosamcnte protesta non poterc in alcun modo aderire a quei dotti uomini cbe allogano un' Atene nella Liguria: Non asscntior viris doclis, qui Alhenis in Liguria adscribunl {I. c. ) (I) Lib. V, p. 481. Si aliquis qnccret, quid Mcdiohmi cum novis Allnni^ Ilailriani? cqui- dem nescin. (1) Pag. 2 IS. iVim xoliim miton hciirficia Ifadriuni in //thcnns collala mrntcnint nt illw wvm dicerenlur, scd clinm in Delo insula cui nonicn O/u.uTristov , sumiilibiis JIadrioni iv- ilauratitm ve«; a3>iva; vncaverinit. (5) Jn Spnrlianinn , p. 36, edit. Paris., 1620, in fol. (4) Anloiiinum Consnluhi III Mi'diolanl fuissc docct nemo. Art. cr. lap. col. 301. (8) fn Siinrliuniim J p. 83, edit. cit. DI UN' EPIGRAI'K ISTORICA , ecc. 313 Colesto aeoibo e pcrcntorio giuilizio spiacquc ,moUissimo al dotlor Sassi die avca dicliiarate imhelli e di niun valore Ic osservazioni al suo avviso conlraric. Noii vpggo , die' cgli , qual solido fondainciilo abbiaiio Ic decrclorie scnteiize di (jiiesli 0|)|)osilori. Quid solidi fumlamcnli habval decretoria eorun- dem senlenlia prorsus noii video (Dc stud. lit. Medial, p. 36). Pure colia rivc- renzadovuta a (jucsl'uomo doUissimo c perlc virlii sue rispellabilc, c con ri- verenza alticsl di lull! cohiro ehe si oceuparono di (|ucslo tema, il fondamcnlo die il Sassi nou vide, c ciic niuno dci preiodali sciiltoii iia vedulo , anzi iiemmcn sospellalo, gliclo moslrcro io, solidissiino e iiioppugnabiie, che scio- gllc tutle le ambagi o chiarisce le suscitalc diflieolla. L' iscrizioiic falsameule credula ainhiosiaiia e sordia gennana del dente d'oro. Essa in iiiarino ne a S. Ainbrogio iic in Milano vi e stata mai. Niuno 1' lia qui vedula , uiuno Iclla , sc non chc in carta c ncll'unico libro ddPAppiano alia pagina venlinovc, dove per isbaglio e descritla in /Ede D. Ambrosii Porta Yereellensij di sbagli simili . parecchi esenipli c talvolla solenni e badiali si lianno nei Tesori e|)igralici , luolli dei quali derivano dai gravi errori ond'c di sovcntc brullala 1' opera dell' Appiano da Iniperili collellori scnza prcvio esame copiala. Fra niolti die addurrc ne potrei, basli per era uno solo confacenlc a quest' uopo nclla soggiunta nota per saggio (1). Se i mcnlovali scrillori avessero continuata la (l) All<' iscrizioni (lella Spagiia c dclla Gallia Cisuliiiiia fa Pieiro Appiano sm-cedere qucllf J' Italia, u piglia li; iiiosse dal Uegno di iSapoIi con qnallro lapkli Vcnuslne. fra ciii vi lia quesla: Fenusim in leinpio S. Trinilalis (p. 90). iM ■ AVHELIVS • EVFICIIKVS • SERA (Jli picslo fedc llGrulero (p. 7(11, 2, cell/., del in If.), VICELIA • RVI'E.N • HANG ■ SEDEM e segnalaniunlo Mlcliclarcangclo Lupoli clio (licliiaro VIVI • Sllii • l'OSVEIl\ .NT • V.NO d'avcr vednio in Venosa cogli oeclii proprj e di sna AM.MO • LAI!OUA!NTi!S • SI.NE inano trascritii i marmi tiilli ivi superstili, epcrciiiflli IVLIAiNO • FILIO die piti lion vi osislono difliilanilosi, dice cgll, di ciascun coUetlore, iniiii.s .^clwdas ciim sclwdi.i nlteriii.i roiiliili. cxempliiria cum CTCiiijilnrilnm rt r/iifc /i»iV- tuiirrtioia liili'/jrtnlKr so(juutiis sum {liar Fciiusiii. p. 20'i). AH'aulorila deH'Appiano, convalidala da ispezioni uciilari e da reconii protcstazioni siaperle, clii puo dubilaru quel iiionuuicnlo non sia Vcnusino? Pure di Venosa non e, e ncppwre ili Brescia, come vogliono il Rossi {Mem. Bresc, p. 2S3), il Vinac- cesi ( .]hiit. ilrcsr., p. '2'J7, edi/. del lO'Jj), il Donati (p. oUO, II). Esso e Polense, ed in Pula fu veduto e Irascrillo dal marnio autografo nel i4CS da clii opero e procaccio al Mar- canova il codiceuiembranaceo d'anlrclic iserizioni disegnalc con belle ininialure, oggidl con- servalo gclosanicnie ncll' insigiie Riblioleca di S. A. R. il Serenissinio Duca di .Modenn ( Oi- veiloni, Mann. Muitan. p. 8(>). A Pola atlribniscono (incll'iscri/.ione .Marlino da Sieber nella Colleltanea d' Epigrali da Ini copiate nel 1803 {Cod. delta liibliitt. E^t. f. 100): .Miclielu Piccailo professore d'Altdorf nella laocolla epigrafica cUe niandii a Giano Grulero, la quale copiala poi dal Ruperlo fu coiuunicala al Reinesio cbc sc ne giovo nel suo vohiminoso .-14 Dl UN'EPIGRAFE ISTORICA, ixc. lelturu (li t|iu'l libro sino alia pagina 499 avrebber veduto che la stcssa cpigrafe ilal inedosimo Appiano, correggondo so stcsso, c rifcrila di nuovo in qucslo iiiiulo : IMP • CAESAR • T • AELIVS • HADRI ANVS • ANTONINVS • AV& • PIVS • COS III • TRIB • POT • II (».v) ■ P • P • AQVAEDVC TVM • IN • NOVIS • ATHENIS • COEPTVM A • DIVO • HADRIANO • PATRE SVO CONSVMAVIT • DEDICAVITQVE non peri) in Milaiio, ma in Atone, inille passi I'liordi cillii, alia lofc deiracqucdotlo nuiropigrafc dcnotalo: Athcnis ad faucem aqiueduclus extra civitaleni ad inillc passus (/Ijomn. 1. c.) Che fosse pol quivi cffetlivanicnle, dubilarc non se ne puo, dappoiche Ciriaco d'Ancona che Irascorse piu voile 1' Italia tutta, la Grccia e gran iS^yntagiiia e ncllc sue Ictlcrc (V. Reives. Ep. p. 326, 348; liiacrijil. CI. XV, n. 7). A F'ola fiiiiil- iiientc vicne aggiudicata dal Totli (Moniim. ^hitir/ua, cc. i\ISS. nclla Qniriniana), dal Muratoii (p. 1643, 7) e dal Carii (.-/./. Ital.l. 11, p. 261) die allegano altri cudioi ed allri autoii. Cbiarita cosi la vera palriadcl raonumento stranamcnte dall'Appiano falsala, diviene facile I'e- mendazione deU'cpigrafe scolpilavi, in cui lo \oci EVFICIIEVS, SERA VICELIA, SINE IVLIAM) FILIO sono tali moslruosita che il Rcinesio scorgendovi Eulkhc, Seja, Eta, Rnfen parve al Carli \i trovassc la menzione di qualtro deila {/lA. Ilal. 1. c. p. 262). Per buona soric it monumento sussiste ancora, non a Pola ma in Venczia, dove trasferilo fii nel XVI secolo, come vi pervennero tanti altri marmi preziosi dall' Istria, dalla Dalniazia, da Grecia. Esso r un grandiose sarcofago di pietra japidica liingo m. 2, 288, alto m. t, 020, nel cui prospctio vi ha quest'iscrizione curiosa rontornata da elegante cornice: M • AVRELius • EVTYCIIE Due pilastri negli angoli sorreggono una trabeazione di belle S • ET ■ AVRELIA • - RVFE^':l forme suUa quale poggiar dovea il copcrchio che non si e HAINC • SEDEM rinvcnuto, ma ve ne fu soslituito uno moderno con iscrizione VIVI • SIRI • POSVERunl che dcnotava contenervisi le spoglic mortali dei conjugi France- VNO • AiNI.MO • LAB SCO Soranzo c Chiara Cappello deposte Tanno 1563 nella chiesa ORANTES ■ SINE di S.Paolo Apostolo, ove il sarcofago fu scoperto il di 1 ago- VLLA • QVAERELLA sto 1830, c dissottcrrato il giorno 3 nella cappella maggiore di quella chiesa. Ne debho la conumieazione all' egrcgio amico c coUega cav. Cicogna celebre autoro dull' opera crudi- lissiiUA Iscrizioni f^enczianc i-accolteeilUmtrale.Epoichk allato dell'antica iscrizione sculli vi sono due archi in basso-rilievo , nel mezzo dei quali vi ha in uno V archipenzolo, ncU'aUro Yascia, nel ringraziare 1' amico della grata nolizia vi aggiunsi poche paginc sugli emblem i fabbrili, simboli dell' arte e della condizione dci defunti ( Letlcra iiitorno ad una incri- ziona anlka, ec. Venezia, Tipogr. Picotti, 1830). Si di questo sarcofago che dclle sculturc le quali significano che Aurelio Eutiche era un artefice Pielro Appiano non fa parola ; qual maraviglia pertanto che fallisse ben anco malamente indicandone la provenienza? DI UN'EPIGRAFE ISTORICA, f.cc. SliS parlc dcIPAsia in ccrca di monumeiili anticlii e (riscrizioni, la vide in Aleue, e c'opio daH'autografo ncl 1435, ccnl'anni prima dcll'Appiano, c nc dieliiaro piii dislinlamcnle la situaziono, scrivcndo ciic quel luogo dal volgo Atcniesc cliiama- vasi lo Studio di Arislolele, forse pcrdie trccenl'anni circa prima di Cristo, (|uivi appresso vi avca il Licco, dove lo Slagirila dava ordinariamcnte, passeggian- do, Iczioni a' suoi discepoli, come si lia da Teofraslo, da Plinio, Massimo Tirio e moll' altri (Mf.urs. De Athenis Attic. II, 3). Essa cpigrafe era scolpila parlc suir arcliilravc e parte siil frcgio d' uu cdificio sorrello da tjuatiro colontie joniche , dccoralivo d'lni vasto serbatojo d'acqua potabile dcrivata dal monte Aneliesmo circa selle miglia lonlano. Athenis ad faticem aqueductus extra civita- tem ad unum miliariiim qum studia Aristotelis vulgus atheniensiuni hodie vocal ( CvniAc. Ancon. I^pigr. reperta, cc. , p. XI, n. 81). La indicazionc di (lucsl'cdi- ilcio c ncl codice di Ciriaco gia prcsso il cardinal Barberini, un frammenlo del quale fu puliblicato in Roma nel 1664 da Carlo Moroni sue bibliotecario. Ma un discgno d'una parte di csso, che lullavia esisleva nel 1678, si vede delincata nc' viaggi di Giacomo Spon , che anclie nc rcintegro I' iscrizione ajutato da sclicdc aulografe da lui vcdute in Dalmazia {Voi/aije, T. 11, p. 171, 172. Lyon, 1678, in 12). Esse fu veduto ancora, c consideralo dall' erudito inglese Riccardo Pococke, clie ne favcUa nclla descrizione de'suoi viaggi, e riferisce r cpigrafe anclie nclla sua raccolla d'anliclic iscrizioni, cdila in Londra dal Bowier I'anno 1743. Ricordo poi con ammirazione la bclPopcra Suite anticliilu di Atene^ misurate e disegnalc dallo Stuart e dal Revett, pubblicaia in inglese ncl 1794, in francesc dal Landon nel 1812 e in ilaliano , non ha molto , dal nostro valcntc architello Giulio Aluiselli in Milano, per cui dal Ferrario imperialc regio Bibliotecario e niembro dell'lstituto non si poleva ignorare: cj)pure niuno sc ne da per inleso. Forse perche temevano, divulgando I'iscrizione c la nolizia dell' acqucdolto disegnalo e misurato in luogo da (jue' due sommi artisti , di avversarc le glorie anticbe della insubre melropoli , che, colina di merili , non ha bisogno di pregi ideali. Ma di eoleslo limore non fu prcso il cav. Ti- rabosclii , che nclla orazione De patriae historia, avendo adoltata la erronea eoniunc opinione, nella susseguentc Sloria della ilaliaiin tetleralitra, convinto dalle ragioni contrarie, si c dichiarato costrelto a eonfessare d"averc crrato, c di credere clie il confessercbbero seco lui tulli quc'dollissinii uomini che fu- rono di quclla opinion pcrsuasi. Le ragioni da cssi arrccate a provar milauese Tcpigrafc snrriferila e racciuedotto Adrianeo, dic'cgli, cadono a terra, perche son combattute e distrutte dal fatto, e al fatto non si puo conlraddire (Sloria deU'Ital. letterat. T. II, lib. 3, c. I, § X). Perloche quantunque io dcsideri since- ramcnte, come anche dicca il Tirabosehi, eelebrar nc" niiei scritli quanto piii 316 Dl UN' EPIGRAFE ISTORICA , ixc. possa Ic gloric di (jucsta citla clie risguardo i[ual scconda mia |)atria tarissiina e veneranda pel doniicilio prcsovi da oUre un mezzo sccolo , per i pubblici impicghi clie vi lio soslcnuli , pc' comodi die mi offre di alleiideie a' miei sUidi, per l"amal)ilila, la gentilczza, la cuiluia de' sm)i eitladini, per le mollc eortcsic c graziosila ricevutcvi c clie rieevo du persoiiaggi ([uaiilicatissimi . pure mi e forza rendere omaggio alia verita, che non potei prescindcre dali'iii- dagare, e giovami d'avcr rinvcnula per chiarire un falto, dal qual solo, come dicea rAghenbueli, vien dimostralo evidenlcmentc quaiilo imporli nclla sitienza epigralica il conosecr bene la palria e la storia locale di que' uioiuimenti dal quali vogliamo coglicre con sicurczza profiUevoli cognizioni (1). Vi ho soUoposlo, onorcvoli colleghi, Piscrizione conlroversa quale recasi dal- TAppiano allribuendola airAmbrosiana Basilica, e qual e da lui stcsso prodolla appropriandola con miglior senno airacquedoUo di Atene. Corrcdai Ic mie os- servazioni col discgno dcH'cdificio decorativo misurato da valcnti architcUi e descritto da viaggialori eruditi; questo ora piii non esisle, essendo ullimamente cadutopcr vetusla, ma il buon giudizio degli Atcniesi ha salvalo frammenti nota- bili deir architrave e deiriscrizione che furono murali sopra la porta clie nell'eta remola conduccva all'acquedoUo, e li mostrano ai curiosi viaggiatori che ne chiedono contczza (2). (1) Quanti referat trcra marmorum loca sciri , vel hoc excmplo itliistii doceiiiiir. Conf. Ohelu, Inscriptiouum lalinarum selcctarum colleclio ad illnslrnndam Romano' nnliqiiilatis disciplinam accovimodala. Turici, 1828, T. 1. n. BH, p. 141. {i) Ce monument vst uiijourd'hui cnticrement delniit , vl ion nc pent plus inenw m reconnoitre la situation j mats U architrave, avcc son inscription , forme le tinteau on le sow- met d'une des partes pratiquecs dans le mur actuel de la ville , dont nuus aeons parte dans le primier chapitre de ce volume. Cette parte est celle qui conduit a t'cndroit oh le monument itait autrefois sitae. Revelev, i4nt. d'Athim. T. Ill, p. 66 a. Se nella traduzione e conservazione delle ctossiche opere greche e latine (jli Jrabi del Medio Evo abbiano meritato motto o poco delle letlere e delle scienze. DI ANDREA ZAMBELLI. Lctia ni'H'aduniinza del giorno 2S giugno isss. <• Gil sludj degli Arab! non furono mai lanio forii quanlo allora che prcsso di noi furono pii'i dcboli.n Cuss., SI. civ. del li. di Xapoti. L. X, c. Xl. y uantunque i precetii di Maometlo c il conseguente procedere dci Califli e dei Dottori dclla sua Lcgge diano una solenne mcntita a chi voile fame altret- tanti neniici della sapienza, le piu prospere cla deH'arabo domlnio, per cio che ne concerne la cultura leltcraria, ci appajono sollo due diversi aspelli. Nel primo secolo deil'Egira, quando regnavano gli immediali successor! del profcta e la casa di Ommeya, sembra che gli Arabi, preoccupali daU'entusiasmo per la nuova religione e paghi del loro valore nel propagarla col mezzo delle conquisle, poco si curassero di lettere e di scienze. Gia non diro, che stupidi c ciechi fossero; i loro editli, la condotta loro in tante acquislate provincie dimostrano il conlrario. II solo feroce coraggio polea bene invaderle; poleva agevolarne Ic imprese il dccadimento dei Greci, dei Persiani e dei Visigoli, c la dcbolezza degli altri assaliti popoli; ma per assicurarne il possesso e per dominare a lungo nunierose popolazioni, tanto diverse di credenze religiose e di costumi, con cui quindi i vincilori maomettani non poleano fondersi, come gia fecero con allre genii i conquistatori setlenlrionali, era pur d'uopo alcun allro clemento; un governo, che al tulto non vi offcndesse le antiche opinioni e le usanze, e che sapesse prevenirne le ribellioni col crearsi un partito, con qualchc forza morale, con qualche allettamento a chi volesse abbracciarne la causa; ne quello islesso dclln poligamia, ricordato da tanli, poleva esscre di uguale efflcacia in una si gran Vol. IV. 41 518 SE NELL.X CONSERVAZIONE DELLE OPERE GRECHE E LATINE varielu di climi, di Icndeiize e di abitudini; clu' iinzi, per la nalura islcssadello spirito umano, il quale nei nuovi culli inclina la dove trovi un aspelto di rigore, rindtilj;onza, ooncossa ai scnsi, nnii pole mai di per so sostcnerc a lungo il predoiuinio d'una sella qiialsiasi. Alia slcnninala polcnza clic in mono ehc noii fa un seeolo cicarouo gli Omnieyadi, noii baslava pertanlo la poligamia; non vi baslava lampoco lo slraordinaiio furore di una nasccnlc e fanatica crcdcnza; ma vi eonlribuirono infalti e la tollcranza rcligiosa, c la lenuilii del Iribulo, dcgradanle beiisi nia assai minore delle lanle gravczzo del greco iniijoro, c I'e- slinzione dei delilli c delta servitu nei proselili , c il libcrale trallanienlo dello schiavo, c Tequila cl'osservanza dei palli c dclle eonccssioni in quel primi oonquislalori inusulmani, ed inollrc una tallica militare cd un'arlc dogii assedj pur lodatc da Leone il Filosofo. Queslc ragioni, dettale dall'imparzialc amoredel vero, dimoslrano abbastanza clie gli immediali CaliUi e gli Ommeyadi c i loro luogotencnli non furono quali voile rappresenlarli I'avversione rcligiosa dei Sijli pcrsiani e il fanalismo di qualelie noslro islorico. Forse qualcuno opporra 1' incendio della faniosa bi- blioleea del Serapcon, per gli ordini di Omar; i numcrosi eodici della quale, si dissc, aver baslalo a riscaldarc per sei niesi i bagni di Alessandria: ma, quan- d'anclie si ammellesse un fallo, di cui non fccero alcuna parola due slorici aulorevoli(l), il palriarca Eulichio e il dotto Elmacin, originarii d'Egilto ambedue ed anleriori ad Abulfaragio che lo rifcriscc; un fatlo, il quale, non ehc da allro, potrcbb'esscre mcsso in dnbbio dalla sola asscrzionc che ne fosser quindi si lungo lenipo riscaldali codcsli bagni che erano ben quatlromila', io rispon- dcrci, che di quel libri del tempio di Serapide aveano gia falto un si gran guaslo gli edilli di Teodosio c poi un saccheggio dei Persian!, che poco o nulla rimase a fare al generate di Omar. Gli Ommeyadi, ripclo, non furono slupidi c eieehi , come da alcuni si ando propalando; ne il supposlo easo di Alessandria basterebbe a qualificarli tali: ma ne anehe furono amici alle lellere ed alle scienze. Troppo erano allora preoc- cupali dallo studio del Corano, nell'osscrvanza del quale riponevano non meno la temporale ehc la spirituale loro felicila, troppo assorli ncl pensicro di lantc conquiste, eui eonveniva pur dare stabile base, perche potesscro trovarc ozio baslevole ad ammaeslrarsi nei libcrali studj. Gucrrieri, conquistatori c missionarj furono in Asia, in Affrica, in Europa, imponendo a tantc diverse genii la nuova ( I ) V. Gibbon : Sloria della dccadenza dell' fmpi.ro Romano. Cap. 1$ I , nulla Dibliolcca Storica del Bcttoni. Famin: Histoirc des invasions dcs Sarrazins cc, T. I, png. 6. GLl ARAni DEL MEDIO EVO ABBIANO MEniTATO, ecc. 319 legge tcocratica del loroprofcla, animati non tanto dairamordclla guerra, dcUa rapina e della gloria, quanlo dall'ardciilo Itrama di ridiirre ogiii nazionc a quclla clic rcpulavano hi vera fedc, c di elTcltuaro la crcdula profezia di Maoiiicllo, clie cosi i'Occidente come I'Oriente avcssc un gioriio a credere in lui solo e nel siio Corano. La sospirata csecuzionc di queslo chc cssi avcano per sacro dovere. concedea loro l)cn jjoehi inlervalli di Iregiia c di riposo: e (jiiando pur no gode- vano, non allra seriltura, non allra voce gii alletlava ciie (luella dei pocti di cui r Arabia abbondava. Cantavano questi Ic gcslc dci princijji arabi, niagniQ- candolc con oricntaii figure ed iperboli, non altrimenli che gia faceano coi re seandinavi c gcrmanici gli Scaldi cd i Bardi. Ma nn assai dilTerenle spctlacolo ci ollrono gli annali musulmani dei secoli posteriori. Gli Arabi, che fino allora, o ehe rimancssero nelle antichc sedi dell' Yemen e dcH'lIcdiaz, o clie dilatassero i confini del proprio impcro, non erano connsciuli che per I'indomito coraggio c per Tcntusiasmo religiose che divenne un irresislibil furore, eoniinciano ad islruirsi e ad incivilirsi. I CalilD, niossi da natural genio e quasi per farsi perdonare dal travagliato mondo lante invasion!, tantc stragi, tanto incusso spavcnto, richiamano a se quelle Ictlcre e quelle scienze chc searse avanzavano alia (luasi generalc estinzionc dci lumi nclla sopravvegnentc barbaric; le richiamano in que'luogbi, donde eran fuggite alia vista delle loro armi ed alia fama dclla loro ferocia; e conccdono ad esse una gencrosa ospitalita. Essi niedesimi non isdegnano di divcntare Hsici, ma- temalici, Ictterati c lilosofi: sicche, nicntrc nei paesi cristiani una nolle barbarica, ehe dovca durarc assai tempo, andava gia dislendcndo le sue ciechc tencbrc, per lo conlrario in Bagdad, in Bassorah, al Cairo, a Cordova, in Sicilia, dove dominavaPlslamismo, allora prospero e polentc, risjilendcva, se non il sole della vcrilii chc certo non potea sorgcre sotto la Icggc del Corano ed in que' secoli. un qualche raggio di sapcrc, una qualchc luce di utili ed umane doltrine, una specie di civilta e di genlilezza. In queslo periodo di tempo, che comprcnde gran parte del medio evo, su quelle corli musulmane, su quell" arabo incivili- menlo di Abassidi, I'atimiti, Ommiadi di Spagna cd Aglabili di Sicilia, si rivol- geranno or duncjue le nostre riccrchc istoriclie, per risolvcre, nel mode che per me si possa migliore, I'assunlo quesito. Molti gia ne parlarono, ma forsc rimane per anco a dime qualcosa, che di- chiari e dctermini le varie cd inccrle opinioni clie ne corrono. Codesli Arabi infatli, codesli Calilli, poiehe la grande potenza ne scemd il religiose furore c concedette loro qualehc tregua in quella perpetua guerra cogli inredeli, dotati, com' erano, di singolare ingegno c amanti dclla novila e del sapere, vollero an- cbe, siecome dissi, islruirsi cd ingenlilirsi con quauto allora rimaacva delle 320 SE NFXLA CONSERVAZIONE DELLE OPERE GRECIIE E LATINE anliche dottrinc, scgnalamente dcUc greclic. Aharon-al-Rascid, parecchi dc' suoi sucecssori, massinic Al Maimin, ii piii crudilo dcgli Abassidi, fecero raccoglierc c tradurrc in arabo tutli gli scritli, cbc aver poleansi di Persia c di Armenia, di Siria e di Caldea, deirEgillo e della Grecia. Non mcno fecero, c forse piu, i Califli di Cordova: tenevano nelle primaric citta dcH'AiTricae dell' Asia inviati a posla, perche loro trasmeltessero Ic opere dei lellerali e dei doUi di quei pacsi c li informasscro dei progrcssi cbe vi si faceano nelle scienzc e nelle arli. Enuilaronli nclla nobile impresa i Falimiti al Cairo; in Siracusa gli Aglabiti; ne diverse dai CalifG Ommcyadi mostrossi in Ispagna I'Almoravide Jusef, che pur regno suUc rovinc di qiielli: cd egli e piii di lui i re di Granala predilcssero i classici libri; amoUi il Saladino; amaronli e studiaronli altri principi musul- mani che hanno il nonie di barbari. Certo, c qual maraviglia? in eta si grossc non mancarono ancor quclli che vi furono avversi: tra i quali la sloria regislra con disprezzo e eon orrorc gli atroci Alnioidi (1) e i rozzi Manimalucchi (2), sollo il eui scetlro gemerono in trisli ed oscuri tempi gli Spagnoli e gli Egiziani. Ma diasi anche luogo al vero. Codestc traduzioni furono fatte dagli Arabi ? Ingcgnosi c picni di attitudinc per le scicnze, divennero bens'i ardenti invc- stigatori e comnientatori assidui delle classiche scritlure anticlie: ma non pare che essi medcsimi Ic traducessero. Vero e, che Al Mamun parlava con cleganza il greco, e che altri Califfi, particolarmente di Spagna, faceano altrcttanto: pure tra perreligiosi rispetti e per una certa nazionale albagia, sdegnavano lo studio di ogni altro idioma che quello del loro profeta, quello, al pari del quale cre- dcvano che nessuna lingua nc ricca ne armonica fosse. Come abbiamo da Ic- stimonianze autorevoli (3), molle di quelle traduzioni furono fatte da cristiani interpreti greci e sirj; molte pure dagli Ebrei (4), i piu attivi propagatori del- i'araba civiltii, soprattutto in Ispagna; dove Ilasdai, Maimonide, Aben-Ezra sc- gnano un'epoca memorabile; epoca, che c la terza di quelle in cui dividono gli Israeliti la loro storia, perche, da essa in poi, emancipatasi una gran parte della nazioncdalPautorita del Sinedrio oricnlale, ebbe in Europa,scgnatamcntc in Ispagna, una nuova e gloriosa scuola filologica, rcligiosa c sciontilica; epoca, in cui gareggiarono cogli Arabi, gia loro consanguinei, nel letlerario progrcsso. Essi. ed Hasda'i pel primo, furono forse i piu coscienziosi nel traslatare in lingua (1) V. Viardot: Hhlnirc des Arabes et des Mores d' Esparjne^ T. II, pag. 62, 63. (1) V. Gibbon: Storia delta decadenza deW Iinpero Ihmano, Cap. LIX. (3) Gibbon: ihidem^ Cap. Lll. Ernesto Renan: /i\.^verroes ct Jverroisme. Maratori: .liiliq- Medii .Ei c, coi i)rccclti dei due pii'i saggi |)opoli del mondo anlico. Ma, in tal caso , clie ne sarebbe avvenulo AcW /slam? Ma , d' altra parte , nessuno potra negare che ncllc altre materic , o lilosofi- chc 0 matcmalicbc o nalurali , la lore nobile curiosita , il loro ardcntc zclo di apprendere non abbiano raccollc c pubblicatc in arabo rescnli e Irascurando i passali, massime gli antidii, cui ncll'ignoranza sua vilipondc sicconie canuti e incadaverili , giudica di quoslc cose = colla veduta corla d" una spaiina. rr Scnonche voglio inollre che qui si noli, avcre io detio pur ora, che a con- scrvarc gli avanzi dcirantica dottrina contribuirono gli Arabi, che c quanlo a dire che non furono i soli; nc senza ragione lo diss!. In quelle clii grossc, le 52 A SE NELLA CONSERVAZIONE DELLE OPERE GRECHE E LATINE, ecc. scicnzc avvilite, c spaventate da tante guerre, da tante scorrcrie c invasioni barbariche, trovarono, e vero, fra i scguaci di Maonictto un rifugio imprevcduto; ma un altro pur ne trovarono la dove, c per un eulto assai migliore e per mi- gliori istituzioni, la nobil pianta non avea mestieri a tal fine di slrani innesti ma polca sorgere e prosperare sopra idonco terreno. Erano qucsti i monaster!, di cui parlcro nclla segucnte Memoria colla solita imparzialita. .S'e uella conservazione delle classiche opere greclie e latine abbiano avuto mafjfjior merlto (jli .irabi del Medio Evo od i lUonacl. Jl'lDctiiotia DI ANDRFA ZAMBELLI. Lctin neiriidiinanz.1 di;! giorno 7 liiglio ISS2. lUonachorum cura quicli|uid libroruni vetcrum supcrcst nos habcmus. JUiRAToni: Disscrl. XLIII, p. use. [ monastcri, clic innumerabili si fondarono nel medio evo, popolali da ogni condizionc di ji;cnte, ed arriccliiti a mano a niano c di vasli terreni e di ogni allra eosa dalla picta del fodeli, iinpicgarouo i loro ozj e le ricchczzc non solo nel sorvigio dell' allarc e nella esposizione delle sacre dottrinc, a cui preci- puamentc attcndevano, ma inoltrc nella colli vazione delle tcrre, nella mcdi- cina, nolle arti, e segnatamenlc ncllo studio, nella custodia e conservazione dci libri della classiea antichitii, nel trascriverli, collazionarli, distinguerne con diligcnza gli autcntici dagli apocrifi, correggerne a nn bisogno le corse mcnde. Di tutlo cio ebbero il carico, a cio lulto adopraronsi i monaci in quel silenzio dci cbiostri, rade volte turbalo dalle civili ed estcrne guerre, die pur d' ogni banda strcpitavano intorno. Lo alTcrmano autori gravissimi ed impar- ziali. Com'essi ci informano, le slesse regole di quelle religioni, massime dci Bcnedetlini, ne facCvano ai monaci un precetto; lo slesso venerabilc c prinio lor fondalorc avcalo iniposlo; nc altrinicnli feccro quelli dcgli Ordini secondarj di Cluny, della Ccrtosa, dei Cistercensi, ed altri ancora. Libris scribendis operarn diligenter impende, dicevano quel santi palriarcbi ai proprj fratelli. Quivi uo- mini d'ingegno istruivansi nel greco, neU'cbraico, talor anco nciraraboi quivi si rccavano di lontane parti quanli manoscritti poteansi oltcncre in que'tempi; quivi sorgevano collegi ictlcrarii e scicnlilici; quivi accademie, quivi biblio- tcche , divenute celebri in appresso. " Conviene tulla la repubblica delle leltcrc, dice Mabillon, da cui tolsi la Vol. IV. 42 .>26 SE NELL\ CONSERVAZIONE DELLE OPERE GRECHE E LATINE piu parte di quelle nolizie, icner noi grande obbligo coi monaci di avcrci con- scrvali i volumi dcgli antichi scrlUori", peiocclu' o quasi nulla o ben poco ci rimaircbbe deir antieliita sacra c profana scnza la parlicolar falica ed induslria di quelli (l)"- ^•.yonachorum cura quklquid iibrorum vetcrum superest nos liabc- mus, afferma in t;iic conforniitii Muralori (2) " ; e soggiunge Dcnina: " o cosa coslaiUc fra gli crudili, chc del lanti codici manoscritli, clie si conservano nelle libreric, appena alcuni sc nc trovano piu anlichi del sccolo decimo; ncl qua! teni|)0 i soli nuinaci erano quelli elic avessero qualclic cura c cognizione di libri (3) ". 11 medesimo asserisce Hurler (4); e in sonima Ic operc del grandi anlichi, fra T universale ignoranza dei bassi lempi, non Irovarono niiglior ri- fugio cbe nei nionaslerj. « Monaslero senza biblioleca stimavasi castcllo disar- nialo (5) n dice il P. Martenc, e conic si Icgge nel Glossario del Du Cange, " luogo sacro era la stanza dove i monaci copiavano*, vi si slava in silcnzio; bencdivala T abate con prcci di rilo (6) ". Vcro e pur iroppo, chc venne anclie Tela della decadenza c corruzionc loro: eta riprovala dalla iremenda ira di Dante, derisa dal Boccaccio, e compianta dal- rollinio Mabillon: ma i libri anlichi, conservati dai monaci, rimascro intanto ad istruzionc c ad alimcnto dcllc lellcre chc gia risorgcvano e fecero lanli pro- gress! dal sccolo decimoquarto in poi; rimasero, perche quelle prendessero forma ed incremcnlo dall' anlica sapicnza; e perche, quando sulla giii dimen- ticala regola di Benedetto e sugli esempj dclla sanlila e della doUrina degli anlichi monaci fu falla Ira il cadere del sccolo decimoscsto c il principiar del segucnlc la riforma dei Bencdcllini, la illustre Congregazione di San Mauro escguisse c pubblicasse a vantaggio dell' intiero mondo Ictterario que'suoi si dolli e bcnemeriti sludj; a cui successero quelli del nostro incomparabile Mu- ralori c di parecchi allri. Pertanto, in proposilo del conservato sapere antico, noi dobbiamo non poco agli Arabi, pel cui mezzo quelle opere, che, sebbcne Iradotlc in arabo, eran pure corapresc dai dolli dell' Occidenle, ai quali non ne era ignoto I'idioma, e neppurc ai monaci, come si disse di sopra, propagarono e mantenncro in Europa i buoni studj, scgnalamente le scienze naturali, Ic matemalichc e le (1) Traclatus dc stmliis moiinstir.is: T. I, P. 1, Cap. VI. (2) ydnliq. Medii /E'li, Disserlalio Quadragesima tenia, p. 83G. (3) Puvoluzinni d' flalia: L. XI, Cap. VII. (4) Tableau des Insiihitiom el dcs tnmurs de I'Eglise an mnyen age: T. II, p. 52»-2fl. (5) Thes. anecilDtoriim: T. 1, col. Bit. (6) Alle voci : Scriptores, Scriptoriitii , SaipUoaalc. ABBIANO MERITATO PIL" GLl ARABI OD I MONACI. 527 lllosoficlic dielro la scoria cli colui the era allora il maestro di coloro che sapevano. Quindi ebbero codcste doltrinc iin impulso, un iiiovimcnto quando laeevano per tiitio allrovc; cd anchc parceclii dei piii dotli I'adri dclla (lliiesa, elie fiorirono a (|uc' tempi, fra gli allri un Gerherto, un Toinmaso d'A(]nino, hevvero alia fontc araba (I). Muratori istcsso non dubita di alfermario; e dopo averne allegate parecchic prove indubilabiii, sog;^iunge: u Volessc il cicio, chc i noslri maggiori ei avessero dalle arabiclie biblioleelic Irasmesso ancor pii'i che non feccro (2)! " Tutto questo c vcro', lullo ([ueslo comprova (|uanl' io dissi uella precedentc Memoriae cioc che furono anch' cssi un elemenlo alia conscr- vazione dell' antieo saperc. Ma ad un tempo, chi bene addeniro e imparzial- menle il tutto consideri, la scvcra eriliea dee pur confessare. che forse in queslo proposilo dobbianio di vanlaggio ai nionaci del medio evo. Essi non tra- dusscro i classici antichi; non li interpretarono, non li commcntarono come fecero gli Arabi della Siria, del Cairo e di Spagna. Non pretescro tanto, perche, a dir voro, ne anchc il potcvano. La svcgliatezza, V acunic dell' intelletlo. come acccnnai, sembra die allora fosse la prcrogativa dei dotli niaomcttani, che per ccrto molto fecero c ne lasciarono immensi volumi. .Ma, come si vide altresi, quel classici aulori ne furon pure in molte guise allcrali e sfigurali da tradu- zioni infedcli e di seconda mano e dai non rari abbagli dei glossalori. I monaci in quella vcce, con piii modcsta ma sicura fatica, quale confacevasi alia loro attitudinc cd all' instituzionc loro, ci tramandarono gli antichi scritti della Grc- cia c di Roma, quclli risparniiali dalT avara elii, nellc loro linguc originali greca c lalina; i quali in tempi migliori furono poi tradotti c commentati. quando il visorgimcnlo delle letlere e delle seienzc fece ai dotli abilita di farlo a doverc, quando Pesposizionc accurata di (|uelli poteva riuscire cfTctti- vamcnle |)roficHa. Per questo mezzo piu che pel primo e a noi pervenuto il prezioso dcposilo dcH'antica sapienza. Quindi infatti ei giunsero nel loro originale idioma le famose carle. Ma odo qui dire alcuno: ci giunsero forse inlalte eziandio quelle chc aveano rispellate il tempo edace, la sopravvenuta barbaric e il soverchio zelo di alcuni dei pri- mitivi cristiani ? Quale guaslo non vi fecero Ic interpolazioni e i palinsesli, di eui non scnza ragione si accagionano i monaci istessi? Vediamo or dunque, chc cosa s'abbia a dire di qucste due gravi obbiezioni. Quanto allc interpolazioni, e fuor di dubbio, csscre stata questa una comune (1) Vedi Viardot: Hist, des Arabes el des Mores d'Eipagiie: T. II, p. 171-72. Gerberto o Silvvstro II ;)a/)ri e il siio secolo, del Doll. C. F. ilock: Cap. I. (2) .Intiq. Mid. jE'.i: Dis. Qiiadragcsiua quarla. 328 SE NELLA CONSERVAZIONE DELLE OPERE GRECHE E LATINE magagna, anzi pesle dci libri prima dell' invcnzione dclla stampa. « AUorche Guttomborg non avcva per anco trovata Tarle di fissare irrcvocabilmenlc I'u- inano ponsiero (juar era stalo esposlo dal suo vero autore, nulla era piu facile di eodeste allerazioiii c frodi, » dice Alfredo Maury (1); e a provare luaggior- meiUc il suo assuiilo produce in mezzo Ic scguenti parole di Giuseppe de Maislre, cui nessuno crcdera sospetto di sccllicisnio: » da quel non so chc di vago ed indetcrniinalo, die si trova nei caralteri eorsivi, cd anche dalla mancanza di morale e di riguardi acl rispetto dovulo allc scritlurc, provenne una immense facilita ed una tentazione immensa di falsificarle*, la quale facilila era portata al eolmo dal materiale islesso dclla scriUura, pcrche, se scriveasi sulle perga- mcnc o membrane, pcggio chc peggio, tanlo agcvolc vi riusciva il rascbiare c il cassare (2) ". Cosi dice de Maislre; e dice pur iroppo il vero. 0 cbe frode fosse, 0 sovercbia presunzione, o trascuraggine, o ignoranza quclla cbe a cio induccva gli amanuensi, non pocbi guasti vi feccro. Quale di loro, come av- vcrti Lcnormant (3), introdusse nel tcslo le glose cbe allri avea falte in mar- ginc, ondc in alcune storie si lessero avvenimenti sueccssi qualcbc tempo e lalor anco parecebi secoli dopo: quale vi fecc dellc aggiunlc di sua testa, quasi fossero gia nel manoserillo, per accrcditare un fatto creduto o il quale viva- menle gli intercssava cbe si credesse (4): taluni ai pcnsicri dcgli scriltori an- lichi sostituirono i proprj, colla stolta inlenzione di rettifiearli, o eon quella ora buona ora Irisla di farli scrvire ad una loro preconcctla idea: allri, e non fu- rono pocbi, o privi dell' intcUetlo travidero, o negligenli omiscro, o male tra- scrissero. Nel difcllo di crilica, cbe era comune allora in sino fra i dolti, c nella probabilila cbe si smarrissero codici, di cui aveasi a quel tempo si gran pcnuria, deplorata da Muratori (5), venuti nieno i manoscrilti autcnlici, nc sapendosi o potendosi coUazionare i testi ed andar sulla traccia dei falsili- catori, i falsificati servivano ancb' essi di modello ai copisti; e ne risultava cvidcntementc, cbe indi a un cerlo tempo 1' errore si trovava propagato nel mondo intiero senzacbc sc ne potcsse scoprirc 1' originc (6). Molli pur lurono, tra qucllo scarso critcrio, tra quella ognor crescente ignoranza, cbe rcndcva si facili le truffe lettcrarie dei pocbi intcUigenti ed accorli, i libri supposti o apocrifl, dove ban trovato e trovano tultavia da fare abbondanti censure e (1) Essai sur lex legcndc.i picnses du Moijen-d'je : p. 251. (2) Le pape: liv. I, ch. 115. (3) Cottrs d'hisloire ancientw: p. 172. (4) Ifjidi'tn. (5) Jntiq. Med. /Eii: Diss. Quadragesima terlia. (6) Vedi Maury: ibidem: p. 231. ABBIANO MERITATO PIU' GLI ARABI OD I MO.NACI. 329 rifluti i critici modcrni, con una insistcnza, die fors'anco puu lalvolta paren; sovcrchia. Coiniinquc siasi, da quelle inlerpolazioni e da (piellc sujiposizioni del bassi lem\n infiiiili danni proveunero. yuiiuli ebbcro oiigiue molle allerazioni slo- richc in avveuiiueuli gravissiini, come anche osservo Abcle Ucmusat (1); inollc fallaci opinioni sullc riechezze antiche per gli allcrali compuli di esse; moili dati slatislici di popolazioni e cilia, tiovali in appiesso faisissiini; niollc ioggcnde, pur teiuitc per cosa vera da re|)ulali scrillori, i (|uaii i)oi se nc valsero come di sicuro argomento a provare un loro favorito assunto: quindi ollenncr voga ed aulorita quelle false costituzioni di papi c di principi, (|uegii crrori supcr- stiziosi, quelle slollc credenze che la odicrna crilica rigetla, ma cbe pure c nel medio cvo ed anche lungamenle appresso corruppero la sloria, traviarono la polilica, ed offescro la religione stessa. Non e dunque maraviglia, se anche i monaci, Irascrillori dcgli anlichi libri, lurono macchiati di codesla pecc. Era un vezzo comuiie. Scnonche si vuol qui ad un tempo avverlire, che negli scrilli della classica anlicliila grcca e lalina, cioe in quelli delle eta migliori, non avvenne ne poteva avvenirc ci6 che ac- caddc nellc scrilture della decadenza. Quando il latino c il greco degcncrarono dair antica eleganza c purezza, ([uando jjcrcio, divenulo a poco a poco vol- gare I'idioma, volgare lo stile, I'uno soniigliava Taltro con frasi c modi di dire pressochc uguali, non era difficile ad un amanuensc 1' interporrc nc'co- piati tcsti qual cosa di sua invenzionc e il farla passarc per aulcntica, mcrcc quella similitudinc di linguaggio, onde o non appariva o mal si disccrneva la dilTerenza. Ognun vede infatli, quanto fosse piii agcvole T interporrc qualche brano, per esempio in uno storico, in un cronista del seslo o scttimo secolo dcir era nostra, che non qualche periodo in un racconto di Tucidide, qualche verso in un libro di Virgilio. Tra F un caso e Tallro cone tullo il divario che c dalPimilare le uniformi composizioni dei bassi tempi al conlrafTare la prosa incomparabile del grande istorico atenicse e i divini vcrsi del cantore di Enca. Pcrcio, come avvcrle il prcdetto Remusat (2), non fu la sola anlicliila che al- lero la storia; vi concorsero anche Ic contrafatte narrazioni c Tignoranza, lal- che, a modo pure d' esempio, « il ritorno degli Eraclidi nel Peloponneso, egli dice, d pill certo che la prigionia e la cccila di Dclisario ". Lc scrilture dei secoli bassi e di mezzo furono adunquc il largo canipo, in cui trovo facile occasione di far sue prove Tarlificio degli inlcrpolalori c dei falsificatori; quello (4) Mihinijes asialiqiies. (2) Ibidem. 530 SE NELLA CONSERVAZIONE DELLE OPERE GRECIIE E LATINE altrcsi, nel quale furono piu difficili a scoprirsi, cosi Ic inlerposizioni c Ic sup- posizioni, come pure le nicnde di negligcnli o ignoranli copisti: ondc tanto mag- giorc ricscc il inerilo di olii sajipia col liiinc della erilica discerncrvi Ira le vere If cose falsi*. Ma, per buona sorle, (luella oggiiuai spaiide cosi gran luce Ira co- desle nebbie, clic aiicbe sc ne dissipano a inano a mano le illusioni c gli crrori. lo gla non vogllo dire, che i classic! aulori di Grecia e di Roma fossero aflatlo cscnli dagli allcrati o male aUribuili libri: Plutarco, Ovidio, Tacilo ed alcuni altri sono una prova del conlrario. Al celcbre Lclronnc parvc iiisino di Irovare interpolalo quel verso d' Omero che parla dell' Ecanlopila d' Egillo. Ma qui Parte dei critici piCi facilmcnte si aecorge della falsilicazionc; qui Fintempe- rante scelticismo trova un confine, se giii non abbia lo travcggole del padre Ar- duino. In conseguenza, le opere dcUe eta classichc lalina c greca, quelle a cui piii si inlcrcssa la lctteralura,non ricevettero grave ollraggio dai monaci tra- scrittori che ce le conservarono. Assai niaggiore fa il danno die fecero i palinscsti: dove pure Iroviamo di che laguarci coi inonaci del medio evo, scbbcne non lanlo pcro quanlo se ne dissc 0 per amor di sella o per odj preconcelli , e lalor anco per la poca eono- scenza del come andassero in laic proposilo le cose. Ma pur iroppo ncUc ela di mezzo abbondarono gli esempj di codcstc scritture, rascbiale o lavate per sosliluirvene un'allra-, pur troppo scomparvero quindi soUo volgari o fnlili inchioslri molte anliche e preziose opere di classici aulori. Veramcnlc, i pa- linsesli ebbero un' origine piii anlica: li vediam ricordali da Calullo (1), da Ci- cerone (2), da Svelonio (3), e da Marziale (4): ma non pare che allora ne ve- nisse gran male, sc anclie alio volte non ne vcniva un bene. Usavasi in falli a quel lempo di levar via da una pergamena, cliianiata charla deletitia, or con spugna or con pomice, che pure appellavasi deletilis , an qualche scrillo, o per- che lo si repulava indegno di venir pubblicato, o per rifarlo corrctlo; talora qualcuno cravi indollo dalla fretla, onde alia membrana islessa, dov' era gia scrilta una lettera, si sovrapponeva la risposla; talor anco lo si faccva per poverlii 0 per avarizia, giacche non a cosi vil prezzo, come la noslra carla, compravansi i papiri che venivano la massima parte daU'Egilto, e piii di essi costavano le pergamcne: onde ne anche nei migliori tempi di Alenc e di Roma poleasi fare dei maleriali da scrivere la cealesima parte del guaslo che oggi (1) Carmen XXII, ad Farmm. (2) L. VII, Ep. 18. (3) Ocluv. Augustus. Cap. LXXXV- (*) Epigr.: Lib. IV. X. ud Fnustinum. Idem: Lib. XIV, epig. VII. ABBIANO WERITATO PIU' GLI ARABI OD I MONACf. 531 giorno sen fa (1). Ma poichi, col sopravvenirc dci tempi gross! c harbari, crcb- bc a dismisuiu la pcnuria cd il difello, fra quelle tanle cause dl impovcrimcn- to; polclic per le conquisle maomdtane ncll' Asia e ncli' AITrica innncarono i papiri cgizj, dci quali facevasi ii inaggior uso pcrclie coslavano iiiciio (2); c poicbc I'ignoranza, divciiula quasi universale, fcce disconoscere il prcgio del buoni libri, divennero i i)aliiisesli una consuctudine, un vizio, un danno cnor- me. Sovente lavavansi (luelli a tal fine; e, die peggio era, sovenlc ancora ras- chiavansi. «lo credo, dice Monlfaucon, clie niolli scrillori greci, i (|uaii esislcva- no al tempo di Fozio cd anche a quello di Coslantino Porlirogcnito, fossero in codesla perniciosa guisa mandati a male e quasi cslinti: la qual peslc spazio singolarmenle sui libri ])iii anliolii (3). " Nc la barbara usanza venue nieno dopo Irovala la carla; pcrocchc abbiaino da documenti inconlravcrtibili e dalla icstimonianza dello slcsso Boccaccio, che il mal uso inlrodolto ncl scttimo secolo conlinu6 fino al decimoquarto, gia mollo inoltrato , e sappiamo che tanla radice avea preso codesto vizio, cbc solo riuscirono ad cstirparlo gli espressi divieti dei principi e dei Ccsari. A dire quanle fossero Ic perdite che quindi ne fecero Ic lettcrc e le scienze, sarebbe troppo gran tela, ne tampoeo lo si potrebbe. Dove le inlerpolazioni, giusla le cose dcUc di sopra, non arrccarono cosi gran danno alle scrillure del miglior tempo greco e roniano. per lo conlrario i palinsesti, mcdianle i (juali si sostituirono agli antichi manoscritti quelli dellccla di mezzo, danneggiarono, piucheallri, i libri della classica anlichita, quelli di giureconsuili gravissinii, di slorici aulorcvoli, di grandi polilici e relori e pocli, cd anche molli tesli di leggi e costiluzioni im|)criali, cd altri cd allri jjreziosissimi codici (4). II quale disaslro ripararono, e vero, in gran parte i Padri Maurini dapprima, indi e maggiormenle ancora, poiche la chimica venne in sussidio agli archcologi. ii Bruns c il Giovcnazzi, 1' Accademia dclie Iscrizioni e belle Icltere di Parigi, il ISiebuhr, ilPeyron, e massimamente il Cardinalc Mai , chiamato a ragione il Co- lombo delle Biblioleche. Oltre parccchic altre operc insigni, rividero per mezzo loro la luce il grammatico Frontone, le Instituzioni di Gajo, preziosi frammenii di T. Livio, di Diodoro Siculo, di Dione Cassio, di Plaulo, di Giovenale e di Pcrsio, i Libri de republica di Cicerone, gia indarno cercati dall' infaticabil Pclrarca, (1) Sopra dicio sonoda vedersile Dkxertaziom /tccademkhe dcH'Ab. Moroelli. - Dello sen- verc dnijli aiUkhi R)miin! , pubblicale dal Doll. Giovanni l,abiis. (2) Vetii Cliai'pontier: HUt. do li rcnaii:iniicc des leltrcs: T. II, p. 92. ('}) Bernarili .Monlfaiu'un, Sancli Mauri, PuUvojiaphia 'jneui: L. IV, p. .'5IU. ('n Vedi .Monlfaucon. libro cilalo, p. 19. Benvenuto da biiola: Com. wl Dant. Par .V.\ll . 7 'I. Dissert. Acaid. del Morcclli. Ibidem. 532 SE NELLA CONSERYAZIONE DELLE OPEUE GRECHE E LATINE, ecc. cil una parte ilellc Orazioni di Sinimaco, di quel caUlo faulorc del Paganesimo, su cui foiulavasi iiifatli il romano iinpero, deslinalo quindi a eadere eon csso (I). Di lutlc codeslc scoperte, die lali sono in realtii, c ci rivolano un tesoro Icl- lorai'io. il (juale prima glaeeva sepoilo, abbiaino f;raiul(! obbligo agli indcfessi c doUissimi indagatori. Ma e die son esse verso di Uillo elo che abbiaino pcr- duto? Per mala sorlc, non sono inolli coloro , cui basli 1' animo c la vista al diflieil lavoro, c i quali vi congiungano quel corredo d' ingegno, di dottrina e di critiea eomparativa, scnza di cui ogni pazicnza, ogni falica, ogni studio sarcbbcro indarno: oltre di die, conic avverlc anche Nicbubr, il cclebrc sco- pritore dellc Instiluzioni di Gajo (2), « que'rozzi copisli, i quali disposcro le pcr- gamcnc a ricevcre una nuova scritlura, non si limitarono a lavarnc I'anlica, ben- si ancora, non rade volte, la raschiarono con apposili coltelli; nei quali casi, bene spesso, torna vano qualunquc sforzo, qualunquc ajulo chimico a fame risallare gli smarrili caraltcri". Anchtr i monaci pertanto lasciarono parecchi guasti nei codici greci e latini, ora interpolandoli, ora conlralTaccndoli, ed ora Icvandone le classicbc scritlurc per soprapporvene altre di inferior conio. Pure a coloro, ebc di eodesle monacali altc- razioni menano si gran rumore in sino a dire, che per cio da quelli ne venne in talc proposilo piu male die bene, io diro qui per la pura verita: sc i monaci non ci avesscro tramandali nella originate lor lingua quel codici, la cui conservazione, per le cose dellc, noi dobbiamo ad essi soli, che altro ne sarebbe rimasto fuorchc le iraduzioni arabc, Ic quali conservarono bensi nei medio cvol'antico sapere, ina non scnza errori, aeeresciuli ancor piu da falsi e slrani commcnli? E dove or sono eodesle vcrsioni, codeslc interpretazioni? Esse scomparvero all' appa- rire dclla novella civilla. Ma, per mezzo dei monaci c non d' altrui, noi abbiam luUavia nei loro proprio e puro idioma le opere dei classici aulori; le quali, sc interpolalc, sc conlrafatlc lalvolta, se tale altra eassale furono, oggidi o in UiUo o in pane vi rimediano i crilici e gli anliquarj. Inlinilo c irreparabile nei pri- mo ease sarebbe stato il danno; il quale trovo un limite ed un riparo nei se- condo. Cessi dunque 1' orgogliosa ela dallo schernirc i monaci. Se 1' anlica sa- pien/.a devc non poco agli Arabi, ehe la collivarono quando nelP Occidenle era 0 avvilita o scomparsa, maggiori obblighi ha essa eoi Bcnedetlini e primilivi c riformati, che, ricoverandola fra tanta fcudalc barbaric nella pacifica oseurita del chiostro, ne trascrissero i preziosi libri e a noi li trasniiscro. (1) La Meiuoria intorno ai Palinsosli del signer Luigi Ferrario, benche non senza alcune mende, contiene in tale proposilo moltc prcziose notizie. (2) Gail Jnstilutionum Commentani Qitaliior. Pr.-cfalio primx editioni. SULLE SUPERFICIE JGota DI A. BORDONI I priini Ire paragrafi di questa Nota verlono suUc supcrficie parallele, c gli altri due sopra lincc csislenti in una supcilicie qualunque. 1. So i piani langcnti di una supcrficie siano paralleli a (juclli di un'allra ciascuno a ciascuno, e le dislanze dei paralleli siano eguali , Ic due supcrficie saranno anch^esse parallele. Si cliiamino /), r/, r Ic coordinate rotlangole del piano langenle la seeonda su]»erficie e parallclo al tangcnte la prima ncl punto di coordinale x , y , z : cd n la distanza di quesli due piani o di due paralleli qualsivogliono. Fra le p, fj, r coordinale del piano anzidctto si ha (l) r — ::z=(p — .T)z'+{q—y)z,-\-na, 2. dove a esprime [/(i-\-z^-\-z ); e pero le /),'/,»■ coordinalo iMh seeonda superficie, clie dev' esscre toccata dai piani rappresentali colle equazioni dcsu- mibili dalla (1) col variare comunquc x,y, soddisfaranno anco Ic due (m) . . . o = {p — x)z"+(g — r)z-h-(^-z''-hz,z) , o rr (p — x) z-i- (q—j) z^,+ - (zz-i-zz,) , clic cquivalgono alle o = (p-x) (z'z, — z'i) + - {z-z, — -^): . ' a. ' o - (q-j) (z'z,-zj) -h ^ (c'r - z-) z, . Vol. IV. 43 554 SULLE SUPERFICIE. ossia in gencralc alle segucnii " , " o =■ V — X -\ — z , o rr <3 — > -| — ;, "^ a ' ' a lo quali. coinbinato coUa (1), danno le p, 7, r coordinate dolla sci'onda su- pcrlicic rispellivamente eguali ad z' z n X II , r '- n , J -I — ; d. ' a a 0 conseguenlemcnle ossa sara parallela alia prima , come si e dicliiaralo. 2. Le lince dellc curvature di due supcrCcic parallele sono le sole corri- spondenti fra loro ortogonali. Rappresenlino i = (i-(x.j) ; j = h(x) , z=:c^{x,j) ; r=l(x) , z = (^{x,j) le equazioni fra le x,y,z coordinate rellangole rispettivamcnle di una su- pcrliciCj e di due linee ortogonali esistenti in essa. Evidentemente avra luogo la equazione ' +/'■''+ {?x'^9y)(t'x+f'j')=o ossia (2) , +:'-^+z'z^h'-h I') +{i-hz')hl—o , dovelc z',z, esprimono le derivate parziali della z=:(f{x,y) prese rispetto alle X, y , e le h', I' le derivate ordinarie h'{x) , i(x) . z z n Essendo x '■ n , y n , 3 + - a. a a li" coordinate deU'aUra superficie, le coordinate delle due linee esistenti in essa e rispettivamente corrispondenli alle due anzidettc saranno quel valori di ([uesti Ire binomj , die corrispondcranno alia yz=h{x) ed ^ /(x) ; e le derivate toiali di esse prese rispetto alia x risulteranno a-\- bh' , c -\- dli , e +fh' \ a-hbl' , c-\-dl' , e-\-fi , dove SULLE SUPERFICIE. 3^3 E per tanto la condizionc necessaria e sufficicntc , airinche qupstc due linee siano anch' esse fra loro ortogonali , sara csprcssa colla cqunziono (a + hit ) {a -h hi') + (c-hdfi')(c + dr)-\- (c-t-/7i') (e -+-//') rro ossia (3) «-^-4-t-4-cM- (a6 + c(i4-c/) (/*'+/')-+- (i-+.Zi-4-/S)AT—o . Lc due ('(luazioni (2,3) visibilnicnlc equivalgoiio allu (a)(h--\-l')-^(b)=zo , (a)/,'Z'4-(c) = o , c pcro le h', I' saranno i due valori della | radici della equazione dove {a) — (a/' + cd + ef) (, -+- r^) — (b'-+d^--^- r-)z'z, (b) = (6-^H- rf2+/--) ( . + z-^) — (a-+ c^H- c-){i + z') , (' (c) -(ab-tcd-i-cf)(i + Z-) — (a^-4- c-+ e^) z'z, . Mu i valori delle a,b,c danno ^2+ c2+ e*rz I + p2 r H- — (,-+ s-— a ■) , an «■' nt -+- cd -f-e/rr pa i +— ^(r5 -h st — a'a ) , ovc Ifi /J, 9,?", .... csprimono le derivatc z', z, , z", .... c pero an . 71- , («) = J-i--^(d) , a a* an „ n- a a' an ^ «' (c)- _C + -t/), a a- dovr A^r:{i+q-)s — pqt , Cz=(i +p-)s —pqr , 336 SULLE SUPERFICIE. C {d) =: (IS -h st~ a'y.) ( i + (/-) — (,?'--<- f— a'') pq . (e) - (,'+ i'— a'-) ( . 4- <,-) — (.24- £-— a';) ( . + /.*) , ■ ^ '.' •; e per csscre 0.%' ^ pr -f- f/5 , aa, ^^^ P^ "•" "7' qucstc ultinic trc csprcssioni cquivalgono allc 3-^^ -I -r,BE , —^CE , a- a- a- ovc E csprimc 2/;^/.- — (1 -+-<7-)r — (l +/;-)f , cioe il piodolto ili — o? per la somma delle prime polenzc rcciproche dci due raggi cli curvatura dclla superficic , per cui si hanno (a) = --A--AE , (,)^ ^JLb + 'I^be , a a.' in „ n.^ „„ (c)= —C + —CE ; a a' adunque la cquazione in ^ si ridurra alia - (^2 -f- -5 ^J (^r-— ^i — c) = o , chc in generate richiedc la Ji-i — Bl — C—o , la quale compete allc linee delle curvature sferiche della superficic. Quindi le //, /' soddisfaccnli le due equazioni (2,3) compctcranno csclusivamente a qucsle mcdcsinic linec : come si c dichiarato. Siccomc i calcoli occorrenti per averc quest' ultima cquazione sono compli- cati assai , cos'i credo bene di esporre per disteso quelli clic occorrono , onde averne la equivalcntc , ammesso il piano degli assi delle coordinate x,y pa- rallelo al tangente la prima superficic ncl punto di coordinate x, y, z , c perii -=o , .-o , azzr. , [^=0 , [^=0 , e chiamo »•, s, t i corrispondenli valori delle z'y 2 , z„ ■ SL'LLE SUPERFICIE. S.-J? Qucslc comlizioni tlanno a^i — "'■ , bzzzc ziz — ns , per cui Ic cquazioni (2, 3) si riducono alle o H^ (i — nr — nsh') (i — nr — «,?/') + {lis — (i —nt)h') (ns — (i —nt)l') . Ora, ponendo in quest' ultima equazionc o nella cquivalentc o rr (i — "/■)-+ n-i- — ns{'>. — m — nt) (h' -\~ I ) + (n''-s^--i-(i—ntY)h'r per li' il suo valore — - cavato dalla anleccdcnte , si ha visibilniente la o 13 (i — «/■)■-— (i — fit)* — ns{2 — nr — nt) (/' — -I OSS I a o rr n(2 — nr — "') It — /• — s (l' — - j J , la quale in generalc ricliicdc la scgucntc sl--i-{r — t)/ — 5 = 0 , clic insicmc alia anzidctta antccedenle manifcsla appunto la propricla enunciala. 3. Pci punti coniuni a due superficic parallcle e ad una rclta ....Mm .... loro normale si immaginino in esse due linec .... /*//* . . . . , .... mp — r.orrispondenti qualsivogliono , e le qualtro MS — , .... MT — , .... ms . . . . , .... m( .... dcllc curvature sferichc di esse medesime ; e si cliiainino : v ,u gli angoli P3tS, pins : X ,p i raggi tlelle sferc lan- gcnti la prima superficic in M ed aventi un conlalto di second" ordine colic linec .... 31 S .... , .... MT .... cioc i raggi dellc sue curvature; c pcro i-hn , f'-hn quelli dellc curvature analoghc delKallra superficic nel suo punto m, ritcnuta la Mm indicata con n . . Fra gli angoli v , m cd i raggi >. , f c la distanza n ha luogo la singolare relazionc scgucntc l-i-n X (4) — ; — tang, u = - tsipg. 1/ . p + n p 538 SULLE SUPERFICIE. Ritcrro per lo x, y, z, h, a, b, .... significati analoghi ai gia usati nel pa- ragrafo anlcccdente ; e per semplificare Ja dimostiazione di quesla rdazionc. suiipono gli assi dcllc coordinate x, y tangenli Ic curve IIIS .... , HIT ill /V . Per una qualunquc posizione degli assi dcllc coordinalc rcttangolc x, //, z, la Jangenlc trigonomclrica dcirangolo fallo coirasse dcllc x dalla projczione ortogonalc sul piano degli assi dcllc x,y della rella langente in w alia lurva .... Dip .... e evidentemcntc eguale a c -\- dh' a -+- bh' Ma per Tallualc disposizionc degli assi dcllc x, y cvidcnlenienle (luesl'angolo e lo slcsso m; ed anco sono a ziz \ — nr , h tz c z^ o , d zz: i — nt , cd /i' :;:; ti<".g- ^' '•, adunquc sara I — nt tang, u rr tang, v ; I — ;ir e siccome d' allrondc hassi t=: , cd r — — - ■■, cosi si avra _ p }. lane u ^r • . lang. v ° o /. -4- « ° eioi- la rdazionc enunciala >. + M X laiig. u m - tang, v . p +" p Oucsia rdazionc si pu6 diniostrare anco in quest' allra maniera. Nella prima superlicic siano AB ...., AC .... due parlicolari linec di curvature sferiche analoghe alle .... MS . . . . , .... HIT . . . . ; e si chia- inino .T, y (|udle porzioni di esse , die sono inlercelte tra A e gli inconiri (lei prolungamcnti dcllc T/tl, StV, c T, S \c porzioni di qucsle mcdesime comprcse tra il punto M e Ic stessc linee AB , AC . . . . Evidenlemenle Ic S, T sono funzioni dcllc x, ?/, e danno tang, vzr: T'{y)j^ : S' [.r)x'^ , dove u. csprima quella porzionc della linea .... MP .... qualsivoglia , die ha il lerminc variabilc ancir esso in M e 1' allro nella . ... AC ... . SULLE SUPERFICIE. ."539 Si cliiamiiio U , V i coin|)lcssi o sommc degli angoli di coiitingenza di prima specie delle lince alio quali sono toccanli Ic dirczioni di tulli i raggi )., o dclle S, y, cioe siano c SI avra tail", vziz c^F' : lU' Ma per essere le due linec .... ms .... , .... mt .... parallcle alle lUS , MT , si ha pure Uug. u — if, -^ n) r'^ : ()._f-„)f/J^ ; adunquc avrassi, come sopra, p -h n 1 tang, u =r . - tang, i- . ). + « p La relazionc (4) visibilmcntc da u <^ V per X>f , edu>i' per /. <; p . Se in due superfieie parallcle, per ogni coppia di punti corrispondcnti, vi fos- scro, oltrc le curvature sfcrichc di esse, due allrc linee corrispondcnti parallele fra loro, per tali linec sarebbc u = i- , c pcro zr - e consegucntemcntc > i= p , cioe le due superfieie sarebbcro sfcrichc. Sfcrichc pure sarebbcro Ic due superfieie parallcle , sc in esse , per ogni coppia di punti corrispondcnti, vi fosscro due lince corrispondcnti .... ftP .... , .... mp , che avessero i raggi . + " — '/, tang.' u = : — ; — . -. i ° /. + ;j d,— p — n 5 P + n I — d 340 SULLE SUPERFICIE. c pen") sarcbbe lang.--' " — , ^ - , / -f- n (I — p [\ln luissi anco „ p A — d . I — ,/ "/ tang.- v :=: - . ossia -; rr - tang.'' ►■ ; / d — p d — p p adunquc avrebbc luogo la relazione p -h n A tang.^ u ^z . - tang, v , l-\-n p (lie per la supcriormcnte trovata si riduce alia seguentc tang, u rr tang, v , la ijualc da u:rzv , e conscguentemcnle le supcrficic s;irobb('ro slericlic , come si c dichiaralo. Essendo (6) tang, u nz m tang, w , , ^ p-hn . , dove m:zz- . , SI ha p >, H-n ' tang, (w — ii) zr: {i — m) tang, v* : { i + m tang.* t^) ossia I — m lani'. Iv — u) zn ; — sen. aiS , SUppOStO lang. /5 =: [/m taog. f ; c pcro la piii grande dilTercnza v — u , prescindendo dal segno, avra luogo, se rangolo 2/j sara un rcllo, cioe essa corrispondcra alia tang. V — -J— ; y m p la sua tangcnle sara ■ m ovvero [/in 2 2 1/ III come trovai allrimenli in altra occasione. Questo valorc della tangente di v, dando tang, u :r: |/ m SULLE Sl'PERFIClE. 341 insegna, die i due angoli v, u corrispoiulenii alia massima dilTeronza di essi sono complementi I'uno dciraltro: alira singolare proprictii. Per altre duii lincc eoirispondcnti siaiio v , u angoli analoglii ai o. u per Ic contemplate; c si avrii tang, u zr m lang. v c pcro taiiy. u : tang, u zz: lang. v : tang, v . Affinchc sia m^ — v^ z=u — v , ossia u^ — i/r=u — v , dovrii essere ;)i(i -|- lang. v lang. i" ) r^ i -+- »<"■' lang. i' tang, v ovvero 9h tang, u lang. v :=1 c pcro u complcniento di i>, od u di v La stessa relazionc (4) cvid(MitcmonIo nianifcsta le rctto analoglic alia tan- gcnte in m dclla curva ...mp in niia l|)(Ml)oloidc di secondo ordine , qua- lunquc siano le superficie parallele e V angolo v . Col soccorso della relazionc (6) facilmente si dimostra la propriela esposta nel paragral'o anleccdentc. Di fatto, per due linee eorrispondenti fra lore cd ortogonali rispcltivamente alle due eonteniplale qui sopra , per avere la relazionc (6), dovrebbc esscrc lang. (h ^- go") irr: in tang. {\> -\- 90") OSsia tang, v z^ m lang. it e jiero tang. v^»n- tang, u , cio che c assurdo, se gli angoli i>, u non siano cntranibi nulli o rctti. 4. Si chianiino x.y,z ■. x-i-ri> , y-\-0 , z le coordinate rellangole di due punli Ifl, N di una superficie qualunque, pcro di convessita ordinaria, come si suppongono tuttc le contemplate in questa Nota : Y' I'angolo tomprcso dalle due normali alia superficie 0 dai due piani tangcnli la niedosima nei punti HI , .\ : /', Q le perpendicolari condotic al piano tangenle ed alia normale corrisjiondenti al punto \ da (luello dclla nor- male corrispondcntc alP iV , die ha dal mcdcsimo H/ una distanza ), clic corrisponde alia o):=o Ma questa equazionc appartiene visibilmcnte allc linec dellc curvature sfcriche della superficic: adunque le sei linee anzidette saranno in M langenti a que- slc medesime linec di curvalura : propricla inlcrcssanti per la mcccanica in- duslriale segnalamcnle. Questa propriela della prima dellc sei linec qui conlcm|>late fu da mc dimo- strata altrimenti in allra occasionc. S44 SULLE SUPERFICIE. 5. In qucsto paragrafo tcno per /»/, N, x, tj, z, w, 0, [/A', F significali aualoghi ai giii loro altribuili ncl paragrafo aiUeccdcntc; e cliiaincio (f la di- stanza icciproca di quelle due uormali della supcrficie, elie coirispondono ai puuti HI , N ; ed r, I i valori dclle dcrivate z", z„ corrispondenti allc sei eondizioni (10) .r — o ,J = o , z = o , z'=o , --,= 0 , z'rro : in ultimo u, »t', u, i valori dci polinomj (7) corrispondenti anch'cssi a que- ste sci condizioni, per cui si avranno r I u ir: - «- -f- -C- -t- ecc. , u zz ''>) -\- «cc. , k, rr f 5 -f- eci'. 2 ■! N £— w-4-5-+ii- , F— u , e or:: -rjj , dove N ziz Ou' — wu^ , c D zinu'-^u rr r-w- + t- i--{- ecc. I valori dellc u, 5, che rendono niassima la distanza y e costante la v/A", soddisfaranno la cquazione 'r[,E'o — '(oK — ° ossia cioe la (11) £254_,.2j^4_^ tec. zz: o ; e quelli pci quali ^ sia massiuia e costante la F soddisfaranno in vccc la ^L-^J — %K, — o ossia cioe la (12) t^C- — r^(o'' 4- ecc. zn o : i termini ommessi in amhcduc questc cquazioni contcrrebbero '», 0 almeno a cinque dimensioni. Le w, 5 ncUc cquazioni (H, 12) sono cvidentemente anch'esse Ic coordi- nate reltangolc di due lince csistenti ncl piano tangcntc in HI alia superlicie qualsivoglia c projczioni ortogonali di due csistenti ncUa supcrficie stessa, chc lianno in HI le langenti comuni colic mcdesime loro projczioni , c la distan- za V per la normale della supcrficie c corrispondenlc ad un punto qualunquc SULLE SUPERFICIE. 5/iiJ di esse niaggiore delli! v relative a quci punii dclla supcrficie mcdesima, die soiio 0 cgualiiicnlc dislanti dall' 31, ovvcro dal jiiano tangenle in ill medc- simo; e per le condizioni (10) esse lianno la originc in fl c per assi Ic lan- genli dcUe linec curvature sferiche, i cui raggi sono , tioi' li /, & conic ncl paragrafo terzo. Lo scopo principa'c di qucsto paragrafo c analogo a qucllo delPanleccdcnte, cioe di dcsumerc, colla i)roi)osizione csposta nel paragrafo dueeenlo cimiuanln tn; dcWc mie Lczioi.i i i caleolo sublime , alcune projjriela interessaiiti , clic lianno luogo nel punto iJ di qucste ultime due lincc. Cliianiinsi «, S glj an- goii fatti coU'assc dclle '.> dalle tangenti in 3/ si allc due curve rappresen- late colle equazioni (H. 12) clie alle anzidettc projettate: d^ , I) i laggi dellc corrispondenti curvature sferiche di questc ultime : ed a , (i , d , D gli analoglii angoli c raggi di quelle esistenti anch'esse nella supcrficie ed aventi in 31 le tangenti conjugate con questc medesimc ultime due. Sc nellc derivatc ^wajVe esalte. prose rispetlo alia w, delle equazioni (t 1 , 12) si facciano w, 0 nullc visibilmenle si hanno Ic (i3) t^lang.'a^r- , { 1 4) t' tang.* /3 = ;^ ^ e pero sara tang, a — j/ - , e tang. /3 ^ j/ !^ . Essendo d ^iz't.^ -. (;& cos.- a -)- A seu.- a) , e D =lp : (pcos.^5-l-Xsen.2/3) , i saranno i, = -(>, + f) , D =) -i-p — [/}p Cosi , per esscre le somme d -{-d^ , D -4-/), cgiia I i nmhaUrc alia ).-i-c saru ./, , e D^ = \/lp . d Dal valorc trovato per la tangente di a risulta , clie le direzioni delle relle toccanti in 31 le due curve aventi d , d per raggi di curvalura saranno le diagonali del rcltangolo circoscritto alia indicatrice corrispondente al punto M medcsimo, ed avente i lali parallcli agli assi di cssa; c da questa proprieta o dall' esscre d cguale a d risultano esse le due tangenti conjugate loinpron- 34G SULLE SUPERFICIE. (loiui il minimo angolo; giacche Ira . -h p — ( 1,^^ — \/lf) , per ciii al dz^l visibilmente corrispondc il minimo angolo 7 . Cosi , il raggio /)„z:r|/p/. corrisponde a quei punli della indicalricc anzi- della pel quaii le normnii ordinarie di cssa lianno da M suo cenlro distanzc Diniirfiori i\i quelle di lutle Ic altrc; giacclie il (juadrato dclla distanza di M dalla norniak" coirispondenlc all' angolo 7, usato dianzi , cssendo evident(Mnentc I'guale a d C0...27 , e poro a {\/l — 1,/p )-— j(l—\/p >■)- , riesce massimo appunto se sia l-^\/ pi . Quesla propricla dolla indicatrice si puo conccpire in se slessa , e pei 0 iisare Her trovare il suddello valorc dell' angolo 7 . Di fatlo, suppongasi segata la superficie qualsivoglia con un piano parallelo al suo piano langente in /I/, e lalmcnte prossimo a questo da potersi rilcnere la sezionc eltittica c simile alia indicatrice pel punlo HJ della superficie stessa; indi condotlc a questa ellisse pel punto corrispondentc all'angolo 7 si la sua normalc ordinaria clic la normale anco alia superficie: evidenteniente quesle due normali saranno eijuidislanti dalla normale la superficie in 31, la quale l)assa pel cenlro della ellisse. Ma fra le normali ordinarie di una cllissc le piu dislanli dal cenlro di cssa corrispondono agli estremi di quei diamelri die sono conjugali ai medj geoniclrici degli assi di essa , come si e vedulo anco dianzi ; aduu(iue ecc. Quesla mcdesima dislanza poi eguaglia la differenza dci seini- assi della ellisse. Un'allra propricla dell' ultima linea qui conlcmplala v. la segucntc relaliva alle tangenli conjugate. Si ritcngano le indieazioni dclla figura immaginata ncl paragrafo tcrzo, e si diiami d il raggio di curvatura nel punlo M per la linea .... IH P .... esislcnle anco nel piano normale alia superficie in /V medesimo; e si avra ^= .'■-, . ; fj cos.-c -t- /sen -v V pen'j il medio fra gli infinili raggi analoghi al d per le iinee analoglie alia SULLE SUPERFICIE. 547 altualc .... Ml' .... , cioe quello chc si potrcbbe usarc prr csprimcic com- plcssivanipnlc la convcssita o concavita dclla superficie ncl suo punio V sari\ 'f ■ dv r f p cos.-i' -f- / seii.-i' Ma uii inlcgralc parlicolarc di i : (/^ cos.- u + >, sen.-u) r iTTx ^"^" ""^" Y~p '^"^' 7 ' a(Iun()ue il suddetlo laggio medio sara egualc alia \/ ;■''■ ; come si polcva prc- vcdere col mezzo delia semplicc indiealrice. L'angolo v per la linca avcnlc qucslo raggio di curvalura soddisfara la equazionc (i+tang.V) : (p -\- Han^.'- v) — \/ f.1 , la quale cquivalc alia tang.'-w . l/Xzz:[/p , chc da tang. i)rr(/^ . p Ora , essendo tang, v tang. i3 zr ^ , A quest' ultima linea avra in M la langente conjugata a quella dclla seconda coiUcmplala qui sopra: cio risulla anco dal valore del D^ . Se in q'uesto para- grafo e ncU' anleccdente, dove si sono ammesse costanti le [/ E distanze dei punli A^ dall' M, si fossero in voce ammesse costanti Ic lungliezze delle li- nec gcodctichc csistenti nella superficie cd aventi tutte un lennine in M e gli altri nei punli iV, in luogo delle equazioni (8, II) se ne sarelibcro Irovale (]uatlro altre fra Ic '" , 0 , 0'(a) , le cui dcrivate esattc del primo ordine per le prime c del tcrzo per la quarta col farvi w zz 5 :^ o avrchbero sommini- slrale le stesse (9.13) . Scbbcnc la sussistenza di qucsta dichiarazione non sia difficile a conccpirsi senza dimostrazione, non ostante, credo bene dimostraria almeno per la equa- zione (13), clic e relativa al niassimo valore dclla distanza ';- considcrata in questo paragrafo. Per il massimo valore della 9 corrispondenlc allc anzidctle lince gcodctichc cvidcnlemcnte hanno luogo le due equazioni i-4-u'«-f-u'u,(5'H-/i)4- (i-f-»')/i5'zzo . 348 SULLE SUPERFICIE. dove 0', h csprimano le tangcnli degli angoli falti coU' asse dellc u dalle rcUc tangenli V una alia linca geodetica c I'altra alia linca luogo dci punli A' ovi- luna inconlra perpcndicolarmentc Tallra; ed oliniinaiulo h da esse, si ha la (I + ii'-+ 1 . Facendo w rr 5 r= 0 nella derivala tcrza esatta dell'equa- zione qui trovata visihilmcnte si ottiene la cioc la stcssa (4 3), come si e dichiarato. La equazione (13) cd il raggio d^ furono gia trovali col mctodo degli infini- tesimi dal sig. Jonchimstlial ncl lomo Ircdicesimo del giornale del sig. Liouville. Aggitinta. Si immaginino due curve , le quali abbiauo le tangenli parallele riascuna a ciascuna: c si chiamino p, g, r le coordinate rellangole di quella retla , che e tangcnle alia seconda di qucslc curve e parallela alia tangenle della prima nel punto corrispondente alle coordinate ar, y{x) , z(x} ; e si avranno le due equazioni ( 1 ) q ^z a/) -+- b + nu , r zr c;) + fi 4- ) dove la ii esprime una costante , le a,b,c,d ordinatamcnle y', y — xy' , z', z — X2', e le «, V funzioni della x avenli le due rclazioni (2) uv — c'u'^z o , (3) ii^-\r\°--\-{av — cij)-z3 -3 (1 -t- a- -t- c") , ove / esprime la distanza di due tangenli parallele qualsivogliono. SULLE SUPERFICIE. 349 Evidentcmentc, per Ic p, rj, r coordinate ilolla soconda ciirva. si arranno Ic due equazioni (i) e la o ^z p a' -\- b' -\- n u' , cioc saranno (4) P — ^—f^-, J q=y — n[a'^ — u\ . a \ a f I -»•. ed r^z — "Ic— — v\ ossia r^z — "Ic — — v\ Elimlnando la costante n da queste tre equazioni , ovvero dalla antccedcnlc combinalu eollc (I), si hanno le due a — -ajp-V-b — -b' , Ic quali lappresentano una propriclii dellc p, tj, r coordinate della supcrlicic luogo di tulle le curve rapprcsenlabili colle equazioni, che si possono olleuerc, variando la coslante n nellc (4) o nelle altre ire , c dessa e sviluppabile . pcrclie il prodotto delle dcrivate in virlu della relazionc (2) e identico al prodotto delle e Ic p, q, r coordinate del suo spigolo di regresso soddisfaranno le slcssc equazioni (5) e la I— jp-t-l— 1=0 evidentemenlc. Ora, la I sia costante, anzi la slcssa n, cioc la seconda curva abbia le lan- gcnli parallclc ciascuna a ciascuna a quelle della prima c tulte alia distanza n ; c la rclazione (3) si ridurra alia u^-i- v--\- (av ^ cuf=:hi ossia i'k*=acu±h[/ (k^—u^) , dove /i* zr 1 4- a^ -t- c^, , ct'r=iH-a* . Vol. IV. 45 350 SULLE SUPERFICIE. Si suppouga u — Aiscn.fji, dove n esprimc una nuova funzionc dclla x , e SI avni I' Zr — sen. fJt TI -r COS. fX ^ A K c la relazione (2) dara , per delerminare la funzione p , la scguente I— sen. |:i+ -COS. fA I a' — (A seo. f/) c' rr o , la quale , per esserc ^'==-7- > /i'=:- (aa' -4- cc) , equivale alia (6) — ((aca' — /iV) COS. p. =p /la' sen. (/.) (/lA-fx'ip ca) rr o , ca clic da p cguale ad una primitiva qualunque di + ^ ovvero aca' — k^c' tang, fj- :zz -\- ■ ha' Qui nii limitcio a contcmplare le conseguenze corrispondenti a ca' cica' — Ific' II primo di questi valori della f^ somministra — zn -pr (a/i sen.fi -f- c cos. fi) , a' hk a u iz: 7-7 (ca COS. fx — /jsen. jx) , a' Ilk k C f ZZ - COS. fi ■■, a' li e per6 le (4) coordinate della seconda curva corrispondente saranno (7) p — X — — (a/jsen. fi + ccos. p.) , a z:zy — 77 (ca cos. [i- — h sen. fx.) , r :^ z -+- 's 7 cos. fi 11 SULLE SLTEIIFICIE. 331 Ed il secoiulo valorc ilclla p cioe tang, fji =: ~ ^ c pero ha' aca! — A^c' — , sen. (X — -— i»i km daiulo I m ' ' m COS. prr-j — , sen. (X — dovc m^— a'*-t- c'--f- (ac' — a't)^ , f\ ftr Km * ' ^ (8) u:zz~(aca' — (i -f-a-)c') c v iz: — (( i -4- c^) a' — acc'\ , C pcro — ^ — (ca — ac) -\ ; (fl"c' — fl'c") , « m m' "■ t' . /«'■' , "' a' /i* a- — uzr h"^(ot — at) , c— — v ^ l-c^: (a'V — ac"\ , somminislia per Ic (4) coordinate dclla seconda curva corrispondcnte le (g) p^zx- {ca' — c'a) — « — 5 (a"c' — a'c" in III* <1 z^y — " — — na — ;( ed r zm z -\- n nc — • (a 'c — a'c") . m in' Questc curve avenli le tangenti parallcle ciascuna a ciascuna a quelle della prima ed cquidistanli da quesle saranno parallelc alia prima stessa, se il piano normale di quesla nel punto di coordinate x, y, z passeri per quelli delle altrc corrispondenli alle stessc p, 7, r, cioe so ricscira identicamnnte zero il polinomio P — p — x-{-(q—j)a-^(r — z)c , il quale pei valori (4) delle p, 7, r cquivale al (10) nh^ — — n (au -{- cv) . Ma i %'alori delle u , v formati colla u- qualunquc danno /i- Il li a 1 f' 1 an -+- cv zz: a ~ sen. u -f- c - cos. fi , — zz 7 sen. fi -{- — k cos. u ; K ' fi a k a adunquc avra luogo il parallelismo anzidctto, sc si annullcra il II h P ZZ - — ; (/«A*(X' Cu) COS. U . A' a 3o2 SL'LLE SUPERFICIE. Qucsta cspressionc del P manifcsla immcdiatamentc clie le curve avcnti le coordinate (7) sono parallele alia prima. Anzi, siccome qucste medesime coor- dinate danno visibilmcnte (,,_a-)--t-(7— jf -t-(/— 3)-' — n2 , p-x-\-a(q—y) + c[r-z) = o : cosi qucste curve saranno lutle nella superficic inviluppante le sfere dl rag- gio n ed aventi i centri ncUa stcssa prima curva: come si potcva prcvcdere. Passo a contemplarc la curva rapprescnlala colic equazioni (9); c comincio a dimostrare chc per essa il polinomio P non c zero, valcndomi della sua cspressionc (10). 1 valori (8) delle u,v danno an ~i- cv :=— (ca' — ac'} e pero ^ , . ,^ ^* P :zz (rnu — (ca — ac')a ) . n . ^ '^ ma Ma mu' — (ca' — ac')a' d eguale 3ii — ; )(aca" — (i -t-a^)c")m- — (ace' — ( i -4- o')) mm' J -, h'lz adnnque P sarii il prodotlo di —j-, per (aca" — (.-+-a2)c")((i4-c2)a'2+(i+n-)c'-^— aacaV) — (aca'—{i-\-a-)c') |(acc'— (( +c2)a')a"+ ((i + a^)c'— flca')e" j , h'' r. , , 1 cioe sara P=z — (a c — a'c") e conseguentemente Jr=: — nptf , dove p m' csprinie il raggio di curvalura della prima curva e ip la somma degli angoli di contingenza di scconda specie di essa mcdesima. Quindi la curva delle coor- dinate (9) non sara parallela alia prima , a meno che sia questa plana , ncl qual caso i^-'r^o cppero P^o . Lc equazioni (9) danno visibilmcnte » /''• {r-x)--h (q — r)^-h {r — zf=:n-+nHa"c'-a'c")^ — , cioe il quadralo della distanza del punto della prima curva corrispondente allc X, y, z da qucllo della attuale corrispondente alle p, «/, r ecjuale ad ■"-^■'i?)' • SULLE Sl'PERFICIE. 333 ove f esprimc la soinma dcgli angoli di conlingcnza di prima specie della prima di qucsle medcsime due curve. Esscndo (at' — cu) (p — x) — v(q — y) -\- u{r — z)zzo lu ('(]ua7.ioiie fra le //, c/, r coordinate di quel piano, die passa per Ic rette langenli queslc ullimc curve nci due punli anzidelli, risultano av — CM P= '■ ) + r/ ■+• — n' , m in m ovvcro la risultaute della clinilnazione della so'a x dalle due (it) Q ^z aP -\- h -\- nu , Ji =z cP + d -\- nv :, e pero qucsla superficie saiiv svlluppabile anciressa; giacclK-, oltie cssere ge- norabilc visibilmenle da una relta, la equazionc a'v'^z c'u' risulla idenlica. Le P, (>, li coordinate dcUo spigolo di regresso di qucsta supciTicie, sod- disfaceudo le due equazioni (H) e particolaiiTiente la o ^ {P — a?)a'-f- nu' , risultano P—.v—n ) Q —J + " ( " ""--") ' ed Iiz:z:-\-nli' — c —\ ossia R=:z-hnlv c\ Eliminando la n da queste ultinie tre equazioni, si lianno, fra P, Q, li coor- dinate del luogo dcgii spigoli di regresso di lutlc le supcrficlc parallelc , Ic due scguenli Q = .4P-i-B , R=:CP+D , dove Aziz a u , Bz^y — xA , Cz^c ;f , e D^lz — xC , le quali, per cssere il binomio AU'—BC ossia {c - C)A'— {a - A)C' cquivalcnte al c' . o' - , / c' /c\' a' /n\'\ v — A' — u—C e pero al seguente ""I — (-) ;1-M ' i^ a \v ^v ' u \u / J clie c identieamente nullo, manifestano il luogo slesso una superGcie sviiup- pabilc : cio e anco una inimediata conseguenza dcU' esposlo al principio di questa medesima Aggiunta. SULLE SUPERFICIE. 35» Se per la supcrficie conlcmplata al principio di questa Nola o dcnominata prima fosse z z,. — z ■ ^r o cioe fosse dessa sviluppabile, Ic due cquazioni (m) si ridurrebl)cro ad una sola, ina essa non cesserebbe di cssere parallela alia seconda. Dl falto, siano s, t, m ic coordinate rcttangoic del suo spigolo di regresso. (• si avranno I CiJ > Cd dove gli apici semplici indicano derivate rispelto alia s . Qucsti valori delle derivate parziali dclla z , combinate colic cquazioni (b) .... y nz t -1- (x — s)t' , z=:t.)-(-(.r — j)a)' riducoDO una delle (m) alia t',,>'t"—(i-]-t'^)w" n^zt + (p — s^t'+n , l/(£ -+"--+-(«■""— fV)2) c la (\) alia w' ' I + ('/ — ') "■*""" ossia (l -4-01 -) t" t'4)'(i)" ie quali insiemc alle (b) paragonatc opportunamente alle (a), (n) inanife- stano immediatamentc il parallelismo di cui si parla. f J DELLE MALATTIE GENERALI INTERNE RIVERBERATE DA OPERAZIOMI E MALATTIE CHIUURGICIIE LOCALl ESTERNE DI LUIGI PORTA Letta neir adunanza del giorno ii Aprile isiis. x\llc complicazioni piu comuni dclla pralica cliirurgica spcUano Ic rcazioni interne, le quali improvvisamcnte si lisvegliano iiclle viseere. Movimenli di rcazione suceedono nel corso dcUe malallic in ogni luogo c direzione: alia su- perficie, fra le pari! interne del corpo, dailMntcrno aH'eslerno, c viccversa. [I soggetto di quesla Mcmoria e la dinioslrazione dclle malattie general! interne, le quali per riverbero si suscitano in seguito alle opcrazioni ed alle lesioni, ovvero per I' influenza di mali locali csterni. lo mi sono limitato a quesla, e non lio eonsideralo le allre maniere di alTczioni riflesse, per la ragione clie le metastasi, o reazioni interne rapprcsentano nclla cliirurgia un tenia alTallo spe- ciale, intorno al quale in una serie d'anni ho potulo raccogliere un numero suf- liciente di osscrvazioni per dilucidarlo. Nella scella io ho atteso ai soli casi di malattie gencrali veramente riverberate, in cui la ripercussione spontanea figura come la causa prima, trasandando gli altri casi assai piii ovvii di complicazioni avvenute per cause accidentali estranec alia malattia in corso. Le osscrvazioni particolari oltrepassano le qualtro cento, chc io ho raccolto nello spazio di 20 anni sopra otto inigliaja circa d'infermi: di cui trc quarti almcno curat! nella Clinica, gli altri nella pralica privata, per malattie cstcrne d'ogni genere, e speeialmente per lesioni cd opcrazioni: c le opcrazioni nel men- tovato spazio c numero di pazienti aseendono a 2300. Cio che e necessario di sapere pel rapporto o la proporzione delle afl'ezioni gencrali riflesse sulla massa del casi. Diconsi malattie riverberate o riflesse quelle che per una rcazione interna nascono da un focolare prccsistente e si manifestano allrovc. II fenomeno dellc riflessioni morbose ha la sua ragione nel movimenlo sponlanco deireconomia Vol. IV. 46 538 DELLE MALATTIE GENERALI INTERNE animale. Durante la vita c nello stato di salute fra i diversi organi c sistcmi e le rogioni del noslro corpo si I'aniio continuamentc rivcrberi e derivazioni dclle forze e doUa nuileria. U cervelio reagisco sullo stomaco, c lo stomaco sul cervello; gli inlcgumeiUi sul tubo gastro-cnlcrico, ed il tubo gaslro-enlcrico sulla peiic; una piovincia del sistcma circoiatorio, od una sfcra dci nervi ri- sealc 0 richiauia I'azione di un'altra, ec. Pcrtanto il fcnomcno morboso delle affezioni rillcsse non e ehe rimitazione ola riprodu/.ionc del fcnomcno nalurale dci movinicnti dcllo slesso gcnerc. Un'azione ne dcriva o ripeicuolc un'altra nello slato sane, come ncUa malaltia. Nei primi gradi la perlurbazione sebbcne sensibile avviene senza sconcerto rimarchevole e quindi senza alterazione della salute: nei gradi ultcriori essa porta una malattia;o se accadc in un corpo gia infermo, provoca una nuova infermita, la quale e a sollievo o ad aggravio del pazicnte, secondo il luogo ove accade. 1 medici antiehi, i quali dietrola seorta di Ippocrate descrisscro con diligenza le forme e Tandamcnto dcllc malaltic febbrili, gcncrali, interne, notarono benissimo le giudicazioni, che spessc volte si fauno alia superlicie sulle parotidi, le articolazioni, gli inguini c le ascelle(4). (1) Hippocratis, Opera omnia. Neapol. , 1787. T. I. Apliorismi, pag. 39, 14, 47; Sect. IV, Apli., 31 : « Delassatis in febrihus ad arliculos, et circa niaxillas maxime, absccs- sus fiunln. — Sect. VI, Aph., 28: « Ignein sacrum ab exlernis intro converli non bonum: ab iaternis voro extra , bonuni. » — Aph. 37 : •< Ab angina delonto tumorem fieri foris in collo , bonum est (foras enim morbus vertitur) ». — Sect. VII, Aph. 49: " Ab angina detenlo , tumor et rubor in pectore accedens , bonum. (Foras enim vorlilur morbus.)!' — Praeuoliones, pag. 210: " Quibuscumque ex inflammali pulmonis morbis, abscessus circa aures fiunl el suppuranlur, aut ad infernas partes ac fislulantur, hi supersliles evadunt. ■> — Id. pag. 212: «Si vero absque lalibus signis (signa lelhalia), dolor capitis viginli dies Iransmiseril et febris tenuerit, sanguinis a naribus eruptionem aul abscessum quendam ad infernas partes expectare oporlet. « — Id. pag. 264: « Quibus alvus ab initio lurbalur, urin;c vero paucw sunt et progressu teroporis alvus quidem siccatur , urina vero tenuis redundat , his ab- scessus ad arliculos Hunt » : e cosi di allri passi analoghi sparsi nellu opcre ippocratiche. A. C. Celsi, De iMedkiiia. Libri oclo etc., Lausann;e, 1772. — Lib. II cap. VII, p. 09: "Quibus aulem longse febrcs sunt, his aut abscessus aliqui, aul arliculorum dolorcs erunt." Id. p. 70: "At si pnccordia tumorem mollem habent, nequc habere intra se.\aginta dies desinunl, hoerelquc per omne id tempus febris, luui in superioribus partibus fit ab- scessus; ac si inter ipsa inilia sanguis e naribus non lluil, circa aurcs eruiiipil. >■ — Lib. V, cap .\.\V1II, pag. 243 : « Abscessus fit aul post febres aut post dolorcs partis alicujus ina- ximeque eos qui ventrem infestarunt. >■ — Lib. VI, cap. XVII, pag. K4 : " Suh ipsis vero auribus oriri parotides Solent, modo in secunda valetudiiio , ibi inllanimationc orta, uiodo post longas febres illuc iiupetu morbi converse. Galeni, Opera omnia. Veneliis, apud Juntas, 1868. — In lib. Hipp. De Morb. vuUj. , Com III), pag. 118: •< Nam in morbos successio leviores el locos ignobiliores est salutaris : RIVERBERATE DA OPERAZIOM CIIIRLRGICHE ESTERNE, ec. 5S9 Ma noi non abbiamo un'idea cgualmcntc esalla dei riverberi chc colla slessa facilitii c frequenza si opcrano in scnso opposlo, ossia daila perifcria verso il cenlro. II grado dcllc inctuslasi iiilcrnc varia moltissiiiio nci divcrsi casi. Sovcnte esse sono cosi mill, ciic passano inosscrvalc od appuiia si danno a conoscerc: nci casi gravi , per la loro rapidila o vioicnza, divengono faciliiicntc lelali. La slraordinaria letalila di quesle complicazioni a prima giunla colpisee: vuolsi nuiladimcno riHeUero die nel proprio gcncrc esse rapprescnlano delle unitii le quali si notarono appunto per la loro gravezza (1). Nci casi da inc osservati in morbos graviores locosque principaliores perniciosa. Eodem modo abscessus ([ui cum effluxione fiunt sunt illi meliores ; qui vero cum decubitu minus commodi. Ac liorum ipso- rum quidcni roinolissimi (luiquo a loco alTccIo ct in partes ignol)iles, spgri boni sunt ». In lib. VI. Hipp. De Mor/j. m/y. Com. I. pag. IS7 : " Vull enim lli|)pocrates ex superioribus locis in infcriora unibilico factos abscessus salubrcs esse. >> — Id. Com. II, pag. 162: «Qu» infra jecur ex superioribus dclabuntur ut in leslcs ct varices e regione lieri melius .... tussientibus sine laleris dolore abscessus in testiculum fiat «. — Id. Com. IV. pag. 179 : " . . . . quiouin(pic neque per urinani, necjue per sanguinis elTusioncni iudicati sunt istorum morbus in abscessum desinerc consuevit. n — De locis afftclis, lib. VI, pag. 39: u ... alius eirca vesicaj positum simul cum horrore ac febre dolores prsesensit : nonnulli circa scplinn Iransversuni ct llioraoem: atqiie alii in dexlera pr.TPordioruni parlc. Conjecturam ilaque fecinnis, in iis omnibus (juibus pus per renes expurgaretur \umica simul in loco dolenic disrupta .... Proinde nihil mirum neque impossibilc est et ex parlibus septo Iransverso superioribus pus in ventrem defluere ct ex iis qua? cidem supponunlur ipsum per renes in vesicam iicrvcuire •>. — Jn Prorjn. llipp. Com. II, pag. 20H : i^ In pulmoniis vchemcnti- bus abscessus ad crura fieri prorsus bonum est: si (piidcni maxime vera scntenlia llipporralis est.... ut abscessus oplimi sint, si maxinic deorsum et quam longissime ab rcgrotalione absislant ". Oribasii , Sijnop'ieon. Parisiis , IBBV. Cap. .WXI, pag. 387: « Cum Inibones erumpunt si totum corpus succis Kiiuabililer redundct ant mulilia bumoruni deliucalur turn difticilis curalio est. » P. iEginelne, Opera. Vencliis, 18(i7, pag. 164: < rinnovalo piii voile. II tras- locaiuoiito ill uu'altra sala, ie esortazioni, il regime c gli evacuanli non facendo elTelto, si propiiiarono in varie ripresc 70 grani di ciiininu', ma incalzando i pa- rossisnii con maggior forza, si ripresero i blandi eccoprolici cd il calomelano linciie rinfcrmo al seslo giorno niori. Nel sos])eUo di un foeolare niareioso inlerno, si esaminarono il capo, lo speco vcrtcbralc, il petto, il ventre, e tulti gli organi contenuti; si sdrusci da cima a fondo il tubo gastro-cnterico; si cercarono le venc, i vasi linfalici, i nervi, la ferita del moncone; nia non si pot6 scoprirc alcuna alterazionc, cbc spiegasse la febbre letale. 4. Febbre continua con adinamia letale inseguilo aWampulazione della mani- inella. — Maria Capra, domestica, di 47 anni, di abito gracile, a di 8 dicembre 1841 vieue opcrata nella Clinica di un tubercolo scirroso della mammella destra grosso una noee: I'operazione semplice, rapida e senza accidenli: ma la donna essendo agitata dalTidca di un pericolo imaginario, ebbe subilo Findomani febbre forte continua eon inquietudine, e veglia, ansieta, contralTazione del volto, vaniloquio, decadimento rapido dclle forze : per cui al quarto giorno soggiaeque. II salassocd il tartaro stibiato inutili. Nel cadavcre non si e Irovato alcun disordine: al capo e dentro lo speco vertebrale, le meningi, il cervello, il midollo spinale, i nervi ed i vasi sanguigni in istato naturale. La ferita dell'o- perazione cominciava appena a marcire. 5. Febbre ad accessi letale per emorragia inseguito ad una cistotoniia. — Ste- fan© Fanciotti, di Novi, di 55 anni e di buona tcmpra, essendo stato il settembre 1846 operate di cistotoraia , ebbe il secondo giorno emorragia, clie si ripete I'ottavo in seguito a sforzi del secesso, e non si pote arrestare clic medianle la siringa a lampoue entro la ferita. Superata questa prima complicazione, Pam- malalo nci dieci giorni che succedettero divcnne apirctico, tranquillo, e dava poca marcia dalla ferita: ma trovavasi grandemente abbattuto del lisico e del morale: nel quale stato il diecinovesimo giorno fu alPimprovviso assalito da un forte accesso di febbre a freddo, il quale si rinnovo tre volte in 48 ore e riusci letale. II solfato di chinina amministrato alia dose di 20 grani ogni giorno non feec elTetto. La sezione del cadavere fucseguita colla maggior diligenza, in- dagando tutte le cavita e le viscere, le vie orinarie, il sislenia venoso, ec.; ma non si rinvenne aleun'alterazione, tranne la fislola superstile alia ferita della cistotomia. 6. Febbre ad accessi in un polipo dell' utero risolta coll' operazione. — Teresa Brambilla, di Pavia, di 40 anni, nubile e di abito mediocre, e ricevuta nella RIVEUBERATE DA OPERAZIONl CHIRLRGICHE ESTERNE, f.c. 363 Clinica la priinavcra 1833 per un polipo deirulero disecso in vagina, onde es- serc operala. AlPannuncio dell' opcrazionc la donna parve indilTcrcntc, ma I'in- domani, scnza cause note, cbhc febbre viva a freddo, e gli accessi riloriiarono irregolarmente con sinloini d'islcrisino e d'iinpurita dellc |)rinie vie. Le niignalle, gli cccoprolicl, la diela scvera, poi gli amari e la cliinina, non giovavano. La febbre anoinala conlinuava da quindici giorni con nolabile deperiincnto dclla salute, (juando sul sospelto che la paura deli' operazionc ne fosse la causa , un be! giorno legai inopinalainente ii polipo, ed in due settimane ne otlenni la caduta senza aceidenti. Ma subito dopo la legalura I'inferma non ebbe |)iu febbre, e eonfcss6 dappoi che il tiinore panico dell' operazionc I'avcva agitata, e la sua agitazione era slala tanto piu valida quanlo pii'i sforzavasi di dissimularla. 7. Febbre ad aceessi per nostalgia iiiscijuito ad una disarticolazione del piede. — Maria Ferrari, ragazza di 23 anni, di Gazzolo, di abito gracile, il novembrc 1840 era slata nella Clinica amputata del piede per artrocace, e dopo due mesi non potcndo guarire, divenne impaziente della dimora, ed ansiosa di ripalriare si corruccio, pcrdette I'appetito e poi ebbe airimpensata un parossismo forte eon freddo, che ricomparve la stessa sera; Tindomani si riprodusse Ire volte, e dopo ua giorno di pausa maiiifestossi altre due, sempre irregolare e senza apiressia tra mezzo. Evacuate le prime vie, si amministrarono 40 grani di solfato di clii- nina inulilmentc. La ragazza insisteva di essere rilasciata; e di falli, appena ricondotta al paese nativo in seno alia famiglia, non ebbe piii febbre e si trovo libera da qucsta complicazione. 8. Adinamia lelalc per amputazione in seguilo a frattura complicata della gamba. — Siro Albini, contadino pavese, di 50 anni, la maltina dcl29 aprile 1836 essendosi fracassata la gamba sinistra sollo una trave, venue tradotto nella Clinica ed immedialamenle amputalo. L'infermo, il quale credeva di avere una lesione di poco memento, fu stordilo al nomc d' amputazione, vi si assoggetto conlro voglia,e sebbene robustissimo, cadde in deliquio, ed il giorno appresso si mostrava interamente prostrato di anima e di corpo: era muto, triste, senza sonno e scnza volonla, rifiutava ogni cosa ed olTriva appena un liln di febbre: nulla poteva consolarlo, ed al quinto giorno mori senza preseiitare sintomi locali, 0 reazionc dclla ferita. AU'aulossia non si e irovato disordine in alcuna cavila, in alcun sistema od organo particolare. Onde si confermo che I'Albini ha dovuto mancare per vera inanizinrie in scguito alia profonda afllizione ca- gionala dalla pcrdita dell'arto e dal ritlesso dclla sua iiiipotcnza avvenire. 9. Adinamia letale in seguito ad una cistotomia. — Giuseppe Sizza. di Bergamo, d'anni 29, di costituzione dilicata, vcnne il 18 luglio 1837 operalo nella Clinica di cistotomia-, e qucsta cistotomia era la seconda che il pazienle sostcncva per 364 DELLE MALATTIE GENERALl INTERNE la riproiluzionc del calcolo cinque anni dopo la prima. In seguito al taglio nes- sun accidenle geniM-ale o locale; ma I'ammiilato, d'animo vilissimo, mostravasi cslrcinainenle ahbaliulo, lu"; si poleva con alcun mezzo rianimare: avca un'oinbra di febhre con rcazionc Icggerissima dclla fcrila', era di nicntc sana c scnza indizj di un'aUerazione delle cavila: il volte, i polsi c rabito inlero indicavano I'apalia e rinanizione della persona; tanto cbe si crcdctle neccssario di ricorrere all'as- scnzio, I'acqua di nienla, ilvino, la gclatina cd i clisleri nulrienti, perchc io slomaco aflicvolilo ne appctiva , nc potcva digerire. Ma 1' infcrmo disperando inleramcnte di se e della propria salvezza, e non potendo dal medico ne dal sacerdole essere allrimcnli pcrsuaso, ando esaurendosi per gradi c manco quat- tordici giorni dopo I'opcrazione. Ncl cadavere non si scoperse alcuna mulazione: e nessuna traccia di flogosi al venire e negli organi operali. La fcrila della cis- lotomia ridoUa ad una fistola. Nei casi surriferili la malatlia preesistcnte e I'opcrazione chirurgica figurano come causa rcmota provocatrice del palema, da cui n' e venuta inopinatamente I'adinamia, o la fcbbre ad accessi. L'avvilimento o Tagitazione morale del pa- zientc all' idea di un pericolo reale od imaginario fu palesemente la cagione immediata dclla complicazione. Questa causa c virluale,e puo produrre un ef- I'ello puramenlc dinamico, limitando la sua azione al sislema nervoso come nella semplice adinamia, ma piii spesso pel di lei mezzo operando essa sul sistema sanguigno, suscita una fcbbre violenta ad accessi, la quale coi solisintomi della rcazionc di qucslo sistema logora Ic forze e fa morirc del pari per csauslione senza lasciare iracce di disordinc maleriale nel cadavere. La malaltia diviene sovente insuperabile, non per la gravezza di alterazioni, che non esistono, o nou ponno avverarsi, ma per la natura stessa della causa, la quale non potendo essere tolta di mezzo, mantiene la complicazione fino alia morte. Quesle com- plicazioni, a dire il vero, non sono un riverbero immediato, ma I'elTctlo della causa interna dinamica che fu messa accidentalmentc in giuoco dalla malattia locale eslerna, o dall'operazione. Volendo pure accordare, che una pcrturbazionc materiale abbia luogo nel sistema nervoso o sanguigno, la pcrturbazionc non c talc da potcrsi renderc evidente con alcun mezzo dcirarte,e quindi non puo divenire argomenlo di anatomia patologica, ma di mere ipotesi. Laonde questc aflczioni, cbe non lasciano vestigio scnsibile dopo morte, si ha ragione di con- sidcrarle in pralica come dinamiche, e di fame un gencre a parte in opposizionc alia numerosa scrie delle malallie rivcrberate, le quali portano i piii gravi scon- cerli dell'organizzazione. Le affezioni puramente dinamiche nella scrie delle mie osscrvazioni sono 27 soltanto, della porlata dei casi che sopra si descrisscro. Noi siamo oggidi cosi HIVI-rtBERATE DA OPERAZIOM CIIIRLRGICIIE ESTERNE, ec. 36 ii assuefalli a considcrare le forme appariscenti dclle malaliie come sinlomi di un foeolarc estcrno od inlcrno, die duriamo falica ad ammellere una malatlia osspnzialc scnza I'appoggio di una localila: r- ([ucsli casi sono in fatlo i piii rari. La nalurac la forma delia malallia dinamita, di tiii parlo, variano nei divers! casi: talvolla cssa appare come una semplice adiiiamia, ovvcro c una nevrosi una convulsione, un'cpilcssia, un letano, e piii spesso una fcbbre. Per il patcma, o la scossa dcH'opcrazionc, alcuni infermi. dispcrando di s*-, cadono ncll'avviliincnto, divengono irisli c lacitunii, con vollo abballuto. voce lioca, anoressia, diminuzionc del calore animale, decubilo grave, vcglia, poisi deboli, molli,rallenlali, e niuna parlicolare alTezinnc delle viscerc; inlanlo essi perdono Ic forze c ncl languore delirano, c poi nuiojoiio senza olTrirc nei loro cadavcri alterazioni di sorla. Qucsto slalo adinamico nei casi pin gravi riesec per I'ordinario insupcrabile ai mczzi dcH'arle e si rende letale nello spazio di alcuni giorni: forlunatamenle i casi di merle sono rari, e Tormano la cima di un'afTezione, la quale ba una molliludinc di gradazioni inferiori, o piu leg- gieri, in cui I'ammalalo c suseettibile di risorgcrc e salvarsi. Ma la forma piu ovvia della complicazione e la febbrc: e la febbre che so- prassalc e conlinua o ad accessi, cbe val quanlo dire, cssa offre ncl suo decorso dellc scmplici csacerbazioni. ovvcro dci parossismi anomali, e scnza api- ressia Ira mezzo, o segni d'allerazionc dcllc viscerc: o sc porta dci sinlomi di una localila apparente, i mcdesimi sono vaghi ed incosianli. I parossismi nclla loro versatilila si ripelono lalvolla sino alia fine, e piii spesso cessano al sceondo 0 terzo giorno, persistendo il movimcnio fcbbrile. Qucslc fcbbri di- consi volgarmenlc lifi, sebbene la piii parlc dci pazicnti sicno prcsenlissimi della mcnle c non appalesino sinlomi vcri di lifo. II loro decorso suole cssere rapido di alcuni giorni; la cadula delle forze pronla; c nei casi piu gravi. la morle facile (1). L'olTcsa arrccata serve d'incentivo, o prcsta ropporlunila: ma la causa im- mediala della complicazione, come nolai dianzi, e sovenle il palcma d'animo, ossia la paura ddla malallia, dclPoperazione, dciraccidcnte. (Icllrsito per un pericolo reale o idcale che prcdomina la mcnle dcll'iiifcrmo. Cio die c pura- menle individuale e non relalivo alia robuslczza del fisico, perchi- si vedono spesso i soggetti piu deboli e dilicati allendere con impassibilila : e uomini vigorosissimi, che pure diedcro in altrc situazioni prova di coraggio. soggiaccre al tiinor panico di un'operazione. 11 palcma csalta in essi il ccrvello, gli loglie (1) Ippocrate seinbra accennarc a qucsto pericolo ncU'aforismo 46, Scz. IV: « Si rigor incidal febrc non intcriiiittcntc , a;grolo jam debili Iclbalc est •>. Vol. /v. 47 36G DELLE MALATTIE GENERALI INTERNE il sonnn e lo riempic di fantasmi; distiirba gli orgnni digercnli, sospinge il cuore a movimcnli abnornii, c provoca una reazione cosi viva del sistcma circolatorio, oho (lorla dei risalli, i qiiali ad ogni poco si ripctono sotlo la crcsccnlc agitazione deiraniino, fino a clic le foizc decadono c rammalalo muoro di csaustionc. lo ho avuto persono, le quali presenlalcsi col proposilo di un'operazionc, al solo pensiero della sua imininenza, prima di essere toccate, ebbero febbre ad acccssi, clie divenne Ictale, o non si poti' Ironcare ciic col pronlo cominialo, ovvero, in qualche caso, la subita inlraprcsa dcH'operazione. In siniili casi la malaltia complicanlc figura come una vera adinamia od una perlurbazione della vita, che per la natura della coslituzione e la tempra individuale dell'animo insorge all'occasionc di una causa malerialc locale, v. gr. una lesione, e lalvolta al solo aspclto della medesima, che fa apprenslone e porta in conseguenza lo scon- volgimento del sistema nerveo-vascolare, la febbre, I'esauslione e la morte (1). Del resto non si deve credere, che il patema sia la sola causa dcUe affezioni dinamiche di cui parlo: qucste talvolta invadono per un accidenlc consccutivo aU'opcrazionc, v. gr. Pcmorragia, per la debolezza gencrale della coslituzione, ovvero anche per I'azione immediala deiroffesa arrecala, la commozione fisica della persona; nel qual caso esse figurano come un vero rivcrbcro della malattia locale. Egli c superfluo di ripctere, che le autossie non danno quivi che un ri- sultato ncgativo, ossia confermano la mancanza di altcrazioni materiali, chiarc 6 determinate in una cavita, in un sistema od organo qualunquc, che diano spiegazione della natura della complicazione avvenuta e del suo esito (2). Per la cura, i metodi diretti contro la forma ed i sinlomi della complicazione sono incerti e facilmente fallaci. Bisogna quindi agire contro la causa, facendo issofatto Toperazione, o vieeversa accommiatando I'infermo cd allontanando ogni (1) Currc eniin corpus vehementer exteiuiant el exsi(^cant, soniniiiin impediunt, perpe- tuisqiie vigiliis conficiunl , vires deslruunt, febres eliain accendunl ac; gravissimis valetudi- nibus initia praebent. " D>.' conservanda bona vateliuliiw. Oiins-.utum Schij!(V Sali-rniluiKv. Veneliis, 1007, pag. 2. (2) Qucsli risuUali urlano un falto pubblicato da Cliomcl " clic in lulti gli aiiiiiialali di febbre continua , i quali da cinque anni trapassarono nclla Clinloa doll' IIi'ilel-Dicu, non av- vene alcuno che non abbia offerlo una qualche allera/.ione dei follicoli inlesliiiali. quando non vi ebbe lesione che spiegare potessc lo stalo fcbbrilc. •■ /Jrlla febbre tijuiilra^ ecc. , traduz. ilal. di Fanlonelli. Mil, 1855, pag. 193. Ma alia pag. 497 I'autore cila le osscr\a- zioui di Louis e di Andral di male tifoide, in cui Tauldssia non avioblic dinioslrato una lesione palese del lubo inlesliiiale ne di altre parti : e prima di Louis ed Andial il grande Morgagni , neU'Epistola XLIX, torn. IV, pag. 221, inlorno alle febbri non aveva egli riferilo (Dolti casi di febbri lifoidee, cliche, lenle e di labi, nei quali dopo morte non si 6 Irovala la minima alterazione delle parti! RIVERBERATE DA OPERAZIONl CIIIRURGICIIE ESTERNE, ec. 367 pensiero della mcdesima : ovvero, in allri casi, cambiiuulo la siluazionc, i rapporli, le pcrsone induciili-, usanilo Patnmonizione morale o relipiosa; ma siccoinc pnrccc'lii infermi non si laseiano cirtnilrp, c col volcr pcrsiiadcrli si melloiio in magKiore iliflidcnza, lia giovalo lalvolla di farii tradurrc in un'infcr- meria comunc, in mezzo agii allri amniaiali.c di traltarii con indilTcrcnza, come se la leggerezza del caso non ricliiedesse parlicolarila di altenzionc. Accanlo a qucsti csi)edienli, secondo la forma c la qualitii della complicazione, si ammi- nislrano dei farmaci evacuanti, sedalivi, amari, tonici, febrifugi, ec, di conserva coi niezzi dietelici; cd in piii casi di minorc gravezza si riesce a rassicurarc il morale, vincerc la febbrc, rianimarc Ic forze ed a guarirc I'infermo. La febbre lia sovenlc dei parossismi cosi marcati c rieorrenti, die si e sedotti all'ammi- nislrazione della cliinina, tanlo piii che non cssendovi localila od allerazioni materiali, parrebbc che 11 farmaco dovesse corrispondere, e giova talvolta, ma pill spesso si amminislra indarno: ovvero la cliinina a dosi generose toglie i parossismi scnza togliere la febbrc, la quale conlinua con esito Iclale. La le- talilu dei easi gravi di questo genere si puo raccogliere dal ilato, die nelle ventisctte osscrvazioni per me raccoltc, non ostante la diligcnza della cura, non si polcrono salvare che sei ammalali. I casi di scmplice adinamia, o di febbre aceesa senza localila riconoseibile, quali si considerarono finora, avvcngono rare volte. D'ordinario la complicazione che insorge, od il riverbero che si fa per una malattia esterna in corso, un'of- fcsa, od un'operazione ha un foeolare locale, porta il cangiamento materiale di un organo, o di una cavila, di cui la febbre non e che un sinlomo. Questo fatlo e cosi notorio, che ogni qualvolla nclla cura di un fcrito od un operate sorprende all'impovviso una febbre conlinua, rcmillente ad accessi, noi sup- poniamo, cio die di rado si smenlisce, la presenza di un foeolare interno. Anche quando vienc attaccato il sistema nervoso, od il riverbero si fa su di una sfera del medcsimo, succede una reazione, che implica il sangue e porta quasi scmpre plctora, congcslione o flogosi. Nei casi da me osservali di malattic riflesse, in piu di trecento vi e slata infiammazione: onde si raceoglie, che il riverbero in gcnerale determina una reazione ed il piii delle volte una flogosi locale. Una me- laslasi si puo fare sopra una parte qualunque del corpo; alia superficie, sugli integuinenli, il tessuto cellularc, le articolazioni, le ossa, le ghiandole conglo- merate, lo spceo vertebrale, ed il midoUo spinale: ma quasi sempre ha luogo in alcuna delle Ire cavilii, il capo, il petto ed il venire, ove forma delle malattic metaslatiche particolari di cui intendo era parlare (I) (1) Monlcggia, aminaestrato Halle niinicrose aulossie per Iiii islituile. assirura, rhv le welaslasi sulle parii interne, k- granili cavila c le >isccre ncl decorso delle nialalli.^ 3611 DELLE MALATTIE GENERALI INTERNE In alcuni opcrali consegue un allacco d'arlritide, ossla un'inriammazionc acuta della maggior parte dcUc arlicolazioni , la quale pu6 essere di tanta forza da produiTC la suppurazione. lo ho vcduto questo accidcnlc in seguilo all'am- pulazionc dcgli arti e della mammella, alia cistotomia, cd altrc opcrazioni. Cer- tamente in qualclie infernio la complicazionc e stata favorita da una disposi- zione preesislente, v.gr. la gotta; o fu per azzardo provocala da ralTreddamento: ma ill alcuni easi, niancando ogni allra causa, parve veramcntc un rivcrbero delPoperazione. Parimcnle una febbre ad acccsii alcune voile e I'clTetto di una flcbitc suppurala diffusa dcgli arti: ma questa Qebile poi, sia primitiva da offcsa delle vene, o secondaria per inGammazionc irradiala dalle parti adiacenti, non 0 la consegueuza di un rivcrbero. Articolo II. Delle malattie riverberale al capo. 10. Cerebro-mielitide con tetano per fratlura e gangrena della coscia. — Carlo Mascherpa, di 7 anni, di Rognano nell'agro pavese, il novembre 1836 venne ae- eettato nella Clinica per fraltura del femore sinistro provocata dal calcio di una vacca. Alia frattura ridotta lenne diclro un arteritide feniorale traumatica, la quale per Tobliterazione del vaso veriGcata poscia nel cadavere produssc la gangrena della gamba corrispondente. II deeimo giorno il ragazzo Irovavasi gia molto aggravate per raffezionecompllcata deU'arlo e la febbre, quando prese a delirare; la sera ebbe il trismo, indi I'opistotono, ed in meno di 15 ore mori. L'autossia dimostro un'injezione vascolare ricchissima delle meningi del capo e dello speeo vertebrale, della massa encefaliea e del midollo spinale con ab- bondante effusione di siero rossastro neU'una e ncH'altra cavita; I'obliterazione delFarteria femorale comune sinistra per un eoagulo linfatico della lunghezza di 21 millimetri; e la frattura semplice della diaQsi del femore. 11. Cerebro-mielitide con tetano per ferita lacerata al piede. — DelPAequa Luigi,contadino oltrepadano, di Cigognola, di media eta e robustissimo, avendo riportato alia pianta del piede destro una lacerazionc degli integumenti, della lunghezza di due cenlimetri , continuo a lavorare fino airotlavo giorno, ossia al 29 diccmbre 1840, quando aceortosi della rigidezza delle mandibole, ricovero nella Clinica. La ferita inGammata e marcita avea per complicazionc il trismo cbirurgiche sono frequentissime al di la d'ogni credenza; e cita i passi di Morgagni cbe cuii- fermano questa sua osservazionc. Istitiizioni Chirurgir.hc Milano, 1813, Vul. I, pag. 8.>. Relrocessione e Melaslasi. RIVERBERATE DA OPERAZIONI CHIRURGICIIE ESTERNE, ec. 369 c: la ilisfagia; a cui la stessa nolle conscgui il tctano gencralc coa lurgorc a! capo, ansicla di respire, febbre risenlila, poisi vibrali e sudore profuso. Si am- iniiiistrarono i inezzi anlillogislici', Ire salassi, 20 inigiiatle all'ano, il larlaro sli- bialo ncir iiifuso di ligiio, le frizioni incrcuriali. In due giorni il ictano pareva inigliorato; le conlrazioni spasliclie piii rare^ TaprinicnU) deila bocea piii facile, le estreinitii quasi libere; la febbre mile. Ma la sera del 22 sopraffece una con- vulsionc violenla di alcuni minuli, la quale rinnovalasi un'ora dopo divenne lelale. Nel cadavere si rinvenue una copiosa injezionc capillarc di lulla la so- slanza cncefalica con dilatazione ed idropisia dei venlricoli: eguale injezione dei inininii vasi arleriosi e venosi delle due superficie della pia niadrc clie rivcslc il inidollo, c delle radici dei nervi spiiiali, con leggicre irasudamenlo di siero, ma scnza ailerazione della sostanza propria di qucsti organi. Le due cavita del pello e del venire illesc, il cuorc floscio ed i polmoni dislesi, soflici c non in- gorgali. NeU'esaraedel piede si scoperse, che il ramo del nervo planlare dirello al poliice scorrcva in fondo alia ferila ed avea uno de' suoi Glamenli reciso, scnza ailra lesione del tronco al di sopra, da cui procedeva. 12. Apoplessia cerebrate in seguito aW apertura di un ascesso lombare. — Ma- ria Nicoli contadina dcirOllrep6, d^inni 22 e di nbito dilicato, enlra nclla Clinica il 25 gennajo 1839 per un vaslo ascesso lombare del lato sinislro comparso da due mesi in seguilo ad un parlo. Evacuale le marce col causlico, la cavila del lumore s'iniiamnia, si sospendc lo spurgo, ed il 29 assale un parossismo di febbre a frcddo con lurgore al capo c poi soporc. Merce un salasso di 20 once dalla giu- gulare e molle cvacuazioni alvine provocale dall'olio di ricino la donna si ri- sveglia, torna in si; e non lia piii parossismi: ma due giorni dopo fa sembianza di ricadcre; e di nuovo sonnolenta, aecesa in vollo, e non muove la gamba dcstra; Ire altri salassi, molle mignatlc, il calomclano inlcrnamente e clisleri purgativi. Coi quali mezzi lo spurgo dell' ascesso si rislabilisce, Paflezione al capo per gradi scompare e Tinferma sorle il marzo dalla Clinica con una fislola superslile alia regionc lombare. 13. Apoplessia lelale per ftemmone daU'applicazione di un setlone nlla guan- cia. — Pacifico Della .Mano, calzolajo, di 34 anni, dell'Agro pavesc, di abilo scro- foloso, avendo un lumore sanguigno alia guancia destra eon carie della man- dibola inferiorc, viene il luglio 4852 operalo nella Clinica col sellonc. Quest'o- perazionc porla immedialamenlc il llemmone con febbre ed agitazione grande per cui si fanno due larghi salassi dalle giugulari, si amminislra Polio di ricino c poi si leva il laccio. Cio nuUameno I'infermo cade iraprovvisamente in sopore e nmorc il terzo giorno. Aperlo il capo, si Irova sollo la pia madre fra quesla e le circonvoluzioni di ambcdue gli cmisferi cerebrali una ellusione di sci once 370 DELLE MALATTIE GENERALI INTERNE di sangue nero discioUo, e denlro i ventricoli lalcrali altie due once dcUo stesso umore: nella sostanza del viscere un rieeo punteggiamcnlo rossastro senza stra- vaso: ncssun trasiidamciUo infiammalorio od allcrazioiii diverse, sia al capo, che nelle altrc cavila. II luinore della giiancia era formalo da un asccsso san- guigiio con carie della branca ascendenle della mascella inferiore. 14. Apoplessia sierosa per I' applicazione di un settone ad una lupia della rotella. — II novenilire 1839 si appliea il sellone ad un luinorc cislico situalo sopra la rolella di Maria Fiombi, eontadina di Corlcolona, scltungcnaria, di abito cachelico e quasi scema. La suppurazione provocata con questo mezzo conli- nuava da quallro seltimane copiosamente, quando per movinicnti del ginocchio invade il lleninionc, si sospende lo seolo, ed in consegucnza si accende viva- mcnle la fcbbrc con ccfalea, rossore del volto, inijuietudine e vaniloquio. Ad onta delle mignalte alle tempia e degli eccoprotici Tinferma cade il terzo giorno nel soporc: nuovc mignalte, coppctla scarificata alia nuca, clisteri irritanti, vescicalorii alle sure: merle la nolle apprcsso. Autossia: I'aracnoidea in piu luoglii della superfieie degli emisferi ncgli avvallamenti delle cireonvoluzioni palcse- mente inspcssila, biancastra, distaccata, con effusione di sicro rossiccio al di sotto; ricca injezione dei vasi della pia madre e del cervello; idropisia rimar- chevole dei ventricoli con palese amnioUimento della volta a ire pilaslri, del setlo lucido c del talanio deslro. Lc arterie carolidi, le verlebrali e la basilare disseminate di squamme ossee: nessun disordine delle altre cavita. 11 tuniore sopra la rolella marcito. 45. Menimjitide in seguito all'apertura diun vaslo ascesso deU'osso sacro. — Torriani Carlo, di Vidigulfo, giovanelto dil6 anni, gracile e scrofoloso, il marzo 1841 entra nella Clinica per un vasto ascesso linfatico della natica sinistra, che si riconobbc in seguito proveniente dalla carie delPosso sacro. II tumore si apre. le materic si evacuano c si stabilisce uno spurgo eopioso. Era ormai trascorso un mese e Tammalalo non avea mai offerto sinlomi al capo, quando una sera si trova soporose con febbre ardente e polsi frequentissimi e minimi. Le mignalte, i clisteri ed i scnapismi inulili: morle la stessa nolle senza poler trovare una causa eslranea di questa fatale complicazione. Al capo, forte injezione di tulle le venc della pia madre dai tronchi alle ullime diramazioni entro il cervello con copiosa effusione di siero alia superfieie sotto I'aracnoidea e dentro i ven- tricoli: nessuna alterazione delle altre cavita. La faccia interna dell' osso sacro denudata per ampio tratto, ma senza parlecipazione dei nervi sacrali, della coda equina e del midoUo spinale; il sislema venoso illeso. 46. Menimjitide per eslirpazione di un tumore canceroso alia sura. — Pietro Nascimbene, contadino ollrepadano, di 72 anni, vigoroso, ma dedito al vino. RIVERBKRATE DA OPERAZIOM CIIIRURGICIIE ESTERNE, EC. 371 il inaggio 4844 viene operalo nella Clinica di un tuinorc canceroso alia sura dcstra, del volume di un mezzo uovo di polio. La sera stessa deiroperazione Pamuiiilato febbricilava, era laeiturno, acccso in volto e la notte prose a de- lirarc slanciaiidosi fuori del IcUo. Tre salassi dal bractio, 20 mignallc aiie tem- pia ed il larlaro stibiato iiiternamcnle portarono una calma lusiiigliiera di tre giorni: il quarto, nuovo delirio con forti sussulli dellc braccia e febbre: due altrc sanguignc, e purgaiili: coi quali mezzi i sintomi al capo si dissiparono; ma I'arlo operalo pei conliiiul movimeiili fu prcso da resipola gangrenosa, la quale di- venne letale 12 giorni dopo I'operazione. Intanto nel cadavere si scoiirirono ancora le tracce dcirinliammazione al capo, die si tencva risolta, vale a dire, uno slralo di linfa gialli(H;ia densa alia superficie degli emisferi sollo la pia mcninge cd una discrela elTusione di siero sanguinoicnlo nei vcntricoli. Nul- ladimeno rinfcrmo non avea piu sintomi cefalici, e probabilissimamente senza l.i coni|)licazione della resipola si sarcbbe salvato. 17. MeniiujUhle con febbre ad accessi per amputazione del braccio. — Giovanni Minoli, di 38 anni, calzoiajo, di Oleggio, di abito gracile, I'aprile 1835 viene amputate nella Clinica per vasta piaga del cubito destro. La ferita del moncone passa alia suppurazione ed e accompagnala da febbre moderala: il sesto giorno, senza una causa palese, insorge un parossismo forle con freddo, il quale si ri- pete rindomani. Venti grani di solfato di cliinina non impediscono, die anzi il parossismo ritorna piu vcemente il terzo giorno con turgore al capo, cefalea, incjuiclutiine, treniori delle membra e delirio. Si ap|)restano in frclta due salassi, le niigualle allc tempia, cd il tarlaro slihlato internanienlc: e questi mezzi si ripetono lino alia scomparsa dei sintomi indieanti la complicazionc, ossia fino al scttimo giorno: ma per la suppurazione copiosa del moncone, rinfillramento dellc marcc alPascelia e la febbre elica Tinfermo mori consunto in poeo piii di un mese. Al capo non si c trovalo che Paracnoidea in piu luoghi fra le volute cerebrali albicante e Icggicrmenle inspessita con effusione di poco siero al di sotlo: le cavit'i del petto e del ventre ed il sistema venoso in istalo normalc; la fiM-Jla del moncone aperla; le venc salelliti e la cefaliea marcile pel tratto di tre cenlimetri circa; Testremita dellomero reciso denudata e Ic listole adia- cenli estese fmo all'ascella. 18. Encefalilide per eslirparzione di un tumors fungoso aWanca. — Amigoni Giuseppe, affillajuolo, di Treviglio, di 67 anni, non avea avulo nella sua vita die un^infiammazione di petto e dellc fcbbri inlermittenli: e da tre anni porlava un tumore fungoso sulla faccia estcrna deU'anca destra. del volume di un uovo d'oca, die io estirpai nella Clinica il 18 novembre 1840. La ferita. della lun- ghczza di cinque pollici, produssc suppurazione e febbre mnderata. che 572 DELLE MAUTTIE GENERALl INTERNE esacerbava la sera: ma verso il dodiccsiino giorno inopinalamenle proruppe iin parossismo con freddo forle, voinito bilioso e vaniloquio: I'accesso riapparve la nolle e poi il terzo giorno accompagnalo da cefalea. rossore del vollo, veglia, delirio e inoli eouvulsivi delle mcnibia; ncl qiiarlo raminalalo cadde in sopore. div(Mine paralilico dcli'arlo deslro, c mori. lo debbo avverlire, cbe sebbcnd'A- migoni nell'operazione mostrasse coraggio, quando vide la vasla ferila e I'ab- bondanle suppurazione, a slcnto poleva dissiinulare la sua agilazione nel pro- scnlimento del pericolo. Prima della febbrc ad accessi si erano usale parccchic purgiie ed un regime severissimo: in seguilo si fecero quallro gencrosi salassi dal braccio, due applicazioni di mignalte alle lerapia; il ealomclano interna- menliv Aulossia: lurgenza dei vasi dcUa pia madre; injczione fina capillarc, ossia punlcggiameiilo ricchissiino dell' cniisfero sinislro con esudazione di linfa puri- forme alia sua superficies lieve idropisia dei ventricoli", il fegalo voluminoso e lurgido di sangue nero; il sistema della vena porta ingorgato. Le allre viseere sane. 19. Enccfalitide per ampulazione della coseia. — Amicotti Pietro, di Mortara. d'anni 40 e di abito scrofoloso, il 15 novembre 1843 viene nella Clinica ani- putalo della coseia destra pcrluniore bianco del ginocchlo. Le cose procedcUero regolarmente per dieci giorni: ferita del moncone in suppurazione-, febbre mitis- sima ed aninio deirinfermo tranquillo. L'll, accesso di febbre a freddo, chc ricompare I'indoniani con accensione del vollo, lucidezza degli occbi, costri- zione delle pupille, folofobia, cefalea, inquieludine, veglia, dclirio. Tre generosi salassi, venti mignalte, fonienli freddi, purganli ripeUiti. Coi quali compensi i parossismi febbrili ed i sintomi cefalici si dissiparono; e I'ammalato fu quielo per due giorni. La nolle del 1.° dicembre ebbe una nuova esacerbazione al capo con vaniloquio, cbe pure si vinse con due sanguigne locali. In conseguenza egli rimase cosi abbatlulo, che duro piii di un mese a riaversi e fu rilascialo in febbrajo quando il moncone era prossimo alia cicatrice. 20. Encefalitide in seguito alia litotrizia. — Luigi Gariboldi, d'anni 5, di Bel- giojoso, sano e robuslo, per un calcolo vescicale del diamelro di 22 millimelri avea il giugno 1841 sostenulo due sedute di litolrizia senza accidenli; per cui si soltopose quindiei giorni dopo alia terza ed ultima sedula: ma in seguito il ragazzo ebbe febbre con sintomi di cistitide; e quasi contemporaneamenle di- venne taciturno, rosso in viso, inquieto e fu poi preso da dclirio furioso, die obblig^ a legarlo nel letlo. Un piccolo salasso dal braccio, le sanguisughe ripe- tute alle lempia ed al perineo, il fomento freddo alia fronte, I'olio di ricino e la dieta severissima apportarono in quallro giorni la calma ed il ristabilimenlo: onde il Gariboldi, evacuali i pochi frammenti che avea tullora in vescica, pole alia fine di luglio uscire guarito. RIVERBERATE DA OPERAZIOM CIIIRURGICIIE ESTERNE, Ec. .J?.'. 21. Kncefalitide in segtiito alia legalura della carotide. — L'n contadino di 50 anni sano c robusto, avendo uii piccolo ancurisma, viene il muggio 1848 opcralo iiella riinica dcirallareialura dclla carolidc dcstra. l/oiicrazionc noii lia olTcrlo accidcnti; iiia I'aiimuilalo avca gran limoro, l"iiulomaiii fcbbririlava c parcva islupidito; il lerzo gioriio divpiinc soporoso, c scbbcnc si salassasso larganiPiiU', mori la nolle. Nessuno sconcerlo dclle cavili del petlo c del venire: la ferila dcirnpera/.ione quasi riunila: la carolide iegata a undo: ina a! capo si rinvennerc Ic iraeee pin manifesle di un'inliammazione avveiiula deile ineiiiiigi c del eei- vello, sopraltuUo Pinjezione vaseolare, I'elTusione sierosa solto gli iiniluppi, ed una rieca punleggialura rossa della sostanza degli emisferi. Non consta chc raminalato abbia inai aviilo alTezioni al capo; ma la complicazione alluaie proeedetlc direllainente dalla seossa deH'opcrazionc c dal patcma d'aninio. 22. Encefalitide per I'appUcazione del sellone in una falsa articolazione della gamba. — Maggi Giuseppe, tcssilore, della Campagna di Pavia, di 42 anni, di abito mediocre, giaccva da 4 mesi nclla Clinica per una frallura non riunila. ossia per un callo fibroso mobile dellc ossa della gamba deslra. Disperando della guarigionc, il marzo 1852 applicai tra mezzo ai frammcnli un grosso sellone, il quale risveglio immcdialamente un flemmone grave deH'arlo con febbre viva. La nolle appresso comincio il Maggi a delirare eercando di slanciarsi dal lello: per cui si dovelle legare: salassato generosamcnlc, calmossi pel momenlo; ma due giorni dopo egli torn6 ad acccndersi al grade di prima, prcscnlando tulti i sinlomi di un'inliammazione al capo. Si fecero quindi allri salassi gencrali e locali, si diede per pin giorni il larlaro slibiato; ed in quesla guisa si ollenne una comjjiula risoluzione. 23. Encefalitide per iscuria da stringimenti d' uretra. — Luigi Pozzoli, calzolajo, pavese, di media eta, avca da molli anni stringimenti d"urelra, quando la nolle dell"8 febbrajo 1840 per abuso di vino sopratTalto dalP iscuria si fece tradurre nclla Clinica: ovc con una piecola siringa si polcrono levare le orinc e poi col salasso, i semicuj)] e gli evacuanli si ammansarono i sinlomi della cislilide. La niattiiia del 10 succede airimprovviso un forle aceesso di febbre a freddo con lurgorc alia faccia , ccl'alalgia , avvcrsionc alia luce , agilazione e vaniloquio. Si spppe ora, chc il Pozzoli I'anno anlecedcnle era slalo guarilo di un attacco di enecfalilidc per la stessa causa. In quallro giorni si ripelerono sei parossismi irregolari, proseguendo poscia la febbre conlinua toi sinlomi indieati. Siccome I'infermo lollerava, si fecero nove salassi dalbraccio; due applica/.ioni di mignalle alle lempia, una terza al perineo: olio di ricino, fomenli freddi c calomelano a dosi generose: ed il calomelano produssc una copiosa salivazione: la quale eogli allri mezzi ha scnza dubbio conlribuilo alia pcrfelta risoluzione della Vol. JV. 48 574 DELLE MALATTIE GENERALl INTERNE enccfalitido. Merita attcnzionc in queslo caso, chc dalla prima coniparsa ddla fomplicazione al capo, in onta agli slringimcnti ('cU'ureUa, IMnfcrmo non ebbe piu a lagnarsi di difficolta cd cvacu6 sponlancai enle Ic orinc. I casi di rivorbcri al capo da me raccolli sono 85 siil numcro lolalc delic osscrva/.ioni die e di 412: cio chc indica la frcquenza di questa complicazionc, tanto piu che io ho notato i soli casi di rilicvo analoghi alii soprarriferili. La mctastasi si e limilala gcncralmcntc alia testa*, aggredendo le meningi ed il cervello , ed appcna in alcuni casi ha atlaccato il midoUo spinalc , od i suoi inviluppi. Un riverbero al capo si fa ncl corso di malattie estcrne ed in scguito ad operazioni cliinirgiohc le piii svariatc, resipolc, (Icmmoni, ascessi, gangrene, fcritc, frallurc, maiallic arlicolari, cc. ovvcro dcmolizioni di lumori, amputazioni, legature di artcric, erniotomic, cistolomie, operazioni dMdrocele, ec: per ma- lattie e lesioni di una parte esterna qualunque del corpo, al capo, al collo, a! tronco, agli organi gcnilali ed alle estremita: e raffczione riflessa clie conscgue c per lo piii grave, ma talvolla appare leggiera ed all'apparcnza insignificanlc. La parlceipazionc dello meningi , che cosi facilmenle ha luogo nclle gravi resipolc del capo, anzi che un riverbero, piu spesso vuolsi considcrarc come una scmplicc diffusionc dcUa flogosi dalle parti estcrne alle interne. Egli e ri- marchevole, chc in parccchi casi di allacciatura di grandi arlcrie e dclla stessa carotide si e manifestala all' improvviso 1' enccfalilidc. Parimente nelle ernie intestinali strozzate ho visto piu volte dopo I'opcrazionc del taxis, o del taglio, come effctto unico cd immediato della strozzatura dclla viscera, un'cnccfalitidc riflessa, di cui prima non cravi indizio: ed in seguilo airapcrlura di vasli ascessi lombari od ileo-inguinali per la flogosi insorla ncl cavo dcH'asccsso c la di- minuzionc, o sospensionc dello spurgo, che ne suolc csserc la conscguenza, Tammalato soggiacere alia stessa complicazionc, o cader viltima di un colpo apopletico. Non avvi propriamente uno stadio determinato della malattia in corso, o della cura consccutiva ad un'operazione in cui succcda la complicazionc: sovcnle questa avviene i primi giorni; ma altre volte piu tardi c ad epoclic indeter- minate, in ispecie sc intervengano altre cause, o che la rcazione al capo sia Teffelto di piu cagioni. La malattia primitiva, ovvero Topcrazionc escguila, la fcrita e gli accidenti locali, chc essa detcrraina, nella maggior parte dei casi ligurano come la causa unica della complicazionc al capo: dappoichc cercando con diligenza I'infermo c tutto cio che ha potuto influirc sopra di lui , non si possono scoprirc altre cagioni. La prima sorgcnte del riverbero infattl c la malattia precsistcnte, 1» UIVi:iUJE[l.\TE DA OI'ERAZIOM CillRLUGICHE ESTEIINE, ec. 37i> quale per un movimcnto rcpentino, o gradualc del proprio subslrato agisce sul primo urgano ceiilralc dclla vita animalc, il ccrvcllo, e lo provoca alia rcazione. Si piio siippoiTC a priori elie una disposizionc priiiiiliva, o lasciata nell'cn- cefalo da inalallie anlecedenti, favorisca la com|)licazione: |tiire nelle mie os- servazioiii appcna ({ualelic ammalato era di abilo apoplclieo, avea prima abusato del vino, od avuto un allaceo d'infiammazione al capo; menlre la maggior parte non offrivano alcana prcdisposizionc, e la inelaslasi si i- falta airiniprovviso e priniilivatnente. Per prova clie le occasioni accidenlali in discorso e la pro- clivity naturale deH'organu increnle alia sua struttura, allc sue funzioni ed a' suoi rapporli bastano aU'elTetto. D'ordinario la malattia precsistente che si rillette sul capo e febbrile e la febbre eoncomilaiite ligura come la causa principalc die fonienta lo sbilancio del circolo, la congcslionc e la flogosi degli organi ccnlrali: ma in parecclii casi il movimcnto febbrile manca od c minimo, e non scnibra inlluirc manifesla- mente. Le fratture complicate delle cstremila porlano facilmentc al dclirio; e se si fa I'amputazione, I'esaltamcnlo cercbrale aumenta e P ammalato muorc. Bromficld afferma di non aver mai visto sopravvivere persona amputata nel delirio conseculivo ad una fraltura: e da qucsto faltoegli nc desume la contra- indicazione deiroperazione in simili casi (\). Nel corso di suppurazioni vaste esternc da ascessi, piaghe, distacco di gangrene, ec. la sccrezione copiosa e per- manente delle marce in una localitJi, I'assorbimcnto e I'inlroduzione che assai probabilmente si fa delle medesime nella massa del sangue puo dcterminare la febbre ad accessi, e la rcazione degli organi interni, fra i quali il ccrvcllo, come accordano quasi tutti gli scrittori (2). (1) « 1 never sail on person survive an amputation wicli nas made in a ilclirium con- sequent to a fracture; Iberefore, that operation must be improper in sucli a case, for lliough the first cause was removed by taking off llie part above tbe point of the bone entangled in a tendon or nerve yet the effect ceased only by death, r. W. Bromfleld Chirurgieal Observations and Cases. Lond. , 1773, Vol. II, Chap. VII, pag. «03. (2) La metastasi sul cervello da un focolare marcioso, secondo molti aulori, puo esserc causa di apoplessia, d'idrocefalo, di meningilide, di encefalilide, di suppurazioni interne del capo. rcdi Jo. Zaccl\. Platner, Inslitutiones Cliininji(i\ Lips. 17(IB, p. 242. De f'lilncribut. Portal. Precis ilf Chirwijic prnlique. Paris, 1768, I Part., Chap. 18, p. 26. Dc I'./ljscen. Louis. Dirtionnaire de Chirurtfie. Paris, 1772, pag. 213. Delilescenxt: Callisen. Princiiiin Syslemnlis Cltirurg. ec. Hafnia;, 1788. Pars prior, pag. 283. De ab- sccssibits inetastnticii. Kirkland. Inquiry into the present Slate of iVedkat Surgery. Lond. 1783. V. 2, pag. 62. On purulent abscesses. 376 DELLE MALATTIE GENERALI INTERNE In scguilo allc grandi opcrazioni i riverbcri suUe viscere sono facilissimi, e (juando avvcngono da priacipio lianno d'ordinario Ire cause: il patenia d'aiiimo, ossia il tiinorc dciropcrazionc c del suo esito; la cominozionc della persona, clie la nieccanica dell" alio operalivo suole indurre; e la febbre Iraumaliea piii 0 nieuo risentita, clic presto insorge per Ic due cause precedent! e rinfiam- mazionc locale della ferita: onde avviene il primo sconeerto idraulico del cir- colo e la rcazione dcgli organi ccntrali. AUe quali cause piu comuni se ne ag- giungono talvolla delle altre speciali, verbigrazia: I'improvvisa ablazione del focolare della nialattia, che ha scrvito d'indicazione all'operazione, I'aprimento di una vasta ferita in suppurazionc, la lesa funzione dell'organo opcralo, I'e- morragia, il lleramone locale consecutivo, ec. II pateuia d'animo puo nianifcslare la sua azione sopra molte parti, ma di preferenza, come e ad aspettarsi, esso opera sull'organo del pensiero per la forte impressione che fa sul medesimo, o per Tesaltamento delle sue facoltii, onde provoca direltanicnte le piii gravi complicazioni, Tapoplessia, I'epilessia, le convulsion! e piii spesso I'infiammazione. Un ragazzo che io opera! della cistotomia coUa niaggiore speditezza, per Io spavento fu preso istantaneamcnte da violenle convulsion! e Tindomani mori senza offrire alterazioni nel cadavere. Un allro fanciuUo messo appena sul tavolo della pietra, senza che si tagliasse, per la paura ebbe tosto febbre vivissima, e pel i sintomi deU'enccfalitide, la quale a stento si pote vincere con ripetute sanguigne. Un contadino ferito dai ladr! alia spalla, sebbene perdesse mollo sangue, in scguito alio sbigottinienlo fu colpilo da un'infiammazione gravissima alcapo, di cui rimase vittima. Potrei citarc altri esemp! d'individu! d'ambedue i sessi e d'ogni eta, nei quali la com- mozione dell^animo palese o compressa a forza dalla volonta dell'infcrmo ha alienato od esallato il cervello e suscitato delle complicazioni piii o meno gravi nel medesimo (i). Nessi. Istitm. Chirurg. Venezia, 1787. T. I, pag. 34. Del retrocedimenio deW infiam- maziniie. Monteggia. Op. cit., Vol. 2, pag. 350. Delle ulcere. (1) Fabrizio Ildano (Guil. Fabr. IHldaiii Opera. Francofurli, 1682) racconla di un aiu- malalo di frallura dol braccio, che procedette bene fino al qiiatlordicesiiuo giorno, indi per un accesso d'ira ebbe febbre e delirio, e niorto al quiiilo giorno mosiro nel cadavere I'infiammazione delle meaingi e del cervello. — Centur. 1, Obs. Vll, pag. 24 : ed un altro easo di una signora, la quale per profondo e conlinuato cordoglio fu colpila da apoplessia Ic- tale. — Centur. V, Obs. XU, pag. H08. — Andral riferisrc, che un niercanlo di BO anni per afllizione da perdila delle sue fortune cadde viltima di una meningilide gravissima. Clin. Med. uaduz. ilaliana. .Mil., l«34,Vol. V, p. lOB.— Una donna di 28 anni, madre di quattro RIVERBERATE DA OPERAZIONI CHIRURGICIIE ESTERNE, ec. 377 Del reslo Ic alTezioni al capo, die si dicono rivcrbprale da malattig eslcmc od olTese, non di rado vengono influenzatc dalla cosliluzione atinosrerica do- minanlc in ispccie di primavcrii, come in ailri casi sono dotciiiiiniilc da errori dictetici conimessi accidLMilalinenlc dal pazit'iile; ovvero la nialaltia pro- esistcnlc rcagiscc da prima sul lui)o gastro-entcrico, suscitando una fcbbre saburrale, la quale poi risvcglia una scconda rcazione al capo. Talvolta un'apo- plessia sanguigna, o siciosa, lelalc si c visla succcdcrc immodialanicnlc ad una piccola opcrazione per circostanzc forluite assai |)ropizic di abito, di piclora, di patema, di cosliluzionc almosfcrica, di errori di regime, ec. Adunque nclla eliologia delle alTezioni riflessc del eapo, la malattia precedenle fi^iura ed e realmenle la causa unica del riverbcro; ovvero vi lianno allrc influenze, le quali inlcrvengono come cause lalerali: o per ultimo queslc inlluenzc accidcn- lali ponno essere di tale cfQcacia da figurare per se, come la causa principale, nicntrc la malattia estcrna in corso, o I'operazione appajono cause od in- fluen/.e secondarie. La forma c 1' indole del rivcrbcro al capo non sono scmpre le stessc: talvolta (■■ un'alTezionc spastica, o convulsiva, che investe I'una, I'allra, od ambedue le sferc cercbralc e spinalc: ovvero e uno sconcerto meceanico del circolo, che provoca I'apoplessia; ma gcneralmenlc, come avverlii di sopra, la metastasi e di caralterc infiammatorio c porta congestione e flogosi delle meningi, del cer- vcllo c dello stesso midoUo spinale; la quale si esprime per tale, ovvero siraula in qualclie caso la forma convulsiva, spastica, epiletlica. Mella mia |)ratiea io sono slato tcslimonio di quarantaduc casi di tctano traumatic© , di cui ventilre si ebbcro nella Clinica. Ora del quarantaduc casi, cinque appena guarirono, ed in quindici si veriric6 coll'autossia rinfiammazione del midollo spinalc od anclie del cervello: laonde questi casi vogliono considerarsi come altrettanti esemplari di mielitidi ed enccfalitidi sotto larva spastica riverberalc da una ferila estcrna. La complicazione in alcuni casi invade di soppiatto c con sintomi cosr miti die passa inosservata, o cade appena in sospctto per la veglia. la cefalea, il vaniloquio, rinquietudine: ovvero distralto il eliirurgo dalla gravezza della ma- lattia in corso, non bada alia Icggerczza di questi sintomi, e resta poi sorprcso ilMncontrarc nel cadavere le iraecc di un'infiammazionc delle meningi e del ligli , per cordoglio el)I)e arrcslo dci inestrui, fohbrc, voniito. sintomi infiamiiiatorii al capo, e dopo iiiorle prosenti'i una copiosa elTiisionc lii materia biancaslra nolla ravila dello spci'o ed alia liase del cervello. Idem, pag. 183. — L'aulore aininelte eome fallo diinoslralo, olic Ic vivc eaiozioiii d'anirao sono causa frcqucnte di coiigeslioni ed apoplcssie ccrcbrali. litem, j»ag. 37». .■>78 DELLE MALXTTIE GENERM-l INTERNE cervcUo .a ciii non avea poslo inenle durante la vita dcll'infcrmo. lo ho nolalo parecchic volte, i sintomi al capo non essere comparsi ciie uno o due giorni innanzi la inorte. mcntre nol caduvcrc si trovarono esili gravi; i qiiaii parrcbbcro accennarc la coiiiplicazionc esscrsi ordita clandestinamente c rivi-lata appcna nel suo apicc. Altie volte I'affezionc insorge c si aggiava ncll'apircssia; ovvero esscndovi gia febbre, la medesinia si aecresce ben di poco", ma per Pordinario la sua esaeerbazione e viva, o sopralTa con un vero parossisino a freddo, il quale si ripctc iricgolarnuMUe lino alia inorte, o cede nuovamcnte il campo alia fcbbrc continua semplice. Contemporancamenle o poeo dopo I'aceesso febbrile si manifeslano i sintomi volgari dclla pletora o dcirinfiammazione dellc nieningi e del cervello: la cefa- lalgia, il rossore e la contralTazione del volto, il batlito forte dclle arterie tem- porali, la fotofobia, la lucidezza dcgli occhi, la contrazione dellc pupille, il vo- mito, rinquietudine, la vcglia, la loquacita, I'ilarita, Tiracondia, o viceversa il silcnzio, la tristezza; poi il delirio altcrnante spesso col sopore: a cui s'aggiun- gono il dibattimento, i sussulti, o tremori, le convulsioni; talvolta il trismo, o lo spasmo dclle membra, la perdita dei sens! esterni, della favella, Tcmiple- gia, ec.Neicasi mici il vomito bilioso conscnsuale, la perdita della sensibilita. la balbuzie e la pares! dclla faccia e degli arti si osscrvarono rare volte; e quan- tunque si dica clic la malattia finisce generalmente col Ictargo, io lio visto piii infcrmi clic delirarono fino alia morte. In alcuni casi la complicazione si mostra in forma di apoplcssia: I'ammalato airiniprovviso cade in sopore c muore: ovvero dopo qualclic giorno di febbre e di sonnolenza diviene apoplctico. Egli e poi alTatto comunc in queste aCfezioni cefalichc di trovare durante il giorno I'infermo in calma c la nottc in preda al delirio cd all'agitazione la piii viva. Neppure e rara la recidiva, ed i sintomi dissipati da prima coi mczzi adatlati si vedono ricomparire una seconda, una lerza volta fino alia risoluzione od alia morte. Come le metastasi d'ordinario sono istantanee, senzapredisposizione e senza prodromi, cosi il dccorso dclle malattie clie ne conseguono suolc essere acuto e soventc precipitoso, cssendo dclla natura loro di farsi rcpcntinamentc e di dccidersi con rapidita. Egli e proprio ancora di queste affczioni, quando in ispccie sono accompagnate dalla febbre , di diffondersi facilmente ad organi lontani e di trascinarli a rcazioni abnormi : cosi Tcnccfalilide, la quale suilc prime si presentava come complicazione unica dclla malattia in corso, dopo alcuni giorni si vede spesso associarsi a sintomi del petto, o del ventre, e nel cadavere poi verificarsi Tinfianimazione delle meningi, o del cervello e dellc altre cavita. RIVERBERATE DA OPERAZIONI CIIIRURGICIIE ESTERNE, ec. 379 L'autossia conTcrma gcneralniciite rinriainmazioiic interna del capo. La pia madre ed il cervello nc sono la sede ordinaria, piu di rado gli allii inviluppi, il nodo, i peduncoli, il midollo: il ccrvellello in parecclii casi. Nella tnoltitudine dci cadavcritroviaiuo, die Ic aitera/.ioni quasi scnipre risiodono nella nienibrana vascolarc naluralmenlc riecliissiina di vasi ed avenla il piii inlinio rapporlo col cervello e nel cervello mcdesimo: di maniera chc siamo indotti ad amniettere, die la stanza volgarc della malallia sia ai)i)unlo in qucsti organi. L'alterazione della pia madrc e generale o parziale, liinilata cioc alia faccia superiore, od alia base: parimcnlc il cervello e allaccalo riclla sua lolalita fine al midollo oblungato; ma in alcuni casi la Icsione si circoscrive ad una sola parte, per escmpio un emisfcro, un lobo cerebrale; Ic parcti dei ventricoli, il cervellel- lo, ec., senza cangiamenlo ddle allre |)arli, percssere quivi rcalmentc mancale o gia smarrite Ic tracce ddia flogosi. lo ricordo di un ammalato soggiaciulo coi sintomi volgari dell'enccfalilide, il quale prcsento rallerazione esclusivamente nel nodo c nel midollo oblungato, vale a dire una riecliissiina iiijczione capil- larc deirinterna soslanza dei medesinii. Laddovc e prcsa la pia incninge, anchc il cervello suole partccipare: per cui in seguito all'indagine anatomica, come a priori potcvamo aspellarci, e la meningo-encefalitide die prevale. NuUadimcno in parcdii casi Ic ornie sono appona ndl' involucre, ed il morbo figura quale meningilide scmplice; o viceversa, benche piu di rado, il cangiamenlo si limita alia sostanza propria deirencefalo, e la pia madre rimane od apparc illesa. Le alterazioni die si riscontrano nel cadavere sono: Tinjezione e lo stravaso di sanguc; le secrczioni di siero, di linfa e di pus; Topacitii e Pinspcssimento dcgli inviluppi, le pseudo-membrane, I'ascesso, rare volte Tammollimcnto della inidolla cercbralc: Tiperemia, o la scmplice injezionc vascolare della pia madrc, dei plcssi coroidoi c principalmcnte della soslanza cercbralc e il fenomcno piu comune: la lurgenza noa solo e dci piccoli vasi, o dcllc reti capillari die en- trano nella tessitura dcllc parti, ma anche dei tronclii venosi: piccoli stravasi sotto la meninge od in scno al cervello per rottura e coagulo enlro le vene rotle io lio veduto appcna in (iiialdic caso: in due casi soltanlo ricoiiobhi un piccolo asccsso nella inidolla dcgli cmisfcri, piii rara infatti e la materia purulciila: co- munissime invcce le cffusioni dcllo siero rossaslro c della linfa gelaliiiosa: ne ho inai riscontrato la linfa lalticinosa della tinta e consistenza della crema, di cui parlano alcuni aulori. Dclle (jiiali materic piu spesso avvcne una sola, lal- volta piu;e none raro di trovarc iici divcrsi punli dcllo slesso cervello lo siero, la linfa, il pus. La scde del trasudamento e alia superficic, alia base, nei ven- tricoli, ovvcro in tutli qucsti luoglii: ed alia iicrifcria Pumorc esudalo puo esscre fra la dura madre c Taracnoidea; laracnoidea c la pia madre: questa 580 DELLE MALMTIE GENERALI INTERNE membrana cd il ccrvcUo. Alia base c vciso Ic fosse occipilali, rclTusionc, come e nolo, siiolc farsi fra la dura niadrc e I'aracnoidc: sollo la calvaria qucsta scde e molio pill raj-a: talvolla pcro al laglio dcUa dura madre si vcde prorompcre una gr;inde quaitlilu di liinpido sicro raccollo al di dietro: meno rafti ceilanicntc {■ rclTusionc cntro la cavitii dciraraenoidc ncgli intcrvalli dcllc volute ccrebrali, ove qucsta mcmbrana fa ponle e resla disgiunla dalla pia madre : al disotlo si irovano sicro, linfa gclatinosa, c tal fiala dclle molli psrudo-mcnihrane: in due cadaver! da me dissccenli Taracnoide, die alia base rivesic il nodo ed i pedun- coli, giaccva fra due slrali di linfa plaslieagialliccia assai tcnacc. Ma piii spesso i! trasudanienlo d fra le ripiegalurc c sulla faccia interna della pia madre alia superficie degli cmisfcri ccrebrali: i venlrieoli contengono sicro nella quantita di una a quallro, sei once. La dura madre suole conscrvarsi intatta e Taracnoidea del pari senzaapparenza di vasi c senza raulazione di tessitura: qucsta mcmbrana pcro in diversi casidi meningite, o di aracnoiditc nelle lacunc dclle circonvoluzioni ccrebrali si mostra opacata, albicante, lucida c Icggermcnle inspcssita: in un solo caso di aracnoiditc spinalc io ho vislo la faccia interna deH'aracnoidea in piu luogbi gremita di mi- nime rcti capillari turgide di sangue e riconoscibili ad occhio nudo, mcglio colla Icnle. La pia madre poi, come c sede piii ovvia delFipcrcmia e dei trasudamenti, oiTre anche piii spesso Ic slesse altcrazioni di tessitura. La soslanza del cervello non prescnta d'ordinario che I'injezione semplice, che si da a conoscere colla ricca punteggiatura rossa c lo sgocciolarc del cruore in scguilo al taglio. Appcna in qualclie caso di vera apoplessia sanguigna si e riscontrato slravaso con rot- lura di vasi: ed in un solo caso notato di sopra si riconobbe rammollimento della volta a Ire pilastri, del selto lucido e della sostanza dei talami. L'orditura delle pseudo-membrane e rammollimento della midolla ccrcbralc nci casi da me osservali furono Ic apparcnze piii rare, senza dubbio perchc rinliammazionc riverberala era troppo rapida e recente per dclcrminare queste altcrazioni. Invece Tipercmia cerebrale, I'effusione linfatica alle due facce della pia madre e I'idropisia dei venlrieoli furono le produzioni piiicostanti dclia maggior parte dei casi. Quando Tallezione si estendc alio speco vertebrale, la pia madre che riveste il midoUo mostra spesse volte rcti cleganti di minimi vasi injetlati con effusione di siero cntro Timbuto dciraracnoidea", ma assai piu rara c I'iperemia nel tessuto proprio del midollo. Le lesioni material! avverate nel cadavcre furono talvolta leggieri cd incertc ad onta della chiarczza dei segni: cio che pote avvenire per la mitezza realc della (logosi non corrispondente alia vivaeita dei sintomi: ovvero per cssersi le tracce della medesima in parte dissipate. In alcuni casi difalto i fcnomeni uivi;ni!i:nvri-: da opkraziom ciiirluciciii- esti:u.ne, ec r>iji :il ciipo orano gi;i scomparsi mcree la cuia usala; ed csscndo morto riiifcrnio (lipci, (luindici o %'eiiti gioini dopo per la malallia precsislcnte, si trovarono iicl cailavcii' non rinjczione vascolarc, ma rclTusione sierosa, o linfatica alia suiK'ilieic dcgli emisfcri, ovveio ridroi)isia dci vpiilrieoli, comp csito siipcr^lilp. il qiialp si saipbhe dissipato in seguilo(l). Viccvpisa il pa/.icntc alirp vollp non lia olTprlo chc sinlomi vaglii al capo, mcntre il cadavpre dimostro injp/ionp lorlP, Irasudampnlo linfatico, cd idropisia: i quali csili parpvano indirare nna pondizione llogistica reale dcirorgano, clip non si pva cliiaranienlp psprpssa, o (Ipl)ilarnpnlP vakUala. NpppuiP vuolsi lacpre, clip aiiiiiialali, i quali npgli ullimi monipnli della vita hanno soffcrto molta angoscia al petto, presenlano hpI cada- vere una itirgpnza accidenlalc dci vasi ccicbrali, die puo imporrp per una con- dizionp inlianimaloria dpH'organo, clic non Pra c di pui non vi furono npinmpnn i sinlomi in vita. Dpi ipsto, pgli p un fatlo ben dimostrato, chc io ho avuto nclla mia pratica ampia op|)orluiiil;i di vprilicarp, plie quando iin infcrmo ncl corso di una malallia cliirurgifa improvvisaiiiputp soggiacp ad un' alicnazionc nipntale, vaniloquio, deliiio, stupoip comiinqup lievc, sp muoip, qucslo infprmo olTre quasi scniprc nel cadavcrc vestigia di flogosi al capo, in ispcciedelle meningi: e le vestigia d'injczionp e di Irasudampnlo si risconlrano anchp in aiiimalati dpbolissimi. II logorati dalla malallia antpppdeiilc, poinc jirova deirpslrema procliviu'i del pcrvcllo a rispiiliiP 1p affpzioni dcgli allri organi. Andral opina , che i sinlomi della congeslione ccrebralc possono provcnirc anchc dalla condizione opposla delP anemia, ossia del difetto o della sovprcliia Ipnuila dpi sangup. II delirio. pgli dicp, il coma, la cefalalgia, Io sbalordimcnto, le convulsioni, ec. possono eonibinarsi coll' anemia c Io scoloranienlo del cervcllo in ispecic nci bambini (2). Ci6 che non si saprebbe negarc senza chc faccia il caso nostro, avvegnaelip un riverbero sul capo si puo cITcttuare in un ammalato quantunquc debolissimo: ( 1 ) Abort roiiibio ( llicerche pntoltnjiclie e pratiche siille innlnltie dfU'eiicrfalo e (tvl mi- ilolUi spiiialc. Trailu/.. iluliana .Mil.., 1 8:^5, pug. 93 e 106), parlando della mcniDgilide rire- lisco i-risl (riiili:iiiiiii;i/.ionc lolale di i|iiesta iiieiiibrana colic lrai:oe incerle ncl cadavcrc di ■icmplicc injczioiic dci vasi della pia iiiadrc , di circoscrizionc della flogosi ad una sola parlc della iiiedesiina; ovvcro di difTusionc del male alia tolalila dcH'organo senza allro vesligiu ncl cadavcrc die un poco di Irasiidaincnto. Vcdi ancora le Osscrvazioni V, VII. VIII, IX di Andial . di nicnin<;ilidi par/.iali divcnule lelali con licvi allcrazioni del cadavcrc (Op. cil. Vol. V, pag. 21, 30, 34,39 ). Eppoi I'Ordine I dcllc (>ongc tuzzi, di Crema, (rauni 21, di abilo gracile, il 30 aprilc 1846 vcnnc ampulala iiella Clinica delta coscia dcstra per un fungn inidollarc iraumatico sojtra il giiioocliio. L'operazionc non ebbc accidcnli, e la ferila del moncone proce- dctlc cosi rcgolarmentc, chc alia fine deila qiiinla scttimana era prossiiiia alia cicatrice. Ma la febbie traumalica, per la dciicalczza del soggctlo, fu assai viva: al »iiiinto giorno, senza cause estranee, ebbe un parossismo a freddo; e quasi conlcinporaueamente si associo ai sintoini di una picurilide sinistra con elTu- sionc. Si amministrarono il salasso dal braccio, alcunc applicazioni di mignattc al coslato, il nitro c la squilla internanicnic. Coi quali niczzi i sintonii locali e la febbre si miligarono, scomparvero i segni della raccolla c si sperava quindi il rislabilimcnto , ([uando rinfcrma per disordini dietctici, assalila da colile c diarrea, soggiacquc ncllo spazio di alcuni giorni. A quest' epoca il moncone era quasi cicalrizzato, e nel cadavere appena si rinvenne qualcbc indizio della pleurilidc superala; vale a dire, una sensibile opacila della pleura costale con qualche coagulo solido di linfa alia sua faccia iiilcma, IcITusione di sei once di siero enlro la cavita, ed un leggiere ingorgo del lobo inferiorc del polinone corrispondenle. 27. Pleuridde con idrotorace da cotilitide suppurala. — Grimaldi Francesco, contadino di S. Giorgio in Loniellina, d' anni 35, giaceva I'aprile 18-10 nella Clinica per una cotilitide reumatica grave; la quale avea prodotto un vasto ascesso ileo-inguinale: falta I'aperlura all'inguinc, da 15 giorni fluiva la niar- cia in copia con febbre mite, dimagramento della persona e niuna alTezione palcse dellc viscere. Un bel giorno slando il firinialdi seduto sul lello per jiren- der cibo, cadde airiniprovviso svenulo, accusando una grande oppressione al petto: non eravi esaccrbazione della febbre, non dolore, non tosse, ma molto affanno con scnso di solTocazione, minaccia di deliquio e giacitura diagonale del tronco. Mediante Tcsplorazionc si trova il costato sinistro amplialo con l)ochissinio niovimento, inutezza in basso lino alia quaria costa, niancanza as- soluta di romorio polmonale; respirazione esagerata al di sopra: scroseio di fluttuazione che si distingueva solto il mnvimenio respiratorio: il cuore incli- nato a dcstra: lieve lorpore del braccio sinistro: i polsi piccoli c scrrati. Si tenta un salasso; poi si fanno larglii vescicatorii, digitale c nitro. .Ma I'amma- lato aggravandosi rapidamente muore il quarto giorno dopo chc si riconobbc la complieazione: e Pautossia dimoslra una picnritidc sinistra con idrotorace, ossia elTusione di cinque boccali almcno di sicro rossastro: cd il polnione coartato, libcro c nuotante : il pcricardio contcncntc sei once di sicro ed iiv- cliuato a dcstra: da questo lalo ninna traecia di flogosi, ma il polmone cor- rispondenle, per vecchic aderenze, obbligato al diaframma ed alia parete tora- j8(> DELLE MALATTIE GEiNERALl IM'EHNE cica. II colile sinistro carioso con ulcerazione della capsula c spamrimciUo tii marcia nclla fossa iliaca. La plciirilidc si e in qucsto caso rivcrbcrata ill sop- piutto cd cbbc un esilo cosi rcpenlino, die si rivelo appona quaiulo era gia avvemito ridrolorace, die fu appmilo alia eoiiiparsa del piimo ddiquio : e sebboiie nel cadavere si trovasscro scgiiali d'iiiliaiimiazione aiilica a deslra, 11 rivcrbcio atluale si c invece dTctlualo a sinistra. 28. Pleurilide con empiema circoscrilto per fungo suppuralo del testicolo. — Guardaniagna Gaspare, contadino di Uca siil Po, di 53 anni, Irovavasi la stale 18-15 nella Clinica per uu voliiminoso fungo del leslicolo destro; il quale aperto con piii lislole genieva marcia in copia e portava leggier febbrella e diinagraiiiento. II paziente di fatto, essendo inoperabile, parea dcslinato a nio- rirc per tabe, quando la nolle del KO giugno ebhc inopinalanientc un paros- sisino di febbre a freddo con profusi sudori; ed i parossismi rinnovandosi due a ire volte al giorno con tipo anomalo si crcdeltero da prima cITeUo della suppurazione del leslicolo. Vcdendo nulladimeno la subita dilTieolla del respiro. laffanno, I'devazione del coslalo destro e rinipcdilo decubilo sul dorso, venne voglia di csplorare, ed in seguito all'esplorazionc si riconobbe, cbe la cavila destra del petto dalla tcrza costa in giu era ripiena con limilazione dei feno- meni respiratorii e della sonorita al di sopra. Morto rinfermo in alcuni giorni, si scoperse clic il polmonc destro aderiva alia parte superiorc del coslalo; e die fra quest' organo ed il diaframma eravi un' empiema circoscrilto, ossia una raccolla di ire libbre di marcia con sensibile abbassamenlo dcUo stesso diaframma e del fegato e deviazione del cuore a sinistra, quantunque non vi fosse alterazioiie in questo lalo. 29. Pleurilide con idrotorace per amputazione della coscia. — Un contadino deU'agro pavese, di mezza eta e di abilo mediocre, ai primi di luglio 1848 fu ampulato della coscia sinistra per osteosarcoma della tibia. Aleuni giorni • (lopo loperazionc dimorando 1' infermo in una sala dell' Ospedale manifesto sintonii d'inliammazione al petto, pei quali ebbe quallro salassi; e lulto che da queste evacuazioni sembrasse sollevalo, non pole mai liberarsi pienamente; avea allanno, tosse e febbre: per ultimo apparvero i segni dell' effusione a mano manca. Le coste a poco a poco si rialzarono, ampliandosi gli spazii in- lermedii: il cuore batleva a destra: il braccio corrispondenle divennc edema- toso: mediante I'csplorazione dalla lerza costa in giii il suono alia j;ercussione era muto c senza Iraccia di soflio polmonale: alia parte superiorc interna del dorso il respiro brondiiale: ma sorprendeva la presenza nell'ipocondrio sini- stro di un tuniore grosso come la testa di un uomo adulto, circoscrilto, indo- lenle, fluttuantc; il quale cedeva alia pressione, con aumcnto dell' angoscia I RIVERBRR \TF, DA OPERAZIOM CIllRURfiiniE ESTERNE, f.c. 387 al pcllo. L'inf(^riiio, abliandonalo a si-, mori alPimprovviso la mallina del 7 agoslo, e nel di lui cadavcre si Irovo chc la jilcura sinistra eonlciicva circa setlo boecali di sicro rossastro, cd esscndosi abbassata col diaframma solto il inarginc inferiorc del coslalo forniava iii'iri|iiu'iH)dri() il liiiiiorc clic supra si disse: il polinonc libcro, coarlalo al voluine di uii puj^iio c niiolanlc: il peri- cardio col cuore trasiocati solto Ic carlilagini dellc costc dcstrc: loggiera cf- fusionc iiPlla pleura di questo lato. L'idoprisia, consegucnza dclla pleuritidc rivcrborata, era cosi cliiara, clie dal lato dclla diagnosi non si polcva csitare a pmigcre: clie aiizi la |iiiiitiira polcva farsi con sicure/za sul tuniorc dcl- ripocondiio: ma rainnialato moslravasi cosi esausto, chc disperando dell'esilo si anio lucglio di abbandonarlo al proprio dcslino. 30. Pneitnionitidc per atiipulaziniw I)e luorhh. Lib. II, Tom. 2, Neapol., 1787, pag. 30 «... . Rumpunlur aulem suppurationes aliquse quidem sursuni ver- sus , aliqujc vero deorsum quoe deorsum rumpunlur in alvum el inlestina ac vesicam trans- fundunlur per vasa quwdam transmissione ad ea membra facta". Aezio. (De peclore stippv- ralis, loco cit. , Tom. I, pag. 488) «.... Ruplo autem abscessu (jecinoris) vel per urinas vel per alvum cumulata puris subluvies prorumpil. n Paul, .iliginet. ( Op. cit. , pag. 214. ) Vigo, tratlando degli apostemi del petto, racconla il case di un empiema trauma- tieo da cadula, nel quale si fece il laglio : <• ex qua incisione in diversis vicibus magna nialcriarum quantilas extracta fuit. Denuira una die hora medicationis simul el semcl per orificium ulcerationis, per secessum et per os nalura purgavit saniem in magna quantitale^; e lammalato e guarilo (Joannis a Vigo, ec. Lugdun., 1B82, Lib. II. Traclalus IV, pag. 193.) Scullelo riferisoe due casi di empiema, nei cpiali la niarcia vcnne feliceniente evacuala per- le orine medianle i diuretici: « materia empyematis diureticis evacuala. Empyemalis per diu- relica felix curatio. » (Jo. Sculteti, ^riiiniiiciilariinn ., etc. Amstelodami, 16G7, Observ. 46, pag. 272, Observ. 81, pag. 281.) Fabrizio Ildano narra di un empiema in seguito a pleuri- tide reumalica acuta; in cui le orine. si feccro da prima sangiiigne, indi purulenic, e nierce queslo spurgo sponlaneo la malattia al pelto si risolvetic (I'abr. HiUlan. Opevn. rrancofurti, 1682. Centur. II. Obs. 31, pag. 107). Marchelti, riferendo il caso di un empiema da ferila, soggiunge: n Obscrvationc vero dignuni non solum vulneris orificio pus cmanasse, sed el per OS quin etiam magna copia cjiisdem per urinam ([uoque ad libiam unam el quod cx- cedit per diem ; qua; via; licel omnibus paleanl non tamen natursc consuelx facta polissi- mum seclione, quK maleriam copiosam cffudil >• ; ed il paziente , che era im giovane RIVERBERATE DA OPERAZIOM CHIRURGICIIE ESTERNE, ec 397 dcllc allre articolazioni. La cacchcssia dcll'abito, sebbcnc non neccssaria, si vede talvolta favorire in modo spccialc una melaslasi a! pello meglio che altrovc. Aneiic la liroidilc suppurata reagiscc facilmciilc sul pcllo; ed ainma- iali die si crcdevano morli per I'alTezione esterna della giiiandola, dimoslra- rono all'autossia tubercoli suppurati dci polmoni romcntati ciandeslinamente daiio stesso focolare csterno. Lc fratture complicate, gii arlrocaci c le vasle piaghe degli arii inducono di soppiallo ingorgo di quest! organi, c Taniputa- zione ciie si fa da poi provoca la febbre ad accessi, ed i tubercoli. Cio die e bene di avvisare, onde assicurarsi del petto nierce una diligente csplorazione innanzi Poperazione, perclie raminalatn sovenle non ollre sintomi di lesa respirazionc, cppurc liu gia i polmoni imbcvuli c Tamputazione non fa che prccipitare la complicazionc e la morte (1). Talvolta un' emorragia consecu- tiva ad un'opcrazione risveglia una febbre ad accessi, a cui si associano sin- tomi al petto. Anche in scguito alle gravi fcrite d'armc a fuoco, sc lia luogo un riverbcro, il medesiino per lo piu si effeltua sugli organ! respirator!!. Gliam- nialati d! alTezioni csterne gravi, ascessi, piaghe, gangrene, artrocaci, ecc. si credono spesse fiate maneati per tabe, menlre i lore cadaver! mostrano epa- tizzazione, tubercoli, ascessi dei lob! inferior! dei polmoni, che durante la vita non si erano minimamcnte sospettati. Coloro che lianno pratica dcgli spedali sanno, che la causa piu ovvia della perdita dci feriti e degli amputati e que- sto fatale aecidente del riverbero al petto e dell' asccsso dei polmoni. Anche in seguito all'amputazione della mammclla I' aecidente piu temuto v la pleu- ritide c I'idrotorace infiammatorio. Giova infine notare relativamente alle cau- se, che gli ammalati di lesion! e gli opcrati, in ispecie nelle stagion! dMnverno e di primavera, sovcnte prendono freddo nel Irasporto o nell'atto delPopera- zione; ovvero ! feriti vengono percossi al petto, onde poi soggiacciono ad vigoroso di 48 anni, in un mesc guari ( Op. cit. pag. t07) . . . . c piu sopra alia pag. 98 , parlando raiitorc deirempiema provocato da ulcere penctranle nel lorace, die si guarisce spesso col laglio: « Verura observationo dignuin sine sectione eadem ( materies ) per alvum expurgari : quara tamen viam sectione analomica rimari non potui ». (t) Guthrie parlando deH'amputazione scoondaria sostiene, che Tesito di quest' opera- zione sovenle e infauslo per la copiosa suppurazione gia stabilita nella ferila , la febbre ed il nial essere della coslituzione, che provocano subilo dopo ropcrazione dci focolari iocali interni ; ci6 che non suole avvenire neU'anipulazione primitiva. II focolare inlerno conse- culivo aH'amputazione sccondaria piii spesso che allrove si fa nel polmoni risvcgliando una peripneumonia la quale produce trasudanienii e tubercoli e divicnc letale; ma I'autore con- viene die, riconosciula la complicazionc da principio, salassando gcnerosauienle, alcune voile si vince colla salvezza dei pazienli. (UeOer Schusswunden , ccc. .-/m d. emjl. — Berlin, 1821, § 81.) Vol. IV. 5* 398 DELLE MALATTIE GENERALI INTERNE un* infiammazione idiopalica di qucsta caviti, la quale c reumatica, o trau- matica, c non per rivcrbcro. Ma la commozione arrecata al fisico ed al morale deir infermo dalia mcceanica dcllc grand! opcrazioni uon agiscc nello stcsso scnso di una violcnza, quando provoca delle intcrno complicazioni ? Una metaslasi al pelto si puo fare in un pcriodo qualunquc del malc^ quando in ispccie si aggiungono dcllc cause accidenlali che la fomenlano. Questo mo- vimcnlo talvolla si e nianifcstato al sccondo, tcrzo, quarto giorno; allrc volte dopo due 0 trc mcsi, c |)iu spcsso, ossia in piii di una nictii dei casi osservati, si e effettuato dalla prima alia seconda setlimana dclla malatlia in corso. Al- cuni pazienti non avevano prima avuto, od ebbcro appena una fcbbrctla Icg- gicra; ma nclla maggior parte ha prcceduto una febbre risentila irritativa od infiamniatoria continua, la quale al sopravvcnirc della coniplieazione ha preso la forma periodica. Sopra 132 casi appena in 39 la febbre 6 mancata od e stata mite, mentrc negli altri sopralTccc improvvisamente con dcgli aecessi. 11 parossismo ora indica la suppurazione che invade nell' organo nuovamente attaccato, cd ora csprime sempliccmente la prima invasione della malattia. ovvero il trasudamento sieroso, o linfatico che succede nclla cavit&. Nel petto d'ordinario precede uno stadio subdolo di pletora od ingorgo dei polmoni, e la prima comparsa del parossismo esprime la formazione dei tuber- coli marciosi in scno al tcssuto ingorgato. Quando in una malattia grave, fe- rita, frattura, artrocace, cc. subito dopo Tamputazione invade la febbre ad aecessi per pneumonitide ed asccssi dei polmoni, si puo ritenere di certo, che sebbenc al memento deU'operazione I'infermo non offrisse sintomi palesi di lesa respirazione, avesse i polmoni gia intasati. In simili casi il riverbero e gia effettuato dalla malattia in corso, e I'operazione non fa che sospingernc lo sviluppo. Del reslo la malattia che si riverbera, si suole prcsentare coi sintomi volgari ed i carattcri lisici della pleuritide, o della peripneumonia paren- chimatosa, acuta, semplice o doppia, i quali carattcri sarebbe superfluo di qui riferirc, essendo fuori del mio assunto e gia toceati nelle osscrvazioni di so- pra. In quanto alio stadio clandestino che non di rado precede la febbre ad aecessi, ecrtamente ciie esplorando con diligenza la pcriferia del torace, 1' in- gorgo e I'impcrmeabilita che vanno di soppiatto effettuandosi nel parcnchima dei polmoni verrebbero al giorno. Ma egli e vero che in molti casi di ferite, fralture ed amputazioni non si puo a sua posta muovcre il pazienle, ondc av- vicnc neU'esplorazionc, che si limita alia parte anteriore del petto, di trovare i polmoni sani, mentre I'altcrazione era nelle parti posteriori cd inferiori del- I'organo. Eppoi, vuolsi confessarlo, questc affezioni riverbcrate sullc viscere arrivano alle spallc cosi inopinatamcnle che si perdono sovente dci giorni di tempo prima di polersi orizzoutare della vera loro sedc e natura. RIVERBKRATE D\ OPERAZIOM CIllRL'RGICIIE ESTERNE, ec. 39 nausea, diarrca sicrosa spontanea, dolori colici e borhorigmi, calorc mordace dclla pelle, polsi piccoli cd accelerali. Salasso dal braccio , sanguisuglie, bc- vandc acidule c diola spvcrissima. La eoinplicazionc ano reagircbh« Vol. JV. 83 414 DELLE MALATTIE GENERALl IMERNE Richtcr(l), Boyer (2), considerarono raffezionc epalica quale fcnomcno spe- eiale oil olTeito proprio delle ferite al capo , ripclcndola da conscnso ner- voso,da altL'razioiu' della bile, o da uiio sconcerlo idraulico del clrcolo; men- ire, gli allri, come Pigrai (3), Marchctli (4), Ledran (5), MollincUi (6) , Valsalva, Ml ili queslo sostonendone I' infiammazionc. A menle doU'aulorc, le offcse del cervello por- laiio scmprc uii' affo/.ione del fe^ato per conseiiso nei-voso, cd il fcgalo irrilalo poi reagisce :itc etiam viilneralis non in capile; qiias i^'itiir non ad duas partes, caput at(me liepar contrahi oportcre , sed esse ad alias cliam transferendauj. si communis qiixdam ratio generatur, quae conveniat in omncs, hano afterri posse: quod piiris forlassc partit-ula; invectjc ex ulcere nut vulnere in sanguincm ut (pi;p rainosu' sunt ct \i- scidoe el tenaces et graves, sicubi liumorcs offendunt lentos senicl(|ue similes facile subsi- stunt Quae ratio cum potest alias ad alias partes magis esse accommodala turn vero hcpatis videtur quasi propria propter luimorum qui in ipso sunt Icntorcm ct molmmi om- nium tarditatem, ut miranduni non sit in hoc persicpe vilium esse ■■. Questi risullali fanno grandc onuru a MuUinelli, come (|iiclli die suno senica didibio cavati dalle indagini le piii imparziali c confermati pienamentc dall' odierna osservazione. Laonde si lia ginsta ragione di meravigliarsi come dopo la pubblicazione dci fatti di Marchctti c Mollinelli confermati da Valsalva e Morgagni, Desault e ia sua scuola potessero meltcre in campo e suslencre la dottrina di sopra. (1) Opera omnia. Typograpliia Rcmondiniana, t7S8. Epistola LI, p. 248. De itilneribu* ca/)i7/s. Morgagni riferisce le osscrvazioni inedite di Valsalva , le quali , dice egli , sono in tanto numero sii qucsto argomento da formare un volume. >'egli art. 17, 18, lU c 20 si trovano qiiattro casi di ferite lacero-contuse al capo , nei quali a varie epoche sorscro im- provvisamcnte sintomi al petto, e dopo mortc si riscontrarono tubercoli dei polmoni, e nel quarto caso ancora tubercoli del fcgato. L' autore cita altri scrittori, fra i quali .Marcbetii c Mollinelli, i quali nelle ferite della testa banno trovato ascessi al petto ed al ventre, ncll» milza, nello slomaco, nelle iiitestina e nel uiesenterio, sebbene alcuni vogliano solamcnte nel fegalo: ed in questo viscere Alorgagni assicura di non averii quasi mai riconosciuli. « A quo ut niagis intelligas non swpe adliue in jecur traduci; sic babito nee dum aecidisse milii quod memincrim ut id viderim; Valsalva; auteni in tot disscctionibus vix semel idque cuiu in pulmones quoque plurimumque in ipsas thoracis caveas cssel translatum •>. (2) Istituzioiii cliiriirqiche. Vol. Ill, p. 22S. Montcggia ha conferniato Ic osscrvazioni di Marebetti, Mollinelli e Morgagni, die nelle ferite al capo le suppurazioni interne avvengono al fcgato, qualcbe rara volta alia milza, e piii spcsso nei polmoni: egli credc inoltre . chc la causa pii'i comune di questi ascessi interni sia la vera melastasi, ossia il trasporto mate- rialc del pus dall' una all' altra parte. (5) Ctiiuqiie Chirurgicale. Paris, 1829, T. I, p. 270. (4) Op. c. p. 377. (») Pigrai fine dal secolo decimoseltimo avea falto la slessa osservazione. ■< Per multos alios vidi, quibus nulla manifesia accidentia signaque evenirent, qui tamcn morircntur etiam e minimis vulneribus: et ii potissimum quos fcbris tcrtio Ixsionis die corripcrc ca-pcrat. Sed in eorum fere omnium qui mortui fueranl in jecoris substantia purulcntus abscessus reperie- batur ». Op. cit. p. 369. 416 DELLE MALATTIE GENERALI INTERNE in inaggior iiumero li; alTezioni rivcrbcralc sul petto che sul fcgato: e poi si trovaiio ad uii ili presso ilclla stcssa frequenza i riverberi su qucsto viscerc per lesioiii o iiialallie di altrc rogioiii fiiori del capo. Perlanlo gli ascessi eonseiisuali del fegalo iion soiio a tciieisi per una eoniplieazione speciale dellc Icrile al capo, in quanlo clie qucsle ferite, oltrc il fegalo, atlaccano indistin- tamente tulli gli altri organi suseetlibili di soggiacerc ad un livcrbero; c vi- ecversa, il fegato rieeve Timprcssione c si animala per olTcsc di un' altra parte qualunque I'uori del capo capace di provoeare una reazione interna. Di falli, la eoinplicazione del fcgato nelle fcritc della testa non e cbc uno degli elTelli, od una delle nianiere di appalesarsi del fenomeno generale dci riverberi. L'alTczionc del fegalo in parecchi casi ba cominciato dalle prime vie: I'ani- malato i prinii giorni ba accusato sintomi alio stoniaco e jtoi al fcgato: ma il Icgamc e cosi slretto fra i due organi, cbe vi puo essere deirillusionc in pro- posito, cd i medcsimi possono ammalarsi eontemporaneamentc, come e vice- versa il fcgato sovente si ammala da solo e senza portare alterazione degli or- gani digereuti: ovvero in qualcbe caso lo stomaco sembra aver servito pura- mente di atrio per irradlare la malaltia al fegato senza essersi egli stesso davvero infermato, avvcgnache i primi sintomi esordirono nel ventricolo e poi si concentrarono esclusivamente sul fegato, cd alFautossia si e irovato il disordine in questo viscerc c non nel primo. Quanto il patema d'animo valga per se a risvcgliarc un'affezione materiale del fegato io ho potuto verificarlo in piu casi, vcrbigrazia di pazienti diauzi quictissimi, i quali per cmorragie consecutive ad opcrazioni cruente si commossero siCfattamcnlc, cbe subito dopo ebbero febbre ad accessi c tutti i sintomi dcU'epatitide. Altrc volte per semplice afflizione, an limore esagerato della malattia o dc-U'opcrazione, ma- nifestarsi la stcssa complicazione: e nei ferili, il fegato ammalarsi per I'agi- tazione, la paura deirolTcsa, il dispetto, il desiderio , della vendetta, cc. In scguito alia spaccatura della fistola all'ano, che pure pareva locale e senza rapporto col ventre, nasce talvolta un' epatitide, od una splenitide; ovvero dopo la guarigione I'infermo muore per male di fegato, senza che nel cada- vere si possa scoprire uno sconccrto palesc del sistema della vena porta, o di altre parti. In alcuno di qucsti casi la complicazione e assai probabilmente reffetto della scossa dcll'operazione^ ma ncgli altri sembra che la fistola avcsse un rapporto realc colla condizione del ventre e delle viscere; il quale rap- pdfto <■ sfuggito, o non si e saputo cbiarire nella diagnosi. L' epatitide che assale nella cura delle ferite 41 una parte qualunque del corpo sembra in qualcbe caso puramenlc traumatica, come voleva Richcrand, ossia I'elTclto della commozione che un viscerc cosi massiccio quale il fcgato ha sofferto nella caduta o dalla pcrcossa: ma questo caso e di cccezionc, couie lUVERBERATE D.\ OPERAZIONI ClIIRURGICIIE ESTERNE , ec. 417 «! caso di eccezione chc un ammalalo il quale soggiacc ad una melastasi del legato abbia avulo prima alTezioni cpaliche e chc nel cadaverc prcscnti tracce dclle medesiinc, ipcitrofia, indiiraincnli, adcrcnze, calcoli. ec: d'ordiiinrio rinl'crino non ha iiiai avuto mali di fcgalo, ed il cadavere non olTre scoiueili iiati iniianzi, chc mettcsscro una disposizionc. Ma la disposizionc sta nella na- tura deU'organo, chc lo rcnde parlicolarmcnlc inclinato a riccverc Pimprcs- sionc di uii rivcrbcro, ossia a scnlire un' a/.ionc rnorhosa che si rilletla da un' ultra localitii. Solto il quale rapporto il fegalo viene in ragione di frequenza subito dopo il polmone, c reagisce racilincnte allc olTcsc del capo, degParti^ del tronco c della stessa cavila addominale ovc ha stanza senza veicolo di sup- purazione c senza irradiazione della llogosi per trafda di tessuli. Ma inlorno allc cause sovente ancora ralTezione del fegalo si dispiega come elTetlo del.processo suppurative prccsistcnte in altre parti del corpo. L'ammalato per piii giorni non prescnta die i sintomi della fcbbre clica, conlinua, remit- lentc, poi ad un tratlo c senza altre inlluenze c assalito dalla fcbbre ad aeccssi ed aceusa i sinlonii deiralTezione del fegato; ovvcro senza precedenza di rea- zionc febbrile olTre airistanle i fenomcni deH'cpalitide. Esscndo io arrivato fino a questo jjunto del mio lavoro senza toccarc 1' ar- gomento deirinfczionc purulenta, non posso piii ollrc dispensarmi dal parlarnc, esscndo stala la medesima rappresenlata da alcuni scrittori moderni come la causa principalc dellc malattic riflessc. La presenza di focolari marciosi in una parte qualunquc della superficie del corpo si coinbina cosi spcsso colla suppurazione dellc inlerne cavila e dclle viscere, chc questa si riticnc generalmente Feffetto di quella. Infatli Passorbi- niento dellc marce dalle localita die la separano, la sua introduzione nel san- gue, la sua eliminazione per gPeniunlorii nalurali cd il suo versanicnlo in luo- ghi lontani e una dottrina antichissima ammessa in lulli i tempi da Ippocrale iino a noi. Laondc e superlluo di produrrc dellc citazioni in proposito, pcrche lutti gli aulori di medieina e di chirurgia ne parlano nel modo il piii csplicito . '. In Uilte le inalatlie locali dl qiialrlic rilicvo, di decorso acuto, la febbre siiilonialica avviune pel conscnso del corpo ooH'aflezionc locale ". ■• Kra i sintomi general! della suppurazione si usserva la fcbbre cosi delta sinlomatica chc io chianio piut- tosto fcbbre sinipalioa inliauimatoria n. 418 DELLE MALATTIE GEISERALl INTERNE Tlionison(4), Abcrnclhy (2), Burns (3) cd altri, scnza ncgare I'assorbimenlo del pus, sostennero chc i fcnomeni gcncrali c Ic scquele dci deposili marciosi crano rcffello deirirritazione locale irrndiata alia cosliluzione, della simpatia o dclla rcazione del sistcnia nervoso: dalla quale, secondo essi, dovcansi appunlo lipe- tere la febbre etica c le interne metastasi. I modern! Frances!, tra i quali Dance, Blandin , Cruellbier, Velpeau (4), Andral (5) ed allri , propugnarono la teoria (1) Lczioni siill' in/iuminazinite J traduz. ilal. Pavia, 1822, Vol. Ill, Lcz. IX. Delia suppu- razione .... La febbre, dice Tautorc, c rcffello di un focolarc iiiarcioso, e seguendo I'opi- nione coniiinetnente ricevuta qucsia febbre vcrrebbe da una quanlita di pus introdotla nel sangue, opinione clic egli combaltc come una incra ipotesi ( pag. SB ). (2) Op. oil. Vol. 1, p. 14-148 e 117. Abernethy riliene, che I' alterazionc della costitu- zione che avvieue nelle nialallie locali ed il disordine che, secondo la sua idea, quasi sem- pre si associa degli organ! digerenii sia I'elTeUo di un' irrilazione nervosa, e quindi la rca- zione od il consenso del cervcllo e dei nervi sarebbe la causa dellc affczioni costituzionali c lontane. A pag. 131 (id.): « lo considero la malattia come dipendente da nervosa irri- lazione nella parte affella, sostenuta da disordine degli organi digerenii... Sicconie la ma- latlia locale dcve essere risguardata per nervosa , pu6 sussislere ancbe senza sconcerlo di questi organi Inoltre una forte irrilazione nervosa in una parte eccita generalmente un' azionc vascolare » . (3) Principles of Siirrjery. bond. 1838, Vol. I, p. 269 ... La febbre etica, o suppurato- ria fu ritcnula, al dire dell'autore, come I'cffetto deU'assorbimento del pus, il quale e ve- rainente una materia assai nociva .... ma i fatti non provano che il pus sia la causa della febbre etica, perclic si osserva quesla quando avvi pochissinio pus da assorbire, e vice- versa la febbre lalvolla manca quando avvi niolto pus . . . ; quindi I'autore riliene, la febbre essere reffctto di un' azione locale che opera sulla costituzionc per simpatia... . Un' irrila- zione dellc eslremita dei nervi puo, secondo Burns, averc influenza sull'origine dei niede- simi c produrre una serie di simpatie ed un disordine ancora piu esteso della coslituzione. (4) Bivue Mi-d. T. 4, 1820. — Urchin's. Aoul 1827. — iVormiiJc Elctiteiis tie Medcdnc Opcratoirc. Paris, 1832, T. I , p. 39. Plilel/ile el resorption pnriilcnte. In questo lungo ar- ticolo premesso al trattato delle opcrazioni I' autore spicga diffusamente le sue idee suU' in- fezione purulcnta, che vcnncro accettate o professate contemporaneamentc dagli altri autori sopracilati. (8) Precis d'Anatomie paUiologiquc. Bruxelles , 1837, T. II, p. IBl. L' autore ha adol- tato interamente la dollrina dell' infczlone purulenla, ed amniette che il pus assorbito da un focolare purulenio possa essere Irasporlalo e versalo nel polmone senza mescolarsi col san- gue, come fa il mercurio injcttalo nella vena femorale di un cane, c chc il pus introdotlo nel sangue lo alleri, lo coaguli nci vasi polmonali e lo trasformi in una materia purulenla: ed in questo secondo case non si farebbe ascesso, ma semplice innilrainento. " L' examen de CCS cas divers me pnrte a les ranger dans deu.\ classes : dans les uns il semblc ijuc le pus, forme ou introduit dans le torrent circula'oire , en est sorti coiuuie a travers un filtre dans le parenchjrae pulmonaire, ou il peut soil s'infillrer, soil se reunir en foyer. N'est-ce pas ainsi que le mercure, injecte dans la vcinc crurale d'un chien, parcourt tout I'arbre RIVERBERATE DA OPERAZIOM CIIIRURGICHE ESTERNE , ec. 419 deirassorbimcnto del pus e della discrasia puruleiita del sangue sotto ilnomedi infezionc purulenta; e qucsla Icoria essi produssero come nuova, o perfezio- nala, sebbcne non sia die la dollrina professata in lulte le sue parti dai primi scrillori dell' eta passata, Platner e Callisen, fino a Monlcsgia (1); ma la mo- derna scuola francese vi aggiunsc di nuovo ramminicolo della flebilo, inse- gnando essa chc dai focolari marciosi precsistenti in seguilo al itrimo assorbi- mento si fa una flcbilc suppurala clie porta o faeilita la discrasia purulcnta del sangue o la piemia e la gcnesi di suppurazioni lontane. Esscndomi alPapcrlura dci cadaveri per piu anni particolarmcntc occupato della condizione del sistcma vcaoso, ho trovato: 4." Che le vene limitrofe o provenienti da focolari marciosi piii volte si mo- strano infiammate semplicemente, o marcite per piccolo tratto, ed appena in qualche case per uno spazio esteso anchc a tutla la lunghczza dell'arto, senza ehe quest' alterazione delic vene abbia in vita prodotto sintomi'locali o gene- rali palesi, o siasi associata ad una metastasi; ma talvolla qucsla combina- zionc cbbc luogo. 2." Clie le vene dell'organo, ove si c fatta la metastasi rintracciate con dili- genza non mostrano generalmcnlc alcuua particolarc nmtazionc, mcno qualche caso, in cui per la dilTusione della flogosi le loro diramazioni appajono ostrulte dai coagulo, ovvcro inliammate e marcite, senza potere dall' esame del pezzo giudicare se questa mutazione dellc vene abbia preceduto e sia stata causa, o non piuttosto tcnuto dictro come elTetto deirinfiammazionc metastatica del pa- renchima dcH'organo. 3." Che oltrc i due punti precedenti, Tintcro sistema venoso, nei casi di cui si discorre, trovasi illeso, ed il sangue contenuto inallerato, per quanto e in po- tere uostro di riconoscere coi mezzi che abbiamo. circulatoire sans se separer du san>; ut n'abandonnc cc liijuiJe que dans le pouinon? Dan^ d'aulres oas une cause inconruie altere le sang , Ic cuagule dans Ics vaisscaux pulinonaires et le transforme dans les raiuiflcalions de ces \aisseaux, en une niaticre purulenlc. Dans ce second cas il n'v a pas d'abciis ». — Si possono consultare ancora Rerard e Denonvillicr*. Compendium de Cliiriirgie pratique, ec. Paris. 1848. T. I , p. 377. /><• I'infectinn piirit- lente et des abces miUiHuli(iue4S iiioi'ulazionc, noi gcncri Canis el Felis; lorna quiiuli [ircsumihilc tlic ciu die iii- leivicnc di un conlagio riesca possibilc anchc per altri. 4." E fallo accerlalo, clie in un pacse oil in una regionc, dopo scorsi molli anni seiiza conlagio, (juesli a un Iratlo eoniparc, incutre in nissun luogo in- lorno, anclie a niolla dislanza, non si irova derivarne il gcrtne. In qucslo case la logica vuolc die si abbia esse conlagio per insorlo primilivanicnip o sponlaneamenle. E il dire chc se non fu scoverlo il germe c colpa deH'osser- vatore, vale quanlo senlcn/.iare, die nissuno e huono osservalore da chi cosi asserisce in fuori', disdicevole picsunzione. 5." Nissuno niega die al nianifeslarsi nclle infermeric cliirurgiche caso di cangrena (chc nosocomiale cliianiasi), niolli allri vi Icngon loslo dielro, e ces- sano colla scparazionc dcgli infclli. Sc quel primo caso, insurlo accidentalinonte c scnza prcvcntiva impoilazionc di gcrinc, In causa die ad allri si appiccasse quella morbosa condizionc , bisogna conchiudere , die avesse assunla possa contagiosa ; possa cio6 di comunicarsi e svolgcrsi in allri. 6." t provato chc nel corpo umano puo prodursi un vcleno. quale e Pacido prussico 0 cianidrico", non ripugna ([uindi alia ragione, anzi Tanalogia conduce alia crcdcnza , chc in seguito a pervcrlimenti della cosi delta vita plastica, ne |)0ssa risullare ur» (juid o principio morbifico, chc qual licvilo valga a susci- tare la slcssa nialallia, da cui csso cbbc originc ncgli individui die sono pre- disposli a riscnlirnc il inaldico influsso c rispondcrvi. 7.° Egli c incontrastabile, chc dairaccuniulaincnto soverchio d'infermi, e di pcrsonc anchc sane in luoghi inalainentcvcntilati, tanto piii se esposli a niiasini cd csalazioni di soslanze organichc corroUe o pulrcfalle, aggiunlavi scarsa c catliva alimentazionc, la fame cioc, non chc palcmi danimo gravi, si sono piii c piii volte vcdutc nianifeslarsi nialallic die assunsero carallcre conlagioso, c si propagarono rapidamcnlc seiiza si ahhia |)otulo incolpariie prccsistenli gcrmi; e Ic (|uali nialallic scinprc incoiiiinciarono , crcbbcro c Icrmiiiaroiio in un a (luelle cause. II porchc se all' inlervenirc di colali spccifichc cause inlervcn- ncro pur sempre aiulii! i medesimi cfTclli, male si sa concepire come ripelere ([uc' inorbi contagiosi dai prccsistenli gerini, quasi qucsli dovcsscro esserc scuiprc in pronto, scbbcnc riinanesscro iiierli per anni cd anni; nia si c pii'i naluralnienle condotto a supporre,che aU'insorgere di colali circoslanzc, pcric gravi inutazioni che portano neH'cconomia animalc, insorgano gli slcssi effctli morbosi , Ic cui cnianazioni valgano poi a rijirodurli in coloro die vi sono prcdisposti", c di ([uesto inodo coslituiscano iiiorbi coiitagiosi, die vcslano poi la guisa cpidcniica al rinvenirvi, come di Icggieri in colali Irisli congiunlurc vi rinvengono, luUa la opporlunila. Vol. IV. 67 446 DELLA COP«)IZIONE ESSENZIALE Tali sono in iscorcio gli argumcnli posli innanzi ncUc due conlraric opinioni intorno la gonesi ilei contagi ; cd i quali, percluN aggiungiamo al divisamcnto noslro , 6 mcsticro chiamarc a disamina, affinc di chiarirnc il rispeltivo va- lorc , non polendosi altrimcnti pervcnire ad oUcnerc almcno ombra di verita intorno ad una potcnza clie, come dicemmo, non cade per nulla soUo i noslri sensi. E anzi Iratto egll lorna evidenle, clie 11 volerc esolici lulti i conlagi die si rinvengono in Europa , ri,sulta non piii che semplice pcnsamcnlo anzi che fatto coniprovalo, c pero vi ha chi ritiene alio inconlro , e forsc sono i piii, si abbiano a dire esotici sollanto la pestc, la sifilidc, il vajuolo cd il morbillo, cd indigeni o noslrali il lifo , la migliarc , la scabbia. E di vero , cerla quale cvidenza apparc circa la pestc", posciache colic rigorose quarantene si riusci a rendcrne guarenlito il nostro continenle dopo esserne stalo colanlo ruinalo, ed anco allora che vi si moslrarono alcuni casi, essi si riconobbcro per impor- tali, e la merce delle severe misure sanilarie in corso si contenncro la dove si rinvennero. Cosi a tale risguardo avvenne nel 1814 a Noja del regno di Napoli, nel 1816 e 1818 a Slochau e a Resca di Austria, nel 1830 ad Odessa; prc- servatone il rimanente di Europa. Per cio poi ch' e idella sifilide , si dispute tanto e si disputa tullora intorno la reale origine sua , in quanlo avesse esi- stcnza neir antiehilu, specialmente in tra gli Ebrei, i Greci ed i Romani; o sia coraparsa sollanto dopo la scoverta d' America, od eziandio se siasi ingenerata primitivamente o spontaneamente nel vecchio mondo, e da questo trasmessa al nuovo. E di vero , la varieta delle denominazioni con cui i diversi popoli indicano la sifilide , e lo attribuirsela che fanno a vicenda alcuni in tra loro, chiariscono la incertezza dell' origine. E deU'antichita sua nel vecchio mondo mettono innanzi forti ragioni Sanchez c Cazenave (1); e Fabre conchiude: Les citations d' historiens, les descriptions des poetes ne manquent pas pour appuyer cette opinion^ qui a pour elle deja d'etre rationnelle des le premier coup d'wil (2). II perche dal sin qui venuto esposto ne conseguita per lo nieno cadere dei dubbi mollo forti intorno la provcnienza della sifilide, e quindi non potersi in modo assoluto cliiamarla esotica. Ma egli addimandasi poi come essa sifilide siasi prodotla la prima volta , ossia quale ne fu il vero principio? La sifilide non si riscoutra che nclla specie umana, di cui e quindi morbo tutto proprio, e non puossi immaginare che i primi individui suoi ne andasscro originaria- mcnte infelti , c di necessita negli organi sessuali , da che la sede primitiva della sifilide c in essi organi, e dagli effetti locali ne viene la contaminazione, (1) Traiti des SyiiliilidcSj on maladies venerivnnes de la peau. Paris, 1843. (2) Diclionn. des dicliunn. de medkinCj etc., Paris. DELLE COSr DETTE FEBBRI TIFOIDEE, kc. 447 in quanto che divenula die sia la malallia cosliluzionale , non e piii valida a Irasfoiidcrsi in altri. E sc la sifilide ha polulo ingenerarsi negli American!, (luali sono le prove clic non sia niai riuscita in sugli allri eonlinenti ? Da ul- timo noleremo per Iransenna esscre indubiamenle dimostrato , che allerata o niodificata che per poco sia la vilaliludegli organi sessuaji femminili, si ren- dono sede di secrezionl morbose, venule confuse col nome di leucorree o fiori bianchi , le quali possono trasmellere al maschio bicnnorragie appiccaliccie , e come lali vcnnero rilenutc. II quale fallo risconlrasi in diversi autori, e da ultimo lo lessi espresso come positivo nella Gazzelta medica sarda in un nu- mero, parmi, del marzo anno corrente 1853, ma che bene non mi ricordo. Del resto lo Schina, professore e scrittore piuttosto riservalo, nello Specimen path, gen. Taur. 1840, pag. 88, avverte: Conlarjia in corpore reprodiici, hinc facutta- lem corporihus viventibus inesse quoque eadem producendi : non deesse landetn exempla rabiei spontanea;, et blennorragiw simplicis contagiosa factce. Dai quali fatti la deduzionc per analogia si presenta da se stcssa. E sc noi ci facciamo al vajuolo, troviamo del paro ragioni per cui credere fosse nolo agli antichi Greci e Roman! ; e se non mancano autori che lo vo- gliono originario deir Arabia, male ne sanno pero indicare Tepoca d! sua com- pursa in Europa, assegnandonc laluno I'anno in cui nacquc Maomelto. il 558, aitri il 572. II pcrche scorgesi anclie in riguardo al vajuolo non assolulamente accertatane la provenienza, oscurissima la genes!. Ne la bisogna corre diversa- niente pel niorbillo, e perla migliare. La quale inccrtezza provicne dal mancare che noi facciamo prima di certe cpoclic di esatta dcscrizione delle malattie in discorso, dal non avers! anlicamente idee giustc inlorno al lore conlagio, dalle ubie e superstizion! che dominavano, dalle diverse inlerpretazioni state poi date a concetti ed a pass! non chiaramente dagli antichi autori esprcssi c dal- Tavere quest! usale dcnominazion! divcnute in oggi inintelligibil! , non potuto forse di quclla pezza altrimcnli, ne maggiore chiarezza e precisione era oom- patibile col saperc e colla dottrina degli scrittor! di que' tempi, e da ultimo /orse , per non dire cortamente, molla parte delle oscurita e atlribuibile agli amanuens! per cui opera succedcltcro alterazioni e niulilazioni: casi avverati e non rado. II die tutto alia slretta de' conti non riesce per niente prova che tali malattie non avessero esistenza. Egli e fatto indubitato ed inconlrastabile, die minima particclla di principio contagioso valga a suscitarc la medesima malaltia sempre appiccaticria, da cui procede, e che ! morb! contagios! conservano sempre costantcmente la stessa stessissima identica forma; ma cio dimostra per nulla che non possano susci- tarsi spontaneamente morbose condizioni e morbosi process! , da! quali emani 448 DELLA CONDIZIONE ESSENZIALE j)oi principio valido ad ingcncrarc in indiviilui prcdisposli V idenlico niorbo. ISissuni) nicga del paro, clie i contagi sieno poculiaic prodolto dell' ccononiia animalc morbosa , ossia ammalata , c clie i iniasini , Ic mcfiti , e le infezioni proccdenll dalla allerazione, corruzione c disorganizzazionc di nialcric animali c vogetabili si riiivongano in ben diversa condizione , siecoine il prodoUo dclle ordinaiic cause llsiehe c cliiniicbc; ma egli riniane semprc a diinoslrarc con tatli concbiudenti ed inconcussi , cbe lali cause morbitiche non arrivino niai, per qualsivoglia straordinaria cd eecezionale eoinbinazionc, cd in nessun tempo e circostanze, ad inlluirc in sui corpi vivenli ridotti a parlieolarc condizione, di maniera cbe si suscilino malallic , nelle quali si procrei principio valido a produrre in altri la morbosita medesima. Di colali falti la scienza sgraziala- mcntc sinora nianca , menlre nc possiede di ([uelli cbe suscitano per lo meno de' fondali dubbj in conlrario , come fia vcdulo piu innanzi. E in appresso , male sapremmo in vero altresi, con quali acconcic ragioni si possa compro- vare, che le secrezioni ed escrezioni od emanazioni, che dir si vogliano, dcl- Fnomo sano abbiano a rimanerc fisiologiche, uscite che sieno dal corpo, anchc sano, cbe Ic produssc", posciacbi- in divcnendo esposle e quindi soggellc al- razione degli ordinari agenli fisici e cbimici, debbono di forza risentirne 1' in- fluenza ed allcrarsi c modificarsi nelle loro qualila, in quanlo che essi agenli non mancano mai di loro presenza e di loro pronlezza nell'operare. E cosi al- terate o solo modincalc che sieno non possono non operarc quali agenti disaf- fini ed eterogenei in modo non buono in suUa economia vivente, poiche denno vestire le guise dclle altrc malerie animali c vcgetabili morte ed alteralc. E se gli effluvj degli individui sani torna ragioncvolc possano modificarsi in modo da di venire influenze morbificbc, quanlo piii poi nol polranno quelli cbe Ira- mandano corpi ammalali ed in molto novero riunili niassimamente , che non si vogliono rilenere soltanto subbicllo noeilivo per quanlita, ma anco per qualita, la quale per motive dclle diverse circostanze puo moltissimo variare e conse- guenlemcnte con maggiore atlivila malamente operarc? Si aggiunga, cbe mo- dificazioni cd allerazioni di qualita denno intervenire , come realmente inter- vengono , nelle csalazioni cd effluvj dclle persone viziale dagli clTelli dclla fame , c dai patemi di animo , dallo slanziare in luoghi infctli e di aria non venlilala , c che percio non si possono averc per in islalo assolulamente fisio- logico 0 normalc, per cui al continuare delle cause nocilivc c forza si mani- festino da ullimo condizioni gravi palologiche. E se in tali tristi circostanze vcdonsi di |)rcfcrcnza insorgere contagi, male si sa come ragionevolmentc al- tribuirio ai gcrmi de' mcdesimi stall sino di quella pezza celati , da che spe- cialmcnlc nelle navi e nelle career! non sono tali masserizic ed in copia da DELLE COSr DETTE FEBBRI TIFOIDEE, ec. 449 lasciarnclc anni cd anni iiiusitate, da valerc a nido di cssi gerini. E queslo tanlo mcno puo verificarsi ncgli accanipamenli per la disposizionc loro parli- colare. Inollrc non lutli i eoiUagi sono per la loro (lualila idonci a coiiscrvarc i loro gerini adcrcnli aile nialerie iiiorle, ossia ai eosi delli dai palologi con- duttori passivi ; ma qucsla propriela risconlrasi solo in quell! die vanno col cosi dello virus, ossia materia liquida, clic anco cssiccala conscrva la morbiflca sua alii vita, mcntrc i contagi vaporosi, eonie p. e. il lifico, in conlalto c sotlo r azione delTaria almosferiea perdono di cflicacia o sconipajono. E progredcndo nella disamina ci abballiamo air immense maggior vaiore die vuol darsi ai fatli positivi di confronlo ai ncgativi, al die opporremo I'os- servazionc di Bacone da Verulamio : « esscre un vizio dell' iiitdletto 1' arren- dcrsi pill presto agli argumenli afTcnnalivi die ai negalivi, inenlre si deve cs- sere giustamenlc e rellamcntc imparziale agli uni ed agli allri, anzi per Vny- posito, ad islabilirc la vcriti di qualchc assioma, si c maggiorc la forza ddle cccezioni ". E I'asscrzione ehe la sifilidc non conlamini,chc aecostaiido dii n'e inretlo. si inferma prima da quanlo sopra osservammo inlorno Porigine e genesi sua, poi dal fallo gia aecennalo delle seerezioni morbosc ed nppiccatiiiie. die in dale condizioni c circostanze succedere possono nei genilali feinmiiiiii. II qual fatto mentrc coniprova la genesi priiiiitiva o senza germc di una maniera di eontagio silililico, gilla forte dubbio elic anche allre forme dciristesso morbo possano in opportuni istanli della istessa guisa ingencrarsi. Da ultimo osservereino esserc vcrissimo. die le quaranlene ed i sevcri or- dinamenii sanitarj ci lennero immuni dalla peste bubonica, ma do non indica alia strctla dei conli sc non la nalura esolica di queslo eontagio, natura non comprovata negli altri, |)pr cui quel rillesso non lorna loro applicahilc. E pero dal sin qui venulo diccndo ritraesi, die gli argumenli dei jtarlitanii per la sentenza, die ha siccome esotici lutli i eonlagi die sono Ira noi, e ehe questi non si possano sviluppare chc per via di preesislenli germi , non rcg- gono alia prova delP analisi , c mancano di eonsegucnle della validitii loro atlribuila. Inoltriamoei ora a rilevarc la forza dcllc ragioni chc si cspongono dai so- stenitori dello ingenerarsi primitivamente e spontaueamente dei contagi. Egli e inconstraslabile die il non volere contagi die per via di germi prcc- sisteiiti ci conduce di neccssila a riiiiontare per la loro origiiie airinlinilo. ed in ultimo ad ineolparne il primo uonio e la prima donna, chc abilarono il globo terraqueo, conciosiachc sia giuslo il dire cli' cssi avrebbcro dovulo porlare in si- tulti quanii i germi; cosa in se stcssa pienamenlc assurda. e gli assurdi non riufrancano mai Icsi alcuna. D'altra parte sc cssi germi di eonlagi fosscro slali 450 DELLA CONDIZIONE ESSENZIALE nei prinii nostii genilori, avrcbbero dovuto lulli indistiiilamcnlc propagarsi nci loro discendcnli, qualunque regione della terra abilassero. U chc non c per aulla veriflcato, in quanto sappiamo, die vi ha contagi esclusivi a dale situa- zioni goografiche, c ad esse assolutamenle liniitali, peidendo affalto d'eflicacia airuscinie. Cos'i e, p. e., della plica circoscritla alia Poloiiia , della franiboesia o jaw alia Guinea, dcU'epian o pian all'isola San Domingo, della febbre gialla, che non diffondcsi a niolta distanza dalle sponde del marc. Si aggiugne ancora, chc alcune sorta di contagi , scbbene dal paese in cui sono endemici sieno stati trasmessi ad altrc contradc, pure non vi si poterono mantenere, al quale risguardo si citano p. e. la mentagra ricordata da Plinio , la quale si propago in Europa, vi domino peralcun tempo, poi cesso e non fu piu vedula; la lebbra portala in Italia dagli cserciti di Ponipeo, e la quale duro qualche tempo, poi scomparve , ni- fccc piij di sc moslra. Irrefragabile riesce il fatto dello svolgersi senza I'opra di germe la rabbia nel genere cane c gatto, e mcntrc addimostra la gencsi spontanea d'un con- lagio , da che nessuno mcnomamenle dubita di tale sua qualita , conduce ad opinare, che cio che torna possibile per un conlagio non sente dell'lrragione- vole, possa succedere anche per altri. Di debole possa appare la ragione di ri- tenere per primitivo quel contagio che si manifesta senza se ne sappiano rin- venire i germi , poichc non e al tutto senza fondamento 1' opporrc , potere benissimo talvolta essere intervenuto, che non siensi fatte sufficienli indagini in proposito, o 1' imporlazione dei germi sia riuscita a sottrarsi alle rieerche istituite, o per diversi motivi importasse non si avesse a discovrire. Di grave peso alio incontro i' il fatto della cangrena nosocomiale, scbbene da alcuni si pretenda dovuto allMnfezione , non al contagio; ma in senso nostro, ove que- sta infezione e atta per se slessa a suscitare in altri la stessa condizione mor- bosa, vale a dire se chiarisse la natura sua appiccaticcia, comporlasi a mo' de' contagi, e di conseguenza puo contagio appellarsi. Non parci alio incontro faccia al caso il fatto del prodursi nel corpo umano vivente I'acido cianidrico 0 prussico , poiche non sustenta la genesi spontanea dei contagi , mancando della necessaria analogia con quesli , e non risconlrandosi per nulla identita d'azione nc di caratteri in tra i contagi ed i vcleni , ai quali vuolsi ascritlo I'acido in questione; d' altro lato chi ha in se naturale esso acido non ne ri- senle cattivo effctto, ne lo parlecipa ad altri. I fatli di contagioni manifestatesi a bordo dclle navi, nelle career!, negli spe- dali, negli accampamenti e nelle citta assediate, massime in tempi di earcstia, di guerra guerreggiata e di publiche calamila, sono in tale novero e narrall da tanti autorevoli medici, che male si sa come contrastarli. Tuttavolta i fatti, DELLE COS!' DETTE FEBBRI TIFOIDEE, ec. 4iJl generalmcnle parlando, non cosliluiscono die una raccolla di verita scnsibili, Ic quali pcro non possono aggiugncre alia forza di assiomi o di scicnza, se non vcngono considerate soUo tulli gli aspclli, cd in luUc ie possibili loro re- lazioni coH' oggetlo cui si vogliono lifcrire, e se I'analisi c la filosofia non Ic ravvicinino , Ie paragonino , c nc Iraggano principj piii o nieno generali. Ma nclla bisogna de' contagi vi cade di mezzo una difficolta di piii, tratlasi di in- dagini intorno a falli risguardanli un principio o polenza die non si presenla ai scnsi, sicche aU'essere I'essenza di essi falli inleramenlc occulla, cgli puossi di leggicri prcndere abbagli e dare in errori. II perche a vcder modo, come cavar qualclic costrullo di essi falli, e dar loro un giuslo valorc, non vi ha die ricorrcre all'analogia cd alia autorila. A lale dTetlo I'analogia desunla dai bruli ci diiarisce avvcnire in quesli , come gia diccmmo, lo sviluppo spon- laneo di un lerribile conlagio, la rabbia cioe. Will ci accerla nascere spontanea la lue bovina, che poi per via del formatosi conlagio in infinito si propaga. E cosi molli velerinarj ci assicurano intervenire di allrc epizoozie. Se ci rivol- giamo poi ai vcgclabili, esseri anchc quesli organici e dolali di vita, Iroviamo accadcre fenomeni, i quali non si possono spiegare che supponendo in essi vegelabili un principio delclerio che svolgesi senza prccsislcnle germe, cd 11 quale se non t^ idcnlico del conlagioso degli animali, molto pero vi si av- vicina; e produce a un di presso gli elTetti medesimi. Egli e nolo die Ie frulla infracidile da qualche lalo o per inlero guaslano Ie sane non solo all' essere ammucchiate, ma allresi allorche si Irovano ancora in sull' albero. Del paro i tuber! cd i bulbi, come Ie cipoUe e Ic palalc, vanno soggelli a guastarsi reci- procamenle a cagione di si malefica influenza. Non parlercmo del carbone o golpe, malattia contagiosa, perche riconosciula dovcrsi ad un fungo parassita del gcnere degli uredo, come la scabbia all'acaro; noi cadremmo in altra qui- slione, quella della generazione spontanea dc' vegelabili. E dalP analogia pas- sando da sezzo all' autorila, c se quesle si vogliono valulare nolle scicnzo em- piriche, nissuno pud contraddire die addivenendo alia loro somma in atte- nenza alle due opposle senlcnze risguardanli la genesi dei contagi, non sia a gran pczza maggiorc quella dei patologi, die staniio i)or la primitiva o spontanea. E che ci6 sia la vcritii, senza faccia mesticro ricorrcre alle singole citazioni. ce lo dice il prof. Oltaviani nella sua lUemoria lerza sulla identita di essenza deUe cosiddette febbripuerperale, miliare, nervosa, cc. (pag. 47): uGrandissimo numcro di medici ammctte la sponlancita dei contagi, c numero piccolissimo la impugna. lo mi vanlo di stare Ira i podii, cssendo ciudli die lianno in loro appoggio inconcussi argomenli". E noi osserverenio, die lali inconcussi argu- menti sono quelli da noi discassi , e non Irovati tali. £ di vero possibilc cbr 432 DELIA CONDIZIONE ESSEN'ZIALE la iinmcnsa maggioranza s'abbagli, c la minoranza piccolissima oolga ncl srgno.' UiiilVancalo cosi ncl niiglior modo possibile il fallo si difTondono in grazia dcile cagioni disponenli ». Pascal, esti- inaiulo 11 tifo c le tifoidi al tulto divcrsi, dichiara il primo assolutamentc con- lagioso, iiuMilrc li' socondc nol sono nocessariamentc , ma possono sollo date ciieoslaiizc divcMiiilc. Solloserivc quindi per qucslc alia gencsi spontanea del fonlagio. Andral nell' arlicolo Tifo del Dizionario classico di medieina ( edi- zione di Vcnezia), diehiara u essere il tifo ora contagioso ora no, e conic ap- parc epideinico proviene da fomite d'infczione, c si propaga spesso, ma non ncccssaiianientc, per via di conlagione mediala od imniediala. « 11 perelie lale contagio pu6 ingcnerarsi nel malalo scnza Topra di gcrmc. In apprcsso stanno pel contagio spontaneo tifoide all' avcrlo vcrificato per csperienza Wawrueh, Amstrong, G. Reiiss, Leurct, Scliultz, Elliostoii, Teveedie, Navii-res, Ruef, Pule- gnat, Thiiial, Lombard, Marsh c Millard. E lo Sprengcl soslicne: uconUujia oriri posse et debere sine prcevia infeclione in dubio poni nequit.... /la nova contagin quotidie subnasctinlur in plilliisij tussi convutsiva, lyplio , dum populariler grassantur. Idquc demum perhibet Clot-bey de ophl/ialmia et peste wgypliacn diu- tina experienlia edoctus ^ . Con li quali dicesi anclie Scliina ncWoSpecimen patho- logiw generatis. Jacobo Facen nella sua storia della febbre tifoidea che divagii nel conlado di Arsie e limitrofi villaggi gli anni 1836-1837, nella ricerca ana- litica dellc cause morbificlic che la originarono e la sostennero, cui si diede con assidue cure e mcditazioni , vcnnc a conchiudcrc clic: uripetendosi in molti individui il medcsimo processo morboso, cd innalzandosi a poco a poco al massimo grado di intensila, sempre sotto I'azionc delle stessc cause che scr- virono a svilupparlo, per cui dal semplicc gastricismo, dalla scmplice gastrica si vide la febbre passare alia pii intensa malignita petecchiale, i cvidentc per se, che si doveva indi originarc quel miasma malefico, quel virus conta- gioso che divago poi perniciosamentc lungo tempo, ed incolsc tanta parte di popolo c miete tante viltinie nella sua ferocia, c caparbia natura (Ann. tiniv. di tned.j vol. 95, pag. 279). « II doltorc Maffoni nella sua Opera sul Tifo (To- rino 1841), relativamente alia genesi spontanea del contagio non puo essere pii'i esplicito: «Se pero, scrivc egli, havvi fra gli autori maggiorc accordo nelTam- mctterc la natura contagiosa del tifo cpidemico, non co.'ii facilmcnte si ap- pagano alcuni all' idea, che la cosi dctta febbre nervosa, ossia il tifo spora- dic©, possa mutarsi in contagioso, e comunicarsi allora da un corpo alT altro, non distinguendosi piii dal primo. Pero chiunquc abbia avuto a curare infermi di tale morbo in camere anguste e dove Taria facilmenlc rinnovarc non si possa. si dovra di leggieri convincerc, che queste stesse emanazioni provenienti da tali infermi, venendo assorbite da altri individui gia predisposti all' alTezionc tifoidea, possono ad essi comunicaria, benclic questa nel primo individuo non Vol. IV. 58 434 DELLA CONDIZIONE ESSENZIALE sia slala suscilala dairassorbinienlo di aleun virus specifico. E qucsto accadc noil raro nclle carccri cd in que' spcdali in cui gli infermi Irovansi piu del bisogno accumulati, e speciaimcnle ncgii spedali provvisorj, chc in tempo di gueiia, in sili poco adatlali vcngono orclli". L'aulore della Patologia analitica consonlo avervi sinociie c fcbbri ncrvosc (die dai caratleri loro voglionsi ri- lencrc lifoidi), Ic quali possono senza germi prendere il caraltcre conlagioso (DulTalini, Tond. cap. 29, § 38). 1 oompilalori della Bibliothcque du mcdecin prati- que dislingiiono ancora il lifo dalle febbri lifoidi, animellendo pero la possi- bilila del eoiilagio sponlanco nel prinio, per cui al noslro assunto a nulla nionla quella distinzione; bastandoci si conceda la spontaneita del contagio nel tifo, dacclii' noi provanimoridcnlila dei due morbi. Brelonneau e Gendron, che lanto si occuparono della dolinenlcria, la quale non e che sinoninio di lifoide, e che la soslengono eininenlemenle contagiosa, concedono che u une dolhinenlerie iso- lee pent se transmellre meme lorsque tout porte a croir qu^elle a ete spontanee " . Lcuret do iSaney, che osservo cpidemica la malattia tifoidc, soscrive all' opi- uione del contagio e della spontaneita di esso. Nel Dizionario dei Dizionarii di Medicina si leggc alPart. Typho'ide: » Les medecinSj et le nombre en est grand, qui admetlent I' identile de nature de la fievre tijphoule, et du typhus des camps, font remarquer, que si pour cette derniere nialadie la contagion ne peut pas etre revoquee en doute, on ne peut pas non plus se refuser a I'admettre pour la fie- vre typho'ide r>. E tutti cssi autori eonvengono nella primitiva o spontanea origine del lifo dei campi, cio che conduce a riconoscere lo stesso fatto in attenenza alia lifoide, essendo quello non piu che questa. E poiche avemmo a pronunziare la parola tifo degli accampamenti, fa al easo noslro quanto risconlrianio nella Storia delle malattie osservate alia grande armata francese nelle campagne di Russia il 1812^ e di Germania il 1813, del visconte di Kerckhove: « Di quel primi tempi (cosi egli scrive) notavasi eziandio alcuna febbre nervosa, ma rada. 11 lifo e il sinoco o febbri atassiche ed adinaniiche, che in queste considcra- zioni generali io indichero col solo nome di tifo, non erano ancora il prodoUo di contagio .... II caraltcre non n' era grave, perche il soldato non avea ancora sofferto grandissime privazioni (pag. 35 della trad. ital. Milano, 1838).... " E piii innanzi in parlando degli spedali improvvisali dopo la battaglia di Oslrowno , cosi s'esprime: uMa io m'ingannonel chiamarli spedali, posciache niancavano di luUo, e quelle infelici vitlimc della guerra, che avrebbero dovuto inspirare il pill tenero inleressamenlo, vi erano abbandonati nelle privazioni, ed immersi in un' aria infetta di pulridi niiasmi. Erano focolaj di desolazione , assembra- menli pcstiferi, dai quali senlivasi respinto ad onta degli sforzi tutti. 11 disor- dinr, rimmondezza, rammuechiamento degli infermi, la mancanza di alimenli e di medicine ne facevano vcri albcrghi di morte. II perch6 si tristi luoghi DELLE COSr DETTE FEBBRI TIFOIDEE, ec. 4J»3 impropriiimcnlc chiamali spedali, riuscivano funcsta sorgL-nle di tifo (pag. 53) ". Piu innanzi I'aulorc scrivc: uDcll'istcsso tempo rimarcavasi ancora die il lifo nalo in prima spontaneamente dalla iiiiniondczza dellc vcsli, die noii jxiic- vansi noii giii cangiare, ma noii pure levar la nolle, dal callivo alimento, dalle privazioni, dalla falica, dallo sPmimciUo , dagli imbarazzi , diveniva piii fre- quenlc c piu grave dal piu grande ammucchiamenlo dellc pcrsone, dalle ema- nazioni pulride, clie si respiravano ad ogni islanle lungo il cammino, in sul quale giacevano sparsi corpi morli e rimasugli di animali putrefalli; cui vnolsi aggiungere il gran caldo, e principalmenle I'allerazione dell'aria nei luoglii in- gombri di malallie. 11 lifo incominciava a moslrarc il carattere contagioso: ed io ebbi a convincermene negli olio o dieci giorni elie la leiza seliiera, cui io ap- parleneva, si ferino a Liosna c nei dinlorni di quesla piccola cilia, le cui case sono di legno, sporche e fabbricate in su di suolo limaecioso. Trovammo in Liosna cbrei chc per la maggior parlc pigliarono il lifo qualchc di in seguilo al- Tarrivo nostro (p. 55)". E il de Kerckhove merila maggior credenza nelle sue asserzioni c narrazioni, da clie, prima fosse alia grande armala, non era par- tigiano della conlagiosita del tifo, siccomc rileviamo dal seguenle passo: ^^ In- fino allora io non mi credeva al carattere contagioso del tifo; anzi io mi era alzato in alcuni articoli dei giornali conlro i conlagionisti; ma i numerosi esem- pli che di quell'epoca mi caddcro innanzi, Irassermi dall'incertezza, e mi pro- varono aU'cvidenza I'errore della mia prima opinione (1. c. pag. 149)". Noi po- tremmo estendere a gran pezza le citazioni ritratte dalP opera di esso de Ker- ckhove, e le quali rinfrancherebbero la tesi dello ingenerarsi sponlaneo del tifo, in quanto che ad ogni tratto gli si prescntavano indubic prove; tultavolta pa- rendoci essere gia tanto 1' avvertito, ci limiteremo a quanto e accennato nei capitolo apposilo pel tifo: « L'aria cnrrotla ed alterata per grande ragunanza di personc, I'aria pregna di cmanazioni pulride, la immondczza della persona, la fame e 'I callivo nutrimenlo sono cause alte a far naseerc il tifo, e tulle le al- Ire cause che affievoliscono direttamenle od indircttamente sono valide a fa- vorire Torigine e Io sviluppo suo. E poiehc tali agenti morbifici collegaiisi colla guerra, non sia meraviglia se esso morbo va sempre congiunlo a tal flagello. Ma questo tifo che puossi dire originario, contrae il carattere contagioso nello svolgersi e comunicarsi per contatto: il pcrche seminando cosi i germi suoi , fa soventi terribili stragi nelle armate, ed arreca sensibile mortalila nelle con- trade in cui si mostra. Io polrci citare parecchi esempli nei quali il lifo nalo da prima spontaneamente da infezione o da esalazioni putride, propagasi poi per via di conlagio II tifo, chc tanto cbbe desolala Tarmata francese, do- vette I'origine sua alls privazioni, alle fatiche ed alia corruzione dell'aria che 4i>6 DELIA CONDIZIONE ESSENZIALE rcspiravasi nci luoglii piiizi di malali e di «oiUc slinila, ed in apprcsso propa- gavasi per eonlagio (1. c. p. 320-321) «. Forget, clie da prima niegava il eon- lagio nellc tifoidi, in seguilo all' esperienza confessa, come risulta dalla cita- zione pii'i sopra da noi fatta ^ que /a fievrc ttjphinde pent nffccter les personnes, qui sijournent auprcs des maladeii. Que se soil par inoculation d' un virus spe- cifique {contagion) J ou par inspiration d' une atmosphere vicice de toute autre nianiere (infection), je I' ignore; mats ce qu'il y ade positif c'est que la maladie se communique dans cortaines circonstances assez rares et encore indi'lcrminees '■> . II quale modo d' esprimersi implica la coiifessione clie la malatlia lifoide puo pur lalvolla spontancamcntc insorgere, e veslire le guise contagiose. Louis e Guallicr de Claubry nei lore Iratlati intorno al morbo in quislione concliiudono che " la faculte conlagieuse de I'affection tjjp/ioide nous paraissant demontree par ies fails, nous I'admetlons sans hesitation "y mcnlre in Ira essi falti dai niedesimi autori riporlati vc ne ha molti che depongono a favore della genesi priniitiva del conlagio. Cliomcl, nolle Lezioni sulla febbre tifoidea, non vorrebbe deciders! neper I'un partite ne per rallro, e pero staluisce, che « 1' opinione della niag- gior parte dei medici I'rancesi, non essere I'affezione tifoidea contagiosa, non puo aversi come cosa dimostrata . . . . Se questa malatlia pero e contagiosa, non lo e che in dcbol grado, e col concorso di condizioni c circostanze ancora male determinate". (Traduzionemia,Milano 1835.) 11 sig. Chomel dovcva dire dei medici parigini, e non gia dei medici francesi, poiche i medici dei dipar- timenti e de' piecoli paesi in ispezielta tengono in vece pel contagio, ed anco spontaneo, siccome puo vedersi dalle loro produzioni in proposito pubblieate nei giornali (1). In apprcsso il concedcre che fa, possa essere I'affezione tifoide contagiosa col concorso di condizioni e circostanze non ancora ben determinate, basta per confessare potere essa alTezione primitivamente ossia spontaneamente ingenerarsi non venendo da comunicazione. Da ultimo, se 1' opinione del non conlagio non e dimostrata, e il contagio puo talvolta succedere, ne vicne di conseguenza die per seguire quella che va con maggiore probabilita, si abhia a soscrivere per la seconda. Noi polremmo dilungarci nelle cilazioni che favo- riscono il pensamento della genesi spontanea dell' alTezione tifoide contagiosa, desumeudole dagli scritti specialmenle de' Francesi che da prima a lutta possa la niegavano; ma per non dare nei soverchio, termineremo con Grisolle, la cui opera usci alia luce nei 4846, dopo cioe che noi avevamo incominciate le letture di questo qualsiasi lavoro(2): // resulte de ce qui precede (dall'esame (1) La rulazione di Bricbeteau all'Acad. di lued. di Parigi il 20 maggio 1848, ove ecliia- ritu queslo fatlo. (2) Traile clem, et prat, dv pnlhuL, Paris, 18(1 6. DELLE COSr DETTE FEBBRI TIFOIDEE, ec. 457 eiot> di tulli i falli conosciuti), que la fievre lyphoide est contagieuse . . . IVous crayons en outre, que le developpement de la fievre typho'ide est beaucoup plus souvenl spontane que t' effet de la contagion (pag. 80). uDa ultimo, se anclie la inia spcrienza puo csscre posta in suila bilaneia cd avcrc quaichc peso , diio ciic Ic osscrvazioiii clic mi cadde fare da prima iii Milano, poi ncH'Ossola, poi ill Dcsio c conlorni, indi neirOrfanolrofio civico de'maschi, nell' Ospcdale iiiaj;f;iorc di Milano, nella P. Casa dcgli csposli, neilo spcdale Fale-benc-fratcUi, ed in una estesa pralii-a privata, non potei non venire in convincimenlo della sponlaneilu dell'aiTezione lifoide e suo conlagio. II perchc gia nella traduzione dtdle Istituzioni di Medicina pratica del Borsicri , pubblicala in Milano I' anno 1828, al Capo Delle pclccchie, vol. VI , pag. 77 , del segucnte modo scriveva : u lo tengo eon (juelli ehe credono alia j)ossibililu dello ingenerarsi sponlaneo per propizic cause, circosUinze ed accidenli il morbo chiamato peleccliiale, il (|uale nalo in un individuo, iia subito possa contagiosa c si appicca ad allri n. Ed a pag. 405: « Aleuni fanno ragione, cbe perehe un morbo conlagioso ap- paja in un sito duop' e vi sieno porlati i germi , i quali spontaneamente non mai nascono Ma, dieiamo noi, una volla deve pure questo tale prin- eipio contagioso esserc nato; alcuni accidenli, alcunc condizioni a noi ignote lo lianiio pure una volla prodollo; o perehe mai cio elie aeeaddc una volta, ac- cadcre non puo aneora un' altra I Quel eomplesso di accidenli e di condizioni non polrcbbe cgli Irallo tralto aneora capilare? Ripugna cgli alia ragione? Certo die no; pare anzi senla piu die mai del probabile. Noi quindi tenianio per lo sponlaneo ingenerarsi dci contagi ". Successivamente nclIa Iraduzionc delle I.ezioni sovra menzionalc del Cliomcl esposi in una lunga nota i falli jjositivi die osservai, ed i quali mi chiarirono in modo indubilalo Torigine primiliva e spontanea della lifoide (pag. 199. Milano 1835), nota cut per brevilii mi ri- cliiamo. Da liilto quanlo sono venuto esponendo pare a me risulli abbaslanza di- moslralo, doversi ritenere I'alTezione lifoide per contagiosa, c poterc essa be- nissimo primitivamenlc ossia spontaneamente insorgere , e cosi da sporadiea in opporluni momenli e circostanze rendersi epidemica. Ripeliamo a maggiore cliiarezza, dire noi in modo assoluto TalTezione lifoide, poiebe come da prin- cipio avverlimmo, a ([uesta rifcriamo, siccome al tutto identici, c non piii die gradazinni di essa, il lifo, la febbre lifoidea, la febbre peleccliiale, la febbre pesliienle, maligna, pulrida, mucosa o grave della maggior parte degli autori, la febbre nervosa, c la Icnla nervosa dell" lluxliam , P alassica ed adinamica di Pinel, renlero-inesenterica di Petit e Serres, la dotinenleria di Brelonneau, la gastro-cnterite di Broussais, e la gasiro-cnlero-meningile di alcuni, Penteritc 458 DELIA CONDIZIOISE ESSENZIALE DELLE FEBBRI TIFOIDEE, ec. follicolarc di Cruvcilhier e Forget, renlero-mescnteritc tifoide di Bouillaiid , Penterite sepliceniica di Piorry, alia quale opinionc, giii da noi in sulle prime etnessa, troviamo ora soscrivcre intragli altri il gii rammentalo palologo Gii- solle; iinperoeche al tutto idcnlica ^ la fenomenologia patognomonica delPaf- fezione lifoide c di tutti quesli pretesi speciali morbi, idcntico relemenlo pa- tologico, identico I'opportuno trattamento terapeutico; per cui non ne proviene che vera confusione e danno nella scienza il mantenere tante svariate deno- minazioni, le quali non conducono che a false idee, e creano inulilmente, anzi erroneamente, tantc sorta di pretese condizioni morbose , che non lianno sus- sistenza alcuna. Fine del Volume iV. INDICE DELI.E MATERIK CONTENUTE IN QUESTO VOLUME Icnco dci Mcmbri attuali dell'l. R. Istiluto Lombardo di scienze , lettere ed arli Pag. v DelPanalogia e delta differenza in tra la scrofola ed i tubercoli , di G. B. Fantonelli " 4 Dei cangiamenti cui soggiacque I'idraulica condizione del Po e delta neces- sita di retti/icare alcuni fatti annunciati da Cuvier su tale argomento, di Elia Lonibardini » <5 Suite probabiiila, di Antonio Bordoni "61 Delta condizione esse7iziale detle cosl detle febbri lifoidee e del toro me- todo di cura, §§ I e II, di G. B. Fantonelli » 95 Suite concrezioni fibrinose detle cavita del cuore, di Andrea Verga . . "4 29 DeWinalazione del clorojonne, di Luigi Porta » 4 39 Delt'aUualc opporluniCa e detle condizioni di una Sloria del diritto romano, di Francesco Rossi ^i 4 59 Cenni slorici inlorno agli antichi Italiani siceome notizie preliminari delta Sloria del dirillo ilatico primilivo e del susseguente diritto romano -^ 4 65 Dci mezzi di prevenire it calcine o male del segno nei bachi da seta, di Carlo Viltadini "244 Sul centra di piii/brzc, di Antonio Bordoni . " 289 Singolari anomalie di unfegato, di Andrea Vcrga Pag. 301 Di un'epiqra/e istorica esistente in Atenesin dall'anno KMdell'era volgare fahamente attrihuita alia basilica di S. Ambrogio in Milano, di Gio- vanni l.ahus " 307 Sv nella tmduzione e conservazione delle classiche opere greche e Mine gli Arabi del medio evo abbiano merilato molto o poeo delle leltere e delle scienze, di Andrea ZambcUi " 317 Se nella comcrvazione delle classiche opere greche e latine abbiano nvulo maggior merito gli Arabi del medio evo od i monaci , di Andrea Zambelli "325 Sulle mperficie, di A. Bordoni " 333 Delle malattie generali interne riverberate da operazioni e malattie chi- rttrgiche locali esternCj di Luigi Porta " 357 Delia condizione essenziale delle cosi. delle febbri lifoidee, e del loro me- todo di eura, % III, rfi G. B. Fantonetti "441