FOR THE PEOPLE FOR EDVCATION FOR SCIENCE LIBRARY OF THE AMERICAN MUSEUM OF NATURAL HISTORY % 1, a LIV O] è MEMORIE DELL'ISTITUTO GEOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA Pubblicate dal Prof. GIORGIO DAL PIAZ VoLume III. - 1915 PADOVA PREMIATA SociETÀ COOPERATIVA TIPOGRAFICA 1915 [I PRAY. « a DI IR MUAMEALCAA INETON CI AALIAARLALAL 7 3 LI INDICE DEL VOLUME III. Monografia sui terreni terziari del Veneto È: e x | (Lavoro premiato al concorso di fondazione QuerISI - Sraxpatia, bandito dal R. — ——’1’1’ Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti per l’anno 1918). p: È é dg” R. Fans — Il Paleogene del Veneto i : ; Pag. 1 nia A — Il poema del Veneto s 3 ; s 5837 Ta Ss Resa > x pi e Al Prof. GIORGIO DAL PIAZ Egregio Professore, A Lei, che nel rivolgere tutta la Sua attività al rinnovamento della Scuola geologica Veneta, ebbe in animo, anche con intento patriottico, di promuovere ricerche e studi monografici sui vari terreni delle Alpi orientali, e già da molti anni coltivò l idea di vedere anzitutto riunita in un’ unica memoria l’ illustrazione del Terziario Veneto, dedichiamo in segno d’ affetto e di viva riconoscenza questa Monografia, memori dei consigli e dell’ ap- poggio di cui Ella ci fu così largo affinchè potesse venir condotta a com- pimento e vedesse quindi le stampe. Padova, luglio 1915. Suoi affi" e obblig." R. FABIANI e G. STEFANINI dr A CA nia) Psa I o aa. sile Ha - sn @ # © RELAZIONE DELLA COMMISSIONE GIUDICATRICE DEL CONCORSO A PREMIO DI FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA PER L'ANNO 1913 (*). Al concorso a premio di Fondazione Querini SrampaLia bandito dal R. Istt tuto Veneto sul tema: Monografia stratigrafica e paleontologica dei terreni terziari del Veneto fa presentato un unico lavoro, contrassegnato dal motto: E procu! a pelago conchae jacuere marinae. Come è avvertito nella prefazione, il concorrente ha creduto opportuno di di- videre il suo studio in due parti che possono costituire due monografie distinte, riguar- dando la prima il Terziario inferiore e la seconda il Neogene o Terziario superiore. Per la natura stessa degli argomenti e della ricca e vasta bibliografia del Ter- ziario Veneto, le due parti sono riuscite asimmetriche e in alcuni punti condotte con criteri e metodi diversi. Questo, anzichè costituire un difetto, è stata una neces- sità, della quale l'A. seppe trarre partito per dare ai singoli capitoli uno sviluppo proporzionato all’ importanza degli argomenti e alle conoscenze che di essi si ave- vano per i precedenti studi. La prima parte del lavoro (Paleogene) si inizia con una trattazione analitica dei vari profili stratigrafici più interessanti ed opportunamente scelti per mettere in evidenza la varietà delle facies e la distribuzione delle faune nei singoli livelli. A questo interessante capitolo l’ A. fa seguire una esposizione sintetica sulla stratigrafia del Paleogene Veneto, esposizione che acquista grande valore inquan- tochè si basa sopra fossili accuratamente studiati e raccolti in posto dall'A. stesso. Nelle suddivisioni cronologiche questi si è valso specialmente delle Nummuliti, alle quali non tutti gli studiosi sono d’ accordo nell’ attribuire un assoluto valore stratigrafico. Non venne però trascurato lo studio degli Echinodermi, dei Brachio- (*) Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Anno Accademico 1913-14. Tomo LXXIII. Parte prima. — VII — podi e dei Molluschi, che servi ad integrare i risultati stratigrafici ricavati dalla distribuzione delle Foraminifere. Fra i risultati più notevoli raggiunti nella trattazione di questo capitolo, dob- biamo ricordare : la rigorosa determinazione dell’ età dei giacimenti a Coccodrilli e a Palmizi di M.* Bolca, che si dimostrano appartenere agli orizzonti più elevati dell’ Eocene medio; la più esatta limitazione degli strati a Cerithium diaboli, che vengono definitivamente ascritti alla base del Priaboniano ; la determinazione del livello cronologico del giacimento a Piante e Pesci di Chiavòn, che si deve riferire all’ Oligocene medio. Per stabilire i limiti fra i vari piani è tenuto conto molto opportunamente dei fenomeni di trasgressione verificatisi a varie riprese nella regione veneta durante il Paleogene. Ingegnoso è il modo di interpretare la trasgressione dell’ Eocene in- feriore sulla Scaglia ed accettabile pure la limitazione dell’ Oligocene, che nella sua parte superiore comprende la base degli strati di Schio nel senso di Suess, ascritta a torto da molti geologi al Miocene. E qui giova far presente che l’ A. mette in evidenza come spesso vennero confuse le arenarie bellunesi con le sottostanti glau- conie, le quali per la posizione stratigrafica e la fauna che contengono, molto affine a quelle di Sangonini e di Laverda, vanno considerate oligoceniche. Chiude la prima parte un utile quadro riassuntivo e comparativo dei terreni. La seconda parte del Paleogene comprende lo studio Paleontologico, nel quale viene data un’ efficace sintesi dei singoli gruppi in rapporto allo sviluppo delle fa- miglie e dei generi, all’ importanza stratigrafica, alle condizioni di habitat, alle affi- nità con le flore e le faune d’ altre regioni ed altre epoche, ed alle cause che de- terminarono la riduzione e scomparsa di alcuni gruppi. Chinde il Paleogene un capitolo di saggio di Paleontologia puramente specio- grafica riguardante i Molluschi. La seconda parte (Neogene) del lavoro presentato, prescindendo dalla illustra- zione paleontologica, alla quale sarà fatto cenno più avanti, è suddivisa in tre ca- pitoli nei quali viene rispettivamente preso in esame il Veneto orientale, il medio e l' occidentale. Particolarmente interessante, perchè in gran parte originale, è il primo capitolo che riguarda il Friuli ; in esso l’ A., premesso un cenno storico - bi- bliografico, passa all’ esame analitico dei singoli lembi, soffermandosi soprattutto sul profilo dei dintorni di Meduno, che illustra con grande cura e dettaglio. Dopo una discussione sintetica in cui sono messi a raffronto i vari profili e dopo una discussione sui limiti cronologici e sulle suddivisioni adottate (anche qui molto convenientemente basate sui fenomeni di trasgressione), lA. passa all’ esame sistematico dei terreni neogenici del Friuli. Il concorrente riesce a mettere in chiara evidenza, anche su basi paleontologiche, l’ esistenza del Pontico, che ascrive ancora al Miocene. Molto importante è il capitolo rissuntivo, nel quale è contenuta un’efficace e limpida ricostruzione delle vicende subite dalla regione dall'inizio del Neogene fino al Quaternario. Meno nuove, per quanto ordinate e sempre interessanti, sono le parti che ri- sguardano il Veneto medio e quello occidentale. In esse la trattazione dei singoli argomenti è condotta con lo stesso ordine seguito nella prima. Sono degni di menzione i risultati delle ricerche relative al Langhiano, al Tortoniano e al Pontico, a proposito del quale è svolta una discussione faunistica e cronologica di significante rilievo. In un capitolo successivo l'A. aggiunge qualche nuovo argomento alla dimostrazione dell’ esistenza già constatata del Pliocene ma- rino, limitato finora al solo lembo di Cornuda. Completa lo studio del Neogene l'illustrazione paleontologica, ch’ è condotta con grande competenza e che riesce un’ efficace complemento alla descrizione dei terreni. Disegni, carte, schizzi e fotografie completano e documentano dal lato icono- grafico sia le parti stratigrafiche, sia quelle paleontologiche di tutto il voluminoso lavoro. Concludendo, la Commissione, pur notando qualche lacuna nell’ esame strati- grafico di alcune località, lacuna che sarà facilmente colmata dallo studioso che di- mostra un completo possesso dell'argomento, è lieta e concorde nel rilevare la grande importanza della monografia presentata al concorso, la quale coordina le precedenti conoscenze che si avevano sul Terziario della Regione, portando inoltre un consi- derevole contributo al progresso della Geologia veneta. I sottoscritti propongono quindi all’ unanimità che al lavoro venga conferito il meritato premio ed esprimono il voto che la parte stratigrafica veda presto inte- gralmente la stampa, mentre osservano che la parte paleontologica potrà limitarsi ad un capitolo critico a complemento e conferma della trattazione stratigrafica. Venezia, 20 aprile 1914. TORQUATO TARAMELLI CarLo FasrIzIO PARONA Groreio DaL Praz, relatore Riba » pas ai es ina Mega PER e Mttond age ) mrA\ MM Iata ang asti (CA I y t Quaternario (Alluvioni in genere, morenico) PSI PARENZO, Pliocene murino LArgilte azzurre € argille gialle sabbiose) Neogene Miocene (Caleari, arenarie, sabble, marne, conglomerati) sONGNO $ 3 À Terziario Rocce eruttive @ piroclastiche Paleogene Rocce sedimentarie (Calearl, colcari marnoni, marne, arenarie) Scala chilometeiea dita 500000 na ” de ”» Pi ” » na II DB = ni iI (SLI è € 3 " H ALI A Olsegnata da R. FABIANI par li Secondario, Il Paleogena @ Ii Qualamario; da G, STEFANINI pei Neogene VELAR IA SII INTRODUZIONE GENERALE Et procul a pelago conchae jacuere marinae Ovin. Metam., XV, 262. Il territorio veneto per la ricchezza paleontologica e per la varietà di facies delle sue formazioni terziarie già da gran tempo attrasse l’at- tenzione dei cultori delle scienze naturali. Non è quindi da stupirsi se ‘proprio in questa regione ebbero campo di svolgersi e di assumere ca- rattere veramente positivo le prime ricerche sulla natura ed origine dei fossili per opera di FracastoRo (1517), VALLISNIERI (1721), A. L. Moro (1740) ecc., e se vennero formandosi preziose raccolte private che più tardi passarono in parte ad arricchire i pubblici musei. Sarebbe troppo lungo ricordare tutti gli studiosi che dopo questi primi precursori raccolsero dati e materiali e si dedicarono all’ illustra- zione del Terziario veneto. Ci limiteremo pertanto a citare solo i prin- cipali, quelli cioè la cui opera contribuì più notevolmente al progresso della conoscenza geologica e paleontologica della regione. Già nella seconda metà del secolo XVIII cominciarono ad appa- rire i primi lavori notevoli riguardanti specialmente la descrizione di fossili, tali ad es. l’opera del VoLra sui Pesci di Bolca e alcuni studi del Fortis, che fra i primi segnalò l’importanza del giacimento di Roncà, dove qualche decennio più tardi il BroxGxIART trovava il principale argomento alla sua monografia, che per lo studio del Terziario veneto è veramente fondamentale. = De Oltre il BroxexIarT (1823), all’imponente lavoro d’illustrazione dei materiali fossili dettero opera nella prima metà del secolo XIX il Ca- tuLLO (dal 1827 al 1856) l’Acassiz (1835) ed altri. Ma già il BRONGNIART e il CatuLLo non avevano mirato soltanto alla descrizione paleontologica, bensì tentavano, quasi contemporaneamente al MarascHINI (1824) e al MurcHIson (1829), di segnare dei limiti fra le varie formazioni e di con- frontarle con quelle di altri paesi. Questi tentativi rimasero però assai vaghi e poco coordinati, finchè non venne a vivificarli e a dirigerli sopra una via di reale progresso la classificazione del LyeLL, la quale, apparsa nell'originale inglese nel 1830-33, non fu tradotta in francese che nel 1843, talchè la sua influenza non comincia a farsi sentire efficacemente nei lavori relativi al Veneto che nel 1847, data in cui il CatuLLOo e il DE ZieNo principiano a riferirsi ad essa per la classificazione del Terziario. Da quest'epoca, sì può dire, comincia un nuovo periodo per lo studio dei terreni cenozoici della nostra regione, periodo nella prima parte del quale occupa il primo posto, soprattutto pei lavori paleonto- logici, il DE Zicxo, seguito dal MassaLonco e dal Visrani per le Piante fossili, dal D’ AcHiarDI, dal Reuss e dallo ScHaUROTE per gli Inverte- brati, dal BecciaTo e dal Lrov peri Vertebrati. Nel 1865 l’HéBERT (BU. Soc. Geol. de France, pag. 135) appoggiandosi anche sulle osservazioni del TouRNOUER, dà un primo saggio concreto di parallelismo fra i prin- cipali orizzonti (distinti già in parte dai geologi precedenti) del Paleo- gene vicentino e quelli del Bacino di Parigi e di altre regioni. Tre anni più tardi il Suess fissava in modo quasi definitivo la successione cenozoica del Veneto occidentale nel classico lavoro Veber die Glederung des Vicentinischen Tertitirgebirges, letto al congresso dei Naturalisti Italiani tenutosi a Vicenza nel settembre 1868. Sulle sue orme una fiorente scuola di paleontologi stranieri si dedi- cava all’illustrazione delle faune di Molluschi (FucHs), Echinidi (LAUBE, Dames, BirTtNER), Briozoi e Coralli (Reuss), mentre il Bayan compiva nuove ricerche paleontologiche e studi stratigrafici, i quali venivano a confermare o a modificare quelli del SvuEss, in guisa da condurre ad una classificazione delle formazioni più dettagliata e precisa. == Sis Tuttavia i paleontologi italiani non restavano ultimi nella nobile gara. Il De Zieno continuava la serie delle illustrazioni di Invertebrati e Vertebrati, l'OmBonI descriveva resti d’Insetti e il Bassani intrapren- deva i suoi contributi ittiologici, mentre il TarameLzI e il MaRINONI facevano conoscere faune, specialmente malacologiche ed echinologiche, del Terziario friulano, dagli autori precedenti quasi completamente trascurato. Spetta appunto al TarameLLI il merito d’ essersi dedicato allo studio dettagliato dei terreni cenozoici del Veneto orientale appli- candovi le distinzioni ecronologiche che gli autori citati avevano intro- dotte negli stessi terreni del Vicentino. La monografia generale che il TARAMELLI pubblicò nel 1882, dopo un decennio di studi sulla Regione Veneta, segna anche per i terreni terziari una data storica, inquantochè riassume tutte le cognizioni sul- l'argomento, mettendo in evidenza le lacune che rimanevano ancora da colmare, per modo che da essa prendono le mosse gli autori succes- sivi. Fra questi uno dei primi da ricordare è il Rossi, che sulle orme del TarameLLI delineò la stratigrafia del Trevigiano, mentre il NicoLIs si applicava allo studio di quella del Veronese; MoLox, Secco, BALESTRA ‘e Dar Lao si occupavano del Vicentino; TeLLINI e MARINELLI succes- sivamente del Friuli. Quanto ai geologi stranieri, per gli studi strati- grafici vanno ricordati in questo torno di tempo specialmente il BITTNER e il MuxIER-CHALMAS. Nel ventennio che seguì alla citata monografia del TarameLLI la letteratura paleontologica del Terziario veneto si arricchì di numerose e importanti monografie per opera di De GreGoRIO (1880-94), WarERS (1891), Vinassa (1895-97), OpPENHEIM (1894-1903) e Osasco (1902) per gli Invertebrati; Bassani (1888-97), NeGRI (1892-93) e Sacco (1894-95) pei Vertebrati; MescHInELLI e SquixaBoL (1893) per le Piante. La maggior parte di queste monografie o prescinde dalla strati- grafia o, se si propone la soluzione di questioni cronologiche, non rag- giunge malauguratamente lo scopo e ciò perchè talvolta gli autori non avevano sufficiente conoscenza delle condizioni stratigrafiche locali, tal’ altra fondavano le loro deduzioni cronologiche su materiali paleon- — XIV — tologici raccolti da altri, e perfino su materiali di vecchie collezioni e quindi troppo spesso di provenienza più o meno incerta. Per tali ragioni questi studi non potevano certamente condurre con sicurezza a divisioni” cronologiche così precise, quali si esigono attualmente e tali da segnare un sostanziale progresso su quanto era già stato stabilito dai geologi precedenti. Solo ultimamente si applicò il concetto di combinare stret- tamente lo studio stratigrafico con quello dei fossili, in modo che le di- visioni cronologiche risultassero fondate su materiali raccolti dall’ autore stesso e i materiali di collezioni servissero solo a complemento della illustrazione paleontologica. Con tali criteri quasi contemporaneamente il MARINELLI compiva la sua monografia sui dintorni di Tarcento in Friuli, il Dar Praz illu- strava qualche lembo del Terziario vicentino e bellunese, e uno di noi (FABIANI) iniziava una serie di lavori sul Terziario vicentino-veronese, del quale successivamente si occupavano i DouviLLÈ, Boussac e KRANZ. Nel frattempo il DamreLni e l’altro di noi (STEFANINI) intraprendevano con gli stessi criteri nuovi studi sull’Eocene e sul Miocene del Friuli. Questi criteri noi intendiamo ora di applicare allo studio, non più di aree o di gruppi stratigrafici parziali, bensì dell’ intera regione ve- neta e di tutto il complesso delle formazioni cenozoiche, in modo da poter dare un quadro più completo della serie e de’ suoi caratteri pe- trografici e paleontologici, traendone infine conclusioni generali sulle vicende che la intera regione ha attraversate durante il Terziario. Dobbiamo anzitutto avvertire che le condizioni delle nostre cono- scenze sull'argomento per quanto riguarda il Terziario antico sono però molto diverse da quelle che si riferiscono al Terziario medio e superiore. Infatti per il Paleogene le deduzioni cronologiche degli autori sì appoggiano a una serie di monografie paleontologiche, le quali, pur non distinguendo minuziosamente 1 livelli e dandone talora riferimenti cronologici non esatti, bastano certo a far conoscere paleontologicamente le faune. Per questa parte era dunque essenziale di riprendere lo studio dei singoli profili, attribuendo a ciascun livello i suoi fossili, in modo che ne risultasse bene documentata la conferma o la rettifica dell'età; — XV — e quanto allo studio paleontologico esso poteva intanto venir limitato a coordinare e completare le nozioni già acquisite, facendo convergere l’attenzione e l’esame sopra tutto sulle specie più tipicamente proprie della regione e più importanti per la cronologia. Riguardo invece al Miocene ed al Pliocene (solo di recente sco- perto dal prof. Dar Praz), il terreno era quasi vergine anche dal lato paleontologico e s'imponeva quindi un più minuzioso esame dei fossili, non solo di quelli caratteristici, ma ancora di quelli comuni con le località classiche, ì quali in gran parte vengono segnalati ora per la prima volta nella nostra regione. Da ciò la necessità di dividere il lavoro in due sezioni ben distinte, una delle quali sì riferisce al Paleogene (Eocene ed Oligocene) e l’altra al Neogene (Miocene e Pliocene). Per la mole complessiva del lavoro, per l'indole alquanto diversa delle sue due parti e per la pratica che rispettivamente abbiamo conseguita per i nostri precedenti studi, ab- biamo creduto conveniente di dividerci il compito in due parti netta- mente distinte: uno di noi (FABIANI) si assunse la trattazione del Pa- leogene, l’ altro (STEFANINI) quella del Neogene. Ciascuna delle due parti poi comprende l’ illustrazione stratigrafica e quella paleontologica, ma quest’ ultima vedrà la luce successivamente, limitandoci per ora a darne un riassunto, con metodo e sviluppo naturalmente diversi per le due parti medesime. : Nella descrizione regionale, che costituisce la base del capitolo stra- tigrafico, s'è dovuto anche adottare criteri ed ordine diversi per il Pa- leogene e pel Neogene. Per il primo l’ordine topografico generale della descrizione è da occidente verso oriente, cioè dal Veronese al Friuli, e la materia viene così distribuita riguardo alle singole regioni: Veneto occidentale com- prendente il territorio Veronese, il Vicentino ed il Padovano; Veneto medio, che comprende il Trevigiano e il Bellunese; Veneto orientale o regione del Friuli. Si è creduto opportuno cominciare dal Veronese-Vicentino, perchè in questo territorio le formazioni del Nummulitico assumono maggiore =— XVI —_- sviluppo e maggiore varietà di facies e ricchezza paleontologica che in tutte le altre regioni venete. Abbiamo poi associato il Veronese col Vicentino, perchè la divisione amministrativa non corrisponde a quella geografica, per modo che, ad esempio, del M.° Postale una parte è in provincia di Vicenza e un’ altra in quella di Verona; e d' altro canto le affinità faunistiche e litologiche del Terziario inferiore delle due re- gioni sono così strette che geologicamente si possono considerare come una regione unica. Per il Neogene invece, prendiamo le mosse dal Friuli o Veneto orientale, meno noto da tutti i punti di vista; illustrato assai minuta- mente questo, passiamo allo studio di quello che si può chiamare il Ve- neto centrale, comprendente il Trevigiano e il Bellunese, i cui depositi neogenici stanno, rispetto a quelli della zona trevigiana, nello stesso rapporto come nel Friuli i lembi interni stanno a quelli esterni. Trattiamo infine del Veneto occidentale, di gran lunga più cono- sciuto, per quanto riguarda il Miocene, delle altre parti. Qui i lembi Vicentini e Veronesi, analoghi tra loro per facies e per condizioni stra- tigrafiche e tettoniche, corrispondono, dal punto di vista tettonico e geografico, alla zona pedemontana del Friuli e del Trevigiano; mentre quelli della Valsugana e di M. Brione corrispondono ai “lembi interni , del Friuli e alle arenarie Bellunesi. Ma il Capitolo dedicato a questa parte occidentale, specialmente per quel che riguarda i paesi al di là del confine politico, non sarà che un breve riassunto bibliografico, destinato a coordinare le relative conoscenze coi resultati da noi otteruti per le altre parti del Veneto. A titolo di confronto, faremo ad esso seguire, con gli stessi metodi e gli stessi criteri, un’ appendice con alcune notizie sul Neogene del Bresciano. PARTE PRIMA IL PALEOGENE DI RAMIRO FABIANI A “ dg STRATIGRAFIA PREMESSA Per le notizie storiche generali e pei criteri che adottiamo nella trattazione del Terziario inferiore, possiamo riferirci senz’ altro a quanto s° è esposto nell’ Introduzione generale. È invece necessario aggiungere qualche avvertenza che interessa più da vicino od esclusivamente il Paleogene. Data l'indole e lo scopo del lavoro, lo studio delle singole regioni sarà fatto da prima analiticamente, esaminando cioè in dettaglio dei profili opportunamente scelti, in modo da completarsi a vicenda, ove ne sia il caso, e servire poi alle eventuali discussioni cronologiche per i livelli di età contestata. Esaurito lo studio di tutti i gruppi regio- nali, riassumerò in apposito capitolo la stratigrafia dell’ intera regione veneta, accupandomi caso per caso delle questioni cronologiche e met- tendo a raffronto la serie paleogenica del Veneto con quella dei più importanti bacini terziari di altre regioni. Avverto infine che per ciò che riguarda la sistematica cronologica mi atterrò alle divisioni più universalmente ammesse pel Terziario an- tico, evitando quelle suddivisioni che, introdotte anche recentemente per altre regioni, non sembrano, pel caso del Veneto, applicabili con si- curezza. mancando o essendo mal definiti i termini corrispondenti ; se- guirò pertanto delle divisioni, le quali tutt'al più potranno essere al- quanto più comprensive di quelle adottate da altri per altri bacini, ma avranno valore più generale. Terrò dunque la classificazione seguente : Superiore o Cattiano OLicocenE | Medio o Rupeliano Inferiore o Lattorfiano Superiore o Priaboniano \ Auversiano Focene < Medio < Luteziano | Inferiore o Spilecciano (') (1) A_ proposito di questo termine vedasi la mia memoria “ Nuove osservazioni sul Terziario fra il Brenta e V Astico ,. Atti dell’ Acc. Veneto - trentino - istriana. Anno 1912. Pag. 96, nota 1. CAPITOLO I VENETO OCCIDENTALE GENERALITÀ Al territorio che studiamo in questo capitolo appartengono la re- gione del M. Baldo, i monti Lessini sensu lato, i monti fra Schio e Bassano, i colli Berici, le colline di Montegalda e i monti Euganei. Tettonicamente si possono considerare due regioni: una occiden- tale formata dalla regione baldense e dai Lessini veronesi e l altra orientale comprendente il resto del territorio fino al Brenta. Nella prima il corrugamento si manifesta in prevalenza con pieghe ad asse orientato presso a poco da settentrione a mezzodì, nella seconda invece le pieghe principali decorrono con asse da nord - est a sud - ovest. In dipendenza di tali condizioni, nella sezione occidentale il T'erziario af- fiora per lo più in zone strette e lunghe (nel senso del meridiano), mentre nella sezione orientale esso sì presenta in lembi molto più estesi, formando da solo quasi tutta la regione collinesca e quella dei monti meno ele- vati. Ciò premesso, passiamo ad esaminare le singole regioni. REGIONE DEL MONTE BALDO A questa regione ascrivo tutti i lembi del Terziario inferiore che affiorano fra il Garda e la destra dell’ Adige; è una regione anche -A4- tettonicamente assai interessante, di cui,si occuparono parecchi autori, fra 1 quali, per ciò che riguarda il nostro studio, vanno specialmente ricordati il BrrtNxER ('), il NicoLts (*) e 1° OpPENHEIM ($). Il primo, trattando in una breve Nota di tutto il complesso delle formazioni della regione, tocca assai brevemente di quelle terziarie, tuttavia riconosce che sono rappresentati, più o meno sicuramente, gli orizzonti principali dall’ Eocene inferiore all’ Oligocene. Il NicoLis dedica una piccola monografia geotettonica al sistema del M. Baldo e anche pel Terziario fornisce notizie abbastanza diffuse, confermando i risultati delle ricerche del BrrrNER. L° OppeNxHEIM infine accenna brevemente alla regione in riguardo alle formazioni riferibili al Priaboniano ed illustra poi alcune specie dello stesso piano procurategli dal NIcoLIs. Dal lato puramente paleontologico, vanno citati gli studî del Wa- TERS (‘) che illustra molti Briozoi di Ferrara di M. Baldo, Fra le località e i profili da me esaminati, per dare una cono- scenza completa della serie, credo opportuno considerare i seguenti : M. Palloni e Noveza, Ferrara di M. Baldo, Porcino, M. Moscal, Rocca di Garda. M. Palloni - Noveza Il motivo fondamentale della tettonica del M. Baldo è dato da un sistema di due pieghe: una grande anticlinale, ad asse diretto da NNE a SSW, erosa, e forse in parte spezzata, alla sua cerniera (che corrisponde alla limea delle creste della montagna), seguita all’ est da una sinclinale, la cui gamba occidentale (che è la falda est dell’anticli- nale) è fortemente raddrizzata, mentre l’altra ha pendenza piuttosto (!) BirTNER A. Die geologische Ban des siidlichen Baldogebirges. Verh. k. k. g. R. (1878), pag. 396. (*) Nicoris E. Oligocene e miocene nel sistema del Monte Baldo. Verona, 1884. (*) OppenHEIM P. Priabonaschichten und ihre Fauna ecc. Palaeontographica, Bd. 47. Stutt- gart, 1901. Pag. 20. (') Waters A. W. North - Italian Bryozoa. Quart. Journal, vol. 47 e 48. Londra, 1891, 1892. = >) — dolce. E lungo questa grande sinclinale che si stendono le formazioni terziarie, come si rileva dai disegni che seguono (figg. 1 e 2). Caval di Noveza M. Palloni Prazagano 1457 1582 1528 edi 8 NW _ s0s/m Fic. 1. — Sezione attraverso al M. Palloni. — Scala 1:20000. gs, Malm — cim, Cretaceo inf. e medio — cs, Cretaceo sup. — ei, Eocene inferiore — em, Eocene medio — es, Eocene sup. — 0, Oligocene — /. materiali di frana. I numeri corrispondono a quelli della serie riportata nel testo. Studieremo anzitutto la successione che si riscontra al M. Palloni e al Cavallo di Noveza presso il confine di stato. Risalendo dunque il versante orientale del M. Palloni (che si prolunga a nord con una lunga cresta, nota col nome di M. delle Erbe) si osserva sopra la Scaglia senoniana la serie seguente : 1. — Calcari marnosi e marne. 2. — Calcari giallastri, duri, con piccole Nummuliti, Echinidi (Schizaster) e modelli di Nautilus. 3. —'Calcari con Nullipore e Nummaliti riferibili alla N. /aevigata. 4. — Calcari con Nummul. complanata Lam., Orbitolites complanata Lam., e con qualche esemplare di TuMbulostium spirulacum Lam. 5. — Grosso spessore di strati calcarei a Nwumm. perforata De Monf., Echi- nidi, modelli di Nalica cfr. cepacea Lam., Pecten corneus Sow., Spondylus sp.. Cardini sp. ecc. Seguono dei calcari grossolani e calcari marnosi a Nullipore, piccole Num- muliti, gusci di Sismondia e frantumi di altri Echinidi, grosse Ox/rea e modelli di Cerizi del gruppo del C. giganteuni Lam. 6. — Calcari più o meno marnosi a Nullipore, Opercoline, Ortoframmine, Num- muliti (N. Fabianii Prev.), Echinidi. = 1. Serie molto potente di calcari, in prevelenza nulliporici, con Coralli, pic- cole Nummuliti. i S. — Calcari un po’ marnosi a Nummuliti, fra le quali alcune riferibili a N. intermedia. [In questo livello il NrcoLis raccolse dei Clypeaster, che ritengo appar- tengano al C. Brewnigi Laube]. Di questa serie il termine 1 è riferibile all’ Eocene inferiore, i termini 2-5 spettano al medio, il 6 al superiore e gli altri al- l’Oligocene inferiore. Qualche elemento della suesposta successione non è nettamente visibile per la presenza dei boschi, specialmente nelle zone marnose, e perciò completeremo la conoscenza di alcune parti della serie ‘con os- servazioni fatte in altri punti. Così ad es. l Eocene inferiore sì esamina con molto profitto in un lembo che affiora fra Mezzavilla e Ardeforte, meno di 1 Km. a N di Ferrara. Si trovano dunque le caratteristiche marne con Num- mulites bolcensis Mun.-Ch., Pentacrinus diaboli Bay., Harpactocarcinus puncetulatus Desm. e avanzi di Piante e di Pesci, esattamente come sì riscontra nei Colli Berici. A nord di questa località, presso Cambrigar, sono ben rappre- sentate le formazioni dell’ Eocene superiore, cioè dal basso all’ alto: 1. — Calcari marnosi a Sehisaster, Plicatula bovensis De Greg., Tubulostium spwulacunt. 2. - Marne e calcari marnosi a Ortoframmine (0. ephippiun Schl. ecc.). Briozoi. modelli di Molluschi (Pleurotomaria). 8. — Calcari nulliporici, con qualche Tubulostiun spirulacum, con intercala- zioni marnose: superiormente con Briozoi. 4. — Marne in basso giallastre e pel resto turchinicce, con Briozoi, Peclen biarritzensis D'Arch. ed altri Molluschi. Ferrara di M. Baldo La serie completa dall’ Eocene inferiore al superiore può an- cora osservarsi molto bene in corrispondenza di Ferrara di M. Baldo, et risalendo la valle che scende ad ovest del paese e superiormente prende il nome di Val Brutta. L'andamento tettonico è indicato dal dise- gno seguente, nel quale si vede come, in base a quanto si osserva sulla sponda sinistra della valle all’ altezza di Campedello. gli strati secon- dari si sollevino a formare la gamba est dell’ anticlinale del Baldo. Ferrara del Baldo S17 NW at E, Ria 500 s./.m. LA Fic. 2. — Sezione Val Brutta-Ferrara. Scala 1:15000 circa. gs, Titoniano — cim, Cretaceo inf. e medio — es, Scaglia — ei. Eocene inferiore — em, Eo- cene medio — es, Eocene sup. — /. materiali di trasporto. Per natura ed elementi paleontologici le formazioni terziarie di questo profilo rispondono a quelle testè descritte. IL’ Focene superiore nella sua parte terminale, che è costituita di un potente deposito di marna turchiniccia, ha fornito abbondantissimi Briozoi, illustrati soprattutto dal WarERs (1. c.) Porcino Della regione del Baldo propriamente detta ricordiamo da ultimo la formazione di Porcino, sulla cui età ebbero luogo molte discus- sioni, terminate colla dimostrazione che sì tratta di Priaboniano (ctr. OppexHEIM, Priabonaschichten, pag. 19). A Porcino esiste dunque un grosso deposito di marne ed argille celestine con pochissimi fossili a guscio per lo più calcinato : dalle ri- cerche del Nricoris e dell’ OppexHeItMm le forme riscontrate sono le se- SERIA guenti: /Yewrotoma turbida Sol, Gryphaca Brongniarti D' Arch., Spon- dylus bifrons Minst., Crassatella Schaurothi Oppenh.. Cardita Laurae 3rongn., Zimopsis scalaris Sow. Io non ho raccolto che un Vermetus (V. inseriptus D'Arch.). un frammento di Cerizio e resti indeterminabili di Lamellibranchi. Il fatto più interessante è W che la formazione di Porcino giace a contatto di rocce del Secondario e precisamente del Cretaceo medio, come si vede dall’ unito schizzo (fig. 3). Fic. 3. — Posizione della massa argillosa di | X n° Porcino rispetto alle rocce del Secondario. La SPICGAZIOnNes nil: proba- gs, Titoniano — cim, Cretaceo inf, e medio — bile del fenomeno è che si tratti es, argille di Porcino — «2, alluvioni. di una massa scivolata da ovest ad est, scorrendo sugli altri strati eocenici, che affiorano più ad occi- dente e sono appunto inclinati verso oriente. M. Moscal Il Moscal (m. 427) che sorge isolato nella regione morenica del Garda fra il lago e il torrente Tasso, può considerarsi come una con- tinuazione delle formazioni sedimentarie del Baldo. Rivestita e in parte ricoperta dai depositi glaciali, la massa sedimentare del Moscal è costi- tuita da un lembo di strati, con inclinazione d'insieme verso occidente, appartenenti all’ Oligocene e al Miocene. Le formazioni più antiche che restano allo scoperto dal rivesti- mento morenico si osservano presso l’ estremità SE del monte, cioè sul versante est del poggio che sorge a nord di Cavajòn, e consistono in calcari intercalati da marne, con Nwwmmulites intermedia, Briozoi, Pecien arcuatus Brocchi, ecc. Gli strati inclimano a WNW. Sopra tale serie vengono delle arenarie a banchi duri e a zone sabbiose alternativamente ‘e nella parte più alta sabbiose con rarissimi Pecten e con un impasto di ciottoli, piccole Nummuliti, Opercoline, rsa) = frantumi di Ostrea, Pecten, Scutella. Nella loro parte superiore codesti depositi presentano dunque i caratteri di formazioni di trasgressione e sì possono ritenere come il termine di passaggio dall’ Oligocene al Mio- cene inferiore. Cavajon S. Andrea Moscal 427 liv. del mare Fic. 4. — Sezione da nord a sud del M. Moscal. — Scala 1:15000 circa. 1, calcari marnosi e marne a .Numm. intermedia — 2, arenarie e sabbie al passaggio fra l’Oligocene e il Miocene — 3, formazioni arenacee a Lepidocyclina elephantina e Scutella subrotun- daeformis — 4, Serie arenacea e marnosa a Pericosmus montevialensis — 5, calcari d’ Incaffi — 6, materiali morenici diversi — 7, Loess. Quanto alla successione sovrastante essa è formata in basso da arenarie tutte picchiettate di granuli d’ossidi di ferro, a _Scutella subro- tundaeformis Schaur. e Lepidocyclina elephantina Mun.-Chalm. in ma- gnifici esemplari. Segue una pila di altre arenarie, talora marnose, intercalate da calcari arenacei con Nullipore, Scutelle, Clipeastri, Pericosmus montevia: lensis Schaur.. Pecten. Su questa massa poggia una potente formazione di calcari bianchi grossolani più o meno duri, spesso nulliporici e talora compatti e sub- cristallini che si scavano come materiale da costruzione (Pietra d’Incaffi). Questi calcari contengono Opercoline, Anfistegine e pic- cole Lepidocicline, ma sono noti specialmente per la fauna ittiologica scoperta dal Nrconis (') e determinata dal prof. Bassani (?). (1) NicoLis E. Oligocene e Miocene nel sistema del M. Baldo, pag. 39. (*) Bassani F. Intorno ad un nuovo giacimento ittiolitico nel M. Moscal (Veronese). Atti Soc, Veneto-Trent. di Scienze N.. vol. IX, fase. I°. Padova. 1885. Si (3) as Sopra ai calcari vengono delle arenarie con piccoli Foraminiferi, Pecten, Echinocyamus, Scutella, ma: di queste e delle altre formazioni mioceniche si occuperà più diffusamente lo STEFANINI nel suo studio sul Neogene veneto. Rocca di Garda Formazioni in tutto corrispondenti a quelle del Moscal sì trovano alla Rocca di Garda e non è perciò il caso di ripeterne una minuta lescrizione. Ricorderò soltanto che anche qui il passaggio dall’ Oligo- cene al Miocene inferiore presenta gli indizi di una trasgressione, aven- dosi, alla base degli strati tipicamente miocenici, una formazione are- nacea con frantumi di gusci di Molluschi e di Echinidi e con ciottoli. REGIONE DEI LESSINI Comprendiamo sotto il nome di Lessini tutta la regione montuosa dall’ Adige all’Astico, includendo cioè anche un territorio che esorbita dai Lessini intesi in senso stretto, ma che è tuttavia ammesso da ta- luni nella regione Lessinea. Per comodità descrittiva, dividiamo l’area da esaminare in tre parti: Lessini occidentali, dall’ Adige al Progno d’ Illasi: Lessini medi. da questo all’ Agno: e Lessini orientali dall’ Agno all’ Astico. 1. LESSINI OCCIDENTALI Avvertiamo anzitutto che in questa regione si trovano soltanto formazioni dell’ Eocene con prevalenza di depositi calcarei o calcareo- marnosi, accompagnati spesso da tufi e da brecciole basaltiche. Dal lato paleontologico il maggior contributo fornito da codeste formazioni è dato dagli Echinidi e dai Crostacei. Questi ‘ultimi ave- vano già interessato i vecchi collezionisti e cultori di storia naturale veronesi, e così “ne troviamo alcune descrizioni fino dal 1744 (Spapa JJ. J. Corporum lapidaefactorum agri veronensis catalogus). Molto più tardi i Crostacei vennero illustrati dal Reuss e in se- guito anche dal BrrrxeR. Gli Echinidi furono studiati soprattutto dal LauBE e dal Dames ('). Per quanto abbondanti, i Molluschi non offrono interesse pari a quello degli Echinidi e dei Crostacei. trovandosi generalmente allo stato di modello, come avviene di solito nei depositi calcarei della regione veneta. I Molluschi dell’ Eocene superiore vennero fatti conoscere spe- cialmente dall’ OppexnEemM (Priabonaschichten, 1901). A differenza dei Lessini medîì ed orientali, la regione dei Lessini occidentali rimase però a lungo trascurata dal lato stratigrafico. A colmare la lacuna sì occupò per molti anni e con grande passione il NrcoLis, tanto benemerito per la geologia veronese. Tolti alcuni lembi isolati in mezzo alle rocce cretacee della parte più elevata della regione (Breonio, M. Masua, Purga di Velo ecc.), le formazioni terziarie dei Lessini occidentali affiorano presso l’ estremità delle numerose e caratteristiche articolazioni montuose che si proten- dono verso la pianura veronese. Il lembo più esteso, e di cui prende- remo conoscenza più dettagliata, è quello che forma la regione colli- nesca immediatamente a settentrione di Verona. Come punto di partenza esaminiamo la serie che si riscontra lungo la sezione Quinto di Valpantena - Verona (v. fig. 5). (0°) (*) Reuss A. Zur Kenntniss fossiler Krabben. Denk. k. Ak. Wiss., Bd. 17. Wien. 1859. BittxER A. Die Brachyuren des Vicentinischen Tertitirgebirges. Ibid. Bd. 34, 1875. — Neue Beitriige ecc. Ibid. Bd. 46, 1883. — Beitrige zur Kenn. Tert. Brachyur. Fauna. Ibid. Bd. 48, 1883. — Neue Brachyur. des Eocaens v. Verona. Sitz. k. Ak., Bd. 94. 1886. Lause G. C. Ein Beitrag cur Kenntniss der Echinodermen des Vicentinischen Tartitirgebietes. Denk. k. Ak. Wiss., Bd. 29. Wien, 1568. Dames W. Die Echiniden des Vicentinischen und Veronesischen Tertiirablagerungen. Palaeon- togr., Bd. 25. Cassel, 1877. A 1 Partendo dalle formazioni più antiche, troviamo dunque la successione seguente : 1. -- Scaglia senoniana. 2. — Marne e calcari marnosi (che più al nord sopra Stalavena sono preceduti o sostituiti da tufi basaltici), di tipo simile a quelli dell’ Focene inferiore del M. Baldo. 3. — Calcari grossolani, talora un po’ marnosi, con Echinidi, specialmente Sekz- saster (S. vicinalis Ag. ed altre forme), Prenaster alpinus Des. ed altri. Spessore complessivo di 10-15 metri. 4. — Segue una pila molto potente (oltre 50 m.) di strati calcarei a Num- muliles complanata Lam. In basso sono un po’ marnosi e contengono abbondantissime Ortoframmine (0. ephippiun in prevalenza); poi divengono meno marnosi, spesso nulliporici, con livelli ad Echinidi. Superiormente sono cavernosi, madreporici e contengono resti di Crostacei e piccole nullipore. 5. Banco irregolare di brecciole basaltiche e di tufi giallo-rossastri in parte stratificati, con Nullipore, Nummbwlites complanata Lam. (abbond.), N. perforata De Monf. (rara), Coralli, Echinidi (Linthia, Schisaster, Prenaster alpinus Des.), qualche Mollusco (Cerithium, Ostrea). 6. — Calcari grossolani, talora quasi terrosi, con Numm.wlites perforata, qual che Alveolina, abbondantissimi Echini (Echinanthus tumidus Ag., E. bufo Laube, E. politus, Desm., Euspatangus veronensis Dam.) e modelli di Molluschi (Nazica cf. cepacea Lam., Velates schmidelianus Chemn.). 7. — Banco calcareo zeppo di modelli di Molluschi, fra i quali Teredellum so- pitum Sol.. Cerithium ct. giganteum Lam., una grossa Vu/sella, qualche Cardium e la Corbis maior Bay. Ho raccolto inoltre parecchi esemplari di una Nummulite molto prossima alla N. Brongniarti e altri riferibili alla N. contorta. Superiormente tali calcari, che contengono anche degli Echinidi, diventano terrosi e rossicci per abbondanti ossidi di ferro. 8. — Potente zona marnosa zeppa di Ortoframmine, fra le quali primeggia la 0. ephippiun Schloth. Da questa formazione si passa insensibilmente ad altre marne e a calcari marnosi con Ortoframmine e Nummuliti, qualche Echinide (es. la Sismondia r0- sacea Leske) e molti Molluschi, fra i quali: Ostrea eversa Mell., Plicatula bo- rensis De Greg., Dina intusstriata D'Arch., Pecten biarritzensis D'Arch., P. tela Oppenh. Non rara la Terebratula seguenziana Dav. Abbondantissimo il Tubulo- stium spirulaeum Lam. LETI E NA Segue una serie di calcari marnosi con Nullipore, Ortoframmine, piccole Num- muliti, qualche EhRinocyamus e frammenti d’ altri Echinidi e gusci di P. biarrit- sensis D'Arch. 9. Formazione calcarea, in qualche punto marnosa o terrosa. il più spesso risultante di un ammasso di frammenti di Nullipore, Echinidi, qualche Brachio- podo e Molluschi (specialmente Pettinidi e fra questi il Pecsen @revatus). In qualche punto tale formazione è frammista a una specie di ciottolame calcareo immerso in un terriccio rossastro per ossidi di ferro. 9. Sopra alla formazione precedente si trovano dei calcari grossolani teneri, bianchi o giallastri, con minutissimi Foraminiferi, qualche Ostrica e varie specie di Pecten, fra i quali il P. Malcinae Dub., il P. inerassatus Partsch e il P. latis- simus Brocchi. Nell'esaminata successione il termine n. 2 rappresenta l’ Eocene inferiore, i termini n. 3 a n. 7 rappresentano l’ Eocene medio e il n. 8 il Superiore. Quanto alle formazioni dei nn. 9 e 9, la prima Verona Est Castel S. Felice Le Are Torretta Torr. Torr. N. 4. Not, N. 3. (318) liv. del mare Fic. 5. -- Profilo Quinto - Verona. — Scala 1:35000 circa per la lungh. e 1:15000 per l’alt. 1, Scaglia — 2, Marne dell’ Eocene inf. — 3, Caleari a Schisaster dell'Eocene medio — 4, Cal- cari a Numm. complanata — 5, Tufi a N. complanata — 6, Calcari a N. perforata ed Echinidi T, Calcari con modelli di Molluschi — 8. Marne e calcari marnosi del Priaboniano — 9. Formazione a tritume di gusci di Echinidi e Molluschi — 9’, Calcari miocenici a Peeten inerassatus — 10. AI luvioni — {, basalte. non offre elementi paleontologici per un riferimento cronologico atten- dibile, mentre la 9° per la presenza di grossi Pettinidi di tipo schiet- tamente neogenico non può riferirsi che al Miocene. E qui si presenta la questione che ha dato luogo alla nota pole- mica sull'esistenza del Miocene a Verona fra 1’ Oppextent (!) ed (*) OppexHEIM P. Uedber Miociin (Helvétien) in der unmittelbaren Umgebung Veronas. Zeitschr. da pe il Nrcoris ('. Il primo, in base ad esemplari di Pecten avuti in comunicazione dal NicoLis e dall’Ompoxi, aveva affermato che nelle colline di Verona doveva trovarsi una formazione del Miocene medio, mentre il NrcoLis sosteneva che nelle stesse colline non esiste alcun deposito posteriore agli strati di Priabona. Senza dilungarmi su questo argomento, di cui mi sono già occupato in una breve nota (*) e che d’altro canto sarà sviluppato dallo STEFANINI, dirò soltanto che, oltre ai dati paleontologici forniti dalla presenza di specie caratteristiche, come il Peclen latissimus e il P. incrassatus, stanno le condizioni stratigrafiche, che ho potuto rilevare, sia lungo il profilo testè descritto, sia più ad ovest nella collina di S. Leonardo, a dimo- strare che le formazioni 9 e 9’ sono posteriori al Priaboniano od Eocene superiore. La formazione 9 presenta poi i caratteri di un deposito di trasgres- sione, risultando, come sì è detto, di un impasto di frammenti di gusci di Echinidi e di Molluschi, accompagnati in qualche punto da ciottolame. La serie eocenica sopra riportata sì ripete, presso a poco con gli stessi caratteri litologici e paleontologici, in tutta la regione dei Les- sini occidentali, presentando, come è facile rilevare. la più stretta ana- logia con quella osservata nel M. Baldo. Vedremo più avanti che i se- dimenti eocenici del Veronese occidentale trovano riscontro quasi per- fetto in quelli dei Berici orientali, dove predominano le facies calcarea e calcareo-marnosa. d. Deut. geol. Ges. 51 Bd. pag. 168-174. Berlin, 1899. — /2 Miocene di Verona e il Pecten Besseri degli autori, Riv. ital. di Paleont., vol. VI. pag. 92-95. Bologna. 1895. — Ancora sul Miocene di Verona. Ibid.. vol. VIII. 1902. (1) NicoLis E. Intorno al supposto Miocene medio tipico nelle vicinanze immediate di Verona. Riv. ital. di Paleont., vol. VIII, pag. 19-22. Bologna. 1902. (2) Fagiani R. Sul Miocene delle colline di Verona. Atti dell’ Acc. Veneto-Trent.-Istriana. Vol. VII, pag. 282. Padova, 1914. Entro la massa delle formazioni dell’ Focene superiore esistono nei colli di Verona delle vene e dei filoni di terre coloranti di tinta ocra- cea, delle quali sì fa attiva escavazione. NOTE COMPLEMENTARI Avesa. — A breve distanza verso ovest dalla sezione Quinto- Verona testè esaminata, affiorano i Calcari di Avesa, che strati- graficamente appartengono ai termini 3 e 4 della stessa serie Quinto- Verona. I calcari di Avesa, noti sotto il nome di pietra di Avesa 0 pietra Gallina, sono dei calcari bianchi grossolani che si scavano come mate- riale da costruzione. Quali fossili caratteristici ricordiamo la 272. c0m- planata e la N. perforata, che, più 0 meno frequenti, sì trovano quasi in tutti i livelli della massa calcarea, che ha una potenza complessiva di un centinaio di metri. Nella parte inferiore si raccolgono frequenti resti di Ranina ma- restiana Koen. e di altri Crostacei e poi a varia altezza si trovano, spe- cialmente nelle intercalazioni marnose, Ortoframmine, Nummuliti, im- pronte di Alghe, gusci di Pecten e di Ostrea. Sono pure abbondanti gli Echinidi. Tra i fossili più notevoli dei calcari luteziani di Avesa. ricordiamo i seguenti : Conoclypeus conoideus Lam., Echinolampas subeylindricus Des., Schi- saster vicinalis Ag., S. ambulacrum D' Arch., Linthia scarabacus Laube, Calappilia incisa Bittn., Phlyctenodes Nicolisi Bittn. Va poi ricordato il magnifico esemplare di £wys scoperto dal N1- coLis, e che il DE Zioxo illustrò sotto il nome di £. Nicolisi (!). Presso Avesa, e precisamente alle falde occidentali del M. Arzano, esiste una lente di tufi compresa nella massa dei calcari, la quale con- tiene una fauna riferibile ali orizzonte di S. Giovanni Harione. In questo (!) DE ZiGxo A. Chelonii terziarii del Veneto. Memorie R. Istituto Veneto. vol. XXII. Ve- nezia, 1890. — 16 — giacimento, che venne segnalato ‘dal NrcoLis (*), sì trovano fra le altre le specie seguenti : Nummulites perforata De Mont., Smilotrochus cristatus Felix, Paras- milia acutecristata Rs., Pattalophyllia cyclolitoides Bell., Natica cepacea Lam., N. hantoniensis Phil., Z'erebellum sopitum Sol., Dientomochilus fissurella Lam., Cassis Aeneae Brongn., Voluta muricina Lam., Marginella pha- seolus Brongn., Spondylus subspinosus D° Arch., Lima interlirata Bay.. Pecten Nicolisi Vin., P. Venetorum Oppenh., Chama lamellosa Lam. Cavalo. — Il lembo terziario di Cavalo (M. Pastello), di cui diede brevi cenni recentememente il Bopex (*), è interessante sopra tutto per l'’Eocene inferiore, che in strati inclinati di 40-45° a sud, succede con graduale passaggio litologico alla scaglia senoniana. Dopo la scaglia rossa tipica, si ha qualche metro di una specie di scaglia bianca, cui succedono delle marne e dei calcari marnosi con Terebratule, Rinco- nelle e piccole Nummuliti. Seguono delle marne fissili, con scagliette di Pesci, coperte da calcari bianchi a piccole Nummuliti. A questi strati, riferibili allo Spilecciano, fanno seguito dei cal- cari e calcari marnosi con Ortoframmine e con N. complanata, che ca- ratterizzano la base dell’ Eocene medio. S. Giovanni delle Loffe. — Tra i lembi terziari che affiorano al nord di Cavalo il principale è quello che si stende fra Breonio e S. Gio- vanni delle Loffe. Al poggio su cui sorge l’ antichissima chiesa di S. Giovanni, sopra alla scaglia a Cardiaster subtrigonatus, sì osservano dei tufi non stratificati e dei calcari lastriformi un po’ marnosi con qualche Nullipora e con piccole Nummuliti riferibili alla N. bdolcensis. Seguono dei calcari, spesso brecciati, con Nullipore, Miliolidi, Al- veoline. Nummuliti (N. /uevggata ed altre) di un tipo molto affine ai calcari a Nullipore dell’ Eocene medio del M. Postale, di cui ci oc- cuperemo tra poco. (1) NicoLis E. Note sulle formazioni eoceniche comprese fra la valle dell'Adige, quella d' Il- lasi e i Lessini. Verona, 1880. (®) Bopex K. Die geologischen Verhilmisse der Veroneser Alpen sicischen der Etsch, und dem Tale von Negrar. Beitr. Palaeont. Oest-Ung. Bd. XXI. 1908. Purga di Velo. — Dei rimanenti lembi isolati di strati terziari dei Lessini occidentali ricordo da ultimo quello che forma il cocuzzolo della Purga di Velo, perchè esso presenta, più ancora di quello di S. Giovanni delle Loffe, una stretta analogia litologico-paleontologica con le formazioni contemporanee dei Lessini medì. Alla Purga di Velo sopra alla scaglia esiste un lembo di calcari marnosi riferibili all’ Eocene inferiore, seguiti da calcari a Num- muliti e Nullipore, con un orizzonte di calcari lastriformi e con un banco ad Alveoline: serie che, secondo vedremo, corrisponde a quella delle parti inferiore e media del Luteziano del M. Postale di Bolca. 2. 1 LESSINI MEDII Sotto questo nome intendo la regione montuosa compresa fra il Progno d’Illasi e la valle dell’Agno. Per l’ Eocene veneto è senza dubbio l’area più importante, giacchè in essa si trovano i classici giacimenti di Bolca, di S. Giovanni Ilarione e di Roncà, che fornirono ma- teria di studio a tutta una schiera di paleontologi e di stratigrafi. Alla illustrazione dei famosi Pesci di Bolca portarono i maggiori contributi gli autori seguenti: Vorra, AGassiz, MassaLoxco, De Ziexo, HeckeL, Bassani, Woopwarp, JAEKEL ed Eastman. Dei Coccodrilli e delle Tartarughe della stessa località scrissero il Loy, il De Zicvo, il NEGRI, il Sacco e l’ autore; delle Piante si occupa- rono l’HeeR, il Massaroxco ed altri. I Molluschi di Roncà, i cui giacimenti vennero fatti conoscere pri- mieramente dal Fortis, furono illustrati dal Broxexrart, dal Bavax, dal De Gregorio, dal Vixassa : quelli del M. Postale di Bolca special- mente dall’ OppexHEIM e quelli di S. Giovanni Ilarione dal De Gre- corro e dal Vixassa. I Coralli, gli Echinidi, i Crostacei di quest’ ul tima località diedero inoltre argomento a notevoli pubblicazioni del Reuss, del D’AcÒmarDpI, del Lauper, del Dawes e del BrrtxER ('). (') Per le citazioni bibliografiche rimando alla parte 2* del Paleogene. nei paragrati relativi ai singoli sruppi sistematici. dard O Infine alla conoscenza stratigrafica dei Lessini medî contribuirono sopra tutto il Surss, il Bavax, il MuxieR- CHarmas e da ultimo lo scrivente ('). Regione di Bolca Cominciamo lo studio stratigrafico dei Lessini medî dalla regione bolcense. perchè in essa sono specialmente bene sviluppate le forma- zioni più antiche. Esaminiamo anzitutto la serie che si presenta nel profilo M. Postale - M. Purga di Bolca, partendo dalle falde orientali del M. Postale (sotto C. Cherpa), risalendo questo monte e poi per Brusaferri guadagnando la cima della Purga. Si osserva dunque dal basso all’ alto (v. fig. 6): IRC AM*NRioshale! 1. — Scaglia rosea del Senoniano. 2. -— Tufi e brecciole vulcaniche, che comprendono dei banchi di : 3. — Calcari rossicci a Nunimulites bolcensis M.-Ch., Crinoidi, Brachiopodi, denti di Pesci. 4. — Brecciole basaltiche con Nullipore (Litlhothammnium bolcense). 5. — Massa di calcare compatto, grossa oltre 20 m.. a stratificazione malde- finita, con Li(hothamniwin bolcense Mun.-Ch., Miliolidi, Nummuliti (N. atacica Leym.). 6. -— Calcari lastriformi, che in basso contengono resti di Crostacei, in alto Alveoline, e fanno passaggio a un banco nulliporico. !) Suess E. Veber die Gliederung des Vicentinischen Tertitivgebivges. Sitz. k. Ak. d. Wiss. 58 Bd.. pag. 265. Wien, 1868. Bayan F. Sur les Terrains tertiaires de la Véenetie. Bull. Soc. Géol. de France (2°), XXVII. pag. 444. Paris, 1870. Muvier-ChaLmas. Etude du Tithonique, du Cretacé et du Tertinire du Vicentin. Thèse. Paris, 1891. Fagiani R. I bacini dell'Alpone, del Tramigna e del Progno d' Masi nei Lessini medî. Pubbl. 44 e 45 del R, Magistrato alle Acque, Ufficio Idrografico. Venezia, 1913. — Id. La serie stratigrafica del Monte Bolca e dei suoi dintorni. Memorie dell’ Istituto Geologico della R. Università di Padova, vol. II, 1914. retin — 19 — a) Calcari lastriformi fissili che a varia altezza contengono abbondanti resti di Pesci (è l’ orizzonte 7. Massadi oltre 30 | della Pesciara di Bolca) e superiormente anche di m. di calcari ad Alveoline, } Piante. nei quali sono compresi gli \ b) Calcari ad Alveoline e Molluschi (Fauna di orizzonti seguenti : M. Postale). c) Caleari ad Alveoline con Molluschi marini. \ salmastri e terrestri. H. — M. Postale-Brusaferri. 7 bis. — La parte superiore della serie precedente passa a una zona di calcari con scarse Alveoline, frequenti Nummuliti (N. irregularis Desh., N. Murchisoni Brunn.) ed Assiline (A. praespira Douv.), Echinidi (Echinolampas globulus Lbe. E. Suessi Lbe, Cyclaster tuber Lbe, Linthia bathyolcos Dames), Molluschi ( Tubu- lostivm spirulaewim Lam., Bulla, Anomia), III. — Brusaferri-Purga di Bolca. 8. — Potente massa di brecciole basaltiche, attraversate spesso da filoni di ba- salte e contenenti dei blocchi di calcari con Nummuliti del livello precedente e qualche tronco d’ albero. Ad una certa altezza s’ incontrano : 9. — Marne e argille celestine. 10. — Argilloscisti vapiracei e scisti lignitici con gusci di Crostacei d’acqua dolce (Cypris). Banco lignitico grosso m. 1,50 immerso a NE: è questo il livello del Croco- dlilus vicetinus Lioy. Si trovano inoltre Ewiys e Trionyr. Altro banco di Jignite in parte compreso o attraversato da basalte. 11. — Tufi stratificati. In questi tufi, sul versante occidentale della Purga, furono scoperti resti di Palmizi e conchiglie d’acqua dolce e terrestri (Helix dam- nata Brongn., Melanopsis ricetina Oppenh.). 12. — Massa di basalte colonnare che forma la sommità della Purga di Bolca. I termini 2 e 3 della successione appartengono all’ Eocene in- feriore 0 Spilecciano e le formazioni rimanenti sono riteribili all’E 0- cene medio. Come vedremo più avanti, l’orizzonte a Numm. irregularis (n. 7 bis) occupa nella serie una posizione inferiore all’ orizzonte a N. perforata. la quale caratterizza la parte media dell’ Eocene medio. Vedremo an- CRI) gente cora in seguito che la successione soprastante (nn. 8-11) che sul posto non è coperta da altri strati fossiliferi, va riferita alla parte superiore dello stesso Eocene medio. M. Spilecco Proseguendo al di là della Purga di Bolca si arriva alla località detta di Spilecco, dove affiorano gli strati dell’ Eocene inferiore, che da essa prendono il nome. A Spilecco danque (v. fig. 6) sopra alla scaglia senoniana, i cui strati sono inclinati ad est, vengono dei tufi rossastri e sopra questi dei calcari rossicci, pure inclinati verso oriente. La fauna di tali strati è rappresentata da Nummuliti, Brachiopodi, Crinoidi e denti di Pesce. Seguono dei tufi verdognoli con qualche Brachiopodo e un’ Aturia. A complemento delle notizie che precedono, ricordiamo che fra il M. Postale e le C. Vallecco esiste un lembo, isolato fra le rocce basal- tiche, di calcari lastriformi, appartenenti alla divisione n. 7 della suc- cessione sopra riportata: è questo il celebre giacimento a Pesci, detto la Pesciara di Bolca. Due o trecento metri ad occidente di Vallecco si trova un altro giacimento detto dei Vegroni. In questo punto. sopra ad una serie alternata di tufi e di calcari a Numm. atacica Leym. e N. wregularis Desh., vengono dei tufi che ad una certa altezza contengono dei letti con avanzi di piante: è il giacimento a Palmizi dei Vegroni, che ritengo contemporaneo a quello sopra accennato della Purga di Bolca. PRINCIPALI SPECIE FOSSILI DELLA REGIONE DI BOLCA I. — Strati di Spilecco: Nunmulites bolcensis Mun.-Ch., RIiynchonella polymorpha Mass., Rh. bol- ‘1iR]oomand proraSeti dopu opend apr (0989) jo eqagaodii 010IKR999NE ®][ep t[poub nm omopuodsrtion riomunu ] "Ipesea ‘) — L80419] 9 09]0p enborp IosU[[oK 9 1zIt4]ego U00 yu], ‘TI — $277720 220 SMPIPOI04) 2 1INIUSI[ O 1I9.IOS0[[I9AV ‘OT — QUARTI ‘G -- 01 I[esBq 9|01009A1g] ‘8 STAP]NDOLAI "UNA 8 TIMORI) 879), — MISTO) © 1IISVUI]ME *IMMLEMTI Iosn[[oKX U09 2) “IMMIIMUI TIYOSN[[OTN Ho) 9) “INSO] 0 QJUBTK] UO) 22), : QUI]OOA]W pe LM8o9]je7) "2 — 19083801) V IULTOJIIZS®[ LIBRO 9 — Quodifmy tamo[o;) *G QUOdI[[UN U009 0UPII[UsV] 9[010004g] o = QIOLTOFUI OU9900] ][®P_EMOTRO ‘9 ju] ‘è —— MmimonAs BI[9BOg ‘| "1zz04pm | d0d rotto 008: T *2zzaSunp e] 10d 0008 i T Rrog —— ‘000erdg — tojogg mp eSmq ‘N — [RISO "N O[Yorg — ‘9 ‘DIM JP UA] {NS DG MS LL9 fIE6 QRIsog “IN LLIOFRSMIY ‘I MO[ogg tp eSIng 0099prdy 99 censis Mass., Terebratula biplicataefornis Schaur., T. fimanensis Menegh., Co- nocrinus Svessi Heb. et Mun.-Ch., Cidaris spileccensis Dames. II. — Strati a Pesci: Carcharodon avriculatus Ag., Udontaspis Hopei Ag., Alopiopsis plejodon Lioy, ‘hinobatus primaevus Zigno, Platyrhina bolcensis Heck., Trigon Zignoi Molin, Pyenodus platessus Blainv., Clupea catopterygia Ag., C, denticiformis Lioy.. Fomyrus'ventralis Ag., Sphyrena bolcensis Ag.. Urosphen dubia BI.. Mene rhom- bea Volta, Rhombus minimus Ag., Blochius longirostris Volta, Calamostonia Ca- nossaec Heck. III. — Strati a Molluschi (fauna di M. Postale): Trochus Zignoi Bay., T. Raffaeli May.-Eym., Nerita circumvallata Bay.. Ne- ritopsis Agassizi Bay., Velates schmidelianus Chemn., Natica hybrida Lam., Cerithiuni palaeochroma Bay., C. gomphoceras Bay., C. vicetinim Bay., Strombus pulcinella Bay., Gisortia Hantheni Héb. et Mun.-Ch., Cassis postalensis Oppenh., Lima Ma- raschinii Oppenh., Lucina gigantea Desh., Corbis maior Bay. ecc. Scendendo da Bolca a Vestenanova, sopra le C. Ragano, sì trova un affioramento di tufi e argilloscisti lignitici con numerosi avanzi di Molluschi terrestri e d’acqua dolce, dello stesso orizzonte di quelli della Purga di Bolca. Le specie più frequenti, ivi segnalate già dall’ Oppex- HEIM (Neve Binnenschnecken a. d. Vicent. Eocaen, pag. 74) sono: Melanopsis vicetina Oppenh., Planorbis tressinensis Opp., Hehw dam- nata Brgn:, Cyelotus obtusicosta Sandb. e Cyclotopsis erarata Sandb. Chiampo - S. Giovanni Ilarione È Per avere un'idea più completa della successione stratigrafica dei monti fra Chiampo e S. Giovanni Ilarione è opportuno esaminare an- zitutto il profilo Chiampo - M. Merlo. Salendo da Chiampo al M. Merlo di S. Giovanni Ilarione (che sorge a sud della località detta “la Crocegrande . dai vecchi autori) rin itrnit i dè i i passando per la cava dei Lovati (v. fig. 7) si riscontra dal basso al. l'alto la serie che segue : 1. — Scaglia senoniana. 2. — Basalti, brecciole e tufi basaltici. 3. — Straterelli di marne nerastre senza fossili. 4. — Tufi stratificati, coperti da brecciole e da tufi rossicci senza fossili. 5. — Calcari rossastri simili a quelli di Spilecco, con Rinconelle e Crinoidi, 6. — Calcari com- patti bianchi o rosei, in- clinati leggermente a sud e dello spessore di 5-6 m. con Nullipore, Miliolidi, Nummuliti e Ranine (mem- bro di Chiampo inf.). T. — Brecciole ba- saltiche scure. 8. — Banco calcareo di circa '/, m., con Num ; , 4 Fic. 7. — Sezione rilevata alla Cava Lovati di Chiampo. mulites irregularis Desh. = a j F ici — 92 ar pre mati stratificati ee sale a bali 1, Brecciole e tufi basaltici — 2, Marne — 3, Tuti stratiticati sall 7 Mie 3 — 3'. Tufi non stratificati — 4, Calcari tipo Spileeco — 5, Mem- giallast "OSS - ea RAS È E 6 DES | pa re don pic bro di Chiampo inferiore — 6, Brecciole basaltiche — 7, Calcari con cole Nummuliti, Ortofram- —Numm. irregularis — 8, Brecciole con Ranina — 9, Calcare num- È È itico — 10. Brecci saltiche — 11. Cs n itico mine e qualche Ranina. mulitico 10. Brecciole basaltiche 1. Calcare nummulitie 7 (membro di Chiampo sup.) — 12, Brecciole e tufi basaltici. 10. — Due grossi ban- chi calcarei nummulitici separati da un sottile lembo di brecciole basaltiche. 11. — Potente massa (molte decine di metri) di tufi e di brecciole grigio- ferrigne a ricco cemento calcitico, la quale arriva fino a non molta distanza dalla cima di M. Merlo. 12. — Calcari a Nuwimulites perforata. 13. — Tufi a Nummulites perforata, Coralli, Echinidi. Molluschi e Crostacei (fauna tipica di S. Giovanni Ilarione). 14. — Altri calcari con la stessa fauna. 15. — Tufi e calcari, nei quali la Nuwnimiulites perforata diviene molto rara e superiormente scompare, mentre si trova una Nummulite che è da considerarsi una mutazione ancestrale della N. Brongniarti. 16. — Rocce basaltiche. DEGNE (AR Le formazioni N. 2 a 5 sono riferibili allo Spilecciano: le suc- cessive appartengono invece all’ Eocene medio. I calcari nulliporici del N. 6 corrispondono evidentemente a quelli che abbiamo notati alla base dell’ Eocene medio del M. Postale e così il banco N. 8 a Nummulites irregularis appartiene allo stesso orizzonte dei calcari a N. wregularis del M. Postale. Da ciò consegue un fatto importante, che al M. Postale non po- teva rilevarsi, e cioè che l’ orizzonte a N. ®ularis è più antico del- l'orizzonte a N. perforata, come, in base a un profilo rilevato all’ est di S. Pietro Mussolino, aveva dimostrato per primo il MuxIer-CHALMAS (1. c. pag. 38). Il gruppo delle formazioni indicate coi numeri 12, 13 e 14 è il più importante per il territorio di S. Giovanni Ilarione, poichè contiene Val de le Canele C.° Pozza la fauna dell’ orizzonte detto appunto | di S. Giovanni Ilarione. Allo stesso orizzonte appartengono i ben noti giacimenti della Crocegrande, della Busa del Prete, di Case Pozza e di Val Ciupio. ER E Risalendo dal fondo della Val de le Fic. 8. — Profilo Val de le Canele Canele, che è ad ovest delle case - C.° Pozza. ; lel ‘ Re 77,0. lla sommità del poggio su Irumeri corrispondono a quelli della Pozza, fino alla soi È poss serie riportata nel testo. cui sorgone dette case. ho rilevato la successione seguente, dal basso all’ alto (fig. 8) : 1. — Basalte e brecciole basaltiche. 2. — Brecciole basaltiche grigio-verdognole stratificate, con inclinazione di 10 a 12 gradi verso S-E. Contengono piccole Nummuliti. Spessore 3-10 m. 3. — Circa 6 m. di calcari, in basso marnosi, superiormente puri, bianchi, con Orbitolites complunata, Nammuliti varie, Echinidi. 4. — Tufi basaltici, giallastri (4 metri). AR a 5. — Calcari a Nummwliles perforata, Echinidi, Molluschi dell’ orizzonte di S. Giovanni Ilarione (5 metri). Sono coperti da altri calcari terrosi e da tufi ros- sastri, con la stessa fauna. 6. — Massa stratificata di una quindicina di metri di tufi alternati a brecciole variegate verdastre, giallognole o rosso-vinose, contenenti dei pezzi di calcare più o meno grossi. Vi si trovano Nummauliti, Assiline, qualche Mollusco. Oltre alla N. perforata, ho raccolto una Nummaulite dello stesso tipo di quella trovata al M. Merlo nel livello n. 15, che può considerarsi come forma di passaggio fra la N. lacrigata e la N. Brongniarti, particolare del quale vedremo più avanti | im- portanza. La massa è attraversata da qualche filone ‘basaltico (8). = Ciupìo. — Il giacimento di Ciupìo si trova sulla sponda sinistra della valletta omonima, di fronte alle case dello stesso nome. L'’ oriz- zonte più ricco di fossili è un banco, grosso da 4 a 6 m., di brecciola basaltica grigio-verdognola in basso, giallastra in alto, che è interstra- tificato nei calcari a N. perforata. Al di sotto stanno altri calcari duri con pezzi di selce e N. perforata e N. complanata e sopra succedono pure dei calcari a N. perforata e Conoclypevs conoideus. Lo spessore di tutto il complesso è di oltre 40 metri. FAUNA DELL'ORIZZONTE DI S, GIovaNnNI ILARIONE E una delle più ricche e variate del Luteziano veneto, giacchè com- prende circa mezzo migliaio di specie fra Nummuliti, Corallari. Bra- chiopodi, Echinodermi, Molluschi e Crostacei. Tra le specie più impor- tanti e caratteristiche possiamo citare le seguenti : Orbitolites complanata Lam., Nummulites perforata Den. de Mont.. N. comi- planata Lam., Assilina spira Roissy. Waldheimia Hilarionis Menegh.. Conocrinus didynus Schaur., Conoclypeus conoideus Lam., Pyrina hilarionensis Dames, Am- blypygus dilatatus Agass., Iarionia Beggiatoi Lbe, Echinolampas globulus Lbe, Lintlia Hilarionis Bittn., Prenaster alpinus Desor, Patella Boreaui Bay.. Ve- lates schmidelianus Chemn., Nerita civcumrcallata Bay., Nautica cepacea Lm., Hi ponyx cornucopiae Defr., H. dilutatus Lm., Cerithium lamellosum Brug.. Diastoina costellatum Lm., Dientomochilus ornatus Desh., D. fissurella Lm., Terehelluni sopitum Sol., Cypraea Lioyi Bay., C. Moloni Bay.. C. elegans Detr., C. Coeciliae E) Vel De Greg., CQlavilithes Noae Lam., Lyria harpula Lam., Marginella phaseolus Brongn., Cryptoconus filosus Lam., Fortisia Hilarionis Bay., Arca biangula Lam., Cardivim gratum Defr., Vorbis lamellosa Lam., Venericardia imbricata Lam., Dro- mia Hilarionis Bittn., Ranina marestiana Koenig, Notopus Beyrichi Bittn., He- patiscus Neumayri Bittn., Micromaja tuberculata Bittn., M. margaritata Fabiani, Titanocarcinus euglyphos Bittn., Palaeograpsus attenuatus Bittn. Nella fauna di S. Giovanni Ilarione predominano i Molluschi (oltre /, dell'intera fauna), ma hanno grande importanza per varietà di forme locali anche altri gruppi, in particolar modo quello dei Crostacei. Con- siderata nel suo insieme, la fauna presenta un notevolissimo contingente (circa metà) di specie particolari o alla località o ai giacimenti contempo- ranei di altre parti del Veneto: sono però rappresentate in buon nu- mero anche le specie comuni con altri bacini e sopra tutto con quello di Parigi, quali ad es.: Orbitolites complanata, Nummulites perforata, Co- noclypeus conoidevs, Amblypygus dilatatus, Velates schimidelianus, Natica cepacea, Hipponyr cornucopiae, Diastoma costellatum, Dientomochilus fissu- rella, Terebellum sopitum, Lyria harpula, Cardium gratum, Venericardia imbricata. In base alla presenza di tali fossili caratteristici, oltre che per la sua posizione stratigrafica, l’ orizzonte di S. Giovanni Ilarione viene ascritto ormai senza discussione alla parte media dell’ Eocene medio. Roncà A_S. Giovanni Ilarione e dintorni, sopra agli strati fossiliferi dianzi descritti sì trova una potente massa di basalti, di tufi o di brecciole basaltiche senza fossili. In questa massa di rocce è notevole soltanto un lembo di argilloscisti papiracei (detti localmente “7 #drz del diavolo .. , perchè si sfaldano in lamine sottilissime) che affiorano sul versante nord del M. Calvarina presso la strada Brenton-S. Giovanni Ilarione. Per la loro posizione e pel loro aspetto credo probabile che detti scisti. siano contemporanei a quelli che abbiamo visti nella Purga di Bolca. I giacimenti fossiliferi di Roncà restano completamente indipen- I 7 denti da quelli di S. Giovanni Ilarione, trovandosi isolati entro la massa di rocce basaltiche che formano la montagna Calvarina. Gli aftiora- menti più importanti sono nella Val Nera, il cui tor- rente attraversa il paese di Roncà. Risalendo il torrente, dopo circa un chilometro dal paese si trovano i primi lembi fossiliferi immersi nella massa basaltica. Il punto migliore per osser- vare la successione è un po più avanti, cioè sotto la casa Tessari, che sorge su uno sprone basaltico alla sinistra del torrente. Sul versante destro, di fronte alla casa, si osserva la serie seguente dal basso all'alto (v. fig. 9): 1. — Basalte. 2. — Tufi neri a Cerizi, Am- pullina Vulcani e Nummulites Brongniarti (poco più di 1 m.). 5. — Altro tufo con un li- vello ad Ostrea (pochi decim.). 4. — Banco calcareo grosso Fic. 9. — Sezione condotta trasversalmente alla Val Nera in corrispondenza di C. Tessari. L, Basalte inferiore — 2, Tufi a Cerizi — 3, Banco tufaceo ad Ostriche — 4, Calcari con Numm. Brongniarti — 5, Roccia basaltica superiore. Fic. 10. — Profilo rilevato attraverso dalla Val Nera, dietro C. Tessari. 1. Calcari con N. Brongniarti, superiormente seuri con granuli di roccia basaltica — 2, Straterelli terroso ligni- tici con denti di Coccodrillo — 3. Calcari marnosi — 4, Marne con avanzi di Piante — 5. Tufi stratificati — 6, Altri tufi — $, Basalti. qualche metro, a strati maldistinti inclinati alquanto a SSE. I fossili più carat- teristici sono: Nummwulites Brongniarti, Velates schmidelianus, Corbis maior. . — Roccia basaltica. (11 Un po’ a monte'di questa località, dietro C. Tessari, sulla sinistra del torrente si riscontrano le formazioni seguenti : (v. fig. 10): BAR 6. — Calcari scuri, con qualche N. Brongniarti, che si possono considerare come la continuazione di quelli del n. 4. T. — Straterelli terroso-lignitici dello spessore complessivo di 20-80 centim.. coperti da pochi decimetri di calcare marnoso, a quale seguono dei tufi stra- tificati. In questa formazione si trovano denti ed altri resti di Coccodrilli (0. viceli- nus Lioy secondo Susss), avanzi di 7/01y, impronte di foglie di palmizi dei ge- neri Lalanites e Sabalites e Molluschi polmonati (Helix, Cyclostoma, Limnacus). 8. — Tufi, breccie basaltiche e basalti. Altri lembi fossiliferi, isolati qua e là nella massa basaltica che ha attraversato, sconvolto e ridotto quasi a brandelli le formazioni stra- tificate, si trovano rimontando la valle, specialmente presso a una SPIEGAZIONE d. Basalti e rocce pirocla- x dx x . . zii stiche basaltiche senza PETE fossili. DI 5. Strati lignitici, coperti da cale. marnosi, marne regni e tufi, con resti di Coc- codrillo, Palmizi e di Molluschi d’acqua dol- ce e terrestri. HHHH HHHH 2. Calcari con N. Bron- gniarti, Velates schmi- delianus, Corbis maior. 1. Tufi a Cerizi, Ampull. Vulcani e Rostellarvia Fortisi. Scala 1: 6250 Fic. 11. — Planimetria dei principali lembi fossiliferi della Val Nera di Roncà. grande cascata e più ad ovest sopra la strada “del Costo .. che sale a Brenton (v. cartina fig. 11). Presso tale strada si osservano lembi di tuti a Rostellaria Fortisi Brong., inferiormente, e calcari a N. Brongniarti superiormente. FSE pa FAUNA DELL'ORIZZONTE DI Ronxcà Sotto questo nome si comprende tanto la fauna dei tufi a Cerizi quanto quella dei sovrapposti calcari a N. Brongriarti, faune che dagli autori che ebbero ad occuparsene non vennero di solito tenute rigorosamente separate, per quanto sia quasi sempre possibile distin- guere i fossili che provengono dal livello dei tufi da quelli del livello calcareo. Del resto le due faune hanno strettissima affinità e differiscono, come caratteri generali, perchè l’inferiore ha prevalente facies salmastra, l’altra ha tipo marino. Complessivamente la fauna di Roncà comprende circa 200 specie, in grande maggioranza di Molluschi, con un forte con- tingente di forme locali (oltre un terzo). Tra le specie più notevoli dell'orizzonte inferiore (dei tufi) citeremo le seguenti : Nerita Caronis Brgn., Velates schmidelianus Chemn., Ampullina Vulcani Brgn., Bayania Stygis Brgn., Melanatria vulcanica Schloth., Cerithiuwm (Tynipu- nolonus) calcaratuvin Brgn., C. baccatuwim Brgn., C. roncanumn Brgn., C. lemni- scatum Brgn., C. corvinum Brgn., C. (Pyrazus) pentagonatuni Schloth., Potamides corrugatus Brgn., Rostellaria Fortisi Brogn., Melongena subearinata Lam., Helir daumnata Brgn., Cyrena sirena Brgn., C. Baylei Bay. Nel banco ad Ostrea roncaénsis De Greg., che sta sopra ai tufi si raccoglie qualche esemplare di N. Brongriarti. L'orizzonte superiore 0 dei calcari contiene, specialmente alla sua base, ancora parecchie delle specie dei tufi, es. Velates schimidelianus, Ce- rilluum pentagonatum, Melongena subearinata, ecc. Il V. schimidelianus è presente in tutta la zona dei calcari e vi raggiunge dimensioni colos- sali. Verso il basso dei calcari, oltre alla N. Brongriarti, che è la Num- mulite caratteristica del livello, sì trovano la N. perforata e la N. com- planata : la prima è però oltremodo rara. Da qualche autore (Oppex- HEIM, Boussac) è indicata anche la presenza della N. striata, che io non vi ho raccolta. o Quanto alle specie di Molluschi più caratteristici della zona dei calcari a N. Brongniarti, oltre il Velates schmidelianus vanno ricordate le seguenti : Delphinula calear Lam., Trochus Saemanni Bay,. Nerita Aeherontis Brogn., Natica cepucea Lam., Armpullina sigaretina Lam., Hipponyx cornucopiae Lam., I. dilatatus Lam., Cerithium tricorum Bay., 0. (Campanile) Lachesis Bay., Strom- bus Suessi Bay., S. Tournoueri Bay., Cypraea Proserpinae Bay., Clavilithes None Lam.. Voluta Besanconi Bay., Cryptoconus filosus Lam., Scaphander Fortisi Brongn., Arca biangula Lam., Septifer Eurydices Bay., Modiola cormugata Brgn., Corbis maior Bay.. 0. lamellosa Lam.. Venus terta Lam., Corbula erarata Desh., Baya- noteuthis vugifera Mun.-Ch.; Vasseuria occidentalis Mun.-Ch. Sull’ età della fauna roncana e sui rapporti ch’essa presenta con altre faune parleremo nel capitolo riassuntivo sul Paleogene Veneto : per ora ci limitiamo a dire che, d’ accordo con la maggioranza degli autori, riferiamo tale fauna alla parte alta dell’ Eocene medio. Monte Zuello Il ben noto giacimento fossilifero del M. Zuello trovasi ad occi- dente di Roncà nello sprone basaltico che separa la valle di Roncà dalla valle dell’ Alpone. Nella massa basaltica del M. Zuello è racchiuso un lembo di strati, i quali inferiormente sono di natura calcarea e appartengono alla parte terminale dell’ orizzonte a Nummulites Brongniarti, superiormente di- ventano arenacei e di tinta rossiccia, non contengono più Nummuliti. bensì un impasto di avanzi di Pesci. Rettili e Mammiferi acquatici. Gli elementi più importanti dell’ interessantissima fauna sono un grosso Ofidio ( Palaeophis), varie forme di Zrionyx, il Crocodilus Ar- duinoi Zigno (forse identico al C. Spenceri Buckl.) e l Halitherium ve- ronense Zigno. Di questa fauna, che riferiamo per età alla parte superiore del- ll Eocene medio, ci occuperemo nella parte paleontologica. Soave Esaminiamo il profilo S. Lorenzo-Castello di Soave a nord di S. Bonifacio. Partendo dalle cave del M. Zoppega ('), alle cui falde meri- dionali sorge il villaggio di S. Lorenzo, e salendo al castello di Soave si osserva dunque la seguente successione di strati immersi con piccola inclinazione (da 10° a 12°) verso SSE: 1. — Calcari grossolani con Nwmyulites complanata Lam. 2. — Calcari teneri, talora terrosi, un po’ marnosi con qualche Selizaster. 3. — Banchi calcarei grossolani, duri, con N. complanata e N. perforata de Monf. 4. — Zona calcarea più tenera con Lina scarabacus Laube e Schizaster vi cinalis Ag. 5. — Calcari con piccole Nummuliti, coperti da calcari marnosi con N. c0- planata, Ortroframmine e Tubulostium spirulacum Lam. 6. — Calcari grossolani giallastri o bianco-sporchi con N. Brongniarti e Ano- mie, coperti da calcari più duri, sempre con N. Brongniarti (forma B). Seguono altri calcari nei quali è frequentissima una Nummulite piccola che ritengo riferibile alla forma megasferica della stessa N. Brongniarti. T. — Formazione calcarea grossolana più o meno tenera, talora marnosa, con N. Brongniarti e coi Molluschi caratteristici dell’ orizzonte di Roncà, quali ad es. Velates schmidelianus Chemn., Neritopsis Agassizi Bay, Ampullina Vulcani Brgn., Bayania Stygîis Brgn., Cerithium bicalcaratum Brgn., Rostellaria Fortisi Brgn., Helix damnata Brgn., Cyrena sirena Brgn. Questo profilo è dunque interessante, perchè, mentre a Roncà, per le sue condizioni di giacitura rispetto alle formazioni basaltiche, non è possibile stabilire l’ esatta posizione occupata dall’ orizzonte calcareo a N. Brongniarti nella serie dei depositi marini dell’ Eocene medio, qui si può constatare direttamente che tale orizzonte è più recente di quello a (1) È questo il M. Zoppega noto per la fauna quaternaria (Cervus, Rhinoceros ecc.) che venne scoperta nelle sabbie che riempiono i crepacci aperti nei calcari eocenici. Nella carta topografica al 25 mila dell’ I. G. M. è erroneamente indicato come M. Zoppega un colle basaltico che sorge più a NE fra S. Lorenzo e Monteforte d’ Alpone. MO N. perforata e giace sopra ad una serie di calcari che possiamo rite- nere corrispondenti ai caleari superiori di S. Giovanni IHarione, dove pure abbiamo trovato una Nummulite ch'è probabilmente una forma ancestrale della N. Brongmiarti. PROFILI DIVERSI E NOTIZIE COMPLEMENTARI Depositi a fauna d’acqua dolce e terrestre analoghi e, con tutta probabilità, contemporanei a quelli di Bolca e di Roncà, si tro- vano in varî punti della regione basaltica fra la valle del Chiampo e quella dell’Agno, e specialmente al Pugnello e a Lovara tra Arzi- gnano e Trissino. Le specie più importanti di questi giacimenti, che litologicamente sono formati da tufi, da argille e da calcari accompagnati da lignite e compresi fra rocce basaltiche, sono : Helir damnata Brgn., H. hyperbolica Sandb., Bulimulus eocaenus Oppenh., ti Ulavsilia indifferens Sandb., C. deperdita Oppenh., Cl. pugnellensis Oppenh., Cyelo- topsis eravata Sandb., Aperostoma obtusicosta Sandb., Pomatias crassicosta Sandb., Planovbis vicetinus Oppenh., Melanopsis vicetina Oppenh., Melania Bittneri Op- penh., Nerilina bericensis Oppenh. Tali depositi rappresentano nei Lessini medî gli orizzonti più gio- vani dell’ Eocene medio. Nella stessa regione si trovano anche dei sedimenti dell’ Eocene superiore, ma sono ridotti a due lembi molto limitati, uno a S. Bene- detto di Trissino, l’altro ad Agugliana fra Montebello ed Arzignano. Il lembo di Agugliana, che è il più importante, è così costituito dal basso all’ alto : 1. — Rocce basaltiche. 2. — Calcari con Nummulites Fabianit Prever. 3. — Calcari marnosi e marne con Ortoframmine (0. ephippium ete.). 4. — Calcari marnosi con Ortoframmine, Pecten biarritzensis, Echinidi. Si tratta dunque di Priaboniano tipico. i tinte e tit eri it PA A complemento delle notizie stratigrafiche sovraesposte ricorderemo che le formazioni di Spilecco, del M. Postale e di S. Giovanni Ilarione sono ben rappresentate anche in molti punti del versante sinistro della valle del Chiampo. Così, ad es., i calcari a Brachiopodi dell’ orizzonte di Spilecco si riscontrano al Zovo di Castelvecchio, in prossimità del quale sono anche sviluppati i calcari dei vari orizzonti notati al M. Postale. L'orizzonte di S. Giovanni Ilarione si presenta tipicamente ad esempio nella località del Zengio Lungo fra Nogarole e il M. Faldo. Altro giacimento importante trovasi alla Piana sul versante destro dell’Agno di fronte a Cornedo. In questi giacimenti il livello più fossilifero è formato da tufi giallastri a Nummulites perforata, com- presi entro strati calcarei. Presso alla Piana vi è la località detta La Grola, dalla quale il dott. Dar Laco trasse una ricca fauna, sempre dello stesso orizzonte di S. Giovanni Ilarione. Chiudiamo questo paragrafo ricordando il bacino lignitico del M. Pulli, che anche dal lato industriale è uno dei più importanti del Ve- neto. È situato sulla destra dell’Agno di fronte a Novale. Esistono pa- recchi livelli lignitici con banchi calcarei e marnosi, argilloscisti ecc.., il tutto sovrapposto a una massa di tufi basaltici. La fauna del M. Pulli, illustrata dall’OppexHEIY ('), è formata essenzialmente di Molluschi con prevalente carattere salmastro ; sì tro- vano numerose specie dell'orizzonte di Roncà, assieme a molte forme locali di Cerizî e di Lucine (Cerzium Dallagoi Oppenh., C. corviniforme Oppenh., Luca pulliensis Oppenh.). Questa fauna è riferibile alla parte alta dell’ Eocene medio. (1) OppenHEIM P. Die Eocaene Fauna des Mt. Pulli bei Valdagno im Vicentino. Zeit. d. d. geol. Ges. Berlin. 1894. SE MRARO O QUADRO RIASSUNTIVO E COMPARATIVO DELLE FORMAZIONI DEI LESSINI MEDII MEDIO EocENE EocENE INFERIORE M. PosraLe - Borca - SPILEccO S. Giov. ILARIONE. Roxcà, CHIAMPO Non è rappresentato da formazioni | sedimentarie. Tufi della Purga e dei Vegroni con Palmizi. Planorbis, Melanopsis, Helix, Cyclotus ecc. | Ligniti a Crocodilus vicetinus, | e Trionyr della Purga. 5 L1)04YS | È | Argilloscisti papiracei lignitici con gusci di Cypris. Marne e argille celestine della Purga di Bolca. Formazioni marnose con Nu72- mulites Fabiani di Agugliana. Rocce basaltiche con letti ar- gillosi e lignitici a Piante, Mol- luschi terrestri e d’acqua dolce e resti di Coccodrilli (C. ricetinus) e di Trionici di Roncà e dei din- torni di Arzignano. Brecciole e tufi con blocchi di calcari a Numm. irregularis e con qualche tronco d’ albero (da Brusaferri alla Purga di Bolca). salendo Calcari a Numm. irregularis, Echi- nidi ecc. dei Brusaferri. Calcari superiori ad Alveoline e Mol- | luschi marini, salmastri e terrestri del M. Postale. Calcari ad Alveoline e Molluschi ma- rini del M. Postale (fauna di M. Postale). Strati calcarei a Piante ed del M. Postale e della Pesciara. Calcari ad Alveoline e Crostacei. Lithothaumniun bolcense e Numm. atacica del M. Postale. Brecciole con Nullipore del M. Postale. a Pesci | Calcari a Calcari più o meno alterati e tufi di Cherpa e di Spilecco con Numm. bolcen- sis, Rhynchonella polymorpha, Tere- bratula biplicataeforinis e Conocrinus Suessi. Tufi e brecciole immediatamente so0- vrastanti alla Scaglia senoniana. Calcari con Numm. Bron- | gniarti di Soave e di Roncà. Tufi a Cerizi di Roncà. Calcari, tufi e brecciole con Num. perforata di S. Giovanni Ilarione e dei Monti fra il Chiampo e l’Agno. Tufi senza fossili fra Chiampo e i monti di S. Giovanni Ilarione. Calcari con Numm. irregula- ris di Chiampo (Membro supe- riore). Brecciole e tufi di Chiampo. Calcari con Nullipore, Num- muliti, Miliolidi, Ranine di Chiam- po (Membro di Chiampo inferiore). Calcari con Rinconelle e Cri- noidi dei dintorni di Chiampo. Brecciole e tufi sovrapposti alla | Scaglia nella valle del Chiampo. 3. LESSINI ORIENTALI Mentre i Lessini medî hanno speciale importanza per le formazioni dell’ Eocene inferiore e soprattutto dell’Eocene medio, i Lessini orien- tali sono maggiormente noti per i loro giacimenti dell’ Eocene supe- riore e più ancora per quelli oligocenici. In questa regione si trovano infatti le notissime località di Priabona, Castelgomberto, Mon- tecchio Maggiore e Monteviale. Nei Lessini orientali esistono però anche depositi dell’ Eocene in- feriore e del medio, perfettamente corrispondenti a quelli dei Lessini medî, di cui non sono che la continuazione. come vedremo subito cominciando dai dintorni di Valdagno. Questi nei loro particolari geologici vennero fatti conoscere in special modo dal dott. DaL Laco, al quale si deve la scoperta di parecchi e importanti giacimenti fossiliferi. Novale - M. Faedo Salendo il monte ad oriente di Novale, che è sulla sinistra del- l’Agno, 3 km. a N. di Valdagno, sì rileva la successione seguente : 1. — Una grossa pila di strati di scaglia bianca e rosea senoniana a Stenonia tuberculata Detr., che offre buon materiale da costruzione. 2. — Sopra alla scaglia si stende per lo più una falda di basalti e di tufi ba- saltici, ma in qualche punto si trova un lembo del solito calcare rossiccio a Cri- noidi, Brachiopodi e Nwumy.wulites bolcensis, proprio dell’ orizzonte di Spilecco o Kocene inferiore. Nelle cave di Scaglia presso Contrà Novella si osserva che il passaggio dalla Scaglia al calcare spilecciano (che per il suo aspetto a mala pena si distingue dalla Scaglia rossa argillosa) avviene affatto insensibilmente. 3. — Sui calcari di Spilecco 0, dove questi mancano, sui tufi basaltici, succede una massa di calcari bianchi nulliporici, corrispondenti ai calcari a Lihothamnium bolcense del M. Postale (v. indietro). 4. — Segue una pila di calcari compatti color bianco-sporco con Alveoline e Nummuliti. In basso talvolta sono un po’ marnosi, di tinta cenerina e ricordano i Sn n calcari a Pesci di Bolca, dei quali, per la loro posizione stratigrafica, sono con- temporanei. Nella stessa massa di calcari compatti esiste sopra Contrà Novella il noto giacimento a Wa/dheimia Hilarionis Menegh. var. novalensis Fabiani, dove questo 3rachiopodo è associato ad Ostreidi e a qualche rara Num. perforata. 5. — Succede un’altra poderosa serie di calcari a N. per/orata, talora con lembi di tufi intercalati, ricoperta da una potente massa di basalti, brecciole e tufi basaltici. 6. -— Vengono poi le formazioni marnose dell’Eocene superiore del M. Faedo. inclinate a SS E. Negli strati ad Alveolina in valle delle Fosse dei Rossati (più a nord del nostro profilo) fu trovata la /lora di Novale, che venne illu- strata principalmente dallo SquinaBor ('), mentre nei tufi che qua e là si intercalano fra i calcari a N. perforata, nella località detta Rivagra, il dott. Dar Lago (*) rinvenne una fauna abbastanza ricca dell’ oriz- zonte di S. Giovanni Ilarione, formata specialmente di Molluschi. Muzzolòn Salendo il versante sinistro della valle dell’ Agno presso a poco a metà della retta Valdagno-Cornedo, si incontra la solita serie: scaglia, rocce basaltiche, calcari dell’ Eocene medio, altre rocce basaltiche e poi le formazioni dell’ Focene superiore (strati di Priabona) e infine quelle dell’ Oligocene. A metà altezza delle formazioni basaltiche superiori, nei dintorni di Muzzolòn affiorano qua e là dei banchi lignitici accompagnati da marne ed argilloscisti. In questi letti lignitici e marnosi furono trovati avanzi di Piante, di Molluschi d’acqua dolce e terrestri (Helix acrochodon Oppenh., Ape- rostoma bolcense Oppenh., Planorbis muszzoloniensis Oppenh.) e di Coc- x (1) Squinanor S. La Flore de Novale. Mem. Soc. Fribourg. d. Sc. Nat., Fribourg, 1901. @®) DaL Lago D. Fauna cocenica nei tufi basaltici di Rivagra in Novale. Riv. ital. di Paleont., Anno VII. fasc. I, pag. 17. Bologna, 1901. Vo rn codrilli (riferibili al C. vicetinus Lioy): si tratta dunque dell’ orizzonte a Coccodrilli del M. Bolca e di Roncà e dei livelli a Molluschi d’acqua dolce e terrestri della Purga di Bolca e delle località più indietro no- minate dei monti fra Arzignano e Valdagno. Nel territorio di Muzzolòn che ora esaminiano, ci troviamo in con- dizioni favorevoli per vedere i rapporti di codesto orizzonte con le for- mazioni sedimentarie più recenti di esso, ciò che non sì può fare nelle altre località sopra menzionate, dove i depositi di tale orizzonte sono ricoperti soltanto da basalti e da rocce piroclastiche senza fossili. Seguono infatti, come s'è accennato, al disopra delle rocce basal- tiche racchiudenti i depositi lignitici, i sedimenti tipici della parte più bassa dell’ Eocene superiore e perciò risulta giustificata, fra le diverse opinioni sull’età dell'orizzonte a Coccodrilli di Bolca, quella che lo ri- ferisce alla parte più recente dell’ Eocene medio (!). Priabona e dintorni Priabona è la località classica dell’ Eocene superiore del Veneto e la successione stratigrafica che in essa si riscontra può servire di tipo per l’Eocene superiore dei bacini meridionali, cosicchè è pienamente giustificato attribuire il nome di Priaboniano a questa divisione del Terziario antico. Per la parte paleontologica le formazioni di Priabona furono illustrate in special modo dall’ OrpexHEM (Priabonaschichten und ihre Fauna, 1. c.) e dal lato stratigrafico dal Surss, dal Bayax e dal Muxier-CHaLmas. Notevoli sono anche i piccoli ma interessanti contri- buti più recenti del prof. DovviLLE (*) e del Bovssac (È). (© È questo il modo di vedere specialmente dall’ OppexHEIM, confermato dalle mie recenti ri- cerche (Contributi alla conoscenza dei Vertebrati Terziari e quaternariì del Veneto. I. — Il tipo del Crocodilus vicetinus Lioy. Mem. Ist. Geol. Univ. di Padova, 1912. — La serie stratigrafica del M. Bolca e dei suoi dintorni. Ibid., vol. II. 1914). (*) DouviLLE H. Evolution des Nummulites dans les differents bassins de © Europe occidentale. Bull. S. G. de France, 1906, pag. 13. (3) Boussac J. Developpement et inorphologie de quelques Foraminiferes de Priabona. B. S. G. de France. 1906. pag. SS. — Le terrain nummulitique è Biarritz et dans le Vicentin. Ibid.. p. 551. SE Nel territorio di Priabona non sono però presenti soltanto le for- mazioni dell’ Eocene superiore, bensì anche quelle più antiche e più re- centi, che quindi esamineremo con le prime. A tale scopo consideriamo la successione che si riscontra lungo il profilo Gecchelina - Pria- b'ona.-MexVer Waldo: 1. — Scaglia senoniana. 2. — Calcari e tufi dell’ orizzonte di Spilecco. 3. — Calcari della Gecchelina ad Alveoline (A. elliplica, A. larva), Numinu- lites laevigata Brug., N. irregularis, Desh., Assilina spira Rois. e Ortoframmine. 4. — Grosso spessore di rocce basaltiche, le quali a Smetre includono un lembo di calcari con Alveoline, Nummuulites perforata e Vrbitolites complanata Lam. Mol.° del Boro Granella 247 liv. mar NW Fic. 12. — Profilo dal Molino del Boro al colle Granella. — Scala 1:6000 per la lun- ghezza, 1:5000 per l'altezza. 1, Conglomerato basaltico — 2. formazione areno - marnosa con Ostriche ed Anomie — 3, Strati calcarei a Numm. Fabianii — 4, Lumachella marnosa ad Ortoframmine — 5 e 6, Calcari mar- nosi e marne con Nummuliti, Ortoframmine, Echinidi, T'erebratuline, Briozoi, Pecten biarritaensis ecc. (= ai così detti “ strati a Serpula spirulaea ,, degli autori) — T, Alluvioni. 5. — Nella località del Boro, ai piedi della collina detta la Granella (v. fig. 12), la zona basaltica dell’ orizzonte precedente termina con una specie di conglome- rato basaltico poco coerente che contiene qualche Ostrica e passa ad una formazione areno-marnosa, dove ho raccolto gusci di Ostrea e Anomia, modelli di Cardimnn e resti di Cancer. In questa formazione, che all'aspetto ricorda molto quella ad Anonza che sta alla base degli strati a Cerithium diaboli nei Berici, il MunrER-CHALMAS scrive di aver trovato il Cer/thium diaboli Brgn. e la Bayania Stygis Brgn. 6. -- Calcari più o meno marnosi con Numm. Fabiani Prev., gusci di S7- smondia e di Pecten. T. — Lumachella marnosa ad Ortoframmine. PISO pa S. — Grosso spessore di calcari marnosi e di marne color bianco-sporco o ce- nerino con Nunn. Fabianii, Ortoframmine (0. radians, 0. Fortisi ecc.), Pellatispira Madaraszi Hantk.. Terebratuline, Briozoi, Echinidi (specialmente Sismondia, Echi nanthus e Schizaster). Crinoidi (Conocrinus pyrifornis Minst.) e Molluschi per lo più mal conservati. Nella parte superiore (salendo dal Boro a Priabona) le marne celestine con- tengono specialmente Briozoi, Pecfen biarritzensis dArch., Spondylus bifrons Mùnst. 9. — Marne e calcari marnosi a Briozoi e Nullipore, coperti da calcari nul- liporici con piccoie Nunmuliti. 10. —— Salendo verso il M. Verlaldo s'incontra una grossa pila di strati cal- carei con Nummuliti e in certi punti coi Molluschi caratteristici dell’ orizzonte di Castelgomberto (Natica crassatina Lam., Trochus lucasianus Brgn. ecc.). Cronologicamente le formazioni testè esaminate si possono così ri- partire : Il n. 2 allo Spilecciano: i numeri 3 e 4 all’ Eocene medio: i numeri 5 e 6 al Priaboniano inferiore; i numeri 7 e 8 al Priaboniano medio e superiore ; il num. 9 all’ Oligocene inferiore e il num. 10 all’ Oligo- cene medio. % Castelgomberto Salendo dalla valle dell’ Onte al M. Grumi di Castelgomberto si rileva questa serie : 1. — Mame a Briozoi e Spondylus bifrrons del Priaboniano superiore. 2. — Marne e calcari marnosi a Briozoi e Nullipore, coperti da calcari nul- liporici e nummulitici (Oligocene inferiore). 3. — Tufi e brecciole con cespiti di Coralli e coi Molluschi dell’ orizzonte di Castelgomberto (Oligocene medio). La fauna del M. Grumi fornì argomento di studio a parecchi pa- leontologi. I contributi maggiori sono dovuti al D’ AcHmaRpI (!) e al (!) D’AcHiarpIi A. Corallari fossili del terreno nummulitico dell'Alpi Venete. Mem. della Soe. Ital. di Se. Nat. di Milano. Vol. II (1866) e vol. IV (1568). SET Agi Reuss (') pei Corallari, al FvcHs (*), al Bavanx (*) e all’OppexHEIM (*) pei Molluschi. Ultimamente portò un contributo alla conoscenza della fauna anche il KRANz (?). Le principali specie dell’ orizzonte del M. Grumi e delle località vicine sono : Montlivaultia Grunii Catullo, Trochosmilia profunda Rs.. Latimeandra di- morpha Rs., Cyathoseris inultisinuosa Rs., Stylophova conferta Rs.. Stylocoenit microphthalma Rs., Heliastruea inequalis Rs., Isastraea affinis Rs. Trachypata- gus Meneghinit Des. Trochus lucasianus Brgn., T. boscianus Brgn., Delphinula scobina Brgn., Nerita Caronis Brgn., Xenophora cumulans Brgn., Natica angu- stata Grat., N. crassatina Lam., Cerithium Ighinai Michti, C. Meneguzzoi Fuchs, C. Weinkauffi Fuchs, Strombus auriculatus Grat., Cypraca splendens Grat., Mar- ginella eratoides Fuchs., Acera Julieltae Bay., Spondylus cisalpinus Brgn., Arca scabrosa Nyst., Chama dissimilis Bronn, Lithocardiuni carinatum Bronn. Montecchio Maggiore Una successione affatto analoga a quella valle dell’Onte-M. Grumi. si riscontra salendo da Montecchio Maggiore a S. Trinità. Infatti alle falde occidentali del monte dei Castelli di Montecchio (v. fig. 13) affiorano delle marne che a una certa profondità (80 m.) sotto il livello della pia- nura contengono Pecten biarrilzensis, Tubulostiun spirulaeumn, Briozoi, Terebratu- line e altri fossili dell’Eocene superiore, come ho potuto constatare dall'esame gi, gentilmente favoritimi dal prof. TARAMELLI, provenienti dall’ esca- ì di alcuni sag vazione di un pozzo trivellato operata nel 1912. Le marne alla base del monte con- tengono Briozoi e Nullipore e sono riferibili all’ Oligocene più basso. (1) Reuss A. E. Die fossile Antlozoen der Schichten von Castelgomberto. Denkschr. d. k. Akad. d. Wissensch., Bd. 68. Wien 1868. %) Fucus Tn. Beitrag sur Kenntniss der Conchylien-Fauna des vicentinischen Tertiargebirges. Denksch. k. Ak. Math.-nat. Wiss. Cl. Bd. XXX. Wien. 1570. (3) Bavan F. Etudes faites à V Ecole des Mines. Paris, 1800. (1) OppenHEIM P. Beitràage sur Kenntniss des Oligocin und seiner Launa in den venetiani- schen Voralpen, Zeit. d. d. g. Ges., 1900. (©) Kranz W. Das Tertiàr zwischen Castelgomberto, Montecchio Maggiore, Creazzo und Mon- teviale im Vicentin. Neu. Jahrb. Min. G. Pal. Beil. Bd. 29 (1910), pag. 180-268: Bd. 32 (1911). pag. 701-729 : Bd. 38 (1914), pag. 273-324. Cai — Al di sopra viene una grossa pila di calcari marnosi e nulliporici con piccole Nummuliti (N. infermedia) ed Echinidi, fra i quali il C/ypeaster Brewnigi Laube caratteristico dell’ Oligocene inferiore. Castello settentr. Castello merid. Montecchio Mage. 256 259 70 Fic. 13. — Sezione Montecchio orientale —- Monte dei Castelli. — Scala 1:12500 circa. 1. Marne a Briozoi e Pecten biarritzensis. del Priaboniano — 2, Marne a Briozoi e Nullipore dell’Oligocene inf. — 3, Calcari a Numm. intermedia e Clypeaster Breunigi — 4. Calcari cavernosi e madreporici — 4, Tufi basaltici — f#. basalte — 5. alluvioni. La parte superiore del Monte dei Castelli è formata di calcari cavernosi a polipai, riferibili all’ Oligocene medio. Passando a NNE erecandosi a S. Trinità, sopra ai calcari a N. intermedia, e in parte in sostituzione di essi, si trovano dei tufi e delle brecciole basaltiche che racchiudono qualche lembo di strati calcarei, nei quali ho raccolto Nullipore. Nummuliti, il Cyphosoma cribrum Lbe e il Pecten arcuatus Brocchi. Superiormente le brecciole sono fossilifere e contengono Nalica crassatina, Strombus auriculatus ed altre specie caratteristiche dell'orizzonte del M. Grumi di Castelgomberto. Monteviale I tufi e i calcari dell'orizzonte di Castelgomberto e di S. Trinità affiorano nelle vicine alture di Gambugliano e di Monteviale. Qui però esistono, com'è noto, anche formazioni lignitiche, legate alle altre dai rapporti che risultano dal seguente profilo preso salendo a Monteviale da est (v. fig. 14): 1. — Calcari grossolani con Miliolidi, Cyphosoma cribrum Ag. e modelli di Gasteropodi. Qualche lente a Nullipore. 2. Altra serie di calcari grossolani dello spessore complessivo di qualche decina di metri. Contengono gusci spatizzati di Nalzca crassatina Lam. e di altri Molluschi e non rari Echinidi, es. il Trachypatagus Meneghini Des. PIMASZIOLI RI bi 4. — Calcari areno-marnosi con Miliolidi e Natica crassatina. >. — Marne a frustoli vegetali. G. — Argilloscisti carboniosi con gusci di Lammellibranchi e qualche Gaste- ropodo (es. Turitella cochlias Bayan). 7. — Banco lignitico ad Anthracotherium monsvialense Zigno, Trionyr di varie specie, /n2yS, Crocodilus ecc. G.— Altri scisti carboniosi simili a quelli del n. 6. 5. — Marne a frustoli. 8. — Tufi e brecciole basaltiche molto alterate. 9. — Calcari madreporici. 03 = iis, 11. — Calcari nulliporici. TRE inno 18. — Formazioni arenacee e marnose a Pecien Pasinii Menegh., Scutella sub- rotundaeformis ecc. I calcari alla base della syccessione sono riferibili all’ Oligocene inferiore. M. della Rana El —_e_r_—r W liv. mar Fic. 14. — Serie stratigrafica di Monteviale. — Scala 1:6000 circa. 14. Alluvioni. — Gli altri numeri corrispondono a quelli del testo. Il complesso 2-10 appartiene al Rupeliano, i calcari nulliporici del n. 11, secondo il nostro modo di vedere (vi ritorneremo nel Capitolo LV II riassuntivo), rappresentano il Cattiano od Oligocene superiore e il ter- mine n. 13 fa parte dell’ Aquitaniano o Miocene più basso. La fauna a Vertebrati delle ligniti è oltremodo interessante : in essa è presente anche un Chirottero: il Palaeopteropus transiens Meschi- nelli, sul quale, come pure sugli altri elementi della fauna stessa, par- leremo nella parte paleontologica, al paragrafo dei Vertebrati. SCHIO E DINTORNI Sulla stratigrafia del Terziario antico del territorio di Schio scris- sero specialmente il NeGRI (*) e l’ OppENHEIM (*), mentre il BrerxER (*), 15) it RorHPLETZ (*) e più ancora il T'orxQuIST (?) si occuparono delle condi- zioni tettoniche, le quali sono piuttosto complesse per effetto di curve secondarie (complicate da torsioni orizzontali) che interessano la falda esterna della grande piega a ginocchio, che dall’alta valle del Chiampo decorre a Schio e prosegue per Caltrano fino al di là di Bassano, su- bendo rovesciamenti e riduzioni varie che importano modificazioni tet- toniche talora assai notevoli, come fra Schio e S. Orso. ma sempre d’importanza locale. Per effetto di questi disturbi tettonici, sì ha riduzione o anche scomparsa di alcuni livelli, cosicchè la serie del Paleogene, quale ab- biamo vista nelle regioni finitime dei Lessini, non solo non si può se- guire lungo un unico profilo, ma non sì può nemmeno ricostruire in modo completo combinando dei profili parziali. Poleo Subito al nord del villaggio di Poleo presso Schio, sul versante sinistro della valle del Gogna ho riscontrato la serie seguente, che si (1) NEGRI A. Le valli del Leogra, di Posina, di Laghi e dell'Astico nel Vicentino. Boll. R. Com. Geol. It., 1884. (*) OppexHEIM P. Priobonaschichten, ece. 1. c. Pag. 10. (3) BirTNER A. Bericht ueber die geologischen Aufnahmen in Triasgebiete con Recouro. Jahrb. k. k. geol. R., Wien 1883. Pag. 630. (4) RorHpLETZ A. Ein geologischer Quersclhmitt durch die Ost-Alpen. Stuttgart, 1994. Pag. 155. (®) TornQuIst A. Das vicentinische Triasgebirge. Stuttgart, 1901. NO pete vede bene lungo una vallecola che scende dietro la chiesa di Poleo (v. fig. 15): 1. Inferiormente alcuni metri di argille e marne azzurro-cenerine 0 giallognole, nelle quali si trovano : Ninnimulites rasca Joly et Leym., N. a2/0contorta Tell., Flabellum appendiculatum Brongn., Turritella incisa Brongn., Ostrea (Gryphaca) Brongniarti S 260 sim. N Bronn, Cardita Laurae Brongn., Fic. 15. — Sezione rilevata nella vallecola che Psammobia pudica Brongn. ed altri scende dietro la chiesa di Poleo — Scala 1:2500. piccoli Corallari e Molluschi spe- 1. Argille e marne con Numm. vasca e Turri cixlmente lamellibranchi. tella incisa — 2, Materiale basaltico — 3, Calcari a 9 _— Tufo basaltico con Trachypatagus Meneghinii — 4. Calcari nulliporici con CR - 4 DEE pezzi di basalte sparsi. Numm. vasca — 5, Terreno di trasporto. 3. — Calcari grossolani duri con modelli di Molluschi (Xenophora, Strombus ecc.) e frequenti gusci di Trachy- patagus Meneghini Des. 4. — Calcari a Nullipore, piccole Nummuliti (N. vasca) e resti di Echinidi. Questa. successione, che non fa messa in evidenza dagli autori che mi precedettero, rappresenta lOligocene inferiore (termine 1) e il medio (termini 2, 3 e 4) com’ è indicato dalle poche, ma carat- teristiche, forme da me trovate. Nella stessa valle del Gogna vennero raccolti, secondo l’OPPENHEIM (Priabonaschichten, pag. 10), dei fossili, quali Ampullina parisiensis d'Orb., Cerithiwm bicalcaratum Brong., Cyrena Baylei Bay. che indicherebbero l’esistenza di un orizzonte riferibile al piano di Roncà. L’OppexHriM, che aveva avuto in esame tali fossili dal Museo di Bassano. dice che dalla sua visita ai dintorni di Poleo non potè trarre dei dati sicuri sull’ esistenza di formazioni dell’ orizzonte di Roncà. E le mie ricerche non furono più fortunate. Sempre presso Poleo, il TeLuini avrebbe raccolto degli Echinidi, illustrati poi dal MAZZETTI, i quali, secondo Vl OppennE (1. c. p. 116-118), appartengono all Eocene superiore o Priaboniano. VSC 45 A Profilo di Costa alta Nelle colline di Costa alta, che sorgono subito ad occidente del borgo di Timonchio sul lato destro della valle omonima. ho rilevato la serie seguente (v. fig. 16), tutta rovesciata verso la pianura di Schio: 1. — Cretaceo inferiore e medio. 2. — Scaglia rossa. 3. — Rocce basaltiche. 4. — Nella massa di tufi basaltici della parte media della formazione 3, si trovano dei lembi di strati arenacei, che in qualche punto (4 della fig. 16) passano a sabbia sciolta (sa/lame), e contengono un banco a Vwu/se/lu. Costa alta Granotto 246 Fic. 16. — Sezione Costa alta - Granotto. — Scala 1 : 6000. 1, Cretaceo inferiore e medio — 2, Scaglia senoniana — 3, basalti e tufi basaltici — 4, Banco arenaceo a Vu/sella — 4. Saldame — 5, Calcari a piccole Nummuliti — 6, Calcari marnosi ad Or- frammine — ©. Calcari nulliporici e madreporici — S. Formazioni basaltiche — 9. Alluvioni. 5. — Sopra alla formazione basaltica vengono dei calcari grossolani duri con piccole Nummuliti. Presentano grande analogia coi calcari inferiori a Numm. Fu- bianii del Boro di Priabona. 6. — Calcari più o meno marnosi con Ortoframmine ed Echinidi. T. — Calcari nalliporici, seguiti da calcari madreporici. S. — Formazione basaltica. I termini 4 a 6 sono riferibili tutti all’ Eocene superiore o Pria- boniano; mancano quindi gli strati dell’ Eocene inferiore e del medio. a meno che parte di essi non sia rappresentata cronologicamente dalle rocce basaltiche che succedono alla Scaglia. La parte superiore della successione è riportabile all’ Oligocene. — 460 — Sant’ Orso Esamineremo la costituzione del lembo terziario che forma le falde meridionali del M. Summano, secondo il profilo S. Orso alto - stazione ferroviaria (v. fig. 17), profilo che fa descritto anche dal BrrtxER, dal NeGRrI, dal TorxQuIst e dall’ OPPENHEIM. Andando da nord a sud, la serie si presenta come segue : 1. — Scaglia rosea a Sfenonia luberculata, Inocerami e qualche impronta di Ammonite. 2. — Roccia basaltica. — Banco arenaceo a Vulsella elongata Schaur. OA S. Orso alto Staz. ferrov. 5 ERA a SoS, = a ====== N 100 s./m. IS Fre. 17. — Profilo S. Orso alto - Stazione ferroviaria. — Scala 1:6000. 1, Scaglia senoniana — 2, Banco a Vulsella — 3, Calcari grossolani — 4, Calcari marnosi e marne ad Ortoframmine e Pecten biarritzensis -- f, Rocce basaltiche — 5, Materiali di trasporto. 4. — Calcari grossolani giallastri. 5. — Marne e calcari marnosi con Nullipore, Nummauliti, Ortoframmine, 7u- bulostium spirulaeum, Pecten biarritzensis D’ Arch. 6. — Formazione basaltica, in parte coperta da materiali alluvionali. Sul colle presso la stazione di S. Orso dopo le rocce basaltiche del n. 6, ricompaiono gli strati ad Ortoframmine e Nullipore del n. 5, ma inclinate a sud, anzichè a nord come a S. Orso. Tali strati ad Or- toftrammine del colle presso la stazione erano riferiti dal BrrrxER (ll c. pag. 630) all’ orizzonte degli strati di Schio, cioè al Miocene inferiore. Fu il NEGRI (l. c. pag. 59) che rettificò il riferimento di detta formazione ad Ortoframmine, riportandola giustamente al Priaboniano. SI ea Pel resto la serie di S. Orso è del tutto analoga a quella di Costa alta. Ciò che maggiormente interessa nel profilo di S. Orso è però il lato tettonico ('), sul quale, sia pur brevemente, è necessario intratte- nerci, anche per illustrare l’interpretazione da noi data nella figura 17. I diversi autori che si occuparono della cosa s'accordano nell’am- mettere il rovesciamento della Scaglia senoniana sulle formazioni ter- ziarie, particolare che si rileva benissimo dietro alla chiesa di S. Orso e in ciascuna delle vallecole che sì trovano una ad oriente e l’altra a nord-ovest della medesima. Il Torxquist però (1. c. pag. 144, fig. 3) non vede un semplice rovesciamento bensì una ,“ Doppeliiberschiebung . dei Cretaceo superiore. alla quale segue una sinclinale, formata dagli strati del Terziario infe- riore, e questa a sua volta continua in un’anticlinale lungo il cui asse torna ad affiorare la Scaglia nella sella fra il paese di S. Orso e il dosso che sorge a nord della stazione ferroviaria. L'OppexHEM ( Veber UVeberkip- pung von S. Orso ecc., pag. 103-105) si oppone ad una simile interpre- tazione, ammettendo invece l’ esistenza di un “rovesciamento (UVeberkip- pung) della serie normale Creta, basalte, Priaboniano .. Riserbandomi di approfondire meglio l’ argomento in un prossimo studio sul bacino del Leogra, che mi venne affidato dal R. Magistrato alle Acque di Venezia, noto soltanto che dalle osservazioni che si pos- sono fare, sia dietro la chiesa di S. Orso, sia nelle vicine vallecole sopra accennate, appare più rispondente alla realtà l’ interpretazione del semplice rovesciamento. nel modo espresso dalla nostra figura 17. Tale rappresentazione del fenomeno trova riscontro in quanto si osserva più ad oriente nella zona Caltrano - S. Bovo di Bassano (°). in vari punti della quale la serie cretaceo-terziaria è rovesciata a sud. in modo (*) Oltre ai lavori sopra citati a proposito del Terziario dei dintorni di Schio si veda: Or- PENHEMM. Ueber die Ucberkippung von S. Orso, das Tertiiîr des Tretto und Fauna rie Stellung der Sehioschichten. Zeitschr. d. Deut. geol. Ges. Bd. 55. pag. 998-255. Berlin. 1903. Si occuparono della regione anche il Pasini, lo ScHAvROTE ed il Svess. (®) Cfr. Fasiani, La ragione montuosa compresa fra Thiene. Conco e Bassano nel Vicentino. Pubbl. n. 41 e 42 dell’Uff. Idr. del R. Magistrato alle Acque. Venezia. 1912. Tar. V. spaccato CC". SAID da dar luogo ad una sinclinale a C, con le falde talora molto stirate, alla quale segue un’anticlinale a larga curvatura, come è indicato nella stessa fig. 17. Devo aggiungere che l’ andamento tettonico da me am- messo per il profilo di S. Orso s' accorda con le osservazioni che, in- dipendentemente dalle mie, ebbe a fare sul posto il prof. Dar Praz al- cuni anni or sono, Gli strati più recenti del Paleogene della regione di Schio atfio- rano nelle colline che sorgono nelle vicinanze immediate della città. Si tratta di calcari nulliporici riferibili alla parte più alta dell’ Oligo- cene, giacchè sostengono direttamente le tipiche formazioni arenacee a Scutella subrotundaeformis Schaur. del Miocene più basso (strati di Schio in senso stretto). GRUPPO DEI COLLI BERIGI Il gruppo isolato dei Berici, che si stende a sud di Vicenza per oltre 20 km., è intimamente legato ai Lessini medî e orientali, di cui forma la continuazione tettonica e stratigrafica. Per il Paleogene ve- neto è una regione molto interessante, perchè in essa si trovano rap- presentati in un’ area ristretta tutti gli orizzonti dall’ Eocene inferiore all’ Oligocene superiore, pressochè con tutte le facies che si riscontrano separatamente negli altri territori del Veneto occidentale e con grande ricchezza di avanzi fossili. Queste circostanze giustificano l'abbondante bibliografia geo-paleontologica relativa ai Berici, alla quale contribui- rono, sia con studî parziali, sia con monografie, sopra tutto gli autori seguenti: Surss, Bavax, BirtxErR, MoLon, MuxIER-CHALMAS, OPpPENHEIM e lo scrivente ('). (1) Le pubblicazioni più importanti per la stratigrafia e paleontologia beriche sono: Suess. Ueb. die Gliederuny des Vicentini Tertiùirg., 1. c. — Bayan. Sur les terr. tert. de la Venctie, 1. ec. — 3irtner A. Mittheil. iiber das Altterticir des Colli Berici. Verh. k. k. geol. R. Wien, 1882, pag. 84. MoLox F. I colli Berici nel Vicentino. Boll. Soc. Geol. Ital. 1882. — Munier-CnaLmas. Etude eco. 272 GS Le formazioni terziarie più antiche affiorano lungo il versante orien- tale del gruppo collinesco da Nanto a Villaga e riposano sopra la Scaglia senoniana. Per dare un'idea completa della serie basterà esaminare due profili principali, uno nei Berici orientali, e sarà il profilo Mon- truglio - Soghe, l’altro in quelli occidentali e cioè il profilo Cava Zengele - M. Vagina sul versante destro della val Liona, in comune di Grancona. Per quello che manca in questi profili riguardo a formazioni par. ticolari dovute a differenza di facîìes, esamineremo anche qualche altra località. Profilo Montruglio - Soghe Salendo dalle falde orientali di Montruglio fino al M. della Pai e da questo spingendosi fino presso le case di Soghe, si osserva la se- guente successione (fig. 18): Eocene inferiore 1. — Sopra alla Scaglia rossa senoniana vengono dei tufi e delle brecciole basaltiche oltremodo alterate. Uniche tracce fossili sono dei pezzi cilindrici a tra- mezzi, d’origine verisimilmente vegetale; trovano riscontro in avanzi consimili che sì raccolgono nello Spilecciano del M. Magrè assieme alla RR. pol/ym:orpha. 2. — Alcuni decimetri di calcare biancastro tenero, superiormente marnoso, picchiettato di frammentini verdastri alterati che provengono dai tufi sottostanti. Tra i fossili che vi ho raccolti noto qualche nullipora, la Nummulites bolcensis Mun.- Ch., dei Coralli individuali (Turbinolia), qualche Brachiopodo (RAynchonella ctr. polymorpha Mass., Rh. berica Fabiani), il Pentacrinus diaboli Bayan e dei resti indeterminabili di Molluschi. 3. — Due o tre metri di straterelli marnosi o calcareo-marnosi bianco-sporchi ‘con Numm. bolcensis e numerose Ortoframmine (0. Pratti Mich., 0. ephippium Schl., — OppPENHEIM P. Das Alttertitir des Colli Berici in Venetien ecc. Zeit d. Deut. geol. Ges. 48 Bd., Berlin 1896. — Id. Priabonaschichten l. c. — Fagiani R. Studio geopaleontologico dei Colli Berici (Nota preventiva). Atti R. Ist. Ven., vol. LXIV, pag, 1797. Venezia, 1905. — Id. Paleontologia dei Colli Berici. — Mem. Soc. ital. delle Sc. (detta dei XL) Tomo XV, Roma, 1908. — Id. La regione dei Berici. Pubbl. 28-29 dell’Uff. Idr. del R. Magistr. alle Acque. Venezia, 1911. ESSE O. stella Giimb. ecc.), Pentacrinus diaboli Bay., Cassidaria nodosa Sol.. Clavilithes aff. C. costarius Desh., Teredo Bayani Fab., Oryrhina sp. ecc. 4. — Serie di 7 ad 8 m. di calcari marnosi bianco - giallognoli, con qualche resto di piante, gusci di Schizaster e avanzi di Crostacei (Harpactocarcinus punclu- latus Desm. frequente, chele di Ilia Valdellae Fab.) e di Pesci (Oryrhina e Myflio- batis cfr. acutus Ag.). KEocene medio 5. — Dai calcari marnosi si passa quasi insensibilmente ad altri calcari un po meno marnosi, giallastri o cenerini (pietra di Nanto), con impronte di piante, Nuimmulites lacvigata Lam., Harpact. punetulatus, Ranina Reussi Woodw., Oryrhina Desori Ag., Odontaspis elegans Ag. e Carcharodon auriculatus BI. Spessore oltre 10 m. 6. — Banco calcareo o tufaceo a Nwumm. complanata trequentissima, con qualche N. gizehensis var. Pachoi e N. perforata e numerosissime Ortoframmine (0. Pratti, O. ephippium, 0. dispansa, 0. strophiolata, 0. lanceolata). Appena rap- presentati i Molluschi (Cassidaria nodosa Sol.). Nella parte più alta compare il 7'u- bulostium spirulaecun Lam. Potenza 3-4 m. 7. — Serie di circa 40 m. di calcari grossolani, con qualche intercalazione marnosa, con Numme. perforata, N. complanata, N. Sismondai, ece., Ortoframmine (0. ephippiuni, ecc.), molti Echinidi, fra i quali i caratteristici Amblypygus dila- tatus e Pericosmus spatangoides; modelli di Molluschi (Pecten, Pleurotomaria, Na- tica, Terebellum) e avanzi di Ranina e di Palaeocarpilius macrocheilus Desm. S. — Calcari a piccole Nummuliti e frammenti di gusci di Echinidi. KEocene superiore 9. — Serie dello spessore di qualche decina di metri, formata di calcari mar- nosi e di marne con Tubulostivm spirulaeum, molte Nummuliti (N. varziolaria, N. remmelensis ecc.), Ortoframmine (0. Pratti, VU. ephippium, VU. radians ece.), Te- rebratulina striatula Sow., Briozoi. Conocrinus didynus Schaur., Schizaster, Spon- dylus Buchi d’° Arch,, Pecten biarritzensis d’° Arch., Ostrea Martinsi d’ Arch., 0. eversa Mell. 10. — Marne bianche e cenerine con Nullipore e Briozoi e pochi altri fossili (Pentacrinus didactylus d Orb. e avanzi di Echinidi). Oligocene inferiore 11. —— Calcari bianchi con Nwnmutlites vasca, N. Bownillei, Ortophragmina fate numunvulitica, 0. varians, sui quali segue un banco ad Ostrea gigantea Sol. Spes- sore m. 10. 12. — Marne e calcari marnosi con Briozoi, Ortoframmine e le stesse Num- muliti del livello precedente (N. vasca, N. Bowille:). Potenza circa 7 m. 13. — Calcari marnosi con Briozoi e nullipore, co- perti da un banco calcareo a Pecten (una mutazione del P. biarritsensis), che a sua volta © sostiene altri calcari nullipo- 3 rici (pietra da sega, che fornisce buon materiale da co-_ = struzione in varie località della < # 4° regione berica: Soghe, Lumi- gnano, Costozza, Zovencedo). Oligocene medio 14. — Massa di calcari M. della Pai 402 cavernosi madreporici con mo- delli di Molluschi ( Tr'ochus lu- casianus), nella quale si tro- vano dei lembi di brecciole giallastre, le quali presso le .° Soghe (Mossano) conten- gono una fauna abbastanza ricca di Coralli e Molluschi ‘ j Jalcari a Numm. perforata — 6, Formazioni del Priaboniano — 7, Calcari marnosi dell’Olieo- 1 ; aa dell’ orizzonte di Castelgom- ( cene inferiore — 8, Calcari cavernosi e madreporici a rocks Qucasianus — 9, Brecciole con fauna dell'orizzonte di Castelgomberto. — 5, Marne dell’ Eocene inferiore — 4, Caleari più o meno marnosi a Ianina, seguiti da calcari a da 5, berto, da me segnalata e illu- strata vari anni or sono (Pa- leontologia dei Berici, pag. 29 e passtni). Tra le specie più ca- ratteristiche vanno ricordate : Trochus lucastanus Br- gn., 7. subcarinatus Lam., Cal- liostoma Fabianii Cossm.(nom. Fra. 18. — Profilo Montruglio - dintorni di Soghe. — Scala 1:10000 per l’altezza 1:20000 per la lunghezza. 1, Scaglia senoniana — 2, Tufi mut.), Xenophora cumulans Numm. complanata e Ortotrammine Brgn., Natica (Megatylotus) crassatina Lam., Ampullina auriculata Brgn., Cerithium Meneguzzoi Fuchs, (0. Iyhinai Michti, Diastomna Fuchsi Oppenh., Strombus radix Brgn., Typhis pungens Sol., Marginella crassula Desh., Conus Grateloupi D'Orb., Bela oligocaena Oppenh., Acera Julietta Bay. Profilo Zengele - M. Vagina Salendo dalla cava delle Zengele (che si trova sul lato destro della Val Liona, 1 km. a N. di Pederiva) fino alla cima del monte Va- gina di Grancona, si attraversa la seguente successione (fig. 19): Eocene medio 1. — Calcare arenaceo e arenarie marnose giallastre o cenerine con Nummwu- lites gizechensis Ehr. tipo e varietà Marziettei, Lyelli ecc.; N. atacica Leym., Assi lina exponens Sow., rare Ortoframmine e qualche Mollusco (Gryphaea sp.). Segue un calcare marnoso con N. gizehensis ed Ostrea. 2. — Banco, grosso 4-5 m., di calcare grossolano da costruzione, di tinta gial- lastra, contenente N. gizehensis tipo e alcune varietà, N. Tchihatcheffi d° Arch. e numerose Ortoframmine (0. ephippium, 0. Pratti ecc.). 3. — Segue un secondo banco di calcare grossolano, bianco-sporco o celestino, un po’ bituminoso. Ha uno spessore di una decina di metri e serve come pietra da costruzione. Contiene avanzi di Piante, abbondanti Nummuliti, fra le quali la N. perforata, assai frequente nella parte superiore, accompagnata da molte altre specie e da parecchie Ortoframmine (0. ephippium, 0. Pratti). Non mancano avanzi di Echi- nidi e di Molluschi (Pecten, Ostrea) e sono discretamente trequenti quelli di Pesci (Oxyrhina Desori Ag., Odontaspis Hopei Ag., Carcharodon auriculatus BI., Pycno- dus toliapicus Ag.). 4. — Massa di circa 15 m. di brecciole basaltiche giallo-rossastre con resti di Molluschi (Xenophora umbilicaris) e numerose Nummauliti, fra le quali la N. gt cehensis tipo e varietà: N. perforata, N. atacica ecc. e non rare Ortoframmine. In questa massa è compreso a guisa di lente un banco calcareo con gli stessi fossili delle brecciole (v. fig. 19, n. 4). 5. — Banco calcareo dello spessore di parecchi metri, grossolano, ricco d’ossidi di ferro, pieno di frantumi di gusci e aculei di Echinidi (Cidaris, Porocidaris Schmideli) e con numerosi resti di Molluschi ( Velates sehmidelianus, Pecten corneus Sow., Corbis, Terebellum ecc.). Nella parte inferiore si trova la Nunwm. perforata tri 3 SI con altre forme (es. N. Lamarcki) e con qualche Ortoframmina. Superiormente la N. perforata diviene oltremodo rara e manca al confine superiore. Eocene superiore 6. — Brecciole e tufi basaltici ad Ampullina vapincana d’ Orb. T. — Formazione calcarea, spesso terrosa, limonitica, con Anomza tenuistriata Desh., che fa graduale passaggio alla lumachella calcarea a Certhium diaboli V. Liona Zengele Strada Vagina C. Vagina M. Vagina 40 125 273 SE == E liv.mar NW FG. 19. — Profilo Cava Zengele - M. Vagina. — Scala 1:5000 per l’alt., 1: 6000 per la lungh. 1, 2, Arenarie e calcari a Numm. gizehensis — 3, Calcari a Numm. perforata — 4, Tuti e » brecciole con lenti calcaree a N. perforata — 5, Calcari con resti di Echinidi —- 6, Tufi ad Am- pullina vapincana — , Strati ad Anomia tenuistriata e Cerithium diaboli — 8, Calcari a Glycy- meris Canevae — 9, Calcari a Leiopedina e calcari terrosi a Numm. Fabianii e Sismondie — 10, Banco marnoso ad Ortotrammine — 11, Strati a “ Serpula spirulaea,, — 12, Marne a Briozoi e Spondylus bifrons — 13, Calcari più o meno marnosi nulliporici — 14, Calcari a Numm. vasca — 15, Calcari grossolani con resti di Coralli e di Molluschi. Brgn. Questa contiene qualche corallo (Porites ramosa, Pattalophyllia cyclolitor des), rarissimi resti di pesci (es. Myliobatis aff: micropleurus Ag.), delle coste e vertebre di Hal/herium e numerosi Molluschi che sono l’ elemento predominante della fauna. Oltre al C. diaboli le specie più caratteristiche sono: Nerita Caronis Brgn., Calyptraea aperta Sol., Ampullina vapincana d' Orb., Bayania Stygis con la var. granconensis Oppenh., Potamides vivarii Oppenh., Clavilithes Noae Lam., Voluta Bericorum Oppenh., Cardita Bericorum Oppenh., Cardium granconense Oppenh., Meretrix Villanovae Desh., M. hungarica Hantk., Tellina granconensis Oppenh Potenza complessiva da 5-6 m. 8. — Circa 4 m. di calcare grossolano, talora terroso, con Natica Oweni d’Arch., Ampullina vapincana d’ Orb., Pectuneulus pulvinatus Lam., Corbis granconensis Fab., Glyeymeris Canevae Fab. e resti di Halitherium. 9. — Serie di circa 20 m. formata di calcari grossolani con Lezopedina Tal- lavignesi Cott. e Palaeocarpilius macrocheilus Desm., che passano a calcari giallicci, un po’ marnosi e anche terrosi, limonitici, zeppi di Nummoliti fra le quali N. Fa- bianii Prev. e N. contorta, accompagnate da Opercoline (0. pyramidum Ehr.), St smondia rosacea Leske e S. Ombonii Oppenh. Superiormente vengono dei calcari bianchi con modelli di Molluschi (Cassidaria cfr. nodosa Sol., Cerithium atf. C. gigan- tevin Lam., Nautilus vicetinus Zigno) e con resti di Ranina (A. marestiana Koen.). 10. — Lumachella marnosa ad Ortoframmine (0. ephippium, 0. Pratti, 0. va- rians, 0. nummulitica ecc.) e Nummuliti (N. Fabianii). Spessore 3 m. 11. — Complesso di strati della potenza di circa 50 m., corrispondenti al gruppo degli “ strati a Serpula spirulaea , dei vecchi autori. I termini principali della serie sono: a) Calcari marnosi e marne con Tubulostium spirulaeum, Nummul. Fa- bianii, N. variolaria e le stesse Ortoframmine del livello 10. Abbondano i resti di Pecten biarritzensis e di Ostrea Martinsi. b) Calcare marnoso con poche Ortoframmine e Nummuliti, seguito da altri calcari marnosi a Tubul. spirulaeum. Nummuliti e Ortoframmine come nell’ oriz- zonte a). Vi sono poi molto frequenti gli Echinodermi, quali ad es.: Conocrinus pyriformis, Cidaris cervicornis, Sismondia rosacea, Echinolampas montevialensis, E. Beaumonti, Ditremaster nux, Schizaster vicinalis, Prenaster alpinus. Fra i Mol- luschi abbondano i seguenti: Ostrea gigantea, 0. Martinsi, O. eversa, Dimya in- tusstriata, Pecten biarritzensis, Vulsella elongata, Pholadonya Puschi. Fra i Cro- stacei ho raccolto il Palaeocarpilius macrocheilus e il Palaeograpsus inflatus (*). c) Lumachella marnosa con le solite specie di Ortotrammine, con Num. Fabianii e Pellatispira Madaraszi Hantk. d) Banco di calcari nulliporici con gli stessi Foraminiferi dell’orizzonte €) e con avanzi mal conservati di Echinidi. 12. — a) Marne giallastre, alternate a strati calcareo-marnosi, con resti di (') Per dare un’idea più completa degli elementi paleontologici di questi strati e di quelli che seguono, ho citato anche qualche specie che non ho raccolta esattamente lungo il profilo, ma nelle immediate vicinanze, sempre cioè nel M. Vagina e in orizzonti del tutto corrispondenti. Echinidi (Eckinolampas subaffinis Oppenh., Pericosmus att. P. spatangoides) e di Molluschi (es. Pleurotomaria laevigata Zigno) per lo più allo stato di modello. b) Marne cenerine con Briozoi, Nullipore, Terebratulina Bayani Oppenh., radioli e altri resti di Echinidi (Cidaris sp., Schizaster var. sp., Euspatangus priabonensis Op- penh.) e molti Molluschi: Plewrotomaria Crearoi Fab., Scalaria bryozophila Oppenh., Ostrea(Gryphaea) Brongniartid' Arch., 0. Martinsi d'Arch., Spondylus bifrons Mùnst., Dimya Crearoi Oppenh., Pecten biarritzensis d’Arch., Cardita Laurae Brgn., Crassa- tella Schaurothi Oppenh., Venus praecursor May.-Eym., Teredo Tournali Leym. Oligocene inferiore 13. — Calcari più o meno marnosi con Nuliipore e Briozoi. 14. — Calcari teneri e marnoso-terrosi poveri di fossili. A differenti altezze contengono Briozoi e Nummuliti, fra le quali la N. vasca. 15. — Calcari grossolani, talora cavernosi, con Nullipore, Coralli e modelli di Molluschi. (I calcari di questo stesso livello affiorano più a nord a Bocca di Ziesa sul lato settentrionale della strada e contengono resti di Xenophora cumulans Brgn.. Spondylus cisalpinus Brgn., Cardiuvm Pasinii Brgn., Lithocardivm carinatuni Bronn., Lithodomus Zignoi Oppenh.). Nel profilo Zengele-M. Vagina sono dunque ben rappresentati in tutti i loro termini soprattutto l’ Eocene medio e il Priaboniano nelle loro facies prevalentemente calcaree ; in particolar modo è interessante la formazione a Cerithium diaboli, che qui, come in tutti i Berici sud- occidentali, assume il suo più tipico e completo sviluppo. PROFILI @ NOTE COMPLEMENTARI L'orizzonte n. 4 delle Zengele, formato di brecciole a Nummuliti, è molto più fossilifero in altre località. Esso fu incontrato nel fondo della valle del Gazzo di Zovencedo, scavando un pozzo per ricerche minerarie, e fornì una fauna interessante, fatta conoscere dall’ Op- PENHEIM (') e dal Vixassa (?). (') OpPENHEIM P. Alttertiîir d. Colli Berici, l. c. (®) Vinassa P. Synmopsis dei Molluschi terziarî delle Alpi Venete. Parte 1.* IV, Zovencedo. Palaeont. It.. III. 1891. La stessa fauna, che appartiene all’ Eocene medio, venne da me (') trovata più tardi alla Fontana del Cavaliere, nei Berici occiden- tali presso Sarego. Oltre a poche forme di Nummuliti (N. atacica) e di Ortoframmine e a qualche resto di Brachiopodo (7erebratulina cfr. caputserpentis Lin.) e di Echinide (Sismondia Ombonii Oppenh.), la fauna della Fontana del Cavaliere risulta di Molluschi, fra i quali: Calliostoma Salomoni Oppenh., Colonia Beyrichi Oppenh., Nerita circumvallata Bay., Velates schmidelianus Chemn., Ampullina acuminata Lam., Xenophora umbilicaris Sol., Cerithium Juliae Bay., Bulla incisa Oppenh., Arca Ristori Vin., Psammobia granconensis Oppenh. S. Eusebio. — Alla formazione con facies salmastra di Roncà, nei Berici si può riferire un lembo ristrettissimo, esistente a S. Eusebio di Sarego, compreso fra basalti al di sotto e brecciole e tufi basaltici al di sopra. Si tratta di straterelli terroso - carboniosi con Nerina bericensis Oppenh., Ampullina Vulcani Brgn., Bayania Stygis Brgn., Melanatria vulcanica Schl., Melongena subcarinata Lam., e varie forme di Cerithium, per lo più mal conservate, del gruppo del C. calcaratum Brgn. Gazzo di Zovencedo. — Al Gazzo di Zovencedo (in una località più a valle di quella ove fu trovata la faana dell’Eocene medio citata più sopra) esiste un ammasso di brecciole basaltiche (a mio modo di ve- dere (*) si tratta di un weck), che racchiude il noto giacimento ligniti- fero oligocenico detto di Zovencedo. Le condizioni stratigrafiche, quali si possono ricostruire coi dati forniti dal BeeGIato (*) e con le osser- vazioni da me (‘') compiute prima che tutte le gallerie di scavo fos- sero abbandonate come ora, erano le seguenti : (1) Fagiani R. Sulla presenza della fauna luteziana del Gazzo di Zovencedo in un'altra lo- calità dei Colli Berici. Atti Acc. Ven.-Trent.-Istr.. vol. IV, pag. 35. Padova 1907. (®) FagranIi R. Rocce eruttive e piroclastiche dei Colli Berici. Atti Acc. Ven.-Trent.-Istriana. Padova, 1911. (3) Beaiato F. S. Antracoterio di Zovencedo e di Monteviale nel Vicentino. Mem. Soc. It. Sc. N., vol. I. Milano, 1865. (4) FaBrani R. La Regione dei Berici, 1. c. pag. dl. 577 r een i 1. — Brecciole basaltiche grigie con pezzi di calcare e Natica crassatina Lam., Latrunculus Caronis Brgn., Strombus auriculatus Grat. 2. — Marne tenere con avanzi di vegetali, ed arenarie grigio - azzurre con Molluschi. 3. — Lignite con An/hracolheriun e resti di Trionyr. 4. — Scisto bituminoso con avanzi di vegetali e di pesci. 5. — Secondo banco lignitico. 6. — Marne, sabbie grigie e giallastre, arenarie, con gusci calcinati di Mol- luschi, fra i quali ho raccolti: Potamides (Pirenella) plicatus Brug.. P. (Tympano- tonus) cfr. conjunctus Desh., Dreissensia att. D. Basteroti Desh. e Corbula ctr. similis Fuchs. _ T. -—— Altre brecciole basaltiche. I livelli 2 e 4 offersero un complesso interessante di oltre 25 specie di vegetali, illustrate dal MassaLox6o ('). Notevoli le forme seguenti : Myrica longifolia Ung., M. acuminata Ung., Populus mutabilis Heer, Cin- namomum lanceolatum Heer, Cornus cuspidata Mass., Eucalyptus haerin- giana Etting., Banksia Morloti Heer, Pirus theobroma Ung. Altavilla. — I sedimenti paleogenici più recenti nei Berici sì tro- vano a Valmarana e ad Altavilla, e per la loro posizione stratigrafica, fra gli strati dell’ Oligocene medio e quelli del più basso Miocene, vanno riportati all’ Oligocene superiore o Cattiano. Nel lato meridionale del colle della chiesa di Altavilla, sopra a calcari bianchi a Coralli, Nummuliti e modelli di Molluschi riferibili alla Natica crassatina, vengono : 1. — Calcari a Lithothamnium, Coralli, piccole Nummuliti qualche Pecfen e resti di Crostacei (Ga/athaea). 2. — Calcari giallastri ‘con piccole Nummuliti e resti di Scutella e di altri Echinidi. 3. — Arenarie a Scutella subrotundaeformis, le quali alla base contengono ancora delle Nummuliti (N. Bowz2/ez). I termini 1 e 2 di questo complesso, che raggiunge uno spessore (') MassaLoxGo A. Sulle piante fossili di Zovencedo e dei Vegroni. Verona, 1858. PEER? di circa 12 m., rappresentano, a nostro modo di vedere, l’ Oligocene superiore ; il termine 3 segna il passaggio dall’ Oligocene al Miocene inferiore. COLLINE DI MONTEGALDA Il piccolo gruppo di Montegalda sorge isolato pochi km. ad oriente dei Colli Berici e a settentrione degli Euganei, e consta di 6 colline, la più alta delle quali (M. del Roccolo) non tocca che i 77 metri sul livello del mare. Della geologia di Montegalda parlò per primo il Fortis ('), e poi se n’ occuparono il Bavaw (®) e il Motos (°) incidentalmente e qualcosa scrisse anche il MenEcHMNI (*), ma l illustrazione dettagliata e completa delle interessanti colline venne fatta solo di recente dal prof. Dar Praz (?). L'ossatura del piccolo gruppo è formata di rocce calcaree, attra- versate in vari punti da filoni e ammassi di basalte ; esistono anche dei lembi di brecciole e di tufi basaltici talora stratificati (come al M. Buso). Secondo le ricerche del prof. Dar Praz e le mie osservazioni per- sonali, la successione stratigrafica risulta come segue, dal basso all’ alto : 1. — Brecciole e tufi basaltici, talora stratificati, con fossili rarissimi (qualche Mollusco). 9. — Calcari, or più or meno omogenei, talora arenacei e terrosi, Contengono Nullipore, Nummuliti, Coralli. avanzi di Echinidi (Cidaris striatogranosa d° Arch., Cyphosoma cribrum Lbe, (Iypeaster sp.) © Molluschi, fra i quali Turbo clausus Fuchs e Pecten arcuatus Brocchi. 8. — Calcari grossolani, talvolta arenacei o terrosi, con Coralli (es. Symphyllia (1) Fortis A. Dissertazione fisica sui Colli di Montegalda. Giornale del Griselini, vol. I, Ve- nezia, 1802. ' (®) Bavan. Terr. tert. de la Vénctie, }. c. (3) Moon. I Colli Berici nel Vicentino, Ì. c. (1) Mexeguini G. Lettera al comm. Lampertico sopra la strato geologico di Montegalda (Inser. nella Monografia del Lampertico “ In Montegalda x. Vicenza, 18%3). (©) Dar Praz G. Studio geologico del gruppo di Montegalda. Riv. di Min. e Crist. Ital., vol. 28. Padova, 1902. ep cristata Cat.), Trochus lucasianus Brgn., Xenophora cumulans Brgn., Natica cras- satina Lam., N. angustata Grat.. Cerithium breve Fuchs, Strombus auriculatus b) ? Grat., S. radir Brgn. e altre forme mal conservate di Lamellibranchi e di Echinidi. Come giustamente rilevò il Dar Praz, in questi strati sono rap- presentati l’ Oligocene inferiore (1,2)e il medio (3). Sopra tutto sicuro è il riferimento del termine 3, la cui corrispondenza coll’ oriz- zonte di Castelgomberto è evidentissima. COLLINA DI ALBETTONE Prima di passere allo studio del Terziario negli Euganei, è neces- sario dire una parola del minuscolo rilievo collinesco (m. 100 s. L m.) di Albettone che sorge quasi tra: - d’union fra i Berici e gli Euganei. Della collina d’ Albettone scrissero il DE Zicxo, il DAL Praz e il LoxeHI ('). L’ ossatura rocciosa della piccola eminenza consta princi- palmente di Scaglia senoniana, la quale sostiene dei lembi di tufi rico- perti da marne e da calcari marnosi dell’ Eocene inferiore. In questi strati marnosi furono trovati dei resti di Piante (ad es. Cymodoceites parisiensis Bur.), avanzi di Pentacrinus diaboli Bay., modelli di Molluschi (Clavilithes ed altre forme) e tre esemplari incompleti del- l’ interessantissima Palaega Catullo Zigno sp., unico rappresentante sì- curo di Isopodi che sia stato finora scoperto nel Terziario veneto (*). Per la natura litologica e per la presenza del Pentacrinus diaboli e di forme di Molluschi corrispondenti, questo lembo di Albettone pre- senta identità di caratteri con le formazioni inferiore e media dell’Eo- cene inferiore dei vicini Colli Berici. (1) De Ziono A. Annotazioni paleontologiche. Mem. R. Ist. Veneto. XXI, 1881. — Dar Praz G. Note sulla costituzione geologica di Albettone. Padova, 1902. — LoxGHI P. Appunti per uno studio geologico sopra le colline di Albettone, Lovertino e Costa di Vo nel gruppo dei Monti Euganei. Atti Ace. Ven.-Trent.-Istr. Padova, 1905. (®) FagIanI R. 1 Crostacei terziarî del Vicentino. Boll. Museo Civ. di Vicenza, vol. I, p. 14. Vicenza, 1910. nce ge MONTI EUGANEI Le notizie più importanti sui sedimenti terziarî degli Euganei vennero date dal De Zieno nella Nota intitolata : Cenni sulla costituzione geologica dei monti Euganei (‘). Altre notizie, che ben poco di nuovo aggiunsero a quanto aveva scritto il DE Ziexo, sì trovano poi nei la- vori del Prrona, del BavAN e del TarameLLi (2) e si riferiscono sempre alla parte stratigrafica. Dal lato paleontologico, le contribuzioni più notevoli si devono al- lPHantkeN (È) e allo SQUINABOL (Dì Il Terziario euganeo non formò tuttavia ancora l’ argomento di una illustrazione speciale, ciò che del resto si spiega, considerando la poca varietà delle formazioni e la loro generale povertà paleontologica. Come appare dalla carta geologica del ReyER (®), che è ancora l’unico rilievo in grande scala esistente, i sedimenti terziarî sono rappresentati da lembi non molto estesi, sparsi qua e là sopra tutto nella regione media del gruppo montuoso, @ nord e a sud della massa centrale del M. Venda. La natura della roccia è in grande prevalenza marnosa € l’affiora- mento più importante, per l'estensione e pei materiali paleontologici che fornisce, sl trova nel territorio di Teolo fra il M. della Madonna e il M. Pendice. (1) Riv. Period. dei lavori della I. R. Ace. di Sc. Lett. ed Arti di Padova, vol. IX. 1861. Pag. 93- 101. (®) Pirona G. A. Costituzione geologica dei Monti Euganei. Atti del R. Ist. Ven. di Sc. Lett. ed Arti. XV (8° s.), 1869 -70. Pag. 1166. — BayAn. Sur les terr. tert. de la Vénétie, |. c., pag. 463. _ tTraramenti. Geol. delle Prov. Venete, 1. c., pag. 183. (#) HANTKEN M. Die Clavulina Szabdi-schichten im Gebiete der Euganeen und der Meeralpen und die cretacische Scaglia in den Euganeen, Math. und Natur. Bericht. a. Ungarn, TI Bd. 1859. Pag. 121 - 169. (4) SquinaBoL S. Revisione della florula fossile di Teolo. Atti Soc. Ven.- Trent. di Sc. Natur. Ser. II, vol. IV, fasc. I. Padova 1899. (©) Rever E. Die Euganeen. Wien 1S77. Importante è il recente rilievo dello STARK, che segna un grande progresso su quello del REYER, peccato sia riprodotto in piccola scala (1:75 mila) [StaRK M. Beitrige zum geologisch-petrographischen Aufbau der Euganecen und zur Lakkolithen- frage. Tschermaks Min. u. petrogr. Mitteil. Bd, 31, H. 1. Wien, 1912]. SS Teolo e dintorni La successione si esamina molto bene, salendo per la strada vec- chia da Villa di Teolo alla chiesa di Teolo e spingendosi poi fino al borgo Ghetto (v. fig. 20 e 21). S' incontra dunque la serie seguente : 1. — Calcari a sfumature nerastre del Cretaceo medio attraversati da una massa trachitica e coperti da parecchie decine di metri di Scaglia rosea senoniana, la C. Ghetto Teolo M. Oliveto (Villa di Teolo) Fic. 20. Sezione Villa - Teolo - C. Ghetto — Scala 1:12500. 1, Calcari a leccature nerastre del Cretaceo medio, coperti dalla Scaglia senoniana — 2, Marne e argille dell’ Eocene inferiore — 3, Tufi fossiliferi dell’ Eocene inferiore — +, Trachite pla- gioclasica — f, Basalti, — >, Liparite. quale termina con alcuni banchi di calcare marnoso, talora arenaceo, lastriforme, color grigiastro con Zoophicos. Inclinazione generale verso occidente. 2. — Massa di marne ed argille cenerine e giallastre con tracce di vegetali e qualche squama di Pesce. 3. — Fra la chiesa di Teolo e le case Ghetto sopra alle marne si trova un lembo di tufo vulcanico grigio-verdognolo, contenente piccole Nummuliti, Ortotram- mine, e articoli di Crinoidi (Conocrinus). Tra i Foraminiferi ho determinato: Num- mulites bolcensis Mun-Ch., Orthophragmina ephippium Schloth., 0. Pratti Mich. O. patellaris Schloth., 0. stellata D’Arch., 0. radians D' Arch. Procedendo verso ovest tornano ad affiorare le marne del n. 2 e poi la Scaglia. Per vedere il seguito della serie terziaria bisogna invece tornare alla chiesa di Teolo e proseguire poi verso mezzodì. Appena fuori del caseggiato principale di Teolo, sulla destra della carrozzabile che conduce a Castelnuovo, si osserva la parte superiore della forma- zione terziaria fossilifera. Essa è così costituita : Men o) DI 4. — Marne grigio - giallognole, nelle quali in basso sì raccolgono avanzi, per lo più mal conservati, di Brachiopodi (Terebratula) e di Lamellibranchi (special mente un piccolo Pecten liscio), e nella parte superiore resti di Piante, qualche dente e squamette di Pesci. 5. — Banco di calcare zeppo di Foraminiferi, fra i quali: Nummwulites com- planata Lam., N. atacica Leym., N. lacvigata Brug., Orthophragnuna ephippiunt Schloth. Esiste anche qualche articolo di Conocrinus. Le formazioni marnose testè esaminate per il loro aspetto e per la posizione stratigrafica corrispondono a quelle che abbiamo osservate SPIEGAZIONE RI al =% 4 Ss N Dicchi e filoni eruttivi, AES Ag \e= È x = AAANN AE AANANA Liparite. 1 2 == =, e==A = A), cà ZZZ Y} “ida i "Tor mMrachi a oinalagte: ro Prachite plagioclasica. x X bea FANS Rocce basaltiche. XxX XX ERERA Tufi basici. Calcari con N. complanata e N. atacica. Tufi con N. dolcensis ed Orto- frammine. Marne con resti di piante (flo- rula di Teolo), di Molluschi e di Pesci. Scaglia senoniana e calcari del Cretaceo medio. Fic. 21. —— Cartina geologica della regione di Teolo. — Scala 1:20000. nell’Eocene inferiore di Albettone e dei Colli Berici. Negli Euganei sono però assai più scarsi gli avanzi fossili animali, mentre invece, In determinati punti, sì riscontrano con maggior frequenza i resti vege- tali. È infatti nelle marne di Teolo che il De Ziono scoperse la flo- rula di Teolo, illustrata dallo SquinazoL (1. c.). Questi constatò la presenza delle forme seguenti : o e — 0 RES Ohrysodium sp., Cyperites sp.. Dryophillum Ombonii Squin., Quercus palaco- phellos Sap., Cymodoceites parisiensis Bur.. Collitrites Brongniarti Schimp., Cassia phaseolites Ung., Cinnamomum Scheuchzeri Heer., Melastomites euganea Zigno. Carpites digynia Zigno. Lo SQurxaBor osserva che alcune di queste torme (C/rysodium, Dryophyllum, Quercus palaeophellos, Cymodoceites parisiensis) indicano un probabile riferimento all’ orizzonte oligocenico dei gessi di Aix. Nella comunicazione più sopra citata del De Ziexo non è indicato il punto esatto in cui egli fece scavare le filliti della sua raccolta (ora conservata nell'Istituto Geologico dell’ Università di Padova). Io ritengo però che tali filliti provengano dal livello n. 4 della successione da me riportata più sopra, sia perchè c'è identità litologica perfetta tra i cam- pioni della collezione DE Ziexo e quelli che ho raccolti nello stesso orizzonte n. 4, sia inoltre pel fatto che quivi ho constatato la presenza di alcune delle specie citate dallo SquixaBoL nella tlorula di Teolo, quali ad es. Cymodocettes parisiensis Bur. e Melastomites euganea Zigno. Orbene, sopra agli strati marnosi a resti di piante del n. 4 abbiamo visto che succede e, aggiungiamo, in perfetta concordanza, un banco calcareo con Nummulites complanata, N. laevigata ed Ortoframmine. Tale formazione, che si osserva anche nei Berici orientali (v. il profilo Montruglio-Soghe esaminato più indietro), spetta senza dubbio alla parte più bassa dell’ Eocene medio. Ne consegue dunque che l’ orizzonte fillitico è più antico della base dell’ Eocene medio e perciò va rife- ‘rito cronologicamente all’ Eocene inferiore. Si noti che, ad es., (yy modoceites parisiensis è presente anche ad Albettone, dove non esistono strati più recenti dell’ Eocene inferiore, e questo conferma la nostra conclusione. A Teolo non sono riuscito a rintracciare il giacimento in cui fu- rono raccolti i Foraminiferi (Clavulina Szaboi Hantk. ecc.) illustrati dal- l’HaxTKEN (1. c.), nel cui studio non è indicato il punto preciso di rin- venimento. Siccome però a Teolo, per quanto mi risulta, non esistono sedimenti marini fossiliferi posteriori all’ orizzonte a Nummulites com- planata, ritengo probabile che le marne coi piccoli Foraminiferi fatti — 64 — conoscere dall’ HaxrKEN rientrino nel complesso degli strati dell’ Eocene inferiore. La formazione marnosa si stende al sud di Teolo fino oltre il Mo- lino di Schivanoia, dove le marne dello Spilecciano sono attraversate, com’ è noto, da un filone-strato di trachite che le ha metamorfosate per lo spessore di qualche metro, tanto sotto che sopra. Subito a sud del cimitero di Teolo si trova un piccolo lembo del calcare con Nummulites complanata. Qualche altro lembo esiste nella parte alta del bacino del torrente di Schivanoia, presso Valnogaredo ece., ma in complesso di tale deposito non restano che scarse tracce. Riguardo all’ esistenza negli Euganei di sedimenti paleogenici più recenti di quelli ora esaminati, il prof. T'ARAMELLI (l. c., pag. 188) af- ferma, senza citare alcuna specie, che presso il M. Sieva, vennero sco- perti dei fossili dell'orizzonte dei tufi di Sangonini. Io non sono però riuscito a raccogliere elementi in riguardo, cosicchè resta che i livelli sicuramente definiti del Paleogene euganeo spettano all’ Eocene infe- riore e alla parte bassa dell’ Eocene medio. REGIONE COMPRESA FRA THIENE, CALTRANO E BASSANO È la regione collinesca che si stende a mezzodì della massa mon- tuosa che forma l’ altipiano dei Sette Comuni, del quale costituisce quasi una scarpata che lo raccorda con la pianura. Comprende ad ovest le colline di Sarcedo e quelle delle Bragonze, nella parte media il ter- ritorio di Marostica e ad oriente i colli bassanesi. Sangonini, Lavarda, Crosara, Lavacile, Chiavòn e Sal. cedo sono le località più note della regione per i loro giacimenti ric- chi di Coralli, di Molluschi, di Crostacei, di Pesci e di Piante. Il maggior contributo è fornito dalle formazioni oligoceniche, i cui fossili vennero illustrati in special modo dal Fucas, dal De GREGORIO e dal- l'OpPenHEIM pei Molluschi, dal Reuss e dal D’'AcHIARDI pei Corallari, dal De Zieno e dal Bassaxi per i Pesci e dal Visrani, dal MassaLoxco, dall’ HeER per le Piante ('). Dal lato stratigrafico il territorio fu illustrato parzialmente dal Suess (1. c.), dal Bavax (I. c.), dal MuxIeR-CHALMAS (1. c.); in modo più 2 completo, ma affatto compendiario, dal BrrTxER (*). Ultimamente chi scrive (*) pubblicò uno studio stratigrafico, esteso a tutti gli orizzonti e a tutte le località più importanti, nel quale viene ripreso anche lo studio della tettonica. L'elemento fondamentale di questa è dato dalla grande piega a ginocchio, qua e là rovesciata, che limita a sud l’alti- piano dei Sette comuni ed è seguita a mezzodì da pieghe minori a dolce curvatura nella parte occidentale, stipate e in parte rovesciate ad oriente (v. fig. 24) fra Valrovina e Bassano, dove però non esistono le faglie ammesse dal Suess (La Face de la Terre. Paris, 1895. Tomo I, pag. 328, fig. 57). In tutta la regione, e particolarmente nella sezione occidentale, assumono uno sviluppo straordinario le rocce basaltiche, formate preva- lentemente da basalti ordinari, da brecciole e da tufi basaltici. Ciò premesso, esaminiamo i profili più importanti, cominciando dalla parte occidentale. Bacino della Chiavòna La Chiavòna (da non confondersi col Chiavòn), scende dai monti di Calvene ed entra nell’Astico fra questo villaggio e Lugo. Scendendo gli affluenti della Chiavòna, che incidono l’accennata piega a ginocchio (') Vedasi la bibliografia geologica della provincia di Vicenza allegata alla Carta Geologica del NeGRI e pubblicata a Vicenza (1901) per cura di Lioy e Rumor. (©) BrrtNER A. Die Terticirbildungen von Bassano und Schio. Verhand]. d. k. k. geol. Reichs. 1877, n. 12, pag. 207-210. — Das Tertiîir von Marostica. Ibid. 1878. n. 6, pag. 127-130. (®) FaBIaNI R. Nuove osservazioni sul Terziario fra il Brenta e l’Astico (con una tavola). Atti Acc. Ven-Trent.-Istr., Anno V, (1912), fase. I, pag. S1- 117. — Si veda inoltre: La regione mon- tuosa compresa fra Thiene, Conco e Bassano. Pubbl. N. 41 e 42 dell’ Uff. Idrografico del R. Ma- gistrato alle Acque. Venezia, 1912. — 66 — (in gran parte erosa e demolita nella sua cerniera), fra Mortisa e Pra- delgiglio sì osserva la successione seguente : 1; — Scaglia senoniana. 2. — Argille variegate, calcari marnosi. 3. — Serie di calcari duri nummulitici con Pecten corneus Sow. e con letti intercalati di calcari a Miliolidi (7yi/oculina e Biloculina). 4. — Calcari marnosi, con avanzi di Cancer e di Anomie, seguiti da altri calcari marnosi limonitici con Vulselle ed Ostriche, e attraversati in qualche punto da rocce basaltiche. 5. — Calcari con piccole Nummuliti, Pecten biarritzensis, grandi Ostriche. 6. — Grosso spessore di strati calcareo-marnosi, con qualche banco di calcare nulliporico ad Ortoframmine (0. ephippium), Echinidi (Echinolampas cfr. Parolinii Oppenh., Echinanthus subaffinis Oppenh., Prenaster sp.), Tubulostiuni spirulaeum Lam., Pecten biarritzensis D'Arch., Spondylus bifrons Miinst. ecc. ©. — Marne azzurre con Briozoi, radioli di (idaris, Pecten biarritzensis, Gry- phaea Brongniarti D’ Arch., Ostrea Martinsi D’ Arch., Dimya Crearoi Oppenh. Questa formazione è specialmente evidente in Val Faighi. 8. — Proseguendo verso mezzodì, alla confluenza della valle Faighi con val Chiavona si incontra la serie delle formazioni oligoceniche, che esamineremo in altri profili. Nell’ esposta successione, il termine n. 2 è riferibile all’ Eocene inferiore, il numero 3 spetta al medio e gli altri fino all’ 8 (non compreso) al Priaboniano. In qualche punto il termine 3 è molto ridotto o manca del tutto. Sangonini Il classico giacimento di Sangonini trovasi presso le case omonime (fig. 22) in una vallecola che si apre al nord di esse; le formazioni fossilifere sono comprese fra rocce basaltiche e si possono ascrivere a due livelli principali, uno inferiore a Nunwmulites intermedia, che spetta all’ Oligocene inferiore, e l’ altro a 7rochus lucasianus riferibile all’ Oli- gocene medio, cioè all’ orizzonte di Castelgomberto. La fauna di Sangonini, formata in prevalenza di Molluschi, proviene dalla serie inferiore a Nummulites intermedia. gy "VC e e en eo, pre Ecco ora la successione completa e dettagliata che si osserva nella vallecola di Sangonini, cominciando dal basso : Oligocene inferiore 1. — Basalti compatti, coperti da basalti bollosi e poi da brecciole. 2. — Formazione tufacea nerastra con Twurrifella incisa e Latrunculus Caro- nis: è il livello principale della fauna illustrata dal FucHs. 3. — Strato marnoso-arenaceo grigio e giallastro, diretto da NW a SE con incl. di 10°15° verso SW, con Numemulites intermedia, Euspatangus ornatus, Cly- SPIEGAZIONE $ Basalti compatti, tufi e brec- ciole senza fossili. 6. Letti lignitici. . Brecciole basaltiche a Trockus lb} ] lucasianus. 4. Calcari nulliporici e calcari a N. intermedia. dI 3. Depositi areno-marnosi a N. intermedia, Clyp. Breunigi e Molluschi. 2. Formaz, areno-marnosa a N. intermedia e Molluschi delle Acque Negre. 1. Tufi nerastri a Turritella in- cisa e Latrunculus Caronis. Fia. 22. — Cartina geologica della regione di Sangonini. — Scala 1 :6000. peaster Breunigi Lbe, Scutella tenera Lbe, Pecten arcuatus Brocchi, Psamimobia pudica Brgn. 4. —- Calcari nummulitici a N. #n/erniedia, che passano a calcari nulliporici. Oligocene medio 5. — Brecciole giallastre a 7rochus lucasianus, Cerithium Ighinai Michti, C. Romeo Bayan, ricoperte talora da banchi madreporici. 6. — Ammasso di basalti, brecciole e tufi basaltici con qualche traccia di letti lignitici. Le forme più comuni della fauna di Sangonini, oltre alla N. inter media, sono: Flabellum appendiculatum, Turritella incisa, Voluta elevata, SERRA Eburna (Lutrunculus) Caronis, Cypraea splendens, Pecten arcuatus, Cras- satella neglecta, Psammobia pudica. e Cardita Lavrae. Sul versante destro della vallecola di Sangonini, molti anni or sono fu trovato dal MENEGUZZo un nuovo giacimento detto delle Acque Negre (v. fig. 22), dal nome di una minuscola sorgente vicina. La mas- sima parte dei fossili scavati dal MENEGUZZO, che sono in ottimo stato di conservazione, giacchè alcuni hanno ancora i colori originari, venne acquistata dal compianto prof. OmBoxI pel Museo di Geologia dell’ Uni- versità di Padova. L’affioramento è ora in gran parte coperto dal ter- reno coltivato; scavando alquanto si mette però allo scoperto la roccia fossilifera, che è arenaceo-marnosa e contiene la Nwumm. intermedia e una gran quantità di Molluschi, fra i quali le specie caratteristiche ora citate. Come livello, il giacimento si trova fra il termine n. 2 e il n. 3 della successione sopra esaminata. Valle del Chiavòn Le formazioni eoceniche del bacino del Chiavòn sono molto ana- loghe a quelle testè esaminate. Notevole è però la presenza alla base dell’ Eocene inferiore di un lembo di brecciole basaltiche alteratissime, nelle quali ho raccolto la Nummulites boleensis Mun.-Ch., fossile carat- teristico dello Spilecciano. Quanto alle formazioni oligoceniche che s'incontrano a contatto di quelle dell’ Eocene superiore discendendo la valle, esse sono costituite : 1. — Calcari marnosi e nulliporici. 2. — Arenarie e puddinghe, calcari-arenacei con Peclen arcuatus. 3. — Massa di basalti, brecciole e tufi basaltici senza fossili. > 4. — In questa massa basaltica sono comprese le formazioni del ben noto giacimento di Chiavòn, costituite da un lembo di strati calcareo-marnosi cenero- gnoli inclinati di circa 20° a sud, coperti da brecciole stratificate a Natica crassa- tina (v. fig. 23). 5. — Discendendo il torrente, non si trovano che rocce basaltiche, invece spostandosi un po’ ad occidente verso Lonèdo, si incontra, superiormente ai basalti culi che coprono le brecciole fossilifere a Nautica crassatina, un grosso banco di calcare a Nullipore con piccole Nummuliti, frequenti Anfistegine (A. cf. Niasi Verb.) e nu- merose Lepidocicline, fra le quali L. dilatata Michti, L. marginata Michti, L. Tournoueri Lem. et Douv. e L. Morgani Lem. et Douv. Colle a N di Lonèdo) Chiavòn W 00mslm Fire, 23. — Sezione dal Chiavòn al colle a N di Lonèdo. — Scala 1:16000 per la lungh.. 1:8000 per l'altezza. 1, Calcari marnosi e marne del giacimento a Piante e Pesci di Chiavòn — 2. Brecciole ba- saltiche a Natica crassatina — 3, Basalti, brecciole e tuti basaltici — 4, Calcari nulliporici a piccole Lepidocicline dell’Oligocene superiore — 5, Arenarie a Lepid. elephantina, Pericosmus montevia- lensis e Pecten Pasinii del Miocene inferiore. Il gruppo di strati 1-3 va riportato all’ Oligocene inferiore, la formazione 4 di Chiavòn al medio e i calcari del n. 5 al supe- riore. L'orizzonte di Chiavòn affiora in un altro lembo a Salcedo, un paio di km. a NE. I due giacimenti hanno fornito una flora e una fauna oltremodo interessanti. Fra le Piante, delle quali alcuni esem- plari superbi si conservano nella vilia Piovene a Lonedo, ricordo Phoe- nicites italicus Mass. e Latanites Pluvienorum Vis. Vi sono poi moite specie dei generi: Eucalyptus, Banksia, Laurus, Alnus, Quercus, Betula. I Pesci sono rappresentati quasi esclusivamente dai Teleostei con prevalenza dei generi ©/upea, Smerdis e Pygaeus. Sono presenti però anche degli Elasmobranchi, quali Galeocerdo priscus Heck., Myliobatis Cla- vonis Zigno, M. leptacanthus Zigno. In tutto, il Bassani (') ha segnalato 58 specie di Pesci, con predominio di forme locali e, per le forme ri- manenti, coi maggiori rapporti con la fauna ittiologica di Wurzenegg nella Stiria. (1) Bassani F. Ricerche sui Pesci di Chiavòn (Strati di Sotska-Miocene inferiore). Atti R. Ace. delle Se. Fis. e Mat. di Napoli, vol. III, ser. 2*. 1888. Bacino del LAvarda Scendendo la valle del Lavarda a partire dalla grande piega a ginocchio più volte menzionata, si osserva la successione seguente : 1. — Scaglia senoniana rossa in strati raddrizzati, qua e là rovesciati, e tutti a complesse pieghettature locali. 2. — Una quindicina di metri di calcari marnosi bianco-sporchi fogliettati, co- perti da marne con qualche Nummulite. Hanno ll tipo solito dell’ Eocene inferiore del Veronese occidentale e dei Berici. 3. — Calcari alternati a marne, con Nummwlites laevigata Brug. e Harpacto- carcinus punctulatus Desm. 4. — Banco calcareo-marnoso o arenaceo a Numm. complanata e Ortofram- mine (0. ephippiuin). 5. — Serie di calcari marnosi o arenacei con Ortoframmine e piccole Num- muliti. Calcari duri a Pecten corneus. Calcari a Miliolidi. 6. — Serie di qualche decina di metri di calcari arenacei a Clipeastridi, cal- cari marnosi a Nummuliti (N. Fabianii) e grosse Ostriche (La successione degli strati non sì può seguire con rigore in tutti i punti, causa il materiale d’ alluvione e detritico che ingombra il letto e le sponde del Làvarda). T. — Calcari talora marnosi, con Nullipore, Briozoi e Nummulites intermedia, seguiti da calcari arenecei con Echinidi e Pecten arcuatus. Spessore oltre 20 m. 8. — Due metri di puddinga. 9. — Arenarie grossolane, con ciottoletti di quarzo, diaspro ecc., dello spessore di circa m. 4. Vi ho raccolto: Numm. intermedia, N. vasca, Natica crassalina Lam., Cerithium Vivarit Oppenh., Pecten arcuatus Br., Cardium granconense Op- peuh., Crassatella neglecta Michti, Meretrin Villanovae Desh. ecc. 10. Secondo banco di puddinga. 11. — Serie di arenarie, calcari marnosi a Nullipore, Nummuliti (N. vasca), Echinidi, Molluschi (Pecten arcuatus). 12. — Serie marnoso - arenacea di tinta turchiniccia, con Nullipore, Nwuww. vasca, Briozoi, Coralli, Turritelle, Ostriche, Spondylus cisalpinus Brnga, (= oriz- zonte a Coralli di Crosara). 18. — Succedono altri calcari marnosi e marne con Pecten arcuatus, Glyci- meris Heberti Bosq., Coeloma vigil Edw. 14. — Grosso spessore di strati formato di una serie di banchi di arenarie SI dure separate da arenarie e marne friabili, in modo che si ha la tipica facies di Flysch. In queste formazioni si trovano Numm. intermedia, Pecten arcuatus, Gly- cimeris Heberti Bosq,, Psammobia plicata Sch., Natica, Turritella, Coeloma vigil ecc. Seguono arenarie e puddinghe e poi una poderosa formazione ba- saltica, di cui, salvo qualche lente calcarea, risulta costituito il resto della valle del Lavarda. In tutto il complesso esaminato sono rappresentati : 1 Eocene in- feriore dal termine n. 2, il medio dai termini 3, 4 e 5, il superiore dal n. 6: tutto il rimanente fino al n. 14 spetta all’ Oligocene infe- riore, il quale raggiunge qui un notevole spessore. L’ Oligocene medio è presente negli accennati lembi calcarei che si trovano in mezzo alla massa basaltica. Il lembo più importante esiste allo sbocco della valle Famollo, affluente di destra del Lavarda, ed è costituito da calcari con Nullipore e Molluschi, fra i quali il Z7ochus lucasianus e la Natica crassatina. Prima di lasciare il bacino del Lavarda dobbiamo ricordare che nella valle del Ponte, affluente destro del Lavarda, esiste in mezzo alle rocce basaltiche un giacimento costituito da depositi d’acqua dolce e salmastri — in prevalenza ligniti e argilloscisti neri — con resti di Piante, di Gasteropodi e di Pesci (Lepidocottus) e di Anfibi (Palaeoba- trachus vicetinus Peters), giacimento descritto già dal MuxiER-CHALMAS (1. c. pag. 74), mentre gli Anfibi vennero fatti conoscere dal PerERs (') e dal PortIs (°). Depositi affini a questi del Ponte esistono a Pon presso Chiup- pano e nella valle di S. Floriano a nord di Marostica, presso case Pertile. In questo punto, coi resti di Pesci e di Piante si trovano il (1) Perers W. Veber zwei fossile Wirbel-Thiere, Probatrachus vicetinus und Hemitrichas schisticola, aus den Tertitirbildungen von Ponte bei Laverda im Vicentinischen. Monatsb. k. Ak. Wiss. zu Berlin, 1877. Pag. 678-682. (®) PortIs A. Resti di Botraci fossili italiani. Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino, vol. 20, adun. 21 giugno 1885. a GO a Potamides conjunctus Lam. e la Pirenella plicata Brag., specie da me (') riscontrate anche nelle formazioni lignitiche rupeliane del Gazzo di Zovencedo nei Berici. S. Luca Portandosi dalla valle del Lavarda a S. Luca, si trovano, sopra ai basalti, dei calcari a Coralli dello stesso tipo ed età di quelli del M. Grumi di Castelgomberto. Fra i Molluschi più importanti ho raccolti il Zrochus lucasianus Brogn., la Natica crassatina Lam. e lo Strombus radic Brogn., forme caratteristiche del nostro Oligocene medio. Ai calcari coralligeni fanno seguito dei calcari nulliporici a piccole Nummuliti (N. vasca) e Lepidocicline, che riportiamo all’ Oligocene superiore. Valle del Lavacile In successione alla Scaglia, che assieme con gli ultimi depositi del Cretaceo medio forma le pareti del bacino collettore iniziale del tor- rente Lavacile, sì trova la serie seguente : 1. — Marne senza fossili, 10 metri. 2. — Marne ad Marpactocarcinus punetulatus Desm. 3. — Banco di calcari a Numm. complanata e Ortotrammine (0. ephippium). 4. — Serie di calcari e calcari marnosi con piccole Nummuliti, modelli di Cassidaria nodosa Sol., Pleurotomaria sp., Harpactocarcinus punetulatus Desm., coperti da altri calcari ad Ortoframmine. 5. — Calcari a Nummulites perforata e Pecten corneus. 6. — Calcari nummulitici con abbondanti frantumi di Echinidi e modelli di Molluschi. 7. — Calcari e calcari marnosi a Nummulites Fabiani, Laganum fragile Dam. La serie completa di questa formazione non è accessibile, perchè il torrente scende a picco con un salto di molti metri e le sponde sono coperte da materiali di trasporto. (1) Fasrani R. Za regione. dei Berici. Pubbl. 28 e 29 dell’ Ufficio Idrogr. del R. Magistrato alle Acque. Venezia, 1911. Pag. 51. Di AO 8. — Calcari marnosi a Peclen arcuatus, seguiti da un'alternanza di arenarie più o meno dure a Turritelle, G/yc7w2e,s ecc., con banchi di puddinga, in modo ana- logo a quanto s'è osservato nel Lavarda. 9. — Seguono due strati marnoso-arenacei celestini con ciottoletti di quarzite e diaspro, separati da banchi di basalte, e infine viene una brecciola basaltica. È questo l'orizzonte della fauna di Lavacile, fatta conoscere dal BaLestRA (!) e dal De GrEGORIO (?). Senza occuparci delle formazioni successive, notiamo che della esposta serie i termini 1-2 sono riportabili all’ Eocene inferiore, quelli dei n'' 3-6 al medio e gli strati n. 7 al superiore. Le formazioni successive, compresa quella che contiene la fauna di Lavacile, spettano all’ Oligocene inferiore. Tra le specie più notevoli e caratteristiche di questa fauna ricor- deremo le seguenti : Flabellum appendiculatun Brongn., Nerita Acherontis Brongn., Turritella incisa Brongn., Cerithium stroppus Brongn., Latrunculus Caronis Brongn., Voluta elevata Fuchs, Cypraea splendens Grat., Cassis vicetina Fuchs, Conus Grateloupi D’ Orb.. Pecten arcuatus Brocchi, Cardita Laurae Brongn., C. Arduinoi Brongn., Cardiun: anomalum Math., Crassatella neglecta Michti, Psammobia pudica Brongn.. Si tratta dunque di un'associazione di forme che corrisponde esat- tamente a quella dell’ orizzonte di Sangonini. San Bovo - M. Castellaro Esaminiamo da ultimo (fig. 24) il profilo S. Bovo - M. Castellaro (a N. di Bassano), il quale è interessante sopra tutto per l’° Eocene superiore che vi è rappresentato in modo completo e offre, anche dal lato paleontologico, stretti rapporti con le formazioni contemporanee che affiorano più ad oriente nelle colline trevigiane. (1) BaLEsTRA A. Un escursione geologica da Bassano al Lavacile. Boll. Club Alpino. Bassa- nese: vol. II. Bassano, 1896. (®) De GreGoRIO A. Fossiles de Lavacille. Ann: de Géol. et de Pal. 20° livr. Palermo, 1895. NI Pig Senza occuparci dei depositi dell’ Eocene inferiore e del medio che corrispondono e quelli esaminati nei profili precedenti, salvo l’ esistenza di un banco a Coralli riferibile all’ orizzonte di S. Giovanni Ilarione, cominciamo dagli strati dell’ Eocene superiore, i quali si succedono nel modo seguente, partendo dal più antico : 1. — Calcari giallastri grossolani con Nummuliti, fra le quali abbonda la N. Fabianii Prev. tipica. Sono frequenti anche i Coralli individuali e specialmente la Pattalophyllia cyclolitoides Michelin. Si trovano poi resti di Lezopedina, molti gusci 400 m. a W di S. Bovo M. Castellaro 266 10 { = TR \\ I] i i A4Z47, ‘VKY/; 9 NNW Jiv.m. ti 3 et I SSE Fia. 24. — Sezione S. Bovo - M. Castellaro. — Scala 1 :12500. 1, Calcari del Cretaceo medio — 2, Scaglia del Cretaceo sup. — 3, Marne dell’Eocene infe- riore — 4, Calcari grossolani nummulitici con una zona a Coralli, dell’ Eocene medio. — 5, Calcari gross. a Numm. Fabianii del Priaboniano infer. — 6, Calcari marnosi e marne a Numm. Fabianii, Ortoframmine, Coralli, Briozoi, Pecten biarritzensis ece. del Priaboniano medio e super. — 7, Cal- cari marnosi o arenacei con Numm. intermedia e Pecten arcuatus, seguiti da arenarie a Natica erassatina — 8. Roccia basaltica. — 9, Calcari nulliporici a piccole Nummuliti dell’ Oligocene su- periore — 10, Formazioni arenacee del Miocene inferiore. di Sismondia rosacea Leske; Tubulostiuim spirulaeum Lam., Turritella gradatae- formis Schaur., Diastoma Grateloupi D° Orb., Plicatula bovensis De Greg., Pecten biarritzensis D' Arch. 2. — Marne e calcari marnosi a Numm. Fabianii, N. striata, Ortoframmine (0. Fortisti, O. eplippium ed altre), Opercoline, Coralli e Molluschi come nella zona precedente. 3. — Marne cenerine con Nunn. Fabianii, Ortotrammine, Cyelolites Heberti Tourn., Briozoi, Solarium lucidum Oppenh., Scalaria Chalmasi Tourn., Diastoma costellatum Lam. mut. elongatum Brongn., Pecten biarritzensis D’ Arch., Ostrea att. 0. gigantea Sol. A questo complesso di sedimenti che nelle sue parti corrisponde alle tre divisioni in cui nel Veneto occidentale si può distinguere il Priaboniano, succedono le formazioni oligoceniche nell’ ordine che segue : 4. — Serie di calcari marnosi o arenacei con Numm. intermedia, Nerita Caronis, Turritelle, Pecten arcuatus, Cardita Laurae ed altre forme dell’orizzonte di Sangonini. 5. — Arenarie con piccole Nummuliti e Natica crassatina. Arenarie grosso- lane e sabbiose con ciottoletti di quarzo e diaspro. 6. — Basalte. 7. — Altre arenarie, coperte da un grosso banco di calcare nulliporico con piccole Nummuliti del gruppo della N. vasca e Lepidocicline. Queste formazioni, che appartengono all’Oligocene inferiore, al medio e al superiore, sono seguite dai depositi del Miocene. Dal lato tettonico va notato che gli strati dell’ Eocene sono rove- sciati e quelli dell’ Oligocene e del Miocene s'incontrano due volte lungo il profilo e ciò per effetto di una doppia piegatura degli strati successi- vamente alla curva a ginocchio, come risulta dall’ unito disegno e come dimostrai recentemente (*), in contrapposto ail’ opinione del Suess che am- metteva, secondo s'è accennato più indietro, la presenza di due faglie. I calcari a piccole Nummuliti della parte terminale dell’Oligocene si osservano bene anche un po’ ad occidente del profilo della fig. 24, alla chiesetta di S. Giorgio, presso la cava omonima che è aperta nelle formazioni del Miocene inferiore. SETTE COMUNI In tutta l’area dell’ Altipiano dei Sette Comuni delle formazioni terziarie non è rimasto che il piccolo lembo di Gallio, noto già al Mur- cHISsoN (*) e al De Ziexo (#) e del quale fecero menzione il Bayax, il WaAcEK, il TarameLLI, il Muxier-CHALMAS e ultimamente il DE STEFANI (*). (!) FasranI R. La regione montuosa compresa fra Thiene, Conco e Bassano nel Vicentino. Pubbl. n. 41 e 42 dell’ Uff. Idr. del R, Magistrato alle Acque. Venezia, 1912. (2) Murc®ison R. I. Struttura geologica delle Alpi, degli Apennini e dei Carpazi (traduz. SAVI e MexEGHINI). Firenze, 1850. (3) DE Zieno. Coup d'oeil sur les terrains stratifiés des Alpes Venitiennes. Naturw. Abh. IV Bd. Wien, 1850. . (*) Bavan. Terr. tert. de la Vénétie, 1. c.. pag. 459. — Wacexk. Die Sette Comuni, Verh. d. k. Tale lembo giace nella piatta sinclinale esistente in corrispondenza della parte media dell’ Altipiano, ed è formato esclusivamente di strati eocenici. Il MuxieR-CHaLmas dice che codesti strati poggiano trasgressiva- mente sulla Scaglia a Stenonia tuberculata, “ perforata da numerosi fori di litofagi ,, e sono costituiti esclusivamente da orizzonti superiori del- l’ Focene medio: mancano cioè l’ Eocene inferiore e parte del medio. Date le condizioni attuali della coltivazione e la presenza di ma- teriali detritici, non è possibile vedere la zona precisa di contatto fra la Scaglia e gli strati terziarî più bassi, cosicchè sarebbe necessario rimettersi all’ affermazione del Munibr-CHaLMAS, sembra però poco proba- bile che fosse emersa l’area corrispondente ai Sette Comuni mentre anche nei territori vicinissimi (da Caltrano a S. Bovo), per non dire in tutto il Veneto occidentale, non si può trovare alcun documento a sostegno di tale ipotesi, giacchè il passaggio fra gli strati della Scaglia e quelli del più basso Eocene ha luogo affatto insensibilmente e senza indizî di trasgressione. Quello che si nota in qualche luogo, sopra tutto della zona Caltrano - S. Bovo, è invece la forte riduzione della serie del- l Eocene inferiore, dovuta o a fenomeni tettonici o, fors’ anche, a scarsezza di sedimentazione, cosicchè altrettanto può supporsi sia av- venuto nell’area di Gallio. La parte visibile della serie è la seguente : 1. — In basso, calcare marnoso grigiastro con Fucoidi, Miliolidi e Orbitolites complanata Lam. 2. — Calcare molto meno marnoso, più duro, giallognolo, con granuli di quar- zite e di altri minerali verdognoli e rossicci. Contiene ancora qualche Miliolide, la Wrbitolites complanata e dei Molluschi, fra i quali più frequente un Cerizio molto vicino al C. Lachesis Bay. Sì tratta dunque di strati dell’ Eocene medio. k. geol. R. Wien, 1877. Pag. 213. — TARAMELLI. Geol. delle Prov. Venete. Pag. 155. — MUNIER-CHALMAS, These. Pag. 26. — De STEFANI O. Sunto geologico dei Sette Comuni nel Vicentino. Boll. S. Geol. It. XXX, (1911). Pag. 446. CAPITOLO II. VENETO MEDIO Più che tutto per comodità descrittiva, designiamo col nome di Veneto Medio il territorio al quale appartengono le regioni Trevigiana e Bellunese. TREVIGIANO Alla conoscenza della stratigrafia del Paleogene della provincia di Treviso contribuirono specialmente il MvuReHIson, il Bayax, il Tara- D MELLI, il Rossi e in tempi più recenti l’ OppexHEIM e il Dar Praz (!). Per la parte paleontologica i contributi maggiori si devono al D’ A- CHIARDI, al Vixassa e all’ OpPENHEM (*). Le formazioni terziarie trevigiane appartengono tettonicamente al- l’area fra il Brenta e il lago di Santa Croce, area della cui struttura tettonica lo studio più ampio ed esauriente è dovuto al prof. Dar Piaz (') Murezisox R. I. On the relations of the tertiary and secundary roks forming the southern flanks of the tyrblese Alps near Bassano. London, 1829. — Id. Struttura geologica delle Alpi, degli Apennini e dei Carpazi. Firenze, 1850. — Bayaw. Sur les terr. tert. de la Vénétie, l. e. — TARA- MELLI T. Cenni sulle condizioni geologiche e climatologiche della provincia di Treviso. Torino, 1874. — Id. Geologia delle provincie Venete. — Rossi A. La provincia di Treviso. Boll. S. G. It.. 1883. — Id. Note illustrative alla carta geologica della provincia di Treviso. Ibid., 1885. — OPPENHEIM P. Priabonaschichten ete., 1. e. — Dar Praz G. Studi geotettonici sulle Alpi orientali. Mem. Ist. Geol. della R. Univ. di Padova. Padova, 1908-12, (£) D’AcHiarpI. Vedi op. cit. sui Coralli fossili dell’Alpi Venete e Coralli fossili di Vall'Orcanu. 1882. — Vinassa. Synopsis VI, Palaeont. ital. 1897. — OppexnEIm. Priabonaschichten, l. c. Si (I (Studi geotettonici sulle Alpi Orientali). Gli spaccati che accompagnano tale studio dimostrano che la regione è formata da una serie pieghe i cui assi hanno prevalentemente direzione da WSW a ENE; fra le pieghe primarie quella più esterna (meridionale) è la continuazione della grande piega a ginocchio, che abbiamo vista nella regione fra 1’ Astico e Bassano: orbene i sedimenti paleogenici del Trevigiano formano una fascia continua che fa parte della gamba meridionale di detta piega esterna, gamba che spesso è rovesciata e più o meno ridotta nel suo spessore, sopra tutto nella regione orientale. Considerando l’intera area fra il Brenta e il lago di. Santa Croce, si rileva, come si vedrà par- lando del Bellunese, che nel terrirorio di Belluno il Paleogene si stende con una fascia quasi parallela a quella del terziario trevigiano, occu- pando la regione mediana della grande sinclinale del vallone bellunese : abbiamo così nella regione Bellunese-trevigiana due grandi lembi ter- ziarî uno interno, l’altro esterno e quest’ ultimo è appunto quello che spetta al territorio di Treviso. TREVIGIANO OCCIDENTALE Comprendo sotto questa denominazione quella parte della provincia di Treviso che si stende fra il Brenta e il Piave. Per esaminare la serie nei suoi caratteri litologici e paleontologici sì prestano meglio di tutto i dintorni di Possagno. Come profilo di base possiamo considerare quello che si segue discendendo dalla parte alta del paese di Possagno, presso il tempio di Canova, lungo la valle della chiesa e, attraversata la valle Ponticello, risalendo la costa. che forma il lato destro di detta valle e scendendo poi al di là nella valle Organa verso Castelcucco. i Si trova dunque, di seguito e in concordanza con la scaglia rossa senoniana a Zooplycos : 1. — Marne rossastre, cenerine e bianche e calcari marnosi con rari avanzi fossili (qualche Nummulite e qualche Crinoide e superiormente Harpactocarcinus punclulatus). e 2. — Calcari nummulitici con un banco inferiore a N. complanata e poi con N. perforata (i materiali alluvionali non permettono di seguire in tutti i suoi det- tagli questa parte della serie). 3. — Potente massa di argille e marne celestine, che si può esaminare bene nella cava alle Fornaci. In questa massa si possono distinguere due orizzonti prin- cipali, uno inferiore con Clavilithes Japeti Tourn., l altro con Soler plagiaular Cossm., per quanto le forme faunistiche dei due livelli siano per la massima parte promiscue. Tra i fossili comuni abbiamo: Cyelolites Heberti Tourn., C. patera D’ Ach., Placosmilia bilobata D’ Ach., Flabellum appendiculatum Brongn., Turritella gra- dataeformis Sch., Solarium lucidum Oppenh., Natica Canovae Oppenh., Mitra fu- sellina Lk., Clavatula Curognae Oppenh., Pleurotoma cavasana Oppenh., Plicatula bovensis De Gr., Limopsis scalaris Sow., Chama granulosa D’ Arch., Psammobia granconensis Oppenh., Teredo Tournali Leym. 4. — Calcari marnosi nodulari con Nullipore, Ortoframmine, Opercoline, Num- muliti, Echinidi, Briozoi, Pecten biarriltzensis, Tubulostivim spirulaevin, con banchi intercalati a Corallari (Astrangia, Astraeopora). 5. — Marne arenacee cenerine con Nummuliti (N. ctr. contorta) e qualche Corallo, Tubulostium spirulaeum e Turritella gradataeformis, Pecten biarritzensis, Arca scabrosa Nyst., Pholadomya Puschi, Solen plagiaular. 6. — Calcare arenaceo giallastro con Ortoframmine (0. ephippium), Pecten biarritzensis, Turritella gradataeformis, Cassidaria sp. ecc. €. — Arenaria marnosa cerulea con ciottoletti, talora sabbiosa, ricchissima di avanzi di Molluschi, generalmente però in cattivo stato di conservazione. Ho deter- minato le forme seguenti : Pecten arcuatus Broc., Cardita Laurae Brgn., C. Arduinoi Brgn., Glycimeris Heberti Bosq., Crassatella neglecta Michti., Xenophora cumulans Brgn., Ficula con- dita Brgn. 8. — Arenarie un po’ friabili e calcari arenacei con Peclen e qualche Scutella. Seguono strati arenacei a Pecten Pasinii e Lepidocyelina elephantina del Miocene inferiore. Considerando i varî elementi di questa successione e mettendoli in rapporto con quelli che si osservano alla destra del Brenta, nel ter- ritorio fra Thiene e Bassano, sì rileva che il n. 1 rappresenta l’ Eocene inferiore, il 2 l'’Eocene medio, il 3 la parte bassa dell’ Eocene superiore o Priaboniano, del quale i termini medio e supe- AMT] pot riore sono costituiti dagli strati dei numeri 4, 5 e 6, e il resto della serie è attribuibile all’ Oligocene. Il complesso della formazione del n. 3 rappresenta, con facies mar- noso-argillosa e con molti elementi faunistici particolari, l'orizzonte in- feriore del Priaboniano di S. Bovo, col quale ha in comune parecchie specie di Coralli e di Molluschi (ad es. Cyclolites Heberti, Pattalophyllia subinflata, P. cyclolitoides, Flabellum appendiculatum, Turritella gradatae- formis, Solarium lucidum, Plicatula bovensis). Tale facies di argille e marne celestine è molto sviluppata nel ter- ritorio di Possagno e forma una zona continua sulla destra della valle Curogna, i cui affioramenti più noti per i fossili che hanno fornito si trovano, oltre che alle Fornaci e in via degli Orti di Possagno, a Co- stalunga, alla Priera di Castelcies ed a Curogna, affioramenti che dal lato paleontologico furono illustrati dal Vrxassa e dall’ Oppex- HEIM nelle opere citate più sopra. Della successione esaminata è interessante anche il livello n. 7, formato di arenarie con ciottoletti, perchè, sia per la natura litologica, sia per la fauna, fa riscontro alla facies predominante nell’ Oligocene della valle del Làvarda. Pederobba Prima di passare nel Trevigiano orientale è opportuno ricordare una sezione che si osserva nella località del Molinetto presso la sta- zione di Pederobba, che è sulla sponda destra del Piave, 3 km. a nord di Curogna. La successione si vede nel modo più evidente, giacchè la serie degli strati venne tagliata e messa allo scoperto per lavori inerenti alla ferrovia. Come risulta dallo schizzo riprodotto nella figura 25, procedendo da nord a sud s'incontrano le seguenti formazioni, in strati diretti quasi da est ad ovest e pendenti verso mezzodì con inclinazione media di 45°: ee SOS CES ©. A 1. — Scaglia color rosso mattone. 2. — Calcare marnoso grigio-pavonazzo, in grossi strati, a frattura concoide. 3. — Calcari marnosi giallognoli e marne. 4. — Flysch azzurro-cenerino con abbondanti tracce di vegetali. b. — Formazioni alluvionali (ciottoli e massi calcarei, dolomitici, granitici). Continuando verso sud fino al torrente Curogna sì troverebbero gli strati dell’ Eocene superiore e dell’ Oligocene, costituiti, come s° è accennato, in modo analogo a quelli di Possagno. Fic. 25. — Sezione Molinetto-Pederobba. 1, Scaglia senoniana — 2. Calcare marnoso grigio-pavonazzo — 3, Calcari giallognoli e marne — 4, Flysch — 5, Alluvioni. Data l’assenza di elementi paleontologici significativi, il profilo del Molinetto non avrebbe interesse alcuno. Ho creduto però conveniente illustrarlo, perchè in esso si vede come dalla Scaglia senoniana tipica si passa gradualmente ad altre formazioni che, per analogia litologica con le formazioni che si osservano alla base dell’Eocene nella parte orien- tale del Veneto occidentale, sono riportabili all’ Eocene inferiore. Anche in questa parte del Trevigiano, e come s'è osservato in generale in tutto il Veneto ad occidente del Brenta, non esiste dunque discor- danza fra il Cretaceo superiore e l’ Focene più basso. Risulta inoltre dalla serie del Molinetto già in questo tratto del Veneto medio co- mincia a svilupparsi negli orizzonti inferiori dell’ Eocene la facies di Flysch, che è tanto diffusa, come vedremo, nelle regioni che passiamo a studiare. CL gg TREVIGIANO ORIENTALE Rispetto a quelle testè esaminate le formazioni paleogeniche del Trevigiano orientale, dal Piave al confine friulano, hanno un’ impor- tanza molto secondaria, poichè la grande riduzione della serie e 1’ ab- bondante detrito, che spessissimo ricopre gli strati interposti fra la Scaglia senoniana e il Miocene inferiore, rendono difficili e poco frut- tuose le ricerche di fossili. S'aggiunga poi che in corrispondenza di parte dell’ Eocene medio e di tutto quello superiore e dell’ Oligocene comincia a predominare la facies di Flysch, alla quale, come vedremo pel Bellunese e pel Friuli, corrisponde in genere una grande povertà di elementi paleontologici utili per la cronologia. Per dare un'idea della successione che più comunemente si ri- scontra nel lembo terziario di cui ci occupiamo, basterà esaminare in dettaglio un solo profilo, per es. quello che sì può rilevare sulla destra della valle del Visnà, tra Miane e Campea. Secondo il Rossi (Note wWlustr. pag. 12) la serie da Miane a Campea (che riporto tal quale) sarebbe la seguente : a) Scaglia bianca ) Ì : i Senoniano. b) Scaglia rossa \ c) Marne rosee, verdi e azzurre con nummuliti : diet Me te ) Eoc. inf. e medio. d) Calcari con grandi Numm.nummularia, N. crassa ecc. | } e) Calcari arenacei e marne cineree identiche a quelle SRUO se ; Eoc. sup. Flysch. che poco lungi a Guietta contengono numerose Serp. spirulaea. | f) Glauconia a scutelle e clipeastri. 9g) Potente arenaria e calcare a nullipore, al col Belve- » Bormidiano. dere. Tutti gli strati con dir. NE sono quasi verticali. Questa successione nei suoi tratti principali risponde a quella da me rilevata a partire dalla confluenza di valle Fontana con valle Visnà e seguendo la destra del torrente Visnà fino alla quota 225 (v. fig. 26). Ho trovato dunque : 1. — Scaglia rossa, senoniana, a strati fortemente raddrizzati e pendenti verso SE. 2. — Marne cenerine, superiormente con lastre arenacee dure intercalate, co- sicchè ne risulta il tipo di Flysch. 3. — Marne azzurre con banchi, ora di qualche decimetro ora di oltre 1 m., di calcari duri. Nelle fratture fresche, e ancor meglio levigandoli o riducendoli in lamine, si vede che essi non sono altro che una brecciolina, risultante di un impasto, a cemento calcitico, di piccole Nummuliti, Ortoframmine, frammenti di Alveoline, qualche aculeo di Echinide (fig. 2 e 3, tav. IX). 4. — Grosso spessore di Flysch, con qualche intercalazione di banchi calcarei, di struttura brecciata anche più evidente di quella dei banchi del n. 3 e con ana- loghi elementi paleontologici. 5. — Parecchi metri di arenarie, che nella parte superiore contengono nume- rosi avanzi di Pecten, Glycimeris e d’ altri Molluschi. 225 Confl. Visnà-Fontana : Vergaman 3 a —T Visna +— SE 3 (50 sImar NW Fic. 26. — Sezione presa fra Miane e Campea. sulla destra di val Visnà. — Scala 1 : 6000. I 1, Scaglia rosea del Cretaceo superiore — 2, Marne cenerine, superiormente con lastre are- nacee intercalate — 3, Marne azzurre con banchi intercalati di brecciole calcaree nummulitiche — 4. Flysch con intercalazioni di banchi di brecciole calcaree nummulitiche — 5, Serie di arenarie che superiormente contengono resti di Molluschi — 6. Arenarie a Lepidocyelina elephantina e Cli- peastridi — , Arenarie a Pericosmus montevialensis e Pettini — 8. Arenarie a grosse nullipore — 9, Alluvioni. 6. — Arenaria grigio - ferrigna glauconitica, con Lepilocyclina elephantina e Clipeastridi. T. — Seguono altre arenarie a Per:cosmus montevialensis e Pettinidi. 8. — Banco arenaceo a grosse Nullipore. Il termine n. 6 segna l’inizio del Miocene, quindi noi non ci oc- cuperemo delle formazioni 6 ad 8. Quanto agli altri termini della serie, in base agli elementi paleonto- logici riesce pressochè impossibile una distinzione cronologica attendibile. Infatti negli strati che seguono immediatamente alla Scaglia se- noniana non ho trovato alcun fossile che indichi trattarsi di Eocene LISA inferiore come ritenne il Rossi. Quanto poi ai calcari nummulitici in- tercalati nelle formazioni marnose e arenacee dei termini 3 e 4, dalle mie ricerche risulterebbe che in essi mancano le grandi Nummuliti proprie dell’ Eocene medio, mentre vi si trovano tutte forme molto piccole e per giunta assai poco significative. Le Alveoline, che con la loro discreta frequenza caratterizzerebbero tali formazioni come spettanti all’ Eocene medio, sono però tutte spezzet- tate, carattere che unito alla struttura brecciata delle rocce induce a ritenere che tali Foraminiferi si trovino in giacimento secondario. In altri termini, codesti calcari devono risultare, almeno in gran parte, dal disfacimento di altre rocce calcaree ad Alveoline e Nummulitidi. Riesce poi praticamente impossibile distinguere quali dei Foraminiferi sono in giacimento primario e quali no, perchè anche quelli rimasti interi, date le loro piccole dimensioni, potrebbero benissimo essere sfug- giti alla rottura o ad una evidente lisciatura in seguito alla disgrega- zione della roccia che primitivamente li conteneva. Vedremo che calcari di struttura analoga a quelli di cui parliamo sì trovano in abbondanza nel Bellunese. T'orneremo quindi più avanti sull’ argomento cronologico; qui ci limitiamo a notare che la massa stratificata dei termini 3 e 4 è forse in gran parte posteriore all’ Eo- cene medio. Il termine 5 (arenarie a Glycimeris e Pecten) presenta stretta analogia col n. 7 della successione di Possagno (arenarie a Glycimeris, Crassatella neglecta, Pecten arcuatus) ed è riferibile alla parte elevata dell’Oligocene, trovandosi immediatamente sottoposto, e in concordanza, alle arenarie a Lepidocyclina elephantina, che segnano la base del Miocene. Una successione del tutto simile a quella or ora esaminata si os- serva più ad oriente, per es., sul versante sinistro della valle del So- ligo nel tratto fra la Sega e la Fornace di Follina. BELLUNESE Nella regione compresa fra il Brenta e il Friuli occidentale abbiamo visto che esistono, in rapporto alla struttura tettonica generale, due — 899 = lembi principali di formazioni terziarie, uno esterno che è quello tre- vigiano or ora esaminato, ed uno interno che spetta al territorio bel- lunese. Di questo si occuparono particolarmente il TarameLLI, 1’ HOERNES cilena Praz. (1). Per quanto coprano una larga superticie e raggiungano un forte spessore, le formazioni paleogeniche del Bellunese per il grande svi- luppo dei sedimenti a facies di Flysch, sempre privi o poverissimi di fossili, non sì prestano ad una suddivisione cronologica completa e sì- cura, nemmeno nei termini principali che si riscontrano nel Veneto occidentale. Gli orizzonti fossiliferi sono per lo più rappresentati da lenti di calcari nummulitici, generalmente isolate nella massa del Flysch, cosicchè la successione completa non si può fissare lungo un determi- nato profilo, ma soltanto ricostruire in base a protili parziali. S'aggiunga che nelle zone a Nummuliti mancano gli altri fossili, o sono ridotti allo stato di modello, come avviene pei Molluschi, cosicchè il riferiì- mento cronologico deve basarsi esclusivamente sui Foraminiferi, i quali, per quanto utili, non sempre possono prestarsi allo scopo. Esamineremo da prima alcuni profili del Feltrino e poi alcuni altri dei dintorni di Belluno. DixtorxI DI FELTRE Val Porcilla Nel bacino collettore iniziale del torrente Porcilla (* Porsida .. delle tavolette al 25 mila dell’I. G. M.), che dal M. Masieròn scende (1) TARAMELLI T. Escursioni geologiche fatte nell’anno 1871. Ann. Scient. R. Istit. Tecnico di Udine, vol. V. 1872. — Appunti geologici sulla provincia di Belluno. Congr. di Varese, sezione di Geologia, 26 settembre 1878. — Geologia delle provincie Venete, pag. 161. — Note illustrative alla carta geologica della provincia di Belluno. Pavia, 1883. — Hoerxes R. Aufnahmen in der Umgebung von Belluno, Serravalle, Longarone, Feltre und Agordo. Verh. k. k. geol R-A. Wien, 1876. — Schio- schichten im Becken von Belluno und in der Umgebung von Serravalle. Ibid., n. 9. 1877. — Dar Praz G. Le Alpi Feltrine, Studio geologico, Mem. R. Ist. Veneto. Venezia, 1907. — Studi geotettonici sulle Alpi Orientali 1. c. — Altipiano del Cansiglio e regione circostante. Boll. R. Com. Geol. Ital., vol. 41, fasc. 4°, Roma, 1911. — Appunti sulla geologia delle provincie di Belluno e di Treviso. Ibid. 1912. — 86 — a Pedavena (3 km. a NW di Feltre), e precisamente nella regione detta “ Le Boscaje ,, esiste un lembo di strati terziari compresi nel nucleo «di una sinclinale cretacea. Di tale lembo si occupò già il prof. Dar Praz (Alpi Feltrine, pag. 156-157), il quale definì la serie che ci interessa nel modo che passo a riassumere : Kocene inferiore Marne giallognole, con tracce di piante e scaglie di Pesci, in successione con- cordante alla Scaglia. Talora sopra questa vengono delle marne con agglomerazioni di Teredini, come si osserva nell’ Eocene inferiore dei Berici. Kocene medio Calcari ora grossolani, ora compatti, che nella località Boscaje s’ alternano con marne arenacee, in qualche caso con struttura di brecciole. Fra le specie raccolte il DAL Praz cita: Numm. tuberculata Brug. (= N. laevigata Brug.), N. Lamarcki D'Arch., N. Brongniarti D'Arch., Assilina manvillata D' Arch. e un’ Orthophragmina sp. Nella bassa Val Porcilla, vicinissimo a Pedavena, si ha un secondo affioramento terziario, ma i suoi rapporti con la Scaglia non sono evi- denti, causa la presenza di materiali detritici e morenici che coprono parte delle formazioni stratificate. Il prof. TARAMELLI (Geol. prov. venete, pag. 161) parla di arenarie e brecciole nummaulitiche esistenti alle falde orientali del M. Avena e poi di un banco di marne con Orbitoidi presso Pedavena, banco ch'egli riferisce al “ Piano di Priabona ,. Come afferma il prof. DaL Praz (Studi geotettonici ecc., pag. 57), e com’ ebbi occasione di vedere personalmente, nel torrente un po’ a NW di Pedavena affiora un lembo di marne celestine contenenti Num- muliti e Ortoframmine, fra le quali N. complanata Lam., Orthophragmina ephippium Schl. e O. Pratti Michelin. Quest’ associazione di forime è comune a vari livelli del Luteziano inferiore e superiore del Veneto occidentale, siccome però nelle regioni più vicine del Trevigiano e del Bassanese la Nummulites complanata sì trova assieme ad Ortoframmine nel Luteziano più basso, è giustificato rite- 30 fe nere che gli strati in parola spettino a questa suddivisione dell’ Focene medio, per quanto non sia dato vedere chiaramente in quali rapporti stratigrafici si trovino con le altre formazioni paleogeniche. Vaile del Colmeda Passando dalla Val Porcilla alla vicina valle del Colmeda, di cui la Porcilla è tributaria, si osserva la continuazione della zona terziaria testè ricordata. Anche nella valle del Colmeda non si può vedere il passaggio dalla Scaglia senoniana all’ Eocene, per la presenza di ab- bondante materiale morenico. 1. — I più antichi strati del Terziario che restano allo scoperto (un po’ a NE di Norcen) sono formati da calcari grossolani duri con piccole Nummuliti e frammenti di gusci di Echinidi. 2. — Ad essi seguono, in banchi fortemente raddrizzati, diretti da SW a NE e immersi a SE, dei calcari marnosi, risultanti di un impasto di Foraminiferi, fra i quali molte Ortoframmine e parecchie specie «di Nummuliti. Le specie più significative di queste ultime sono la Nummbulites complanata e la Nunimulites atacica. 3. — Succede un potente spessore di marne ed argille, le quali nella parte in- feriore contengono qnalche zona ad Ortoframmine e piccole Nummuliti striate e nel resto risultano completamente sterili. Di queste formazioni il termine n. 2 corrisponde evidentemente agli strati marnosi ad Ortoframmine e N. complanata che abbiamo visti nella bassa Val Porcilla. * Degli affioramenti nummulitici del territorio vicino a Feltre, ri- cordiamo infine un lembo calcareo a Sismondia che comincia 1 km. a NNE di Feltre, nella località detta ai Sassett, e si stende verso Cart e al di là per qualche chilometro. Il prof. Dar Praz crede che tale formazione si possa riferire alla parte alta dell’ Eocene medio. SR I DixrorxI DI BELLUNO Esamineremo le formazioni paleogeniche dei dintorni di Belluno per mezzo di alcuni profili rilevati lungo una zona trasversa alla val- lata del Piave e compresa fra Belluno e Trichiana. Come s'è detto più indietro, questa parte del vallone bellunese corrisponde ad una larga sinclinale, lungo la parte mediana della quale si adagiano le formazioni terziarie, mentre quelle secondarie, più bru- scamente sulla destra del Piave (cioè a NW), più lentamente sulla si- nistra, vanno sollevandosi a formare le parti più esterne delle falde della grande piega ('). Per queste condizioni tettoniche potremo dunque esaminare la serie in ordine cronologico ascendente, tanto se partiamo dal margine destro del vallone bellunese, quanto se prendiamo le mosse dal margine si- nistro. Cominceremo dalla regione situata alla destra del Piave. Bacino dell’ Ardo Il passaggio dalla Scaglia all’ Eocene si può osservare 1 km. circa a monte della confluenza dell’Ardo col Medone. L’Eocene è costituito da prima da rocce del tipo stesso marnoso, gialliccio o rossastro, che s'è visto nella regione di Feltre e che si può riferire cronologicamente all’ Eocene inferiore. Gli strati sono inclinati a SE. Segue pei una potente massa di Flysch, nella quale non si può stabilire livello alcuno, mancando gli elementi paleontologici e trovan- dosi poi la parte più recente coperta da rivestimento morenico, che maschera anche un certo tratto della serie miocenica. Per vedere il seguito della serie paleogenica passeremo invece al- l’altra falda della sinclinale del vallone bellunese, pure restando sempre sulla destra del Piave. A_ tale scopo risaliremo dunque la valle dell’Ardo (!) V. Dar Praz. Studi Geotettonici, tav. III, profilo VI. = RL a cominciare dalla sua confluenza col Piave, che avviene immediata- mente a monte di Belluno. Per le condizioni tettoniche accennate, gli strati sono qui inclinati verso NW, e si succedono nel modo seguente, dai più antichi ai più recenti: 1. — Forte spessore di Flysch con grossi strati di arenarie dure intercalati nelle zone marnose. Fra i grossi banchi arenacei esiste qualche sottile letto mar- noso a Foraminiferi e tracce d’altri fossili. Il principale di questi letti si trova un centinaio di metri a valle del ponte dell’ Ardo e contiene Alveoline, Ortoframmine, piccole Nummuliti (fig. 1, tav. VII) radioli di Echini, qualche dente di Pesce ecc. 2. — Oltrepassato il ponte, s'incontrano grossi banchi di calcari arenacei omogenei e duri, senza fossili, dopo dei quali succede una potente massa di Flysch con impressioni e tracce così caratteristiche che sembra trovarsi nelle più tipiche zone del Flysch appenninico. 3. — Dopo circa 2 km. e mezzo dalla confluenza Piave - Ardo gli strati del Flysch cominciano a presentare delle ripiegature, che vanno via via complicandosi man mano che si prosegue risalendo il torrente. Nel punto dove cominciano tali ripiegature, affiora in mezzo alla massa del Flysch un banco, dello spessore di qualche ‘metro, costituito di una brecciolina a cemento marnoso e ad elementi formati di minuscoli ciottoletti di quarzo, diaspro ecc., mescolati a gusci di Assiline, di piccole Nummauliti e di altri Foraminiferi. 4. — Banchi calcarei a struttura brecciata contenenti piccole Nummuliti ed altri Foraminiferi. 5. — Alcuni metri di marne tenere alternate a strati areno-marnosi duri, con facies di Flysch. 6. — Arenaria glauconitica a Molluschi. Le ultime formazioni si possono esaminare con maggiori dettagli in un altro profilo, cioè a S. Bastiano, sulla destra del torrente Rui, che è tributario di destra dell’ Ardo. S. Bastiano La serie che si osserva salendo dal fondo del torrente Rui al poggio su cui sorge la chiesetta di S. Bastiano (a NW di Belluno, un po’ prima di arrivare a Vezzano) è la seguente (v. fig. 27): — 90 — 1. — Flysch con intercalazioni di banchi calcarei nummulitici (v. n, 4 del profilo precedente). Il banco calcareo terminale è di color giallastro, ha grana mi- nuta e contiene piccoli Foraminiferi (Ortoframmine spesso in frammenti, Nummuliti, Miliolidi ecc.). 2. — Pochi metri di marne tenere, alternate a strati areno-marnosi duri con facies di Flysch. 5. — Due o tre metri di arenarie talora marnose, senza fossili. 4. —. Banco, dello spessore di 4-5 m., di arenaria glauconitica, giallastra o azzurro-verdognola, zeppa di avanzi fossili: Molluschi in prevalenza, qualche Bra- chiopodo e pochi Coralli. 5. — Segue della glauconia verdognola scura con rari Lamellibranchi e Co- ralli, coperta da molassa. S. Bastiano T. Rui Fic. 27. — Serie di S. Bastiano. 1. Flysch con banchi calcarei (1’) intercalati — 2, Banco di calcare bianco-giallognolo con piccoli Foraminiferi — 3, Marne tenere. alternate a strati areno-marnosi duri (tipo Flysch), e su- periormente arenarie, talora marnose — 4, Glauconia a Pecten deletus ed altri Molluschi — 5, Altra. glauconia coperta da molassa — 6, Materiali morenici. Il prof. Dar Piaz (Studi geotettonici. pag. 60) indica negli strati del n. 5 la presenza del Pecten Pasinii e di una Scutella (riferibile pro- babilmente alla S. subrotundaeformis Schaur.). Senza occuparci di questo orizzonte, che riteniamo appartenente al Miocene inferiore, ci fermeremo un momento sul termine n. 4, quello cioè della glauconia inferiore a Molluschi, che potremo indicare col nome di glauconia a Pecten deletus Michti, giacchè questa specie vi è assai frequente. Il Dar Praz (1. c.), riprendendo in esame la fauna, che Le gg dalla maggior parte degli autori (e segnatamente dall’ OppexHEM (') che se ne occupò in modo speciale) viene riferita al Miocene inferiore, è indotto a ritenerla oligocenica, come pensava già il MENEGHINI (*). A questo proposito osserviamo anzitutto che nella serie miocenica bellunese si presentano altri orizzonti con la stessa facies, così da ge- nerare facilmente confusione fia. gli esemplari provenienti dai vari li- velli qualora non siano tenuti rigorosamente distinti, e tale inconve- niente si è verificato nelle vecchie collezioni, inducendo gli autori che se ne sono serviti a ritenere miocenici indistintamente tutti gli orizzonti. Per discutere l’ età della fauna è dunque necessario prendere in considerazione soltanto i fossili raccolti in posto e nel livello preciso di cui ci occupiamo ; fra questi fossili, trovati in parte dal prof. Dar Praz, in parte da me sul sito, figurano le specie seguenti : Terebratula Hoernesi Suess, Xenophora cumulans Brgn., Ficula condita Brgn., n Voluta subambigua D'Orb., Pecten deletus Michti, Pecten arcuatus Brocchi, Spon- dylus cisalpinus Brgn., Cardita Laurae Brgn., C. Arduinoi Brga., Crassatella ne- glecta Michti ed altre forme proprie dell’ Oligocene veneto e d’ altri paesi. Riprenderemo più da vicino la questione nel Capitolo stratigrafico riassuntivo. Riguardo poi all’età degli altri termini della serie di S. Bastiano è opportuno, prima di toccare la questione, che vediamo altri profili. Salce - Antole Esaminiamo la successione che si osserva partendo dalla sponda destra del Piave sotto a Salce e dirigendosi a nord fino ad Antole: è questo un profilo parallelo a quello dell’ Ardo e situato circa 4 km. ad occidente. La serie che esaminiamo fa parte, come le due precedenti, della gamba sud-est della sinclinale del vallone Bellunese, cioè la stra- tificazione ha pendenza generale verso nord-ovest. Partendo, come s'è (1) OppeNHEIM P. Ueber die Ueberkippung von S. Orso, ecc., l. c. (®) Vinassa pE ReGny P. E. / Molluschi delle glanconie bellunesi (nota preventiva). Proc. Verb. Soc, Tose. di Sc. N. vol. IX. 1895. Pag. 261. E i detto, dalla sponda del Piave si trovano via via le seguenti formazioni (v. figg. 28 e 29): l. — Flysch tipico. 2. — Pila di qualche decina di metri formata di grossi banchi di calcari brec- ciati. Tali calcari risultano di un impasto di frammenti, per lo più angolosi e ge- neralmente piccoli (da pochi millimetri a pochi centimetri), di rocce in prevalenza calcaree, frammenti agglutinati da cemento calcareo-marnoso. In maggioranza si Colle di Salce Ferrovia Letto del Piave +15 320 ; ò N 30ns/m SÌ Fic. 28. — Sezione dal Colle di Salce al Piave. — Scala 1: 2500. 1, Flysch — 2, Breccie calcaree nummulitiche, a grossi elementi, con qualche intercalazione marnosa — 3. Altre brecciole calcaree nummulitiche. tratta di calcari ad Alveoline (es. A. oblonga d’Orb.) o a Nummuliti, e subordina- tamente di frammenti di calcari compatti bianchi o di calcari saccaroidi rosei, che ritengo provengano da rocce del Secondario, presentando grande somiglianza con certi tipi di calcari giuresi di regioni vicine. Fra le Nummuliti, alcune delle quali si trovano sciolte come elementi della breccia, è più frequente la Nwumm. atacica Leym. Non sono rare le Ortoframmine e le tracce (radioli o frammenti di guscio) di Echinidi. Tratto tratto fra i banchi calcarei si nota qualche intercalazione ar- gilloso-arenacea. 8. — Calcari grigiastri molto tenaci, nei quali non ho trovato fossili. 4. — Dalle colline di Salce, proseguendo a nord in direzione di Antole, si at- traversa una serie di formazioni (in parte coperte dal terreno coltivato 0, come fra Sois e la Fornace De LaGo, da alluvioni argilloso-torbose), la quale risulta di una — 93 — alternanza di sedimenti marnosi e di banchi (') di arenarie dure, di calcari arenacei. di puddinghe a piccoli elementi di quarzo, diaspro ecc. Si ha cioè una successione che corrisponde a quella incontrata risalendo l’ Ardo fino al parallelo di S. Bastiano. Db. — Oltrepassato il piano torboso che si stende a N di Sois, si trova, comin- ciando dai piedi del dosso della Fornace De Lago (v. fig. 29) un affioramento di (presso Antole) Colle della Fornace De Lago SE 400m s/m Fic. 29. — Sezione dal Colle della Fornace De Lago ai pressi di Antole. — Scala 1: 2500. 1, Flysch — 24 -2e, Brecciole calcaree con frammenti di Alveoline, Ortoframmine, piccole Nummuliti ecc. (v. la successione riportata nel testo). — 3, Serie areno-marnosa tipo Flysch — 4, Glauconia inferiore a Pecten deletus — 5, Arenarie glauconitiche e molasse del Miocene inferiore. strati arenacei, ai quali seguono dei grossi banchi calcarei con qualche intercala- zione areno-marnosa. I termini principali della serie calcarea sono : a) Calcare marnoso di color grigiastro o plumbeo risultante di una brecciolina, con Alveoline di solito in frammenti, piccole Nummuliti ed altri Foramimiferi (fig. 4, tav. IX). Nella massa sì trovano pure dei pezzetti di calcari color ruggine a Miliolidi. b) Calcari bianco-sporchi o grigiastri più chiari dei precedenti. Contengono frammenti di Alveoline, di Ortoframmine e di Nummuliti (fig. 5, tav. IX). Le forme più piccole di Nummuliti e di Ortoframmine sono intere (0. dispansa Sow., 0. ca- rians Kaufm.). Esistono pure pezzettini di calcari a Miliolidi. c) Calcari marnosi e superiormente arenacei duri. Sono zeppi di piccoli Fo- raminiferi: Alveoline (molto rare e per lo più in frammentini), Nummuliti piccole, Ortoframmine di solito in pezzi, ecc. (fig. 6, tav. IX). 6. — Alcuni metri di rocce marnose ed arenacee tipo Flysch. 7. — Arenaria glauconitica a Peclen deletus. 8. — Arenarie glauconitiche e molasse del Miocene inferiore. (1) La presenza dei banchi di rocce più resistenti intercalati nella serie marnosa è rivelata dalla plastica stessa del terreno, poichè in corrispondenza degli affioramenti di tali rocce di maggior durezza esistono dei piccoli dossi allungati secondo la direzione degli strati (da NE a SW), che danno una caratteristica fisionomia al paesaggio. - 94 — I calcari del n. 5 corrispondono ai calcari che si trovano nella parte inferiore del profilo di S. Bastiano. Il Flysch del n. 6 a quello del n. 2 della stessa sezione di S. Bastiano; la glauconia a Pecten de- letus del n. 7 a quella del n. 4 e le arenarie e molasse del n. 8 a quelle del n. 5 della medesima sezione. Bacino del Rio Comenda Passando sulla sinistra del Piave e risalendo il Rio Comenda, af- fluente del Cicogna, che a sua volta è tributario del Piave, si osserva la continuazione degli strati di Salce, sempre nella falda meridionale della sinclinale del vallone di Belluno. S. Pietro in Tuba (verso il Piave) 802 Fic. 50. — La serie di S. Pietro in Tuba vista dalla destra della Val Comenda. 1, Flysch piegato — 2, Breccie calcaree nummulitiche. Come alla base est delle colline di Salce, così lungo la valle del Rio Comenda si incontrano da prima le formazioni tipiche del Flysch, sopra alle quali si sviluppa una potente massa di rocce calcaree che costituiscono le parti superiori del bacino, coronando a guisa di bastioni ì monti più alti, come ad es. il monte di S. Pietro in Tuba (m. 802). Ne:la regione di S. Pietro in Tuba, la val Comenda offre una bella sezione naturale (fig. 30), molto importante poichè ci mostra, ana- logamente a quanto s'è visto nell’ Ardo, la massa del Flysch forte mente piegata ricoperta in discordanza da una pila di rocce calcaree. ISTBI SY Tali rocce, che sono sviluppate per largo tratto in tutta l’area at- torno a S. Pietro e nei monti fra la val Comenda e la val Cicogna, hanno una struttura tipicamente brecciata, sono cioè costituite da un aggregato di pezzi angolosi, di diametro variabile da pochi milli- metri a parecchi decimetri, cementati fra loro da scarso materiale cal- careo-marnoso giallognolo (fig. 5, tav. VII). Gli elementi più abbondanti sono forniti da pezzi di calcari con Alveoline, Assiline, Nammuliti e Ortoframmine. Non mancano però dei pezzi di calcari subcristallini rosei, con tutta probabilità del Secondario, identici a quelli notati nella formazione calcarea della collina di Salce (n. 2 del profilo riprodotto nella fig. 28). Per la posizione stratigrafica e per l'identità di struttura, la breccia calcarea della regione di S. Pietro in Tuba appartiene dunque allo stesso orizzonte di quella di Salce. Nella breccia dei dintorni di S. Pietro in Tuba è pure abbastanza frequente tra le Nummuliti la N. atacica Leym. in esemplari tipici, ora inglobati negli elementi della breccia, ora isolati. Questi ultimi non mostrano d’ aver subito che qualche traccia di rottura e di levigazione, particolare che, come vedremo, può riuscire di qualche utilità per le deduzioni cronologiche. Oltre ai fossili ricordati non ho raccolto che qualche modello di Lamellibranco e di Gasteropodo, ma in pessime condizioni, così da non essere determinabile nemmeno genericamente. Per quanto s'è detto, i calcari di S. Pietro in Tuba e dintorni sono evidentemente gli stessi di cui ebbe ad occuparsi il prof. Tara- MELLI, alla pag. 131 delle sue Note IMustrative alla carta geologica della Provincia di Belluno. Egli cita tra i fossili raccolti: Nummulites laevi- gata Brug., N. atacica Leym., Assilina exponens Sow., Alveolina elongata D’Orb., Operculina ammonea Leym., Orthophragmina ephippium Schl., O. stellata D’ Arch., assieme con Nullipore, modelli di Gasteropodi e avanzi di Echinidi (Prenaster, Schizaster, Echinolampas, Conoclypeus). 11 TarameLLi conclude col dire: “Il massimo sviluppo però delle num- muliti colla brecciola calcare di S. Pietro in Tuba cade allo scorcio dell’ Eocene medio o Parigino ,.. Fondandosi soltanto sulla presenza delle specie nummulitiche citate dal TARAMELLI si sarebbe piuttosto autorizzati a ritenere che si tratti di un livello medio dell’ ÉEocene medio; esiste però qualche circostanza nelle condizioni di giacitura e di struttura delle rocce della regione di S. Pietro in Tuba, che menoma il valore cronologico delle specie ricordate. Abbiamo detto, e risulta bene dalla nostra figura, che gli strati del Flysch sottoposti alla serie calcarea di S. Pietro sono fortemente piegati, in modo che i calcari sovrapposti risultano in discordanza ; e un fenomeno del tutto uguale abbiamo osservato, come s° è accennato prima, risalendo l’Ardo. Si può credere a prima vista che si tratti di un esempio di discordanza tettonica, conseguente ad una dislocazione contemporanea del Flysch e della sovrapposta serie calcarea e prodot- tosi per effetto del diverso grado di plasticità degli strati, però il fatto che la roccia calcarea ricoprente il Flysch piegato è costituita di una breccia con elementi di età differenti (pezzetti di rocce del Secon- dario; pezzi di calcari ad Alveoline, con tutta probabilità appartenenti alla parte media dell’ Eocene medio ; altri frammenti con Numm. ata- cica ecc.) tale fatto induce a ritenere più verosimile che la discordanza sia dovuta a un fenomeno di trasgressione. Riserbandomi di riprendere la questione nel Capitolo stratigrafico riassuntivo, dove, mettendo a raffronto gli elementi forniti dai dati analitici osservati in varie località, la discussione potrà essere più completa e meglio documentata, credo tuttavia opportuno osservare fin d'ora che alle specie fossili sopra citate che si trovano nella breccia calcarea di S. Pietro in Tuba (e lo stesso dicasi per quello di Salce) non è adunque lecito attribuire il significato cronologico preciso che avrebbero se fossero in giacimento primario e quindi non si può stabi- lire a quale orizzonte appartengono le formazioni calcaree in discorso. Tenuto conto della relativa abbondanza della Nummulites atacica e della discreta conservazione degli esemplari di essa che sì trovano isolati nella breccia calcarea, sì potrebbe forse arguire che tale breccia si sia for- mata in un'epoca non di molto posteriore a quella in cui s'erano deposti i sedimenti originari a N. atacica, e perciò, siccome tale specie è citata. = anche per la parte alta dell’ Focene medio ('), il riferimento cronologico più probabile sarebbe ad un livello terminale dell’ Eocene medio, come aveva supposto il prof. TARAMPELLI. Non minori difficoltà si presentano per la determinazione, sia pure approssimativa, dell’ età degli strati descritti nei profili della destra del Piave, che si trovano fra l’ orizzonte della breccia calcarea di S. Pietro in Tuba e di Salce e la glauconia inferiore a Pecten deletus. Come s'è visto, gli unici livelli fossiliferi sono i banchi e le lenti di calcari intercalati nel Flysch. I resti fossili contenuti in tali formazioni cal- caree, che di solito hanno struttura minutamente brecciata, apparten- gono quasi esclusivamente ai Foraminiferi: Alveoline, qualche Assi- lina ed Opercolina, molte Nummuliti di piccole dimensioni ed Orto- frammine. Come s’è notato, alcuni di tali Foraminiferi, per es. le Alveoline e gli individui più sviluppati delle Ortoframmine, sono in generale rap- presentati da frammenti o sparsi nella massa o attaccati a pezzettini di roccia: non v’ha dubbio dunque che siamo in presenza di sedimenti formatisi in seguito a demolizione di rocce preesistenti : si ripete cioè lo stesso caso dei calcari intercalati al Flysch nel Trevigiano orientale, pei quali riesce pressochè impossibile stabilire dei riferimenti cronologici attendibili. Rimando un’ ulteriore esame della questione al Capitolo stra- tigrafico riassuntivo, dove mi occuperò anche dell’ età della glauconia inferiore a Pecten deletus, con la quale considero chiusa la serie del Paleogene bellunese. A dare un'idea più comprensiva di tale serie faccio seguire una breve ricapitolazione, avvertendo che il riferimento di alcuni livelli risulta di necessità soltanto approssimato, mancando purtroppo, come s’ è notato ripetutamente, gli elementi paleontologici per raggiungere la precisione desiderata. (1) Prever P. L. La fauna a Nummuliti e ad Orbitoidi dei terreni Terziari dell'Alta valle dell'Aniene. Mem. per servire alla descr. geol. d’Italia pubbl. dal R. Comitato Geol., vol. V, Roma, 1912. Pag. 21. ARIE RIASSUNTO SUL PALEOGENE BELLUNESE = DI OLIGOCENI FockNE SUPER. FocENE MEDIO B_ INF. OCKNI A d E Glauconia verdognola a Pecten e Scutella del Miocene inferiore. Glauconia inferiore di S. Bastiano (Vezzano) di Belluno, con Coralli, Brachiopodi (Terebratula Hoernesi), Molluschi (Xenophora cumu- lans, Voluta subambigua, Pecten deletus, P. arcuatus, Spondylus cisalpinus, Cardita Laurae, Crassatella neglecta). F]lysch superiore di S. Bastiano e di Antole. Breccioline calcaree con frammenti di Alveoline, Nummuliti, Ortofram- mine ecc. della Fornace De LaGo presso Antole. Flysch con lenti di breccioline calcaree, e con banchi di minute ghiaiette quarzoso-diasprine dell’ Ardo e della zona fra Salce e Sois (Belluno). Calcari a Sismondia e piccole Num- Breccia calcarea di Salce e di muliti dei Sassett (a NE di S. Pietro in Tuba con Num- Feltre). mulites atacica, frammenti i i i di calcari ad Alveoline, Or- Calcari, con qualche zona di marne ; sa È i toframmine ed Assiline. arenacee, a Numm. laevigata e N. Brongniarti delle Boscaje F]ysch dei dintorni di Belluno (Alta val Porcilla). con qualche intercalazione Marne e calcari marnosi con N27. di sottili letti a Nummuliti. complaunata e Ortoframmine del Colmeda (sopra Pedavena). Marne giallognole o rossastre con impronte di Piante, Teredini, scaglie di Pesci dell'alta val Porcilla (Feltre) e dell’ alto bacino dell’ Ardo (Belluno). Scaglia rosea del Cretaceo superiore. CAPITOLO III. VENETO ORIENTALE Mentre il Suess ed il Bayax tracciavano le linee fondamentali della stratigrafia terziaria del Vicentino e del Veronese orientale, il prof. TaraMmELLI in due pubblicazioni uscite fra il 1869 e il 1870 sta- biliva le basi della conoscenza stratigrafica e paleontologica delle for- mazioni eoceniche del Veneto orientale, ossia della regione Friulana ('), nella quale comprendiamo pure l’ Altipiano del Cansigtio, per quanto amministrativamente appartenga in parte anche alle provincie di Bel- luno e di Treviso. Seguendo il TaRrAMELLI e servendosi in gran parte dei materiali da lui raccolti, si dedicarono, negli anni immediatamente successivi, allo stesso argomento il D’ AcHiaRDI, il Prrowxa e il MarINONI (?). Dopo questi primi studî, la cui serie veniva chiusa dal TARAMELLI stesso (*), non c'è da ricordare fino al 1896 che una nota del MARIANI (1) TarameLLi T. Sopra alcuni echinidi cretacei e terziari. Atti del R. Ist. Veneto, vol. XIV, Venezia, 1869. — In. Sulla formazione eocenica del Friuli. Atti dell’Accademia di Udine. 1870. (è) D’Acuiarpi A. Coralli eocenici del Friuli. Atti Soc. Tose. di Se. N., vol. I. 1875. — Pr roxa G. A. La provincia di Udine sotto l aspetto storico naturale. Cronaca del R. Liceo Stellini. Udine, 1877. — Marinoni C. Di un lembo eocenico nelle falde settentrionali del M. Plauris. Atti R. Ist. Ven., vol. III. 1877. — In. Ulteriori osservazioni sull’Eocene friulano. So:. It. di Sc. Nat., vol. XXI. Milano, 1878. () TarameLti T. Spiegazione alla carta geologica del Friuli. Pavia, 1881. Ip. Geologia delle Provincie Venete. 1. ce. — 100 — (comparsa nel 1892) che dal lato stratigrafico non aggiunge novità al- cuna e da quello paleontologico anmenta alquanto l'elenco dei Molluschi eocenici noti fino allora ('). Nel 1896 il MarIxELLI (*) pubblica i risultati preliminari di det- tagliate ricerche da lui compiute nei dintorni di Tarcento, delle quali rende conto più ampio e completo nella memoria detinitiva (*) uscita sel anni più tardi, nella quale porta un nuovo e importante contributo anche alla conoscenza dei terreni eocenici. Una piccola contribuzione paleontologica è dovuta inoltre all’ Op- PENHEIM (‘), che illustra alcune specie di Coralli e di Molluschi del Friuli orientale. Venendo a tempi più vicini, dobbiamo ricordare i lavori dei Fe- RUGLIO (°), del De GaspERI (°), del DaL Praz (*), dello STEFANINI (5) e sopra tutto del DarxeLLI (°), il quale riprese con intento monografico lo studio di tutto l’ Eocene friulano, pubblicando da prima alcune note paleontologiche preliminari, relative agli Echinodermi, ai Brachiopodi (!) Mariani E. Appunti sull’ Eocene e sulla Creta nel Friuli orientale. Atti del R. Ist. Tecnico di Udine. Vol. X. 1892. (*) MARINELLI O. Iisultati sommari di uno studio geologico dei dintorni di Tarcento in Friuli. In Alto, anno VII, 1896, pag. 59. (8) MaRINELLI 0. Descrizione geologica dei dintorni di Tarcento in Friuli. Pubbl. dell’Istit. di Studî Sup. di Firenze, 1902. — Ip. I monti fra Tagliamento ed Isonzo e la loro struttura. Estr. dalla “ Guida delle Prealpi Giulie ,,. Pubbl. dalla Soc. Alpina Friulana. Firenze, 1912. (4) OppenHEIM P. Veber das Eociin in Friaul. Beitr. z. Pal. und Geol. Oest.-Ung. Bd. XIII, pag. 169. Wien, 1901. (©) FerugLIo D. e G. Contributo allo studio delle carte agronomiche in Friuli, preceduto dalla descrizione geologica della tavoletta Tricesimo. Boll. Ass. Agr. friul. 1907-08. (5) De Gasperi G. B. I dintorni di Cividale nel Friuli, studio geologico. Boll. Assoc. Agr. friul. 1909. (7) DaL Praz G. Altipiano del Cansiglio e Regione circostante, Boll. R. Com. Geol. d’Italia. Vol. XLI, anno 1910, fasc. 4°. Roma, 1911. ($) SreranINI G. I bacini della Meduna e del Colvera ni Friuli. Pubbl. 20 e 21 Uff. Idr. R. Magistrato alle Acque. Venezia, 1912. — Ip. Due nuovi lembi tarziarvi nel Friuli. Atti Acc. Ven. Trent.-Istr. Anno V (1912), pag. 1. Padova, 1912. — I». Sull'esistenza dell’ Oligocene in Friuli e sulle mutazioni del Potamides margaritaceus Br. Tbid., anno VIII, 1915, (*) DarveLLI G. L'Eocene nel Friuli occidentale. Boll. Soc. Geol. It., vol. 29. Roma, 1910. — Ip, Nota prelim. sopra i Lamellibranchiati eocenici del Friuli. Atti Soc. Tosc. di Se. N., vol. 25. Pisa, 1909. — Nota prelim. sopra i Gasteropodi eocenici del Friuli. Ibid., vol. 28. 1912. — Nota prelim. sopra gli Echinidi eocenici del Friuli. Ibid. — Nota prelim. sopra alcuni fossili dell’ Eocene friulano. Ibid. Proc. V. — L’Eocene friulano. Tipogr. Ricci. Firenze, 1915. — 101 — ed ai Molluschi, e finalmente, durante la stampa del presente lavoro, la memoria definitiva che costituisce una monografia di grande impor- tanza. E qui sento il dovere di ringraziare vivamente l’ egregio Autore, il quale, non essendo ancora ultimato il suo libro, volle concedermi in esame le bozze di quella parte che contiene gli elenchi delle specie dei vari giacimenti e che tratta del riferimento cronologico dei singoli oriz- zonti ('), permettendomi così di tenere conto in questo studio anche dei risultati delle sue ricerche. Per ciò che riguarda 1’ Oligocene dello stesso territorio devo parimenti un ringraziamento al collega STEFANINI che mi comunicò il manoscritto relativo al suo studio sull’Oligocene di Peonis. Nell’esame della regione friulana considereremo da prima il terri- torio ad occidente del Tagliamento o Friuli occidentale e poi la parte ad oriente, cioè il Friuli orientale, divisioni queste adottate già da vari autori e che rispondono, fino ad un certo punto, a differenti condizioni tettoniche generali e a diversità di caratteri litologici e pa- leontologici della serie, di cui ci occupiamo. FRIULI OCCIDENTALE GENERALITÀ Le condizioni generali di giacitura e litologiche dei depositi paleo- genici di questa parte del territorio friulano erano state già delineate nei primi lavori sopra citati del TarameLLI e del Piroxa. Rispetto a quei lavori un reale progresso non venne però segnato che recente- mente dal DarxeLLI (L’Eocene nel Friuli occidentale, 1. c.), il quale definì la posizione tettonica e la natura petrografica delle formazioni, senza giungere però a risultati sicuri sulle distinzioni cronologiche. Nè a tali risultati, salvo per qualche lembo speciale, potè arrivare neppure dopo aver completato lo studio paleontologico che è contenuto nella recen- () Non sono quindi a mia conoscenza nè la parte puramente stratigrafica nè quella descrit- tiva paleontologica della Memoria del DAINELLI. = aa tissima monografia sull’ “ Zocene friulano , prima ricordata; e ciò per la grande scarsità di fossili cronologicamente significativi che si riscontra nei depositi della regione che esaminiamo. Gli affioramenti principali di rocce paleogeniche si trovano nei ba- cini del Cellina, della Meduna, del Cosa e dell’ Arzino, come venne già indicato nella carta geologica del TARAMELLI e come si vede dalla nostra carta al 500 mila. Riguardo alle condizioni tettoniche generali, gli elementi fonda- mentali che interessano le formazioni terziarie friulane, com’ebbe a ben precisare il MARINELLI (Descrizione geologica dei dintorni di Tarcento) e come il DarxeLLI e lo STEFANINI estesero e svilupparono con maggior dettaglio pel Friuli occidentale, consistono in un sistema di pieghe-faglie nella parte interna della regione montuosa, e di falde rovesciate al- l'esterno, verso la pianura (rovesciamento pedemontano del Ma- RINELLI). Così dunque i lembi terziari di Claut, di Barcis-Frisanco, della val d’ Asio, di Clauzetto fanno parte di sinclinali rovesciate con una falda più o meno stirata in modo da dar luogo a pieghe-faglie. Il fenomeno è talora così accentuato che gli strati terziari ven- gono a trovarsi al di sotto e a contatto diretto delle formazioni giura- triassiche (ad es. fra Barcis e Poffabro). Dove tutte le formazioni sono rimaste a contatto sì può osservare che i sedimenti terziari succedono immediatamente alla Scaglia cre- tacea senza discordanza e con graduale trapasso anche litologico (es. a Claut, a Navarons, a Clauzetto). Altipiano del Cansiglio Abbiamo detto di includere nella regione friulana l’ Altipiano del Cansiglio, prescindendo dalle distinzioni amministrative, in base alle quali esso è ripartito fra le tre provincie di Treviso, Belluno ed Udine. La presenza del Terziario nel Cansiglio venne indicata per la prima volta nel 1911 dal prof. Dar Praz (Altpiuno del Cansiglio e Regione cir- costante, 1. c.). Si tratta di marne che succedono in concordanza alla — 103 — Scaglia, in Val Manera; di calcari grossolani o compatti nel piano del Cansiglio ; di calcari marnosi e brecciati con Ortoframmine e piccole Nummuliti, in Vall’Orch; di calcari fimamente brecciati, tipo piusentina, con piccole Nummuliti, nell’area circostante alla località del Palazzo. La scarsità dei fossili non consente dei riferimenti cronologici si- curi; tuttavia per la presenza di rocce del tipo della pietra piasentina propria dell’ Eocene friulano e per l’esistenza nelle zone calcaree di pic- cole Nummuliti, alcune delle quali sono riportabili alla N. bolcensis, il prof. Dar Praz ritiene che la maggior parte delle formazioni spetti al- l’Eocene inferiore, Bacino del Cellina Risalendo la valle del Cellina da Montereale, dopo attraversata la potente massa di formazioni calcaree (specialmente calcari a Rudiste) del Cretaceo disposte ad anticlinale rovesciata verso mezzodì, si rag- giunge, presso la confluenza Cellina-Molassa, il lembo eocenico della zona Barcis-Poffabro, che si stende lungo l’asse della stretta sinclinale di Barcis rovesciata a sud. L’ Eocene della regione di Barcis è costituito di marne grige o cenerine, alternate a piccoli strati duri calcarec-arenacei; si tratta cioè di Flysch, purtroppo, come di regola, estremamente povero di avanzi fossili (qualche Nummulite, ad es. N. irregularis, e alcune Ortoframmine). Formazioni dello stesso tipo sì osservano nel lembo più interno del ba- cino del Cellina, vale a dire a Claut, dove i depositi terziari si trovano pure nel nucleo di una sinclinale (parallela a quella di Barcis) e suc- cedono in concordanza alla Scaglia del Cretaceo superiore. Le più recenti ricerche del DarxeLLI hanno condotto alla scoperta, nella località Basoia di Claut, sul lato destro del Cellina sotto il bel terrazzo alluvionale formatosi alla confluenza Cellina-Settimana, di un giacimento marnoso con avanzi di Coralli e di Molluschi. Fra le specie determinate dal DarxeLLI, ricordo: Porites pusilla Fel., Heliastraea hla- rionensis D’ Ach., Astrocoenia aspera D'’Ach., Trochus Saemanni Bay., — 104 — Velates schmidelianus Chemn., Neritopsis pustulosa Bell., Potamides turri- telliformis Oppenh., Lyria harpula Lam. L'Autore riferisce giustamente la piccola fauna al Luteziano. Bacino della Meduna La valle della Meduna attraversa la continuazione orientale delle formazioni terziarie del lembo Barcis-Poffabro nel tratto dai pressi del Ponte Racli a Preplans (Meduno). Il collega STEFANINI, che ha com- piuto un rilievo dettagliatissimo del profilo terziario della Meduna, mi comunica gentilmente i dati seguenti, rilevati sul lato sinistro della valle presso Meduno : Gli strati si addossano in concordanza e con graduale ribaltamento ai calcari cretacei, ippuritici, di M. Cereis. Direzione : N 50° E - S 50° W, inclinazione di una sessantina di gradi verso NW. Sopra alla Scaglia rossa e grigia affiorante a C. Pi- tagora seguono : 1. — Marne grigio-azzurre a filaretti arenacei gialli alternanti, cosicchè si ha facies di Flysch. Tali rocce si osservano lungo il ruscello di C. Pitagora. Sulla si- nistra di esso, a principiare dallo strato che inizia la gola della Meduna in quel punto, la serie continua come segue : 2. — Arenarie calcaree grigie m. 6.50 3. — Calcare marnoso grigio, scaglioso si ‘2190 4. — Arenaria grigio-bruna in straterelli n° 2.90 5. — Calcare marnoso, come al n. 3 n L0.00 6. — Arenaria, come al n. 2 ni L65 ©. — Marne e arenarie alternanti, tipo Flysch come al n. 1 » 50.00 8. — Arenaria come al n. 2 ni L60 9. — Marne grigie. n 12.00 10. — Brecciola e calcare nummulitico passante a : n 0410 11. — Calcare arenaceo come al n. 2 ne po 12. — Marne scagliose azzurro-giallastre con ciottoletti arenacei disseminati n 6-20 13. — Alternanze di marne e arenarie come al n. 1 a «6:90 14. — Arenarie come al n. 2 n 420 15. — Marne scagliose come al n. 12 Ash 3) - — 105 — 16. — Arenaria come al n. 2 m. 3.70 17. — Alternanza di marne e arenarie calcaree » 25.50 18. — Marna cinerea finemente scagliosa, concordante con gli strati precedenti e successivi (Inclinaz. 68° - N 40° W) i, dd 19. — Breccia di trasgressione del Miocene con denti di Pesci, pas- sante a calcare spatico con Pecfen. Echinolampas hemisphaericus ecc. Den 1. Complessivamente dunque le formazioni che si sviluppano fra la Scaglia cretacea e il Miocene lungo la Meduna, hanno in prevalenza la facies di Flysch con intercalazione di qualche banco di brecciulina marnosa (n. 10 del profilo) a Nummuliti ed altri Foraminiferi, in modo analogo a quanto abbiamo osservato nel Flysch dei dintorni di Belluno. ad es. poco a monte della confluenza dell’ Ardo col Piave. Ho esaminato alcuni campioni di tale brecciolina proveniente dal- l'orizzonte n. 10 della Meduna e favoritimi in comunicazione dall’ amico STEFANINI. In sezione la roccia si presenta come un vero impasto di gusci di Foraminiferi (fig. 2, tav. VII) agglutinati da scarso cemento marnoso e accompagnati da qualche granulo di quarzo e di diaspro. Le forme più abbondanti spettano ai generi Nummulites e Ortho- phragmina ; esiste qualche Assilina; rarissime sono le Alveoline. La de- terminazione delle specie, sia perchè si tratta di individui assaì minuti, sia perchè sono corrosi e spesso frantumati, riesce oltremodo difficile. Fra le diverse forme ho riconosciute soltanto le seguenti: N?7- mulites irregularis Desh., N. rotularia Desh. (= N. globulus Levm.), As- silina granulosa D' Arch., Orthophragmina Praitti Mich., O. dispansa Sow. Da quel poco che sì può dedurre da questo esiguo numero di specie, ritengo trattarsi di un orizzonte del Luteziano. Il letto a Foraminiferi affiora naturalmente anche sul lato destro della valle della Meduna presso Navarons e a Preplans. Dalla prima località ho avuto in esame dallo SrEFaxINI una brecciola nummulitica, molto ricca di grani di quarzo e di diaspro, nella quale ho riscontrato la presenza delle seguenti specie: A/veolina ellipsoidalis Schw., Nummu- lites atacica Leym., N. rotularia Desh., Assilina granulosa D' Arch. Da Preplans poi il Darveti cita, tra le altre, queste specie: A/veo- — 106 — lina ellipsordalis Schw., N. irregularis Desh., N. atacica Leym., N. laevi- gata Brug., Assilina granulosa D' Arch., A. canalifera D’ Arch., Ortho- phragmina dispansa Sow., O. aspera Giimb. Si ha cioè un’ associazione di specie luteziane. Prima di lasciare la regione di Meduno, devo dire due parole sulla fauna di cui si occupa il DAINELLI nella sua monografia paleontologica e che, stando alle informazioni del TeLLINI, sarebbe stata raccolta da quest’ultimo in una località dei dintorni di Meduno. Il DarxeLLI afferma. che nè a lui nè allo STEFANINI venne dato di poter scoprire il giaci- mento, malgrado le più diligenti ricerche; aggiunge poi che fra i car- tellini che accompagnavano i fossili alcuni portavano, oltre alla indica- zione “ Meduno,, quella illegibile di un’altra località: perciò la prove- nienza della fauna, composta di 101 specie fra Corallari e Molluschi, con prevalenza di forme dell'orizzonte di S. Giovanni Ilarione, resta. incerta e la fauna stessa perde ogni valore dal lato stratigrafico. Peonis Lungo il bacino del torrente Tremigna, che si getta nel Melo presso Peonis (sulla destra del Tagliamento, di fronte ad Osoppo), esiste un lembo di rocce terziarie compreso in sinclinale rovesciata e stirata in modo da risultare sottostante agli strati calcareo-selciteri del Giurese. Di tale lembo, costituito prevalentemente da formazioni arenacee o sabbiose ed argillose con banchi lignitiferi intercalati, si è occupato lo STEFANINI, il quale durante la stampa di questa Memoria pubblicò (') in proposito i risultati delle sue ricerche, molto interessanti perchè con- ducono a stabilire l età oligocenica degli strati di Peonis e quindi alla constatazione sicura della presenza dell’ Oligocene nella regione friulana. Come osserva lo STEFANINI, i fossili della formazione di Peonis fu- rono mescolati nelle raccolte (es. in quella del CastELLI conservata nel- (1) SteranINI G. Sul? esistenza dell’ Oligocene in Friuli e sulle mutazioni del Potumides mar- guritaceus Br., l. c. == Ig — l’Istituto Tecnico di Udine) con fossili trovati in depositi miocenici e perciò gli strati di Peonis furono ascritti dai diversi autori al Miocene. Lo STEFANINI, in base al materiale da lui trovato sul posto e a quello raccolto dal TarameLLi e dal TELLINI, constatò nel complesso li- gnitifero l’ esistenza delle seguenti specie : Neritina squamulifera Sandb., Natica crassatina Lam., Turritella turris Bast. var., T. Archimedis Brgn. var., Melanopsis callosa Braun., Potamides plicatus Brug., P. pronargaritaceus Sacco, Fusus ctr. elongatus Nyst, Fasciolaria cfr. po- lygonata Grat., Volutilithes consanguinea Bell., Arca Isseli Rov., Ostrea cyathula Lam., Cyrena Taramellii Stefan., C. Tellinit Stefan., Meretrix incrassata Sow. (forma nana), Tellina Perrandoi Mayer. Per quanto si tratti di una fauna piuttosto povera di specie, ne sono tuttavia presenti alcune molto significative, quali la Neritina squa- mulfera, la Natica crassatina, il Potamides plicatus e il P. promargari- taceus, per giustificare l'esclusione degli strati di Peonis dal Miocene e il loro riferimento invece a un orizzonte oligocenico, verisimilmente poco diverso da quello al quale appartengono nel Vicentino i depositi ligni- tici di Monteviale, del Gazzo di Zovencedo e di alcune località (Pon, S. Floriano) dei monti fra Thiene e Bassano. Alla stessa età della formazione di Peonis lo STEFANINI riporta il lembo terziario Braulins-Trasaghis, che affiora, in condizioni tettoniche analoghe a quelle del primo, sul versante sud-orientale del M. Brancot ad ovest di Gemona. FRIULI ORIENTALE Alla sinistra del Tagliamento il Terziario occupa una grande di- stesa del territorio friulano, formando la maggior parte della regione montuosa e collinesca a sud della linea Gemona-Starasella. A nord di detta linea non esiste che qualche piccolo lembo isolato, come quello così detto del M. Plauris sulla sinistra del Fella, presso la confluenza di questo col Tagliamento. Come per la parte stratigrafica così per quella tettonica, il lavoro — 108 — più dettagliato riguardante la zona occidentale del territorio che esa- miniamo è dovuto al MarIxELLI (Descr. geol. dei dintorni di Tarcento, l. c.). Modificando sostanzialmente le interpretazioni tettoniche degli au- tori che lo precedettero, il MARINELLI dimostrò che in codesta area i terreni terziari nella sezione nord (allineamento Gemona - Lusevera) fanno parte di una sinclinale con una gamba stirata in modo da dar luogo a una piega-faglia, mentre nella sezione sud corrispondono alla falda esterna di un’anticlinale (es. anticlinale del M. Bernadia) che si rovescia verso la pianura (“rovesciamento pedemontano,,). Nel citato lavoro il MARINELLI credette di estendere questa conce- zione tettonica a tutto il Friuli orientale, ammettendo che il rovescia- mento pedemontano interessasse tutta la distesa delle formazioni eoce- niche fino all’Isonzo e che l'ampia sinclinale (indicata dal TARAMELLI fino dal 1869) in cui s’adagiano codeste formazioni fra Cividale e il Col di Medea fosse una sinclinale rovesciata (1. c., pag. 98). Ultimamente sembra però che il MarIxELLI abbia modificato la sua opinione riguardo a questa sinclinale e che sia propenso a non ritenerla rovesciata ('), ma in posizione normale, come l’ aveva considerata pri- mitivamente e delineata il TARAMELLI (Sulla formaz. eocenica del Friuli, l. c., pag. 8,9 — Geol. provincie Venete, pag. 164). Da un esame delle condizioni tettoniche sopra tutto del bacino del Natisone, mi sono con- vinto, come dimostrerò più avanti, che risponde meglio al vero l’inter- pretazione adottata dal prof. TARAMELLI. E qui è il luogo di dire che il concetto di rovesciamento pede- montano esteso dal MarixeLLI anche alle regioni Trevigiana e Vicen- tina, va egualmente modificato, poichè ad es. nel Vicentino il fenomeno del rovesciamento si verifica bensì in vari punti del tratto Bassano-Schio in coincidenza della grande piega a ginocchio, ma avviene in modo discon- tinuo lungo la stessa piega con un massimo fra Schio e S. Orso, mentre invece all’esterno (cioè a sud) della curva a ginocchio si svolgono delle \ (©) (1) MarineLLI O. I monti fra Tagliamento ed Isonzo e la loro struttura (Inser. nella “Guida. delle Prealpi Giulie., Soc. Alpina Friulana. Firenze, 1912). Pag. 23 dell’ estratto. —- 109 — pieghe regolari per effetto delle quali gli strati degli estremi lembi ter- ziari si immergono nella pianura in condizioni normali e non rovesciati. in guisa che per tutto il territorio a sud dei Sette Comuni (e così pure in quello fra i Lessini e i Berici) è giusto il concetto letterale di “ sinclinale pedemontana,, del TaraMeLLI e non è applicabile quello di 4 rove- sciamento pedemontano ,. L’inesistenza di tale rovesciamento è poi chiaramente dimostrata pel Trevigiano dal prof. Dar Praz nella sua Memoria, più volte ricordata, sulla geotettonica delle Alpi orientali. Ciò premesso, esaminiamo i caratteri principali della successione. SEZIONE OCCIDENTALE Bacino del Torre e regione del M. Plauris Per questa parte del territorio friulano riferirò anzitutto in rias- sunto i risultati dello studio del MarInELLI sui dintorni di Tarcento. Egli distinse i seguenti orizzonti (Op. c. pagg. 56-68): Orizzonte A Calcari brecciati con interstratificazioni di marne fossilifere grigie compatte con ciottoli calcarei e silicei. Affiorano lungo il rio Zimor e a N del M. Stella. Le specie più significative, fra quelle citate per queste marne dal MARINELLI, sono: Crassatella plumbea Desh., Velates schmidelianus Chemn., Natica hybrida Desh., Cerithium giganteum Lam., Strombus Tournoueri Bay., Sycum bulbiforime Lam., Clavilithes Noae Lam. Agli strati precedenti seguono, alternandosi variamente, “ brecciole quarzose, calcari con ciottoli di quarzo, calcari brecciati, marne, are- narie, con predominanza però, fino allo sbocco della valle (di Rio Zimor). di conglomerati e breccie calcaree , (MARINELLI). I conglomerati appartengono alla zona dei conglomerati così detti pseudocretacei, di cui diremo più avanti. Fra questi strati, che sono oltremodo poveri di fossili, e quelli del- l'orizzonte superiore marnoso-areneceo, si trova, lungo il versante me- ridionale del M. Campeon, dello Stella e del M. Bernadia: Lao = Orizzonte £ Calcare brecciato (piasentina), con Nullipore e Nummuliti, compreso entro letti marnosi pure fossiliferi. Tra le forme sicuramente determinate, il MARINELLI cita: Lithothamniwin min muliticumn Giimb., Assilina canalifera D' Arch. (!), Nummulites irvegularis Desh., Orthophragmina papyracea Boub., 0. stella Gimb., 0. dispansa Sow., 0. nummuu- litica Giimb., Conocrinus Suessi Mun.-Ch., Pentacrinus didactylus D’Orb., Tubu- lostium spirulaeum Lam. Questi strati sono coperti da rocce arenacee e marnose con qualche lembo di calcari brecciati contenenti Nummuliti (N. ;vregularis, N. atacica, Assilina exponens), Ortoframmine e qualche resto di Mollusco. Orizzonte € Marne gialle e grigie contenenti ciottoli vari e abbondantissimi resti di Co- ralli (loc. Sottocastoia di Buia, Volpins e Filanda Cignolini). Queste marne fossilifere alternano talora con arenarie quarzose nummulitiche e calcari mar- nosi con impronte di Fucoidi. Tra i fossili citati dal MaRrINELLI ricordo: Numnmulites atacica Leym., N. i- regularis Desh., Assilina granulosa D' Ach., Astraeopora annulata D’ Ach., Piro- nastraea discoides D' Ach., Diploria fleruosissima D'Ach., Heliastraea hilarionensis D’Ach., Crassatella plumbea Desh., Velates schmidelianus Chemn., Turritella cari nifera Desh., Tubulostium spirulaevin Lam., Natica hybrida Desh., Terebellum pli- ciferum Bay., Clavilithes Noae Lam., Bulla Meneghinit Bayan. Segue un complesso di arenarie e marne, con qualche lembo cal- careo, tutti strati che, all’ infuori di Foraminiferi riferibili alle specie citate, non contengono che resti frammentizî di Coralli e Gasteropodì. Orizzonte D Nell'area presa in esame, il MARINELLI considera come più recente il lembo isolato del M. Plauris, che giace direttamente sulla Dolomia principale e sotto alla serie marnosa raibliana. Secondo il MARINELLI (1) Qui e in seguito ho rettificato i nomi generici o specifici secondo le interpretazioni degli autori più recenti e da me pure adottate. SE stesso (Op. cit., tav. di spaccati geol., profilo n. 2) si tratta di un nucleo di sinclinale eocenica, che per effetto di stiramento (piega-faglia del so- lito tipo notato nel Friuli occidentale) è andato a finire fra rocce tria- siche. Il DAINELLI ritiene invece che gli strati eocenici sieno limitati da due pieghe-faglie. Il lembo del M. Plauris fu indicato dal TARAMELLI già nel 1868, ne parlò poi il Prroxna (l. c.) nel 1876, mentre ne diede ampia illustrazione il MaARINONI (v. op. citate più indietro). Il 'Tara- MELLI ne riparlò nella Geol. delle Provincie Venete (pag. 165) e in una Nota pubblicata nel 1893 ('). Si tratta di un lembo dello spessore di una quarantina di metri, formato di calcari brecciati coperti da marne. Tanto queste che i cal- cari contengono numerosi fossili, Nummuliti, Coralli, Echinidi e Mol- luschi, dei quali diedero lunghi elenchi il Marinoni, il MARIANI e il MarInELLI. Tra i Foraminiferi sono più frequenti la Nummulites perfo- rata, la N. laevigata, V Assilina spira e VA. exponens. Riguardo ai descritti orizzonti il DarneLLI arriva alle conclusioni che passo ad esporre. Egli ritiene che i giacimenti di Rio Zimor e M. Stella spettino alla parte superiore della zona prevalentemente calcarea e, in base alla loro fauna, che presenta le maggiori analogie con quella di S. Giovanni Ilarione, li riporta al Luteziano (*) benchè riconosca che stratigraficamente sono sottoposti alla zona areno-mat- nosa, cui appartengono i giacimenti di Volpins, Filanda Cigno- lini, Sottocastoia e Buia. E quanto alle faune di queste località il DAINELLI riscontra affinità anche maggiori coll’orizzonte di S. Giovanni Ilarione, pur notando che tra i fossili di Buia e Sottocastoia (che rap- presentano complessivamente 111 specie) figurano molte forme proprie dell’ orizzonte di Roncà. (1) TARAMELLI T. Una brevissima, ma interessante gita dal ponte Moggio a Portis. In Alto, IV, 1893, pag. 109. (€) Nell'elenco delle specie dell’ orizzonte A il MarINELLI aveva compreso la Nummulites bolcensis, che avrebbe indicato un livello dell’ Focene inferiore, ma il DAINELLI osserva che si tratta invece di individui piccoli di N. laevigata. — 112 — Quanto al giacimento del M. Plauris, il DarxeLLI lo considera ancora riferibile al livello di S. Giovanni Ilarione, sebbene fra le 109 specie determinate si riscontrino molti elementi proprî non solo del- l'orizzonte di Roncà, ma anche di quello di Priabona. SEZIONE ORIENTALE *iferendosi sopra tutto alla parte più orientale del territorio friu- lano, il prof. TARAMELLI già nella sua pubblicazione sugli Echmidi Cre- tacei e Terziari (1869) delineava la successione del Terziario antico nel modo che qui riassumo : Eocene inferiore a) Puddinghe o breccie calcaree a cemento marnoso (piaserntine) che seguono in concordanza alla Creta. D) Alternanza di calcari marnosi, spesso bituminosi, con resti di Briozoi e di Lamellibranchi. Focene medio a) Alternanza di marne e di arenarie giallognole, sterili da prima e poi ricche di Nummuliti e Assiline (A. spira). ») Argille azzurrognole compatte, a frattura scagliosa, ricche di Alveoline e di avanzi di Crdaris. c) Banco madreporico, con puddinghe quarzose superiori od inferiori. Are- narie ad impronte vegetali. Calcari marnosi e pudainghe nummaulitiche. Abbondano i Molluschi (Velates sehmidelianus, Cerithiuin, Fusus Node). d) Marne e quindi calcari marnosi a “ Serpula spirulaea., e molti Echinidi,. Nummuliti e Alveoline. Kocene superiore Arenarie più o meno marnose, gialle e cerulee, ricche di Fucoidi e con qual- che Briozoo. Col significato che attualmente si attribuisce ai termini Eocene inferiore, medio e superiore, le divisioni adottate dal prof. l'ARAMELLI nel 1869 si possono quasi integralmente accettare anche ora, come ve- — 113 — dremo meglio fra poco, dopo avere esaminato, secondo il metodo seguito in questa parte del nostro studio, la successione che si presenta lungo determinati profili. A questo scopo consideriamo da prima la serie del Bacino del Natisone. Bacini del Natisone e del Corno Discendendo la valle del Natisone da Stupizza, presso il confine po- litico, fino all'altezza di Sanguarzo, si può esaminare bene la succes- sione delle rocce più antiche del Terziario friulano, favoriti dal rego- lare andamento tettonico e dalla profonda incisione operata dal torrente. Le condizioni tettoniche, come aveva già indicato il prof. Tara- MELLI, sono assai semplici: gli strati, molto sollevati e raddrizzati nella parte nord in corrispondenza di Stupizza, scendono con inclinazione prevalente a SS W, formano due o tre inflessioni non molto accentuate per immergersi nelle alluvioni con inclinazione di una trentina di gradi allo sbocco della valle fra Sanguarzo e Purgessimo. Nel tratto da Stupizza a Sanguarzo ho rilevato, in continuazione alle formazioni del Cretaceo superiore, la serie seguente : 1. — Successione molto potente di calcari brecciati e arenacei con detriti e frantumi di fossili indecifrabili. Arenarie con pezzi di selce. 2. — Strati arenacei e strati marnosi alternati, con avanzi di fucoidi. 3. — a) Grosso banco di calcari brecciati compatti ad elementi più 0 meno grossi con rari resti di Foraminiferi ( Nxnwlites del gruppo della N. bo/censis (*), qual- che Ortoframmina e qualche Miliolide). È la tipica pietra piusenzina (fig. 2, tav. VITI). Db) Rocce arenacee e marnose. c) Calcari brecciati a grana molto fina, compatti. d) Altra zona arenaceo-marnosa. e) Banco di breccia calcarea a grossi elementi in basso, più minuti in alto. Contiene minuti Foraminiferi e frammenti di fossili del Cretaceo (avanzi di Rudiste, articoli di Crinoidi). (1) Questo riferimento è avvalorato dal fatto che anche il DareLLI indica la presenza della N. bolcensis in varie località del Friuli orientale: ad est di Ristorina (?) nella valle del Natisone : a nord-ovest di Cividale; presso Cusbana. — 114 — 4. — Arenarie marnose cenerognole, coperte da un banco di 6 m. di marne e argille celestine che si desquamano all’ intemperie, 5. — Alternanza di marne cenerine con piccoli strati di arenarie giallognole, con impronte di Briozoi, di Piante e di altri organismi problematici. Si tratta di tipico F/ysch. Spessore circa 8 m. 6. — Banco conglomeratico a cemento marnoso formato di elementi calcarei e detriti di fossili e interi lembi di strati. Tra i fossili abbondano i resti di Ippu- riti. È questo il noto conglomerato pseudocretaceo, assai sviluppato tra Vernasso e Sanguarzo e che contiene la flora cretacea detta appunto di Vernasso (). Le condizioni di giacitura di tale conglomerato nello sprone me- ridionale del M. dei Bovi presso Soravilla sono indicate in dettaglio dal profilo seguente : W Fic. 81. — Profilo da est ad ovest dello sprone meridionale del M. dei Bovi. 1, Calcari brecciati arenacei compatti — 2, Arenarie marnose — 3, Breccia calcarea com- atta —- 4, Arenarie marnose cenerognole — 5, Marne e argille celestine — 6, Flysch — 7, Conglo- P to) tI D Di ’ Di merato pseudocretaceo. Regione fra Purgessimo e Rosazzo Percorrendo le colline che si stendono fra Purgessimo e Rosazzo, si ha campo di osservare le formazioni terziarie successive a quelle (1) Tommasi A. Sul lembo cretaceo di Vernasso nel Friuli.-Ann. R. Istituto Teen. di Udine, vol. VII, 1889. — In. I fossili senoniani di Vernasso presso S. Pietro al Natisone. Ann. R. Ist. Ven., vol. II, 1891. — Bozzi L. Sulle filliti cretacee di Vernasso in Priuli. Atti S. It. di S. N., vol. XXXI, 1889. — In. La flora cretacea di Vernasso in Friuli. B. Soc. G. It. X, 1891. Ei testè esaminate e nello stesso tempo di constatare che l'andamento tet- tonico degli strati che le costitui- scono risponde, nell'insieme, all’ in- terpretazione del TARAMELLI, come abbiamo accennato più indietro. Infatti, seguendo l’ulteriore de- corso degli strati della zona delle breccie e del conglomerato pseudo- cretaceo, i quali a Soravilla e a Purgessimo si immergono, come s'è notato, a SSW, si rileva che tali strati in corrispondenza del M. Subit descrivono un’ anticlinale, secondo mostra l’ unita figura 32. Passando sul colle della Madonna delle Grazie e poi nelle colline di Gagliano, che succedono immedia- tamente a sud, la serie stratificata, con maggiore o minore inclinazione, continua a pendere verso SSW mantenendo tale senso nell’ incli- nazione generale fino all’estremità sud della collina della Regione Planez presso la località Spessa. Un po’ più a mezzodì, tanto sulle colline di S. Giuseppe che sorgono alla sinistra del Corno, quanto su quelle di Rosazzo che formano un gruppo isolato fra questo torrente e il Natisone, tutta la serie sedi- mentare pende invece e NNE. Viene dunque spontaneo il ri- Purgessimo M. Subit - Fornalis M.?è delle > Grazie @ Rocca Bernarda (Noax) Sy . o S.Caterinas cì Abbazia di Rosazzo 5000 per l'altezza. .-. OR :50000 per la lunghezza, 1 Scala 1 ezione da Purgessimo alle colline di Rosazzo iI i» 32. FIG. 1, Formazioni areno-marnose (Flysch) coperte da un banco di conglomerato pseu- Rocce marnose e arenacee o da , Brecce calcaree (piasentine) — Do) Arenarie fillitiche Flysch — 4 Flysch — 4a, 6, Flysch con banchi intercalati di marne compatte 6, 5, Alternanza di arenarie, marne, puddinghe docretaceo — 4, Flysch e banchi di marne compatte —- Alluvioni. î, - D' a, Banco di calcari brecciati a Nummuliti Marne e arenarie 4’ b, Strati di Noax — 5', — 116 — tenere che fra le colline di Gagliano e quelle di Rosazzo gli strati siano disposti a sinclinale, come si desume dalla nostra figura 32 e come ri- sulta dallo spaccato n. 30 (preso un po’ più ad occidente del nostro), inserito dal prof. TARamELLI alla pag. 203 della sua Geologia delle Pro- vincie Venete. L’interpretazione tettonica del prof. TARAMELLI e quella mia che, salvo alcuni dettagli, si equivalgono, sono sostanzialmente diverse da quella data dal dott. De GaspERI (') per il tratto del profilo che va dal M. Purgessimo ai colli di Gagliano. Il De GasprRI infatti (1. e. tav. I) ritiene che gli strati che a Purgessimo pendono verso SW, passando nel M. Subit vadano gradatamente raddrizzandosi. fino a rovesciarsi, di maniera che il M. Subit risulterebbe formato di una serie di strati disposti a ventagiio. T'ale rovesciamento continuerebbe verso mezzodì, in modo che nei colli di Gagliano la pendenza degli strati anzichè a SW sarebbe a NE. Il rovesciamento poi, secondo il concetto del rovescia- mento pedemontano sopra esposto, continuerebbe per il De GaspERI lungo tutta la formazione terziaria fino a Manzano. Confesso che non riesco a comprendere la ragione della interpretazione del De GASPERI, poichè le incisioni praticate dai torrenti lungo i vari versanti del M. Subit permettono di vedere con evidenza che in tutto il tratto a sud della linea che va da Carraria alla cima del M. Subit gli strati pen- dono a SSW o a SW secondo i punti, e sopra tutto riesce facile 1’ os- servazione sul lato destro della valle del torrente della Regione La Busa, giacchè lungo la mulattiera che sale verso il Subit gli strati sono così bene scoperti che si può determinare con tutta certezza che sì immergono a SSW (verso C. Fornalis), come indica la nostra figura 32. Anche nel tratto dalle falde del M. Subit fino alle colline di Gagliano l'inclinazione a SW della serie stratificata si può egualmente constatare con tutta facilità. D' altra parte a nord dell’ accennata linea Carraria - Cima di M. Subit, e specialmente lungo il versante settentrionale dello sprone che (1) De Gasperi G. B. I dintorni di Cividale in Friuli. L. c. — 117 — si protende fino a Carraria. si osserva benissimo che gli strati sono in- vece immersi verso NNE. Cosicchè, tenuto conto della pendenza osser- vata nel M. Purgessimo, ne consegue che fra questo e il Subit gli strati devono essere disposti a sinclinale. L’anticlinale del M. Subit appare evidentemente in rapporto col sollevamento che determina l'’affiora- mento delle formazioni cretacee a SE della regione del Subit stesso e cioè ad Albana (presso Prepotto) e dintorni, nella valle del torrente Judrio. Ciò premesso, vediamo i principali elementi della successione che sì osserva lungo il profilo riprodotto nella figura 32, cominciando dai termini più antichi : I. — Complesso arenaceo-marnoso tipo Flysch, quale s'è osservato nella valle del Natisone sotto alle brecce e al conglomerato pseudocretaceo. 2. — Due banchi principali di brecce calcaree, secondo i punti, a grana mi- nuta (piasentina) o ad elementi grossi; fra i calcari brecciati s’intercalano dei letti marnoso-arenace]. 3. — Rocce marnose e arenacee, alle quali segue un potente banco di conglo- merato pseudocretaceo del solito tipo, con avanzi di Ippuriti, articoli di Pentacrini ecc. 4. — Flysch con qualche banco di marne cenerine compatte (es. a Fornalis) e di arenarie in strati grossi. 5. — Altro banco di marne cenerine, seguite da straterelli di arenarie e di marne, poi da una puddinga a piccoli elementi (quarzo, diaspro ecc.) a cemento are- naceo. Seguono altre marne e poi arenarie grossolane con letti ricchi di ciottoli. 6. — Per tutto il resto del profilo fino all’ estremità delle colline di Regione Planez, a S della Madonna delle Grazie, non si trova che Flysch. Siccome riteniamo che fra le colline di Planez e quelle di Rosazzo esista una sinclinale, ne viene che per esaminare le formazioni rima- nenti comprese nella nostra sezione, nello stesso ordine già tenuto, cioè dalle più antiche alle più recenti, è ora necessario che proseguiamo in senso contrario, vale a dire cioè da sud a nord, prendendo le mosse dalle falde meridionali dei colli di Rosazzo. Tenendo gli stessi numeri riportati nel disegno, abbiamo dunque : 4. — Flysch che si sviluppa fino al di là, verso N, dell'Abbazia di Rosazzo, presentando intercalazioni di banchi di marne e di arenarie. — 118 — 4 a. — Molti metri di arenarie marnose grigio-verdognole che nella parte supe- riore, per uno spessore di qualche metro, contengono copiosi avanzi di piante (fig. 1, tav. VI), specialmente foglie di vegetali terrestri: Juglans novalensis Mas. e Vis., Myrica salicina Ung., Populus sp. (probabilmente nuova), Daphnogene Ungeri Heer, Cinnamonim cf. Scheuchzeri Heer, Podogonium lyellianum Heer (!). Nella zona terminale dell’ orizzonte fillitico, ho trovato delle Nummuliti (N. perforata ed altre) e delle Assiline (A. mamillata), indizio che si tratta di sedimento marino. 4 b. — Arenarie, marne, puddinghe che nella parte media e superiore conten- gono Foraminiferi, Coralli e Molluschi in abbondanza. Costituiscono quelli che pos- siamo chiamare “strati di Noax ,, che studieremo fra poco a parte in modo patf- ticolareggiato. 5. — Complesso di marne scagliose e di arenarie per lo più in straterelli di poco spessore ; talora in banchi grossi. 5a. — Banco di 2-3 m. di calcare un po’ marnoso grigio scuro, molto com- patto, a struttura brecciata, che affiora lungo il lato sinistro del torrente della Regione di Rocca Bernarda. Contiene Miliolidi, frammenti di Alveoline (A. oblonga, A. ellipsoidalis, A. pasticillata) Nummuliti (es. N. laevigata, N. rotularia) e fram- menti di guscio di Echinidi (fig. 4, tav. VII). 6. —- Complesso di arenarie seguite da marne cenerine compatte in grossi banchi, alle quali succedono formazioni a tipo costante di Flysch, come all’ estremità delle colline di Planez. La mancanza di fossili nelle formazioni a facies prevalente di Flysch, che si sviluppano dalle falde del M. Subit fino alle colline di Gagliano, impedisce di poter determinare la corrispondenza cronologica con gli strati delle colline di Rosazzo, corrispondenza che si intravvede più che tutto coi raffronti litologici. Ciò tuttavia mi sembra che non possa infirmare l'opinione che gli strati delle colline di Rosazzo siano disposti normalmente e non in serie rovesciata; altrimenti non si saprebbe spie- gare, se non ammettendo altri ripiegamenti complicati che in quest’area appaiono del tutto improbabili, come verso sud-est, al colle di Medea, la serie sia disposta in modo che il Cretaceo soggiace all’ Eocene ed en- trambi pendono verso NNE così da completare quella sinclinale sulla quale, secondo il modo di vedere del TARAMELLI e mio, si stendono le for- (1) Furono determinate dalla dott. L. GranpoRI, che ringrazio sentitamente. —- 119 — mazioni eoceniche della regione di Rosazzo e di Cormons. Si noti poi che se tutta la serie a sud di Purgessimo fosse rovesciata, il solo Eocene dovrebbe avere uno spessore che, ammessa una pendenza media degli strati da 30 a 40 gradi, non sarebbe certo inferiore ai 6 o 7 km., la qual cosa, in base a quanto sì osserva nelle regioni vicine, mi sembra inammissibile. Strati di Noax Il giacimento più importante fra tutti quelli dell’ Eocene friulano è senza dubbio quello che affiora sul versante est delle colline di Ro- sazzo, poche centinaia di metri a NW del villaggio di Noax. Da questo giacimento proviene, tra le altre, la vistosa collezione messa assieme dall’ing. Casassi di Corno di Rosazzo e tutt’ ora conservata dal figlio di lui geom. SEcoxpO. Il complesso dei sedimenti che abbiamo designati più sopra col nome di “ Strati di Noax., e che appartiene al n. 4 del profilo ri- prodotto nella figura 32, merita di essere esaminato nei suoi partico- lari, ed è quanto ora faremo lungo una sezione che ho presa 400 m. a NW di Noax. Come si vede dalla figura 33, gli strati, che sono di- retti da WNW ad ESE, pendono verso NNE con inclinazione che da 20 a 80 gradi va man mano crescendo, finchè all'estremità NNE del profilo, raggiunge un’ottantina di gradi. Cominciando dal basso, presso la confluenza dei due torrentelli che uniti scendono poi a Noax, e salendo verso NE fino al di là della casa che trovasi alla quota 140, ho trovato (!): 1. — Marne scagliose con rare Nummuliti (N. perforata) e Assiline (A. spira Rois.). 2. — Marne simili alle precedenti, di color cenerino o cioccolatta, a chiazze giallognole. Contengono in grande quantità l’A/reolina Violae Checch.-Risp. accom- (1) Cito esclusivamente le specie da me raccolte estraendole dalla roccia livello per live!lo, giacchè, data la ripetizione di facies, è facilissimo di confondere i fossili dei vari livelli, ciò che dev'essere avvenuto in alcune delle vecchie collezioni, le quali non possono quindi servire per sud- divisioni stratigrafiche minute e precise. — 120 — pagnata da abbondanti Nummuliti (N. laevigata, N. perforata) ed Assiline (A. spira, A. erponens, A. granulosa). Trovai anche qualche aculeo di Cridaris cf. subularis D'Arch. e rarissimi esemplari di Cer hium Johannae Tourn. Spessore circa 6 metri. 3. — Strato arenaceo-marnoso discretamente duro, senza fossili. 4. — Pochi metri di marne scagliose uguali a quelle del n. 2, molto povere di fossili. 5. — Strati arenaceo-marnosi separati da sottili letti di marne tenere, con ab- bondanti ciottoli di quarzo, diaspro, arenarie e con fossili numerosi: Nummuliti, As- siline (N. luevigata, A. exponens, A. spira, A. granulosa), Madreporari, piccoli Ce- rizi (C. Johannae), Turritelle, Natiche. Potenza complessiva di un paio di metri. Fic. 33. — Serie di Noax. 1, Marne scagliose con Nummuliti ed Assilina spira — 2, Marne scagliose ad Alveolina Violae — 3, Strato areno-marnoso duro — 4, Marne scagliose — 5, Strati areno-marnosi e puddinghe con Nummuliti, Assiline, Coralli e Molluschi — 6, Marne ed arenarie sfatte con ciottolame — 7, Marne con Alveoline, Nummuliti, Assiline, Coralli, Molluschi. Abbonda specialmente il Cerithium Johannae — 8, Strato zeppo di Assiline e Nummuliti -- 9, Marne e arenarie ghiaiose a grossi Cerizi (C. La- chesis) — 10, Strato arenaceo simile al n. 8. — 11, marne, argille, arenarie sciolte ciottolose — 12, Are- narie e puddinghe -— 13, Arenarie e marne scagliose con Nummuliti ed Assiline — 14, Banco mar- noso a Numm. laevigata, avanzi di Alcionari, piccoli Cerizi, Ostriche — 15, Marne scagliose. 6. — Marne e arenarie sfatte con ciottolame. 7. — Marne scagliose color grigio cioccolatta con ciottoletti silicei. Conten- gono Foraminiferi, Coralli e Molluschi molto numerosi. Fra le specie da me raccolte cito le seguenti: A/veolina Violae, Nummulites laevigata, N. perforata, Assilina spira, A. exponens, A. granulosa, Cyclolites Perezi, Stephanosmilia d'Achiardii, Cidaris subularis, Natica cepacea, Ampullina sphaerica, A. parisiensis, A. Vulcani, Turritella imbricataria, Diastoma costellatum, Faunus Dufresnei, Cerithium Johan- nae, Cypraea elegans, C. elegantiformis, Lyria harpula, Dentalium hexagonum Marin. 8. — Strato areno-marnoso, duro, dello spessore di 25 cm., con A/veolina Violae, abbondanti Nummauliti ed Assiline (Nwummwuliles perforata, Assilina spira, A. erpo- i iran die TR 906 (2 EE nens, A. granulosa, A. canalifera), frammenti di Pecten e qualche Gasteropodo {fig. 6, tav. VI). 9. — Marne e arenarie marnose zeppe di ciottoli e con molti fossili. Questo oriz- zonte è caratterizzato dalla presenza di grossi Gasteropodi (es. Fawnus vulcanicus Schl., Cerithium Lachesis Bay., Clavilithes Noae Chemn., Vicetia Hantkeni Heb. e M. Ch.) accompagnati da buona parte dei Foraminiferi, Corallari e Molluschi del livello 7. 10. — Strato arenaceo simile al n. 8, con poche Nummauliti e qualche Lamel- libranco. 11. — Serie argillosa e arenacea sciolta con grande quantità di ciottoli. Fossili rarissimi (qualche esemplare di Assilina e di Cerifhium Johannae). 12. — Complesso di 3-4 m. di strati arenacei zeppi di ciottoli di quarzite, selce, arenaria (qualcuno perforato, sembra, da litofagi), in prevalenza di tipo fluviale, pochi di tipo marino. Non ho raccolto che piccole Nummuliti e un frammento di Lima. 13. — Alcuni metri di arenarie marnose a ciottoli e di marne scagliose con poche Nummuliti ed Assiline. 14. — Banco marnoso grosso un paio di metri, zeppo di Nummuliti (N. /ae- vigata abbondantissima, N. votularia ecc.), con qualche Assilina (A. granulosa) e poche Ortoframmine (0. dispansa Sow.). Frequentissimi gli avanzi di un Alcionario {Isis ?). Si trovano pure molti Ceritidi (C. Vernevili Rouault, Newtoniella clacus Lam. ed altre forme) e numerosi gusci d’ Os/rea. 15. — Seguono altre marne simili a quelle del n. 13. Di tutti i livelli del complesso ora esaminato i più importanti dal lato paleontologico sono quelli dei numeri 7 e 9, separati da un piccolo banco zeppo di Nummuliti ed Assiline. La massima parte delle specie del livello 7 si ritrova nel livello 9, soltanto mi sembra assodato dalle mie ricerche e dall’attestazione anche del geom. Secoxpo Cagassi il quale raccolse moltissimi fossili nella località, che l'orizzonte n. 9 sia carat- terizzato dalla maggior frequenza di grosse forme di Gasteropodi, spe- cialmente di Cerizî del gruppo del C. Lachesis. Tra le specie da me raccolte e che si trovano più comunemente nel complesso 7 a 9, citerò: Alreolina Violae Checch.-Risp., Nummulites laevigata Brug., N. perforata Monf., Assilina spira Rois., A. erxponens Sow., A. granulosa Leym., A. canalifera D’Arch., Heliopora Bellardii Haime, Cyclolites Perezi Haime, Cycloseris brazza- nensis Oppenh., Circophyllia D'Achiardii Oppenh., Placosmilia multisinuosa Mich., P. cornu Oppenh., P. reussana D’Ach., Trochosmilia alpina Mich., Stylophora contorta Leym., Natica cepacea Lam., Ampullina Vulcani Brgn., A. parisiensis Lam., Turritella imbricataria Lam., Faunus vulcanicus Schl,, F. Dufresnei Desh., Cerithium Lachesis Bay., C. Johannae Tourn., Rhinoclavis Chaperi Bay., Rimella canalis Lam., Mavilithes Noqe Lam., Lyria harpula Desh,, Conus diver- siformis Lam. Gli strati di Noax sono sviluppati in altri punti dei dintorni di Rosazzo (colle a N del M. S. Caterina, verso Rocca Bernarda ecc.) e più verso oriente in quelli di Brazzano (Cormons) e contengono nel loro insieme un numero assai rilevante di specie, giacchè dagli studi del DarxeLLI ne risulta un totale di quasi 600, con predominio di Coral- lari (150 specie), Gasteropodi (246 specie) e Lamellibranchi (104 specie). Dal lato cronologico la prevalenza è tenuta dalle specie proprie del li- vello di S. Giovanni Ilarione. Colline di Buttrio Le colline di Buttrio sorgono ad occidente di quelle di Rosazzo, sull'altro lato del Natisone. La pendenza generale degli strati è verso NE, soltanto alle falde sud-occidentali, in corrispondenza del nostro profilo (figura 34), sì osserva una leggera piega, per effetto della quale gli strati pendono a SW. Questa piega è il riflesso di un’ anticlinale che si delinea fra l’ estremità meridionale delle colline di Buttrio e quella dei colli di Rosazzo verso Manzano. Nella regione Ottelio (v. profilo riprodotto nella figura 34) la serie sì presenta come segue, in ordine ascendente : 1. — Parecchie decine di metri di Flysch. 2. — Oltre dieci metri di una formazione calcarea, a chiazze arenacee o mar- nose, che assume per lo più l'aspetto di un brecciame o di un conglomerato ad ele- menti calcarei o arenacei, formati di pezzi di rocce contenenti Miliolidi, piccole Alveoline per lo più rotte e Nummuliti, riuniti da cemento arenaceo-marnoso, nel quale sono frequenti sopra tutto le Nummuliti e fra queste la N. striata (fig. 6, tav. VII). Esistono anche dei lembi di roccia calcarea grigio-scura nummulitica molto simile a quella del banco n. 5'a (fig. 82 pag. 115 e fig. 4 della tav. VII), che ab- — 123 — biamo notato sul versante sinistro della valle della Regione di Rocca Bernarda. Si ha dunque tutta l’ impressione che la formazione di cui ci occupiamo sia. almeno in parte, rimaneggiata. Tra le specie da me raccolte ho determinate le seguenti: A/veolina oblonga, A. ellipsoidalis, A. Violae (rara, in frammenti), Orbitolites complanata, Nummulites laevigata, N. gizehensis, N. striata, N. rotularia, Assilina canalifera, Waldheimia Hilarionis, Prenaster alpinus, Schizaster Archiaci. Ho trovato inoltre Ortoframmine e vari modelli di Natiche, Cerizi ecc. 3. — Procedendo verso NE si incontra tutta una serie di sedimenti arenacei e marnosi tipo Flysch. Colle 143 Palazzo Ottelio S_/iv mar N Fic. 34. — Sezione delle colline di Buttrio attraverso alla Tenuta Ottelio. Scala 1:23000 per la lunghezza, 1:12000 per l’ altezza. 1, Flysch — 2, Formazione calcareo-marnosa e arenacea in certi punti a struttura conglome- ratica. Contiene Foraminiferi, Echinidi, Molluschi — 3, Flysch — 4, 4, Alluvioni. Un altro affioramento fossilifero simile a quello del n. 2 testè con- siderato, esiste più a WNW, dietro C. Maniago, verso il paese di Buttrio. La serie che ho osservata (del tutto analoga a quella ora vista) è la seguente, cominciando dal basso : 1. — Strati marnosi e arenacei, nei quali non ho raccolto fossili. 2. — Formazione calcareo-marnosa grossolana, talora un po’ arenacea, che as- sume in qualche punto l'aspetto di conglomerato, trovandosi sparsi in una massa quasi terrosa dei pezzi di calcare un po’ marnoso, duro, nummulitico (specialmente con N. rotularia D' Arch.) e di arenaria pure con qualche Nummulite. Si trovano Fo- raminiferi, Coralli, Echinidi e Molluschi. Tra i fossili, che ho raccolti nell’ affioramento esistente poche decine di m. a NW di C. Maniago, ricordo: Orbilolites complanata, Alveolina oblonga, Nummulites laevigata, N. striata, N. rotularia, Assilina spira, A. exponens, A. canalifera, Orthophragmina Pratti, 0. aspera, Prenaster alpinus, Waldheimia Hilarionis, Tubulostiun spirulaeuni. — 124 — 9) 3. — Alternanza di marne e di straterelli di arenaria dura, cosicchè ne risulta tipica facies di Flysch. L'orizzonte del n. 2, che affiora in qualche altro punto delle col- line di Buttrio (ad es. a Buttrio in Monte verso Villa Tellini) e che venne fatto conoscere primieramente dal TarameLLI va segnalato sopra tutto per la sua ricchezza di Echinodermi, îì quali, secondo gli studi del DarxELLI, raggiungono il numero di 40 specie. Degli altri gruppi sono più largamente rappresentati i Corallari (23 specie), i Gastero- podi (20) e i Lamellibranchi (22). È ammesso da tutti gli autori che stratigraficamente questo oriz- zonte di Buttrio occupa un livello superiore a quello degli strati di Noax, cioè del complesso che il DaArxeLLI chiama “ piano di Rosazzo e di Brazzano .,, tuttavia, secondo quest’ ultimo autore si deve rife- rirlo ancora al Luteziano, per quanto siano presenti molti elementi faunistici propri di orizzonti più recenti, come quelli di Roncà e di Priabona. Per le ragioni cui accennerò fra poco, e che svilupperò me- glio nel Capitolo riassuntivo, io ritengo invece che l'orizzonte di Buttrio sia posteriore al Luteziano propriamente detto e si deva riportare alla parte più alta dell’ Eocene medio. RIASSUNTO SUL PALEOGENE FRIULANO Dall’ esame analitico che precede risulta che nel territorio del Friuli il Terziario inferiore è essenzialmente rappresentato da due grandi divisioni litologiche, una inferiore prevalentemente cal- carea, l’altra superiore prevalentemente marnoso-arenacea. La prima zona che è più sviluppata nel Friuli orientale, in ge- nere è priva o assai povera di fossili. Il passaggio dal Cretaceo più ele- vato ai più antichi strati del Terziario avviene talora per lenta tran- sizione anche litologica (calcare marnoso rossiccio con lembi verdognoli e grigi che succede alla Scaglia cretacea) oppure il passaggio litologico è brusco, avendosi sopra alla Scaglia delle rocce brecciate: ma si ri- scontra anche il caso che vengano a mancare gli strati più antichi dell’ Eocene e i più recenti del Cretaceo. Non si può negare che tale lacuna risponda talvolta ad una reale interruzione nel fenomeno di se- dimentazione, il fatto è però meno generale di quanto alcuni autori sono propensi a ritenere, giacchè assai spesso la lacuna dipende esclu- sivamente da condizioni tettoniche (pieghe molto stirate, pieghe faglie) per le quali, come s'è detto varie volte, le formazioni dell’Eocene medio si trovano a contatto diretto cogli strati del Cretaceo, del Giurese e perfino del Trias. Anche dove esistono delle formazioni comprese fra il Cretaceo più recente e l’' Eocene medio, e riferibili quindi stratigraficamente all’ Eo- cene inferiore, mancano in genere gli elementi paleontologici che per- mettano di documentarne l’ età, salvo il caso, molto raro, in cui sì trovi qualche esemplare di Nummelites bolcensis. Sa quest'unico fossile dunque si fonda l’ opinione che una parte degli strati della serie pre- valentemente calcarea spetti all Eocene inferiore. Quanto poi all’ Eocene medio i sedimenti ad esso riferibili for- mano una serie molto potente e assai bene caratterizzata nel suo in- sieme, ma non nei suoi dettagli, perchè alla ripetizione della natura litologica corrisponde una ripetizione degli elementi paleontologici, cosic- chè, se si possono intravvedere delle suddivisioni e fissarle a grandi linee, non è però possibile stabilire delle separazioni così dettagliate come, favoriti dalle variazioni di facies e faunistiche, abbiamo potuto fare per l’ Eocene medio del Veneto occidentale. Comunque, le formazioni dell’ Eocene medio friulano si possono distribuire in tre gruppi (') nel modo seguente, cominciando dai termini più antichi : iL == a) Strati di Rio Zimor. (Orizzonte A del MARINELLI. Comprende formazioni calcaree brecciate con interstratificazioni marnose a Nullipore, Nummuliti (N. levigata), Molluschi (Velafes schmidelianus, Natica (1) Queste suddivisioni avevo stabilite ancora due anni or sono, prima cioè che mi fossero noti i risultati definitivi dello studio paleontol-gico del DarxELLI, come risulta dal mio manoseritto depositato presso il Reale Istituto Veneto di Sc. Lett. ed Arti (Prot. n. 230). Sono quindi lieto di trovare ora nelle bozze della Monografia del DArxELLI una distribuzione stratigrafica quasi identica a quella da me primitivamente adottata; in un solo punto restiamo ora in disaccordo e cioè sul rife- rimento cronologico degli strati di Buttrio. — 126 — hybrida ecc.). Si può includere in questo orizzonte il livello principale dei conglo- merati pseudocretacei. 5) Strati del M. Bernadia. (Orizzonte B del MareLni). Contengono Alveoline piccole (A. pasticillata), Nummulites irregularis, Assi lina canalifera ed Ortoframmine. Questo primo gruppo può riferirsi al Luteziano inferiore, sopra tutto in base alla posizione stratigrafica, perchè mancano gli elementi sufficienti per una determinazione cronologica precisa. II. — Strati di Noax o di Rosazzo. (Livello e dell’Eocene medio del TARAMELLI, orizzonte C e D del MARINELLI, piano di Rosazzo e Brazzano del DAINELLI). Complesso di formazioni marnose e conglomeratiche con A/veolina Violae, Num- mulites laevigata, N. perforata, Assilina erponens, A. granulosa, prevalenti fra i Foraminiferi. Abbondano poi gli Antozoi e i Molluschi. Tale complesso rappresenta certamente la parte media dell’ Eocene medio (Luteziano superiore) in base alle specie predominanti in esso. Quanto però al riferimento preciso ad un unico orizzonte del Ve- neto occidentale la cosa appare in sulle prime tutt’ altro che agevole, poichè, in particolar modo fra i Molluschi, si osserva, accanto a un gran numero di specie comuni col livello di S. Giovanni Ilarione, una rilevante percentuale di specie proprie dell'orizzonte a Molluschi del M. Postale e ancor più di quello a Numm. Brongniarti di Roncà. Lo studio fauni- stico completo del DarxELLI porta però a concludere che si tratta di un’u- nica zona paleontologica riferibile all'orizzonte di S. Giovanni Ilarione. Degno di nota è l’esistenza nei colli di Rosazzo di un livello filli- tico, per quanto so, non ancora segnalato e che per la sua posizione stra- tigrafica ritengo di età poco diversa da quello di Novale nel Vicentino. INI = Strata db utero Formazione marnosa e calcarea, nella quale tra i Foraminiferi sono più co- muni: Nummnulites rotularia (= N. globulus), N. irregularis, N. laevigata, N. gi- zehensis e sopra tutto la N. striata. Esclusivamente in questo livello si trova in i a î +0 — 127 — Friuli la N. variolaria. Caratteristica è l'abbondanza degli Echinidi (molto fre- quente il Prenaster alpinus). Fra i Molluschi sono presenti varie specie comuni negli strati di Rosazzo; se ne trovano però in numero rilevante anche altre proprie di orizzonti più recenti. Per quanto, come risulta dalle ricerche paleontologiche del DarxELLI, gli strati di Buttrio presentino grandi analogie faunistiche col livello di S. Giovanni Ilarione, tuttavia, non solo stratigraficamente, ma ancora per la comparsa di forme caratteristiche di livelli più giovani, tali strati, anche secondo il DarxeLLI, vanno riferiti ad un orizzonte più recente di quello degli strati di Rosazzo. Primitivamente avevo creduto di dover riportare senz’ altro gli strati di Buttrio alla parte più alta del Luteziano e questo riferimento trovo ora ammesso dal DarxeLLI. Senonchè la struttura brecciata che in certi punti presentano le formazioni fossilifere di Buttrio (fig. 6, tav. VII), mi fa adesso sorgere il sospetto che il fatto dell’associazione di specie proprie dell’ orizzonte di Rosazzo con altre (ad es. Numm. striata, N. variolaria Lam., Gryphaea Brongniarti D’ Arch., Vulsella de- perdita Lam. ecc.), le quali, almeno nel Veneto occidentale, si trovano più abitualmente in orizzonti più recenti, possa dipendere, sia pure in parte, da rimaneggiamento. T'ale opinione si è venuta formando in me anche dalla considerazione che nel Veneto centrale (specialmente nei dintorni di Belluno) sono frequenti, come s'è visto, gli esempi consimili in orizzonti che ritengo poco o punto diversi cronologicamente da quello di Buttrio. Ammesse queste circostanze, gran parte almeno degli strati di Buttrio è da considerarsi posteriore al Luteziano più alto e riferibile quindi all’ Auversiano nel senso che esporrò, occupandomi più diffusamente dell'argomento, nel capitolo che segue. Del resto il fatto della mescolanza in uno stesso orizzonte di spe- cie che altrove sono considerate caratteristiche di livelli distinti risulta, e l'abbiamo più volte accennato, anche per altri giacimenti del Friuli, oltre quello di Buttrio. Ad esempio, nella fauna del M. Plauris, riportata dal DarxELLI indubbiamente all'orizzonte di S. Giovanni Ilarione, è indicata la pre- I, get senza da un lato della R/ynchonella polymorpha Mass., che si usa con- siderare come fossile caratteristico dell’ Eocene inferiore del Veneto occidentale, e dall’altro di parecchie specie ritenute proprie del Pria- boniano e perfino dell’ Oligocene. Così troviamo fra le specie del M. Plauris citate dal DAINELLI : Cidaris interlineata D'Arch., Serpula alata D’Arch., S. Oppenheimi Rov.,. Spondylus rarispina Desh., Vulsella deperdita Lam., T'ubulostiuim euga- neum Rov., che si raccolgono abitualmente in orizzonti dell’ Focene superiore, e troviamo ancora: Columnastraea Caillaudi Mich., Plocophyllia contorta Cat., Leiocidaris itala Lbe, Lithodomus cordatus Lam., Crassa- tella sulcata Sol., Chama dissimilis Bronn, tutte specie che dall’ Eocene superiore passano anche nell’Oligocene o sono esclusive di questo. Dunque o si ammette per gli orizzonti dell’ Eocene medio friu- lano il fenomeno della concomitanza di forme proprie di livelli più antichi e di altre che abitualmente caratterizzano livelli più recenti dell’Eocene medio, fenomeno che sembra alquanto strano e che non sì verifica nel Veneto occidentale, dove i sedimenti non hanno in ge- nere natura detritica, oppure bisogna convenire che in qualche caso sì è davanti a rimaneggiamenti, dovuti sia alle particolari condizioni di sedimentazione avutesi nel Veneto orientale e indicate dalla diffu- sione delle rocce clastiche, sia alle azioni meccaniche del corruga- mento che, ad es. nel M. Plauris, portarono a rapporti tettonici com- plicati e a contatti stratigrafici anormali. Successivamente all’ orizzonte di Buttrio torna a svilupparsi nel Friuli la facies di Flysch, ma senza alcun livello fossilifero che permetta di riconoscere qualche divisione cronologica fra l’ Eocene medio ed il Miocene inferiore, salvo nei lembi più sopra esaminati di Peonis e di Tra- saghis, dove abbiamo visto rappresentato un orizzonte lignitifero ripor- tabile alla parte alta dell’ Oligocene medio. Da ciò risulta che nella regione Friulana l’ Focene superiore e quasi tutto l’ Oligocene si possono considerare rappresentati dal Flysch. CAPITOLO IV. RIASSUNTO STRATIGRAFICO Nel capitolo precedente abbiamo esaminato in modo analitico col mezzo di profili concreti opportunamente scelti per lo scopo prefissoci, . la stratigrafia del Nummulitico delle singole regioni del Veneto. Ora vedremo di riassumere ordinatamente piano per piano i caratteri fon- damentali delle singole divisioni stratigrafiche, mettendo in raffronto ì tipi di successione che si presentano nei vari paesi studiati e trattando delle questioni relative all’età di alcune formazioni. Abbiamo creduto opportuno di rimandare a questo capitolo le di- scussioni cronologiche per essere in grado di disporre del maggior nu- mero di fatti, com'era possibile solo dopo avere esaminato tutti i prin- cipali profili e giacimenti. Raccoglieremo poi in un quadro complessivo la serie stratigrafica del Paleogene Veneto, messa a raffronto con quelle dei più importanti giacimenti di altre regioni italiane e straniere. EOCENE Eocene inferiore o Spilecciano Nel Veneto occidentale la base dell’ Eocene, che riposa sulla Scaglia senoniana a Stenonia tuberculata, è così costituita nei suoi ter- mini fondamentali (dal più antico al più recente): — 130 — 1. — Calcari marnosi che succedono immediatamente alla Scaglia, con lento e insensibile passaggio. Nei Lessini medî e orientali e nei Colli Berici sopra la Scaglia vengono di solito dei tufi basaltici molto alterati, per lo più con scarsissimi e indecifrabili avanzi fossili: rare volte con piccole Nummuliti riferibili alla N. bol censis (es. nel Marosticano). 2. — Marne, calcari e calcari marnosi con Nummulites bolcensis, Rhyncho- nella polymorpha (fig. 5, tav. IV), Pentacrinus diaboli, dei Lessini oceidentali, dei Berici, d’ Albettone, del Marosticano. Nei Lessini medî (es. nella regione di Bolca) e negli Euganei (C. Ghetto di Teolo) a questo livello si trovano anche dei lembi di tufi fossiliferi. 3. — Altre marne o calcari marnosi con Harpactocarcinus punclulatus (Be- rici, Marosticano) e con qualche giacimento fillitico (tracce nei Berici orientali, flora di Teolo negli Euganei). Facies consimili sì riscontrano nel Trentino e precisamente nei dintorni di Trento, dove si osservano alla base dell’ Eocene dei banchi marnosi, con Pentacrini e qualche Mollusco (v. nota 1 alla pag. seg.) e quà e là dei lembi di tufi. Nel Veneto medio (Trevigiano, Bellunese) sì ha la stessa facies marnosa o calcareo-marnosa, ma gli avanzi fossili sono rarissimi, co- sicchè il riferimento cronologico si basa in genere su dati puramente stratigrafici. Nel Veneto orientale non si ha di solito neppure il sussidio litologico per riconoscere la presenza dell’ Eocene inferiore, giacchè, dove esistono degli strati compresi fra il Cretaceo e l’Eocene medio, prevale la facies calcarea brecciata. Solo in poche località (es. nel bacino del Natisone) si trova in detti strati la Nummwultes bolcensis che, per quanto unico documento, ha certo un grande valore, essendo una specie finora esclusiva del piano di Spilecco. L’ Focene inferiore del Veneto non è mai ricco di fossili, per lo più anzi ne è quasi privo, perciò sarà opportuno vederne gli elementi paleontologici in modo più dettagliato di quello che faremo in genere per le altre divisioni. Ecco dunque l’elenco delle forme finora note nella parte inferiore q VORO NIE e rn — 131 — del nostro Eocene (contrassegno con un asterisco quelle che non ven- nero citate dagli altri autori): Dryophylum Ombonit Squin. Terebratula fumanensis Dav. Quercus palaeophellos Sap. È bayaniana Dav. Cymodocertes parisiensis Bur. Terebratulina striatula Sow. Collitrites Brongniarti Schimp. Conocrinus Suessi Heéb. et Mun.-Ch. Cassia phaseolites Ung. Holopus spileccensis Schliiter Cinnamomun Schevchzeri Heer Antedon italicus Schliit. Melastonites evuganea Zigno Pentacrinus diaboli Bay. Carpites digynia Zigno Cidaris spileccensis Dam. Nummulites bolcensis Munier-Chalmas Porocidaris Ruinae Oppenh. s x Sub-Virgilioi Prev. * Cyclaster oblongus Dam. - Ficheuri Prev. * Aturia zic-zac Sow. * Orthophragmina Pratti Mich. * Scalaria aff. S. Levesquei Bourg. * » ephippium Sehl. * i Cassidaria nodosa Sol. » varians Kaufm. | Clavilithes aff. C. costarius Desh. # a aspera Gimb. È aff. C. rugosus Lam. * n Dowrvillei Schlumb. È Avicula cf. media Sow. * ” patellaris Schloth. * Pecten squamula Lam. (1) # - stella Gimbel Teredo Bayani Fab. a stellata d’ Arch. Ranina Ombonii Fab. # Serpula cîr. tornacensis Vine. * Harpactocarcinus punctu/atus Desm. Rhynchonella polyinorpha Mass. Ilia Valdellae Fab. # » bolcensis Mass. Palaega Catulloi De Zigno 7 berica Fab. * Odontaspis Hopei Ag. Ò inflera Fab. * Myliobatis cfr. acutus Ag. * Terebratula bipiicataeformis Schaur. Oltre a queste forme, più o meno sicuramente determinate, ne sono rappresentate altre, spettanti ai generi Lithothamnium, Chrysodium, Cy- perites, Turbinolia, Schizaster, Pleurotomaria, Hipponyx, Cerithium, Ustrea, () Riferisco a questa specie dell’Eocene inferiore del bacino di Parigi alcune valve. parte raccolte in posto, parte esistenti nella collezione De ZiGxo, che provengono dalle marne spilecciane di Teolo e di Albettone. L'OpPpPENHEIM (Ueb. einige alttertiîire Faunen d. o-st.-ung. Monorchie. Beitr. zur Paleont. Oest.-Ung. Bd. XIII, pag. 232) dice d’aver raccolto il P. squamula negli strati di Spi- lecco del Dos Trento, colle che sorge vicino a Trento. = Ago Vulsella, Lima ecc., cosicchè si comprende che la flora e la fauna del- l’ Focene inferiore, se sono ben lontane dalla ricchezza che raggiun- gono nei piani successivi, hanno tuttavia una certa varietà che contrasta con la monotonia ed estrema povertà paleontologica degli strati più re- centi del Cretaceo. [ materiali paleontologici di cui sì dispone non permettono tuttavia un raffronto sicuro dell’ Eocene inferiore nostro con quello degli altri bacini: soltanto è possibile intravvedere qualche analogia sopra tutto coll’ Eocene inferiore del bacino di Londra. Le maggiori affinità, sia litologiche sia paleontologiche, sono offerte dalla facies marnosa, tipicamente rappresentata nei Berici, giacchè negli strati di tale tipo si trovano Coralli semplici, Pentacrini, Crostacei e resti di Pesci in modo analogo a quanto avviene nell’ orizzonte del- l’Argilla di Londra. Non solo, ma alcune specie sono riferibili ed altre forse identiche a quelle riscontrate negli stessi strati d’ Inghilterra, quali ad es. Cassidaria nodosa, Avicula cf. media, Clavilithes aff. costarius, Muyliobatis cf. acutus (|). Tra i Foraminiferi la caratteristica Nummulites bolcensis può con- siderarsi la rappresentativa della N. planvlata dell’ Ipresiano franco-belga e inglese. Per la maggior parte dei fossili rimanenti l’ Eocene inferiore ve- neto ha caratteri di spiccata autonomia, particolare che si riscontra poi or più or meno in tutte le faune e flore dei successivi piani del Pa- leogene, nei quali è sempre rilevante il numero delle forme speciali alla regione veneta. Come si rileva da quanto s'è detto, le maggiori analogie del nostro Focene inferiore sono dunque con l’Ipresiano dei bacini dell'Europa nord- occidentale, tuttavia non è ammissibile che nel Veneto sia rappresentata soltanto la parte più recente dell’ Eocene inferiore, poichè in generale gli strati che ad esso si riferiscono non sono in trasgressione sul Cre- (1) Cfr. SowerBy J. Mineral Conchology. Passim. — Woopwarp H. B. The geology of En- gland and Wales. London, 1887. Pag. 436. — Hauc. E. Traité de Geologie, pag. 1426, 1427. Sat) taceo superiore ; d'altra parte il parallelismo con le divisioni dell’ Eo- cene inferiore d’altre regioni riesce, si può dire, impossibile e perciò ho creduto opportuno di adottare definitivamente il nome di Spilecciano quale sinonimo dell’ Eocene più basso del Veneto, denominazione che non può generar confusioni ed è derivata dalla località dove gli strati di cui parliamo sono più tipicamente rappresentati. Eocene medio Anche per la ricapitolazione di questa parte dell’ Eocene ci rife- riremo anzitutto al Veneto occidentale e più precisamente alla regione deì Lessini medî, dove la serie è rappresentata in modo completo. Nell’Eocene medio possiamo considerare due gruppi stratigrafici : il primo comprende gli orizzonti di M. Postale e di S. Giovanni Ilarione, il secondo l’orizzonte di Roncà (strati a Numm. Brongniarti) e il complesso delle formazioni limnico-terrestri di Roncà stesso e della Purga di Bolca. Dai risultati delle mie ricerche viene ancor meglio confermata l'opinione, professata del resto dalla maggior parte degli autori, che l’orizzonte di Roncà è realmente più giovane di quello di S. Giovanni Ilarione e non rappresenta quindi, come qualcuno dubitava, solamente una facies diversa dello stesso livello. Ciò posto, siecome è concordemente riconosciuto che il complesso degli strati di M. Postale e di S. Giovanni Ilarione equivale in blocco al Luteziano, inteso nel suo primitivo significato (Lapparent, 1883), del bacino di Parigi e che in questo stesso bacino sopra alla serie luteziana seguono altri strati (Sabbie medie o Sabbie di Beau- champ) che, altra volta riportati al Bartoniano (Eocene superiore), ven- gono ora inclusi nell’ Eocene medio e formano una divisione a sè, l’ Au- versiano, appare giustificato il riferire a questa divisione dell’ Eocene medio il gruppo costituito dagli strati di Roncà e dalle sovrapposte formazioni d’ acqua dolce e terrestri, essendo esso stratigraficamente compreso fra l'orizzonte di S. Giovanni Ilarione e gli strati a Cerw/lium diaboli che formano la base dell’ Eocene superiore. Discutendo i caratteri della fauna di Roncà, vedremo che essa pre- senta grandi affinità con quella di S. Giovanni Ilarione, affinità che risultano anche maggiori dal confronto con le faune luteziane dell’ Eo- cene del Friuli, cosicchè, almeno pel Veneto, è discutibile se questa divisione superiore dell’ Eocene medio rappresenti una zona paleon- tologica nettamente individuata nel senso attribuitole dal Boussac. Ciò nonostante ritengo giustificata la separazione dell’ orizzonte di Roncà da quello di S. Giovanni e non inopportuno l’ uso del. nome Auversiano, giacchè non sì possono d’ altro canto negare i rapporti pa- leontologici e stratigrafici della parte alta del nostro Eocene medio con la corrispondente di quello francese, la quale, come si è avvertito, ri- mane esclusa dal Luteziano inteso nel suo vero significato, Nel seguito di questo paragrafo esporrò ampiamente le ragioni che mi hanno con- vinto ad adottare nella presente memoria la suddivisione dell’ Eocene medio in Luteziano ed Auversiano, togliendo al primo termine quella estensione che a torto gli avevo attribuita in precedenti lavori. LUTEZIANO Luteziano inferiore Nei Lessini medii la serie più varia e completa appartenente a questa divisione del Luteziano si trova tipicamente nel M. Postale di Bolca (pag. 18). I termini principali della successione sì riassumono nel modo seguente cominciando dal basso : 1. — Potente massa di calcari nulliporici con Nwumm. atacica e Crostacei (sopra tutto Ranine), tipicamente svilluppata al M. Postale ed a Chiampo (Membro di Chiampo). 2. — Calcari ad Alveoline. Sono presenti quasi in tutta l’ area lessinea. Al M. Postale e dintorni comprendono tre livelli : a) orizzonte con Piante e Pesci (Pesciara di Bolca). b) orizzonte con la fauna a Molluschi marini detta del M. Postale (fig. 6, tav. IV). | c) orizzonte con Molluschi marini, salmastri e terrestri. — 1835 — 3. — Calcari a Numm. irregularis, di Brusaferri, di Bolca (tav. IV, fig. 4), di Castelvecchio (tav. IV, fig. 3) e di Chiampo. Questa successione ha in gran parte caratteri locali e nelle altre regioni trova riscontri soltanto parziali; ad ogni modo, tenuto conto specialmente della posizione stratigratica, restano stabilite le seguenti equivalenze al gruppo del M. Postale: Nel Veneto occidentale: Calcari a Rarina di Avesa (Ve- rona) e di Nanto (Berici); calcari, talora più o meno marnosi, a Nwm- mulites laevigata, N. complanata e Ortoframmine dei Lessini più occi- dentali, dei Berici orientali, degli Euganei e dei monti fra Thiene e Bassano. Nella parte media dei Berici, e segnatamente nella Val Liona, il Luteziano inferiore è rappresentato da formazioni arenacee a Numm. gizehensis (strati delle Zengele inferiori; v. fig. 2 della Tav. IV). Passando al Veneto centrale, il Luteziano inferiore è costi- tuito essenzialmente da banchi calcareo-marnosi con Nummwuflites compla- nata ed Ortoframmine nel Trevigiano occidentale e nei dintorni di Pe- davena (Feltre); nel resto la parte più bassa dell’ Eocene medio è rap- presentata da Flysch. Nel Veneto orientale il termine inferiore del Luteziano non è in genere molto ben definito, in causa del forte sviluppo delle forma- zioni con facies di Flysch, di solito poverissime di fossili. Nella regione di Tarcento, come s'è visto più indietro, esistono delle formazioni calcaree brecciate, alternate a zone marnose e are- nacee (strati di Rio Zimor e strati del M. Bernadia), con Numm. lae- vigata, N. irregularis, Assilina canalifera, piccole Alveoline e avanzi di Molluschi (Natica 4ybrida, Crassatella plumbea), formazioni che si pos- sono riferire al Luteziano inferiore. In esso resta compresa anche la zona principale dei conglomerati pseudocretacei. Luteziano superiore Tale parte del Luteziano, che ha per rappresentante l’ orizzonte di S. Giovanni Ilarione, si può benissimo definire anche col nome di “zona a Nummulites perforata ., poichè questa Nummulite, se non vi — 136 — è localizzata in modo, assoluto, vi assume tuttavia un tale sviluppo biologico che, soprattutto pel Veneto occidentale, costituisce veramente un fossile guida. Nella valle del Chiampo, sia sul lato sinistro sia su quello destro fra Chiampo e S. Giovanni Ilarione (pag. 24) si può constatare la so- vrapposizione degli strati con N. perforata agli strati con N. irregularis, coi quali termina l'orizzonte del M. Postale. Ciò premesso, riassumiamo i caratteri fondamentali dell’ orizzonte di S. Giovanni Ilarione, che per la sua ricchezza e varietà di elementi paleontologici è il più importànte fra quelli del Paleogene veneto. Cominciando al solito dal Veneto occidentale, abbiamo visto che si riscontrano due tipi di facies litologica, uno calcareo e 1’ altro piroclastico. La facies calcarea predomina nel Veronese occidentale, nei Berici orientali e nei monti fra Thiene e Bassano. I fossili sono abbondanti e rappresentati in special modo da Num- muliti (oltre alla N. perforata, sono frequenti la N. complanata e la N. gizehensis con numerose varietà e razze), da Echinodermi e da Mol- luschi. Questi però sono generalmente allo stato di modello interno e quindi poco o punto servibili per lo studio. Nei Lessini medî ed orientali e nei Berici occidentali fra le rocce calcaree si trovano lembi più o meno estesi e potenti di rocce pirocla- stiche, nelle quali la conservazione dei fossili è generalmente buona e talora ottima. I giacimenti più importanti a questo riguardo sono quelli di S. Giovanni Ilarione (Ciupio, Crocegrande ecc.), dei colli immedia- tamente a nord-est di Chiampo (es. Zengio Lungo), della Grola di Cor- nedo (Val d’ Agno) e di M. Arzan in valle d’ Avesa. La fauna è ric- chissima e consta di Alveoline, Nummuliti, Assiline, Coralli, Brachio- podi, Echinodermi, Molluschi e Crostacei, dei quali abbiamo citato le specie più caratteristiche parlando dei singoli giacimenti, mentre ne riporteremo in esteso gli elenchi nella parte paleontologica. All’orizzonte a N. perforata spetta anche, come s’ è visto, la flora di Novale (Val d’ Agno), della quale pure ci occuperemo nel capitolo paleontologico riassuntivo. "2 LT inc AA O STE be -% £ Wi d5- Nel Veneto medio gli strati di S. Giovanni Ilarione sono per lo più ‘mal definiti e in ogni caso hanno assai scarsa importanza paleon- tologica. Nel Trevigiano troviamo dei calcari a N. perforata e N. com- planata; nel Feltrino (es. nell’ alta val Porcilla) dei calcari e delle marne arenacee con N. laevigata e N. Brongniarti; ma per lo più al posto del- l'orizzonte di S. Giovanni Ilarione si sviluppa il Flysch. In questo però, come s'è notato, esistono spesso delle intercala- zioni calcaree più o meno ricche di Foraminiferi, con rari aculei o frammenti di guscio di Echinidi. Nei letti a Foraminiferi della parte più profonda della serie (es. nell’ Ardo presso la sua confluenza col Piave) i fossili sembrano in giacimento primario (v. fig. 1, tav. VII), ma non così nei banchi soprastanti. Infatti questi risultano costituiti di una minuta breccia, i cui elementi sono pezzettini di calcari diversi, spesso a Miliolidi, Alveoline, Ortoframmine, Nummuliti, Assiline ecc. Abbiano notato a suo luogo che le Alveoline quasi sempre, e non di rado gli altri Foraminiferi, sono in frammenti (v. fig. 2, tav. IX). co- sicchè è pienamente giustificato il ritenere che tali breccioline sì siano formate in gran parte a spese di rocce preesistenti: i fossili in esse contenuti non sì prestano quindi a deduzioni cronologiche sicure, I banchi più bassi non è improbabile ad ogni modo che appartengano alla parte media dell’Eocene medio; degli altri tenteremo di fissare più avanti il riferimento stratigrafico. Passando al Veneto orientale, l'orizzonte di S. Giovanni Ila- rione assume uno sviluppo straordinario e un'importanza predominante rispetto a tutti i livelli del Paleogene. Nel Friuli occidentale, salvo qualche raro giacimento (es. a Basoia di Claut) a Coralli e Molluschi, non si trovano in genere che dei banchi a Foraminiferi; invece nel Friuli medio e sopra tutto in quello orien- tale sono numerosi i giacimenti riccamente fossiliferi. A questo riguardo tengono il primato i depositi di Noax, che abbiamò descritti nel capi- tolo precedente. Come facies litologica si tratta per lo più di marne, con intercalazioni di arenarie e di puddinghe e, quanto ai fossili, abbon- dano i Foraminiferi, i Coralli ed i Molluschi. — 138 — L'equivalenza degli strati di Noax, e delle altre località citate nella parte analitica, con l'orizzonte di S. Giovanni Ilarione risulta ora definitivamente provata dallo studio più volte ricordato del Dar- NELLI e non è il caso che ci intratteniamo sull'argomento. Dalla mo- nografia del DarnELLI viene inoltre reso ancor più evidente di quanto appariva da una conoscenza non completa della fauna dell’ orizzonte di Noax, il fatto della presenza di un numero rilevante di specie che nel Veneto occidentale non esistono negli strati di S. Giovanni Ilarione, ma sì trovano invece nei soprastanti depositi di Roncà. Tale circostanza non infirma però la giustezza del preciso riferimento cronologico degli strati di Noax a quelli di S. Giovanni, riferimento giustificato dalla grande preponderanza di specie caratteristiche. Riporterò nel paragrafo se- guente l’elenco delle forme di Roncà riscontrate nel Luteziano del Friuli. Quanto alle specie che possono considerarsi più caratteristiche del Luteziano superiore del Veneto occidentale e che in buona parte sì trovano anche nel Friuli, citiamo le seguenti : Nummulites perforata Mont. Porocidaris Schmideli Muùnst. Conoclypeus conoideus Ag. Amblypygus dilatatus Ag. Liotia decipiens Bay. Collonia subturbinata Bay. Ampullina acuminata Lam. Cerithium Vernewiti Rovault Rimella fissurella Lam. è canalis 5 crucis Bay. 5 Pellegrinit De Greg. Cypraea Lioyi Bay. Cypraea parvulorbis De Greg. Triton triamans De Greg. Voluta muricina Lam. Volutilithes cythara Lam. Lyria turgidula Desh. Olivella mitreola Lam. Ancilla pinoides De Greg. Borsonia Bellardii Desh. Conus conotruncus De Greg. Fortisia Hilarionis Bay. Arca barbatula Lam. Cardita asperula Desk. AUVERSIANO A. — Formazioni marine e! salmastre La base di questa suddivisione dell’ Eocene medio è formata dagli strati a Nummulites Brongniarti, dei quali il tipo si trova, come s' è — 139 — visto, nella val Nera di Roncà, sotto la C. Tessari, dove presenta la seguente composizione (v. pag. 27, 28, fig. 9-11 e fig. 2 della tav, II): 1. — In basso tufi a Cerizi ed altri Molluschi in buona parte salmastri (fig. 4, tav. V), con qualche N. Brongniarti. 2. — Tufi ad Ostrea roncaènsis. 3. — Calcari a N. Brongniarti (figg. 5-7, tav. V) con ricca fauna di Molluschi. Tali formazioni sì possono osservare bene anche alla quota 225 lungo la strada da Roncà a Brenton ; nei tufi inferiori, attraversati da un grosso filone basaltico che superiormente sì divide in numerosis- sime apofisi, oltre alle stesse specie che si osservano nel termine 1 di C. Tessari, è molto abbondante lo Strombus Fortisi, il cui orizzonte cor- risponde però esattamente a quello dei tufi inferiori della Val Nera, giacchè (fig. 3, tav. II) sopra al livello a S. Fortisi vengono ordina- tamente il letto ad Ostrea roncaensis e i banchi calcarei a N. Brongniarti. Come abbiamo visto, la serie di Roncà è sostenuta da masse di basalte, cosicchè non è possibile stabilirne i rapporti con gli altri oriz- zonti fossiliferi se non per via indiretta, cioè col raffronto degli ele- menti paleontologici. In base a questo criterio i più degli autori ave- vano già da molto tempo considerati gli strati di Roncà come più re- centi di quelli a Nummni. perforata. Le ricerche da me compiute mi hanno permesso di constatare di- rettamente le relazioni fra gli strati a Nummulites Brongniarti e quelli a N. perforata, avendo trovato nel M. Torretta di Soave gli strati a N. Brongniarti, con la fauna a Molluschi tipica dei tufi e calcari di Roncà, in sovrapposizione diretta a una massa di formazioni calcaree stratificate. Queste constano di calcari grossolani o marnosi, in basso con Echi- nidi (ScWizaster, Linthia), superiormente con Ortoframmine, nei quali ho raccolto, tanto nei livelli inferiori che nei superiori, la Nmm. compla- nata. Nei livelli medii ho trovato anche la N. perforata. Vengono poi dei calcari a N. Brongniarti e quindi dei calcari mar- nosi con la stessa Nummulite e coi Molluschi più comumi dell’ oriz- zonte di Roncà, quali ad es.: el) — Velates schmidelianus, Neritopsis pustulosa, Natica Pasinii, Anpullina Vul cani, Hipponyx dilatatus, Bayania Stygis, Faunus vulcanicus, Cerithium corvi- nun, C. Fontis-Felsineae, Potamides calcaratus, P. aculeatus, P. pentagonatus, P. lemniscatus, Strombus Fortisi, Helix damnata, Arca filigrana, Ostrea ron- caensis, Anonua gregaria, Cyrena sirena, Lucina vicetina ecc. La presenza di questa fauna che comprende tanto le specie dei tufi che quelle dei calcari di Roncà in un’ unica formazione, prova che paleontologicamente i vari termini che si riscontrano a Roncà formano un tutto unico e la posizione poi degli strati a N. Brongniarti di Soave sopra a quelli a N. perforata fornisce la dimostrazione stratigrafica che l'orizzonte di Roncà è più recente di quello di S. Giovanni Ilarione, come s'è affermato più indietro. Negli stessi colli di Soave e così pure al M. Merlo e alle Case Pozza di S. Giovanni Ilarione e in altre località (nelle colline fra Chiampo e S. Zenone di Arzignano) si può constatare che il passag- gio fra un orizzonte e l’altro avviene insensibilmente ed è indicato dalla rapida diminuzione e scomparsa della tipica N. perforata. Al suo posto si trova spesso una forma che si distingue dalla vera N. Bron- gmiarti per le granulazioni più sviluppate ('), ma ben presto, dove la serie è completa (Soave), compare e in gran copia la tipica N. Bron- guiarti. Prima di passare in rassegna le principali località dove esistono formazioni riferibili, o per la fauna che contengono o per la posizione stratigrafica, all’orizzonte di Roncà, ritengo necessario esporre per esteso le considerazioni che mi hanno indotto non solo ad ascrivere tale oriz- zonte ad un’ età più recente di quella degli strati di S. Giovanni Ila- rione, ma a ritenerlo equivalente all’ Auversiano, secondo l'opinione, alla quale si è definitivamente fermato in questi ultimi anni il Boussac. (1) Tale forma ricorda alcune varietà della N. scabra d’ Arch., specie che rientra nella N. lacvigata. Il compianto amico RoserTOo DouviLLE mi scriveva ancora nel 1907 che anche a Peyre- blanque (Biarritz) si raccolgono degli esemplari di N. Brongniarti che si differenziano dal tipo solo per le granulazioni alquanto più grosse. Siccome l’ orizzonte di Peyreblanque è luteziano, si è indotti a ritenere che i granuli più sviluppati rappresentino un carattere ancestrale della N. Brongniarti. — 141 — A tale scopo riporto l’ elenco delle Nummuliti e dei Molluschi che sì trovano nel complesso degli strati a N. Brongniarti di Roncà (tufi e calcari), elenco che non è puramente compilatorio, ma che venne redatto in seguito ad una revisione della fauna basata su materiale parte raccolto da me in posto, parte esistente nelle collezioni dell’ Isti- tuto geologico dell’ Università di Padova. Per quanto non sia una re- visione definitiva, in modo che in seguito l’ elenco delle specie potrà forse arricchirsi di qualche nuovo elemento, credo che sia sufficiente per la discussione dei caratteri della fauna. Mi limito a considerare le Num- muliti ed i Molluschi, perchè gli altri gruppi (quasi esclusivamente Co- ralli) sono così scarsamente rappresentati che certo il tenerne o non tenerne conto poco influisce sul valore delle nostre considerazioni. Soltanto trovo opportuno comprendere nella enumerazione anche le specie del M. Pulli che appartengono ad un livello concordemente riportato all’ orizzonte di Roncà. Nel seguente elenco ho segnato con un asterisco le specie proprie di Roncà e con una crocettina quelle che si riscontrano anche nei depositi del M. Pulli. Riporto in fine la lista. delle specie del M. Pulli non ancora segnalate a Roncà, indicando con asterisco quelle esclusive del giacimento del Pulli. Elenco delle Nummuliti e dei Molluschi di Roncà: Nummulites striuta Brug. Calliostoma subnovatum Bay. > perforata Mont. Pi abavum May.-Eym. , Brongniarti D' Arch. o Bolognai Bay. * È complanata Lam. (= N. Phasianella turbinoides Lam. millecaput Boub.) Collonia asteromphala Menegh. * Patella cf. Boreavi Bay. Nerita Acherontis Brgn. * Tinostoma Canavarii Vinassa * a tricarinata Lam. = vicetinum Oppenh. + n circumvallata Bay. Delphinula milda De Greg. * Velates schmidelianus Chemn. g calcar Lam. Neritina consobrina Feruss. î roncana n. sp. * n roncana Oppenh. * Calliomphalus squamulosus Lam. Neritopsis pustulosa Bell. Trochus Saemanni Bay. Natica Oreni D’ Arch. — 142 — Natica debilis Bay. Turritella incisa Brgn. >, Pasinii Bay. n imbricataria Lam. 3) epiglottina Lam. n asperula Brgn. n labellata Lam. n Archimedis Brgn. È venusta Desh. 5 carinifera Desh. - Noae D’ Orb. È lapillorum Oppenh. Cepatia cepacea Lam. Serpulorbis larxatus Desh. Ampullina sphaerica Desh. Tenagodes longolyratus De Greg. * 2 hybrida Lam. Cerithium giganteum Lam. S sigaretina Lam. 5 Lachesis Bay. bd suessoniensis D’ Orb. n Benechi Bay. = parisiensis D' Orb. + i defr'enatum De Greg. 5 Vulcani Brgn. + D Dal Lagoi Oppenh. + 5 ventroplana Bay. * - lamellosum Brug. - patulina Mun-Ch. + > Fontis-Felsineae Oppenh. + 5 depressa Lam. + na multisulcatum Brngn. * -; cochlearis Hantk. + 3 corvinum Brngn. A incompleta Zitt. A Atropos Bay. + 5 superstes Rauff si atropoides Oppenh. * + Crommium Willemeti Desh. È tricorum Bay. # Deshayesia fulminea Bay. * n contractum Bell. Xenophora cumulans Brongn. le Grecoi Vin. # agglutinans Lam. È baccatum Brnugn. + Calyptraea aperta Sol. 2, fagineum De Greg. * Hipponyr dilatatus Defr. A Simonelli Vin. # ” cornucopiae Lam. 5 triumphans Vin. * Solarium bistriatum Desh. s) Vulcani Bragn. + n umbrosum Brgn. * 3 roncanum D’ Orb. È marginatum Desh. Potamides calcaratus Brngn. + Rissoina clavula Desh. n aculeatus Schloth. + Melanopsis vicetina Oppenh. + A corrugatus Brngn. + Bayania Stygis Brgn. + 3 pentagonatus Schloth. + Faunus undosus Brgn. x lemniscatus Brngn. 3 vulcanicus Schloth. Bittium semigranulosum Lam. > auriculatus Schloth. Diastoma costellatum Lam. + e var. D Dufresnei Desh. roncana Brgn. Io (?) enigmatica Bay. * Chenopus Zigni De Greg. var. onagre Strombus Fortisi Brngn. 5 Tournoueri Bay. a Suessi Bay. * 5 pulcinella Bay. » ornatus Desh. ds Boreli Bay. Terebellum sopitum Sol. 3; fusiforme Lam. 5 pliciferum Bay. 5 obvolutuim Brngn. È Rimella canalis Lam. n fissurella Coqueb. et Brgn. Cypraea elegans Defr. + n Proserpinae Bay. + 5 Moloni Bay. + n corbuloides Bell. n pisuluris De Greg. + Gisortia (Vicetia) Hantheni Héb. et Mun.- Ch. + Cassis Aeneae Brngn. a harpaeformis Lam. A Thesei Brngn. 5 roncana Oppenh. in litt. Li striata Sow. n Deshayesi Bell. Triton nodularius Lam. Murex tricarinatus Lam. n . spinulosus Desh. Melongena subcearinata Lam. Clavilithes Noae Chemn. e parisiensis Mayer " pachyraphe Bay. * n rugosus Lam. Streptochetus amarus De Greg. Siphonalia angusticostata Mell. Tritonidea polygona Lam. var. voncana Brgn. * Mitra crebricosta Lam. » plicatella » Subcostulata D' Orb. Volutolyria Besanconi Bay. Volutilithes crenulifer Bay. n ambiguus Lam. » propeelevatus De Greg. Lyria harpula Lam. Marginella phaseolus Brugn. s eburnea Lam. » Oppenheimi Cossm. Harpa mutica Lam. Olivella nitidula Desh. Ancilla glandina Desh. » Olvula Lam. + »' pinoides De Greg. Conus diversiformis Desh. » Sulcifer Desh. var. Bareti Vass. » veridicus De Greg. » @Istosus Brngn. Cryptoconus clavicularis Lam. n» priscus Sol. + » lineolatus Lam. » filosus Lam. Scaphander Fortisi Brngn. Helix damnata Brngn. » palmarum Menegh. * Clausilia oligogyra Boettg. * Dentalium grande Desh. Nucula lapidosa De Greg. * Arca biangula Lam. » modioliformis Desh. » Striatularis Desh. s granulosa Desh. s Caillaudi Bell. » Vanden-Heckei Bell. "n "RistoracVin. Arca Rigaulti Desh. filigrana Desh. Pectunculus pulvinatus Lam. dispar Defr. . polymorphus Desh. depressus Desh. Mytilus rimosus Lam. x acutangulus Desh. Modiola corrugata Brongn. + Septifer Eurydices Bay. Congeria euchrona Oppenh. * Anomia gregaria Bay. + s tenuistriata Desh. Pecten cf. Meneguzzor Bay. Spondylus varispina Desh. cf. bifrons Miinst. Ostrea roncaensis De Greg. s cf. callifera Lam. Cypricardia cyclopea Brongn. * Brongniarti Bay. * Cyrena sirena Brongn. + s veronensis Bay. * Baylei Bay. * alpina D'Orb. erebea Brngn. * Cardita acuticostata Lam. , veretrapezoides De Greg. s multicostata Lam. Crassatella plumbea Chemn. gibbosula Lam. Lucina gigantea Desh. s perornata Bay. * s gibbosula Lam. Specie del M. Pulli Orbitolites complanata Lam. Nummulites atacica Leym. — 144 — Lucina hermonvillensis Desh. 5 sarorum Lam. ss vicetina Oppenh. + * roncana Vin. * Corbis maior Bay. » lamellosa Lam. ; Bayani Oppenh. * + Cardium gigas Detr. sa perelegans De Greg. * - granulosum Desh. G Rouaulti Bellardi 5 obliqui Desh. i pullense Oppenh. * + ” polyptyctum Bay. + Chama calcarata Lam. " latecostata Bell. Venus terta Lam. Meretrio subericinoides Desh. nitidula Desh. + Dosiniopsis bellovacensis Desh. var. roncana De Greg. * Tellina scalaroides Lam. var. SE carinulata Lam. > postalensis De Greg. Corbula piridicula Desh. A italicula Bay. * Po erarata Desh. 5 semicostata Bell. > gallica Lam. Pholadomya roncaensis De Greg. * Nautilus imperialis Sow. Bayanotheutis rugifera Schloemb. Vasseuria occidentalis Mun.-Ch. non ancora trovate a Roncà: Hydrobia pullensis Oppenh. * Glauconia (?) cocaena Oppenb. * dei — 145 — Cerithium Bassanii Oppenh. * Rorania coronata Lam. n spectrum Oppenh. * Ostrea supranumnmoulitica Zit. ge corviniforme Oppenh. Lucina Fontis-Felsineae Oppenh. * Cypraea Zigni Oppenh. * » pullensis Oppenh. * Ovula Bayani Oppenh. # Crassatella pullensis Oppenh. Cryptoconus unifascialis Desh. Corbula biangulata Desh. Ancilla dubia Desh. Se ora esaminiamo gli elenchi che precedono, i quali comprendono 252 specie, notiamo anzitutto che 48 sono le forme finora esclusive a Roncà e al M. Pulli. Quanto alle specie rimanenti, 31 si trovano anche al M. Postale, 67 a S. Giovanni Ilarione, 89 negli strati di Noax in Friuli, 85 nel Luteziano del Bacino di Parigi, 66 in orizzonti dello stesso bacino più recenti del Luteziano e 80 in livelli d’ altri giaci- menti pure più giovani del Luteziano. Siccome in queste cifre sono computate anche le specie che pas- sano da un piano ad un altro e che quindi hanno un significato cro- nologico trascurabile o di secondaria importanza, prenderemo in con- siderazione solo le specie di Roncà e del M. Pulli che negli altri gia- cimenti si trovano esclusivamente in un dato orizzonte. 1. — Specie del M. Postale: Tinostoma vicetinum, Cassis roncana, Tellina postalensis. 2. — Specie di S. Giovanni Ilarione : Patella Boreaui Marginella phaseolus Chenopus Zigni Conus veridicus Cypraea Moloni Arca Ristori 5 pisularis Pecten Meneguzzot. 3. — Specie promiscue a vari giacimenti del Luteziano Veneto esclusivamente (M. Postale, S. Giovanni, Friuli): Calliostoma abavum Strombus pulcinella Nerita circumvallata Gisortia Hantkeni Natica debilis Helix damnata Cerithium Fontis- Felsineae — 146 — 4. — Specie che nel bacino di Parigi esistono nel Luteziano propriamente detto o in orizzonti più bassi: Delphinula calcar Calliomphalus squamulosus Neritina consobrina Nalica venusta Ampullina depressa n SUESSONICNSIS Crommium Willemeti Solarium bistrialum o marginalum Faunus vulcanicus 5 Dufresnei Cerilhium giganteun 5 Benechi Rimella canalis Cassis harpaeformis Clavilithes rugosus Mitra crebricosta » plicatella » Subcostulata Volutilithes crenulifer Lyria harpula Marginella eburnea Harpa nutica Olivella nitidula Ancilla glandina S olivula Cryploconus clavicularis È filosus 5; unifascialis Arca modiolifornis n» Striatularis » granulosa Peclunculus polymorphus Mytilus rimosus Spondylus rarispina Cardita multicostata Crassatella gibbosula Cardium gigas > obliquum Meretrivx nitidula Tellina scalaroides Corbula biangulata. 5. -— Specie di Roncà e di livelli attribuiti allo stesso orizzonte, che mancano nel Luteziano del Veneto occidentale e del bacino di Pa- rigi, mentre si trovano nel Luteziano del Friuli : Trochus Saemanni Valliostoma subnovalumni Neritopsis pustulosa Natica Vulcani x patulina 2 incompleta Fauwnus undosus Cerilhivm Lachesis 5, Alropos Cerilhium corviniforme » VONCANUIN 7 Dal Lagoi 3 Vulcani Potamides corvrugatus 5 aculeatus s, lemniscatus Murex spinulosus Melongena subcarinata Streptochetus amarus Siphonalia angusticostata Volutolyria Besanconi Volutilithes propeelevatus Dentaliuin grande Anomia tenuistriata Ostrea callifera Cyrena sirena. 6. — Specie che nel bacino di Parigi si trovano esclusivamente nelle Sabbie medie (Auversiano): Natica Noae Murex spinulosus Melongena subcarinata Volutilithes ambiguus Ancilla dubia Dentalium grande -_ Arca Rigaulti Pectuneulus depressus Mytilus acutangulus Anomia temuistriata Ostrea callifera ? Bayanotheutis vugifera 7. — Specie dell’ Auversiano del Cotentin, della Loira inferiore e della Palarea, che mancano nel Bacino di Parigi: Cerithium defrenatum eeliconiracium Potamides pentagonatus Cypraea corbuloides Cassis Thesei » Deshayesi Conus sulcifer var. Bareti Arca Caillavdi » Vanden-Hechei Cardita veretrapezoides Cardium Rovarlti Chama latecostata Corbula semicostata Vasseuria occidentalis 8. — Specie che nel bacino di Parigi non sorpassano il Luteziano, ma sì trovano nell’ Auversiano della Loira inferiore, e di altri giaci- menti francesi: Delphinuia calcar Natica venusta Crommium Willemeti Turritella inbricataria Mitra crebricosta Lyria harpula Marginella eburnea Harpa mutica Ancilla olivula Cryptoconus filosus Chanma calcarata 9. — Specie che nel Veneto o nelle Alpi Francesi non sì trovano generalmente in orizzonti più antichi di quello di Roncà, mentre pas- — 148 — sano nell’ Eocene superiore; specie del Luteziano di Parigi che nel Veneto arrivano nell’ Oligocene inferiore o medio e specie di Roncà che si trovano poi solo nell’ Oligocene del Veneto o d’ altri paesi: Eocene superiore: Turritella lapillorum Strombus Tournoueri Cerithium Vulcani Marginella Oppenheimi Potamides pentagonatus Modiola corrugata a lemniscatus Spondylus bifrons Strombus Boreli Cyrena alpina Oligocene: Ampullina parisiensis Clavilithes rugosus Xenophora cumulans Mitra plicatella Bayania Stygis Lyria harpula Turritella incisa Conus alsiosus - asperula Cryptoconus filosus È Archimedis Arca biangula Potamides calcaratus Pectunculus pulvinatus Bittiuim semigranulosum 2 dispar Melongena subcarinata Lucina gibbosula S' aggiunga infine che la Melanopsis vicetina di Roncà trovasi a Bolca negli strati a Crocodilus vicetinus, indubbiamente più giovani dell’ orizzonte a Numm. Brongmiarti. Raccogliendo ora i dati numerici forniti dagli esposti elenchi ve- diamo che: 1. Le specie di Roncà che negli altri luoghi del Veneto e nel Ba- cino di Parigi compaiono nel Luteziano propriamente detto o in livelli più antichi sono in tutto 60. Abbiamo poi 26 specie di Roncà che sono presenti anche nel Luteziano del Friuli. 2. Le specie che nelle varie località francesi sono localizzate nell’ Auversiano sono in tutto 26. Stando quindi al semplice raffronto delle cifre si dovrebbe concludere — 149 — che la fauna di Roncà ha maggiori rapporti col Luteziano che non con l’ Auversiano e che quindi non può ascriversi ad un orizzonte più re- cente del Luteziano. Bisogna però tener presenti altre circostanze che modificano i caratteri cronologici della fauna roncana. Anzitutto questa acquista subito un’ impronta di fauna meno antica di quella del piano di S. Giovanni Ilarione quando si prendono in considerazione i dati forniti dagli elenchi N. 8 e 9. Essì ci mostrano infatti che alcuni dei Molluschi localizzati nel Luteziano del bacino di Parigi, passano nel- l’Auversiano di altri bacini francesi e che altri nel Veneto si propa- gano fino all’ Oligocene. Dagli elenchi medesimi apparisce poi che alcune specie di Roncà si propagano nell’ Eocene superiore del Veneto o delle Alpi francesi ed altre invece (es. Xenophora cumulans, Turritella incisa, Melongena subcarinata, Conus alsiosus) nell’ Oligocene. E si noti che qui abbiamo tenuto conto solamente delle specie che compaiono a partire dall’ orizzonte di Roncà, mentre riguardo alle forme di Roncà esistenti nel Luteziano del Friuli (e della Dalmazia) si è tralasciato di ricordare quelle che in Francia sono presenti esclusivamente in livelli superiori al Luteziano (es. Neritopsis pustulosa, Cerithum La- chesis, Cassis Aeneae ecc.). Tutto sommato, abbiamo dunque un con- tingente di oltre una cinquantina di specie che unite alle 26 esclusi- vamente auversiane contribuiscono a dare un carattere più recente alla fauna di Roncà. Non è poi da trascurare l’ osservazione che alcune specie presen- tano a Roncà o al M. Pulli delle variazioni rispetto alle medesime spe- cie esistenti in livelli più antichi. Per es. il Faunus auriculatus è pre- sente con la forma tipica e con la var. Hantkeni, trovata originariamente a Dorogh in Ungheria negli strati riferiti all’ orizzonte di Roncà. Così accanto al Cerithium Atropos troviamo la specie strettamente affine C. atropoides. Il Diastoma costellatum, il cui tipo è luteziano, presenta anche la var. roncana Brgn., che il Boussac (Etud. paléont. nummul. alpin, pag. 274) assimila con la Melania elongata Brongn., formando la mut. elongatum del D. costellatum. La Cypraea Proserpinae del M. Postale e di S. Giovanni Ilarione a Roncà si trova nella forma tipica, al M. Pulli ste presenta la var. pulensis Oppenh. Il Chenopus Zigni di S. Giovanni Ilarione offre a Roncà la var. perclathrata De Gregorio, ecc. Finora abbiamo limitato la nostra discussione ai Molluschi. Ve- nendo ai Foraminiferi, come risulta dall’ elenco generale della fauna esi- stono a Roncà o al M. Pulli le seguenti specie: N. striata, N. perforata, N. Brongniarti, N. complanata e N. atacica ('). Si tratta di specie che compaiono tutte nel Luteziano, compresa la N. strata. Quest’ ultima, nel Veneto occidentale, non fu trovata in strati inferiori all’ orizzonte di Roncà che alle Zengele di Grancona nei Berici, (*); esiste pure, ma rara, anche nel Luteziano del Friuli. Negli altri paesi (Bacino dell’ A- dour, Alpi francesi e svizzere, Ungheria) invece esiste in orizzonti cor- rispondenti a quelli di Roncà oppure più giovani (Focene superiore). Nei Berici stessi la N. striata è abbastanza diffusa nel Priaboniano. Senza voler dare a tale specie il valore cronologico assoluto che le at- tribnisce qualche autore (ad es. il Boussac), non si può disconoscere che essa, in base alla sua maggior diffusione e frequenza, caratte- rizza livelli posteriori al Luteziano e cioè l’ Auversiano e il Priabo- niano inferiore. In modo analogo si può ragionare per la N. Brongniarti, la quale, se compare già nel Luteziano di Biarritz e anche di qualche località del Veneto (Gechelina di Malo, Colli Berici) nella nostra re- gione deve tuttavia riguardarsi come un fossile caratteristico della parte più alta dell’ Eocene medio, divisione nella quale invece la N. perforata e la N. complanata, divenute rarissime, non rappresentano più, a mio modo di vedere, specie cronologicamente significative. E queste interpretazioni sul valore cronologico delle specie non sono arbitrarie, ma si fondano sul concetto secondo il quale, avendosi solo () L’ OppexHEIM nel suo opuscolo “ Ued. die Nummul. d. Venetian. Tertitirs , (1894) a pag. 13 cita pel M. Pulli la N. striata; ma non la nomina nella monografia del M. Pulli, nella quale in- dica invece la presenza della N. atacica nei calcari superiori del M. Pulli stesso. (*) In base al rinvenimento della N. striata negli strati a N. perforata della Zengele, il Boussac ritiene (La terrain nummul. à Biarritz et dans le Vicentin. B. S. Géol. de France (4°, VI, 1906, pag. 557, 559) che detti strati siano equivalenti a Roncà e quindi auversiani. Come ho già avver- tito altra volta (Paleontologia dei Berici pag. 9, 10), gli strati a N. perforata delle Zengele sono indiscutibilmente luteziani, corrispondendo per posizione stratigrafica esattamente all’ orizzonte di S. Giovanni Ilarione. — 151 — eccezionalmente delle specie localizzate in una suddivisione, mentre la maggior parte sono promiscue ad orizzonti contigui, una data specie acquista valore di fossile caratteristico solo in quel livello in cui assume il suo massimo sviluppo biologico. Applicando anche ai Molluschi di Roncà il criterio seguito per le Nummuliti, vediamo che i rapporti numerici delle specie, in base ai quali le maggiori affinità risulterebbero con le faune luteziane, perdono molto del loro valore, mentre vieppiù ne acquistano le circostanze sopra esposte (presenza di specie proprie di livelli più recenti del Luteziano: esistenza di mutazioni, varietà ecc.) per meglio rafforzare la convinzione che la fauna di Roncà non è attribuibile al piano di S. Giovanni Ilarione, ma ad un orizzonte più recente e bene individuato. Gli stretti legami della fauna stessa con quella del Luteziano, cir- costanza che si presenta anche nel bacino di Parigi (* La plupart des espèces que l'on y rencontre sont déjà connues dans le Calcaire Gros- sier ., Hau. Zraité de Geéologie, pag. 1436), dove il maggior numero dei Molluschi del Calcare grossolano passa nelle Sabbie medie, non possono recar meraviglia, giacchè si tratta di faune che si succedono immediatamente l'una all’ altra. Del resto se paragonassimo con quella di Roncà, e perfino con quella di S. Giovanni Ilarione, la fauna degli strati a Ceritluum diaboli, che formano la base del Priaboniano e che sono indiscutibilmente po- steriori all’ orizzonte di Roncà, vedremmo che fra i Molluschi di tali strati è presente una notevole percentuale di specie proprie del Lu- teziano e dell’ Auversiano, la qual cosa non impedisce che l’' orizzonte a Cerithium diaboli spetti ad una zona paleontologica distinta da quelle dell’ Eocene medio, come rileveremo più avanti. Concludendo, da tutte le esposte considerazioni d’ ordine stratigra- fico e paleontologico, ci sembra che resti pienamente confermata l’opi- nione esposta in principio del paragrafo e cioè che : 1. L'orizzonte di Roncà è stratigraficamente sovrapposto a quello di S. Giovanni Ilarione. 2, Le faune dei due orizzonti non solo non sono contemporanee, TRA ma quella di Roncà per i suoi rapporti con le faune auversiane della Francia e per la presenza di elementi proprii di livelli più giovani, va se- parata dal Luteziano propriamente detto e riferita invece all’Auversiano. I risultati delle nostre ricerche più recenti, che vengono a mo- dificare in alcuni punti le interpretazioni cronologiche da noi adot- tate in precedenti lavori, apportano dunque nuovi dati in appoggio al modo di vedere espresso specialmente nelle ultime pubblicazioni dal Boussac (*), il quale nell’ orizzonte di Roncà vede rappresentato esat- tamente l’ Auversiano. Nel bacino franco-inglese la fauna auversiana, pure essendo stret- tamente affine a quella del Luteziano presenta un tale contingente di elementi nuovi e di mutazioni di specie luteziane che appare piena- mente giustificato il considerare l’ Auversiano come zona paleontologica diversa dal Luteziano. Nella fauna di Roncà questi caratteri di differenziazione rispetto al Luteziano non sì riscontrano con altrettanta evidenza, cosicchè può sembrare giustificato il dubbio avanzato dal DarxeLLI che la fauna in parola non abbia caratteristiche sufficienti per costituire una vera zona paleontologica distinta. Tale dubbio, che non poteva sorgere dal semplice confronto della fauna di Roncà con le altre faune dell’ Eocene medio del Veneto oc- cidentale, trova la sua giustificazione nella circostanza che, a differenza di quanto avviene appunto nel Veneto occidentale, nel Luteziano del Friuli (v. elenco n. 5 a pag. 146) esistono numerose specie che un tempo si ritenevano caratteristiche dell’orizzonte di Roncà (*). Ciò po- (!) Boussac J. Etudes paltontologiques sur le Nummulitique ‘alpin. Mém. pour servir à l’explic. de la Carte géol. det. de la France. Paris, 1911. — Etud. stratigr. sur le Numun. alpin. Ibid., 1912. (£) Questo fatto, che si osserva in altre faune contemporanee ad es. della regione dalmatina (v. DAINELLI, La fuuna eocenica di Bribir in Dalmazia. Palaeont. ital. vol. X-XI, 1904-1905) può benissimo spiegarsi ammettendo che molti elementi della fauna luteziana del Friuli si siano spostati per migrazione verso occidente, propagandosi così fino al termine dell’ Eocene medio. A questo pro- posito si può riportare l'osservazione del DarnELLI che il Cerithium Johannae esistente in grandis- sima quantità nel Luteziano del Friuli, mentre non fu trovato nel Veneto occidentale, compare nel- l’Auversiano di Biarritz e di Schimberg, dove rappresenta quindi un elemento immigrato. — 1539 — trebbe quindi indurre a fare qualche riserva sul valore attribuito al- l’Auversiano quale piano propriamente detto, per quanto non si possa esigere che una data divisione in tutti i luoghi in cui è riconoscibile debba presentare nello stesso grado quei caratteri che la individuano nella località scelta come tipo. Ma anche questa riserva, che mi sembra eccessiva, non infirma ad ogni modo le ragioni per le quali l'orizzonte di Roncà dev’ essere tenuto distinto da quello di S. Giovanni Ilarione e attribuito alla divisione superiore dell’ Eocene medio. * * * Nella regione dei Lessini medi alla base degli strati di Roncà si riconoscono, per la presenza di formazioni salmastre, gli indizi di un fenomeno di regressione che vedremo accentuarsi via via e culminare alla fine dell’ Eocene medio. La coincidenza dei primi accenni di tale fase regressiva con la parte inferiore dell’ orizzonte di Roncà è pure un argomento che giustifica la separazione di questo dall’orizzonte di S. Giovanni Ilarione. Anche nei Berici occidentali e precisamente a S. Eusebio di Sarego si trovano le tracce del fenomeno nella forma- zione terroso-carboniosa con Neritina bericensis e parecchi dei Molluschi di tipo salmastro di Roncà (v. pag. 56). Nel resto dei Berici gli strati che occupano nella serie il posto di quelli di Roncà hanno invece facies marina. Si tratta per lo più di calcari nei quali abbondano i resti di Echinidi e i modelli di Molluschi (Velates schmidelianus, Cerithium ct. Lachesis, Terebellum sopitum, Corbis maior); la Nummulites perforata, abbondantissima nei livelli immediata- mente inferiori, è rarissima e scompare al limite superiore. In questa serie calcarea sono compresi dei lembi di brecciole e di tufi basaltici fossiliferi, principale quello della Fontana del Cava- liere (Sarego) di cui s'è fatto cenno a pag. 56, e che, per ragioni largamente esposte in altri lavori (*), io ritengo sincrono a quello del (1) Fasrani R. Sulla presenza della fauna luteziana del Gazzo di Zovencedo in un’ altra lo- calità dei Colli Berici, 1. c. — Paleontologia dei Colli Berici, 1. e., pag. 15. — La Regione dei Berici, l. c., pag. 39-41. — 154 — Gazzo di Zovencedo. Non ripeto la discussione fatta già molti anni or sono (Paleontologia dei Berici pag. 15), per dimostrare che le faune di questi due giacimenti sono da considerarsi più giovani dell’ orizzonte di S. Giovanni Ilarione e riferibili a quello di Roncà; mi limito sol- tanto ad osservare che, pur avendo facies eguale a quella di Ciupio e della Crocegrande di S. Giovanni e diversa da quella di Roncà, i due giacimenti presentano tuttavia varie specie proprie di Roncà o di altre formazioni auversiane, unitamente a forme esclusive o più diffuse in piani più recenti. Notiamo, fra le altre, le specie che seguono : Nummulites cariolaria Lam. (Auversiano francese) Bowtillieria modesta Fuchs (Oligocene di Castelgomberto) Solariella adontota Bay. (Oligocene di Sangonini) Cerithivm pentagonatum Schloth. (Roncà) Bittiuim semigranulosum Lam. (Oligocene inferiore del Veneto) Marginella crassula Lam. (Eocene superiore ed Oligocene del Veneto) Aucilla canalifera Lam. (Eocene superiore ed Oligocene veneti) Pleurotoma dentieula Basterot (Oligocene del Veneto e della Liguria) Arca Vanden-Heckei Bell. (Roncà, Auversiano di Francia) Pectunculus Jacquoti Tourn. (Priaboniano di Possagno e di Biarritz) Psammobia granconensis Oppenh. (Priaboniano dei Berici) ‘Corbula nicensis Bell. (Auversiano di La Palarea). Nella regione veronese ad occidente di Soave gli strati di Roncà sono rappresentati esclusivamente da calcari, i quali, per es. a S. Gio- como del Vago, contengono la N. Brongmarti in gran copia. Nei colli che sorgono presso Verona i calcari del livello di cui ci occupiamo racchiudono numerosi modelli di Molluschi (grossi Cerizi, Terebellum sopitum, Corbis maior ecc.), qualche N. Brongniarti e forme riferibili alla N. striata. Nei Berici orientali e nel Marosticano non è possibile identificare l'orizzonte di Roncà, ma si possono riportare ad esso, solo per la po- sizione stratigrafica, calcari con piccole Nummuliti, resti di Echinidi e modelli di Molluschi. Quanto al Veneto centrale, nel Trevigiano mancano i dati per stabilire quali depositi equivalgano, almeno stratigraficamente, all’ Au- versiano, il quale dev’ essere rappresentato dal Flysch. Nel Feltrino sembrano attribuibili alla parte più alta dell’ Eocene medio i calcari a Sismondia dei Sassett (pag. 87), mentre nei dintorni di Belluno io ritengo che la divisione di cui parliamo sia rappresentata dalle breccie calcaree a Numm. atacica che assumono tanto sviluppo, como s'è visto, a Salce e a S. Pietro in Tuba. Abbiamo già esposto (pag. 95-97) le ragioni, per le quali crediamo che tali breccie siano po- steriori al Luteziano, giacchè sono costituite da pezzi di calcari con- tenenti fossili luteziani, mentre abbiamo soggiunto che per le condi- zioni in cuì si trova in esse la N. atacica (specie presente anche nei calcari superiori dell’ Auversiano del M. Pulli) si possono ascrivere ad un orizzonte immediatamente successivo, cioè all’Auversiano. Abbiamo ‘notato anche la discordanza di tali brecce sopra il Flysch piegato, particolare che messo in rapporto cogli indizi di movimenti riscon- trati fino dalla base dell’ Auversiano del Veneto occidentale, non può che rendere più probabile il nostro riferimento cronologico. Venendo infine al Veneto orientale, sappiamo che al complesso degli strati del Luteziano segue in ordine ascendente l’ orizzonte di Buttrio, che il DaArxELLI, pur considerandolo superiore agli strati di Noax, include ancora nella zona di S. Giovanni Ilarione. Ho già esposto brevemente le ragioni, per le quali ritengo che gli strati di Buttrio siano invece da ascriversi all’Auversiano, che è quanto dire all’ orizzonte di Roncà, tuttavia credo necessario aggiungere qualche altra considera- zione. Come abbiamo visto, la fauna di Buttrio ci mostra una mesco- lanza di specie degli strati di S. Giovanni Ilarione con altre che sono proprie di Roncà e perfino del piano di Priabona. Stando ai dati nu- merici riportati dal DarxeLLI si ha, è vero, una percentuale maggiore di specie proprie di S. Giovanni Ilarione, ma guardando non al nu- mero, bensì alla qualità, osserviamo che a Buttrio si trovano ad es.: la N. variolaria e la N. striata (abbondantissima) specie caratteristiche dell’ Auversiano e che si propagano anche in livelli priaboniani. Esi- stono inoltre la Gryphaea Brongniurti, la Vulsella deperdita, il Tubulo- fe = | pa Ut stium euganeum, specie che in tutto il resto del Veneto sono localiz- zate nel Priaboniano. Figurano infine diverse altre specie che, pur trovandosi anche nel Luteziano, sono maggiormente diffuse nel Pria- boniano e talune nell’ Oligocene (es. : Eckinolampas subeylindricus Des., Schizaster vicinalis Ag., Erogyra eversa Mell., Limopsis granulata Lam.). Questi fatti, messi in relazione con la circostanza notata a suo tempo (pag. 122), che cioè la formazione di Buttrio ha caratteri di breccia, mi hanno indotto a vedere nell’ accennata miscela di elementi propri di vari orizzonti il risultato di un rimaneggiamento, di guisa che le specie caratteristiche di livelli più antichi perdono il loro valore crono- logico di fronte alla presenza di quelle che caratterizzano orizzonti più giovani. Corre spontaneo al pensiero il confronto fra la breccia di S. Pietro in Tuba e la formazione di Buttrio e appare plausibile l'ipotesi che esse sì siano originate, per demolizione di rocce preesistenti, durante una medesima fase di movimento della regione, probabilmente la stessa fase alla quale corrisponde la regressione auversiana nel Veneto occidentale. B. — Formazioni continentali La presenza di Piante e di Molluschi terrestri in mezzo agli strati marini del Luteziano mostra che già nel periodo di tempo che corri- sponde a tale piano esistevano delle terre emerse in vicinanza delle re- gioni da noi studiate. Ma le prove di tale vicinanza, e nello stesso tempo di avvenuti spostamenti delle linee di spiaggia, sì trovano più numerose nell’ Au- versiano inferiore, il cui inizio si può infatti far coincidere col principio, o con una più forte ripresa, di quel fenomeno di movimento, al quale si è accennato or ora e nelle pagine precedenti. Tale fenomeno, dopo qual- che oscillazione, andò intensificandosi successivamente alla deposizione degli strati a N. Brongniarti di Roncà, tanto che in tutta l’ area dei Lessini medî e orientali e in parte dei Berici occidentali alle condizioni marine e salmastre si sostituirono lentamente condizioni di paludi e di terraferma. In questo periodo di tempo si deposero i sedimenti ar- Mie gillosi e lignitici con avanzi di Coccodrilli (C. vicetinus), Trionici, Emidi e conchiglie d’acqua dolce e terrestri, che si raccolgono a Bolca, a C. Ragano (Vestenanova), a Roncà, al colle della Favorita (fra i Lessini e ì Berici) e in vari punti dei bacini del Chiampo e dell’ Agno (v. pag. 28-32). Nelle formazioni marnose o piroclastiche immediatamente sopra- stanti a quelle lignitiche troviamo poi alla Purga di Bolca, ai Vegroni, a Roncà (v. fig. 6, pag. 21, fig. 10, pag. 27 e fig. 1, tav. II), a Muz- zolon ecc. copiosi resti di una flora terrestre di tipo tropicale, i cui elementi vedremo nella parte paleontologica riassuntiva. In certe località le formazioni continentali sono rappresentate pre- valentemente da tufi e da brecciole basaltiche : tale è ad es. la natura litologica del giacimento del Pugnello (fig. 1, tav. IV) nei colli fra Ar- zignano e Trissino. Il complesso di tutti questi depositi d’acqua dolce e terrestri cor- risponde dunque al massimo ritiro marino verificatosi nel Veneto oc- cidentale durante l’ ultima suddivisione dell’ Eocene medio, ritiro che spostò la linea di spiaggia fin verso la parte longitudinale mediana dell’area ora occupata dai Berici (v. più avanti, fig. 36, pag. 161). Questa fase dell’Eocene è caratterizzata dalle poderose manifestazioni eruttive, che nella regione berico-lessinea formarono le grandi masse e distese di basalti, di tufi e di brecciole, le quali restarono poi coperte, in gran parte, dal mare priaboniano. Osservazione — Da quanto s’ è detto or ora risulta dunque, come avevo sostenuto in altri lavori ('), che le formazioni a Crocodilus vicetinus di Bolca, e delle altre località citate nel I° capitolo, vanno riferite alla parte superiore dell’ Eocene medio, per la considerazione che si sono deposte prima della trasgressione con la quale è giustificato far coinci- dere il principio dell’ Eocene superiore. E che si siano deposte in epoca (1) Fasrani R. Contributi alla conoscenza dei Vertebrati Terziari e Quaternari del Veneto. I. — Il tipo del Crocodilus vicetinus Lioy. In queste Memorie, vol. I, 1912. Pag. 212-214. — I bacini dell'Alpone, del Tramigna e del Progno d' Illasi nei Lessini medi. Pubbl. N. 44 e 45. Uff. Idrogr. R. Magistrato alle Acque. Venezia. 1913. Pag. 19. anteriore, sì può constatare in varî punti (Agugliana, S. Benedetto di Trissino, Muzzolon), dove le formazioni basaltiche che le racchiudono sono coperte dai sedimenti marini della parte più bassa dell’Eocene su- periore. Ad un'età poco diversa da quella dei depositi a Orocodilus vi- cetinus è riferibile la fauna a Vertebrati del M. Zuello (pag. 30). All’infuori delle regioni lessinea media e berica occidentale non furono riscontrati nel resto del Veneto le tracce di formazioni conti- nentali, cosicchè, pure avendosi gli indizii di movimenti ascendenti e di spostamenti nelle linee litorali (con demolizione di rocce, verisimilmente lungo coste dirupate in modo da dar luogo alla produzione di brecce), sì può ritenere che la maggior parte della regione veneta sia rimasta sotto le onde marine durante l’ Eocene medio. Eocene superiore o Priaboniano Facendo coincidere il principio dell’ Eocene superiore con la ripresa del movimento progressivo del mare nella regione berico-lessinea, dove sì conservarono i migliori documenti del fenomeno, le formazioni ma- rine che dobbiamo riguardare come quelle di transizione fra |’ Eocene medio e il superiore sono rappresentate dagli strati a Cersthium Diabol. Questi stanno appunto sopra la zona esterna e terminale dell’area ch’era emersa alla fine dell’ Eocene medio ed avendo facies prevalentemente litorale, rappresentano chiaramente i primi strati. marini che andarono depositandosi; mentre il mare tornava ad invadere la terraferma. Le prove dei rapporti di trasgressività di detti strati a CeriMium diaboli con le formazioni terminali nell’ Auversiano, sì trovano in vari punti dei Berici, ma sono davvero evidenti al Boro di Priabona, dove, al di sotto degli strati che costituiscono l'orizzonte più basso dell’ Ko- cene superiore, si vede (fig. 35) un grosso banco di conglomerato basal- tico, il quale rappresenta evidentemente un conglomerato di base. Le formazioni dell'orizzonte a Cl. diaboli nel Veneto affiorano quasi esclusivamente nei Berici occidentali (dintorni di Grancona, di Sarego e di Alonte) giacchè soltanto alla Granella di Priabona si trovano al- PRA VO, SES — 159 — cune tracce di esse, identificate per primo dal Muxrer - CHanmas. Ri- mandando per i dettagli stratigrafici e litologici a quanto s’' è detto nel I° Capitolo, esaminiamo brevemente la fauna degli strati a C. diaboli. Fssa consta di una sessantina di specie, delle quali poco più di un terzo sono forme particolari dell'orizzonte, 23 sono proprie di livelli più an- Fic. 35. — Conglomerato basaltico alla base delle formazioni dell'orizzonte a Ceri thium diaboli del Boro di Priabona (falde SE del colle Granella). tichi (specialmente di Roncà), 8 dall’ Eocene medio arrivano all’ Oligo- cene e 3 soltanto sono tipicamente oligoceniche. Le forme che più frequentemente si trovano nell’ Eocene medio e specialmente nell’ Auversiano sono : Nerita tricarinata, Velates schmidelianus, Calyptraea aperta, Natica Pasini, Ampullina parisiensis, Bayania Stygis, Melania Bittneri, Potamides pentagonatus, Tritonidea polygona, Clavilithes Noae, Ancilla pinoides, Anomia tenuistriata, A. gregaria, Modiola corrugata, Lucina sarorum, Cyrena sivena, Corbula gallica. Le specie esistenti tanto nell’ Eocene quanto nell’ Oligocene : Porites ramosus, Nerita Curonis, Cerithium plicatum, Melongena subcarinata, Marginella crassula, M. oculata, Cryptoconus filosus. Quelle oligoceniche : Calliomphalus Deshayesi, Cerithium vivarii, Murer rigidus. — 160 — La piccola percentuale delle specie proprie di orizzonti più recenti e per contro il numero rilevante di quelle di tipo più antico, mi ave- vano indotto (Paleontologia dei Berici, pag. 16-21) ad ascrivere gli strati a C. diaboli all’ Eocene medio, come ammettevano RENEVIER, Maver-Eymar, BirtxER e DouviLLi. E tale riferimento era corroborato dal fatto che simili rapporti aveva riscontrati il ReNEVvIER (') nello ‘studio complessivo della fauna dell’ orizzonte a Cl. diaboli della Sviz- zera. Infatti delle 167 specie determinate dal RexEvIER, 70 erano pro- prie di orizzonti più antichi (Eocene medio ed inferiore), 23 dello Kocene superiore e 11 dell’ Oligocene inferiore. Questi dati relativi alla fauna dell’orizzonte a C. diaboli d’ oltralpe vennero però assai modificate dalle ricerche ultimamente compiute dal Boussac. Il Boussac (*) aveva cominciato a considerare con l’Have gli strati a C. diaboli della stessa età di quelli a N. Brongniarti di Roncà e ciò contrariamente a quanto dimostrò fino dal 1896 1’ OppexzEr (Alttert. d. Colli Berici, |. c.) e confermai più tardi io stesso (I. c.). Intrapreso poi lo studio dei giacimenti e quindi la revisione della fauna dell’orizzonte in parola, egli potè finalmente provare con dati si- curi che il carattere prevalente di tale fauna è priaboniano, esistendo in essa, non solo molti elementi tipicamente priaboniani (fra i quali Numm. Fabiani e N. Garnieri), ma, su un totale di circa 120 specie, ben 22 oligoceniche. Da questa revisione risulta che la fauna a C. diaboli delle Alpi Svizzere e Francesi ha una maggior proporzione di elementi proprî di orizzonti più giovani che quella del Vicentino, la quale però, sia per la corrispondenza stratigrafica sia per la comunanza di specie e di muta- zioni caratteristiche (Modiola corrugata, Septifer Eurydices mut. vapin- cana, Meretrix Villanovae, Calliomphalus Deshayesi, Cerithium dQiaboli, (1) Rexevier E. Monographie des Hautes-Alpes Vaudoises et parties avoisinantes du Valais. Matér. pour la Carte géol. de la Suisse, 16° livr., 1890. Pag. 408. (2) Boussac J. Le terrain nummulitique à Biarritz et dans le Vicentin. B. S. G. de France (4°), VI, 1906. Pag. 555-560. eg gi — 161 — Ampullina vapincana, Voluta bericorum, ecc.) non può non ritenersi contemporanea di quella dei giacimenti di Faudon, Gap, Allons, Bran- chai e dei Diablerets, recentemente illustrati dal Boussac in due po- derose Memorie, l’una paleontologica e l’altra stratigrafica (!). In base a queste considerazioni e soprattutto al fatto della condi- zione di trasgressività, che si riscontra tanto nel Veneto, come abbiamo visto, quanto nelle Alpi occidentali, degli strati a C. diaboli rispetto a quelli dell’ Eocene medio, tali strati trovano dunque, dopo tante di- scussioni, la loro più logica collocazione cronologica alla base del- REGIONE DEI LESSINI REGIONE DEI BERICI = = «1 ——F—mt——_______—_—_—_— = = 1 massima ingressione del mare priaboniano * ingressione del mare all epoca del Cerith. diaboli Eocene super. _Eocene medio massima regressione dell'Eocene medio >= ‘{—+ trasgressione del Priaboniano sull’ Eocene medio _—> Fic. 36. l’Eocene superiore, come avevano ammesso primieramente HÉBERT e MuxieRr - CHAaLMAS e in seguito l’ OppexHEM (Priabonaschichten) e da ul- timo il Boussac. La fase di invasione marina andò accentuandosi dopo la depo- sizione degli strati a C. diaboli in modo che le formazioni marine immediatamente successive si spinsero molto avanti nell’area ch’ era ancora emersa agli albori dell’ Eocene superiore, come sì può rilevare dall’ attuale estensione dei lembi del Priaboniano inferiore della regione lessinea. Possiamo rappresentare il fenomeno complessivo svoltosi nel- l’area dei Berici occidentali e dei Lessini orientali, coll’ unito schema (fig. 36), il quale ci mostra, in sostanza, gli estremi delle variazioni (') Boussac J. Etudes paltontologiques sur le Nummulitique Alpin. Mém. p. servir à la Carte géol. de la France. Paris, 1911. — Ét. stratigraphiques sur le Numm. Alpin. Ibid. 1912. SARE della linea di spiaggia avvenute prima per il massimo ritiro marino alla fine dell’ Auversiano, e poi per le successive invasioni del mare priaboniano. Orizzonti e tipi principali del Priaboniano Sopra agli strati a Cerithium diaboli, o al posto di essi dove man- cano, nel Vicentino medio e orientale (Lessini orientali, Berici, regione fra Thiene e Bassano) abbiamo la serie seguente, che si può prendere per tipo predominante del Priaboniano veneto e che esiste completa, per es., a Priabona (fig. 2 e 3, tav. III) a Grancona e a S. Bovo di Bassano : 1. — Calcari grossolani con Nummulites Fabianii, Ortoframmine, Lesopedina Tallavignesi Cott., L. Samusi Pavay, Laganum fragile Dam., Sismondia rosacea Leske, Turrilella gradataeformis Schaur., Plicatula borensis De Greg. A S. Bovo sono frequenti i Coralli individuali (es. Cyclolites Heberti Tourn., Pattalophyllia cyclolitoides Bell.). 2. — Banco marnoso con Ortoframmine (0. sella, 0. Pratti, 0. Fortisi) e Num- muliti (N. Fabianii, N. striata, Pellatispira Madaraszi Hantk.), al quale segue una potente serie di calcari marnosi e di marne contenenti, oltre ai citati Fora- miniferi, abbondanti Echinodermi (Conocrinus pyriformis Minst., Echinolanpas montevialensis Schaur., E. Beaumonti Ag., E. subaffinis Oppenh., Ditremaster nux Des., Schizaster vicinalis Ag., numerosi Molluschi, quali Ostrea Martinsi D'Arch., O. (Erogyra) eversa Mell., Dimya intusstriata D’ Arch., Pecten (Chlamys) biar- ritzensis D’ Arch. ecc. ecc. Vengono altre lumachelle d’ Ortoframmine e qualche banco di calcare a Nul- lipore. 3. — Marne giallastre o celestine con Briozoi, Numm. Fabianii, Terebratulina Bayani Oppenh., Pleurotomaria laevigata Oppenh., Ostrea (Gryphaea) Brongniarti D'Arch., Spondylus bifrons Minst., Crassatella Schaurothi Oppenh., Teredo Tour- nali Leym. ecc. Il termine 1 assieme con gli strati a C. diaboli, dove esistono, rap- presenta il Priaboniano inferiore, che taluni tengono distinto come Bartoniano; il n. 2 rappresenta l'orizzonte a Serpula spirulaea degli autori (o strati di Priabona nel senso del Surss) che noi diremo — 163 — Priaboniano medio. Il n. 3 equivale all'orizzonte a Briozoi di Bren- dola e della valle dell’ Onte degli autori e si può indicare come Pria- boniano superiore. Se sì esaminasse in dettaglio la fauna della serie n. 3 si vedrebbe ‘come appariscano già parecchie forme che assumono poi importanza e valore stratigrafico nell’ Oligocene, tali ad es.: Spondylus cisalpinus Brgn., Pecten arcuatus Broce., Cardita Laurae Brogn., Venus praecursor Mayer. Considerando il Priaboniano nelle altre parti del Veneto occiden- tale, vediamo che nei dintorni di Verona e nella regione del Baldo esso presenta successione litologica e caratteri paleontologici corrispondenti a quelli del Vicentino. Passando al Veneto medio, nel Trevigiano occidentale non si ha una corrispondenza così esatta, ma il parallelismo sì può stabilire con tutta sicurezza se sì tiene come termine di confronto il profilo del Priaboniano osservato a S. Bovo, profilo che, specialmente pei carat- teri paleontologici, forma un vero 4rat-d’ union fra il Priaboniano vi- centino e quello trevigiano. Nei dintorni di Possagno e in tutta la valle del Curogna una gran parte del Priaboniano è rappresentata da facies marnoso-argillosa che indica condizioni di mare alquanto più profonde di quelle riscontrate nel Vicentino. La fauna ha quindi molti elementi particolari diversi da quelli del Priaboniano inferiore e medio del Veneto occidentale, dove gli strati a Cerithium diabolt e la serie calcareo-marnosa soprastante, ricca di Ostreidi e Pettinidi, e spesso con banchi di nullipore inter- calati, indicano condizioni di mare litorali da prima e neritiche poco profonde in seguito. Tolti codesti elementi diversi, dovuti ad habitat differente (grande abbondanza di Pleurotomidi nella fauna trevigiana, ch'è indizio di zona neritica profonda) restano però molte forme comuni. Infatti i Coralli del Priaboniano di S. Bovo si ritrovano in grande maggioranza nei dintorni di Possagno e di Curogna (es. Pattalophyllia cyclolitoides, Cyrcophyllia vas, Trochosmilia irregularis, Placosmilia bilobata, Flabellum appendiculatum). — 164 — Così pure sono in comune parecchie specie di Molluschi, quali : Ostrea erersa, 0. Martinsi, Plicatula bovensis, Limopsis scalaris, Dentalium anceps, Collonia Fuchsi, Solarium lucidum, Turritella gradataeformis, T. vincu- lata, Diastoma costellatum Lam. mut. elongatum Brga. Gli strati calcareo-marnosi che vengono sopra alle marne ed ar- gille azzurre del Trevigiano, come concordano per facies, così rispon- dono per elementi faunistici a quelli del Priaboniano medio e superiore del Veneto occidentale. Nel Trevigiano orientale, nel Bellunese e nel Friuli ab- biamo visto che sopra agli strati fossiliferi dell’ Eocene medio segue la serie marnoso-arenacea del Flysch, nella quale per la scarsità, e spesso anzi per mancanza quasi assoluta. di fossili non si ha il mezzo di fissare alcuna divisione cronologica sicura e corrispondente a quelle stabilite nella successione delle formazioni dell’ Eocene superiore e di gran parte dell’ Oligocene del Veneto occidentale. Tutt’ al più si può pensare, parte in base alla posizione stratigrafica, parte per la fre- quenza delle Ortoframmine e assenza delle grandi Nummuliti, che spettino all’ Eocene supcriore alcuni dei banchi di brecciole calcaree con Foraminiferi esistenti nel Trevigiano orientale e nei dintorni di Bel- luno (forse i banchi inferiori di Antole), ma il precisarlo riesce pres- sochè impossibile. OLIGOCENE Lo studio dell’ Oligocene Veneto si riduce quasi esclusivamente allo studio del Vicentino medio e occidentale, dei Berici e di una parte del Veneto medio, giacchè nel Veronese restano lembi oligocenici solo nella regione del Baldo, e nel Veneto orientale, salvo negli affioramenti di Peonis e di Trasaghis, non si trovano strati fossiliferi oligocenici. Pel ravvivarsi dell’attività vulcanica, che sembrava spenta durante l’Eocene superiore, l’ Oligocene presenta analogie strettissime con l’ Eocene me- dio: abbondano infatti le formazioni eruttive e piroclastiche, le quali sì incrociano ed alternano variamente con quelle calcaree, marnose e — 165 — arenacee, in modo che ne risulta tale varietà di facies litologiche da rendere spesso assai difficile lo studio stratigrafico. Prescindendo dalle formazioni basaltiche, diffuse un po’ dappertutto nel Veneto occiden- tale, prevalgono due tipi litologici: calcareo e marnoso nella regione berico - lessinea, arenaceo - sabbioso, e anche conglomeratico, nel lembo oligocenico dall’ Astico al Meschio e nell’ Oligocene bellunese. Ciò premesso, vediamo i caratteri fondamentali delle tre divisioni del periodo, limitandoci da prima al Veneto occidentale, dove tali di- visioni sono tutte riconoscibili, ed esaminando poi a parte 1’ Oligocene del Veneto medio che presenta alcuni caratteri particolari e non si presta a sicure suddivisioni. Oligocene inferiore o Lattorfiano A. — Nelle regioni veronese e vicentina (escluso il terri- torio di Marostica), nelle quali, come s’ è accennato, predomina la facies calcareo - marnosa, la serie oligocenica si riassume così: Alternanza di marne, calcari marnosi e calcari nulliporici con Briozoi, Num mulites intermedia Brug., Terebratula Guembeli Fab., Clypeaster Breunigi Lbe, Pecten (Janira) arcuatus Brocchi. Tali strati sono tipicamente rappresentati nel M. Baldo, nei colli Berici e nei monti fra Priabona e Montecchio Maggiore. Nei colli Berici (M..della Pai di Nanto) alla base dell’ Oligocene esistono ancora le Ortoframmine che generalmente scompaiono al prin- cipio dell’ Oligocene. Esistono pure (a Bocca di Ziesa) dei banchi cal- carei con modelli interni di Molluschi, fra i quali sono riconoscibili alcune specie (es. Spondylus cisalpinus, Lima Maraschinii, Cardium Pa- sini) dell’Oligocene inferiore dei monti fra Thiene e Bassano. Compare anche la Numm. vasca che diviene però assai più frequente, e quindi caratteristica, nell’Oligocene medio e superiore. B. — Nel territorio da Thiene a Bassano prevale invece, come s'è detto, la facies areno -sabbiosa e conglomeratica, che — 166 — nella parte occidentale (Sangonini e dintorni) è parzialmente sostituita da tufi e brecciole basaltithe. Dove la successione è prevalentemente arenacea e conglomeratica, come in val di Lavarda, si può compen- diare nel modo seguente (sempre dal basso all’ alto): 1. — Arenarie marnose e calcarifere con Numm. intermedia e Pecten arcuatus. 2. — Puddinga e arenarie con N. intermedia, N. vasca, Natica crassatina e altri Molluschi. Vengono altri conglomerati e arenarie e calcari arenaceo - marnosi, con Nullipore, Numm. vasca, Briozoi, Pecten arcuatus, Spondylus cisalpinus, Turri- telle e superiormente con un banco a Coralli (detto di Crosara). 3. — Alternanza di marne, arenarie, sabbie sciolte (saldame) puddinghe, con facies di Flysch. I fossili più frequenti sono Nummulites intermedia, Pecten arcuatus, Cardita Laurae Brgn., Crassatella neglecta Michti, Psammobia pudica Brgn., Pholadomya Puschi Goldf., Glycymeris Heberti Bosq., Coeloma vigil Edw. Osservazioni. — Da questa serie risulta che il banco a Co- ralli di Crosara, ascritto dal Bavan (Zert. Vénct., pag. 465) e dal MuxiIER-CHaLMAS (Zhése, pag. 68) all’ Eocene superiore, spetta invece all’ Oligocene inferiore, trovandosi sopra a strati indiscutibilmente oligocenici, come sono quelli con Nummulites intermedia e Pecten arcuatus. Degna di nota è poi la comparsa, nella puddinga dell’ Oligocene inferiore di Lavarda, della MNatica crassatina, fossile caratteristico del- l’Oligocene medio: questo fatto trova riscontro nelle Alpi meridionali francesi, dove le arenarie ed i conglomerati dell’ Oligocene inferiore di Barrème contengono appunto la Natica crassatina. Facies parzialmente diversa presenta, come s’ è avvertito, l’Oligo- cene inferiore di Sangonini, dove la serie consta di strati calcareo - marnosi o arenaceo - marnosi accompagnati da lembi di tufi, nei quali i fossili si trovano in grande abbondanza e in ottimo stato di con- servazione. La fauna classica di Sangonini, illustrata specialmente dal FvucHs, proviene dai tufi terrosì scuri affioranti sulla sinistra della vallecola di Sangonini. Un'altra fauna dello stesso orizzonte venne = Mo == scavata, come s'è detto a pag. 68, a poca distanza sulla destra del torrente, nel punto detto le Acque Negre. Abbiamo visto infine che anche nel torrente Lavacile esiste un giacimento che per la posizione stratigratica e pei caratteri paleonto- logici va considerato sincrono a quelli di Sangonini. I fossili più caratteristici dell’ orizzonte di Sangonini sono : Nummulites intermedia Brug. Eburna (Latrunculus) Caronis Brgn. Flabellun appendiculatum Brgn. Cypraea splendens Grat. Clypeaster Breunigi Lbe, Pecten arcuatus Brocchi Scutella tenera Lbe. Crassatella neglecta Mich. Turritella incisa Brgn. Psammobia pudica Brgn. Voluta subambigua D'Orb. Cardita Laurae Brgn. I rapporti dell’Oligocene inferiore del Veneto con quello d’ altri bacini risultano dal quadro riassuntivo dei terreni. Oligocene medio o Rupeliano A. — Formazioni marine Il tipo si riscontra nel Vicentino medio e specialmente nei monti di Castelgomberto e di Montecchio Maggiore. Come natura litologica prevalente si tratta di calcari per lo più zoogeni (madreporici), talvolta invece fitogeni (nulliporici), con banchi e lenti di brecciole e di tufi basaltici. La fauna è rappresentata sopra tutto da Corallari, Echinidi e Molluschi con Aabditus che ricorda molto da vicino quello degli strati a N. perforata di S. Giovanni Ilarione. Tra le specie più caratteristiche abbiamo: Trachypatagus Meneghinii Des, Cerithuum Romeo Bay. Euspatangus Tournoveri Cott. = stroppus Brgn. 5 ornatus Ag. Strombus auriculatus Grat. Trochus lucasianus Brgn. Spondylus cisalpinus Brgn. Delphinula scobina Brgn. Arca scabrosa Nyst Natica spiralis Bronn. Chama dissimilis Bronn » angustata Grat. (fig. 2, tav. VI). Lithocardiun carinatum Bronn (fig. » crassatina Lam. 3, tav. VI). —- 168 — Formazioni e faune del tutto corrispondenti a quelle dell’ orizzonte di Castelgomberto si trovano nei Berici (M. Alto, Soghe, monti di Fi- mon), nel gruppo di Montegalda e così pure nella regione fra Thiene e Bassano. Anche a Sangonini esistono dei tufi con 7rochus lucasianus sovrapposti all’ orizzonte della N. intermedia, ed a S. Luca, fra Marostica e Crosara, si trovano banchi di Coralli e una fauna di Molluschi con le forme caratteristiche dell’ Oligocene medio. Bb. — Formazioni miste (con elementi marini e continentali) Durante l’ Oligocene medio riprese e andò via via intensificandosi da parte del mare un movimento regressivo del tutto paragonabile a quello avvenuto nell’ Eocene medio e così si stabilirono, o sull’ area che studiamo o in aree finitime, delle condizioni analoghe a quelle verifi- catesì in detta divisione dell’ Eocene. Di tale fenomeno abbiamo testi- monianza nei depositi lignitici con faune e flore miste di Monteviale e del Gazzo di Zovencedo e nei giacimenti marnosi ittiolici e fillitici di Chiavòn e di Salcedo. Nel Vicentino orientale e nel Trevigiano occidentale vi sono però indizi che il fenomeno andava preparandosi fino dall’ Oligocene infe- riore, poichè ai depositi marnosi dell’ Eocene superiore con faune pro- prie della zona neritica profonda (Brachiopodi, Coralli individuali, Pleu- rotomidi), erano succeduti dei sedimenti arenacei e conglomeratici di tipo litorale, quali sono, ad es., quelli della valle del Lavarda. Non tornerò a descrivere le serie locali che sì riscontrano nei gia- cimenti di Monteviale, Zovencedo, Chiavòn, Salcedo, Val di Ponte ecc., essendomene già occupato nel Capitolo I (da pag. 68 a 72), nè mì in- tratterrò sui caratteri paleontologicìi dei giacimenti stessi, giacchè le flore e le faune di essi saranno esaminate partitamente nella parte paleontologica. Mi limito invece a ricordare che tanto le formazioni lignitiche ad Antracoteri e Trionici di Monteviale e di Zovencedo, quanto quelle cal- careo - marnose a Piante, Pesci e Crostacei di Chiavòn e di Salcedo, o = 69 — contengono fossili marini proprî dell’ Oligocene medio o sono in tali rapporti con strati che ne contengono che si può stabilire con certezza che si tratta in ogni caso di Oligocene medio. Per la posizione stratigrafica e per la presenza negli strati stessi della zona lignitica di fossili caratteristici, quali la Nazica crassatina e lo‘ Strombus auriculatus, i depositi di Monteviale e del Gazzo di Zoven- cedo da gran tempo trovarono la loro esatta collocazione nell’ orizzonte di Castelgomberto. Non così avvenne pei giacimenti di Chiavòn e di Salcedo, attribuiti da alcuni (') all’ Oligocene inferiore (orizzonte di San- gonini), da altri al superiore (*) e da altri infine al Miocene più basso (?). Solo ultimamente potei dimostrare (*) che anche questi depositi devono riferirsi all’ Oligocene medio od orizzonte di Castelgomberto. avendo trovato nelle marne di Chiavòn la Nerila Caronis Brgn., forma del piano di Castelgomberto, e nelle brecciole che ricoprono le formazioni fil- litico - ittiolitiche il Zrochus lucasianus e la Natica crassatina, specie proprie dello stesso orizzonte di Castelgomberto e del cui valore stra- tigrafico pel Veneto occidentale non vi può esser dubbio. Come dimostrò il Bassawi (1. c.), la fauna ittiolitica di Chiavòn corrisponde a quella del giacimento di Wurzenegg nella Stiria, cioè agli strati di Sotzka inferiori, strati che attualmente vengono attribuiti all’ Oligocene medio o Rupeliano. Abbiamo parlato a pagine 106 e 107 delle formazioni lignitifere di Peonis e di Trasaghis nel Friuli occidentale e abbiamo avvertito che, in conformità all’ opinione espressa dallo StEFANINI, devono rife- rirsì all’ Oligocene medio. Per facies e per caratteri paleontologici mi par giusto considerarle equivalenti alle formazioni lignitifere del Ve- neto occidentale di cui ci siamo testè occupati. (1) Suess. Ueb. die Glied. de Vicentin. Tert. 1. c. pag. 15. — Bayax. Terr. tert. de la Véne- tie, l. c., pag. 466. (*) OppenzEIM. UVedb. Ueberkipp. v. S. Orso ecc., l. c. pag. 120. (3) Bassani F. Ricerche sui Pesci fossili di Chiavòn (Strati di Sotzka - Miocene inferiore). Atti R. Acc. delle Sc. F. M. e Nat. di Napoli, v. III, ser. II, 1888, (4 FaBranIi. Nuove osservaz. sul Terz. fra il Brenta e l' Astico, l. c.. pag. 110, 111. Bb Oligocene superiore o Cattiano Ho riferito alla parte terminale dell’ Oligocene dei banchi cal- careìi nulliporici che si trovano nel Veneto occidentale immediata- mente al di sotto delle formazioni arenacee a Lepidocyclina elephantina Mun.-Ch. e Scutella subrotundeeformis Schaur., che, in accordo con la massima parte degli autori, riporto alla base del Miocene. Gli accennati calcari nulliporici, tipicamente sviluppati nella re- gione fra Thiene e Bassano, contengono piccole Nummuliti, del gruppo della N. vasca, qualche Opercolina, molte Anfistegine (A. Niasî) e nu- merose Lepidocicline, fra le quali la L. 4ilatata Michti e varie forme del gruppo della L. marginata Michti (fig. 5, 6, tav. VIII), associa- zione di Foraminiferi che trova riscontro nell’ Oligocene più Aalto del bacino Ligure-Piemontese, dell’ Italia media e meridionale, dell’ Aqui- tania, dell'India, del Madagascar, di Borneo ecc. ('). In qualche punto della stessa regione compresa fra Thiene e Bassano, e precisamente sul versante NE del colle dove è aperta, in rocce mioceniche, la cava di S. Giorgio, gli ultimi strati calcarei dell’ Oligocene contengono in- vece esclusivamente piccole Nummuliti (fig. 4, tav. VIII). Come sostenni in precedenti lavori (?), questi banchi calcarei, che, formando la parte più bassa degli “ strati di Schio , nel senso del Svess, erano attribuiti al Miocene inferiore, vanno riportati per varie ragioni all’ Oligocene più alto. Tale riferimento è giustificato non tanto dalla persistenza delle Nummuliti, quanto piuttosto dal fatto che un vero e fondamentale cambiamento nella fauna, indizio di mutate con- (1) Cfr. Lemorne et DovviLLe. Sur Ze genre Lepidocyclina Gimbel. Mém. S. G. de France, Paléont. XII, Mém., 32. — Prever P. L. Fauna di alcuni cale. numm. dell’ Italia centrale e merid. B. S. G. Ital. XXIV, 1905, pag. 606. — DouviLLÈ H. Les couches à Lepidocyclines dans l Aquitaine et la Venetie. B. S. G. de France, 1907. Pag. 466-476. — In. Les Foraminiferes dans le Tertiaire des Philippines. Phil. Journ. of Sec., VI, 1911, pag. 53-80. — SiLvestrI A. Distribuz. di due Lepidoci- cline comuni nel Terziario italiano. Acc. Pontif. Nuovi Lincei. Roma, 1911. Passim. — RovERETO. G. Nuovi studi sulla Stratigrafia e sulla Fauna dell’ Oligocene Ligure. Genova 1914. Passim. (?) FABIANI. Nuove osservazioni sul Terziario fra il Brenta e l'Astico. L. c., pag. 21-25. Edi pr dizioni, non si manifesta ancora in detti strati calcarei, bensì in quelli immediatamente sovrastanti a Lepidocyclina elephantina e Scutella sub- rotundaeformis, nei quali la fauna assume bruscamente caratteri neo- genici. E questo improvviso cambiamento di fauna, al quale si associa ovunque nella regione considerata nel nostro studio un mutamento nella facies litologica (formazioni arenacee), è in stretto rapporto coi movimenti orogenetici che portarono notevoli variazioni nella distri- buzione delle aree coperte dal mare e nelle condizioni batimetriche. Mentre infatti si depositavano gli ultimi strati del Nummulitico, le parti emerse del territorio da noi studiato erano andate via via ab- bassandosi, in modo che ben presto furono raggiunte e coperte in trasgressione da nuove correnti marine che trasportavano nuovi de- positi e nuove faune, le quali venivano a sostituirsi quasi completa- mente a quelle oligoceniche. Nei punti che rimasero sommersi alla fine dell’ Oligocene sì può constatare la sovrapposizione diretta delle formazioni arenacee con Lepidocyclina elephantina ai calcari nulliporici con piccole Lepidocicline (per es. nelle Bragonze; presso Lonedo ecc., v. pag. 69), quindi il fe- nomeno dell’ accennata trasgressione sì rende manifesto solo per l’ im- provviso cambiamento litologico e faunistico. In altre località, per es. nel M. Moscal (pag. 9) e nel bacino della Meduna (pag. 105) non solo le formazioni che stanno alla base del Miocene . presentano i caratteri di breccie di trasgressione, ma si può constatare che fra esse e il substrato esiste una lacuna stratigrafica. L’OppENHEIM (') riprendendo ultimamente la questione dei confini fra l’ Oligocene ed il Miocene, ammette come generale per 1’ Europa media e meridionale una “ trasgressione aquitaniana ,, sopra le forma- zioni salmastre dell’ Oligocene medio di vari luoghi della Germania, della Francia e del Veneto. Senonchè, generalizzando troppo, egli vede (1) OppENHEIM P. Bemerkungen zu W. Kranz: “ Das Tertiéir swwischen Castelgomberto, Mon- tecchio maggiore, Creazzo und Monteviale im Vicentin,, und Diskussion verschiedener dort beriihrter Fragen, sumal der Stellung der Schioschichten und der Grenze srrischen Oligocaen und Miocaen. Neu. Jahrb. B. B. 35, pag. 549-627. Stuttgart, 1913. Se ovunque nella regione Veneta una lacuna fra 1’ Oligocene ed il Mio- cene e viene a negare quindi che esistano dei sedimenti marini rife- ribili al più alto Oligocene. Invece noi crediamo, per le ragioni sopra esposte, che anche l’ Oligocene superiore sia rappresentato nel Veneto da alcuni lembi di strati marini e precisamente dalle formazioni cal- caree di cui ci siamo occupati nel presente paragrafo, le quali saranno pure, se sì vuole, delle formazioni di transizione, ma non certo for- mazioni mioceniche, mancando in esse, come s'è avvertito, i caratteri paleontologici del Miocene inferiore veneto, caratteri di cui non si può negare il grande valore per una distinzione cronologica. E ciò, bene inteso, senza disconoscere il fatto e l’importanza del fenomeno di tra- sgressione (che è in sostanza la trasgressione del I° Piano Mediterraneo del Surss) ammesso dall’ OpPENHEIN, fenomeno che anzi ci ha servito di guida, dove ne esistono le testimonianze, per fissare il limite fra il Num- mulitico e il Neogene. D'altro canto non ci sembra che i medesimi strati calcarei da noi riportati all’ Oligocene più alto si possano includere nell’ Oligocene medio, giacchè sono sovrapposti alle formazioni a facies miste di questa divisione e non contengono più le specie caratteristiche della divisione stessa, bensì qualche elemento (una Scuzela riferibile alla S. subrotun- daeforimis) che prelude all’ arrivo dei tipi neogenici che caratterizzano l’orizzonte immediatamente sovrastante. Non posso chiudere l’ argomento senza ricordare che, al con- trario dell’ OppexHEIM, il quale non riconosce la presenza di formazioni dell’ Oligocene superiore nel Veneto, il Kraxz ('), seguendo l’ antica opinione del FucHWs (*), riportava invece al termine più alto dell’ Oligo- cene pressochè tutto il gruppo degli “strati di Schio ,, intesi nel signifi- cato del Surss, compresa quindi anche una buona parte dell’Aquitaniano veneto. Infatti, oltre ai calcari con Nullipore e Scutelle da noi riferiti (1) Kranz W. Das Tertitir zwischen Castelgomberto, Montecchio maggiore, Creazzo und Mon- teviale im Vicentin. Neues Jahrb. Min. Geol. n. Pal. Beil. Bd. XXIX, 1910. Pag. 180-268. (®) Fucnas Tu. Die Stellung der Schichten von Schio. Verhandl. d. k. k. Geol. Reichs. 1874, n. 6. pag. 158. TTI RZ SSA VI SS al Cattiano, egli ascrive all’ Oligocene la serie inferiore e superiore delle marne arenacee e dei calcari marnosi con Pericosmus montevia- lensis Schaur., Spatangus euglyphus Lbe e Pecten Pasini Menegh., rite- nendo tale complesso equivalente alle marne a Cirene del Bacino di Magonza che, a lor volta. riferisce al Cattiano. A parte il fatto che sull’ età delle marne a Cirene di Magonza gli autori non sono d'’ ac- cordo, giacchè per alcuni rappresentano l’ Oligocene medio o Rupeliano, per altri il superiore e per altri ancora il Miocene inferiore ('). il Kraxz basa il suo parallelismo sopra tutto sulla presenza della Meretrix inerassata Sow. e della M. splendida Merian da lui riscontrate negli strati di Schio. Ho già notato in altra occasione (Nuove ossercazioni sul Terziario fra il Brenta e l’Astico, pag. 29) che le determinazioni del Kraxz si fondano su modelli interni e quindi è lecito dubitare della sicurezza del riferimento specifico (si veda inoltre ciò che dice l’ Oppex- HEIM, Bemerkungen zu Kranz ecc., l. c. pag. 610), ma, anche se l’esi- stenza delle due specie ora citate fosse indiscutibile, restano però sem- pre le circostanze più sopra accennate della trasgressione e del cam- biamento fondamentale della fauna per fare escludere dall’ Oligocene le formazioni arenacee dell'orizzonte di Schio con Scutella subrotundae- formis, Pericosmus montevialensis, Lepidocyclina elephantina, Spatangus euglyphus e Pecten Pasinii. Y, L’ Oligocene del Veneto medio Per le ragioni accennate più indietro, esaminiamo a parte i sedi- menti oligocenici del Trevigiano e del Bellunese. Cominciando dal Trevigiano occidentale, abbiamo visto (pag. 79) che fra Possagno e Castelcucco sopra agli strati dell’ Eocene supe- riore segue un complesso di strati formato in prevalenza di arenarie talora marnose, puddinghe e sabbie sciolte : sì ha cioè una facies cor- (1) Vedasi Zeitschr. d. Deutsch. geol. Gesellsch-Monatsberichte n. S-10 del 1911, pag. 433-460. — Havs. Traité de Geologie, pag. 1446. — OppexnEiM. Bemerkungen su W. Kranz * Das Tertiùr ecc. Passim, — RoveRrETO. Nuovi studi sulla stratigrafia e sulla fauna dell Oligocene Ligure, p. 123. — 174 — rispondente a quella dell’ Oligocene della valle del Lavarda. Tra i fos- sili abbiamo notati : _Venophora ‘cumulans Brgn., Zicula condita Brgn., Pecten arcuatus Brocchi, Cardita Laurae Brgn., U. Arduinoi Brgn., Cras- satella neglecta Mich., Psammobia pudica Brgn., Glycymeris Heberti Bosq., tutte forme che si trovano a Sangonini, nel Lavarda e nel Lavacile, La parte terminale dell’ Oligocene del profilo Possagno-Castelcueco è costituita di arenarie friabili e di calcari arenacei con Pecten e qualche Sculella, sottoposti immediatamente agli strati arenacei a Le- pidocyclina elephantina del Miocene inferiore. Nel Trevigiano orientale gli strati riportabili all’Oligocene constano di Flysch e di banchi arenacei che al limite superiore contengono avanzi di Pecten, Glycymeris ecc. (pag. 83). Passando al Bellunese, i sedimenti oligocenici sono sviluppati principalmente nei dintorni di Belluno, però i limiti fra 1’ Oligocene e l’ Focene superiore non si possono stabilire. Probabilmente sono già oligocenici i banchi superiori di brecciole con Foraminiferi esistenti . nel Flysch e meglio ancora gli strati più elevati con facies di Flysch che sostengono l’ arenaria glauconitica inferiore di Antole, S. Bastiano di Belluno e località vicine, arenaria da noi riportata all’ Oligocene. Come s'è già detto a pag. 91, nel Bellunese si ripetono sopra la serie del Flysch alcuni livelli di arenarie e di glauconie con faune di Molluschi, le quali, per la corrispondenza di facies, sì rassomigliano in modo che non è difficile confondere gli esemplari di un livello con quelli di un altro. Tale confusione dev'essere accaduta nelle vecchie collezioni, in guisa che gli autori i quali si servirono specialmente di esse per lo studio paleontologico e per le deduzioni cronologiche, credettero trat- tarsi di un’ unica zona paleontologica, con mescolanza di elementi di tipo oligocenico e di tipo miocenico. E questo carattere apparente ri- sultò sopra tutto dalla monografia dell’ OppenHEIM (') dedicata allo studio della fauna del Miocene inferiore del Veneto, per modo che l’ Autore, (1) OppeNnHEIM P. Ueder Ueberkipp. v. S. Orso, das Tert. des Tretto und Fauna wie Stellung der Schioschichten, l. e. TO TE x Ei gr non basando il riferimento cronologico esclusivamente sui dati forniti da fossili di indubbia provenienza, ascrisse le specie della glauconia in- feriore ad uno stesso orizzonte di quelle dei banchi glauconitici sopra- stanti, attribuendole quindi al Miocene inferiore od Aquitaniano. La specie oligoceniche, o almeno più comuni neil’ Oligocene, citate dall’ OpprexHEIM come provenienti dal Miocene bellunese (appar- tengono alle collezioni del Museo di Storia Naturale di Berlino, alle raccolte dello ScHLorHEIN, dell’ HoERNES ecc.) sono le seguenti : Xenophora cumulans Brgn. * Cardium falla» Michti Voluta subambigua D' Orb. È Venus Aglaurae Brgn. Ficula condita Brgn. * Meretrix incrassata Sow. Spondylus cisalpinus Brgn. * di exintermedia Sacco Cardita Arduinoi Brgn. * Venus pracexroleta Rov. n Laurae Brgn. * Glycymeris declivis Michti Crassatella neglecta Michti * fi Gastaldi Michti Cardium anomalun Math. # Orbene, della maggior parte di queste specie (quelle segnate con l’ asterisco) ho constatato la presenza (su materiali trovati 7 posto dal prof. DaL Praz e da me) nella glauconia inferiore, che ho deno- minata glauconia a Pecten deletus, di S. Bastiano di Belluno. Inoltre ho raccolto nello stesso livello : Terebratula Hoernesi Suess Pecten arcuatus Brocchi Natica cf. crassatina Lam. (*) Pecten (Chlamys) deletus Michti Dentalium Catulloi Vin. Glycymeris Heberti Bosq. Arca bellunensis Oppenh. Balanus cf. concavus Bronn Tralasciando le specie locali, come il Dentalum Catulloi e l'Arca bellunensis, vediamo dunque che nella glauconia inferiore del Bellunese sono presenti quasi esclusivamente specie oligoceniche, giacchè se la. Terebratula Hoernesi è citata anche pel Miocene del bacino di Vienna, (1) Il prof. Dar Praz (1. c. pag. 62, nota 1) indica la presenza della Natica crassatina (si tratta di un tipico esemplare, ora conservato nel Museo Geologico dell’Università di Padova) nel- l’arenaria che viene immediatamente sopra alla glanconia inferiore. — 176 — trovasi però nell’ Oligocene della Baviera ('), mentre la maggior parte delle specie elencate (particolarmente Nenophora cumulans, Natica cras- satina, Pecten arcuatus, P. deletus, Spondylus cisalpinus, Crassatella ne- glecta, Cardium anomalum, Venus Aglavrae, Glycymeris Hebert) esiste nell’ Oligocene inferiore o medio di Lavarda, Sangonini, Castelgom- berto e del bacino ligure-piemontese. Questo pei caratteri paleontologici positivi, quanto poi a quelli negativi, notiamo che nella glauconia inferiore non si riscontrano nè la Lepidocyclina elephantina, nè gli Echinidi (Scutella subrotundaeformis Schaur., Clypeaster scutum Lbe, C. Michelini Lbe, C. regulus Lbe, Pe- ricosmus montevialensis Schaur. ecc.), nè i Molluschi (Pecten Pasinii Me- negh., P. praescabriusculus Fontan. ecc.), che caratterizzano il Miocene inferiore del Veneto sopra tutto medio e occidentale. Ora, sarebbe strano che tali specie non sì trovassero nell’ arenaria glauconitica a Pecten deletus, se questa appartenesse al loro stesso orizzonte, giacchè essa presenta facies quasi identica a quella delle formazioni mioce- niche soprastanti nelle quali le medesime specie sono contenute. Concludendo, i risultati delle nostre ricerche portano a confermare l'opinione già espressa dal MEXEGHINI e sostenuta ultimamente dal prof. DaL Praz (v. pag. 90-91) che l’ arenaria glauconitica inferiore del Bellunese è oligocenica e non miocenica, come ammisero, fra gli autori più recenti, il Vrxassa (?) e l' OpPENHEIM (l. c. pag. 91). Dimostrato che la glauconia inferiore del Bellunese è oligocenica, resta da stabilire a quale piano precisamente essa appartiene, ma in ciò il sussidio paleontologico è insufficiente. Infatti fra le specie che essa contiene non ve n'è alcuna esclusiva di una sola delle divisioni dell’ Oligocene veneto, giacchè, ad es., se la Aenophora cumulans e lo Spondylus cisalpinus sono più frequenti nell’ Oligocene medio, non man- cano però in quello inferiore, e altrettanto si può dire della maggior parte delle specie rimanenti. (1) FaBIanI R. I Brachiopodi terziari del Veneto, vol. II (1913) di queste Memorie. Pag. 22. (2) Vinassa De ReGny P. I Molluschi delle Glauconie bellunesi. Boll. Soc. Geol. Ital., vol. XV, 1896. Pag. 192-212. — 177 — Dal lato litologico, e corrispondentemente da quello faunistico, i rapporti maggiori sì notano con le formazioni arenacee della valle del Lavarda, le quali spettano, come s'è visto, all’ Oligocene inferiore. Però la glauconia inferiore di Belluno e così pure i depositi arenacei del Trevigiano occidentale, dei quali abbiamo parlato più indietro, confi- nano con la base del Miocene (molasse e glauconie con Scwte/la nel Bellunese, arenarie con Lepidocyclina elephantina, Scutelle, Pericosmus montevialensis e Pettinidi nel Trevigiano), senza che si possa stabilire l’ esistenza di una lacuna stratigrafica, quale s° è notata nel. Veronese e nel Friuli occidentale. Per questa considerazione io sono propenso a vedere nella glau- conia inferiore un orizzonte elevato dell’ Oligocene e a ritenere che l’ Oligocene inferiore sia rappresentato in gran parte dai banchi are- nacei inferiori della serie oligocenica nel Trevigiano e dal Flysch nel Beliunese. E quanto alla corrispondenza faunistica con l’ Oligocene inferiore del Lavarda, si può spiegarla con la corrispondenza della facies, am- mettendo che, mentre nella regione del Lavarda, mutandosi le condi- zioni batimetriche per i fenomeni di movimenti di cui abbiamo parlato, subentravano faune d’ altro tipo, la fauna di tipo litorale degli oriz- zonti arenaceo-conglomeratici sia andata migrando verso oriente, dove trovava condizioni d’ ambiente uguali a quelle del luogo d’ origine, e sì sia così propagata nel Trevigiano e nel Bellunese fino alla parte alta dell’ Oligocene ('). Il prof. Dar Praz (Studi geolettonici, pag. 62) propende a ritenere che dall’ orizzonte di cui ci siamo or ora occupati provenga anche l’ Halitherium bellunense, i cui resti illustrati dal barone DE ZrIcxo (*) sono ora conservati nel Museo Geologico dell’ Università di Padova. (1) Il Rovereto nel quadro dei terreni inserito nella sua Memoria Nuovi studi sulla Strati- grafia e sulla Fauna dell’ Oligocene ligure (fra pag. 122 e pag. 129) ascrive la glanconia con Pecten deletus del Bellunese all’ Oligocene inferiore, ma tale riferimento non mi sembra accettabile per le ragioni sopra esposte. (®) DE Zigno A. Annotazioni paleontologiche - Sirenii fossili trovati nel Veneto. Mem. del R. Istituto Veneto di Sc. Lett. ed Arti. Venezia, 1875. asta Ne riparleremo nella parte paleontologica, qui notiamo soltanto che tale forma è interpretata dall’ABEL (') come un tipo di passaggio fra il genere Malitherium s. s. ed il genere Metaxytherium. Ora, siccome quest’ ultimo compare nel Miocene, se il riferimento stratigrafico del- l’H. bellunense è esatto, abbiamo un altro argomento per ritenere che la glauconia di S. Bastiano spetti alla parte alta dell’ Oligocene. (!) AseL O. Ueber Halitherium bellunense, eine Uebergangsform zur Gattung Metaxytherium. Jahrb. d. k. k. geol. Reichs. 1905, Bd. 55. H. 2. Pag. 393-398. N II I NA OT + QUADRO RIASSUNTIVO E COMPARATIVO Regione Monti Lessini E 5 = = a e aa ugan sa del M. Baldo | Colli Berici | atbettone Te —_—- | occidentali medi orientali | Reda Trevigiano tal È I , | ross ne |_________——_—_—___ o _o_l Montegalda Li Bellunese Friult'e Veneala Giulia Bacino Italia media lemmi rn -__— esi | N fl | Lo meridi » LA Pirenei, Aquitani i maritti È | rasca | Calori a Nullipore, piccole Nummuliti (N. | Calenri 1 piccole Nummuliti (N Howitt Ligure-Piemontese DA Bacino Anglo - Parigino | » Aquitania] IE ti me Altri | Africa | Lepidocy- | nt) Lepiocidine di 8 Urhano, Monte | Sentello di Altavilia. {N. Houillel Calcare nulliparico con }liccole Nummuliti e Lepi- | Calcari i î SS | | DAI | Alpi Svi a bacini Europei | set | ca clina vialo è Schio Galcari nalliporici di Altavilla è Valmarana. doeleline (Ls'ditafato, Li Qorginata, Ls Tornoneri) | ten e Seutella. Arenarie con qualche Pre (RSSTIZZee pe settentrionale A dota rumolo e di Lenedo. | ) sor | Aronario di Mioglia © | u Parto n. Lepidostli Calcari d'acqua dolce è salmastra d'È=| Cal | | | Q \ N lap = URI si e | TRAI EINE ea pe. Ligniti di Caditiona | taropae moria ComaNE NET] IAC AMET A, Strati sup; di Soteka. | Av anIavia ta Laga ia i === no (Belluno) con Tere 0a Aoeratheri inù- L rear. ) "GIEORdA) Stra syrena semi: SI EA RO madreporici, | Argilioaciati. n | | Caletri madreporici e ca e K Fratita:'}laerniari Xenopliora tan erium mini | dell'Agennia. (Girona SE aL È del M. Moscnl breesibio, tal bsaltic ligniti ‘a Nttica RR a e O AI raro ci asoleni "of nia le basalticlie con Na- —Strati mar- milani Peeten det, pon Marne, calcari marno- {{con/Lianorbix cornui ed della rara Nun 0a S rotoo, Trochur - erasatina, Troe : Td Pos - ica ernasati i i Ù Ca i con N° y SE I de ere | (©) DIRI POR Tad a Craps ART DRS piena ra tricoteri/o Plata | li, Zrochus lucasia- ANI hrs Diete Pat Ù RATA Serata Drniatoi arenacee, argilloso è lignitiche con Nertina squa- || - Molnsso tecni; Tonio n ] - È DIE tina ila duri da Amdeerta i | pargentat na Senna, pati n BILZRA | t; Nattca eragsatina giia ‘Batraoli IRA Ta CERO ra tire: Riga pica © P. promargaritacens di Peonis e || mastro ec . RSI ditatata del Palermitano, | SAbblo pure o misto a Marna di G N I mi Î riot AGI CARA E aurteutat lion cina I ce O ; 9 ti so RITO Funi p mjet nrno di Gana co .Na: Bac. Magonza : M | Trinità, Gambuglinno n CA ha di Montegalda, a LRCREODEOI È el Ponte —stncei di i filliti, coperto da strati | Btampes a ingoni, è crassatina 0 Venus | È a ia) Doo, Camibugliano ON guli g 5 Florio. Bineli madigporici di Chiavim a | ITAL RORI SASAtTRt | Nata omintine. Sarno nd Osti (O: | gîanen to puimaitoe e lacustri co | i, Flor di M. Piano. PERA DO SOI AO AIR ASI e SCO i gi lea | DE TRE | Flysch alpino atto Acpiilal sarta nortno av SrrerbilataRFIA glomernti con Xenophorw del ‘Trevigiano o- | stinno e di Antole. ; | hie con Nat. crassati n dito È | dà Fr Dectini eu rientale. : | Halitheciuwm Schinsi. | a lst LEI us, Cardita Lanrae, Cras- Banchi'ad! Ostrea) | TR TA | e om" satella negleeta del Tre | fu, 05 califralo ) dale . È A atetla negle evailiula; 05 callifer | daleraratun Rigsina Calenri nulliporici e marnosi con N aac h a i viginno occidentale, yathula, fera) | : TRAIN IR cer . media, o C’Iypeoster. Mrerinigi (AL Mont în Copliowonia eribrim di 8 Gottario. | Caleari a Nullipore, |‘ Calcasi, marne, areziaria/anbiie, puddinghe. tuf | i = | Scinti n 0 a | Namie | bahia vel Malt) Maggi re ROTA A IF e rr e pr niemegia © a) aware di Lascio La: | mne Se PE) Si Atos] delia Toce PUcIso FVisoneai: tr ea fano perla Orounea (sompreso {L Innco n Coralli), Sane _Conglomerati, avente Mamo a Potamid | È SG È pt oi O e R rie, ranvno, di Dego, Care culfatno n Potamider plicotus dî Saunaîn | _Arenario,puddingli.ti | : | È Mo) tecchio ora ad Da dell'Onta. |-solofnus Cond(iai Port L | Sassello, con fauna i new. | Biarrita con Clypeosto bbie con ambre de Rocce calcarec 0° ; di Moptecchio Maggiore e della val dell'Onte. | salpinne, n Pusini0) dî Bocca di Ziesa. rec: RR LAS) upeaster DER OO ATIGRaL0a | eo-marn | [FR e | | dal cimonta dt inpo triti NO ne ai mland (Prussia). se limonitiche con.N în- tofammine, Briozoi, di Nanto, Massano, Gran- | É Mel RE voynunax LE UnA | cons | s Ì iù Sabbie glanconiose co) peaster biarritzenzis, Pe- | Brecciolina calcaree con fram- | Pletttotoma. Meyrichi © | € @rcuatus della Cire Argill î Ì menti di Alveoline, piccole Spandylus Duck di Lat- | R3iC® (Perna, Slonta) cp Laerniarnan Brio Onlenri marnosi e mao STO 0 = Mriosol e Sponioiata DA) Nummuliti, Ortoframmine, del: xol, ryplaca Ihrongniar. | no A Nullipore, Brianoî, tonno elia vata AGli Onto pifions di Prin | Mame n Briozoî, Terebratulina Hayani, a AR I In Forance de Lago (Antole). _Augillo, marne, arena» La Spomdylis {time di | Photen Gia sente dl ì into, Spamdytan Difrons 6 Gruphoca Brongnineti i tue a Delozoî; N° Ffianti, Spondylus bifrons | alcari. arenncei, con Fliseh con baz ce SOR ee It | mra del Hallo 0 di ‘È F.to 8. Folloo imncona © Brendola. Jalvono. Ortoframmine 6. Prei TL breegioline arnie Terna ii 1 ) ten chi di brecoîoli Co 7 do 3! | itirlisenaiat Alva OR AE SECO RAGUSA VEDA a Giowsi di Montmartre n Lulzeotheriun mos | Ls Valenti maroni s ma malo ; sana, fari del Treviginno piEgginzioni arenncoe 0 mamos com povalento ficiex di di Gavino. Liga) gratia 9 SrpRodtanigraolta Marno a Briozoi di Klun EL a 7 fr Lt] MARRA SE |. 10” ER vach, Marno n° Pholadomyn Tudensis sinburg e di 1 | -È 8 mn. | new N. Fabiani, Orto: | cou Ditrea erersa, Plica | VaMunii di Aguglinna p1| lima 0 calcari marnogiin N. L'abiamit, Pte | Calcari marnosi, marne, cale. nulliporici, con K î CER È | rg e di Buda 5 È | rabianii nlinianga l'inacpovenita, Maria tali Madam: Ortofraramine Lenta | N. Fabianii, Ortoframmine, Echinidi, Ore Calcari mamnosì con N. Ortoframmine, | Pos MIRO I Marno nexurre 0 cal. | —Marne, calcari @ nre- } SUE ita tace | (Wrotritanata Salata Ho Ì Dt) | {orizzonte ii Prin artimsi, Pecten binrritzenvis di Nanto, Gran Opercoline, Zurritella "nc Brera | 907 ago e (ro IONI cari marnosî con N. Fa» | nario a Nulli; N. I Strati con Mwumuli Calcari a Nullipore. DA i li Cima Palloni ai | olio di Varona | bom degli autori) donnfestiBa ron marone al nolan] vitsensis, Picatula bavenstt di 8 Bovo, S. Floriano, IA ia Fiysch con lenti di brecci STRO RIE ZrO ) tex. Fabiantà a Spondy- E: dintorni di Forrnm. Mio Rotation, È 'alvene, a 1) I ra, î celo : ren sie della Cato ea Ba- Tus Buchi della: © S | o 7 anco nl Ortoftammine, | Turritella gradatanformis, line calcaree è con banchi di 3 SMod Aa Val gzimna |P ciati von A Faslao a * | Peoten biarritzenzis. Mar- ghinietto quarzose dell'Ard Marno a N. striato Sabbio di Oreanos \ ni, Ortoframmine, Echi- | Catari ia: «Slnwondi Calonri fi | | ne @' argille. cel ù RA e Ver AL ATTO e Ù Ortofrarami Cal i O Aaa SRI PALCORE LRTTRALLALOTET: Salo n N. Jah 9 SIINO | argille celestine n lella zona fra Salce e Soix elegans, Ortoframmin Calcari marnosi, mar- | nidi, Pecten Diarritzen- rosacva o modelli di Cee | ginosi con Eohinidi ilei Gole n N: Sbtanirto Letopadia Saitta alcari a N. Fabiani © Simondia vosrcea. vt Coralli, Ctavitithes Japeti, (Belluno). Pehinidi, reti di Porci RFallla variooioti Gori | NPERORI ERItto e deliala ri picco Nun, | ftt di Verano TEnnaB) lla ofrummine dela. Graneila | Calenri a Leiopedina Taltavignesi di Grave | g Gslcari con N. Fabianit, Sataloplyttia eytotitoit Diencotome, dei dintorni di Gassino. | Nummanliti. Ortotrammi» | Barton -elay a Calcari di Si loca n Ke A vna e di Lonigo. È ravarea, Laganim fragile, Letopedino, di | ©! +9*sMg00. » Lapidocieline, Alve riglarta ‘e "Ve SRI o Diva | | | | DOTI: ea onte n CeriWium dinboli del | - Strati n Cerzhium diaboti di Grancona, 5. Bavo, Lavnoile, dintorni "l'Galveno: a s line dl Termint linereso: PIO Na Ergo (ooo tn | i onipiscnta Mans con Plourotomo | Cale ; È i o x | PRVELEI Cale. o arenarie con N. | Sti di Tokod con Pompini Laren o | Pil Fabtaniù è Cerith, diabo» | Ceritli. diaboli è Mere- . 'alo of. Iron» Pafl a Palmizi a Mollaschî d'a Toi con Molluso a | R Pd e ran e e i tal Faudon; Gap, Bran || erio Valanova ; |a [aghe giant N siria 0 to | dla tare di Moon | qgFSB on Molluschi torotr e acqua dolco |. Csleari n Lvrosidarie Shui: Strti arto: COTE .Jl chat, Dinblotuta, Conglo. Di | z molti dei Forti ili Ve Liguiti n Crosoililià cfoetimma i " nr © ; deli @ altri Echinidi, Cer niosì a Neriti- Galtavi ‘con ‘piccole Niufmoliti,:gunoii di Eelunidi i e zi È gniavti ronn. | Bolca. L x piti n Pianta odrilli di Muzzolbn, | Mium of Zach Uorbis modelli di Molluschi, | Li Breccin calcarea di Salce e Formazione, i î Vi î — 5 | FERME A n, ‘oreinzioni Temi TM Palli. | maior dei Berici occid,, coi E a Tm Salce. 0 [7 Formasiono in panta lcebelala ppi iN varfolaria, AV Mriata Argillo acagli 7 ZTA|rrr | 3] : Calcari di Roncà @ di Sonvoln | lembi di tufi © brecciole n | I ir î sin PIT Babbte dI Bonuolinmp gli Marnaocalcartaon N. | C ; E ] | Num. Peongntarti | Num. vorioloria del Gazzo conieus di S. | CALO LIA ARO Lo torni | N° o AVATAR I sitato. dIOVUIE feta [oliver Ti diriata)] I Tr afridia 9) || Strati di Moknttan si | 2 | Tull con Ipramides di Ranch, | ù Gai lo e della Fonta- Eusebio (Saro silla, Ortoframmine: SEAL. la (Binrrite) A NI oissonte) | ario [ealcari 6 mar (©) | | | na dlel Cavaliere. n. CI Co Dorogli, To |\con Cherunia cornuta, | gi od eco. (Ungheria) Sirmondia: Saemanni; Da Oalenrin 'nrata, Unlo, n mn a, y + i rzyic| USAI RI] I va, | Cala, n N° perforata, | - Tali adi S. Giovanni Tinriono con N ; î | a Q I lan Iucten carni turilel aldo, | Rehinanthma buo Hi perforata Coralli, Molluschi fall a a ri e tafi con Alveoline è Calcari e tulì a Numm. perforata, A Masan di(cnì | ci spatangua veronensis dei | brecciolo con N. atacien di Bolo hi oro i planata, Rehinidi, Mollusel Crollo Massa di ealenri con N. Jerfurata 0 Peoten co; ; Il Strati aronncei Î Ù si A fori! (torrayio) dl\Varona: | | Valdagno e di Prinbona, | to, Barbarano, Grancona. presenti în tutta la regioni( fra 1' Astico e il ia) È Caleeri a N. perforata RIOT COC cei 6 marnosi n fucies di Flysch, CON 4 Marlo paci | | del Trovigiano occidentale 55 SERIE A 4 Calcaite mano con N; |. Calcari con N. perfa- È F | ; 2 08e, nt Î colt forata 0 Ns romipla- SI s | grata conii | Iwmachella calenrea col | Ortofiammine, SVI mero to GRA e aroma di ossia COREL TANT IR IE] | Caleari marnoat'e mar | Cal NI resti Fi | Agizehensi oralli, K- | 1 = 8. | (Clant), n Ven È soin x ata e di Potenza, Hia v) ‘alo. con. Rron= , arie e calcari coi — BR] | chfnidi, Molluwolti tt Ac | | SEO IRA ne SEE CIA RAI Atari fateci Common] Sabbio 0 ar- planata. Ca fi RA MIEI TIRA Asi e pot NIN GTI [GA Loro in, Arzan coc Î taeoig = 9 re NI losazzo. planata. Cale, = ‘ay Niue con per | somplanata fra a planata del Kresser neolina oblonga, Orbito» IE | Numm. | Cotonti n N° compra. | ‘°° SURE | | GN. Brolgniarti del "8 È | Formazioni a fucies di Flysch- gilledello Hani conii. con 3 | forata, N Iata pie oil |FAGITA IA CAL Ni agito parata dol Kromenberg. | Tae complarati, Nunc Star AI] Orbitolie com Cal n Cnlcari con N. irregularie. | lo Boscaie (Feltrino), £$ 5 PE DELLI, (LR gigantenm 0 | 8 | upuans ditatatne sg ch miuliter afacica: © / 8] planata di M, Palloni: | lo; grons: con Zani || Calo. nd Alvoolina a Mollasaht mine |UCAdA ri con lange | EL GORI Ceca CS, Grnliapo: alcazi com N° comple ni marestiana | , a con Alveoline a Nimm, Iaevigata dell BAR thium gigan 4 1} || su diano, Sehisw | rini di M. Postale Menfi rivoli vlareigofa dex |a ‘Arunaria dalla Zacpsta te NOS IRNISTTIZIONI Pa Tee ocaca h CEL, TAI pil RIS ao | ILIUoOl car infilo N giseliensis, Cat | "Calcnri più o meno | Banco marnoso con N: gli Marne e calcari ORI SEA TA nino. N 0) Ia 3 ET ROLIASEI Rohîntdlio “Naneitus ai | Postalo 0 della I | inarnosi a N. Zaecizata, Ranina marestia n complane: || piariata st Onkoplirceplippi o (malONiOttta TON ll pai arr compianto: È CEE Iysch con nudin con Alyeoline psendocretacei Calcari nd. Alveolina i; | laevigata | M. Palloni. | Calc. n Nullipore, Ranipn, | ima Ne otel Tua resta; [1 De Taotgnia olo | 6019 miami vent za sane | fa di Posangno, Marna e calcari mar. 2/8: |Interealozionerdi, | piccole; I (megiila- sali ‘e brecce ralca- elongata, N. perforata, | qiacioa di Chiampo" (membro) ‘avuto | LL intornì, igata ‘a Iavpaots puric(ulo) fi LA È nosi a Da complanota #75 ris, Assilino canoli- reodelFriuli orien- Orbitoliter complanata, Calo. glanconi valo: ì Strati con N. laevigata Calcar | dra Se M. Postale, Ì ' @ Ortoframmine del 282 eva. Stati del Rio tale. Awsitina spira dol Paler: lot selelslivo Calcare grossolano di della Solva R ; RI | | Colmeda (Feltrino, #35 Zimor con N. lie mitano. TRADITO a NI son 4 Biaya ad Orbtolites com RS rN ina [I pena Va lora Ò a aralia Ni bosso x s : N ——_|___ | vigata planati mi si parata, gala, Conoclypeus conoi- ta) i î vale. marnosi | Calcari ronsico l'a N botaa x il Plano. S| Strati di St Bartolo tono deus e Molluschi (strati 5 È reni latta ei FR. jovi e tali n N bolo | Calaui a Niynolionella polymorpha do DR O = PARZIALI soniNi pe di Moka è Dt, | Rotottopoati (4 Gaento sie, PA nei ella Pet orTO O RIC RAZER Calceiirbnzoi] da pelo OL ALe || Galeazi nitemali eigurmig Nate er Marno © cale. Flora | Marne grigi | ; say di How i Arros. | 0 Ne complanare. doll MER i i pio i ISIN molai cl ste fiampo o Zova Lf dite ie di I ORG x To Teralo Bayni di Nanto, | divi Ds Pen- di \oi Ra con Mep, punctntatus di Luva- | Marne rossastre, cene- x a = - go di Thun ci | : î ni morinus diaboli Teolo È GOL gi BEI rine e liancho con qua Marne rosststre e giallogno- | Calcari i ei a e A w | | VEDIOR | le arno Enc Nummtiti (N: botcensi): | chè Nunimulita MAU: Flyseh del Tre. | le con impronte di Pia piaciono vile, SU Qalcari n Nummuli È == aa = | Marna e tali n ETA LIE CATE IO IIa eiatanoTortentale]| reainti(aceglles al Pest idol) || venite) Agi (IRE SEOI EA UE zaalo FAN Es ana Loniomelayeon.yi + Sabhio, nummu |} -Calcar anuta ; a bolemate tdi cati marnosi e murne|fogliettata; senza fomili. | Harpactocareinns pur Feltrino, Rida ioleenzia, intercalie mastri della Vene 'otenza, planulata» Myliobatis litiche di Cuine è {a dell'Aquitania Stratî superiori anl- 'Calfaria cone ‘Zire "N v e R PUNCINE cidontale. te a zone aronaceo- zia Giuli UCITTITTA l muatri 0 d' = PEIUC ‘Luol nce in Giulia, dol Soins tri e d'acqua dolce | g lo. latus dol Trevigiano oc- ta Hi sonni. J 1 gurnaensis e Cardita ae- | cidentalo, RT ROTTO dell'Intria a dolla Dal- | yypriaca dall'Egitto. Stra i ‘orfentale; nun muzia (atenti di Cosina): | ti con /N. planulata @ Rea degypiiaca del- Algerin, CAPITOLO V. CONCLUSIONI Ho riunito in un quadro unico gli elementi essenziali delle suc- cessioni stratigrafiche che siamo venuti via via esaminando nelle diverse parti del territorio veneto, e ciò non solo per darne una più evidente idea d'insieme, ma anche per facilitare il raffronto delle singole serie fra loro e con quelle delle altre regioni d’ Italia e dell’ estero che ho riportate nello stesso quadro sinottico. E qui giova osservare che in fatto di paralleli stratigrafici, per quanto dai primi tentativi dei vecchi autori sì sia raggiunto ormai un grande progresso, l’ argomento resta sempre uno dei più delicati e complessi e dev’ essere trattato con la massima prudenza. E ciò sì comprende benissimo quando si riflette alle molteplici circostanze che concorrono nel rendere difficili i parallelismi. Tali sono, ad esempio, i caratteri di divergenza e di convergenza delle faune di giacimenti diversi in relazione alle facies, per cui faune contemporanee di facies diversa presentano talora differenze sostanziali, mentre pos- sono rassomigliarsi delle faune di età diversa, ma di facies identica. E non mancano le difficoltà anche quando si tratta di faune che sì trovano in formazioni isopiche, poichè la distribuzione orizzontale delle specie caratteristiche non è uniforme neppure in località vicine e — 150 — si verifica spesso che, entro certi limiti, una specie compare prima, o persiste di più, in un bacino piuttosto che in un altro. Di questi e di altri fatti che rendono difficile il sincronizzare le serie perfino di re- gioni vicinissime troviamo esempî a volontà anche nel Veneto. Ricordiamo a tale proposito che per la somiglianza di facies certi fossili dei tufi oligocenici di Sangonini vennero confusi nelle collezioni con fossili dei tufi eocenici «di Roncà e citati quindi fra le specie di di quest’ultimo giacimento (es. l'Eburna Caronis e il Trochus lucasianus); che per ragione analoga gli strati a Cerithium diaboli da alcuni vennero assimilati agli strati di Roncà, di cui sono sicuramente più recenti; che nel Luteziano inferiore dei Berici occidentali (Grancona) è abbondan- tissima la N. gisehensis, rara la N. complanata, e nei Berici orientali (Nanto) avviene perfettamente il contrario; che nel Luteziano del Friuli, come s'è visto, compaiono molte specie dell’ orizzonte di Roncà, le quali mancano nel Luteziano del Veneto occidentale. Gli ostacoli poi aumentano se si vogliono istituire le equivalenze per località molto lontane, giacchè alle accennate cause di difficoltà st aggiungouo altre dovute a sviluppi autonomi di certe faune, ad in- filtrazioni di elementi diversi per immigrazione e via dicendo. Una gran parte di queste difficoltà può tuttavia essere eliminata, quando si disponga di materiali abbondanti, variati e sopra tutto di sicura provenienza e di determinazione precisa: con queste condizioni soltanto è possibile tentare con buon esito i confronti e i parallelismi tra faune di giacimenti differenti e anche lontani. Nel caso nostro, come risulta dal quadro generale, i sincronismi più sicuri e nell’ insieme più completi, si poterono istituire in prima linea col Terziario francese, non soltanto perchè questo presenta gran- dissima varietà di facies, ricchezza paleontologica straordinaria e suc- cessione completa dagli orizzonti più bassi a quelli più recenti del Nummalitico, ma anche perchè la paleontologia terziaria francese è fra quelle più studiate e attualmente meglio conosciute. Come base per la distinzione dei varî gruppi di strati, siamo partiti dal concetto delle zone paleontologiche, che, pure ritenendo — 181 — caratterizzate dal complesso degli elementi paleontologici più indicati allo scopo, appartengano essi agli Echinodermi o ai Molluschi od ai Foraminiferi, abbiamo definite ogni qualvolta fu possibile mediante le Nummuliti, scegliendo quelle specie che hanno valore stratigrafico, pel Veneto in ogni caso e possibilmente anche per altre ragioni. Per tal modo l’ Eocene inferiore resta caratterizzato dalla N. bol- censis, che non ha forma corrispondente in altri bacini e che si può considerare come una rappresentativa della N. planwvata dell’ Eocene inferiore d’ altre località (es. Potenza, Aquitania, bacino di Londra, Fiandre, Algeria). Nell’ Eocene medio, comprendendovi il Luteziano s. s. e 1° Auver- siano, abbiamo due grandi zone paleontologiche, una inferiore a N. /e- vigata e una a N. Brongniarti. Quella inferiore può tuttavia suddividersi in: sottozona a N. irregularis, che corrisponde agli strati del M. Postale, e in sottozona a N. perforata che comprende gli strati di S. Giovanni Ilarione. La zona a N. Brongniarti corrisponde agli strati di Roncà. Il Priaboniano non si presta a distinzioni sicure in base alla Num- muliti, ma è caratterizzato nel suo complesso dalla N. Fabiani, specie che per la sua larga distribuzione nei bacini meridionali ha un valore di primo ordine. Del resto divisioni che rispondano a vere e proprie zone pa- leontologiche distinte non si possono fare nel nostro Eocene superiore, neanche servendosi degli altri fossili, salvo dove esiste la facies lito- rale cogli strati a Cerithium diaboli. i L’ Oligocene, dove presenta facies nummulitica. sì può distinguere in tre parti, di cui la più bassa è caratterizzata dalla N. intermedia, specie che si può ritenere derivata dalla MN. Fabiani, come indicano le forme di passaggio che sì riscontrano ad es. in val di Lavarda. La N. intermedia non si trova quasi mai al di sopra dell'orizzonte di San- gonini e perciò per gli orizzonti superiori diviene caratteristica la N. vasca, per quanto compaia già nell’Oligocene inferiore e fors'anche più in basso. La parte media dell’Oligocene resta però bene individuata anche soltanto in base ai Molluschi, di cui qualche specie di larga distribu- zione geografica è oltremodo significativa (es. Zrochus lucasianus, Na- -—— 1582 — tica augustata, N. crassatna). Quanto alla zona più elevata dell’ Oligo- cene, dov’ essa sì può individuare, resta, a parer nostro, ben definita dalla presenza delle ultime piccole Nummuliti associate spesso con Anfistegine e con le Lepidocicline dei gruppi della LZ. dilatata e L. mar- ginata, in modo analogo a quanto si osserva in altri bacini. Esaminando in uno sguardo d'insieme i caratteri predominanti e i rapporti fra le successioni riportate nel quadro sinottico, vediamo che nel Veneto occidentale, pure avendosi grande varietà di facies per effetto delle vicende che portarono a notevoli variazioni batimetriche e per la presenza delle formazioni eruttive e piroclastiche, è possibile stabilire una serie completa dall’ Eocene inferiore a tutto l’ Oligocene, mentre per gran parte del Veneto medio e per quello orientale le serie ri- sultano frammentarie, causa lo sviluppo, a diverse riprese, della facies di Flysch, alla quale corrisponde sempre assenza o estrema scarsezza di elementi paleontologici che si prestino per suddivisioni cronologiche ben definite. Per procedere nell'esame sintetico dei rapporti fra le formazioni dei diversi orizzonti e delle varie località e per aver modo di tracciare poi con maggiore evidenza una ricostruzione generale delle vicende at- traversate dalla regione veneta durante il Nummulitico, riepiloghiamo brevemente i caratteri delle formazioni descritte analiticamente nei capitoli precedenti. Eocene inferiore. — Nel Veneto occidentale e in gran parte del medio prevalgono le formazioni marnose, spesso con fauna di mare profondo (zona profonda della regione neritica). Nel Veneto orientale sono diffuse e potenti le formazioni calcaree brecciate, prova della vicinanza di aree a fior d’acqua od emerse. Le terre emerse esistevano infatti a breve distanza verso oriente. Eocene medio. — Durante il Luteziano, nel Veneto occidentale e in parte di quello medio predominano le formazioni calcaree nullipo- riche o madreporiche, frammiste a lembi di rocce piroclastiche, con ricche faune di facies neritica di media profondità. Soa: — Nel Veneto orientale sono diffuse in basso le formazioni arenaceo- marnose con facies di Flysch, alternate a grossi banchi di rocce cal- caree brecciate e conglomeratiche (piasentine e conglomerati pseudo- cretacei), superiormente hanno prevalenza i sedimenti marnosi e argil- losìi con lembi di ghiaie quarzoso-diasprine. Non esistono prove di terre emerse nell’area studiata, ma la pre- senza di Molluschi terrestri frammisti a quelli marini, di depositi fil- litici (Novale, Rosazzo) con avanzi di piante terrestri e l'abbondanza dei materiali ghiaiosi, sono chiari indizi nor solo di spiagge vicine, ma anche dell’esistenza di torrenti e di fiumi che sboccavano in mare portandovi nelle loro piene grande abbondanza di alluvioni. Nell’ Auversiano troviamo formazioni salmastre e limnico-terrestri (argille, argilloscisti, ligniti, tufi, brecciole basaltiche con Molluschi ter- restri) neì Lessini medi e nei Berici occidentali. Nel resto del Veneto occidentale (zone rimaste sommerse) prevalgono i calcari nummulitici. Nel Veneto medio e orientale si sviluppa la facies arenaceo-marnosa, tipo Flysch, con banchi di breccie e conglomerati calcarei intercalati. Eocene superiore. — Materiali di trasgressione per lo più ba- saltici nei Berici occidentali, a Priabona ecc. Nelle stesse regioni tro- viamo la facies litorale rappresentata dalla lumachella calcarea a Ce- rithivm diaboli. Nel resto del territorio fra il Garda e il Piave 1’ Eocene superiore consta principalmente di depositi marnosi con banchi di cal- cari nulliporici. Solo nel Trevigiano il Priaboniano inferiore ha facies (marne e argille a Pleurotome e Coralli individuali) di regione neritica profonda. Nel Bellunese, nel Trevigiano orientale e nel Friuli, al posto dell’Eocene superiore sì trovano sedimenti con facies di Flysch. Oligocene. — Ha strette analogie litologiche e faunistiche col- l’Eocene medio. Nel Veneto occidentale predominano infatti le forma- zioni neritiche poco profonde rappresentate da calcari nummulitici, nulliporici, madreporici, ai quali nell’Oligocene medio sì aggiungono formazioni piroclastiche, mentre in vari punti alla facies marina sì so- stituiscono quella salmastra e poi la facies continentale (argilloscisti, ligniti, marne fillitiche ecc.). Nel Veneto medio sono diffuse, oltre alle — 184 — rocce marnose e arenacee tipo Flysch, quelle arenacee glauconitiche e conglomeratiche ghiaiose. Nel Friuli, salvo qualche lembo argilloso-lignitico (Peonis) sono sviluppate rocce a facies di Flysch, la cui attribuzione all’ Oligocene non è però dimostrabile. Considerando ora in uno sguardo d'insieme (fig. 37) le formazioni di tutto il Paleogene della regione studiata, risulta che nel Veneto occiden- tale predominano (senza tener conto delle rocce basaltiche) le formazioni calcaree zoogene (specialmente nummulitiche e madreporiche) e fitogene (nulliporiche), alle quali si alternano, sopra tutto nell’ Eocene inferiore e in quello superiore, i sedimenti marnosi. Invece nel Veneto medio ed orientale prevalgono le rocce arenacee o arenaceo- marnose, che assumono facies di Flysch. In special modo nel Friuli orientale acquistano poi grande sviluppo le breccie ed i conglomerati calcarei, formatisi sopra tutto a spese delle rocce cretacee. Dalle mie ricerche però risulta che anche nel Trevigiano e più ancora nel Bellunese sono presenti a vari livelli delle rocce calcaree di struttura brecciata : sono minute brecciole con Foraminiferi nella pluralità dei casi; breccie ed elementi grossi nella zona fra S. Pietro in Tuba e le colline di Salce. Queste rocce frammentizie provengono in massima parte dalla demolizione di strati del Luteziano (abbondano i calcari ad Alveoline) e tale constatazione non è priva d'importanza dal lato stratigrafico, per i raffronti che ci ha permesso di fare e perchè ci ha messo in guardia nell’ attribuzione cronologica di alcuni livelli fondata sulle specie presenti in tali breccie, giacchè si tratta dunque per lo più di fossili in giacimento secondario. Dallo studio stratigrafico è risultato che la regione fra Thiene e Bassano, nella quale cominciano a svilupparsi già nell’ Eocene supe- riore le formazioni arenacee con facies di Flysch, rappresenta un ter- mine di passaggio fra il Veneto occidentale e quello medio e orientale, con legami non soltanto litologici, ma anche, com’ è naturale, fauni- stici. Abbiamo visto, ad es., come l’ Eocene superiore di S. Bovo (pure con facies parzialmente diversa) abbia strettissimi rapporti faunistici con quello del Trevigiano orientale; come la facies arenaceo-conglo- 185 — meratica con Lamellibranchi di Lavarda trovi riscontro nella valle Organa e si propaghi nell’ Oligocene bellunese. Nel Friuli la serie più fossilifera appartiene all’Eocene medio, pre- senta una grande uniformità di facies e una corrispondente uniformità di faune nei vari orizzonti. Infatti, se consideriamo i Foraminiferiì, tro- Treviso Tres È pa EErie? è EI Fia. 87. — Carta schematica della distribuzione delle facies litologiche del Nummu- litico nella regione Veneta. — Scala 1:2 000000. 1, Zone dei calcari prevalentemente organogeni con intercalazioni marnose — 2, Aree delle zone calcaree in cui sono presenti rocce eruttive (di solito basaltiche) o piroclastiche (spesso stra- tificate) — 3, Formazioni arenacee e marnose con prevalente facies di Flysch — 4, Formazioni cal caree brecciate o conglomeratiche. viamo la maggior parte delle specie di Alveoline, di Assiline, di Num- muliti tanto nei livelli bassi quanto in quelli superiori della serie del- l' Evcene medio; e pressochè lo stesso avviene pei Molluschi che quasi in tutti i livelli presentano elementi comuni col M. Postale, con S. Gio- vanni Ilarione e con Roncà. Quanto all’ origine e alla provenienza di tutte queste forma- zioni clastiche si può ritenere che si tratti di materiali strappati dalle onde lungo scogliere o coste rocciose tagliate a /ala:se. La maggior parte dei conglomerati pseudocretacei friulani, come afferma il Dar- — 186 — NELLI ('), deve essersi prodotta dalla demolizione di un’area rocciosa cor- rispondente alla regione del M. Bernadia. Le brecce di S. Pietro in Tuba e di Salce devono essersi formate in modo analogo, a spese invece spe- cialmente di strati luteziani, ma riguardo alla provenienza è quasi im- possibile stabilire qualche cosa di sicuro. Forse, notando che le brecce sono di elementi calcarei e che l’area dove predomina la facies calcarea (v. fig. 37) arriva fino al margine destro del vallone bellunese, si può azzardare l’ipotesi che le brecce in discorso sì siano formate (forse durante i primi movimenti postluteziani) per la distruzione della copertura di rocce del Terziario inferiore che doveva stendersi sopra il Cretaceo dell’ Altipiano di Erera e Brendol oppure della regione delle Alpi Feltrine, nella quale sono conservati, come sl è visto, alcuni lembi di strati luteziani a facies calcarea. L' ori- gine più probabile sarebbe dunque da ricercarsi dalla parte di nord-ovest. Le formazioni del Friuli hanno strettissime affinità litologiche e faunistiche con quelle delle regioni che seguono ad oriente, cosicchè collegano la serie terziaria del Veneto con quelle dell’ Istria e della Dalmazia. Notevole nei riguardi paleontologici è il particolare già no- tato, e che si riscontra oltre che nel Friuli anche in Dalmazia, della presenza nell’ orizzonte di S. Giovanni Ilarione di parecchie specie che mancano nel medesimo orizzonte del Veneto occidentale, dove compaiono invece nel livello di Roncà immediatamente sovrastante. Nel Friuli l’ orizzonte di Roncà venne da noi riconosciuto princi- palmente in base al criterio stratigrafico (strati con Numm. striata e N. variolaria di Buttrio); invece tale orizzonte è tipicamente rappre- sentato, anche pei caratteri della facies, nell’ Ungheria centrale (din- torni di Dorogh, Tokod ecc.) dove gli strati con N. striata contengono buon numero delle specie di Roncà e del M. Pulli (es. Ampullina pa- (1) * Quindi la formazione dei conglomerati deve spiegarsi con una locale azione demolitrice del mare eocenico sopra limitate scogliere emergenti, sì che localmente, come i terreni più antichi venivano demoliti così i terreni contemporanei non venivano depositati; ed infatti nella ellissoide del Monte Bernadia mancano così quelli della Creta superiore come quelli dell’Eocene inferiore ,, (L’ Eocene Friulano, pag. 59). » Pas AR, 1 ee tulina, A. cochlearis, A. incompleta, Bayania Stygis, Faunus avriculatus, Cerithium corvinum, Potamides calcaratus, P. pentagonatus, Strombus Tournoueri, Tritonidea polygona var. roncana, Ostrea supranummulitica, Anomia gregaria, Modiola corrugata). Ritornando al Veneto occidentale, dove la serie è completa, è in- teressante rilevare come i più recenti studi, oltre a confermare i pa- rallelismi, già da tempo ammessi, per es. dell’ orizzonte di S. Gio- vanni Ilarione col tipico Luteziano del bacino di Parigi, dimostrino nuovi legami delle faune francesi con quelle venete: ci basti citare 1 rapporti fra l’ Auversiano di Francia (Auvers, Cotentin. Loira infe- riore, Biarritz, La Palarea) e l'orizzonte di Roncà. Se fino al ter- mine superiore dell’ Eocene medio esistono affinità molto strette anche coi bacini francesi nord-occidentali, in seguito le maggiori analogie si riscontrano invece coi bacini della Francia meridionale e ciò per mu- tate condizioni geografiche, le quali resero più difficili le comunica- zioni fra le aree marine nostre e quelle nord-occidentali. Importante, trattandosi di formazione particolare, è il riscontro fra gli strati a Cerihium diaboli del Veneto e delle Alpi occidentali francesi e svizzere: tale riscontro, che si manifesta nei caratteri della fauna e nei rapporti stratigrafici, condusse a risolvere finalmente la controversia nell’ età di questi strati a (€. diaboli, che ora vengono considerati come facies litorale del Priaboniano inferiore. Riguardo all’ Oligocene, e considerando sempre i bacini europei, gli studi recenti hanno permesso di stabilire nuove corrispondenze o di con- fermare quelle precedentemente ammesse. Senza dilungarmi in partico- lari, pei quali rimando al quadro riassuntivo generale, osservo soltanto che, mettendo in relazione i dati forniti dalle ultime ricerche del RoveRrETO sull’Oligocene del bacino ligure-piemontese e da quelle da noi compiute nel Veneto, si poterono rettificare parallelismi precedentemente ammessi e stabilire meglio alcune equivalenze. Così, ad es. venne ben determinata la presenza del Cattiano anche in Liguria e ad esso furono ascritte le li- gniti di Cadibona, già riportate all’Oligocene medio. Viceversa risultò che gli strati ittiolitici e fillitici di Chiavòn e di Salcedo, riportati dai precedenti — 188 — autori al Cattiano o all’ Aquitaniano, sono più antichi e vanno attribuiti al Rupeliano, al quale spettano pure gli scisti ittiolitici di Wurzenegg. Il Rovereto (Il. c. pag. 115) ha rilevato che nel bacino ligure piemontese “la fauna a Nummuliti quasi cessa col Sannoisiano . (= Lattorfiano), mentre superiormente, nel Rupeliano e nel Cattiano, le Nummuliti diventano molto rare e sono diffuse invece le Lepido- cicline, e lo stesso fatto presso a poco io ho constatato per il Veneto. In questo però non ho raccolto Lepidocicline al di sotto del Cattiano. Passando ai bacini fuori d'Europa, ma sempre circummediterranei, altri studi recenti hanno permesso di precisar meglio le conoscenze sul Terziario inferiore dell’ Africa settentrionale, aggiungendone altre importantissime, le quali con le prime permettono di stabilire un pa- rallelismo sempre meno frammentario, e nelle sue parti più sicuro, con le formazioni paleogeniche dell’ Europa meridionale. Nell’Algeria venne trovata la N. planulata negli strati a Cardita aegyptiaca, dimostrandosi così che gli “ strati libici , dello ZimtEL vanno riferiti all’ Eocene inferiore (') e a un orizzonte corrispondente a quello a N. planulata e N. bolcensis dei bacini europei. Nel Marocco (*) si riscontrò la presenza del Priaboniano con N. Fabiani ed Ortoframmine e ciò confermò meglio l'attribuzione al Pria- boniano dei calcari dell’ oasi di Aradj a Nullipore, a Nummuliti (N. Fabianii, N. variolaria), Ortoframmine e Pecten biarritzensis, che il BLAX- CKENHORN (*) aveva collocati nell’ Oligocene inferiore. Invece i calcari di Slonta in Cirenaica riportati dal GREGORY (*) al Priaboniano, vennero poi riferiti (?) all’ Oligocene inferiore, in base (1) Oppenzen. Sur Za position de l’etage libyen de Zittel en Egypte et en Algerie. C. r. Soc. Géol. de France 1913, n. 11, pag. 107. (?) L. Gesmit et J. Boussac. Sur Za presence du Priabonien dans le Nord du Maroc. Bull. S. Géol. de France (4°), X (1910), pag. 484. (3) BLanckEnHORN M. Newes sur Geologie und Palaeontologie aegyptens. Zeit. d. deutsch. geol. G., 1900. Pag. 403-479. (4) Gregory J. W. The geology of Cyrenaica. Quart. Journ., vol. 67 (1911). Pag. 581. (3) FaRIANI e STEFANINI. Sopra alcuni fossili di Derna e sull'età dei calcari di Slonta. Atti Ace. Ven-Trent.-Istr., anno VI, Padova, 1913. — CHÙeccHIa-Rispori G. Sopra aleuni Echinidi oligo- cenici della Cirenaica. Giorn. delle Sc. Nat. ed Econ., vol. XXX. Palermo, 1913. na alla presenza delle specie N. wtermedia, N. vasca, Pecten arcvatus, Clypeaster biarritsensis, le quali caratterizzano il Lattorfiano di Biarritz e del Veneto. I fatti più salienti che risultano dallo studio stratigrafico del Pa- leogene veneto si possono riassumere come segue. Il substrato delle formazioni terziarie del Veneto è costituito gene- ralmente dalla Scaglia a Stenonia tuberculata del Cretaceo superiore. Nel Veneto occidentale e in varie parti del medio e dell’ orientale, quando non c'è un brusco cambiamento di facies per la presenza di lembi di rocce piroclastiche (ad es. nei Berici), il passaggio dalla Scaglia senoniana ai primi strati dell’ Eocene inferiore avviene di re- gola con transizione litologica così graduale e senza indizio di discor- danza che, come ho sostenuto altra volta (La regione dei Berici, l. c., pag. 32) non sì può giustificare l'ipotesi dell’ emersione del Cretaceo superiore veneto (e conseguente mancanza degli ultimi strati del Cre- taceo e dei primi dell’ Eocene) sostenuta già dall’ HéseRT e dal MunIER- CHaLmas (') e ammessa ultimamente anche dell’ Haug (?). Dei casi citati dal MuxIeR-CHALMAS, quello della posizione del- l’ Eocene medio di Gallio sulla Scaglia cretacea forata dai Litodomi, come abbiamo visto, non è controllabile. E quanto agli esempi di tufi dell’ Eocene inferiore che riposano sopra la Scaglia #&rèes fortement ra- vince (1. c. pag. 27), io son convinto che non sì tratti di discordanza, ma ritengo che l’ apparenza del fenomeno sia dovuta a questo fatto : le diaclasi della Scaglia vanno lentamente allargandosi per opera delle acque che vi infiltrano dai soprastanti tufi e questi un po’ alla volta sì sprofondano nelle aperture in modo da riempirle e da far apparire che sì siano deposti in depressioni e spaccature di una superficie roc- (1) MunIeR-CHALMAS. Limite entre la Craie et le terrain tertiaire. C. r. de l’Acad. des Sciences. Séance du 27 mai 1878. Pag. 1310. (*) Haue E. Les geosynelinaua et les aires continentales. Bull. Soc. Géol. de France (3°), XXVIII, 1900, pag. 705. — 190 — ciosa che sia stata emersa ed esposta all’ azione delle meteore. E lo stesso fenomeno si ripete fra i calcari del membro di Chiampo e i tufi sovrastanti, come si vede dalla fig. 7, pag. 23 e come risulta con tutta evidenza dalle fotografie riprodotte nelle fig. 2 e 3 della tav. I, che ho prese la prima alla cava Lovati di Chiampo e l’ altra un poco più in alto. Il relativamente tenue spessore (meno di una ventina di metri in media) degli strati dell’ Eocene inferiore del Veneto occidentale e medio non è dunque da attribuirsi a lacuna nella sedimentazione, ma piuttosto, quando non dipende da riduzione per fenomeni tettonici (stiramenti), a cause (correnti) che rendevano difficile la deposizione oppure alla scarsezza dei materiali che arrivavano nel mare, scarsezza alla quale fa spesso riscontro una grande povertà di fossili quasi pa- ragonabile a quella che si osserva nella sottostante Scaglia. Nel Ve. neto occidentale e in gran parte del medio il mare doveva essere rela- tivamente profondo, com'è indicato dalla presenza di Brachiopodi e di Crinoidi propri della zona più profonda della regione neritica. Quanto al Veneto orientale, in questo esistono gli indizi non di emersione locale, ma di vicinanza di terre emerse, come si può desu- mere dallo sviluppo delle rocce clastiche. Abbiamo cioè nel Friuli le tracce riflesse del fenomeno dell’ emersione avvenuta fra il Cretaceo e l’ Eocene, fenomeno che risulta evidentissimo nelle regioni Giulia orientale ed Istriana per l’ esistenza delle formazioni salmastre e di acqua dolce del così detto Liburnico (StacHE). Le conclusioni del DarveLLI ('), delle quali son venuto a conoscenza solo durante la stampa di questo capitolo, confermano che nel Friuli al di qua del confine politico non avvenne emersione nè durante il Cretaceo superiore, nè durante l’ Eocene inferiore. Possiamo dunque dire che il regime con- tinentale durante tale periodo resta escluso per tutto il Veneto, mentre sì verificò in aree vicinissime dalla parte d’ oriente, nelle quali si ri- scontrano quindi gli indizi del movimento orogenetico anteluteziano. (1) DarmeLLI G. L'Eocene friulano. Monografia geologica e paleontologica. Pag. 56. — 191 — Durante l’ Eocene medio i fenomeni di movimento ascendente sì manifestarono invece con maggiore intensità nel Veneto occidentale, sopra tutto nella regione lessinea, tanto da portare all’emersione com- pleta qualche parte del territorio. Le testimonianze più evidenti ci sono date, come s’ è visto, dalle formazioni d’acqua dolce e terrestri di Bolca, di Roncà, di Muzzolòn ecc. La linea di spiaggia si trovava parecchi chilometri lontana dalla regione di Bolca verso sud-est e, dove nei periodi inferiore e medio dell’ Eocene medio si stendeva il mare, la terra era emersa, tutta a stagni popolati da Coccodrilli e ombreggiati da lussureggiante vegetazione di Palmizi e d’ altre piante tropicali. È notevole che in questa stessa area che andava lentamente emer- gendo e in quelle immediatamente circostanti si manifestarono a più riprese i fenomeni eruttivi, ch’ erano già cominciati al finire del Cre- taceo e che produssero le formazioni basaltiche massicce e pirocla- stiche tanto sviluppate nella regione. Delle diverse fasi di attività endogena verificatesi durante il Ter- ziario inferiore nel Vicentino e Veronese (') una culminò certo in cor- rispondenza della massima emersione dell’ Eocene medio, sconvolgendo tutta la regione dei Lessini medi, seppellendo sotto i tufi e le colate le foreste di Bolca e di Roncà, e propagando i suoi prodotti eruttivi forse fino al di là della regione berica verso quella euganea. In se- guito, o in concomitanza a tali fenomeni, il territorio emerso andò ab- bassandosi e venne nuovamente invaso dal mare. I primi indizî della ingressione, colla quale abbiamo fatto coincidere il principio dell’Eocene superiore, sono forniti dalla natura litorale degli strati a CeriMium dia- boli, che si deposero sopra le formazioni basaltiche della parte supe- riore dell’ Eocene medio, indicandoci con la loro distribuzione che la linea di spiaggia s’° era portata nuovamente verso NW, ma non aveva ancora raggiunto l’area dei Lessini medî, che fu però ben presto som- mersa dal mare, in cui sì deposero le formazioni marnose a Nummw- (1) Cfr. pei Lessini: Munrer-CHALMAS. Théèse, pag. 92 e seg. e pei Berici: FABIANI. Rocce erut- tive e piroclastiche dei Colli Berici. Atti Soc. Ven.-Trent.-Istr. Padova, 1911. SIOE lites Fabiani, le quali in detta area sono dunque in trasgressione (v. fig. 36) sopra le più recenti rocce dell’ Eocene medio, come s° è visto, per es., ad Agugliana. Nelle altre parti del Veneto occidentale dove si trovano forma- zioni terziarie non sì conoscono testimonianze di emersioni avvenute nell’ Eocene medio, nel quale prevalgono depositi di facies neritica, in genere poco profonda, Nel Veneto medio e nell’orientale abbiamo osservato invece le prove di movimenti avvenuti durante l’ Eocene medio (movimenti post- luteziani o pirenaici) e della presenza di aree emerse (o nell’ ambito della regione da noi studiata o in regioni vicine). A questo proposito ricordiamo anzitutto l’esistenza di pieghe nel F]lysch bellunese sottoposto alle brecce calcaree riferite all’ Auversiano, pieghe che devono essersi prodotte in seguito a movimenti anteriori alla deposizione delle brecce stesse (si veda a pag. 96 quanto s° è detto parlando delle brecce di S. Pietro in Tuba). La grande diffusione di tali brecce calcaree e dei conglomerati, formatisi a spese di rocce del Secondario e della parte più bassa dell’ Eocene medio, non potrebbe spiegarsi se non con la pre- senza di tratti emersi e di coste rocciose e a picco che venivano at- tivamente demolite per opera del mare, come abbiamo detto indietro. Nell’ Eocene superiore il mare doveva bagnare tutto il territorio da noi esaminato, raggiungendo anche profondità maggiori che nel- l’ Eocene medio, giacchè nel Priaboniano' si trovano depositi marnoso- argillosi con Brachiopodi, Crinoidi, Pleurotomidi, che indicano condi- zioni batimetriche proprie della zona più profonda della regione neri- tica. E in questo il Priaboniano presenta affinità coll’ Eocene inferiore del Veneto occidentale e medio. Un fenomeno di parziale emersione del tutto paragonabile a quello avvenuto nell’ Eocene medio ebbe luogo, come s’è notato nelle pagine precedenti, durante l’ Oligocene. Le prove più notevoli si riscontrano nei Berici (Zovencedo), nei Lessini orientali (Monteviale) ma sopra tutto nei monti fra Thiene e Bassano (depositi d’acqua dolce di Val di Ponte, strati a Palmizi di Chiavòn ecc.). Il fenomeno toccò il massimo verso la — 193 — fine dell’ Oligocene, dopo di che si ebbe una nuova ingressione marina che segnò il passaggio al Neogene, in modo analogo a quanto sì verificò in altre regioni d’Europa (specialmente nella Germania e nella Francia, come s'è accennato più indietro). Il parallelo coll’ Eocene medio appare ancor più completo quando si considera che anche nell’ Oligocene il periodo di oscillazione del suolo in senso positivo fu caratterizzato nel Vicentino dalle manife- stazioni d’ attività eruttiva che produssero i basalti e le rocce pirocla- stiche dell’ Oligocene inferiore, medio e superiore. Per ciò che riguarda i riferimenti cronologici, le mie ricerche, confermando con nuovi dati o modificando le vedute dei precedenti geologi, portarono principalmente a questi risultati : Per la posizione stratigrafica delle marne che la contengono, la flora di Teolo va attribuita all’Eocene inferiore. Anche in base ai rapporti stratigrafici (profilo di Soave), l'orizzonte di Roncà risulta distinto e più recente di quello di S. Giovanni Ila- rione e riferibile all’ Auversiano. A questo ritengo inoltre che si devano riportare i tufi eocenici del Gazzo di Zovencedo e della Fontana del Cavaliere, nonchè gli strati di Buttrio. Ho confermato il riferimento delle ligniti di Bolca con Crocodilus vicetinus alla parte più alta dell’ Eocene medio. La flora superiore di Bolca e dei Vegroni appartiene all’ Auver- siano più alto e non all’ Oligocene. * L'orizzonte a Coralli di Crosara va riferito all’ Oligocene inferiore e non all’ Eocene superiore. I giacimenti a Pesci e Palmizi di Chiavòn e di Salcedo sono da ascriversi all’ Oligocene medio. L’età della glauconia inferiore del Bellunese è oligocenica e non miocenica. Esistono formazioni marine (con piccole Lepidocicline e con le ul- time Nummuliti) riferibili all’ Oligocene superiore o Cattiano. — Ao A A complemento di quanto si è esposto in questo capitolo rias- suntivo resterebbe ora da fare alcune considerazioni conclusive sui caratteri paleontologici generali ‘dei vari orizzonti, sullo sviluppo e sui rapporti delle faune e delle flore ecc., ma tali considerazioni troveranno posto più opportuno nella seconda parte di questa Me- moria. «. PALEONTOLOGIA AVVERTENZE Non è questo uno studio speciografico, bensì un saggio di sintesi sulla Paleontologia del Terziario inferiore della Regione Veneta. Per quanto nel campo descrittivo resti ancora molto da fare e sebbene per qualche gruppo sistematico sia necessaria una completa revisione, tuttavia il lavoro illustrativo, sopra tutto delle faune, è condotto a tal punto che si posseggono ormai gli elementi fondamentali per un primo riassunto paleontologico generale del Paleogene di una regione che per varietà e ricchezza di fossili è certo fra le più importanti. Prenderemo dunque in esame ordinatamente tutti i gruppi siste- matici, dalle Piante ai Vertebrati, premettendo per ciascuno le prin- cipali notizie storico-bibliografiche e riportando quindi gli elenchi delle specie piano per piano o, quando ne sia il caso, giacimento per giaci- mento ; tratteremo quindi dei caratteri più salienti di ogni gruppo ri- guardo alla distribuzione stratigrafica e geografica delle specie, alla loro importanza per la cronologia, ai loro eventuali rapporti filogene- tici, allo sviluppo biologico delle famiglie e dei generi delle singole classi, agli spostamenti per migrazioni e alle affinità con le associa- zioni paleontologiche di altri bacini. — 196 — Un breve quadro d'insieme raccoglierà poi alla fine i fatti più importanti e generali che si ricavano dalla precedente rassegna siste- matica. Nella redazione dei prospetti delle specie ho dovuto naturalmente ricorrere per vari gruppi ai risultati ottenuti dagli studi dei prece- denti autori, e lo specificherò caso per caso nei singoli paragrafi ; per alcuni gruppi devo però avvertire che le liste delle specie sono il risul- tato di lungo lavoro di revisione originale compiuto su un materiale assai ricco, parte raccolto da me in oltre quindici anni di ricerche sul terreno, parte esistente nelle collezioni del Museo geologico dell’ Uni- versità di Padova e, subordinatamente, nei musei civici di Vicenza e di Verona. CAPITOLO I. VEGETALI Senza parlare dei Vegetali inferiori e specialmente delle Alghe calcaree, delle quali il genere Litothamnium è largamente diffuso in tutti i piani del N ummaulitico veneto, tanto che interi banchi calcarei dell’ Eocene e dell’ Oligocene risultano formati quasi totalmente da Nullipore, come s’ ebbe occasione di vedere trattando della stratigrafia, i resti di Piante sono abbastanza frequenti nella nostra regione e sopra tutto nel Veneto occidentale. In questa parte del territorio ve- ‘neto esistono infatti numerosi e classici giacimenti fillitici, quali sono quelli del M. Bolca, di Novale, di Chiavòn e di Salcedo. Tacendo degli autori di secondaria importanza, ricordiamo che alla conoscenza della paleofitologia terziaria veneta contribuirono in particolar modo Aramo Massaroxco, RoBERTO DE VISIANI, ACHILLE DE ZiGxo e più recentemente il MescHInELLI e lo SouinaBOL (*). (!) Rimandando per le pubblicazioni minori alla Bibliografia geologica del Vicentino, allegata alla Carta geologica del NeGRI (Vicenza. 1901) e per quelle d’indole più generale alla bibliografia inserita nella Flora tertiaria italica di MescaINELLI e SquinaBOL, le opere speciali più importanti sui vegetali del l'erziario veneto sono, in ordine di tempo: MassaLoneo A. Syllabus Plantarum fossilium hucusque in formationibus tertiariis Agri Veneti detectarum. Veronae, 1859. — De Visiaxi R. Palmae pinnatae tertiarine Agri Veneti illustratae. Mem. dell’Ist. Ven. Venezia, 1862. — MescHineLLI L. Studio sulla flora fossile del M. Piano. Atti Ace. Ven.-Trent., vol. X. 18897. Pag. 274-297. — MESCHINELLI e SeuinasoL. Flora tertiaria italica. Patavii, 1593. — MescaineLLI L. Fungorum fossilium omnium hucusque cognitorum iconographia XXXI tabulis erornata. Vicetiae, 1898. — SquinaBoL S. Revisione della florula fossile di Teolo. Atti Acc. Ven-Trent. Ser. II, vol. IV, 1999. — La flore de Novale. Mém. de la Soc. Fribourgeoise de Sc. N. Fribourg, 1901. — 198 — Come distribuzione cronologica, i più notevoli giacimenti fillitici del Paleogene veneto si ripartiscono nel modo seguente : Eocene inferiore. — Filliti della marne di Teolo (Euganei). Eocene medio. — a) Filliti degli strati ad Alveoline del M. Po- stale e della Pesciara di Bolca: filliti di Novale: filliti di Rosazzo. 5) Flora delle formazioni lignitiche di Muzzolòn e dei tufi di Roncà, dei Vegroni e della Purga di Bolca. i Oligocene medio. — Flore di Chiavòn e di Salcedo, del M. Piano e del giacimento lignitifero del Gazzo di Zovencedo. Per agevolare l’ esame dei caratteri di queste flore riportiamo gli elenchi delle specie distribuite stratigraficamente, tenendo però distinti i singoli giacimenti dai quali provengono e ciò perchè sia più facile ri- levarne i rapporti e le differenze. Devo avvertire che in detti elenchi non figurano le specie nominali e quelle comunque mal definite. Spilecciano Teolo Dryophyllun Ombonii Sq. Cassia phaseolites Ung. Quercus palaeophellos Sap. Cinnamomun Scheuchzeri Heer Cymodoceites parisiensis Bur. Melastomites euganea Zigno Callitris Brongniarti Schimp. Carpites digynia Zigno Località varie (M. Pastello, Cavalo, Breonio, Albettone, Valrovina) Caulinites Catulli Ms. (*) Mayanstemophylium athesinum Ms. Do loipopitys Ms. Myrica lignitum Sap. 5 rhizoma Ms. Aularthrophyton formosum Ms. Sphaenophora crassa Ms. Cinnamomun lanceolatum Ung. 4 lacisioides Ms. - Rossmissleri Heer 5 gracilis Ms. Daphnogene Ungeri Heer 5 Ettingshauseni Vis. Eucalyptus oceanica Ung. Palaeokeura pellegriniana Ms. Dalbergia pastelliana Ms. Baccites costatus Ms. Levcothoè protogaea Schimp. (1) Ms. = Massalongo. — 199 — Luteziano Bolca 1 (Zona fillitica degli strati ad Alveoline — Luteziano inferiore) Podocarpus affinis Ms. Palaeospathe elliptica Ms. > eocenica Ung. n lata Ms. z incisa Ms. Albucastrum perianthioidevm Ms. Di scolecophylla Ms. Crinanthus fenzlianus Ms. s . surianoides Ms. . Smilacites naiadum Ms. Tarodium jacarandaefolivm Ms. Bromelianthus heuflerianus Ms. Apludophyton scleroides Ms. Protorchis monorchis Ms. Arundinites dracenophylla Ms. Palaeorchis rhizoma Ms. Poacites juncoides Ms. Myrica longifolia Ung. Culmites zignoanus Ms. - 5 Meneghinii Schimp. Cyperacites bolcensis Ms. 5 zig-zag Ms. > x eocenus Ms. Ficus bolcensis Ms. Zannichelliopsis repens Ms. 3 coelestis Ms. Caulinites divaricatus Ms. E poniana Ms. Ruppia aristata Ms. > veronensis Ms. Potamogeton Tritonis Ung. Berberis prisca Ms. Halochloris castelliniana Ms. Nandina Consolati Ms. = cymodoceoides Ung. Nymphaea cherpica Ms. = Meneghinit Ms. - Arethusae Brgn. S subsecunda Ms. Peltophyllum nelumbidides Ms. 3 Ungeri Ms. Cucubalites postalensis Ms. a veronensis Ms. Sterculia labrusca Ung. = stolonifera Ms. Fracastoria anguria Ms. ì si fluitans Ms. x citriformis Ms. Castellinia ambigua Ms. Sa citrullus Ms. n incurva Ms. È clavaefornis Ms. n macrocarpa Ms. n cucurbitina Ms. n subrotunda Ms. | È gastrioides Ms. n compressa Ms.. "a gigantea Ms. Geononites saturnia Vis. A lagenaria Ms. Palaeospathe bolcensis Vis. P : megapepo Ms. Fracastoria melo Ms. Avalianthea laurina Ms. n piriformis Ms. È siziondes Ms. pomifornis Ms. Ceratopetalum amygdalinmin Ms. 5; pyranudalis Ms. Weinmannia elaphriifolia Ms. rotunda Ms. ri fagaraefolia Ms. A zignoana Ms. Maffeia ceratophylloides Ms. Dombeyopsis affinis Ms. Glossophium eocenvm Ms. auriculata Ms. 5 proliferun Ms. x biraefolia Ms. Tympanophora discophora Pomel s bolcensis Ms. n turbinata Pomel È ceanothifolia Ms. Trapophyllum europacum Ms, n coccolobaefolia Ms. Myrtomiophyton stephanophorun Ms. sd granadilla Ms. Drepanocarpus Dacampii Ms. ci hibiscifolia Ms. 7 nummus Ms. kleinhoviaefolia Ms. Pterocarpus Lestrigonum Ms. 5 incerta Ms. » Targionii Ms. E sublobata Ms. Pongamia protoguea Ms. 9 tilioides Ms. Caesalpinia eocenica Ung. Hesperidophyllum citroides Ms. > norica Ung. È Ettingshauseni Ms. Leptomeria distans Ettingsh. ta scalpellum Ms. î elongata Ms. Nanthorylum ambiguun Ms. A gracilis Ettingsh. 3) cherpicum Ms. Andromeda biloba Ms. Bubulcia globifera Ms. = Visianii Ms. Guajacites Berengerii Ms. Bumelia burioides Ms. 5 enervis Ms. Villarsites Ungeri Minst. a Heeri Ms. l’orana bolcensis Mesch. Sapindus pristinus Ms. 5 potentilloides Schimp. Koelvreuteria maffeiana Ms. Bignonia limoniaefolia Ms. Euphoriopsis scopoliana Ms. K moringaefolia Ms. Berchemia multinervis Heer Jocaranda speciosa Ms. Aralianthea Brongniarti Ms. Novale (Zona ad Alveoline e N. perforata = orizzonte di S. Giovanni Ilarione) Sphaerites excipuloides Ms. Thorea intermedia Ung. Plocarites mullifidus Ms. . Corallinites donatiana Ms. Cystoseris communis Schimp. Chrysodium apocynophyllun Ett. Acrostichum massalongianum Ett. Pteris thinnfeldiaeformis Squin. Phegopteris novalensis Sq. Salvinia? Massalongi Sq. Lycopodium amissum Sq. Podocarpus eocenica Ung. Callitris Brongniarti Sch. Pinus palaeostrobus Gaud. Pinites lepidostrobus Vis. et Ms. Arundo Goepperti Heer Poacites novalensis Vis. et Ms. E repens Heer Cyperus Chavannesi Heer > Meschinellii Sq. A zignoanus Sq. n Paolucci Sq. Zosterites tenuifolivs Ett. È marinus Ung. Caulinites nodosus Ung. > loipopytis Ms. 5 novalensis Sq. Potamogeton Tritonis Ung. Smilar grandifolia Ung. 5 Dal Lagi Sq. Aularthrophyton formosum Ms. Quercus Agni Vis. et Ms. n claena Ung. a chlorophylla Ung. > Lonchitis Ung. ” tephrodes Ung. Juglans hydrophila Ung. - novalensis Vis. et Ms. = vetusta Heer po parschlugiana Ung. I radobojana Ung. Juglans cardiospermumn Vis. et Ms. Carya stygia Sq. n» bilinica Ung. Myrica Chironis Ms. 7 banksiaefolia Ung. a salicina Ung. È lepida Heer E berica Vis. et Ms. È aloysiaefolia Ms. Betula Dryadum Brgn. Salix crebrinervia Wat. Ficus affinis Vis. et Ms. s nfernalis Vis, et Ms. » Destefanii Sq. Laurus Lalages Ung. = primigenia Ung. Benzom Weberi Sch. Cinnamomun lanceolatum Heer Daphnogene novalensis Vis. et Ms. Magnolia Hoffmanni Ladw. Elaeocarpus europaeus Ett. Xanthoxrylum cherpicum Ms. Rhus retine Ung. Sapindus novalensis Sq. s primaevus Sq. > angustifolivs Lesqx 5 obtusifolius Lesqx 5 dubius Ung. 5 Pythii Ung. > cupanioides Ett. = Ungeri Ett. Cupanites Neptuni Sch. Malpighiastrun lanceolatum Ung. - byrsonimaefolivm Ung. > macrophyllum Vis. et Ms. Ecvonymus deperditus Sq. Celastrus Andromedae Ung. —- 202 — Elaeodendron degener Ett. 5 Saccardoi Sq. Ilex parschlugiana Ung. Zizyphus Ungeri Heer = paradisiacus Heer Aralia vitifolia Sq. Panax longissimum Ung. Cornus rhamnifolia Web. Eucalyptus haeringiana Ett. a oceanica Ung. Eugenia Apollinis Ung. n laziseana Ms. Banhsites integer Sap. Pirus coriacea Vis. et Ms. 5 troglodytarum Ung. 5 ambigua Vis. et Ms. Anygdalus pereger Ung. Dalbergia vicetina Sq. primaeva Ung. Palaeolobium novalense Vis, et Ms. È heterophyllum Ung. s haeringianum Ung. radobojense Ung. Si sotzhianuin Ung. Calpurnia europaea Sap. Gymnocladus novalensis Sq. Caesalpinia novalensis Sq. Cassia phaseolites Ung. PI memnonia Ung. 2 Zephyri Ett. Uassia lignitum Ung. 5 pseudoglandulosa Ett. 5 Berenices Ung. Podogonium vicetinum Sq. s latifolivin Heer Inga novalensis Vis. et Ms. Acacia Henetorum Vis, et Ms. E mimosoides Ett. È poinsianoides Sap. i, parschlugiana Ung. Vaccinium acheronticum Ung. Levucothoè protogaea Sch. Myrsine linearis Sap. n doryphora Ung. 7 Centaurorum Ung. Bumelia minor Ung. 5 Oreadum Ung. Siderorylon hepios Ung. Diospyros auricula Ung. 5 lotoides Ung. > Myosotis Ung. Euclea miocenica Ung. Olea Noti Ung. Echitonium Sophiae Web. Neritinium longifolium Ung. Asclepias Podalyrit Ung. Porana Ungeri Heer 7 antholithus Mesch. Hieracites stellatus Sap. Ualycites lythwoides Vis. et Ms. Rosazzo La flora da me segnalata nel Luteziano dei colli di Rosazzo (il lembo fillitico affiora da Noax all’ Abbazia di Rosazzo) comprende un piccolo numero di specie, che sarà aumentato certamente da ulteriori ricerche. Ecco il breve elenco delle forme riscontrate (v. pag. 118), nel 203 — quale ho compreso, giacchè sì tratta di un nuovo giacimento, anche quelle di determinazione non definitiva : Juglans novalensis Ms. et Vis. Daphnogene Ungeri Heer Myrica salicina Ung. Cinnamomum cf. Scheuchzeri Heer Populus n. sp. (aff. P. oryphylla Sap.) Podogonium lyellianum Heer Auversiano Vegroni di Bolca Chrysodium renierianum Ms. Musophyllum italicum Ms. ° Hemiphaenicites dantesiana Vis. Musoxylon Anthracotherii Ms. ni veronensis Vis. Carya elaenoides Heer n wettinioides Vis. 3 costata Ung. Latanites galilejanus Ms. Coccoloba morindioides Ms. - Vegronum Vis. Laurus peperitica Ms. n primatus Ms. Evonymus maytenopsis Ms. 3 brocchianus Ms. Terminalia perseaefolia Ms. Palmoxrylon neocenum Ms. Apocynophylluin oligocaenuni Ms. Roncà (Orizzonte con fossili d’acqua dolce e terrestri) Poacites asperrimus Ms. Scitaminophyton meneghinianum Ms. Castellinia neocena Ms. Cinnamomum Rossmiissleri Heer Latanites roncanus Ms. Dombeyopsis hevflevriana Ms. Palaeospathe? mazzottiana Ms. M. Pugnello (Orizzonte come sopra) Angiopteridium Bertrandi Sch. Muzzolòn (Orizzonte come sopra) Sphaenopteris eocenica Ettingsh. Musorylon Anthracotherii Ms. Palmoxylon promonense Vis. Carya elaenoides Heer n Schmidti Ms. Coccoloba muzzolonica Ms. ” Trettenerii Ms. Apeiobopsis lignitica Ms. BIT (DS Priaboniano Pinus priabonensis Omboni, proveniente da Priabona Rupeliano Chiavòn e Salcedo Podocarpus eocenica Ung. n medoacensis Ms. Tarodium distichum Ms. - miocenicum Heer Sequoia Langsdorfit Heer Widdringtonia Ungeri Endl. Callitris Brongniarti Sch. Agrostidium priscum Ms. Phragmites Neptuni Ms. Halochloris zosteroides Ms. Poacites laevis Al. Br. Culmites zignoanus Ms. Zosterites leniaeformis Brgn. Caulinites nodosus Ung. Ruppia pannonica Ung. 5 costeraeformis Ms. Potamogeton Tritonis Ung. Arecites zignanus Vis. DA rarifoltus Sq. } magnipes Sq. di massalongianus Sq. Sabal hacringiana Sch. Phoenicites italicus Ms. E densifolius Vis. x fracastorianus Ms. - lorgnanus Ms. 3; sanmichelianus Ms. Latanites Marimiliani Vis. A Ploveniorum Vis. Latanites Palladii Ms. chiavonicus Ms. si Canossae Ms. Phoenicocarpus chiavonicus Ms. Aloites italicus Vis. Dracenophyllwin venetum Ms. Smilax grandifolia Ung. integerrima Ms. intermedia Ms. macroloba Ms. nymphaeoides Ms. 3 pulchella Sch. » affinis Ms. s calceolarium Ms. deperdita Ms. 5 hastata Sap. n ovata Wess. et Web. vemifolia Wess. et Web. 5 salcedana Ms. Smilacites hydrocharoides Ms. " paliuroides Ms. najadum Ms. Agavites priscus Vis. Iris prisca Wess. et Web. Hydrocharis batrachodigma Ms. Majanthemophyllum rajanaefolivm Ms. Carpinus betuloides Ung. Castanea recognita Sch. Quercus aquifolium Ms. Quercus chlovophylla Ung. » ‘sapotacites M. È urophylla Ung. n cyclophylla Ms. è Diyineja Ung. R mediterranea Ung. 7 Nimrodis Ung. n Zoroastri Ung. n Titanum Ms. Juglans celtifolia Ms. 3 novalensis Vis. et Ms. 2 stygia Vis. et Ms. Carya eleanoides Heer Myrica acuminata Ung. n affinis Ms. - banksiaefolia Ung. È hakeaefolia Sap. > lignitum Sap. - longifolia Ung. È salicina Ung. Betula Dryadum Brgn. Salirx varians Goepp. » elongata Web. Populus tremulaefolia Sap. Celtis Lotzei Ms. o, ungeriana Ms. Ficus andreoliana Ms. » degener Ung. » multinervis Heer » pachymischos Ms. » pseudocapensis Ms. » pseudoelastica Ms. Artocarpidium inlegrifolium Ung. A olmediaefolium ? Ung. Laurus agathophyllum Ung. 3 Lalages Ung. Lavrelia rediviva Ung. — 205 — Magnolia Cyclopum Wess. et Kielmeyera pachyphylla Ms. Melia Pandorae Ms. Acer dubium Web. Paullinia ambigua Ms. - chiavonica Ms. = visianica Ms. È maraschiniana Ms. Sapindus falcifolius A). Br. Koelreuteria bettiana Ms. 5 prisca Ms. Euphoriopsis Phaetontis Ms. Dodonaea ptelaefolia Heer Hiraea Hermis Ung. Malpighiastrum dalmaticum Ettngsh. Celastrus Andromedae Ung. 7 Dejopeae Ms. > oreoplilus Ung. > oryphyllus Ung. - sassafrasifolius Ms. 3 scandentifolivs Web. 3 turraeanus Ms. n venetus Ms. Elaeodendron ambiguum Ms. Ilex myricoides Ms. »s Ogigi Ms. Cissus paroliniana Ms. n primaeva Ms. Ziziphus lotoides Ms. Cluytia aglajaefolia Wess. et Aralia Elysiorum Ms. Cornus Studeri Heer Itea Favjasi Ung. Terminalia radobojensis Ung. Combretuin europaeun Wes. Melastomites Druidum Ung. Eucalyptus daplinoides Wes. et Web. Web. Web. — 206 Eucalyptus oceanica Ung. Fo polyanthoides Wess. et Web. Eugenia Apollinis Ung. Elacagnus acuminatus Web. Protea linguaefolia Web. Persoonia deperdita Ms. E incerta Ms. a myrtillus Ettingsh. A veneta Ms. vicelina Ms, Hakea torotes Ms. Embothrites borealis Ung. Banksia chiavonica Ms. 4 orsbergensis Wess. et Web, Pirus troglodytarum Ung. Amygdalus pereger Ung. Chimonanthus farreana Ms, Cytisus martinatianus Ms. Templetonia Eribeae Ms. > Erigonis Ms. Robinia Euphrosines Ms. subcordata Wess. e Web. Dolichites hellerianus Ms. Phaseolites eriosemaefolius Ung. " orbicularis Ung. Palaeolobium grandiflorum Ung. heterophyllum Ung. Sophora europaea Ung. Cassia Berenices Ung. - hyperborea Ung. Vassia phaseolites Ung. | petiolata Ung. : n vulcanica Ettingsh. Acacia liniphyllos Ms. Aristolochia Massalongi Mesch. Santalum osyrinum Ettingsh. A salicinum Ett. Vaccinium acheronticum Ung. n reticulatum Al. Br, Leucothoè protogaea Sch. Myrsine Lesquereuriana Gand. a chamaedrys Ung. 7 riiminiana Gaud, 3, salicoides Al, Br. Bumelia minor Ung. > oblongifolia Ettingsh. à orci Ms. È oreadum Ung. Diospyros Myosotis Ung. A Weberii Ms. È brachisepala Al. Br. Styrax stylosus Heer Tabernaemontana prisca Ms. Ehretia salcedana Ms. Solandra Heliadum Ms, Morinda chiavonica Ms. Stiphidium gracile Ms. 5 heteromallum Ms. n Proserpinae Ms. È visianicum Ms. Monte Piano (fra Priabona e Isola Vicentina) Ceratozamites vicetinus Mesch. Myrica hakeaefolia Sap. Alnus nostratum Ung. Populus Gasparini Ms. Juglans acuminata A. Br. Salix tenera A. Br. Planera Ungeri Ett. Ficus tiliaefolia Heer Cinnamomum lanceolatum Ung. Apeibopsis Deloesi Heer Sapindus Pythii Ung. È undulatus A. Br. SO Celastrus elaenus Ung. Rhamnus Brutiorum Ms. Terminalia miocenica Ung. s Ponzii Ms. Eugenia Apollinis Ung. Gazzo di Zovencedo Lygodium Gaudinii Heer Sequoia Sternbergi Heer Myrica acuminata Ung. 5 hakeaefolia Sap. - longifolia Ung. È zig-zag Ms. Populus mutabilis Heer Cinnamomum lanceolatum Heer n polymorphum Heer x Scheuchzeri Heer Xanthorylum Braunii Web. Sapindus Zovencedi Ms. Dodonaea anthracotheriana Ms. Lauroxrylon xyloides Ung. (Colli Berici) Malpighiastrum lanceolatum Ung. Zizyphus Ungeri Heer Cornus cuspidala Ms. Eucalyptus haeringiana Ett. È oceanica Ung. Persoonia Daphnes Ett. È Myrtillus Ett. Lomatia Favrettii Ms. Banksia Morloti Heer. Dryandra Schrankii Heer Pirus theobroma Ung. Leucothoè protogaea Sch. Myrsine salicoides A. Br. Lavarda OSSERVAZIONI Da questi elenchi risulta che la flora del Terziario inferiore veneto è una delle più importanti per ricchezza e varietà di forme, il cui nu- mero totale supera il mezzo migliaio. Piano per piano, computando anche le specie che passano da un orizzonte all’ altro, si ha questa ripartizione: Spilecciano 26 — Lute- ziano inferiore 125, superiore 144 — Auversiano 32 — Priaboniano 1 — Rupeliano 226. — 208 — Tenuto presente che negli elenchi precedenti non figurano le specie nominali o mal determinate, le quali spesso indicano l’esistenza di al- tri generi oltre quelli elencati, si può ritenere che nuove ricerche au- menterebbero il numero totale delle specie, anche se il numero di quelle su riportate dovesse subire qualche riduzione. Una revisione completa, compiuta con nuovi materiali e con mezzi moderni, è da prevedere in- fatti che non mancherà di condurre alla riunione specifica di molte forme che nei nostri elenchi figurano come specie distinte (1). Per le considerazioni che noi vogliamo svolgere non ha tuttavia importanza che nella grande massa delle forme citate alcune devano essere interpretate diversamente o che qualche nuova specie possa ve- nire ad aggiungersi a quelle già note, Cominciando dalla distribuzione geografica e stratigra- fica, osserviamo anzitutto che i giacimenti fillitici si trovano quasi esclusivamente nel Veneto occidentale e appartengono per la massima parte all’ Eocene medio e all’ Oligocene medio. Queste circostanze ri- spondono alle condizioni paleogeografiche della regione Veneta, poichè, come sappiamo, fu appunto nel Veneto occidentale e durante 1’ Eocene medio e l’ Oligocene medio che si manifestarono con maggiore evidenza e raggiunsero il massimo sviluppo i fenomeni di emersione che prece- dettero rispettivamente la trasgressione dell’ Eocene superiore e quella del Miocene inferiore. Quanto ai riferimenti cronologici da noi adottati per i vari orizzonti fillitici, il nostro studio stratigrafico, come s'è già visto, ha portato o a vieppiù confermare alcune opinioni in proposito o a mo- dificarle in base ai risultati delle nuove ricerche. Infatti la posizione delle marne fillitiche di Teolo al disotto (e in concordanza) dei calcari a Nummulites complanata del Luteziano più basso mi ha indotto ad attribuirle all’ Eocene inferiore. Per la flora di Novale le indagini stratigrafiche confermarono () Per citare un solo esempio, sembra poco verosimile che siano vere specie distinte le 15 forme di Mracastoria del M. Bolca, che il MassaLoxGo tenne separate, fondandosi quasi esclusivamente sulla forma esteriore del frutto, che è sempre più o meno deformato dalla fossilizzazione. — 209 — pienamente il suo riferimento all’ Eucene medio, al quale era giunto in definitiva lo SouIxaBOL, e precisamente al Luteziano superiore. Fra le poche specie finora determinate della florula di Rosazzo, solo due sono comuni con Novale (Juglans novalensis e Myrica salicina); non vi è però dubbio (v. pag. 118) che anche tale flora è riportabile all'orizzonte di S. Giovanni Ilarione. Le filliti dei Vegroni, di Roncà e di Muzzolòn ci risultarono contemporanee fra loro e comprese fra l’ orizzonte a Numm. Brongniarti di Roncà e gli strati inferiori del Priaboniano. Appartengono dunque, come ammettevano il Suess e il Bayax, alla parte superiore dell’ Eo- cene medio, cioè all’ Auversiano. ] L’ attribuzione delle Piante dei Vegroni all’ Oligocene, fatta dal Massaroxco e da altri, non ha fondamento (a parte le condizioni stra- tigrafiche) anche quando si considera che delle 18 specie del giaci- mento, 16 sono locali e solo una delle altre, la Carya elaenoides, ta ri- scontrata in depositi oligocenici; questa però venne trovata, assieme col Musoxrylon Anthracotheri, anche a Muzzolòn, giacimento che stratigra- ficamente risulta senza dubbio eocenico. I giacimenti di Chiavòn e di Salcedo, collocati dal MoLovx (') nel- l’ Eocene medio di LyeLL (— superiore, secondo le classificazioni mo- derne), dal Bavay nell’ Oligocene superiore e da altri nel Miocene, vanno posti, per quanto s'è visto nello studio stratigrafico, nell’ Oligocene medio, come quelli del Gazzo di Zovencedo e del M. Piano. Il sincronismo di tutti questi giacimenti è provato oltre che dalle relazioni stratigrafiche, dalle forme comuni. Intatti la flora del Gazzo di Zovencedo ha in comune con quelle di Chiavòn e di Salcedo : Myrica acuminata Ung. Eucalyptus oceanica Ung. » hakeaefolia Sap. Persoonia Myrtillus Ett. ai longifolia Ung. Leucothoè protogaea Sch. Cinnamonum lanceolatum Ung. Myrsine salicoides Al. Br. (*) MoLox F. Sulla Flora terziaria delle Prealpi Ventte. Mem. Soc. It. Sc. Nat. Milano, 1867. tor E quella del M. Piano conta in comune con quelle di Chiavòn e di Salcedo : Myrica hakeaefolia Sap. Eugenia Apollinis Ung. Cinnamomum lanceolatum Ung. I due giacimenti di Chiavòn e di Salcedo per l'identità delle con- dizioni stratigrafiche e per la vicinanza formano un tutto unico, com’ è dimostrato dal forte numero delle specie comuni, fra le quali le più importanti sono : Phoenicites italicus Ms. Laurus Lalages Ung. E, densifolius Vis. Ilex Ogiyii Ms. n fracastorianus Ms. Cissus paroliniana Ms. n lorgnanus Ms. Aralia Elysiorum Ms. Dracenophyllum venetumn Ms. Eucalyptus oceanica Ung. Castanea recognita Sch. Cassia hyperborea Ung. Carya elaenoides Heer Leucothoè protogaea Sch. Myrica acuminata Ung. Bumelia minor Ung. 3; lignitum Sap. Diospyros Myosotis Ung. * Premesse queste osservazioni d’ indole stratigrafica e comparativa generale, esaminiamo le caratteristiche più salienti delle tre flore prin- cipali, che sono quelle di Bolca, di Novale e di Chiavòn-Salcedo, con- siderate in sè stesse e in rapporto con altre fossili e attuali. Senza occuparci delle forme inferiori, quasi inservibili al nostro scopo e per lo più di dubbia determinazione, vediamo che nella flora di Bolca sono appena rappresentate le Gimnosperme dai generi Po- docarpus e Taxrodium. All incontro sono numerosissime le Angiosperme Monocotiledoni, che contano molti generi e specie sopra tutto delle Gra- minacee, Naiadacee e Liliacee, il cui aggruppamento imprime una spe- ciale fisionomia all’ intera flora. Le Palme, che poi si svolgeranno con molti generi e specie negli orizzonti soprastanti, compaiono con un Geonomites e con qualche forma di Palaeospathe. Quanto alle Dicotiledoni, troviamo: qualche famiglia del gruppo 211 — delle Amentacee (sopra tutto Miricacee), poche Utrticacee (per lo più Ficus), qualche Ninfeacea, numerose forme di Sterculiacee (Stercula, Fracastoria) e di Bittneriacee (Dombetopsis), parecchie famiglie di Le- guminose (Pterocarpus, Pongamia, Caesalpinia) ecc. In complesso si ha una notevole varietà di famiglie e di generi, ma una relativa scarsezza di specie, cosicchè il predominio è tenuto dalle Monocotiledoni, fatto dipendente certamente dalle condizioni am- bienti, perchè nella flora di Novale, di poco più recente, prevalgono invece, come diremo, le Dicotiledoni. Nella flora di Bolca figurano già alcune specie che si riscontrano poi nell’ Oligocene, tali ad es.: Podocarpus eocenica Ung., Smilacites najadum Mass., Myrica longifolia Heer, Cassia phaseolites Ung. La flora di Novale, oltre che riveduta e illustrata, venne esa- minata nei suoi caratteri dallo SquinasoL (1. c.). Dall’ elenco delle spe- cie risulta anzitutto che le Monocotiledoni sono scarsamente rappresen- tate, mentre predominano le Dicotiledoni con larga rappresentanza di Cupuliflore, Juglandacee, Miricacee, Lauracee, Sapindaceec e numerose famiglie di Leguminose. In proporzioni di gran lunga maggiori che a Bolca, si nota nel giacimento di Novale, sicuramente eocenico, la presenza di specie oli- goceniche e anche mioceniche (es. Cyperus Meschinellii, Juglans luydro- plula, J. radobojana, Carya bilinica, Magnolia Hoffmanni, Sapindus Un- geri, Malpighiastrum lanceolatum, Eucalyptus oceanica, Diospyros auricula, Porana Ungeri ecc.). Nella fora di Chiavòn - Salcedo riscontriamo un rapporto fra Monocotiledoni e Dicotiledoni paragonabile a quello che si riscontra a Novale. Riguardo alle Monocotiledoni, una caratteristica del giacimento è data dal forte numero di Palme rappresentate dai generi Sabal, Phoe- nicites, Arecites, Latanites, che fornirono gli stupendi esemplari che ador- nano le collezioni di Lonedo, di Verona e di Padova. Seguono per importanza le Liliacee coi generi Dracenophylum, Smilax, Smilacites ecc. — 212 — ‘ Quanto alle Dicotiledoni, hanno larga rappresentanza particolar mente le Amentacee e le Leguminose, che si svolgono in numerose fa- miglie, ricche di generi e di specie. Vengono poi le Urticacee, le Lau- racee, le Sapindacee e tante altre famiglie che sarebbe troppo lungo enumerare e che danno alla flora un’ impronta di grandissima varietà. Considerando la flora di Chiavòn - Salcedo unitamente a quelle di Zovencedo e del M. Piano, vediamo che sono assai stretti i rapporti con le più importanti flore oligoceniche, quali sono quelle di S. Giu- stina in Liguria, di Aix in Provenza, di Haering e di Sotzka in Austria. Le forme comuni all’ Oligocene medio del Veneto e agli ac- cennati giacimenti sono, fra le altre, le seguenti : Sequoia Langsdorfit Heer Malpigluastrwm dalmaticum Ett. Sabal haeringiana Sch. Cornus Studeri Heer Arecites rarifolius Squin. Terniunalia radobojensis Ung. Quercus chlorophylla Ung. Ponzii Mass. Myrica hakeaefolia Sap. Eucalyptus oceanica Ung. Populus mutabilis Heer x haeringiana Ung. Cinnamomum lanceolaltum Ung. Dryandra Schranki Heer Planera Ungeri Ett. Pirus troglodytarum Ung. Ficus liliaefolia Heer Leucothoè protogaea Sch. Sapindus falcifolius Al. Br. Diospyros brachisepala Al. Br. > undulatus Al. Br. Anche nelle flore oligoceniche di Chiavòn-Salcedo e delle altre località venete, si nota buon numero di specie che si propagano fino al Mio- cene e anche al Pliocene, quali sono per es.: Zarodium distichum, Sequoia Sternbergi, S. Langsdorfii, Callitris Brongniarti, Betula Dryadum, Cinnamo- num lanceolatum, Cassia Berenices, C. hyperborea, Vaccinium acheronticwm. Rapporti con le flore attuali. — Come venne osservato già da molto tempo e come dimostrò in modo speciale il MoLox nella sua dotta memoria “ Sulla Flora terziaria delle Prealpi Venete, le nostre flore eoceniche ed oligoceniche hanno strette affinità con le attuali flore dell’ Asia orientale - meridionale e con quelle dell’ Australia da un lato e dell’ America intertropicale dall’ altro. Sol = La flora di Bolca ritrae codeste affinità dall’ associazione e dal notevole sviluppo delle Naiadacee, Podostomacee, Cucurbitacee e Legu- minose, e mostra le sue affinità con le flore asiatico-australiane mediante la presenza dei generi Nandina, Sterculia, Berchemia, Aralianthea, Wein- mannia, Drepanocarpus, Pongamia, Leptomeria, Porana, Bignoma ecc., alcuno dei quali (Berchemia, Weinmannia, Drepanocarpus, Porana) ri- scontrasi pure nell’America intertropicale, dove inoltre vivono i generi Nanthoxylum, Bumelia, Jocaranda già presenti nella flora di Bolca. Passando alla flora di Chiavòn -Salcedo, i rapporti con le flore asiatico-australiane ci sono indicati specialmente dai generi Sabal, Ficus, Lavrelia, Magnolia, Melia, Koelreuteria, Cissus, Aralia, Itea, Evca- lyptus, Eugenia, Persoonia, Hakea, Banksia, Chimonanthus, Templetonia, Sophora, Santalum, Leucothoè, Styrax. E fra i generi dell’ America intertropicale (soprattutto del Messico e del Brasile) riscontriamo Lavrelia, Magnolia, Paullinia, Eugenia, Leu- cothoé, Bumelia, Styrax, che in gran parte si trovano anche nelle re- gioni precedenti. Esistono inoltre vari generi di tipo tropicale a larga diffusione, quali ad es.: Sapindus, Celastrus, Hex, Cassia, Erhetia, Morinda; cosicchè la fisionomia complessiva della flora è quella di regioni tropicali, dico complessiva, perchè, rispetto alla flora di Bolca, in quella di Chiavon - Salcedo si nota una infiltrazione di tipi propri di regioni temperate, dell’ Europa, dell’ America settentrionale e dell’ Africa australe (Acer, Amygdalus, Cornus, Quercus, Sequoja, Widdringtonia, Protea), fatto che indica già un notevole mutamento nelle condizioni climatiche generali. Riassumendo : Nelle flore del Paleogene Veneto si osserva un numero assai rile- vante di forme locali, circostanza che si nota pure nelle faune e che dà al bacino Veneto un carattere di spiccata autonomia. Esistono però le specie più significative dal lato cronologico, che, soprattutto nelle flore dell’ Oligocene, permettono di stabilire, indipendentemente dalle condi- zioni stratigrafiche locali, i parallelismi con le fore d'’ altri paesi. et ge T'anto nelle flore dell’ Eocene che in quelle dell’ Oligocene si rileva la presenza di specie che si propagano fino al Miocene e anche fino al Pliocene, in modo che le flore stesse hanno fisionomià più recente di quanto sembrerebbe conforme all’ orizzonte, al quale appartengono. Que- sto fatto, che trova riscontro in altre località e in flore anche d’ altre epoche, fece ammettere la così detta “legge dell’ anticipo della com- parsa delle flore rispetto alle faune ,,. Evidentemente non si tratta altro che di maggior persistenza di alcune specie di vegetali, rispetto a quanto sì verifica invece per gli animali com- parsi nello stesso tempo, i quali generalmente si estinguono prima. Così sarà più facile rinvenire qualche specie vegetale di Bolca nell’Oligocene di Chiavòon (es. Podocarpus eocenica), che non un Pesce o un Mollusco. Per questo le flore da sole non bastano in genere per fissare con precisione l’ età di un giacimento. E ne abbiamo esempi anche nelle flore da noi esaminate: quella dei Vegroni era stata riferita all’ Oligo- cene, quella di Novale al Miocene e anche le altre erano state inter- pretate diversamente dai diversi autori, come s'è visto a suo luogo. Quanto alle affinità con le flore viventi, abbiamo rilevato che le no- stre fore hanno rapporti in prima linea con quelle dell’ Asia orien- tale - meridionale e dell’ Australia e poi con quelle dell’ America spe- cialmente intertropicale. Come vedremo, tali rapporti sono dimostrati anche da alcuni gruppi di animali (dai Pesci e dai Crostacei in modo particolare) e servono ad indicarci, non solo i caratteri climatici del- l’ Focene e dell’ Oligocene della regione studiata, ma anche le vie di eventuali spostamenti di faune e di flore e i legami genetici di as- sociazioni biologiche attuali con quelle dei tempi trascorsi. Non posso chiudere questo paragrafo senza esprimere il voto che, in conformità di quanto si viene via via compiendo per le faune, qual- che specialista riprenda lo studio completo e l'illustrazione della flora terziaria del Veneto: ardua impresa certamente, ma che, data la ric- chezza e la varietà del materiale e l’importanza dei problemi biologici e paleogeografici relativi, non mancherebbe di segnare un progresso nella Paleofitologia del Terziario. CAPITOLO II. ANIMALI MSESTERO RO ZO FORAMINIFERI I Foraminiferi del Nummulitico veneto costituiscono un materiale oltremodo ricco e importante sia dal lato puramente paleontologico sia da quello stratigrafico. Malgrado ciò non esiste ancora una mono- grafia descrittiva e illustrativa completa per tutta la regione, mentre furono pubblicati parecchi contributi parziali per lo più inglobati in opere generali e in maggioranza relativi al gruppo delle Nummuliti. A questo riguardo va ricordata anzitutto la classica monografia di d’ ArcHIiac ed Hare sul Nummalitico dell’ India, dove è citata una ventina di Nummuliti del Terziario veneto. Altre citazioni troviamo in lavori del De Zicxo ('), di Aramo Massaroxco (*), del Bayax, del BirTNER, ecc., mentre solo nel GiimBeL (*), nell’ HaxTKEX (*) e nel DE LA Harpe (°) abbiamo l’illustrazione di specie nuove o poco note. (1) DE Zieno A. Nouvelles observations sur les terrains cretaces de l'Italie septentrionale. Bull. S. G. de France, 2° s., T. V, pag. 25. Paris, 1849-50. (£) MassaLongo A. Schizzo geognostico sulla Valle del Progno o torrente d'Ilasi. Verona, 1850. (3) GuemBeL C. W. Beitriige zur Foraminiferenfauna der Nordalpinen Eocaengebilde. Alb- handl. d. k. Ak. Wiss., Bd. X, Abth II, Wien, 1868. (4) HantKEN M. Die Fauna der Clavulina- Ssaboischichten. Mitth. a. d. Jahrb. d. k. ungar. geol. Anst. IV. Budapest, 1875. (9) De La HARPE PH. Etudes des Nummulites de la Suisse ece. Abhand. d. Schveiz. pal. Ge- sellsch. 1880-1883. — 216 — Venendo ad autori più recenti, la contribuzione più importante dal punto di vista stratigrafico è dovuta al Muxier-CHaLmas (') e dal lato descrittivo all’ OppexHEMm. Quest’ ultimo nella piccola monografia “ Veber die Numm. d. Venetian. Tertiîir, 1894, riporta un elenco di poco più che 30 forme con molte citazioni di località e illustra circa una dozzina di specie in parte nuove. L’OPpeNHEIM si occupò dei Foraminiferi veneti anche nella poderosa Memoria sugli stratidi Pria- bona, pubblicata nel 1901. Per il gruppo delle Alveoline dobbiamo ri- cordare le pubblicazioni della Osimo (°) e del CreccHia RispoLI (?). Riguardo alla provenienza delle specie citate dagli autori nomi- nati, si deve notare che in molti casi, trattandosi di materiale in parte avuto da raccoglitori di professione o appartenente a vecchie collezioni, mancano i dati precisi del livello stratigrafico, ciò che nel caso parti- colare delle Nummulitidi rappresenta un grave difetto. dato il loro grande valore cronologico. Non così avviene per le contribuzioni alla conoscenza dei Forami- niferi cenozoici del Veneto portate dagli studiosi più recenti, i DOUVILLÉ il Boussac, il DAINELLI e lo scrivente. Nello studio del gruppo dei Colli Berici (Paleontologia dei Colli Berici, 1908), che si trovano all’ uopo in condizioni molto favorevoli, perchè in essi sono presenti quasi tutti gli orizzonti del Nummulitico veneto, ho rivolto diligenti ricerche alla raccolta sistematica, quasi strato per strato, dei Foraminiferi e in modo particolare delle Nummulitidi, mettendo assieme una ricca collezione. Una gran parte del materiale da me raccolto nei Berici venne studiata. dal PrEveER ('), il quale trovò molte specie nuove per il Veneto e parecchie per la scienza.. Alcune (?) MuxIER-CHALMAS. Etude du Tithonique, du Crétacé et du Tertiaire du Vicentin. Paris. 1891. (3) Osimo G. Studio critico sul genere Alveolina D'Orb. Palaeontogr. ital., vol. XV. 1909. (3) Cecenia Rispori G. Di una nuova specie di Alveolina del Friuli. Palaeontogr. ital., vol. XI. 1905. — Nuova contribuzione alla conoscenza delle Alveoline eoceniche della Sicilia. Ibid.. vol. XV. 1909. (4) Molte delle località, ma senza riferimento cronologico, vengono citate nella Memoria del Prever sull’ Alta Valle dell'Aniene (l. c.). I dati precisi tcpografici e stratigrafici si trovano nella mia Paleontologia dei Colli Berici, per i riferimenti cronologici bisogna però tener conto delle variazioni introdotte nella presente Memoria riguardo all’età di alcuni livelli. att) gr di queste vennero però dallo stesso PREvER, o da altri autori. riu- nite a specie note e di tali rettifiche ho tenuto conto negli elenchi che seguono, mentre ho soppresso le specie rimaste nominali, ristu- diando per mio conto quelle dei Berici e determinando quelle da me raccolte nelle altre località del Veneto. In questo studio mi furono molto utili i lavori dei DouvILté (') padre e figlio e del Bovssac (*), men- tre per la compilazione definitiva degli elenchi dell’ Eocene medio potei valermi molto proficuamente, per ciò che riguarda il Veneto orientale, della bella monografia del DarxELLI, tante volte citata, sull’Eocene friulano. Premessi questi brevi cenni storici, vediamo anzitutto la riparti- zione stratigrafica delle specie. Spilecciano Nummulites bolcensis Mun.-Ch. (3) Orthophragmina aspera Gimb. 3 sub-Virgilioi Prev. È Douvillei Schlumb. L Ficheuri Prev. È patellaris Schloth. Orthophragmina Pratti Mich. A stella Gimb. î ephippium Schloth. È stellata d’ Arch. > varians Kauîm. Luteziano Orbitolites complanata Lam. Operculina Telliniù Marinelli Alveolina elongata D'Orb. % Marinellii Dain. ” oblonga D' Orb. Nummulites irregularis Desh. Di granum-festucae Bosc. s distans Desh. n ellipsoidalis Schwag. Lo Murchisoni Branner È Violae Checch. Risp. 5 globulus Leym. (= N. rotu- si pasticillata Schwag. laria Desh.). Operculina ammonea Leym. ” deserti De la H. (1) DovviILLE H. Evolution des Nummulites dans le differents bassins de l Europe occidentale. Bull. Soc. Géol. de France (4°), t. VI, pag. 13 - 43, Paris, 1906. —' DouviLLÈ R. Observations sur les Faunes à Foraminiferes du sommet du Nummulitique italien. Ibid. t. VIII, (1908), pag. $$-95. (€) Boussac J. Développement et Morphologie de quelques Foraminifères de Priabona. Bull. Soc. Géol. de France (4°), t. VI (1906), pag. SS-97. — Etudes paleont. sur le Numm. Alpin, 1. c. (*) Riporto solo il nome più usato, che di solito è quello della forma microsferica. Nummulites Beaumonti D'Arch. s atacica Leym. » Striata Brug. — 218 — Orthophragmina priabonensis Gimb. n > discorbina Schloth. È » pulchella v. Hantk. Di s lucasana Defr. s Partschi De La H. 5 laevigata Brug. 2) perforata De Monf. - s Brongniarti D’Arch. et Haime È s gizehensis Forskal > ss complanata Lam. (= mille 5 caput Boub.) È, Assilina canalifera D’ Arch. A s Spira Roissy A exponens Sow. ” s granulosa D'Arch. n Orthophragnina ephippium Schloth. Orbitolites complanata Lam. Alveolina elongata D’ Orb. 5 oblonga D’ Orb. ellipsoidalis Schwag. Da Violae Checchia Risp. n pasticillata Schwag. Operculina granulosa Leym. pyramidum Ehr. n 3 bericensis Oppenh. Nuwamulites irregularis Desh. 5 globulus Leym. S atacica Leym. ci striata Brug. variolaria Lam. Partschi De La H. perforata Monf. 5 Brongniarti D' Arch. et H. D gizehensis Forsk. Auversiano nunmulitica Giumb. aspera Giumb. Pyratti Michel. radians D'Arch. stellata D'Arch. dispansa Sow. strophiolata Gimb. varians KRaufm. scalaris Schlumb. Bartholomei Schlumb. Chudeavi Schlumb. Douvillei Schlumb. Archiaci Schlumb. Marthae Schlumb. lanceolata Schlumb. applanata Gimb. Gypsina globulus Reuss Nummulites complanata Lam. Assilina canalifera D'Arch. n ba) 7” Orthophragmina ephippiwn Schloth. ” n» spira Rois. erponens Sow. granulosa D' Arch. dispansa Sow. Pratti Mich. aspera Gimb. priabonensis Gimb. strophiolata Gimb. Archiaci Schlumb. Marthae Schlumb. Dowuvillei Schlumb. Chudeavi Schlumb. radians D'Anch. Gypsina globulus Reuss. SEG — Priaboniano Haplophragmium Humboldti Reuss Pulvinulina budensis Hantk. Clavulina Szaboi Hantk. Amphistegina nummularia Rs. n cylindrica Hantk. Operculina ammonea Leym. Gaudryina siphonella Reuss n granulosa Leym. n rugosa D' Orb. $ pyramidum Ehr. > Reussi Hantk. Heterostegina reticulata Rùt. Nodosaria budensis Hank. Nummulites incrassata De La H. Ea bacillum D' Orb. - vasca Jol. et Leym. n equisetiformis Schw. - Chavannesi de La H. Dentalina elegans D’ Orb. È budensis Hantk. * Verneuli D’ Orb. 5 striata Brug. n gigantea Hantk. = Bovillei De La H. 5 fissicostata Gimb. 5 pulchella Hantk. Lingulina glabra Hantk. 2 variolaria Lam. Marginulina subbullata Hantk. + Orbignyi Galeotti z Belhmi Reuss È Fabiani Prev. Cristellaria fragaria Giimb. Assilina canalifera D' Arch. Robulina cultrata Montf, Pellatispira Madaraszi Hantk. Uvigerina farinosa Hantk. Orthophragmina priabonensis Gimb. 5 pygmaea D’ Orb. = nummulitica Gimb. Virgulina Schreibersi Cz. di Pratti Mich. Bolivina reticulata Hantk. S radians d’Arch. Tertilaria carinata D’ Orb. 5 ephippium Schloth. ci subflabelliformis Hantk. i, dispansa Sow. Schizophora haeringensis Giimb. P strophiolata Gimb. Globigerina bulloides D’ Orb. È varians Kaufm. È triloba Reuss 2 discus Rit. Truncatulina Dutemplei D' Orb. 7 scalaris Schlumb. n propinqua Reuss È Ba:tholomei Schlumb. L) granosa Hantk. 3 Chudeaui Schlumb. n gresserugosa Gimb. È Douvillei Schlumb. Alveolina elongata D' Orb. £ Archiaci Schlumb. Discorbina elegans Hantk. Rotalia Soldanii D’ Orb. 2 Marthae Schlumb. 2 tenella Gimb. — 220 — Orthophragmina variecostata Gimb. Orthophragmina lanceolata Schlumb. patellaris Sch]. 5 stella Giimb. n decorata Schlumb. (rypsina globulus Rs. Munieri Schlumb. Lattorfiano Nummulites incrassata De La H. Orthophragmina radians d'Arch. vasca Joly et Leym. ta ephippiuwm Schloth. Bowillei De La H. R strophiolata Gimb. intermedia D’ Arch. 5 varians Kaufm. Orthophragmina priabonensis Giimb. È scalaris Schlaumb. È nummnulitica Gimb. 5 Marthae Schlumb. S Pratti Michelim >; multiplicata Giimb. Rupeliano Nummulites vasca Joly et Leym. Nummulites incrassata De La H. E Bowillei De La H. Cattiano Nummulites vasca Joly et Leym. Lepidocyclina Tournoueri Lem. et Douv. Amphistegina Niasi Verb. c, Morgani Lem. et Douv. Lepidocyclina marginata Michti P dilatata Michti Da questi elenchi risulta un numero complessivo di 113 specie, così distribuite, contando anche quelle comuni a più livelli: nello Spi- lecciano 11 forme, nel Luteziano 50, nell’ Auversiano 35, nel Priabo- niano 75, nel Lattorfiano 14, nel Rupeliano 3, nel Cattiano 6. Considerato lo sviluppo biologico generale, vediamo dunque che i Foraminiferi toccano il maximum nel Priaboniano, per ridursi brusca- mente e quasi scomparire nell’ Oligocene. Esaminiamo ora e seguiamo nel loro svolgersi i singoli gruppi. Non ci occuperemo delle Miliolide, che pure sono presenti in abbondanza (v. tav. VIII, fig. 3) in alcuni livelli (ad es. nel Luteziano della Maro- stica), ma che finora sono conosciute solo genericamente per citazioni del Mvuxrer-CHaLMas e dello scrivente, nè ci intratterremo sui gruppi I ATTO, |; e i delle Lagenide, Testularide e Globigerinide che pure sono frequenti nel Priaboniano, ma che hanno interesse solo per studi speciali. Pas- sando agli altri gruppi, notiamo anzitutto che i generi Orbtolites, ed Alveolina sono quasi esclusivi dell’ Eocene medio e complessivamente hanno un'importanza secondaria. Del primo è da ricordarsi la specie Orbitolites complanata che è caratteristica dell’Eocene medio ; il secondo fiorisce con numerose forme, diffuse sopra tutto nel Luteziano e in modo particolare nella regione dei Lessini medî (M. Postale e dintorni) e nel Friuli orientale. Il gruppo più importante sotto tutti i riguardi è invece quello delle Nammulitidee, coi generi Nummwulites, Assilina, Ortho- phragmina e Lepidocyclina. Il genere Nummulites compare nell’ Eocene inferiore con forme piccole, che presentano strette affinità con le Operculina ; la specie più caratteristica è la N. bolcensis Mun.- Ch., la quale può considerarsi la rappresentativa della N. planulata dell’ Eocene inferiore dei bacini anglo-francesi. Il Luteziano è caratterizzato da un improvviso e meraviglioso fiorire di specie appartenenti a tutte le sezioni del genere: nel Lute- ziano inferiore è caratteristica la N. laevigata accompagnata dalle grandi forme N. complanata e N. gizehensis, che però non mancano nel Lute- ziano superiore, anzi la prima vi è spesso abbondante in alcuni livelli. Del Luteziano superiore è caratteristica la N. perforata, ovunque dif- fusa nelle formazioni del Veneto occidentale. Da forme prossime alla varietà scabra della N. laevigata, che si trovano nei livelli superiori del Luteziano, sì passa alla: N. Brongmiarti, specie caratteristica dell’ oriz- zonte di Roncà. Nel Luteziano compaiono anche delle specie piccole del gruppo delle Radiate, quali ad es. la N. globulus e la N. striata. Questa, assieme con la N. variolaria, si diffonde nell’ Auversiano e arriva al Priaboniano, mentre le grosse forme del gruppo della N. per/o- rata e della N. complanata vanno riducendosi del tutto fin quasi a scomparire. La loro scomparsa totale avviene nel Priaboniano, nel quale invece si svolgono in numerose specie le Radiate assieme a qual- che Reticulata. La specie più rimarchevole, perchè diffusa in tutto l’ Eo- BOO cene superiore del Vicentino e del Veronese, è la N. Fabianiîi, forma strettamente legata alla M. 2r/ermedia (con la quale fu per molto tempo confusa), che caratterizza invece I Oligocene inferiore. Questo segna la decadenza delle Nummuliti, che, pure frequenti come individui, sono ridotte a pochissime specie. Colla citata N. inter- media s'accompagnano le Radiate N. vasca e N. incrassata (= N. Rosaî Tell.) che passano anche nel Rupeliano. I livelli più alti dell’ Oligocene sono caratterizzati dalla scomparsa quasi totale delle Nummuliti, le quali sì riducono forse a una sola specie la N. vasca, in piccoli individui ma ancora numerosi. È assieme ad essi che nel Veneto compare per la prima volta (almeno allo stato attuale delle nostre conoscenze) il ge- nere Lepidocyclina con un certo numero di specie, che si propagano o sì evolvono poi negli strati immediatamente sovrastanti del Miocene più basso, nei quali le Nummuliti sono del tutto scomparse. Le Assiline sono poco diffuse : si trovano quasi esclusivamente nel Luteziano e principalmente nell'orizzonte di S. Giovanni Ilarione dei Lessini e più ancora del Friuli, dove sono abbondantissime ; man- cano, o quasi, nei Berici e nel Marosticano e sono scarse nel Veneto medio. Il genere Orhophragmina, derivato dalle Orbitoides cretacee, com- pare con un discreto numero di specie già nell’ Eocene inferiore, si sviluppa nel medio e culmina nel superiore. Qua e là si propaga an- cora nei più bassi livelli. dell’Oligocene (es. nei Colli Berici) ma col. l’Oligocene medio si può considerare del tutto estinto. Alcune delle spe- cie d'Orthophragmina (es. O. ephippium, O. Pratti, O. varians) passano at- traverso a tutti i livelli dall’ Eocene inferiore al Lattorfiano più basso; questi fossili quindi non possono servire per le suddivisioni minori del Paleogene, al quale scopo sono invece utili le Nummuliti pel loro ra- pido variare da livello a livello. Il numero relativamente grande delle specie, la loro diffusione nelle formazioni del Veneto e la presenza nelle forme più caratteristiche dei vari orizzonti, permettono di stabilire una scala delle Nummuliti applicabile a tutta la regione e che, salvo il caso di specie locali, ri- » | | o - sponde bene alle serie nummulitiche stabilite per i principali giacimenti dell’ Europa meridionale e dell’ Africa settentrionale. Tenendo conto solo delle specie meglio definite, più diffuse e ca- ratteristiche, abbiamo dunque, ridotto alla sua più semplice espressione, il quadro seguente : = ( Cattiano 3 3 ; N. vasca (associata a Lepidocicline) S \ (©) è r z » o | Rupeliano . - 2 N. vasca, N. incrassata È Dm - . n © | Lattorfiano . è ; : ; : a : 5 5 N. intermedia Priaboniano . 2 E 7 : 3 3 ; £ } N. Fabianii Auversiano . 3 > N. variolaria : È - N. Brongniarti 5 = ; ; È - S / i | Superiore 3 ) 2 i: : : ; N. perforata = | Luteziano | inferiore E E < N. irregulavis N. laevigata \ Spilecciano . 3 r N. bolcensis $S IH. — CELENTERATI ANTOZOI ED IDROCORALLI Nella paleontologia terziaria del Veneto il gruppo dei Celenterati è uno dei primi fra quelli che vennero studiati monograficamente. Le opere fondamentali son dovute al d° AcHiarpi(') e al Reuss (°) e datano da oltre mezzo secolo. Fra le contribuzioni posteriori vanno citate quelle dell’ OppexHEIM (specialmente nella Memoria Priabonaschi- chten und ihre Fauna ecc.) e della Osasco (*); delle pubblicazioni ultime (!) D’AcHiarpI A. Coralli fossili del terreno nummulitico delle Alpi Venete. Pisa. 1867. — Studio comparativo fra î Coralli dei terreni terziari del Piemonte e delle Alpi Venete. Pisa. 1868. — Coralli eocenici del Friuli. Atti Soc. Tosc. di Sc. N., vol. I. Pisa. 1876. (®) Reuss A. Palaeontologischen Studien ueber die Aelteren Tertiarschichten der Alpen. Abth. I, II, INI. Denk. d. Mat.-Nat. Cl. d. k. Ak. d. Wiss. Bde 28 (1868), 29 (1869). 33 (1573). (3) Osasco E. Contribuzione allo studio dei Coralli cenozoici del Veneto. Palaeontographia italica, vol. VII, 1902. sè i0gg di i uscite sono da ricordarsi quella del Kraxz (') sugli Antozoi oligocenici e per l’Eocene medio quella recentissima del DarxeLLI (1l’ Eocene /rw- lano) nella quale è illustrata e descritta la ricchissima fauna del Friuli. I Celenterati del nostro Paleogene spettano quasi esclusivamente agli Antozoi esacoralli, giacchè gli Alcionari sono scarsamente rappresentati (/sîs brevis D'Ach., Heliopora Bellardii Haime) e si cono- scono solo pochi avanzi di Idrocoralli (es. MiWepora Samueli d'Arch., M. mammillosa d’Ach.). I giacimenti più notevoli si trovano nelle seguenti località: pel Lu- teziano a S. Giovanni Ilarione ed a Noax (Friuli), per il Priaboniano a S. Bovo (Bassano) e a Possagno, pel Lattorfiano a Crosara e a La- varda; pel Rupeliano a Castelgomberto, a Monteviale e a S. Luca di Marostica. Spilecciano Nell’ Eocene inferiore i Corallari sono oltremodo rari, riducendosi a qualche forma individuale riferibile al gruppo dei Turbinolidi. Luteziano Per l’ elenco delle specie di questo piano ho seguito per la mas- sima parte la Monografia del DarxELLI (I. c. pag. 210-344). Indico con un asterisco le specie comuni al Luteziano del Veneto orientale e del Veneto occidentale. Heliopora Bellardiù Haime # Goniaraca meneghiniana D'Ach. Porites Pellegrinii D'Ach. * Actinacis perelegans Opp. »s crustulum Opp. # 3 cognata Opp. sn ramosa Cat. Astraeopora auvertiaca Mich. # n» polystyla Rs. Di panicea Blainv. # n» pusilla Fel. h annulata D’Ach. Goniaraea elegans Leym. # ni dubiosa D'Ach. > clinactinia Menegh. 5 minima D'Ach. (1) Kranz W. Das Tertiîir zwischen Castelgomberto, Montecchio Maggiore, Creazzo und Mon- teviale im Vicentin. N. Jahrb. Beil. Bd. 38, pag. 273-324. Stuttgart, 1914. Astraeopora decaphylla Rs Dendracis Gervillei Defr. Cyclolites Perezi Haime * = patera Menegh. zi subpatera Dain. Mesomorpha eocaenica Rs * » forojuliensis D'Ach. Reussastraea granulosa D'Ach. = multilamellosa D'Ach. Pironastraea discoides D'Ach. Comoseris judriensis Dain. Hydnophorobacia ? variabilis D'Ach. Cyeloseris brazzanensis Opp. È rhomboidea Opp. Trochoseris semiplanus Opp. ? a D'Achiardii Opp.? > valdeseptata Dain. Pa forojuliensis Dain. Turbinoseris alpina D'Ach. È ? Pironai D'Ach. ” Reussi Dain. Cyathoseris raristella Opp. 5 dinarica Opp. "i formosa D’Ach. hi Taramellii D’Ach.? Siderastraea funesta Brgn. * Mycetoseris profunda Rs Axroseris Hoernesi Opp. n D'Achiardii Dain. Pachyseris Murchisoni Haime Leptophyllia pasiniana D'Ach. i cormonsensis D'Ach. * al pironana D'Ach. - dubravitzensis Opp. Circophyllia D'Achiardii Opp. * È. Lavariae Dain. Pattalophyllia sinuosa Brgn. * 8%) ;(3RE Pattalophyllia ciclolitoides Bell. - dalmatina Opp.? a coniplanata Dain. Rhabdophyllia brevis Rs * ” fallar Opp. di granulosa D'Ach. * 2 medunensis Dain. Thecosmilia crassiramosa Rs * Elasmophyllia ? gigantea D'Ach. di medunensis Dain. Colpophyllia fleruosa D'Ach. 7 Taramellii D'Ach. Leptoria italica D'Ach. È cristata Dain. Diploria fleruosissima D'Ach. * Hydnophora Marinelli Dain. Hydnophyllia D'Achiardit Rs ” prior Opp. " tenera Rs Favia Meneguzzoi D'Ach. * 3 profunda Rs * 5; exilis D'Ach. = costata D'Ach. Goniastraea Cocchii D'Ach. * a confertissima Rs * Heliastraea forojuliensis Opp. a) irradians Mich. SI alpina D'Ach. * s hilarionensis D'Ach. # Prionastraea Taramellii Osasco Astrocoenia parvistellata D'Ach. * n subreticulata D'Ach. = aspera D'Ach. É D'Achiardit Dune. >; duodecimseptata Pratz È medunensis Dain. 2 clautensis Dain. — 226 — Stylocoenia emarciata Lam. Phyllosmilia calyculata D'Ach. 5 monlicularia Schweigg. * Parasmilia cornuta Haime # 5 Reussi Opp. o Stephanosmilia D'Achiardii Opp. n taurinensis Mich. * 5 ? Tellinii Dain. lobato-rotundata Mich. * Plocophyllia forojuliensis D' Ach. 5 epithecata Opp. 4 gregaria Rs * a numisma Defr. * 5 contorta Cat. Colummnastraea Caillaudi Mich. Arophyllia D'Achiardii Dain. 3 bella Rs Thecophyllia Taramellit Dain. Cladocora bosniaca Opp.? " Oppenheimi Dain. Rnizangia brevissima Desh. Barysmilia vicetina D' Ach. * PI Hoernesi Rs Pachygy'a Saviî D' Ach. # Stylangia elegans Rs i È Reussi Dain. * Placosmilia multisinuosa Mich. * S compressa Dain. n cornu Opp. * x plana D’ Ack. ù reussana D'Ach. Stylophora distans Leym. Ea italica D'Ach. n contorta Leym. * 5 elliptica D'Ach. 5 pulcherrima D' Ach. * - strangulata D'Ach. * È italica D’Ach. * sa lata D’Ach. * 5 annulata Rs ù bilobata D'Ach. * Trochocyathus cupula Rovault * ; brazzanensis Dain. Paracyathus Spinelliù D’ Ach. * A De Gasperii Dain. Sphaenotrochus brazzanensis Dain. Trochosmilia alpina Mich, * Millepora cylindrica Rs * A Cocchii D'Ach. * 5 dalmatina Opp. E profunda Rs 5 manmmillosa D' Ach. 3 Rosatii Dain. Aropora ramea D' Ach. * Coelosmilia costata Dain. Auversiano Nei giacimenti del Veneto occidentale (Roncaà. Gazzo di Zoven- cedo) vennero trovate le specie seguenti : Heliopora Bellardii Haime Goniastraea Cocchiî D’ Ach. Porites Pellegrinii D’ Ach. Astrocoenia parvistellata D' Ach. Mesomorpha eocaenica Rs Astrangia princeps Rs Siderastraea funesta Brgn. Trochosmilia parevla Rs VV 3 n Stephanosmilia annulata Rs Stylocoenia monticularia Schw. Stylophora distans Leym. A Buttrio il DAINELLI (1. c. pag. guenti Corallari : Heliopora Bellardii Haime Goniaraea elegans Leym. Dendracis Gervillei Detr. Cycloseris brazzanensis Opp. Ai rhomboidea Opp. Aroseris Hoernesi Opp. Pattalophyllia cyclolithoides Mich. Rhabdophyllia granulosa D’ Ach. Thecosmilia crassiramosa Rs Heliastraea alpina D’ Ach. Astrocoenia parvistellata D’ Ach. n subreticulata D’ Ach. Paracyathus Spinelliù D’ Ach. Millepora Samueli D’ Ach. n mammnillosa D' Ach. 112) indica la presenza dei se- Astrocoenia duodecimseptata Pratz Stylocoenia lobato-rotundata Mich. Cladocora bosniaca Opp. ? Placosmilia multisinuosa Mich. n cornu Opp. ta italica D’ Ach. Trochosmilia alpina Mich. Stephanosmilia D'Achiardii Opp. Plocophyllia forojulensis D’ Ach. Pachygyra plana D' Ach. Stylophora contorta Leym. Priaboniano In questo piano predominano le forme individuali. La revisione più completa è dovuta all’ OppexHEIM (Priabonasch:chten), secondo il quale i Coralli dell’ Eocene superiore sono poco meno di una trentina. Parecchie forme di essi ho raccolte specialmente a S. Bovo e nei din- torni di Possagno, come ho avvertito nella parte stratigrafica. Ecco l'elenco delle specie : Isis brevis D’ Ach. Heliopora Bellardii Haime Porites ramosus Cat. Astraeopora minima D’ Ach. 3 decaphylla Rs ai hortensis Opp. Actinacis possagnensis Opp. Goniaraea clinactinia Menegh. Cyclolites Heberti Tourn. a patera Menegh. Cycloseris Vinassai Opp. Pattalophyllia subinflata Cat. n costata D’ Ach. 5 eyclolitoides Mich. Circophyllia brentana Opp. - bovina Opp. - vas Opp. Leptomussa variabilis D' Ach. Astrangia Suessi Rs Trochosmilia irvregularis Desh. — 228 — Parasmilia alpina D’ Ach. a flabelliformis Opp. Placosnvlia bilobata D' Ach. O italica D' Ach. Placosnulia ? polygonata Opp. Plocophyllia contorta Cat. Flabellum appendiculatum Brgn. Eupsammia flabelloides Opp. Lattorfiano La maggior parte delle forme di questo piano proviene dal banco a Coralli di Crosara, orizzonte che abbiamo dimostrato appartenere all’ Oligocene inferiore e non all’ Eocene superiore, come alcuni autori ritenevano. Un discreto numero di forme si trova anche a Sangonini, specialmente alle Acque Negre, e così pure a Lavacile. L'orizzonte di Crosara comprende poco meno di una sessantina di specie: Porites ramosa Cat. Hydnophyllia d’ Achiardii Rs s micrantha Rs a tenera Rs Litharaea rudis Rs 5 limitata Rs Actinacis Rollei Rs È, profunda Mich. 5 delicata Rs 5 confusa Rs Astraeopora eriqua Rs Heliastraea Guettardi Detr. bi decaphylla Rs Meneghinii Rs n Mesomorpha eocaenica Rs DI Beaudovinit Haime Thamnastraca centrifuga Rs Da boveana Rs È heterophylla Rs Isastraca michelottina Cat. 5 pulchella Rs Dimorphastraea erigua Rs Brachyphyllia umbellata Rs Goniastraca Cocchii D’ Ach. Cyathoseris affinis Rs ci pseudomeandra Rs ” antiqua Rs Oroseris D' Achiardii Rs Leptophyllia dilatata Rs AI panteniana D' Ach. Circophyllia cylindroides Rs Leptomussa variabilis D' Ach. 3 abbreviata Rs Lithophyllia brevis Rs Rhabdophyllia crenaticosta Rs n intercostata Rs Coeloria platygyra Rs n grandis Rs Cyathomorpha gregaria Rs - conglobata Rs Stylocoenia taurinensis Mich. i, lobato-rotundata Mich. Columnastracea bella Rs Rhisangia Hoernesi Rs — 229 — Phyllangia grandis Rs Parasniuilia cornuta Haime Trochosmilia subcurvata Rs Plocophyllia contorta Cat. î, stipitata Rs Stylophora annulata Rs ; diversicostata Rs n distans Leym. t: varicosa Rs. Millepora verrucosa Rs Flabellun appendiculatuimn Brgn. 5 mammillosa D’ Ach. Rupeliano l'orizzonte di Castelgomberto è, come quello di S. Giovanni Ila- rione, ricchissimo di Corallari. Da esso provengono infatti 114 specie ripartite in quasi 50 generi, fra 1 quali prevalgono quelli delle Astreidi, delle Fungide e delle Madreporide. I generi più ricchi di specie sono: Dendracis, Latimaeandra, Cyathoseris, Heliastraea, Stylocoenia, Trochosmilia, Stylophora. Oltre agli Antozoi è presente un piccolo numero di Idrozoi del genere M:Wepora. I giacimenti principali si trovano nei monti compresi fra Mon- tecchio Maggiore, Monteviale e Castelgomberto e le località più sovente citate (e spesso con ortografia erronea) sono il M. Grumi di Castel- gomberto, S. Trinità di Montecchio, il M. Carlotto, il M. delle Car- riole, Riva Mala di Gambugliano e la Fontana della Bova. Ecco ora la lista delle forme segnalate nell’ Oligocene medio: Heliopora Bellardit Haime Astraeopora cylindrica Cat. Porites nummulitica Rs Alveopora rudis Rs : rotundata Cat. Madrepora ercavata Michti 2. ramosa Cat. Mesomorpha gombertina Kranz n minuta Rs Dimorphastraea irradians Rs È polystyla Rs A depressa Rs Goniaraea elegans Rs Astraeomorpha variabilis Rs ; clinactinia Menegh. Thamnastraea heterophylla Rs Actinacis Rollei Rs È centrifuga Rs - conferta Rs 5 irradians Rs Dendracis Gervillei Defr. Comoseris conforta Rs 5 seriata Rs A alternans Rs Astraeopora decaphylla Rs Li distincta Osasco? È minima D' Ach. Mycetoseris patula Michti = on Mycctoseris hypocraterifornis Menegh. 5 profunda Rs Trochoseris berica Cat. 5 difformis Rs Cyathoseris multisinuosa Rs 2 formosa D’ Ach. x applanata Rs 3 formosissima D'Ach. Leptophyllia tuberosa Rs co dilatata Rs 5 abbreviala Rs Calamophyllia pseudoftabellum Cat. > stipata D’ Ach. Rhabdophyllia tenuvis Rs 4; trinitensis Kranz Mycelophyllia multistellata Rs Hydnophora venusta Cat. Hydnophyllia longicollis Rs - tenera Rs morchelloides Rs 3 daedalea Rs 5 profunda Mich. E limitata Rs 2a scalaria Cat. - macandrinoides Rs > confusa Rs Heliastrea boveana Rs 5 lucasana Defr. D columnaris Rs 5 irradians Mich. = immersa Rs alpina D' Ach. È inacqualis Rs subcoronata Rs 5 fontana Opp. Cyathomorpha conglobata Rs E gregaria Rs Isastraea affinis Rs î elegans Rs x michelottina Cat. Goniastraea Cocchii D’ Arch. Aplophyllia pavcicostata Rs Solenastraea conferta Rs ni columnaris Rs 5 imonsvialensis Cat. Astrocoenia multigranosa Rs 5 nana Rs s parvistellata D’ Ach. Stylocoenia lobato-rotundata Mich. < tawrvinensis Mich. A monticularia Schw. È numisma Detfr. Trochosmilia minuta Rs Cocchii D° Ach. 5 arguta Rs subcurcata Rs * D profunda Rs n. acutimargo Rs 3 panteniana D’ Ach. Coelosmilia elliptica Rs Grumia diploctenium Opp. Epismilia glabrata Rs si profunda Rs Phyllosmilia calyculata D' Ach. Parasnilia cornuta Haime Stephanosmilia annulata Es Plocophyllia contorta Cat. S flabellata Rs n caespitosa Rs Barysmilia montecchiana Kranz Stylina Suessi Rs Montlivaultia Grumi Cat. 5 Castellinii D' Ach. Leptaxis elliptica Rs VETO — 231 — Astrangia princeps Rs Stylophora distans Leym. 5 D' Achiardii Opp. n contorta Rs Holangia minima D’ Ach. Millepora deparperata Rs Phyllangia alveolaris Cat. x cylindrica Rs Gombertangia Feliri Opp. 2 verrucosa Rs Stylophora annulata Rs na mammillosa D’ Ach. OSSERVAZIONI Esaminando i Corallari dell’ Eocene medio vediamo anzitutto che fra i giacimenti luteziani del Veneto occidentale e quelli del Ve- neto orientale esiste buon numero di specie comuni (50 su 145). L’Auversiano è povero in fatto di Corallari e la massima parte delle specie in esso trovate proviene da Roncà ed è già presente nel Luteziano. Nell’ Eocene superiore i Coralli non assumono grande importanza rispetto agli altri gruppi. Abbondano specialmente le forme individuali e ciò è anche legato alle condizioni di habitat (regione neritica pro- fonda) sopra tutto nel Priaboniano dei dintorni di Possagno. Un nuovo rifiorire degli Antozoi si verifica nell’ Oligocene e par- ticolarmente nel Rupeliano, cioè nell’orizzonte di Castelgomberto, nel quale i Coralli costruttori raggiungono uno sviluppo biologico notevo- lissimo. Abbondano le specie particolari, ma sopravvivono tuttavia non poche forme ch’ erano già comparse nel Luteziano, quali, ad esempio, la diffusissima Heliopora Bellardii tra gli Alcionari, e degli Zoantari le seguenti specie: Porites crustulum Opp. Mycetoseris profunda Rs - ramosa Cat. Goniastraea Cocchii D’ Ach. i polystyla Rs Heliastraea irradians Mich. Goniaraea elegans Leym. 7 alpina D’ Ach. 5 clinactinia Menegh. Astrocoenia parvistellata D’ Ach. Astraeopora minima D’ Ach. Sfylocoenia monticularia Schw, 5 decaphylla Rs 2 taurinensis Mich. Dendracis Gervillei Defr. - lobato-rotundata Mich. Cyathoseris formosa D’ Ach. i numisma Defr. = RI OE Trochosmilia Cocchi D' Ach. Plocophyllia contorta Cat. ta profunda Rs Stylophora distans Leym. Parasmilia cornuta Haime 5 contorta Leym. Persistono ancora nel Rupeliano la Mi/epora mammillosa D'Ach. e la M. cylindrica Rs. Confrontata con quella dell’ Oligocene inferiore la fauna a Coral- lari del Rupeliano contiene ancora 24 specie delle 56 che si trovano nel Lattorfiano. Quanto ai rapporti con faune d'altri bacini, varie specie dell’ oriz- zonte di Castelgomberto si riscontrano nell’ Oligocene medio della re- gione piemontese, quali ad es. Goniaraeca clinactinia Menegh. Hydnophyllia tenera Rs Astraeopora cylindrica Cat. Stylocoenia lobato-rotundata Mich. Alveopora rudis Rs “i tavrinensis Mich. Hydnophyllia profunda Mich. Stylophora annulata Rs 5 longicollis Rs Rispetto ai bacini esteri le maggiori corrispondenze si notano con le faune a Coralli di Oberburg (Stiria) e di Reit im Winkel nella Ba- viera, come risulta specialmente dagli studi del Reuss (!) e del Rets (?). SATL,, MERMI ANELLIDI Dei terreni di cui ci occupiamo è noto un piccolissimo numero di Vermi, sia perchè i loro avanzi sono molto rari, sia perchè, data la loro scarsa importanza, non attrassero in genere l’' attenzione dei ri- cercatori. Jo ne ho raccolto pochi resti, per la maggior parte indetermina- bili, nell’ Eocene inferiore; un piccolo numero nel Priaboniano, dove (1) Reuss A. E. Die fossilen Foraminiferen, Antlozoen und Bryozoen con Oberburg in Steier- mark. Denk. math. naturw. Cl. k. Ak. Wiss. Wien. Bd. XXIII, 1864. (®) Reis 0. M. Die Korallen der Reiter Schichten. Geognost. Jahrshefte. Bd. II. Cassel. 1889. SRO ge erano state segnalate alcune forme anche dagli altri autori ('); e qualche resto nell’ Oligocene. Nel Luteziano inferiore di Bolca vennero trovati alcuni avanzi molto interessanti, che furono illustrati dal Mas- saLoxco (*). Un discreto numero di specie è infine fatto conoscere dal DarxeLLi nella sua monografia sull’ Eocene Friulano. Spilecciano Di questo va ricordata soltanto una Serpu/a vicina alla S. torna- censis Vincent, da me raccolta (*) a Nanto nei Colli Berici. Luteziano Dal punto di vista paleontologico i resti più importanti sono rap- presentati da impronte di Anellidi del gruppo delle Nereidi, che il Mas- SALONGO (1. c.) ha descritte ed illustrate sotto il nome di Nereites affinis. Pel Luteziano del Veneto orientale il DAINELLI cita : Serpula tenuis Sow. Serpula(Pomatoceros) dilatata D'Arch. È collustirata Rov. n cf. gundavaensis D’ Arch. È exilis Taram. È cf. remiorum Rov. S alata D’ Arch. = Tellinii Dain. - Oppenheimi Rov. - brazzanensis Dain. Priaboniano Secondo l’ OppexHEIM le forme di Anellidi di questo piano sono: Serpula alata D’ Arch. Serpula corrugata Goldî. Î Oppenheimi Rov. È hortensis Oppenh. 3 gundavaènsis d’ Arch. & glomus Oppenh. Fra queste specie le due prime sono forse le meno rare ed ho raccolto io pure qualche esemplare di entrambe. E notevole che S. alata, S. Oppenheimi, S. gundavaènsis esistono già nel Luteziano del Friuli. (') Rovereto G. Studi monografici sugli Anellidi fossili. I. Terziario. Palaeont. It.. vol. X. 1904. — OppenHEIM. Priabonaschichten, 1, c.. p. 276-280. (®) MassaLon6o A. Monografia sulle Nereiti fossili del M. Bolca. Verona, 1855. (3) FaBIANI R. Paleontologia dei Colli Berici, l. c. 234 — Rupeliano Del Rupeliano non vi è da citare che la Protula septaria Giebel, da me trovata (1. c.) nei tufi di Soghe (Berici) e prima segnalata solo nell’ Oligocene medio della Germania. * * Per la loro scarsezza e per il poco valore dei resti trovati, il . DA . pese: ; I . . gruppo dei Vermi ha dunque un’ importanza pressochè trascurabile, sia nel riguardo puramente paleontologico, sia in quello stratigrafico. $ IV. — MOLLUSCOIDI 1. — BRACHIOPODI Il principale contributo alla conoscenza dei Brachiopodi del Ter- ziario Veneto è dovuto a THomas Davipsox, il quale nel suo classico lavoro “ On Italian Tertiary Brachiopoda ., comparso nel 1870 illustra 16 specie appartenenti alla nostra regione. Fra le successive contribu- zioni vanno ricordate quelle dell’OppexHEIM (!) e del DarnELLI (Eocene Friulano). Del gruppo dei Brachiopodi ho fatto recentemente una com- pleta revisione (*), illustrando tutte le forme finora note pel Veneto. Allo stato attuale delle nostre conoscenze la fauna a Brachiopodi della regione comprende in tutto, fra specie e varietà, 23 forme, le quali cronologicamente sono così ripartite : Spilecciano Rhynchonella polymorpha Mass. Terebratula biplicataeformis Schaur. È bolcensis Mass. a fumanensis Dav. 5 berica Fab. i bayaniana Dav. A inflera Fab. Tevebratulina striatula Sow. (1) OppenHEIM P. Priabonaschichten ete., pag. 256-260. (3) FaBIanI R. I Brachiopodi Terziarii del Veneto. Mem. dell’ Istituto Geologico della R. Uni versità di Padova, vol, II. 1913. i send nta Luteziano Crania Fabianii Dain. Terebratula cornetana Fab. Waldheimia Hilarionis Menegh. Terebratulina striatula Sow. s Hilarionis var. novalensis Fab. Secondo il DarxELLI è presente anche nel Luteziano (M. Plauris) la RA. polyinorpha. Auversiano Megathyris decollata Chemn. Thecidea mediterranea Risso Negli strati di Buttrio esiste la Waldheimia Hilarionis, ma non si può affermare con certezza che sì trovi in giacimento primario (v. a questo proposito le osservazioni svolte a pag. 127). Priaboniano Crania bayaniana Dav. Terebratulina caputserpentis LL Terebratula bisinuata Lam. £ Bayani Oppenh. s Nicolisi Oppenh. A michelottina Dav. - Giimbeli Fab. Megathyris decollata Chemn. 5 sequenziana Dav. Thecidea mediterranea Risso. Terebratulina striatula Sow. Lattorfiano Terebratula Giimbeli Fab. Terebratulina striatula Sow. 3 seguenziana Dav. a Bayani Oppenh. Rupeliano Thecidea mediterranea Risso Cattiano ? Terebratula Hoernesi Suess. Da questi elenchi risulta dunque che i Brachiopodi sono più fre- «quenti nelle formazioni dell’ Eocene e soprattutto in quelle dello Spi- lecciano e del Priaboniano. I giacimenti dove tali fossili si raccolgono RSS in abbondanza si trovano nei Lessini (dintorni di Bolca, di S. Giovanni Ilarione, di Valdagno) complessivamente però i Biachiopodi sono scar- samente rappresentati nella fauna cenozoica del Veneto. Tale fatto, oltre che dipendere dal generale impoverimento biologico di questi or- ganismi avvenuto dopo il Secondario, è legato alle condizioni ambienti, specialmente batimetriche, del nostro mare terziario, il quale, salvo in alcune fasi dell’ Eocene inferiore e superivre, dovette mantenersi in genere poco profondo, meno di quello, che, a giudicare dalle condi- zioni attuali, forma l’optimum per la prosperità dei Brachiopodi (zona più profonda della regione neritica). Riguardo alla presenza e allo sviluppo delle varie famiglie, dalle liste sopra riportate si rileva che il primato è tenuto dai Rinco- nellidi e dai Terebratulidi, mentre le famiglie dei Craniadi coi Teci- didi e Megatiridi sono rappresentate ciascuna da una o due specie al massimo. I Rinconellidi sono esclusivi o quasi dell’ Eocene inferiore e sì presentano con tipi lisci (4. fera, RA. bolcensis) 0 a coste rade (LA. polymorpha), i quali hanno affinità morfologiche piuttosto con certi tipi triasici che con quelli a coste numerose del Giurese e del Cretaceo. I Terebratulidi si trovano quasi in tutti i piani. Il genere Waldheimia è presente solo nell’ Eocene medio con la caratteristica W. Hilarionis. Relativamente numerose sono all'incontro le specie del genere 7'e- rebratula: nell’ Eocene inferiore notevoli le 7. biplicataeformis e la T. fumanensis, che hanno rapporti di somiglianza con le forme cretacee del gruppo della 7. carnea. Invece nel Priaboniano appaiono delle specie (7. bisinuata, T. Nicolisi) le quali presentano strette affinità con le forme del gruppo della 7. sinuosa Brocchi che prosperano nei ter- reni neogenici d’altri bacini. A questo gruppo spetta anche la 7. Hoer- nesi dell’ Oligocene bellunese, l’unico Brachiopodo finora trovato nel Terziario inferiore di questa regione. Notevoli sono anche le Terebratule piccole, soprattutto la 7. sequenziana, forma a costicine come le Terebratuline. Le Terebra- tuline poi sono abbastanza frequenti, ma quasi esclusivamente loca- — 237 — lizzate nelle. formazioni marnose dell’ Eocene superiore e dell’ Eocene più basso. Prevalgono le specie che hanno affinità da un lato con le Terebratuline cretacee del tipo della 7°. striata, dall’ altro con la 7. 9 caputserpentis, tuttora vivente nei nostri mari. 2. — BRIOZOI Fra gli autori che s’ occuparono di questo gruppo d’ organismi vanno ricordati in prima linea il Reuss (') e il WareRs (°), ai quali si deve la conoscenza della massima parte delle forme segnalate nel Ve- neto. Contribuzioni minori portarono il GortARDI (*), il NEVIANI (*) e l’OppenHEIM (Priadonaschichten, pag. 260). Il maggior numero delle specie proviene dagli orizzonti marnosi del Priaboniano, e sono a questo riguardo molto noti i giacimenti vi- centini di Brendola, di Priabona e della valle dell’ Onte, e quelli del Veronese occidentale, ad esempio, di Ferrara nel M. Baldo. Oltre a quelli priaboniani sono ricchi di Briozoi i sedimenti marnosi dell’ Oli- gocene inferiore. Un piccolo numero di specie venne trovato anche nel tufo glauconitico del Gazzo di Zovencedo, da noi attribuito al- l’ Auversiano. Le specie finora segnalate raggiungono il numero di 91 e restano così distribuite cronologicamente : Auversiano Idmonea concava Rs Eschara subchartacea d’ Arch. Lepralia sparsipora Rs Lunulites punctatus Leym. (1) Reuss A. Palaeont. Studien iiber die Aelteren Tertitirschichten der Alpen. Denk. d. Mat. Nat. Cl. k. k. Ak. Wiss. Bde 28 (1868), 29 (1869), 33 (1873). (®) WareRrs A. W. North - Italian Bryozoa, I, II. Quart. Journ. Vol. 47-48 (1891-92). (3) GorrarDI G. B. Briozoi fossili di Montecchio Maggiore. Atti Soc. Ven.-Trent. di Sc. Nat. Vol. IX. Padova, 1885. (4) NevIANI A. Briozoi fossili terziari appartenenti al R. Istituto tecnico di Udine. Boll. della Soc. Romana di Studi Zool, Vol. VII, 1898. N.B. — Le specie seguite da un 20) RE Priaboniano asterisco si trovano anche nel Lattorfiano Ciclostomati Crisia subaequalis Rs a, EMwvardsi Rs Unicrisia tenerrima Rs Diastopora brendolensis Wat. Discosparsa regularis Rs : tenvis Rs Defrancia interrupta Rs È Buskia tabulifera Rs Idmonea reticulata Rs gracillima Rs concava Rs n Hornera concatenata Rs * trabecularis Rs * 5 serrata Rs * È d’ Achiardii Rs Firisparsa varians Rs Entalopora attenuata Stolizka * Spiropora .conferta Rs 5 pulchella Rs * È tenvissima Rs Heteropora subreticulata Rs Radiopora boletiformis Rs Cheilostomati Batopora multiradiata Rs Cellaria Michelini Rs Schreibersi Rs * Serupocellaria elliptica Rs = brendolensis Wat. * 5 gracilis Rs Salicornia Reussi d' Orb. È Membranipora Hookeri Haime * angulosa Rs * monopora Rs gracilis Muenst. deplanata Rs * Smittia variolosa John. Lepralia ? bericensis Wat. na lontensis Wat. * D sparsipora Rs angystoma Rs pteropora Rs Celleporaria globularis Bronn È conglomerata Goldf. = cireumcinta Rs 5 proteiformis Rs i Cribrilina chelys Koschinsky > radiata Moll. * Bactridium Hagenori Rs * Retepora tuberculata Rs 5 elegans Rs 5 simplex Busk. Flustrellaria trapesoidea Rs $ Porina papillosa Rs È Porina? bioculata Wat. Eschara semilaevis Rs * Suessi Rs * n bisulca Rs È nodulifera Bs * microdonta Rs * — 239 — Eschara Haveri Rs Houzeavina parallela Rs > phymatopora Rs Biflustra macrostoma Rs * Ùi semitubulosa Rs Vincularia Haidingeri Rs * na syringopora Rs * > geometrica Rs n stenosticha Rs * si erarata Rs * ha polysticha Rs # zi impressa Rs t- subchartacea d' Arch. * Acropora coronata Rs * E minor Rs Fedora ercelsa Kosch. > Hoernesi Rs * Cupularia bidentata Rs al duplicata Rs * Lunulites quadratus Rs - heterostoma Rs 7 puncetatus Leym. Mucronella alifera Rs * Lattorfiano Oltre alle specie presenti già nel Priaboniano, e che ho distinte con un asterisco nell’ elenco che precede, furono trovate nell’ Oligocene inferiore le seguenti : Membranipora lara Rs Eschara perforata Rs Micropora articulata Wat. = fenestrata Rs 3 Lepralia multiradiata Rs Acropora duplicata Rs Orbitolipora lenticularis Rs Rupeliano Lepralia multiradiata Rs. Come appare da questi elenchi, le famiglie più largamente rappre- sentate sono quelle dei Cheilostomati. Molto rilevante è il numero delle specie particolari alla regione, ma ne sono tuttavia presenti parec- chie comuni coi giacimenti d'altri bacini e soprattutto con quelli fran- 1 cesi ed ungheresi, come risulta esaminando i lavori di Caxu (') per la Francia e dell’ HaxrKEN (?) per l’ Ungheria. (1) Canu F. Les Bryozoaires fossiles des terrains du Sud-Quest de la France. Bull. S. G. de France. Tom. VI. Paris, 1907. (€) HaxtkEN M. Der ofener Mergel. Mittheil. a. d. Jahrb. d. k. Ung. geol. Anst. II. Buda- pest. 1873. — 240 — A codesto carattere di larga diffusione orizzontale si unisce però anche quello del passaggio di molte specie attraverso a parecchi piani, come per es.: Z/monea gracillima Rs, Eschara subchartacea 4° Arch. e Lunulites punetatus Leym., che si trovano nell’ Evcene medio e nel su- periore e le due prime anche nell’ Oligocene; così le priaboniane Crisis Edwvardsi Rs, Salicornia Reussi D' Orb., Membranipora angulosa Rs, M. gracilis Mist. e molte altre si propagano nel Miocene e nel Plio- cene e perfino nei mari attuali. Questo gruppo di fossili non può dunque prestarsi a fornire gli elementi per distinzioni cronologiche nn po’ minute neppure se il loro studio è fatto da un ricercatore specializzato, come dimostrano i re- centi tentativi poco fortunati del Canu. Date queste caratteristiche biologiche, lo studio dei Briozoi fossili, tanto più se limitato come nel caso nostro a formazioni di età poco lontana l’una dall’altra, presenta un'importanza secondaria sia dal lato paleontologico puro, sia quale sussidio alle ricerche stratigrafiche e perciò non crediamo di fermarci ulteriormente sull’ argomento. $ V. — ECHINODERMI CRINOIDI ed ECHINOIDI Tra le faune d’ Echinodermi del Nummulitico circummediterraneo, quella del Veneto occupa un posto di prim’ ordine per la ricchezza e la varietà, che in certi livelli dell’ Eocene medio e del superiore sono veramente meravigliose. Senza dimenticare le contribuzioni minori di Desor, ScHaurora, MENxEGHINI, TaraMeLLI, MazzerTI e mie ('), la cono- scenza di questa fauna è dovuta principalmente a Lause, Dames, BrrT- (1) Desor E. Synopsis des Echinides fossiles. Paris, 1858. — ScHaurotH C. Verzeichniss d. Ver- stein. in H. Naturaliencab. zu Coburg. 1865. — MexEGHINI G. I Crinoidi terziarii. Atti Soc. Tose. di Sc. Nat., II, fasc. 1°, pag. 36. Pisa, 1876. — TARAMELLI T. Sopra alcuni Echinidi fossili cretacei e terziarii del Friuli. Atti R. Ist. Veneto, ser. 3, XIV, pag. 2140-2178. — Mazzerti G. Echinidi fossili del Vicentino 0 nuovi 0 poco noti. Mem. Pontif. Ace. nuovi Lincei, X, 1894, — Fagiani R. Paleontologia dei Colli Berici, 1. c. Pag. 68-97. fogna NER, CorteAU ed OppPENHEIM ('), i quali, o in lavori generali o in ap- posite monografie, illustrarono la massima parte degli Echinodermi del Terziario veneto. Nella Memoria monografica dell’ OppexHEIM, la quale è pure una revisione completa di tutte le specie trovate fino al 1902, manca un prospetto generale delle specie colla rispettiva distribuzione stratigrafica quale faccio ora seguire, tenuto conto naturalmente dei risultati degli studi posteriori a quelli dell’ OppexHEIM, soprattutto di quello recentis- simo del DarxeLLI (Eocene Friulano) e delle ricerche personali inedite. RIPARTIZIONE STRATIGRAFICA Spilecciano Conocrinus Suessi Héb. et Mun.-Ch. Cidaris spileccensis Dam. Holopus spileccensis Schlit. Porocidaris Ruinae Oppenh. Antedon italicus Schliit. Cyclaster oblongus Dam. Pentacrinus diaboli Bayan Luteziano Conocrinus didymus Schauroth Rhabdocidaris mespilun Des. Pentacrinus diaboli Bay. Porocidaris Schmideli Minst. = didactylus D’ Orb. Cyphosoma pulchrum Lbe Pentacrinus Guiscardii Menegh. Micropsis superba Dames > Pellegrini Menegh. 3; reronensis Bittn. Cidaris subularis D’ Arch. z crucis Oppenh. > Ugolinorum Oppenh. Conoclypeus conoideus Lam. » grolana Oppenh. S marginatus Des. Leiocidaris Scampicii Taramelli È campanaeformis Dam. ; itala Lbe n pentagonalis Oppenh. (!) Lause G. C. Ein Beitrag zur Kenntniss der Echinodermen des Vicentinischen Tertiùirge- bietes. 1868. — Dames W. Die Echiniden des Vicentinischen und Veronesischen Tertiàrablagerungen Palaeontographica. Bd. XXV, Cassel, 1877. — BiITTxER A. Beitrage sur Kenntniss Altterticirer Echini- denfauna der Siidalpen. Wien, 1880. — CorteAU G. Echinides Eocènes. Paléont. Franc.-Terr. tert. I-II. Paris. 1885-1894. — OppenHEIM P. Revision der tertiaren Echiniden Venetiens und des Tren- tino, unter Mittheilung neuer Formen. Zeitschr. d. Deutsch, geol. Ges. Bd. 54. Pag. 159. Berlin, 1902. Oviclypeus Lorioli Dam. Echinocyamus affinis Desmonl. Sismondia Ombonii Oppenh. Pyrina hilarionensis Dam. - Damesi Dain. Caratomus obsoletus Bittn. Nucleolites (?) depressus Dam. Cassidulus testudinarius Brongn. Amblypygus dilatatus Agass. Pygorhynchus Mayeri Lor. Hchinanthus scutella Lam. 3 lnimidus Agass, t bufo Lbe n issyaviensis Klein catopygus Oppenh. Ilarionia Beggiatoi Lbe 5, Damesi Bittn. Echinolampas globulus Lbe curlus Agass. veronensis Bittn. n subeylindricus Des. Suessi Lbe E politus Desmoul. E blaviensis Cotteau n alienus Bittn. Hemiaster praeceps Bittn. 5 pulcinella Oppenh. — 242 — Hemiaster avesanus Oppenh. Ditremaster nur Des. Cyclaster tuber Lbe A declivis Cotteau ; Dallagoi Oppenh. Lintlua bathyolcos Dam. n scarabaeus Lbe a Hilarionis Bittn. 5 pentastoma Oppenh. Schizaster princeps Bittn. $ Archiaci Cott. PO globulus Dam. c, vicinalis Agass. 2 postalensis Bittn. Pericosmus spatangoides Des. (rualtieria aegrota Dam. Prenaster alpinus Des. Brissus Fabianit Lamb. (!) Brissopsis eurystoma Dam. È forojuliensis Opp. Torobrissus Lorioli Bittn. Macropneustes brissoides Leske Euspatangus formosus Lor. n veronensis Agass. Brissopatagus Beyrichi Dam. 5 Damesi Oppenh. Auversiano Nel Veneto occidentale l'orizzonte di Roncà è quasi privo di avanzi di Echinodermi, giacchè tutto si riduce a pochi resti di Cidaridi, ap- partenenti alla Zeiocidaris itala Lbe e alla Porocidaris Schmideli Miinst., ed a rari gusci di Sismondia Ombonii Opp. Non così avviene nel Friuli, dove gli strati di Buttrio contengono oltre 30 specie di Echinodermi e cioè: (1) Cfr. Revue critique de Palceozoologie, XIV, 1910. Pag. 133. i Pentacrinus diaboli Bay. se " subbasaltiforintis Mill. Cidaris subularis D’ Arch. | Leiocidaris itala Lbe 5 Scampicii Taram. Porocidaris Schmideli Minst. Micropsis superba Dam. _ Coptechinus Bittneri Dain, Conoclypeus anachoreta Ag. : conoideus Ag. 2 Stefaninii Dain, Pyrina hilarionensis n Cassidulus testudinarius Brgn. i amygdala Des. È Taramelliù Dain, Echinanthus bathypygus Bittn. “n scutella Lam. Conocrinus pyriformis Miinst. - didymus Schaur, Pentacrinus didactylus d Orb. Cidaris spinigera Dam. SR subularis d’ Arch, n Vosteri Lbe s interlineata d' Arch. s cervicornis Schaur. x Rossii Opp. Leiocidaris itala Lbe | Porocidaris Schmideli Minst. Coelopleurus Delbosi Des, 1a equis Agass. = A Cyphosoma cribrum Agass. | Coptechinus italus Opp. ? Rabdocidaris pseudoserrata Cott. — 243 — Echinanthus buttriensis Dain. Pygorhynchus Mayeri Lor. Oriolampas Michelini Cott. Echinolanipas alienus Bittn. s Suessi Lbe = globulus Lbe È berticheresensis Cott. Pi Ottelitù Taram. - subcylindricus Des, Linthia pentastoma Opp. Schizaster postalensis Bittn. x Archiaci Cott. - vicinalis Ag. da globulus Dam. = Otteliù Dain. Prenaster alpinus Des. Brissospatangus? Damesi Opp. Priaboniano Leiopedina Samusi Pavay Echinocyamus pyriformis Ag. Sismondia rosacea Leske = Ombonii Opp. Laganum fragile Dam. > Balestrai Opp. Clypeaster priscus Opp. È Breunigi Lbe Echinanthus scutella Lam. È placenta Dam. 3 tumidus Agass. = sopitianus d’ Arch. >. bufo Lbe si Zignoi Opp. i Airaghit Fabiani Ilarionia Damesi Bittn. Echinolampas globulus Lbe s subceylindricus Des. — 244 — Echinolampas Lepsiusi Opp. ” n Justinae Opp. Otteliù Taram. blaviensis Cott. Beaumonti Ag. montevialensis Schaur. Quenstedti Opp. Blainvillei Ag. Zignoi Opp. subsimilis dA’ Arch. hydrocephalus Opp. subaffinis Opp. Ditremaster nur Des. Linthia scarantana Opp. » n nobilis Mazzetti pseudoverticalis Opp. Linthia Arnauldi Tourn. Sclizaster ambulacriim Desh. n, Studeri Ag. % vicinalis Ag. 5 lucidus Lbe Pericosmus spatangoides Des. Parabrissus pseudoprenaster Bittn, Prenaster alpinus Des. Torobrissus lonigensis Dam. Trachypatagus Hantheni Pavay Breynia vicelina Dam. Oppenheimia Gardinalei Opp. Evuspatangus priabonensis Opp. z, ornatus Ag. = minutus Lbe. 5 bicarinatus Mazzetti Lattorfiano Cidaris subularis A’ Arch. ”» n Oosteri Lbe interlineata d’ Arch. Cyphosoma cribrum Ag. » pulchrum Lbe Psammechinus biarritzensis Cott. Leiopedina Samusi Pavay Ulypeaster Breunigi Lbe Scultella tenera Lbe Echinolampas Blainvillei Ag. ” subsimilis d’° Arch. Echinolampas subaffinis Opp. Emichaster oblongus Lor. Linthia montecchiana Opp. é Arnauldi Tourn. Schizaster ambuiacrum Desh. È vicinalis Ag. Trachypatagus Meneghini Des. Lovenia Suessi Bittn. Tuspatangus priabonensis Opp. A minultus Lbe Rupeliano Cidaris Oosteri Lbe n n ba) interlineata d' Arch. calamus Lbe veronensis Quenst. Leiocidaris itala Lbe n mezzoana Lbe Leiocidaris alta Dam. 5 Balestrai Opp. Cyphosoma cribrum Ag. Echinus Balestrai Opp. Psammechinus biarritzensis Cott. Echinocyamus pyriformis Ag. — 245 — Clypeaster Breunigi Lbe Gualtieria Meneguzzoi Opp. Echinoneus Balestrai Opp.- Brissus Bastiae Opp. Echinolampas Paroliniî Opp. Trachypatagus Meneghinii Des. ” sovizzanus Opp. Euspatangus Tournoveri Cott. Linthia trinitensis Bittn. = ornatus Ag. S Reinachii Opp. - nunutus Lbe Schizaster Airaghii Opp. ; Cattiano Scutella subrotundaefornis Schauroth Da questi elenchi, che comprendono solo le forme ben definite e di sicura provenienza, risulta un numero complessivo di 167 specie, così distribuite, computando anche quelle comuni a due o più piani: 7 nello Spilecciano, 73 nel Luteziano, 35 nell’Auversiano, 68 nel Pria- boniano, 21 nel Lattorfiano, 25 nel Rupeliano e 1 nel Cattiano. Si ri- leva quindi che anche per gli Echinodermi, come pei Foraminiferi e, come vedremo in seguito, per i Crostacei, il massimo dello sviluppo bio- logico avvenne per la nostra regione nell’ Eocene medio e nel Superiore. CARATTERI DELLA FAUNA L'associazione taunistica di cui ci occupiamo è formata dalle due classi dei Crinoidi e degli Echinoidi (!). Crinoidi I resti di Crinoidi, finora trovati solo nell’ Eocene, sono abbastanza frequenti in determinati livelli, soprattutto nell’ Eocene più basso (es. a Spilecco e nei colli Berici orientali) e nel superiore o Priaboniano (spe- cialmente in quello medio), ma il numero delle forme è però assai mo- (1) Il MENEGHINI descrive un Asteroide, Goniodiscus Ferrazzii, che ritiene provenga dal Ter- ziario marosticano. Le indicazioni date dal MeNEGHINI sono però troppo dubbie, cosicchè sono in- certo se detto fossile debba includersi fra gli Echinodermi terziari del Veneto (v. Atti Soc. Tose. di Se. Natur., vol. VIII, fasc. I). — 246 — desto (10). Prevalgono i due generi Conocrinus e Pentacrinus, mentre figurano appena con una specie ciascuno i generi Molopus e Antedon (*). Salvo il Conocrinus didymus: e forse (perchè è dubbio l’ orizzonte da cui provengono) i Pentacrinus Guiscardiv e P. Pellegrini, i Crinoidi sì raccolgono, come s'è avvertito, in prevalenza nell’ Eocene più basso o in quello superiore, il quale fatto, soprattutto per il predominio dei Conocrini e Pentacrini, depone in favore dell'opinione che i depositi dello Spilecciano e una parte di quelli priaboniani si siano formati a una certa profondità, pari almeno a quella della zona più profonda della regione neritica e superiore alla profondità della massima parte dei sedimenti dell’ Eocene medio, i quali, come indicano ad es. le faune di S. Giovanni Ilarione e di Roncà, ebbero origine a pochissima pro- fondità (prevalentemente nella zona più superficiale della regione neri- tica). Per quanto Anledon e Holopus vivano a profondità minore di quella abituale dei Conocrinus e Pentacrinus, l esposta opinione risulta vieppiù giustificata quando si ricordi che alle stesse conclusioni ci ha portato lo studio dei Brachiopodi. Echinoidi x E questa la classe che ha l'assoluto predominio. Essa fa quasi ti- mida comparsa nell’ Eocene più basso, dove è rappresentata da pochi Cidaridi e da qualche Ananchitide (Cyelaster oblungus, e alcune forme di Sehizaster che ho raccolte nei Berici, ma che, stante la loro imper- fetta conservazione, non potei determinare). Subisce poi un improvviso e straordinario sviluppo nel Luteziano, svolgendosi con numerosi generi spesso assai ricchi di specie e appartenenti a quasi tutte le famiglie, come ora vedremo nell’esame sistematico dell’ intero gruppo. Cidaridi, — Contano una ventina di specie appartenenti ai generi Cidaris (il più ricco di specie), Lerocidaris, Rhabdocidaris e Porocidaris. (1) Secondo l’JaekEL (Ueder Holopocriniden mit besonderer Beriicksichtigung der Stramberger Formen. Zeit. d. D. geol. Ges. Bd. 43 (1891), pag. 557-671) proviene dall’ “ Eocene di Verona ,, un al- tro genere di Crinoide, il Tormocrinus veronensis Jaek., ma l'A. non precisa nè la località nè il piano. Sono più frequenti nell’ Eocene superiore, sopra tutto nella sua parte media, e nell’ Oligocene medio; in complesso hanno scarso interesse, sia dal lato puramente paleontologico, sia come fossili caratteristici, tanto più che i loro avanzi si riducono nel massimo numero dei casì ai soli radioli, i quali spesso sono di assai difficile e anche impossibile deter- minazione specifica. Diadematidi. — Compaiono nell’ Eocene medio coi generi (7 phosoma e Micropsis, il primo dei quali continua fino all’ Oligocene col Cyphosoma cribrum, specie che a torto da alcuni autori era considerata come un fossile caratteristico dell’ Oligocene inferiore, perchè si trova anche nell’ Eocene più alto e nell’ Oligocene medio. Nel Priaboniano sono presenti due forme di Coelopleurus assai vicine fra loro (C. Delbosi e Cl. equis). Echinidi. — Scarsamente rappresentati, le specie più notevoli sono la Leiopedina Tallavignesi e la L. Samusi, che trovansi associate alla base del Priaboniano, di cui sono caratteristiche. Conoclipeidi. — Localizzati nell’ Eocene medio, della cui parte media è caratteristico il Conoclypeus conoideus, forma tanto diffusa nel- l’ Eocene medio anche d’altre regioni. Clipeastridi. — Cominciano nel Luteziano con le forme piccole dei generi Ec/knocyamus e Sismondia, alle quali già s’° accompagna, benchè in via quasi eccezionale, il genere C/ypeaster. Secondo l° Have (v. Bull. Soc. Géol. de France (4°) t. II, p. 496-498) la comparsa dei Clypeaster coincide con la trasgressione oligocenica dell’ Europa setten- trionale, ma questa affermazione non è esatta, perchè nel Veneto i Clypeaster sì trovano non solo nel Priaboniano (es. Clypeaster Breunigi Laube), ma sicuramente anche negli strati con Numwmwlites perforata del Luteziano, avendone io raccolto in posto un esemplare che, per quanto indeterminabile specificamente, appartiene senza dubbio ai tipici l7y- peaster. Comunque, î rappresentanti di questo genere sono sempre rari anche nell’ Oligocene, mentre diventano frequenti e si svolgono in nu- merose specie negli strati più bassi del Miocene veneto, di cui divengono uno dei principali elementi faunistici. Uno sviluppo parallelo ci è of- — 248 — ferto dalle Scutelle, le quali appaiono con la piccola ,S. tenera Lbe nel- l’Oligocene inferiore di Sangonini, seguita solo nell’ Oligocene più ele- vato dalla S. subrotundaeformis Schaur., forma dominante poi nel no- stro Aquitaniano, in cui rappresenta la S. subrotunda dell’ Aquitaniano francese. Echinoneini. — Presenti con tre generi e altrettante specie, hanno importanza del tutto secondaria. Echinolampini. — Gruppo importantissimo che si diffonde quasi esclusivamente nell’ Eocene medio e nel superiore. Tacendo del caratte- ristico Amblypygus dilatatus e del curioso genere //arionia, il maggiore contingente è fornito dalla specie dei generi Echinanthus ed Echinolam- pas. Il primo si svolge in numerose specie, fra le quali prevalgono quelle del gruppo dell’ £. scutella, e, come appare bruscamente nel Lu- teziano, così sì estingue improvvisamente nel Priaboniano. Anche più ricco di forme (una ventina) è il genere Ec/inolampas, il quale comincia pure nell’ Eocene medio, ma, benchè in completa decadenza, si pro- paga fino all’ Oligocene medio (E. Parolinii, E. sovizzanus). Accanto a specie bene individuate per netti caratteri distintivi, quali lE. subeylindricus, VV E. montevialensis ed altri, ne troviamo alcune assai vicine tra loro come l £. Blamwillei, VE. Zignoi e V E. subaffinis, che hanno legami di stretta affinità. Ananchitini. — Appartengono a questo gruppo importantissimo oltre 50 specie ripartite in una ventina di generi. Gli Ananchitini compaiono coi generi Cyclaster e Schizaster nell’ Eocene inferiore, sì sviluppano molto (30 specie) nel medio e vanno lentamente diminuendo nei piani successivi. I generi più notevoli per numero di specie sono: Cyclaster, Linthia, Schizaster ed Euspatangus. Il primo è quasi esclusivo del Luteziano, dov’ è pure frequente il genere Linthza, che però sì pro- paga fino all’ Oligocene medio. Interessante è il genere Schizaster per varietà di specie e per gli stretti legami che intercedono fra alcune di esse (es. S. ambulacrum, S. vicinalis, S. lucidus), tanto che la separa- zione specifica riesce talvolta di estrema difficoltà. Il genere Euspatan- gus compare nell’ Eocene medio con due forme grosse, fra loro molto 249 — vicine, lE. formosus e Vl E. veronensis e si propaga fino all’Oligocene medio, svolgendosi in forme di taglia sempre minore (E. minutus). Degli altri generi e specie ricordo il Per:cosmus spatangoides che da forme tipiche nel Luteziano origina nel Priaboniano delle mutazioni, qualcuna delle quali s'avvicina piuttosto (e ne è forse la forma ance- strale) al P. montevialensis dell’Aquitaniano inferiore. Notevoli i generi Gwualtieria, Breynia, Lovenia, Oppenheimia, Tra- chypatagus, i quali, unitamente alle numerose specie locali, danno alla fauna un'impronta particolare e locale molto marcata. Il fatto del rilevante numero di forme locali differenti da piano a piano, unito alla presenza di specie caratteristiche comuni coi giaci- menti d’altre regioni (es. Amblypygus dilatatus), fornisce nella fauna esaminata degli ottimi elementi per le distinzioni cronologiche e per- mette di stabilire una scala analoga a quella delle Nummuliti, dato che gli Echinidi sono, come si dice, dei buoni fossili, poichè alla grande diffusione orizzontale uniscono una forte variabilità in senso verticale. Per il Veneto tale scala si può stabilire nel modo seguente: Cattiano - Scutella subrotundaeformis i Brissus Bastiae, Trachypatagus Meneghinii, Euspatangus 2: \ YI 9 g 1 L & } Rupeliano S | | Tournoueri. [da] E S na di. PIANA I \ Ciypeaster Breunigi, Scutella tenera, Enichaster oblon- Lattorfiano Wo ì | gus, Lovenia Suessi. ! Cidaris spinigera, C. cervicornis, Coelopleuirus Delbosi, \ Psammechinus biarritzensis, Leiopedina Tallavignesi, L. Priaboniano \ Samusi, Sismondia rosacea, Laganum fragile, Echinan- = | thus placenta, E. Zignoi, Echinolampas Beaumonti, E. È montevialensis, E. Zignoi, Schizaster Studeri. (©) a 3 Porocidaris Schmideli, Conoclypeus conoideus, Amnblypy- Auversiano ì Mus Pe i gus dilatatus, Cyclaster tuber, Schizaster Archiaci, Pre- Luteziano naster alpinus, Euspatangus formosus. Spilecciano - Cidaris spileccensis, Cyclaster oblongus. == 200 Esaminata nel suo insieme, la nostra fauna presenta, come s’ è accennato, un carattere locale notevolissimo, basti dire che di 167 for- me, oltre la metà sono speciali alla regione e il contributo più forte in questo senso è dato dalle formazioni dell’ Eocene medio e del superiore, indizio che l’ambiente nel periodo di tempo corrispondente a tali piani era oltremodo favorevole alla vita e allo sviluppo evolutivo degli Echi- nodermi e segnatamente degli Echinidi. Le variazioni climatiche (e non quelle batimetriche) avvenute nell’ Oligocene determinarono l’ emi- grazione o l'estinzione di una parte della fauna e il suo generale im- poverimento, in modo parallelo a quanto s'è verificato, come vedremo in seguito, per i Crostacei. Le specie. comuni coi giacimenti d’ altre regioni si riducono a meno d’una metà dell’ intera fauna; come si può rilevare dallo spec- chietto precedente, sono però presenti le specie più importanti e carat- teristiche, che si riscontrano nei depositi contemporanei della Svizzera e della Francia, quali ad es. Porocidaris Schmideli, Conoclypeus conoi- deus, Amblypygus dilatatus, Prenaster alpinus, Psammechinus biarritzensis, Sismondia rosacea ecc. Anche nelle faune echinologiche del Nummulitico di Francia, della Svizzera e dell’ Egitto si nota, come nella nostra, un grande contin- gente di forme locali: il fenomeno quindi della grande fioritura degli Echinidi nell’ Eocene e della successiva decadenza a partire dall’ Oligo- cene è generale e va ricercato, oltre che nelle variazioni climatiche (diminuzione di temperatura) che determinarono spostamenti e migra- zioni, in un reale decadimento biologico del gruppo degli Echinidi. $ VI. — MOLLUSCHI Il Nummulitico veneto è fra i più ricchi in fatto di Molluschi, e questo gruppo per abbondanza e varietà di forme è senza dubbio il più importante. S’ aggiunga che, mentre ad es. i Brachiopodi e i Cro- stacei sono quasi esclusivi del Veneto occidentale, i Molluschi sono diffusi in tutta la regione, cosicchè i depositi luteziani del Friuli — 251 — orientale ne sono altrettanto ricchi di quelli di Giovanni S. Ilarione e di Roncà. I giacimenti più notevoli sì trovano, nel Luteziano: al M. Postale, a S. Giovanni Ilarione, nelle colline di Rosazzo : nell’ Auversiano : a Roncà e nei Colli Berici; nel Priaboniano: a Grancona, a Priabona, nei dintorni di Possagno, a Curogna ; nel Lattorfiano : a Sangonini, a Lavarda, a Lavacile; nel Rupeliano: a Castelgomberto, a S. Trinità di Montecchio Maggiore e nei dintorni Monteviale. Tutti questi giacimenti e gli innumerevoli altri di secondaria im- portanza, fornirono e forniscono continuamente un materiale oltremodo abbondante e variato, che diede già argomento di studio a numerosis- simi autori, fra i quali vanno ricordati per maggiori contribuzioni BroxaxIarTt, FucHs, Baran, Maver, DE GREGORIO, Vinassa, OPPENHEIM, DarnELLI e lo scrivente ('). Faccio seguire gli elenchi delle specie distribuite piano per piano, comprendendo assieme le classi dei Gasteropodi, degli Scafopodi, dei Pelecipodi e dei Cefalopodi. l'errò invece distinte le varie classi nelle considerazioni generali che svolgerò nella seconda parte del paragrafo. Spilecciano Sono rappresentati i generi Pleurotomaria, Scalaria, Hipponya, Ue- rithium, Clavilithes, Avicula, Ostrea, Vulsella, Lima, ma di solito gli esem- (!) Ricordo solo i lavori più importanti, rimandando per gli altri alla Bibliografia riportata alla fine di questa Memoria: BronexIarT A. Memoire sur les terrains de sédiment superieurs cal- caréo-trappeens du Vicentin. Paris, 1823. — FucHs TH. Beitrage zur Kenntniss der Conchylienf. des Vicentin. Terticirg., 1. e. 1870. — Bayan F. Mollusques tertiaires. Etudes faites ete., 1° fase. (1870), 92° fasc, (1873). — De GreGoRrIO A. Fauna di S. Giovanni Ilarione, 1880. — Fossiles des environs de Bassano. Ann. de Géol. et Pal. 13° livr. 1594. — Monogr. des fossil. cocènigq. de M. Postale. Ibid. — Fossil. ertramarins de l'Éocéne Vie. Ibid. 1992. — Monogr. de la faune cocenique de Roncà. Ibid. 921° livr. (1896. — Vinassa De ReGny P. Synopsis dei Molluschi terziari delle Alpi Venete, I-IV. Palaeont. italica I-ITI (1895-97). — OppenHEIM P. Eocaene Fauna del Mt. Pulli, 1. c. 1894. — Neue Binnenschnecken aus dem Vicentin. Eocaen. Z. d. D. g. Ges. 1895. — Die Eocaenfauna des M. Po- stale ecc. l. c. 1896. — Das Alttertiîir der Colli Berici ecc., 1. c. 1896. — Beitriige sur Kenntniss des Oligocaens und seiner Fauna in Venetian. Voralpen. Z. d. D. g. G. 1900. — Priabonaschichten ece., l. ce. 1901, — DanveLLi G. L'Eocene Friulano, 1915. — Fasiani R. Paleontologia dei Colli Berici, l. c. 1908. SOIE plari sono mal conservati, cosicchè ne riesce impossibile la classifica- zione specifica sicura. Le specie ben determinate si riducono (v. pag. 131) solo alle seguenti : Cassidaria nodosa Sol. Teredo Bayani Fab. Pecten squamula Lam. Aluria zie- zac Sow. Luteziano N.B. - Le specie seguite da un asterisco appartengono all'orizzonte del M. Po- stale o Luteziano inferiore, quelle senza contrassegno all'orizzonte di S. Gio- vanni Ilarione o Luteziano superiore e quelle seguite da una crocellina sono promiscue ai due livelli oppure mancano di indicazione precisa, perchè si possa ri- ferirle con certezza all’ uno o all’ altro. Patella Boreawui Bay. Trochus Saemanni Bay. 3 Haveri Dain, + 3, Itaffaeli May.- Eym. * ” detrita Bay. x margaritacens Desh. s; 3: var. Gregorioi Vin. È; anonimus n. Sp. (*) Emarginula camelus Bay. È forojuliensis Marinelli Subemarginula radiola Lam. * Clanculus Cerberi Brgn. Pleurotomaria concava Desh. + ; Tellinit Marinelli. Tinostoma vicetinum Opp. * : ? reticulatus Dain. + 3 Canavarii Vin. +4 Monodonta Zignoi Bay. * Delphinula calcar Lam. î Bayani Dain. "o lima Lam. Boutillieria modesta Fuchs. = Regleyi Desh. Elenchus? turbifornis Opp. # - tuberculata Dain. Gibbula parnensis Bay. # Liotia decipiens Bay. 5 sulcata Lam. + 5 Warnii Defr. Calliostona abavum May. - Eym. 4 Calliomphalus squamulosus Lam. 7 subnovatum Bay. (1) Proviene da S. Giovanni Ilarione e si può definire: Forma conica acuminata (ang. circa 55°). Dieci giri, piani, lentamente crescenti, ornati anteriormente di un rilievo ondulato e nel resto percorsi da 4 file spirali di granuli; negli interspazi tra le file corrono fine strie spirali. Ultimo giro nettamente separato, mediante un angolo tagliente, dalla base, che è alquanto convessa sopra tutto presso l’imboccatura e percorsa da una decina di cordoncini spirali lisci rilevati, divisi da un solco appiattito percorso da tre o quattro cordoncini finissimi. Ombelico relativamente largo. Imboccatura subrombica. Altezza mm. 12, diametro alla base mm. 11. Forse è la stessa forma, non descritta nè denominata, che il De GREGORIO figura nella tav. II (fig. 54, 55) della monografia su S. Giovanni Ilarione. Calliostoma Mayeri Fabiani * Natica venusta Desh. -- x leoninum Oppenh. Si cepacea Lam. + È medunense Dain. + Pa cepaciformis Opp. * Po aculeatum Dain. fe angulosa Dain. + Turbo herouvallensis Desh. Ampullina parisiensis D'Orb. 4- » Fucinit Vin. > suessoniensis D'Orb. si ” Grecoi Vin. © sigaretina Lam. " radiosus Lam. 3 cochlearis Hntk. + $% medunensis Dain. + ni Dollfusi Opp. * Collonia subturbinata Bay. % sphaerica Desh. a laticostata Dain. n forojuliensis Marinelli * n subglabra Dain. n similis Opp. Nerita Caronis Brgn. * sa Vulcani Brgn. = circumvallata Bay. + 7 vulcaniformis Opp. * - Gemmellaroi De Greg. + S acuminata Lam. n tricarinata Lam. 2 hybrida Lam. + - Cumani Marinoni “ stellensis Marinelli * Velates schmidelianus Chemn. + La patulina Mun. - Ch. 5 Archiaci Opp. * 3 incompleta Zitt. Neritopsis Agassizi Bay. * Crommium Willemeti Desh. " pustulosa Bell. > elevatum Dain. n parisiensis Desh. + Euspira possagnensis Opp. Odontostomia Marinonit Dain. Littorina postalensis De Greg. + Postalia postalensis Opp. * "i Silenus Opp. * Niso fallar Vin. Xenophora cumulans Brgn. Adeorbis laevigata Desh. se agglutinans Lam. ci acuticosta Menegh. È splendida Vin. 5 septencarinata Vin. Hipponyr cornucopiae Lam. + Scalaria vicentina Opp. * Di dilatatus Lam. + Natica Oweni D'Arch. 4 Aia colum Bay. * A debilis Bay. + s opercularis Desh. = epiglottina Lam. + ? flexuosus Vin. si Rouaulti May.- Eym. * 5 comptus Desh. n circumfossa Rautt * ò striatus Menegh. = eburniformis Opp. si corrugatus Menegh. » Noae D'Orb. Calyptraea aperta Sol. - hantoniensis Pilk. Solarium bistriatum Desh. — 254 — Solarivin patuluin Lam. monsvialense Schaur. Taramellii Dain. Rissoina clavula Desh. Cheilostoma turricula Brug. Faunus vulcanicus Schloth, + undosus Brgn. auriculatus Schloth, 5 Dufresnei Desh, Turritella imbricataria Lam. z carinifera Desh. subcarinifera Done, 3 gradataeformnis Schaur, trempina Carez » cisalpina May.- Eym, * Mesalia fusciata Lam. Duvali Rovault so disputata Vin. Vermetus eragonus Rouault n pentagonus Opp. # conicus Lam. polygonus Desk, Discovermetulus Pissarroi Rov. Burtinella Zitteli Rov. 2 spirintorta Rov. Tubulostivm spirulaeum Lam. + euganeum Rov. + 3 pseudospirulaeumn Opp. + Tenagodes sulcatus Detr. n costellatus Taram. Cyclostoma mumia Lam. Cerithium Vernewii Rovault »s antecurrens May.-Eym. * » Palladioi May.- Eym. (Campanile) giganteum Lam. + 7 5 vicetinum Bay. * Lachesis Bay, n n Cerith.(Bellardia) gomphoceras Bay. + 5 » palaeochrona Bay. »s (Tiaracerith.) Hantheni M-Ch. = x Gravesi Desh. »s (Vulgocerith.) voncanvin Brgn, ? Dal Lagoi Opp. * ? Fabianti Opp, in litt. # ? angquloseptum Rautf, * »- (Ptychocerith.) lamellosum + & e Johannae Tourn, Pironair Dain. ”- “ TL) 7” ? Marinellii Dain. Rhinoclavis Chaperi Bay. + " corviniformis Opp., hi Fontis - Felsineae Opp. + 5 striatus Brug. + = tuberculatus Dain. + ? rarefurcatus Bay. * Besanconia Cossmanni Opp. * A hortensis Vin. Ortochetus Leufroyi Mich, + Potanrvides Vulcani Brgn. 5 corrugatus Brgn. + Po turritellifornis Opp. + - Atropos Bay. 3 aculeatus Schloth. faniliaris May.- Eym. + = Oppenheimi Dain, 1a subtrochlearis Dain. Tellinii Dain. forojuliensis Dain. - medunensis Dain. - lemmniscatus Brgn. Batillaria aculeata Dain. Bittivm plaga Opp.? Nerwtonella clavus Lam, Diastoma costellatumn. Lam, TELOn6 Chenopus Zigni De Gr. + Cypraea Moloni Bay. 5 solitaria De Gr, 3 elegans Defr. + n strutiolariopsis De Gr. i elegantiformis Opp. + Strombus Tournoueri Bay. +- n interposita Desh. È pulcinella Bay. + - pisularis De Gr. 3 n var. maccus Opp. * n Mazeppae De Gr. ni gi var. scurra Opp. * ; Feracit De Gr. î n var. 2mminutus Opp. * n parvulorbis De Gr. " »s var. avarus Opp. E palumbella De Gr. È ornatus Desh. È Ceciliae De Gr. Terebellum sopitum Sol. + i > inflata Lam. A fusiforme Lam. + Ovula globosa Vin. 3 fusiformopse De Gr. + Transovula Schefferi De Gr. o propedistortum De Greg. + Gisortia postalensis Opp. * si Isabella Bernay + E gigantea Mùust. * È carcassense Leym. Vicetia Hantkeni Heb. et Mun. - Ch. s pliciferum Bay. Diameza Deshayesi De Gr. Terebellopsis Brauni Leym. Erato Ritae Vin. Rostellaria postalensis Bay. + Pirula gradata Vin. 5 mutabilis May. - Eym. È A elongata Vin. È Bellardii De Gr. a pannus Desk. È caladiun. De Gr. i Spinelliù Menegh. < insuturata De Gr. Cassiîs postalensis Opp. * : interrupta Desh. ai roncana Opp. în litt. * î Tallavignesi May.- Eym. # e Aeneae Brgn. È Beggiatoi De Gr. E Thesei Brgn. È Hupei Rouault - harpaeformis Lam. Rimella fissurella Coq. et Brgn. + È, mitissima De Gr. "i canalis Lam. Cassidaria substriata D' Orb. a Crucis Bay. A nodosa Sol. i Retiae De Gr. Oniscia antiqua Bay. 5 Lejeunit Rovault Triton postalensis Opp. * n Pellegrinit De Gr. = carens May.- Eym. * = costata Dain. î triamans De Gr. n trigona Dain. x Gemmellaroi De Gr. Cypraea Lioyi Bay. + x Ciofali De Gr. È Proserpinae Bay. + 5 Lojaconi De Gr. — 256 — Triton Minae De Gr. Melongena robusta Dain. pyraster Lam. Turbinella Leymeriei May.- Eym. # 5 nodularius Lam. Mitra plicatella lam. ? Rheanus De Gr. 5 crebricosta Lam. +4 Purpura Crossei May. - Eym. * > mirta Lam. Murex parvulmicropterus De Gr. n subcostulata D'Orb. ci Stoppanii De (Gr. po Marsalai De Gr. + È tripteroides De Gr. 3 D'Anconae De Gr. spinulosus Desh. 3 Zigni De Gr. tricarinatus Lam. 5 Nollisi De (Gr. Columbella verepulchella De Gr. 5 Vadus De Gr. Pseudoliva Libassii De Gr. 3 Fortisi Opp. # n nodosa Dain. " Barbieri Desh. Euthria trimorpha De Gr. Voluta muricina Lam. Pollia spiritrombina De Gr. » postzonata Nicolis Fusus propeaciculatus De (Gr. si mitrata Desh. + ? decipiens Desh. n pulcinellaeformis De Gr. * Clavilithes marimus Desh. + n Pironai Dain. + parisiensis May.- Eym. > nerilina De Gr. Ù Noae Chemn. Z Besanconi Bay. Rosatii Marinoni Volutolyria Rigaulti Desh. 5 rugosus Lam. + Volutilithes cithara Lam. Eybreichi Opp. % Fuchsi De Gr. a Festarii Dain. È crenulifer Bay. Latirus Delphinus De Gr. 5 propeelevatus De Gr. Latirofusus funiculosus Lam. > subspinosus Brgn. 5 simipler Dain. 5 Rosatit Dain. Streptochetus amarus De Gr. Lyria harpula Lam. 3 approximatus Desh. > turgidula Desh. Siphonalia angusticostata Mell. ; nimetopsis De Gr. Sycum bulbiforine Lam. È puncto-plicata De Gr. Strepsidura turgida Sol. Volutomitra virginpuella De Gr. Tritonidea ercisa Lam. Marginella phaseolus Brgn. polygona Lam. È propecylindrica De Gr. subcostulata Opp. Harpa mutica Lam. 5 sulcata Desh. z elegans Desh. Melongena subcarinata Lam. Olivella postalis De Gr. Olivella Juliettae De Gr. A nitidula Desh. 5 mitreola Lam. s limidiuscula De Gr. Ancilla pinoides De (Gr. È, dubia Desh. n buccinoides Lam. 5 propinqua Zit. pi glandina Desh. Cancellaria evulsa Sol. < striatulata Desh. E margaritata Vin. Conus diversiformis Desh. + % bimarginatus May. - Eym. * 5 pendulus De Gr. ” pusillanimis De Gr. so veridicus De Gr. " Peterlini De Gr. " conotruncus De Gr. si oloformis De Gr. "i Rouaulti D'Arch. © Dal Piazi Dain. Cryptoconus filosus Lam. + n clavicularis Lam. s priscus Sol. + È elongatus Desh. - calophorus Desh. sa asyli De Gr. Pleurotoma goniophora Bell. È: denticula Bast. 3 protorotata De Gr. + Todari De Gr. n) hydrogeni De Gr. A calycanthus De Gr. 5 Thymum De Gr. i Oppenheimi Dain. i medunensis Dain. DO N Plevrotoma odontella Koen. È Wagneri De Gr. anelvera De Gr. n forojuliensis Dain. È polygona Desh. 3 sinunodulosa Vin. Genotia lyra Desh. Drillia pusillina De Gr. Clavatula raphiolephis De Gr. = propeangeloti De (Gr. Mangilia tritonsinulans De Gr. Raphitoma extuborsonia De Gr. n quantula Desk. A Brugnonii De Gr. sa marina De Gr. 5; populus De Gr. 5 biserialis Menegh. Borsonia obesula Desh. » Bellardii Desh. x fera De Gr. > Duilii De Gr. sì Ombonii De Gr. E nodularis Desh. È columnata De Gr. È solitaria De Gr. Bathytoma Rosatit Dain. Actaeon subinflatus D’Orb. * Fortisia Hilarionis Bay. + Scaphander Fortisi Brgn. Bullaea Meneghinii Bay. excavata Desh. Bulla Spinellii Zitt. 5 plicata Desh. conica Desh. Acera striatella Lam. Helix damnata Brgn. ” acroibordon Opp. Helix moduloides Menegh. Glandina Rosatii Dain. Dentalium heragonum Marinoni A nicense Bell. ? grande Desk. substriatum Desh. Nucula parisiensis Desh. si 5 Bowerbankii Sow. Arca biangula Lam. ES appendiculata Sow. + s subminuata Dufour - angusta Lam. ; recurvicosta Vin. co Hilarionis Vin. > Cobellii Vin. 5 Ristorii Vin. 3 filigrana Desh. , granulosa Desh. > barbatula Lam. 5 mniedunensis Dain. 4- Pectunculus pulvinatus Lam. D dispar Defr. Perna postalensis Opp. © Vulsella deperdita Lam. Modiola elegans Sow. 5 postalensis Opp. È Septifer Ewydices Bay. Lithodomus cordatus Lam. Pinna crista Opp. * Pecten Tchihatscheffi D Arch. © Bonarellii Vin. Chlanys Meneguzzoi Bay. È tripartitus Desh. Lavariae Dain. è: Nicolisi Vin. Amussium corneum Sow. (088 = Lima postalensis De Gr. (= L. Mara- schinii Opp.) + - Lima interlyrata Bay. È spathulata Lam. Spondylus radula Lam. asperulus Miùnst. ni rarispina Desh. n bifrons Mîinst. ? 5 granuloso - costatus Dain. s aculeatus Dain. ? sesquispinatus Vin. Plicatula armata (Tar.) Dain. = erilis (Tar.) Dain. Dimya intusstriata D' Arch. Ostrea giganiea Sol. È callifera Lam. > supranummulitica Zitt. orientalis May.- Eym. 3 subhippopodiwn D'Arch. a depressa Dain. Rosati Dain. DI hystrio Vin. n (Alectryonia) foragjuliensis Dain. $ (Erogyra) eversa Mell. Anomia tenvistriata Desh. Cyprina vicetina Opp. È Cyrena sirena Brgn. È deperdita Lam. n tellinella Feruss. Cardita erul Opp. * sì fascicostata Frausch. S raldecostata Dain. Perezi Bell. * v»] n spinosa Dain. Venericardia planicosta Lam. à imbricata Lam. 4- n Venericardia angusticostata Desh. E acuticostata Lam. pi elegans Lam. È asperula Desh. pà pachyodonta Vin. 5 roncana Dain. 5 Lavariae Dain. Crassatella plumbea Chemn. + ‘: sulcata Sol. 5 gibbosula Lam. Lucina bipartita Detr, # 3 gibbosula Lam. 4 = Escheri May. - Eym. + È Astarte Opp. x gigantea Desk. D 3 supragigantea De Gr. +. (= L. pullensis Opp.) 7 mutabilis Lam. * È pseudogigantea Opp. * > postalensis Opp. * n Stilenus Opp. 4 n Zignoi Opp* 5 perornata Bay. * 7 rhombisculpta Opp. * Da S ‘bis lamellosa Lam. + > Bayani Opp. * n mator Bay. + Cardium gigas Detr. (*) n porulosun Sol. > subporulosum D’ Orb. > Bonellit Bell, * un postalense Vin. * » gratum Defr. + (!) Ne ho trovato una valva tipica tra 1 fossili delle brecciole di S. Giovanni Ilarione. Cardium fragiforme Opp. * > obligquum Lam. > semistriatum Desh, n Marinelliù Dain. Hemicardium Hilarionis Vin. Lithocardiopsis Fouquei Mun. - Ch, ? # Chama granulosa D'Arch. a cav'carensis Rovereto co calcarata Lam. La fimbriata Defr. 9 dissimilis Bronn n tuzlana Opp. $ forojuliensis Dain. n ornata Dain. Venus terta Lam. Meretrix nitidula Lam. + 5 suberycinoides Desh. 5 deltoidea Lam. Tellina erycinoides Desh. * È. Orphei Opp. * a bayaniana Vin. * Corbula erxarata Desh. + n, gallica Lam. co piridicula Desh. Teredo Tournali Leym. È subparisiensis De Gr. -+ Teredina personata Lam. Nautilus imperialis Sow. +4- 5 regalis Sow. A centralis Sow. 5 disculus Desh. + Aturia zic-zac Sow. + — 260 — Auversiano A. — Molluschi-marini e salmastri Trovo superfluo trascrivere la lista dei Molluschi marini e salma- stri di Roncà e del M. Pulli, che ho già riportata nelle pagine 141 a 145. Noto soltanto che alle specie di Roncà deve aggiungersi la Ve- nericardia roncana Dain., ora descritta nell’Zocene Friulano del Dar- NELLI. Riporto invece per esteso l’elenco dei Molluschi del tufo glauco- nitico del Gazzo di Zovencedo e delle brecciole della Fontana del Cava- liere (Berici) e quindi, a parte, la lista delle specie degli strati di But- trio in Friuli. Gazzo e Fontana del Cavaliere N.B. — Indico con un asterisco le specie da me raccolte nel giacimento della Fontana del Cavaliere. Patella Boreaui Bay. * Natica epiglottina Lam. Scutum ovalinum Desh. * Ampullina depressa Lam. Delphinula calcar Lam. RE sigaretina Lam. Boutillieria modesta Fuchs n acuminata Lam. Solariella odontota Bay. # Xenophora agglutinans Lam. * Elenchus trochoides Fuchs Hipponyr Franzinae Fab. * Calliostoma Salomoni Opp. # Discohelix Beyrichi Opp. leoninum Opp. * Melania inaequalis Fuchs * subnovatum Bay. * Turritella lapillorum Opp. * abavum May.-Eym. * Vermetus conicus Lam. * Collonia subturbinata Bay. 3 Gottardi Vin. Beyrichi Opp. # Siliquaria angquiniformis Opp. n Bassanii Fab. * Cerithium Vernevili Rovault Phasianella ? zovencedensis Opp. - Schmiedti Vin. Nerita circumvallata Bay. * co Juliae Opp. * Velates schmidelianus Chemn. * È ( Vulgocerith.) Rauffi Opp. " equinus Bezancon (?) * »s (Ptychocerith.)lamellosum Brag. Pyramidella terebellata Lam. * Potamides vulcaniformis Opp. Natica debilis Bay. 5 turritellifornis Opp. (!) L'ho raccolto in nuove ricerche alla Fontana del Cavaliere. Potamides pentagonatus Schloth. # Bittium semigranulosum Lam. 3 subplicatuluim Opp. Triforis sinistrorsus Desh. Diastoma costellatum Lam. Chenopus Zigni De Gr. Strombus ornatus Desh. * A Boreli Bay. Terebelluni sopitum Sol. 3 fusifornopse De Gr. * - carcassense Leym. Rimella canalis Lam. * n fissurella Coq. et Brgn. A Pellegrinit De Gr. Cypraea corbuloides Bell. # Pirula elongata Vin. Triton triamans De Gr. * Mitra Gottardi Vin. 5 crebricosta Lam. Lyria harpula Lam. Marginella phaseolus Brgn. * S pseudovulata Opp. e amphora Opp. Ancilla canalifera Lam. " pinoides De Gr. * Cryptoconus lineolatus Lam. * Conus parisiensis Desh. n conotruncus De Gr. Pleurotoma denticula Bast. 5 odontella Koen. Bulla plicata Desh. Patella Haveri Dain. Velates schmidelianus Chemn. (!) Per la maggior parte questo elenco è redatto in base alle determinazioni del DAINELLI. — 261 — Bulla magnifica Opp. - incisa Opp. 7 Bullinella melo Vin. Rorania semistriata Desh. * Ringicula Ritae Vin. Arca biangula Lam. - barbatula Lam. # " filigrana Desh. - Gottardi Vin. 3 Vanden - Heckei Bell. si Ristorii Vin. È granulosa Desh. Pectunculus Jacquoti Tourn. # Limopsis granulata Lam. Vulsella minima Desh. a, falcata Minst. Septifer Eurydices Bay. Chlamys subdiscors D’ Arch. Radula Gottardi Vin. Venericardia asperula Desh. Lucina concors Opp. 5 Astarte Opp. Cardium minarum Opp. LI pergratum Opp. x polyptyctum Bay. Basterotia ambigua Desh. Meretrix lucinaeformis Opp. 5 berica Fab. * Psammobia granconensis Opp. Corbula nicensis Bell. 5 leonina Opp. Buttrio (') Natica Orveni D'Arch. Pe cepacea Lam. — 262 — Ampullina parisiensis D'Orb. Limopsis granulata Lam. ta sigaretina Lam. Vulsella deperdita Lam. ai Vulcani Brg. 5 falcata Minst. Hipponyr dilatatus Lam. $ Oppenheimi Dain. Burtinella Zitteli Rov. Lithodomus cordatus Lam. ? spirintorta Rov. * Deshayesi Sow. Tubulostium spirulaeum Lam. Pecten Tchihatscheffi D' Arch. È cugancum Rov. Dimya intusstriata D'Arch. Cerithium Lachesis Bay. Ostrea gigantea Sol. D Hantkeni Mun. - Ch. 5 orientalis May. - Eym. = Johannae Tourn. } Rosatii Dain. x sopilum Sol. I eversa Mell. Terebellum fusiforme Lam. Gryphaea Brongniarti Bronn Cypraea Lioyi Bay. Cyrena sirena Brgn. È persona Opp. Meretrirx suberycinoides Desh. Olivela nitidula Desh. Teredo subparisiensis De Gr. ? Dentalium substriatum Desh. Z bartoniana May. - Eym.? B. — Molluschi continentali Per ciò che riguarda i Molluschi d’ acqua dolce e terrestri, di cui si trovano numerosi avanzi specialmente nei Lessini medi (pag. 32), mi sono limitato esclusivamente alle ricerche necessarie allo studio stratigrafico e perciò, salvo poche forme che a tale scopo ho dovuto determinare, riporto integralmente l’ elenco delle specie dato dall’ Op- PENHEIM (!), il quale più a fondo si è occupato dell’ argomento. Nerilina bericensis Opp. Helix hyperbolica Sandb. — roncana Opp. A anmblytropis Sandb. 3 consobrina Fer. o, Antigone Oppenh. Melania Bittneri Opp. n radula Sandb. Melanopsis vicetina Opp. > Oppenherni De Gr. Planorbis tressinensis Opp. S declivis Sandb. ; vicelinus Opp. 5 resurrecta Opp. Po muzzolonicus Opp. Nanina patellina Opp. Helix damnata Brgn. c; petra Opp. (1) OppENHEIM P. Neue Binnenschnechen a. d. Vicentiner Eocaen., Z. d. D. g. G. 1895. PT i eretta din & ogg = Bulimulus eocaenus Opp. Clausilia pugnellensis Opp. marcellanus Opp. Coelostele eocaena Opp. = deperditus Opp. Acme eocaena Opp. Partula vicetina Opp. Cyclotopsis erarata Sandb. Stenogyra Orci Opp. Cyclostoma marcellanum Opp. Pupa umbra Opp. Aperostoma laevigatum Sandb. Gibbulina simplex Sandb. a obtusicosta Sandb. Clausilia oligogyra Boettg. a Mazzinorum Opp. n indifferens Sandb. 5 bolcense Opp. E Meneguzzoi Opp. Pomatias crassicosta Sandb. È lapillorum Opp. Coptochilus imbricatus Sandb. 2; exrsecrata Opp. Craspedotropis resurrecta Opp. n nerinea Opp. Cyathopoma eocaenum Opp. 3 cinerum Opp. Chondropoma Styxe Opp. È Stilenus Opp. Cardiostoma trochulus Sandb. Satyrus Opp. 5 dentiferum Sandb. 5 deperdita Opp. Pugnellia streptaris Opp. > marcellana Opp. Styxr supraelegans De Gr. 2 Mazzinorum Opp. Mazzinia lirata Opp. Priaboniano N.B. -- Contrassegno con un asterisco le specie che nel Priaboniano furono trovate solo negli strati a Cerithtium diaboli, con una crocetta quelle comuni ad essi e agli altri orizzonti dell’ Eocene superiore. Pleurotomaria Schaurothi Opp. Odontostomia berica Fab. * 7 laevigata Zigno Scalaria bryozoplila Opp. = humilis Schaur. | 23 Chalmasi Tourn. È Crearoi Fab. Natica QOweni D'Arch. Calliomphalus Deshayesi Héb. et Ren. * È viatrix Vin. Trochus granellensis Opp. 5 Pasinii Bay. * Collonia Fuchsi Tourn. È Canovae Opp. Turbo Ombonii Opp. a Rossiù Opp. Nerita tricarinata Lam. * s scapulata Opp. 3 Caronis Brgn. * si possagnensis Opp. Velates schmidelianus Chemn. + Ampullina vapincana D'Orb. * Neritina bericensis Opp. * e latispira Opp. Ampullina patuliformis Opp. 3 similis Opp. * Capulus planus Opp. Calyptraea aperta Sol. * Hipponyr carbasus Opp. * Solarium lucidum Opp. A Orcagnae Opp. S hortense Opp. î subplicatulum Opp. PA planoconcavum Rouault Bayania Stygis Brgn. * e var. granconensis Opp. # Bayania poleana Opp. Melania Bittneri Opp. * Turritella gradataeformis Schaur. È vinculata Zitt. - lapillorum Ovp. Mathilda hortensis Opp. 33 subtripartita Vin. È Vermetus inscriptus D'Arch. Cerithium Vernevili Rovault 3 diaboli Brgn. * 5 Vivarii Opp. mut. alpi num Tourn. * > plicatum Brug. mut. a/pi- num Tourn. # A, laterostrictum Boussac * È semen Opp. * = hortense Vin. È rectum Vin. Newtonella bajonensis Boussac Diastoma costellatum Lam. mut. elongatum Brga. Strombus naticiformis Opp. # Rostellaria goniophora Bell. Rimella labrosa Sow. 4- = Retiae De Gr. — 264 Gisortia gigantea Miinst. 5 Hoernesi Héb et Mun.- Ch. Cypraea obulus Opp. n persona Opp. 5 elegans Defr. Eratopsis rediviva Opp. Ficula priabonensis Opp. Cassis ambigua Sol. Vassidaria nodosa Sol. Triton Rossii Opp. Murex rigidus Opp. * n leoninus Opp. # ; Fornisetae Opp. Typhis hortensis Opp. Muricopsis Oppenheimi Fab. * Tritonidea polygona Lam. * - pseudostenomphalus Opp. * È subcostulata Opp. * Melongena subcarinata Lam. * Clavilithes Noae Lam. * > Japeti Tourn. Mitra fusellina Lam. 5 Vincenti Cossm. A hortensis Opp. scalarina D'Arch. Voluta Besanconi Bay. 5 vesciculifera Opp. " pileifera Opp. ; bericorum Opp. * n subzonata Opp. Volutilithes placentiger Opp. Lyria harpula Lam. Marginella praegnans Opp. n Oppenheimi Cossm. * ta crassula Desh. * x ovulata Lam. * $ Perkeo Opp. # © — 265 — Ancilla canalifera Lam. + Acera striatella Lam. S priabonensis Bouss. Dentalium anceps Menegh. È nana Rouault Arca scabrosa Nyst. È pinoides De Gr. * 7 Cossmanni Opp. Conus hortensis Vin. Pectunculus pulvinatus Lam. 5 Orcagnae Opp. ; Jacquoti Tourn. si Rouaulti D'Arch. Limopsis scalaris Sow. Cryptoconus filosus Lam. * Pi striata Rouault Ù priscus Sol. + Vulsella elongata Schaur. Conorbis somniator Opp. 1a granellensis Opp. Pleurotoma odontella Edw. 3 falcata Minst. c cavasana Opp. Perna cf. Garnieri Tourn. * 3 Dionysus Opp. Modiola corrugata Brgn. * > pyramidalis Opp. 5 Frauscheri Opp. Clavatula Curognae Opp. + À granconensis Opp. 7 5 praepustulata Vin. Septifer vapincanus Boussac * (1) A trivigiana Vin. Lithodomus hortensis Vin. Genotia lyra Desh. - Zignoi Opp. Bathytoma granconensis Opp. * Pinna Saccoi Vin. E turbida Sol. Pecten arcuatus Broc. Mangilia acuticosta Nyst. - castellorwin Opp. Borsonia hortensis Vin. "i Gardinalei Opp. x praecostulata Vin. Chlamys tela Opp. 2 pentagona Vin. ; biarritzensis D’ Arch. È castellorum Opp. Amussium corneum Sow. Cordieria bucciniformis Opp. Lima postalensis De Gr. (= L. Ma- Scaphander Fortisi Brgn. raschinii Opp.) (1) Il Boussac (Etud. Paléont. l. c. pag. 149) tiene distinta, come mutaz. vapincanus, la forma priaboniana del Septifer Eurydices. Il Rovereto (Nuovi Studi ecc., pag. 148) è del parere invece che tale mutazione sia riportabile al S. decussatus Dollfus (Coquil. nouv. ou mal connues du Terrain tertiaire du Sud-Quest, 1887) del Rupeliano di Dax. Io credo però che la forma priaboniana, se è dit- ferente dal S. Eurydices tipico dell’ Eocene medio, si distingue d’altro canto dall’ originale del S. decussatus per la conformazione generale assai meno falcata e di tipo più mitiloide, come si può ri- levare ad esempio confrontando la mia figura della forma priaboniana (Paleontologia dei Colli Be- rici, tav. V, fig. 12) con quella del S. decussatus riprodotta dal DoLLrus. Mi pare dunque si possa concludere che abbiamo tre forme distinte: S. Eurydices, S. vapincanus e S. decussatus, apparte- nenti rispettivamente all’ Eocene medio, al superiore e all’ Oligocene, e con tutta probabilità deri- vate una dall'altra. — 2 Lima trabayensis D' Arch. » Rossi Opp. Spondylus radula Lam. - asperulus Minst. ta rarispina Desh. a Buchi Phil. LA bifrons Miinst. 5 cisalpinus Brgn. Plicatula bovensis De Gr. Dimya intusstriata D’ Arch. È Crearoi Opp. Ostrea gigantea Sol. D bryozophila Opp. s flabellulaeformis Schaur. > (Erogyra) eversa Mell. 7 (Alectryonia) Martinsi D’Arch. Gryphaea Brongmiarti D'Arch. Anomia tenvistriata Desh. * 5 gregaria Bay. * 5 Balestrai Opp. Cyrena sirena Brgn. * ? prierensis Opp. Cardita baziniformis Opp. 2 hortensis Vin. 5 bericorum Opp. x Lavurae Brgn. Crassatella Seccoi Opp. a sulcata Sol. D Schaurothi Opp. 5 Tournoueri Opp. Lucina sarorum Lam. * n priabonensis Opp. 5) tertilis Opp. * Corbis maior Bay. 5 granconensis Fab. ) 6 — Cardium parile Desh. 5) parisiense D’ Orb. E, polyptyctum Bay. 5 granconense Opp. * Lithocardium erroris Opp. * Chama granulosa D’ Arch. 1 subsquamosa Opp. calcarata Lam. # Venus praecursor May.-Eym. Meretrix incrassata Sow. + n Villanovae Desh. * è hungarica Hantk. È paradeltoidea Opp. = praeerycina Opp. Tellina subventricosa Schaur. n granconensis Opp. * Psammobia granconensis Opp. + Corbula gallica Lam. dI Vinassai Opp. s, cicer Vin. Solen plagiaular Cossm. (= S. rt mosus Bell.) Cultellus Rossii Opp. Thracia Blankenhorni Opp. Glycymeris Gastaldii Michti 3 Canevae Fab. Pholadomya Puschi Gold. 5 subaffinis Schaur. Teredo Tournali Leym. D bartoniana May. - Eym. i anceps Schaur. Nautilus leonicensis Zigno 5 vicetinus (Zigno) Opp. Orcagnia trivigiana Opp. Ro = Lattorfiano N.B. - Contrassegno con un asterisco le specie prima d’ora non indicate nel Lattorfiano veneto. Le ho riscontrate per la massima parte tra i fossili delle Acque Negre di Sangonini. Delphinula calcar Lam. * Bayania Stygis Brgn. = scobina Brgn. * Turritella cochlias Bay. Trochus lucasianus Brgn. È incisa Brgn. Clanculus Cerberi Brgn. Si asperula Brogn. Solariella odontota Bay. na strangulata Grat. Elenchus subcarinatus Lam. Verinetus inscriptus D’ Arch. Calliostoma boscianum Brgn. * Cerithium trochleare Lam. Turbo Fittoni Bast. a Meneguzzoi Fuchs » Asmodei Brgn. È Ighinai Michti Nerita Caronis Brgn. * - Vicarii Opp. Natica Canovae Opp. A stroppus Brgn. # È scaligera Bay. P calculosum Bast. * c hantoniensis Pilk. Bittium semigranulosum Lam. A Blainrvillei Desh. Triforis perversus Sandb. ci micromphalus Sandb. var. Diastoma costellatum Lam. mut. conomphalus Sandb. Ampullina crassatina Lam. È auriculata Grat. n angustata Grat. * Calyptraea striatella Nyst. Xenophora cumulans Brgn. Solarium vmbrosum Brgn. Discohelix venetus Opp. elongatum Brgn. Chenopus pescarbonis Brgn. Rostellaria ampla Sol. Strombus radix Brgn. * 5 Garnieri Tourn. # (!) sà auriculatus Gr. * Terebellum subconvolutiin D’ Orb..# Cypraea Jousseaumi Bay. Keilostoma turriculu Brug. vi splendens Grat. (1) Tra i fossili delle Acque Negre di Sangonini è assai frequente uno Strombus, il quale. mentre è ben distinto dallo S. radix, risponde esattamente alle figure, per quanto incomplete. e meglio ancora alla descrizione, date dal TourxnovER per il suo S. Garnieri del Lattorfiano di Bar. rèéme (Note sur les fossiles des Basses Alpes. Bull. Soc. géol. de France (2°) XXIX, 1872. p. 506. fig. 7. S della tav. VII). È una forma biconica a spira acuminata, coi giri provvisti di una sola fila di robusti e lunghi aculei conici, simili a quelli dello S. coronatus Defr. Tali aculei sono si- tuati molto vicino alla sutura e quelli di un giro s’affondano in parte nel margine del giro succes- sivo. L'ultimo anfratto porta S spine ed è ornato da coste radianti rugose ondulate, intersecate da irregolari rilievi trasversi. Un grosso rilievo irregolare subnodoso, molto ritorto. percorre l’ultimo giro spiralmente presso l’ estremità anteriore, — 268 — Cypraea angusta Fuchs Marginella amphiconus Fuchs Trivia oligocaena Opp. - lugensis Fuchs Pirula nerilis Sol. i > paucispira Fuchs È condita Brgn. Ancilla canalifera Lam. Cassidaria abnormis Bay. 3 anomala Schloth. Cassis ambigua Sol. Oliva Zitteli Fuchs > mammillaris Grat. N aequalis Fuchs ci vicetina Fuchs Conus alsiosus Brgn. scabrida Fuchs ; procerus Beyr. Triton expansus Sow. È Grateloupi D' Orb. S denudatus Fuchs Cryploconus filosus Lam. colubrinus Lam. Ò eracutus Bell. x, Delbosi Fuchs Pleurotoma ambigua Fuchs Persona subelathrata D' Orb. S Gnatae Fuchs Ranella Hoernesi Fuchs Pa inaspecta Fuchs Murex Fuchsi Bay. n plebeia Fuchs È subspinicosta Fuchs x, obeliscoiles Schaur. > amoenus Fuchs 5 turbida Sol. Typhis eocaenus Schaur. DI rostrata Sol. Latrunculus Caronis Brgn. Surcula terebralis Lam. Melongena subcarinata Lam. Genotia iscripta Schaur. Pusimorio carcarensis Michti E lyra Desh. Siphonalia ambigua Michti Borsonia lugensis Fuchs Latirofosus fusopsis De Gr. E pungens Fuchs Fasciolaria lugensis Fuchs Terebra Speyeri Fuchs Fusus deverus Fuchs Scaphander Fortisi Brgn.? ta unicarinatus Desh. Acera Julietta Bay. teres Fuchs Auricula vicetina Fuchs Mitra plicatella Lam. Dentalivm simplex Michti È regularis Schaur. Arca tenuistriata Fuchs Voluta italica Fuchs Do biangula Lam. de Suessi Fuchs Pectunculus obliteratus Desh. n modesta Merian Limopsis scalaris Sow. n subambigua D’ Orb. Pinna Sandbergeri May.* (?) Marginella ovulata Lam. Pecten arcuatus Brocc. (1) Riferisco a questa specie, esistente nell’ Oligocene inferiore della Liguria (Rovereto. Moll. — 269 — Chlamys callifera Rov. Meretrix Heberti Desh. ; deleta Michti - incrassata Sow. A biarritzensis D’ Arch. 5 splendida Mer. Lima postalensis De Gr. x Villanovae Desh. Spondylus cisalpinus Brgn. 2 brevis Fuchs Ostrea gigantea Sol. Venus lugensis Fuchs n, cyathula Lam. È Aglaurae Brgn. È. flabellulaeformis Schaur. È praecursor May.-Eym. i Martinsi D’ Arch. Tellina biangularis Desh. Griphaea Brongniarti Bronn a Haimei Heb. et Ren. Cyprina ? compressa Fuchs Solecurtus Philippii Speyer ì Morrisi Sow. Psammobia pudica Brgn. Cardita omaliana Nyst. a plicata Schaur. » praeacuta Opp. Corbula similis Fuchs 7 Arduinoi Brgn. 2, subpisiformis Sandb. - Laurae Brgn. 5; subarata Sandb. Crassatella neglecta Michti Glycymeris Heberti Bosq. gigantea Rov. ci Gastaldi Michti sulcata Sol. À Suessi May.- Eym. n trigonula Fuchs Pholadomya Puschi Gold. Corbis pseudolamellosa Opp. Nautilus decipiens Michti * (1) Cardium verrucosum Lam. Aturia rovasendiana Par. # (?) a, (Discors) anomalum Math. Rupeliano N.B. — Ho distinto con una crocetta le specie che si trovano anche nel- l’ orizzonte di Sangonini o Lattorfiano. Patella Gardinalei Opp. Delphinula scobina Brgn. + Delphinula calcar Lam. + È latesulcata De Gr. foss. tongriami, pag. (0, t. IV, f. 1) due esemplari di Lavacile che rispondono abbastanza bene per forma generale e per i particolari dell’ornamentazione alla specie del MAyER. (1) Proviene dalle formazioni marnose della valle del Lavarda. (£) Nella Collezione De Zicno, appartenente all’Istituto di Geologia dell’ Università di Pa- dova, esiste un magnifico esemplare riferibile all’ A. rovasendiana Parona dell’ Eocene superiore pie- montese. Purtroppo l'indicazione della provenienza non è molto precisa, giacchè il cartellino porta seritto, di pugno del De Zigno “ Couches inférieures de Val Rovina pres Bassano... Dalla natura della roccia, che è un’arenaria, e dall'indicazione, sia pur vaga, della località, ritengo probabile che il fossile provenga da un orizzonte dell’ Oligocene inferiore. Calliomphalus Deshayesi Hébert Munier-Chalmas Trochus lucastanus Brgn. + Boutillieria modesta Fuchs Gibbula parnensis Bay. PA crescens Fuchs Elenchus subcarinatus Lam. + DI Moulinsi Grat. 2 trochoides Fuchs. : montivin Opp. Calliostoma boscianum Brgn. + 5 elevatuni Philip. 5 Fabianii Cossm. nom. m. Turbo plebeius Fuchs 5 inermis Opp. sa Fittoni Bast. + a euagalma Opp. 5 clausus Fuchs Castellini Bay. ss Sandbergeri Fuchs Phasianella Dalpiazi Fabiani Uhrysostoma insolitum Opp. Littorina Grumi Opp. Neritina squamulifera Sandb. Nerita Caronis Brgn. + Neritopsis radulaeformis Opp. Natica Canovae Opp. + 5 scaligera Bay. +4 n micromphalus Sandb. var. co- nonphalus Sandb. + Ampullina suturata Fuchs 5 paristensis D'Orb. a gibberosa Grat. È avriculata Grat. + - angustata Grat. + Da crassatina Lam. + Deshayesia cochlearia Brgn. +4 Xenophora cunulans Brgn. Calyptraea striatella Nyst. + Hipponyx Preveri Fab. Solarium umbrosum Brgn. +- Discohelix venelus Opp. + Rissoina nana Lam. “ n similis Fuchs pusilla Brocc. pseudodisereta Opp. Keilostoma minus Desh, n turricula Brug. + Turbonilla pulchra Desh. ”» Nysti D’ Orb. Bayania semidecussata Lam, 7” inaequalis Fuchs Melanopsis callosa Braun. Turritella cochlias Bay. + n n» Bronyniarti May, - Eym. incisa Brgn. + asperula Brgn. 4 strangulata Grat. + Vermetus gombertinus Opp. Cerithium (Gourmia) Romeo Bay. n »n » daemon Opp. ? Capulettit Opp. Boae Opp. Ighinai Michti + Mathilda Opp. multivaricosum Bay. brachymetrum Bay. trochleare Lam. + promargaritaceus Sacco Arduino Bay. Gardinalei Opp. Meneguzzoi Fuchs + stroppus Brgn. + Vivari Opp. + Cerithium plicatum Brug. mut. Ga- leottiù Nyst. o ampullosum Brgn. Pi Voglinoi Fuchs - ovoideum Fuchs n caleulosum Brgn. + Da pupoides Fuchs » costulatum Lam. È Weinkhauffi Fuchs - nisoides Fuchs La Boblayi Desh. 5 dissitum Desh. Bittium submelanoides Michti Triforis plicatus Desh. Diastoma Fuchsi Opp. | da costellatum Lam. mut. elon- gatum Brgn. + _ Strombus radir Brgn. + - naticiformis Opp. = auriculatus Grat. 4- da irregularis Fuchs Terebellum subconvolutum + Cypraea splendens Grat. + ” Bassanii Fabiani Pirula tarbelliana Grat. Cassidaria Buchi Boll. Cassis mammillaris Grat. > vicentina Fuchs " vialensis Fuchs Persona subelathrata D'Orb. - Pisania trinitensis Opp. n nassaeformis Fuchs Murer rigidus Opp. ” Sandbergeri Koen. Typhis pungens Sol. _ Latrunculùs Caronis Brgn. + Melongena pyruloides Grat. Latirus rugosus Fuchs Mitra plicatella Lam. ni regularis Schaur. + Voluta subambigua D'Orb. + "i multicostata Bell. Volutilithes consanguinea Bell. Lyria harpula Lam. Marginella crassula Desh. = obtusa Fuchs > eratoides Fuchs L. ovulata Lam. + x Fuchsi Cossm. Harpa Bellardii Sacco % submutica D' Orb. Ancilla anomala Schoth. — Olica aequalis Fuchs + o Zitteli Fuchs + Conus alsiosus Brgn. + E Grateloupi D'Orb. + Cryptoconus filosus Lam. + 5 eracutus Bell. + Bela oligocaena Opp. Scaphander laevis Defr. Acera Julietta Bay. + Bulla amphiconus Fuchs Da regularis Fuchs - simplex Fuchs Acrostemina Fuchsi Opp. Arca Pandorae Brgn. S scabrosa Nyst. z laeviuscula Fuchs ù Sosteri Fabiani 5 Isseli Rov. Pectunculus obliteratus Desh. + ca dispar Detr. - pulcinatus Lam. Lithodomus cordatus Lam. Pecten arcuatus Broce. + Lucina Chalmasi Cossm. et Lamb. Chlamys biarritzensis D'Arch. + È, gigantea Desh. deleta Michti + Corbis Maraschinii Bay. callifera Rov. + 5 oligocaena Opp. Lima postalensis De Gr. 4 Lithocardium carinatum Bronn Spondylus cisalpinus Brgn. 4 Cardium anomalum Math. + Ostrea gigantea Sol. + È verrucosum Lam. A cyathula Lam. + D tenvisalcatum Nyst. Cyrena Taramellii Stefan. n commutatumn Rov. La Tellinii Stefan. s Ombonii Fabiani Cardita Arduinoi Brgn. +4- Chama dissimilis Bronn RI Laurae Brgn. + Meretrix incrassata Sow. + imbricata Lam. à splendida Merian. + Crassatella neglecta Micht. 4- Venus Aglaurae Brgn. 4 Si gigantea Rov. + Fi scobinellata Lam. trigonula Fuchs + Tellina biangularis Desh. + Lucina sericata Opp. A Perrandoi May. I ornata Ag. Psammobia plicata Schaur. + 5; Cuvieri Bay. Corbula subarata Sandb. + gibbosula Lam. Oligocene del Bellunese Riporto separatamente l elenco dei Molluschi della glauconia a Pecten deletus del Bellunese, giacchè, come ho avvertito nella parte stratigrafica, non è possibile stabilire con precisione a quale piano del- l’Oligocene spetti la formazione in parola, per quanto sembri più ac- cettabile l'opinione che si tratti di un orizzonte piuttosto alto nella serie neonummulitica. La lista che segue è redatta quasi esclusiva- mente in base alle determinazioni del prof. DAL Praz (Studi Geotettomici l. c. pag. 61) ed a quelle del materiale da me raccolto. Turbo clausus Fuchs Cypraea splendens Grat. Natica cf. crassatina Lam. È angusta Fuchs Deshayesia cochlearia Brgn. Ficula condita Brgn. NXenophora cumulans Brgn. Latrunculus Caronis Brgn. Turritella asperula Brgn. Voluta subambigua D’ Orb. VI — 273 — Voluta modesta Mer. Vardium fallar Michti Conus (rratelovpi D’ Orb. Meretrir incrassata Now. Dentalium Catulloi Vin. 5 erintermedia Sacco Arca bellunensis Opp. Venus Aglavrae Brgn. Spondylus cisalpinus Brgn. si praeeroleta Rov. Pecten arcuatus Broce. (rlycymeris declivis Michti Chlamys deleta Michti n Heberti Bosq. Cardita Arduinoi Brgn. 3 Gastaldi Michti 5 Lavurae Brgn. Pholalomya Puschi Goldf. Urassatella neglecta Michti Nautilus cî. decipiens Michti (') Cardinin anomnalvm Math. OSSERVAZIONI Vediamo ora brevemente lo sviluppo assunto nei vari piani dalle singole classi dei Molluschi, quale risulta dagli elenchi che precedono. Gasteropodi Quasi assenti nello Spilecciano, dove sono rappresentati da pochis- sime forme pressochè indeterminabili, sì sviluppano enormemente nel Luteziano (404 specie) e nell’Auversiano (272 specie). Nel Priaboniano (?) salvo in quello inferiore, sono molto diminuiti (126 specie) in dipendenza dalle condizioni ambienti (prevalenza di depositi marnosi, che indicano un fondo marino fangoso, poco favorevole alla vita dei Gasteropodi). Nel Lattorfiano sono ancor meno numerosi {110 specie) che nel Priabo- nìano, mentre nel Rupeliano tornano frequenti come individui e anche come specie (135). Dando una rapida occhiata alle famiglie più importanti, rileviamo (') Tra i materiali ultimamente raccolti dal prot. DaL Piaz si trova un Nautilus, proveniente dal banco glauconitico che attiora alla centrale elettrica dell’Ardo (Belluno). Esaminata dal prof. Dar Praz e da me, tale forma è riportabile alla specie dell’ Oligocene piemontese, la quale è pre- sente, come s'è visto, anche in valle di Lavarda. (®) Per una svista tipografica, nell’impaginare l'elenco dei Gasteropodi del Priaboniano, tu- rono tralasciate le specie seguenti: Burtinella ? spirintorta Rov., Tubulostium spiruloeum Lam. e T. euganeum Rov., che vanno inserite a pag. 264, col. 1%, dopo la riga 20. — 274 — che fra i Prosobranchi Diotocardi i Patellidi e i Fissurellidi costi- tuiscono sempre una rarità, come pure sono rari i Pleurotomaridi, rap- presentati nel Priaboniano da qualche forma piccola (P. Zunilis Schaur., P. Crearoi Fab.) e da altre di grande taglia, come la /. laevigata Op- penh., la quale per le dimensioni ha rapporti con una forma gigante vicinissima e forse identica alla P. /ssel Rov. dell’ Oligocene ligure, abbastanza comune nel nostro Aquitaniano inferiore. I Delfinulidi, i Trochidi e i Turbinidi presentano una ricca serie di forme nel Luteziano e nell’ Oligocene medio e superiore, con inte- ressanti casi di passaggi e legami fra specie e specie. Nel Luteziano e nell’ Auversiano sono frequenti i Neritidi, dei quali il Velales sclmide- lianus raggiunge negli strati di Roncà dimensioni gigantesche (esem- plari di cm. 20 di diametro massimo alla base). Passando ai Monotocardi e tacendo di famiglie meno importanti, ricordiamo anzitutto i Naticidi che contano oltre 20 specie dei generi Natica s.-s. ed Ampullina. Molto interessante è poi il gruppo dei Ce- rizî che si sviluppa in numerosi generi e specie, di cui molte locali. Il sottogenere Campanile si riscontra nell’ Eocene medio con due c tre specie del gruppo del C. giganteum, quale il C. Lachesis Bay. e il C. vicetinvin, che non si propagano nei terreni successivi. Degne ‘di nota alcune forme del M. Postale, ad es. il C. (Bellardia) palacochroma Bay. e il C. (Bellardia) gomphoceras, che hanno affinità con certi tipi sintetici di Ceritidi del Secondario. Per quanto ricca, la fauna a Ceri- tidi non permette però di istituire pel Veneto una serie di ricerche fllogenetiche analoghe a quelle oltremodo originali e interessanti che il Boussac (') svolse recentemente occupandosi dei Ceritidi del bacino di Parigi, e ciò sia per le condizioni di fossilizzazione. che negli oriz- zonti calcarei hanno permesso di solito la conservazione solamente del modello interno, sia per l'assenza di Cerizî nell’ Eocene inferiore e in gran parte di quello superiore. Degli Strombidi notiamo i generi Strombus e Terebellum, che sì (1) Boussac J. Essais sur l''evolution des Cerithides dans le Mesonummulitique du Bassin de Paris. Ann. Hébert, VI. Paris, 1912. e in n è —— Usi —- svolgono in numerose forme, spesso fra loro strettamente atfini, come lo S. Boreli e lo S. ornatus e i diversi Terebellum comuni a S. Gio- vanni Ilarione. Gli Strombus del gruppo delle S. ornatus sono esclusivi o quasi del Luteziano e dell’ Auversiano, mentre nell’ Oligocene pre- valgono le grosse forme di Strombus s. s. (S. radi» Brongn., S. auri- culatus Grat.). Fra i Cipreidi va ricordata la Viceta Hantkeni Héb. et Mun. - Ch., non rara al M. Postale e presente a Roncà ed a Noax, la quale si scosta dal gen. Gisortia s. s., presentando due grosse gibbosità dorsali quasi parallele che danno alla conchiglia l’ aspetto di una sella sara- cena. Per questo e per altri caratteri venne da me ascritta al nuovo genere Vicetia ('). Tralasciando quelle di minor interesse sono poi an- cora importanti fra i Monotocardi le famiglie dei Muricidi, Marginel- lidi, Conidi e Pleurotomidi. Questi fioriscono a S. Giovanni Ilarione e nel Priaboniano inferiore di valle Organa e di Curogna, con una nuova ripresa nel Lattorfiano di Sangonini e di Lavacile. Passando agli Opistobranchi, tvicordo la caratteristica /ortsia Hilarionis Bay. e le numerose £u/la. Notevole anche la presenza del genere £ngicula che conta una sola specie (A. /itae Vin.) Nella fauna a Gasteropodi della regione sono poi largamente rap- presentati i Polmonati, che provengono dai giacimenti d’ origine continentale dei Lessini medi e come età sono riferibili in prevalenza alla parte più recente dell’ Eocene medio. Questo gruppo di Gasteropodi fu illustrato dal De GREGORIO (*), dal SAxDBERGER (°) e soprattutto dall’Op- PENHEIM (‘). Si tratta di una sessantina di forme sia terrestri che d’acqua dolce, fra le quali prevalgono quelle dei generi Helix, Bulimulus, Clau- silia, Aperostoma, Planorbis e Neritina, con predominio di specie locali. (1) FaBrani R. I Molluschi fossili del M. Postale conservati nel Museo Geologico della R., Uni versità di Padova. Atti Acc. Ven.-Trent.-Istriana. Padova, 1905. (*) De GREGORIO A. Description de certains fossils estramarins de l'Eocène Vicentin. Ann. de Paléont. Palermo, 1892. (3) SanpBERGER F. Die Land-und Sitssicasser-Conehylien der Voricelt. Wiesbaden, 1894. (4) OppenHEIM P. Die Land-und Siissicassersehnechen der Vicentiner Eocaenbildungen. Denk. d. k. Ak. Wiss. Wien, 1990. — Neue Binnenschnecken aus dem Vicentiner Eocaen. Z. d. D. g. Ges. 1895. dari riguardo alle affinità con analoghe faune viventi, è notevole, come rilevò l’OppexHEIM, il carattere prevalentemente asiatico sud-orientale di questa fauna limnico - terrestre; particolare molto interessante anche per quello che diremo nelle considerazioni riassuntive. Scafopodi È un gruppo scarsamente rappresentato, sia come numero di specie (fra tutti i piani 7), sia come individui, cosicchè ha un’ importanza quasi trascurabile. Gli avanzi di Dertalium sono meno rari nel Lute- ziano del Friuli, nel Priaboniano inferiore dei dintorni di Possagno e nell’arenaria glauconitica dell’ Oligocene bellunese. Pelecipodi Assai meno numerosi dei Gasteropodi, tengono nei vari piani uno sviluppo quasi parallelo, con un massimo nell’ Eocene medio. In con- fronto dei Gasteropodi sono però più frequenti, proporzionalmente agli altri orizzonti, nel Priaboniano, sopra tutto in quei depositi marnosi che indicano un fondo originario fangoso, favorevole alle forme di Lamelli- branchi che vivono affondate nella melma. Dei Filibranchi il genere Arca è molto ricco di forme, particolar- mente nel Luteziano e nell’ Auversiano, nei quali sono presenti molte specie comuni con altri bacini (es. A. biangula Lam., A. barbatula Lam., A. filgrana Desh., dell’ Eocene parigino), assieme a parecchie forme lo- cali. I Pettunculidi sono invece scarsamente rappresentati. Passando ad altre famiglie, i Pettinidi, gli Spondilidi e gli Ostreidi sono molto frequenti, in special modo nel Priaboniano. Fra i Pecten interessante il gruppo di forme che ha per tipo il P. biarritzensis d’ Arch. e che si svolge in numerose varietà e mutazioni (P. subtripartitus d’ Arch., P. Thorenti d’° Arch. ecc.), che fanno riscontro alle forme del Priabo- niano di Biarritz. Tra gli Spondili sono notevoli lo S. difrons Miinst. proprio dell’ Eocene superiore e lo S. cisalpinus caratteristico dell’ Oli- gocene. Tralasciando altri gruppi meno importanti, veniamo all'ordine degli ag — Eulamellibranchi eterodonti, che hanno la prevalenza sugli altri Pelecipodi e sono abbondanti soprattutto nei giacimenti più ricchi di Gasteropodi, come negli orizzonti di Roncà e di S. Giovanni Ilarione e nei depositi oligocenici di Sangonini e di Castelgomberto. I Carditidi e i Lucinidi sono più frequenti nel Luteziano. Noto la Cardita imbricata Lam. presente nell’ Eocene medio e che si propaga con individui giganteschi fino all’ Oligocene medio di Castelgomberto. Le Lucina presentano il massimo sviluppo nel Luteziano, specialmente al M. Postale, dove si svolgono in una serie di forme di grande taglia del gruppo della L. gigarntea Desh. così vicine fra loro che spesso la distinzione specifica riesce quasi impossibile. I Cardiidi pure sì sviluppano in numerose specie appartenenti a vari generi e sottogeneri, fra i quali i più caratteristici sono il sottog. Discors (Cardium polyptyctum Bay. dell’ Auversiano e (Cl. anomalum Math. del Lattorfiano) e il gen. LiMocardium, di cui la specie più note- vole è il L. carinatum Bronn, fossile caratteristico dell’ Oligocene medio. Delle famiglie rimanenti hanno il predominio i Veneridi con pa- recchie specie soprattutto del genere Meretriz, mentre i Tellinidi, i Fo- ladomiidi, i Glicimeridi, i Teredidi ecc. sono rappresentati generalmente da poche e rare forme, che non mancano tuttavia d’ interesse. Cefalopodi Il contributo quasi esclusivo è dato a questo gruppo dai Nautilidi, coi generi Nautilus e Aturia. Il primo sì svelge in parecchie forme non sempre ben definite, perchè, salvo rare eccezioni, si ha a che fare con modelli interni. Le specie sicure sì riducono così a un numero piccolissimo : Nautilus disculus Desh. — Luteziano di M. Postale. to imperialis Sow. — Lutez. di S. Giovanni Ilarione ed Auvers. di Roncà. î leonicensis Zigno — Priaboniano dei Berici occidentali. % vicetinus (Zigno) Oppenh. — Priaboniano di Priabona e dei Berici. " decipiens Michti — Lattorfiano di Lavarda ed Oligocene della valle del- l’Ardo (Belluno). — 278 — Il genere Aturia è rappresentato anzitutto da piccole forme di A. zic-zac Sow. che ho raccolte nei tufi superiori dello Spilecciano di Spi- lecco e nel Luteziano di S. Giovanni Ilarione, dove la specie venne segnalata anche dal De GrecoRrIO (S. Giovanni IHarione, pag. 3). Resti di una grossa forma, riferibile forse alla medesima specie, ho trovati inoltre nell’ Eocene medio dei Berici. Dai dintorni di Valro- vina, ma da un livello non bene precisato, probabilmente dell’Oligocene inferiore, proviene, come s'è visto indietro, una grossa Aturia, che ri- sponde bene ai caratteri dell'A. rovasendiana Par. dell’ Eocene superiore del Piemonte. Più rari ancora dei Nautilidi sono le specie dell’ ordine dei Di- branchiati. In compenso sono però rappresentate da forme molto inte- ressanti. Nell’ orizzonte di Roncà esistono la Vasseuria occidentalis Mun. - Ch. e la Bayanoteuthis rugifera Schloemb., ambedue del gruppo delle Belopteride e presenti anche nell’ Auversiano francese. Il genere £a- yanotheutis può dirsi esattamente che rappresenta nel Terziario il ge- nere mesozoico Belemmnites. Altro genere speciale, ed esclusivo invece del Priaboniano, è il gen. Orcagrnia, fondato dall’ OppexHEIM e rappre- sentato da una sola specie (0. #vigiana Opp.). Appartiene egualmente al gruppo delle Belopteride. ; SGUARDO GENERALE ALLA FAUNA DEL MOLLUSCHI Dagli elenchi sopra scritti risulta la seguente distribuzione nume- rica: Spilecciano 4 specie, Luteziano 543, Auversiano 397, Priaboniano 223, Lattofiano 163, Rupeliano 190. I Molluschi sono dunque oltremodo rari nei sedimenti dell’ Eocene inferiore, mentre in quelli del medio manifestano un subitaneo e stra- ordinario sviluppo, quale non raggiungono più nei piani successivi. Nel Priaboniano si verifica in generale una fortissima decrescenza, sopra tutto nei Gasteropodi, mentre sono abbondanti i Pelecipodi, spe- cialmente i Pettinidi e gli Ostreidi. Nell’ Oligocene inferiore e nel me- dio tutta la fauna malacologica ha una forte ripresa nel suo sviluppo DOLO — biologico, in quanto a frequenza di individui, ma il numero comples- sivo delle specie è notevolmente ridotto rispetto a quelle del Luteziano e molti sottogeneri apparsi in questo (es. Le/llardia palaeochroma, B. goin- phoceras), non vi sono più rappresentati mentre ne compaiono di nuovi, quali ad es., restando nel gruppo dei Cerizî, l'interessante s. g. Gowr- mya (G. Romeo Bay.) Le accennate vicende nello svolgimento biologico generale dei Mollu- schi attreverso alle varie fasi del Nummulitico hanno un decorso d’in- sieme paragonabile a quello che s'è visto pei Brachiopodi e per gli Echinodermi, e che riscontreremo pure nei Crostacei. Tale fenomeno deve dipendere da cause generali, che portarono a un impoverimento progressivo delle faune del nostro mare paleogenico, e che sono da ri- cercarsi nel graduale raffreddamento dell’ ambiente. Nel caso dei Mol- luschi, meglio che per gli altri gruppi di organismi che non hanno così larga diffusione nei sedimenti della regione, appare con tutta evidenza che il loro diverso sviluppo biologico nei vari piani, se dipende da una causa generale, è però d’ altro canto strettamente legato alle condizioni dell'ambiente locale, or più or meno favorevoli a detto sviluppo. Così vediamo che i depositi formatisi nelle zone meno protonde della regione neritica sono oltremodo ricchi, sopra tutto di Gasteropodi, sia erbivori sia carnivori, con una sorprendente corrispondenza, oltre che nella ricchezza, anche nei caratteri della fauna, fra giacimenti di età differente e di facies eguale. Tali rapporti di somiglianza dovuti ad identità di facies, appaiono evidentissimi se sì confrontano ad es. le faune a Molluschi dell’ Eocene medio di S. Giovanni Ilarione e di Roncà (orizzonte marino) rispettivamente con quelle oligoceniche di Castelgomberto e di Sangonini. Ripartiti secondo le facies, i Molluschi appartengono in gran parte alia facies marina (in prevalenza neritica), ma sono ben rappresentate anche le facies salmastra, limnica e terrestre, che sì riscontrano, come s'è visto, nei Lessini medi e forniscono le prove dei fenomeni di movimento che portarono alla parziale emersione dell’area lessinea verso la fine dell’ Eocene medio. LR Esaminando da ultimo la fauna in sè stessa e in rapporto a quelle contemporanee d'altri bacini, colpisce anzitutto il numero rilevantissimo di specie locali. Tale caratteristica si manifesta in particolar modo nelle faune del M. Postale, di Roncà e dei giacimenti oligocenici. Anche tra i Molluschi di S. Giovanni Ilarione e degli orizzonti corrispondenti le forme speciali sono abbondantissime, però sono pure numerose le specie dell’ Eocene medio d'altri bacini, e segnatamente di quello di Parigi. Fra le specie più tipiche a questo proposito, possiamo citare le seguenti : Delphinula calcar Lam. Cypraea elegans Detr. Velates schmidelianus Chemn. Sycum bulbiforme Lam. Nerita tricarinata Lam. Clavilithes Noae Lam. Natica cepacea Lam. Conus dirersiformis Desh. Ampullina sigaretina Lam. Cryptoconus filosus Lam. Hipponyx cornucopiae Lam. Arca biangula Lam. Cerithium lamellosum Brug. a barbatula Lam. Diastoma costellatum Lam. Cardita inbricata Lam. Terebellum fusiforme Lam. Cardium gratum Detfr. Rimella fissurella Lam. Corbis laiellosa Lam. Riguardo alla fauna a Molluschi di Roncà, non ripeterò quanto ho esposto diffusamente nella parte stratigrafica (pagg. 138-156) sui rap- porti che essa presenta con altre faune, specialmente della Francia e dell’ Ungheria, sulla circostanza che in essa figurano molte specie che mancano nel Luteziano del Veneto occidentale, mentre sono già com- parse nello stesso piano nel Veneto orientale, sui caratteri evolutivi di certe ‘specie lece. Passando ai Molluschi d’ altri piani, vediamo che la fauna degli strati a Cerithium diaboli, presente solo nei Berici occidentali e nei din- torni di Priabona, pure contando buon numero di faune locali, ha molte specie in comune con le faune dello stesso orizzonte delle Basse Alpi (Faudon, Gap, Allons, Branchaî) e dei Diablerets in Svizzera, come s° è già rilevato nella discussione stratigrafica relativa agli strati in parola. Tra le specie comuni più caratteristiche sono da notarsi: Calli0n- phalus Deshayesi, Ampullina vapincana, Cerithivm diaboli, C. Vivarit mut. int Me, =, Sg]: alpinum, C. plicatum mut. alpinum, Septifer vapincanus, Meretriv Villa- novae ed altre ancora, che dimostrano la corrispondenza cronologica delle due faune, tanto più che tra esse figurano delle forme, le quali rap- presentano lo stesso grado evolutivo di forme più antiche (es. Amp lina vapincana Tourn. è mutazione dell'A. Va/cani Brgn., Septifer vapinca- nus Bouss. è mutazione del S. £urydices Bay.) oppure sono da conside- rarsi quali mutazioni ascendenti, com’ è il caso del Ceritlium diaboli, rispetto all’ oligocenico l. trockleare. Considerando nel loro insieme la fauna a Molluschi degli strati a C. diaboli del Veneto e quella franco - svizzera, sì nota in questa un carattere di fauna più recente per la presenza di molte specie oligoce- niche, carattere che si può attribuire a infiltrazione di elementi più giovani avvenuta per immigrazione che raggiunse prima la regione franco-svizzera che quella veneta. I Mollaschi del Priaboniano tipico contano le principali specie ri- scontrate nell’ Eocene superiore dei bacini meridionali. Le maggiori at- finità sono con la fauna di Biarritz e tra i fossili comuni a questa lo- calità e al bacino veneto i più caratteristici sono : Solarium luciduin Opp. Borsonia hortensis Vin. Scalaria Chalmasi Tourn. Pectunculus Jacquoti Tourn. Vermetus inscriptus D'Arch. Gryphaea Brongniarti D'Arch. Cerithium hortense Vin. Pecten biarritzensis D'Arch. Pleuroioma odontella Edw. Cardita hortensis Vin. Clavatula praepustulata Vin. Chama granulosa D'Arch. Passando ai Molluschi dell’ Oligocene, va rilevata anzitutto la strettissima affinità tra le faune di Sangonini e quelle dell’ orizzonte di Castelgomberto, nei caratteri d’ insieme e come tipo faunistico. E quanto ai rapporti numerici, 68 delle 163 specie dell'orizzonte di San- gonini si riscontrano nel successivo orizzonte di Castelgomberto. Tra le forme comuni ai due orizzonti, ma tuttavia più diffuse nel secondo, citerò: Delphinula scobina Brgn. Elenchus subcarinatus Lam. Trochus lucasianus Brgu. Ampullina angustata Grat. Ampullina crassatina Lam. Xenophora cumulans Brgn. Cerithium Ighinai Michti Meneguzzoi Fuchs >= Strombus radir Brgn. 5 auriculatus Grat. Spondylus cisalpinus Brgn. Venus Aglaurae Brgn. Per le affinità con altri bacini, noto che dei Molluschi di San- gonini una rilevante percentuale (circa 30 ®/,) sì trova nell’ Oligocene del bacino ligure -piemontese (giacimenti di Dego, Carcare, Sassello ecc.), col quale l’ orizzonte di Castelgomberto ha invece un numero di forme in comune alquanto minore, sebbene si tratti di specie molto caratteristiche, quali ad esempio: Trochus lucasianus Brgn. Strombus radir Brgn. Ampullina angustata Grat. 5 auriculatus Grat. Cerithiuni stroppus Brgn. Melongena pyruloides Grat. 3) trochleare Lam. Arca Sosteri Fab. Ighinai Michti Lithocardium carinatuim Bronn n Notevoli affinità presenta la fauna malacologica dell'orizzonte di Castelgomberto anche con quella dell’ Oligocene medio di Gaas, giacchè circa il 25 per cento delle specie sono in comune. Tali ad esempio: Delphinula scobina Brgn. Cerithivin calculosun Bast. Trochus lucasianus Brgn. Strombus auriculatus Grat. Calliostoma boscianum Brgn. Terebellum subconvolutum D'Orb. Diastoma Fuchsi Opp. n. mut. Uassis mamnullaris Grat. Ampullina gibberosa Grat. Cypraea splendens Grat. avriculata Grat. Conus Gratelowpi D'Orb. a angustata Grat. Cardium anomalum Math. Lithocardium carinatum Bronn e crassatina Lam. Cerithium trochleare Lam. le quali sono anche le specie più caratteristiche dell’ Oligocene medio. Dal confronto delle faune a Molluschi degli orizzonti di Sangonini e di Castelgomberto fra loro e con le faune degli altri bacini, risulta evidente come si tratti di due faune di età diversa, benchè molto vi- cina, cioè di faune che si sono succedute realmente l’una all’ altra, e non appartenenti a due orizzonti eguali e di facies diversa, come qualche autore aveva creduto altre volte. iui ‘die Quanto infine ai caratteri del gruppo di cui ci occupiamo in rap- porto alle faune malacologiche attuali, è superfluo rilevare, essendo già noto per i Molluschi paleogenici d'altri bacini europei, es. di quello di Parigi, che fra i generi rappresentati nei depositi marini la maggio- ranza è ora ridotta nei mari tropicali (Oceano Indiano, Antille). Tali sono, per esempio, i generi Xenophora, Rostellaria, Strombus, Pirula, Me- longena, Voluta, Typhis, Ancilla, Terebra, Perna, Crassatella, Corbis, Pho- ladomya, Nautilus. Interessanti, come s'è accennato, sono le affinità dei Molluschi continentali dell’ Auversiano superiore, messe in evidenza sopra tutto dall’OppexHEIM. I maggiori rapporti si riscontrano da un lato con le forme attualmente viventi nelle regioni dell'Oriente o del- l'Australia e dall’altro con quelle delle Indie occidentali. $. VII. — ARTROPODI i. CROSTACEI Le formazioni del Nummulitico veneto sono fra le più ricche di Crostacei, e in modo particolare quelle del territorio veronese-vicen- tino, i cui giacimenti più importanti sì trovano nei dintorni di Verona, a S. Giovanni Ilarione, a Priabona, nei Colli Berici e nel Marosticano (Chiavòn, Salcedo, Lavarda ecc.). La fauna carcinologica della regione ha fornito già da molti lustri argomento a numerosi lavori, fra i quali vanno ricordati quelli del Reuss, dell’ Epwarps, del BrrTtxER, del RistorI e dell’ ArracHi (*). (1) Reuss A. Zur Kenntniss fossiler Krabben. Denkschr. d. k. Ak. d. Wissensch. Bd. XVII. Wien. 1859. — Epwarps A. (Micxe) Histoire des Crustaces Podophthalmaires fossiles. Paris. 1961-65. — BirtxER A. Die Brachyuren des Vicentinischen Tertiîirgebirges. Denkschr. der Math.-Naturwiss. Cì. der k. Akad. der Wissensch.. 1805, XXXIV Bd.. pag. 63-106. — Neue Beitrige sur Kenntniss der Brachyuren-Fauna des Alltertiîirs con Vicenza und Verona. Ibid. 1893, XLVI Bd. pag. 299316. — Beitrige zur Kenntniss Tertitirer Brachyuren- Fauna. Ibid.. 1883. XLVIII Bd.. pag. 15-30. — Neue Brachyuren des Eocaens con Verona. Sitzb. der k. Akad. der Wissensch., 1896, XCIV Bd. pag. 44-55. — Decapoden des pannonischen Tertitirs. Ibid., 1893, CII Bd.. pag. 10-37. — Ueber sirei ungeningend bekannte Brachyure Crustaceens des Vicentinischen Eocaens. Ibid.. 1895. CIV BA. — 284 — Anch'io mi sono occupato in varie pubblicazioni (') di questo gruppo di fossili, con speciale riguardo a quelli del Vicentino. Dei Cro- stacei del Vicentino ho fatto anzi una revisione generale, estesa anche a buona parte delle specie trovate nel Veronese. Nel Veneto medio e nell’ orientale gli avanzi di Crostacei essendo rarissimi (4 specie nel Friuli), tale revisione ha quindi valore quasi generale per la Regione Veneta. Le specie finora note sono una sessantina e cronologicamente sì ripartiscono nel modo seguente: Spilecciano Ranina Ombonii Fabiani Harpactocarcinus punctulatus Desm. Ilia Valdellae Fabiani Palaega Catulloi Zigno Palacocarpilivs macrocheilus Desm. Luteziano Balanus ltintinnabuluin Lin. Hepatiscus pulchellus Bittn. Squilla antiqua Minst. Micromaya tuberculata Bittn. Dromiu Hilarionis Bitta. # margaritata Fab. hRanina notopoides Bittn. Pertacanthus hovridus Bittn. simplicissima Bittn. Lambrus nummuliticus Bittn. È marestiana Koenig si eocaenus Bittn. DI Reussi Woodw. Enoplonotus armatus Edw. Bittneri Loerenth. Palaeocarpilivs macrocheilus Desm. 5 laevifrons Bittn. 5 anodon Bittn. Notopus Beyrichi Bittn. Phlyctenodes Nicolisi Bittn. Ilia Valdellae Fab. Harpactocarcinus quadrilobatus Desm. Calappilia incisa Bittn. A punctulatus Desm. Hepatiscus Neumayri Bittn. È ovalis Edw. pag. 247. — RisrorI G. I Crostacei fossili di Chicvon. Processi verb. della Soc. Tosc. di Sc. Natu- rali. vol. VIII, 1892, pag. 160. — Arracni C. Brachiuri nuovi 0 poco noti del Terziario Veneto. Atti della Società Italiana di Sc. Naturali, vol. XLIV, pag. 202-209. Milano, 1905. (1) FaBIaNI R. Paleontologia dei Colli Berici 1. c., pag. 169-171. — Sulle specie di Ranina fi- nora note ed in particolare sulla Ranina Aldrovandii. Atti Ace. Ven.-Trent.-Istr. Padova, 1910. — I Crostacei Terziarii del Vicentino. IMustrazione di alcune specie e Catalogo generale delle forme finora segnalate nella Provincia. Boll. del Museo Civico di Vicenza. Vol. I. Vicenza, 1910. — Di una nuova specie di Phlyctenodes (Ph. Dalpiazi) dell’ Oligocene dei Berici. Ibid., fasce. 3. Vicenza. 1911. Harpactocarcinus valrovinensis De Gr. Panopaevs vicetinus Bittn. Titanocarcinus euglyphos Bittn. Ewmorphactaea scissifrons Bitta. Plagiolophus ellipticus Bittn. Palaeograpsus attenuatus Bittn. Auversiano Ranina marestiana Koenig Panopaeus vicetinus Bittn. Priaboniano Balanus stellaris Bronn Ha;pactocarcinus punctulatus Desm. Dromia veronensis Bittn. - quadrilobatus Desm. Ranina marestiana Koenig Xanthopsis kressenbergensis Meyer ì Reussi Woodw. Galenopsis crassifrons Edw. = Bittneri Loer. Coeloma vigil Edw. Micromaya priabonensis Oppenh. Palaeogrupsus inffatus Bittn. Palaeocarpilius macrocheilus Desm. Lattorfiano Ilia Valdellae Fab. Neptunus Suessiì Bittn. Calappilia vicetina Fab. Achelous obtusus Edw. Neptunus Larteti Fdw. Charybdis antiqua Edw. PA vicetinus Edw. Palaeocarpilius macrocheilus Desm. À arcuatus Edw. Phlyctenodes Dalpiazi Fab. - incertus Edw. Coeloma vigil Edw. Rupeliano Balanus concarus Bronn Phlyctenodes depressus Edw. Ranina bovilleana Edw. Harpactocarcimus quadrilobatus Desm. Palaeocarpilius macrocheilus Desm. Galenopsis similis Bitto. a platycheilus Reuss Coeloma vigil Edw. Cattiano Galathea sp. OSSERVAZIONI Da questi elenchi si vede che la fauna carcinologica tocca il suo massimo sviluppo nell’ Focene medio, va poi decrescendo rapidamente e scompare nell’ Oligocene più alto; infatti nello Spilecciano furono trovate 5 specie, nel Luteziano 32, nell’ Auversiano 2, nel Priabo- — 286 — niano 13, nel Lattorfiano una dozzina, nel Rupeliano 8 e nel Cattiano una sola forma indeterminata del genere Galathea (!). Esaminando sistematicamente questa fauna, rileviamo che i Cirri- pedi costituiscono una rarità, essendo rappresentati appena da tre specie, e gli Stomatopodi sono più rari ancora (una sola specie di Squilla). Hanno invece la prevalenza i Toracostrachi e fra questi predominano quasi esclusivamente i Brachiuri. Dei Macruri infatti abbiamo scarsi avanzi e anche questi di so- lito determinabili poco più che genericamente (due specie indetermi- nate di Palaemon sono citate dal Risrori nel Rupeliano di Chiavòn). Soltanto a Bolca, a giudicare dagli esemplari conservati nelle vecchie collezioni (es. nel Museo dell’ Istituto Geologico dell’ Università di Pa- dova e nel Museo di Verona), erano discretamente rappresentati anche i Macruri, sopra tutto da una grossa forma che il DE Zicxo aveva chia- mata Palinurus Desmaresti. Gli Anomuri sono ancor più rari, poichè l’unico avanzo è rappresentato dalla già citata forma di Galathea. Tra i Brachiuri il gruppo dei Notopodi è presente con la sola specie luteziana Dromia Hilarionis Bittn. Molta importanza ha in- vece la famiglia dei Raninidi con alcune specie della sezione Lopho- ranina (Fabiani, I Crostacei del Vicentino \. c. pag. 2) fra le quali più diffusa la £. marestiana, e altre del gruppo Eteroranina (FABIANI l. c.) quali la £. laevifrons e la R. Ombonii, che hanno molta affinità con alcune forme cretacee del genere Motopus, il quale nel nostro Terziario è rappresentato dal N. Beyrichi dei tufi di S. Giovanni Ilarione. I Ra- ninidi raggiungono il loro apogeo nel Luteziano superiore, Dei Leucosiadi sì ha un solo rappresentante nell’ Jlia Va/dellae Fabiani, che compare nello Spilecciano e si trova ancora nel Lattor- fiano; è una delle forme più antiche del genere //a, il quale allo stato fossile è estremamente raro. I Calappidi contano in tutto quattro specie dei generi estinti Calappilia ed Hepatiscus. Gli Hepatiscus hanno notevoli affinità cogli esotici Mepatus (Sud-America). (1) FABIANI R. I Crostacei terziari del Vicentino, pag. 19. n) Te teggiao. Nella tribù degli OxyrrAyncha degne di nota alcune forme piccole del genere estinto Micromaja, le quali sono da considerarsi come tipi primitivi delle grosse specie viventi di Maya. I Ciclometopi comprendono da soli oltre un terzo della fauna : la famiglia dei Portunidi è rappresentata quasi esclusivamente dal genere Neptunus, che fiorì con molte specie nell’ Oligocene medio del Marosticano. Assai ricca invece la famiglia dei Cancridi rappresen- tata dai generi Palaeocarpilius, Phlyctenodes, Harpactocarcinus, CUyamo- carcinus, XAanthopsis, Titanocarcinus, Plagiolophus, Panopaeus ed Eumor- phactaea. I due generi Palaeocarpilius ed Harpactocarcinus sono i più diffusi, sopra tutto nel Luteziano, mentre gli altri sono sempre rari. Venendo infine ai Catometopi, questi sono rappresentati dai Galenidi, di cui notevole il Coeloma vigil, comune nell’ Oligocene ma- rosticano, e dai Grapsidi con due specie del genere estinto Palaeo- grapsus. L'ordine degli Artrostachi conta un'unica forma di Isopodo della famiglia dei Cirolanidi, la Pa/aega Catulloi Zigno dell’ Eocene in- feriore delle colline di Albettone (fra i Berici e gli Euganei). È una specie molto importante anche per le sue grandi dimensioni e perchè presenta notevole somiglianza non solo nella taglia, ma anche nella forma generale e nella struttura di alcune parti (es. il margine del telson dentato) col BatMynomus gigantevs M. Edw. ed Bouv., interes- sante forma abissale pescata nel 1879 da AressanpRo AGaAssIiz presso le isole Tortugas (golfo del Messico) alla profondità di 1740 metri. Com'ebbi già a rilevare nel lavoro sui Crostacei terziari del Vicen- tino, la fauna carcinologica di cui ci occupiamo, per ricchezza e va- rietà è paragonabile a quella del Paleogene ungherese, illustrata per la massima parte dal LoerextHEY ('). Con tale fauna ja nostra pre- senta pure le maggiori affinità: infatti in Ungheria sì trovano, e in depositi contemporanei, molte specie già segnalate nel Veneto, quali : (1) LoerenTHEY E. Beitrig sur FD OIORORI des Ungarischen Tertiîîrs. Termesz. Fiùz., XXI Koòtet. Pag. 1-133. Budapest. 19898. -—— Newere Beitrige sur Tertitiren Decapodenfauna Ungorns. Math.-Naturw. Ber. aus. Ungarn. XVIII Bd. 1903. Pag. 98-120. — 288 — franina Revssi, R. Bittneri, Palaecorpilius macrochetlus, Harpactocarcinus punctulatus, H. quadrilobatus, e forme assai affini a quelle venete dei generi: Dromia, Xanthopsis, Neptunus, Achelous, Palaeograpsus. Nel Terziario ungherese notiamo però un fatto molto importante e cioè che, ad es., nell’ Eocene superiore vivevano ancora delle specie dei generi Notopus, Periacanthus, Cyamocarcinus, Titanocarcinus, assai vicine o identiche a quelle dell’ Eocene medio del Veneto, mentre nel- l' Eocene superiore di questa regione tali generi erano già scomparsi. Prendendo in considerazione altre località, osserviamo che alcuni generi e specie dell’ Eocene inferiore inglese passano nell’ Eocene medio della Baviera (es. Xanthopsis Leachi Desm., X. nodosa M° Coy, X. hispi- diformis Edw.) ed altri nell’ Eocene medio e anche superiore del Ve- neto (Dromia, Plagiolophus ecc.). Questi fatti, messi tra loro in correlazione, conteriscono molta pro- babilità all'ipotesi che nei vari periodi del Paleogene europeo gli ele- menti più caratteristici della fauna carcinologica siano andati spostan- dosi via via da nord-ovest a sud-est, evolvendosi e propagandosi suc- cessivamente dai bacini settentrionali ai meridionali. Tale fenomeno, con tutta verisimiglianza, continuò anche dopo il Paleogene, in guisa che, col favore delle condizioni paleogeografiche, le quali offrivano comuni- cazioni marine che ora più non esistono, alcuni generi propri del no- stro Terziario poterono passare e sopravvivere nei mari asiatici orien- tali e sud-orientali, com’ è indicato dalla presenza dei generi MNotopus e fanina e di altri vicinissimi ai Palaeocarpilius ed ai Galenopsis nelle faune attuali dell’ Oceano indiano, dell’ Arcipelago della Sonda e del mare del Giappone (!). Da ciò consegue che lo sviluppo biologico della fauna a Crostacei nei vari piani del Paleogene veneto — fauna scarsa nell’ Eocene infe- riore, ricchissima nel Luteziano e poi sempre in decrescenza fino alla sua scomparsa nel più alto Oligocene — non risponde a condizioni batimetriche, poichè se è vero che nel Luteziano prevalgono i sedimenti (1) De Haas in SiepoLp. Fauna Japonica — Crustacea. Leida, 1833. — 289 — della zona superficiale della regione neritica, dove prosperano i Crostacei, tali sedimenti sì riscontrano però anche nell’ Oligocene medio e supe- riore. dove invece i Crostacei sono rari o del tutto scomparsi. Lo svi- luppo biologico della fauna deve dunque esser legato a un fenomeno più generale, che io ritengo dovuto essenzialmente a variazione delle condizioni climatiche (diminuzione di temperatura), che determinò il graduale spostamento della fauna medesima verso mari più caldi. E ciò trova riscontro anche nei caratteri della tauna ittiologica del Nummulitico veneto (sopra tutto di Bolca), la quale, come ve- dremo, offre le maggiori affinità con quella ora vivente nei mari asiatici. 2. — ARACNIDI I rappresentanti di questa classe sono estremamente rari nel Ter- ziario veneto, l’ unica forma sicura essendo l’ Argyroneta De Stefani, specie oltremodo interessante che il FraxcescHI illustrò e descrisse in una recente Nota ('). Codesto araneide venne scoperto dal FRAxCESCHI stesso nel celebre giacimento a Piante, Crostacei e Pesci di Chiavòn e per età appartiene quindi all’ Oligocene medio. L'autore riferisce la nuova forma, per quanto con riserva, al ge- nere acquatico Argynoreta, rilevando com’essa presenti dei rapporti di somiglianza con l'A. anfigua Heyden delle ligniti oligoceniche di Kott. 3. — INSETTI Degli Insetti scrissero il MaLrartI (*) e l' OmBpovi (*). E una classe scarsamente rappresentata nel nostro Terziario e solo in quei pochi depositi che per loro natura si prestarono alla conservazione degli avanzi di tali organismi. A questo riguardo va citato in primo luogo (') Franceschi D. Un ragno fossile del Terziario Veneto. Riv. Ital. di Paleont. Anno XIX, pag. 3. Parma, 1913. (*) MaLrartI G. Insetti fossili delle marne a filliti di Chiavòn, Salcedo ece. Atti Soc. It. di Sc. N. Vol. XXIV. Milano, 1885. (3) Omponi G. Di alcuni insetti fossili del Veneto. Atti R. Ist. Veneto. Tomo IV. Venezia, 1886. — 290 — il giacimento fillitico di Chiavòn, dove non sono rare le impronte di Insetti. Parecchie forme vennero citate dal MassaLoxGo (v. OmBONI l. c.) come provenienti dal M. Bolca, ma della massima parte di esse è troppo dubbia la provenienza indicata; alcune vengono invece, con tutta probabilità, da Solenhofen. Qualche resto fu trovato anche a Novale. Ecco il piccolo elenco delle specie, escluse quelle troppo dubbie: Carabus? novalensis Omboni — Luteziano di Novale. Bibio Sereri Mass. — Luteziano di Bolca. Dytiscus hydrophilus Omboni — Auversiano di Bolca (ligniti). Dipterites Angelinit — ? di Bolca? Tipula Zignoi Omboni — Rupeliano di Chiavòn. Dipterites Catulloi Omboni — Rupeliano di Chiavòn. Troppo scarsi avanzi dunque per poterne fare delle considerazioni dal lato paleontologico, e meno ancora da quello stratigrafico. $ VII. — VERTEBRATI Esamineremo in un unico paragrafo le varie classi dei Vertebrati, di cui sì sono trovati gli avanzi nel Paleogene del Veneto. Per i Pescì i giacimenti più ricchi sono quello di Bolca, ch'è forse il più celebre di quanti vennero finora scoperti, e quello di Chiavòn. Piccole ittiofaune furono trovate anche a Novale, al Gazzo di Zoven- cedo, a Monteviale ecc. e resti sparsi, specialmente di Elasmobranchi, vennero raccolti qua e là pressochè in tutti gli orizzonti. Anche per i Pesci, come per le Piante, contribuirono quasi esclusivamente le for- mazioni del Veneto occidentale. Gli avanzi di Anfibi sono estremamente rari, conoscendosene solo un paio di forme determinabili, che provengono dall’ Oligocene medio di Ponte nella valle del Lavarda. Pei Rettili tre sono i depositi più importanti: quello di M. Zuello (presso Roncà) che appartiene all’Auversiano ed ha fornito avanzi di Ofidi, di Trionici e di Coccodrilli; quello di Bolca (orizzonte lignitifero — 291 — della Purga = Auversiano), contenente resti di Coccodrilli, di Emidi e di Trionici, e finalmente quello oligocenico di Monteviale, in cui, oltre a Coccodrilli ed Emidi, furono scoperti numerosi e ben conservati esemplari di varie forme di Trionici. Scarsissimi sono i resti di Uccelli: alcune tracce vennero tro- vate a Bolca e pochi avanzi nel M. Zuello. In quest’ultima località furono rinvenuti anche resti di Mammiferi (Halitherivm); questo gruppo però ha lasciato più frequenti reliquie nei depositi lignitici oligocenici, al Gazzo di Zovencedo e in particolar modo a Monteviale. E qui torna a proposito l’avvertire che il Museo dell’ Istituto Geo- logico dell’ Università di Padova oltre a ricche collezioni di Echinidi, Molluschi, Crostacei ed altri Invertebrati, possiede senza dubbio la più vistosa raccolta di Vertebrati del Terziario interiore della regione, co- sicchè mi è possibile intrattenermi di questo gruppo avendo presente la massima parte delle specie (e spesso i tipi originali) trovate nel Nummalitico veneto. Infatti, oltre ad una ricca collezione di Pesci di Bolca, messa as- sieme in gran parte dai primi direttori del Museo ed aumentata dal prof. OxBONI, esistono i pezzi migliori (ad. es. gli originali del Crocodi!us Ardwini e dell’Halitherivim veronense) tra quelli scoperti al M. Zuello, che facevano parte delle raccolte del bar. De ZIexo. In questi ultimi anni poi, mercè le attive e fortunate ricerche promosse dal prot. Dar Praz, il Museo da lui diretto è venuto arricchendosi di numerosi e interessanti esemplari, alcuni di specie nuove ('), di. Trionici, di Emidi, di Cocco- drilli e di Mammiferi sopra tutto delle ligniti di Monteviale, esemplari che unitamente a quelli prima esistenti nel Museo costituiscono un gruppo assai cospicuo per varietà di specie, per numero di individui e per la meravigliosa conservazione di alcuni di essi. (') Com’ ebbi ad avvertire in altra occasione, il prof. DaL Praz ho voluto atfidarmi lo studio dei Rettili delle ligniti e ciò mi permette, in attesa di pubblicarne l’illustrazione, di dare fin d'ora qualche notizia anche sulle forme nuove esistenti nella raccolta. ago e DISTRIBUZIONE STRATIGRAFICA Spilecciano NB. — Contrassegno con un asterisco le specie citate per gli strati di Spi- lecco, ma delle quali non ho potuto accertare l’indubbia provenienza dall’ Eocene inferiore. Odontaspis elegans Ag. x contortidens Ag. * s dubia Ag. * n Hopei Ag. 3 cuspidata Ag. * Oryrhina Desori Ag. * Oryrhina hastalis Ag. * 5 Mantelliù Ag. * Carcharodon auriculatus BI. * Galeocerdo minor Ag. * Myliobatis ef. acutus Ag. Luteziano Luteziano inferiore di Bolca Lamna Vincenti Winckl. Odontaspis Hopei Ag. Carcharodon auriculatus Ag. Pseudogaleus Voltai Jaek. Alopiopsis plejodon Lioy Carcharias Cuvieri Ag. Mesiteia Emiliae Kramberger Rhinobatus Zignoi Heck. si primaevus Zigno Platyrhina bolcensis Heck. 5 Eygertoni Zigno a gigantea BL. Narcine Molini Jaek. Pesci (') Trygon muricatus Volta - Zignoi Molin Urolophus crassicaudatus BI. Promyliobatis Gazolae Zigno Palaecobalistum orbiculatum BI. Pycnodus platessus BI. A gibbus Ag. Chanoides macropoma Ag. di leptostea East. Chanos forcipatus Heck. Platino elongatus Ag. 5 Catulloi Heck. 5 intermedius East. (1) L'elenco dei Pesci di Bolca è redatto quasi totalmente in base alla revisione del LERICHE (Contribution è l étude des Poissons fossiles du Nord de la France et des régions voisines. Mém. Soc. Géol. du Nord. V. Lille, 1906), tenuto conto naturalmente delle modificazioni ed aggiunte suggerite dalle pubblicazioni posteriori. — 293 — Coelogaster analis East. Monopteros gigas Volta Engraulis evolans Ag. Clupea catopygoptera Ag. 5 denticifornris (Lioy) Bass. PI engrauliformis (Lioy) Bass. Holosteus esocinus Ag. Eomyrus latispinus Ag. s ventralis Ag. = inferspinalis Ag. : formosissimus East. Paranguilla tigrina Ag. Anguilla leptoptera Ag. 5, brevicula Ag. si branchiostegalis (Ag.) East. Nettastoma bolcense Bass. Ophichthys acuticavdatus Ag. Hemiramphus EMvardsi Bass. Atherina macrocephala Ag. Rhamphognatus paralepoides Ag. 5 sphyraenoides Ag. Sphyraena bolcensis Ag. Protaulopsis bolcensis Woodw. Fistularia longirostris BI. Aulostoma bolcense BI. Urosphen dubia BI. Rhamphosus rastrum Volta - biserratus Bass. Amphisile longirostris BI. Solenorhynchus elegans Heck. Pseudosyngnathus opisthopterus Ag. Syngnathus bolcensis Zigno ” Heckeli Zigno Calamostoma breviculwim BI. Myripristis leptacantha Ag. - homopterygia Ag. 2 lanceolata Bass. Holocentrum macrocephalum BI. — pygmnaeum Ag. Pristigenys substriatus BI. Semiophorus velifer Volta 5. velicans BI. - parvulus Szajn. Platax papilio Volta 5 pinnatiforniis BI. - plinianus Mass. LI subvespertilio BI. =; longipennis Zigno Vomeropsis longispinus Ag. 7 elongatus (Heck.) Kn. et St. A Valenciennesi Bass, Mene rhombea Volta s oblonga Ag. Seriola prisca Ag. = analis Ag. lata Heck. Carangopsis marimus Ag. x brevis BI. ; dorsalis Ag. Ductor leptosomus Ag. Acanthonemus subavreus BI. Trachynotus tenuwiceps Ag. Zanclus brevirostris Ag. Aniphistium paradorum Ag. Dì bozzianuin Mass. Thynnus lanceolatus Ag. 5 latior Ag. 5 bolcensis Ag. Auris ? propterygia Ag. Cybium speciosum Ag. Xiphopterus falcatus Volta Torotes antiquus Ag. Lates gracilis Ag. Cyclopoma gigas Ag. Cyclopoma spinosum Ag. ? micracanthum Ag. Labrax schizurus Ag. lepidotus Ag. Serranus vugosus Heck. Apogon, spinosus Ag. Dules temnopterus Àg. Enoplosus pygopterus Ag. Pelates quindecimalis Ag. Pristipoma furcatun Lin. Denteo leptacanthus Ag. microdon Ag. Sparnodus vulgaris BI. co microstomus Ag. i elongatus Ag. Pagellus ? nuicrodon Ag. Labrus Valenciennesi Ag. — 294 Ephippus asper Volta 5 rhombus BI. Pomacanthus subarcuatus BI. Scatophagus frontalis Ag. Aulorhamphus Canossae Heck. a) bolcensis Steind. Capellinii Zigno Acanthurus tenuis Ag. ovalis Ag. Naseus nuchalis Ag. 2, rectifrons Ag. Rhombus minimus Ag. Eocottus veronensis Volta Gobius microcephalus Ag. Callipteryr speciosus Ag. n reclicaudatus Ag. Blochius longirostris Volta Crenilabrus ? Szajnochae Zigno 5 Moorheadi East. Odonteus sparoides Ag. Pterygocephalus paradorus Ag. A pygmacus Zigno Lophius brachysomus Ag. Pygaeus bolcanus Volta Histionotophorus Bassanti Zigno n nuchalis Ag. Spinacanthus cuneiformis BI. ; nobilis Ag. È imperialis (Mass.) Zigno Al dorsalis Ag. Acanthopleurus Ombonii Zigno s concinnnus Leriche Ostracion dubius BI. 5: oblongus Ag. Tetraodon pygmaeus Zigno S coleanus Ag. Diodon tenvispinus Ag. | Agassizi East. x erinaceus Ag. Rettili Archaeophis proavus Mass. Archaeophis bolcensis Mass. Uccelli Impronte riferite a penne: Ornitholithes Favjasi Zigno Ornitholithes tenwipennis Zigno STI Luteziano di località diverse Odontaspis elengas Ag. ci dubia Ag. 3 Hopei Ag. Oxyrhina Desori Ag. È Zignoi Bass. Carcharodon auriculatus BI. Myliobatis elegans Bass. 5 Ombonii Bass. Pristis Bassanii Zigno Coelorhinchus rectus Ag. Coluber Ombonii Zigno Emys Capellini Zigno Trionyr Gemmellaroi Negri n Capellinii Negri Otodus lanceolatus Ag. nà Lavley Bass. Odontaspis elegans Ag. Oryrhina Desori Ag. Odontaspis contortidens Ag. È cuspidata Ag. Oryrhina Desori Ag. n hastalis Ag. Carcharodon angustidens Ag. megalodon Ag. subserratus Ag. Pycnodus toliapicus Ag. Omiodon Cabassi Bass. Emys Nicolisi Zigno Auversiano M. Zuello Palaeophis Oweni Zigno Trionyr cf. marginatus Ow. Crocodilus Arduini Zigno Halitherivm veronense Zigno Purga di Bolca Trionyx affinis Negri Crocodilus vicetinus Lioy to bolcensis Sacco Priaboniano Carcharodon leptodon Ag. Ephippus Nicolisi Bass. Ancistrodon vicetinus Dames Myliobatis micropleurus Ag. Lattorfiano Carcharodon leptodon Ag. Hemipristis serra Ag. Galeocerdo aduncus Ag. — 996,/= Rupeliano Orizzonte di Chiavòn N.B. — Questo elenco è redatto in base alle pubblicazioni del prof. Bas- SANI (1). Ho segnato con un asterisco le specie che si trovano anche a Salcedo. Galeocerdo priscus (Heck.) Zigno Myliobatis Clavonis Zigno S leptacanthus Zigno Chanos Zignoi Kn. et St. Pe brevis Kn. et St. Engraulis longipinnis Heck. È brevipinnis Heck. Clupea breviceps Heck. * latissima Heck. n 5 gracillima Heck. * 5 sagorensis Steind. e var. arcuata Kn. 2a aff. lanceolata Meyer à inflata Vukot. ” Ombonmii Bass. © D Grandonii Bass. Scopeloides Nicolisi Bass. Sphyraena aff. bolcensis Ag. È intermedia Bass. Mene oblonga Ag. var. pusilla Bass. Carano ovalis Heck. O rigidicaudus Heck. Lichia Stoppani Bass. n» © lata Bass. Amphistiun dubium Bass. Orcynus medius Bass. Scomber cfr. antiquus Heck. * Palaeorhynchus aff. glaronensis BI. Lates macropterus Bass. Labrax aff. Newmayri Kramb. Serranus vudis Bass. Anthias Bassanii Kramb. Apogon Krambergeri Bass. Gerres Massalongoi (Heck.) Bass. Smerdis analis Heck. 3, aduncus Heck. È minutus Ag. * ” Taramellit Bass. Sparnodus Moloni Bass. i intermedius Bass. Pagrus Meneghini Bass. Chrysophrys Zignoi Bass. * - Scacchii Bass. Labrus Agassizi Heck. Odonteus aff. spavoides Ag. Pygaeus aft. coleanus Ag. A aff. oblongus Ag. S Zignoi Bass. Scatophagus Cupellinii Bass. > affinis Bass. # Holacanthus Pluveniorum Bass. Lepidocottus aries Sauvg. 5 elongatus Bass. (1) Bassani F. Ricerche sui Pesci fossili di Chiavòn (Strati di Sotzka. Miocene inferiore) 1. e. — Gl Ittioliti dell: marne di Salcedo e di Novale nel Vicentino. Atti R. Ist. Veneto. Tomo III, pag. 1031-1045. Venezia, 1892. = ge Nel giacimento di Chiavòn vennero scoperti anche dei resti di un Tragulide, di cui diremo più avanti. Zovencedo Antrhacotherivim monsrialense Zigno ? Monteviale Lepidocottus papyraceus Ag. Crocodilus monsvialensis n. sp. Palaeobatrachus vicetinus Pet. - Dalpiazi n. sp. Emys Vallisnierii n. sp. Anthracotherium monsvialense Zigno Trionyre Capellini var. mons- > (Microbunodon) minus Cuv. vialensis Negri Hyracodon Ombonii Stehlin in litt. - schaurothianus (Zigno) Negri Archaeopterepus transiens Meschinelli Località varie Odontaspis elegans Ag. Diodon platyodus Portis Carcharodon auriculatus BI. Palaeobatrachus vicetinus Peters n megalodon Ag. Hemitrichas schisticola Peters Oligocene del Bellunese Carcharodon megalodon Ag. Halitherium bellunense Zigno Hemipristis serra Ag. OSSERVAZIONI Dagli elenchi che precedono risulta che le faune dei Vertebrati del Paleogene veneto constano essenzialmente di Pesci, dei quali si con- tano circa una decina di specie nell’ Eocene inferiore, 165 nel Lute- ziano, 4 nell’Auversiano, 8 nel Priaboniano, 7 nel Lattorfiano, e poco meno di 60 nel Rupeliano. Di Anfibi solo un paio di specie furono trovate nell’ Oligocene medio. I Rettili sono rappresentati da 13 forme nell’ Eocene medio e da 5 nell’ Oligocene medio. Di Uccelli soltanto nell’Eocene medio ab- biamo poche tracce. I Mammiferi infine figurano con 1 specie nel- l’Eocene medio e con mezza dozzina nell’ Oligocene medio. Dog Salvo per i Pesci, il materiale, finora scoperto è dunque numerica» mente scarso; per contro è però assai interessante, sia nel riguardo puramente paleontologico, sia in quanto ci fornisce preziosi indizi sulle condizioni ambienti di alcune parti della regione Veneta durante il Ter- ziario inferiore. E dell'importanza dei Vertebrati del nostro Paleogene è prova la ricca bibliografia che esiste in proposito, bibliografia che conta i nomi di chiarissimi paleontologi. Per i Pesci contribuirono maggiormente VOLTA, Agassiz, HeckeL, MassaLoxco, Liov, DE Zicvo, Bassani, JAEKEL, WoopwARD, EASTMAN, LerIicHE; per gli Anfibi il Pe- tERS; per i Rettili, Uccelli e Mammiferi, Lioy, De Ziexo, OmBONI, Necri, Sacco, MescHInELLI e qualche altro. Pesci Esamineremo anzitutto partitamente i caratteri delle due ittio- faune di Bolca e di Chiavòn, senza occuparci delle forme di Pesci del- l’ Eocene inferiore, del superiore e dell’ Oligocene inferiore, rappresentati di solito da odontoliti appartenenti a specie di larga diffusione verti- cale, poco utili quindi per considerazioni paleontologiche e stratigrafiche. Ittiofauna di Bolca Secondo il nostro prospetto, desunto dai lavori del DE Zicno (), del Bassani (è), dell’ Easrwan (9) e in particolar modo dalla revisione del LerIcHe (1. c.), la fauna consta di 156 specie ben definite, delle quali un gran numero speciali alla località. (1) De Zieno. Catalogo ragionato dei Pesci fossili del calcare eoceno di M. Bolca e M. Postale. Venezia. 1874. — Annot. paleont. — Aggiunte all’ Ittiolog. dell’ Epoca eocena. Mem. Istut. Veneto. 1878. — Nuove aggiunte. Ibid. 1888. ?) Bassani F. Annotazioni sui Pesci fossili del calcare eocene di M. Bolca. Atti Soc. Veneto- Trent. vol. III, fasc. II. Padova, 1876. — Pesci fossili nuovi del calcare eoceno di Monte Bolca. Ibid. vol. V, 1976. —- Aggiunte alla ittiofuuna eocenica dei monti Bolca e Postale. Palaeontogr. ital. III. Pisa, 1897. (3) Eastman CH. R. Les types des Poissons fossiles de Monte Bolca au Museum d’' hist. not. de Paris. Mem. Soc. Géol. de France. Paléont. XIII. Paris, 1905. — Catalog of fossil Fisches in the Carnegie Museum. P. I. Fishes from the upper Eocene of Monte Bolca. Mem. of the Carnegie Mus. INVE n 910 Per le altre pubblicazioni sul M. Bolca si veda la Bibliografia alla fine di questa Memoria. è dg Gli Elasmobranchi contano 17 specie ripartite tra varie fami- glie degli Squaloidi e dei Batoidi. Dei primi sono notevoli l’ A/opiopsis plejodon Lioy e il Carcharias (Scoliodon) Cuvieri Ag., tra i secondi sono più frequenti le Platyrhina, i Trygon ed i Rhinobatus. I Teleostomi sono rappresentati da ben 38 famiglie, con una grande varietà di generi (83). Il gruppo dei Ganoidi figura soltanto con un paio di specie di Pycnodus e con un Palaeobalistum, il resto consta di Teleostei. Di questi, seguendo l’ordine sistematico dell’ e- lenco, sono anzitutto meglio rappresentati i Chirocentridi coi ge- neri Platine, Coelogaster, Monopteros, i Clupeidi, che si svolgono in varie specie di C/upea e di Engraulis, ed i Murenidi con parecchie forme di Anguilla e di Eomyrus, genere prossimo ai Myrus delle Indie occidentali. Il sottordine degli Emibranchi, non molto ricco di specie, offre però molti generi, fra i quali figurano i più antichi rappresentanti dei Singnatidi (Pseudosyngnathus., Syngnathus e Calamostoma b): Passando agli Acantotterigi, questi tengono il primato per varietà e numero di forme, particolarmente delle famiglie dei Caran- gidi (Semiophorus, Platax, Vomeropsis, Seriola ecc.), degli Scombridi (Thynnus, Cybium), dei Serranidi (Lates, Cyclopoma, Labrax, Serranus, Dwules, Pelates), dei Chetodontidi, ricchi soprattutto di specie del ge- nere Pygaevs, e degli Acanturidi (Aw/orhamphus, Acanthurus, Naseus). Tra le altre famiglie sono caratteristici i Blochidi col gen. Blochius e con un paio di specie (£. /ongirostris, B. Moorheadi). Infine i Plettognati sono presenti con qualche specie dei generi Spinacanthus, Acanthopleurus, Diodon, Tetraodon, Ostracion. Da questo rapido sguardo apparisce che la ittiofauna bolcense ha una grande varietà di famiglie e di generi (96). Fra questi, 35 sono estinti e gli altri 61 sono rappresentati nei mari attuali. Dei generi estinti i più importanti, e per gran parte speciali al giacimento di Bolca, sono: Alopiopsis, Pseudogalevus, Promyliobatis, Mesiteia, Palaeobali- stum, Eomyrus, Paranguilla, Cyclopoma, Pygaeus, Callipterir, Semiophorus, Urosphen, Pseudosyngnathus, Calamostoma, Solenorhynchus, Blochius. — 800 — Alcuni di questi generi sono vicini a generi attualmente più dif- fusi nelle regioni tropicali, in particolare nei mari indo-pacifici (ad es., i generi Pseudogaleus, Odonteus, Solenorhynchus hanno strette affinità rispettivamente cogli attuali Galeus, Heliastes, Solenostoma). Se poi consideriamo i generi che si sono propagati fino ad ora, vediamo che un numero notevole di essi si riscontra nell’ Oceano In- diano e nel Pacifico tropicale. Tali sono ad es.: Amp/usile, Platax, Dules, Scatophagus, Toxotes, Naseus, Acanthurus. Altri si trovano tanto nell'oceano Atlantico, quanto nei mari indo-pacifici (o nelle acque dolci ad essi tributarie): Pelates, Ephippus, Cybium, Toxotes, Fistularia, Au- lostoma, Diodon, Tetraodon. Un piccolo numero ha distribuzione varia con preferenza di mari temperati (Europa, America sett., Giappone, Australia, Capo di Buona Speranza): Labrax, Serranus, Pagellus, Thynnus, Seriola. In complesso prevalgono i tipi di regioni tropicali e soprattutto delle regioni indo- pacifiche. Questo carattere indo-pacifico della ittiofauna di Bolca, che era stato notato da molto tempo ('), corrisponde dunque a quanto s’ è visto per gran parte della flora di Bolca, pei Crostacei dell’ Eocene medio e per altri gruppi. Riguardo poi ai caratteri etologici della ittiofauna bolcense, il Le- RICHE rileva che il primo posto numericamente è tenuto dalle forme adatte alla vita planctonica, e che fra queste e le rimanenti preval- gono quelle proprie della zona litorale o costiera ((t/unobatus, Platy- rhina, Trygon, Clupea, Aulostoma, Syngnathus, Serranus, Dentex, Lo- phius, Rhombus, Diodon ecc.). E sono pure abbastanza frequenti i ge- neri, i cui rappresentanti attuali risalgono i fiumi (Narcine, Anguilla, Labrax, Dules, Pelates) e spesso vi abitano stabilmente (Z'oxotes, Lates, Tetraodon). Dall’abbondanza degli elementi conformati per la vita planctonica, sì deduce che le acque popolate dai Pesci di Bolca dovevano essere (1) Sauvage H. E. Memoire sur la faune ichthyologique de la periode tertiaire et plus specia- lement sur les poissons fossiles d’ Oran (Algérie) et sur ceux decouverts par M, Alby à Licata en Si- cile. Bibl. Ecol. d. H. Et. Paris, 1873. — 301 — tranquille, ciò che è confermato dalla natura della roccia calcareo marnosa a grana fina. La ricchezza poi di avanzi vegetali terrestri e d'acqua dolce negli strati ittiolitici, unita ai caratteri di habitat testè indicati, mostra che l’area dove si accumularono le spoglie innume- revoli dei Pesci di Bolca doveva corrispondere o allo sbocco di un fiume o doveva esservi molto vicina. quindi anche riguardo al nutri- mento l’ambiente era favorevolissimo per lo sviluppo di una ricca it- tiofauna. Ittiofauna dell'orizzonte di Chiavòn Secondo i risultati degli studi del prof. Bassaxi (l. c.) la fauna ittiologica di Chiavòn comprende 53 forme, riferibili per la massima parte ai Teleostei, giacchè i Selaci sono appena rappresentati da un Galeocerdo e da due specie di Myliobatis. Dei Teleostei offre anzitutto larga rappresentanza di forme la famiglia dei Clupeidi: molte specie di C/upea, un paio di Engraulis e altrettanti Chanos. Degli altri gruppi hanno maggiore importanza i Carangidi coi generi Mene, Carano, Lichia e più ancora i Percidi con 7 generi, fra i quali il gen. Smerdis rappresentato da quattro specie. Anche gli Sparidi ed i Chetodontidi contano due o tre generi per ogni famiglia e due o tre forme ciascuno. Si ha dunque una discreta varietà di generi e di famiglie, varietà che non può tuttavia stare alla pari di quella della ittiofauna di Bolca. Dei 32 generi che compongono la fauna, 8 sono estinti. Confrontando la fauna di Chiavòn con quella di Bolca, si nota che non hanno alcuna specie in comune, fatto che appare strano quando sì confronta coi risultati dello studio della flora, dai quali sì vede che alcune specie dell’ Eocene di Bolca si sono propagate fino all’ Oligocene di Chiavòn. Nei Pesci se non sì trovano specie identiche se ne riscon- trano però alcune di affini, come osserva il Bassaxi (Pygaeus aff. coleanus, P. aff. oblongus, Odonteus aff. sparoides, Sphyraena aîî. bolcensis, Mene oblonga var. pusilla). Come frequenza di forme di alcuni generi, sì ha corrispondenza — 302 — particolarmente nel genere Clupea, il quale offre numerose specie in am- bedue i giacimenti. Per contro a Chiavòn sono rari gli Elasmobranchi, mancano i Murenidi, gli Aulostomidi, i Lofobranchi e i Plettognati. Notevole la presenza a Chiavòn dei Lepidocottus (che si trovano anche in altri giacimenti del nostro Oligocene: Monteviale, val di Ponte, Chiuppano) e la frequenza degli Smerdis. Anche a Chiavòn, come a Bolca, si ha un forte numero di specie locali (poco meno di una metà) e quanto alle altre, il prof. Bassani ha dimostrato che i rapporti maggiori esistono con la fauna ittiologica di Wurzenegg, cioè coll’orizzonte inferiore degli strati di Sotzka (Oligo- cene medio = Rupeliano). Come tipo di fauna si nota in complesso. una “ fisionomia vaga ed incerta di molte tra le forme che la compongono, le quali mancano di caratteri salienti atti a definirle con precisione e a distinguerle net- tamente dalle altre dei sedimenti eocenici, oligocenici e miocenici ,, (Bassani, l. c. p. 18). È cioè una fauna di transizione. Riguardo ai ca- ratteri di habitat il tipo è tropicale marino. Pesci di località e livelli diversi Come s’ è detto, non è il caso di parlare delle forme a larga di- stribuzione, rappresentate per la massima parte da denti, piastre den- tarie o duroliti di Squaloidi e di Batoidi. Tra le specie rimanenti me- ritano invece d’essere ricordate l’Omiodon Cabassii Bass. ('), interessante forma del Luteziano di Noax; l’ Ephippus Nicolisi Bass. (*) dell’ Eocene superiore di Val Sordina presso Lonigo nei Berici e le due specie sco- perte dal De Zieno (*) tra i fossili del M. Zuello (Auversiano), cioè Pristis Bassanii Zigno e Coelorhinchus rectus Ag., della prima delle quali sì posseggono alcuni denti rostrali, della seconda un rostro quasi completo. (1) Bassani F. Sopra un nuovo genere di Fisostomi scoperto sull’Eocene medio del Friuli, in provincia di Udine. Atti R. Ace. di Se. Fis. e Mat. di Napoli. Vol IX, 1899. (?) Bassani F. Sopra una nuova specie di Ephippus scoperta nell’ Eocene medio di Val Sor- dina presso Lonigo (Veronese). Boll. Soc. Geol. Ital. VII, 1888, pag. 279. (#) DE Ziono A. Annotazioni paleontologiche. Nuove aggiunte alla fauna eocenica del Veneto. Mem. R. Istit. Veneto. Vol. XXI. 1881, 3084 Anfibi Sono degni di nota gli avanzi di Batraci scoperti in valle del Ponte e anche a Monteviale. Gli esemplari migliori provengono dagli scisti dell’ Oligocene medio della valle del Ponte, affuente di destra del Làvarda, e vennero illustrati primieramente dal PereRs ('). Se ne occupò anche il PortIs (*). I resti meno rari appartengono al genere Palaevbatrachus (P. vicetinus Peters). Rettili L'ordine degli Ofidi è rappresentato anzitutto nel Luteziano in- feriore di Bolca dalle due specie del MassaLoxGo (*) Archaeophis proavus e A. bolcensis, del primo dei quali esiste lo scheletro completo (già ap- partenente alla collezione Caxossa, ora al Museo dell’ Università di Berlino), dell’altro resta solo qualche grosso frammento. Si tratta di forme che dovevano essere adatte alla vita acquatica, come dimostrò il dr. JAxENscH (*), e che per i loro peculiari caratteri costituiscono una famiglia speciale, la cui origine filetica, allo stato attuale delle nostre conoscenze sui serpenti fossili, è completamente oscura. A Bolca stesso, ma invece nei tufi a Palmizi della Purga (Auver- siano) venne scoperto un serpentello quasi completo, denominato dal De Zixo (?) Coluber Ombonii. Mancando del cranio e non essendo troppo ben conservato anche nel resto, il riferimento generico è molto dubbio. Infine vanno ricordati gli avanzi di una grossa forma del gruppo dei Pitonidi, segnalata dal DE Zicxo (Annotaz. paleont. — Nuove aggiunte ecc. l. c.) nel giacimento del M. Zuello e da lui riferita al gen. Pa/geophis (1) Peters. Veber awei foss. Wirbel-Thiere “ Probatrachus vicentinus und Hemitrichas schisticola a. d. Tert. von Ponte bei Lavarda in Vicent. L. c. (£) PortIs. Resti di Batraci fossili italiani. Atti R. Ace, delle Se. di Torino, vol. XX, 1885. (8) MassaLonGo A. Specimen photographicum animalium quorumdam plantarumque fossilium agri Veronensis. Verona, 1859. (4) Janensca W. Ueber Archaeophis proavus Mass. eine Schlange aus dem Eocaen des Monte Bolca. Beitr. z. Pal. Oest.-Ung. Bd. XIX, 1906. Pag. 1-33. (®) DE Zicxo A. Ofidiani trovati allo stato fossile e descrizione di due Colubri scoperti nei terreni terziari del Veneto. R. Acc. di Sc. Lett. ed A. di Padova, vol VI. 1890. — 304 — (P. Oweni Zigno). Ha notevoli analogie col P. foliapicus Owen dell’ Eo- cene inferiore di Sheppey. Passando al gruppo dei Chelonii, la forma più antica è I’ Eys Nicolisi Zigno (!) del Luteziano di Avesa, specie che presenta affinità da un lato con VE. Conybeari Owen dell’Argilla di Londra, dall'altro con la molto più recente E. Portisiù Sacco. Altri avanzi di Zmys fa- rono trovati nelle ligniti di Bolca e fu sempre il De Zigxo ad occu- parsene; egli descrisse un clipeo completo attribuendolo ad una nuova specie, lE. Capellini (*), ben distinta dall’. Nicolis, per quanto essa pure abbia delle analogie con 1° £. Cornybeari Owen. Solo recentemente vennero scoperti dei resti di £7ys anche nel giacimento di Monteviale; riserbandomi di parlarne diffusamente in altra pubblicazione, dirò sol- tanto che gli esemplari posseduti dall’ Istituto di Geologia dell’ Uni- versità di Padova presentano grande affinità con l’ eocenica £wys Ca- pellinii, ma ne differiscono sopra tutto per alcuni caratteri di forma e proporzioni relative delle piastre. Io ritengo pertanto che si tratti di una forma nuova (£. Vallisnierit n. sp.) la quale, con tutta probabilità, è discendente dalla specie di Bolca. Molto più abbondanti sono gli avanzi del genere 77ionyr. Senza occuparci dei frammenti trovati al M. Zuello e che il De Zrexo (Che- lonii scoperti nei terr. cenoz. ecc. |. c.) riferisce con riserva al 7. mar- ginatus Owen, un gruppo di forme proviene anzitutto dalle ligniti di Bolca. Il Negri (*) le ha distribuite in tre specie: il Zrionye Capellini Negri, che presenta affinità col 7. marginatus Owen dell’ Eocene su- periore di Hordwell e coi viventi 7. triunguis Forsk. dell’ Africa e T. gangeticus Cuv. del Gange; il 7. affinis Negri, che ha rapporti di somiglianza col 7. valdensis Portis dell’ Oligocene svizzero e col 7. sty- riacus Peters del Miocene di Wies; infine il 7. Gemmellaroi Negri, (1) De/Zigno A. Chelonii terziari del Veneto — Memoria Seconda. Mem. del R. Ist. Veneto. Vol. XXIII, 1890. (®) De ZiGno A. Chelonii scoperti nei terreni cenozoici delle prealpi venete. Mem. R. Ist. Ven. Vol. XXIII, 1890. (3) NEGRI A. Trionici eocenici ed oligocenici del Veneto. Mem. R. Acc. delle Sc. Fis.-Mat. Napoli, 1892. — Nuove osservazioni sopra i Trionici delle ligniti di Monteviale. Padova, 1893, — 305 — specie istituita su un esemplare visibile solo dalla parte inferiore, co- sicchè il clipeo non è noto nella sua superficie esterna e può restare il dubbio che non sì tratti di una specie diversa da una o dall’ altra delle precedenti. Oltre a ciò il 7. Capellini e il 7. affinis sono tenuti distinti in base alla forma del clipeo, più slargato nella seconda specie, e per la configurazione e rapporti diverse delle piastre neurali 5° e 6%. Sono queste differenze sufficienti a tener distinte le due forme come specie a sè? Non è improbabile, come pensa il Sacco ('), che nuove ricerche . possano condurre alla riduzione delle specie istituite dal NEGRI. Un giacimento, in cui abbondano i resti di Trionici assai più che a Bolca, è quello di Monteviale. Il NEGRI ne descrisse due forme: il T. Capellinii var. monsvialensis Negri e il 7°. schaurothianus (Zigno) Negri. La prima forma è dunque una varietà del 7 Capellini di Bolca o per meglio dire una mutazione oligocenica. Il 7. schaurothianus ap- partiene al gruppo dell’affinis di Bolca e forse ne è pure una muta- zione. Quanto al 7°. italicus dello ScHAUROTE, esso è una forma troppo mal definita e, a rigore, non si può tenere come buona specie. Veniamo infine all’ordine dei Loricati. La famiglia dei Gavia- lidi è rappresentata dalla sola specie CrocodiWlus bolcensis Sacco (*) delle ligniti di Bolca. Assai più frequenti sono gli avanzi di CrocodwWus s. s. Anzitutto al M. Zuello fu scoperta una forma di grandi dimensioni di tipo gavialoide, che il De Zrexo (*) illustrò sotto il nome di C. Arduini, forma che secondo il LypEKKkER (') si deve riunire al C. Spencer: Buckl. dell’ Eocene inferiore di Sheppey, con la quale ha effettivamente notevoli rapporti di somiglianza; se ne differenzia però per vari carat- teri, messi in evidenza già dal De ZiIcxo, cosicchè si può tenerla di- stinta almeno quale mutazione auversiana. (1) Sacco F. Trionici di M. Bolca. Atti R. Ace. delle Scienze di Torino. Tomo XXIX, 1894. (2) Sacco F. I Coccodrilli del M. Bolca. Mem. R. Accademia delle Scienze di Torino. Tomo XLV, 1894, (3) DE Ziino A. Sopra un cranio di Coccodrillo scoperto nel terreno eoceno del Veronese. Mem. R., Acc. dei Lincei. V, 1880. (4) LyDEKKER R. Siwvalik Crocodilia. Paleont. Indica. Vol. III (ser. 10) 1886. Pag. 209-235. — 306 — Anche nelle ligniti di Bolca esiste, com’ è noto, un vero Coc- codrillo, cioè il C. vicetinus Lioy (') che ha molte affinità col €. de- pressifrons BI. dell’ Eocene inferiore di Meudon e col C. aeduicus Vaill. dell’ Oligocene del bacino dell'Allier, come ho avuto occa- sione di dimostrare recentemente (?), e quanto alle forme attuali si avvicina più che tutto al C. porosus Schn., dell’ Asia meridionale- orientale. Le ricerche promosse dal prof. DaL Praz hanno condotto alla sco- perta di numerosi avanzi di Crocod:lus nelle ligniti di Monteviale. Come accennai in altra pubblicazione (°), sono presenti a Monteviale due forme diverse di Coccodrilli. Una, che chiamerò €. Dalpiazi, oltre che per i caratteri della conformazione del cranio si distingue subito dal C. vicetinus per i denti, che sono profondamente scannellati. L’altra, che ho già denominata (. monsvialensis, presenta invece molte analogie con la specie di Bolca, dalla quale però si differenzia, limitandoci al cranio, per le maggiori dimensioni relative e la forma diversa delle fosse temporali superiori, e per l’estrema riduzione in larghezza del frontale, subito indietro alla parte trasversa della sutura frontale-parietale. Si può ritenere, in modo parallelo a quanto s'è osservato pei Trio- nici, che questo Coccodrillo di Monteviale sia una mutazione oligo- cenica dell’eocenico C. vicetinus, particolare importante per i rapporti tra le faune dei due giacimenti lignitici, le quali risulterebbero così, per gran parte dei loro elementi, la continuazione nel tempo, l’una dall’ altra. Dallo studio complessivo dei Rettili, risultano, come associazione di generi e come rapporti di somiglianza delle specie con quelle vi- venti, le maggiori affinità con le attuali faune delle regioni tropicali asiatiche. (1) Lioy P. Cenni sopra uno scheletro completo di Coccodrillo fossile scoperto in Monte Purga di Bolca — Crocodilus vicentinus Lioy. Atti Soc. It. di Sc. N. VIII. Milano, 1865. (*) FaBIanI R. Il tipo del Crocodilus vicetinus Lioy. In queste Memorie, vol. I, 1912. (3) FaBianI R. La serie stratigrafica del Monte Bolca e dei suoi dintorni, l. c.. pag. 233 nota 2. — 307 — Uccelli Tra i fossili del M. Zuello, il DE Zicxo indica anche la presenza di un Uccello, di cui furono trovate due tibie incomplete ('), unico avanzo dello scheletro di Uccelli scoperto nel nostro Paleogene, giacchè le tracce trovate a Bolca consistono soltanto in impronte di penne [Ornitholithes Favjasi Zigno, O. tenuipennis Zigno (©). Mammiferi Dell’ordine dei Chirotteri, di cui sì conoscono così scarsi avanzi allo stato fossile, fu trovata una sola forma, molto notevole, nelle ligniti di Monteviale, l Archaeopteropus transiens Meschinelli. Sì tratta di un individuo di grandi dimensioni, il quale, secondo il MescHINELLI (*) che lo illustrò, spetta al gruppo dei Megachirotteri, presentando però dei caratteri (presenza di sperone e grande sviluppo della coda) che lo fanno ravvicinare anche ai Chirotteri insettivori, cosicchè verrebbe a rappresentare un tipo intermedio tra i frugivori e gli insettivori. È una forma distinta da tutte quelle fossili conosciute e delle viventi ha maggiori analogie con quelle del genere Pferopus, ch’ è proprio specialmente dell’ India e dell’ Australia. L'ordine degli Ungulati è anzitutto rappresentato da una forma interessantissima di Iracodontide, l’ Hyracodon Ombonii Stehlin în ltt. Nel 1901 il prof. OxBoxi descrisse una mascella di un Perisso- dattilo che aveva acquistata da AmTILIO CERATO, il quale riferiva d’a- verla scoperta nelle ligniti di Bolca. Secondo il prof. OxmBoxI si trat- tava di un Lophiodon (*), ma lo SregLIN, in una lettera che il com- (1) DE Ziono A. Comunicazione sopra ossa fossili di Uccelli. R. Acc. di Padova, 1884. (2) Omponi G. Penne fossili del M. Bolca. Atti R. Ist. Veneto. 1885. (è) MescHINELLI. Un nuovo Chirottero fossile (Archaeopteropus transiens Mesch.) delle ligniti di Monteviale. Atti R. Ist. Ven. Tomo 62, pag. 1329-1344. Venezia, 1903. (4) Oxgoni G. Denti di Lophiodon negli strati eocenici del M. Bolca. Atti R. Ist. Ven. 1900-01. Tomo 40, pag. 631-638. — 308 — pianto Professore (') si affrettava a pubblicare, dimostrò che si era in presenza di un Hyracodon, genere fino allora ignoto in Europa, e che alla stessa forma doveva riportarsi un altro esemplare già esistente nel Museo dell’ Università di Padova e che proveniva da Monteviale. Lo STEHLIN poi in una lettera indirizzata al prof. DaL Praz (il quale gen- tilmente mi fornì l'indicazione) propose di dedicare la nuova specie all’ OMBONI. La presenza di un genere, ritenuto esclusivo dell’ Oligocene, nelle ligniti di Bolca induceva naturalmente ad ammettere che queste ligniti fossero oligoceniche e spettassero all’orizzonte di Monteviale. Malgrado le indicazioni di ArTILIO CERATO, si può ritenere per certo che a Bolca non furono rinvenuti nè avanzi di Antracoterio, nè resti di /yracodon (*) e l’ orizzonte lignitico di Bolca, come s° è dimostrato nella parte stratigrafica, resta sempre eocenico. Gli interessanti pezzi di Myracodon, di cui s'è tenuto parola, uni- tamente ad altri scoperti in ulteriori ricerche e che appartengono al- l’Istituto di Geologia dell’ Università di Padova, saranno prossimamente illustrati dal prof. Dar Praz e dal dott. STEHLIN. Venendo al sottordine degli Artiodattili, i resti che si scoprono con maggior frequenza nel giacimento stesso di Monteviale spettano all’Anthracotherinm monsvialense Zigno, forma locale distinta dall'A. ma- gnum Cuv., al quale era stata riferita dai vecchi autori (es. dal Bec- GIATO), e distinta anche dal vicino A. iMlyricum Teller, come dimostrò già il De Zrcxo (°) e come venne confermato in una recente pubbli- cazione dallo STEHLIN (*). (1) OmgonI G. Appendice alla nota sui Denti di Lophiodon del Bolca. Atti R. Ist. Veneto di sc. l. ed a. Tomo XLI (1901-02). Pag. 189-192. (?) Giuseppe CERATO, figlio di ATTILIO, m’ha lasciato comprendere che a Bolca non si sono trovati mai avanzi di altri Vertebrati che Testuggini e Coccodrilli. D'altra parte a Monteviale si scoprono ancora tratto tratto dei resti sia di Antracoteri sia di Iracodonti, cosicchè mi sembra del tutto giustificato ritenere erronea la presunta provenienza da Bolca di alcuni avanzi di questi Mammiferi. (3) DE ZiGno A. Antracoterio di Monteviale. Mem. R. Ist. Veneto. di sc. 1. ed a. Venezia, 1888. (4) Steuin H. G. Zur Revision der europaischen Anthracotherien. Verh. d. Naturf. Ges. in Basel. Bd. XXI, 1910. Pag. 165-185. — 309 — Non è improbabile che allo stesso A. monsrialense deva riportarsi la specie, di cui fu trovato qualche dente al Gazzo di Zovencedo [il BeeeIato (!) la riferì all’ A. magnum, l’HoerxEs (*) invece all’ A. /ip- poideum Rit.], ma non ho dati per poter giustificare la mia asser- zione, essendo insufficienti allo scopo le descrizioni che ne vennero fatte dal BecGiaTto e dall’ HoERxEs. Nelle ligniti di Monteviale furono trovati anche pochi avanzi del- l’ Anthracotherivm (Microbunodon) minus Cuvier. Dell’Oligocene vicentino, e precisamente delle marne di Chiavòn, abbiamo ancora un resto che, per quanto meschino nella sua entità (frammento di tibia), ha molto valore, perchè ci indica l’ esistenza di un Tragulide, che il Ports (*) riferisce con probabilità al genere Prodremotherium. Il gruppo dei Sirenii ha lasciato tracce in vari orizzonti. Qualche vertebra e frammenti di coste riferibili ad Halitheriuim si raccolgono negli strati a Cerithium diaboli, ma gli avanzi più cospicui provengono dal M. Zuello e furono illustrati dal De Zicxo (*). Si tratta di una forma molto interessante di Halitherium (H. veronense Zigno), che per certi caratteri (curva degli intermascellari, rostro di forma falcata) si avvicina al tipo Hulicore (Dugongo) dell’ India, per altri (parte supe- riore del cranio appiattita, presenza di tubercoli mastodontei nei molari superiori, caducità degli incisivi) rammenta invece i Lamantini dei fiumi delPAfrica occidentale, del Brasile e della Florida. Un'altra specie di Malitherim venne scoperta presso Cavarzano di Belluno, presumibilmente (?) nella glauconia inferiore a Pecten deletus. (1) Beeciato F. S. Antracoterio di Zovencedo. Memorie Soc. Italiana di Scienze Naturali, vol. I. Milano, 1865. (2) HoerxEs R. Anthracotherienreste von Zovencedo bei Grancona im Vicentinischen. Verh. k. k. geol. R. n. 5, pag. 105-109. Wien, 1876. (*) PortIs A. Avanzi di Tragulidi oligocenici nell’ Italia settentrionale. Boll. R. Com. Geol. Ital., vol. XVIII. Roma, 1899. (4) DE Zioxno A. Sirenii fossili trovati nel Veneto. Mem. R. Ist. Ven, 1875. — Nuove osserva- zioni sull’Halitherium veronense. Ibid. 18S0. (©) DaL Praz G. Studi Geotettonici ecc., pag. 62. — 8310 — Benchè i resti di questa specie, illustrati essi pure dal barone DE Zigno (!), siano senza confronto più scarsi e incompleti di quelli del- I Halitherium veronense, hanno tuttavia grande importanza, in quanto che in particolar modo la conformazione dei denti rivela dei caratteri intermedî fra il genere Maliherium s. s. e il genere miocenico Meta- xytherium, come dimostrò il prof. ABeL (*), cosicchè l'H. bdellunense può considerarsi quale tipo di passaggio fra i due generi. (1) De Ziono A. Annotaz. paleontol. — Sirenii fossili trovati nel Veneto. Memorie R. Istituto Veneto. 1875. (è) Age O. Veber Halitheriwm bellunense, eine Uebergangsform zur Gattung Metaxytherium, Jahrb. k. k. geol. R., 1905. Bd. 55, H. 2. Pag. 393-398. CAPITOLO III, RIASSUNTO E CONCLUSIONI Raccogliendo i dati numerici forniti dagli elenchi riportati nelle pagine che precedono, la paleontologia del Terziario inferiore del Ve- neto conta presentemente 508 specie di Vegetali, 113 di Foraminiferi, 282 di Celenterati, 16 di Anellidi, 23 di Brachiopodi, 91 di Briozoi, 167 di Echinodermi, oltre 1100 di Molluschi, 67 di Artropodi, 233 di Pesci, 2 di Anfibi, 18 di Rettili, 3 di Uccelli, 7 di Mammiferi. In totale dunque 2630 specie. Abbiamo visto in ordine’ sistematico il vario sviluppo assunto da ciascuna classe di organismi nel singoli piani, nè è qui il caso di ri- petere i fatti particolari già esposti, rappresenteremo invece lo sviluppo relativo raggiunto nei diversi orizzonti dai gruppi più importanti e signi- ficativi mediante il quadro schematico riprodotto alla pagina seguente e riassumeremo a grandi tratti le caratteristiche fondamentali delle flore e delle faune che hanno lasciato così copiose e interessanti ve- stigia nelle formazioni studiate. Riguardo alle proporzioni di maggiore o minore frequenza delle varie classi quali abbiamo tentato di rappresentare nel prospetto sche- matico, e alle deduzioni che ne ricaviamo, si potrebbe però osservare = .3]a 22 che la ricchezza maggiore o minore degli avanzi di un dato gruppo è anche Jegata alle condizioni che ne permisero la conservazione allo stato fossile, all’ esistenza di affioramenti fossiliferi e via dicendo. Il grande numero delle specie di cui si dispone, sopra tutto per alcuni gruppi, e ì confronti coi risultati raggiunti nello studio di altri bacini, permettono tuttavia di formarsi un criterio abbastanza esatto del modo col quale nella regione veneta si è svolta la vita durante il Paleogene. Da quanto s' è detto nei capitoli precedenti e dal prospetto rias- suntivo, sì rileva dunque che gli organismi viventi prosperarono mag- giormente dall’ Eocene medio all’ Oligocene medio, raggiungendo, per i tipi più diffusi e anche stratigraficamente più importanti (Foramini- feri, Molluschi, Echinodermi) il massimo sviluppo nell’ Eocene medio. Il meraviglioso svolgimento biologico verificatosi in questo sottoperiodo appare ancor più notevole al confronto della relativa povertà paleon- tologica dell’ Eocene inferiore. Dal Luteziano la curva biologica ge- nerale andò lentamente abbassandosi nel Priaboniano e nel Lattorfiano, risali alquanto nel Rupeliano, per ricadere, e a un livello inferiore a quello dello Spilecciano, nell'ultima fase dell’ Oligocene. Come abbiamo visto, le cause di tali variazioni sono molteplici e di ordine diverso; possiamo riassumerle però in due categorie: cause intrinseche, cioè legate all'evoluzione generale d’ogni gruppo d’orga- nismi, e cause estrinseche, dipendenti dalle condizioni d'ambiente locali o generali. Le Nummuliti ed i Brachiopodi ci danno i più evidenti esempî della variazione della loro frequenza nei successivi piani in rapporto a cause intrinseche; infatti lo sviluppo delle Nummuliti vi segue la curva generale dello svolgimento vitale di questo gruppo, che andò brusca- mente aumentando dall’ Eocene inferiore al medio e da questo lenta- mente, ma continuamente, decrescendo fino ad estinguersi quasi del tutto al chiudersi dell’ Oligocene. Analogamente il progressivo impoverimento della fauna a Brachio- podi risponde, nell’ insieme, alla decadenza biologica, cui andarono in- contro questi organismi dopo il Secondario. — 313 — RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA dello sviluppo dei principali gruppi sistematici nei vari piani (') EOCENE OLIGOCENE SPILECCIANO | LUTEZIANO | AUVERSIANO | PRIABONIANO | LATTORFIANO | RUPELIANO GATTIANO neritica | neritica neritica si; 3; neritica È neritica Cles predominanti 5 eritica media eritica z | Facies predominant profonda | poco profonda | poco profonda | P*T!"H!Ca me poco profonda n n poco profonda Ì SCORTE litoral REA || Facies speciali. . | limnica litorale antonia limnica e terrestre neritica prof. I 2 -—-— == = _ = | | Rettili... | enza E" cel Pesci. + + + Roia» Crostacei » » ce AS OO cl Brachiopodi . RIS ————— ___U— rr | Vegetali ter Re _ o_o 1) Lo spessore dei tratti di linea è, press’a poco, proporzionale allo sviluppo numerico, piano per piano, d’ ogni singolo gruppo preso in sè stesso, non tenendo conto del rapporto numerico fra ur v nello stesso piano, ciò che per le considerazioni che dobbiamo svolgere ha importanza trascurabile. — 314 — Quanto poi alle cause di diyerso sviluppo dipendenti dalle condi- zioni dell'ambiente, abbiamo in primo luogo quelle locali, dovute per gli organismi marini anzitutto ai cambiamenti di profondità avvenuti nelle successive fasi del periodo geologico di cui ci occupiamo, Ciò spiega, ad es., perchè i Brachiopodi e i Crinoidi sono più fre- quenti nello Spilecciano e nel Priaboniano, le cui formazioni, almeno in parte, devono essersi deposte a una profondità corrispondente alla zona più profonda della regione neritica, vale a dire la zona che è denominata appunto “ dei Brachiopodi .,. Invece nel Luteziano @ nel- l’ Oligocene, nei quali prevalgono i sedimenti delle zone meno profonde della regione neritica, sono più abbondanti i Molluschi Gasteropodi e Pelecipodi, gli Echinidi, i Madreporari e le Alghe calcaree. Riguardo agli organismi terrestri e d’acqua dolce (Mammiferi, Rettili, Piante terrestri) dal quadro sinottico che precede risulta che hanno lasciati i Joro avanzi in special modo nelle formazioni dell’ Eo- cene medio e dell’ Oligocene medio, e ciò si spiega ricordando che in questi due periodi avvennero, come s’ è visto, le parziali emersioni del- l’area veneta (che precedettero rispettivamente la trasgressione priabo- niana e quella aquitaniana), le quali naturalmente determinarono le condizioni favorevoli alla vita di tali organismi. Venendo infine alle variazioni nello sviluppo biologico determinate da cause generali di modificazione dell'ambiente, rileviamo che al- cuni gruppi di organismi risentirono gli effetti della progressiva gene- rale diminuzione di temperatura avvenuta mei nostri paesi, per cui dal clima tropicale, che permetteva la vita ai Palmizî sulla terra- ferma, ai Coccodrilli e ai Trionici negli stagni e ai Coralli costrut- tori nelle acque marine, si passò gradatamente a un clima più tempe- rato che già in principio del Miocene non consentiva più l’esistenza di gran parte di codesti organismi proprî delle regioni calde. Così avvenne che le flore e le faune andarono lentamente estin- guendosi o spostandosi verso plaghe più favorevoli al loro sviluppo, mentre rimanevano le specie meno sensibili alla temperatura diminuita ed altre ne sopraggiungevano proprie di climi temperati. — 315 — Sono specialmente le Piante terrestri, gli Echinodermi, i Crostacei, i Pesci e i Rettili che ci hanno fornito le prove più evidenti del feno- meno generale, indicandoci anche in qualche caso particolare la probabile via seguita nell’ emigrazione e la meta attualmente raggiunta dai pre- sunti e spesso profondamente modificati superstiti. S'è visto, ad es., che la fauna carcinologica andò spostandosi, dall’ Eocene inferiore all’O- ligocene, via via verso sud-est, e ne abbiamo conseguito che essa abbia continuato nel lento cammino fino a raggiungere i mari dell'Asia sud- orientale, giacchè fra i Crostacei marini attuali dell’India e del Giap- pone troviamo molti generi e qualche specie strettamente affini a quelli del nostro Terziario. Affinità analoghe presentano le associazioni floristiche di Bolca e di Chiavòn, che trovano riscontri numerosissimi nelle attuali tore del- l’Asia meridionale-orientale e dell’Australia; e così pure i Pesci di Bolca, fra i quali sì contano tanti generi e forme corrispondenti o atf- fini a quelli ora viventi nell’ Oceano indiano. Dei Rettili infine ricor- diamo che, ad es., l’eocenico Croco4ilus vicetinus di Bolca è assai somi- gliante, più che ad altri, al C. porosus Schn., il quale viveva nell'India già nel Miocene e vi esiste tuttora. E rapporti consimili abbiamo ri. scontrati pei Trionici. È ovvio che le esposte cause del diverso sviluppo biologico dei gruppi sistematici nei successivi piani non agirono indipendentemente una dal. l’altra, ma si combinarono in vario modo, così da sommare i loro effetti in alcuni casì, da renderli meno evidenti e in parte annullarli in altri. Pei Brachiopodi, ad es., s' è osservato una generale decadenza biologica dall’ Eocene inferiore in poi, ma nell’ Eocene superiore si ebbe una ri- presa di sviluppo in funzione delle condizioni ambienti ritornate fa- vorevoli. Nè dovette mancare poi, come s'è accennato per qualche caso, l’ influenza esercitata dalle modificazioni nella configurazione geografica, modificazioni che, aprendo nuove vie, dando adito a correnti più calde o più fredde, mutarono gli scambi specialmente delle faune, determi- nando infiltrazioni di elementi nuovi così da cambiare spesso profon- — 316 — damente la fisionomia biologica di una data regione, magari in anta- gonismo alle cause che tendevano a modificare in un altro senso, le associazioni degli organismi della regione medesima. Considerate però le fore e le faune nel loro insieme e durante tutto il Paleogene, risulta evidente il fenomeno generale della estinzione progressiva di un grandissimo numero di specie e dello spostamento di una gran parte delle forme superstiti, più o meno profondamente modificate, verso regioni più calde. BIBLIOGRAFIA Abel 0. - Ueber Halitherium bellunense, eine Uebergangsform zur Gattung Metawytherinm. Jahrb. k. k. geol. R., 1905. Bd. 55, H. 2. 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Vagina Profili e note complementari , ° D - . 3 7 5 : Ò ; 3 - Si 334 — COLLINE DI MONTEGALDA COLLINA DI ALBETTONE MONTI EUGANEI Teolo e dintorni . REGIONE COMPRESA FRA THIENE, ‘"CALTRANO E BASSANO - Bacino della Chiavona Sangonini Valle del Chiavòn 3acino del Lavarda . S. Luca - Valle del Lavacile S. Bovo - M. Castellaro SETTE COMUNI CAPITOLO II. VENETO MEDIO TREVIGIANO Trevigiano occidentale - Dito ni Gi Possegno Pederobba . n Trevigiano orientale BELLUNESE 3 > x Dintorni di Feltre - Val Porcilla Valle del Colmeda Dintorni di Belluno - Bacino dell’ an S. Bastiano Salce - Antole . Bacino del Rio Comenda . Riassunto SUL PALEOGENE BELLUNESE CAPITOLO III. VENETO ORIENTALE È FRIULI OCCIDENTALE - GexERALITÀ Altipiano del Cansiglio Bacino del Cellina Bacino della Meduna Peonis FRIULI ORIENTALE SEZIONE OCCIDENTALE - Bacio: del Torre e regione del M. Plamite SEZIONE ORIENTALE Bacini del Natisone e del Cono Regione fra Purgessimo e Rosazzo Noax . Colline di Buttrio : é Riassunto suL PALEOGENE FRIULANO CAPITOLO IV. RIASSUNTO STRATIGRAFICO EOCENE - Eocene inferiore o Spilecciano Eocene medio . 5 LurEzIANO - Luteziano inferiore Luteziano superiore . ; 7 : AUVERSIANO - A) Formazioni marine e salmastre Elenco delle Nummuliti e dei Molluschi di Roncà B) Formazioni continentali di "SI 5979 80 82 84 85 87 88 89 o 94 98 99 101 102 108 104 106 107 109 112 113 114 119 122 124 . 129 129 133 154 135 138 141 156 — 335 — Eocene superiore o Priaboniano . P - ; : o 5 - ; È . Pag. 158 Orizzonti e tipi principali del Priaboniano . ; z - - È E > - i 62 OLIGOCENE . 5 - . È È a - 164 Oligocene inferiore o Lattorfiano - : . : : ; 3 : : a 165 Oligocene medio o Rupeliano — A) “iaia marine . 167 B) Formazioni miste (con elementi marini e continentali 168 Oligocene superiore o Cattiano a 170 L’Oligocene del Veneto medio . z : " e , 7 i 3 ; ; è SUB, QUADRO GENERALE RIASSUNTIVO E COMPARATIVO . ; - : 1 È f : 178-179 CAPITOLO V. LL... O. Pag 179 PALEONTOLOGIA AVVERTENZE . . È 3 = = . 2 - - - z - È È + Pao: 195 CAPITOLO I. VEGETALI 3 14 Aia Mica E A RI pere Ri, Ae Par 19 Spilecciano 198 Luteziano . A ° a 7 - 199 Auversiano - 203 Priaboniano - Rupeliano 204 OSSERVAZIONI . È : c _ E x 5 : : : , : , - CASSE CAPITOLO II. ANIMALI. $ I. PROTOZO!I - Foraminiferi > aa - 3 Me cn : - Tapas c0i5 Spilecciano - Luteziano SI; Auversiano 218 Priaboniano 219 Lattorfiano - asso - uso 221 $ II. CELENTERATI. - Antozoi ed Idrocoralli 223 Spilecciano - Luteziano - a 224 Auversiano 296 Priaboniano. 22 Lattorfiano 998 Rupeliano . _ 229 OSSERVAZIONI . 231 $ III. VERMI. - Anellidi . i E 232 Spilecciano - Luteziano - Priaboniano . 233 Rupeliano . 234 $ IV. | MOLLUSCOID . - Brachiopodi — Spilecciano È - " - 254 at - Auversiano - Priaboniano - Laitoziano - Bolo - Cattiano ? 235 2. - Briozoi — Auversiano : 237 Priaboniano 938 Lattorfiano - Rugelisno - 239 $ V. ECHINODERMI - Crinoidi ed Echinoidi 240) Spilecciano - Luteziano 241 Auversiano 24 336 — Priaboniano ? È ; 5 a È : 3 o . : : a . Pag. 243 Lattorfiano - Mare o ; ; : È È ; = : 7 : à - ss 244 Cattiano È 5 2 2 E 8 x ò hi 240 CARATTERI DELLA Fi NA - Crinoidi . i È i ; È : 5 F x » 245 Echinoidi . È ; 7 : 5 3 : y : x È : î 3 o ss 246 $ VI. MOLLUSCHI . 7 | ; : ; SE ; 5 3 : : - i: +» 250 Spilecciano ; È ; 3 ; ; o È : - : È È 3 3 i Sol Luteziano . ; - ; , : - 2 3 7 È - : 5 è E ni AZ02 Auversiano - A) Molluschi marini e salmastri . È c 5 4 5 ; ; ss 260 B) Molluschi continentali . ; E ° o 7 : È A ; : : Ti a0262; Priaboniano o tao È . 5 ; : - c 5 - : È : n 7269 Lattorfiano ; 3 5 : : - : : ? : : > È ; : OT Rupeliano . ; : 3 > ; 3 7 ; : ; i - ; 7 53 1269 Oligocene del Balma : è ; , : > 5 3 - s , È - si 202 Osservazioni - Gasteropodi s - : . ; c . È - Ayel: - FTA. Scafopodi - Pelecipodi ; ; > ” È - 7 } - , ; è ; i EE Cefalopodi . x ù ; ; . . È > : é ; FARITIT SA ARDO GENERALE ALLA F AUNA DEI ‘ce LUSCHI : ; - : 7 5 i i 208 $ VII. ARTROPODI — 1. Crostacei . ; : : i : : ; i : > ; » 283 LO - Luteziano . 5 3 È : È 3 5 - : o + 284 Auversiano - Priaboniano - Talia x6nne - Dipeligno - Cattiano © È : 3 +, 285 OSSERVAZIONI + > ; " b - 3 ; é . s : 5 5 ‘ sc 280 2. Aracnidi -—— 3. Insetti . ; ; - È ; i : È : ; - : 289 $ VIII. VERTEBRATI ; ° 3 ; 4 . - = : i ; ; ; ; a aR290 Spilecciano - Luteziano , ° , 4 : ; % ; .. 292 Auversiano - Priaboniano - Lattorfiano . : ; ? } ; À E 7 È ;, 295 Rupeliano . 3 3 . ” x - 2 2 x . } Î . ? 4 296 Oligocene del Bells : ; è . 7 1 . ; ; i ; : ; ITA OSSERVAZIONI |. P - 4 5 3 5 3 è 3 > E 5 DIEZ9N Pesci - Ittiofauna di Bolca : } a 3 5 5 s è è : - ; MA 295 Ittiofauna dell’ orizzonte di Chiavòn 4 : ” E 5 È c ‘ : 5 801 Pesci di località e livelli diversi . È : 3 . , 3 . 3 . b 302 Anfibi — Rettili 3 5 5 ; 5 . È : : ; . , ; x 903 Uccelli - Mammiferi ò : x è - - È 5 : 5 5 5 : AM3O CAPITOLO III. RIASSUNTO E CONCLUSIONI e a RA ETRE RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA DELLO SVILUPPO DEI PRINCIPALI GRUPPI SISTEMATICI NEI VARI PIANI È c è 5 È R ; ” : ;; 213 BIBLIOGRAFIA . : 6 o 3 ; è ? È 3 - ; : ; ST SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA TI. Fic. 1. — Giacimento di Ciupìo di S. Giovanni Ilarione (Lato sinistro della val dei Ciupii) . : } 3 : si» Pag CRD 1. — Lembo di brecciola basaltica grigio-verdognola con la fauna dell’ oriz- zonte di S. Giovanni Ilarione. 2. — Calcari con Nummulites perforata e Conoclypeus conoideus. Fia. 2. — Sopra alla Cava Lovati di Chiampo . : È Rc 1. — Calcari di Chiampo superiori. 2. — Tufi e brecciole basaltiche. 5. — M. Merlo di S. Giovanni Ilarione (tufi e calcari con la fauna dell’oriz- zonte a Numm. perforata; sulla cima calcari e tufi con Numm. afft. Brongniarti). Fic. 3. — Cava Lovati di Chiampo . 7 FERIE : : a, 28 1. — Calcari a Nullipore, Nummuliti, Ranine (membro di Chiampo infer.). 2. — Brecciole basaltiche. 3. — Calcari con Numm. irregularis. 4. — Calcari nummulitici (membro superiore). Per i fenomeni d’erosione che presentano i calcari degli strati superiori visibili nella fig. 3, e più ancora quelli della fig. 2, e per le erronee deduzioni che si potrebbero trarre riguardo ai loro rapporti con le rocce piroclastiche sovrastanti, si veda quanto s'è detto a pag. 189-190. MEMORIE DELL’ ISTITUTO GEOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA - Vol. III - 1915 R. PABIANI - JI Paleogene Veneto Tav. I R. Fabiani ed A. Forti, fot. Fra. 1. Bia. 2° BG! SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA II. — Sponda sinistra della Val Nera di Roncà a NW di C--LTessaris : ; 3 - 3 È 7 5 1. — Calcari con Numm. Brongniarti, superiormente scuri, con granuli di roccia basaltica. DO, | Straterelli terroso-lignitici con Molluschi d’acqua dolce e denti di Coccodrilli. — Calcari marnosi e marne con resti vegetali. — Tufi stratificati. . — Altri tufi e poi basalti. Ut — Principale giacimento fossilifero di Roncà, sul lato destro della Val Nera a W di C. Tessari 1. — Tufi neri con Ampullina Vulcani e Cerizî. 2. — Banco ad Ostrea roncaénsis. 3. — Calcari a Nummulites Brongniarti e Corbis muior. 4. — Basalte. — Affioramento degli strati di Roncà sulla strada del Costo, che va da Roncà a Brenton . — Tufi con Ampullina Vulcani, Cerizi e Strombus Fortisii — Banco ad Ostrea roncaensis. — Calcari a Numm, Brongniarti e Molluschi marini. Ho 09 Dr — Filone basaltico, Pag. 27-28 MEMORIE DELL’ ISTITUTO GEOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA - Vol. III - 1915 R. FABIANI - Il Paleogene Veneto Tav. II vo A. Forti, fot. v PINI Tage al ue 2 IMcet Bk SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA III. — Veduta del M. Vagina di Grancona colle cave delle Zengele, sul lato destro della Val Liona (Berici) 1. — In basso: calcari arenacei con Nummulites gizehensis; in alto: ban- chi calcarei con N. perforata. 2. — Brecciole e tufi basaltici con lenti calcaree a N. perforata, ricoperti da calcari a Porocidaris Schmideli. 3. — Tufi e quindi lumachella calcarea a Cerithium diaboli. 4. — Formazioni prevalentemente marnose del Priaboniano medio e supe- riore. 5. — Calcari dell’ Oligocene inferiore. — Lato orientale della sella di Priabona (Versante occidentale del M. Pulgo) . 1. — Formazioni marnose degli “ strati di Priabona ,, superiori, con parziale facies di Flysch. 2. — Calcari nnlliporici dell’ Oligocene inferiore. -- Estremità meridionale della collina della Gra- nella di Priabona, presso il Molino del Boro 1. — Conglomerato basaltico (coperto da terreno coltivato). 2. — Calcari a Nummulites Fabianii del Priaboniano inferiore. 3. — Formazioni marnose del Priaboniano medio. Pag. 52-53 Pag. 39 Pag. 38 MEMORIE DELL’ ISTITUTO GEOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA - Vol, III - 1915 R. FABIANI - Il Paleogene Veneto Tav. III 9 >) A. Forti, fot. Fio. Fio. Rue: IRSIG* SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA IV. — Brecciola basaltica con Helix damnata Brgn. ed altri Mol- luschi terrestri dell’ Auversiano del Pugnello (fra Trissino ed Arzignano) . — Calcare arenaceo con Nummulites gizehensis Forsk. del Lu- teziano inferiore delle Zengele di Grancona (Berici) . — Calcare con Nummulites irregularis Desh. del Luteziano inferiore della Purga di Castelvecchio (fra la valle dell’ Agno e quella del Chiampo) . — Calcare con Nummulites irregularis Desh. del Luteziano inferiore della Purga di Bolca . — Calcare argilloso rossiccio con Rhynchonella polymorpha Mass. dello Spilecciano di Spilecco (Bolca) . — (Calcare del Luteziano inferiore del M. Postale, con Cerithium (Campanile) vicetinum Bayan e C. (Bellardia) pa- lacochroma Bayan. 3/; delle gr. nat. . Pag. 157 135 135 185 130. 154 Avvertenza. — Tutti gli esemplari figurati in questa e nelle tavole seguenti si conservano nel Museo dell’ Istituto di Geologia della R. Università di Padova. IMI - - Vol, UNIVERSITÀ DI PADOVA MEMORIE DELL’ISTITUTO GEOLOGICO DELLA R, - Il Paleogene Veneto, Tar R. FABIANI R. Fabiani, fot. è PA "i Do 1a ; Fio. Fis. Fire. FIG. Fia. Fic. de Ce | SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA V. — Calcare marnoso bituminoso dell’Auversiano del M. Pulli con Cerithiwm Dal Lagoi Oppenh. (in alto a destra) e C. cor- viniforme Oppenh. (in basso e a sinistra). */, della gr. nat. . — Argilloscisto dell Auvers iano del M. Pulli con Lucina pulliensis Oppenh. (= L. supragigantea De Gr.). */, della gr. nat. — Lumachella calcarea del Priaboniano in feriore di Grancona con Bayania Stygis Brgn. var. granconensis Oppenb., Cerithium diaboli Brgn. e Meretrin Villanovae Desh. Gr. nat. .- — Tufo dell’ Auversiano della Val Nera di Roncà con Cerizi e Strombus Fortisi Brgn. !/; della er. nat. 5 2 D o 6 — Calcare ‘uneipo bituminoso dell’ Auversiano della Val Nera di Roncà, con Nummulites Brongniarti D'Arch. Grandezza naturale. . — Nummwulites Brongniarti D’Arch., dettaglio della superficie per mostrare le caratteristiche granulazioni. X 6. 33 35 (N) =] (N9) = ITÀ DI RR UNIVE AR. i sà... MEMORIE DELL’ISTITUTO GEOLOGICO DEI . Il Paleogene R. FABIANI Fio. Fia. EG. Fi. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VI. 1. — Arenaria marnosa fillitica del Luteziano dell’ Abbazia di Rosazzo. Gr. nat. 2. — Calcare coralligeno con Ampullina angustata Grat., che af- fiora tra i tufi verso la cima del M. Grumi di Castelgomberto (Oligocene medio). Gr. nat. 8. — Calcare del Rupeliano del M. Carlotto (Vicenza) con Lithocardium carinatum Bronn. */, della gr. nat. 4 e 5. — Chlamys deleta Michti (valva destra e valva sinistra) della glauconia inferiore di S. Bastiano di Belluno (Oligocene). Gr. nat. . 6. — Arenaria marnosa con Assiline e Nummuliti del Luteziano di Noax (n. 8 della serie di Nuax). Gr. nat. Pag. 118 na CLOU pro: Te OO 120 . UNIVERSITÀ DI PADOVA - Vol, III - 1915 MEMORIE DELL’ISTITUTO GEOLOGICO DELLA R VI Tav. R. FABIANI - Il Paleogene Veneto, R, Fabiani, fot, Fis. Fia. Fic. Fia. Fio. TRNTEr IO) SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VII. . — Sezione (X 6) della brecciola a Foraminiferi della valle inferiore dell’ Ardo (Belluno) — Sezione (% 6) della brecciola calcarea a Nummuliti ed Or- toframmine del Luteziano della Meduna — Calcare a Nullipore, Nummwlites lacvigata ecc. del Lute- ziano inferiore di Chiampo (membro inferiore). Gr. nat. — Pezzo levigato del calcare marnoso brecciato con Alveoline, Numm. laevigata ecc. del Luteziano della Regione di Rocca Bernarda (n. 54 della serie di Rosazzo). Gr. nat. — Breccia calcarea dei dintorni di S. Pietro in Tuba. Gr. nat. È costituita di frammenti di calcari del Secondario, di calcari ad Alveoline ecc., assieme con Numm. atacica Leym. . — Pezzo levigato di breccia calcareo-marnosa della formazione fossilifera di Buttrio. Leggerm. ingr. Si distinguono i pezzi di calcari a piccole Alveoline, Assiline ecc. Sono sparsi come elementi della roccia esemplari di Numm. striata Brug. e N. globulus Leym. Pag. s ba) 89 105 26 118 [tel (dii 127 MEMORIE DELL'ISTITUTO GEOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA - Vol. III 1915 R. FABIANI - Il Paleogene Veneto. R, Fabiani, ed A. Forti, fot, Blre. Fio. Fre. Fio. RIG. Fic. (DI SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VIII. . — Sezione (Xx 10) del calcare superiore di $. Bastiano di Belluno . — Sezione (X 10) della piasentina dell’ Eocene inferiore della Valle del Natisone. . — Calcare a Miliolidi del Luteziano della Valle del Lavarda. Sezione X 10. . — Sezione (Xx 6) del calcare a piccole Nummuliti dell’ Oli1go- cene superiore di S. Giorgio (Bassano) . — Sezione (X 10) del calcare nulliporico a piccole Nummuliti (del gruppo della N. vasca), Lepidocicline (L. Morgani, L. Tour- noueri ecc.) e Anfistegine, del Cattiano di Grumolo nelle Bragonze . — Altra sezione (X 10) dello stesso calcare nulliporico di Grumolo In alto a sinistra si vede bene la sezione equatoriale di un’Anfistegina rife- ribile all’A. Niasi Verb. Pag. 90 e - RE & area cei e + LEA ea dh i PE @ e PS "4 A SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA IX. Fic. 1. — Sezione (X 6) del calcare ad Alveoline del Luteziano inferiore del M. Postale x È messo specialmente per confronto, perchè si rilevi la differenza di strut- tura fra questa roccia, in cui le Alveoline e gli altri Foraminiferi sono in giacimento primario, e le seguenti, che hanno struttura brecciata. Fic. 2. — Brecciolina calcarea del profilo di Miane. Sezione Xx 6 Le Alveoline (1) sono per lo più in frammenti ; nella massa si trovano poi sparsi dei pezzi di calcari a Miliolidi: qualche frammentino di Ru- dista ecc. Fic. 3. — Sezione (X 6) di roccia simile alla precedente ; proviene da un altro banco, ma dalla stessa località della precedente Sì vedono anche frammenti di guscio di Echinide. Fia. 4. — Sezione (X 6) della brecciolina calcarea della Fornace DE Laco di Antole (banco inferiore) Anche qui le Alveoline (1) sono in pezzettini e per gli altri elementi si può ripetere quanto s’ è osservato per la brecciola di Miane. Fic. 5. — Sezione (X 6) di roccia come la precedente $ : : Proviene dal banco medio e mostra ancor meglio la struttura clastica. Fic. 6. — Sezione (X 6) del calcare marnoso superiore del profilo della Fornace De Laco di Antole Pag. 19 = 83 ” 83 » 93 : 93 MEMORIE DELL’ISTITUTO GEOLOGICO DELLA UNIVERSITA D o PARTE SECONDA IL NEOGENE GIUSEPPE STEFANINI Mo PREMESSA LINEE FONDAMENTALI DEL LAVORO Come già è stato accennato nella Introduzione generale alla Mo- nografia sul Terziario Veneto, di cui la presente trattazione del Neo- gene non è che la seconda parte, le precedenti nozioni sui depositi neo- genici della regione Veneta sono così diseguali, che mi è parso neces- sario dare alla trattazione stessa un diverso sviluppo nelle sue diverse parti. A questa diversità di sviluppo, che a prima vista potrebbe forse apparire come un difetto di omogeneità e di equilibrio, hanno però con- tribuito in parte anche circostanze estranee alla mia volontà. Tali le circostanze politiche, che per lunghi mesi hanno preceduto lo scoppio della guerra italo-austriaca (avvenuto quando il lavoro era già sotto i torchi) e che mi hanno impedito di compiere alcune gite complemen- tari nelle regioni presso ed oltre al confine. Ad ogni modo il concetto che mi ha guidato è stato quello di fare uno studio esauriente del Miocene friulano — il meno noto finora — per poi riferire a questo i dati raccolti da altri e da me medesimo sulle altre regioni, indubbiamente meglio conosciute e più studiate. Così la parte descrittiva, analitica, della mia memoria è divisa in tre capitoli, in certo qual modo autonomi, e di ineguale estensione, sebbene svolti secondo un piano unico. Il primo tratta del Veneto orien- tale o Friuli, compreso tra il T. Torre e il M. Cavallo: il secondo del Veneto centrale (Trevigiano e Bellunese) compreso tra il M. Cavallo e il F. Brenta; il terzo infine, in gran parte di compilazione, tratta del — 340 — Veneto occidentale (Veronese, Vicentino e Trentino) tra il Brenta, cioè, e il Lago di Garda. A complemento di questo terzo capitolo riassumerò anche i dati bibliografici relativi al territorio Bresciano, che, sebbene fuori dei li- miti della regione Veneta, ha stretti rapporti con essa. Ciascuno di questi capitoli consisterà a sua volta di una introdu- zione (!) nella quale verrà riassunta la bibliografia e si daranno alcune nozioni preliminari sulla tettonica, e di una parte descrittiva, compren- dente la illustrazione dei vari lembi e degli spaccati che vi si osser- vano; a conclusione della quale si porrà un quadro di sincronizzazione dei singoli livelli e un secondo quadro di confronto tra la classificazione proposta da me e quella di autori precedenti. Il quarto capitolo, tratterà della classificazione generale dei terreni. Il quinto finalmente, conterrà le conclusioni generali relative al- l’età dei movimenti tettonici subìti dalla regione e alla storia geolo- gica del bacino durante il Neogene, tracciata in base alla successione delle facies e ad osservazioni sulla morfologia e l’idrografia. Le indicazioni bibliografiche relative al Neogene Veneto trovansi infine raccolte in un elenco, che senza pretendere ad essere del tutto completo, conterrà tutte le opere di una qualche entità, nelle quali sì tratti del nostro argomento. A questo elenco si riferiscono i numeri posti tra parentesi quadra nel corso del lavoro. Nell’ iniziare il quale, mi piace volgere riconoscente il mio pen- siero, oltre che al mio maestro prof. C. De SteFANI e al prof. G. Dar Piaz, cui tanto debbo per i suoi incoraggiamenti, anche ai prof. O. Ma- RINELLI e G. DaArxELLI, in compagnia dei quali ebbi la fortuna di com- piere, ancora novizio aila geologia di campagna, le mie prime escur- sioni in Friuli, or sono otto anni, ritraendo da quella compagnia, il cui ricordo torna oggi più che mai grato al mio cuore, larga messe d’in- segnamenti preziosi. (1) Nel capitolo relativo al Veneto occidentale, che si fonda in gran parte su dati desunti dalla bibliografia e su fossili non da me raccolti, ho preferito, per comodità di esposizione, rias- sumere la bibliografia trattando delle singole provincie, invece che in un paragrafo a sè. CAPITOLO I. IL MIOCENE DEL VENETO ORIENTALE TRA IL F. TORRE E IL M. CAVALLO (Friuli) SOMMARIO I. Cenni storici e bibliografici. II. Nozioni preliminari sulla tettonica. III. Illustra- zione dei vari lembi. 1. Lembi esterni o pedemontani [Lembo Maniago - Me- duno. Lembo Sequals - Travesio - Forgaria - Susans. Lembi Maniago - Polcenigo - Caneva. Lembi isolati dalla pianura orientale.] 2. Lembi interni o submontani [Lembo Navarons- Casasola - Poffabro. Lembo di Andreis. Lembo di Casera Caulana in Val Caltea. Lembo di Osoppo. Gli erratici di arenaria miocenica nell’alta valle del Cormor.] IV. Aggruppamento e classificazione dei vari livelli. CENNI STORICI E BIBLIOGRAFICI I fossili, che abbondanti e ben conservati gremiscono alcuni terreni delle colline del Friuli, richiamarono su di sè l’attenzione dei filosofi e degli studiosi fino da un’epoca relativamente molto antica. Così il Var- LISNIERI [1 pag. 39] cita il Friuli fra le regioni, nelle quali si osservano traccie dell'antica presenza del mare; ed A. L. Moro [3, pag. 13] dalla sua conoscenza dei colli fossiliferi friulani — probabilmente quelli di — 342 — Cavasso di Fanna, come opportunamente argomenta il Vavussi [63] — era tratto a proporsi il problema dell’ origine dei corpi marini che si trovano sui monti, e cercava risolverlo con una sua ipotesi sulla forma- zione dei monti e delle pianure per opera di vulcani sottomarini [6]. Per confutare ad ogni costo le idee poco ortodosse sostenute pri- ma dal VALLISXIERI e successivamente dal Woopwarp, l’ avvocato Co- STANTINI scrisse un pesante volume su “ La verità del Diluvio univer- sale, vindicata dai dubbj e dimostrata nelle sue testimonianze , [8]. Nel quale, soffocato, direi, in mezzo a ragionamenti aprioristici e me- tafisici, si rivela qua e là, in modo inatteso, uno spirito di osservazione non comune a quei tempi. Mi piace segnalare -— come quella che ha rapporti col nostro argomento — la descrizione delle colline pede- montane del Friuli (pag. 97): £Trovavo per tutto, ove erano ripide altezze, disciolte dal piede del Monte varie Colline, talmente staccate dalla radice de’ Monti, che non aveavi alcuna continuazione; solo die- tro le Colline vicine ai Monti, verso la Campagna vi seguitano in vari luoghi altre Colline minori, che vanno terminando in piccole montuo- sità, che poi sì trovano in tutto quel vasto piano: tutto composto come dissi di terra e di sassi rotondi ,. “In alcuni luoghi fra i Monti, e le Colline evvi un continuo va- cuo, in mezzo al quale dove scorrono rivi perenni di acque, dove non scorronvi che in tempo di pioggie..... e dove valli pantanose e paludi ,.. “Esaminavo la qualità di queste: Colline, alcune delle quali molto alte, e le trovavo fatte di terra, di ciottoli, e di quella tenera pietra nominata Tuffo, fra la quale erano misti, e legati in molti luoghi i sassi smussati dall’ acqua , E il bravo CostantINI pensa allora che queste colline “ da altro non potevano essere state formate, che da un’immensa quantità d’acqua sca- duta in un tempo stesso da quelle alte Montagne : la quale scavando, e la- sciando netto ove cadeva il gran peso, col grande rimbalzo avesse formato le maggiori Colline in vicinanza dei Monti; e col vario ondeggiamento. che indebolivasi coll’ allontanarsene, avesse formato le altre seguenti più piccole, e le varie, e molte montuosità di queste vaste Campagne ,,. — 343 — Questa “immensa quantità d’acqua ., è fornita, naturalmente, dal diluvio universale. Le stranezza e l’ ingenua ingegnosità di questa spiegazione non diminuisce, pel CostANnTINI, il merito di aver così evidentemente de- scritta la topografia di questa regione, nè quella di aver riconosciuto l'origine dei ciottoli che formano quelle colline (pag. 99 e 419), di averne rivelata la provenienza dai monti vicini (pag. 99), di aver illu- strata la forma (pag. 100 e 115) e la natura stratificata delle colline stesse (pag. 98). Intanto però lo Zaxox [9, pag. 46] trattando della formazione ed uso della torba, descriveva brevemente il giacimento e l’ aspetto delle ligniti di Manazzons in quel di Pinzano, le quali, come quelle di altre località dei colli, venivano allora saltuariamente escavate, e accennava (pag. 49) all’ esistenza di fossili in quelle colline: “nei colli vicini a Trevesio, e Toppo ritrovansi conchiglie d’ ogni sorta e molte di stra- ordinaria grandezza, crostacei e piante palustri petrificate ... E l’anno appresso in un trattato sulle marne e il loro uso in agricoltura |10, pagg. 144 - 145] ritornava sull’ argomento, e, accennato di nuovo a quella “ infinita varietà di conchiglie europee ed americane . che si trovano a Travesio, dice del ritrovamento di “ una bellissima conchiglia bivalva, ed altra più piccola che ha la figura di quei crostacei che noi volgar- mente diciamo caparozzoli .,, ritrovamento che avvenne in certi scavi, eseguiti dal conte Asquino a Fagagna, (') “in una terra dura, pesante, marnosa, cenerognola, ma piena di scintille metalliche, le quali proba- bilmente crede che sieno pirite o ferro ,,. È verosimile che a tali studi dello Zaxox attingesse l’Arpurvo [11] la notizia dell’ esistenza in Friuli di combustibili fossili, in continua- zione di quelli che sì trovano “nella lunga serie di monti mediocre- mente alti e di colli, che venendo dal Friuli e scorrendo la Marca Tre- vigiana e la Veneta Lombardia ed al Milanese inoltrandosi, fasciano le (1) Suppongo trattisi qui di un Zapsus calami o di un errore di stampa, e invece di Fagagna debbasi leggere Flagogna; Fagagna trovasi infatti presso S. Daniele, in pieno anfiteatro morenico. Ad ogni modo, il nome fu ciecamente copiato da vari autori successivi. — 344 — nostre Alpi sopra alle loro australi pendici appoggiati, e dalle campa- gne le disgiungono. , Successivamente il FesraRI [12] in un suo lungo viaggio attraverso il Friuli ed altre parti del Veneto, del quale rende conto in una serie di lettere dirette a G. STRANGE, residente britannico, ebbe campo di fare numerose e interessanti osservazioni anche relativamente alla zona pedemontana. Così nei dintorni di Caneva (pag. 32) descrive un cal- care bianco brecciato al quale si sovrappone “ un’ altra calcarea, somi- gliante alla prima per la fine grana, ma differente pel colore cenero- gnolo ,, e per la presenza di tracce di minuti corpi marini: a questo seguono “ filoni di ghiaie con rena ed argille i quali formano tatte le colline d’ intorno Polcenigo , continuandosi verso SE. E similmente il FestarI (pag. 34) osserva fossili calcinati e tronchi lignitizzati presso Cavasso, lungo la Meduna; rileva (pag. 35) a levante di Travesio, l’al- lineamento delle colline in rapporto con la direzione degli strati con- glomeratici, ed osserva il raddrizzamento degli strati stessi, e il loro rovesciamento in alcuni tratti. Al CosrantINI rispondeva in seguito - nel 1791 - il DA Rio [14], riprendendo la questione dell’ origine delle colline ghiaiose pedemon- tane. Il DA RIo distingue, se non caso per caso almeno fondamental- mente, una parte delle colline, e cioè quelle di Asolo, del Montello e “ molte altre ancora del Friuli ,, come “ stratificate d’ origine marina ,,, ma appunta le sue osservazioni sopra altre colline, dove non gli era stato possibile trovar fossili; e così, confondendo insieme depositi more- nici e altri depositi continentali di natura ed età ben diversa, consi- dera tutte queste colline pedemontane come resti di antiche alluvioni, formatesi per opera dei torrenti alpini al loro sbocco nella pianura e potentemente erose dipoi dalle acque. In questo lavoro sono citati in nota (n. 4, pag. 24) dei fossili, che sarebbero stati trovati nel colle di S. Daniele — un esemplare di Arca antiguata, una testuggine, una lu- machella contenente “ dei turbini terebre, dei trochi umbilicari, e delle Veneri di Linneo perfettamente conservati, e se ne deduce che “ il colle di S. Daniele è d’ origine submarina , come quelli di Asolo e del — 345 — Montello già ricordati. Per “ Colle di S. Daniele , deve forse inten- dersi qui quello di Ragogna, se pure non vi è stata addirittura contu- sione di località; poichè è risaputo che il colle di S. Daniele è more- nico e quello vicino di Ragogna nou ha dato che pochissimi fossili, ter- restri e d’ acqua dolce. Il GiraRpI, nel suo libro appresso citato [38, pag. 71] indica an- che un lavoro paleontologico del Da Rio; ma, per quante ricerche ab- bia tatto, non sono stato buono a ritrovarlo e neppure a trovarne una esatta indicazione bibliografica. Le poche nozioni acquisite dai predecessori settecentisti, ripetute poi dai compilatori come ad es. dal GrraRpi (') non sfuggirono al CATULLO [26, pagg. 251 e 254], il quale nel suo saggio di Zoologia fossile, trat- tando dell’ “ Argilla bleu , giurese descrive due fossili, che egli dice raccolti dal Da Rro nelle argille di Cavasso, da lui ritenute allora ap- partenenti a quel periodo, causa il loro rovesciamento sotto i calcari secondari: /socardia Corniani Cat. e Venericardia (?) crenata Cat. È evidente che il CatuLLO dovette confondere l’ Isocardia cor, che è in realtà abbondante a Cavasso, con esemplari veramente preterziari! : forse, anzi se ne accorse in seguito egli stesso, poichè successivamente [41, pag. 26] dà un elenco di tre sole specie raccolte nelle marne, una delle quali è appunto delle marne di Cavasso, questa volta però rico- nosciute dal CATULLO come terziarie. Isocardia..... Modelli nelle marne terziarie superiori di Cavasso nel Friuli. Arca turgida Marne terziarie superiori di Monte Molerana (*) a Castelnuovo del Friuli. Arca affinis Cat. Ivi. E successivamente, nel 1844 (45, pag. 14, 15) discorrendo inciden- talmente di “ marne snbappennine coricate sulle pendici delle..... for- (1) Nell’ opera citata il GrraRpI narra, come nel 1823 e 1825 alcune frane, prodotte dalle co- piose piogge, misero allo scoperto, nei dintorni di Cornino, fossili ben conservati, che furono da lui raccolti (88, vol. II, pag. 85 nota 2). (*) Molevana, non Molerana, come è scritto per errore nell’ opera del CATULLO. dh mazioni terziarie , dice di averne osservati esempi tra Molevana e Ca- stelnuovo in Friuli e nei dintorni di Cavasso; e nella prima località, ricchissima di conchiglie bivalvi e povera se non priva di univalvi, se- gnala la presenza delle solite tre specie, (oltre a 6 specie di Arca già descritte da BroccHI e DesHayEes) trattando assai diffusamente della Isocardia sp. ma senza più rammentare la / Corniani, il cui tipo è evi- dentemente del Giuralias. Per bene intendere le precedenti indicazioni cronologiche bisogna però ricordare che il CatuLLo nel 1841 (') come già nel 1816 [21] con- siderava le glauconie Bellunesi in parte secondarie e in parte del Ter- ziarlo inferiore; mentre, sulle orme del Pasixi [35, 44] riteneva [37, pag. 3] “le sabbie e le argille interpolate da puddinghe marine ,, di Cavasso in Friuli e di Asolo nel Trevigiano * zoologicamente simili a quelle che giacciono alla base degli Apennini ,. Più tardi, nel 1847, il CartLLO [48] esprimeva in modo più par- ticolareggiato le sue idee in proposito, e mostrava di considerare l’arenaria verde del Bellunese come rappresentante dell’ Eocene, seb- bene allora e in seguito notasse l’assenza di nummuliti : il caleare gros- solano del Veronese e Vicentino e le molasse o arenarie grigie del Bel- lunese e Trevigiano come mioceniche, e le “ zone piuttosto lunghe e strette di marne..... che si veggono fra Molevana e Castelnuovo nel Friuli e in vari luoghi del Trevigiano (nel Cenedese e nell’ Asolano) ., come subappennine [48, pag. 4 e 5]. Intanto però lo studio e la conoscenza del Terziario in Europa faceva, per opera del LyELL, un passo decisivo, e la classificazione da questo proposta e subito accolta dagli studiosi, serviva mirabilmente per cominciare a districare la difficile matassa. Gli effetti se ne sentirono ben presto anche in Friuli. Cominciò il (1) CaruLLo. Nota int. gli ech. foss. della Creta e dei terr. Terz. delle Prov. Venete. N. Ann. Sc. Nat. Bologna 1841, pag. 10. De Zieno [52, pag. 13] ad attribuire al Miocene i conglomerati com- posti di ciottoli cementati da una pasta calcarea durissima, che for- mano il versante meridionale delle colline trevisane e si prolungano fino in Friuli. E subito dopo anche il CarULLO fu pronto ad accettare questo criterio: l'attribuzione al Miocene per opera di vari autori, tra i quali il Siswoxpa, delle marne piemontesi, indicate prima come subappennine, e alle quali il CATULLO ravvicinava giustamente, pei loro fossili, le marne friulane, lo decise [53] a concludere per la loro perti- nenza al Miocene. “ Pochi saranno — egli dice [54] — che vogliano muover dubbio sull’ epoca miocena del deposito di marne cerulescenti che io vidi a Molevana nel Comune di Castelnuovo (Friuli), quando si sappia, che i suoi fossili hanno i loro simili fra quelli che m’ ebbi in dono dal prof. BoxeLLI di Torino, che li trasse dalle marne del Torto- nese; depositi, ch'io riferiva negli anni addietro alla zona pliocena, per ciò appunto, che il march. PARETO ed il cav. CoLLEGNO riportarono essi stessi al Pliocene le marne analoghe del Piemonte, che ora, per con- senso del Savi, di A. Sismonpa, di ApoLro BroxcNIaRT, e di altri va- lenti naturalisti, sì riguardano come miocene .,. E aggiunge di reputare equivalenti alla zona miocenica anche le marne di Cavasso presso Ma- niago e forse anche — in base alle osservazioni dello ZAxox — quelle di Travesio e di Fagagna ('), sempre nel Friuli [54, pag. 14 e 15]. Al tempo stesso s’iniziava un periodo di ricerche più dirette e di più attiva raccolta di materiali nella zona miocenica friulana per opera di Lvurer CasrELLI, bergamasco di nascita, ma friulano per elezione. Questi raccolse abbondanti fossili nei dintorni di Forgaria ed an- che in altre località e li donò poi nel 1873 al Museo Civico, donde la sua collezione passò nel 1896 al Gabinetto del R. Istituto Tecnico di Udine, [152, 153, pag. 101]. Il CasreLLI [55, pag. 311, 348] ebbe an- che cura di descrivere le sue gite di raccolta e di render. note così al- cune tra le località fossilifere più importanti: malauguratamente nella collezione queste località non sono indicate con precisione, e sotto questo (1) Cfr. nota 1 a pag. 343 (5) a proposito di Zanon. SL SME aspetto i suoi fossili perdono alquanto di valore e non possono essere adoperati se non quando corrispondano, per la specie e per i caratteri di fossilizzazione, ad altri, la cui provenienza sia indicata in modo più preciso. Altre raccolte metteva insieme il precursore e iniziatore degli studi sulla geologia del Friuli, G. A. Pirona, il quale cominciò già a trat- tarne nel 1856, in alcune lettere geologiche [56, pag. 15, 16] in cui rende conto delle gite fatte in compagnia dei geologi austriaci Forr- TERLE e STUR, incaricati del rilevamento della regione. Egli conobbe (pag. 25 - 26) le arenarie con granelli glauconiosi della valle della Caltea nel M. Caulana, di Andreis e Crivola, e ne indicò le caratteristiche paleontologiche: varie specie di Pecten, ittioliti, Venus, Car- dium, Dentahums; ma confuse — sembra — con':Nummuliti le Operculine che vi abbondano e così continuò, come già il CarvLLo per le glau- conie bellunesi, a considerarle eoceniche. Nella zona esterna, pedemon- tana, cita a Cavasso (pag. 26) degli “ schisti azzurrognoli ricchissimi di fossili calcinati (Cerstlhium margaritaceum, Turritella Brocchi, Arca Noae, A. antiquata, una Corbula, varie specie di Venus, ece., per cui sono da riferirsi ai terreni terziari medii o miocenici ,,; fra il Taglia- mento e la Meduna distingue (pag. 15, 16) delle “ sabbie marnose az- zurrognole avvicendate da conglomerati calcarei, ghiaiosi od arenacei, conosciuti col nome di tuti di Pinzano ,, che riferì al Miocene e dei conglomerati più grossolani con sabbie bianco-giallastre “ costituenti i colli che si dispongono in tre linee parallele , e che egli ritiene plio- cenici. Nelle sabbie marnose e conglomerati cita: Ostrea longirostris, Arca, Cardium, Venus, Mytilus, Panopaea, Turritella Archimedis, T°. Broc- chiî, Melanopsis Martiniana, Conus, Buccinum, Uassis ecc.: nelle sabbie e conglomerati ritenuti pliocenici indica: Arca Noae, A. antiquata, Ce- rithivim ecc. Finalmente nelle ligniti sovrapposte a questi ultimi strati nel versante meridionale del Colle di Ragogna, il Priroxa trovò resti di Unio, Cyclas e Paludina, in base ai quali definì quaternari e lacustri quelli strati. Anche nei due terreni più antichi citò le ligniti in di- verse località. sug — Queste ligniti si tentò replicatamente di sfruttare: così un artico- letto di PeciLe comparso nel Bollettino della Associazione Agraria Friu- lana nel 1860 con le iniziali C. L. P., rende conto del ritrovamento e dell’ escavazione di “ carbon fossile , in uno dei fianchi del M. Mondel, presso Castelnuovo: l’ escavazione procedeva allora in galleria per una trentina di metri: ma fu poi abbandonata [60. pag. 12]. Nel 1861 il Prroxa [61] conserva naturalmente gli stessi concetti (pag. 287 e 289-293) e ripete i nomi degli stessi fossili, completando però le determinazioni di quelli delle sabbie cerulee. Ecco la sua lista (pag. 290) : Turritella Archimedis Bronn. Cerithium imargaritaceum Brocchi si bicarinata Eichw. Corbula rvevoluta Bronn Conus ventricosus Bronn. Congeria subglobosa Partsch 3; Mercati Brocchi Arca diluvii Lamk. Melanopsis martiniana Fer. varie specie di Venerupis, Venus, Panopaea. Cardium, Isocardia, Mytilus, Pecten ecc. Nei punti di contatto fra le sabbie e i conglomerati, veri banchi di Ostrea longirostris Lamk. È da notare — e la lista stessa sembra dimostrarlo — che il Pr- RONA dovette considerare come un unico piano le sabbie azzurre che sì alternano coi primi strati conglomeratici (con Z'urrifella, Conus, Ue- rithivm) e le marne o marne sabbiose pure azzurre (con bivalvi fra cui Isocardia, Venus ecc.) che soggiacciono a quelle. È poi curioso il fatto che, ingannato dalla situazione topografica, il Prroxa abbia considerato il lembo isolato di Pozzuolo come “ rappresentante gli strati più super- ficiali di questa formazione ,. A Pozzuolo egli raccolse * due esem- plari di Scwfella ed un dente di Lamna . (pag. 292). Nel 1868 apparve la carta geologica austriaca [75] della nostra regione, del cui rilevamento già abbiamo accennato qualcosa. Il HavER. nella spiegazione annessa (pag. 35) menziona molto brevemente le for- mazioni neogeniche e segnatamente le argille e sabbie con ligniti di Ragogna e le arenarie stratificate di Forgaria e di Paludea, che tiene distinte dalle colline moreniche, segnalate poco prima dal Prroxa in quella regione. — 350 — Nella carta però — che è senza data — nessuna zona miocenica trovasi segnata in Friuli; solo una parte delle colline da attribuirsi a questa età sono indicate invece come plioceniche. Ma chi alla conoscenza della geologia friulana fece fare passi gi- ganteschi fu il prof. T. TARAMELLI, il quale, appena assunto nel 1866 alla carica d’ insegnante di Storia naturale nell’ Istituto tecnico di Udine, intraprese una serie di escursioni nella regione, frutto delle quali fu- rono numerosissime e pregevoli pubblicazioni. Nella mia rapida ras- segna io dovrò limitarmi a riassumere — come ho fatto fin qui — quello che concerne i terreni miocenici, tralasciando spesso alcuni ac- cenni incidentali, che rappresentano talvolta solo la ripetizione di quanto in altre opere l’autore stesso aveva esposto. Già dunque nel 1867 il TARAMELLI aveva cominciato a notare al- cuni fatti importanti relativi al Miocene friulano e, insieme al Cossa [69] illustrando in un con gli altri combustibili fossili, le ligniti di Ra- gogna, Osoppo e Peonis, ne aveva altresì descritto il giacimento, fer- mandosi specialmente a parlare di queste ultime, che sono le più im- portanti (!). A Osoppo egli cita nelle arenarie, poco lontane dalle ligniti, Da Turritella Archimedis, Arca diluvir, Balanus sp. e Fucordì. Due anni più tardi il TAarameLLI illustra in un lavoro [79] 4 sopra alcuni echinidi fossili cretacei e terziari del Friuli ., tre specie mioce- niche e precisamente la Scutella di Pozzuolo già indicata dal Priroxa, e che egli identifica con la S. subrotunda Lamk., uno Schizaster rac- colto pure dal Prroxa a Meduno e dal TARAMELLI considerato come S. Desori Wr., e uno Spatangus della collezione CastELLI, che egli no- mina appunto S. Castelli, ritenendolo una specie nuova. In una introduzione geologica a questa memoria, l’ autore passa in rivista i vari terreni del Friuli e nel Miocene distingue: un “ Mio- (1) Il lembo di Peonis come anche quello di Braulins, riconosciuto per la prima volta nel 1908 in una gita compiuta in compagnia dei proff. MARINELLI e DAINELLI, non appartiene al Mio- cene, ma ad un periodo più antico. L'errore in cui caddero gli autori a questo proposito è dovuto probabilmente a confusioni e mescolanze nel materiale paleontologico. Cfr. SteranInI G. Sull' esi stenza dell’ Oligocene in Friuli e sulle mutazioni del Potamides margaritaceus Br. Atti dell’ Ace. Scient. Veneto-Trentino-Istriana, anno VIII, 1915, pag. 68-93, tav. V. PESSTTRA, — 351 — cene inferiore . che identifica con le arenarie verdi del Bellunese, e con le formazioni di Dego, Sassello, Pareto in Piemonte, con gli Strati di Schio e coi livelli è e c del Suess; ed un “ Miocene medio e supe- riore , corrispondente al Tortoniano di MayER e alle formazioni di Su- perga nei colli Torinesi. Al primo attribuisce le “ arenarie glauconiose più o meno oscure, passanti ad una molassa azzurrognola . e ricorda questa formazione nella collina isolata di Pozzuolo, tra Meduno e i Mo- lini di Navarons, sui colli di Fanna a sud di Frisanco, e verso Barcis e Andreis. Al secondo ascrive le molasse e arendrie giallognole, alternanti in alto con conglomerati in strati potentissimi e fortemente inclinati : la parte inferiore, ove predominano le molasse e arenarie corrisponde- rebbe “all’epoca del Bacino di Vienna .; i conglomerati con Ostrea longirostris rappresenterebbero la Nagelfluhe delle alpi svizzere. Questa zona di molasse e conglomerati si estende, secondo il TARAMELLI da Peonis per Forgaria, Pinzano, Castelnuovo, Solimbergo, Lestans, Ca- vasso, Budoja fino a Caneva e, a levante del Tagliamento, sarebbe rap- presentata nel colle di Osoppo, a Susans e nel colle di Ragogna, e sa- rebbe per ogni dove caratterizzata dalle ligniti, affioranti qua e là, e in alcuni luoghi escavate. Superiormente alle formazioni sopra citate sì troverebbero altri conglomerati, per lo più senza fossili, contenenti a Ragogna delle ligniti con Lythynia e Planorbis e attribuiti dal Tara- MELLI al Piiocene. Mi sono alquanto diffuso nel riassumere le idee espresse dal Ta- RAMELLI in questo lavoro, poichè qui esse sono esposte per la prima volta, e nei lavori successivi esse sono svolte, amplificate, documentate, non però sostanzialmente cambiate. Così una prima documentazione la troviamo in una nota di fossili delle arenarie e conglomerati miocenici (Pinzano, Castelnuovo, Cavasso e Fanna) che il TarAMELLI [80] pubblica poco appresso; ecco l’ elenco: Turritella Archimedis Brongn. Cerithium lignitarum Eichw. c. - vermicularis Brocchi c. Ancillaria glandiformis Lamk. c. Terebra fuscata Bronn. Conus Mercati Brocchi ” acununata Borson ” Berghausi Michelotti — 352 — Panopaea Menardi Desh. Cardini hisutun Broun. 3 Favjasi Bast. È Schmidti Hoern. Pholadomya alpina Math. l'ardita Iouanneti Bast. arcuata Agass. Arca diluvii Lamk. Venus umbonaria Lamk. Ostrea longirostris Lamk. ce. Cardium hians Brocchi Pecten, Congeria, Isocardia ecc. È assai curioso il fatto, che negli spaccati che corredano questo lavoro, il “* Miocene inferiore ., non sia segnato nell’ affioramento pede- montano orientale Cornimo - Travesio, a cui si riferiscono gli spaccati III e IV nei quali il Miocene apparisce in realtà, ma solo nello spac- cato II, che attraversa l’ affioramento Meduno - Maniago. In altre pubblicazioni di poco a questa precedenti [83, 86] o sue- cessive, come ad es. quelle sulle condizioni stratigrafiche ed orografiche della Provincia di Udine, [92] e quella [93] sulla costituzione geologica del Friuli, per ciò che concerne il Miocene, non si ha che un riassunto delle osservazioni sopra esposte. Questi nuovi concetti introdotti dal TARAMELLI furono tosto accet- tati dal Prroxa [99]. che subito si persuase della miocenicità delle are- narie glauconiose alternanti con molasse, di Fanna, Meduno, Andreis e Barcis; questo complesso che egli aveva dapprima ritenuto eocenico, gli apparve ora come rappresentante in Friuli la base del Miocene, e ad esso ascrisse col TarameLLI l’ affioramento di Pozzuolo, in origine da lui considerato come costituito dagli strati più recenti del Miocene. In questi strati interiori il Prroxa cita a Pozzuolo: Scutella subrotunda, Lamna, Briozoij e nel lembo Fanna - Meduno : Scutella subrotunda Turritella Lamna Ceritthimm Pecten Cypraea Panopaea Dentalium Cardivm Negli strati superiori, — sabbie marnose, molasse e conglomerati — per i quali pure il Prrowa accetta i sincronismi proposti dal Ta- RAMELLI, col Wienersandstein e colla Nagelfluhe, egli cita: Turritella vermicularis Brocc. Venus umbonaria Lamk. “ Archimedis Brongn. Cardiuni hians Bron b bicarinata Eichw. a Schmidti Hoern. Cerithium lignitarum Eichw. Arca diluvii Lamk. Ancillaria glandiformis Lamk. Congeria ctr. subglobosa Partsch Melanopsis martiniana Fer. Ostrea longirostris Lamk. Conus Mercati Brocc. Schizaster Desori Wright > ventricosus Bronn Spatangus Castelliù Tar. Panopaea Faujasi Bast. Pecten subpleuronectes D'Orb. Pholadomya alpina Mat. A questo “ Miocene medio ,, attribuisce, oltre che gli strati di For- garia - Flagogna, di Pinzano - Solimbergo, di Meduno e Cavasso, di Ca- neva e Polcenigo (soli conglomerati) anche i lembi di Osoppo e di Peonis, ai quali specialmente sembra attribuisca la fauna sopra indi- cata, ad eccezione delle tre ultime specie; ma è evidente che gli autori, persuasi di questo sincronismo, debbono aver riunito insieme in un solo elenco i fossili di Peonis e quelli dei lembi esterni, perchè non solo a Peonis io non ho ritrovato tutte le specie citatevi da questi autori, ma non le ho ritrovate, di Peonis, neppure nelle loro collezioni. Come a Osoppo, Pinzano e Castelnuovo, così anche a Polcenigo il Pirowna osserva che i conglomerati sono costituiti di elementi derivati dalle rocce più vicine: là dolomitiche, giuresi e cretacee, qua, a suo dire, esclusivamente cretacee. Sopra, i conglomerati ad Ostrea /ongiro- stris fanno passaggio ad altri conglomerati con lenti argillose e ligni- tifere, lacustri o fluviali, con Vivipara, Bythinia, Planorbis, che egli at- tribuisce al Pliocene. E poco appresso, in una carta geologica dei dintorni di Aviano e Polcenigo, pubblicata a corredo della sua memoria sui fossili giuresi di quella regione [109] il Prroxa indica tutta la serie di colline da Sa- rone fino a Polcenigo, Budoia, Aviano e Marsiere, come costituita da marne lignitifere miocene, le quali, tanto ad Aviano quanto a Sarone, sono rappresentate come arrovesciate e discordanti dai terreni cretacei rispettivamente prossimi o contigui. Nell’ elenco dei terreni sì trovano = “SR E inoltre nominate delle breccie calcari, ma non so distinguerle poi sulla carta. Frattanto però il TarameLLI, nella illustrazione delle roccie friu- lane [100] distingueva un Miocene inferiore (Elveziano e Langhiano) un Miocene superiore (Tortoniano) ed un Pliocene antico o Messiniano, rappresentato da quelle che in altri lavori egli chiama alluvioni sarmati- che. Può avere un certo interesse osservare come in questo lavoro siano citate nel * T'ortoniano , di Peonis e di Osoppo delle “lumachelle di grosse Dreissene ., delle quali non osservai traccia nè nelle collezioni nè sul posto: mentre i “ banchi a Modiole ,, indicati dal TARAMELLI nei dintorni di Flagogna debbono essere rappresentati dallo strato con- chigliaceo di R. Chiavrar, che è effettivamente ricco di esemplari di Mytilus. Le idee del TarameLLI e del Prrowna furono accettate e riassunte brevemente dall’ OmBoxi [112] in un suo libretto di carattere popolare. Poco appresso, il Marinoni [117] illustrava i minerali del Friuli e tra essi citava in varie località mioceniche 1’ ematite (Polcenigo, Vito d’ Asio, Forgaria, Travesio, Peonis) il quarzo ialino e le cloriti (glau- conie di Barcis, Fanna e Meduno, Pozzuolo) e finalmente le ligniti, che, anche dal punto di vista pratico, sono indubbiamente le più importanti. A questo proposito non' posso che rimandare, sia per i particolari delle analisi e dei caratteri di coltivabilità, sia per i dati bibliografici e storici, all’accurata memoria del MarInoNI, limitandomi a dire come questo autore ivi tratti delle ligniti picee di Peonis, Osoppo, Paludea ed altre località nei pressi di Castelnuovo, e Claut (?), delle ligniti ter- rose, brune, di Manazzons, di Oltrerugo e ancora dei pressi di Castel- nuovo e infine delle ligniti brune, torbose, accompagnate da depositi di acqua dolce, e più recenti di quelle sopra indicate, le quali si osser- vano a Ragogna, presso Pinzano e nei dintorni di Budrio, Sarone e Caneva di Sacile. La carta del Marivoni annessa a questo lavoro è compilata in base a lavori del Prrona e del TARAMELLI: un unico co- lore, contrassegna la # regione dei conglomerati e delle marne (Mio- cene e Pliocene), e vi sono confusi depositi marini e continentali. — 355 — Spaccati interessanti anche il Miocene sono pubblicati pure nella Monografia del Lias, del TarameLLI [1145]. Finalmente nel 1881 il resultato delle diuturne, infaticabili ricer- che del TarameLLI si concretava nella pubblicazione della Carta geolo- gica del Friuli [118] nella quale, coerentemente alle vedute da lui già esposte, il TaraMELLI distingue un Miocene inferiore che egli indica col nome di Aquitaniano, ed un Miocene superiore o Tortoniano segnando il primo in quattro strette zone: quella isolata nella pianura di Pozzuolo ; quella tra il Tagliamento e il Cosa, quella da Meduno a Maniago e quella della Valle del R. Caltea, tralasciando invece l’ affioramento di Andreis, che pure aveva dapprima fuggevolmente segnalato; segnando il Tortoniano nelle tre ultime zone sopra citate ed inoltre a Peonis ed Osoppo sul Tagliamento ed a Sequals lungo la Meduna. Nella spiega- zione di questa Carta il TArAMELLI nel terreno Aquitaniano (dai din- torni di Meduno) cita soltanto : Pecten ctr. Besseri Hoern. È deletus Micht. mentre invece nel Tortoniano indica : Conus ctr. Dujardini Detr. » Berghausi Micht. Pleurotoma pustulata Bronn Turritella Archimedis Brogn. I rotifera Lamk. n vermicularis Bronn Terebra fuscata Bronn 5 acuminata Bors. Natica millepunetata Olivi Cerithium lignitarum Eichw. Schizaster Desori Wright Scutella subrotunda Lamk. Panopea Menardi Desh. - Faujasi Bast. Pholadomya alpina Math. Ò arcuata Agass. Venus cfr. umbonaria Lamk. Cardium hians Brocchi 5 hirsutum Bronn. cs Schmidti Hoern. Carditi Jouanneti Bast. Arca diluvii Lamk. 5 cfr. rubiginosum Hoern. Ostrea longirostris Lamk. I conglomerati lignitiferi di Ragogna — già lo abbiamo accen- nato — sono indicati dal TArAaMmELLI come “ Alluvione sarmatica ... Le stesse idee sono naturalmente riassunte dal TarameLLI anche nel suo lavoro sulla Geologia delle Provincie Venete [123] nel quale il SI Miocene inferiore friulano viene omologato agli strati di Schio, ed alle glauconie bellunesi (pag. 168-171), il Miocene superiore alle molasse e conglomerati lignitiferi di Val Coalba in Valsugana, di Romano e Mon- fumo nel Trevigiano, di Vittorio e di Cordignano nel Cenedese (pag. 171-176). È degno di nota il fatto, che il TaramEeLLI accenna qui (pag. 171) a certe arenarie di color verde intenso con Operculina, che sì osservano sovrapposte all’ Eocene al passo di Carnitza in val d’ Uc- ‘ cea e nel bacino di Plezzo, ancora nel Friuli orientale, esprimendo il dubbio che esse possano appartenere all’ Aquitaniano. Ho visitato la prima di dette località, ma negli strati, che effettivamente presentano un aspetto alquanto diverso da quello abituale all’ Eocene, non ho tro- vato caratteri tali, da permettere una attribuzione al Miocene. Per quel che concerne il Terziario medio, |’ opuscolo del TARAMELLI [129] sulle località tossilifere del Friuli, niente aggiunge a quanto Vl Au- tore già aveva detto nei precedenti lavori. * * * La grande memoria sintetica del TARAMELLI segna, nella storia della Geologia veneta, la fine di un periodo e il principio di un altro. Essa permetteva ormai di dare uno sguardo d’insieme alla costituzione della regione: per quel succedersi di ricorsi, che sembra come una legge inevitabile nel progredire della scienza, alla sintesi doveva necessaria- mente succedere un nuovo periodo di analisi, che, da quella prendendo le mosse e su quella poggiando, come su una base, conducesse a mo- dificare in parte, in parte a confermare e documentare le precedenti conclusioni. | Il TARAMELLI stesso, sul punto di allontanarsi dal Friuli, sembra avere, forse non inconsciamente, additato la via ai suoi successori, chiu- dendo per allora la serie delle sue pubblicazioni sull'argomento con un opuscolo [129] sulle località fossilifere del Friuli, quasi a significare che l’opera sua non era che una tappa sull’ ardua via della scoperta del vero, e che il minuto e paziente lavoro di analisi doveva ormai rico- minciare. In Friuli però, sventuratamente, il nuovo compito procedè sulle prime a rilento, Partito il TARAMELLI, morto precocemente il MarINONI, che gli era successo nella cattedra a Udine, gli studi sulla geologia friulana, se- gnatamente per quel che riguarda il Miocene, subirono una specie di sosta, durante la quale sì hanno da notare soltanto alcune citazioni di fossili, raccolti dal TeLLINI e studiati incidentalmente, da altri autori. Alludo specialmente al Sacco, che nella sua memoria sopra alcuni Po- tamides [136, pag. 94] descrisse e figurò nel 1888 un P. lignitarum var. forumjulensis di Rio Sievot presso Flagogna, ed al Bassawi [138]. che, illustrando gl’ ittioliti miocenici sardi, indicò alcune specie in Friuli (* Glauconia grigiastra a Scutella subrotunda di Pozzuolo, Miocene infe- riore ,): Odontaspis cuspidata (Agass.), Odontaspis contortidens Agass. He- mipristis serra Agass. Veramente, a quanto si rileva dalla memoria del TecLInIi qui ap- presso riassunta, sembrerebbe che questi comunicasse al Bassaxi anche altri abbondanti materiali delle arenarie glauconiose della valle del- l’ Arzino ecc., ma di essi non ho trovato altra traccia nè nella biblio- grafia nè nei ricordi personali del prof. BassaxIi, al quale mì ero ri- volto per informazioni. Frattanto però il TELLINI, terminati gli studi universitari a Torino, pubblicava una Descrizione geologica della Tavoletta * Majano .,, lavoro veramente fondamentale per lo studio del Miocene friulano. Malaugu- ratamente la carta geologica alla quale quella descrizione si riferisce, non fu mai resa di pubblica ragione; essa si trova custodita in Udine presso la Società Alpina Friulana, dove ho potuto esaminarla. grazie alla cortese liberalità di quella Presidenza. Noi dovremo riassumere questo lavoro molto brevemente, solo per dare un’idea delle vedute fondamentali di questo autore e non coll’ intento di seguirlo neì più minuti particolari: del resto, nel corso del lavoro si troveranno tre- quenti riferimenti al lavoro stesso. Il TeLLINi adunque al di sopra e in concordanza coll’ Eocene di- stingue i seguenti piani : — 358 — I. Tongriano, rappresentato da arenarie glauconiose, verdastre, con resti di Sphaerodus, Charcharias, Hemipristis, Oryrrhina, Lamna, sviluppate con una potenza di un centinaio di metri, e facenti graduato passaggio al piano successivo. II. Aquitaniano. Arenarie cloritiche poco cementate alla base, tenacissime e meno cloritiche negli strati intermedi, marnose e passanti alle marne alla som- mità. Il TeLLINI vi cita fossili dei generi Mlabellum, Ostrea, Cardium, Pecten, Schizaster e attribuisce loro una potenza di circa 400 metri ('). III. Elveziano. Marne calcaree passanti superiormente a sabbie, con una potenza di un 500 metri e contenenti: Oytherea multilamella Lamk. Isocardia sp. Venus incrassata? e varie altre sp. Panopaca sp. Cytherea Sp. Turritella sp. Lucina sp. Nautica helicina Brocc. ed altre Arca dilueti Lamk. i Ditrupa incurva Rev. Pecten sp. Cupularia umbellata Defr. Corbula sp. IV. Tortoniano, costituito da sabbie azzurrognole intercalate in alto con lenti ghiaiose, indi con straterelli di lignite, e banchi di conglomerati e di Ostree gigantesche alternanti questi ultimi con lenti sabbiose a fauna salmastra. Più in alto ancora i conglomerati assumono uno sviluppo continuo. Nelle sabbie inferiori il TELLINI cita: Ancillaria glandiformis Lk. Glycimeris Faujasi Men. Turritella Archimedis Brongn. È Menardi Desh. Terebra fuscata Brocch. Corbula gibba Olivi Conus sp. Turritella vermicularis Brocchi Pecten sp. = rotifera Lk. Cardita Jouanneti Bust. Natica millepunetata Lk. Lucina sp. Nassa sp. Cardivm hians Brocch. Conus Berghausi Micht. ss hirsutum Bronn » ponderosum Brocch. n Schmidti Hoern. » Cfr. Dujardini Detr. Venus sp. Pleurotoma pustulata Bronn Dosinia orbicularis Agass.? (1) Il MARIANI [148 pag. 7] citando il TeLLINI, afferma che il Langhiano sarebbe esteso nel Friuli; mentre invece questo autore riteneva che in detta regione il Langhiano non si potesse di- stinguere. — 359 — Negli strati superiori, litorali e salmastri, il TELLINI indica : Ostrea longirostris Lk. Cerithium ctr. rubiginosum Hoern. Cardium sp. Potamides lignitarum Eichw. var. fo- Cyrena sp. rumjulensis Sacco Terebra fuscata Brocch. Potamides margaritacevs Brocch. ecc. Nei terreni di questo piano il TeLLINI segnala una piega secon- daria, costituita da una sinclinale, che trovasi al Sud del M. Iòf di Fla- gogna e da un'anticlinale che egli suppone nascosta sotto il letto del Tagliamento: con ciò la potenza del Tortoniano, apparentemente enor- me, si ridurrebbe a circa 600 m. V. Messiniano rappresentato da conglomerati di origine terrestre, ma facili a confondersi coi contigui tortoniani, e contenenti lenti argillose cun : Paludina sp. Limnea sp. Helir sp. Strophostoma sp. Melania Escheri Brongn. Al di sopra del Messiniano secondo il TeLLixi sono riconoscibili depositi pliocenici (Villafranchiano) e Quaternari, sempre terrestri. Poco appresso [144, 146] il FurTERER riassume, riguardo al Mio- cene, le idee dei suoi predecessori, e specialmente del T'ELLINI, e mol- tiplica le faglie al contatto fra i terreni terziari e quelli più antichi, in una serie di spaccati; ma su questa parte tettonica non è il caso di diffonderci qui. Una interessante aggiunta alle nostre cognizioni sul Miocene friu- lano fu poi recata dal TaraMELLI, con la sua nota sui dintorni di Pol- cenigo [147] dove egli osservò delle “* Marne e molasse elveziane . im- merse parte a SE., parte a NW. e contenenti “ bivalvi, briozoi. den- talî, Schizaster ctr. Desori, che pur trovasi a Meduno e copiosa la /so- cardia subtranversa, che trovasi anche a Val Coalba presso Borgo di Valsugana .,. Per il TARAMELLI queste marne e molasse avrebbero “ qual- che rapporto di somiglianza colle glauconie e colle molasse di Belluno ed anche colle arenarie di Barcis e di Meduno ... Questi strati sono sotto- posti e concordanti con marne lacustri, lignitiche, a filliti e coi conglo- — 360 — merati messiniani, costituiti da ciottoli spesso improntati, prevalente- mente calcarei e taluni nummalitici; ciò che per il TARAMELLI sarebbe indizio di alcuni cambiamenti nell’ idrografia, poichè egli li ritiene pro- venienti dal lembo eocenico di Ciano: e tali cambiamenti pone in rela- zione col terrazzo orografico di Longarezze e Mezzomonte. È poi im- portante l’osservazione del TarameLLI, che cioè a Polcenigo come a Osoppo e a Ragogna, come anche a Caneva nel Trevigiano, mancano in tutti i conglomerati miocenici e marne intercalate, i fossili marini; mentre invece a Peonis e a Forgaria la lignite trovasi in marne con fossili marini ed è per ciò dovuta a legnami fluitati. Pochi anni appresso il Sacco [157] trattando degli anfiteatri mo- renici del Veneto, considera come quasi certamente miocenici i “ ban- chi arenaceo - marnosi grigi sollevati alla verticale e costituenti una cresta che si eleva sino oltre i 500 m., tra Fanna e Meduno e nei quali dice d’ aver trovato delle * forme a /actes elveziana ,, come Pecten burdigalensis e Pecten Tournali ('). Altrettanto dice delle arenarie che in analoga posizione sì osservano fra Travesio e il Tagliamento, nel Col Clapat, che sorge come un’ isoletta in mezzo al letto del Tagliamento, e nelle colline di Pozzuolo. Le marne grigiastre superiori a tali “ banchi arenacei ,, sono per il Sacco tipicamente elveziane, le “ marne grigie ., ad AncMlaria glan- diforimis tortoniane e queste ultime fanno graduato passaggio alle as- sise messiniane, caratterizzate da una fauna marino-salmastra di Ostrea, Cardium, Cyrena, Cerithivm, Potamides ecc. Questi terreni elveziani, torto- niani e messiniani, sono interessati, come il TELLINI accennò, da una vera piega — l’anticlinale Mondel-Campeis; però fra i banchi conglomeratici, indicati come messiniani, il Sacco osserva, quasi contigue a strati con . “ Melanopsis di tipo messiniano , intercalazioni sabbiose con fossili ma- rini tortoniani (Ostrea, Conus Berghausi, Cardita Jouanneti, Cardium ecc.) quali si trovano presso la chiesa di Castelnuovo. al Molino Mostacins ecc. (!) Ambedue queste specie sono da ritenersi prevalentemente se non esclusivamente lan- ghiane, come sarà meglio chiarito in seguito. 22 agl— Il Messiniano forma adunque una vera piccola sinclinale, osservata già dal TeLLINI a Flagogna e successivamente anche da me, come ve- dremo, a sud di Manazzons: esso costituisce le due zone collinose esterne, tra la Meduna e il Tagliamento e si continua sotto la pianura, come ne farebbero fede i rilievi del Castello di Udine e di Variano, attribuibili per il Sacco a tale formazione. Anche secondo questo autore sarebbero altresì da considerarsi come pertinenti al Miocene superiore 1 depositi alluvionali, intravallivi, indicati già dal TARAMELLI come * al- luvione sarmatica , i quali si insinuano nella valle della Meduna e del Tagliamento e in quelle di alcuni affluenti di quest’ultimo. Da ciò il Sacco trae argomento per alcune considerazioni sul modo e il tempo, nel quale si deve essere prodotto il sollevamento di questa parte delle Alpi. Poco appresso il TeLLINI [161] nella descrizione geologica della tavoletta topografica di Udine fa la storia delle diverse opinioni emesse riguardo all’età del piccolo colle su cui sorge il Castello di Udine e che egli, col Sacco, sembra ritenere Messiniano. Il Miocene friulano è stato oggetto di studio anche da parte di P. OpPPENHEIM |[171, 173] il quale però sembra non avesse conosciuto che un punto — importante, del resto — e cioè la sezione, che attraverso la intera formazione è resa visibile dall’ erosione del torrente Meduna. Quivi l’ OppeNHEIM (pag. 131-135) osservò la seguente serie, giacente sul £ysch di apparente età medio-eocenica. 1. — Arenaria con Pecfen ctr. Pasinit Mgh. 2. — Marna grigio - azzurro con aspetto di F/ysch, con nuclei di Turritelle 42: 5 s e di Panopee. a 3. — Arenaria verde con coralli singoli, specialmente Flabelli, con Pettinidi a = e Coralline. IE 3 | 4. — Marna grigio- azzurra. n 5. — Calcari duri sabbiosi con molti piccoli ciottoli di selce, formanti una pic- cola cascata nel ruscello. Questo strato 5 parve all’ A. quasi orizzontale e discordante dai precedenti e dai successivi, che sono fortemente arrovesciati, ragion per cui egli sì mostra disposto ad ammettere una interruzione della serie e forse anche l’ assenza di qualche suo membro, fra i numeri 5 e 6. 5 6 — Marna azzurra con Cytherea incrassata e Isocardia cfr. subtransversa iS D’ Orb. (Li Palis) (= Elveziano di TeLunI). s , 7. — Argilla e sabbia azzurra con Turritella rotifera e Ancillaria glandi- E \ formis (Molin Codan) (= Tortoniano di TELLINI). E N Î 8. — Potenti conglomerati, inferiormente con legni fluitati. (— Messiniano di b |) TeLLini —= Alluvione Sarmatica di TARAMELLI). Quanto allo strato n. 6, OPpenHEIM, in base alla presenza della presunta “ tipica Cl. @ncerassata , ritiene trattarsi di Langhiano; e così pure considera l’ affioramento lignitifero isolato di Peonis, che egli non visitò. ma del quale osservò alcuni fossili nell’ Istituto Tecnico di Udine (') come in parte corrispondente al primo piano mediterraneo di Suess, ma in parte, in base ai fossili citati dal 'TARAMELLI, pertinente al Tortoniano. Il materiale degli “ strati di Schio ,, friulani esaminato o studiato dall’ OppPENHEIM sembra — a quanto egli dice — essere assai mal con- servato: non tanto però, che egli non possa con tutta sicurezza esclu- dere l’ esistenza del Pecten Besseri, citato dal TarameLLI. Fra le specie che 1] OppeNHEIM descrive, solo le seguenti sono indicate da lui dal Friuli (strati 1-5): Anomia ephippium L. var. orbiculata Brocch. - Meduno. Pecten praescabriusculus Fontannes - Meduno. Panopaea declivis Micht. - Meduno. Odontaspis contortidens Agass. - Pozzuolo. Hemipristis serra Agass. - Pozzuolo. In occasione di alcuni studi di geologia pratica il TAramELLI [175] (1) L’ OppenHEIM (178, 159] cita a Peonis: Cerithium plicatum Brug., C. margaritaceum Broc.. Melanopsis cfr. Hantkeni Hofm., Cyrena cfr. semistriata Desh. Ho già esposto in altro lavoro (STE- FANINI G. Sull’esist. dell’ Oligoc. in Friuli ecc. L. c.) le ragioni per le quali ritengo che si tratti qui di vero e proprio Oligocene: i fossili stessi citati dall’ OrPENHEIM sono una prova di quanto affermo, sebbene la Me/anopsis e la Cyrena mi sembrino diverse dalle specie cui egli le confrontava. — 363 — torna quindi ancora una volta a parlare del Miocene di Polcenigo, la- sciando in dubbio se le “ molasse ed arenarie calcari alternate con marne scistose di color plumbeo, fossilifere, con prevalenza di bivalvi ed echini (Pecten, Venus, Isocardia, Arca, Schizaster),, e contenenti an- che briozoi e anellidi (Ditrupa) corrispondano tutte all’ Elveziano o in parte anche all’ Aquitaniano; ma ritiene almeno le molasse, più anti- che delle marne lignitifere di Osoppo e Peonis, da lui sempre ascritte al Tortoniano. A questi strati il TaraMmELLI attribuisce una potenza di circa 150 metri e ne osserva le opposte immersioni sulle due sponde del rio Brosa; dovute piuttosto che ad una piega, come potrebbe cre- dersi, ad un parziale rovesciamento. Sul Miocene marino sì appoggiano i conglomerati alternanti con marne e molasse giallastre, tutte forma- zioni lacustri, le seconde caratterizzate da abbondanti filliti (strada tra S. Lucia e Col Pizzocco) i primi contenenti abbondanti ciottoli impron- tati; fatto che egli, col BowmBicci, ritiene connesso alla vicinanza di importanti fratture, una delle quali sì troverebbe appunto, a parer suo, sull’ allineamento S. Tomè - Livenza. Questi conglomerati formano le colline di Longone, Budrio, Aviano, Malnisio e Montereale, mentre gli intervalli qua e là fra i diversi gruppi collinosi corrispondono agli in- terstrati marnosi della formazione. G. B. De Gasperi [183] illustrava pochi anni più tardi i lembi miocenici isolati nella pianura friulana: Pozzuolo, S. Leonardo di Va- riano, Carpenedo, Orgnano, Castello di Udine. Infine il DarxeLti [184], esaminando le condizioni tettoniche del- l’ Eocene nel Friuli occidentale ha toccato più volte implicitamente del Miocene, considerandolo come più o meno concordante con l’' Eocene e incluso con esso nella prima sinclinale. In questo studio sono presen- tati, in scala di 1:400000 i rilievi del Friuli compiuti da Prroxa [61], da Hauer [75], da TarameLLI [118] e dal DarxeLLI; e il loro confronto può essere utile anche per la conoscenza del Miocene. Altrettanto di- casi per il recentissimo grande lavoro di DarxeLLI [200] su 1’ Eocene Friulano, ove del Miocene si parla, incidentalmente, più volte. L’ interpretazione tettonica del DarxELLI è stata pienamente ac- — 364 — cettata, nelle sue linee generali, da me [StEFANINI, 185, 187]; ma uno studio minuto mi ha condotto a modificarne alcuni dettagli e particolar- mente a rivelare l’ esistenza di un nuovo lembo miocenico [187, 190, 191], che, con la sua presenza e posizione, indica l’esistenza di un’an- ticlinale a nucleo eocenico, continuazione di quelle M. Jouf - M. S. Lo- renzo, a nucleo cretaceo, e situato fra Maniago e Meduno, nonchè di altri particolari tettonici assai interessanti. Io ho poi anche diretta la mia attenzione sulla storia dell’ idro- grafia del Friuli [189, 191], cercando in parte di completare gli studi precedenti di TArAMELLI [93, 124], di FurTERER [146] e di altri, e mo- strando come questa, abbozzatasi fin dallo scorcio del Miocene, sia pas- sata per varie fasi che si può, con una certa approssimazione, sincro- nizzare con le diverse vicende subìte dalla regione pedemontana del Friuli; e, finalmente, ho descritto [196] una mascellina di tragulide, trovata presso Pinzano, attribuendo quelli strati alla parte più elevata del Miocene medio (Sarmatiano). JO NOZIONI PRELIMINARI SULLE CONDIZIONI TETTONICHE Come si vede dall’ esame molto dettagliato della bibliografia, che ho fatto precedere, sì può affermare, che al Miocene friulano, a diffe- renza di quanto avveniva per altre parti del Veneto, non fu mai de- dicato uno studio speciale, al tempo stesso accurato ed esauriente. Con ciò, io non voglio menomamente sminuire il merito dei predecessori: essì recarono anzi contributi preziosi alle nostre conoscenze; ma gli uni, come il TarameLLI e il Pirowna, parlarono del Miocene in trattazioni d’indole più vasta e generale, nelle quali un minuzioso lavoro di ana- lisi sarebbe stato fuori di luogo; altri, come il TELLINI, a questo lavoro sì dedicarono, ma limitarono lo studio ad una piccola parte della re- — 365 — gione. Quanto all’ OppexHEIM, egli cercò di estendere le conclusioni tratte dall’ esame del livello miocenico inferiore del Vicentino e del Tre- vigiano anche al Friuli; ma visitò troppo frettolosamente questa re- gione, per poter giungere a conclusioni, che di quella fretta non risen- tissero evidentemente l’ effetto, si che, per quanto concerne il Friuli, la sua memoria non rappresenta certo un progresso. Ad un tale minuto e paziente lavoro di analisi ho dedicato gran parte del mio tempo e del mio studio, a partire dal 1907: e solo oggi, non senza esitazione, mi apparecchio a trarne le conclusioni. Prescindendo per ora da ogni confronto stringente con gli strati e i fossili miocenici delle altre parti del Veneto, che potrà farsi nel seguito di questo mio studio, io prenderò ex novo in esame la questione dell'età da attribuirsi agli strati neogenici del Friuli, prefiggendomi come scopo ultimo il tentativo di ricostruire nelle sue linee generali la storia della regione durante la seconda metà del Terziario. Persuaso che. se da un lato non si può conoscere bene la tettonica di una regione senza partire da una base stratigrafica, lo studio mi- nuto della stratigrafia è, a sua volta, grandemente aiutato dalla preli- minare conoscenza delle condizioni tettoniche della regione, credo op- portuno ricordare, che le prealpi del Friuli sono costituite da un fascio di lunghe pieghe in gran parte ribaltate verso mezzogiorno e dirette da SW. a NE. ad occidente del Tagliamento, da NW. e SE. ad oriente di questo fiume. Esse interessano la dolomia marnosa e la dolomia prin- cipale del Trias, i calcari selciferi, calcari oolitici e nodulari del Griu- ralias, la scaglia rossa del Cretaceo superiore e le formazioni eoceniche. Questo fascio di pieghe, formante la * zona montana , dei geografi, sì appoggia col suo orlo meridionale ad una serie di dossi, corrispondenti ad altrettante brachianticlinali, il cui nucleo è costituito talora da ter- reni del Giuralias o perfino del Trias, ma che per la maggior parte constano di calcari ippuritici, sormontati dalla scaglia, dall’ Eocene, e dal Miocene, concordanti: è la così detta “ zona submontana .. Nella zona di passaggio fra il fascio interno delle pieghe allungate e la serie delle brachianticlinali, cioè fra la zona montana e la sub- montana, si osserva quasi sempre il contatto anormale dei terreni terziari formanti la gamba settentrionale delle brachianticlinali, coi terreni più antichi, costituenti il nucleo della prima anticlinale lunga, ribaltata. Questo stato di cose, spiegato dal TaraweLti e dal FurrERER con l’ipo- tesi di una grande faglia, detta “ frattura periadriatica , o * frattura Barcis-Starasella ,, è stato invece interpretato dal MaRrINELLI e dal DarnELLI come dovuto ad una piega-faglia, per la quale il Terziario sog- giace ai terreni mesozoici. Ora i numerosi lembi di terreni miocenici, che compaiono nel Friuli, e che sono quasi esclusivamente limitati alla parte occidentale della regione, si possono classificare in due gruppi: alcuni di essi, in- fatti, sono esterni, rispetto alla serie delle Brachianticlinali e costi- tuiscono le colline della “zona pedemontana , ; altri sono interni e fanno parte della zona submontana; nessun lembo ho mai trovato nella seconda serie di sinclinali o più all’interno, cioè nella zona montana. Nella regione tra Sequals e Susans il Miocene è stato sede di un ripiegamento, che interessa i due termini del livello medio e il livello superiore, e che è rappresentato da una sinclinale (zona di conglome- rati sterili Flagogna - Pradaldon - Col Spiz) e da un’ anticlinale (zona di marne a Venus Dujardini Campeis - Gravis). I lembi che ho chiamato interni, perchè essendo presi in sincli- nale si trovano all’ interno, a far parte della zona submontana, e cioè a monte di una zona montuosa e collinosa costituita di terreni più an- tichi, sono assai meno completi e, per le loro stesse condizioni tetto- niche, più difficili a studiarsi di quelli esterni. Ma anche tra questi ultimi, ve ne hanno di più e meno completi: in alcuni, anzi, la stra- tigrafia non può recare alcun aiuto, trovandosi essi isolati in mezzo alla pianura e seminascosti da alluvioni di età più o meno recente. Nell’ esaminare le più interessanti sezioni e nello studiare i vari lembi io non seguirò dunque un ordine topografico, ma un ordine lo- gico, descrivendo e illustrando prima dei lembi interni gli esterni e tra questi ultimi, prima di tutto i lembi di Meduno e di Forgaria, che sono — 367 — i più estesi e si completano a vicenda, e tali quindi da permetterci di stabilire dei punti di riferimento, indispensabili per l’interpetrazione degli altri. II. ILLUSTRAZIONE DEI VARI LEMBI i. - LEMBI ESTERNI O PEDEMONTANI Lembo Maniago - Meduno Questo lembo è uno dei più anticamente conosciuti: i fossili di Cavasso citati da A. L. Moro [3], quelli indicati nella stessa località dal CaruLLo [41], lo dimostrano chiaramente. Il Prroxa [56] vi fece pure raccolte: il TAraMeELLI [80, 118] non mancò di segnarlo nella sua carta, distinguendovi due livelli, e il TeLLINI [141] vi raccolse ampia messe di fossili, che io stesso ho avuto in istudio. Sulle indicazioni di lui vi si recò poi anche il Sacco [157] e l’OppexHEIM [173] dette una descrizione della bellissima sezione che vi si osserva. Il rilievo geologico di questo lembo fu da me pubblicato [191] alla scala di 1:75000, ed è riprodotto anche in questo lavoro (Tav. II). Sezione DELLA Mepuna. — La più bella, la più interessante delle sezioni geologiche attraverso il Terziario del Friuli è infatti, indubbia- mente, quella formata dal torrente Meduna al suo sbocco nella pianura (Cfr. fig. 1). Il fondo della larghissima valle, tutto occupato un tempo da alluvioni assai abbondanti, è stato ulteriormente escavato dalle acque, che escono, fragorosamente spumeggianti, dalla stretta epigene- tica di Ponte Racli, e, da quel punto in giù, scorrono tra ampie e verdeggianti terrazze disposte in vari livelli, mettendo a nudo nella scar- pata di queste tutti gli strati terziari, che ne formano l’imbasamento. Nel tratto fra Ponte Racli e Preplans questa sezione è alquanto s,enbag 3 S ol /\x°|S n fe \k SUES 109 N e AG NGI È CAMONIC DAS MONA (PN e\3\ht NGI Ale d veÌ Fig. 1. — Spaccato generale della Valle della Meduna. — Scala 1:50000. Scaglia — 4, Formazione arenaceo-marnosa del- ) ta a rudiste — Calcari bianchi, compatti, Di di dolomia marnosa del Trias — 1, Calcari dolomitici e Iveziano. Marne arenacee a Venus Dujardini — a 71 E e di ligniti e lenti marnose a Cerithium rubiginosum — 6, cacee e arenarie verdi a Pecten praescabriusculus — l' Eocene — 5, Miocene inferiore. Molasse mi Conglomerati ad Ostrea gingensis con intercalazion Ancilla glandiformis. a Molasse Tortoniano. Alluvioni. 10. seheri, Helix ecc. DI 9, Pontico. Conglomerati e marne a Melania 1 interrotta, ed interessa, ad ogni modo, più per la tettonica che per la stratigrafia, di cui ora mi oc- cupo esclusivamente. Tra Preplans e Maraldi invece si vedono, uno dopo l’altro, tutti gli strati costi- tuenti la parte inferiore e media del Miocene; per modo che la loro illustrazione particolareggiata ci servirà ottimamente di base anche per lo studio degli altri lembi. Una parte della sezione della Meduna descrizione di questa fa pubblicata già da OPPENHEIM, ed io ne ho dato di sopra una traduzione. succinta ma fedele. La sezione della Meduna è da me considerata tanto importante, che ho creduto bene di eseguirne un rilievo topografico a grande scala (1 : 10000) con l’aiuto di una macchina fototopografica (fig. 2), desumendo poi dal rilievo, che eseguii in origine alla scala di 1:2000, uno spaccato, che pre- sento alla scala di 1:5000 (') nella tavola X (1). (1) Dati gli scopi prefissi, ho curato molto l esattezza del rilievo della riva destra, dove si presenta la maggior parte degli spaccati natu- rali: per la riva sinistra mi sono invece limi tato ad alcuni rilievi alla bussola - traguardo, completati in parte anche a vista e con le carte al 25000 dell’I. G. M. e 369 A Nord di Preplans il letto della Meduna forma un gomito ad angolo retto, in corrispondenza di un durissimo strato di calcare SEZIONE DELLA MEDUNA PRESSO MEDUNO Rilievo fototopografico della riva destra del torren: -le completato conrilievi parziali alla bussola ecc alla scala di 1:10000 | NB {numeri entro circoletti si riferiscono 21 diversi strati ceseritti nel testo e indicati nelio spaccato. i IN Maraldi NS Bre. 2. re arenaceo appartenente alla formazione eocenica. Da quel punto, di- scendendo, non sempre agevolmente, lungo la sponda destra del tor- rente, e completando in piccola parte qualche dettaglio, con quanto iS Sg si vede nello spaccato della riva sinistra, sì può osservare la seguente successione di strati, tutti perfettamente concordanti con direzione N 50° E - S 50° W e tutti inclinati di 68° - 58° verso NW, e cioè rovesciati: di Marne grigio - azzurre e filaretti arenacei gialli, fittamente alternanti, della valletta di Pitagora 2. Arenaria calcarea grigia formante una prima stretta nella valle (stretta di Preplans). Inclinazione 67° N 40° W m. 6.50 3. Calcare marnoso grigio, scaglioso si ‘0:90 4. Arenaria grigio - bruna in straterelli pi 12:50 b. Calcare marnoso come al n. 8 n° 10.00 6. Arenaria come al n. 2 n 0 da Marne e arenarie alternanti, come al n. 1 n» 50.00 8. Arenaria come al n. 2 F NFIESD 9. Marne grigie NE IZIOO 10. Brecciola e calcare nummulitico passante a ni OO Jok Calcare arenaceo come al n. 2 PRI 30 12. Marne scagliose azzurro - giallastre con ciottoletti arenacei dis- seminati si 6:20 13. Alternanza di marne e arenaria come al n. 1 n 6.50 14. Arenaria come al n. 2 nil 20 15. Marne scagliose come al n. 12 n. odo 16. Arenaria come al n. 2 SO IE Alternanza di marne e arenarie calcaree come ai numeri pre- cedenti n 20.50 18. Marna cinerea finemente scagliosa, concordante con gli strati precedenti e successivi (incl 68° N 40° W) SENAZLO Tutti questi strati sono assolutamente privi di fossili, eccetto il banco nummulitico n. 10, ed affettano l’ aspetto caratteristico del flysch eocenico. All’ ultimo di essi sì sovrappongono visibilmente e in perfetta concordanza apparente, i primi strati miocenici, (19-20) sporgendo come un muro sui lati della valle e formando uno scoglio isolato in mezzo alle ghiaie del letto della Meduna. 19. — Breccia di trasgressione bruno-giallastra, costituita da frammenti irregolari, a spigoli acuti e da blocchi parallelepipedi di arenaria eocenica, con rari ciottoletti calcarei e selciosi e cemento calcareo 21. DO DO 23. — 371 — o molassico (Chrysophiys cincta ce. (*), Oryrhina hastalis £., Odontaspis cuspidata f£.). Inclinazione 68° a N 40° W Calcare spatico, cristallino, durissimo, grigiastro. con lenticelle arenacee (Pecten Haueri, Pecten sp. ind., Echinolampas cfr. henti- sphaericus f.) Molassa micacea grigio -plumbea con rilegature gialle e con to- cacce più resistenti o banchi irregolari, moniliformi, sporgenti per effetto dell’ erosione meteorica Molassa micacea compatta grigia o bruna, qua e là con lenti di una brecciola poligenica, fustoli di carbone, macchie ferruginose ecc. (Pecten praescabriusculus ce., Anomia ephippium var. f.) Molassa grigia più tenera, con filaretti duri, sporgenti e focacce : fossili rari Molassa c. s., zeppa di Pecten praescabriusculus ce., Pecten va- lentinensis r., Turritella terebralis f., Tapes vetulus f., Anonia ephippium var. ruguloso - striata e pergibbosa Arenaria con ghiaiette e rari fossili (Pecten praescab;'ivseulus, P. pseudobeudanti Dep., Ostrea sp., Turritella terebralis f., Balanus tintinnabulum ce. Molassa marnosa grigio - biancastra Conglomerato a ciottoli arrotondati, tra avellanari e pugillari con Ostrea granensis e legni carbonizzati (Faglietta con spostamento di circa 20 cm.). Molassa plumbea, tenera (Psammobia Labordei var. major r.) Molassa più compatta, con ghiaiette sparse Molassa come al n. 29, con grosse vermicolazioni Arenaria glauconiosa, verdastra, poi con granelli minuti, verdi e bianchi con letti zeppi di Pecten praescabriuseulus ce., P. hor- nensis r., P. pseudobeudanti r., Anomia ephippium var. orbicu- lata f., Tapes vetulus f., Glycimeris Menardì r., Balanus tintin- nabulum c., denti di pesci r. 32. — Molassa glauconiosa grigio - azzurra man mano più ricca di ciotto- : letti poligenici (Balanwus spongicola f.) e passante a: m. (1) In questa come nelle successive descrizioni stratigrafiche si citano man mano raccolti in ciascuno strato nel punto indicato. Al nome delle specie si fa succedere, quando una lettera, che ne indichi il grado di frequenza: cc., significa comunissimo; €., quente: r., raro; rr., rarissimo. comune 1.40 4.65 i 1.00 1.30 0.50 0.30 2.35 1.00 2.80 1.40 0.90 i fossili occore, : f., fre- — 372 — 33. — Conglomerato con ciottoletti calcari 6 cemento arenaceo-glanconi- 4. 36. 37. 40. Al. tico verde cupo “ Strato a grossi Pecten ,: (P. praescabriuseulus ce., P. Tournali cce., P. burdigalensis cc., P. pseudobeudanti f., P. hornensis f., Anomia ephippium var. ruguloso-striata f., Ta- pes vetulus f., Glycimeris Menardi f., Natica sp., Eutritonivm nodiferum rr., Balanus tintinnabulum r., modelli di grosse bi- valvi simili a Cythereua, Crassatella ece.). Incl. 68° N 40° W Molassa glauconiosa verde - cupa, con qualche ciottoletto nella parte inferiore, poi sempre più fine (P. dbur-digalensis ce., Odontaspis cu- spidata r., Chrysophrys cincta r.) Strato a echini. Molassa marnosa grigia con Azraghia Marmo- rae ce., Schizaster calceolus r., Brissopsis lusitanica r. Marne calcaree azzurre chiare, scagliose, in alto più arenacee ( Pec- ten denudatus vr.) Sabbie e molasse micacee appena cementate, grigio - verdastre; poi grigie, con sottili banchi più o meno moniliformi e focacce più dure e sporgenti Molasse micacee c. s. in corrispondenza dello sbocco del Rugo Mizza orientale Molassa micacea grigio - bruna, con Pecten Koheni cc., P. Fuchsi f., Terebratula De - Toni, Ostrea sp., Diplodonta Sacyi f., Schi- caster sp. f., coralli semplici c., ecc. Molassa più marnosa con la stessa fauna Arenaria calcarea azzurra, bruna sulla superficie alterata, con rari modelli di echini (Spatangus sp., Lovenia 2 sp.) formante una se- conda stretta, in faccia a Meduno. Inel. 66° N 40° W Molassa marnosa e marna arenacea bluastra-chiara, alternanti, con Arca diluvii ce., V. Dujardini ce., Venus multilamella ce., Me- vetrix taurorugosa t., Corbula gibba c., Isocardia cor ce., Do- sima eroleta r., Lucina orbieularis r., Ostrea frondosa rr., Co- nus Dujardini rr., Cassidea miolaevigata r., Natica millepunctata r., Olagotoma att. Haeckeli rr.,. Dolichotoima cataphracta rr., Che- nopus cir. Uttingerianus rr., Ancilla obsoleta rr. Questa faunetta si trova in abbondanza in tutti gli strati, dai più bassi ai più ele- vati. Gli strati si vedono nettamente nei rigagnoli immediata- mente a valle della stretta, inclinare di circa 60° a NW, in per- fetta concordanza con le arenarie m. 0.85 n 42:00 ij 3,00 » 45.00 n 115,00 ;. + 10.00 0) n 26:00 » 170.00 » 355.00 6, pa 48. — Marne bluastre 44. — Marne plumbee con Protoma rotifera cc. 45. — Strato conchigliaceo. Molassa grigio - giallognola, gremita di resti di Mytilus fuscus cc., M. aquitanieus c., Avicula phalaenacea f., Pinna pectinata r., Anomia Hoernesi f., Pecten sp. rr., Ostrea frondosa r., Solenocurtus antiquatus mut. miocenica f., Cardilia Deshayesi c., Venus multilaiella r., Meretrix islandicoides f., Car- dium aculeatum r., Tapes vetulus f., Lucina columbella r., Arca diluvii f., Arca Nichteli f., Nucula Mayeri f., Leda fragilis var. deltoidea rr., Tellina compressa t., Corbula carinata f., Corbula gibba ce., Conus Berghausi c., C. subacuminatus f., C. Bronni £., Ancilla glandifornus f., Protoma rotifera ce., Tuba Bellardii f., Natica millepunetata c., N. Josephinia r., Clavatula asperulata £. legni fluitati Marna arenacea plumbea Molassa dura, gialla Marna arenacea plumbea come al n.° 46, con Protoma votifera cc. Molassa marnosa conchigliacea, con la fauna del n.° 45. (Protoma rotifera ecc.) Marna arenacea come al n.° 46, con qualche letto conchigliaceo, pas- sante in alto a molassa grigia con Protoma rotifera ce. Molassa grigia con Ancz/la glandiformis r., Protoma rotifera cc., Meretrix italica f., M. islandicoides f., Isocardia cor f., Venus mul- tilamella c., Pecten sp., Ostrea sp., ecc. formante, con gli strati successivi, una terza stretta nella valle (stretta di Maraldi) Banco conglomeratico con ciottoli calcarei da avellanari a pugillari, raramente più grossi, costituiti da calcari diversi, bianchi, bruni o giallicci, selce azzurrastra o nera ecc. Direzione SSW - NNE. In- clinazione 52° WNW Altri banchi di conglomerati simili al n.° 52, con rare e sottili al- ternanze di arenaria gialla, senza fossili m. - Data la rara evidenza, bellezza e continuità degli spaccati 110.00 16.50 1.00 3.00 0.60 9.30 0.60 50.00 15.50 155.00 natu- rali della Meduna, ho voluto darne una descrizione ed una illustrazione dettagliatissima, la quale giova a dimostrare la costituzione stessa dei depositi miocenici, la distribuzione e successione delle faune, la loro corrispondenza ai vari tipi litologici, la potenza dei singoli strati. peo Questa sezione servirà di punto di riferimento per le altre, neces- sariamente più sommarie: per ciò, allo scopo di rendere possibile il confronto con queste, sarà bene tentare, sulla base dei fossili e della litologia, un primo aggruppamento degli strati. Nella sezione della Meduna noi potremo dunque distinguere : (1-18). — Strati arenaceo marnosi a facies di /lysc}, con lenti num- mulitiche I. (19-20). — Breccia di trasgressione con blocchi e frammenti di arenaria eocenica, passante a calcare spatico con Pecten Haueri e poi a mo- lassa grigia, calcarea Echinolampas cfr. hemisphaericus t. Chrysophrys cincla ce. Pecten Haueri f. Odontaspis cuspidata £. n° Speiind. Oryrhina hastalis £. II. (21-28). — Molasse glauconiose grigio-plumbee o verdastre, con fila- retti e focacce dure, sporgenti e con rari fossili: Peclen praesca- briusculus ce., Anomia ephippium var. ce. (24-34). — Molasse c. s., con intercalazioni di arenaria, brecciola, conglo- merati avellanari a granelli verdi, con fauna abbondante Pecten praescabriusculus cc. ba) m. 134.45 n 6.05 , 85.10 14.40 Anomia ephippinn var. orbiculata r. cr alournalite: È n Var. pergibbosa £. burdigalensis cc. > » var. ruguloso-striata c. » pseudobeudanti £. Turritella terebralis £. ni Rornensiste Eutritonium nodiferum rr. sn valentinensis vr. Natica sp. f. Glycimeris Menardi f. Balanus tintinnabulum £. Psammobia Labordei var. major E spongicola f. Tapes velulus +. Odontaspis cuspidata x. Ostrea granensis x. Chrysophrys cineta r. (35). — Molassa marnosa grigia con echini Mi 3:00) Airaghia Marmorae cc. Brissopsis lusitanica £. Schizaster calceolus rv. III. (36). — Marne calcaree azzurre chiare, scagliose, con rari Pecten de- nudatus Reuss. = sr (37-40). — Molasse micacee grigio verdastre o grigio scure con focacce più dure, a Pecten Koheni ce., P. Fuchsi f., Diplodonta Sacyi f., Terebratula De- Tonii f., Ostrea sp., Schizaster sp. f., coralli semplici c. , m. 225.50 (41). — Arenaria calcarea azzurra di Meduno con rari modelli di echini . 1.70 IV. (42-43). — Marne arenacee bluastre o grigie e molasse marnose grigie ad Arca diluvii e Venus Dujardini - 465.00 Arca diluvii cc. Ostrea frondosa rr. Venus Dujardini cc. Cons Dujardini rr. - multilamella cc. Natica millepunetata e. Meretrix taurorugosa f. Oligotoma att. Haeckeli rr. Isocardia cor cc. Dolichotoma cataphracta rr. Corbula gibba c. (henopus Uttingerianus rr. Dosinia ewroleta r. Ancilla obsoleta rr. Lucina orbicularis r. V. (44-51). — Molasse e marne grigie con alternanze conchigliacee, a Ancilla glandiformis m. 206.00 Ostrea frondosa f. Nueula Mayeri £. Pecten sp. rr. Arca dilurvii f. Anomia Hoernesi f. - Fiehteli £. Mytilus cfr. aquitanicus c. Leda fragilis var. deltoidea rr. > fuscus ce. i Corbula carinata £. Avicula phalaenacea f. È gibba ce. Pinna pectinata r. Ancilla glandiformis È. Meretrix italica f. Protoma rotifera cc. A islandicoides f. Conus Berghausi e. Isocardia cor £. s Bronni f. Solenocurtus antiquatus mut. niocae- s subacuminatus f. nica f. Tuba Bellardii £. Cardilia Deshayesi c. Natica millepunctata c. Tapes vetulus £. » Josephinia r. Cardium aculeatum r. Clavatula asperulata £. Lucina columbella r. Cassidea miolaevigata £. Tellina compressa E i | VI. (52-53). — Conglomerati calcarei a ciottoli avellanari - pugillari, al- ternanti con molasse e arenarie gialle m. 170.00 — 376 — Dopo un largo tratto tutto occupato da alluvioni, un altro banco, molto re- sistente, di questi conglomerati sbarra la valle ed è inciso dalla Meduna al Molino Zatti, emergendo anche dalle alluvioni, per formare una collinetta detta i Monteli. Qui gli strati inclinano a ESE; hanno dunque la stessa direzione degli ultimi strati conglomeratici di Maraldi (str. 52), ma con immersione normale, non più ribaltata. Come già si è detto, tutti questi strati giacciono in apparente concordanza sul Nummulitico, o per meglio dire, gli soggiacciono, es- sendo tutti ribaltati (eccetto quelli formanti i Monteli) e sono tutti quanti concordanti tra loro per direzione e inclinazione. Certamente, questa concordanza dev’ essere saputa intendere. Se sì confrontano la direzione e l'inclinazione del primo e dell’ ultimo degli strati miocenici che compariscono nella sezione, si vedrà che esse non coincidono. Lo strato 19-20 inclina di circa 68° verso NW; lo strato n. 52 inclina di circa 53° a WNW. Tuttavia fra strati contigui non sì nota mai una divergenza sensibile dal parallelismo, proprio di strati concordanti: soltanto se si faccia l’ osservazione fra strati un po’ distanti e sopratutto se la sì faccia in due punti non appartenenti ad una medesima trasversale, si osserva una divergenza. Così è avvenuto che l’ OppENHEIM, che pure è un minuzioso osservatore, abbia potuto ammettere una discordanza tra le marne a Venus Dujardini e le arenarie. Ora tutto ciò si spiega agevolmente, considerando, che verso Me- duno gli strati terziari sono bruscamente deviati dalla loro solita dire- zione, e, formando con piccolo raggio un arco di 90°, vanno ad addos- sarsi, o per meglio dire a cacciarsi sotto alla scaglia e ai calcari cre- tacei di M. Ciaurlecc e di M. Davanti. A questa rapida flessione gli strati hanno obbedito diversamente a seconda della loro natura: le molasse e arenarie inferiori, più rigide, si sono adattate meno al movi- mento di curvatura e conservane ancora, nel punto ove la Meduna le incide, la direzione primitiva; ma sulla sinistra del torrente si vedono rapidamente piegarsi ad arco, e assumere una direzione sempre più vi. cina a quella Est - Ovest, finchè, verso Sottomonte passano a quella di NW-SE. Le marne a Venus Dujardini e gli altri strati più recenti, essendo — 377 — più plastici ed anche più vìcini al centro di curvatura, sono invece as- sai meno deviati dove lo sforzo fu minore e molto più deviati e striz- zati in corrispondenza del tratto, dove il massimo sforzo si è prodotto : per ciò osservati in massa mostrano una direzione un po’ diversa, da quella degli strati molassici più antichi; ma visti in dettaglio, gli strati contigui appaiono sempre e in ogni caso concordanti tra loro, poichè l’ apparente discordanza è dovuta più che altro ad una diminuita po- tenza, in causa delle pressioni. Così è che lo spaccato che presento nella Tav. X (I), perpendico- lare agli strati nel tratto compreso tra la stretta di Preplans e quella di Meduno, diviene poi, man mano, più obliquo rispetto ad essi. Per ovviare a tale inconveniente, e per mantenere la linea teorica di spac- cato più vicina che sia possibile agli spaccati naturali osservabili nelle sponde della Meduna, ho fatto altre due sezioni, perpendicolari agli strati in tratti successivamente più a valle, disegnandole in modo, da far coincidere in prospettiva gli strati limite tra le arenarie e le marne, dove la differenza di direzione comincia a farsi sensibile, così che sì possa avere una veduta d'insieme, senza che alcune delle formazioni appariscano troppo esagerate, come potenza, rispetto alle altre. Anche quanto al valore della inclinazione avviene una transizione insensibile da strato a strato, a partire da quelli della stretta di Pre- plans fino a quelli di Maraldi:; ciò mi permette di estendere tale con- siderazione anche al tratto più a valle, dove gli strati sono per gran tratto sepolti sotto le alluvioni, e di supporre che il passaggio dagli strati ribaltati di Maraldi a quelli con immersione normale dei Monteli avvenga egualmente per transizione; la direzione sì mantiene in questo caso invariata. Zona a Oriente DI Mepuno. — In questo tratto sì ritrovano rap- presentati, sebbene più o meno ridotti di spessore, quasi tutti i princi- pali livelli che abbiamo distinto nella Meduna, e non è difficile seguire il loro percorso, formante una stretta curva: le molasse micacee grigie plumbee a Pecten praescabriusculus, con alternanza di conglomerati a = RS grossi Pecten, contenenti qui anche corallarî, si osservano in vari punti : in un ruscello a NE di Sottomonte esse racchiudono in copia lo Schi- saster calceolus. Le arenarie calcaree azzurre formano una cascata nel rugo sotto la Chiesa di Meduno: si cavano subito al Nord di questo paese, dove gli strati inclinano direttamente a Nord: esse formano il colle di S. Martino, danno luogo ad una cascata nel rio Maggiore, un po' a monte del palazzo municipale di Meduno, dove esiste anche un livello a coralli semplici, e sì rivedono nei rughi che formano, con- fluendo, il Rio Aguar. Le molasse marnose a Venus Dujardini sì osservano pure, a valle della ora descritta cascata del rio Maggiore, presso il Municipio di Me- duno, dove contengono i soliti fossili: Venus multilamella c. Corbula gibba ce. Arca diluvii ce. Natica millepuncltata cc. Isocardia cor e. e in uno degli affluenti principali del rio Aguar, dove assumono un carattere più marnoso e contengono una faunetta interessante : Venus Dujardini £. Chenopus Uttingerianus r. Arca diluvii È. Genotia ramosa rv. Pecten cristatus x. Terebra Basteroti r. Natica millepuncetata c. Le molasse a Ancilla glandiforimis non sono visibili nelle sezioni naturali formate dai vari rami del R. Aguar, forse perchè coperte dalla vegetazione e dalle abbondanti breccie di falda; ma i conglomerati cal- carei (52 - 53) affiorano in qualche raro punto. Tutti questi strati si assottigliano e si abbassano sempre più, man mano che si procede verso oriente, e finiscono con lo scomparire sotto l'abbondantissimo detrito di falda, formante la regione detta Pra delle Comugne. Più oltre, lungo le falde meridionali del dosso calcareo creta- ceo, fra Toppo e C. Muligne, non si osserva più alcuna traccia visibile di terreni terziari, forse laminati del tutto nei movimenti tettonici, forse in parte nascosti sotto i detriti. naigroi = Solo a C. Muligne essi ricompaiono, e qui comincia un altro lembo importante di Miocene: il lembo Travesio - Forgaria. Quest’ ultimo ha del resto un altro nesso di collegamento con la Meduna, poichè questo torrente ne incide presso Solimbergo l’estremità occidentale. Ma di ciò sì parlerà in seguito. Zona tRrA LA Mepuna E Maniaco. — Verso occidente, i rapporti stra- tigrafici e i caratteri litologici e paleontologici delle formazioni in esame sì mantengono molto costanti e i principali livelli da me distinti vi sono riconoscibili. La breccia di trasgressione e le molasse grigio - plumbee a Pecten praescabriusculus, con relative intercalazioni di conglomerato a grossi Pecten e di molasse verdi con Aîraglia Marmorae formano il fianco sì. nistro della valle del R. Mizza orientale e poi il destro del R. Mizza occidentale, o R. Mizza di Fanna. Essi sono incisi da un affluente di quest’ ultimo, il R. del Fornat e poco a monte della confluenza ven- gono a contatto con strati nummulitici dell’ Eocene medio ad Asswma praespira, H. Douv., Nummultes irregularis Desh., Nummuliti striate dei gruppi del N. globulosus, N. atacicus ecc. ('). I primi strati mioce- nici contengono qui Pecten praescabriusculus, Ficula cingulata, Doltum fasciatum, Turritella terebralis. Le molasse micacee con Pecten Koheni e P. Fuchsi formano | ele- vato cordone di colline, che costituisce, rispettivamente, il fianco de- stro del primo e poi il sinistro del secondo. Le molasse marnose a Venus Dujardini racchiudono presso la Chiesa di Cavasso Nuovo e tra questa e Runchis, la solita faunetta composta di Venus Dujardini e Arca diluvii cc., cui si uniscono alcuni elementi più rari, quali Peeclola argentea rr., Lucina callipterye r. e Spatangus corsicus rr. Subito a oc- cidente di Cavasso Nuovo le molasse marnose scompaiono sotto le al- luvioni della terrazza. Le molasse a Anclla glandiformis sono del tutto nascoste sotto le (1) Determinazioni eseguite cortesemente dall’ amico .J. Boussac, a cui rinnuovo qui i rin- graziamenti miei più vivi, — 380 — alluvioni, dalle quali emerge a pena, nella collinetta detta Ciumin, presso Bieri, qualche residuo dei primi strati conglomeratici, del livello 52-53. L'alta valle del Rug Manarin, a monte di Fanna, offre un buono spaccato degli strati più antichi del Miocene, poichè, seguendo da monte a valle il ruscello, è facile vedervi i primi banchi miocenici poggiare in concordanza sull’ Eocene a facies di /7ysch, contenente lenti num- mulitiche con £elnolampas sp., a poca distanza dal contatto. Le mo- lasse glauconitiche hanno le solite intercalazioni di uno strato conglo- ì\ Mdei luberi 1670 CASI] ° - = x a ù È da - è = W DA #- î ; & ST ; AV _— rici > 2 CO) î UR ti 3 i desi \ Zi Ra ia SI c \ DOZZN SI & ZA dA a È AZ ì x x ce \ SA\ E x \eal ee 23 ee x Tr EA sl LI - SL TIA DISTA ANT, A de 7 08189 | 3 52 pieS : = FRI SE Fic. 3. — Spaccato Maniago - M. S. Lorenzo - M. dei Tuberi. — Scala 1:50000. Per la spiegazione dei segni cfr. fig. 1, pag. 368 (30). : D te) } te) \ meratico a grossi Pecten (P. Tournali, P. pseudobeudanti) cui seguono dei livelli a Atraghia Marmorae, Balanus tintinnabulum, Terebratula De Toni, Anomia ecc. Le marne calcaree azzurre compaiono nella parte più a valle, in corrispondenza di Borgo Toffoli (Mieli, della antica carta al 50000) per scomparire tosto sotto le alluvioni. Nella valletta del Rio Storto il Nummulitico è largamente inciso e riappare formato dalla solita serie di banchi calcarei e arenacei, al- ternanti con marne azzurrastre a filaretti arenacei gialli, ora forte- mente inclinata a NNW, ora verticale, ora inclinata sempre molto for- temente a SSE. Alle Case Salvadori su questo Zlysch si appoggia in concordanza (incl. 50° SSE) il primo banco miocenico, costituito dalla solita breccia di trasgressione, contenente grossi blocchi e frammenti angolosi di arenaria eocenica, con denti di pesce (Chrysophrys cineta cc.) — 381 — e valve di Pecten Tournali c., passante ad una molassa calcarea con Echinolampas ctr. hemisphaericus, c. A questi banchi si sovrappongono per notevole estensione le molasse glauconitiche verdi, poi grigie, con la solita alternanza di un banco di conglomerati a grossi Pecter e che mostrano solo qua e là rare tracce di fossili (27:ssopsis lutisanica, vertebre di grossi pesci). Fic. 4. — Il M. S. Lorenzo e le colline Maniago - Meduno da SW (sezione del Colvera). I calcari cretacei di M, S. Lorenzo sono visibibilmente curvati in anticlinale rovesciata e si addossano così alla serie ribaltata “ Scaglia - Eocene - Miocene,, che forma le colline boscose di M. Fulin, Stangada ecc. Lontano, si profilano il M. Ciaurlece e i colli di Travesio e di Sequals. Finalmente sono visibili per breve tratto le marne calcaree az- zurre chiare, le quali presentano qui alternanze di filaretti gialli, che simulano quasi l’ apparenza del //ysck, e che scompaiono ben presto sotto l’ allavione, che s’ insinua entro la valle. È però lecito sup- porre, che i banchi compatti, formanti il rilievo saliente, quotato 321 sul fianco destro, presso lo sbocco della valletta, rappresentino le molasse micacee e arenarie calcaree dei livelli 37, 40 e 41 della se- zione di Meduno. Mentre i primi strati miocenici sono inclinati nor- malmente a SSE, gli ultimi sono fortemente arrovesciati, ma il rove- sciamento non mi sembrò connesso con una discordanza, sì bene do- vuto ad una graduale transizione. Nella sezione di R. Storto conviene osservare due cose: la persi- stenza di tutti i vari livelli da noi distinti nella parte inferiore della serie, con lo stesso ordine di sovrapposizione osservato a Meduno, e il graduale rovesciamento degli strati, procedendo da monte a valle, cioè dall’ antico al recente. Nella valle del Rug di Molta, che sbocca sulla conoide presso il borgo denominato la Fratta ('), ricompare anche il IV livello, quello cioè delle marne arenacee, contenenti come sempre la caratteristica faunetta (Arca diluvii c., Isocardia Cor c., Meretrix taurorugosa f.). Gli strati sono qui rovesciati ed estremamente ridotti di spessore (cfr. fig. 3). Sulla destra del Colvera essi non ricompaiono altrimenti; sono essi del tutto laminati contro la enorme e’ rigida massa dei calcari cretacei di M. Jouf, 0, fortemente strizzati, restano nascosti, con l’ Eo- cene e la scaglia, sotto il mantello dei detriti antichi e recenti, ce- mentati e sciolti che ne cuopre le pendici più basse ? Nessun elemento di fatto permette di risolvere in modo sicuro questo problema: certo si è che, ad ogni modo, gli strati terziari deb- bono essere qui estremamente ridotti di spessore, poichè nelle colline del Castello di Maniago, a distanza di poche centinaia di metri dai calcari cretacei, spuntano fuori, di mezzo ai detriti, dei conglomerati calcarei, senza dubbio appartenenti ai livelli più elevati del Miocene. Di questi però, che si estendono largamente a occidente, parleremo in seguito. (') Nella collezione TELLINI esiste una vertebra di talassoterio, con ganga molassica, verde, accompagnata dalla seguente etichetta: “ Miocene inferiore. Vallecola ad est di Fratta ,,. Nella re- gione ove il Miocene affiora in Friuli trovo tre località, indicate nelle carte topografiche con tal nome: “ Le Fratte,, nella valle del R. Caltea, dove il Miocene assume una /ucies diversa, calcarea, e il cui nome, del resto, non corrisponde in modo perfetto; il “ Rio Fratta ,, presso Forgaria. dove non appaiono le molasse verdi, e finalmente il piccolo gruppo di case denominato “ Fratta ,, a NE di Maniago, al quale credo si riferisca 1’ indicazione del TeLLINI. Sarebbe invece da discutersi, se la vallecola accennata sia quella che sbocca proprio a Fratta, che nella carta al 25000 (che il T'eL- LINI non conobbe essendo stata rilevata e pubblicata molto più tardi) è indicato come Rug di Molta, oppure il Rugo Storto, che si trova un po’ ad Est. Comunque sia, è certo che le Molasse langhiane dei dintorni di Maniago hanno sommini- strato un avanzo di talassoterio, di non grande importanza paleontologica forse, ma estremamente interessante pel fatto, che esso richiama subito alla mente il ricordo dei talassoterî del Bellunese, anch’ essi da me e da altri riferiti ad un orizzonte langhiano. Lembo Sequals - Travesio - Forgaria - Susans Se il lembo Meduno - Maniago è il più anticamente noto, questo è senza dubbio il più studiato e conosciuto, forse perchè di più facile accesso. Il CatuLLo [26,41] menzionò e descrisse dei fossili provenienti dai dintorni di Castelnuovo e Molevana: il CasteLLI [55] ed altri fe- cero raccolte abbondanti di bei fossili nei dintorni dì Forgaria, il Ta- RAMELLI [118] lo conobbe e non mancò di segnarlo nella sua carta, con la solita duplice distinzione di terreni; ma chi recò alla sua conoscenza ì maggiori contributi fu il TeLLini [141], rilevando al 25000 la tavo- letta “ Maiano ,, che comprende l' estremità orientale del lembo stesso, e dando di questa parte una minuta e accurata descrizione, basata sulle ricche collezioni di fossili fatte qui ed a Meduno. Questo lembo (cfr. tav. XVI) limitato a occidente dalla Meduna, a oriente dal Ledra, è inciso trasversalmente dal Torrente Cosa e dal Torrente Arzino, che vi formano spaccati naturali interessantissimi, per quanto non così completi e chiari come quello veramente classico della Meduna. Cominceremo dunque con l'esame di questi spaccati, per poi passare ad una descrizione generale del lembo, con l'intento di mo- strare la continuità delle formazioni, che compaiono a giorno negli spac- cati stessi. Anche il Tagliamento attraversa le formazioni micceniche, in questo tratto; ma la sua sezione è meno istruttiva di quella dell’Arzino. Sezione DEL Cosa. — Attraversati i calcari cretacei, che formano l'estremo lembo orientale della brachianticlinale del Ciaurlecc, il T. Cosa incide presso il molino detto Molinars la scaglia rossa ed entra in una zona eocenica di arenarie e marne a facies di //ysch, in strati talora verticali, talora un poco ribaltati, con una inclinazione di 85° verso NW. Poco a monte dell’imboccatura del R. Posiof si veritica il contatto in concordanza dei primi strati miocenici con l’ Eocene. A. partire da questo punto, ecco la successione: — 384 - Arenarie a marne eoceniche a /ucies di F/ysch. Incl. 85° NW. I. — Banco di arenaria grossolana con rari granelli verdi, concordante coi precedenti. II. — Molassa grigio-cupa, glanconitica. III. — Molasse e arenarie calcaree azzurre, grigio-cupe per alterazione, local- mente prive di fossili: solo assai più a oriente, in regione Celante, nella valle del R. Selva, questo livello ha fornito alcuni esemplari di Lucina borealis. IV. — Marne azzurrastre, visibili nella scarpata del torrente un po’ a monte del ponte di Almadis, e contenenti quivi: Venus Dujardini ce., Meretrir tauroru- gosa e., Natica submanmillaris r., Natica millepunctata e., Schizaster sp. r. ; A = ® è S SS SS Ss Sx = SI sà È N rà Gi > SÒ è Ò È Se s a (S) pa SX S 2 = Sa S PR | pol are AC È ò È io +\t\ de n ai È Fic. 5. — Spaccato geologico della Valle del Cosa. — Scala 1:50000 Per la spiegazione dei segni ctr. fig. 1, pag. 368 (30), notando che Tortoniano e Pontico sono qui indicati con lo stesso segno. A partire dai primi strati miocenici, l’ imclmazione degli strati si fa sempre minore, essi vanno. cioè rovesciandosi sempre più, talchè le marne inclinano di circa 55° a NW. A Sud del ponte di Almadis la valle si apre molto e le alluvioni ricuoprono gli strati. Questi sono però visibili nelle due vallette che, sboccando quivi ai due opposti lati del Cosa, segnano appunto un allineamento di terreni facili ad essere erosi, in corrispondenza di un unico livello stratigrafico. V. — Molasse e sabbie grigio - azzurre, più o meno calcaree, contenenti & Nord di Col Monaco, presso Celante di Castelnuovo, pochi fossili, sufficienti però a caratterizzarne l'orizzonte: Conus Berghausi (c) e Protoma rotifera (c\. VI. — Conglomerati gialli, con ciottoli pugillari in grandissima maggioranza calcarei, alcuni ciottoletti di diaspro rosso e selce grigia, e rari di calcari rossi e bruni, simili questi ultimi a calcari e brecciole eocenici. Formano il Col Monaco e il Col Navicello, limitando così a SE le due vallette ora citate. — Gea — VII-VIII. — Ai conglomerati si alternano sabbie e molasse, nelle quali i fossili sono assai rari; tuttavia in qualche punto, p. es. a Paludea, i conglomerati conten- gono grossi esemplari di Ostrea gingensis (f£.). Da Paludea a Travesio il corso del Cosa diviene, in complesso, nettamente longitudinale, per modo che la sezione si può riprendere a Travesio, considerando gli strati del Colle di S. Giorgio (Incl. 65° NNW) come la continuazione diretta di quelli di Paludea. Tra Paludea e Col dei Gaj il TELLINI raccolse dei piccoli Car divin che non ho potuto determinare specificamente, ma che sono indizio di /wczes salmastra, ritrovandosi pure nelle intercalazioni a Cerithiuni rubiginosum del Ponte di Flagogna. x d È x IS 3 S Sì, ì Ò (SI È Si = = x LS Ed a DES SIE Fic. 6. — Spaccato geologico della Valle del Cosa. — Scala 1: 5000. Per la spiegazione dei segni ctr. fig. 1, pag. 368 (30), notando che Tortoniano e Pontico sono qui indicati con lo stesso segno. IX. — Conglomerati gialli, con ciottoli calcarei, ben cementati, con alternanze molassiche; si sviluppano a Forchia e Vigna come pure al Col dei Gai. Non vi ho trovato fossili, ma la loro /uczies litologica generale è piuttosto quella di strati con- tinentali, che di strati marini. Incl. 55° NNW. A cominciare da questo punto la serie s’ inverte, e si ritrovano, in ordine in- verso, alcune delle formazioni ora indicate: VIII'- VI. — Conglomerati gialli calcarei alternanti con molasse ad Ostrea sp. e conchigliette marine o salmastre non determinabili, al R. Marcuzzi. Questi conglo- merati, con Ostrea crassissina (f.) sono cavati al Puntiz presso Molevana e si conti- nuano ad Est nel Col Governa e nel colle del Castello di Castelnuovo, presentando qua e là valve gigantesche di Ostrea gingensis, 0. crassissima e 0. lamellosa. Al Puntiz essi hanno una direzione di N 60° E - S 60° W ed un’ inclinazione di 65° - 70° verso NNW. V'. — Molasse e sabbie grigio-azzurre, più o meno calcaree, affioranti anche nelle sponde stesse del Cosa a Nord di Le Grave, ove contengono una ricca e ca- ratteristica fauna: Ancilla glandiforinis cc. Conus Berghausi ce. pyruloides ce. » betulinoides f. s Ssubacuminatus £. sg Bronnze! Fusus sp. Protoma mutabilis £. 5 votifera cc. Natica millepunctata f. sn Joseplinia r. Terebra modesta c. È Scarabellii t. 5 acuminata t. Potamides bidentatus v. Cerithium procrenatuni r. Ficula condita t. — 386 — Orystele votellaris t. Latrunculus dericatus f. Cancellaria Doderleini r. Clavatula asperulata t. S[AZZANOensis Y. D Jouanneti tf. Cassidea miolaevigata #. Drillia pustulata £. Corbula carinata f. Mactra subtruncata vr. Lutraria oblonga r. Cytherea islandicoides r. Venus gigas r. Venus plicata r. Cardita Jovanneti t. Arca diluvii r. = Fichteli vr. IV. — Marne plumbee scagliose, fissili, con Donar sp., Tellina sp., Corbula (?) sp., Nucula (?) sp., Brissopsis sp. Questa fannula, indeterminabile specificamente pel cattivo stato di conservazione degli esemplari, si raccoglie lungo la strada di Le Grave, specialmente dove questa attraversa il R. Mondel. A partire da questo punto, gli strati tornano a ripetersi in ordine normale. Lei V”. — Molasse e sabbie grigio-azzurre, più o meno calcaree, inclinate di circa 65° verso SSE, e affioranti lungo le sponde del Cosa subito a Sud del ponticello di Le Grave. Ivi si raccolgono in copia le seguenti specie : Conus Berghausi cc. pyruloides c. Protoma rotifera cc. Terebra modesta ce. Drillia pustulata f£ Clavatula Jouanneti c. Nautica millepunetata c Arca Fichteli rr. Anche nel rugo che sbocca un poco a Nord della Madonna del Zucco uno strato un po’ più elevato dello stesso livello contiene una bella faunetta, in parte assai rara in Friuli: Conus Berghausi cc. - subacuminatus t. Protoma rotifera cc. Athleta vrarispina f. Tudicla rusticula r. Clavatula asperulata t. Cassidea miolaevigata f. Anomia Hoernesi r. — 387 — VI°. — Conglomerati calcarei giallastri, cementati, con Ostrea crassissima, formanti la collina di Madonna del Zucco, e, in corrispondenza di essa, una stretta nel letto del torrente, dove sono ben visibili gli strati, inclinati di circa 77° -82° verso S 25° E. VII”. — In questi conglomerati si osserva, al Sud della collina di Madonna del Zucco, nelle erosioni fatte dal rio Bumacol, una intercalazione di sabbia grigia con- i Sg tenente ancora Ancilla glandiforimis cc. Cerithiuin rubiginosum ce. Conus Berghausi cc. Nassa acrostyla rr. Conus Bronni c. Melanopsis cfr. impressa r. Clavatula ziczac x. VIII. — Conglomerati calcarei, che scompariscono sotto le alluvioni. SEZIONE DELL’ ARZzINo. — Questa bella sezione ha servito in certo qual modo di base al TeLLINI per la sua descrizione geologica della tavoletta “ Maiano .,, [141] che ho già sunteggiata nella introduzione. SS = DS ‘ } ' ' ® ì c È i a E iS x S ' S D CAO AS DS E S È AS a S 2 [+ ‘ È a ta = kh 2 i TIA SIETE Fo VAV7Z3 E s\o Orte N.NE. e SSW Fic. 7. — Spaccato geologico della Valle dell’ Arzino. — Scala 1:50000. Per la spiegazione dei segni ctr. fig. 1, pag. 368 (30), notando che Tortoniano e Pontico sono qui indicati con lo stesso segno. Uscendo dalla sua stretta valle trasversale ai calcari cretacei del M. Pala, l’Arzino incide gli strati eocenici che sono qui diretti N 80° W - S 80° E, e inclinati di circa 60° a NNE. Sono le solite arenarie e cal- cari alternanti con marne plumbee, di tipo /ysch. Poco lungi dalla C. D’ Ursola, nella sponda destra dell’ Arzino, è visibile il contatto di questi strati di /7ysch con i più bassi strati del Miocene. Ecco una descrizione alquanto dettagliata, che lo spaccato fig. 7 e le fotografie riprodotte a tav. XII (III) sono destinati ad illustrare : — 388 - a) Argille e marne scagliose di tipo eocenico. b) Marna grigia. c) Arenaria. d) Calcare marnoso. I. — Arenaria grossolana con granelli glauconiosi, contenente denti di Oryr/kina hastalis cc, Hemipristis serra r, Carcharodon sp. r, Odontaspis cuspidata ce, 0. acutissima e, Nolidanus primigenius ce, Chrysophrys cincta ce, Denter? sp. rr., poi man mano più sottile e meno cementata, passante ad una molassa micacea con filaretti d’ arenaria. Incl. 50° NNE. II. — Sabbie e molasse micacee, più o meno compatte, molto potenti, con Schz- zaster calceolus f. (C. Dappié Roson). Questi strati, dapprima completamente rove- sciati e sdraiati, si rialzano poi, in concordanza con le molasse del livello successivo. III. — Molasse e arenarie calcaree azzurre o brune, formanti una stretta a N. di Casiacco, dove inclinano di circa 72° a N 15 W. I fossili vi sono rari; tuttavia verso Bisa a N. di Forgaria, vi raccolsi una piccola specie di Arca e vari esem- plari di Lucina borealis. IV. — Marne arenacee largamente scoperte nel Rio di Forgaria, che si trova a Sud e ad Ovest del paese, dove contengono: Venus Dujardini cc. Lucina Dujardini r. Meretrix taurorugosa f. a calliptery®» r. Isocardia cor cc. Pecten praescabriusculus rr. Arca diluvii cc. Natica millepunctata ce. V. — Molasse grigio-azzurre, con alternanza di banchi conchigliacei, ben visi- bili 1n tutto il tronco inferiore del R. Chiavrar, particolarmente sulla destra di questo, presso al ponte, dove raccolgonsi in copia : Ancilla glandiformis cc. Clacatula Jouanneti c. Protoma wotifera cc. 5 calcarata c. Conus Berghausi cc. Natica mullepunctata ce. s pyuloides c. Cardita Jovanneti f. » Dbetulinoides £. Lucina colwnbella r. s subacuminatus î. Corbula carinata f. n Bronni c. Mytilus fuscus e. Terebra modesta c. x aquilanicus Var. Cc. > acuminata f. Cardiuni danubianum x. Fieula condita f. n Kunstleri r. Latrunculus derivatus t. Lg" Questi medesimi strati si continuano evidentemente sulla destra dell’ Arzino, nella valletta del Rio Sievot, presso Sclopetins, dove raccolgonsi le stesse specie: Ancilla glandifornis cc. Terebra cingulata vr. Potamides bidentatus r. 3 acuminata r. Protoma rotifera ce. Clavatula asperulata f. + mutabilis r. È agathensis ce. Ficula condita rv. Natica Josephinia t. Conus Berghuusi cc. Cassidea miolaevigata r. Pubbronni ‘c. Cardita Jouanneti r. Terebra modesta t. Fic. 8. — La valle dell’ Arzino presso il Ponte di Flagogna. Conglomerati calcarei con intercalazioni di marne lignitifere a Potamides, Melonopsis, Ce- rithium rubiginosum, Clavatula ziczac, ecc. alle falde orientali di M. Albignons. VII. — Molasse marnose, marne sabbiose e marne carboniose intercalate ai conglomerati di M. Albignons, presso il ponte di Flagogna (fig. 8). Potamides bidentatus cc. Clavatula ziezac cc. Cerithivm rubiginosum ce. Ostrea edulis f. Melanopsis impressa f. Anomia ephippiwii +. Terebra modesta c. Solenocurtus anliquatus var. miocae- Conus Berghausi c. nica t. » pyruloides vr. Cyrena Sp. Natica Josephinia t. Venus tauroverrucosa e. Nassa Schoenni #. - Amideti r. — 390 — Dosinia orbicularis e. Mytilus sp. r. So eroleta r. Cardium sp. Lucina incrassata c. VIII. — Conglomerati calcarei ‘a ciottoli avellanari-pugillari, con Ostrea gin- gensis, inclinati 65° - 80° a SSE. La loro inclinazione diminuisce gradatamente da monte a valle. La zona a valle di M. Albignons corrisponde allo sbocco dell’ Arzino nel Ta- gliamento: il fiume alluviona largamente, e i fianchi della valle, costituiti qui da terreni più erodibili, si abbassano e si cuoprono di bosco. Superando quelle colline, e affacciandosi nella valle del Pontaiba presso Pradaldon, si vedono i conglomerati ad Ostrea gingensis di M. Albignons continuarsi a occidente in quelli di Manaz- zons e scuoprirsi a nudo gli strati a questi sovrapposti e cioè : IX. — Molasse e conglomerati giallastri, generalmente privi di fossili, ma assu- menti le caratteristiche litologiche di depositi continentali, e formanti visibilmente un nucleo sinclinale dritto nelle falde orientali del dosso di M. Santo, dove è in- dicata sulla carta la Fonte Frattuces. Gli strati, a destra di chi guarda verso occi- dente, inclinano di circa 50° a SSE, a sinistra presso a poco di altrettanto a NNW, addossandosi in concordanza, là ai conglomerati di Manazzons qua a quelli di M. Molime (cfr. tav. XII (III) fig. 1). Da questo punto infatti si cominciano a ritro- vare i livelli sopra indicati, ma in ordine inverso, VIII. — Conglomerati calcarei gialli con Ostrea gingensis (N. di Colle, valle del Pontaiba ecc.) con intercalazione di molasse grigie, giallastre, rosse e marne car- boniose, tra le quali la molassa a Cassidula e Hyomoschus crassus. già da me il lustrati. Vista più in dettaglio, la successione in questo punto, particolarmente iute- ressante, è, dall’ alto in basso, la seguente: 1. - Conglomerati ad Ostrea gingensis cavati nella valle del R. Molime, con alternanze di molasse a Potamides bidentatus e Melanopsis ctr. impressa (tra M. Molime e Molimes, alla quota 285 della vecchia carta al 50000). 2. — Banco arenaceo-conglomeratico con Hyomoschus crassus nel fianco occi- dentale del colle 206 in Val Pontaiba. 3. — Marna grigio - scura. 4. — Conglomerati c. s. della cava lungo la via del Pontaiba. Ostrea gingensis £. Incl. 45° a NNW. 5. — Molassa giallo - rosea con Ostrea edulis f. 6. — Marna plumbea con Cassidula cfr. umbilicata È. T. — Conglomerato c. s. — 391 — 8. — Serie di banchi marnosi e arenacei, carboniosi. 9. — Marne grigie e gialle. 10. — Conglomerati c. s. ad Ostrea. VII. — Molasse ad Est di M. Molime, a Potamidles bidentatus ce. Tellina planata ? Eulima lactea c. Lucina incrassata r. Ptycheulimella cfr. pyranidata c. | Lucina divaricata vr. Clavatula ziezac e. Dosinia orbicularis t. Ficula condita r. Solenocwuitus antiquatus r. Natica redempta r. VI. — Banchi conglomeratici c. s. D A) & x SS ‘ a > [IS è S » SI \ è S s &_S S = CIS N N Sè È 2 8 S hO ISO S » 8 Soa î +1S SO = iene Rea > i sam 2 = 24 - N S iS ta S SS j E: ° SS DS Là > z di & pra _=T= È x 9 Ri Leo deg denee + az, g ATIAT: E =- e Pi ei Fei AVO At i VIII NR un S La” 3 a raf) > Sa + S > "a Fic. 9. — Spaccato dell’ Arzino. — Scala 1:30000. Per la spiegazione dei segni cfr. fig. 1, pag. 368 (30), notando che i due livelli del Torto- niano sono qui indicati con lo stesso segno. L’ultimo strato a SSE, in discordanza sul Pontico, è di conglomerati villatranchiani. V'. — Molasse grigio-azzurre più o meno calcaree, poco cementate, fossilifere agli Orti presso Costabeorchia : Ancilla glandiformis cc. Clavatula asperulata t. Conus Berghausi cc. Natica redempta r. > pyruloides c. Nassa Schoenni r. > Subacuminatus c. Cassidea miolaevigata t. ( s Bronni ce. Cardita Jovanneti f. Protoma vrotifera cc. Glycimeris Menardi ce. Terebra modesta ce. Arcopagia corbis r. Potamides bidentatus r. i Corbula carinata f. _ Tudicla rusticula rr. Otolitus sp. . Ficula condita È — 392 — IV. — Marne plumbee scagliose, con resti e frammenti di bivalvi, in generale non determinabili, tra il rio dei Bearzi e le rive Pallatis, lungo la strada Pinzano - Co- stabeorchia. Vi riconosco: Venus Dujardini e V. nultilamella. Da qui in poi ci serve ottimamente la sezione da me rilevata du- rante i lavori per la galleria e le trincee della ferrovia Spilimbergo- Gemona. Da essa si vede facilmente, come a partire da questo punto, sì comincino a ritrovare gli strati già prima osservati, in ordine inverso, V”. — Molasse marnose grigio - azzurre con fossili marini ( Ta ritella) (*) m. 88 VI°”. — Sabbie marnose con Ostrea erassissina \ VII”. — Banco costituito di sole Us/rea gigantesche ia DI VIII. — Conglomerato calcareo con valve di Oslrea circa m. 100 IX”. -- Marne con HMHeliw cfr. insignis var steinheimensis e frammenti di lignite circa m. 120 Banchi conglomeratici calcarei compatti, fratturati, acquiferi, cor- rispondenti alla ossatura principale della collina di Pinzano, (Incl. 82° a N 5° E. Direz. N 85° W - S 85° E) e passanti a conglomerati calcarei meno compatti, con alternanze di marne, marne fogliettate con impronte vegetali, marne carboniose, calcari clastici bianchi ecc. fino allo sbocco meridionale della galleria. Complessivamente circa m. 147 Quest'ultima formazione si continua anche fuori della galleria principale, dove la ferrovia procede in trincea, nella piccola galleria e all’ imbocco meridionale di questa. Qui gli strati sono rovesciati e inclinano di circa 70°- 75° a NNW. Descrizione DEL LEMBO. -—- È sufficiente leggere attentamente le due precedenti descrizioni, delle sezioni naturali formate dal Cosa e dall’ Arzino, per convincersi che vi è fra le due una perfetta coinci- denza: un'occhiata alla carta topografica basta del resto, come basta una visita anche superficiale alla regione, per convincersene, poichè i singoli livelli. causa il loro vario comportamento rispetto agli agenti (1) Quest’ ultimo tratto, meno stabile di natura sua, era ormai rivestito all’ epoca della mia visita (28 marzo 1912) e dovetti per ciò limitarmi a vedere il materiale estratto e ad assumere in- formazioni dai sorveglianti i lavori: ad essi son dovute anche le misnre in pianta, che io ho poi ridotte, calcolando da esse le potenze, in base alla inclinazione nota. Me o Jp atmosferici demolitori, formano qui serie o corde di colline e zone de- presse, parallele fra loro e continue da un’ estremità all’ altra. Così io ho potuto, senza menomamente sforzare i fatti osservati. usare nelle due descrizioni gli stessi numeri, ciò che faciliterà i contronti. Passerò quindi senz’ altro ad una rapida descrizione del lembo, se- guendo longitudinalmente i livelli ora distinti nelle sezioni. Ho già accennato come fra Toppo e C. Muligne manchino del tutto ad orlare i calcari cretacei. depositi terziari: assottigliati dagli stiramenti e dal rovesciamento, abrasi e demoliti dall’ erosione. tali strati debbono aver lasciato pochi resti al di sopra del livello delle pianure alluvionali, e questi sono probabilmente nascosti dai cumuli detritici. Di mezzo a questi ultimi compaiono presso C. Muligne alcune sabbie in cui ho raccolto una piccola Arca, ma che, per la limitatis- sima estensione dell’affioramento, non saprei proprio a quale età ascri- vere. Comunque, poco oltre, nel letto del R. di Cretta. sì osserva già il I banco di arenaria grossolana a granelli verdi. sovrapposto diretta- mente all’ Eocene, o per meglio dire, ad esso sottoposto. poichè gli strati sono qui fortemente rovesciati. Esso ricompare, come si è visto, nella sezione del Cosa: in quella dell’Arzino è rappresentato dalla arenaria glauconiosa con denti di pesce, la quale, si rivede nel letto di un ruscello. che da S. Rocco scende a Cornino, all’ estremità orientale del lembo. La molassa grigio cupa. glauconitica (II) dev’ essere molto ridotta di potenza ad occidente del Cosa, e ricoperta dalla vegetazione: essa assume uno sviluppo notevole nella valle del R. Selva, dove alcuni banchi marnosi, a piccola distanza dai primi strati eocenici rovesciati (immersione a Nord) a NE di Basei, contengono Pecten cfr. cristatus e Pecten Josslingi. Anche in valle dell’ Arzino questi strati, rovesciandosi fortissima- mente, occupano una notevole estensione di spazio tra C. D’ Ursola e la stretta di Casiacco. Le molasse micacee e arenarie calcaree azzurre a Lucina borealis =L'iggduto (II) formano, per la loro durezza una corda di colline, che, per Ce- lante, dove sono cavate e dove contengono qualche fossile (Lucina bo- realis), e Arcoiaz (Schizaster calceolus, Dentalium Bouei), scendono al N. di Casiacco, ove formano una stretta nel letto dell’ Arzino. A oriente di questo le arenarie si assottigliano, non costituiscono più da sole un elemento morfologico saliente, ma sono sempre distinte. A Bisa con- tengono la Lucina borealis, ricompaiono a Zulian, a Chiatambose, sono cavate presso Cornino e vengono incise dal Tagliamento a Sud di questo paese, ove contengono lo Schisaster calceolus, continuandosi poi nell’ iso- letta di Col Clapat, in mezzo al letto del Tagliamento, dove si hanno pure delle cave di arenaria. Questo livello si presta meglio di ogni altro a dimostrare il gra- duale cambiamento di direzione degli strati del complesso miocenico in questo lembo. Nella valle del Cosa esso inclina a NW ed è diretto SW - NE: nella valle del R. Selva è verticale, ma alla stretta di Ca- siacco sì vede ancora nettamente inclinare di circa 72° direttamente a N 15° W, avendo per conseguenza una direzione di S 75° W - N 75° E. Di qui, formando visibilmente un arco di cerchio, la direzione passa gradatamente a W - E e poi, nel Col Clapat, NW - SE, con immer- sione a SW. Le marne e molasse marnose a Venus Duyjardini (IV) del Ponte di Almadis compaiono già, ben fossilifere, nel R. di Praforte, poco a monte della sua confluenza col R. Maggiore, dove presentano i carat- teri di marne fissili plumbee con screziature ocracee e contengono in copia V. Dujardini, Meretrix taurorugosa, Arca diluvii. Di qui si conti- nuano, come si è visto, in valle del Cosa, dove affiorano al Ponte di Almadis, originano con la loro erodibilità la sella a Sud di Celant di Castelnuovo, scendono nel bacino del Pontaiba, dove ho potuto racco- gliere, nella regione Celant, presso la via di Vito: Venus Dujardini c, Isocardia cor e, Lucina Dujardini f e al Buso presso Casiacco: Venus Dujardini c, Meretrivx taurorugosa c, Lucina callipterye, Arca diluvir cc. Particolare menzione dev’ essere fatta di una località a Sud di Arcoiaz, dove gli strati di questo livello assumono un carattere più marnoso agi (ciò che ha dato origine alla erezione di una fornace, che indico come Fornace di Arcoiaz) e contengono una faunetta un po’ speciale, che ri- corda quella del R. Aguar di Meduno. Venus Dujardini f. Natica millepunetata cc. Meretrir taurorugosa t. Chenopus Uttingerianus f. Arca dilurii c. Genotia ramosa f. Lucina callipteryr r. A levante dell’ Arzino questo livello si estende, sotto le alluvioni fluvio glaciali di Valle, nella valletta del R. di Forgaria, dove ha som- ministrato i fossili sopra elencati e poi per Forgaria, Grap, Prat a Sud di Ca’ Venier, Ca’ Dant, fin presso Cornino, tutte località che in ogni punto scoperto a nudo sono ricche della solita faunetta, abbon- dante ma poco variata: Venus Dujardini cc. Arca diluvii cc. Meretrix taurorugosa c. Isocardia cor cc. n multilamella cc. Corbula gibba c. Lucina callipteryo r. Natica millepunctata e. Le molasse grigio - azzurre a Ancilla glandiformis (V) sono pure ricche di località fossilifere: meglio, potrebbe dirsi, che ovunque aftio- rano allo scoperto, contengono fossili. Facilmente erodibili, danno luogo. insieme alle marne a Venus Dujardini, ad una zona morfologicamente depressa, spesso occupata da vallette longitudinali, talora, dove sono più potenti o meno inclinate, da bacini relativamente ampi. Così in tale zona si allineano il R. Maggiore, che scola nel R. di Praforte e il R. delle Grave, che affluisce nel Cosa. Il Pontaiba vi sì dilata in una larga rete idrografica, con due collettori principali longitudinali: il R. Monte e il R. dal Coz. Finalmente il R. Chiavrar, affluente dell’ Ar- zino è pure, nel suo andamento generale, longitudinale: e il corso arcuato del R. Fratta, longitudinale anch’ esso, indica bene l’ anda- mento arcuato, in quel punto, delle formazioni, che assumono la dire- zione NW - SE, come abbiamo detto parlando delle arenarie, e ten- dono per tal modo a chiudere verso levante la sinclinale di Pradaldon. 3960 = Queste molasse grigio - azzurre sono ricche di fossili a Sud di Pra- forte, nella valletta del R. delle Grave ('), dove raccolgonsi: Ancilla glandiforinis ce. Conus sudacuminatus f. Conus Berghausi c. Clavatula asperulata c. clavatus f. Ho accennato alla località fossilifera presso Celant di Castelnuovo: non lungi da Mosegnaz, a Sud di questa località, la molassa contiene : Vonus Berghausi cc. Turritella subarchimedis var. derto- Protoma wvotifera cc. natior e. Si è vista già la lista dei fossili raccolti nel R. Sievot e nel R. Chiavrar: aggiungerò che la stessa fauna si ritrova in vari punti della valle del R. Fratta, particolarmente presso C. Questa, dove la molassa è attraversata obliquamente dal Tagliamento : Ancilla glandiformis cc. Nassa acrostyla f. Conus Berghausi cc. Cancellaria Doderleini f s pyruloides c. Mitra goniophora rr. s Subacuminatus £. Cardita Jovanneti £. Conus Broni c. Arca Fichteli r. Protoma rotifera ce. I conglomerati calcarei ad Ostrea crassissima e ad Ostrea gingensis con alternanze molassiche (VI- VIII), contengono non di rado una in- tercalazione di strati con fauna mista marino-salmastra (Molasse a Po- tamides bidentatus e Cerithium rubiginosum VII). Questo livello, la cui fauna accenna a un ambiente di delta o d’estuario, non è però conti- nuo: meglio che di strati, sì tratta di lenti, intercalate qua e là, sempre però allo stesso livello, ai conglomerati: dai quali esse possono essere in certi punti sostituite lateralmente. L’ orizzonte dei conglomerati ad Ostriche gigantesche (VI. VIII) dà luogo a colline allineate un po’ irregolarmente, poichè i banchi che lo costituiscono hanno struttura più o meno nettamente lentiforme e, seb- (*) Da non confondersi col borgo di Le Grave lungo il Cosa, a Sud di Molevana. LA Ta — 397 — bene il livello si mantenga unico, il banco si individualizza ora un po’ più in alto ora un po’ più in basso nella serie. Questi conglomerati, ad ogni modo, formano il Col Navicello e il Col Monaco, racchiudendo gusci di Ostrea a Paludea; si continuano nella collina di Manazzons e in piccola parte anche a Nord del Rio Monte, e poi nel M. Albignons, dove si ha una intercalazione salmastra e carboniosa (VI) presso il Ponte di Flagogna e dove i conglomerati stessi includono abbondanti gusci di Ostrea. Finalmente i conglomerati formano il M. Jòf di Fla- gogna e con mutata direzione sì continuano oltre il Tagliamento, lungo la riva destra del Ledra, fin oltre Susans. I conglomerati calcarei con alternanze molassiche, marnose, e di calcari clastici, bianchi, analoghi a quelli osservati a Pinzano (IX) che per la completa assenza di fossili marini, per i caratteri di sedimenta- zione e litologici, per i fossili d’acqua dolce che in taluni punti con- tengono, chiamerò continentali, si estendono, a differenza dei livelli precedenti, fino alla Meduna, formando il nucleo delle colline di Se- quals. A Solimbergo esse fornirono al TarameLLI [118] alcune impronte di foglie, che ne confermano il carattere continentale. Le colline di Sequals sono costituite dagli strati di questi conglomerati calcarei, tutti uniformemente rovesciati, con direzione N 50° E - S 50° W e inclina- zione di 45° (valletta ad W di Col Pallotta), 65° e fino 70° (Val Bu- dastri) a NW, ciò che dà al loro profilo trasversale una singolare forma asimmetrica, essendo fortemente scoscese a Sud, più dolcemente incli- nate a Nord. È evidente anche ad occhio, che questi strati sono la continuazione diretta di quelli formanti la parte meridionale di Col Spiz e le creste ondulate di Col dei Gai. È interessante la sezione di questi conglomerati, incisa dalla Me- duna presso Sequals, poichè gli strati, che alle falde NW di Col Palis sì possono osservare ancora diretti SW - NE, immergere nettamente a NW, nel fianco occidentale della collina incisa dal torrente, si vedono invece assumere gradatamente una direzione N-S con immersione a W e perfino NNW - SSE con immersione a WSW, nelle cave a Sud di Col Palis, presso Sequals, tendendo a continuarsi in quelli di Col Bosco. =° apgiret Così si chiude verso occidente l’ anticlinale Le Grave - Campeis. A. po. nente della Meduna i conglomerati appariscono solo nella riva, sotto Colle, e scompaiono sommersi nelle alluvioni della convide. Ma torniamo alle rive del Cosa. Ho già detto che i conglo- merati continentali (IX) dei colli di Sequals si continuano con quelli di Col dei Gai, di Forca, di M. Santo, dove essi formano visibil- mente un nucleo di sinclinale dritta, la sinclinale di Pradaldon. Più a levante, non troviamo traccia di questo livello: esso corrisponde in- fatti qui all’ ampia valle longitudinale del Tagliamento. Si è visto però come in questo tratto gli strati subiscano una curva molto accentuata, assumendo una direzione di NW - SE: ed infatti presso C. Ceschia noi ritroviamo con tale direzione i conglomerati, i quali fornirono qui al TELLINI, più di me fortunato, una faunetta continentale, che cito, (seb- bene non abbia potuto rinvenire i campioni) perchè straordinariamente interessante : Melania Escheri Limnaea sp. Helix sp. Strophostoma sp. Paludina sp. Questa stessa fauna si ritrova infatti a Polcenigo e nel Trevigiano, in banchi, la cui posizione stratigrafica è nettissima. La M. Escheri è quasi sicuramente quella, che nel Trevigiano ho determinato come var. rotundata. I conglomerati ad Ostrea VIII - VI ricompaiono a Sud del nucleo sinclinale ora descritto: li troviamo al Col Major sulla destra del Cosa e poi al Puntiz, La Mont, Castelnuovo, M. Molime e Colle: tutte lo- calità ove sì rinvengono, più qua o più là, le caratteristiche valve di ostriche gigantesche.’ Le lenti molassiche salmastre 0, per meglio dire a fauna mista (VII) vi formano, interrottamente, un livello ben di- stinto; ne troviamo gli avanzi presso Sequals e le tracce morfologiche nella depressione tra Col Major e Col di Mezzo. Nel R. Marcuzzi rac- colsi come ho detto, resti indeterminabili di fossili, probabilmente sal- mastri: presso il cimitero di Castelnuovo esistono dei banchi molassici RPS e marnosi lignitiferi, con argille rosse, forse abbruciate da incendi spon- tanei del combustibile fossile; infine nella Valle del Pontaiba, a Nord di M. Molime, ho già descritto minutamente i vari banchi a Potanzdes bidentatus e Cerithium rubiginosum che vi rappresentano largamente questo livello salmastro. Le molasse e sabbie azzurre ad Ancilla glandiformis (V') ricom- paiono; come sì è visto, sotto ai conglomerati e vi abbondano i fossili, presso Molevana. a Nord di Le Grave. Questa zona si può seguire senza interruzione lungo la strada tra Molevana e Castelnuovo, raccogliendovi ad ogni passo esemplari di Ancilla glandiformis c., Conus Berghausi ce., Protoma rotifera ce., Terebra modesta c., T. Algarbiorum r., T'. neglecta r., T. acuminata r., Clavatula Jouanneti f., CI. Schreibersi r., Cassidea miolae- vigata t., Dolium subfasciatum r., Cerithium dertonense r. Nei pressi di Ol- trerugo, a Est e Sud-Est del paese e specialmente nei dirupi che scendono, da quel lato, sul R. Gercia, abbonda pure la solita associa- zione faunistica: Ancilla glandifornmis cc. Nassa Schoenni r. Conus Berghausi cc. Oxrystele rotellaris r. n pyruloides c. Drillia pustulata r. ni Bronni c. Clavatula Schreibersi r. Protoma mutabilis f. È stazzanensis vr. Terebra neglecta 16 DI asperulata f. > modesta +. S Jouanneti f. Natica millepunctata f. Cardita Jovanneti f. n redempla r. Venus plicata xv. Potamides bidentatus r. Arca diluvii r. La quale si osserva del pari, come già è stato detto, agli Orti presso Costabeorchia, lungo la sezione dell’ Arzino e ad Est di Campeis (C. Berghausi). La zona depressa, erbosa, coperta di terreno vegetale, che si estende tra Le Grave e Campeis, fiancheggiata a Nord dalle colline conglomeratiche di Castelnuovo e M. Molime, a Sud da quelle, del pari conglomeratiche, di Madonna del Zucco, Col Colal e Pinzano, corrisponde, = Rulgge = almeno nella sua parte mediana, allo sviluppo di un livello argilloso. Sono le marne plumbee scagliose del livello IV, che compariscono, come sì è visto, a Le Grave, lungo il R. Mondel e poi tra Pinzano e Costa- beorchia. La faunetta che esse contengono a Le Grave differisce sensi- bilmente dalle altre trovate in Friuli; ma in una località intermedia a quelle due ora mentovate, sulla sponda destra del R. Gercia, trovai, nelle stesse marne, frammenti vari di bivalvi, tra cui alcuni, ben ri- conoscibili, di Venus Dujardini, V. multilamella e Arca sp. L'ipotesi che questa zona rappresenti il nucleo di un’ anticlinale dritta, ipotesi basata sul ripetersi simmetrico dei vari livelli, rispetto ad essa, e sulle inclinazioni degli strati ai due lati, sarebbe dunque confermata dalla paleontologia, in quanto queste marne corrisponde- rebbero anche per il tipo della fauna, alle marne a Venus Dujardini, che abbiamo trovate altrove sotto alle molasse ad Ancilla. Le molasse e sabbie azzurre ad Ancilla glandiformis (V°), che ab- biamo veduto così ricche di fossili a Sud di Le Grave e nel rugo a Nord della Madonna del Zucco, si continuano in una zona parallela a quella ora descritta ed egualmente fossilifera dappertutto, come ad es. al Sud di Michei (Anomia Hoernesi, Natica millepunetata) e nella valle del R. Gercia (cioè sulla stessa sezione dove abbiamo osservato le marne a Venus Dujardini) e allo sbocco settentrionale della galleria di Pin- zano. Particolare menzione merita però una località, per la sua fauna ricca e svariata: quella che indico col nome di Molino Mostacins e che corrisponde precisamente al punto quotato 217 nella valletta del R. Dolce, un po’ a monte della sua confluenza col R. del Castello. Al molino Mostacins si osserva dunque la seguente successione dal basso in alto: V”. 1. — Molasse azzurre con G/ycimeris Menardi t. e Glycimeris Favjasi £. 2. -— Intercalazione di conglomerati calcarei pugillari-avellanari ad Ostrea crassissima, con direzione N 65° E - S 65° W e inclinazione di 85° a N 25° W. Si ritrovano, fossiliferi sulla salita di Forchia in Val Gercia (collina quot. 267) e nella parte settentrionale della galleria di Pinzano. 3. — Molasse azzurre c. s., contenenti una ricca faunetta, della quale ecco la lista : 40 Ancilla glandiformis cc. Nassa acrostyla r. Conus Berghausi ce. » Schoenni f. » subacuminatus f. »s dbadensis rr. Rae Bronni o: Fusus sp. Protoma rotifera cc. Tritonidea ersculpta +, Turritella dertonensis f. Cyllene ancillariaeformis rr. Terebra modesta c. Cancellaria Doderleini f. x Scarabellii f. x inermis IT. s Algarbiorum r. Tuba Bellardi? vr. Potamides bidentatus r. Drillia pustulata r. Natica Josephinia t. Clavatula asperulata e. » millepunctata ce. 2 Jonanneti e. Ficula condita t. È Calcarae rr. Cassidea miolaevigata f. > calcarata e. Tugurinum sp. ind. a Aradasi rr. Orystele rotellavis r. Cardita Jowunneli t. Mitra suballigata vr. Erogyra miotarrinensis rr. VI°. — Conglomerati calcarei come sopra. VII". — Molasse intercalate ai conglomerati, contenenti Cons Bergharwsi, C. Bronni c., Clavatula ziezac e corrispondenti al banco tossilifero a Sud della Ma- donna del Zucco. VIII”. — Conglomerati calcarei. Questa massa di conglomerati VI'- VIII" forma, in uno coi con- glomerati del livello precedente la zona di colline che corre dalla Ma- donna del Zucco, per i Cuei, Mostacins, fino al Tagliamento, conti- nuandosi poi alla base Nord del Colle di Ragogna. Al di sopra di questi trovansi ininterrottamente i conglomerati continentali (IX), che rappresentano la continuazione di quelli, con Helix, del colle del Castello di Pinzano. Essi formano il Col Verminon, il Col Colal, il Colle del Castello; si prolungano a occidente del Cosa presso Lestans, nella catenetta di Col Bosco (incl. 30° SSE) e a oriente del Tagliamento, nella imponente massa del Colle di Ragogna. Come si vede, la zona corrispondente al nucleo dell’anticlinale, (VI, V, IV, V”, VI°, VIT, VIII) è occupata, a ponente del Cosa, da — 402 — antiche alluvioni minute, che riempiono un'ampia depressione limitata a Nord dalle colline di Sequals e Col Major, a Sud da quelle di Col Bosco, continuazione del livello IX A oriente essa zona corrisponde al tratto longitudinale del corso del Tagliamento, compreso tra i conglomerati marini del Jòf di Fla- gogna e quelli del Colle di Ragogna. Sarebbe così esaurita la descrizione del lembo Sequals - Travesio - Forgaria - Susans; se non che resta ad accennare ad un conglomerato calcareo, caratterizzato da elementi di qualità e dimensioni più sva- riate di quelli del conglomerato ora descritto, e che si vede appoggiarsi discordantemente su questo alla Forra di Pinzano. Come rilevò già il TeLLIni [141], esso inclina qui di circa 25° a Sud ed è ben distinto an- che dalle alluvioni quaternarie che lo ricuoprono. In una lente di argilla alla base delle ligniti torbose, intercalate in questi conglomerati a Casa Marcuzzi, presso S. Pietro di Ragogna, il TeLLini raccolse avanzi di Helix, Limnaea, Planorbis, Valvata, Bi- thynia att. tentaculata, Unio e Pisidium. Nelle sue collezioni, però, io non ho ritrovato che dei pezzi di argilla, con numerosi opercoli di Bi//ymia. Come sarà detto più innanzi, io ritengo col TeLLINI che i conglo- merati e le ligniti di Ragogna possano ascriversi al Villafranchiano. Lembo Maniago - Polcenigo - Caneva ù Già si è visto, come presso Maniago, sulla destra del Colvera, scompalano, laminati e nascosti, quasi tutti gli strati terziari, ma ri- mangano, a fronteggiare le imponenti masse di calcare cretaceo, alcuni banchi di conglomerato calcareo. Proprio a Maniago, questi, o per meglio dire le loro intercalazioni molassiche e marnose, fornirono al Ta- RAMELLI [118] alcune impronte di foglie, che, in mancanza di migliori elementi, possono servirci ad argomentare la loro origine continentale. Sono, come vedremo, degli strati conglomeratici, riferibili al livello IX e IX della sezione dell’ Arzino. Essi si continuano per lungo tratto verso SW (cfr. tav. XVI), or- — 403 — lando le formazioni secondarie di una serie di collinette, nel loro com- plesso allineate, ma costituite da banchi lentiformi, che si addossano gli uni agli altri ai loro margini, con una disposizione stratigrafica che ricorda, in grande scala, la così detta stratificazione incrociata o. più propriamente, incastrata. Da ciò le frequenti interruzioni oblique nella serie delle colline, interruzioni ora occupate da corsi d’acqua o da alluvioni della conoide. Sono queste le colline Cuol presso Malnisio, i Colli di Giais e di Aviano, i colli di Budoia, quelli di S. Lucia e di S. Floriano presso Polcenigo, quelli di Longone e finalmente quelli di Vallegher di Caneva, che si continuano senza interruzione nel Trevigiano. Queste colline terziarie sono quasi da per tutto separate dai monti, costituiti di terreni più antichi, per mezzo di valli o di depressioni, occupate da depositi alluvionali relativamente recenti. È quella regione, i cui caratteri morfologici colpirono già nel 1747 il CosrantINI [8]. che come si è detto sopra, li descrisse molto efficacemente. Due punti si prestano meglio degli altri allo studio sia della costituzione di questi terreni, sia dei loro rapporti coi terreni più antichi; e su di essi ferme- remo la nostra attenzione. Fino dal 1896 (') il TarameLLI [147] rivelava nei dintorni di Polce- nigo l’esistenza di un affioramento di Miocene marino, da lui ricordato anche successivamente [175]. Presso C. Colbarel, nella valle del R. Brosa, ad oriente di questo antico castello, sì osservano infatti emer- gere dalle alluvioni due collinette, in cui sono aperte delle cave di una molassa grigia con screziature ocracee, non molto diversa, sebbene più compatta, da quella che affiora nella valle del R. di Praforte. Cfr. car- tina geologica: tav. XII) (IV). Questa stessa molassa forma, lì presso, la sponda destra e, per (*) La scoperta del Miocene marino a Polcenigo sembra essere stata fatta alcuni anni prima dal TeLLINI; intatti tra i suoi fossili — che egli raccolse per la maggior parte tra il 1886 e il 1892 — esistono esemplari di Venus e di Schizaster (o Brissopsis) con l'indicazione: “ Marne dure elveziane, Dintorni di Polcenigo ,,. Ma questa osservazione rimase del tutto inedita e, evidente- mente, il TTARAMELLI non ne seppe niente. — 404 — maggior estensione, la sponda sinistra del letto incassato del R. Brosa e vi apparisce non sprovvista di resti organici : Venus Dujardini c Pecten cristutus cc Meretrio taurovugosa cc Dolium fasciatum Isocardia cor e Natica muallepumetata e Arca diluvii ce Tuqurium sp. r Lucina orbicularis Ditrupa sp. Come si vede. è la fauna delle marne a Venus Dujardini, svilup- patissime nel lembo di Meduno e soprattutto in quello di Forgaria. A queste molasse, che giacciono in strati verticali e in parte ri- baltati, si addossano, a quanto pare direttamente (ctr. fig. 10), i con- glomerati calcarei a ciottoli improntati o cariati ('), con alternanze di marne, marne fogliettate a filliti (Col S. Floriano) e calcari clastici bianchi, simili a quelli di Pinzano, ricchi però qui di impronte di fo- glie (tra S. Lucia e Col Pizzoc). Nelle marne, assai sviluppate nel fianco settentrionale del Colle di S. Floriano, ho avuto la ventura di tro- vare una interessante faunetta di conchiglie terrestri e d’ acqua dolce, che però, malauguratamente, non sono tutte determinabili specifica- mente, Essa basta, tuttavia, per riconfermare ancora una volta la natura continentale di questi depositi. AS. Floriano, insieme a pezzetti di li- gnite, ho raccolto: Helix insignis var steinheimensis t. Planorbis sp. t. Glandina sp. r. Limnuea sp. La MHelix, simile a quelle di Pinzano, ci permette di sincronizzare i conglomerati di Polcenigo con quelli di Pinzano e di C. Ceschia, ai piedi del colle di Ragogna. Quanto ai rapporti tra i terreni miocenici e i terreni più antichi, dirò come il contatto fra le molasse a Venus Dujardini di Colbarel e (!) I ciottoli improntati sono comunissimi in questa regione: ma vi si nota inoltre un feno- meno diverso, che non so se sia stato mai segnalato nella letteratura. Non di rado i ciottoli cal- carei, nelle superficie della roccia poste a nudo, appaiono come vuotati, cariuti nel centro, quasi che la cementazione ne avesse indurito e reso più resistente lo strato superficiale, mentre la parte cen- trale veniva più facilmente disciolta dalle acque. i i — 405 — i calcari secondari, che costituiscono la Costa di Range non sia qui in alcun punto visibile, essendo da per tutto nascosto dalle alluvioni. Però gli strati calcarei, che nella valletta a occidente di Costa di Range si vedono formare un piccolo nucleo di anticlinale coricata verso la pia- nura, inclinano neli’ estremo lembo dell’ affioramento secondario. di 60° - 75° verso NNW: i primi strati miocenici che si incontrano, dopo un breve spazio di 150 m. circa, hagno la stessa direzione e una in- clinazione di circa 80°; mentre, come osservò già il TaraMELLI, sulla destra del R. Brosa, essi sono quasi verticali, ma inclinati a SSE, ciò che sì spiega con un graduale raddrizza- Hdi b/ovanni di sopra 70 S Li J mento degli strati rovesciati. Quanto al complesso conglome- î rati- marne, esso non sembra discor- CA Fic. 10. — Spaccato geologico nei dare, nell’ insieme. dalle molasse a ESS Sono 1 8A dintorni di Polcenigo. — Scala 1:30000. Venus Dujardini, ma presenta, local- Segni come a fig. 1 pag. 368 (30), notando mente, nel gruppo collinoso di S. Lucia che i circoletti rappresentano il Pontico. e S. Floriano, le più svariate inclina- zioni e perfino direzione varia. Ciò si può spiegare in parte col Ta- RAMELLI, ammettendo alcune piccole faglie e fratture locali, in parte, mi sembra, con semplici raddrizzamenti bruschi, quali si osservano non di rado in questi strati periferici alla zona più intensamente ripiegata. S'ingannerebbe però chi credesse che le molasse a Venus Dujar- dini sì trovino costantemente, lungo tutto il contatto fra i terreni ter- Ziari e quelli secondari. A dimostrarlo serve ottimamente la sezione of- ferta dalla galleria del canale. che fu praticata per scopi industriali attraverso la collina di Longone, nel 1909 - 1910 e che io visitai quando era già parzialmente rivestita. Completando i dati raccoltivi da me con le osservazioni fattevi dal dott. G. FerUuGLIO e dal dott. G. B. De GasPeRI e da essi gentilmente comunicatemi, e con le misure comuni- catemi dai sorveglianti i lavori, posso ricostruire così quella sezione. procedendo da NW a SE. 2A 1. — Calcare secondario tutto fratturato e fessurato, fino ad apparire anche brecciato, visibile a giorno, in una cava alla collina quota 78 e a Col dei Rust, Stra- tificazione incerta con inclinazione probabilmente a ENE. Estensione per m. 250 2. — Marne con Helix insignis var steinheimensis, inclinate a NW circa m. 50 8. — Conglomerati calcarei, con qualche ciottolo selcioso e con ligniti, inclinati pure a NW Spessore circa m. 30 Il contatto anormale e irregolare fra le marne ad elio steinhei- mensis e il calcare brecciato si vede, del resto, anche all’ esterno, in una cava aperta nei calcari stessi, alla falda. meridionale della collina quota 75. L'età dei calcari brecciati, i quali si estendono in varî altri punti delle falde meridionali del dosso calcareo (p. es. a NW di Maniago, dove formano pure una serie di rilievi, fronteggianti la montagna e separati da essa per una depressione netta) è incerta; ma anche considerandoli come appartenenti al Cretaceo superiore, non vi ha dubbio che man- cano qui molti termini della serie normale friulana: la scaglia e tutto il Nummaulitico, senza contare tutti i livelli inferiori del Miocene, Deve ammettersi un /zatus oppure questo stato di cose è imputa- bile a disturbi tettonici ? La presenza del lembo miocenico marino di R. Brosa fa già so- spettare che questa seconda ipotesi sia la più probabile. Esaminando in seguito le condizioni tettoniche della finitima regione trevigiana avremo poi nuovi e più validi argomenti per ritenere che questo ap- parente /zatus sia dovuto solo ad un fortissimo stiramento, subito dagli strati terziari in questo punto, dove la enorme massa calcarea del M. Cavallo si spinge fortemente in alto e in avanti, costringendo i »ter- reni sovrapposti a contorcersi e ripiegarlesi attorno. La fratturazione e frantumazione dei calcari a contatto con le for- mazioni terziarie sono per me un argomento in favore di questa ipotesi ; e l'analogia con quanto si è visto verificarsi presso Toppo, dove il Terziario del lembo di Meduno e quello del lembo di Travesio - Forgaria sono interrotti, in corrispondenza di un analogo massiccio calcareo spor- gente e saliente (M. Ciaurlecc), non è senza significato. SA — I lembi isolati della pianura orientale Il più importante e il più anticamente noto di questi lembi è quello di Pozzuolo, posto a 7 od 8 chilometri in linea retta a SW di Udine. Esso fu illustrato già dal Prroxa [61] che, ingannato dalla sua posizione topografica, lo ascrisse “ agli strati più superficiali di questa formazione ,, poi dal TARAMELLI [79, 148], e finalmente, insieme con gli altri lembi isolati, in una noterella speciale dal De Gasperi [183]. Si tratta di un affioramento ristrettissimo: una scarpata di ter- razza, incisa dal T. Cormor, e nella quale vengono a giorno, ricoperti in discordanza da un conglomerato alluvionale, soggiacente a sua volta a un letto di ghiaie recenti, alcuni strati di una molassa micacea e di un’ arenaria compatta, verdastra o azzurrognola, più o meno ricca di granuli glauconitici, nella quale è aperta una cava, che all’epoca della mia visita (1908), pareva abbandonata. Essa rappresenta un noto giacimento fossilifero, che ha fornito: Hemipristis serra vr. Scutella forunijuliensis f. Odontaspis acutissima -Balanus tintinnabulum r. ” cuspidata e. n spongicola f. Pecten praescabriusculus t. Briozoi vari Modelli vari di bivalvi Fucoidi La grande ricchezza di denti di pesce, come anche la costituzione litologica, ricordano subito le arenarie glauconitiche a denti di pesce dell’ Arzino: la breccia di trasgressione della Meduna presenta pure, nella sua grande variabilità litologica, una /acies che si ravvicina a questa; anch’ essa è ricca di ittiodontoliti, appartenenti alle stesse specie. L’ assimilazione delle arenarie di Pozzuolo al più basso livello del Mio- cene friulano sembra dunque molto probabile. Le stesse rocce a giudicarne de un campione conservato nel R. Istituto Tecnico di Udine, dovevano affiorare nel lato settentrionale del colle S. Leonardo, (presso Variano, tra Campoformido e Pasian Schia- vonesco) prima che una frana del sovrastante conglomerato le ricuo- prisse, come rende noto il De GASPERI. == 408-— Così pure ad Orgnano, in un pozzo, sarebbe stata rinvenuta la molassa marina, che però non affiora : affiora solo un conglomerato cal- care, analogo a quello di Pozzuolo. Sempre secondo il De Gasperi, sembra che i rilievi collineschi di Carpenedo e di Orgnano, posti in quei pressi, constino del solo conglo- merato, che si è visto a Pozzuolo cuoprire la roccia miocenica e che lo ritengo con probabilità posteriore al Miocene. Finalmente la collina del Castello di Udine, della quale parla lum- gamente il TeLLixi [53], riassumendo quanto, a proposito di essa, ave- vano scritto vari autori, dal TaraMELLI, al Pirona, al MarINONI, al Sacco, essa è talmente ricoperta, in parte naturalmente da materiali d’allu- vione, in parte artificialmente da materiali di riporto, che mi pare ormai impossibile dirne qualcosa di nuovo. Il TELLINI pensa sia costituita di un conglomerato calcareo miocenico simile a quello di Ragogna, rive- stito in gran parte da alluvioni cementate più recenti. Il BrickxER (') la ritiene invece tutta costituita di queste ultime roccie. A tale proposito è difficile esprimere un’ opinione propria. Come sì è visto, l’arenaria di Pozzuolo è ricoperta in discordanza da un con- glomerato, il quale, per i suoi rapporti stratigrafici col Miocene, può ritenersi postmiocenico. Nessun conglomerato calcareo di quel tipo esiste infatti nella parte inferiore della serie miocenica della Meduna e dell’ Arzino, e, d'altra parte, tutti ‘gli strati miocenici, compresi i conglomerati calcarei continentali di Pinzano e Ragogna, sono costan- temente in concordanza con gli altri strati del Terziario medio. In man- canza di dati di fatto, che permettano di risolvere la questione, io ri- tengo dunque col Briickner, che anche il conglomerato del Castello di Udine sia postmiocenico; anzi, dirò fin d’ ora, che lo considero come corrispondente ai conglomerati di Borgo di Mezzo, e cioè Villafranchiano. Si vede dunque come di affioramenti miocenici sicuri, nella pia- nura del Friuli orientale non esistano che quelli, appartenenti ai livelli più antichi, di Pozzuolo e di S. Leonardo. Essi però sono molto im- (1) Pexck e BriicknER. Die Alpen im Eiszeitalter. ecc. L. c. — 409 — portanti, in quanto dimostrano che gli strati miocenici, ì quali nel Col Clapat assumono già la direzione dell'asse tettonico delle Giulie (NW - SE), erosi dai corsi d’acqua, poi coperti dalle alluvioni e dalle morene, esistono però tuttavia nel sottosuolo, tornando ad affiorare in quella medesima direzione: poichè Pozzuolo sì trova precisamente a SE di Col Clapat. 2. — LEMBI INTERNI O SUBMONTANI Con questo appellativo indico quei lembi di terreni miocenici, che sì trovano nella regione submontana, tra questa e la regione montana, o in altri termini, a costituire la gamba settentrionale della prima serie di anticlinali. In Friuli si numerano tre lembi interni (Navarons-Poffabro, Andreis e Casera Caulana), disposti lungo una medesima sinclinale; sì potrebbe anche dire che è un unico lembo sinclinale, interrotto in alcuni punti per gli stirameuti subiti. In una posizione analoga si trova probabil- mente il lembo di Osoppo. Blocchi erratici di arenaria miocenica os- servati presso Buia sono finalmente indizi di un altro lembo, forse ora totalmente distrutto. Lembo Navarons - Casasola - Poffabro Sezione DeL R. peLLE More. — Questo lembo fu da me riconosciuto durante le mie escursioni (') e già ne detti notizia in alcune note sul- l'argomento |190, 191]: esso non ha quindi una ricca bibliografia, come gli altri. La sua posizione ed estensione appariscono dalla tav. XVI(VII). (') Conviene credere che esso non fosse stuggito, in parte, alle pazienti e accurate ri- cerche del TeLLINI, sebbene questi niente abbia pubblicato in proposito. In questi ultimi tempi, infatti, e cioè varii anni dopo le mie citate pubblicazioni, riprendendo in esame i materiali della collezione TELLINI mentre questa memoria era già sotto i torchi, ho trovato alcuni modelli di fos- sili con questa etichetta: * Arenaria aquitaniana a bivalvi. Navarons e Col Maggiore (Meduno),,. Non sembra però che il TELLINI si sia spinto nelle sue escursioni verso Casasola e Pottabro. -— 410 — La sezione più istruttiva ed evidente per lo studio della strati grafia miocenica è qui quella formata dal R. delle Mole, che scende dal Col Tarond a versarsi nel Mujè, balzando prima di pietra in pietra tra ghiaie dolomitiche, scorrendo poi con rapide e salti attraverso le molasse del Miocene. Questo si vede appoggiarsi al Nummulitico (con facies di Fysch) in vari punti al Sud di Casasola ('). Quivi, lungo la strada militare, è Fic. 11. — Breccia calcarea di trasgressione di Val Mujè. Nei pezzi di roccia calcareo-conglomeratica, staccati dallo strato, e qui rappresentati, si ve- dono inclusi grossi pezzi di arenaria eocenica bruna, che per le dimensioni e la forma, ancora an- golosa, irregolare, dimostrano di non aver subìto quasi affatto l’azione delle acque correnti o del moto ondoso. visibile il seguente piccolo spaccato naturale (fig. 12 e tav. XIV (V) fig. 2), estremamente interessante : a) Marne grigie alternanti con filaretti arenacei gialli, del solito tipo del flysch. Imel. circa 15° a NE. I.- 1. — Breccia calcarea di trasgressione (fig. 11), con grossi blocchi di arena- ria giallo - bruna, eocenica, con ciottoli avellanari, arrotondati, di calcare bianco o azzurrastro e di selce, valve di Ostrea più o meno frantumate, denti di pesce (0d. acutissima, Sphyina prisca, Chr. cincta), pezzi di Balanus e altri avanzi di fossili non riconoscibili, passante localmente a brecciole e arenarie a grani verdi. Incl. 45° a NNW m. 1.10. (1) Nella spiegazione della fig. 3, tav. XIV (V) è stato scritto, per errore di stampa, Cava- sola in luogo di Casasola. — All — II. - 2. — Molassa marnosa plumbea m. 0.80 3. — Molassa scagliosa n 040 4. — Molassa grigia, con rilegature ocracee n 2.20 La discordanza (fig. 12, 14), che apparisce evidente in questo spaccato non è un fenomeno locale: la si rivede in altri spaccati a sinistra dello sbocco di R. del Fier ed anche presso ia cappella di S. Floreano, dove però manca uno spaccato che la renda così evidente come nelle altre due località indicate. Ed è sempre un grosso banco di breccia calca- rea, passante qua a calcare spatico, là ad arenaria o brecciola glauco- nitica con denti di pesce (sbocco di R. del Fier) altrove ad arenaria verde Vga £ MPazzzeS ne” sian, UE SREIN I af 7 x VI) \ ci Se EEN i Mic, mina te Der i oi dà ge F3È MU E Guerrino ITA vEeeto SAM MASS NI PRI Tee Fr Me EPATITE ES ana ene a e sà SI EENEZTEZIIN n) <— \ 2 Ve ve Vel. be TRI IE lea de 95 b To ———=f = aa 5 S \ TUA AUTO IAS "47. , ni asa fa <= Fic. 12. — Breccia di trasgressione miocenica in discordanza sulla formazione are- naceo-marnosa eocenica nella valle del Mujè, presso lo sbocco del R. del Fier. con Lithothumnium aff. intermedium (S. Floriano) che viene a sovrapporsi in discordanza completa alle marne ed arenarie di tipo eocenico. La molassa grigia con rilegature ocracee priva di fossili sì ritrova nel letto del Mujè un po’ ad occidente del punto ove si osserva la pic- cola sezione ora descritta, e si continua a trovare per lungo tempo, ri- salendo il R. delle Mole (fig. 13). Essa costituisce la roccia prevalente in tutto il lembo; ma contiene alcune intercalazioni. che vale la pena di segnalare: 5) Molassa grigio plumbea con Pecten Tournali e Balanus ctr. tintinnabulum. 6) Molassa conchigliacea con piccole Tuwritella, Venus, Arca, Cardium tutti non determinabili. 7) Banco calcareo costituito da un ammasso di grandi valve di Pecten burdi- galensis, del diametro di oltre un decimetro. 8) Molasse glauconiose a granelli bianchi e verdi, molasse micacee plumbee con Pecten sp. e Balanus cfr. tintinnabulum (Incl. 10° NNW). — 412 — Questi ultimi strati che formano un elevato appicco ad occidente del rio, sono ricoperti con contatto irregolare dai primi banchi di do- lomia, cui succede subito la dolomia marnosa. Se l'abbondanza dei denti di pesce e la caratteristica natura li- tologica del primo strato di breccia calcarea, insieme con la posizione stratigrafica sono indizii sufficienti per la sua identificazione con la breccia di trasgressione del lembo Meduno - Maniago, con le arenarie a ittiodontoliti dell’ Arzino e per conseguenza anche con le arenarie di Pozzuolo, i fossili delle molasse micacee o glauconitiche che ho indi- $ S 4 Do GS S x È 3 \ ° SS è ne S CI i \ SI 3° LIS a MIS) > UZICAZI, LAI HW D94 Fia. 13. — Spaccato R. del Fier - Cavasso Nuovo. — Scala 1:50000, Per la spiegazione dei segni ctr. fig. 1 a pag. 368 (30). cato come livello II palesano chiaramente, insieme alla costituzione litologica di esse, la loro identità colle molasse dal livello II di Me- duno e dell’ Arzino. Noi vi troviamo infatti il Pecten Tournali, il P. burdigalensis e i Balanus, così caratteristici, in Friuli, di quel livello. Sezione DEL Rio peL Fier. — Possiamo ora, stabilita la successione degli strati miocenici di questo lembo, esaminare la sezione naturale del R. del Fier (o Rio del Ferro della vecchia carta al 50000), sezione così complicata e interessante soprattutto dal punto di vista tettonico. Scendendo dalla Stalla delle Pale, il R. del Fier incide l’ ultima propaggine occidentale del Col Major con una pittoresca stretta impra- ticabile (tav. XIV (V), fig. 3). Insinuandosi a Nord di questa, in un re- cesso umido ed oscuro, sì può vedere un grosso banco di calcare spa- — 413 — tico grigiastro, un po’ marnoso, con tracce di grossi Lecter costati, in- clinato di circa 30° a N 15° W, (sormontato, oltre la stretta, da molasse plumbee del livello II) addossarsi ad uno scoglio di calcare cristallino bianco, che è evidentemente la diretta continuazione dei calcari cre- tacei di Col Major. A Sud della stretta, al calcare cretaceo si addossa invece la scaglia rossa, quasì verticale, leggermente rovesciata (80° N N W), e passante in alto a scaglia grigia con blocchi e lenti calcaree. Questa a sua volta fa passaggio all’ Eocene arenaceo - marnoso a facies di £/ysch. con sottili alternanze, tutto spiegazzato. Dopo un breve Casasola/ NNW Lo = = Fic. 14. — Spaccato del Rio del Fier. — Scala 1:6000. Le molasse del Miocene inferiore (punteggiato) con alla base la breccia di trasgressione, gia- centi sull’ Focene (/lysch) formano sinclinale tra Casasola e il Mujè (384): più a monte (503) giac- ciono sui calcari cretacei (tratti interrotti). Fra i calcari e il /°ysch trovasi la scaglia con lenti o blocchi calcarei. spazio, in cui il suolo è tutto coperto, nel letto stesso del rio si osserva un ultimo banco eocenico, inclinato di circa 80° a NNW. Dopo un altro breve spazio di terreno coperto, ai due lati della valle si eleva quasi verticalmente, rovesciato anch'esso e con la stessa direzione del precedente, un banco di breccia verdastra glauconitica, con molti avanzi organici, malauguratamente poco riconoscibili: tut- tavia esso contiene denti di C/rysophrys cincta e Odontaspis aculissima e conchiglie di Balanus tntinnabulum, faunetta che, insieme alla sua specialissima natura litologica, basta a caratterizzarlo. Nella zona ad occidente, come in quella ad oriente, si vede poi, come ho detto già (tav. XIV (V) fig. 2) la sovrapposizione discordante LT AI di un banco di calcare brecciato dello stesso tipo, sormontato dalle molasse plumbee, all’ Eocene con facies di Flysch. Pur avendo intuito fin da principio l’esistenza di una sinclinale (tav. XIV (V) fig. 1) tra la stretta del R. del Fier e la valle del Mujè, non mi accorsi dapprima che il nucleo di essa fosse costituito da ter- reni miocenici, il cui affioramento credetti si arrestasse a destra del R. del Fier. Più tardi soltanto trovai le molasse plumbee a NW di Navarons e ne indicai l’ esistenza in una successiva noterella [190], come una prova di più in favore della spiegazione tettonica proposta. Descrizione DEL LemBo. — Gli strati miocenici infatti si trovano già, sovrapposti e sottoposti a strati eocenici a facies di Flysch, nelle sezioni formate da due vallette. confluenti a Nord di Navarons, (P. praescabriusculus, Tapes senescens) e si estendono forse fin presso C. Mu- rac e Clausina. La stessa zona sinclinale di molasse, orlata sopra e sotto dal banco di breccia calcarea, prosegue a occidente fino oltre Ca- sasola, dove l’anticlinale cretacea di Col Major con i terreni eocenici che l’accompagnano, svanisce rapidamente. Quivi un unico lembo di molassa suborizzontale, con alla base la solita breccia di trasgressione sì estende, poggiando in discordanza sull’ Eocene della collina di Fri- sanco (cfr. fig. 3, pag. 380) fino alle falde delle montagne calcaree, dove la dolomia viene a sovrapporsi ad essa con contatto anormale, dovuto a piega-faglia (tav. XV (VI) fig. 1 e 2). Oltre Poffabro non è possibile seguire il lembo miocenico, causa la copertura detritica che tutto invade: certo, esso deve farsi qui molto più inclinato e assottigliarsi molto, poichè tra Poffabro e Merie l’ Eo- cene sale molto vicino alla dolomia, e subito a ponente di questo bor- ghetto, a C. Tamaràt, le argille eoceniche sono direttamente, visibil- mente ricoperte dalla dolomia marnosa dello Zuccolo della Croce. Lembo di Andreis Tra il M. Raut e il M. Jouf il Terziario s1 assottiglia enormemente e il Miocene scomparisce del tutto; ma dove il vallone si allarga, nei ail ii fata e 5-9 — 415 — pressi di Andreis, esso ricompare sulla stessa linea sinclinale del lembo Navarons-Poffabro. L'esistenza di strati riferibili al Miocene nella valle dell’ Alba do- vette essere già nota al Prrowxa [56] che, parlando del Miocene .del R. Caltea, nomina anche le arenarie glauconiose di Andreis e Crivola (a SE di Andreis). Anche il TARAMELLI, negli spaccati riferibili a questa regione, indicò il Miocene concordante sull’ Eocene, ma solo in uno dei 0°12° > 6 RÙÙ Trias e 6iuralias(G2icari dolomici RARI Cretaceo (Czlcarra ruciste ) E Scaglia e selciferi) 4,45: A Focene (Strab arenaceamarnosi) |. {Miocene inferrore (Mofasse) I Alluvioni terrazzato Fic. 15. — Schizzo geologico dei dintorni di Andreis. — Scala 1:50000. lavori suoi più antichi [100]. Negli altri precedenti [84] e successivi [114, 118], come soprattutto nello spaccato n. 28 della sua grande Mono- grafia [123], il solo Eocene è segnato ad Andreis. Anche nelle carte- geologiche il Miocene non vi fu mai indicato. Finalmente il FurTERER [146] sì tiene come sempre sulle generali, indicando in blocco: Terziario. Così le vecchie citazioni caddero in dimenticanza e -nel 1907, quando in una escursione insieme al DarxELLI c' imbattemmo impensatamente in quel lembo, la sua presenza ci apparve nuova. Ad esso si riferiscono i x clà nel 1911 uno spaccato del DarxeLLI |184] ed uno mio, pubblicato g 187] e qui riprodotto nella fig. 17. A NE di Bos Plans, tra il R. Carpinedo e un piccolo rigagnoletto suo affluente di sinistra, sì osserva un grosso banco di arenaria o brec- ciola glauconitica verde cupa, ricchissima di Pectern per lo più in cat- tivo stato di conservazione. Quivi raccolsi: Pecten Haueri, P. Northamptoni, P. ctr. Tournali, Ulypeaster Marinelliù sp. n., Echinolampas sp. ind. Lithothammum att. Fig. 16. — Il bacino di Andreis visto da Pala Barzana. (tot. intermedium Kjelm. ('), Lith. sp. ind. Detto banco è quasi verticale, in- clinando fortemente verso SSW e si appoggia in discordanza sul- l’ Eocene a /uctes di Flysch. Lo stesso banco miocenico si può vedere un poco più a NW, sulla destra del Rio Carpinedo, inclinare invece a NNE e, coll’intermediario del solito /7ysc/, scender sotto al calcare dolomitico triasico (o liasico) (1) La determinazione di questa specie è dovnta alla Dott. C. Saxsoworr, valente specialista per lo studio delle alghe calcaree. Oltre a questa specie ramosa la Sansoworr ha riconosciuto nel campione di Andreis un’ altra specie non ancora determinata dello stesso genere, incrostante nun briozoo. Lal — 4dl7 — che ha qui la stessa direzione ed immersione. In questa iocalità il Mio- cene contiene: Odontuspis acutissima, O. cuspidata, Chrysophrys cineta, Operculina sp. e piccole Nummuliti indeterminabili, probabilmente rotolate. La depressione occupata da una valletta anonima, che scende a settentrione di Bos Plans mette allo scoperto gli strati eocenici, ma a sinistra di essa, lungo il sentiero, si ritrovano gli strati glauconitici, ‘che, nelle trincee della nuova via militare contengono i soliti Pectex e l’ Eclinolampas ctr. hemisphaericus. Fic. 17. — Spaccato geologico del bacino di Andreis. — Scala 1:50000. r la spiegazione dei segni ctr. fig. 1, pag. 368 (30). Per la spiegazione dei segni ctr. fig. 1 g. 368 (30 Presso la sua confluenza col R. Carpinedo, il R. Susalbe incide trasversalmente una collina, diretta all'incirca da WN W a ESE, met- tendovi a nudo degli strati di molassa grigia calcarea con Pecten pau- lensis, P. burdigalensis, Spatangus sp. qua e là passante a calcare spa- tico, con Pecten Haueri e un bancone di brecciola glauconitica con denti di Chrysophrys e Pecten praescabriusculus. Continuando a risalire il R. Susaibe, s’ incontrano le formazioni eoceriche a facies di //ysch e poi i calcari secondari. I contatti non sono qui direttamente visibili. I caratteri litologici, 1° abbondanza di denti di Pesci, la presenza del Pecten Haueri affermano indubbiamente l’identità cronologica delle brecciole glauconitiche e del calcare spatico di Andreis con quel livello 22 ate litologicamente multiforme, che rappresenta il I strato miocenico nei lembi esterni: breccia di trasgressione o calcare spatico nel lembo di Navarons-Poffabro e in quello di Meduno, brecciola glauconitica a denti di pesce nell’ Arzino; e per coriseguenza, anche colle arenarie di Poz- zuolo. Assai probabilmente anche le molasse calcaree a Pecten pau- Fig. 18. — Il Miocene di Andreis presso lo sbocco del R. Susaibe nel R. Carpinedo. Il banco miocenico comparisce (un po’ in basso a destra) in mezzo a un folto di vegetazione e si caccia sotto ai calcari mesozoici, formanti la montagna, coll’intermediario di alcuni strati a facies di Flysch, che nella figura non sono visibili, (fot. Dainelli) lensis appartengono allo stesso livello, poichè una /acies identica forma, a Meduno e nel R. Manarino, la parte superiore del banco di breccia. Ma non per ciò si può escludere, ad Andreis, I esistenza del livello molassico II che abbiamo veduto così sviluppato presso Navarons e Poffabro, poichè gli strati sono qui tanto disturbati e sconvolti, gli af- fioramenti così limitati da frane e da alluvioni, che una sezione com- pleta della serie non è possibile studiarla. — 419 — Lembo di Casera Caulana in Val Caltea Difficoltà dello stesso genere, ma anche più gravi impediscono uno studio stratigrafico metodico di questo piccolo lembo (ctr. tav. XVI (VII), col quale il Miocene tocca un'altezza di m. 1065 s. 1. m. Esso si trova sulla sinistia del R. Caltea, esattamente tra la Ca- sera Caulana e Le Fratte ed è poto fino da tempi assai antichi, poichè nel 1856 il Priroxa [56] ne parla già, attribuendolo all’ Eocene. Il Ta- RAMELLI ne riconobbe poi l’ età miocenica, e come tale lo segnò nella carta geologica del Friuli [118] pubblicando anche uno spaccato che vi sì riferisce [84]. Altro spaccato ne diede il FurrERER [146]. Ne discorre infine il DarveLLi [184]. Il Miocene è costituito qui da un calcare spatico con granelli glau- coniosi verdastri o giallo-bruni: in alcuni punti è un vero calcare a foraminifere. Vi raccolgo: Scutella sp. ind., Pecten paulensis ?, Pecten sp. Heterostegina ? sp. In questo caso, solo le analogie litologiche ci assistono, per stabi- lire il sincronismo di questo calcare col calcare spatico del livello I; mentre la sua miocenicità è affermata dai fossili e particolarmente dai Pecten, assai abbondanti. Lembo di Osoppo Nella collina di S. Rocco, ad Ovest del paese di Osoppo, è visibile uno spaccato naturale, in cui delle sabbie grigie, contenenti un livello lignitifero, e inclinate a WSW, soggiacciono a dei conglomerati cal- carei avellanari-pugillari. Le sabbie affiorano anche lungo il fianco oc- cidentale della collina stessa di Osoppo e formano le collinette quota 213, dette Vascellutt e Chiaranton, a settentrione di quella. Quì le sabbie, inclinate di un 30° a NW, contengono numerosi fossili, malauguratamente mal conservati, tra i quali però delle valve di Ostrea e di Arca. Nella collezione dell’ Istituto Tecnico di Udine ho trovato anche dei Ba/anus indeterminabili, di tale provenienza. Per — 420 — analogia e per induzione, più che per osservazione, convien ritenere col TeLLini che anche il Col Vergnal, a Sud di Osoppo, il quale è tutto rivestito di vegetazione, sia costituito delle stesse roccie. Malgrado la mancanza completa di ragioni paleontologiche, si può ammettere (') anche per la presenza di ligniti nelle sabbie, che esse siano da eguagliarsi al livello VII del lembo di Forgaria, mentre i con- glomerati corrisponderebbero all’ VIII. Questa, del resto, è stata, a un dipresso, anche l'opinione costante degli autori che se ne sono occupati, sempre di sfuggita: del TARAMELLI, cioè, e del TELLINI. A queste formazioni mioceniche si sovrappone in discordanza un conglomerato compatto d'origine continentale, in strati suborizzontali, di età senza dubbio assai più recente, che rappresenta evidentemente la continuazione delle placche conglomeratiche intravallive di Braulins, di Cesclans, di Bordano ecc. Il lembo miocenico di Osoppo è specialmente interessante, perchè segna il limite orientale della brachianticlinale di M. Prat, che esso orla da questo lato, come gli strati miocenici di Forgaria l’orlano dal lato di mezzogiorno, rovesciandosi anche qui sotto alle formazioni più antiche. Gli erratici di arenaria miocenica presso Buia e neli’ alta valle del Cormor Nella collezione TELLINI rinvenni un certo numero di modelli di Glycimeris e di Turritella, facoidi, e impronte varie tra cui alcuni Pecten non determinabili, in una arenaria bruna, un po’ ocracea, la quale per i suoi caratteri litologici ricorda moltissimo le arenarie di Casiacco e di Bisa presso Forgaria, che il TeLLini attribuiva all’ Aquitaniano e che io ritengo piuttosto langhiane. (4) Non sono in grado di escludere in modo certo una possibile corrispondenza dei depositi di Osoppo con quelli di Peonis, che attribuisco all’ Oligocene. Cfr. STEFANINI, Sull'esistenza dell Oli- gocene ece, L. c. — 421 — Quei fossili erano infatti accompagnati da una etichetta così con- cepita “ Aquitaniano. Erratico nel Cormor, all’ antica polveriera di Udine, fra la strada di P. Villerta-S. Daniele ed i Casali Cormor, presso la Polveriera ... Recentemente il dott. De GasPeRI mi avvertiva, che un amico di lui, lo studente Ecipio FeRUGLIO, durante una escursione nei dintorni di Buja, aveva quivi raccolto alla base settentrionale del Colle Ma- sanet, dei pezzi di arenaria con fossili, apparentemente simili a quelli del Miocene. Il De GaspeRI ebbe anche a comunicarmi cortesemente i pezzi raccolti dal FeERUGLIO. per modo che io mi potei assicurare trat- tarsi effettivamente della solita arenaria miocenica, in parte bruna e alterata, come quella trovata dal TELLINI, in parte più compatta e az- zurrognola, ricordante piuttosto quella della Meduna. Vi sì riscontrano modelli di Natica, di una (Cytherea ecc. Meglio che i fossili, tutti più o meno indeterminabili, credo possa servire a stabilire l’età di queste arenarie l'analogia litologica con gli strati di Casiacco e collo strato 41 della Meduna: per modo che non esito a ritenerle corrispondenti ad essi per età. Il De Gasperi, che ha avuto occasione di recarsi a Buia, per esa- minare le condizioni in cui si rinvengono questi fossili, mi avverte, che il punto di ritrovamento è alla base settentrionale di Colle Masa- net. a NE di Solariis, e che si tratta di blocchi, non aventi radice in posto. L'interesse di questo ritrovamento sta ad ogni modo nel fatto, che la località di Masanet (Buia) è un poco a monte della zona Col Clapat- Cornino, dove le arenarie simili affiorano; per modo che, anche am- mettendo pei noti blocchi una provenienza per trasporto glaciale — che sembra l'ipotesi più verosimile —- si può comunque escludere che essi derivino dagli affioramenti anche oggi noti: conviene invece ammettere, che un affioramento di arenarie langhiane esistesse in altri tempi nella valle stessa del Tagliamento, e, demolito dal ghiacciaio, abbia fornito i blocchi. che questo ha poi disseminato in vari punti, LA49IAE disposti su una medesima linea, corrispondente all’ attuale valle del Cormor (!). Ciò non significa — beninteso — che ricerche minuziose in tutta la zona attorno a Buia non possano fare scoprire qualche piccolo affio- ramento di Miocene ancora in posto, residuo di quello onde i blocchi derivano; ma ad ogni modo sì tratterebbe di lembi ben distinti, tetto- nicamente, da quello di Cornino - Col Clapat, dove il Miocene forma la gamba pedemontana della prima anticlinale, mentre evidentemente a Buia il Miocene verrebbe a trovarsi a Nord di varii affioramenti eocenici, e con molta probabilità farebbe parte, tettonicamente, di una zona in sinclinale. TM CLASSIFICAZIONE DEI TERRENI Nel quadro che segue a pagine 424-425 (86-87) trovansi posti a confronto i vari livelli da me distinti nei singoli affioramenti, in modo da stabilire a colpo d'occhio le loro somiglianze litologiche, paleonto- logiche e stratigrafiche. L'aggruppamento di questi livelli e la loro corrispondenza con quelli classici appariscono in un secondo quadro che presento ora (pag. 426), in anticipazione, mentre le ragioni, destinate a convalidare la classificazione proposta, si trovano svolte nel Capitolo IV. Nel riassunto bibliografico, posto al principio di questo capitolo, ho reso brevemente conto delle opinioni dei principali autori anche re- lativamente all’età degli strati miocenici friulani. Nè ho creduto op- portuno di fermarmi a confutare le singole opinioni, parendomi che meglio di qualunque ragionamento valessero le liste di fossili e gli spaccati stratigrafici. (1) La località visitata dal FERUGLIO non è, come quella segnalata dal TeLLINI, in Val Cormor, ma dista dalla testa della valle stessa poco più di un chilometro in linea retta. — 423 — Nella parte paleontologica verranno discusse, quando occorra, le erronee determinazioni di alcuni fossili, che talvolta sono state la causa di conclusioni, secondo me non accettabili : questo vale in particolare per i due fossili più abbondanti e caratteristici dell’ Elveziano — Venus Dujardini e Isocardia cor -- che l’ OppenHEM riferì a Cyth. incras- sata e I. subtransversa, valendosi di tali determinazioni per attribuire questi strati al Langhiano ; senza poi tener conto del fatto, che tanto la C. incrassata quanto l’/. subtransversa non sono specie mioce- niche, ma tipicamente oligoceniche nel bacino di Parigi, di Bruxelles, di Magonza. Utile mi pare invece porre a confronto, nel citato quadro a pag. 426 la classificazione da me proposta con quelle proposte degli autori prece- denti, in modo che le somiglianze e le divergenze siano a prima vista discernibili. Dal quadro resulta, che più di tutte vicina alla mia, è quella del TARAMELLI, quando si abbia l'avvertenza di considerare — ciò che è, dopo tutto, legittimo, ove si prenda la parte per il tutto — l’'Aquitaniano come sinonimo di Miocene inferiore, il Tortoniano come sinonimo di Miocene medio e il Sarmatiano — o Messiniano, se- condo la nomenclatura adottata in altri lavori dal TARAMELLI — come sinonimo di Miocene superiore. La posizione esatta dei singoli affioramenti neogenici e i loro rap- porti con gli altri terreni, la distribuzione dei vari piani segnalati e la loro estensione, come pure i loro rapporti reciproci appariscono in- fine assai bene dallo Schizzo geologico della distribuzione ed estensione dei terreni miocenici nel Friuli, che ho fatto riprodurre alla Scala di 1:200000 nella tavola XVI (VII). LIVELLO IX. - Conglomerati calcarei e molasse e marne a Helix steinheimensis, Melania rotundata, filliti ecc. QUADRO DI CONFRON Lembo di Polcenigo LEMBI ESTER Lembo di Meduno Conglomerati calcarei, mo- | lasse e marne a Helix» steinheimensis, Glandi- na, Planorbis, filliti, pez- zi di lignite, ecc. VI-VIII.- Conglomerati calearei a Ostrea gingensis con intercalazioni di sabbie e molasse a Cerithium rubiginosum, Potamides biden- tatus, Conus ecc. V. - Molasse e sabbie grigie a Ancé/la glandiformis, Conus Berghausi, Protoma rotifera ecc. IV. - Marne arenacee a Venus Du- )ardini e Arca diluvii. III. - Molasse e arenarie micacee bru- ne e calcari marnosi glauconitici con Pecten Koheni e Lucina bo- realis. Marne arenacee e cal- care marnoso a Venus Dujardini, Isocardia cor ece. Conglomerati calcarei senza fossili. Molasse e sabbie grigie con strati conchigliacei a glandiformis. Conus Berghausi, Protoma rotifera. Marne arenacee e marne a Venus Dujardini, Arca Isocardia cor. II. - Molassegrigio-plumbee a Pecten praescabriusculus, Pecten burdi- galensis, P. Tournali ecc. IE - Breccia di trasgressione (Brec- cia, brecciole glanconitiche a denti di pesce, calcare spatico a Pecten Huueri. Substrato pre-miocenico. Molasse grigio plumbee, glauconitiche, a P. praescab Marne calcaree azzurre, scagliose con P. denudatus. Molasse micacee grigio-verdastre, poi brune, con P, Fuchsi e coralli semplici. Arenaria e calcare marnoso glauconitico azzurrastro e Balanus. Arenarie e brecciole glauconitiche a P. Tournali e È galensis. Molassa marnosa grigia e molassa verde glauconiosa coi ghia Marmorae e Schizaster calceolus. Breccia di trasgressione con blocchi e pezzi i naria eocenica e denti di pesci. Calcare spatico con P. Haueri ed Echin. hemisj passante a: Molassa grigia calcarea intercalata a strati verdi con Pecten c. s. Flysch eocenico. ott pin Pi ln | 7 Si è PO Lembo di Pozzuolo e di S. Leonardo Lembo di Barcis briozoi briozoi ece. Arenar. verda-| Calcare spati- spati- | Brecc. glaucon. verde stra glauconi- tica a Scutella ‘| forumjuliensis denti di pesci, > a granelli | cupa a denti di pesce. chi di arenaria eocenica, ciottoli = nigi 1? AS | Cale.spat. a P. Haueri. calcarei e denti di pesci, Ostrea foraminifere, Mol. grigia calcarea sp. ecc., passante a brecciola a | con Scutella, SI. ecc. LEMBI INTERNI O SUBMONTANI Lembo Lembo di Andreis di Osoppo Lembo di Casasola 2 Sabbie con | Ostrea sp., Ar- ca sp. sormon- tate da conglo- merati cale. con lignite. | | Molasse marnose, plumbee con P. ' Tournali, P. burdigalensis e | Balanus. | I | | | | || | Breccia di trasgressione con bloc- grani verdastri, glauconiosi. Calcare spatico con grossi Pecten. | a P. paulensis e P. burdigalensis. Flysch eocenico. Flysch eocenico. D GN QU9901] \ ( dz > sa = ./00 - mine Fic. 21. — Spaccato geologico della Valle del Lierza. — Scala 1:25000. 9. Miocene inferiore. Molassa verde — 4. Caleare marnoso a attribuibile all’ Oligocene superiore — 1, Arenaria a Pecten — 2, Calcare a Nullipore, V [ei 2 Di 3 - 60 [ei È A cd A & DvD £ Ta a con Arca diluvii — 7, Marna arenacea con Ancilla glandifor Molassa marnos Miocene medio : Lucina borealis — 10, Conglomerati calcarei al- Marne lignitifere cliacea a Turritelle e Neritine — 9, Miocene superiore : rati calcarei a Ostrea e in alto con marna conchig E 12 e 13, Marne e conglomerati villafranchiani. ternanti con (11) marne e molasse a Helix, Planorbis ecc. dintorni di Vittorio, non credo sla nota nella letteratura geologica. Solo il De Zicxno, parlando del giacimento probabile di alcuni dei molari di Mastodon da lui illustrati, tratta bre- vemente delle condizioni geologiche del gruppo di Mondragon, dove af- fiorano le ligniti, in cui uno almeno di quei denti pare fosse trovato. Il T. Lierza non attraversa tutta la formazione, ma solo la parte più esterna, più recente, della zona ter- ziaria : però chi da Cison di Valma- rino per S. Lucia si reca a Rolle e di qui scende nella valle del Lierza, può ad ogni modo comodamente esa- minare anche la parte interna di quella. L'ampia Valmareno cuopre qui con le sue alluvioni la scaglia e 1 più bassi terreni terziari : la serie di questi si inizia con alcuni strati at- tribuibili, per analogia con quanto sì è visto per la Valcalda, all’Oligocene : è un’arenaria bruna 0 grigio - ver- dastra, con Pecten, passante in alto ad un calcare a Nullipore. Si tratta di grossi cespi sferoidali, ancora in- tatti, di LiMothamnium, impastati in una dura massa di calcare arenaceo, talchè gli strati, con la loro durezza, formano qui come in Valcalda un sottile e allungatissimo ordine di — 455 — colline, detto Corda di Zuel. Il primo livello miocenico è costituito da una: I. — Molassa verde o bruna, tenera, erodibile, corrispondente alla zona de- pressa di Rio Val Alta. II-III. — Calcare marnoso, arenaceo e arenarie micacee con alternanze glau- conitiche verdastre; banchi duri, resistenti, corrispondenti ad una “corda, o ca- Fic. 22. — Valletta longitudinale d’ erosione negli strati fossiliferi del Tortoniano inferiore a Mondaresca. tena di colline, continua dal Meschio fino al Piave, e così visibilmente passanti al calcare da cemento di Serravalle. Inclin. 70° a SE. Contengono qui la solita fau- netta: Lucina borealis, Ficula condita, Natica sp., Donax sp. IV. — a) Molassa marnosa e marna arenacea plumbea o bruna, con Arca di- luvii, formante le falde meridionali della collina precedentemente descritta, e pas- sante in alto a: b) Marna bruna, sempre con Arca diluvii, Corbula sp., Tellina sp. ed altre — 456 — bivalvi allo stato di modelli. A queste marne corrisponde la zona variamente ondu- lata ma nell’ insieme depressa, tra Rolle e C. Sabbionera. V. — Marna arenacea grigio-azzurra con alternanza di strati più arenacei e compatti, largamente affiorante nal tratto longitudinale della valle del Lierza, che vi forma bacini d’ erosione nudi e scoscesi. In qualche punto la marna, più pura, viene cavata per cuocere (Fornace del Lierza). Qui si raccolgono in copia : Ancilla glandiformis f. Turritella vindobonensis f. Conus Bronni c. Cytherea sp. c. Protoma mutabilis c. VI- VIII. — In alto della serie, p. es. in località Prior, a WSW della quota 340, in un affluente di sinistra del Lierza, questi strati di molassa azzurrognola marina Fic. 28. — Superficie irregolare di uno strato molassico del Pontico presso il Molinetto in Valle Lierza. alternano con banchi conglomeratici e contengono, con la stessa fauna, anche valve di Ostrea lamellosa. Poi i conglomerati assumono maggiore sviluppo, formando la “corda, di Col Franchin-Mondragon. Questi conglomerati segnano il passaggio dal regime marittimo al regime continentale. In alto di essi, infatti, vengono ad intercalarsi —- per es. sulla destra del R. Bavera, ad E della C. Bavera (') — delle lenti interrotte di una marna conchigliacea giallo-bruna, dove abbondano fustoli carboniosi, resti di organismi marini (T7urrt (!% C. Bavera, quota 295, da non confondersi con C. Costa Bavera, quota 182. EI 1: pe tella, Corbula, Terebra, denti di squalo) insieme a copiosi resti e frammenti di mol- luschi continentali : Melanopsis impressa r. Cardium ? sp. Neritina Dal-Piazi r. Heli» sp. IX. — a) Marne a ligniti e conglomerati calcarei, tra i quali alcuni banchi più cementati, duri e resistenti, formano : b) una seconda “corda, corrispondente all’ allineamento Mondaresca - Molin della Croda, (Incl. 50°-70° SSE). Le frequenti intercalazioni marnose di questi con- glomerati hanno, litologicamente, caratteri di deposito lacustre (marne biancastre, verdastre, variegate) e contengono — non di rado — resti carboniosi, impronte di foglie ecc. (marne biancastre, fogliettate, di C. Costa Bavera, presso la strada del Fre. 24. — Lente di lignite nelle argille pontiche di M. Baldacchin. Molino). La superficie degli strati mostra qui non di rado tracce di erosioni, prova della loro formazione subaerea, o per lo meno di una loro temporanea emersione, prima che lo strato successivo sì depositasse (Cfr. fig. 23). c) Succede una larga zona (corrispondente alla valle ad Ovest di Vallotai) dove prevalgono molasse azzurrastre con He/ir. d) Un nuovo complesso di banchi conglomeratici, inclinati di 65° a SSE, forma la “corda, Caverie - C. Cortina - C. Molinetto, e contiene (p. es. a SW di C. Molinetto) intercalazioni di finissima marna grigio-azzurrognola con Helix insignis var. steinheimensis H. cfr. delphinensis, Mlausilia grandis, Limnaea Deydieri, Pla- norbis praecorneus, Pisidium cfr. idanicum var. 2 B6=o e) Una seconda larga zona di marne e molasse marnose con Meli s’ incontra fra C. Favera e C. Nuova ed è a sua volta ricoperta da un: f) Conglomerato calcareo a ciottoli molto grossolani e diseguali, concordante con gli strati precedenti (incl. 35°45° a SSE) e formante un orizzonte molto co- stante e una “ corda ., nettissima di colline (M. La Croce - M. Villa - S. Gallo ecc.) fronteggianti la pianura. L COIN, ITZZZA I TIT, NeW TTT € ©) Fia. 25. — Spaccato geologico presso Soligo. — Scala 1: 12500. 1, Pontico. Conglomerati calcarei — 2, Marne e molasse a Helix, Clausilia, Limnaea ece. — 3-4, Marne e conglomerati villatranchiani di Soligo. Ai conglomerati di M. La Croce si appoggia, in evidente discor- danza ('), un complesso di strati marnosi suborizzontali coronati da un grosso banco calcareo, carsico, formanti la collina di C. Cima Col presso Refrontolo. Le marne contenenti qua e là modelli di Hel, sono cavate, a levante di Pieve di Soligo, per servizio di alcune fornaci ; i conglo- merati coronano le colline di Conegliano, Federa, Collalto e formano il Montello. La loro età è però, secondo me, posteriore al Terziario pro- (1) Come già ho accennato, il DAL Praz [195] e il TonroLo [198] ammettono continuità di se- dimentazione dal Miocene superiore fino al Quaternario antico, spiegando con una rapidissima fles- sione quei rapporti stratigrafici, che a me sembrano corrispondere ad una netta discordanza. Baste- rebbe il fatto che i conglomerati “quaternari ,, del Montello e di Conegliano si appoggiano indiffe- rentemente ora sui conglomerati continentali pontici ora sulle marne plioceniche marine, per atte- stare l’esistenza di un kiatus. D'altra parte mi sembra evidente che Ja valletta del Soligo dovette costituirsi dopo o almeno durante il ripiegamento degli strati, nei quali essa è incisa; se dunque i conglomerati “ quaternari ,, fossero concordanti con le formazioni terziarie sottostanti, ne resulte- rebbe contraddetto il postulato, apparentemente assai verosimile, del TonroLo, che le placche allu- vionali intravallive di Farrò ecc. siano della stessa età del conglomerato di Soligo, Refrontolo e Montello. Quanto a considerare, come fa questo valente studioso e mio buon amico, le marne a Helix delle colline di Conegliano e Refrontolo come plioceniche, e coeve con le marne a Nussa semistriata di Cornuda, a me sembra che le differenze di fucies e di giacitura siano talmente profonde, da dover escludere senz’ altro una tale identificazione, specialmente trattandosi di due località così vicine. ® IS S 6 ta SS LS — 459 — priamente detto: lo studio loro esce quindi dal quadro che mi sono tracciato. Sezione DEL Piave. — Si tratta di quello spaccato del Ponte di Vidor, che già lo SteLLA celebrava come fondamentale per lo studio delle prealpi venete, e che ha un'importanza eccezionale per il Neo- gene, in quanto esso solo permette di stabilire l’esistenza di un livello marino, al disopra dei depositi continentali, ritenuti fino a poco fa i Mad. della Rocca V'e S. Sebastiano Fic. 26. — Spaccato del Piave presso Cornuda. — Scala 1 : 15000. 1, Tortoniano. Molasse e marne a Turritella vindobonensis — 2, Conglomerati calcarei a Ostrea gingensis — 3, Pontico. Marne a ligniti — 4, Conglomerati calcarei alternanti con (5) marne giallastre a Melania Escheri, Helix steinheimensis ecc. — 6, Marne a Nussa semistriata del Pliocene — , 8. Marne e conglomerati villafranchiani — 9, Alluvioni recenti. più recenti del T'erziario veneto; livello marino che io ascrivo, d’ac- cordo col DaL Praz, che primo ne rivelò l’esistenza, al Pliocene. Nella parte stratigraficamente più bassa questa sezione pare non mostri nulla di particolarmente interessante o diverso da quanto già si è visto nelle sezioni precedenti. Si può dunque cominciare la descri- zione di essa da un livello facilmente riconoscibile e straordinariamente costante in tutto il Veneto: il livello V, costituito da marne azzurre con fauna tortoniana, che formano il fianco settentrionale del M. Fa- garè e riposano su marne ad Arca diluvii e Natica millepunctata, simili a quelle di Forgaria. Da quel punto, adunque, fino a Cornuda si può osservare la seguente successione : la Valle Ss AE V. — Marne e molasse marnose azzurre, passanti in alto a vere arenarie e formanti il fianco settentrionale di M. Fagarè e quivi in più punti scoperte dall’ e- rosione del T. Nassone e da tagli artificiali lungo i sentieri. Inclinano di circa 60° verso SS E e contengono la solita faunetta di Romano: Turritella vindobonensis e. i Pleurotoma sp. » subarchimedis var. dertonatior e. Arca diluvit t. Protoma mutabilis ? f. Flabellum ? sp. VI.- VIII. — Conglomerati calcarei, alternanti con molasse e sabbie, formanti dirò così, l'ossatura del M. Fagarè e contenenti, specialmente nei loro strati più elevati presso la cima di questo monte, numerose e gigantesche valve di Ostrea gingensis. IX. — a) Argilla con ligniti, che hanno dato luogo altra volta a lavori di assaggio presso C.- Bianca e a Sud di M. Palazzo. b) Conglomerati calcarei di C. Bianca. ec) Marne grossolane grigie con minuti e fitti granellini ocracei, formanti un’ erta pendice presso C. Bortolon, dove si raccoglie una faunetta di molluschi continentali ben conservata e molto interessante : Helix insignis var. steinheimensis Planorbis praecorneus Clausilia grandis Pisidivum idanicum var. Melania Eschevi var. rotundata d) Potente massa di conglomerati calcarei, analoghi ai precedenti, con rare e sottili intercalazioni marnose e molassiche, formanti la collina di Madonna della Rocca e il colle quota 238 che ne è la continuazione a levante. Incl. 50° a SSE. e) Intercalazione molassica. f) Conglomerati calcarei come sopra, formanti le colline di S. Sebastiano e Palazzo Locatelli. Incl. 65° a SSE. X. — a) Marne sottili un po’ arenacee, micacee grigio-azzurre, gialle su- perficialmente, per alterazione, riposanti in concordanza sui conglomerati precedenti, escavate tra la Filanda e C. Trieste per gli usi di una fornace. Incl. 65° a SSE. Contengono belle impronte di foglie (Platanus deperdita, Ilex aquifolium, Rhodo- dendron ponticum) ed una faunetta marina interessante scopertavi dal prof. DAL Praz è da me pure, in parte, raccolta sul posto: Brissopsis cfr. lyrifera Pinna sp. Schizaster major Arca diluviw Pecten cristatus Natica millepunetata Tellina compressa Nassa semistriata "a pulchella Pa (CASCO — 461 — b) Argille sabbiose, gialle, passanti a conglomerati fortemente inclinati a SSE in concordanza coi precedenti strati. A questi ultimi strati terziari si appoggiano in discordanza delle alluvioni ciottolose calcaree più o meno cementate, suborizzontali, for- manti la piattaforma della collina ove trovasi la C. Poloni. Sono questi i conglomerati, che, oltre l'antica ed ora abbandonata valle del Piave, formano le colline di Pederiva, estremità occidentale del dosso del Montello. Sarebbe così confermata l’età postpliocenica di queste alluvioni e di quelle, pure connesse, di Soligo e di Conegliano; ciò che, del resto, era già stato sostenuto dallo STELLA ('). Sezione DeL Brenta. — In tutto il Terziario Veneto, questo è lo spaccato geologico che, dal giorno in cui per la prima volta lo illustrò ii MvurcHIson [27], nel 1829, è stato più percorso e studiato da geologi italiani e stranieri. Il Surss [70] lo descrisse, per modo che a Bassano, piuttosto che a Schio, si potrebbe stabilire il tipo degli “ Strati di Schio , ; ne trattò il MexEGuzzo [74], vi tornò sopra il Bayvan [81], ne discorsero Secco [115] e BaLestRA [149]. L’ OppenHEIM [173] nella sua Monografia degli “Strati di Schio ,, comincia la serie delle succes- sioni con questa, del Brenta. Finalmente una descrizione minuta, per quanto riguarda la parte occidentale, ne ha dato di recente anche il FABIANI [193, 194]. In realtà, la sezione del Brenta è particolarmente interessante per quel che concerne la parte più bassa del Miocene e i suoi rapporti con l’ Oligocene ; parte che è visibile specialmente sulla destra del fiume, nel Marosticano. Più in alto gli strati sono più o meno sommersi nelle alluvioni del Brenta, la successione è saltuaria e per completarla alla meglio bisogna esaminare al tempo stesso lo spaccato di destra e quello di sinistra, come fece la maggior parte degli autori sopra citati. Più che alla sua chiarezza e completezza, la sua celebrità è dunque dovuta (1) STELLA. Descriz. geognost. agraria del Colle del Montello (Prov. di Treviso). Mem. descritt. carta geol. it. XI, 1902. Lenna alla situazione geografica, trovandosi in luogo facilmente accessibile e vicino ai centri di movimento e di studio, nonchè alla notorietà acqui- sitale dall’ antico spaccato del MurcHIson e dalle discussioni che ne se- guirono sull’ età dei sollevamenti alpini. Come i predecessori, anch'io dovrò completare la sezione fatta nelle colline di Mussolente, con quella, essenziale per lo studio dei rap- porti del Miocene col substrato, condotta sulla destra del Brenta. Il FapranI ha dimostrato che la zona collinesca Thiene-Marostica- Sarzon è costituita da una anticlinale a nucleo oligocenico e interes- sante il Miocene inferiore: avviene dunque che vi si osservino due distinte fascie mioceniche, separate da una zona anticlinale. Avendo in mira la stratigrafia più che la tettonica, io non mi fermerò su questo dettaglio, descrivendo la sola gamba meridionale di questa piccola an- ticlinale, per desumere la serie dei terreni neogenici in questa parte della regione Veneta. Le mie osservazioni sono, del resto, concordi con quelle accuratissime del Fabiani. Sulla destra della piccola Valle degli Occhi, lungo la strada che da Bassano conduce a Valrovina, si apre una grande cava, nei din- torni della quale si può osservare il seguente spaccato : Strato di calcare marnoso nulliporico, con piccole Nummuliti e Lepidocyelina, che per questa associazione, caratteristica (secondo gli autori) dell’ Oligocene supe- riore, dev’ essere riferita a tale sottopiano (Chattiano). Su questo riposa in concor- danza perfetta, il primo strato miocenico, visibile nella Cava S. Giorgio : I. — «) Arenaria giallastra o cenerina con Lepidocyclina dilatata, L. elephan- tina, Operculina sp. Inclinazione di una settantina di gradi a SSE. b) Arenarie calcaree azzurre, gialle per alterazione, oggetto principale della escavazione, con Scutella subrotundaeformis, Pericosmus montevialensis, Pecten Northamptoni. c) Arenarie marnose con Pholadomya Puschi, Pleurotomaria sp. e modelli indeterminabili di Cytherea, Cardita ecc. Queste ultime sono state ravvicinate 0, più arditamente, identificate con la C. Laurae, C. Arduinoi ecc. d) Arenaria a grosse Nullipore. II. — Arenaria marnosa visibile nella collina quota 162 e in quella, che è la continuazione degli stessi strati, ad Est di C. Roberti. Non vi ho raccolto fossili ; — 463 — ma presso a poco allo stesso livello (superiore allo strato a Nullipore) all’Osteria Do Santi, che si trova lungo la strada di R. Lavacile, allo sbocco della valle, non lungi da C. Munari, il BarestRA raccolse in strati di marna e arenaria marnosa una di- screta faunetta, di cui gli elementi più significativi sono P. Tournali, P. burdiga- lensis, P. Haueri, Pyrula sp., Balanus sp., Flabellum sp. E indubbiamente la fauna di Preplans. Le collinette in questione formano rispettivamente uno sperone e un’ isola in mezzo alle alluvioni recenti: non è dunque possibile seguire la serie con continuità. Il livello III, in particolare, deve trovarsi nascosto sotto la pianura alluvionale. Cava S.Giorgio Quota 162 C.Michieli Col del Grado Fia. 27. — Spaccato geologico del Brenta (riva destra) — Scala 1:15000. 1, Calcari marnosi a Nullipore, piccole Nummuliti e Lepidocyelina dell’ Oligocene superiore — 2, Miocene inferiore. Arenaria a Lepidocyclina elephantina, ecc. — 3, Arenarie calcaree azzurre a Scutella subrotundaeformis e Arenarie marnose a Pholadomya Puschi — 4, Arenaria a Nullipore — 5, Arenaria marnosa a Zecten burdigalensis — 6, Miocene medio: Marne azzurrognole a Arca diluvii — ", 8, Conglomerati e sabbie a Ostrea gingensis ecc. — 9, Alluvioni recenti. IV. — Marna azzurrognola assai fine, con Arca diluvii, Donax sp., una piccolissima Cardita, Brissopsis sp. e Foraminifere. Questa marna forma pure, in mezzo alla pianura alluvionale, una collinetta isolata, sulla quale sorge la C. Mi- chieli; vi sono aperte delle cave per una fornace di laterizi. La collina di C. Michieli è alquanto al di fuori della linea teorica di spaccato : ma vi si può riportare senza difficoltà, non distandone che qualche centinaio di metri ed essendo ben nota la direzione degli strati (N 57° E - S 57° W). VI. — Solo dopo un certo tratto che corrisponde, come vedremo, al livello V delle altre sezioni, si trova un’altra serie di collinette — Col del Grado — in cui affiorano dei conglomerati calcarei con interstrati di molasse e sabbie gialle, inclinati di circa 75° a SSE, e contenenti : Ostrea gingensis Glycimeris Favjasi "i lamellosa Nelle colline di Mussolente, se non è possibile colmare tutte le la- — 464 — cune dello spaccato precedentemente descritto, si ha però modo di de- terminare con qualche sicurezza, anche stratigraficamente, la posizione degli strati superiori, che sulla destra del Brenta appaiono interrot- tamente. Al Col dei Molini, presso la chiesa di Romano si osservano marne e molasse azzurrastre o gialle dalle quali provengono due nuovi Pecten descritti da OPPENHEM. E da notare che di questi, il P. bassanensis appartiene anche a detta dell’ autore al gruppo del P. hornensis (= P. Rollei), i cui membri finora noti, secondo De- PERET e Roman, sono caratteristici del Langhiano. SI IS D S BS 5 SÌ ù Bonagle Fic. 28. — Spaccato geologico del Brenta (riva sinistra). — Scala 1:15000. 1, Tortoniano: Marna grigia a Turritella vindobonensis, Conus ece. — 2, Conglomerati cal- carei con Ostrea, Anomia ecc. — 3, Pontico: Marne gialle, azzurrognole, rosso-vinate, carboniose ece., alternanti con (4) conglomerati calcarei — 5, Alluvioni recenti. IV. Marna azzurrognola con rari fossili, prevalentemente con tracce di bivalvi ; affiora nel letto dei ruscelli di Valle Rori e presso C. Canali, e credo corrisponda al n. IV della sezione precedente, strato litologicamente identico e nel quale pure abbondano le bivalvi e mancano le univalvi. V. — a) Marna grigia un po’ più grossolana, con banchi conchigliacei ric- chissimi di fossili, analoghi a quelli di M. Fagarè, di Cava Ru, della Meduna, di R. Chiavrar. La marna è cavata per servizio di una fornace da laterizi nel fianco settentrionale di Colle Bagliana, dove ho raccolto : Conus pyruloides c. Venus multilamella r. Turritella vindobonensis ce. Arca diluvii r. Protoma inutabilis cc. Flabellum sp. r. A questo livello corrispondono le argille cenerine con Turritella subangulata e impronte di foglie, studiate dal SorpeLLI, di Col Rovigo. b) Marne giallastre. — 465 — VI- VIII. — Conglomerati calcarei con Ostrea, Anomia ecc., formanti la cima di Colle Bagliana, inclinati, come gli strati precedenti e successivi, di circa 45° a SSE, e alternanti con sabbie giallo-crema. Discendendo in seguito la Valle Ru si trova una sequela di alternanze di : IX. — a) Conglomerati calcarei, calcari gialli o bianchi, clastici, arenarie ecc. con stratificazione incerocicchiata. b) Marne gialle, azzurrognole, rosso-vinate, verdastre, nerastre e carboniose ecc. Questa alternanza si ripete molte volte; ma si possono distinguere, in mezzo alle marne, tre gruppi principali di conglomerati. Siccome mancano i caratteri paleontologici e quelli litologici non variano, è inutile insistere su ques:a succes- sione: noterò solo che gli strati, sempre concordanti tra loro e con quelli del livello sottoposto, vanno però facendosi gradatamente meno inclinati, talchè quelli più vicini allo sbocco della valle nella pianura alluvionale, presso Bonaglie, incli- nano di soli 30°-25° a SSE. I caratteri litologici e i colori delle intercalazioni marnose, la somiglianza di queste rocce con quelle ricche di organismi continentali, del Piave, del Lierza, del Meschio, di Polcenigo, di Pinzano: la stratificazione incrocicchiata di alcuni strati, particolarmente dei più bassi del livello VII, dimo- strano, in mancanza di prove più conclusive, che siamo in presenza di depositi continentali: di delta dapprima, fluviali o lacustri in seguito. DESCRIZIONE DELLA ZONA TRA IL M. CAVALLO E IL F. BRENTA. — Esa- minate così sommariamente, mediante opportuni spaccati, le condi- zioni stratigrafiche della regione pedemontana nel Trevigiano e Vicen- tino, passiamo a studiare come i diversi livelli, distinti negli spaccati, si riconnettano fra loro, dando una rapida scorsa a ciascuno di essi, in senso longitudinale. Già si è visto, trattando del Friuli, come nella parte più occiden- tale di questa provincia la zona pedemontana, estremamente assotti- gliata, si riduca ad essere costituita dai soli conglomerati continentali, del Miocene superiore : solo in qualche punto, come nei pressi di Pol- cenigo, dei lembi di Miocene marino rimangono presi tra tali conglo- merati e 1 calcari secondari, costituenti il gruppo del M. Cavallo. Anche per analogia con quanto si è visto accadere nei dintorni di Meduno, in condizioni tettoniche perfettamente analoghe, questi fenomeni si sono spiegati ammettendo una scomparsa della maggior parte delle forma- Ae zioni terziarie, comprese fra i calcari e i conglomerati, in rapporto con la laminazione che essi debbono aver subìto, per adattarsi a contornare e in certo qual modo plasmarsi attorno a quel rigido massiccio calca- reo. Il contatto anormale dei conglomerati coi calcari, infatti, non è continuo, come sì è visto, ed è relativamente limitato a quel tratto, nel quale la cupola brachianticlinale del Cavallo sporge più in fuori dall’allineamento naturale delle pieghe terziarie con direzione NE-SW : tra Maniago cioè, e Sarmede. Tra Sarmede e Sonego riappaiono gli strati nummulitici e neogenici, ma rovesciati. laminati, rotti e meta- morfosati per la subita compressione. Essi hanno qui una direzione di NW -SE. Sarebbe difficile e inutile voler fare la stratigrafia minuta del Miocene in questo tratto, dove gli strati sono ridottissimi di spessore, laminati, e in parte forse tuttora mancanti. Dirò solo, come i princi- pali livelli si possano anche qui riconoscere, e vi sì possano raccogliere, tra gli altri, campioni di Scutella subrotundaeformis e di Pecten del Mio- cene inferiore in vari punti, per es. nei dintorni di Rugolo, dove è anche sviluppato il livello ad Arca diluvii e superiormente, quello dei conglomerati ad eli. Verso Sonego gli strati assumono, mediante una rapidissima curva di 90°, un andamento più regolare e una direzione di NE-SW, che, sì può dire, non abbandoneranno più fino oltre il Brenta. Nei pressi di Sonego, tra questo paese e Vittorio cade la prima delle sezioni illustrate. In essa si è visto, come i primi strati mioce- nici giacciano su di un banco di calcare a Nullipore, attribuito all’ Oli- gocene superiore, perchè nel Vicentino contiene Nummuliti e Lepidoci- cline associate, e sovrapposto a sua volta alla lumachella glauconiosa con fauna di Belluno, oligocenica. Questo banco a Nullipore oligocenico superiore si può seguire sul terreno e anche sulla carta, grazie alla “corda , o dosso sottile di colline cui dà luogo per la sua durezza e resistenza agli agenti demolitori. Questa corda si osserva dunque, pa- rallela a quella di Serravalle, in Valcalda. Per S. Gusè, Nogarolo, Pi- lughét si riconnette alle due lunghissime Corde di Zuel e poi, oltre Soligo, alla Corda di M. Tenale e a quella a Sud di Combai. AG — A destra del Piave ritroviamo l’ Oligocene con /acies marnosa nei colli di Curogna e poi in Valle Organa, ove ho raccolto in copia Num- muliti, Cytherea incrassata, Glycimeris, Turritella di tipo oligocenico. Nella sezione del Brenta l'Oligocene superiore è di nuovo rappre- sentato da un banco di calcare a Nullipore, la cui età è qui ben pre- cisata, per la sovrapposizione alle brecciole a Natica crassatina e per la presenza di una caratteristica associazione di Nummuliti e Lepidoci- cline, per la quale DovuviLLeé e Fasraxi l’ hanno ascritto appunto al Chattiano. Quest’ ultimo ha seguito minuziosamente quel livello in tutta la regione. Descritti così i caratteri e la posizione del livello, su cui posa il Miocene, veniamo a studiare quest’ ultimo. I. — Arenaria a glauconia, arenarie calcaree, calcari a Nullipore, con Pecten Pasinii, Pericosimus montevialensis e Scutella subrotundaeforinis. Pertettamente concordante dappertutto con la serie oligocenica sottoposta, questo livello forma una seconda “corda, parallela a quella sopra descritta, in Valcalda : a S. Gusè e a Nogarolo, dove è molto glauconiosa, vi raccolsi la Scu/e/la subrotundaeforinis in- sieme a rami e frammenti di Li/hothamnium aff. intermedium. Presso Rolle, (dove cade il secondo spaccato descritto) a Follina, Miane, Combai, conserva la stessa facies glauconitica, ma diviene più- tenera e molle, in modo che dà luogo ad un allineamento di vallette longitudinali (Rio Val Alta ecc.). Questa molassa sembra povera di fossili e non è facile distinguerla, nel tratto in questione, dal livello suc- cessivo. A destra del Piave questo livello tende ad assumere il carattere di calcare arenaceo, nulliporico : è fortemente sviluppato nelle colline a Sud di Curogna, Colle Alto, Crespano, ma si sommerge, a poco, a poco, sotto masse ingenti d’ alluvioni; tuttavia in Valle Organa vi raccolsi dei Pecfen, tra cui il P. burdigalensis e il P. Pasinii. A destra del Brenta infine si ha la sezione descritta, di Cava S. Giorgio, dove si vede il contatto in concordanza con l’ Oligocene superiore. II. — Molassa con Pecten burdigalensis. Non è facile seguire questo livello lungo tutta la vastissima zona, la sua fauna e la sua litologia essendo assai simili a quelle del livello sottostante, dal quale differisce qui, più che altro, per dei ca- ratteri negativi, cioè per l’assenza di certe specie: le Lepidocicline, il Pecten Pasinit tipico, e il gruppo degli echinidi caratteristici del piano di Schio (Seutella subrotun- — 468 — Y daeformis, Pericosmus montevialensis, Clypeaster, ecc.). Così nella Valcalda, presso Sonego, troviamo questo livello tra le arenarie a Pecten Pasinii e i calcari glanco- nitici a Coralli: a Castelcucco, allo sbocco di Valle Organa, si osservano dei banchi di calcare nulliporico con denti di pesce C/47ysoph;ys cincta ecc. e Pecten burdi- galensis, che mi paiono anche riferibili ad esso; le marne e molasse di Coì dei Molini possono pure esservi ascritte con qualche verosimiglianza, poichè il P. bas- sanensis Opp. che ne proviene, appartiene anche a detta dell’OppeENHEIM al gruppo del l’.. hornensis (= P. Rollei), che, secondo DerirET e Roman, è caratteristico del Langhiano o Burdigaliano. Finalmente al livello medesimo riferirei quel livello marnoso, con P. burdigalensis, P. Haueri, P. Tournali, ecc. che si trova al di sopra del banco a Nullipore superiore presso Cava S. Giorgio, e i cui fossili furono raccolti dal BaLestra a Do Santi. OPPENHEIM cita in questa località anche Peclen Pasinii e altre specie del livello precedente: ma esse provengono evidentemente dal livello delle arenarie, subito sottoposto. III. — Marne a Coralli semplici, calcari glauconitici e calcari marnosi da cemento con Lucinia borealis, Aturia Aturi ecc. E il livello del calcari di Serra- valle, morfologicamente e litologicamente molto ben caratterizzato, sopratutto nella parte orientale della regione. Esso forma infatti una corda o costa molto saliente nei dintorni immediati di Vittorio (Costa di Serravalle, Costa Montagnai) dove, come sappiamo, vi sono stati raccolti fossili assai abbondanti. Si continua ad occi- dente nel Col Prese, Colle Val Spinosa, Col Parè, M. Croce e passando a Nord di Rolle, dove è attraversato dal secondo dei miei spaccati, raggiunge il Soligo a Col e attraversatolo, si continua in una serie di collinette sempre più basse fino ai dintorni di Valdobbiadene. I calcari di Serravalle furono considerati da taluni come un episodio locale, senza continuità laterale: questo è vero fino a un certo punto: il livello, tra Piave e Meschio, è perfettamente continuo, ma la natura litologica varia gradatamente, e il calcare si fa man mano più marnoso, e più tenero quanto più si avanza verso occidente : in relazione con ciò, la catena collinesca che ne è costituita si fa man mano più bassa e meno nettamente emergente. Tuttavia anche a ponente del Piave il livello dei calcari marnosi si manifesta con una * corda , saliente presso Onigo, dove si raccolgono in un calcare marnoso Pecte» lisci e mo- delli e impronte di Zucina, non dissimili da quelle di Serravalle. Ma più ad occi- dente ancora il calcare marnoso passa ad una marna vera e propria, che, più facilmente erodibile, è più spesso coperta o sommersa dalle alluvioni: a Crespano contiene belli esemplari di Peclen denudatus. Più oltre, non mi è stato dato rico- noscerla o seguirla. IV. — Argille fissili, più o meno arenacee, passanti a molassa marnosa bruna — 469 — o azzurrastra, con Asca diluvit, Natica millepunctata, ecc. Questo livello ben individuato dalla sua faunetta, povera di specie ma costante, si continua da un capo all’altro della regione compresa tra Meschio e Brenta, con una zona, carat- terizzata, dal punto di vista morfologico, dalla sua depressione, dovuta alla facile erodibilità delle marne. Litologicamente e paleontologicamente è identico all’ Elve- ziano del lembetto di Polcenigo, di cui si può considerare come la continuazione, tenuto conto della interruzione, dovuta a stiramento, nel tratto Polcenigo-Mon- taner. Comincia appunto a Montaner (A;ca dil/uri); prosegue con un bell’ arco di cerchio a piccolo raggio, verso Piai, e, assunta la direzione NE - SW, sì con- tinua in corrispondenza della Valle di Pra (Arca diluvii, Isocardia cor, Natica millepunctata ecc.), un tratto della Valle dei Piai, la Val Pissa, C. Ronch (Arca diluvii) C. Costa Lunga, (Arca diluvit); poi, dopo un tratto molto coperto dalle alluvioni terrazzate, si ritrova questo livello nell'alta valle del T. Campea presso Costesella, dove raccolsi un dente di squalo e Arca diluezi, e a C. Col Traverser. l/ ampia valle del R. Teva è in parte scavata in queste marne. Subito a destra del Piave si è visto come la bassa zona collinosa ad anda- mento indeciso a Nord di M. Fagarè sia in parte costituita da marne con Arca diluvii e Natica millepunetata, su cui riposano le molasse e marne a fauna torto- niana di Gasteropodi. La zona marnosa continua largamente in direzione di Sud- Ovest, ma, molto erodibile, è in gran parte coperta da alluvioni, specialmente in faccia allo sbocco di Val delle Molle. Tuttavia già si è visto, come nei dintorni di C. Rossetti e a N di C. Dall’ Olio, nel letto dei ruscelli sì osservino marne con Arca diluvii e rare altre bivalvi. È il livello che già MENEGUZZO aveva intraveduto, e che si ritrova pure con Ayca diluvii, piccole bivalvi e Nodosaria a C. Michieli sulla destra di Brenta; dopo di che le marne spariscono definitivamente sotto le alluvioni. V. — Conglomerati calcarei, molasse e marne con Ancilla glandiformis, Pro- toma rotifera, Turritella vindobonensis ecc. Questo livello è il più netto, il meglio caratterizzato, il più costante di tutto il Neogene veneto dal Tagliamento al Brenta. Nei pressi di Vittorio, tra Meschio e Cervana, comincia subito con banchi conglo- meratici; ma è un’ accidentalità locale: per solito s' inizia con marne che passano a molasse sempre più grossolane e solo in alto vi s'intercalano banchi conglomera- tici, che poi divengono a mano a mano prevalenti. Già si è vista la faunetta di Costa Fregona e di Cava Ru, trattando della sezione del Meschio : a M. Stella, a Mondragon, nella Valle del Lierza nella bassa valle del T. Campea si raccoglie una identica fauna a Turritella. La zona si continua a Sud del R. Teva, poi, come si è visto, a Nord del M. Fagarè, lungo il T. Musone alla base settentrionale del Col — 470 — Forabosco, dove forni la nota fauna al De GREGORIO ('). e finalmente nelle cave a Nord di Col Bagliana, comprese nel mio spaccato fig. 28, e a Romano, dove fu- rono pure raccolte le faune illustrate dal Manzoxi e dal De GrEGORIO stesso. Di Romano ho potuto esaminare le specie seguenti: Pyotoma rotifera, Turri tella dertonensis, E. subarchimedis var. dertonatior, T. vindobonensis, Conus Bronni, Drillia pustulata, Natica catena. Ficula condita, Anonmia Hoernesii, Flabelluni sp. Le argille cinerine di Col Rovigo (SoRDELLI), con fauna marina e una florula simile a quella di Oeningen, corrispondono evidentemente a questo stesso piano. VI-VIII. — Molasse e conglomerati calcarei con intercalazioni molassiche, a fauna mista. Le intercalazioni di conglomerati in alto degli strati del precedente li- vello si fanno sempre più fitte e importanti, fino a prendere il sopravvento. Al tempo stesso, 1 sedimenti assumono il carattere di depositi continentali: è il livello IX, ad Helir. Ma fra l'uno e l’altro si trova qui come, in Friuli un livello, nel quale, interrottamente, si osservano delle intercalazioni di lenti molassiche con fauna mista di resti d’organismi marini e terrestri o d’acqua dolce. I conglomerati contengono spesso ancora le solite Ostrea. È un livello che conviene tener distinto, perchè segna la fine del regime marino, che non riprenderà se non molto più tardi, con la trasgressione pliocenica. A levante del Meschio, dove le formazioni mioceniche sembrano meno com- patte, i conglomerati sono poco o punto cementati, abbondano di materiale ar- gilloso e sono in gran parte sostituiti da molasse. Quivi, infatti, questo livello è rappresentato da molasse a Potamides bidentatus (0 P. lignitarum ?) presso O. Bibanel. Nella parte alta della Valletta del R. Bavera questo livello si manifesta al disopra dei conglomerati ad Ostrea, con una lente di detrito conchigliaceo, a Turritella, denti di squalo, Neritina Dal- Piazi,* Melanopsis impressa ecc. come ho già detto, trattando della sezione del Lierza. E conglomerati ad Ostrea gigan- tesche si ritrovano nella Valle di Soligo, al M. Fagarè, al Col Forabosco, a S. Zenone, al Col Bagliana e finalmente al Col del Grado, subito a ponente del Brenta, che è il punto più occidentale, ove questo e i livelli vicini affiorino, nel Veneto. IX. — Livello a ligniti e conglomerati calcarei con intercalazioni molassiche e marnose ad Melir insignis var. steinheimensis e Melania Escheri var. rotun- (1) Sembra sicuro che nella “fauna a Cardita Jouanneti ,, del De GREGORIO siano commisti ai fossili di questo orizzonte (V) anche materiali provenienti dalle marne ad Arca diluvii (IV) che io ritengo alquanto più antiche. ibi das e ee SE ‘data. L'orizzonte a ligniti, che sta alla base di questo sottopiano è molto diffuso, quasi costante, ma non continuo, essendo talora rappresentato da semplici fram- menti di lignite. Ciò non significa che sia l’unico, a cui si possa trovare lignite : chè anzi dei pezzi se ne trovano a diversi livelli. Questo è però indubbiamente il più costante. Le ligniti essendo di acqua dolce (a Col Maor e a M. Baldacchin contengono Unio, Axodonta e filliti) esse debbono essere aggregate a questo com- plesso, di cui formano la base. Le molasse ad Helix, intercalate qui con lenti di ghiaie ad Zni0. formano una fascia continua attorno al massiccio calcareo, dai dintorni di Polcenigo, per Caneva, Madonna di Val (dove pare fosse raccolto un dente di Mastodo»n), C. Vas- sermann e Anzano, donde proviene un dente di Dinotheriuni cir. giganteuni, e valve di Z/. flabellatus già ricordati. In tutto questo complesso abbondano dapper- tutto a C. Scarabel, Anzano, C. De Lazzaro, ecc. le solite specie di Melania, Clau- silia e Helix. Erosi o ricoperti nei dintorni immediati di Ceneda, i conglomerati e molasse ad Helix riprendono verso Cozzuolo, dove l’amico prof. R. Pampanisi mi comunica gentilmente di aver raccolto in vari punti (tra C. Grotta e C. Posocco, a C. dell’Ai. hella valle del R. Monte Stella presso Pian delle Saugole ecc.) un ricco materiale di piante fossili (che si propone d'’ illustrare) insieme a conchiglie di He/ir e di Anodonta e a fastoli carbonizzati, con evidenti tracce di fluitazione. Di qui gli strati, formando numerose creste brevi, interrotte, e a livelli differenti in rapporto con la molteplicità dei banchi lentiformi di conglomerato, proseguono a Sud di Monte Stella, per Corbanese, Mondaresca, C. Vallotaj, C. Molinetto, Monfalcone, Col Maor, M. Baldacchin, M. Moncader, Col Mogliana, Col Maor, Col Polenta, fino al Piave. In questa parte fra Soligo e Piave le intercalazioni marnose sì fanno a poco a poco più rare e finiscono col prevalere quasi esclusivamente i conglomerati. Lo stesso avviene a destra del Piave, dove la formazione è attraversata da uno dei miei spaccati, che mostra rare e sottilissime intercalazioni molassiche, però ricche di una fauna interessante. Ad Ovest di Madonna della Rocca, la fascia delle for- mazioni del livello conglomeratico continentale si continua nel M. Sulder, M. Cal- morezzo, Colle Argenta, Poggio S. Martino, M. Forcella e le ‘colline di S. Zenone e di Mussolente, dove ho trovato i conglomerati di nuovo alternanti con numerosi e importanti livelli di marne, molasse e sabbie, di tipo continentale, senza però che vi abbia potuto raccogliere fossili di alcun genere. X. — Marne micacee grigio azzurre a Schisaster major e Nassa senuistriata. Questo livello così interessante, non è noto a tutt’ oggi che vicino a Cornuda, nel punto dove fu scoperto dal Dar Praz, e per cui passa la sezione fig. 26. DES, pi Tra Pozzuolo (Udine) e Cornuda, al di sopra degli strati neogenici, sempre più o meno fortemente inclinati verso SE o SSE e tutti concordanti tra loro, riposa in discordanza, ora sui conglomerati del livello IX, ora sulle marne e con- glomerati superiori del livello X, un complesso martoso conglomeratico suboriz- zontale, che — nel Veneto centrale — forma le colline di Refrontolo, Conegliano, Montalto, Montello e Pederiva. Dati i suoi rapporti stratigrafici con gli strati ter- ziari superiori, ritengo che questo complesso sia post-terziario. 2. — ZONA INTERNA O SUBMONTANA (VALLONE BELLUNESE E ALPAGO) Per la sua posizione tettonica, in sinclinale, questa zona corri- sponde ai lembi submontani di Casera Caulana, Andreis e Casasola in Friuli. Essa è nota da molto tempo ed è stata illustrata, come sì è visto, dal CaruLLo [19, 21, 53, 65 ecc.], dal TarameLLI [82, 83, 84, 85], da R. HoeRvxes [103], dal LoxGHI [154], dal Vixassa [148], dall’ OppenHEIM [173]. dal Dar Praz [195]. Quest'ultimo ha stabilito, che il primo banco di lumachella glau- coniosa, che a S. Bastiano presso Bolzano riposa in concordanza sul- l’ Eocene, contiene una fauna di tipo oligocenico. Tolte le forme pro- venienti da questo primo banco, tutta la fauna degli altri strati ha un carattere nettamente miocenico: scomparisce così lo strano miscuglio di forme delle due età, il quale era stato più volte segnalato dagli autori, e che pare fosse dovuto soltanto al fatto deplorevole, che essi avessero avuto fra mano materiali raccolti da altri, oppure non aves- sero tenuti distinti i fossili raccolti in strati diversi. Subito al disopra della lumachella glauconiosa con Spondylus cisal- pinus, Crassatella neglecta, Cardium Pasinii, Cypraea splendens, Conus Grateloupi ecc., compare la seguente successione, quale è indicata dal Dax Praz: CSS 1,1; piece I. — Banco glauconitico, verde, con Peclen Pasinii e Scutella subrotundae- formis, evidentemente corrispondente al livello di Schio. II. — Marna arenacea, micacea, grigio-verdastra, del Rui, con una faunetta, nella quale ho potuto riconoscere : Pecten burdigalensis Cassidaria striatula Dentalium sp. Dolivm subfasciatuni Pleurotoma att. submarginata Meretrix sp. Pleurotoma (Mangilia) sp. Trochocyathus laterecostatis Chenopus sp. III. — 4) Molassa grigio azzurra micacea con Coralli semplici e Nucu/a sp., passante localmente in alto ad arenaria quarzosa azzurra o giallastra per altera- zione, la così detta pietra da mole di Bolzano. È nota la ricca fauna di Talassoteri che in queste arenarie si è venuta man mano escavando e che ha formato l'oggetto di studi e monografie, citate nell’in- troduzione. Riporto l'elenco relativo, dall’ opera del Dar Praz [166, 167, 176] Ziphiodelphis n. g. Delphinodon mento Acrodelphis Ombonii Squalodon bellunense Cyrlodelphis sulcatus Sq. bariense Un dente di Rinoceronte — A. ctr. Teleoceras aureliunensis — pure pro- veniente da questo livello — è stato da me [196] ridescritto e illustrato recen- temente. Insieme con questa interessante fauna, l’ arenaria il Bolzano contiene in copia denti di pesci delle solite specie neogeniche, e avanzi di piante che, insieme ad un Pecten. ridotto ordinariamente allo stato di modello, abbondano specialmente in alto, dove le arenarie passano a molasse e poi ad uno strato glauconitico, ricco di Ostrea cfr. cochlea» ed altri numerosi fossili, generalmente ridotti in troppo cattive condizioni, per poter essere specificamente determinati. b) Calcare marnoso a fossili calcinati (Tellina, Turritella ecc.). Ad Oregne, a Sospirolo, al Bosco (ad Ovest di Belluno) questo livello abbonda di resti di mol luschi, quasi sempre molto deformati. Tra gli altri, vi fu raccolta la Lima lan ghiana Sacco. A Villabruna, un calcare analogo contiene Luciva callipteryr, Di plodonta Sacyi, Pecten atf. burdigalensis, Conus sp. IV. — Argille scagliose, con piccole Cardita, del Torrente (Gresal. Queste Menia IDE argille ricordano, dal punto di vista litologico, le marne scagliose con Arca dil/uvii e Isocardia cor di Vittorio, mentre una piccola Cardita simile si ritrova allo stesso livello, a C. Michieli presso Bassano. Questa serie, secondo le osservazioni del DAL Praz, si ripete in senso inverso, formando il nucleo della sinclinale coricata del vallone bellunese. La zona miocenica Bellunese con caratteri assai costanti di suc- cessione, sì estende, interrottamente, dai dintorni di Pedevena fino a Pedeserva, a destra del Piave, e sì continua nel bacino d’Alpago, dove si raccolgono pure Pecten e denti di squali, per esempio in un calcare spatico sotto Saracol. In Alpago sono citati dal TarameLLI anche dei conglomerati, che potrebbero essere l'equivalente dei conglomerati di Valsugana, dei quali sarà fatta in seguito menzione. TN AGGRUPPAMENTO E CLASSIFICAZIONE DEI VARI LIVELLI Nel quadro comparativo che segue sono poste a confronto le serie stratigrafiche riconosciute nelle antecedenti sezioni. Nel lembo trevigiano le condizioni di giacitura del Neogene sono dappertutto costanti e anche dal complesso delle forme del suolo resulta la continuità dei vari livelli da un capo all’altro della regione: d’altra parte. i fossili e in certa misura anche le /aczes litologiche si succe- dono dappertutto nello stesso ordine, con la riserva, che i livelli infe- riori sono prevalentemente calcarei (calcari a Nullipore) nel Trevigiano occidentale, prevalentemente arenacei e glauconiosi nel Trevigiano orientale. Sarebbe dunque superfluo spendere molte parole, per mostrare. — 475 — come le varie sezioni descritte nelle pagine che precedono, sì corrispon- dano tra loro in modo perfetto, e come i singoli livelli, pei quali ho avuto cura di usare gli stessi numeri d'ordine, siano riconoscibili in ciascuna di esse ('). Uno sguardo d’assieme sì trova già, del resto, nel paragrafo precedente. La sincronizzazione della serie Bellunese con quella pedemontana è invece assal meno facile ed evidente, causa alcune differenze di /acres. La glauconia che immediatamente succede in alto alla lumachella con fauna oligocenica corrisponde indubbiamente ai calcari di Schio, di cui contiene alcuni tra i fossili più caratteristici, come Pecten Pasini e Scutella subrotundaefornis. E così pure la molassa e marna arenacea a Pecten burdigalensis, ricca qui di una faunetta a Gasteropodi assai inte- ressante, ha cronologicamente e stratigraficamente un posto ben defi- nito. La molassa grigia che le sovrasta e nella quale i Coralli semplici, presenti anche al livello immediatamente inferiore, si fanno più copiosi, rappresenta evidentemente le marne a Coralli semplici e Briozoi di Nogarolo. Qui però s’intercala una formazione arenacea, importantis- sima per le belle faune di Vertebrati che ha fornito, ma che non trova riscontro esatto nella serie pedemontana: è l’arenaria da mole, che può essere considerata come dovuta ad un episodio puramente locale, poichè il calcare marnoso a fossili calcinati che le sta sovrapposto, mi sembra corrispondere assai bene per i caratteri litologici e paleontolo- gici al calcare da cemento di Serravalle. Così l'argilla a piccole Cardita non determinabili verrebbe a tro- varsi al livello delle argille e marne ad Arca diuvii, Isocardia cor e Natica millepunctata del Trevigiano ; livello che nel Bassanese contiene pure una piccola Cardita. Come ho fatto pel Friuli, non mi fermerò a discutere le opinioni (1) Lo spazio in bianco che si osserva nel quadro, a pag. 476, in corrispondenza alla parte basale della serie, nella sezione del Piave (dintorni di Cornuda), non significa già che ivi manchino i tre livelli più antichi, come a tutta prima potrebbe apparire. La sezione — che del resto si an- nunziava del tutto simile a quella del Soligo e del Brenta — non fu potuta rilevare a suo tempo: i recenti avvenimenti mi hanno poi impedito di completarne lo studio. come era mia intenzione. QUADRO DI CONFRONTO DELLE F( LIVARETO SEZIONE DEL BRENTA —_ 2208 ZONA ESTI E È DINTORNI DI CORNUT 1 Conglomerati suborizzontali, | danti sul Pliocene marin Marna azzurra con Schizaster i Nassa semistriata, Pecten € Conglomerati calcarei con i zioni di marne e molasse a Melania rotundata, Clausili dis ecc. \ Marne a lignite. | ; i Conglomerati con Ostrea gingi Marne e molasse marnose — 2 tella vindobonensis. Marne con Arca diluvii, Natic { ra - Ù . . X. - Marne a Schizaster major e Nassa semistriata. tus ecc. IX. - Conglomerati calcarei conti- || Conglomerati calcarei con intercala- nentali con marne e molasse zioni di marne, molasse, cal- a Helix» steinheimensis, Clau- cari, ecc. silia grandis ecc. | | VI.-VIII. - Conglomerati calcarei a | Conglomerati con Ostred gingensis. Ostrea gingensis e fauna mista. | | VG - Marne arenacee a Ancilla glan- || Marne con Ancilla glandiformis, . . mm. . . { ri . . . diformis, Turritella vindobo- | Turritella vindobonensis, e Co- nensis, onus Bronni ecc. | nus Bronni. | IV. - Marea Arca diluvii, Isocardia Marne a Arca diluvii, piccole Car- cor ecc. dita, Nodosaria ecc. III. - Marnea Coralli semplici e cal- | cari marnosi a Lucina borealis. | o | î Aturia Aturi ecc. | | | pere | II - Molasse a Pecten burdigalensis. | Molassa a Pecten burdigalensis, P. | Tournali, P., bassanensis ece. di | Do Santi e di Romano. E CLES ar CRT | 7 ; ; | Arenaria marnosa con Pholadomya I. - Arenarie e molasse glauconiose | AGO 3 Y a Scutella subrotundaeformis e Poecten Pasinii. Substrato premiocenico Puschi e Nullipore. Arenaria con Scutella subrotundae- formis e Pecten Pasinii. Arenaria giallastra a Lepidocyelina elephantina. Calcare a Nullipore con Nummuliti e Lepidocicline. Brecciole a Natica crassatina. EMONTANA | ZONA INTERNA ORNI DI SOLIGO DINTORNI DI VITTORIO BELLUNESE e conglomerati suborizzontali danti sui conglomerati pon- rati calcarei con intercala- | Ghiaie e molassa con Unio flabellatus di molasse e marne a Helix, Dinotherium, Helis ecc. ria rotundata, Pisidium e Marne con frammenti di lignite e rne fogliettate con filliti. . Clausilia grandis. » a lignite. omerati calcarei con Ostrea e | Molassa con Potamides bidentatus. tercalazioni a Melanopsis e Tur- | Conglomerati calcarei. enacee con Ancilla glandi- Marne con Conus Bronni e Turritella | s e Conus Bronni. vindobonensis, passanti a molasse stessa fauna. I Conglomerati calcarei. | sa marnosa bruna. con Arca di- | Argille scagliose con Arca diluvii e I Argille scagliose con piccole Cardita. e Corbula. Isocardia cor. | ‘marnoso arenaceo con Lucina | Calcari da cemento con Lucina borea- Calcare marnoso con Lima langhiana. lis e Aturia Aturi. Arenaria con Talassoteri e Win. au- \ Marne e argille con Coralli semplici. relianensis. Molassa grigia a Coralli semplici. Molassa a Pecten burdigalensis. Marna arenacea a Pecten burdigalensis. PI | | o brune di Rio Val Arenaria con glauconia a Peeten Pa- | Arenaria glauconiosa a Pecten Pasinii ‘ sinii e Scutella subrotundaefor- e Sceutella subrotundaeformis. | mis. ! | aaa Pen | Nullipore. Calcare a Nullipore. Lumachella glauconiosa a fauna oligo- una con Pecten. Lumachella glauconiosa oligocenica. cenica. QUADRO COMPARATIVO DELLE CLASSIFICAZIONI PRC LIVELLI CLASSIFICAZIONE DaL Praz DISTINTI DALL’ AUTORE proposta dall’Autore (1912) Calcari a Nullipore e arenarie glauconiose infe- . 7 ae Seb, Chattiano Oligocene riori del Trevigiano. 3 CARA ; (o Oligoc. super.) Glauconie inferiori del Bellunese. Il - Arenarie e molasse glancon. a Scutella SI ; / a Aquitaniano subrotundaeformis, Pecten Pasinii ecc. nate Aquitaniano Ti - Molasse a P. burdigalensis e Coralli ; S Su inf. semplici. Arenarie di Libano a ‘thinoceros aure- E 7 È È Langhiano lianensis e Talassoteri III. \ SUp. Langhiano Calcari marnosi a Lucina borealis di Serravalle. ] IV. - Marne a Arca diluvii e piccole Cardita. Elveziano V. - Marne arenacee a Ancilla glandiformis, Turr. vindobonensis, Conus Bronni ecc. Tortoniano Tortoniano VI-VIII. - Conglomerati calcarei a Ostrea gin- gensis, molasse a Pot. bidentatus. | IX. Conglomerati calcarei con intercala- zioni di molasse a Helix, Melania Escheri Pontico Pontico var rotundata, Unio flabellatus ecc. X. Marne a Schisaster major e Nussa se- Pliogeinone PiCcore mistriata. OPPENHEM (1908) Strati di Schio (Aquitaniano) Elveziano Tortoniano Messiniano HE DA | ( FucHSs (1874 e 1885) TARAMELLI (1882) | M a Aquitaniano uitaniano 2 o Ip. Mediterr. DT pe I RT SA 3 SIT i "i H Langhiano Tortoniano minano II. p. Mediterr. SUESS (1868) Strati di Schio RI PER | TERRENI NEOGENICI DEL VENETO CENTRALE La MuRcHISON (1849) De Ziino (1847 e 1850) | | | PASINI (1840 e 1843) Miocene Strati più recenti Pliocene Miocene Pliocene | | | Terziario medio Terziario subappennino -— 480 — emesse dai vari autori sulla classificazione dei. terreni neogenici nel Veneto centrale ; già è stato dato un sunto dei principali lavori nella introduzione: un quadro, che faccio precedere (pag. 478-479), di confronto tra la mia classificazione e quella degli autori precedenti, completerà quanto è necessario per riconoscere a ciascuno i saoi meriti e per far rilevare quanto c'è di nuovo e quanto di vecchio nella classificazione da me proposta. Questa sarà pol discussa nel capitolo IV della presente monografia; intanto però giova osservare, che qui, anche più che pel Veneto orien- tale (Friuli) è difficile schematizzare e riassumere in un unico quadro sinottico le classificazioni di autori, che non di rado si sono occupati soltanto di una parte, talora di una piccola parte, della regione ; mentre, se il quadro s’ intendesse in modo troppo rigido ed assoluto, potrebbe apparire che ciascuno di essi avesse pubblicato una classificazione com- pleta della intera formazione. D'altra parte, taluni hanno considerato un medesimo piano con criteri diversi in diverse parti della regione. A questo proposito è spe- cialmente degna di rilievo la classificazione attribuita al Sacco, perchè questo geologo non essendosi mai occupato er professo del Terziario veneto, detta classificazione è stata da me desunta da varie memorie, nelle quali la questione non è mai trattata in modo esauriente, e nep- pure, sembra, con una visione sintetica. Così accade, che gli strati del piano di Schio siano attribuiti in gran parte del Veneto all’ Elveziano, in altre parti però all’ Aquitaniano o al Laughiano, altrove, perfino, integralmente all’ Oligocene. Tutto ciò non era possibile porre in rilievo in modo chiaro ed evi- dente nel mio quadro sinottico, ma era doveroso dire, per non essere accusato di troppo gravi inesattezze in quella delicatissima materia, che consiste nel riferire e riassumere l’ altrui pensiero. Nel quale compito se involontariamente avessi mancato. ne chiedo venia anticipatamente e agli autori e ai lettori. CAPITOLO III. IL NEOGENE DEL VENETO OCCIDENTALE TRA IL F. BRENTA E IL L. DI GARDA (Vicentino, Veronese e Trentino) SOMMARIO I. Nozioni preliminari sulla tettonica. II. Cenni storici e bibliografici e considerazioni sui vari lembi. 1. Lembi esterni o pedemontani [Vicentino. Veronese]. 2. Lembi interni [Valsugana. Trentino meridionale]. 3. Notizie complementari sul Neo- gene del Bresciano. III. Aggruppamento e classificazione dei vari livelli. NOZIONI PRELIMINARI SULLE CONDIZIONI TETTONICHE Nel Veneto occidentale, nella regione, cioè, che è compresa tra il corso trasversale del Brenta e il Lago di Garda, le condizioni strati- grafiche e tettoniche sì mutano grandemente, rispetto a quanto si os- serva più ad oriente. Abbiamo, anche qui, una serie di lembi miocenici esterni e una serie di lembi interni, ma i loro caratteri risentono del diverso carat- tere assunto dalla tettonica generale, cag Come è noto, la duplice piega anticlinale che forma il massiccio dei Sette Comuni ha direzione NE -SW, e separa i lembi interni presi nella sinclinale di Valsugana, da quelli esterni del Bassanese e del Marosticano, che orlano ancora, raddrizzati o rovesciati, le colline pe- demontane. Ma più ad occidente le pieghe assumono una direzione netta di NNE-SSW, e quivi anche i lembi interni si allineano in tale dire- zione, quelli di Panone e di M. Brione nel Trentino, entro alla sincli- nale del Garda, in corrispondenza di quelli esterni di Moniga e di Can- trina nel Bresciano; mentre i lembi di Rocca di Garda e M, Moscal nel Veronese corrispondono allo sbocco verso la pianura della sinclinale di Val Lagarina, contrassegnata all’ interno dal lembo oligocenico delle Acque Negre sul M. Baldo. Nella regione intermedia, tra il Brenta e il Veronese, si verifica nei lembi miocenici pedemontani il passaggio dalla struttura a pieghe ribaltate o raddrizzate, propria del Veneto orientale e centrale, a quella quasi tabulare delle colline di Vicenza e dei Berici. Ciò è in rapporto col cambiamento di direzione dell’ asse tettonico, per cui la piega pe- demontana si trova sollevata, restandone conservata fuori della pianura alluvionale, l'ala meridionale, suborizzontale, mentre la cerniera e l’ala settentrionale sono state totalmente demolite dall’ erosione. Cotale varietà di condizioni e la scarsità di osservazioni perso- nali in questa parte della regione veneta mi persuadono a dividere la relativa trattazione in paragrafi separati, nei quali scorrerò successi- vamente i dati bibliografici principali, relativi al Vicentino e al Vero- nese (lembi esterni) alla Valsugana e al Trentino meridionale (lembi interni), aggiungendo anche qualche cenno sui lembi del territorio bre- sciano, che, per essere fuori della regione veneta propriamente detta, non cessano per ciò di avere strettissime affinità col Neogene delle Venezie. I | — 4853 — II. ILLUSTRAZIONE DEI VARI LEMBI 1. — LEMBI ESTERNI Vicentino La vicinanza e la continuità, quasi, dei lembi miocenièè del Vi- centino orientale (Bassanese) con quelli del Trevigiano fanno sì che le conoscenze nostre sugli uni e sugli altri abbiano progredito quasi di pari passo: di più la mancanza quasi assoluta nel Veneto occidentale di depositi riferibili ai membri medio e superiore della serie miocenica, che compariscono in modo incompleto e solo in un punto del Bassanese, costrinse spèsso gli autori e soprattutto quelli che si occuparono della classica sezione del Brenta, a completare i loro spaccati con lo studio del prossimo territorio di Treviso. È degno di rilievo il fatto, che i primi accenni a terreni e fos- sili attribuibili al Miocene si trovano già negli autori del sec. XVIII e del principio del sec. XIX, e si riferiscono precisamente a quel- l’unico limitato lembo di Miocene medio cui abbiamo fatto allusione, e che culmina con la collina detta Col di Grado. Il primo a richia- fosse A. GaIpon mare su questa l’attenzione degli studiosi sembra [15] che, in una lettera a G. B. BroccHI, ne descrive gli “ strati ver- ticali, calcarei. arenosi, interrotti da filoni di arena egualmente calca- rea..., , tra i quali “in un filone di terra margacea tiancheggiato dagli strati pure verticali di arena calcarea con ciottoli -di varie specie..... esistono que’ famosi Spondili semipetrificati, della lunghezza perfino d’un piede, la specie vivente dei quali appartiene ai mari della Vir- ginia ,. In seguito ne tratta l’ Ab. Fortis [16], descrivendone con ra- pidi tocchi le grandi Ostriche — Ostracites sesquipedalis, come egli dice — : e vi accenna parimenti il BroccHI [20], che vi raccolse * Mitili gi- \ ganteschi ,,. — 484 — Spetta al Pasini [39] il merito di aver attribuito al Terziario le arenarie verdi di Poleo, S. Giorgio ecc., già menzionate fin dal 1824 dal MarascHINI (25 pag. 115, 116, tav. IV), che, come poi il Bou, l'aveva però riferite alla glauconia cretacea ('): la loro posizione ri- spetto alla scaglia il PASINI spiegò con l'ipotesi di un ribaltamento, ipotesi anche oggi largamente ammessa. È curioso notare, come, fin dal 1774, l’ ARpuUINO avesse osservato, [11 pag. 195] “ gli strati calcarei marini squarciati, disordinati.... e non di rado ertissimi 0 pur anco rovesciati , del Vicentino; ciò che egli at- tribuiva a eruzioni sottomarine. Gli studi del MurcHIsox [27, 51] sulla sezione del Brenta, quelli del Pasini sull’ età del sollevamento degli strati terziari, quelli del Ca- tULLO [45], del De Zicxo [57], ed altri, che ho già riassunto trat- tando del Trevigiano, si riferiscono in pari tempo al Vicentino, soprat- tutto al Vicentino orientale (*). Così anche lo ScHavRotH [64] descrisse specialmente fossili di tale provenienza. Sulla base di un esame critico degli studi di autori precedenti, il MotLox classifica nel 1867 [68] le formazioni terziarie del Vicentino e Veronese, sincronizzando il Miocene inferiore di D'ORrBIGNY coll’ Eocene superiore di LyELL e a questo piano ascrivendo tutte formazioni oligo- ceniche. Il Faluniano di D’OrBIGNY, o Miocene vero e proprio di LyELL, include un livello più basso (calcari a Scutella di Schio, Creazzo, Ma- rostica ecc.) e un livello più elevato di “ arenaria marnosa ,, con Pecten, che cita in varie località del Vicentino (Castello di Schio, Creazzo, $. Urbano, ecc. ecc.), nonchè a Castelcucco e Monfumo. A questo punto eran giunte le cognizioni sul Miocene Veneto, (1) Il Boué riconosceva fino dal 1832 [31] l'età terziaria di alcuni strati dello stesso tipo so- vrapposti a calcari nummulitici, ma negava la loro identità con l’arenaria verde conchigliacea, che a S. Orso soggiace, come lo assicurava il Pasini, alla scaglia. In realtà le arenarie verdi di Poleo non appartengono al Miocene, ma all’ Oligocene, come è dimostrato dal FaBranI nella I parte di questa Monografia. (3) È assai dubbio se appartenga al Miocene quel calcare terziario bluastro, molto selcioso, di Schio, nel quale fu rinvenuto l'esemplare tipo dell'Acanthonemus Bertrandi Agass. Altri Acam- thoneinus sono del Bolca. Agassiz. Rech. poiss. foss. Neuchatel 1833-1843, V, p. 27. — 4395 — quando s’ iniziarono gli studi del Stess [70, 73] e de’ suoi discepoli sulla regione, L’insigne geologo distingue due piani: gli strati di Schio e gli “strati più recenti ... Gli strati di Schio, il cui tipo è scelto nel Marosticano, sono co- stituiti come segue: 1. — Banco inferiore di calcare a Nullipore, duro. 2. — Grès e calcare arenaceo con Echinidi (C/yp. Michelottii, CI. placenta, CI. regulus, Echinolampas conicus). 3. — Calcare a Scutella subrotunda. 4. — Banco superiore di calcare a Nullipore. 5. — Marne con valve di Pecten (P. Haveri, P. deletus). Quanto al piano degli “strati più recenti.,, esso è poco sviluppato e malamente visibile nel Bassanese: come gli autori precedenti, a cominciare dal MvurcHIsox, il Svuess lo studiò nell’ Asolano, e la più particolareggiata delle sue descrizioni in proposito è quella che egli fornì al MaxzoxI [77] e che già è stata riportata, trattando del Veneto centrale. Il materiale paleontologico degli “ strati di Schio ., illustrato dal Fvucxs [90], dal Lause [76], dal BassaxI [105], dal Dames [101] proviene prevalentemente o esclusivamente dal Vicentino, regione alla quale sì riferiscono gli studi geologici, già riassunti, del MexeEGtzZzo [74] e del Bayay [81]. Questi al M. Sgreve di S. Urbano rileva: 1. — Calcare a Nullipore. 2. — Calcare a Scutelle. 3. — Calcare a Nullipore gigantesche. 4. — Marne e calcari con Pecten e Briozoi. Il BrrrxER [104] nel 1877 attribuisce a una taglia longitudinale la doppia comparsa degli strati di Schio presso Bassano, che il FABIANI [193, 194] spiegherà in seguito come dovuta ad una piccola piega. Specialmente sul Bassanese concentrò la sua attenzione il Secco [115, 131], che ebbe il merito principale di raccogliere abbondanti col- lezioni, ora conservate nel Museo di Firenze. Il Morox [122], invece, — 486 — tratta dei Berici, ma non accenna al piano di Schio se non dal lato tettonico, interpetrando la regione come affetta da una tettonica a faglie. Il TaRAMELLI [128], riassumendo nel 1882 le conoscenze fin allora acquisite, segnava sulla sua carta del Veneto lembi aquitaniani anche nel Vicentino occidentale e nei Berici, dietro indicazioni fornitegli dal BEGGIATO. Interessante, sebbene breve, è la trattazione del Miocene fatta dal Muxier Chanmas [139]. Questi considera 1’ Aquitaniano come facente narte dell’ Olicocene, e vi ascrive ; D 1. — gli strati con Cytherea cfr. incrassata e Cerithium cfr. plicatum. 2. — i banchi calcarei superiori con Orthophragmina (Orbitoides) elephantina. Al Langhiano, o Miocene inferiore corrisponderebbe la maggior parte degli “ strati di Schio ,, con gli strati a Seutella, Clypeaster ecc. alla base, e banchi nulliporici o vari in alto, dove essi passerebbero in- sensibilmente all’ Elveziano. Nel 1892, al congresso della Società geologica italiana nel Vicen- tino [140] si discuteva sull’ età degli strati di Schio, che il Sacco, il NicoLis e il Bassani ritenevano elveziani, il CapELLINI langhiani, il DE STEFANI un po’ più antichi dell’ Elveziano, con cui egli sincronizza, come è noto, il Langhiano. RorHPLETZ [145] nel suo spaccato, che coincide con la valle del Brenta a Bassano, vi segna il Miocene in discordanza sull’ Oligocene medio. Poco appresso il BaLestRA [149] recava un qualche contributo alla conoscenza del Bassanese, e sosteneva l’ età elveziana degli strati di Col del Grado. La carta geologica della provincia di Vicenza del NeGRI [168] pub- blicata dopo la morte di questo, nel 1901, e seguita dalle Note illu- strative di D. DaL LaGo [174], indica come Miocene inferiore gli strati di Schio in vari lembi del Vicentino e del Bassanese, come Miocene superiore gli strati di Col del Grado e di Romano. Trattando del Trevigiano, ho discorso già dei due lavori dell’ Op- ISSARE PENHEIM [171, 173] e specialmente del secondo, relativo agli strati di Schio. Quivi l’OppewHEIM rilevò a Creazzo il seguente spaccato di strati sovrapposti in discordanza su marne e calcari coralligeni dell’ Oligocene (livello di Castelgomberto) : 1. — Arenarie a Pecten. 2. — Marna grigia a Bivalvi e Gasteropodi allo stato di modello. 3. — Arenarie senza fossili. La sezione del Brenta, coordinando i dati pubblicati dal BALESTRA con quelli da lui stesso raccolti, viene così descritta da OPPENHEM: ? Calcari e tufi dell'orizzonte di Castel Gomberto. 1. — Calcari a Nullipore con rari Pecten e denti di squalo. 2. — Arenarie dure, grigie o azzurre, localmente giallastre, della cava Brocchi: ricche di Pettini, Scutelle, Per icosnus montevialensis, Ranina speciosa, Eterostegine. 3. — Calcare durissimo a Scufella subrotundaeformis (Osteria Do Santi). 4. — Calcare a Nullipore con Pettinidi. 5. — Marna e arenaria calcarea con Pecten Pasinii, burdigalensis, Haveri, rari C/ypeaster e modelli di Bivalvi e Gasteropodi. (Do Santi). Al di sopra il BaLestRA indicava (*) uno strato di argilla marnosa grigio az- zurrastra con Pecten, Bivalvi e mal conservati Gasteropodi, che l’ OppexHEM non potè vedere, essendo ormai interrato, e che ritenne doversi attribuire già al secondo piano mediterraneo. Indi l'A. cita le molasse a Ostrea crassissima e gingensis, as- sociate a congiomerati, al Col del Grado. Nel 1905 il FaBIANI inizia la serie dei suoi studi nel Vicentino [177, 180, 181] illustrando fossili anche miocenici di quella regione e stabi- lendo la successione stratigrafica in diversi punti (Altavilla e Valma- rana, Salcedo ecc.). Frattanto, [178, 179], dopo alcune escursioni nel Veneto H. Dou- vILLÈ accettava la classificazione degli strati di Schio nell’ Aquitaniano, convalidandola con preziose osservazioni paleontologiche, riferentisi spe- cialmente a Scutella subrotundaeformis e Lepidocyclina elephantina, che egli considera giustamente come i fossili caratteristici del livello di Schio. Ma il Fagiani [182] accetta solo in parte queste conclusioni e - —— 488 — insistendo sull’ associazione di Nummuliti alle Lepidocicline nella parte più bassa degli strati di Schio, ascrive quel banco inferiore all’ Oligo- cene, ponendo a base del Miocene inferiore (Aquitaniano) il livello a Lepidocyclina elephantina. Gli stessi concetti il FagraxI riafferma nel suo studio monografico sulla regione dei Berici [186] e li estende anche alla regione Bassanese in altra successiva monografia [194] togliendo tali concetti per base, nel delineare le carte geologiche e gli spaccati di quelle due regioni. In questi lavori e specialmente in una nota più dettagliata pubblicata quasi contemporaneamente [193], il FABIANI distingue col nome di Chat- tiano o Oligocene superiore i calcari nulliporici a Nummuliti e Lepido- cicline, ma continua ad ascrivere all’ Aquitaniano gli strati sovrapposti, con Lepidocyclina elephantina, Scutella subrotundaeformis, Spatangus eugly- phus, Clypeaster Michelotti, Pecten Pasinii, non ostante che il KrANZ [188], specialmente in base ad alcuni fossili (CyMherea atf. splendida, Cyth. cfr. incrassata e Cardita cfr. Lavrae) che si trovano allo stato di modelli in questi strati, ritenga tutto il piano di Schio corrispondente all’ Oligo- cene superiore! La memoria del KrANZ è corredata da una carta geo- logica alla scala di 1:25000, della regione tra l’ Agno e Vicenza. Al di sopra dell’ Aquitaniano il FaBraxI [198] riunisce in un Mio- cene medio - superiore gli strati più recenti, che, in realtà, alla destra del Brenta non mancano, come a torto ha affermato l’ Hauc, pren- dendo per testo un quadro sinottico di OppENHEIM, ma sono mal rap- presentati e assai difficili a distinguere in vari livelli. La classica sezione del Brenta, dalla quale tanti autori hanno preso le mosse, e che io pure ho avuto occasione di studiare, è proprio sul confine tra quello che ho chiamato il Veneto centrale ed il Veneto oc- cidentale. Quella sezione bisognerà dunque assumere come punto di partenza, riferendoci alla descrizione datane a proposito del Veneto centrale (cfr. pag. 462-465, fig. 27 e 28). — 489 — Alla Cava S. Giorgio si vede il contatto in concordanza del primo strato miocenico (arenarie a Lepidocyclina e arenarie a Scutella subro- tundaeformis, Pericosmus montevialensis, Pecten Northamptoni ecc.) coi cal- cari a Nummuliti e Orbitoidi dell’ Oligocene superiore. Di qui i calcari e le arenarie di questo livello si continuano in un lembo bifido (anticlinale) da un lato per Marostica, Pianezze (Per: cosmus montevialensis, Pholadomya Puschi, Pecten Pasinii) e poi, interrot- tamente, Mason vicentino e S. Rocco; dall’ altro per S. Eusebio e S. Michele (Scutella subrotundaeformis ecc.). 400 m. a W di S. Bovo M. Castellaro 266 » Lo. to | ti Bin. Di i ZZZ RE, hu \ i Ul MM A IISETTME = 10 -\\ | S pr, poet/, 7 x/f, VER aree” AU rst AVIS 3 \\\ (Ù li Di ; betty x ] 7 % CA A \\ LIZ ZZZZZzZa zz IZIIIANNYN NNW /ix.m È _ NEI SSE Fic. 29. — Sezione S. Bovo-M. Castellaro, secondo FABIANI. — Scala 1:12500. 1, Calcari del Cretaceo medio — 2, Scaglia del Cretaceo superiore — 3, Marne dell’ Eocene inferiore — 4, Calcari grossolani nummulitici dell’Eocene medio — 5, 6, Calcari e marne a Num- mulites Fabianii dell’ Eocene superiore — 7, Calcari marnosi a N. intermedius sormontati da are- narie a Nautica crassatina dell’ Oligocene inferiore e medio — 8, Roccia basaltica — 9, Calcari nul- liporici a piccole Nummuliti, dell’Oligocene superiore — 10, Arenarie a Pecten Pasinii ecc. del Mio- cene inferiore. In questo tratto (') la piega completa, nella quale il Miocene in- feriore è impigliato, si allarga, gli strati da rovesciati o raddrizzati si fanno poco inclinati e le condizioni tettoniche divengono molto diverse. A Zugliano, Sarcedo, Grumolo, si raccoglie un’ abbondante faunetta del solito tipo; le specie di questa provenienza, da me esaminate, sono le seguenti: (1) Cfr. FABIANI. La regione montuosa fra Thiene, Conco e Bassuno. L. c.; vedasi anche la I parte di questo lavoro, fig. 24. — 490 — Scutella subrotundaeformis Schizaster Parkinsoni Eclinolampas bathystoma Pecten Pasinii Clypeaster Michelotti ” praescabriusculus Michelini 5 burdigalensis 2 scutwuim Pholadomya Puschi 3 regulus Pleurotomaria sp. Pericosmus montevialensis Lepidocyelina elephantina. Schizaster trigonalis A Lonedo, nella valle del Chiavon, si riferisce uno degli spaccati del FaBravnI (fig. 29), assai istruttivo, in quanto dimostra ancora una Colle a N. di Lonèdo Chiavòn W 100ms/m Fra. 30. — Sezione dal Chiavòn al Colle a N. di Lonèdo, secondo FABIANI Scala 1:16000 perla lunghezza e 1:8000 per l’altezza. 1, Calcari marnosi e marne del giacimento a Piante e Pesci di Chiavòn — 2, Brecciole basaltiche a Nutica crassatina — 3, Basalti, brecciole e tufi basaltici —- 4, Calcari nulliporici a piccole Lepidocicline, dell’ Oligocene superiore — 5, Arenarie a Lepid. elephantina, Pericosmus montevialensis, e Pecten Pasinii dell’ Aquitaniano. volta la sovrapposizione in concordanza delle arenarie a Lepidocyclina elephantina, Pericosmus montevialensis e Pecten Pasini, sopra i calcari nulliporici a piccole Lepidocicline, riferibili all’ Oligocene superiore. Oltre Thiene, a Schio, S. Vito, Malo, Isola di Malo si osservano lembi della stessa zona miocenica e contenenti la stessa fauna di Le- pidocyclina elephantina, Scutella subrotundaeformis, Pecten Pasinii, Pecten burdigalensis, P. Northamptoni, P. Haueri, orlare il margine orientale delle colline, finchè più a mezzogiorno, la tettonica assumendo sempre più un carattere tabulare, il Miocene si trova quivi (S. Urbano, So- vizzo, Monteviale, Creazzo, Altavilla e Valmarana) in lembi staccati do, e irregolari, galleggianti per così dire, sopra i terreni più antichi (Oli gocene). Ed anche qui il nostro primo livello, con la facies di calcari gialli, calcari a Nullipore, arenarie calcaree ecc., contiene la solita fauna. A Creazzo, Monteviale ecc. si raccolgono in copia Pericosmus monteria- lensis, Spatangus euglyphus, Pecten Pasini, P. Northamptoni, P. Haveri ecc. Nei Berici settentrionali, ad Altavilla e Valmarana (*) abbondano M. della Rana W liv. mar E Fic. 81. — Serie stratigrafica di Monteviale, secondo FABIANI. — Scala 1:6000 circa. 1, Calcari a Miliolidi — 2, Calcari a Natica erassatina — 3, Tufi — 4, Calcari con Miliolidi a Natica crassatina — 5, Marne a fustoli vegetali — 6, Argilloscisti carboniosi — 7, Lignite con Anthracotherium montevialense, Trionyo, Emys, Crocodilus ecc. — 6' e 5’, Argilloscisti e marne come sopra — $, Tufi e brecciole basaltiche — 9, Calcari madreporici dell’ Oligocene medio — 10, Tufi — 11, Calcari a Nullipore dell’ Oligocene superiore — 12. Tufi — 13, Formazioni arenacee e mar- nose a Pecten Pasinii, Scutella subrotundaeformis, Pericosmus montevialensis ecc. del Miocene inferiore. le stesse specie: P. montevialensis, S. euglyphus, P. Pasinit, P. Nor- thamptoni, Pleurotomaria sp. Nel Vicentino, a prescindere dall’ estremità orientale, dove, sulla destra del Brenta, abbiamo veduto comparire a Do Santi, C. Michieli e Col del Grado strati più recenti (Langhiano, Elveziano e Tortoniano) non sembra si possa riconoscere altro livello miocenico che questo, degli strati di Schio. Gli altri, che già nel Bassanese cominciano ad essere sommersi nelle alluvioni, scompaiono del tutto nel Marosticano e nel Vicentino propriamente detto. (1) Cfr. FABIANI. Lo regione dei Berici. L. c. — 492 — Veronese M. Mosca e Rocca pi Garpa. — Non sarebbe forse difficile andare pazientemente rintracciando nelle classiche illustrazioni di antiche col- lezioni di Moscarpo, di CaLceoLARI, di Spapa [4, 5, 7], o nelle lettere di Rosario al VaLLIsNIERI sulle produzioni fossili marine dell’agro ve- ronese le prime tracce del ritrovamento di fossili o i primi faggevoli accenni a rocce del Terziario, e tra questi, anche del Miocene. Notizie un po’ precise non si trovano però che assai tardi. In uno studio del PagLia [91] sul Terziario del Bacino del Garda, che vedesi spesso citato anche nelle bibliografie relative al Miocene, di Miocene si parla assai, ma vi si attribuiscono strati che non tutti gli appartengono, come specialmente le marne di Porcino, che, riferite già da Pizzorari e PELLEGRINI (') al Pliocene, secondo gli studi del NicoLrs (*) furono ascritte all’Oligocene e poi dall’ OppexHeI (*) al Pria- boniano. | Il BrrrxER [108] accenna rapidamente nel 1878 agli strati a Nulli- pore con Pecten, Scutella ed altri Echinodermi, di cui non gli sfuggono i rapporti con quelli di Schio. Nè, veramente, sono più precise le notizie, che ne dà nel 1882 il NicoLs [121] nelle Note illustrative alla sua carta geologica del Vero- nese, nella quale l’ Aquitaniano di M. Moscal è ammesso solo dubbio- samente, e non tenuto distinto dall’Oligocene (s. s); mentre sono invece segnate come mioceniche (Tortoniano), su indicazioni paleontologiche del De GrEGoRIO e conformemente ‘a idee tradizionali, le marne di Porcino, delle quali ulteriori studi riveleranno, come sì è detto, al Nrcoris stesso l’età paleogenica. Dv (1) PizzoLARI A. e PELLEGRINI. Sulla esistenza del terr. pliocen. nella provincia di Verona. “ Collettore dell’ Adige ,, V, 2 luglio 1855. (2) NicoLis E. Le marne di Porcino e i loro parall. nel Veneto. Atti R. Istit. Veneto di Sc. Lett. Arti (6) V, 1887. (3) OppexHEIM ‘P. Priabonaschichten und ihre Fauna. Palaeontographica, 1901. I | SP. O - E tuttavia fin dal 1880 il Bassaxi [114] aveva espresso l'opinione, che quelli strati donde provenivano i denti di pesce da lui studiati (M. Moscal) appartenessero piuttosto al “ Miocene medio , che al Mio- cene inferiore, cioè piuttosto al Miocene che all’Oligocene. che era al- lora per molti sinonimo di Miocene inferiore. Però nel 1883 e 1884 il Nicoris [128, 132] pubblica alcune notizie sugli strati a Scutella, Clypeaster e denti di pesci, che a M. Moscal e a Rocca di Garda trovansi sovrapposti al Nummulitico, e che egli sincronizza rettamente coll’ orizzonte di Schio. Nei lavori suc- cessivi il NicoLis non reca ulteriori contributi di qualche importanza alla conoscenza delle formazioni di cui sì tratta. Il Sacco [151] con- sidera in blocco come oligocenici gli strati di M. Moscal e Rocca di Garda. Nella revisione delle echinofaune terziarie del Veneto i' OppexHEM [171] prende in considerazione anche rari esemplari provenienti dai lembi veronesi, dimostrando la loro identità con le specie degli strati di Schio ; e subito anche l’ArtraGHI [172] fa oggetto di una monogra- fietta speciale l’echinofauna della conca benacense, della quale enu- mera undici specie, in parte considerate come oligoceniche, in parte come aquitaniane, cioè mioceniche : da ciò la poco felice qualifica di oligo-mioceniche. Al M. Moscal la successione, data del NIicoLis, è così interpetrata da AIRAGHI: È \ 1. — Lumachella a Nuwmulites intermedia, N. Fichteli ecc. Oligocene Bi I \ Pod | 2. — Arenarie e calcari con Cardita Laurae, Eupatagus ecc. 3. — Calcare impuro a Seutfella subrotundaeformis. 4. — Calcare bianco con Litotamni. Miocene i ; e . Calcare cristallino a denti di pesce. Ot | D Arenaria a Echinocyamus. La stratigrafia e paleontologia dei lembi miocenici veronesi è poi ripresa in esame da OpPpENHEIM nel suo ben noto studio sugli strati di Schio [173], dove per M. Moscal è data la seguente serie : — 494 — 1. — Marna nerastra e azzurra dell’ Oligocene inferiore a Nummulites e P. ar- cuatus, 2. — Calcari duri con piccole Nummuliti, grosse Orbitoidi, Eterostegine ecc. 3. — Calcare puro bianco con Scutella subrotundaeformis, Pettinidi, denti di pesce (Calcare d’ Incaffi). 4. — Arenaria verde superiore con Pettinidi. Finalmente H. DouvizLé [179] nel suo importante studio sugli strati a ZLepidocyclina, riprende pure in esame la stratigrafia dei cal- cari a Scutella di M. Moscal, e ne deduce, d’accordo con le concelu- sioni di OPPENHEIM, l’età aquitaniana. Cavajon S. Andrea M. Moscal 427 liv. del mare Fia. 32. — Spaccato del M. Moscal, secondo FABIANI. — Scala 1:15000 circa. 1, Calcari marnosi e marne a Numm. intermedia — 2, Arenarie e sabbie — 3, Formazioni arenacee a Lepidocyclina elephantina e Scutella subrotundaeformis — 4, Serie arenacea e marnosa a Pericosmus montevialensis — 5, Calcari d’ Incafi — 6, Materiali morenici — 7, Loess. Il FaBrani ha dato nella I parte di questo stesso lavoro una se- zione del M. Moscal, alla quale (fig. 32) mi riferisco, non avendo avuto occasione di visitare la località : Calcari e marne a Nummulites intermedia, Pecten arcuatus, Briozoi ecc. Inclinazione WNW. 1. — Arenarie a banchi duri e teneri alternanti; in alto con rarissimi Pecten e con un impasto di ciottoli, piccole Nummuliti, Operculine, frantumi di Ostrea, Pecten, Scutella. 2. — Arenarie con granuli limonitici a Seutella subrotundaeformis e Lepidocy- clina elephantina. 8. — Arenarie e calcari arenacei con Nullipore, Pecten, Scutella, Clipeastri, Pericosmus montevialensis ecc. i nt i n - — 495 — 4. — Calcari bianchi, grossolani, spesso nulliporici, talora compatti e subcristal- lini (Pietra d’Incaffi) con Opercoline, Amfistegine e piccole Lepidocicline, ricchi di Ittiodontoliti. 5. — Arenarie con piccoli Foraminiferi, Pecten, Echinocyamus, Scutella. Il FaBIANI pone in rilievo il carattere di formazione trasgressiva, che gli strati descritti al n. 1 presentano e li considera per ciò come “termine di passaggio ,, dall’ Oligocene al Miocene inferiore. Includo questi strati trasgressivi — almeno i più elevati di essi — nel Mio- cene, poichè dev'essere il mare miocenico che, nella sua trasgressione, ha impastato ciottoli e resti organici degli strati formanti il suo fondo, insieme ai residui degli organismi anche allora viventi. Quanto ad un più preciso riferimento, non c'è dubbio per me, che i primi 4 livelli appartengano all’Aquitaniano, di cui contengono i fossili più caratteristici pel Veneto, e particolarmente le Lepidocicline. Le arenarie a ZEchinocyamus potrebbero forse ascriversi già al Lan- ghiano, mancano però elementi in base al quali poterlo affermare o negare; stimo quindi più prudente includerle per ora nell’ Aquitaniano, insieme agli strati sottostanti. Miocexe DI Verona. — Molto interessanti sono, soprattutto per la loro giacitura e per i rapporti col substrato, certi strati miocenici, che compariscono negl'immediati dintorni di Verona, a Nord, ed entro la cinta stessa della città. I grandi Pecten del Miocene di Verona erano noti fin dal 1737 allo Spapa [2]; egli cita infatti Pectinitae auriti seu Hyppoctenidae majores et minores “ nei collicelli di S. Giovanni in Valle., ed a S. Leonardo; e nella seconda edizione del suo “ Catalogus , [7] indica i detti Pettini insieme ad altri fossili, in varie località, dove un recentissimo studio di R. Fasrani ha stabilito esistere strati miocenici a grossi Pecten : “im colle S. Zenonis in Monte, intra urbis moenia ad occasum, in argilla sublutea 3; ad Castrum S. Felicis Veronae, meridiem versus, in argilla su- blutea; in monte S. Dionysti prope vicum Parona; in colle S. Felicis Ve- ronae, ad septentrionem ,, ecc. = dae 2 In seguito però questi giacimenti pare cadessero in dimenticanza, finchè, secondo una citazione incompleta del PAGLIA, tornò a segnalarne l’esistenza il CaruLLo, con la indicazione di Porta S. Giorgio. Le mie ricerche nella numerosissima serie dei lavori di questo autore non mi hanno però condotto a rintracciare il passo, dove ne è fatta pa- rola — probabilmente in modo del tutto incidentale. Nel 1857, in una gita fatta col prof. MaxgavnorTI, l’ OmBonI [62] osservava fuori porta S. Giorgio, al Colle di S. Leonardo, al Castello di S. Felice ecc. calcari grossolani brecciati con un impasto di tritumi di fossili, detriti di conchiglie e di Echini, Nummuliti e gusci di con- chiglie, che il MaxgaxorTI credè d’ identificare col Cardium edule. Questi calcari brecciati trovansi sovrapposti al “ vero calcare nummu- litico ,, che largamente affiora nella Val Dominica o Val Donega. Mi pare indiscutibile che si tratti qui della breccia di trasgres- sione, che il FABIANI trova, come dirò tra poco, alla base dei calcari a Pecten nella medesima collina di S. Leonardo; i quali sono stati adunque riconosciuti per miocenici, molto tempo prima che dall’ OppexHEIM, dai geologi italiani. Il PacLia nel 1875 [91] riassume gli scritti precedenti, per quel che concerne il Miocene di Verona, ma non vi aggiunge alcuna osser- vazione nuova. Dopo di ciò, queste cognizioni cadono del tutto in oblio, finchè nel 1899 l’OppexHEIM [159, 163], esaminati alcuni Pecter, che il NrcoLIs gli aveva comunicato, di S. Leonardo e S. Giovanni in Valle, afferma esplicitamente l’esistenza del “ Miocene (Elveziano),, in quei luoghi; e la sua opinione, convalidata dallo studio di altri mate- riali di collezione, è da lui sostenuta anche in seguito [170], contro l'opinione contraria del NicoLis [169], che riteneva quei depositi ap- partenere all’ Eocene come gli strati sottostanti. È merito del Fagiani [199] di avere recentissimamente ripreso in esame la questione dal punto di vista stratigrafico. Fatto un sopra- luogo accurato nelle località indiziate, egli ha riconosciuto che le brec- cioline con Nullipore, rare Nummuliti e frammenti di fossili oligocenici, sormontate dai calcari grossolani bianchi o giallicci con Ostrea e nu- mer 2 var cà de è | era o =. — 497 — merosi Pecten, sono sovrapposte a strati tipicamente Priaboniani, e si estendono un po’ a Sud del poggio di S. Leonardo, arrivando fin presso al forte omonimo, e poi “ nella parte superiore e terminale del con- trafforte, che dal Castello S. Felice degrada al piano in direzione di Porta Vescovo ,,. Gli strati vengono a giorno in vari punti anche nel. l'interno della città, e sembrano dappertutto terminare la serie, non essendo ormai ricoperti da altre formazioni. Verona est Castel S.Felice leAre Torretta S) N Fic. 33. — Profilo delle colline a Nord di Verona, secondo FABIANI Scala 1:35000 per le lunghezze e 1:15000 per le altezze. 1, Marne dell’ Focene inferiore. sovrapposte alla Scaglia — 2, Calcari a Schisaster dell’ Eo- cene medio — 3, Calcari e tufi a Numm. complanata — 4, Calcari a Nummulites perforata e cal- cari con modelli di Molluschi, ancora dell’ Eocene medio — 5, Marne e calcari marnosi dell’ Eocene superiore — 6, Brecciolina con tritume di conchiglie. di trasgressione — 6°. Calcari con Pecten proescabriusculus, P. Malvinae e grossi Pecten. Il FaBrani — come già il MaxcanoTTI e poi l’OppENHEIM — rico- nosce naturalmente l'età miocenica dei fossili di questi calcari grosso- lani, e ne identifica alcuni, particolarmente: Ostrea cochlear, Pecten Malvinae, Pecten incrassatus, Pecten latissimus. Esemplari di queste ul- time due specie sono anche da lui figurati, a titolo di documentazione. Il collega ha poi voluto cortesemente comunicarmi i fossili da lui raccolti a Verona ed io sono ora in grado di aggiungere alla lista altre due specie: Pecten praescabrivsculus e Anomia ephippiunt. L'età miocenica dei calcari di Verona è ormai — come ho detto — fuori di discussione : vedremo in seguito come l Oprexneim abbia forse corso un po’ troppo, attribuendoli senz’ altro all’ Elveziano. — 498 — 2. — LEMBI INTERNI Valsugana L'indicazione del Broccni [20], il quale fin dal 1814 dice di aver raccolto “nell'interno della Valsugana presso Borgo.... più di un esem- plare di quella Panopea, tanto comune nella Toscana e nel Piacen- tino ,, e per ciò riferisce quei depositi al terreno “ subappennino ,, ri- mase quasi lettera morta: sebbene anche qualche altro autore — par- ticolarmente il Pasini [35, 46] vi facesse ripetutamente allusione a proposito dei lembi di terreno subappennino € nell'interno delle mon- tagne secondarie ,. Vox Rart sembra, a detta del Suess [71], aver raccolto fossili ter- ziari presso Scurelle a NW di Borgo Valsugana, nel letto del T. Maso; ma anche l'OprpexHEIM non è riuscito a trovare se e dove sia stato pubblicato qualcosa in proposito. Nello spaccato del Surss relativo al T. Maso non è segnato che * T'erziario antico ., rimanendo indetermi- nati gli strati sovrapposti: lo spaccato generale (tav. III) mostra però gli strati del “ Terziario medio , verticali, a contatto col Trias, in corrispondenza del fianco meridionale della valle. Di questi dava infatti notizia AnpRrIan [72], segnalando strati di argilla, marna e conglomerati con lignite, raddrizzati, diretti Est-Ovest e fortemente inclinati a Sud in Val Coalba, orizzontali in Val Pissa- vacca. I fossili, determinati dal FucHs, corrispondendo a specie di Grund e di Péotzleinsdorf, quei terreni vengono attribuiti al 2° piano mediterraneo. Più tardi, R. Hoerxes (103"5), fondandosi specialmente sulla pre- senza di una /socardia, che egli ritiene essere la / subtransversa, e della Venus islandicoides (che identifica con la forma di Eggenburg, ma non con la forma di Grund, nota con lo stesso nome), in una col- lezione di fossili di Valsugana, afferma l’ esistenza quivi del primo piano mediterraneo, oltre che del secondo, segnalato da ANDRIAN, di- stinti ambedue dal piano di Schio, che viene attribuito ail’ Oligocene. — 499 — Il Taramerti (123), cita iv Valsugana ambedue i piani, nei quali divide il Miocene: l’ Aquitaniano e il Tortoniano, ed enumera parti- tamente i singoli lembi osservati. | RorHPLETZ sostiene successivamente [145], che, se l’ età attribuita da Hoerxes agli strati di Val Coalba (I piano mediterraneo, cioè Miocene inferiore) è esatta, gli strati di Schio, tanto diversi da essi, debbono ritenersi oligocenici.. In uno spaccato (Valle del T. Maso) l’ Oligocene (strati di Schio) appare separato per faglia dall’ Eocene, piegato. A Telve strati di Schio, calcare a Nullipore dell’ Oligocene is. s.) ed Eo- ‘cene giacciono in concordanza, come un altro spaccato dimostra. Fi- nalmente nello spaccato generale gli strati di Schio sono in concor- danza apparente sull’ Eocene a sinistra del Brenta, mentre a destra un lembo miocenico s’'incastra tra i terreni mesozoici. Là interpetrazione tettonica rimane dunque, senza variazioni, quella stabilita da Suess [94] e da Moysisovies [111]. Finalmente OppexHEIM, dopo aver illustrato nel 1902, tra altri Echinidi del Veneto [171], varie specie (Scutella subrotundaeformis, Echi- nolampas scurellensis, Echinocardium gibbosum) di Valsugana, descrive l’anno appresso (173) la sezione visibile nella valle del torrente Ceggio: quivi gli strati di Schio giacciono su marne azzurre che 1’ OppexHEM per analogia con quanto si vede nella valle del T. Maso, dove la base è costituita da strati a Numm. intermedius e Terebratula Seguenziana, attribuisce all’ Oligocene più basso. La serie miocenica è così costituita : 1. — Banchi marnosi grigi con Scutella subrotundaeformis Schaur. 2. — Calcare a Nullipore, tenero. 3. — Calcare grigio, duro, con Scutelle, Nullipore e Pectinidi. Oltre agli Echini sopra citati l’ OrpexHEM non sembra aver rac- . colto, in Valsugana, altri fossili determinabili. Quanto agli strati di Val Coalba, che non avrebbero rapporti stra- tigrafici diretti con gli strati del * piano di Schio , l'OprexHEIM, dopo — 500 — aver discusso le conclusioni degli autori precedenti, finisce con l’attri- buirli all’ Elveziano-Tortoniano, per analogia ‘con le formazioni del Bassanese e dell’ Asolano. Conviene intanto osservare, che il T'arameLLI [123, pag. 468] cita esplicitamente il “ Miocene inferiore . o piano di Schio, rappresentato da calcari grossolani e arenarie con Scxtella, anche sopra Borgo e al Casino Kopal in Val di Sella, citazione che sembra essere sfuggita all’OpprexHEIMn, ma che tende a dimostrare la coesistenza dei due piani sul fianco meridionale della Valsugana. L'Isocardia subltransversa e la Venus islandicoides che il Moysisovios trovò associate a specie di Grund, e che per l’HoerxEs sarebbero specie caratteristiche del primo piano mediterraneo, rappresentano un argo- mento..... pericoloso. Ricordo che OppexHEIM indica in Friuli come li- vello a /socardia subtransversa e Cytherea incrassata delle marne a fauna elveziana con Arca diluvii, Corbula gibba e Natica millepunctata. La pre- tesa /socardia subtransversa. sì trova anche in Friuli, ma non è che una varietà allungata dell’ /. cor, priva, come questa, della grande lunula caratteristica dell’ altra specie: la quale, del resto, non è langhiana, ma oligocenica. La stessa osservazione cronologica può farsi riguardo alla Cytherea incrassata; ma la specie del Friuli corrisponde molto bene alla Venus Dujardini dell’ Elveziano francese; ed è probabile che al- trettanto si possa dire della Venus islandicoides di Valsugana, poichè V. islandicoides e V. Dujardini sono, all’esterno, molto simili e differi- scono, in sostanza, pei caratteri del cardine di rado osservabili. D'altro canto, la differenza tra la ganga marnosa giallastra di quelle due bivalvi e quella marnosa grigio-scura del Cerihiwm lignitarum osservata da HoErxEs, fa ritenere verosimile, che come in Friuli e nel Trevigiano, così anche in Valsugana si possano distinguere nel Miocene medio un livello inferiore a Isocardia e Venus e un livello superiore a T'urritella rotifera, Pleurotoma Jovanneti, Corbula carinata, Lucina colun- bella e Cerithium lignitarum. Le molasse fossilifere passano in alto a conglomerati con lignite, che si trovano, secondo TarameLLi, anche alla sella per cui sì passa e n nt o Bui = da Blegno nella Valle del Tesino: quivi però sembra manchino le molasse marine. Questi conglomerati formati di ciottoli calcarei o selciosi prove- nienti dalle formazioni cretacee e giuresi, talora impressionati, furono depositati in. mare : il RornprLerz ci avverte infatti, che sono talora perforati dai litodomi. Essi debbono dunque corrispondere, presso a poco, anche per età, a quei conglomerati con lenti molassiche di /aczes litorale o salmastra, che abbiamo visto in Friuli e nel Trevigiano far passaggio in alto agli strati continentali del Pontico. Anzi, una illazione, che se è e rimarrà priva di argomenti paleon- tologici, mi sembra però logica e verosimile, fa ritenere che la deposi- zione dei conglomerati e delle ligniti, se non fu strettamente contem- poranea in tutta la regione, dovette cominciare qualche tempo prima nella Valsugana, che rappresenta evidentemente una regione più pros- sima all’ antica costa, anzichè nel Bassanese o nell’ Asolano, che dal- l'antica costa erano più distanti. Ad ogni modo; sembra indubitabile, che fino al Tortoniano il mare sì estendesse sul Veneto occidentale, anche nella parte più interna della zona prealpina. Trentino meridionale Al Monte Brione, cioè alla estremità settentrionale del Lago di Garda, tra Riva e Torbole, giace un importante lembo miocenico, del quale trattarono già Lepsius [107], nel 1878, e GiimBeL [150]. Vacek [158] lo descrive costituito di marne sabbiose grigio-verdi, ricche di granelli glauconiosi soprattutto verso la base, e non sprov- viste di fossili (Pecten). La continuazione di questo lembo verso Nord sì può ricercare in altro lembo, preso nella sinclinale di Ronzo, tra Panone e il passo di Bordola. Verso Sad, d’altra parte, il lembo di M. Brione ha la sua conti- nuazione in quello di Manerba, come è accennato da Scnarrer [160], che descrive pure brevemente l’affioramento di M. Brione, prima di passare allo studio dei fossili. RIE Da questo lo ScHarreRr è condotto a confermare il sincronismo degli strati di M. Brione con quelli di Schio, già ammesso del resto dagli autori precedenti, tra i quali il Vacek non esita a proclamarli corri- spondenti al Miocene inferiore, a differenza del Sacco [151] che rite- neva gli strati di M. Brione insieme a quelli del Veronese e del Bre- sciano, come oligocenici. Echinidi di M. Brione furono descritti da AmaAcHI [172] e da OprpexHEM [171] e quest’ultimo autore vi aggiunse dipoi l'illustrazione anche di altri fossili della stessa provenienza, nella sua monografia sugli strati di Schio [173]. x La serie di M. Brione è così descritta dagli autori : 1. — Arenarie glauconiose con P. Pasini, Thyacia benacensis, Cardita brio- nensis ecc. 2. — Marna grigia, sabbiosa con Briozoi. 3. — Calcare marnoso duro, glanconioso, grigio, con P. Pasinii, potente 100 (LepsIus) a 300 (GiimBeL) metri. Le specie descritte da questo giacimento sono le seguenti : Trochocyathus latero-cristatus M. Edw. Cardita brionensis Schaff, Flabellum bellunense Opph. Pecchiolia argentea Mariti Clypeaster placenta Micht. Venus ctr. multilamella Lk. Echinolampas batystoma Opph. Cythevea erintermedia Sacco. Spatangus euglyplus Lbe. Thracia benacensis Schatt. Pecten Pasinii Mngh. La base di questa serie miocenica è costituita da una potente pila di calcari nulliporici, non fossiliferi e riposanti a lor volta sulle marne a Clavulina Szaboi. Lo ScHarrer, riferendosi alle osservazioni di VAcEK. ammetteva una discordanza del Miocene sugli strati a Litotamni (Forte di S. Ni- colò) e in prova di ciò accennava al carattere brecciato che assume localmente il primo strato miocenico. Secondo l’ OppexHem, la discor- danza non esisterebbe; egli attribuisce infatti i calcari a Litotamni all’ Oligocene medio e su questo gli strati di Schio dovrebbero infatti succedere senza discontinuità, secondo il concetto del geologo tedesco. ee ata! CES Sta di fatto, che i calcari a Litotamni -- privi di altri fossili, come avverte lo ScHAFFER —- giacciono su marne priaboniane, a C/a- vulina Szaboi, e per conseguenza non ci sono ragioni nè stratigrafiche nè paleontologiche per attribuirli all'uno piuttosto che all’altro livello dell’ Oligocene. L'aspetto brecciato dei primi strati miocenici è — mi sembra — un indizio non trascurabile di trasgressività: per ciò, fino a prova in contrario, ammetterò che anche qui il Miocene sia in trasgressione ('). 3. — NOTIZIE SUL NEOGENE DEL BRESCIANO Leno MaxerBAa-MoxIGA. — Gli autori che hanno trattato della geologia del Bresciano, hanno ripetutamente accennato all’ esistenza di lembi terziari presi in sinclinale entro strati più antichi: se ne citano a Gargnano, Tignale, Tremosine ecc. In qualche caso, le descrizioni litologiche farebbero anzi pensare a delle affinità con le rocce del Miocene inferiore del Veneto. Così le rocce di Tremosine, attribuite dal CozzagLio [211] all’ Eocene, sono da lui definite come “ marne grigio- verdastre, erodibili, ed un’arenaria giallastra... con granelli neri, forse di basalto ,, la quale ricorda molto, mi pare, qualche tipo di arenaria a glauconia. Ma è troppo poco, per azzardare anche una ipotesi, Più sicura è l'attribuzione al Miocene di alcuni lembi, posti sulla sponda lacuale della bassa riviera bresciana, a Manerba e Moniga. (1) Sul Monte Baldo, alle Acque Negre, esiste pure un lembo terziario, che ha fornito alla collezione studiata da AIrAGHI [172] alcuni Echinodermi, (C‘ypeaster pentagonalis Michti e Echino- lampas globulus Lbe.): l’AtRAGHI avverte però che in quel giacimento gli Echini sono acecmpa- gnati dalla Nummulites intermedia e dal Pecten arcuatus. Coerentemente col carattere di questi due fossili assai caratteristici, anche le due specie di Echinidi sono più antiche del Miocene: il C7. pentagonalis si ritrova nell’ Oligocene tipico di Biarritz e in quello dell’ Appennino (Dego); 1’ E. g20- bulus è dell’ Eocene medio e superiore, ma si cita anche da Carcare. Ad ogni modo è bene far ri- levare, che nella faunetta chiamata un po’ ambiguamente oligo-miocenica, sono comprese specie pro- venienti da due distinti livelli, l’ uno oligocenico (s. s.), l’altro corrispondente al livello di Schio, o Aquitaniano, che io ritengo far parte del Miocene. Ora niente prova, credo, che alle Acque Negre sul Baldo questo secondo livello sia rappresentato. Suppongo infine che a questo medesimo giacimento si riferisca l'indicazione del PaGLIA [91] relativa ad una breccia calcare stratificata, da lui osservata sul M. Baldo, specialmente sull’ Artil. lon, che è poco distante dalle Acque Negre, e considerata pure, dubbiosamente, come miocenica. SB, Un lembo Manerba-Moniga è già segnato come Bormidiano-Aqui- taniano nella Carta geologica della Lombardia del Taramerti [210]: ad esso accenna come ad una continuazione del Terziario di M. Brione, lo Scnarrer : il Sacco attribuisce al Tongriano i due lembi di Manerba (Molino di Manerba - C. Socco) e di Moniga (sponda del lago tra S. Sevino e il porto di Moniga), ma poichè ne sincronizza i banchi arenacei e arenaceo calcarei inclinati a NW con quelli di M. Brione, e M. Moscal, che sono, in parte almeno, aquitaniani, è questo un ar- gomento in favore della loro miocenicità. ArragHnI [223] studiò esemplari di £. bathystoma Oppenh. che ne provenivano; finalmente anche FABIANI, secondo una sua cortese comunicazione epistolare, vi constatò oltre a strati realmente oligocenici, con Numm. intermedia, la presenza di una arenaria; che gli parve, all'aspetto, simile a quelle mioceniche del Ve- ronese. Da Moniga proverrebbero altresì esemplari di Scuzella subrotun- daeformis, determinati pure da ATRAGHI. Credo dunque di potere con sicurezza indicare in questo tratto la presenza del Miocene inferiore, probabilmente trasgressivo sull’ Oli- gocene inferiore, come sembra accadere quasi da per tutto, nel Veneto occidentale, eccetto che nel Vicentino. Un lembo consimile si trova, secondo il prof. Caccramari [219, pag. 74 e nota 1], ad Ovest di Cantrina nell'alveo del Canale Lonata, in territorio di Calvagese. Quivi, quando dal canale vien tolta l’acqua, si vedono “ calcari giallognoli interposti ad arenarie grigie lavate di verde-azzurro e contenenti... Pettini, Echini, denti di squali, ecc. ,.. Da questo affioramento provengono appunto i fossili, raccolti dal Ra- cazzoni nel 1879 ed esaminati poi dal Sacco [217, pag. 42]; il quale fece anche delle ricerche sul terreno per ritrovare l’affioramento senza però riu- scirvi, avendo confuso l’alveo del Canale Lonata con quello del Chiese ('). (1) Anche AmraGHÙI (L. e.) scrive “ Moniga, nell’ alveo del Chiese ,,; ma Moniga è a circa 8 km. dal Chiese. e nell'alveo del Chiese non si trova Miocene, a quanto appare. Ritengo si tratti di materiali di Moniga, dove il Miocene affiora; ma non è impossibile sia questo un’effetto della confusione fatta dal Sacco e rilevata dal CAccramaLI. L’AmAGHI non dice da chi furono raccolti nè dove son conservati gli Echini da lui studiati. — 505 — I coxcLomeraTI peLLA Bapia pr Brescia. — Depositi marini del Miocene medio, corrispondenti alle marne e molasse del Veneto pare manchino del tutto lungo l’orlo meridionale delle Prealpi lombarde. Discussa è, invece, l’età di un deposito continentale, costituito da conglomerati siliceo-calcarei e, subordinatamente, da calcari bianchi, farinosi o marnosi, che si vede conservato in alcuni lembi interrotti. al margine delle Prealpi bresciane centrali e occidentali, alla Badia di Brescia, a Sale di Gussago e al Mont’ Orfano di Rovato. Alla Badia la formazione a conchiglie terrestri inclina, secondo il CurionI, che ne diede anche uno spaccato [205, pag. 321 e 272, fig. 39]. di 20° a WSW, e giace su banchi liasici, piegati in anticlinale. Secondo il Racazzoxi [201, pag. 202] l’ inclinazione sarebbe di 30° ad W : se- condo il Caccramari [222. pag. 360] di 15°25° ad W o WSW. Questo stesso autore avverte che a Sale di Gussago l'immersione è a SSE. A detta del Cozzaccio [221, pag. 78], però, l'inclinazione di questi strati conglomeratici di Sale di Gussago sarebbe di circa 70°, parallela quindi alla “ grande cascata stratigrafica della falda prealpina .. Secondo il PacLia [203, pag. 229; 204] anche tra Brissiniga e So- prazocco, nelle vicinanze di Salò, parallelamente al lago, esiste una zona di conglomerati a grossi elementi di granito, calcare e arenaria, che a parer suo corrisponderebbero a quelli di Montorfano e di Badia. Il meglio noto di tali lembi è indubbiamente quello della Badia di Brescia ; le conclusioni che si riuscisse a trarre da una discussione sull'età di esso si potrebbero legittimamente estendere agli altri due lembi ora nominati della stessa regione, a parte il terzo, ancora troppo poco noto. Il SorpeLLI che ne trattò [208, pag. 85] riassume la bibliografia precedente, nella quale l'età di quei conglomerati è a volta a volta sbalzata dall’ Eocene (Hauer) al Pliocene (RagazzoxI, 201). L'autore me- desimo ci avverte che il DesHayes ebbe dal Curroxi fossili della Badia di Brescia e, fino dal 1860, ne determinò due specie come /elzr Ra- mondi e H. Noueli. Oltre a queste due specie, da lui pure rinvenute, il SorpELLI cita alla Badia di Brescia Cyelostoma antiquum Al. Brnen., Y ] Ss = 5060 Glandina sp., Cyperus sp. e una nuova specie di Myrica. Im conseguenza ne resulterebbe l'età oligocenica del conglomerato di Badia, e il suo sincronismo coi calcari di Beauce, la molassa inferiore della Svizzera, il calcare di Hochheim nel Bacino di Magonza, ecc, Il TaramecLi [123, pag. 313] d’ accordo con lo Sroppaxi, assegna questi conglomerati di Badia e Montorfano al Miocene ; determinazione che, dati i larghi limiti che si assegnavano allora al Miocene, concorda più o meno con quella del SorpeLLi, Il TARAMELLI aggiunge però: po- trebbe darsi che la massa superiore di questo conglomerato calcare possa spettare all’alluvione del Pliocene antico. E come tale, difatti, la colorisce nella sua carta geologica di Lombardia [210, pag. 41] asse- gnando ai “ conglomerati messiniani , del Mont’ Orfano una potenza di 300 m. e facendo rilevare come essi siano costituiti di elementi esclusivamente prealpini e dei prossimi monti giuresi. Il CozzacLio [211] sì basa appunto sulla presunta età miocenica superiore di detti conglo- merati, dislocati al Mont'Orfano, per affermare l'età pliocenica dei movimenti orogenetici. E concordi sembrano in seguito gli autori : il Sacco [217, pag. 10] che dall'esame complessivo della costituzione geo- logica e dei fossili di Badia, deduce la loro età messiniana, sincroniz- zando con questo giacimento quello del Montorfano [214], il CAaccramaLi 222, pag. 359, tav. V] che espone lo stato della questione, ma appare propenso ad abbracciare le conclusioni di Sacco. Di parer contrario è l’ OrpexHEIM [173, pag. 111, nota 2] non per scienza propria, ma in base alle determinazioni del SoRDELLI. Io pure ho visto, nel Museo Civico di Milano, alcuni fossili della Badia, una grande Meli, alcune Glandina, Cyclostoma, Clausilia ecc. che mi parvero molto simili a quelle del Miocene superiore trevigiano e triulano; ma una tale impressione superficiale non basta a dirimere la questione, e non avendo potuto avere in comunicazione quei fossili, per eseguire un accurato confronto con quelli del Pontico del Trevi- giano e del Friuli, come avrei desiderato, non mi è possibile dire qualche cosa di più preciso sulla questione medesima. La quale ha una importanza maggiore di quanto a tutta prima — 507 — possa sembrare; la sua soluzione condurrebbe infatti a stabilire se il Pontico, così esteso nel Veneto orientale e centrale, ma non conosciuto nel Veronese, ricomparisca qua, nel Bresciano: o se, al contrario, siano le formazioni oligoceniche, assai estese tra il Lago Maggiore e il Lago di Como, ma ignote più ad oriente per un tratto di oltre 60 km., che ricompariscano in posizione analoga, tra l’ Oglio e il Mella. Se, infatti, le determinazioni fatte dal SorpeLLI sono esatte, e la Mele di Badia di Brescia è realmente |’ Y. Ramondi, V età dei conglomerati che la racchiudono deve ritenersi probabilmente oligocenica (s. s.) e non aqui- taniana come vorrebbe l’ OppexHEIm, il DoLLFUS avendo dimostrato (!) che tale specie, compagna- frequente dell’ AntAhracotherium, appartiene al calcare di Beauce inferiore, dove è accompagnata da una faunula malacologica corrispondente a quella di Etampes e di Ferté Alais. Anche nel Bacino di Magonza quella specie è propria del calcare di Florsheim e di Hochheim, che rientra nel Casseliano di DoLLrus (®) 0 Chattiano di Fucas e di Havg, cioè nell’ Oligocene superiore e non nell’ Aquitaniano. Ora all’Oligocene propriamente detto sono da riferire anche i con- glomerati di Como, dai quali proviene il frammento di metacarpale di Prodremotherium, figurato già dal SoRpELLI (218, pag. 298, tav. 44] ed illustrato dal PortIs (f). In conclusione, i conglomerati della Badia di Brescia e degli altri due lembi su ricordati, secondo le due opinioni che sì disputano il campo, o sono del Miocene superiore e rappresentano allora la conti- nuazione verso occidente dei conglomerati di Pinzano, di Sequals, di Polcenigo, di Anzano, di Asolo; o sono dell’ Oligocene medio e rap- presentano invece la continuazione verso oriente dei conglomerati di Como, e l’equivalente cronologico degli strati di Castel Gomberto e (1) DoLLFeus G. Sur la posit. stratigr. de l Helix Ramondi dans le Bass. de Paris. ecc, Bull. Soc. géol. fr. (4), VII, 1907, pag. 456. (*) DoLLFeus G. Resumé sur les terr. tert. de VAllem. occ. Bull. Soc. géol. fr. (4), X, 1910. (3) Ports A. Avanzi di Tragulidi oligocenici nell’ Italia settenti. Boll. Soc. geol. ital., XVIII, 1899, pag. 9. i — Le — delle marne di Chiavon ('), dalle quali pure proviene un metatarsale di Prodremotheriwim, che il Ports medesimo illustrò. L'ipotesi soste- nuta da OpprexHeIn, che quei conglomerati siano una /acies laterale, continentale, degli “strati di Sehio., non mi sembra ad ogni modo pre- sentare validi argomenti in suo favore. Anche altri strati conglomeratici —- non fossiliferi — sono stati, ta- lora con qualche riserva, attribuiti al Messiniano o Miocene superiore : il CozzagLio [211] ad es., cita conglomerati calcarei di tale età nelle sponde del Chiese a Sud di Gavardo, a Tignale, forse anche a Ciliverghe ; ma non è improbabile si tratti qui di una formazione diversa per età dai conglomerati di Badia, e corrispondente piuttosto ai conglomerati di Castenedolo e di S. Bartolommeo presso Salò, che, per i loro rapporti col sottoposto Pliocene marino fossilifero, resultano evidentemente pliocenici o più recenti ancora. Per Tignale già sollevò lo stesso dubbio il Sacco. IL Pliocene DI SaLò E DI CasrENEDOLO. — Sui due lembi di Plio- cene marino di S. Bartolommeo (Salò) e di Castenedolo non mi fer- merò molto : essi hanno una loro ricca bibliografia, alla quale rimando senz'altro il lettore. Solo mi preme di rilevare che a S. Bartolommeo di Salò [207. pag. 358; 213; 215; 216; 217; 224, pag. 873, figura; 225, pag. 963] le argille del Piacenziano con Nassa semistriata e Arca diluvii giacciono a m. 485 s. Il. m. (TarameLLI) sulla scaglia cretacea, sormontate (*) da un conglomerato, che gli autori attribuiscono oggi al Villafranchiano; a Castenedolo [206, 209, 212, 219] gli strati fossiliferi, a facies astiana (*) posti ad una quota di circa di 140 m. s. l. m., emer- (1) Secondo le ricerche di Fagiani le marne di Chiavon soggiacciono ad un livello con Na- tica crassatina ed altri fossili dell’Oligocene medio, e al medesimo orizzonte debbono essere ascritte. Vedasi in proposito lo spaccato fig. 30 a pag. 490 di questo stesso lavoro. (?) Penck e BriicknER (L. c.) e TarAMELLI (L. c.) hanno stabilito che i conglomerati sono superiori alle argille fossilifere, la loro posizione in parte altimetricamente inferiore essendo do- vuta a inclinazione degli strati. Cade così l’ipotesi dell'età miocenica di tali cong'omerati, emessa dapprima da TARAMELLI e CozzaGLio. (*) Il Sacco [217, pag. 46, 47] crede di poter distinguere a Castenedolo uno strato basale pia- cenziano da uno sovrapposto, astiano, ambedue con fossili marini; ma ogni prova paleontologica mi pare manchi. E E n — 509 gono dalla pianura con lieve inclinazione e sono pure sormontati diret- tamente e in corcordanza da conglomerato, che affiora anche a Cili- verghe (). Ora il CozzacLio (*) ci avverte che in questo “ Villafranchiano , di Castenedolo e Ciliverghe si troverebbero dei Pecten, ciò che farebbe supporre un’ età alquanto più antica. III. AGGRUPPAMENTO E CLASSIFICAZIONE DEI VARI LIVELLI Come ho fatto pel Veneto orientale e centrale, mi limito a porre a confronto in un grande quadro le serie stratigrafiche relative ai vari lembi neogenici del Veneto occidentale, in gran parte desunte dalla bibliografia. In generale, le somiglianze litologiche, stratigrafiche e faunistiche dei livelli sincronizzati sono assai evidenti: ma per maggiori partico- lari sì rimanda alle singole descrizioni e al capitolo successivo. Prima però di passare a quest’ultimo, voglio anche qui aggrup- pare i singoli livelli in vari piani, corrispondenti a quelli generalmente ammessi per la suddivisione del Neogene, e porre a confronto la clas- sificazione da me proposta con quelle degli altri autori. Di queste ultime già è stato fatto cenno, trattando singolarmente dei vari lembi principali, e mi pare superfluo tornare sull’ argomento, molto più che in questo caso la mia non differisce molto dalle altre (!) La sovrapposizione dei conglomerati di Ciliverghe a strati pliocenici marini. riferita per sentito dire dal Sacco [157] non è che ipotetica. Il PAGLIA [204] avverte infatti che il conglomerato fu perforato per 50 m. con un pozzo, senza che s’incontrassero strati di natura diversa. (°) CozzaGLio [211]. — Cfr. anche: CaccramaLi [219] pag. 39. a QUADRO DI CONFRONTO DELLE FORMAZIONI N ZONA ESTERNA 0. Sabbie a Zapes senescens e conglo- merati a Pecten di Castenedolo (substrato non conosciuto). Marne e sabbie a Nussa semistriata e Arca diluvii di S. Bartolommeo presso Salò (trasgressive sulla scaglia. | Calcari ed arenarie di Manerba e Mo- niga e del Canale Lonata, con Scutella subrotundaeformis e E- Strati a Nummulites intermedia. | BRESCIANO VII. - Sabbie e conglomerati a Ta-. I pes senescens ecc. (Vel Marne a Nassa semistriata e Arca diluvii. V. Conglomerati a Ostrea gin- gensis, INNO Marne e molasse a Protoma rotifera. II. Marne ad Arca diluvii, Iso- cardia ecc. DE Molassa a Peeten burdiga- lensis e P. Tournali. TE Avrenarie e calcari a Lepido- eyclina elephantina, Scu- tello subrotundaeformis e Pecten Pasinii. chinolampas batystoma. Substrato premiocenico VERONESE | di Brecciola e calcare marn terroso, con Pecten praescal e P. incrassatus di Verona (t sivo). Arenarie con Echkinocyamus e Calcari nulliporici con denti (calcare d’ Incaffi). Arenarie marnose e calcari. con Pericosmus montevialei lipore ece. e] Arenarie a Lep. elephantina e subrotundaeformis. i Sabbie con impasto di ci Nummuliti, Operculine, di Pecten, di Scutella Arenarie attribuite all’Oli (M. Moscal). Calcari marnosi e marne a M termedia dell’ Oligocene ini ZONA INTERNA MONTE BRIONE VALSUGANA a Arca diluvii, e piccole Car- di C. Michieli presso Bassano. di Do Santi. hi e Nullipore. Scutella subrotundaefor- ten Pasinii. lastra con Lepidocyclina Conglomerati con fori di Litodomi e lignite (Val Coalba). Marne a Protoma rvotifera e Cerithiwm lignitarumi. Marne di Val Coalba a Venus. Isocardia e 2 Calcare marnoso, duro, grigio, glau- conioso con Pecten Pasinii. Marna grigia, sabbiosa, con Briozoi. Breccie e arenarie glanconiose a Pe- cten Pasinii, ullipore con Nummauliti e epidocicline dell’ Oligo- uperiore. Nautica crassatina. Caleari a Nullipore senza fossili, oli- goceniche, Calcare grigio, duro, con Scutella, Pecten. Calcare a Nullipore, tenero. | Marne grigie a Scutella subrotundae- formis. Marne azzurre dell’Oligocene inferiore con Nummulites intermedia e Te- | rebratula Seguenziana. QUADRO COMPARATIVO DELLE CLASSIFICAZIONI PROPO: CLASSIFICAZIONE . proposta dall’ Autore , Fanta 1905 e | (Vicent. e Ve Kranz (Vicentino) Calcari nulliporici con Nummuliti e Lepi- IUl JORE, TIVE NE VII. docicline. Arenarie e calcari a Lepidocyelina elephantina, Scutella subrotundae- formis, Pecten Pasinii ecc. Molassa a Zecten burdigalensis e P. Tournali di Do Santi. Calcari a 2ecten praescabriuseulus Vi e /. incrassatus di Verona. Marne a Arca diluvii, Isocardia, piccole Cardita ecc. Marne e molasse a Protoma ro- tifera. Conglomerati a Ostrea gingensis. Marne a Nassa semistriata di S. Bartolommeo (Bresciano). Sabbie e conglomerati a Zupes se. nescens di Castenedolo (Brescia). Chattiano (Oligocene superiore) | Aquitaniano Langhiano Elveziano Tortoniano Piacenziano Astiano (I: cl ttian ) Oligocene superiore 1 Miocene 1 | # pati di Schio z-Tortoniano R | TERRENI NEOGENICI DEL VENETO OCCIDENTALE Sacco (1892 e 1899) MUNIER-CHALMAS 1891 (Vicentino) | Tongriano (nel Veronese e Bresciano) Elveziano (nel Vicentino) pe_ Aquitaniano Langhiano (pro parte) SUESS TARAMELLI D, 1882 | 1568 bleka | . . ( | (Vicentino) | Strati di Schio tipici ) Aquitaniano | Ì il Ì Tortoniano Strati più recenti — 514 — tra le più recenti, solo si noterà che, per le ragioni sopra esposte, io ho attribuito al Langhiano i calcari a Pecter di Verona, ritenuti elve- ziani da OppexHEIM, ho indicato l' Elveziano-Tortoniano della classifi- cazione di questo autore come tipico . Tortoniano, considerando come rappresentanti l’ Elveziano le marne di C. Michieli, la cui stessa esi- stenza pare sia sfuggita al geologo tedesco; ed ho infine tenuto distinti, d'accordo col FaBrani, i calcari nulliporici con Nummuliti e Lepido- cicline, dagli strati di Schio aquitaniani. Sarebbe poi del pari superfluo tornare ad insistere su quel che ho già detto nel capitolo precedente, riguardo alla difficoltà di riassumere schematicamente, in un solo quadro sinottico, le classificazioni geolo- giche proposte da diversi autori per i terreni di una regione tanto vasta e varia. Rimando a quanto ho già scritto in proposito, solo notando che, anche nel Veneto occidentale non mancano casi, in cul una medesima formazione sia stata considerata in modo diverso nelle diverse parti della regione. Basti per tutti |’ esempio degli strati di Schio, ascritti dal Sacco al Tongriano nel Veronese e nel Bresciano, all’ Elveziano, invece, nel Vicentino. Aggiungerò infine, che nel quadro non appariscono le classifica- zioni precedentemente proposte per i lembi pliocenici di Castenedolo e di Salò, perchè di questi si occuparono solo alcuni autori e in modo particolare; ed io non ho fatto altro che riferire, facendole mie, le loro idee. CAPITOLO IV. CLASSIFICAZIONE DEI TERRENI NEOGENICI DEL VENETO SOMMARIO I. Osservazioni generali sulla classificazione del Neogene. II. Miocene inferiore. I. Aquitaniano. 2. Langbiano [Langhiano inferiore. Langhiano superiore]. III. Miocene medio. 1. Elveziano. 2. Tortoniano [Tortoniano inferiore. Torto- niano superiore]. IV. Miocene superiore : Pontico. V. Pliocene. 1. Piacenziano. 2. Astiano. VI. Villafranchiano. VII. Riassunto della classificazione. OSSERVAZIONI GENERALI SULLA CLASSIFICAZIONE DEL NEOGENE Nella parte analitica, descrittiva, che precede, ho voluto esporre in modo particolareggiato tutti gli elementi di fatto, sui quali si basa il mio studio, perchè le conclusioni che crederò di poterne trarre vi trovino un appoggio e una documentazione positiva e soprattutto af- finchè se queste, col procedere degli studi, dovessero in parte essere rifiutate, rimanga almeno, dell’opera mia, la massa non indifferente di osservazioni, che per lunghi anni sono andato accumulando, se non altro, con amore, Ora passerò ad uno studio più complessivo e sinte- tico, che mi permetta di venire a qualche deduzione d’ordine generale. — DI6 — Già nelle singole descrizioni dei lembi ho avuto cura di mostrare le affinità che si possono riscontrare nelle varie sezioni e le corrispon- denze di certi livelli, che sì ripetono costantemente, con un ordine definito. Per facilitare i confronti ho, anzi voluto servirmi (per cia- scuna regione) degli stessi numeri d'ordine (in cifre romane) per gli stessi livelli. Lo studio delle faune proprie di ognuno di questi livelli e il con- fronto con quelle delle regioni classiche ci permetterà ora di raggrup- pare ulteriormente questi livelli e di sincronizzarli coi depositi simili dei bacini meglio conosciuti, dando per tal modo più ampia giustifica- zione dei parallelismi proposti nei quadri aggiunti ai singoli capitoli. A proposito dei quali bacini conviene avvertire che, anzichè mol- tiplicare i confronti, ho creduto preferibile assumere generalmente come termini di paragone poche regioni, nelle quali la conoscenza paleonto- logica sia accompagnata da notizie stratigrafiche esaurienti ed accu- rate, e dove i diversi piani siano tutti o in parte notevole rappresen- tati, per modo che il criterio paleontologico e quello stratigrafico ven- gano ad integrarsi. Tali il bacino di Vienna, illustrato da Suess, FvcHs, ABeL, HoerxEs, ScHAFFER; il bacino svizzero e bavarese studiato da Mayer, GiimpeL, RoLLIER ecc. : il bacino del Rodano pel quale ho con- sultato, tra gli altri. uno studio di FiscHer e TouRNOvER e quelli ac- ‘curatissimi di FoxrANNES, continuati e riassunti da DePéRET :; le isole Maltesi, studiate dal FucHÒs, dal WrIcHT, dal GrecoRry, dal DE STEFANI : il bacino di Aquitania, la cui stratigrafia fu fatta ancora dal TouRNOUER, Brxorsr, FALLO, e la paleontologia è in corso di revisione per opera di Cossmanx et Preyror: quello Padano infine, pel quale abbiamo gli studi di Pareto, MicaeLoTTI, MAYER, Sacco, TraBucco, ScHarcER, DE ALessaxDRI, PreveR, ma sul quale esistono ancora punti controversi di notevole importanza. In alcuni di questi bacini e particolarmente in quello svizzero (St. Gall), nella bassa valle del Rodano (Aiguevives, Carry - La Cou- ronne, Montpellier) e nella Collina di ‘l'orino ho voluto anche fare al- cune escursioni, per rendermi conto personalmente della successione * Pr ge per ER E 0 1 — 517 — stratigrafica e del carattere di /ac:es, e per raccogliere qualche mate- riale di confronto: integrando poi ie mie escursioni con replicate visite ai musei di Parigi (Sorbonne, Museum d’ Histoire Naturelle, Ecole des Mines) di Lione, di Marsiglia, di Losanna, di Ginevra, di Basilea, di Zurigo, di Berna, di Torino, Milano ecc.). Prima però d’inoltrarci nel nostro studio, converrà dire due pa- role, per precisare il carattere della classificazione dei terreni da me adottata e giustificarne brevemente l’ adozione. Recentemente sembra esser prevalso presso autorevoli geologi (al- ludo specialmente all’ Hats (')) il concetto, sostenuto soprattutto dai geo- logi tedeschi, di dividere il Terziario in due soli periodi: Paleogene (o Nummulitico) e Neogene: abbandonando così la tradizionale triplice divisione del LvELL. A me sembra però che il Miocene, rappresentando un ciclo com- pleto di sedimentazione, sia — almeno nel bacino Mediterraneo oc- cidentale — una entità così ben caratterizzata, che riterrei poco op- portuno includere in un unico periodo con esso, anche il Pliocene. Il quale, sebbene più breve e più semplice è, a sua volta, ben caratte- rizzato, non solo dal punto di vista paleontologico, ma anche perchè esso pure rappresenta un ciclo di sedimentazione ben distinto dal pre- cedente. D'accordo col MayER (?) col Sacco, col Paroxa (*), con l OppexHEM [173], con Lemorxe et Dovvitté (*) con G. DoLtets (?), faccio principiare il Miocene con l’Aquitaniano. Questo limite non è accettato dal DEPERET (* anzi è vivacemente combattuto anche da vari altri geologi e paleon- (1) Haue E. Traité de Geologie. II, 3, 1911. (£@) MayeR Evymar C. C4assificat. méth., des terr. de sédim. Zurich, 1874. (3) Paroxa C. F. Trattato di Geologia, 1903. (4) Lemoine et DouviLLE R. Sur Ze genre Lepidocyclina Gumb. Mem. Soc. géol. Fr.. n. 32, 1904. (#) DoLLrus G. F. Essai sur VEtage Aquitanien. Bull. des Serv. de la Carte géol. de France. n. 124, 1909. (5) DepERET CH. Classificat. et parallelisme du syst. mioc. Bull. Soc. géol. Fr. 3. XXI, 1893. — 518 — tologi. quali ad es. il RoLLIER (') e lo SteHLIN (*), il quale ultimo fa notare la continuità delle faune mammologiche aquitaniane con quelle più antiche, e i caratteri nuovi e recenti assunti dalla fauna lan- ghiana, per l'introduzione di tipi criptogenetici. È un fatto però, che la fauna marina dell’Aquitaniano ha rap- porti molto più stretti con quelle immediatamente più recenti, che con quelle più antiche: il DoLLrus lo dimostra all’ evidenza e il RoLLieR stesso è costretto ad ammetterlo. Ora non bisogna dimenticare, che la classificazione dei terreni è fondata, per ragioni di comodità non meno che per ragioni di ordine scientifico, sui depositi marini. La classifica- zione usata dal Suess, alla quale non si può certamente fare l'appunto di non tener conto delle vicende fisiche subìte dal Mediterraneo, ha per base “ la prima apparizione di una fauna, che racchiude un nu- mero considerevole di specie tuttora viventi nel Mediterraneo ., stesso. La scomparsa definitiva dai nostri mari delle ultime Nummuliti è pure una ragione pratica e paleontologica di gran peso. D'altra parte, la grande trasgressione marina, che culmina col livello dello Seller, s' inizia appunto timidamente con l’Aquitaniano, che si trova in tras- gressione, sia su depositi oligocenici continentali, sia su terreni più an- tichi, tanto nel mezzodì della Francia (Carry, Fontcaude) (*) e forse anche in Algeria ('), quanto nel bacino di Vienna (strati di Molt). Il Miocene inferiore è per me costituito dunque dall’ Aquitaniano e dal Langhiano. Il primo di questi due piani è già sufficientemente definito nelle righe che precedono: basterà aggiungere, che, con le lo- calità ivi indicate sincronizzo naturalmente quelle classiche di Aqui- tania (Faluns de Bazas, Lariey, Mérignac), tenendone distinti i livelli (1) RoLLier. Revision de la stratigr. «t de la tecton. de la Molasse au Nord des Alpes. Nouv. Mem. Soc. hélv. Sc. Nat., XLVI, 1, 1911. (?) SteHLIN H. G. Remarques sur les faunules de Mammiferes des couches cocénes et oligo- cènes du Bassin de Paris. Bulletin de la Société géologique de France, (4), IX, 1909, pag. 507. (3) FontanNESs F. Les terr. tert. marins de la Cite de Provence, I partie. Etudes strat. et pal. de la Periode tert. dans Je Bass. du Rhòne, IX, 1889. (!) Brives A. Les terrains miocènes du Bassin du Chelif et du Dahra. Mater. pour la Carte géol. de l’ Algérie. Stratigraphie, n. 2, 1897, pag. 64. cani i Rei — 519 — più antichi, che soglionsi ascrivere all’ Oligocene o Nummulitico supe- riore di Have. Il Langhiano merita invece due parole di spiegazione. Troppo spesso, trattando delle formazioni mioceniche dell'Appennino, sì è ri- serbato questo nome alla sola parte superiore di questo piano, o per meglio dire a quella facies di mare profondo, nota anche sotto il nome di Schlier, che lo rappresenta talora completamente, talora solo parzial mente; mentre anche i calcari di Acqui, che verso la base lo sostitui- scono talora in parte, lateralmente, ne fanno a parer mio parte in- tegrante. Questi, come il TraBucco (') ha mostrato, e l’ Haus, dal canto suo, ha del pari ammesso, contengono una fauna evidentemente simile a quella dei terreni, che nella valle del Rodano e nel bacino d'Aquitania vanno ora col nome di Burdigaliano (*); nome sostituito, a mio vedere () Trasucco G. Fossili, stratigrafia ed età del Calcare di Acqui. Boll. Soc. geol. it. XXVII, 1908. (®) Il RovereTo (Nuovi studi sulla stratigrafia e sulla fauna dell’ Oligocene Ligure. Genova. 1914, pag. 49 e segg.) ha sostenuto recentemente con molto vigore l’ età aquitaniana dei calcari di Acqui. Ove però se ne consideri minutamente la fauna, apparisce tosto come questa non conva- lidi affatto tale opinione, Esaminando la lista riveduta e riprodotta dal RoverETo dei calcari di Acqui si vede infatti che: 1. tutte le specie dei calcari di Acqui che si trovano in strati dell’ “A. quitaniano tipico , sopravvivono anche negli “strati più recenti,, e non possono perciò conside- rarsì come un argomento contro chi ritenga i calcari corrispondenti al Langhiano nel senso di Bur- digaliano : 2. a parte le forme dubbie, non determinate specificamente. o contrassegnate da interro- gativi (tra le quali due avrebbero realmente un valore cronologico: Pectunculus Brongniarti e Meretrix inerassata), le sole specie oligoceniche che non salgano nel Miocene medio sono: Terebripora Archiaci, Pericosmus spatangoides, (che sarebbe una specie più antica: ma credo sicu- ramente si tratti di uno dei Pericosmus miocenici : forse il P. montevialensis, forse il P. Edicardsi o il P. callosus) e Lithothamnium torulosum al quale ultimo anche il RoveRETO non annette im- portanza. La Nummulite è giustamente da lui ritenuta rimaneggiata. Quanto all’ Hemipristis serra, è specie anche medio-miocenica, e si deve certamente ad una svista. se non è posta dal RoveRETO nella corrispondente colonna del suo quadro. In conclusione, nessun carattere, in questa fauna, di una particolare antichità : nessuna specie di quelle così caratteristiche e speciali. che abbondano nell’ Aquitaniano marino, quale fn definito dal DoLLFUS in Aquitania e quale si riscontra, con due fucies distinte, a Carry, e a Font- caude nella valle del Rodano. Quanto alla stratigrafia, ammesso col Rovereto un Kiatus in corrispondenza dell’ Oligocene superiore o Cattiano, niente vieta di ritenere che la lacuna siasi estesa anche all’ Aquitaniano e che, nell’ Acquese come in tante altre parti del bacino mediterraneo. la trasgressione miocenica sia sopraggiunta solo col Langhiano inferiore. Per conseguenza, se non mi è possibile escludere con sicurezza la pertinenza del calcare di Acqui all’Aquitaniano, gli argomenti essendo più che altro di carattere negativo, mentre il peso = pags non giustamente ('), dal DepprET, al più antico e già accreditato nome del Pareto. Alla stessa età appartengono secondo me — come anche secondo il PreveRr e il Bassani (£) — i calcari detti pietra da cantoni di Rosignano e Vignale, illustrati pure dal Dr ALESsANDRI come elveziani. Così inteso, il Langhiano ha una individualità sua propria e mì parrebbe vano discutere, se esso rappresenti o no una facies batiale dell’ Elveziano e del Tortoniano: gli strati a Polipai e a Scutellidi di Sausset, la mollassa a /. prascabriusculus e Balanus di St. Paul Trois- Chateaux, i Faluns di Léognan e di Saucats, dove Clypeaster e Scutella abbondano con una ricca fauna di Molluschi erbivori, non sono depo- siti di mare molto profondo, e sono ciononpertanto costantemente in- feriori e nettamente distinti dall’ Elveziano e dal Tortoniano. La questione, tuttavia, non è così presto risoluta. Resta a vedere, se le marne del così detto Schfer, che sono indubbiamente superiori agli strati con fauna — diciamo così — burdigaliana (calcare di Acqui), debbano rimanere collegati a questi ultimi o non piuttosto al livello sovrapposto, cioè al Miocene medio. Il SimoxeLti (°) mostrò che la fauna attribuita allo Seller con- tiene in gran numero specie, che si ritrovano nell’ Elveziano e nei piani successivi: ma come potrebb'essere altrimenti, se dallo “ Seller , sì passa direttamente all’ Elveziano ? Anche il Langhiano inferiore (v Burdigaliano) di Léognan e di dell’ autorità del Rovereto è notevole, certo mi sembra che accettando una tale proposizione, con- verrebbe anche ammettere l’esistenza di profonde differenze faunistiche tra l’ Aquitaniano d’ Aqui tania e quello della Valle del Po e ritenere estremamente difficile di riconoscere l’Aquitaniano dal Langhiano, là dove al primo manchino le Lepidocicline e qualche altro fossile, particolarmente ca- ratteristico. (1) Cfr. Tragucco G. Se si debba sostituire il termine di Burdigaliano a quello di Langhiano. Proc. Verb. Soc, Tosc. Sc. Nat. 1895. Il PreveRr (Apercu. geologique sur la Colline de Turin. Mem. Soc. géol. Fr. (4), II, Paris, 1907, pag. 32) è della stessa opinione. Anche la soluzione proposta dal Rovereto (L. c.) di considerare “ Langhiano ., come corrispondente ad Aquitaniano + Burdigaliano, cioè come sinonimo di Miocene inferiore, non può essere accettata da chi ritiene che il calcare di Acqui, che fa parte della serie Langhiana tipica, sia sincrono del Burdigaliano inferiore e non già dell’ Aquitaniano. (2) Bull. Soc. geol. Ital. XXVIII, 1909, pag. 145. (3) SimovneLLI. Sopra la fauna del così detto ** Schlier ,. nel Bolognese e nell’ Anconitano. Atti Soc, Tosc. Sc. Nat. XII, 1893. [173] e dal Rovereto (*). — 521 — Saucats contiene in copia specie, che. come l’Ancilla glundiformis, si so- gliono considerare tra le più caratteristiche dell’ Elveziano e del Tor- toniano; ma ciò non impedisce alla gran maggioranza degli autori, di tener distinti i due piani. Io credo che solo la considerazione minuta e paziente delle “ mutazioni ., che una determinata specie subisce at- traverso i tempi geologici. renda possibili i confronti fra depositi iso- pici successivi. Del resto. io non escludo, anzi sono propenso ad ammettere, che possano esistere dei depositi di mare profondo, sineroni all’ Elveziano, e che mal si riesce a distinguere da quelli isopici del Langhiano: ciò è tanto più probabile in quanto che si tratta di una /aczes batiale, nella quale le variazioni sì effettuano in modo assai lento. Ma sta il fatto, che in generale, in molte parti degli orli del bacino Mediterraneo, i depositi Langhiani inferiori (Hornerschichten, molasse jaune de Vence, calcare di Acqui, arenarie a Pecten praescabriusculus di Algeria) sono sormontati da un deposito di mare profondo, coi caratteri litologici e paleontologici dello Schler. Ora a me sembra che. come il Miocene inferiore sì fa cominciare col principio di una potente trasgressione marina, destinata a portare un braccio di mare fin nel cuore dell’ Europa centrale. così sia oppor- tuno segnarne il termine, là dove il mare miocenico raggiunge il massimo della sua profondità. Ricordo del resto, che il Svess (') fa dello SeZ/ier una specie di livello indipendente da quelli vicini — ciò che è in realtà la soluzione più razionale — e il DepéRET (*), anche dopo gli studi del Giimpet (*), lo include nel Miocene inferiore. seguìto in questo dall’ OppexHEM 4 (1) Suess. La Face de lu Terre. 3. ed.. 1905. (*) DEPERET. Classificat. et parallel. ete. L. c. pag. 264-265. (3) GiimseL. Die Mioc. Ablag. in ob. Donaugeb. Sitzangsber. math. phys. CI. d. k. baver. Akad. d. Wiss. 1887. M’ incombe l’obbligo di dire che in altro precedente lavoro, d’illustrazione di fossili non da me raccolti. ero. vari anni fa, indotto io pure a sincronizzare il Langhiano superiore o Schlier coll’ Elveziano. (4) L. c.. pag. 121. — 522 — Pel Miocene medio, corrispondente al Vindoboniano di DePÈRET, le difficoltà sono minori e non vi sono dubbi d’ interpetrazione. D'or- dinario esso vien suddiviso in Elveziano, Tortoniano e Sarmatiano, tre livelli non sempre riconoscibili, e che una scuola assai accreditata ritiene diversi piuttosto per /acies che per età ('). Ma poichè le vicende subìte dalla maggior parte del bacino mediterraneo occidentale, sono, nel Miocene medio e superiore, quasi da per tutto le stesse, ne deriva che in molte regioni che ne fanno parte la successione delle /acies è costante. Ciò posto, pur facendo delle riserve sull’ importanza crono- logica generale della suddivisione, non sarà inutile, quando è possibile, introdurla nel presente studio. Solo ho creduto necessario sostituire al nome Sarmatiano quello di “ Tortoniano superiore ., poichè in realtà il Sarmatiano tipico è un po’ diverso, come /aczies, dal corrispondente livello che segna il passaggio tra il Tortoniano più basso e il Miocene superiore in Italia. Veniamo finalmente al Miocene superiore, o Pontico. Adotto questo nome a preferenza di quello di Messiniano (MAyER (°)), più volentieri usato da molti autori italiani, perchè ritengo col PANTANELLI (*), au- tore di una bella monografia su questo piano, che il nome di MayER sì riferisca a un complesso di terreni, che comprendono bensì il Pon- tico, ma anche dei livelli marini, a questo inferiori: sarmatiani o tor- toniani. Del resto, il nome Pontico, essendo stato proposto, secondo l’Hauc, da Le Pray nel 1842, ha anche la priorità. La delimitazione della base del Pontico nel Veneto e specialmente in Friuli, è spesso assai difficile: gli strati superiori del Miocene medio e tutti quelli del Miocene superiore costituiscono qua un complesso di depositi di delta, con /aczes litologica estremamente simile e talora per grandi estensioni privi di fossili. Quando i fossili ci sono, quelli del Miocene medio non sono, del resto, comparabili con quelli del Miocene (1) C. De STEFANI. Les Lerr. tert. sup. du Bass. de la Mediterrnée. Ann, Soc. géol. Belg. XVIII, 1891. (2) Cfr. Mayer C. Studii geologici sulla Liguria centrale. Boll. R. Com. geol. It. 1877, p. 418. (3) PAnTANELLI D. Monografia degli strati pontici del Miocene superiore nell’ Italia settentrio- nale e centrale. Atti R. Ace. Sc. Lett. Arti. Modena, 1886. superiore, essendo marini i primi, continentali i secondi. L'unico cri- terio da adottare nel nostro caso è quello di aserivere, col TeLLINI, al Miocene superiore “ ogni strato che per qualsiasi indizio si può rite- nere depositato dopo che al regime marino subentrò il terrestre .., non dissimulandoci che il passaggio da un regime all’altro può essersi ve- rificato in modo non rigorosamente contemporaneo, nelle diverse parti della stessa regione. Come /aces vedremo che il Pontico del Veneto ricorda molto più i conglomerati di Cucuron, le sabbie del Delfinato, i conglomerati di Monte Rosso in Liguria e soprattutto la molassa su- periore d’acqua dolce della Svizzera, che non gli strati a Congeria e Melanopsis, così caratteristici della facies pontica propriamente detta. Potrebbe adunque sembrare più appropriato il nome di Oeningiano, che i geologi svizzeri riserbano alla molassa superiore. Io ritengo infatti probabile, d'accordo in ciò col RoLLIER, che l'Oe- ningiano corrisponda, oltre che al Sarmatiano, a una parte, almeno. anche del Pontico: ma, mentre la fauna di Vertebrati dell’ Oeningiano è, per quanto sì sa, una fauna ancora mediomiocenica, ragioni strati- grafiche (successione concordante del Pliocene) non meno che paleon- tologiche (associazione del Dinotherim con un Mastodon aff. arvernensis) fanno ritenere, che i conglomerati e molasse che ho ascritto al Pon- tico appartengano effettivamente al Miocene superiore. Sulla pertinenza del Pontico al Miocene piuttosto che al Pliocene le opinioni sono ben lungi dal trovarsi concordi. Prescindendo da co- loro che, dandogli il nome a parer mio poco felice di Mio-pliocene, ne fanno una specie di termine di passaggio fra l'uno e l’altro periodo, talchè finisce col non essere più nè Miocene nè Pliocene, c’è poi tutta una scuola di geologi che, basandosi specialmente sulla successione che sì osserva nel bacino orientale del Mediterraneo, ma anche su altri dati ('). sostiene le faune del Pontico essere troppo strettamente legate a quelle plioceniche per poter tenere separato quel piano dal Ter- (*) Vedasi ad es. ScHLosser. Ue. Stiugethiere und Siissirassergastr. Spaniens und nat. Grenze Mioc. und Plioc. Neues Jahrb. fur Min. Geol. Pal. 1907, II. Lo (podi ziario superiore. Nè potrebb'’ essere altrimenti per quanto concerne le faune continentali; ma le faune marine del Saheliano d’Algeria e del xedoniano del bacino atlantico son faune indubbiamente di tipo mio- cenico. D’ altra parte ricordiamo, che il periodo continentale pontico non rappresenta se non l'ultimo stadio di quella fase di regressione marina o di ricolmamento dei bacini, che sì è visto iniziarsi col Mio- cene medio. Ad esso sussegue una brusca invasione del mare in gran parte del bacino Mediterraneo; invasione accompagnata e seguìta dalla introduzione di faune di tipo atlantico, dapprima temperato poi freddo, che vengono a colmare i vuoti lasciati dalle numerose estinzioni alla fine del Miocene; con questa s’ inizia a mio modesto avviso l ultimo periodo terziario: il Pliocene; e in questa mia opinione sono confortato dall’ anologa opinione di numerosi geologi. Con ciò resta anche stabilito qual’ è, a parer mio, il limite supe- riore del Pontico: il ritorno del mare nelle nostre regioni. Nè saprei ammettere, in base a quanto è fino ad ora acquisito, che sopra ai de- positi pontici continentali si trovino, nell'Italia settentrionale, depositi marini, da ascriversi ancora al Miocene. Quanto al Terziario superiore o Pliocene, veduto già come questo periodo s° inizi con la trasgressione marina del Piacenziano, resta a dire qualcosa sulla classificazione e sui limiti superiori di esso. La suddivisione nei due livelli marini Piacenziano ed Astiano è ormai da molti autori considerata quale una semplice distinzione di facies; non va però dimenticato, con quanta costanza la /aczes neritica astiana succede in quasi tutto il bacino mediterraneo occidentale alla facies batiale piacenziana. Nel corso di questo lavoro io non avrò del resto molte occasioni di valermi di questa distinzione, data la esten- sione limitatissima dei depositi pliocenici marini nel Veneto; ma le condizioni reciproche di giacitura dei lembi di Castenedolo e di Salò nel Bresciano e la discordanza con la quale i conglomerati villatran- chiani di Cornuda e del Soligo si appoggiano là alle marne piacen- ziane, qua ai conglomerati pontici, farebbero piuttosto pensare ad una vera distinzione cronologica. ni sti di ini it Diverso è il caso per il Villafranchiano, che molti considerano come una facies continentale del Pliocene superiore. Recentemente il Gicxovx, in una serie di studi, culminanti poi con una bella mono- grafia ('), ha distinto un livello marino da lui denominato Calabriano, superiore al Piacenzano-Astiano, ma con questo stratigraficamente col. legato, e testimone dalla prima comparsa di elementi faunistici di tipo boreale. Il Villafranchiano, caratterizzato come il Calabriano dai primi ele- fanti (E. meridionalis) ne è la facies eteropica, continentale. Resta ora a sapere, se si debba col GiGxovx stesso dare il mas- simo peso alle ragioni stratigrafiche, includendo il Calabriano (= Vil- lafranchiano) nel Pliocene, o se non convenga meglio, cor l’ Hats, far terminare questo periodo con la comparsa dei primi elefanti in Eu- ropa, considerando in tal caso il Villafranchiano (= Calabriano) come un Quaternario antichissimo, corrispondente alla prima glaciazione. Io non ho dati sufficienti per tentar di risolvere in modo generale ed esauriente questo problema. Noterò soltanto, che nella regione Veneta i conglomerati dagli autori tutti e particolarmente dal Sacco ritenuti Villafranchiani, sì tro- vano in condizioni tali di giacitura, che un netto limite deve essere posto tra essi e il Pliocene marino. Mi è sembrato più conforme alle circo- stanze locali e, almeno provvisoriamente, più opportuno, di escludere il Villafranchiano dal Pliocene, seguendo così le vedute di Hate, accet- tate recentemente, per la regione che ci interessa, anche dal ToxroLo. Esaurito così l'argomento della classificazione, con una discussione certamente inadeguata al soggetto, ma che, d'altra parte, non potrebbe ulteriormente approfondirsi, senza divenire sproporzionata al carattere del lavoro, passiamo, ora che il terreno è sgombro dalle questioni ac- cessorie e pregiudiciali, ad applicare la classificazione stessa ai livelli stratigrafici riconosciuti nel Veneto. (1) Gienovx M. Les format. marines plioc. et quatern. de l Italie du Sud et de la Sicile Ann. de l’ Univ. de Lvon. Nouv. sér. I. fase. 36. 1913. — Cfr. anche STEFANINI. Sur 7 histoire g/0/0- gique de la Mediterrance. Scientia, vol. XVII, 1915. TE MIOCENE INFERIORE Il Miocene inferiore o primo piano mediterraneo è nettamente in- dividuato nel Veneto, dal punto di vista della /acies: esso corrisponde ad una potente formazione arenaceo-molassica, più o meno glauconiosa, che costituisce la maggior parte di quello che andava fino ad ora col nome di “strati di Schio ,,. OppexHEIM |173] ebbe il merito di riconoscere, che nel complesso glauconitico si possono introdurre per ragioni stratigrafiche distinzioni e suddivisioni. Così, ritenne che le “ glauconiti , di Belluno, Tarzo e Meduno siano più recenti delle arenarie di M. Brione, e più antiche delle arenarie di M. Moscal, Crespano e Monfumo, le quali sarebbero le più recenti: ma a queste suddivisioni non attribuì un valore gene- rale; anzi, tutti questi vari livelli incluse senz’ altro in un unico piano : gli “ strati di Schio ,,. Dar Praz e FaBIANI ebbero però a dimostrare che i più bassi degli strati a glauconia del Bellunese, generalmente considerati come equi- valenti degli strati di Schio, contengono una fauna oligocenica, a dif- ferenza degli strati litologicamente simili, che li sormontano e che cor- rispondono al Miocene. E anche nel Vicentino, come fu posto in chiaro dal FaBIaNI, il più basso degli strati di Schio tipici è un calcare con Nummuliti e Lepidocicline, attribuibile all’ Oligocene superiore. Ora lo studio, specialmente paleontologico, giustifica a parer mio la introduzione di altre distinzioni in quella parte degli strati di Schio che rimangono attribuiti al Terziario medio; e principalmente quella di un piano inferiore a Lepidocyclina, Scutella subrotundaeformis, Chypeaster scutum, CI. regulus, CI. Michelini, Pecten Pasini ecc., sviluppato nel Ve- neto centrale e occidentale e corrispondente all’Aquitaniano, da un piano alquanto più elevato, ove le Lepidocicline e le indicate specie caratte- ristiche mancano, sostituite da un maggior numero di specie reputate oe "è — — 527 — proprie del Langhiano in Francia: questo Langhiano succede all’Aqui- taniano nel Veneto centrale, manca quasi del tutto nel Veneto occiden- tale, è trasgressivo e largamente sviluppato nel Veneto orientale. Naturalmente, non posso escludere in modo assoluto che gli strati più bassi del complesso, che in Friuli ho attribuito al Langhiano infe- riore, possano corrispondere all’ Aquitaniano. Ciò sarebbe specialmente verosimile, ove resultasse provata l’ attribuzione all’ Aquitaniano dei calcari di Acqui. Ma lo studio, fatto separatamente, dei fossili di questi primi strati miocenici del Friuli non porge aleun argomento positivo in favore di tale ipotesi. che sono quindi costretto a respingere, almeno provvisoriamente. Nel Langhiano è poi possibile riconoscere una ulteriore suddivi- sione, gli strati più elevati mostrando costantemente caratteri litologici e paleontologici diversi, che denotano in generale un ambiente batime- trico più profondo (marne, calcari marnosi, calcari da cemento di Ser- ravalle ecc.). Le celebri arenarie di Bolzano nel Bellunese sono una facies laterale di questi calcari, in rapporto probabilmente con la vi- cinanza dell’estuario di un notevole corso d’acqua. 1. — AQUITANIANO CALCARI E ARENARIE A Lepidocyelina elephantina £ Scutella subrotun- daeformis DEL VENETO OCccIDENTALE. — Nel Vicentino questi strati ripo- sano generalmente (Bassano) in concordanza su di un calcare a Nul- lipore con Lepidocicline e Nummuliti, manifestamente dell’ Oligocene superiore, e si iniziano per lo più con un banco a Lepidocyclina elephan- fina. al quale sovrastano poi gli strati arenaceo-calcarei a Scutella sub- rotundaeformis e Pecten Pasinii. Nel Veronese (M. Moscal) come pure nei lembi interni (M. Brione. Valsugana) pare che le arenarie a Scute//a siano trasgressive su marne dell’ Oligocene inferiore. Non sono ben note le condizioni di giacitura di questi strati nel Bresciano, ma è presumibile siano le stesse che sì verificano nel Veronese. — 528 Si tratta di molasse e arenarie brune, ricche di granelli verdi glauconiosi, più o meno calcaree e facenti così passaggio a calcari grossolani, spesso nulliporici, giallastri, ancora abbondantemente for- niti di glauconia. La fauna è così costituita : Pecten Pasinii (Mngh.). ('Iypeaster Michelini Lbe. a Northamptoni Micht. si scultum Lbe. praescabriusculus Font. F regulus Lbe. burdigalensis Lamk. Pericosmus monterialensis Schaur. Haueri Micht. Schizaster trigonalis Mazz. Pholadomya Puschi Goldf. 5 Parkinsoni Wr. Anomia Sp. Spatangus eugliyphus Lbe. Pleurotomaria sp. Lepitocyclina dilatata Micht. Echinolanipas batystoma Oppenh. 5 elephuntina Mun.-Chalm. Scutella subrotundaeformis Schaur. Lithothamnium intermedium Kjellm. Clypeaster Michelottii Mich. Operculina Sp. È quasi superfluo osservare, che questa fauna ha un carattere net- tamente, spiccatamente neogenico. Il Kraxz ha or non ha guari emesso l'opinione, che questo livello, che corrisponde in gran parte al piano di Schio, possa ancora appartenere all’ Oligocene. Si è visto come nel Bellunese e nel Trevigiano gli autori e particolarmente 1° OppeNHEIM avessero confuso con esso un livello più basso, effettivamente oligoce- nico, che il DAL Praz ha pel primo tenuto distinto. Anche nel Vicentino il banco a Nummuliti e Lepidocyelina asso- ciate, corrispondente pel DovviLLè e pel FaBrani all’Oligocene supe- riore, era, in origine, incluso nel piano di Schio. Eliminate queste dannose mescolanze, la fauna rimane, come si vede, priva di elementi estranei, e perde quel carattere misto che gli autori avevano rile- vato (1). (1) Anche il Rovereto, nel già citato lavoro, comparso quando questo mio era ormai pronto per le stampe (Nuovi studi sulla stratigrafia e sulla fuuna dell’ Oligocene Ligure. Genova, 1914) insiste ripetutamente sul carattere misto della fauna degli strati di Schio, strati che egli giustamente considera come di passaggio tra Oligocene e Miocene, In base ai primi lavori di FABIANI, il Rovereto (pag. 122) riassume così la serie di Altavilla nei Berici: 1. Strati a Natica crassatina (Stampiano) ; e n e gg —— —_ 529 — Negli strati medi di questo livello, nel Vicentino, sì raccolgono veramente dei modelli, che certi autori hanno creduto di poter identi- ficare con la Cytherea incrassata e con la Cardita Arduino e con qual. che altra specie oligocenica. Quanto alla prima, sì tratta di una specie che in Aquitania sale pure nell’ Aquitaniano e che ha, del resto, una forma di conchiglia così banale e una semplicità tale d’ornamentazione, che appare veramente troppo ardito ogni tentativo di classificazione su semplici modelli. Anche per la C. Arduino; si tratta di modelli: ma la sua forma è più caratteristica ('). Ad ogni modo, non farebbe mera- viglia di trovare nell’ Aquitaniano qualche specie oligocenica, special- mente poi in una regione, dove l’Aquitaniano non è trasgressivo. ma esiste tra esso e l’Oligocene una perfetta continuità di sedimentazione. ' Se ci facciamo ora ad esaminare l'elenco sopra riportato, vi tro- viamo, per dire il vero, un numero assai limitato di specie aventi significazione cronologica precisa. Tra queste, tengono però il primo posto le grandi ZLepidocyclina, il cui valore cronologico è stato messo in evidenza specialmente dai lavori di R. DovviLLié e P. LEMOINE (*) e di H. Dovvitté (*). Il Pecten Pasinii si raccoglie a Malta nel * cal- care corallino inferiore ., ascritto generalmente all’ Aquitaniano. Deile altre si possono formare due gruppi : un primo assai consi- derevole, è costituito di specie caratteristiche locali. che non si pre- > 2. Strati a Scutella subrotundaeformis con qualche Nummulite (Cattiano): 3. Strati con Pecten Pa- sinii, miocenici, “ benchè... ancora inferiori ai faluns di Bazas e di Saucaîs., (?) (pag. 58). Questa distinzione di tre livelli — ancor che non segnati da grandi differenze litologiche — dimostra implicitamente che il carattere “ misto , della fauna degli strati di Schio è dovuto più che altro al fatto che gli autori. ingannati dalla uniformità litologica, hanno mescolato insieme fossili provenienti da diversi livelli, sopratutto dai livelli 2° e 3°. Ciò tanto più, in quanto che sono in grado di affermare, che nel livello 2° furono rinvenuti solo frammenti di Seute/la. non determinabili esattamente e riferiti solo per analogia alla S. subro- tundaeformis; la quale è specie del 3° livello. e per ciò miocenica. (*) La C. Arduinoi citata da vari autori negli strati di Schio deve probabilmente identifi- carsi con la C. brionensis Schaff. Lo ScHaFFER indica i caratteri distintivi, e la fusione delle due specie fatta da OpPENHEIM non appare abbastanza giustificata. (®) DovviLLe R. et Lemorxe P. Sur le genre Lepidocyclina Giimb. Mem. Soc. géol. Fr. Pal.. n. 32, 1904. (3) DouviLLE H. Couches è Lépidocyelines dans V Aquit. en dans la Venétie. Bull. Soc. géol. Fr. (4), VII, 1907. i) stano dunque a paragoni: sono l’Ec/kinolampas, la Scutella subrotundae- formis i tre Clypeaster di Laube e il Pericosmus montevialensis. Un secondo gruppo comprende un certo numero di specie, proprie bensì del Miocene inferiore, ma indicanti piuttosto che il livello più basso, il livello più elevato di questo, cioè il Langhiano (= Burdiga- liano). Noi vi troviamo infatti il /. praescabrivusculus del Langhiano su- periore della Valle del Rodano e del Tago, il /. burdigalensis del Lan- ghiano d'Aquitania ; il P. Northamptoni e il P. Haveri, il cui tipo pro- viene dai calcari di Acqui, che a parere del TraBucco e dell’ Have son pure langhiani. Clypeaster Michelotti è citato a St. Paul Trois-Chà- teaux, a questo livello. Il tipo di Se/izaster Parkinsoni è del + Globige- rina limestone ., (Langhiano inferiore) a Malta: Spatangus euglyphus fu ritrovato da Laupse a Eggenburg. //loladomya Puschi non ha alcun valore cronologico, salendo dall’ Oligocene fino all’ Elveziano, come è ammesso anche dal Cossmaxn. Come si vede, questa faunetta non dà precise indicazioni di livello, nel senso di presentare un carattere spiccatamente aquitaniano : sì può dire che all'infuori delle Lep:docycelina, essa non ha alcuna specie a comune coi giacimenti più tipici dell’Aquitaniano marino: gli stati di Molt, quelli di Carry e quelli Bazas, Lariey, Mérignac. Come osser- vava accuratamente H. DovviLLé ('), la Scutella subrotundaeformis segna però un grado di evoluzione intermedio, fra quello delle Scufella oligo- ceniche e quello della S. subrotunda. D'altra parte le condizioni stratigrafiche di questo livello parlano troppo chiaro, perchè possiamo esitare ad attribuirlo, come già gli altri autori più recenti, all’ Aquitaniano. Solo appare manifesto, che la di- stinzione tra Aquitaniano e Langhiano isopici è estremamente diffti- cile, mentre la maggior parte delle specie, se la facies si conserva inalterata, passano da un livello all’ altro. Per quanto si riferisce alla /acies, non vi ha dubbio che sì tratti in generale di depositi di mare piuttosto sottile e vicino a costa. Da (1) DovviLLe. Coches è Lepidocyel. ete. L. c.. pag. 469, 471. — 531 — questo punto di vista sono particolarmente significativi, oltre ai carat- teri litologici, gli abbondanti Litotamni e la ricca fauna di Scutellidi e Clipeastridi, caratteristica di fondi sabbiosi, ma non fangosi, e di acque chiare e pure. Spatangus euglyphus e Pericosmus montevialensis, appartenenti a gruppi che preferiscono acque un po’ più profonde e fondi argillosi, sì fanno più frequenti negli strati più elevati di questo livello. ARENARIE E MOLASSE GLAUCONIOSE A Seulella subrotundaeformis Pecten Pasini DeL VENETO CENTRALE. — Come si può vedere nella sezione del Brenta, questi strati sono la continuazione laterale dei cal- cari e arenarie a Lepidocyclina e Scutella subrotundaeformis, dei quali abbiamo ora discussa l’età. A sinistra del Brenta, questo livello giace in concordanza su di un banco a Nullipore, nel quale non sono anche state scoperte Foraminifere caratteristiche, oppure su di una lumachella a ricca fauna oligocenica, come accade pure nel Bellunese. In questa parte del Veneto le Lepidocicline sono molto rare, ma non mancano del tutto; infatti l' OppexHEIM cita la L. elephantina a Castelcucco in Val Gorgana : in generale però il Miocene s’inizia subito con banchi a Scutella subrotundaeformis e Pecten Pasimi. I caratteri litologici del livello stesso non sono molto costanti. Nel Bellunese e nel Cenedese prevalgono arenarie e molasse verdi cupe, glauconiose, che però si arricchiscono man mano di calcare procedendo verso occidente, dove abbondano invece le arenarie calcaree, pur sempre più o meno provviste di glauconia, e i calcari grossolani. Nell’un caso e nell'altro c'è transizione tra il primo banco miocenico e il sottostante Oligocene, calcareo nel Bassanese e Trevigiano occidentale, glanconioso nel Trevigiano orientale e nel Bellunese. La fauna esaminata non è, per dire il vero, nè molto abbondante nè molto significativa. Le Lepidocicline come ho detto, non vi furono ancora segnalate, se non verso la sua estremità occidentale. Quello che più interessa notare è l’ abbondanza di Pecten e di Echini appartenenti a specie che nel Vicentino abbiamo trovato già = 90 assidue compagne della Zepidocyclina elephantina, e che mancano invece nello strato più basso del Miocene friulano: sono sopratutto Peclen Pasinti, Scutella subrotundaeformis, Pericosmus montevialensis ecc. Il grado di evoluzione di alcune di queste forme, specialmente della Scutella, è però, come si è detto sopra, assai significativo, mentre d’altra parte le condizioni stratigrafiche di questo livello cospirano a farlo considerare sincrono dei calcari ad Orbitoidi del Vicentino. Quanto alla /aczes, siamo anche qui in presenza di strati, formatisi in un mare poco profondo, e non lontano dalla costa; come è dimo- strato, oltre che dalla natura dei sedimenti, anche dall’ abbondanza delle Nullipore e degli Echini, appartenenti a famiglie, che prediligono fondi sabbiosi ed acque pure e battute. 2. — LANGHIANO Langhiano inferiore BRECCIA DI TRASGRESSIONE E CALCARE SPATICO DEL FRIULI. — La serie delle molasse, che in Friuli rappresenta il Miocene inferiore, si inizia con uno strato di breccia e calcare spatico, che per la sua sin- golarità stratigrafica e litologica, sarà bene considerare a parte, seb- bene, come si vedrà, la sua fauna non presenti differenze sensibili, ri- spetto a quella degli strati successivi del Friuli. Se, infatti, la trasgressione miocenica del Friuli fosse avvenuta nell’Aquitaniano, come nel Veronese e nel Trentino, si dovrebbero ri- scontrare specialmente in questi primi strati grandi affinità di fauna con gli “ strati di Schio ,,, molto più che la facies è simile: tanto simile, da aver tratto in inganno parecchi dei precedenti studiosi. Il primo strato miocenico del Friuli ha carattere di una vera breccia di trasgressione, passante superiormente a calcare spatico o a molassa calcarea o a brecciola glauconitica ; e, a volta a volta, può essere da queste rappresentato. Esso giace in discordanza sull’ Eocene nei lembi di Navarons-Pof- fabro e di Andreis, in apparente concordanza sugli stessi terreni nel Egg —- lembo di Meduno e in quello di Travesio - Forgaria. Esiste poi alla Caulana e a Pozzuolo. I caratteri litologici di questi strati sono particolarmente interes- santi. Nei casì tipici, come a Preplans e a Casasola, questa breccia contiene infatti veri blocchi e frammenti angolosi d'ogni grandezza di un’ arenaria giallo-bruna (cfr. fig. 11) che non si può esitare a ricono- scere per quella, che forma i caratteristici banchi e filaretti nella sot- toposta formazione arenaceo marnosa di tipo /lysch. È evidente che, nel suo rapido avanzarsi, il mare miocenico ha, in larghe zone di bas- sofondo, strappato ad una costa più o meno alta o al fondo stesso i materiali che lo costituivano. senza poi elaborarli, e li ha rimpastati con ciottoli di calcari e di selce, con granelli glauconiosi, con mate- riali d'origine organica. Anche dove non ce’ è discordanza (lembi esterni) tra questi strati e gli strati sottoposti, che, per quel che si sa. sembrano appartenere piuttosto all’ Eocene medio che all’ Eocene superiore, i caratteri lito- logici di quelli sono più che sufficienti a stabilire l’esistenza di un hiatus e la trasgressività del Miocene. La fauna conferma l'ipotesi che si tratti di un mare poco pro- fondo, e, sebbene un po’ scarsa, è sufficiente a trarre qualche conclu- sione cronologica. Eccone l'elenco: Carcharodon sp. Oxyrhina hastalis Ag. Odontaspis cuspulata (Ag.) 5 acutissima (Ag.) Hemipristis serra Ag. Sphyrna prisca Ag. Notidanus prinvigenius Ag. Chrysophrys cincta (Ag.) Denten ? sp. Pecten Haueri Micht. - praescabriusculus Font. n burdigaltensis Lamek. Tournali Serr. Pecten paulensis Font. Ostrea sp. ind. Echinolampas ctr. hemisphaericus Lamk. Scutella forumjuliensis nobis 5 sp. ind. Clypeaster Marinellii nobis Spatangus sp. ind. Balanus tintinnabulum L. La spongicola Brown. Briozoi vari Heteroslegina sp. ind. Lithothammnium aff. interniedium Kjelm. Fucoidi — 534 — Premetterò, sebbene sia quasi superfluo, che questa fauna ha un carattere evidentemente miocenico, e che nessun dubbio è possibile a tale riguardo. La piccola ittiofauna, così costante a questo livello, non serve ad un riferimento cronologico minuto, Il Pecten Haveri è uno dei fossili più caratteristici del calcare di Acqui e degli strati inferiori di Malta: il /, praescabriusculus segna invece, nella valle del Rodano, un livello assai costante, nella parte più alta del Langhiano; e la sua varietà portoghese, che è particolarmente affine a quella friulana, è pure di tale piano; il P. durdigalensis proviene dai livelli più bassi dei Faluns di Léognan e di Saucats; il P. Zournali rappresenta la caratteristica più saliente del Langhiano dei dintorni di Montpellier (Juvignac) e del bacino di Sommières, che io ho visitato espressamente per poter isti- tuire un confronto: e si ritrova allo stesso livello a Rosignano in Pie- monte, ma pare salga anche nell’ Elveziano. Il tipo del P. pawlensis è del Langhiano della valle del Rodano. L° Eckinolampas hemisphaericus è una delle forme più caratteristiche del Langhiano e vi comparisce fin dal livello più basso a Léognan come a Rosignano. La Scxutella forumjuliensis ha strettissime affinità con la Scutella Bonali dell’ Aqui- taniano di Bazas: ma ne differisce per vari caratteri — come la mag- giore statura, la posizione dell’ano e il più forte sviluppo dei petali — che dimostrano chiaramente un grado più avanzato di evoluzione. In conclusione, gli elementi di giudizio accennano nettamente al Langhiano piuttosto che all’Aquitaniano: non un solo elemento che in- dichi, in questa fauna, un livello più antico del Langhiano. Io ho visi- tato partitamente la bella sezione geologica di Carry-Sausset, presso le bocche del Rodano, ma neppure una specie vi ho trovato, a comune coi calcari e la breccia di trasgressione del Friuli. E si noti, che anche a Carry l’ Aquitaniano è trasgressivo (sui calcari urgoniani e sulle marne aptiane) e comincia con una breccia di trasgressione (Cap des Fèves); e che, per conseguenza, almeno in quei suoi primi strati, la facies non può essere che eguale a quella dei primi strati miocenici friulani. i ia a — 5359 — Noterò di passaggio, che anche a Léognan (' ) il Langhiano co- mincia con strati ricchi di denti di pesci. Quello che più colpisce è l'assenza delle forme più caratteristiche dell’Aquitaniano vicentino, veronese e trevigiano. Si è visto come anche nel Veneto occidentale e centrale gli elementi faunistici propri del- l’Aquitaniano non siano molto abbondanti nei primi strati miocenici, per modo che a quel riferimento cronologico mi sono deciso special. mente in grazia delle Lepidocicline e del Pecten Pasini, e in omaggio al rapporti stratigrafici col sottoposto Oligocene. Ma con le Lepidocicline si è anche visto comparire colà un grup- petto di specie proprie di questo livello, quali varie specie di C/ypeaster, la S. subrotundaeformis, il Pericosmus montevialensis ecc. che, sebbene non diffuse in altre regioni, accusano e marcano la individualità del livello stesso. Ora è degno di nota il fatto, che in questi più bassi strati del Miocene friulano nessuna di tali specie comparisce, sebbene la /uczes sia evidentemente la stessa. E siccome in Friuli manca anche l’aiuto dei rapporti stratigrafici, questi primi strati miocenici essendo trasgressivi, conviene riportarli, almeno provvisoriamente, al Langhiano, inteso come facente parte del Miocene inferiore. Quanto alla facies batimetrica, l'abbondanza di Balanus, pertinenti ad una specie usa a vivere attaccata alla roccia, che si trovano in gruppi, staccati evidentemente dall’urto delle onde alle scogliere della costa; la presenza spesso in gran copia dei Lithothamnium, il Clypeaster e le Scufella, confermano il dato, desunto dai caratteri litologici, indi- cando che questi strati debbono essersi formati molto vicino ad una costa alta, e ad una mediocre profondità. MOLASSE GRIG1O-PLUMBEE O VERDASTRE A Pecten praescabriusculus DEL FrIuLI. — Nel suo complesso, questo livello non può dirsi molto ricco (!) FaLLot. Notice relat. à une Carte géol. des envir. de Bordeaux. Bordeaux, 1895. —-. 536 — di fossili: vi sono però nel suo seno alcuni strati e alcuni punti, che presentano una fauna abbastanza numerosa e svariata. Esso sì sovrappone in concordanza alla breccia ora descritta nei lembi di Meduno, di Travesio-Forgaria e di Navarons-Poffabro. La roccia che costituisce in gran parte questo livello è una mo- lassa grigio-plambea o verdastra, per solito piuttosto tenera, ma va- riabile di durezza a seconda degli strati, e contenente spesso una specie di grosse focacce più dure, che sotto l’azione demolitrice degli agenti atmosferici, sporgono in rilievo sulle pareti denudate. La molassa della quale ha esaminato due campioni (uno di Pre- plans e l’altro di Casasola) il Prof. I. CHeLussI (') contiene calcare, che ne produce l’effervescenza a caldo e a freddo, nonchè una grande abbondanza di minerali caratteristici, come iperstene, staurolite, zircone, granato incoloro e roseo, amfibolo verde, andalusite, cianite, tormalina, biotite e muscovite. I granuli verdi opachi del campione di Preplans sono costituiti, secondo una comunicazione epistolare del prelodato pro- fessore, da orneblenda alterata in elorite o in serpentino. Alle molasse sì intercalano talora, verso l’alto, dei banchi di una brecciola 0 conglomerato a ciottoletti arrotondati, calcarei o selciosi, impastati dal solito materiale molassico verde. Questo fa ritenere che le formazioni in parola siansi depositate in mare ancora piuttosto sot- tile 0, più probabilmente, poco lontano dalla costa. Ecco l'elenco della fauna di questo livello : Pecten praescabrinsculus Font. Ostrea granensis Font. " burdigalensis Lk. si Sp. s Tournali De Serr. Anomia costata Br. psevdo-Beudanti Dep. et Rom. » ephippium var. orbiculata Br. 3 hornensis Dep. et Rom. x $ » vuguloso-striata Br. È ralentinensis Font. 7 S » pergibbosa Sacc. Josslingi Da Costa. Glycimeris Menardi Desh. ) cfr. cristatus Brn. ’sammobia Labordei var. maior Schtt. (1) CueLussi I. Nuove ricerche in roccie terziarie di sedimento. Boll. Soc. geol. ital. XXXI, 1-2, 1912, pag. 15. — 537 — Tapes vetulus Bast. Schizaster calceolus Lamb. Eutritonium nodiferum (Lk.) Brissopsis lusitanica Lor. Turritella terebralis Lk. Balanus tintinnabulum L. Dolium fasciatum Bors. Balanus spongicola Brw. Ficula cingulata Bru. Odontaspis cuspidata (Ag.) Terebratula De-Tonii nobis Chrysophrys cincta (Ag.) Airaghia Marmorae (Ag. et Des.) Questa faunetta, sebbene più scarsa, è però anche più decisamente significativa di quella del livello calcare. Notisi anzitutto la grande abbondanza dei Pecten, che prevalgono non solo come numero di specie ma anche come numero di individui, strabocchevolmente. Tutti gli altri generi sono, in confronto, vere rarità. Del significato langhiano del P. praescabriusculus ho già discorso e stimo inutile ripetermi. Il P. burdigalensis e il P. Tournali sono an- ch’essi già stati discussi a proposito della breccia di trasgressione, con la quale tutte e tre queste specie sono comuni. Il P. pseudobeudanti e il P. hornensis sono pure due specie esclusivamente langhiane, secondo DePÈRET e Romax: esse si trovano, nel bacino di Vienna, tanto al li- vello di Gauderndorf quanto a quello di Eggenburg. Il /. valentinensis è poi una specie assai rara, del Langhiano di Autichamp e di Crest nel bacino del Rodano: il P. Bonelli De Al. della pietra da Cantoni di Rosignano non è che un sinonimo di essa o, tutt'al più, una varietà. L’Airaghia Marmorae è specie dei più bassi livelli miocenici in Corsica e in Sardegna, può darsi però che salga anche nell’ Elveziano. E al- trettanto può dirsi della Brissopsis lusitanica e dello Schizaster calceolus. Le altre specie non hanno forse un grande significato cronologico : tuttavia è da notare, che tanto l’Anomia costata, quanto la Glycimeris Menardi e la Turritella terebralis sono specie frequentemente citate nel Langhiano della valle del Rodano o in quello di Vienna, o in quello d’Algeria: la Ps. Labordei è frequente a Léognan, Saucats, Cestas, come anche a Eggenburg, rara nell’ Elveziano delle stesse regioni ecc. D'accordo coi caratteri litologici, anche la fauna presenta una facies litorale: i Balanus e i frequenti fustoli carbonizzati sono là per 2 DISSI attestarlo. Tuttavia, questi elementi indicano piuttosto la vicinanza della costa, da cui i Bal/anus furono staccati, i fustoli fluitati e le ghialette trasportate, che non un mare molto sottile. Questo dev’ es- sere anzi andato assai rapidamente approfondendosi, poichè negli strati più elevati di questo livello si raccoglie una faunetta di Brissidi, in- # vece della fauna a Clipeastri e Scutelle, che in tutto il Miocene carat- terizza i depositi clastici di poca profondità e che, infatti, si trova anche in Friuli, negli strati più bassi del Miocene. La potenza del Langhiano inferiore può calcolarsi, in cifra tonda, di un centinaio di metri o poco più, nei lembi esterni del Friuli: essa deve raggiungere però i 150 o 200 metri nel lembo, più litorale, di Casasola. MoLasse A Pecten burdigalensis DEL VENETO CENTRALE E OCCIDEN- TALE. — Tanto dal punto di vista litologico quanto da quello paleon- tologico e stratigrafico, fra il primo e il secondo livello miocenico si ha nel Veneto centrale e occidentale una lenta e graduale transizione, consistente nel carattere un po’ marnoso, molassico, meno calcareo dei depositi; nella scomparsa delle Lepidocyclina e di alcune specie locali (Scutella subrotundaeformis, Ulypeaster Michelini, CI. scutum, Pericosmus montevialensis, Pecten Pasini), che possono considerarsi caratteristiche dell’Aquitaniano Veneto; nella rarità o scomparsa di alcune altre, che, pur essendo in generale abbondanti nel Langhiano di altri bacini, sem- brano, nel nostro, confinate nell’ Aquitaniano (P. Northamptoni, Phol. Puschi), mentre invece si fa più abbondante il /. durdigalensis e com- parisce il P. Zournal. Tutto ciò apparisce evidente confrontando l'elenco già trascritto per l’Aquitaniano, a proposito del Vicentino, con quello che segue : Pecten burdigalensis Lamk, Meretrir sp. z Tournali Serr. Dentulium sp. 5; Haueri Lk. Pleurotoma att. submarginata Bon. D bassanensis Oppenh. ; (Mangilia) sp. 5 Balestrai Oppenh. Cassidaria striatula Bon. — 539 — Dolium subfasciatum ? Trochocyathus laterocostatus M, Edw. Chenopus sp. Flabellum sp. Diverse di queste specie hanno un certo carattere langhiano, par- ticolarmente il P. burdigalensis e il P. bassanensis, che appartiene a un gruppo (P. hornensis) caratteristico, secondo DepérET et Roman, del Lan- ghiano. Il P. Tournali caratterizza il medesimo livello sia a Rosignano, sia nei dintorni di Montpellier e in varie parti del bacino del Rodano, sia infine nel Friuli. Cassidaria striatula si ritrova nello Sce/lier di Ottnang. Questo livello non si è peranco potuto distinguere nel Vicentino propriamente detto, ad occidente, cioè, del Bassanese: a questa regione orientale sono, d'altra parte, limitati anche gli affioramenti di terreni più recenti — elveziani e tortoniani. Non potrei però escludere in modo assoluto, che la parte più elevata dei tipici strati di Schio non rap- presenti già, anche nel Vicentino, il Langhiano inferiore. Dal punto di vista della /aczes la nostra faunetta è anche signi- ficativa, perchè con l'abbondanza delle Pleurotome, delle Cassidarie e Doliidae, dei Dentalî e con la presenza dei Coralli semplici essa dimo- stra di aver vissuto in un mare, che cominciava già a farsi piuttosto profondo; certo più profondo di quello, dove fiorirono così in abbon- danza i Clipeastroidi e i Litotamni del livello Aquitaniano. Alcune specie sono comuni, come si è detto, col Langhiano infe- riore del Friuli, ora studiato: ma anche da questo sembrano differire alquanto, dal punto di vista della /acies, evidentemente un po’ più profonda. CaLcari A Pecten praescabrivsculus £ P. incrassatus DEL VERONESE. — Come già è stato accennato, i calcari che a Verona e negli immediati dintorni della città si osservano in trasgressione sul Priaboniano. sono da me attribuiti al Langhiano. Ecco l’ elenco delle specie : Pecten praescabriusculus Ton. Pecten incrassatus Partsch. % Malvinae Dub. Ostrea cochlear Poli 5 cfr. latissimus Br. Anomia ephippium L. var. — 540 — Come si vede, questa faunetta, quando sia confrontata con le altre del Veneto, ha alcuni caratteri assai singolari, così come del tutto sin- golari sono 1 caratteri litologici di questi strati; per modo che a primo aspetto essi non somigliano ad alcuno dei depositi miocenici della re- gione, ma piuttosto alla “ pietra da cantoni ., di Rosignano e Vignale e sopra tutto a certi “ calcaires moellons , della valle del Rodano. Un esame più minuto mostra però che, dal punto di vista paleon- tologico, qualche affinità non manca anche con gli strati miocenici friulani, e precisamente con quelli che ho determinato come langhiani. Gli elementi a comune sono l’Anomia ephippium, non molto significativa, e il P. praescabriusculus, che è invece assai importante. Il Lecten praescabriusculus è infatti nel bacino del Rodano come in Portogallo, nel bacino di Vienna (ScHarrer) e nel Veneto orientale specie propria del primo piano mediterraneo, o Miocene inferiore. D'altro canto, il P. Malvinae, col nome di /ecten opercularis var. è illustrato dallo ScHarrer per Eggenburg ed è noto dal calcare di Acqui. Gli esemplari riferiti al /ecten latissimus dal FABIANI, nello stato frammen- tario in cul si trovano, non possono essere distinti da questa specie, ma, prescindendo dal fatto che la medesima è citata anche nel calcare di Rosignano, langhiano secondo i più, niente, nel materiale disponibile di Verona, mi permette di escludere che si tratti invece della Macro- chlamys Holgeri var. suleata Schaft. di Eggenburg, o della M. restitutensis Font. del più classico Langhiano francese. È invece assai probabile, che tutte e tre queste forme mioceniche — di Verona, di Eggenburg e di Rosignano, corrispondano alla forma della Dròme, che il FoxraxxEs (') considerava come una semplice mutazione ascendente del /. /atss7mus. Per attribuire gli strati di Verona all’ Elveziano l’ OppexHEI si basava principalmente sul Pectern incrassatus; ma conviene osservare, che, col vecchio nome di /. Besseri, la stessa specie è indicata dal Brives in Algeria, nel Cartenniano, che, come sì sa, corrisponde al nostro Lan- (*) Foxrannes. Sur une des causes de la variat. dans le temps des faunes malacologiques, d propos de la filiation des Pecten restitutensis et latissimus. Bull. Soc. géol. Fr. XII, 1884, pag. 357, tav. XVI. — b4l — ghiano. Varietà numerose dell’ Ostrea cochlear e dell’ Anomia ephippium sono, finalmente, comuni al livello di Eggenburg. In conclusione, la faunetta ora esaminata, data specialmente la sua scarsità, non ci porge indizi tali, che ci permettano di stabilire con tutta sicurezza, se sì tratti di Miocene medio o di Miocene infe- riore, di Elveziano cioè o di Langhiano: ma questa seconda ipotesi mi pare per lu meno altrettanto sostenibile. dal punto di vista paleonto- logico, quanto la prima. Ora essa ha il vantaggio di accordarsi assai meglio col ritmo ge- nerale dei fenomeni geologici, quali a noi lì rivela lo studio delle ri- manenti parti del Veneto. Anche in Friuli infatti il Miocene s'imizia col Langhiano e i suoi primi strati sono costituiti da una breccia di trasgressione; mentre invece l’ Elveziano, in tutta la regione, segna il principio di una prevalenza marcata dei fenomeni di riempimento, di sedimentazione; e ì sedimenti di quel periodo sono dappertutto più o meno marnosi. Fino a più ampia informazione, e non senza qualche prudente ri- serva, attribuirò dunque al Langhiano gli strati di S. Leonardo e di S. Felice di Verona. Langhiano superiore MoLASSE E ARENARIE MICACEE BRUNE CON Pecten Koheni e Lucina borealis peL FRIULI. — Questo livello, che si sovrappone in concordanza alle molasse a P. praescabriusculus nel lembo di Meduno e in quello di Travesio-Forgaria, s' inizia in qualche punto, per esempio nel lembo di Meduno, con degli strati di una marna calcarea scagliosa grigio- azzurra chiara, molto povera di fossili, ma contenente qua e là esem- plari di Pecten denudatus. Si passa poi a delle molasse verdastre o brune. micacee, talora un po’ marnose e più chiare anche di colore, contenenti un certo numero di specie assai interessanti. Le molasse, che racchiu- dono qua e là focacce selciose, più dure e sporgenti, sì induriscono a poco a poco e passano ad arenarie calcaree o a calcari arenacei gros- solani, azzurri, bruni superficialmente per alterazione, e nei quali i fos- ta sili non sì conservano, non lasciando per solito altra traccia che le loro impronte non determinabili. Questi tipi litologici non lascerebbero indovinare, di per sè stessi, se non forse per una certa abbondanza di elementi argillo-marnosi in taluni strati, la profondità assai notevole alla quale questi depositi si sono formati, a giudicarne dai fossili che contengono. Eccone la breve lista : Pecten Koheni Fuchs Terebratula De-Tonii nobis sì denudatus Reuss Schizaster sp. n Puchsi Font. Spatangus sp.? Diplodonta Sacyi Cossm. et Peyr. Loventia sp. ? Lucina borealis L. Flabellun sp. ind. Ostrea sp. Altri Coralli semplici. Dentalivn Bovei Desh. Il P. Koheni è rappresentato per solito dalle sue varietà meno ornate, più liscie, e questa è in generale una caratteristica delle specie piuttosto profonde, la quale è propria anche del /. denudatus, che denunzia notoriamente un tale facies batiale. Il Dentalium, lo Schizaster, la Zerebratula, i Coralli semplici, con la loro abbondanza, confer- mano queste deduzioni. Finalmente la Lucina bdorealis, una specie di clima piuttosto freddo, non può aver vissuto, in un'epoca indubbia- mente più calda della nostra, se non a una profondità tale, che questa elevata temperatura non la disturbasse : anche ora, del resto, è citata dal Fiscner al confine tra la zona delle Coralline e quella dei Bra- chiopodi e dei Coralli. La /acies di mare profondo in un livello compreso tra il Lan- ghiano tipico e (come vedremo or ora), l’ Elveziano, basterebbe a far sospettare nelle nostre molasse micacee una corrispondenza cronologica con lo Seller o Langhiano superiore. i E difatti il Pecten denudatus tipico, di Reuss, proviene dallo Schlier di Ottnang. Il P. Koheni conferma l'età langhiana di questi strati, trovandosi anche a Malta nel calcare a Globigerina. Il P. Fuchsi, rappresentato costantemente da esemplari più piccoli del tipo, proviene Sg dalle marne di Istres, nella valle del Rodano, attribuite appunto al Langhiano superiore, ed è citato pure nel Langhiano d’ Algeria dal Brives. La Lucina borealis è segnalata dagli autori nel Langhiano di Aquitania, sebbene si faccia meno rara nei terreni più recenti. In conclusione, magrado la grande scarsità di elementi paleonto- logici, avuto anche riguardo alla natura litologica di questi strati, che strettamente si collega con quella degli strati sottoposti, parmi accet- tabile la loro sincronizzazione col Langhiano superiore, con la riserva, che, sebbene di mare assai profondo, questi depositi, per la vicinanza della costa e per la potenza dell’ azione erosiva, che si veniva eserci- tando sulle zone finitime già emerse, sono più grossolani di quelli del vero Sc/hlier: e ciò, mentre non ha forse permesso la vita a certe specie tipicamente limicole (.Solenomya, Toropatagus ecc.). che sogliono abbondare nello ScAhZer, ha anche ostacolato d'altra parte la conserva- zione dei resti, fragili e delicati, di quelle specie, che poterono a quel- l’ambiente adattarsi più o meno bene. La potenza del Langhiano superiore è di oltre 400 m.:; quella di tutto il Langhiano resulta, così in Friuli, di circa 550 m. MARNE A CORALLI SEMPLICI E CALCARI MARNOSI A Zucina borealis E Aturia Aturi veL VENETO CENTRALE. — Anche nel Veneto centrale la profondità del mare dovette tendere ad aumentare nel livello più ele- vato del Langhiano : nel quale troviamo quasi dappertutto marne e, più in alto, calcari marnosi. Nel lembo pedemontano bellunese. eviden- temente più vicino a costa, a questi sedimenti s'intercala un orizzonte sabbioso — l’arenaria da mole: questo fatto sì spiega però piuttosto con la considerazione di circostanze locali. che con una diminuita profondità. I resti organici delle Arenarie di Bolzano appartengono infatti a grossi Teleostei, Squali, Talassoterî, insieme a non frequenti avanzi di Cheloni, rarissimi frammenti di Mammiferi terrestri (dente di 7'eleo- ceras), strobili, fustoli ed altri resti vegetali. Tutto ciò non dà l’impres- sione di un deposito di spiaggia sottile — dove i grossi cetacei e i - bAA — grossi pesci si avventurano mal volentieri, e dove in generale abbon- dano ricche faune malacologiche : ma di un deposito di largo e pro- fondo estuario, dove un corso d’acqua importante trascinava con le sue piene rapinose materiali relativamente grossolani, come sono le sabbie, insieme a zattere di vegetali, (nelle quali potevano rimanere impigliati per qualche tempo i Cheloni) e resti organici di ogni sorta, che risve- gliavano l'avidità di una folla di voraci predoni del mare. Malgrado la presenza di avanzi di origine continentale, le arenarie da mola si sono dunque depositate a parer mio in un mare relativamente piuttosto profondo, sebbene non lungi da una costa, e presso lo sbocco di un corso d’acqua importante. Esse si trovano infatti intercalate tra marne a Coralli semplici e un banco ricco di Pecten lisci e di Ostrea cfr. cochlear, che forma la base del calcare marnoso a fossili calcinati e compressi, essi pure di facies piuttosto batiale che litorale (Lina langhiana ecc.). Tale carattere si accentua anche di più nel lembo pedemontano, evidentemente più lontano da costa, e nel quale ogni accenno a inter- calazioni sabbiose manca e abbondano Cirripedi batiali (Sca/pellum), Co- ralli semplici, Doldae, Cassididae, Pleurotomidae Lucinidae, Pecten lisci, Cefalopodi (fra cui l'Aturia Aturi) come nello Schker. Ecco ora l'elenco della fauna di questo livello : ho contrassegnato con asterisco (*) le specie dell’arenaria di Bolzano, per distinguerle da quelle delle marne e calcari marnosi. Aturia Aturi (Bast.) Nautilus sp. r. Lucina borealis L. cc. 4 callipterye Tourn. cc. ;) Hoernea Desmoul. r. n elliptica Bors, t. Diplodonta Sacyi Cossm. et Peyr. f. Cytherea sp. f. Pecten atf. burdigalensis Lk. r. Pecten sp. f. eo denudatus Reuss f. Lima langhiana Sacco r. Donax sp. Ostrea cfr. cochlear Poli Cassidea Hoernesi Sacco var. f. È ctr. miolaevigata Sacco f. Ficula condita Brngn. f. Terebra neglecta Micht. r. Pleurotoma (Daphnella) hispidula (Jan.) r. Dujardini Desh. r. * Nucula sp. rr. Arca diluvit L. cc. Pecten praescabriusculus Font. rr. : cristatus Brn. r. Ostrea frrondosa Serr. rr. Terebra Basteroti (Nyst.) rr. Genotia ranosa (Bast.) rr. Oligotoina cfr. Haeckeli Hoern. rr. Dolichotona cataphracta Brocchi rr. Conus Dujardini Desh. rr. Ancilla obsoleta Br. rr. Ficula condita (Brngn.) rr. Chenopus utlingerianus Risso f, Dolium fasciatum Bors. r. Uassidea miolaevigata Sacco L. r. Natica millepunctata Lk. ce. A subimammillaris D' Orb. r. Tugqurium sp. rr. Spatangus corsicus Des. r. Schizaster sp. rr. Brissopsis sp. rr. Ditrupa sp. Ciò che subito colpisce in questa faunetta è la grande prevalenza dei Lamellibranchi, la quale apparisce anche più soverchiante, quando — 548 — sì sappia che a parte la Natica millepunctata, che è assai comune, le altre specie di Gasteropodi sono rappresentate da esemplari rarissimi od unici, e quasi esclusivamente in quelle due o tre località speciali di cui ho sopra fatto cenno. Questa preponderanza dei Lamellibranchi e il carattere di talune specie (Pecc/iola argentea) accenna, a parer mio, ad una profondità di mare tuttora rilevante, sebbene indubbiamente minore di quella, che doveva aversi sullo scorcio del periodo precedente, caratterizzato dalla abbondanza di un tipo faunistico del tutto speciale, che negli strati ora in esame è ormai scomparso, ad eccezione dei Pecten lisci, rappre- sentati qui da rari esemplari del /. crestatus. Nella lista sono contrassegnate con un asterisco (*) quelle specie, che, con la V. Dujardini, appariscono a questo livello nella zona presa in anticlinale : esse denotano infatti una maggiore profondità di mare (Brissopsis, Nucula) e soprattutto una maggiore finezza di sedimenti (Zellina, Donax), che effettivamente si riscontra in quella zona, e che sì spiega agevolmente con la sua maggior distanza dal lido. Si esamini ora questa faunula dal punto di vista cronologico. Vi sì troverà un numero relativamente considerevole di specie di tipo re- cente, note cioè nell’ Elveziano, ma passanti anche nel Pliocene e ma- gari anche nei mari attuali; sono la Pecchiolta argentea, la Corbula gibba, la Venus multilamella, V Isocardia cor, V Arca diluvi, il P. cri- status, V O. frondosa, la Natica millepunetata. Parecchie altre hanno un carattere più decisamente miocenico e particolarmente elveziano. Così la Venus Dujardini è tipicamente elveziana tanto nel bacino di Vienna, quanto in quello della Loira e in quello d’Aquitania ; la JM. taurorugosa è una specie interessante di tale livello nella Collina di To- rino: Dosinia eroleta abbonda tanto nel bacino della Loira quanto in quello d’ Aquitania, al livello di Salles; la Genotia ramosa, langhiana in Aquitania, è frequente nel bacino di Vienna al livello di Grund e nell’ Elveziano dei Colli torinesi; anche la 7. Basteroti, mentre è molto comune nell’ Elveziano, è rara assai nel Tortoniano dei Colli torinesi. La Natica submammillaris è frequentissima nell’ Elveziano, rarissima 549 — nel Tortoniano del bacino piemontese. Finalmente il Conus Dujardini è tipicamente Elveziano. Di fronte a questo forte gruppo di specie, che indicano tutte una età elveziana o più recente, stanno due specie rare; la L. callipterye generalmente langhiana in Aquitania come nel Veneto, ma che pare sopravviva anche nell’ Elveziano ; e il /. praescabrivsculus, che accen- nerebbe ad una età alquanto più antica dell’ Elveziano. Si è visto come il P. praescabriuseulus abbondìi nel Langhiano del Friuli: non si durerà troppa fatica ad ammettere che la specie, rap- presentata da rari individui (ne posseggo uno solo!) abbia potuto so- provvivere fino all’ Elveziano. Quanto alla Lucina Dujardini, che sa- rebbe (se non sì vogliano accettare le idee del Sacco) uno dei fossili dello Sc//er, il suo tipo proviene veramente dall’ Elveziano di Turenna. Comunque si tratta di un p/ylum molto poco variabile dall’ Aquita- niano (Aquitania) all’attualità (Lucia lactea) ; essa non ha quindi, cero- nologicamente, un gran valore. Da tali considerazioni resulta a parer mio la pertinenza di questo livello con Venus Dujardini al Miocene medio di /acies elveziana : ed è strano che l’ OppexHEIM, prendendo la V. Dujardini, per la C. incrassata e la /socardia cor per l I subtransversa, abbia creduto di poter assi- milare questo livello al Langhiano, molto più che il TeLLINI già ]' aveva correttamente attribuito all’ Elveziano. In Friuli la potenza di questo livello si può calcolare tra 450 e 500 m. MARNE E MARNE ARENACEE AD Arca diluvii DEL VENETO CENTRALE E OCCIDENTALE. — Con una sorprendente corrispondenza, con quanto si verifica in Friuli, ai calcari ed arenarie con Zucina borealis succede anche nel Trevigiano e nel Bellunese un orizzonte marnoso, talora molassico, bruno, con una fauna povera ma diffusa. Malauguratamente essa è qui meno copiosa che in Friuli, e le denudazioni da un lato, i ricuoprimenti alluvionali e morenici dall'altro rendono spesso disage- vole lo studio di questi strati. 2 AE A questo livello si raccolgono le seguenti specie : Arca diluvii L. c. Tellina sp. Isocardia cor L. f. Donax sp. Corbula sp. r. Nautica millepunctuta Lk. f. Cardita sp. rr. Brissopsis sp. rr. L'abbondanza delle Bivalvi che pure caratterizza questo livello in Friuli, credo sia connessa con la natura sottile, limacciosa del deposito e con la sua relativa profondità; la quale è però indubbiamente mi- nore, che nel livello precedente. Le specie sono di tipo recente, e mentre mi sembrano sufficienti a far ritenere che non siamo ormai più nel Langhiano, non bastano certo a caratterizzare da sole l’Elveziano. Esse ci permettono però di sincronizzare questo livello con quello che appare con identici caratteri, in posizione analoga, in Friuli, e del quale l’età resulta sicuramente provata. Come si è detto questa formazione marnosa, assai estesa nel Ve- neto orientale e centrale, si continua per breve tratto anche sulla destra del Brenta, dove, a C. Michieli, presso Bassano. tra Col del Grado e Cava Brocchi, vi sono aperte delle cave per la fabbricazione di laterizi. Ivi nelle marne raccolsi Arca diluvi con altre Bivalvi mal conservate, e MNodosaria. Nei lembi interni della Valsugana ritengo si possano considerare come corrispondenti a questo livello le marne a /socardia e Venus di Val Coalba, la cui ganga apparve all’ HoerxnEs diversa da quella dei fossili più tipicamente tortoniani. Si vede dunque, come in tutto il Veneto gli strati basali del Mio- cene medio siano rappresentati da marne a Bivalvi, distinte almeno come facies dalle marne sabbiose a Gasteropodi, del Tortoniano. — 551 — 2. — TORTONIANO Tortoniano inferiore MoLassE E SABBIE GRIGIE A Ancilla glandiformis DeL FRIULI. -— Nella grande, monotona uniformità litologica delle formazioni mioce- niche friulane, dove le molasse hanno così grande prevalenza, non è facile dare per ogni livello delle caratteristiche litologiche d’impor- tanza. Tuttavia, chi abbia qualche pratica di tali formazioni riconosce a colpo d’ occhio le molasse più o meno glauconiose del Miocene infe- riore, da quelle un poco marnose dell’ Elveziano e da quelle pure mar- nose, ma più arenacee e più calcaree, che contengono l’ Ancilla glandi- formis. I fossili stessi, fragilissimi e per solito non detormati, sono assai facili a distinguere in base al loro modo di conservazione. Queste ultime molasse appaiono più chiare, più azzurre delle altre e sono, come dicevo, più ricche di carbonato di calcio. Dall'esame di due campioni, effettuato dal UÒeLussI ('), uno di Maraldi (Mas) presso Meduno, l’altro di Madonna del Zucco, resulta che questa molassa è molto effervescente a caldo e a freddo e contiene una percentuale molto piccola di minerali pesanti. La parte leggera è costituita da calcite, dolomite, quarzo, feldspati, con qualche granulo di serpentino e di clorite: dei minerali pesanti abbondano, relativamente, granato roseo e incoloro, zircone, epidoto e zoisite, staurolite e tormalina, biotite e muscovite : sono rari il ru- tilo e la lawsonite (?). Nell’ esemplare di Maraldi il CHeLussi ha tro- vato anche un poco di cianite, in quello di Madonna del Zucco qual. che granulo di orneblenda verde, di anfibolo azzurro (forse riebeckite), andalusite e cloritoide. In quest’ ultimo campione la cementazione è quasi nulla. Il confronto fra i due campioni è interessante, perchè quello di Maraldi appartiene agli strati più vicini alla montagna, e quindi pre- (') CÙeLussi I. L. cit. sumibilmente, all'antica costa, quello di Madonna del Zucco agli strati formanti la gamba meridionale della piccola anticlinale miocenica, cioè al più lontani dall’ antica costa. Tuttavia non sembra che la distanza e sopratutto la profondità fossero tali, da impedire od ostacolare sen- sibilmente il trasporto di materiali pesanti: solo si osserva nel secondo una minore cementazione. In qualche punto, come ad esempio, al Molino Mostacins, alla Ma- donna del Zucco ecc., le molasse ad Anclla glandiformis sì intercalano con qualche strato di conglomerato calcareo ad Ostrea crassissima ana- logo a quello del livello successivo. Un tal fatto non deve essere interpetrato nel senso di ammettere che in questa zona, che era la più lontana della costa, la deposizione dei conglomerati sia incominciata prima che nella zona costiera, ciò che sarebbe assurdo; sì bene conviene ritenere, che nella zona più al largo si ebbe una maggiore persistenza di sedimentazione sottile, anche dopo un primo trasporto di ciottoli; mentre più vicino a costa la de- posizione dei ciottoli, dopo iniziatasi, sì produsse poi quasi ininterrot- tamente. Ma prima di occuparci della /aczes batimetrica cui queste forma- zioni corrispondono, vediamo nel suo complesso la fauna che esse con- tengono e il suo significato dal punto di vista cronologico. Ne do la lista alla pagina seguente. E | ZONA | ZONA | ‘interna | media |esterna linterna| media esterna| | 5 | | Terebra modesta Trist. . . f e fi Natica millepunetata Lk. te e GORI È cingulata For. . . + n 5; Josephinia Risso . . .|| ec | f fi | » meglecta Micht. . . .| r 50,» redampta Micht. ra | " Algarbiorum Da Costa | r r Oxrystele rotellaris (Micht.) IE r 5 Scarabellii Dod. . + È r Ormastralium fimbriatum (Bors.) || rr 5; etr. acuminata Bors. si f | Drillia pustulata Br. . . + r do ci | Clavatula asperulata Lamk. iù ni Ti Pholadomya alpina Math. rr | 5 Calcarae Bell. mr APLCGORSPIMRO MT r | Lom: calcarata (Grat.) r f Corbula carinata Duj ce f lì I stazzamensis Bell. di f gibba Olivi e | » Jouanneti (Desm.) P ti Glycimeris Menardi Desh. | r r 3 agathensis (Bell.) rr si Faujasi Men. r È Schreibersi (Hoern.) r Solenocurtus antiquatus mut. È Aradasi Bell. rr miocaenica Cossm. et Peyr. i Conus Berghausi Micht. ce Cesmionce Mactra subtruncata Da Costa |rr | n» pyruloides Dod. . . e e f Lutraria oblonga Chemn. f LI | x betulinoides Lk. . r LA e) 108, 6 sanna Bast. . rr | * clavatusikibs vi > + il rv Cardilia Deshayesi Hoern. i | 20 PA subacuminatus D° Orb. || ce f hi Tellina planata L. Te ca Bronni Micht. . . ce ce ee 5 compressa Br. f r | IRIASTESEST I OSO Rn r r Arcopagia corbis (Brown) . vr | Cancellaria Doderleini May. r r r Tapes vetulus Bast. r 5 inermis Pusch. . . rr Wertusagigasiliatat ani x Ancilla glandiformis (Lk.) . ce ce ce ih plicata Gmel. f | Athleta rarispina Lk. . . - r È multilamella (Lk.) 1a | Mitra suballigata Bell. . . . r Meretriv itulica Detr. tf | Pi goniophora Bell. . rr ele islandicoides (Lk.) r r | Tudicla rusticula (Bast.) . r r Isocardia cor L. r 30 Cyllene ancillariaeformis(Grat.) rr Cardium Kunstleri Cossm. et Tritonidea ersculpta (Duj.) . | r Peyr. . : tea; Cassidea miolaevigata Sacco . r e ch ni danubianum May. INI | Dolium subfusciautum Sacco. . EP 53 aculeatum L. r | | Latrunculus derivatus (Bell.) . fi r sa Lucina columbella Lk. . . . ; 0000 Nassa acrostyla Tourn. . . . r r Cardita Jouanneti Bast. ee LE e » SchoenniHoern.et Auing. Hi hi Nucula Mayeri Hoern. È CIA | MMivadensis Cartech fi. . rr Ledafragilisvar. deltoidea(Risso)| rr | l'icula condita (Brngn.) . . . e e ni Area diluvii L. mr IR St Cerithium dertonense May. . | 30 a Fichteli Desh. | t | r r Malt procrenatum Sacco . | EE Mytilus fuscus Hoern. CORI Potamides bidentatus (Dèfr.) hi e r 5 ctr. aquitanicus May. Mei Tuba Bellardii (D’Orb.).. . . r rr Anomia Hoernesi For. r r Protoma mutabilis (Sow.) st si PIMMNANPECIRAAIOE RO I D | sia rotoferan(Gk) vete. | corna |Mece ce Avicula phalaenacea Lk. | anenssi | Turritella dertonensis May. . r Pecten sp. ind. . | rr | | pa subarchimedis var. der- Ostrea crassissima Lk. . . . .| f | tonatior Sacco. . tf Si frondosa Serr. . . E | | Tugurium sp. ind. rr Erogyra miotaurinensis Sacco mr | | le Spe È veramente quasi superfluo spendere molte parole a dimostrare la somiglianza di composizione di questa fivuna con quelle tortoniane classiche di Sant'Agata, di Cabrières, di Gainfahrn, di Cacella. Non solo vi sì ritrovano le specie più caratteristiche (AncMla glandiformis, l’erebra modesta, Clavatula asperulata, Latrunculus derivatus, Protoma roti- fera, Oxystele rotellaris, Cardita Jouanneti ecc.), che con la loro frequenza danno un carattere spiccato alla fauna stessa; ma tutte, si può dire, le specie ora indicate sono proprie del Tortoniano o per lo meno si trovano anche nel Tortoniano. Quello che però conviene far rilevare è il fatto, che parecchie specie comuni a tutto o a gran parte del Miocene, sono qui rappre- sentate dalie loro varietà o mutazioni tortoniane : così è della Z'erebra modesta, rappresentativa tortoniana della 7. /uscata, così del Conus Bronni, mutazione tortoniana del C. Dujardim elveziano ; l Ancilla glandiformis assume sempre quelle forme a spira dilatata, crassa, cal- losa (var. dertocallosa Sacco), che sono appunto proprie del T'ortoniano: l’Oxystele rotellaris corrisponde alla elveziana O. Amedii ; 1 Ormastra- lium fimbriatum può considerarsi il rappresentativo tortoniano dell’ el- veziano O. carinatum ; Cerithium dertonense è specie a facies spiccata- mente tortoniana e così via. Tutte queste mutazioni o varietà differiscono dalle loro rappre- sentative elveziane per una maggiore crassezza della conchiglia; le ornamentazioni generalmente si fanno più grosse, i granuli tendono 4 sparire e divengono informi e grossolani e le conchiglie si ispessi- scono ; un fatto analogo sì verifica anche nell’Ostrea crassissima, che nel- Tortoniano assume uno spessore di conchiglia quasi mostruoso. Questo fenomeno del resto, era stato già posto in evidenza da altri e parti- colarmente dal Manxzowi e dal Sacco (1). Trattandosi di un fenomeno che affetta contemporaneamente specie appartenenti a generi, a famiglie, ad ordini diversi, mì pare indubita- (1) Manzoxni A. Della fauna mar. di due lembi miocen. dell’ It. sett. L. e. — Sacco F. I moll. dei terr. terz. del Piem. e della Liguria, Considerazioni generali. Torino, 1904. bile che la spiegazione debba ricercarsi, in sostanza, nelle condizioni di ambiente. È noto, come una delle condizioni, che maggiormente fa- cilitano la secrezione del carbonato di calcio per opera degli organismi marini, sia la elevata temperatura ; tanto che le stesse specie, che in acque calie presentano una conchiglia normalmente sviluppata, nei mari freddi e a notevoli profondità hanno invece spesso conchiglia fra- gile e delicata. Se la selezione di una caratteristica fauna di scogliera con scheletri resistenti agli urti del moto ondoso ha potuto aver luogo, sì è appunto in grazia dell’ habitat tropicale dei Coralli costruttori e degli organismi che sogliono con essi convivere. Se il ravvicinamento di questi due fenomeni, in sè stessi innega- bili, resultasse giustificato, il Tortoniano verrebbe ad individualizzarsi come un piano distinto dall’ Elveziano, e caratterizzato da un clima più caldo, e le varietà tortoniane assumerebbero il valore di vere mu- tazioni. Ma per ora non si tratta che di pura ipotesi. La grande prevalenza dei Gasteropodi nella fauna che stiamo esa- minando sarebbe per certi autori indizio di una facies piuttosto pro- fonda: ma essa è caratteristica di molti depositi coevi: anzi, tra questi, il Tortoniano friulano sembra rappresentare un deposito di acqua piuttosto sottile. Il CortREAt (') ha stabilito recentemente un interessantissimo parallelo tra la fauna delle marne di Cabrières e quelle di alcune località tortoniane del bacino di Vienna: Gainfahrn, Voslau, Baden: dimostrando che i Molluschi di quest’ ultima celebre località indicano per essa una /acies batiale, più profonda, mentre la malacofauna di Cabrières, come quella di Gainfahrn che le somiglia mol- tissimo, accennano ad una facies neritica. Ora in complesso la nostra fauna sì avvicina pure a quella di queste due ultime località assal più che a quella di Baden, nella quale prevalgono ancora di più i Gaste- ropodi (86 °/ invece di 57 °/) e mancano i grandi Pelecipodiì : Cardita, Cardium, Meretrix, la Corbula carinata, la Lutraria oblonga. la Venus (!) CorrrEAU J. Les Argiles de Baden et les marnes de Cabrières d' Aigues. Bull. Soc. géol. Fr. (4) X, 1910, pag. 541. -—— 556 — plicata, la C. Jouanneti, e con questi, la Natica redempta e la N. Jo- sephimia. Un'ultima ricerca resta però da fare in questo argomento. Nella lista sopra riportata trovansi elencate le specie di tutte le località del Tortoniano marino del Friuli: ma questo, nel lembo di Travesio-For- garia comparisce come si è visto (cfr. tav. XVI) in tre zone parallele, a causa di una piccola piega anticlinale, che ne riporta a giorno gli strati. Ora queste zone più esterne, evidentemente più lontane dall’an- tica costiera, debbono contenere elementi faunistici diversi, e tali che possano illuminarci sopra una eventuale differenza di facies batimetrica, Ed infatti dall’ esame complessivo della distribuzione di queste specie nelle tre diverse zone risulta subito, che i Lamellibranchi sono quasi esclusivamente confinati nella zona più vicina alla costa: quivi essi raggiungono il 52 °/, della fauna totale (Cabrières 44%: Voslau, Tegel sup. 36 ‘/); mentre nella zona Molevana - Costabeorchia scen- dono al 24 °/, (Gainfahrn 25 %) e in quella, anche più esterna, Ma- donna del Zucco - Pinzano, al 16 °/ (Baden 12°; Voslau, Tegel in- ferlore 9 ‘/o). Così, per quanto si può desumere dalla composizione generale della fauna macologica, la zona più litorale del Friuli, si rassomiglie- rebbe come /ucies, a Cabrières e al Tegel snperiore di Voslau, la zona media corrisponderebbe a Gainfahrn, quella più al largo tenderebbe ad avvicinarsi a Baden e al Tegel inferiore. Lo studio del grado di frequenza (') delle singole specie nelle varie zone tende a confermare questi resultati, i Lamellibranchi essendo in generale più comuni nella zona interna, i Gasteropodi in quella esterna. Tra le specie proprie esclusivamente della zona più litorale tro- viamo: Conus clavatus comune a Gainfahrn e a Cabrières ma ignoto a Baden, Mitra goniophora (specie rarissima), Z'urritella subarchimedis var {}) Non faccia meraviglia di vedere, che il grado di frequenza indicato per le varie specie nell’ elenco a pag. 553 e negli altri elenchi del presente capitolo resulta in certi casi diverso, da quello indicato per le stesse specie negli elenchi parziali del capitolo I. Là l’indicazione sì riferisce alle singole località, qui invece alle singole zone, nelle quali le località sono state aggruppate. DI — ot dertonatior e parecchie Bivalvi: Cardilia Deshayesi, T'apes vetulus, Me- retrix italica (comune a Cabrières e mancante a Baden), /socardia cor, Lucina columbella, i Cardium, i Mytilus, la Pinna pectinata, la Arvicula phalaenacea, la Nucula Mayeri, la Leda fragilis e tinalmente |’ Ostrea frondosa, che è un sinonimo della O. digitalina di Cabrières e di Gainfahrn. Alcune 7'erebra, Oxystele rotellaris, e certe specie rare, come Can- cellaria inermis, Athleta rarispina, Mitra suballigata, Cyllene ancillariae- formis, Tritonidea exsculpta, Turritella dertonensis, certe Clavatula, sem- brano invece legate ad una profondità di mare alquanto maggiore 0, piuttosto, ad un fondo più sottile. Quest’ ultima riserva mi sembra opportuna, poichè, in realtà, io credo che le indicate differenze si esplichino, dal punto di vista bati- metrico, in un campo abbastanza ristretto, sempre, forse, entro i limiti della cosidetta zona litorale e delle laminarie (0-27 m.). Conus, Tere- bra, Natica, che con le loro: specie formano oltre '/; della fauna della zona più al largo, in Friuli, sono generi che nei mari caldi di oggidì vivono appunto nella zona litorale, //eurotoma, Drillia, Mitra apparten- gono invece preferibilmente alla zona delle Laminarie ‘DÌ I resultati dell'esame litologico, dimostrando l’esistenza di mine- rali pesanti — sebbene rari — anche nella regione al largo, mi con- fermano in questa opinione. Ora, se si ricordi che questa regione più al largo dista attualmente da quella più interna, da me considerata come costiera, circa 3 Km., e che, tenuto conto del ripiegamento subìto dagli strati, essa doveva in origine distare da quella almeno 6 o 7 Km., ne resulta, che i de- positi del Tortoniano si sono effettuati in Friuli lungo una spiaggia mel- mosa poco profonda, con pendio leggerissimo, analoga cioè a quella attuale del Lido di Venezia (?). In Friuli questo livello ha, in media, una potenza di oltre 200 m. (!) Fischer. Manuel de Conchyl., pag 183. ®) Per dare un'idea dell'ordine di grandezza di questa inclinazione, dirò che al Lido essa S I oscilla tra il 2 e il 4 per mille. — 558 — MARNE ARENACEE AD Ancilla glandiformis e Conus Bronni DeL Ve- NETO CENTRALE. — Come in Friuli, così anche nel Veneto centrale e nella Valsugana questo livello è senza dubbio quello che presenta una facies litologica e paleontologica più costante, e che meglio di ogni altro può servire, nei casi dubbi, come punto di riferimento. Si tratta di depositi fangosi, argilloso-arenacei, dove |’ argilla è sempre più o meno grossolana e si fa in generale più grossolana e più mista di sabbia negli strati più elevati, dove alterna spesso con puddinghe calcaree. Per la loro estensione veramente enorme, essi appaiono in rapporto non con un episodio locale, ma con un fenomeno generale, come quello dell’avanzarsi di una serie di delta sottomarini. Le intercalazioni conglomeratiche avvengono gradatamente: la marna arenacea passa a molassa; questa comincia a contenere qua e là ciottolini calcarei della grossezza di piselli o di chicchi di riso, sparsi nella massa; poi questi si fanno più frequenti, talora più grossi, come nocciole o come uova, e si passa così alle puddinghe calcaree. Anche la fauna è una fauna a Gasteropodi, di tipo litorale o sub- litorale, corrispondendo qui come in Friuli ad una zona di mare poco profondo. La fauna è così costituita : Drillia pustulata Br. r. Natica millepunctata Lk. c. Conus Berghausi Micht. f. 3; catena Da Costa r. s pyruloides Dod. £. Solenocurtus sp. 5 Bronni Micht. c. Donar sp. clavatus Lk. r. Venus multilamella (Lk.) £. A subacunvnatus D’ Orb. r. Cardivnm danubianum May. r. Ancilla glandiformis (Lamk ) f. Arca diluvii L. f. Ficula condita (Brgn.) c. Anomia Hoewrnesi For. c. Protoma rotifera (Lamk.) cc. Arvicula sp. = mutabilis (Sow.) f. Pinna pectinata L. c. Turritella vindobonensis Partsch f. Ostrea sp. f. subarchimedis var. dertona- Flabellum sp. rr. tior Sacco c. Brissopsis Dainellit nobis tf. > dertonensis May. f. d'a CA And besili -=R59 L'età tortoniana di questa faunetta, il cui carattere saliente è dato, per il numero delle specie e sopratutto per il numero d'’individui, dai Gasteropodi, è fuori di dubbio. La maggior parte delle specie. come l’ Ancilla glandiformis, il Conus Bronni, il C. pyruloides, la Pr. mutabilis e la Pr. rotifera, la Drillia pustulata, le Turritelle, VV Anomia Hoernesi ecc. sono le forme più comuni, più banali, più caratteristiche del Tortoniano di Tortona, di Monte Gibio, di Pupogna, di Gainfahren, di Cabrières, di Cacella. Come si vede, pur presentando una notevole ricchezza di Gaste- ropodi, la nostra faunetta conta una percentuale assai elevata di Pele- cipodi: un tale carattere è stato posto dal CortREAU in rapporto con la profondità, da me sopratutto con la maggiore vicinanza della costa, come si è visto trattando degli strati di questo stesso livello in Friuli. Lo stesso tipo di fauna della zona delle Zostere e delle Laminarie ha pure la faunetta tortoniana del Trevigiano : come pure quella ana- loga della Valsugana, nè deve far meraviglia di trovarvi rari esem- plari di F/abellum e, accantonate qua e là in certi livelli più marnosi, abbondanti Brissopsis. Le limitazioni, in natura, non sono mai così rigo- rose, come per artificio noi le immaginiamo ; d'altra parte le ricerche del Marion (') nel golfo di Marsiglia dimostrano, come organismi abi- tualmente propri di acque profonde, — tra i quali appunto anche Bris- sopsis — sì adattino assai facilmente a vivere a minore profondità, quando in qualche tranquillo e riparato seno di mare incontrino un fondo di sottile fango, quale è quello che prediligono e che sono abituati a trovare, ordinariamente, in plaghe di mare più profonde. In accordo coi caratteri litologici, la fauna esaminata rivela dunque. che la regione prealpina veneta rappresentava nel Tortoniano inferiore una spiaggia bassa ed ampia, che andava man mano estendendosi e guadagnando spazio sul mare. Con la fine del Tortoniano, dopo un periodo di transizione, assisteremo all'evento di una fase continentale. (1) Marion A. F. Esquisse d'une topographie Zool. du Golfe de Marseille. Ann. Mus. Hist. Nat. Marseille. Zool., I. Marseille, 1893. — Considerations sur les faunes profondes de la Méditer- ranee. Ibidem. Tortoniano superiore CONGLOMERATI CALCAREI A Ostrea gingensis CON INTERCALAZIONI DI SABBIE E MOLASSE A Cerethium rubiginosum E FAUNA MISTA NEL FRIULI. — Al di sopra delle molasse a fauna marina di Gasteropodi prima studiata, si trova, tanto nel lembo di Meduno quanto in quello di Travesio-Forgaria ed anche, probabilmente, a Osoppo, un grosso spes- sore di conglomerati calcarei costituiti da ciottoli avellanari e pugillari di dolomia e di calcari diversi, tra i quali il Priroxa, il TARAMELLI ed il FUTTERER ne citano ripetutamente di calcare ippuritico. In qualche punto, e specialmente nella parte più esterna del lembo di Travesio-Forgaria, alcuni banchi di conglomerati simili alter- nano in mezzo alle molasse ad Ancilla glandiformis, ma il loro mag- giore sviluppo si ha al di sopra di queste ed in concordanza con esse. I conglomerati sono solo saltuariamente e raramente fossiliferi ; pure localmente contengono, talora anche in abbondanza, valve gigan- tesche di Ostrea crassissima, Ostrea gingensis, Ostrea lamellosa, il cuì significato miocenico non è dubbio. In mezzo ai conglomerati vengono qua e là (Castelnovo, Ponte di Flagogna, M. Molime, R. Bumacol) ad intercalarsi lenti sabbiose, molassiche, più o meno grossolane, talora anche argillose, con traccie di lignite e con una faunetta interessante. Eccone l'elenco : Terebra modesta Trist. Cerithinm vubiginosun Eichw. Conus Berghausi Micht. Potamides bidentatus (Defr.) n Bronni Micht. Melanopsis ctr. impressa Krauss DI pyruloides Dod. Natica Josephinia Risso. Ancilla glandiformis (Lamk.) 2: redempta Micht. Ficula condita (Brngn.) Cassidula aff. umbilicata Desh. Clavatnla ziezac nobis Tellina planata L. ? Nassa Schoenni Hoern. et Auing. Cyrena Roberti-Douviller nobis È acrostyla Fisch. et Tourn. Solenocurtus antiguatus var. muioce- Eutima lactea D' Orb. nica Cossm. et Peyr. Ptycheulimella pyranridata (Desh)? Venus tauroverrucosa Sacco Venus Amideit De Stef. Anonia Hoernesi For. Dosinia orbicularis (Ag.) Lo ephippium L. 5 eroleta Ag. Ostrea crassissima Lk. Lucina incrassata May. AI gingensis (Schloth.) se divaricata (L.) hi lamellosa Br. Cardium sp. n edulis L. Myftilus sp. Hyomoschus crassus Lart. In questo complesso di specie possono distinguersi a primo colpo due gruppi ben distinti. Alcune sono le specie più comuni del livello precedente (Zerebra modesta, Conus Berghausi, C. Bronni, Ancilla glan- diformis, Ficula condita, Natica Josephinia, N. redempta, Solenocurtus antiquatus, Tellina planata, Anomia Hoernesi) che persistono anche in questo, dimostrando la perfetta continuità della sedimentazione e unità cronologica di livello ; ed è a notare che quasi tutte coteste specie sono, se non esclusive, proprie anche di quella zona del Tortoniano marino, che ho sopra chiamato costiera. Un secondo gruppetto è caratteristico o quasi caratteristico di questo livello e ne accentua molto la /aczes litorale. Vi appartengono Ceritlium rubiginosum, una specie del Sarma- tiano tipico, Potamides bidentatus (che nei depositi del livello precedente è raro e sì fa qui comunissimo), Cassidula sp., Melanopsis cfr. impressa, Eulima lactea, Ptycheulimella cfr. pyramidata, la interessante Clavatula ziczac, strettamente esclusiva di questo livello, un piccolo Cardiun, una Cyrena, Venus tauroverrucosa, V. Amideti, Dosinia orbicularis, Lucina bel- lardiana, L. divaricata, Mytilus sp. e infine le Ostrea, che anche nel livello inferiore sono in generale legate alle intercalazioni conglomeratiche. Ora, mentre il primo gruppetto di specie fornisce buoni dati cro- nologici permettendoci di stabilire, come dicevo, che i conglomerati ad Ostrea e le intercalazioni che essi racchiudono non possono sostanzial- mente separarsi dal livello immediatamente inferiore a fauna tortoniana ; il secondo gruppo ha invece un alto interesse dal punto di vista del- l’ambiente, mostrando le specie che lo compongono un carattere sal- mastro (Potamides, Cyrena, Cerithium) o strettamente litorale : vi abbon- dano le Bivalvi, che raggiungono in questo complesso faunistico il 50 —_l'569 per cento e appartengono a generi specialmente propri di acque molto basse e di rive fangose (Solenocurtus, Tellina, Dosinia, Mytilus). Le Ostrea del tipo della crassissima possono essere, come già stabiliva il Fox- TANNES ('), di mare pochissimo profondo. Particolarmente interessante è la Cassidula cfr. umbilicata Desh., un Auriculide che doveva frequen- tare come tutti i suoi affini la parte superiore, intercotidiale, della zona litorale, gli stagni salati costieri, la zona delle mangrovie. Anche la mescolanza di forme d’acqua dolce (Melanopsis, Cyrena) e il ritrovamento di una mascella di Tragulide, l’H/yomoschus crassus, che per analogia col suo unico congenere attuale, vivente nell’ Africa occidentale, può ritenersi un frequentatore delle rive dei fiumi e degli stagni, confermano sempre più, che alla fine del Miocene medio in questa regione doveva trovarsi appunto la zona litorale di una spiaggia, scendente con dolcissimo declivio sotto le onde. Alcune di queste specie salmastre hanno affinità o sono identiche a quelle comuni nel Sarmatiano. Sono specialmente il Cerithium rubi ginosum Eichw., citato dal BrrtxER (*) nella lista delle specie tipiche di questo livello, il P. didentatus assai affine al P. Pauli, V’ Ostrea gin- gensis, la Melanopsis. Pur non volendo attribuire a questi pochi elementi una impor- tanza maggiore, di quella che hanno in realtà, non vi ha dubbio che un deposito a /aczes più o meno salmastra, sovrapposto al Tortoniano tipico, deve corrispondere come età più che come /aczes, al Sarmatiano del bacino di Vienna e dei bacini orientali. In. Liguria, del resto, il “ Messiniano inferiore , di MayER (*) contiene la stessa fauna, ed anche là i depositi di questo livello non sono continui, e gli organismi di habitat salmastro vi sono misti a forme nettamente marine. In conclusione, non mi sembra che nel Friuli, come anche nel resto d’Italia, si possa distinguere una /ucies veramente sarmatiana ; (1) FontAnNESs. Les terr. tert. sup. du Haut Comtat Venaissin. Etudes, II, 1876, pag. 61, 62. (*) BirtNER A. Ueber den Charakter der Sarmatische Fauna des Wiener Beckens. Iahrb. k. k. geol. R.- A. XXXIII, 1883, pag. 157. (3) Mayer C. Studii geologici sulla Liguria centrale. Boll. r. Comit. geol. ital., 1877, p. 419. — 563 — ma ritengo che gli strati litorali a Cers/ium rubiginosum, che si osser- vano al di sopra di quelli a fauna tortoniana tipicamente e pretta- mente marina, possono specialmente per ragioni stratigrafiche, sincro- nizzarsi col Sarmatiano o Tortoniano superiore. La potenza di questo livello molassico-conglomeratico si può cal- colare in Friuli a circa 500 metri, così che al Tortoniano nel suo com- plesso bisogna attribuire una potenza di circa 700, e a tutto il Mio- cene medio 1200 m. di spessore di sedimenti. Questa cifra può parere a tutta prima molto elevata, ma con- viene osservare che essa non supera quelle anche da altri osservate : il Caveux (') indica per il complesso elveziano-tortoniano dell’ isola di Creta, dove pure sì ha un forte sviluppo di conglomerati, potenze di fin 1500 m. Nell’Appennino ligure dove l’Elveziano ha appena 100 m. di spessore, il complesso Elveziano-Tortoniano può valutarsi, secondo il MayER (?) a 1200 m. Si vede dunque, che le notevoli potenze da me osservate in Friuli non hanno nulla di straordinario. Esse però si pre- stano a qualche considerazione non priva d'interesse. Nè la fauna del- l’ Elveziano, che si trova alla base di questa enorme pila di strati, nè quella del Tortoniano hanno tali caratteri, da poter essere ascritte ad una zona abissale, profonda parecchie centinaia di metri: la prima, si è visto, può corrispondere alla zona delle Laminarie, o meglio delle Zostere, che sostituiscono le Laminarie nei fondi più o meno melmosi e sabbiosi; la seconda appartiene ancora in parte alla zona delle La- minarie, poi alla zona litorale. Non sì può dunque spiegare una così enorme potenza di depositi marini di poca profondità, senza ammettere che la deposizione sia stata accompagnata da un lento e progressivo abbassamento del fondo: abbassamento insufficiente però a compensare del tutto l’effetto della sedimentazione, poichè dall’ Elveziano in poi la /acies si fa sempre meno profonda e il bacino finisce con l’ essere colmato, nel Pontico. (1) CavEux. Ze Mioc. moyen de V ile de Créte. C. R. Ac. des Sc. 152, Mars 1911. (®) MavER C. Studii geologici ece. L. c., pag. ALT, 418. BREE CONGLOMERATI CALCAREI CON Ostrea gingensis INTERCALATI A_MOLASSE E SABBIE CON Ostrea E LENTI A FAUNA MISTA DEL VENETO CENTRALE E OCCIDENTALE. — Anche nel Veneto centrale (Trevigiano) il Tortoniano marino passa insensibilmente ad un livello litorale un po’ salmastro, a facies mista (marino-continentale) per intercalazione sempre più frequente di banchi sempre più spessi di un conglomerato sempre più grossolano ; le cui intercalazioni divengono via via meno marnose, pre- valentemente molassiche o sabbiose. Questi conglomerati, come anche quelli del livello successivo, sono costituiti in gran parte di ciottoli avellanari od ovalari per lo più cal- carei 0, subordinatamente, selciosi; ma a differenza di quanto suole accadere nel Friuli, vi sono frammisti ciottoli di granito, di porfido, di micascisti, di arenaria rossa permiana e di altre roccie affioranti nella zona montana e submontana della stessa regione. Questa condi- zione di cose s’ inizia già nella parte più occidentale del Friuli, ma sì fa più palese e spiccata nel Trevigiano. Le intercalazioni di questo livello sono qua e là fossilifere ; talora contengono una fauna marina, sebbene sempre nettamente litorale ; ta- lora una fauna mista delle stesse forme marine, di forme d’acqua dolce e di forme più o meno salmastre. Lo stato di conservazione di tali resti, che sono di solito nelle lenti a fauna mista frammentari, logorati ecc., mi aveva dapprima ispi- rato il sospetto, che potesse trattarsi di un rimaneggiamento. In questo caso però i fossili marini — supponendo si trattasse di un deposito marino — o quelli d’ acqua dolce — se il deposito si supponga conti- nentale — avrebbero dovuto essere più freschi e meglio conservati degli altri; e ciò non è. Questa osservazione, e la riflessione che questi strati si trovano proprio al confine fra una formazione litorale o sublitorale e una for- mazione continentale, succedentisi senza discordanza nè /iatus, mi in- ducono a ritenere, che i depositi a fauna mista slansi formati proprio sulla riva, presso la battigia del mare, dove, pel continuo frangersi dei flutti i resti organici marini e quelli portati al mare dai corsi d’acqua — 565 — dovevano essere per lungo tempo sfregati con alterno movimento sul fondo, sabbioso o ciottoloso, sbattuti contro le ghiaie della riva, nelle tempeste, e così logorati, consunti, spezzati, e finalmente abbandonati in qualche recesso più riparato, in mezzo a un tritume di conchiglie. Le Ostrea e le Anomia, non presentano di solito questo aspetto e se ne intuisce agevolmente il perchè. A questo livello ho raccolto le seguenti specie : Potamides bidentatus Grat. r. Ostrea lamellosa Br. t. Terebra sp. Glycimeris Faujasi Mén. f. Turritella sp. Anomia sp. Melanopsis inipressa Krauss r. Cardium sp. Neritina Dal-Piazi nobis r. Corbula sp. Helix sp. rr. Denti di squalo rr. Ostrea gingensis Schloth. c. Questa faunetta, malauguratamente in gran parte indeterminabile specificamente, ha un valore più decisivo per stabilire le condizioni di am- biente, che per la cronologia. Le specie marine non determinate hanno una facies miocenica ; così pure è del Potamides bidentatus e dell’ Ostrea gingensis, proprî ambedue del Miocene medio e appartenenti a tipi, fre- quenti nel Sarmatiano. Ostrea lamellosa e Glycimeris Faujasi sono in- vece specie del Terziario recente, che compaiono però fin dal Torto- niano. Melanopsis- impressa è specie dell’ Elveziano superiore in Ger- mania e in Piemonte, ma pare salga fino al Sarmatiano nel bacino di Vienna. Dati ì caratteri di questa fauna e la posizione stratigrafica del li- vello a cui essa appartiene, in alto del Tortoniano, credo di non essere lontano dal vero, ammettendo che questo corrisponda agli * Strati a Cerizi ., del bacino di Vienna: una vera /acies sarmatiana manca però qui come in Friuli, per modo che conviene indicare più semplicemente il livello medesimo come Tortoniano superiore. A questo livello di /aczes localmente piuttosto litorale che salmastra, e corrispondente al Tortoniano superiore del Veneto centrale e orien- tale, possono riferirsi gli strati che emergono dalla pianura a destra — 566 — del Brenta, nella località tante volte ricordata dagli autori, di Col di Grado. Questo, insieme coi conglomerati della Valsugana, i cui ciottoli, perforati dai Litodomi, ne rivelano l’origine marina, sono gli affioramenti più occidentali conosciuti nel Veneto, di strati riferibili al Miocene medio. IVA MIOCENE SUPERIORE PONTICO CONGLOMERATI CALCAREI, MOLASSE E MARNE A elia cox Melania Escheri E FILLITI DeL FrIuLI. — I conglomerati a Ustrea gingensis passano gra- datamente in alto ad altri conglomerati calcarei con la stessa costitu- zione litologica e generalmente del tutto sprovvisti di fossili, ma inter- calati con banchi di molasse e di marne contenenti una fauna d’acqua dolce e terrestre. La distinzione fra gli strati di questo livello e quelli del livello sottostante è quasi impossibile quando manchino i fossili, poichè i ca- ratteri litologici sono quasi identici. I ciottoli pugillari e avellanari che costituiscono questi conglome- rati, sviluppati sia nel lembo di Sequals-Susans, dove sono anche presi in sinclinale, sia nel lembo di Osoppo e lungo i monti tra Maniago, Polcenigo e Caneva, appartengono, come quelli dei conglomerati ma- rini sottostanti, alle rocce stesse che formano la parte montana e sub- montana delle prealpi. Sono in grandissima maggioranza calcari e do- lomie, e tra i primi figurano in copia i calcari a Rudiste, che affiorano, come è noto, solo nella zona submontana, la quale doveva per conse- guenza essere già emersa, almeno in parte. Si vedono poi copiose le selci e raramente le roccie eoceniche, tra cui, secondo il TARAMELLI, qualche ciottolo di calcare nummulitico. E da notare, come la costitu- zione litologica dei conglomerati sia piuttosto variabile e in relazione con la costituzione geologica dei corrispondenti bacini idrograficì attuali : a Polcenigo essa sembra assai più variata che a Sequals, I conglomerati di questo livello presentano anche non di rado — per es. nel lembo di Polcenigo, al Colle di S. Lucia — il curioso fe- nomeno di essere improntati; altri, anche più singolari, e abbondanti nella stessa località, sono come cariati, essendo vuoti e corrosi inter- namente. Si sa che i ciottoli improntati sono stati ritenuti caratteri- stici della nagelluhe miocenica in Svizzera ('). Il FoxTANNES (*) dimostrò invece che anche ciottoli calcarei alluvionali possono presentare lo stesso carattere. Questo risponde assai opportunamente a taluni geo- logi, come ad es. il Lory e il TARAMELLI, che mettono questo fenomeno in rapporto con le dislocazioni e le compressioni subite dagli strati. Ora a me, come a tanti altri prima di me, sembra assai più probabile, che il fenomeno stesso sia dovuto a semplice dissoluzione del calcare per opera delle acque acidulate, circolanti nel sottosuolo: il ritrova- mento di ciottoli improntati in depositi alluvionali è un’ argomento non indifferente contro quella ipotesi, e perciò, indirettamente, in favore di quella da me caldeggiata. Le molasse e le marne non presentano sensibili differenze rispetto alle rocce dello stesso tipo del Tortoniano superiore; ad esse si aggiun- gono dei calcari bianchi più o meno duri, probabilmente di origine cla- stica. Le marne e molasse contengono poi non di rado una faunetta continentale interessante. Completando la lista dei miei reperti con quella data dal TELLINI per C. Ceschia, si ha il seguente elenco : Melania Escheri Mér. var. Limnaea sp. Paludina sp. (rlandina sp. Strophostoma sp. Impronte di foglie Planorbis sp. Pezzi di legno carbonizzati Helix insignis var. steinheimensis KI]. (1) Cfr. Bull, de la Soc. géol. de France (3), I, pag. 264-266. (*) FontAnNES. Le vallon de la Fuly, Etudes ecc., 1875, pag. 30-31. Questi pochi resti organici, quasi tutti finora non determinabili, causa il loro non buono stato di conservazione, sono tuttavia sufficienti per permetterci di affermare, che il regime continentale ha ormai de- finitivamente preso il sopravvento su quello marino. Due sole forme determinate specificamente — la M. Escheri e la Helix insignis var. — se sono sufficienti a dimostrare la miocenicità del deposito, non ba- stano a precisarne meglio l’ età. Date le conclusioni cui sono giunto riguardo ai depositi del livello a Ostrea gingensis, e ammessa la mioce- nicità di questi, la quale resulta anche più chiaramente evidente in se- guito allo studio dei depositi analoghi del l’revigiano, il campo della discussione resta molto limitato, e si riduce essenzialmente a questo punto: se i conglomerati a Melania Escheri ed Helix insignis debbano considerarsi come facenti parte del piano stesso, cui appartengono i conglomerati ad Ostrea, di cui essi in realtà sono la continuazione, o se siano più recenti e sincroni ai più elevati livelli del Miocene, al Pontico. In appoggio della prima di queste supposizioni si potrebbe portare la somiglianza litologica e faunistica di questi depositi con i conglome- rati e la molassa d’acqua dolce della Svizzera e della Baviera — il così detto Oeningiano — che gli autori più recenti sembrano ascrivere quasi concordemente al livello superiore del Miocene medio (T'ortoniano- Sarmatiano). Ma bisogna pensare, che ì depositi isopici pontici e sar- matiani si somigliano tanto, da confondersi quasi: strati con fauna sar- matiana sono stati trovati da R. HoeRxESs (') sovrapposti a strati pon- tici! Del resto, la M. Escheri, se proviene dal così detto “ Oeningiano ,, in Svizzera, in Italia è citata dal PANTANELLI (°) fra le più tipiche specie del Pontico ed io stesso l’ho raccolta a quel livello, nell’ Agro Senese. Ad ogni modo, gli elementi raccolti in Friuli, se anche possano per avventura apparire insufficienti a dirimere in modo sicuro la que- stione, sono convalidati da quanto sì osserva nel Trevigiano. (1) Hoernes R. Sarmatische Conchylien aus dem Oedenburger Comitat. Jahrb. k. k. geol. R.- A., XLVII, 1897, pag. 61. (3) PANTANELLI. Monogr. degli strati pontici. L. c. DI | “agg GHIAIE E CONGLOMERATI CON ALTERNANZE DI MOLASSE E MARNE AD Helir, Melania Escheri, Unio flabellatus xeL VexeTto CextRALE. — La facies litologica di questo livello è anche nel Trevigiano estremamente simile a quella del precedente — grande prevalenza di ciottoli calcarei, con mescolanza di pochi selciosi, arenacei, granitici, porfirici ecc. ; tanto che se per qualche tratto mancano le intercalazioni fossilifere, la demar- cazione può divenire estremamente difficile. Per fortuna i banchi conglomeratici, per solito assai compatti, raddrizzati e nudi, influiscono direttamente e notevolmente sulle forme del suolo, talchè è possibile seguirne per un certo tratto l'andamento sulle carte a grande scala e soprattutto sul terreno. I banchi non sono però estesi indefinitamente ; essi presentano la forma di gigantesche lenti, che emergono dalle molasse più erodibili ma non ad orizzonti rigorosamente allineati, talechè anche questo mezzo diremo così, empirico di sincronizzazione e di delimitazione ha una portata piuttosto ristretta. Di più in qualche punto, e specialmente a sinistra del Meschio, verso Anzano e Sarmede le ghiaie sono sciolte o appena cementate, e per conseguenza non più salienti; mentre verso occidente sulla destra del Soligo o poi oltre Piave le intercalazioni molassiche sì fanno più rare e assai limitate per modo che i banchi conglomeratici formano, anche morfologicamente, un gruppo unico, in cui è appena possibile distinguere degli allineamenti di salienze nel profilo trasversale, dovute ai banchi più resistenti. Queste intercalazioni sono prevalentemente costituite di molasse, non di rado ricche di fossili terrestri, potenti e ripetute nel Cenedese fin oltre il Lierza, dove si hanno anche dei livelli di finissima marna fossilifera e di marna fogliettata con impronte di foglie e fustoli car- boniosi ; si fanno poi rare ed estremamente sottili nel tratto fra Soligo e Piave ed anche sulla destra di Piave, dove assumono un carattere più grossolano. Riprendono infine uno sviluppo considerevole nelle col- line di Mussolente. Considerate nel loro complesso, queste intercalazioni offrono anche MON dal punto di vista litologico alcune differenze rispetto a quelle del li- vello precedente: le molasse sono spesso più biancastre, talora varico- lori, verdi, rosso-vinate, grigio cupe, carboniose ; colori variegati, da porsi in rapporto con la loro origine continentale ('). Le marne fogliet- tate biancastre o giallastre sono rare, ma caratteristiche di queste for- mazioni, e non di rado contengono filliti. Si hanno poi anche delle are- narie calcaree bianchissime, farinose o subcristalline, che io spiego, ge- neticamente, come calcari clastici : anche questi talora — ma più spe- cialmente nel Friuli occidentale, a Polcenigo — presentano impronte di foglie. Non è raro il caso che questo complesso di strati mostri esempi di stratificazione incastrata o incrocicchiata (entrecroisée) che è propria dei depositi di delta, ma che si riscontra talora anche nel livello ma- rino-litorale precedente, e non può per ciò servire ai tentativi di di- stinzione. Talora la superficie degli strati è irregolare (cfr. fig. 23) mo- strando tracce di erosione e forse anche di corrosione : indizio anche questo di sedimentazione subaerea o per meglio dire, di una frequente alternanza di emersioni e di sommersioni. Verso la base del complesso compaiono sottili banchi di lignite, accompagnata da argille carboniose contenenti Uno aff. Lorioli e da lenticelle di argille chiare (cfr. fig. 24). Dal gruppo di M. Sulder, C. Bianca, per Val di Raboso e Val di Peccol, M. Baldacchin, Col Fran- chin, Rio Bavera, fino a Mondragon, essi formano un livello rigorosa- mente unico; che, per la sua natura di deposito d’acqua dolce, ho ascritto piuttosto al livello superiore, pure fluvio-lacustre, che a quello inferiore marino-litorale. Anche a levante del Meschio, il livello ligni- tifero, di cui si trovano tracce nei ruscelli tra Anzano e Montaner e in cui sl fecero circa il 1865-70 1 noti assaggi presso Madonna di Val in quel di Sarmede, appartiene allo stesso orizzonte fluvio lacustre, che si continua, pure lignitifero, nei dintorni di Polcenigo. (1) BaRRELL. Criteria for the recognition of ancient Delta Deposits. Bull. Geol. Soc. America, 23, 1912, pag. 416 e segg. — DIlI — Malauguratamente, in generale si tratta di lenticelle sottilissime, talora di semplici pezzi di lignite fluitati. Si vede, come l'orizzonte lignitifero Trevigiano — compresovi Pol- cenigo — sia da ascriversi ad un livello un poco più recente di quello delle ligniti di Castelnuovo, Manazzons, Ragogna, Osoppo, in Friuli. dove la lignite appare accompagnata da una fauna mista — marina, salmastra e d’acqua dolce — che per analogia mi sembra riportabile piuttosto al livello a fauna mista del Trevigiano — cioè al Tortoniano più elevato — che al Pontico. Anche nel Trevigiano, del resto, non è detto che ligniti, o per meglio dire, pezzi di legno fluitati e lignitizzati, non sì trovino anche a livelli più bassi, come anzi ‘avverrebbe nel Tortoniano di Onigo, in alcuni strati del Bellunese ecc. Esaminiamo ora la faunetta di questo piano; la quale, là dove si può raccoglierla, val meglio di tutti i criteri litologici sopra accennati. per delimitare questo livello e soprattutto per stabilirne l' età. Helir insignis var. steinheimensis K]. Unio sp. ind. È cfr. delphinensis Font. Anodonta sp. ind. Clausilia grandis K). Pisidium idamecuni var. Dep. Sayn. Limnaca Deydieri Fout. Filliti varie. Planorbis praecorneus F. e T. Dinothevrium cfr. giganteun Raup. Melania Escheri var. rotundata Sandb. Mastodon ctr. arrernensis Croiz. et Job. Tnio flabellatus Goldf. Prottii var. nobis L’ Heliv insignis var. steinheimensis è una specie della Molassa su- periore d’acqua dolce ; la C/lausilia grandis sale in Svizzera dall’ Elve- ziano fino alle sabbie a Dinotherium: Melania Escheri var. rotundata è pure una specie della molassa superiore, ma in Italia l’ ho raccolta io stesso nel Pontico del Casino presso Siena. Helix delphinensis, Planorbis praecorneus, Pisidium idanicum var., sono specie proprie del Pontico nella Valle del Rodano. Un'importanza speciale ha l' Unito /labellatus Goldf. Le specie di questo gruppo compaiono in Europa fino dall’ Oligocene, ma vi si fanno abbondanti e caratteristiche nel Miocene e soprattutto nella parte alta = TN del Miocene medio (Oeningiano) e mel Miocene superiore. Nell’ Europa orientale il gruppo si conserva — rappresentato da specie di un p/ylwn sensibilmente diverso (U. 14r22mvs) anche nel Pliocene (strati a Palu- dina di Slavonia); nell’ America settentrionale e fors’ anco nell’ Africa orientale ne esistono rappresentanti anche oggidì: ma nell'Europa oc- cidentale il gruppo intero sì estingue con la fine del Miocene. Nei vari bacini europei l’ V. /labellatus è rappresentato nell’ Oeningiano e nel Pontico da varietà regionali, piuttosto che da mutazioni: la varietà veneta è, pei suoi caratteri, una delle più prossime al tipo medio della specie: la più vicina ad esso si trova nel Pontico del Bacino del Ro- dano ed è la var. cabeolensis Font. Come si vede, tutta questa faunetta concorre a limitare il campo delle ricerche relative all’età di questo livello, tra 1° Oeningiano, in- teso come T'ortoniano superiore, e il Pontico. Da una fauna di Molluschi d’acqua dolce e terrestri non troppo ricca e neppure perfetta come conservazione, credo assai difficile esi- gere una precisione maggiore. Questa si potrebbe ottenere da una buona fauna di Mammiferi. Disgraziatamente le ricerche di lignite fatte sporadicamente in tempi diversi e punti varî del livello lignitifero sopra descritto non hanno dato che pochi resti, la cui autenticità di provenienza ho però cercato di stabilire altra volta con una critica severa [196]. Il Dinotherium, stante anche l'incertezza nella determi- nazione specifica, non è molto significativo ; il Mastodon invece è più importante. Stabilita infatti l’età miocenica dei depositi, (la quale ri- tengo ormai fuori di dubbio, e per la miocenicità della malacofauna e per la presenza di Dinotherium), i due molari di Mastodon, per i quali sì può senza esitazione escludere la pertinenza al M. angustidens, ten- dono altresì a far escludere l'età medio-miocenica. D'altra parte, se essi sono stati da me nominati M. cfr. arvernensis, si è specialmente in grazia del fatto, che nello stesso modo siano stati spesso indicati da BacxH (') (!) Bacn. Mastodonreste aus der Steiermark. Beitr. zur Pal. und Geol. Oest. Ung. Or. XXIII 1910, pag. 112. dei molari trovati nel Pontico, ma estremamente simili a quelli del pliocenico M. arvernensis. Una simile forma, intermedia per altri suoi caratteri fra M. arvernensis e M. longirostris è stata segnalata nel Pon- tico di Pikermi (Gaupry), di Spagna (ScHLosseER) e forse anche di Lione (DEPÉRET). D’ altro canto, la stratigrafia fornisce pure elementi per giungere alla stessa conclusione: depositi fluvio-lacustri con fauna miocenica, sovrapposti in concordanza ad un complesso molto potente di strati marini, (in cui è possibile distinguere un livello tortoniano e un livello più elevato a fauna mista o salmastra) e soggiacenti a loro volta, in con- cordanza, a un deposito marino di tipo pliocenico, (Cornuda) vengono a collocarsi naturalmente nel Pontico o Miocene superiore. Il carattere della malacofauna, in cui compaiono specie medio- mioceniche insieme a specie del Pontico, sì spiega facilmente conside- rando, come il Continente Alpino, dove queste specie vissero allo scorcio del Miocene medio, non subì vicende tali, da modificarne molto i ca- ratteri d'ambiente nel passaggio al Miocene superiore, e per conse- guenza la sua fauna dovette in gran parte sopravvivere, senza sensi- bili mutamenti. Lo spessore degli strati di marne, molasse e conglomerato ascritti al Pontico deve oltrepassare a Ragogna in Friuli i 600 metri: a Cor- nuda e a Soligo raggiunge forse i 1000. Lo spessore delle marne e sabbie lignitifere pontiche di Visan (') e quella — pari a 200 m. -— attribuita allo stesso sottopiano in Liguria, dal MayFeR (*) sebbene notevole, rimane però molto al disotto della enorme potenza di questa formazione nel Veneto; potenza che non trova paragone, se non con quella della MNage//luhe svizzera. Ciò sì spiega considerando che, nei due casì, le formazioni sono il resultato della denudazione di una medesima grande catena montuosa, all'atto stesso del suo sollevamento. (1) Foxrannes. Terr. fert. sup. du Haut Comtat Venaissin, Etudes, II, 1876, pag. 65. (®) MAYER. St. geol. Lig. or. L. c. Ad ogni modo, anche qui, come nel caso del Miocene medio, con- viene ammettere un lento e progressivo abbassamento del fondo du- rante la deposizione dei conglomerati. È un fenomeno analogo a quello che si è verificato durante il Quaternario nella valle del Po, dove i depositi continentali trovansi oggi a profondità considerevoli sotto il livello del mare. V. PLIOCENE 1. — PIACENZIANO Marxne A Schisaster major e Nassa semistriata DEL VENETO CENTRALE E DEL Bresciano. — Veniamo finalmente a prendere in esame le marne marine, sottili, grigio-azzurre, che in un limitato lembo presso Cornuda sì vedono addossarsi in concordanza ai conglomerati continentali del Pontico. Eccone i fossili : Brissopsis ctr. lyrifera Forb. f. Arca diluvit Lk. f. Schizaster major Des. f. Natica millepunctata Lk. ce. Pecten cristatus Br. f. Nassa semistriata (Br.) r. Tellina compressa Br. cc. Platanus deperdita Wettst. f. # pulchella Lk. f. Ilex aquifolinm L. f. Pinna sp. Ithododendron ponticum Goepp. f. All’infuori della Zellina pulchella, dello Schizaster major e della Brissopsis lyrifera nessuna di queste specie è esclusivamente pliocenica : queste e specialmente le ultime due hanno però notevole importanza. Lo S. major appartiene infatti, come rilevava il LAMBERT, a un tipo co- mune e caratteristico del Pliocene mediterraneo e sensibilmente di- verso da quello degli Schizaster miocenici. Brissopsis lyrifera è specie anche oggi vivente nei nostri mari, ed io stesso ebbi altra volta a dimostrare, che le citazioni che se ne erano YI cc fatte nel Miocene, specialmente dal MaxzoxI, non sono esatte. Causa il loro stato di conservazione, le Brissopsis di Cornuda sono confrontate, non identificate con la specie attuale: ma anche il confronto ha il suo valore; molto più, che esso indica evidentemente, come l’ Echinide delle marne attribuite al Pliocene sia profondamente diverso dalla sua con- genere Brissopsis Dainelli, che si trova qua e là in abbondanza nel Tortoniano della stessa regione, per es. a Monte Stella e a Cava Ru. presso Ceneda. Nassa semistriata è rappresentata nel Tortoniano (non però nel Ve- neto) da una sua mutazione miocenica ('); la forma tipica è invece una delle specie plioceniche ritenute più caratteristiche in Francia (Fox- TANNES) in Algeria (Brrves), nei lembi pliocenici subalpini (PaRroxA). Le altre specie di Molluschi passano dal Miocene medio al Plio- cene e non hanno, in sè stesse, un grande valore cronologico. Ma quello che ha valore è il tipo stesso della fauna. Non più quella mirabile do- vizia di Gasteropodi tropicali, quel caratteristico complesso di Turritelle, di Terebre, di Coni, di Pleurotome, che è proprio del Tortoniano ve- neto non solo, ma della gran maggioranza dei giacimenti attribuibili a tale livello e a tale /acies in tutto il Premediterraneo. E. quel che più conta, non più specie mioceniche: non più Anci/la glandiformis, nè Cardita Jouanneti, nè Conus Bronni, nè tutte quelle altre, che nel Plio- cene non salgono, e sì estinguono, nel Mediterraneo almeno, col Ter- ziario medio ; non più, nei conglomerati, le caratteristiche Ostriche gi- gantesche, estinte da noì e sopravviventi al Senegal e sulle coste di Virginia. Sebbene pon ricca di specie, questa taunetta ha un tipo netta- mente, evidentemente pliocenico; anzi questa stessa sua povertà di forme tropicali è un indizio di più delle sua pliocenicità. L'ipotesi, che potrebbe venire affacciata, che si tratti qui di un ritorno temporaneo del mare tortoniano — inconciliabile del resto con le conclusioni, cui si è giunti a proposito dell’età degli strati fluvio- (*) CortTREAv .J. Les Argiles de Baden, ete. L. c. — 576 — lacustri — è dunque da escludersi; come è da escludersi quella — che sarebbe assolutamente gratuita ed infondata — di complicazioni tetto- niche, che riportino qui ad affiorare i depositi del Miocene medio. Questa faunetta si rivela di tipo più recente di quella tortoniana e tanto più, poi, di quella elveziana, che, essendo analoga come facies batimetrica, meglio si presta al confronto. Si potrebbe affacciare una terza ipotesi: che si tratti di un epi- sodio marino nella serie del Miocene superiore. È noto, che i depositi di questa età sono di tipo continentale nel Mediterraneo orientale, nel bacino del Rodano, nell’ Appennino ecc. ; in Algeria però e successi- vamente al Marocco, a Creta e altrove sono stati sincronizzati con esso dei depositi marini — il così detto Saheliano di PomeL — carat- terizzato, come il Redoniano di DoLLrus, che lo rappresenta in Bretagna, dalla comparsa di alcune specie di tipo pliocenico e della loro asso- ciazione a taune, nelle quali le specie mioceniche sono rappresentate da particolari mutazioni. Intercalazioni marine a Pecten aduncus nei depositi continentali pontici sarebbero state segnalate anche in Grecia e in Sicilia. Senza pronunziarci sulla attendibilità di questi ultimi reperti, quel che importa notare si è, che queste faune “Saheliane ,, sono ancora di tipo spiccatamente miocenico. Brives (') ha dato, a questo riguardo, un’ elenco che è particolarmente istruttivo: quasi tutte le specie più caratteristiche del Tortoniano persistono, sia rappresentate dalla forma tipica (/totella subsuturalis. Marginella Deshayesi, M. emarginata, Conus Puschi) sia da mutazioni (Ancilla glandiformis, Cardita Jovanneti ecc.). Come ho già detto, non una di tali specie mioceniche comparisce nella faunetta di Cornuda ; la quale, per la composizione e per l’aspetto, apparisce una tipica fauna pliocenica : tutto concorre a farla ritenere di tale età. Mi sono soffermato un po’ a lungo su questa questione, perchè è noto come si sia ognora ritenuto, che nelle Alpi venete il Pliocene (1) Brives. Les terr. mioc. du Bass, du Chelif et du Dahra. Alger, 1897. — 577 — marino mancasse completamente ; ma la conclusione a cui sono giunto, che è quella del Dar Piaz, se urta contro qualche teoria, è in armonia con tutti gli elementi di fatto che si suno potuti raccogliere. Del resto, poichè esistono, lungo tutta la zona pedemontana subal- pina, lembi di marne azzurre marine, concordemente attribuite al Pia- cenziano, presso Ivrea, a Taino, al confine occidentale di Lombardia, in Val Faido e Folla d’ Induno presso Varese, Pontegana, Casina Riz- zardi; Almenno e Nese in provincia di Bergamo, fino a Castenedolo (') e a Salò (*) sul fianco occidentale del Garda; non è gran meraviglia, che tracce di Pliocene marino si trovino anche nel Veneto! Quanto ad una determinazione più precisa della età di questo lembo, la sua facies accenna piuttosto al Piacenziano che all’ Astiano : le condizioni stratigrafiche, e particolarmente la sua concordanza sui conglomerati pontici tendono a dimostrare, che la trasgressione plio- cenica avvenne senza interruzione di tempo rispetto alla deposizione dei materiali fluvio-lacustri del delta trevigiano. La faunetta, in cui ab- bonda la Massa semistriata, ravvicina singolarmente questi strati al Pliocene di S. Bartolommeo (Salò), nel Bresciano, che gli autori ten- dono appunto ad assegnare al Piacenziano. A Salò il Pliocene è trasgres- sivo sulla Scaglia e sollevato a 530 m. s. l. m. Più giustificata sarebbe la questione, se là dove mancano i depo- siti pliocenici marini, non sì possa ascrivere al Pliocene una parte dei conglomerati. Il problema è per ora di difficile soluzione, data la grande povertà di elementi su cui basare le nostre deduzioni. Noterò però che tra Meschio e Piave e particolarmente nei dintorni di Soligo e di Re- frontolo, dove la formazione fluvio-lacustre assume uno sviluppo più considerevole che altrove e la sua potenza si può calcolare di circa 1000 m., la solita fauna di Melx insignis e Clausilia grandis si raccoglie sì può dire in tutto lo spessore della. formazione, fino a C. Favera e sul fianco settentrionale di M. La Croce: solo sugli ultimi banchi con- (*) Parona C. F. Esame comparativo della fauna dei vari lembi plioc. Lombardi, Rendic. r. Ist. Lomb., 2, XVI, 1883. (?) Sacco F. La valla Padana. Ann. r. Ace. Agrie, Torino XLIII, 1900. glomeratici, di spessore relativamente piccolo, che costituiscono questa collina e tutte le altre con essa allineate, potrebbe rimanere qualche dubbio, che essi rappresentino una /acies laterale del Pliocene marino. Ma anche questa ipotesi mi sembra da scartare. I caratteri litologici e faunistici degli strati di Cornuda rivelano infatti trattarsi di un deposito di faces relativamente profonda: ScW- zaster, Brissopsis, Pecten cristatus non sono forme che amino un’am- biente litorale : le impronte di foglie rivelano la vicinanza — relativa — della spiaggia, non dicono niente sulla profondità delle acque. Ora lo non saprei come imaginare un brusco passaggio laterale delle marne quasi batiali di Cornuda a dei conglomerati grossolani. La trasgressione pliocenica fu invece rapida, come dappertutto, e rapidamente, quasi d’ un colpo, portò sull'antico delta miocenico uno strato di acqua assai pro- fondo. Se dei depositi di questo mare pliocenico noi non troviamo oggi che questo lembo sperduto, (come accade, del resto, anche per il Plio- cene lombardo, ridotto pure spesso a piccoli ed isolati lembi) si è perchè una successiva fase d’erosione ne cancellò per grandi estensioni ogni vestigio. 2. — ASTIANO SABBIE E CONGLOMERATI MARINI A Z'apes senescens DEL BRESCIANO. — Il Pliocene marino non è noto nel Veneto occidentale ; esso comparisce però, come è stato più volte ripetuto, in due località del territorio Bre- sciano : a S. Bartolommeo presso Salò, dove presenta, secondo gli au- tori, una /actes argillosa, batiale, piacenziana (marne a Nassa semistriata) di cui ho accennato qualcosa nel paragrafo precedente, e a Castenedolo, dove ha invece /acies litorale, sabbiosa, astiana. Sarebbe superfluo tornare ad esporre quanto ho già scritto in pro- posito, sulla scorta degli autori che si sono occupati dei due affioramenti. Quello però cui giova accennare si è la giacitura rispettiva dei due lembi bresciani, distanti appena 25 km. in linea retta, eppure così diversamente dislocati: il lembo di S. Bartolommeo è infatti sollevato DI9 — a 530 m., quello di Castenedolo giace all’ altezza media di 120 m. s. ll m. È un fenomeno curioso ed interessante, specialmente ove si consideri che il lembo più interno e attualmente più sollevato è co- stituito da depositi batiali piacenziani, quello più basso e presumibil- mente più lontano dalla antica costiera, è formato da depositi lito- rali, astiani. Di questa sorta di anomalia è assai difficile dare una spiegazione esauriente, sebbene le spiegazioni che si possono imaginare e proporre siano diverse : a me sembra però che l'ipotesi forse la più attendibile sarebbe quella che ammettesse un sollevamento della zona prealpina bresciana alla fine del Piacenziano, per modo che l’Astiano resulterebbe qui regressivo. Così si spiegherebbe anche come a S. Bartolommeo il Villafranchiano giaccia direttamente sul Piacenziano. Si vedrà tosto, che questa ipotesi potrebbe trovare una conferma in quanto si osserva nel Veneto centrale e orientale, dove 1’ Astiano corrisponde a parer mio a una fase di emersione e di demolizione. VI, IL CONGLOMERATO VILLAFRANCHIANO Resterebbe ora a parlare di quel conglomerato, che a Borgo di Mezzo, alle falde del Colle di Ragogna, sì appoggia in discordanza sui conglomerati pontici e, con una inclinazione di circa 25°, sì immerge rapidamente sotto le alluvioni della conoide. Il TeLLINI [141] accenna al ritrovamento di una faunetta malacolo- gica continentale a questo livello (C. Marcuzzi) e mette in rilievo le differenze tra il conglomerato miocenico e questo, che ha realmente ciottoli più grossi e più variati, sia per dimensione sia per natura li- tologica. A Pozzuolo il Sacco vi cita anche grossi frammenti di are- naria miocenica. Tuttavia, la faunetta non permette, probabilmente, — 550 — un esatto riferimento cronologico, nè a tale distinzione sono sempre suf- clienti i caratteri litologici ora enunciati, poichè il T'ELLINI stesso esita molto per stabilire a quale dei due tipi vogliasi attribuire il conglo- merato di Susans. Con ciò non è da meravigliarsi, se là dove i rapporti stratigrafici non sono chiari, un conglomerato può essere stato scambiato con l’altro. Così, a parer mio, il conglomerato che emerge qua e là in mezzo alla pianura può essere, per lo meno con pari probabilità di esattezza, ascritto al Miocene superiore o a quell’età, più recente, cui vogliasi at- tribuire il conglomerato di Borgo di Mezzo. Non si dimentichi, che a Pozzuolo il conglomerato — evidente- mente il medesimo che si ritrova a Carpenedo e ad Orgnano — giace in discordanza sugli strati più bassi del Miocene, ciò che non si avvera mai pel conglomerato pontico ! In tanta penuria di dati positivi, mi sarà consentito di basarmi sul pochissimo che si sa, per sincronizzare il conglomerato dei lembi isolati con quello di Borgo di Mezzo. Anche nella regione tra Meschio e Piave e a ponente di questo fin oltre Cornuda, in discordanza contro gli ultimi terreni terziari, sì osservano delle alluvioni, costituite alla base da marne e molasse con rari modelli di ZeZir (Soligo). superiormente da banchi conglomeratici calcarei, non di rado carsici. Allo stesso tipo sembrano appartenere le argille variegate lacustri e ì sovrapposti conglomerati suborizzontali, poggianti in discordanza sulle formazioni mioceniche al piede meridionale delle colline asolane : conglomerati dai quali proviene secondo il Rossi (!) 1° E/ephas meridio- nalis del Ponte di Pagnano. . Presso i contatti, visibili specialmente a Refrontolo, a Soligo e a Cornuda, questi strati pendono di una decina o venti gradi verso SÉ (1) Il Rossi [188] attribuiva questi conglomerati all’ Astiano. Alla stessa formazione potreb- bero ascriversi i resti di Hippopotamus major illustrati dall’OmBonI, ove non si credessero abba- stanza giustificati i dubbi da me [196, pag. 269] e da altri [195] sollevati, sulla provenienza veneta di essi resti. — 581 — e vengono ad appoggiare le loro testate là contro i conglomerati cal- carei raddrizzati, attribuiti al Pontico, qua contro gli ultimi strati rad- drizzati, attribuiti al Pliocene inferiore. Sono le stesse condizioni di giacitura, che abbiamo osservato in Friuli pel conglomerato di Burgo di Mezzo, di Osoppo, di Pozzuolo. Qui però l’ alluvione è ampiamente estesa a formare le colline di Conegliano, del Montello e di Pederiva (Montebelluna), forse in grazia di una lieve dislocazione, che secondo il Sacco, il BrickxER e il To- xIoLO l'avrebbe piegata in debole anticlinale. Di più, tanto in Friuli (Osoppo, Meduno, Cesclans) quanto nel Trevigiano (Farrò) il conglome- rato sembra anche insinuarsi entro le valli. Al conglomerato di Borgo di Mezzo il TELLINI attribuisce età plio- cenica, chiamandolo Villafranchiano : tale è anche il nome riserbato ai conglomerati del Montello e di Soligo dal Sacco, che indica invece come Levantiniano, cioè come facies continentale del Pliocene antico, le sot- tostanti marne ad Helix, della valle del Refrontolo. La scoperta di un lembo di Pliocene marino concordante sul Pon- tico, fatta da Dar Praz, e le condizioni di giacitura di questi depositi Villafranchiani, discordanti ora sul Pliocene ora sul Pontico, dimo- strano a parer mio, che tra la deposizione delle marne plioceniche e la deposizione dei conglomerati villafranchiani è corsa nella regione pedemontana del Veneto, una fase di intenso ripiegamento e di rapida denudazione. Per ciò non ho considerato come pliocenici questi conglomerati, pei quali il nome di Villafranchiano non può dunque esser conservato, se non a patto di escludere, d’ accordo con l’ Have, il Villafranchiano dal Pliocene. L'età postpliocenica dei conglomerati del Montello era stata, del resto, ammessa già, con qualche riserva, dal TarameLti (!) e dallo (1) TaraMeLLI T. Di due casi d’idrografia sotterranea nelle prov. di Treviso e di Lecce. Rend. R. Istit. Lomb. Sc. Lett. (2), XXXII, 1892. — Relaz. sulle condiz. geolog. del Colle Montello ece. Montebelluna, 1900. — 5582 — SteLLA ('). che li poneva al limite fra Pliocene e Postpliocene, e suc- cessivamente dal BriickxeER (*) e dal Toxroro (*). i E E Quanto ai conglomerati alluvionali e alle antichissime breccie di falda, che sì osservano nelle valli principali friulane molto al di sopra del livello attuale non solo, ma anche del livello principale delle ter- razze, il TAraMELLI li ascrisse al Miocene superiore. Ora, sebbene la distinzione sia certamente difficile, io credo che essi non appartengano tutti ad una medesima età. D'accordo col TarameLLI e col TeLLINI, ho altra volta [189, 191] ammesso, che l’idrografia attuale dovette abbozzarsi, nella valle della Meduna, fino dallo scorcio del Miocene, e a quell’epoca ascrivo i conglo- merati che il primitivo Tagliamento avrebbe lasciato alla Forca Venchia- red, a 1566 m. sul livello del mare: ma i conglomerati di Del Bianco presso Meduno sono indubbiamente posteriori allo spianamento dell’ al- tipiano del Ciaurlecc e all’ abbandono delle antiche valli di Forca del Gial e Forca Piccola, dunque pliocenici o quaternari antichi, se sì ri- cordi che la deposizione dei ciottoli di calcare a Rudiste che affiora nel Ciaurlece incominciò appunto nel Miocene medio-superiore. Altrettanto può dirsi, secondo me, dei conglomerati di Cesclans e di quelli di Bor- dano nella valle del Tagliamento, i quali ultimi sono indubbiamente in continuità con quelli di Osoppo, che, a loro volta, sono in discor- danza col Miocene salmastro sottostante. Chè, se si volesse col GortaNI (*) sostenere l’ età miocenica supe- (1) STELLA A. Descr. geogn. agraria del Colle del Montello. Mem. deser. Carta geol. it. XI, 1902. (£) BrilcxnER. Die venet. Gletscher in: Penck e BricknER, Die Alpen im Eisseitalter III, Leipzig, 1909. (3) ToxroLo A. R. Di alcuni depositi diluviali lungo la valle trasvers. del Soligo. Proc. Verb. Soc. Tose. Sc. Nat., Pisa, 1905. — / Colle dal Montello. Mem. geogr., n. 3, Firenze, 1907, ecc. — (4) GortanI M. Sull’età delle antiche alluvioni cementate nella Valle del Tagliamento. Boll. Soc. geol. it. XXXI, 1912, pag. 388. Il fatto, che ai conglomerati cementati e compatti il GoRTANI abbia trovato sovrapposti dei depositi morenici, a loro volta coperti da depositi conglomeratici flu- vio-glaciali, non implica la necessità di ammettere per quei primi conglomerati un’ età miocenica o pliocenica, potendo essi appartenere ad un più antico glaciale o interglaciale. — 583 — riore di queste alluvioni cementate, la cui base è nella valle del Ta- gliamento di poco più elevata del livello attuale dei corsi d’ acqua, non so quale età converrebbe attribuire al primo stabilirsi della idrografia attuale: alle valli abbandonate sull’altipiano, presso Meduno, ai con- glomerati della Forca Venchiared, a quelle successive vicende di cat- ture del Tagliamento, che il TaraMELLI così bene seppe lumeggiare. Conglomerati intravallivi, ritenuti dal ToxIoLo [198] coevi di quelli del Montello e di Soligo, sono da lui citati a S. Giacomo, Villanova e Ponteggio in valle del Piave, sotto Valdobbiadene, ed a Farrò e Col in Val di Soligo. Ma non è il caso di diffondersi qui in discussioni di questo genere. Per quel che riguarda specialmente le fasi, cui il sistema idrografico friulano è andato incontro durante la seconda parte del Terziario, e poi nel Quaternario, mi limiterò a riferirmi alle conclusioni già altra volta emesse [189, 191], affrettandomi a raccoglier le vele, per trarre infine da questo studio qualche conclusione di ordine più generale. VII. RIASSUNTO DELLA CLASSIFICAZIONE E DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEI TERRENI Prima però di venire alle conclusioni, gioverà riepilogare breve- mente quanto è esposto nel presente capitolo. Nel Neogene veneto si son potuti distinguere una potentissima for- mazione miocenica e alcuni lembi rappresentanti due distinti livelli del Pliocene. Il Miocene inferiore giace in concordanza.e senza lacune di sedi- mentazione sull’ Oligocene superiore nel Vicentino, nel Bassanese, nel Trevigiano. Anche nel Bellunese si osserva una vera transizione tra la glauconia oligocenica e quella miocenica. In quasi tutto il Veneto oc» 2a cidentale, l’Aquitaniano è trasgressivo in generale sull’ Oligocene infe- riore: in qualche punto (Verona) però è invece il Langhiano che giace in trasgressione sul Priaboniano ; queste condizioni divengono poi nor- mali nel Veneto orientale, dove il Langhiano riposa in discordanza sul Flysch eocenico o sui calcari della Creta. Tutti i livelli miocenici sono dappertutto concordanti tra loro e presentano passaggi graduali dall’uno all’altro, e questo dimostra che la sedimentazione ebbe luogo senza interruzioni dal principio alla fine del periodo. Nella serie sì può facilmente introdurre la triplice partizione di Miocene inferiore, medio e superiore, distinguendo anche ulteriormente diversi piani. Il Miocene inferiore 0 primo piano mediterraneo, corrisponde al- l’ingrosso agli “strati di Schio, del Suess e dell’ OppeNHEIM, intesi però in un senso alquanto ristretto, astraendo cioè da un livello basso, da ascriversi all’ Oligocene : dal punto di vista litologico il Miocene in- feriore può dirsi caratterizzato da una più o meno grande abbondanza di granelli glauconitici. Come /acies, sì passa da una facies litorale (Aqui- taniano o Langhiano inferiore) a una /acies batiale, corrispondente alla zona dei Coralli e dei Brachiopodi (Langhiano superiore); i sedimenti mantengonsi però sempre piuttosto grossolani, causa la vicinanza delle coste: più grossolani nella zona interna, dove si hanno anche interca- lazioni sempre marine ma con resti continentali, più sottili in generale nella zona pedemontana. L’ Aquitaniano è largamente sviluppato nel Veneto occidentale e centrale, manca nel Veneto orientale. È caratterizzato dalla presenza delle grandi Lepidocicline, di Scutelle, di Clipeastri di tipo ancora arcaico, dal Pericosmus montevialensis, dal Pecten Pasini. Il suo spes- sore supera nel Bassanese i 200 metri. La /acies langhiana invece non è stata ancora segnalata nel Veneto occidentale, salvo che nel Bassanese e sporadicamente nel Veronese : è mediocremente sviluppata nel Veneto centrale, facendovisi però più potente man mano che si procede verso levante (Cenedese, Bellunese), Villafranchiano Astinno PLIOCENE Pincenziano Pontico Ilortoninno ( | mod, Î Î Iilveziano Langhiano inf. Aquitaninno Subatrato BRESCIANO | Conglomerati di S, Barto- | lommeo. Sabbie e conglomerati a Tapes senescens di Castenedolo, Murne n Nussa semistriata di S. Bartolommeo di Salò. ZONA PEDEMONTANA O VENETO OCCIDENTALE (Vicentino e Veronese) ESTERNA VENETO CENTRALE (Trevigiano) VENETO ORIENTALE (Friuli p. p.) ZONA ALPINA DELLA REGIONE VENETA O INTERNA VENET() OCCIDENTALE (‘Prentino) Conglomerati pedemontani e sottoposte marne ad Helir, di Soligo, Monrello, Cornuda. Conglomerati con Elephas meridionalis di Pa- gnano nell’ Asolano (?). Conglomerati intravallivi di Farrò, Villa- nova, Ponteggio ecc. Arennvie glauconiose a Ser tella subrotundaeformis di Mo- niga, Oligocene Conglomerati pedemontani di Borgo di Mezzo e di Pozzuolo. Conglomerati intravallivi di Osoppo, Bor- dano, Cesclans, Del Bianco. (Bellunese) VENETO CENTRALE VENETO ORIENTAT (Friuli p. pi) Marne grigie a Schisaster major, Nassa se- mistriata e Filliti, di Cornuda. Conglomerati calcarei marne e molasse a Unio flabellatus Helio steinheimensis Melania rotundata, Clausilia grandis, Filliti ecc. Conglomerati calcarei, molasse e marne a Helix steinheimensis, Melania rotundata, Fil- liti ecc, | Ì Conglomerati a Ostrea gin gensis e Panopaea Faujasi di Col di Grado presso Bassano. Conglomerati calcarei con Ostrea gingensis e fauna mista, marino - continentale: Melano- psis impressa, Neritina DalPiazi. Conglomerati calcarei con Ostrea gingensis, con intercalazioni lignitifere a Ceritliuwm vu biginosum, Potamides bidentatus, Clavatula zie sac, Hyomoschus crassus ece. Conglomerati ron fori di Litodomi e lignite \ di Val Coalba in Valsugana. Conglomerati di Alpago? Marne arenacee a Ancilla glandiformis, Turritella Bronni con intercalazioni conglomeratiche a Ostrea, vindobonensis, Conus Molasse e sabbie grigie a Ancilla glandi- formis, Conus Berghausi, Protoma rotifera ece., con intercalazioni conglomeratiche ad Ostrea gingensis è 0. crassissima. Mavne a Protoma rotifera e Potamides li- gnitarum di Valkugana. Conglomerati con strea di Osoppo? || Marne ad Arca diluvii ecc, di (. Michieli pr. Bassano. sinii ecc, Brecciola e caleare terroso bianco di Verona con Pecten praescabriuseutus, Marne ad Arca diluvii, Isocardia cor, Na- tica millepunetata, Marne arenacee a Venus Dujardini, Arca diluvii, Isocardia cor, Nautica millepunctata, Corbula gibba ece. | Marne a Isocordia e Venus di Val Coalba | in Valsugana. Mavne a Coralli semplici e calcari marnosi di Serravalle a Lucina borealis, Aturia Aturi, Clypeaster marginatus ece, Molasse e arenarie micacee brune con Lu- na borealis, Pecten Koheni. Terebratula De nii, Flabellum sp. R. Gresal. Argille scagliose con piccole Cwdita del P. Malvi- Santi nel Bassanese. noe è P. incrassatus, trasgres- sìvo sul Priaboniano. Molassa a Pecten burdiga- lensis e P. Tournali di Do Molasse a Pecten burdigalensis, P. Huueri, P, bassanensis ecc. Arennrie glanconiose e marne, calcari nulliporici e mar- nosi a Lepidocyclina elephantina, Scutella subrotundaeformis, Pericosmus montevialensis, Clypeaster Michelotti, Pecten Pa- Caleari e marne a Num- mulites intermedia dell'Oligo- cene inferiore, nel Veronese, Calcari a Nullipore con Nummuliti Lepidocicline dell' Oligocene superiore, nel Vicentino. e Arenarie e molasse glauconiose a .Scutella subrotundaeformis e P. Pasinii, con rave Le- Molasse grigio-plumbee a Pecten praesca- briusculus, P. burdigalensis, P. Tournati. Breccia di trasgressione e brecciole glauco- nitiche a P. Haueri. pidocyclina elephantina, Lithothamniun att. | intermedium ecc. | I ì I Calcari a Nullipore attribuiti all’ Oligocene | superiore. | (manca) Murne, arenarie glauconiose, calcari nulli- porici e marnosi a Scutella subrotundueformis e Pecten Pasinii, ì ——________———___k Marne azzurie dell’ Oligocene inferiore a Nummulites intermedia e Terebratula seguene siana. ofr. Calcare marnoso a Lucina callipteryo, Di- plodonta Sacyi, Lima langhiana ecc. Arenarie e talassoteri, Rin. nensis, vesti di piante. Molasse grigie a Coralli semplici e Nueula, amelia» Marna arenacen a Lecten burdigalensis è Urochocyatus laterecostatus del Rui. Molusse marnose plumbee con Peeten Tow- nali, P, burdigalensis, l'apes vetulus eco. Breccia di trasgressione e brecciola glauco» niosa a denti di pesce, Ostrea, Balanus, Litho- thamnium. dell’ Oligocene. Arenaria glanconiosa a /ecten Pasini e Scutella subrotundaeformis. Lumachella glauconiosn di S. Bastiano a Spondylus cysalpinus, Crassatella neglecta ece., (manca) Plyseh eocenico: talora caleare a Rudiste. — 585 — è più sviluppata ancora nel Friuli, ciò che si spiega con la sua tras- gressività da questo lato. Paleontologicamente il Langhiano è carat- terizzato specialmente dalla mancanza dei fossili più caratteristici del- l’Aquitaniano, dall’abbondanza dei grossi Pecter, quali il /. Zournali, e il P. burdigalensis accompagnati da numerosi congeneri (/. pavlensis, P. valentinensis, P. praescabriusculus, P. pseudobeudanti ecc.) e da molte altre specie di Eggenburg, di Rosignano, di Acqui, di Vence, di Mont- pellier, di Saucats e Leognan, dei calcari a G/obigerina di Malta. La potenza del Langhiano inferiore oscilla tra 100 e 300 metri. Il Langhiano è generalmente coronato, come in Austria e in Ba- viera, come ad Avignone, come nell'Appennino, come a Malta e in Al- geria, da strati a facies litologica diversa (arenarie marnose in Friuli, arenarie e calcari marnosi rel Bellunese, calcari marnosi nel Trevi- giano) contenenti varie specie dello Sc/ler, tra cui V Aturia Aturi. il Pecten denudatus, la Lima langhiana. Lo spessore di questi strati si aggira attorno ai 400-500 m.: nel Cenedese però supera notevolmente questa cifra. In complesso il Lan- ghiano ha una potenza variabile da 500 a 800 metri e il Miocene in- feriore, nella sua totalità, raggiunge nel Veneto centrale (dove è rap- presentato anche l’ Aquitaniano) i 1000 m., mentre invece nel Veneto orientale, dove questo piano manca, tocca appena i 550 m. Il Miocene medio può pure essere diviso in due piani : l' Elveziano e il Tortoniano. L’Elveziano è marnoso o marno-calcareo e corrisponde, come /aczes batimetrica. alla zona delle Laminarie e delle Zostere. La fauna a Pecten è scomparsa, sostituita localmente da una fauna a Bivalvi, con numerose specie viventi ( Venus multilamella, Isocardia cor, Corbula gibba, Natica millepunctata) o plioceniche (Arca diluvit) e varie specie caratte- ristiche, tra cui specialmente abbondanti in Friuli la Venus Dujardimi e la V. taurorugosa che ricordano il livello analogo della Loira, di Sos nel bacino di Aquitaria, e del Piemonte. Forma un livello assai costante in Friuli (Forgaria, Meduno, Polcenigo), nel Trevigiano (Rio del Pra, dintorni di Rolle ecc.), fino al Bassanese (C. Michieli). Nel QUADRO COMPARATIVO DELLA SERIE NEO; VERSANTE MERIDIONALE DELLE ALPI ORIENTALI BACINO LIGURE-PIEMONTESE Conglomerati di Borgo di Mezzo, Conegliano, | Soligo, Montello, Cornuda, S. Bartolommeo. Alluvioni intravallive di Cesclans, Del Bian- co, Farrò. Sabbie e conglomerati a Yapes senescens di Castenedolo. Conglomerati e marne tipici, di Villafranca. Sabbie gialle tipiche di Asti. Marne a Nassa semistriata, Pecten cristatus, Schizaster major ece., di Salò e di Cornuda, Conglomerati calcarei. molasse e marne a Melania Escheri var. rotundata, Helix, Dino- | therium, Mastodon cfr, arvernensis ecc. di Ra- | gogna, Pinzano, Sequals; Anzano, Vallotaj, Mad. della Rocca ecc. Conglomerati calcarei a Ostrea gingensis e marne a Cerithium rubiginosun, Potamides bi- dentatus, Hyomoschus crassus ecc. di Pinzano e Flagogna; di R. Bavera e M. Fagarè ; di Col di Grado; conglomerati con fori di Litodomi della Valsugana. | Marne azzurre piacenziane a Nassa semistriato di Cassano e Villalvernia. Marne di Moresca e Nizza, i con Congeria, Melanopsis, Ne- ritina. i Conglomerati di Monte Rosso. Formazione gessosa. Marne superiori di Stazzano, con Cerithium rubiginosum, ©. pictum ecc. Molasse e sabbie a Ancilla glandiformis, Conus Berghausi, Protoma rotifera, Conus Bron- ni, Turritella vindobonensis, Clavatula Jouan- neti, Cardita Jouanneti ecc. ecc. di R. Chia- vrar, Maraldi, Mostacins; di Fregona, Lierza, Forabosco; di Val Coalba. Marne e marne arenacee a Venus Dujar- dini, Arca diluvii, Isocardia cor di Forgaria, di R. del Pra nel Cenedese, di C. Michieli nel Bassanese, di Val Coalba. Argille scagliose a piccole Cardita del Bel- lunese. Marne azzurre di Stazzano, e S. Agata (Tortona) a Ancilla glandiformis, Cardita Jouan- neti ecc. Puddinghe, sabbie e marne a Cardita Jouanneti e Pentacri- nus Gastaldii della Collina di Torino (Albugnano, Baldissero ecc.). Arenarie di Serravalle. Villafranchiano 7, Astiano INZAIONON S| | -_ i ) pn i Piacenziano du, | Î | | | © pei IS 5 Pontico A | n i | sol] | © | | Sn) i | | Tortoniano(/_ | | | o = (>) mu fa) ® ti 6 È | Zi | [Gal Elveziano _ | - Zi D A | i; D A Spi n | | Langhiano(__| | D 5) ® E 104] = 8 | ei Sw | Ù? .E | ‘ Aquitaniano Molasse, arenarie e calcari marnosi a Aturia Aturi, Pecten denudatus, P. Fuchsi, Lucina borealis, Terebratula De-Tonii, Flabellum sp. di Meduno e di Vittorio. Arenaria a Talasso- terî e calcari marnosi a Lima langhiana del Bellunese. Molasse a Pecten praescabriusculus, P. bur- digalensis, P. Tournali di Preplans, del Veneto centrale, di Do Santi. Calcari grossolani a P. praescabriusculus e P. Malvinae di Verona. Breccia di trasgressione con Eckinolampas hemisphaericus, Pecten paulensis, P. Haueri del | Friuli. Marne a Pteropodi, Aturia Aturi, Lima langhiana e fauna batiale di Valle Scrivia. Calcare grossolano di Rosi- gnano e di Vignale con Mio- gypsina e con E. hemisphaeri- cus; calcare di Acqui a Pecten burdigalensis, P. Haueri, P. Malvinae ecc. Calcari grossolani e nulliporici, arenarie e | molasse glauconiose a Lepidocyclina dilatata, Scutella subrotundaeformis, Clypeaster Miche- lottii, Pericosmus montevialensis, Pecten Pasinii ecc. del Veneto centrale e occidentale e del Bresciano. BACINO DEL RODA E ALPI MARITTIMI Hoch. e Niederdeckenschotter Valle del Rodano. Sabbie a Pecten scabrellus del sillon. Argille gialle a P. /labellifo delle Alpi Marittime ece. Argille azzurre del Roussillo Saint Ariès, di Biot a Nassa striata, Pecten cristatus ecc. Strati a Congeria e Melanop. Bollène e Theziers. Conglomerati, marne e sabb Cucuron, Visan, la Croix Rousse con Dinotherium, Mastodon cetk vernensis ecc. Sabbie a Nussa Michaudi ecc Delfinato. Marne di Cabrières d’ Aigu Cardita Jouanneti, Ancilla gli formis, Protoma rotifera, Claw Jonwanneti ece, Molasse a Nullipore e Pecter briusculus di Cueuron, Marne e molasse rosa a la Jouanneti di Capo Couronnes ei Marne a P. vindascinus di Vis Marne di Istres a Peceten Schlier d’ Avignone. Molassa gia di Vence a P. denudatus, 0 cochlear ecc. Molasse, sabbie e calcare ros Sausset. Sabbie a Seutella paul e Pecten praescabriusculus delli me. Molassa a Pecten Tournali valentinensis dei dintorni di |] pellier. Molassa gialla di Ven Echinolampas hemisphaericus. Sabbie e marne a Melongena nei, Pecten subpleuronectes e Le eyclina di Carry, Le Rouet ecc. N di Fontcaude a Potamides mai taceus, Bittium plicatum, Melan Ostrea aginensis ecc. BACINO SVIZZERO | E BAVARESE IETO CON QUELLE DI ALCUNI BACINI CLASSICI BACINO DI VIENNA MALTA BACINO D’AQUITANIA ddinghe (Nagelfluhe) e mo- d’acqua dolce superiore Unio flabellatus, Melania heri var. rotundata, Helix, andina, Dinotherium. - Conglomerati di Belvedere. Strati a Congeria e Mela- nopsis. (Pontico sensu stricto). Strati a Cerizi (0. rubigino- sum, C. pietum, Mactra, Ervilia podolica, Cyrena ecc.). (Sarmatiano tipico). -les-Fonds ecc. Puddin- Molassa marina di St. Gall, Ipberg ecc. a Cordita Jouan- hlier della Baviera o- Marne di Gainfahrn a Card. Jouanneti e Anc. glandiformis. Sabbie di Potzleinsdorf a Me- retriv gigas. Calcari della Lei- tha con Cardita Jouanneti e Lucina columbella. Argille di Baden a fauna batiale. Sabbie di Grund a Cardita Jouanneti: argille di Mauer a Arca diluvii e Conus Dujar- dini ecc. ; Marne a Pecten denudatus, Aturia Aturi, Brissopsis ottnan- gensis, ecc. (Schlier). | | Ì | Sabbie a Nassa semistriata, Pecten cristatus, P. flabellifor- mis di Rabelais, Tadjena ecc. Marne marine di Carnot e della Tafna. (facies marina = Saheliano). Calcare corallino dita Jouanneti e Luc. columbella. superiore a Car- | Arenarie e conglomerati con Ostrea gingensis, 0). crassissima ece. del Sahel d’ Algeri. Marne argillose e arenarie a Ancilla glandiformis, Cardita Jouanneti, Meretriw gigas ecc. di Uadi Riou. Marne a Pleurotome, di Saubrigues (Landes). Arenaria verde a Heterostegina e grandi Clypeaster. Calcari a Nullipore, Foramini- fere, grandi Cypeaster è Bris- somorpha Welschi del Sahel d’ Algeri. Argilla azzurra a Pecten denuda- tuse Aturia Aturi. Marne grigie a Aturia Aturi. Molasse e faluns di Sal- les a Cardita Jouanneti. | Falun di Sos a Dujardini. Venus naria conchigliacea e mo- marina a Pecten praesca- eulus di Stockach ecc. Sabbie di Loibersdorf, Gau- derndorf e molasse di Eggen- burg con Pecten praescabriuscu- lus, P. Malwvinae. Sabbie e marne di Molt a Potamides margaritaceus, Bit- tium plicatum ecc. Calcari teneri a Globigerina e Ci- darisavenionensis. Arenarie, marne e calcari a Nullipore, Pecten praescabriu- seulus, P.burdigalensis di Dar- zout, Tenes ecc. Molassa a Echinolam- pas Martignas, Faluns di Léognan e | di Saucats a Pecten bur- || | digalensis, Lucina borea- hemisphaericus di lis, Echinotampas hemi- sphaericus, ittiodontoliti Calcari compatti a Lepidocyclina Mantelli, Pecten Pusinii ecc. Arenarie silicee bianche a Amphiope di Ras-el-Abiad e della Tafna (?). ecc. | || Faluns di Lariey e | go Il Mérignac a Melongena Lainei. Faluns di Bazas. Strati a Lepidocyclina di Peyrehorade. | U 14 — 588 — Bellunese è rappresentato da marne scagliose a piccole Cardita; nella Valsugana riprende la /acies friulana, con Venus e Isocardia. Gli strati di questo livello hanno in Friuli una potenza variabile tra 400 e 500 m., nel Trevigiano fra 400 e 700 ; in media circa 500 m. Il Tortoniano è il livello più costante, come /acies e come conti- nuità. È rappresentato da marne o da sabbie marnoso-calcaree con una ricca fauna corrispondente a quelle di Gainfalrm:n, Tortona, Cacella, Ca- brières, (Ancilla glandiformis, Conus Bronni, Protoma rotifera, Turritella vindobonensis, Cardita Jovanneti ecc.) passanti in alto, per intercalazione, a conglomerati calcarei pugillari o avellanari con Ostrea crassissima e Ustrea gingensis. Tra questi sono racchiuse lenti con fauna mista, marina e continentale (Clavatula ziczac, Cerithium rubiginosum, Melanopsis im- pressa, Cyrena Roberti-Douvillei, Neritina Dal Piazi, Cassidula ecc.) con letti di lignite e rari avanzi di Vertebrati (/Myomoschus) in Friuli. Ho distinto col nome di T'ortoniano superiore questo livello salmastro, che ritengo corrisponda cronologicamente al Sarmatiano. Come /actes si ha dunque una vera transizione dalla zona delle Zostere alla zona intercotidiale. Il Tortoniano è bene sviluppato in Friuli (Flagogna, Castelnuovo, Maraldi presso Meduno) nel Trevigiano (Ceneda, Mondragon, Forabosco) e fino nel Bassanese (Col di Grado). Nei lembi interni si osserva pure nella Valsugana (Val Coalba) e forse in Alpago. Come l’Elveziano anche il Tortoniano pare manchi del tutto nel Vicentino propriamente detto, nel Veronese e nel Bresciano, cioè in tutta la parte più occidentale del Veneto occidentale. Al Tortoniano attribuiremo in Friuli uno spessore di circa 700 m.; nel Trevigiano però esso raggiunge ed oltrepassa i 1000 metri. Così che al Miocene medio ne! suo complesso spetterebbe una potenza di 1200-1500 metri. Il Pontico 0 Miocene superiore infine è rappresentato da conglo- merati calcarei in tutto simili a quelli del Tortoniano superiore, ma privi di Ostriche e di qualsiasi altro fossile marino, e intercalati con molasse e marne varicolori, con faune continentali in gran parte corri- spondenti a quelle dell’Oeningiano e in parte anche del Miocene su- — 589 — periore propriamente detto: Melix steinheimensis, Melania Escheri var. rotundata, Clausilia grandis, Unio flabellatus. Nel Trevigiano e nel- l'estremo Friuli occidentale, i conglomerati contengono lenti di lignite con qualche resto di Mammiferi (Dinotherivm, Mastodon cfr. arvernensis) e impronte di foglie. Il Pontico è bene sviluppato nella zona pedemon- tana in Friuli (Ragogna, Pinzano, Sequals, Polcenigo) e nel Trevi- giano (Anzano, Mondaresca, M. Falcone, M. Baldacchin, Col Magliana, M. Sulder). Pare manchi del tutto nei lembi interni e nel Veneto oc- cidentale. Lo spessore del Pontico può calcolarsi di 600 metri nel Ve- neto orientale, di oltre 1000 m. nel Veneto centrale. Riassumendo le cifre precedentemente esposte si ha, che nel Ve- neto orientale il Miocene nel suo complesso sarebbe rappresentato da circa 2350 metri di sedimenti, nel Veneto centrale da oltre 3500 metri. Quanto alla serie pliocenica, essa è rappresentata solo da pochis- simi e limitatissimi lembi, che appunto per ciò assumono, da un certo punto di vista, una speciale importanza. Il Piacenziano apparisce con l'aspetto di marne a Nassa semistriata tanto nel Trevigiano (Cornuda) quanto nel Bresciano (Salò). Le fau- nette di questi due lembi, sebbene assai scarse, sono simili a quelle subappennine, che si ritrovano con identici caratteri oltre che nella Valle del Po e nel resto d’Italia, nel Roussillon, in Algeria, ecc. Il modo di giacitura di questi due lembi è profondamente diverso : a Cornuda il Pliocene marino è concordante sul Pontico e con esso dislocato ma non molto sollevato: a Salò esso è discordante sulla Scaglia, non ri- piegato, ma molto sollevato. . Come rappresentante dell’Astiano fu giustamente considerato dagli autori il lembo di Castenedolo nel Bresciano, che, per la sua situazione rispetto al Piacenziano di Salò, può ritenersi depositato dopo una fase di sollevamento della regione alpina. Nel Veneto propriamente detto l’Astiano pare manchi dappertutto. In discordanza sui terreni sopra descritti, o su terreni più antichi. o insinuate nell'interno delle maggiori valli, si osservano in varie parti del Veneto, come nel resto della regione pedemontana, su tutto l'orlo — 590 — meridionale delle Alpi, alluvioni conglomerate in banchi poco inclinati, attribuite al Villafranchiano. Dei fatti sopra esposti alcuni sono stati per la prima volta stabi liti o accertati da me: questi resultati principali dei miei studi si pos- sono così riepilogare : I. Aggruppamento dei lembi e zone mioceniche in lembi mon- tani o submontani e lembi pedemontani, i primi dei quali furono sol» levati e ripiegati insieme alle rocce più antiche, che ne formano la base. 2. Accertamento della trasgressività del Miocene (Langhiano) in Friuli, e distinzione di questo piano dall’ Aquitaniano (strati di Schio). 3. Riconoscimento di due distinti livelli langhiani nel Veneto orientale e centrale. 4. Attribuzione al Langhiano degli strati di Verona. 5. Attribuzione all’ Elveziano delle marne a Venus Dujardini e Arca diluvii, e loro distinzione paleontologica e stratigrafica, sia dal Langhiano, sia dal Tortoniano. 6. Individualizzazione di un Tortoniano superiore a /ucies stret- tamente litorale (intercotidiale), formante passaggio tra il Tortoniano inferiore sublitorale, ed il Pontico, di /aczes continentale. 7. Attribuzione al Pontico di tutto il complesso fluvio - lacustre (la cui età era, almeno in parte, oggetto di discussione) in base a con- siderazioni stratigrafiche e a dati paleontologici, 8. Accertamento dei rapporti di discordanza dei conglomerati di Soligo rispetto al Pliocene marino e’ al Pontico, e loro conseguente attribuzione al Villafranchiano inteso come un Postpliocene antico. 9. Constatazione dell’ esistenza, nell’ interno del paese, di tracce multiformi e numerose (lembi alluvionali, terrazze orografiche, altipiani, valli abbandonate, valli epigenetiche) delle varie fasi, attraversate dal sistema idrografico; fasi che si può — come vedremo tosto — tentar di sincronizzare coi vari periodi, a partire dal Miocene superiore. CAPITOLO V. CONCLUSIONI SOMMARIO 1. Storia geologica della regione Veneta durante il Neogene. [Il golfo preadriatico. Origine del golfo. La fauna miocenica. Il brusco affondamento del golfo nel Miocene inferiore. Il lento riempimento del golfo nel Miocene medio e supe- riore. I primi abbozzi del sistema idrografico attuale, I movimenti tettonici nel Miocene medio. La trasgressione pliocenica. I movimenti tettonici del Plio- cene superiore. Il ringiovanimento della rete idrografica nel Pliocene superiore. L’ alluvionamento postpliocenico]. 2. Epoca e modi dei movimenti tettonici. 1. — STORIA GEOLOGICA DELLA REGIONE VENETA DURANTE IL NEOGENE IL GoLro PREADRIATICO. — Chiunque, dopo aver studiato una re- gione, nella quale le formazioni geologiche siano andate soggette a mo- vimenti, che le abbiano ripiegate e sconvolte, tenti di ricostruire quali fossero le condizioni geografiche della regione stessa in una determi- nata epoca, ha naturalmente da vincere, oltre alle difficoltà e alle in- certezze, inerenti all’ indole della ricerca, difficoltà speciali dovute alle dislocazioni che gli strati hanno subito dopo la loro deposizione. È questo il caso dei depositi neogenici del Veneto. Le deduzioni che verrò esponendo in questo capitolo dovranno per ciò — anche se — 592 — espresse talvolta in forma un po’ troppo risoluta ed affermativa — es- sere considerate quali esse sono in realtà, cioè come ipotesi, che suc- cessivi studi potranno confermare o, in parte, distruggere. I vari Jembi neogenici che nel corso del lavoro sono stati distinti e aggruppati in due principali categorie : quella dei lembi pedemontani o esterni, e quella dei lembi interni, debbono la loro reciproca posizione precisamente a quei fenomeni tettonici, che ho detto alterare profon- damente le condizioni primitive; mentre a limitarne l’ estensione ha concorso soprattutto l’azione demolitrice esercitata dai vari fattori atmosferici e dalle acque correnti. In generale giova ritenere che, in principio, quei lembi facessero parte di una grande formazione unica, di cui essi non sono che i fram- menti rispettati dall’ erosione — e per questo appunto li ho chiamati lembi; formazione che rappresenta il deposito — originariamente continuo su tutta l’ area in cui i lembi sono disseminati —- di un unico mare. Non si può escludere —- anzi, è molto probabile — che in questo mare esistessero isole o penisole ; ma il concetto, che sembra prevalere presso certi autori specialmente tra i meno recenti, che i lembi interni corrispondano a stretti bracci di mare, insinuantisi tra le catene sub- montane e quelle montane, è secondo me dovuto ad un’ errore iniziale, consistente nell’aver disconosciuto, che gli strati costituenti i lembi interni sono ripiegati insieme con gli strati su cui poggiano; i quali formano, a loro volta, l'ossatura delle catene submontane. Ora ciò resulta, secondo me in modo sicuro, dallo studio che precede, e fu già più diffusamente dimostrato in altri lavori [185, 187]. La perfetta corrispondenza di caratteri litologici e paleontologici che si osserva negli strati dei lembi esterni ed interni e il fatto che di questi ultimi alcuni si trovino sollevati ad oltre 1000 m. s. l. m. sul dorso delle catene submontane (come accade pel lembo di Casera Caulana in Friuli) sono argomenti sussidiari, che convalidano quel primo argomento di carattere tettonico e ne estendono il significato. Resta adunque stabilito questo primo fatto, che cioè nel Neogene — 593 — un’ampia plaga marina cuopriva in parte questa regione, depositando al suo fondo quei sedimenti, di cui i lembi da noi studiati sono rari testimoni, più o meno dislocati dai moti orogenetici e rispettati dagli agenti demolitori. Subito però un secondo e più arduo problema si presenta : da quale mare dipendesse questa plaga : quali fossero i suoi limiti e la sua con- figurazione. Assumere per limiti della plaga marina veneta i limiti della re- gione nella quale i lembi trovansi attualmente conservati è la soluzione più semplice, ma può sembrare a priori — e a rigor di logica è ve- ramente — un po’ arbitraria La regolarità e la frequenza con la quale i lembi stessi appari- scono in detta regione e mancano fuori di essa è infatti un argomento alquanto... pericoloso, sebbene assai suggestivo. Bisogna aggiungere però che gli strati neogenici, specialmente quelli di base, presentano costantemente nei lembi interni caratteri litologici e paleontologici di sedimenti strettamente litorali, dal che è lecito dedurre. che la riva non dovesse trovarsi molto lontana da quel lato: mentre invece nei lembi esterni gli strati appartenenti ai medesimi livelli sembrano ge- neralmente essersi formati in acque un poco più profonde e più di- scoste dalla riva. Così la breccia di trasgressione in Friuli contiene ordinaria- mente grossi blocchi di arenaria nei lembi interni, mentre è costituita in generale da brecciole, e. localmente, contiene frammenti irregolari della stessa arenaria nei lembi esterni. Il Langhiano superiore nel Bel- lunese presenta una /acies di estuario (arenarie di Bolzano) con abbon- danti resti continentali (Cheloni, denti di 7e/eoceras. strobili ed altri resti vegetali) misti a denti di squali e conchiglie marine: mentre gli strati ad essa corrispondenti nella zona pedemontana (calcari di Ser- ravalle) hanno una facies non solo di mare profondo e lontano da riva, ma proprio di mare aperto (Nautilus, Aturia, Schizaster ece.). E in Friuli si è osservato il Tortoniano inferiore comparire (per causa del ripiega- mento) in tre diverse zone parallele tra loro e alla presunta riva : or- — 594 — bene, i respettivi caratteri litologici e paleontologici dimostrano come la profondità si facesse man mano più notevole, procedendo dalla costa verso il largo. Assumendo dunque i limiti della zona, in cui i lembi neogenici trovansi distribuiti, come limiti approssimativi della plaga marina veneta, troviamo che questa doveva presen- tarsi nel Miocene inferiore, come un’ampio golfo (fig. 34) esteso da Brescia fino oltre Udine e profondo almeno fino a Riva di Trento, alla Valsugana, al vallone Bellunese e alla linea Andreis-Meduno-Buia in Friuli. Un'altra considerazione convalida del resto una tale ipotesi: la so- miglianza di forma del golfo miocenico-inferiore, col golfo chattiano (oligocenico - superiore), le cui rive possono essere ricostruite con in- certezza molto minore. Queste sono infatti rappresentate dalla zona di confine tra la regione in cui il Miocene è concordante sull’ Oligo- cene inferiore, e la regione in cui invece il Miocene inferiore è tra- sgressivo. Ora il golfo Chattiano non si estendeva, evidentemente, molto oltre una linea, passante tra Verona e Vicenza, di qui diretta verso il Bellunese (che resta probabilmente incluso nel golfo) e uscente di nuovo alla pianura, presso a poco in corrispondenza del M. Cavallo. E questo golfo, così delineato, apparisce più piccolo, ma non molto diverso da quello — i cui confini abbiamo detto essere molto più in- certi —— del mare miocenico-inferiore. Considerando la forma e posizione del mare neogenico veneto, in rapporto alla estremità settentrionale dell’ Adriatico, si vede tosto, che quello non era se non una appendice di questa: potremo dunque chia- marlo anche “ golfo preadriatico ,.. La trasgressione del Miocene inferiore non fu che un rapido estendersi del golfo chattiano, a formare un più ampio golfo — il golfo preadriatico. Cercherò ora di trarre dal mio studio tutte le deduzioni atte ad illuminare la storia di questo golfo preadriatico e del paese che ne formava le sponde, durante il Neogene. — 595 — ORIGINE DEL GOLFO. — È presumibile che quasi tutta la regione prealpina veneta fosse nell’ Oligocene inferiore sommersa : una regres- sione, in rapporto forse con le eruzioni basiche del Vicentino, si veri- ficò alla fine dell’ Oligocene inferiore: i depositi a Ligniti ed a Filliti dell’ Oligocene medio Vicentino rivelano la vicinanza grande di un con- tinente. Ritengo che in quest’ epoca una zona diretta da SW a NE, da Verona alla Valsugana, e continuantesi nei Lessini occidentali e cen- trali fosse emersa, formando una specie di penisola, come era emersa la regione submontana del Friuli. L’Oligocene superiore o Chattiano è contrassegnato da un primo inizio di regime talassocratico, per cui nel Vicentino ai depositi a piante e Mammiferi terrestri succedono cal- cari a Litotamni e Lepidocicline. Ora l'origine del golfo preadriatico è dovuta, come ho detto, ad un moto trasgressivo del mare, formante il ristretto golfo, che nell’O- ligocene superiore occupava parte del Vicentino, il Trevigiano e il Bel- lunese. La trasgressione, però, se le mie deduzioni cronologiche sono esatte, non si effettuò tutta in una volta: sulle rive occidentali del golfo ebbe luogo rapidamente, ma in modo più o meno incompleto, già nell’ Aqui- taniano, estendendosi alla regione del Garda e al Trentino, e frazio- nando, senza sommergerla totalmente, quella sorta di penisola, che dalla Valsugana ho imaginato protendersi fino a Verona e forse anche in tutta la regione Lessinea. Ne sono testimoni i lembi di M. Moscal, di Moniga, di M. Brione, di Valsugana, tutti costituiti di strati Aqui- taniani, riposanti generalmente su depositi dell’ Oligocene inferiore : se non dappertutto è sensibile una vera e propria discordanza angolare, il carattere trasgressivo di questi depositi si rivela però generalmente nella natura litologica degli strati più bassi, costituiti per lo più da breccie o brecciole con fossili strettamente litorali e non di rado con tritumi di fossili, provenienti dalle formazioni sottostanti. Sulle sponde orientali invece sembra che il periodo continentale durasse un po’ più a lungo, fino al Langhiano. Allora il mare invase rapidamente anche questa parte, strappando alle rive scoscese e ai — 596 — bassi fondi blocchi di arenaria eocenica, che rimpastò con ciottoli cal- carei, granelli glauconiosi e avanzi organici, a formare i primi strati brecciati del Miocene. Questi riposano in discordanza angolare general- mente sull’ Eocene, talora però sul Mesozoico (Caulana, Rio del Fier (')) nei lembi interni, in apparente concordanza nei lembi esterni (DL Intanto nel Veneto occidentale la trasgressione proseguiva ulterior- mente, se non sui margini del golfo, certamente, a quanto pare, sulle terre rimaste emerse come isole o penisole nel mezzo ad esso: ce ne porge un esempio il lembo langhiano di Verona, trasgressivo sul Pria- boniano. Così nel Miocene inferiore la trasgressione si completa, e il mare raggiunge verosimilmente la sua massima estensione; la quale deve aver culminato allorquando anche la profondità è massima, cioè al Lan- ghiano superiore. LA FAUNA MIOCENICA. — La fauna, che con la trasgressione mio- cenica invade la regione veneta, è nel suo complesso una fauna di mare caldo. Questo carattere si rivela specialmente nell’Aquitaniano e nel Langhiano inferiore — con una straordinaria abbondanza e va- rietà di Pectinidi, Clipeastridi ecc. — e soprattutto nel Tortoniano ; nei due piani cioè, che sono rappresentati, come vedremo, da /acres più (1) Queste eccezioni possono spiegarsi iu alcuni casi con l'intensità e con la complessità dei movimenti orogenetici subiti, che hanno prodotto evidentissimi stiramenti: niente vieta, del resto, di ammettere, almeno in qualche punto, una totale ablazione degli strati eocenici, prima della de- posizione dei terreni miocenici. (*) Tutto ciò fa ritenere che nella zona submontana del Friuli il ritiro del mare, avvenuto alla fine dell’ Eocene medio, sia stato seguito o accompagnato da fenomeni di dislocazione e di abla- zione avvenuti forse subito dopo il Luteziano (come avviene pure nel Bellunese, secondo FABIANI) forse nell’ Oligocene, ad ogni modo prima che la trasgressione miocenica la risommergesse : mentre la zona pedemontana era emersa senza spostamento, oppure rimase sommersa, senza che vi si pro- ducesse, durante l’ Eocene superiore e l’Oligocene, alcuna sedimentazione — ciò che pare meno verosimile. Questa supposizione sarebbe confermata dall'esistenza in Friuli di lembi oligocenici (cfr. STEFANINI. Sull’esistenza ecc. L. c.). Sebbene questi non si trovino in rapporti stratigrafici col Mio- cene, mi paiono ad ogni modo dimostrare, che durante l’ Oligocene la sedimentazione marina. con facies di estuario, ebbe luogo anche in Friuli; l’ erosione verificatasi durante una parte del periodo stesso (che è notoriamente un periodo geocratico, anche nel Vicentino) e prolungatasi qui anche nell’Aquitaniano, ne avrebbe fatto sparire le tracce quasi dappertutto, — 597 — litorali. La malacofauna tortoniana costituisce anzi una vera fauna tropicale, ricchissima di Zerebra, Conus, Mitra, Ancilla, Ficula, Cancel- laria, Melania, Crassostrea, Arca, Avicula, che pel loro sviluppo e per la crassezza delle loro conchiglie, accennano appunto ad un clima assai caldo. E di questo sono indizio anche i pochi resti di Mammiferi con- tinentali, dai quali apparisce come il paese fosse in allora popolato da Rinoceronti, Dinoteri, Mastodonti, Tragulidi. Tornando alle faune marine, quelle del Langhiano superiore e dell’ Elveziano mostrano pure tale loro carattere, sebbene in minor grado delle altre, appartenendo a zone batimetriche alquanto più pro- fonde. Una /acies coralligena — quale si osserva, per esempio, nella bassa valle del Rodano — manca però del tutto nel Veneto, evidente- mente non per difetto del clima, ma pel numero e l’importanza dei corsi d’acqua che sboccavano nel golfo, diminuendo la salsedine e tur- bando la chiarezza delle acque. Ciò è dimostrato dalla uniformità lito- logica dei sedimenti clastici, che vennero a mano a mano ricolmandolo di un’ enorme pila di strati molassici e marnosi. Questa ricca e svariata fauna, oltre a dare indicazioni sulle con- dizioni climatiche, è un’indizio di ampie comunicazioni col resto del bacino mediterraneo, che, a sua volta, comunicava largamente — come è noto — con gli Oceani. In questi, e specialmente sulle coste del Se- negal e nel golfo del Messico, sono da ricercare le principali affinità generiche e specifiche della fauna miocenica veneta, come di quella di tutto il resto del bacino; dalla quale la nostra non sembra diffe- renziarsi notevolmente, se non per ‘qualche razza o varietà locale. Maggiore interesse, dal punto di vista paleogeografico, presentano le faune continentali. La relativa frequenza di specie identiche o stret- tamente affini a quelle della valle del Rodano (Helix cfr. delphinensis, Limnaea Deydieri, Planorbis praecorneus, Melania rotundata, Pisidium cfr. idanicum) della Svizzera (Helix steinheimensis, Clausilia grandis, Me- lania rotundata, Unio cfr. Lorioli ecc.) e del bacino di Vienna (Melania rotundata, Melanopsis cfr. impressa) insieme con altre, più largamente distribuite (Potamides bidentatus, Unio flabellatus ecc.) dimostra in special — 598 — modo, che la regione alpina doveva far parte allora di una provincia biogeografica unica, forse di un unico con- tinente. TL BRUSCO AFFONDAMENTO DEL GOLFO NEL MIOCENE INFERIORE. — Par- ticolarmente istruttivo e fecondo di interessanti deduzioni è lo studio della successione delle /acies nella serie neogenica e quello della distribuzione geografica di esse durante i singoli periodi o piani. Come si è detto ripetutamente, i depositi miocenici del Ve- neto rappresentano un ciclo completo di sedimentazione. Il Miocene inferiore comincia con depositi di mare poco profondo nel centro dol golfo (Vicentino, Bellunese, Trevigiano) ove il Miocene inferiore è in concordanza sull’ Oligocene superiore, con brecciole o breccie di trasgressione o con strati arenacei litorali sui margini di esso ; facies che nel Langhiano più basso si estende anche al Friuli e ad al- cuni punti del Veronese, rimasti emersi nell’ Aquitaniano. Si tratta dappertutto di strati, che per la loro natura litologica e pei fossili che contengono, indicano un deposito formato a piccola profondità, in pros- simità di una costa alta, dalla quale le onde staccavano i Balanus co- stieri (5. #intnnabulum in gruppi) e i Litotamni ramosi; mentre i tor- renti vi apportavano ghiaie e fustoli. È interessante notare che nella zona pedemontana — p. es. del Friuli — i L'alanus si trovano fino da questi livelli più bassi, rotti o attaccati a conchiglie (£. spongicola) e i frammenti clastici sono più minuti che nella zona interna. Su questo fondo “di scoglio ,, con acqua battuta, ricca di orga- nismi, popolata di Squali e di Cetacei (Odontoceti), la profondità aumenta però rapidamente come è dimostrato dalle faune: ancora nell’ Aquita- niano, al centro del bacino, alle faune psammofile di Clipeastri e Scutelle subentrano presto Brissidi, Pleurotomarie, Foladomie ; e 1° affondamento prosegue dappertutto nel Langhiano, ma la costituzione ancora rela- tivamente grossolana delle molasse, formanti in molti punti gli strati meno bassi del Langhiano e in Friuli, fin quelli del Langhiano supe- riore, dimostra che, sebbene le acque fossero allora più profonde, la 599 costa — almeno nella zona interna e sui margini orientali del golfo — doveva essere ancora assai vicina. Nel Veneto centrale invece i depositi del Langhiano superiore, pur rivelando sempre che la costa non è molto lontana, come resulta dal carattere marnoso dei calcari, appariscono di mare più profondo e più aperto. Vi compaiono qui (come del resto anche nella zona pedemontana del Friuli) prima rari poi più frequenti i Coralli semplici, cui si ag- giungono poi i Pecten lisci, le Pienodonta, e, nella regione pedemontana, i Cefalopodi e i Cirripedi batiali. È la fase corrispondente — anche cronologicamente -— allo Seller. Malgrado la profondità notevole, nella zona submontana (Bellunese) la costa è tuttavia molto vicina, e, in corrispondenza del largo e profondo estuario di un grosso corso d’acqua, manda a volta a volta al mare sedimenti sabbiosi (arenaria di Bolzano) e detriti organici continentali, che attirano una folla di voraci predoni del mare. IL LENTO RIEMPIMENTO DEL GOLFO NEL MIOCENE MEDIO E SUPERIORE. — Il massimo della profondità si raggiunge dappertutto nel Langhiano superiore, i cui sedimenti debbono essersi depositati nella zona bati- metrica dei Brachiopodi e dei Coralli. Da questo punto si inizia il Miocene medio, nel quale l'evoluzione delle /acies subisce un processo perfettamente inverso. I depositi elveziani corrispondono in tutto il Veneto () ad una facies indubbiamente meno profonda, rappresentando un fondo di mare tranquillo, a depositi sottili, della zona delle Laminarie, popolato (1) Strati riferibili al Miocene medio e superiore pare non si trovino — nel Veneto occiden- tale — se non che nel Bassanese e della Valsugana, cioè nella parte orientale della regione. De- vesi dedurre da ciò che la regione ad occidente, che già aveva subìto fasi d’emersione nell’Auver- siano e nel Rupeliano (FABIANI) fosse tornata ad emergere, formando quel protendimento del con- tinente in corrispondenza dei Berici, dei Lessini e degli Euganei, alla cui esistenza nel Miocene superiore accennano anche altri autori? O non, piuttosto, la tettonica a pieghe più aperte, quasi tabulare, delle colline di Vicenza e di Verona ha facilitato l’ablazione completa dei materiali più erodibili e più esposti agli agenti atmosferici, quali erano appunto gli ultimi strati deposti? Ad ogni modo, le considerazioni che seguono, sugli strati del Miocene medio e superiore si riferiscono al Veneto orientale e centrale e solo alla parte orientale del Veneto occidentale. — 600 — specialmente da Bivalvi. Il Tortoniano inferiore corrisponde alla parte più alta della zona delle Laminarie (o meglio delle Zostere) e alla più profonda di quella litorale in senso lato: in Friuli vi si possono distinguere una /acies alquanto più costiera a Bivalvi, ed una un po più profonda a Gasteropodi, a seconda della minore o maggiore distanza dalla spiaggia. La quale era in quell’ epoca a declivio dolcis- simo e composta di materiali sabbioso-calcarei assai sottili. Nel Tortoniano superiore i sedimenti divengono rapidamente più grossolani e calcarei, alternando coi banchi sabbiosi, ricchi di una fauna mista di elementi marini, continentali ed eurialini, banchi conglomera- tici man mano più potenti e più fitti; finchè dopo un’'orizzonte a /uczes litorale in stretto senso (zona intercotidiale), l'avanzamento dei delta procede ancora e, con la fine del Tortoniano, si passa al regime continentale. Il delta è divenuto ‘ormai subaereo n'el“Pontieogenm conglomerati calcarei che lo costituiscono alternano con marne e argille varicolori, con molasse a fossili lacustri e terrestri. Si vede adunque che, a partire dal principio del Miocene medio, 1 depositi assumono carattere di sedimenti d'acque sempre meno pro- fonde, fino al raggiungimento di una fase continentale, come quella oligocenica, da cui il Miocene aveva tratto principio; più completa anzi, poichè anche il primitivo golfo chattiano è ormai colmato. Se non che i caratteri sono ora profondamente diversi : il Miocene inferiore ha il carattere di un deposito di costa alta, il Tortoniano e il Pontico corrispondono a depositi di delta sottomarino il primo, subaereo il secondo. Il golfo -miocenico preadriatico è stato ormai colmato di depositi, recati al mare prima da corsì d’acqua più o meno prossimi alla ma- turità, convoglianti sabbia o argilla, poi, dopo l’Elveziano, da corsi di acqua giovani, a regime torrentizio, trascinanti ciottoli calcarei strap- pati alle regioni di fresco emerse. Compresi tra l’una e l’altra delle conoidi alluvionali costituenti il delta, sì aprono qua e là, in mezzo ad una lussureggiante vegetazione — 601 — tropicale, degli specchi d’acqua, in cui vivono le Melania, i Pisidivm, le Planorbis ; in cui cadono, con resti di piante destinati a lignitizzarsi, gusci di Mele e di Clausilkia ; in cui vengono ad abbeverarsi Tragulidi, Dinoteri, Mastodonti. 6 Girardi dis. Fic. 84. — Il golfo preadriatico. EE Zona nella quale 1’ Aquitaniano è concordante col Chattiano. IITEDIDAE 5 x 5, n è trasgressivo su terreni dell’ Oligocene superiore o più antichi. [o] > sà il Langhiano è trasgressivo su terreni dell’ Eocene o più antichi. —— Limiti approssimativi del golfo Chattiano. FE 5 Fi DA preadriatico nel Miocene inferiore. Uno di questi bacini lacustri — il principale, forse — dovette 2 trovarsi tra Ja Cellina e il Soligo, dove infatti abbondano e sono più potenti le intercalazioni molassiche, cui si aggiungono in alto della serie e verso il centro della regione (Lierza) alcuni banchi di finissima marna. Anche verso Pinzano e Ragogna dovettero trovarsi laghetti o stagni consimili, come apparisce dalle molasse con Melania che vi si osservano. Altrove le intercalazioni marnose sono invece assai rare e più sot- tili: tra Soligo e Piave e nelle colline di Sequals esse mancano anzi o e quasi completamente, la massa degli strati essendo rappresentata quasi esclusivamente da conglomerati, forse in corrispondenza all'antico sbocco di alcuni dei corsi d’acqua, che hanno più efficacemente contri- buito alla formazione di questa serie di conoidi. Ì PRIMI ABBOZZI DEL SISTEMA IDROGRAFICO ATTUALE. -— In tali pri- mitivi corsi d’acqua si può, forse non vanamente, ricercare il primo abbozzo del reticolato idrografico attuale, che si sarebbe dunque ini- ziato fin dal Miocene superiore. Questi concetti convalida altresì 1’ 0s- servazione fatta anche da altri studiosi, che i conglomerati pontici nella regione veneta pedemontana variano per la natura litologica dei loro ciottoli, in rapporto con la costituzione geologica della regione interna corrispondente : così, sono formati quasi esclusivamente di dolomia e calcari chiari selciferi, oolitici, ippuritici, in Friuli; si fanno poligenici e misti di arenarie, di calcari rossi e perfino di calcari nummulitici (TA- RAMELLI) a Polcenigo e a Vittorio, divengono ricchi di micascisti, gneiss, graniti, e porfidi quarziferi nell’ Asolano (Trevigiano occidentale) in cor- rispondenza forse di correnti, provenienti dalla Valsugana e dalla Cima d’ Asta. Una traccia positiva di questa antichissima rete idrografica si po- trebbe forse riconoscere in certe placche di conglomerati fluviali, che sì osservano a grandissima altezza su taluni valichi della zona mon- tana del Friuli — per es. alla Forca Venchiared, a 1566 m. s. ll m. Giova notare, che la valle della Meduna, nella quale sì riscontrano queste antichissime alluvioni, e che fu probabilmente il canale di sfocio del primitivo Tagliamento, successivamente catturato da un’ affluente dell’ Arzino [191], sbocca precisamente in faccia a quelle colline di Sequals, dove — si è detto — i conglomerati appariscono particolar- mente potenti e privi d’intercalazioni molassiche d’ origine lacustre. I MOVIMENTI ‘TETTONICI DEL MIOCENE MEDIO. — E che la zona sub- montana o montana dovesse ormai essere emersa, in parte, verso la fine del Miocene medio, mentre quella pedemontana era tuttora som- — 603 — mersa, apparisce anche da un’altra considerazione. La natura calcarea dei conglomerati tortoniani e pontici e specialmente il fatto, rilevato da parecchi autori, in Friuli, dell’ esistenza m detti conglomerati di ciottoli di calcare a Rudiste (che in tutta la regione non affiora altro che nella zona submontana) fa pensare che detti ciottoli, i quali per la loro grossezza e natura non si possono supporre provenienti molto da lontano, siano stati strappati alle assise mesozoiche formanti la zona montana e submontana delle Prealpi venete; e che per conse- guenza queste, almeno in parte, dovessero essere già emerse nel Tor- toniano. E siccome, d’altra parte, strati tortoniani marini sono presi in sinelinale nella zona montana del Veneto occidentale, se ne rileva che il sollevamento e l’ emersione parziale di detta zona non dovette avve- nire prima di quell'epoca. Dalla combinazione di queste due deduzioni resulterebbe che l'emersione sì produsse precisamente nel Tortoniano. in coincidenza, cioè, colla comparsa dei sedimenti calcarei grossolani e col ringiovanimento del reticolato idrografico, di cui essi sono un’ in- dizio, e si compì in modo relativamente assai rapido. D’ altro canto però, non conviene pensare che la successione di facies progressivamente meno profonde. che caratterizza il Miocene medio e superiore sia indizio di un generale moto di sollevamento del fondo marino ; al contrario! Il solo Tortoniano ha in Friuli una po- tenza non minore di 700 m.: ora i suoi strati inferiori rivestono un carattere strettamente litorale e, ad ogni modo, non sì possono certo attribuire a un deposito formatosi a parecchie centinaia di metri di profondità! Il ragionamento devesi ripetere per tutto il complesso degli strati del Miocene superiore e medio, al quale si può attribuire, all’in- grosso, uno spessore di ben 1800 a 2500 metri. La intera serie miocenica raggiungerebbe nel Veneto da 2300- 3500 m. di spessore (!). (1) Queste forti differenze sono in parte dovute al fatto. che in Friuli manca una parte della serie miocenica inferiore, che invece è rappresentata totalmente nel Veneto centrale, in parte forse agli stiramenti e laminazioni che gli strati hanno probabilmente subito in maggior misura in certi — 604 — Non vi ha dubbio per me, che la sedimentazione di questa enorme pila di strati sia stata accompagnata da un lento, continuo, generale abbassamento del fondo, come è dimostrato anche dalla costante con- cordanza dei tre piani miocenici in tutto il bacino, con gradualissimi passaggi dall’ uno all’altro : ciò prova che la sedimentazione ebbe luogo senza interruzione. L’abbassamento tuttavia, non è stato sufficiente ad impedire il progresso della formazione deltizia, che è continuato fino ad un completo interrimento di questa parte del bacino. Un graduale abbassamento del fondo, tale che sia incapace a pro- durre la reimmersione, è, secondo il BARRELL ('), condizione indispen- sabile alla formazione di depositi deltizi di colossale potenza. Così questo autore, che alla formazione dei delta ha dedicato un magnifico studio, spiega lo spessore enorme delle formazioni continentali subima- layane, alle quali queste subalpine rassomigliano in modo straordinario. Mentre dunque su parte della regione prealpina, specialmente nella plaga periferica del golfo preadriatico, (zona montana e sub- montana) e forse anche nella regione dei Berici e dei Lessini (*), si verificava il moto di emersione cui è stato prima accennato, in altre parti e specialmente nella parte centrale del golfo (regione pedemon- tana) continuava quel movimento di abbassamento, che si era iniziato fin dal principio del Miocene ; e i materiali che i corsi d’acqua rin- giovaniti rapivano ai paesi di recente emersi della zona montana e sub- montana, convogliati a valle, contribuivano largamente, come già sì è visto, a colmare il bacino persistente nella zona pedemontana. LA TRASGRESSIONE PLIOCENICA. — Sui conglomerati del Pontico e altrove su terreni più antichi di varia età, durante il Pontico demo- liti ed abrasi, tornò in parte ad estendersi il mare al principio del punti (e particolarmente nel Veneto orientale) che in altri. Conviene del resto tener sempre pre- sente, che lo spessore delle formazioni deltizie, quali sono quelle del Tortoniano e del Pontico, può variare molto notevolmente anche in punti assai vicini fra loro, in rapporto con gli sbocchi dei singoli corsi d’ acqua. (1) BARRELL. Oriteria for the recognition of ancient Delta Deposits. L. c. (2) Cfr. nota 1 a pag. 599. — 605 —- Pliocene, recando seco una fauna molto meno ricca di elementi tro- picali che quella miocenica, e preludente già a quelle attuali del- l'Adriatico e del rimanente Mediterraneo. La natura così facilmente erodibile di quei sedimenti marnosi, insieme con la mancanza di altri depositi più resistenti, capaci di proteggerli, mentre sopraggiungeva una fase di intensa demolizione, hanno fatto sì, che questi strati pia- cenziani siano andati quasi completamente distrutti. Due soli lembi se ne conoscono fin'ora: uno concordante coi sotto- stanti conglomerati pontici, in strati inclinati di varie decine di gradi, esiste a Cornuda nel Trevigiano ; l’ altro, trasgressivo sulla scaglia e sollevato in blocco a oltre 500 m. s. 1. m., si osserva a S. Bartolommeo di Salò, in quel di Brescia. Nei due casì sì tratta di marne sottili, di mare assai profondo, con Brissidi, Peeten lisci ecc., ma deposte probabilmente assai dap- presso alla riva, come sarebbe dimostrato dalle copiose impronte di foglie, appartenenti ad alberi e arbusti terrestri. Il fatto che la trasgres- sione pliocenica, là dove si è verificata su strati pontici (Cornuda), sia avvenuta senza discordanza, prova che non vi furono quivi bruschi movimenti orogenetici nè discontinuità notevoli di sedimentazione tra Miocene superiore e Pliocene. I MOVIMENTI TETTONICI DEL PLIOCENE SUPERIORE. — T'anto a Cornuda quanto a Salò sono evidenti, come ho detto, le prove di una intensa dislocazione, rivelantesi nel primo caso come ripiegamento, nell’ altro come sollevamento ; ripiegamento e sollevamento avvenuti dopo la de- posizione degli strati piacenziani. A quale età attribuire questa nuova fase di movimenti orogenetici intensi ? I rapporti stratigrafici tra le marne piacenziane di Cornuda e il conglomerato villafranchiano che ad esse si appoggia in discordanza, come poco lontano si appoggia in discordanza ai conglomerati pontici, dimostra a parer mio che il ripiegamento delle marne stesse, come pure la formazione della piega Le Grave-Campeis, interessante il Pontico, — 606 — deve aver avuto luogo prima della fine del Pliocene, in corrispondenza di quell’ orizzonte, che va col nome di Astiano. Il fortissimo dislivello che corre tra il Piacenziano di Salò, sollevato a 530 m, s. 1. m., e l'Astiano di Castenedolo rimasto, nella zona pedemontana del Bresciano, a 120 m., farebbe pensare appunto che il sollevamento abbia avuto luogo anche qui — limitatamente alla zona alpina — nell’ Astiano. RINGIOVANIMENTO DELLA RETE IDROGRAFICA NEL PLIOCENE. — Al so- praggiungere di questo potente moto di sollevamento e ripiegamento pliocenico, la rete idrografica (che nel corso del Miocene superiore e del Pliocene inferiore aveva avuto campo di avviarsi allo stadio maturo, iniziando lo spianamento della regione, con la formazione di una sorta di penepiano, di cui gli altipiani carsici submontani sarebbero gli at- tuali residui) fu di un tratto ringiovanita; e, attivatasi l’ erosione, ven- nero scavandosi nei massicci calcarei submontani quelle gole epigene- tiche, che anche oggi meravigliano il passeggero con la loro orrida e selvaggia bellezza : a questa età appartengono verosimilmente, in Friuli, le valli abbandonate della Meduna e del Chiarsò sull’ altipiano del Ciaurlecc, le valli epigenetiche della Colvera e della Cellina, la cattura del Tagliamento per opera dell’ Arzino (alluvioni di Ciampon a m. 794 salmo: Anche nella zona pedemontana a questo stesso periodo corrisponde una fase di erosione intensa, attivata dal recente sollevamento : fase nella quale le marne piacenziane, tenere per natura e particolarmente esposte per la loro posizione, furono in gran parte asportate. L’ALLUVIONAMENTO POSTPLIOCENICO. — Un po’ più tardi, col Villa- franchiano, la sedimentazione ricomincia abbondante: una conoide di deiezione dell’antico Piave si stabilisce su una fronte ampia da Vit- torio a Cornuda, appoggiandosi indifferentemente su strati, erosi, pon- tici o pliocenici. Depositi consimili lascia il Tagliamento, catturato al- lora dal Melò, sia nell’ interno stesso della valle (Cesclans), sia al suo sbocco nella pianura: le sue alluvioni riposano sul Miocene inferiore a — 607 — Pozzuolo, si appoggiano in discordanza sul Pontico a Borgo di Mezzo. E depositi intravallivi si osservano nella valle della Meduna (Del Bianco), del Soligo (Farrò), del Piave (Villanova) ecc. Villafranchiane sono infine ritenute le alluvioni cementate, che a Castenedolo e a Salò ricuoprono il Pliocene e che, come nel Bresciano, sono largamente diffuse da per tutto al piede delle Alpi. Le alluvioni villafranchiane del Trevigiano, leggermente piegate in anticlinale da movimenti successivi (Montello) furono poi erose dal Piave nelle sue divagazioni ; e l'erosione fu, qui come altrove, colmata da depositi alluvionali più recenti, successivamente a lor volta terraz- zati; mentre le alte e medie valli del Tagliamento, del Piave, del Brenta, dell’ Adige erano invase da grandi ghiacciai, che spinsero, come ben si sa, le loro fronti fino alla pianura. Fin dall’ Astiano però il mare aveva ormai definitivamente abban- donato il golfo preadriatico, 0, per meglio dire i delta continuavano ad avanzarsi, limitando sempre più i confini di quello, che stava dive- nendo l’ Adriatico settentrionale. Questo resulta adunque dal ricolmamento di un più ampio bacino, che si abbozzò già nell’ Oligocene, si estese nel Miocene inferiore, fu ri- colmato successivamente nel Miocene medio e superiore, e poi invaso di nuovo dal mare, per breve lasso di tempo, al principio del Pliocene. Sono vicende in tutto analoghe a quelle, che condussero al riempimento del bacino padano, del quale questo veneto non è che un diverticolo. Quanto sopra è esposto più o meno diffusamente, ho cercato di riassumere, per ciò che riguarda il Friuli e il Veneto centrale, in due quadri ('), in ciascuno dei quali è possibile abbracciare con un solo colpo (1) Per quanto riguarda la partizione del Postpliocene (intesa la parola nel senso etimolo- gico), non si dimentichi che questo periodo esorbita dall’argomento della presente Monografia, Sarò dunque scusato se la relativa trattazione è appena abbozzata e la classificazione fatta per sommi capi. Ho infatti distinto il Villafranchiano corrispondente al “ Preglaciale ,, di aleuni autori e pro- babilmente al Gunziano dei glaciologi; il Glaciale s. 1., che comprende gli altri glaciali e relativi interglaciali, e il Postglaciale o epoca attuale. Entrare in maggiori particolari non sarebbe stato possibile, senza dedicare all’argomento speciali e laboriosi studi, che non ho avuto opportunità di compiere finora. fi “posfil ms uz -tepioonoo ezuoredde ur BIODAI] ‘LIBUTUIB"] A[[Op RUOZ 9 ARION] SOIOR,I ‘tpodonpoeigg 9 I[[ea0,) TAP BUOZ R][ap asselOT ‘2193807 9]10p WUOZ R[[®p_ OSSE[OTY ‘apg109I] ® a199s07 [[OP WUOZ B][[®p o OSSB[O]N ‘OUTIBMOZJOS VIJA(] ‘BUVI -U0uIqus 2001991 ]|ep guormoAoid egstpug ® omo ]eo Ipo 1[0qgor9 uo Q[BIPrzoo.19guI BUOZ B][OP LUTIBUI 19BIQUIO] TUO) ‘o0g@Rqus BIap Ip meg -U9U1JUO9 IpRIQUIO]S UO) ‘(oue1SIA@II [eu epnu 10) Tp QuIIETI QUINN) MUTI UT QUOISOIA ,p OSBU ‘(T1Z (WI) OZZopN Ip OSIO IP TUOTAN][W ‘opuawei]9e,] [Pp "uotowI ‘gyuy *(984 "W) Ip[eae N Ip 0yeZZe1t9g IUOTAN|TW ‘000 (176 19987 N) gu -Npoy ep ‘o0guaewter]s -8], [Op 9U9091 IUOTAN][W ‘a[equaurqmoo @se,.] ‘VWULMIUI QUOISSOITSRI], ‘QU01ZVJZUQ Tp -0s @[[as aqua]ragad op UO} ]9p 0pueuIesseqy ‘ajuajea sid etorze) -U9uItpas uo9 Opuoj; [Op OFUQUIESSEqq ONUTZUOI A 0FTAT ‘(ourISIA®I, [ou eu TILUI QUOISSOIISBI],) ‘(UOp[epRaq Ipopeurppuis) oquaowneSerd LT UO 07U9UIBA?][OS ‘QUOIZ83UOUITPas 9F10,.] ‘ve unuerd f[[e 0ug mero EI] 19p 0u01SU99SH] ‘QUOTZBZUQUITpag «(and | 04d) oraengsa p msoda(] *WSUAZUI QUOISOTA,P OSV.T ‘09tua909 2/98/77/ as QJUBPIOOSTP BIOVSI "©Iqe VIS00 Tp O[RIONI] SATOR,] a. ‘QUOISO.I9 UST9I7UI,p osV.] ‘(mu 003I -008) Torso Tueidi]y ‘apprgoeuasido I[[BA @[[9p OIZIU[ ‘esSu9z Ul QUOISOLO Ip _osV ‘(08f Wu) o0mwRIg 19 1p OJRZZVII9J TUOTAN]]W "(FEE “W) SUOIBARN IP QF2ZZBII9Z IMOIAN]]W ‘(fog "r ‘SUOIMA “EN IP 0y'd) HIBA 9ITPp Opuoyz [ap TUOTAN][W ‘epequeuTquoo ast, "VULIVUI QUOISSOISSVI], i ‘@[IURA015 ROTRISOIPI QjoI1 gun Ip OYUQUIT] } 138 U00 ‘emoIsIOUIA p® 07 TOUBA9][0S *IM}RUI BOTFBISTOTPI 07% ‘0gueweuetdg “vogeaS -OIpI 0991 #][op oguewrtu -VAOISUTY] ‘0UOrSO1 e[[9p oei0u9S oguamIRAA[]OS ‘#uStsuf eguortog ]r 10d CUNPATN e[[Pp eaingqmea “TRIO -OVI]d TOp QUOISUAIST] ‘tUnPp -0]\ 2I]Ap 2]engIqR Os109 ‘(996T “) por -BIqVUO A Ip TUOTAN]]W ‘(00IT-0C0T "tU) 0980 1p 20.10] @[[®p IUorAn]]W “o, ‘u) uoduet;) Tp eUorAn][y ‘(8g “mu) SUR]OSA() IP _QUOTAN][W ‘009 ‘gune]o Ip ‘(THpw) gu Pay [BA UL IZUOWIBT], Ip 9JeZZV.II9Y IUOTAN][W ‘(098 OZZBA®) ® *UteI]9e] ‘pe (u IQuoOUIeT], è VuUnp -9]\) 1909991 IUOTAN][W Q[UymaTTquoo OSV.] i eje3zUueulzuUuoo PSE yJj è ‘parerqouo A Tp VO10,] e] od oAgIumad OFUAUTRT [AV], [Pp ost0g ‘#Unpaji e[ 10d 0g uowi -gI[Se] |ep o emgmeo ‘OUIZIV | T0d 07u9wi -eI][98] [Ppo BmgpeO ‘Q09 N 1 10d 0guout -gI[S&] [Pp Bamgmeo SOTTO) RIS HRISR oqguengge un 10d o7guou - 219] [Pp emqgRI ‘03ueurei].à - 8] [Pp o]engge oso) VNVINONHICTHA YNOZ VNVINONTOAS YVNOZ aua008tH]0 ouetuezimby | PUI ougTqi un] ‘dos | OURIZIA]T IZQA]H a ln] 3 FUI È Ei ) OUBIMOZIO ], *dus 001ZUOq OURIZUIORI] n°) Di (e) (e) D B (ee) OURIISYW OUPTTIUBIFE,TTA / (*] (8) A[eIogp9 9U990I eee‘ «KhAH_—7_,, _ o —_——>—+— [dasog Q]eIoV|[9ISO] VNVINON VNOZ E 191901039 IdN3L INILTN IT9IN ITVINIIHO OLINIA 13IN ILONIAAY [9ISIA ILNIWNVINW Ì *QUT][ea0;) 9[[?p RUOZ e[[PP 1a sodo(] ‘tpodonorag te] T[[e.10N 19p BUOZ e][Pp misodo(] Il | ‘9.199 S07 9[[9p BUO7 *TUTIVMUI nsoda(] *] 8 a[ea -0}I] 9 9199807 ©[[ap emwoz : arte 191S0da(] *OUIIBUIOZZOS | 24[9(] ‘(opeIprroo1agui euoz) arao3i] s2702/ ® IUOIZE[RO.l9YUr UO) 19IBO][B0 19R19UTO]HUO|) ‘00192 qus 8I]a(] ‘2uV) -UOUI ATOIdAI E[[ep guaruoAOId [093019 ® LISI 19] I]ISSOJ 109 19129[R0 19R.I9UTO] SUO *0913U0q Ns IUepioonTo) BpuuIio0) TP _QUTIBUT QUIR] I O) i X *@Su9quI QUOISOl9 TP ‘aequo nmguoo ast. ‘9tpoIuao ‘ord etmeut aos quepioosIp ‘009 0ueI]8 20) ‘OSTTog ‘o[[pguo TN [Pp_19eIOuI0[Suof) ‘9ARIQ [ap oottaTour 0peaeddy ‘999 OSITOG [PP ‘ARI [PP 19U9981 IMOLAN[]W ‘QUOIZEZ ve—___—a- -TouTpas gus aqua]eaoad Li Il FUT [Op Opuoy; 07UQOUIBSSEW —_— ‘o)uapraaId 0001Z22YuouIp -08 UO) puo; [ap 07uow -ESSBqR ouurguo) 9 07U9T] ———_ ue "WULITEUI QUOISSAIISRIT, ‘tImanot[d 1pIsodap | Ip 0guauIrAa[[os a 09guowteSardng ‘QUOIZBUATITPAR 90.10,] ‘emuerd t[[e Ou IRIOORIT]S [Ap QUOTSU99SH UM TOp apengqe OSIO) ‘opuozord Oqour uou 9I1BUI Tp misoda(q ‘OUI[[Ra 209) 9][Pp euoz [pp nIsoda(q ‘OLI@NISO Opuoj ‘ord 0 0318] Ip Iposido wo0V T[[:10) t0p euoz #[[ap mmsodo] ‘9.1998 -07, [ep guog ‘Tunteti 191S0da(] (euURSUS[RA ur 1perogi] marie IMisoda(]) ‘(eueSus[eA Ur 0|erp1g0o199 UT 8UOZ ®][Pp MyeIouto]Suof) *19isIO Iuerdmgy ‘eqoIgomasIde I[[RA 2][op OIZIU] ‘ESUQJUI QUOISOIA p 988] ‘099 laTiSQ, (7 ‘ 01.0.099UO] ‘BAOUE]ITA QUIBH Ip TAT[[BARIYUI IqeIouto] Suo) ‘'OU9ION ‘13U9991 TIOTANI[W ‘9001Z89090I ) . 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Ibid., VI, 1873. 85. -_ Appunti sulla storia geolog. dell’ Istria. Atti r. Ist. Ven. Sc. Lett. Arti (4) III, 1873. 86. —- Lezioni libere popolari. Colline friulane. Boll. Ass. Agr. Friulana. 1873. ST. Taramelli T. e Pirona G. A. - Sul terremoto del Bellunese del 29 giugno 1875. Atti r. Ist, Ven. Sc. Lett. Arti (4) II, 1873. 88. De Zigno A. - Sui mammiferi fossili del Veneto. Atti Acc. Sc. Lett. Arti. Padova, 1874. 89. Taramelli T. - Cenni sulle condizioni geolog. e climatolog. della Prov. di Treviso. Torino, 1874. 90. Fuchs T. - Die Stellung der Schichten con Schio. Verhandl. k. k. geol. R-A. Wien, 1S74. 91. Paglia E. - Nota geologica sopra i terreni, specialmente terziari, delle adicc. del Bacino del Garda. Atti Soc. Ven. Trent. Sc. Nat. IV, 1875. 92. Taramelli T. - Alcune condizioni stratigrafiche ed orografiche della Prov. di Udine. Atti r. Ist. Ven. Sc. Lett. Arti, 1875. 93. _ Dei terreni morenici e alluvionali del Friuli. Ann. Scient. r. Ist. Tecnico. Udine VII, 1875. 94. Suess E. - Entstehung der Alpen. Wien, 1875. 95. De Zigno A. - Sirenii fossili trovati nel Veneto. Mem. r. Ist. Ven. Sc. Lett. Arti, 1875. 96. _ Sopra i resti di uno Squalodonte scoperto nell’ arenaria miocenica del Bellunese. Ibid.. 1875 (— Squalodonreste von Libano bei Belluno. Verhandl. k. k. geol. R. A. 1876). 9. —- Ueber Squalodon Catulli aus d. Mioc. Molasse von Libano bei Belluno. Verhandl. k. k. geol. R.-A. 12, 1876. 98. Taramelli T. - Costituzione geologica del Friuli. Ann. statistico della Prov. di Udine I, 1876. 99. Pirona G. A. - La provincia di Udine sotto l’ aspetto storico naturale. Cron. ann. Liceo Stel- lini Udine I, 1876 (cfr. anche: Schizzo geol. della Prov. di Udine, Boll. r. Com. geol. it. VIII, 1876). 100. Taramelli T. - Catalogo ragionato delle rocce del Friuli. Mem. r. Ace. Lincei, (3), I, 1877. 101. Dames W. - Die Echiniden der Vicentin. und Veronesisch. Tertiàrablagerungen. Palaeonto- graphica XXV, 1877. 102. De Zigno A. Sur Zes Siréniens fossiles de l’ Italie. Bull. Soc. géol. Fr. (3) VI, 1877. 103. Hoernes R. - Beitrioge zur Kenntniss der Tertitir-Ablagerungen in den Siid-Alpen. Jahrb. k. k. geol. R. A. Wien XXVIII, 1877. (Riassunto in Boll, r. Com. geol. it. VIII, 1877). 103. bis — Das Vorkommen der ersten Mediterran Stufe im Valsugana und in den Monti Eu- ganei. Verhandl. k. k. geol. R.-A. Wien, n. 7, p. 110. (Riassunto in Boll. r. Com. geol. it. VIII, 1877). 104. Bittner A. - Die tertiiirbildnungen von Bassano und Schio. Verhandl. k. k. geol. R-A. Wien, 1877. (Riassunto in Boll. r. Com. geol. it. VIII, 1877). 105. Bassani F. - Nuovi squalidi fossili. Atti della Soc. tose. di Sc. Nat. III. Pisa, 1877. 106. - Ittiodontoliti del Veneto. Atti Soc. Ven.-Trent. Se. Nat. V. Padova, 1877. 107. Lepsius R. - Das westliche Siid-Tirol geolog. dargestellt. Zeitschr. d. deutsch geolog. Gesellsch. XXX, 1878. 108. Bittner A. - Der geologische Bau des siidl. Baldo Gebirges. Verhandl. k. k. geol. R.-A. VII, 1878. (Riassunto in Boll. r. Com. geol. it., 1879). 109 — 618 — . Pirona G. A. - Carta geologica dei dintorni di Aviano e di Polcenigo in: Fauna fossile giurese del M. Cavallo in Friuli. Mem. r. Ist. Ven. Se. Lett. Arti, XX, 1878. 110. Taramelli T. - Appunti geol. sulla Prov. di Belluno. Atti Soc. it. Sc. Nat. XXI. Milano, 1879. 111. Mojsisovies von Mojsvar E. - Die Dolomit Riffe von Siidtirol und Venetien. Wien, 1879. 112. Omboni G. - Le nostre Alpi e la pianura del Po. Milano, 1879. 113. Bassani F. - Su due giacimenti ittiolitici dei dintorni di Crespano. Bull. Soc. Ven.-Trent. Se. Nat. I, 1880. i 114. E Intorno ad un nuovo giacimento ittiolitico. Atti Soc. Ven.-Trent. Sc. Nat., 1880. 114. bis Taramelli T. - Monografia stratigrafica e paleontologica del Lias nelle Provincie Venete. Atti r. Ist. Ven. Se. Lett. Arti, (5), V, 1880. 115. Secco A. - Guida geologico-alpina del Bassanese e dintorni. Bassano, 1880. 116. Bassani F. - Cenno preventivo sul giacimento a filliti scoperto presso Bassano Veneto. Atti Soc. it. Sc. Nat. XXIV, 1881. 117. Marinoni C. - Sui minerali del Friuli. Ann. stat. per la Prov. di Udine IILIV, 1881. 1)8. Taramelli T. - Carta geologica alla scala di 1:200000 e Spiegazione della carta geologica del Friuli. Pavia, 1881. Iui9r - Carta geologica della Provincia di Belluno. Pavia, 1881. 120. Rossi A. - Note su alcune importanti linee di frattura e litoclasi nella regione trevigiana. Boll. Soc. Ven.-Trent. Sc. Nat., I, 1881. 121. Nicolis E. - Carta geologica della provincia di Verona e Note illustrative, 1882. . Molon F. - I Colli Berici nel Vicentino. Boll. Soc. geol. it., I, 1882. 3. Taramelli T. - Geologio delle provincie Venete con carte geol. e profili. Mem. r. Acc. Lincei, (8) XIII, 1882. —_ La formazione naturale del suolo veneto. Cron. Soc. Alp. friulana, II, 1882. 5. Rossi A. - La provincia di Treviso. Boll. Soc. geol. it., I, 1882. _- Prospetto stratigrafico per le formazioni continentali della provincia di Treviso. Boll. Soc. Ven.-Trent. Sc. Nat., II, 1883. . Taramelli T. - Note illustrative alla Carta geologica della provincia di Belluno. Pavia, 1883. 3. Nicolis E. - Sul Terziario nelle Prealpi Retiche ad oriente del Lago di Garda. Boll. Soc. geol. it., Il, 1883. 129. Taramelli T. - Le principali località fossilifere del Friuli. Cron. Soc. Alp. friul., II, 1883. 132 133. 154 135 . De Gregorio A. - Elenco dei fossili dell'orizz. a “ Cardita Jouanneti ,,. Naturalista Siciliano, 1883. . Secco A. - Note geologiche sul Bassanese. Bassano, 1883. . Nicolis E. - Oligocene e Miocene nel sistema del M. Baldo. Mem. Agr. Arti Comm. Verona, 1884. . Rossi A. - Note illustrative alla Carta geologica della provincia di Treviso. Boll. Soc. geol. it., III, 1884. . De Gregorio A. - Studii su talune conchiglie mediterranee viventi e fossili. Siena, 1884-85. . Fuchs T. - Die Versuche einer Gliederung des unt. Neogen im Gebiet des Mittelmeers. Zeit- schr. d. d. geol. Gesellsch. 37, I, 1885. 3. Sacco F. - Sopra alcuni Potamides del Bacino terziario del Piemonte. Boll. Soc. Malac. ital., XIII, 1888. . Nicolis E. - Breve illustrazione degli spaccati geologici delle Prealpi settentrionali. Verona, 1888. . Bassani F. - Contribuzione alla Paleontologia della Sardegna. Ittioliti miocenici. Mem. Acc. Sc. Fis. Nat. Napoli, (2), IV, 1891. 9. Munier-Chalmas. - Etude du Tithonique, du Crétacè et du Tertiaire du Vicentin. Paris, 1891. . Sacco, De Stefani, Capellini ed altri in: Resoconto adunanza generale estiva tenuta dalla S. G. I. nel Vicentino. Boll. Soc. geol. it., XI, 1892. . Tellini A. - Descrizione geologica della tavoletta Maiano. In Alto: Cron. Soc. ‘Alp. friulana, TIT, 1892. — 619 — 142. Longhi P. - Contribuzione alla conoscenza della flora fossile terziaria di Bolzano nel Bellu- mese. Atti r. Ist. Ven. Se. Lett. Arti. (7) V, 1892-93. 143. Mariani E. - Appunti di paleontologia terziaria del Bellunese. Ann. r. Istit. Teen. di Udine, XI, 1893. 144. Futterer K. - Die Gliederung der ob. Kreide in Friaul. Sitzungber. k. pr. Ak-Wiss. Berlin, 2, 1893 (trad.: Marinelli. La serie cretacea in Friuli). 145. Rothpletz A. - Ein geologiseh. Querschnitt durch die Ostalpen. Stuttgart, 1994. 146. Futterer K. - Durehbruchsthéiler in den Siidalpen. Zeitschr. Gesellsch. fiir Erdkunde, XXX, 1895. 147. Taramelli T. - Alcune osservazioni stratigrafiche sui dintorni di Polcenigo in Friuli. Boll. Soe. geol. it., XV, 1896. 145. Vinassa de Regny P. - / molluschi delle glauconie bellunesi. Boll. Soc. geol. it., XV, 1996. 149. Balestra A. - Una escursione geologica da Bassano al Lavacille. Boll. Club Alp. Bassanese, II, 18996. 150. Gimbel C. W. v. — Ueder die Griinerde vom M. Baldo. Sitzb. k. bayr. Akad. Wiss. Miinchen, IV, 1896. 151. Sacco F. - L’anfiteatro morenico del Lago di Garda. Ann. R. Accad. Agrie. Torino XXXVIII, (1895) 1996. 152. Tellini A. - IZ Gabinetto di Storia Naturale del r. Ist. Teen. di Udine. Ann. r. Ist. Teenico. Udine, XIV, 1896. 153. —_ Della vita e delle opere di G. A. Pirona com mote illustrative su altri geologi del Friuli. Udine, 199%. 154. Longhi P. - Della pietra da coti o da mola del Bellunese e di ale. suoi fossili. Atti Soc. Ven.-Trent. Sc. Nat. Padova, 1897. 155. n Sopra i resti di un cranio di Campsodelphis fossile. Atti Soc. Ven-Trent. Se. Nat. Padova, 1898. 156. De Gregorio A. - Description de quelques fossiles miocènes de V horizon è “ Cardita Jouanneti ,, de Forabosco et de Romano. Ann. de Gol ei Paléont. XXV, 1899. 157. Sacco F. - Gli anfiteatri morenici del Veneto. Ann. Ace. Agrie. Torino, XLI, (1898), 1599. 15S. Vacek M. - Ueber die geolog. Verhiltnisse der Umgebung von Roveredo. Verhandl. d. k. k. geol. Reichs Anstalt 1999, Heft 6 e ©. 159. Oppenheim P. - Ueder Miocaen (Helvetien) in der unmittelb. Umgebung Veronas. Zeitschr. d. d. geol. Gesellsch. 51, 1899. 160. 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Oppenheim P. - Ancora il Miocene di Verona. Ibid., II, 1902. n. - Revision der tertiîîir Echiniden Venetiens und Trentino. Zeitschr. d. d. geol. Ge- sellsch., 54, 1902. 174. 620 — . Airaghi C. - Echinofauna oligomiocenica della conca Benacense. Boll. Soc. geol. it. XXI, 2, 1902. . Oppenheim P. - Ueder die. Veberkippung von S. Orso, das Tertiîir des Tretto und die Fauna wie Stellung der Schioschichten. Zeitschr. d. A. geol. Gesellsch., 55, 1903. Dal Lago D. - Note Mustrative alla Carta geologica della provincia di Vicenza di A. Negri. Vicenza, 1903. 5. Taramelli T. - Sulle condizioni geologiche dei dintorni di Coltura presso Polcenigo. Giorn. di Geol. Prat., II, 1904. ì. Dal Piaz. G. - Sugli avanzi di Cyrtodelphis sulcatus dell’ arenaria miocenica di Belluno. I-II. Palaeontogr. ital. IX e XI, 1908 - 1905. . Fabiani R. - Studio geo-paleontologico dei Colli Berici. Atti r. Ist. Ven. Sc. Lett. Arti, LXIV, 1905. . 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Dal Piaz G. - Studi geotettonici sulle Alpi orientali. Regione tra il Brenta e il Lago di Santa Croce. Mem. Ist. geol. R. Univ. Padova, I, 1912. ì. Stefanini G. - Mammiferi terrestri del Miocene Veneto. Tbid., I, 1912. °° Discussione sul Terziario medio in Italia, al Congresso di Spoleto. Boll. Soc. geol. It, SORT, M191DI . Toniolo A. R. - L'idrografia del Quartier di Piave. Giorn. di Geol. Prat. Anno XII, fase. IV, 1914. . Fabiani R. - Sul Miocene delle colline di Verona. Atti Acc. Scient. Ven.-Trent.-Istr., VII, 1914. Padova, 1915. . Dainelli G. - L’ Eocene Friulano. Monografia geologica e paleontologica. Firenze, 1915. bis Stefanini G. - Specie nuove del Miocene Veneto. Atti Acc. Scient. Ven.-Trent.-Istr., VIII, 1915 (in corso di stampa). atei ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI CITATE RELATIVE AL NEOGENE DELLA PROVINCIA BRESCIANA . Ragazzoni G. - Cenni geologici sopra una parte dei terreni terziari della provincia di Brescia. Commentarii Ateneo Bresciano, 1858-1861. . Stoppani A. - Riv. geologica della Lombardia. Atti Società geologica, Milano, 1859. . Paglia E. - Sulla morena laterale destra dell’antico ghiacciaio dell’ Adige, lungo la sponda oc- cidentale del L. di Garda. Atti Soc. ital. Sc. Nat., VI, 1865. n Nota geologica sopra i terreni, spec. terziari nelle adiacenze del bacino del Garda. Atti Soc. Ven.-Trent. Sc. Nat., IV, 1875. . Curioni G. - Geologia applicata delle provincie Lombarde. I, 187%. . Ragazzoni G. - La collina di Castenedolo sotto il rapporto antropol. geologico e agr. Comment. Ateneo Bresc. 1880. . Bittner A. - Ueber die geol. Aufnahmen in Judicarien und Valsabbia. Jahrb. k. k. geol. R-A. XXXI, 1SS1. . Sordelli F. - Sui fossili e sull'età del deposito terziario della Badia presso Brescia. Atti Soc. it. Sc. Nat., XXV, 1882. . Parona C. F. - Esame comparativo delle faune di vari lembi pliocenici lombardi. Rendie. r. Ist. Lomb. Sc. Lett. 1883. . Taramelli T. - Spiegazione alla Carta geol. della Lombardia alla scala di 1:250000. 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Cacciamali, Parona, Corti, Bogino. - Studii sulla collina di Castenedolo. Comm. Ateneo Brescia, 1896. . Sacco F. - Anfiteatri morenici del Veneto. Ann, Acc. Agr. Torino, XLI, (1898), 1899. . Cozzaglio A. - Valore e modalità degli spostamenti della regione veneta in confronto della lom- barda. Comm. Ateneo Brescia, 1899. . Cacciamali G. B. - Osservazioni geologiche sulla regione tra Villa Cogozzo e Urago Mella. Boll. Soc. geol. it., XX, 1901. . Airaghi C. - Echinofauna oligo-miocenica della Conca benacense. Boll. Soc. geol. it., XXI, 1902. - Penck A. e Briickner E. - Die Alpen im Eiszeitalter. Lief. 8, II. Leipzig, 1909. . Taramelli T. - Sul lembo pliocenico di S. Bartolommeo di Salò. Rend. r. Ist. Lomb. Sc. Lett. XLVI, 1913. \gggot SOMMA RIO-INDICE PREMESSA. - Linee fondamentali del lavoro . : 4 - i, . ; 7 MP a08539 CAPITOLO I. IL MIOCENE DEL VENETO ORIENTALE tra il F. Torre e il M. Cavallo (Friuli). I. - CENNI STORICI E BIBLIOGRAFICI ; : È ; - 3 Si IR Sl II. - NOZIONI PRELIMINARI SULLE CONDIZIONI TETTONICHE i; ; - 3 : n 864 III. - ILLUSTRAZIONE DEI VARI LEMBI 1. - Lembi esterni o pedemontani. - Lembo Maniago-Meduno . : - - ; mu Bol Lembo Sequals-Travesio-Forgaria-Susans n &6 Lembo Maniago-Polcenigo-Caneva : ; ; : È È 2 È - - sn 402 I lembi isolati della pianura orientale , a ; : È È . E 2 n 407 2. - Lembi interni o submontani. - Lembo Navarons-Casasola-Poffabro . 5 n 409 Lembo di Andreis . : x - È ° È . . , 5 - - si AI4 Lembo di Casera Caulana in Val Caltea . 5 ; : : È È ; È n 419 Lembo di Osoppo . è d è d ; E è 3 A ; ° È 5 » 419 Gli erratici di arenaria miocenica presso Buia e nell’alta valle del Cormor . 5 PR/DO) IV. - CLASSIFICAZIONE DEI TERRENI . : 5 ; " s : 3 i : sn 422 CAPITOLO. IT. IL NEOGENE DEL VENETO CENTRALE tra il M. Cavallo e il F. Brenta (Trevigiano e Bellun.). I. - CENNI STORICI E BIBLIOGRAFICI : : : : ‘ : . Pag. 420 II. - NOZIONI PRELIMINARI SULLE CONDIZIONI TETTONICHE n 446 III. - ILLUSTRAZIONE DELLE ZONE NEOGENICHE 1. - Zona esterna o pedemontana - Sezione del Meschio n 449 Sezione del Lierza . : È - È : s + - È - = s È x &b53 Sezione del Piave . à È - : - È 5 ; ? ° - ; : IN159) Sezione del Brenta - ; ; o " ‘ ; È : > : 5 5 » 461 Descrizione sommaria della zona neogenica tra il M. Cavallo e il F. Brenta . : n» 465 2. - Zona interna o submontana (Vallone Bellunese e Alpago) E 3 ; - AO IV. - AGGRUPPAMENTO E CLASSIFICAZIONE DEI VARI LIVELLI . ; s : © n 44 CAPITOLO III IL NEOGENE DEL VENETO OCCIDENTALE tra il F. Brenta e il L. di Garda (Vicentino, Ve- ronese e Trentino). I. - NOZIONI PRELIMINARI SULLE CONDIZIONI TETTONICHE . é 5 È - uao: — 624 — II. - CENNI STORICI E BIBLIOGRAFICI E CONSIDERAZIONI SUI VARI LEMBI 1. - Lembi esterni o pedemontani. - Vicentino Veronese ; 7 2. - Lembi interni. - Valsugana Trentino meridionale ; 5. - Notizie sul Neogene del Bresciano ITI. - AGGRUPPAMENTO E CLASSIFICAZIONE DEI VARI LIVELLI CAPITOLO IV. CLASSIFICAZIONE DEI TERRENI NEOGENICI DEL VENETO. I. - OSSERVAZIONI GENERALI SULLA CLASSIFICAZIONE DEL NEOGENE II. - MIOCENE INFERIORE 1. - Aquitaniano 2. - Langhiano a) inferioxe b) superiore . III. - MIOCENE MEDIO 1. - Elveziano 2. — Tortoniano a) inferiore Lie superiore - MIOCENE SUPERIORE. - Pontico . - PLIOCENE 1. - Piacenziano . 2. - Astiano VI. - VILLAFRANCHIANO : VII. - RIASSUNTO DELLA CLASSIFICAZIONE CAPITOLO V. CONCLUSIONI. I. - STORIA GEOLOGICA DELLA REGIONE VENETA DURANTE IL NEOGENE Il golfo preadriatico Origine del golfo La fauna miocenica Il brusco affondamento del golfo nel Miocene inferiore Il lento riempimento del golfo nel Miocene medio e superiore I primi abbozzi del sistema idrografico attuale I movimenti tettonici del Miocene medio . La trasgressione pliocenica . I movimenti tettonici del Pliocene superiore Il ringiovanimento della rete idrografica nel Pliocene superiore L’ alluvionamento postpliocenico II. - EPOCA E MODI DEI MOVIMENTI TETTONICI ELENCO DI PUBBLICAZIONI RIGUARDANTI TERRENI O FOSSILI DEL NEOGENE VENETO . ELENCO DI PUBBLICAZIONI RIGUARDANTI TERRENI 0 FOSSILI DEL BRESCIANO 483 492 498 501 503 509 MEMORIE DELL’ISTITUTO GEOLOGICO DELLA — R. UNIVERSITÀ DI PADOVA - Vol. III - 1915 Tav. X (I). G. RTEFANINI - Il Neogene Veneto Valle del Rugo Mizza orientale \ WNW Maraldi ni AVA NW VA | tare Modi ; Si TSI - a NI " dina È == A = ASI Torr Meduna si i NNW ì _ SRI SSE Arenarie Molasse a Pectenlisci € Coralli semplici TETRA - = Conglomerati“e Molasse Molasse aProtoma rotiferà e Ancilla glandiformis Marne arenacee a Venus Dujardini e Arca diluvii azzurre Nolas LAO LEE Mei St Pusch PiUSCU Si a facies di flysch Hi Fic. 1. — Sezione della Meduna presso | Meduno, alla scala di 1:5000. (Cfr. fig. 2 nel testo). Ni 1-18 Wocent N 20-41 Langhinno Ni 42-45 Hlveziano. Ni 44-52 TMortoniano. Fic. 2. — Sezione della Meduna presso Meduno. otoerafia d VS 1 | 6 È Pea = - O L ‘avedono sole i Preplans e Je mon. La totografia dì destra presenta il tratto corrispondente ai Ni 19-41 dello spaccato: nel fondo (a sinistra) si delinea la terrazza di Maraldi. {La fotografia di sinistra mostra il tratto corrispondente ai N.i 41-51 dello spaccato: lontano (a destra intravedono il colle di Prepla gne dolomitiche, Ambedue le fotografie sono prese dalle terrazze della riva destra. presso Meduno. Seri E ore, LI . = ade DIUBII{ "/PIVIG GO CIYPIEOJIVI 345 \ 7/99 uidoe fe (4 Ad i for N ; Si ( NZI93 ΰ%9 *) 1/61 anb9p 9,0 Boy y/9p PIUNIPPLeN 19904 4014 A JOP'DONW:118) 180 #IVONBI B)jNS 3 By eIbU BHE Bjpng Ip o "295 0/j0Pj'Ab} 0/j8 OVDISIBY1I 18 0108 W/j9p ssQwDU) GY Ca YISSOI % 4243480p 9v0280)j24) J MEREZZI PSOUIWU' JOP'ENUOJOP 194! OJOP 148909 [2a 5") È 99/08 VDI 1489/8) E Di n:2:9 CIFEIN NUZIS ISOUNUINYY 41B9)BI'GSIPIISO E U0I 1489] [ 26095 KA] 4/0 50/2978 OsOLIMLI 0998818 0869jduo, 1) Qea00% 023E7219) SANIsnLquIsanId UROag 2 2/002/7876 403 9/4 TRUBIL A RIIBINUI ASSOJOUl'GSQUSOUI BLSBUBIY tap IvIpsefngsnua) 2222204129424 8 2USEY siwJopipumb ejjouy pe 217985 AMEIUIPIqSIp,umoj 2080/9928 440/916) 402 8 USSISS8J) 098) 22 VISTITA] 14950418) 118504 VOI 10.109j89 14049w10]b10] [ auaboay — [MENTE a1ejuaus3 ov9w 0 prdipersebasi “pi Foro lo°0% 9/48018)ENd 1001AN)jY EF i 4UBY} IP 9jBILUOUI 8 8P/RjIP 0}1449]j f3 ia (8 r NP)UIUBI VOL ' YU9I9I 1 UOMANNY {__ 8] ti 1uBas tap a 110j091ap auo1zeBa1dg == —"@- €150 IINIYA NI ONNTIW I0 INYOLNIO 130 VOIDO1035 VLYVI ININWVHH.LS HdAdAHSNIO ID) TX ‘avg omauaN duIloaNn 11 = ININVAGLS ‘9 SI61 = IN "IA — VAOCVAd IA V.LISAHAINNO "3 WVITIA 091901049 O.LO.LLLSI (TTAA FIOM Leste E 1=—_=z=<=T——+<=————————1—1vtm(|e °°°" 9°" = LUo|auoo 9 QULIMIUI I! 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Università di Padova, Vol. Ill — 1915. res ae Al +++ ++ + + Mezzornon + SRL si Li Sun Sit all i \ ì i n pe N 4 x 4 d h\ gente) + + + + Wanlssirs E SCSA + j+ fra tex + /della. IVONZa E e + + ì ù Ù 1) + E, t + + +++ + att UTO + + + + ine i +tt+4+ + + +++ Sanrio ARL. (+ Tav. XIII (IV). ST SIL rt petit ca GIUSEPPE STEFANINI CARTINA GEOLOGICA DEI DINTORNI DI POLCENIGO IN FRIULI alla scala di 1:50 000 SPIEGAZIONE DEI SEGNI: Alluvioni antiche e recenti. Quaternario[_] Conoidi e detriti di falda. ; Conglom. calcarei a ciottoli impron- Pontico tati, marne e molasse a Helix, cal- cari clastici a filliti, ecc. si Molassa grigia con Venus Dujar- Elveziano (ati dini e Isocardia cor. Cretaceo Calcari a rudiste. Giurassico ES Calcari e marne a Nerinee. \> Direzionee inclinazione degli strati. rr SEZ e Sti Li è Ci vasi WA “ MEMORIE DELL'ISTITUTO GEOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA - Vol. III - 1915 G. STEFANINI - Il Neogene Veneto Tav. XIV Fre. 1. — Spaccato naturale in Valle della Meduna, presso Navarons, visto da levante. a nni Fic. 2. — Piccolo spaccato in una trincea della via militare in valle del Mujè, da sud. Strati di breccia di traseressione miocenica a contatto discordante col F7ysck eocenico (Ctr. fig. 12 nel testo). Fic. 83. — Gola epigenetica incisa dal R. del Fier attraverso i calcari a rudiste, presso Cavasola. Gli strati a sinistra di chi suarda sono di Scaglia: ai piedi dell'osservatore si trova già l’ Eocene. na Pe Ss - PI + ta Pig dd 9° 1A ; d LIEna PN Ig LA UA EL) Lr e e AI MEMORIE DELL’ISTITUTO GEOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA - V G. STEFANINI - Il Neogene Veneto ol . II - Fic. l. — Fianco sinistro della valle del T. Mauje. La montagna è costituita dagli strati dolomitici, che nelle erosioni dei torrenti, p. es. in direzione della casa, in alto di questa, IÌ Mujè scorr strati eocenici. Fig. 2. — Contatto anormale, irregolare. della dolomia sull 1915 Memorie dell’ Istituto Geologico della I. Università di Padova, Vol. II — 195. 0%15' 0°30! Tav. XVI (VII). 10) ; ‘n 15 Cellino 1619 m In = = Tratte M.Mossettun = \ w_ (Sos Z0s7 Volt Ramdelino M.Aodolino 190 —=-s a < È pà d aq DA Mm ESSARTE m.eovit) sie ara egeteita I = Ta VW, —— pis \\ N Ma ES É %y 1822 Be L 7 7 Aa i S.Quiriho Po / \ da Î FRoferedo \ inffiano | Ranzano I \ Roman Nyigonoro [ D kb + car Cf ta e, be FF +t_t_t.t pra te puerta ttt 4 1 +++ ne + ki +4 dn MISS ttt + fipt + ++ +4 79TL +9 4A + 4 4 4 t P t+++ +F+tt+t+ ++ Gt *Mttedmot gr +++ ++ TOT. 3 Lt bone ++AELANSL LA PL ig tt. +4 + tlRasbate + "+ + + } Mregdogatzo 9 ttt to praottat4t ufgg it +++ + tt Patti + +, A ffoettooe CLI + + x + ebogtgnte, + + fritatit eo È ttt dot ttt +++ +44 pra gita sl rd hot Fittà titti MA RT) PPP: +4 +7 aaa EE ee at pdl, }; +++ ‘ = + AA + BA È ; Rara + AQ4rda, n, E 4A! Mezgohorke + (ODI. 164 WSedrano F) + 4 | Em ((@stello d'Aviano 0A I due” ( o) 1 i Vivaro i) i; 7 oh, A ‘ag 9 Mezzo > ogna Pignano ì EZI S.] a 7 ner ata] OTT: dà DI) N L. St \ \TEFRERERAARaRARia2 \ P_M N Za \Majano 7 (poriacco = \ Arl DN Postpliocene Esa Es Miocene . IK osi GIUSEPPE STEFANINI SCHIZZO GROLOGICO DELLA DISTRIBUZIONE ED ESTENSIONE TERRENI MIOCENICI NEL FRIULI alla scala di 1 : 200 000 SPIEGAZIONE DEI Alluvioni postglaciali e attuali. Morenico dell'anfiteatro del Tagliamento. Alluvioni cementate preglaciali. Conglomerati calcarei a ciottoli impron- tati con lenti argillo-marnose a fossili continentali. Conglomerati ad Ostrea crassissima con Vignite e lenti sabbiose a Potamides bi- dentatus. Sabbie ad Ancilla glandiformis. Marne e marne arenacee a Venus Dujar- dini. Arenarie marnose, molasse micacee e are- marie con glauconia, a Pecten praesca- briusculus. Cretaceo: Trias è Giuralias SE 7 Focene 900) i pe== __ # Tui ES] GNI: Argille a Cerithinm margaritaceum di Peonis con ligniti. Complesso arenaceo marnoso a facies di flysch. Locene a tacies calcarea del Friuli orient. Scaglia. Calcari bituminosi e calcari compatti a NA ge i rudiste. Dolomie, calcari dolomitici, calcari ooli- tici e selciferi; calcare rosso ammoni tico. === 0° Merid® di Roma 0°%s Studio cartog® 6 Giardi. firenze 0°30° x VG 5$ 2 vi Mose Nogaredo diPrato { = Vi il 129 [2 Mofitenars 7} b 07) wi Aa Ù PI Magnano inRiviera