5. ii^t^ ^ \ MEMORIE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DELLE SCIENZE RESIDENTE IN MODENA Tomo XIX. FASCICOLO SECONDO DELLE MEMORIE DI FISICA. ' '■>.'' L. ^:^ i"! INDICE DELLE COSE CONTENUTE NEL SECONDO FASCICOLO DELLE MEMORIE DI FISICA , DEL TOMO XIX Otatuto della Società Pag. (i) Catalogo dei Socii (ix) Annali della Società dal Gennajo MDCCCXIX. a tutto il Dicembre MDCCCXXV. continuati dal SEGRE- TARIO ANTONIO LOMBARDI. i Elogio del CAVALIER SEBASTIANO CANTERZANI scritto dal Sig. MARCHESE FERDINANDO LAN- DI CXLI. Elogio del CAVALIER TEODORO MASSIMO BONA- "tI scritto dal SUDDETTO SEGRETARIO. clxxii. Elogio del CAVALIER VINCENZO BRUNACCI scrit- to DALLO STESSO cxci. Compimento della Memoria intitolata = I TRE RE- GNI DELLA NATURA NELLA PROVINCIA BER- GAMASCA del Sig. CAV. GIOVANNI MAIRONI DA PONTE. Descrizione di una Vitella singolarmente mostruosa del Sig. PROF. VINCENZO GAETANO MALACAR- NE. Descrizione di un nuovo Atmidometro del Sig. PROF. ANTON-MARIA VASSALLI-EANDI. 347. Dell'Apparecchio idrostatico più semplice ed univer- sale Memoria del Sig. ABATE GIUSEPPE ZAM- BONI. 287. 337. 354. Considerazioni geometriche e pratiche intorno alle mac- chine Aereostatiche a Gas Idrogeno del Sig. PROF. GIO. BATTISTA MAGISTRINI. 364- Saggio di macchine relative alla luce intermittente dei Fari tanto a Olio che a Gas del Sig. CAVA- LIER GIOVANNI ALDINI. 454. Notizie geologiche sulle due Puglie ec. del Sig. GAV. D. GIUSEPPE MARIA GIOVENE. 476. Considerazioni sul metodo di studiare e dirigersi in Medicina ec. Memoria del Sig. PROF. STEFANO GALLINI. 5oi. Della necessità di osservare le parti della fruttifica- zione avanti e dopo la florescenza Memoria del Sig. PROF. OTTAVIANO TARGIONI TOZZETTI. 535. STATUTO E CATALOGO DE' MEMBRI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DELLE SCIENZE RESIDENTE IN MODENA. a ii (■) STATUTO DELLA SOCIETÀ ITALIANA DELLE SCIENZE RESIDENTE IN MODENA. 1825. I.La ia Società Italiana delle Scienze residente in Modena è composta di Quaranta Socj Attuali , tutti Italiani , di me- rito maturo , e per Opere date in luce ed applaudite rico- nosciuto. II. La scienza della natura è il grande oggetto , che la Società medesima si propone. Pubblicherà pertanto, sotto il titolo di Blemorìe di Matematica e di Fisica , le produzioni di chiunque de' Socj vorrà render pubblico negli Atti Socia- li il frutto de' proprj studj. III. De' quaranta Membri , uno sarà Presidente della So- cietà , e la presidenza durerà sei anni . Questi può eleggersi e risiedere in una qualunque Città dell' Italia, ma in Mode- na esister deve sempre sotto gli ordini del Presidente una rappresentanza , e in Modena sempre si pubblicheranno gli atti della Società. IV. Avrà la Società un Segretario, ed un Vicesegretario amministratore residenti in Modena. Il primo sarà parteci- pe di tutte le facoltà dei Quaranta , benché non fosse uno d' essi , ed avrà diritto , non obbligo , di presentar Memorie da inserirsi negli Atti. Il secondo terrà il maneggio econo- mico. V. §. 1. Altra Classe vi avrà di Socj Emeriti in nume- ro indeterminato . Essa è preparata a chiunque dei Quaran- ta , o per età avanzata , o per abituale mancanza di salute , o per altro motivo , non producesse verun suo lavoro in tre consecutivi tomi delle Memorie sociali. H 5. 2. Ma se un Socio attuale passasse negli Emeriti do- po aver posto otto Memorie ne' tomi sociali, in tal caso se- guiterà a godere , quantunque Emerito , tutte le prerogative di Attuale. . ; • 1*1 5. 3. Che se un Socio Emerito ponga Memorie in tre tomi consecutivi , sarà lestituito nel ruolo degli Attuali. VI. Un'altra Classe, parimente indeterminata, compren- derà i Socj Onorar]. A questa saranno ascritti, previo l'as- senso di ventuno almeno dei Quaranta , i Compilatori , eletti dal Presidente j degli elogj de' Socj attuali defunti. Inoltre, esso Presidente potrà aggregare a questa classe , nel suo ses- sennio , due Soggetti,, non più , che avessero operato cosa a prò della Società, onde meritassero d'esserne onorati parti- colarmente. VII. Ed altra Classe avrà finalmente il titolo di Socj Stranieri^ stabilita per distinguere ed onorare il merito delle Scienze in qualunque parte fuori d'Italia. Sarà composta di do- dici Soggetti , a ciascun de'quali verrà esibito in dono un esem- plare d'ogni Volunje, che uscirà in luce, delle Memorie Sociali. VIII. Le aggregazioni alle classi de' Socj attuali e degli stranieri si faranno nel modo seguente . Per ogni posto che rimanga vacante, dovrà il Presidente , col mezzo del Segreta- rio proporre sei nomi a ciascuno de' Socj attuali , il qual farà scelta d' uno, e lo indiclierà per lettera al Segretario . Quel de' sei, che, entro il termine di due mesi dalla proposta, avrà più suffragj , s' intenderà aggregato, e la Compagnia sarà fat- ta opportunamente consapevole dell' acquistato Cooperatore. Qualora accadesse che due o più Candidati avessero parità di voti maggiori , il Presidente avrà il voto di preponderanza per decidere sulla scelta. IX. All' elezione del Presidente saranno invitati li Socj attuali con ima lettera circolare del Segretario , al quale ognu- no di essi farà tenere in iscritto la nomina del Socio da sé eletto a Presidente : e la pluralità de' voti , che arriveranno al Segretario , dentro il termine di due mesi dopo la data del (.n) circolare invito^, determinerà l' elezione , che dovrà esser dal Segretario annunziata ai Membri votanti. X. Ciascheduno dei Quaranta ha facoltà d' inserire negli Atti una scoperta utile, un'importante produzione , anche di persona non aggregata ma Italiana , purché tal produzione , o scoperta sia giudicata degna degli Atti stessi anche da un altro Socio , il qual venga destinato segretamente dal Presi- dente di volta in volta alT esame della cosa presentata , ed il suo nome ( quando approvi ) si stampi insieme con quello del presentatore. XI. Di questi Autori non Socj dovrà il Presidente ag- giungere i nomi, segnati con asterisco;, ai sei che presenta, a tenor dell'articolo Vili, per l'elezione d'un Socio attua- le. Bensì questa nomina cesserà , dopo fatta sei volte , con- tate dalla pubblicazione d' ogni Memoria. XII. Le Dissertazioni o Memorie da pubblicarsi ne' Vo- lumi della Società, debbon essere scritte in lingua Italiana e in carattere chiaro. Il Segretario dovrà apporvi la data del recapito , acciocché sieno stampate con essa in fronte e per ordine di tempo. Che se l'opera sia voluminosa, può l'Autore distribuirla in due o più parti pe' tomi susseguenti. XIII. Tutto ciò die è destinato pegli Atti dev' esser nuo- vo , inedito, importante., ed analogo all'indole scientifica di questi Volumi , che non ammette sfoggio d' erudizione , né moltitudine di note e di citazioni. XIV. I fogli stampati di ciascun Volume non dovranno eccedere il numero di cento. Le Memorie soprabbondanti re- steranno in deposito pel tomo susseguente , o saranno resti- tuite agli Autori che le dimandassero. Bensì ., nel caso di soprabbondanza, le Dissertazioni degli Autori non Socj do- vranno cedere il luogo a quelle de' Soci. XV. La Società non si fa risponsabile delle Opere pubblicate negli Atti . Ogni Autore dev' esser malleva- dore del lecose proprie ., come se le pubblicasse appartata- mente. Tomo XIX. h (n) XVI. Non permette peraltro la Società le invettive per- sonali , e né anche le critiche non misurate : sopra di che veglierà il Segretario , e ne farà inteso il Presidente per un acconcio provvedimento. XVII. Il Socio attuale, Autore d'una Memoria o d'un Elogio, avrà in dono cinquanta esemplari della sua produ- zione , con frontispizio apposito , e con la numerazion delle pagine ed il registro ricominciati . Ad ogni altro Autore sa- ranno corrisposte dodici copie. Qualunque Autore ne deside- rasse di piùj non sarà aggravato d'alcuna spesa per conto della composizion tipografica. XVIII. Nell'atto di queste spedizioni sarà trasmessa ai So- cj, che avranno mandato il voto per le elezioni ^ la dimostrazio- ne stampata del numero de'suffragj toccati ad ogni Candidato, senza il nome però de' votanti , e cosi ancora i conti stampati dell'amministrazione tenuta dal Vicesegi'etario amministratore. XIX. Alle principali Accademie estere sarà offerto in dono un esemplare d' ogni Volume delle Memorie sociali, che andrà successivamente uscendo alla luce. oli- XX. I doveri del Presidente, oltre i già mentovati, so- no: mantener l'osservanza dello Statuto; eleggere il Segre- tario ed il Vicesegretario , qualunque volta sia di bisogno ; avere in governo e cura ogn' interesse della Società; rivede- re, almeno una volta all' anno, i conti dell'amministrazione del Vicesegretario , alla validità de' quali fa d'uopo l'approva- zione e sottoscrizione di mano propria del Presidente , e rag- guagliar finalmente il Successore dello stato degli affari nel- 1' atto di rinunziargli l'Uffizio. ■ iv n;i v; ■ ì;; XXI. Dopo il Presidente, il Segretario è la Persona pro- priamente deputata a mantener corrispondenza con tutti i Membri della Società , e quasi centro , ove debbono metter capo tutte le relazioni Sociali. Egli invia le patenti d' aggre- gazione ; presiede alla stampa, ai Correttori di quella, ed al- l' incision delle tavole; prende cura delle spedizioni; e d'ogni altro interesse della Società, sempre però con l'approvazione B (v) del Presidente. Egli deve pure tener registro d' ogni atto che importi ; custodire i voti de' Socj per le elezioni , mani- festandoli al Presidenle ad ogni richiesta; e finalmente ese- guir tutto ciò , che ne' precedenti articoli gli è addossato. XXII. §. I. Ad esempio delle principali Accademie, la Società Italiana delle Scienze avrà Membri pensionarj ; e la pensione sarà d' annui zecchini ventiquattro , pagabili per metà allo spirare d' ogni semestre ; non computate in veruu caso, sia di morte, o di rinunzia, o di transito negli Eme- riti , le frazioni di semestre. 5. a. Saranno capaci della pensione li tre piìi anziani , e di permanenza non interrotta , nel ruolo de' Socj attuali ; sin a tanto però che rimangano nel ruolo medesimo. 5. 3. Qualunque volta 1' eguaglianza d' età accademica renda ambigua la scelta d' uno o più Pensionarj ; sarà tolta r ambiguità concedendo la preferenza alla maggior età natu- rale. Nel qual caso, il Segretario chiederà a ciascun de'coe- tanei come sopra, documento legale dell' epoca di sua nasci- ta ; e chi non lo faccia a lui pervenire entro mesi tre dopo la domanda, s'intenderà che rinunzj alla pensione. 5. 4- Due Socj ( sia ciascun d'essi attuale o emerito ) potranno inoltre goder la pensione , loro vita naturale duran- te , quando siano autori ciascuno di dieci o più Memorie stampate ne' Tomi Sociali, il valor delle quali venga giudi- cato degno di tal premio dalla pluralità assoluta de' Socj at- tuah, a proposizione del Presidente; ovvero dalla pluralità relativa , quando si tratti di giudicare del merito relativo fra più Candidati. §. 5. In ambi questi partiti le opinioni de' Socj reste- ranno sempre segrete, ed a sola notizia del Presidente e del Segretario : si pubblicherà unicamente il numero de' suffragj a favore di ciascun Candidato , siccome è prescritto per le elezioni nell' articolo XVIII. §. 6. x\vranno titolo di Pensionarj anziani li tre del $. a -, di Pensionar} giubilati li due del 5- 4- (v.) • ■' 5. 7. Potrà il Pensionano anziano passare a goder la pensione come giubilato, sotto le condizioni prescritte dal 5. 4' ^ quando 1' un de' due posti sia vacuo. XXIII. A conjpensazion delle spese, che incontrano i Quaranta ne' porti di lettere per cagion della Società , ogni anno, nel mese di Gennajo sarà fatto 1' esame, onde rico- noscere i Membri attuali, che avranno corrisposto a tutte le lettere del Presidente e del Segretario nel corso dell' anno antecedente, e dentro li rispettivi termini di tempo in esse specificati ; ciascuno de' quali Socj avrà diritto di esigere zec- chini tre dalla cassa della Compagnia. XXIV. 5- I- Ogni volta, che la forza pecuniaria della stes- sa Società lo consenta, si esporranno programmi al concor- so pubblico. Risoluto ciò dal Presidente , il Segretario invi- terà li Socj attuali a proporre argomenti . Questi esser do- vranno, o Fisici, o Matematici, o Fisico-Matematici, o in qualunque modo giovevoli a queste scienze, e sempre appli- cabili ad utile general dell' Italia. Il Segretario li manderà stampati a ciaschedun Socio, pretermettendo quelli che uscis- sero dalle condizioni ora prescritte. Ogni Socio spedirà al Se- gretario il proprio suffragio per la scelta dell' argomento , e dichiarerà insieme qual premio reputi conveniente e qual tempo alla facitura ed alla presentazione delle Memorie. Quel tema che avrà più suffragi , sarà adottato: nel caso di pari- tà di voti:, deciderà la sorte. §. a. Tosto si comunicherà alla Compagnia l'argomento coronato, ed il numero de'suffragj riscossi da ogni argomen- to. Neil' atto stesso sarà richiesto ciaschedun Socio attuale di nominarne tre ( di qualunque Classe, purché Italiani, e di- moranti attualmente in Italia); quelli cioè , che ciascuno, os- servato il quesito, stimerà più adattati a giudicar le Memorie che compariranno al concorso. Quei tre , ne'quali concorre- rà maggior numero di suffragi ( l'uguaglianza rimovasi con la sorte), s'intenderanno destinati a pronunziare il giudizio. §. 3. Nelle occasioni statuite sopra, saranno come non (vn) fatte le risposte de' Socj , qualora non giungano al Segreta- rio dentro ([uaranta giorni dalla data della rispettiva Circo- lare di Lui. 5. 4- J' nome de' Giudici eletti rimarrà a soia notizia del Presidente e del Segretario : se non che ciascun di quelli sa- rà fatto consapevole della propria destinazione , con divieto di concorrere al programma e di manifestarla a chicchessia: niun di loro saprà i suoi Colleghi. Se qualcuno ricusasse, sarà sostituito il prossimo inferiore in quantità di voti. Ogni Giudice riceverà, dopo pronunziato il giudizio^ un decente compenso dell' esclusion dal concorso. ,1 l; 1. 5. 5. Il Presidente^ considerati i pareri de' Socj ^ lo stato economico della Società^, e l' importanza di moltiplicare i pro- grammi , stabilirà la grandezza del premio, ed il termine da assegnarsi al concorso. Sarà tosto promulgato il problema per tutta Italia. Ogni Italiano, anche Socio j, potrà concorrere: ri- mangono esclusi li soli tre Giudici . Le Memorie dovranno essere inedite, scritte in lingua Italiana^ e pervenute nelle mani del Segretario entro il termine prescritto dal program- ma: il nome degli Autori sarà occulto: ogni Memoria porterà in fronte un motto , e sarà accompagnata da un biglietto sug- gellato, contrassegnato al di fuori dal medesimo motto, e con- tenente, al di dentro in maniera occultissima , nome , cogno- me, patria, domicilio e profession dell' Autore. Il mancare a qualunque delle antecedenti condizioni fa perdere il premio. 5. 6. Tosto che il concorso sia chiuso, il Presidente, ve- duto il numero e l'estensione delle Memorie , definirà il tem- po, entro il quale ogni Giudice dovrà pronunziare il giudi- zio. Allora il Segretario trasmetterà le Memorie, tutte unite, ad uno de' Giudici: da cui restituite che siano , e notificato il proprio giudizio al Segretario , saranno da questo fatte per- venire ad altro Giudice ; quindi con le regole stesse al ter- zo. Ogni Memoria coronata da un Giudice , sarà stampata col nome dell' Autore. Il premio sarà dato a quella Memoria , che venga coronata da tre , o da due Giudici. Se tutti e tre (vili) li giudizj fossero discordi , si dividerà il premio fra le tre Memorie coronate. Lo stesso si farà tra due coronate, qua- lora un Giudice neghi il premio a tutte le Memorie , e gli altri due non siano concordi. Che se fossero due li giudizj di negativa generale del premio, in tal caso il terzo giudizio non sarà di alcun valore : si notificherà alla Compagnia 1' e- sito del giudizio, e si passerà alla pubblicazione di nuovo programma coi metodi stabiliti sopra. §. 7. Ma quando sia conferito il premio , il Segretario annunzierà prontamente ai Socj ed a tutta 1' Italia il nome degli Autori delle Memorie coronate , indicando quello cui spetta il premio . Esse Memorie saranno stampate senza in- dugio ; se ne spedirà un esemplare ad ogni Socio, 12. della propria a ciascun degli Autori coronati , 38. di più al pre- miato : i rimanenti si esporranno a vendita pubblica. • :■■ ^•:' ■. • ■ ■ •: ;.-■., . -, ,,.„,, r/ • . ,...,, .^_.^ ■ ■ '■■'■■;■..!'..,.. ■ ' -f't ■) ■ (,x) CATALOGO de' Membri componenti la Società Italiana DELLE Scienze residente in Modena. Anno 1820. Rispettiva Presidente loro Residenza Oua Eccellenza il Sig. Marchese Luigi RANGONI eletto il giorno i. di Agosto i3aa. . . Modena. Sodi Attuali. ABBATI ( Marescotti Conte Pietro Consultore) Modena. ALDINI ( Cav. Giovanni ) Membro Onorario della Società R. d'Umanità^ e di quella d'Arti, e Manifatture di Londra; Prof. Gnor, dell' Uni- versità di Vilna ec. ec . Bologna. AMICI ( Gio. Battista ) Prof, di Matematica della R. Università di Modena Modena. AVANZINI (Ab. Giuseppe ) Prof, di calcolo subli- me neir I. R. Università di Padova, Membro del C. R. Istituto ec Padova. AVOGADRO ( Cav. Amedeo) Prof. Emerito di Fisica sublime , Uditore nella R. Camera de' Conti di Torino .... Torino. BARANl ( Bartolomnieo ) Prof, di Chimica geo. e di Istituzioni Farmaceutiche, e Presid. della facoltà Medica nella R. Università di Mo- dena Modena. BIDONE ( Giorgio ) Prof, d' Idraulica teorica e sperimentale nella R. Università di Torino Tonno. (x) Residenza BORDONI ( Antonio Maria ) Prof, d' Elementi di Matematica nell'Imperiale Real Università di Pavia BRERA ( Cav. Valeriane Luigi ) Consigliere di Governo di S. M. I. R. A. Prof. P. O. di Te- rapia speciale , e Direttore dell' Istituto cli- nico di Padova ec. ec CALANDRELLI ( Giuseppe ) Astronomo e Prof. Emerito di Matematica CALDANI ( Floriano ) Prof, di Introd. allo Studio Medico-Chirurgico, e di Anotomia umana nell' I. R. Università di Padova CARLINI ( Francesco ) Astronomo Regio e Segre- tario dell' I. R. Istituto CESARIS ( Cav. Ab. Angelo ) Primo Astronomo dell'I. R. Specola di Milano, Direttore dell' Istituto di Scienze Lettere ed Arti , Cav. dell'Ordine Austriaco della Corona di Ferro ; Pensionarlo anziano CONFIGLIACHI ( Ab. Pietro ) Prof. Ordinario di Fisica nell'I. R. Università di Pavia, Membro dell'I. R. Istituto ec CONTI ( Andrea ) Astronomo e Prof di Matema- tica applicata FOSSOMBRONI ( Conte Vittorio ) Ministro Segre- tario di Stato di S. A. I. il Gran Duca di Toscana, Pensionarlo Anziano FRULLANi ( Cav. Prof. Giuliano ) . . . . GALLINO ( Stefano ) Professore d' Anatomia su- blime ec GIOVENE ( Cav. D. Giuseppe Maria ) Canonico Arciprete della Cattedrale di Molfetta Pen- sionarlo anziano Pavia. Padova. Roma. Padova. Milano. Milano. Pavia. ^ Roma. Firenze. Firenze. '■■ Padova. Molfetta . (Xl) Residenza LOMBARDI (Antonio) Ingegnere, Primo Bibliote- cario di S. A. R. il Duca di Modena. . Modena. MAGISTRINI ( Gio. Battista ) Prof, di Matematica superiore ec. ec Bologna. MAIRONI Daponte ( Cav. Giovanni ) Prof, di Storia Naturale ec. ec. Pensionarlo giubilato. . Bergamo. MALACARNE ( Gaetano ) Prof. Pension. e Decano emerito della facoltà Medica nell' L R. Uni- versità di Padova ec Padova. MENGOTTI ( Conte Francesco ) Consigliere Attua- le di S. M. I Milano. MICHELOTTI ( Cav. Ignazio. ) Maggiore nel Cor- po Reale degli Igegnerl Civili^, Professore Eme- rito di Matematica ec. . Torino. MORICHINI ( Domenico ) Prof, di Chimica nella Uni- versità di Roma, Socio di molte Accademie ec. Roma. MOSSOTTI ( Ottaviano Fabrizio ) Milano. PAOLI ( Cav. Pietro ) R. Consultore e Sopra-inten- dente agli studj della Toscana^ Commendatore dell'Ordine di S. Giuseppe ec. ec. Pensiona- rlo giubilato Firenze. PALLETTA (Cav. Gio. Battista) Capo chirurgo dello Spedai Civile, Cav. della Corona Ferrea e della Legion d'Onore, Membro Pensionato dell' I. R. Istituto , ec Milano. PARADISI ( Conte Giovanni ) P>eggio. PLANA ( Giovanni ) Astronomo Prof. . . . Torino. RADDI ( Giuseppe ) Firenze. RANGONI ( Marchese Luigi ) Ministro di Pub- blica Istruzione e di Economia di S. A. R. il Duca di Modena ec Modena. RANZANI ( Ab. Camillo ) Prof, di Storia Naturale nella Pontificia Università Bologna- Tomo XIX. e (Xil) Residenza SANTINI (Giovanni) Prof. d'Astronomia nell'I. R. Università di Padova ec. ec. ... Padova. TARGIONI TOZZETTI (Ottaviano ) Prof, di Bota- nica e Materia Medica ec Firenze. TOMMASINI ( Giacomo ) Prof, di Medicina teo- rico-pratica , e di Clinica Medica nella Pon- tificia Università Bologna. TRAMONTINI ( Giuseppe ) Prof, della R. Univer- sità di Modena, e Membro della R. Accademia di Napoli e di quella di Modena . . . Modena. VENTUROLI ( Cav. Giuseppe ) Prof. Emerito del- la Università di Bologna, Presidente del Con- siglio degli Ispettori d'Acque e Strade ec. ec. Pwma. ZAMBONI ( Giuseppe ) Prof, di Fisica nell' I. R. Liceo di Verona Verona. Classe 3Iatematica. Abbati Avanzini . . . . 17. 1 8. 19. ' Bidone 19. Bordoni .... 17. 18. 19. 19. 19. . Calandrelli 19. Carlini 18. i. Cesaris .... a. 10. (pag. x. ii.)(pag. Conti Fossombroni . . . . 3. 7. 9. i a. r 3. 17. Frullani Lombardi .... 19. . i MaL:,istrini ... 16. 17- 19- ■ Michelotti Mossotti . . . . 19. li; , Mengotti ' ' I ' ' 176.) I 19. 4. 18. '':''\:- i' '1 (xm) Paoli . . . . a. 4- 4. 6. 6. 8. 9. 9. Paradisi - . . i8. Plana . . . 17. 18. 19. Rangoni 19. 19. 19. Santini 17. 19. Tra monti ni Venturoli . la. i4- 19. Classe Fisica. Aldini . Amici Avogadro Barani Brera Caldani . Configliachi X4. i5. 16. 17. 17. 18. 19. 7. 8. la. i3. 16. 19. 19. Gallino . . . i4- i5. 16. 17. 18. 19. Giovane . . 8. 9. io. i:. la. i3. i\. 14. i4- i5. 16. 18. 19. Maironi Daponte 4- 9- 9- ■'• '3- i4- '5. 16. 17. 19. Malacarne . . 18. 19. Morichini . . 17. Paletta Raddi ... 18. 18. 19. 19. Ranzani Targioni Tozzetti . 11. 1 3. 1 3. 14. 19. Tommasiiii Zamboni 19. Sodi Emeriti. Residenza GIOBERT (Cav. Ant. ) Torino. ORIANI ( Cav. Ab. Barnaba) Milano. PIAZZI ( D. Giuseppe ) Napoli. SCARPA (Cav. Ant. ) Prof, nella R. Univ. di Pavia Pavia. VOLTA ( Cav. Alessandro ) Pavia. • ■. ' ■"{' f '■ '' Soc/ Onorar/. ' Residenza BALBO ( Co. Prospero ) Torino. BOSSI ( Cav. Luigi ) '. . . . Blilano. BRAMBILLA ( Prof. Paolo ) Blìlano. GAGNOLI { Ottavio ) Verona. GARGALLO ( Cav. Tommaso ) Napoli. LANDI ( Cav. Ferdinando ) Piacenza. PINDEMONTE ( Cav. Ippolito ) Verona. Socj Stranieri. . BERZELIUS . . . . ■. . ■. Stockolm. \ BIOT Parigi. BOBE Berlino. BURG Viewia. DAVY ONOFRIO Londra. . CHAPTAL Parigi. FUSS S. E. NICOLA Pietroburgo. GAUSS Gottinga. GENDRE ( LE ) Parigi. LA PLACE Parigi. OLBERS Brema. ZACH Genova. Segretario . LOMBARDI { Antonio ). Modena. Vice Segretario Amministratore . RUFFINI ( Avvocato Luigi ). Modena. ANNALI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DELLE SCIENZE RESIDENTE IN MODENA. CONTINUATI DAL SEGRETARIO ANTONIO LOMBARDI cominciando dal Gennajo MDCCCXIX. a tutto Dicembre MDCCCXXF. 2,27. V entisei Socj nell'anno 181 8. risposero esattamen- te a tutte le Circolari del Segretario e Socio Professore San- to Fattori , ma ventiquattro soli conseguirono il compenso delle spese di posta , perchè gli altri due abitavano in Mo- dena , e perciò non avevano diritto a tale retribuzione. Non mancò la Società di praticare negli anni seguenti lo stesso trattamento a que' Socii che in buon numero risposero esat- tamente alle Circolari inviate loro dal Segretario . Mentre si comunicò ai Signori Socii questo risultamento ^ furono essi per disposigione del Presidente Professor Paolo Ruffini invi- tati a spedire argomenti fisici e matematici per la pubblica- zione di un programma di concorso a norma di quanto pre- scrive r Articolo XXIV. dello Statuto. ,-,n.: aao. La Società nominò con grande maggiorità di voti in vece del defunto Socio attuale Dottor Gioacchino Carra- dori (2,34) i^ S'g- G-io. Battista Amici Modenese Professore di Geometria e d'Algebra, Soggetto già noto per le sue sco- perte e per li suoi lavori ottici ; e mentre con Circolare 5. Marzo 1819. si partecipò alla Compagnia questa determina- ii Della Società' Italiana zionC;, il Segretario inviò ai Colleglli il seguente elenco di argomenti da essi proposti , affinchè nel termine di 40. gior- ni ne scegliessero uno di Fisica, e l'altro di Matematica da proporre ai Dotti Italiani , spiegando contemporaneamente il loro parere sul premio da offrirsi alle memorie coronate, ec. argomenti proposti dai Signori Sodi invitati colla Circolare i3 Gennajo 18 19. /. Dimostrare in quale stato si trovi il ferro nel sangue degli animali, e nel succhio dei vegetabili: dedurre se sia ef- fetto della sua presenza il color rosso del sangue , il verde delle foglie : e stabilire come influisca questo metallo sulla economia vegetabile ed animale nello stato di salute e di ma- lattia. II. Molti fatti concorrono a far sospettare , che V ossige- ne dell' ambiente sia cagione della diafaneità delle vetrifica- zioni . Si chiede che ciò sìa posto in chiaro per mezzo di spe- rimenti mostrando qual sia il modo di combinazione , che contrae V ossigene con la silice , o i suoi fondenti ; e qual sa- rebbe la costruzione delle fornaci , e de' crogiuoli più appro- priata per ottenere economicamente il miglior effetto. III. Si dimanda se la cura della sifilide confermata, e come dicesi costituzionale esige V uso esclusivo de' mercuriali; oppure se esser possa effettuata con altri rimedj tolti dal re- gno vegetabile particolarmente. Si desidera., che la risposta sia corredata da pratiche osservazioni per nulla equivoche , e munite di tutta la possibile autenticità. .:■■;.:'■ 'i ; '. .;i.r: Il . Se il Calcolo delle Derivazioni nel modo specialmen- te trattato da Arbogast , e co' suoi simboli, od altri più ac- conci, sìa o possa essere un nuovo utile algoritmo conducen- te ad accrescere o almeno perfezionare V analisi dei finiti 0 degli infiniti. <.':> V. Se dopo le belle e profonde speculazioni del Sig. Pro- fessore Paolo Paiffìni debba dirsi ormai certa V impossibilità. Annali tìi di risolvere analìticamente V Equazioni generali , che oltrepas- sino il quarto grado ^ e se ciò sia un argomento dell' imper- fezione del presente stato dell' Àlgebra ? il. Determinare il tempo, in cui è da intraprendersi la Paracentesi nelle Idropisie tanto acute quanto croniche dell' addome, appoggiandone le indicazioni a caratteri non equi- voci. ' '•'^'" •■''-■*■'■ V^v\ ». v'^ ., V-A-. XXX. Determinare con appositi esperimenti almeno per approssimaz'ione V influenza del così detto Galvanismo sulle secrezioni animali. Modena adì ù.^. Febbrajo 1819. aag. Privata la Società di un altro Accademico attuale nella persona del Cavaliere Professore Sebastiano Canterzani Bolognese mancato di vita il di 19. Marzo dell' anno 1819. in età d' anni 84 \ circa , il Presidente si fece sollecito di presentare ai Socii una nota di Soggetti per rimpiazzare il posto vacante; il che eseguitosi dal Segretario, dovette po- co dopo rendere avvertita la Compagnia della scelta dei pro- blemi, che furono li due seguenti registrati nell'unito , '. >j . 'A " ,\- . . . . . : ■ ■,-, .... ,- ,- .-^ - ■ .- ■ ■ > -À Della Società' Italiana ix PROGRAMMA LA SOCIETÀ ITALIANA DELLE SCIENZE RESIDENTE IN MODENA J AI DOTTI ITALIANI Secondo le saggie istituzioni dirette all' incremento delle Scienze non meno che al pubblico vantaggio propone i due temi seguenti come soggetti di Memorie o Dissertazioni che ne comprendano la discussione , e lo scioglimento. I. FlOJSi Le ricerche fatte dal celebre Geometra Sig. Conte La- place ec. ( F. il iV." XXF. dell' elenco suddescritto ). ■ '•) II- ( V. il N° XXVI. dell' elenco ec. ). Le Memorie dovranno essere inedite , scritte in lingua italiana e pervenute nelle mani del sottoscritto entro tutto il mese di Maggio dell' anno prossimo avvenire 1820. // nome degli autori sarà occulto : ogni Memoria porterà in fronte un Motto., e sarà accompagnata da un biglietto suggellato, con- trassegnato al di fuori dal medesimo Motto, contenente al di dentro in maniera occultissima nome , cognome , patria , do- micilio , e profession dell' autore. Il mancare a qualunque del- le antecedenti condizioni fa perdere il premio, die sì per l'uno che per V altro argomento è assegnato del valore di Lire Ita- liane settecento alle due Memorie { a una cioè per ciascun te- ma ) che più d' ogni altra ne sarà giudicata meritevole , se- guendo il metodo prescritto dallo Statuto della Società mede- X ' Annali sima. Questa pubblicherà stampate senza indugio le Memorie coronate non senza offerirne un convenevole numero di copie all' Autore premiato. Modena nel dì primo di Maggio 1819. Santo Fattori Segretario. A compimento poi delle operazioni prescritte dallo Sta- tuto quando si pubblicano Programmi di concorso, il Segre- tario invitò li Signori Colleglli a nominare nel termine di giorni ^c. dalla data della Circolare 3o. Aprile i8ig. tre Giudici per ciaschedun problema, e intanto si diramò per tutta r Italia il suddetto Programma. "'--' a3o. Mentre il Corpo Accademico ricevette dal Segre- tario la notizia che il Signor Giuseppe Tramontini Verone- se Professore di Geometria descrittiva, e di Architettura ci- vile nella Regia Università di Modena , veniva per la mag- giorità de' suffragi ottenuti surrogato al Professore Canterza- ni j si dovette annunziar la perdita dell'altro Socio attuale Professore Pietro Rubini di Parma morto in età d' anni 60. circa nel giorno i5. Maggio 181 9; per la qual cosa il Se- gretario propose coi soliti mezzi una nota d' altri Soggetti per completar nuovamente la Classe dei Socii Ordinar). Con- temporaneamente poi dimandò sempre per disposizione del Presidente Ruffini in esecuzione dell' Articolo VI. del no- stro Statuto alla Compagnia , se approvava 1' ascrizione alla Classe dei Socii Onorar] dei Signori Conte Cavaliere Luigi Bossi di Milano, e Abbate Francesco Bertirossi Busata di Pa- dova compilatori di elogi de' Socj defunti , inseriti nei nostri Volumi. '■ ■>■ f ; ■ ■ ■■ -•■.■■' ■■ ■'•.,.■-. 281. Compitasi sul cominciar dell'Anno 1819. la stam- pa del primo Fascicolo di Fisica del T.° XIX. se ne fece la regolare spedizione agli Accademici unitamente alle copie a parte delle Memorie da essi in questo fascicolo pubblicate . Essendo poi giunte le risposte per la nomina dei Giudici delle Memorie che aspettavansi al concorso aperto , (229) se ne fece con le regole statutarie la scelta rimasta sempre Della Società' Italiana xi secreta, perchè nota soltanto al Presidente ed ai Segretarii . 2.32. Con somma rapidità succedevansi le mancanze di vita degli Accademici operosi ; poicliè passati due mesi ap- pena dalla morte del Professore Rubini (^So) io siccome Vi- ce-Segretario Amministratore dovetti con mio foglio oc. Lu- glio 1819. informare il Corpo Accademico, che nel giorno antecedente era morto il Segretario Professore Santo Fattori in età ancor florida, personaggio per lumi scientifici e per cognizioni di bella Letteratura meritevole della stima dei dotti : poco tempo però rimase la Società privata di Segre- tario , perchè il Presidente Ruffini si diede premura di nomi- narmi a questa carica con sua compita Lettera 2,3. Agosto dell' anno stesso , destinando poi a Vice-Segretario Ammi- nistratore il Sig. Avvocato Luigi Ruffini di lui fratello. a33. Al defunto Socio Rubini il Corpo Accademico so- stituì il Signor Dottor Giacomo Tommasini di Parma Profes- sor di Clinica nella Pontificia Università di Bologna , ed ap- provò a grande pluralità che venissero ascritti alla Classe de' Socii onorar] li sunnominati Signori Bossi e Bertirossi Busa- ta (a3o) , delle quali cose tutte io informai i Colleghi preve- nendoli pure , che a norma dell' Articolo XXIL dello Statuto la pensione del defunto Socio Canterzani passava al Padre D. Ermenegildo Pini come il maggiore d' anni fra gli Anziani per età Accademica. a34. Il Presidente dopo di aver trattato con F Accade- mia di Agricoltura , di Commercio ed Arti di Verona lo spi- noso affare del Legato di 200. Ducati d' argento dall' illustre Cavalier Lorgna fondatore della Società ad essa lasciato , e che da tanti anni non si è potuto per una serie intermina- bile di opposizioni esigere , riusci a concludere con la pre- fata Accademia un accomodamento in data a4- Aprile e ra- tificata li 23. Dicembre 1818. da quell'Accademia,, fra gli Articoli del quale avvi quello , che 1' Accademia Veronese nominar debba uno de'suoi membri che la rappresenti nella Società nostra, il quale abbia tutti i diritti dei Quaranta Socii xii Annali Attuali, e in questo modo si effettui ora rincoiporamerito del- l' Accademia con la Società nostra voluto dal sullodato Fon- datore. ]Nel partecipar ch'io feci con mia circolare 2. Set- tembre 1819. questa notizia ai Socii, li interrogai per dispo- sizione del Presidente, se il Soggetto che nominare doveva rAccadcmia Esser dovesse oltre i Quaranta 0 comprendersi in questo numero , al quale secondo parere ventun Socii soscris- sero , e perciò venne approvato. Si riservò poi il Presidente di comunicare al Corpo Accademico 1' intiera Convenzione suddetta , qualora superati si fossero gli ostacoli che sempre incontra vansi ad esigere dalla Congregazione di Carità debi- trice il Legato Lorgna^ ostacoli che purtroppo non ostante le replicate istanze fatte non sonosi ancora vinti , perlocchè questo affare resta sempre sospeso. a35. L'Accademia Reale dell'Istituto di Francia e l'Im- periale di Pietroburgo spedirono in dono alla Società Italia- na gli ultimi Tomi delle loro Memorie , al qual pregevol re- calo questa corrispose inviando alle medesime i Volumi ulti- mamente da noi pubblicali , e scrivendo loro le dovute let- tere di ringraziamento come avevan già esse praticato allor- ché ricevuto avevano i nostri Atti. 2,36. Non terminò l'Anno 1819. senza che alla Società mancassero altri colla])oratori; poiché nel giorno 18 al ig di Ottobre la morte rapi il Socio Veronese Antonio Manzoni ri- nomato Chirurgo, ed alli 2.8. Dicembre mancò improvvisa- mente di vita il Conte Vincenzo Dandolo reso si celebre per li suoi stabilimenti agrarj , e per le sue scoperte utili alla civile Società. In vece del primo si nominò dopo il solito periodo di tempo il Sig. Abate Camillo Pvanzaiii Professore di Storia naturale nella Pontificia Università di Bologna sua pa- tria , e al secondo si surrogò il Sig. Abate Giuseppe Zambo- ni Professore di Fisica in Verona; ed essendo pur mancato di vita in Ferrara 1' illustre Idraulico Cavaliere Teodoro Bo- nati in età d'anni 9.5 , si rimpiazzò questo vuoto nella Clas- se dei Socj Attuali con la nomina dell' Astronomo Sig. Aba- Della Società' Italiana xiii te Giuseppe Calandrelli di Roma , e la pensione goduta dal prefato Idraulico come Anziano^ passò per diritto al Matema- tico Toscano Pietro Ferroni. 287. La special protezione accordata daS. A. Reale Fran- cesco IV. Duca di Modena ec. alla Società Italiana determinò il Presidente, sentito il parere dei Socj che applaudirono al- la sua proposizione, di dedicare il Tomo XVIII. delle Me- morie che attualmente stampavasi , alla prefata Altezza Sua , sotto li cui Auspicii prospera ognora questo Corpo Accade- mico ; ed avendo il Principe benignamente accettata la de- dica, il suddetto Tomo vide la luce fregiato dell' Augusto suo nome. a38. Aveva già io sin dall'Agosto 18 ig. indirizzata una lettera alla Reale Società di Londra, nella quale la preveniva di avere inoltrato a Parigi il primo Fascicolo di Matematica del Tomo XVIII. perchè le fosse trasmesso ; ma che essendo sta- ta informata la Società Italiana che quella di Londra non lo aveva ricevuto , si desiderava contezza di ciò per rimediare a tale mancanza. Con obbligante lettera latina il Segretario per l'estero Sig. Tommaso Young rispose in data 16. Dicem- bre dello stesso anno^ che il Presidente Banks non aveva mai ricevuto alcun volume dalla Società nostra di cui era membro onorario ; perlocchè il Presidente Ruffini si fece pre- mura di spedire per mezzo sicuro un intiero corpo delle no- stre Memorie inchisivamente ai due primi Fascicoli del To- mo XVIII. alla suddetta Reale Società che li ricevette , co- me apparisce da altra lettera di ringraziamento dello stesso Segretario Young segnata i. Febbrajo i8aa. in cui promet- te di mandare all'Accademia nostra in gentile ricambio i Vo- lumi della Società Reale, i quali però non sono peranche giunti. a3g. Fattasi al solito la distribuzione del secondo Fasci- colo di Matematica del Tomo XVIII. si cominciò nell' Aprile del i8ao. la stampa del secondo Fascicolo di Fisica col qua- le compier dovevasi questo Volume. Tomo XIX. e xiv Annali 240. Mancò di vita nello stesso anno a Londra il Socio straniero poco sopra nominato l'illustre Giuseppe Banks; e in seguilo perciò della regolare proposizione fatta alla Compagnia restò eletto in vece del defunto il chiar. Cliimico Onofrio Davy Inglese che attualmente presiede la delta Società Reale ; ed avendogli io partecipato questa determinazione dell' Accade- demia, ricevei una compita di lui lettera in cui la ringra- ziava dell' onore compartitogli. Il voto poi lasciato dal Socio Prof. Antonio Collalto morto in Padova adì 24. Luglio 1820. obbligò il Presidente Ruffini a fare la solita proposizione ai So- cii ; ma allorché si istituì lo scrutinio dei voti pervenuti en- tro il termine prescritto alla Segreteria j si vide che Sua Ec- cellenza il Signor Marchese Luigi Rangoni Ministro di pub- blica Istruzione e di Economia negli Stati Estensi ^ nostro Socio onorario e molto benemerito della Società (a 11), ed il Siffnor Cavaliere Professore Giuliano Frullani di Firenze ave- vano avuto il maggior ed ugual numero di voti. Non essen- do contemplato questo caso dallo Statuto sociale , il Presi- dente interrogò i Signori Socj per sapere a chi dei predetti Candidati davano essi la preferenza, e se in casi simili do- veva d' ora innanzi decidere la sorte , o se accordavano il voto di preponderanza al Presidente. La volontà dei Signori votanti si spiegò con grande maggiorità , cioè di diciotto vo- ti , favorevole alla prefata Eccellenza Sig. Marchese Rango- ri , che quindi passò dalla Classe degli Onorar] in quella dei Socj Attuali ; e contemporaneamente la Compagnia decise che accadendo per 1' avvenire nelle elezioni parità di voti , il Piesidente avesse quello di preponderanza j perlocchè si è fatta la dovuta aggiunta al corrispondente Articolo dello Sta- tuto. 241. Col terminar di quest'anno si compì la stampa del secondo Fascicolo di Matematica ultimo del Tomo XVIII. che si diramò ai Socii unitamente al conto stampato. 242. Nessuna memoria sul problema di matematica per- venne al concorso aperto nel 18 19. e dodici se ne ricevet- Della Società' Italiana xy tero sul quesito Fisico (229). Compitosi dalli Signori Giudi- ci l'esame di tutti questi Scritti, il Presidente Ruffini ra- dunò nella Biblioteca Reale il Segretario , il Vice Segretario, ed i Socii Attuali , Onorarj , ed Emeriti dimoranti in Mode- na che invitati poterono intervenire ; ed alla loro presenza si fece la pubblicazione del risultamento dei giudizi! dati conservando però il rigoroso segreto dovuto. L'Epigrafi che accompagnarono le dodici Memorie sono le seguenti. /. jMemoria. L' ostinazione nasce più spesso dalla vergo- gna d' aver torto ^ che dalla persuasione di aver ragione. II. L' eccitamento per certo è un oscillamento. III. Sani talia quae mutantur. IV. Frustra magnuni expectatur augmentum in scientiis ex superinductione et insìtione novorum super vetera ; sed in- stauratio facienda est ab imis fundamentis ., nisi perpetuo lìbeat circumvolvl in orbem cum exili et quasi contemnendo pro- gressu. Baco. Novum organum. V. A multis jam saecuUs . . . hominum ingenia investì- gandue medeìae necessitas exercuit. Tlioni. Sydenham Praef. in opera omnia. VI. At caveant hi ne simplicitatem cum sterilitate con- fundant. Ea potius simpUcitas in systematibus quaerenda est quae maximam sìmul uhertatem in sinu suo recondit. Hartmann. Pathol. p. 9. Introductio. VII. rebus quisque relictis. Naturam prtmum studeat cognoscere rerum. Lucret. JIII. Per quanto una nuova dottrina meriti di essere a- dottata , non si può a meno di non aspettarne la sanzione del tempo. Tommasini Fisiologia T. I. fol. 5o. IX. Nihìl opinionis causa ^ omnia conscìentia facito . Seneca. X. Insanum quiddam esset et in se contrarium existì- xvi Annali mare ea quae adhuc nunquam facta fien posse , nìsi per mo' dos non tentatos. Bac. de Ver. Nov. Org. Scienf. XI. Haec ut poterò explicabo ; nec tamen quasi Pythìus Apollo , certa ut sint et fixa quae dìxero , sed ut homunculus unus e multis probabìliora conjectura sequens. Cic. Disput. Tuscul. XII. Parve nec invideo sìne me liber ibis in urbem. •?"iTJ ; \^V' -/'» <. AvxvoQ Ti^<; Avyr^i exdpo^ .\ ,3V Vi»»- A lari^p yap (piÀogofog igoOeo^ Due Giudici diedero il loro voto , ma condizionato uno alla Memoria N." II. portante il motto Z' eccitamento ec. 1' al- tro alla Memoria N." V. con l'epigrafe A multis jam saecu- lis ec. E quindi furono tra loro discordi , ed il loro voto era poi anche vincolato alla condizione Che un altro Giudice coro- ni le due succitate Memorie ; il che non si verificò , perchè r ultimo Giudice assegnò il premio alla Memoria N." VI. col motto At caveant ec. In conseguenza di ciò a termini dell'Arti- colo XXIV. §. 6. dello Statuto sociale nessuno dei concorren- ti otteime il premio , e la Memoria N.° VI. ebbe 1' Accessit , e quindi 1' onore delle stampe. Apertosi il corrispondente vi- glietto si vide che 1* Autore di essa era il SIG. GIO. BAT- TISTA GUANI DOTTORE DI MEDICINA DI LEVANTO NEL DUCATO DI GENOVA PROVINCIA DI LEVANTE al quale si partecipò questa determinazione della Società, e che fu riconoscente air onor fatto alla sua dissertazione. Verificatisi poscia alla presenza di tutti li Signori inter- venuti i motti esistenti sugli altri undici viglietti, furono questi consegnati alle fiamme. ^43. Non essendosi distribuito premio alcuno in detto concorso , il Presidente col mezzo del Segretario dimandò nuovamente altri problemi ai Colleghi, i quali si mostrarono Della Società' Italiana xvii solleciti a corrispondere alle sue premure mandando nel ter- mine prescritto li seguenti sedici quesiti di Matematica e venti di Fisica. PROBLEMI DI MATEBIATICA PROPOSTI DAI SIGNORI SOCIT Invitati con Circolare 7. Marzo i8ai. /. Ridurre la dottrina intera degli Indizii alle regole e prìncipi classici della Teoria della probabilità, a gran lume e vantaggio sì della criminale che della civile Giurisprudenza. II. Dimostrare se e quanto non solo la diversa velocità di un Pianeta in diversi punti della sua orbita , ma la irregola- re figura del medesimo possa influire sulla equabilità del mo- vimento di rotazione. III. Diversi strumenti inclusivamente all' ultimo riporta- to nella Biblioteca Britannica sono stati immaginati per otte- nere la velocità delle acque correnti. Si domanda quale sia il meno imperfetto, e quale l'esperienza dimostri essere più far Cile ad usarsi in pratica. IV. Date tre distanti osservazioni dalle quali risultino le longitudini e latitudini dì una Cometa , si domanda quale sìa tra ì diversi metodi diretti il più esatto e più semplice appli- candolo alla Cometa osservata nel presente anno 1 8a i . per determinare la sua orbita ed il suo tempo periodico. V. Sperimentare alcuni de' migliori e più comodi strumeri' ti idrometrici , esplorando la scala delle velocità e la veloci- tà media in diversi tratti di fiumi o canali di corso equabi- le , de' quali si rileverà la sezione il perimetro e la penden- za. Si vuole che in ciascuna sezione sì adoperi più dì uno strumento per avere un confronto de' risultati , e una riprova della bontà di ciascun stnunento di cui si descriverà accura- tamente la forma e il maneggio. xviii Annali VI. A quanto ne ha già lasciato La Grange di applica- zione al calcolo del movimento dei corpi nel suo nuovo me- todo delle funzioni, aggiungere ciò die avanza di più essen- ziale per un compiuto trattato elementare di Meccanica ana- litica., e darne un prospetto succinto., ma tale die tutti chia- ramente vi appariscano i fondamenti e le diramazioni di que- sta nuova generale applicazione. ì II. Si cerca se possano almeno avvicinarsi i risultati dati dal Si g. Conte La Place, e dal Sig. Lindenau dedotti dal flus- so del mare e dalla nutazione della terra per la massa della Luna. Vili. Dimostrare con accurati sperimenti e confronti qua- le tra gli strumenti finora immaginati e adoperati per la mi- sura della velocità delle acque correnti, sia o possa ridursi più facile , più comodo ed esatto. , \ w'rjii'AVl »« IX. Dare una teoria delle vibrazioni nelle lamine vitree delle sperienze di Chladni analoga a quella delle vibrazioni nelle corde sonore del La Grange. X. Se dopo le belle e profonde speculazioni del Sig. Prof Paolo Ruffini debba dirsi omai certa V impossibilità di risol- vere analìticamente le Equazioni generali che oltrepassano il quarto grado , e ciò sia un argomento della imperfezione del presente stato dell' Algebra ? '-.. XI. Perfezionare la Balistica rispetto alla curva nei mez- zi resistenti aggiungendo un numero di esperienze in conferà ma di questa dottrina. XII. Determinare come si riparta il peso di un piano ri- gido che appoggi sopra più di due fulcri , indicando un ap- parato che sperimentalmente dimostri i risultati del calcolo. XIII. Si domanda un, confronto delle teorie date dai varj Autori per misurare l' urto dei fluidi sulle superficie poste sotto qualunque angolo , come pure uno simile delle sperienze fino- ra fatte onde determinare praticamente la misura di quest' urto, e siccome da queste sperienze risultano molte anomalie , ehe rendono quasi inutili le formale che ne danno la misura Della Società' Italiana xix teorica, COSÌ si richiede che dopo tutti questi confronti, istitui- te, se occorre, nuove sperienze , si determinino quelle forma- le le quali applicate ai casi pratici e specialmente a quello delle superficie piane inclinate , diano risultati corrispondenti sujficientemente ai casi suddetti. XIV. Determinare cogli opportuni confronti e colle mi- gliori prove possìbili quale fra gli strumenti fin qui immagi- nati e adoperati per la misura delle velocità delle acque cor- renti , sia 0 possa ridursi più comodo ed esatto. XV. Perdita enorme di forza motrice cagionano le resi- stenze secondarie nelle macchine tutte idrauliche , massime in quelle die sogliono impiegarsi per alzamenti d' acqua. Si cer- ca un qualche riparo a così grave difetto e sì dannoso alle arti , manifatture ed alla Agricoltura medesima , o nel perfe- zionamento di qualcuna delle principali macchine., o nelV in- venzione di qualcun altra nuova meno soggetta all' inconve- niente comune. Dovrà V Autore alla teoria del suo progetto aggiungere la conferma di buona serie di appropriate decisive sperienze. .vì.Usìvì-.Vj.u -a..',:, XVI. Poiché così numerose e varie sono le cose le qua- li si sono fin qui scoperte nelle Matematiche , sì pure che ap- plicate , e poiché V insegnamento di tutte le medesime riesce troppo prolisso , tante volte difficile, e cagione nella, mente degli Scolari di coìifusione ; si domanda un prospetto ragiona- to nel quale si espongano quali sono tra le cose accennate quelle le quali capaci di recare un vero vantaggio , debbano comprendersi in un Corso elementare , e quali quelle che se ne debbano escludere; e si domanda quale possa essere il meto- do più semplice e di più facile intelligenza di trattare le co- se accennate da includersi nel Corso. Problemi di Fisica proposti come sopra. I. Determinare con precisione fino a qual punto i feno- meni magnetici ben avverati influir possono sulla fisiologia e 3^ Annali sulla Patologia , onde abbiansi a sperare utili effetti per la Medicina. II. Determinare con osservazioni esatte e precise., se iden- tici 0 diversi siano di natura il Magnetismo animale ed il Galvanismo. -U'\ ///. Dietro V esposizione e la combinazione delle recenti scoperte che dimostrano l'analogia di azione tra l'Elettricismo ed il Magnetismo, formare sopra i fatti una teorica che renda ragione dei medesimi. IV. Sapevasi già che la corrente Magnetica era più de- bole per calamitare il ferro verticalmente posto che inclinato all' orizzonte. Colla pila del Volta si giugne ora a magnetiz- zarlo disponendolo dentro il vuoto o vano circoscritto da un Elice metallica a spirale cilindrica: si domandano nuove spe- rìenze per accertarsi meglio se la detta corrente dispongasi più d' appresso a seconda di siffatta spirale. V. Determinare la natura delle infiammazioni de' tessuti musculare e fibroso con la mira d' introdurre precisione mag- giore nel trattamento delle malattie articolari. .vi-j. VI. Dimostrare con opportune e convincenti osservazioni pratiche la esistenza , /' indole , il corso e la cura del morbo mercuriale. VII. Dimostrare in quale stato si trovi il ferro nel san- gue degli Jnimali e nel succhio de' vegetabili : dedurre se sia effetto della sua presenza il color rosso del sangue, il verde delle foglie , e stabilire come influisca questo metallo sulla economia vegetabile ed animale nello stato di salute e di ma- lattìa. Vili. Si cerca se relazioni precise siano conosciute tra gli effetti del Calorico, Dlagnetisrno, Elettricismo , e Gal- Voltais- mo. ( Si adopera questo nuovo vocabolo per conciliare se è pos- sibile le scuole di Bologna e di Pavia). E supponendo la ris- posta affermativa a quel primo punto , si cerca se dalle re- lazioni tra gli effetti, si possano somiglianti relazioni dedurre per riguardo all' indole delle loro cagioni. Della Società' Italiana xxi IX. Se il taglio de' Boschi nelle alte ed ampie montagne debba influire , e come, sulla Elettricità atmosferica , e se da questa influenza si debba ripetere la grandine die si osserva percuotere più spesso più estesamente e per più lungo tempo che per lo passato le campagne di alcune Provincie Italiane come per esempio del Padovano , del Bresciano ec. ec. X. Determinare con esperienze precise e chiaramente de- scritte , se nelle combinazioni del Cloro con V Ossigeno , le proporzioni dei principii siano più conformi ai risultati otte- nuti da Davy , ovvero a quelli dedotti dalle sperienze del Conte di Stadion ; e se nelle combinazioni del Fosforo con r Ossìgeno si debbano preferire le preparazioni indicate dalle sperienze di Dulong e di Berzelius. XI. In molti ammalati riconoscevano i Medici per lo passato una alterazione negli organi contenuti nel petto che chiamavano Vizio organico . / moderni bandito questo nome generico., annunziano V angina del petto , V angina precordia- le , la litiasi dell' aorta , quella delle sue valvole , la dilata- zione morbosa del cuore. Si domanda quali siano i segni non equivoci di cadauna di queste malattie, sì che V una non pos- sa confondersi con Z' altra , e quale siane la cura. Nello scio- glimento del quesito si desidera che esso sia appoggiato a fat- ti ed alle osservazioni patologiche ed anatomiche vere , ban- dita ogni ipotesi ed ogni ragionamento teoretico. XII. Molti Scrittori dì Medicina teorica ascrìvono molti fenomeni del corpo umano al fluido Elettrico , altri al fluido Galvanico . Esistono essi questi due fluidi nel corpo animale più che in qualunque altro corpo della natura ? Ciò dimostra- to , se ne fissi /' azione indipendentemente dalle facoltà pro- prie delle diverse parti dell' Animale , il modo di agire , la misura dell' equilibrio , li segni della deficienza e dell' ecces- so sì dell' uno che dell' altro , e le regole per restituirlo all' e- quilibrio. XIII. Proporre una teorìa delle variazioni barometriche conforme allo . ■ , Antonio Lombardi Socio e Segretario. 244- Siccome 1' affare del Legato Lorgna era tuttavia pendente, cosi non volle più a lungo il Presidente differire la nomina di un Socio nella Classe Fisica invece del defunto Se- gretario Professor Fattori , al quale coi soliti metodi venne surrogato il Sig. Cavaliere Amedeo Avogadro di Vercelli Pro- fessore di Fisica nella Università di Torino. 245- Stampata che fu la Memoria del Sig. Dottor Gua- ni che aveva ottenuto ]\ Iccessit {2./^2.) si diramò ai Socii ed alle Accademie Italiane, ed il Cesareo Regio Istituto di Mi- lano con gentil foglio ringraziò la Società per la comunica- Della Società' Italiana xxv zione fattale^ lodandola perchè aveva proposto nel program- ma un argomento utile alla Umanità. 246. Il Segretario propose a nome del Piesidente sei Soggetti non Italiani per rimpiazzare il Socio straniero Achard Chimico di Berlino mancato di vita nel aa. Aprile dell' An- no 182 1. e con questa opportunità si avvisò il Corpo Acca- demico che era compita la stampa del Fascicolo I. di Mate- matica del Tomo XIX. e che l'attività dei Signori Socii ave- va già somministrati materiali per metter sotto il torchio il primo di Fisica. 247. Eletto a Socio straniero in vece del suddetto Achard il celebre Chimico Svedese SÌ£. Berzelius Segretario dell' Accademia di Stokolm, mentre io comunicai al Corpo Acca- demico questo risultamento , dovetti avvertirlo di altra per- dita fatta dalla Società nella persona del Professore D. Giu- seppe Racagni di Milano morto li 5. Marzo 1822. in vece del quale la Società nominò il Sig. Ottaviano Fabrizio Mos- sotti pur di Milano, che aveva già inserita una Memoria di Matematica applicata nei nostri Volumi. 248. Essendosi spediti all'Accademia dell'Istituto di Fran- cia a Parigi con Lettera diretta al Segretario Delambre in data 3. Novembre 1821. li due ultimi Fascicoli del Tomo XVIII. delle nostre Memorie unitamente alle copie per li Socii stranieri Signori Conte La Place e Chaptal ; il suddet- to Segretario rispose un'obbligante Lettera di ringraziamen- to segnata 11. Febbrajo iSaa. in cui esprimeva i sentimen- ti dell' Accademia stessa e dei prefati nostri Socj per il do- no loro inviato , prevenendo che aveva già spedito alla So- cietà nostra le Memorie deirAccademia Francese perii 1817. e 1818. 349. Con mio sommo rammarico annunziar dovetti ai Socii la morte accaduta il giorno io. di Maggio 1822. dell' in- signe Presidente Professor Paolo Ruffiui, e lo feci con la seguente lettera in cui si domandava pu- la nomina di un nuovo Presidente. XXVI Annali Modena la. Maggio iSaa, ANTONIO LOMBARDI Socio e Segretario della Società Italiana delle Scienze residente in Modena Al Chiarissimo Signore Socio della medesima Alle tante perdite fatte nel giro di pochi anni dalla So- cietà nostra si aggiunge quella per me oltre ogni credere ama- ra e dolorosa accaduta il giorno io. corrente, dell'ottimo no- stro Presidente Dottor Paolo Ruffini Rettore della Regia Università di Modena e Professore nella medesima di Clini- ca , Medicina pratica e di Matematica applicata , Soggetto a cui mi strinsero i più forti vincoli di costante amicizia e di parentela , e al quale professo infinite obbligazioni che porte- rò sempre scritte indelebili nel cuore. Fornito siccome egli era di eminente dottrina congiunta alle più belle religiose virtù ^ e specialmente ad una profusa Carità , V annunzio della sua malattia commosse tutta questa Città , e molto più V afflisse V accaduto disastro. NelV adempiere con V. S. a questo tristissimo ufficio la prego di parteciparmi entro due mesi dalla data della presen- te chi fra i nostri Sodi Ella nomina a nuovo Presidente , prevenendola , che a termini dell' Articolo IX. Statutario'' .> occorrono venti voti almeno accumulati sopra uno stesso Per- sonaggio, affinchè V elezione sia valida, come pure che se la scelta cadesse sopra un Socio non abitante in Modena , qui però giusta V Artìcolo III. dello Statuto esister deve sempre sotto gli ordini dei Presidente una rappresentanza, e in Mo- dena si pubblicheranno sempre gli Atti della Società. Spero che Ella vorrà darsi tutta la premura di riscon- Della Società' Italiana xxvii trare la presente trattandosi di affare molto importante ; e frattanto mi protesto con la più distinta considerazione . Le risposte entro il termine prefisso da me ricevute, lo scrutinio delle quali si fece alla presenza dei Signori Socj dimoranti in Modena , mostrarono che la volontà dei Colle- ghi erasi decisamente spiegata a favore di Sua Eccellenza il Sig. Marchese Luigi Rangoni soprallodato , al quale mi feci sollecito di comunicare con la seguente lettera la risoluzio- ne della Società. Eccellenza Quanto mi fu doloroso il dover partecipare a V. Ec- cellenza r amara perdita fatta dalla Società nostra delVot- tiìno Presidente defunto , altrettanto mi conforta e solleva V animo mio abbattuto da tale sventura la saggia determina- zione presa dal nostro Corpo accademico di eleggere V. Eccel- lenza a suo no'ùello Presidente, Io vado persuaso che Ella vorrà ravvisare in questa ri- soluzione un tratto distinto di quella stima che ben inerita- mente Ella gode presso i Dotti Italiani , i quali pienamen- te confidano che V E. V. vorrà impiegare i lumi e le cogni- zioni di cui è abbondantemente fornita , a procurare i van- taggi delle naturali scienze e il decoro letterario delV Italia nostra. Mentre io adempio a un dovere per me gratissimo fa- cendole una tale partecipazione , passo aWonore di protestar- mi con profondo rispetto Di V. Eccellenza •■.,., .^ \ '.■ i \ ■ ' . Modena i8. Luglio i8aa. ' . ■ . Umilissimo Devotissimo Servo .!.'!■ .1 . ! . Antonio Lombardi. xxviii Annali A questa Lettera Egli si compiacque di rispondere co- me segue Modena 27. Luglio 1822. ^l Chiarissimo Sig. Antonio Lombardi Individuo e Segretario " . della Società Italiana delle Scienze Luigi Rangoni. La maggioranza de' voti che Ella mi annunzia col pregiatissimo suo foglio 18. corrente risultata a mio favore nel recente scrutinio per V elezione di un nuovo Presidente della Società Italiana , non può che sorprendermi oltremodo , e richiamarmi alla considerazione della mancanza in me di quelle doti per le quali solamente un tanto onore può esse- re meritato. Malgrado ciò., volendo piuttosto che a questa, aver riguardo alla bontà degli egregi SocJ che nii nominaro- no , e temendo di offenderla con un rifiuto , sono pronto ad assumere V addossatami incombenza^ confortato anche prin- cipalmente dalla speranza della gentile ed utilissima di Lei assistenza . La chieggo in primo luogo , onde col mezzo di Lei conosca T intera Società i sentimt-nti di vera gratitu- dine che mi animano verso di essa per V offertami Presiden- za., e di sommo impegno ove per me si possa in promuover- ne i vantaggi e lo splendore. Desidero intanto che le scarse mìe forze., e le particolari mie circostanze non contrastino al buon volere per cui certo mi sforzerò di rendermi meno in- degno di appartenerle. Prego Lei da ultimo a gradire i sinceri attestati , che le confermo di un' antica e distintissima stima Luigi Pangoni. Io comunicai ai Signori Colleghi queste due lettere sog- giungendo quanto segue Della Società' Italiana xxix V. S. rileverà da questa lettera quali siano i nohHi sen- timenti che animano il nuovo Presidente e come nella sua per- sona resti bene assicurata la direzione del nostro Corpo scieri- tifico. ii5o. Prima operazione del nuovo Presidente quella fu di proporre due note di Soggetti ai Signori Colleghi , una per la scelta di un nuovo Socio in vece del Ruffini , e l'al- tra per rimpiazzare il celebre Socio straniero Abbate Hauy defunto a Parigi. Usando poi Egli della facoltà compartitagli dallo Statuto , nominò Socio onoiario il Sig. Conte Pietro Abbati Marescotti Modenese, Consultore del Ministero di pub- blica Istruzione ed Economia, soggetto per le sue qualità morali e scientifiche meritevole di ogni riguardo , e che è già noto per le Memorie di sublime Analisi fra quelle della nostra Società inserite. a5i. Furono presentate in tempo debito dieci Memorie sul quesito Medico, e nessuna sul problema Idraulico . Tre altre giunsero troppo tardi , due sul primo argomento , la terza sul secondo ^ ma queste non si inviarono all'esame dei Signori Giudici , perchè mancarono alla condizione prescritta del termine stabilito per la presentazione degli Scritti . Il Sig. Presidente determinò, che ogni Giudice dovesse entro due mesi dalla ricevuta delle dette Memorie pronunziare il suo giudizio assohito , cioè ^ La tal Memoria è o nò meritevo- le di Corona = senza mettere alcuna limitazione; giacché lo Statuto ha provveduto a tutti i casi evenibili in questi giu- dizj. aSa. In seguito delle proposizioni suddette (aSo) venne sostituito al Socio Ruffini il Signor Giorgio Bidone di Tori- no Professore di Idraulica in quella R. Università ^ ed all'Ab- bate Hauy il Fisico Biot di Parigi , i quali riscontrarono la partecipazione loro da me fatta con ufficiosa lettera di rin- graziamento al Corpo Accademico, che mentre fu da me in- formato di tutto ciò , ricevette per disposizione dì Sua Eccel- lenza una nota di dodici Soggetti per coprire i due posti di 3 omo XIX. g XXX Annali Soci stranieri già occupati dai cliiar. Astronomi Delambre ed Herschel , morti il primo a Parigi, l'altro a Londra. a53. La Società ebbe il consolante riscontro , che l'Ac- cademia Imperiale di Pietroburgo aveva finalmente ricevuto il corpo dei Tomi delle nostre JMemorie unitamente alle Ope- re dei Socj Fattori e Ruffini colà da noi spedite, e mi in- caricava di esprimere all' Accademia nostra la sua più spe- ciale riconoscenza per questo dono , promettendo di trasmet- terci per sicura occasione il Tomo Vili, de' suoi Atti recen- temente colà uscito alla luce. ^54. Altra Lettera pervenne alla Segreteria segnata 28. Maggio iSaa. del Professore Brandes di Breslavia, nella quale desiderava di conoscere le variazioni del Barometro nei gior- ni 2.1. a tutto Dicembre 1821. e gli accidenti dell'atmosfe- ra in que' dì tanto fatali a molte regioni dell' Italia nostra : ecco il tenore di questa Lettera. Monsieur La Societé Italìenne , qui a faìt tant pour les progrès des Sciences physirjues, me pardonnera que je niadresse a Elle pour avoìr des secours pour une recherche bìen interessante , et je suis sur que vous , Monsieur, aurez la bonté de recommander mes demandes a la bìenveillance de la Societé^ qui sans doute fera quelque chose pour une recherche la quelle vous croyez digne de votre attention. Dan la Meteorologie on a discutè long tems la question sur la cause de la varìabilité de la pression de V Atmos- phére^mais on n' est pas parvenu à la connoissance siire d'ou dependent ces varìations. Les phènoménes , qui pour roient don- ner plus de lumiere dans une recherche si dificile meritent (Ione sans doute une attention plus particuliére , et e est la cause pourquoi je souhaite que la Societè veuille hien ,, fai- ,, re recueillrr les observations du Baromètre qui sont faites Della Società* Italiana xxxi „ et seront faites dans les jours, ou la hauteur du Baronie- „ tre est extraordinaìr emetit petite , ou grande „ . Dans ce moment je m'occupe à rassembler les observa- tions du ai-3o Decembre 1821 , parce que dans ces Jours le Barometre ètoìt très bas en France , en Allemagne , et en Italie , et Je vous prie d'avoìr la honté de proposer à tous les membres de votre Società mes prieres^pour quìi me veìllent communìquer leurs observatìons du Barometre faites depuis le ù,ì .Jusqu'aii So. Decembre i8ai; quii y Joignent l'hauteur nio- yenne du Barometre pour chaque lìeu , parce que on ne peut conclure rìen des observatìons barométrìques , sì V on ne saìt pas combìen il ètoìt sous le milieu; en fin qiC ìls me donnent des avìs sur la direction et la force des vents dans ces Jours ^ sur le tems ^ ou les orages ètoient les plus forts etc. etc. Cette recherche pour la quelle J^aì drja une belle colle- ction d^ observatìons , nous conduira à quelques rèsultats bien rémarquables , et J'' espère que fon verrà combìen nous gagne- rions , sì les Physicìens voudroient s'allìer pour ressembler les observatìons des tous les Jours qui sont rémarquables par la pressìon de V Atmosphere extraordìnairement grande ou petite . Inaurai Vhonneur de communìquer à la Società les rèsul- tats des mes rechérches, qiiand J''auraì recu les observatìons de ritalie qui sont tres necessaires pour faire des conclusìons sù- res. Car les observatìons qui me sont parvenus de la Suisse et de la France meridionale font voir , que sans doute les Barométres ètoient tres bas en Italie^ mais ìls ne me permet- tent pas de dire ^ si le centre de tout le phénoméne etoìt dans le Nord de la France {ou le Barometre ètoìt ao. lìgnes sous le milieu ) ou dans ritalie d'ou venoient les orages les plus furieuses. Pour savoìr cela il me faut avoir les observatìons de plusieurs endroits de V Italie , qui feront voir sì le Barometre ètoìt moins bas dans Mìlan , duns Modène etc. qu'ìl n' ètoìt dans la Suisse ; car sì la dèscente du Barometre se trouvat de plus en plus moindre , si l'on parcourt les endroits de Pa- ris Jusqiià Génes , on pourroìt dire avec sarete , que les ora- xxxil Annali ges CTI Italie ètoient une consequence des evenements qui se faisoìent duns le Nord. A Dieppe le Barométre ètoit ao. lìgnes sous le milieu., dans la Suisse il n ètoit que i3 ^ lignes sous le milieu; il sèroit donc bien intere ssant de savoir si il ètoit peut-étre io. lignes à Génes , et e. J'ai fait de] a voir dans un livre que fai puhlié ( Beitra- ge zur Witterungs Kunst ) que le centre d'une ielle descente du mercure dans le Barométre est quelque fois aussi le cen- tre vers le quel convergoient les directìons du vent , et peut- ètre que fon trouveroit aussi la méme chose dans les jours 24, a5 , 26. Dee. Ju moìns le vent ètoit Est à Petersbourg dans le méme moment , que Vorace du Sud faisoit tant de dommage en Italie , et cela est d'autant plus remarquahle ., parceque le Barométre ètoit seulement 3, lignes sous le mi- lieu à Petersbourg, dans le méme moment ou il étoit ao. li- gnes sous le milieu a Dieppe; i3. -^- /. a Zurich. etc. Ayez donc la bonté Monsieur de recommender mes prie- res a la Societé j et récévez les declarations du plus grand respect : . , , . ■,,•. ■• ,\ ■\ -' . "-..,_.,■... De Breslau en Silesié \- Li 28. Mai 1822. , ^ - Votre tres humble serviteur ^.-. H. W. Brandes ,rv ■ Professeur à Breslau. .> r ._■• Nel comunicar questa lettera ai Signori Colleghi io li pregai a spedirmi eiitio un discreto termine le loro osserva- zioni sopì a questo soggetto. 2-55. Pervenne da Napoli nel dì 7. Agosto 1822. diretto al Segretario della Società un libro stampato che conteneva una Memoria del Sig. Dottor Giuseppe Gaimari Medico Napo- letano, che eia una di quelle venute al concorso ma non appro- Della Società' Italiana xxxiii vata . In fronte di essa leggevasi stampata quella del Signor Dottor Guani che ottenuto aveva V Accessit dalla Società, (245) e a questo Scritto erano state fatte delle note critiche assai vive dal predetto Sig. Gaimari, che aveva dedicato que- sto suo libro scritto con uno stile singolare al Sig. Principe di Meliterno D. Girolamo Pignatelli, il quale nel medesimo tuono rispose al Gaimari. Il Signor Presidente mi ordinò di rispedire, come feci, all'Autore il Libro suddetto senza let- tera di accompagnamenio come erasi ricevuto, ma con le se- guenti avvertenze. ,, La Società Italiana delle Scienze residente in Mo- „ dcna dopo di aver pronunziato un giudizio in regola „ non si imbarazza di simili questioni né riceve simili 5, doni „ . fiSò. Io partecipai ai Signori Colleghi la nomina fatta dal- la Società di Sua Eccellenza il Sig. Consigliere Nicola Fuss Segretario dell' Accademia Imperiale di Pietroburgo , e del Sig. Le Gendre Francese a'Socj stranieri in vece di Delam- bre ed Herschel (aSa). Questi due nuovi individui riscontra- rono la Società dimostrando l' aggradimento alla stessa do- vuto per la distinzione usata a loro favore. AI nostro Socio attuale poi Cav. Giovanni Fabbroni mancato improvvisamen- te di vita il di 17. Dicembre dell'Anno i8-2-2. si sostituì con le norme solite il Sig. Cav. Gio. Battista Palletta di Milano, il quale si fece sollecito di riscontrare in obbligante maniera la lettera di partecipazione da me indirizzatagli. 267. L' Imperiai Regio Istituto del Regno Lombardo Ve- neto mandò in dono alla Società nostra li due primi Volumi delle sue Memorie accompcgnati da Lettera del Segretario supplente Sig. Luigi Bossi, alla quale io feci la debita rispo- sta di ringraziamento. a58. Quei Chiar. Socj che più specialmente occupavansi di fisiche osservazioni , non mancarono di favorirmi quelle di Meteorologia desiderate dal Sig. Professore Brandes di Bres- lavia, e furono i seguenti. ,. XXXIV Annali Signori Calandrelli da Roma Configiiachi da Pavia e Ferroni spedì quelle fatte a S. Giovanni in Firenze dall' Astronomo Sig. Professore ; Inghirami. t Targioni Tozzetti da Firenze le stesse. J Fossombroni quelle fatte in Arezzo dal Cav. Angelo de' Giudici Professor di Fisica Matematica. Vassalli Eandi da Torino Cesaris Abate Angelo da Milano. Maironi Daponte da Bergamo. : i: :^ r / .. Avanzini Giuseppe da Padova. Giovene Arciprete D. Giuseppe Maria spe- di quelle fatte a Molfetta dal Sig. Ca- nonico Tripaldi e queste erano accom- pagnate con una lettera latina diretta al Sig. Professore Brandes. A tutte queste osservazioni io aggiunsi quelle isti- tuite in Modena dal Sig. Dottor Giuseppe Bianchi Profes- sore di Astronomia in questa Regia Università , e le in- viai al Sig. Brandes in Breslavia^ pregandolo a voler man- tenere la corrispondenza aperta con la nostra Società, ed a voler poi partecipare alla stessa i risultamenti e le deduzio- ni, che egli ricaverebbe dal confronto di tante osservazio- ni fatte in così diversi punti del Globo. '- ii.Sg. L' Accademia Imperiale di Pietroburgo con sua let- tera del 28. Marzo i8a3. scritta dal suo Segretario e no- stro Socio straniero Consigliere Fuss, ringraziò la Società dei Volumi delle nostre Memorie colà spediti, e dall'Acca- demia finalmente avuti. Lo stesso Segretario con altra lettera del 1 1. Aprile i8a3. ringraziò la Società nostra per averlo nomi- nato Socio straniero , esprimendo nel tempo stesso il dispiacere da lui provato per la morte del Presidente Ruffini , ed avvi- sando la spedizione da lui fatta al nostro Corpo Accademico del Tomo Vili. Memorie della suddetta Accademia Imperiale. Della Società' Italiana xxxv iOo. Fin dal giorno ic. Settembre 1812. la Società fu privata del Socio emerito Cavaliere Gio. Battista Venturi no- bile di Reggio in Lombardia , Professore emerito della Impe- riale Regia Università di Pavia , Fisico Chiarissimo , e Scrit- tore di varie Opere y il quale raccolse una delle piìi cospi- cue Biblioteche ricca di scelti Libri in ogni genere di Scien- ze Lettere ed Arti. Nel giorno 1 1 . Maggio poi mancò di vi- ta in Modena 1' altro Socio emerito Cavaliere Leonardo Sa- limbeni distinto Matematico^ uno dei più Anziani del nostro Corpo , autore esso pure di varie Opere. 2,01. La Società con programma in data ventidue Luglio i8ai propose ai dotti Italiani il seguente quesito fisico (43). Poiché trojipo è importante al bene della Umanità il pro- blema fisico ultimamente proposto al concorso della Società Italiana delle Scienze , e d' altronde non è stato esso adequa- tamente sciolto, si propone di nuovo cercandosi così di deter- minare se le idee che dalle moderne scuole mediche si dan- no della eccitabilità 5 e delV eccitamento, e quelle quindi che si stabiliscono della diatesi sì iperstenica , che iposteni- ca , degli stimoli e controstimoli , non meno, che le idee del- la irritazione .^ e delle potenze irritative sono abbastanza e- satte e precise ^ e in caso che non lo siano ^ determinare quali variazioni se ne debbano eseguire. Cercasi inoltre se neW e- sercizio delle varie funzioni e nelle alterazioni loro si debbo- no considerare altri elementi che Z' eccitamento, e in caso che sì, stabilire quali essi siano, procurando di applicare tut- to utilmente alla pratica medica. Le dieci produzioni su tale quesito furono giudicate dai tre Giudici destinati dalla Società , Le Epigrafi che accompagnavano le Memorie esaminate sono le seguenti /. Vade sed ìncultus. II. Contra malum bonum est , et contra mortem vita. Et sic intuere in omnia opera altissimi. Duo ! ' xxxvì - Annali I et duo et unum cantra unum. Eccles. XXXIII. V. iS. III. I sìntomi della malattìa da eccesso e da difetto di -•"i'*'' ' stimolo non guidano giammai ad alcun retto giudizio di essa. Brown Elementi §. 63. IV. Cave ab ideis abstractis et generalibus . - V-; i -i-.ilc^ir) A. Genuensis.'^'^'- '■ ' V. Liberam profiteor medìcinam , nec ab antìauis suni nec a noins.) ntrosque , ubi veritatem colunt , se- 1'.; ' - quor, multi facio saepius repetitam experientiam. rt'jjèft ' Klein Interpret. din. VI. Vita brevis ars longa , occasio praeceps , experimen- tum periculosum., judicium difficile . VII. Vere autem nobis et ad praxim unire adplìcanda eri t illa theoria quae in veris principìis fundatur experìentiae superstructis , ac felici eventu in praxi coronatur. Vili. Natura per naturatn expVcanda., non vero per rationes evertenda- IX. Nihil sane in artem medicam pestìferum magìs ìrrepsit malum , quam generalia quaedam no- mina morbis impotiere ., iisque aptare velie ge- neralem quamdam medicinam. ■o.-Vì\t',\\ k o-.c,\ - ^ ;.'>•'.<> Si-> ^^\-i'. - Huxam. op. med. T. I. '"'' ' v> X. Les discussions des details ne sont jamaìs utìles , --'V.' que lorsque la valeur des principes généranx à été etablie. a'" '\n.:\hw:v (nw.iiS :,:"iri, "'^ Condillac. 'M ''^ ' '^ :'■■) -Sii Sua Eccellenza il Sig. Marchese Presidente radunò pres- so di se nel giorno 2,5. Giugno iSaS. li Signori Socii dimo- ranti in Modena, e li Segretarii della Società, il Sig. Dele- gato ministeriale di pubblica Istruzione , e li Signori Presi- denti delle Classi medica e filosofica della Regia nostra Uni- Della Società' Italiana xxxvii versità; ed avendo pur pregato ad assistere a questa radu- nanza r Illustrissimo Podestà della Comune Signor Marchese Giuseppe Rangoni , il quale gentilmente si prestò , alla pre- senza dei prefati Signori si lessero i pareri dei tre Giudici conservando il più geloso segreto sui loro nomi : il risulta- mento dei gindizj lu come segue. Due Giudici diedero il loro voto assoluto alla Memoria segnata N." V. contraddistinta dal motto Lìberam profiteor me- diciìiam ec. giudicandola meritevole di Corona, ed escluden- do le rimanenti ; V altro Giudice si dichiarò in favore delio scritto segnato N." Vili, che portava 1' epigrafe Natura per naturam expUcanda^ ec. escludendo gli altri. A senso quin- di dello Statuto articolo XXIV. y ò. lo scritto segnato N. V. fu premiato , e 1' altro N.° Vili, ebbe 1' Accessit; e perciò amendue furono pubblicati colle stampe; l'Autore del pri- mo si trovò essere il Sig. DOTTOR LUIGI EMILIANI Medi- co Bolognese ;, il Sig. Dottore Maurizio Buf alini di Cesena è quegli che compose l'altra Memoria, ed a questi io d'ordi- ne di S. E. il Sig. Marchese Presidente immediatamente par- tecipai le determinazioni dalla Società nostra prese a loro favore. Verificatisi poscia alla presenza di tutti li Signori in- tervenuti i motti esistenti su gli altri otto viglietti , furono questi consegnati alle fiamme. 2.6a. Una compitissima lettera io ricevei dal Signor Le- gendre nella quale espresse il suo aggradimento per la no- mina di lui fatta dalla Società in membro onorario. Il Signor Professor Brandes di Breslavia ricevette la collezione di os- servazioni meteorologiche che gli egregi Colleghi mi trasmi- sero , e credo bene di unire qui in copia la lettera da lui inviatami, sì perchè si vegga quanto egli le gradi , e quanto le valutò, sì ancora per interessare i chiarissimi Socii a conti- nuare nel favorirmi le piìi importanti variazioni meteoro- logiche a norma dei desiderj dal prefato Sig. Brandes nella sua lettera espressi. ■ >, 4,3 t, ^^ .', Tomo XIX. h xxxviii A Annali 3Ionsieur ^ \ biiiTl'i [l'I ,.r;, ; ,11 :u. ;, Z/fl Z(eZ/e coUection des observat'ions ^ qite vous avez eu la honté de me comniuniquer , a stirpasse de beaucoup ce que i'avois osé déinander de votre bonté.Ces observations me met- tent en ètat de donner cornpletement un tableau de Vètat ex- traordinaire , qui avoit lieu dans ces jours si remarquables par la descente du Mercure dans le baromètre. Ayez la bonté de faire mes remercimens les plus vives à tous les observateurs , qui ont bien voulu me communìquer leurs observations , et de les inviter , quìls veuìllent bien me com~ muniquer de tems en tems ce quils observent d' extraordinai- re dans le mouvement du baromètre. Je crois, que par un plus ■ grand nombre d'observations rassemblées de toutes cotés , nous parviendrons à connoitre les causes , qui dimìnuent si forte- ment la pression de Vair. Fai Vhonneur de vous envoyer icì , comme vous V avez demandò , ce que fai trouvé comme resultai de ces observa- tions , qui nietoient parvenues jusque là. Les observations , que y ai ohtenu aprés , me donneront V occasion de donner plus cornpletement ce que f ai tachè de donner dans cette coUection. Entre ces observations , celles des Physiciens d^I~ talie., d'Angleterre et d'Islande soni principalement remarqua- bles , parce- que r on voit , quel etoit V ètat de V atmosphère dans ces endroits si èloignès . Blais ce qui peut - ètre est le plus remarquable e est , que les èruptions volcaniques en Islan- de commencoient presque dans le niéme tems .^ ou les tempètes faisoient tant de mal dans les mers de Vltalie et ou le baro- mètre étoit si bus. Si tòt que y aurai fini mes rechèrches sur ces observa- tions, J'aurai rhonneur de vous en communiquer les resultats. Je vous prie de faire mes hommages à son Excellence Mon- sieur le President de la Socìeté ; ayez la bonté de lui pre- Della Società' Italiana xxxix senter V un de ces deux exemplaires de ma Collection , que vous trouverez cy-joìnt. Dans ces jours nous avons fall ici et dans quelques pla- ces dans la Silesie , des observations sur les ètoiles tornbantes qui nous ont donne ( quoique le tems 7i' etoit pas tout-à fait favor able ) quelques resultats. Dans le mais d''Aout nous continuerons ces observations pour determiner Vhauteur , ou ces mètéores se trouvent; et faurai l'honneur de vous en com- muniquer les resultats. Je suis avec le plus grand respect ^ ">■'■' •"''''■' •' 'm ■ ■ ' ■ * ■■.■■'■ Monsìeur Eresiali Le 4- Juin iSaS. Votre tres obeìssant serviteur Hen. Guill. Brandes. a63. L'età avanzata, e gli incomodi di salute del me- ritissimo nostro Socio attuale Padre D. Giuseppe Piazzi Astro- nomo a Napoli lo determinarono a passare nella Glasse de- gli Emeriti , per la qual cosa fattasi da Sua Eccellenza il Signor Presidente la solita proposizione ai Colleghi , restò eletto a Socio attuale l'Astronomo Sig. Andrea Conti di Ro- ma, ed essendosegli da me inviata la consueta partecipazione^ si ebbe cortese riscontro , nel quale esprimeva i sentimenti della sua riconoscenza per questa distinzione dalla Società nostra usatagli. ■ 'iki'. ^w^\}''::. i-. siv.u^. r ^^.-i- a64- Essendo compita la stampa del Fascicolo I. di Fi- sica del Tomo XIX. delle nostre Memorie, si trasmise questo ai Socii , e si cominciò tosto la stampa della Memoria coro- nata del Sig. Dottore Luigi Emiliani , e del Fascicolo IL di Matematica del suddetto Tomo. a65. Inerendo alle norme e alle disposizioni dello Stata- X'L A'-I A N N A L I.\.1J,tQ! to Sua Eccellenza il Sig. Marchese Presidente determinò di aprire un nuovo concorso, al ([uale oggetto cooperarono con tutto lo zelo i Chiarissimi Socii , mandando la seguente no- ta di Problemi Fisici e Matematici. ;\ d ai ti v.>. . ARGO 31 ENTI PROPOSTI 450 e •^i^<^■\^..'SJ■ù"^ ■ , -,Vi\'.>:i «3 '«.v. Dai Signori SocJ a ciò invitati - vo'jìssw ^ ■■ j con la Circolare 5. Febbrajo 1824. ARGOMENTI MATEMATICI. I. Determinare le variazioni dei rapporti tra la velocità me- dia delle acque correnti , e la pendenza della superficie di esse. II. Molte commoventi descrizioni furono pubblicate de- gli immensi danni cagionati dal diboscamento delle monta- gne , e molti consultarono profondamente intorno ai mezzi e al miglior modo di cessarli., o di frenarli e circoscriverli. Ma il più funesto di questi mali., lo sconvolgimento deW eco- nomia e del governo delle acque correnti sembra manca- re tuttora di un rimedio certo , abbastanza efficace e perma- nente. Persuasa la Società Italiana che ben meriterebbe mas- sime dell' Italia , chi ripigliando questo celebre argomento , alcun nuovo lume recasse in mezzo, atto a perfezionare le pra- tiche idrauliche dei paesi adjacenti a diboscate e dissodate colline, offre una medaglia d' oro del valore di Zecchini 60. alla Memoria che le sarà^ indirizzata entro il termine di me- si dieci, nella quale si troverà soddisfatto a così giusto e pressante voto comune. III. Dietro alla dottrina classica della probabilità e della certezza morale ridurre a pochi precetti la pratica dei così detti Indizii nella Giurisprudenza sì civile che criminale. IV- Alle macchine aereostatiche di figura né sferica uè sferoidale assegnare il modo di dirigerle ovunque vogliasi in Della Società' Italiana xlì aria , come i bastimenti in acqua, dentro certi limiti della forza delle aeree correnti , e confermarlo mediante un nume- ro di ben combinate dimostrative esperienze . /^ Data la larghezza^ profondità e pendenza di un da- to luogo per cui scorre un fiume , determinare colla teoria u- nìta air esperienza , qual sia la dispensa dell' acqua in un dato tempo , ed a quali variazioni possa essere soggetta nel sito e tempo medesimo per qualunque cost.ruttura venga a re- stringersi la larghezza. II. Sperimentare alcuni de'' migliori e più comodi stru- menti idrometrici , esplorando la scala delle velocità e la ve- locità media in diversi tratti di fiumi o canali di corso equi- bile, de' quali si rileverà la sezione^ il perimetro e la pen- denza. Si vuole che in ciascuna sezione si adoperi più di uno strumento per avere un confronto de' risultamenti , e una ri- prova della bontà di ciascuno strumento , di cui si descrìverà accuratamente la forma e il maneggio. VII. Dimostrare con accurati sperimenti e confronti qua- le fra gli stromenti finora imaginati e adoperati per la misu- ra della velocità delle acque correnti sia a possa , e come, ri- dursi più facile ^ jjìù comodo ed esatto. Vili. Si domanda un metodo rigoroso e più spedito di quelli sinora proposti per la ricerca delle radici per approssi- mazione delle Equazioni numeriche determinate di qualunque grado . IX. Quale delle due ipotesi ( Newtoniana ed Euleriana ) intorno alla luce meglio rappresenti i fenomeni osservati , ed in particolare le linee fisse dal Sig. Fraunhofer recentemente scoperte negli spetri prodotti dal prisma ., e nelle frange colo- rite originate dalla diffrazione per molte piccole aperture. In fine si discuta la questione se la luce solare , delle stelle e dei pianeti , come anche la luce elettrica e dei varii corpi ac- cesi nella nostra terra sia della stessa natura, X. Istituire un ragionato confronto fra le varie teorie sull'equilìbrio delle Volte , lasciateci dagli autori più rinomatile xlÌÌ Annali scegliendo fra queste la più consentanea alla natura del Proble- ma , dare un utile applicazione della medesima alla pratica , esponendo con ordine e con chiarezza le regole da seguirsi per la costruzione specialmente dei grande archi dei ponti sui fiu- mi, e per quella delle Cupole tanto ovali che circolari, in modo che si combini la robustezza di tali edifizj con la ele- ganza delle forme architettoniche, contemplando anche il ca- so degli ardii obliqui alle sponde del fiume. XI. Coi fondamenti gettati dal Professor Paolo Ruffini nelle due Memorie intorno alla classificazione delle Curve Al- gebraiche a semplice curvatura , compiere il lavoro che egli dovette lasciare imperfetto, eseguendo la proposta classifica- zione. XII. Trovare la maniera di fabbricare prismi triangolari di vetro bianco non minori di quindici linee Parigine di lar- ghezza nelle loro faccie e lunghi almeno tre pollici , z quali riescano di densità uniforme e privi di vene o filamenti ; ac- compagnando la Mernoria con saggi die comprovino la riu- scita del metodo. XIII. Pddurre con metodo chiaro , e rigorosamente di- mostrato al dominio del calcolo delle differenze finite , o di quello delle funzioni generatrici i principali problemi die sono stati fin qui risoluti esclusivamente coli' uso del calcolo infini- tesimale. Si desidera specialmente un ampliazione ed un mag- gior sviluppo dei principii di LAGRANGE nelV applicazione del calcolo delle differenze finite ai problemi di massimi e minimi. ' , .^ . ARGOMENTI FISICI.^, .'''-vX'^ I. Determinare i segni non equivoci ma caratteristici pei quali l' angina del petto si distingua, dalla dilatazione morbosa del cuore , questa dalla litiasi dell' aorta , da quella delle sue valvole ec sì che V una delle malattie non si con- fonda con V altra. Lo scioglimento del quesito dee essere ap- Della Società' Italiana xlÌIì poggiato a fatti ed alle osservazioni anatomiche e patologiclie vere , bandita ogni ipotesi. .i-, //. Per il meato uditorio noi riceviamo ad un tempo tut- ti i suoni prodotti da molti stromenti , per es. da una intera orcìiestra. Come accade che V impressione di ogni suono e di agili voce sìa così distinta , essendo così ristretta la cavità del vestibolo , a cui tutte quelle oscillazioni pervengono miste in- sieme e confuse. IH. Coli' uso della Pila Voltiana istituire un' analisi cìii- mica delle sostanze ammali in istato di vitalità, sane e mor- bose , per modo che ne provenga alcun nuovo lume nella Fi- siologia e nella Medicina. IV. Precisare quali siano i punti della così detta dottri- na medico-Italiana che dir si possono di esclusiva invenzione Italiana, e determinare il grado della verace loro utilità nell' esercizio pratico della Medicina. V. Siccome la forma di una determinata malattia ha per causa prossima una determinata condizione patalogica , così si ricerca, se la febbre di cui si sono costituite tante famiglie a danno della Umanità languente , riconosca essa pure una determinata condizione patologica ; ove questa esister deve, e per quali combinazioni la tnanìfestazione di tale forma pato- logica offra una serie di apparenze cotanto diverse da avere provocata la divisione delle tante specie di febbri , quali sono ara ammesse anche dai Clinici i più sohrii. Si vorrebbe esclu- sa dalla soluzione del quesito ogni ipotesi sistematica , giac- ché V Anatomia e la Fisiologia , non che le stesse empiriche osservazioni patologiche offrono sufficiente materia per iscio- glierlo. FI. Si dimanda se il trassudamento nato nei tessuti or- ganici viventi in forza di un compiuto processo infiammatorio possa turbare le proporzioni del misto organico solido e flui- do, e quali esser passano le conseguenze di siffatto turbamen- to, precisando poscia V indole delle infiammazioni successive , che dovranno annoverarsi fra gli effetti dell' azione recata xlÌV Annali dallo stimolo preternaturale di questi prodotti operati da una precedente infiammazione . VII. Determinare per mezzo della raccolta delle numero- se esperienze segnate nelle opere e nelle tavole di Meteorolo- gia sin qui prodotte e fatte pubbliche colla stampa , i limiti più prossimi al vero , dentro dei quali si circoscriva V influen- za della Luna sui vegetabili ed animali. Vili. Quale sia la vera causa fisica in virtù della quale degenerano i semi delle piante domestiche e coltivate , e mas- simamente dei cereali , dopo di un breve periodo della loro cultura , onde convenga rinnovarli nella sementa. IX. Se la forza la quale produce i fenomeni elettrici, è identica con la forza producente i fenomeni (.galvanici ; quaV è il motivo per cui questi fenomeni non corrispondono perfet- tamente fra di loro. Molti autori moderni sono di sentimento che le forze chimiche e le Galvaniche siano identiche ; può dimostrarsi la verità o falsità di questa opinione ? X. Esiste una fisica e vera analogia tra il magnetisimo e V elettricità , avendo in considerazione quanto su di ciò è stato detto da Van-Sivinden , e quanto le posteriori sperìenze hanno dimostrato ? XI. I par agrandini di cui hanno parlato il Beli rami , il Pìnazzi , il Tholard e V ^Ipostolle , sono realmente dalla teo- ria elettrica , dalla sperienza , e dalla distanza a cui si esten- de V attività di un conduttore dimostrati efficaci? XII. Ridurre al loro giusto valore i più encomiati medi- camenti che si sono adottati nelle Cliniche medicìie in questo secolo in cui viviamo , corredando di osservazioni pratiche incontestabili il giudizio de' così detti eroici e velenosi. -i XIII. Determinare esattamente colle sperìenze la densi- tà che appartiene sotto a una temperatura e pressione data ai vapori di diverse sostanze che non esìgono una altissima temperatura per la loro volatilizzazione , come lo Zolfo , il Fosforo., V Idroclorato cV ammoniaca ed altri sali volatili, alcuni composti vegetabili ec. , onde paragonare i risultamentì Della Società' Italiana xlv con quelli della teoria atomistica sulla massa delle moleco- le di queste sostanze, e compire così la teoria della relazione , che le osservazioni del Sig. Gay-Lussac sopra i gaz perma- nenti e i vapori de' liquidi più volatili hanno fatto conoscere tra le densità dei gaz e le masse delle loro molecole. XI r. Determinare colla maggior precisione possìbile il calor specifico dei diversi gaz e vapori ; confermando e all' uopo rettificando i risultamenti che già si hanno a questo ri- guardo per alcuni gaz dalle sperienze dei Signori Berard e De la Roche , ed estendendoli agli altri gaz e vapori cono- sciuti. Si desidera particolarmente una determinazione esatta del calore specifico del vapor acqueo sul quale le sperienze ci- tate de' Signori Berard e De la B-Oche lasciano ancora mol- ta incertezza. XV. Determinare il poter refringente di diversi gaz e vapori confermando , e all' uopo rettificando i risultati che già sì hanno a questo riguardo per alcuni gaz dalle sperienze dei Signori Biot e Arago ed estendendoli agli altri gaz e vapori conosciuti. Si potrà aggiungere alla osservazione immediata della deviazione dei raggi con appareccìii analoghi a quelli dei Sigg. Biot e Arago il mezzo ultimamente proposto dal Signor Fresnel per determinare le minime differenze di forza refrin- gente, cioè r osservazione della trasposizione delle frange co- lorate prodotte dall' interferenza de' raggi. XFI. Ripetere , variare ed estendere le sperienze che sin qui si sono fatte sull' influenza dell' azione chimica nel cir- cuito elettrico degli apparecchi Voltiani , e determinare sino a qual segno i risultamenti di queste sperienze tendono a mo- dificare la teorìa dì questi apparecchi fondata sulla elettrici- tà prodotta dal semplice contatto . e in cui si considerano i corpi umidì unicamente come conduttori. XVll. Determinare con esperienze dirette ed esatte me- glio che non si è fatto finora . le proporzioni definite delle combinazioni del fosforo con V ossigeno , il cloro ed il iodo per una parte . e per V altra quelle dei composti del fosforo Torno XIX. i XLvi Annali con V idrogeno^ con il carhoiùo ^ con lo zolfo. Descrivere net- tamente gli apparati adoperati in queste sperienze, e tutte le proprietà dei composti che si ottengono - quando questi fosse- ro nuovi , ed o non descritti , o imperfettamente soltanto nel- le opere di altri Chimici. XÌIII. Detenninare con osservazioni e sperienze quale sia veramente V influenza dei boschi di alto fusto sopra l'at- mosfera in relazione alla salubrità della medesima. Aver ri- guardo in queste ricerche ai boschi di montagna , di pianura e di maremma, ed alle modificazioni igrometriche^ termome- triche ed elettriche , che possono indurre a danno o a vantag- gio delle popolazioni vicine. XIX. Siccome sono state trovate in varii siti del globo delle ossa fossili appartenenti ad animali , la cui specie si suppone dai Naturalisti perduta ; stabilire se sia presumibile che questi animali si trovino tuttora esistere in qualche parte della terra non ancora esplorata dai viaggiatori e Naturali- sti ; o se in caso contrario , plausibilmente provare le cagioni che possono aver contribuito alla totale estinzione di essa specie XX. Dimostrare in quale stato si trovi il ferro nel sangue degli Animali , e nel succido dei vegetabili ; dedurre se sia effetto della sua presenza il color rosso del sangue , il verde delle foglie , e stabilire come influisca questo metallo sulla economia vegetabile ed animale nello stato di salute e di ma- lattìa. XXI. Molti essendo i punti di contatto scoperti dai Fi- sici fra i fenomeni magnetici ed elettrici segnatamente da Oerstedt , Ampere ed altri , se ne desidera una ben ordinata esposizione unita alle varie ipotesi finora imaginate per rap- presentarli , non che agli argomenti i quali favoriscono , o si oppongono a ciascheduna di esse ; sicché da tale discussione si appalesi quale sia la più plausibile ipotesi., o se dalle me- desime un altra ipotesi non conosciuta potesse emergere più consentanea al vero. Della Società' Italiana XlvÌì XXII. Se si conosca nelV antica e nella moderna Pato- logia., neW Italiana o nella straniera un concetto patologico dello scorbuto, che pienamente s' accordi coi fatti che si co- noscono relativi a questa malattia , che spieghi V andamento e gli esiti della medesima, che guidi a distinguerla se è da distinguersi , ne' casi diversi , ed a conjormare alle essenziali sue differenze il metodo curativo. Quando un tale concetto non si conosca., si invita a proporlo. XXIII. Determinare se e guanto le alterazioni, a cui i fluidi animali circolanti soggiacciono nella loro celerità, nel- la loro quantità , e sopra tutto nella loro composizione , con- corrano sempre alla produzione delle malattie così dette in- terne , le quali hanno bensì un corso più o meii rapido , più o meno impetuoso ed energico , ma sempre hanno i loro pe- riodi di ingresso di incremento , di stato , di decremento e di crisi. Determinare inoltre se da questo loro costante andamen- to debba essere dedotto che abbiano la stessa natura , e che possano curarsi con, lo stesso metodo. XXIV. Saggio di applicazione del calcolo delle probabi- lità alla jMeteorologia per determinare i pronostici , bastando che la si stabilisca sulle variazioni barometriche , termometri- che ed igrometriche , sulla direzione degli otto venti princi- pali e sullo stalo dell' atmosfera osservati in qualche contra- da d' Italia per lo spazio di alcuni anni , essendo cosa per se stessa manifesta , che quanto maggiore sarà la quantità de' fenomeni osservati posti a calcolo , ed il numero delle osserva- zioni intorno a ciascun d' essi, il risultamento che si otterrà, sarà a cose pari più pregevole. XXV. Saggio di ricerche chimiche sperimentali sulla na- tura dell' Azoto , ( se sia cioè una sostanza semplice o com- posta ) intraprese dietro le più recenti cognizioni sulla forma- zione del Nitro , e sulle analisi delle diverse sostanze vegeta- bili, nelle quali si scoprì la presenza dell' Azoto in quantità no- tabile. XXVI. Estrarre dalla Storia de' Volcani ardenti non XLVm Annali meno die estìnti ì fenomeni^ e le osservazioni capitali, de- durne le immediate conseguenze-, formarne una teoria ; ed in- dagare l'origine e la causa del loro accendimento e continua- zione di'^csso, non meno che della estinzion loro. XXVII. J i ha una corrispondenza ed influenza reciproca tra V interiore della terra e V Atmosfera., tra i fenomeni sot- terranei ed i fenomeni atmosferici? Quale e quanta sia una tale influenza ed a quali leggi soggetta? Quali gli agenti , quali i mezzi? Quali i risultamenti .,. e particolarmente se ne risultino nuove vedute per la Meteorologia , e nuovi metodi per le osservazioni meteorologiche , perchè si rendessero più utili ? XXI IH. Dare la mineralogia della destra del Pò dalla sua origine sino alla sua foce al paralello di Genova e Ra- venna., indicare quali vantaggi se ne ricavano, e quelli che potrebbero ancora ricavarsi. XXIX. Dimostrare con vedute pratiche i vantaggi che possono venire alf Italia col promuovere ed estendere gli usi della Fisica e della Chimica applicata alle arti , indicando coir appoggio di particolari osservazioni la maniera di porre a profitto i prodotti e i generi indigeni della medesima per la maggiore prosperità del suo commercio. XXX. Estendendo le ricerche sperimentali del Conte Gior- dano Pàccati intorno ai suoni delle corde solide e delle aeree, e quelle pure del Chladny sulle lamine elastiche , raccogliere un numero di fatti certi bastanti nella loro connessione , e nel loro complesso per istabilire una teorìa acustica die ser- va di base alla pratica musica. Io comunicai ai Signori Colleghi queste proposizioni affin- chè scegliessero un quesito di Matematica; e l'altro di Fi- sica per il futuro programma, e contemporaneamente li av- vertii che aveva inoltrata loro la Memoria stampata dal Sig. Dottor Maurizio Bufalini {•261) che ottenne già V Accessit. a66. Mancato di vita in Milano alli ic). di Gennajo i8a4. r illustre Socio attuale giubilato Conte Pietro Moscati ; si Della Società' Italiana xlix sostituì dopo le solite operazioni il Sig. Dottor Bartolommeo Barani Professore di Cliiinica e Presidente della facoltà Me- dica nella Regia Università di Modena . Siccome poi il de- funto Moscati era pensionato giubilato , così si dovette a norma dello Statuto sentire il parere dei Socj per sapere a olii fra i quattro Signori Colleglli Giovene, Ferroni , Mairo- ni-Daponte, e Pini che tutti vi avevano diritto, volevano accordare la pensione suindicata ; la pluralità dei Signori vo- tanti si diciiiarò a favore del Sig. Cav. Maironi-Daponte Ber- gamasco, il quale perciò divenne Pensionarlo giubilato. 267. Trovavasi da qualche tempo in Modena il Signor Cav. Tommaso Gargallo Montalto Marchese di Castellentini nel Regno delle due Sicilie , distinto Letterato e celebre tra- duttore di tutte le poesie d'Orazio. Intento ognora Sua Ec- cellenza il Sig. Presidente a procurare il maggior lustro e decoro della Società, usò egli della facoltà compartitagli dal- l' Articolo VI. dello Statuto , e nominò nostro Socio onora- rio il prefato Cavaliere. 268. La nuova Società Astronomica stabilita a Londra mandò in dono alla nostra per mezzo del Sig. Herschel, figlio del defunto famoso Astronomo , Fisico egregio ed Astrono- mo anch' esso , il primo Tomo stampato delle sue Memorie , perlocchè si determinò di spedire alla stessa , come si fece alla opportunità , il Tomo XIX. dei nostri Atti. Il Sig. Prof. Brandes sunnominato rni trasmise una Lettera da spedire al nostro Socio Sig. Giovene , in cui gli partecipava che il suo lavoro sul Barometro (2-54) non era anche terminato , e gli comunicava nuove osservazioni fatte nel Marzo del i8a4- a Breslavia e a Dieppe , ed i risultamenti ottenuti per misura- re 1' altezza da cui discendono le così dette stelle cadenti. aòg. L' unito programma dimostra quali problemi furono scelti dai Chiarissimi Colleghi , e quali condizioni adempier dovevano quelli che aspiravano a questo concorso. i, V. . Annali PROGRAMMA LA SOCIETÀ ITALIANA DELLE SCIENZE RESIDENTE IN MODENA > AI DOTTI ITALIANI. I progressi delle Scienze utili ^ che formano uno dei prin- cipali oggetti della Società , V hanno determinata a proporre i due temi seguenti sui quali attenderà essa le Dissertazioni o Memorie che ne offrano la discussione e lo scioglimento esatto. .-..■, ■/-■ì; Istituire un ragionato confronto tra le varie teorie suW equilibrio delle Volte ec. { V. il N." X. fra i quesiti mate- matici ) . ' :■■ II' Estendendo le ricerche speri?nentali del Conte Giordano Riccati ec. ( V. il N." XXX. fra li quesiti Fisici ) . Le Memorie dovranno essere inedite, scritte in lingua 1- taliana , in carattere chiaro e da una sola mano , e saranno presentate al sottoscritto Socio e Segretario in Modena entro tutto il mese di Agosto dell' Anno i8a5. // nome degli Auto- ri sarà occulto , ogni Memoria porterà in fronte un motto e sarà accompagnata da un biglietto suggellato., contrassegnato al di fuori dal medenmo motto , contenente al di dentro in maniera occultissima nome, cognome , patria , domicilio e pro- fessione dell' Autore. Il mancare a qualunque delle anteceden- ti condizioni fa perdere il premio , che per ciaschedun argo- mento sarà una medaglia d' 01 0 del valore di Zecchini sessan- ta , e verrà conseguito da quella Memoria die nel rispettivo argomento ne sarà giudicata meritevole secondo il metodo pre- Della Società' ItaTiana lì scritto dallo Statuto Sociale. Le dissertazioni coronate saran- no pubblicate colle stampe , e gli Autori ne avranno in dono un numero sufficiente di copie. Quelle non premiate si conser- veranno originali nelV Archivio dell' Accademia , potendo pe- rò gli Autori di esse ritirarne a loro spese una copia. Modena adì 9. Agosto 182,4. Antonio Lombardi Socio e Segretario. 270. All' oggetto di promuovere vieppiù lo splendore della Società S. Eccellenza il meritissimo nostro Presidente giudicò opportuno di riproporre nuovamente ai Chiarissimi Socj r affare del conio di una medaglia da regalarsi agli au- tori premiati , affare che nel 1804. era quasi condotto a ter- mine , ma poi, non so per qual motivo, venne dimenticato. Tra gli undici progetti che i Socj sulla proposizione del Pre- sidente Gagnoli presentarono, ottenne l'approvazione quello del Segretario Padre D. Pompilio Pozzetti concepito nei se- guenti termini. „ In una facciata della medaglia alcuni libri con fuori : J5 Mem. della Società Italiana delle Scienze : all'intorno ^ „ Societas Italonim. XL. Mathesì. Physicae. Promovendis. „ Appiedi il Compasso, la Leva ed il Piliere di Volta: nell' 5, altra facciata. Minerva sedente coli' ali al capo, tenendo ,, in una mano la palma, e nell'altra scrivendo in sul tavo- „ lino, dove stiano le bilance ed un volume della Società ,, stessa, le parole Oraziane , = Quaesita7n mentis cinge .... „ coronarn. ■=■ Quantunque ritener si potesse che 1' approvazione data dal Corpo Sociale nell'anno 1804. suddetto a questa idea di medaglia , bastasse per autorizzarne 1' esecuzione , tuttavia il Sig. Marchese Presidente amò meglio di portare nuovamente a cognizione dei pregiatissimi Colleghi la cosa , e quindi fu- rono pregati ad esprimersi nel termine di tre mesi contati dalla data della Circolare loro scritta , se desideravano che si incidesse il conio della medaglia pienamente conforme al lÌÌ Annali suddetto progetto , oppure se gradivano che si facesse qual- che moditicazione allo stesso. 371. Per diffondere più sollecitamente le utili cognizio- ni, ed a far conoscere più eslesamente le dotte fatiche dei Socii , la prefata Eccellenza Sua col mezzo mio propose, che d' ora in avanti quando essi spedissero Memorie alla Segre- teria della Società per essere stampate . volessero darsi il pensiere di unirvi un breve estratto delle medesime il qua- le sarebbe stato custodito dal Segretario, e qualora uscissero i fascicoli corrispondenti , egli avrebbe procurato che fosse- ro detti estratti inseriti in qualcuno dei più accreditati Gior- nali. 2,72,. La nostra Accademia ricevette due obbliganti Let- tere, una dal Barone di Ferussac Direttore generale del Bullet- tìno universale di Scienze e d" Industria che si pubblica a Pa- rigi;, e 1' altra dalla Società di Geografia da pochi anni colà stabilita, e che cominciata sotto li più fausti auspicii prospe- ra maravigliosamente. Ecco il tenore di tjueste due Lettere Messieurs. ' ' ,, S' il est une entreprise qui puisse espérer de trouver ,j une protectìon speciale dans le sein des Sociétés savantes , „ e' est sans doute , celle dont le hut est d'établir entre tous les „ Savans des rapports Jiahituels ^ de procurer entre les diver- „ ses nations un échange prompt et facile des Communications., ,. et des découvertes qui interessent si directement les progrés „ des Sciences et de V industrie. .j, Vous ne trouverez clone point indiscret quen ayant ,5 Vhonneur de vous adresser des exemplaires du nouveau pros- „ pectus du Bulletin universel des Sciences et de V industrie., „ je prenne la libertà d'appeller votre attention et votre in- _,, terét sur cette entreprise que les amis des sciences , de l'in- ,j dustrie et de la librairie de toutes les nations sont égale- „ meni interessés a favoriser., en secondant les efforts de Sa- „ vans de Paris qui y cooperent. Della Società' Italiana lììì Quii me soìt permìs ^ iSIessìeurs , de vous demander de nommer ime Cominlssion chargée de vous faire connóìtre la nouvelle organisation du Bullettin, et de vous proposer les moyens les plus propres à employer pour faire participer les pays où s'exerce votre influence ^ à V échange des Communica- tions doni il s'agii. J'ose ésperer , Messieurs^ que ce ne sera point en vain que cette entreprise sera placèe sous votre protection ; et que vous daignerez me faire connóitre Vaccueil quaura recu par- mi vous la communication que fai Vhonneur de vous faire ^ heureux d'avoir cette occasion de vous offrir le trihut respe- ctueux de la haute consideration avec la quelle fai V hon- neur d'étre Messieurs Paris, \:e i . Janvier iSa/i- Votre tres humhle et tres oheissant Serviteur Le Directeur general du Bulletin universel des Sciences et de l'Industrie B. de Ferussac. Rue de V Abbaye iV. 3. Messieurs les Memhres de la Società Italienne des Sciences à Modène Société de Geografie Paris, le 7. JMai 1824. Commission Centrale Messieurs. Vous entretenir de la Société qui s'est formée a Paris pour les progrés de la Géographie , c'est vous parler d'une en- treprise créée dans les vues les plus utiles et les plus honora- bles. Personne n' ignare en effet que cette science est indis- pensable pour cultiver avec fruit les autres branches des con- noissances humaines, aux quelles elle serve d' introduction ; mais combien il lui reste de conquétes à faire! combien de Tomo XIX. k lÌv Annali parties da Globe à explorer, à decrìre^ méine au sein des re- gions civilìsées! Convaìncus que la Géographie reclamoit des puissans encouragemens ^ plusìeur amis zélés de la science ont fonde une association qui , de son herceau , a compiè près des troìs cents membres de tous les rangs , de toutes les condi- tioìis , nationaux et etrangers. Dcpuis ^ la Socìété à fait des acquisitions precieuses , et les hauts fonctìonnaìres de lEtat se sont fait gioire de luì prèter un gèiiereux appai . Elle ap- pelle tous les hommes éclairés a coopérer à ses travaux ; le nombre de ses membres est iUìmité ; des fonds sagement ad- ministrés , qui s'augmentent du produit des souscriptions an- nuelles , assurent à la Socìeté des ressources qui lui permet- tent ^ dés à présent , de remplir sa destination ; elle ne com- pite pas trois années d'exìstence et dèjà elle propose des prix pour une somme de 7700. f. BIaìs , Messieurs , ce seroit pcu que le devouement et Vactivité de ses fondateurs -, si dans chaque pays toutes les personnes zelées pour les Sciences ne les assistoient dans leurs operations ; s'ils ne contribuoient à faire connoitre Vinstitution.) a répandre les prograinmes et les questions cpifon adresse jour- nellement aux Savans^ aux voyageurs et à tous les amìs de la Géographie. Il ne manqiie à ces operations qu'une plus grande publicité pour ètre encouragées , appreciées general- ment. Nuus iavoquons dono , Messieurs , le secours de vos la- mières , de votre zèle , pour propager la connoissance de ces travaux , soìt par vos propres efforts , soit par la voie des journaux qui se puhlient au Ueu de votre residence. Peut ètre , Messieurs votre position vous met-elle à mé- me de rencontrer des personnes instruìtes disposèes à entrer en rapport avec la Socie tè ; veuillez les lui faire connoitre : si quelque bon mémoire inedita, cpielque relation de voyage , quelque notice ou nouvelle scientifique , ayant pour objet la Géographie ou les connoissances qui s'y rattachent , parvenoient jusqu'à vous ; ou bien sì quelque voyageur instruit traverse vos coutrées., veuillez noiis en informer. ha Sociètè publie des Della Società' Italiana Lf memoires, des relatìons ìnédites et un Bullettin de ses scien- ces ; les materiaux que vous lui addresseriez, trouveroient , se- lon leur dègrè d' ìmportance , une place dans lune ou Vanire de ces piihlìcations ; fon ne manqueroìt ^ dans aucun cas, de faire honneur à cliacun du travati dont il seroit Vauteur. Tout arni de la science, quoiqu' eloigné qu'il soit du Ueu où la Société est ètahlie , peut en devenir memore. La Com- mission Centrale qui agii au nom de la Société et preside a ses travaux , dans la vue de faire participer à ces mémes tra- vaux tous les membres de Vassociation , méme les plus éloi- gnés , adresse reguUerement à tous les Souscripteurs , les pre- miers jours de chaque moìs , et sans frais le bulletin qui annonce la marche des operations. Tel est Messieurs le pian que suit la Société de Géographie avec une perseverance infatiguahle : elle se flatte de trouver dans votre zcle et dans vos lumières un prècieux appui , et de parvenir aìnsi au hut qu' elle s' est propose ^ V avancement des connoissances et le hien de Vliumanité. Nous saisissons cette occasion pour vous offrir au nom de la Société de Géographie V expression de la consideration distinguée avec la quelle nous avons V honneur d'étre. M.^- Vos tres humbles et tres obeissants Servìteurs Les Presidens et Secretaire de la Commission Centrale. Queste due Lettere vennero comunicate ai Signori So- ci affinchè potessero volendo j mandare le relative notizie di Scienze ed Arti alle suUodate due Società di Parigi. ayS. Corrispondendo sempre i Signori Colleglli con premura alle proposizioni di Sua Eccellenza approvarono il progetto della Medaglia di cui sopra (^70) , per la qual cosa fu già ordi- nato il corrispondente disegno che servirà di norma per inci- dere il conio necessario alla fabbricazione di essa medaglia. 274. I discepoli dell' illustre Signor Professor Giacomo Tommasini nostro Socio attuale l'onorarono in modo specia- Lvi Annali le facendo coniare una Medaglia rappresentante nel diritto l'effigie di lui con le parole aìl' intorno A GIACOMO TOM- MASINl^ e uf-l rovescio una Serpe ravvolta intorno ad una Clava collocata in mezzo ad una Corona di alloro , con le parole all'intorno = 1 DISCEPOLI RICONOSCENTI i8ia. = Avendone essi mandata una in dono alla Società nostra accompagnata da officiosissima Lettera , io diedi loro a no- me di Sua Eccellenza il Sig. Presidente il ben dovuto riscon- tro di ringraziamento. 27.5. Per disposizione di Sua Eccellenza il Sig. Presiden- te presentai ai Signoiù Colleglli una lista di Soggetti per ri- parare alla perdita fatta dalla Società dell' illustre Padre D. Ermenegildo Pini Socio Anziano, morto in età avanzata a Mi- lano, al quale si sostituì il Sig. Cavaliere Prof. Giuliano Frul- lani di Firenze Matematico ; la pensione poi di Anziano go- duta dal Pini passò di diritto a Sua Eccellenza il Sig. Con- te Vittorio Fossombroni Ministro Segretario di Stato di S. A. Imperiale il Gran Duca di Toscana. ^76. Nel Giugno di quest'Anno i8i>5. si terminò la stam- pa del secondo Fascicolo di Matematica del Tomo XIX. che si diramò ai Socj , 1' operosità dei quali non lasciò mancar materie per cominciare, come si è già fatto, la stampa del Fascicolo II. di Fisica a compimento del suddetto Tomo del- le nostre Memorie. 2,77. Mantenendo sempre la riaperta corrispondenza con le Accademie straniere, quella dell' Istituto di Francia man- dò in dono alla Società il Tomo IV. delle sue Memorie stam- pato in questo anno 182S. perlocchè io a nome del Corpo Accademico ne ringraziai con Lettera il Sig. Barone Fourier Sef^retario per la Classe di Scienze. £2,78. Spirato col giorno 3o. Agosto iSaS. il termine pre- fisso dal Programma pubblicato 1' anno scorso , non arrivò al- la Segreteria Memoria alcuna in tempo debito , ed una sola ne giunse il dì i3. Settembre, e perciò troppo tardi, sul quesito Matematico. ' ■■• Della Società' Italiana lvii Non essendo il caso presente dell' assoluta mancanza di Memorie presentate al concorso preveduto dallo Statuto , si fece perciò luogo a chiedere ai Signori Socj per disposizione di Sua Eccellenza se volevano che si riproponessero gli stes- si due quesiti^ portando il tempo prescritto per la loro solu- zione a due anni in vece di un anno , come stabilisce il ci- tato Programma , oppure se amavano che si raccogliessero nuovi Problemi da propori'e secondo il metodo già praticato. 279. Altra proposizione io inoltre presentai loro sempre per disposizione del Signor Marchese Presidente, cui viva- mente preme che il nostro Corpo si mantenga operoso a fa- re ognora progredire verso la perfezione le Scienze utili in Italia. Egli osservò che impiegasi adesso maggior tempo che per lo addietro a pubblicare un Tomo , pei'chè sono più vo- luminosi quelli che presentemente si stampano , e che per- ciò il tempo prefisso dallo Statuto all'Articolo V. §. t. di quattro consecutivi Tomi, entro il quale i Socj attuali sono tenuti a presentare qualche Memoria per non passare nella Classe degli Emeriti, è troppo lungo; onde egli è di pare- re che debba modificarsi detto Articolo, conservandolo ben- sì come sta nello Statuto ma sostituendo dove dice Quat- tro consecutivi tornii le parole. Tre consecutivi tomi, ad- dottando la qualt! modificazione , il tempo a passare negli Emeriti resta anche più lungo di quello che fosse per lo addietro. a8o. Altro vuoto si fece nella Classe dei nostri Socj at- tuali per la morte accaduta il di 5. Luglio iSaS. dell' illu- stre Fisico Torinese Cav. Anton-Maria Vassalli-Eandi Segre- tarlo della R. Accademia di Torino; e a questa mancanza si supplì nominando a sua vece il Sig. Cav. Professore di Idrau- lica Ignazio Michelotti parimente di Torino ideila quale ele- zione io feci consapevoli li Signori Colleghi , informandoli pu- re che erano state approvate con grande pluralità di voti le due proposizioni fatte da S. Eccellenza alla Società ( 278, a79 ), quelle cioè di riprodurre al concoi'so i due problemi dell' ul- Lviii Annali timo Pro2;ramma fissando il termine alla presentazione delle Memorie a due anni, e l'altra di restringere a tre Tomi il tempo per i Socii a passar nella Classe degli Emeriti. 281. Dovette pur soccombere a morte sui primi di No- vembre di questo anno il Socio Anziano Pietro Ferroni Fio- rentino, Matematico rinomato, ed uno dei primi componen- ti fin dal 1786. questo Corpo Accademico ; perlocchò seguen- do le solite norme io proposi ai Signori Colleghi una nota di Soggetti fia i quali i Socj ne sceglieranno uno che occupe- rà il posto del suUodato Ferroni , la pensione del quale co- me Anziano j passa di diritto al Socio attuale Sig. Arciprete D. Giuseppe Maria Giovene di Molfetta nel Regno di Napo- li. La Classe dei Socii Onorarli poi fu privata del Socio Don Francesco Bertirossi Busata Astronomo aggiunto alF Osserva- torio della R. Università di Padova morto colà alli aa. di No- vembre 1824. Nella stessa Classe mancò pure il Socio Vero- nese Benedetto Dei-Bene egregio Scrittore in lingua latina ed Italiana, dotto Agronomo, Segretario dell'Accademia di Agri- coltura, d'Arti^ e di Commercio in Verona, il quale nel i8oo. sostenne la carica di Segretario della nostra Società. 2.3-2. Per dare vin attestato di riconoscenza a quelli Au- tori , che si sono compiaciuti di trasmettere in dono al no- stro Corpo scientifico le loro produzioni Letterarie, se ne pubblica r elenco qui unito. \ .: •Ci' .[ ' .:r-. Della Società' Italiana lix ELENCO de' LIBRI REGALATI ALLA SOCIETÀ ITALIANA DELLE SCIENZE RESIDENTE IN MODENA Mengotti Conte Francesco. L' Oracolo di Delfo. Milano 1819. Configliachi Prof. Pietro. Monografia del Proteo Anguino di Laurenti. Lettera del Medico Giovanni Francesco Re sopra vxn nuovo succedaneo della Corteccia del Perii. 8.° Torino. Tipo- grafia Ciurlo e Mina 182,0. Brera Cons. Valeriane Luigi. Analisi delle Opere dei Signori Rudolplii e Bremser sui Vermi. Padova. i8ao. Buflfalini Maurizio. Fondamenti di Patologia analitica. 8.° Pa- via. 1819. T.' II. Ranzani Prof. Camillo Storia Naturale. T.° I. II. III. » Tognetti Francesco. Cenno Biografico del P. D. Pompilio Poz- zetti. Boloo;na. Giulj Giuseppe. Corso di Chimica economica. 8.° Firenze. 1819. T.' II. Frank Ludovici. De peste Dysenteria et Ophtalmia Aegy- ptiaca 8.° Viennae apud Schacimburg et Socios. i8ao. Zumstein de Frangois M. Joseph. Voyage sur le Mont-Rose^ inserito poi nelle Memorie dell' Accademia di Torino. T." XXV. p. a3o. •• ; Brera Cons. Valeriano. Analisi delle Opere su ì Vermi dell' uomo e degli animali recentemente pubblicate dai Si- gnori Bremser e Rudolphi, per servire di schiarimento di illustrazione e di supplemento all' Articolo comunicato dal Signor Dottore Giuseppe Montesanto. ^ Lx Annali Marzari Conte. Sulla lingua e sul Cesari Memoria. 8.° Vene- zia iì5:2,o. ap. Andreola. Maircui Daponte Giovanni. Sue Osservazioni sul Dipartimen- to del Serio, a.'^ Edizione. Bergamo. i8o3. T.' due. Suo Dizionario Odeporico della Provincia Bergamasca. Bergamo, ap. Mazzoleno. i8ig. T.* tre. Taddei Gioacchino. Sopra un nuovo Antidoto pel sublimato corrosivo , e per le altre preparazioni venefiche del Mer- curio. 8.° Firenze appresso Magheri i8ao. Ridolfi Marchese Cosimo. Pensieri intorno ai singolari Feno- meni elettro-magnetici. 8.° Firenze appresso Pezzati. Garneri Horatii. Rudimenta hygienes , pathologiae ec. 8." Au- gustae Taurin. Sumpt. Petri Josephi Pie. 182,1. Pezzana Angelo. Epistola intorno a Clemente Bondi Parmi- giano. Parma per Giuseppe Paganino i8ai. Colla Avvocato Luigi. Memoria sul genere Musa , e Monogra- fia del medesimo inserita nel T.° XXV. delle Memorie della R. Accademia di Torino. Forni Louis. Elemens de Physiologie de la Nature. 8." Turin. 1821. Crivelli Dottor Antonio. Memoria sull' arte di fabbricare le Sciabole di Damasco premiata con medaglia d'oro dall' I. Rj Istituto li 4. Ottobre 182,1. Colla Aloysii ad Verbascum Gisalpiuum a CI. Medico Joanne Biroli Novariensi descriptum Observationes. Memoria in- serita nel Tomo XXVI. di quelle della Reale Accade- mia di Torino. Hauvy M.' L' Abbé. Traité elementaire de Physique. Troi- sieme Edition Revue ec. 8.° Paris chez la Veuve Cour- cier. 1821. T.^ II. Ranzani sudd." T.° III. Parte III. Storia naturale 8." Bolo- gna 1822. NB. Il suddetto Sig.'* ha mandati tutti i Tomi an- tecedenti, cosicché la Società ha tutta la parte dell'O- pera sinora pubblicata. : . '. Della Società' Italiana lxi Gaimari D/* Idee di una nuova dottrina medica Italiana. 8. Napoli i8aa. Avogadro Professeur. Memoire sur la construction d'un Volti- metre multiplicateur^ et sur son application à la deter- mination de l'ordre des metaux rélativement a leur Èlec- tricité par contact , par le chevalier Amèdée Avogadro, Turin i8a2. 4." Inserita nel T." XXVII. delle Memorie dell' Accademia di Torino. Tennani Zaccaria. Prospetto di risultamenti ottenuti nella Cli- nica Medica dell' I. R. Università di Padova ec. S." Pa- dova 1823. Donato dal Socio P.'^ Valeriano Luigi Brera. Dall' Accademia di Scienze dell' Is.tituto di Parigi. Memorie per il 1817^ e 1818. T.' due. Memorie dell' I. R. Istituto del Regno Lombardo Veneto. T." I. e II. Milano 1819. Aldini Cav. Giovanni. Saggio di osservazioni sui mezzi atti a migliorare la costruzione dei Fari , con Appendice sull' il- luminazione dei Fari a Gaz. 8.° Milano i8a3. ap. la Reg." stamperia. Termanini P."" Gaetano. Principi fondamentali di ostetricia. 8." Bologna 1817. Tipografia Franceschi. Bignardi P.'' Alfonso Domenico. Storia dell' ultima malattia di Paolo Raffini Rettore della R. Università degli Studj di Modena ec, con alcune conghietture sulla inflammazione, e ricerche relative alla diagnosi della pericardite cronica. 8.° Modena, ap. Geminiano Vincenzi e Comp. 1822. Emiliani Dottor Luigi. Risultamenti della vaccinazione pra- ticata in Bologna dall'Anno i8oa. a tutto 1' anno 1822. 8." Bologna, ap. Annesio Nobili. 1822. Sammartino Cavaliere Agatino. Raccolta di Teorie diverse esposte sotto 1' enunciazione di quei Problemi che sono dati a risolvere nelle lezioni di matematica dell' Abbate Marie. 4° Catania, ap. Bisogni 1808. T.' a. Tomo XIX. l LXii • Annali Sammartino Cavaliere Agatino. Opuscolo Filosofico analitico sul nuovo algoritmo del calcolo differenziale 4-° ivi, 1814. dalla Tipografia dei regii studii. — — Introduzione allo studio della Matematica sublime 4- ivi. 1816. . . Lezioni alla Cattedra di Matematica sublime 4° ivi 1820. T." primo. Pezzana Angelo Bibliotecario. Osservazioni concernenti alla Lingua Italiana, ed a' suoi Vocabolario 8.' Parma i8a3. ap. Paganino. Dal Sig.' P." Conte Marzari di Treviso. Componimenti per la dedicazione del busto eretto al Canova nell' Ateneo di Treviso il primo di Aprile i8a3. Treviso dalla tipografia Andreola. 1828. Memorie dell' Accademia di Torino. T.° XXVII. Torino iSaS. Meli Domenico. Questione Medico-fisica sostenuta per l' illu- strazione di alcuni de' principali fonti minerali e ter- mali d' Italia 4.° .'. Sulla passione Iliaca. 8." Milano 181 9. ap. Visaj. Sulle proprietà vitali dell' utero gravido e dei parti. Dis- sertazione. 8.° Milano appresso Brambilla i8ai. Storia di un Angioite universale 8.° Milano i8ai. ap- presso Buoclier. Traduzione in Italiano = Dell' arte di assistere ai par- ti , Opera della Signora Boivin in molte parti ampliata, ed arricchita ec. 8." Milano appresso Silvestri 1822. T.^ due. . Traduzione in Italiano dell' Opera sulle Nevralgie del Sig.' Dottor Monfalcon con giunte e note 8.° Milano, ap- presso De Stefani. 1822. Delle febbri biliose. 8.° Milano appresso Brambilla 1822. Cenni Istorico-critici sulle Donne che si sono rese ce- lebri neir arte di assistere ai parti 8.° Nuove esperienze , ed osservazioni sul modo di ottene- re dal pepe nero il peperino e l'olio acre, e sull'azione Della Società' Italiana lxiii febbrifuga di queste sostanze 8.° Milano appresso De Ste- fani 1823. Meli Domenico. Dell' antichissima origine della Italiana Ostetri- cia ec. Prelezione. S." Ravenna appresso Roveri e figli 1823. Thiene Domenico. Sulla Storia dei mali venerei. Lettere 8.* Venezia appresso Missiaglia 1823. Berutti Secundus Joan. Maria. Disputationes medicae. 8.° Aug. Taur. 1823. Ex typogr. Pomba ec. Memoirs of the astronomical Society of London Voi. I. Lon- don 1822. Sinibaldi Dottor Luigi. Fondamenti di Fisiologia e Patologia dedotti dai fisiochimici principii. 8.° Spoleto 1804. ap- presso Saccoccia. Saggio sulla vita organica , e le febbri. 8." Macerata 18 19. appresso Cortesi. Saggio sopra l'azione si interna ^ che esterna de' cor- pi suU'oi-ganismo umano, e sopra l'infiammazione 8.° Fu- ligno appresso Tomasini. 1823. Tommasini Giacomo. Sulla febbre di Livorno del i8o4; sulla febbre Americana ^ e sulle malattie di genio analogo. Ri- cerche patologiche. 3.'' edizione Italiana. 8," Bologna ap- presso Romano Turchi 1824. NB. Gli Editori Sig." Carlo Frulli ed Ignazio Borzaghi han- no fatto precedere a questa Stampa una lettera di dedi- ca alla Società Italiana. Sammartino Agatino. Lezioni di matematica sublime T." II. Catania 1821. Memorie della R. Accademia di Torino. T.» XXVIII. Brera Cav." Valeriano Luigi. Prospetto Clinico degli anni sco- lastici 1821 al 1823. in Padova 8.° Padova 1824. T.' due. Siccari Aloysii Josephi. Cogitata de febrium causis ec. 8." Pa- tavii. 1824. Bossi Dottoi' Agostino. Il Pastore bene istruito. Opera nella quale si insegna il modo di ben governare le pecore spe- LXiv Annali cialmente le spagnuole ec. 8." Milano appresso Giusep- pe De Stefanis. loia. Bossi Dott. Agostino. Della utilità ed uso del pomo di terra , e del iTietodo migliore di coltivarlo. 8.° Lodi appi-esso Pallavicini 1817. Osservazioni sull' Opera del Sovescio , e sul nuovo si- stema di coltura fertilizzante senza dispendio di concio di Giovanni A. Giobert. 8." Lodi , appresso Pallavicini 1819. Dissertazione sulla fabbrica del formaggio all' uso Lodi- giano ec. 8.° Lodi appresso Orcesi i8ao. Nuova maniera di fabbricare il vino a tino coperto senza l'uso di alcuna macchina. 8.° Lodi. 182,4- appresso Orcesi. — Analisi critica di quattro discorsi del Conte Carlo Ver- ri intorno al vino ed alla vite 8." Milano appresso Susi- ni i8i4- Aldini. Cav. Giovanni. Saggio di macchine per segare il mar- mo e le pietre dure tanto a mano che ad acqua. 4'*' Bo- logna appresso Marsigli. 1824. Taddei Gioacchino. Sistema di Stechiometria chimica, o Teo- ria delle proporzioni detcrminate. 8.° Firenze appresso Pagani 1824- Memorie dell'Ateneo di Treviso. 4- '^i? mandate in dono dal Sig.' Presidente Conte Marzari. Memoires De 1' Accademie Royale des Sciences de 1' Institut de France. An. 1819. — 1820. T." IV. chez Didot 1824. Bidone George. Experiences sur la propagation du remus. Taririoni Tozzetti Ottaviano. Lezioni di materia medica. 8." Firenze appresso Piatti 1821. Dizionario Botanico Italiano. 2." Edizione Parte I. e II. 8." Firenze appresso Piatti. 1825. Paoli D. Ricerche sul moto molecolare dei solidi. 8." Pesa- ro appresso Nobili 1825. Nuovi Saggi della Cesarea Regio, Accademia di Scienze ec. di Padova. Voi. II, ivi i8a5. Della Società" Italiana .■ lxv Libri ATANDATi IN DONO ALLA Società' Italiana ,, ;, .ì .e , ■• DAL Medico Francese SIGNOR FILIBERTO FONTANEILLES Rasori P/ De la peripneumonie iiiflammatoire et de la ma- niere de la trailer principalement par le tartre éméti- que^ traduit par F. Philibert Fontaneilles. D. M. 8." Pa- ris chez Migneret. Fontaneilles F. Philibert, Pieponse a la lettre de M. Strambe fils sur la mortalité de la clinique medicale de M. Rasori comparée a celle des salles du grand Hópital de Milan pendant les années 1812. i8i3. i8i4- 8." Rasori M. De Faction de la Digitale sur l' economie anima- le 8. '" ■ Fontaneilles Philibert. Description de la varicelle qui à régné epidemiquement et conjuintement avec la variole dans la ville de Millau (Aveyron) an. 1817. a Montpellier an. i8i8. 8.° chez Martel. Rasori M. Histoire de la fièvre petecchiale de Génes pen- dant les années 1799. 1800. et quelques idées sur l'o- rigine de cette fiévre 3.'"* Edition. traduite de I' Italien avec des notes par F. Pli. Fontaneilles 8.° à Paris i8aa. chez Gabon. Momens ( les ) derniers de la vie du Tasso traduits de l' Ita- lien par Ph. Fontaneilles 8." a Paris i8a3. Dandolo M.'' Le Comte. 1' art d' elever les vers à soie tradui- te de 1' Italien par F. Ph. Fontaneilles 2,."" Edition revue ec. 8.° a Lyon chez Bohaire. iSaS. = f ■ '-i-i ERRORI ' CORREZIONI Pag. linea ELOGI cvn i3. ferita ferità PARTE MATEMATICA SgS 35. minori ; minore — 37. la qual la quale 395 3. risolubili ■ insolubili 408 19. Ira le ji fra la n 414 18. Segnata (XI) segnata (X) 417 3. -K(n-2«^ ,^-t- -*-("-^)^^,a-*- 419 25. -t-a/i(n— ft)pft -t-^M"— ^)/'„ 4ai 2. (»-t-i)n(A -+-B^) '' (»-t-i)n(Aj-+-B^) 422 14. (3Q^-+- (i%-^ 424 21. o;r »„ / =^ — • _ "3 — 12. formola (XXI) formola (XXII) 1 I "- "^"3 "i ", V"3 "f* n t 430 7. _ . I a " 43=i 4- "a_, "/_., — 5. ar— a-«-i ' a:— i-t-i a5 v'" r"' -' a: — fl-t-Ojt ' i— fl-t-i o o 438 7. conveniente numero di conveniente numero i di yx,t '^'x.t y x,t la. — 16. — 17. ■'' a— r,t "0 'yx,t "0 'y'x-.. ,t n I 'A-i ,« 44^ 34. = . = 443 ai. infine della riga ERRORI CORREZIONI Fag. linea 445 17. x^-lrn' *o"*"''i 46, 3. -{u-iTt -(«,->/'« — 7- "53 - "3« — 18. 19.1 consecutive quantità portate consecutive ragioni y ^•".jJK, , '-i^^ì^^- ao. J dalle 6u-notate due serie ec. e r ^'- 1 "O" fossero rispettivamen- •' a,t a (XXXVI) non fossero rispet- te uguali alle p, oppure alle q, mai ec. tivamente uguali alle^, q 462 8. a^'i a-i-i — aa. a — i o-t-i 463 I. a— I o-f-i 468 7. (re 5-4-/J ,) (n a-t-« x) ^ ' a — i n—t^' * a—i a— 4 470 IO. ard", ri" PARTE FISICA 53a 34- Invece di sei sono sette le osservazioni di Amard , e alla linea 34 di questa pagina va inserita la sest» con le seguenti parole ::= la sesta fu tritiofla remittente terza maligna =, e trovò infiammati il peritoneo la plevra , la dura ec. it[ e!,' i: " oJ !';ù'.{ii!,v. r_" '1 .L-.!'!!'- if)L ^'Jùlo.,; ! -' t Scritto dal Marchese Ferdinando Landi clxt OPERE STAMPATE D E L CAVALIER SEBASTIANO CANTERZANI. r. J_/e Problemate ad Conicas Sectiones pertinente. Sta a pa^. ^1^ 4-^- ^^^ Trattato de Viribus Ceiitralibus di Fran- cesco Maria Zanotti. Bologna 1762. Per Lelio dalla Vol- pe in 4-° a. De attractione sphaerae. S'à a pag. 66. e seguenti del Tomo V. Parte II. degli Atti dell' Accademia di Bologna, ivi stampato per Lelio dalla Volpe 1767. in f.°. 3. Epistola ad Hieronymum Saladiimm qua Eustachii Za- notti observatio Veneris Solem trajicientis , ab omni er- roris suspicione liberatur. Ivi pag. 241 j, e seg. 4. Risposta ad una Lettera diretta al Canterzani dal Padre Sacchi relativa alle Corde musiche. Sta a pag. 198. e seg. del Libro intitolato = Della divisione del Tempo nella 3Iusica nel Ballo, e nella Poesia. Dissertazioni III. del P. D. Giovenale Sacchi Barnabita. Milano 1770. Per Giu- seppe Mazzucchelli nella Stamperia Malatesta in 8.* 5. Prima Geometriae Elementa cum Addi lamento. Bononiae. 1776. Ex Typogr. S. Thomae Aquinatis ; e di nuovo Bo- noniae 1804. Apud Joseph Lucchesini in 8." 6. Arithmeticae Rudimenta. Bononiae 1777. Ex Typogr. S. Thomae Aquinatis in 8." 7 Piani delle Classi Matematica e Fisica della nuova Enci- clopedìa Italiana. Stanno, segnati S. C, a pag. i., e seg. del Prodromo della nuova Enciclopedìa Italiana. Sie- na I 779. Nella Stamperia di Vincenzo Pazzini Carli e Fi- gli in 4-° Tomo XIX. y CLXvi Elogio del Cav. Sebastiano Cajiterzani 8. De Bononiensi Scientiarum et Artium Instiluto atque Aca- demia Commentarii. Tom. VI. et VII. Bononiae Ex Ty- pogr. Lelii a Vulpe et Instituti Scientiarum 1788. et J791. in f." 9. De curvae catenarlae aequatione . Sta nel Tomo VI. dei Commentar] suddetti a pag. aóS. , e seg. 10. De raacliinis duabus ad metallicas formas, quibus vitreae lentes conficiuntur, construendas inventis. Ivi pag. 38a. e seg. il. Dimostrazione della riducibilità d' ogni quantità immagi- naria algebraica alla forma AdzBi/{ — i), adattata ad un Trattato elementare della natura delle equazioni. Sta a pag. 72,0. e seg. del Tomo II. ( Parte II. ) delle Memo- rie di Matematica e Fisica della Società Italiana. Vero- na. Per Dionigi Ramanzini 1784. in 4° 12. Vita di Eustachio Zanetti. Sta a pag. 1 76., e seg. del To- mo 58." del Giornale dei Letterati per r anno 1785, stam- pato in Pisa presso Jacopo Graziosi in 12.° .i3. Osservazioni sui valor Cardanico esposte in una Lettera diretta al Nobil Uomo Signor Canonico Girolamo Sala- dini in occasione d'essere uscito un foglio anonimo, che propone una maniera di ridurle il caso irreducibile . Si aggiunge fi i." Dissertazione ( latina) contenente varie osservazio- 1 1 ni intorno alla formola (b-i-i/y>—~ì ' -t-'A— ^//y^i,— 1) 2,." De tertii gradus aequationibusanimadversionesquae- dam. In Bologna 1787. Nella Stamperia dell' Insti- tuto delle Scienze in 4-° 14. Osservazioni sopra il Ritorno delle Serie. Sta a pag. 88. e seg. del Tomo V. delle Memorie della Società Italia- na. Verona. Per Dionigi Ramanzini 1790. in 4° i5. Riflessioni sopra l' Integrazione delle Equazioni Lineari a due variabili. Sta a pag. 307. e seg. del Tomo VIII. Par- Scritto dal Marchese Ferdinando Lanidi clxvii te I. delle stesse Memoiie. Modena. Presso la Società Ti- poii;rafica. 1799. in 4* 16. Tavola del Mezzo giorno calcolata alla Latitudine dì Bo- logna per l'anno MDGCC. ultimo del Secolo XVllI., e per li primi XXiV. anni del Secolo XIX. In Bologna. Nella Stamperia di S. Tommaso d' Aquino in 8.° ( senza nome d' Autore ). 17. Istruzione intorno al Calcolo delle Fiazioni Decimali ec. Bologna. JNella Stamperia dei Fratelli Masi e Compagno 180ÌJ. in 8." ( senza nome d' Autore ). 18. Lettera a Torquato Vareno sopra una maniera di cavare i numeri bernouHiani . Sta a pag. 178. e seg. del Tomo XI. delle Memorie della Società Italiana delle Scienze. Modena. Presso la Società Tipografica 1804. in ^.° ig. De' Pveciproci delle Formule Irrazionali. Sta a pag. 3oi. del Tomo 1. Parte 11. delle Memorie dell' Instituto Na- zionale Italiano. Bologna 1806. Presso i Fratelli Masi e Compagno in 4'° 2.0. Della Risoluzione de' Problemi di massimo o minimo, quan- do la quantità , che vuoisi massima o minima , è data. Sta a pag. Ì67. e seg. del Tomo XIV. Parte I. delle Me- morie della Società Italiana delle Scienze. Verona. Dal- la Tipografia Ganibaretti e Compagno 1809. in 4° 2.1. Memoria in cui si espone un metodo d' indagare i divi- sori di qualsivoglia dato ninnerò. Sta a pag. 44'^- ^ seg. del Tomo II. Parte II. delle Memorie dell'Istituto Na- zionale Italiano. Bologna 1810. Presso i Fratelli Masi e Compagno in 4-° 22,. Soluzione di due Problemi appartenenti alla Teoria de' massimi e minimi. Sta a pag. 241. e seg. della parte matematica del Tomo XVll. delle Memorie della Socie- tà Italiana delle Scienze. Verona. Dalla Tipografia di Lui- gi Mainardi 1816. in 4-° a3. Discorso sopra I' Eliminazione d' una incognita da due Equazioni letto all' Istituto delle Scienze di Bologna nel CLXviir Elogio del Cav. Sebastiano Canterzani dì 27. Febbrajo 181 7. Bologna Presso i Fratelli Masi e Compagno in 4'*' 24- Della misura delle Volte, che vengono proposte agli Ar- chitetti da praticarsi negli Edifizj { Stampa di pagine 8. in 4-* con una Tavola in RaraCp senza nota di anno^ di luogo, e di Stampatore ). Scritto dal Marchese Ferdinando Landi clxix OPERE INEDITE I. De Assymmetris a. De iisdem. ( Lettera a Francesco Maria Zanotti ) 3. Aggiunta alla Memoria posta nella Parte II. dei Tomo I. dell' Istituto Nazionale Italiano sopra i Reciproci delle formole irrazionali. 4. Della natura delle Equazioni^ e abbozzo d' un piano d'al- gebra ec. 5. De Aequatione, cujus radices sunt summae binarum al- terius aequationis radicum. 6. De eodem Arguniento. Sermo alter. 7. De eodem. Latina Dissertatio (*). 8. Osservazioni intorno al metodo di Tschirnbausen per li- berare le Equazioni da quanti si vogliano termini in- termedj. 9. Esame d' un opuscolo anonimo relativo al caso irriduci- bile delle radici delle Equazioni di terzo grado ( in lin- gua latina ). 10. Lettera al Signor Senatore Angelelli contenente delle os- servazioni intorno al nuovo metodo del Signor Adamuc- cio per le Equazioni del quarto grado. 11. De Serierum quarundam summa generali ex dato gene- rali termino. 12. De generali Serierum summa ex termino generali, deque numerorum naturalium logaritlimis supputandis. i3. De logarithmis quantitatum negativarum. 14. Qua sit ratione tractandus numerus quisque proposituSj, (') Su questa Teorica vi sono estrat- ti e riflessioDÌ dell'Autore stampati nel Tomo VI. pag. 107., e eeg. e pel To- mo VII. pag. 56. e seg. de' Commen- tari dell'Accademia di Bologna. CLXX Elogio del Cav. Sebastiano Canterzani ut appareat primus ne sit, au factores habeat ( Vessasi il Tom. II. P. 11. dell' htit. Naz. hai. pag. 445- e ieg ) i5. Problemi varj spettanti alla teorica dei nunieii primis ed all' analisi di Uiolanto. i6. De Polygonoidis perimetro curvilinea ( Vengasi il Tomo VII. deir Accad. dell Istituto di Bologna pag. 48. e seg ) 17. Suir uso della Cissoide nella costruzione delle Equazioni cubiche. 18. De punctis in triangulo sphaerico reperiendis quibus cer- tae proprietates conveniunt. 19. Della risoluzione d" un' equazione trascendente, ao. Principj di calcolo differenziale e Integrale. ai. De theoremate quodam inaximi minimive proprietatem con- tinente. 30,. De curvis sive evolventibus sive evolutis. a3. De radiis osculi. ■' "i «i • . - >'n li • 1 ; v.i. < 1 jgO .'* a4- De methodis duabus ad Tntegrationem aequationum difFe- rentialium primi ordiiiis pertinentibus. aS. De nova quarundam aequationum differentialium transfor- ■ matione. < !^u\;:-., ■ ■-\^;.- -■'■■.. ;■.,..■ :.^i,, a6. Lettere sulla controversia tra il Cavalier Lorgna e il Pa- dre Cossali relativa alle Equazioni Lineari. ay. Di alcuni accidenti del Calcolo creduti paradossi. aÒ. Schediasmi ad uso deirEminentissimo Boiicompagni. aq. Lezioni di Statica, Meccanica^ Idrostatica ^ Idraulica, Fisica ( in lingua latina ). 3o. De Mechanicae principiis. i .:■> ■ ■'■... . ■ 3i. De Principio Medianico constituendo. '(c : 1 3a. Sul Principio delle velocità virtuali. 33. De centro gravitatisi directionibus ad punctum non infi- nite remotum convergentibus. 34. De centro gravitatis Trianguli Sphaerici. Ad Torquatum Varenum. , „ , . • .35. Sul Problema „ Se un corpo posi sopra una linea retta orizzontale sostenuta da più di due appoggi , o sopra un Scritto dal Marchese Ferdinando Landi clxxi piano ori/zontale sostenuto da più di tre appoggi ^ si cer- ca come il peso del corpo si distribuisca fra gli appoggi ,, . 36. De attractione vel in spliaera vel in sphaerae superficie ( Veggasi il Tomo V. Parte II. de' Commentar] dell' Ac- cademia di Bologna pag. 66. e seg. ). 07. Della percossa, e della comunicazione del moto. 38. Di varj paradossi notati da d'Alembert nella Teorica del moto dei corpi lanciati in alto dalla superficie della terra. 39. Fogli e Lettere intorno all'Equilibrio delle Volte. 40. Scrittura per la Cupola del Duomo di Ravenna. 41 ■ Parere sopra un /??oge^^o d' un nuovo Campanile del Tem- pio Vaticano. 4a. Parere intorno un progetto di riparazione del Volto del- la Sala d' Ercole nel Palazzo pubblico di Bologna. 43. Consulti sopra la Trafila della Zecca di Bologna. 44- Noie alla Dinamica di d' Alembert. 45. Traduzione di gran parte della Meccanica Analitica di La Grange corredata in molti luoghi di postille margina- li e di figure. 46. Problemata quaedam hydraulica. 47. Voto per difendere il Canal Volta, e il Naviglio dagli effetti dei rigurgiti del Cavo Benedettino. 48. Carte sciitte intorno l'Orologio del Pubblico. 4g. In lode dell' Astronomia ( Prolusione pubblica latina. ) 5o. Di una forma particolare di Termometro. 5i. De terrestris Atmospliaerae altitudine. Sa. Soluzione dei Problemi di Kramp pubblicati da Gregorio Fontana nel Giornale Fisico Medico di Luigi Brugnatel- li per r anno iBoS. 53. Giornale dei Terremoti di Bologna degli anni 1779. 1780. 54. Lettera al Signor Dottor Cesare Rizzardi contenente un ragguaglio , e delle congetture sopra le cagioni dei ter- remoti medesimi. 55. Copioso carteggio concernente la nuova Enciclopedia Ita- liana. CLXXII ELOGIO STORICO DEL CAVALIER TEODORO MASSIMO BONATI S e R I.T T O DA ANTONIO LOMBARDI Xje vaste pianure che si stendono lungo il Pò, là dove di- sceso dalle Alpi con maestoso corso divide la nostra Peniso- la, offrivano in gran parte nei tempi da noi piìx remoti il tristo aspetto soltanto di valli infeconde e di folti boschi. E se ora veggonsi quei luoghi cambiati in amene e riden- ti campagne, e se molti Paesi incontransi lungo le rive di questo fiume , opera furono essi della industria dei nostri Maggiori, che con grandiosi lavori colmarono le valli, colti- varono i fondi , e infrenarono tra gli argini le piene del Pò e dei fiumi che gli tributano le loro acque. Gli Italiani per- ciò furono sempre i più riputati maestri nelle operazioni Idrau- liche pratiche, né gli stranieri gelosi ognora della letteraria loro gloria ci contendono questo vanto. Molto non conosce- vamo noij è vero, nelle età trascorse le teorie, ma nei tem- pi a noi pili vicini furono anche queste con gran corredo di dottrina spiegate dai nostri Idraulici , i quali conservarono così all' Italia il primato in questo ramo di Matematica ap- plicata. Uno dei piìi zelanti cooperatori per ottener così no- bile fine fu , non v' ha dubbio , il Professore Cavaliere Teo- doro Massimo Bonati Feirarese ^ che con li suoi Scritti e co' suoi consigli, e con la direzione di molti grandiosi lavori idraulici sostenne 1' onor del nome Italiano. E se fu sem- pre lodevol costume presso le colte nazioni di venerare ogno- ra la memoria di coloro che dedicandosi alle scienze lascia- \ Scritto da Antonio Lombardi cLxxiir rono monumenti insigni del loro sapere , e si raccomandaro- no cosi alla pili taida posterità, quanto maggior diritto non ha alla riconoscenza nostra più segnalata il Cav. Donati ^ che congiungendo agli stixdii teorici una costante pratica, giovò sempre alla patria, la difese dai tanti pericoli che la minac- ciavano, e ne promosse i più reali vantaggi? Ferrara ben il conobbe, e allorquando sul cominciar dell'anno 1820. per- dette , quantunque in età più che avanzata sempre però troppo presto questo illustre suo Concittadino (i) , non tardò un mo- mento a tributare le più solenni dimostrazioni di vivo cordoglio, e della sua più affettuosa gratitudine a un personaggio cotanto di Lei benemerito, decretandogli decorosa funebre pompa ac- compagnata da scelto elogio (a). Da questi sentimenti andar non debbono certamente disgiunti quelli della Società nostra, la quale contò il Bonati fra li primi suoi Socii , che ne fre- giarono gli atti con varie utili memorie, e concorsero così alla sua celebrità. La matematica applicata alla Scienza idrau- lica fu quella parte in cui più d' ogni altra versò il Profes- sor Bonati, e insigni furono i servigi che rese con la sua penna, e più con r opera sua non tanto a Ferrara , quanto all' Ita- lia tutta, che il riconobbe per il primo Idraulico de' suoi tempi. In Bondeno ragguardevol terra del Fenarese nacque il Cav. Bonati il dì 8. Novembre dell'anno 1724. Solleciti i suoi genitori della sua educazione cristiana e letteraria , dopo di avergli procurato in patria il mezzo di compiere i primi studii, giunto che tu all'età di anni 16. lo avviarono alla Università di Ferrara, dove si consecrò il giovine Bonati allo studio del- la Filosofia e della medicina, nella qual facoltà ottenne la laurea , e nel 1 746. venne ascritto a quel Collegio medico. (i) Bonati mori il giorno a. di Gen- najo dell'anno i8ao. in età di 94. an- ni, mesi I. giorni a3. (a) L'elogio fu reritato nella Chiesa Tomo XIX. z del Cimitero comunale di Ferrara dal' Sig. Avvocato Giulio FelÌBÌ che Io puli- blicò poi colle stampe. "1* cLxxiv Elogio di Teodoro Bonati contando allora 1' anno aa." dell' età sua. Quantunque egli avesse scelta la professione di medico , e cominciasse già ad esercitarla , restituitosi alla paterna casa in Bondeno ^ conob- be che la professione intrapresa quella non era dove se- gnalar pur dovevasi, e la penetrazione del suo ingegno alla fecondità congiunta del suo talento lo chiamarono ad altri studii. L' insigne Idraulico Romualdo Bertaglia contrasse ami- cizia col Bonati , e lo eccitò ad applicarsi alle matematiche discipline , nelle quali gli si offri a guida e sostegno : e vol- le pur anche la propizia fortuna del nostro giovane che men- tre egli per alcune critiche circostanze di famiglia ritirato sen viveva al Bondeno , fosse dalla magnanimità del Marchese Guido Bentivoglio splendido protettore delle scienze invitato a convivere seco lui in Ferrara come medico della sua fami- glia. Ognuno può facilmente immaginarsi con quanta alacri- tà d'animo corrispondesse a un tal generoso invito il Bonati, il quale videsi così aprir la via per proseguire gli incomin- ciati studii matematici , e non è a dirsi quanta fosse la per- petua grata riconoscenza che professò all' illustre suo mece- nate, il quale con questa beneficenza gli procurò il mez- zo migliore per divenir grande , e un segnalato servigio rese alla scienza dell'acque, che acquistò nel Bonati un coltiva- tore cosi distinto e un fervido zelatore de' suoi progressi. Restituitosi perciò egli alla metà del secolo passato a Ferra- ra , ivi si dedicò con tutto l'impegno alle scienze sublimi, e meditando sull' opera incomparabile della celebre Gaetana Agnesi e conversando col Bertaglia, e approfittando dei lu- mi deir insigne Geometra il Dottor Malfatti , con cui strin- se costante amicizia, corredò il suo spirito delle più scelte cognizioni di matematica si pura che mista, e scelse a cam- po particolare delle sue più attente e profonde speculazioni l'Idraulica teorica e pratica, parte amenissima della Fisica, ma involta in grande oscurità, e da sempre nascenti difficol- tà impedita ne' suoi avanzamenti. > , ;•', ,«, Scritto da Antonio Lombardi clxxv Agitavasi già da un secolo e mezzo addietro la viva contesa tra le due provincie di Ferrara e Bologna per la im- missione del Reno in Pò , da questa con le più forti e rei- terate istanze richiesta al Trono Pontificio , e da quella con non minor fervore costantemente impugnata. Le solenni visi- te più volte ordinate dai Sommi Pontefici a questo impor- tante scopo di pubblica salute , e di imparziale amministra- zione di giustizia , formano un' epoca luminosa nella storia della Idraulica, e fra li più esperti difensori delia Città di Ferrara, e fra li più coraggiosi nelle battaglie contro i ma- tematici Bolognesi noverar si deve il Professor Bonati. Il suo maestro Bertaglia che ben conosceva i progressi fatti da questo suo allievo nella Idrometria , lo volle a compa- gno, allorché nel lySg. egli si recò a Roma per maneggia- re questo grande affare (i). E ritornato in Patria il Bonati sul cominciar dell'anno appresso ebbe l'onorevole incomben- za di intervenire alla visita ordinata dal Sommo Pontefice Clemente XIII. e dall' Eminent. Card. Conti eseguita per comporre se pur era possibile , una volta quest' aspra lite con reciproca soddisfazione degli animosi contendenti. 5,.j>k Il corredo di cognizioni idrauliche dal Bonati sviluppa- te in questa circostanza gli acquistarono tal fama^ che niun' interessante lavoro si intraprese dappoi, e ninna quistione relativa a' fiumi si discusse fra le due confinanti Provin- cie , che egli non fosse perciò dai Pontefici Sovrani consul- tato, e molto peso non fosse accordato al suo voto (2,). Ma frattanto che egli impiegava così i suoi talenti e le sue fati- (i) Nelle meraorie manoscritte «lei Prof. Teodoro gentilmente comunica- temi dal Nipote Sig. Giacinto Bonati si dice, che 1' oggetto di quest" vl-)g- gio del BertJglia e d^l Bonati fu quel- lo del Reno, ma nfll' elogio citato si dice, che il Bertaglia andò con Bonati n Roma per la visita delle Paludi Pon- tine. ( V. pag. II. di detto Elogio.) (4; Nel 1764. fa richiamato a Roma per simili oggetti, e dopo aver disim- ppgn;4tu colà con soddisfazione delle parti la commissione avuta^ nel 1765. ■ ritornò a Ferrara. . . :•• CLXxvi Elogio di Teodoro Bonati ^^ che alla difesa della patria terra, nuovi nemici a coinbat- tei-e contro lui si preparavano. Strano parrà a taluno, ma non perciò inen vero si è che dall' Olanda si mosse un so- stenitore fortissimo dell' opinione dei Bolognesi , che il Re- no cioè introdur potevasi in Pò senza pericolo alcuno, e questi fu il Sig. Gennété che istituì una serie di sperienze , dalle quali dedusse un canone idraulico lino allora certamen- te non conosciuto cioè „ Che due fiumi aggiunti ad un al- „ tro in tempo di piena non facciano in questo alcuno ac- j, crescimento sensibile di altezza, e che un fiume pieno se „ si divide in uno o due rami , non si abbassi sensibilmente di superficie „. '''^^^^'^"*^^ nati sii :> cìì^^bìtìU oiU-iuin m -. "■**^ Quantunque la singolarità di questa asserzione dovesse rènder cauti gli Idraulici ad ammetterla come vera, pur sic- come la natura dei fluidi è cosi poco a noi conosciuta , e bizzarri cotanto sono i fenomeni , che nel moto delle acque tutto giorno incontransi , trovò questa opinione dei fautori , e la circostanza della sospirata immissione di Reno in Pò for- se alcuni altri gliene conciliò. Se è dovere di chi alle scien- ze esatte si dedica , quello di procurare sempre che i prin- cipii su cui esse poggiano siano chiari ed inconcussi, perchè diversamente esse aspirar più non potrebbero a un così no- bile titolo ; al Professor Bonati certamente spettava di chia- mare a rigorosa disamina questo nuovo Canone idraulico , sì per allontanare dalla scienza le dubbiezze e le pericolose no- vità, sì per riuscir vittorioso nelle sempre nuove contese coi Bolognesi. La via della esperienza a quella dell'esatto razio- cinio congiunta furono le armi che egli adoprò a conquide- re r avversario , e vi riuscì. Roma e Ferrara furono spettatrici degli esperimenti da lui eseguiti alla presenza di dotti e rispettabili personaggi, e non con piccoli apparati come quelli di Gennété, ma bensì con grande macchinamento, e quindi più adatto per iscoprire il vero. Mentre questi smentirono affatto i risultamenti dello sperimentatore Olandese, Bonati dimostrò poi ancora per via Scritto da Antonio Lombardi clxxvii di raziocinio, che il canone voluto è apertamente fallace, e quindi ammetter non si può a fondamento della scienza, a meno di non veder discenderne le più funeste conseguenze per la pratica della Idrometria. Né una sol volta consultò il nostro Autore l'esperienza, per cercare la verità del fatto, ma con diverso apparato , quantunque più ristretto del primo , rinnovò le sue indagini nel 1766, ed ebbe la compiacenza non solo di raffermare con esse la dottrina antica e ricevu- ta presso gli Idraulici prima del Gennété, ma di veder pur sufficientemente confermata la legge dal Chiar. Padre Abate Castelli teoricamente stabilita: ,,che le altezze, cioè, dell'ac- „ qua in una corrente sono come le radici quadrate della „ quantità di fluido che scorre pel fiume ,, . Riconoscente la sua Patria alle fatiche dal nostro Idrau- lico impiegate a sua difesa, e ben calcolando essa 1' esten- sione de' suoi talenti , allorché il Matematico Bertaglia già Consultore della Congregazione dei lavorieri dovette cedere al comun fato con sommo cordoglio di tutti ma più del suo discepolo , si fece essa sollecita di nominar questo a suo Consultore, (i) E dovette ben la Congregazione esser paga di questa scelta, con la quale affidò ad un soggetto così es- perimentato il maneggio degli affari rilevantissimi d' acque , dall' esito dei quali pende ognora la prosperità o la rovina di quel territorio. Né minore stima il Bonati si meritò presso i Moderatori del pubblico studio , i quali gliene diedero un luminoso at- testato destinandolo nel 177^. a Professore di Meccanica e di Idraulica allorché ne venne vacante la Cattedra. Occupato perciò siccome egli era nello istruire la gioventù , e nel di- rigere i moltiplici e grandi lavori che la difesa richiede del- la Ferrarese Provincia , pareva che rimaner non gli dovesse pur agio per applicarsi alla parte teorica della scienza , e per (i) Questa sua promozione ebbe luogo li aS. Novembre 1763. CLXxviii Elogio di Teodoro Bonati intraprender visite in paesi lontani, onde soddisfare alle con- tinue dimanda di pareri e consigli , che a lui richiedevano diversi Principi Italiani in materie idrauliche. Ma gli Uomi- ni grandi che profondamente sono versati nella scienza, han- no un tatto sicuro e franco , per cui si rendon capaci di por- tar r attenzion loro sopra varii oggetti ad un tempo , e di sviluppare i più intralciati affari con una prontezza che di es- si soli è propria. Il veggiamo in fatti più volte chiamato a Roma o a pronunziare giudizio sopra vertenze insorte fra le varie Provincie dei Pontificii Dominii _, o per consigliare que' Supremi Magistrati sopra le opere grandiose da intraprendersi ai Porti di Fiumicino, e di Ostia, o ad esporre il suo parere in- torno ai lavori delle Paludi Pontine, che ridotte al presente stato di coltivazione, basterebbero ad attestare la magnanimità e la estensione insieme delle viste del grande Pontefice Pio VI, se pur gli mancassero altri titoli alla immortalità; e sono poi un bel monumento del sapere degli Ingegneri del secolo XVIII. I Sovrani di Modena e di Parma, il Piincipe di Piombino:, e varii Pontificii Legati occuparono continuamente il Bonati or l'uno or l'altro, con gelosissime commissioni o idrauliche, o di con- finazioni (i). Dovunque egli venne chiamato,, corrispose pie- namente alla stima di lui concepita e nell' esito felice de- gli affari alle sue cure affidati , e nella soddisfazione dimo- (i) Nel 1773. il Prof. Bonati andò a Parma per commissione Sovrana , 0 si portò alla 7Ì8Ìta del Torrente Tid«ne. Nel 1777. andò a Ravenna, e com- pose una questione fra li Ravennati e la Casa Rnsponi in proposito della Val- le Furlana. Il Principe di Piombino lo chiamò nel 1779. per sistemare la con- iìnazione sua con la Toscana , nf\ che riuscì con molta lode, quantunque si- mili affari siano sempre sommamente gelosi. Il Sommo Pontefice Pio VI. vol- le il parere di Bonati sulla coutrover- sia insorta fra i Ternani ed i Reatini per la caduta del fiume Vellino; e fu seguita la sua opinione. Nel 1787. il Cardinale Legato di Urbino richiese il sentimento del nostro Idraulico sul Por- to di Siiiigaglia ; sentimento , che il Sonati dopo una visita fatta sul luogo proferì con approvazione del Legato e dei popoli di quella Provincia. Oltre diverse altre commissioni, anche il Du- ca di Modena Ercole III. lo ron»nltò nel 1793. sopra un raddrizzamento del fiume Panaro. Scritto da Antonio Lombardi clxxix stratagli da quei Principi ricevette il premio ben dovuto alla sua viitìi ed alla estesa sua dottrina. Le molte osservazioni da Lvii in tante visite e in tante diverse circostanze istituite sui varii fiumi d' Italia, e il con- fronto di tali osservazioni con le teorie sul movimento delle acque dagli Idraulici pubblicate , e specialmente dall' illustre Guglielmini e dal Ch. Padre Abate Grandi scorger gli fecero, che quantunque ingegnose e degne di quei Sommi Uomini fosse- ro le idee che si erano formati sul moto dei fluidi , tuttavia urtavano essi nello scoglio ordinario , che la teoria cioè cor- risponda da lontano soltanto, e dentro limiti bene estesi ai casi pratici del corso dei fiumi. Il Cav. Bonati perciò si avventu- rò a proporre una nuova ipotesi, che piìi da vicino combi- nasse con gli effetti della natura , e ne rendesse più plausi- bile ragione . ., La forza intrinseca della gravità che anima ,, ogni particella di fluido si congiunge , al dir di Lui , con „ la forza estrinseca generata dalla pressione delle circostan- ,j ti colonne a produrre il mirabile effetto del movimento 5, del fluido ,, effetto che si potrebbe sommettere al calcolo più rigoroso j se alterato non fosse dalle resistenze delle spon- de e del fondo dei fiumi j perlocchè la scala delle velocità, che sarebbe nella ipotesi dell' Autore una curva facilmente determinabile , perchè si conoscerebbero gli elementi richie- sti a descriverla , riesce assai diversa . E qui è dove spiega il corredo delie sue pratiche cognizioni col determinare ap- prossimativamente per mezzo degli esperimenti proprii la cur- va attuale che rappresenta la velocità di un fiume , rettifi- cando le sperienze che gli Idraulici antecedenti eseguirono col pendolo idrometico. Del quale istrumento avendo egli ri- levato i varii difetti, e avendo pur anche chiamati ad esame varii altri macchinamenti fino allora a questo scopo ideati , un nuovo egli ne immaginò , cui piacque di intitolar Asta idrometrica^ col quale assai più facilmente determinava la velocità nelle varie altezze delle sezioni di un fiume o canale. La difficoltà del problema pratico a dir vero è grande , GLxxx Elogio di Teodoro Bonati e non dirò che questo strumento vinca gli ostacoli tutti che oppongonsi alla soluzion del quesito. Né tacerò che il Padre Bernardino Ferrari promosse contro questa invenzione del Bonati alcune difficoltà sul metodo di misurare coti sufficien- te esattezza I' angolo di inclinazione dell' asta che libera scorre per il fiume. Ma il nostro Professore mentre cercò di assicurare alla sua Asta idrometrica il pregio dal matematico Milanese contrastatogli, dimostrò poi con ragioni evidenti, che il nuovo pendolo da questo ideato per sostituirsi all'asta non era suscettibile della voluta esattezza , e intanto si pre- valse di questa opportunità per rettificare il metodo di usare V asta sunnominata per mezzo della quale, impiegando op- portunamente il calcolo , misurare si possa la portata di un fiume qualunque. Volgeva al suo termine il secolo XVIII. e mentre la Francia era divenuta alle altre Nazioni miserando spettaco- lo di lutto e di stragi, l'Italia nostra, anziché atterrirsi a così funesta scena, si lusingò di potere, addottando le massime dettate da una mala intesa Filosofia, risorgere all'antica gran- dezza. E molti vi furono purtroppo che aggirati dal fascino del- le idee false che allor dominavano , si spinsero nel vortice della rivoluzione ; ma il Cavalier Bonati quantunque dalla pubblica opinione chiamato agli affari , ebbe sempre a guida in quei giorni calamitosi la piìi circospetta prudenza, e pre- ferì di vedersi spogliato da ogni impiego , anziché rinunzia- re a quelle massime che succhiate da lui col latte di una saggia e religiosa educazione furono sempre la regola invaria- bile di sua condotta (i). ìì.i La pubblica amministrazione però, benché in quei tristi giorni sconvolta e malmenata, ben presto si avvide del gra- (i) Nel >797. fu eletto dal popolo membro del Corpo dei Juniori della Repub. Cispadana, e in qualità di An- ziano presiedette in Bologna la seduta del suddetto Corpo. ' "■'-'' Scritto da Antonio Lombardi clxxxi ve errore commesso col perdere un uomo per cognizioni teo- riche e pratiche così distinto , ed unico direi quasi per diri- gere gli importanti lavori del Ferrarese territorio. Allorquan- do perciò rasserenossi per alcun tempo 1' orizzonte politico , non tardò essa a richiamarlo nel suo seno , ed a ristabilirlo in tutte le occupazioni anuuinistrative e lelterarie a lui già tant' anni addietro conferite (i). Nel che fare mentre il Go- verno esercitò un atto di giustizia verso il Bonati , diede una solenne testimonianza la qual comprovò, che 1' uomo vera- mente virtuoso , quantunque alcuna volta soggiacer debba al- le vicende del momento, alfine però trionfa, e il vero meri- to supera gli ostacoli e deve essere riconosciuto . E lo fu di fatti: e allor quando si formò l'Istituto nazional Italiano nel 1 802, j non si esitò a collocarlo fra i trenta soggetti che, direm così , lo fondarono. Né conoscendosi più abile perso- na di lui ad istituire la gioventìi nella pratica Idraulica , fu dappoi nominato , quantunque egli già contasse vicino 1' ot- tantesimo anno, Professore in Patria della scuola Speciale a questo oggetto nuovamente istituita (2) . E allor quando si considerarono i lunghi ed importanti servigi prestati per più di sei lustri nella Cattedra d' Idrostatica, mentre se gli accor- dò onorevole riposo nulla si detrasse a suoi emolumenti (3). Sebbene li suoi studii quasi sempre versassero sulle ma- tematiche applicate , ciò nullameno conosceva egli profonda- mente r analisi pura , alla quale iormato aveva il suo inge- gno, e un non tenue saggio al pubblico ne offrì nella inge- gnosa Memoria sulle Equazioni inserita nel Volume Vili, del- (i) Sotto il Governo della Repnb- | so a più onorifici impieghi. blica Cisalpina il Bonati perrleite ogni impiego, ma nel 1799. allorché gli Au- striaci rioccuparono l'Italia, egli fu ri- messo nelle sua cariche , e vi ai con- servò poi, anzi vt-nne sempre promos- Tomo XIX. a a (2) Ciò avvenne per decreto del Vi- cepresidente della Rep. Italiana; e Bo- nati ne el)be l'avviso in data 19 Ot- tobre 1804. (3) Fu giubilato li 3i. Ottobre 1809. CLXxxii Elogio di Teodoro Bonati la Società nostra, che lo annoverò fra i primi Quaranta suoi membri ordinarli. •. > , t ;, La natura delle radici delle Equazioni di quinto e di sesto grado, e un nuovo metodo per ottenere prossimamente le radici numeriche di una equazione qualunque formano 1' argo- mento di qviesto Scritto. Se il Problema della soluzione generale delle Equazioni algebraiche determinate di grado superiore al quarto stancò invano 1' ingegno dei Geometri , e ormai se ne abbandonò la ricerca , dopoché il meritissimo Presidente de-' funto della Società nostra Professor Paolo Ruffini penetrando con la più recondita metafisica nella quistione con lo sviluppo delle idee , e dei principi! stabiUti dall' immortale Lagran- ge, ne dimostrò la soluzione impossibile ; ciò nulla ostante me- rita moka lode il Bonati , si perchè non conoscevasi allora la dimostrazione di questo teorema, si perchè scorgendo bene il nostro Autore le somme difficoltà che incontrate sarebbersi da chi accinto si fosse a tentar la soluzione generale suddet- ta, limitò saggiamente le sue ricerche a determinare la na- tura delle radici delle Equazioni del 5." e 6.° grado , ma non già a determinarle partitamente ; e ciò egli fece prevalendo- si delle Curve da Newton denominate Paraboliche . Né fu- rono deluse le sue indagini , poiché le formole da lui trova- te, battendo via ben diversa da quella che tenuto avevano il gran Newton , il Taylor e il celebre Eulero , si trovarono concordi con quelle scoperte da questi sommi Geometri. Ma non contento il Professor Bonati di aver, dirò così, esami- nato speculativamente il Problema, volle arricchire la scien- za di un nuovo, sussidio per sciogliere approssimativamente almeno , le equazioni di qualunque genere. II calcolo diife- renziale , e le curve sono, è vero, gli strumenti maneggia- ti dal nostro Autore per ottenerne le radici prossime, ma i suoi risultamenti ricavansi molto speditamente, e con una facilità che anima il calcolatore ad usare questo metodo, nel quale prendendo per primo limite di una radice qualunque una ascissa della curva a tal uopo determinata, quantunque Scritto da Antonio Lombardi clxxxiii questa ascissa sia ben lontana dal rappresentare la chiesta ra- dice, nulla meno 1' approssimazione si ottiene assai rapida- mente , e si determina essa quantità in numeri senza ricor- rere alle costruzioni gratiche , laddove nei metodi ordina- rli sia di Newton , sia di Lagrange , convien prima determi- nare i limiti prossimi di queste radici, il che esige molte e lunghe operazioni , e poscia accingersi al non tenue lavoro della approssimazione. Più analogo è vero^ alla natura delle Equazioni ravviserà ognuno il metodo dei suUodati Chiar. Geometri , ma non potrà negare alla invenzione di Bonati il pregio della speditezza congiunto ad un' approssimazione per i casi più ordinarii bastevole. Giunto il nostro Professor Bonati a quella età a cui po- chi si lusingano di poter toccare, pareva, che aspettar si do- vesse un onorato riposo. Ma fu appunto allora che ricomin- ciar dovette la carriera già battuta per tanti anni , e ripren- dere in mano le dotte sue armi a difesa degli interessi più cari e rilevanti della sua diletta Ferrara. Niuno forse immaginato sarebbesi, che dopo due e più secoli di contrasti per la immissione del Reno in Pò vigo- rosamente sostenuti dai Ferraresi contro i Bolognesi , che sempre dovettero soccombere nella lotta , sorgesse un' epoca fortunata per questi ultimi , i quali rimesso avendo in cam- po 1' affare , ottennero che formata venisse una commissione scelta fra i più celebri Idraulici Italiani , la quale nuovamen- te lo discutesse (i). Non è a dirsi se i Ferraresi sentissero con piacere la destinazione di Bonati a questo Congres- (i) Questa commissione si compose del Bonati, del Professore Avvocato Paolo Cassiani Modenese nome caro alle scien- ze ed alla Patria, Cav. Professor Gio. B Ufista Guglielmini Bolognese, Agosti- no Masetti Mantovano, Plinio Roveda Veronese, Conte Medin Ingegnere in Capo di Rovigo, Luigi firandolini inge- gnere in Capo di Forlì, Simone Conte Stratico j Dott. Antonio Assalini , e si radunò in Modena, dove trattò a lungo questo intralciato negozio unitamente ad altri affari di acque, nei quali era- no interessati vurii Dipartimenti del Regno Italiano. CLXxxiv Elogio di Teodoro Bonati so, e con quale vivacità di spirito ;, e con quanta attività di mente egli sebbene estenuato nelle vitali sue forze, agisse per impedire il fatale Decreto della immissione del Reno in Pò. Parlò con forza , ripetè le verità da tanti altri già esposte , impiegò le teorie ed i calcoli , non tralasciò di produrre le sperienze onde comprovare i pericoli che accompagnavano un tale progetto. Riuscì^ è vero, infruttuosa ogni sua cura , e do- po tre anni di continue discussioni, e di piìi volte rinnova- te battaglie , emanò dal Trono la determinazione tanto sospi- rata dalla Bolognese Provincia, e da Ferrara altrettanto te- muta (i). Mentre egli però venerar dovette in questo affare 1' oracolo della suprema autorità , il cuor suo sentissi viva- mente commosso al veder gettate tante fatiche per così lungo tempo da lui sostenute a difesa dell' ubertosa Provincia alle sue cure commessa , che restò cosi esposta a maggiori pericoli. Ma se aspro e doloroso per lui riusci l'esito di questa contesa , e più allora quando intraprender vide con fervor grande un cosi ragguardevole lavoro, la Provvidenza però lo serbava a giorni più lieti , allorché 1' Italia si ricompose al primiero suo stato, e potè egli veder nuovamente allontanato dalla Patria il temuto danno. Le continue occupazioni di pratica Idraulica, e i molti viaggi che nel corso della lunga sua vita intraprender dovet- te il Cavalier Bonati non gli permisero , è vero , di illustra- re con molti scritti la teoria della scienza . Ciò nulla meno egli non ommise di assicurarne vieppiù i fondamenti ^ e si oppose sempre ai pericolosi novatori. Nata come ognun sa, in Italia la scienza Idraulica ebbe fra gli Oltramontani mol- ti rispettabili coltivatori , ma vi fu anche fra essi chi ora ne impugnò un principio, ora ne mise in dubbio le pratiche, ora volle a suo talento crearle nuove basi . A Bonati perciò già da gran tempo sortito vincitore nella questione con l'Olan- (i) Il Decreto della immissione del | tore Napoleone il giorno a5. Giugno Reno in Pò fu proferito dall' Impera- ] i8o5. Scritto da A^toissio Lombardi clxxxv (lese Gennété , spettava di combattere il Francese Sig. Ber- nard che ideò nuovi principii Idraulici i quali vider la luce nel J787. infj !■■-.■><' Nelle Memorie della Società nostra depositò il Professor Bonati le sue riflessioni sull opera dello Scrittore Francese. Molti errori questi avanzò; ma il nostro Autore si limitò a confutare la fondamentale teoria immaginata da Bernard sul- la velocità del fluido che sorte dai fori dei vasi ; giacché dimostrato che siasi quanto vacilli questo principio , molta parte dell' edifizio su d' esso fondato facilmente vien meno. Chiamata ad esame la formola che ci presenta l'Autore Fian- cese per misurare la indicata velocità , Bonati ne dimostra sino all' evidenza la fallacia , e insieme difende le altre for- molo già note degli insigni Geometri Newton, BernouUi ^ Eu- lero ed altri , le quali se non reggono pienamente al con- fronto della sperienza , assai meno però della formola di Ber- nard dagli esperimenti si allontanano. Né contento 1' Idraulico Italiano di avere col raziocinio confutato il Geometra Oltramontano , ideò nuove importanti sperienze a vieppiù convalidare le conseguenze teoriche. Un apparato egli immaginò per cui introdur puossi in un vaso r acqua già animata da una data velocità, tentativo che ad al- tri antecedenti sperimentatoli riuscì vano. Le nuove esperien- ze che egli unitamente al degno suo allievo Sig. Luigi Goz- zi attuale Ispettore d' acque e strade in Roma istituì , dimo- strarono esatto il raziocinio teorico, poiché due conseguen- ze spontanee ne discesero , i." ,, Che può da un foro praticato nel fondo di un vaso j, mantenuto costantemente pieno di fluido ad una data al- „ tezza sortir esso con una velocità sensibilmente maggiore „ di quella di un grave da pari altezza liberamente caduto „. a,* ,, Che al crescer del foro cresce realmente la veloci- 5j tà ,, conseguenza che pienamente dimostra l'insussistenza della formola di Bernard, la quale al crescer dell'area del foro mi offre velocità sempre in una data proporzione minore. CLXXXVi Elogio di Teodoro Bonati Questo e gli altri suoi Scritti da ine brevemente analizzati ci dimostrano in lui congiunta alla cognizione delle più sicure teorie Idrometriche una estesa pratica dell' arte , raro com- plesso che ne formò un rispettabile Idraulico e primo sicu- ramente dei tempi suoi (i) , e tale il riconobbero gli Italia- ni, i quali si fecero un pregio di offrirgli costanti segni del- la più alta stima fregiandolo di onori , e alle più cospicue Accademie ascrivendolo (2). Quantunque egli giunto pur fosse alla cadente età di oltre 90. anni costretto a sedersi quasi sempre immobile pri- vo di forze ed assai manchevole nella vista, pure i Governi non cessarono finché visse di consultarlo , e di impiegar l'o- pra sua a sostegno della scienza teorico-pratica (3). Immerso ne' suoi studii , e nella matematica speculativa, giacché r attività della sua mente non gli permetteva ripo- so, al terminare dell'anno i8ig. infermò, e dopo due soli giorni di malattia tranquillamente spirò il di secondo dell' anno 1820 , mentre ravvolgeva in mente la soluzione di uno fra li più difficili problemi dell'algebra finita, la ricerca cioè (1) Io non ho creduto necessario di fare in questo elogio cenno di alcuni altri Scritti del Bonati sopra argo- menti di matematica pura e mista, de' quali però si troverà in fine del pre- sente una esatta nota: e ciò feci per- chè non sono questi in sostanza di gran- de entità; essi però dimostrano l'esten- sione delle sue cognizioni in varii ra- mi della Matematica scienza da lui col- tivata , come potrà ognuno rilevar fa- cilmente scorrendo la sunnominata no- ta- «ìjflMllj! (2) Oltre la sua aggregazione alla So- cietà Italiana delle Scienze nel 1802 , come si disse ; con decreto imperiale del 5. Ottobre fu nominato uno dei trenta soggetti che compor dovevano l'Istitu- to nazionale io Itali;) ; e nel i8ia. poi venne aggregato al ruolo degli Accade- mici pensionati dell'Istituto stesso. Eb- be le insegne di Cavaliere della Legion di onore , e della Corona di Ferro , e fu Ispettore onorario generale d'acque e strade nel 1806. Venne pure ascrit- to all'Accademia di scienze e belle let- tere di Orciano nel i8i5, e all'Acca- demia Aricstea di Ferrara nel iSig.in qualità di Accademico onorario. (3) L' Eminentissimo Cardinale Ar- rez20 Legato di Ferrara lo nominò Con- sultore per i lavori idraulici Provin- ciali li 17. Febbrajo 1818, cioè due an- ni circa prima della sua morte. Scritto da Antonio Lombardi clxxxvii delle radici delle Equazioni numeriche per approssimazione (i). Se i pregi scientifici di cui fu adorno il Cavalier Bona- tì gli assicurarono un nome distinto presso la posterità, le sue morali virtù ci offrono in lui un Uomo per questo ri- guardo non meno rispettabile , e che a modello propor si può del vero Letterato. Una vita sobria^ una rara modestia, una intima persuasione delle auguste verità della Religion nostra Santissima, perlocchè ne osservò con esattezza e con fervore le pratiche, e procurò sempre mai di conversare con Uomini di sana dottrina e ben costumati, compiono l'elogio di lui , e rendono più amara la perdita che per la sua mor- te fecero le Scienze , la Religione , e l' Italia. .1 \d in ■n ^.t. lni t}ì (i) Egli aveva a questo fine ideato un nuovo metudu, intorno al quale la- voMva ^ià da tri^ auni , avendo divi- sato di pubblicarlo tra le Memorie d*"! 1j Società nostra. CLXxxviii Elogio di Teodoro Bonati PRODUZIONI STAMPATE DEL CAV. DOTTOR TEODORO BONATI L, lettera al Dottor Bertaglia intorno al Problema del Si- gnor Cautard du Clos. = Tomo I. delli Annali d'Italia del P. Zaccaria. 2." Memoriale Idrometrico alla Sacra Congregazione della acque per la Città e Ducato di Ferrara = Ptoma per il Bernabò 1765. in foglio. •3.° Risposta Idrometrica alla Sacra Congregazione delle Ac- que. = Roma per il Bernabò 17Ó5. in foglio. 4.° Annotazioni alla risposta del Sig. Maiescotti alla Sacra Congregazione delle Acque per 1' Illustrissima Città di Ferrara := Roma per il Bernabò 1765. in foglio. 5.° Sommario della risposta Idrometrica = Roma per il Ber- nabò 1765. in foglio. 6.° Progetto di divertire le acque di Burana in Pò alla Stel- lata= Ferrara nella Stamperia Camerale 1770. in foglio. 7.° Saggio sopra ;una nuova teoria del movimento delle ac- que pei fiumi inserita nella traduzione dell' Idrodina- mica di Bossut. Pavia 1785. 8.° Ore Italiane dal Mezzodì calcolate per la latitudine del- la Città di Ferrara dall'Anno 1780. sino a tutto il 1799. in 8.° senza nota di stampatore 1780. 9." Replica al discorso di F. M. G. pubblicato in Roma nel 1786. con due Memorie intorno ai fiumi in 8." senza nota di luogo, stampatore, ed anno. IO.» Seconda replica dell' E. F.M. G. in 8." senza nota di luo- go , stampatore , ed anno. II." Della Bonificazione di Zelo senza nota come sopra. Scritto da Antonio Lombardi clxxxix ia.° Di uno esperimento proposto per iscoprire, se reabnen- te la terra sia quieta j oppure si muova. In 8." senza nota come sopra. iS." Nuova Curva Isocrona. Ferrara 1807. in 0.°; la stessa negli Opuscoli scientifici e letterarii per il Coletti 1781. i^" Esperienze in confutazione del Sig. Gennété intorno al corso de' fiumi. Raccolta d'Autori d'acque. Tom. VI. Parma per Filippo Carmignani 1766., ed in Firenze nella stamperia di S. A. R. iB." Della velocità dell'Acqua per un fisro di un vaso che abbia uno o più diaframmi, e del soffio, che si pro- cura nelle fornaci di alcune Ferriere col mezzo dell' acqua. V. Memorie della Società Italiana T.* V. i6.* Delle Aste Ritrometriche, e di un nuovo" pendolo per tro- vare la scala delle velocità di ini' acqua corrente. V. Memorie della Società Italiana T.° Vili. 17.° Natura delle radici dell'Equazioni letterali di 5." grado ^ e di 6°, e nuovo metodo per le radici prossime delle Equazioni numeriche di qualunque grado^ V. Memorie della Società Italiana Tom. Vili. To.° Lettera Costabili suU' affare del Pieno. Ferrara presso li Socii Bianchi, e Negri i8o3. in 4-*' 19.* Alcune riflessioni critiche su i nuovi principj d'Idrau- lica del Sig. Bernard. V. Memorie della Società Italia- na Tom. XI. ao," Sperienze ed osservazioni Potamologiche . V. Memorie della Società Italiana Tom. XI. Tomo XIX. h h CIG ELOGIO STORICO DEL PROFESSOR CAV. VINCENZO BRUNACCI SCRITTO DA ANTONIO LOMBARDI Li e Matematiche discipline sono un ramo delle umane co- gnizioni che a pochi è per 1' ordinario riservato di poter col- tivare , e chi non è dotato di una particolar disposizione d' in- gegno , può difficilmente lusingarsi di giungere a penetra- re gli arcani di una scienza di cui V oggetto è la ricerca del vero , e che con un linguaggio compendioso dirigge la ragione alla scoperta di esso , e lo applica poi a comune van- taggio degli uomini sia nelle metafisiche speculazioni^ sia nel- le fisiche indagini . E tanto più riesce difficile il cammino da percorrersi dopo che la matematica lece nei due secoli tra- scorsi cosi luminosi avanzamenti . Limitata presso gli antichi alle geometriche ricerche ed a pochi elementi d' Algebra fi- nita, spiegò nelle opere dei moderni suoi cultori a ù alto segno le sue mire , e non contenta di avere estesa anzi crea- ta ^ direm così, di nuovo I' Algebra alla stessa assoggettando la Geometria, si sollevò con il possente mezzo della dottrina dell' infinito alle più sublimi investigazioni, e riuscì a scio- gliere con il maneggio di poche cifre i problemi più ardui della Meccanica e della Fisica ; assegnò le leggi che gli astri se'J^uono nei loio svariati movimenti^ ne determinò le orbi- te , e ne predisse con esattezza pressoché meravigliosa il ri- torno sul nostro orizzonte. Tra si' ingegni Italiani che assecondando la naturale in- clinazione riuscirono a nobilmente distinguersi in questa car- ^'^- VINCE N ZO BF^TNACCl cJrou/(c/'ey di zylùzù /////// /r YL. Scritto da Antonio Lombardi ' c.xci riera merita sicuramente di essere annoverato il Professor Cav. Vincenzo Brunacci uno dei Quaranta della Società Ita- liana delle Scienze, la quale aggregato avendolo in età an- cor florida al suo corpo, sperava di aver trovato in lui un fervoroso cooperatore ai progressi della Scienza della natu- ra, ma furono da morte deluse le concepite speranze. Do- vendo io adempiere al tristo uffii io di stenderne l'elogio, cer- cherò per (pianto me lo permetterà la mia insufficienza, di of- frire in lui ridea di un insigne matematico , qual veramente egli fu, che possedeva a tondo le più astruse cognizioni del- la Scienza, e che con successo felice ne tiatiò varie parti. Firenze fu la sua Patria dove nacque da onesti Genito- ri nell'anno 1768, e dove ricevette la sua prima educazio- ne letteraria nel Collegio dei PP. delle Scuole pie. Compi- to appena il terzo lustro e dato saggio di buon gusto nelle amene lettere, allorché cominciano appunto a svilupparsi nel- le giovani nienti le idee con qualche estensione , la mate- matica ben tosto lo colpi, e ad essa applicossi sotto la di- rezione del P. Stanislao Canovai egregio Professore in Fi- renze. Tale sì fu la forza dell'ingegno del Brunacci e la attività con cui egli a questo studio si dedicò, che quantunque oc- cupato neir apprendere ad un tempo la Giurisprudenza, e di- stratto l'anno appresso nello studio della medicina , pure .su- però in breve gli altri condiscepoli di matematica ai quali ripeteva già quasi secondo maestro le udite lezioni, e dimo- strava i più difficili problemi. Con questo corredo di scientifiche cognizioni recatosi al Pisano Ateneo prosegui nell' anno 1 78.5 , ma languidamente gli studii medici, e con intensa premura frequentò la scuola di calcolo sublime dall' illustre Geometra Sig. Cav. Pietro Paoli allora professata, si iniziò nei principi dell' astronomia; né di lutto questo contento estese senza l'altrui ajuto le sue ricerche alla Matematica applicata. Singoiar cosa sembrerà a taluno , ma è pur vera , che il giovane Brunacci così dedito a questi severi studii , pur tut- cxni Elogio del Cav. Vincenzo Brunacci tavia perseverasse in quelli della facoltà medica nella quale ottetine nel 1 788. la lavica. Si può però francamente asseri- re, che con essa compi egli la medica carriera, né più si curò di una scienza quanto bella e vasta nella parte teorica, altrettanto nelle pratiche applicazioni ben sovente vacillan- te e piena di dubbiezze, le quali non potevano che disgu- stare un uomo il cui ingegno mostravasi cosi fortemente in- clinato a correre in traccia della verità. Reggeva allora la Toscana il magnanimo Principe Leopol- do, il quale ben presto conobbe i rari talenti del Brunacci che erasi già nella giovane età di anni 19. cimentato al con- corso, ed ottenuto aveva il posto di Professor straordinario di Fisica nella Pisana Università. Sollecito si fece quel Sovrano di animarlo con regia munificenza a coltivare l' Idraulica, al che corrispose il nostro Vincenzo impiegandosi sotto la dire- zione del matematico Pio Fantoni e dell' Ingegnere Salvetti: e ben persuaso egli che se alle cognizioni teoriche quantun- que estese e profonde non va congiunta una buona pratica nella professione di Ingegnere , non si può riuscire eccellen- te , approffittò di questa cosi favorevole occasione per for- nirsi dei lumi necessarii a bene eseguire i lavori idraulici , e tali prove egli diede delle acquistate cognizioni teorico- pratiche in questa scienza , che meritò di essere dal So- vrano nominato nell' età di anni aa. Professor di Matematica e di Nautica nel Regio Istituto di marina in Livorno, e po- co dopo gli fu dal Successore il Gran Duca Ferdinando ag- giunta la cattedra di matematica e di artiglieria, onde am- maestrare i Cannonieri e Cadetti Reali. L' Italia che nei secoli piìi remoti istruì le altre nazioni nelle arti e nelle Scienze , fu a vicenda superata da esse , e dimenticando Fantico patrimonio delle sue letterarie grandez- ze, alcuna volta è costretta di ricorrere agli stranieri per co- noscere le pili utili e necessarie discipline. La nautica prati- ca non aveva prima che il Professor Brunacci intraprendesse questa scuola, un libro italiano da offrir per guida ai nostri Scritto da Antonio Lombardi cxciii piloti nel difficil maneggio dei bastimenti , e che addittasse loro le prime linee almeno dell' Astronomia cotanto necessa- ria a coloro, che fidar vogliono all'instabile elemento le loro vile e le loro sostanze. Non tardò il Professor Brnnacci a soddisfare a questo bisogno della Marina italiana, e prevalendosi dell'opera clas- sica nel suo genere dell" illustre Francese Sig. Bouguei', ne presentò agli studiosi 1' italiana versione in modo tale però variata che a buon dritto chiamar si può opera nuova . Im- perocché ben consapevole egli che se la gioventù non venga istruita con ordine chiaro e preciso,, può è vero acquistare alcune cognizioni, ma difficilmente insieme le concatena e ne forma un corpo di utili idee , così egli divise il suo lavoro in due volumi ; nel primo dei quali si limitò ad esporre le dottrine del Bouguer necessarie al piloto indipendentemente affatto dall'astronomia, a queste però aggiungendo alcuni nuo- vi metodi vantaggiosi a così difficile arte. E seguendo le trac- cie del Francese Geometra formò un secondo Volume intie- ramente consacrato all'astronomia, col mezzo del quale i giovani alunni conoscer possono tutte le nuove relative sco- perte, consultare le tavole necessarie cotanto ai naviganti, ed istruirsi con tutta la possibile estensione nel metodo di sciogliere 1' arduo problema delle longitudini. Le scuole nau- tiche si dieder premura di addottale per testo delle lezioni questo libro , ed una versione in greco volgare diffiise il be- nefizio di quest' opera agli abitatori delle Isole Ioniche. Mentre però il nostro Autore si occupava in questa par- te di matematica applicata , non trascurava la sublime ana- lisi , e primo frutto de' suoi studii fu un opuscolo anali- tico che vide la luce nel 1792, (i) e che giovò la scienza nella sempre difficile integrazione delle equazioni a differenze (i) L'Autore ne contava allora a4. di età. cxciv Elogio del Cav. Vincenzo Brunacci finite. Gli sforzi dei Geometri antecedenti non avevano potuto ottenere l'integrazione se non di quella classe di Equazioni a tali differenze che diconsi del i.° ordine^ dal qual punto partendo il Brunacci riusci a scuoprire i metodi per integra- re quelle del second' ordine a coefficienti variabili, ed alcune inoltre degli ordini superiori . Né di ciò pago estese egli le sue ricerche ad altro genere di Equazioni denominate a dif- ferenze finite e parziali di i .* e 2.° ordine con li coefficien- ti formati da funzioni di variabili tutte della Equazione stes- sa ; ricerca non poco utile per l'analisi, perchè dall'integra- zione di simili Equazioni dipende la determinazione del ter- mine generale delle serie recurro-recurrenti. E siccome incon- travasi uno scoglio nella integrazione di quelle equazioni d'ordine a." a coefficienti costanti, le quali formano una classe speciale di questa vasta famiglia , tentò egli quindi al- tra via per integrarle , e superò così la difficoltà che incon- travasi , qualora queste Equazioni avevano radici uguali o immaginarie. E lo stesso argomento ripigliò fra le mani in una breve Memoria inserita da Lui negli Atti dell' Accade- mia di Siena, nel quale scritto applicando egli ingegnosamen- te le dottrine del suo maestro il Professor Paoli alla integrazio- ne di una equazione a differenze finite proposta dal Matema- tico Francese Sig. Charles, ne generalizza la forma, la inte- gra indipendentemente dalle supposizioni di questo , e dimo- stra che r Equazione integrata dall'Oltramontano non è che un caso particolare della sua; il che facendo comprovò, quan- to abile alle ricerche di sublime matematica fosse il suo in- gegno , che sebben giovane sapeva abbracciar le idee più generali , e da queste discender poi alle particolari , vantag- gio sommo dell' algebra, e che 1' immortale Lagrange spe- cialmente ha così bene impiegato per apri'e nuove strade agli analisti , e per dimostrare alcune luminose verità fecon- de di utili e moltiplici applicazioni. Questi primi successi delle profonde indagini del Bru- nacci sopra un ramo dell' Algebra che sino a quell'epoca non Scritto da Antonio Lombardi cxcv era stato molto coltivato, lo animarono a penetrar più oltre, ed a rettificare i melodi già scoperti per l' integrazione del- le Equazioni a differenze finite. L' illustre D' Alembert aveva aperta una via per com- pletare gli integrali di simili Equazioni, allorché quella da cui pende la loro integrazione contenga radici tra se uguali, il che se avvenga gì' integrali riescono incompleti . Quan- tunque giuste fossero le conseguenze che deducevansi dai raziocinii del Francese Geometra , pure la supposizione su cui egli tondavasi, cioè che = due quantità uguali conside- rar si possono differir fra loro di vma piccolissima quanti- tà ^ appagar non poteva gli amatori del rigor matemati- co. Introdusse perciò il Professor Brunacci nella soluzione di questo Problema una considerazione importante, la deter- minazione cioè dei limiti delle radici, e riuscì con ciò ad evitare lo scoglio in cui urtato aveva il D'Alembert, ed ot- tenne per gF integrali formole identiche a quelle del me- todo D' Alembertiano . Estese poi le sue ricerche ^ e trattò le Equazioni a differenze finite di varii ordini a coefficienti costanti e variabili, e quelle pure a differenze infinitesime, impiegando opportunamente i precetti del suUodato Lagran- ge, il quale immaginò l'artificio tutto nuovo delle funzioni arbitrarie da aggiungersi alle formole che debbonsi integra- re . Ma non appieno soddisfatto il nostro Autore del razioci- nio, su cui Lagrange fonda questa sua invenzione, segue un altro cammino per giustificarla , attenendosi sempre nel suo discorso all' intima natura del Problema. Io abuserei della gentilezza de' miei Lettori se volessi seguire il nostro giovi- ne Geometra per le intricate vie dell' analisi più astrusa, e addittassi le varie Equazioni da lui integrate, e le applica- zioni a quesiti li più importanti da lui felicemente eseguite ; basterà quindi il dire che egli procurò 1' avanzamento della scienza con questo lavoro , che intitolò Calcolo delle Equazioni lineari , e che vide la luce nell'anno 1798. trentesimo dell' età sua. Acquistatosi cosi il Brunacci nome di valente Algebrista cxcvi Elogio del Cav. Vincenzo Brunacci ottenne l'onore di essere ascritto all'Accademia dei Fisiocritici di Siena, e si fece vantaggiosamente conoscere ai matematici Italiani, alcuni dei quali egli trattò in persona allorché in- traprese il viaggio di Lombardia, e fra questi non debbono tacersi gli esimii Mariano e Gregorio Fontana, e 1' infelice Abate Mascheroni. E alloraquando le politiche vicende d'Ita- lia al cader del secolo XVIII. lo condussero a Parigi , strin- se amichevole corrispondenza coi primi Geometri di quella nazione, Cousin , Prony, Bossut, Lagrange ed altri, dai qua- li accolto con molta ospitalità e con pari umanità trattato, riuscir gli dovette men doloroso il momentaneo allontana- mento dalla comune patria . ±\. questa egli si restituì sul co- minciare del presente secolo per intraprendere la carriera di Professure di matematica sublime nella Università di Pavia, dove per più anni diede prove luminose delle sue profonde ed estese cognizioni nella matematica pura ed applicata, co- si che a ragion può dirsi aver egli emulato i primi Geome- tri e aver conservato anzi accresciuto il lustro di quel già tanto famoso Ateneo. I rapidi progressi che la Scienza da lui coltivata fece un mezzo secolo circa addietro mercè le dotte fatiche di tanti geometri stranieri ed Italiani , richiedevan pure che un ordine nuovo si desse alla pubblica Istruzione in questo bel ramo dell' umano sapere. La gioventù studiosa aveva d' uopo per- ciò di conoscere ben a fondo dopo i primi rudimenti dell' Algebra le importanti teorie delle equazioni, delle serie e delle curve onde farsi strada alle verità più elevate del cal- colo infinitesimale, e per maneggiar con franchezza questo meraviglioso strumento della scienza con cui si affrontano al presente i più ardui pro])lemi. Allorquando perciò dopo di esser succeduto nella cattedra di analisi al Padre Gregorio Fontana giubilato , venne il Brunac- ci destinato Tanno iSoi. a Rettore della Università di Pavia., fu sua premura di infervorare i giovani allo studio della scien- za , e di operare con tanta efficacia presso il Governo , che Scritto da Antonio Lombardi cxcvii ottenne la erezione della cattedra intermedia fra gli elemen- ti della matematica, e la sublime analisi (i), rendendo cosi un segnalato vantaggio a questa parte di pubblico ammae- stramento , che con tale istituzione può dirsi completo . Ma qui non si arrestò egli , che conoscendo quanto sia estesa la scienza nelle sue applicazioni , e quanto vantaggio da queste derivar poteva alla Società , fece comprendere al Governo Italiano , che se aveva esso creduto necessario di secondar le sue mire col perfezionare la parte teorica della istruzione dei Geometri , molto più lo era di assoggettare ad un corso regolare la pratica della Geodesìa e della Idrometrìa tanto dagli Italiani trascurata. Né riuscì egli in questo secondo progetto men felice , poiché a Lui venne affidata 1' istruzio- ne teorica e pratica degli Ingegneri , e la sua mercé si fon- dò in queir Archiginnasio un gabinetto di strumenti e di macchine a quest' uopo destinate. Mentre così occupavasi il Professor Brunacci a diriggere con tanto zelo e con tanta cognizione l' insegnamento delle matematiche sì pure , che miste , studiavasi ancora di sce- gliere la via più addattata per istruire con profitto . 1/ Ita- liano Lagrange aveva già pubblicato la sua teoria delle fun- zioni analitiche , con la quale quell' uomo sommo perfe- zionò il calcolo differenziale liberandolo dal principio del- l'infinito ^ e richiamandolo a quello dei limiti a cui 1' in- dole della mente umana più facilmente si piega. E V Italia- no Brunacci si contò fra i primi a diffondere questo nuovo metodo d' insegnare il calcolo stesso , e nella sua opera dell' Analisi derivata uscita in Pavia sviluppò la teoria di Las^ran- ge , e ne raccomandò e diffuse 1' insegnameiito : la fecondi- tà poi del suo ingegno gli aprì la via a considerare in que- sto importante scritto il problema delle derivazioni in tutta la possibile estensione, e si propose di dimostrare, che tut- (i) Questa è intitolata Introduzione al Calcolo sublime. V (.) Tomo XIX. e e cxcvni Elogio del Cav. Vincenzo Brunacci ti i diversi rami della matematica dipendono da un solo e semplice principio generale , e che ciascun di essi poi nasce dal rendere particolare in una determinata maniera 1' accen- nato principio , che consiste ,, Nel trovare per una qualunque quantità proposta alle ,, nostre ricerche , e considerata variabile in essa stessa i ,, mezzi di rapporto „. E laddove Lagrange che il primo suggerì questo modo di considerare le quantità, si Umitò a formarne la base del cal- colo differenziale, come pur fece il Professore Arbogast (i); il nostro Geometra applicò la legge di derivazione ad ogni genere di quantità, numeriche, algebraiche e trascendenti. Li- mitossi egli poi , è vero , ad esporre quelle poche cognizioni relative all'analisi derivata inversa, che nell'attuale stato di essa ottener si possono ; ma i confini prescritti finora alla scienza non permettono di andar più oltre ; e chi sa quan- do sarà conceduto all' umano ingegno di spinger più avanti le sue ricerche, e giungere alla generale integrazione dello formole e delle Equazioni ? Conoscendo però egli quanto giovi lo stabilire sopra fondamenti solidi i principii di que- sta scienza non ommette di rettificarne j qualora l'occasione se gli appresenti, le prime idee e le dimostrazioni fonda- mentali. Divise già lungo tempo i Geometri la questione su la natura dei logaritmi delle quantità negative^ ed ecco che il nostro Autore considerando in maniera affatto nuova queste quantità trascendenti, riuscì a dimostrar con maggior chia- rezza, che per lo addietro, essere i logaritmi delle quanti- tà negative itnmaginarii . Altra non meno utile applicazione dell' analisi derivata egli fece rettificando 1' idea che attual- mente danno i Geometri delle quantità immaginarie , le qua- li se si considerano nell' aspetto da lui proposto , formano una classe particolare dipendente da un particolare sistema di derivazione. (i) V. il Calcolo delle derivazioni di questo Autore. ■ ■ ' "■' ' nj'.-.n',- i> Scritto da Antonio LoMnARDi cxcix Ma non sì arrostarono però qui gli studii del Professor Brunacci nella matematica pura. Dopo le ultime scoperte de- gli analisti oltramontani, e dei nostri qua e là sparse nelle loro opere e memorie particola i sul calcolo infinitesimale era bene a desiderarsi, che, si raccogliessero queste in «n corpo di dottrina esposto giusta i principii dettati dal più volte lodato Lagiange. Non fu difficile al Brunacci che ave- va tanti materiali proprj e da altri raccolti 1' accingersi a questo vasto lavoro: animato a ciò ancora dall' illustre Gav. Barnaba Oriani che con obbligantissimo foglio gliene diede forte impulso (i). Per seguir 1' ordine più naturale delle idee saggiamente divisò il nostro Professore di cominciar 1' opera sua col cal- colo delle differenze finite, corredandolo delle opportune ap- plicazioni alla Geometria ed al calcolo delle probabilità, do- po le quali nozibni si spiana più facile la via ai giovani per inoltrarsi nel calcolo differenziale insegnato giusta i nuovi principj , e per comprendere la soluzione dei problemi geo- metrici e meccanici che da esso dipendono. Con questi pro- curò il nostro Autore di arricchire il suo lavoro , di cui ne formano una parte assai dilettevole, e dimostrando ad un tempo r utilità delle teoriche speculazioni , dovrebbero pur far cessare le querele che tutto dì sollevansi contro gli studii severi delle matematiche discipline , quasiché a nuli' altro (i) Ecco la lettera del Sig. P. Oria- ni a Brunacci in data dell'Aprile 1800. ,, Voi mi parlate della teoria di La- • range in mnnifra da fornii credi-re clie vogliate occuparvene per rendere que- sta teuriti più ovvia e più Facile alTuso. Quando io la letsi ini parve un capo d*opera di precisione e di eSHttr-zza, ma Ogni volta che voleva verificare una for- mula, era olililigato a serv irmi dei noti segai differeiisiiii. E questo nuu è che un piccolo difetto che nulla toglie ili' evidenza dei fondamenti poeti da La- grange. Per rendere quest'opera più po- polare bisognerebbe dare un corso iu- tiero di calcolo differenziale ed inte- grali^ fondato sui principj Lagrangiani, e voi solo fra gP Italiani potreste in- traprendi-rlo con felic» enccesso ,,. ( V. Brunacci Cirso di Matem. in- blirae T. IV. p. ni. Nota. ) j.i oihiUsunv.b <>Ì3S ojjsiireitn essìxo Elogio del Cav. Vincenzo Bbunacci giovasse il coltivarle, se non per far una vana pompa di ra- ziocinj da pochissimi intesi , né altro scopo ottener si po^ tesse, che quello di conoscere alcune steiili verità. t> 9ÌEfi Vasta è la materia assunta dall Autore, ma regna ovun- que molt' ordine , e risplende sempre anche nelle più astru- se ricerche un'ammirabile chiarezza d'idee felicemente espo- ste, cosicché tanto i Professori quanto gli alunni abbondante pascolo in quest' opera trovar possono alle loro menti. I pri- mi perchè. 1' Autore non ha ommesso di sviluppare tutte le più recenti invenzioni e relative scoperte; gli altri perchè se la forza del loro ingegno non può tosto affrontare la par- te più sublime dell' opera, questa somministra loro però una sufficiente istruzione separata dalle più difficili quistioni, ben sicuri che il filo delle dimostrazioni quantunque frammiste ad altre cose, è sempre conservato, e si appoggiano esse a vicenda per modo che in fine non saranno defraudate le vi- gilie degli studenti su questo libro. u v!);-! ieifi ie-(fliJlo«t Dotato siccome era il Professor Brunacci di estesi talenti congiunti ad una somma attività che lo spronava, dirò cosi, a sempre nuove fatiche , poteva perciò occuparsi contempora- neamente in molti disparati oggetti . Sostenne per ben tre volte r impegno di Rettore della Università di Pavia , e no- minato dal Governo Italiano Ispettor di Acque e Strade, gli fu pure affidata l' onorevol ed ardua incombenza della dire- zione dei lavori dei due Canali navigabile, e di irrigazione, nelle ubertose provincie fra Milano e Pavia collocati, i quali arrecano tanto giovamento al commercio ed all' agricoltura. Chiunque conosce quanta difficoltà superar debba chi presie- de a pubbliche grandi opere , nelle quali molti particolari interessi si collidono , o debbono necessariamente soffrirne , non si meraviglierà se il Professor Brunacci incontrò vivi ostacoli al suo progetto, ai quali però seppe opporsi con sorprendente fermezza d'animo, e i quali vinse in gran par- te con la decisa sua attività. E qosì , se egli forse per non misurato zelo dimostrato nella direzione di questi lavori do- Scritto da Antonio Lombardi ccj vette andar per alcun tempo soggetto a contrarietà dispia- cevoli ^ fu poi ampiamente di esse risarcito coli' ottener dal Governo una non dubbia testimonianza di approvazione, e quel che è più a pregiarsi , nell' aver condotto il lavoro a un punto che dopo il giro di pochi anni potè in seno alla pace compiersi ^ e il Pubblico ne ha partecipato i vantaggi , né come altra volta , peri un cosi utile divisamento. Sebbene il Cav. Brunacci avesse nelle varie sue produ- zioni fino a quest' epoca date in luce offerti alcuni luminosi saggi del suo sapere nelle matematiche applicate , ciò nulla meno non erasi egli ancora consecrato a questo studio con tutta quella intensità di mente, di cui sentivasi capace. Ma rivolte le sue meditazioni a questo ramo di scienza quan- to importante e dilettevole altrettanto difficile, ci lasciò varj scritti sopra alcuni argomenti di fisica matematica, i quali si leggono con molto piacere, e ci dimostrano specialmente quan- to grande fosse la chiarezza delle sue idee , e la facilità di render piane le proposizioni più astruse, e intelligibili i razio- cinii più complicati. L' analisi dei varj discorsi tutti eleganti inseriti nel gior- nale di Pavia mi condannerebbe forse di prolissità presso i Lettori, mentre sonovi altri più interessanti di lui lavori che richiamano l'attenzion nostra Non è però da ommettersi , che le materie da lui trattate in questi ragionamenti hanno sempre un aspetto di novità , e la spiegazione da lui data in essi di varj fra i più strani movimenti della nostra mac- china , come sono quelli del salto semplice, e del così det- to salto mortale , della leggerezza nel correre , e degli equi- libri dei saltatori, la spiegazione, dissi, di tali ammirabili mo- vimenti è cosi ragionata e dedotta dai più solidi principi del- la meccanica , che non lascia nell' animo di chi legge dub- biezza alcuna, e negar non gli si può l'approvazione più piena. Il sorprendente fenomeno dell' attrazione dei tubi capil- lari formò il soggetto di profonde ricerche dell' illustre Geo- ccii Elogio del Cav. Vincenzo Brunacci inetra Laplace j che lo assoggettò al calcolo più rigoroso e com- plicato, perchè volle considerarlo dapprima in tutta V esten- siou sua. Ma questo argomento medesimo maneggiato dal nostro Socio 1' Abate Gioachino Fessati battendo una via più piana, e prevalendosi della sola geometria e dell'algebra ele- mentare, offri gli stessi risultamenti che costato avevano tan- ta fotica a Laplace. Non è a dirsi se menti maggior elogio il Fisico Italiano o TOltramontano; giacché ognun ben vede, che quanto più facile e spedila riesce la soluzione di un pro- blema , tanto maggior pregio acquista essa, e preterirsi dovrà a qualunque altra che per vie più intralciale e difficili si ottenga. Per assicurare vie più la gloria del Tessuti il Pro- fessor Brunacci attentamente esaminò i metodi impiegati dai (lue matematici nello scioglimento di tal quesito, e fece ad evidenza conoscere , che siccome Laplace ha voluto conside- rarlo in tutta la sua estensione, così si è impegnato in astru- si calcoli, ed ha incappato in equazioni superiori alle forze dell' analisi nell' attuale suo stato, perlocchè egli ha poi dovuto modificare le supposizioni, onde avere i risultamenti approssimativi ai casi pratici. Laddove il Pessuti prendendo le mosse da ipotesi alle leggi della natura più conformi, è giunto alle conseguenze di Laplace indipendentemente da raziocini in se giusti e stimabili, ma inutili all'uopo. Né con- tento il Professor Brunacci di aver così rischiarato vie più questo problema, si avanza ad esaminarlo ulteriormente, e dimostra che non ostante gli sforzi dei due sul lodati Geo- metri non può la scienza vantarsi di avere nelle loro opere sull'attrazione capillare un sistema geometricamente dimostra- to , come forse essi credevano. !u vii i , lari ^ Nuovo campo di ricerche ai Filosofi offriva già da alcu- ni anni l'Ariete Idraulico, in cui la forza dell'acqua viene utilmente impiegata a sollevare il fluido stesso. Quai to inge- gnosa è la scoperta, altrettanto intralciata è la teoria di que- sto meccanismo idraulico che esercirò già la penna di più valenti Fisici , e fra i primi che esaminassero e determinas- Scritto da Antonio Lombardi ceni sero le cause di questo bel fenomeno, furono due dei nostri Socj i Padri Pini e llacagni. Si cimentò pur anciie in questo argomento il P. Bruuacci , e pubblicò un trattato completo dell'Ariete Idraulico, dissi completo, perchè abbraccia esso la teorica della macchina^ la sua pratica costruzione , non che una serie copiosa di esperienze istituite all' importante scopo di confrontare i prodotti dati dalle formole con le quantità d'acqua elevate dall'Ariete. La complicazione degli elementi da cui dipende la spiegazione del fenomeno^ rende il problema difficile , poiché la pressione del fluido, l' elasticità dell'aria, e quella di una molla sono tutte quantità che entrano nel calcolo, e chiunque maneggia queste materie^ conosce quan- ta difficoltà s' incontri per assegnare il grado preciso , con cui ognuna di queste cause agisce per muover 1' acqua nel tubo. Recar non deve perciò meraviglia se 1' Autor nostro dopo di aver trattato l'argomento con tutto l'apparato della sublime analisi , non ebbe poi la soddisfazione di veder cor- rispondere con sufficiente approssimazione le formole teoriche alle esperienze da Lui istituite. jMa amante siccome egli era soltanto di rendere utili le sue fatiche letterarie, non si ar- restò il Brunacci ;, e più oltre spingendo le sue dotte ricer- che procurò di assegnar le cause che produr dovevano 1' ac- cennata differenza. Suscitò questo scritto, è vero, una viva letteraria contesa fra Lm ed un comune Collega, ma poiché questa niun vantaggio produsse alla scienza, come molte vol- te pur è accaduto , che dal conflitto delle opinioni più lumi- nosa è sorta la verità , cosi io amo meglio di obbliarne la storia, e ricorderò soltanto che alle ire successe la pace , e gli animi conturbati si composero in fine alla quiete. Più uti- le riusci la memoria dalla Società nostra coronata, che l'Au- tore presentò al concorso nell' anno 1814, nel quale il que- sito matematico dimandava che fosse assegnato il miglior me- todo per distribuire le acque di irrigazione. Se i precetti che egli in questo scritto ha raccolti , fossero generalmente addot- tati , io son persuaso che l'agricoltura in questa parte miglio- cciv Elogio del Cav. Vincenzo Bkunacci rerebbe di assai, e insieme la pubblica cosa; ma gli uomini per l'ordinario sprezzano o almeno non curano le verità uti- li, che vengono loro annunciate dai dotti, i quali devono pa- zientemente attendere dal tempo, e molte volte da alcu- ne fortuite combinazioni che la Società si persuada , che i principi da tali verità sviluppati hanno una grande influen- za per giovare alla umanità , ed accrescere i comodi della vita. .) .iD. ■^^y.ì■'^.l i; ■ i : 'b Con questo scritto 1' Autore mostrò quanto profondamen- te conoscesse la teoria e la pratica della Idraulica ; imperoc- ché non ommise siccome richiedeva il quesito , di far cono- scere la maggior parte degli attuali metodi fra noi usati per distribuire le acque, ne rilevò i varj difetti, ed i pregi, e dando la preferenza al sistema della Milanese Provincia con alcune in- teressanti modificazioni da lui suggerite , somministrò ai pra- tici tutti i lumi necessari per la soluzione del problema ; e la semplicità delle sue forinole , nelle quali entrano tutti gli elemeiiti , che dipendono dalla restrizione della vena e dagli attriti, è tale, che ne riesce comodo il maneggio anche per chi non conosce le più ardue speculazioni analitiche , e quel che è più, reggono bastantemente al confronto dell'esperien- za. Se vi fu chi mosse querela contro il giudizio con tan- ta rettitudine proferito dalla Società Italiana , che coronò l'Autore, io son d'avviso, che chiunque vorrà con animo scevro da qualunque preoccupazione leggere la memoria del Professor Brunacci, e quella del suo Competitore, la quale poi vide la luce, benché di nuove forme vestita , credo che mentre ravviserà in questa molta dottrina analitica^ dovrà insiem convenire, che la memoria del nostro Autore raggiun- se più davvicino lo scopo della pubblica utilità, a cui l'Ac- cademia intese nel pubblicar quel Programma . Non fu però questa la sola corona dall' Autore riportata , poiché 1' Acca- demia di Padova assegnò pur essa il premio alla Dissertazio- ne di Lui sul quesito al Calcolo differenziale spettante pro- posto ai dotti d' Italia. Chi conosceva a fondo come il Pro- Scritto da Antonio Lombardi ccv fessor Brunacci , questo sublime ramo di analisi , e ne pos- sedeva franco il maneggio , riuscir certamente doveva a co- gliere la palma. Ordine esatto nelle idee, chiarezza grande nello espri- mere i proprj pensieri, e giuste deduzioni formano i pregi principali di questo opuscolo, che contribuì a stabilir vie piìi i fondamenti del metodo di Lagrange sostituito al Leibnizia- no nell'insegnamento del calcolo differenziale, ne dimostrò la superiorità , persuadendo i più diftìcili metafisici, che men- tre esso avanza nell' esattezza del raziocinio quello di Leib- nitz , si può quasi con uguale facilità trattare in molte del- le sue applicazioni conservando sempre 1' inarrivabil pregio dell' esattezza geometrica. Siccome coltivò sempre il Professor Brunacci con assi- dua cura la matematica sublime , così non ommetteva occa- sione di procurarne l'avanzamento. Nella diflìcil' dottrina del- le integrazioni ogni passo dato dai Geometri merita riguardo. A così importante scopo diresse il nostro Autore varie me- morie da lui inserite fra quelle dell'Istituto Italiano; e cor- resse in una di esse l'errore dell'insigne Legendre , che tra- scurato avendo nella variazione di una Equazione alcuni ter- mini di 2." ordine assegnò un criterio inesatto per i massimi e minimi delle formole integrali . Con altro scritto si fece strada nell' intricatissimo laberinto delle soluzioni particolari delle Equazioni alle differenze, e frutto delle sue meditazio- ni furono alcuni eleganti teoremi su gì' integrali particolari e completi di simili Equazioni, per la cui integrazione ac- cennò qualche traccia ulteriore , e facilitò così ai posteri i progressi di questa parte di analisi. Mentre però egli applicavasi a queste sublimi meditazio- ni , non trascurava la parte più amena della Fisica , voglio dire la sperimentale, e certamente sarebbe stato a desiderarsi che avesse egli potuto estendere le sue ricerche al calcolo pratico delle macchine che in meccanica tutto giorno si usano, delle quali ricerche ci lasciò un bel saggio iii una memoria Tomo XIX. d d COVI Elogio del Cav. Vincenzo Brunacci inserita fra quelle dell'I. Regio Istituto col t\to\o Sul computo delle inacchine Idrauliche ; ma ne fu impedito dalla morte. Intanto ricorderemo qui alcune sue ingegnose esperienze re- gistrate nel Giornale di Pavia suU' effetto prodotto da un colpo di fucile verticalmente scaricato sopra un corpo immer- so nell'acqua; ed è certamente a dolersi, che l'Autore for- se da altre cure distratto non cercasse di illuminare questo nuovo argomento con proseguire le esperienze, e formarne una serie ben ragionata , dalla quale dedur se ne potessero un dì utili conseguenze , scopo principale a cui dovrebbe dirigger sempre lo sperimentatore i suoi studj. Più vantaggioso riuscì senza dubbio alla pratica Idrome- tria il suo Galleggiante composto da Lui su le traccie del Mariette costruito, e che per la sua semplicità congiunta air esito felice nel misurare la velocità della corrente meri- tò r attenzione degli Idraulici . Né debbo qui ommettere di rammentar, per tacer d'altri suoi lavori meno interessanti, l'altra sua Memoria che intitolò Dell'urto de' fluidi ^ nella quale dimostrò il principio „ Che si può accrescer molto l'ef- ,, fetto di una macchina coli' impedire alle particelle fluide ,, lo sfuggir dal piano della ruota su cui urtano ,j , e questo principio assai fecondo di pratiche applicazioni giovò a più di una macchina , e in mano di abile pratico il Sig. Morosi produsse considerabili vantaggi. Sopra un argomento a questo analogo occupossi pure il Professor Brunacci allorché sulle traccie dell' illustre Daniele Bernulli calcolar volle l' effet- to della Reazione a spinta indietro dell'acqua^ che esce dai fori dei vasi, ingegnosa quant' oltre mai é la macchinetta che im- maginò ed impiegò a istituire le opportune e delicate spe- rienze , con le quali rettificò la misura del suddetto effetto data dal Bernulli , e con la solita sua chiarezza poi diede la soluzione teorica del problema all' oggetto sempre importan- te di vedere la corrispondenza che passa fra i risultati teo- rici e pratici. La difficoltà che la teoria incontra specialmen- te nei problemi Idraulici qualora si applicano le formole agli Scritto da Antonio Lombardi cova esperimenti, forse il motivo si fu perchè egli amò meglio di consultar la sperienza per rispondere al quesito „ Se 1' urto „ di una vena fluida sulla superficie di un' acqua stagnante J5 abbia la gagliardia stessa che sopra una supertìcie resisten- _,, te ,, . Un altro non meno ingegnoso e semplice apparato da lui immaginato decise questo dubbio , e fissò il nuovo cano- ne Idraulico ,, che quell'urto è in ambedue i casi lo stesso „. Profondo Matematico, ingegnoso sperimentatore, e dot- to Idraulico qual ce 1' dimostrarono finora le varie sue opere, il Professor Brunacci a questi pregi quelli pur congiungeva di una singoiar chiarezza nella comunicazione delle proprie idee, perlocchè riuscì uno fra i più eccellenti Professori di Matematica, e non pochi illustri di lui allievi sostengono al presente nella scienza l'onore del nome Italiano, o insegnan- do con plauso nelle primarie nostre Università , o alla dire- zione incombendo di opere insigni di architettura civile o idraulica. Non è perciò a maravigliarsi se onorevoli commis- sioni a lui affidò il Governo Italiano, e se dopo di esser più volte seduto al reggimento dell' Archiginnasio Pavese fu nomi- nato Ispettore di pubblica istruzione , e se a lui pure si com- mise la estensione di regolamenti e progetti per le scuole di varii Paesi. Compieva già il decimo lustro, e distinto seggio occupa- va fra gli ingegni Italiani il Professor Brunacci decorato di insegne onorifiche al merito suo ben giustamente tributate (i), e ai due primarj corpi degli Scienziati Italiani per ispon- taneo volere dei medesimi aggregato (a). La robusta sua com- plessione e 1' età sua ancor vegeta poteva fargli sperare di goder per lunghi anni dell' acquistato nome, anzi di accre- scere e dilatare vieppiù la propria fama; quando, oh misera condizione degli uomini ! venne la morte a troncar rapida- mente i suoi giorni, e lo scoppio di un' anevrisma dell'aer- ei) Era Cavaliere della Legion d'o- I (2) L' Istituto Italijnu e la Società Dore e della Corona di Ferro. | Italiana delle Scienze. covili Elogio del Cav. Vincenzo Brunacci ta ventrale lo involò in poche ore il di i6. Giugno dell'anno 18 18. alle scienze, agli amici , ai disce(3oli , che privi rimasero di un' eccellente guida nella spinosa carriera delle matema- tiche discipline . I suoi Colleghi i Signori Professori Confi- gliachi e Mozzoni che raccolsero gli estremi suoi detti , si affrettarono di onorarne la memoria, e con l'opera di alcu- ni amici fu a lui eretto un semplice ma nobile monumento air ingresso del Gabinetto di Idrometrìa e Geodesìa per mez- zo suo fondato nella Università di Pavia (1). E ben doveva- si da quei valenti Professori questa pubblica testimonianza del loro dolore e dell' alta stima , in cui tenevano il Brunac- ci a Lui, che in quel celebre Archiginnasio sostenne per die- cisette anni con gian decoro la cattedra di matematica , pro- curò insigni vantaggi a così rinomato stabilimento , ed impie- gò con tutto lo zelo le assidue sue cure nel promuovere la teoria e la pratica delle scienze da lui coltivate , cercando mai sempre di farle progredire verso la perfezione. (i) Sopra una specie di Ara o base di marmo di Carrara s'innalza una medaglia rappresentante 1' effigie del Brunacci, disegn.ita d' appresso alla maschera in grandezza naturale . Sul basamento eseguito con ottimo gusto leggesi la se- gueute iscrizione VINCENTIO BRVNACCIO FLORENTIAE . EQVITI . CORONAE . FERRAE . ,, , , < HONESTAEQUE . LEGIONIS . PROFESSORI .. ) ir . : I.. . GEOMETRIAE . MATHES18 . SCIENTISSIMO . '"■■ ' ; ■ ' IN . SVMMA . LITTERARIA . CONLFGIA . RKLATO . QVOJVS . INGENIO . STVDIO . ROGATV . '; f ' ■ ; HYDRAVLICVM . HOCCE AMALTHEON '. • , I ' ■ ■ ■ . CONDITVM . INSTRVCTVMQVE . PATET . SODALES . POST . MORTEM . POSVERE . A . MDCCCXIX. - . CCIX ELENCO Delle Opere e Memorie pubblicate ' .-■•.' DAL Cavaliere Professore i ■ VINCENZO BRUNACCl Uno del Quaranta della Società Italiana delle Scienze. X^puscolo analitico sopra 1' integrazione delle Equazioni a differenze finite 4-° Livorno 1792. Memoria sopra 1' integrazione di alcune Equazioni a diflPeren- ze finite inserita negli Atti dell'Accademia di Siena T." VII. pag. 3o5. Trattato di navigazione di Bouguer tradotto in Italiano con- giunte. Livorno i7g5. T.' II. 8.° Dopo questa edizione se ne fecero altre due , una delle qua- li è una versione in Greco volgare pubblicata a Bologna dal Masi per uso dei Greci delle Isole Ionie. ] Calcolo delle Equazioni Lineari. Firenze 1798. 4-° '■ Analisi derivata. Pavia i8oa. 4-° Corso di Matematica sublime 4-" Firenze 1804. T.' IV. e poi compendiato in due Tomi 8." Milano. , . :, ; Memoria sull' uso della variazione delle costanti nella inte- grazione delle Equazioni a coefficienti variabili. Vedi Memorie dell' Accademia di Torino: Scienze Fisiche e Ma- tem. An XII e XIII i8o5 p. 3. Mem. presentate. Questa può dirsi un' appendice al suo calcolo integrale delle Equazioni Lineari pubblicato nel 1798. In essa, egli di- ce , si contengono molti nuovi teoremi suU' integrazione delle Equazioni , i quali mi lusingo incontrar possano la soddisfazione de' Geometri. ,,>i GGX. Elogio del Cav. Vincenzo Brunacci Brunacci esamina le Equazioni differenziali, quelle a differ. parziali e a diifer. tini te. Memoria sopra i principi e le applicazioni del Calcolo diffe- renziale e integrale inserita negli Atti dell' Istituto Ita- liano. Bologna 1806. T." I. Parte II. pag. 79. Memoria sul galleggiante composto. Ivi pag. ìì85. Memoria per distinguere i massimi ed i minimi nell' ordina- rio calcolo delle variazioni. Ivi p. 191. Discorso sul salto semplice. Nel Giornale di Fisica e Chimica di Brugnatelli ( Decade I. T." I. p. 78. ) Discorso sul salto mortale e salto tondo ( V. sopra p. 81. ) Discorso sulla leggerezza nel correre ( V. sopra p. 91. ) Esperienze Idrauliche fatte a Pavia nel iBio. (V. il suddet- to Giornale Dee. I. T." III. p. 147.) Tentativi fatti a Pavia per un nuovo progetto, onde aumen- tare la portata dei mortaj da Bomba { V. sopra T." VI. p. 271. ) Discorso sugli effetti delle ali nelle freccie ( V. sopra p. 4^3. ) Memorie sulla dottrina dell'azione capillare ( V. sopra T.° IX. p. 7. 127. 16.S. 24' • 343- ) Ragionamento fisico meccanico sui ballerini da corda molle ( V. sopra p. 4*^9- ) Esperienze su la forza degli Animali ( V. sopra T." X. p. ao6. ) Sulla misura della percossa dell' acqua sull' acqua ( V. Giorn. sud. T. IX. p 339. ) Nota sopra gli Equilibrj (V. sopra Decade II. T." I. p. i34.) Sulla comunicazione dei fluidi ( V. sopra p. 275. ) Memoria sopra le soluzioni particolari delle Equazioni alle differenze finite inserita fra quelle della Società Italiana T." XIV. part. I. p. 175. ) - ' Suir urto dei fluidi ( V. Memorie della Società Ital. T." XVII. p. 79. ). Memoria sopra le pratiche usate in Italia per la distribuzio- ne delle acque correnti coronata dalla Società stessa. Ve- rona 1814. 4-° Scritto da Antonio Lombardi ccxi Trattato sull'Ariete Idraulico 4-'' Milano 1810. Altra edizione accresciuta 181 5. Sulla reazione e spinta indietro dell'acqua che esce dai fori dei vasi, Memoria inserita fra quelle dell' I. Pvegio Istituto Milano 182.2. Sul computo delle macchine Idrauliche ivi 1822. ixr ^87 MEMORIE D I FISICA COMPIMENTO DELLA MEMORIA INTITOLATA 1 TRE REGNI DELLA NaTURA DELLA PROVINCIA BERGAMASCA Spedita addì 2,2. Maggio iSaa. DAL SIGNOR PROFESSORE GIO. MAIRONI DAPONTE (*) CAPO IX. Regno Animale. 5. I. Il regno animale è quello fra gli altri due, nel quale la Natura mettendoci sott' occhio le maggiori sue bellezze, e mara- viglie, sembra voler essa farvi, a preferenza degli altri, risplen- dere la sapienza, e la onnipotenza del Dio Creatore, da cui ella ebbe principio costituzione, e maestria; ed innoltre è desso quello, da cui l'uomo prototipo della creazione ha i maggiori suoi comodi, vantaggi e piaceri. Io parlando di questo regno rispettivamente alla provincia Bergamasca ho colla scorta dei più de' naturalisti diviso il mede- simo in sei classi, cioè in mammiferi, ossia poppanti, in uccel- li, in anfibj , in pesci , in insetti ed in vermi : seguendo quasi sempre il sistema di Linneo, siccome già dissi, o quello di Blu- (') La prima parte di questa Memoria è inseriu nel primo Fjscicolo di Fisica di questo Tomo XIX. Tomo XIX. Oo 288 I Tre Regni della Natura ec. menibak , e di Leske ^ i quali in varie delle parti difettose cercarono di riformarlo, siccome fecero tant' altri (i). Il numero delle specie animali sul nostro pianeta non (i) L'opera più antica , che noi con- tiamo nella Zoologia, è V H istoria Ani- malium d'Aristotele, della quale sgra- ziatamente non ci rimangono die po- chi libri. Dopo di lui si occupò di que- sto Tastissimo argomento Plinio secondo^ da cui abbiamo l'opera Historiae mun- di libri triginta septtm. E ne' seco- li , che trascorsero dall' esistenza del- l' uno a quella dell'altro di questi due filosofi , e per molti che succedettero do- po d'essi loro, non v'ha traccia alcu- na di trattato Zoologico. Ne scrissero dappoi Solino, Eliano, Oppiano, Gale- no, e qualche altro ; ma le loro opere non sono da tenersi per classiche. 0- doardo Wettono si accinse egli a faro qualche cangiamento nella classitìcazio- ne degli animali lasciataci da Aristo- tele. E Conrado Gesuero compilò una storia degli animali , appoggiandola in parte alla dottrina dello Stagirita , e in parte a quella di Plinio. Anche Al- drovandi trattò dell'argomento, seguen- do in parte la distribuzione disegna- ta d' Aristotele. Finalmente la dottri- na del primo padre della Zoologia ven- ne in gran parte accettata e ritenu- ta anche da Giovanni Raio ne' suoi Hi- storiae animalium libri quatuor ; ma in alcune cose egli amò piuttosto la riforma introdottavi da Wettono. Nel 1725. comparve sulla scena letteraria un'opera di Carlo Linneo , la qnale poteasi dire un prodromo, o sia i primi lineamenti tracciati da questo grand'uomo sull'im- menso utilissimo lavoro, che sotto il titolo Systema Naturae sive regna tria Natu- rae sjstematicae ec. egli diede alla luce dappoi: opera, che fa tinto onore aque- sto Naturalità, e meritò d'essere adottata eseguita ne' principali Istituti, e nelle più rinomate scuole d' Europa. Ma rap- porto a questo stesso tanto celebrato si- Stema, oltre i Sigg.Blumembak eLeske,e molti altri, i quali sostanzialmente se- guendolo, non riformidarono di allonta- narsene in qualche articolo, vi fu il rino- matissimo Sig. Giorgio Cuvier il quale dalla dottrina dello Svedese Naturalista si discosto anche più che fatto non avea lo stesso Brisson ne\iuoRegnum animale in classes novem distribuì um. E quasi un nuovo , o almeno certamente più de- tagliato e suddiviso sistema egli istituì , quale è quello, che risulta dal suo Ta- bleau des animaux pubblicato nel 1798. Cooperarono a questa formale riforma di distribuzione Zoologica epecialmen • te in Francia il Sig. Lamarch , e con qualche altra modificazione anche altri luminari della scienza naturale. Le sto- rie della Zoologia, e le sue vicissitudini dai di lei tirimordj sino a" tempi no- stri , e i diversi sistemi progressivamen- te divisati e variati , sono con molta erudizione descritti dall' Ab. D. Ca- millo Ranzani pubblico Professore nella Università di Bologna nella sua recen- te opera Elementi di Zoologia Ton. I. pag. lao. Del Sic. Prof. Giovanni Mairont Daponte 289 sembra potersi dire intieramente conosciuto e precisato . Per il Sig. Leske questo dovrebbe superare quello delle piante (i). Esso accenna come Evxleben fa ascendere per un verisimile le specie viventi senzienti a venticincjue mila, e credersi da Zimmerman più probabile che esse ascendano a cinque mi- lioni e quattro cento mila. Ma soggiunge poi il lodato au- tore,, che Linneo nella XII. edizione del suo Systema Natu- raci e ne supplementi ha descritti soli seimille cento trenta- sette animali , cioè duecento trenta poppanti, novecento qua- ranta sei uccelli, duecento novantadue anfibj , quattrocento quattro pescj, tremille sessanta insetti , mille duecentocinque vermi : e che in seguito , mercè le tante scoperte di nuovi paesi si sono conosciuti molti altri animali ^ sicché il numero loro totale aver si debba non minore di dodici mille. Sapen- dosi però per asserzione dei più grandi e recenti Botanici ascen- dere quello delle piante già a trentotto mille , come ve- dremo in seguito, parmi potersi dire gratuita, e senza fon- damento la superiorità pronunciata dal Sig. Leske del nume- ro degli animali sopra quello delle piante. 5. a. Mi sia qui permesso che ai cataloghi degli esseri del regno Animale io faccia precedere una riflessione filosofica non estranea all'argomento, e che alla mia mente si è sempre spontaneamente presentata ogni qualvolta mi sono fatto a per- lustrare questo grande dipartimento della Natura. Maraviglie ci si offrono agli occhj, qualunque delle cose create ci tac- ciamo noi a considerare nell' ordine della loro esistenza , e in quella loro destinazione ; ma forse sopra ogn' altra richiama la nostra riflessione la seguente. Iddio autore della Natura, riconobbe, siccome indubita- tamente è, cosa degna della incomprensibile sua grandezza che neir ordine della maravigliosa sua creazione avesse ad aver {i) Elementi dì Storia Naturale Tom. 1 dotti e coraentati dal chiarissimo no- /.^a^ 90. della edizìoae di Milano tra- 1 stro F. Piai. aqc I Tre Recnt della Natura ec. luogo la riproduzione, e la consci \ azione delle specie viven- ti , i progenitori delle quali egli dal nulla tratte avea alla esi- stenza : e ciò per un numero di secoli , che corrispondesse in qualche guisa alla di lui grandezza medesima , ed una qual- che sebbene lontanissima proporzione avesse a quella eter- nità, da cui solo Esso esisteva. Una maniera sola bastar potea per la riproduzione e per la perpetuazione delle viventi specie . Dessa poteva essere o quella de' vivipari , o quella degli uovipari. E per mezzo del- l' una , piuttosto che dell' altra poteva la Natura continuare a riprodurre l' immensa falange di tutti gli esseri viventi sen- zienti. Ma noi veggiamo che alcune delle loro specie si ripro- ducono col primo , sicconie le mammifere , e che le altre si perpetuano col secondo di questi metodi , siccome gli uccel- li, e che finalmente nelle altre classi taluna ve n'ha, la qua- le conta alcune specie vivipare , ed alcune uovipare : confor- mate dalla Natura distintamente a ciascuna di esse le abitu- dini corporali convenienti all' uopo rispettivo. Facciamoci ora ad osservare come questa ministra del Divi- no volere alla legge generale che tutti i viventi senzienti abbia- no a riprodursi chi con l'uno chi con l'altro di questi metodi, abbia inoltre apposte delle alterazioni , onde vieppiù risplendes- se la onnipotenza del Creatore ,, Nella maggior parte degli ani- ,, mali dice anche il Sig. Leske nella citata sua opera ( Tom. ,, I. pag. 76. ) la fecondazione ;, ossia unione del seme ma- ,, sellile col germe contenuto nella madre , si compie dentro di essa nell'uovaia donde esso germe per gli stabiliti meati , scende nell'utero „ , e dopo il periodo necessario alla sua conformazione viene partorito già vivente e libero, o chiuso in un involucro solido, da cui, mercè la incubazione de'geni- tori , o d' altro mezzo naturale, portato a maturità, esce per- fetto e vivente. Come alterazioni od appendici di questi due metodi ge- nerali di riproduzione delle specie viventi si possono per mio avviso considerare i casi seguenti principalmente. ; Del Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte 291 I. Le Rane Rana, accoppiandosi, si abbracciano stretta- mente insieme; e frattanto che la femmina partorisce le uova, il maschio sopra di essi già usciti dal corpo della madre^ spruz- za il suo seme, ed in tale guisa le feconda ( Leske Tom. II. pag. 7. della citata sua opera ). II. Il Colubro Europeo Coluber Denis il quale è vivi- paro, genera i suoi novelli in un uovo particolare, e da que- sto essi si sviluppano nel ventre stesso della madre , sicché da essa vivi vengono poscia partoriti. III. Osservazione pressoché uguale far si può quanto al- la Torpedine Torpedo. Riguardo a questo anfibio sono da ve- dersi la Lettera del celeb. Prof. Spallanzani nel tomo VI. pag. 73. della Piaccolta degli Opuscoli scientìfici stampati in Mila- no , e le riflessioni che sopja vi la il chiar. Prof. P. Pini nella citata opera del Leske, Tomo II. pag. 3 1 . IV. Lo stesso fenomeno dal lodato Leske viene descritto anche nello Squallo Squalliis. Tom. II. pag. 33. V. La classe de' pesci ha alcune specie vivipare , come l 'Asello comune Aeglefinus , la Murena Murena Helena , il Elenio Blenius, e forse qualche altro ancora; è uovipara la ge- neralità delle altre . In queste ultime la femmina si scarica delle uova per 1' apertura della vescica , e il maschio le fe- conda, spargendovi sopra il seme, nel mentre che si striscia sopra d'esse già abbandonate in lunghe file nell'acqua all'a- zione del calore dell' atmosfera, il quale ne le sviluppa. VI. La Concinilia Concinella cova le sue uova nel suo ventre , e gli animaletti sviluppati trasfoiano la madre per uscirne, ed il di lei cadavere serve loro di primo alimento. VII. L'Aselnccio Oniscus porta le sue uova in un ricet- tacolo particolare esterno, sinché se ne sviluppano i piccioli. Vili. Non meno di questi è strana e fuori dell'ordinario la maniera, in cui sono conformati, riguardo alle parti della riproduzione della specie, i mammiferi marsupiali, da Linneo chiamati Didelfi. Le femmine della massima parte di esse spe- cie hanno aderente al ventre un sacco, che può dirsi un se- ag^ I Tre Regni della Natura ec. condo utero, con una apertura longitudinale da poter serra- re ed aprire a piacere. Questo sacco racchiude le poppe di- sposte lungo il ventre, ai capezzoli delle quali stanno per set- timane attaccati i piccioli sortiti dall'altro utero quasi infor- mi, e donde la madre li lascia escire poi, acquistata che ab- biano la perfetta abituale loro conformazione, e ricoverando- veli di nuovo per allattarli, operazione, che si protrae anco- ra per del tempo, o per sottraerli a qualche pericolo, o final- mente per dar loro agio di riposare. Cessa poi dall' ammetter- veli, tosto che eglino sono fatti grandicelli, e non abbisogna- no più di allattamento, o d'altro ajuto d'educazione. Merita sopra questo fatto d' essere letto il lodato Sig. Ranzani nella sua opera Elementi di Zoologia II. tomo pag. SiiS. IX. Del pari affatto fuori del metodo ordinario è la ri- produzione della Rana Pipa amfibio. SuU' autorità di Fermin ( Trattato del Rospo di Surìnani tradotto ed accresciuto da Ciò. Agos. Gooze 1776.) racconta il Sig. Leske nei tante vol- te citati suoi elementi di Storia Naturale tradot. II. tom. pag. 9. „ che dappoiché la femmina ha partorito le uova , il ma- ,5 Schio le stende sul dorso della medesima, che è sparso di „ diversi tòri, o alveoli ne' quali restano fisse e strisciando- ,, visi sopra le feconda col suo seme onde poi pel calore del ,, Sole i novelli si svilu|)pano in quegli alveoli medesimi ,,. Su questo fenomeno è da leggersi anclie il Sig. Camper nel nono volume des Memoires de la Societè des Sciences de Got- tingue pag. 229, non che il Sig. Blumembak pag. ag4. Tom. I. del citato suo Manuel d'Histoire Naturelle. X. I Gorgoglioni Apliis depongono le uova in autunno, e quelli, che da tali uova nascono in primavera, in questa stessa stagione, e nell' estate susseguente partoriscono anima- li viventi. E tra questi, secondo le osservazioni di Reaumur, le femmine seguitano a dar alla luce vivi gorgolioni sino al- la quarta generazione, e secondo quelle di Bonne almeno si- no alla nona, senza che vi preceda 1' accoppiamento del ma- schio. Va qui soggiunta la annotazione del lodato Prof. Pina Del Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte 298 a questo articolo portato dal Leske cioè „ che sulla singola- „ re maniera di moltiplicazione di questi insetti è da avver- sa tire, che secondo le osservazioni anche del Sig. De Geer sui 5, Gorgoglioni de' rosai quegli individui, che al finir dell'au- j, tunno sono uovipari non mai sono stati vivipari, e che gli j, individui alati vivipari che precedono agli individui uovipa- j, ri, non mai depongono uova „ Leske nell'opera citata tom. „ II. pag. ioa. XI. Oltre queste alterate maniere di riproduzione delle specie animali, che semhrano quasi decise alterazioni, come dissi o almeno appendici alla legge generale di viviparo , e di uoviparo, osservabile per mio avviso, ed ammirabile è poi r Ermafrodisino comune segnatamente a varie razze di vermi appartenenti all'ultima classe del regno animale. Per esso un individuo, il quale si accoppia col suo simile , il quale è tor- nito com'egli di doppio sesso, feconda altrui e da altrui vie- ne lecondato. 5. 3. Ad un'altra riflessione ( e pur questa mi sia qui per- messo di accennare ) mi ha sempre chiamato la perlustrazione Verona 1' anno 1772. Del Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte agS comodo e piacere. Quaranimale per esempio più utile all'uomo del Bue, del Cavallo e della pecora, per tacere di tanti altri che fortunatamente non mancano alla stessa nostra Provincia? La Pastorizia, che fra noi anticamente ha cotanto fiorito, e che tutt' ora non vi è affatto negletta , non ha essa lungamente e prosperamente alimentato il nostro lanificio ? Il Bue non è esso attualmente il primo stromento vivente della nostra industriosa agricoltura ? Il Cavallo, e '1 Mulo non sono i mez- zi più spediti ed attivi ne' trasporti ed altre operazioni del nostro commercio ? La Classe de' Mammiferi poi è controdistinta fra l'altre^ anche dal non contenere essa che specie vivipare, e dal nu- mero osservabile di generi, che nelle abitudini corporali, e nel grado d' industria sono meno diiferenti dal Prototipo del- la Creazione, 1' Uomo. C L A S. L §. 2. Mammales Mammiferi o Poppanti. Ord. I. Primates-Vvìm^ù. Homo gen. unico specie unica. L' uomo nella provincia Bergamasca è di robusta e forte costituzione, di buon aspetto, di tinta carnea vivace, di statu- ra alta, ben conformata, di carattere risoluto, e di affettuosa indole leale. É naturalmente laborioso; e parlandosi segnata- mente dell' abitatore delle montagne , esso si distingue nell' acume, nell' avvedutez?,a, e nell' attitudine a qualsivoglia me- stiere, od arte, anzi alle bell'arti tutte, ed alla coltura del- lo spirito nelle lettere e nelle scienze. In pieno, la provincia Be'gamasca è ferace di rari e perspicaci talenti. Ma non è que- sto il luogo, in cui convenga eh' io esalti la patiia mia per tal conto. Le mie Osservazioni sul Dipartimento del Serio pubblicate nel iSoS, e '1 mio Dizionario Odeporico uscito alla luce tre anni sono , riportano un copioso catalogo d' uomini Tomo XIX. Pp af)6 I Tre Regni della Natura ec. chiari in tutte le bell'atti^ e nelle lettere, atto a far cono- scere che non il solo immortale Torquato Tasso ha riempita di gloria la patria sua, ma che molt' altri ancora giunsero ad avere rinomanza in tutta l'Europa. D'altronde però in mezzo a questi singolari favori, di cui la Natura ha regalato l'uomo nella provincia Bergamasca , egli dalla fisica costituzione del paese sente lo svantaggio d'avere direbhersi quasi endemiche^ alcune malattie, che gli fanno grave danno. Di esse la più micidiale è la Perìpneitmonìa, sotto il qual nome Cullen , e Brown intendono le infiammazioni dei visceri , e della mem- brana , che investe il petto. Questa malattia attacca fra noi indistintamente i robusti contadini^, e gli abitanti della città. La generosità dei vini , che ci somministrano le nostre ben esposte colline, ma forse più le rapide improvvise vicissitudi- ni di caldo e freddo, alle quali noi andiamo esposti, e la ne- cessità, in cui noi siamOj di riscaldarci più del dovere salen- do, e nella nostra città, e in più altri luoghi del paese, sono probabilmente le cagioni meno rimote , che a siffatta malat- tia ci rendono soggetti , forse a preferenza d' ogni altra re- gione. L' altra malattia, che pur non poco si è famigliarizza- ta nella provincia Bergamasca, e che molte altre ne travaglia d'Europa, è lo Scorbuto. Questo attacca più facilmente gli abitatori della campagna. Lo scarso uso del vino, e delle car- ni fresche in alcuni, 1' abuso delle carni salate in altrij e se- gnatamente la deficienza de' mezzi di poter combinare cibi sostanziosi al continuo uso della polenta di farina di gran tur- CO:, che è il giornaliero loro alimento , allegansi per cagioni di questa terribile malattia , alla quale probabilmente daran- no susta anche le eccessive fatiche alli quali li condanna l'at- tivissima laboriosa nostra agricoltura. Un' altra, che si osserva fra noi, o che chiamar potreb- besi piuttosto deformità che malattia ^ si è il gozzo. Rarissi- mo questo nella montagna, si osserva meno infrequente nella pianura, dove però due o tre sono al più le Comuni, nelle qua- li si potrebbe dire quasi endemico . Fra noi il gozzo non va Del Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte 297 che raramente accompagnato dalla stupidità , come forse al- trove succede , eccettuata la estrema parte della Valbondio- ne, dove ne' piccioli casali al piede del Barbellino, io ho tro- vato alcun individuo , che si sarebbe quasi potuto caratteriz- zare per li cosi detti Cretini altrove osservati . Qualcuno at- tribuisce la cagione del gozzo air aria , altri alle fatiche ec- cessive, alle quali in varj luoghi s' obbligano i contadini, al- tri all' acqua di sciolta neve e ghiaccio , o pregna di parti- celle calcaree, e selenitiche della quale si abbeverano appun- to alcuni de' più rimoti valleggiani, e gli abitanti della bassa pianura^ dove le sorgenti veggonsi ripullulare ; ma d'altronde giova far riflettere che , né dappertutto , dove bevesi acqua di tal sorte, vedesi gozzo, né nelle medesime poche ville nel- le quali esso é quasi endemico,, tutte le persone ne sono sog- gette; oltre che la stessa aria respirasi indistintamente da tut- ti, e tutti soggiaciono alle medesime fatiche, e le stesse abi- tudini di vivere s'osservano dappertutto. §. 3. Ordine III. Ferae. Fiere Canìs familiarìs gen. XIII. Cane fa- migliare. — — plurìiim varìetatum. Le varietà principali nella specie dei cani che noi ab- biamo sono r astuto C. sagax , da guardia , C. graius di pe. lo riccio, C. aquaticus , il detto Bolognese, C.fricator, il cac- ciatore C. avicutar , il sanguinario C. Molossus ec: Canis lupus. Il Lupo. E comune fra noi il lupo. Rarissimamente però si fa vedere alla pianura. Infesta ordinariamente i greggi sulle montagne, e nelle vallate; e qualche volta s'inoltra anche nelle colline a predarvi qualche agnello, o qualche cagnoletto. Il Governo providamente largisce premj a chi ne uccide , raddoppiando- li, se si tratti di lupo femmina. Canis vulpes Volpe. agS I Tre Regni della Natura ec. Erinaceus Europaeus gen. XXII. Riccio coniuiie. Felìs Catus geii. XIV. Gatto. plurìuni varietatuni. Non ha guari si è qui trasportato un gatto di Mosco via, le femmine nostrali che ne furono coperte , partorirono gatti Moscoviti. La prosecuzione del framaiischiamento delle razze vedesi portare una figliuolanza sempre più degenere dal pri- mo stipite Russo. Quest' è distinto dal nostrale , principalmen- te da una folta ispida giubba al collo ^ e da una voluminosa coda corredata di simile pelo. Lutra sive Mustela Lutra gen. XV. Lontra. Mustela Martes gen. XVI. Marto- re o Martorello. Mustela Erminea Armellino. Faina Faina. Putorìus Pu/.zola. Vulgaris Donnola. Sorex araneus gen. XX. Toporagno. fodiens scavatore. Talpa Europaea gen. XIX. Talpa. Vespertilio Murinus gen. XXI. Not- tola. II lodato Prof. Pino nella citata sua traduzione degli Elemen- ti di Storia Naturale del Leske accenna ( pag. 146. tom. I. ) che il Vespertilio anderebbe meglio classificato nell' ordine dei Yx\m2L\\ primates , atteso che quest'animale ha soli quat- tro denti anteriori ossia incisivi, quando le Fiere , fra le quali il Leske lo annovera , ne hanno sei. Qualche altra abitudine corporale però anche da altri rimarcata nella Nottola, mi giu- stifica se col parere dello stesso Leske e colF autorità anche del Linneo, mi discosto in ciò da quanto osserva il Tradutto- re, collocando io ([uesto animale piuttosto nel tcizo^ che nel L ordine della Zoologia sistematica. Del Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte 299 Ursus Arctos geii. XVII. Orso comune. , Meles Tasso. L' Orso comune , non meno che il Tasso fra noi si tro- vano, il primo nelle più erme e lontane vallate, e il secon- do nelle più vicine, raramente però l'uno e l'altro. L'Orso vi era più famigliare ne' tempi andati. Vi si trova ora scema- to di numero mercè le sollecitudini generose del Governo , che ha istituiti buoni premj a chi se ne fa uccisore^ e segna- tamente di quelli di sesso temmiinle. §. 4. Ord. IV. Glìres Ghiri. Lepus timidus gen. XXVIII. Lepre comune. variabilìs variabile. La Lepre varìahiVis fra noi è assai meno frequente della comune Lepns timidus. Essa non soggiorna che nelle più erme vallate , e in quelle segnatamente , nelle quali si trovano le nostre ghiacciaie. Il Lepre variabile, che ci si porta alla cit- tà, sempre preso ne' lacci, è bianchissimo. Lepus cuniculus. plurium varìetatum. Mus agrarius gen. XXVI. Sorcio campagnolo Anphibius Anfibio. Domesticus da casa, ossia Ratto. Marmotta Marmotta. La Valle Camonica, che più d'ogn'altra delle nostre val- late s'inoltra nella grande catena delle Alpi, è quella par- te del nostro contado nella quale si ha indigena la Mar- motta. Questo poppante nella distribuzione sistematica segui- ta dal lodato Sig. Ranzani , appartiene all' ordine quarto de* Roditori^ in cui egli asserisce trovarsi i mammiferi dotati del maggior grado d'Istinto, e quelli che, eccettuato l'uomo. Sono più sociabili di tutti gli altri. Questo roditure suol avere 3oo I Tre Regni della Natura ec. quivi il suo soggiorno nelle profonde screpolature delle rocce, e ne' piìi ascosi recinti. Consiste il suo ricovero in una spe- cie di galleria, la quale a pochi piedi dall'ingresso si suddi- vide in due rami^ 1' uno che può servire a magazzeno delle secche erbe riservate a cibo, e l'altro che mette ad un voto tutto tapezzato di secchi fogliami, dove esso soggiorna anche durante il tempo del suo letargo. Alle belle sperienze ed osservazioni del cel. Sig. Ab. Spal- lanzani sullo stato letargico della Marmotta, e degli altri ani- mali soggetti a questo stato di assideramento, ne ha aggiunte di non meno pregevoli il chiar. nostro Prof. Mangili nella sua memoria, che ha per titolo Dei Mammiferi soggetti a perio- dico letargo Pavia 1818. Mus musculus Topolino. Porcellinus Porcellino Indiano ora indigeno. Sylvaticus Selvatico. Sciurus Glis gen. XXVII. Topoghiro. vulgaris Scoiattolo. 5. 5. Ord. V. Pecora, seu Ruminantes — Ruminanti. Bos Taurus gen. XXXIV. Bue. Capra hirciis gen. XXXIII. Capra. Capra Rupicapra XXXII. Camozza. Cervus Capriolus gen. XXXI. Capriolo. La Camozza fra noi è men rara che il Capriolo . Essa , siccome 1' altro frequenta le rocce più inaccessibili delle scos- scese nostre alpi confinanti colla Valtellina, e col Tirolo. Suol sempre tenersi a stuolo , qualche volta numeroso. Quali av- vertenze deve avere, e quali stenti e pericoli superare il cac- ciatore per venir a capo di ucciderne qualcheduna con archi- bugiate di grande moschetto! Del SiG. Prof. Giovanni M aironi Daponte Sci §. 6. Old. VI. Belluae Bestie. Eijuns Cahallìis gen. XXXV. Cavallo. Noi non abbiamo formali razze di cavalli ; non è però che qui questo quadrupede non si propaghi felicement(! sic- come altrove. Il cavallo da lusso il più ricercato ci viene dal- le Fiandre, dall'Olanda, dall'Olstein segnatamente, e dall'In- ghilterra. E gli altri di uso piìi comune sì da tiraglio che da cavalcatura , ci provengono dalla Germania dalla Svizzera e dalla Rezia. Equus Asìnus Asino. Sus Scrofa gen. XXXVI. Porco. CAPO XI. Degli Uccelli 5. I . Fra le classi del regno Animale forse la più vaga e piacevole è quella degli Uccelli. Tale la mostrano la forma e il vestito del loro corpo, le loro abitudini, il canto di cui molti sono dotati, oltre 1' uso, che ne fa V uomo. Se ai mammiferi per moversi e trasportarsi da un luogo all' altro la Natura diede le gambe , ai viventi di questa se- conda classe essa ha concesso un mezzo più sollecito e spe- dito, quale è quello del volo. E se avara ella di questo van- taggio fu forse verso di qualche specie come lo Struzzo Strutìus Camelus , non avendolo fornito di ali sufficienti a sostenere in aria il non picciolo suo corpo , cotale specie ne ebbe in supplemento gambe robuste agilissime capaci unitamente al volo delle picciolo ali , di scorrere velocissimamente le este- sissime pianure della Barberia. Tutte uovipare sono le di lei specie, e poche quelle d* uccelli da terra e da acqua dolce , le quali di stazione, o di passaggio non si veggano nella nostra provincia. Giova crede- re che cagione ne sia la fisica costituzione del paese per lo 3oa I Tee Regni della Natura ec. più felicitato dalla clemenza del clima , coperto abbondante- mente di montagne, intersecato da ampie valli fornito di ame- ne fruttifere colline, irrigato da parecchj fiumi, e provveduto di varj stagni e piccioli laghi. Egli è universalmente noto che poche nazioni vi sono in Europa , le quali più della Bergamasca si occupino e si di- lettino della caccia. Quali artifirj non si sono quivi inventa- ti e non si mettono in pratica per attrappare le molteplici specie di questi viventi ! 5. a. Class. II. Aves Uccelli. I.** Sezione Terrestres, terrestri. Ord. II. Gallinae Galline. Columba Oenas gen. XXXV. Piccione terraiuolo. hìspida Riccio. migratoria viaggiatoi'e. Palumbiis Colombaccio. Turtur Tortorella comune. T. Risona Indiana riseria. T. variegata, a varj colori. Veramente il Sig. Leske colla scorta del Linneo colloca i Colombi neir ordine V. che è quello dei Passeri. A me pa- rerebbe doverli piuttosto annoverare fra le specie delle Gal- line ( ord. II. ). La forma del becco de' colombi ed altre va- rie corporali abitudini mi sembrano accostarsi più alle lumie caratteristiche de' volatili di quest' ordine. Meleagris Gallopavo gen. IV. Pollo d'India. plurium varietatum. Numida gen. VII. Gallina Faraona. Pavo crìstatus gen. III. Pavone comune. Cristatus albus Pavone bianco. Phasianus Colchicus gen. VI. Fagiano co- mune. DoL SiG. Prof. Giovanni Màironi Dapontk 3o3 Il Fagiano ( Phasianus Colchicus ), sebbene originario del- l'Asia, erasi connaturalizzato al nostro paese stesso, probabil- mente rifugiatovisi profugo da qualche Parco delle contermi- ni Provincie. Se ne avevano non molti anni sono, in alcune vaste boscaglie della nostra pianura, segnatamente lungo il Serio. Quasi mai ora non vi trova da farvi , preda il caccia- torCj perchè da esso ne fu quasi del tutto distrutta la specie. Phasianus Gallus gen. VI. Gallo comune. plurium varietatum. Tetrao Bonasia gen. Vili. Bonasia volg. Cotornice. Coturnix Quaglia. Lagopus Francolino o Ron- casso. Tetrao Perdix Pernice. Tetrix Fagiano alpestre mino- re, Gallo montano. — — Tetrix Urogallus Urogallo , Gallo montano maggiore è ra- rissimo. 5. 3. Ord. III. Accipitres Sparavieri. Falco albus Gèsnerì, di Linneo gen. X. Sparaviere bianco. Barletta cosi detto anche volgarmente. Buteo Poiana o Bozzago. Fulviis Aquila comune. Qualche volta si fa vedere fra noi l'Aquila comune. Non ha guari se ne famigliarizzò qui più di una , e non già sol- tanto nelle nostre più rimote vallate, ma nelle vicinanze stes- se della nostra pianura, ove se ne uccisero due. Gentilis Astore ramingo. Milvus Falcone coi piedi nudi. Tomo XIX. Qq 3o4 I Tre Regni della Natura ec. — — Nisus Fringuellario o comune. — — Palumbarìus da colombi. Feregrinus Gesneri Pellegrino. — — Tinnuncidus Sacro o Moro. Lanius Colurio gen. XII. Colurio o Velia di color ferrugineo. Excubìtor cenerina magg. Minor Rai Passerina. Strìx Aluco gen. XI. Strige magg. Bubo Gufo reale Grandugo. Funerea Civetta comune. Otus AUocarello, ossia Assiuolo. — — Ulula Civetta detta selvatica. Vultur barbatus gen. IX. Avoltoio barbato. Non è indigeno nostro l' Avoltoio barbato, uccello noto per la sua grandezza, e per la sua singolare rapacità. Esso è naturale delle alpi Retiche ; e di là si diparte qualche fiata per visitare le meno inospiti nostre, ove a tenor del suo istin- to mena strage sugli agnelli, e sopra altri imbelli animali; e cacciato dalla fame si fa temere anche dagli uomini. %. 4. Ord. IV. Ficae Piche. Alcedo ispida gen. XXX. Alcedine, Martin pescatore. Certlda familiaris gen. XXXIII. Ram- pichino. Muraria Murainola. Coracias Garrula gen. XIX. Cazzerà marina. La Cazzerà Marina tanto ammirata per la vaghezza de' suoi colori, fra i quali domina il bel verde di mare, ha inco- minciato a lasciarsi vedere fra noi sempre in primavera, non sono molt' anni. Del Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte 3oS Corvus Corax gen. XVIII. Corvo comune. Corone Cornacchia. Cornix Cornacchia amman- tata. Caryocolatus Ghiandaia no- ciuolaia. Eremita Corvo crestato. Frugilegus Mulacchia. Graculus Gracolo o Grac- chiaia. Glandarius Ghiandaia. Moneclula Taccola. Cuculus canorus gen.XXV.Cuccolo. Ella è in vero assai strana 1' abitudine del Cuccolo di dare le proprie uova alla incubazione d'altre specie d'uccel- li segnatamente insettivori, siccome è egli pure, abbandonan- do alla custodia de' medesimi la prole da esso lui generata . Questo scaltro uccello, il quale da qui va a passare una parte dell' anno nella Grande-bretagna, ha l' avvertenza di rovescia- re, e fors' anche di mangiare dall'altrui nido le uova e di depositarvene poscia un propiio. Quel che sembra più strano ancora, è il vedere che co- stui a questo importante officio presceglie sempre le specie più imbelli. A me è toccato di poter verificare ciò con due casi; il primo era colla Massaiuola Motacilla Renanthes; il secondo colla Ballerina Cutrecula alba. Ben cosa era da mirare^ e direi quasi da ridere, il vedere questi due piccioli uccelletti maschio e femmina sfaccendarsi solleciti nel rintracciare gli insetti a nutrimento di un individuo, che oramai non potea più capire nel nido, e che per due terzi e più superava già in grandez- za i troppo creduli e non veri genitori. Questo fatto, che fra noi succede costantemente ne' primordj dell' estate , sembra concorrere a stabilire che lo spirito rettore delle operazioni del- le bestie d'ogni genere sia in vero unicamente l'Istinto tee- 3o6 I Tre Regni della Natura ec. nico, e che questo realmente sia l'unico partaggio di facoltà animale , che loro ahbia concesso la Natura per la conserva- zione non meno individuale^ che della propria specie. Oriolus Galhula gen. XX. Rigogo- lo comune. Pìcus Martìus maior gen. XXVII. Picchio nero magg. Minor Piccozzo nero varie- gato. vìrldis verde variegato. Sitta Europaea gen. XXVIII. Pi- ciotto. Upupa Epops gen. XXXII. Bubbola. Yunx Torquilla gen. XXVI. Tor- cicollo. 5- S. Ord. V. Passeres Passeri. Alauda arvensìs gen. XXXVI. Alp- dola pantanara. arborea arborea ossia Tordina. Calandra Calandra , o cap- peluta. pratensis Mattolina. Spispola maior Aldrovandl Pispolone. Spìspola minor seu Spispole t- ta Pispoletta. Trivialis Triviale. I Ampelis Garrulus gen. XXXIX. 'V Carolo di Boemia. Non è naturale del nostro paese V Ampelis Garrulus; ma di quando in quando si lascia qui vedere anch-e a stormi , spinto dalla durezza del suo clima a venir a gustare della dolcezza dell' aere Italiano. Del Sic. Pkof. Giovanni Maironi Daponte Soy Caprìmulgus Europaeus gen. XLVII. Calcabotto. Emberiza hortulana gen. XLI. Or- tolano. Cìa Ortolano mudato. Cirlus Ortolano delle siepi. Citrinella Ti volo giallo. — ^— Nevalis da montagna. Schoenicius de' Caneti. Fringilla cannahina gen. XLIII, Fanello . minore detto Cardinalino. Caelebs Fringuello comune. Canaria famìlìaris Canerino. n Canerino si è naturalizzato presso di noi, fra però le domestiche pareti. Se ne tiene comunemente razza nelle case. Esso si marita anche con individui d' altre specie del mede- simo genere, colle quali esso abbia maggior affinità^ e procrea de' bastardi, che nell' abito rassomigliano più al genitoie Ca- nerino. Carduelis Cardello o Cardellino domestica m«/or Passera magg. domestica minor Passera mi- nore. Linaria Fanello mag. Blontana Montanina. Montifringilla Montanello o Pepola. Serìnus Seri no. Serinus Italicus Brìsson Sc- rino minore. Sjomz/jLocarino o Lucherino. Hirundo Apus gen. XLVI. Rondone. Riparia Balestruccio , o Ron- dine riparia. 3o8 I Tre Regni della Natura ec. — — Kustica Rondine comune. Urbica Domestica. Il Balestruccio ripario Hirundo riparia è indigeno delle nostre più rimote alte vallate. Appoggia il suo nido alle picciolo cavità delle piìi eccelse ed inaccessibili rocce, intorno alle qua- li talora esso vedesi svolazzare a stormi. Non è fuor di ragio- ne il credere che nel duro inverno si ammucchino insieme cotesti volatili nelle più internate screpolature delle monta- gne, e vi restino assiderati, come si è osservato nelle alpi del- la Rezia e della Savoja. Costantemente il Balestruccio ripario non si vede venire a noi dal Sud, siccome per esperienza ci consta quanto alle altre specie di Rondini, ma sempre dal Nord, cioè dalle nostre più settentrionali vallate . Io ho più e più volte replicata questa osservazione in occasione di trovarmi colà all' abbassarsi che faceva il Balestruccio dalle più ri- mote nostre montagne. Anzi soggiungerò a maggiore compro- vazione della probabilità del fatto riguardante l'assideramento di questi uccelli, che certo G. B. Valmadre , montanista ben- sì rozzo, ma praticissimo della Orografia della nostra Valdi- scalve sua patria , uomo leale e veritiero , il quale spesse vol- te mi fu guida ne' mineralogici miei viaggi, al sentire da me il fenomeno osservato dal celeb. Saussure, mi assicurò essere a lui accaduto più d'una fiata d'osservare al farsi sentir dell'estate, uscire da certi antri delle più alte vette molti Balestrucci , i quali sembravano quasi vacillare, e durare stento nello spie- gare il volo, anzi alcuni cadere al suolo, come se pulcini in- cominciassero a sortir dal nido , e vedeansi rialzarsene con fatica come sfiniti e spossati. Loxia Cloris gen. XL. Calenzuolo Verdone mag. minor.) Verdone minore. ' Coccothrautes Frosone. Curvirostra Crociere. Pyrrhula Ciuifolotto. Dst Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte Sog Motacilla Corusca gen. XLIX. Spe- ranzuola mag. o Canaparola. —— Cutrecola alba Ballerina. Cutrecola flava Coditremola. Ficedula Beccafico. ' Luscinia Russignuolo. Phoenicurus comm. Codirosso comune. Phoenicunis Sveticus Codirosso Sve- dese. Questo Codirosso contradistinto dall'altro nostro comune, prin- cipalmente per un color celeste carico sulla gola , e per una stelletta bianca in mezzo , è rarissimo fra noi. E qui non se ne videro, per quanto a me consta, se non se da pochi anni. Motacilla Renanthes Marzaiuola. Rubecula Pettorosso. Regolus Fiorancino. Stapazìna Speranzuola min. Sylvia fusca Scopali Silvia bruna. Troglodytes Redimacchia. Trochilus Regolo comune. Muscicapa atricapilla gen. XLVIII. Capinero. Grisola Grisola. Parus CTÌstatus gen. XLV. Cincia collo ruffo. Ater bruno. Biarmìcus sive Pendolinus, Codibagnolo da palude , ossia Pendolino. Non si può stabilire assolutamente per indigeno nostro il Pa- rus Biarmìcus, ossia Pendolinus, come lo chiama il Si"^. Les- ke. Siffatto uccello qui non si è lasciato vedere che rarissi- mamente , e 1' ultima fiata già pochi anni sono. Io ne ho pò- 3 IO I Tre Regni della Natura ec. tuto avere in doppio il suo nido. E certamente uno de' lavo- ri più niaravigliosi dell' Istinto tecnico la struttura del nido della massima parte degli uccelli ; ma ciò , che quasi dubitar farebbe fosse operazione di una facoltà superiore , è alcerto quello del Pendolino . Consiste esso in una specie di borsa attaccata ed intrecciata nelle ultime cime di un picciolo vir- gulto ordinariamente di Salice salix arbustula , d'altra pianta crescente sulle sponde de' laghi e de' fiumi , il quale viene forzato a ripiegarsi dal peso di lui, e mette a pendolonè il nido. Questo è fatto a sfera allungata in forma di una pic- ciola zucca. Poco superiormente della metà ha un foro guer- nito di una specie di collo, sporto in fuori, pendente, in gui- sa che penetrar non vi può la pioggia^ violenta che essa sia. E si fittamente tessuto di minute secche fila di canape, di gra- migna e di sottili lanugini vegetabili , che penetrar non vi può r aria. Il suo interziamento, il quale è della grossezza di cir- ca sei o otto linee , vedesi cosi intimo , fitto e stretto , che sembi-a grosso panno raddoppiato e garzato. L' interna tapez- zatura è di molli peli e di tenere piume. Si potrebbe sfidare r umana industria ad eseguire un eguale lavoro senza ordi- gni , e cosi bene divisato all' uopo , a cui deve servire. Sem- bra soltanto potersi dubitare, che una tale opera non sia di poche settimane : segnatamente in riflesso della picciolezza dell' artefice. Sarebbe forse errore il credere che il medesimo casolare sia troppo ampio pel ricovero di una sola famiglia , e che esso servisse per due o almeno che di lui per più anni si facesse uso dalla stessa famiglia ? Parus caudatus Codibagnolo ter- restre. Poco meno ammirabile di quello del Pendolino è il nido del Codibagnolo terrestre. Questo nido parimente è di struttura semisferica. Non ha però alla porta d' ingresso il contorno o sia sporto, che lo difende. È pur esso costrutto di molli fila- menta vegetabili, tapezzato internamente da morbide piiune; ma questo di più ha la superficie interziata di musco yerdeg- Del Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte Sii giante e bigio , che simula la corteccia del vecchio albero, a cui è sempre fissamente aderente , anzi collocato sotto 1' as- sella di qualche ramo, o sopra qualche cavità, sicché vera- mente non senza difficoltà molta si arriva a discoprirlo. Que- sto picciolo uccello nidifica fia noi metodicamente , e ci è molto famigliare. Parus coeruleus Cincia turchina. major Cinciallegra. Sturnus vulgaris Storno comune gen. XXXVII. Cinclus Storno ossia Merlo d' acqua. Turdus Cianus gen. XXXVIII. Tordo ossia Passero solitario. Ilìacus seti pilarìs Tordo pic- ciolo ossia Tordino. Merula Merlo. ilfM.s2cz/.j T. Botacelo o Canoro. Roseus Merlo Roseo. Kon sono che pochi anni , dacché fra noi si è veduto e co- nosciuto il Turdus roseus indigeno delle alpi Retiche . Il co- lor roseo, che dipinge parte del dorso , il petto, e il ventre di questo beli' uccello, è più vivace nel maschio, che nella fem- mina, e forma un grazioso contrasto col nero lucente , che ne veste il resto del corpo e 'I bel ciuffo, che gli si erge sul capo. Turdus saxatìlìs T. Sassatile. ■ Viscivorus major Tordo viscivoro maggiore. — — Viscivorus minor Tordo viscivoro minore. —— Torquatus Tordo Torquato. Tomo XIX. Rr 3ia I Tre Regni della Natura ec. n •■ I S- ^- Sezione II. ylves aquatici Uccelli d' acqua. Ord. VI. Grallae Gialle o Pedilunghe. > Ardea Ciconia gen. LXII. Cicogna • bianca. Cinerea Sgarza o Airone ce. neriiio. .}ii il il Grus Gru comune. * La Cicogna e la Gru non veggonsi fra noi, se non sedi passaggio. La prima è quasi sempre solitaria, ed è rarissima; e la seconda sempre a stormi, e in ordine lineare nel suo vo- lo, e si lascia vedere meno infrequentemente. r.i.i Cancrofagus Brisson Guacco .1 nereggiante. •3. 1 '"' — — Ranivora Sgarza maggiore. .o.-! . 1 ; i ■ ;.'o 5^e//flm Bota vro o Trombone. ■ ' •'>- Flavescens Gerin Sgarzetta. . : — — Nictìcorax Nitticora. Charadrius Hiaticula gen. LI. Pi- viere min. Morinellus Corrione. . . Oedicnemus Urigino. Pluviatilis Piviere dorato. Fulica atra gen. LVI. Folica ne- minor Folichetta. Phoenicopterus gen. LXIV. Feni- cotero. Platelea Ajaja gen. LXIII. Mesto- lone Cremisino. i Laucoroc^ia Mestolonecomune. Rallus ageraticus gen. I. Gallinel- la palustre. ." . ■ — — Crex Rediquaglie. ' ) Del Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte 3i3 Porzana Gallinella palustre mezzana. Porzana Aldrovandl Galli- nella picciola. Scolopax Rusticula gen. LUI. Bec- caccia comune. Gallinago Beccaccino reale. Tringa arenaria gen. LII. Gara- becchio, o Culetto. v Lobata Tringa grigia. ; —— Vanellus Pavoncella. 5. 7. Ord. VII. Anseres Oche. Anas anser gen. LXVII. Oca com. Boscas Anitra famigliare. Cignus Cigno. Il Cigno stesso, uccello raro, e di clima diverso dal no- stro si è lasciato qualche volta vedere fra noi. Uno ne fu ucciso sul lago Sebino al finire del secolo passato , e si con- serva negli scaffali del Gabinetto di Storia Naturale di que- sto nostro I. R. Liceo unitamente ad una copiosissima colle- zione degli altri uccelli di stazione o di passaggio nella Pro- vincia. Cangula Domenicana o quat- tiocchj . -^— Clypeata Capelluta. Muscata , Indiana volgarmen- te detta. Querquedula Querquedula. Streperà Canapiglia. Silvatìca Selvatica. Colimhus cnstatus gen. LXXIII. Co- limbo cristato. Larus canus Gabbiano gen. LXVIll. 3i4 I Tre Regni della Natura ec. ■ ì Mergus albellus gen. LXXII. Smer- go bianco. "■ ' Merganser Oca lagustre. Peleacanus Onocrotalus gen. LXIX. ''■^•'- ''' ' Pellicano. Anche il Pellicano si è qualche volta fatto vedere nella par- te piana della nostra provincia in cerca del suo alimento ne' siti umidi , nelle paludi e lungo ii nostro Serio. Ma ciò non av- venne mai , se non se nella combinazione di estati i più adusti e secchi. Phaeton demersus gen. LXXIV. Fe- tonte immerso. Sterna Hirundo gen. LXVII. Ster- ' ' ' i ' ' na Rondine. G A P 0 XII. degli Anfibj. ■ • v §. r . Non è stata punto prodiga la Natura verso la Provincia Bergamasca quanto agli Anfibj . Pochi le ne ha dati di quel- li, che all'uomo sono utili, o innocui. Ma l'ha compensata col risparmiarle poi copia dei più micidialij velenosi, o inco- modi , non avendole fra questi ultimi dato che la Vipera Co- luber Vipera, e scarsissimamente il Colubro Europeo Coluber berus. Fra le abitudini caratteristiche di alcune specie di que- sta classe, e della Rana segnatamente Rana , riportate dal Sig. Blumembak nel suo Manuel d' Histoire Naturelle Tom. I. pag. a86. viene rimarcato particolarmente un trasporto violento di accoppiarsi , che riduce il maschio talora a non rispettare il suo medesimo sesso , e ad unirsi a femmine già morte . Siami le- cito d' accennare d' essere più d' una volta a me pure acca- duto d'osservare una Ptana Rana Bufo avviticchiata e saetta qon altra, e prese ambedue in quest'atto, di poter assicurar- Del Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte 3i5 mi che di ambedue maschile era il sesso . Anzi qualche una ne ho sorpresa abbracciata e stretta con altra di diverso ses- so giacente morta sul fondo dello stagno ^ sulla quale il ma- schio esternava la soddisfazione di questo suo naturale trasporto. 5. a. Classe II. Anfibii Anfibj. Ord. I. Reptiles Rettili. Lucerta agilis gen. IV. Lucerla co- mune. l; Aquatica d' acqua. Chamaleon Camaleonte. Salamandra Salamandra. Rana arborea gen. II. R. arborea. 1 Bufo Rospo. Esculenta R. mangiabile. Fra tutte le specie di questo primo ordine la Rana è la più rimarchevole. Le metamorfosi , alle quali essa è soggetta, e che deve passare prima di giungere ad assumere la figura sua abituale, sono veramente assai osservabili. Tutte, eccettua- to il solo Pipa, le rane si trasformano nell'acqua. Prima dal- r^uovo nasce un pesciolino, che Girino si chiamala cui spun- tate poscia certe appendici al capo , ne le perde dopo pochi giorni. Frattanto esso cresce in volume . Dopo alcune setti- mane gli spuntano i piedi anteriori , indi i posteriori per ul- timo , e lasciata la coda, la novella rana vcJct>i nella sua for- ma abituale saltellare sulla terra. Sopra la generazione di que- sto anfibio rettile meritano di essere lette le belle osservazio- ni del celeb. Prof. Spallanzani. 5. 3. Ord. III. Serpentes Serpenti. Cecilia tentaculata gen. IV. Cecilia o Picciolocchio. Coluber berus gen. VII. Colubro Europeo. il Colubro Europeo il quale fortunatamente fra noi è ra- 3i6 I Tre Regni della Natura ec. rissimo, non soggiorna che nelle colline o nelle nostre meno inospiti vallate, ove nel Luglio si sperimentano i maggiori calori. Quivi il morso di questo terribile serpe riusci quasi sempre in- sanabile , e fu cagione di morte irreparabile anche in poche ore, non potutosi appor medicamento sul punto. Mycterizanus Sferza. Natrix nuotatore. V . ,, .■;,:,.. " Vipera Vipera. 5- 4- 0''d- IV. Nautes nuotatori. i ' .. . Petromyson/luviatilis ^en. XI. ham- preda. La Lampreda fluviatile dal Sig. Linneo viene annoverata fra gli anfibj. E noi pure facciamo lo stesso anche colla scor- ta di molti suoi seguaci. Ma veramente seguendo la dottrina del Sig. Blumembak il Petromyson fluviatilis anderebbe meglio classitìcato fra i pesci per varie di quelle abitudini corporali, che si riscontrano parimente nell'Anguilla Morena Helena, e per le quali quest' ultima dal lodato autore fu appunto fra i pesci classificata, G A P O XIIL ' Dei Pesci. ' • ' ' •' '••'• 5. I. La quarta classe del Regno animale nel da noi adottato sistema è quella de' pesci. Questo numerosissimo sfnolo di vi- venti a' quali la Natura non ha dato né gambe onde cam- minare , né ali la cui mercé volare , essa non mancò di favo- rirlo d' altri stromenti , coi quali guizzare a piacere nell' ele- mento acqueo a cui ella lo aveva destinato. Questi stromen- ti sono le pinne , di cui in varie parti del corpo è fornito il maggior numero di essi, e la vescica d' aria, contraibile e di- latabile, che trovasi ne' loro intestini. Alcuni di tali loro stro- menti servono all' attivazione del moto , ed altri alla direzio- ne del medesimo. Del Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte 817 È in questa classe che la Natura profuse in singoiar modo la copia delle uova a favor della maggior parte de' suoi generi e delle sue specie. E certamente non vi voleva meno per la conservazione loro. La volubilità dell'elemento, a cui queste uova vengono abbandonate, la voracità d'altre specie, alla quale sono esposte , e molt' altre cagioni ne avrebbero già aimientate facilmente le razze. §. 2. Clas. IV. Pisces Pesci. Ord. I. Pisces apodi senza alette {*). Morena Helena gen. I. Anguilla. 5. 3. Ord. II. Pisces ìugulares Pesci colle alette alla gola. Cottus Gobio gen. XII. Capigrosso. Gadus Loia gen. XIII. Bottatrice. 5. 4- Old. III. P- thoracices P. colle alette al petto. Clupea Encrasicolus gen. XLVII. Sardella. Esox Lucius gen. XI. Lucio. Persca fluviatilis. gen. XXVIII. Persico. Lucio persca Lucio persico. (') Non poasianio in vero omettere A' accennare che la somiglianza della Lampreda ai pesci anche relativamen- te agli organi della respirazione non porti in certa guisa a valutare sopra quella di Linneo la Classificazione di Blu- nipmb.)k , che nell' ordine IV. dispone gli uni e 1' altra. 1 pesci cavano 1' aria respirabile dall' acqua , ohe ingoiano per la bocca , n che restituiscono per le branchie . Il Petromyson fuviatìlis riceve 1' acqua per questa funzione mer- cè un tubo complicato aperto al ver- tice del capo , e la restituisce , cavata- ne 1' aria , per mezzo di certi spiragli , che pur al capo vanno a finire. 3i8 I Tee Regni della Natura ec. §. 5. Ord. IV. P. Abdominales Pesci coli' alette al ventre sotto le pettorali. Cobitìs foss. gen. XXXIII. Cobite fangoso. Cyprinus auratus gen. XLIX. Pe- sce dorato. Il Ciprino dorato non è indigeno de' nostri laghi, fiumi o stagni, ma fattosi qui poco meno die comune , conservasi nelle vasche de' giardini, o in vasi di cristallo ad ornamento delle sale nelle case . Egli riceve alimento dalla stessa acqua pura y ma bisogna che di quando in quando vi si cangi. Cyprinus Barbio Barbio. Carpio Carpio o Carpina. Dobula Dobula. Foxinus Verone. Gobio Chiozzo. Lasca volgarmente Avola. :'-" ^'■■■- ' Roussaster Duberton volgar. Sanguenino. Tinca Tinca. Salmo Fario gen. XXXVIII. Trotta. Thymdlus Temelo. La nostra Trotta segnatamente ne' primi confluenti de' fiumi Serioj Brembo, ed OUio è pregiatissima, siccome anche quella del piccolo lago d' Arno in Valle Camonica. Questa a distintivo dell' altra, che abbiamo ne' fiumi poco meno di essa dillcata e preziosa, ha assai vermiglia la tinta della sua carne anzi sparsa la stessa pelle di picciole rotonde tacche a guisa di stellette del medesimo colore. Del Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte 819 CAPO XIV. Degli Insetti. §. I . La classe degli insetti nella provincia Bergamasca, sic- come in ogni altra a parità di condizione , è la più copiosa di generij, di specie, e principalmente d'individui. Non di rado, sopra tutto di certe razze parlando, la copia degli insetti ad- diviene fra noi ridondante a danno de' vegetabili segnatamen- te cereali. Né basta per diminuirne la massa lo scempio, che talora vi menano vicende impervie della stagione al punto dello sviluppamento delle loro uova, uè la fiera guerra ed in- cessante, che loro viene fatta da altre specie, alle quali prov- vida la Natura gli ha destinati a cibo ; e ricorrere conviene a rimedj e ripieghi straordinarj e d' arte , siccome accadde principalmente nell'anno 1796. nel quale le nostre campagne rimasero innondate da una prodigiosa quantità di Locuste e di Cavallette Locusta pratensìs maxima varii colorìs antennis longìorìbus , et Locusta arborea viridis antennis longioribus Linnei ; contro le quali 1' Accademia agraria ( ora Ateneo ) dovette richiamare tutta la industria nazionale^ onde cercare di distruggere possibilmente anche coli' ammortizzamento delle loro uova le razze di cotali insetti le quali danni molto mag- giori ci potevano apportare nelle susseguenti annate (i) se non si fosse cercato esterminio alla loro riproduzione. Quanto agli altri rapporti poi sotto i quali considerar dob- biamo questa numerosa classe d' animali , oltre i tre caratteri distintivi dell'Insetto perfetto, di essere sempre cioè in tre sezioni di corpo congiunte talora mercè un solo filo sottilis- simo , e di possedere mai meno di sei piedi, ed un capo for- (i) Almanacco ad uso de' contadini della Provincia Bergamasca per l'anno hise- siile 1796. Tomo XIX- Ss 3 20 I Tre Regni della Natura ec. jiito di antenne , subite che abbia le metamorfosi , a cui la Natura lo ha voluto soggetto, danno all'occhio da ammirarsi la fecondità singolare delle sue specie , la vaghezza in molti del vestito^, la varietà delle sue abitudini, e de' suoi bisogni^ e la moltiplicità delle sue destinazioni: cose tutte , per cui , variate, per dir così, quasi all'infinito, presso che infiniti ven- gono ad essere i rapporti, sotto i quali la Entomologia si può considei'are. E per proseguir il discorso su di essa, soggiunge- rò così di volo alcune altre osservazioni, che io stesso ho po- tuto fare anche riguardo al nostro paese. Degna di particolar considerazione è la sollecitudine, che la Natura si è presa della conservazione delle numerose spe- cie di questi viventi. Essa ad alcune ha data una figura, od un colore non discernibile da quello de' tronchi, e delle fp- glie, su cui sogliono soggiornare, onde vivere vi potessero inos- servate ; ad altre ha concessa un' agilità di volo da potersi el- leno sottrarre facilmente , inseguite da' nemici; ad altre ha dati de pungoli, delle zanne acute e taglienti, con cui ferire chi le assale; e finalmente ad altre ha costituita la sicurezza nel sempre copiosissimo numero de' suoi individui, e nell'as- sociamento in grandi stormi. Maravigliosa in questa classe è la maniera , colla quale le più delle specie si riproducono. In alcune il maschio è real- mente differente nella conformuzione dalla femmina, la qua- le sembra di tutt' altro genere . Nelle api ed in varie altre specie analoghe il più gian numero d' individui è senza ses- so; ed in essi si veggono procreati, e nascono senza poter con- cepire né procreare. E singolare in alcuni insetti il modo di accoppiarsi. Alcuni abitualmente forniti di ali, si accoppiano volando, altri privi di questi stromenti, non ne vengono cor- redati, se non se al punto di soddisfare a questa funzione d' istinto ; e presso che tutti vivono in una forzata monogamia non potendosi accoppiare che una volta sola. La morte è una conseguenza inevitabile di questa naturale loro compiacenza. Mirabile antivedenza mostrano le madri segnatamente nelle Del Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte 3ìi pazze uovipare nel disporre e collocare le loro uova. Alcuni papiglioni abituati a partorirli all' aria aperta , le coprono di una specie di vernice , onde vadano difese dall' azione delle pioggie e d' altre intemperie. Il Sig. Bluniembak colla cui ope- ra a scorta, io ho replicatamente fatte colali osservazioni, dice in essa alla pagina 386. Toni. II. „ Qualcuno degli insetti „ per esempio depone le uova nel corpo d' altri animali e „ d'altri insetti di diversa specie, ed altri ne' bruchi , nelle „ crisaUdi , e parimente nelle uova d'altri insetti. Si ha ve- „ duto qualche volta sortire dalle uova innichiate nel legno „ degli alberi, invece di un pìcciol bruco , una specie parti- „ colare di una picciola mosca. „ Questa è la classe, nella quale a preferenza d' ogn' altra avvi un numero considerabile di specie vivipare in confronto delle uovipare, che ne occupano la generalità. Pochissime sono le specie degli Insetti da me qui anno- verate, se si paragonino al numero di quelle, che nella stessa nostra provincia probabile cosa è che esistano; come per esem- pio sole ventuna specie di Papiglioni Papìlio, quando Linneo stesso ne ha classificate cinquecento , la massima parte delle quali indigene di tutta l'Europa ? Come sole venticinque spe- cie di Falene Phalena^ quando Linneo ne ha descritte quat- trocento sessanta quattro delle mille, che se ne conoscono , moltissime delle quali parimente a tutta l' Europa sono co- muni ? Come finalmente sole sette specie di Sfingi Sphìnx , quando il sullodato classificatore ne ha descritte cento, sulle quali corre stessamente la riflessione, che ho accennata sopra i Papiglioni e le Falene, e che del pari far si può sopra gli Scarabei, e sopra altri generi d'Insetti? Ma il Sig. di Reau- mur nella sua opera Memoires pour servir a V Histoire des Insectes Tom. I. pag. 3. dopo avere accennate molte delle os- servazioni, alle quali danno luogo gli Insetti colle loro abitu- dini, soggiunge. „ Ciò, che per noi basta, per mio avviso, e „ di cui la curiosità nostra deve contentarsi, è di conoscere ,. degli Insetti i principali generi, e specialmente di quelli. 322 I Tre Regni della Natura ec. „ che più soventemente ci si presentano all' occhio , non „ che di sapere ciòj che a ciascun genere appartiene , e ciò „ che esso offre di singolare etc. „ Clas. V. Insecta Insetti. 5. a. Ord. I. Coleoptera Scarabei. Attelabus gen. XVI. Falsotorchio. Brucus granarius gen. XIV. Bruco punteggiato. Byrrhus gen. VI. Mantelletta. Cantharis fusca gen. XXI. Canta- ride fosca. La Cantaride Cantharis dei nostri farmacisti viene ado- perata nella preparazione de' sinapismi ossia viscicanti. Ed è un Insetto provveduto di un umor acre caustico , che esso schizza dall'addomine sopra chi gli si avvicina, atto a togliere immediatamente il colore dalle drapperie su cui cade^ ed a produrre una specie di abrasione sulle carni che ne sono tocche. Cassida vi: idìs gen. X. Celatine. Murrea Celatine screziato. Carabus coriaceus gen. XXV. Carabo. Sycophanta Assalitore. Cerambix moscatus gen. XVII. Caram- bice odoroso. Aedilis Legnaiuolo. Carcarias Tigrinato. Cerdo Ciabbatino. . Bajolus Facchino. Chrysomela alni gen. XII. Crisomela ' fi • t dell'alno. :■' • Cerealis Cereale. ..! (.,. .!, j,ri.>ut.,. . ■ . . Hortensis seu Oleracea Comune. Del Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte 3a3 iWerdigera del Giglio. Cicindela hybrida gen. XXIV. Sabbìaio macchiato. Coccinella septempunctata gen. XI. a sette punti. guttata a quattordici gocce. ocellata, occhiata. Derinestes lardarìus gen. III. Mangia- pelle. Capucinus Foralegno o Capucino. Pelio PelUciere. Piniperda Struggipino. D/ticus piceus gen. IX. Aquaiuolo piceo. Latissinius larghissimo. Semistriatus semistriato. Elater Fernigineus gen. XXII. Elateria. aterrimus negrissima. Forficula minor gen. XXX. Tenagliuzza. auricularis auricolare. Gyrinus gen. Vili. Girandola. Hispa Mutica gen. XIII. Ricciuolo. Mister bìmaculatus gen. III. Voltoggi- nola bimacchiata. Lampiris nocticula gen. XX. Lucciuola maggiore. splendìdula L. minore. Leptura Mistica gen. XVIII. Arietola arlecchina. Quadrifasciata Arietola a quat- tro fasce. Lucanus cervus gen. I. Cerviolo. Meloe Majalis gen. XXVII. Maggioli- no comune. ' Cicorii della Cicoria. ■ Proscarabeus ontuoso- 3^4 I Tre Regni della Natura ec. Viscicatorius viscicante. Mordella aculeata gen. XXVIII. Moi- della aculeata. Necidalìs maior gen. XIX. Aliunda. Podagrariae della Podagraria. Ptinus fur gen. V. Penacchiolo ladro. Scarabeus auratus gen. II. Scaiafaggio dorato. Eremita Eremita. Fimentarius da letamaj. Fossor Scavatore. Fullo Follone. Hortìcula ordicolo. Melolontha Stridulo. ■ Nasicornus Nasicorno. ■^— Stercorarìus Stercorario. Vernalis di primavera. Silpha aquatica gen. VII. Recchino acquatico. Germanica Recchino magg. rugosa Recchino rugoso. -«*-• • Vespillo Recchino comune. Staphylinus maxilosus gen. XXIX. Cam- •ilof/i': JD.J .XX. paiuolo macelloso. * ' Tenebrio Molitor gen. XXVI. Tenebrio- .rrtuffitn .J ne mugnaio. sh>i')i./.. .ni/7 .li-jg Mortisagus fetido. ''U' ' S- ^- ^^^- II- Hemipteri Empiteri o Semialati. Jphìs gen. XXXIX. Gorgoglione. .•jì'>Ì7 nT) .^ .;r,-. ■ , .\ . > L'animale più curioso in questo II. ordine degli Insetti è certamente il Gorgoglione-, la cui maniera di riprodursi è veramente fuori dell' ordine comune della creazione, come si è fatto osservare alla pag. aga. Varie ne sono le specie ; e Del Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte SaS quasi tutte vivono indistintamente sopra ogni pianta, e qual- cuna anche sopra pianta particolare. Alcune sono alate, ed alcune nò. Pei due cornetti, che spesse fiate hanno alla parte posteriore del corpo, i Gorgoglioni gettano un umor melato , di cui vanno in cerca, e sono molto giotte le formiche ed an- che le api. La quantità sovverchia di questi animali pregiu- dica assai alla prosperità delle piante sulle quali soggiornano. Chermes Bux gen. XL. Chermes del Busso. Cìcada Orni gen. XXXV. Cicala dell' Orno. Plebea Comune. Cimex glauca gen. XXXVI. Cimice grigia. Notonecta Cimice d' acqua. lectunìus gen. XXXVIII. Cimice da letto. Coccus Hesperidum gen. XLI. Coci- niglia. lUcis della Quercia coccifera. prasinus verde. Rufipes Pietrirosso. Fulgura Europea gen. XXXIV. Lanter- naria Europea. Grillus Acheta gen. XXXIII. Grillo stridulo. Acheta domestìcus G. domestico. ' Achi'ta campestris G. campestre. Bipunctatus Grillo a due punti. Locusta cristatus Locusta cristata. ■ Locusta migratorius Locusta di passaggio. Tetti goniaviridìssìmus Tettigonia. Mentis Europeus gen. XXXII. Grillaccio. 3i6 I Tre Regni della. Natura ec. Nepa aquatica gen. XXXVII. Scarpio- ne d' acqua. Thrips Physapus gen. XLII. Rodifiore. §. 4- Ord. III. Lepìdoptera Papiglioni. Papilio gen. XLIII. Farfalla. La parte più bella e vaga di questo terzo ordine degli Insetti è quella, che viene costituita dai Papiglioni. La varie- tà e la bellezza segnatamente de' colori, di cui ò formato il vestito di molti di essi, e la leggerezza, ed agilità che accom- pagna il loro volo, non che altre mirabili sue abitudini par- ticolari sono veramente degne d'osservazione, e danno a que- sto genere di viventi il rango dei più vaghi e meritevoli di ammirazione. Il Linneo nel classificare le specie di questo XLIII. ge- nere, il quale ne contiene cinquecento, siccome si è anche det- to, ha distribuite le stesse in cinque famiglie. Alle specie eso- tiche e più rare ha dato lo specioso nome di cavalieri A- chivi, come d' Ettore , Macaone ec. alle altre quello di Eli- conjy di Danai, di Ninfali e di Plebei. Diremo dunque. • .osaoiiil Papilio Macaon ( Tom. I. ) ex equi. -iH^Aiixl .YIZXX .ii'ìì: Achiv. Farfalla Macaone. .ui Podalirius Podalirio. ulliiQ MIXXK .fitjg Apollo ( Tom. II. ) ex Eliconiis Apolline. ooit^g^iiob .0 tvni^K^w Crataegi del Sorbo. OMJeoqniGa .0 v.hU'i<\\v Brassicae (Tom. HI. ex Danais) ilrnrij '>fifj i; ollhv) :,• Cavolaia. (;ij;J-.i: ! .1'! .;-,.f ?.\v\Vi\. Rapae Rapaiuola. il) j; v)UY'.i^\\ Napi Navonella. Rhamni Cedronella. .rdio-iii)! aiw.■\^^■\Vn5•; /o(tom.IV.) ex Nymphalibus Io. .<>; )>j;l!hO .llJtXX.fiyi; ^ Amalia Agalla. Djel Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte 3a7 Papilìo Antiops Antiopa. Atalanta Atalanta. C album C bianco. Iris Iride. Paphìa Pafia. Populi Piobella. Vaniliae Piodivanilia. Betulae { Tom. V. ) ex plebeis Betularia. Argiis Argo. Fiaeas Fleade. Malvae Malvivora. Phalaena gen. XLV. Falena. Anche le Falene da Linneo si classificano in otto fami- glie^ cioè in Attici^ Bigatti, Nottole, Geometre, Lucivaghe, Torcitrici, Tignuole, e Aluciti o Pennute. , Pavonia minor gen. XLV. ( fam. L ) ex Aticis Pavonia. Caia { fam. II. ) ex Bombicibus Caia. Cossus Foralegni. Dispar Dispari. Libratrix Libratrice. Mori da seta. Processionea Processionale. Quercifolia Quercifolia. limila Vinata. Chrysitis ( fam. III. ) ex Noctuìs Falena dorata. Humuli Rodilupoli. Matrunula Matronella. Oleacea Corbagivora. — - Spotisa Sposa. Betularia ( fam. IV. ) ex Geometris Betularia. Tomo XIX. T t 3a8 I Tre Regni della Natura ec. Favonia Glossulariata Tignuola. Sambucaria Sambucaria. Syringaria Siringarla. Viridata Ali verdi. Rostralis ( fam.V. ) ex Pyralidissioe Lucivagis Rostrale. Viridaria ( fam. VI. ex Tortrìcibus Verdaiuola. Evonimella ( fam. VII.) ex Tineis Evonimela. «ih Degeerella Degeerella. Scheff creila Scheferella. Pentatactyla { fam. Vili. ) ex Alu- cìtis Pentatattila. Sphinx gene. XLIV. Sfinge, Le Sfingi le quali , tranne le specie più picciole , che girano anche di giorno , non si veggono svolazzare che ne' crepuscoli della sera, e in quelli della mattina, vengono di- stribuite dal Linneo in quattro famiglie, cioè in legittime con ali angolate, in legittime colle ali intere^ e non addentellate, e in legittime colle ali intere e col corpo piatto^, e in Ispurie . .e Sphinx ocellata ( fam. \.) ex legìtìmìs . )lfii;0!-39?L)i'i fc:.»vo cum alis angui. Sfinge occhiuta. .iiSJ.dioijr;^' Tìgliae Tigliaia. ConvolvuU ( fam. II. ) ex legit . ivA'i-^^'i,']. 't (111 . c«/?z «//.? m^egm Sfinge Convolvola. Atropos Teschio. ..ìI^k; i' 'atellatanim (fam. III. ) ex legit. ,r.!bi: .'Mi' cum alis integris et corpore plano .G-ò vii;.' i : ' Rubiaria. ■ : Fucìformis Fuciforme. , y. i<;.; :.-v ;' . Filipendulae ( fam. IV. ) ex Spurììs Filipendolaia. Del Sic. Prof. Giovanni Maironi Dapontk Sag 5. 5. Ord. IV. Neuroptera Neuropteii. Ephemera striata gen. XLVII. Efimera. vulgata Efimera comune. È ammirabile 1' ordine di esistenza dalla Natura stabilito all' Efimera. Questa dopo di essere passata allo stato di Larva semi completa e vissuti due anni nuotando sulla superficie dell'acqua, apertasi la pelle, ricompare sotto torma d' Insetto alato, e si diffonde sulla terra. Fattasi Efimera completa^ la femmina sgravasi delle molte sue uova; e dopo questo natu- rale suo tributo, non vive che un giorno solo, secondo che osservò Swammerdum nella sua Memoria De Ephimeri vita. Hemerobius Perla gen. XLIX. Giorna- rio Perla. Libellula Forcipata gen. XLVI. Bilan- cetta. l'irgo Vergine. Myrmeleon gen. L. Mirmicoleone. ''' Formicarium Formicolare o co- mune. Curiosa è 1' abitudine del Mirmicoleone. Esso forma nella minuta sabbia una fossa a guisa d'imbuto. Va sul fondo e colla sua tenaglia getta in aria la sabbia, e rende la sua fossa perfettamente in forma di un picciolo catino. Si nasconde giù nel centro ; uè dura in ciò fatica , giacché il colorito stesso del suo corpo simula quello dell'arida sabbia. Vi sta colla sua tenaglia aperta aspettando che qualche formica camminando sull' orlo della fossa , vi sdruccioli entro. Esso la assale con impeto, se ne impadronisce, ne succhia il sangue, e ne getta fuori della circonferenza della sua fossa il cadavere. 5. 6. Ord. V. Hymenoptera Imenopteri. Apis Longicornus gen. LX. Ape longi- corno. Mellifica Melifica. Terrestris Terrestre. 3Hc .n-v^o'. 1 The Regni della Natura L' Ape Jpis mellifica è il prototipo di tutti gli insetti di questo V. ordine, principalmente, se se ne considerano le utilità nella umana economia, I' ordine mirabile osservato nel- le società di tali viventi, e la maestria de' suoi lavori. Sono troppo comunemente conosciuti questi pregi delle Api, per- chè qui se ne abbia a tenere discorso. Quello^ che io debbo dire riguardo alla provincia Bergamasca, si è che questo labo- rioso Insetto, il quale pare naturale de' climi caldi, si vede vivere fra noi anche nelle situazioni più fredde ed alpestri . Non è cosa rara il vedere degli alvearj signoreggiare da alte rocce , esposte però al meriggio, nelle stesse nostre più erme e lontane vallate. Vi si preservano con un picciolo tecchia- me di lastroni d' ardesia ardesia tegularìs che spesso cogli stessi alvearj nell'inverno resta coperto e sepolto dalla neve. Non dirò poi degli alvearj , che frequenti si veggono nelle nostre colline e nella pianura, ove le fiorite praterie appie- stano facile e miglior alimento a questo prezioso insetto. Chrysis ignita gen. LVIII. Doradella in- focata. Cynips Quercus gen. LUI. Gallivespa ^7 Quercifolia. , „( •i|;,ii,,{ •) Psenes del Fico. Formica Herculeana gen. LXI. Formica Erculea. r.fis Jloo /;!? 'V .; Coespitum Cespugliare. ol.i!::i.:i?^i •• vicida seduttore. £ijsg iiì -^ .M.n:-nj;«!i Compunctor pungente. > -; >.!!rii .'(•lifV'jbRj II Glomeratus ammucchiato, i oul ■ Luteus gialliccio. .n'.iU'sit, Mutilla Europea gen. LXII. Falsavespa A-M AqA XJ .uy.i Europea. Phex Spiriphex gen. LVII. Vespaiuola .k'mI:. 4" V Spiragliera. i^jl- ■ , Cribraria Crivellala. il Del Sic. Paor. Giovanni Maironi Daponte 33 i Tenthredo fé morata Calabrone grossi- coscia. Piosae dei Rosai. ErytJirocephala Capirosso. ì'espa Cabro gen.LIX. Vespa Calabione. vulgaris comune. 5. 7. Ord. VI. Dìptera Bialati. Asìlus Crabroniformis gen. LXX. Lupi- mosca Calabrone. Bomhilius maior gen. LXXI. Pensolaia magg. Conops rostrata gen. LXIX. Pontisola rostiata. Calcitraiis grigia. Ciilex pipìens gen. LXVII. Zanzara co- mune. Empis pennìpex gen. LXVIII. Beccac- ciuola pennipeda. Forcipata Tanagliuzza. Hippo miisca equina gen. LXXII. Fal- sa mosca. Musca Chamaleon gen. LXV. Mosca Camaleonte. Bomeylans lanuta. Tenax tenace. Carnaria Carnaia. Cupraria dorata. Oestnis Haemorrhoìdalìs gen. LXIII. Estro del Bue. Questo è fra gli ordini degli Insetti forse l'unico, il qua- le non racchiude specie interessante eminentemente l'utilità, o la curiosità dell'uomo, seppur si eccettui l'Estro del Bue osservabile per la sua abitudine di insinuare le sue uova sino nella viva carne de' buoi , e talora dei Cavalli , traforandone 33a I Tre Regni della Natura ec. la pelle col pungolo, che esso ha alla estremità dell' addomi- ne. Questa ferita produce un tumore, che potrebbesi chia- mare una galla animale;, e da cui esce poscia l' Insetto. Tabanus Bovinus gen. LXVI. Tafano Bovino. Coeculiens cieco. Pluvìatìlìs piovoso. Tipula Oleracea gen. LXIV. Longipie- de erbagino. — — Hortulana Ortolano. 5. 8. Olà. VII. Aptera Apteri. • ' : .tit l'i Aearus Coleoptatorum gen. LXXVIII. Zecca degli Scarafaggi. Reduvius Tigrinata. Siro del cascio. . . Aranea Diadema gen. LXXXI. Aragno '■ ■■' ' • ' diadema. Saccata a sacco. ^ - ' ' ' Scenica ballerino. -i • - " ■'- Sexoculata di sei occhj. L' Aragno certamente una delle specie più osservabili dell'ordine VII. suol ammirarsi specialmente dall'ordimento, e dalla costruzione della tela , o rete che egli sa formare e stendere, onde attrapparvi gli insetti, che gli servono ad ali- mento. Esso le forma coli' umore, che si condensa al sortire dalle cinque papille filatrici, che sono poste all'estremità del suo adomine. Cancer Astacus gen. LXXXIII. Astace, ì;' 1 * " 1 ' '" Gambero fluviatile. "'! ■ •^.'v.u ) ' > Julus terrestrìs gen. LXXXVII. Mille- - ' '-^-i ' ' ■ piedi terrestre. ■''' '•."'' Lepisma Forbicina gen. LXXIII. For- ' ''' bicina. . D«L Sic. Prof. Giovakni Maironi Daponte 333 Oniscus Asellus gen. LXXXV. Asselu- cio o Porcelletto. — — Amadìllo Armadillo. Pediculus gen. LXXVI. Pidocchio. plurium variet. Phalangiuni OpeUo gen. LXXX. Fal- soragno. Cancroides Cancroide. Podura arborea gen. LXXIV. Codipie- de arboreo. aquatica d' acqua. Pulex gen. LXXVII. Pulce. Scolopendra forficata gen. LXXXVI. Scolopendra Tanagliuzza. morsitans mordente. Scorpio Europeus gen. LXXXII. Scor- pione Europeo. È da osservarsi che lo Scorpione Europeo , del quale il morso è formidabile nei mesi caldi dell' estate nella nostra pianura, non mai nelle nostre vallate più rimote , nelle quali i calori sono più brevi e meno intensi , suol sperimentarsi ve- lenoso. Ragione persuader vuole che gli ardori del Sole sieno quelli, che a questo insetto danno siffatta micidiale abitudine. Termes Pulsoriurn gen. LXXV. Battilegno. C A P O X V. Dei Vermi ossia della Elmintologia. §. I. L'ultima classe del Regno animale è quella dei Ver- mi. E dessa , nella quale a preferenza d' ogn' altra specie vi sono vivipare, e uovipare, e contemporaneamente altre , che ambedue i sessi posseggono, sicché ciascun individuo di que- sti ultimi accoppiandosi col suo simile è in caso di fecondare altrui, e d' essere da altrui parimente fecondato. La lumaca 334 I "^^^ Regni della Natura ec. Lumaca è la specie principale dotata di questa rara proprie- tà. Ed è un vivente fra noi comunissimo , siccome in quasi ogni altra provincia in parità di fisica costituzione. Gli animali di questa classe hanno una struttura singo- lare semplicissima^ molle^ gelatinosa, privilegiata in varj, del- la facoltà di riprodur alcune parti del loro corpo. Per lo più sono senza testa ben figurata. Molti di essi si strascinano, o nuotano nell'acqua senza piedi; altri hanno al corpo attacca- te sui fianchi delle setole ora semplici, ed ora sotto forma di fiocchi, che vi fanno officio di piedi. Di essi la parte maggiore soggiorna nelle acque dolci o salse. Pochi sono quelli , die dimorino sulla terra ; e questi stanno sempre ne' luoghi umidi ; e finalmente alcuni vivono nel corpo d' altri animali. Moltissimi sono affatto nudi , po- chissimi coperti di pelo , come gli Afroditi , altri possessori di un involucro calcareo, come gli Echini, o di una specie di astuccio sabbioso , come gli Anfitriti, o di un casolare so- lido pietroso, come i Testacei ed i Vermicoralli. Il Sig. Miiller ( Historia verminum terrestrium et fluvia- til'mm ec. voi. II. Haun. et Lìps. iTj'i- ) stabilisce cinque soli ordini in questa classe, e non sei siccome fa Linneo . Noi non accenniamo qui , siccome si è praticato rispettivamente alle altre classi, se non se quelli ordini, che qualche spècie contengono a noi indigena. Clas. VI. Vermes Vermi. 5- 2.. Ord. I. Intestina Intestini. ' - ' Jscarìs vcrmìcularìs gen. III. Fusera- gnolo vermicolare. ' ' ' Lumbricoides Lumbrico terrestre. ' •' ■ Trìchiura Fuseragnolo cordisetola. ' ' Alla esistenza e massimamente alla soverchia quantità AeW Ascarìs vermìcularìs si attribuisce da' nostri medici l'ori- gine e talora l' invincibilità di certe malattie degli uomini, e d' altri animali. Del Sic. Prof. Giovanni Maironi Daponte 335 Cucullanius gen. IV. Cocolano. Echinorynchus ( MùUer ) gen. VI. Echi- norinco. Gordìus aquaticus gen. I.Gordio d'acqua. Hirundo inedicìnalis gen. Vili. Sangui- suga Mignatta. Lumbrìcus terrestris gen. X. Lombrico terrestre. '* Nais ( Mùller ) Proposcidea gen. II. Naiade Proposidea. Strongylus vulg. gen. V. Strongilo. Tenia vulg. gen. IX. Tenia membra- nacea. Vescicosa vescicosa. — — Pecudum Millecapi. 5. 3. Ord. II. Mollusca Molluschi. Fasciola Haepatica gen. XVI. Fascio- la epatica. Lernea Gadina gen. XX. Lernea Gadina. Cyprinacea Giprinica. Limax rufus gen. XXIII. Lumacone. Il Lumacone Limax rufus., il quale anche fra noi è co- munissimo, ma che non fassi vedere che immediatamente dopo la pioggia, o se non altro sempre ne' luoghi umidi, è la pri- ma specie Ermafrodita che abbiamo. §. 4- Ord. III. Testacea Testacei. Buccinum ( Mùller ) gen. LXI. Trom- betta. Carychium ( il/w/Zer) gen. LX. Canchrio. minimum picciolo. Helix Pomatìa gen. LVIII. Lumaca ortense. Nemoralis Silvestre. Tomo XIX. V V 336 I Tre Regni della Natura ec. La Lumaca helix è la specie in questo terzo ordine , la quale sia Ermafrodita. Le nostre Vallimagna, e Valtaleggio ne hanno di assai grosse; e gli abitanti ne fanno commercio an- che pel resto della provincia . Sono da vedersi sopra questo verme le belle osservazioni del lodato Ab. Spallanzani (i). §. 5. Ord. V. Vermes Infusorj Vermi infusorj. Vorticella gen. XGIX. Vorticella. Leucophra (Mùller) CI. Bianchi vermi. Qnest' ordine comprende molte altre specie di vermi , la massima parte de' quali di una tenuità di corpo , che a rile- varlij e a poterli osservare v' ha d' uopo de' più perfetti mi- croscopi . La esistenza nella nostra provincia delle sostanze animali e vegetabili, nelle quali questi minimi viventi senzien- ti si trovano , può aversi ragionevolmente a documento che del pari il massimo numero di cotali specie a quest' ordine appartenenti, sono pure a noi famigliari. (i) Sulla insalubrità e pericolo poi dell' UBO tanto comune di questo ver- me testaceo a cibo , causata principal- mente dell'essersi esso alimentato dell' Atropo -Belladonna e della Cicuta vi- Tosa , meritano d' estere lette le osser- vazioni e sperienie del nostro Medico Dottor Silvestro Renri , inserite nel Giornale di Medicina pratica del Sig. Cav. Valeriane Luigi Brera ec. stam- pato in Padova fascicolo XIV. a." hi- mesire marzo ed aprile 1814. 337 DESCRIZIONE DI UNA VITELLA SINGOLARMENTE MOSTRUOSA DEL SOCIO VINCENZO GAETANO MALACARNE DECANO DELLA FACOLTÀ MEDICO - CHIRURGICO - FARMACEUTICA DELLA I. R. UNIVERSITÀ DI PADOVA Ricevuta adì 7. Novembre 182,2. In humano faetu cutis , partesque omnes cutaneae ultimo loco perficiuntur: vìscera omnia et intestina intra corpo- ris Cavum non reconduntur. Harvei Exercitat. LV. 1 Naturalisti non si stancano mai di osservare i più ovvii fe- nomeni del regno organizzato perchè sempre trovano in essi materia di soddisfare la loro lodevole curiosità, e sperano di rinvenirne più facili spiegazioni, o nuovi lumi per conferma- re sane teorie, o argomenti utili allo scopo di consolidare le basi de' sistemi più generalmente ricevuti. Quando poi si imbattono in alcuno di que' casi ne' qua- li sembra che la Natura si scosti da' consueti andamenti su- perando quelle barriere entro cui ce la immaginiamo ristret- ta, allora si che la loro curiosità si fa maggiore, e raddoppian- si queste loro speranze. Le mostruosità esercitano influenze notevoli ne' singoli organi j e le indagini praticate sopra queste influenze condu- cono ad acquistare la notizia di quelle risultanze che ne de- rivano alla economia animale dell' individuo mostruoso, e dal 338 Descrizione di una vitella ec. paragone di queste stesse risultanze apprende il Fisiologo gli ufficj di cadaun organo, e i modi di sostituzione che adopera Natura , lo illuminano circa la nobiltà loro meglio che non si possa altramente ottenere. Questo pensiero mi ha indotto a presentare la descrizio- ne di una Vitella mostruosa che fu estratta a' primi di Apri- le dello scorso anno in Legnare , villa del territorio Padova- no nelle case di Mattio Maniero detto Guolo. La vacca non poteva darla alla luce ad onta del soccor- so di alcuni Veterinarj e esperti Boari: introdotto il braccio nella vagina sentivano eglino ad un lato le estremità del feto ravvolte in una densa membiana, cui non sapevano indovinar cosa fosse ; e all' altro lato sentivano un corpo molle e car- noso, che a stento capiva nel pugno , e movevasi a sussulti non senza grande meraviglia ed anche timore, giacché alcuno di essi non esitava a giudicare che fosse qualche strano ani- male ivi annidato, senza però potere raccapezzarne la forma. Frattanto continuando gli sforzi del parto , si videro ad uscire dalla Vagina alcune intestina , ma il feto non si mostra- va punto ; quindi venne deliberato di uccidere la vacca , ed aperto poi 1' addome , si estrasse dalla cavità uterina il Mostro. Vale a dire: un corpo singolarissimo rappresentante irre- golarmente un uovo della altezza di centimetri 49' largo trasversalmente centimetri 4^ i il quale aveva un metro di circonferenza trasversale, ed un metro e 20 centimetri di cir- conferenza longitudinale. Questo uovo era chiuso da tutte le parti, uè per quanta diligenza abbia io adoperato, potei rilevare nella sua superfi- cie la menoma traccia di penetrazione nella interna sua cavi- tà; esternamente aveva un aspetto analogo alle membrane sierose , e scorgevansi serpeggianti su di esso molte ramifica- zioni vascolari sanguigne dell' uno e dell' altro ordine , delle quali alcuni fra i più grossi tronchi erano manifestamente la- cerati, o perchè appartenessero a' cotiledoni placentali, o per effetto delle esplorazioni e manipolazioni precedute. Del Pnoì". Gaetano Malacarne 389 Palpeggiando la porzion superiore di questo uovo, senti- Vansi attraverso ad un denso integumento tre estremità del Qua- drupede^ ma la quarta rimaneva celata al tatto il più attento. Alla regione inferiore vedevasi una colonna vertebrale stranamente contorta, ed a' lati erano le costole tutte ravvi- cinate e spinte l'una contro l'altra senza lasciare veruno spa- zio intercostale: tanto queste , quanto la colonna vertebrale di cui vedevasi 1' ordine intero de' corpi delle vertebre, era- no tapezzate da una membrana sierosa che sembrava un pro- lungamento di quella che vestiva 1' intero uovo. Di questa colonna vertebrale chiaramente distinguevasi la porzione Dorsale , e Lombare dalla Caudale ; là dove la detta porzione toracica della colonna vertebrale sembrava im- mergersi o nascondersi nell' interno dell' uovo^, vedevasi stac- cato e quasi isolato un corpo ovale in cui sentivansi ossa ci- lindriche spettanti alla quarta estremità del feto, ma non era poi possibile lo immaginarsi come stassero rannicchiate in quel piccolo tumore che non era aderente al grande uovo^ se non per un piccolo tratto , quasi come avviene a' tumori cistici peduncolati. Da tutta la porzione saliente della colonna vertebrale pendevano le viscere interne del feto, cioè i polmoni^ il cuo- re, gli stomachi, le intestina ;, il fegato, 1' utero ec. ravvolte in una duplicatura di quella membrana sierosa, nel modo che ho rappresentato nelle Tavole prima e seconda. Ad oggetto poi di riconoscere lo stato delle parti conte- nute entro al grande uovo carnoso, ho praticata una incisio- ne nella sua regione superiore, opposta alla spina vertebrale, e tosto comparvero le tre estremità della Vitella coperte del loro integumento peloso, e in fondo all'uovo, la testa alquan- to schiacciata per lo difetto di spazio che le permettevano li tre membri mentovati, e la coda; tutte queste parti erano ve- stite dal prefato integumento composto de' soliti cinque stra- ti come in tutti i quadrupedi di falangi maggiori: pelij epider- mide, tessuto reticolare o mucoso, dermide, e tessuto adipo- 340 Descrizione di una vitella ec. celluioso., e non mancavano le unghie benché alquanto alte- rate nella loro forma e proporzioni. Introdotta la mano fino a quel tumore in cui io sospet- tava che dovesse trovarsi il quarto anteriore della vitella, il quale fin' ora non erasi potuto vedere, trovai un fiorame per ampiezza capace appena di ammettere un uovo di piccione, nel qual forame ripiegavasi 1' integumento peloso e tale con- servavasi sopra tutta la interna superficie di quella accesso- ria cavità, in cui di fatti era tutta la estremità anteriore di quel lato, con la omoplata, V omero ec. ma rannicchi-ate que- ste ossa e compresse e sfigurate in istranissima foggia senza però che ne mancasse veruna parte essenziale e neppur le due ugne. L' aspetto che presentava l' uovo cosi aperto, viene rap- presentato nella Tavola terza ove scorgesi ancora intatto il tumore che rinchiudeva questa quarta estremità del piccolo quadrupede. Lo stato poi delle viscere toraciche e addominali era me- ravigliosamente conforme al naturale per quanto potea con- cederlo un cotanto straordinario translocamento delle quattro estremità locomotrici, e lo arrovesciamento della parete inte- gumentale solita a limitare le due grandi cavità splancniche. I quattro stomachi sono perfettamente costituiti, e nulla hanno che meriti osservazione. II cuore contenuto nel suo pericardio ( Tavola IV. ) era probabilmente quel preteso animale che destò cotanta sorpre- sa in que' Boari che esplorarono lo stato dell' utero nella Vacca partoriente. . ., Il fegato ( Tavola V. ) era diviso nel consueto numero di lobi , e regolarmente conformato , anzi la inserzione della vena cava nel diaframma era regolarissima , benché poi que- sto tramezzo muscoloso mancasse delle solite aderenze alle coste ed allo sterno , ed in vece si dipartisse in varie fascie legamentose che sostenevano le altre viscere , segnatamente le addominali. Del Prof. Gaetano Malacarne 34 1 L' utero e le vie orinarle (Tavola VI.) erano in buonissima conformazione ad esclusione de' reni succenturiati che sogliono bensì essere piccolissimi ne' quadrupedi erbivori ruminanti , neir ultimo mese di gestazione, ma qui mancavano affatto. Io ho preparato a secco questo Mostro precisamente come è rappresentato nella Tavola III. e cosi gli stomachi; e con- servo nello spirito di vino le altre viscere nel mio Museo per ulteriori indagini di confronto, che a più bell'agio penso di instituire con altri Mostri che ho raccolti. Desideroso poi di conoscere a quali alterazioni fosse an- dato soggetto il processo della ossificazione in cotanta aber- razione di sede e di mutua positura delle ossa, e segnatamen- te della colonna vertebrale e delle coste; le ho diligentemen- te sepai-ate, e dopo la opportuna macerazione avendole ricom- poste a loro nicchio mi risultò quanto esprime la Tavola VII. ove è degna di riflession particolare quella amalgamazion delle coste di un Iato in tre soli pezzi quasi scudi o piastre , che ricordano in qualche modo la struttura che i Naturalisti ri- marcano nel Carapace delle Testuggini. Fra tante specie di mostruosità delle quali si è tenuto conto dagli Scrittori, non mi venne fatto di riscontrarne che presentassero una singolarità come è quella di un uovo per- fettamente chiuso nel quale siano comprese le quattro estre- mità locomotrici con la testa , munite del loro esterno integu- mento comune', e dal quale siano pendenti tutte le principali viscere che doveansi contenere nelle due grandi cavità splan- cniche; e mi rincresce sommamente di non aver potuto con- sultare una osservazione dello STENONE che è registrata negli = Ada Hafnìensia ann. I. al numero i io. = relativa ad un feto che venne alla luce con ampia apertura addominale ; la quale intitolazione però sembra indicare trattarsi ivi bensì di una Ernia ; ma non è presumibile che in quel caso sia av- venuto quel posteriore amalgamamento delle pareti membra- nose integumentali e contenenti , che osservai con mia gran- de sorpresa nella mia vitella , la quale pervenutami dalla cor- 34:2. Descrizione di una vitella ec. tesia ed amicizia dell' Eccellentissimo Signor Dottore Giaco- mo Noale Medico e Chirurgo condotto di quelle ville, ò sta- ta meco esaminata nella sua integrità dal Chiarissimo Sig. Proiessore Ab. Luigi Configliacchi Professore di Estetica e sto- rìa delle scienze e delle arti in questa nostra I. R. Università di Padova. Di fatti quella chiusura organica escluder sembra la idea di una Ernia addominale che nello stato di somma tenerezza del feto fosse passata alla Eventrazione la più completa , e dell' una e dell' altra splancnica cavità ; così che arrovesciatosi allo indietro l' integumento comune e contenente le ossa del- le quattro estremità, si fossero poi conformate e contorte per la continua e successiva loro compressione e pervertito modo di nutrizione. Le Teoriche dell' Hoffmanno e dell' Aranzio quanto alla epoca della formazione delle membrane , ed alla derivazione loro non trova qui luogo j, e piuttosto collimerebbe al caso no- stro il pensamento del chiarissimo Fattori , che = U animale non sia compiuto affatto nelV uovo prima della concezione , e che le parti del feto si formino successivamente V una alV altra = ; e quanto alla chiusura dol nostro uovo può render- ne ragione quella Secrezione generale che Esso faceva giuo- care così maestrevolmente nella sua Dissertazione = DE'FE- TI CHE RACCHIUDONO ALTRI FETI; funzione presieduta dalle arterie le quali allungandosi , pullulando in germogli o pennelli ramosi, fioccosi ,o villosi, esercitano quella facoltà ri- produttrice che rimargina le piaghe , rigenera organi , e in al- cune classi animalesche , membra intiere ; e però ha proba- bilmente potuto nel caso nostro operare la rimarcata chiusu- ra dell' uovo. Qui non si tratta come ne' mostri di Winslow e di Lemery della transposizione delle viscere del lato destro al sinistro , o viceversa , la quale non potea quest' ultimo spie- gare addottando il sistema delle cause accidentali , onde ne conchiudeva Hallero la possibilità de' germi originariamente Del Sic. Gaetano Malacarne 34^ mostruosi, né il Boiinet per quanto si industriasse co" suoi speciosi ragionamenti potè convincerne altrimenti. Nella nostra Vitella al contrario le viscere rimasero al loro posto, e le sole parti contenenti cangiando situazione co- strinsero le quattro estremità , quasi parti accessorie ad adat- tarsi conformandosi in istraordinarie direzioni. Né occorre af- faticarci nello indagare il come ciò abbia potuto avvenire , dopo le riflessioni che inseri 1' Hunault nelle Memorie della Reale Accademia di Parigi per l'anno i74-- Per classificare questo Mostro, giacché desso non può per le mentovate ragioni appartenere all' ordine a." ( Ernie ) del- la terza classe ( Anomalie ) stabilito da' Signori Chaussier e Adelon ; lo porremo nella 3." specie Buffoniana ( per arrove- sciamento ) ; ovvero seguendo la sistemazione del Blumenback, nella IV. Classe che ha per tipo la alterata situazione ; e per conseguenza appartiene alla Categoria Vili, da mio Padre sta- bilita con la denominazione METATHESIA o siano trasposi- zioni mostruose delle parti del corpo di un individuo. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE (*) La Tavola prima rappresenta il mostro tale e quale ven- ne estratto dall' utero dopo il macellamento della Vacca ; e indica le parti della vitella , come si verificarono poi , dopo che si aprì col taglio superiormente quell'involucro carnoso. A. il capo. B. la estremità posteriore sinistra. C. D. le altre articolazioni di questa medesima estremità, E. F. le unghie della medesima. G. le unghie della estremità posterior destra. H. il ginocchio anterior destro. ( ) Queste Sftte tavole tono riunite in tre sole numerate poi secondo por- ta la numerazione delle tavole ante- Tomo XIX. cedenti oltre jl numero progressire qui S-£l)ato. Xx 344 Descrizione di una vitella ec. I. il niusello. K. la estremità anteriore sinistra. L. vertebre cervicali e dorsali. M. vertebre lombari. N. il cuore. 0. la orecchietta anteriore. P. lacerazione accidentalmente praticata da' Veterinari] nel diaframma. Q. uno degli stomachi. R. il rene sinistro. S. il polmone. T. la milza. U. il ventrone. V. il quaglio. X. Y. gli intestini. Z. le coste del lato sinistro. La Tavola seconda rappresenta il Mostro veduto dall' al- tro lato. A. la estremità posteriore sinistra. B. il musello. C. r estremità posteriore destra. D. la unghia della estremità anteriore destila. E. il garretto della estremità posteriore destra. F. il ginocchio della estremità posteriore sinistra. G. r intestino retto rigonfio di materie fecali. H. l'osso dell'anca. 1. r unghia della estremità posteriore sinistra. ' K. la vena porta. L. r utero, M. un tronco arterioso. ?, : n, ' N. il capo. — O. la scapula della estremità anteriore sinistra. P. l'orecchietta posteriore. Q. il cuore. Del Sxg. Gaetano Malacarne 345 R. il fegato. 5. la cistifellea. T. la vena cava. U. il ventrone. V. la vena porta. X. gli intestini. Y. un intestino accidentalmente lacerato perchè uscito previo nel parto. Z. il centopelle. 6. la milza. a. a. il ventrone. b. b. gli intestini tenni. e. e. gli intestini crassi. d. d. altri intestini tenni. e. e. L' intestino cieco. /■ /• il quaglio. g. g. L' intestino colon. La Tavola terza rappresenta 1' uovo aperto superiormen- te, con r integumento rovesciato in guisa che appariscono le parti che vi erano contenute e rinchiuse ; la estremità ante- riore sinistra è ancora ravvolta nella sua borsa integumentale. La Tavola quarta rappresenta il cuore , i polmoni , e la trachea. A. il cuore. B. r aorta. C. Il pericardio spaccato in dd. E la trachea. F. G. H. li tre lobi del polmone. L la ghiandola timo. K. una massa pinguedinosa costituita dall' omento.' L. la membrana comune splancnica. Le misure , e proporzioni di queste parti sono : 316 Deschizionb di una vitella ec. LunsheZZa del cuore dalla Decimetri.- Centìm: Millimetri. base alla punta. i o 5 Diametro maggiore del medesimo o 7 9 Diametro maggiore dell' aorta e 2 4 Lunghezza del lobo maggiore polmonare non rigonfio d' aria 1 o 8 Diametro della trachea o i 9. La Tavola quinta rappresenta il fegato dal quale si so- no recise porzioni de' lobi affinchè si scorga : A. la cistifellea. B. C. r ingresso ed egresso della vena cava per lo D. D. D. diaframma. E. un legamento sospensorio con annesso lobo epatico. F. l'ingresso nel fegato delle vene porta, ed ombelicale. G. r arteria aorta. La Tavola sesta rappresenta gli organi Uropoietici , e 1' u- tero con la vagina spaccati longitudinalmente. A. B. l'utero spaccato. ' i''^' C. le corna dell'utero. i"-~ ■ D. una delle trombe Falloppiane con V ovario corrispon- dente. E. Il principio dell' altra Tromba B''alloppiana che proba- bilmente venne lacerata durante il parto. ? 1- ! F. l'orificio ed il collo dell'utero. -.hj:- G. la vagina spaccata. H. la vulva. .' :o:,j 1. .' l. r ano con porzione dell' intestino retto, t - I K. K. i reni. ■■■^ ■■ "• .■,...,,.- .,..,.. ^i L. L. gli ureteri. .!,;;u M. la vessica orinarla. _ iùui-r, /! ' • ' • < N.i' uraco. . -ojj ii kmiÌjì!.; - 1;! .! O. 11 meato esterno orinario. ''-J'- ! •-''"" La Tavola settima rappresenta la colonna vertebrale , con le coste di un lato amalgamate ed ossificate in tre pezzi o scudi. ^. J/ta/ J/ "xr^Cy.y i^/ y.c.. xiv^ ^-m.,2 ^u X. ytu/ .^"^^y,.^ 34^ (.•JOL' ^.^/ ;<\' ^rùm-J, 5^^t:ca. yo-eyHr/ -i/ 'j^JZ ^aj. 3^6 él^u ■ai). 3. XC'x /ja€/. 3/fh. uy4r^ Xl// y^cm.c^e y^yecfi l/%cJ^^/ > ' XUL yjo.^. Ò/^6 . 347 DESCRIZIONE DI UN NUOVO ATMIDOMETRO PER MISURARE l' EVAPORAZIONE DELL ACQUA, DEL GHiACCIO E DI ALTRI CORPI A VARIE TEMPERATURE DEL PROF. ANTON-MARIA VASSALLr-EANDI Ricevuta li ag. Aprile 182.3. l\on avendo io trovato abbastanza comodo per misurare re- vaporazione del ghiaccio 1' atmidometro che ho proposto nel precedente Tomo XVII. parte fisica, pag. ^4^, ne ho fatto costruire un altro ^ il quale non solo misura esattamente in peso, ed in altezza l'evaporazione dell'acqua, ed in peso quel- la del ghiaccio ; ma ancora serve per molte sperienze di ri- cerche sopra r evaporazione di diversi liquidi, e solidi a va- rie temperature , e segna costantemente la temperatura dei corpo evaporante. Questo atmidometro è composto di una bilancia mobilis- sima alle braccia della quale A, B si appendono due vasi me- tallici C, D di forma regolare, dei quali uno D ha nel centro un termometro E inchiuso in tubo di metallo F dal quale sporge la scala G del termometro. La base del tubo sulla quale appoggia il globo del termometro è sostenni a da un ci- lindretto metallico H alla metà dell' altezza del vaso. Secondo le varie sperienze che si vogliono fare si può mutare il termometro, onde avere i gradi opportuni tanto so- pra che sotto il ghiaccio per fare quelle sperienze nelle quali i gradi di caldo, o di freddo superano quelli segnati dal ter- mometro del quale si fa uso nelle sperienze, od osservazioni ordinarie. Questo segna ao. gradi sotto il gelo, ed 80. sopra. Anche il cilindretto metallico che sostiene il tubo che 348 Descrizione ni un nuovo atmidometro ec. contiene il termometro si può cangiare essendo fissato a vite nel fondo del vaso e del tubo, onde secondo che occorre con cilindretti più corti si avvicina il globo del termometro al fondo del vaso, e con cilindretti più lunghi s' innalza il glo- bo del termometro. Il tubo che contiene il termometro sporge un centime- tro sopra le pareti del vaso, acciocché il liquido per la sua convessità naturale quando il vaso ne è affatto ripieno, e la sua dilatazione , quando artificialmente si riscalda , e 1' ac- qua nel momento della congelazione non penetrino nel tubo. Lungo il rovescio della scala metallica G del termometro si muove la piccola asta di un galleggiante, la quale segna i gradi di abbassamento delT acqua sopra una scala divisa in millimetri. L' asta è tenuta verticale da due anelli politissi- mi perchè non facciano resistenza al suo movimento. II gal- leggiante è formato di un globo di vetro con un tubetto an- nesso della lunghezza necessaria perchè l' estremo del tubo segni i vari gradi della scala essendo pieno, o quasi vuoto il vaso. Pel tubetto s' infonde nel globo tanto di mercurio eh' esso s' immerga circa la metà quando l'acqua ha la tempera- tura media. L' apice del tubo del galleggiante porta una pun- ta, la quale piegata ad angolo retto col tubo si avvicina mol- to alla scala del galleggiante per leggerne più facilmente ed esattamente i gradi. L' altro vaso simile C ha un coperchio I che col suo peso fa equilibrio al termometro, al galleggiante, ed all'acqua con- tenuta nel vaso . Questo coperchio ha nel centro un globo metallico cavo L che vi si unisce a vite ; in questo globo , che serve per elevare e trasportare il coperchio , si mettono diversi pesi onde al bisogno toglierli per renderlo più leggie- ro ogni qual volta non si vuole aggiungere liquido nel vaso evaporante. Nel vaso G poi si mettono i maggiori pesi neces- sarii per avere 1' equilibrio quando nel vaso D si mettono ad evaporare corpi più pesanti dell' acqua. Il braccio della bilancia al quale si appende il vaso D, Del Pbof. Anton-maria Vassalli -Eandi 349 nel quale si mette il liquido ad evaporare, è diviso in cento parti eguali le quali per mezzo di due romani, o contrappesi, segnano 1' evaporazione in due qualità di pesi^ cioè il maggio- re M in grammi, ed il minore N in centigrammi. Sullo stesso braccio della bilancia si può fare qualunque altra divisione, e con romani opportuni misurare 1' evapora- zione in oncie ^ ottavi, ecc.; si può ancora quando così pia- cesse, da una parte del braccio incidere una divisione , e dal- l' altra parte un' altra^ oppure fare servire la stessa divisione a diverse qualità di pesi col solo cambiamento dei romani, o contrappesi (i). Siccome 1' asta del galleggiante segna in millimetri la di- minuzione dell'acqua nel vaso; così a piacere si misura l'e- vaporazione in peso , od in altezza dell'acqua , e segnando r una e 1' altra misura si verificano scambievolmente. {\) Il Sig. Paolo Lana Ispettore dei pesi, e misure presentò all'Accademia delle Scienze di Torino sino dall'anno ]8o4- il suo artifìcio di pesare con di- versi romani qualunque genere di pesi mercantili , e le loro frazioni , con la medesima stadera divisa in un dato nu- mero di tacche, come sarebbe in cbi- logrammi, ectogrammi, decagrammi, ec; oppure libbre, oncie, ottavi , ecc.j quin- di successivamente nel 1806, e neliSiS. vi aggiunse diversi perfezionamenti , i quali trovansi indicati nella parte sto- rica dei tomi dell'Accademia XIV (i8o5). XVI. (1809) e XXII. (1816). L' Accademia non solo fece menzio- ne onorevole dell'artifìcio presentatole dal Sig. Lana; ma ancora gli diede una medaglia d' incoraggiamento come ap- pare dal rapporto dei Commessarii let- to alla Classe di Scienze fisiche 8 ma- tematiche il 16 Messidoro anno 12 ( 5 Luglio 1804. ) L'artificio del Sig. Paolo Lana fu pu- re pubblicato nel 1814. da suo figlio Pietro Giacomo Ingegnere ed Ispettore Generale dei pesi e misure, Sottotenen- te nelle Regie armate ecc. in un libret- to che ha per titolo = Nozioni «opra una nuova costruzione di stadere di Paolo Lana , Misuratore ed Ispettore dei pesi, e misure, e miglioramenti al Ponte a bìlico dell' esponente Pietro Giacomo di lui figlio, Ingegnere, Mac- chinista, ecc. Torino Dalla Stamperia Reale 1814. = Il Sig. Pietro Giacomo Lana fece an- cora diverse utili modificazioni all' in- venzione di suo padre , e la bilancia dell' atmidoraetro da me proposto ne offre una nel trasporto del principio , della scala a qualche distanza dal pun- to d' appoggio, o fulcro. 35o Descrizione di un nuovo atmidometro ec. Per essere nota la superficie evaporante, e la profondità, etl il peso di tutta la massa , per mezzo del piccolo romano si possono agevolmente determinare le piccolissime evapora- zioni del liquido, le quali per essere minori in altezza di un diecimillimetro difficilmente si potrebbero col galleggiante mi- surare. Per mezzo del peso si correggono pure quegli errori nella determinazione dell' acqua evaporata provenienti dalla varia temperatura dell' acqua^ onde il galleggiante s'immerge più o meno. La bilancia è sostenuta da una piramide quadrilatera tron- ca vuota O che ha nel mezzo un' apertura P larga circa un centimetro, la quale discende sino verso la metà dell'altezza della piramide. In quest' apertura che trovasi nelle quattro faccie si muove V ago Q unito all' asta della bilancia, il qual ago, quando la bilancia è in equilibrio, corrisponde col suo api" ce ad una punta R fissata inferiormente nel mezzo della pi- ramide, e con la sua declinazione dalla detta punta R indica tosto la mancanza dell' equilibrio ;, e da qual parte cada la bilancia. Sempre che questa è in riposo , i vasi C, D sono soste- nuti da due zoccoli mobili metallici S, T, i quali per mezzo di una leva dolcemente senza la menoma scossa si abbassano quando si vuol mettere la bilancia in azione, come quelli del- le bilancie docimastiche. Dal sin qui detto è chiaro che per mezzo di questo at- midometro non solo è misurata 1' evaporazione dell' acqua li- quida a qualunque grado di temperatura, la quale è indicata dal termometro immerso nel centro del vaso, ma ancora l'eva- porazione dell' acqua congelata con aver anche del ghiaccio stesso i varii gradi di freddo: lo stesso dicasi degli altri cor- pi liquidi o solidi evaporanti. Se poi si volessero fare sperimenti sopra l' evaporazione che soffre l' acqua o altro corpo a varii gradi di temperatura artificiale, col cannello da saldare si può agevolmente riscal- dar r acqua contenuta nel vaso, e viceversa si può accresce- Del Sic. Prof. Antonmaria. Vassalli - Eandi 35 i re artificialmente il freddo del ghiaccio con sali, od in altra guisa. Volendo misurare 1' evaporazione di liquidi corrodenti il metallo bisogna intonacare la supei'ficie di tutto il metallo in contatto dei liquidi con uno strato che impedisca la loro azio- ne, oppure sostituire vasi di cristallo o di porcellana ai vasi metallici. La bilancia dell' atmidometro che ho fatto costruire dall' abile Ingegnere Artista Signor Pietro Giacomo Lana, per ve- dere se r effetto corrispondeva alla mia aspettazione, è mobi- le al milligramraa essendo gravata di due chilogrammi. Essa è fatta secondo le regole dell' arte ed è munita non solo dell' ago, il quale discende sino verso la base del fusto, ove copre una linea per tosto conoscere la menoma deviazione dal bi- lico con la sua declinazione dalla linea verticale ; ma ancora ^ di un piccolo livello a bolla d'aria incassato nella tavola sul- la quale è fisso il piede o fusto della bilancia; questa tavola è sostenuta da quattro piedi a vite onde abbassarla od alzar-», la dalla parte che occorre, perchè la bolla del livello resti nel . mezzo, ossia la tavola si trovi perfettamente orizzontalcv pef mettere piìi facilmente a livello la tavola sulla quale sta la bilancia, conviene in vece di quattro mettere soltanto tre pier^ di a vite, due verso gli angoli della testa della tavola, ed tino, in mezzo del lato opposto parallelo che trovasi in fondo del- la tavola, e che questi tre piedi a vite per maggior comodo, ' sporgano sopra la tavola naedesima. I Fisici muniti d' atmidometri simili al descritto potran- no decidere molte questioni che ancora rimangono sospese quali sono: Quella se i raggi lunari accrescano veramente l'evapora- zione come assicura di avere costantemente osservato l'Abate Atanagio Cavalli; oppure se la minore evaporazione osservata dal Cavalli nel vaso che non riceveva i raggi lunari sia do- vuta, come pensa il Cotte, all' interposizione del parasole, il quale abbia impedita l'azione dell' atmosfera quantunque non Tomo XIX. . Yy . . ' / 35a Descrizione di un nuovo atmidometro ec. si abbia avuto in mira che di oppoilo alla luce diretta della luna. Possono pure verificare i rapporti che hanno tra di loro le evaporazioni di varii liquidi di natura e di densità diversa come l'acqua pura e l'acqua saturata di diversi sali;, il latte, il vino, la birra ecc. la neve, il ghiaccio; e se l'evaporazio- ne sia in ragione della superficie liquida in contatto delTaria, come assicurano Wallerio e Lambert contro 1' opinione di Mussehenbroek, che la trovò in ragione delFaltezza del vaso. • Se r evaporazione è prodotta unicamente dal calorico , come col Dalton pensano geneialmente i fisici odierni; od all' azione del medesimo si unisca quella deiraffinità dell'aria con l'acqua, per la quale affinità 1' acqua venga disciolta, e l'e- vaporazione si faccia a guisa di soluzione. Non vi ha dubbio che l'elettricità ha pure una grandissima parte nell' evapora- zione , la quale nei gabinetti fisici si accresce grandemente per mezzo dell' elettricità artificiale , come ho infinite volte ■provato , e la natura lo manifesta negli strepitosi fenomeni elettrici , onde nei Physicae experìmentalis lineamenta ad Subalpinos stabiliva tre essere le cause dell'evaporazione cioè il calorico, l'elettricità, e l'affinità dell'aria coli' acqua. Ed in vero anche le ultime osservazioni atmidometriche fatte sot- . to la mia direzione dall'esatto Sig. Luigi Cantù Osservatore meteorologico della Reale Accademia delle Scienze di Torino, ed accompagnate da quelle degli altri stromenti meteorologici, comprovano che 1' evaporazione è molte volte maggiore mentre è minore la differenza della temperatura dell'aria e dell'acqua evaporante, che qualche volta è anche maggiore mentre mag- giore è l'umidità dell'aria, onde non dipendere essa soltanto dal calorico, e dall' umidità dell' ambiente. Se r evaporazione , avuto riguardo alla varia grandezza de' vasi sia maggiore nei vasi più ampli secondo la sentenza del Mussehenbroek, o nei più piccoh, come risulta dalle spe- rienze di. Sedileau e di Cotte . Se l'evaporazione dell'acqua sia come credeva Hales dieci Del Sic. Prof. Antowmaria Vassalli - Eandi 353 volte maggiore di quella della terra umida, o se questa sva- pori più prontamente che 1' acqua come dice il Bazin . Coir esplorare contemporaneamente 1' evaporazione dell' acqua contenuta in vasi di metallo lucido, e di metallo affu- micato , o tinto con varii colori si vedrà , quando sono tutti in pari circostanze , V effetto del calorico raggiante sopra la medesima, mettendo anche in faccia dei vasi diversi corpi di vario irraggiamento di calorico . Finalmente si potranno tutte queste e le altre sperienze di paragone fare con le cautele desiderate da Van-Swinden , e da altri fisici, avendo principalmente cura di notai'e l'altez- za del barometro e del termometro , la direzione e la forza del vento , ed i gradi dell' igrometro e dell' elettrometro per determinare l'influenza della varia pressione e temperatura dell' aria, della direzione, e della forza del vento, e del vario grado di umidità, e di elettricità dell'aria sopra l'evaporazio- ne, e particolarmente con la cautela che il De Mairan desi- derava nelle citate sperienze di Bazin ed Hales^ cioè che vi fossero due termometri di simile graduazione nei vasi per co- noscere se la temperatura dell' acqua e della terra umida era veramente la stessa. Le moltiplici sperienze ed osservazioni da me fatte con diversi atmidometri sopra 1' evaporazione dell'acqua mi con- fermarono l'opinione del Van-Swinden, essere ben poca cosa quanto si sa^ in paragone di quanto resta a sapersi riguardo all' evaporazione ; e che per determinare 1' evaporazione rela- tiva nei diversi paesi conviene badare primieramente che gli atmidometri siano per ogni riguardo in simile posizione, quin- di che i vasi nei quali si mette l'acqua ad evaporare abbia- no tutte le dimensioni eguali, onde abbiano la stessa figura, e siano egualmente alti , come pure che siano formati della stessa materia e della stessa grossezza, in fine che l' acqua si mantenga sempre in tutti alla medesima distanza dall'orlo del vaso, e che le osservazioni atmidometriche siano accompagna- te da quelle degli altri stromenti meteorologici. 354 DELL' APPARECCHIO IDROSTATICO PIÙ SEMPLICE ED UNIVERSALE ! MEMORIA DELL'ABATE GIUSEPPE ZAMBONI Professore di fisica sperimentale e matematica applicata nell' I. R. Liceo di Verona Ricevuta adì ai. Febbrajo iSaS. i^uantunque il provare con nuovi sperimenti verità Fisiche già conosciute non sia un avanzarsi gran fatto nella scienza, tuttavia i nuovi mezzi di sperimentare^ che si trovino di gran lunga più semplici degli usati comunemente^ sogliono pregiar- si poco meno di una vera scoperta. Cotesto pregio non ha guari si riconobbe nella bella sperienza del Sig. Prevost di Ginevra, che è quella di lasciar cadere nell'aria una piastrel- la metallica portante sopra di sé leggerissima cartolina , con che senza bisogno di macchina pneumatica ^ che voti un'al- tissima colonna d' aria, si mostra uguale la velocità de' gravi comunque diversi di massa cadenti nel voto. A quanto di sifatta lode aspirar possa l'apparecchio idro- statico, che io vengo a proporre, né giudicheranno i dotti Fi- sici; ad ogni modo l' esser questo di facilissima costruzione^ ed acconcio a tutte le sperienze fondamentali dell'Idrostatica^, mi confortò a pubblicarlo, colla speranza, che agevolandosi l'istru- zione sperimentale di questa parte di Fisica, non dovessi ren- derle un servigio affatto inutile. Un fluido contenuto in vasi tra loro comunicanti soijnni- nistra a' Fisici il mezzo di provare alcuni principi dell' Idro- statica-, quali sono la ugual pressione reciproca delle moleco- Dell' Ab. Giuseppe Zamboni 355 le fluide in qualunque direzione ; 1' altezza uguale de' fluidi omogenei in ogni vaso comunicante di qualsiasi figura, capa- citàj e posizione; e l'altezza reciprocamente proporzionale alla gravità specifica de' fluidi eterogenei. Or noi vedremo Io stes- so mezzo , colla giunta di altri congegni di poco numero , e agevolissima costruzione, dimostrare eziandio tutte l'altre verità idrostatiche con maggior facilità e commodo degli usati sinora. Sia pertanto il vaso ABGD ( Fig. i. ) comunicante col tubo OFH di diametro molto minore di quello del vasoj e as- sai inclinato all'orizzonte. Ecco tutta la macchina fondamen- tale dell'apparecchio ; nella quale versandosi dell' acqua, ogni variazione del suo livello ex. g. GÈ anco insensibil nel vaso ABCD potrà apparir visibilissima nel tubo FH nella ragione di OH ad OE. Ora per misurare le variazioni successive del detto livel- lo, che si avrebbero dal successivo aggiungersi di una stessa quantità di acqua nel vaso ABGD , è mestieri di una scala graduata annessa al tubo FH; per l'esattezza della quale ba- sterebbe dividere senza più in parti uguali la lunghezza del tubo FH, se questo, non che il vaso ABCD fossero perfetta- mente uniformi. Altrimenti o bisogna aggiungere successiva- mente una stessa misura d'acqua nel vaso, e notare ogni volta r alzamento del livello nel tubo FH; oppure ( il che torna più commodo ed esatto ) procedere nella seguente maniera. Abbiasi un recipiente M di forma cilindrica, che galleg- gi diritto suir acqua del Vaso ABGD, la quale sia tanta, che ricevuto a galla il detto recipiente , tocchi col suo livello il principio del tubo in F. Poscia lasciando cadere 1' un dopo r altro dentro il galleggiante dei piccioli pezzi metallici tutti di peso eguale, ad ogni peso aggiunto crescerà nel tubo FH ^1 livello egualmente, come se in luogo di ciascuno dei pesi si fosse aggiunto egual peso di acqua nel vaso ABGD. E pe- rò il successivo innalzarsi del livello nel tubo FH ad ogni pe- so messo nel galleggiante, darà esattamente tutti i gradi del- la scala ricercata. . . 356 Apparecchio Idrostatico ec. Per questa operazione , 1' apparecchio fornito del detto galleggiante è divenuto una vera bilancia, che servirà a pe- sare tutti quei corpi, che possono allogarsi dentro il recipien- te M senza affondarlo tutto sott'acqua. E servirà certo più commodamente delle comuni bilancie, nelle quali è pur sem- pre nojoso quel doversi aggiungere o levar pesi ad un piattello per trovare il giusto equilibrio; mentre nel nostro apparec- chio, caduto appena un corpo sul fondo del galleggiante, ec- coti di presente innalzarsi il livello dell'acqua nel tubo FH per alcuni gradi , e metter sott' occhio il peso del corpo là entro caduto. . Chi poi volesse sperimentare nel modo più prossimo all' esattezza, è mestieri avvertire. I. Che tutte le sperienze si facciano con acqua della stes- sa temperatura. II. Che r apparecchio sia ritenuto costantemente iu una data posizione , mediante due livelli a bolla d' aria collocati sulla base registrata da tre o quattro viti , le quali scuserai! piedi del vaso. III. 11 tubo FH non debb' essere gran fatto capillare, acciocché T attrazione dell' acqua colle pareti del medesimo non aumenti di troppo l'altezza del livello. IV. Il tubo medesimo sia sempre bagnato internamente al di là del luogo occupato dall' acqua, per togliere alla me- desima ogni resistenza nel muoversi. V. Mediante un anello scorrevole lungo il tubo FH si prenderà l'altezza del livello, segnando coli' anello il punto più infimo del menisco formato dall'attrazione dell'acqua col- le pareti del tubo. ■ • ;■ ■ .!■: ' ■ VI. Il volume del galleggiante M sia appropriato alla gran- dezza dell' apparecchio. Un gallegiante troppo piccolo non da- rebbe sensibili le piccole differenze del suo affondamento; troppo grande non potrebbe reggersi facilmente nel mezzo del r apparecchio; e venendo a toccare le sponde, perderebbe in quello sfregamento la necessaria sua mobilità. Dell' Ab. Giuseppe Zamboni 357 Le quali avvertenze non saranno poi da osservarsi tutte fino allo scrupolo, per aver soltanto dall'apparecchio una ma- niera facile e pronta d'istruire gli studiosi con l'esperienze. Quella a cagion d' esempio comunemente premessa dagli Idro- statici per provare contro gli antichi Peripatetici il peso de' fluidi, anche allora quando sieno parte di una massa fluida, non altro esige nel nostro apparecchio, se non di appiccare sotto il fondo del galleggiante M una hottiglietta, che vuota d'ac- qua , e chiusa da un turacciolo , formi parte della porzione immersa del galleggiante. Imperocché notato allora il luogo, ove il detto galleggiante tocca il livello dell' acqua , e indi sturata la bottiglia , ed immersa da capo , si vedrà il galleg- giante un pò più affondato pel nuovo peso dell'acqua entra- ta nella bottiglia. Ma venendo a sperimenti di maggiore importanza, inco- minciamo dalla pressione dei fluidi contro il fondo dei vasi. Questa pressione, come insegna l' Idrostatica, è uguale al peso di una colonna del fluido premente, che ha per base il fondo stesso premuto, e per altezza la distanza verticale di esso fondo dal livello. Per prova di questa legge , io mi servo già da più anni dell' apparecchio espresso nella (Fig. a. ) ABCD è un vaso me- tallico comunicante col tubo verticale EF di cristallo. La boc- ca del vaso è contornata in BG da una vite , e questa coro- nata da un labbro , intorno al quale si lega una membrana assai molle , che chiude esattamente il vaso già prima riem- piuto d'acqua. Appresso sono disposti tre vasi, uniforme I, divergente II, convergente III, eguali in altezza verticale, e di uguale apertura in ah^ ed, e/, guernita ciascuna internamente di una madrevite, colla quale inserire 1' un dopo 1' altro cia- scuno dei tre vasi alla bocca del già descritto ABCD. Pertan- to la membrana ond'è chiusa questa bocca scuserà fondo egua- le a ciascuno dei tre vasi , che riempiuto d' acqua mostrerà ugual pressione sulla membrana, per l'uguale alzamento, eh' essa produce nell' acqua lungo il tubo EF. Ora un simil con- 358 Apparecchio Idrostatico ec. gegno applicato alla bocca AD della macchina fondamentale { Fig. I.) potrebbe dimostrare la detta uguaglianza di pressio- ne sul fondo dei tre vasi, per l'uguale alzamento del livello nel tubo FH. Se non che per maggiore simplicità di costruzione , ba- sterà usare di un piccolo cilindro metallico gmnh ( Fig. 3. ) chiuso in gh dalla membrana, e guernito in mn d'una vite, alla quale innestare successivamente i tre vasi I, II, III. Cia- scuno di questi, avendo la stessa membrana in gh per fondo si cali vuoto neir apparecchio ABGD {Fig. i.) già libero dal galleggiante M, tanto solamente che la membrana o fondo tocchi il livello dell' acqua , che suppongo corrispondere al principio F del tubo FH. Tenuto fermo in tal posizione qual- siasi dei tre vasi , si riempia d' acqua ; e la membrana ossia il fondo premendo nel gonfiarsi l'acqua sottoposta dell'appa- recchio, noterà nel livello del tubo FH, di sostenere ugual pressione in ciascuno dei tre vasi. Già s' intende, doversi, in questa ed altre sperienze da farsi colla membrana , usare di una pression moderata; tale cioè, che variando sensibilmente r altezza dell' acqua premente sulla membrana, possa questa indicare la variazione nel tubo FH coli' innalzarvi più o me- no il livello. ' La detta legge ha luogo eziandio nella pressione, ch'eser- citano i fluidi esternamente contro il fondo dei vasi. A veder ciò basterà versare prima dell' acqua in alcuno dei tre vasi I, II, III già chiuso in fondo dalla stessa mem- brana gh, che si rimarrà gonfia quanto porta la pressione dell' acqua contenuta nel vaso. Poscia calandolo nell' acqua del- l' apparecchio ABGD , allora solamente la membrana si ap- pianerà per intero in ciascuno dei tre vasi , quando l' al- tezza verticale dell'acqua circostante dell'apparecchio si pa- reggi con V altezza pur verticale dell'acqua contenuta nel vaso. Finalmente alla stessa legge appartiene quello che è det- to paradosso idrostatico; ed è il prodursi uno sforzo medesi- Dell' Ab. Giuseppe Zamboni 35t) ino con masse d'acqua tanto fra loro diverse quali sono le contenute nei tre vasi I, II, III. Del che potrebbesi dare altra prova col vaso I vuoto d' acqua, e chiuso in ab dalla membrana gh tangente il livello deir acqua dell' apparecchio ABCD. Se in tal vaso , tenuto sempre termo nella detta posizione, s'introduca altro vaso si- mile, ma più stretto di poco del primo , e col fondo solido , che rimanga un pò distante dalla membrana o fondo del pri- mo vaso i si avrà uno spazietto tra la membrana, ed il fondo solido del vaso introdotto, ed altro spazietto tutt' all' intorno fra un vaso e 1' altro. Or si vedrà, la pochissima acqua,, che riempie que' due spazietti, premer la membrana collo sforzo medesimo, che facea tutta l'acqua contenuta nel vaso I. E volendosi paragonare la pression verticale sul fondo colla totale nelle pareti di un vaso, si tuffi nell'acqua dell' apparecchio ABCD un cilindro vuoto alto egualmente che lar- go , il cui fondo sia formato da una membrana , e la bocca aperta di tal cilindro abbia il suo profilo a livello dell'acqua circostante. Certo che la membrana dovrà incurvarsi entro il cilindro per la pressione dell'acqua di sotto in su; e l'im- mersione di tal cilindro nell' acqua alzeià nel tubo FH il li- vello, quanto l'avrebbe alzato un volume d' acqua, che ugua- le al volume del cilindro si fosse aggiunto all' acqua dell'ap- parecchio ; meno però quel volume d' acqua , che riempie il concavo avvenuto nella membrana. Se impertanto il cilindro tenuto fermo in tal posizione si riempisse d'acqua, la mem- brana si appianerebbe del tutto, per la pressione d'alto in basso pari alla prima di sotto in su. Ma la membrana appia- nandosi avrà cacciata dal suo concavo tutta l'acqua, e quin- di cresciuto il livello, nel tubo FH , di quella quantità, che compie la misura di un volume d' acqua eguale esattamente al volume del cilindro immerso. Essendo poi questo alto ugual- mente che largo, la pressione verticale sulla membrana mes- sa per fondo , debb' essere per legge idrostatica , doppia di quella che soffirirebbe la stessa membrana ov'ella facesse l'uf- Tomo XIX. 7L z 36o Apparecchio Idrostatico ec. fizio di parete nello stesso vaso. Levisi adunque il cilindro dall'apparecchio, e vuotatolo di tutta l'acqua, chiudasi an- cora la sua bocca con altra membrana uguale alla prima. Indi calato neir acqua dell'apparecchio il cilindro stesso^ ma col suo asse orizzontale, quanto bisogna per affonda reappena sott'ac- qua le due membrane divenute pareti , si vedrà innalzarsi il livello nel tubo FH ai grado medesimo d'allora, che il cilin- dro vuoto stava immerso nel!' acqua dell'apparecchio con una sola membrana per fondo; vale a dire l'effetto veduto allora nel concavo della membrana messa per fondo, si trova adesso bipartito nei due concavi delle membrane divenute pareti. Dunque ciascuna di queste soffre la metà di quella pressione che operava sul fondo verticalmente. In questa esperienza è mestieri toglier la resistenza del- l' aria interna del cilindro chiuso dalle membrane fatte pa- reti. E però si darà sfogo a quest' aria per un cannellino a- perto, saldato a mezzo del cilindro, e sporgente fuori dell'ac- qua; il qual cannellino non possa variar sensibilmente il vo- lume del cilindro, e serva eziandio a ritener colla mano il ci- lindro stesso sotto il pelo dell'acqua. Malgrado però di que- st' avvertenza, lo sperimento non potrà riuscire esattissimo a tutto rigore; perciocché la maggior pressione, che soffrono le membrane divenute pareti si è verso il lembo loro inferiore; ma ivi appunto le membrane resistono di più all' incurvarsi attesa la vicina legatura delle medesime attorno all' orlo del cilindro. Or passiamo alle leggi idrostatiche risguardanti un solido immerso nel fluido. E primieramente, che un solido di gra- vità specifica maggiore di quella del fluido in cui s' inuner- ge, perde tanto di peso quanto pesa un. volume di fluido egua- le al volume del solido. La prova sperimentale di cotal legge verrà dall'apparec. chio convertito in bilancia, come fu descritto a principio. Va- le a dire messo il galleggiante M vuoto sull'acqua, sospenda- si all' estremità di sottilissimo filo un pezzo di metallo mas- Dell' Ab. Giuseppe ZAnmoNi 36 r siccio; e tenuto in mano il filo per l'altro capo, si cali giìi entro il galleggiante M il metallo finche vada a gravitar libe- ramente con tutto il suo peso sul fiindo, conservandosi però il tutto galleggiante. Il peso assoluto del metallo verrà tosto mostrato dal livello del tubo FH. Si versi di poi nel galleg- giante M tant' acqua, che sollevandosi alcun tratto sopra il metallo giacente nel fondo , mantenga ancora galleggiante il vaso M, e si noti nel tubo FH il peso dell'acqua aggiunta. Dopo ciò levisi per mezzo del filo il pezzo metallico quanto abbisogna perchè più non tocchi il fondo del gallegiante , e rimanga tuttavia sott'acqua. Calerà il livello nel tubo FH , ma non quanto porta il difetto del peso assoluto del metallo innanzi notato. Dunque calò il peso di questo solido giacente sul fondo quando fu coperto di acqua. E stando ancora il metal- lo sott' acqua senza toccare il fondo l'acqua contenuta nel gal- leggiante pesa adesso sul fondo del medesimo, più di quello che comporta la sua quantità già notata poc'anzi. Il che vuol dire, aver 1' acqua nel galleggiante guadagnato tutto il peso perduto dal solido immerso nella medesima. Ma questo guadagno fatto dall' acqua non può essere , che quello del peso di un volu- me della stessa acqua pari al volume del metallo ; perchè infatti il metallo tiene innalzato nel galleggiante un volume d' acqua eguale al suo , come si vede , levando il metallo fuor delT a- cqua , eh' essa ritorna al peso proprio della sua quantità. .^ Il peso perduto dal solido immerso nel fluido è in ragione composta dalla diretta della gravità specifica del fluido^ e dall' inversa di quella del solido. Ciò potremo avverar facilmente , ripetendo 1' anzidetta es- perienza. ; 1 ,M . J I. Coir immergere il medesimo solido successivamente in diversi fluidi di varia gravità specifica , ciascuno de' quali sia versato nel galleggiante. II. Coir immergere \' un dopo 1' altro dei solidi uguali in peso assoluto , ma diversi in gravità specifica , nello stesso fluido contenuto nel galleggiante. 36a Apparecchio Idrostatico ec. PLÌguardo ai solidi di gravità specifica minore di quella del fluido j che sono i galleggianti, la legge porta : che il vo- lume di fluido eguale al volume della loro porzione immersa, pesi ugualmente come tutto il solido galleggiante. Per dimostrar questa legge , vada uno di tai solidi a gra- vitar liberamente sul fondo del galleggiante M già vuoto; e si avrà tosto il peso assoluto di tal solido nel tubo FH. Indi il solido cavato fuori dal galleggiante mettasi a galla dell'ac- qua dell' apparecchio , ed il livello del tubo FU noterà lo stesso peso di prima. Ma questo peso è dovuto adesso al pe- so del volume d'acqua innalzato dal solido, il qual volume appunto si pareggia col volume della parte immersa del soli- do or galleggiante. Dalle quali esperienze chiaro si scorge 1' uso del nostro apparecchio per conoscere le gravità specifiche dei solidi non che de' fluidi. Imperciocché essendo convenuto tra i Fisici di riportare tutte le giavità specifiche de' corpi all'acqua distillata di un certo grado di tempeialuia, basterà quanto ai solidi conoscere. I. il peso di un volume di tal acqua eguale al volume del solido. II. il peso assoluto di tal solido nell' aria. Ed il nostro apparecchio li mostra amendue nel modo più facile. Poiché calato il solido raccomandato ad un filo, sotto il livello di poca acqua contenuta nel galleggiante M , e tenuto questo solido sempre lontano dal fondo , l'aumento di peso , che guadagna l' acqua del galleggiante per tal im- mersione , darà appunto nel livello del tubo FH il peso di un volume di tal acqua eguale al volume del solido. Indi la- sciato gravitale interamente il solido sul fondo del galleggian- te , la somma del nuovo peso che preme sul fondo , e del peso guadagnato dianzi dall' acqua darà il peso assoluto di tutto il solido Dell' aria. E trattandosi de' fluidi , qual cosa più facile di rinvenire collo stesso apparecchio la diversa loro gravità specifica ?Ba- yoe. ~y/i?/. /^tr^.^jJ ^é^fyr-r- /:?rr' /V7 ìfir //{ i7^/ f7 _<_^ •?, /^/ ÓC'^^^ 7/r/iir^ /Jf^ f^ 'fìrrffcrrea i'^ afjo ffi -:/^rj^iic^4L.rJ,r::/^ira -^/Z (':y . x/x}c^c. c9fJ. ^^ry.J-S'3. Dell' Ab. Giuseppe Zamboni 363 sta mettere poca dose del fluido , che si vuol provaie , nel gallegiante; e poi calare sotto il livello di tal fluido alcun so- lido, che sempre il medesimo raccomandato ad un filo dovrà tuffarsi in tutte le prove dentro il fluido del galleggiante; ed il guadagno di peso fatto da esso fluido per V immersione del solido, darà il peso di un volume di tal fluido eguale al vo- lume del solido immerso. Ora cotesto guadagno paragonato con quello, che in simile esperienza avrà fatto 1' acqua distil- lata, per l'immersion in essa dello stesso solido, farà cono- scere la gravità specifica di quel fluido. A questo modo, sen. za bisogno di altre macchine , senza la noja di aggiungere o levar pesi per trovare un equilibrio, il solo nostro apparec- chio, oltre che dimostra con simplicissime sperienze tutte le leggi fondamentali dell' idrostatica , potrà servire eziandio a tutti gli usi importantissimi dell'areometro, della bilancia idro- statica, e del gravimetro universale. Sarebbe al certo di non poca utilità specialmente per r istruzione , se in altre parti della fisica sperimentale, anzi- ché distrarre ad ogni passo la mente degli studiosi colla de- scrizione di nuove macchine, ve n'avesse una cosi semplice e generale , che a guisa di formola algebrica , mettesse con ugual facilità e prontezza , alla prova le teorie. 364 CONSIDERAZIONI GEOMETRICHE E PRATICHE COPRA LE MACCHINE AERE03T AT I OH E : • _i. ■■•;;■■■ :i' ■ {, , i A GAS IDROGENO DEL SIC. PROF. GIO. BATTISTA MAGISTRINI Ricevute a dì 9. Luglio iSaS. 'j ; i.ijLprire la via più breve delle comunicazioni terrestri , sot- trarre 1' uomo air impero delle procelle , elevarlo alla pros- pettiva di fatto del pianeta ;, che abita ^ compiere la terza di- mensione dello studio della natura è l'incredibile assunto di queir arte novella , onde i moderni han preso a emulare 1' im- presa d' Argo famosa ; e il volo sublime della ministra di Gio- ve. Ma se della temerità di chi primo osò solcare 1' Oceano, hanno cessata 1' accusa le ricchezze , e le cognizioni , che ne derivarono, di gran lunga più degni di compatimento, e soc- corso hanno a riguardarsi gli sforzi di quelli Artisti, che mol- tiplicando applicazioni di meccanici stratagemmi, e cimen- tando la propria vita s' affrettano a realizzare la tanto più importante non ancora smentita destinazione dell'Aereonauti- ca ; e meritevoli piuttosto sono di riprensione la maggior par- te dei Fisici e Geometri piii distinti, i quali dopo d'aver pro- mossa a' nostri giorni 1' ordinaria navigazione a tale precisio- ne , e coltura da potersi giusiainente chiamare la più dotta di tutte le arti, se ne slatino oziosi spettatori dei precoci ten- tativi dell' arte sorella della navigazione atmosferica, e pun- to non si curano di liberarla dal funesto suo lungo tirocinio, o di trarre d'inganno tanti , che fidanza han preso della pos- sibilità di una compiuta, e stabile sua riuscita . Il giusto rim- Del Sic. Prop. Gio. Battista Macistrijmi 365 provero però di sì perniciosa non curanza per questo scien- tifico provvedimento , che ormai 1' umanità stessa reclama , non può farsi alla Patria del Conte Zambeccari , di quel ge- neroso sperimentatore dell' atmosfera , per opera del quale promossa vedremmo la difficile quistione a bel segno di scio- glimento, se tempo avesse avuto di tanto coltivarla coi lumi delle proprie sperienze, e coli' uso tranquillo del suo pronto ingegno, quanto è stato facile a consacrarvi dell'ardente suo zelo , e dell' impaziente suo coraggio. Perciocché le ardite imprese della pratica eran quivi precedute dall' illustre mio Antecessore Canonico Saladini colla calma e col valido sem- pre, ma non sempre abbastanza apprezzato soccorso della Geo- metria; e mentre il celebre Eulero terminava la sua gloriosa carriera sopra il nuovo arduo problema , il Professore di Bologna vi contribuiva le dotte sue riflessioni, che si leggono negli atti della Società Italiana ^ e della Reale Accademia di Napoli. 2. Dopo r ultima forse non vana mia cura intorno all' Ariete Idraulico osai sollevare anch'io il pensiere all' idea su- blime del nostro P. Lana richiamata in tanto onore dai pro- gressi posteriori della fisica^ e dall'industria singolare dello stesso Inventore dell' Ariete ; e ripigliando sulle traccie dei nominati chiari Maestri il problema del moto verticale di un pallone a semplice gas idrogeno di sferico involucro per- fettamente cedevole , e inestendibile al di là del diametro di sua primitiva costruzione , e impermeabile al sottil fluido che contiene , tentai primieramente di appianare le diffi- coltà del calcolo, che ancora vi rimanevano; e procurai so- pra tutto di avvicinarlo a più esteso, piìx determinato e fe- dele contatto colle piii essenziali circostanze , e condizio- ni del metodo , e dell' apparecchio finora usato , e coi biso- gni più pressanti dell'una, e dell'altra manovra verticale, là prima j che convenga liberare da incertezze, e pienamen- te rassicurare . Esaminai con particolare attenzione alcune delle più salutari modificazioni, che gioverebbe sj)erimenta- re , atte a frenare all' uopo la forza elevatrice , e procura- 366 Considerazioni Geometriche ec. re a piacimento, e dominare la discesa allontanando il gra- vissimo inconveniente di dover comprare ciascun ritorno in terra con perdita indeterminata del più necessario e prezioso elemento della macchina. Ho mostrato infine la struttura, e r applicazione , e sottoposi a calcolo diligentemente il giuo- co, e l'effetto di quello, che mi parve più semplice, e più opportuno fra i mezzi , che la meccan>ca può somministrare pel d« licato intento della direzione , e del moto orizzontale deir aereostato , sia semplice di traslazione, o di conversione sopra se stesso, sia composto d'entrambi. 3. Saranno strumento , e soggetto principale di queste ricerche le quantità, che passo a dichiarare conservaiuio il metrico, e il bolognese sistema nei pesi, e nelle misure di unico prescritto valore, e attenendomi alle ipotesi d'Eulero, e Saladini circa agli elementi atmosferici. Quella dell'unifor- me temperatura in tutte le altezze , la meno prossima al ve- ro, non sarà tuttavia cagione di notabile , né pericoloso erro- re nel calcolo delle mediocri ordinarie elevazioni. Ma la cor- rezione di questo , e di altri piccoli errori dei dati fisici me- no conformi alle più esatte recenti osservazioni e scoperte, si potrà in gran parte supplire nelle formole stesse generali, che verrò esponendo j ed ho fede ancora, che non sarà senza frut- to questa Memoria, se altro non lascierà desiderare fuorché quest' ultimo compimento delle approssimazioni de' suoi risul- tati. Rapporto del diametro alla periferia nel circolo = 3, 1415926 55 ^ Base dei Logaritmi naturali = a, 7182818. . ,, e Gravità terrestre^ metri 9,80879.5», =: piedi di Bologna 25,8o59433 v? g Diametro del globo j- 3,r Peso di un volume d' aria terrestre pari al vo- lume del globo 5.' ^ Denominatore della porzione della capacità del globo occupata dall' idrogeno , o altro leggier Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 307 fluido qualunque ^ Peso invariabile di tutta la macchinale dell'e- quipaggio costantemente necessario , non com- preso il fluido del globo p Peso totale atto a equilibrare in terra la forza e- lev;itrice della macchina allestita alla partenza „ P-+-M Altezza verticale, alla quale dopo un numero / di minuti secondi contati dall' istante della partenza la macchina sarà pervenuta . . . „ x Velocità, di cui sarà dotata in tale istante . . „ u Forza elevatrice assoluta nell'istante medesimo „ (p Porzione del sopra carico disponibile M , colla n,; sottrazione della quale viene rotto l'equilibrio della macchina nell' atto di sua partenza „ m Densità media deli' aria vicino a terra . . . „ j }} nell'altezza x „ e T Densità del fluido del globo in terra . . . . „ D neir altezza x „ $ Peso medio di un piede cubico di Bologna d'aria terrestre = lib. di Bolog „ 0,1869084 Rapporto di questo peso alla gravità naturale „ ay Peso di un piede cubico di gas idrogeno presso a terra = lib „ o,oia854 Densità media terrestre dello stesso gas = D= „ 0^0687723 Altezza equivalente dell'atmosfera nell' assunta X formola delle Densità e = piedi di Bo- ^^è^^ aaaoójacSag Tomo XIX. ' Aaa 368 Considerazioni Geometriche ec. I. Calcolo della manovra verticale giusta il metodo presentemente praticato. 4. Salita della macchina. L'indole del gas idrogeno ri- chiede^ che solo venga rinchiuso nel globo, e senza mesco- lanza, né contatto d' aria comune. La pratica riconosce l'im- portanza di questa condizione, sebbene non sempre usi tutta la necessaria diligenza per adempierla, e sia poi costretta di smentirla nel più pericoloso modo , allorché trattasi della di- scesa. Con tale precauzione tuttavia supporrò amministrata la carica dell'aria infiammabile , e supporrò inoltre l' involucro cosi cedevole e obbediente alla prevalente pressione o dell' interno fluido, o dell' aria esterna^, che trascurare si possa la renitenza, che frammette all' azione mutua dei due fluidi , e a corrugarsi , o distendersi fino al massimo naturale suo dia- metro. Ciò premesso, dalla figura del pallone, dalla condizio- ne di suo preparatorio equilibrio, e dall'ammessa proprietà dell' idrogeno di seguire nelle sue espansioni la stessa legge dell' aria comune^ avremo tra le quantità proposte queste pri- me fi)rmole ,. P-l-M=-( I — D) 5 = De ( t/,f.j;>^! avvertendo, che qui g tien luogo del peso specifico dell'aria terrestre . In oltre la terza fijrmola avrà luogo soltanto fino a quell'altezza della corsa del globo, dove 1' idrogeno suc- cessivamente spandendosi col decrescere della pressione at- mosferica arriva ad occuparne l'intera capacità. 5. Notando con X quest' altezza si ha X = A log. n (a) Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 36g valore indipendente da tutte le quantità P, M^ m, r. La quan- tità del gas sempre la stessa riceve colassù 1' espressione x_ j ed è in principio rappresentata da -^y— • Dal con- fronto delle due espressioni risulta il valore assegnato dell' altezza X. 6. Avendo fine in quest' altezza le dilatazioni del gas , poiché svipponiamo l'involucro costantemente chiuso, e ine- stendibile, dovreni fare per tutta 1' ulteriore salita ;■ X 7. Al limite X arriva sempre la macchina ^ qualunque sia stata la sottrazione del peso , che ne determinò la partenza. Perciò il denominatore n della carica non potrà essere che di ben poco maggiore dell'unità, affinchè la prima elevazione, inevitabile non ecceda i bisogni , e le intenzioni del volato- re , e non lo ponga nella necessità di dar di piglio alla val- vola di soccorso prima ancora del totale distendimento del globo. Quindi è che di tante ascensioni intraprese con dosi d'idrogeno notabilmente minori della capacità del globo , mol- te finirono innanzi tempo , altre restituirono il volatore mal- concio nelle estremità , e negli organi della respirazione, e il buon esito di poche altre non può ascriversi per avventura che a imperfezioni massime dell' involucro del globo. ~- " ' 8. A maggiore utilità , e riprova insieme dei risultati ge- nerali di questo scritto verrò ponendone sott' occhio la nu- merica applicazione a quelli fra i pratici quesiti , che più do- vi'anno impegnare 1' attenzione e diligenza dell' artista nel predisporre, ed eseguire l'aereo viaggio, tralasciando però il minuto processo delle intermedie riduzioni di calcolo, che il lettore avrà norma bastante di verificare da se stesso . Inco- minciamo fin d' ora a praticare questo buon metodo sulle precedenti prime formole quanto sempfici , altrettanto impor- tanti. . " .^ ....... 870 Considerazioni Geometriche ec. Esempio I. Voglionsi costruire due globi atti ad equili- brare in terra con — o con —, oppure-^- del loro volume d' aria infiammabile , il primo il peso totale di libre di Bologna aooo. = Kilog. 723,7; il secondo il peso di libre laoo. Si do- manda il diametro ar dell' uno e dell' altro globo nei tre ca- si proposti. Risposta. Globo maggiore. La carica di gas essendo a-g-, sarà ar=32,745a6a piedi = metri iaj44H'^' j 1 6 essendo la carica ^ -y- 5 ar = pie. 80^814369. : . ,,,. ,, j _, essendo a 4- ' ' ' ' ' ' ' ' o I ■ ' :i •'.!;'' :ii. . ■ '. . 'J . ■ . ' ■■.'■: ar=pie. ag, 2761873. , ,, . .:..•. • Globo minore. Con — - di gas sarà ' ..,.--.» ar= a7,6i88735 piedi; ,. ;, Con -1- ■'-■ ■■ '' ^'•-■'■''"^— ■'■■■' ■ ' ■ •■• ■• '■'•->• ■- ■ , - ■ ,,,- ■ , , >?■ .. .1,' ' ■)■, . , .■_,"^::! .V ftr=a5,g9o34; : „, : . ., , ■!:-:■.■■.■,,,-.}'. ^ì 7 ■.■■'•■. ■, '•■•■■,■ ■,,.•> < e con -ir ^ ■: . . ■ , ■■ ■ ó 2r=pie. a^.fiBPiònìS. formole f." e 2." drl ntim. 4- II. Due globi, uno di piedi 3o di diametio, 1' altro di piedi 2.5 riempiti di gas idrogeno a -^ della loro capacità, domandasi quanto potranno equilibrare in terra di carico to- tale , e quale sarà 1' altezza del punto di loro intero disten- dimento. ■ • ^- • ;, -■■.: ', .-- A Risp. Globo maggiore 1. ii ,;;>!. i;/i Ph- M = lib.2i53,o55o68. Num. 4 :^ , -, ., ( 'j-r X = pie. 2949,039314. Form, (a) Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 871 Globo minore P -f- M = lib. 1245,989087. :\-': ,._,,^^, _ . r X=[)ie. 2,949,0398145 come pel globo maggiore. 9. Nel primo, e principal tratto X di salita, che diremo a globo variabile , viene trasportato , e insieme resiste al mo- to direttamente il peso P -H M — w -»- ^^ — del carico estrin- seco, e del fluido disequilibrante. Resiste inoltre l'aria am- biente tormentando in più modi non ancoia ben conosciuti il gonfio segmento del globo^ che l'attraversa, il quale per ciò, che abbiam detto poc' anzi, sarà fin da principio notabilmen- te maggiore dell' emisfero. Di queste resistenze dell' aria pe- rò basterà tener conto della principale dell' urto diretto, che secondo la regola di Newton assai confiarme all' esperienza nei casi analOj^hi al presente equivale al peso di un cilindro dell'aria urtante, cui sia base la metà del circolo massimo del globo, e altezza quella :, che è dovuta alla velociià at- tuale del globo , espressa perciò nella distanza x da terra da ?^"' e T . Tende infine a innalzare la macchina il peso di un volume d' aria del luogo stesso uguale rigorosamente al volume della macchina intera, ma che può riieneisi uguale semplicemeiile al volume principale della pane distesa del globo. La quale primaria forza immediata rimane costante fi- N no all' altezza X , e =■ — ; poiché detto n il denominato- re del volume successivo del gas, mentre nell'altezza x la e . JL — I- . . forza è = „ e abbiamo per l' invariabilità della massa , dello stesso gas , V equivalenza -^ e = -1. . Detratte I n adunque le resistenze , rimarrà la forza motrice assoluta S^a Considerazioni Geometriche ec. X H-— P— M-t-m— ^^T- — — ——— . Attesi pertanto i valori di P-l-M, e di iV^ e semprecchè altro scarico di zavorra non sia fatto durante il tragitto oltre il primitivo di peso;?!, sarà per tutti i valori di x da x=o ad x=X =^ kìog. n Posto in fine questo valore _, e quello della massa elevata nel- le note formole del moto variato, ne trarremo fra le altezze percorse , e le velocità rispettive ascensionali 1' equazione dif- ferenziale Ì. . 1 . > 1 . '.MI. gndx = ( N ■ __ 3Nm^ ^ * 5 gndx = ( N — mn ) udu. ibgr IO. Agevole sarebbe qui la separazione delle variabili; ma non si ponno evitare colle note trasformazioni quelle fun- zioni trascendenti da Mascheroni chiamate iperlogaritmiche , il calcolo delle quali è stato, ed è tuttora lo scoglio inevita- bile così del presente , come d' infiniti altri importanti pro- blemi dello stesso genere. Facciasi per esempio nella prece- ( I — y) ''■ ' ^■'> ''ii''--i.' nìt.js:\m il '■ i| >'i.')(y ■ _] .<»){•:■ 'l'i'i:^ is'ii' 2g g . X = k h , .i;'-. i')fi')i;' 1; P°^*" ...in ,i:>M . ; . i;''iii 1- 8r(N— mn) ;: verrà la trasformata ben anche differenziale esatta Rimessa la variabile x nel secondo membro, che poscia svi- luppato diviene ■^ ■■ .„...;. , -- --r ' Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 878 e ax log.A log.A 2. hx ~ k : e ^ log. A^ l.3,.Ì... -h -H ec. \ . j I >, » lei si ha integrando da X^o^ 0 = 0^ e risolvendo ■ 'ìì,ì» litn X ux k ii 4~e * log. A — ±eJL. e • . f ; lui ijq — '"g"^'^ ^ — ec. -H log. A I .2.3..../»./j -<- '"g-^ _H '°g-A ^_ _t- 'fg-A _|_ ec. i.a.a. 1.2.3.5. i.a.3...A./i L' una e T altra di queste serie non comincia a farsi conver- gente che a grandissima distanza dal suo principio , massime la seconda , atteso il valore assai grande di log. j1 = — shH^;^' e si commetterebbe notabile errore , se almeno alcuni termi- ni non si conservassero oltre tutti quei primi , che corrispon- dono al valore dell'indice h più prossimo al numero gwN— mn) "*~ ^' riduzione insopportabile , e mal sicura di un numero sì gran- de di termini destituita d' ogni soccorso di algebrico prepara- torio compendio . Miglior partito di gran lunga a me sembra questo di suddividere il calcolo stesso generale della salita sopra un numero indeterminato di strati parziali atmosferici , e assumere costante in ciascuno di questi la densità dell'aria, e variabile soltanto da uno strato all' altro nel valutare la resistenza, che l'aria oppone al moto della macchina. ir. Dicasi h il numero degli intervalli componenti in tal 374 CoNStDERAZlONI GEOMETRICHE CC. guisa la prima corsa, o altezza X -, i una parte qualunque del- le unità del numero stesso h; V. la velocità del globo alla fine dell'intervallo {i)esimo ; x, l'altezza costante, o anche, se piacerà , variabile degli intervalli , e z una porzione qua- lunque dell'intervallo {i-i- i)esimo nel caso di x, costante, co- sicché r altezza variabile notata di sopra con x sia := ix,-t-z nel calcolo del moto attraverso allo strato [i-i-i)esinio. Ponga- la 8Ì in fine D, in luogo di e . L' equazione generale su- periore, toltavi la parte variabile del termine dovuto alla re- sistenza dell' aria j prende la fijrma I m T^ D. I gndz = ( N — mn ) udu ~ e se ne ricava la primitiva riportata ai valori iniziali dell' in- tervallo a = o , « =: F SNnzD^ (N— mn) dz Surrogando qui in luogo di u l'espressione equivalente ^ , e facendo > Oli. 3Nn -ilCKI'" : l:i- 8nW— mn) ..;,,,. ,,,■,; ^_ i6gmr ,, i-, „.,,.,.,,, ■.•',;.■ ■- ,!■■>() ift e riducendo, se ne ha quest'altra equazione r,-7!:)e Vi//] ÌH-i- i"^ 'V^LK 'Og.. ____ (^) Il metodo finalmente delle successive sostituzioni , l'uni- co , col quale ponno ulteriormente integrarsi queste equazio- ni, ci farà conoscere i valori di V , T corrispondenti alle al- Qualunque sia il numero di queste residue operazioni, che certamente non sarà molto grande , giacché , tranne po- chi dei primi strati , che converrà prendere alquanto ristret- ti, per gli altri potrà bastare l'altezza x, tutt' al più di ice piedi , è preferibile la presente soluzione all' ordinaria pre- messa di sopra per questi due vantaggi ben rilevanti, che i risultati della prima sono sempre in istato di approssimazio- ne , e che il numero delle operazioni di calcolo di differenze finite da ultimarsi è minore per le minori elevazioni , mentre neir altro metodo la lunghezza del calcolo è sempre circa la stessa. Ho eccettuato poc' anzi alcuni dei primi strati , per- ché rapidissima essendo sul principio l' accelerazione della macchina , come apparisce dall' equazione [b) , è quivi da cu- rarsi più che altrove l'approssimazione. Tomo XIX. Bbb 370 Considerazioni Geometriche ec. i3. Col mezzo indicato delle sostituzioni l'altezza dovu- ta alla velocità ascensionale può ridursi alla forma 1L=P -hV. .Q. H-P. ,.Q .Q. +P. .Q. Q Q. ,^-.. ag i—l i— a I— I 2—3 2—1 1—2 2—4 2—1 2— a I—i ...-hP .'Q Q. Q, ; -H....-HP Q. Q .Q ....Q i—l l—ì 2—2 2—2 -*-I ' i— > '—a '— i i H-P Q Q. Q. , Q. e il tempo della salita alla forma ,,.,,. , » '^ { I 2—1 1—2. i—ò a I ) essendo —ax,V). 2 = — iiXjU- ll/ i -t- V^l/ D.;[l/4— 1/(4 —0— V.'Dp e ' ; ] '^1 ■n Rmr j IT, e Q = e Dove si scorge , che il globo in questo primo periodo è ben- sì sempre accelerato, ma di meno in meno, più che s'avan- za nell'atmosfera, e che il vilatore, comunqne sia piccolo il peso m di zavorra, colla sottrazione del quale rompe l'e- quilibrio primitivo, non può evitare , come abbiamo premesso, di toccare, e oltrepassare ancora l'altezza X =:: k log. « sen- za mettere in giuoco la valvola di soccorso, o lacerare il globo. Negli esempi seguenti farò uso delle forinole {b), (e) ira- mediatamente, e in vece dell' espressione D. = e F adope- rerò quest' altra . ' • Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 877 X. D. =e i il che dimezzerà in qualche modo, e scemerà vieppiù il te- nue errore dell'approssimazione, e farà luogo ad una più mo- derata suddivisione ausiliaria dell'altezza X nel nostro calco- lo interpolato della salita. i4- 111. Un globo del diametro di piedi 3o parte da ter- ra colla sottrazione di libbre io di suo carico equilibrante, e con -j-^ del suo volume di gas idrogeno. In quanto tempo ar- riverà all' altezza X del suo totale distendimento, e di quan- ta velocità sarà dotato all' arrivo in questo punto,? Risp.^ X=pie. i43:i, 177978 circa; Form, (e) o • • aX 3X AX tr ^ bpazj percorsi -^ ^ T '' \ ' ' ' ' '''' Velocità finali V =ii,8o6363;V =a,82324;V =a,832o36;...;V =2,880806. pie. a ò 4 8 ^ per secondi " '' '" '■■ i' ' '*' — :^■-^^. Tempi impiegati T =i46,57o4i6;T=2io,o555o3;T =273,2165207;.. .T =523,3ii88i minuti secondi Form. (^) , {e). ■ • ^> ■■ '■'■ ' '■ ->' '' '-''v"'''' >') i5. Toccato il punto dell'intero dilatamento del globo, il fluido interno cessa di vaiiare in densità, e si mantiene in tutto il consecutivo periodo d' elevazione quale si trova in queir istante, alla densità De k , Perciò ad un'altezza x>X la forza assoluta del globo sarà un peso d' aria di densità ^ — -f- uguale in volume al globo intero, diminuito della re- sistenza del peso del sistema , e di quella che 1' aria seguita a fare contro 1' emisfero superiore. Onde per questo secondo 3^8 Considerazioni Geometriche ec. periodo osservando, che NDe k = — avremo 3- X ■ne I : — e quindi l'equazione " ' ' ' '' '" i. il. I mn — N 1 I — ne \ -r--- ^ jgJ,r=(N — mn)udit che si dovrà integrare dal limite dei valori antecedenti x = k log.ra, M = U j cosi notando la velocità ultima V del primo h ^ periodo. X i6. La presenza dell'esponenziale variabile e T'affetta ora non il solo termine derivante dalla resistenza dell'aria, ma quello ancora dell' intrinseca forza motrice. Basterà nulla- dimeno applicare di nuovo l'artifizio della densità discontinua al primo di questi due termini per evitare le difficoltà dell' integrazione iperlogaritmica , e conseguire anche qui l'inten- to della precedente approssimazione. Denominando fi un numero di intervalli uguali compo- nenti la residua elevazione, x ciascun d' essi; a una parte qualunque delle unità di ìi , e ponendo X !>0-t-I D' = e k e~~ a* a ,' la densità dello strato { o-^ i) esimo ; X-+-a^-<-z l'altezza di un qualunque suo punto; V la velocità della macchina, e T' il tempo trascorso al primo ingresso in questo strato , daremo alla nuova equazione la forma quanto vorremo equi- valente Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 879 [m«-N(i-«D'^e M- ^Ilgl* d'^ ^gdz = {N-mn) udii 3NnD' s che moltiplicata per e ''^ ~™"J gi converte nella differenzia- le esatta [w/i — n(i — /iD'^e '^' ìlf/ze*^^' 3NnD' z SAN e ne otterremo integrando fra i limiti dell'intervallo • - ' ' 3NnD' z SNnD' z 3NnD' s 17. L'equazione, che ora avremo ponendo qui -r^in luo- go di u per la determinazione del tempo, non ammette inte- grazione esatta, come 1' analoga del primo periodo. E però convergeniissima la serie, in che si può ordinare l'espressio- ne di ^ -, e basterà conservarne le seconde potenze di z . Fatto pertanto 6=1— ?_ii — _iy_i 8r(iN — Hill) \ i6gr / / 3NnD' \'j Sr(3kNnD' ^ìV(N— im) ) V " \ 3N/)D' c = ( f_) I t i:_£_ ) — ? sarà I ■ I 38o Considerazioni Geometriche ec. e integrando tra i limiti del parziale intervallo, che ai con- sidera , si avrà V' i/c i=T' -1- -7^— fare. tang. t|/Ì -aro. tang. Lll-i2__lMjL L\ '• ^6), B i8. Nel secondo limite delle nuove integrazioni «, ; di- vengono V , T' . Resteranno a dedursi i valori di V , «-•-1 4i-t-i a T integrando per rapporto alle differenze finite da o=c, dove si ha V = V =U , T' =T , valori estremi del perio- o h o h do antecedente, fino ad o=zh! , numero delle divisioni dell' altezza X — X residua, che termina l'intera corsa del glo- bo. Ma rimane appunto a conoscersi quest' altezza residua , onde assegnare il limite h' dei valori di o. Quando la macchina arriva al termine del primo periodo^ è ancora animata dalla forza N-t-m ( i H — r~\ come si ha dal- la superiore espressione di (p ponendovi a; = X , u =^ \J . Vi debb' essere perciò nell' ulteriore salila un punto, e un istan- te di velocità massima, siccome uno ve ne debb' essere di velocità minima. Per questi punti essendo fi?M=o, vi si do- vrà adempiere la condizione u^ 8^ / ìi—mn ~ \ s.g i \ i\« f in che trasmutasi 1' equazione stessa generale fatto du:=o, e separato — . Ora sapendo inoltre, che il minimo non può essere che u::=o, con queste due condizioni troviamo l'al- tezza, che diremo X', in cui s' eslingue insieme e moto, © forza motrice, che sarà appunto il termine cercato della pre- sente corsa residua. Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 38 i X'=k log. ;-^^ {d) . L'altezza pertanto di ciascuno degli strati parziali , sui quali resta da ultimarsi la precedente integrazione, sarà "^ =■ — n— = -77 log. iTì (e) e si determinerà h secondo quell'ausiliario riparto dell'altez- za X' — X il più opportuno al grado di esattezza, che amere- mo dare ai risultati di questa seconda parte del problema generale. La velocità al di sopra dell' altezza X , è facile ricono- scere , che arriva al massimo dopo un assai breve tratto di salita. Onde basterà per una buona approssimazione in luogo dell' equazione precedente sostituire quest' altra lì ig. Un solo punto abbiamo indicato di velocità massima ascensionale, e quel solo di velocità minima in cui rimane spenta col moto anche la forza motrice. Non è però da con- chiudersi, che la macchina corra direttamente a questo cen- tro di suo permanente equilibrio , e quivi si fermi al primo arrivo immediatamente. Altri punti di massima , altri di mi- nima velocità vi debbon essere d' intorno a questo centro , cui la stessa migliorata approssimazione del problema non ba- sta a determinare forse per 1' impossibilità d' una compiuta integrazione delle ultime equazioni a differenze finite, o for- se perchè l'errore, comechè tenuissimo, dell'assunta discon- tinuità degli strati atmosferici, e per tutti gli altri oggetti as- solutamente innocuo, offende essenzialmente questa sottile ri- cerca e-trema, o fors'aiiche perchè la legge dei quadrati del- le velocità nella resistenza dell' aria non ha più luogo nel languido attuai moto evanescente, di cui si tratta. Se osser- viamo i corpi galleggianti nei li(juidi, e nell'aria stessa vici- no a terra, cui passaggero impulso distolga dall' equilibrio , 382 Considerazioni Geometriche ec. vediamo, die non ripigliano questa situazione che dopo va- rie lente reciproche oscillazioni. Non altriinente dee succe- dere della nostra macchina, che va perdendo il suo moto nella più grande analogia di condizioni, e circostanze con sif- fatti corpi. Anche l'equazione del tempo anderà perdendo di sua sufficiente precisione quanto più ci accostiamo al decli- nare del moto in quest'ultimo tratto di salita. Ma basta per la pratica il poter conoscere la principale delle massime , e minime velocità ascensionali. Di questa imperfezione residua del calcolo nell'ultimo limite di sua applicazione poco avrà a dolersi il volatore, cui ben altro assai resterà da fare in tal' epoca del suo viaggio, che divertirsi contemplando la danza finale della sua macchina. 20. 1/ involucro del globo, che supponiamo di un mas- simo diametro costante ar, e impermeabile al sottil fluido in esso rinchiuso sotto tutti i decrementi della pressione atmo- sferica, ai quali viene esposto durante Tascensione, potrà tut- tavia rompersi nell'ultimo periodo, qualora non sia la carica del gas opportunamente regolata in principio, o frenata in pro- gresso la forza elevatrice, atteso l'eccesso della interna pres- sione sopra l'esterna. Gioverà perciò avere in pronto una mi- sura dell'eccesso di pressione interna, cui la tenacità dell'in- volucro è atta a sostenere, onde possa l'aereonauta premunir- si con anticipati esperimenti contro il massimo di tutti i pe- ricoli, e ben assicurarsi del limite dell' innocua elevazione. Se la carica del globo fu tale dapprima, come d' ordina- rio si pratica, che soltanto ad una certa altezza X incominci il contrasto di ecjuilibrio tra la forza di resistenza dell'invo- lucro , e r eccesso della pressione del gas sopra quella dell atmosfera , tale si rimarrà durante il tragitto ulteriore la to- tale pressione interna, se cangiamento massime di temperatu- ra straordinario non sopravvenga. Alla quale eccezione dovrà ben aversi ponderato riguardo per le funeste conseguenze che ne ponno derivare nel mobilissimo idrogeno. Nell'ipotesi fin qui seguita della costante temperatura in tutta l'altezza da uviene Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 383 percorrersi, detta F la forza distendente sostenuta da ciascu- na unità di superficie interna del globo ad un'altezza X-t-^, sarà .1 ■ ' F = agyke II — e \ la quale espressione portata al termine della salita , dove si ha ^ = X'-X = Hog.(^),di Neil' altezza X la pressione atmosferica, e l'interna pres- x^ sione , che 1' equilibra sono =: ^.gyk l e j , come si 21 ha integrando da/:=X ad y = k la differenziale lìgydye del peso della colonna atmosferica . Neil' altezza finalmente X-l-:: X-Hz quella pressione si trova = sgAy | e ^| . Sot- traendo questa dall' antecedente , si ottiene 1' espressione as- segnata della forza distendente; quindi la misura del minimo grado di tenacità, di cui dovrà essere dotato il tessuto del globo. Si confronterà pertanto la foi'za effettiva del globo, che diligenti sperienze avranno fatto conoscere, col valore richie- sto dalla lormola (g), e se ne dedurrà il valore di quello dei due elementi m, N, ossia m, ed r, che vorrà farsi dipendere da questa condizione di sicurezza, praticandovi inoltre la con- veniente modificazione, affinchè il valore di F dato dalla espe- rienza riesca abbondante sopra quello del calcolo. ai. Per le cautele necessarie a prendersi a questo riguar- do gioverà predisporre in guisa 1' aereo viaggio, che raodera- Tomo XIX. C e e 384 CoNsinERAZiONi Geometriche ec. ta riesca l'altezza X del periodo a globo variabile; e nel tem- po stesso il bisogno di un più esteso dominio della salita, e la comodità ancora di atmosferiche osservazioni richiederanno, che salva la precedente condizione, l'altezza del secondo pe- riodo sia la pili grande possibile ; giacche la bella proprietà del globo invariabile notata di sopra di moderare da se stesso la propria forza motrice, e di prendere stabile situazione di equilibrio offre il vantaggio di poter ripartire in ([uante si vogliono stazioni questa seconda parte del viaggio dall'altez- za X a quella massima, cui la sperimentata, e ben conosciuta robustezza del globo permetterà di toccare senza pericolo. Giunto il volatore all'altezza X=k log. « dell' intera di- latazione del suo pallone, e vi giungerà qualunque sia il peso m, che determina la partenza, più lentamente se piccolo, ma con maggiore sicurezza, proseguirà ulteriormente fino all' al- tezza di sopra assegnata X'= k log. " tanto minore , o tanto più prossima all'altezza X, quanto niinoie sarà in prin- cipio il denominatore n della carica, e il peso disequilibran- te m. Supponiamo, che il globo possa resistere più oltre fino ad un' altezza X", e cerchiamo la nuova quantità m di zavor- ra da dimettersi dall'altezza X' della prima stazione, perchè la macchina prosiegua ad elevarsi , e si venga a equilibrare di nuovo nell'altezza X". E palese da ciò, che già abbiam detto, che dovrà essere pel nuovo equilibrio, e termine di X" salita Ne — P — M-hm-i-m' —=c. D'onde risulta il n peso di zavorra di secondo scarico _X_ __ X" '''■'' m'=:Nl e — e 1 — m, ' ' ' {d!) y equazione poi del moto dalla prima alla seconda stazione riesce Del Sic. Prof. Gio. Battista Macistrini X'-HZ X'-(-Z := ( N — n[m -¥- rn) ) udu di forma identica a quella del iium. ìS. , da integrarsi tra i valori M = o, z-=o , e u-=c> , z=X" — X'. aa. Se da questa seconda stazione vorrassi progredire ad una terza d' altezza X ", potendolo comportare la fermezza del globo , non si avrà che da aggiungere qui innanzi alla somma m-\-ni il nuovo peso m" di zavorra da sottrarsi alla macchina calcolato sulla formola ^ __ X'" .. -.VT / "^ ~i^ \ , m = JNIe — e I — m — m cangiare X' in X", e prendere per limiti dell' integrazione i valori 2 = 0, u = e; z :=■ X'" — X", u = o. Cosi si procederà fino all' ultima stazione, se altre piacerà , e il globo permet- terà di raggiugnerne. La velocità massima del tragitto dalla penultima all'ultima . . (A stazione d'equilibrio, per la quale si fa lo scarico parziale /« può aversi per un' approssimazione simile a quella del num. 18. dalla formola fi l'I) nnrm ' in a3. IV Quale sarà l'altezza della prima stazione d' equili- brio del globo del quesito III? Dove, e quando avrà fine la sua forza acceleratrice ? Quale dovrà essere la forza del suo tessuto, onde possa compiere senza pericolo l'intero viaggio ? Risp." X= .52^,979.43 piedi j ^^^^^ ^^^^ ^^^ X — X=:pie. 90,801165 j « = 2,880464 piedi per ogni minuto secon- do , velocità massima form. {b") Altezza dei punto di massima velocità, poco > X. 386 Considerazioni Geometriche ec. Durata dell'accelerazione, poco maggiore di quella della corsa già assegnata col quesito III. F=Iib. 15,707676. form. (g) . V. Il globo stesso soggettato coi noti mezzi ad una for- te condensazione d' aria teneva il mercurio nel cannello di annestato barometro più alto di un decimo dell'ordinaria sua libera sospensione senza che nell'involto apparisse verun pe- ricolo di vicina rottura. Cercasi quale altezza di viaggio at- mosferico potrebbesi intraprendere senza timore con siffatto globo nei due casi, i." che la carica di gas sia come sopra a — dtdla sua capacità^ 2.° che la carica sia a capacità in- tera. Risp.'^ In ambi i. casi m=\ìh. 167,02,8689. form. (g) i.° Caso X'= pie. 2,976,64695ii6. form. (d) x'—x=i 544,4689745 a." Caso X'=i45o^o8o6i9i8. VI. Ben s'intende nei due casi ora considerati , che il volatore si asterrà dal toccare i due limiti trovati di eleva- zione, o almeno si guarderà dal dimettere tutta intera in una sola volta la quantità assegnata di zavorra. Quale sarebbe sot- to lo scarico primitivo di tutto questo peso la velocità mas- sima di salita nelli stessi due casi ? Volendosi per lo contra- rio limitare nel secondo caso la salita a laoo piedi per mag- giore sicurezza, e ripartirla in oltre in quattro stazioni equi- distanti, quale sarebbe il peso da scaricarsi in ciascuna cor- sa parziale, e quale in ciascuna la velocità massima ? Risposta. Nel primo caso velocità massima M = 11,798292 piedi per secondo. Nel secondo caso u = I 1,423482 velocità insopportabile pel volatore , e nel primo caso peri- colosa per l'involucro stesso del globo. Stazioni domandate a globo invariabile. , , Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 887 !." /« = lib. 35, 4'^ 1^643 u = pie. 5,2628969 2.." m'= 34,9792076. u = 5,a63iòV>'ó 3." m"= 34^171522 « = 5,2060948 4." m"'= 34,1509431 u = 5,256 form. (d) , {h'") 24. Discesa. La dispersione di una parte dell'aria infiam- mabile per un foro posto nella sommità del globo mediante vina valvola interna obbligata a lunga funiceila , che mette capo nella galleria^ è l'unico mezzo nel sistema, che andia- mo analizzando, col quale si ha fiducia di ridonare alla mac- china r opportuna prevalenza di gravità specifica, e procurar- ne da qualunque altezza una blanda innocua discesa , mezzo fallace e pieno di pericoli. Ammettiamo però tutte possibili le condizioni di questa terribile manovra^ e supponiamo pie- namente sicuro l'aereonauta; che l'incostanza, la rigidità, e r obbliquità del lungo cordone , la gagliarda resistenza della valvola inaccessibile^ il riscaldamento prodotto da' suoi attri- ti, il conflitto dell' aria esterna col gas fuggitivo non possa- no tradire i voti di lui, e sia in arbitrio suo il sottrarre a qualunque epoca della salita la porzione di gas piìi convenien- te al gravissimo intento. Trovisi la macchina in situazione d' equilibrio, e di qui debba incominciare la discesa median- te la riduzione della carica primitiva del fluido del glo- bo alla sola parte — - . Al principiare di siffatta riduzione , attesa la piccola perdita corrispondente di peso , verrà pro- dotto alcun moto leggerissimo in elevazione , cui succederà immediatamente il discensionale al primo allentarsi del glo- bo. Che se la quantità residuata d' idrogeno non per- 388 Considerazioni Geometriche ec. metterà ancora tale cangiamento di volume , la macchina si rimarrà pensile di nuovo in un punto alquanto più elevato , come se un semplice scarico di zavorra fosse avvenuto. Onde realmente siegua la discesa, troveremo che dehb' essere I — N(i — U) e perchè la discesa sia la piìi moderata possibile , converrà che sia pressoché insensibile questa differenza, delicatissima condizione , che il volatore non potrà giammai col presente metodo garanti'e. a5. Cosi essendo tuttavia, e non fatto caso del moto in- sensibile in elevazione , che ha luogo al primo sbocco dell' idrogeno, dicasi z lo spazio descritto in un tempo t^ «= — denominatore della quantità residua di questo gas, n il de- nominatore del volume teso del globo nell'altezza X' — z. Sarà I n'(N— m/i) k ■ . . , i , e perciò l' attuai peso d' aria esterna , che rappresenta 1' at- mosferica pressione , che contrasta la discesa^, = -^ ; giacché da una parte il peso del fluido del globo è espresso per —^ — e , e dall altra 1 abbiamo posto = — - = — ^ . La pressione dunque elevatrice riesce costante per tutto il nuovo periodo; il che avviene in virtù di compenso recipro- co tra gli allungamenti successivi della colonna atmosferica premente, e la diminuzione di volume nel globo premu- to . Sottraendo questa resistenza dal peso totale della mac- ■'■' ' , X'—z china, e la resistenza dell'aria circostante = j^ e = Del Sic. Pjiof. Gio. Battista Magistrini 889 z ^( — m»)»' ^ nella quale espressione è ritenuta sferica la par- te del globo occupata dal gas. e perciò s' intende >n affinchè la discesa non divenga un precipizio; avremo la cor- rispondente equazione della solita forma ^{i-.T)){n—n) — mnn L__ _.L_ e j gdz = ( N ( n — D ( n — n)) — rnnn ) udu da integrarsi da z ^ o , u = o. a6. Ripigliando a tal fine 1' artifizio della superiore dif- ferenziale interpolazione divido l'altezza X' da percorrersi in 'h parti ciascuna := j; , e considero il tratto descritto in un tempo t ponendolo uguale ad un multiplo o^x di tali parti più una frazione/ della parte consecutiva (ra-Hi)esima. Chia- misi V la velocità discensionale al principio, quindi i -(- V u o la velocità alla fine dello strato {«-t-i)esimo, T, T il tempo O I-t-0 contato dall' altezza X' del punto di partenza . In fine riten- go costante la densità in ciascuno strato cosicché sia per lo strato (o-t- 1 )esimo X' 20-1-1 k ai- D = e e ^x o facendo inoltre N'= N ( I — D ) ( 11— n ) — rnnn' M'= N ( n— D ( n— n)) — mnn trasformeremo la precedente equazione in quest'altra sempli- cissima di cui l'integrale risulta . Sgo Considerazioni Geometriche ec. 3N«'n 'D W 8N'r / 8N'r ^V» \ ag o \ o ag / e al termine del parziale intervallo 8M'r SNn'n'D 0 I ^3iNn'/j'U —I 3iN/s'n'L» — I « (« j 3g o \ a ag / 1 . e integrando di nuovo V» £ ^ p 3g «1 essendo p o- —a •5-, -hP e- s'5 -3 o— ,•?=-. •+■ P 0 •3-, 'J.-. ■''. . « ATt / 3N/i'« 'D 3N«'n 'D Q __ - «M'i e Sostituendo in fine udt qui sopra in luogo di «?/ , e facendo 8N'r ,-i- -^ = 3Nn'rt 'D se ne ricava integrando fra gli stessi limiti , ' , 8M'r (l/aAgH-,^J)(t/aAg-^V) 1 ■+• T= T-H SUrfn-D i/±hg ^Og- (i/aA?— _ VHl/aAg-i- V) (^')- Qui la velocità può divenir massima prima che il globo arrivi in terra. In una ben regolata discesa non si scosterà molto dalla giusta misura di tale velocità la forinola 27. Esaminate le principali proprietà e circostanze dell' una e dell' altra corsa verticale secondo il metodo finora usa- to, e preparate le formole abbastanza semplici ed esatte, col- le quali possa 1' aereonauta anticipatamente calcolare il ser- Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 3g [ vigio della sua macchina , e le vicende del suo viaggio nel metodo finora comunemente ricevuto; vediamo d'appresso, se è possibile, come il fluido del globo si presterà a quella mi- surata dispersione^ da cui dipende principalmente il felice ri- torno in terra, calcolando la fuga al medesimo procurata nell' altezza d' equilibrio A' per un' apertura media ? duiante lui tempo d. Sia V la velocità, colla quale il fluido sbocca al finire di una parte t del proposto tempo 6, A la densità sua in tale istante, ossia il rapporto della sua densità a qviella dell'aria libera terrestre. Si avrà per la nota proporzione fra le den- sità e le masse successive del fluido rimanente questa prima equazione ?" A = Dé T (r-fgl/.A^,). La forza di elasticità, quella stessa che di sopra abbia- mo denominata F, colla quale 1' idrogeno distende , e sforza r involucro del globo, diviene ora per tutti i punti della lu- X ce j" in virtù del cangiamento di densità = -^ e , e tale è la forza , che sospinge l' idrogeno alla fuga per la luce i^ alla fine del tempo t. Ma di questa forza motrice abbiamo altresì giusta le formole assegnate dal Sig. Mossotti pel mo- vimento dei fluidi elastici nel tomo XVII. degli atti della So- cietà Italiana 1' espressione -—^ [ u'(8r— 3Z)-<- -i- (4r— /) ^ 1 , essendo l la saetta del segmento maggiore del globo termi- nato alla luce i\ Paragonando i due valori, e sostituendo quel- lo di F della formola (g), toltovi il coefficiente ay, si ha la seconda equazione 4gkmn(3r—l) , l(4r—l) dv DN(8r— i/) ^ i(ir-6L) dt ; . . f e facendo Tomo XIX. Ddd Sgii Considerazioni Geometriche ec. A 2__ is'"nn(?,r—l) ■n 6(8r^3/)_ .«.vj e integrando da # = o , v = o si trova A(g — i) (;) V = — oi ^'l- Tornando adesso alla prima equazione , che differenziata^ at- tesi i valori di X, e di u, prende la forma ' " "■• dt{ A B( ) V — I ' Ali ne dedurremo integrandola così che a f = o corrisponda X . A = De ' =^ y " '■■■■' D . BiN / ABt \ bN . - A = -A V , A lii ,. / ' (e -+-I )^ ' i, Chiamisi finalmente g la quantità di gas sortita nel tem- po ^ , la quale è qui espressa da i^/Avdt. Si avrà pei valori trovati di A, e u la sufficiente approssimazione a8. VII. Un globo del diametro di 3o piedi partito da terra a tutta capacità di carica, e stazionario nell' altezza di piedi 5oo incomincia di lassù il ritorno in terra mediante la dispersione di un ventesimo della sua carica. Si domanda il tenore di moto discensionale, che questo globo prenderà, do- ve, e quando sarà niassima la sua velocità; e quando, e con quale velocità arriverà in terra. Risp. Divisa r altezza da percorrersi in sette intervalli , i primi due di a5 piedi ciascuno , il 3.° di 5o , e gli altri Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini BgS quattro ciascuno di loc piedi , le forinole {h') , {k') ci danno i risultati di questa tavola. Spazii percorsi Piedi ao 5o lOO aco 3oo 400 oco Tempi impiegati Minuti secondi 8, 0608047 12. 6675^79 2,0, 1084989 33 807462-5 47, a52,oi37 òo^49"^62,56 74,008413 Velocità acquistate Piedi per secondo 4, 93o3i367 6, i53i 1937 7,04167239 7^ 36167126 7, 87650758 7, 362,8962 7, 3541 161 16 Dove si vede, che la sottrazione di un ventesimo della carica procurerebbe nel presente caso una troppo rapida di- scesa; che la velocità si rende massima a circa 3oo piedi di discesa, e nel breve tempo di circa 47 secondi. Appresso, il moto si rallenta alcun poco, e devia alquanto dall' uniformi- tà in che deve stabilirsi. Questa leggiera aberrazione tiene senza dubbio all' errore della discontinuità degli strati atmo- sferici assunta nel calcolo. Prendendo dalla forinola (b) la ve- locità massima si trova -: .1^;. u ^ 7,1614195» valore più piccolo di quello della tavola. Vili. Può stimarsi un circolo di un' oncia di diametro »' apertura media procurata dalla valvola al fluido del globo. 3(;)4 CoxsiDEnAZioNi Geometiuche ec. allorché il volatore intiaprende il ritorno in terra dai due viaggi del quesito precedente , e del quesito IV. Cercasi la durata, e la quantità dell'efflusso delT idrogeno necessaria , perchè nel caso del quesito precedente la velocità massima discensionale sia di mezzo piede per minuto secondo, e nel caso del quesito IV. la dispersione del gas sia la sola richie- sta a ridurre il globo al principio del suo allentamento. Risp. Primo caso n'= — = i,o45884a4 ■ . RN/ V T^r r JL'> e < forni, (b) , im) q =■ (r—/>) = D. 620,21504375 ) \ I •> \ I 0 = min. secondi igo,9i85255 Secondo caso ' 1 ^ = D. 360,53722 F 1 8 0=Min. sec. 113,648449846. '. ' IL • i , ■ ' ■ Miglioramenti del metodo precedente. 29. L' idrogeno per molte eccellenti proprietà sembra r unico trai fluidi aereiformi atto a somministrare alla novel- la navigazione 1' elemento fondamentale della specifica legge- rezza. Se però la chimica cogli straordinarii progressi, che fa tuttora neir analisi di questi fluidi, e nell'arte di prepararli, arrivasse a sostituire all' idrogeno un altro gas , anche meno leggero, ma più pacifico nel contatto dell' aria comune, e del fluido elettrico , salve tutte le altre condizioni , ne ridonde- rebbe all' arte non lieve giovamento. Non minore studio me- riterebbe r articolo importantissimo della scelta , e composi- zione della vernice indispensabile per 1' involucro del globo. Questo suol farsi di seta; e veramente non potrebbe forse Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini SgS impiegarsi materia più opportuna per ogni riguardo. Bensì con- verrebbe che tessuto fosse senza giunture, e tutto d' un sol pezzo. A tal fine potrebbe lavorarsi sopra un sufficiente nu- mero di solide zone sferiche^, o conico-convesse crescenti nel- la debita proporzione, onde poco si allontanasse dalla sferica 0 conoidale figura il sacco risultante. Tessuta in tal guisa da zona a zona maggiore continuatamente la metà del pallone , si proseguirebbe l'altra metà inversamente dall'equatore all' altro polo senza interruzione rimettendo in opra gli stessi te- lai antecedenti. Abbandonare poi l'uso dei palloni cedevoli, e di un flui- do elastico in essi rinchiuso , che insieme dia loro la neces- saria leggerezza, e tenendoli in istato di espansione promuo- va sovr' essi la pressione elevatrice dell'atmosfera, e far ri- torno ai globi rigidi vuoti del P. Lana, sembra ormai vano, e dispeiato progetto, sia per gli inconvenienti, che seco por- terebbe la stessa rigidità, sia per la mancanza di un metallo atto a quest' uso. Dalle sperienze di Mariotte sulla resisten- za dei tubi di rame si raccoglie , che un pallone costrutto con lamina di questo metallo della grossezza richiesta per so- stenere la pressione atmosferica, appena basterebbe ad equi- librare il proprio peso benché vuoto d' sria perfettamente. Né essendo insufficiente la tenacità per se stessa del metal- lo, resterebbe verun conto da farsi del contrasto mutuo tan- genziale delle parti del globo , a sostegno della pressione , che qui a differenza delle sperienze di Mariotte si farebbe dall' infuori all' indentro, e dalla parte della convessità; giac- ché sarebbe assolutamente impossibile il lavorare la sottile vastissima lamina metallica con quella perfezione di figura e di taglio e di uniforme grossezza e densità , che ad avvalo- rare siffatto principio richiederebbesi. Non si può dunque ab- bandonare il semplice metodo di Charles, né la forma e co- struzione presente delle macchine aereostatiche. Resta sola- mente da perfezionarne il servigio , e da supplire coi mezzi che già in se stesse contengono , e col minimo soccorso pos- Sgó Considerazioni Geometriche ec. sibile di altri accessorj ed estrinseci la parte ancora intatta \ della piena loro destinazione. 3o. Non sembra sperabile questo compimento dell' arte; finché non si trovi il modo di conservare invariabile in tut- to r aereo viaggio il peso assoluto della macchina, finché una manovra obbligherà a distruggere senza misura materiali, che un' altra richiede essenzialmente, finché in somma d' altron- de avransi a ripetere i mezzi di movimento e direzione del- la macchina fuorché dalia specifica sua gravità , dalla confi- gurazione e disposizione delle sue parti, dall' inerzia, ed ela- sticità del fluido inesausto, che la circonda, e dalla forza pe- renne, e destrezza dell' aereonauta. Sarebbe adunque necessa- rio innanzi a tutto, che né l'usato sopracarico di estranea zavorra più si dovesse aggiugnere nella salita, né più metter mano ciecamente alla massa del fluido del globo per discen- dere. Il Sig. Donnini ha tentato ingegnosamente di togliere r uno e r altro di questi due difetti della manovra verticale col suo condensatore , pel quale si varierebbe a piacimento la forza elevatrice colla semplice alterna sottrazione , e re- stituzione dell' aria infiammabile. Gioverebbe sperimentare , e ciò potrebbe praticarsi senza bisogno di elevazione da ter- ra, se bastasse a frenare il sottil fluido quel massimo grado di perfezione, che finora potè darsi agli strumenti pneumati- ci necessari per tale intento, e fino a qual segno sarebbe per- messo di accrescere impunemente la densità del fluido stesso. Una interessante combinazione dei mezzi inerenti alle macchine aereostatiche poc' anzi accennati fu recentemente pubblicata in Milano dal Sig. Corti all' oggetto di sottoporle ad una manovra orizzontale. L'uso, che egli propose del mo- to stesso di salita e discesa, della figura e inclinazione dell' aereostato , e della resistenza dell' aria circostante, fu dimo- strato dal Sig. Rlossotti consentaneo alle leggi della mecca- nica. Non altrettanto conciliabili colle limitazioni e imperfe- zioni della pratica possibile esecuzione sembrano i notabili fangiamenti dell'usato apparecchio, e le aggiunte moltiplici Del Sic. Pkof. Gio. Battista Macistrini dq^ di continuo servizio difficilissimo, che Fautore suggerì nel suo primo saggio; nel quale però si riserva egli stesso altre co- struzioni e modificazioni del suo sistema piìi atte a condurlo alla necessaria semplicità, e sicurezza. 3i. A conseguire però direttamente la traslazione, e ogn' altro moto orizzontale d'un aereostato , sono d'avviso, che tutti i tentativi sempre verranno ricondotti al mezzo sempli- cissimo già proposto da lungo tempo ^ ma non ancora abba- stanza esaminato dell'urto diretto dell'aria ambiente, a somi- glianza del problema del modo migliore di supplire alla man- canza del vento nell' ordinaria navigazione , tra i vari inge- gnosi ritrovati del quale la pratica ha costantemente prefe- rito l'unico del remo. Vidi in casa Bentivoglio un'esperien- za del Sig. Spiga di una imitazione di questo istrumento sopra una specie di bilancia aereostatica. Due erano i remi, o piut- tosto larghi ventagli, che egli sospeso con essi teneva in agi- tazione. Trapezia n'era la figura; e snodati nel mezzo longi- tudinalmente aprivansi nell'andata, e chiudevansi nel ritor- no; riducendo così l'agitazione ad un sol piano. L'effettOj, che se ne aveva , misurato da un peso addizionale , che restava equilibrato dall' altra estremità della bilancia, non era in ve- ro trascurabile, ma troppa sembrava l'attenzione, la fatica, e lo scuotimento, che l'operatore era costretto d' impiegare per poterne sperare vantaggio reale nell' atmosfera, dove tanta è la necessità d' invariabile atteggiamento d' ogni parte della macchina, e di risparmio dell'opera, e distrazione del volato- re. D. Ermenegildo Monti s'avvisò di moltiplicare nelle ma- ni del volatore questi ventagli piantandone buon numero di meno ampj sulla lunghezza di un torno da impernarsi oriz- zontalmente nella galleria armato di due manubri, pei qua- li il volatore seduto girando il torno in un senso e urtando r aria, i ventagli tosto si aprono, e danno spinta di reazione all' aereostato, e girando il torno di altrettanto in senso con- trario, si chiudono i ventagli per aprirsi di nuovo, e così al- ternativamente. Un nuovo elegante e ingegnoso sperimento 398 Considerazioni Geometriche ec. del principio medesimo sta facendo il Sig. Vittorio Sarti sopra una combinazione di cervi volanti da lui immaginata. Dirò anch'io fra poco, come e quanto potrebbe l'aereonauta gio- varsi per r intento medesimo del principio della reazione del- l' aria. Sa. La somiglianza di questo artifizio col remo ordina- rio, e qualche altro punto di contatto dell' atmosferica coli' idraulica navigazione diedero occasione a troppa fidanza suU' analogia della prima colla seconda, e da lungo tempo molti allettarono ad una precoce e troppo assoluta imitazione di questa, mentre v' era maggior bisogno di lungo studio, e pon- derato esame delle essenziali ben più istruttive differenze lo- ro. Per esempio nella navigazione ordinaria si può profittare del vento per accelerare il corso del galeggiante col mezzo di un semplice addattamento di vele, o modificazione di fi- gura, e senza laboriosa continua operazione del piloto ; lad- dove un aereostato è per se e sotto qualunque sua figura affatto in balìa della corrente , e soggetto alla direzione e velocità medesima; e al volatore uon resta che il compenso di poter- visi sottrarre senza propria fatica sortendo colla sua macchi- na dallo strato atmosferico agitato, quando l' altezza di que- sto non è eccessiva. Lo studio delle correnti periodiche atmosferiche di cia- scuna stagione dell' anno nei varj climi , e nelle varie dire- zioni delle prominenze terrestri, sarà una delle prime cure nei perfezionamenti ulteriori di quest'Arte nascente. Si conosce- rà allora l'epoca più opportuna, e il mezzo più possente e spedito per intraprendere come in mare lunghe corse orizzon- tali. Ma le sperienze stesse , che dovranno condurre , se fia possibile, a questo grandioso risultato, hanno d'uopo di stro- menti nell' ordinaria navigazione inusitati. Qui un pigro flui- do, che sempre rimane indietro al corso del galeggiante ac- celerato dal vento, il lido, da cui questo partì, tuttora visi- bile, o quello, cui s'avvicina, le isole, e gli scogli sparsi nell* Oceano porgono ogni maniera di facile e pronta misura e ri- Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistkini 899 conoscimento del moto vero della nave , e della quantità di suo viaggio. Tutti questi mezzi mancano interamente all' ae- reonauta, cui tutto è silenzio d' intorno, tutto è dello stesso colore, e tutto appare immobile , sia stazionaria la sua mac- china neir alta atmosfera, sia rapita dalla più veloce corren- te. Con quali mezzi potrebbe l' aereonauta nelle grandi altez- ze accertare speditamente la sua situazione , e il tenore del suo movimento orizzontale, è problema di assai difficile scio- glimento, almeno per tutti quei casi, che saranno senza dub- bio i più frequenti, nei quali mancherà il tempo di far uso di osservazioni, e tavole astronomichej e forse il ritorno fre- quente alla vista della terra sarà lo spediente più sicuro di tutti pel rilevante oggetto, di cui trattiamo. Ma queste con- siderazioni già forse trascorsero più irmanzi che l' arte stessa non oserà progredire. Limitiamci all'assunto piimitivo di to- gliere^ o almeno moderare 1' uso imperfetto di estranea irre- cuperabile zavorra, di preservare intatta la carica del globo, e di rintracciare una orizzontale manovra atta a supplire alla mancanza di favorevole corrente, e scevra dagli inconvenien- ti di sopra accennati. Il che io tenterò di fare attenendomi, come fin qui ho praticato, ai più semplici e noti principii di calcolo e di meccanica, senza pretensione di novità, e lascian- do la sua parte a chiunque potesse avermi preceduto nelle ri- cerche medesime, colla riserva sopra tutto, che le mie pro- poste, se alcuna attenzione meriteranno, debban prima d' esse- re messe in opra nell' atmosfera, soggettarsi ad ogni possibi- le confronto, e verificazione di replicate e diligenti sperienze. 33. L' aggiunta di un minor pallone nel luogo dell' an- tica Mongolfiera, che ripieno dapprima d'aria condensata se ne vada scaricando nella salita per annessa tromba pneuma- tica inferiore j e la ripigli poi similmente nella discesa, è il primo e più ovvio mezzo che si presenta per conseguire il primario intento di supplire all'usato sopracarico di zavorra, e di risparmiare il fluido del globo, e dominare a piacimento cosi la salita come la discesa. Dovrebb' esso avere partiqola- Tomo XIX. Eee ^oo Considerazioni Geometriche ec. re immediata applicazione al polo inferiore della rete del so- vrastante globo principale, e anch' esso tuttavia dovrebbe es- sere legato alla galleria con distinta serie di proprii cordoni collegati fra loro, e con quelli del maggior globo. Se la figu- ra sferica non si addattasse a siffatto collocamento, nulla oste- rebbe alla scelta d' altra figura conoidale, che lasciasse gode- re in maggiore altezza lo spazio piramidale costituito dai cor- doni esteriori principali. Altra capacità, e altra fermezza non bisognerebbe di quest' otre sussidiaria se non quanta occor- resse per r introduzione d'una massa d'aria equivalente in peso o poco più alle poche libre di zavorra necessarie per toccare il segno prefisso di elevazione. Chiamando 2.r' il diametro di questo serbatojo d'aria sup- posto sferico, D' la densità dell'aria in esso accumulata nell' atto deir equilibrio preparatorio di partenza , m come sopra il peso da levarsi per effettuare l'ascensione convenuta, si tro- va tra queste quantità, e gli altri elementi della macchina oltre l'equazione superiore [d) quest'altra Il diametro 2/ dovrà essere il minimo compatibile se- gnatamente colla resistenza richiesta delle pareti del serba- tojo, e colla massima facilità del servigio della tromba di co- municazione. Debba essere per esempio m = lib. ao , e vo- gliasi supplire a questo peso con aria portata alla densità maggiore soltanto della metà della densità ordinaria terrestre, e fare perciò D' = — . Risulterà dalla formola {n) ..... ar'=pie. Boi. 7, 4^17 circa. La condensazione proposta in quest'esempio non impor- ta una robustezza del serbatojo difficile da ottenersi: facile è la costruzione di una tromba di fedele tenuta d' aria sotto questa moderata pressione di gran lunga inferiore a quella dell'archibugio pneumatico. Anche il volume risultante del Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 4*^1 serbatojo è moderato, e da potersi agovelmente addattare al luogo destinato . L' ipotesi ancora di un peso disponibile 771 ^lib. ao è assai conforme ai bisogni di una possibile j e ben regolata ascensione , come si raccoglie dalle formolo , e dagli esempi superiori ; oltrecchè la buona costruzione della doppia tromba, e l'abbondante fortezza del recipiente ammet- teranno in ciò una più ampia misura. Per far servire al medesimo uso anche la rarefazione dell' aria al di sotto dell'ordinaria densità, richiederebbesi un recipiente rigido e invariabile. Ma basta al nostro intento la semplice alternativa di maggiore e minor condensazione , la quale ci permette di conservare i vantaggi della costruzione a involucro cedevole, e da potersi anche ammajnare. 34 II calcolo della salita colla presente modificazione del- la macchina è quello stesso, che abbiamo veduto del metodo comune ; e sussistono ancora per intero le formolo {b) , (e) ; (è), (e'); [dy.) W)'-> {&)'•> 1^)' ommesso l'aumento di resistenza esterna derivante dal volume dell' aggiunto serbatojo. Bensì diverso sarà ora il calcolo della discesa^, nella quale supposto come dianzi, il principio nella stazione d'equilibrio d'altezza X', è da distinguersi il primo tratto interposto fra questo pun- to e quello d'altezza X^ dove incomincia nel presente caso ad afflosciarsi il globo maggiore. Per questo primo tratto chiamando m' il peso d' aria che s'incomincia a restituire al serbaiojo, il che supporremo far- si in un istante e nella stessa altezza X'^, si trova l'equazio- ne principale del moto di prima discesa |N-(m-m')«-N«e ^ j ( , -^. -^ ) g J^ ' = ( N — n{m — ni! )) udu la quale mediante la solita nostra interpolazione^ e fatto di nuovo ^, D ^ e e SNre'D ^OQ. Considerazioni Geometriche ec. •) 1 .'■!!.'( 1 2/1- -' e posto N' =N — ra( w — 7w') diviene [n'-N/ì 'D^e ^ - ^^'D^ I g^/ = N' wJzi e integrata trai limiti dell'intervallo (a-l-i) esimo =,a; porge SNre'D V 8N'r / V- 8N'r \ ""— «NV— '^ ^''^"'' '^o „ — 3N«'D ~^|-r — — dNn'D |e — -ókUn'D -f-8IN'r X SNre'D <* ^ a y, {^e" -e ««'^ ' ). E ponendo SNn'D /3N«'D V^ fi^ Nn'D \ A = ^ -+- I ? f_ — -1- 1. I I „ Nft'D 3N«'D V^ B = I — ìL — fL £_ . ii-..^ N' 81N'r 2g- .si ha di seconda approssimazione il tempo ,,„. T = T U r are. tang. ^ \/i ^ \ — are. tant ^ B — A ,x i quali risultati s' integreianno di nuovo frai limiti soltanto o ^x= 0 , o^x = X' — X = A; log. jT— - — , e sempre che non sia m'K,?n. Onde si dee fare, quando voi'rassi uniforme l'ausilia- ria interpolazione, k 1 N .: . '■■.' ■|-> -il ,^= -7- log- ■SS ' ^h " N— mre fissando un numero Ji sufficiente di divisioni dell'altezza X — X. „ V(^-g-(4-.-)-)] Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 4^3 35. Sia U il valore di V coirispondente ad o-^h, ossia la velocità discensionale nell'altezza X, dove il globo princi- pale incomincia a corrugarsi. Le equazioni delT ulteriore di- scesa si troveranno col ragionamento stesso del numero aS; e ne risulterà — — l 3 'DN -f- I « — 6'QA rr- npr 3(N-Hn(TO'— m) ) // '" \ ^ log. (^ — FnTd-^ .^/ )(^ -INTD- - / ) : (^") la serie dei valori della velocità V, e del tempo T' doven- do principiare da V'= U, T' = T, valori estremi del perio- do antecedente ed essendo qui X ae-t-T S0-4-I D = e e = — e o n dove x è la lunghezza delle parti uguali d'ausiliaria divisio- ne della residua principale altezza da percorrersi. 36. Se tant'aria si condenserà nel globo addizionale, che il peso aggiuntone m' uguagli soltanto il primitivo m^ le due ultime equazioni prendono la forma {K^) 3« 'D . o ,^ v = V' e. i6r I-t- 0 a 4o4 Considerazioni Geometriche ec. _ v v 1-+-0 CI O l-t-B O La prima di queste integrata di nuovo rende k o,x Sxe h i6 ' V'= Uè -- ( — ■ ) d' onde attesa la grandezza arbitraria del tratto progressivo ^x al di sotto della profondità o^x = z, si ha tosto ■ Sk i k \ ' u=Ve " (/) e di qui i valori della velocità V, V per quelli inter- 0 i-t-o '■ valli tutti, che occorreranno all'approssimazione del tempo neir altra equazione. Vediamo in questo caso della restituzione al serbatojo del total peso d' aria m dimesso nella salita , che la discesa è continuamente ritardata dall' altezza X fino a terra , dove però non si repristina l'equilibrio della macchina, bensì estre- mamente piccola è la velocità d'arrivo^ giacché diviene 3k(n—l) = Uè "' 37. Se il peso m d'aria restituito al nostro condensato- re sarà •< m, la macchina non arriverà fino in terra, anzi non oltrepasserà il punto d'altezza X=Alog.«, e rimarrà sta- zionaria nell'altezza intermedia , ., 'X = k log. ^ ^ rr Cd) e avrà luogo in questo primo tratto di discesa la velocità massima Del Sic Prof. Gio. Battista Magistrini 4^5 prossimamente. 38. Riuscirà utilissima questa parziale restituzione di un peso d'aria m<,ìn per frenare l'accelerazione della discesa nel caso segnatamente della carica del globo a tutta sua ca- pacità, ossia di re=ij X = o^ o anche di n pochissimo > i. Nel caso di n poco >> i, calcolata la parziale discesa pel primo tratto ox := X'— X niedianti le equazioni [h"), [k!'), si ripiglie- ranno queste medesime per calcolare l'eflFetto della residua re- stituzione del peso d'aria m — m! fino all'altezza X ponendo- .X 20-H' h o.k ' vi N'=N^ e 'D = e e . Trovata la velocità U d'ar- ca rivo del globo a questo punto di suo primo scemare di volume, sene sostituirà il valore nelle formole (A"), (A;'") , oppure (/i") {K^) unitamente all'anzidetta espressione di 'D ^ e si prose- o guirà con queste il calcolo per la discesa rimanente. Ma quan- do sarà ;z=i, il calcolo delTintera discesa dipenderà dalle sole equazioni (A"), (^"). 39. L' anemometro orizzontale , e due barometri muniti della medesima scala, uno libero, l'altro annestato alla trom- ba del serbatojo d'aria, saranno gli strumenti, dalla cui sola ispezione prenderà il volatore norma spedita e sicura del pi-e- sente governo di sua salita e discesa. Assicurato dall'anemo- metro libero d'esser giunto al termine prestabilito di sua ele- vazione, ne avrà eziandio conferma dalla coincidenza di livel- lo dei due barometri , se tutto dal serbatojo avrà sotti-atto nel salire l'eccesso d'aria m accumulatovi in principio. 40. Fissata l'altezza totale X' dell'ascensione, caricato il globo principale della conveniente porzione — del suo vo- lume di gas idrogeno, e osservata l'altezza, che diremo a, del barometro libero , il volatore costituirà la sua macchina in tale equilibrio prima di partire , che il barometro del serba- 4o6 Considerazioni Geometriche ec. toio d' aria segni 1' altezza b ^ a wr'3 ^ -^.1 ne )j (=«D') ip)- Non avrà allora che a ridurre col facile maneggio della trom- ba l'altezza b del barometro stesso all'ordinaria terrestre a per esser certo di giungnere alla divisala altezza X'. 11 che gioverà sia praticato seguitamente salendo , e non tutto a un tratto, o con troppa fretta^ onde moderare l'accelerazio- ne di salita sulle prime, come osservammo altrove, assai im- petuosa. 4i. Sia prestabilito d'incominciare il ritorno dall'altezza X' col rimettere nel recipiente in un numero À di riprese (A) tali parti m, m' , m"\ . . . . m del peso d' aria equilibrante primitivo, che la macchina soffermisi in altrettante stazioni 'X, "X, '"X X sopra il punto di primo allentamento del globo maggiore. Ripiglierà il volatore ad ogni stazione il suo strumento pneumatico , e proseguirà la condensazione d'aria nel serbatojo, finché l'annesso barometro segnerà rispet- tivamente le altezze . ii \ ,, ) r' / k k (.■!l|,lt,H "X X' )! (,) ii:;i;7 b =« J I 4(< _ ('l)x _ x^ • 1 0 :.>ii', li J essendo T ultimo esponente X -1 'ì T := 12,15419179. Dopo altri 5o piedi V = 2j02054l''Q a ' I. J T — T =: 27,402027. ai ' ' ' Discende la macchina per altri 40 piedi , e quivi inco- mincia il maggior globo a corrugarsi. In questo breve tratto il moto si ritarda assai ; e si trova T — T = 24,7050796 secondi V = U =: Oj4'4°*^'5 piedi per secondo. Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 4*^9 Fin qui le forinole (/i"), [k!) nuovamente fattovi N =Nh-«, per la quale condizione i risultati ora ottenuti ci avvertono di un nuovo massimo di velocità, che posto du=c nell'equa- zione differenziale del uum. 34, riceve prossimamente l'espres- sione, cangiatovi inoltre X' in 'X, U- At/I S-rm" \ e nel caso presente M = pie. 2^79218257 con un errore in piìi non molto notabile. Incominciata la contrazione del globo maggiore, il moto ripiglia vigore, e i primi io. piedi susseguenti sono percorsi nel tempo T'= 20,183444 minuti secondi colla velocità finale V= 0,703575 pie. per secondo La discesa per altri 5o piedi rende V'= 1, 05261 5 r— T'=: 5a^72i4i66. Altri piedi 5o danno 3^'= 1,1 146677 T'— 3 T'=44,8o5i3ia 2. ec. forinole {h"), (A'"), postovi m'-+-m"—m in luogo di m—m. Appresso incomincia il moto a indebolirsi di nuovo. La solita approssimazione della massima velocità praticata nel cal- colo del num. 37. può ridursi alla forinola Ora si ha di qui pel nostro esempio M = pie. 1,0967 per secondo poco meno del valor precedente V'. f^j \-h «; 4io Considerazioni Geometriche ec. 43. Quantunque V otre pneumatica sussidiaria fin qui de- scritta sembri corrispondere assai bene all' oggetto primario di ridurre in potere del volatore la discesa, e di liberarlo in- teramente dalla necessità di por mano sulla massa dell' aria infiammabile del globo; non mancheranno tuttavia molti, che non lieve incomodo riputeranno la presenza del non piccolo suo volume, e troppo grave occupazione il servigio della trom- ba, e la sorveglianza , e il confronto dei due barometri. Ve- diamo , se v' ha provvedimento migliore a costo ancora di sottoporci a qualche perdita del fluido elevatore, purché ciò non apporti molestia alla massa nel globo principale rinchiu- sa. Perciocché non è già il danno di una somigliante perdi- ta, bensì il modo incerto e pericolosissimo di operarla , che ci muove ad abbandonare l' usato metodo di discesa. Al globo principale facciano uniforme separata corona in- feriormente alquanti piccioli globi di numero i ripieni di gas idrogeno anch' essi, e legati per altrettante funicelle alla gal- (i) _ leria. Detti r, /", 7" , r i loro semidiametri ,] ed N" il peso , che essi soli potranno equilibrare vicino a terra , avremo > > - ■ N"= te ( I _ D ) ( r"-H r"'-i- r""-^- -H r'^^ ) . ' Onde in luogo della forinola seconda del numero 4- sarà P -+- M = ( 1 — D ) / K'-+- ^\ e il calcolo superiore del moto ascensionale sussisterà per in- tero anche in questo caso, purché vi si cangi N in N-i-«N". 44- Anche le formole della discesa o continuata, o divi- sa in più stazioni, che verrà ora intrapresa, e regolata o vuo- tando, o mettendo in libertà di siffatti palloncini addizionali, saranno quelle stesse, che trovammo nel caso precedente del- la discesa a restituzione d'aria condensata, purché vi si fac- cia il predetto cangiamento di N , e si avverta, che disper- dere il gas del palloncino per esempio di diametro ar', essendo Del Sig. Prof. Gio. Battista Magistrjni /^ii lo stesso che aggiugnere alla macchina il peso _£^Z_ ( j — D) , tale dovrà prendersi il valore di m' nelle Forniole stesse , e così dicasi delle altre restituzioni di peso. Basterehhe un solo di questi glohi a carica perduta per aver modo di ritornare in terra colla velocità, che si voles- se. Ma accadrà frequentemente, che il punto d'arrivo sia in- comodo, o che troppo gagliarda oscillazione dell' inferior trat- to dell'atmosfera non permetta di ultimare l'incominciata di- scesa. Nel sistema precedente può 1' aereonauta ridonare for- za ascensionale alla sua macchina ritogliendo al condensatore il prevalente peso d' aria accumulatovi dianzi. Egli è per sup- plire a questo urgente bisogno che conviene assumere più globi minori nel presente sistema. Cosi il volatore , che per discendere ha sciolto o scaricato uno di questi globi, giunto a vista della terra, se trovasi disturbato da vento, o esposto a cadere in luogo svantaggioso, dimette subito una misura di zavorra equivalente in peso alla forza dispersa col primo pal- loncino, e risale nell' alta atmosfera per ritornare verso terra in più propizie circostanze mediante un secondo scarico si- mile di gas. Tante volte meno una potrà egli cosi esplorare il luogo di suo arrivo, e lo stato dell' infima regione dell'at- mosfera, quanti ausiliarii palloncini avrà portato seco, l'ulti- mo essendo riservato ad accelerare la macchina al primo ces- sare del vento, e al primo apparire di sottoposta libera pia- nura. Il qual mezzo di prender terra misurato, e immancabi- le, quanto semplice altrettanto prezioso nel momento più dif- ficile dell' aereo viaggio, è altresì più compendioso ed effica- ce di quello, che nel precedente sistema ne offre la tromba pneumatica incomoda e laboriosa nel suo sex'vizio , e troppo lenta nel suo effetto. . 45. X. Il globo per esempio del diametro di aS. piedi caricato a gas per -^ di sua capacità, e destinato a partire con ao. libre di forza ascensionale sia contornato di cinque uguali 4ia ' ' Considerazioni Geometriche ec. palloncini ripieni dello stesso fluido^ e di tale diametro, che ciascuno valga ad equilibrare il peso delle stesse libre 20. La macchina così disposta arriverà all' altezza X'= pie. 3^76,244 1 65 . r, portando il peso totale > ; ■ .' ■■.' P _H M - ì?i = lib. 1 825,989087 e il diametro dei palloncini si troverà ■' ■ ■'■'■"■ '•' ar'= pie. 6,0316982. ■■""■■ D'onde un volume loro totale da potersi tutti appostare d'in- torno^ e in contatto al maggior globo inferiormente, e al di fuori dei cordoni, che lo tengono, senza che sporgano ad ac- crescere la resistenza dell'aria. Giunto il volatore all' altezza X' , piglia la funicella di uno dei globi minori , e trattolo a se , dà sfogo all' aria in- fiammabile , che contiene. Tranne il cangiamento trascurabi- le di volume , che risulta nella macchina , ciò torna allo stesso che alla restituzione delle primitive libre venti di peso; e quindi la macchina riceve forza bastante per arrivare blan- damente fino a terra. Discuopra il volatore in tale suo ritorno ostacoli sotto- posti , o trovisi investito da pericolosa corrente, egli versa subito un cartoccio, che tiene in pronto, di zavorra di ao libre tutt' al più ; e in pochi istanti cessato 1' inopportuno moto discensionale, si restituisce presso all'altezza di prima per ripartirne a suo piacere sciogliendo un secondo pallon- cino, e per rinnovare mediante altrettanta zavorra la stessa alternativa , se 1' accesso a terra sarà di nuovo impedito , o per afferrarla prontamente^ se le circostanze saranno favo- revoli, versando in vece un'altra misura di gas, e calando r ancora. , ,,, ,,, ,. ,,,,., >'), u iij;> vi:-,, ir; r.» . i : M-'ili: Del Sic. Pkof. Gio. Battista Magistrinx 4'^ I I I. Moto orizzontale. 46. Corredata la macchina di sufficienti mezzi di una sicura e Lene ordinata salita e discesa colla minima altera- zione della solita sua forma , e del conosciuto e sperimenta- to suo apparecchio , resta ora da soccorrere 1' aereonauta nel bisogno di qualunque movimento orizzontale; resta da provvederlo di un mezzo impellente a sua voglia disponibi- le , r esercizio del quale nulla richiegga di laboriosa di lui cooperazione , nulla costi alla macchina di materiale consu- mo, niente ne comprometta la sicurezza e 1' integrità, e fedele la serbi all' unica direzione primitivamente impressa, e immune da ondeggiamenti e deviazioni sul debole e mo- buissimo solo sostegno della via del vento. Dopo di avere attentamente meditato sopra i tentativi fatti sinora per con- seguire sì magnifico intento , e sugli artifizj che la meccani- ca può contribuire all'adempimento dì quelle condizioni quan- to difficili , altrettanto indispensabili , quest' unico , che pas- so a dimostrare , mi è sembrato degno d' essere coltivato e seriamente discusso. S' immagini un asse , o albero cilindrico traforato nor- malmente da una serie di sottili spranghe dì ferro equidi- stanti e succedentisi nella direzione di un' elice ordinaria , e tutte sporgenti da ambe le partì in lunghezze eguali. Col- legati opportimamente in giro, e longitudinalmente questi bastoncini fi a loro ;, e con altri secondar] uniformemente in- terposti, distendasi e si fermi sovr' essi, e nella fenditina spirale direttrice intagliata da ambi ì lati suU' albero un ve- lo di lustrino , o d' altro tessuto resistente , e leggero. Rac- comandato l'albero in direzione orizzontale sopra due perni estremi, e soggettato a rapida rotazione nel senso della dop- pia spirale anzidetta, l'aria rimossa dai due veli eserciterà 4l4 Considerazioni Geometriche ec. contro la concava loro superficie parallelamente all' asse , come r acqua nella coclea d' Archimede , una pressione che diverrà forza operativa di moto orizzontale di tutto il siste- ma, sciolto che sarà da esterni ritegni, e abbandonato all' atmosfera. 47 Nella parte superiore di una galleria aereostatica più capace e piìi alta dell' usato s' adattino mediante solida particolare armatura due coppie di questi volanti parallele e orizzontali , fermando gli assi di ciascuna coppia laterale in un medesimo piano verticale , e le due coppie a uguali distanze dall' asse primario verticale della macchina . I quat- tro volanti siano interrotti sul mezzo della loro lunghezza da uguali rocchetti, pei quali contrastino con una ruota nor- male interposta mobile sopra appoggi particolari congiunta- mente a unito tamburro nel senso del moto dei rocchetti , e separatamente nel senso contrario. La ruota in fine , e per essa rocchetti e volanti abbian moto in virtìi di un peso pen- dente da robusta e pieghevole funicella avvolta al tamburro, cosicché r aereonauta altra cura non abbia che quella di ri- montare questo peso girando separatamente il tamburro, svol- ta che sarà la corda , come accade di fare né più uè meno neir orologio a pendolo. Sarà poi da usare la massima dili- genza , perchè tutti i pezzi di questo meccanismo siano la- vorati coir ultima perfezione, e col doppio intento del mi- nimo attrito, e del minimo peso loro ;, salva la necessaria so- lidità, e nel caso di rottura o degli assi, o dei sostegni, o della corda del peso motore, 1' armatura , cui tutto é affidato, preservi la macchina da ogni perdita di pezzi, e la galleria da ogni danno e sconcerto. Usando più pesi portati da carrucole mobili sopra una stessa corda colla interposizione di alterne carrucole fisse, po- tremo limitare a breve tratto la discesa dei pesi stessi senza rallentare il moto dei volanti, e prolungandone la durata a risparmio di frequenti interruzioni. Potrà del pari evitarsi la soverchia grandezza di una ruo- Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 4'^ ta unica trasversale immediatamente operante sui rocchetti sostituendo il sistema di tre altre, due minori trasversali j e una maggiore longitudinale a doppia corona dentata , che frapposta alle prime due le tenga in contrasto coi rocchetti, disposizione sopra tutto necessaria per l'opportuno atteggia- mento, e pili agevole servigio del volatore. Ma il calcolo nell' ipotesi d'un solo peso, e d'una ruota sola è più semplice , e soddisfa ugualmente al caso di questi due perfezionamenti , salva la correzione del divario delle resistenze, specialmente d' attrito. Abbiamo supposti altresì i volanti armati ciascuno di due ale spirali solianto. Se ne ponno applicare a ciascuno altre due uguali , e simili e normali alle prime , senza che 1' aria sia impedita di accorrere, e riiinovarvisi frammezzo liberamen- te, ed esercitare sopra tutte ugualmente la sua reazione. 48. Calcolo del giuoco , e dell' effetto di un sistema ,di quattro volanti a quattro ale ciascuno ' " " Raggio della ruota dentata motrice . . . v ' \ ' B del tamburro unito ..... h degli occhi , nei quali gira 1' asse loro comune e Lunghezza del tamburro i l della ruota /" Peso di tutti questi pezzi q Peso motore Q Tratta di sua discesa D' Raggio dell'albero dei volanti . . . . '. i i ' . a degli occhi in cui gira . . ." . e' dei rocchetti B' Lunghezza di questi a/" Lunghezza rimanente dell' albero dei volanti, det- tratto r intervallo dei rocchetti aL Lunghezza delle costole trasversali di ciascun ve- lo spirale /'" Numero loro . i^' . . <> ri Tomo XIX. \ Ggg 4ió Considerazioni Geometriche ec. Numero delle costole longitudinali che tengono le prime insieme collegate . . . .^jti.' . . . . re" Sezione delle une, e dello altre i* Distanza degli assi di ciascuna coppia laterale di volanti .1 aG Densità inedia o comune loro, e di tutti gli altri pezzi d Peso di ciascun volante q' Angolo d'inclinazione dell'elice interna colla dire- zione del proprio asse f Rappoto della pi'essione air attrito degli assi . /;' Rapporto del numero delle rotazioni dei rocchet- ti al numero delle rotazioni contemporanee della ruota -g- Durata di ciascuna discesa del peso motore . . 6 Tempo, che s' impiega nel ricondurlo al principio di essa d' Durata totale di a corse del peso, e delle corris- pondenti (e? — i) interruzioni richieste per rimontarlo. T Tempo compreso fra '1 principio, e un istante qua- lunque della corsa ( o -t- i )esima del peso .... t Velocità della ruota nel punto di contrasto coi rocchetti in tale istante v Velocità contemporanea orizzontale della macchina. u Spazio percorso nel tempo T-t-0' orizzontalmente S o o Spazio percorso nel tempo T S' Velocità orizzontale del sistema al principio del- la corsa ( 0-+- 1 ) esima U alla fine di essa U' Coordinate della superficie di ciascun velo spirale ri- ferito all'asse e alla base del suo albero .... x^y^z .Angolo d' inclinazione dell' asse del volante col o Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 4^7 piano tangente in un punto di coordinate x, y, z del velo spirale f 49. Applicando a questi elementi, e a questa disposizio- ne le note regole della geometria, e della meccanica, trove- remo i seguenti risultati preparatorj del nostro problema. Equazioni della spirale direttrice z =. a sen. -^— , y ■=. a cos. s-=^ . Equazioni dell' altro margine esterno dell' ala / 711' \ xtang./ , ,,„ , xtant.f z:= { l -\- a) sen. — ^' , 7 = ( Z H- a) cos. ^. Equazione della superficie dell' ala z=y tang. ^. Angolo d' inclinazione dei piani tangenti dell' ala col suo asse sen. /= -^ ^-^ I /' ( cos. fllllìJ^ -h Zll:lIl±L ] Espressione differenziale della superficie dell' ala cos. a-t^.ig/ Superficie dell' ala compresa fra suoi quattro margini ^[(Z'"-Ha)/(a^-H(r'-i-a)>tang/^)-aV(i^-tang/»)-_^X I (iH-3en/)[j/(fl»-f-(/'"-^a)'t^ne./')— (i!"'-Ha)tang./^ 1 *^S- (,_se..,/)il/(a»-t-(/'"-t-«)-t.i.g/-J-H(r"-+.a)tang./] J " ,5 Lunghezza della spirale direttrice, o margine interno dell'ala aL C08./ Lunghezza del margine esterno sL ^ /( a"^ ( Th- « )«tang./ ) 4i8 Considerazioni Geometriche ec. Resistenza normale dell' aria in ciascun punto della con- cava supeificie urtante dell' ala yv e COS./' ( J -4- z» ) . Resistenza semplice dell' aria nella direzione dell'asse del vo- lante ;:• \-..l .-. .-,;;. 1.,,,; :.((,.- :.. (7'-t- z^ ) sen./' cos./' Forza contraria al moto di rotazione equivalente alla re- sistenza semplice dell' aria nel senso medesimo, applicata nel punto di contrasto dei rocchetti X' . ~ r^ 3 yv e cos./ B'3 (7»-f-z=) a. Momento della seconda di queste due resistenze per ri- spetto air asse verticale del sistema x^ k yv^e sen./' cos. / g^r (7"-*-^1[/((Bh- B' Y- G- ) ±y\ Espressione differenziale dell' azione totale dell'aria con- tro il moto rotatorio del volante, e dell'azione totale genera- trice del moto orizzontale di tutto il sistema £^ y^'^ fdxdy COS. ^'°"g/^ / cos. ^""g/' -H JlJi^^MlS a \ a a" 1 Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 4' 9 yu'e * tang/ ^3 ^ ^^ cos Jt""g/'^ / COS. ^'""g/'^ -+- jy'tang./"* \ Differenziale dello sforzo favorevole alla rotazione del vo- lante, che nel moto progressivo del sistema risulta sulla con- vessità dell'ala dalla resistenza dell'aria anteriore .. ^ • : , k a 'l ■•■- .- yM"e tang./ y^dxdy ) V K* ' ' ^' a \ a a^ ) Integrali di queste differenziali estesi ai quattro margini dell' ala^, ossia. Resistenza assoluta contro la ruota operata da ciascun" ala di ciascun volante _£. yha'v^e ((Z"Vfl)^-a') tang.7 — fl^Og. ^'-KZ'"H-n)Hang£ B'Hang./'' ( a^CiH-tang./^ ) Forza assoluta dell'ala in direzione del proprio asse f aylj.v^ x;_ k B'^tang./" ( a-(i-Htang./^ ) Valore di prima approssimazione dell' angolo d'inclinazione dell' elice interna colla direzione del suo asse, pel quale di- viene massima quest' ultima forza, tutti gli altri elementi es- sendo dati 42,0 Considerazioni Geometriche ec. tar)g./=i- fl»-t-f/"'-l-a'\» [(i"'H-a)>— a*]L5a*H-4(r-i-a)"]— 6a»[(r'-(-a)"-i-a'] log. ' J^"' Sforzo totale favorevole alla rotazione del volante , che risulta nel punto del contrasto dei rocchetti in virtù della resistenza dell'aria esterna sulla convessità di ciascun' ala ì ){ (l"'^aY—a') tang./ —a^ log o'-t-(/"'-4-a)'t..-j Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrjni ^'2ì Forza istantanea ridotta al punto stesso generata nella massa del peso discendente Q, nella ruota, e in tutte le par- ti dell'albero, e dell'ala ruotante, ommessa la piccola massa del velo, e dei fili di suo collegamento longitudinale, e con- siderato il tamburro, o corona, cui s' avvolge la corda del pe- so motore^ come parte della ruota , dv r IO 2£rSi»M' r / ,n- \^ 31 * / Z'B' i-iV'-i )'») \1 B U"4 j J • r"B'^ a^L(À"i — {X"— La ruota, e'I tamburro unito, i rocchetti e gli alberi dei volanti non si vorranno certamiente costruire a tutta solidità col- le dimensioni, che d'altronde saranno necessarie; ma si leve- rà da tutti questi pezzi incavandoli, e traforandoli simmetri- camente, e dove conviene, il più che si potrà di superfluo, e fino al limite della sufficiente loro solidità comparativamen- te all'ufficio di ciascuno. Cosi richiede non solamente l'eco- nomia del materiale, ma sopra tutto il bisogno della massima agilità di tutto il meccanismo. Si calcoleranno perciò i mo- menti d' inerzia della ruota, e dei rocchetti interamente soli- di, ma sotto una lunghezza ridotta -j- , —rr-i che gli accosti ai giusto valore secondo 1' alleggerimento , e sottrazione di materiale di ciascun caso. Similmente l'albero cilindrico iscrit- to alla coclea si dee valutare come una grossa canna di rag- gio totale a, e raggio interno ali — tt ) 5 come è indicato nella formola poc'anzi stabilita. '' "' '^ Ho voluto premettere questa minuta esposizione del pro- cesso d' analisi, che ho praticato nell' investigare il presente delicato e importante problema, onde facilitare il giudizio del- le seguenti formole , e conclusioni, alle quali pervenni, di suo scioglimento generale, e di pratica sua esecuzione. Moltiplicando analogamente al sistema proposto di vo- i.a,a Considerazioni Geometriche ec. lanti le resistenze precedenti , e contrapponendone la somma a quella delle forze motrici^, ritrovo primieramente l'equazio- ne del moto di rotazione di ciascuno B A'V \ ^ / ^ ì iSB'^HI^/"^ J [ ( r-t- « )^- a^ Y^^^- a^ log. f!±ii::±.^j!^52 \ = ) a>( I H-tang./-' ) ^ :P7 [-^^ 3^^ ^^r^a)^-a^\^.gdn^[^ 4/"B" A' B'"/l"4 J che calcoleremo frattanto sotto la forma A^ — C»w' = F' Jl i,. (A) dt sopprimendo il fattore u^ di concorso delTaria esterna a favo- re della rotazione delle coclee. Nel che avremo una prima garanzia della non eccedenza dell' effetto utile, che il calco- lo incomincierà a mostrarci sopra quello della pratica. 5i. Sia R una resistenza accessoria costante oltre le già dichiarate, cui debba la macchina superare per obbedire all' impulso delle coclee, come accadrà nelle sperienze, che gio- verà farne in terra , delle quali parleremo in seguito. Ram- mentando r espressione superiore della forza orizzontale, tro- veremo per una più generale applicazione del problema T e- quazione lH^L^l£_^^(r'+«)^_a^]l^7 - «^ log. ^'^'"--^'--^^ : B'Hang./ f «=(.-l-tang./^) Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini ^2.3 essendo H il solito coefficiente delia resistenza dell'aria con- tro r intero sistema della macchina. òa,. iMotisi con h', R' l' altezza, e il raggio interno di un cilindro cavo verticale avente asse comune colla maccdina e con a la grossezza, con d' la densità della sua parete; e sia tale questo cilindro, che equivalga all' interno sistema in pe- so, momento d'inerzia, e ogn' altra resistenza principale ve- nendo soggettato all' azione di due coppie di volanti simili ai precedenti, e similmente ad esso applicate, ma 1' una ope- rante in senso contrario all' altra. Anunessa tale determina- zione dei nuovi elementi L', ìi\ d\ a , e rappresentata con HV-t-H'w , la resistenza , che 1' aria la doppiamente di sem- plice adesione, e attrito sulla superficie ruotante, e principal- mente di urto diretto contro le parti sporgenti della macchi- na, risulta per 1' analoga t'orza motrice, premessa questa ter- za equazione del moto di conversione ■- ; (B-+-B'; — G^ dt la velocità angolare u intendendosi quella della circonferenza di raggio i/{ (B-hB)" — G") , quale è apptmto quella de' centri d'applicazione delle forze laterali reciproche dei volanti. Malagevole sarebbe la determinazione dei coefficienti H' H" di quest' ultima equazione. Ma siara certi, che assai pic- cola riuscirà la resistenza H'm"-+- ìì"ii , e perchè già è per se piccolissima la resistenza di semplice adesione dell'aria, e pos- siamo, come abbiam fatto nel caso precedente, trascurarla, e perchè ad assai poco si ridurrà l'estensione delle parti spor- genti del nostro apparecchio. Per le quali circostanze, allor- ché non si tratterà che di calcolare per esempio un primo girar di bordo della nostra navicella, non commetteremo gra- ve errore facendo uso semplicemente dell' equazione ' 6 W.'= ^^ [ ( R- -^ aY - R'^ ] £i (B') 53. In questo calcolo abbiamo contemplata la particola- re combinazione di quattro volanti di qtiattio ale ciascuno , Tomo XIX. Hhh 42,4 iwi/1 Considerazioni Geometriche ec. nulladimeno sono di tutta generalità le stesse equazioni pre- cedenti', poiché non vi si ha che da cangiare i coefficienti numerici attuali a norma di ciascun caso particolare diverso dal presente, nei termini esprimenti la somma delle resisten- ze e i momenti d' inerzia di tutti i volanti, e di tutte le ale. Inoltre alle equazioni dei due moti orizzontali progres- sivo, e di conversione intorno all' asse primario sarebbero da aggiungersi quelle del movimento misto derivante dalla resi- stenza eccentrica artificiale di una vela verticale posteriore, che non si trascurerà di porre in opra sopra Taereostato, on- de compiutamente dominare la direzione del suo movimento progressivo orizzontale. Ma 1' effetto di questa essenziale ma- novra non potendo rimaner dubbio, né mancare, dimostrato che sia e assicurato quello massime della manovra di trasla- zione diretta, e tulta l'istruzione, di che potrà aver bisogno così r artefice, come 1' aereonauta, essendo già manifesta per r esempio che ne offre 1' ordinaria navigazione , sarebbe un moltiplicare il calcolo senza necessità l'intraprendere questa secondaria ricerca. 54. Discesa del peso, rotazione delle coclee, e progresso orizzontale del sistema di tutta la macchina. L' equazione (A) integrala dal limite dei valori / = o, v = o porge A j. ik '■"■' 2.^ct ■ ■ • ■ . , ' , ' ', .- r; e^-, ~ b Ut ; ; ! • : i ' - 1 ' ; ■ - 1 ' ■ .'7 ' •"il ti*Ct ■ ■ ■ .■ iij; '. ..Ir:. posto = X \\ tratto , di che si svolge dal tamburro la corda del peso motore nel tempo t. D' onde per nuova analoga in- tegrazione viene e al termine della corsa del peso ... j a-i Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 42'5 aBC'D' \ 55. Dovendosi per noi limitare alla sola corsa (o-+-i)ej>7wa del peso 1' iiitegiazione dell' equazione (B), il termine di essa esprimente la resistenza dell' aria alla fine del tempo t sì po- co differirà nei casi di breve durata di tale corsa dall'espres- sione HU' e , che senza timore potremo questa a quello sostituire, e sottrarci salvando una sufficiente approssimazione alle difficoltà della formola Riccatiana dell'equazione stessa, che allora darà l'integrale , , U' O-H I 1 «^ 1 1 -HU' e 2 X' ) K e ■+■ I )- fy5?.o essendo E il coefficiente di z>^ nel primo termine dell' equa- zione medesima, di cui l'integrale dee prendersi^ come abbiam fatto, trai valori t = e, u = \] ; t =: t>, u = \]' a 0-1- 1 56. Ma quando molto lunga sarà la tratta di discesa del peso, potrà non essere più trascurabile l'errore di questa mo- dificazione del termine dovuto alla resistenza dell'aria nell'e- quazione (B), r influenza del quale è principalissima nel pro- blema, che trattiamo. Allora una suddivisione del calcolo dell' equazione sopra un sufficiente numero di parti uguali dell' intervallo di discesa sarà il miglior modo così di scansare lo scoglio di Riccati nella nostra navigazione orizzontale atmosfe- rica, come lo fu per superare 1' inciampo iperlogaritmico nella salita e discesa. Ponendo adunque il tempo della corsa del peso 436 Considerazioni Geometriche ec. e chiamando u , la velocità orizzontale della macchina alla i fine del tempo parziale fa', se molto ristretto prenderò il tem- po a, potrò nel calcolo del moto del tratto consecutivo (f-Hi)a' lasciare come sopra nell'equazione (B) il termine co- _^ ,. . X' stante Hm'» e in luogo del variabile Hw'e . Ma farò di più a garanzia della non eccedenza dell' approssimazione; X[_ > • • • k porrò in vece la resistenza maggiore «'^ He , verrà co- SÌ r integrale X' » I gì* M (— -H«*.^^ c -R) C3 (P-(-M) F ossia ^.=-¥l-^/[-^(«■-^)]| da integrarsi per rapporto alle differenze di ì in tutta l'esten- sione dell' intervallo f, ossia trai limiti dei valori i = o _, «' = U ; i = A j m' = U' , essendo 00 h (B-»-i > N'= gìia'e A>E ( , F "x^ ja- C»a'e *H AC \ ' aACa' j S X' Notiamo i risultati di questa approssimazione nei tre ca- si dell' intervallo di discesa tì abbastanza corto, perchè i ." si Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini ^q.'J gludiclii inutile la suddivisione del medesimo; 2,.° bastante la suddivisione in due parti; 3." la suddivisione in tre parti ugua- li. Si avrà rispettivamente •., xrì a = d ;",.,=-? -?/[l^— A'-^^-^A^.)] i^-i ) M' /r4N' '-^^ |/(tl- Ht - :,, 1-+-2 /(-^-^t^,))] ec. Resteranno ora da integrarsi le differenze finite di o es- senziali al problema per soddisfare a quelle domande, che ap- parteranno al periodo di accelerazione della macchina. Ma prima è da determinarsi 1' espressione di U . 57. Neir intervallo di restituzione del peso la macchina procede innanzi di moto ritardato espresso dall' eqiiazione di cui r integrale preso dai valori iniziali t =: o , u = lJ' è ph-m //r \ ^ r (3) 4iiS ": Considerazioni Geometriche ec. n »;' X' _X' * • ''^', - U)l/' HRe * ) V ■ J ~* k R-4-HU' a e o Potrà però accadere, che il presente intervallo sia così lungo, che lasci tempo a speo;nersi il moto oiizzontale del si- stema. Onde ciò non avvenga, richiedesi^ che nel rimontare il peso s' impieghi un tempo X' _?! Avremo allora dal precedente integrale la formola utile ^ - k (4) TT - ^' - /( ^ ^ ) ^""g r-t-M (5). U' /(4 - )tang ^ _x^ — k "k gg't/(HRe P-4-M Notisi, che la condizione (4) è sempre adempita nel caso di R = o, cioè nel caso di un aereostato , che non ha veruna estrinseca resistenza da vincere, tranne quella dell'aria, che attraversa. . ■ , . Le due equazioni (3) e (5) serviranno congiuntamente alla determinazione de! moto cercato per ciascuna alternativa di discesa, e ritorno del peso. Ponendo -j- in luogo di u negli integrali indefiniti, d' on- de provengono le formole precedenti, potremo intraprendere somiglianti approssimazioni degli spazi S' , S , diche s'avan- o a za in qualunque epoca del suo viaggio la macchina. Ma l'ap- prossimazione più sicura sarà il valor medio , che di queste Del Sic Prof. do. Battista Magistrini 4^g due quantità ci verrà somministrato dall'accurata predisposta approssimazione delle velocità U' ^ U . o o 58. Continuando le alternative del peso costantemente , periodicamente costante, forz' è, che divenga il progresso del- la macchina orizzontale , e riesca , dopo un certo numero o di alternative U' = U' , U = U . Sottoponendo alla pri- 0-1- 1 O 0-1- 1 o ma condizione le approssimazioni (3) , poscia eliminando la velocità U mediante la formola (5) , e ordinando si avranno le corrispondenti equazioni determinate da risolvere 'a = 0 .4'vi'«'_4N'_ 4M' n i"(,')M,f;; (6) M' i-»-ot'L' j J \-¥ 4N' M'^ «-T 1 •!■ ec. ■ A ..\i' dove è posto DJ ■|l> -■=/(f A; 51 " k 43o Considerazioni Geometriche ec. * ' ' ' HRe \ * j^ me -^ '^— |/ (-ff ^ )tang.g0'^(-p!p:^) = Di queste equazioni Ja seconda è del quinto grado , la terza del nono, la quarta sarebbe del l'jesimo, ec. Ma la pri- ma servirà di prima approssimazione alla seconda, questa alla terza, e così di seguito, cosicché qualunque fra esse debba scegliersi, facile sarà il risolverla con tutta la necessaria esat- tezza. Il valore così ottenuto di U' ci darà quello di U nella formola (5) Si rammenterà in fine, che quando si tratterà di una macchi- na aereostatica animata dalle nostre coclee , dovrà farsi in queste equazioni R =r o, ossia 'm'- s^^'" X' k ('- ■-'[,' P-4-M Y' 2 -^r- - AG 2AC«' N'= E veramente sarà ben questo solo il caso , nel quale occor- rerà di ricercare il moto periodico del nostro sistema. Peroc- ché nelle sperienze in terra, che obbligheranno a calcolare una resistenza R oltre quella dell'aria, sarà difficile accorre- re così prontamente, e regolarmente a rimontare il peso, che coir azione di questo non rimanga sospeso, o almeno pertur- bato anche il moto della macchina. Per la qual cosa tutto allora si ridurrà al calcolo del solo moto della prima corsa , Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 4^^ del peso. Che se in tal caso potrà aver luogo uniformità di moto della macchina in viitù di sufficiente prolungamento dell'in- tervallo operato coli' artifizio accennato al num. 47 ■> lo rile- veremo dalle successive integrazioni dell' equazione a diffe- renze finite del num. 56, le quali condurranno a valore co- stante di u prima di esaurire il numero degli intervalli d! i costituenti la durata 6 della corsa del peso. Sg. Nel moto ridotto a permanente periodo lo spazio de- scritto orizzontalmente in un numero o d' alternative , equi- varrà d' ordinario allo spazio medio prossimamente S=^(0-t-^')(U'-HU). " ,.^. Se piacesse però per maggiore sicurezza una più diretta approssimazione anche di questa quantità, o la lunghezza dell' intervallo d la rendesse necessaria; 1' equazione (B), e quella del num. 57. soddisfaranno anche a questo intento. L'equa- zione del n. 57, protrattone il primo integrale fino alla terza potenza della frazione sempre piccola ... X' ■ ..1;: - -- ■" .: '^ ; , gg'|/(HRg ) P-<-M darà dopo la sostituzione di ^^ al posto di zi , | S — S' -+- ^^° / I -4- ^''g"<''^ \ _ è'k'd'^ ,ox essendo qui k „'_ gt/(HRe ) " f-*-M Tomo XIX. lii l'I 43a Considerazioni Geometriche ec. E rigorosamente nel caso di R = o ^=\-^—zjr^''^-\'^ ^^M ) (9)- Colla doppia integrazione simile dell' equazione (B) , e coir artifizio, e secondo i varj casi del num. 56. dedurremo tra i limiti del rispettivo intervallo 6 . .. -, . aACa' (lo) a'=0 f flACa!' S' = S -f-a'U -H -i^ f a «-2|^ -4-8 log.il-!!-]- e -HI a l ec. Da queste formole si avrà lo spazio S' — S percorso du- rante la oesima qualunque resituziore del peso ; e dalla pre- cedente (8), oppur (9) quello, che la macchina percorre neli' oesima corsa del peso stesso rappresentato da S — S' . Onde Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 4^^ sommando queste differenze mediante la successiva sostituzio- ne dei valori delle velocità U , U' di sopra assegnate tro- veremo lo spazio cercato totale. Lo spazio descritto di moto stabilito in o alternative nel • fi caso di R = o, e in quello di «':= — vien ridotto da questo calcolo pili esatto alla lormola S'=fiI:t.M) log. (n..£!WLri X' X V - U',P-hM) P-t-M / _^ c^(i'^M) [4 AC ^ "e,- Acg J — ziy:^:^) — e P-t-M-f-gHe'U'e '^ dove il valore da sostituirsi di U' è quello della seconda del- le formole (6), e i valori di M', N' sono M' = a(P-t-M) _X' X' < 2 C^dRe k AG \^ A^:<^ } \- e -»- I ) 60. Moto unico di conversione della macchina sul proprio asse verticale. L' equazione superiore (B), giacché per l'ommes- sione della resistenza dell'aria si conserva la stessa in tutto l'in- tervallo d di restituzione del peso la velocità angolare U' 434 Considerazioni Geometriche ec. finale dell' intervallo antecedente , si deve integrare coi limi- tì t := o, u = l]' ; t = 6, u = V . Per la ragione stessa l'e- spressione ^ s'integrerà in modo, die ^=:o renda j=:S' -i-0'tJ' . Si ha così, e togliendo in oltre le differenze finite. U , _ i6oWA^[(B-t-B')'— G'I ( Q F^ / ^ 2__ \ \ a ;rj'5'L'L»HR'-+-aj+— fi'"] ì A«J \ aAL^ j ( (13) velocità angolare indefinitamente crescente col crescere del numero delle alternative, come dovea risultare, soppressa l'e- strinseca resistenza dell'aria, ma velocità abbastanza esatta per poche prime alternative , pel calcolo per esempio della prima conversione dell' a'^reostato^ che è forse l'unico ogget- to di qualche utilità di questo parziale problema. Lo spazio circolare di raggio ^/[(B-hB')^— G"] descritto con- temporaneamente risulterà dopo l'integrazione di tutte le dif- ferenze ■iAce F'é» Vi , „, e^" e i6oWA'[(R-4-B')'— 0'] l e^ F'é> __ F-i , 3r75XV^[(K'-H..'*,— tt'4] ( a AC A-C- & e— S^ '--iW (-3)- (o— i);^-t-^') 61. Se la macchina in vece d'essere sospesa nell'atmos- fera ruotasse fra due ritegni in terra gravitando con tutto il proprio peso P-t-M; all' equazione (B) dovrebbe aggiungersi il termine — — . ., ., ^'^^ y— e limitarsi la sua integrazione ai valori t =: o , u =.\] ; t-=d , u =^\}' ■ E si farebbe luogo al calcolo a parte di quest' altra equazione per 1' intervallo di restituzione del peso ,' ■ ■ Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini /^^S tra i limiti ^ = o, u=\J' ; t=.d\ m=U , essendo e" il raggio medio del disco premente dell' asse. Eseguite anche in que- sto caso tutte le integrazioni così delle differenziali, come del- le differenze finite, scioglieranno compiutamente il problema del moto rotatorio della macchina durante l'intera discesa del peso le due formole .-,,_ i6A'W[(Bh-B')'-G"] i n _ _F»_ / C^L'^';r»'[(R'-l-a)4— K'4] { ^ AC ' (,4) / ec"{?-^-Vl)l/[' B-t-B'ì'-G'] ' 7 L'3';rj[ ( H'-^ a )4— R'+ ] Vi S a.ACe 6i. Siamo venuti sviluppando il calcolo del giuoco, e dell' effetto delie proposte coclee volanti lasciando indietro nell' equazione principale (A) la parte c^B"U't,.cig./ della forza mo- trice A'; la conservazione del qual termine variabile avrebbe reso estremamente complicato il progredire fino al segno, do- ve slam giunti. Ma così siam certi d' avere commesso il me- no pericoloso degli errori nelle formole ottenute , un errore in meno atto a compensare l'error contrario della teoria, ine- vitabile in questo genere di applicazioni , derivante massime dalla non mai verificata esattezza dei dati del calcolo. Ecco tuttavia il modo di togliere in gran parte questo errore nelle formole, e nell'epoca del problema, che più interessano, del moto progressivo ridotto a stato permanente. Determinata con quelle formole la minore U delle due velocità periodiche sotto la predetta mutilazione della forza motrice , ossia come se le coclee coperte in fronte non sog-. giacessero all'immediata resistenza dell'aria esternasse ne so- 4 436 Considerazioni Geometriche ec. stituisca il valore nel termine da prima trascurato in luogo di M, e ripigliando l' eq^uazione (B) in vece di A" vi si ponga E come se, dappoiché il moto orizzontale dovuto alla sola for- za A* si rese permanente , fosse levato al principiare d' un' alternativa del peso il riparo, per cui l'aria anteriore non avea presa sul convesso delle coclee, s'intraprenda il calcolo del- la conseguente variazione di quel primo moto , e del nuovo tenore periodico, in cui esso si comporrà ben presto. Anche nelle formole (i), (2) del moto delle coclee dovrà farsi il can- giamento di A in A'. - Se tralascieremo la correzione del num. 56. meno assai necessaria nel presente caso, e tanto meno necessaria, quan- to più breve sarà 1' intervallo 0, e conserveremo l'equazione del num. 55; il moto orizzontale progressivo nuovamente va- riato sarà nel caso inoltre di R=:o ridotto prossimamente alle due equazioni, notate con V, V le velocità, ■'■•■' ■ ■■" ■ _K 5 e -f- I V_ v^.(P^M) o X' P-*-M-4-gHe'V'^^ e k e fatto C(Pm-M) j e e» V ^'^ ) \ le velocità del moto corretto permanente si avranno dalle equazioni ' ' Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 4'^7 'tt'J, V» {^'-*-^ Ph-M 7 ) 2Z(P-hM) ^,_ Z(P->-M)^ i ' ^He * * gUd'e ^ g»H»6'V '^ (i5) < e il viaggio di o alternative dalla terza, che si ha sommando la formola superiore (9), e la prima delle susseguenti (10), mutando A in A', e integrando le differenze finite S'=Q^V-t- g°^"^ )gl_-£!g..4-4iog ilJLJ-goV'm'e '' aA'Ctf ^ X' e X' _L_^log. ( I -H %^^^ j (16). 63. Sospendendo il volatore col terminare di una corsa del peso in qualunque epoca del viaggio permanente 1' azio- ne delle coclee , V aereostato progredirà tuttavia indefinita- mente , né r impressa finale velocità V si ridurrà mai rigo- rosamente a zero. Bensì il moto diverrà in breve lentissimo e insensibile, come si vede dalle equazioni^ che lo rappresen- tano, dedotte dall' equazione generale (B) nel caso presente di U = 0, R=0 ' ' .; il/ ... .. (17) u V'(P-hM) p^M-t-gHV' - log. [|/r + U'/{ H. ' ) .«ng. Ja/^ ] le quali ci mostrano, che in questo caso il moto impresso coli' ultima corsa del peso cessa interamente dopo il tempo g|/(HRe '' ) (•9)< e alla distanza dal luogo , dove fu interrotta 1' azione del peso _X^ _x^ g^_^(P^ vVineJ^-VK^^^ tang.[u'|/("V-)]-»- gl/(He ^) U'l/(He * )-*-l/R — A; *- ^ A . • Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 4^9 Finirò questo numero avvertendo di nuovo , che nelle approssimazioni precedenti del moto della macchina durante il corso del peso ho considerato principalmente il caso svan- taffofioso di una breve durata 6 della corsa medesima. Quan- do al contrario sarà molto lungo quesio intervallo, potrà in esso stesso aver luogo permanenza di moio, e allora bisogne- rà fermarsi sulT equazione a differenze finite del num. 56. in- tegrandola colle sostituzioni fin dove si troverà costante il valor di m'. , e ciò pel primo intervallo d'azione del peso. Si procederà con tal valore al calcolo del susseguente interval- lo d' azione ; e il numero delle sostituzioni in questo neces- sarie per giugnere alla permanenza, numero , che misura il tempo dell' accelerazione, sarà lo stesso per tutte le altre al- ternative di seguito. 64. XI. Prendiamo ora sazgio numerico anche delle for- molo di questa manovra orizzontale assumendo elementi in pratica il più che sia possibile opportuni e verificabili, o ta- li almeno, che certi essere possiamo, che i risultati di una buona esecuzione al di sotto non rimarranno a quelli^ che le iormole ci daranno ad argomentare. Siano primieramente pel sistema della ruota Q =: lib.Qo = Kilog. 32^,-566.5 ; D' = pie. io = met. .SjOogSS ; B = pie. 2, b =/J. 1 — ; C =p- — ; 6' = min. sec. 75. Pel sistema dei volanti 2L = pie. 6 ; a =p. ^ ; c'= e = ^ ; B'=/7. ^ -, r=p. i -i- ; i"" = pie. quad. o,coo34i ; 7i'^ i3. Diamo a tutte le parti la densità del ferro, e sia perciò comparativamente all' aria . d' = d = 6490. Per la quale ipotesi potremo assumere con tutta l'abbon- danza di pesi, e momenti d'inerzia .1 it 1 Tomo XIX. K k k 44° Considerazioni Geometriche ec* ■■' il — _^— _!_ r=i8. D' onde viene q = Vib. 635,119433377. q':=ììb. 96,697^61807. Prendiamo di gradi 45 1' angolo di ravvolgimento dell' elice direttrice sopra il suo albero. Questo valore , che per la fa- cilità della costruzione sarà realmente preferito ad ogni altro in tutti i casi^ molto non differirà da quello del massimo ef- fetto, come si potrà riscontrare coli' apposita forinola superio- re fra quelle del iium. 49- Saia perciò tang. /= I e di qui avremo il totale ravvolgimento dell'elice sulla sua armatura cilindrica di raggio a = p. — , e di lunghezza 2L =JJ. 6. — — 360°= i375o'',09873i77, tre giri e mezzo-t-i 5°,09873r77; la lunghezza dell'elice stessa, ossia del margine interno dell' ala = pie. 8,485a8ii CI 6./ quella del margine esterno 2,L 1/ ( I -t- 1^-Ì^— j =pie. 36,49657518. e l'ampiezza dell' ala (Form, super. ) = pie. quad. 53,3 1 aa 1 3o46. ^a di 3o. piedi il diametro del globo principale, la carica del gas a tutta sua capacità, e l'altezza d'equilibrio verticale di piedi X' = 5oo dal che si deduce il carico totale P-HM = lib. a46c,628833i. e il coefficiente della resistenza dell'aria Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 44^ x;_ k He = i,aSi4i647. Ma a"ffiuns:endo la resistenza dovuta al sistema delle coclee, faremo abbondantemente x;;_ k He =1,66. Passando ora dagli elementi di costruzione alle equazioni del giuoco, e dell' effetto della macchina trovo i coefficienti pri- marj A*= 75,781978197816. €"=2,8766675329. . ■ F*= 230,740167217. £ = 2,9812514341. m'= 1,30569887925. Pei quali valori, e per le altre riduzioni di tutti i coefficien- ti, che tralascio di quj registrare, ottengo primieramente dal- le formole del moto del peso, e delle coclee t; = a, 50475722352 pie. per sec. é^ ^ 8, 3364955357 secondi. Onde i-ammentando , che v è la. velocità angolare del- l' estremità del raggio della ruota si conchiude , che nella costruzione di questo esempio le coclee nell'atto dell'arrivo del peso al termine della sua corsa sono animate da tale ve- locità., che compiono una rotazione in minuti secondi 1,384690120; e il peso discende in quell'istante colla velo- cità di piedi 2,296027745. per secondo. Il volatore pronto colla mano al tamburro della ruota saprebbe prevenire l'agi- tazione, e lo strappamento, che per tale subitanea interru- zione di moto succederebbe nella macchina. Oltrecchè vi sa- rebbe provveduto con opportuno stabile riparo, e sopra tut- to colla suddivisione del peso, e della sua corsa nel modo accennato di sopra, la quale particolarità di costruzione non /i/lo. Considerazioni Geometriche ec. può alterare notabilmente la realtà del calcolo di un peso solo, e di una sola corsa. Se per la ricerca del moto uniforme dell' aereostato fa- remo uso della terza delle forinole (0) combinata colla (7), troveremo, che quella equazione dà risultati di segno con- trario per le due ip<'tesi U = o,5; U' = o , 4'>- Possiamo con sicurezza limiiarci senz'altro calcolo all'approssimazione U' = o , 46 pel qual valore deriva dalla forinola (7) ":<.- U = O, 2874. ;■■■-■ •'.-''■.■■. .. 1 'i. ' r Dalla formola assegnata nel principio del numero 69. si ha prossimamente il viaggio medio orizzontale dell'aereostato S = piedi 1345,32, per ciascun' ora ossia in meno di 4^- alternative del peso motore. Questi risultati sono già per se soli bastanti, avuto ri- guardo alla precauzione, colla quale gli abbiamo ottenuti, ad assiemarci della possibilità del buon effetto del nostro mec- canismo, sebbene vi manchi tutta la parte dovuta alla resi- stenza dell' aria esterna sul convesso delle coclee. Immagi- niamo, che dopo questo primo stabilimento del moto orizzon- tale del sistema vengano scoperte in fronte le coclee, e ve- diamo colle formole del num. 62, il miglioramento , che nel- r effetto loro ne risulta pros-.iniamente. Nella prima alterna- tiva del peso 5 nella quale le coclee urtano immediatamente r aria anteriore colla velocità comune o, 2874. guadagnano co- si in velocità di rotazione , che dalle prime equazioni del numero suddetto si ha • r. = 0,8591431. V, = 0,404911. Dopo la seconda alternativa V' = o, 9648802. :■ .. a V =0,426986. e così rapidamente crescendo il moto orizzontale dell* aereostato arriva a comporsi stabilmente nelle alterne velocià Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 44^ V =1,077 7 ) .^jj , j^ij^^to secondo. Form. i5. V = o^ 44705 1 ) il tempo della corsa del peso essendo ora 6> = 8, 3i3o3o4o8. Onde si ha il vistoso tragitto medio orizzontale di piedi S':= 2745, o43a per ciascun'ora. L'essere questo di oltre il doppio maggiore dell'effetto pre- cedente tiene in parte al diverso modo di approssimazione ado- prato al num. 6a. Al numero 56. ahbiamo soggettato l'aereostato ad una resistenza dell' aria maggiore della vera , impiegandone r espressione Hz<' e , mentre al num. 62. abbiamo espressa . — — tale resistenza in ciascuna alternativa pel termine H V e * dovuto alla velocità finale dell'alternativa precedente. È pe- rò da notare , che in compenso è anche minore del vero il conto 5 che ivi abbiam fatto della cooperazione dell' aria e- sterna alla rotazione delle coclee ^ avendola desunta dalla so- la velocità permanente U del moto a coclee coperte . Si può dunque tenere per fermo , che il viaggio , che si ot- terrebbe colla particolare combinazione del proposto esem- pio , è per Io meno compreso in grandezza fia i due , che abbiamo derivati dalla teorica della macchina senza contare il di più, che ne sarebbe venuto, se profittato avessimo del- la possibilità di ima più sollecita restituzione del peso moto- re , di una frequenza assai minore di quella interruzione , e di una più economica e vantaggiosa determinazione del coef- ficiente F* della prima equazione. 65. Pienamente rassicurati dal calcolo più scrupoloso, e circospetto di vin effetto abbondante e immancabile del più semplice artifizio meccanico, che aggiungere si possa all'or- dinario apparecchio dei globi aereostatici pel brauiato inten- to del permanente loro moto orizzontale , ritorniamo al divisa- mento della pratica esecuzione. Fra le condizioni della quale 444 Considerazioni Geometriche ec. già dichiarate superiormente quella è da raccomandarsi par- ticolarmente, che l'aggiunto meccanismo s'accosti il più che sia possibile al centro di resistenza dell'aria sopra l' intero siste- ma, e librato esattamente, e stabilmente d'intorno all'asse comnne del globo, e della galleria, serbi con questa la più perfetta uniformità , e simmetria di volumi e di pesi parziali d'intorno a quest'asse medesimo. Anche del modo di gover- nare lo stesso moto orizzontale abbiam fatto cenno di sopra. Ma la torma, e la situazione di una vela posteriore di go- verno, quale ci viene suggerita dall'ordinaria navigazione, potrebbe non essere la più opportuna sia per la facilità del maneggio, sia per la prontezza dell'effetto, cui dee servire sopra un aereostato , dove la comodità non meno che la fa- cilità, e speditezza è da curarsi diligentemente d'ogni mini- mo servizio d' una qualunque manovra orizzontale. A me sem- bra , che meglio adempirebbe queste condizioni una sempli- ce ventola verticale affidata a interno registro di piena co- modità del volatore , e a guide resistenti , per le quali spie- garla all' uopo , e ammajnarla di fianco in direzione perpen- dicolare a quella degli assi delle coclee. Anzi gioverà che questa specie di saracinesca abbia giuoco nello stesso piano diametrale della galleria , poiché in tal guisa ricevendo sul principio in tutta la sua lunghezza 1' azione dell'aria , e tras- mettendola all' aereostato col massimo braccio di leva del suo centi o, più pronta ne renderà la conversione. In due casi principalmente avrà bisogno il volatore di farne uso , i.° quan- do neir atto di sciogliere la macchina al moto orizzontale ne trova le coclee motrici rivolte coi loro assi in direzione di- versa da quella, sulla quale vuole incamminarsi; 2,." quando dopo d' aver progredito sopra una data direzione , o per sua scelta, o per declinare da obbliqua, o contraria corrente so- pravvenuta, abbia a indirizzare il suo viaggio altrove. Nel primo caso si spiegherà la ventola nell'atto stesso, che incomincia l'azione del peso, e delle coclee. E i due moti nascenti di traslazione , e di rotazione , si cambieranno blan- Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 44'^ Jamente insieme, e in tal guisa, che almen prossimamente la ventola si conserverà normale alla trajettoria del centro , e quindi alla resistenza dell' aria. Nel secondo caso converrà scegliere un intervallo di sospensione del peso motore per meiter fuori la ventola ^ poiché allora l'urto dell'aria decre- scendo successivamente pel decrescere del moto stesso di traslazione, piìi tacile si rende il troncare la rotazione nel momento opportuno, che ora diremo. Attento Frattanto in ambi i casi alla bussola il volatore , quando vedrà per essa la macchina vicina alla richiesta dire- zione , non basterà già per conservarvela , che ritiri la ven- tola ; poiché il moto impresso di rotazione V oltrepasserà ap- pena dopo d' averla raggiunta . Sarà perciò indispensabile una seconda ventola simile sul fianco opposto della galleria , la quale al ritirarsi della prima , sorta subito ad ammorza- re coir inversa sua resistenza il moto residuo di conversione dell' aereostato. Col facile alterno giuoco delle due ventole il volatore presto ridurrà stazionario 1' ago della sua bussola, e stabile la sua corsa sulla corrispondente bramata direzione. Senza questo secondo registro di correzione , necessario d' al- tronde per aver mezzo di piegare il corso così a destra co- me a sinistra ugualmente secondo il bisogno , proseguirebbe la macchina a girare , benché fosse raccolta la ventola ovve- ro questa , se rimanesse spiegata , arriverebbe a coprirsi all' in- dietro della macchina, e a sottrarsi al contrasto dell'aria pas- sando ad affrontarla dalla parte opposta, per retrocedere di nuo- vo tenendo a guisa di bilanciere in perpetua alterna oscilla- zione la macchina. Bella occasione sarebbe questa di far pro- va delle formole universali della meccanica analitica, ripor- tandovi tutta la varietà di movimenti , di epicicloidi e di tra- jettoiie, cui potremmo soggettare il corpo che andiam gui- dando neir atmosfera. Ma basta anche di questo problema la parte, che ormai abbiani data, quanta si doveva, al propo- sito di questa Memoria di servire più che al calcolo, alla real- tà e al puro bisogno della pratica. 446 Considerazioni Geometriche ec. 66. Restami da insegnare con maggiore precisione 1' ef- fettiva composizione delle coclee, e 1 modo di sperimentarne in terra, non l'effetto, clie già è abbastanza assicurato pel calcolo e pei risultali precedenti, e piena è la meccanica di felici applicazioni del principio medesimo ; bensì il giuoco e il delicato servizio dell' identica particolare combinazione , di cui si tratta. La figura i." delia qui annessa tavola porge un'in- dicazione dell'armatura principale, quale in pratica potrà eseguirsi di una coclea semplice. Fra le costole trasversali se ne vede buon numero di più robuste uniformemente distribuite, che arrivando sino all'asse vi tengono collegato tutto il rimanen- te. Altri bracci di ritegno in ogni senso potranno stabilirsi nel- r albero a norma dell'ampiezza, del peso^, e della forza di resistenza , di questa specie di armatura di scala a chiocciola . La quale si vede in oltre nella figura accompagnata da ambe le parti come dal profilo del cancello, e parapetto di siffat- te scale. Mostra esso una doppia sponda di latta, che eleva- ta di qualche oncia sopra il velo spirale in tutta la sua lun- ghezza, terrà vieppiìi obbligata 1' aria all' azione del velo ruo- tante , e senza dubbio procaccierà sul giuoco dell' aria stes- sa un miglioramento analogo a quello sensibilissimo delle ruo- te idrauliche a palette concave o circondate da bordo salien- te dimostrato da La-Grange , e nuovamente illustrato dal Cav. Morosi. Converrà per tal fine costruire due cilindri di latta , e segnare sovr' essi le due fettuccie spirali , forarle nei punti, ove dovranno connettersi coli' armatura del velo , indi tagliar- le per metterle in opra nella coclea , al che facilmente s' ad- datteranno per la curvatura cilindrica abituale già da esse contratta. Esattamente corrispondenti ai fori così predisposti nelle due sponde dovransi collocare, e fermare nell' albero i bracci normali, o maggiori costole di ritegno, e collegamen- to dell' armatura. Si poseranno perciò i due cilindri di latta con asse co- mune sopra un disco bene appianato di legno ; e sopra que- Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 44? sto si proietteranno i centri dei fori aperti secondo V anda- menlo spirale predetto. 11 disco è rappresentato nella figura a, ; e \(ì piojezioni dei foii sono espresse dai numeri i j'2,3, ec. Se ne compongano ora di questi dischi di legno quanti speroni trasversali occorrono alla fermezza della coclea; e si- milmente divise le basi loro con linee rette in tanti settoii , quanti corrispondono alle segnate projezioni, sovrappongansi r uno all'altro in modo, che le linee di divisione , e i nu- meri^ che le distinguono , collimino sulle stesse verticali esat- tamente, e in tale collocamento si stringano tutti insieme. La pila cosi risultante si fori circolarmente d'intorno all'asse; e ai dischi minori di legno che se ne caveranno, sostitui- scansene altiettnnti di ferro uguali prolungando anche sovr' essi , e incidendovi le linee di divisione delle corone residue di legno. Si traforino di nuovo per 1' asse i dischi di ferro sosti- tuiti, e l'apertura sia parallelepipeda. Parallelepipedo in fine si costruisca 1' albero della coclea , e di grossezza pari al tra- foro precedente della pila di ferro . I dicchi , che la com- pongono ^ s'infilino ad uno ad uno equidistanti, e nelle di- stanze espresse dal numero loro sopra la lunghezza dell' al- bero , il quale nei tratti intermedj potrà alleggerirsi , e ridur- si a minore grossezza cilindrica . A ciascun disco e all'albe- ro nel tempo stesso s' avviti stabilmente uno dei principali bracci rettilinei trasversali in guisa , che il braccio annesso al primo disco inferiore collimi sulla linea segnata col nu- mero I , come TT' irella figura a ; quello annesso al secon- do coincida colla linea del numero 2 , colla linea 3 il brac- cio del terzo disco , e così di seguito. Con tale addattamen- to saranno questi pezzi interamente dominati dalla rotazione dell'albero, e faranno un corpo solo con esso , mentre pre- senteranno compiuto , e nella giusta disposizione il nerbo dell' armatura della coclea. Saranno questi bracci i primi a ricevere le due sponde di latta pei fori loro corrispondenti , ,fra le quali s' inseriranno poscia e si metteranno in tensione Tomo XIX. LU 448 Considerazioni Geometriche ec" le altre minori legature trasversali in direzione perpendico- lare air asse ; le quali dovransi inoltre sostenere, e rafforzare con altre intermedie longitudinali massime nel caso di no- tabile ampiezza della coclea. Non essendo la superficie continua, cui si avvicina que- sta facile costruzione , del genere delle sviluppabili , non potrà a rigore addattarsi ai quadrilinei dell'armatura niuno dei veli ordinar] di tessuto rettilineo e piano. Ciò non ostante potremo farne uso senza timore massime col presidio delle divisate due sponde salienti, fra le quali V aria fuggitiva supplita ben essa la piccola discontinuità del letto che le prepariamo. Sol- tanto dovrà mettersi diligenza nell' addossare il lustrino o al- tro velo all' armatura , acciocché uniforme e inalterabile ne sia la cucitura in ogni senso, e ugualmente forte la tensio- ne in tutti i quadrilinei del parimente uniforme comparti- mento. 67. Rappresenti la figura 3. una coppia delle faccie con- secutive d' un prisma a base regolare , e l'andamento kgl d' un poligono rettilineo spirale equilateio sovr'esso descritto. S' im- magini la serie dei piani normali alle faccie del prisma con- dotti pei lati kg ^ gì , ec. del poligono spirale. Tirate in que- sti piani altrettante rette parallele alle rispettive basi kg, gì., risulterà una serie di trapezi , la configurazione e disposizio- ne dei quali porgerà norma di un' altra composizione di ve- lo spirale , che non tralascierò di descrivere perchè potrebbe giudicarsi più facile e opportuna della precedente , e perchè contiene il compimento e il buon uso , che potrebbe farsi del sistema del soprallodato Sig. Sarti. Sono sei gli elementi essenziali dei trapezi ora indica- ti , il lato del poligono spirale direttore, il lato parallelo ester- no del trapezio rispettivo , il passo hg del poligono stesso il lato della base del prisma, e il raggio del circolo a questa circoscritto, lo dimostierò la corrispondente particolare com- posizione di velo spirale, lasciando interamente disponibili questi sei elementi dai quali tutti gli altri dipendono. _r"L ry(//. ò. t .1--^ ;.^-^i rt=--- -^^;=^ E ! / ii /■ OL - il/ ■y ai- at. xvf/r y^tm' : ^ijl. P. r rX« .< \ ì ^ i II il / r. / „ 1 Del Sic. Prof. Ciò. Battista Magistrini 449 Sia il circolo della figura 4 i' circoscritto alla base del prisma. Tirinsi in questo primieramente le rette ep metà del lato della base del prisma normale al ragio oh. ht tangente della metà be dell' arco sotteso dal lato nel cir- colo circoscritto alla base medesima. onì metà della diagonale sottesa ad un angolo della base del prisma. cq = c'o metà della diagonale sottesa a due angoli consecutivi della base stessa. og uguale al passo del poligono spirale indicato da gh nella figura 3. Poscia descrivansi le quarte proporzionali seguenti ox dopo le tre ob, og, oq. of dopo ob, og, oc', or dopo ob, of, ox. ou dopo or, os=.iipe, osz= gs z=^[og ^-os). oy dopo ob, ox, ov ^ 2.pe. on dopo oe, oe-=pe, oz ■=fv=.y/[of -t-ou ). ok dopo oc , OS, onì. Dal punto 0 della retta OB fig. 5. , conducasi la norma- le superiore OU uguale alla 4-^ proporzionale ou , e l' infe- riore OY uguale all'altra oy; e presa sulla retta stessa la OB uguale al raggio ob tìiinsi le due rette BU , BY. S'iscri- vano neir angolo OBY normali alla retta OB le differenze om — ok , om'—bt prese nel circolo della figura anteceden- te ; e i segmenti Br, B.c della BY voltirisi in BR, BX sull'altra retta BU. Indi preso sulla OB da B veiso O il tratto BG ugua- le alla proporzionale on , conducansi le nuove rette CX, CR. Sarà l'angolo XCR quello, che formerà col lato LG., fig. 6., del poligono spirale lo spigolo posteriore , o lato non paral- lelo GX del rispettivo trapezio M. Sul mezzo b finalmente del lato LG alzata la perpendi- colare uguale alla tangente bt del circolo precedente, e per 1* estremità L anteriore del lato stesso tirata la retta Li, sa- 4^0 Considerazioni Geometriche ec. rà questa la direzione dell' altro lato non parallelo del tra- pezio. Determinati , e disposti in tal modo i trapezi parziali , non resterà che a trovarsi 1' angolo di seconda inflessione , che le basi consecutive faranno tra loro nella composizione del continuato velo totale. Ma nella pratica varrà più d'ogni costruzione geometrica saldare le basi dei trapezi a due a due effettivamente sul modello kgl delle due faccie del pris- ma slesso facendole coUim;ire coi lati kg ^ gì del poligono. Ho chiamata anteriore 1' estremità L del lato del trapezio, e posteriore l'altra per riguardo all'andamento^ che debbo- no seguire del poligono spirale. Si avvertirà perciò, che il trapezio M nella formazione del total velo dovrà portare la sua estremità L per esempio sul punto / del modello, e l'al- tra G sul punto g. Ho poi segnato sulla figura due trapezi contrapposti pel caso , in cui debbasi comporre il volante con ala doppia. Il braccio , che li porta s' infilerà per 1' occhio parallelepipedo E suU' albero •, e ciascun trapezio girevole provvisoriamente sul punto di sua applicazione b [ireuderà quasi spontanea- mente colla sua base la gius'a dirittura di seconda inflessio- ne del poligono spirale, portando la sua estremità L ante- riore a contatto colla posteriore del lato del trapezio uguale susseguente predisposto sul rispettivo suo braccio d'applica- zione all' albero . La quale circostanza potrebbe ben anche dispensare per ciò, che riguaida la composizione pratica del velo, da tutte le costruzioni geometriche precedenti , tranne quella dell' angolo L. Dopo d' aver girati i trapezi fino a ta- le situazione , vi si fermeranno collegandoli stabilmente all' albero nel punto Z',eiiei punti estremi di ciascuna base loro; indi si applicherà internameute il lustrino cucendolo a tutti i contorni trapezj , e il nuovo volante .-ara compiuto . Qui però sarà più ancoia che nel caso precedente necessario il soccorso delle due sponde laterali elevate. 08. H miglior modo finalmente di sperimentare in terra Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini 4'^' sia l'ima sia l'altra foggia di volanti, e il più analogo alla proposta applicazione acreonautica sarà quello , che nella fi- gura 7. facilmente si può riconoscere . Essa mostra la proje- zione di una specie di carretta a quattro ruote , sopra il letto della quale composto pel lungo e pel ti-averso di pochi travicel- li forteniente connessi fra loro , e coi due assi delle ruote sorgono tre piccole colonne r, i ^ i nella parte posteriore ^ e altrettante a,, a, a contrapposte e uguali nella fronte^ le pri- me colle seconde , e le une e le altre fra loro ben collega- te. Dal mezzo lateralmente, e sulla linea delle colonne estve- me altre due coppie à^ , 4' 4' 4 ''^ sorgono j, e queste con quelle sostengono gli alberi orizzontali di due coclee , una per parte, lasciandone libera pienamente la rotazione. Ciascuno dei due alberi porta fisso nel suo mezzo un rocchetto G , e questo è frapposto alle due colonnette laterali intermedie. I due alberi sono impernati a quella uguale altezza necessaria , onde le coclee non urtino ruotando né col letto del carro , né coi traversi superiori della sua armatura . Tra i rocchetti G , G nella residua opportuna larghezza del carro sono a par- ticolari sostegni 5 , -5 ; 5 , 5 parimente uniti fra loro affidate due ruote dentate B, B a portata di agire sui denti dei due rocchetti ; e fra esse introducesi a contrasto simile la ruota maggiore A a doppia corona dentata mobile sui due appoggi 3j 3. Sopra le colonnette estreme di mezzo i , 2^ e sopra un'altra simile intermedia di soccorso, che si vede projetta- ta senza numero al di là della ruota, tutte tre più elevate d-lle altre di qualche piede, è stabilito un maggior travicello longitudinale fesso per la metà circa anteriore di sua lunghez- za, e munito in tale sua fenditura di alcune carrucole fisse, che vedonsi projettate in e, e, e, ec. Dalla gola della ruota A sorte all' indietro una robusta e pieghevole funicella , e viene ad addossarsi alla prima e più vicina di queste carru- cole , di qui scende a sostenerne un'altra mobile, indi risa- le ad accavalciarsi alla seconda carrucola fissa , poscia discen- de a imbrigliarne una seconda mobile , e cosi di seguito. Dalle 45a Considerazioni Geometriche ec. estremità dell' asse di ciascuna delle carrucole mobili e scor- revoli sulla corda pende un peso p. Tutti questi pesi uguali uniti alle loro carrucole operando contemporaneamente sulla corda j e dividendosi fra loro a propria discesa la parte, che mano a mano se ne svolge dal tamburro della ruota, fanno del- la sola altezza moderata del carro una tratta di discesa del total peso motore equivalente^ atta a prolungare V azione del- le coclee , e a risparmiare all' esperienza il disturbo delle interruzioni. Tale dovrà essere la combinazione delle ruote , e la suddivisione del peso motore da praticarsi sopra l' aereo- stato colla sola differenza che quivi il telajo delle carrucole fisse gioverà, che sia stabilito inferiormente al sistema delle ruote per procurare inoltre maggiore stabilità verticale all' aereostato medesimo . Nella figura 6. colla projezione degli assi dei volanti ho segnato quella di un' ala soltanto per cia- scuno, e dell' ala stessa la projezione sola dei bracci di sua armatura . Ma dall' ispezione di questi rilevasi abbastanza quel che piìi era necessario, l'andamento rispettivo delle due coclee laterali , e il senso di loro contemporanea rotazione. 69. Abbiansi ora in pronto e pesi motori diversi, e mu- te di coclee , e di sponde loro di note diverse dimensioni. E per togliere ogni incertezza sull'estensione della superficie, che il carro oppone per se stesso all' aria, s' adattino verti- calmente alle due estremità di questo due veli rettangolari ben tesi , e di questi telai ancora tengansene preparati di varia grandezza. Pesato il carro in ciascun suo diverso apparecchio, e speri- mentato a parte il peso che equilibra in ciascun caso 1' attrito degli assi delle ruote del carro stesso, e il peso che mette in istato prossimo al moto il sistema delle ruote dentate, di cia- scuna muta di coclee , e quello delle carrucole dei pesi mo- tori , premettansi alcune sperienze dirette ad accertare quel primo punto della corsa del carro^ dove il suo moto sotto il minimo suo volume, e col massimo aggregato di pesi motori si compone in istato permanente. Sarà all' arrivo del carro a Del Sic. Prof. Gio. Battista Magistrini ^o3 questo punto , cui si apporrà stabile segnale, che s' incomin- cerà in tutte le altre principali sperienze a misurare con buon cronometro la durata del viaggio della macchina continuato a queir altro punto parimente da riconoscersi innanzi , dove sta per finire la discesa dei pesi motori . Che se manchi un pavimento uniforme di lunghezza bastante a questo necessario divisamento , in vece d'una incommoda correzione sulle dimen- sioni delle coclee , o limitazione di pesi motori , converrà , e sarà anche utile d' altronde, interporre la resistenza di un peso estrinseco pendente da una corda , la quale sormonti una carrucola fissa di rimando all' altezza delle coclee, e va- da a legarsi coli' altro capo dietro al carro all' altezza mede- sima. Questo peso affrettando la permanenza del moto del carro, e quindi raccorciando le corse parziali da esplorarsi, potrà render atta all' esperienza la lunghezza limitata del pia- no disponibile. Dalla misura esatta del tempo ^ e degli spazj corrispon- denti dal carro percorsi, e da quella degli attriti si avrà quan- to basta per discuoprire 1' effetto pratico possibile della nuo- va identica maniera di provocare la reazione dell' aria desti- nata al movimento artificiale delle macchine aereostatiche, e per dedurne eziiindio in generale nuovi lumi sulla varia in- tensità di questa forza passiva dell'aria a fronte di superficie diverse, che l' urtino e direttamente, e obbliquamente ^ e con un moto progressivo , e rotatorio nel tempo stesso . D' onde forse potrà ridondare vantaggio a tutta la meccanica pratica non minore di quello, che all' idraulica navigazione già pro- curarono Bossut, D' Alembert, e Condorcet colle magnifiche loro sperienze di battelli di varia forma,, e grandezza messi in moto in canali d' ogni ampiezza e profondità. I !» ..^ tt.l Il li^ •■'.1 ■ f'-i.. t<)({ y"' 454 SAGGIO DI MACCHINE RELATIVE ALLA LUCE INTERMITTENTE DEI FARI TANTO AD OLIO, CHE A GAS DEL SOCIO CAVALIERE GIOVANNI ALDINI Ricevuto adì 2,3. Agosto 182,5. 1 Fanali di mare debbono presentarsi con una certa forma, e particolari prerogative, per cui vengano riconosciuti e di- stinti da qualunque altro corpo illuminato. Uno sbaglio in questa materia conduce al massimo degli infortunj, ponendo i navigatori , e le fortune del commercio in pericolo di nau- fragio. Avendo io ne' miei ultimi viaggi osservato varj Fari neirOceano e nel Mediterraneo, vidi costantemente formarsi 1' apparizione e l'occultazione della luce per gradi; perciò destasi una fugace sensazione , la quale non colpisce con tutta fermezza rocchio dei naviganti. Risguardai fin d'allo- ra come un oggetto della più alta importanza il determina- re non già con teoriche speculazioni , ma coi fatti i mezzi di rendere per quanto si potesse , sensibile la intermittenza della luce dei fanali. Per giugnere alla soluzione di questo problema reputo necessarie due cose; la prima di avere un rapido e quasi istantaneo passaggio dalla piena luce ad una totale oscurità ; la seconda di rendere stazionar] i faii in questo doppio stato agli occhi dei naviganti per un dato tempo. A questo scopo tanto importante per la marina , ho diretto le mie ricerche, facendo eseguire nuove macchine tanto pei fari illuminati ad olio che a gas , le quali forma- no l'argomento della presente Memoria, e tosto passo a dar- ne la descrizione. Il metodo fino dallo scorso secolo proposto da Le Moi- ne per allontanare gli equivoci della luce dei fari, consiste Dfl Cav. GrovANNi Aldini 4'''^ in un asse volubile su di un perno, il quale porta varie lu- cerne coi loro riverberi, rbe si aggirano in guis;i rlie a vicen- da a poco a poco si ecclissa , e ricomparisce la hice in un dato tempo. Un sistema di ruote simili a quello dei gran- di orologi comuni tiasfonde un movimento orizzontale, per cui le fiamme delle lucerne si succedono le une alle al- tre, e si rendono visibili ai naviganti, rimanendo però oc- cultate alternativamente quando coli' aggirarsi non si oppon- gano alla superficie del mare . Per ottenere questo effetto conviene adoperare glandi orologi muniti di un peso di tan- ta mole, che obbliga in alcuni casi a formare una cavità lungo 1' altezza della torre. 1 L' occultatore della luce talvolta è della figura di un prisma triangolare coi fori scolpiti nei liti in corrisponden- za delle lucerne che ardono , come ajjpunto osservasi nel faro stabilito dal matematico Mendoza a Vera Crux ( T.iv. XIX. fig. I.). Ho osservato in Iscozia il finale girevole di Beli- Rock in forma di prisma rettangolare , e cosi pure in un'Iso- la in poca distanza da Leitk un altro fanale di forma cilin- drica con nove aperture, per cui a tre a tre si rendevano alternativamente visibili in mare le lucerne ad olio ( Tav.XlX. fig. a. ). Ebbi occasione di esaminare molte volte sia in Leith, sia in £'ù'ÌTO/'M/-go , l'occultazione delle fiamme , le quali a va- rie riprese compativano diversamente colorate. Cosi al mio ritorno d'Inghilterra ebbi campo di osservare un simile mec- canismo eseguito nel nuovo faro eretto da pochi anni alla sonmiità della torre della piazza di Galais . In tutti questi fari però viene trasmesso alle lucerne un moto progressivo formato per gradi ; e così la loro luce a poco a poco si oc- culta, ed apparisce di nuovo senza eccitare presso dei navi- ganti una vivace e quasi istantanea impressione del cambia, mento della luce. Da molto tetnpo applicarono i fisici V azione del fuoco per muovere macchine. Domeniro Martinelli fino dall'anno 1669. in un suo trattato molto ingegnoso sugli orologi eie- Tomo XIX. Mmin 456 Saggio di Macchine ec. mentari espose la costruzione di un orologio mosso median- te una fiamtna. Altre note applicazioni mi destarono 1' idea di produrre la luce intermittente dei fari, togliendo il mo- tore non già da verun esterno agente, ma dall'aria rarefatta dal calorico stesso delle fiamme, che ardono nei fanali. Quin- di nel proporre questa macchina non intesi già arrogarmi verun merito d' invenzione j ma soltanto quello di promuovere un' applicazione utile alla marina. Due lucerne ad Arganti a due o tre lucignoli concentrici, pongono in movimento un ventilatore portante una zona divisa in quattro spazj egua- li, per cui rendesi alternativa la luce de' fari. Perciò rap- presentati nella ( Tav. XX. fig. i. ) vedonsi due occulta- tori separati da una parte da un intervallo vuoto, e dalla parte opposta da un velo di color rosso ; per tal modo aggi- randosi il ventilatore le fiamme tosto si rappresentano nel loro stato naturale, in seguito vengono ecclissate, indi ri- compariscono di color rosso , e sono ecclissate ancora , e così successivamente. Ho trovate varie maniere di regolare a piacimento la celerità del ventilatore , ed ho cominciato dal rendere mo- bili le lamine orizzontali, le quali partono dal centro, ed hanno una diversa apertura, ponendole a varj angoli. Ho pu- re caricato il ventilatore ponendo nel cono superiore varj anelli di diverso peso, onde temperare la soverchia velocità concepita. Finalmente ho attaccato alla base inferiore del ventilatore una ruota a guisa di serpentina^ collocando nel piedestallo della macchina un' asse di metallo orizzontale mu- nito di due ventole poste in senso contrario , le quali s' in- serivano nei denti della ruota suddetta. Con questo sempli- ce congegno la ruota muove ora 1' una, ora 1' altra delle det- te ventole, e perciò essendo attaccato all'estremità dell'as- se un pendolo munito di un peso , ne nasce un movimento alternativo , il quale ])uò per approssimazione regolarsi coi noti artifici praticati natili orologi comuni. Ho pure cambia- ta la velocità del ventilatore col sopprimere in una stessa lu- Del Cav. Giovanni Aldini 4'^7 cerna ora l'uno ora l'altro dei lucignoli concentrici ^ e col condurre l'aria rarefatta mediante alcuni tubi, in modo che producesse un' impulsione diversa contro le ale del medesi- mo. Io stesso da varj anni partecipai a miei corrispondenti, e feci pure conoscere pubblicamente a Venezia questo mio metodo di produrre la luce intermittente all' occasione dell' esposizione degli oggetti d' industria fatta colà fino dal 4* Ottobre iBiS., e per conseguenza in un' epoca anteriore a qualche opuscolo pubblicato in seguito sopra (piesto soggetto. Nel mio Saggio (*) sopra i fanali di mare ho descritto la maniera di rendere intermittente la luce dei fari illumi- nati a gas. A questo oggetto fino dal 182,0. adattai una estre- mità di un cilindro di legno, ora ad unOj ora ad altro de- gli assi delle ruote di un orologio , inserendone l'altra nel- la chiave maestra , la quale trasmette il gas alle lucerne. Per tal modo, a dati intervalli di tempo, apersi la chiave per intiero^ e lasciai passare la copia di gas che deve ardere nel- le lucerne. Sonovi all' intorno della chiave varj fori scolpiti in modo, che durante l'occultazione esce una picciola co- pia di gas , onde accendere la nuova corrente che sopravvie- ne . In tal guisa a dati intervalli di tempo apresi la chiave per intero, avendosi una piena luce, e chiudendosi, sgorga nulladnneno una piccola porzione di gas, la quale basta ad impedire l'estinzione delle fiamme. Ho reso più semplice questa macchina col fare, che l'estremità dell'asse dell'oro- logio venga direttamente posta in comunicazione ( Tav. XIX. fig. 3. ) colla chiave inserita nel tubo conduttore del gas. Convinto da replicati tentativi non potersi colle esposte macchine dare all'intermittenza della luce quella precisione, che mi sono proposto nell'enunziato problema, ho avuto ri- (*) Saggio di Osservazioni sui mezzi atti a migliorare la costruzione e V illa minazione dei fari , illuminanti tanto ad olio che a gas , del Cav. Gio. Al- dini, con sette tavole in rame := Mi- lano, I. R. Stamperia , iS^S. =Z ( Ve- dasi la Tav. VII. fig. 8.) in detto sag- gio. 458 Saggio di Macchine ec. corso alla leva idraulica applicandola prima ai fari illumina- ti con iucerue ad olio , in seguito a quelle a gas. La leva idraulica in generale porta da a parte una secchia (Tav. XX. fig. 3. ), e dall'altra un contjappeso ; la secchia poi rice- ve l'acqua mediante una valvola ( Tav. XX. fig. 4- ) posta al fondo di un recipiente, ove è mantenuta ad un livello co- stante. Il foro della valvola è di piccolo diametro., e da es- so sgorga in un dato tempo tale quantità d' acqua per cui vince la forza del contrappeso, e discende vuotandosi pure in un certo tempo . Questa corrispondenza di azione in am- bedue i casi dipende dalla forma della secchia costrutta in modo che il foio scolpito nella medesima , quando trovasi in alto rimane sempre superiore al livello dell' acqua ; laddove ad un certo grado d'inclinazione occupa un punto più basso, per cui vuotasi in un dato tempo. Le lucerne ad Argand da me adoperate sono fornite di due, di tre, e per iino di quat- tro lucignoli concentrici , nel modo ap[)unto che sono state già poste in uso dai rinomati fisici Arago e Fresnel nelle loro belle esperienze istituite sopra la luce dei frri. Rilevasi pure dalle medesime 5 che una di esse può considerarsi equi- valente a circa dieci delle dette lucerne di comune dimen- sione . Ho pure fatto uso di una lucerna con venti lucignoli disposti fra due tubi concentrici , in modo che fra di essi può circolare libeiamente l'aria atmosferica. Pei' tal mezzo ottengo in uno spazio minoied'un decimetro venti fiamme con bril- lante luce. Fihiilnieiite ho adoperati larghi lucignoli situati orizzontalmente in poca distanzi gli uni dagli altri nel mo- do da me descritto nella mia opera sui firi Il mio metodo non avrebhe potuto applicarsi all'antico genere d'illuminazione, in cui aveansi molte piccole fiam- me, ciasciuia delle quali avrebhe avuto bisogno di un sepa- rato occultatore , e peiciò il nuovo congegno in questo caso sarebbe riescilo complicato, e molto dispendioso. Per evita- re , o diminuire questo inconveniente sono necessarie due coscj l'una di adoperare grandi lucerne , onde ridurre quan- Del Cav. Giovanni Aldini 4^9 to più si possa il numero degli occul latori , V altra che i medesimi presentino la minore possibile resistenza alla le- va , che dee porli in azione . Per ciò che risguarda la pri- ma condizione, ho adoperate lucerne con sei lucignoli para- lellij ovvero con tre o quattro lucignoli , come osservasi nella ( Tav. XlX.lìg.45 5 ) La forma delle lucerne da me propo- ste ini dispensa dall' impiegare un gran numero d' occultato- ri , i quali non avrebbero potuto combinarsi colla costruzio- ne delle mie macchine. Inoltre ho dato opera che fosse quan- to per me si potea , diminuita la loro resistenza, e gli ho costrutti con forme diverse , onde adattarli alla varia posi- zione delle spiagge, e'renderli visibili ai naviganti alle mag- giori distanze, senza interporre verun ostacolo alla diffusione della luce, lo darò una breve descrizione dei tentativi fatti finora, inserendo quegli stessi, i quali benché da me posti presentemente fuori d'uso, pure diedero occasione a ritrova- re altri congegni più semplici da me adoperati in appresso . Cominciai pertanto a formare I' occultatore con due pia- ni verticali, i quali si aggiravano sopra i loro perni, come viene praticato nelle porte comuni. La leva idraulica median- te due fili di ferro recurvi comunica il moto a due portelli formati di sottili lamine di ottone, i quali rimangono aperti , e chiusi per un dato tempo, e cosi pure comparisce alternati- va la luce del faro. Volendo diminuire le resistenze della stessa macchina , ho formato 1' occultatore a guisa d' una ven- tola ( Tav. XIX. hg. 6. ) , la quale mediante sottili aste di fer- ro snodate, che partivano dall'asse della leva, aprivasi dal basso all' alto , e chiudeasi secondando il movimento della medesima Posi in azione questa macchina nello scorso apri- le i8q4- il» Modena d' avanti ai miei Colleghi della Società Italiana ivi residente, e precisamente nel Gabinetto ottico del rispettabile Professore Amici , ove protittai della sua ric- ca suppellettile di specchi , e di lenti per mostrare 1' utili- tà delle lucerne a più fiamme per la illuminazione dei tea- tri. Ho pure adoperato una leva idraulica, la quale muove 46o ' Saggio di Macchine ec. un occultatore formato d'una leggere zona circolare divisa in quattro spazj, i quali si succedono a vicenda (Tav. XIX. fig. 7.) dando alternativamente 1' apparenza della luce , e delle te- nebre. L' occultatore è posto in bilico, e si aggira per mez- zo del moto comunicato da quattro piccioli pezzi di metallo che partono dall' asse verticale : ciascheduno di essi presen- ta ( Tav. XIX. fig. 8. ) una fenditura, la quale s'inserisce nella leva , e perciò ne risulta Tintermittenza della luce, in corris- pondenza di So". Con questa macchina le fiamme della lucer- na situata in mezzo, vibrano i loro raggi, e rendonsi succes- sivamente visibili alle navi che sono in mare, qualunque ne sia la direzione. Ho pure applicato il mio metodo ai fari della maggiore dimensione, come può osservarsi nella ( Tav. XX. fig. a. ) . Mediante una semjjlice leva idraulica combinata con due fi- li metallici attaccati all'estremità di due aste di legno, pon- go in movimento due occultatori, i quali rendono intermit- tenti le fiamme di due lucerne ad Argand , ciascheduna delle quali corrisponde alla forza di dieci lucerne di ordinaria gran- dezza. Da ciò ne segue che essendovi pochi fari, i quali ab- biano la luce di venti Argand comuni, si potrà con tale con- gegno rendere intermittente la luce dei fari più grandio- si . La precedente macchina è stata da me ridotta a maggio- re semplicità ( Tav. XX. fig. 5. ) col mezzo di una sola le- va idraulica nella quale il contrappeso è l' occultatore stesso sostenuto da un'asta di metallo e sospeso in modo, che la sua posizione rimane sempre verticale. Il medesimo è for- mato di carta, o di seta gommata di color nero, con inte- lajatura di sottile filo di ferro, e perciò con poco peso offre una vasta superficie atta ad occultare le fiamme di molta ampiezza. È pure d' uopo come nelle precedenti , così in tutte le macchine a leva idraulica di costruirle in modo che essa non abbia verun riinbalzo , e che allorquando trovasi in alto, riceva mediante la valvola tale quantità d' acqua, la quale sia atta non solo a porla in movimento, raa ancora a Del Cav. Giovanni Aldini 4^i vincere la resistenza opposta dagli occultatori. Si potrà to- gliere il rimbalzo delia leva facendola cadere sopra di un corpo molle , e così pure mediante la pressione di un dato peso contro le pareti delia secchia, potrà assicurarsi che di- scenda con una data velocità proporzionata al movimento da eccitarsi nella leva. Questa cautela non è necessaria che al- lorquando abbiansi a vincere gagliarde resistenze come negli apparati ( T. XIX. fig. 7.69). Non potendo le macchine esposte finora servire nei fa- ri situati nel mezzo al mare, ho dato alPoccultatore la for- ma di un cilindro, ( Tav. XX. fig. 6. ) , il quale medianre una leva idraulica s'innalza, e si abbassa rendendo visibili alter- nativamente le fiamme d'ogni parte per un dato tempo. Tut- to r artificio consiste nelT aver inserito nel braccio più lun- go della leva un filo, il quale passando a traverso di una mobile carrucola , innalza e abbassa 1' occultatore cilindrico in una direzione verticale in corrispondenza del movimento della sottoposta leva idraulica . Con qualche modificazione potrà la stessa macchina muovere gli occultatori di due se- parate lucerne. 2 ! /' n f ' Potrà eziandio risparmiarsi qualunque congegno interme- dio, specialmente nei fatiali secondar] situati a poca altezza sopra il livello del mare, facendo agire la leva idraulica a canale fl/?er/o. Abbiasi (Tav. XX. fig. 7.) un recipiente di le- gno munito di una chiave, d'onde esca costantemente l'ac- qua versandosi in una semplice leva fornita di un contrap- peso, il quale renda intermittente la luce di una lampana ad Argand a più fiamme. Conviene in questo caso aver cura che il getto sia alquanto inclinato , e che colla sua curva porti l'acqua all'estremità della secchia in modo che risa- lendo la medesima non incontri ostacolo ; lo che avve- rebbe se la direzione del getto fosse verticale. Si potrà invece dell' acqua comune far uso di quella del mare , la quale es- sendo più pesante, vincerà più prontamente le resistenze op- poste al movimento della leva. Panni pure che l'efflusso dell' 46a Saggio di Macchine ec. acqua a canale aperto potrebbe utilmente sostituirsi al mo- vimento di orologeria con cui vidi formarsi la luce alterna- tiva nei due fari secondar] del Porto di Genova. In tutte le precedenti macchine dovranno gli ambienti, ove sono le lu- cerne, rimanere chiusi d' ogni intorno , onde impedire qua- lunque disviamento dei raggi della luce , la qu de mediante esatti riverberi verrà ripercossa alla superficie del mare. I nuovi metodi nel loro nascere generalmente non van- no immuni da qualche difetto; e perciò nutro lusinga che quelli da me proposti siano per ricevere utili modificazioni o cambiamenti per opera dei valenti meccanici , i (juali ab- bondano tra le nazioni , cui spetta più da vicino il perfezio- namento delle mie macchine. Per parte mia ho procurato di risparmiare nei fari illuminati ad olio gli occultatori , fa- cendo agire direttamente la leva idiaulica sopra di un asse posto in bilico, cui potrebbero essere attaccate due lucerne ad Argand j o aperte, o rinchiuse entro tubi muniti di len- ti (Tav.XIX.fig. 9.). Diffatti venendo trasfuso all'asse un movimento circolare da una leva idraulica, mediante il con- gegno espresso nella (Tav.XIX.fig. 8.), le fiamme talvolta si presenterebbero dalla parte del mare , e talvolta dalla par- te opposta. Così si avreblje la intermittenza della luce senza dover ricorrere alle dispendiose macchine d' orologerìa qua- si generalmente impiegate finora . Le vasche poi da impie- garsi nelle proposte macchine sono compatibili coll'ordinaria ristrettezza delle cupole dei fari , bastando per le illuminazioni della maggior durata poca quantità d'acqua, la quale tosto che ha esercitata la sua azione , può versarsi di nuovo nel- la vasca superiore. Né avrà a temersi che venga sospeso l'uso delle macchine , attesa la facilità colla quale e 1' olio , e 1' acqua passano in tempo d' inverno allo stato di congela- zione. Poiché per una parte è noto 1' artificio d' imi)edire la couCTebizione dell'olio immergendovi un filo di ferro conti- nuamente riscaldato dalla fiamma stessa delle lucerne; per r altra le cupole dei fari chiuse d'ogni intorno godono di una Del Cav. Giovanni Aldini 4^3 elevata temperatura prodotta dal calorico delle fiamme, per cui verrà impedita la cougelazioue dell'acqua. Ho parimeu- te veduto che per fare agire due leve destinate a muovere gli occultatori corrispondenti a quattro grandi lucerne ad Argaudj può bastare la stessa quantità d'acqua , che esigesi per porre in azione una semplice leva. Poicliè la stessa quan- tità d' acqua , la quale muove con due occultatori la leva partendo dalla vasca superiore, può ripetere la sua azione in una seconda leva, facendo cadere l'acqua dalla seconda vasca in una terza. Con questa disposizione si può avere colla stessa quantità d' acciua un doppio ordine di lucerne, occupando soltanto 1' altezza ordinaria degli amhienti , che foiniano le cupole dei fari . Le esposte vedute invitano a nuove esperienze, le quali potranno condurre ad ottenere colle leve idrauliche la maniera di far comparire le fiamme dei fari, o separate, od in istato di congiunzione imitando r ingegnoso artificio praticato dagli Inglesi nel faro di Flain- borou^h (*). Di fatti se nelle due leve esposte poc'anzi sieno gli efflussi dell' acqua combinati in modo , che la leva supe- riore venga posta in azione nella metà del tempo , che è ne- cessario per muovere la leva sottoposta , ne risulterà I' alter- nativa apparizione prima di due , poi di quattro fiamme , e così di seguito, avendo cura che la prima e la seconda vasca al principio del movimento , e durante 1' azione della macchina, abbiano l'acqua ad uno stesso livello. Finalmente ho rilevato potersi in alcuni casi sostituire alle leve la mota idraulica ( Tav. XIX. fig. io.) , la (piale oc- cupando muiore spazio, può anche più facilmente collocarsi nelle cupole dei fari. Da alcune preliminari esperienze risul- ta che basta pochissima quantità d' acqua per fare agire tre occultatori capaci di rendere intermittente la luce delle fiam- me di un faro di ordinaria grandezza . Due tubi di metallo (*) Vcildsi r Opera sui fdri sopra- | citata di-U' Autore. Art. VI. pag. 6o- Tomo XJX. Nnn 464 Saggio di Macchine ec. attraversano la vasca superiore, e impediscono , che non ven- ga in contatto dell' ac([ua il filo portante da una parte la secchia , la quale , mediante una punta , apre una valvola , e dall'altra tre occultatori che hanno un cammino determinato e scorrono lungo due fili metallici collocati lateralmente. Ho creduto di non dovere ommettere questa maniera di fiirma- re la luce intermittente , persuaso che possa ridursi a mag- giore semplicità, come lo sarebhe diffatti , se alla ruota fos- se sostituita una semplice squadra di metallo col centro del moto nel vertice dell' angolo , e colla secchia applicata ad una estremità , e cogli occultatori sospesi dall' altra. Ora essendo riconosciuta l'utilità di rendere intermittente la luce nei fari, ove questi siano in luoghi deserti e per lungo tratto di mare separati dal continente, ove il furor delle tem- peste non permette per molti giorni di fare provigioni , e di ap- prodare alle spiaggie ( come avviene nei fari di Eddy-stone e di Beli-rock ) , se per mala ventura si guasti qualche pez- zo dei grandi orologi impiegati presentemente, none a spe- rare che un rozzo inserviente lo ricomponga ; per lo contra- rio si renderà molto più agevcjle il conservar libero il movi- mento delle leve idrauliche , e potranno anche con pochis- sima spesa aversi pezzi duplicati facili a rimontarsi da chi- unque air occorrenza. Né avrà a temersi grave incomodo col- 1' introdurre 1' acqua come principio motore delle leve idrau- liche , attesa la pochissima quantità che impiegasi anche per le illuminazioni di maggior durata, potendosi tjuesta por- tare di nuovo, tosto che ha esercitata la sua azione, alla vasca superiore. Ho ossei vato , che nella macchina espressa nella ( Tav. XX. fig. 5.), venti chilogrammi circa d'acqua bastano per ottenere la luce intermittente per più di sei ore; e ciò dimostra la poca quantità d'ac([ua necessaria nelle più lunghe notti , e per molti mesi , dovendone soltanto rimet- tere di tratto in tratto quella piccola parte , che passa in istato di evaporazione. Feci conoscere le mie luacchiae all' occasione della gè- Del Cav. Giovanni Aldini 4^5 nerale illuminazione fatta all' arrivo di S. M. I. R. A. in Milano ( IO. Maggio i8a5.) Erano disposte nella facciata del- la niia casa dieci macchine rappresentanti altrettanti fana- li di mare tutti a luce alternativa prodotta però da con- gegni diversi. La novità di questo genere d'illuminazione, specialmente in una città continentale, eccitò la pubblica curiosità , e tosto accorse alla contigua piazza molta fol- la di popolo per osservarla. Avendo questo fatto svegliato in molti il desiderio di esaminare tla vicino le mie macchine , feci trasportare la maggior parte di esse alla solenne pub- blica esposizione dei soggetti d'industria nelle sale dell'Isti- tuto, tranne alcune di maggiore dimensione riposte nel mio elaboratorio. S. M. si compiacque di venire ad osservare le dette macchine poste in azione nei fari illuminati ad olio , ed in questa circostanza gli rendetti conto di quelle da me recentemente aggiunte per rendere intermittente la luce del gas. Mi sono occupato da molti anni di varie esperienze di- rette a trovare la maniera [)iù opportuna di fare uso del gas illuminante nei fanali di mare, tanto più che la Camera di commercio di Trieste ne aveva già fatta per la prima volta r applicazione al suo nuovo faro nella notte del 17. Aprile i8i8. con imponente spettacolo, sconosci uto fino a quel tempo non solo all'Adriatico, ma altresì agli altri mari (*). Questa benefica luce fin d'allora servi di sicura guida ai naviganti, che dirigevansi a Trieste, provvedendo che molti e molti ba- stimenti di ricco carico in poca distanza dal porto , come è avvenuto sovente , non perissero o infranti alle coste, o por- (*) DhI faro di Danzlca trovasi un esatta descrizione negli atti dell' Imp. Istituto Puliteciiico di Vienna: esso però iu costruito poro tempo dopo quello di Trieste. Ambedue questi t'ari sono a luce continuata , e cosi pure il fa- ro a gas di Fiat ìiolmes , come ne so- no stato accertato dal mo amico Dott. Villviiison e meglio potrà rilevarsi dal- le Annotazioni (i) "' '" 466 Saggio di Macchine ec. tati in secco alle sabbie di Grado. Ora convenendosi in massima sul vantaggio di anteporre la illuminazione col gas a qualunque altra , non posso io egualmente esser d'accordo intorno ai metodi adoperati per svilupparlo. Osservai che un cilindro di ghisa pieno di sostanze atte a svolgere il gas il- luminante , poteva entro una stufa comune senza turbare l'uso a cui era destinata , somministrare una copia di gas sufficiente per una domestica illuminazione . Io stesso vidi nei contorni di Londra nella casa dell'Ingegnere Clegg svi- ato il gas illuminante dal carbone fossile col mezzo di lupp una stufa comune. Ora se al carbone sostituiscasi 1' olio vegetabile , o ani- male, riesce anche più pronto e facile lo sviluppo del gas per mezzo delle stufe medesime , le quali ardono ad uso de- gli inservienti dei fari. Nel centro della combustione abbiasi una storta di ferro fuso, la quale riceva a goccia a goccia l'olio adunato in una cisterna comunicante con un tubo per- pendicolare collocato sopra la stufa. In questo caso lo stes- so fuoco destinato a riscaldare gli appartamenti procurerà al- meno nei piccoli fari senza veruna ulteriore spesa lo svilup- po del gas illuminante. La semplicità dei mezzi, con cui esso svolgesi dall'olio rende molto più moderate non solo le spe- se dell' annua manutenzione dei f;iri ; ma ancora quelle del- la prima costruzione, non abbisognando più ampie sale, ed altri ambienti impiegati finora per la distillazione del car- bou fossile. Queste circostanze appuntd mossero Taylor a pro- fittare dell'olio per illuminare a gas in Londra il teatro di Covent-garden , e la nuova Istituzione Reale da pochi anni stabilita con particolari macchine da me esaminate colà in compagnia del rispettabile mio amico Pepys. In questo stato di cose ninno può muover dubbio sulla prevalenza delle fiamme a gas sopra quelle delle lucerne ad olio, e perciò meritano ogni commendazione i fari di Trie- ste, di Danzica , di Flat-holmes, ed altii, i quali da varj anni offrono ai naviganti questa vivace luce. Del Cav. Giovanni Aldini 4^7 111 vigore della massima già adottata da molto tempo jiei fari ad olio, e vigente tuttora, non può approvarsi elici sopra indicati faii a gas rendano una luce continuata ; e quindi per cpianto potei osservare ne' miei viaggi , nuova finora rie- sce la ricerca di un metodo generale per renderne la luce intermittente a riposo , e a dati ìatervalli di tempo. Ad og- getto di sciogliere ijuesta seconda parte del proposto proble- ma , mi sono procurato un fanale con tre ordini di lumi sem- plici a gas ( Tav. XIX. fig. i J . ), che davano ^2, fiamme, come appunto si osservano nel fanale di Trieste . Ho cominciato dall' inserire nel tubo principale, che conduce il gas, una chiave con un indice a rpiadrante applicato al centro della leva nel modo espresso nella ( Tav. XX. fig. 8. ) Dessa è posta in moto coi soliti metodi sopra indicati , e perciò rende li- hera , e chiude a vicenda la corrente del gas, producendo la intermittenza della luce. Il movimento della leva è com- binato in modo che la chiave non rimane giammai chiusa del tutto , conservandosi accesa una piccola porzione di gas entro alle lucerne, come fu notato di sopra. Ma la soverchia acqua , che esigevasi per vincere la re- sistenza della chiave , ed altre anomalie , m' obbligarono a fa- re qualche cambiamento , e tosto credetti opportuno di se- parare la leva idraulica dalla chiave ( Tav. XX. fig. g. ) . Col- locai pertanto alla superficie della leva due regolatori di me- tallo che possono allontanarsi ;, ed appressarsi a piacimento , ed essendo posta in moto la leva, urtano contro di un' alet- ta metallica attaccata alla chiave , e così alternativamente aprono , e chiudono la corrente del gas. Uno dei detti portanti è fisso , e 1' altro ha un movi- mento micrometrico di J- di un millimetro, necessario per IO r non estinguere le fiamme , e rendere soltanto la loro lu- ce quasi impercettibile . La distanza fra i due regolatori è ( M.ocoii. ); la grossezza dell'aletta unita alla chiave di ( M.CC0.44- )' l'apertura della chiave è denotata dall'in- 468 Saggio di Macchine ec. dice posto all'angolo di 3o gradi. Queste dimensioni so- no state le più favorevoli al buon esito delle esperienze ve- dendosi ^2. iìamme a gas , che si mostravano con una scin- tillante luce per 3o"^ e in seguito sembravano quasi estinte per un dato tempo , e cosi successivamente ricomparivano a costanti intervalli , come se fossero restituite a nuova vita. La poca copia di gas distribuita in tanti fori rendea le fiamr me facili a spegnersi a qualunque urto dell'aria; perciò tro- vai opportuno di circondare i piccoli fori con un bordo di metallo in forma conica dell'altezza di un qualche millime- tro, traendone il doppio vantaggio di indebolire la forza dell' aria, e di rendere più libera l'azione dell'ossigene per man- tenere le fiamme del aas. Né mi furono già esibiti dal caso gli esposti risultamen- ti , ma da varie osservazioni fatte da me medesimo nel fa- nale di Salvore. Poiché intento ad esaminare nella lanterna gli effetti dell'accensione del gas, mi accorsi che chiuden- do la chiave maestra del tubo che Io conduceva alle lucer- ne, queste seguitavano ad ardere un certo tempo , in ma- niera però diversa. Diffatti essendovi in un grande candela- bro tre ordini di lucerne, vidi che chiudendo la chiave, in quelle del primo ordine^ benché le fiamme sembrassero spen- te , pure eravi nelT interno delle aperture una porzione di gas la quale rimaneva accesa : nel secondo ordine compari- vano fino a quattro minuti, e nell'ultimo fino a sei. Ripe- tendo l'esperienza, e cogliendo l'istante in cui le fiam- me non erano esternamente visibili, all' atto di aprirsi la chiave ricomparivano tutte colla primitiva loro vivacità , lo che dimostra che il gas preventivamente si era conservato acceso , benché le fiamme fossero ridotte ad una minima vi- ta. Né dee recar meraviglia la lunga durata delle fiamme, > anche dopo il chiudimento della chiave, se si consideri che quelle lucerne erano terminate da fenditure continuate, e non già da piccoli fori , come ora pi'aticasi comunemente . Attesa questa costruzione, rimaneva sempre adunata nel tubo Del Cav. Giovanni Aldini 4^9 maestro un' insigne copia di gas , la quale appunto con- tribuiva ad alimentare le fiamme per qualche minuto. Que- sti fatti fin d' allora mi fecero conoscere clie affidando ad un qualche meccanismo l' operazione di chiudere e riaprire colla mano la chiave maestra , potea rendersi alternativa la luce del faro ; la qual cosa ottenni appunto col metodo so- praindicato. Molto più facile riesce la conservazione delle fiamme , ed è meglio assicurato 1' effetto della luce intermit- tente , se in vece di semplici lumi , si abbiano , come nel faro di Danzica , grandi lucerne a gas in forma d' Argand. Ponendo a confronto r accennato metodo cogli altri pra- ticati finora, tosto si ravvisa un notabile risparmio di gas nel tempo dell' occultazione della luce. Diffatti quando nelle solite lucerne si produce l'intermittenza della luce , avvi un eguale consumo di olio , tanto neh' apparizione che nelToc- cultazione delle fiamme-, laddove quando adoperasi il gas, questo consumasi durante l'apparizione, ma viene risparmiato quasi per intero durante l'occultazione. Avrei volentieri desi- derato di ottenere anche nell'antico metodo un qualche rispar- mio della sostanza, che nutre le fiamme , col far cadere so- pra le lucerne un coperchio, il quale togliendo la libera circolazione dell' aria, potesse coir indebolire le fiamme dimi- nuire ancora il consumo dell'olio. Questa mia congettura pe- rò non può aversi in considerazione senza 1' appoggio di nuo- ve esperienze; e ad ogni modo il risparmio dell'olio sareb- be di gran lunga minore di quello, che sicuramente si ot- tiene facendo uso del gas. Varie sono le opinioni sulla precisa durata del tempo, che dee passare fra lo stato di apparizione , e quello dell' occul- tazione : altri vorrebbero che la prima fosse più lunga della seconda, altri all'opposto più breve, e secondo altri ancora dovrebbe la luce comparire fugace e quasi istantanea a gui- sa di un lampo . Ma come le oscillazioni di un pendolo , e tutti i movimenti , che vi succedono con molta rapidità, non possono facilmente distinguersi gli uni dagli altri , così nei fa- 470 Saggio di Macchine ec. ri è d' uopo che gli intervalli tra le apparizioni della luce siano di una certa durata, senza della quale non verrebbe da lontano distinto lo stato di occultazione , apparendo la luce come se fosse continuata. Per questo motivo appunto dovendo i Fisici nelle loro esperienze tenere esatta misura del tempo, più volentieri adoperano gli orologi a riposo^ ovvero a secondi morti, anziché gli altri , nei f|uali l' indice offre un continuato movimento. Poiché nel primo caso I' in- dice rimane stazionario per tutto il tempo corrispondente ad un minuto secondo, e perciò l'occhio deli' osservatore più comodamente distingue il tempo , che allorquando elee tener dietro all'indice scorrente rapidamente sopra dei piccoli spa- zi, che formano le divisioni del quadrante. In vista degli evidenti vantaggi sopraccennati é a spe- rarsi che superato 1' urto della novità verrà stabilito un re- golamento generale, il quale prescriva le sostanze, e i me- todi ]ùù atti per istabilire, e rendere utile questo nuovo ge- nere d' illuminazione. Io stesso da venti anni vidi la nottur- na illuminazione di Londra in grande squallore , e cinque anni fa la rividi portata al massimo lustro per la introduzio- ne del gas illuminante in pochi mesi rapidamente diffuso di città in città fino agli ultimi confini della Scozia. Per parte mia non ho mancato di scrivere di nuovo su questo propo- sito all' illustre mio amico Stevenson , esternandogli il desi- derio che quella illuminazione a gas che vidi nelle contrade di Edimburgo, venga col suo zelo eseguita nei fari affida- ti alla sua sorveglianza, col nuovo metodo della luce inter- mittente, almeno pei nuovi fari , che dovessero erigersi in quelle coste. Limitando le mie riflessioni al Fanale di Trie- ste che conosco più da vicino, reputo che esso in qualun- que caso verrebbe perfezionato oolT aggiungervi la intermit- tenza della luce. Nella ipotesi , che in quelle spiaggie non vi fosse altro faro, sarebbe sempre utile di distinguere le sue fiamme da qualunque altra estranea luce; che se a te- nore del decreto di S. M. venisse a costruirsi un nuovo fa- Del Cav. Giovanni Aldini 47' naie a Promontore , gioverebbe ai naviganti di non confon- dere un faro coli' altro. Io poi porto opinione , che quand' anche nei fari illnminati a gas per particolari circostanze non potesse aversi danno dalla luce continuata , pure converreb- be di renderla intermittente , atteso il cospicuo risparmio del gas , che può ottenersi col rendere a piacimento maggio- re o minore il tempo dell' occultazione . Quindi essendo ge- neralmente addottala nei mari in via di massima ( come sem- bra che avverrà col tempo ) questa nuova luce , si potrà col renderla intermittente raddoppiare ed anche portar più oltre il numero dei fari, ritenendo la stessa quantità di gas che prima erogavasi nel sistema della luce continuata . Questo risultamento interessar dee le cure di tutte le Potenze ma- rittime^ ponendole in istato di giovarsi della nuova intermit- tenza della luce per dare una più sicura scorta ai naviganti nei pericoli delle procelle , e per moltiplicar i fari assicuran- dosi delle fortune del commercio senza aumento di tasse , anzi con notabile risparmio dell' annua loro manutenzione. Tomo XIX. O o o 4'ja ì Saggio nr Macchine ec. "' " ANNOTAZIONE (i) (i) Poco tempo dopo la erezione del fanale di Salvore, un altro ne fu stabilito a Danzica con due fuochi a gas 1' uno dei quali è posto nel fanale primario , 1' altro più piccolo serve di segnale nella rada ai bastimenti che si appressano al porto . Il serbato]» del gas, che alimenta questi due fuochi ha la capacità di 4oo- piedi cubi; un condotto di 4°- piedi porta il gas alla cima del fanale, ed un altro di 274- pie- di fino al segnale, l'uno e l'jltro ili questi tubi si diramano in tre bracci; all'estre- mità dei quali si ritrovano delle aperture , che formano altrettante lucerne ad uso di Argand con circoli concentrici di i — pollice di diametro^ e con 4° fo'' niolto sottili. Una di dette lucerne trovasi nella camera di un assistente , il quale a pia- cimento può verificare lo stato della luce del fanale. Ognuna delle dette aperturn consuma a un dipresso 4- piedi cubi di gas , di modo che il serbatojo può bastare alla consumazione fatta in i6. ore. Le lucerne a gas ardono in faccia a due specchi parabolici , 1' uno dei quali posto sul fanale ha il diametro di aa. pollici , e 1' altro sul segnale di 17. L' esperienza ha fatto conoscere , che il consumo del carbon fos- sile o^ni giorno era di Sio-Sao. libre, lo che fórma 8-10 /aife all'anno. Vuoisi no- tare, che allorquando si usavano i fuochi di carbon fossile, se ne consumavano più di 3o. laste. L' illuminazione con candele di cera introdotta dappoi riusciva pure molto dispendiosa, essendosene nel 1817. consumate 1180. 1/2 libbre. L'intensità poi della luce del faro di Danzica col gas produce una brillante illuminazione la quale però non è intermittente. Lo stesso avviene nel faro a gas di Flat-holmes, come me ne ha accertato il Dott. Wilkinson , il quale vide ( nel marzo del 1826 ) nel mio elaboratorio a Milano poste in attività le mie macchina relative alla intermittenza della luce prodotta colla Leva Idraulica , e le riconobbe come nuove ed utili albi Marina. ANNOTAZIONE (2) (a) A compimento delle applicazioni della leva Idraulica mi adoperai di eccitare la luce alternativa col rendere girevole 1' asse verticale che porta le lucerne senza ave- re d' ut'po di verun occultator esterno , come è stato da me praticato precedente- mente. Per tal modo mi è riescito di co-iformare il mio metodo allo stato attu-le dei fari principali adottato fin' ora dalle Nazioni marittime , nel quale come iccen- nammo di sopra, rendonsi girevoli le lucerne ad olio col movimento dell' asse pro- curato da un sistema di ruote di grandi orologi mossi dall'azione di un peso. Varie esperienze e replicati tentativi mi hanno condotto ad evitare questo dispendioso , e complicato meccanismo nel seguente modo. Una spranga di ferro verticale coll'estre- inità inferiore di forma conica aggirasi nella cavità di una pietra dura , e superior- mente porta tre lucerne ad Argand a più lucignoli, 1' una delle quali trovasi all'e- stremità superiore dell' asse, ed altre due sono collocate ai lati coi loro riverberi ad eguali distanze. 11 medesimo è ritenuto in direzione verticale da una sola inte- lajatura, la quale ncn oltrepassa il livello delle lucerne onde render libera la vi- suale dei raggi che si vibrano d' ugni parte sulla superficie del mire. Una sempli- ce Le?a Idraulica comunica il movimento all' asse munito di quattro fili di otto- Del Cav. Giovanni Aldini 4?^ ne disposti in fnrma spiraltt , e rende pure stazionaiiu lo stato di apparizione o d occultazione mediante una punta metallica, la quale viene a dati intervalli di tempo nsflrita a mano a mano in quattro fori scolpiti in un cerchio metallico unito su- periormente all' asse medesimo . Mi riserbo a dar il tipo di questa macchina con altra più estesa descrizione , potendo p^rò accertare fin d' or.i di;! suo esito f'-lice da me osservato in un modello operntivo che feci costruire dal valente Artetiie Grindel in Milano nel Settembre (iS^S) culle stesse facilità già notate nelle mac- chine precedenti. I ANNOTAZIONE (3) (3) Pekston (*) crede che nei fari illuminati col gas estratto dal carbon fossile può aversi un risparmio di una metà della spesa attuale con un metodo così sem- plice, che pone chiunque discreto conoscitore delle macchine a gas in ìstato di por- lo in esecuzione colla maggior facilità. Questo vantagj^io del carbon fossile dee au- mentarsi di gran lunga facendo uso del gas estratto dall'olio, per le cose già di- mostrate nella lilla opera sui fan. 11 medi-simo Autore ha pure opinato di potè- dare un carattere di distinzione ad un faro qualunque col formare una specie di cassa di metallo con lettere iniziali scolpite nella superficie opposta al mare in modo, che di notte tempo si mostrassero illuminate ai naviganti. Ma facile è il conoscere, die la supposta distinzione delle lettere non potrebbe ottenersi , atteso che il gas uscendo orizzontalmente da piccioli fori dovrebbe tosto piegarsi in alto, e ad ogni minima a- gitazione turbarsi l'apparenza della luce. Inoltre non potrebbero osservarsi tali lettere, che a picciole dist?nze e si avrebbe luogo a temere, che essendo i piccioli fori da cui sgorga il gas in molta vicinanza tra di loro, non nascesse qualche confusione nelle let- tere iniziali denotanti per convenzione diversi fanali. Rimarrebbe ancora a vedersi se la forza dell'aria rarefatta potesse mediante un ventilatore aprire e chiudere la chiave del tubo maestro del gas producendo la in- termittenza della luce. Se muovonsi vasti occultJtori colle fiamme delle lucerne ad olio, molto più si potrà muovere la detta chiave colla forza del gas di gran lunga superiore a quella delle lucerne comuni. Io feci costruire a Parigi un ventilato- re mosso dalla fiamma di una lampida di Carcel in modo che si alzava alternati- vamente un picciolo martello , che produceva intermittente l' azione di un appa- rato Galvanico. Un simile congegno ridotto a maggiore semplicità potrebbe rendere alternat'ii a la luce dei fari ; essa però non sarebbe a riposo, né a dati intervalli dì tempo ; come lo è col presidio della Leva Idraulica. Io pertanto sono d'avviso che l all' occasione di erigere nuovi fanali ) , debba- no scegliersi, secondo l'indole dei luoghi i mezzi più idonei per istabilire questa nuo- va illuminazione. Conviene, che un giudizio imparziale imponga la scelta delle dette sostanze e delle macchine più opportune allo svolgimento del gas, poiché il dispen- dio, che incontrasi nell' alimentare le fiamme di un fanale piuttosto con uno che con altro metodo, può recare sovente molta inlluenza a danno dei commercianti coll'au- mentare i diritti e le tasse di laiiternaggio al di là della jjroporzione del carico dei C) The tbeory and Practice of Gas-ligbt London l8ig. witli plates. 474 Saggio di Macchine ec . loio lidstimenti . Poiché essendo tali tasse regoldte dal bilancio delle annue gravi ipe- se, ohe occorrono sia per riparare i moli , sia per guarentire le spiagge , sia per la custodia dei fan e per tutto ciò, die è neccesserio al notturno ardere dei fanali, no deriva, che ove fossero prodigalizzate tali spese, i naviganti approdando sarebbero ob- bligati a pagare tasse esorbitanti, e ne' suoi principj ingiuste. ANNOTAZIONE (4) (4) Estratto del Rapporto sull'Opera del Cav. Gio. Aldini sui mezzi atti a miglio- rare la costruzione e la illuminazione dei fari tanto ad olio, che a gas, approvato dalla Cotnraissione centrale dell' I. R. Istituto adunata in Venezia par la distribu- zione dei premj d' industria, del 4- Ottobre 1823. , Essendosi i moderni accorti che per togliere ogni equivoco d' indica- ,, zione nei fanali, conveniva rendere la loro luce intermittente, e che i diversi mo- ,, di di intermittenza potranno pure far distinguere un fanale dall' altro, si applic 1 ^ • egnato dai Sigg, Prof, j e, f- ■ [ Relatori Venezia 3. Ottobre iSaS. Per copia conforme 11 Presidente della Commissione Centrale Fr. AUietti. Per il Segretario P. A. Paravia L' Autore ha creduto opportuno di unire 1' accennato estratto onde col confron- to delle epoche vengano distinti li scientifici suoi lavori da quelli di qualunque al- tro, che volesse assumerne la priorità. 11 medesimo in seguito farà ogni sforzo per condurre a compimento la sua intrapresa, e intanto si offre di partecipare senza ve- runa riserva le dimensioni , e la struttura delle sue macchine ai Presidi dei fari che amassero di porle in esecuzione. Benché le belle scoperte de' celebri Fisici Ara- go, e Fresncl , e di altri sulla costruzione delle Lucerne a più fiimm», e sulla for- ma dei riverberi , e delle lenti , siano separate dallo scopo principale delle sue ri- cerche, pure possono contribuire a migliorare li suoi m-todi delia Luce intermitten- te. Nella lucerna poc'anzi proposta da Bordier- Marcet fornita di tre riverberi pa- rabolici, si osserva che avanti, e dopo la visione del fuoco vivo avvi vtn fuoio pal- lido crescente , e decrescente , nou potendo V erclisse immediatamente succedere al fuoco vivo, e viceversa; ciò non avverrebbe facendo uso delle maccbiue d^ lui soprj descritte. 470 NOTIZIE GEOLOGICHE DEL CAV. D. GIUSEPPE MARIA GIOVENE Sulle due Puglie Peucezia e Daunia, e della Provincia • ' DI Principato Citra nel Regno di Napoli ' " ' ■ IN CONTINUAZIONE DELLE NOTIZIE Geologiche e Meteorologiche della Jatiria \ IRSERITE NEL TOMO XV. DELLA SOCIETÀ ITALIANA nELLE SCIENZE Ricevute adi io. Ottobre 1824. iscrissi già cosi come meglio potei, oppresso quasi dalle cure del mio ministero sacro, alcune Notizie Geologiche e Meteorolo- giche insieme della Provincia di Terra di Otranto, detta an- cora Provincia Salentina ed anche Japigia , nel Regno di Na- poli, le quali dirette al mio fu illustre ed egregio amico e collega Sig. Ab. Amoretti , furono inserite negli atti delia più che illustre Società Italiana delle Scienze residente in Mode- na. E poiché parve a me , se pur non mi fossi ingannato , non essere stato del tutto spiacevole a' dotti Geologi quel mio piccolo lavoro , e trovandomi in parte discaricato delle già dette cure , credetti dovere estendere le mie simili osser- vazioni alle Provincie ancora della Peucezia detta Terra di Barì^ della Daunia detta similmente Capitanata^ e finalmen- te degV Irpini che appellasi Principato Ulteriore; Provincie queste che in continuazione della Salentina succedonsi l' una all'altra da Oriente in Occidente, e dall'ultimo calcagno dell' Italia fino alla Provincia di Napoli. Di tali osservazioni appunto vengo a dar conto in questa Memoria, che oltre al piacere che io provo nell' intrattenermi su cose patrie , mi lu- singo non poter dispiacere al Pubblico coli' aggiungervi le notizie di altre tre Provincie del Regno di Napoli. E per ve- rità le Piegioni Orientali del nominato Regno non offrono grandiosi oggetti al Geologo: e perchè poste nel finimondo o Del Cav. D. Giuseppe Maria Giovene 477 non sono state giammai visitate da' Naturalisti, o visitate al più fuggendo e dalle vetture soltanto guardando ciò che a' loro occhi si offriva , tanto piìi ò creduto che potessero ecci- tare un qualche interesse . È ben vero per altro che io più particolarmente dirò delle materie di terza formazione , che sovrastano al suolo più antico delle nominate Provincie , e la- scerò da parte quasicchè del tutto le notizie meteorologiche , di che bastantemente mi trovo aver detto in alcuni miei discorsi Meteorologico-campestri inseriti già lungo tempo addietro tra gli Opuscoli scelti di Milano . Io però estimo che a trattare e descrivere le cose geologiche particolarmente giova più usare un certo metodo ed una certa distribuzione , che non ammassare insieme le notizie ^ ammonticchiandole alla rinfu- sa ; per tal fine comincerò da! dare al leggitore un prospetto generale non meno della Provincia Salentina , che delle altre già d' innanzi mentovate, che non altrimenti potrà di esse aversene una esatta cognizione. s- «• ■ . Sguardo generale sulle nominate Provincie. L'Appennino che parte l'Italia , ed il quale ne costitui- sce come la spina dorsale di essa, scendendo già pel mezzo- giorno si mantiene grandioso e maestoso, e tale ancora lun- go gì' Irpini fino ad una parte della Daunia ; ma quasi che si fosse indebolito mandando rami da una parte pel Contado di Molise e per gli Apruzzi^ e dall'altra per la Calabria, cor- re per il resto della Daunia, e per la Peucezia , e fino all' ultimo capo di Letica fassi umile e basso, sicché appena me- riti il nome di catena di monti , che anzi dirsi dovrebbe piut- tosto catena di colline. Ora il dorso appunto e le radici di questo basso Appennino formano il suolo e la base di tutte le quatiro Provincie, comprendendovi ancora la Salentina. È però da farsi alcuna eccezione per due punti 1' uno 4"f^ Notizie Geologiche ec. nella Dauuia, 1' altro iiegl' Irpini. Nel confine della prima che attacca colla Lucania sorge il Vulture, che Orazio chiamò Pugliese , il quale fu evidentemente Vulcano una voha arden- te , oggi estinto. Il suolo però che lo circonda , sebbene non di molto esteso perimetro è Vulcanico . Di questo monte ne diede già una descrizione il fu Sig. Ab. Tata, la quale die- de occasione al Ch. Sig. Ab. Minervmo di spargere infini- te erudizieni sul conto della etimologia del nome Vulture , unendo ad estese osservazioni archeologiche anche le fisiche di queste Regioni del Regno Napoletano {a) . Più esatta de- scrizione poi ne fu data dal nostro Chiarissimo Sig. Melogra- ni, la quale è messa dentro il suo Manuale Geologico. L'altro punto j che ò detto essere negl' Irpini , è là do- ve sorge la Montagna chiamata volgarmente la Serra, ed ap- punto nelle vicinanze dell' antica Eclano. Colà il suolo è pri- miiivo, ed il granito alza le sue creste^ del che distesamen- te dirò appresso. E ciò basta aver detto della base su cui giacciono le nominate Provincie j e su della quale sono spar- se le materie terziarie, che in appresso andrò divisando. In- tanto passo ad esporre un prospetto più minuto delle già det- te Provincie. Sarà forse dispiacevole intanto , che io abbia a prendere un cammino inverso , poiché si sarebbe potuto esigere che (a) Non sarà forse dispiacevole agli eruditi che io qui faccia di emendare uno sbaglio sul conto del famoso ven- to, che nubes pulveris vehìt n.;lla no- «tra Puglia, ed il quale fi=ce perdere ai Romani la famosa battaglia di Canne. È espresso dagli Storici che quel ven- to fatale fosse stato il Volturno; ma non si è posto mente alla espressione di Li- vio che non dice semplicemente il Vol- turno, ma quello bensì, quem incolae regionìs volturnum appellant. Non fu dunque il Volturno preso nel suo sen- so usato generalmente , ma il vento così chiamato da' Pugliesi, cnraeccbè soffias- se dal Vulture. Questo e il S. O. es- sendo per la posizione di Canne a tal vento il Volture, ed appunto Ila im- mensa polvere , e che in està è di un caldo ed asciuttore soffocante, e d' in- verno freddissimo. Giova anche aggiun- gere tutti i temporali , che sorgono dal- la ragione del Vulture essere per la Pu- glia fatali. Del Cav. D. Giuseppe Maria Giovene 479 piuttosto avessi incominciato dalle vicinanze della Provincia di Napoli per quindi discendere alle Provincie menzionate, che cosa più comoda forse sarebbe stata per i viaggiatori , che uscendo da Napoli venissero a visitare questa regione . Ma poiché io già scrissi delia Provincia Salentina, e questa mia Memoria non è che una continuazione del già scritto , 1' or- dine vuole che io dica primieramente della Puglia Peucezia, la quale à molta somiglianza ed analogia con quella^ e quin- di della Puglia Daunia, per finalmente arrestarmi negl' Irpini. Ho detto esservi analogia e somiglianza fra le due Provin- cie Salentina e Peucezia , e cosi è in fatti. Giacciono queste egualmente sul dorso e le pendici e radici dell' Appennino ^ la catena del quale corre bassissima per esse , e sebbene in alcuni luoghi sorga più alta, presto però di nuovo si abbas- sa , ed in alcune parti quasicchè scomparisce del tutto. 11 calcareo Appennino stratificato adunque forma la base di que- ste due Provincie {[>) base nella quale si osservano ^ massima- mente nella Peucezia , frequenti sfondamenti e caverne e grot- te posteriori certamente alle materie terziarie , le quali ulti- me , presso a poco della stessa natura ampiamente sovrastano al suolo Appennino , non però talmente che questo ne resti intieramante coperto; che anzi spesso spesso e per lunghi e (b) Merita forse attenzione che men- tre su tut'io il lido che corie dal Ca- po di Leuca fino al Gargano , non si osserva pietra o sassolino primitivo o vulcanico, se non fosse erratico; in un non grandissimo seno di mare denomi- nato la Cala di S. Giacomo ad un mi-' glie dalla mia patria Molfetta , trovasi rigettata e si rigetta tuttavia dal ma- re copia ben grande di grossi pezzi di granito, di porfido, dischisto rciciceo, ed altrettali materie, e che àtino tutto l'as- petto di aver sofferto 1' azione del fuo- Tomo XIX. co; e non questi pezzi soltanto, ma an- che di scorie e lave vulcaniche. La sor- presa cresce , dacché detti pezzi poco viaggio devono aver fatto , perchè di poco, anzi pochissimo rotondati. 11 leg- gitore ne tiri la conseguenza. Non mi parrebbe verisimile il far viaggiare quei pezzi con tanto poco loro dispendio dal- la Pelagosa, Uola posta nel bel mezzo del golfo Adriatico , che è pur vulca- iiira per testimonianza dell' avvedutis- simo Ab. Fortis che vi si avvicinò per osservarla. Ppp 48o Notizie Geologiche ec. spaziosi tratti vien fitora allo scoperto . E non voglio lasciar di notare le. già dette materie terziarie essere di maggiore profondità nel cuore della Provincia Salentina che non nella Peucezia, fatta però eccezione dell' ultimo Capo di Leiica , che è assai elevato sul livello del mare , e dove di materie terziarie ve ne anno ben poche . Neppure è da trasandarsi 1' osservazione, che per le più volte nominate Provincie non corre fiumicello o rivo che sia , non meritando altro nome che di ruscello 1' Idro , che dopo un pajo di miglia di corso va a finire nel mare sotto le mura di Otranto . Per lo con- trario sono dappertutto e larghi e profondi i burroni e gli alvei scavati da' torrenti , la qual cosa dimostra apertamente che dovea un tempo cadere su queste Provincie copia d' ac- qua assai maggiore che oggi non cade. Tutt' altro è della Puglia Daunia che per il suo grande ed esteso bacino vi corrono e V Ofanto , e la Carapella , ed il Cervaro , ed il Candelaro , fiumi questi se non di grandi acque j almeno perenni, e quali possono essere in una peni- sola ristretta, qual' è in tal sito l'Italia. Per altro 1' Ofanto , chiamato già da Orazio una volta coli' aggiunta di Acer ed un'altra volta con quello di Tauriformis ^ e finalmente anco- ra longe sonans , dovea essere fino ne' tempi suoi qualche co- sa dippiù che oggi non è; siccome ancora il Cervaro da Pli- nio è detto navigabile. Senza di che gli antichi ci dicono di varii fiumicelli che vi erano in tale regione , ed i quali oggi non si riconoscono per nulla , la qual cosa anche conferma la ([uantità delle pioggie essersi di molto diminuita, come di sopra abbiamo detto. Intanio un viaggiatore che dalla Peuce- zia voglia passare alla Daunia, prima ancora di giungere all' Ofanto , si deve accorgere benissimo 1' indole del terreno cambiarsi. Non è già che il sottoposto suolo non sia il soli- to calcareo Appennino^ come già innanzi ò detto, che già si fa vedere alla scoperta in alcuni pochi luoghi , e del quale sono formati i colli, ed ancora i monti di quella pane di Provincia , che chiamasi montuosa ; ma si osservano le mate- Del Cav. D. Giuseppe Maria Giovene 4^1 rie terziarie cambiar d' indole come appresso dirò . E poiché sono a dire della Daunia , conviene che io dica qualche cosa del monte Gargano, che, se ebbe nome nell'antichità, ne' tempi di mezzo lo ebbe ancora maggiore e nel religioso e nel politico, che fu per cosi dire il primo anello della catena de- gli avvenimenti che finirono colla fondazione del Regno di Napoli. Il Gargano adunque che forma come lo Sperone del grande stivale dell'Italia, e che prolungandosi assai avanti nel mare forma un promontorio, onde di esso disse Lucano. „ Apulus Adriacas exit Garganus in undas „ Il Gargano, dissi, è un ramo ed un prolungamento dell'Ap- pennino , e del tutto ad esso simile, calcareo, cioè stratifica- to, se non che sembra isolato e quasicchè dal tronco Appen- nino del tutto staccato. Tutto però annunzia che possa esse- re stato una volta soggetto ad un dirupamento dalla parte che riguarda il mezzogiorno, ossia il golfo di Manfredonia. Da questa parte ancora la salita è ripida e scoscesa , e non vi corrono acque , dovecchè dalla parte che riguarda set- tentrione , si china dolcemente fino al mare , scaricando da questa via le sue acque (e). Ho detto bacino della Puglia Daunia , ed ò detto ancora parte di essa montuosa. Cosi è veramente che la parte piana di tal Provincia , che chiamasi ancora il Tavoliere dì Puglia à forma come di bacino, ed in alcuni siti inferiore al livello del mare a tale, che lungo la spiaggia marittima è ripiena di laghi ed acque stagnanti \ dal che lassi che 1' aria non ne sia molto salutevole. Siccome poi si va innanzi verso il tron- co degli Appennini, cosi si vanno alzando i colli, e quindi (e) Per (lire qualche cosa che alla meteorologia appartenga, noto il Gar- gano essere nelle sue diverse apparen- ze come il barometro de' marinari Pu- gliesi, dal suo tarlo aeppptto prunosticn n- dosi i venti e le meteore da aspettar- si. È questo monte ancora il Canale di comunicazione tra gli Appennini ed i munti della Dalmazia, che le nubi de- gli Appennini per questo monte appun- to fanno viaggio per la Dalmazia e per i monti di essa. 43ri Notizie Geologiche ec. i monti Appennini stessi. Spetta alla Daunia nella maggior parte il gran Vallone di Bovino , nel fondo del quale gira e si raggira il Cervaro , e così si raggira la tortuosa strada Re- gia , che corre per la schiena de' monti , e così come il fiu- me seguendo gli angoli salienti e rientranti di quelli. Entrato però che siasi nella Provincia Irpina un qualche cambiamento vi si riconosce nell' indole e natura delle terre e de' terreni 3 cambiamento che diviene più sensibile quando si giunga in Ariano. Non già che il sottoposto suolo si cam- bii^ che prosiegue sempre l'Appennino calcareo stratificato, ma candjiansi le materie sottoposte . Qui è però il luogo di dire alcune cose del monte cosi detto Camporeale , che il va- lente Sig. Brocchi dovette forse scambiare in Montereale . È questo monte posto ne' confini orientali degl'Irpini, ed è il punto in cui gli Appennini sembrano torcere direzione. Sulla cima di questo monte, che non è già poi altissimo nell'attua- le stato , mi venne di osservare che il terreno lavorativo gri- gio nella superficie faceasi di un nero perfetto , solcato che fosse frescamente dall' aratro; e però mi diedi premura di raccogliere alcuni pezzi , che erano consistenti , da luogo do. ve r aratro non avea già messo il suo ferro. Parve a me a primo aspetto che potessero quei pezzi essere un carbon fos- sile, o almeno un impasto di teria e bitume. Ma poicfiè gli esaminai attentamente ^ e ne feci saggio ^ ritirato che fui in casa, trovai essere un impasto di aigilla e cenere vulcanica, dissimile però del tutto dalla notissima cenere del Vesuvio. Giudicai pertanto esservi stata molto anticamente gettata co- là da qualche eruzione del Vulture, che non gli è molto lontano. Soggiungo che alcuni di tai pezzi, lasciati cosi a lo- ro stessi, a capo di qualche tempo fiorirono in zolfo giallo- gnolo, ed in solfato di allumina. Sorge Ariano quasicchè nel centro degli Appennini su di un monie alto sul livello del mare per tese 446- siccome dal- le osservazioni Barometriche e Termometriche mie e dell' ot- timo fu mio amico D. Giovanni Zerella di quella Città, con- ..-■Del Cav. D. Giuseppe Makia Giovene 4^3 tinuate per più anni, fassi cliiaro; ed è questo il punto in cui vcdesi tutto cambiar di aspetto anche nella cultura , e nelle erbe, e fruttici spontanei che vegetano lungo le vie. A lato di Ariano ed al mezzogiorno di essa è posta la famo- sa ì alle di Ansanto ed il lago Mofetico , la qual sembra essere 1' anello intermedio che congiunge insieme il Vulture estinto, ed il Vesuvio ardente , e di cui dirò più distesamen- te in appresso. Al di là di Ariano tutto maggiormente cam- biasi , ed il suolo da secondario Appennino fassi primario , mostrandosi quest'ultimo allo scoperto, non però per molta estensione , che inabbissandosi di nuovo si mostra il calca- reo 5 a cui sovrastano materie Vulcaniche , le quali vanno sem- pre più crescendo come il viaggiatore più si accosta a Napo- li. E ciò basti aver detto in generale, e come in prepara- zione di quello che anderò discorrendo. S- a- Specificazione delle varie materie terziarie , che si rinvengono nelle dette Provincie. Comecché mio particolare intendimento sia far conosce- re specialmente le materie di terza origine, che cuoprono il suolo delle noininate Provincie , sembrami necessario classifi- care tali materie , e dirne di esse la natura e i' indole , per indi passare a dire della giacitura. Tufi di varie maniere, marne argillose , sabbie di varie sorte e ghiare, e croste così dette , e ciottoli rotolati sono appunto i materiali terziarii sparsi qua e là nelle già dette Provincie. E certamente non è a dubitarsi essere tali materie di differente origine dalle se- condarie , e posteriori al sottoposto calcareo, ovvero primiti- vo che sia , e di essere quelle state gettate , e depositate per alluvione qualunque che si fosse , del che dirò appresso. In- tanto passo a dire di ciascuna di tali materie in paiticolare, e primieramente delle Varie maniere di tufi sparsi largaixien- 484 Notizie Geologiche ec. te , e quasicchè esclusivamente sulle altre due per le Provin- cie Salentina e Peucezia. Non istarò qui però a dire molte cose di questa specie di tufo conosciuto sotto il nome di pietra Leccese, poiché bastantemente ne scrissi io nella citata mia Memoria episto- lare , e ne scrisse ancora il dotto ed illustre Sig. Conte Mi- lano , il quale nell' operetta intitolata „ Cenni geologici sul- la Provincia di Terra di Otranto ,, ne pubblicò l'analisi fat- ta di un tale tufo dal fu nostro D. Michele Ferrara , e la qua- le mi piace qui riportare , ed è la seguente Calce 64 Magnesia .... 06 Allumina . ,j, o-Hao 04 Silice 14 Gas acido caibonico la ■/:■.-; -.il ."^ U 100. " ' • - Le altre due maniere di tufo :, de' quali una nominasi semplicemente tufo, e l'altra tufo carpore ^ non cosi sono compatte e strette, come è il Leccese, ma bensì friabili e buccherati più o meno , e composti interamente di ghiara , di sabbia T una , e l'altra nella massima parte calcare, e di rottami di conchiglie marine , e di altri prodotti del mare, e differiscono tra loro cosi che il primo è pilli friabile e polve- roso, ed il glutine che ne lega le parti è meno forte , laddo- ve il secondo è meno friabile , ed il glutine che ne lega i componenti è più forte. E 1' una e 1' altra maniera però ser- ve benissimo ad uso di fabbrica, sebbene non regga ad esse- re lavorata cosi finamente, come fassi del Leccese: Ora que- ste due maniere di tufi , e più assai la prima , inondano , per così esprimermi, le dette due Provincie Salentina e Feu- cez,ia , e ne cuoprono il suolo calcareo stratificato, il quale non ostante si mostra all' aperto in varii luoghi , di a varie estensioni, molto più però nel Capo di Leuca e nella Peuce- Del Cav. D. Giuseppe Maria Giovene ' 4^5 zia , dal che è avvenuto , che quest' ultima avesse nome di Puglia pietrosa. Non voglio però lasciar di notare tutte que- ste maniere di tufi, compreso ancora il Leccese, ))er verun conto essere stratificati; checché altri ne possa pensare , che non è già da far caso di particolari circostanze di qualche luogo isolato , che possano dare apparenze di strati. Una maniera ancora di tufi) potrebbe dirsi quello che incomincia a farsi vedere nelle vicinanze di Trani , e che spesso è ondulato . E questo composto come di piccole pal- lottoline calcareo-argìllose^ e di ghiara calcarea, e pressoc- chè senza glutine che ne leghi i componenti , onde avviene, che non possa servire affatto per uso di fabbrica, e finalmen- te è da notarsi ancora niun vestigio apparire in questo tufo di tritumi marini . Quindi a buona ragione può dirsi tufo di passaggio , o come si ama dire di transizione del tufo alla crosta. Di tale crosta , che è sparsa per tutta la Daunia piana, ne fece menzione il Chiarissimo P. D. Matteo Tondi ne' suoi =i Elementi di Orittognosia = dicendo quella trovarsi in ban- chi ne' terreni di alluvione;, e quella che trovasi nella Dau- nia essere simile a quella che rinviensi a Drehtza Drag in Boeima, ed a Transtadt nella Turingia. E non impropriamen- te gli è stato dato il nome di crosta , che già essa è com- posta come di altrettante croste V una all' altra soprapposte , ed è poi essa stessa , come una crosta , che veste e cuopre il sottoposto suolo, ed è dessa appunto che rende molti luo- ghi di quella Provincia infertili, comecché da pochissima ter- ra vegetabile sia coperta. Sarebbe forse da farsene come un fascio e della marna e del limo, e della ghiara, e della sabbia; che dove più, do- ve meno trovatisi miste insieme , e talvolta isolate , come in qualche luogo ancora con squamette di mica, e porzione an- cora di silice con ossido di ferro . Non è da potersene dir molto , che ogn" uno intende ciò che si voglia dire. Queste tali materie si trovano ancora uidulanti negli strati seconda- 486 Notizie Geologiche ec. rJi , e certamente là portate per infiltrazione nelle fenditure perpendicolari di delti strati . E per ciò che è della Marna io proseguirò a chiamarla così, come il Chiariss. Sig. Brocchi la chiama, quantunque creda dover aggiungere argillosa, poi- ché infatti nella più che massima parte è argilla: de' ciottoli rotolati poi non occorre dirne, giacché se ne tratterà in pro- sieguo, anticipando qui soltanto, che di tali materiali ne so- no pressocchè sprovvedute del tutto le due Provincie Salenti- iia e Peucezia , se non fosse in qualche piccolo ristrettissimo luogo: Ora passo a dire r>\u> OiCome le già descritte materie siano disseminate 1::^ i-ì-t nelle quattro anzidette Provincie. vWri c\^\^ lab ono Dal Promontorio di Leiica ^ ossia Salentino, fino ai con- fini della Daunia , cioè fino quasi alle ripe dell' Ofanto tufi ed eternamente tufi di ambe le maniere di sopra descritte sono dappertutto sparsi, e per una buona metà corrono il suolo secondario che vi giace al disotto , e tufi tutti ripieni più o meno di conchiglie , ed altri prodotti marini di marna argillacea se ne incontra ben pocha , ed in mucchi o banchi separati , ed isolati con conchiglie marine ancora , come in Acquaviva^ dove ve n' é sepolta una grandissima quantità. Arena e sabbia appena se ne vede , come appena e non an- che appena pietre rotolate. Nella Daunia poi per il contrario non quasi affatto tufi delle maniere di sopra indicate, ma dappertutto crosta^ o marna argillosa compatta e tenace : ciottoli rotolati calcarei vi sono in grandissima quantità, e quasicchè daperiutto ove non vi è crosta. 11 monticello^ a cagion di esempio, su di cui siede l'antica Luceria , famosa nell'antichità^ prima per es- sere stata città autonoma , e poi per essere stato il primo luogo dove abbandonando Roma a Cesare si ritirò Pompeo; è formata di tali ciottoli appunto , e di marna argillosa, e di Del Cav. D. Giuseppe Maria Giovene 4'J7 alfre tali materie confusamente ammassate. Monte Calvello similmente, che è per oito miglia al S. O. di Foggia, e che è una collina molto ben grande e sjiaziosa , non è che un ammasso di ciottoli roiolati misti a ghiara , ed a sabbia cal- carea tinta di ossido di t'erro. Vi esistono ancora nelle vici- nanze degli ahi Appennini colli della solita marna argillosa più o meno mista a sabbione, come è appunto il colle della Castelluccia, ed in qualche altro colle, in mezzo alla solita marna si trovano de' globi di pirite marziale cristallizzata. Seb- bene però in (juesta Provincia rari e più che raii appariscono i prodotti marini , e non ceitamente nella crosta , e non nella marna argillosa, non è già poi che non vi esistono del tutto. Sono questi a molla profondità , e scavandosi dei pozzi profondi è avvenuto di trovarsi e ciottoli, ed arene marine , e conchi- glie marine , siccome mi assiemò il fu diligentissimo osserva- tole , e mio amicissimo Sig. Arcidiacono de Lucretiis di San- severo. Nel colle poi su cui è posta la cosi chiamata Serra Capriola, il quale può considerarsi come uno degli anelli che legano il Gargano al tronco degli Appennini , si rinvengono bellissime pinne e talune conservate a segno di ritenere il bel colore scambiante di argento. Queste sono prese in una massa che a primo aspetto sembra come una lina sabbia con particelle di mica, ma che da me esaminate si trovò argilla, non però tenace ed untuosa con squamette di mica , come ò detto, e con poco sabbione siliceo. Per la parte montuosa poi di essa Daunia , vi è poco da dire, appartenendo (|uei monti alla catrna Appennina , fatta però eccezione di quei monti o colli , che vogliansi nominare, li quali s' incontrano all'avvicinarsi di quella catena, ed i quali sono terziarii , che sarebbe cosa lunga andarli noverando uno per uno. Subito però che si entra nella Provincia degl' Iipini, os- sia del Principato ulteriore, lo stato delle cose si cambia: Ariano che è posto quasicchè nel mezzo degli Appennini, siede su di un alto monte formato da una specie di tufo tut- to differente da quelli già di sopra descritti , ma che però Tomo XIX. Q q •! 480 Notizie Geologiche ec. ne à la consistenza, onde è che si adatta ad uso di fabbrica. Un tale tufo è giallognolo, ed è composto di sabbia silicea ed argilla con alcune sqnaiuette di mica , e tali materie le- gate da un glutine calcareo. Vi si trova qualche rara conchi- glia terrestre o di acque dolci , e tutto annunzia avere la sua origine da acque fluviali. E siccome quel monte nella sua fi- gura si avvicina a (juella di un cono , cosi giacciono intorno ad esso molte colline^ quasicchè coniche e tondeggianti, e tutte formate di ciottoli rotolati , li quali qua e là ancora si trovano in masse disperse , ed agglutinati da argilla marnosa, da .sabbia e da molto ossido di ferro. Non lungi da Ariano è posta la famosa valle di Ansan- to , descritta con bel colorito da Virgilio. Che se da lui di- cesi messa Italiae in medio , ciò forse à più del fisico che del poetico {d). Io non istarò qui a descrivere una tal valle ed il lago mofetico, ed il paese che vi è d' intorno , poiché ciò fece già il sommo naturalista, e mio più che amicissimo fu Ab. Fortis. Dalla di lui Memoria su tale oggetto che trovasi inse- rita nel tomo secondo de' saggi scientifici e letterarii dell'Ac- cademia di Padova, mi contenterò soltanto estrarre alcune poche notizie conficenti al mio assunto. Egli dunque assicu- ra = Sulla riva di un burrone scavato dalle acque avervi ri- conosciuto uno spaccato di stratificazioni arenose , argil- , lose di color cenerognolo, se asciutte siano, e di piombato se bagnato dalle pioggie; (e) quindi soggiunge „ codeste J5 55 ((f) Intendendosi, come va intesa Iti- lia per la p.irte Cistiberina , la Valle di Ansante si trova appunto essere nel m'-zzo dell'Italia. È in quelle vicinan- ze appunto rhc l'Appennino manda ra- mi alla Caldbria, ed al contado di Mo- lise , onde tanto più dirsi può punto centrale. Non posso intanto resistere al- la tentazione di riportare i bei versi di quel divino Poeta. E$t locu» Italiae in medio £iib montibus altit Nobili»^ et fama multis memoratus in oris, Amsancti vallis Densis hunc froiidibus atrum Urget utrinque latus nemorifl, medioque fragosa* Dat 6onitum saxis, et torto vertice torrens. Hic specus horrendum, et saevi cpiracula ditìc MonBtrantur, raj.toque ingens Acheronte vorago Peitiferas aperit fauce». . . . (e) É questa per quanto sembra la marna del Ch. Sig. Brocchi , e forse va meglio assegnargli il color piombato, cht Del Cav. D. Giuseppe Maria Giovene 4^9 stratificazioni sono alterate con letti di pietra calcarea del tutto simile a quella che i Toscani chiamano marmo paesa- no „ finalmente poi aggiunge „ nel 1782. dall'imo fondo del lago r indiavolato vapore cacciò fuori a più che cento „ cinquanta piedi di altezza pezzi di tufo, e di vera lava. Io „ ne ò veduto in casa del prelodato amico ( Sig. Arciprete San- ,, toli fu mio amicissimo ancora). Quelle lave appartengono „ certamente a conflagrazioni profondamente sepolte non so- „ lo sotto agli smaltamenti occidentali di balze e ripe , ma „ sotto le radici degli alti colli di quei contorni, dove alla ,^ superficie nemmeno un sasso Vulcanico si trova. Le radici „ poi di quei colli o pietrose o galestrine che sieno , anno „ manifesta origine dalle deposizioni dell' antico mare. = Fu certamente grave danno che un sì illustre naturalista così come pure altri insigni naturalisti àn fatto j tirato dalla fama della famosa mofeta , si fosse ristretto a dire soltanto di quel- la, senza fermarsi molto nelle adiacenze ^ e nei contorni del- la medesima. Egli si contentò di dire soltanto che a Montec- chioj poco lungi dal lago, scaturiscono acque che conducono petrolio , e che nel Tenere di Frigento , di Grotta-minarda , di Monte-mileto , e di altri luoghi situati sulla medesima li- nea subappennina sono copiosamente sparse le moje e pozzi da sale. Se egli avesse fatto cerchio più ampio alle sue ri- cerche avrebbe trovato non a quei luoghi soltanto da lui no- minati ^ ma per quasicchè tutta la Provincia Irpina sparse, e non il turchiniccio, «d ancora surebbe stato più conveniente chiarnarlj argil- la che non marna, che in molti luoghi è assai piccola la dose di terra calca- rea. E qui ancora debbo esprimere il mio dispiacere di non aver potuto leg- gere le osservazioni del Sig. Brocihi , che anche visitò quedta famosa valle , le quali osservazioni inserite si trovano nel tomo XVIII. della Biblioteca Italia- na. Da quanto però ne rapporta un anonimo scrittore in una descrizione del Principato ulteriore , sembra che opinando esso Sig. Brocchi quel lago mofftico provanire dalla decomposizio- ne di una gran massa di piriti colà na- scoste, non abbia avuto presenti le bel- le osservazioni dell' Illustre Ab. Fortis contenute nella Memoria citata. 49<^ Notizie Geologiche ec. non solamente le moje e pozzi da sale, ma ancora e gessi e zolfi ed altre simili cose. Più ancora avrebbe riconosciuto il monte detto la Serra essere di formazione primitiva, mostran- dosi le creste di bellissimo granito; ed avrebbe ritrovata an- cora la Paleopetra del Gel. Sig. De Saussure e nella sua pro- pria giacitura, e dove ancora rotte e quindi legate da spato calcareo, e non solamente moje avrebbe trovato, ma anche del sale cristallizzato, ed il perpetuo suo compagno, voglio dire, il solfato di calce, ossia gesso. Anni addietro dal valen- te Professore di medleiiia Sig Zerella innanzi pria lodato mi furono rimessi esemplali di tal gesso con zolfo giallo ben cri- stallizzato ne' vuoti di esso. In quei contorni tutto annunzia disfacimento, e ricomposizione. Io mi trovo possedere una pic- cola collezione di pietre di quei luoghi , in parte da me raccol- te, ed in parte a me piocurate dallo zelo efficace per le scien- ze dell' Illustre Signor Conte di Montaperto D. Gennaro dì Tocco, ma non tale però che io possa distendere una buona ed esatta litologia. E pi^^tra-rene vi sono e con vene di spa- to calcareo, e breccie calcaree, e marmi de' quali alcuni an- no apparenza di primitivi, e gessi ancora stalattitici, e pu- dinghi , ed altre simili pietre, siccome ancora pezzi di quar- zo , e di pietro-selce , che lungo sarebbe descriverle minu- tamente . Voglio ])erò dire qualche cosa di alcuni pezzi che per la loro singolarità lo meritano. Una è un sasso risultante da pezzi di steatite verde, di quarzo di feld-spato , e di pez- zi angolosi di una pietra calcarea di color rosso, il tutto le- gato da spato calcareo. L' abia di cui dirò, fu sul luogo da me raccolta, e la quale per altro io credo avventizia. Questa è di color nerastro, e come corrosa e screpolata nella super- ficie esterna , ma per tutti i seni intersecata da laminette di bellissima agata. Rotta una tal pietra comparve nella rottura luccicante di bei cristalletti. Messone un pezzo nell' acido-nitri- co disparvero comeccliè spatoso-calcarei quei tali cristalletti formati certamente per ii filtrazione , rimanendo come una massa spugnosa che tanto più facea distiirguere le lamine di Del Gav. D. Giuseppe Maria Giovene 49' agata di sopra già dette. Non esitai punto perciò a crederla una massa di cenere vulcanica silicea e con abbondanza di ferro, in mezzo alla quale in istato ancora molle si fossero per affinità cbimica formate quelle tali lamiuette di agata. Per non allungare di soverchio questa Memoiia , lascio dal fare riflessione su tale oggetto, e passo a dire sul rimanente della Provincia. Ai di là della Serra ritrovasi un'altra specie di tufo ^ il quale può dirsi ancora come di passaggio , ossia di transizio- ne del tufo di Ariano già descritto al tufo vulcanico de' con- torni di Napoli j il quale anche prima di giungere ad A\elli- no incomincia a farsi conoscere. ; . , :, S- 4- . • • • Osservazioni particolari. i Ho detto li tufi ed alcuni banchi ancora di marna argil- losa delle due proviiicie Salentina e Peucezia essere pieni zeppi di conchiglie inarine , a differenza delle altre due Pro- vincie. Ora giova dire dello stato diverso, nel quale le già dette conchiglie marine si trovano. Non è già da dire della enorme differenza che passa tra lo stato delle conchiglie ed altri prodotti marini che rinvengonsi tra noi negli strati se- condarii , e quello in cui sono gli stessi prodotti nelle mate- rie terziarie. Ogni occhio per poco avezzo ancora a simili os- servazioni si avvede, ed ogni minima riflessione fa certo del- la differente origine delle materie secondarie dalle terziarie. Lasciando stare da parte il non mai ritrovarsi prese ne' terre- ni terziarii le conchiglie perfettamente impietrite, e talora spatizate, come ne' secondarli si ravvisano, ed altre differenze ancora, intendo solamente dire del vario stato di esse nelle varie materie terziarie. Così le conchiglie che racchiudonsi nella già detta pietra Leccese si trovano quasicchè belle ed intere, e talora coi loro proprii colori naturali , ancorché fos- 492. Notizie Geologiche ec. sero di guscio tenero e delicato . Belle ed intere ancora tro- vansi nella marna grigia argillacea, come a cagion di esempio in Acquaviva nella Peucezia^ e come sopra ò detto le pinne ancora trovansi vicino al Gargano in quel monticello^, ove siede Serra Capriola ben conservate. Pel contrario rotti, fra- cassati ^ sminuzzati e polverizzati trovansi i gusci delle con- chiglie nelle due maniere di tufi d'innanzi descritte. Vi è dippiù ancora che per la massima parte, non le conchiglie rinvengonsi , ma piuttosto i noccioli di esse formate dalla ma- teria tufacea modellata nell' interno. Ciò però va inteso del- le conchiglie a guscio non molto saldo e resistente , che le ostriche a cagion di esempio si trovano salve se non che lisciate ne' margini, e nella crosta esteriore j, onde vien di credere essere state rotolate . E debbo aggiungere quei tali noccioli avere spesse volte I' impronto in concavo di serpo- le , che doveano essere attaccate all'interno delle conchiglie, sicché non conchiglie vive siano entrate a far parte di quei tufi , ma sì bene morte da qualche tempo , onde le serpole aveano potuto annidarsi. • Fa meraviglia ancora Tosseivare non litofiti , non zoofiti rinvenirsi né nella pietra Leccese , né nelle altre maniere di tufi , o altre materie terziarie per le Provincie Salentina e Feucezia. Io ne eccettuo soltanto un luogo di piccola esten- sione nelle vicinanze di Bisceglie , dove vidi non molto lon- tano dal lido del mare una spezie di tufo arenoso e pieno zeppo di sottili madrepore , le quali non potei giammai stac- care dalla massa, che subito cadevano in polvere. Tutto quan- to finora ò detto esclude onninamente l' idea di essere state queste regioni sotto un mare permanente , ed essere i tufi deposizioni di questo mare. Ora altra osservazione mi viene di qui notare , e questa è, che facendosi comparazione fra le differenti materie ter- ziarie, che sono sparse in differenti punti delle due Pro- vincie di Bari e di Otranto, ed i varii fondi del mare a que' punti corrispondenti, si trova una certa analogia, e somiglian- Del Cav. D. Giuseppe Maria Giovene 49^ za. Che se si avesse una storia del mare Cionìo^ e se la morte non avesse mietuto ancor verdi il celebre Donati , e quindi poi il eh. Ab. Olivi, si avrebbe confermata una tale analogia, che certamente leggendo le loro scrittiu'e non può Tarsi di non riconoscerla. E di quanto ò detto lasciando stare i dentali, e gli operculi di Nerite che in abbondanza trovansi non lun- gi da Manduria nella Terra di Otranto, potrebbe essere pruova ancora l'immenso banco di Ostriche , che si vede ne' contorni di Torre S. Susanna posta quasi nel mezzo dell' Istmo tra Ta- ranto e Brindisi nella Provincia Salentina , banco, che à una periferia di molte miglia , e che giunge fino a Manduria . benché qua e là interrotto dal sottoposto calcareo appena che si mostra allo scoverto. Chi non vorrà credere dal golfo di Taranto, dove tal genere di conchiglie massimamente abbon- da, essere state colà trasportate? Degna cosa ancora è notarsi , che in quella maniera par- ticolare di tute, chiamato /'/e^/YZ Leccese trovansi , e frequen- ti se non intieri scheletri , brani però frequenti di pesci car- tilaginosi , e quello che è più, corni ancora di animali lanu- ti , mentre negli altri tufi niente si trova di simile. Non mai però in quella ò veduto un litofite di qualunque spezie , che fosse. Ma come sperar litofiti da un fondo di mare fan- goso quale per lo appunto è quello , che corrisponde ai letti della pietra Leccese, che pure non è se non fango marino indurato , come già altra volta scrissi ? Finalmente non posso lasciare di notare tutto il suolo, e secondario, e terziario delle Provincie Salentina, Peucezia, e Daunia bassa fino agli Appennini, essere disposto alla nitri- ficazione la Daunia montuosa , e gF Irpini non affatto. CONGETTURE. Sarebbe certamente cosa molta comoda , per ispiegare i depositi marini terziarii delle descritte Provincie l' introdur- re Deum ex machina , che tale pare a me quel soggiorno per- 494 Notizie Geologiche ec. manente del mare su i nostri Continenti^ e quel far passare secoli e poi secoli senza fine per operar che quelli rimanes- sero all' asciutto. Su delle simili cose dicea ecreaiameiite il celebre Dolomieu, che non s'invoca il tempo, se non da chi non concepisce abbastanza le forze della natura, la qua- le in pochi momenti talora fa tanto, quanto per ispiegarne gli effetti si credono essere intervenuti secoli. In tale ipote- si, sostenuta peraltro da sommi uomini, e per i quali io debbo aver rispetto, credo bene esserci intervenuia una cer- ta moda , la quale non tarderà a cadere di uso. Ma checché ne sia delle altre Regioni , che io non sono da tanto di giu- dicare e dirne , per ciò che è delle descritte Provincie, dico essere evidente quelle tali materie terziarie, che le coprono non da un mare permanente essere state lasciate, ma bensì essere state depositate da una convulsione , comunque che fosse originata , la quale mettendo sossopra il mare fino al fondo, abbia obbligato le acque a rovesciarsi violentemente sul Continente, trascinandovi e depositandone le materie de- scritte. Tutti i fatti e le osservazioni di sopra menzionate ci portano a così credere di questi tali rovesciamenti del mare su i Continenti; la storia ancora ce ne somministra degli esem- pii , se non così grandiosi quali dovevano essere in quei tempi antichi, quando ciò avvenne, certamente simili, che oggi la natura è vecchia , e non può fare quelli sforzi che prima facea. Siane esempio un assai fresco avvenimento del i 787 riportato dal Big. Dela-metherie ( Theorie de la Terre Tom. V. e la quale io riferirò colle stesse di lui parole ) :^ Lorsque de la grande eruption • . i , , ■ ., ^ il Si osserva nella boccia, che il Calice è il primo ad es- sere filmiate, ed i petali in principio, o non si vedono o so- no assai piccoli : crescono in seguito ed aprono il calice , il quale per lo più non si aumenta , se non quando deve ser- vire d' involto del frutto o farne parte, come nella Physalis nelle Rose e nelle piante a ovario Ipoginio. Nei fiori che han- no un solo involto o coperta cioè il Perigonio semplice , si vede comparir la boccia ed accrescersi fino all' atto della fio- ritura o Antesi senza che una vera Corolla o involto interno apparisca; come nelle Liliacee , negl' Anemoli, nelle Vitalbe. I Petali sono aggrinzati e pieghettati dentro la boccia del Pa- pavero , del Cappero , del Glaucio e si distendono nella flo- rescenza. .\\: -a ■< n; '■- s^ ■■. ;.■ ■ ' Gli stami sono formati anche prima dei Petali ed han- no i filamenti o brevi o ripiegati; ma le antere sono grandi, non aperte o coperte, e piene di polline. L'allungamento dei Del Sic. Prof. Ottaviano Targio.vi Tozzetti 54 i filamenti in molti fiori è cagione , che gli Stami forzano il carcere petalode e Calicino o Perigonio, ed aprono il fiore per escir fuori a godere della luce e dell'atmosfera, e per effet- tuare la fecondazione; mentre spesso anche il pistillo allun- ga il suo stilo per offrire agli Stami lo Stignia. I calici monosepali sono cilindrici nella boccia o proan- tesi come nelle cariofiUee, come pure molti antodii, quali li ha la Condrilla, il Sonco, la Lattuga, il Tarassaco, molti Hie- raciij la Gorteria; questi si allargano, e si distendono nella fio- ritura o antesi j e si richiudono divenendo piramidato-conici nella sfioritura o apoantesi. Sono globosi o poco mutati nelle Cinarocefale, non sogliono variare nelle raggiate. ' E piccolo ed addossato al petalo il calice nella boccia della Physalis, gonfio ed accresciuto dopo la fioritura per con- tenere il frutto : piraniidato conico accostato al petalo nella l)0C(-ia e neir antesi dei Solani, appressato al frutto dopo la fioritura; chiuso prima e dopo la fioritura nelle Passiflore. Immu- tato e per lo più^ tanto prima che dopo la fioritura, nelle labiate o verticillate j ed è un poco chiuso prima e dopo la fioritura in alcune Salvie. Nei calici con le divisioni fino in fondo sogliono esser queste accostate insieme nella boccia , come nelle Rose, nei Crateghi nel Prunus, nei Ranuncoli. Nei fiori che hanno il calice caduco male si potrebbe rilevarne il carattere se si aspettasse al tempo della fioritu- ra, ma nella boccia si vedrà per esempio^, che quello del Pa- pavero è difillo, in cima bifido^ e quello del Glaucio è difil- lo acuto e contorto. Così nei calici decidui male si distingue- rebbe la differenza della Datura metel , e fastuosa , che gì' hanno cilindrici, dalla datura tatula , e stramoniwn che gì' han- no prismatici, se si aspettasse la sfioritura. Cosi alcuni Hibi- schi perdono il calice esterno dopo la fioritura mentx-e altri lo conservano^, ed in altri, l'interno è piramidato conico con cinque punte nella boccia, e si apre lateralmente nella fiori- tura e cade anche spesso nella sfioritura, come si osserva nell* 5^2, Della necessita* di osservare le piante ec. Hibiscus manioth^ e neW esculentus, mentre persiste e non si apre lateralmente, ina si accresce dopo la fioritura wgW Hi- biscus trionum. In quanto alla corolla nei fiori monopetali è da osserva- re, se il lembo è intero o diviso; poiché tali lembi nel fiore in boccia hanno una varia disposizione, come anche il corpo della corolla stessa. Nelle Campanule per esempio la corolla in boccia è prismatica, e più di tutte nella Campanula spe- culum-i è chiusa a piramide nei Convolvuli , nelle Ipomee ; nella Mirabilis è piramidata o conica ma i lembi sono ripie- gati e aggrinzati in dentro, e le pieghe esterne sono alquan- to in spira; a spira ma solamente addossate una sopra l'altra sono le pieghe della corolla delle Dature : nella fioritura si distendono a tromba o imbuto; e nella sfioritura il lembo si aggiunta irregolarmente, o la chiudono i Sisirinchi nella sfio- ritura; ma nella boccia sono coniche con le lamine imbrica- te. Negli altri fiori monopetali col lembo diviso , la boccia della corolla è piramidata o conica; in alcuni le divisioni so- no piegate indentro, come nel Zilac , nelle cucurbitinee ; ma spesso le predette divisioni del lembo sono imbricate lateral- mente e addossate una sopra 1' altra , come nel Gelsomino , nel Mugherino , negl' Ibischi nelle malvacee nelle contorte , come la Vìnca il Nerio la Plumeria, ed in queste la corolla si stacca senza aggrinzarsi o ripiegarsi dopo la fioritura. Prisma- ta è la corolla della Solandra quando è in boccia; anzi scan- nellata, e di poi clavata; ma nella cima le divisioni del lem- bo sono simetricamente addossate le une alle altre, e sempre le due divisioni intere sono le più esterne, che cuoprono le altre tre crespute, le quali tutte si arricciano in fuori nella sfioritura. È chiuso il Perigonio composto avanti la fioritura nelle Passiflore, e si richiude più fijrtemente dopo la fioritura. Nel- le liliacee di sei divisioni o di sei petali, tre sono per lo più alternativamente maggiori e più esterni , lo che rende pris- mate o trigone ottuse e con tre solchi le bocce, come nell' ' Dei. Sic. Prof. Ottaviano Targioni Tozzetti 543 Hemerocallis , n^W Arri ary Ili s, nel Giglio neW Agave neWAlbuca. Sono addossati lateralmente, e loruiano cono ottuso nella b )C- cia delliride come uvWIride^ nel Croco nel Narciso, e si ri- piegano in dentro, nella sfioritura delle Iridi bardate, della Ferrarla della Tigridia, e dei Sisirinchi, nella Moraea chinensis la corolla o Perigonio semplice è conico nella boccia^ disteso nella fioritura, avvolto a spira nella sfioritura: aggrinzato nel- la boccia del papavero e del cappero: nelle bocce delle Pa- pilionacee il vessillo cuopre tutù gl'altri petali, e nella fio- ritura si alza. I semiflosculi dei fiori raggiati prendono diver- se posizioni, sono eretti prima della fioritura nella Camomil- la, nel Crisantemo, nel Matricale, si distendono nella fioritu- ra e pendono nella notte , e dopo la fioritura. Non mutano positura nel Silfio, neWHelianto., neìWlster; sono volti in su prima, e dopo la fioritura nella Bellide, si accartocciano pri- ma e dopo la fioritura e stanno eretti nell' Arnopogon Dale- champi. Il colore varia tanto nel calice che nella corolla, pri- ma e dopo la fioritura. Il calice o perigonio dell' Hydrangea per alcuni considerato come bractea comparisce prima verde poi bianco, quindi rosso, e finalmente porporino. La corolla della Melissa quando è in boccia è gialla, nella fioritura è bianca; neìV Hibiscus miitabìlis è verdiccia nella boccia, poi bianca nella fioritura e di poi rosea; neìV Hibiscus syriacus la corolla in boccia è rossa, nella fioritura è rossa violetta, e quindi pavonazza. Nella Cobea scandens la corolla in boc- cia è verdastra, nella fioritura bianco -verde poi turchina e pavonazza. Maggiore è l'importanza di osservare gli stami e special- mente le Antere. Ho fatto vedere di sopra, che i filamenti dentro le bocce sono più brevi , o ripiegati , e contorti ; tali per esempio si osservano nell' A^nve , nella quale sono assai brevi e ripiegati due volte -ad angolo a guisa di oncino; quan- do il fiore è in boccia: si allungano ed ;!prono il fiore e se- guitando a crescere , distendono la piega che avevano nell' Tonio XIX. Z z z 544 Della necessita' di osservare le parti ec. antesi e nella sfioritura diventano crespi pendenti e persi- stenti. Quelli della ]Mirabilis sono avvolti in spira nella boc- cia, e distesi e divergenti nella fioritura ; quelli del Cappero e della Filimosa Julibrixin , dei Metrosideri aggrinzati e ser- peggianti nella boccia ^ e distesi nella fioritura; piegati ad angolo nel Pelargonìum tetragonuin ^ e distesi nella fioritura, e inclinati nella sfioritura. Nella Cobea , neWAlsiromeria , in molte Arnarillidi , sono prima distesi e poi volti in alto o all' indietro nella fioritura. Nella Parietaria sono prima avvolti all'Antera e la circondano, e nella fioritura si distendono con forza elastica , e si arricciano indietro. Se si osservano le Antere nella Proantesi o boccia, si ritroveranno assai differenti da quello cbe sono nella fioritura: si vedranno prima solcate bislunghe nell' Agave, poi lunate concave nella fioritura: bislunghe solcate nel Giglio , poi ovate oblonghe; biloculari poi appianate nella Solandra , nelle Da- ture: quadriloculari solcate nel Salcio, poi globose: bilocula- ri nel Susino , poi irregolari : oblonghe nelle Campanule poi arroncigliate ; ovato-compresse nel Calanchoc laciniata , di poi sagittato-ottuse : didime n&W Anemone hepatica, di poi glo- bose: sagittale ottuse nella Yucca, poi piccole globose: a meandro nel Ruscus quando è il fiore in boccia , poi crespe : solcate neir AlnOj poi cuoriformi: laterali e biventri nella Phylliraea , poi biloculari : opposte lunghe e solcate nella Paris quadrifoUa , poi anicciate. Gli stili dei pistilli seguitano per lo più la sorte dei fi- lamenti, come iiaW" Agave , nella JÌIirabilis nel Cappero; nel- le AmarilU , nei Pelargoni ; ma in quanto agli stigmi non so- no essi bene distinguibili per la figura né per le papille del- le quali vanno spesso adorni, né per il colore, se non avan- ti la fioritura: in tale stato sono roridi , o viscosi, vellutati o papillosi, aperti nella Dignonia e nella Martynia ; seguita la fecondazione si serrano nella Bignonia e nella Martynia si anneriscono , e si dissugano , e si alterano nelle altre piante in tal modo , da non si riconoscere per quello che erano avanti. Del Sic Pjjof. Ottaviano Targioni Tozzetti 54-j Indispensabile poi si rende di osservare l'ovario dei fio- ri, e la sua interna struttura, tagliandolo o orizzontalmente o per il lungo nelle legaminose , e siliquose , ad oggetto di rilevare quante divisioni e concamerazioni;, e quanti semi con- tenere dovrebbe il pericarpio. Le LìUacee le Iridi per esempio mostieianno sempre tre cavità, e sei serie di semi: il Pero ^ il Melo il Sorbo ^ cinque cavità con dieci semi, i quali poi non tutti si ritrovano abboniti e maturi nel frutto. Una cavità, e due semi nel rruiius^ ucWAmygdalus^ dei quali uno solo più spesso si trova nel nocciolo del pericarpio. Due ovarii nell' Asclepìas^ ne^'' Apocini ed in tutte le altre contorte, dei qua- li uno solo per lo pallinatura: nelle cucurbitacee si vedrà che hanno 1' ovario tripartito da alcune fibre , che vanno a ter. minare nei semi , i quali poi si trovano sparsi in una gran cavità nel pericarpio. Lo stesso si può dire di tutti gl'ovarii, i quali diventano bacca , e nei quali si possono distinguere più facilmente i tramezzi ed i semi , che nel pericarpio ma- turo. Questa osservazione dell' ovario ci porterà ad avere qual- che idea, se non altro delle divisioni del pericarpio in quel- le piante esotiche , che mai o di rado conducono a perfetta maturità il frutto nei Giardini Botanici, onde poterle più si- curamente determinare. I pericarpii ed i semi danno forse più d' ogni altra par- te della fruttificazione, dei caratteri sicuri per distinguere i generi. I semi dei Dolichi per esempio si distinguono dai fa- gioli per l'Ilo, che hanno più grande; ed i fagioli per le pro- minenze o glandulette situate vicino all'Ilo, osservate prima d'ogn' altro dal sig. Professor Savi, e delle quali mancano i Dolichi. Gaertner vuole che si riguardi il germe o corculo del seme se è voltato in giù o in su nei semi, egli lo ha trova- to laterale in alcune Palme, ed ha fatto gran conto di un' al- tra parte dei seme, che egli seguendo il Grevvio chiama al- bume., e che Cusson chiamò Periembrione., Jussieù Perispermìo. Questo albume costituisce quasi interamente il corpo dtl se- > €■ l»^' 546 Della necessita' di osservare le parti ec, me nella maggior parte delle monocotiledoni^ come nelle Pal- me nelle graminee, ma anche in alcune dicotiledoni, come il Dìospyros, la Jalapa, il Caffè. I Cotiledoni pure danno dei caratteri, quando sono com- presi nel seme; sono assai solidi nelle Zucche, nelle Mandar^ le nelle leguminose., aggrinzati nel Noce nell' Hibiscus bamia ed esculentus., nel cotone avvolti; accattorciati nell'acero , a spira nelle Salsole. Ma questi Cotiledoni sono di grande im- portanza in quelle piante che li convertono in foglie semina- li nel germogliamento, poiché sono esse sempre assai differen- ti dalle altre foglie della pianta che si sviluppano in seguito; ed osservando le piante fino dal loro nascimento, si potreb- bero distinguere , molte volte , le specie per questo mezzo , come è stato notato del Geranio muschiato, che differisce dal cicutarie, per i Cotiledoni pinnatifidi. Queste foglie seminali o Cotiledoni si osservano ovate nel Ricino, mentre le foglie sono palmate ; cuoriformi nelle malvacee, che hanno poi le foglie lobate : lisci nei cardi che hanno le foglie spinose e tomentose: trasversalmente ovato-reniformi nella Jalapa, ovati nella Viola: bilobi nella Catalpa^ che ha le foglie cuoriformi, bilobo-lineari nel Quamoklit le cui foglie sono pennate ; ina sopra i Cotiledoni essendo stati formati dei sistemi, i qua- li si posson vedere in Adanson (a), e circa i semi avendone trattato sì bene Gaertner, servirà consultare questi Autori, e solo mi basterà di aver dimostrata V importanza di osservare le parti del fiore , specialmente della corolla , e degli stami nei fiori, prima, e dopo la fioritura. i Mia idea era di riunire le predette osservazioni in for- ma di tabelle per mostrare i rapporti che possono avere con le famiglie delle piante; ma per cagione di altre occupazioni, non avendo potuto attendere assiduamente a quest' oggetto , tioppo scarse sono per anco queste tabelle da potersi per ora presentare agli studiosi di Botanica. (a) p. CCCIV. et seq. FINE.