a Da ache È dt S. Stillman Berry 1145 W. Highland Ave. Red'ands. California 19. TI. 1949 NIUE Ro pra NI i i I Mb Vega #1) Di MEMORIE FULLA STORTA B NOLOMIA DEGLI ANIMALI SENZA VERTEBRE DEL REGNO DI NAPOLI VOLUME I. MEMORIE SULLA STORIA E NOTOMIA DEGLI ANIMALI SENZA VERTEBRE ; DEL REGNO DI NAPOLI DI STEFANO DELLE CHIAJE P. AGGIUNTO ALLA CATTEDRA DI NOTOMIA PATOLOGICA DELLA REGIA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI » ED A QUELLA DI BOTANICA E MATERIA MEDICA DEL R. COLLEGIO MEDICO-CHIRURGICO ; INSTITUTORE NEL REAL MUSEO POLTANO DI STORIA. NATURALE E NOTOMIA COMPARATA ; SETTORE NOTOMICO DELLA CLINICA MEDICA DELLA PACE; SOCIO ORDINARIO DEL R. ISTITUTO D'IN- CORAGGIAMENTO ALLE SCIENZE NATURALI, ONORARIO DELL’AC= CADEMIA MEDICO-CHIRURGICA NAPOLITANA e€C, morso rruvuosornrocecoer- ee 93399 a È Corredate di figure incise in rame. S AR be parrr00 00 arara Laarv IFPI: na a = SRRESAEE Ya RU aa NAPOLI, DALLA STAMPERIA DE’ FRATELLI FERNANDES : Mio Haec studia adolescentiam alunt, senectuiem oblectant, secundas res ornant, adversis perfugium ac solatium praebent , delectani domi, nor impediunt foris, pernoctant nobiscum , peregrinantur , rusticantur. . Cic. pro Arch. poete. di SAR D. FRANCESCO BORBONE DUCA DI CALABRIA, PRICIPE EREDITARIO DEL REGNO DELLE DUE SICILIE, ec. €C; _ ALTEZZA REALE, ) JA storia possiede infinitissimi esempj di savj Principi, che contribuirono alla coltura ed all’avanzamento delle scienze. In: fatti Alessandro il Macedone, avendo onorato Ari- stotile del suo reale patrocinio , ha lasciato: alla posterità. più per tal motivo che per le sue conquiste raccomandato il nome ad un'eterna rimembranza. Così leggerassi. con ammirazione negli annali del XIX. secolo che Vostra ALrezza ARreaLe, nudrendo massimo genio e trasporto per le scienze naturali , abbia proccurato nelle Sicilie di animarne lo studio, d’incoraggiarne i cultori, di rendersi infine augusto Mecenate de’ loro letterarj lavori. A piè dunque di sì virtuoso e magnanimo Principe umiliar doveva le Memorie sulla storia e notonua degli animali senza vertebre del Regno di Napoli, perchè comparissero a luce fre- giate del suo nome immortale. Dalle mie tenui fatiche avrò tratto larghissimo compenso, e saranno anche paghi i miei voti, qualora esse da Vostra ALtEzza ReaLe sieno benigna- mente accolte ‘come sincero attestato - di ve- nerazione e di rispetto. Sono intanto col più profondo ossequio Di V. A. R. Napoli -- dicembre 1823. Umilissimo e devotissimo servitore STEFANO DELLE CHIAJE. MINISTERO e SEGRETERIA DI STATO DEGLI AFFARI INTERNI. 3. Ripartimento. IL Re nef Consiglio di Stato Ordinazio de’ 2 del cormente di è degnata permettere ) giusta quan to Ella fia manifestato com rapporto del di 15 Maggio scorso, che DD. Stefano delle Ehiaje de- dichi a $S, A. A. if Puca di Cafafria fe sue Moemozie sula Storia e Notomia degli ani- mali senza vertebre del Regno di Napo- Zi. Voet Reaf Voome glielo pattecipo per £ use di cisufta. Napoli 5 Giugno 1824. i MarcHesE Amari. Sig. Presidente della Regia U- niversità degli Stud}, e delia Giun- ta di Pubblica Istruzione. (VII ) ENTRO ‘DU ZONE. —T === Quella parte della storia naturale, che risguarda gli animali senza vertebre, quali sono i molluschi, î vermi, gl’ insetti, gli zoofiti e gl infusorj , per le somme difficoltà che presenta’, è stata fino al pas- sato secolo poco conosciuta ed' apprezzata. IL gran Linneo ne sentì tutta l'importanza , talchè inculcò a’ contemplatori della natura non solo di conoscere i caratteri esterni di simili esseri, ma ancora di e- saminarne la fabbrica, sulla quale debbesi fonda- re ogni filosofica classificazione. Eppure infiniti ostacoli, che lungo e tedioso sarebbe di esporre, hanno sempre arrestato © lodevoli passi degli zoologi. Anche l'impossibilità di rivedere degli oggetti con dubbiezza osservati è stata di non lieve ritardo al loro esatto: ‘conoscimento. Più, questi ani- mali forniti di vivi e brillanti colori, corredati di ammirabile conformazione, per pochi minuti fuori del mare mostransi nella massima espansione vitale; giacchè un istante dopo raccorciansi in modo, che riesce quasi impossibile di riconoscerli e caratteriz- zarli. ( VIII ) Siffatti inconvenienti wieppiù crescono , quan- do vogliasi giugnere alla meta su individui conser- wati da lunga pezza nello spirito di vino, che tosto ne altera le fattezze, il colore, il portamento. Quin- di vedesi bene che quantunque simil ramo di z00- logia prometta ubertosa messe a’ suoî cultori, e che pe diligenti lavori di Poli, Scarpa, Brera, Viviani, Ranzani, Rolando, Risso, Cuvier, Meckel, Humboldt, Lamarck , Latreille, Savigny, Duméril, Blainvil- le, Lamouroux, Lesueur, Desmaret, Monifort, Blumenbach, Rudolphi, Tiedemann , Spia, Ja- cobson, Home, Leach ec. faccia giornalieri pro- gresst, cosicchè l epoche di Aristotile e di Plinio possonsi dire nascente aurora rimpetto al XVIII. e XIX. secolo; pure esso, a cagione degl'impedimenti enumerati, arriverà lentamente alla perfezione , e senza l'esattezza delle restanti parli di questa a- menissima scienza. Utile in verità è stato il sistema de’ viaggi intra- presi dagli zoologi nelle Sicilie ed in ‘altri paesi, ove questt animali durante la vita possonsi accura- tamente descrivere, delineare, e notomizzare. Ecco la ragione delle giuste doglianze di Pallas e di Born contro gli sctenziati italiani , facendo loro conosce- re la vergognosa negligenza, che mostravano perle (IX) produzioni di una regione, cui tutl'î suoi doni ha profuso Natura, dallo studio delle quali la zoologia e la notomia comparata di non poche utilissime sco- perte ed illustrazioni sarebbonsi arricchite. Ed ecca perchè le opere nazionali , concernenti sì onorifica intrapresa, sono state da’ letterati oltramontani ed oltremarini sommaemente stimate. Hanno esse eter- nato i nomi de’ loro autori, han formato il più bel mo- numento di gloria per la loro patria, ed hanno infine arrecato soddisfacente piacere a’ loro munificentissi- mi Sovrani. Infatti appo è dotti del vecchio e nuovo continente grande onore acquistaronsi i nostri be- nemeriti concittadini Ferrante Imperato, Fabio Co- lonna , Marco Aurelio Severino , Giorgio Baglivi, Tommaso Cornelio, Francesco Serao, Domenico Ci- rillo , Giuseppe Saverio Poli, Filippo Cavolini, Vin- cenzio Petagna, Saverio Macrì ec. colla pubblica- zione di opere o di trattati risguardantino cotale razza d’ indigeni animali. A fronte dell’ esposte difficoltà , e calcando. le orme luminose di st celebri scrittori ,i quali ebbe- ro virtuoso desìo di vivere immortali nella rimem- branza de’ posteri; ardisco rendere di pubblica ra- gione il primo fascicolo di Memorie su lastoria e notomia de’ meno ovvj animali senza vertebre esi- (XxX) stenti nella Sicilia di-qua del Faro. Mi ( 50 ) siti inopportuni, al ditale delle sarte, impiegato per ovviarvi , si sono surrogati 1 bicchierini di cristallo a traverso de’ quali si osserva benissimo il moto, e’l grado della loro azione. Non riuscendo. siffatto me- todo, bisogna prenderle con un fazzoletto per la ven- tosa posteriore, e dirigerle al luogo destinato , ave non tarderanno ad attacearsi. La medicina oggi ha disusato il cannello di latta, che Bruniughausen con un estremo applicava al luogo richiesto, e per l’al- tra parte mercè uno stantuffo vi. dirigeva la San- guisuga. Eppure dopo tante precauzioni sovente accade ch’ elleno non mordano o perchè sieno languide e turgide di sangue, o per la condizione. della cute e del traspirabile di talune persone, o infine per la qualità perniciosa di certe malattie (1). Vuolsi ancora av- vertire che le medesime si attaccano alia pelle de’ fan- ciulli, e delle femmine con più prontezza di quella degli adulti e de’ vecchi ; e.con maggiore successo nel- la primavera e di està, che in autunno e nell’ inverno. La durata del succiamento non altrepassa un’ ora , co- me si ravviserà dalla mancanza del moto progressivo ed ondeggiante , che le agitava, dalla mole accresciu- ta del corpo, e da una specie di assopimento , da cui sono assalite. — (1) Animaleula haec gangraenosum, et mortuum locum non facile mordebunt, sed in vicinia loci gangraenosi applicari poterunt (Swieten, Com. in aph. Boerhaav. , tom. 2., pag. 128.). (51) Dippiù i loro denti, penetrando in parti ricche di nervi, cagionano dolori più o meno intensi. Non bisogna negare che spesso la prevenzione sfavorevo- le, che alcuni ingiustamente ne hanno (1), dà occasione all’ esaltazione della fantasia, che ne rende esagera- te le molestie. Merat (2) dice di aver conosciuto un valoroso Generale, da cui era assicurato che egli avreb- be preferito di esporsi piuttosto a’ pericoli di una batta- glia, che soffrire le morsure di questi vermi cotanto utili al genere umano. i Si proporzioni il numero delle Sanguisughe alla spe- cie, al grado, ed alla varia complicazione della malattia; non che alla derivazione, ed alla rivulsione del san- gue, che sì desideri praticare. Pria della loro prescri- zione si consulti lo stato de’ polsi, della respirazione, e delle altre viscere. L’ esperienza e 1’ osservazione deb- bono guidarci nella scelta del tempo, ec del luogo più conveniente a far morsicare una determinata quanti- tà di Mignatte; ed a proccurare l’ uscita di quella dose di sangue, che è necessaria pel bisoguo dell’ infermo. Conviene pure replicarne spesso l’ applicazione, on- de non evacuare in una sola volta tale quantità di sangue da produrre uu soverchio languore. Ne’ fan- ciulli si ordinano da una sino a dieci ; ma negli adulti (3) Tra costoro hassi d’arrolare Santorini, che riferisce : « Impudicum dieam remedium , disperationis, ac haustae me- dicinae prodromon (Op. cit., pag. 420-424. )». (2) Op. e tom. cit, pag. 533. (52) possonsi gradatamente accreseere secondo l’età, il sesso, la.costituzione, il clima, la stagione, la condizione del morbo , le forze dell’ ammalato ec. Si applicano a tutte le parti del corpo, cioè a’ lati della fronte, ali’ angolo esterno degli occhi, al processo mastoideo , al collo, al petto, all’addomine , a lombi , alle grandi labbra della vulva, all’ ano, nell’ interno delle cosce, de’ malleoli ec. Esse producono degli effetti più o meno dannosi, quantevolte si prescrivano sopra i siti invasi da flo- gosi (1), o pure molto disposti a. divenirlo per la sensibilità ivi troppo esaltata , per l’ irritazione , e per l’ affluenza del liquido sanguigno, che vi determina- no. Ma qualora vi fosse assoluta necessità di appli- carvele, conviene usarle: ad una ad una, e poste a dati intervalli; o meglio in gran numero, onde in un attimo venga accresciuto lo sgravio del sangue. Il metodo ordinario si riduce a farle attaccare nel sito più prossimo alla parte infiammata, anzichè troppo lungi dalla medesima. La ragione si è che nel primo caso lo sgorgo del sangue da’vasi capillari cutanei è più immediato, e nel secondo si tengono in mira quando vogliasi stabilire una rivulsione dello. stesso. ALE O Ere IR Ti e ra e ARIE GRINTA INT (1) Quin etiam prohibendum nec permittendum est, ut sanguis eousque effluat, quousque sit satis ( Galenus, Cl, sex., cap. 1. ). ilconte - (53 ) 6. III. Malattie che richieggono l'uso delle Mignatte. Temisone fu il primo ad introdurre questo im- portantissimo agente nella scienza di Esculapio. L’ap- plicazione delle Sanguisughe a’ siti più opportuni a suc- ciare il liquido sanguigno rendesi della massima impor- tanza nelle febbri biliose,e nelle infiammatorie, quando il sangue si aumenta ne’ vasi del cervello;o in que’delle sue pertinenze.Sarà pure della prudenza del clinico di tenerle in veduta in talune malattie febbrili eruttive. Esse si pre- scrivono con successo alle tempia nella oftalmia, al pro- cesso mastoideo nella otitide, alle gengive nella denti- zione difficile de’ ragazzi, e al collo nell’angina faringea. Nella squinanzia tracheale poi, in cui ogni momento è prezioso per la salvezza dell’ infermo, dopo la fle- botomia si ricorre con vantaggio alle Sanguisughe , ba- dando che l’ammalato non cada nella fiacchezza delle forze. Nella pleuritide, e nella peripneumonia , come pure nella tosse catarrale con tema di emottisi, dopo pra- ticat i dovuti salassi, .se pongansi le Mignatte nelle adiacenze del petto, non iarderà a sperimentarsi la diminuzione del dolore di punta, a farsi più libero il respiramento, ed a rendersi in seguito l’ espettorazione oltremodo facile. Dicasi lo stesso per la frenitide, carditide, gastritide , enteritide, dissenteria che mi- nacci un’estesa flogosi delle budella, epatitide, spleni- tide, nefritide , cistitide , disuria , stranguria, ninfo- mania, peritonitide, ec. Merat in'un soggetto tormentato 5 I (34). da quest’ ultima malattia, a varie riprese fra le ven- tiquattr’ore, ne vide applicate attorno al di lui addome sino a dugencinquanta; su le orme di Brussais .nel dissipare le più intense flemmasie. Non si trascuri però di premettere la cavata. di. sangue al braccio, e di prescriverle colle accortezze convenienti sul sito in- vaso da infiammamento. Inoltre nella metritide avvenuta in seguito di parto laborioso, 0 per suppressione di lochii, o per depo- sito di latte, o per mancanza di fiori bianchi cc. ec.; non sl tardi a mettere le Mignatte alle grandi labbra della vulva.Questo medesimo aiuto sì debbe usare nell’af- fezione isterica prodotta sia da diminuzione, e sia da soppressione di flusso mestruo; come altresì nella emottisi, e nella follia provegnenti da detta cagione, o da determinazione del latte verso il cerebro. Pro- mettono gli stessi vantaggi nelle flogosi degli organi genitali di amendue i sessi originate da coito impuro , nel flemmone, nell’ ecchimosi ; e nelle infiammagioni croniche, nelle quali è vietato il salasso pel sommo abbattimento delle forze vitali, che sono più elevate nel luogo infiammato. Le apoplessie derivanti o da affluenza di sangue nelle vene cerebrali , o da me- tastasi di umor acre su di sì nobile organo, o da insolazione ec.; esigono, dopo il soccorso della lancetta, quello delle Sanguisughe. Nella cefalalgia ostinata si met- tono sula vena, ch’ esce dal foro parietale, a fine di scemare la pulsazione accresciuta delle arterie del cer- vello. (35 ) Plinio le ha raccomandate nella podagra fissa , e Q. Sereno Sarmonico disse : Sunt quibus. apposita siccatur hirudine sanguis. Gesnero ne ottenne infinito giovamento per averle fatte apporre al malleolo di un podagroso. Il Prof. Scat- tigna le applica sulla parte invasa dalla gotta. Faccia- si lo stesso nelle affezioni reumatiche acute e croni- che, nelle sciatiche ec. ‘Talvolta esse si sono ado- perate per fare de’ salassi. nell’ arteria temporale, o nelle vene giugulari. Nelle emorragie nasali spaven- tevoli si pongono alla nuca, alla fronte ec.: e qua- lora queste sieno critiche, ‘e non corrispondano agli sforzi della natura, è d’uopo favorirle colle Mi- gnatte poste attorno alle narici. Nelle palpitazioni di cuore , che precedono l’ aneurisma , ed anche nello. sviluppo di questo terribile malore, eseguito il salas- so , conviene reiterare allo spesso l’uso delle medesime. Le convulsioni cagionate dalla mancanza di qual- che evacuazione sanguigna, ed accompagnate da dolore gravativo di testa , l epilessia de’ ragazzi, le nevrosi com- plicate con infiammazione, gli spasmi,edi crampi nervosi ec., ricevono dalle Mignatte la piena calma di ogni tor- mento. Si è parlato eziandio della proprietà, che hanno di risolvere i tumori, che minacciavano di divenire can- cherosi ; e di rendere meno dolorosi gli altri pochi giorni, che rimangono da vivere alle donne aflette da cancro della matrice, o delle mammelle. Più nelle ferite , nelle lussazioni, nelle fratture, e nelle distra- zioni muscolari e tendinose sono, premessa la flebo- * (36) tomia, uno de’ più valevoli aiuti nelle mani degli esperti chirurghi affin di prevenire l’infiammagione, che suole seguirne. A. di Villanova sul morso del cane rabbioso, e di altri animali velenosi commenda prima l’ apposizione delle Mignatte, ed. indi quella delle veniose. i 1 Esse in ultimo di quanta efficacia non si ren- dono, ove convenga mettere freno agli sconcerli prove- gnenti dalla soppressione dell’emorroidi, ad onta che non ne sieno un mezzo curativo assoluto? Allorchè queste sono esterne , gonfie, e dolenti, si proccuri di adattar le Mignatte poco ‘lungi dal contorno dell’ a no, e non già su le medesime, se non vogliasi. vedere aumentata l’ infiammazione , che indi dà luogo alla suppurazione, ed alla permanenza di una fistola. Ab- biasi pure l’ avvedutezza che l’evacuazione sangui- gna sia mediocre e graduata , onde si possa ricorrere all’ applicazione delle sostanze corroboranti, che impe- discono il riempimento de? sacchi emorroidali. Jo non la finirei sì tosto, se qui volessi fare |’ enumerazione di tutte le funeste conseguenze, che son capaci di ar- recare gli emorroidi, qualvolta non facciano un corso regolare (1). Per cui il profondo Stahl ebbe ragione di dire che i patimenti, e le miserie della vita umana spesso dipendevano dalla vena porta. (1). Veggansi le dottissime opere : Alibert, Elem. di Ter. e di Mat. med. , tom.2, Fir., 1816; Hanin, Cours de Mat. méd., vol.2, pag.541. Parîs, 1820; e Stellati, Elem. di Mat. med., vol. 2, pag. 304. Nap., 1822. 1697) f. IV. Mezzi da riparare a’ danni prodottt dall H. medicinalis, e dall'H. alpina. Terminata. l’operazione delle Mignatte, con una spugna inzuppata di acqua tiepida si cerchi di to- gliere dalle feritucce i grumetti sanguigni, che po- trebbero dannosamente trattenervisi. Indi conviene dol- cemente comprimerne il dintorno , a fine di vieppiù smungerne il sangue. E nel caso, che questo conti- nuasse ad uscire, è necessario stagnarlo colle pezzoline di tela bagnate nell’aceto , nell’acool, nell’ammoniaca liquida ec., o co’ pezzetti di esca appostivi dalla fac- cia villosa. K Taluni, per la sollecitudine di abbandonare su- ‘ bito il letto dopo la caduta delle Mignatte, soffrono delle lipotomie , alle quali si ripara col riposo, e la- vando le ferite con acqua freschetta. Si badi pari- mente di non gravare lo stomaco prima, che il li- quido sanguigno nel suo circolo siasi all’intutto equi- | librato ;. attesochè potrebbero seguirne altri piccoli sconcerti, che non vale la pena di notare. L’ emor- ragia, che talora è avvenuta in seguito della ferita di una vena maggiore di quelle, che le Sanguisughe sogliono mordere, o pure di un’arteria qualunque, se non cessi cogli espedienti additati, esige la cauteriz- zazione delle morsure proposta dal Prof. Richerand. Dippiù il dolore, il rossore, e la tensione della cute causata dal succiamenio, e da’ reiterati intacchi, che talvolta ogni Sanguisuga produce, non che il trombo (58 ) che gli circonda, vanno fra pochi giorni a scompa- rire senz’ alcun ajuto. Fa mestieri eziandio di suggerire qualche rimedio avverso gli accidenti, che si manifestano colla loro introduzione nello stomaco. Ciocchè è principalmente accaduto a’ viaggiatori ignoranti, ed invasi da una sete sì molesta, che erano costretti a bere delle acque palustri torbidissime, e ripiene di Mignatte. Plinio ci. ha fatto conoscere i tormenti degli Elefanti, che in- goiarono questi verini» ‘e Galeno descrive con vivi colori il deplorabile stato di coloro, che disgraziata mente hanno trangugiato una Sanguisuga (1). Anche funesti sono i casi riportati da Dana per V/Z. a/pina, che da’ montanari delle alte Alpi si tracannava colle acque potabili; da Larrey pe’ soldati francesi della spedizione di Egitto , che erano obbligati a dissetarsi con acqua abitata dalla specie mentovata; e da Double intorno ad una signora, la quale casualmente inghiottì VH. medicinalis. Infinite sono le avvertenze, chei medici antichi hanno proposto, onde riparare ad un tanto disordine. Nicander usava la posca , e Dioscoride propinava il sal marino, l’olio , il sugo di foglie di bieta o di siler (2): preconizzato da Celso (5) forse pel puzzo delle sue semen- ze simile a quello de’ cimici, che altri avevano anche (1) De sig. haust, hirud. (2) De Med. mat. com, A. Matthioli , lib. VI, cap. 52. (3) De Re Med., lib. V, cap. 2. Paris, 1808. (59) raccomandato in emergenze così fatali (1). Galeno si av- valeva della salamoia, del succo di aglio:, di porro, di cipolla , di assenzio, della decozione di lupino Sepu85, di lepidio iberide, e di elleboro nero (2). Checchè ne sia di quanto ci è stato inculcato da’ padri della Medicina , egli è fuori di ogni dubbiezza che oggi si sono sperinfentate assai proficue le bevande di acqua salata , quelle di vino generoso , di sugo di menta piperita, ed il fumo o il succo di tabacco sciolto dalla saliva (5). Non si ommetta la prescrizione del- l’emetico, sotto i di cui conati l’ospite micidiale viene immantinente espulso ; e la continuazione in prosegui- mento di un metodo di cura rinfrescante. Quantevolte poi esso si fosse introdotto nel fondo delle fauci, nelle narici, negli orecchi, nell’ intestino retto, e nella vulva, se non riesca di tirarlo con una imolietta; sì faccia ricapito de’ clistei delle sostanze enumerate, di scilla, e di altri rimedj irritanti e narcotici. Neppure! è di una riuscita troppo sicura lo strumento, che propone Rhazes, e Charasamus (4) per estrarre questo verme (1) P. Aceginetae, Op. lib. V, cap. 37. (2) Esso corrisponde all’ Z/eZleborus orientalis, Willd., e non già all’ Z7. ziger, Lin. ( De simpl. med., lib. IL ) (5) Sprengel, Hist. de la méd., tom. VIII, pag. 469. (4) Dagli sperimenti , che ho fatto colla. maggior parte delle sopraddette sostanze, risulta che le Mignatte muoiono fra lo spazio di pochissimi minuti se si tuffino nell’acqua salata, nel vino, nel sugo dell’aglio, e di cipolla; dADRoieh nell'olio di uliva.sonosi mostrate indifferenti. ( 40) dell’ interno dell’esofago. In fine valgan anche pe’ qua- drupedi i soccorsi accennati, ove la bisogna richiegga di uccidere sì la Mignaita medicinale , che l’alpina (1). Sono stato assicurato da varj mici amici, e precipuamente dal dottor G. Semmola , che la cenere che piovve dal Vesuvio nell’ eruzione avvenuta in ottobre 1822. cagionò la morte alie Sanguisughe degli stagni poco profondi, e contigui a questo igneo monte. La ragione di tal fatto hassi da ripetere dall’idro- clorato di soda , che ne costituisce uno de’ primarii componenti «come rilevasi dall’ analisi della suddetta cenere riportata nella Storia de’ fenomeni del Vesuvio ec. del Cav. T. Monticelli e di N. Covelli, pag. 156. Nap. 1825. (1) Dopo l’impressione di tutti fogli della prima, seconda, e terza sezione dell’attuale memoria, è stata inviata alla nostra R. Accademia delle scienze ‘la seguente operetta: 4 zreatise on the utility of sangui-suction , or, leech bieeding, in the treatment of a great variety of diseases; by rces price, M.D. Surgeon. London , 1822. Mi è rincresciuto che non abbia potuto profit- tare delle profonde vedute mediche di sì dotto autore, di cui ho ammirato molto il genio , e la sagacità, (41) SEZIONE QUARTA. ATL IIIa vr rev rercurcroe trà ur dI LeLvU vere DESCRIZIONE, NOTOMIA, ED USO DI VARIE ALTRE SPECIE DI SANGUISUGHE. f. I. AZignatta nera, o cavallina (IH. sanguisuga, Lin.). A. Descrizione. ) Il suo corpo è lungo tre pollici e più, e quattro linee largo. Vedesi nero turchiniccio ii sopra , e verdiccio in sotto con macchie nericcie, o pure con una striscia gialliccia ne? lati. È composto da cento venti anelli, appena triangolari ne’ margini, e con un angolo rilevato nel loro mezzo, ove veggonsi alcune esili papille coniche. La ventosa anteriore con sei occhi (giacchè non ho potuto osservare gli altri quat- tro occhi ) è più piccola della posteriore, che è levigata , ed a bastanza ristretta. La presente Sanguisuga tro- vasi nelle acque de’rigagnoli del Pascore, e del Ponte della Maddalena. B. Notomia.) Il labbro superiore di questa Mignatta . non altrimenti che. quello dell’ 57. medicinalis diviene ora ottuso; ora acuto, altre volte semicircolare, e spesso s' introduce anche dentro la bocca, che è quasi ovale, es- sendo pure munita di sfintere. I suoi denti sono gran- detti, cartilaginosi, privi di nicchie, e con un ligamento nericcio nel margine, ove a prima giunta ravvisansi le dentature. L’esofago è cilindrico, lunghetto, validamente fibroso , stando attaccato alle pareti dell’addome merce 6. (42) talune piccole laminette. Lo stomaco è alquanto largo, e’l canale intestinale , che gli segue, ha due lunghi ed angustissimi ciechi. Nissuna traccia apparente di dia- frammi , fuorchè alcune rigonfiature , ravvisansi nella sua faccia esteriore. L’attuale Mignatta digerisce con sollecitudine il sangue , di cui è talmente avida, che in caso di estremo bisogno aflin di succiarlo giugne ad ingoiarsi per metà i piccoli individui della sua me- desima spezie , altrimenti dopo un paio di giorni pe- risce. Le vesciche della respirazione colle annesse strisce glandulose eran conformate come quelle dell’ Z7. medicinalis. Ed altra particolarità non presentò l’ap- parato della generazione, che un lunghissimo mem- bro genitale, avendo |’ astuccio corrispondente assai forte, e le guaine de’ dutti deferenti di forma ova- le. Nulla fuvvi a notare sul canale spermatico , su’ testicoli, e sulla matrice , nel di cui interno trovai due gomitoli di una sostanza bianchiccia con alcune piccole uova. Questa Sanguisuga sarà forse ovipara ? Il sistema carnoso colle glandulette disseminate nella faccia interna dello strato muscoloso traversale, non che l’ap- parato della circolazione e de’ nervi, niente differiscono da’ que’, che ho esaminato nella Mignatta medicinale, C. Uso. ) Essa debbesi bandire dalla medicina per le piaghe molto difficili a cicatrizzarsi , che è capace di produrre. 'l'ali disordini nascono dalle seghette de’ suoi denti, che lacerano la cuticola, e la cute in una maniera assai dolorosa. L° arte veierinaria poi se ne avvale con molto vantag- (45 ) gio, attesochè da’cavalli e dalla greggia, la cui fa- coltà di sentire non è troppo squisita, sugge abbon- dante quantità di sangue. Inoltre i suoi denti dopo - l’ incisione rimangono la seguente cicatrice r. Quante volte fosse inghiottita esige gli stessi aiuti proposti per AZ. medicinalis, che ultimamente Birago ha trovato inolto proficua applicata all’ano sì nell’ernie inguinali incarcerate, che nelle paraplegie traumatiche ec. $. II Mignatta volgare ( Erpobdella vulgaris, Blainville ). A. Descrizione.) Cento e più anelli rotondati ne? lati, e mancanti di carena e di papille nel mezzo, compongono il suo corpo. Esso è quattro pollici lungo, e cinque linee largo, avendo due striscie giallo- rancie ne’ margini, e cinque serie di puntini messi sul dorso, che è verde-gialliccio. La medesima è stata da me riportata all’ Z7. ( octoculata, Lin. ) vulgaris, Gm., ma parmi che sia una specie differente ( £. Sebetia? Nobis. ). Imperocchè essa non ha i carat- teri che Gmelin, Lamarck, Savigny; e Surgeon le fanno appartenere. 'l'antoppiù che da costoro si ‘asse- risce che 17. ( Erpobdella ) vulgaris non abbia le ca- ratteristiche degli anellidi , le quali rinvengonsi benis- simo nella nostra Mignatta, che sulla ventosa ante- riore ha dieci e non già otto occhi disposti a mezza luna. Spetia ora a’ Naturalisti imparziali di decidere cotal punto: a nie basta di avervi ricamata la loro * (44) altenzione. Abita nel Sedelo e ne’ fossi contigui, ove nel mese di luglio e di agosto comparisce sulla loro melma, potendo per qualche tempo vivere fuori dell’ acqua. B. Notomia.) L'apertura della bocca col suo sfin- tere è ovale, ed i tre denti che n’ escono somigliano a quei dell’ 7. medicinalis, Lin. L’esofago continua nello stomaco, che aumentato di volume ha una sin- golare conformazione. Anche all’esterno apparisce diviso in dieci cavità, nell’interno di ciascuna delle quali corris- ponde un anello membranoso, che separa le une dalle altre. A’lati di ognuna di esse apronsi due ciechi su- periori ed altrettanti inferiori, che sono più lunghi e più ricurvati degli antecedenti, ‘Tale struttura si os- serva finchè lo stomaco termini ne’ due ciechi late- rali e nell’intestino retto, che nel principio ha due rigonfiature. Questa Mignatta non succia sangue, per cui credo che si cibi di animaletti acquatici a sangue bianco; giacchè nell’ interno dello stomaco fÎiene una pulte bianchiccia; che per lungo tempo la nutrisce. Di picciolissimo diametro erano le vesciche della respirazione con le strisce glandulose, che vi sono con- tigue. Rinvenni esili gli organi generanti tranne .gli otto testicoli per ciaschedun lato, che apparirono molto grandi. Inoltre il canaletto spermatico , che è cinque in sei volte più crasso di quello delle altre specie di Mignatte da me sparate, coll’ iniezione di mercurio parve ricolmo di numerosissimi tubercoli. Le sue arterie laterali hanno delle grosse, e complicate ramificazioni; ed il sangue che vi circula egualmente che quello del- (45) l'arteria dorsale è scarlatto, giacchè la vena del venire lo ha nericcio. L'apparato del moto colle glandulette messe nella sua faccia interna, e’l sistema nervoso nulla mi mo- strarono di nuovo.La presente Sanguisuga manca di uso medico. i 6. III. AWignatta di mare ( Albione muricata, Sav.). A. Descrizione. ) Essa ha il corpo rotondo e lungo circa quattro pollici, il quale verso la coda a poco a poco s’ingrandisce. La. ventosa anteriore è to- talmente priva di occhi, ed ha una specie di coppet- ta cartilaginea col margine tagliente. Questa all’ ester- no è ricoperta da una tunica. musculosa, che. nel contorno offre sei tubercoletti carnei. Nel fondo della suddetta ventosa giace l’ orifizio della bocca assai stretto, e circondato da tre papille membranose ineffi- caci a poter ferire la cute. La ventosa posteriore fatta da sostanza carnosa è più grande dell’ anteriore. Il colore dell’intero corpo è grigio con puntini argentei, e con una duplice serie di macchiette bruniccie dorsali. Nella faccia esterna del suo corpo tiene una infinità di tubercoli conici, che provengono da’ sottoposti strati musculosi, avendo attorno talune piccole punte, che colla loro erezione maggiormente si allungano. Non entro a decidere se la Poriobdella verrucata, Leach , e 1° altra ‘ specie che Savigny dice di avere rinvenuta tra questa e la P. spinulosa, Leach, sieno la medesima oppure una specie diversa. Sì avverta che sotto l’azione dello spirito di vino rendonsi più o meno corrugati e trasformati (46) i tubercoli del suo ‘corpo , che rcomparisce ezian- dio variamente anelloso. Presso li termine del collo giace il foro dell’ organo genitale maschile , e poco giù esiste quello del femmineo. La presente Mignatta è abbondante nel nostro cratere, ove trovasi aderente alle Raje, e debbesi. impiegare. bastante forza per distaccarla , restando in tale sito uno strangolamento. B. Notoria. ) L° epidermide di questa Mignatta dopo la morte volentieri distaccasi dai sottoposti tes- suti:, lasciando a nudo le papille descritte, che per la sola figura differiscono da quelle dell’ E. medici- mnalis. Gli acinetti. glandulosi addominali sono giallicci, grandetti ed affollatissimi. L’ esofago per quanto sia stretto e forte altrettanto poi è lungo. Lo stomaco è poco ampliato, avendo nell’ interno i diaframmi ap- pena rilevati. Ha un largo ‘e lungo cieco coll’ intestino retto fornito di otto rigonfiature rotondate. Tutto il canale degli alimenti è provveduto di moltissime fibre mediante le quali è attaccato alle pareti del corpo. L’ apparecchio della generazione risulta da due globettini bianchicci, che comunicano con un cortissimo canale, che aprési nel foro esteriore poc’anzi descritto. I dutti deferenti nel loro traversale diametro di tratto in tratto ofteriscono delle ampliazioni e dei restringimenti. I- vasi spermatici sono corredati di otto testicoli per ogni lato. Non altro che un gomitolo di varj corpi rotondi ho osservato in corrispondenza del forame della vulva, i quali forse saranno le sue uova. Quindi vedesi bene che la Sanguisuga attuale , almeno : per (47) quanto abbia potuto. ravvisare, sia mancante di matrice e di membro genitale. È benanche priva delle vesciche per la respirazione, ed in conseguenza di striscie glandu- lose. Ecco perchè, appena che sia tolta dall’acqua mari- na, subito muoia: ed ecco pure la ragione del colorito bianco del suo sangue. Le ramificazioni delle sue arterie principali sono numerose ed intralciate. L’ apparato nervoso el muscoloso non avevano alcuna particolarità degna di essere avvertita. C. Uso. ) Non so con quanto successo Rondelezio asserisca che la Mignatta marina cotta nell’ olio di olive o di mandorle sedi il dolore di orecchio, e calmi le ir- ritazioni prodotte dall’emorroidi. 6. IV. Hirudinum descriptio. icornibus aere incisis illustrata. HIRUDO. Corpus oblongum., subdepressum , numerosis segmentis compositum , contractile ; extremi- tate postica prehensili disco praeditum ; os intus car- tilagineis dentibus armatum ; oculi saepius 10; anus medio superiore cxtremitalis posticae. 1. H. medicinalis--JMignatta medicinale. Elongata nigricans : supra. lineis versicoloribus , subtus maculis favis. MULLER ,, list. verm. 1, 2, pag. 37, m. 167. H. depressa nigricans, supra lineis flavis sex intermediis ni- gro arcuatis , subtus cinerea nigro maculata. LIN., Sysf za4 XII, 2, pag. 1079, . 2-Fn. svec. 2079-Adm. acal. , tom.7, pag. 42- Syst. nat. XIII cur, GMELIN, tom. I, p. VI, pag.3095, re. 3. (48) H. nigrescens flavo, variegata. HILI:, Mist. anim., pag. 16. H. medicinalis. RAJ., Ins. 9 < Schmuck chir. Schrift. 1. RONDELET , De Pisc., cap. X, pag. 226. H. maior et varia. GESNER, De Pisc.pag., et tab. 425. BERGMAN, et. Stoch. 1757, pag. 508, n.4; tab.6, fig. 1,2. GISLER , Act. Stoch. 1758, pag. 95, n. 1. saLoMon, «Aet. Stoch. 1760 , pag. 55. H. medicinalis.. cuvier, Tabl. élém., pag. 651 - Régn. ann. , tom. 2, pag. 552, n. 1. LEACH, Erc.brit.sup.,tom.1, p.2;pag.4b1,tab .26,fig. 2. LAMARCK, /fist.des anim.sans vert.,tom.Y, pag.290, n.1. Sanguisuga medicinalis - S. officinalis. SAVIGNY, Syst.desann., pag. 112,115, 2.1, 2. a. H. medicinalis ; I b.= Troctina. surcEon, Ap. del. the ch. dist. of true Leeches, pag. 124, n. 1. Habitat ubique in slagr7s et paludibus utriusque Si- ciliae.Utilissimus phlebotomus praecipue haemorrhoidum 2. H. sanguisuga - Mignatta nera o cavallina. Elongata nigra , subtus cinereo-virens : maculis . nigris. MULLER , Mist. verm. I, 2, pag. 58, n. 168. H. depressa fusca: margine laterali flavo. Lin. , $Syst zaz. XII, 2, pag. 1079, n. 5- Fn. svec.2078 - Am.acad., torm.7,pag. 44-Syst. nat. XIII cur. cMELIN, 07m. 1,p. VI, pag.5095,r2. 3. H. nigra abdomine plumbeo. HILL, list. aim. , pag. 16. H. maxime vulgaris. RAS. , 275.3. PETIV., Gazoph., tab. 150, fig. 7. LERGMAN, Act. Stoch. 1757, n. 4,tab.6;fig. 3, 4. GISLER , Act. Stock. 1758, pag. 95, n. 2. nose , Fist. des vers, tom.1, pag. 246, n. 5. CUVIER, eg. anim., tom. 2, pag. 552, n. 2. H. sanguisorba. LAMARCK ) Zlist. des anim. sans vert. , tom. V, pag. 291, n. 2. (49) Haemopis sanguisorba.sAvIGNY, Syst. des ann., pag.116,r.1: H. Sanguisuga. SURGEON , Ap. del. the ch. dist. of true Leeches , pag. 129, n. 3... Habitat in fossis et stagris prope Parlcuoa: 3 cruoris avidissima maximo. aegrorum damno. ERPOBDELLA. Corpus repens; subdepressum, disco praehensili posterius terminatum ; os ‘dentibus tribus, cartilagineis, inermibus; puncti -oculares. 1. Erpobdella vulgaris-JMMignatta volgare. Elongata , flavo-fusca , oculis octo : serie lunata. Hirudo vulgaris. MULLER, /Zist. verm. I, 2, pag. 40, n.170. H. octoculata, depressa, fusca , punctis octo nigris supra os. LIN., Syst. nat. XIT,2, pag. 1079, n.4? — Fn. svec.2080- Syst.nat. XIII cur. GMELIN, form. 1, p. VI, pag.3096 , n. 4. BERGMAN, _Zct. iStoch. 1756, et 1757, pag. 199, tab. 6, Jie. 5,9. Erpobdella vulgaris. LAMARCK ; /dist. des anim. sans vert, , tom. V., pag. 296:,.72..1. Nephelis tettara SAVIGNY, Syst. des ann. , pag.119,2.1. Hirudo vulgaris. sURGEON , Ap. del. the ch. dist. of &ue Leeches, pag. 125, n. 3. An Erpobdella Sebetia ? DELLE CHIAJE. Habitat in plansis aguaticis Sebeti , longa, 4-5 pollices haud 15 lineas, corpore ;annulato, oculis.10; ani-. malculis infusoriis, monvoculisque victitans. ALBIONE. Corpus \elongatum, cylindraceum., verrùcis spiniformibus instroctuin ; extremitatibus disco praehensili ‘ornatum ; 0s papillis tribus circumi-' RISE anus supra, Rischi posticum. Albione muricala- Mignatta ' Marina, spira teres, , corpore veriucoso. 7 \ 50 ) Hitado muritatà. rin. , Fr. svec. 2084 - Mus. Ad. Fr. 1, pag: 95 , tab. 8, fig. 5- Syst. not XIII cur. GMELIN; tor. 1, p. VI, pag. 5098, n. 9. H.marinà. RONDELET, De pisc., p. 2) pag. et fig. 111. cesner, De aquat. , lib. IV, pag. et fig.455. H. piscium. BAsTER, Op. subsec., tom. L., lib. 2, pag. 5, tab. .10,, fig. 2. BRUGUIERE , Enc. méth. indi se eda H. muricata. cUVIER, Régr. a s pag. 552. Pontobdella verrucosa. LEACH ,/Misc. Zool. , tom. 2, pag. al;ifabi 64,J9. 42. muricata ; corpore verrucoso : verrucis in annulos di- gestis. LAMARKCK, /fist. des anim. sans vert.,tom.V pag. 299,72. 1. Albione muricata. SAVIGNY, SYsf. des ann. , pag.111, n.1. Habitat in zare mediterraneo prope Neapolim , el speciatim in Aaiae Torpedinis cute. Spiegazione delle figure della Tavola I. Mignatta ‘medicinale. ‘ Fig. 1. Essa è rappresentata in uno stato di mediocre al- lungamento , avendo la ventosa anteriore in @, donde nascono le sei strisce longitudinali del suo dorso, che finiscono in d, 4, che è la ventosa posteriore, ove evvi l’ano c. i 2. Sanguisuga raccorciata e supina colle labbra , che fanno sporgere in fuori i tre denti e. Dinotano poi c, l’apertura del membro genitale ; alla quale segue quella della valva, e d, la faccia concava della ventosa posteriore. 3. a, Dimostra l’apice dello spazio trilatero de’ denti co? loro; plessi tendinei 4, posti. su l’esofago. Lo stomaco è chiuso in c,, ed in seguito è aperto tanto sino a d,-@, che sono gl’intestini ciechi (il destro de’ quali è sezionato ), che fino ad e , che è il retto in parte sparato, tenendo a’ lati quattro vesciche rotondate, che apronsi nel suo interno. £ È ìl primo diaframma intero dello stomaco, a’di cui lati esistono gli orifiej delle borsette ovali aperte (51) v, £. Gli aliri diaframmi” si rîvvisano da 7, fino ad è, co’ fori delle successive borsette chiuse kj k, ché erano occultate dalla membrana fibrosa 7, di dove attaccansi. le lamimette n, n. 4. I dente superiore; a è intatto; giacchè al laterale sinistro 8) si è tolta la membrana per farne conoscere i plessi fibrosi c. 5. a, Membro! genitale; che ‘esce dal suo astuccio 6; nel di cui fondo ligansi: le guaine de’ dutii deferenti, che pro ducono gli epididimi d, d; venendo eon tortuoso corso da’ pun- ti e, e; ed aprendosi nella loro. parte interiore la serie di testi- coli f, f. La matrice chiusa è indicata, da g; coll’ ovidotto cos mune e. col. proprio.di ognijovaja 4, Da 7 ; ak; tanto av dritta che a sinistra s veggonsi. le;.vesciche « della respirazione aperte ne’ buchi del :ventre 7; 7, e fornite delle strisce: glandulose #2, m8: n, È il cervello; che. in. grazia, dì due nervicciuoli comunica con 0, .d’onde incomincia la fila. de’ ganglii ; l'ultimo de quali p manda imoltissimij nervi alla ventosa posteriore. 6. Il pezzo @;.@:5;dellaMignatta ingrandita ne: dimostra ‘gli anelli colle, papille riangolari. Spiegano 8, 5.-la cuticola j':03, una porzione di cute; d, il primo! strato muscolare reticolato j e; il':secondo. strato. museuloso» cori! disposizione longitudinale; ed.‘ fil terzo con anellosa. direzione , su la cui faccia ‘interna » esi stono le glandulette Z,4,;-dantino un’aùra nauseosa. Il membro generante é (.la &ui tunica esteriore; siè. aperta.in k,), nel fon- do dell’ astuccio fibroso È; re precisamente su. di un) eminenza co- nica 72, comunica co” duiti deferenti 7, 72, che attraversano! le. guaine fhrozo. L’epididimo, svolto di ognuno. (di, essi è;0-, 0, col respettivo. canale spermatico. p., p 3, 0ve sbocca, il. partico lare canaletto di ogni testicolo. g:5 93, ravvisandosi, lo.sperma nel. sinistro che si è sezionato. La matrice. sezionata 7; ha l’ovidotto comune s, e gli ovidotti. particolari delle due ovaia ,£, #, conte- nendo la prima delle tfaali: var], embrioni, 0; 0} v; Sono le ve-. sciche del respiramento colle’ strisce glandulose %, E, €; € Io rappresenta! la vena del ventre co ? ganglj soprappostivi. 7. Feto di detta sanguisuga. i ( 52) 3. L'arteria «laterale; destra; a, (@nila: sinistra dB 5 sì anastomizzano.. tanto, inl.c ,;\cy che sullo. stomaco; d,.1d) facendo lo. stesso . ‘sotto:: del medesimo dopo di. aver. dato delle, arteriuzze alle. vesciche della respirazione. e, e. L? arteria dorsalo,l si congiunge, ;alla,vena del ventre g',ne'siti 4, A, ed in,/, 7, spettante alla sinistra banda del. canale. intestinale , conformandosi..poi nella. medesima guisa. nella parte opposta. Li Mignatta ‘cavallina. gi. È un individuo di ‘questa specie avente le macchie verdicce a? latidel. corpo:0 ) 509) SS 10; Se ne mostra un' Gluò Meolo che’ ha due strisce la- rcrali. giallicce ‘ele papille triangolari! nello ‘stato ‘di erezione. a; Ventosa! antetiore 5 :d; ‘esofago ;'0c + stomaco; d +, ‘d'; Du due ciechi; ed e, intestino’ retto, che si, apre su la ventosa poste- riore f. Il membro genitale. g, hà l' astuccio ‘fibroso in 4, colle guaine fibrose .2,,.&, avendo I° Cprietiao in'k:yk:) ed ‘il canale spermatico tin ‘/,; colla ‘serie sinistra‘ de? Legticoli mi La matrice cogli ovidotti elconì l’ovaja vedesi in 72. Il resto indica le stesse parti della. Mignatta medicinale. ; a1./@, a, a, Denti colle seghette,e co loro plessi fibrosi accresciuti di diametro, si 1° . 0! culiori |Î secnsssu Wignatta volgare. 19. È delineata a grandezza' naturale, onde far conoscere le strisce laterali, e ua CEE serie di: ‘puntini messi nel dorso del ‘suo ‘corpo. «© +15. a, Canale intestinale co’ciechi 8, d, e col retto c. Dinotano poi l’astuccio ‘del ‘membro generatore d, l’ epididimo e ?l canale spermatico e, edi testicoli f. Matrice , ovidolti, ed ovaie g. o di ociioDi a) Mignatta di. mare . di DI 9% Sfsinoo VAIANO Ventosa anteriore co’ tubercoletti una nel. .suo perimetro , e coll’ orifizio della bocca giacente nel suo; fondo. Hsuo esofigo è 8 , lo stomaco €, il cieco 4; e-l’intestino retto e, aperto su la ventosa posteriore, e Sa \ MEMORIA II. Descrizione E NortoMmIA DEL CLIO, DI ALCUNE PLANARIE, VORTICELLE, DELLA FAVAGINE, E DI ALTRE PRODUZIONI MARINE. 6. I. Del Clio Amati. È . Martens chirurgo amburghese fu il primo a richia- mare l’ attenzione degli Zoologisti sul Clio picciolo mollusco marino del settentrione, dove forma l’ ordi- naria pastura delle balene. Pallas in proseguimento l’ha di bel nuovo descritto col nome di Cliore (1) do- realis, ove il Prof. Cuvier (2) riporta il C. retu- sa di Fabricio , e'l C. Zimacina, che Phips sco- prì nel suo viaggio al polo boreale . Lo zootomi- sta francese inoltre del C. Aelicina di quest’ ultimo autore, e delle altre specie di Cio di Brown ha for- mato i generi Limzacines, e Cléodores; soggiuznen- (1) Qui omnia poetico genio assimilare notis rebus ‘avent, non ita male Clionem nostram comparare poterunt cum flore Cy- pripedii. Si nempe lobos capitis pro petalis, et alvum in cau- dam productum tanquam nectarium concipias, non levem obti- nebis utriusque similitudinem ( Sp. zool. , fasc.X., pag. 28. ). (3) Mém.sur le C.borealis — SE tom.2, pag. 379. (54 ) do che il verme di La Martinière sia tin Glauco cor- rispondente alla Doris radiata di Gmelin. Cosicchè oggi sotto la denominazione generica Clio si riuni- scono il C.borealis, Lin., edil C. australis, Brug. Alle succennate specie io aggiungo una terza, che è da me nominata C. Amati in onore del nostro degnis- simo Protomedico generale signor G. B. Amati. A.Descrizione.) Il suo corpo è ovale, rotondo verso la banda posteriore, essendo innanzi , ove giace la bocca; alquanto attenuato.Da essa elevasi un pezzo di sostanza carnosa quasitriangolare, che è del tatto libero dalla sua metà superiore in poi,dove sono coliocati due ne- gri e piccolissimi occhi. A”lati della bocca son messe le ale, fatte da una lamina musculosa a semicerchio, e aderen- te alla parte inferiore del collo. A destra della stessa esiste l’orifizio del membro della generazione , don- de si continua un picciolissimo solco, che finisce nel foro idella vulva , tenendo avanti le branchie, ed .in dietro l' apertara dell’ ano. Sul termine del collo prende origine un canaletto, il quale, scorrendo dritto verso lano, resta quindi nel mezzo superiore del corpo libero e pendolone. La lunghezza delle ale di questo Clio è di un pollice, e la loro larghezza un pollice e mezzo.Il suo corpo è meno di un pollice lungo, e sei linee largo.Nello stato di vita ha il colo- rito scarlatto , ma tostochè esso sia tolto dall’ acqua di- (55 ) venta cilestre. Le sue ale hanno un margine giallo citrino sfrangiato; moltissimi puntini néricci; e precisamen- le nella loro faccia inferiore mostrano talune macchie bianche, che ravvisansi pure sul pezzo carnoso supe- riore alla bocca. Il nostro Clio, conosciuto da'pescatori col nome di Palommella di mare,è sempre vagante ;e solo in tempo caldoe sereno, come altresì in, piena calma delle acque, vedesi a galla delle medesime. E’ bastante- mente raro, attesochè fra lo spazio di due anni ap- pena ne ho potuto osservare tre individui, che furono pescati alla punta di Posilipo. Gli stessi, nell’ acqua marina presentando il corpo rivolto in giù, le bran- chie orizzontali, le ale onninamente spiegate, la bocca aperta, ed il canaletto mentovato nuotante or qua ed or là; mantenevansi equilibrati su la di lei superficie. Imperocchè colla sollecita contrazione delle suddette ale, che ne abbracciavano il corpo, an- davano giù. Non so se essi coll’ abbozzo di piede, che tengono nel mezzo delle ale, possano camminare su gli scogli. Il Clio appartiene alla classe degli Pte- ropodi fondata dal celebre Cuvier. La proprietà di no- tare colle ale, spettante a eotal gruppo di molluschi, fin dal 1790 fu pure conosciuta da F.Cavolini nella Cavoliza volitans , che Abildgaard poi chiamò C. ratans (1). (1) Leggasi la nostra Necrologia de’ Socj ordinarj del R. x (56 ) B. Notomia. ) La prima membrana, che veste. tanto il suo corpo che le ale, è trasparente, e sot- tile comela cuticola. La seconda tunica ad essa sot- toposta, che circoscrive il cavo addominale , è per- fettamente fibrosa . Tra amendue esiste: uno spa- zio, che durante la vita. dell’ animale contiene dell’ acqua, e non già aria secondo l'opinione di Bruguière. Spesse fiate sono riuscito a soffiarvi quest’ultima, che si ha fatto strada nell'interno delle ale, e del pez- zo carnoso sovrastante alla bocca. L’ esofago nel suo principio tiene un bulbo, formato da due pezzi musco- los, nel lembo de’ quali attaccasi la tunica fibrosa, che sostiene la serie de’ denti. Ha la figura uncinata o- gnuno di questi , che è rotondo, larghetto nella base, ed acuminato nell’apice, che sta in giù rivoltato.Ciascun dente diunita al compagno, che gli giace assai d’ap- presso, mercè un esilissimo ligamento è attaccato alla divisata membrana , che poggia su di un pedicello car- noso; esistentein mezzo del buibo.Apronsi a’suoi lati i canalini delle due glandole salivari, risultantino da una congerie di acinetti. Lo stomaco, al di cui esterno esse ligansi, è largo, ed un poco rugoso nell’ inter- Istituto d’Incoraggiamento di Napoli, inserita nel 3.° volume degli Atti accademici del suddetto Corpo scientifico, pag.315 — 328. Nap. , 1822. (20) no. Îl duodeno s'immerge tra la massa del fegato, ove ampliasi per l’ apertura de’ condotti epatici prin- cipali; ed indi con tortuoso tragitto n’ esce, terminando nell’ orifizio dell’ ano. Varj grappoli glandulosi primatj, che separansi in altri secondarj , compongono la so- stanza del fegato. Più sul medesimo rattrovasi una borsetta lunga e ramificata, contenente una sostan- za rossiccia. Ho ferma credenza che questa abbia l'uscita pel canaletto , che pende fuori del suo corpo. Il membro genitale, di cui antecedentemente si è conosciuto il foro esteriore, è fatto da-un astuccio carnoso quasi spirale, che termina in un lunghissimo canaletto. L'ovaia, giacente nel fondo del fegato, è di figura crociata.La stessa oltre di un gran numero di uova, dalle quali componesi, ha vari condotti riuniti ad uno più grande, che sbocca nella matrice.Due lamine fibro-ge- latinose avvolte ad elica formano quest’ultima, rimanendo nel suo interno un voto comunicante colla vagina, in cui pria. di finire al forame delle vulva apresi il dutto di una vescica globosa , che forse segrega la materia prolifica.La vena branchiale colle sue ramificazioni attra- versa il pericardio, onde sboccare nell’orechietta del cuore, situato a diritta del corpo.Nulla posso asserire di cer- to sul destino dell’ arteria delle branchie. L’ aorta in- tanto nel dirigersi al bulbo dell’ esofago, ove dà de’ «rami, caccia le arterie. pterigoidee destra ‘e sinistra ; (08) che si sparpagliano nelle ale; e l’ epatica che penetrà ne’ lobi del fegato. Giacciono a’ lati dell’ esofago due ganglj, che rappresentano il cervello . Da’ medesimi diramansi parecchi nervicciuoli pelle parti contigue e per le viscere, ed una fascia nervosa ehe, ciugen- do il bulbo dell’ esofago , uniscesi ad un’ altra coppia di ganglii posti sotto di quest’ultimo. Da essi parte un paio di fili nervosi, che comunicano con due esilis- simi ganglj , allogati nella inferior faccia del bulbo annunziato. La sostanza delle ale è composta da fibre con longitudinale e trasversale direzione, e fra loro la- scamente intrecciate, onde l’acqua marina possa libe- ramente passarvi, ignorando tuttora il luogo pel qua- le vi entra. Egli però è certo che nel Clio, non al- trimenti che nelle Aplisie, si faccia una circolazio- ne di acqua di mare per le vie.interiori del loro cor- po , siccome ho scoperto avvenire ne’ molluschi testa= cei.Siffatta funzione si esegue da talune cavità, che il Cav. G.S. Poli principalmente nel Murex Tritonis, e nel Buccinum Galea, Lin., che fanno parte del ter- zo volume della sua dottissima opera intitolata: T'e- stacea utriusq. Siciliae ec. , mi ha fatto l’ onore di chiamare Antri di Delle Chiaje.I suddetti cavi of- frono nel nostro Clio la figura a un di presso 0- vata, essendo di tratto in tratto forniti di parecchi (59 ) forami. In fine sei muscoli longitudinali , cioè quat- tro corti, e due più lunghi raccorciano le parieti del- l’addomine. Essi incominciano dalla metà, o pure dal termine dell'accennato cavo, e finiscono pres- so la bocca. Il bulbo dell’ esofago tiene due mu- scoli, che servono a tirarlo in fuori; giacchè il mem- bro generante ne ha uno, che lo trae in dentro. 6. II. Delle Planarie. Il Barone Cuvier confessa con quella ingenuità, che forma il prezioso retaggio de’ grandi uomini, che sulle Planarie, forse denominate con tal voce dalla forma piana del loro corpo, non ancora abbia potuto isti- tuire delle ricerche notomiche, onde stabilirne i veri rapporti naturali. A_ questo genere parmi appartenere il verme, che ho avuto l’ opportunità di descrivere e sezionare. Esso mi è sembrato una nuova specie, cui ho imposto il nome di Planaria ocellata.I pescatori napolitani la chiamano Z'ezerume di mare. A.Descrizione.)Il suo corpo un pollice e mezzo lun- go, ed otto linee largo, è compresso ed anteriormente rotondato, ove evvila bocca. Apparisce intero ne’lati, e posteriormente è corredato di tre code alquanto lunghe, ed assottigliate in punta , all’infuori di qualche altra più piccola, di cui non fassi verun conto.Sul dorso gial- liccio presenta varie macchie turchinicce, ora rotonde, ( 60 ) ora ovali ec., che divengono all’intutto rosse verso le code.Il suo ventre è quasi bianchiccio.I Naturalisti im- parziali decideranno se le altre due Planarie, che ho osservato insieme coll’attuale , la prima delle quali tiene due code, e la seconda ne possiede una, sieno varietà, o specie diverse dalla P.ocellata. Posso però assicurare il pubblico che ho avuto moltissimi individui di tutte e tre le accennate diversità, i quali per altro mi han sempre mostrato l'essenziale carattere del co- stante numero di code. Esse abitano nel mare d'Ischia. B. Notomia. ) La bocca delle suddette Plana- rie, che spesse fiate sporge in fuori, è circondata da una zona‘nericcia. Tale apertura guida in un sacco valido , e larghetto, che costituisce lo stomaco , il quale mercè fibre car nose. è attaccato alle pareti dell addomine. Dal medesi mo partono -de’canali più o meno ramificati, privi affatto di forame esteriore, i quali dirigonsi non solo a’la ti del corpo, ma anco- ra alle code. Ho rinvenuto un liquido biancastro nel- lo stomaco e ne’ vasi poc’ anzi esp osti, che a mio credere ne formano il sistema circolante. Esse inoltre avevano un tessuto fibroso variamente reticolato , cuj seguiva la cute colorata, e l’ epidermide. Dalla con- formazione adunque dell’ apparato della digestione, e circolazione delle Planarie, si vede bene che le stes- ‘se si approssimano molto alla struttura delle Meduse. («61 )) Mancavano eziandio di nova, purchè queste non sieno rappresentate d’alcune minutissime glandulette messe su l’esterna faccia dello stomaco. Cuvier riunisce le Pla- marie trai vermini intestinali provveduti di parenchima. 6. II. Delle Vorticelle, alle quali segue l'e- same dell’ Acerabulam mediterraneum, ZLam., e della Polyphysa rubescens, /Vobzs. I polipi appartengono ad un' estesa classe, del regno organico, che se non supera, uguaglia almeno il nw- mero degli altri esseri animali. La loro organizzazio- ne è oltremodo semplice. Un tempo erroneamente chiamavansi piantanimali . I caratteri. di somiglian» za , che alcuni di essi hanno con le piante, sia per la facoltà di sentire le impressioni degli stimoli, sia per la riproduzione a gemme, non debbono giam- mai farcene conchiudere la identità . Attesochè, discendendo per la scala degli animali, e salen- do per quella. de’ vegetabili , molti essenziali carat- teri di uniformità ravvisansi in amendue. Ma d’ altron» de non puossi negare che l’Autor della natura pei pri- mi abbiasi prefisso un particolar piano di organizzazio- ne , che doveva essere indipendente da quelle leggi 4 che riserbato avevasi per la creazione delle seconde , quantunque ‘avessero co’ medesimi immediato legame. 9 ( 62 ) Un esempio di tal fatta l'abbiamo nelle Vorticelle , così denominate pel moto vorticoso che hanno; ed anche nella 7ubularia acetabulum, Lin., che a prima giunta -sembra appartenere al regno vegetabile, ove'è stato atrolata da taluni scrittori (1). ‘ (1) Donati, Pallas, Cavolini, Olivi ec.hanno situato tra le pian- te l'atinale Tubularia, le Coralline, e le Spugne, considerate da Guvier, Lamouroux, e Lamarck come polipaie a picciolissimi polipi e, celle. Sebbene io non abbia avuto occasione.;di verifi- care le asserzioni de’ naturalisti francesi; pure, dando un’ oc- chiata alla conformazione organica de’ succennati esseri, al loro scheletro di fosfato di ca'ce ec.,non posso allontanarmi dalla di costo- ro opinione.Spero ehe le ‘diligenti osservazioni, fatte nel 1822 su? polipi della. costiera di Napoli!e de’contorni dal nostro rispettabi- lissimo amico cav. Savigny , vogliano arrecare all’ assunto fon- dati rischiarimenti. Veggo ancora, che l’ Arancio marmo verde ( A. Bursa, Liu. ), i Maccheroni ( 4.vermicularis, Gm.), ed i Vermicelli di mare (che sospetto esse;e le uova dell’4plysia depi- lars, Lin., e del'A.neapolitana, Nobis. ), su le orme di Ca- volini: > e di Olivi , siensi allogati da Rafinesque trà’ vege- tabili co’ nomi di Myrsidrum Bursa ; M. Vermilara, ed Hel- minihon glomeratum. Deite ‘sostanze appena toccate colla lan- celta danno subito non equivoci segni di contrazione, la quale persiste tanto appena strappate dagli scogli, che qualora per varj giorni siano state conservate nell’acqua marina, o tenute fuori di essa. Tagliate longitudinalmente , oppure ridotte in pezzi , si rac- corciano in modo i labbri delle ferite, che vi bisogna della» forza per distenderli di bel nuovo. A.Descrizione della Voiticella Cavolini .)F.Cavolini, la di cui fama sarà eterna nella storia del passato secolo, con dubbiezza avewa riportato il polipo in disa- mina alla Y.convallaria;Lin.Avendo paragonato la fi- gura di questa Vorticella ( che è registrata nella ta- ‘vola vigesimaquarta, numero 19 dell’Enciclopedia meto- dica, ed anche nella fiz.25 della dotta memoria del prof. Brocchi su gli infusorj)con gl’individui viventi della 77. Ca- volini,e con quei esattamente delineati dal suo scovritore, ho veduto che la medesima sia una specie diversa. Tantop- più che la stessa non si sviluppa dall’infaso di avena, o di altre piante in acqua dolce, essendo animaletto marino; chein onore del suo primo descrittore ho appellato 77. Cavolini. Essa aveva i pedicelli sottilissimi, appena ritorti , avendo in punta un picciolo cono a rovescio, ripieno di liquido gialliccio. Era visibile ad occhio privo di lente, e aderiva all’ Ascidia phusca , Lin., o alle picciole conchiglie. Ho tuffato indarno nell’ a- cqua marina parecchie delle presenti Vorticelle già seccate; onde vedere se avessero avuto la proprietà di riprendere l’esercizio delle funzioni vitali, non altri- menti che il rotifero di Levenoechio(/.rotatoria, Gm.), su cuiil celebre Spallanzani ha fatto le rinomatissime sperienze di risurrezione. L’ altra Vorticella osservata da Cavolini diffe- risce affatto dalle Orceolarie , le quali mancano di Lal (64) ii pedicello. Ma su ciò non posso dare alcun giudizio 3 attesochè non ancora mi è riuscito di vederla. Sona pure comuni tra noi la 7°. patellina, Lin. ,.e la' 7°. cyathina, Lin.; che attaccasi a’ gusci, di testacei o agli scogli, mentre la prima sè vagante. B. Descrizione dell’ Acetabulum mediterraneum. ); Esso ‘ha il disco; o pure ombrella del perimetro di un pollice e mezzo, orbicolare, quasi piana, crenata, bian- co-verdiccia, sopra e sotto graziosamente piegata. È si- tuata su di un pedicello, lungo un pollice e più , ro- tondo, e sovente fornito di picciole radici. Nel sito della sua inserzione al disco ha un anello, cui poco giù seguono due pezzi di sostanza come pergamena fin adesso ignorati, che somigliano alla volva de’ fan- ghi. L’Acetabulo dai marinai è denominato. Fungstiello di mare, che di està nasce sullo Spondilo, e sull’Ostrica. . b. Notomia. ) Nel centro superiore del disco men- zionato giace nn cavo, chiuso da particolare coperchio o séudella, e circondato da cortissimi peli. Donati, che erroneamente gli ha delineati aderenti al coperchio, e più lunghi deli’ombrella, fa di avviso che fossero i fi- lamenti degli stami. Nemmeno convengo con Cavolini, che gli ha caratterizzati per conferve. Isolata la scudella, che è all’esterno convessa e nell’interno concava, ma- nifestasi un voto conformato ad imbuto, e comunican- te col canale situato lungo l'asse del gambo.Donati ha (65 ) ereduto che detto cavo racchiudesse aria; il'nostro con- cittadino dice di averlo trovato zeppo di midolla; ed io, se non sbaglio, l'ho osservato vestito da sotti- lissima membrana , ed affatto vacuo. Tra i peli no- minati esistono le aperture delle cavità quasi triangolari, poste circolarmente nel disco, che è formato da robusta membrana.Ognuna di esse già descritte da Donati, ed a torto negate da qualche moderno scrittore, caccia un liquido biancastro, ed alcuni globettini verdicci,chs sono le uova considerate da Lamarck come .gemme:, perchè le crede esenti da fecondazione : nell’ atto che Cavolini le reputa semente di pianta a nozze occulte. Riserbo ad altra occasione di discutere tale argomento, C.Descrizione della Polyphysa rubescens.) Meglioin questo genere, senon m’ingannoyche tra le piante crit- togame, hassi da riunire il PAysidrum rubescens,: ed il P. aggregatum di Rafinesque , che con infinite altre sostanze ha separato dal regno animale. Ambedue of- frono un gambo rotondo , lungo molte linee , ros- siccio, che sostiene nell’apice uno o più globi membra- nosi, spesso mancanti di apertura, é di peli apparenti. Sono i globetti ripieni di umore bianco e tegnente con talune uova, che in agosto escono da. cadauno globo, la di cui metà resta attaccata al proprio'pedicello. Tro- vansi su lo Spondylus Coriano, su la Fissu- rella gracca ec. è ( 6ò ) ‘La membrana infine, che veste l’esteriore, e tut- to L’interno delle Vorticelle non che dell’ Acetabulo ; è ricolma di minutissime vescichette, necessarie alla cite colazione degli umori, che hanno assorbito , ed al loro respiramento . Lo stesso uffizio adempie l’interna, che costituisce il ricettacolo de’ tenui alimenti. En- trambe concorrono alla separazione delle molecole calcaree, che trasudano pe’ loro pori, onde formare il pedicelto osseo dell’Acetabulo.Un pezzo della tunica e- steriore delle medesime è capace di riprodurre l’interiore, e quindi l’intero individuo con quella rapidità, che è figlia solo della semplicità della loro organizzazio- ne. Le Vorticelle fanno parte della classe de’ polipi , e della sezione de' rotiferi di Lamarck; giacchè 1° A- cetabulo, e la Polifisa debbansi riunire tra i polipi a cellule secondo Cuvier. \G.IV. Della Favagine di Aristotile, deBicchierini di mare, e dell’Ascaride della Testudo mydas, Lin. A. Descrizione della Favagine. ) Essa, per ser- vicmi delle parole di F. Imperato, è composta da tan- te forinelle cave, quasi paraboliche, ricurve, e nella base fra loro simmetricamente congiunte da formare de’ gruppi della grandezza del capo umano. Ogni cel- letta di colore gialiiccio offre la faccia esterna conves- (69) ) sa e solcata, e l’interna concava ed affatto levigata, avendo nella sua parte superiore un foro orbicotare. a. Notomia. ) La struttura di ogni celletta risulta da una tunica esteriore alquanto resistente, e da un’al- tra interiore sottilissima:, che chiude il forame. indi- ‘cato. Nella sua cavità trovasi un umore bianchiccio , consistente , di odor disgustoso , nel quale galleggiano moltissimi globetti granellosi, e giallicci. Questi escono previa lacerazione della membrana, che chiude il pre- fato foro. La Favagine è' presso di moi comunissima precisamente ine’ mesi di luglio e di agosto, rinvenen- dosi attaccata agli scogli. I mostri marinai la chiama- no Puliciara, e F.Imperato dice che » è volgare o- pinione, che sia madre di conchiglie marine». Le ac- curate! osservazioni di Ellis, Lister e Bastero, istituite su produzioni di.vanaloga natura, maggiormente conferma- no l’ asserzione del nostro benemerito compatriota, che «trovo consentanea a quanto disse lo Stagirita : » Pur- purae, verno tempore, se colligentesin eundem locum, condunt;quam Facazinem (M:Xwnpay)vocant,quae veluti favus'est apum, verum non ita elegans, sed quasi ex putaminibus cicerum alborum multis inter se composita». B. Descrizione de’ Bicchierini. dî mare.) Poche cose dico in riguardo a questa curiosa produzione; che nella state vedesi. fissata, ora solaed altre volte aggrop- pata,sullo Sporndylus Gaedaropus,e sull'Ostrea edulis, (68 ) iin.Ciascheduna di esse ha la figura di cono inverso:, nella di cui punta principia un corto pedicello, che si espande nell’ attaccarsi alle conchiglie. Superiormen- te presenta un margine rilevato , e nel centro \un fo- rame rotonco chiuso da sottile membrana. b.Notomia.) Le parieti di ogni Bicchierino, com- «poste dalla tunica esterna e dall'interna, sono delicate e trasparenti in maniera, che fanno chiaramente os- servare l'umore bianchiccio contenutovi co’globetti ro- sini, che vi nuotano. Gli stessi sono uova di. murici o buccini, ignorandone la specie, che hanno uscita pel -forame sopraddetto subito che siansi ingrossate in mo- do da lacerare la membrana, che lo chiude— Ho pure veduto sopra il fweus membranaceus di Marsilli talune caselle fatte da varj cerchi membranacei, posti in serie -decrescenti gli uni su gli altri. L’ultimo de’quali è co- perto da un pezzo della loro medesima sostanza , che resta. lacerato quando debbano uscire le uova, che al- .bergano dentro le mentovate, cavità. Io , senza con- fonderle colle glandule e con la fruttificazione di detta pianta, le credo anche uova di testacei; ma nella ve- gnente està non ommetterò di occuparmene di proposito. .C. Ascaride della Testuggine marina. ) Il pre- sente vermicciuolo fa da me rinvenuto tra’ tubercoli cartilaginosi dell'esofago della Testudo mydas, Lin., ‘che sezionai col prof.L.Petagna.Esso con infiniti altri DI 69 era attaccato alla tunica mocciosa dell’esofago suddetto, in cui col continuo succhiamento avevasi formato una fossicina co’bordi callosi prodotta dall’irritazione delle tre papille circondanti la sua bocca.Lo stesso per la struttura non differiva affatto dagli altri ascaridi notomizzati con sopraffina maestrìa dall’eruditissimo Redi e dall’egregio cav. Brera. Ravvisai pure nell’ occhio della mentovata testudine una fessura, che dal centro del nervo ottico arrivava alla sua periferia ; e vidi ancora che la fac- cia posteriore della sua retina era gialliccia simile alla macchia gialla scoperta da Soemmerring nell'occhio u- mano , e riscontrata da Cuvier in quello dii varie spe- cie di quadrumani. Dippiù i processi cigliari che manca- no in quasi tutt’i pesci, e che veggonsi solo nelle sep- pie, in alcuni rettili, ed assai incerti nella tartaruga; erano oltre modo sviluppati nella T'estudo (Chelonia, Brongu. ) mydas , e poco dissimili da que’ dell’ 4r- gonauta Argo, Lin. Il fondo della ruischiana ( tap- peto ) mi parve nericcio, 6. V. Glionis Amati, Planariae ocellatae, Vorti- cellae Cavolini, Ascaridisque Cheloniae descriptiones iconibus aere incisis illustratae. CLio. Corpus nudum, natans , alis carnosis , op- positis. 1.0. Amati - Farfalla marina. 10 70 Carnosa, résca, alis semicircularibus connatis, subtus albo-ma- culatis, margine luteo, cauda rotundata. Noss, Habitat in mare neapolitano prope Pausilypum. Pranaria. Corpus oblongum, planiusculum , ge- latinosum, nudum, contractile, raro divisum aut lo- bataum. Pori duo ventrales ( os et anus }). :. P. ocellata- Tezerume di mare. Depressa , dorso ocellato ; anterius rotundata , posterius tri- caudata. Noris. a. ) P. rotunda, turgida , bicaudata. b. ) P. ovato-oblonga , unicaudata. Habitat in zzari insulae Pithecusae. VoxticeLta. Corpus nudum , pedunculatum, con- tractile, liberum vel corporibus alienis basi adhae- rens 3 exlremo superiore turgido 3 capitulum trun- catum simulante. Apertura terminalis ampla , crateri- formis, ciliis rotatoriis instructa. - 1. V. Cavolini - Yorticella di Cavolini. Simplex, turbinata, pedunculo retorto. Novis, ‘Cavoint, Pol. mar., Mem. III, pag. 255 , tav. 9, fig. 13. Habitat in mare mediterraneo conchulis ac Asci- diis affixa. Acrrasutum. Polyparium ( polyporum receptacu- lum) fungoides, crusta calcarea obtectum; stipite sim- plici, fistuloso; pelta terminali orbiculato-striata , numerosis tubulis radiatim coalitis constituta, centro= que superno peltae patentibus. TR 1. À. mediterraneum - Acetabolo mediterraneo. Pedunculo filiformi , pelta terminali, striato-radiata, calcarea. Madrepora Acetabulum, Lm., Syst. nat. X, 1, pag. 7953 , n. 17. — Sertularia caule simplici , ambraculo orbiculato peltato. Mort. Cliff., pag. 480. i Tubularia acetabulum. Lin, , Syst. rat. XIII cur. Guerw , tom. I, p. VI, pag. 5833, n. 6. Audrosaces. MartmIoLi in IN. lid. Diosc., pag. 645, fig. 1. Corallina ( Androsace ) tubulosa simplex, pelta terminali ra- diata. Parras, £/. zooph. , pag. 430, n. 13. ; Androsaces, Cotyledon foliosom marinum.Loret. Ze., pag. 387. Androsaces petrae innascens. C. Bsvn., Pin., pag.367. Herba marina Androsaces. Brs., Mus., tab.27. Acetabulum marinum. Totrwerorr, Znst.1, pag.569, tab.338. Plantula lapidea scutulata. Mercar., Metalloth., arm. 6, c. 23, 2/, pag. 155, 156. 1 Callopilophorum Matthioli. Dowati, Adr., pag.28, n.2, tav. 3. Tubolara acetabolo. Cavorisi, Pol.mar., Mem. HI, pag.254. Acetabulum caule simplici , cyatho striato et quasi subcaly- culato. Brown., Zam. 74, tab. Ko, fig. A. Acetabulum mediterraneum. Lamarc , ist. des anim. sans vert., tom. II, pag. 130, n.1. Acétabules. Cuvier, Rég. anim., tom. IV, pag. 78. Habitat ubique in mari mediterraneo , et praeci- pue in Puteolano sinulapidibus,testaceisque adnatum. PoLwpiysa. Polyparium fungoides , stipite simplici, celiulis vesicularibus in capitulum congestis. 1. P. rubescens - Polifisa rosseggiante. Vesiculis globosis, rubescentibus, solitariis, pedunculatis. Noms. * b) #2 Physidrum rubescens. Rarinesove Scramitez, Car. di alc. nuov. gen. e sp. di anim. Sic., pag. 97, n. 252, tav. XX, fig. 11. Habitat in mari Siciliarum conchyliis adhaerens. Ascaris. Corpus elongatum, teres, utrinque saepius attenuatnm ; extremitate antica triloba , ore terminali exiguo. 1.A. Cheloniae-Ascaride della Testudine marina. Filiformis, annulata, albido-maculata, antice triloba, postice at- tenuata , intestino subrecto, Noris. °° Obs.Mihi videtur satis distincta species ab Ascaride T'esiu- dinis orbicularis, Rept, Habitat inter tubercula cartilaginosa oesophagi Che- loniae mydae , Bronen. Spiegazione delle figure della Tavola II. Clio Amati. Fig. 1. a, Bocca del Clio sopino e galleggiante ; è, pezzo carnoso triangolare co’due occhi e ; d, d, ale spiegate coll’ ab- bozzo di piede e ;./, branchie ; g, canaletto pendente del corpo. 2.Dimostrasi il Clio in situazione regolare , di cui @, è il fo- ro del membro genitale fornito di un solco terminante nell’ a- pertura della vulva 6; c, è l’ano, e d, l’ovaia. 3. a, Membrana esterna del suo corpo ; d, tunica interna ; c, bulbo dall’ esofago; d, stomaco colle glandule salivari e; f intestino duodeno, cui segue il retto coll’ ano; g, massa del fe- gato; A, sacco comunicante col canaletto pendolo ; î., pericar- dio col cuore e con le branchie; 4, ovaia coll’ ovidotto; 7, 73 matrice; m , vagina; rn, borsa rotonda chiusa; 0, membro genitale. 4. Esofago aperto col suo bulbo a, a'di cui lati apronsi i dutti scialivari b; c, stomaco sezionato; d, duodeno co’ condotti epati- ci provegnenti da’ lobi del fegato e,e. 5. Bulbo e lingua di grandezza naturale. 6. Denti ingranditi, onde farne meglio conoscere la figura, e la duplice serie per ogni lato aderente alla tunica fibrosa f. 7. a, Membro generatore sparato nel suo principio } 8, ova- ia coll’ ovidotto comune c, che sbocca nella .matrice sezionata d; e, vagina ; f, borsa rotonda; muscoli g, g, corti del lato de- stro del corpo; h, del membro genitale; i,î, del bulbo dell ’esofa- go;e &, del reticoio carnoso delle ale. 8. a, Vena branchiale ; 3, arteria delle branchie ; ed arterie c, aorta, d,d, pterigoidee, ed e, epatica; f, cavità simili agli 4n- tri di Delle Chiaje, Poli ; gg, muscoli lunghi del corpo ; #, faseia che rappresenta il cervello, da cui escono due ganglj in su, altrettanti per cadauno lato, e due altri in giù con varie di- ramazioni. Planarie. 9g. P. ocellata guardata pel dorso , di cui sono a, la bocca e 5,5,5, le code. 10., 11. Rappresentano la varietà prima e seconda della stessa Planaria mostrandole supine la figura 12, e 13. 1/4. Stomaco chiuso della P. ocellata coi vasi, che vi hanno rapporto, essendone d, la membrana musculosa ; e, la cute; ed f, la cuticola. 15.Stomaco aperto della varietà prima della sopraddetta Pla- naria ; dove apronsi gli orifizi de’ suoi vasi. 74 ‘Acetabolo, Polifisa, Vorticella, Favagine ec. 16. a, Faccia superiore del disco dell’ Acetabolo ; db, suo gambo ; ec, pezzi membranacei di questo situati vicino la sua inserzione alla faccia inferiore del disco. 17. Si dimostra il succennato 4cetabolo ingrandito , offrendo la convessità della scudella in d, alla cui base sono messe le a- perture delle cellette del di lui disco , ove aderiscono i peli che forse saranno tentacoli. Dette aperture metton capo nel canaletto e, esistente lungo l’asse del pedicello. 18, Cavo centrale e superiore dell’ Acezabolo chiuso dalla scudella ( della quale si vede interno in g, e l'esterno in h, ), che comunica tanto colle cellette sezionate i,z,i, chiama- te tubi da Lamarck, che col canale del suo gambo #. 19. P. rosseggiante che tiene alcune aperture in /, /; giac» chè m, ed n, mancano dell’altro emisfero. 20.Yorticella di Cavolini. 21. Bicchierini di mare aggruppali. 22. 0, Base del pedicello di uno di essi; p, corpo sparato colle uova; 9, orlo della sua parte superiore, che offre un fo- rame 7, nel mezzo. 23. Faccia esterna delle cellette della F'avagine, essendo se- gnata in s, s, la faccia interna munita del proprio foro. 24.Gellette ingrandite, una delle quali si è sparata per dimo- strare la membrana esteriore #, e l’interiore v, che contiene le uova nuotanti in un particolare umore, e che chiude il forame accennato. 25.Fucus membranaceus, Mars., con quattro SRSLO appella- te uova di sconcigli da’ marinai. 26. Una di siffatte cellule aumentata di diametro» 27. Ascaride della Testuggine di mare, n5 _r___12ST€_e"@"="nn==xssyu MEMORIA IIT SurrLa Cassiorga Borsonica. i. delle più belle ed eleganti Meduse”, spet- tante al genere Cassiopea de’ moderni zoologi, è quel- la che ora imprendo a descrivere. Un rispettabilis- simo personaggio , che pel bene de’ popoli dell’ una e l’altra Sicilia la Divina Provvidenza ha destinato essere l’erede del senno e del Trono di Ferpinan- po I.P.F.A., per mezzo del dottissimo cavaliere Giu- seppe Saverio Poli, si è benignato farmene dono, ed ordinarmene nel tempo stesso la descrizione e lo spa- ro. Questo onorevole incarico , che S. A.R. il Duca di Calabria , e nostro augusto Principe Ereditario si è degnato aflidarmi, non poteva essere per me più lusinghiero in quanto che la medesima nelle antiche, e moderne opere di storia naturale, che sono a mia conoscenza , non trovasi da verun autore descritta. Per tal ragione mi son veduto nel preciso . dove» re di denominarla Cassiopea Borbonica in eterna ri- cordanza dell’ eccelsa e real casa de’'Borboni, che han sempre onorato del più valevole patrocinio i coltori delle 76 scienze e delle arti.Con siffatta denominazione speci- fica ho avuto anche in mira di dare un contrassegno della mia distinta ed umile divozione alla prelodata A.S., che con sommo genio ama e coltiva lo studio del- la natura, e sa d'altronde conoscere i vantaggi, che da esso ridondar possono alla civile società, ed al decoro nazionale. Spero dunque che questa brevissima memo- ria sia benignamente accolta da sì magnanimo Principe, e che l’A.S. prender voglia in considerazione ciò che in ramo di zoologia e di notomia comparata in Napoli sarebbe da farsi. i 6. I. Descrizione della Cassiopea Borbonica. La C. Borbonica ha il disco o cappello del peri- metro di otto pollici, superiormente convesso, e giallo- verdiccio.Il suo lembo mirasi pendente, intero, e fornito di una corona di macchie quasi triangolari e bianchiccie. L’ inferiore faccia del suddetto disco è concava , avendo nel mezzo una protuberanza orbicolare,convessa, ed alta circa un pollice. Dal suo contorno nascono otto braccia un pollice lunghe , essendo ognuna verso l’a- pice divisa in due rami fra loro congiunti mercè sottile membrana. Il margine esterno , ed interno di cadauna divisione delle otto braccia primarie, ha una serie di fimbrie . Presso le stesse hanno origine varj gambi, capaci di allungamento, e di contrazio» (05) ne. Questi nella estremità sono ancora provveduti di un globo violetto , avente una zona bianca nel mezzo, ed una boccuccia nel termine. Tai gambi, o pedicelli simmetricamente disposti, incominciano dal- la punta delle divisioni di ogni braccio , ed indi ri- dotti in una sola filiera lo percorrono interamente fi- no al braccio contiguo , con cui vanno a confondersi. Cosicchè le otto serie di pedicelli riunisconsi in quattro coppie, onde formare un egual numero di file primarie, incrociate sulla, mentovata protuberanza. ‘Tra i detti globi veggonsene altri più piccoli e bianchi, avendo i pedicelli assai corti, ed incaricati di differente funzione. Questa Cassiopea inoltre negli spazii intermedii, ed alterni ad ogni braccio, ha quattro aperture semilunari e larghette, credute erroneamente bocche delle quali farassi in proseguimento ampia menzione. Siffatta parti- colarità, fondata su la conformazione di parti, che non possono trasformarsi tanto dopo la sua morte, che con- servate nello spirito di vino, parmi sufficiente per deci- dere che laC.Lordonica sia essenzialmente diversa dalla C .frondosa, Lam. Imperciocchè Pallas, sebbene non l’avesse osservata vivente, pure le ha fatto appartenere otto, o dieci braccia.con egual numero di bocche. Carat- tere, che pochi anni fa è stato benanche verificato 11 (78) da Péron nell’ oceano delle Antille, dove vide viva la soprannotata Cassiopea , la quale era fornita di die- ci, e non già di quattro bocche come veggonsi nella C. Borbonica. Ed affinchè si conoscano più chiara- mente le marche differenziali di amendue le specie in quistione, cioè tra la C. frondosa, Lam., e la C. Borbonica, Delle Chiaje; ho qui sotto riportato le descrizioni di Pallas (1), di Péron e Lesueur (2), e de- gli altri autori (3) , che l'hanno in seguito descritta. L’ ispezione poi della figura datane dal suo scoprito- (1) Discus orbiculatus , tenuis , planiusculus, supra convexior; ambitu maculis difformibus , guttisque opaco-albis , variegatus; limbo cinctus membranacéo , fasciolis albis ceu fimbriato.Sub- ‘tus in medio disco nucleus seu corpus adnatum subrotundo-octa- gonum minoribus ; decagonum in maiori meo specimine, supra planum , et ramentis in octo vel decem series ab angulis ad centrum confertis, villosum....Aperturae externe in nucleo, inter singula brachiorum paria singulae , oblongae ( Spic. zoolog., fasc. X, pag. 30.- 31, tab. II, fig. 1,2, 53. ). (2) Cassiopea Pallas; Péron ei Lesueur ; num. 85. Ombrelle orbiculaire, aplati, lisse, marqué de taches polymorphes d'un blanc opaque; dix échancrares è son pourtour; dix bou- ches ; dix bras parsemés des cotyles blancs, aplatis, et pedi- cellés } couleur .|. + 6 - 7 centimètre, de la mer des Antil- les ( An. du Mus. d’hist, nat. de Paris, tom. XIV, pag.357.). (3) C. frondosa ; orbicularis, planulata , margine decem (79) re, che è stata fedelmente imitata nella tavola 92. fig. 1. dell’ Enciclopedia metodica, toglie. qualunque dubbio, che avesse potuto restare nell'animo del lettore. La €. Borbonica nell’ acqua marina tiene. rivolta- ta in su ora la superficie superiore, ed ora l’inferiore del suo disco con tutte le braccia. I suoi pedicelli cogli an- nessi globi, allungandosi e raccorciandosi, mostrano il più grato spettacolo all’ occhio del contemplatore . Essa è oltremodo rara nel nostro mare, ove il. pri- mo di ottobre 1823 fu pescata da’ marinai addetti al- l’ ordinario servizio di S. A. R. il Duca pr Carasria. $. HI. Aratomia della C. Borbonica. Sezionata l’ accennata protuberanza lungo la. serie incrocicchiata de’ suoi pedicelli , vi appariscono sotto+ poste quattro esilissime membrane , che, essendo at- taccate alla faccia interna delle sue ‘pareti, ed’ all’ esterna dello stomaco, formano altrettante. cavità , a- vendo ognuna la propria bocca . Lo stomaco: giace nel centro inferiore del prefato disco ; essendo a’ lati lobata , brachiis decem ramoso frondosis , cotylis pedicellatis. Dix bouches. Lamarck , Hist. des anim, sans vert., tom. II, pae: ‘5125 | Cuvier , Règ. anim,, tom, IV, pag. 58. Paris, 1817. Ò (80) libero, giacchè in sotto aderisce alle tuniche della men- zionata protuberanza. Apronsi in esso otto grandi ca- nali, risultando ciascuno de’ medesimi da molti ca- nalettij laterali contenentino i sughi, ch'essendo stati assorbiti dalle boccuccie di ogni globo violetto vi si fanno strada pe’ vasellini. di ciaschedun gambo. Le ovaie sono collocate su lo stomaco , ossia nel mezzo delle suddette cavità, ed in corrispondenza del- le bocche enumerate. Hanno la figura quasi arcuata, e giacciono su’ quattro canali principali dello stoma- co, che sono ad esse più prossimi, terminando forse con peculiari dutti ne’ globetti bianchi per lo innanzi disaminati. Ogni ovaja è fatta da una sostanza gela- tinosa, ricolma di granelli, e racchiusa in una par- ticolare membrana piena di rigonfiature. Non ho po- tuto affatto stabilire quale analogia di struttura abbia- no colle ovaie delle Actinie, giacchè quando ne intra- presi !.la sezione lo spirito di vino aveva alterato le loro forme. Ho anche inutilmente tentato d’ injettare di mercurio le mentovate ovaie, onde indagare se l’u- scita’ delle uova facevasi da cadaun globettino bianco, o pure per qualche altra strada aperta dentro le quattro cavità descritte,dalle quali avrebbero dovute uscire per le bocche annunziate. Checchè ne sia di quanto ho espo- sto, resta però sempre provato , che queste ulume non debbansi più considerare come aperture destinate per (81) l’ ingresso de’ cibi giusta 1’ avviso di Baster. Anche la divisione, stabilita recentemente da Péron sul genere Medusa di Linneo, che è desunta dal numero e dall’ uffizio di tali bocche, le quali, perchè spesso han dato ricetto a’ pesci e ad altri corpi marini; sono state credute vere apriture , incaricate dell’introduzione degli alimenti. Ma ciò è in niuna maniera consentaneo al fatto, ed alla sana ragione. Le stesse danno luogo ‘alla libera entrata, ed uscita dell’acqua marina, ne- cessaria per la respirazione , e pella modificazione de’ loro sughi nutritivi. - Lo stomaco ed i suoi canali risultano dauna sola, e tenue membrana. La pulte gialliccia contenutavi fas- si strada in sedici vasi principali forniti di moltissime ramificazioni reticolate , e diretti verso il margine del disco. Essi sono mirabilmente anastomizzati tanto fra loro, che co’rami contigui. Havvi dippiù un vaso a bastanza grande, che girando intorno intorno il suc= cennato disco comunica colle additate diramazioni . Nasce pure da’ canali, che camminano sulle otto braccia, un tronco vascoloso, che si anastomizza coi due canaletti delle frangie, che fanno le veci di bran- chie. Il liquido contenuto ne’ sopraddetti canali è gialliccio , il quale diviene giallo citrino sotto l’azio- ne dell'acquavite. Non vi può cadere. veruna dub- biezza che dallo stesso dipenda il sostegno della vi- (82) ta, e quindi l’ accrescimento dell’ individuo. Laonde vedesi bene che in generale l’organizzazione delle Me- duse è oltremodo semplice paragonata a quella de’mol- luschi.Esse non altrimenti che i polipi posseggono un’al- tra risorta pella moltiplicazione della loro specie, con- sistente in ciò che rigenerano le parti recise , svilup- pandosi, come credesi, da’pezzi distaccati un individuo del tutto simile a quello,cui gli stessi appartenevano, LaC. Borbonica nella sua esteriore superficie compariva prov- veduta d’infinitissime vescichette chiamate nelle altre specie , che ne abbondano, trachee acquatifere da Lamarck. L’ umore contenutovi, che pare acqua ma- rina, può liberamente passare dall’ una nell’ altra ve- scichetta. L’ attuale Cassiopea infine tolta dal ma- re caccia dalla sopraffaccia esteriore del suo cor- po una grande quantità di moccio filamentoso, che collo spirito di vino rendesi più copioso e tegnente. La Medusa pulmodelProf.Macrì mi ha offerto una serie di forami assorbenti messi nell’apice, e nella fac- cia interna di ogni braccio. Essi comunicavano con un canale allogato lungo l’asse di ciascun braccio, ed aperto dentro lo stomaco. Da questo poi uscivano de’ vasi lungitudinali, che a guisa di raggi arrivavano fino alla periferìia del disco o cappello di detta Me- dusa. Si arastomizzavano ancora cogli altri canali, che con disposizione concentrica occupavano tutta la (83) faccia inferiore del cappello. Validamente fibrose erano sì le pareti dello stomaco, che quelle della protuberan- za, cui sono attaccate le otto braccia. In essa non ho rinvenuta alcuna traccia di ovaie, e le sue quattro aperture , chiamate bocche da taluni autori , corris- pondevano alle quattro cavità, che ho descritto neila C.Borbonica . Trovansi ancora nel nostro mare 0. proboscidalis,Gm.; M.cymballoides,Cuv.; M.tyrrhe- na e tuberculata, Macrì, il quale in una dottissi- ma Memoria letta alla R. Accademia delle Scienze il dì 23 aprile 1819 ha descritto tre altre nuove specie di Meduse, che sono : M.frondosa, diversa da quella che Pallas ha fatto di pubblico diritto colla stessa denomi- nazione specifica, 2. J/. fungus marinus, e 3.M.tuber. (. HI. Cassiopeae Borbonicae feckrica descriptio tabulis aeneis ornata. Cassiopea. Corpus orbiculare, hyalinam, subtus brachiatam ; pedunculo nullo; tentaculis ad periphae- riam nullis. Ora quatuor vel plura in disco inferiori. C. Borbonica - Cappello marino reale. Disco orbiculari, supra convexo, subtus concavo , margine in- tegro, tenui, maculis albis subtriangularibus in orbem po- sitis exornato; brachiis octo ; dichotomis, fimbriatis; capitulis pedunculatis , minoribus albis, maioribus violaceis zona alba praeditis ; aperturis quatuor in nucleo disci inferioris. (84) Habitat rarissima in marz tyrrheno pruriginem con- trectata nullam afferens; marginem disci ac brachia alternatim contrahendo et extendendo progrediens. Spiegazione delle figure rappresentantino la C. Borbonica delineata a grandezza naturale. Tavola III. Fig. 1. a,a, Margine del cappello di detta Cassiopea ; d, 6, b,6,b6,b, ec. sue braccia. 2.c,Protuberanza posta nella faccia inferiore del disco ; d,d, d,d, sue aperture chiamate bocche da taluni Scrittori. Tavola IV. 1. =, Incrociamento delle membrane i, î, ec. che dividono la protuberanza della suddetta Cassiopea in quattro cavità j,j, €c., in cui sono le ovaie 4,k, ec. e dove apronsi le quattro bocche descritte. 7,7, Globelto violetto aperto col suo vaso, che sbocca in uno degli otto grandi canali 72,12. 2. Disposizione e figura delle ovaie. 5.Ovaia ingrandita e sezionata co’ germi 0, che vi si conten- gono, e co’ globetti bianchi r , d’onde le uova hanno forsi |’ uscila. 4. Stomaco sparato co’ forami de’ vasi principali della circo- lazione p,p, anastomizzati col canale circolare g,9; e con quel- lo delle frangie di ogni braccio 7,r. Vedesi aperto in #, uno de’ vasi primarj del medesimo stomaco , dimostandosi chiuso il ca- nale opposto #, e recisi que’ del suo destro e sinistro lato. SU LA NOTOMIA E LA CLASSIFICAZIONE DEL SIFUNCULO NU= po DI Linneo. MeMoRrIA DEL socio orDINARIO STEFA- NO DELLE CHIAJE. LETTA NELLA TORNATA ACCADEMICA DE’) NOVEMBRE 1822. In ipsis rebus, «quae discuntur et cognoscuntur , invitamenta sunt, quibus ad discendum , cognoscendumque movemur. 3 Crc., de fin. V, ti ca i molluschi, e gli zoofiti delle nostre marittime spiaggie, che nel 1757 furono accuratamente descritti, e perla prima volta notomizzati dal professore Bohadsch di Praga; evvi un verme da costui denominato Syri2.x, che, a cagion della sua partenza da questa Capitale , po= tè soltanto disaminare per le conformazioni esteriori (1). Egli con, molta sensatezza pensò formarne un nuovo ge- nere, ammesso poscia da Linneo (2), da Gmelin (3), ed oggigiorno abbracciato da tutti gli zoologi (4). (1) De quib. anim. mar. » pug. 93, tab. VII, fig. 6-7. Dresdae , 1961, dn 4.° (2) Syst. nat. XII, 2, pag. 1073, n. 1. (3) Car. à Linn. , tom. 1, pars VI, gen. 279, pag. 3095. (4) Curier, Anat. comp. , tom. 1, Tabl. IX. — Régne anim., tom. IV, pag. 25. Paris, 1817. Lamarck , Hist. des anim. sans vert. 1 2) Non so però ar. qual mai fosse stata la ragione, che indusse l’immortale Linneo (1) di surrogare il nome Sipurculus a quello datogli dal me- dico di Praga. Poichè syphunculi in ore nostri z00- phyti locati motus ( dice Bohadsch ), pisulli în sy- ringa y instrumento nimirum hydraulico, motum quo- damodo aemulatur (2). A me per altro piace di chia- marlo Siphunculus, che significa picciolo sifone ; an- zichè appellarlo Syriza , 0 Sn come a costo- ro è piaciuto. Di più in grazia della verità è da sapersi, che Ron- delet fin dal 1555 aveva già descritto, e mediocremen-. te delineato questo animaletto tanto ciel principio , che nel suo compiuto sviluppo (3). Egli ne fece due spe- cie differenti , che in proseguimento furono riportate da Gesner (4) colla frase di Yermis microrhynchopterus primus, e di VYermis macrorhynchopterus secundus Rondeletii ; ed omai sono puranche riconosciute da qual- che odierno naturalista. Frattanto il celebre Cuvier con molta ragionevolezza sospetta della loro diversità; ed (1) Op. cit. (2) Op. cit. , pag. 97. (3) G. RonpELETII, Universa aq. bist. » Pars alt., cap. NI, de Verme uwpopyvxortpw, pas. 00; 3 ci Di IV, de Verne paxpopy*XoTe2 , pag. 110. Lugduni, M.D.LV, fol. fis. (4) Hist. anim., lb.WI, de Pisc. et aq. anim. natura, pag. 1226. Tiguri, M.D.LVIII, fol. fis. Pi (3) io a suo luogo appoggerò col fatto l’asserzione dello zootomista francese. Or il mio principale obbietto si riduce di esporre a questo Reale Istituto la struttura, delle sue parti, in qualche maniera esaminata dal benemerito Cuvier (1). E questi al certo avrebbe reso inutile il mio attuale la- voro, qualora non fossi riuscito a dargli quella esten- sione di sviluppo, che esige lo stato attuale delle scien- ze naturali. Conosciuta. quindi con bastante esattezza l’ intima tessitura del citato animale , ed avendone altresì veri- ficato infinite volte su gl’ individui viventi i caratteri esterni ; ho stimato di toglierlo dalla classe degli zoo» fitii,, ove è tuttavia situato da’ sistematici moderni , e ri- portarlo in quella de’ vermi a sangue rosso, creata da Cuvier , e con voce più espressiva denominata degli anellidi da Lamarck, e Savigny. G. I. Caratteri esterni. Ml giorno 6 settembre 1822 nelle vicinanze della riviera di Chiaja un marinaio mi presentò varj individui vivi del Sipunculus nudus,L.Il suo corpo è levigato, rotondo, e contrassegnato da leggierissime linee longi- tudinali, e da un gran numero di piccioli anelli tra- versali, fra loro distinti mediante una striscia orbico-. lare , e rossiccia. Fuori lo stato di contrazione la sua (1) di. d’ anat. comp. , tom. Il 3. pag. 361,548; tom. WI, pag. 326; e tom. IV, pag. 143. * (1) lunghezza è di 12 pollici. Ma quante volte si toechi , si raccorcia di tanto , che appena giugne alla metà della sua ‘ordinaria lulialiezzai Dall’ estremità anteriore caccia un corpo;sferico e muricato' , da cui ‘spinge fuori un cono laciniato', che ‘nel centro offre l’orificio della boc- ca. Segue indi il sifone di questo verme, che è muri cato in tutta la sua estensione. Incomincia stretto , e di poi man mano si amplia fino al principio del dia i Inoltre lunghessa la linea mediana del. dorso. del sifanculo , e: precisamente poco lungi dalla fine della mentovata proboscide, osservasi l'apertura dell'ano. La sua figura è ovale, larghetta, e corredata di una; fascia orbicolare, piena di molte strisce fibrose , che dal cen- tro «del suddetto forame si dirigono verso la periferìa. Si. noti ancora, che questo animale sotto le forti con- trazioni con molta violenza spinge «in su il canale ali- mentare ; sicchè dall’ apertura dell’intestino retto scor- gesi un piccolo rilasciamento , dipendente dalla poca, e debole resistenza; che quivi gli oppongono le conti- gue pareti. ‘In riguardo’ poi allo stabilimento, della vera posi- zione dell’ ano mi sono infinite volte assicurato , che il di lui orifizio occupi sempre la superiore, anzichè la inferiore, 0 pure la laterale parte del corpo. Poichè , avendo. posto alcuni; sifanculi sù di una tavoletta , op- pure «dentro una vasca piena, di sabbia; costantissima- mente ho veduto ,--ch' essi presentavano sempre l’ ano. in sopra rivoltato. Si aggiunga, che spesso proccurai di cangiare la: citata situazione ,, ma dessi bentosto la (05)) riacquistaronio. Da ciò conviene. dedurre , chel’ ario deb> ba stare superiormente situato , in vece di crederlo ad uno de’ lati secondo l’asserzione di Gmelin, che scrisse : apertura lateralis corporis verruciformis (1). Nel ventre del verme in esame, e precipuamente un paio di pollici e più al di là della, tromba, veggon= si due orifiz] , alquanto lontani l'uno dall’ altro, e messi in differente direzione. Il loro contorno è corrugato , in= dizio non equivoco , che ad ognuno spetti un “piccolo sfintere. Gli stessi fan parte di due borse, bastantemente contrattili ,, rinchiuse nel cavo addominale e che , ne gl’ individui non tanto grandi; traspariscono a traverso delle iunighe del corpo. I .L’ estremo opposto , o sia la coda finisce rotonda- ta'e liscia, o pure conica e solcata. In entrambe le ac- cennate configurazioni, figlie della forte contrazione , e del rilasciamento del sistema carnoso di questo anima- le; immancabilmente osservasi nell’ apice una boccuc= cia col labbso superiore rotoridato , e più sporto in fuo= ri dell’ inferiore, ché mirasi onninamente appianato. Questo verme trovasi nell'arena del nostro littorale; che sia però ricoperta da più di venti palmi di acqua. Col sifone si scava nella medesima un canale adatta- to,.in cui secondo le dicerie de’ pescatori s introduce; lasciando al di fuori una porzione della coda con la boccuccia poc’ anzi descritta. Nè eglino lo han mai ve- duto venire al lido, eccetto che non siavi dagl’ impe G) Op., e pag. cit. \ (6) tuosissimi flutti sbalzato. Da costoro è soltanto impie- gato per adescare i cefali ed altri pesci; mentre, po- sto per lungo tempo nella salamoia, è molto ricercato dalle spinole , che ne sono assai ghiotte. $. IT. Comuni integumenti. Una membrana sottilissima, dilatabile oltremodo , levigata, e compatta veste tutte le esterne parti del sifunculo. La medesima costituisce appunto la di lui epidermide, che al corpo è lascamente attaccata. La succennata tunica su la coda del sifunculo è più fit- ta degli altri luoghi; ed ha pure delle leggiere mac- chie nerognole.. Questo verme, quante volte sia te- nuto ‘per qualche giorno fuori l’acqua marina, la presenta di tratto in tratto sollevata in piccole vesci- che. Anzi, se esso per alquanti giorni si ponga in una conveniente dose di spirito di vino, ed acqua( a par- ti eguali ); si vedrà immantinente che , corrugandosi gl’ integumenti sottoposti mercè l’azione dell’ acquavi- te, la prefata membrana maggiormente se ne distacca, rassomigliando alla spoglia di una serpe. Da quì forse è derivato l’ inganno, che il Sipurculus saccatus, L. sia stato creduto una specie diversa dall’ attuale. Tolto l’ esposto invoglio apparisce la faccia esterna della proboscide tutta disseminata di una congerie di prominenze ovali, simmetricamente. disposte , e fra lo= ro alquanto avvicinate. Da esse geme un umore per (7) semplice trasudamento ; giacchè non son riuscito a sco- prirvi alcun particolare condotto. Il medesimo mantie- ne continuamente umettata questa sede, la quale forse farà parte dell’ organo del tatto di simili esseri prin= cipalmente allorchè la sfoderano per applicarla su’ cor- pi, che bramano ingoiarsi. Tranne alcune sottilissime fibre longitudinali, che si ravvisano sotto la tunica sopraddetta, non ho rin- venuto altro, che potesse adempiere alle funzioni del- la cute. Le stesse sono bianco-giallicce , visibilissime nel distaccare un anello dagli altri, cui somministrano un punto d’ appoggio, onde siano meglio mantenuti nel la conveniente situazione. 6. IMI. Sisterna muscoloso. Ogni cerchio carnoso risulta da molte fibre cir= colarmente disposte. Tra cadauno di essi evvi un picco- lo spazio mediante il quale non hanno in tutti punti un mutuo contatto. Il loro numero dalla proboscide si- no alla boccuccia dalla coda, ove veggonsi più stretti ed approssimati , è di centoventi circa. Varia poi ne è. la larghezza ; conciosiacosachè ne’ due estremi sono meno larghi del restante del corpo. Colla contrazione abbre- viano infinitamente il suo traversale diametro , e col rilasciamento lo ampliano di molto. Isolati con delicatezza gli anelli su indicati , rie- sce facile osservare varj esilissimi nastri. fibrosi con obliqua direzione; cioè taluni disposti da sopra in sot= (8) to, ‘ed altri in senso. contrario. Per cui il loro moto ‘di contrazione debb’ essere obliquo. I lacerti longitudi- nali al numero di. trenta all’ incirca , ;larghetti e dop- ‘pj ; incominciano idall’orifizio del, sifone, e finiscono ‘nella coda. Quando il verme si trova in rilasciamen- to, sono fra loro rialzati, paralleli., e quasi lamello- si: ma contraendosi abbreviano di molto la lunghezza del corpo. La proboscide è costrutta, di fibre tanto cit- «colari, che longitudinali. Oltre gli additati piani carnosi , debbo descrivere altri otto muscoli, onde possa dar compimento al si- stema muscoloso. I primi quattro , circolarmente disposti, fra loro paralleli, ed in eguale.distanza situati, prendono incominciamento da’lacerti longitudinali poco lontani dal termine della proboscide : e continuano il cammino ver- so l’esofago , cui sono ligati sino alla bocca in grazia di quattro membranuzze. Quivi constitoiscono un anel- lo carnoso, che esternamente ne abbraccia l’ orifizio. Tali muscoli non solo retirano in dentro , ed in sotto esofago , al quale per conseguente seguir debbe an- che | intrusione de’ tentacoli, e della tromba ; ma proc» curano di vantaggio la compressione , e ’1 passaggio de- gli alimenti, introdotti sì nella bocca, che nel princi» pio dell’ esofago. Seguono. due altri muscoletti., che, associati in gran parte a’ due muscoli inferiori or ora descritti, in- cominciano anche dalle fibre longitadinali, e con essi finiscono nelle adiacenze dell’ esofago. Lungo il loro cor» so ‘sono riuniti da una sottilissima membrana, sulla (19. ) quale per un buon tratto scorre porzione dell’ arteria aorta. Dall’origine sino alla loro metà mandano dieci o più filetti fibrosi al corpo, ed uno grande alla probo- scide. Colla metà superiore coadiuvano il moto di con- trazione de’ quattro muscoli retrattori dell’ esofago , e della tromba; e colla porzione inferiore, e co’ filetti mentovati internamente ritirano tanto la proboscide, che una parte del corpo. Finalmente non debbonsi om- mettere due alti muscoletti, lunghi e larghi poche li- nee , ciascuno de’ quali da’lacerti longitudinali si diri- ge verso il principio di una delle due borse rinchiuse nell’ addomine. © (. IV. Apparato digestivo. L’ orifizio della bocca è circondato da un cono di tentacoli laciniati, ne’ quali. risiede il tatto , e i’ or- gano della. respirazione di siffatti. animali . Percioc- chè essi gli espandono a guisa di cono a rovescio, onde applicarli su’ corpi, che vogliono inghiottire . 1’ esofago stretto ,. e mediocremente, lungo , nel suo tragitto è sostenuto da. quattro pezzi di membrana sierosa, che si uniscono, adi lui muscoli retrattori. Lo stomaco , avendo presso a poco la lunghezza dell’ eso- fago , è alquanto lungo, ampliato nel mezzo , e ristretto a’ due estremi. Nella banda laterale sinistra mercè varie laminette membranose aderisce alle pareti del corpo. Segue il tubo intestinale, eguale in tutta la sua estensione , e che puossi calcolare sei in sette volte più 2 (10) lungo dell’ intero animale, cui appartiene (1). Lo stes- so descrive quattro graziosissimi giri, che sono ì se- | guenti. Il primo cioè incomincia dal piloro , se mi fosse permesso tal nome, e con direzione ad elica giugne fino al terzo inferiore del corpo. Da qui, sempre avviticchia- to al compagno, rimonta al di là del termine dello stomaco , constituendo appunto la seconda girata. Il terzo, per altro più stretto, col medesimo andamento a spira, si dirige verso la coda, ove risalendo pren- de origine il suo quarto ed ultimo giro , che finisce nell’ intestino retto. Questo ‘ne’ lati è sostenuto da due membranette , che ligansi a’ muscoli del corpo. La struttura dell’ intero canale degli alimenti è da per tutto la stessa. Due sole membrane lo compongo- no, che si riducono all’ esterna sierosa, ed all’ inter- na mocciosa ; ‘la quale non ne ‘offre i caratteri, essendo per la tessitura analoga alla prima. Gl’ intestini a de- stra, ed a sinistra hanno una infinità di laminette trian= golari, e sottilissime, con cui sono ligate agli anelli fibrosi. Il canale intestinale è pieno di arena, e di frammenti di ‘conchiglie, +isibili a traverso delle sue pareti, i quali colle forti contrazioni. del sistema mu- scoloso vengono per l’ano cacciati. Il fegato risulta da tre corpi distinti, somiglianti per la figura e grandezza alla sementa del Zupinus Ther- miss, MY. aderendo i due primi all'estremità del ter- (1) Curier, Lee. d’ anat. comp., tom. 1V, pag. 143. (1) zo e principio del quarto giro del canale intestinale, poco lungi dalla coda. L’ altro corpo allo stesso mo- do de’ precedenti mercè alcuni filetti è unito agl’inte- stini, e per una certa distanza sta lontano da’ compa- gni. Il colore della sostanza del fegato è giallo-fosco ; ma spappolato fra le dita diventa di colorito più chia- ro, avendo sapore salso-amarognolo. Osservato colla lente fa scorgere una congerie di acinetti, discernibili puranche ad occhio nudo. In fine è da sapersi che es- so è così facile a disciogliersi, che appena puossi rav- visare due o tre ore dopo, che il suddetto animale sia stato preso dal mare; mentre, elasso un tempo più lungo, totalmente svanisce. Ecco la ragione per la quale della sua esistenza non ancora si è fatto cenno alcuno, ed io neppure ne guarentisco l’ offizio, G. V. Mezzi per la riproduzione della specie . Tanto su gl’ intestini e sulle altre parti dell’ ad- dome, che nell’ acqua che vi è contenuta , si veggo- no migliaia di uova, che prendono il necessario svi- luppo da novembre sino alla stagione estiva. Sono bianchiccie , ed arrivano alla grandezza del seme di piglio. Per la boccuccia della coda sono trasportate fuori del corpo dall’ acqua, che trovasi dentro 1’ addo- mine, la quale ha una tinta rossiccia , e l’ odore di co- eomero ( Cucurbita citrullus, L. ). A * (12) $. VI. Organi della respirazione . Nel di sotto dello stomaco , e tra gli andirivieni delle budella, son poste due borse, conosciute da Pal- las (1), e meglio descritte nel 1817 da Cuvier (2) co- me appartenenti al sistema della generazione. Sopra e propriamente in corrispondenza de’ due forami notati nella parte esterna del ventre incominciano larghette , e di poi libere ed assottigliate finiscono chiuse . So- no ancora fornite di leggiere striscie longitudinali , - e di altre traversali, essendo dippiù ricoperte di piccole glandule di color giallo-bigio. Hanno una patente contrat- tilità nel loro tessuto ; sicchè muovonsi in variate gui- se sia quando |’ animale è vivente, sia anche per qual- che ora dopo morto. Internamente sono vestite da una tumica mocciosa, pe’ di cui pori trasuda l’ umor gial- lo-fosco , che vi si rinviene. Offrono tutt’ i caratteri di ‘analogia colle vesciche delle sanguisughe , e coll’ albero della respirazione delle oloturie. Di più i tentacoli, che circondano l’orifizio della bocca tutti intrecciati di vasi, non che la sopraffaccia interna ed esterna del corpo del sifunculo, debbono con- siderarsi come addetti a tale funzione. (1) Spicileg. z00l0g. (2) Régn. anim., tom. IV, pag. 25. (9°) G. VII. Sistema sanguigno. Il sangue di questi animali in grazia. del colorito carnicino l’ arterioso , e d’ ioide il venoso, è bastan- temente singolare. L’ apparato de’ vasi, pe’ quali è po- sto in movimento , è del tutto duplicato e distinto. La circolazione ‘adunque si esegue mercè la vena tentaco- lare e la enteroidèa , che riunite sboccano nell’ orecchiet- ta del cuore , ‘e dall’ arteria. aorta; la quale nel fine del suo corso presenta il corrispondente ventricolo. Sulle prime la vena de’ tentacoli principia nella su- perficie de'medesimi con ramificazione reticolata, unendo- dosi a due canali principali, che finiscono in uno più grande, che vedesi avviticchiato all’esofago. La vena porta od enteroidèa incomincia dall’intestino retto ; e, seguendo tutti quattro giri delle budella, la faccia anteriore dello stomaco e dell’ esofago , pel mezzo de’ quali serpeggia, va ad anastomizzarsi colla vena provegnente da’tentacoli. Riu- nite entrambe in un vaso comune metton foce nella con- veniente orecchietta. La sua figura si avvicina alla co- nica ; talchè presentala base in sopra, e l’ apice in sot- to. Si avverta, che varie volte ho iniettato di mercu- rio l’ arteria aorta , che parte dall’ apice della mento- vata orecchietta, la quale, anche dietro la pressione, non ha permesso affatto, che tale materiale fosse pene- trato nel principale tronco venoso. Laonde da ciò deesi inferire, che essa senza fallo abbia delle valvule, che impediscono ‘il regresso del sangue. L’ arteria aorta in- (14) tanto con flessuosa direzione percorre la linea media- na inferiore del corpo del sifunculo sino alla coda. Nel suo tragitto tanto alla destra che alla sinistra banda dà varie arterie, le diramazioni di cadauna delle quali si perdono nelle parti sottoposte. È molto più lunga del- l’ intero sifunculo , e ’l numero de’ suoi rami trovasi in correlazione degli anelli fibrosi. Inoltre il vwase in esame termina un pò rigonfiato , di maggiore. doppiez- za,e del tutto simile al ventricolo del cuore de’ gaste- ropodi. Che anzi spesse fiate, sia a traverso de’ comu- ni integumenti, sia immediatamente dopo lo sparo ; he avuto L opportunità di vederlo di colore scarlatto , e di osservare il moto oscillatorio suo, e quello del- l’intero canale arterioso. Questa particolarità di essersi. rinvenuto il ven- tricolo separato dalia orecchietta del cuore non è al- l intutto nuova. Un esempio consimile mirasi nel lom- brico terrestre, che è stato :l’ obbietto principale per la fondazione della classe’ degli anellidi, e che favorisce molto l'anello di unione tra esso, el sifunculo. In ulti- mo non conviene trasandare una particolare vescica, che sta situata a sinistra dell'esofago, Ha il fondo inferior- mente rivoltato , ed è l’unica parte, che ne comparisce ; purchè non si allontani il muscolo superiore , e laterale mancino dell'esofago. La stessa poi con un canale bastan- ‘temente tortuoso si rivolge in sopra. Il liquido , che con- iene, è violetto , dentro di cui spesso ho vednto nuotare taluni corpi rossicci. In questo stato soltanto è visibile ; ‘poichè, appena ‘uscito l’ umore che vi si trattiene, non (15) più si ravvisa. Quali rapporti abbia coll’ apparato cir- colatorio non ancora mi é riuscito indagare. Le ho im- posto il nome di Ampolla Poliana , onde testifica- care innanzi a questo rispettabilissimo Consesso, ed al Pubblico intero la mia riconoscenza per: la, ragguardevo- le persona del nostro chiarissimo Presidente cav. Giu» seppe Saverio. Poli. $. VII. Sistema nervoso. Nella parte anteriore dell’ esofago vi sono due pic» cioli tubercoli somiglianti al cervello de’ molluschi. E tra gli altri filetti. nervosi che: n° escono, se :ne conta uno, che cammina pel di mezzo delle budella, ed ar- riva sino all’intestino retto. Quivi incontra un corpici- no rotondo , da cui partono benanche de’ lunghi fili. Sono forse un ganglio il primo, e nervi i secondi ? UL teriori osservazioni lo potranno meglio assodare. 6. IX. Classificazione del Sifunculo. È omai noto abbastanza appo i naturalisti, che Linneo e Gmelin situarono una porzione de’ vermi tra i molluschi, e l’altra fra gl’ intestinali, dove Bruguieres ha riunito tutte e due queste divisioni. Cuvier (1) più d’ appresso ne prese a considerare la classificazione, de- sumendola da un essenziale e distintivo carattere, che (1) Mem. lu à l’Inst. en 1802—Bull. des Scien., messid., an X—Anat. comp., tom. 2, pag. 515. (16) gli fa distingnere dal resto degli animali senza verte- bre. Esso poggia sul colorito del sangue all’ intutto simile a quello de’ vertebrati, e circolante in un di- stinto sistema di arterie e di vene. Ecco perchè gli as- segnò la denominazione di vermi a sangue rosso , che poi Lamarck (1) e Savigny (2) hanno chiamato arellidi. To adunque metterò il genere Siphurculus tra gli anel- lidi privi di branchie e di sete, che senza dubbio nella scala degli esseri organizzati richiedeva un posto supe- riore a quello degli zoofiti, ov’ era stato collocato dal celebre Cuvier (3). Anzi, perchè meglio si conosca quanto sia fon- data la iraslocazione, che ora propongo doversi adot- tare; è ife che ampiamente la giustifichi, facen- done rilevare i caratteri ‘di convenienza ,. che il sud- detto verme ha colla grande divisione, con la classe; coll’ ordine , con la famiglia , e ‘co’ generi?, fra’ quali bramo riportarlo. Or siccome la maggior parte de’citati contrassegni poggia su la di lui conoscenza anatomica ; così di buon grado mi si permetterà , che sommariamente vada ‘riandando' ciocchè: ne ho per io innanzi esposto .. ‘ Quindi ‘è che il sifaànculo viene allogato nella terza, e grande divisione degli animali atticolabi) per (1) Cours de Zoolog. gi tom. \2);5 pag... v25;Pa- ris) 1810. — ZMist.des anim. sans vert. Paris, Aa (2) Mem. sur tes ci (9)°Anat comp! “omii, Fabls XI LE )e. ganim., tom. IN , pag: 25, più (dg ) gli anelli fibrosi, che ha dalla fine della proboscide. sino al termine della coda, e perfettamente analoghiva quelli del Lumbricus terrestris, che:è appunto il mo= dello principale della suddetta primaria divisione. La- onde anche Cuvier, non essendo troppo sicuro’ se il filetto longitudinale, che ne abbraccia l’ esofago fosse un nervo, e che io per altro ho fatto conoscere esse- re l'arteria aorta, ed i piccioli muscoli de’ tentacoli , e della. proboscide ; così si esprime: » Si ces observatioris » portent en effet sur des vrais nerfs , il faudra sèpa- » rer les èchinodermes d’ avec les autres zoophytes pour » en former une classe à part (1). » Il distintivo della classe. si annunzia senza la me- mnoma contraddizione pel colorito rosso del sangue, cir- colante in un duplicato sistema vascolare; e per gli or- gani della deglutizione in forma di tubo. E quantevol- te vi si volesse rivangare qualche altra marca distinti» va, quale è appunto la presenza della boccuccia collo- cata nella sua coda per la quale entra ed esce l’acqua, quella de’ tentacoli, del fegato ecc:, ecc:; sarebbe des- sa sufficiente allo stabilimento di una famiglia a parte d’ appellarsi dei S/unculacez. Finalmente co’generi ZHtrudo e Gordius , tra’qua- li verrebbe aggregato, presenta puranche alquante si- miglianze, che riduconsi : 1. alle striscie longitudinali, e traversali del suo corpo; 2. al modo, con cui cam- bia situazione ; 3. a’ due pori del ventre, che guida= (1) Lec. d' Anat. comp.; tom. 2, pag. 361. 3 (18) no in altrettante borse ec. Cosicchè per tulti gli accen- nati segnali faceva di mestieri isolarlo dagli Echizoder- mi, e porlo tra gli Anellidi. $. X. Enumerazione delle specie apparte- nenti al genere Siphunculus. Sul conto della creduta diversità delle due specie dî sifunculi, cioè del Siphunculus nudus, L., e del S. sac- catus, L., annunziata da Rondelezio colla voce di Zer- mis pueden Nererar (I I), e di 7. paxpopyvyorepov (2) , e da Cuvier messa in quistione 3 conviene sapersi , che la me- desima è all’ intutto destituta di ogni fondamento. Im- perciocchè - una è la specie , la ele a norma del- l'aderenza, o pure della libertà, che la sua epidermi- de nello stato di morte ha col corpo , fu successi- vamente indicata ora col vocabolo di Sipurculus epi- dermide stricta da Martin, e di S. corpore nudo da Linneo; ed altre volte è stata distinta con l’ epiteto di S. epidermide laxa dallo stesso j corrispondendo al S. reticulatus di Martin, al Lumbricus phalloides di Pallas, ed al Syri2x tesselatus di Rafinesque. Stante e——_—_—_— (1) L'autore gli ha imposto questo nome per la ragione , che : » os vel rosirum obtusum est, parum- » que prominet ( Op. cit., pag. 109. ) ». (2) Egli lo ha così chiamato, poichè » rostro i... longiore quam superior, simili SA » pi rostro ( Op. e pag.icit. 0)». da (19 ) l’ inganno, in cui sono incorsi questi sommi uomini , ed anche altri di egual merito, è derivato dalla man- canza di attenzione all’ età, ed a’ cangiamenti, che lo spirito di vino può fargli subire, quantevolte siavi per qualche giorno conservato. Per questo obbietto è che mi son veduto nella positiva necessità d’ imporgli un nuovo nome specifico , desunto dai suoi essenziali ca- ratteri , cioè di Siphunculus balanophorus. S$. XI. Siphunculi balanophori techrica descriptio iconibus aere incisis illustrata . Corpus 12 pollices lonsum, 1 poll. crassitiem haud excedit, album, glabrum, cylindraceum, annalatum , in longitudinem striatum, lineisque rufis orbicularibus praeditam. i Syphunculus muricatus, attenuatus, valde contra- etilis , apice laevi, glandulisque ovatis undique obtectus. ._ Tentacula laciniata, tota lutea, margine aurantia- ea, retractilia et exertilia, in conum turbinatum dispo- sita, et .0s terminale ambientia. Anus in dorso, ovalis, verruciformis, quem in agone mortis materiam arenaceam excernere vidi. Pori duo ventrales, corrugati. Cauda rotundata, balano humano assimilis , gla- berrima, superne maculis fuscis aspersa. Apertura parva, bilabiata, terminalis } quam in vivo animali dilatari , et corripi; nec unquam in eius corpus immittere aquam observavi. 7 ® (20 ) Membrana laevissima , subtilissima, striis frequen- tissimis longitudinalibus «ac transversalibus instructa , corpus externe obvolvit. Si haec caute auferatur, prae- sertim animalibus in spirità vini et aqua per aliquot dies immissis, in conspectum faeillime subit Cutis exterius sub-luteolo notata colore, plurimis= que longitudinalibus filamentis, ab ore ad caudam usque composita. Annuli corporis centum et viginti , fibris in orbem digestis, parallelis , consiti. Vittae fibrosae, parvae , exiles, obliqua aut reti- culata directione , praecedentibus suppositae. Fasciae, seu taeniae fibrosae longitudinales, paul lum latae, lamellas pilei agaricorum aemulantes , ae- qualiter distantes , anterius liberae , annulis fibrosis et syphunculo utrinque extremo ac posterius aflixae sunt. Integumenta musculosa adhuc exposita corpus Si- pbuneuli contrahendi, extendendi, coarctandi, cibog pellendi, excrementa detrudendi , officio funguntur. Faux annulum carnosum , cui introrsum anneza sunt tentacula , habet. Oesophagus tubulosus, pellucidus , flavus, ab ore extenditur 3 et ope quatuor membranularum , totidemque musculis adhaerentiam , im recta directione servatur. Stomachus inflatus , binisque extremitatibus atte- nuatus. i Intestina coutortuplicata , in quadruplices gyros convoluta, alba et perlucida , vacua ; excrementis arena- ceis referta , nigra; a ventriculo progrediuntur. Quod: si (21) omnia laeviter a corpore separentur , cui innumeris triangularibus lamellis membranaceis sunt nexa; in con- spectum veniunt Ampulla Poliana, tentaculorum in+ testinorumque venae , auricula cordis, arteria aorta eius- que ramificatioves, et ‘cordis denique ventriculus. Hepar? colore ex luteo-fusco , sapore amaro-sal- so, innumeris acinis coagmentatum. Ductus biliarios intestina subeuntes, mihi nun- quam observare licuit. Bursae binae, contractiles, in eadem abdominis cavitate, in qua sita sunt mox enumerata viscera , col- locantur. An aeque ac tentacula respirationi inserviunt ? Ovis albis, gelatinosis, milii magnitudine, omne fere intestinum hinc inde, cesophagum, stomachumque si excipias , refertum est. Quomodo Siphunculi coitum celebrent mihi nunquam inspicere concessum fuit: licet plures menses sex vel octo eorum in eodem vase aqua marina et arena pleno detinuerim. Haec sunt quae de structura corporis Siphuncali per summa capita commemoranda censui. Ex quibus elucescit, characterem genericum , specificumque a cla- rissimis viris Linnaeo et Gmelino datam, nostro anima= li omnimode haud convenire. Si itaque iuxta ipsorum morem , descriptionem genericam, specificamque dare oportet, haec forsan inepta non esset. SipnuncuLus — Corpus oblongum , annulatum, re- ticulatum. Os terminale inter tentacala laciniata. Anus in dorso verruciformis. Porz duo ventrales.. Apertura postica bilabiata . : (22) S. balanophorus — Sifunculo. Proboscide cylindrica, clavata, muricata ; cauda globose, laevissima, ore ornata. Nobis. Vermis paxpopyvx'Tepov ; et vermis gskpopyvyaTrspor. RownpeLet, De ins. et zooph. lib. II, cap. IMI et II, pag. 110 et 109. Vermis macrorhynchopterus primus , et secundus Rosprzz- ri. Geswer , 4g. anim. hist., pag. 1226. Syrinx. Bonapsca, De quib. anim. mar. , pag. 93, tab. VII, Sg. 6-7. I Sipunculus corpore nudo. Linw., Syst. nat. XII, 2, pag. 1078 , num. 1. Sipunculus epidermide stricta . Martin, On marin. verm. etc. 1, pag. 4h, tab. 1, fig. 2. i Sipunculus nudus. Gmetin, CaroL. à Lin. Syst. nat. , XII, tom. 1, par. VI, pag. 3094. Syrinx tesselatus. Rarimesque , Précis des dec. sem. , pag. 32. Siponcle. Cuvien, Regn. anim., tom. IV , pag. 35. LAmaRCK , ZZist. des anim. sans vert. Habitat in arenoso fundo maris mediterranei Nea» polim, Pausilipumque alluentis. A_saevientibus undis in littus projicitur, ubi relictus, statim in putredinem transit, Ob arenam eiusdem intestina occupantem a nemine man- ducatur, et solummodo ad. aliquot pisces captandos adhibetur. Spiegazione della Tavola I, Fig. 1. Sifunculo nella massima estensione, e guar=. gato sul dorso, onde dimostrare una porzione delle la- 23 ) tinie de’ tentacoli a; l'esterno del sifone variamente muricato' 3; l’orificio dell’ano c; e la boccuccia della sua coda d. 2. Sifunculo nello stato di contrazione, ed osser» vato pel ventre a,fine di farne conoscere l’ intrusione del sifone e; i fori delle borse rinchiuse nel cavo addomi- nale f; e la conformazione a clava della sua coda, ove esiste l’ accennata boccuccia £. 3. Si espone il cono de? di lui tentacoli 4; l’ epider- mide i; la cute #; gli anelli fibrosi 2; le fascie di fibre oblique 72; lo strato delle fibre a lamelle 7 ; e le mem- branuccie o, che legansi all’esofago , alle quali sono aderenti li quattro muscoli, che ritirano dentro i ten- tacoli, egualmente che i due muscoli pettinati p. 4. Rappresentasi un pezzo degli strati fibrosi del- le pareti addominali, onde far vedere i vòti, che ri- mangono dalla loro disposizione esternamente a traver- soa, nel mezzo obliqua 2, ed internamente a lungo c . 5. Cono de’ tentacoli sporto in fuori 9g; parte supe= riore del sifone levigata, ed emulante il capezzolo di una mammella 7 ; borse della respirazione s 53 stomaco £, colle laminette fibrose, che osservansi pure alla quadru- plice circonvoluzione degli intestini forniti di tratto in tratto di uova, ed attaccati a’ tre gruppi di sostanza si- mile al fegato v, v, v; ventricolo del cuore situato presso 1’ apertura della boccuccia ax della coda, che guida dentro il cavo addominale. 6. Si mette in veduta a, a, l’esofago, lo stomaco, e le quattro girate delle budella ; 6, è, il rispettivo (24) muscolo delle borse della respirazione, una delle qua; li si è aperta; c le due ramificazioni della vena tenta, colare; d, Ampolla Poliana; e,e,e,la vena ente. roidea ; f, l’orecchietta del cuore 3 g, l’ arteria aorta ed i convenienti suoi rami, col ventricolo del cuore 4; due esilissimi globicini z, che sospetto essere il cervel» lo; X, un nervo abbastanza picciolo, che scorre su la vena enteroidea ; ed un tubercolo /, posto su l’ intesti- no retto, d’onde partono parecchi filetti, che saranno forse nervosi. (25 ) IBID Br ooo Boe Ev BIL 00010 0a DESCRIZIONE ED ANATOMIA DELLE ApLrisie. MEMORIA DEL SOCIO ORDINARIO STEFANO DELLE CHIAJE. LETTA NELLA SESSIONE ACCADEMICA DE’ 22 DICEMBRE. 1822. Nos Naturam sequamur, et ab'omni quod aborret ab ipsa oculorum , auriumque comprobatione, fugiamus . Cic. de Of, Lib. I. Li Repubblica delle lettere non prima del 1761 ebbe conoscenza alquanto esatta della lepre marina descrit- ta, e notomizzata da Bohadsch . Le fatiche di que- sto cultissimo medico, avuto riguardo allo stato della scienza zoologica di que’ tempi, non meritano ora di essere disprezzate. In fatti dopo la pubblicazione della sua opera (1), ed in proseguimento delle disamine ana- tomiche del celebre Cuvier su 1 Aplysia fasciata (2); pareva che avesse dovuto reputarsi inutile qualunque altro lavoro concernente lo stesso obbietto. Ma se que- sto ornatissimo Consesso avrà la compiacenza di atten- dere alle osservazioni , che ho avuto opportunità di farvi, rileverà che molte lagune restavano ad essere ri pianate . (1) De quidbusdam animalidbus marinis, cap.1, de Lervara, tab. 1-4. Dresdae, 1761, in 4. (2) Mem: sur l° hist.-et l anatom. des'moll., Laplysie, pag.1-28, fab. 1-4. Pacis, 1617 in 4. 4 (69 Le mie ricerche adunque tendono a confermare 1’ esi- stenza delle aplisie , che si mettevano in dubbio ; ad aumentarne il catalogo 3 ed a svilupparne, alla men trista possibile maniera, l’ intima organizzazione, Non entro a discutere, se i molluschi conosciuti da Apuleio, da Dioscoride, da Eliano , da Galeno, da Paolo Egineta, da Colonna, da Redi ec. avessero o no avuto simi- glianza colla lepre di mare de’ sistematici moderni: attesochè è da riflettersi, che in mezzo a tanti dispa- reri circa la sua ricognizione , questi uomini illustri o non la videro, oppure non la esaminarono colla do- vuta scrupolosità ed esattezza. Aggiungasi che Cuvier ha preso di mira simile indagine, conchiudendo che tutte le aplisie e per la forma, e pel colore , e per, lo liquore che spargono , ne presentino il conveniente distintivo Intanto dopo un’ asserzione così generale , faceva di mestieri che si fosse decisivamente stabilito a quale di esse avesse dovuto riferirsi la lepre marittima, di. que’ venerandi padri della medicina e della storia. naturale tennero sì lunghi ragionamenti . Mi pare che Bohadsch abbia tolta ogni quistione riportandola alla sua Zernaca ;, che corrisponde all A. depilans suo La proprietà di depelare attribuitale dal prof. di Pra- ga (1), e confermata dal gran Linneo (2), non l’ ho (1) Op. cit., pag. di. (2) Syst. nat. cur. GMELIN, tom. 1, pars LE pag. 3013, (27) punto ravvisata , ad onta che mi abbia replicate volte toccato il mento coll’umore, che emana senza esserne seguita la caduta de’ peli. Laonde , per non deroga- re al merito di osservatori cotanto rispettabili , è d’ uo- po convenire che qualche circostanza da loro ignorata dovette concorrere: nella genesi di tale fenomeno. Ecco la ragione, che mi ha indotto a chiamarla A. lepori- na. Denominazione che le sta bene adattata non solo pel portamento , e per lo colorito simile alla lepre ter- restrez ma ancora perchè è coerente a ciò che scrisse Plinio (1), il quale dice, ch’ essa per l’ abito este- riore rassomiglia moltissimo al sopraddetto animale, Dippiù Bohadsch (2) soggiugne che nel nostro mare ve ne erano certe negre, ed altre di colore rosso bruniccio , le quali cacciavano un liquido porporino . Queste sono l’ A. fasciata di Poiret, e VA. Camelus di Cuvier . Oltre le aplisie sinora conosciute io ne ho osservato altre due che , se non erro, mi sembra- no perfettamente nuove. Ho chiamato la prima di esse A. Poli in onore dell’ uomo celebre, da cui Vl Euro- pa ha ricevuto la più classica e magnifica opera riguar- dante la storia e notomia de’ molluschi testacei delle due Sicilie, ed ho denominato la seconda A. neapo- litana . (1) Histor. nat., lib. 22, cap. 1. (2) Op. cit. , lib. 3. * (28) PARTE PRIMA. Disamina dei caratteri esteriori delle Aplisie. » CAPITOLO I. Aplisia leporina . La sua bocca ha le grandi labbra trasversalmente mugose , cui seguono le picciole labbra, fornite di una striscia violacea nel perimetro, e di un’ altra bianca nel centro. Nel mezzo di ogni labbro maggiore inco- mincia il tentacolo anteriore, che nello stato: di mor- te puossi paragonare ad una cresta di gallo ; poichè in quello di vita molto si espande , offrendo ‘il lembo sinuoso. Poco al di là del destro tentacolo evvi |’ aper- tura, donde esce il membro genitale , la quale comu- nica con un profondo solco , che si prolunga fino al- l’orifizio della vulva. Questa col forame tutto incre- spato è situata a destra del corpo presso il termine del collo. Il globo dell’ occhio, bianchiccio nel dintor- no e negro nel centro, all’ esterno mirasi alquanto pro- minente . È posto anche su di una striscia bianca, che in cadauna banda dal tentacolo inferiore dirigesi al su- periore; il quale per la conformazione non è dissimile dali’ orecchio della lepre terrestre . Le ale, essendo avanti separate e dietro riuni- te, ove finiscono a culo di sacco, restano ‘attaccate ai (29) fianchi del corpo. L’ ala destra semi-circolare , e con striscie nel lembo, è più larga della compagna , la qua- le posteriormente è appena lobata, Tiene due incisio- ni, una che abbraccia il sifone, e l’altra che circon- da il forame raggiato della tunica , che guarentisce l opercolo. Ambedue in mille guise sono agitate dal- l’ animale, che le ravvicina e le spiega, onde disim- pegnare, le funzioni necessarie pel retto mantenimento della vita. A suo arbitrio poi chiude., ed amplia .il foro mentovato . Il sifone è lungo un pollice circa; avendo inferiormente ed a sinistra Vl orifizio dell’ ano. Quello sotto Ja contrazione delle ale, che strettamen- te lo. circondano, è obbligato a cacciar. PP acqua rac- colta. dalle stesse ; 0 pure contenuta nella cavità , ove sta situato l’ opercolo . Le branchie descrivono una cur- va da destra verso sinistra del corpo sino al di là del sifone. Esse sono bianchiccie , e graziosamente frasta- gliate. La faccia inferiore del piede è rugosa , dipen- dente dalle contrazioni de’ lacerti muscolosi . Il suo margine in certi siti è lobato , ed in altri è sinuoso . Questa specie di aplisia è lunga da sei ad otto, polli- Cl gg larga non più di tre ou . Il colorito del suo corpo è castagno con macchie rotonde bianco-fosche . Visse fuori dell’acqua marina quattro in cinque giorni. ( 30 ) CAPITOLO I. Aplisia Poliana . Presenta le labbra bianche , i tentacoli anteriori non troppo lunghi, e privi di crespe. L’ apertura dal- la quale esce il membro genitale è conformata-secon- do .l’ ordinario 3 tranne il solco onninamente bianco , che termina nell’orificio della vulva. Gli occhi son po- sti al d’avanti de’tentacoli superiori. Il collo è fian- cheggiato dal piede, di cui è più breve. Le ale sono pochissimo larghe, e posteriormente unite , dove resta- no molto elevate al di sopra della coda. Le stesse ap- pena coprono una porzione della membrana , che rac- chiude 1! opercolo ; percui non possono perfettamente adempiere agli uffizj eseguiti da quelle dell’ A. Zepori- na, A. fasciata, A. Camelus , ecc. La membrana, che alberga l’ opercolo osseo , tie- ne superiormente una larghissima apertura, di cui nel- le specie soprannotate non ho veduto esempio. Il sifo- ne grandetto , dentato, ed avente l’ ano nel suo prin- cipio, sta rivoltato in su. Le branchie non dissimili da quelle della specie precedente sorpassano |’ estremi- tà della coda. Essa ha il piede assai più largo delle aplisie finora conosciute, avendo qualche analogia con quello della Bulla lignaria. Avanti è lobato con se- ni, e molto più sporto in fuori della bocca» Ne? lati mostrasi anche allargato ed intero ; ma posteriormente 3» ) si assottiglia, distando dal sifone circa un pollice. Nel- la faccia inferiore è levigatissimo, e colorato di violet- to-fosco. La superficie del corpo in grazia dell’ umore, che trasuda, vedesi tinta come la così detta terra d’om- bra. Morì poche ore dopo ch’ era. stata presa dal mare . CAPITOLO I. Aplisia napolitana . Offre i tentacoli anteriori e posteriori bastante- mente lunghi, larghi, ed assai arricciati. Gli occhi giacciono nel posto ordinario , essendo corrugati, pro- minenti, e bianchicci. Offre il collo e le ale lar- ghe in modo da superare in ampiezza quelle delle spe- cie conosciute. Nella parte posteriore appena si tocca- no, presentando il contorno in certe parti intero, ed iu altre un pò intagliato. La tunica, che protegge l’oper- colo, sarebbe superiormente chiusa , qualora nel cen- tro non avesse un piccolo canale , per lo quale entra l acqua. Il prefato inviluppo avanti ha una rigonfiatura semi-lunare , violetta, rivoltata colle due faccie alla destra e sinistra banda del corpo, essendo molto più larga di quella dell A. Zeporina, A. fasciata, A. ca- melus, A. Poli ec. ‘ll sifone è lunghissimo , avendo nell’ incominciamento l’ orifizio dell’ ano . Le branchie corte e mutilate nella parte posteriore escono poco al di là del margine dell’ opercolo . Nulla debbo rimarca (32) re sul foro dell'organo genitale e della vulva, sotto la quale evvi l’apertura delle glandule, che nell’ A. fascia» ta sonosi credute velenose . Il suo piede è lungo; stretto, e nel margine lo- bato .con seni. Avanti è più corto del collo, ed in dietro un pollice circa distante dal perimetro delle ale, finisce acuminato , avendo un tubercolo conico messo nel suo mezzo. Il di lei corpo è ulivastro, e ne’ contor- ni ha una linea carnicina. Vi si ravvisano ancora talu- ne macchie rotonde , argentine, e qualcheduna dorata da renderne l’ aspetto molto vago. Esse serbano la di- sposizione retta sul collo e su’ tentacoli, e la coro- nale intorno gli occhi. La riunione de’ sopraddetti co- lori, in forza de’ movimenti eseguiti da quest’ aplisia dentro l’ acqua marina, ove la conservai 24 ore circa; proceurò un bellissimo spettacolo al nostro benemeri- to socio D. Pietro Ruggiero, al commesso Capocci , ed al disegnatore Navarra. CAPITOLO Iv, | Riflessioni onde ben distinguere le Aplisie. Le caratteristiche finora assegnata, .alle varie specie di aplisie sono abbastanza erronee. Il professore Cuvier, che ha recato infinite ‘illustrazioni «alla storia naturale delle medesime, non è rinscito a determinarle con fon+ datezza, Egli in fatti, mentre descrive VA. Camelus e dA. alba; pe mette apertamente in dubbio l'esisten+ (33) za: E nella Memoria citata pag. 8 colla moderazio- ne degli uomini di sommo genio invita tutti coloro, che trovansi in posizioni più opportune di quella, ch’ ci occupa, a bene assodare tal punto: giacchè le aplisie da lui descritte sono distinte dal colorito , o pure dal- la grandezza » che ad esse appartiene. Dippiù il mede- simo naturalista (1) ripete le difficoltà esposte ; rinun- zia alla scoperta dell’ A. Camelus, e dell'A. alba; e dopo di avere ammesso con qualche titubazione | A. depilans, VA. fasciata, e V A. punctata; dice : les espèces d’ Aplysies ne se distinguant que par la taille et les couleurs, sont difficiles à determiner avec cer- titude. D’ altronde oggi neppure possonsi ritenere i con- trassegni riportati da Gmelin (2) sa lA. leporiza e lA. fasciata , stante ho riferito per lo innanzi che la sa- nie cacciata dalla prima non arrechi la caduta de’ peli, e che la dieno pure |’ A. punctata e VA. Poli. Più la linea coccinea, che guernisce il contorno delle ester- ne parti dell’ A. fasciata si osserva ancora nell'A. nea- politana , che l’ha meno sbiadata dell’ A. Camelus. Anzi V A. punctata facilmente confondesi coll’ 4. Ze- porina, essendo amendue. di colorito fosco e macchia- to di bianco. Laonde per evitare ogni confusione la chiamo A. Cuvieri in onore del sno scovritore. IL? A. Camelus poi offre il collo poco più lungo della /ascza- (1) Regn. anim., tom. 2, pag. 398. (2) Op. e tom. cit., pag. 3103. 5 co) (84) ta; e tutte e due conservate nello spirito di vino ‘non discernonsi più. Sì fatto liquido adunque le to- glie il colore nero del manto, e’l rosino del suo mar- gine. Ed intorno a ciò opino che l’ A. alba sia un picciolo individuo dell'A. Camelus da lunga pezza ser- bato nell’ acquavite , la quale ha sciolto il muco ros- so-bruniccio del suo corpo. Appoggio il mio parere alle parole di Cuvier, che asserisce : Mor Aplysia al- ba diffère du Camelus par la brieveté de son cou,. Mi ricordo di vantaggio , che Savigny in ottobre 1822 mi fece menzione di un’ aplisia totalmente bianca, che i pescatori gli avevano recato. Ne attenderò la descri- zione, onde vedere se sia l A. alba di Cuvier, o pure specie novella come egli mi disse. Quindi, prendendo in considerazione le addotte ragioni, avuto riguardo all’ aumento di numero delle specie arrolate nel genere Aplysia, e profittando ‘in fine della propizia occasione di poter verificare senza veruna diflicoltà |’ esteriori fattezze di tali animali nel- lo stato di vita 3 sono di ferma opinione doversi reca- re una riforma necessaria a’ caratteri assegnati a ciascuna lepre marittima. Comprendo che i nomi di A. fasciata, di A. Camelus, e di A. alba, perchè stabiliti su la la diversità de’ coloriti, e della loro grandezza ; meri- terebbero que’ cangiamenti, che non oso d’ intraprende- re. Basta dare una semplice occhiata a qualunque apli- sia, onde trarne patentissimi distintivi. Ed in vero Bohadsch ha dimostrato nell’ A. Zepo- rina un largo forame posto nel mezzo della tunica su- | (35) periore dell’ opercolo detto pure corazza. Cuvier | ha designato nell’ 4. purctata; ed io molto più largo lho ravvisato nell’ A. Poli. Dalle mentovate osserva- zioni affatto incontrastabili, mi venne in pensiere che lo stesso esister dovesse nell’ A. fasciata, e nell’ 4. Ca- melus. Nè posi troppa importanza a quello, che a conto di questa e dell’ A. alba scrisse il naturalista francese (1) , asserendo che: MNz lune, ni l autre de ces deux dernières n° a de trou à la membrane supérieure de son couverele des branchies. Ed altro- ve dice: L’' A. Camelus et alba pourraient étre la méme, mais different è coup sur des autres par l’ ab- sence du trou sur l’ opercule (2). Molto meno poi me ne fece abbandunare l’ impresa ciocchè segue: La mezm- brane supérieure de la cuirasse n° est pas percée dans ces deux espèces (3). Subito mi diressi al fatto è e bisogna confessare che le mie investigazioni non furono coronate da felice successo. Introdussi dunque ad uno de’ lati della cavi- tà , in cui è situato l’ opercolo , il becco di un sotti- lissimo cannello di vetro ripieno di mercurio, a fine di deporre. con animo tranquillo il conceputo sospetto. L’ argento vivo intanto, avendo a pena riempiuto un angolo del sopraddetto cavo , quando sotto una leggiera (1) Mem. cit. , pag. 9. (2) Mem. cit. , pag. 24. (3) Dict. class. d’ hist. nat., tom. 1, pag. 474, Paris, 1822. 36 ) pressione delle sue pareti incominciò a zampillare dalla superiore e media parte del mentovato inviluppo, ove ravvisai un corto canaletto. Si noti pure che avendo avuto viva l'A. reapolitana vidi, che nel sito additato teneva elevato un mediocre canalino , che rinvenni viep- più grande e prolungato nell’ A. Camelus. Da quanto ho fin quì rapportato conchiusi senza la menoma esitazione , che il foro o il canalino disa- minati constituire dovevano un costantissimo carattere. Nè perdei di mira la tessitura dell’ opercolo: val quan- to dire di averlo rinvenuto osseo nell’ A. Zeporzna , A. Cuvicri e A. Poli; e membranoso o cartilagineo nell’ .14. fasciata , A. Camelus, e A. neapolitana. Le aplisie coll’ opercolo testaceo infallibilmente cac- ciano un umore bianco e alitoso , ed hanno il gruppo delle glandulette poste sotto il forame della vulva, delle quali appresso si tratterà , privo di apertura. Quelle poi che posseggono I° opercolo membranaceo o cartilagineo, spargono un liquido porporino, e le ac- cennate glandule son provvedute di uscita esteriore. In- fine osservai, che le branchie, e le ale deile lepri marine dalle une alle altre erano in variate guise mo- dificate. Cosicchè sulle poche considerazioni annunzia- te stabilisco le loro marche differenziali, che aggiransi : 1. Al forame, o pure al canalino del mantello ; 2. Allo stato osseo, o cartilaginoso dell’ opercolo ; 3. Alla mancanza, o esistenza del forame delle glandule velenate ; 4. All’ umore bianco, o porporino che spargono ; (9%) 5. Alla lunghezza, o brevità delle branchie ; 6. Alla grandezza, unione, o libertà delle ale ; e 7. Alla varia estensione del sifone. La diversità de’ colori del loro corpo ne indicherà le varietà. C/A/P. 1. TOLO, V. Caratteri classici, generici, e specifici delle Aplisie. Esse secondo Linneo appartengono alla Classe IV : mollusca corpore pertuso foraminulo laterali (1) . Cuvier le arrola tra’ molluschi gasteropodi colle bran- chie ricoperte (2): Gastéropodes tectibranches. Elleno hanno il corpo repente ed alato ; due tentacoli anteriori, ed aîtrettanti superiori nell’ apice incavati, avanti a’ qua- li son posti gli occhi; un opercolo membranaceo o pure osseo , che ricopre le branchie; due forami, messi il primo sotto il tentacolo anteriore dritto per l’ uscita dell’ organo della generazione , ed il secondo rappre- sentante quello della vulva trovasi nella parte ante- riore e laterale destra dell’ opercolo. L’ ano è situato nel principio del sifone. (1) Cur. Guein, tom. 1, p. VI. (2) Regn. anim., tom. 2, pag. 336. (38 ) SEZIONE I* In cui sono aggregate le Aplisie che hanno l' oper- colo cartilagineo, el condotto esterno delle glan= dule credute velenose spargenti un liquido porpo= rino innocente . 1. Aplisia fasciata — A. fasciata , Poiret. Canalino del mantello cortissimo 3. branchie luns ghette , ed intere; ale grandissime , e libere ; sifone laterale, ed esteso . 2. Aplisia cammello — A. Calda Cuvier . Canaletto del mantello mediocremente elevato ; collo molto lungo ; ale grandi; sifone non troppo pro= lungato (1). (1) Queste due aplisie pel colorito possona insieme facilmente confondersi , Ma oltre i carat= teri specifici di cadauna di esse se ne vedranno a chiare note le differenze , ove pongasi attenzio» ne alla grandezza della prima maggiore di quel= la spettante alla seconda ;. ed al colore del corpo chermesino-bruniccio col margine rosso assai palli- do di pertinenza di quest ultima, nell’ attochè quel- to della prima specie è bleu-vellutato can lembo vivamente scarlatto . Dippuù basta leg gere con posatezza la descrizio» ne della prima, e seconda specie di lepre marina data da Rondelet ( De pisc,, lib. XVIII, cap. XI. e (199) 3. Aplisia napolitana — A. neapolitana , Delle Chiaje \ seg.) per dileguare le dubbiezze del chiarissimo F. . ( Dict. cl. d’hist. , nat. pag.476. ) a conto di que- st ultima. Egli è vero, che niuno sinora aveva pen- sato a tale obblivione; giacchè della medesima appo Linneo e gli altri zoologi non trovasi fatta alcuna menzione. È d’uopo ancora avvertire, che il cele- bre Rondelezio colla prima specie di lepre marina ha confuso l’A. Camelus, Cuv. ; imperciocchè le assegna 2 caratteri, che appartengono ad entrambe. Egli di fatti pell’ A. leporina riferisce: » Os habet in dorso veluti sepia_, tenue , volutae instar contortum , qua parte ad caudam spectat. Più soggiugne : » Nam, ut scribit Plinius, colore tantum lepori terrestri simi- lis est. Veteres colorem leporinum emrepyvov vocabant, quod sit percnae ( ea est olivae non acerbae , nec omnino nigrescentis species ) similes , ab eo igitur colore lepus marinus dictus ». Ed ecco già rinvenu- ta una soddisfacente descrizione dell’ A. leporina. Che egli nello stesso capitolo l'abbia confusa colla A. Camelus apparisce da quanto segue.» Quum vi- vit colore ex rubro nigricante, unde nostri imbriago, id est ebrios vocaverunt ; quod ebriosi ex co colore esse soleant; mortuus ea fusco albicat , sed cum hoc sit colore, quomodo ab eo nomen illi positum est? » L' accennato colorito spetta esclusivamente all’ A. Camelus descritta da Cuvier nello stato di (40 ) Canalino del mantello abbastanza sollevato ; bran- chie brevi, e mutilate ; ale estesissime,, libere , e si- nuosette nel margine ; sifone estraordinariamente allun- gato ; tubercolo conico su la coda.. morte, edi in cui Roadelet ha pure ravvisato l’umore RePaarzo: La di costui seconda specie di lepre n marina è l’ A. fasciata dî Poiret. » Secundum Lleporis ge- nus ( dic’ egli ) substantia, atramento partibus în- ternis superiori ( A. Camelus ) simile est. Differt.... cornicula duo qualia in superiore descripta sunt, nisì quod acutiora et breviora, In dorso os nullum .... Est et hoc genus superiore ( A.leporina ) mairs. » Inol- tre l'ispezione delle figure prima e seconda della le- pre di mare di Rondelet è sufficiente per conveni- re, che amendue rappresentino chiaramente 1’ A. le- porina, e ZA. fasciata, La figura della tavola di Bohadsch contrassegnante lA. leporina offre il fu- rame esteriore delle glandule velenate dell’ A. Ca- melus, che pure egli equivocò colla prima — In fi ne ho quì ommesso di far parola dell’ A. viridis , Bose , la quale oggi appellasi Actaeon Aplysiformis, Montag. ( Dict. cl, d’ hist, nat. , tom. 1, pag.104. ). ANIA (41) SEZIONE. Ila Ove sono agsruppate le Aplisie coll’ opercolo osseo , colle citate glandule prive di apertura esterna, ed effodenti un umore viscoso-bianco non depe- latorio , 4. Aplisia leporina — A. ( depilans , L. ) lepo- rina > Delle Chiaje . i Forame del mantello orbicolare, e raggiato ; bran- chie lunghe ; ale grandi, ed unite ; sifone dentato , e rivolto in su. 5. Aplisia Cuyieriana — A. (punctata, Cuvier ) Cuvierî, Delle Chiaje . Foro del mantello ovale 3 branchie lunghe 3 ale grandette , e posteriormente riunite; sifone laterale, ed intero . 6. Aplisia Poliama — A. Poli, Delle -Chiaje . Forame del mantello larghissimo , ed irregolare ; bran- chie eccedenti la coda ; ale assai strette, corte, ed innestate verso dietro ; sifone breve, dentato , e rial- zato . L’A. leporina ,\' A. fasciata, e VA. Camelus so- no frequentissime appo noi. L’ A. Cwvieri vi è rara, ma però meno dell’ A. Polz, e dell’ A. neapolitana . Esse non si mangiano da verun ceto di persone , tenen- dosi in massimo sospetto , e schifo. Le genti di mare, volendo esprimere una insoffribile puzza, bentosto la so- 6 0) migliano a quella emanata dalle medesime per la fa- ciltà e sollecitudine , con cui marciscono. Anzi ne’pri- mordiali periodi della putrefazione olezzano ad un di presso come il Chezopodium vulvaria L., o pure di pesci corrotti; percui Nicander, parlando della lepre di mare, scrisse : piscis olet ecc. Da primavera sino all’ autunno compariscono a schiere tra’ sassi, e le cri- pte di questa Metropoli, e spezialmente del Castello dell’ uovo. Appena che la stagione diventi fresca o tempestosa escono fuori la nostra rada .. Lì si profon- dano molto sott’ acqua , affinchè restino guarentite dalle continue burrasche marittime. Cangiano sito o strisciandosi su’ macigni , o col corpo supino dimenan- do fortemente le ale su la superficie delle acque . (43) PAcR. TE, SIE CO N. D.A. Esposizione della interna struttura delle Aplisie. GIA UP.INE O OT Invogli esteriori . Tostochè rivolgasi lo sguardo verso qualsivoglia le- pre di mare là per là cacciata dall’ acqua ricoperta ve- drassi da densa muccaglia, che col toccamento e colla scalfitura volentieri va via. Alla medesima debbonsi at- tribuire i varj colori. delle diverse specie. di aplisie . Non mi appartiene alcuna osservazione da dimostrarne il rinnovellamento. Conservo però due pezzi iniettati di mercurio delle arterie pterigoidèe si dell’ 4. Zeporina, che della A. fasciata , nelle quali a prima giunta os- servasi che tal materiale dagli ultimi vasellini arterio- ri si è fatto strada iu un prodigioso numero di acinet- ti, che sequestrano il muco suddetto . L’epidermide veste l’ esterno di tai animali, cd an- che si profonda nella cavità del loro mantello, nell’inter- no del canale degli alimenti ec. In dette parti è mol- to delicata, mentre sotto il piede forse a cagione dello strofinamento che soffre nel camminare su gli scogli, è di maggiore doppiezza , che oltremodo aumentasi in quello dell’ 4. Poli . o La cute è formata da fibre variamente intrecciate, * (44) essendo capace di notabilissima dilatazione per l’ acqua , che vi si trattiene. Nelle ale è più compatta del man- tello e del collo; meno però del piede, in cui divie- ne assai fitta. I follicoli , da’ quali lavorasi il muco poc’ anzi esaminato , sono messi tra le maglie della sua faccia esteriore . CAPITOLO II Opercolo e cavità che lo contiene . Nella parte superiore, e mediana del corpo esiste un forame o canalino , secondo le differenti specie di aplisie più o meno largo e lungo. Da esso penetrasi in una particolare cavità , in cui a piacimento dell’animale l’ acqua ha liberamente l’ ingresso e l’uscita . La sua parete superiore, e la inferiore fatta da un perfetto dia- framma, non che le due laterali risultano dalla dupli= cazione della cute. Vi si trova una valva di conchiglia simile alla Chama cor, L., carlilaginosa in certe specie, ed ossea in altre. È dessa appunto l’opercolo delle lepri marine y oVato , convesso-concavo , e riguardante il set- to trasverso colla faccia cava, e con la gibba è coper- to dal mantello . Tiene rivolto il lembo anteriore al d’ avanti della cavità branchiale; .col margine laterale destro circoscrive il principio dell’ antro delle branchie, e coll’ altro lato ne guarda le pareti sinistre. È patentis- sima la unione dell’ angolo posteriore dell’ opercolo colla faccia interna del succennato cavo. Io la stimo affatto (45) indispensabile; ad onta che sia stata negata da Bo- hadsch nell’ 4. Zeporina, e da Cuvier nella A. fasciata. Basta di aver la curiosità di togliere da tale sito il sud- detto opercolo ; onde riconoscere la parte, e la sostan- za, che ne forma il mezzo di adesione . Anzi osser- vandone l’ angolo posteriore si scorgerà , che il mede- simo non solo è più doppio del rimanente dell’ osso ; ma ancora vi si appaleseranno le traccie del suo attacco. Poichè da esso incomincia una membrana cartilaginea, che superiormente lo ricopre, diventando ossea soltanto nell’ A. Zeporina, nell’A. Cuvieri, e nell’ A. Poli; ed essendo anche più larga del di lui perimetro, e di au- mentata crassezza. Vi si ravvisa pure la direzione del- le fibre longitudinali , che principiano dal suo angolo posteriore, e con divergenza finiscono al di lui lem- bo anteriore. L'altra serie di fibre incrocicchiata colle precedenti è a semi-cerchio. Allo stesso modo è pure costrutto l’osso sottoposto, che nell’. fasciata , nel- l'A. Camelus, e nell’A. neapolitana offre delle squa- me ossee cerulee. CAPITOLO. III, Addomine. Sezionato il corpo di qualunque aplisia apparisce un ampio cavo, che ha per incominciamento le adia- cenze della bocca, e per fine la coda. L’esofago, e’l suo bulbo muscoloso, il primo stomaco, la vagina, la (46) matrice restano nella cavità generale. I rimanenti vi- sceri , de’ quali ora terrassi discorso , vengono protetti da una sottilissima membrana sierosa , reticolata , e totalmente separata dal suddetto cavo. Nè le viscere debbonsi considerare racchiuse nella sua duplicazione ; essendo molto più forte di essa la tunica, che all’ester- no le veste. Sembrami perciò incaricata di mantenere in posizione taluni delicati organi, che nel caso con- trario sarebbero rimasti ondeggianti nel liquido dell’ad- dome , da cui sono continuamente bagnati . Non ancora ho potuto scoprire la strada per la quale l acqua penetra ne’ canali, che il cav. Pol negli anima» li abitatori de’ testacei univalvi mi ha fatto onore deno» minare Antri di Delle Chiaje, pei quali ha luogo la cir= colazione dell’acqua marina, che dall’ esterno va nell’in terno del loro corpo. Le aplisie inoltre conservate nel» P acqua diventano prodigiosamente turgide , Cacciate dalla medesima per qualche tempo ritengono siffatto sta» to; ma in seguito a poco a poco si afflosciscono , eva» cuando una sufficiente quantità di liquido , che Bo hadsch (1) conghiettura provenire da’ pori cutanei. Di più sparate se ne trova sempre il cavo addominale affatto ripieno. Ho di vantaggio rilevato che le stesse a norma dell’acqua , che son capaci di contenere, possono vivere a secco un’ epoca più o meno lunga; siccome ho osser vato nell’.4. leporina paragonata coll’ A. fusciata , e ‘ VA. Poli. Per cui non desisterò , laddove mi rie> (1) Op, cit. pag: 7» Gi) sca, d’istituire ulteriori esperienze sul presente obbiet= to ; onde recare alla scienza que rischiaramenti, dei quali oggigiorno abbisogna . Laonde è pregio dell’ ope- ra conchiudere, che il suddetto liquido sia onninamen- te necessario all’ esercizio delle funzioni dell’ animale ; giacchè, per poco che tale stimolo manchi, la sua vi» ta bentosto si estingue. CAPITOLO Iv. Canale de’ cibi. L’ apertura della bocca è corrugata , e nelle di- verse specie di aplisie variamente colorita . A destra e sinistra offre due pezzi di cartilagine semi-lunari, e trasversalmente rugosi. Nel principio dell’ esofago, che senza tema di errare potrebbe appellarsi la faringe , es- sendo in questo sito molto dilatato , evvi un bulbo ri levato e composto da varj muscoli. Sul medesimo giace un pezzo di cartilagine gialliccia quasi ovata, riguar- dante coll’ apice l’ orifizio della bocca, e colla base ligasi ad un asse centrale posto nel suo mezzo. Dessa costituisce la lingua delle aplisie , che sot- io comparisce armata di una infinità di denti, Questi nè ad occhio nudo, nè tampoco mercè l’ aiuto di una len- te di massimo ingrandimento possonsi discernere, on- de stabilirne la configurazione e ’1 numero. Ma, qua- lora col microscopio se ne guardi un pezzetto bene spo- gliato della duplice membrana , da cui nella inferior x, Poi (48) faccia è vestito 3 immantinente vedrassi che ognuno di essi è piramidale , coll’ apice sottile, ed uncinato. Le glandule scialivari risultano da un aggregato di acinet- ti, aderenti al gran condotto della saliva. Hanno ori- gine dal secondo stomaco , cui son legate senza punto comunicarvi. Metton foce a’ lati della faringe poco lungi dal bulbo muscoloso . L’ esofago quasi cilindrico, ed alquanto piegato nell'interno , ha parecchie rughe longitudinali figlie del. la duplicazione della membrana mocciosa. Gli segue il primo stomaco , che non diventa così ampliato come quello dell’ 4. fasciata, essendo ne’ due estremi appe- na ristretto. Il secondo stomaco è simile al ditale det sarti, giacchè la figura anellosa, che possiede, incomins cia ampia, e termina stretta. Uno strato di fibre or= bicolari, rosse, e dotate di evidente contrazione anche quando siffatti molluschi siano stati da qualche tempo uccisi, ne forma la faccia esteriore. Quelle che vi re- stano sotto, messe con retta direzione , si attaccano al la tunica mocciosa. A questa in vece di grinze appar- tengono le impronte de’ denti nella base de’ quali rial- zasi un poco , onde viemeglio abbracciarli . Essi so» no in tre o più serie disposti. I grandi al numero di diciassette, e di venti i piccioli son fatti da so» stanza cartilaginosa conformata a strati. Le loro fac- cie laterali appariscono scabre , e nella base liscie. I denti maggiori toccansi colle rispettive punte ora semplici, ed altre volte biforcate 3 ma taluni di es- si, essendo abbastanza lunghi, adattansi negli spazj (49) vòti. Per cui il passaggio degli alimenti deve aver luo- go dopo che sieno perfettamente stritolati. A noi è oc- culto perchè l’ Autore della Natura alle aplisie, ed al- le bulle abbia dato 1’ apparato masticatorio nello sto- maco , oltre quello della bocca: i suoi imperscrutabili segreti non restano mica svelati dalle ricerche umane. Il terzo stomaco principia largo, ed indi man mano si re- stringe ; essendo nella massima parte delia faccia interiore munito di trenta denti cartilaginei , che, distaccandosi dalla succennata tunica, rimangono le proprie fossette, In continuazione del canale , che sto descrivendo , viene l’ intestino duodeno, otto linee lungo , e cinque lar- go 3 anzichè della estensione di dodici dita , come la voce dinota . Tiene a’ suoi lati interni due creste rile- vate, che fanno l’ officio di valvale ad amendue i ca- nali epatici. Il canale degli alimenti, quasi eguale in tutta la sua dimensione , in linea retta continua verso giù a tragittare. Di poi a destra si ripiega in sopra, e qui- vi con tortuosa direzione risale fino all’ incomincia mento del primo stomaco ; passando tra’ lobi epatici e sotto il terzo ventricolo, onde girare nella sinistra ban- da del corpo. Discende di bel nuovo tortuosamente ‘fra la sostanza del fegato; passa un’altra fiata a de- stra, ove cala; ed in ultimo, descrivendo una curva simile alla lettera romana S, finisce nell’ orificio del- l’ ano, pieno di prominenze circolarmente situate . La struttura dell’ intero canale degli alimenti è composta dalla membrana sierosa esterna ; dalla mocciosa inter- 7 (50 ) na, cui aderiscono i follicoli , che sequestrano Î' umore vischioso spalmante l’intime vie della digestione; e da esilissime fibre sì longitudinali che ad elica, visibili in pochi siti ad occhio nudo. La sua totale lunghezza non oltrepassa il doppio di quella dell'individuo , cui spetta . Le aplisie cibansi di fuchi, di alghe, di pic- coli trochi, di mitili, di buccini ec. ec. Le loro fec=- cie sono sempre verdognole , e rinchiuse in una pseu- do-membrana , prodotta dal muco della tunica moc- closa . i CAPITOLO vv, Va egato. Constituisce la più grande viscera delle aplisie. É di colore verde-fosco , e di sapore amaro . Avanti tocca il primo, ed il secondo stomaco 3 a destra con- fina cogli organi della generazione ; a sinistra guarda le pareti dell addomine, ed una parte del canale degli alimenti ; in dietro mediante un pezzo della sua so- stanza comunica coll’ovaia, su la cui superficie se ne veggono delle ramificazioni ad arboscello 3 superiormen- te ha il cuore, e le branchie; ed inferiormente poggia su l’ interno del piede. Una congerie di glandulette, avendo ognuna il proprio canaletto , dà origine all’ in- tero masso del fegato. Le stesse si aggruppano in tanti lobetti secondarj, che mercè parecchi esili vasellini re- stano fra loro legati; e di poi riuniti ne formano uno più grande, da cui esce il respettivo condotto biliario. È au Cinque o dieci di questi, avvicinati insieme , e con di- latate aperture metton capo in un lungo canale nell’ 4. fasciata chiamato da Cuvier quarto stomaco, o pure intestino cieco. Esso in realtà è il grande condotto epa- tico, avendo in tutta la sua estensione.una lamina ri- levata, provegnente dal raddoppiamento della membra- na mocciosa , che all’interno lo fodera. Fuori è vesti- to dalla sierosa, in giù finisce affatto chiuso e roton- dato , ed'in sopra apresi al destro' lato del duodeno presso la valvula, che vi ho ravvisato. Alla banda si- nistra del fegato esiste un secondo canale epatico , me- no lungo, più largo , e col medesimo andamento del precedente. C APT OTO, VI Apparato genitale di amendue i sessi. L'indagine del sistema della generazione de’ mol- luschi in generale, e particolarmente poi di que’ delle aplisie, è della massima importanza. Dappoichè varie sono state le opinioni emesse dagli squittinatori delle cose naturali circa la struttura de’ medesimi. Ma io mi allontanerò dalle idee, che il benemerito Cuvier intorno a tale assunto ha reso di pubblica ragione. Imperciocchè Redi e Swammerdam diedero alle parti, che adesso descriverò le denominazioni, che esclusivamente le spet- tano. Le moltiplici sezioni, che ne ho intrapreso, mi han- no posto nella circostanza di rivindicare il disimpegno * (52) ad esse assegnato sì dal primo, che dal secondo auto= re. Debbo d'altronde confessare, che neppure seguirò fil filo le interpetrazioni , che il celebre Swammerdam diede agli organi in esame. Mi si permetterà quindi di esporre anche il mio avviso : nella prevenzione, che giammai abbia da reputarsi come l’interpetre fedele degli astrusi misteri della Natura. E ciò per la possen- te ragione, omai conosciuta a bastanza, che la decife- razione di cosiffatti fenomeni è per noi un impenetra- bile arcano. Il certo si è che le aplisie, ed una buona porzione de’ molluschi gasteropodi terrestri e marini , so- no ermafroditi con accoppiamento reciproco. Vi neces- sita adunque un paio d’ individui della stessa specie per ottenersi la fecondazione. Sulle prime il membro genitale esce al di fuori del corpo da uno speciale astuccio allogato sotto il tenta- colo anteriore destro. È fatto da parecchie fibre carno- se a lungo, ed a traverso; le quali lasciano delle ca- verne, ove nell’ estro diudreo forsi penetra l’acqua del- l addomine. Una borsa , di cui appresso si ragionerà, è quella che lo ricetta, avendo internamente delle ru- ghe longitudinali stabilite nella sua prima metà, e pa- recchie De conformate a papille , tra le quali si veg- gono gli acinetti, che sequestrano il moccio , che vi si rinviene. Il solco della vulva altrove descritto arri- va sino alla di lui punta. L’ A. leporina , VA. fasciata, e lA. Poli negli ultimi periodi della vita spesso sguai- nano l’ organo generatore maschile. Esso per un certo (53) tempo sì dopo la morte, che quantevolte sia reciso dal- l’animale vivente, conserva la sua contrazione. In proseguimento del forame esterno della vulva segue la vagina, che nella inferiore e posteriore par- te è cospersa di glandulette, che separano dal sangue l’umor viscoso, che al di dentro vi si trova. Fattane la sezione, offre tre divisioni. La prima rugosa ter- mina nella matrice, e direttamente comunica col fo- ro indicato. La seconda , più stretta dell’ anteceden- te, è fornita di due increspature laterali ,} e di mol- te pieghe trasversali. La terza poi ha molte grinze lon- gitudinali, ed apresi nella matrice e nel foro esteriore della vulva ; presentando vicino a quest’ apertura l’ori- fizio di un canaletto , che guida in una borsa globo- sa. In essa contiensi la pulte granellosa , violetta, che Swammerdam e Cuvier hanno opinato essere la porpora. Io, qualora non m' inganno, stimo che sia la materia prolifica delle aplisie, essendo in tempo di pri- ‘mavera bianco-gialliccia e di consistenza gelatinosa. Tan- toppiù che la medesima, rinvenendosi in parecchi ga- steropodi giusta le osservazioni del dottissimo Cuvier , debba costituirne un organo essenziale. Frattanto è pre- gio dell’opera rinunziare all'idea di crederla analoga alla vescica orinaria degli animali vertebrati. La matrice di colorito gialliccio , e dallo zooto- mista francese creduta testicolo , somiglia > ad uno sfe- roide allungato. In sotto poggia sul piede; d’ incontro ha parte del canale de’ cibi, che a sinistra tocca; die- tro è in corrispondenza coll’ ovidotto ; ed a’ destra (54 ) sta legata alla vagina. Anche a traverso della membra» na sierosa, che esternamente la ricopre, miransi varie zone,, «ché, da capo a fondo: ne rendono la superficie in certo modo fasciata. Le stesse altro. non,sono che le. vestigia, delle sue interne ;e spirali celle. Poichè la viscerà , che mi tiene occupato ,; in luogo di conside- rarsi un corpo omogeneo » risulta da due lamine di tessitura fibro-gelatinosa ,; e striciate. dalla periferia al centro. Entrambe offrono una lunghezza doppia di quel- la della matrice, la larghezza di molte linee , e la spes- sezza di una sola linea. Per la disposizione serba un andamento del tenor seguente. Le sopraddette lamine dal principio sino al termine della. comune estensione rivoltansi attorno ad un asse, cosicchè amendue descri» vono una spira simile alla chiocciola. È più stretta nel» l’ apice, che nella base, ove ha due pezzetti della sua medesima sostanza, che vi sono attaccati. Per la sua to» tale conformazione non diflerisce punto dalla fruttificazio= ne del genere Medicago. Il cayo ne è vestito da tenuissi» ma tunica, essendo bagnato da densa e copiosa mucosità, In grazia della brevità propostami non adduco le ragioni, onde maggiormente ‘convalidare Ja mia asserzione. Dico soltanto che quest’organo rinviensi alla stessa guisa cos strutto di quello ‘appartenente ‘alle cipree, ai coni, alle bulle, a’ buccini, a’ murici ec. ; come resterà pienamente provato colla continuazione e pubblicazione , che farò del terzo volume della pregiatissima opera del cav. Poli (1), (1) Testacea utriusque Siciltae eorumgq. historia et anatome, (55) L’ovidotto si apre nell’ incominciamento della ma- trice. Esternamente vi si aggomitola in non pochi giri, ‘venendo con flessuosa direzione dall’ ovaia, ove, hanno origine i suoi secondarj canaletti. La. massa de’ germi risulta da moltissimi acinetti rotondi, e grandi quanto la testa di piccolo spillo. Occupa la inferior parte del- la cavità addominale; essendo di colorito incarnatino nell’ 4. leporina, nell’.A. Cuvieri ec. , e gialliccio nel- la A. fasciata. L’ovaia intanto è rotonda e nella superficie mac- chiata da qualche pezzo di fegato con ramificazione der dritica. Dopo accurato sparo delle differenti aplisie non ho rimarcato veruna particolarità su la maniera. di fe- condarsi. Resta in verità indeciso , s’ elleno sviluppino le uova nella matrice , 0 pure le vadano a depositare nelle cripte degli scogli, ove nell’ inverno si annida- no (1). CAPITOLO VII. Glandule. i La membrana, su cui giace l’opercolo corrispon- dente allo speco delle branchie, è ripiena di una moltitu- - dine di glandulette miliari. Esse per semplice trasuda- (1) Cavolini sull’ asserzione de’ nostri pescatori ha scritto che i vermicelli di mare sieno una filza di uova di aplisie. (56 ) mento or in maggiore, ed ora in minore abbondanza nell’ A. fasciata, nell'A. Camelus, e nell'A. neapolitana ge- mono un liquido porporino ; che ravvisasi bianco ed al- quanto viscoso nell’A4. leporiza, nell’A. Cuvieri, e nell’ A. Poli. Più ogni aplisia dentro l addomine tiene una glandula triangolare, bastantemente grande , di color car- neo, e presso a poco gelatinosa. Essa col lato anteriore guarda il pericardio , toccando coll’ angolo superiore l’ orecchietta del cuore, e con l’inferiore le pareti del- l’addome, dove tiene rivolto l’intero margine sinistro ; mentre col destro circoscrive il fondo dello speco delle branchie. In su vi poggia il diaframma, e colla inferior faccia è in contatto col fegato, e col canale intestinale. Il professore Cuvier è di opinione, ch’ essa nell’ A. fasciata sia incaricata di travagliare l umor porporino ; ma in verità tale impiego viene adempiuto dalle glandu- lette non ha guari esposte. Che anzi le medesime sono violette , nell’ atto che la detta glandula è bianco-ros= siccia ) e sotto la pressione, o pure collo sparo non caccia alcuna stilla di umore colorato come l’ ioide. Dip più la stessa possiede la medesima tessitura, e tinta di quella dellA. Zeporiza, dell'A. Cuvieri, e dell'A. Poli, dalle quali geme un umore bianco e viscoso segregato dalle accennate glandulette, che sono puranche bian- chiccie. Altro adunque dev’ esserne l’incarico : e chi sa che non separi dal sangue porzione del materiale cal- careo necessario per gli accrescimenti delle sfoglie ossee dell’ opercolo ? Finalmente resta da farsi menzione di un gruppo (57) di corpi trasparenti , allungati, e giallicci, posti nel profondo dell’ ala destra, e poco sotto il termine della vagina. Essi nell’A. fasciata, nell’A. Camelus, e nell’ A. neapolitana hanno una comune apertura all’esterno del corpo, e messa poco lungi da quella della vulva. Gli stessi corpicciuoli sono rotondi e verdicci nell’ A. Zeporz- na, nell’ A. Cuvieri e nell’ A. Pol, e privi di forame esteriore; quantevolte non si voglia pensare , che l’ usci- ta del suddetto umore accada per trasudamento a tra- verso de’ pori della cuticola. L° accennato prodotto è sfornito della proprietà velenata od acrimoniosa che, senza l’appoggio de’ fatti, eragli stata finora attribuita da autori di non ordinario merito, CAPITOLO VIIIg Sistema carnoso. Il movimento del bulbo dell’ esofago si fa da mu- scoli esterni, ed interni. I medesimi egualmente che le fibre del secondo stomaco , e della tunica medìa della vagina, hanno la particolarità di essere rossi come quei degli animali vertebrati; nel mentre che il sangue, e le altre parti degli esseri viventi senza vertebre, tran- ne gli anellidi , siano perfettamente bianche. Ai Muscoli del bulbo dell esofago. 1. Elevatori superiori. ) Vengono da sopra la bocca, e paralleli terminano presso la base del bulbo. 8 (58) 2. Elevatori inferiori. ) Incominciano dalla parte | inferiore della bocca , e finiscono alla base del suddet- to bulbo. 3. Dilatatori. ) Hanno un’ origine sfrangiata nelle adiacenze del collo, ed attaccansi al principio, ed al- la metà del bulbo mentovato. B. Muscoli della bocca. 1. Dilatatori. ) Principiano con varie ramificazio- ni dal collo, e terminano nelle vicinanze della bocca. 2. Corrugatore. ) Le sue tenuissime fibre abbrac- ciano l’ orifizio della bocca. C. Muscoli della faringe. 1. Dilatatori.) La disposizione de’ suoi fasci fibro- si è fatta a ventaglio incominciando larghetti , e termi- nando ristretti presso la metà esterna del bulbo. 2. Costrittore. ) Un dilicatissimo strato di fibre viene dal lato inferiore dall’ anello cartilagineo, il qua- le, rendendosi man mano più stretto y finisce nella fes= sura posta poche linee lungi dal bulbetto della lingua. D. Muscoli della lingua. 1. Dilatatori. ) Nascono dalla succennata fessura, e finiscono a’ margini esteriori del sopraddetto bulbo. 2. Compressori. ) Risultano da due lobi carnosi (59) a mezza luna, le cui fibre 8’ incrocicchiano fra loro nel- l’ anteriore, e posteriore parte ;. d'onde ripiegate in su terminano all’esterno del bulbo dell’ esofago. Verso la banda posteriore, ed interna di. questi .cotiledoni fibro- si evvi un pedicello cilindrico, a. becco di flauto, intor- no al quale si adatta la base della. lingua. È mantenu- to in sito da tre in quattro nastri. carnosi , provegnen- ti da’ lobi de’ muscoli or ora citati. Sul lembo de’ me- desimi compressori adattasi una membrana fibrosa , che ripiegasi alquanto in dentro», e. serve di opposizione ai dilatatori, e di appoggio alla lingua. Vi esistono di!più due striscie muscolose, che ne percorrono la faccia in- feriore dalla base all’ apice. 4. Linguale.) Offre un piano carnoso della lun- ghezza, e larghezza della lingua. E. Muscoli del membro genitale. 1. Sfintere. ) Occupa 1° orifizio esterno della guai- ma in cui è allogato. o. Cremastere.) È formato da parecchie fibre, le quali occupano la faccia esteriore della prefata guaina, e nella contrazione lo spingono fuori. 1 3. Adduttori. ) Il primo principia sotto il tenta- colo posteriore , ed il secondo dal muscolo laterale del piede. En:rambi attaccansi alla radice del membro .ge- nitale : anzi le fibre di quest’ultimo perdonsi nella guai na menzionata. (60 ) F. Muscoli del piede. s 1. Corrugatore medio.) È fatto da un masso car- noso, avendo delle fibre variamente intrecciate. Notisi pure che dalla testa fino alla coda tanto a manca, che a dritta del medesimo esiste una serie successiva di zie, formate dagli spazj rimasti da’ lacerti della sua sostan= za, nelle quali penetra l RT dell’ addome allo stes- so modo come accade ne’ cavi da me scoperti negli ani- mali abitanti le conchiglie univalve, e dal cav. Poli ap- pellati Antrî di Delle Chiaje. 2. Corrugatori laterali. ) Dalia coda sino al collo havvi un nastro fibroso sito tanto alla destra, che alla sinistra banda del corpo. CAPITOLO Ix. Cervello , gangl], e nervi. Il cervello è formato da un grosso ganglio quasi quadrato posto sopra l’ esofago presso la base del suo bulbo. Nel centro principalmente è rosso-rancio , che ravvisasi pure ne’ ganglj. È circondato da una forte mem- brana, contenente una congerie di glandule, che stro- picciate ingiallisccono la carta bianca. Dagli ango- li inferiori del cerebro escono due striscie ‘nervose, che finiscono in altrettanti ganglj lenticolari ; situati uno a destra, e l’altro a sinistra. Gli appello dohadschiani, (61) perchè furono la prima volta descritti da Bohadsch, es= sendosene poi trascurata la conoscenza. Pogo giù veg- gonsene altri due rilevati nel mezzo, legati a’ preceden= ti, e mercè un nastro nervoso traversale fra essi ana stomizzati. N'esiste altresì un secondo filetto, che passa sotto le ramificazioni dell’ aorta, cui somministra un nervicciuolo. Laonde dall’ unione di tutti descritti gan- glj nasce l’ anello, pel quale tragittano l’ esofago , le glandule scialivari, ed alcune picciole arterie. Il primo paio di nervi esce dalla banda anteriore del cervello, e si dirige sotto il bulbo muscoloso. Ivi trova un ganglio miliare poggiato ad una striscia nervo= sa, da cui partono parecchi sottilissimi nervi diretti ai muscoli. Il primo di tali nervieciuoli si separa in due dopo di avere dato de’ fili al contiguo masso carnoso. Il secondo avviato pella parte anteriore del bulbo co- steggia l’esofago, che gli è soprapposto, e termina nei suoi muscoli. Il terzo finalmente manda un ramo sino alla metà del cammino percorso dalle glandule salivari, ‘e due altri alla superiore, ed inferiore regione dell’ eso- fago. Il secondo paio di nervi schiacciato e lunghetto viene dall’ angolo superiore del cervello ;. e pria di spar- pagliarsi in tre o più ramoscelli, diretti al di sopra del= la bocca e del collo, dà un picciol nervo al muscolo , che tira il bulbo a’ lati, ed indi penetra nella sostanza della cervice. Il terzo paio di nervi più grande dell’ an- tecedente va al labbro superiore, al tentacolo inferio- re destro, ed all’ organo della generazione. Il quarto (62 ) paio picciolissimo' si dirige alle medesime adiacenze , ove è andato il precedente. La quinta e final coppia di nervi cerebrali a mezzo corso si divide in tre , e ta- lora anche in quattro filamenti. Uno di questi s° incam: mina pel tentacolo posteriore, laddove si sfiocca,, l’al- tro finisce nell’occhio e nelle parti circonvicine , e l’ ul timo si espande sotto la cute. Da’ due ganglj cervicali inferiori partono circa di ci nervi $ e tranne uno che si disperde su la guai- na del membro genitale,” i rimanenti più o meno rami» ficati intrecciansi co’ lacerti del piede, da cui. proven- gono i nervi delle viscere. Dalla parte posteriore del ganglio bahadschiano destro , e dall’ anteriore del sinistro hanno incominciamento due nervi, che con tortuosa di rezione s’ innoltrano verso l'apparecchio degli organi ge» nitali femminei. Quivi incontrano un ganglio. presso a poco romboidale , che puossi dire simpalco; al cui an- golo superiore attaccasi il primo di essi, ed all’interno uniscesi il secondo. Dal medesimo provengono altri nervi per le branchie e pe’ luoghi contigui; per la vagina, ma- trice ed ovaia, donde prende origine un ganglio esilissi- mo; per lo fegato e stomaco; pegl’ intestini ec. Una ri- cerca molto prolissa sul sistema sensitivo non mi è sem- brata necessaria; tantoppiù che lo stesso poco o nulla varia da quello dell A. fasciata, così ben descritto e ‘delineato dall’ accuratissimo Cuvier (1). Nè debbo ta- cere che il prefato ‘ sistema è stato da me iniettato di mercurio, (1) al ci pag. alagi tab. IV, fig. (63 ) CAPITOLO X, Branchie , vene, cuore, ed arterie. Le branchie chiamate polmoni da Bohadsch sono gli organi respiratorj delle aplisie. Giacciono a dritta del corpo, e propriamente sotto il cavo , che custodi- sce l’opercolo, da me detto speco delle branchie. Nel- la parte inferiore sono libere ed ondeggianti, mentre con la superiore direttamente comunicano coll’ orecchiet- ta del cuore. Nell’A. Camelus, nell’A. fasciata , nel- lA. leporina ; e nell’A. Cuvieri sono bastantemente lunghe ; oltremodo si estendono nell’A.Polî, e miransi poi brevissime nell’A.zzeapolitana. Descrivono una curva, che tiene rivolta la concavità al sifone, e la convessità al- l’ala destra, ed alla coda. Il loro margine esterno ve- desi tutto sfrangiato , e con simmetria disposto. Dall’e- stremità del concavo delle branchie principia un cana- le, che in sopra ampliandosi di volume, entra nel ca- vo addominale. In esso sgorgano moltissimi vasi con ramificazione più volte biforcata , derivantino dal- la faccia superiore, ed inferiore delle branchie ; e pro- vegnenti dal margine destro ed esterno delle medesime. Si avverta che tale canale detto arteria branchiale nel- l’A. neapolitana verso l’incominciamento è all’ intutto' troncato (1). (1) Farò conoscere in proseguimento i rapporti, che siffatta arteria ha col cuore e coll’ addomine. CO Dall’ estremità delle branchie pricipia un vaso, che aumentato di diametro sbocca nell’ orecchietta del cuo- re. Lungo il divisato sentiero di tratto in tratto sì da sopra, che da sotto riceve una filiera di vene. Ognu- na delle quali a guisa di foglia. pernatifida ne riunisce altre più picciole, che vengono dal superiore ed infe- riore lembo delle branchie. Tale vaso è la vena pol- monare avente delle fibre spirali e longitudinali assai patenti nell’ A. Zeporiza, che Bohadsch ha detto mu- scolo delle branchie. Oltre gli strati fibrosi descritti la vena in disamina all’ esterno ha una forte membrana figlia della cuticola, ed un’altra sierosa nell’ interno , dal di cui raddoppiamento nascono le valvule, che vi sì scorgono, ;; Ii pericardio è un sacco ovale, orizzontale, posto dinanzi al termine dell’ opercolo, ed a sinistra della linea mediana del corpo. È formato da due membrane, l’ esterna cioè fibrosa , e l’interna sierosa, che si rove- scia su l’ orecchio e sul ventricolo del cuore. Tanto nel- la vita, che dopo la morte delle aplisie, in vece di vapore wi si rinviene sempre un liquido particolare . La sua orecchietta è rotonda , e di maggiore grandez= za del corrispondente ventricolo. Offre una graziosissi- ma rete fibrosa messa sotto la tunica sierosa. Questi te- nui lacerti appaiono più grandi laddove sbocca la yena polmonare. Il ventricolo rappresenta la figura conica , comunicante per la sua base coll’ orecchietta. Ha una compage molto valida, e la reticella fibrosa, che ne proviene, non è mica delicata. Anzi i fasci carnosi nel (65) principio formano due valvule , che impediscono il ri- torno del sangue, e resistono pure al regresso del mer- curio , che siavisi iniettato. Il ventricolo di più si continua in una borsa semi- lunare ed ampia, che appello sacco dell’ aorta : atte- sochè dalla sua banda sinistra caccia taluni vasi, che avrebbero dovuto venire dall’ arteria di tale denomina- zione. Non solo l'interno del sacco annunziato, ina ancora quello del cuore sono vestiti dalla membrana sierosa, che nel di lui esterno produce le due valvule sigmoidee. Tutte le arterie sono fatte dalla membrana succennata , da uno strato fibroso medio longitudinale e spirale, e dalla tunica cellulare esterna. Dal prefato sacco in opposizione dell’uscita dell’ aorta esce l’ ar- teria : 1, Stomatica.) Proviene dalla parte superiore si- nistra del suddetto sacco. Si divide in due tronchi, i quali si ramificano sulla faccia superiore, ed inferiore del primo e secondo stomaco sino al principio dell’ eso- fago, e dell'intestino duodeno. Ognuno de’ medesimi si separa in tre rami secondari : cioè il superiore è di- retto al primo stomaco, e dopo di avergli dato infini» .te arteriuccie, ascende fino all’ esofago ; il medio con tre rami superiori ; ed altrettanti inferiori profondasi nelle fibre carnose del secondo stomaco ; e l’ inferiore prov- veduto di quattro ramoscelli in sù, e con egual nu- mero in giù abbraccia l’ intestino duodeno. 2. Epatica. ) Prende origine nell’ interna banda dell’ antecedente, e ricurvata in sotto penetra nella. so- Uni (66 ) stanza del fegato. Quivi dopo di essersi variamente di- visa, e suddivisa spicca due rami primarj, che arriva- no all’ ovaia, ed all’intestino retto. i 3. Adeno-triangolare. ) Sorge presso 1’ arteria sto- machica, e si perde nel sinistro , ed interiore lato del- le pareti addominali, ove manda de’rami alla glandula triangolare. Î L’ aorta intanto uscita fuori del pericardio , per- corre la regione superiore, ed anteriore del piede ; dan- do sempre arterie or picciole, ed or grandi fino a? lati interni del bulbo dell’ esofago. Essa su le prime inco- mincia ristretta, ed indi pian piano rendesi di maggio- re diametro. In sotto fa una curva, conservando la di= rezione retta sino al suo termine. In questo intervallo caccia l’ arteria: | 4. ‘Opercolare. ) Scorre pel margine inferiore ed esterno della membrana, ‘che somministra 1’ invoglio al l’opercolo. Nel suo lembo interno , pria di finire, invia talune arteriuccie alle glandulette, che separano l’ umore porporino nell’ A. fasciata, nell'AA. Camelus, e nel- l’A. neapolitana; e’l viscoso bianco nell’ A. lepori- na, nell’A. Cuvieri, e nell’ A. Poli. 5. Spermatica. ) Nasce in direzione contraria al- l’ antecedente, e con tre o quattro ramoscelli circonda la borsa, in cui si lavora e contiene la materia forse prolifica delle aplisie. 6. Pudenda.)È molto più grande delle succennate arterie , nascendo dal principio dell’arco dell’ aorta. Si ri- curva per rivolgersi alla parte laterale dell’ addomine , (67 5) donde vengono le arteriuzze della vagina , matrice ec. g. Pterigoidéa).È duplicata, cioè una che si di- rige all’ala destra, e V altra alla sinistra. Parte dal di mezzo dell’ aorta, e va all’ala dritta. Internamente cac- cia un ramo, diviso in parecchi e lunghi vasellini ana- stomizzati con quei della compagna, che ne differisce per la sola uscita poco superiore dall’ aorta. Alquanto giù evvi un altro vaso, che internasi tra le fibre del piede. Il suo tronco principale poi biforcato si divide in numerosi canaletti. Il primo cammina dentro il ca- vo addominale, e verso la coda n°esce, onde con- giungersi coll’altro dell’ala opposta. Il secondo si per- de interamente nella sua sostanza, separandosi in due rami, iquali mettonsi in rapporto tanto fra essi, che col tronco primordiale. Le arterie pterigoidee dell’ A. fasciata , non accompagnate da Cuvier, nell’ atto che tutte e due vengono dall’aorta , preseatano la destra mol to inferiore della sinistra. Le ramificazioni , che manda- no a cadaun’ala, hanno una disposizione biforcata. Quel- la di una banda nelle pertinenze della coda si unisce alla compagna, formando una corona di vasi. 8. Ottalmica.) Incomincia il suo tragitto indivisa, ma di poi somministra i seguenti ramicelli, Il primo s’in- noltra verso l’ organo della generazione, e con un ra- moscello ne accavalca la base , e coll’ altro lo percorre si- no all’ apice. Il secondo invia un rametto all’ occhio, un altro s'interna tra le fibre del piede, là dove si pro- fonda benanche il terzo ramo più o meno diviso. È d’ avvertirsi che l’arteria' compagna di quella del mem- * (68 ) bro genitale si sparpaglia a sinistra tra le fibre del collo. o. Tentacolare. ) Dopo di avere somministrato le arteriuccie al labbro corrispondente si dirige al tentaco= lo anteriore. 10. Bulbo-esofagea. ) È figlia dell’ ultima divi- sione dell’ aorta, e geminata perdesi tra’ lobi del bul- bo dell’ esofago. Ecco esposte le precipue vie per le quali transitar deve il liquido vivificante delle aplisie. Mediante le più delicate iniezioni l'ho accompagnato nell’ 4. Zeporina, nell’A. Cuvieri, e nell’A. fasciata; e che proseguir deb- bo nell’4. Poli, e nell’A. reapolitana. Conosciute adun- que le strade della circolazione , resta ora da sapersi la natura del loro sangue ; i principj componenti gli umori porporino (1) e bianco, l’ opercolo, ed i denti (2); la struttura de’ nervi; non che le facoltà velenose, che giustamente le sono state attribuite da’ medici anti- (1) Zutte le aplisie della prima sezione spargo- no questo liquido di colore d° ioide, che forse utile riuscir potrebbe nelle arti, quando vogliono oscurare l’acqua marina, onde evilare pia imminente pe- ricolo, che ne minaccia la distruzione. (2) Essi per la disposizione degli strati poco differiscono da’tubercoli cartilaginei, piramidali, ed acuminati, che posti fra un reticolo fibroso simme- tricamente adornano l’inferiore ed esterna parte del corpo di un polpo singolare, che di state diro abi- tar vedesi nel nostro cratere. | 0008) chi (1); e le funzioni degli organi, che sinora ci han trattenuto. Tutto ciò, per non abusare di vantaggio della sofferenza di questi rispettabilissimi colleghi, for- merà l’obbietto di altra particolare memoria. XII. Aplysiarum systematica descriptio tabulis aeneis exornala. APLYSIA — Corpus repens, lateribus alatum. Tentacula auricularia quatuor; bina antica, totidemque postica. Oculî duo. Clypeus in dorso branchias obte- gens. Foramina lateralia pro genitalibus dextrorsum po- sita. Anus ad syphonis radicem collocatus. * Clypeo cartilagineo , glandulis haud velenatis poro exteriore praeditis, laticeque rubido iunocuo nequaquam depilante. 1. A. fasciata. — Monacella bleu con margine r'OSIno. Tubulo in dorso , brevissimo ; branchiis paullum longis , in= (1) Zn realtà non merita la discredenza de’ mo- derni ciò che i padri della medicina scrissero su ta- le punto. Imperocchè per varj mesi estivi, avendo dovuto occuparmi della notomia principalmente del- le aplisie della prima sezione, ne ho sempre osser- vato l’ alito molto pernicioso soprattutto alla respira- zione da non permettermi di potervi troppo applica- res altrimenti il respiro stentato , e l’oppressione di petto erano molto intensi, c capaci di produrmi l’e- mottisi. (70) tegris ; alis amplissimis, liberis; syphone laterali, extenso. Nobis. Poet, Zoy. en Barbarie, 2, p. 2. Lepus marinus II. RonpeLet, De insect. et zooph. , lib. XVII, pag. 526, ic. A. nigra unicolor, membranis, tentaculisque margine coe- cineis. GmeLin , Syst. nat. , XII, 1, p. VI, pag. 35103, num. 2. Cuvier, Mem sur les Moll. , Laplysie, pag.9, pl. 2,4. Régn. anim., tom. 2, pag. 398. Dict. class. d° hist. nat., tom. 1. LamaARcK , Zlist. des anim. sans. vert. Grsner, Aquat. anim. hist. Lepus marinus alter. MarTHIOL in Droscorin.,. tom. i, pag. 262, ic. Brucurere, Enc. méth., pl. 83, fig. 1, 2. DeLre Curse, Giorn. med. nap., d’ Inspruck, e Sunto di Mem. 2. A. Camelus. — M. negra. Tubulo in dorso mediocriter longo ; cervice maxime produ- cta; alis amplis ; syphone parum elongato. Mobis. Cuvier, Mem. sur les Moll., pag. 9, pl. 1, fig. 1. Reégn. anim., tom. 2, pag. 398. Dict. Class. d'hist. nat. , tom. 1. 3 LamarcK , Zist. des anim. sans vert. Derre Curase , Giorn. med. nap., d’ Inspruck , e Sunto di Mem. 3. A. neapolitana. — 4. olivastra con macchie argentino-dorate. Tubulo in dorso satis protracto ; branchiis brevibus, muti- cis; alis amplissimis, liberis, margine sinuosis ; syphone prae- longo ; cauda tuberculo conico exornata. /Mobis. DeLLe Curaye , Giorn. med. nap. , d’ Inspruck, e Sun- to di Mem. (71) ** Clypeo osseo, glandulis externo ductu deficientibus , sanieque alba tactu haud depilante. 4. DO leporina. — M. pentoleata fosca. Foramine dorsi, orbiculari, radiato; branchiis longis ; alis maximis, posterius connatis } syphone denticulato , superne reflexo. Nobis. A. depilans, Tentaculorum membranarumque margine cum disco concolore. Guerin, Syst. nat., XII, 1, p. VI, pag. 3103, num. 2. 3 Tethys limacina. Linn. , Syst. nat., X, pag. 653. Arneb bachri. Avicenna , Zid. 2, pag. 63. Lepus marinus I. RonpeLeT, De ins. et zooph. , lib. XVII, pag. 520, ic. Gesner, 4quat. hist., pag. 475, ic. MartTHIOL. în Droscorin., tom. 1, pag. 262, ic. ForLkAoL, Descript. anim., pag. 9, ic. XXVIII, A. Lernaea. Bonapsca, De quib. anim. mar. 3, tab. 1-3. Sesa, Mus. tom. 1, fig. 8, 9g. Brucuere , Enc. meth., pl. 84, fig. 1, 2. Cuvier, Mem. cit. — Reégn. anim. , tom. 2 , pag. 398. Lamarcx , Zlist. des anim. sans vert. Dict. class. d’ hist. nat., tom. 1. DerLe Curase, Giorn. med. nap., d' Inspruck , e Sunto di Mem. 5. A. Cuvieri. — M. pentoleata bianca. Foramine dorsi; branchiis longissimis; alis submaximis ; syphone integro. Mobis. A. punctata. Cuvier , Mém. cit., pag. 10, pl 1, fig.2, Sì i Règn. anim., tom. 2, pag. 398. Dict. class. d’ hist. nat., tom. 1. LAMARCK ) list. des anim. sans vert. (ma) Derre Curise, Gior. med. nap., d' Inspruck, e Sunto di Mem. a. ) A. alba. Cuy., Mèm. cit., pag. 9, pl. 4, fig. 6. 6. A. Poli. — M. castagna, o carmelitana. Foramine dorsi amplissimo; branchiis ultra caudam pro- tentis ; alis parvis, postice connatis; syphone brevi , dentato , superne erecto. Nobis. DeLLe Cuisse, Giorn. med. nap., d’ Inspruck, e Sunto di Mem. Ad neapolitani maris litora, praeter A. neapolita- nam et 4. Poli quae huc sunt perrarae, reliquae aesti- vo tempore fraequentissime habitant, fucis aliisque par- vis animantibus marinis victitantes, ad nauseam usque foetidissimae, Spiegazione della Tavola. 11. Fig. 1. Aplisia leporina, di cui sono a, la te- sta;3d, la coda; c, il tentacolo anteriore destro, e d, il posteriore sinistro avanti al quale evvi l’ occhio e;f, il membro genitale col solco chiuso g, che guida nel- la vulva; 4,4, le ale posteriormente unite ; î, il fo- rame raggiato del mantello; &, il sifone coll’ ano 4. 2. mm, Solco aperto, che dalla guaina del mem- bro genitale guida nella vulva 2; glandule credute ve- lenose 0; ps p, cavità del mantello aperta; sua ade- sione g , ali’ opercolo di già tolto; glandula triangolare 7; pericardio s3 diaframma £; branchie v. 3. Glaudule velenate delle aplisie della prima e seconda sezione x; e y.5 le stesse ingrandite Z, 2. 4. Opercolo aderente in a, al cavo del mantel- Wi79.) (i CI lo; 5, membrana cartilaginea sezionata soprappostavi ; c, direzione delle lamine ossee di esso. 5. Glandala triangolare a grandezza naturale, es- sendone il pezzo d, ingrandito. 6. Glandalette, che spargono l’ umore porporino,,. 7 BIS È 7 o pure viscoso, delle quali se ne sono ingrandite ta- lune e. “Tavola 111. Fig. 1. A.Poliana guardata pel dorso, che rappre- senta la di lei parte anteriore &@, e la posteriore è, del piede ; i tentacoli anteriori c, c, edi posteriori d, d, cogli occhi; le ale e, e ; il forame del mantello g; il sifone Z, coll’ano 7; le branchie 4; il membro geni- tale Z, col solco continuato con quello, che conduce nell’ orifizio della vulva, esistendovi poco lungi il grup- po delle glandule credute velenose 72. 2. A.napolitana, di cui sono i tentacoli anterio- ri e posteriori 2, 7} le ale p, p; il sifone 9, coll’ano 73 la coda t, col tubercolo 0; il canalino del mantello x; il membro genitale appena uscito fuori y, col solco terminante nella vulva z ; cui seguono le branchie a, e VP apertura delle glandule credute ‘velenose d. 3. Gruppo di vermicelli di mare. 4. Pezzo di essi a fine di dimostrarne la. fabbri- ca interna. 5. Uova de’ medesimi ingrandite. 10 36). LE Tavola iv. È Fig. 1. Muscoli elevatori @,.a, superiori e 28, è, inferiori del bulbo dell’ esofago; dilatatori d,, d,, suoi; ede,e,que’della bocca; fsfintere della gnàina del mem-. bro genitale; g, cremastere; 4, 4, adduttori di esso membro ; î, cervello ;#, primo stomaco colle dirama- zioni dell’ arteria stomatica egualmente che il secondo stomaco Z; m, m, glandule salivari ; 72, fegato coll’ ar-. teria epatica; 0, pericardio. col cuore ; p , borsa roton- da; 9, vagina e sue esteriori glandulette ; 7, matrice avendo l’ ovidotto ,, che principia dall’ ovaia s;, membra- na, che circonda i visceri dell’ addomine #, #£;, glan- dulette. miliari dello speco: branchiale»; faccia inferio- re: delle branchie a, 2. a, Corvagatore della. bocca;, è., dilatatore, del- la faringe. 3. di, Cartilagini semilunari della bocca ;, e, bul- bo della lingua in sito; ff, apertura de’ condotti sa- livari; g, esofago; A primo, i secondo e X, terzo sto- maco; co’ denti. e colle membrane di tutti e tre Z; 72, valvule del duodeno;; 7 ,, 7. ,; canali epatici maggiori colle respettive valvule 0, e le aperture de’ dutti mi- nori p, p. 4. gr Dilatatore ,e 7°, costrittore della faringe; s, cotiledoni carnosi; #, pedicello su cui adattasi la lin- gua. c (75) 5. v, Compressori della lingua; «, suo pedicello e fuscie muscolose -y. 6. Denti ingranditi dei due ultimi stomaci. ‘7. Muscolo linguale. 8. Lingua colla disposizione naturale de’ suoi denti fornita della membrana z, che la circonda. 9. I suddetti denti aumentati di diametro. Tavola v. Fig. 1. a, Muscolo del piede; è, è, suoi cor- rugatori laterali; €, c , antri; d, guaina del membro genitale aperta 5 e , vagina sezionata 3 f, matrice sparata colla sua membrana g; #, ovaia coll’ ovidotto; 2, glan- dule credute velenate ; &, cervello e sue dipendenze nervose ; ganglj , 2, dohadschiani e m, simpatico. 2. Cervello ingrandito, onde dimostrarne la sostan» za granellosa. 3. Occhi accresciuti di diametro. 4. a, Vena branchiale troncata ; 8, orecchietta e ventricolo del cuore; c, ampliazione del sacco dell’ aor- ta, donde escono l’arteria: e, stomatica, che si è re- fa » 2 M LI Li 5 CI 2? o”, cisa; f, l’epatica;g, l’ adeno-triangolare; &, l oper- colare; 7, la spermatica; £ , la pudenda ; 2, 7, la pte- rigoidea destra e sinistra, fra loro anastomizzate in 2, ° 2 19 ° Ca i . i ed 2; o, l’ottalmica; p, la tentacolare ; eg, la bul bo-esofogea.. 5. Vena branchiale per esaminarne le tuniche, e le valvule, * (76 ) 6. Arteria branchiale, e suo corso. 7. Cuore ingrandito a fine di farne conoscere i Li certi, e le valvule. 8. Pezzo di arteria per osservare la disposizione delle sue membrane. paiono (7) = LIA === = PI = III RITIRI IMI DESCRIZIONE ZOOLOGICA ED ANATOMICA DI ALCUNE SPECIE DI OrotuRIE. MEMORIA DEL socio ORDINARIO STEFA- NO DELLE CHIAJE. ÎLETTA NELLA SEDUTA ACCADEMICA DE’ 4 GENNAJO 1823. Multum egerunt, qui ante nos fuerunt, sed non pere- gerunt. Multum adhuc restat operis, multumque restabit, nec ulli nato post mille secula praeclu- Riiiaà, detur occasio aliquid adhuc adjiciendi . Seneca, Epist. LXIV. L. oloturie offrono massimo travaglio. a chiunque bramasse acquistarne esatta conoscenza anatomica. Tan- to ciò è vero che oggi si hanno nozioni molto super- ficiali sull’ intima struttura delle medesime. Colonna, Bohadsch, Muller, e Cuvier ne han formato Y obbiet= to della loro più seria occupazione :. ma quello , che questi sommi uomini ne ‘conobbero, era troppo poco riguardo a ciò che restava a scoprirvisi. Imperciocchè il semplice contatto di un corpo qualunque, che vada ad urtarle , la trascurata rinnovazione dell’ acqua ma- rina in cui stiano conservate, ed il più. leggiero ondeg- giamento di quest’ultima; riescono per. esse potentis- simi stimoli; da farle contrarre in maniera, che impe- dita ne viene la disamina , (78) Ed in wero dopo le ricerche di Colonna, di Re- di, di Planco, di Bohadsch, di Muller, e di Cu- vier è noto a ‘bastanza che siffatti animali cacciano fuori del cavo addominale l’intero canale degli ‘ali- menti, la metà dell’organo respiratorio , e ’l1 gruppo dell’ ovaia qualora sia giunta al perfetto sviluppo. Or a cagione dell’ ostacolo annunciato, che per lo spazio di più mesi non aveva potuto giammai superare , risol. vei di abbandonare il mio proponimento , ad onta che la loro notomia ‘fosse ancora incerta, e pochissimo inoltrata. Ma nel gittare parecchie oloturie, che con- servava nello spirito di vino, vidi che fortunatamente una di esse presentava il canale intestinale nella ordi- naria posizione. In proseguimento sono ricorso a mol- ti ritrovati onde schivarne l'uscita, senza averne otte» . nuto werun felice successo., precisamente a conto di quelle col cuoio fibro«cartilaginoso , . Dippiù la «divisione delle specie di questo genere in ‘oloturie .e fistularie ‘è stata fatta da Lamarck su de orme del celebre IForskahl, To l’ avrei seguita pe’ ca- ratteri, che vi ho particolarmente rinvenuto, i quali ri- «duconsi alla rigidezza del cuoio, all’evacnazione del.ca» ‘male degli alimenti. ed alla «diversa «conformazione dell’ albero della respirazione delle fistularie:; :se non :si :con- fondesse icon un :genere di pesci non ha iguari fomdato da Lacèpede colla stessa denominazione sgenerica . Il numero idi oloturie :soggettate ‘al coltello notomi» co è assai scarso. Bohadsch fece lo sparo dell’. tu- bulosa, Muller quello dell’ elegarzs, e Cuvier ha ripe- tuto; la. sezione: della prima, e dell’ /Z. pertactes. lo; oltre: delie medesime, ho sparato. la! 7. maxima, la H. Columnae:, la H. impatiens > la H. Forskahli ” p 9 y ed altre specie che ,. non: essendo. ancora descritte da- gli zoologisti ; mi danno argomento; di rendere: sem- preppiù immortale la memoria de’ nostri defunti soc] Cavolini, e Petagna; e: di testificare la mia gratitu- dine al chiarissimo cav. G. Poli, al dottissimo prof. L. Santoro, ed. al. benemerito : nostro; segretario ge- 9 8 8 nerale: V... Stellati ., 6. I. Oloturia di, Forskahl. Di questa oloturia. non. si è: tenuto» affatto conto da’ naturalisti; poichè Forskahl (1), essendo morto du- rante il viaggio di Egitto. e di Arabia, ne restò la sola figura ,, che avrebbe dovuto. essere un pò più esatta . Possiede venti tentacoli ialino*foschi., molto; lunghi e crassi. Ogni divisione primaria del i. lem- bo è distinta in tre rami.,. ciascuno de’ quali in altri , ed in piccole incisioni, che allungansi come una foglia pennatifida. Le papille del dorso sono appena coniche, acuminate .e bianche nella punta, ove haniio. una mac» chietta nera. I canalini del ventre sono lunghissimi; bianchicci. nell’ apice col solito puntino negro ,. ed ab+ (1) Fistularia species non descripta, tab.XXXIX, fis.A. ( Zcones rerum naturaltum ,, pag: 12. Mic. 171760. ) ti Cd li) bastanza. separati. tranne ‘la filiera esterna ; che in gra- zia «dell'epidermide! presenta una,briglia tra un canale e Paliro) I longitudinale ‘© traversale ‘diametro: ‘del suo corpo; 'iche Fiati ‘bleu-vellutato ;; è. ben sante nella hepo ‘di PAS oos-.ily Î -gtinrg SIL 0. di Polia Ha venti iougoai: dti in Guiiterò lobetti» Lo îi. Nell anello dell’ atrio della bocca evvi'una' fila di papille cilindriche , e bianche nella metà superiore. La. stessa disposizione rilevasi nelle papille del dorso e del piede , le quali ne’ tre quarti della loro inferiore lun» ghezza sono del'colorito ‘del suo‘ corpo, che è giallo- nericcio , e bianche nel rimanente. ‘Bisogna avvertire che le ventrali sono più lunghe delle dorsali , e tra queste se ne osservano alcune coniche è ricurvate co me gli aculei della &. alba .. f. II O. di Santoro . Tiene venti tentacoli lunghi mezzo pollice, e ba- stantemente larghi nell’ apice, che è separato in quat- — . tro lobi alquanto profondi ; 3 ciascuno de’ quali si sud- divide in due pezzi, che veggonsi graziosamente incisi. Le papille del dorso talune somiztiano ad una poppel- lina, avendo una zona bianca nella base, e le altre in maggior numero: delle ' precedenti sono ‘appena coni- che, e poco rilevate. Nel ventre ha i canalini affollas (61) tissimi e lunghi . Que’ del margine esteriore, mediante l'epidermide, che si solleva un poco, restano di trat- to in tratto insieme uniti. Ha il dorso color tabacco, e’l ventre ceruleo-fosco , 6. IV. O. di Cavolini. È LV Hydra minor ex fusco lutea, che Bohadsch diunita all’ /ydra tota fusca, elevata al posto di specie da Cuvier (1) col nome di Pudendum regale Fab. Columnae , credette varietà della ZH. tubulosa , essendosene in seguito perduta la memoria. Attorno al- la bocca tiene venti tentacoli , mediocremente lunghi , ed incarnatini; restando ognuno di essi diviso in quattro lobi intagliati. Le sue papille dorsali sono cilindriche, non troppo approssimate , e spesso interrotte da varie altre di figura conica. Quelle della pancia sono cilin- driche , ed assai più lunghe della doppia serie delle an- tecedenti. Tutte le suddette papille colorate veggonsi alla stessa maniera del corpo dell’ animale , che è giallo più bruniccio nel dorso , eccetto l’ aia terminale delie ventrali, che è bianchiccia , (1) Regn. anim. , tom. 4, pag. 22. i (Ba ) f. V. O. di Petagna. L’ orifizio della di lei bocca è cireondato da venti tentacoli laciniati e giallicci. Le papille dorsali sono | lunghe un paio di linee circa, larghe, e tutte eguali ; serbando una disposizione irregolare , e di frequente in- terrotta da qualcheduna di maggiore diametro , e come una poppa. Quelle del ventre poi sono più allungate delle precedenti , eguali fra loro , ed oltremodo affol- late. Il colorito del corpo è giallo fosco, che diventa più sbiadato nella pancia . G. VI. O. di Stellati. Diciannove tentacoli piuttosto corti, cenerognoli , e nel contorno incisi, fan corona alla sua bocca. Le papille dorsali sono cilindriche e rare, differendo dalle ventrali soltanto per la brevità. Il corpo sopra è bleu con macchie bianchiccie, ed inferiormente è cenerino . Questa oloturia e l’ antecedente sono prive del tessu- to fibro-cartilaginoso, da cui viene promossa l’ uscita del canale intestinale , che a mio avviso costituirebbe una caratteristica esclusiva delle fistularie . Le oloturie sinora mentovate sono frequentissime nel cratere di Napoli. L’ H. tudulosa, H. maxima, H. ele- gans , H. Columnae, H. Cavolini, e PH. Poli abitano negli scogli di questa Capitale. La H. Sartori trovasi nella punta di Posilipo. La H. Petagrae, e Stellati nel (83) mese di settembre 1822 furono pescate fuori la nostra rada. L’H. impatiens, e l’H. Forskhali ne'temporali del mese di marzo 1822 furono prese vicino Castellammare. . Questi animali appo di noi non curansi affatto: anzi da taluni sono schifati principalmente nell’ atto dell’eva- cuazione del carnale intestinale, e dell’ ovaia. Pallas ri- ferisce che l’H. tudulosa seccata serva di cibo a’ Chinesi. Qualche amico mi ha assicurato che la medesima pre- parata ad insalata si mangia dalla gente povera di. Ba- ri e di Monopoli, che la chiamano pizzo marino . Ha bisogno di molta bollitura per ampliarsi le maglie del suo tessuto fibro-cartilaginoso 3 e la sola miseria ) o pure la ghiottoneria per le produzioni marine, possono renderla aggradevole al palato. G. VII. Comuni integumenti. Il primo invoglio delle oloturie è appunto l’ epi- dermide che, secondo le varie specie di esse, non che ‘i differenti siti del loro corpo, è più o meno sottile. Vedesi di fatti sufficientemente doppia nella H. San- ctori , che colla macerazione riesce agevole distaccare. Nella H. Pol, essendosi introdotta l'acqua ne’ sottopo- sti tessuti, de’quali adesso si tratterà , l'epidermide di- latossi talmente, che mi fece vedere esser provveduta di infinitissime aperture , che senza la suddetta prepa- razione difficilmente potevansi scoprire col soccorso del- le lenti. Tali orific} coll’orlo bianchiccio danno l’'usci- * (84) ta al muco, che spalma la superficie esterna del cor- po delle oloturie. Il medesimo viene lavorato da va- rj follicoletti messi su la faccia esteriore della cute . Detto moccio, fosco, tenace, e filamentoso, è più. abbondante in tempo di està che d’ inverno; a norma delle varie loro specie è “anche più o meno scarso; e dalla tinta sua hassi forse da ripetere il colorito delle diverse oloturie. Debbesi però avere l’ accorgimento to- gliere: quella cotenna , ch’ esse esternamente offrono , dipendente dalle immondezze impaniate col muco sud- detto. La cute è fatta da fibre molto avvicinate, es- sendo bianchiccia, un paio di linee crassa, e simile ad un pergamena nell’ H. Podi . All’ infuori de’ prefati inviluppi ve ne è un terzo fibro-cartilaginoso spettante a quelle specie, che se- condo Lamarck apparterrebbero ‘alle fistularie . Colla macerazione mostra diversi strati di fibre tendinose , va- riamente incrocicchiate in mezzo ad un tessuto capace di massima dilatazione e contrazione , e molto disposto ad infiltrarsi di acqua. È di natura cartilaginoso , di facile raccorciamento , poco differente dalla tunica del corpo cavernoso del membro genitale umano , e da dieci a venti linee crasso. ù Somma è stata sempre mai l’attenzione, che ho prestata nel disaminare la struttura delle papille ventrali, e dorsali di già esposte. La loro indagine era di troppa importanza , perchè me ne fossi di proposito occupato. Ma per quanto abbia potuto indagare hanno elleno l’in- carico di assorbire il liquido ambiente, di sostenere il (85 ) moto di progressione di detti animali, e di favorirne l’ at- tacco ai corpi vicini. Ed in vero il celebre Monro fin dai suoi tempi aveva annunziato che i tentacoli , co’quali camminano gli echini, e le asterie,. fossero gli organi destinati ad assorbire l'acqua marina. Cuvier (1) ri- getta questa opinione dell’ anatomico inglese, dicendo ch’ egli abbia osservato ne’ mentovati animali de’ canalini carnosi assorbenti, che forse ne fanno le veci; non avendo però realizzato co’ fatti la sua asserzione. Sog- giugne di vantaggio che la H. udu/osa da lui vedu- ta nello stato di vita, e dentro l’acqua di mare ne sia del tutto sfornita; poichè in essa tale incarico vie- ne disimpegnato dall’ albero respiratorio , di cui ‘ap- presso si ragionerà . Ciò posto , variate volte io aveva preso ad esa- minare tanto le papille dorsali , che le ventrali del- le oloturie, e sempre mi era riuscito di vedere sia col- la lente, sia colla sezione , che le medesime erano for= nite di un piccolo canaletto , il quale ne attraversava le papille dorsali, e ventrali. sino alla faccia interna del tessuto fibro-cartilaginoso. Sin quì erano giunte le mie idee sul loro offizio, che per lo spazio di più mesi aveva potuto conoscere. Ma avendo avuto Vl H. Sanctori viva mi accorsi che presentava un cannelli- no bianco lunghissimo , che usciva dal centro di qual- che papilla del ventre. Proccurai ben tosto di mettermi a giorno della sua struttura sparando l’ animale tutta- (1) Lec. d'anatom. comp. , tom.4, pag. 442. (86) via in vita. Allora fu che giunsi ad isolare pian pia- no il tessuto fibro-cartilaginoso delle tuniche interne : | @ riuscii pure a tirare i vasellini, che attraversavano sì le papille dorsali, che le ventrali. Gli stessi vi sono attaccati semplicemente nell’ apice , nel mentre in tutto il resto del tragitto da essi seguito, veggonsi onnina- mente liberi. Essi, come in seguito dirò; sono con- tinuazione del sistema sanguigno . Di più è abbastanza noto; che le oloturie in gra- zia delle papille del ventre cangiano sito, e si fissano benanche agli scogli. La tessitura loro, e quella delle dorsali, è analoga agl’ inviluppi finora esposti, di cui sono la continuazione. Debbesi considerare come me- ra supposizione di Bohadsch l’ esistenza de’ muscoli estensori, e corrugatori delle stesse. Tale movimento , anzichè immaginarlo promosso da molle peculiari, hassi da ripetere dal tessuto di cui fan parte, e dalla con- trazione de’ canali, che nell’ interno vi passano , Con le. stesse P animale con tanta aderenza attaccasi a' corpi sui quali vuole camminare , che difficoltoso riesce distac- carnelo. Ho spesso veduto, che tenendolo entro un vaso di porcellana pieno di acqua marina, colle sud- dette papille erasi talmente fissato alle sue pareti abba- stanza levigate, che quelle si laceravano piuttosto in vece di cedere alla forza di distrazione , Gl' integumenti or ora disaminati non formano Ves- senziale inviluppo delle oloturie ; giacchè ve ne sono altri, che ne proteggono più d’ appresso le viscere, Questi egualmente che i primi sono sfuggiti alle ri- | (87) cerche di Bohadsch e di Cuvier, avendoli tutti con- fusi col nome di cute. Per osservarli fa mestieri sezio- nare a mano sospesa il dorso di qualunque olotùria , onde separare il tessuto fibro-cartilaginoso da que’ che seguono. Le tre tuniche, delle quali adesso mi occu- po , sono quelle , che sostengono l’attacco de’ cinque muscoli longitudinali, acquistando dietro la contrazione de’ medesimi infinite rughe traversali, Bohadsch le ha credute continuazione delle fibre de’ muscoli nominati, dicendo: » spatium intermedium ex fibris. teretibus » transversim sitis compactum est (1). » Opinione , che anche io confermava, se non fossi riuscito a prender- ne il capofila . La prima membrana adunque, o sia l esterna è alquanto fitta, e segnata di alcune macchie negre orbi- colari, che nell’H. Stellati, essendo assai larghe, tra- spariscono a traverso della cute e della cuticola . La seconda tunica, o media, è fatta da fibre carnose circo- lari, donde dipende il ristringimento del diametro ‘tra- versale del corpo delle oloturie . Il terzo invoglio , o meglio l’interno disseminato di punti rosso-giallicci , è per la struttura simile al peritoneo dell’uomo. Da esso proviene il mesenterio , e la veste esteriore dell’al- bero respiratorio , degl’intestini, e degli altri visceri rinchiusi nel cavo dell’ addomine. (1) Op. cit., pag. 90. (88) $. VIN. Canale degli alimenti. IL’ ambito esterno, o meglio l’ atrio della bocca, ofire un cerchio rilevato in tutte le oloturie, che a piacimento dell’ animale si chiude , ed apre. Il di lei orifizio circolare, alquanto prominente, e della larghez- za del cannello di una piuma d°’ oca, è posto nella sua parte centrale. All’intorno vi sono attaccati i ten- tacoli, i quali tutte le volte che si contrae lo sfin- tere restano racchiusi nella predetta cavità 3 poichè nel caso opposto veggonsi sporti in fuori, e più o me- no allungati . Nel perimetro dal principio dell’ esofago si ravvi- fa una filiera anellosa di pezzi quasi cartilaginei , che facendo le veci di denti, servono per stritolare al mi- glior modo possibile il bolo degli alimenti. Questo anel- lo, oltre i cinque denti descritti da Bohadsch (1), da Cuvier (2) e da Lamarck (3), ne possiede un egual numero nella maniera seguente disposti. Tra un den- te grande e l’ altro havvene un terzo più piccolo , ed articolato co’ precedenti mercè due faccette laterali . Una membrana provegnente dal peritoneo gli copre da per tutto, Ogni dente maggiore della figura trian- golare, nella faccia esterna gibbo, e nella interna con- ®, (1) Op. cit., pag. 90. (2) Regn. anim. , tom. 4, pag. 20, (3) Zist, des aniîm. sans vert. (89) cavo , ha la base semi-lunare col margine rotondato . Dippiù offre due angoli in giù , due faccette articolari ne’ lati , ed altrettante apofisi rotondate nell’ apice . Cadaun dente minore pella base, pe’ lati, e per le fac- cie, tranne la punta che è unica ed acuminata , mirasi conformato alla stessa guisa de’ precedenti. Spesso i den- ti maggiori e minori , secondo le specie di oloturie so- no più grandi , e forniti all’ esterno di tenui solchi . » Substantia dentium (dice. saviamente Bohadsch ) fria- » bilis, et pastae ad instar farinaceae compacta est (1). » Dalla loro mutua unione poi risulta una corona di denti . Colla faccia inferiore, e precisamente nel punto di articolazione , che fassi tra il dente maggiore e ’l minore, veggonsi tanti legamentucci, che aderiscono alla tunica esterna dell’ esofago. Alla banda interna di ambedue le apofisi de’ denti maggiori si attaccano i due lacerti de’ cinque muscoli longitudinali, che nell’ altro estremo fi- niscono intorno l’ orifizio della cloaca. Questi muscoli si legano alle tre tuniche interne del corpo mercè ta- luni piccioli filetti carnosi. Essi con validissima con- trazione allargano la corona de’ denti e ’1 foro della cloaca , favorendo puranche il raccorciamento delle accennate membrane. Forse la lepre marina di Apuleio era qualche oloturia appunto per la mentovata serie di denti ; poichè questi asserisce : » costerum exossis est, » et in ventre ossa catenata habet. » [occi-@@P—11@+——__@ (1). Op., e pag. cit. 12 (90 ) L’esofago prende incominciamento dalla filiera dei denti, e di poi man mano si restringe, essendo più giù soggetto alla lacerazione, che accade sotto le forti contrazioni, che si osservano nel corpo di tutte le olo- turie . Detti animali tranne la H. tubulosa sono quasi ‘privi di un’ ampliazione da nominarla stomaco, Il canale «degli alimenti tortuosamente discende pel lato destro del «corpo fino al principio della cloaca . È desso appunto il duodeno , il quale è di colorito gialliccio .. Quindi il canale intestinale si curva verso la banda opposta , dove vedesi ripieno di materie fecciose, ascendendo ver- so la corona de’ denti. Di là dirigesi di bel nuovo a diritta, fiancheggiando il lembo interno della sua pri- miera girata . În fine flessuoso ed incrocicchiato eol stronco sinistro dell’ apparato respiratorio , sbocca nella «sinistra banda del cavo della, cloaca; avendo il contor- no increspato, e fornito di qualche sottilissima fibra carnosa orbicolare, che adempie all'incarico di sfintere. Il canale degli alimenti è sostenuto nella di lei situazione dal mesenterio , che ne segue fedelmente il corso . Le budella sono composte di tre membrane, e sono le seguenti . La sierosa esterna, che è con- tinuazione del mesenterico , deriva dalla tunica in- terna de’ comuni integumenti. In tutte Ie specie di oloturie è fornita di piecoli punti rosso-ranci , e con l’ azione dello spirito di vino diventa reticolata. La tunica media risulta da piccole fibre carnose a lun- go, e da altre spirali. Finalmente la mocciosa inter- 1 na è provegnente da quella, che fodera l'atrio della bocca . Inoltre debbesi avvertire , che l’esofago in ve- ce di mesenterio sta circondato da una forte membrana, che si attacca agli angoli messi alla base della corona de’ denti, ed indi a sinistra aderisce alle tuniche inter- ne de’ comuni integumenti. Ecco perchè il medesimo sotto le violenti contrazioni dell’ animale resta sempre al suo posto. Le oloturie cibansi di fughi, di coral- line, di alghe, di arena, e di altre immondezze di mere. G.IX. Apparato della respirazione . La cloaca ha la figura ovale, il di cui orifizio esteriore è largo il doppio di quello della bocca. La medesima dentro l’ addomine scorgesi intorno intorno provveduta d’ ingente numero di piccoli lacerti car= nosi , or più ed or meno lunghi attaccati alle ad- dominali pareti . Al destro lato della suddetta cloa- ca accade la rottura cagionata dall’ urto degl’ intesti- ni lanciati fuori del corpo , laddove Muller (1) er- roneamente riconosce una valvula (2). Qualche vol- ta ho osservata tale lacerazione presso il forame del- l’ano. Io attribuisco questo fenomeno alla delica- tezza del mesenterio, ed alla mancanza di equili- brio tra la forte contrazione del tessuto fibro-cartilagi- noso , e le sottilissime pareti della cloaca, le quali, (1) Op. cit. , pag. 6. (2) Lec. d’anat. comp. , tom. 4, pag. 143. (92) mediante un urto così violento , sono obbligate di ce- dere, e quindi lacerarsi . L’ apertura dell’ organo respiratorio è situata alla banda destra della mentovata cloaca . Esso dividesi ‘in due tronchi principali, diretti uno per la parte de- stra del corpo, e l’altro per mezzo il canale intesti- nale. La sua descrizione devesi al prof. Cuvier ; giac- chè Bohadsch non ne fa menzione, e Muller da quan- to apparisce, ne ha soltanto conosciuta’ quella porzio- ne, che esce colle intestina (1) . Quegli con - molta ragionevolezza l’ha chiamato albero della ‘respirazio- ne. In tutte le oloturie descritte poco al di lì del suo principio si separa in due tronchi primarii. Nel- la H. Sanctori ha un solo tronco, il quale nella me- tà del suo corso in due rami dividesi . Il prefato al- bero presenta infinite ramificazioni, che nell’ apice of- frono gran numero di vescichette ovali . Queste anche a norma delle loro specie fan rilevare qualche picciola varietà di figura. L’H. Ste/latz, e PH. Petagnae all’ incontro hanno tale albero co’ rami mozzati, ed alquanto rotondi. Il tronco dritto dell’ organo respi- | ratorio è mantenuto in faccia al corpo mercè una serie di esili tendini, che hanno la disposizione presso a poco a ventaglio; nel mentre il sinistro non ha alcun rap- | porto co’ vasi delle intestine giusta l’asserzione del con- sigliere Guvier (2). Varie volte sono giunto a separare il sistema respiratorio dal sanguigno senza che vi abbia _—r—_—o—oaer—rrr————_—t2@° (1) Op. cit., pag. ly. (2) Op. cit., tom. 4, pag. 44. (93 ) potuto giammai scoprire veruno commercio . Dippiù avendo introdotto il mercurio ora nell’ apparato del , respiro , ed altre fiate nel sistema circolante ,) non ho ravvisato affatto che tale materiale, anche colla pres- sione , fosse passato dall’ uno. nell’ altro apparecchio . Forza è dunque conchiudere che sia del tutto immagi- naria l’anastomosi annunciata dal succennato osservatore. L’ erganizzazione della cloaca, de’tronchi e de’ra- mi dell’ albero della respirazione ,, non differisce da quella del canale intestinale . La faccia interna della cloaca nel principio ha una zona colorita castagno in tutte le prefate oloturie, e vedesi gialla nella ‘Z/oZo- thuria Sanctori. La sua tunica media è pure alquan- to più doppia del tronco, e delle ramificazioni dell’or- gano respiratorio , La funzione della respirazione, che ne’ molluschi acquatici è incompiuta , non si adem= pie esclusivamente da quest’ albero ; poichè ho forti ragioni di attribuirla benanche ai tentacoli. Sospetto però che l’ organo in esame esegua dippiù gli stessi offizj, che manifestammo a conto delle due borse del sifunculo : val quanto dire che riempiutosi d’acqua faccia precipitare al fondo del mare le oloturie , che galleggiar debbono nel caso opposto. È curioso l’ osservare il getto di acqua cacciato da siffatti animali dopo l’ assorbimento della stessa, che pe- netra in tutti gli andirivieni dell'albero respiratorio , per cui Fabio Colonna disse : » acqua intus abundat (1). » VR TEZERTI IRE RIZZI SITI STATI) (1) Op. cit. (94) I tentacoli poi sono veri mezzi respiratorj di questi ammirabili esseri. All’ esterno trovansi vestiti dalla cu- ticola, e dalla cute; ed all’ interno hanno delle fibre carnose a lungo. Nel loro centro evvi una vena, che appresso descriverò , la quale . nell’ apice de’ tentacoli offre tante ramificazioni, quante sono le divisioni de’ medesimi , ‘affinchè con una più estesa superficie pos» sa assorbire l’ ossigeno dell’ acqua marina, G.X. Organi sessuali, L’ apparato generatore delle oloturie non ancora è stato bene esaminato, Cuvier crede che il gruppo simile a tante piccole budella conosciuto da Bo- hadsch (1), ed attaccato. all’ esofago , ne rappresenti l’ovaia. Su di ciò non può cadere veruna dubbiezza, giacchè non solo secondo le diverse epoche dell’anno enormemente si sviluppa .3 ma ancora, a norma delle loro specie e de’ differenti tempi, cioè da marzo a tutto settembre , contiene un liquido or bianco , or giallo, or rosso ec. , in cui nuotano le uova. Nelle epoche ac- cennate ciascuno ovidoito aveva la grandezza e l’ esten- sione trenta volte maggiore di quella, che. offre in gen» naio , o sia fuori lo stato di gravidanza. Ha una di- sposizione analoga a qualche fugo. Tiene i rami pen denti nel cavo dell’addomine, i quali pian piano si re= stringono di diametro, ed a guisa di tante ramificazioni (1) Op. cit., pas. 220, tav. 2; (99 ) terminano in un comune canaletto , situato a destra dell’ esofago. Tale condotto sino al momento era sta- to supposto, anzichè confermato per via d’ iniezioni. Esso infatti non si apre dentro l’ esofago , come ha opinato il prof. Cuvier; ma ampliato alquanto di vo= lume , ed indi ristretto di diametro , va a metter capo sul dorso dell’ animale poco lungi dalla bocca (1). Inoltre galleggiavano nell’ acqua dell’ addomine vari corpi ellittici , schiacciati , e verde-foschi . Sui medesimi discernonsi ad occhio nudo certi corpicini rotondi , bianchicci , trasparenti, e simili a que’, che vidi su gl’ intestini del sifunculo. Muller gli ha puran= che ravvisati nella Z/olothuria elegans (2). Nell’ in- treccio dell’ albero respiratorio co’ vasi intestinali di tut- (1) Ecco assicurato un commercio diretto tra interno dell’ ovaia, e l'esterno del corpo delle olo- turie , che finora non si era punto conosciuto. Questo condotto, e l’ ovaia sono formati da una forte mem- brana, dalla quale vengono esternamente vestiti, giac= chè internamente hanno la tunica mocciosa. La de- scritta ovaia, perchè viene facilissimamente lanciata fuori del corpo, fu conosciuta da Fabio Colonna nei seguenti termini: » Ajunt ( piscatores ) ex illo oriri pisces illos oblongos, rubentes ,- veluti fascia , quas ipsi cipolle a colore forsitan appellant: Toenias deno= minamus:; an vero referant credulorum arbitrio sit ( Op: cit. 9 Pag: 27 DE » (2) Op. cit. , pag. 4. (96) te le oloturie se ne osserva una gran copia , coll’ av= vertenza che que’ dell’ H. Cavolinî erano nerognoli . I.corpi ellittici, de’quali poco fa ho ragionato, si scor- gono ag ggruppati nella parte posteriore della cloaca sen- za avervi comunicazione alcuna. In mezzo ad una so- stanza pastosa, che ne forma la mole, si trovano vari corpicciuoli foschi, i quali somigliano ad uno spilletto, avendo la testa, ed una sottile coda . Di essi non ha parlato alcuno scrittore di zoologia e di notomia) comparata , ed io ne ignoro la natura ; avvertendo soltanto, che ne’ mesi di està non ho po- tuto affatto riscontrarli. Anzi ho veduto nella cavità ad- ‘dominale delle oloturie un corpo, che, non conoscendo è i esposto 4 avrei potuto credere loro embrione , lango quatiro in cinque linee, ed una sola linea largo, fas ‘in sopra, e bianco sotto. Dippiù Forskal (1) ita, ©) Quod intra salpas ventricosas , Visae mihi sunt par- » vulae, libere natantes casu , nescio quo, ingressae ». ‘La stessa osservazione è occorsa a Cuvier nella S. eri- stata (2). Ciocchè prova, che quantevolte le investi- ‘gazioni di simigliante natura siano fatte con animo im- parziale , debbano considerarsi come l’ espressione sin- cera della verità . Guvier (1) intanto conferma quanto ha asserito in dalag i siate A ai rai (1) Descript. anim. , pas. 112. (2) Mem. sur l’ hist. et l’anat. des mollus.; sun fes Biph., pag. 15. (1) Rég. anim. , tom.4., pag. 21. (97) altro luogo, che tali animali siano ermafroditi, soste- nendo che i fasci muscolari della cloaca ne fossero gli organi genitali maschili. Lamarck poi è di opinione, che essi non sì rigenerino mercè fecondazione sessua- le. Gli chiama gemmipari interni , perchè rigettano fuori del corpo i grappoli di una materia, che ne contiene le uova. Soggiunge dippiù che ne’ medesi- mi non ancora sì sono scoperti. gli organi fecondato- ri (1) . Io non guarentisco che siffatto apparato. sia rappresentato da uno o più corpi finora ignorati, e messi al fianco destro dell’ esofago . Essi però per la vicinanza dell’ ovaia hanno molta probabilità nel disimpegno di tale funzione. Il loro numero è va- riabile ; stantechè nella H. tudulosa ne esistono quin» dici, nella H. Columnae ventidue , nella H. Saz- etori un solo posto con inversa posizione tra l’esterna e l’ interna tunica dell’ esofago, nella H. Pol anche uno molto grande tra tutti que’ delle specie. nominate, nella H.\Cavolini due , nella H. Stellatî tre ad un sito e due:grandetti ad un altro, nella H. Petagnae infine se ne trovano solamente due. Non saprei determinare con ‘esattezza la figura de’ suddetti corpi: il certo si è che i medesimi per lo più sono cilindrici, poche linee lunghi, attortigliati, e con un filo alquanto prolungato attaccansi all’ esofago , Quello dell’ H. Pol somiglia alla fruttificazione della (1) ist. nat. des anim. sans, vert., tom. 3, pag. 61-73. 13 (98) Ceratonia siliqua, L., essendo allo stesso modo schiac- ciato, rotondato ne’ due estremi, e col solito filo tor- tuoso aderisce all’ esofago. Vi ho introdotto del mer- curio, che non ho potuto fare uscire pel filo accenna- so, il quale senza dubbio debb’ essere un canaletto : tanto più che nell’ apice coll’ aiuto della lente vi si vede un picciolissimo foro. Questo stesso corpo egual- mente che gli altri mostra qualche aumento di volume in corrispondenza dello sviluppo dell’ ovaia. Ha la tunica esterna rossiccia, e punteggiata di color rosso- scuro; e l’interna è bastantemente di questa più doppia. Infine non debbo trasandare che l’H. Sanctori all infuori dell’ ovaia caccia dall'interno dell’ addomine una matassa di tanti piccioli intestini, che hanno mol- ta simiglianza colle vescichette moltifide della lumaca. Essi sono bianchi, e formati da una sostanza pastosa, tenace, che può arrivare al diametro del capello quantevolte si voglia allungare. La difficoltà di osser- vare in sito siffatti organi, ne ha reso dubbioso l’ uf- ficio . Con ciò maggiormente resta confermato , che la maniera con cui accade la fecondazione de’ mentovati LI animali è ricoperta di folte tenebre . G. XI. Sistema circolante. La circolazione del liquido sanguigno delle olotu- rie forma un obbietto della massima importanza per chiunque desideri farsi idea esatta della struttura, e del posto , che elleno occupar debbono nella- gran ca- (99 ) tena degli esseri organizzati. Egli è d’-altronde vero, che alteso ai motivi da me antecedentemente esposti, non riesce troppo facile di seguire il corso delle loro arterie e delle vene , e di esaminare fedelmente i rap- porti, che serbano colle parii contigue. Per cui le noti- zie , che leggonsi sul circolo del sangue nell’ opera di Bohadsch , e nelle dottissime lezioni di notomia com- parata di Cuvier, non sembrano desunte dal fatto. Ml che vien dimostrato non solo dalla particolarità , che il menomo ramoscello arterioso, o venoso di tali ani- mali ha immediata corrispondenza coll’ intero apparato sanguigno, siccome apparisce dal mercurio, che siavisi iniettato ; ma viene ancora maggiormente confermato dalle ingenue espressioni del prof. Cuvier concepute ne’ seguenti termini: » Je suis contraint d’avouer, que » malgré tous mes efforts, je n° ai pu ancore parve» » nir a me faire des idées certaines sur l’organisation » des échinodermes, à l’ égard du systeme vascnlaire. » Je vais cependant decrire ce que j'ai vu, laissant » au lectenr è porter son jugement, mais ne renoncant » pas a perfectioner un jour ma description par des » observations nouvelles (1) ». Premesse adunque que- ste brevi riflessioni passo a descrivere. prima il corso delle vene, ed indi quello dalle arterie tenuto . Presso il termine delle intestina , e precisamente dalla interna banda, principia una vena , che chia» mo meseraica superiore, la quale con flessuoso tragit= (1) Op. cit., tom.h, pag. 414. x ( 100 ) to a poco a poco rendesi di maggiore diametro. Essa dalla parte, che riguarda il canale degli alimenti, riceve infiniti e piccioli ramoseelli venosi ; nell’ atto che dalla opposta regione ne caccia un eguale numero, che sfioccansi in tante sottilissime vene, come le fo- glie dell’ Asparagus retrofractus , L. Ciascun fascetto venoso si anastomizza con un al- tro provegnente dalla mesenterica inferiore , restando stabilito , in grazia de’ mentovati mazzetti venosi, che ascendono a circa trenta , un manifesto commercio. tra entrambe le meseraiche . Questa vena intanto nell’ in- cominciamento sale , indi per poco si curva, ed infine discende verso il termine del duodeno, ove in su con un grosso vaso anostomizzasi alla meseraica inferiore. Continua poi il suo corso, descrivendo an semicerchio, nella convessità del quale riceve parecchie vene confor- mate ad arco .,Esse si uniseono ad un altro vaso , derivante dalla stessa vena principale, in cui vansi a scaricare moltissimi rametti venosi fra loro intrecciati in modo da costituire la più elegante reticella . Le venuzze di detto reticolo nascono dal duodeno, e, se spingasi alquanto il mercurio introdottovi , lo fan- no immantinente passare nell’ interno del suddetto in- testino. La mesenterica inferiore , o pure interna se- gue lo stesso andamento della superiore , od esterna ; incominciando dalla parte interiore della stessa, dal- la quale dista mezzo pollice circa . Offre però un ramo bastantemente grande , che l’ accompagna nel suo margine esterno , unendosi al tronco principale nel LI @nol ) luogo, dove accade l’ anastomosi tra |’ arteria meserai- ca superiore, e l’inferiore. La vena in esame dà an- che i fascetti venosi, che si riuniscono a quei della mesaraica descritta, e de’ quali per lo innanzi ho pro- lissamente parlato. Indi cresciuta di volume di uni- ta alla vena meseraica superiore si apre nella cava ascendente , la quale ad onta che riceva de’ vasi de- rivanti. dal principio del canale intestinale, alla cui in- terna banda sta situata; pure via facendo patentemen- te diminuisce di trasversale diametro, finchè sbocchi in una borsa allungata e trasparente , posta nella metà interna dell’ esofago . La sua scoperta devesi a Fabio Colonna, che di- re : atque vesicam longam , diaphanam, aere ple- nam reperimus, ut in piscibus observatur (1). Bo- hadsch non ne fa alcun motto 3 e Muller la credet- te esclusiva della H. tudulosa (2). Mi fa meravi- glia come la medesima abbia potuto sfuggire alle ri- cerche del coltello anatomico del peritissimo Cuvier . D'altronde vi bisogna molta pratica per allontanar- ne la lacerazione . Questa vescica frattanto esiste in tutte le oloturie, essendone un organo della massima importanza. La sua grandezza è variabile secondo le specie , e lo stato della loro vitale energia. Rappre- senta la figura ovale , ristretta però ne’ due estremi . Colla parte inferiore è libera, e colla superiore at (1) Op, e'pas. cit. (2) Op.'cit., pag h'e'5. ( 102 ) taccasi all’ esofago. È dotata di manifesta contrazio- ne , sicchè spesse volte l’ho veduta allungare, e raccor- ciarsi, Nell’ epoca della vita delle oloturie contiene un _liquido rossiccio , nel quale nuotano taluni globettini foschi, che dopo la morte si addensano in un materia- le pastoso di color tabacco fosco. In siffatti animali , che mancano di cuore, essa fa l’ officio di ricettacolo centrale del liquido sanguigno. Non ha veruna analogia coll’ ampolla Poliana del sifunculo , in cui esiste l’orecchietta, e ‘1 ventricclo del cuore. i Dalla sopraddetta vescica escono due vasi, i qua- li anastomizzandosi insieme con tortuoso giro abbrac- ciano l’esofago . Dagli stessi nascono cinque arterie , che si dirigono alla corona de’ denti, ed una che di- .scende pel margine esteriore del canale cibale .. Que sta ultima è l'arteria aorta , la quale poco al di là della fine dell’ esofago caccia la meseraica superio= re , che con traversale direzione va a sinistra del cor po : ove pel lato esterno delle intestina sale, st cur- va, e discende verso la parte sinistra sino ‘al di loro termine, Poco dopo la sua origine caccia in sotto ad angolo acuto la meseraica inferiore , la quale cala pel margine esterno del duodeno , ed indi; a. sinistra del corpo va ad unirsi colla meseraica superiore a picciola distanza dalla sua uscita «i Or dalla riunio- ne di entrambe le meseraiche si osservano due trian» goli posti uno a destra, e l’altro a sinistra del corpo; essendone il primo più piccolo del secondo. Amendue le meseraiche ne formano i lati dell’ ‘angolo al ver ( 103 ) tice, ed un rametto dell’ arteria aorta costituisce la base del triangolo dritto, attesocchè un. altro pro- vegnente dalla meseraica superiore forma la base del manco . L’ aia di detti triangoli offre varj vasellini , che dalla base si dirigono a’lati. Ogni meseraica di tratto in tratto manda ramoscelli arteriosi serpeggianti sopra le intestina . I restanti cinque vasi , o meglio le arterie esofa- gee, che vengono dal cerchio annunziato, attraversa> no ad eguali distanze gli spazj frapposti tra i.grandi ed i piccoli denti. Ivi ognuna delle ‘medesime si ame plia , a fine di dare F' uscita a cinque arterie, dirette le quattro superiori a’tentacoli, e l’inferiore per mez- zo de’ muscoli longitudinali. Ciascuna delle superiori percorre l’ asse di ogni tentacolo , nel di cui lembo si divide in tanti rametti per quanti sono i loro lobi, considerati nelle diverse specie di oloturie. È da sa- persi che cadauna di esse nella origine caccia | ar- teria dentaria, che Muller e Cuvier su l’ asserzione di Bohadsch credettero condotto scialivare. Il professore di Praga, parlando delle medesime, che chiama liga- menta vermiformia , dice; Usus horam ligamentorum nihilominus valde obscurus est. ... An salivam se- cernunt , atque in cavum oris expuunt (1)? Le arterie discendenti al numero di tre dorsali, e due del ventre per la parte mediana di cadaun musco- lo longitudinale arrivano sino alla cloaca. Tanto i gran- = (1) Op. cit., pag. 91. (104 ) .di che i loro piccioli rami, che ne partono ad an- golo retto, hanno alcuni vasellini, che, attraversando ‘le interne ed esterne tuniche del corpo , giungono sino all’ apice di ciascheduna papilla. IL marchio , che l’Autor del Tutto ha impresso al sistema arterioso degli animali, incominciando dall’ uomo sino all’ ultimo esse- re che ne sia provveduto, cioè di variamente dividersi nel suo tragitto, offre un’ eccezione nelle arterie men- tovate . Ciascun rametto delle medesime, più o meno lungo , ha nell’apice un otrello pellucido , ovale , e ripieno di un umore simile a quello della vescica , che adempie alla funzione di cuore . Ognuno di essi è rilevato al di fuori delle grinze delle membrane inter- ne del corpo di siffatti esseri, e per più mesi mi par- vero! glandule. Gli nomino otricelli folineani in onore del dottissimo professore F. Folinea . Il sistema sanguigno finora descritto appartiene al- la H. tubulosa. Le altre specie di detto genere offro no picciole varietà , che sarebbe tedioso andare rivan- gando. Non merita poi di esser passato sotto silenzio che l’H. Cavoli presenta quattro vesciche ovali pic- ciole, ed altrettante grandi, che circondano l’ esofago, nelle quali si deposita il sangue. f. XII. Usi delle parti finora descritte . È senza dubbio massima la irritabilità de’tentacoli paragonata al-resto del corpo delle oloturie .. Ne’ me- desimi risiede l’ organo del tatto , che presso gli ani- (K10D:) mali senza vertebre si perfeziona di tanto, per quanto più l’organizzazione sia semplice. Quegli esseri viventi, che son privi di altri sensi, l’ hanno talmente squisito, che sembrano palpare la luce , come si ravvisa nelle oloturie, e nelle attinie. Sono inoltre i veri mezzi, co? quali elleno cercano di avvicinare le sostanze alimen- tose all’ orifizio della bocca. La corona de’ denii mer- cè la contrazione dei cinque muscoli longitudinali vie- ne allargata; ma sotto l’impressione del bolo de’ cibi, raccorciandosi le filiere de’ suoi piccoli tendini, si av- vicina onde proccurare di stritolarlo. È degno pure di attenzione di rimarcare , che tanto il tratto superiore che l’ inferiore delle intestina, trovasi pieno di materiali crassi ed arenosi. Il duode- no poi è ricolmo di liquido gialliccio, che sicuramen- te abbisogna per l’ accrescimento dell’ individuo . IL canale degli alimenti anche dopo la sua separazione dall’ intero corpo è dotato di patentissima contrazio- ne. Oltre il moto peristaltico ha pure 1’ anti-peristal- tico, avendo spesso veduto uscire una quantità di arena , di frantumi di coralline -, di fughi ec. ec. dalla bocca di varie specie di olotnrie. L'H. elegans presentò lo stesso fenomeno a Muller , il quale ne de- dusse una conseguenza non troppo esatta (4) . Le oloturie mancano del sistema assimilante, per cui V assorbimento del chilo fassi dalle estremità veno- se delle due mesenteriche . Il sangue intanto circola Core EE “rn, (1) Op. cit. , pag. Db. dai ( 106 ) per la parte inferiore del corpo mercè le arterie meserai che, nella superiore per quelle dell’ esofago, de? denti, de’ tentacoli, del dorso, e del ventre. Il colorito del sangue de’ succennati animali è gialliccio sì nelle ve - ne , che nelle arterie . Quello della vescica ovale tende al roseo, avendo taluni piccoli grumetti di una sostanza fosca . Dippiù è anche una osservazione, replicate volte confermata da fatti , che il sangue racchiuso nelle arterie de’ denti, nella vescica ova- le, e negli otricelli folineani, dopo la morte del mollusco, si addensa in una materia viscosa , ne- rognola , che spalmata su la carta bianca diventa giallo fosca. A miglior tempo non trasanderò di sog- gettarla al microscopio , e di farla analizzare da qual- che nostro chimico . Le oloturie son prive di nervi, nè hassi a sup» porre , che dietro: indagini più diligenti , se ne pos: sa sperare la scoperta . È fuori di ogni dubbio, che niuno meglio di me avrà potuto moltiplicarne le ricer- che, e per la situazione del luogo in cui mi trovo, e per la scrupolosità ed esattezza delle medesime , e pel numero di qualche migliaio e più di oloturie viventi, che per dieci mesi circa ho continuamente sezionato ; onde acquistare conoscenza completa della loro orga- nizzazione , e molto più del sistema sensitivo , del quale non ho mai ravvisato la menoma traccia . Posto ciò : che dirassi della grande irritabilità di cui -elleno son dotate ? Conviene però, come saviamente riflette il nostro dotto socio prof. Macrì nelle annota- . ({107*) zioni alla fisiologia di Caldani, rigettare il paragone ad- dotto dagli Halleriani tra la struttura de’ polipi, e quel- la degli animali vertebrati e molto più dell’ uomo . Inoltre l’ analogia, ch’eglino han cercato nelle piante 3 che vivono con leggi ben diverse da quelle degli esseri mentovati, in cui |’ irritabilità vien messa in giuoco da inolle affatto differenti 3 mi sembra del tutto fuori di proposito. Nè valgono al nostro proponimento le sensate riflessioni del celebre cav. Scarpa , il quale opina che negli animali dotati di massima irritabilità presto o tar- di debbasi scoprire il nerveo sistema. Checchè ne sia di quanto ho fin quì riferito, egli pare doversi con- chiudere, che la ivritabilità delle oloturie , cui appar- tiene uno sviluppatissimo apparato muscoloso, non sia dipendente da’ nervi. Anche degno di osservazione è il fenomeno sin- golare circa l’ esistenza di varie oloturie, che si pro- lunga fino a quindici giorni dopo che il canale intesti- nale sia uscito dall'interno del corpo, e non già poche ore al riferire di Bohadsch (1). Esse allora cessa- no di vivere quando sono giunte al totale corrompi- mento . Ciò per altro conferma , che quanto più l’ organizzazione sia semplice $ tanto maggiormente la vita è tenace. Ed ecco quindi che con somma fon- datezza disse il dotto Vallisneri: » Zootomia in hac » re non est spernenda, unde, quando partis alicuius » usus est in homine obscurus , quaeratur artificium (1) Op. cit., pag. 89. ( 108 ) » naturae in animalibus, et quandoque caliginem discu- » tere poterimus (1). » $.XIM. Classificazione delle Oloturie . L’immortale Linneo situò le oloturie nella seconda classe de’ vermes mollusca , ore antico; corpore ten- taculis anterius cincto. Il prof. Cuvier (2) le ha poste nella sua quarta e grande divisione intitolata : z00phy- tes ou animaux rayonnès; e nella prima classe, e nel primo ordine: £chizodermes pedicelles . Son si-. curo però ch’ egli, dopo l'esposizione completa della joro struttura e del sistema circolante , le allogherà in qualche altro sito della catena degli esseri, come rilevasi dalle sue parole: » Les Èchinodermes , sur- » tout les Molothuries, me semblent encore d’ une na- » ture ambigué ; j hésite sur la place que je dois leur » assigner (3) ». H cav. Lamarck (4) le riunisce tra les Fistulides tentaculées. Il certo si è, che l’ organizza- ‘zione delle oloturie da me sviluppata poco differisce da quella delle ascidie . Per cui pare che esse sieno da concatenarsi colle medesime , restando così avvicinati due gruppi di molluschi, che occupavano altrettanti di- (1) Op. fis.-med., tom. 2, pag. 150. (2) Rès. anim., tom. 4, pag. 20 - 22. (3) Lec. d’ anat. comp. , tom. 4, pag. 163. (4) Hist. natur. des anim. sans vert. , tom. 3, trois. sect. Paris, 1817. ( 109 ) i stinti , e lontanissimi posti . Quindi vedesi bene che dal momento, in cui la zoologia ha incominciato ad es- sere illustrata dalla notomia, le classificazioni de’ natura- listi sono riuscite più analitiche, e più conseguenti. Da questo consorzio ne risulterà, che il coltello anatomi- co , scoprendo i veri rapporti, che passano tra un in- dividuo e l’ altro ; otterrassi un giorno la piu metodi- ca coordinazione degli esseri animali in tante famiglie naturali. Ecco dunque esposta alla men trista possibi- le maniera la mirabile struttura delle oloturie , a con- to delle quali si è detto sempre poco, qualora credesi che io sia stato abbastanza prolisso, e nella contempla- zione loro bisogna dire con Plinio: » In his tam par- » vis, atque tam nullis , quae ratio, quanta vis, quam » inextricabilis perfectio (1). » L __cIIHIMuii (1) Hist. natur., Gb. Di Cap:l2: (@u10)) $. XIV. Holothuriarum. technica descriptio tabulis aeneis ornata. Horornuria — Corpus liberam, cylindraceum , cras- sum, papillosum , valde contractile. Os anticum ten- taculis peltato-incisis cinctum. Dentes calcarii decem in ore. Apertura dorsalis ad caput pro genitalibus; Anus in extremo postico. * FisruLariA corpore tunica fibro-cartilaginea praedito ; tenta- culorum pelta ramoso-dentata ; taetu viscera exterius detrudente . 1. H. tubulosa — O. tubolosa. Tentaculis viginti recemosis , corpore supra papilloso , sub- tus tubuloso. GmeLis, Syst, nat. XIM , 1, p. VI, pag. 5138, n.3. H. tremula. Linn., Syst. nata XII, 2, pag.1090, n. 3. RonpeLET , Zooph. , c. 17. H. prima species. ALprov. , Zooph., pag. 508 — Geni- tale , pag. 589. Holothurius Rondeletii. JonsT., Exang., pag.56, cap.2, tab. 19, fe 1, Hydra, Bonapsca, drim. mar. , pag. 75, tab. 6,7. fig. 1-5. ì SoLanper et ELLis, fad. 8. Brucutène , Enc. mèh., pl. 86, fig. 12. Cuvier , ftèg. anim., tom.4, pag. 22. Fistularia tubulosa: tentaculis viginti , apice peltato-divisis, eorpore papilloso. Lamarck , ist. des anim. sans vert. , tom. 5, pag. 75, n. 2. 2. H, maxima — O. maggiore. Corpore rigido, subtetragono , supra convexo, subtus pla- no, marginato , albo ; tentaculis viginli, filiformibus, apise Coi) ) peltato-laciniatis, GmeLw, Syst. nat. XIII, 1, p.VI, pag. 3142, n. 20. Fistularia maxima. ForstaoL, Descr. anim., pag. 121, n, 50, tab.58, fig. B- b. LAMARCK , list. des anim. sans vert. , tom.3, pag. 76, n. 4. 3. H, impatiens — O. mi Corpore rigido , cinereo; tentaculis viginti filiformibus , apice pelta septemfida denticulatis. GmeLm , LIGA nat, XIII, 1, p. VI, pag. 5142», n. 21. Tila impatiens. ForstaoL, Deser. anim., pag. 221, n. 51, tab. XXXIX, fig. B. Bruuiene , Enc. méth. ; pl. 86, fig. Lamarcx , Mist. des anim. sans vert., tom. 3, pag. 76, TS. Tentaculis crassis, haud filiformibus , oblongis, ramoso- multifidis, hyalinis, nigro-punctatis; corpore toto albo , supra papillis mammosis conicis , subtus papillis tubulosis longissimis. » Moriens ( Forskaolius ait ) aperit foramen; a capite un- guis latitudine distans, unde fila quaedam procedunt. » Hoe autem praeter foramen nunquara vidi , et fila nuncupata ovaiae ramificationes esse puto,. H. Columnae — 0. di Colonna. Corpore rigido , viridi:fusco ;; superne papillis mamillae- formibus , subtus tubulosis ; tentaculis viginti , multifidis. Mobis, _Cuvier, Rég. anim. , tom. 4, pag. 22. Hydra tota fusca. Bonapscn, Anim. mar. Ri regale piscatorium. Corumn, , Aquatil. hist. , pag.26, ic. 1. 5. H. È orskaolii — O. di Forskal. Corpore rigido, nigricante, undique papillis fete tubuto- sis raris , apice albis., obtecto ; tentaculis viginti, longis, hya- lino-fuscis, pelta trichotomo-pinnatifida, /obis. (12) Fistulariae species non descripta . Tentacula terminata ia umbellam e ramis ramulisque clavatis distingunt speciem hanc. ForkAoL, Zeon.rer.inat. , pag. 12 , A; tab. XXXIX, fig.A. DeLLe Cuiase, Diar. medico-chirurg. Tirolens., an. 1824. Gb eiusdem raritatem viscera haud examinare potui . 6. H. Poli — O. Poliana. Corpore rigido , castaneo nitente colore; dorsi ventrisque papillis tubulosis, medio superiore tantum albis, dorsalibus ra- rius conicis., incurvis; tentaculis viginti , laciniatis. MNodis, DeLre Cuiase, Diar. medico-chirurg. Tirolens. s. H. Sanctori — O. di Santoro. Corpore rigido , castaneo-subfusco ; supra papillis conicis, maioribus basi solummodo albo-vittatis; subtus papillis tubulo- sis, longissimis, membrana coniunctis ; tentaculis viginti , pelta quadrilobato-multifida. Nobis. DeLLe Cmase, Diar. medico-chirurg. Tirolens. 8. H. Cavolini — O. di Cavolini. Corpore rigido , luteo-fuséo , superne papillis tubulosis , ra» riusque conicis ; inferne papillis tubulosis longis , apice area alba confectis ; tentaculis viginti, pelta quadrilobata , multifida. Nobis, Deire Curse, Diar. medico-chirurg. Tirolens. An Hydra minor ex fusco-lutea? Bonapscu, Anim. mar. ** HoLorHURIA corpore membranaceo ; tentaculis simplicibus. g. H. Petagnae — O. di Petagna. Corpore molli, sub-luteo ; papillis tubulosis hinc atque il= linc mamillaribus ; tentaeulis vigfnti, laciniatis. Nobis.} DelLe Cuiaie, Diar. medico-chirurg. Tirolens. 10. H. Stellati — O. di Stellati. Corpore molli » Supra nigro-variegato , subtus cinereo ; pa- pillis tubulosis, extremitate albis; tentaculis undeviginti, tenui- ter incisis. /[odis. DerLLe Cuiase ) Diar. medico-chirurs. Tirolens. (o) Nonnisi e Puteolano sinu 7. Forskahli conquisi- vi, ubi inter rara moliusca adnumeratur . Reliquae Holothuriae, de quibus supra sermonem institui , ma- re hoc nostrum libentius accolunt . Spiegazione della Tavola vi. Ein O.\dtyPolia, tentacoli; & ji dorso.) c;) ventre 3 d, filiera di papille cilindriche dell’ atrio della ‘ bocca ; e, papille tubolose, ed f, coniche e ricurvate; apertura g dell’ ovidotto, e &, della cloaca : donde caccia l’ intestino duodeno co’ suoi vasi meseraici £ , l’ albero della respirazione #, e porzione dell’ ovaia /. 2.0.di Santoro, di cui sono 72,i tentacoli; 2, l’orifizio dell’ ovidotto ; p , le papille dorsali a poppa colla fascia bianca nella base 9g, essendo 7°, quelle del ventre tubolose; s, apertura esteriore della cloaca, dalla quale escono le intestine, l’ albero della respirazione ; parte dell’ ovaia, ed una sostanza filamentosa £ . Tavola vii. Fig. 1. Oloturia di Cavolini , essendone a, i tentacoli ; 5, l’ orifizio dell’ovaja; la duplice specie ‘di papille dorsali e, e ventrali d; ed e, la cloaca ,, per la quale esce l’ albero respiratorio f, l ovaia g, e l’in- testino duodeno 4. e 2. Pezzo degl’intesumenti esterni delle oloturie .; onde dimostrarvi la cuticola 4, la cute dB, e ’1 tessu- to fibro-cartilaginoso c, co’ canalini venosi, dai quali è ogni papilla attraversata . 15 14) 3. O. di Stellati, di cui vedonsi i tentacoli in: q 5 le papille del dorso in 7, e quelle del ventre in sj e gli orificii dell’ovidotto in #, e della cloaca in w. Tavola vii. fig. +». Oloturia tubolosa, che offre l'esofago in. 4 , il quale finisce ristretto in c,, che è il punto do- we accade il distacco del canale intestinale d., d, per la mancanza di continuazione della tunica: fibrosa e : ed in sua vece è sostenuto. in. faccia al corpo. dal me-. senterio f, f, sinchè sbocchi. nella cloaca. g:, esterna- mente corredata di molti. legamentucci , ed: aperta. in À.' L'albero della respirazione. è. diviso im due tronchi prin-. cipali 7, e X, co’ filetti carnosi pettinati Z, aderenti presso i cinque: muscoli longitudinali del corpo, ed' aven- do tutti e due tai tronchi ulteriori ramificazioni termi- nate da. infinite vescichette 72. Unione delle diramazio-, .mni 72, dell’ovaia gravida coll’ ovidotto., il quale in. 0, presta attacco. a' corpi generatori maschilò, ed in p,, apresi. all’esterna parte del dorso. di ogni oloturia. 9, Vescica ovale, ed 7°, arterie dentarie . 2.0, a, a, a, a; Muscoli longitudinali del cor-. po. della O. di Santoro , e loro inserzione alla corona. de’ denti, che all’interno presenta lo sfintere della boc-. ca d. Divisioni di un tentacolo spiegato c-, e di un, al: ro rovesgiato d.. 3 Filiera, de’ dieci. denti. nel proprio sito, cioè e, Gy..l minori ,, ed:..fi, fi, i maggiori ;, fra loro mereè. reciproche, fuccette: g. ,, articolati, e mediante, la. membra= brona fisa 4, da per tutto ricoperti e sostenuti. 115 ) 4. î, Corona de’ denti della O. di Saztoro, coi legamentucci dell’ esofago 4; , principio dello svilup- po dell’ovaia gravida; 72, ovidotto sezionato , che ha il corpo generatore maschile 2, a rovescio. 5. Legamenti della bocca, e di una porzione del- l’ esofago. 6. 0, Ovidotto e corpi generatori maschili della O. di Colonna; p, vescica ovale duplicata; g, tene tacolo intero : essendosene in 7, sparato uno colla ve- va tentacolare nella sua situazione; poichè s, dla di- mostra cacciata fuori del respettivo tentacolo. 7. a, Apertura delle ovaia dentro l’ ovidotto del- l 0. di Poli, e b, quella del suo membro genitale se- zionato , il quale in 8. Dimostrasi intero, Tavola 1X. Fig. 1. Corpi ellittici rinvenuti nel cavo addo- minale delle oloturie con talune vescichette bianchiccie al di sopra . 2. Fili come uno spilletto. 3. O. di Santoro, che offre in a, la lacerazione della cloaca , per ove escono le intestina ; ed in 6, l’albero respiratorio co’ filamenti pettinati, e diviso verso il suo termine in due tronchi. Uno di essi vedesi aper- to, onde far conoscere le tre tuniche c, d, e, dalle quali risulta. Come pure quivi appariscono le membra- ne dell’ intestino retto f, g, 4; le tuniche interne * (116 ) dell’ addomine i, X, 2; e ’1 tessuto fibro-cartilaginoso m, m, co’ vasellini delle sue papille 7, 7. 4. O. di Petagna per dimostrare la -cloaca sezio- nata 0; l’albero respiratorio privo di vescichette p ; e la mancanza del tessuto fibro cartilaginoso g. 5. O. di Stellati con la cloaca chiusa r, l’ albe- ro respiratorio s, senza vescichette, e con i muscoli longitudinali £#, #, ec. attaccati alle pareti addominali sfornite di tessuto fibro-cartilagineo . 6. O. di Colonna , della quale sono a, @, la vena meseraica superiore anastomizzata alla inferio- re d, co’ mazzetti vascolari c, c, formando un re- ticolo vascoloso d, 4, pria di riunirsi ‘ nella vena e, e, sboccante nella vescica ovale f , che ‘adem- pie all’ incarico di cuore . Da essa ha origine l’ arte- ria coronaria g, che produce le cinque esofagee % , hs ecc., ognuna delle quali genera quattro arterie ten- tacolari.( 022 02, altrettante dentarie Ji go yi gi, ed una delle cinque arterie dorsali X, %, 4, %k, 4. Dalle stesse nascono i vasi diretti agli otrelli. /ol- neanî L, L, L; e da questi ne provengono altri, attra- versando il tessuto fibro-cartilaginoso ‘delle papille dor- sali e ventrali sì coniche 72, 2, 72, 7, che tubolo- se 2, ny n, n. La: prefata ‘vescica infine caccia arteria .aorta. o , che separasi in meseraica superio- re p, po, p, e nella inferiore g, 9) g- 7. Arteria. coronaria dell’ O. dî Cavolini con quat- tro vesciche ovali maggiori, alternativamente situate ad un egual numero di minori. (117 ) oortoertoo’”ooìtoo;noàtoltooroe!ltostiiee,t=Si SUL DoRrIDIO, SU DI UNA SPECIE DI SIFUNCULO, E SUL- La PreuroriLLIDIA. MemorIA DEL Socio OrpiINARIO STEFANO DELLE CHIAJE. LETTA NELLA SESSIONE Acca- DEMICA DE' 3 GIUGNO 18923. » + + . Quas ob res studiosus Zootomen alacris capessere ; huic certe neque condimentum honestae delectationis, neque gloriae fructus deerit. M. A. Severinus, Anatom. gener. , pag. 224. G. I. Doridio Meckeliano . Uno de’ generi di molluschi gasteropodi a bran- chie ricoperte; oltremodo ammirabile per la struttura, ed alquanto raro ad osservarsi; è quello , che il lumi- nare della notomia comparata del secolo XIX il celebre Cuvier ha.col nome di akera distinto. Esso è stato anche appellato doridio dal dottissimo anatomico e fi- siologo di Halla prof. Meckel, dal quale, in unione del ragguardevole clinico italiano consiglier Frank, questa mane il nostro Istituto è di lor presenza onorato. Intan- to. l’ essenziale carattere del doridio al dire dello zoo- tomista francese riducesi alla totale mancanza di con- chiglia, ad onta che il suo mantello ne abbia l’ ester- (1290)) na conformazione. do per altro ve l'ho rinvenuta co- perta dal disco carnoso situato nella posteriore parte del dorse. Ml doridio occupa un posto intermedio tra le bullee, le aplisie , e le dolabelle , dalle quali dif- ferisce tanto pe’ caratteri esteriori, che per la interna or- ganizzazione. La specie, che attualmente n’ esamino, fu. pescata in agosto 1922 nelle vicinanze di Pozzuoli . Il presente doridio mi sembra diverso dall’ Akera carnosa, che Cuvier ha sì dottamente descritta , notomizzata , e figurata nelle Memorie per servire alla storia e notomia de’ molluschi, da lui rese di pubblica ragio- ne negli Annali del Museo di storia naturale di Parigi. Tantoppiù che le esteriori fattezze , e ’l colore del suo corpo in nissuna maniera vestan trasformate , e dallo spi- rito di vino scolorite , in cui è stato da me per lunga serie di mesi serbato . Ciò posto, io non avrei osato di emettere opinione siffatta, e molto meno di sostener- la avanti a sì rispettabile Consesso ; se il cav. Meckel non me ne avesse fatto conoscere la diversità. E l’ani- mo mio grato agl’ insegnamenti di uno scienziato di tanto lustro e sapere, non può trasandare di nominar- lo Doridium Meckelii, in onore della sua illustre pro- sapia, che ragionevolmente occupa il più distinto po- sto ne’ fasti della storia medica, e che ulteriori titoli va giornalmente acquistando, onde riscuotere sempreppiù l'ammirazione, e la riconoscenza de? posteri . A. Descrizione. ) Il doridio Meckeliano è un pollice e mezzo lungo, ed un sol pollice largo . Nel- l’ anteriore , e superior parte del corpo presenta un di- (119) sco earnoso ovale , privo di tentacoli e di occhi, - avente il margine sottile , libero ed alquanto prolun= gato . Offre il colorito giallo-scuro con piccoli tuber- coli perlacei , rotondi, e poco affollati. Il secondo disco carnoso principia da sotto il margine posterio- re del precedente, essendo nel dintorno anche libe- ro, egualmente tubercoloso , e colorato . Finisce però a mezza luna, avendo due piccole ale, una a dritta, e l’altra a sinistra. Le branchie, poche linee lunghe, sono allogate in una specie di speco situato verso il termine del disco posteriore , e propriamente nello. spazio frapposto tra 1 una e l’altra aletta . Il piede dell’ animale in esame, lungo poco men dell’intero suo corpo , vedesi nericcio , e fornito di piccoli e rarissi- mi tubercoli perlacei, i quali ne’ suoi lati crescon di diametro e di vicinanza, onde di bel nuovo diminui- re in grandezza nelle due ale natatorie. Queste pre- sentano la larghezza di mezzo pollice, sono rotondate, del colorito di amendue i dischi carnosi per lo in- .manzi disaminati. Esse inoltre nella faccia interna han= no una congerie di minutissime glandulette, dalle quae. li geme un particolare umore simile a quello, ch’ema- nano le bullee .. Lo spazio laterale del suo corpo è bianchicecio com rari, ed esilissimi puntini negri . La bocca giace al d’avanti st del primo disco carnoso superiore che del piede,.i quali le formano una piccola. plica in sw ‘ed in giù; attesocchè a dritta e- sinistra notansì dire tenui rilevature.. L° apertuva. del: membro genitale trovasi a dritta del corpo , e: poco dî. i(puzo )) stante da quella della bocca. Da essa si continua un solco fatto da due ripiegature ‘che, avvicinandosi fra loro, ‘producono un canale terminante nell’orifizio del- la vulva messa sotto le branchie, e poco lontana dal- l’ano, che giace presso l’aletta sinistra . B. Notomia. ) Sezionato il disco carnoso posteriore, si trova una cavità della sua stessa larghezza, la quale è divisa dall’addomine mercè un diaframma analogo a quel- lo della lumaca . Nella parte posteriore di tal cavo e principalmente sul fegato, che offre vestigio di «pira, aderisce una piccola conchiglia emulante l’ opercolo delle aplisie, e dolabelle; avendo in sopra alla medesima maniera situata una lamina cartilaginosa di maggiore dimensione. Pare dunque che la conchiglia occulta dei molluschi gasteropodi nudi sia essenzialmente de- stinata a proteggerne il polmone o le branchie, che qualunque altro viscere .. Ignoro se nell’ esposta cavità siavi alcun forame esteriore per l’entrata , ed uscita del- l’acqua marina, come avviene, nelle aplisie. Impercioc- chè mentre gli animali senza vertebre hanno spes- se volte de’ caratteri esterni a prima giunta molto si- miglianti ; pure tale approssimazione è oltremodo as- sodata a misura, che si penetra ne’ loro organi più im- portanti , ed interni. lL’ esofago è breve, sottile, e sì continua nello stomaco assai robusto . Questo è di figura triquetra, o sia presenta tre angoli, ed altrettan- te faccie quasi piane. Ne? due estremi si restringe , an- teriormente mostrando un mezzo disco fibroso a drit- ta e l’altro a sinistra , che fanno l’ officio di labbra , (£1210) quando l’ esofago si rovescia fuori l’ orifizio del- la bocca. L’ interna conformazione dello stomaco è molto singolare j. poichè esternamente sembra. identico a quello dell’Aphrodita squamata e dell'A. aculeata, ma nel suo interno poi mostrasi del tutto differente . Esso risulta da un ammasso di fibre carnose da sot- tili. tendini fra loro assai avvicinate, circolarmente di- sposte , e da varj lacerti muscolosi longitudinali di fi- gura prismatica in ognuna delle tre interiori faccie del- lo stomaco . Colla loro contrazione gli alimenti restano oltremodo sfraniumati, rimediando così la natura alla mancanza de’ denti, che avrebbe dovuto situare nella bocca; o pure nel suddetto stomaco , siccome ha dis- posto per le aplisie, e per le bulle. «© Segue indi il tubo intestinale dapprima ampliato, ma in seguito si restringe per attraversare la sostanza del fegato , in cui allargasi di nuovo ; affinchè, diminuito di diametro, con tortuoso tragitto finisca nell’orifizio del- Vano. Nel principio di detto canale si veggono due corpi granellosi, che reputo essere le glandule salivari , alle quali segue una coppia di borse cieche, rotonde, e con brevissimo dutto aperte nell’intestino duodeno; venen- dosi vieppiù a convalidare il paragone da me addotto collg stomaco delle afrodite , che maggior numero ne posseggono , ed ulteriormente ramificate . i Il fegato occupa la parte posteriore del corpo, ed è constituito da moltissimi acinetti riuniti in varj lobi, da’ quali escono i condotti epatici, che separatamente apronsi nell’ intestino duodeno situato nella di lui mas-. 16 ( #142)) sa, ove trovasi ancora l’ovaia .. L’ovidotto con fles- suoso andamento sbocca nella matrice , conformata a spira, ed appellata dal chiarissimo Cuvier testicolo in tutta la famiglia de’ gasteropodi tanto testacei , che nudi . Di tal punto mi sono abbastanza occupato nel- la Memoria sulle aplisie. La matrice intanto è giallic- cia, gelatinosa, piena di leggiere rigonfiature traver- sali; essendo fatta da due lamine, insieme innestate, la prima superiore e la seconda inferiore. Restano però nell’ interno una cavità comunicante colla vagina, che dopo qualche linea apresi nell’ orifizio della valva. In essa sbocca il canaletto di una borsa ricurva , rotonda in altri molluschi gasteropodi, sulla funzione della quale esistono tuttavia de’ dispareri tra’ più valenti no- tomici di Europa. Ed io per quanto mi è stato per- messo indagare non ho mancato di far conoscere a que- sto Istituto ( pag. 53 ) l’officio, che essa disimpegnar può nelle aplisie . Il membro genitale finalmente cinto da particolare tunica con flessuoso canaletto incomincia dalla metà dell’ addome, e più corto di quello delle aplisie, finisce in un sacco membranoso aperto a drit- ta della bocca. Sigg Sul sistema della circolazione nulla posso dire di preciso, attesochè un solo individuo ‘del presente do- ridio ho avuto a mia disposizione. Patentissima però era la vena branchiale , che sboccava nell’ orecchietta del ‘ cuore circondato dal pericardio , ed allogato al destro lato del cavo contenente la' piccola conchiglia esposta. Dal ventricolo del cuore usciva 1’ arteria aorta , che 123 ) penetrava dentro l’ addomine , dove egualmente che l'arteria branchiale non ho potuto seguirne le traccie . Lo stomaco è tirato verso la bocca da due mu- scoli, posti uno alla sua dritta e l’ altro alla sinistra, che incominciano dal contorno della stessa, e finisco» no a’ lati dello stesso viscere. Il membro generatore ha un muscoletto, che lo ritira in dentro. Il piede e ’1 corpo intero sono raccorciati da sei muscoli , risultante ognuno da due lacerti, dapprima separati, ed indi wniti in un pezzo carnoso. Tutti e sei principiano dal- la parte posteriore del piede, e distintamente terminano nelle pertinenze della bocca . La sostanza delle ale , del piede, e delle pareti addominali presenta delle fi- bre conformate al reticolo . Di natura carnosa sono pu- re i tubercoli perlacei della superficie esteriore del suo corpo, e che mancano affatto nell’ 4. carzosa di Cu- vier. Due ganglj, giacenti a dritta ed a sinistra dell’eso- fagso, e comunicanti fra loro mercè una striscia ner. vesa superiore e l’ altra inferiore, rappresentano il cer- vello. Tedioso sarei, se minutamente descrivere voles- si il grazioso intreccio de’ nervi da esso provegnenti, i quali sparpagliansi nella sostanza de’ visceri addominali e del piede. Basta soltanto accennare tre ganglj, il pri- imo simpatico, che trovasi presso gli organi genitali ; e gli altri due esistenti nella posterior faccia dello sto- maco , che mancano del tutto nell’ Akera carnosa di Cuvier . a ( 124 ) y. II. Sifunculo echinorinco . Il compatimento , che questo Real Istituto mostrò per la mia Memoria sulla descrizione e notomia del Sifunculo nudo di Linneo , di cui in seguito si è fatta onorata menzione in qualche giornale estero e patrio ; non che la favorevole accoglienza, che tal mio lavoro ha riscosso da’ vari notomisti e medici di oltre monti, al savio giudizio de’ quali ebbi l’ onore di sottoporlo ; mi hanno animato di umiliare a crocchio sì dotto alcuni pochi cenni su di un’ altra specie di sifunculo annun- ziatagli fin dal 1822, e che formar deve continuazione della predetta memoria. Convien però confessare che ho lungamente dubitato se esso identico fosse stato al S. verrucosus, che Cuvier ha soltanto accennato nel suo Resno animale, senza averne data la descrizione, e molto meno indagata la interna organizzazione. Ma parecchi distinti uomini, a’ quali ho esposto tale mia dubbiezza, non han mancato di assicurarmene la diver- sità. Checchè ne sia di ciò io bramo solamente di de- scriverlo , e con accuratezza esporne i tratti di discon- venienza , che offre col sifunculo nudo, di cui altra volta mi sono estesamente occupato . C. Descrizione.) Il corpo del presente sifunculo nello stato di massima distensione è lungo cinque pollici, ed un quarto di pollice crasso ; poichè è capace di rac- corciarsi fino ad un pollice e rff@àzo. La sua bocca è circondata da una corona di tentacoli assottigliati, car- ( 125.) tilaginosi, uncinati, mericci e disposti a stella. Il suo sifone di color roseo si restringe per un pajo di linee, ma poco dopo allargasi prendendo la figura clavata . Mostra quindici ordini successivi di fascie nerastre , sot- tilmente sfrangiate , e rigide, le quali in unione dei ten- tacoli servono per stritolare alla miglior maniera possibile il bolo degli alimenti nel prefato sifone introdotti .. Il resto del suo corpo è rotondo, patentemente anelloso, nericcio con macchie biancastre , ingrossato alquanto, ed indi conico verso il suo termine; ove esiste la medesi- ma apertura da me scoverta nel sifunculo nudo , che conduce dentro l’ addomine. L° ano è nella superior parte del corpo situato , e poco lungi dal sifone ; gia- cendo nella inferior faccia di esso i due orifizj delle borse. della respirazione nel cavo addominale racchiuse. Questo verme nel cratere di Napoli non è così fre- quente come il sifanculo nudo. D. Notomia . ) La sua epidermide, come in questo ultimo feci rilevare, da’ sottoposti tessuti facil- mente distaccasi . Essa è doppia, di vari colori tinta , piena di pori, e fornita delle traversali impressioni de- gli altri suoi integumenti. La cute le è strettamente aderente. Il primo strato muscoloso è fatto da infinito numero di anelli fia loro abbastanza approssimati, al quale seguono parecchie fibre con obliqua direzione, e messe su di un terzo strato composto da laminette fibrose longitudinali e parallele .. Due validi muscoli , aven- do ognuno di essi duplice lacerto , legonsi a’lati del- I’ esofago, ed avanti la bocca . L’ intero sistema mu. (126 ) sculare ha il colorito rosso ; particolarità esclusiva di pochi animali senza vertebre, precisamente della clas- se degli anellidi , ove fu da me riportato il sifunculo nudo , e per conseguente anche l’attuale. Intanto Cu- vier, e Lamarck avevano arrolato siffatto genere di verme tra gli zoofiti, che è una delle ultime classi degli esseri organizzati animali; vale a dire tra gli echinodermi senza piedi , co’ quali essi non hanno alcun rapporto naturale , e molto meno di struttura , sulla quale debbesi oggi fondare ogni filosofica clas- sificazione . L’ esofago , lo stomaco , e ’l canale intestinale , che con direzione ad elice descrivono quattro graziosis> simi giri, nulla mi hanno presentato diverso da simil apparato al sifunculo nudo appartenente. L’ acqua contenuta nel cavo addominale, che può. liberamente entrare ed uscire per l'apertura posta su l’ estremo po- steriore del suo corpo, era anche rossiccia , del sapo- re della Cucurbita Citrullus L.j ma sfornita però delle uova, che vi rinvenni nuotanti nel sifunculo nu- do . Egli è vero per altro che le stesse non in tutte Y epoche dell’ anno possonsi in tai vermi osservare . La coppia di borse assai contrattili, molto allungate , racchiuse nell’addomine, e comunicanti colle due aper- ture esteriori del ventre, eseguono la funzione del re- spiramento ; anzichè disimpegnare quella della genera-. zione , come fu di avviso Cuvier pel sifunculo nudo . Ciocchè è confermato dall’ analogia, ch' esse offrono colle borse d’identica natura spettanti alla sanguisughe (#827)) di acqua dolce ; giacchè nella mignatta marina niun vestigio delle medesime ho rinvenuto , nella quale la respirazione si esegue pella sopraffaccia esterna del di lei corpo... La vena delle budelle , che in altra occasione chiamai enteroidea , incomincia dall’ intestino retto , ‘e seguendo tutte le girate del canale degli alimenti, giu- gne fino all’ esofago, dove sbocca. nell’ orecchietta del cuore. Dippiù la vena in disamina di tratto ‘in tratto offre un reticolo vascoloso, che in varj siti vi si ana- stomizza , e che presso l’ esofago rendesi maggiormen- te ammirabile. Dalla mentovata orecchietta del cuore esce l’ arteria aorta , che con tortuosa direzione e va- riamente ramificata, finisce nel ventricolo del cuore messo nella adiacenza della coda del nostro sifunculo. Dall’ esposto vedesi bene la particolarità , che questo es- sere presenta di avere l’ orecchietta del cuore al prin- -cipio dell’ arteria aorta , e di offrire al di lei termine il corrispondente ventricolo . Il sangue venoso era vio- laceo, e l’ arterioso perfettamente rosso. Non vi ho potuto ravvisare la vescica ovale, situata nelle vicinan- ze dell’ esofago , che nel sifunculo nudo denominai am- polla Poliana in onore dal rispettabilissimo cav. Poli. Sulla vena enteroidea traghettava un esilissimo filetto nervoso , che presso l’esofago comunicava con due pic- coli ganglj constituendone il cervello . ( 128 ) 6. III. Pleuro-fillidia napolitana . E. Descrizione. ) Nel mese di maggio 1823 ebbi il mollusco gasteropodo, di cui attualmente fo parola. Un solo individuo ne fu a mia disposizione , dal quale appena potei ricavare i disegni delle sue esteriori faitez- ze, e rilevarne poche cose sulla fabbrica interna . Ed essendo il medesimo indigeno del nostro mare , ap- pellato dal prof. Meckel pleuro-fillidia , e da Cuvier difillidia; così non rinscirà discaro che io fugacemente ne metta in veduta i principali caratteri . Essa consti- tuisce il secondo genere di molluschi gasteropodi infe- ro-branchi affine alla PAy/ldia , essendo due pollici lunga e mezzo larga. Il prof. Meckel non è guari ha avuto alcune pleuro-fillidie il doppio più lunghe , e lar- ghe dell’ esposta misura. Il suo corpo è anteriormente rotondo , alquanto assottigliato verso dietro, piano in ‘sopra ed in sotto, ed un pò scanalato nel contorno . Offre il colore gialliccio, ma nel dorso vi si notano an- che delle linee longitudinali, parallele, e bianchiccie . Dalla bocca caccia la proboscide, alla quale è so- prapposto un cappuccio carnoso ristretto nel destro e sinistro lato, «e convesso in avanti e dietro . Gli occhi risultano da nn paio di globetti neri posti alla base di amendue i tentacoli. Il di lei mantello, o sia dorso, è più largo del piede , avendo nella faccia inferiore le fo- gliette branchiali fra loro abbastanza separate. A dritta delle stesse esistono pure le aperture degli organi genitali, ( 129 ) e quella dell’ ano. Il piede è piano , e del mantello assai più stretto. La pleurofillidia ora cammina su gli scogli , ed ora col corpo supino e col mantello spie- gato galleggia sul liquido, in cui abita. La lusinga che concepii di poterne avere altri individui, e che mai più è stata soddisfatta, non mi fece attender trop- po alla sua notomia. Quello che al presente ne dico in termini generali è molto lungi dal perfezionamento; ed è dovuto alla compiacenza del dottor Olfers , che mìe ne ha regalato un individuo da lunga pezza però nello spirito di vino serbato. F. Notomia . ) Sparatene le addominali pareti, mi si è presentato il bulbo dell’esofago nel dintorno cin- to da varj filetti muscolosi , a tenore di quello, che vedesi in altri molluschi gasteropodi. Il divisato bul- bo offre nel di dentro due specie di cartilagini semilu- nari, aperte al davanti, onde farvi uscire i denti pic- cioli , cartilaginei , acuminati, ed attaccati ad una mem- brana mucosa comune . L’ esofago è corto , e ristret- to in paragone dello stomaco variamente ampliato al- l estremità stretto e chiuso , all’ interno rugoso aven- do parecchi opposti canali, che si dirigono verso le branchie, non essendomi riuscito di osservarne il ter- mine . L' intestino è corto, incominciando dal principio deilo stomaco, onde con particolare forame aprirsi al destro lato del corpo. Mi sono sfuggite le glandule sali- vari, che forse per la picciolezza non ho rinvenuto. Il fegato è di figura pressochè ovale, compatto , e risul- 9) ( 130 ) tante da due lobi cinti dalla respettiva tunica , ognu- no de’ quali dividesi in altri varj lobetti, forniti del | convenevole dutto epatico, aperto in una delle due bi- furcature del canale biliario maggiore sboccante nello stomaco poco sopra il principio dell’ intestino .. Dal- l’ apertura superiore del destro lato del suo corpo esce il membro genitale maschile , ove esiste pure quella della vulva fornita della vagina , della matrice e dell’ ovidotto coll’ovaia, del tutto simili all’ apparato ge- nitale delle tetidi. Il sistema nervoso era conformato come i molluschi gasteropodi, e analogo a’ quali sarà forse il circolante, da me per deficienza di’ pleurofil- lidie non esaminato (1). ——— (1) Za onor del vero e della gloria napolitana il presente mollusco era già noto al nostro celebre Cavolini , che giustamente pensava farne un genere novello chiamato Rombo: non tanto per la figura, quanto perchè Ruommo è da’ pescatori napolitani no- minato. La sua descrizione è stata pubblicata negli Atti della R. Società Borbonica delle scienze , ne’ qualt sono stampati varj MSS. di sì accurato na- turalista sotto la direzione de’ dottissimi prof. cav. Monticelli e Macrì. E perchè quello che io hd e- sposto possa avere vieppiù autenticità appo gli scien- tizia stranieri, ne riferisco il passo analogo desunto dalla sua vita scritta con massima eleganza della lingua del Lazio dal chiarissimo cav. Monticelli se- gretario perpetuo della suddetta Accademia, ed at- (9h) Intanto lo stato attuale della notomia comparata non permette di riconoscere ne’ molluschi in genere che due soli sensi esteriori, quello cioè della vista, e del tatto 3 poichè il gusto appartenente a iai esseri orga- nizzati è modificazione ancora di quest’ ultimo senso . In fatti, se taluni molluschi sembran forniti dell’ udito e dell’ odorato , si può asserire, senza assegnarvi alcun organo particolare, che la totalità della loro pelle sem- pre molle e mucosa ne adempia Ja funzione. La re- spirazione si esegue dalle branchie nel doridio , dalle borse addominali nel sifunculo , e dalle fogliette bran- chiali giacenti sotto il mantello nella pleurofillidia . La generazione fassi con reciprocazione, o sia vi occorre una coppia d’ individui nel doridio, e nella pleurofilli- dia ; giacchè nel sifunculo non esistono organi genitali tranne alcune uova. L’ accrescimento della piccola con- chiglia nascosta del doridio ha luogo per transudazio- ne delle molecole calcaree dalla faccia inferiore del mantello . Ecco a quali vedute conduce questo ramo di zoo- logia e di notomia comparata. Nè furono tanto ingiu- ste le doglianze di Pallas, e di Born contro gli scien- ziati italiani, facendo loro conoscere la vergognosa ne- tual Vice-presidente di questo R. Istituto. » In- ter Molluscos, Conchasque, eglîé dice , novum genus invenisse opinabatur; illos Rhomborum nomine desi- gnaverat .... » Ph. Caulini vita. Neapoli, MDCCCXII, pag. 35. * (‘192 ) gligenza, che mostravano per le produzioni di una re- gione , cui tutt’ i suoi doni profuse la Divina Provvi- ‘denza ; dallo studio delle quali la storia naturale, e la zootomia di non poche utilissime scoperte, ed illu- strazioni sarebbonsi arricchite. Possano tali lagnanze maggiormente penetrare i nostri cuori , onde infervo- rarci nello studio de’ patrii prodotti colla guida delle immortali opere di Poli, Cuvier, e Meckel. Nè dob- biamo esser disanimati , come se tutto fosse fatto , e che nulla rimanesse a farvi. Possa dunque la gio- ventù studiosa partenopea, calcando le orme luminose degli avi nostri, rinnovare nella classica terra , che abitiamo la gloria d’Imperato, di Colonna, Cornelio, Severino , Serao , Cirillo, Cavolini, Petagna ecc.: ri- chiamando la Sicilia di quà del Faro a quel grado di sapere su questo ramo di scibile umano , cui è de- stinata dal voto della natura . In tal modo oprando acquisteremo la pubblica benemerenza , non chè ci renderemo meritevoli della munificenza del nostro sag- gissimo , pio, e sempre augusto Sovrano . ((133)) 6. IV. Doridii Meckelii, Siphunculi echinorhynchi ac Pleuro-phyllidiae neapolitanae systematica descri- pito tabula aenea illustrata . a. ) Doripium — Corpus repens, lateribus alatum. Clypeo carnosum duplex dorsum obtegens. Foramina dextrorsum pro genitalibus , posteriusque pro ano loca- ta. Tentacula, ac oculi nulli. D. Meckelii — Doridio o Lumaca ignuda marina . Dorso alisqne externe hac magnis , illac parvis perlaceis tuberculis , ornatis; clypeo postico subalato , operculo osseo praedito. Iobis. - Doridium . MecgeL, Anatom. comp. , II, VIII; 1,3. Bulla carnosa. Cuvier, Ann. du Museum, XVI, 1. Akera carnosa. Regne animal., tom. II, pag. 4or. Hist. et Anatom. des Mollusques , Mèm. sur les Acè- res, pag. 1-18, tab. XII, fig. 15-20. Acère. Firussac, Dict. cl. d’ Hist. nat., tom. 1, p. 71, DeLLe Cuiase, Diar. med. Tirolens. Secus amoenissimum Pausylipi ac Pithecusae oram cum aliis molluscis promiscue vivit . b.) Siriuncurus — Corpus oblongum, annulatum, reticulatuam. Os terminale inter tentacuala . Anus in dorso verrucaeformis. Porî duo ventrales . Apertura postica bilabiata .. S. echinorhynchus — Sifurculo echinorinco; Si- funculetto . Proboscide mamillari , zonis parallelis tenuiter fimbriatis , rigidisque exornata; ore tentaculis cartilagineis, uncinatis , afla- bre in orbem digestis; cauda subglobosa , apertura bilabiata praedita. /Vobis. (134 ) DaiLe CÙrsse , Diar. medico neap., et Tirolens. Siphunculus echinorhynchus, eadem prorsus ratione ac iS. nudus , in maris nostri arena reconditur, uti supra innuimus , iidemque utrique sunt mores. At haud fre- | quenter apud nos invenitur, sinumque Cumarum prae cocteris colit , ad cujus oras, furente Noto , ingens eorum numerus fluctuum vehementia e sabulo excussus, abunde projicitur. Caro eiusdem insuavis esse deprehen- ditur . c.) PLeuro-PauyLLipiA — Corpus repens, anterius rotundatum , proboscide elongata instructum ; posterius- que acuminatum. 'entacula bina , totidemque oculi ad eorum radicem hinc inde externe positi .. Discum carnosum fere triquetrum iisdem supereminens. Bran- chiae plicatae membranam dorsi circumundique ad- nexae . Orificia pro ano , genitalibusque dextrorsum locata . P. neapolitana — Pleurofillidia napolitana; Ruom- mo giallo . Dorso lineis luteis , parallelis, in longitudinem digestis ; tentaculis apice subincisis . Mobis . Rhombus . MonriceLLivs CauLini: Vita, pag. 35, An. 1812 edita. Diphyllidie. Cuvier, Régne anim. , tom. II, pag. 393. Diphyllidia delineata. Orto, Nova Acta. Academ. Ca- sar. Vindobon. Firussac. Diar. Univ. scientiar. , Februar. 1824. Proxima Mergellinae amat litora , perinde ac Ptero- tracheae hyalinae; sed admodum rara nobis occurrit. ( 135 ) Spiegazione della Tavola x. I. Doridio Meckeliano . Fig. 1. È guardato pel dorso , di cui ne rap- presenta a, la bocca; d, il disco carnoso anteriore , e c, d, le alette del posteriore; e, la faccia superiore dell ale destra del corpo, ed f , quella della a e g, le branchie. 2. Giace supino , onde dimostrarne 4, il piede ; 23], la inferior faccia delle due ale; e #, l’apertura dell’ ano . - 3. Si mostra il destro lato del mentovato anima- le, a fine di farne conoscere il cavo sezionato , dove giace l’ opercolo 72, ed il cuore colle branchie , che ne derivano , e col pericardio che lo circonda; e ve- desi pure l’orificio 7, dell'organo genitale maschile me- diante un solco continuato sino a quello della vulva o. 4. Opercolo, o picciola conchiglia occultata dal disco carnoso posteriore . 5. Sparate le esterne pareti p, della sua cavità addominale, non che la membrana peritoneale 9, che ne cinge i visceri :.i quali sono 7°, lo stomaco musco- loso; s, la glandula salivare sinistra cui segue una specie di borsa rotonda cieca, aperta nel principio del duodeno #, che di bel nuovo ristretto attraversa i lobi del fegato ©; x, ramo dell'arteria aorta , prove- gnente dal ventricolo del cuore, cui segue l’orecchiet- ta e la vena branchiale; 2 , la matrice col resto dell’ ( 136 ) apparato sessuale femmineo ; dappoichè il canale sper- matico apparisce in y. 6. a, Esofago aperto; 2, 2, muscoli adduttori dello stomaco, di cui anteriormente veggonsi le due labbra , ed indi i tre lacerti carnosi triangolari c , co- gli spazj intermedj vòti dj; e, glandula salivare sini- stra col respettivo dutto, al quale segue quello della borsa rotonda cieca destra f: amendue aperti nell’ in- testino duodeno sezionato g, dove più giù sboecano i canali epatici 4, originati da’ lobi del fegato 7, î, ec. 7. I tre muscoli retrattori di destra del suo corpo, ognunoagon due lacerti, sono contrassegnati da , 2, 2; 2, è la fascia circolare nervosa del cervello costituito da due ganglj , da’ quali in su parte una coppia di nervi con altrettanti ganglj p, ed in giù varj altri fili ner- vosi col ganglio simpatico o. Il membro genitale mu- nito di guaina è g ove sbocca il condotto sperma- ico s, la di cui borsa offre il proprio muscolo r ; e gli organi sessuali femminei sono rappresentati da #, che è l’orificio della vagina, dove apresi il canale della borsetta rotonda x, e quello dell’ altra ovale v, l’ovi- dotto y, provegnente dall’ ovaia colla matrice seziona- ta a. II. Sifunculo echinoriaco . S. Se ne è figurata la bocca uncinata.a , il sifo- ne è, l’orifizio dell’ ano c, e quello della coda d. 9g. Lo stesso animale apparisce raccorciato , te- nendo la coda insinuata nel sifone, ed essendo supina (197) per osservare le aperture delle borse della respirazione. 10. Pezzo di epidermide ingrandito di diametro, affin di farne ravvisare le zone sfrangiate f, del sifo- ne, ed i di lei pori g. 11. Apertane la cavità dell’ addomine si vede il muscolo destro bicipite 4, retrattore della proboscide, e dell’ esofago è : cui segue lo stomaco &, colle girate delle intestine 72, aperte nell’ano 2; le borse del- la respirazione 0 , p 3 lo strato muscoloso longitudina- le a laminette 9g; e le diramazioni dell’ arteria aorta della parte destra, notandosi quelle della vena ente- roidea molto intrecciate in Z, ed %. III. Pleurofillidia napolitana. 12. Si osserva pel destro lato , essendone a, la bocca col cappuccio carnoso, ed i tentacoli 2, cogli occhi ;.c , il termine del dorso lineato, o sia la coda; d, l’ apertura dell’ ano ; e e, il membro genitale. 13. Tale vivente giace alla supina, di cui sono f » il disco inferiore del cappuccetto. carnoso colla boc- ca; g, £, le fogliette branchiali rotonde , e rivolte a destra e sinistra 3 essendo maggiori delle altre 2, %, oblique , e dirette verso la coda, dove esiste un cor- po glanduloso : 3 14. Che si è ingradito., ed aperto in a. 15. Sparati i comuni integumenti, indicasi da X, i due tentacoli un po’ sfrangiati , ed esternamente avendo ognuno l’occhio. Di poi si appalesano : il bulbo musculoso Z, dell’ esofago, attraversando la fascia del cer- vello, e cinto dai muscoletti, che lo tirano a’lati ed in 18 (188 ) su; l’esofago e lo stomaco m, variamente ampliato e ri- stretto fino alla sua coda con taluni vasi laterali 7, 0, diretti ad alcuni intrecci fibrosi nel perimetro p, p, del corpo situati, ed emulantino degli antri imperfetti in corrispondenza delle branchie e dell’intestino quasi ret- to; il fegato g; ed i due canali spettanti all’ apparato maschile s, ed al femmineo r. 16. s, Bulbo muscoloso dell’ esofago con vari denti aperto egualmente che lo stomaco , donde partono i canali #, #, l’ intestino retto z, ed ove sbocca il co- mune canale y, de’ due condotti del fegato, le cui di- ramazioni sonosi spiegate inv, colla loro membrana x. 17. Pezzo di cartilagine orbicolare sull’ interno del bulbo esofageo , continuato in giù, ed aperto ‘in su. 18. Lingua isolata dal bulbo corrispondente , la quale dalla base è, sino alla punta è intorno fornita di un orlo carnoso figlio della tunica musculare , ed ove sono legat’ i denti. 19. Questi sono rappresentati ingranditi c, ed at- taccati alla propria membrana d. 20. Figurasi in e il muscolo addattore sinistro del bulbo esofageo, ed i due ganglj e la fascia del pre- teso cervello; 4, l'intestino retto tagliato; è, Z, 2, &, l'organo aperto inf, dove finiscono ì canali dello sto- maco £,g;la vagina colla matrice sezionata m2, n; 0, il canale del membro genitale maschile sparatane in p, la tunica; g; l’inviluppo membranoso della borsa 7, della materia prolifica maschile ; ed s, il reticolo mu- scolare della sostanza del piede. (63 39 ;) ‘DPI potestate retto 2 Si be a RIFLESSIONI SULLA TENIA UMANA ARMATA . MEMORIA DEL Socio OrDINARIO STEFANO DELLE CHIAJE. LETTA NEL- LA RIUNIONE ACCADEMICA DE' 7, NOVEMBRE 1824. Felicitas nostri saeculi est, quod multa iam cogno- scamus vera , quae ante nequidem verosimilia ere - di potuissent. Plura adhuc a tot, tantorum vi- rorum industria sperare licet, qui difficultates, quae adhuc supersunt , elucidabunt. Was-Swieren, Com. in Aph. Borrnasie, tom. VII, pag. 65 : De verme lato. Tra la numerosa serie de’ vermi nel corpo umano esistenti se ne annoyera una specie la più crudele e tor- mentosa per la nostra. razza, l’unica che oggigiorno siasi tanto generalmente propagata ; e che non poco abbia dato da fare a’ medici, onde ritrovare de’ rimedj adat- tati per essere dal tubo intestinale espulsa. È dessa la Tacnia Solium di Linneo, la quale col nome di Luzz- brieus latus o di Tincea fu conosciuta fin da’ più remoti tempi, in cui la medicina cominciò ad avere sagacis- simi cultori; di guisachè dal venerando vecchio di Coo, il grande Ippocrate, finanche nel feto appena dall’ ute- ro materno uscito avvertesi essere stata già rinvenuta. * (140) Molti diligentissimi zoologi , notomisti, e medici sonosi di questo vermine seriamente occupati; ed ognu- no per la parte, che gli fosse meglio convenuta . E seb- bene nell’ epoca attuale discussa ne sia stata oltremodo la disamina; pur tuttavia, parmi, che non vi si abbia portato analitico esame da dileguare qualsivoglia discet- tazione, e quindi porre termine alle indagini successive. Per quanto, dopo matura ponderazione e dietro replicati sperimenti, abbia potuto rilevare ;3 con troppa inesat- tezza mi è sembrato essersi della. tenia trattato princi- palmente in riguardo alla sua struttura, la quale viva luce al certo diffonde su la di lei curagione. Onde è che in queste, qualunque siano riflessioni, avvisato mi sono di non occuparmi della primitiva ge- nesi de’ vermi in generale , della zoologica descrizione della tenia umana armata, e molto meno de’ fenome- ni morbosi che suscita, e del convenevole metodo per evacuarla , essendo essi oggetti di ovvio conoscimento; ma impegnato mi sono di assodare : 1.) per quali vie la medesima si nutrisca ; 2. ) mercè quali organi ripro- duca la sua specie; e 3. ) in fine di quali parti fia d’uo- po, affinchè l'individuo, che la soffra, dir se ne pos- sa liberato . Hi (141) GIACPSINT OSL O IT. Esposizione dell’ apparato nutriente della Tenia umana armala . Da’ più classici scrittori di elmintologia, quali so- no Rudolphi (1), Brera (2), e Bremser (3) si è cre- duto , che la tenia umana armata assorbisca i sughi nu- tritizj solamente da’ quattro succiatoi della testa, che da Tyson fa la prima volta ben descritta. I quali comunicar debbono con altrettanti vasi longitudinali e laterali tan- to superiori che inferiori, e sino alla estremità del suo corpo continuati. Bremser ed altri autori hanno inoltre soggiunto di avervi anche osservata la bocca, posta nello spazio centrale di detti succiatoi, da Bosc creduti sola- mente destinavi a fissare la testa alle pareti intestinali con tale e tanta forza, da spezzarsi piuttosto, che abban- donar la presa. Donde prende origine il quinto vaso chia- mato mediano dal celebre anotomico Winslow (4) , che ne fu lo scopritore. E desso , egualmente che le due cop- pie de’ pretesi canali longitudinali, poc’ anzi annuncia- (1) Entoz. hist., tom.1, pag. 206. Ent. synop., pag. 584. (2) Lez. su è vermi umani, pag. 22. Mem. su’ vermi um., pag. 66. (3) Trait. sur les vers intest. , pag. 186. (4) Epist. ad Andryum, pag. 446. (162). ti, scorrer dovesse per tutta la lunghezza della tenia armata dalla di lei testa fino alla coda. Intanto il nostro benemerito amico dottor Olfers (1), sembrami che molta illustrazione. apportato abbia all’ argomento in esame; avendo asserito che nella tenia armata hassi da considerare: 1. una nutrizione gene- rale per le quattro aperture della testa comunicantino cogli esposti canali; 2. una nutrizione parziale stabili- ta mercè la conveniente papilla di ogni suo pezzo ar- ticolato ; e 3. una-nutrizione cutanea di, non troppa assoluta necessità j come negli acantocefali di Rudolphi richiedesi. Ma questo fisiologo illustre gli si oppone sol- tanto pel nutrimento delle papille marginali (2), ossia (1) De corp. anim. et veg. , pag. 32. (2) Les pores latéreaux qui ont été regardés , avant qu’ on ne connùt la bouche et les sougoîrs, comme les organes. absorbant la nourriture de l’ani- mal; mais ils sont reconnus aujourd? hui pour étre surtout les issues des leur trachées , ou les stiomates par. le moyen desquels ils respirent. _Un intestin traverse le taeria ( dice non esattamente Mèrat) dans toute sa longeur, et va se terminer a l'ex- trémité posterieure, qui est l’anus; il est probable que les deux canaua qu’ on trouve a ebté sont les tra- chées centrales , dont les ramifications viennent 5° ouvrir aux pores ou stigmates latéraux; mais on n’ est pas encore bien certain de ce point d’ Anato- mie dutaenia. MErat, Dict. des sc. méd., tom. XLIY. (143) per la nutrizione parziale, senza contrastargli P’ assor- bimento pe’ pori della cute. Dippiù costui opina che ancora l’ estremo di ogni vaso longitudinale presso la coda della tenia faccia l’officio di boccuccia assorben- te (1). Tali sono ormai le idee, che gli zoologi, i notomisti, ed i medici tutti si han formato della fun- zione nutritizia della tenia umana armata, che per si- mile rapporto poco differisce da quella della inerme , appellata ora botriocefalo largo . Una circostanza per me avventurosa nella posizione mi ha posto di rettift- care le idee de’ menzionati autori; e di rendere di pub- blica ragione la vera struttura di sì pernicioso vermine desunta dal fatto , e fiancheggiata dalle più severe, e pazienti iniezioni di mercurio (2) . (1) Op. cit. , pag. 585. (2) Iniectione artificiali , ut pote in Entozois sacpissime taediosa, vix opus est. Quae enim visui non patent vasa, nec oscula offerunt visibilia , inie- ctionem quoque respuunt, et. iniectiones , quae huc usque sunt, fructu omnino caruere, vel a vero alie- na obtulere, quod de Carlislit potissimum experimen- tis valet . . . . . Taenia zon dum iniccltionem ten- tavi, canalium tamen longitudinalium facile cedet, et syrino Anelliana liquore colorato ( rubro ) impleta mercurit tubo praeferenda foret. Ruporpar, Ent.hist. vol. 1, pag. 184. Ernest, Diss. de Taenia secunda Plateri, Ba- sil. 1743, 4.° pas. 31, fis. Cartiste, Transact. of the Linn. soc., vol. 11. (Ci4) Isnazio Bavasso era da moltissimi anni tormentato dalla tenia armata propria degl’ italiani, da cui indar- no aveva potuto liberarsi mediante infiniti rimedj da non pochi medici ad esso lui prescritti. Lo sottoposi bentosto all’amministrazione del decotto della scorza recente di radice di granato , e ne fu immantinente guarito : ad onta che la testa di siffatto verme si fosse dal collo di- staccata, e forse tra le sostanze escrementizie confusa e dispersa . Sorpreso in verità restai di tale avvenimento non già per la sollecitudine , ed eflicacia del rimedio pra- ticato ; ma della conformazione di siffatta tenia, che tuttavia fornita :ravvisavasi di vitale movimento , ben diversa da quella, che gli autori han fatto delineare nello stato di morte, e dallo spirito di vino raggriu- zata. La vaga disposizione de’ suoi pezzi articolati , l’ondeggiamento de’ suoi margini crenati, e la flessuo- sa disposizione di due vasi longitudinali di umor chi- loso ricolmi ; formarono per me il più grato, e sod- disfacente spettacolo . - Non mi arrestai però alla sua contemplazione e- steriore di spettanza di coloro, che pei nudi, ed ester- ni caratteri studiano gli esseri organizzati. Ma la no- tomia, che ne disvela le più ascose correlazioni delle parti; fu quella, che mi servì di face nella disamina di detto verme , e da cui qualche utile corollario per la salute dell’uomo, che lo soffre, certamente ne ema- na. Iniettai quindi di mercurio uno de’ medesimi cana- li, e vidi che questo materiale liberamente passava nel (145) vaso compagno in grazia di due traversali canali, mes- si nell’ estremo di ogni sua articolazione. Cosicchè fu curioso il vedere riempiuti di mercurio tanto i due ca- nali sopra descritti, che gli ultimi enumerati ; costituen- do tutti e. quattro una specie di rettangolo vascoloso, nel di cui spazio giace l’ovaia. Essa nel mezzo pre- senta un vaso, che in apparenza sembra continuato per la intera lunghezza del corpo della tenia; sicco- me fu di avviso Winslow, e giusta quello che non ha guari sostenne il celebre elmintologo alemanno dot- tor Bremser (1). Quanto egli è vero che talvolta gli errori negli uomini grandi , pare che s’ innalzino a li- vello della celebrità dei loro nomi! I sopraddetti canali, al numero di soli dae, e non già di quattro a tenore dell’ esposto e di quello che pochi anni scorsi sostenne puranche Olfers , aven- do scritto: » /utrimentum taeniis advehitur 1. per vesiculas 4 capitis cavas , ore centrali, per stri- cturam clausili, instructas , a quibus canales qua- tuor oriuntur , mox per paria juncti , lateraliter totum vcerimem percurrentes , in quos ceanales, in margine cuiusvis articuli postico siti, utrinque ter- minantur (2). » Con parziale canalino sboccano nel foro centrale di ogni papilla marginale in cadauna articolazione alter- nativamente, od a coppia per ogni lato disposta ; dal 7 (1) Op. cit., pag: 156. E) Op. ‘citi, \pag. 37. (146 ) cui centro prolungasi la proboscide , assai ben descritta da Koenig (1), dal profondo Wan-Swieten riferita , e da’ moderni autori trascurata. » Celebderrimus Koe- ning, questo impareggiabile medico dice, vivuz ver- mem cucurbitinum manus calidae dorso imposuitt , cu una, vel altera guttula lactis inspersa erat, vidit-. que vermem transversim prorepere ; et tuberculum illud, sive papillula , quae in latere corporis haeret, de qua ante dictum fuit in verme lato, et quae vix amplitudinem habet puncti lacrymalis in homine , caepit intumescere , et, ex traverso rotundo labio , decuplo amplius fieri : armato autem lente convexa oculo vidit, ex hac dilatata bucca emergere probo- scidem quasi, lineam cum quarta parte longam, in ewrtremitate fuscam , et illam versus lactis guttu- lam dirigi. Dum autem altioriî voce capellaret prae- sentem Herrenschwandium ( aptissimum certe in si- milibus testem ) monens, se nunquam rem visam observare , respondit ille, se simili spectaculo frui . Subito tamen vermis proboscidem illam retraxit , si- ve ob frigus aeris, sive a fortiore vocis emissione perculsus fuerit. Haec observatio docet, stigmata il- la, sive papillulas oris officio fungi: cumque in ver- mis lati articulis singulis similia deprachendaniur, Justa nascitur suspicio , quod et în illo praestent of- ficium (2). » Il gran Linneo ha ciò ancora ravvisato (1) Act. Helv., vol. 1, pag. 283. I (2) Com. in Aph. Boerhaav., tom. VII, pag.65. 147 ) nella tenia degli animali (1), che colle profonde pa- pille aderiva alla tunica mocciosa de’loro intestini (2), e Joerdens sostenne che le servissero di appoggio attesa la di lei enorme lunghezza . Brera in fine crede che ben lungi da servire alla nutrizione sieno destinate ad incarichi tuttavia sconosciuti (3). Che anzi tale duttolino aver debbe una valvulet- ta , che impedisca il regresso del mercurio , e quindi del sugo nutriente dal vaso laterale , dove comunica, nel proprio condotto della respettiva papilla. Ed hassi da impiegare al suddetto metallo in quello introdotto bastante pressione ; onde possa dal corrispondente va- so laterale farsi ‘uscire , nell’ atto poi che con libertà scorre dalla boccuccia descritta nel di costui interno . Dippiù quando il mercurio ha SOMPIO il citato rettangolo vascoloso facilmente corre ne’ vasi delle arti- colizioni inferiori, anzichè in que” delle superiori. Colla (1) On observe sur quelques taenias ( dice Brem- ser senza averne conosciuto |’ officio ), sour/out sur ceux provenant d’ ciseaurx aquatiques, des petits fi- lamens qui sortent des ouvertures des ovaires , et que l'on peut, ce me semble, regarder comme les par- ties sexuelles des mdles. Je n’ ai pas encore pu dé- couvrir ces filemens sur des taenias provenent de l homme. Op. cit., pag. 187. (e) Amoen. Acad. , vol. 3. (3) Mem. 1, pag. 73. (148) pressione inoltre a stento passa nel punto di unione di ciascheduna articolazione , ove il conveniente canale pa- tentemente soffre una specie di stringimento , che reputo di preciso bisogno; affinchè il sugo nutritizio non effon- dasi, qualora la tenia nelle proprie articolazioni si spez- zasse, come suole di frequente accadere. Vi è ezian- dio trattenuto dalla contrazione del tessuto fibroso, da cui sono circondati amendue i canali sì longitudinali , che trasversali rappresentantino l’ apparato nutriente. della tenia in esame; ed ancora dalla particolare con- trattilità de’ tessuti organici delle loro pareti . Eguale ostacolo incontrasi quantevolte proccurisi l’ ascensione del mercurio verso la di lei testa : di ma- nierachè appena l’ ho potuto fare giugnere sino a qual- che articolazione del collo, in grazia della resistenza di valvule, che nel suo retrogrado cammino incontrava. 1 celebre cav. Brera ne discorda, ove dice: » I quattro canali laterali, che hanno origine dalle quattro papille im- butiformi disposte a foggia di quadrato nella sommità della testa di questo verme, scorrono paralleli ne’ sin- goli bordi di cadauno articolo fino alla coda (1). L’in- iezione di un umor colorato spinto dal lato della te- sta rapidamente scorre fino alla coda, e fa vedere che libera rimane la comunicazione de’ canali laterali nelle singole articolazioni . Essendo trasparenti le loro tona- che, si rimarcano essi pieni di umor sieroso, bianchic- cio, che colla semplice pressione di un dito si fa scor- (1) Mem.1, pag. 6g:tav.1, fig. 7, be,bc. ( 149 ) rere sia superiormente che inferiormente, di modo che il loro lume interno esser non deve intersecato da verun apparato valvuloso (1). » E più appresso soggiugne : » Inoltre come mai conciliare l’ assegnato ufficio alle pa- pille marginali con quello dell’ assorbimento della so- stanza nutriente, che autori di somma celebrità hanno pure preteso che si effettuasse da questi organi ? Ove mai la sostanza nutriente assorbita sarebbe dagli orifi- cj delle papille trasportata ? Il così detto ovidutto co- munica col canale medio ? » Non mi è poi riuscito af- fatto stabilire in qual modo i mentovati vasi longitu- dinali vadano a finire nelle fovee della duplice coppia- de’succiatoi della testa, e di orlo nericcio ognun di essi fornito . Cosa per altro di difficoltosa indagine per la sottigliezza del collo dell’ animale in quistione , e per la picciolezza de’ canali , che in tal sito non permet- tono la introduzione di uno benchè esilissimo cannello di vetro di mercurio ripieno. Debbo in ultimo avver- tire che un solo vasellino osservai partire dal centro della testa sino a quasi il termine del suo collo, sen- za averlo potuto ulteriormente accompagnare . Dal fin quì narrato è d’nopo conchiudere sul con- to della funzione nutritizia del vermine attuale : 1. Che sia affatto destituta di fondamento 1’ as- serzione di scrittori per altro rispettabilissimi che la tenia abbia cinque vasi longitudinali, ove apransi al- trettante bocche assorbenti nella sua testa allogate . n (1) Mem. e pag. cit.; tav.1, figa4, a; a. ( 1Do0 ) | 2. Che ciascuna papilla marginale del di lei cor- po adempia all'incarico di un assorbimento parziale per ogni articolazione, e generale poi per la intera eco- nomia di simil verme . Attesochè quello, . che. succhia mediante le bocche della testa, non potrebbe sicuramen- te a’ suoi bisogni essere sufficiente, a tenore di. quanto si è da tutti gli elmintologhi sostenuto .. 3. Che l’osservazione attenta di cadauna papilla de’ lati del corpo della tenia , pria che questa muoia; dimostra, che la medesima nello stato di vita a for- ma di ventosa fortemente attaccasi alla tunica moccio- sa delle intestine , allo stesso modo che gli autori ac- cennati convengono avvenire pe’ quattro succiatoi della testa. E nel di cui centro allungasi una specie di pic- ciola proboscide ( lemnisco di Olfers ), che sorbir de- ve il chilo, il moccio intestinale, ed in loro mancanza anche il sangue ; essendo la stessa identica al dardo, che Bremser ha delineato nella Tav. V, fig. g del botriocefalo largo; ed analoga a quella, che Koenig ha nel verme in discussione osservato. 4. Che quanto più le articolazioni del corpo del. la tenia sieno dalla testa remote, tanto maggiormente Ie sue marginali papille , i vasi nutrienti, l’ ovaia , i suoi pezzi articolati a buon conto; appariscono gran- di, ed oltremodo sviluppati. Nel collo ciò manca del tutto, mentre l’opposto accadere dovrebbe, se la tenia dalle sole bocche della testa si nutricasse. Ed ho pu- re ravvisato che talora le sue articolazioni sono più (151 ) lunghe dell’ ordinario ; avendo, duplice, o triplice pa- pilla, aperta sia nello stesso che nell’opposto lato. Il che dipende dalla loro continuazione e dall’essere pri- ve di qualunque divisione. 5. Che non abbiasi da considerare tale mia asser- zione come fantastica, dappoichè è sostenuta dall’ esa- me anatomico. Che anzi il paragone da me addotto tra le menzionate papille, ed i succiatoi: della testa di simil verme ; è vieppiù appoggiato da ciocchè segue . Conviensi in fatti dagli elmintologisti che la corona de’ tentacoli attornianti la di lei testa fosse necessaria e per attaccarsi alla tunica mocciosa intestinale, essen- do ancora , giusta la loro maniera di pensare, di un punto di appoggio all’intero corpo dell’ animale, che nel resto ivi affatto libero. trovasi; ed a fine d’ irritare la membrana suddetta, per farvi determinare copioso afflus- so di umore chiloso, onde renderla meno famelica. Or l’esposta funzione, che prima di questo momento erasi solamente opinata da Olfers, e da Rudolphi confutata , perchè sfornita di fatti inconcussi e dall’ indagine no- tomica desunti ; credo ora che da me sia|stata piena- mente dimostrata, e da ogni ulteriore discettazione ap- pieno esentata. Ed è altresì favorita da un corpo setolo- so, di cui in proseguimento farassi ampia menzione , che da ogni papilla esce per stimolare la tunica mocciosa intestinale alla guisa istessa, che fanno i tentacoli della testa pe di lei succiatoi ; essendone benanche provvedu- ti, laddove la respettiva proboscide abbisogni di suc- ( 152 ) chiare il debito nutrimento . Frattanto in due tenie giovani ho ravvisato la perfetta mancanza della coro- na de’ tentacoli cingentino la testa , a’ quali i medi- ci hanno esclusivamente attribuito i molesti sintomi , che produce. Vi ho però a chiare note scorto i cor- pi setolosi de’ 4 succiatoi del suo capo . Talchè mer- cè gli stessi, tanto in questo, che in ogni papilla del corpo della tenia situati, .addurre puossi plausibile spiegazione delle punture in tutt’ i siti del tubo inte- stinale da’ teniosi avvertite . 6. Che negandosi sì l’ assorbimento cutaneo , che quello operato da’ pori de’ pretesi cinque canali lon- gitudinali , pe’ quali il sugo nutritizio circolar do- vrebbe con moto retrogrado, ed in opposizione di quanto la notomia c° insegna ; resta provato ad evi- denza il succiamento de’ principj nutritivi della tenia non solo per le quattro bocche della testa ; ma anco- ra per le proboscidi delle papille marginali del di lei corpo non escluso il collo, che guardato con occhio armato di lente vedesene eziandio provveduto. Le qua- li papille alle quattro bocche annunziate le sole cui gli autori hanno attribuita siffatta inalazione, conside- rare possonsi nella proporzione di uno a mille. Cioc- chè è pure illustrato dalla riflessione, che non sarà mai possibile di reputare la vita della tenia concentra- ta soltanto nella di lei testa, dove hassi esclusivamen- te d’ assorbire il nutrimento, che per giungere fino' al- la'‘sua ultima articolazione percorrere dovette circa 800 (153 ) piedi nella tenia armata (1) da Joerdens veduta; e 300 canne all’ incirca nella inerme espulsa dall’ in- fermo dal gran Boerhaave curato. Questi sono i due rari esempj che trovansi registrati negli annali della storia medica intorno la sua smisurata grandezza supe- rante quella di qualunque individuo finora descritto tanto nel regno animale, che nel vegetabile. Ma la più superficiale ispezione su tale verme diretta persua- de il contrario, ad onta che uomini di sommo inge- gno non abbiano in questo modo pensato . Certamefite che nelle articolazioni vicino la testa non scorgesi quel» lo sviluppo di organizzazione, e quel complicato ap- parato di organi destinati in parte alla riproduzione della specie , che mirasi ne’ più remoti pezzi , infini- tissima distanza presentantino dal di lei creduto cen- tro vitale. Per cui pare che l’ asserzione del sublime Ippocrate, oggigiorno non approvata, di considerare ogni articolo della tenia come un verme distinto , non meriti di essere cotanto disprezzata . (1) Za ordinaria lunghezza del succennato ver- me è di 25-30 piedi , ignorandosi quanto tempo pos- sa vivere onde giugnere al dî lui compiuto sviluppo. 20 (104) C API. T:0.:L.0: H: Ricerche su gli organi destinati alla generazione della Tenia umana armaia . Esaminato un pezzo di questo verme , appena uscito dal canale delle intestine, mi è parso osser- warvi due strati fibrosi, uno traversale , e 1’ altro lon- gitudinale . Dagli stessi deriva la contrattibilità somma di cadauna articolazione della tenia, ad opera de’ quali l’intero di lei corpo può straordinariamente raccorciar- si. Il suo ondoso e serpeggiante movimento deriverà forse da qualche tenuissima fibra con obliqua direzione disposta; la quale anche coll’ occhio armato di lente mi è onninamente sfuggita . Su la esistenza della epi- dermide della tenia non pronunzio alcun giudizio 3 dap- poichè la credo del tutto dubbiosa , anzi affatto man- cante. Di un umore alquanto scorrevole sono inzup- pati gli strati muscolosi or ora nominati , che mercè i vasi inalanti cutanei assorbisce dal moccio intestinale , e nel- le maglie di tai tessuti deposita. Donde mediante la loro corrugazione dallo spirito di vino operata , a guisa di polveroso e bianchiccio sedimento nel fondo del vaso , in cui sia stata tenuta, senza alcuna dubbiezza ravvisasi . Ad cessi è sottoposta una sottile membrana , che vedesi minutamente punteggiata, e di tratto in tratto di leggere macchiette nerognole fornita, Particolarità (\ 155 ) da me pure avvertita nelle membrane sierose delle olo= turie, ed in quelle dell’ abitatore dell’Argorauta Argo, L. La quale tunica circonda l’ovaja di figura presso a poco ellittica. Essa è perfettamente circoscritta , uni- ca, ed isolata in tutte le articolazioni della tenia, inclusevi eziandio quelle del collo, sino alle adiacenze della sua testa. Un canale alquanto grande, retto , mediano, ed in ogni articolazione terminato, costitui- sce il ricettacolo centrale delle di lei uova . Donde però a’ rispettivi lati ora in opposizione, ed altre fiate in alterna disposizione fra loro, nascono molti pic- coli e tortuosetti canali, che bentosto in due oppure in tre veggonsi divisi. Cadauna secondaria ramificazio- ne finisce alla stessa maniera con duplice o. triplicata diramazione . Ed è di curiosa osservazione questa co- stante e successiva dicotomia o tricotomia di canali, che ivi appariscono più tortuosi , turgidi, e nell’ apice rotondati . Giova intanto avvertire che taluni de’ medesimi , cioè i più centrali, quando le uova sieno mature , a- pronsi ne’ due vasi longitudinali, che si è stabilito ap- partenere alla nutrizione della tenia, ed altri piccioli e brevi ramicelli scorgonsi talora in alternativa de’ rami primarj esaminati. Ad occhio privo di lente vedesi la diversità, che passa, tra la sostanza circolante ne’ canali laterali, o sia il chilo, che è limpida, iiquida e bianchiccia ; e quella racchiusa nelle ovaie, che ap- parisce opaca , tegnente , e pregna di grani giallic- ci, che le mova ne rappresentano + Queste osservate * (150,5) al microscopio di mediocre ingrandimento scorgonsi ro- tonde e di lesgera crepaccia fornite , non che fra sva- riati filetti avviluppate . Ne’ siti di comunicazione esposti tra? rami dell’ o- vaia, e la coppia de’ canali nutritizj accade forse qual- che lacerazione per la uscita delle uove; oppure allar- gansi de’ pori, ove la bisogna ne richiegga . Attesochè nell’ umore alla sua nutrizione destinato non circolano le menzionate uova. Ma solamente nelle articolazioni di già mature ho potuto comprimerle in maniera che quelle sono uscite per la proboscide annunziata, o sia per lo lemnisco creduto da Olfers appartenente alla sola nutrizione, e da Rudolphi esclusivamente alla ge- nerazione. Ma rimangono ambedue le opinioni conciliate da quello , che io ho a tal uopo osservato . Ed in vero ravvisasi con ciò un gran fine della Natura di non aver voluto stabilire un commercio tanto aperto tra questi due organi, di officj disparatissimi incaricati; uno cioè alla conservazione, e 1’ altro alla propagamento della sua specie. Per la qual cosa, o vi ha dovuto porre qualche valvuletta, oppure una lacerazione debbe ivi avvenire, solamente quando le uova sieno perfette : in grazia dell’ urto, che le stesse cagionano, deri- vante dalla loro iurgidezza. In tal modo accade che penetrano ne’ canali nutrienti, e fuori del di lei corpo escono pe’ canalini particolari di ciascheduna papilla marginale , superando gli ostacoli , che nel loro con- trario corso debbono incontrare . Imperocchè , se la esposta opinione non fosse a ( 157 ) iutti soddisfacenie , essendo dessa la espressione inge- nua de’ fenomeni della Natura ; aggiungo qualche altra riflessione, onde resti vie meglio illustrata. Si conosce appieno nel regno vegetabile che, quando i semi siano giunti a maturità, alcune specie di pericarpj spontanea- mente si aprano; e che talune vesciche di varj zoofiti ripiene di germi maturi anche si squarcino per dar loro uscita + Nel sifunculo nudo non ha guari tempo mi sono assicurato di lacerarsi una specie di matrice , che as- soluta la funzione generativa più non esiste così svi- luppata. Ed è appunto quel corpo, che uno de’ pri- mi zootomisti. del secolo , in cui viviamo , asserì es- sere uu ganglio nervoso $ che sono ormai due anni in- nanzi a questo scientifico Consesso , opponendomi alla esposta opinione, ingenuamente confessai d’ ignorarne la natura. Ma nel mese di luglio 1824, epoca in cui giammai sparato aveva il suddetto verme ; rinvenni il preteso ganglio talmente allungato , ingrandito e trasfor- mato, che costituiva un sacco perfettamente chiuso , e di uova ricolmo . Le quali ne’ mesi successivi rin- venni nuotanti nel cavo addominale del sifunculo , colla perfetta scomparsa della menzionata matrice, che erasi di bel nuovo ridotta al suo pristino stato . Ag- giungasi in ultimo che quanto ho fin quì detto sia stato colle iniezioni di mercurio da me pienamente comprovato . Le uova della tenia di già ingrossate, mercè un concorso maggiore di principj nutritizj nelle articolazioni (158 ) ove giace l’ovaia diretti , cosa peraltro che avviene sempre ne’ pezzi articolati i più lontani dalla ‘testa, presso la quale giammai tale fenomeno ‘accade ; nell’ uscire dall’ enunciato loro ricettacolo sono fecondate dall’ u- more spermatico ‘con artificio quanto ammirabile, altret- tanto sino al presente onninamente sconosciuto (1) . Nell’ apertura della proboscide di ogni ‘papilla marginale , o in altro particolar foro , apresi sottile e flessuoso dutto in un rotondo sacchetto terminato, e di umor glutinoso ri- pieno . Inoltre appo il quale esiste una specie di rigida setoletta dapprima dritta, e di poi ricurvata , che con serpentino corso finisce sul canale maggiore dell’ovaia, in nessuna maniera comunicante con essa, e molto meno cogli organi contigui. Amendue tali parti, cioè sì questo corpo setoloso mutilato e fino alla sua estre- mità non seguito., che il menzionato sacchetto furono la prima volta dal celebre Bonnet conosciute , ed indi dal professore Brera (2) riferite; avendo assegnato al primo l’' officio di matrice, e quello di canale sperma- tico al secondo . i Qualche inesattezza notasi per altro nelle citate fi- ___— (1) Za présence des deux sexes dans le taenia n° est point encore demontrée d’ une maniere pérem- ptoîre , dont ce qui tient à la génération des tae- nias est iusqu’ ici couvert d’ un voile. Meérar. Op. citat. (2). Op.ilez., pag. va; tap. 1 fig ae gi ( 159 ) gure , sia perchè l’ osservazione loro fosse stata fatta al microscopio , per cui una certa alterazione si dovette ricevere dalle parti compresse trai pezzi di talco ( mica ); e sia dacchè porzione del corso della prefata setola cre- duta vascolosa , ed anche con leggero rigonfiamento fi- nita. Talchè Brera, non essendo in verità pienamente persuaso di simile officio, scrive nel tenore seguente : » Ed il preteso condotto spermatico con quali titoli viene mai così denominato? Unicamente perchè non si seppe qual altro uso attribuirgli! Non potrebbe forse questo canale essere invece un’ asta bronchiale nel suo fondo munita di una vescica per la respirazione ? (1) » i È inutile di ulteriormente confutare la opinione di Bonnet, da Winslow, e da altri celebri autori ab- bracciata , in riguardo al carattere di ovaia assegnata al secondo corpo enumerato ; nell’ atto che questa è costituita dal preteso vaso centrale nutritizio di sì ri- spettabili scienziati. E siccome l’ organo genitale ma- schile deve irrorare di liquor seminale le uova ap- pena dal loro ricettacolo uscite; così il corpo seto- loso forsi, nell’ estro venereo s’ irrigidisce , e titil- la Ie parti per le quali le medesime debbono usci- re; mettendo in contrazione gli strati fibrosi annun- ziati di pertinenza di ogni articolazione della tenia, onde l’ovaia ricevere possa compressione maggiore . È ciò accade al modo stesso , con cui opinossi , che = E PRA I TT I I SI (1) Mem. 1, pag. 76. ( 160 ) esso irritava la tunica mocciosa intestinale , per deter- minare nelle adiacenze della respettiva proboscide ab- bondante afflusso di umor nutriente. La mentovata operazione fecondatrice, sebbene con diversa inter- petrazione , è stata elegantemente espressa da Olfers ne’ seguenti termini. » Murquam autem , egli dice, etiam in maxime maturis et ovulis scatentibus arti- culis , ovula per filamentum laterale , sed semper ex osculo ipso a latere filamenti prodire vidi , ita ut transitum eorum per filamentum, Goezio semel in T. lanceolata visum, illusionem opticam habere coa- ctus sim (1) » . Debbo intanto confessare che il fila- mento, di cui ragionasi sia piuttosto la proboscide , che a piacere dell’ animale può allungarsi e raccorciare , che il corpo setoloso esposto, di cui chiara menzione al meno non fassi . In appoggio di quanto si è narrato aggiungo, che se la notomia ci ammaestra della struttura , del nesso, delle gradazioni e moltiplici modificazioni delle parti ; assai più poi colla sua face possiamo indagare la na- tura e l’officio di certi organi, che sfuggono alle no- stre ricerche, ove i medesimi per la conformazione a que’ di altri animali trovansi somiglianti. Tale appun- to è il caso attuale, in cui conviene determinare |’ in- carico degli organi sessuali della tenia umana armata, come pure quello del di lei corpo setoloso . 6 6 —————————— (1) Op. cit., pag. +36. (161 ) Dato in fatti un rapido sguardo su l’ apparato e sul meccanismo della funzione generativa delle olotu- rie, che altra volta sottoposi all’ esame ed al giudizio di questo Istituto, ed a cui parecchi notomici oltra- montani di sommo ingegno e grido non mancarono di onorarla della loro autorevole approvazione; si ravviserà a chiare note la rassomiglianza e la correlazione, soprat- tutto tra l’ovaia delle oloturie, e quella della tenia : e tra il di costei organo genitale maschile, ed i corpi at- tortigliati di quelle. E la setola in disamina non è forse analoga allo stiletto calcareo dal nostro celebre noto- mista e chirurgo M. Aurelio Severino nella lumaca sco- perto, ove questa aizzar voglia l'individuo compagno al reciproco e sessuale accoppiamento ? Non sarà ciò applicabile ancora alle respettive articolazioni della te- nia? La quale, riunendo le papille marginali a paia, giusta le osservazioni di Bianchi e Brera, sia quando mature si distacchino dal proprio corpo , e sia anche tutta fiata aderentivi; onde adempire a quell’accoppia- mento di reciprocazione , che negli animali androgini avviene, ad ognuno de’ medesimi essendo perfettamente analogo ciascuno pezzo articolato della tenia umana ar- mata. » Catenam potius animalculorum, dice a tale oggetto Ernest, quam unicum animal. » Abuserei certamente della sofferenza di sì illustre Crocchio se della primitiva genesi della tenia mi occu- passi. Vale a dire se la prima volta sviluppata siasi per mezzo delle uova dall’ esterno nel corpo umano in- trodutte, oppure per generazione spontanea ,g come 21 i ( 102 ) rinomati autori pretendono. Mi vegss altresì nel do- vere di non confutare la domanda da qualche scrittore avanzata : cioè quale sia stato lo scopo di siffatti vi- venti nocivi in maniera alla fabbrica &mana, che sem- brano dirigere gli sforzi loro contro il fine della creazio- ne, tendendo a distruggere le sue opere le più perfet- te e le più ammirabili? A noi in verità non lice di giudicare degli alti disegni della Divina Provvidenza, che ne’ suoi imperscrutabili arcani ha situato la mor- te, e la distruzione a fianco della generazione e del- la vita. Amo piuttosto di far conoscere che a’ fatti consentanea non sia l’asserzione del rinomato prof.Bre- ra » che ne’ piestosomi ed in particolare nella. tenia armata mirabile si è la diramazione della sua nervosa organizzazione. Sul dorso del verme ( egli soggiugne ) scorre il cordone nervoso ganglionico, ed i ganglj che si formano nel centro delle singole articolazioni, e che spandono de fili nervosi in forma di raggi concentrici, sono talmemente rilevati e figurati, che meritano di essere precisamente riguardati quali cervelli particolari a cadauna articolazione . » Debbo pertanto in onor del vero confessare che nella tenia manca affatto un apparato di ‘simil natura; e qualora vi fosse esistito, altro che questa funzione avrebbe disimpegnato . Dappoichè negli animali senza vertebre , dopo le riflessioni , che fin dal 1822 umi- liai a questo Istituto, intorno la iniezione de’ pretesi nervi di cotale razza di viventi; fu da me provato che questi adempivano all’ officio della nutrizione , anzichè ( 163 ) a quello delle sensazioni: e che i creduti ganglj , o cervelli erano de’ gruppi glandulosi . In questo corrente anno 1824 taluni notomisti esteri han ripetute le divisate iniezioni di mercurio da me fatte ne’ pretesi nervi della maggior parte degli animali inver- tebrati; da’ quali per analogia si è passato a’nervi de’ vertebrati, e quindi a quei dell’ uomo. Spiacemi solo che hanno eglino asserito che dalle mentovate osserva- zioni non erasi tratto partito alcuno; nel mentre che a me incumbeva dimostrare soltanto l’iniezione di mercurio di detti nervi. Poichè mi riserbai in altro lavoro di con- siderarli negli animali senza vertebre quali vasi assorben- ti, essendo l'apparato nervoso esclusivo di quegli esseri, che sono di vertebre dotati. E tutto ciò io allora intra- presi, onde verificare il passaggio del mercurio per tali canali dal nostro ch. Presidente Poli nella Pinna nodilis osservato, che fin dal 1790 fu dal celebre Cotugno al- l'abate Olivi riferito, di poi nella sua classica Opera de? Testacei annunziato, e dall’ illustre Cuvier acremente confutato , al di costui opinare ha in seguito fatto eco puranche il dottissimo Brera (1) . Resta quindi con irrefragabili argomenti di fatto provato, che l'apparecchio riproduttore della tenia uma- na armata posto in ogni suo pezzo articolato si riduca : 1. alla ovaia; 2. all’ organo genitale maschile (2); e ——_ e I I E=——_ e eee e] (1) Mem. 1, pag. 33. . (2) Schultze (in maggio 1824) ha sostenuto che le articolazioni del corpo della T. crenulata siezo an- * ( 164 ) 3. ad un corpo setoloso ausiliario alla sua generazione e nutrizione (1) . CAPITOLO I. Intorno la guarigione della tenia senza la uscita della sua testa . Dimostrato che in ogni articolazione della tenia esista non solo l’ apparato nutritizio, ma ancora il ri- produttore della specie ; rimane ora ad esporre le drogine : e che tutto il suddetto verme abbiasi poi da considerare come ermafrodito. Attesochè ne osser- vò due individui, che stavano insieme accoppiati, avendo i cirri, o sia le proboscidi immerse nelle a- perture laterali degli ovarj. Questa osservazione pe- rò gli avrebbe somministrato altre conseguenze , qualora egli conosciuta avesse la interna organiz- zazione della tenia umana, da noi quì ampiamen- te tracciata . (1) Nella nostra Elmint. uman. pag. 22 sonosi riportate le varie mostruosità della tenia armata che si riducono a doppie articolazioni, a de’ pezzi annodati od insieme innestati, e ad altri contratti ec. Come pure era mostruosa la Tenia fenestrata di Masars de Cazeles, la quale offriva le articolazio- ni del suo corpo spaccate nel sito, in cut era si- tuata l’ ovaia . (165) ragioni necessarie a far credere che la espulsione della di lei testa non sia di assoluta necessità, e che l uso de’ replicati purganti drastici a tale obbietto propinati, sia di nocumento massimo alla salute dell’ individuo tenioso . Il ragionamento di siffatti medici poggia su di un dato da me provato perfettamente falso : vale a dire che la tenia nutrisca (1) tutte le articolazioni del suo lunghissimo corpo solamente mercè le quattro bocche del capo ; e che quindi per la di lei superstite aderenza alla tunica mocciosa intestinale sia benanche valevole alla rigenerazione delle parti perdute. Ma da quanto ho in questa memoria narrato chia- ramente apparisce che l’ assorbimento dalle 4 bocche della testa trovasi a quello operato per la proboscide della papilla di ogni sua articolazione come uno a mille. Onde è che l'individuo colla tenia , a tenore che ne incomincia ad evacuare de’ pezzi, minori ne’ suoi tor- menti, in grazia dello sminuito assorbimento de’ sughi nutritizj da cadauna laterale papilla effettuato. La quale a guisa di ventosa aderisce alle interne pareti delle intestine, ed allo stesso modo de’ tentacoli del- la di lei testa ne irrita pure le papille nervee me- diante la setola o corpo capillare di ciascheduna arti- (1) On doit s’ assurer, lorqu'on rend une por- tion du taenia , si la téte yest comprise , parce qu alors le rest pèrira necessairement , tandis que sî c° est une portion sans téte, l animal survivra et réparera méme ses pertes. MÈRAT op. cit. ( 166 ) colazione . Nè giova dire che uscendone la testa si scemino gli spasmi apportati’ da’ suoi tentacoli, atteso- ‘chè, anche quando la medesima non si muova dal. respettivo sito, di aderenza , a lungo andare i succen- nati tentacoli spontaneamente se ne distaccano; come ha veduto Brera, e giusta quello che di unita al prof. Miglietta ancor io ebbi occasione di osservare. Dippiù il loro numero non è affatto da mettersi in paragone alla enorme quantità de’ corpi capillari o setolosi al di- simpegno d’identico oflicio destinati . D'altronde la testa della tenia è sempre attaccata al medesimo punto della tunica mocciosa intestinale , per cui ne è bastantemente scarso il nutrimento, para- gonato a quello delle infinite proboscidi di tutte le pa- pille. Le quali, a seconda della continua contrazione e distensione dell’ intero suo corpo, sono capaci di per- correre la interna sopraffaccia di quasi tutto il gruppo delle tenui intestine. In conseguenza di questi fatti puossi dare ragione e della somma emaciazione e con- sunzione degl’ infermi teniosi, e del succiamento chi- loso, che costoro avvertono in varj punti della budel- la, in corrispondenza cioè della boccuccia di ogni la- terale papilla. Ciò è contro il pensamento di parecchi valentissimi medici, che sostengono che il devisato suc- ciamento avvenir debba in un solo anzichè in varj si- ti, a tenore delle asserzioni de’ malati , alle quali non han finora potuto dare soddisfacente spiegazione . Si è inoltre opinato che quantevolte la testa della tenia non uscisse fuori del corpo umano , e per con: ( 167 ) seguente rimasta fosse attaccata alla mocciosa intesti- nale, era dessa capace di rigenerare quella porzione di corpo, che aveva di già perduto. Autori di som- mo ingegno abbracciarono opinione siffatta, ed abu- sando non poco dell’ analogia intorno la rigenerazione delle parti di certi animali, come dagli arti della sa- lamandra acquatica , de’ pezzi del lombrico terrestre , de’ polipi a braccia , delle meduse, ed ancora della famigerata riproduzione del capo della lumaca ; cre- dettero così interpetrare la eccessiva lunghezza, cui la tenia suole esser solita di estendersi . Ma sappiamo quanto cautamente usar convengansi gli argomenti di analogia 3 che disparità passi tra la tenia , e gli anzidetti animali rigenerati in parti dal centro vitale assai remote; e quale danno infine arre- chino a’ progressi delle scienze coloro , che mostransi troppo tenaci alle proprie teoriche , travolgendo argo- menti, ed alterando i fatti che offrono in tutto altro aspetto di quello, che la natura ci presenta. La no- tomia però ha dimostrato, che il taglio facevasi su gli strati muscolari del capo della lumaca, il quale in tal caso era da’ muscoli tirato sin dentro il cavo ad- dominale ; dimodochè la di lei testa e molto meno il cervello, che giace sul principio dell’ esofago , re- stavano perfettamente dalla recisione immuni. Dippiù è a tutti noto quanta rassomiglianza esista tra il Gor- dius aquaticus ed i vermi intestinali, co’quali da taluni autori è stato eziandio confuso. Eppure da Bacounin (1) nu (1) Gior. di RozIER, 1791, pag. 204. ( 168 ) se ne è senza veruna dubbiezza dimostrata la deficien- za di rigenerazione nelle parti mercè artificiale se- ‘ zione recise. Le osservazioni del celebre Rolando su questo medesimo verme instituite non provano affatto lo sviluppo di altrettanti consimili individui dalle par- ti tagliate. A ital proposito aggiungo che ho appena potuto mantener viventi sino ad otto giorni varie ar-, ticolazioni della Eunice gigantesca . Intanto lo sperimento del celebre Andry (1) su la rigenerazione della tenia ha formato per taluni au- tori l’ arsumentum crucis. Questo celebre medico ad un malato, che evacuato aveva molti e lunghi pezzi di tenia, essendone tuttavia tormentato per la man- canza della sua intera uscita, ed ancor più della testa; egli nel momento , in cui il medesimo ne cacciava delle articolazioni, sollecitamente vi passò a traverso un ago con filo di peli intrecciati. Indi recise il pezzo di tenia, che al di sotto del filo aveva la lunghezza di 4 dita traverse, facendo quella di bel nuovo nel tuho intesti- nale rientrare. Dopo un mese e più ordinò allo stesso infermo, tenuto in perfetta osservazione, un rimedio antelmintico da cacciare la tenia in esame, la quale al di là del filo erasi allungata un piede risultante da 40 articolazioni. Or nella operazione di simil natura non si è tenuto affatto conto di un dato, che ne caratteriz- za la erroneità. È poi conta ad ognuno la somma con- trattilità degli animali di un ‘ordine inferiore , e soprat- — (1) Zers solit., pag. 34 , tab. XIX, B. ( 169 ) tutto della tenia; cosicchè la medesima tanto nel pas- saggio dal ago e del filo di crini, che nella recisione de’ suoi pezzi, dovettesi assaissimo contrarre , talchè la riferita misura di 4 dita traverse fu eseguita sul di lei corpo enormemente raccorciato. Ed è noto altresì che un pezzo di ienia di 4o articolazioni, ove sia ir- ritato , puossi ridurre alla lunghezza di un paio di pollici, o poco di più. Per cui con molta sensatezza dice il chiarissimo Rudolphi , ragionando di questo sperimento del medico parigino: Se ( Andry ) idem postea experimentum eodem successu in Taenia lata coepisse, cum hoc non traditum sit, magni habea- tur, nec cl. vir, qui fabulas plurimas tradat, et monstra pro vermibus vendat , observator fide sa- tis digsnus videatur . Observationes entozoorum ita comparatorum , ut aliqua parte lesa et reproduciio- nis vi restituta habeantur , rarissimo quidem et fi- dei suspecto sunt (1). Brera (2) inoltre , rinnovando } opinione di Dio- nis, si è ingegnato di addurne altra spiegazione . » La- » teralmente, egli scrive, ad uno de’ margini che ten- » gono insieme legate ed unite le articolazioni, spun- » ta un bottone di sostanza affatto simile a quella, » che compone le articolazioni stesse: questo bottone » dilatandosi ed estendendosi a poco a poco rimuove » lateralmente l’ articolazione della tenia , a’ fianchi (Cm ——= ‘(ay Ent. hist.; vol. 1, pag. 338. (2) Mem. 1, pag. 46. 22 è (170 ) » della quale è insorto , e crescendo sempreppiù in » volume ed in estensione spinge e stacca fuori della » catena l’ articolazione accennata ; e prende non so- » lamente il suo luogo ; ma la sua figura e margina- » tura, di manierachè l’ articolazione staccata resta » totalmente rimpiazzata . . . . . talvolta ( egli soggiu- » gne ) le nuove articolazioni, che subentrano alle di- » messe , sono, paragonate a queste ed alle vicine , » difformi e mostruose ». Or le ultime parole del ch. Brera testè riportate rendono la sua spiegazione non po- co incoerente sulla riflessione che ogni articolazione del- la tenia è sempre eguale e simmetrica alle altre. tanto staccate ; che al suo corpo rimaste aderenti, e quindi credute rigenerate. » La tenia, dice Bremser , è fin » dalla sua nascita intera, nulla importando che abbia » origine da generazione spontanea o da uova » (1). Ma senza andare più oltre vagando ricordo che l’ opinione d’Ippocrate, che sempre una sola tenia abi- tasse nel canale degli alimenti , per cui fu da Andry de- nominata verme solitario ; è stata dimostrata falsa dalle osservazioni di Boerhaave, De Haen, VVan-Swieten, e Rudolphi, che hanno rinvenute più tenie nel me- desimo canale intestinale . Ho conosciuta una signo- ra che in un gomitolo contemporaneamente ne evacuò due, ed il prof. Scattigna dal medesimo individuo ne vide uscire sei in un sol gruppo, e fornite tutte del- la respettiva testa; confermando, che quanto più i = re. (1) Op. cit. , pag. 199. (int vermi sieno numerosi , altrettanto poi veggonsi di corpo impiccioliti. Questi fatti sono suflicientissimi per di- mostrare il nostro assunto, o sia la mancanza di rige- nerazione della tenia. Ed anche quando non vogliasi ammettere la sua smisurata lunghezza, dir puossi senza tema di errare esservi de’soggetti, che a poco a poco incominciano a cacciarne de’ lunghi pezzi, spettanti a più ed interi individui della. di lei specie abitantino insieme negl’ intestini, ed indi interrottamente spezzati e fuori di essi usciti . Dippiù dalle sue uova fecondate debbonsi certa- mente sviluppare le picciole tenie : or , se l'individuo, che la soffre per anni consecutivi ne vada de’ pezzi, è molto sicuro che questi spettino eziandio alle tenie di nuova generazione, senza fargli appartenere alla te- nia madre, che forsi più non esiste . Bremser che in Europa si è reso tanto celebre per la curagione de’ mor- bi da’ vermi umani suscitati , ha osservato che le te- nie appena uscite dal canale intestinale presentavano la testa, ed un pezzo del collo in massimo e continuo movimento . Ove ‘allo spesso ravvisansi. de’ nodi di- pendenti dalle sue irregolari contrazioni . Per cui questa è sempre la parte più stabile, al di sotto della quale accade la lacerazione del di lei esilis- simo collo all’azione de’ rimedj alitosi e per essa venefi- ci, che fanno la sua testa in variate guise contrarre e dal resto del corpo di più consistente organizzazione spesse volte separare. È facil cosa pure che si disper- da colle materie escrementizie ; e che, o per qualche * (172) tempo resti aderente alla mocciosa delle intestine ,, o tra le sue valvule rimanga : e di poi esca, quando le | diligenze della sua riconoscenza sieno già terminate . Lo stesso medico dice: » da più migliaia d’ indivi- » dui della tenia curati si può asserire che la uscita » della sua testa col corpo, stia a quella senza quest ul- » tima, come uno a novantanove ». Dippiù il celebre G.Pietro Frank asserisce: » che l’ unico e sicuro crite- » rio della liberazione della tenia si ha allora quando » non n’esca alcuna porzione fra lo spazio di tre me- » si (1). » Ed aggiungo finchè vi sarà la disposizio- ne al suo sviluppo V individuo non ne potrà essere af- fatto liberato , anche quando le tenia con tutta la te- sta ne apparisse. È quì superfluo di esporre i molesti sintomi dal- la tenia arrecati, non che i suoi perniciosi effetti e le alterazioni bizzarre, che induce nell’organo della vista, del gusto, dell'udito, e della loquela. Accenno solo ch’essa, giusta l’asserzione del grande Ippocrate, e per le ragioni fisiologiche al nostro obbietto estranee , sia capace di produrre l’ aborto, creduto esagerato da qualche moderno scrittore. Ho ultimamente veduta una donna madre di numerosa e robusta prole, la. quale dacchè ha incominciato a soffrire la tenia ha infelice- mente portato a compimento la sua gravidanza , par- torendo un figlio quasi consunto , e che appena ebbe Te sno (1) Comp. di curar. le malat., trad. da Mo- relli, tom. 11, pag. 92. (173 ) 15 giorni di vita. Così pure è superfluo. riferire i moltiplici metodi valevoli alla sua espulsione, in ogni epoca pubblicati da’ medici, i quali nelle loro ricerche altro scopo non si proposero 4 che il bene de’ nostri si- mili; oppure che i Monarchi solleciti de’ vantaggi de’ loro sudditi con generose largizioni comprarono dalle femminuccie e da’ segretisti . In questi anni ultimamente trascorsi ha in Europa tanto rumore menato , come rimedio di nuovo acqui- sto per la terapeutica, la scorza di radice di granato, che in altro lavoro (1) ho evidentemente dimostrato , ch’ essa fu avverso la tenia conosciuta ed usata da Dio- scoride, Galeno, Celso e non escluso lo stesso Bucha- nan (2). Quanto egli è vero che i rimedj, tranne que’ del nuovo continente, erano quasi tutti noti agli an- tichi padri della medicina, e che ancor essi cangian di moda. L’ essersi quindi iL scorza da sì grandi maestri della scienza medica dimenticata , qualche inconvenien- te al certo vi dovettero rinvenire . I’ analisi chimica recentemente fattane da Mitouard vi ha dimostrato : 1. grande quantità di acido gallico, e di tannino ; 2. potassa unita all’ acido gallico, ed ancora nello stato di carbonato ; e 3. una materia cerea. Stropicciata su la carta bianca lascia una striscia gial- la, che diventa di azzurro carico col solfato di ferro. 1) Iconogr. ed uso delle piante med. , tom.1, pag. 226. Nap., 1824. (1) Elmint. umana, pag. 117. Nap.; 1825. (174) Con un acido queste traccie acquistano leggera tinta rosacea , che all’istante. svanisce 3 ma colla soluzio- ne di potassa cangiasi in bruno-giallognolo . Or tut- ti questi principj non possono affatto produrre la uccisione della tenia , anzi arrecar sogliono ,. come qualche volta ho veduto, de’ fortissimi tormini viscera- li ben diversi da que’, che gl’infermi ordinariamente sut- to la espulsione dello stesso verme sogliono soffrire . Il prof. Stellati fu spettatore di una contrazione tal- mente spasmodica nel tubo intestinale di un individuo, che vomitò un pezzo di tenia albergante nelle budella tenui; dappoichè ne è rara la dimora nello stomaco, dove se fosse esistita , sarebbe stata immantinente per vomito tutta intera espulsa. Il prof. Scattigna ha veduto la colica in campo, e la inefficacia del suddetto espediente terapeutico con molto discapito della salute dell’ infer- mo tenioso; per cui in varj casi ha dovuto ricorrere al metodo dello speziale Matthieu. Nell’ Osservatore. medi- co del dottor Magliari, dicembre 1826, ove lodasi non poco la scorza di granato , leggesi a tal proposito un caso (analogo. Ecco forse la/ragione del suo obblio anche ne’se- coli passati, e ne’ quali le fu surrogato il mallo fresco della noce rinvenuto dapprima efficacissimo , ed in pro- seguimento , essendone stata alterata la propinazione , .si dovette. puranche abbandonare. La suddetta radice inoltre quando sè fresca ha odore assai disgustoso , ed è appunto quello, che, a mio avviso , dev’ essere noci- vo.all’economia animale della tenia . Laonde sono di da * (175 ) contrario parere alla pratica seguita di abbrustolare la mentovata radice , la quale sotto l’azione del calorico perde il principio volatile alla tenia micidiale, rima- nendovi concentrata la sostanza astringente in eccessiva quantità all’ uomo perniciosa . Al più la detta cor- teccia polverata , pel tuono indotto al tubo degli ali- menti, potrebbe in discreta dose impedire lo ulteriore sviluppo delle uova della tenia, essendo sempre capa- ce di suscitare una spasmodica contrazione delle fibre intestinali . Laonde saggio consiglio è quello di amministrarne il solo infuso caldo ed invase chiuso preparato, alla do- se di due oncie di detta scorza per ogni libbra di acqua , associandovi poche goccie dell’ olio di Chabert, che assi- curasi essere a tale uopo riuscito di non poca, sicura, e pronta efficacia. Dappoichè sappiamo che i rimedj tro- vati proficui contro la tenia sono stati sempre ricavati dalla classe de’ fetidi e de’ nauseanti, i quali col di loro puzzolentissimo vapore producono una specie di pertur- bazione, o per meglio dire di asfissia nella di lei eco- nomia , la quale caduta nello stato di abbandono e di perturbamento ubbidisce al moto peristaltico delle inte- stine , che bentosto si liberano da sì tenace, e fame- lico ospite. Or siffatta indicazione si ha nella radice fresca di granato, non che nel sale volatile di corno di cervo e nell’ olio di terebinto , che sono i componenti dell’ annunciato specifico di Chabert . Nella scorza di granato sia coltivato che spontaneo conviene distinguere due maniere di operare. La pri- (78). ma di lei azione è tutta istantanea e specifica (1) sul verme, ma innocua all'individuo tenioso; residendo in particolare principio ( granatina ) disgustoso e nauseante, che non deve essere volatilizzato dal calorico , ed è spe- rabile che possa isolarsi dalla parte astringente . Que- sta poi costituisce l’azione secondaria della mentovata corteccia tutta rivolta sul tubo intestinale umano, qua- lora sia malamente amministrata j3 facendo verificare il comune adagio , che i rimedj eroici da’ medici ignoran- îi prescritti, sono come la spada in mano di un for- sennato . © Ecco finalmente dimostrato che la tenia umana armata non rigeneri le perdute articolazioni del suo lunghissimo corpo ; che l'uscita fuori gl’ intestini sol- tanto di questo, e del di lei collo anche privo di te- sta, sia necessaria per la guarigione dell’ individuo te- nioso; e che la scorza di radice di granato pare che agisca perturbando l’eccitamento di tale essere pa- rassito . (1) Ad essa può riportarsi la virtù antipatica della scorza in disamina, che Boursoise le ha at- tribuito . Attesochè l acido gallico, in opposizione di quanto sostiene Chevallier ( Oss. med., an. II, n. 3 ) a mio avviso non ha veruna azione su la tenia, ma sul tubo intestinale con produrvi mole- sti effetti. (‘137)) Taeniea. Solium systematica descriptio tabulis aeneîs illustrata . 1 Taenia — Corpus elongatum, depressum, arti- culatum . n: Oscula / suctoria. T. Soliim — Tenia umana armata; T. a lun- ghi anelli; Verme solitario‘; V. cucurbitino. Capite subhaemispherico ; discreto‘; rostello obtuso , collo antrorsum increscente; articùlisque anterioribus brevissimis , in- sequentibus subquadratis , reliquis oblongis., omnibus obtusius: culis; foraminibus marginalibus vage alternis . EAuws mraetera ; s. Vermis latus Kuypies, vel raevias . GALEN. Lumbricus latus. CeLsus, De Re med. Tinaea . Eciner. Taenia ALpRov., Vattisn. , BARTHOL. Lun. Syst. Nat. XUI, cur. Gwer., pag. 3064 — Amoen. Academ. 2, p.74,t.1,f.1. Tenia cucurbitina. PaLvas, Znfest. viv., p. 39 — EÉlene. Zooph., p.46,n.1,t.2,f.1—- 9g. Vers solitaire sans épine. Anpry, Gen. des vers, tom. 1 , p..195 f-p-.33, 198) 200: 202 ,,205,,,268. L. Latus. Tyson, Act. Angl., 1683, tom.1et2,f.2,6,10. V. cucurbitinus. PLateR, Prax. 993. T. secunda Plateri. Ernst. , Diss. de T'aenia, Basil. 1743. Hayp., exp. 47 , tab. 47 — Courèr , Monogr. 172. Taenia è anneaux longs. Bonner, Mem. de l Academ. de Paris — Journ. de Phys. , 1777. Sicyonia. Hit, /7ist. anim., p. 16. T. articulos demittens. Dionis, Monogr. Beverw , Z'hes. , p. 202, tab. 202, f. 3. Raur., Morb. aer., 1752, app. f.1-= 4. 23 . ArIst, , HipPocRAT, (1798) Barscna. Bandw, p.117; n.3,f. 1-6, gini 21—25. RoEDERER , Biscio Mutt. Limsure , Act. Angl. 56, p.128, tab. 6. T. plana pellucida. Goo Iii t.21,,f. gui: Ti, grandis, t.21,f.1—-7. GLricnen, Besch. derl. Naturf.4,p.203,t.6,f. 1015. Werner, Zerm. int. , p.18, t.1 ct2, f.1—46. Creric., Lumbr. t.7, A, B. > Halysis solium. ZEpER. Brucurgres, Encyclop. meth., pi; XL ,.fig. 159— 22, et pl. XLI, f. 1-7. di ia armata. Brera, Zezioni su’ vermi um. ice 21, tab. 1, fig. 1125/59, 47,8 9g Il. Mem. 1, pag. 64, tab.I, fig.r—21. Vers solitaire , Bosc, Lam. , et Cuvier, Regnr. anim., tom. IV, pag. 45. Ruporpu , Entoz. histor. , tom. 2. Entoz. Synops. , pag. 69, 162. OLrers De anim. et veg. corp. în corp. anim. Bremser. Traît. sur les vers intest. trad. par de Blainvil- le, tab. VI, VII. Habitat in Hominis intestinis tenuibus. In Italia Germania, Anglia, Hollandia, Oriente haec fere sola potissimum occurrit. In Gallia cum Bothriocephalo lato alternat .. Eundem hominem utroque verme laborasse exemplum non est, vel sin minus usquedum anceps. ni (179) Spiegazione della Tavola XI. Tenia umana armata di naturale grandezza, rap- presentandosene la testa co? 4 succiatoi in &; le articola- zioni del collo brevissime, vagamente dentate a sega, annodate in d, e man mano nel loro diametro cre- scenti. Le articolazioni del corpo nel perimetro cre- nate o sinuose ravvisansi dapprima quasi, quadrate d, ed in seguito allungate c. In tutti gli esposti articoli del corpo di questo essere parassito , tranne quei del collo, rimarcasi dal di costui incominciamento fino alla coda non solo la coppia de’ 2 canali longitudinali distesi, e che veggonsi flessuosi quando esso sia rac- corciato ; ma ancora le papille tanto alterne, che a paia nella stessa od in cadauna articolazione allogate. Spiegazione della Tavola XII, Fig.1. Dimostra: un pezzo di questo umano ospi- te, e precisamente ina, un'articolazione intera col suo invoglio e co'due vasi chilosi longitudinali e serpeggianti; ind, lo strato sottoposto fibroso con traversale direzio- ne ; in c, quello con longitudinale disposizione ; ind, la situazione e figura dell’ ovaia; ine, la papilla mar- ginale col corpo setoloso e l’ organo genitale maschile, amendue su l’ovaia giacentino ; ed in f, la di costo» ro uscita nella papilla laterale, ravvisandosi più chia» ramente la distribuzione rettangolare de’2 vasi chilosi g. * ( 180 ) 2. I quali canali zz, egualmente che le parti in questa figura delineate , sonosi cresciuti di diametro ; ed offrono il vaso traversale 4 7, in essi anastomizzato . L’umore, che vi circola, è assorbito dalla proboscide h, cinta da una specie di orlo o sfintere fibroso , giacente nel fondo della papilla, e superiormente mu- nita di un foro per l'uscita del corpo setoloso 7, presso il quale esiste l’ organo genitale maschile o. L’ovaia Z, Z, che lateralmente rappresenta delle bifur- cate ramificazioni , e che nel suo centro longitudinale ha un vaso mediano in ogni articolazione della tenia finito ( V.° canale di Winslow ); apresi ne’ 2 vasi lon- gitudinali p, p; per la propagazione delle uova , che escono dalla proboscide n. La tunica, che cinge il suddetto ricettacolo delle unva vedesi. punteggiata e macchiata 7. Le uova s, della tenia sono state guar- date col microscopio . 3. T°. fenestrata . 4. Pezzi di tenia umana armata a doppie artico- lazioni 4; 5. Insieme innestate Z; 6. Contratte 72; e n. Ristrette 72. 8. Testa dell’entozoo in esame. delineata. sul na- turale) onde dimostrarne la diversità di quelle, che a’ lati le giaciono, e che sonosi copiate da Bremser. Il sito della corona de’ tentacoli appena visibili è @, posta nel centro de’ 4 succiatoi protuberanti e con orlo nericcio, che in 2, presentano la proboscide, ed in c, il (181) corpo setoloso ; ed amendue però sporti in fuori . Nelle 2 figure di Bremser s’ indica in d, la pretesa boc- ca; ina, bd, c i succiatoi della testa; ed in e, poi la corona de’ tentacoli, uno de’ quali si è ingrandito f. Supplemento alle precedenti Memorie . Tav. I, Fig. 7. Si dimostra un pezzo dell’ inte- stino a, del sifunculo nudo , su cui si è allungata la matrice 5, della quale si è parlato nella pag. 157. 8. Uova racchiuse dentro la medesima, disegnate a grandezza naturale c, ed ingrandite d. Tav. II, Fig. 3. Si è delineato un pezzo delle glandule Y pretese velenate dell’ A. leporiza, dell’ A. Poli, e dell’A. Cuvieri: ognuna delle quali offre una specie di vescichetta col proprio canaletto Z aperto fuori del loro corpo. Quelle dell’ A.Camelus , e dell’ A.rea- politana presentano un’ apertura esteriore «4, fornita di sfintere, che proviene da un sacco nell’ interno del quale si aprono varie particolari vescichette 4, del pro- prio canaletto dotate z. L’umore, che in tali cavità si trova, è verdiccio, e di sconosciuto incarico . Tav.IV, Fig.2. b, 6, Dinotano i muscoli eleva- tori inferiori del bulbo dell’ esofago dell’ A. Zeporiza. 10. Aphrodita squamata, che (Fig.11) offre l’aper- tura della bocca a tutta corrugata , alla quale si at- tacca un sacco , poco lungo , di natura membranosa, capace di molto allargarsi, e continuato collo stoma- co 5. Questo all’ esterno apparisce traversalmente stria- ( 182 ) to, ristretto ne’ due esiremi, un poco schiacciato ne’ lati, con angolo rilevato in sopra ; e fatto da una so- stanza fibro-tendinosa con molta simmetria disposta. Il lembo interno dello stomaco attaccato all’ eso- fago ha una corona di tenuissimi e corti filetti , che forse le servono per tastare i cibi: ed è pure con- formato in due archi nel mezzo con labbri -promi- nenti, superiore il primo ed inferiore il secondo , e fra loro contigui, nel qual punto la membrana del- l’esofago vedesi increspata . La struttura del suo vea- tricolo non differisce da quello dell’ A. aculeata . Il canale intestinale , che nel principio è alquanto largo, man mano vassi a restringere, finchè con retta direzione termina nell’ ano, posto nell’ altra estremità del corpo, ed opposta alla bocca. A destra ed a sinistra, superiormente quinci e quindi, caccia diciassette canaletti ( intestini ciechi e, aperti ine, e colle uova’ color di rosa in d), nell’ origine un poco rigonfiati, i quali si allungano verso i lati del corpo, là dove finiscono ampliati, e nella faccia inferiore e convessa graziosamente vescicolosi. Vuolsi avvertire che la prima di queste appendici, in vece di presentare una sola bor- sa, ne offre quattro, che col proprio condotto si apre nel comune e primario canaletto. Una membrana arac- noidea attacca non solo il principio dello stomaco al- l’interiore anello della bocca, ma pure mantiene in si- io ciascun canaletto , che sulla medesima sembra esse- re legato . 12. Conformazione dello stomaco f; £ dell’ Aphro- ( 183 ) dita aculeata, che poco giù nell’ interno tiene 4 denti h, piramidali , ed ingranditi ( Z%g.13 ) con filetti fibrosi 2. Tale ventricolo è composto da una tunica mocecio- sa, dalla sierosa esterna z, e da due strati fibrosi tra- versale uno /, ed appena longitudinale |’ altro X. La disposizione degl’ intestini ciechi è contrassegnata da 772. 14. Dinotasi una picciola Afrodita supina, ed in- grandita ( 15 Zig. ), che è fornita di due tentacoli s, e de’ pacchetti setolosi f. 16. Altra Afrodita con due occhi c, e due cop- | pie di piccioli tentacoli. Dalla testa munita di probo- scide fino alla coda d, mestra a’ lati del corpo de’ pac- chetti setolosi . 19- Picciola Asteria, che al di sopra tiene cinque punti bianchicci r. 18. Specie di lombrico a me ignoto rosso di ci- nabro, con molti lunghi e sottilissimi filamenti nel d intorno della bocca 0, con altri sottili filetti p, ro- tondati nell’ apice ed a’ lati del corpo, fino all’ ano g, continuati . Tav. V, Fig. 1. Mostra in o la borsa della ma- teria prolifica maschile, ed in p l’ appendice dell’ ovi- dotto Cuv. dell’ A. Zeporina . 5. a, Pezzo di vena branchiale dell’ A. leporine, che nella faccia interna offre in è, una valvula semi-lu- nare, in c, alcuni tendinucci, in d, la tunica sierosa e le fibre circolari, ed in e, le longitudinali. 6. Arteria branchiale g, aperta nelle cellette X, del- la cavità addominale . ( 184 ) 7. p,Principio dell’arteria proveniente del ventri- colo del cuore aperto 0, comunicante in 7, colla sua orecchietta 72, dove esistono due valvulette semi-lu- nari, e nella quale sbocca la vena branchiale g. 8. Pezzo di arteria delle branchie ingrandito, per farne vedere la tunica mocciosa # , la fibrosa cogli stra- ti a traverso #, e con que’ a lungo 4. Tav. VII, Fig. 4. Sembra. I’ oloturia delineata nella tav.87 , fig. 3 dell’ Enciclopedia. Offre 12 tenta- coli a, alquanto lungi, e terminati da 4 appuntate produzioni. Il corpo è 3 pollici lungo, 6 linee largo, e verso la coda anche meno; rotondo, e capace sotto la contrazione di manifestare varj strangolamenti , che bentosto scompariscono ; essendo fornito di varie linee longitudinali, dalla testa alla coda, e di colore rosino sbiadato su, e bianco-gialliccio giù, punteggiato , scabro . 5. I puntini dell’esterna superficie del di lei cor- po, essendo stati ingranditi, appariscono a guisa di papilla 2. 6. Tentacolo suo c, ingrandito. n. Sezionata la suddetta oloturia non vi rinvenni le viscere nel cavo addominale, donde erano fuori usci» te. a, indica i 5 muscoli longitudinali del suo corpo. v Li [is