HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY 0/.323 GIFT OF Ha NOAA d cello L L A A BOUGHT WITH THE BEQUEST OF JAMES BROWN, OF WATERTOWN. Pac? (G Ger, LASE iii &anl Me a Peel. APR 5 1923 SE N Ro I, bandi DOTI SY LI © Y x Re Prob Ia Yi sbe 0] ADI n° AR i i °° "Sn e» A SA wr : TRA: A) Y PRA AR SIANO r23 « 0% Ò _ 50 i bi A CE i DAS a 0A PR : DIA a P pe”, LA ‘ fu I° A Pai La = n ta no i É Mc si di DA LI ai: a it” ZI dC he TROP SIT DI dr Di di dI e f ba » PINETA | Mr Die ARE I ì f È o 0 A rene. » * n ‘PLi9 Y “> tp Pal at > DI n p l E ; y MEMOREE DFULLA STORTA B NOTOMLA DEGLI ANIMALI SENZA VERTEBRE DEL REGNO DI NAPOLI VOLUME II. preti HO 3 Curi Log aiiotina dg AAC | Ò “ PA SA MT & nima x BRIT { will. a ELIITESTaRtÌ ida ri ud PA = CRA | carpi dono Riu pini - i : VRIRE "Pai te METE CIA hl ) È. ) a i bl ® U x PO LI Z Ù = pl DI = * ; i i x va: : i Di 1 g * i ey a Ù : > a t, , ® : si î be *y i A LI Li nr » à È: tel lì ° si ti : Bos di I | Mi MEMORIE SULLA STORIA E NOTOMIA DEGLI ANIMALI SENZA VERTEBRE DEL REGNO DI NAPOLI DI STEFANO DELLE CHIAIE . ProrEssoRE AGGIUNTO ALLA CATTEDRA DI ANATOMIA PATOLOGICA DELLA REGIA UNIVERSITA” DEGLI STUDI sg ED A QUELLA DI BOTA- NICA E MATERIA MEDICA DEL R, COLLEGIO MEDICO-CHIRURGICO ; INSTITUTORE DI NOTOMIA COMPARATA NEL REAL MUSEO Z00L0- GICO ; MEDICO DEL REAL SITO DI CAPODIMONTE ;} SETIORE ANA- TOMICO DELLA CLINICA MEDICA DELLA PACE 3 SOCIO DEL R. ISTI- TUTO D’ INCORAGGIAMENTO » DELLA REAL ACCADEMIA DELLE SCIEN- ZE 9) DELLA SOCIETA” MEDICO-CHIRURGICA NAPOLITANA; E DI QUELLA DI MARBURGO , DI ALTENBURGO ? EC. EG. Gorredate di vignetta e di figure incise in rame. UAC, STAMPERIA DELLA SUCIETA' TIPOGRAFICA. 1825. Trans. iv Mus, oi Comp. 400.4 AILITIMIMIITMATTILLITMALIBAITIAIALIVITIUILILITIAII LLTITLBIALULILIARITINIVA AAVAMIMI LI LIDI ATM Neptuni quaecunque tenent muscosa profundi Saxa , sub innumeris veniunt visenda figuris. MITINIMIBIZITMIITTIIMI2 AIIITITTITIIMITBLLLITITITLULITLIBULLLITTD LEBILITA IAAIIDII LLLILIDIBLILILI A GiannetTASIUS ) Halieut, Lib, VIII. BAF i TY :DGE. MA USA ALLA è SAGRA R, MABILA' FRANCESCO I RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE, DI GERUSALEMME EC. EG. SIRE Pan che per fortuna de’ suoi popoli ascendesse al Trono delle due Sicilie, il generoso suo animo non isdegnò acco- gliere con Sovrana bontà il primo Vo- lume delle Memorie da me scritte su la Storia e Notomia degli animali senza vertebre del Regno di Napoli. Avendone ora condotto a termine il secondo , vengo ad umiliarlo con mag- giore ossequio e con animo più confi- dente al Vostro Real Trono, a quel So- glio augusto donde partono i raggi av- vivatori della Maestà protettrice delle arti e delle scienze. E chi può mai ignorare i nobili incoraggiamenti, che tuttora riceve dal Genio augusto di Vostra Maestà la col- tura di tutt 1 rami della Storia natu- rale ‘delle Sicilie ? Cedendo alla forza della verità to confessano ‘anche i Dotti stranferi ., che penetrati dal sentimento della giustizia ‘ricordano ‘eziandio ‘agli scienziati napolitani il dovere di grati tudine verso il loro inclito Mecenate in- tento sempre ad onorarli ed animarli col suo favore. Sento ben io la tenuità del imio in- gegno e’l1 poco pregio de’ miei lavori. Se però Vostra Maestà dall’ altezza del R. Trono li degnerà di uno sguardo pro- pizio e benigno , essi certamente otter- ranno quel valore che per se stessi aver non potevano, ove vogliansi riguardare la brevità de’ lumi e la scarsa suppellet- tile di ‘chi ghi scrisse, Confortato da così dolce speranza m' inchino con profondo ossequio , e co’sen- timenti della più devota venerazione mi riprotesto Napoli, -- dicembre 1825. Di Vi RM Umilissimo e fedelissimo suddito Stefano della Ghiaie ni = PRBPAZIONE Pen quanto più la Divina Provvidenza a’ Sa- pienti delle spiaggie marittime del Regno di Napoli abbia somministrato occasione propizia dî poterne scru- tinare gli esseri organizzati, pe’ quali in ogni tempo le partenopee contrade sono visitate da celebri Profes- sori esteri ; altrettanto son essi tra noi guardati con occhio di poca curanza, e totalmente disprezzati. Ma la nostra classica terra vanterà sempre i nomi di Severino e di Poli pel ramo zootomico, non che que’ di Cirillo, Petagna e Cavolini per la zoologia, che ne impresero ad illustrare le naturali produzioni, vit- toriosamente trionfando di tutti gli ostacoli, e som- mo onore procurando al nostro paese. Scoraggiato dalle esposte riflessioni non avrei al certo pensato alla continuazione di questa qualsiasi Opera concernente la descrizione e la notomia degli WE), animali invertebrati del Regno di Napoli ; se molti Dotti oltramontani non mi avessero premurato , invogliato, e quasichè toccato nell’onore a dover proseguire l’intra- preso lavoro, resomi oltremodo penoso dagli artisti: ed al quale sonosi Eglino degnati profondere quegli elogi, che io stesso non mi sarei mai lusingato di meritare. E mi reputo troppo avventuroso di poter in que- ste poche linee esprimere la mia riconoscenza vivissi- ma a’ celebri prof. Blainville , Ferussac , Edwards în Francia; Meckel, Rudolphi, Olfers , Baer nel- la Prussia; Carus, Tiedman, Otto, Huschke in Sassonia; e Schubert in Baviera, che benignaronsi di compatire le primizie de’ miei deboli sforzi. Or senza diffondermi in preamboli inutili nelle scienze di fatto, espongo in termini generali le ma- terie trattate in questo volume, come apparisce dai seguenti titoli : 1) Per completare Vl anatomia del Doridium Me- ckelii presento pochi cenni sul D. Aplysiaeforme, al- tra novella specie. o) E stata sempre mai dagli Scienziati di oltre- monte desiderata una conoscenza precisa della Pte- rotrachea , il cui attuale lavoro mì appartiene di co- mune col cav. Poli. 3 ) Son discrepanti i Naturalisti circa © rappor- ti della conchiglia detta Argonauta Argo e ’Z suo abi- tatore, che a me pare mantenervisi aderente mercè gli acetaboli de’ cirri. Sul medesimo ospita pure un ignoto epizoo ( Tricocephalus, acetabularis ) , cui se- (3) guono brevi nozioni notomiche sulla Medusa Velella. 4) La storia naturale delle Attinie è forse trop- po avanzata; sulla cui fabbrica rimanevano ulteriori lacune a ripianarsi, ed altre nuove specie a descri- vere, quali sono’ A. Cari, hyalina, ed aurantiaca. 5) £ nota abbastanza la riputazione di M. A. Severino în ramo medico-cerusico , e vieppiù classi- ca ne è la rinomanza come zootomista esimio. Cioc- chè è provato dalla sua anatomia del Mollusco dell’ Helix pomatia, che ko riprodotta pe’ nostri tipi e co- mentata, da cui chiaramente rilevasi, che pochissime aggiunzioni sianvisi fatte dagli odierni Anatomici. 6 ) Siccome l’aria atmosferica possente impero esercita sulla vita dell’ uomo,e degli altri esseri; così la circolazione dell’ acqua marina per le interne vie del loro corpo , mediante un Novello apparato di ca- nali eseguita , riesce indispensabile pel disimpegno del- le vitali funzioni degl’ invertebrati subaquei , princi- piando da’ cefalopodi fino a’ polipi. 7) Non evvi produzione nelle nostre costiere più ovvia de Vermicelli di mare, o sia dell’Alcyonium vermiculare di Gmelin. La sua natura è affatto igno- rata, e dalle mie ricerche risulta essere un placen- tario di granchi. 8) Ben pochi Zoologi hanno avuto l’opportuni- tà di contemplare viventi le Stelle ed i Ricci mari- nè: razza di esseri numerosa e bizzarra, fra le cui varie specie del littorale napolitano ho trovato nuove le A. Jonstoni, pentacantha, Savaresi, Tenorii; e l° Echi- (4) nus neapolitanus. Cor ciò ron ho fatto altro che ac- crescere il catalogo di dette produzioni , e smentire la esistenza del genere Pedicellaria , che rappresenta alcuni esili aculei degli Echini; ma principale ogget- to del mio tenue lavoro si è una quasichè compiuta monografia della loro struttura, sulla quale, oso dire, poco o nulla rimarrà a farsi. 9) L'Arca Noae e ’/ Murex Trunculus e Bran- daris non ha guari tempo sono riusciti cibi letali a due famiglie. Ecco lo scopo delle osservazioni, che ne ho quì registrato, onde fargli evitare. 10 ) Gli anellidi, sebbene di minor complicata organizzazione de’ molluschi, pure hanno il sangue rosso ; e la lor notomia è pochissimo avanzata. Mi sono per ora occupato delle Nereidi, di cui ho de- scritto come nuove la N. delineata, squamosa, flessuo- sa, e scolopendroides; 2. degli Spit, avendo tra es- si notato come finora sconosciuti lo S. coccineus, e ventilabrum ; 3. delle Naiadi, e soprattutto della N. coccinea , bipunctata, e de Horatiis; 4. delle Polie, nuovo genere da me fondato, cui riporto la P. si- phunculus e lineata; e 5. de’ Lombrici terrestri e ma- rini, fra quali ho creduto non ancora descritti il L. radiatus, siphonostoma e pusillus. Me felice, ove riuscito sia a rendere le mie fati- che degne dell’apprevazione de’ Dotti; e più felice, se Es- si compiacciansi onorarle del loro autorevole patrocinio. (185) $ ———_—_—_—_—_&&—__-—"@@»@ N DESCRIZIONE E NOTOMIA DEL DORIDIO APLISIFORME DA SERVIRE DI SUPPLEMENTO ALLA MemorIA suL Doripio DI MeckEL. LETTA NELLA SESSIONE ACCADEMICA DE’ 3 GENNAJO 1825 DAL SOCIO ORDINARIO STEFANO DELLE CHIAJE. Quid promptius igitur , aut quid sanctius hac via, quae impune potest totam animalis rem co- 1 gnoscere , ac veritatem adaperire , Incemque obscuris facere ? M. A. Severin, Anat. gener. , pag. 122. Di tutt'i rami delle scienze naturali la parte, che tratta de’ vermi , è stata sempre la meno conosciuta . Siffatta classe di animali a cagione della loro piccio- lezza ha riscosso dal pubblico un’ idea di negligenza e di poca importanza ; ma in paragone degli altri ra- mi della zoologia meritava realmente l’ attenzione par- ticolare di coloro, che nelle scientifiche inchieste cerca- no un utile qualsiasi pel vantaggio, e pe’ progressi del- le letterarie discipline. Se infatti considerasi il numero degli animali de- signati. col nome di vermi; se osservasi la semplici- tà, 0 l'apparecchio talora complicatissimo di loro or- ganizzazione ; e se riflettasi alle svariate maniere del- le diverse naturali , ed artificiali rigenerazioni di essi ; la immaginazione nostra è ben tosto sorpresa , ( 186 ) e per la moltiplice combinazione delle loro forme esteriori, e per l’ ingente numero de’ medesimi , e per talune loro vitali e singolavissime proprietà. Le acque tutte sì fredde che termali popolate sono di mo- lecole animate e di vermi, provveduti di perfettissimi organi come i grandi animali, non escluso lo stesso capo d’ opera della creazione. Attesochè hanno particolare e propria riproduzione, e nel regno organico occupano un posto tanto poco equivoco, quanto meno immagi- nar potevasi. La elmintologia daltronde è stata trascurata , non per altro motivo , che pe’ numerosi ostacoli, che pre- senta. Imperocchè i vermi e gli stessi molluschi sono ordinariamente privi di una consistenza solida da es- sere conservati ne’ musei e nelle convenevoli collezio- ni. Per qualche istante solo ne permettono la contem- plazione , e sono poi rare in modo le circostanze di poter riosservare la medesima specie , che debbesi ciò riguardare come tante felici combinazioni. Ecco perchè questo ramo di scienza non farà mai estesi progressi; ed a malgrado le novità, che può of- frire a’ suoi coltori, non arriverà che lentamente alla sua perfezione, e non mai con quella certezza , con cui dissipate esser dovrebbero le tenebre foltissime da cui è avvolta, e bandite ancora le ipotesi le più az- zardate e le meno convincenti. Molti però di simiglianti esseri sarebbero da noi perfettamente ignorati senza che l’ occhio aiutato fosse da’ yetri; ed altri non sarebbero stati mai conosciuti (187 ) senza le peregrinazioni di valenti uomini in lontanis- sime regioni. Tale è stato lo scopo del celebre Meckel, Rudol- phi, ed Olfers, che hanno intrapreso de’ viaggi nel nostro Regno per la raccolta di parecchi nuovi generi e di moltissime novelle specie di siffatta razza di animali; tra quali fu il genere Doridium nel 1806 osservato da Meckel in Pozzuoli, e la cui notomia è .stata da noi nel 1822 intrapresa: pel compimento della quale il no- stro socio corrispondente Olfers, che scevro di quella gelosia che è senza fallo lontana da coloro , a’ quali unicamente importa i progressi e la illustrazione delle scienze , mi ha fatto dono di un’ altra specie di Do- ridio non ancora conosciuta , che chiamo Doridium Aplysiforme. A. Descrizione. Il corpo del D. aplysifbrme, che per la esteriore conformazione poco differisce dal D. di Meckel, è levigato e privo de’ tubercoli perlacei ap- partenenti a quest’ultimo, di cui è due volte maggiore per lunghezza e larghezza. Ha il corpo colorito bleu , e corredato di una linea rancia nel perimetro delle ale, de’dischi carnosi dorsali, e del piede. Le bran- chie sono bastantemente lunghe, e fanno chiaramente conoscere sì la vena che l'arteria loro, terminando nell’ interno dello speco già descritto nel D. JIZecke- liano. Quale speco anche offre nella tunica, che su- periormente lo veste , numerosa serie di minutissime glandulette, che separano un umore bianchiccio. Nell’anterior parte del suo corpo, tra il disco car» ; * ( 183 ) noso superiore ed il piede , prolungasi un tubo musco- lare, che nell’ estremità presenta la bocca. Le aperture del membro genitale e della vulva giacciono a dritta del corpo; e propriamente quella del primo poco lun- gi dalla bocca, e l’altra della seconda è alquante li- nee distante dalle branchie. Nell’ avvertenza però che amendue i forami degli organi genitali sono in corre- lazione fra loro mercè il solito solco, ch’ esiste in tutti gli individui di questo gruppo di esseri. B. Anatomia. Sparate le pareti del disco carnoso posteriore penetrasi dentro una cavità , che nelle aplisie chiamai branchiale. Il suo fondo è fatto da valido pan- no muscoloso , o sia dal diaframma , su cui aderisce un abbozzo di conchiglia o meglio di opercolo osseo , conformato quasi a spira, che nel D. Meckeliano era stato negato dal celebre Cuvier, offrendo in su sottile membrana cartilaginea di forma presso che orbicolare. Non è questo il luogo opportuno per fare conoscere gli usi di questo piccolo pezzo osseo paragonato al resto del suo corpo perfettamente molle. Quale oper- colo pare che dimostrasse , che il tipo di organizza- zione di tal razza di animali sia in tutti ad un di presso la stessa. Attesochè i molluschi nudi diversificano da’ testa- cei per la deficienza del guscio calcareo, appena abboz- zato negli animali nudi. Ne? quali 1° opercolo hassi da considerare come loro conchiglia poco sviluppata ed oc- culta. E per rendere questa idea più veridica, con- viene riflettere a quello che la natura fa nelle Bulle ; ( 189 ) nelle quali talune specie presentano la conchiglia ester- na, come la 2. ampulla, la B. lignaria ; e le altre poi la offrono nell'interno e poco dic da un oper- colo, come la 8. aperta ec. La notomia generale umana e comparata ; che oggi forma lo studio arco de’ dotti di europa, i E non si limitano alla nuda e sterile considerazione del- le parti della macchina umana, ma da questa con rapido sguardo si slanciano fino al polipo ; riceve in- finiti rischiaramenti dalla conoscenza delle diverse mo- dificazioni, che presentano gli stessi organi considerati nelle differenti classi degli esseri organizzati animali. Proseguendo intanto la descrizione dei visceri del presente Doridio è facil cosa ravvisare che il me- desimo manca della serie di denti delle aplisie , delle Fillidie, delle Doridi ec. —. E la natura ha supplito a mancanza siffatta munendo la bocca di valido sfin- tere, e col rendere |’ esofago non membranoso come le specie di animali esposte, ma perfettamente carno- so, e capace a schiacciare e rendere pastosi gli ali- menti irrorati dalla saliva. Nè quì debbasi credere compiuta la digestione, essendo quasi alla sua metà : attesochè è perfettamente assoluta nell’ intestino duo- deno dove per vari condotti sbocca la bile , il quale in questa specie di animale puossi senza fallo dire stomaco succenturiato. Dopochè l’ assorbimento siasi operato le feccie escono per l'intestino retto. Amo in ultimo di evi- tare sul conto di questo mollusco le ripetizioni delle ( 190 ) stesse cose da me riferite nel Doridio Meckeliano , soprattutto per lo di lui fegato, l’organo genitale ma- schile e femmineo, pel sistema nervoso e muscolare , e per l’ apparato vascoloso , che a cagion della scar- sezza di animali non ho potuto riempiere di mercurio, onde esattamente descriverne il corso. Doridii Aplysiformis descriptio tabula aenea illu- strata. Doripium — Corpus repens , lateribus alatum; C2y- peum carnosum duplex, dorsum obtegens. Forami- na bina dextrorsum pro genitalibus , posteriusque tertium pro ano, locata. Tertacula, ac oculi nulli. D. Aplysiforme — D. Aplisiforme. Dorso , pede , alisque nigro-violaceis, margine aurantiaca vitta communito . Nozis. Habitat rarissime in sinu puteolano, et ab amico Olfers, dum is anno 1825 hac in urbe commoratus est, illud accepimus. (1911) Spiegazione della Tavola XIII. Fig. 1. A Bocca del Doridio Aplisiforme situa- ta nel termine della proboscide allungata a, esterna mente fornita di un orlo muscolare compatto, che fa l’officio di sfintere. B ne rappresenta il mantello carnoso superio- re ed anteriore, e è il posteriore, continuato e quasi circolarmente a modo di un disco C disposto, e ros- siccio nel mezzo. ce Sono le parti laterali del pie- de rivoltato sopra il dorso di siffatto animale da co- prirne alquanto sì il mantello anteriore prolungato su l inferiore, che i lati di questo ultima. Le sopraddette parti intorna intorno il corpo di tale vivente rimangono un solco contrassegnato da dddddd, da cui a dritta e posteriormente escono le branchie gialliccie , abbastanza prolungate , nelle quali si distingue la vena D e l'arteria F branchiale; ed elleno costantemente offrono una linea rancia” nel perimetro f f. Fig. 2. Lo stesso Doridio Aplisiforme è stato delineato dalla parte inferiore del piede, onde far- ne conoscere la conformazione dei lati somiglianti presso a poco alle ali , e ‘1 suo prolungamento po- steriore libero , rotondato, che ne copre in parte la restante faccia inferiore e posteriore del corpo. In que- sta medesima Figura si sono allontanate le branchie dallo speco branchiale , affinchè ravvisar si possa la (192 ) forma. e larghezza di esse, come pure la situazione dell’ ano z. - Fig. di | Rappresenta . il Bac lato del Doridio aplisiforme , in cui è da. notarsi. il forame K' della borsa, dove trovasi racchiuso il. membro genitale, dal quale principia un solco 2, che termina ‘ nell’ orificio della vagina &. Fig. 4. Sezionato il disco carnoso posteriore ap- parisce una piccola cavità, ove giace l’ opercolo osseo Z ricoperto da una specie di membrana cartilaginea L, che riempie lo spazio , che lo ricetta. Il medesimo opercolo m ingrandito , e fornito della sua membra- na M, vedesi delineato nella Fig. 5. Nell’ addomine poi ravvisasi Ja proboscide N cir- condata ‘dal cervello 7, che sezionata ( 7g. 6. ) os- servasi composta di valide fibre ‘muscolari 0, e conti- nuata con un breve tubo, che può dirsi esofago p, cui segue lo stomaco O, ed indi l’ intestino serpeg- giante nella massa del fegato P, contigua alla ma- trices@:. Di tutte .le esposte parti si è dato un dettaglio maggiore ‘nel Dorid:o Meckeliano pag. 117-123.. I lacerti de’ muscoli retrattori del suo piede apparisco» no in qg. ( 193 ) BALVITIVIVVALUVILITIZITTILIVIVIIUITILITI MUTITTITIVITITTI IITITTIY LITIETIVILITI TIA LIMITATI ILVA LA} DE PTEROTRACHEA OBSERVATIONES POSTHUMAE AUCTORE IoserÒo Xaverio Porti Huius R. InstituTI PerPETUO PRAESIDE CUM ADDITAMENTIS ET ANNOTATIONIBUS STE- PHANI DELLE CHIAJE ACADEMIAE EIUSDEM ORDINARI SODALIS. - INTRODUCTIO. .Clarissimus Forskaohl primus cognitionem Generis Pierotrachea inter reram naturae cultores invenit. At Caulinus noster, qui multis abhine annis structuram hujus Mollusci quodammodo investigavit, ejusque ima- ginem aliquot praestantissimis Europae viris communi- cavit, morte correptus, suas observationes absolvere haud potuit, et nonnisi indicia aliquot rerum super hoc argumento reliquit. Forskaohl in suo Opere: De- scriptiones animalium pag. 117 quatuor Plerotracheae species annumeravit ; scilicet. P. cororatam , hyali- nam, pulmonatam, et aculeatam, easque descripsil, iconibusqne exornavit. Ex his vero nulla cum nostra specie , da qua disputamus , convenire videtur , licet Caulinus ipsam Pterotracheae Forskaohl perperam as- similaverit. Post ipsum praestantissimi viri Gmelin, Lamarck, Bory de St. Vincent, aliique de illa pertractaruni ; at 25 (194 ) laboriosissimus Cuvier prae caeteris ejus structuram par- tim cognovit et sane perfecte cognovisset , si specimen, quod mutilatum obtinuit, integrum fuisset. Ad nos igitur pertinet, quos aliquot Pterotracheas sintegras adipisci fors tulit, hujus Mollusci singulari perfectam descriptionem, atque anatomen iconibus or- natam evulgare. Gratissimum porro Clarissimo Cuvier hoc nostrum molimen futurum confidimus, quo aliquot suas conjecturas ad hujus Mollusci viscera pertinentes , quae in mutilato suo specimine assequi non potuit , esse re vera ad veritatem adductas intelliget. Summa raritas hujus Mollusci in nostro mari dif- ficillimam reddit ejus comparationem, et nonnisi prae- ter expectationem in aliquot annis unum vel alterum reperitur secus littus Pausilypi, a saevientibus procellis austro flante super arenam propulsum inter fucos , et algam. Id quoque difficultatem auget, quod piscatores nostri temporis hoc Molluscum penitus ignorant. Hinc Clar. Xaverii Macrì ,-Materiae medicae in hac Regia studiorum Universitate Professoris egregii , amicitiam atque humanitatem grato animo jugiter prosequemur , qui Pterotracheas, quas possidebat liberaliter nobis obtulit, atque earum structuram investigandi opportu- nitatem praebuit: in qua investigatione solertissimus Stephanus delle Chiaje enixe suam dexteritatem , et diligentiam cum nostra conjunxit. Prerotracheam hanc nostram Sepiae veliferae quo dammodo affinem esse arbitramur ne dum propter ve- ( 195 ) lum, quo instruitur, sed potissimum propter concham Argonautae simillimam, qua exornatur; ideoque in Gme- lini sententiam adducimur, quod ei Pterotracheae vi- Ireae nomen recte tribuendum sit, eoque magis quia corpus ejus re vera vitreum apparet , et concha ad vitream naturam quodammodo accedit, * CONCHAE DESCRIPTIO AC HISTORIA (1). Ital. Nautilio vitreo ; Carinaria vitrea. Neapol. Scorza del Galluccio, o dell’ Elefante di mare. Gall. Carinaire, ou Nautile vitré. Gualtieri Testacea Tab. XII, Fig. B. Argenville pp. Conchyl. Tab. X, Fig. B. Martini Conchyl. tom. 1, Tab. XVII, Fig. 163. Linn. Syst. Nat. pag. 3368. Argonauta vitreus. Linn. cur. Gmel. Syst. Nat., pag. 3710. Patella cristata? Favanne Conchyl. Tab. VII, Ela. Cra, Bosc His. nat. de Coq. tom. 3, Tab. XXXVI Fig..:2, Carinaria vitrea. © Denys-Montfort Mist. nat. des Moll. tom.4, Tab. XLIII, Bei tar Bory Y’oy. aux Isl. d’ Afrig. tom. 1, Tab. VI, Fig. 4. Bose NMNouv. Dict. d’ Hist. Nat. tom. 5, Tab. B. XV, tt Plez bi _———____ _.————————— +——_- -_-——==->-=x=—r—-< (1) Zersus aut paginae hac in dissertatione praestantissimi Equitis ac Commendatoriz Poli aste- riscis ** signatae vel comprehensae , acque ac anno= attones omnes, nostri sunt iuris. * ( 196 ) Testae characteres. Testa exigua galeaeformis , hinc patula , inde coarctata , laxe recurva ; carina un- dulata , levi; striis simplicibus transversis, fragilissima. Testae descriptio. Testa ( Tab. XIV, Fig. 2 ) exigua, nullo modo respondens magnitudini sui Mollu* sci; hinc dilatata , inde aliquanto coarctata , instar galeae priscorum militum Romanorum, laxe recurva g , dorso carinato , undulato , levi G; striis transversis simplicibus parallelis praedita , exilissima. Obtegit ipsa peculiarem tantum dorso animantis plagam, in qua, ut videbimus, praecipua viscera con- tinentur , eidemque ope tenuis membranae circumundi- que coniungitur. Maximopere suspicari licet conchas , quas Gualtieri et Martini ad Argonautae speciem perti- nere retulerunt ad speciem Pterotracheae oceanicam esse referendas. * Historia. Perrara , ac usquedum apud nos pe- nitus ignota isthaec vitrea, fragilisque concha observa- tur. Cujus duo tantum specimina, earumdem Mollusco adhaerentia , in Regio Poliano Museo adservata viden- tur, quae a doctissimo Xaverio Macrì Historiae natu- ralis praecipue patriae eximio fautore accepimus. Nec ipsam postea consequi nobis facultas fuit: quamvis impigre, conctisve modis conchytarum auri famem la- cessere saepe saepius studuerimus. In Neapolitani Cra- teris laetissimo litore scopulis allisam illustris Philippys ** Caulinas hyeme, aut vere ejectam olim deprehendit. (197 ) * MOLLVSCI DESCRIPTIO. Mollusci characteres. Animal concham , de qua sermonem instituimus, inhabitans ad Pterotracheae spe- cies, perperam ab illustri Linnaeo testis destitutas , traducendum esse curavimus. Essentiales genericas , specificasque notas , quibus hanc Molluscorum proge- niem dignosci constituimus , hisce verbis definimus. Corpus teres, utrinque d c attenuatum, gelati- noso-hyalinum, dorso viscera in translucidam con- cham a recondita , ventre mobili pinna E praedi- tum. Os rotundum , antice locatum. Oculi £ nigerrimi. | Tentacula e e, acque ac pinna, glabra, subti- lissima, subulata, ad proboscidis basin posita. Inspice Figuram 1 Tab. XIV. PTEROTRACHEA. Lion. Syst. Nat. pag. 3137. Rondel. De Insect. et Zooph. , Fig. 126. Holothurium exantheratum. Forksaohl Icon. rer. nat. Tab. XX.XV, Fig. A. P. co- ronala. Canlini Moll. Crat.. Neap. Tab. 1, Fig. 1-4. Pterophora conchacea. Bruguière Encyel. méth. Tab. LXXXVIII, Fig. 1. ( 198 ) * Pèron Ann. du Mus. de Paris tom. 15, Tab. II, Fig. 15. Cuvier Mem. sur la Pterotrachée Tab. MI, Fig. 15. Macrì Act. Soc. Borb. tom. 3 ined. Pterotrachea na- . vigera (1). i (1) DE PTEROTRACHEA OBSERVATIONES CLAR. PROFESSORIS Xav. Macrì. Characteres generici. Corpus liberum, oblongum, pellucidum , carne seu gelatina , ut dicunt, maxime dura , seu tendinea, vel chartilaginea fabrefuctum , punctis minimis aliquantulum extantibus hinc atque illinc exasperatum, ore patulo circulari. Collum longum , proboscidi persimile. Oculi duo rotundi ad colli basim. Abdomen carinatum , inflatum ; cauda longa, acuta. PTEROTRACHEA NAVIGERA. Characteres specifici. Pinna. subrotunda , gelati- nosa, mobili y ad superiora caudam wversus , parva navicula Nautilii modo ad abdomen. Id animantis genus obtuso praeditum videtur sensu. Nam stimulis percitum, verxatumque parum sentit. Vita orbatum , licet per multos menses ma- rina vel dulci aqua detentum, acgre tamen putrescit. Ob longum collum proboscidi persimile nostrates naulae , haud inepte Elephantem marinum d//ud di- cere consueverunt. Eius longitudo spithamae unius cum dimidio , et ultra. Protensa pinna, ut guberna- ( 199 ) * Pterotrachea lophyra (1) corpore crystallino , muricato J; cauda acutissima, superne cristata 723 ven- tre pinna orbiculari , reticulato-fibrosa , acetabuloque ** insignita; dorso testa geleaeformi, fragili, vitrea, visce- culo huc atque illuc se movente, ad summam aquam se regit et Tyrrhenum navigat aequor. Varietates , quae fortasse ab avulsa pinna, e navicula proveniunt , sunt : (a) Pinna subrotunda ) gelatinosa , mobili ad superiora caudam versus , sine parva navicula ad abdomen. (b) Size pinna subrotunda , gelatinosa , mobili ad superiora caudam versus , sine parva navicula ad abdomen. Hoc animal, in, quo hujusmodi varietates ob- servantur, spithamam unam longitudine sua plus mi- nus aequanies , a nostratibus piscatoribus ob breve collum Galluccio di mare appellatur , ab iisque ea oleo frixum innoxie editur. Saeviente Noto atque Africo , Januario vel Februario mense ad nos venit. Quo fortasse factum est, ut maris fluctibus ejus pinna , atque navicula avellantur. (1) Nomen supra dictum a nobis huic Ptero- tracheae impositum, a greca voce xopos promanat , quae cristam significat. ( 200 ) ra tegente communita , branchiis pinnatis , extra con- cham pendulis. Inspice Figuram 1 et 3 Tabulae XV, ex qui- bus ea luculenter delineata apparet. Pterotracheae mo- tus pro re nata progressivus , variusque observatur. Nunc ipsa in altum se librat, alam remigii instar, fra- gilemque testam puppis officio fungentem , atque cau- dam gubernaculi more , hinc atque illinc dimovet ; anne collum diversimode contorquet ; nunc denique maxillam , seu -linguam producit ac retrabit. Evenit saepissime, ut animal istud, africo flante, in scopulos saxaque allisum, sese tam fortiter contra- hat ; ut pinnam, etiam visceram massam , simulque testam diffractam eodem ictu amittat, imumque maris petat. Ex quo denominatio ejusdem animantis a priscì aevi Zoologis , et speciatim a celeberrimo Rondeletio jamdiu prolata sub Zolothurit exantherati (1) valde apposito nomine , orta fuit. » Inter maris purgamenta id reperi ( Rondeletius in- quit ) , quod hic repraesentatur , quod quia vita , in- ** tegumenti asperitate et duritia , partibus internis indi- * (1) Conferatur Memoria nostra edita in hoc volumine pag. 77 de maxima contractile vi Holothu- riarum extra corpus. intestina ejicientium , quibus summopere quadrat disiractio viscerum a corpore huius Mollusci, haud secus atque-eiusdem tenuissi» mae testae ruptio. Bata sw 201 scretis cum Holothurio conveniat , Molothuriorum spe- ciem esse puto. Altero extremo caput discretum habere videtur rotundum, os in medio rotundum, rugosum , quod aliquando dilatatur , aliquando constringitur. Se- quitur corpus crassius , aculeis multis rigens ,, videtur in caudam deficere, ex cujus utraque parte duae sunt appendices, pedum , pinnarumque loco , sed differen- tes. Superior enim strictior est , in ambitu incisa , in acutum desinens , ad quam a cervice producta est li- nea, altera latior ubique. Harum beneficio motum aliquem habere videtur, cujus prorsus expers est pri- mum genus, quod aliquando acetabulis suis saxis hae- ret, sed solvitur, quo differt a Tethyis (1). » Mollusci descriptio. Est huic animanti corpus teres , oblongum , utrinque attenuatum., ad caudam tenuius. Ejus substantia perlucens, gelatinosa, sed sa- tis firma , et scalpello ipsam secanti resistens , adeo vitreae naturae assimilatur, ut sub aqua demersa vix ab ea distingui queat, ut supra monuimus. Caput binis tentaculis subulatis, glabris exornatur, simulque oculis geminis pone tentacula prominentibus, satis inter se distantibus, et ob eorum nigredinem valde conspicuis. E capite proboscis exseritur subconica, cras» siuscula , quae ad nutum animantis longe producitur , et de more Elephantis quaquaversum inflecitur. Hinc a nostris piscatoribus Elefante di mare nuncupari so- e 2 ————r———___—__—_—r —_ — —-_— — —- —— — (1) De Insect. et Zooph. Cap. XX. 26 ( 202 ) let. Corpus universum albescens (1), verrucis innume- ris in apicem exilissimum desinentibus exasperatur. Inferius e ventre, e regione loci, ubi concham sitam esse diximus, descendit veli species, seu potius pinna coloris lutei, fere orbiculata, compressa , glabra, acetabulo C satis conspicuo , rugoso, concavo, subova- to praedita ad latus posticum. Acetabulum hoc iis , quibus Polypi gaudent, licet latius, quodammodo as- similatur , et magis etiam illi, quo Remorae species ornantur. Hinc in sententiam adducimur quando opus est, corporibus quibuslibet affigendam , haud secus ac Po- Iypi, Remoraeque uti solent. Pinna vero ejus nata- tioni inservit quemadmodum in piscibus. Ad haec omnia oculis subjicienda Figuram 1 Tab. XV delineare cu- ravimus. MOLLVSCI ANATOME. Exteriori membrana verrucosa (Tab. XV, Fig. 3) JJ, quam antea descripsimus , sublata , in conspe- ctum venit musculus latus K, striis secundum longi- tudinem oblique decussatis, retisque speciem effingen- tibus, compactus, qui totum animantis corpus veluti in sacculo circumundique complecitur, ideoque musculus (1) Corpus hujusmodi animalis, dum vivit, co- lore dilute rosco infectum apparet. (12036) circumflexus dici meretur. Musculus hic juxta caudam in plures fasciculos M extenuatos dividitur , omnesque caudam petunt, ubi desinunt. Ab eodem musculo su- perius fasciculus alter musculosus fibris parallelis 1 in longitudinem dispositis secedit , cui adhaeret sacculus membranaceus H concha obductus , de quo infra ser- monem faciemus. Ab eodem musculo circamflexo ortum insuper ducunt fibrae reticulatae velum L 7 efformantes, ad cujus latus ulterius productae acetabulum o constituunt. Fibrae hujusmodi, quae ad velum pertinent, musculo peculiari recto pinnato juxta medium ventris firmiter alligantur. Musculo circumflexo avulso, membrana ( Fig. 4 ) RR tenuis corpus universum obvestiens atque perito- naei (1) munus gerens , obviam venit : qua dissecta (1) Nunc abdominis cavum contemplando paul- lum immorari operae pretium ducimus , quandoqui- dem interius cius officium Zootomis omnibus usque ad Kal. Mart. anno 1822 fuit prorsus absconditum. Scitu verumtamen dignissimum quomodo aqua ma- rina Prerotracheae lophyrae corporis cavitate immitta- tur, quae illico turgida efficitur, donec ad animan- tis nutuni , et contraclione correpta aquam eJiciat ) flaccidaque evadat. Conferatur idcirco Dissertatio nostra, cui inest titulus : Descrizione di un nuovo Apparato di canali k ( 204 ) illico sese conspiciendi praebent oesophagus , ventricu- lus, et pars praecipua intestinorum , quoniam reliqua per la circolazione dell’ acqua nelle interne vie del corpo de’ Molluschi marini delle due Sicilie, Raud secus at- que indicium ejusdem aquei nostri systematis in Dia- rio medico Tirolensi, ac Neapolitano aliquot abhinc annis typis enuntiatum. De hoc argumento diligen- tissimus Eques Polius, si morte haud correptus fuis- set , disserere etiam opinabatur, prout cx suis di- clis huc apposite relatis clarius patet. Vir iste nobis conjunclissimus, neapolitanisque literis olim fulgidis- simum lumen atque ornamentum , ita hac de re inquil. » In antica pedis Muricis Tritonis regione insunt conspicua foramina , guae Antra delle Chiaje z2z7- cupare fas est, ipse enim in primis illa detexit. Per ista foramina în totidem foveas iis subjectas aditus patent, quae interiorem pedis substantiam permeare conspiciuntur. Insuper inter ipsa canaliculi interce- dunt ad cadem foramina confluentes, quorum ad- miniculo cuncta inter se communicant. En igitur praecipuum siphunculi munus , quem postea descri- bemus. Siphunculus aquam absorbet ad nutum ant manltis , quae super pedis inferiorem superficiem in illius substantiam immissa et in antra praedicta 5 corumque foveas profluens , pedem ipsum aqua tur- (205%) eorum portio in sacculum ovatam concha obtectum im- mittitur. Inibi, ut supra dictum est, cetera viscera continentur. Nunc concha avulsa ( Fig. 3 ), detegitur saccu- lus ille membranaceus H, pellucidus, fuscus, elatus , conchae formam exacte referens ) striasque transversas a concha impressas, in qua includitur, leviter ostendens. Ejus basis I ovata, solida, musculosa, cui concha al- ligatur. Eo itaque ( Tab. XVI, Fig.4 ) dissecto ss, statim in conspectum veniunt cory hepar , oviductus , et extrema pars intestini, si rectum propter flexus suos dicere nolis. Cor T pericardio # involutum , ovatum, arteriae aortae truncum promit, et ex adverso venam Dbranchia- lem U, quae in duos ramos discreta branchiis prospicit altera ex parte pinnatis. Has extra concham perbelle productas, atque fluctuantes, ut Fig. 1 et 2 Tab. XV ostendit B 7, in cunctis speciminibus, quae forte for- gidum reddit, atque fovet: quae aqua postea stre- nua pressione facta per pedis substantiam tran- sudare cernitur, vel sponte ejicitur prout vita ani- mantis deficere videtur; tunc enim pes extenuatus , flaccidusque evadit. Haec omnia in vivario , in quo Mollusca di- versi generis viva servabamus , investigare nobis occurrit. Hoc artificium in Muricis Tritonis anato- me fusius explicabitur ». ( 206 ) tuna adipisci potuimus, constanter invenimus. Reliquas circulationis vias nullo pacto assequi datum est (1). (1) Post obitum clarissimi Equitis Poli nunquam satis fletum , ulteriores venarum , arteriarumque semitas investigare conati sumus , de quibus antea semper incassum laboravimus; namque -carum mem- branae a vi hydrargyri in eas propulsi distruptae, spem, laboremque nostrum pertinaciter frustraverunt. Sed animante isto în spiritu vini et aqua per ali- quot tantum dies servato, donec earumdem tunicae solummodo wvalidiores fiant, perquisitiones nostrae successu per quam felici, et iamdiu exoptato, haud caruere. Adeout ad sanguineum huius Mollusci sy- stema rile ac perpiscue dignoscendum Figuram 5 Tabulae XVI inspicere oportet. Dissecto pericardio a a summopere inflato in conspectum veniunt ventriculus ac cordis A auricu- la, eo tenuior, magisque expansa. Vivo animante pulsationes seu utriusque systoles ac diastoles admo- dum celeres, frequentioresque exequi videtur, prout e pericardio transparent. In qua auricula immittitur vena branchialis B aliquanto superius in geminis ramis bb maxime ampliatis disiuneta , unoquoque eorum venae ce a branchiis fleruoso tramite obor- tace, arteriis dd bBranchialibus comites , iisque ana- stomosim efficientes , hinc atque illinc fere vesicu- losae, seorsim confluunt. At si hydrargyrus în cor- ( 207 ) Hepar SS subrotandum amplum, super quo re- cumbunt oviductus, et extremus intestini tractus satis n dis ventriculo propulsus etiam strenue, posteriusque urgeatur, numquam in eius auriculam refluit; ex quo facile arguitur, quod valvulae semilunares ostium venosum claudent. Muscularibus lacertis inter sese varie intextis cordis ventriculus compingitur; cuius sanguis, albi- do-coerulescente colore infectus , per arteriam aor- tam D, cordisque auriculae ex adverso locatam , vi- scera in concham contenta, totumque corpus vivifi- cat. Huiusmodi arteria a cordis ventriculo exorta in duobus ramis C C sciungitur semicirculari cursu secundum exteriora hujus conchylii latera pergenti- bus, donec in unam coalitis artèriam, aortam E E ascendentem efformant ; quae recita fere directione , oesophagi e comes, huiusque bulbum inferne perfo- rat, quo tribus £ff dividitur arteriolis ori , muscu- lis inibi dispositis, dentibus , aliisque finitimis par- tibus distributis. Arteria branchialis e cordis ventriculo oborta, tramite FF in orbem digesto secus palliù extimam regionem percurrens , ct antequam pinnas attingit , de more venae branchialis dichotoma evenit, ex qua separatione arteriae branchiales dd dd ad supre- mam pinnarum plagam, ubi finem habent, distri- buuntur. ( 208 ) flexuosus , quorum oscula proxime ad se accedentia anum attingunt prope branchias, prout Figura 4 osten- dit. Insuper in eodem sacculo conclusum conspicitur corpus ovatum V , quod testiculus sit an non definire non audemus. Tuba w« infra branchias posita ad ovo- rum receptaculum (1) pertinere videtur. (1) Praestat deinde, quae ad huius animantis genitalia spectant, hoc dicere loco. Sî mea non fallit opinio, ad maris organa perlinent ductus GG ( Fig.5 ) usquedum prorsus ignoti , in abdominis cavo contenti, per paria iugati, et flexuoso pergentes itinere a po- ‘stica, supremaque pinnae regione antica cristac plaga tenus, in quam, quoad mihi videtur, uno ac brevi canaliculo g, quo gaudent , et extra corpus hiato, finem fiunt: papilla ideo , seu exilis canalis modo dictus, penis munere fungitur. Paullo longius ab intestini recti n orificio ob- servatur vulvae apertura H fere cordata , sinistrorsum collocatae , et ad vaginam h ducens , in quam con- fluunt oviductus i ab ovorum receptaculo j proce- dens , matrix in spiram intorta ac laminoso-plicata K , hic clausa et in l'ig. 6 dissecta, alia duo cor- pora l L, etin Fig. 6 autem discissa; quorum pri- mum pro fabrica matrici assimile, alterum plurimis violaceis vesiculis. constructum , cuiusque officium PTUOrsUs IInNOrAMUS. ( 209 ) OEsophagus O deorsam productus abit in ven- triculum 7 (1) ovatum, intus rugosum C, e quo de- inceps intestinam ce varie inflexum procedit. Extrema ejus pars recipitur a sacculo ovato concha obtecto , quem supra descripsimus, Quo clarius autem hujusmodi partium structu- ra intelligatur, Figuram 7 Tabulae XV ante oculos subjicere oportet, in qua superiorem oesophagi tractum A dissecuimus ad patefaciendos aliquot dentes ligulae a, bulbumque dd oesophagi crassum, carnosum, va- lidum, musculis variis compactum, ad ipsum vel retra- hendum , vel relaxandum , vel alios .hujusmodi motus eflicientes. _—_———_ —_—_——_———___&6&6 & (1) Esregius Caulinus noster ca qua pollebat solerlia in ventriculo animalis, de quo nunc agimus, vermes ciborum substantiae immiatos se invenisse testatur. Sed est hic operac pretium fateri helmin- thos a Caulino in Pterotracheae stomacho detectos nunquam nos inspexisse. Quin immo jure , meri- toque suspicamur Taeniam , compressam , filifor- mem , albam , geniculis nigris se flectentem, et articulos elongando vel contrahendo a clarissimo Forskaohl in Pterotrachea aculeata visam , nihil aliud fuisse , nisi intestinum ea abdominis cavitate , post separationem viscerum ab ciusdem corpore , exortum, exteriusque fluctuantem. 27 ( 210 ) Ligula quinque (1) denticulorum ordinibus FF G G g configitur, quorum extimi longiores, validio- (1) Ligula lentis vitreae ope melius perspecta sepltem denticulorum ordinibus constare videtur; eo- rum scilicet quatuor ( Fig. 9) EEE E ecxteriores ac liberi cernuntur, duo alit e e hine per paria at- que illine iugati immobiles remanent, totidem tran- versalibus , arcuatis , cartilagineis fasciis { f, au- rantioque colore praeseferentibus coalescunt. In me- dio uniuscuiusque: vittae dentes tres conici, parvi , recti, adunci disponuntur. Deinde secus extimam thecae dentariae oram hac illac coriacea lamina IF adhacret , superius dilatata , inferne magis ma- gisque attenuata , superque oesophagi bulbo recum- bens , cui firmiter alligatur, ut dentium thecam recta , stabilique positione sustineat, Oportet autem aliqua ad digestionis organa per- tinentia exponere , quae post illustrissimi Auctoris nostri mortem. forte fortuna sedulo contemplari no- bis concessum fuit. Et in primis salivares eatant binae glandulae ( Fig. 5 ) mm varie inflexae , te- retes , satis longae , peculiarigue communitae ductu in oris hiatum “ad dentium utraque latera patente , ac pone cerebrum locatae , e quo duo nervi exter- ne ac hinc inde: promanant: quorum unus N ramu- sculos suos hepati, intestinis , generationisque visceri- bus impertit; alter denique N inter abdominis tuni- (-21d)) resque , et magis adunci F F conspiciuntur ; singuli mmusculis teretibus ff alligati. Ordo medius g g diversa cas, et prope musculum pectinaltum ‘ dispertitur , atque ulterius ramificatur. OEsophagi bulbus de more ‘illius Sepiae velife- vae plurimis musculosis stratis compingitur. Sunt huic bulbo musculi compressores , dilatatores , constri- ctores, abductores, adductoresque, praeter transver- sam aponeuroticam vittam M superne sitam, ac unum alterumque bulbi lobum sustinentem. In ciusdem ven- triculi cavitate aliquot Alcyonia , Pucosque partim digesta invenimus. Notatu est quoque dignissimum , quod dum huiusmodi Molluscum vita gaudet, oesopha- gus, stomachus , ciusque intestina maxime distenta videntur, et chordae instar e comunibus integumentis atro colore maculata translucent. Intestinus, in quer biliarit ductus ab hepate flexuoso itinere prodeuntes immittuntur , tortuosus , violaceusque aspicitur. Nullo autem pacto assequi potuimus, unde marina aqua inPterotracheae. abdominis cavitatem ingreditur, ut antea dictum est; sed bini canales 00 caudam ver- sus directi perspicue observavimus , hydrargyro im- plevimus, corumque tramitem , si animal huiusmodi integrum fuisset, investigare ulterius potucerimus. In- ter substantiam. gelatinoso-hyalinam corpora pene dendritica xx, lutea, numero satis ingenti explora- vimus, de quorum natura, usuque nihil adhuc rati habemus. x (ama) gaudet structura; dentes enim recti, acuti, atque bre- viores, totidem fasciis transversis cartilagineis D D in- sistunt, ut Figurae 8 et 1o ostendunt. OEsophago ( Fig. 4) proxime imminet cerebrum P, e quo tria ganglia p oriuntur , quorum unum re- vera speciosum quadruplex esse videtur. Fx eo bini nervi promanant, qui deorsum porrecti , statim atque animantis ventrem attingunt , ganglium alterum g effi- ciunt, e quo alii duo surculi ortum ducunt versus caudam descendentes, praeter surculos minimos circum circa (1): (1) A peculiari bulbo in corporis huiusmodi animantis substantiam locato oculi concluduntur. Hu- moribus propriis, aeque ac erystallina lente constant. Bulbus ( Fig. 5 ) s oculorum adhuc relatus aterri- ma tunica , seu choroidea est fabrefactus: et in ca- merae obscurae loco triangularis sacepissime extat apertura. Figuram 11 Tabulae XV, ut palam fiat lens erystallina orbicularis, veluti in piscibus constructa, sed minus compacta, ac nigrescente circumundique vitta communita , inspicere conventt. Scitu denique dignissimum , et nunc in propa- tulo ac libere fateri non omittimus , quod perscru- tationibus nostris, hic apposite relatis , de hujusmo- di animantis mirifica structura , zootomisque omni- bus lactenus fere prorsus abscondita, maximam pras- % (1313) E suprema cerebri ora nervei ramusculi tum o- culis 00, tum oesophagi bulbo , ejusque vicinitati distribuuntur. buit opportunitatem excellentissimi Comitis de Fic- quelmont obseguentia, Sacrar Crsarar-RecIAE Apo- sroLica& Masestaris apud munificentissimum Utrius- que Siciliae Regem Fravciscun I. Borroniun P. F.A. summa cum potestate Legati ea quae, erga literato- rum familiam solet benignitate. Namque nostratis conchyta secus laetissimum Pausilypi litus piscante Pterotrachea lophyra per aequor transcurrens se ob- viam venit, quam illico perfecte vivam , integerri- mam , atque sub aqua demersam , cidem praestan- tissimo Comiti obtulit. Hinc factum est hunc praeclarissimum , doctis- simumque virum Pterotracheam , quam possidebdat , fragili testa tantum paullo labefactatam, Joh. Bapti- sta Quadri in hac Regia Studiorum Universitate cli- nicae ophtalmicae professore eximio ac peritissimo praefecto intercedente, nobis catemplo donare et mit- tere dignatum esse ; ut huius Mollusci penitiorem compagem, quoad fieri posset , per anatomen inda- garemus, ct de qua antea satis superque disseruimus. (214 ) * SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA XIV. L’ oggetto di queste due Tavole è quello di mo- strare tanto la conformazione esteriore dell’ Argonazta vitreo ( Argonauta vitreus Linn. ) , che la notomia del suo abitatore conosciuto col nome di Pterotrachea ( Pterotrachea lophyra ) . La Figura 1 indica la suddetta Pferotrachea , la quale superiormente offre il suo guscio A, dove ne sono appieno visibili i solchi a-traverso a, e la care- na 2. La esposta conchiglia ricopre la massa de’ vi- sceri fuori del cavo addominale situati ; donde esce la vena branchiale in due rami separata B, nella cui esterna faccia soltanto sboccano le vene delle pinne doppiamente incise. Una specie di sacco muscolare D lega i visceri al dorso del suo corpo affatto cristallino, punteggiato , e muricato, che anteriormente tiene la proboscide d, ed in dietro la coda c. Quella ha nell’apice l’orificio della bocca , e presso la di lei base superiormente appari- scono situati tentacoli e e con uno degli occhi f. In opposizione poi dell’ attacco delle viscere al corpo della Prterotrachea esce un’ ala muscolosa E.; orbicolare, e quasi intera nel perimetro ; la quale ver- so la sua posteriore parte offre una specie di acetabo- **lo ovale GC, la cui cavità a forma conica sino presso (0215) la metà della sostanza della suddetta ala continuata rimarcasi. E scopo della Figura 2 di contrassegnare la con- chiglia fragile e trasparente dell’ Argonauta vitreo, che presenta la sua apertura 1°, l’ apice un pò ricurvo g', e la carena G. La Figura 3 rappresenta in H il pallio carnoso , con cui la Pterotrachea lofira è legata al suo guscio, quì tolto ; come pure indica il cuore in 4, l'apertura dell’ ano e dell’ organo genitale in 7, non chè le bran- el, chie 7 poco più oltre situate. Tutto fornito di longitudinali fascie apparisce il sacco muscoloso I, che sostiene le viscere al corpo unite. Si è sezionato il primo integumento J cristal- lino, crasso gelatinoso, e punteggiato all’esterno; per mettere in veduta il sottoposto strato muscoloso I, che risulta da plessi fibrosi obliquamente diretti , ed intersecati co” compagni. Ben inteso però che tali fibre nella proboscide % della Pterotrachea lofira hanno retta direzione, e nel dintorno dell’ orificio della bocca so- no a guisa di sfintere conformate. Nella coda poi pre- sentansi gli anzidetti plessi fibrosi in lacerti M dispo- sti, fra essi disuniti, ed a poco a poco assottigliati. La sua ala L anche è fatta da un tessuto fibroso a reticolo , dalla quale tolta la tunica esterna //, si vede l'andamento delle sue fibre oblique tanto da destra a sinistra, che da questa a quella. Nè riesce ** difficoltoso osservarsene talune altre con orbicolare di- ( 226) rezione 7. Notasi in ultimo che )’ attuale Figura offre l’ acetabolo su indicato in 0, ed una specie di cresta rilevata 72, che giace sul dorso della coda di animale siffatto, e per la quale è stato esso Pterotrachea lo- fira da me appellato. * Ae Aa La Figura 4 espone il bulbo muscoloso N dell’e- sofago O, ai di cui lati esiste il bulbo degli occhi 00, la fascia del cervello P con due gangli p il primo so- litario, e p il secondo quadrigemino. Da quest’ultimo partono due lunghi nervi, che in g costituiscono il ganglio simpatico addominale , donde nascono de’ fili nervosi pel dintorno, e due più lunghi verso dietro. Dippiù nella Figura attuale si dimostra non solo lo sparo fatto alle addominali pareti Q9Q della Ptero- trachea lofira, non chè la di lei membrana peritonea- le interna RR; ma se ne rappresenta ancora lo sto- maco , ed il tubo intestinale variamente flessuoso 7°, che attraversa la sostanza del fegato S, allogato nel pallio muscolare s sezionato, e dalla conchiglia pro- tetto. Il pericardio è #, che racchiude il cuore T, donde in sotto esce l arteria aorta, ed in sopra vi sbocca la vena branchiale bifnrcata U. Evvi eziandio un canale % aperto vicino lano, che sarà forse l’aper- tura della vagina, ed un corpo ellittico V. Maggiore sviluppo degli organi digestivi, sessuali, **e del sistema circolante dassi nella Figura 5; la qua- ( @P79) * le fa conoscere. il. peritoneo y, le glandule saliva- ri m_, la fascia aponeurotica M sostenente .il bul- bo muscolare, 1 occhio s i, 1 esofago ‘e, lo .stonta- co, l'intestino 7, l apertura della vulva H , la vagi- na À colla matrice X chiusa, l’ovidotto î, l’ovaia I, ed il corpo vescicoloso Z, da cui esce forse un umore violaceo, ed un altro corpo accessorio L alla matrice K..( quali parti ‘veggonsi ingrandite e sparate nella Figura 6 ), i canali GG spermatici col membro geni- tale g, il muscolo pettinato £, i due canali 00 per la circolazione dell’ acqua marina, i corpi dendritici ® a racchiusi nella cavità addominale o sia verso la coda, il cervello, i due nervi che formano 4 ganglj , ed il nervo simpatico N, le due vene 5 & branchiali , che riunite in una B sboccano nell’orecchietta A del cuore, alla quale ne segue il ventricolo, donde escono le ar- terie delle branchie d d, l’aoria separata in due arte- rie CC, che si riuniscono per formare l’ aorta ascen- dente E E divisa nell’ estremità in tre ramoscelli ff{f. Le Figure 7, 8; 9, e 10 sono destinate ad es- porre l’ apparato digestivo di siffatto Mollusco, di cui A mostra il principio della bocca ; inferiormente esi- stendovi la serie de’ denti a, e su particolare bulbo 6 allogata. Il quale è di natura muscolosa , e co° suoi parziali movimenti aiuta a masticare i cibi dall’ esofa- go B penetrati nello stomaco sparato C, che è nell’ in- terno di leggere rughe longitudinali fornito, donde con- ** tinuasi l’ intestino c variamente flessuoso. n 28 218 ) È La inferior faccia della di lui lingua di forma ovata è dimostrata dalla Figura 8, in cui appariscono i denti laterali maggiori aderenti ad un arco cartilagi- neo D su cui sono disposti. Siffatto dentario apparato d’ingrandito diametro appalesasi nella Fig. 10, dove chiaramente scorge- si, che ogni dente maggiore rotondo , assottigliato ed uncinato nell’ apice f, sia col compagno per la base congiunto, essendovi in cadauno una specie di orlo legamentoso. Tali denti di qua e di là F sono in du- plice serie disposti, cioè la superiore or nominata e la inferiore G, I denti minori egualmente conici so- no tre per ogni arco legamentoso g, ed il media- no di essi denti è più grande de’ suoi laterali. La lingua poi osservata colla lente vedesi ( Fig. 9) for- nita di 3 ordini di denti maggiori EE per ogni la- to, oltre la lamina coriacea F, e de’ denti minori su le fascie cartilaginee ff allogati. La Figura 11 espone la lente cristallina della Pte- rotrachea lofira sì di naturale grandezza , che ancora ingrandita , in cui più chiaramente scorgesi la zona ** che nel dintorno la cinge. ( 219 ) BRARDIMA LILILVIY LILIIMITIBBILLIBILIIZITYIVAIBLYAT1*d LITITITY IMITLTTI LTITITII LLIVA TTI citatoni Nota sur MotLusco DELL’ ARGONAUTA ARGO , SU UNA NUOVA SPECIE DI EPIZOO CHE VI OSPITA, B SULLA ME- DUSA VELELLA, $.I. La storia della singolare industria di questo specioso abitatore de’ mari caldi è abbastanza celebre nella più remota antichità, ed altrove mi ha benan- che somministrato lungo argomento di occuparmene con particolar cura. Il cav. Poli ne ha minutamente esaminato lo sviluppo delle uova , in cui riconobbe l’ abbozzo della sua conchiglia. Da qualche individuo vivente posto a mia disposizione parve di avervi ravvi- sato una tenuissima membrana , che univa l’ animale al corrispondente guscio. La munificenza del nostro Augusto Sovrano Fran- cesco I. P.F.A. mi ha dato occasione propizia di viep- più verificare siffatta asserzione , essendosi benignato donarmi varj Nautilj co’respettivi viventi, che , essendo stati da me esaminati, mi han dimostrato che tale Mollusco ne occupa tutto il cavo, dove è nel seguen- te modo allogato. I suoi due cirri maggiori e veliferi giacciono nel- la parte anteriore ed inferiore della suddetta conchi- glia, e gli altri due cirri semplici a quelli opposti son * ( 220 ) collocati nel termine della carena, ove dopo la fecon- dazione sono aderenti le sue uova ; ed un’altra coppia di cirri semplici occupa i lati del prefato guscio , per- fettamente riempiuto da detto animale, che a livello dell’ apertura di quello presenta la bocca, l’ infondibolo, l’orifizio dell'ano, degli ovidotti ec. Per la trasparen- za della suddetta conchiglia , gli occhi, che giacciono a’ lati del di lui corpo , avvertono benissimo gli og- getti disturbatori del suo pacifico riposo , o pure gli animaletti di cui cibar vogliasi. Dimodochè , tenendo ì Nautilj coi loro abitatori nell’ acqua marina, è cu- rioso osservare, che appena un corpo qualunque sia verso loro diretto , ben tosto cercano di rintanarsi alla meglio nella propria abitazione. Inoltre si è da me costantemente ravvisato che questa per grandezza sem- pre corrisponda all’ animale cui appartiene , anzichè il contrario. Avendo approssimato la mano a tale Mollusco, mi sono avveduto che gli acetaboli dei suoi cirri vi si erano attaccati in modo, che furon valevoli a mante- nerlo pendente. Dippiù quando esso vuol cangiar sito rovescia in su il guscio, e fuori di questo caccia i cirri veliferi , che spande sulla superficie dell’ acqua , egualmente che que’ rivolti verso la posteriore e late- rale parte della conchiglia , nel cui interno rimane il solo di lui corpo, proccurando di restare aderente alla propria casa mediante una porzione degli acetaboli , che appartengono al principio di ogni cirro. (ami) Tostochè poi il suddetto vivente sia’ prossimo a morire” spontaneamente - abbandona la sua micchia per la mancata aderenza degli acetaboli. Daltronde, essen- done separato ‘tuttavia vivo, ed indi di bel nuovo ri- messovi, continua ad esservi attaccato finchè abbia la proprietà di godere aura di vita. Sappiasi infine che i solchi, che nel suo guscio rimarcansi per lo più bifurcati , e cadauno di questi spesso ulteriormente in due separato, non dipendono da analoghe promi- nenze nel corpo di siffatto essere stabilite , il quale osservasi affatto levigato : e molto meno poi hansi da ripetere dalla ripiegatura . de’ cirri, che. neppure vi corrispondono. Bisogna dunque conchiudere che il Nautilio ap- partenga al suo respettivo animale, il quale con gli acetaboli de’ cirri solamente vi si. mantiene aderente , da’ quali trasuda il materiale calcareo. necessario pel di lui successivo accrescimento. È cosa degna di avvertirsi che oltre la mem- brana esterna , che veste tutto il corpo dell’ abitante del Nautilio , lascamente aderendovi , è nella fac- cia interna corredata di uno strato fibroso , che pro- duce il moto e ’1 cangiamento di sito de’ follicoli cro- mofori, che sono ovali, ellittici, spesso minori e ro- tondi, e ripieni di un umore color di joide. Sottopo- sta a detta tunica n’ esiste una seconda peritoneale , di qua e di là corredata di più rari follicoli aventino la medesima figura poc”anzi esposta. (‘afia )) Di 12 Nautilj forniti del respettivo animale, che finora ho notomizzati , la maggior parte de’ quali non molto grandi, e co’ grappoli di uova fecondati ed esi- stenti nell’ apice della conchiglia , neppur uno ne ho trovato di sesso maschile. - Io era nella ferma credenza che gli acetaboli de’ cirri avessero servito all’ animale in esame per aderire a’ cor- pi adiacenti; ma l'iniezione di mercurio fattavi mi ha dimostrato, ch’ essi servono ad altra più importante fun- zione. Cosicchè introdotto il mercurio nel cavo, ch’ esi- ste lungo ogni cirro, ho osservato che tale metallo ave- va libera uscita nel loro termine : ed il medesimo com- presso tra una porzione di cirro da non poter andare nè innanzi e nè in dietro, è stato forza che si facesse strada per gli acetaboli, i quali ne rimangono intera- mente pieni senza che potesse liberamente uscirne. Cosa che opino dipendere da qualche valvula., che ne per- mette il passaggio da fuori in dentro, e non al contra- rio, come è accaduto nel caso attuale. Nella continuazione dell’ opera del cav. Poli (1) ho avvertito che niuna diligenza aveva fatto sull’ orga- no dell’ udito del Nautilio. Ora che questa perquisi- zione è stata da me assoluta , mi si permetterà dire ciocchè penso su tal punto. Sezionata la teca membra- no-cartilaginosa , che rinchiude |’ anello cerebrale , e (1) Testac. utriusq. Sicil. tom. 3, pag. 24. (223 ) direttomi verso gli occhi, ho veduto che i nervi ottici figurati dal cav. Poli tomo citato , Tab. XLII, fig. 13 terminino a guisa di un cappello di fungo , tutto dis- seminato di granolazioni, cui adattasi il fondo del bulbo dell’ occhio : ma non ho potuto accompagnare alcun filetto nerveo, che fosse penetrato nell’ interno di cotale organo , attraversandone le solite membrane. Que- sta sostanza è dunque allogata in un cavo particolare situato tra la teca cerebrale e la posterior parte del bulbo dell’ occhio , senza che vi fosse alcun forame esteriore 3 ed osservata al microscopio si è veduta ri- sultare ida un aggregato. di globetti. Appartiene esso all’ organo dell’ udito , o pure ha altro incarico a me affatto ignoto? non oso certamente deciderlo , con- tentandomi della semplice esposizione del fatto. G.H. Nel cavare 1’ abitante dell’ Argonauta dal suo guscio , e precisamente i di lui cirri veliferi, mi accorsi che se ne distaccò un corpo ovale, espaso;, con lunga coda, e fornito di irrequieto movimento dentro l’acqua marina , ove conservava siffatto testaceo, guadagnando ora: la superficie di tal liquido, ed ora occupandone il fondo. Poca attenzione posi all’ esposto fenomeno, poichè era mio principale scopo di rettificare quanto ho esposto sul Nautilio: e debbo eziandio confessare, che credei il suddetto corpicciuolo qualche porzione de’ cirri di simil vivente, che separata dal medesimo con- tinuasse a godere la proprietà contrattile. Proseguii le mie intraprese ricerche senza più attendere all’ acca- (224 ) duto ; e dopo un’ ora dacchè aveva (distaccato il Mol- lusco dal primo Nautilio., andai: per cavarne dall’ acqua marina il secondo col respettivo animale , e vidi che il corpicino suddetto .continuava a muoversi, ed. in va- riate guise dimenando dal suaparte assottigliata, che pro- lungavasi dal corpo di figurà semi-ovale. Allora fu che rivolsistutte le. mie ‘cure all'esame di tale. epizoo , non trascurando. divosservarlo ad. occhio nudo , con lente di bastante ‘ingrandimento, «e col. microscopio. La diagnostica del presente animaletto parassito mi ha obbligato a percorrere i caratteri de’ generi de? vermi intestinali riportati nella celebre opera dell’ illustre fisio- logo di Berlino G. Asmund Rudolphi (1); ed. in quella di Bremser (2). Nelle quali opere non ho trovato alcun carattere ‘generico \e specifico , che avesse potuto conve- nirgli. Al più potrebbe esso ravvicinarsi, al genere 777- cocephalus per la figura ingrossata del corpo terminato da sottile proboscide 3 ma ne differisce per la duplice serie di acetaboli, che ‘incominciano .dalla fine della proboscide , e terminano all’ estremo opposto del corpo. Qui non conviene ommettere la considerazione che tale vivente ‘non ‘sia un verme intestinale , siccome sono tutte le specie di Z7zcocefali e Yricosomi ; ma uno epizoo , egualmente che il enicuro wario di Ru- n (1) Entozoor. Synops. Berol.,, 1819. (2) Trait. zoo0log. et physiol. des vers intest. avec: notes de M. de Blainville.. Paris, 1924. ( 225 ) dolphi (1) corrispondente alla nostra Planaria ocella- ta (2), che aderisce alla Tetide fimbrica mercè una fovea ellittica , comunicante colla di lui bocca , che applicasi ad una papilla bucata , donde si penetra nel cavo addominale della Tetide (3). Io intanto sul- la considerazione che non amo di gravare la. scienza di un genere nuovo , lo considero come un 77icoce- falo, sebbene irregolarmente vi appartenga in grazia delle ragioni testè esposte. TricocernaLus , Rud. ( Op. cit. , pag. 16. ) T. acetabularis — Tricocefalo acetabolario. Parte capillari longa, corpore sensim sensimque crassiuscu- lo, acetabulis in dorso; NosIs. Descriptio. Corpus huic animanti est ovato-oblon- gum, antice proboscide terete , filiformi , valde con- tractili, apice summopere attenuata communitum ; qua in plaga de oris existentia nihil rati habemus , sensim increspatum , arcuatumque ; postice attenuaium , in cuius convexitate a proboscidis origine usque ad sui finem duplex acetabulorum series solummodo ob- ——_ ————————m __——— 11m =————6@©"2, = — ——— — (1) Op. cit., pag. 573. (2) Mem.M1I, pag. 59; Tab. II, fig. 9-15. (3) Delle Chiaje, Suzto di mem. Nap. 1824 , pag. 20. 29 ( 026 ) servatur alterne dispositorum , numero hine inde trigintiquinque , aequidistantum , et satis retractilium : unumquodque eorum peculiari ac tereti pedusculo affi- xum , centrali hiatu est praeditum , cuiusque ope epizoon istud, Mollusco in mirificam concham A47rgo- nautam Argum L. degenti, adhaeret. Eius corpus carneo-subluteo colore depictum , praeter ovorum re- ceptaculi vicinia , ubi fusco-punctatum , turgidumque videtur. Historia. Huiusmodi epizoi Kal. Julii anno 1827 specimen unicum femineum reperi, quod in phiala spi- ritus vini repleta asservo , et in Figura 1 Tab.XVI na- turali dimensione delineare curavi. $. III. Pochissime cose riferisco sulla Medusa ve- lella. È molto ben descritta e figurata da’ miei com- patrioti Imperato e Colonna, ed avendo esse riguardo più alla di lei struttura, che a’ suoi naturali caratteri. La velella de’ nostri pescatori è comune nel mare di Nisida dopo i temporali della primavera , osservandosi abbastanza graziosa e per la forma del corpo interna- mente guernito di una cartilagine ovale, trasparente , sottile, con strie concentriche, e nel mezzo ombilica- te, ove con verticale ed obliqua direzione prolangasi in giù una cresta a cuore della stessa sostanza, aven- te leggere ramificazioni ; e per la tiata bleù, di cui il pallio che eopre e questa e quello rimarcasi colorito , e di tratto in tratto di rotondi acinetti giallo-verdicci disseminato : i quali vedati colla lente num. 3 del mi- ( 227 ) croscopio composto di Dollond risultano da vesciche giallo-fosche con globettini cerulei. Dal margine ed an- che da tutta la faccia superiore del di lei corpo si prolungano i tentacoli molto contrattili , pieni di cile- stro umore , chiusi nell’ apice , variabili per lunghezza, e circondanti l’ orificio della bocca , la quale comu- nica con una tromba terminata nel sacco ovale , che fa l’officio di stomaco. Questo è allogato tra la massa del fegato, che occupa tutto lo spazio centrale supe- riore della cartilagine poc’ anzi descritta. Dal ricettacolo della digestione, e per lo pallio del corpo e per quello della cresta, veggonsi disperse talune ramificazioni va- scolari, che forse trasportano i sughi nutritivi in tutta l'economia animale di siffatto vivente. 11 mercurio in- trodotto nello stomaco non è affatto passato dentro i tentacoli. Ho dippiù ravvisato tra questi ultimi alcuni fili lunghetti, bianchicci, e corredati nell’ apice di par- ticolari globetti. Sono forsi essi gli ovidotti comuni- cantino coll’ ovaia, che potrebbe essere confusa colla massa epatica descritta ; o pure hanno eglino analo- gia co’ tentacoli delle attinie? Le figure 1 e 2 della presente medusa riportate nella tav. XC dell’ Enciclo- pedia metodica sono alquanto esatte; per cui mi dis- pensano di corredare di ulteriori disegni quanto si è da me a tale obbietto esposto. ( 228 ) BrEVI CENNI SULLE ATTINIE. Le Attinie sono state serio oggetto di contempla- zione de’ naturalisti antichi, ed han fissata l’ attenzione degli odierni zootomi, che non ne hanno affatto esau- rita la indagine. Per altro Spix e Cuvier se ne sono oc- cupati col più felice successo, ma molte cose rimane- vano a doversi meglio determinare, onde potersi dire l anatomia loro perfettamente compiuta. Ecco la ra- gione del mio lavoro, del quale però non sono pie- “namente contento , attesochè l’ indagine anatomica di siffatti esseri mi è sempre riuscita oltremodo difficol- tosa. Ciò non ostante il*poco , che ne espongo, è ba- stante a farne conoscere alquanto chiaramente la fab- brica. I. Descrizione. ) L’ Actinia crassicornis Lin. presenta un largo e levigato piede nella base, da cui si solleva il corpo costrutto da parecchie fascie longitu- ‘ dinali e trasversalmente rugose , essendo nel dintorno terminato da regolar serie di tubercoli : nel mentre ‘che il suo centro affatto piano offre la bocca orbico- ‘lare , chiusa da’ margini di due canali biancastri , e dal cui mezzo , oltre due linee bianche superiore la prima ed inferiore la seconda , altre lineette giallo-fo- sche, e presso a poco raggianti, dirigonsi verso la pe- riferia del corpo , ossia ove esistono i tubercoli; le quali indicano la naturale separazione della filiera cir- colare de’ tentacoli, taluni allungati ed aventi nell’ ( 229 ) apice il respettivo forame, ed altri di minor numero, e la metà più corti de’ precedenti. Il colorito di siftat- ta attinia è verde-fosco , ravvisandosi però |’ apice de’ tentacoli maggiori rosso, e la boccuccia di questi e de’ minori nericcia : dimanierachè furon presi per occhi da taluni naturalisti, avendo Dicquemare osser- vato che la luce troppo viva sia molto incomoda a simile razza di viventi. Ne ho veduto parecchie varie- tà cineree e violette , di cui non ho stimato tener conto. L’A. pedunculata Gaertn. ha il piede meno allargato dell'A. crassicornis Linn. , fornito di rughe circolari e concentriche, i tentacoli a subbia, la bocca egualmente orbicolare , e tutto il suo corpo è cosperso di papille ombilicate nel centro, rosse, disposte in linea retta, le quali alternano con una triplice serie di altre pa- pillette rosine. Il corpo di questa attinia. è verde, avendo i tentacoli rossi mischiati ai foschi. I’ Actinia effoeta Lin. tiene il piede castagno e come il corpo corredato di fascie bianche, quasi paral- lele, e privo di qualunque sorta di tubercoli. Ha inol- tre i tentacoli assottigliati, corti, giallicci con macchie circolari più fosche. Lo spazio che esiste tra questi ultimi e la bocca, risultante da una fessura longitu- dinale fornita di molte increspature a traverso ed ovali nel dintorno , offre una graziosa disposizione di linee curve e raggianti. Ben inteso però che il corpo di tutte e tre le attinie esposte , come pure quello del l’altia ( A. carciniopados ) descritta da Otto indi= ( 230 ) gena del mare nostro, ed abitante su la Merita canrena e N. glaucina Lin. , cangia in un momen- to di figura, ed i suoi coloriti ben tosto svaniscono. Ecco perchè non sonosi trovate esatte le descrizioni fattane dagli autori : e le specie da costoro ammesse su la diversa forma delle stesse trovansi per lo più abbastanza vacillanti. Le attinie possono vagare nel mare, aiutandosi nel cammino co’loro tentacoli, ed è in balia delle medesime di rimaner fisse, attaccandosi col piede a’ corpi adiacenti. Tra noi con bastante trasporto mangiansi fritte nell’olio, essendo chiamate da’ nostri marinai ardichelle di mare. II. Anatomia. ) Il corpo delle attinie è ricoper- to da una sottilissima tunica spalmata di moccio, da cui hassi da ripetere il colorito delle varie loro spe- cie, giacchè, quando quello siasi dissipato , i colori benanche svaniscono. Siffatta membrana è levigata nelle specie da me esaminate , tranne l’ A. crassicorris Liu.,i cui tentacoli soprattutto si attaccano fortemente alla cute , donde con difficoltà possonsi separare. A tale fenomeno gli antichi attribuirono i pretesi danni delle così dette ortiche di mare. È certo però che col- l’ aiuto del microscopio non vi ho potuto affatto scor- gere vestigio alcuno di ventosa od altro mezzo , la cui mercè si fissano a’ corpi adiacenti; facendo anche sperimentare non già prurito, come anticamente crede- vasi, ma una molesta sensazione quasichè fosse pro- dotta da infiniti corpi scabrosi e muricati. (23) Il secondo integumento degli animali in esame ri- sulta da lacerti fibrosi con longitudinale direzione , in- tersecati con altri traversalmente disposti. A questi si attaccano le lamine muscolari emolanti le pieghe di un ventaglio, fatte da fibre longitudinali assai valide e da altre traversali molto sottili, le quali hanno un estre- mo fissato -nel centro interno del piede , indi alle in- teriori pareti del corpo, e coll’ altra estremità finiscono ne’ tentacoli, uve chiaramente ravvisansi i due strati di fibre a lungo ed a traverso, necessarie alla contra- zione ed alla estensione de’ medesimi. L° A. peduncu- lata ha le fibre trasversali del corpo, che sembrano essere circondate dalle longitudinali per formare le papille, di cui all’ esterno vedesi guernita. L’ apertura della bocca non solo è corredata da valido muscolo orbicolare con fibre concentriche, cui sta soprapposto un altro. strato muscoloso a fibre rag- giantiz ma è inoltre fornita di due canali quasi carti- laginosi , fra essi opposti, e ad un di presso l’uno ab- bracciante l’ altro. Talchè gli animali , ch’ essa ingoia per nutrirsi, quali sono alcuni piccoli testacei , asci- die ec. restano in parle uccisi e sfrantumati da’ suc- cennati canali, che si continuano nell’ interno dello stomaco, onde maggiormente favorire la digestione col rendere gli alimenti pastosi. Lo stomaco poi è molto più ampio di quello , che osservasi nello stato di con- trazione, attesochè è desso fatto da una tunica moc- ciosa continuazione della esteriore del corpo, e da un’altra fibrosa , le quali sono divise in dieci cerchi ( 239) concentrici dal suo principio sino al fondo , essendo ognuno «li essi infinitamente rugosi a traverso. Anzi maggiore validità acquista mediante la connessione , che presenta colle lamine muscolari o ad una mem- brana particolare , che mancano nel suo fondo, ove sotto le forti e mortali contrazioni si lacera:, e dà uscita alla ovaia, che taluni scrittori hanno erronea- mente sostenuto aprirsi nel cavo centrale del ventri- colo. Da ciò chiaro n° emerge che lo stomaco sia ca- pace di somma ampliazione e di massimo restringi- mento a piacere dell’ animale, ed a seconda de’ bi- sogni della digestione. Essendo questa ultima operazio- ne assoluta, ed i succhi nutritizj assorbiti sia da’ vasi lattei e sia dall’ estremità delle vene esistenti forsi nel- le rughe della membrana gastrica intonicata sempre di umor moccioso , giacchè niun vestigio di qualunque siasi apparato vascolare, e molto meno nerveo ho po- tuto mai ravvisarvi ; il residuo di quello , che non è stato assimilato, come i frantumi di conchiglie e cro- stacei, è dalla bocca di bel nuovo evacuato. Il corpo delle attinie , quando trovasi dentro l’acqua marina, vedesene turgido , la quale vi circo- la, entrando dall’ estremità de’ tentacoli lunghi e cor- ti, ed indi pe’ canali in essi esistenti fassi strada ne- gli spazj de’ muscoli a lamette, che aderiscono alle in- terne pareti del corpo. Ed è curioso osservare la cor- rente di acqua, che, qualora l’ attinia si rilasci, pe- netra per alcuni tentacoli ; e tostochè si contragga , ( 233 ) esce per altri a' primi perfettamente opposti. Questo artifizio eseguesi in tutte le specie di Attinie, richiesto essendo dal voto conservatore della provvida natura. In cadauna lamina muscolosa, qualche volta me- diante esile membrana, aderisce la matrice di forma spirale, compressa, e piena di moccio. Essa è rosso-fo- sca nell’ 4. crassicornis L., gialliccia nell’ 4. effoeta L. contenente immensa quantità di uova , scarlatto nel- l' 4. rubra Brug. (1), e violacea in un'altra novella specie da me detta 4. Cari in onore del celebre prof. cav. Carus medico di S. M. Sassona (2), nella quale se ne (1) ZL’orificio della sua bocca, che osservasi molto elevata, è circondato da triplice serie di ten- tacoli alguanto assottigliati, tra la cui esteriore fi- liera e’! margine interno dell’ orlo , che ne chiude l atrio, esiste la corona di tubercoli glandulosi, pe- dicellati, bianchicci , e già conosciuti da ForskaAl. Il suo corpo è fornito di leggere rughe traversali, e st ravvisa rosso-scarlatto , tranne l orlo sinuoso della base del piede, che è di color celeste. (2) Za sua grandezza è il doppio dell’A. rubra, cui somiglia per la triplice serie di tentacoli e per la filiera di tubercoli bianchicci. Il corpo è casta- gno con moltissime fascie circolari parallele fosche. Vagante nel: mare osservasi eziandio un’ altra specie di Attinia, che sulle prime reputai esser ana- loga alla Madrepora denudata di Cavolini ( op. cit., pag. 57, tav, HI, fig. 6, 7,8), da cui differisce do ( 254 ) veggono le pareti risultanti da pezzi pentagoni ed ombi- licati nel centro. Le sue inestrigabili spire finiscono con apice forato e pendente nell’ interno di ogni tentacolo , che nell’ A. crassicorris è foderato da membrana violetta. Le circonvoluzioni di cotal matrice dall’ incominciamento fino al termine presentano due lamine membranose con- formate a guisa di mesenterio , ed aventi al margine li- bero nell A. crassicornis ed effoeta un canalino gial- liccio (cui attaccasi il dutto spermatico, facile ad essere separato , ricolmo di globettini giallastri nelle testè citate Attinie ), rosso nell’ 4. rubra, scarlatto nell’ 4. carcinzo- pados, bianco nell’ 4. Cari, e bianco-macchiato nel- l'A. pedunculata. I due canali spermatici quindi e la stessa matrice terminano pendenti nel cavo di ciascheduno ten- tacolo. Nè riesce difficile di vederli allungati ed uscire per la mancanza della triplice serie di tentacoli, della sua disposizione a ceppaia aderente agli sco- gli, e del color porporino del corpo. Questa orti- chella, che appello A. hyalina, offre una sola filiera di tentacoli intorno la bocca, priva di qualunque specie di rughe nel corpo lungo poco più di 10 li- nee, di color carnicino sbiadato , e trasparente in modo che guardato con semplice lente chiarissima- mente dimostra la sua anatomia, e’! fondo dello stomaco all’ intutto chiuso ; attesochè le ovaia ed i canali spermatici n’escono quando vi esiste qualche lacerazione. Nel resto è analogo alle altre Attinie. (‘835 ) per l'apertura di cadauno di questi appena che vi si pratichi leggiera pressione; o pure, lacerandosi lo stomaco, venir fuori per detta parte. Tale fatto anche da Cavolini ( Jem. su’ Polipi p. 51.) fu osservato dicendo: » il superfluo che da’ cibi si estrae ho veduto che vien rigettato in for- ma di fili di latte coagulato, e per bocca, e per dodici forami posti intorno quel disco, e per la estremità degli incavati tentacoli ». Reaumur sostenne che siflatti esseri partoriscano perfette attiniette, e Cavolini sembra farsi dello stesso avviso. Guardato un vasellino spermatico al microscopio, l' ho veduto fornito di movimento talmente celere ed irrequieto, che a prima giunta credei esserm’ ingannato , e lo reputai un feto simile ad una Filaria (1) pe moti tortuosi, che mostrava, uniformandomi al chiarissimo Cuvier, che a tal proposito scrive: » leur génération ordinaire est vivipare ». Ma più attente e replicate contemplazioni mi conferma- rono nella verità del fatto esposto ; vedendo che il me- desimo canale era turgido di grani gialli, che nelle pa- reti avevano delle macchie nerastre. » Entre ce sac in- térieur ( estomac ) et la peau extérieure, est une or- ganisation assez compliquge, mais encore obscure , consi- (1) Zo stesso fenomeno ho letto essere benan- che avvenuto a qualche altro osservatore, quale è stato Forskahl, come leggesi nella Enc. méthodique, vol. VII, Parte 1.*, senza averne preso il capofilo ed estesa la conoscenza nelle altre specie. * ( 256 ) stant sur tout en feuillets verticaux et fibreux, auxquels ad- hérent les ovaires , semblables à des fils tres-entortilles (1) ». Pria di completare la descrizione anatomica di questi graziosi esseri subaquei conviene esporre che nell’ interior margine della grande apertura del corpo presso i ten- tacoli dell’ 4. Cari, ed in quello dell’ 4. rubra ho osservato una serie di tubercoli turgidi di umore bianchic- cio, il quale alla lente num. 3 del microscopio composto di Dollond mì ha mostrato un ingente numero di ciam- belle sanguigne parallelepipedi ed aperte nel mezzo, si- mili ad una fibietta, e per nulla diverse da quelle che vidi nel sugo latticinoso dell’ Euphorbia Lathyris, L. giusta quello che ne ho scritto nella mia Memoria sulla Epidermide umana pag. 15. Quale incarico disimpegnano organi siffatti non ardisco pronunziare. Questa medesima ingenua risposta ho avuto 1’ onore di dare al dottissimo prof. Carus cui ho fatto dono di qualche individuo vi- vente di tali Attinie, ed ho eziandio dimostrato non solo quanto si è da me esposto, ma benanche il Yicoce- phalus acetabularis ( pag. 225. ). Jo non pongo in discussione la forza di riproduzio- ne delle loro parti e soprattutto de’ tentacoli : ma sono per la negativa in riguardo alla rigenerazione delle Attinie dopo di essere state ridotte in pezzi, che non hanno affatto la prerogativa di riprodurre l’ individuo analogo a quel- (1) Régne anim., tom. IV, pag. bo. Spix, dun. du Mus., tom. XI. ( 257 ) lo cui appartenevano. Linguaggio un poco più ampio ne ha tenuto il nostro celebre Cavolini ( Op. cit. p. 5o. ); e costui parla sempre di riproduzioni felicemente ottenute delle sole parti del loro corpo. Le Attinie vivono più lungo tempo fuori del mare, che nell’ acqua dolce ; ed una di esse, tagliata in molte porzioni, continuò a dar segni di contrazione sino a 6 giorni dopo essere stata da me sezionata e lasciata al secco. Dicquemare , avendo ravvisato che tutt’ i cambia- menti di tempo erano costantemente annunziati da’ moti straordinari delle Attinie ; ne ha tratto partito , onde pre- conizzare le mutazioni del mare, paragonando siftatti ani- mali al barometro. Dal giornale esatto che ne tenne , avan- zò che le indicazioni da esso ottenute erano sicure quan- to quelle del tubo torricelliano, e talora anche di più. Quindi conchiude che, quando le Attinie sieno contratte, sia da temere vento; che, ove stieno raccorciate, annunziino pioggia, freddo, mare agitato ; che, quantevolte osservansi ora aperte ed ora chiuse, indichino un tempo mediocre; che, essendo aperte, convenga attenderselo sereno e con calma di mare; ed in ultimo che, avendo i tentacoli spiegati e’ corpo allungato, presagiscano stabile serenità e 1 mare somma- mente quieto: Disgraziatamente però i piloti posson di tali segni profittare solamente nel cielo sereno. Sono esse in- sensibili agli odori: e Galeno ha lasciato scritto che sieno giovevoli per gl’individui calcolosi, essendo state da Pitago- ra vietate a suoi discepoli, perchè mangiate incitavano alla Venere. Tra noi non si verificano le notate proprietà appo coloro, che con sommo trasporto le gustano fritte. (338 ) L'animale della JMadrepora calyeularis Linn., detta pietra preziosa da nostri marinai, che fu per la prima volta descritto , conosciuto , e figurato dal nostro Cavolini, è per- fettamente analogo alle Attinie ; tranne solo di essere di- sposto in gruppi più o meno numerosi , fissato agli scogli, ed in giù provveduto di scheletro osseo, o meglio di una specie di calicetto. Questo termina incavato , ‘con orlo circolare ed esagono, dipendente dall’incastro delle pareti ad altri sei calicetti, e nel cui fondo elevasi un promon- torio poroso, ove principiano delle laminette ossee, che con parallelo tragitto, ed alternanti con leggere strie fini- scono nel succennato perimetro ossoso. Sarebbe tedioso se esponer volessi l’ anatomia di si> migliante animale, colla quale dovrei ripetere quanto io abbia mai riferito su quella delle Attinie. Mi basterà solo di annunziare alcune essenziali particolarità paragonate alle differenti parti di questi ultimi esseri. Ed in primo luogo giova avvertire che dalla fine del contorno del calicetto osseo si continuano le pareti di tale mollusco affatto muscolari, e fatte da fibre circolari, non che da nastri carnosi larghi, divisi in lacerti più piccoli: il quale a guisa di otre di color rosso di minio scorgesi prolungato un pollice all'incirca , e corredato nell’ apice di più ordini di tentacoli scabrosi ( Cavolini ), circondantino l’orificio della bocca; essendo ca- pace di raccorciarsi e interamente rannicchiarsi nella cavità del succennato calicetto. Bisogna far conoscere che i nastri muscolosi si continuano ed attaccano al margine delle lami- nette ossee, ed i rispettivi lacerti allo stesso modo com- portansi colle prefate strie ; avendo tutti un centro di riu- ( 259 ) nione sul promontorio, dove lo stomaco manca di questi attacchi, di cui è provveduto ne’ lati. Le ovaie ed i corrispondenti canaletti spermatici so- stenuti da comune membrana, aderiscono ad ogni lami- netta muscolosa, e quindi si aprono in cadauno tentaco- lo. Cavolini sebbene non avesse chiaramente sviluppa- ta la struttura della ovaia, ed all’ intutto omesso la co- noscenza da’ canaletti spermatici ; pure vide che gli ovi- dotti si aprivano ne’ tentacoli, contenendo alcuni degli embrioni : le cui uova riposte in vasetti irritabilissimi si osservarono capaci di prendere la forma allungata , ro- tonda , ed ovata ( Op. cit. p. 115, av. IV, fig. 13, 14, 15, 16 ). Egli conobbe, e con molta esattezza de- scrisse la prima formazione degli embrioni, soggiugnendo che tale vivente sia piuttosto viviparo che oviparo , no- tando pure che lo scheletro si vegga a guisa di anello bianco in opposizione del bellico ( bocca ); e che fra 11 giorni il suo corpo aveva acquistato la grandezza dell’acino di mi- glio, fornito di tentacoli e di laminette muscolari già ab- bozzate, ed a tenore che cresceva, depositava fosfato cal- care e s innalzava lo scheletro osseo. In riguardo alla riproduzione delle madrepore presenta- ronsi a Cavolini i seguenti fenomeni: » Alcune che avevano ricevute il taglio nel forte del corpo erano perite, e si rav- visavano gli scheletri loro bianchi spolpati. Altre porta- vano le vestigie della ferita: chi aveva solo. una metà della corona de’ tentacoli, e nell’ altra metà era aggrin- zata e rimarginata : chi ad mna porzione solamente cdel- lo scheletro si era ridotta ad attaccarsi : chi aveva una ( 240 ) semplice membrana, che copriva il cavo dello scheletro , nel mezzo della quale si ravvisava il forame della bocca: chi presentava tutt’ i tentacoli rammassati in nn gruppo ed in una ciste pendente. Dove erano perite le madre- pore, le contigue avevano estesa la loro pelle dalla base, e gli scheletri di quelle coprivano: ed oltre tutto ciò si vedeva al lato del corpo di alcune, che dalle ferite avevano poco sofferto, spontare novelle madreporette , siccome sopra si era notato ». 6. III, Z'elellae Actiniarumque technica descriptio, VeLELLA -- Corpus liberum, extrinsecus gelatinosum, intus cartilagineum , ellipticuam ; subtus planulatum ; cri- sta dorsali prominente , oblique inserta. Os inferum cen- trale, subprominulum, | V. limbosa -- Z'elella. Ovalis, oblique cristata, inferne limbo nudo obvallata, di- sco margine tentaculis longis crinito. Medusa velella. Linn. cur. GMELIN. Syst. zat., vol. IL‘ p. VI, pag. 5155, n. 12. Holothuria spirans. ForskAHL, Fn. Acgypt., pag. 104, n. 19, tab. 26, fig. k. GMELIN, Op. cit. p. 3114, n. 23. Brown, Jam. 387, tab. 48, f. 1. ImPERATO , Zst. nat. p. et tab. 912. CoLonna, Aquat. tab. 22, fig. 1, 2. BrucuiERE, Erc. méth. tab. 92, fig. 1, 2. Velella mutica et V. tentaculata. Bosc, ist. des wers, tom. 2, p. 158, tab. 19, fig. 3, 4. LAMARK, ZZist. des anim, sans vert. p. 483, n. 3. (241) Cuvier, Regn. anim., vol. IV, p. 62. _V. scaphidia. PéRon, Z'oyag. XXX, 6. Communiter aestivo tempore in mare nostri observa- tur, oleoque frixa est palato gratissima. ActINnIA - Corpus cylindricum , apertura terminali eccentricis cirris praeditum, basi affixnm vel liberum. fig. r. A crassicornis — Ardichella cappelluta. Rubra , cirris conico - elongatis. Linn. cur. GMELIN, Syst. nat. XILI, p. VI, p. 5152, n.2. A. rubra. MuLcer, Zoolog. Danic., prodr. 2792. BasteR, Op. subsec. , vol. III, p. 120, tab. 15, fig. 1. Priapus senilis. 7. svec., 2103. P. ruber. ForskHAL, Fn. aegypt., p. 101. RONDELET, de pisc. p. 581, cap. VI. Urtica rubra. JonstoNn , Erarg. tab. 18, fig. 2. Dicquem. Act. argl., vol. 65, tab. 16, fig. 10; tab. 17, DIRI: GunNER, Act. StockIm. 1767, tab. 4, fig. 4, 5. A. felina. BRUGUIERE, Enc. meéth. p.10, tab. n2, fig. 7° Obs. ) Tactu scabra apparet. A. crassicornis a doctissimo prof. Xaverio Macrì ( Atti della R. Accademia delle scienze di Napoli , vol. 2, tav. II, fig. 1, 2 ) delineata ad Actiniam plumosam , Mull. ( Ere. méth., tab. n2, fig. 9g ) spectat, ob deficientiam apicis tentaculoram inerassati. 2. A. pedunculata -- Ardichella funnale. Cylindrica rubra verrucosa , tentaculis brevibus variegatis. PeFNNANT, Zoolog. Brit., tom. 4, pag. 49, n. 57. GAERTNER, Zrans. phil. an. 1761, tab. 1 - 6, fig. A,B,C. BruGUIERE, Enc. méth., pag. 14, n. 16, tab. 70, fig. 4 15. A. coriacea. CuvieR, Régn. anim. , vol. IV, p. 51. An A. verrucosa? GAERTNER, vel glandulosa? OTTO. 5. A. effoeta — dArdichella torza. 31 ( 242 ) Subcylindrica atiguloso=striata. Linn. cur. GMELIN, Syst. zat. XII, vol. I, p. VI, p.5133, n. 5. RonpeLET, de Pisc., lib. 17; cap. 18. BasteR, Opusc. subsec. , vol. I, p. 122, tab.14, fig. 2. BrucuiERE, Enc. méth., p. Il, n. 8, tab. n4, fig. 1. A. bruna. Cuvier, Régr. arim., vol. IV, p. 52. 4. A. rubra -- Ardichella rossa. Longitudinaliter striata, glandulis marginalibns albis (1), ten- taculis corpore brevioribus. BhuevieRE, Enc. mét. vol. VII, pag. 13, n. 12. Obs. ) Haec Actiniae species, praedita corpore coccineo , laevissimo, tentaculis acuinatis triseriatisque , ore prominulo, glandulis albescentibus pedicellatis, margine interiori pallii po- sitis, pedis limbo undulato coeruleo, mihi videtur satis di- versa ab A. rubra. Priapus ruber. FoRSHAL, Fr. Kair. p.101, 2.10, tab. 17; A. D. A. carciniopados. — Carnume rosso. Mollis, complanata , aperturam testarum Molluscorum uni- valvium, si a Paguris habitantur, instar annuli plus minusve com- pleti , cingens, disci irregularis margine elongato, tenuissimo , ubi testae adglutinatur, molli — in parte libera vero, testae a- perturam, Pagurumque spectante , lamella firma, levi, fere cor- nea obducto — ore infero, sub Paguri abdomine sito, tentacu- lorùm breviùm seriebus quatuor instructo — color albus, ma- culis sparsus. Orto, Act. Leopold. Nat. Acad. Curios., vol. XI, p. 2, tab. XL. Obs. ) De hac singulari Actiniae specie plurimis ab hine annis (3) Ont voit extèriurement ( Bruguîerias ait ) ef par dessous les tentacules , un rang de glandules èlevées et blanches, de moitié plus courtes que les tentacules. ( 243 ) dissertatus est praestantissimns BoHADSCH , sicuti in suo opere cit. pag. 136, clarius patet. Zoophytum Tab. XI, fig. 1 depictum ( ipse inquit ) Me- dusam appello ad mentem cl. Linnaei , justa alias urticae species est. Singularis eius structura mereri videbatur, ut eius historiam huic qualicunque opusculo adnecterem. Figura eius non secus ac in omnibus IMedusae speciebus cylindrica‘, aut, ut cl. Lin naeo placet, orbiculata est. Fabrica interna eadem, nimirum innumera tentacula exigua, cylindrica @ a exterius circulari- ter locata sunt; os oblongum % labiis crassiusculis instructum , e quo filamenta c c praelonga candidissima pendent , in cor poris fere medio patet; paulo supra os anus d elegantissimis pun- ctis e e coccineis depietus est. Illud vero haecce Medusae spee cies prae reliquis singulare habet , quod extrinsecus alia cute a corpore orbiculato separata veluti palliolo vestita sit, unde eam Medusam palliatam dixi. Mense Augusto precipue in piscatorum rete venit, quo tem- pore etiam plura eius individua accepi. Omnes huius speciei Medusae restis vacuis cochleae umbilicatae subalbidae punctis coccineis notatae f insident, atque unum fere corpus respectu coloris cum cochlea constituere videntur. Habitat super testis ersiae canrenae ei glaucinae, Turbinis rugosi etc. eorum animantibus vacuis. 6. A. Cari -- A. castagnara. Laevissima, castanea, vittis orbicularibus, parallelis, fusci- coloris, aeque ac tentaculis corpore brevioribus triseriatis subu- latisque, tuberculis albis pedunculatis circum circa interiorem disci superioris limbum positis. NoBIS. 7. A. hyalina -- A. trasparente. Corpore pusillo , hyalino, laevissimo, tentaculis uniseriatis, e cuius exteriori membrana viscera transparent. Actiniae mox enumeratae mare nostrum frequenter accolunt. * (944) Scitu dignissimum , uti supra praefati sumus, quod stru- ctura animalis Madreporae calycularis similis est illi Actinia- rum, et clarissimus Caulinius ita hae de re scripsit: Coral- lium ex cylindris coadunatis, confertis, externo parum transver- se rugosis, stellis in disco profunde excavatis, radiatim lamel- latis, centro prominulo, foraminulato, sustinet animalia Acti- niis similia, singulum cuique stellae implantatum, sed basi con- nexa, cylindracea, purpureo mire splendentia , disco superne margine tentaculato, tentaculis brevibus, non simplici ordine, confertis, hinc, illuc divergentibus, in quorum centro os, la- bio inflatili, unde varia oris apertura: vaginae longitudinales ; vulvae inter tentacula, unde ovaria globiformia ex ovis innume- ris ( Polipi marini, p. 58, tav. III, fig. 1 - 5; e Poli, Zestoc. utriusq. Sicil., vol. II, tab. XXUI, fig. 3 ). Habitat in loco vulgo dicto: Grozta che tuona, ei pietra preziosa a nostris nautis appellatur. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA XVI. Fig. 1. Tricocephalus acetabularis ingrandito, il quale eziandio osservasi di naturale diametro 2: essendone l orificio della bocca a, donde si penetra nel canale de- gli alimenti 8.08; c l’ovaia; d una membrana macchia- ta; ee, f f la duplice filiera di acetaboli. Fig. 5. Pezzo della tunica, che veste il corpo del Mollusco abitante nellArgornazia argo L., onde farne conoscere i follicoli cromofori. Fig. 4. Actinia crassicornis L., di cui sonosi deli- neate in: g g le fascie longitudinali del piede, la bocca chiusa da’ margini de due semicanali 7#, A 4 i tentacoli maggiori ed HH i minori. (245 ) Fig. 5. Aperto uno di tali tentacoli F si vede che nel suo interno sbocca la matrice 4 # di conformazione spi- rale ed il corrispondente canale spermatico /Z, che la se- guono in tutte le circonvoluzioni, e che vi terminano e- ziandio due muscoli lamellari LL, essendo a quest’ ul- timo aderente la membrana M, che lo lega alle pareti del corpo. Fig. 6. Dimostra il muscolo orbicolare 7 della boc- ca, ed il semicanale quasi cartilaginoso N, che divide lo stomaco in due uguali porzioni, essendo fatta da molti cerchi concentrici e sommamente rugosi 0 0. Fig. 7. Pezzo di matrice ingrandita O, nel cui mar- gine esterno si attacca in duplice girata p p il canale sper- matico , avente nell’ orlo un altro vasellino 9g, come me- glio osservasi nella Fig. 8; attesochè la Zig. 9g dimo- stra il canale spermatico r colla membrana s, con cui si unisce al margine della matrice. Fig. 10. A. pedunculata fornita del piede a, de’ tentacoli 6, e della doppia serie di verruche c grandi e d piccole. Fig. tr. Ogni tentacolo, oltre la membrana ester- na, ha uno strato muscolare longitudinale e ed un altro trasversale 7, continuati colle laminette muscolose £ g, u- scendo fuori del corpo pe’ forami zi, e vedendosi queste ultime riunite nel centro comune 4. Le pareti addomina- li nell’ interno hanno due direzioni di fibre a traverso /, ed a lungo wr. Fig. 12. A. effoeta L. che presenta la bocca n, e le fascie longitudinali ” 7 bianchiccie. ( 246) moon rrrorrnr0 00 rr nno crrer’’’0rcnQnnnceirvioo COMENTARIO ALL'ANATOMIA DEL MoLLusco DELLA Lu- Maca ( Zelicis pomatia, L. ) ESEGUITA CIRCA L'ANNO 1620 DA M. A. SeyERINO PROF. DI ANATO- MIA E CHIRURGIA NELLA REGIA UNIVERSITA’ DEGLI Srupi pi Napoti. LerTo NELLA R. ACCADEMIA DEL- LE SCIENZE IL Dì 5 FEBBRAIO 1826. Ex his enim patebit , quot res quae vulgo , ob historiae ignorationem, repertae a posterioribus credebantur , quanto antea proposite fuerint. Morcacxi, Epist. Dottissimo non men che profondo nell’ esercizio me- dico-chirurgico fu il nostro immortale concittadino M. A. Severino , il quale non smentì la riputazione del suo maestro e predecessore il celebre Jasolino , scrittore esi- mio delle Terme Pitecusane, e dal Duglas meritevolmente denominato l’ Epidauro del suo secolo. La numerosa sco- laresca, che in quell’ epoca popolava il nostro Ginnasio, ove accorrevan studenti da tutta Europa, non chè le va- rie e classiche opere, di cui il Severino arricchì la re- pubblica letteraria ; formano le solide basi del suo eterno e ben meritato elogio. Deesi per verità a questo corifeo della maschia ed efficace chirurgia , distinto col titolo di aquila de’ medici, la scoperta ed una più esatta descrizione di varie malat- tie (1); la repristinazione della obbliata pratica de’ Greci del ferro e del fuoco , che con dolce facondia meno acerbo (1) De recond. absc. nat. Neap. , 1652, in 8. ( 849 ) rendeva al debol sesso, cui ricordava la fermezza delle Anîazzoni, che da loro stesse bruciavansi le poppe (1); l aggiunta di muove formole terapeutiche al nostro ricet- tario farmaceutico (2); delle utili e necessarie avvertenze a’ salassatori (3); ed un esempio, che ne perpetuerà il nome presso la più tarda posterità , la quale imparerà ch'egli pel bene de’ suoi compatrioti non curò di rima- nere vittima del più terribile flagello del genere umano (4). Ma il Severino non pago abbastanza di esser penetrato ne più reconditi siti del corpo umano (5), di averne svelato i più gelosi segreti, e di aver con infinita pazienza e vista lincea dimostrato le cose più difficili (6), e di moltissime (1) De effic. medic. Francof., 1646, fol. Trimembr. chirurgo. Leidae, 1655, in 4° Synops. chirturg. lib. VI. Amstel., 1664, in 12. Questo libro non appartiene a M. A. Severino che per frode dello stampatore, il quale si fece lecito di servirsi del suo nome, oride accreditarne lo spaccio. (2) Zerapeut. neapol. Nèap., 1653, in 8. (3) Scilo-phlebotomia castig. Hanov., 1654, în 4. (4) M. A. Severino morì nella peste sviluppata in Napoli durante l annò 1656. (5) Portal ( Hist. de l’anat. vol. 2. pag. 505 ) dice che î due tubercoli bianchi scoperti da Graaf nell’ uretra umana spettino al nostro Severino. (6) Dimostrò i vasi lattei su luomo, al dire di Haller nel 1650, quando altri anatomici gli aveva- no osservati solamente ne’ bruti. ( 248) altre essersi perfettamente impadronito (1); dedicasi con assiduità e diligenza somma allo studio della notomia degli animali e delle piante: su la considerazione che ne’ bruti incominciarono ad aver luogo le primordiali dissezioni ana- (1) Ze glandule vedute da Peyer negli inte- stini umani erano state dal nostro concittadino già rinvenute nell’ ileo del porco. Egli inoltre è stato il primo a far conoscere le glandule bronchiali, e quelle poste su l orificio cardiaco dello stomaco ; la situazione de’ testicoli de giovani cani dentro l’ad- dome; non chè la comunicazione vascolosa tra que- sti organi ed i reni succenturati, che Valsava ha indarno creduto di scoprire senza citare Severino ; le osservazioni su’ mezzicerchi cartilaginosi della trachea del gatto analoghi a que’ dell’ uomo , asse- rendo che la staffa appartenente all’ organo dell’ u- dito di quel bruto non era forata; le ragioni pro e contro la circolazione sanguigna ; la descrizione dello spazio trigono della vescica del porcello ; l’ar- te di riparare la perdita del naso ec. Egli inoltre ha trattato di aliri argomenti notomici, come: De aqua pericard. etc. Hanov., 1654, in 4, Quaestiones anatom. Hanov., 1654. Hist. anatom. obs. Neap., 1629, in 4. Epist. 68 in Cent. 1. Barthol. Cod. MSS. Symt. anatomn. Disc. IV. in quoest, Iasolini. ( 249 ) tomiche de’ padri della medicina; e che, essendo l’uomo il più nobile di tutti i corpi creati, bisogna nello stu- dio delle scienze procedere dal semplice al composto, o sia anatomizzare le piante pria degli animali, e questi prima dell’ uomo. Talchè ci ha lasciato preziosissimi lavori. intorno l'apparato velenoso della vipera ed il convenevole anti- doto pel suo morso (1), le osservazioni sul respiramento de pesci (2), la descrizione della foca (3), ed infine la notomia (4) generale degli animali pubblicata dal celebre Valckamerio. Quale libro contiene il germe di molte sco- perte, che si hanno arrogato gli anatomici e gli zooto- misti posteriori, e di cui ha giustamente scritto il gran- de Haller (5): multa tamen reperias nova et inex- pectata; avendo anche a me l’ultimo tra voi, dottissi- mi Accademici, somministrato argomento pel comenta- rio seguente, (1) Zipera pithia. Patav. 1645, in 4. (2) De resp. pisc. Diatr. Neap. 1654, fol. (3) De pisc. in sicc. viv. Phoca illustr. Neap., 1654, fol. (4) Zootomia democritea, id est anatome to- tius animantium opificit. Noribergae, 1645, in 4. (5) Bibliot. anatom., tom. 1, pag. 367. 33 ( 250 ) Cochlea terrestris. SeverINUS, Zootom. Democr., pag. 250 e 330. Cochleae terrestris cesophagus ac ventriculus su- premam dorsi partent perreptantes ad extremam vo- lutam discurruni : est autem voluta testa huius re- pulis ad anteriora recurrens. Il nostro autore con queste poche aforistiche parole ha già tracciato il cammino dell’ intero tubo intestinale della lumaca. Questa in fatti caccia un cono membrano- so sfrangiato , che circonda Vl orificio della bocea, situata sotto de’ piccioli tentacoli , î quali sono poco lontani da- gli altri due superiori, ognuno di questi ultimi è nel- l'apice fornito di occhi. L’ esofago incomincia dal suo bul- bo muscoloso , e finisce nello stomaco superiormente cinto da una coppia di glandule salivari, i cui canali escretori ascendono verso la bocca, onde aprirsi a’ lati del pedicello membranoso , che sostiene la lingua coriacea , traversal- mente rugosa, ed aspra al tatto. La struttura del men- tovato gambo è stata da me attentamente esaminata , aven- do veduto che risulta da un pezzo cartilaginoso disposto a ferro di cavallo., posteriormente attaccato a due esili muscoli, che a poco a poco si assottigliano , e quindi le- gansi. al pedicello su cui: adattasi | accennata lingua. Ben inteso che colla contrazione loro, non che di un altro paio. di. filetti muscolosi legati alla mentovata cartilagine, la lingua: agisce: com maggiore forza a smimuzzare i cibi. Al ventricolo seguono la intestina , che per internarsi nella ( 251 ) massa del fegato percorrono parte della girata del corpo di siffatto animale nella chiocciola situato. Hinc revertitur eadem fere via in anticam ca- pitis partem, ut ex hoc fecum fiat excretio. Sono troppo esatte queste espressioni del nostro M. A. Severino, poichè il canale de’ cibi dopo di avere attraversata la sostanza del fegato, onde i suoi condotti biliari potessero sboccare nel duodeno, è d’ uopo che il rimanente tratto delle budella , secondo la stessa direzione inoltrato verso l anteriore parte del corpo, finir potesse nell’ intestino retto, la cui apertura giace poco lontana dal forame della respirazione perfettamente ignorato dal nostro concittadino. Dentes duo conspicui, obligut, nigricantes, membrana colligati. È verissimo che l’ abitatore della conchiglia attuale nel masticare le erbe due soli denti rosso-nericci faccia scor- gere, e quasi a particolare membrana aderenti. Ma di- staccati da’ suoi inviluppi apparisce una specie di osso mascellare semirotondo , convesso su, ove ravvisansi al- cune prominenze parallele , regolari e simmetriche: due delle quali soltanto esistono nel suo margine gibbo , e veggonsi dippiù esternamente prolungate in modo da rendere tale mascella all’ intutto dentata. Essa però è assai aderente al cono membranoso del- l esofago di sopra esposto ; cosiechè quando il mollusco co tentacoli superiori ha adocchiato il cibo, che tasta con gl inferiori, vi espande su il cono membranoso , ed indi colla sua dentata mascella principia pian piano a roderlo. * ( 252 ) Musculi obscuri, qui commovent os ad man- ducatum, infimi pedamenti mucronis dextram ac si- nistram custodientes. Non v' ha dubbio alcuno che il nostro autore abbia conosciuto i muscoli necessari alla masticazione e que’ , che contraggono benanche il piede di simile vivente : i quali si riducono agli adduttori e compressori del bulbo esofagèo, al corrugatore del piede, de’ tentacoli, e di tutto il corpo, essendo da lui chiamato a/ligator columellae. Est autem pedamentium basis membranea , la- ta, corpori subtensa, figura ad oviformem accedente sic tamen, ut sit in extremis ferme acuta. Quì bisogna dire che a prima giunta egli sembra laconico e quindi oscuro. Ma portando un esame ana- litico a talune sue espressioni, chiaro risulterà che colla voce pedamenitum abbia descritto l' intero masso carnoso del piede della lumaca, posteriormente acuminato, e su cui in qualità di base poggia il resto del corpo. Ha inoltre accennato il pallio, che nell'interno fodera la pri- ma girata della sua scorza calcarea, il cui uso analogo a’ polmoni l’ha manifestato nella pag. 330; mancando del- la conoscenza del sacco della viscosità, che in tal cavo esi- ste nelle pertinenze del cuore, che fu da esso lui osservato. Dippiù il panno cornoso traversalmente situato , e che di- vide la cavità polmonare o meglio la respiratoria dall’ad- domine, il diaframma a buon conto ; è stato dal nostro filosofo appieno conosciuto , determinandone benanche la forma colle parole: figura ad oviformem accedente. ( 253 ) Hepar in fibras tres dissectum ; atrum non a- deo, ut non sit subviride. Ha egli perfettamente seguito l’andamento della massa del fegato, diviso ne’ rispettivi lobi, al numero di tre o pure di cinque, e di colore verde nericcio. Ne ha però onninamente ignorato la struttura , che non è così facile a svilupparsi tostochè sia stato scoperto dalla mem- brana, che lo circonda. Ogni suo lobo è formato da una congerie di acinetti uniti mercè esili canaletti, i quali sboccano poi in un tronco comune; onde metter foce nell’ interno dell’ intestino duodeno con tante aperture cor- rispondenti a’ lobi epatici. Si avverta inoltre che nella so- stanza del fegato trovasi eziandio l’ ovaia , che non fu co- nosciuta dal nostro Severino. Caecum insigne in extrema voluta. È desso rappresentato da una specie di ampliazio- ne, che il duodeno manifesta in opposizione alle aper- ture de’ condotti epatici, allogate presso il termine della spira del suo corpo, e per verità affatto simile ad un sacco cieco. Lapilli oblongi ac perpusilli duo, obelisci figu- ra l litterulae minoris magnitudine aequantes, can- didissimi atque asperi în lorulo uno, qui est e non- nullis, inventi. Il preteso sacco calcareo del prof. Jacobson ( Borsa del dardo di Cuvier ) contiene una specie di corpo , al dire di Severino geminato , a quattro faccie acuminato , emulante una guglia, che giace su di un ricettacolo particolare o sia è foru/o uno. Siflatto corpo calcareo ( 254 ) è stato sempre da me trovato unico, e gli odierni autori asseriscono essere facile cosa di vederne la rigenerazione , ove fosse distrutto, A ciò forse il Severino avrà voluto alludere colle testè citate parole. Jacobson lo crede com- posto di acido urico; ma la borsa che lo contiene, non è la vescica orinaria di questo animale, e neppure ne ha egli indagato l’ ufficio. Torulus alter inter oesophagum et omentum alius. Non saprei adattare la parola toru/us ad altre parti della lumaca , oltre le già esposte, che a lungo e sottile canale appartenente alla vescica o borsa della porpora di Swammerdam ; dappoichè essa giace tra l’ esofago e l' o- mento , il quale non è da riferirsi alle glandule salivari siccome dapprima credei, ma alla matrice. È pregio del- l’opera intanto annunziare , che il nostro esimio chirurgo non abbia affatto portato analitico esame alle restanti parti di simil vivente, continuate col suddetto canalino , e colla stessa borsa del dardo; quali sono le vescichette molti- fide del Redi ed il lungo e flagelliforme membro geni- tale, che in lispensabilmente dovettero essere da lui spa- rate, onde acquistar chiara conoscenza di quelle parti, che ci hanno finora occupato. Ho però fondaio sospetto che fossero state omesse dal suo editore Volckamerio ; giacchè il nostro sapiente non fu nel caso di rivedere il suo lavoro nell’ atto della stam- pa de’ fogli di tale opera pubblicata in Norimberga, che sarebbe stato il prezioso momento, in cui l’autore pro- fittar poteva di ulteriori giunte nel dare Y ultima mano al suo letterario ed originale travaglio ; essendo stato in ( 255 ) Napoli deriso e poco apprezzato da una ciurma d'invi- diosi chirurgastri, che con mezzi sì vili cercarono di at- tentare allo sviluppamento de progressi scientifici di que- sto grande uomo coll’ ingiusto e puerile discredito appor- tato alla di lui riputazione di starsi occupando di siffatte inutili ricerche. Nella pag. 250 della suddetta opera, dopo di aver egli discorso degli occhi della lumaca (pertentatores oculi ), cui servono anche di organo del tatto ; poco appresso dice ulerus . ...., mionophtalmuin, che io correggo colla parola mionothalamum ; con ciò M. A. Severino volle sicuramente far conoscere, che detto vivente offriva gli organi genitali maschili e femminei, o sia. che fosse perfettamente androgino, riunendo in sè un solo talamo o letto nuziale. Imperciocchè il nostro autore nella testè citata pagina della medesima opera parla dell’ esistenza dell’ utero nella lumaca. Quale viscere ha in vero una conformazione ana- loga all’omento, sembrando a primo colpo di occhio una massa di adipe. Vi bisogna molta delicatezza per distrigarne la struttura e l’ andamento, la quale forse è stata in se- guito meglio conosciuta, a' cagione di altre risorse, di cui la notomia si è arricchita mediante le iniezioni di sostanze coloranti e di mercurio, che sono l unica e fedele gui- da in simiglianti investigazioni* per loro natura abbastan- za delicate. Sono inoltre di avviso che la milza, ch'egli dice ap- partenere alla lumaca, sia l’ovaia giacente nell’ interno del- la medesima spira del fegato, e conformata in var} Io- ( 256 ) betti grappolosi, da’ quali ha incominciamento |’ ovidot- to. Egli dippiù aveva già preso in qualche considerazio- ne le succennate parti sessuali femminee per la particola- re condizione del grasso, che emulano. Anche 1’ occhio alquanto esercitato nella contemplazione delle dissezioni anatomiche de’ piccoli animali, ne’ tempi assai posterio- ri al Severino rese in grado sommo diligenti e perfette , stenta a ravvisarvi la differenza dal grasso, cui egli aveva notato di somigliare , e specialmente a quello , che circonda il cuore umano o de’ bruti, come rilevasi da’ suoi detti : Siccata huius adeps etiam in pulverem minui- tur. Quo fit, ut de humano circa cor adipe, qui non liqguescit, mirandum non sit; proprietates sunt hae adipum . Huius et similium reptilium administratio. Post- quam diu passa fuerint inediam, testa eximuntur ct in aquam conjecta detinentur, usque dum mo- riantur; diducta porro comperientur. Quod si, do- nec dissoluta fuerint, expectes, nervosum omne ge- nus mundum spectare licebit. Item modice ignem vel calidam aguam passas dissecabis commode, per in- fernum pedamentum recta via. L’autor nostro espone il modo onde con facilità riu- scir possasi nella preparazione notomica della lumaca. È da riflettersi che colla leggera bollitura le sue parti si raggrinzino, ed alcune di esse si trasformino in maniera, che ardua cosa riesce di conoscerne la vera struttura. Vale meglio romperne il guscio, ed indi tuffarla nello spiri- to di vino ed acqua, onde i suoi visceri si preservino ( 257 ) dal corrompimento , e lodevole consistenza acquistino. Più il nostro celebre Severino accenna di passaggio il sistema nervoso di questo animaletto, di cui per altro non estesa menzione rilevasi nella pag. 250 della sua zoo- tomia, dove solamente dice: zervorwm multiplex plexus. Egli intanto è troppo vero che il collaio nervoso cir- condante l’ esofago ed i nervicciuoli, che ne nascono sì pel piede che pei visceri, siano ad un di presso inestri- gabili, ove si abbia poco esercizio nelle anatomiche pre- parazioni. Nel porre in pratica simile avvertenza del nostro autore ebbi occasione di rinvenire. una specie di piccolo ed al- lungato spazio trigono,. che dall’ anteriore parte del suo piede prolungasi fino alla metà del corpo. Ivi apronsi i duttolini delle glandulette situate tra le fibre del mento- vato piede ,, dalle quali. geme Vl umor 'glutinoso, che spal- ma la interna superficie del succennato spazio. Del resto la migliore sezione è quella, che può farsi dalla parte su- periore del corpo dell’ attuale vivente, incominciando dal- la cavità respiratoria e poi dal diaframma, a fin di met- tersi sott occhio i visceri nell’addomine contenuti. Hepatis caro saporis tam acris est, ut piper non cedat. Mihi autem gustanti, et nulla re dilui potuit, et tota die perduravit. Pascitur quippe genus quodpiam istius reptilis herbis sylvestribus acutis. . Non trovo troppo consentanee al fatto queste. parole del nostro esimio zootomista; purchè non abbia egli gustato il fegato spettante a chiocciole, il cui animale si fosse pa- sciuto di erbe piccanti, come la persicaria; ciocchè può 33 ( 258 ) essere stato veramente facile ad accadere, per la ragione ch’ esso abiti eziandio ne’ margini de’ ruscelli, dove in realtà vegeta questa pianta. Dall’ esposto chiaro n° emerge che il nostro sapiente conobbe nella massima e total parte la organizzazione del- I abitatore dell’ Z7elix pomatia ; su cui posteriormente hanno lavorato Ardero, Muralt, Swammerdam, Redi, Lister, Cuvier e Jacobson non so con quanto. miglior successo del nostro immortale compatriota; ed a conto della quale è d’ uopo conchiudere colle sue medesime parole : Prostremo cochleam terrestrem si inspexeris , li- gneus profecto lapideusque sis, nt exclames summa Drer providentia in efformando hoc bestiolae mi- raculo , cui sunt pertentatores oculi, dentes, oeso- phagus, venter, intestina , monophtalmum, lien , he- par, cor, pulmo, uterus, nervorum multiplex ple- xus, lapilli duo, sub his obelisci forma, pedum nova forma, sed de his nos lib. IV latius in hi storia (1). (1) Un ragguaglio più esteso della struttura di siffatto vivente sarà da me dato nella continuazio- ne del vol. 3.0 dell’opera del cav. Poli su’ Testacei delle due Sicilie. (259 ) RAT IIS III RARI IAAD ARASRLYRARSRSCOI ASSO RSS RIO ARR ARS DESCRIZIONE DI UN NUOVO APPARATO DI CANALI AC- QUOSI SCOPERTO NEGLI ANIMALI INVERTEBRATI MA- RINI DELLE DUE SICILIE. i a Quella stessa benefica influenza che Varia atmosferica esercita sul corpo dell’ uomo e degli altri esseri organiz- zati, vantaggio analogo dall’ acqua marina ricavano que’ viventi dalla divina Provvidenza destinati ad avervi do- micilio. La depravata qualità o la privazione della pri- ma non lieve danno, ed anche la morte arreca agli esseri, ch’ esclusivamente ne abbisognano; ed effetti di egual ma- miera malefici sperimentano quegli altri, che dell’acqua ne- cessitano sia per lo respiramento, e sia pel disimpegno di talune essenziali funzioni della vita. Che anzi l'acqua agli animali, di cui or ora tratte- rassi , riesce mezzo necessario alla respirazione , la quale è per loro più interessante della digestione, che in tala- ni di detti viventi può anche durante parecchi mesi so- spendersi. Chiunque ha avuto l opportunità di contem- plare I’ estesa razza de’ popoli subacquei invertebrati avrà potuto agevolmente scorgere una diversità marcata nel volu- me del loro corpo, paragonato fra l'espansione, che questo ‘offre dimorando essi nell’acqua, e 1 corrugamento da cui è invaso tostochè ne sieno cacciati. A simigliante fenomeno è connessa eziandio l’altra osservazione, che la vita di tali animali tenuti a secco vassi a poco a poco infievolendo ed a tenore, che evacuino o consumino quella quantità di * ( 260 ) liquido ne’ medesimi contenuto, mercè del quale vede- vansi essi viventi. Ma ciò non ancora richiamato aveva ]' attenzione de- gli zootomisti , ed io stesso nulla ne avrei ricavato senza la conoscenza fortuita di un. fatto, che durante lo spa- zio di parecchi anni è stato da me sempre preso in consi- derazione : ricordandomi a tal proposito la cotanto nota massima laciataci scritta da uno de’ nostri più profondi fi- losofi, che vissero nel secolo trapassato , il gran Geno- vesi, val dire che talora un solo fatto sia bastante a stabilire una teorica. Sezionando quindi l animale del Murice Tritone già serbato nello spirito di vino, e le mie perquisizioni ri- volgendo al suo nervoso sistema nella sostanza del di lui piede internato; mi accorsi che l’ anterior parte del cavo addominale, poco oltre il termine dell'esofago, ed in cor- rispondenza dell’ inferiore e primario ganglio cerebrale, e- sistevano taluni forami, pe’ quali penetravasi in altrettanti canali nel tessuto muscolare del suo piede dispersi. Immantinente chiesi il savio avviso del celebre cava- lier Poli su l’accennata particolarità , il quale con quel- la ingenuità, che forma il prezioso retaggio de’ grandi uomini, ingenuamente confessò, ch’ egli mai erasi di detti cavi avveduto, ed in quel momento istesso , sic- come apparisce dalla di lui Memoria postuma sulla Pfe- rotrachea da me corredata di annotazioni e pubblicata in questo volume pag. 230, volle compartirmi 1’ onore di nominarli Angri di Delle Chiaie. Ripetei le mie investigazioni su molte specie di Murici (261) e sul Buccino Galea, in cui benanche ravvisasi i suddetti forami, più ampli però e disposti a stella. L’ officio loro intanto rimaneva nel mio animo oscuro, quando nell’ esa- minare le restanti parti di quest’ ultimo Mollusco , vidi che sotto l’'orificio dell’ intestino retto negl’ individui ma- schili e femminei dello stesso esisteva un'apertura deri- vante da speciale cavità per entro la quale il mentova- to budello traghettava. La iniezione di materiale colo- rato o di mercurio mi fece conoscere, che dallo stesso canale si passava nell’ addomine. Allora fu che ad insinuazione del sullodato commen- dator Poli e di vari professori esteri, cui aveva avuto l'onore dimostrare quanto ho finora esposto ; proccurai di farne inserire un semplice annunzio nel Giornale medico napolitano col titolo: Su di ur nuovo apparato di canali per la circolazione dell’ acqua nelle interne vie del corpo de’ Molluschi gasteropodi testacei del- le due Sicilie, di che il prof. Vulpes fece onorata men- zione nelle sue dotte annotazioni alla Anatomia gene- rale di Bèclard vol. 1 pag. 27, e che il nostro ottimo amico cav. dottor A. de Schoenberg fin dall’ anno 1825 tradusse in tedesco pel Foglio medico-chirurgico d'Inspruck, donde fu ristampato in vari altri famigerati Diari ale- manni. La inaspettata accoglienza che siffatto sistema acquo- so ricevette appo i notomisti della Germania e della Prus- sia, ove oggi le scienze in sommo grado fioriscono, m in- coraggiò ad estenderne le indagini in altri ordini. Ed ho colla esperienza di qualche lustro e più comprovato che ( 262 ) una sola e nuda osservazione sia stata valevole a guidarmi ad una serie di fatti necessari per convalidare il mio as- sunto, ed a conchiudere che la Natura allora sveli ì suoi segreti quando sappiasi bene ed a tempo interpetrare. E se il B. Galea L. dimostra che l’ acqua , oltre l’imbevimento oprato dalla capillarità de’ tessuti , dentro il suo addomine fassi strada per lannunziata apertura j sì è poi con ulteriori sperimenti da me indagato ch’ essa in quel- lo del B. mutabile, e del MMurex syracusanus penetri per un grande forame giacente sotto il loro piede, dal perimetro del quale nella Nerita Canrena e glaucina mer- cè molti canali quella entri nella interna e central parte del cavo addominale. Ho quindi veduto in qualche migliaio e più di specie d’ invertebrati marini l' esistenza del mio sistema acquoso; e ’1 profes. Baer direttore del Museo di zootomia della Reale Università di Koenisberg mi scrive: » Votre découverte sur le système de vaisseaux dans les Gastéropodes est. constaté par moi dans les Conchiféres bivalves, comme vous verrez par la feuille ci-suinte (1)». Premesse queste poche notizie istoriche passo alla e- sposizione delle differenti forme, che il succennato sistema acquoso presenta in tutta l’ estesa razza degli invertebrati marini; tranne que’ delle conchiglie bivalve e moltivalve , sulle quali non ancora ho fatto bastante numero di ricer- che, ed eccettuati pure gli stessi gasteropodi testacei univalvi di acqua dolce, dove esso manca del tutto. (1) Giornale del chiarissimo dottor Froriep, gen- naio 1826, pag. 6. ( 265 ) II. Drvistone DEL REGNO ANIMALE. Molluschi. Casse I. — Cefalopodi. Io era nella ferma credenza che gli acetaboli del- Y animale dell’ Argonauta Argo L. gli avessero ser- vito per aderire a’ corpi adiacenti; ma l' iniezione di mercurio fattavi mi ha dimostrato ch’ essi adempivano puranche ad altra più importante funzione. Cosicchè in- trodotto quest ultimo nel cavo esistente lunghesso ogni cirro l’ ho ravvisato uscire dalla loro estremità : che anzi compressolo tra una porzione di cirro, da non poter an- dare nè innanzi e nè indietro, è stato forza farsi strada pei succennati acetaboli, quali ne sono stati interamente ri- empiuti senza che potesse liberamente uscire. Cosa per- altro che opino dipendere da qualche valvula , che ne permetta il passaggio da fuori in dentro, e non già al contrario. Nè arrossisco di confessare di aver in al- tra epoca opinato col cav. Poli che tra cadaun cirro e l’acetabolo non esistesse comunicazione alcuna { Testa- cea Utriusq. sicil., tom. 3 posthum. ). Lo stesso ho verificato nella Seppia, nel Polpo ed in altre specie di cefalopodi. CLasse II. — Pteropodi. La sostanza delle ale del nostro Cito Amati è com- posta da fibre con longitudinale e traversale direzione , e fra loro lascamente intrecciate, onde l’ acqua marina ( 264 ) possa liberamente passarvi, ‘ignorando il sito pel quale vi entra. Egli però è certo che in detto animale si fac- cia una circolazione acquosa per le interne vie del cor- po, come lo dimostrano i cavi ellittici allogati nel pe- rimetro interno del suo piede ( Zeggasi zl vol. I di quest opera, pag. 58, tav. II, fig. 8, f). La storia di un raro vivente, che in tempi di cal- ma da’ lidi africani viene nel nostro cratere , quale è la Prerotrachea, non cesserà mai di occupare abbastanza i naturalisti , tanto è dessa interessante e ricercata. Chiun- que la contempli viva, agevolmente vede quanto l'acqua marina, che ne rigonfia il corpo, influisca sulla varia conformazione di esso : ecco il motivo pel quale parecchi osservatori son caduti in errore coll’ averne riconosciute diverse specie, che appartenevano allo stesso individuo più o meno mutilato. Nella pagina 327, tav. XV o o, ho fatto delineare i due canali pe quali forse circola l’ acqua ma- rina senza averne potuto indagare il punto d’ ingresso. CLasse IIL — Gasteropodi. La Doris verrucosa ( Cuvier, Mem. sur les Moll. p. 21, tao. 1, fig. 4- 6) presenta a’ Jati del. piede vari forami ovali più o men ampli a seconda del liqui- do acquoso, ch'entra nell’ addomine ; ed i medesimi più manifesti si veggono nella D. Argo, e nelle altre spe- cie di Doridi indigene del nostro littorale. L'acqua in- tanto penetra nell’ interno del loro corpo pei margini del piede, e forse anche pel. canale esistente presso 1’ ano; ciocchè nella stagione estiva meriterebbe ulteriore disamina. ( 265 ) Tutta la sostanza del piede della Zetkys risulta da fibre lascamente intrecciate, le quali hanno rarissime maglie nel suo contorno. Che la Tetide sia riempiuta di acqua , basta solo vederla ; restando però a sapersi per quale via vi penetri, che opino pe lembi del piede. Sap- piasi inoltre che l’ ingresso suo possa aver luogo per cadauna apertura degli stimmi circolari situati dietro o- gm branchia piccola, ed avanti la grande ; donde Cu- vier ( AZem. cit., pag. 10, fig. 1 e 3 ) crede che nello stato di vita esca un piccolo tentacolo bifurcato, di cui egli ignora la natura e l’ uso. A dire il vero siffatti forami mancano nella 7. /eporina, che descri- verò e copiata da F. Colonna ( Aquat. obs., tab. XXVI ), nel mentre ch' essi esistono nella T fimbria da lui creduta identica alla 7 /eporina ( Reégn. a- nimale, vol. 2, pag. 392 ). Oltre di ciò tali fora- mi si veggono pure nella 7. polypAyMa dal chiarissi- mo prof. Macrì pubblicata nel tomo IL degli Atti del- fa Real Accademia. Ora alle suddette aperture si attac- ca la bocca di un epizoo, che Cavolini reputò bran- chie della Tetide, e che io ho denominato P/anarza o- cellata et var. ( pag. 5g): e posteriormente nella Nova acta Acad. Caes. Leop. Nat. Cur. se ne è formato un genere nuovo col nome Zertumnus tethydicola dal dottissimo prof. Otio, corrispondente al Phoenicurus va- rius di Rudolphi, ed alla ZZydatula varia di Reynier. Simile animaletto colla bocca aderisce ad una fovea el- littica avente nel centro una papilla bucata , ad opra di 34 ( 266 ) cui penetrasi nell’ addomine della Tetide, ove un circo- lo acquoso senza alcan dubbio si esegue. Nell’ Aplysia depilans L. osservasi la serie di fo- rami ovali disposti all’intorno del piede, egualmente che in quello dell 4. fasciata , A. Camelus, e della no- stra A. Poli, e neapolitana ( pag. 60 ). Presso a poco dicasi lo stesso per lo Pleurobranchus e la Pleurobranchiaea. La Bulla aperta, ampulla e la nostra B. Colurmnae offrono taluni forami, i quali di maggior diametro ravvisansi nella B. ligrnaria ( Test. utriusg. Sicil. tom. 3 ), e comunicanti con un cana- le semicircolare immerso nella sostanza del piede. Ed il prefato sistema acquoso alla medesima maniera dispo- sto vedesi nei nostri Doridium Meckelii ed aplysiae- forme, non che nella P/europhyllidia neapolitana. È necessario avvertirsi che siccome la maggior par- te de’ polmonati sono animali terrestri, così doveva ne- cessariamente mancarvi siffatto: apparato acquoso; al più potrebbe rinvenirsi nel genere Onc/idium, Physa, Au- ricula, Conovula, Tornatella il cui solo guscio. tro- vasi nel littorale dell’ Adriatico, e Pyramzidella ; atte- sochè negli animali del P/anorbis e ZLimmnaeus com- pagni fedeli degli stagni manca del tatto. L’acqua poi s introduce dentro: il corpo: del Tur bo rugosus e calcar per una particolare boccuccia al- logata a sinistra della matrice, donde mercè corrispon- dente canaletto» fassi strada nel cavo addominale, in cui anteriormente giacciono tre forami, da’ quali partono al- trettanti canali, essendone rixolti due verso dietro , ed ( 267 ) uno ramificato al d’ avanti del piede. Lo stesso avviene pel Trochus tessulatus e tessellatus; poichè nel Tur- bo terebra, e ne' Trochus 2yzyphinus, granulatus ed aegyptiacus anche esiste il suddetto sistema, peraltro ab- Dbastanza esile. La Nerita canrena e glaucina offrono diciassette aperture situate nel dintorno del piede, per le quali entra l’acqua marina, che in grazia di propri canali si riunisce in un comune ricettacolo posto nel centro del piede; ove nel Conus rusticus trovansi eziandio i fo- rami su descritti, vedendosene uno grande, che dà o- rigine a quattro canali anteriori ed a due posteriori ( Vesg. negli Att della R. Accadem. delle Scien- ze, vol. 3° ined., la nostra Mem. sul Cono e sulla Ciprea ): e nella Cypraea pyrum Lin. se ne trovano cinque , tre de’ quali diretti avanti, ed una coppia die- tro del piede , e tutti poi fra loro anastomizzati in un centro comune. Identica disposizione ravvisasi nella Z0- lula rustica e mercatoria. Il Buccinum Galea, che appellar puossi il gi- gante de’ testacei del cratere napolitano e del Mediter- raneo, fra l’ intestino retto e la vulva presenta l’orificio per l'ingresso dell’ acqua marina nel canale, che me- diante legamentucci cinge quest ultimo, e da cui è nell’ addomine trasportata. Quivi esistono otto forami ovali e disposti in forma stellata; due di essi sono rivolti co' rispettivi canali a’ lati dell’ addomine, tre s' incamminano verso il d’avanti del piede, e cinque all’ indietro di es- so. Gli abitanti del B, eckinophorum, tyrrhenum ed * ( 268 ) undulatum solamente mancano della sunnotata boccuccia. Il Murex Tritonis ha Y intestino retto abbraccia- to da una coppia di vasi, non essendo ancora giunto a vedere il rapporto, che hanno con gli antri in esame. Sono questi rappresentati da cinque forami circolari, che conducono in due canali posti a’ lati dell’ addomine, u- no bifurcato pel d’ avanti del piede, ed i rimanenti fra essi anastomizzati e divisi in cinque acquedotti di- spersi tra i lacerti muscolari di quest ultimo. Analogo andamento serbano nel /7. cufaceus, Lampas, olea- rium , reticularis, brandaris, trunculus, corneus, scolymus, nel Cerithium vulsatum Brug. e nello Strorm- bus pes pelecani. I suddetti canali talora cominciano con orbicolare apertura giacente sotto il piede del MM. Pusio e syracusanus : quale particolarità ho ravvisato eziandio nel B. mutabile L. L’Halyotis tuberculata ne ha tre per la parte posteriore e due per l’ anteriore del piede. La ZPazel/a graeca , crepidula, fissura, vulgata, hungarica, granularis e coerulea ofîlrono una serie circolare di forami, i quali introducono l’ acqua dentro l addomine, ed essa quindi sì fa strada nella di lui sostanza muscolosa. CLasse IV. — Acefali. Non ho una serie di osservazioni comprovanti il mio: sistema acquoso negli acefali testacei, e non so compren- dere come sia sfuggito alle ricerche veramente classiche dal cav. Poli su’ medesimi istituite: Dal prof. Baer, sic- ( 269 ) come ho detto poc'anzi, dopo l’ annunzio della mia scoper- ta si è desso rinvenuto nelle conchiglie bivalve. Io ne ho veduto l’ esistenza nella Zenus Chione, la quale per quindici giorni ha vivuto al secco, consumando quella quantità di acqua, che aveva assorbito e conservato nel- le aie del piede a lamelle muscolari; ed allora ne mo- rì l’animale quando terminò | aequa necessaria pei bi- sogni della sua vita. Oltre di ciò un fatto posto alla cono- scenza di tutti me ne fa credere l'esistenza. Ed in vero chi di noi non conosce il lungo tragitto delle ostriche e dei mitili, che da Taranto trasportansi in Napoli, ove giungono perfettamente viventi ? I naturalisti hanno riconosciuto nelle Salpe la boc- ca e lano in un canale esteso per la intera lunghezza del loro corpo, ma tali aperture non disimpegnano ofli- cio siffatto, e quel vaso è incaricato della circolazio- ne dell’acqua: anzi è curioso l’ osservare che mentre uno di que’ forami ampliasi per la introduzione del li- quido acquoso, l'altro si contrae per ritenervelo. Que- sta alterna ed isocrona operazione continuamente eseguesi nelle Salpe, in grazia di che esse progrediscono da luo- go a luogo; sembrando tante fiaccole accese, che in tempo di notte illuminano il seno delle acque. Sa/pae, scrive Gmelin, systoles et diastoles phenomena egre- gie monstrantes, et ascidiarum more aquam ex sy- phone expellentes. Simiglianti osservazioni sono state da me fatte in una loro particolar specie di color vio- letto. Cuvier ( Mém. sur les Moll., pag. 81 ) invita gli ( 270 ) osservatori a verificare se vi fosse libera comunicazio- ne tra un'apertura e l'altra delle Ascidie. Basta ch’ esse sieno viventi e comprimerne il corpo per vedere uscir- ne due zampilli di acqua spettanti a cadauna delle testè notate aperture. Dippiù il mercurio introdotto in una di queste immantinente è scorgato dall'altra. Per cui bi- sogna conchiudere che un circolo di acqua marina es- senzialmente disimpegnasi nell’ interno delle Ascidie; sic- come ho ravvisato nell’ 4. papi/losa , intestinalis , ma- millaris e phusca. Il Pyrosoma mediterraneum , il quale, oltre della luce fosforica che sparge nelle tene- bre come un cilindro infocato fisso o vagante per le acque, ha ne’ due estremi un forame pel circolo ac- quoso ; essendo alla esteriore superficie di quello disse- minate le bocche d’ infiniti animaletti, forniti de’ parti- colari orifizi dell’ ano aperti nella sua faccia interna, III Divistone DEL REGNO ANIMALE. CLasse I — Anellidi. L’ abitante della Serpola spirorbis, afra, filo grana; cereolus, tranne quello della S. orenaria e gloinerata che sono de’ Molluschi gasteropodi fissi, ri- ceve e caccia dal suo corpo 1 acqua marina per gli spazi, che si veggono fra i mazzetti di spinuzze so» stenute da ogni cirro. Lo stesso meccanismo ha luogo nella Sabella ventilabrum Gm., nella MNereis aptyro- ditois, nell’ Aphrodita squamata ed aculeata, nel (271) Lumbricus echiurus ec.; giacchè le borse respirato- rie dell’ AZ medicinalis, sanguisuga , e della nostra HH. Sebetia hanno la proprietà di riempiersi di aria o di acqua, qualora siffatti anellidi si trovino in questa od in quella. IV. ED uLTIMA Drvisione DEL REGNO ANIMALE. CLasse I. — Echinodermi. L’Asterias aurantiaca offre alati della teca di mezze vertebre una filiera di forami per la introduzione dell’ac- qua dentro l’addomine, la quale ne rigonfia oltremodo le superiori pareti e soprattutto la parte centrale, per ove esce tra le maglie ed anche da’ forami del suo tessuto a lacerti fibro-tendinosi. In egual maniera accade tale feno- meno nell 4. rudens, bispinosa , echinophora, ed in altre specie. L' 4. ophiura e cordifera nella faccia infe- riore del disco ha quattro aperture ovate per ogni raggio, contandosene venti in cadauna specie, e dieci più allungate nell’ 4. caput medusae , incaricate del. circolo acquoso nell’ interno del corpo. Esgh intanto è d’uopo quì dichiarare che uno de’ medici, che hanno più onorata Vl Inghilterra, il celebre Monro nella sua Anatomia e fisiologia de’ pesci credè i piedi de’ Ricci e delle Stelle di mare vescichette acquo- se, che furono in seguito ammesse da Cuvier e da Ja- copi, e reputate trachee arquifere da Lamarck ( Z#isé. des anim. sans vert. , pag. 459) scrivendo : nell’ interno ( 272 ) di questi animali si presenta un organo respiratorio cir- coscritto , costituito da vasi acquosi anastomizzati co’ tubi assorbenti della pelle e forse comunicanti coll’organo dige- stivo ( pag. 523 ). Dippiù soggiugne : la loro cute è so- vente munita di tubercoli spiniferi e bucati pel passaggio di tubi contrattili assorbenti l’ acqua, e necessari per ser- virsene come ventosa quando | animale abbia bisogno di fissarsi a’ corpi ( pag. 524). Organi di simil natura sonosi da me dimostrati impervj ed appartenenti al sistema cir- colante, ed i calicetti spinosi privi di canali. Or chi ha fior di senno comprende quanto siano molto lungi dal vero le idee di Lamarck, il quale però ha tutto ciò scritto sull’ asserzione di Reaumur ( Acad. des Sc. 1710 ). L’ albero respiratorio delle oloturie e soprattutto del- le nostre Z7olothuria Forskhali, Sanctori, Petagnae , Cavolini, e Stellati è incaricato della introduzione me- diata dell’ acqua dentro 1} addome, e forse per qualche via a me sconosciuta: cosa. però che nel SipAhunculus balanophorus avviene per l'apertura della sua coda, oltre le due borse respiratorie, che ho altrove descritte ( pag. 12, tao. I, fig. 5 ss) CLasse II. — Entozoi. Il nostro augusto Sovrano Francesco I. avendomi or- dinata la sezione di vari abitanti dell’4. Argo mi ha dato occasione di scoprirvi un epizoo ( Zricocephalus acetabu- laris ), che è attaccato all’animale dell’Argonauta mediante vari acetaboli , pel centro de'quali forse entra l’acqua mari: na a tenore di quello, che si è detto pe’ cefalopodi. ( 73 ) Passo sotto silenzio di accennare che un deciso as- sorbimento di acqua o di umore enterico sì faccia da’ pori cutanei degli entozoi abitanti soprattutto su’ pesci ( Veg- gasi la nostra Z/mintogr. umana pag. 69 ). CLasse INIL — dAcefali od Ortiche di mare. I tentacoli delle Attinie hanno nell’ apice un forame donde introducesi l’acqua, che giunge fino alla base del loro corpo , penetrando negli spazi posti tra’ muscoli la- mellari, e quindi uscendo per altri tentacoli : il che si può osservare nell’ Actinia crassicornis, pedunculata, rubra, Cari ed effoeta ( pag. 250 ). Le quattro prete- se bocche della Medusa pulmo Macrì e pelagica L., e quelle della nostra Cassiopea Borbonica servono pu- re all’ ingresso dell’ acqua marina. CLasse IV ED ULTIMA. — Polipi. L'animale della Madrepora calycularis L. è per questo articolo perfettamente analogo alle Attinie. Su le Tu- bolarie, Sertolarie , e Gorgonie non mi appartiene ancora osservazione alcuna in riguardo al sistema acquoso. L’ e- stremo assottigliato delle Pennatule anche somministra l’ entrata e l’ uscita all'acqua marina. L’A/cyonium lyn- curium nella superficie esterna offre vari forami , che co- municano con altrettanti canali terminati nella sua sostanza parenchimatosa ; dimodochè, cavato dall'acqua e compres- so, ne scola il liquido contennto. Ferrante Imperato ac- 30 (274) cenna qualche cosa di analogo per Vl A. oydonium scri- vendo : » Vi è l’altro duro fistoloso , nella sua consi- stenza simile a spongiosità di osso, vestito di sottilis- sima e liscia coperta con rami in grossezza di pollice , che in alcuna parte si attraversano e ligano insieme: fe- nestrato intervallamente di buchi di grandezza di lentic- chie, che penetrando procedono per la sua spongiosità , e danno l'ingresso e regresso all’ acqua, qual chiama- no duro, perchè men degli altri cede al tatto ( Op. cit., pag. 729 ).» In un Alcionio detto da nostri marinai rognone di mare l’acqua entra per un’ apertura, che inrealtà so- miglia alla pelvi renale, ed indi si fa strada per le va- rie diramazioni del canale principale, che giungono fino alla sostanza corticale di siffatta produzione. Corollari o meglio forme primarie con cui si appalesa il mentovato sistema acquoso. I. Mercè particolare apertura situata o presso l’ in- testino retto ( Buccinum Galea, Turbo rugosus e calcar, non chè Trochus tessulatus e tessellatus ); o sotto la superficie del piede ( 2. mutabile , e MMurex syracusanus e Pusio ). IT. Mediante numerose aperture allogate nel peri metro del piede, sia in modo manifesto ( Merita can- rena e glaucina), e sia in una maniera occulta ( JZw- rex et Buccinum species variae ). HI Im grazia di particolar forame posto nel centro ( 399 ) di ogni acetabolo ( Sepia , Polypus, e Tricocephalus acetabularis ), o vicino V ano ( Aplysia, Doris ec. ). IV. Ad opra di numerosa serie di forami esistenti nella maggior parte od a’ lati della teca di mezze verte- bre ( Asterias auranciaca, ophiura ), intorno il col- lo del piede ( Patellae ), sul dorso ( Tethys fimbria ) o pure in tutta la superficie del corpo ( A/cyonium Lyn- curium e cydonium ). V. Per mezzo di un canale dentro l addomine o ra- mificato ( ZZo/othuria ), o aperto in amendue gli estre- mi ( Ascidia, Pyrosoma, Botryllus (1) Salpa), © mercè varie vesciche ( Z7irudo ). Usi del nostro apparato acquoso. Il forame degli acetaboli de’ cirri de Cefalopodi e del Tricocefalo acetabolario, quello delle Doridi, la boc- cuccia di alcuni Trochi, Turbini e del Buccino Galea, l’altro del piede del B. mutabile e siracusano , le pic- cole aperture delle Nerite, delle Salpe, delle Ascidie e (1) Zo sott'occhio varie specie di Policich e Botrilli, in una de’ quali l acqua entra per un fo- rame comune, da cui passa poi in parecchi canali ; ed in due altri s° introduce per tre forami, percorren- do tutta la sostanza del corpo, avente una grande ca- vità con molti lacerti carnosi, che ne impediscono .la lacerazione pel soverchio suo accumolo. * ( 276 ) del Pirosoma ; gli spazi tra ogni pacchetto setoloso de’ de’ cirri degli Anellidi, i forami intervertebrali delle A- sterie e quelli del disco delle Euriale ed Ofiure ; l albe- ro e le borse respiratorie delle Oloturie e Sanguisughe; la boccuccia caudale del Sifunculo, e quelle dei ten- tacoli delle Attinie; le pretese bocche delle Meduse ; ed i fori di qualche Alcionio; altro officio non disimpe- gnano che d’ introdurre l’acqua marina nel cavo dell’ addomine, la quale ne gonfia le pareti, opera una cer- ta ginnastica su’ visceri racchiusivi, ed in particolar mo- do su lo stomaco, il fegato, l’ovaia ed il corrispon- dente ovidotto , sostiene la turgescenza del membro ge- nitale al modo istesso che il sangue la produce ne’cor- pi cavernosi di nostra specie, favorendo l'esercizio delle rispettive lor funzioni. Indi mercè convenevoli acquedotti passa nella sostanza del piede, ne dirada la tessitura lacerto-muscolosa , sferza il liquido sanguigno a vieppiù progredire per entro i canali, cui somministra l'ossigeno, accresce o diminuisce la mole antagonistica di esseri siffatti, che aiuta a sotenersi nel se- no o pure alla superficie delle acque, ne vivifica a buon conto l’ intera economia. Con saggezza Olivi ( Zoo/og. adriat., pag. 247 ) scrisse in riguardo alla nutrizione di questi esseri farsi di sola acqua, che da essi si assorbisce e trattiene in stato naturale per accrescere e formar parte della massa del loro corpo. Nè posso trascurare di far conoscere che il sifone de’ gasteropodi testacei, che giu- gne fino alla lunghezza di un palmo e più nel 2. un- dulatum , abbia l’incarico di succhiar l’acqua e condurla (‘999 .) nel cavo branchiale, d’ onde passa nel nostro apparato a- cquoso, la cui funzione disimpegnasi ancorchè Y animale giaccia nel proprio nicchio intanato. Quale circolo in alcuni di detti viventi è perfettamente compiuto e manifesto, o sia per un loro sito entra e per l’ opposto esce; ed in altri è incompleto avendo l'ingresso e l'uscita pel medesimo punto; ed in qualcheduno infine non osservasi affatto. Ho dippiù sperimentato che, po- nendo nell’ acqua marina un’ Aplisia esempligrazia: indi avendola tolta e pesata tanto appena cacciata dal liquido, che quando erasene perfettamente smunta ; n°’ è risultato che il testè citato animale conteneva circa due terzi del suo peso di acqua marina. E la di lei vita era più © meno prolungata a seconda della quantità e sollecitudi- ne con cui quella usciva, e relativamente alla bisogna che di detta acqua provava. Le Oloturie e qualche A- plisia e Buccino, non chè le Asterie hanno dato segni vitali serbati a secco per dieci giorni circa ; e le prime mancanti di visceri, e queste ultime senza stomaco , col toccamento di corpi stimolanti han mostrato segni d’ irri- tabilità : la quale, in tutti gli esseri invertebrati quantun- que di validissimo sistema muscolare e di robuste mem- brane fibrose forniti, non abbisogna affatto della influ- enza nervosa per metterlo in contrazione , ‘che forse è maggiore, e più resistente di quella de’ vertebrati. Ecco sbozzata la storia la descrizione e l’ uso del mio nuovo sistema acquoso: le poche linee che ne ho tracciato ad altro scopo non tendono che ad invitare i coltori di notomia comparata a dirigervi le loro indagi- ( 278 ) ni, e ad estenderne ì confini in quegli esseri inverte- brati esotici del nostro mare. Io son sicuro che, qualora amino i progressi delle scienze, me ne saranno grati; perchè gli ho invitato a travagliare sopra un nuovo og- getto, che sicuramente non farà abortire le loro ricerche, accrescendo la serie de’ sistemi necessari pel sostegno del- le funzioni vitali; dappoichè oggigiorno conviensi da tut- ti gli scienziati che l'anatomia normale , la patologia , l’embriologia e la zootomia si uniscono alla fisiologia ed alle diverse osservazioni su gli animali viventi per com- pletare le conoscenze che tanto si desiderano acquistare intorno la sorgente della vita. Frattanto io non pretendo che il mio lavoro sia e- sente da errori, e molto meno son persuaso che non ab- bia lasciato delle lacune ; attesochè ho per massima fon- data che nelle scienze di fatto l’ evitar gli uni, e le al- tre sia impossibile; e molto più poi nella posizione iso- lata in cui vivo dal resto delle notizie scientifiche della culta Europa. In fine grazie rendo a que’ sapienti della Germania, della Prussia, della Polonia e della Russia, a’ quali ne- gli anni scorsi facendo una incompleta dimostrazione di tale acquoso apparato ; lungi dal profittare di simil tratto di mia lealtà, han proccurato di ampliarne la conoscenza , e di farmene comparire autore più colla opera e co’ sug- gerimenti loro, che con i miei propri travagli. ( 279) PV RA DR DAI RSI DARIO RAS RAI ROSY RARO RARA NoTA SUL PRETESO ALCIONIO VERMICOLARE DI GMELIN. Non aveva potuto finora acquistare esatte nozioni circa la struttura di siffatta produzione ; e qualche no- stro scrittore di cose naturali non mancò di emettere il suo avviso reputandolo uova di Molluschi, quantunque Gmelin nella XII edizione del Syst. Nat. di Linneo lo ritenne per specie di Alcionio , corrispondente all’ A. Milesio o terzo di Dioscoride, che fu annunziato dall’ Im- perato col nome di vermicchiara, che da’moderni zoologi poi neppure è stata riconosciuta a cagione delle dubbicez- ze, che avevansi intorno la sua essenza. Per quanto mi sia stato permesso, non ho trascurato di esaminarla in diversi periodi dell’ anno, e con ciò mi sono assicurato che simigliante prodotto dalla primavera fino al termine dell’ està si trova negli scogli del nostro littorale. Questa osservazione , che per varii anni ho avuto occasione di fare, rimane ampiamente convalidata da quello, che ora n’ espongo. Nel mese di marzo la incominciai ad osservare tra le fessure degli scogli a guisa di un tubercolo della gran- dezza di picciolissimo frutto di cece. Dopo alquanti gior- ni s’ingrandisce e caccia tre in quattro prolungamenti quasi simili alle gemme de’ vegetabili. Verso la metà di aprile i mentovati polloni si allungano e serbano circo- lare ed eguale diametro, emulando il nostro comune la- ( 280 ) voro di pasta detto del volgo vermicelli. Ed è curioso il vedere che mentre qualcheduno di essi nato solo prin- cipia ad allungarsi, giunto ad una certa distanza dal- la comune ceppaia, sembra annodato, d’ onde escono tre in quattro distinti vermicelli aventino lo stesso diametro del tronco per altro unico da cui derivano. Il loro colo- rito è vario, essendovene taluni bianchi, altri giallicci o foschi, ed alcuni verdicci: e tutti hanno una marca- ta trasparenza derivante da un limpido e filamentoso umore. Distesi di molto si prolungano , ed immantinente ritornano alla pristina estensione. Sezionati per la loro lunghezza , non mancano di cor- rugamento ne’ margini; e per riguardo alla densità non andò molto lungi dal vero il nostro Imperato allorchè scrisse : » La vermicchiara marina ha consistenza simile ad invoglio di lunghi filaccioni : di materia vicina all’Alcionio molle, più tenera, e che inchina alla condizione della gomma dragante ; si stima essa anche specie di Alcionio ( Zstori@ naturale, Nap. 1600, pag. 750 e seg., fig. 1)». Non posso annunziare con asseveranza quanta sia mai la loro lunghezza ; attesochè per qualche piede e più dalla origine incominciano ad avviticchiarsi e spesso ad incollarsi in modo tra loro , che rappresentano il vero nodo gordiano, qualora si volessero distrigare. Pervenuti in questo stato , si spezzano e cadono su’ macigni, ove vieppiù fra essi si agglutinano , ed oltremodo s incaminano verso il perfetto sviluppo. In questa epoca taluni gli mangiano crudi, ed altri ne preparano delle saporite fritture. Io ho riferito che Cavolini sull’ asserzione de’ nostri pescatori disse esse- (281 ) era una filza di uova di Aplisie, e non gli fuggì che gli embrioni ancor chiusi in quella sostanza gommosa mo- vevansi ( 0p. cit., pag. 111 ). Nella Tav. II, fig. 4,5 di ‘questa mia opera è è rappresentata la forma e la disposizione di detti. em- brioni, che fin dal.1823 vidi coll’ aiuto di una sempli- ce lente; ma in seguito , e soprattutto a’ principj di lu- glio, osservato un pezzetto de’ nominati vermicelli colla lente num. 3 del microscopio di Dollond, mi fu age- vole di ravvisare che gran quantità. di loro aveva un moto sì rapido e durevole per molte ore, che dovei molto stentare non solo per assicurarmi della. esatta fi- gura de’ medesimi ; ma per farla eziandio osservare al disegnatore , il quale in mia unione vide che ogni em- brione da me fatto delineare negli anni scorsi e ravvi- sato pure dal Cavolini, non era altro che una specie di cavità, in cui si contenevano migliaia di esseri viven- ti, nuotanti in particolare liquido, ed aventi la figura ad un di presso circolare: e nel sezionarsi le pareti di tale cavo molti di essi n'erano usciti fuori e saltellarono du- rante molte ore sul vetro del microscopio. Curiosa è poi la. struttura della prefata ‘cavità; la quale risulta da molti fili tessuti ed incrocicchiati in maniera da circo- scriverne 1’ aia senza farla affatto. comunicare colle con- tigue a guisa di un nido di uccello, L' umore, che vi si contiene serve al nutrimento di detti embrioni; e som- ministra la spiegazione della, permanente. vita e contrat- tilità di simile’ sostanza, qualora si tenga per molti gior- ni fuori } acqua marina, 36 ( 282 ) La lente num. 1 del citato microscopio rese più chia- ra ed ampliata la figura di siffatti viventi. Essi apparve- ro simili ad un nautilio, dalla cui apertura ora uscivano tenuissimi filetti, ed ora se ne vedeva il contorno con quattro disuguali e grandi denti. In altri individui a tra- verso dell’apparente guscio nautiliforme ed affatto membra- noso, e principalmente poco lungi dalla sua convessità, tra- spariva una linea flessuosa terminante in un corpo nericcio e spirale. Ma bisogna confessare che qualcheduno di simi- glianti embrioni faceva scorgere sulla faccia superiore due punti neri analoghi agli occhi, nella anteriore un ciuffo di mobilissimi filamenti, che attentamente contemplati pare- vano le antenne ed i piedi; ‘e nella posteriore la massa de’ visceri. A me è riuscito finora impossibile di colpire . l opportuna occasione per la determinazione precisa di detti animaletti ; attesochè ho sempre veduto che poco al di là dello sviluppo accennato i prefati vermicelli ver- so l’estremità loro si rendevano più esili, ed i glomeri degli embrioni contenutivi incominciavano a distaccarse- ne e precipitare nel fondo del mare, onde completarvi l’ ingrandimento. .- Quindi vedesi bene che l A/cyonium vermicula- re descritto da Gmelin (0p. ciz., pag. 5816, num. 26 ) colle parole viride ramosum, ramis cylindricis obtusis fasligiatis, ed ove cita Cavolini ( Polip. mar., tab. 9, fîg. 16 ), non debba più figurare come specie di Al- cionio , ma quale particolar placentario di granchio , sen- za poter precisamente decidere a quale delle tre seguenti specie esclusivamente appartenga, cioè all’ Astacus.tyrrhe- ( 283 ) nus , alla Squilla mantis’, o! pure; al;\Pagurus. Ber- nhardus. SPIEGAZIONE DELLA: Tavora XVIII. Fig. 1. Actinia rubra, che dimostra ina la bocca, 5 la filiera di tubercoli occultati in parte da’ tentacoli, e c c l’ orlo celeste del piede. La Fig. 7 ‘della Tav. 72 dell’Enc. méth. copiata dalla Tav. 27 lit. A dell’ Zcon. di Forsk., e con dubbio da me riportata, all A. crassicornis, in nessuna maniera conviene coll’ .4. rubra :, come nep- pure essa somiglia ‘alle figure dell'A. rufa e coccizea. | Fig. 2. A. Cari, che chiaramente fa vedere i tu- bercoli bianchicci dd ,. e le fascie e e del suo corpo. Fig. 3. A. hyalina, e Fig-4 un pezzo ingrandito della matrice dell’. A. Cari icon. .aie pentagone ed om- bilicate. Fig. 5. Filiera de’ prefati tubercoli / co’ gambi, avendone ‘sparato uno onde far |\delineare le. ciambel- le ( Fig. 6 ), che al microscopio si. veggono esistere nel suo umore latticinoso e tegnente, | Fig. 7. Gruppo di calicetti della Madrepora. ca- lycularis, ognuno!de’ quali. ha il: proprio animale, che si ravvisa. coli-corpo allungato e fornito di strisce. mu- scolari a lungo g ,;e de teritacoli 4 y; lun altro individuo è tutto ritirato nel calicetto ‘osseo; tranne: lafcorona» di ten- tacoli 2; e. colla:bocca; aperta; ed. un. terzo) privo del suo vivente, RI : Oi { * » (284 ) Fig. 8. Calicetto della /M. calycu/aris separato da' compagni, che si è spaccato per metà ( Fig.9), e quin- di ampliato di mole a fine di renderne più patente le laminette ossee ‘# della sua interna faccia, non chè il promontorio Z, che stà nel suo fondo. Fig. ro. Dal canale a @, che in grazia di vari ten- dinucci si attacca all’ intestino retto è dell’ abitatore del B. Galea L., e’ cui orificio € è sottoposto all’ ano, l’acqua fassi strada per la faccia inferiore dell’ addomi- ne, ove anteriormente esistono: otto forami disposti a stel- la E, pe quali essa va in tutta la massa muscolare a lacerti del piede : o sia da’ forami Y s' incammina negli acquedotti g, dagli altri due 4 4 si dirige verso, i ca- nali 77, e da tre ultimi j j e # si fa strada tanto ne seni orbicolari //, da’ quali partono i canalini 772 722 ana- stomizzati col canale mediano P ‘presso la sua origine, che gli altri acquedotti 72 7. comunicanti con 24. Fig. 11. Boccuccia o esistente presso la matrice del Turbo rugosus L., da cui mediante particolar canale p l’acqua marina penetra nell’ interno del suo corpo, don- de si fa strada ne’ canali g g g distribuiti per la poste- riore ed anteriore parte del. piede. Fig. 12. Faccia inferiore del piede del mollusco del Buccinum mutabile L., dove osservasi l’ apertura 7 per l'ingresso e la uscita dell’ acqua marina. Fig. 13: Dal perimetro del piede dell’ animale dell’ Halyotis tuberculata nascono i canali s.8 ss $, che. fi- niscono nel comune alveo S. Fig. 14. Lo stesso andamento, ma con maggior nu- A Eri ( 385 ) mero di canali, serba il succennato sistema acquoso nel- la Nerita canrena e N. glaucina, nascendo vari de’ me- desimi "7 rr #7; via facendo anastomizzati ad altri, che finiscono nel ricettacolo R_ posto nel mezzo del piede. Fig. 15. I prefati vasi acquosi hanno diverso corso nella Patella vulgaris L., esistendone alcuni # £ £ #, che, per anastomizzarsi alla filiera di altri canali z, dal collo del piede si dirigono dentro il cavo addominale. Fig. 16. Tubercolo de vermicelli di mare nel pri- miero sviluppo e con principio di diramazione. Fig. 17. Da un altro wubercolo si sono allungati al- cuni fili c cc c, e soprattutto quello segnato colla Jet- tera D, dove esiste una specie di nodo, da cui escono tre filaccioni. Fig. 18. È stato ingrandito un pezzo di detti ver- micelli a fine di farne vedere i gruppi di uova. Fig. 19. Sezionato per lungo uno di essi ed esplo- rato colla lente 3 del dollondiano microscopio compa- risce formato da parecchie aiuole piene di embrioni e e circolarmente situate, e tessute da fili ff. Fig. 20 - 25. Si espongono le varie forme, colle quali ad un ingrandimento maggiore del microscopio si è mostrato uno de’ prefati embrioni. ( 286 ) € RULLO VIII DIV de DR DIRI DO INI OO AI è IA RR MEMORIA SU LE ASTERIE E GLI EcHINI. Non è mio pensiere fare l’ esposizione compiuta del- le tante e graziose specie di Asterie, volgarmente ap- pellate Stelle marine a similitudine di quelle del Cielo, non che degli Echini; sia coll’ idea di migliorarne le frasi tecniche, sia per vieppiù illustrarne le descrizioni mediante convenevoli note, e sia col descrivere qualche loro specie, che credo forse novella, Quale divisamento tenderebbe soltanto a dimostrare essere sempremai inesausto il pa- trimonio della scienza della natura, delle cui ammire- voli produzioni il nostro mare è doviziosamente abbellito. In mezzo però a tanta ricchezza di specie delle pri- me e de’secondi, vale a dire di Stelle e di Ricci, ben pochi zoologi sulla riva del mare si han preso la pe- na di contemplarli viventi; attesochè nella maggior parte quali aride mummie hanno eglino avuto cura di conser- vare ne musei, e quindi pe’ loro esteriori caratteri so- lamente descrivere. La notomia e la fisiologia comparata , che intorno tale razza di esseri han progredito moltissimo co’ lavori lell' illustre Cuvier, del benemerito Spix, e del dot- issimo fisiologo alemanno Tiedmann; abbisogna tuttavia di ulteriori inchieste, e di una monografia precisa delle interne parti delle Asterie e degli Echini, a seconda lelle diverse loro specie variamente modificate , e nello stato di vita eziandio esaminate. ( 287) Per lo chè incoraggiato dall’ accoglienza che vari zootomisti di Europa in parecchi giornali scientifici , con lettere per me abbastanza lusinghiere, con diplomi di ragguardevoli Società: letterarie dell’ alta Germania , han voluto profondere alle mie anatomiche indagini su le O- loturie , appartenenti alla. naturale famiglia degli animali raggianti, ove le Stelle ed i Ricci di mare benanche si allogano; opportuno stimai di tanto in. tanto occu- parmi a preparare i dovuti materiali , e ad istituire mol- tiplicate osservazioni, onde pubblicarne una quasichè com- pleta anatomia, almeno per le specie di detti esseri tra noi indigene. E questa nella presente Memoria brevemen- te espongo sulla credenza che non voglia essere tanto in- degna della attenzione de’ dotti della culta Europa. PARTE LI Delle Asterie (1). GIL Zniegumenti. A. Esterni ) La superficie del corpo dell'A. ru- bens L., echinophora L., e aranciaca L. ec. è co- perta dalla cute, la quale vedesi rossa e conformata a guisa di leggera pellicola nell’ A. aranciaca e rubens, essendo verdiccia nell’ 4. exigua; e da una specie di (1) Letta nella Sessione Accademica del R. Istituto d' Incoraggiamento de’ 10 novembre 1835. ( 288) tmnica fibro-cartilaginosa , avente in giù la teca verte- brale, ed in su nell’ 4. eckinophora L. un secondo in- viluppo di vari pezzi ossei affatto mancanti nell’ 4. ru- bens L. Quale integumento costrutto di validi lacerti fi- brosi in figura raggiante osservasi solamente nella superior parte dell’ 4. aranciaca L., bdispinosa, possedendo rel centro di ogni raggio fibroso un calicetto osseo, di cui or ora si parlerà. Il sopraddetto intesumento den- tro. l'addome presenta cinque strisce analoghe agli am- bulacri degli echini, ed altrettante membrane, dalle quali è quest ultimo diviso, tranne però se i raggi siano di maggior numero. Siffatto inviluppo è dotato di valida con- trattilità ed espansione quando vi s introduca e caccisi l’acqua marina, rimanendo oltremodo facilitata la di- gestione. Il disco dell’. ophriura L. è coriaceo, e risulta dal- la cute smaltata da numerosi globicini ossei bianchi e nerastri; ma quello dell’ 4. cordifera ha moltissime ed irregolari squamette, dieci delle quali sono ovali, mag- giori e in circolar modo allogate nel principio di ogni raggio, dove esistono due margini arcuati con duplice serie di piccoli denti disposti in forma di pettine uno esterno maggiore e 1’ altro interno minore. I raggi poi hanno moltissime squamette embriciate. La cute del- l'A. echinophora, che seccata somiglia moltissimo al- l A. glacialis, è quella, che è guisa di astuccio si pro- lunga e ritrae su ogni spina cinta da piccole tenaglie. Con- viene inoltre avvertire che dalla esteriore sopraffaccia del- lA. rubens L. geme un umore rossastro , coll’ acqua ( 269 ) dolce divenendo giallo zaffranato ( Fab. Colum. , Aguat. observ., pag. 5), e che mi ha fatto arrossire e divenire pruriginose le dita nel sezionarla; e da quella dell’ _4. aranciaca L. separasi un moccio talmente denso e fila mentoso, che somiglia alla tela di aragno quando distac- casi, e nelle cui aie esistevano i calicetti ossei del corpo. Le Stelle marine cangian sito con moto ondolatorio, ed arrestandosi cadono nel fondo del mare. B. Interno. ) Tutta la cavità delle Stelle marine è vestita dal peritoneo, le lamine del quale soltanto presso la inferiore faccia de’ ciechi si riuniscono , onde formare il respettivo mesenterio, talchè i visceri sono nella duplicazione di quello contenuti. 6. Il Sistema osseo. La inferior parte de’ raggi delle Asterie o tutti que- sti nelle Ofiure risulta da una catena di pezzi ossosi se- micircolari quasi analoghi alle vertebre, e la cui dispo- sizione meritava di essere meglio studiata ( Cuvier Rég. anim., tom. IV, pag.9g). Quelle collocate intorno la bocca sono cinque , ognuna delle quali componesi di quattro pezzi articolati, cioè due superiori fra loro con- nessi mercè opportuni denti in giù rotondati e spinosi, e de’ corrispondenti legamenti; e di altrettanti cilin- drici laterali uniti alle branche delle altre quattro gran- di vertebre. Indi per ogni raggio ne segue una serie affatto decrescente; e ciascuna delle stesse è fatta di due pezzi dentati e forniti di 37 ( 290 ) legamento ; che in sotto hanno un forame pel tragitto dell’ arteria vertebrale, e più oltre due faccette con- nesse ad altro pezzo ovato-spinoso, che chiude l’ apertura di ogni raggio; cui sono aderenti i piedi, e nel quale spazio talora ospitano due piccoli anellidi, uno de’quali sembrami quasi analogo a quello delineato, sebbene roz- zamente , dal celebre Baster ( Opusc. subsec., tao. IV figg) Altre spine embriciate, e più o meno corte, so- no rivolte verso i lati del raggio, che è nel pezzo late- rale inferiore terminato da grande spina articolata, pres- so cui trovasi il forame pel passaggio dell’ acqua mari- na, e da un’altra più piccola allogata nel suo apice. Tra esso e la vertebra trasversalmente articolasi un pezzo lun- go a tenore dell’ ampiezza del raggio. E siccome nell’ A. aranciaca L. le vertebre sono abbastanza grandi, co- sì le ampolle delle arterie radiali ne riempieno lo spa- zio; nel mentre che nell’ 4. eckznophora , essendo el- leno più sottili, ne occupano i forami con alterna di- sposizione. Anche da ulteriori pezzi ossei or lunghi ed or brevi concatenata vedesi la superior parte del raggio. Identica conformazione esiste nell’ 4. rudens L. Oltre la filiera delle vertebre de’ raggi nell’ 4. ewxé- gua tra l'uno e l’altro di questi rimarcansi molti. os- sicini cuneiformi embriciati da costituire tanti triangoli, quanti sono gli spazi di cadaun raggio, nel cui angolo al vertice si eleva la colonna ossosa, attaccata all’ inte- gumento superiore; che apparisce pertugiato. Anche iu- teramente ossea è la fabbrica dell’.4. rosacea. (39) I raggi delle Ofiure hanno le vertebre compresse, orbi- colari, senza alcuno forame, con faccette articolari, e due solchi uno su e l’ altro giù: sostenendo nelle pertinenze della bocca, ove s ingrandiscono, le due branche, dalle quali è composta la mascella dentata verso il termine , e nell’ 4. cordifera eziandio presso la di lei base. A° lati de raggi dell’ 4. ophiura osservasi una coppia di lami- nette ossee, che si legano agli stessi ed alla cute, ed in deficienza di questa nell’ 4. cordifera si congiungono alle squamette componenti la sua ossosa ed embriciata crosta. , Dippiù l’ .4. echinophora ha molti ossetti, che so- no più piccoli nell’ 4. ruders, i quali si articolano agli ossicini componenti la superior faccia del corpo. I medesimi corrispondono all’ asse de’ tubercoli mobili , acuminati dell’ 4. echinophora e smussati dell’ 4. Sa- varesi, cinti dalla cute; e da questi partono vari fi- letti muscolari diretti alle respettive pinzette ossee, che guardate colla lente hanno la forma acuminata , oppure compressa e del tutto rotondata come il becco di oca. Ogni pinzetta è fatta da due pezzi ossei articolati su di una comune base della loro stessa natura. Hanno elleno la facoltà di attaccarsi a’ corpi adiacenti a tenervisi stret- tamente aderenti. In diverso modo poi son conformati i calicetti os- sei dell’ 4. aranciaca , bispinosa, ec. Cadauno degli stessi presenta un cilindro, il quale in giù è legato al di mezzo de’ forti lacerti muscolari raggianti, le aie de quali oltre di essere fibrose rimangono diversi forami; * ( 899 ) ed in su finisce convesso con molti pezzi cilindrici in duplice serie articolandovisi nel dintorno , ed avente nel centro un pezzo conico esclusivo della sola 4. arancia- ca. Non mi diffondo in altre minutezze , che sono più facili ad essere ravvisate colla ispezione delle figure al- l uopo delineate. $. IL Organi della digestione. Cuvier ( Anat. comp. , tom.3, pag. 355 ) ha scritto che le Asterie siano sfornite di denti, ma l'osservazione attenta delle vertebre circondanti la loro bocca chiara- mente dimostra essere i medesimi analoghi soprattutto a quei delle Oloturie. Oltre di ciò è cosa costante che le spine del dintorno della bocca sono a’ denti attaccate , e poco diversificanti da quelle del resto del corpo di simili esseri, essendo al dire del sullodato zootomista necessa- rie a ritenere ed uccidere la preda. Quali spine veggon- si nell’ 4. aranciaca L. pettinate, ditate nell A. ru- bens, e disposte a ventaglio nell 4. ewsgua. L'A. o- phiura L. e cordifera hanno le mascelle triangolari mo- bili, e di numero. sempre corrispondente a’ raggi de’ differenti gruppi di Stelle, avendo nel perimetro talu- ni piccolissimi denti. Dal forame della bocca, capace a volontà dell'animale tanto di corrugamento che di somma ampliazione, si penetra in breve tubo che è l’esofago , il quale bentosto espandesi in largo e dilatabile sacco, che ne costituisce lo stomaco. Que- sto risulta dalla tunica esterna fibrosa e dalla interna moc- ( 293 ) ciosa , in cui ad occhio nudo apparisce un reticolo vasco- lare, che col microscopio vedesi in moltiplici vasellini di- viso, e spalmata di gran quantità di sugo gastrico molto denso. Amendue le indicate membrane sono oltremodo in- crespate , osservandovisi specialmente delle rughe leggere, che dall’ esofago sin presso il fondo del ventricolo son dirette. Quivi nell’ 4. aranciaca L. giace una borsa ra- mificata e che nell’ 4. echinophora , nell A. exigua , e rubens L. rappresenta una specie di grappolo giallastro, che è spesso verde-fosco in altre Stelle. Di essa n’ esistono due fra loro alquanto lontane nell’ 4. Savaresi. Per quanto abbia potuto indagare è dessa un ricettacolo biliare , giac- chè in verita contiene un umore verde-gialliccio e pel sa- pore amarognolo identico alla bile. Ha poi una libe- ra apertura nell’ interno dello stomaco, il cui fondo è munito di validissimo legamento con simmetria tale diviso e disposto, che dal centro della succennata borsa separasi in giù in vari rami primari, ognuno de’ quali bifurcato finisce con infiniti tendini pennati, che abbracciano l’al- to fondo dello stomaco. Nell’ 4A. echinophora a lati del principio di ogni teca vertebrale hanno origine due lunghi tendini, i quali riuniti vanno a ramificarsi sullo stomaco senza giugnere all’ alto suo fondo, e formano una specie di corona tendinosa nel perimetro del ven- tricolo di varie Asterie; nel cui interno poi rimarcansi le corrispondenti lacune , necessarie a renderlo più atto alla sua eccessiva dilatazione, ed alla digestione de’ cibi. Dal nominato sacco biliare altro gruppo di fibre ad (294) imbuto incamminansi verso il fondo del comune integumen- to degli animali in esame, il quale apparisce là più sottile e talmente elevato al di fuori del corpo dell’ 4. aranciaca, che sembra una cupoletta, da rimanere immantinente spia- nata tostochè il mentovato vivente cacci fuori il cavo addo- minale l’acqua, da cui era riempiuto. Coll’esposto ar- tificio, tranne parecchi tendini, che dallo scheletro si at- taccano allo stomaco, la sostanza degli alimenti, per quanto dura esser possa, rimane affatto sfrantumata e di- gerita, I tendini poc'anzi accennati nell’ 4. Savaresi sono situati a raggio sul fondo dello stomaco, ed appena di- scernonsi nelle Ofiure ; in cui sono semplici e brevissimi. In corrispondenza di ogni raggio di Stella marina esiste una coppia di canali con alterni duttolini, che finiscono in tante borse rugose; principiando quelli dalla metà dello stomaco, e terminando poi all’ estremità di ogni raggio, ove sono attaccate mediante un legamentuccio , e dal cui fine ha in giù origine il mesenterio , che giugne fin presso lo stomaco. Simiglianti canali , che taluni hanno benanche appellato ciechi, esistono in tutte le vere Asterie, e nel- lA. Savaresi osservansi in duplice ramificazione con- formati; mancando solamente nelle Ofiure, in cui pare che le numerose pieghe disposte a fogliette laterali nell’ A. ophiura e cordifera, e dippiù il fondo del loro ven- tricolo , che è graziosamente piegato in questa ultima, ne avesse tutta l’ analogia. La struttura de’ suddetti cie- chi, e delle corrispondenti borse , sebbene si vegga più dilicata, è analoga a quella dello stomaco. Cibansi esse di conchiglie, di crostacei e pescicoli , aven- ( 295 ) do nel loro ventricolo finanche rinveriuto un dente mo- lare umano. Ma quello, che formò la mia sorpresa e non sarà forse credibile, è di avere trovato nel ventricolo dell’ 4. aranciaca un grande individuo vivo della Cha- ma antiquata L., che a poco a poco se lo stava di- gerendo , per indi evacuarne il guscio. Gli antichi conobbero abbastanza la persecuzione che danno a’ molluschi testacei, ed Aldrovando a tal uopo scrive: Aliî ostraearum hostes suni Stellae mari- nae molli crusta intectae, vero tam crudeliter ( ut Alianus lib. 9, cap. 22 ail ) inimicae, ut haec ipsas exedant et conficiant. Ratio insidiarum quas eis moliundur, eiusmodi est. Cuni testacea eas patefaciant Conchas , cum vel refrigeratione e- gent, vel aliquid pertinens ad victum incidat: eae uno de suis, sive cruribus, sive radiis intra te- sfas ostreae hiantes insito’ eas claudi prohibens, car- ne implentur ( Testac. lib. III, pag. 487 ). Dippiù Oppiano ha ne’ seguenti versi espresso il modo con cui elleno divorano gli abitanti de’ testacei ; ed è degno di notatsi che nel Be// des Sc. del ch. Barone de Ferus- sac vol 10 pog. 296 si è da Deslonchamps descritta la maniera con cui |’ 4. ruders fa loro la caccia. Sic struit insidias, sic subdola fraudes Stella marina parat: sed nullo adiuta lapillo Nititur , et pedibus scabris disiungit hiantes. { 296 ) 6. IV. Sistema della circolazione. Il chimo dallo stomaco passa nelle borsette de’ ciechi serbatoi , ove da infinitissime ramificazioni venose è assor- bito, e versato nelle due secondarie vene, che riunite in un solo vaso, egualmente che gli altri quattro canali scorrendo su ognun di detti intestini ciechi, tragittano verso lo stomaco, nel cui alto fondo ricevono ulteriori ramoscelli dalla vena, che a guisa di flessuosa corona lo circonda nell’ A. exigua, e da cui nell’A. aranciaca escono delle vene con tricotoma dimarazione oltre i ten- dini pennati posti nell’ alto suo fondo, che all’ appa- renza sembrano vascolosi j$ tutti sboccando con molti va- sellini in una specie di seno analogo a que’ della dura madre dell’ uomo, e che fa l’ officio di ricettacolo cen- trale del circolo sanguigno, cingendo all’ intorno l’ a- pertura della bocca fra la circolare e primaria serie di vertebre. Regolarmente tra lo spazio mediano di ogni raggio di molte Stelle marine, esiste una vescica ovale piena di u- more trasparente bianco-rossiccio, la quale con speciale tubetto comunica col prefato. seno venoso. (Cuvier ed altri scrittori di zootomia a lui posteriori nulla dicono della suddetta borsa, che da me fu anche descritta nelle Oloturie, e denominata Ampolla Poliana quando nel 1822 esposi la notomia del Sifunculo. Essa è somma- mente contrattile e contiene sangue arterioso, il quale comparisce macchiato di rosso per gli anelletti cruorici riuniti in gruppi che vi muotano, Si avverta inoltre che ( 297 ) nell’ 4. bispinosa ne ho ravvisato cinque, nell'4. esi- gua e pentacantha ne ho rinvenuto dieci, e nell’ 4. aranciaca L. sino a diciassette ; attesochè esse manca- no affatto nell’.4. echinophora, Savaresi, rubens , ophiura, cordifera ec. Dal nominato seno escono: 1. Le venti arterie dentarie poco allungate ed. a sub- bia appartenenti all’ 4. opfiura e cordifera L.; 2. Le meseraiche , ognuna delle quali, dopo di aver tragittata sola per la metà della inferiore faccia del canale primario di ogni cieco , a dritta e sinistra ramificasi, ab- bracciando ciascuno. di essi ; 3. Le cinque vertebrali, le quali traghettano pel forame intervertebrale dal principio fino al termine di cadaun raggio ; e 4. Le radiali sottoposte alle precedenti ed affatto cor- rispondenti al numero de’ raggi. Ognuna di queste, pas- sando pel forame di ciascheduna vertebra, giunge fino alla estremità della inferior faccia di quelli. A dritta e sinistra l’ arteria radiale presenta un bre- ve canale nell’ A. rubers ed echinophora, e che nell’ A. aranciaca I. comunica in su con due vesciche ova- te, alquanto grandi, situate nell’ incavo laterale di ogni coppia di vertebre, osservandosi in giù un vaso prolun- sato fuori. del. corpo, che finisce acuminato nella testè citata Asteria, nell’ 4. pentacantha, Jonstoni e nelle O- fiure 3 attesochè esso termina onninamente piano nell’ A. bispinosa, echinophora, exigua, e vescicoloso-denta- to nellA. Tenorit; avendo quelle sempre in ogni pezzo de’ raggi quattro tubi o piedi, . 38 ( 298 ) Le ampoltette di cui è discorso sono quasi ovali nella maggior parte delle Asterie, tranne |} A. echi nophora che le ha reniformi, e Y 4. rubens che le offre cilindriche con vescica in uno estremo e retu- se nell’ altro. H numero e Ia-inserzione di dette am- polle è benanche variabile, per la ragione che il cana- le provegnente dall’ arteria vertebrale poco oltre la sua origine si divide nell’ 4. aranciaca in tre altri cana- letti cioè due superiori per la coppia di vesciche el terzo inferiore pei piedi, in due nell’ A. Savaresi va- le a dire uno per la sola vescica e Y altro che poi si bifurca pe piedi, e nell’ 4. rubens in uno per Pampolla ed un altro pel piede, dicendosi lo stesso delle Ofiure. Le ampolle ed i piedi risultano da una tunica e- steriore fatta da due strati, cioè con fibre a direzio- ne trasversale parabolica e con altre tenuissime longi- tudinali; servendo le prime a diminuire il volume in Jlarghezzi e le seconde a raccorciarne il diametro a lungo. Tanto il seno venoso che le arterie dentarie, le vertebrali e le radiali, non escluse le stesse vesciche ovali, i piedi e le corrispondenti ampollette, sono interamente vestiti dal- la tunica sierosa. Bisogna inoltre avvertire che questi osservansi all’ esterno forniti di valida membrana fibro- sa, la quale attaccasi a’ forami delle vertebre. A te- nore che i medesimi o le respettive ampollette si con- traggano (1), e quindi il sangue refluendo or nelle Crt (1) Ze. d’ anat. comp., tom. 1, pag. 468. ( 299 ) seconde, ed or ne’ primi (1); le Stelle cangian sito o pure rimangono stazionarie < siffatto meccanismo giovan- do non poco alla ematosi, al circolo sanguigno ed al moto «del loro corpo. Nè trovo irregolare quello che sul conto de’ piedi scrisse Baster ( Op. subsec. , tom. 1, pag. 117): for- tasse etiam animali ( A. rubens L. ), oculis caren- ti, alimento investigando et distinguendo probosci- des inserviunt. (1) Outre ces pieds tubuleux et contractiles, qui font l’office de sucoirs mobiles ou de ventouses , ou l’a- nimal les fixe au besoin sur les corps marins pour s’y attacher ou pour se mouvoir, et qui gaurnis- sent inférieurement les bords de la gouttière de cha- que rayon, le dos des Asiéries est muni d'une mul- fitude de tubes contractiles, plus petits encore que les pieds, tubes qui sortent, comme par faisceaux, entre les tubercules ou les grains dont la surface dorsale est herissée. Ces petits tubes sont l’organe respiratotre de ces animaux ; et, ‘en effet, c'est par leur vote que l’eau est admise dans la cavité du corps ou du moins dans un ‘organe particulier et vésicutaire, ‘qui la recoit, et c'est par la méme voie qu'elle en sort lorsque l’animale contracte su peau dorsale. Voyez Reanmur, Acad. des Sc., ‘an. 1710. Ainsi Zes Asteries inspirent l'eau dilatant leur peau dorsale, et l’ewpi- rent en la contractant ( Lamarck, Hist. des anim. sans vert., tom. cit., pag. 549 ). ( 500 ) Sappiasi che dallo stesso anello vascoloso partono cinque arterie dorsali, che sono in perfetta opposizione delle radiali, e si estendono dal principio di ogni rag- gio, presso l'origine delle lamine mesenteriche , fino al- la sua punta. L: medesime sono molto esili, e nell’ A. aranciaca mi sarebbero sfuggite, se non fossero state di colorito rossiccio nell’ 4. echinophora, e ru- dens; e colla particolarità se in ogni vertebra di que- ste testè nominate Stelle non cacciassero un’ arteria , che di tratto in tratto offre de’ vasi, ognuno de’ quali si di- rama in molti gruppetti vascolosi, che escono sul dorso delle Asterie pe forami de’ lacerti fibro-muscolari del cor- po, dando ragione de’ fiocchetti, che si veggono all’ester- no dell’ 4. rudens e Savaresi, i quali nell A. echi- nophora sono al numero di venti per ogni segmento ver- tebrale, verdicci quei de’ lati e rossi gli centrali : es- sendo tutti frapposti a’ calicetti od aculei, e comunicanti con un canale rosso, che a guisa di zona cinge ogni rag- gio, ed in numero corrispondente a’ vasi circolari inte- riori. Così resta stabilita una perfetta anastomosi tra i vasi interni e gli esterni. i Le Ofiure anche hanno le arterie radiali, d’ onde partono i piedi assottigliati o vescicoloso-dentati , con mancanza 0 pure picciolissima ampolla, le quali pria di finire nell’ anello vascoloso della bocca ricevono le ar- terie dentarie; e le vertebrali, che non ho potuto ac- compagnare fino al loro anello vascolare. Una intrigata ramificazione di vasi ravvisasi nella tunica esterna del- ( 3o1 ) stomaco delle medesime, e presso a poco come quel- la dell’ A. aranciaca ed exigua. Dall’ esposto apertamente rilevasi che nelle Stelle di mare si esegua una vera circolazione, ad onta che non fosse stata finora conosciuta , siccome apparisce da ciò che segue: » Quoiqu’ il soit très-difficile ( Lamarck dice pag. 550 ) et peut-etre mème impossible , de sui- vre la marche du fluide essentiel de l'Asterie, depuis l’instant oil est formé par la digestion et absorbé par les plus petits vaisseaux , jusqu'à celui où'il arrive aux parties qu'il nourrit, aucune observation n’ a pu consta- ter que ce fluide subisse une veritable circulation; que ses portions non employées revinssent au mème point d’ou elles sont parties ». f. V Mezzi per la respirazione. Il celebre Cuvier ( Ana. corzp., tom. IV, pag. 422 ) su le orme del benemerito Monro ha considerato i piedi degli echinodermi in generale quali organi destinati ad assorbire il fluido ambiente per introdurlo nel cavo ad- dominale, dentro i ciechi, e la bocca : non. trascurando però di osservare che » les experiences que j ai tentées à ce sujet ne mont point encore donné de résultat satis- fiisant; e nel Réen. anim., tom. IV, pag. 9, soggiu- gne: toute la surface des Asteries est aussi garnie de tu- bes beaucoup plus pétits que les pieds, qui paraissent servir à absorber l eau, et è l’ introduire dans la cavité générale pour une sorte de respiration ». Ed il suo col- ( 502 ) lesa Lamarck dippiù scrive che detti animali hanno una moltitudine di tubi contrattili aspiranti l’acqua, che intro- ducono nell interno del corpo, e da lui detti trackhee a- equifere ( Dict. clas. d’ hist. nat., tom. 2, pag. 57 ). E Bose ( Op. cit. pag. 104 ) dice che compressa un' Asteria caccia de getti di acqua , essendosi poi inganna- to con Reaumur credendoli provenire da’ calicetti ossei ( pag. 299 ). Quindi chiaro apparisce che gli zootomisti finora non abbian potuto avere idee precise su la funzione in di- samina ; attesoche tanto i piedi, che i piccoli tubi, di cui si è parlato non possono affatto adempire a simi- gliante incarico. Mediante particolari forametti posti fra le apofisi spinose delle vertebre e talune muscolari la- minette, non che fra le maglie dell’ integumento esterno del corpo soprattutto nel sno centro superiore, ove più sottile e rialzato rimarcasi, l’acqua marina entra nel cavo addominale, e per conseguente l’ ossigeno della medesi- ma rendesi a tal uopo opportuno onde unirsi al sangue : stantechè gli stessi piedi, facendo parte del sistema cir- colante, ne disimpegnano eziandio l’ officio al di fuori del corpo, dove quelli veggonsi prolungati. Aperture di simil fatta esistono nelle Ofiure , nelle Euriale, e nelle Comatule, numerandosene nelle prime due alla base di ogni mascella ed un’ altra coppia al principio di ca- daun cirro, Ne ho inoltre veduto una terza serie posta sul dorso in un individuo dell’ 4. opfriura L. Non troppo sul presente obbietto mi trattengo, dappoichè ne ho abbastanza parlato nella pagina 227, cui hansi ( 303 ) da riferire le altre cose, che ora traccio per evitare le ripetizioni. 6. VI Organi della generazione. Da Cuvier è soltanto annunziato che tutti gli e- chinodermi sieno ermafroditi ( Anatom. comp. , tom. 5, pag. 116; e Regn. anim., tom. IV, pag. 9), nulla di più ne asserisce, nel mentre Lamarck gli re- puta gemmipari interni. Nelle Stelle marine le sole ovaie ho potuto osservare, essendo queste situate tra lo spazio di cadaun raggio. Sono elleno otto a dieci con ra- mi appena nodosi nell’4. aranciaca , e nell’A. echino- phora L. fornite di un canale appena vescicoloso e da una sola parte ramificato , tre disposte a fiocchi nell’ 4. bispinosa, due conformate a grappoli e non troppo lunghe nell’ 4. ophiura L., cadaun di essi essendo a cornicelli nell’ A. cordifera. L' umore in dette ovaie contenuto risulta da globetti, ma quando sono mature e di està voggonsi turgide di infiniti uovicini pendenti dal respettìvo (Pa bo ed in luglio da gialle eransi mu- tate in verde oliva. 6. VII Pretesa rigenerazione dei raggi. Disamina de’ Nervi. Molti autorî hanno asserito che le Stelle marine possano rigenerare le parti tagliate, e sieno dippiù capaci in due giorni di riprodurre ‘( al dir di qualche scrittore )ral ( 504 ) pezzo reciso, onde ottenersi un individuo simile alla lo- ro specie (1), e ciò più di està che d'inverno. Cotali as- serzioni perchè emesse da sommi uomini sono omai radicate nella mente di parecchi scienziati ; ma l' osservazione a- natomica dimostra esservi delle uova mediante le quali la specie perpetuasi; e che, ove un pezzo per qual- che accidente ne fosse mutilato, non è mai dalla na- tura con perfezione redintegrato. Il che molto meno poi favorisce la conceputa idea, che da una loro parte si sviluppi il tutto contenente i visceri essenziali alla vita. Questa è in detti esseri abbastanza tenace, giac- chè sono riuscito a far vivere per una settimana le A- sterie , cui aveva tolto lo stomaco, e recisa gran parte del comune inviluppo dell’ 4. ararciaca L. Mi è dip- più occorso di osservare che spesso al più leggero sti- molo si contraggano collo spontaneo distacco di un loro raggio dal resto del corpo, siccome è avvenuto all’ 4. rubens, Savaresi ed echinophora. Cuvier è indeciso sul sistema sensitivo delle Asterie, avendo preso i filetti che circondano la bocca, l' esofa- go, e le arterie dei ciechi per nervi, conchiudendo : » l’aspect de touts ces filets est plutòt tendineux que ner- veux, et c'est sur-tout cela qui nous empéche de nous décider encore ( Anat. comp. , tom. 2, pag. 360 ). (1) Olivi, Zoolog. adriat., pag. 67. Cuvier, Régn. anim., tom. 4, pag. 9. Bory, Dict. class. d° hist. nat. Lamarck, Z7ist. des anim. sans vert. ( 505 ) Spix però ha decisamente sostenuto esistere de’ nervi e de’ nodi midollari nell’ 4. ruberns L., e Lamarck viep- più ne appoggia l’esistenza ; per la ragione, non so di quanta vaglia, che i muscoli, peraltro affatto deficienti quasi in tutte le Asterie, debbano essere eccitati da una influenza nervosa. Bisogna dir la verità che io sì nella specie di Stella testè citata, che in altre anche più grandi, nulla ho potuto a tal proposito osservare. Nè la natura è stata di siffatto apparato prodiga negli Echi- ni, come lo stesso Lamarck affermativamente sostie- ne (1) sull’ asserzione di alcuni scrittori, e molto meno nelle Oloturie a seconda di quanto ho pubblicato. (1) On sait que M. Spix , meédecin bavarois, a reconnu; dans une Radiare échinoderme, des nerfs qui se rendent è des nodules médullaires. IL a ef- fectivement observé dans PA. rubens des parties qui paraissent clairement appartenir è un systeme ner- veux ébauché. Cet abile observateur a vu, sous une membrane tendineuse que les téguments recou- vrent un entrelachement composé des nodules et de filets blanchatres. Ces nodules lui ont paru des ganglions, et i ù regardé les filets blanchétres qui en partenti, comme des véritables nerfs. Ont voit deux de ces nodules è l’énirée de chaque rayon, ei tous ces no- dules communiquent entr’eux par un filet qui part de lun eci va se fixer. è l autre. Enfin de chacur deva parient guelgues filets. gui vont se rendre è 5g ( 306 ) Per conseguenza anche | analogia desunta dagli altri due generi della famiglia degli animali raggian- ti ne smentisce l’esistenza. I nodi midollari da Spix veduti nell’ 4. rubers L. sono appunto le arterie ra- diali su’ legamenti vertebrali allogate , che emulano l’ aspetto di fili nervei nodosi ; o pure è dessa la coro- na de’ tendinucci che legano lo stomaco a’ lati di ogni raggio osseo, ed alla cute nelle Ofiure con numerosi e brevi filetti. Quali parti somigliano alquanto a’ nervi principalmeute nell’ 4. Savaresi, ove si osservino in individui secchi o conservati nello spirito di vino; e qualora non si abbia l' esercizio nelle dilicate iniezioni di mercurio, e nella dissezione di fabbriche cotanto piccole ed intrigate. Vi bisogna molta buona fede per credere all’ esperienze galvaniche ed alle investigazioni su la struttura de’ nervi fatte da Spix. f. VII Organi d’ignoto officio. a ) In tutte le Asterie propriamente dette ad uno de loro lati presso |’ esofago esiste una specie di sac- co allungato , il quale coll’ estremità assottigliata aderi- des parties differentes. Ces nerfs n’ont pas encore été reconnus par d’auires observateurs qui ont de- puis examiné des Asteries. Néanmoins il est vrai- semblable qu’ils existent déjà dans les radiares échi- nodermes pour en exciter les mowvements des mu- scles ( Hist. des anim. sans vert., vol. 2; pag. 447 ). ( 307 ) sce all’ anello osseo della bocca , e coll’ altra più am- pia finisce in speciale tubercolo labirintiforme posto sul dorso di tali animali e da’ naturalisti creduto l’ ano ( Bosc, op. cit, pag. 98), pel quale si filtrassero ed indi uscir dovessero gli escrementi. Lamarck poi così ne pensa : » Quelques personnes ont prétendu que c' était l’anus, quoique beaucoup d’autres Stellérides n° oftrent pas le moindre vestige de ce tubercule. D'autres per- sonnes ont supgonné que ce tubercule poreux fournissait des issues aux corpuscules des ovaires ( Z7ist. des anim. sans vert., vol. 2, pag. 529 ) ». Questo tubercolo ( Corpuscule spongieux, Spix: verruca calcarea, Otto ) nell’.4. ararciaca , fornito di longitudinale apertura , è fatio da infinite laminette a zig-zag, che nell A. e chinophora veggonsi quasi in forma raggiante, nell’ A. Savaresi flessuose , e nell A. pertacantha ramificate. L’interno del prefato sacco è ripieno. d’ infiniti pezzetti rettangolati, in più serie longitudinali situati come se rappresentar volessero tanti archi fatti di mat- toni a foggia reticolata romana. È inoltre involto da due lamine membranose ed in certe specie superiormen- te aperto, ed in altre chiuso. Sezionato il succennato organo vedesi costrutto in modo che alla comune tuni- ca aderiscono ì suddetti pezzetti ossei friabili, costituen- do varie filiere alquanto disianti luna dall’ altra. Ciò m'induce a crederlo forse analogo alla matrice aculeata della Doris argo L.; essendo da Spix nell’ 4. rubers paragonato al pene delle Lumache. * ( 508 ) 5 ) Il suddetto sacco rossiccio nella sua interna parte osservasi alquanto curvo ed attaccato dal principio sino alla fine ad un corpo gelatinoso gialliccio , cras- so, piano, che con particolare forame poco lungi dal succennato tubercolo comunica coll esterno del corpo delle Asterie. Indarno ho proccurato d’ iniettarlo di mer- curio, e senza alcun equivoco è fatto da sostanza adi- posa con moltissime glandulette. Nell’ incominciamento e nel termine, vedesi meno ampio del resto del suo tra- gitto. c ) Nella esteriore parte poi dell’ anello osseo po- ca fa nominato, ed in corrispondenza delle divisioni fibro- membranose della cavità addominale, trovansi dieci grup- pi di alcuni corpicini orbicolari , ricolmi di liquido gial- liccio, i quali non hanno alcuna comunicazione con gli organi descritti, e credo da veruno autore di notomia comparata sinora conosciuti. Essi nelle Ofiure e nell’ A. Savaresi, echinophora, rubens soltanto mancano , e saran forse, come sembra probabile, appartenenti al- l’anello vascoloso, che circonda la bocca, essendone par- ticolari ricettacoli sanguigni. G. IX. 7irtù medicinali. La letteratura medica patria mi obbliga dir qual che cosa su le facolta medicamentose delle Asterie. È fuori di ogni dubbiezza che gli antichi in forma di suf- fumigio le credettero capaci di fugare qualunque malore e soprattutto l’ epilessia. Lo stesso vecchio di Coo ha ( 509 ) scritto che i loro cataplasmi facevano cadere i capelli e giovavano eziandio applicati sul morso della vipera e degli scorpioni. » .Stellas marinas nigras (egli dice ) et brassicam vino odorato misceri ac bibi oportet ad uteri strangulationem ». Inoltre Rondelet soggiungne : » Eas ad peritonaei rupturam cum ononide felici suc- cessu uti possumus ». E questi pel loro viroso oda- re le ha raccomandate a proccurare lo scolo de’ me- strài. » Fumum e combustione earum in passione hy- sferica, et unguentum e Stellis marinis ( dice Ba- ster, Op. subs. 119) in herniis Linkius praedicat. » Ta- lumi scrittori asseriscono che prese internamente produca- no l'infiammazione dello stomaco. Che chè di ciò ne sia, egli è certo che umore giallo-rossiccio esistente nella esterna superficie del cor- po dell’ 4. rubens L.. ha suscitato arrossimento e prurito alle mie mani come per lo innanzi ho riferi- to. Le facoltà velenose che taluni autori di polizia me- dica hanno attribuito a’ Mitili sospettasi da altri scritto- ri derivare piuttosto dalle piceole Ofiure di cui eransi quelli cibati. Breynius asserisce che l 4. rubens ca- gioni morte a’ quadrupedi che la ingoiano, Le nostre donnicciuole conoscono abbastanza la così detta madre di mare ( 4. caput medusae L. 1), cui tal nome im- (1) Per quante diligenze abbia potuto fare nel nostro littorale non ancora mi è stato possibile di avere vivente questa. Asteria, onde sezionarla . Dippiù l anatomia delle Comatule è stata faita da ( 510 ) posero per la ragione che essa ha giovato nelle affezio- ni nervose dell’ utero. E lo stesso immortale Cotugno non trascurava di prescriverne l’uso nell’ isterismo (1) e nella epilessia; qualora niun vantaggio in quest ultima malattia ottenu» to aveva dalla amministrazione di altre necessarie ed efficaci medicine . Chi appieno conosce il vago e bizzarro andamento delle patologiche affezioni del sistema nervoso, le quali, mentre talora non possonsi domare co’ più eroici ri medj , finiscono poi col nulla; e sa d’ altronde la con- dotta in simili casi tenuta dal celebre Nestore della scuo- la medica napolitana, che sempre ripeteva: si prodesse non potes, cave ne noceas; immantinente converrà che il clinico esperto sia spesse volte obbligato di ricor- rere a medicamenti popolari, o pure di veruna tera- peutica efficacia. Nella Normandia adoprasi l’ 4. rwudens per ingras- sare ì terreni; ma tra noi tale pratica non si conosce affatto, Meckel e da Heusinger; ma, non avendo i loro lavori sott'occhio, così non so in che queste diffe- riscono dalle vere Asterie. (1) Vulpes, Disc. inaug. pel busto di Cotugno. Napoli, 1824, zag. 88. (311 ) f. X. Brevicenni sul genere Asterias in generale. Le Stelle marine, che dal Plinio del Nord furono riunite al solo penere Asterias, da moderni sono sta- te divise in parecchi distinti generi, formando la pri- ma sezione della gran famiglia naturale degli Echino- dermi. Infatti Lamarck ha osservato che alcune presen- tano il corpo in forma di pentagono a coste rettilinee o con leggero angolo rientrante assai distinto e con sol- co longitudinale lunghessa la inferior faccia di ogni rag- gio da rassomigliare alle Stelle del Cielo, costituendo le vere Asleriae di Lamarck; talune di esse poi man- cano del suddetto solco inferiore, e che intorno al disco centrale offrono cinque raggi a squame embriciate confor- mati e lunghi come la coda dei serpi, rappresentando le Ophiurae ; altre hanno i raggi eziandio embriciati pro- vegnenti dal disco , i quali si ramificano con duplice e successiva. divisione dal principio sino al Ioro termine , ove si assottigliano di molto, e son desse le Zurya/ee; ed altre hanno due serie di raggi , il primo ramificato con spine laterali e situato a lati del disco, e’! secondo sem- plice senza le medesime, e posto in corona sul dorso, costituendo le CorzatulZae. La descriziona di tutti que- sti. diversi gruppi di Stelle sarà. da me data secondo Linneo sotto .il solo genere Asferias, non trascurando di riportatvi i caratteri sistematici distintivi dei generi stabiliti da Lamarck, n MT £ f. XI. Osservazioni critiche su parecchie specie di Asterie. A) Colui che vede vivente l’ 4. minuta di Gmelin delineata nella Fig. 1-3 della tav. C dall’ Erc. metà. ron trova alcuna difficoltà di asserire ch’essa possa talora presentare la grandezza della Stella segnata co’ numeri 4, 5 della suindicata Tavola, e riportata nella Tav. IV, Fig. Il1-II 8 della grande opera sull’ Egitto, non es- sendosene ancora stampata la conveniente descrizione. Nel nostro littorale esiste in abbondanza e non riesce difficile di averne degl’ individui picciolissimi e grandi quanto le Figure, che da me se ne sono indicate, Pei fori della sua faccia superiore passano i fiocchi vasco» Josi dell’ arteria dorsale, e l’acqua marina. Essi nello stato di vita sono molto più ampliati di quello , che compariscono colla sua morte. i B ) È cosa molto difficile di potere determinare i precisi caratteri appartenenti all’ 4. echinophora, alla glacialis Mull. , alla ternvispina Lam. ed alla violacea Mull. identica forse all’ 4. acuminata di Lam. , che da’ loro autori le sono stati assegnati dietro la ispezione degl’ individui secchi, anzichè wiventi, siccome io ho avuto occasione di verificare. E qualora si volesse essere alquan- quanto scrupoloso nello stabilimento delle specie, niun conto tenendosi della differenza de’ coloriti, molto più se questi siensi desunti da detti animali serbati in ac- quavita che gli arrossisce , della grandezza , e, quella (313 ) che più importa, del diverso modo con cui si con- servano ne’ Musei, non formerebbero esse che tante varietà di una specie sola, che ritengo col nome di A. echinophora, e su cui ho lavorato per le indagini anatomiche esposte. Coloro che si troveranno nella oc- casione propizia di ripetere tali osservazioni su le rive del Mediterraneo non condanneranno la mia opinione ; e saranno pure nel caso di rilevare la diversità lo- ro con una nuova specie di Stella, che appello 4. Savaresi in onore del nostro rispettabile amico il dot- lissimo cav. Antonio Savaresi. c ) Molte sono le varietà notate sotto l’ A. arar- ciaca , ed a me pare che quelle registrate nella Dave CXI dell’ Ere. meéth. meritano di essere ridotte in al- trettante specie diverse. E vaglia il vero Vl A. Bdispi- nosa del celebre Otto anche prima faceva parte del- le sue varietà, e sembrami segnata dalla Zig. 5-6 della sopraddetta Tavola. La Stella marina minor molto ben delineata da Jonston e da Bruguiére nella Fig. 3,4 della menzionata Tavola dell’ Enc. metà. ha caratteri assai marcati per essere reputata distinta specie, che denomino 4. Jonstoni. L'altra varietà del- lA. aranciaca ( Enc. méth., Tav.. CXI Fis. 132) è da questa medesima Asteria talmente differente che non ho potuto far di meno di elevarla tra il numero di specie col nome di A. pertacantha, per la ragione di offrire cinque spine ad ogni apofisi laterale de’ raggi; tanto maggiormente poi che l'anatomia giustifica siffat- to mio pensiero, 40 (314) d) Grande analogia serbano tra loro lA. rubens, clavigera Lam., e seposita Gm. Osservata vivente que- sta e quella, altra differenza non vi si scorge, che la so- la grandezza dell’ ultima superante la prima. Nel co- lorito poi e nella struttura amendue perfettamente con- vengono. Non debbesi però ritenere per specie distin- ta lA. clavigera, che reputo identica alla seposita. È la disparità di rinomati scrittori per le citazioni delle sue Zigure riportate nella 7av. CXH 1,2 dell’ Enciclo- pedia metodica confermano la mia asserzione. In fatti Cuvier le cita per lA. seposita, e Lamarck per la clavigera, dicendo che rassomiglia al Pertadactylos aster reticulatus di Linck tab. 9,10, 2. 16, quan- tunque non sia finamente reticolata ,. ed oltre le pa- pille superiori numerose ha le inferiori a clava. L'A. endeca chi sa che non sia un individuo mostruo- so della A. rubens, egualmente che lo sarà Vl A. tenuispina Lam. dell’ A. echinophora , nelle quali la differenza specifica è fondata sul numero de’ loro rag- gi da bag. Queste mie idee derivano dal fatto, attesochè ho sott'occhio non solo molt’ individui dell’ 4. rubers, ma benanche dell'A. Savaresi, nella quale noto un cu- rioso carattere di presentare due tubercoli labirintiferi in- teri ed uno mezzo sul disco di nove raggi disuguali, in vece di un solo, tenendo per certo che 1° altro tu- bercolo e mezzo di più e la disuguaglianza di tre di- verse dimensioni in lunghezza de’ raggi, chiaramente ne dimostrano la genesi dipendente da quattro uova di ca- (-315:)) dauna stella, le quali sono rimaste fra loro innestate da avere tutte incompleto sviluppo in riguardo al nu- mero ed alla lunghezza de’ raggi. Simigliante innesto è molto frequente nelle Ascidie ed Attinie. L’ A. cordifera di Bosc era stata già conosciuta da Linck colle parole Stella lateribus lunatis , fi- gurata da Rumphius Mus. , e che Lamarck ha fat- to appartenere all’ Ophiura lacertosa. La Fig. 4 del- la Tav. CXXII dell’ Enc. méth. non spetta a quest’ul- tima, ma piuttosto ha qualche approssimazione coll’ 4. cordifera. Tra':suoi caratteri differenziali specifici vi è quello sfuggito a Bosc di avere sul principio di ogni raggio, e aderente alla squame del suo disco, un pet- tine superiore che occulta l’altro inferiore più picciolo. In questo gruppo si arrola pure la nuova Ofiura', che devomino A. Tenorit in segno di stima verso il chia- rissimo cav. Michele Tenore; della quale, per quan- to sia a mia notizia, da nessuno autore si è data anco- ra la descrizione. ( 316 ) PARTE II. Degli Echini. 6. I. Sistema osseo. a. Guscio) È questo di figura globosa, com- posto da vari pezzi simmetricamente connessi, e for- nito di due aperture orbicolari ; essendone la superio- re corrispondente alla bocca, e la inferiore più stret- ta spettante all’ ano. Nel primiero periodo dello svi- luppo i suoi pezzi sono di maggior numero , e veg- gonsi mobili ed uniti mediante una membrana, che pian piano si ossifica , restandone solamente le traccie nelle cinque suture longitudinali, con direzione a zig- zag nell’ £. saratilis avente due linee rilevate, che da sopra in sotto dividono in cinque, e secondo al- tri in dieci eguali porzioni, la intera scatola ossea. A questa epoca ha voluto alludere il celebre Cuvier al- lorchè scrisse: » Leur enveloppe extérieure est osseuse et d’une seule pièce (Ar. comp., vol. 3, pag. 329). Ognuna di queste parti risulta da piccoli pezzi pentagoni co’ lati eguali nell’ E. Cidaris, e più allun- gati e curvi negli altri echini. Nel mezzo hanno una linea prominente e flessuosa nell’ E. edulis e sarati= fis con due laterali e profondi canali detti ambula- cri e corredati di duplice serie di forametti paralleli, sigmoidei nell’ E. edulis e miliaris , ed alquanto fles- (317) suosi nell’ E. Cidaris, cui mancano gli ambulacri, e dritti nell’ E. reapolitanus e spatagus. Alla coppia di ognun di essi nella superficie esterna del guscio osseo corrisponde una fovea articolare per l’ attacco del tu- bolino respettivo e con due forami. Egli conviene avvertirsi che i prefati pezzi ossei hanno cinque lati o faccie di unione, e sono con que- ste elegantemente congiunti : per es. il loro lato infe- riore minore insieme col lato superiore minore dritto del pezzo di sopra, forma una spazio in cui si adat- ta l’ angolo, che risulta da’ due lati minori di sinistra del pezzetto opposto , e così via discorrendo. Dippiù i due lati superiore ed inferiore de’ suddetti pezzetti si connettono con que’ posti sopra e sotto gli stessi, tran- ne il lato sinistro, che termina quasichè retto, il quale si congiugne agli ambulacri. Tali pezzetti od aiuole pen- tagone a norma che si avvicinano alla bocca, ed all’ano si rendono di minore diametro. La intera serie degli ossetti descritti co’ rispettivi ambulacri produce un pezzo grande concavo interna- mente, e convesso all’ esterno , con seno arcuato, di diametro maggiore verso la bocca, e minore verso l’ano: il quale piîa di terminarsi la ossificazione era formato da quattro grandissimi pezzi longitudinali, essendo i due ambulacri nella parte interna fra essi uniti median- te la linea rilevata, che ora gli separa, ed all’ esterno o sia a dritta e sinistra si congiungevano alla serie longi- tudinale de’ pezzi pentagoni e propriamente pel lato piano. ( 3189 Nel riunirsi cinque segmenti della scatola ossea superiormente formasi un cerchio, in cui evvi più ce- lere e compatta ossificazione (1), ravvisandosene il lembo più elevato, munito di cinque archi fatti da due pezzi uniti, che solo nell E. neapolitanus e Cidaris sono separati, e corrispondono agli ambulacri. Di essi così esprimesi Baster (op. cit., p. 116): » Quodsi ergo mobiles animalis maxillas laterna constituat, po- steriora haec quinque ossicula maxillas fixas vocare posses ». Nell’ orlo interno del descritto anello osseo, e (1) Olivi ( op. cit., p. 72) opina che il guscio degli echini si componga di pezzi connessi a cernie- ra, prima molli, e di poiossei; e che derivi da es- trapposizione di fosfato calcareo depositato nelle par- ti molli. lo appoggio queste idee del naturalista ve- neto colle seguenti ragioni. 1. Che le uova degli echi- ni osservate al microscopio già fanno vedere il perime- tro del guscio osseo dentro il quale è contenuto il lo- ro embrione; e 2. che i piccoli echini chiaramente di- mostrano i pezzi o aiuole pentagone , da cui ne ri- sulta il nicchio, ossee nel centro e quasi cartilaginee nel resto : le quali pian piano s'induriscono, e si con- nettono più solidamente alle compagne. Nè poi riesce difficile di vedere qualche echino fornito di tutti pezzi ossei congiunti a cartilaginosa membrana, che si 0- Uliterano collo sviluppo ulteriore. ( 319) propriamente nello spazio esistente fra ogni arco, osser- vansi due semiforami , mancanti nell’ £. neapolitanus, egualmente che l’ orlo rilevato dell’ anello osseo, che è rappresentato da cinque seni maggiori, e da altrettan- ti minori alternanti con eminenze rotondate, cui sovra- stano i due pezzi per la quintupla serie di archi. L’a- nello osseo appartenente all’ ano anche nell’ E. saratilis è formato da quindici pezzi in triplice ed alterno or- dine disposti; cinque de’quali maggiori e superiori (scu- detti) son quasi a cuore e bucati pel passaggio dell’ ovi- dotto, e tra questi distinguesi uno più grande nella faccia esteriore con tanti piccoli alveoli, che negli altri quattro sembrano dei forametti, analogia serbando col tubercolo laberintifero delle Asterie. Baster ha ben descritto questi ossicini : » Perasis vero aculeis , superius testae culmen circa apertu- ram, qua excrementa animal exonerat, in decem, quinque ellam malora et quinque minora, quasi pen- tagona divisum apparet : quorum unum e majoribus, structurae a reliquis est diversae , ejusdemque videtur naturae, atque verruca , quae in Stellis marinis depre- henditur ( Op. cit. , p. 114 ). Gli altri cinque ossi, che costituiscono la serie mediana , ed alternanti colla precedente sono reniformi, ed eziandio pertugiati pel tragitto di un’ arteria. Finalmente la terza e quintupla serie di ossi trian- golari, circoscrive l’ anello interno dell’ ano, don- de partono a guisa di embrici moltissimi ossicini , che ( 520 ) nel lato dritto rimangono lo spazio. dell’apertura del- lano orlata da aculeetti, che di maggiore larghezza si osservano pure intorno il suo anello esteriore e più grande. Veggonsi quelli mobilissimi, e talora sono ti- rati dall’ estremità del retto verso V interno, che al di fuori rimane una specie di cavo, nel cui fondo late- rale dritto rimarcasi l’ orifizio dell’ ano. Tale è la dispo- sizione de’ suoi pezzi ossei nell’ E. miliaris, saratilis c neglectus, se non che nell’ E. reapolitanus al di fuori è chiuso da quattro valvule triangolari, e nell’. Cidaris manca de’ cinque ‘pezzi punteggiati all’ esterno ( scu- detti ) e di altre particolarità di tenue rilievo , che si scorgeranno dalla figura, la quale fa chiaramente vedere una vaschetta centrale, nel cui fondo esiste |’ apertu- ra dell’ano circondato da’ sopraddetti ossicini del tutto obliterati. La superficie esteriore della scatola ossea in esa- me oflre le stesse divisioni e suture, che si veggono nella sua faccia interiore, non chè numerosa e regolare serie di prominenze maggiori analoghe ad un trocan- tere, ravvisandovisi il collo e la testa levigatissima , nel cui centro esiste un forametto per l’attacco del legamento, che lo deve unire all’ acetabolo di ogni acu- leo. Dicasi lo stesso per le prominenze minori, che so- no ora irregolarmente disperse tra le maggiori testè citate, ed ora formano una specie di corona intor- no alle stesse, siccome avviene nell’ £. Cidaris. La figura del guscio osseo dell’ E. spatagus so- miglia assaissimo ad uno sferoide allungato piano-con- (*321)) vesso : nella cui faccia inferiore e quasi mediana esi- stono due aperture , la prima più lunga che larga ed anteriore per la bocca, e la seconda circolare pic- cola e posteriore per l’ ano ; ed amendue risultano da molti ossetti mobili , onde l’entrata e la uscita degli alimenti fosse oltremodo facile. Attesochè sul suo dor- so ed in avanti veggonsi quattro profondi ed ovali canali analoghi agli ambulacri delle altre specie di e- chini esaminati; essendo fra essi disposti in modo, che i due posteriori più allungati e divergenti verso dietro si avvicinano anteriormente ad altro paio uno destro e l’al- tro sinistro, da chiudere nel mezzo le aperture dei quat- tro ovidotti. Nella faccia interna poi di cadauno de’ suddetti ambulacri corrisponde la gibbosità analoga all’ infos- samento esteriore, a’ cui lati giace la coppia rettilinea di forami pel passaggio della quadrupla filiera di bran- chie per ogni ambulacro. i Gli ambulacri inoltre camminano dritti con filiera a due opposti forami dall’ anteriore parte della bocca fino a’ quattro fori degli ovidotti , nel mezzo a’ quali internamente elevasi una cresta o spina per la inserzione delle ovaie. Alla stessa maniera son conformati gli al- tri due, che nascono dalla parte laterale dritta e sini- stra della bocca , e terminano agli ambulacri anterio- ri delle branchie. Finalmente comunicano coi posteriori di queste ultime gli altri, che partono dai lati poste- riori della bocca, ove a sinistra trovasi la spina per l'attacco dell’ Ampolla Poliana, e nel tragitto 41 (:322)) ofire de’ fori alternativi, che presso l’ano rendopnsi più distanti e colla filiera interna a semicerchio, indi torna- no ad essere avvicipati ed alterni. Gli ambulacri poste- riori formano un ovale, e gli altri una croce : tutti poi hanno una sutura mediana a ziz-zag. l pezzi che ne compongono il guscio sono quasi rotondi, triango- lari, rettangolari e trapezoidei. Que’ della bocca si di- spongono in due serie una superiore di quattro pez- zi e l’altra inferiore di sette, essendo amendue connes- se da membrana cartilaginosa, che rimane un margine mediano libero e cedevole. E questo apparato serve forse per comprimere e stritolare i cibi. Come pure è necessaria per la espulsione delle feccie la corona di os- sicini mobili dell’ ano. In questo echino si rimarca una sutura longitudi- nale, che divide in metà dritta e sinistra tutta la sca- tola ossea; e rimane meglio chiarita la, mente del lettore colla ispezione della figura all’ uopo espressa cir- ca le varie altre suture, ad opra delle quali i diffe- renti secondari ed ineguali suoi pezzi, anche in variato modo conformati, restano a’ compagni uniti. b. Aculei.) Diversificano perla grandezza, forma, e struttura. Taluni di essi sono a subbia, e striati a lun- go con otlo presso la base ( £. edulis ); altri hanno de’ profondi solchi alternanti con linee rilevate, traver- salmente striate, e con apice ad un di presso retuso (£. neglectus ); alti veggonsi piani, striati, e di figura o- vale ( £. Cidaris), in cui o’ esistono non pochi . ci- lindrici, lunghissimi , solcati a lungo, e con scabrosità (‘323 e strie a traverso, tra’quali se ne trovano alcuni esilissimi a subbia; altri rimarcansi assottigliati coll’ apice rotonda- to, compresso, e con due fovee laterali da‘una sola faccia ( E. neapolitanus );} ed altri sono curvi con strie longitudinali intersecate dalle traversali, rotondi, ampliati, concavi a guisa di cucchiaio nel ‘termine (E. spatagus ), e nell'interno vòti. Tutti i descritti aculei nella base hanno un acetabolo (forracula , Ramphius) articolato col respettivo trocantere , in corrispondenza’ del quale nell’ E. Cidaris esiste un infossamento interno in ogni pezzo del suo guscio. Parte poi dal centro del trocantere fino al ‘mezzo dell’ acetabolo il legamento, che sostiene amendue ;- il quale è visibilissimo nell’ £. Cidaris, ove si scorgono pure i forami pel suo principio e termine di attacco! Marcata diversità mostrando di situazione eccentrica dell’ acetabolo gli aculei cilindrici ed a paletta dell’ E. spatagus come apparisce dalla figura. Non mi dilungo su le particolarità degli aculei mi- nori sia circondanti i maggiori, e sia dispersi nella su- perficie esteriore degli echini : se non chè è tempo dirt qualche cosa di certi esili aculei assai diversi da’ pre- cedenti e talora cartilaginei ( E. edulis ) , o di altri setolosi ( E. spatagus ) allogati lascamente fra’ grandi e piccoli, non chè vestiti dal comune integumento nel- la prima specie di Riccio marino testè citato 3 ed ag- gruppati, fragilissimi, e rossi in questa ultima, forman- do una corona cordato-ellittica intorno il suo ano , ed wn° aia quasi crociforme bifurcata sul dorso. * (324 ) c. Pedicellarie ) Ritengo questa denominazione non perchè volessi confermare l’ idea espressa dal ce- lebre Lamarck (Zist. des an. sans vert., vol. 2, p. 63) ed approvata dal benemerito Cuvier (Regr. anime, vol. 4, p. 69) di reputarle polipi, racchiusi nel lo- ro gambo e colla bocca in mezzo de’ denti ; ma a so- la ragione che per esse già trovasi introdotto siffatto vocabolo. Fanno elleno parte integrale degli echini e servon loro per attaccarsi a’ corpi adiacenti, ed anche a ritenere gli animaletti da cibarsi. Furono note pure a’ Baster (Op. subsec. 1, p. 139) che scrive: » Quae- dam proboscides tribus cuspidibus terminantur, quod pictor depingere omisit ». Sono le stesse di variata struttura e forma, vale a dire alcune ravvisansi fornite di gambo osseo artico- lato col respettivo trocantere , e nell’ altro estremo aven- do un gruppo di fibre, che si distribuiscono a tre pez- zi ossei lunghetti, sottili, puntuti ed articolati. Tali pe- dicellarie spettano all’. edulis, essendo nell’ E. spa- tagus minori, meno valide di quelle dell’ E. Cidaris,. ed analoghe alla teca dell’ Evonymus europacus nel- VE. neglectus. I divisati echini, tranne il Cidaris, in- torno la bocca ne hanno de’ gruppi a fascetti con vari fili, terminato ognuno da capolino diviso in tre pezzi prismatici e poco profondi intorno l’ano dell’£. spatagus. d. Corona di ossetti ) Una tunica fibrosa chiude I orificio maggiore del guscio, nelle cui maglie esi- stono varii ossicini dotati di oscuro movimento e mossi da speciali tendinucei, corrispondendovi all’ e- ( (30/5) sterno i gruppi di pedicellarie. Ma intorno l’ apertura dell’ atrio della bocca rimasta dalla succennata mein- brana, ed in corrispondenza degli archi ossosi , esiste una corona di ossetti compressi quasi cordati ; essendo ognuno esternamente munito di una fovea con dupli- ce forame, cui aderiscono i tubi circondanti la bocca, ed i vari fascetti di pedicellarie quivi esistenti. e. Denti. ) Al numero di cinque circondano il principio dell’ esofago , rappresentando un cono penta- gonale (Laterna Arrsroretis). Ogni dente, che Baster appella maxilla mobilis, di figura piramidale prismati- ca , offre la faccia esterna gibba, nella cui base evvi un’ apertura, ove scorgesi una sutura nell’ £. edulis , saratilis, neglectus, Cidaris, e due uncini nell’ £. nea- politanus ; avendo poi alati una fovea per l’ attacco de’ muscoli dilatatori. Le due faccie laterali interne di det- ti denti sono piane , e fatte da infiniti solchi paral- leli, alternanti con linee rilevate, che internamen- te terminano solitarie, costituendo da sopra in sotto una specie di pettine molto approssimato al compagno. Quella nell’interno ha una lamina ossea ricurva dura, una linea larga, all’ estremo acuminata ed emulante il dente incisivo de’ rosicchiatori, che s’ indurisce colla ma- sticazione, alla cui faccia inferiore se ne adatta una se- conda più stretta rettangolare, retusa in punta , ed entram- be lunghessa la linea mediana interna della faccia gib- ba di ogui dente s’ innestano e finiscono assottigliate co- me un nastro, e ripiegate. La sostanza di dette lami- nette è perfettamente ossea verso la bocca, dove tutte e ( 326 ) cinque si toccano ed in parte ne chiudono ’ orificio, terminando delicate a gnisa di linguetta, striate a tra- verso $ di sostanza setolosa con splendore metallico e quasichè analoga all’ asbesto. Esse nell’£. Cidaris man- cano, ed i denti finiscono come il becco della penna da scrivere e privi della seconda laminetta. Presso l’apice dell’apertura della faccia gibba de’denti esiste un.forame continuato sino al termine del loro dor- so ; come pure si veggono due seni tra la spessezza di ognuno di essi, o nell’angolo di unione della faccia con- vessa alle due laterali e piane analogo all’ antro d’Higmo- ro. Ciaschedun dente per la sola base si articola col com- pagno, dove evvi un mezza fovea triangolare , che si rende compiuta col dente vicino, nella quale allogasi un ossetto rettangolare (Ossicula trabecularum instar, Ba- ster ; poutre osseuse, Cuv. ) fornito d’incavi ed emi- nenze laterali, con cui si adatta ed articola nella de- scritta fovea triangolare, e tra’ quali passa |’ arteria esofagea , appena convesso su e curvo giù. Il terzo ed ultimo ordine di ossetti è quello , che ora sì descrive, conosciuto da Baster colle seguenti parole: » staminum in flore passionis more exsurgunt. » Ognuno de’ quali è ricurvo, prismatico ne’lati ,; roton- dato all’esterno, aderente mercè legamento alla fovea della faccia piccola ed ‘interna di uno degli ossi de - scritti, e coll’ altro ‘estremo finisce ad x rovesciato nel- l £. edulis e neglectus, orbicolare nell E. zeapolita - nuss con alette nel Cidaris, privo delle due ‘aste di- vergenti e compresso | nell. saxatilis.; e miliaris. È ( 327 ) tale la meraviglia che reca la contemplazione dei descritti pezzi della bocca, che Gesnero parlando de’ medesimi dice: » forma eius in rotunditatem conglobata est, dempta una parte parum compressa, in qua os est rotundum quinque dentibus incurvis intuscavis, et in idem punctum coeun- tibus munitum: ii quinque maxillis internis connexi sunt, quae ab ore intus erectae, ex acuto in latum tendentes, et ambienti calyce continuae: tam mirabili. stupendo- que artificio sunt constructae et caelatae, ut nihil sit in toto mari elegantius spectatuque iucundius ( Op. eit., lib. IV, p. 350 cum icon.) ». $. II Integumenti. a. Esterno ) La superficie degli echini è coperta da cute alquanto spessa, molliccia, facilissima a spappo- larsi appena distaccata, avente de’ puntini che la fanno comparire verde nell’ £. Cideris e spatagus, verdic- cia o bleu nell’ £. semazilis, e violetta nell’ E. edu- lis e neglectus. La medesima. poi veste i piedi, le branchie e le diverse specie di pedicellarie , termi- nando nell’ orificio della bocca e dell'ano, non chè al- l’orlo osseo di ogni spina maggiore e minore, nelle qua- li costituisce l’inviluppo esterno alla prima tunica della loro capsula articolare. Ben inteso che quando l’ ani- male sia prossimo a morire incomincia a disfarsi, e se- co porta la caduta degli aculei ossei; rimanendo solo i cartilaginosi, che nell’ E. edulis patentemente appa- riscono. vestiti dalla cute, punteggiata. s» (0: b. Interno). È così chiara laesistenza della tani- ca interiore e peritoneale nell’ E. zeapotitanus, che dà luogo ad osservare la maniera come veste le vescichet- te, le ovaie cui dà una membrana aderente alle cinque suture longitudinali della scatola ossea, forma il mesen- terio, e si adatta sul sistema muscolare de’denti, da coprire tutta la Zaterna Aristotelis ; essendo nell’ E. Cidaris prolungata in cinque borse ovali aperte nell’ atrio della bocca, e propriamente avanti ogni dente, onde l’ acqua marina possa introdurvisi, e passare in tutti gli spazi esistenti tra caduno di questo e colla particolarità di essere corredata di produzioni aculeate. Dall’ esofago si estende direttamente presso l’ ano, onde stabilire una perfetta comunicazione membranosa fra quello ed. il retto, ‘affinchè sia mantenuta in' sito la ve- scica ovale che fa l’officio di cuore, e non soffra alcuno spostamento l’ intero tubo ‘cibale, nel quale rappresen- ta il mesentero , sotto l’ urto della corrente di acqua marina, che dall’ esterno circola nell’ interno di siffatti animali, entrandovi forse eziandio tra’tendinucci dell’ a- no. Nell’ atrio della bocca si adatta in forma di tam- buro presso l’ apice dei denti, ed alla base de’ mede- simi circonda strettamente l’ esofago. 6. II. Sistema muscoloso. I. Borse articolari. ) Nelle spine grandi e pic- sole n’ esistono due, una esterna e l’altra interna ; ab- (329 ) bracciandosi dalla prima il. collo del trocantere fino all’ orlo circolare di ogni spina, ed intorno intorno ve- stendosi dalla seconda }’ esteriore parte. dell’ acetabolo e del trocantere : attesochè dal centro di amendue que- sti ultimi si prolunga il legamento, che sembra forma- to da valide fibre cinte dalla tunica sierosa o sinoviale ad opera di cui fassi l’ articolazione per artrodia. II. Bocca ) Numerosi sono i. muscoli, che muo- vono i ‘denti e l’orificio dell’ esofago. ---\1. Dilata- fort superiori. Incominciano da’ cinque. lobi variamen- te incisi, in cui presentano; un masso carnoso ; ! che dapprima si restringe , indi si amplia, e poi men- tre si attenua scorgesi allungato. e diviso in due. sot- tilì muscoletti; che separatamente si legano . all’ inter- no lato di cadaun ossetto rettangolato. -- 2. Znferiori. A° sopraddetti lobi .carrniosi è ‘attaccata i1na coppia di pic- coli muscoli; terminando ognunò separatamente. ac drit- ta. e. sinistra del becco di ciaschedun dente. II. Denti)-- 1. Superiori. Nascono tali muscoli dal- la fovea esistente nella metà interna dell’osso , che forma gli archi, e terminano nelle incisioni; laterali superiori esterne di ogni dente. Nell’ E. Cidaris compariscono divisi in due distinti lacerti. -- 2. Inferiori. Tra la metà dell’ orlo interno osseo in vicinanza degli archi pripci- pia un piano muscolare risultante da vari lacerti, che finiscono . nella. base di. ogni dente, la quale ne è del tutto circondata. — 3. Aduttoriî. Hanno origine ne’ solchi scolpiti tra la faccia laterale di ciaschedun dente, i cui rialti finiscono pettinati. Siffatti muscoletti sono’ fra 42 ( 330 ) loro paralleli, larghi e formantino vari distinti strati muscolari, pe’ cui spazi equidistanti e simmetrici pas- sa con molta facilità l’acqua marina. IV. Esofago)-- 1. Costrittori. Ad ognuno de’cin- que pezzi ricurvi, che nell’ E. edulis, saratilis, ne- glectus finiscono ad x; son legati due muscoli, che incominciano triangolari ed obbliquamente dal centro dei due orlì ossei orali, e colla particolarità che uno diri- gesi alla branca dritta di detto osso e l’altro alla sini- stra del compagno. -- 2. Dilatatori. Siccome una mem- brana fibrosa pentagona unisce tutti e cinque gli ossi ‘ad x intorno l’ esofago, così ne’ suoi margini esteriori esiste un masso muscoloso , che concatena in altrettan- ti pezzi gli ossetti descritti, e contraendosi gli disco- sta dall’esofago; che quindi ne è ampliato. V. Linguette) -- Adduttori. Dalla metà di ciasche- duno di questi muscoli parte una coppia di fascetti carnosi, che adattasi a* lati di ogni linguetta ripiegata. VI. Valvule dell'ano dell’E. neapolitanus). Han- no varii brevissimi lacertti muscolosi, che partono dal- lo sfintere dell’ano e si dirigono \alla faccia inferiore delle quattro valvule ossee } che ‘ermeticamente chiu- ‘dono. colla contrazione ;- aprendolo. col. loro rilascia- mento. , ì 6. IV. Canale degli alimenti. Il principio dell’ esofago mereè particolare tunica è legato all’incavatura di ogni dente; di poi tubolo- (c991)) so ,, ristretto e dritto discende nel cavo addominale , formando delle rugosità traversali y, e descrivendo due girate e più nell’ E. neapolitanus ; nel, mentre nell’ E. edulis e Cidaris cammina quasichè dritto; ed in grazia del mesenterio si lega presso il. forame ossea. interno dell’ ano. Il canale intestinale diviene vieppiù rugoso a traverso, il quale nell. Cidaris si amplia di molto emulando ‘un quintoplo ordinedi stomaci,, e nella prima girata è disposto in cinque rientrature;ad èelevazioni sim- metriche , esternamente attaccate al mesenterio. irsuto., e. tendinoso-dentato. Questo nell’ opposto lato. dell’inte- stino presenta nella sua spessezza delle, glandule conglo- merate», è vari follicoli oltre la vena meseraica. Il descritto pezzo intestinale che, per la struttura. è ‘uniforme ed. analogo al duodeno , nell’. reapolztanus è meno allargato, e descrive le stesse ‘cinque curve, le cui rientrature sono più estese. Rugoso con cellet- te.e semidiaframmi, paralleli. si vede nell’ E. edulis, il quale all’ esterno mediante fili tendinosi aderenti al mesenterio è legato al. guscio ; giacchè nel, margine in- ternò libero è costeggiato da un canale rotondo; avente longitudinali e poco {profonde rughe, che incomincia dal termine dell'esofago e finisce al principio dell’ in- testino tenue; stabilendosi in tal modo una comunica- zione diretta. tra questo budello e 1’ esofago. Il canale intestinale ne’ sopraddetti echini all’ in- tetto levigato e rotondo descrive altre cinque. girate , parallele, alie prime e di minore estensione, essendo con- formato a spira nell’£. Cidaris. Nella parte esterna ad * (1332) opera del mesenterio è attaccato al guscio, e poi termina nel foro esteriore “dell’ ano molto sottile e centrale nel- l’ E. Cidaris ed edulis, con una specie di sfintere e chiuso da quattro valvule nell’ E. reapolitanus, e late- rale nell’ £. saxatilis. Il colorito dell'esofago è per lo più gialliccio , e con varie macchiette, le quali nella superficie inter- na guardandosi colla lente presentano delle eminen- ze romboidali, rilevate, con' macchia rossa di vino nel- l’ apice. Siffatti rombi si veggono depressi e punteggiati nel resto del tubo intestinale ; giacchè le rughe del- l’ intestino duodeno offrono la vena meseraica, d’onde par- tono de’vasi paralleli, somiglianti a delle laminette glan- dulose separantino un umore giallo-fosco necessario alla digestione. Due tuniche abbastanza esili compongono il canale degli alimenti, che sono fra loro talmente uni- te da farle reputare una sola membrana. La esterna di esse deriva dal peritoneo e la interna dalla solita moc- ciosa, la quale nel duodeno pare forse fibrosa , ma ciò nasce dalle moltiplici rughe e da’ vasi. Andamento alquanto diverso rimarcasi nel tubo in- testinale dell’ £. spatagus , il cui esofago è senza den- ti, un pò allargato nel principio , assottigliato e drit- to in seguito; ove nasce il duodeno che gli passa per sopra, ed un canale abbastanza ristretto e traver- salmente divetto verso l incominciamento del digiu- no, ove si apre. Ma lo stesso duodeno giallo e con molte rughe traversali, nel discendere e descrivere la seconda girata, comunica con un sacco terminante mol- (1333) to largo ed in forma di cieco. Allo stesso segue il di- giuno che descrive una curva ovale, maggiore degli altri de’ quali è più largo, e dalla sua estremità ha origine il retto assai attenuato e spirale. 6. V. Ovaie. Le ovaie sono al numero di cinque negli echini annunziati tranne l’ E. spatagus , in cui se ne osser- vano quattro disuguali; vale a dire due grandi anterio- ri, ed altrettante piccole posteriori. Ne? primi echini ognuna di esse presenta un canale comune aperto pres- so l’ano, e nell’estremità opposta termina perfettamen- te chiuso. Siffatto tronco o canale primario mercè la duplicatura delle lamine del peritoneo aderisce ad una delle cinque suture della scatola ossea, nel suo tragit- to a dritta e sinistra cacciando de’ rami primari sud- divisi in altri, e terminati da piccole borsette rotonte od acuminate. La descritta ramificazione nell’ E. sagatilis e Cr daris giugne alla terza divisione, e nell’ £. reapolita- nus arriva fino alla quarta e coll’ovaia rossa. Quella dell’ E. spatagus e degli altri echini è gialla, avendo il canale comune diviso in due ; quale dicotomia costantemente si conserva fino alla quarta divisione, in cui l’ovaia finisce in tante vesciche cilindriche bifurcate. È. d’ av- vertirsi che la intera sua massa in questo echino è molto irritabile ; e, stimolata con un corpo pungente, si conserva anche per qualche tempo dopo essere stata (334 ) separata dal corpo dell’ animale in discorso. Tutte e quattro poi le ramificazioni primarie dell’ovaie co’ pro- prii forami terminano nella posterior parte del dorso. Le loro uova osservate al microscopio sono ellittiche, trasparenti e con una elevatezza nel centro. Le ovaie dell’ E. edulis, neglectus , miliaris e saxatilis, costituendo la sola parte mangiabile de- gli echini e perciò furono tanto ricercati da’ Romani, riescono un cibo grato allo stomaco: e sperimeniansi leggermente purgative in grazia del muriato di soda, che vi si contiene. Gli antichi hanno molto scritto su la virtù medica e talora velenosa degli echini , di cui oggi non si tiene più conto. Le facoltà medicinali a’ medesimi attribuite da Ippocrate e da Galeno non sono affatto più apprezzate. Si apprestano ora in qualità di leg- giero alimento. a’ convalescenti di malattie. acute. Il loro abuso, che non è tanto difficile ad avverarsi tra’ ghiottoni, ha cagionato delle coliche e talora dissen- terie. I marinai mi assicurano che le ovaie dell’ E. neapolitanus sieno perniciose a coloro, che le mangia- no; per cui non è pescato siffatto echino per gli usi domestici. f. V. Sistema circolante. a. Vene ) Dall estremità dell’ intestino retto inco- mincia la vena enteroidea, costeggiando tutto l’ interior lato del budello fino all’ esofago, presso il cui ter- mine sbocca nell’ anello vascoloso. La nominata. vena ( 335 ) nel suo tragitto sì dalla parte in cui fiancheggia l’ inte- stino che dall’altra del mesenterio, caccia sempre de’ va- si, i quali nell’ £. Cidaris sono più visibili per le ana- stomosi, che formano coll’ arteria enteroidea e per le diramazioni, che danno al mesenterio. Il sangue di detta vena è rosso-violetto tendente solo. al gialliccio nell’ £. spatasus e neapolitanus, ed al verdastro nell’ E. Cidaris. b. Arterie ) Dall’anello vascoloso dell’esofago par- tono non solo l’ arteria enteroidea che parallela alla vena di tale denominazione, cui puranche somiglia pel colorito ‘del sangue, e si anastomizza soprattutto . nel duodeno tra le intestine e’ 1 mesenterio mercè traver- sali e picciolissimi ramoscelli ; ma benanche le cinque arterie esofagee, le quali pria di andare a ramificarsi con parallelo tragitto nelle lacinie della bocca, median- te un ramo che passa tra i muscoli de’ denti si ana- stomizzano alle cinque arterie dorsali per mezzo degli ambulacri continuate dritte sino all’ ano , eccetto nell’ E. saxatilis ed edulis ove sono appena flessuose , passando ‘sotto gli archi ossei, e nel solo £. Cidaris pel loro spazio mediano; indi ognuna pel rispettivo canale esce fuori della scatola ossea, onde somministrare vaselli+ ni ‘alla cute, e nell’£. Cidaris patentemente risale pel mezzo degli ambulacri fino all’ apertura della bocca. Tutte e cinque le arterie dorsali formano un anello intorno questa e l’ ano. Tale è l'andamento dell’ ap- parato vascolare negli echini in disamina tranne il se- guente. ( 336. ) Presso la superior parte dell’ orificio della bocca dell’E. spatagus a guisa di pentagono principia un’arteria, che con parabolico andamento a dritta’e sinistra si continua pe lati superiori della scatola ossea , avvicinandosi viep- più presso lano. Indi divaricano di bel nuovo con di- rezione quasi retta , amendue accostandosi in corrispon- denza de’ forami delle ovaie, nel qual punto costitui- scono le arterie branchiali posteriori , dove a’lati ed in situazione fra esse opposta escono le branchiali an- teriori che, risalendo pel dritto ‘e sinistro lato del guscio osseo , finiscono eziandio ne’ lati superiori del- la succennata arteria poco distante dal suo mezzo, do- ve termina l’ arteria sagittale , che proviene dallo stes- so anello arterioso circondante gli orifizi delle ovaie. Nel mezzo del lato inferiore. dell’ arteria pentago- nale trovasi }’ anello vascoloso esofageo , in cui sboc- ca la vena enteroidea, e parte l’ arteria di tal nome , percorrendo entrambe il margine. interno e .l’ esterno del tubo intestinale, e formando circolari. e paralle- le anastomosi nel duodeno. L’ Ampolla Poliana col suo dritto canale nasce nell’ angolo ‘inferiore sinistro del sopraddetto pentagono. vascolare , donde ha origine! l’ arteria mesenterica minore, che finisce sola al, idi là del duodeno, ed un altro consimile vaso compagno , che presso il termine di questa passa dietro. 1° inte- stino retto e , scorrendo dritto sul péritoneo della su- tura sagittale , si anastomizza coll’ anello vascoloso cir- condante le ovaie. i c. Ampolla Poliana o cuore. ) Rappresenta il ( 337 ) ricettacolo comune della circolazione egnalmentec che dissi avvenire per lo Sifuncolo, le Oloturie, e le Aste- rie. Essa incomincia tubolosa dall’ anello vascolare del- l’esofago, e con flessuoso corso finisce rigonfiata 3 es» sendo strettamente legata all’ esofago mediante il peri- toneo, che si prolunga fino alle pertinenze dell’ ano, e corrisponde alla faccia interna del pezzo osseo al- veolato ove esiste una fovea ripiena di sostanza granel- losa, e quasichè analoga a quella racchiusa in detta ampolla, che mi è sembrato in tutti gli Echini all’ infuori dello spatago, che ne è privo, dirigervi un va- sellino. d. Ampolline o vescichette sanguigne) Monro le cre- dette piene di acqua senza conoscerne l’officio ; poichè le medesime sono onninamente identiche agli Otricellî Fo- lineanî da me descritti nelle Oloturie. Variano soltan- to per la forma. Quali vescichette offrono la figura la- mellosa, o sia hanno la faccia inferiore piana, le due lateriali alquanto rigonfiate o compresse a seconda del bisogno, e la superiore semicircolare (£. esculentus, e Cidaris), e-falcata nell’. reapolitanus. Ogni ampol- letta è appoggiata alla sottoposta e nel tutto insieme la intera serie di esse vedesi semiembriciata ; comunican- do nell’angolo interno ad opra di breve canaletto colla respettiva arteria dorsale, la quale tanto alla sua dritta che alla sinistra ne tiene una filiera in certi Echini al- terna ed in altri opposta. Le mentovate ampollette lamellari sono appen’ striate a traverso negli Echini esposti non escluso | 43 ( 338 ) spatagus , giacchè nel solo Cidaris appaiono murica- te. Le arterie dorsali dell’ E. esculentus e saxatilis presso P esofago hanno in vece di laminette , le cui filiere finiscono sotto ogni ponte, a dritta e sinistra un corto canale da cui pendono tre vescichette , che veg- gonsi solitarie in gran parte del loro superiore tragitto vell’E. Cidaris, di figura più allungata ed in maggior copia nell’E. reapolitanus, e quasi nell’intero corso del - V’arterie laterali e mediana, sì con opposta che con al- terna direzione nell’ £. spatagus, come sarà meglio dimostrato dalla corrispondente figura. e. Branchie ) Non è a mia notizia che sieno state ancora descritte da alcun autore. Esse veggonsi al numero di dieci negli Echiniin esame, eccetto P £. neapolitanus che ne ha venti. Sono situate nei semicanali esistenti nel segmento di cerchio osseo, che trovasi fra ogni ponte circondante 1’ apertura del guscio vicino la bocca. Si avverta però che 1/7. neapolitanus le mostra impiantate sulla membrana fibrosa, che chiude tale aper- tura. Ogni branchia risulta da un canale bifurcato fuo- ri del guscio e diviso in tante lacinie pinnate , termi- nando dentro di quest’ ultimo in una specie di sacco pendulo e diviso in due tronchi, de’ quali ognuno fini- sce variamente sfrangiato, analogo forse alle vescichet- te poc’ anzi descritte ; attesochè contiene il sangue ed nun umore poltaceo identico a quello racchiuso nell’ 4m2- polla Poliana. Non ancora ne ho conosciuto il rap- porto col sistema sanguigno. e. Piedi ‘) L’ inferior faccia delle vescichette la- (339 ) mellose ha quattro canalini, riuniti in due coppie, che nell’ attraversare i forami degli ambulacri s’ internano in un tubo attaccato alla fovea di cadaun paio di forametti, dentro cui separatamente camminano fino al termine di questo comune canale, che nella mag- gior parte degli Ethini vedesi costrutto da tunica con fibre longitudinali e traversali, necessaria per l’estensione e contrazione loro, avente nell’ E. esculentus | apice con disco osseo dentato ed una fovea centrale , conosciu- to da Lamarck per la P. rotifera. Con essi gli Echi- ni si attaccano con tale forza alle pareti de’ vasi, quan- tunque levigatissimi, che è facile piuttosto di rompersi che distaccarsene; e possono eziandio muoversi a gui- sa di remi nel mare. Siffatti piedi nell’£. neapolitanus, nel Cidaris , e nello spatagus nascono pure da ogni vescica 53 ed in quest’ ultimo alcuni finiscono piani con centro bianco, ed altri son terminati da disco con infiniti coni disposti in ombrelle concentriche. I dieci piedi o tentacoli, che circondano la bocca dell’ E. esculentus, saxatilis ec. finiscono con due distinti canalini in una | vescica, che mercè breve tubo sbocca nell’ arteria ra- diale poco lungi dall’ anello vascoloso. g. Pinne) La vescichette lamellari dell’ E. neapo- litanus invece de’ piedi appuntati hanno un tubo da un lato pennato, mancando del tutto negli altri E- chini, e che nell’. spatagus è a dritta e sinistra inci- so, e colla particolarità di essere appena bipinnato; chia- ramente mostrando il vaso mediano ripieno di massa cruorica da renderlo più colorito delle altre parti. * ( 340 ) h. Grappoli vescicolosi ) Il vaseliino, che dal fondo dell’’Ampolla Poliana si dirige verso la fovea corri- spondente alla faccia interna dello scudetto maggiore dell’ano, comunica con un corpo vescicoloso , risul- tante da numerosi granelli, ne’ quali si contiene un umore identico a quello dell’ Ampolla Poliana o sia del cuore. L'E. spatagus , che perfettamente ne man- ca, ed avendo l’ Ampolla accennata senza vaso di co- municazione nel suo fondo, offre sul mesenterio vari grappoli vascolosi provenienti dalle diverse diramazioni dell'arteria meseraica minore e pendenti sul mesenterio. Esplorata siffatta sostanza al microscopio lho rinve- nuta ricolma di globetti sanguigni. L’ £. Cidaris è sfornito delle succennate produzioni vascolose : e chi sa che con queste e co’ corpi sfrangiati delle bran- chie non abbiano relazione i gruppi vescicolosi delle Asterie ? Sappiasi in ultimo che quantunge Olivi (Zoolog. adriat., p. 71) avesse annunziato con entusiasmo la scoperta de’ vasi linfatici degli Echini fatta dal celebre Monro, pure gli odierni zootomisti e le mie ricerche su tal punto nulla hanno dimostrato di vero. Che an- zi se ne rileva l’ errore dalle seguenti parole del dot- tissimo Cuvier : » dans les oursizs, on voit plus par- ticuliérement les grandes artères de l’enveloppe donner un petit rameau pour le faire passer au travers de chacun des petites trous, et pour aller par là nourrir les pieds, les mouscles des épines, et les autres par- ties molles extérieures. Je pense que ce sont ces vais- (341) seaux-là que Monro a pris pour des absorbans ( Leg. d’ Anat. comp. , vol. 4, p. 417 ) ». $. VI. Sul nuovo e particolar movimento de’ globetti sanguigni degli Echini. Le Memorie del dottor Schultz , professore di fisiologia e materia medica nella Regia Università di Berlino, sul circolo del sugo proprio della Celidonia maggiore (1), immediatamente seguite da altre sue ana- loghe osservazioni concernenti i fenomeni della vitalità del sangue umano (2); furono con ragione annunziate in vari accreditati giornali (3), ed in opere anatomiche (4), come fatti estremamente importanti, da’ quali molte utili conseguenze avrebbonsi potuto dedurre. Ma dis- graziatamente il semplice titolo di novità suole spesse volte arrecare una prevenzione sfavorevole appo coloro, che intraprendono simili ricerche con animo preoccu- (1) Obs. micr. sur la circul. du suc propre dans la Chelidoine. (2) Mém. sur le phénom. de la vie dans le sang demontr. par les observ. microscop. (3) Journ. compl. du dict. des sc. medic., vol. AVI, € XIX. (4) Meckel, Manuale di Anatom. gen., trad. da P. Giusti, pag. 9. (342) pato in modo che talora si contentano di sagrificare la verità perchè contraria alla propria maniera di vedere. In non debbo tacere che negli anni scorsi con im- parzialità osservai il moto de’ globetti, che circolano ne’ vasi della succennata Celidomia e di qualche Eufor- bia (1). La perquisizioni mie però sono di pochissi- mo peso alla favorevole opinione emessane da’ rino- matissimi scrittori Linck, Rudolphi, Reichenbach, Hay- ne, Treviranus (2) e Dutrochet (3), che sulle prime se ne era dichiarato contrario , e poi con una impar- zialità degna de’ più grandi elogi e da essere imita- (1) Nel sugo dell’ Euphorbia lathyris 40 rilevato alcuni corpi rettangolari , che non saprei se sien dessi corrispondenti a’ bastoncelli ravvisativi dal celebre prof. dell'università di Breslau L.-C. Tre- viranus (Journ. compl. des sc. méd., vol. XXI, pag. 215 --- Sur le suc propr. des végét., ses réserv. , ses mouvem. et ses usag. ). Quali rettangoli sono stati da me eziandio scoperti e dimostrati al ch. Carus ne’ globetti bianchicci situati nella esterior serie de’ tentacoli dell’ Actinia rubra e dell'A. Cari. Siffat- ti corpi rettangolari sonosi da me rinvenuti anche nella sostanza glandulosa situata presso l'esofago dell’ Ascidia canina. (2) Mem. cit., pag. 218. (3) Fèrussac, Bull. dés. sc. méd., tom. XII, pag. » 195. (343) ta da’ veri amatori delle scienze, ha pubblicamente confessato il suo errore , attribuendo ancor egli sì al sugo della Celidonia che al sangue degli animali un mo- vimento molecolare d’ incognita natura (1). Ma sia ciò detto per incidente e passo ora al fe- nomeno singolare, che mi è occorso di osservare , il quale in unione delle precedenti ragioni rende la teo- rica del medico di Berlino su la vitalità delle particelle del sangue oltremodo esatta. Egli è troppo vero che negli animali a vertebre durante la vita non riesce così age- vole a dimostrare la presenza del siero, in cui nuotano i globetti cruorici. Ed Haller (2) scrive: » nulla ejus par- tis ( seri ) suspicio nascitur, si plenam venam videris: in arteria enim et vena ranae , si sane beneque pasta (1) Z’acccennato moto ne’gruppi ovali, ed in que simili a’ girini delle rane l'ho veduto durare 10 în 12 ore dopo di aver sezionato in più parti l’animale , restandone illeso però qualche vaso; e per 15 e più minuti qualora riceveva una goccia di sangue in un cristallo concavo , 0 sia fintantochè non se ne dis- sipava îl siero. 1 movimenti che Heidman attribuì alle fibre sanguigne debbansi ripetere da’ suddetti globoli posti in serie longitudinale , e precisamente da’ nocciuo li de’ globetti del sangue. (2) Elem. phys.', tom. I, p. 181. È certo però che il suddetto siero cresce appena che sia uscito il sangue da’ propri canali. (344) fuerit, globuli rubri adeo confecti sunt, ut quidquam praeter eos inesse non suspiceris ». Esso poi è negato da Dollinger e da Schultz, che dice esser la massa san- guigna, durante la vita, omogenea e divisa in una in- finità di corpuscoli gli uni su gli altri e sulla interiore parete de’vasi esercitando la più viva azione, ed un mo- vimento di rotazione, che da Dollinger è stato parago- nato alla sabbia fina, che scorre nell’ oriuolo a polvere, e che il chiarissimo Poli (1) crede derivare dal vapore espansile rinchiuso in ogni globo. Tale idea merita però di essere meglio deciferata negli animali invertebrati marini , il cui sangue circo- lante ne’ propri canali si scorge composto da due parti di siero, e ’l resto da globetti analoghi a que? del san- gue de’ vertebrati e quasichè dell’ uomo: i quali, sen- za allontanarsi dalla loro sfera di azione, o sia di re- ciproca attrazione e ripulsione , offrono un moto pro- prio e ben diverso da quello, che vien loro comunica- to dal cuore e dalla contrazione de’ canali pei quali scorrono ; o pure dall’ essersi ricevuta una goccia di sangue sopra un pezzo di vetro con inclinata posi- zione. --- Quale forza rotolatoria è insita a cadauno globetto, e smentisce l’ opinione di coloro , che li considerano aventino de’ rapporti meccanici colì’ orga- nismo , erranti nel siero a guisa di sostanza morta, e forniti del solo moto, che loro si comunica dalla vita- lità de’ vasi. (0) Test. utr. Sic. > 0ol.ia., p.. 46, (345 ) Colla lente numero 3 del composto microscopio di Dollond contemplando una goccia di sangue arterioso dell E. miliaris, saxatilis , neglectus , esculentus e Cidaris, è facil cosa ravvisarvi gran grantità di siero (1) e molti globetti cruorici (2); i quali, oltre il parzial mo- to di attrazione e ripulsione derivante dalla loro oscil- lazione indipendentemente dal cuore e da’ vasi, ne ave- vano un altro comune alla intera massa risultante dall’ aggregato di 10-15 di siffatti globetti, e costituendo una specie di tribù corredata di un movimento rotato- rio parziale ad ogni globetto, e di un altro eziandio rotolatorio generale appartenente alla descritta colonia. Ed è di grazioso divertimento all’ occhio il vedere gli accennati gruppi composti di globetti, che in determi- nati siti del liquido sieroso presentano parecchi sepa- rati movimenti, non dissimili da molti distinti grup- (1) Nel succennato liquido esistevano eziandio alcuni corpi ovali , che mercè esatte osservazioni ri- conobbi essere le uova di siffatti Echinodermi, le quali erano perfettamente analoshe a quelle conte- nute nelle loro ovaie. (2) Questa osservazione, che il sangue durante la vita risulti da siero e globetti, è di perfetto accor- do con quello, che il celebre cav. Carus (Bull. des sc. nat., vol. XII, pag. 110) scoprì nelle larve degl’ insetti, nelle lamelle dell’Arion virgo, ed anche nella Lampyris italica , che raccolse in Terracina. 44 (346 ) pi di dansanti. Tal mio paragone non deve affatto ri- svegliare l’idea di Eber (1), che reputò i globetti cruorici animaletti infusori j co’ quali Schimidt trova qualche analogia (2). Attesochè questi rappresentano i primi sforzi che la natura opera per avere assoluta esi- stenza, ed essendo i vestigi primitivi della individua- lità organica , e formati dalla riunione delle differenti molecole della sostanza organizzata. Dippiù le particel- le sanguigne hanno un’ esistenza transitoria e non da loro stesse. La vita delle medesime consiste nell’ azione e rea- zione scambievole, e muoiono quando queste forze finiscono e si arrestano ; non acquistando concreta e- sistenza che mediante i rapporti vitali, che serbano colle altre parti dell’ organismo , cioè vasi , ner- vi ec., di cui formano unità relativa. Gl’ infusori inol- tre, siccome l’uomo, racchiudono in loro la ragione della particolare esistenza, anzichè come le molecole organizzate in un’altra. Per cui disse molto saggiamente il prof. Schultz che i movimenti delle molecole orga- niche primitive, di quelle del sangue e del sugo pro- prio de’ vegetabili costituiscono l’ atto elementare, da cui prende origine la monada nella sua più grande semplicità e l’uomo immagine della Divinità nel suo ———T_—_ (1) Observ. quaedam helmint. Goetting.., 1798. Delle Chiaie, Elmint. umana, pag. 67. (2) Sur les globules du sang. ( Journ. compl. du Dict. des science. médic., pag. 219, vol. XVIII. ) (347 ) più alto grado di composizione e di perfezionamento, Gli esposti fenomeni di moto comune a’ gruppi di globetti cruorici sono vieppiù rilevanti nel sangue dell’ E. neapolitanus. In esso anche coll’ aiuto di una semplice lente, e circolante dentro i propri canali vedesi numerosa serie di globetti cruorici, che riuni- ti emulano la figura de’givini delle rane, o meglio quella dello Zoosperma iapetica Bory appartenente al seme umano. Il loro colorito rosso-fosco è pure diverso da quelli dell E. esculentus, miliaris e Cidaris. Uno spettacolo veramente.importante rilevai nell’ £. spata- gus, la cui massa cruorica nuota a glomeri nericci in grande quantità di siero , ed osservata al microscopio apparve fatta da gruppi ovali e dotata di rotatorio e progressivo movimento , il quale durò per 15 minuti. Simigliante fenomeno si osserva ad occhio privo di len- te nel liquido sanguigno circolante in tutt’ i punti del suo sistema venoso ed arterioso. Il descritto moto rotatorio comune de? globoli san- guigni non si ravvisa nelle specie di ‘altri generi di animali senza vertebre del mare delle due Sicilie da me sezionati, ed in particolare nelle Asterie ed O/o- turie ; il sangue de’ quali però componesi benan- che durante la vita di molto siero e di parecchi glo- betti. Questi non solo erano analoghi a quei de’tessuti di siffatti esseri, ma ho veduto che, a tenore del maggiore o minor grado di loro composizione, vi si rattrovino in più o meno abbondanza. Egli inoltre è necessario dichiarare che siccome i * ( 348 ) globetti sanguigni dell’uomo poco dopo essere usciti da’ canali si avvicinano tra loro, onde formare una spe- cie di rete analoga a quella de’nostri tessuti elementari, come ho dimostrato per l’ epidermide ; così, terminato il moto rotatorio particolare e comune de’ globetti cruo- rici dei mentovati Echini e quando il siero siasi all’ in- tutto evaporato, acquistano eziandio la forma retico- lare, che è il marchio de’primi fili dell’ organismo ani- male originati dal deposito ne’ rispettivi visceri de’ suc- cennati globetti. Quale operazione contraddistinta col vo- cabolo di forza plastica del sangue negli animali e vegetabili comportasi sempre allo stesso modo, tranne. appo la Nereis cuprea, in cui i suddivisati globetti cruorici si avvicinano tra loro per disporsi a guisa di alberetti, non altrimenti che il chiarissimo cav. Poli vi- de accadere in vari abitanti dei testacei bivalvi e mol- tivalvi (1). Dall esposto bisogna conchiudere : I. Che tanto i globetti del sugo proprio della Ce- lidonia maggiore, che que’del sangue abbiano proprio e rotatorio movimento ; II. Che il siero circoli co’ suddetti globetti dentro i canali degli animali invertebrati , ed in minore quan- tità anche in quei dell’ uomo ; e III. Che nell’ E. esculentus, Cidaris, saxatilis, miliaris 8-12 de’ suddetti globetti si riuniscano in (1) Test. Utriusq. Sicil., tom. 1, tab. II, fig. 9-15. e ( 349 ) forma ovato-allungata, avendo un moto rotatorio pro- prio e comune. f. VII. Descrizione generica degli Echini. Non si sono certamente ingannati coloro, i quali paragonarono gli Echini viventi al pericarpio composto della Castanea vesca. Basta dare un’occhiata ad un Ric- cio di mare carico de’ suoi numerosi e variati aculei per convincersi della fondatezza di simigliante comparazione. Hanno in generale il corpo orbicolare rigonfiato , talo- ra ovale, e più o meno depresso secondo le specie. A cagione della disposizione de’ differenti pezzi del guscio sono stati reputati da Lamarck analoghi alla teca verte- brale delle Stelle marine, e considerati forse simili al- le conchiglie bivalve. Negli Echini sonosi appellate fascie porose le se- rie divergenti e longitudinali di forami, che dalla bocca arrivano sino all’ano, al numero di dieci, disposte a coppia, fra esse costituendo delle divisioni, che han denominato ambulacri per la similitudine a? viali de’ giar- dini. E molti han confuso questi con quelle, senza ri- flettere che le fascie ne rappresentano i margini. Intor- no l’ano offrono cinque grandi forami per la uscita de- gli ovidotti, pe’ quali forsi entrerà pure l’acqua marina nel cavo del corpo. Questo gruppo di animali , da’ quali Bruguiere ha . ( 350 ) desunto il nome generale di Echinodermi, è stato di- viso da Lamarck in parecchi generi. Vale a dire col- l’ ano 1.) Sotto, o nel margine del disco inferiore, ove esi- ste la bocca sempre centrale, e ad ambulacri limitati (Scutella, Clypeaster, Fibularia), e completi ( Echi noneus, Galerites ); 0 pure aventino la bocca ravvi- cinata al margine ( Eranchytes, Spatangus ). 2.) Dorsale prossimo al margine ( Cassidu- lus:, INucleolites ); 0 pure verticale ( Echizus, Ci- darites-). ; Non entro nel merito di tutte le esposte divisioni di Echini, ma fo solo osservare, che quella stabilita tra.l’ Echinus ed il Cidarites sia pochissimo fondata, anzi è perfettamente. erronea. In quest'ultimo non, esi- ste affatto il carattere distintivo dal primo di presenta- re un forame prolungato dall’ interno del guscio fino al trocantere , onde dare il passaggio ad un fascet- to muscolare , che legar lo deve all’ acetabolo dell’a- culeo, affin di esserne mosso. Siffatto legamento ap- partiene a tutti gli Echini da me sparati, ed aggiun- go anche a que’ osservati dallo stesso naturalista fran- cese . testè citato 4 colla differenza forse di averli veduti nello stato di morte , e senza di aver atteso a’ lumi ana- tomici. i Gli Echini non solo ad opera delle spine, ma pu- re mercè i piedi cangiano sito , che avviene rotolan- dosi intorno al proprio asse. Molti autori hanno opina- to che detti animali presagiscano le tempeste maritti- ( 351)) me (1), qualora si allontanino dal lido per discendere nel fondo delle acque, dove si attaccano agli scogli coi numerosi loro piedi, alcuni de’ quali essendo situa- ti in forma di corona nel perimetro della bocca, fanno pure l’ officio di tentacoli. Asistotile a cagione dell’ asprezza che gli Echini presentano in grazia degli aculei n° è surto il proverbio di chiamare un uomo intrattabile e di mal costume £- chino asperior. Dippiù si è detto di due persone di pensieri e morale affatto incombinabili che allora si sa- rebbero nel pensamento uniformate quando l’ Echino terrestre e marittimo avrebbero insieme fatto amicizia. Si trovano nel cratere napolitano parecchie specie e varietà di Ricci marini, che appena morti si alterano ne’coloriti, e’l guscio perde le spine. In questo stato rie- scono molto difficili ad essere caratterizzati , e posso- no far commettere degli sbagli a’ naturalisti che li de- scrivono ne’ musei. SOM Drsa mina -dirgaatcohe specie di Riccio di mare. Dall’ £. edxlis, che corrisponde all’ E. esculen- tus Lin. , meritava di essere separato | E. grazu- (1) Così a tal proposito si esprime Giannettasio ( Halicut.., Lib. VII, p.:188 ):: 20. attienro. dimsu ds solonSediiton setvechini Consilium , contra quo se munire procellas Sedw!us invigilat , Nereo spumante , silebo. (:352)) laris ed il neglectus Lam. , cui riporto la varietà di quello ad aculei più brevi, profondamente solcati , e con apice retuso : oltre gli altri caratteri desunti dalla grandezza del guscio, e dalla diversa forma di pedicellarie. Coll’ E. miliaris si confonde il saratilis di Lin- neo, che Lamarck sembra arrolare sotto VE. lividus. Amendue sono molto comuni appo a noi, e non vi trovo altra differenza che nella sola grandezza, atte- -sochè gli aculei sono in entrambi acuminati ; e su’co- loriti, che possono essere verde castagna, bleu, spadi- ceo , roseo pallido, violetto e biancastro (1). Cadute le spine spettanti ad ognuna delle prefate varietà non pre- sentano altra diversità, che per la sola grandezza del guscio nel mzliaris più piccolo della sua varietà cono- scluta col nome di E. Baglgri , e dello samatilis. Differentissimo da’ precedenti è lE. zeapolitanus, il cui solo guscio ha qualche approssimazione con quel- lo dell’ £. atratus e soprattutto colla figura 1,2 (esclu- (1) Il nostro celebre poeta Giannettasio (Halieut., lib. Z2II, p. 187) ne descrive i colori nel tenor se- guente : Perge ; sagittiferis non est color unus Echinis: Hisce calyx, radiique omnes nigredine fulgent: Flavescunt alii : candent hi, marmoris instar : Verum hi cyanei, rufi spectantur et illi : Ast hyali radiant multi. convexa colore : Hi gemmas referunt et multicoloribus ardent Cuspidibus nitidique, velut scintilla , relucent. Sed vita fugiente , fugit color et perit omnis. (359 )) sa la 3,4) della Tavola 140 dell’Enciclopedia metodica. Anche la figura 3,4 appartenente all £. Zucunter de- lineato nella Tav. 134 della suddetta Enciclopedia vi si potrebbe riportare; ma le spine coniche ed a subbia del primo, e quelle a spatola del secondo , oltre gli altri caratteri, ne lo fanno essenzialmente differen- ziare. Che hassi poi a dire dell’E. spatagus L., che fi- nora non è stato delineato vivente , cui forse riducon- si tutte le dieci specie, che Lamarck ne ha creduto di- verse , e riunite nella prima divisione del suo genere Spatangus? La ispezione delle varie figure, che vi si avvicinano e registrate nell’ Enciclopedia metodica dal- la Tavola 154-159 , conferma vieppiù il mio fondato sospetto. I f. XI. Asteriarum , Echinorumque sy- stematica descriptio tabulis aeneis ornata. + ) ASTERIAS. Corpus depressum subtus sulcatum : crusta coria- cea tentaculis muricata. Os centrale quinquevalve. * ASTERIAS, Zam. Corpus suborbiculare, depressum, ad periphaeriam stellatim angulatum, lobatum, vel radiis divisum. Inferna superficies loborum vl radiorum sulco longitudinali exarata ; marginibus spinis mobilibus et serialibus instructis, foraminibusque nu- merosis seriatim pertusis. Os inferum, centrale , in commissura canalium inf- morum. 1. A. exigua -- Sfelluccia. 45 ( 354 ) Minima pentagona , simplicissima ; dorso convexo, minu- tissime poroso ; inferne superficie concava. ‘ A. minuta. MurLer , Zool. dan. , prodr. 2835. Linn. cur GmeLIn, Syst. nat. XIII, v. 1, p. VI, pag. 3162, n. 4. Pentaceros plicatus. Lrncx, Stell. 25, tab. 3, n. 20. SeBa, Mus. 3, tab. 5, fig. 13-15. Brucvière, Enc. meth., tab. 100 3 Jigtr-d: Lamarcx, Hist. des anim. sans vert., vol. 2, p. 554,n. 8. SAVIGNY » Egypt. , tab. 4, fig. Ir-II8. Obs. ) Dibiines ad hane speciem retuli Asteriam nostram, (Tab. 18, fig. 1. ) cui | sunt squamae dorsales pectinato-spinosae, spinis octo retusis , et° ventrales spinis duobus vel tribus. 2. A. rosacea -- Stella rossa membranacea. Complanata , submembranacea, utrinque tuberculis mini- mis et subhispidis granulosa: lobis obtusis brevissimis : disco dorsali nudo. Brucvitre, Enc. meth., tab. 99, fig. 2-3. Lamarcx, Hist. des anim. sans vert., vol 2, p.558, n. 19. 3. A. rubens -- Stella rossa. Radiis subquinis, lanceolatis, papilloso echinatis ; papillis dorsi sparsis et subserialis. Laxa radiis convexis: superne spinulis solitariis seriatis. MurLer, Zool. dan. prodr. 2830. Linn. cur. GurLin, Syst. nat. XIII, p. 3161, n. 3. BarrEL., rar. 130, tab. 1288. Stella marina. Zincx, Stell. mar., tab. 7 Dia) 9; tab. 9g et to,fig. 19; tab. 11, fig. 15; tab. 14, fig. 23; tab. 15 et 16, Sg. 18; tab. 30, fig. 50; tab. 34, fig. 55-58; tab. 35et 36, fig. 61; tab. 37, fig. 67; tab. 4o, fig. 70 Baster, Opusc. subsec. 3, p. 116, tab. 2, fig. 1-4. SegA , Mus. 3, tab. 5, fig. 3; et tab. 6, fig. 3-4. Jonsron, Insect. 26, fig. 51. ( 355 ) Brucurère, Enc. meth., tab. 113, fig. 112; ettab, 122, fig. 3, 4. Spix, Ann. du Mus. d’ Hist. nat. , vol. 13, tab. 32. Lamarcx , Hist, des anim. sans vert. , vol, 2, p. 562, n. 28. Curier ; Regn. anim., vol. 4, p. 10°, n. 1, Saricny, Egypt., tab. 4, fig. IM:-1I4? Obs. ) Radiorum numero, suique corporis magnitudine sae- pissime variat. 4. A. aranciaca -- Stella rossa funnale. Disco lato ; radiis quinis depressis, lanceolatis ; dorso pa- xillis truncatis et echinulatis tecto; margine articulato , aculeis- que ciliato. Lamarcx, Hist. des anim sans vert., tom. 2, p. 569: n. 31. Disco lato ; radiis subdepressis, summo margine aculea- to. Murtser, Zool. Dan. 3, p. 3, tab. 83 , fig. 1-3. ° Acta nidr. IV, p..425-26, tab. 14, fig. 3-6 Stellata, disco tentaculis hispidis muricata, margine articu- lato varie aculeato. Zinw. cur. GmeLIN ) Syst. nat. XIII, p. 3164, n. 8. BarrEL., Icon. 1281. Jonsrton, Exang., tab. 8, fig. 9 Lincx, Stell. mar. , tab. 4, fig. 14; tab. 5,6 , fig. 6; tab. 8, fig. 12;;tab. 27 , fig. 44. Sepa, Mus. 3 , tab. 7, fig. 2; tab. 8, fig. 6-8. BrucviÈre , Enc. meth. , tab. 110, fig. 1-5; tab. 111, fig. 1-6. Cuvier, Régn. anim. , vol. 4, p. 10, n. 3. Savicny, Sur l Egypt. , tab. 4, fig. I1, I-2. 5. A. bispinosa -- Stella bispinosa. Disco parvo, radiisque depressis; radiis quinque longis, gra- cilibus acuminatis , apice recurvis, margine radiorum recto ar- ticulato , spinis longis, lanceolatis supra aeque ac infra ciliato ; ver- * (3588 ruca calcarea margini disci propior ,j ac in congeneribus rotun- da convexa, lineis undulatis signata ; in reliquis Asteriae auran- tiacae simillima. Orro, Nova Act. Academ. Leopold. Car. Caes. Nat. cur. , vol. XI, p. 2, pag. 285, tab. 39. a) Corpore superne toto fusco, inferne dilute roseo, papillis tubulosis apice retusis. 6. A. Jonstoni -- Stelluccia di Jonston. Minima, apophysibus marginalibus spina unica, compressa, sub- spatulata, saepius inaequaliter geminata. Nobrs. Steila marina minor. Jonsron, Exang.aquat., tab. 8, giri. An Bruevirre, Enc. meth., tab. 111, fig. 3-4? (Icon mala ). A. aranciaca aculeis marginalibus minimis. Lamarcx, Hist. des anim. sans vert. , vol. 2, p. 563, n. 31, 2 var. 7. A. pentacantha -- Stella a cinque spine. Disco, radiis acuminato-compressis, ac dorso paxillis stella- tis obtectis; spinis margine superiore apophysium lateralium nullis, inferiore quinque, digitato-articulatis; subtus papillis tubulosis , subulatisque quadruplici ordine. Nosrs. Au Brucvirre, Enc. meth., tab. 111, fig. 1-2? (Icon mala) Obs. ) Color huius Asteriae carneo fascus. Variat margine coeruleo papillisque tubulosis atris ; aeque ‘ac pro vitta minus colorata radiorum medietatem percurrente. 8. A. echinophora -- Stella funnale. Radiis quinque sub-teretibus, costato-angulatis, superne su- perficie verrucoso-aculeata , porisque sparsis pertusa. Vo81s. LAmarek, Hist. des anim. sans vert. , vol. 2, p. 560, 71:25), Pentadactylosaster spinosus. Zyncx, Stell., p. 35, tab. 4, n. 7. Brucvikre , Enc. méth., tab. 119, fig. 2,3. Sepa, Mus. 3, tab. 7, fig. 4. ( 357 ) Prriv., Gaz., tab. 16, fig. 6. Curisr , Regn. anim., vol. 4, p. 10. a) A. glacialis cancellata : radiis longissimis , dorso bico- statis ; nervis transversis mulicis. Lamarcx, Op. cit., p. 561, n. 26, A). Sol echinatus cancellatus. Lincx, Stell., p. 33, tab. 38 et 39. Brucvikre,, Enc. meh.; tab. 117 et 118. b) A. glacialis angulosa : radiis crassis, angulatis, dorso tricostatis ; nervis transversis obsoletis. ZLamarcx, Op. cit., vol. 2 g/Paud0lz;n 26,(.Bp). A. angulosa. MuiLer, Zool. dan. 2, p. 1, tab. 4t. Brucui&re, Enc. meéth., tab. 119, fig. 1. c ) A. violacea: laxa, superficie griseo-fusca : tuberculis violaceis. Murrer, Zool. dan. 2, tab. 46, rar. 2, p. 17. Stella reticulata nostra. ALpror AnD. , Insect. 7, p. 753. Karpe apud Lincx, Stell. mar., p. 97 » f. 1-9 Linx cur. GmeLIN, Syst. nat. XIII, gol. 1, p. 3163, LOT d ) A. tenuispina: radiis subseptenis, anguslis , costato» spinosis ; costis dorsalibus quinatis; spinis tenuibus, simplici- bus , longiusculis. LAmMarcxk , op. cit. , vol. 2, pag. 561, n. 27. 9. A. Savaresi -- Stella di Savaresi. Radiis 5-9 , subteretibus , saepius inaequalibus ; supra pa- pillis verrucoso-aculeatis, forisque ovaltis praeditis ; aculeis api- ce subcompressis hinc inde sulcato-retusis; subtus papillis tu- bulosis apice retusis , quadruplici ordine digestis. Nosrs. Obs. ) Disco orbiculari parvo , radiisque cylindricis huius Asteriae sunt papillae plurimae, ac ullo abque ordine dispositae. Forficulae acuminatae innumerae, Pedicellarias Lamarckii aemu- lantes, papillarum spinas cingunt. Tota corporis superficies lute- scit, atroque colore interdum variegata conspicitur. ( 358 ) _ 10. A. subulata -- Stella a subbia. ". Radiis quinis perangustis, tereti-subulatis; dorso papillis trun- catis obtecto ; canaliculis basis strictissimis. LAamarcx , Hist. des anim. sans vert. , vol 2, p. 5683, n. 44. ** OPHIURA, Lam. Corpus orbiculare, depressum, dorso nudum , ad periphaeriam radiatum: ra- diis uniserialibus, simplicibus, elongatis, cirratis, subtus planulatis, ad latera papil. losis vel spinosis subquinatis. Os inferum centrale : foramina plura circa os. 11. À. ophiura -- Stella lacerta. Radiis elongatis, tereti-subulatis, sublaevigatis; papillis la- terum breviusculis , saepius appressis, transversim seriatis. Ophiura lacertosa. LAmarex, Zlist. des anim. sans vert., vol, 2, p. (042, Mid Disco squamoso: squamula angulorum serrata. MULLER , Zool. Dan. prod. 2840. Linn. cur. GmELIN , Syst. nat. XIII , vol. 1, p. VI, pag: 3165, n. dr. - SrLoan., Jam. 2, p. 272, tab. 244, fig. 8-9: PrancH., Conch. min. not. 33 , tab. 4, fig. 4. Jonston, Insect., tab. 26 , fig. 7. Mart., Spitsb., tab. P, fig. D. Stella longicauda. Zrwcx , Stell., p. 41, tab. 11, n. 17. Brucviere , Enc. méth, tab. 123, fig. 1. 12. A. cordifera -- Stella lacertella. Disco supra squamoso-imbricato , squamis maximis radiis obversis duplicato-pectinatis decem , lateribus lunato et sub- S-cordato ; radiis parum elongatis, semiteretibus , papillis la- terum binis maioribus. Noris. Bosc, Hist. des vers, vol. 2, tab. 16, fig. 3. Stella lateribus lunatis. Zyncx, Stell. , fig. 48, tab. 22, n 9: Stella marina scolopendroides laevis. Rumpa., Mus. , tab. LO} UE. (Gi ( 359 ) An Brucviere, Enc. méth., tab. 122, f. 4. O. 5-puuctata ? Raurinesque, Prec. , p. 33. 13. A. filiformis -- Stelluccia serpentella. Disco squamoso ; aculeis latitudine radii aequalibus. Mvx- Ler , Zool. dan. , tab. 59 rar., p. 55. Linn. cur. GmeLIN, Syst. nat. XIII vol. 1, p.VI, p. 3166, n. 31. Ophiura filiformis. Zamarcx , Hist. des anim. sans vert., vol. 2, p. 546, n. 15. BrucvierE, Enc. meih., tab. 122 , fig. 1-3. Obs. ) Gracillima , viridescente colore depicta, et inter nostri maris quisquilias inventa. 14. A. Tenorii -- Stella di Tenore. Viridi alboque colorata, punctata ac muricata; disco reniformi, squamato-imbricato; radiis tribus, semiteretibus, squamosis , ad la- tera spinulosis; squamis superne semiorbicularibus, inferne subcor- datis , omnibus dentibus lateralibus quatuor inequalibus preditis; ore trigono, minutissime dentato. Nosts. Obs. ) Minima vix ultra pollicem semis longa: salerno fora- minula Sporgia officinalis cam reperi. *** LURYALE, Lam. Corpus orbiculare, depressum, dorso nudum , ad periphaériam radiatum remo- sissimum ; radiis uniserialibus, elongatis gracilibus dichotomis, infra planulatis. Os inferum centrale. Foramina decem, elongata infra discum versus marginem. 15. A. verrucosa. -- A. testa di Medusa, Ma- dre di mare. Disco lato , superne costis verrucosis radiato , radiis subtus planulatis , bifariam papillosis, minimis, hinc pectinatis , sub- marginalibus. ZLamarex, Mist. des anim. sans vert. , vol. 2, Pi 997 30 RENE Astrophyton scutatum. Zincx, Stell. p. 65 , tab. 29. Rumpu., Mus. , tab. 16. ( (360 9) A. Caput Medusae: îadiis dichotomis , disco radiisque gra- nulatis, ore depresso. A. euryale: radiis dichotomis disco papilloso , radiisque gravulatis , ore subelevato. Linn. cur. GMELIN , Syst. nat. XIII , vol.. 1:p. VI, p.- ,3.067:, sg. 126,93? 16. A. muricata. -- A. o M. di mare muricata. Dorso disci convexo, decem-costato, costis aculeato-murica- ts ; radiis dichotomis cirratis, dorso laevibus. BrucvieRE, Enc. meth., tab. 128 et 129. Euriale muricatum. ZAMmARCK ) Zis. des anim. sans vert., DOLOROSO Le **** COMATULA, Zam. Corpus orbicu'are, depressum, radiatum: radiis ex duubus generibus, dorsalibus et marginalibus; arliculis calcareis in omnibus. Radiî dorsales simplicissimi, filiformes, cirrati , parvuli, ad disci dorsum in coronam ordinati. Radi? marginales pinnati , simplicibus, multo maiores, ad basim usque saepius partiti: pinnulis inferioribus elongatis, subtus inelinatis, diseum ventralem obyallantibus, Os inferne , centrale , membranaceum , tubulosum , subprominulum. INA. mediterranea -- A. del mediterraneo. Radiis pinnatis, basi bifidis, denis; pionulis longiusculis, subulatis ; cirris dorsalibus trigesinis. Comatula mediterranea. Lamarcx, list. des anim. sans ner), M0L (25 Pad dba Stella rosacea. Zrwcx, Stell., p. 55, tab. 37,,fig. 66. In Neapolitano Puteolorumque litore frequen- tissime occurrunt Astferiae , de quibus praefatus sum, praeter A. subulatam et rosaceam quas siccatas vi- di, et A. Zenoriî cuius duo tantum specimi- na in fucis rupium Pausilypî excursionibus a me factis extrax1. ( 361% +4 ) EcHGinus. Corpus subrotundum , crusta ossea tectum , spi- nis mobilibus saepius aspera. Os subtus ( saepius ) quin- quevalve. * ECHINUS, Lam. Corpus regulare in flatum , orbiculato-globosum, aut ovale echinatum ; cute in- terna solida , testacea, tuberculis imperforata instructa. Spirae mobiles supra tuber- la articulatae, deciduae. Ambulacra quina completa, e vertice ad os radiantia, sin- gulis fasciis multiporis binis et divergentibus marginatis. Os inferum, centrale , os siculis quinque supracompositis armatum. Anus superus , verticalis, 1. E. esculentus -- Echino, Riccio di mare , An- gina reale. Hemisphaerico globosus ; fasciis porosis indivisis, obsolete verrucosis ; spinis brevibus. Linn. cur. GueLin, Syst. nat. XII, vol. 1, p. VI, PA DIOOCRASTIE Echinometra. RowpELET, Pisc., lib. 18, cap. 32, p. 591. Melo marinus. Pranca., Conch. min. not. , p.20. GuALTIERI , Test., tab. 107, fig. B_, E. Cidaris miliaris. KLEIN , Echinod. ed Lesk., p. 76; tab. Ig. a. Runpu., Mus. , tab. 13 , fig. B, C. Ses4 , Mus. 3, p. 24, tab. 11, fig. 4 a,b; ettab. 12, Hp)it, 0. 8\ct9. AncenviLtLe, Conchyl., p. 307, tab. 25 , fig. F. BrucvizrE, Enc, meth. , tab. 131, fig. 1. Lamarcx, Hist. des anim. sans vert., vol.3, p.43,n. 1. Curvier, Regn. anim., vol. 4, p. 14. a) Spinis violaceis. Lesxe ap. KLEIN, p. 74, tab. 33, fig. 1. Brucviere, Enc. meth., tab. 132, fig. 1. SEPA» Mus: ‘3, tab vai fig 18 j1g: b) Spinis violaceis apice albidis. Obs. ) Ad vicinia oris omnium Echinorum Crateris nea- 46 i ( 362 ) politani, practer hanc speciem, in qua ést trifida, extat Pedicel- laria globifera (1), inter aculea ciusdem speciei aeque ac E. mi- liaris, saxatilis, spatagi observatur P. tridens (2), et in ex- tremitale suorum pedum reperitur P. rozifera (3). 2 E. neglectas -- E. reale o Angina bianca. Haemisphaerico depressus , albidus ; fasciis porosis, flexuosis, bi poris, verrucosis; spinis albidis striatis. Lamarcx, Hist. des anim. sans vert., vol. 3, p. 49, n: 25. An Cidaris Hemisphaerica? LeskE ap. KLEIN), p. 90, ta0 2g Bxrucvisre, Enc. meth., tab. 133, fig. 3-\a bi An SavienY , Egypt.) tab. 7, fig. Iu-1182 Obs. ) Satis diversa a P. triphilla (4) mihi videtur ea, quae ad hune Echinum spectat. 3. E. melo -- E. o Melone di mare. Globoso-conicus, assulatus ex luteo et rubro variegatus et fasciatus ; fasciis porosis, angustis , flexuosis ; pororum paribus transverse binis. Lamarcx, Hist. des anim sans vert., vol.3, p. 45, n. 8. GuaLtIERI, Index Testac. , tab. 107, fig. E ( non B). An Kworr, .Delic, tab. 102, fig. 1, 2. 4. E. sardicus -- E. o Angina di Sardegna. (1) PEDICELLARIA — Corpus pedicu!o rigido fixum , apice clavato-capitatum; Clava squamis aut aristis radiantibus terminata. Os terminale. (2) P. globifera. Capitulo sphaerico, pedunculo nudo sextuplo longiore. MUL- LER, Zool. danica 1, tab. 16, fig. 1-5. — BRUG., Enc. méth. ,tab. 66, fig. 1. LAM., Mist. des anim. sans vert., vol. 2, p. 63; m.. 1% P. tridens. Capitulo trilobo ; lobis aristatis , c lo tereti longioribus. MULLER, Zool. dan. 1, tab. 16, fig. 10, 15. — BRUGUIERE, Enc. méth., tab. 66, fig. 3. LAMARCK , Op. cil. 3 ot. (3) P. rotifera. Capitulo peltato rotam dentatam referente, pedicello nudo. LAM., Op. cit., n. 4. (4) P. triphilla. Rubens , collo flexuoso, pedicellato , capitulo trilobo termi- nato; lobis lnevibus, subovatis: MULLER, Zool dan. 1, tab. 16, fig. 6-9-BRUG., Ens méth., tab. 66 , fig. 2. — LAMARCK, Op. cît., n. 2. Orbicularis, ventricosus, conoideus, assulatus, luteo-piur- purascens ; fusciis porosis rectis: pororum paribus transverse ternis. Lamarck, Hist. des anim. sans vert. , vol. 3, p. 45, n. 9: Gidaris sardica. Lesxs ap. KLEIN, Echinod., p. 146, tab. 9, fig. A, B. SciLLa, Corp. mar. ,;tab. 13, fig. 1. Pranc., Com. bonon V 1, p. 236, tab. 1, fig. 415. BonanNI, Recr. 2, p. 92, n. 19, fig. 19. 5. E miliaris -- E. piccinino o Castagna di mare. Parvulus , haemisphaerico-depressus , assulatus, albo-rubro- que fasciatus ; fasciis porosis , flexuosis , verrucosis; spinis albi- do-rubellis. Lamarck , Hist. des anim. sans vert., vol. 3, p. 49, n. 26. Cidaris miliaris saxatilis. Les ap. KLEIN, p. 82 , tab. 2, ESTADO Diretta la fe... 2,9. RonpeLET , Aquat. , p. 578 Arprovanp, Exang., lib. 3, p. 4oz. E. saxatilis. MvuLrer, Zool. dan. prodr. 2847. SERA, Mus. 3, p. 18, tab. 10, fig. 14, Brucurzre, Enc. meth.',| tab! ‘133, fig. 1a: id di Nouv.\dict. ‘d''Hist.'nat.bytabi 5! fig 12. 2)cEol Basteris{Opusodlisubsec., 9°, pi wa, (da0 SIE, fig. 2-8. 6. E saxatilis -- E. o Angina comune. Hemisphaerico-depressus , ambulacrorum poris arcuatis : ar- cubus in basi obliquis, proprius a vertice magis erectis. A legni cur Guerin ;, Syst. nat, XIII, vol. 1, p.3172, Rumpu., Amboin., p. 31, tab. 14, fig. A. Cidaris rupestris. KLern, Echin. ed. LESKE, p. 5, et 30 A,B—LNelic. nat. sel. 1, tab. 103, fig. 6. 111, tab. (364 ) Send, Mus. 3, tab. 10, fig. 11. An. ) E. ilividus? : hemisphaerico depressus; fasciis porosis, flaxuosis, subverrucosis,, spinis.acicularibus, longiusculis, stria- tis, livido-fuscis. ZamaArcx , Hist. des anim sans vert., vol. 3, p.50, n. 28. 7. E. neapolitanus --- £. reapolitano , Angina femmina. Corpore ;(hemisphaerico, fusco; superne spinis subcompressis, Lrevibus, apice cinereis , .rotundato-ancipilibus, inferne longissi- mis, subulatis : omnibus sstriatis; fasciis decem, rectis , supra foveis porosis ;trifarian, ,subtus ;bifariam digestis, poris geminis; turberculorum areis maiorum ovalibus; ano valvulis quatuor trian- gularibus clauso. NozIs. i 14* cinpariTes, Lam. Corpus regulare , sphaeroideum, aut orbiculato-depressum , echinatissimum ; cute interna solida, testacea.vel crustacea,, tuberculis apice foratis instructa. Spinae mobiles, deciduae, supra tubercula arliculatae : maioribus bacilliformibus. Ambula- cra quina , completa , c vertice.ad \0s raliantia: singulis fasciis multiporis binis subparallelis marginantibus. Os inferum,, centrale. Ossiculis quingne postice supra- compositis armatum. A”us superus, yerticalis. 8. E. Cidaris -- Istrice.o Noce di mare. Hemisphaerico-depressus , ambulacris quinis repandis, linea- ribus, areis alternatim bifariis. Linn. cur. \GmELIN, Syst. nat. XIII, vol. 1, p. VI, p, 31794 ;,fa. 8. Echinometra, Guarr., Ind. Testac., tab. 108, fig. D. Cidaris, papillata , var. 3. Zesxs ap. KLEIN, p. 129, tab. 3, fg. B, C. ScILLA , Corp. mar. , tab. 22. BONANNI.,} Regr. 2, p. 20N0/%g: 17, 19. FavannE , Conchyl., tab. 56, fig. 101. Imperazo , Stor. nat. , p. 784. Brucviere, Enc. méth., tab. 136, fig. 7,8. Cidarites hystrix: suhglobosa, utrinque depressa; areis ma- ( 365 ) ioribus linea flexuosa divisis ; spinis maiorum tuberculorum lon- gissimis, striatis, ad series quinatis. Lamarex, Hist. des anim. sans vert. , vol. 3, p. 59, n. 3. *** spatANGUS) Lam. Corpus irregulare , ovatum vel cordiforme , subgibbosum, spinis minimis obte- ctum. Ambulacra subquina, brevia, inaequalia , circumscripta. Os inerme , trans- versnm , lobatum, margini vicinum; dro laterali oppositum. g. E. spatagus --- Testa di. morto, Scimia di mare. Ovatus, gibbus, ambulacris quaternis depressis. Zywx. cur. Guzzin, Syst. nat. XII, vol. 1, p. VI, p: 3199; n. 12. Imperaro, Stor. nat, p. 780, fig. 1,2, 3.(Ic. optimae). Spatangus Brissus. ZLesxe ap. KLsin, Echin., p. 246. S. Flavescens. Murrer, Zool. dan. prodr. 2849. GINANNI , adv. 2, p. 4i , tab. 29, fig. 174. Echinospatagus. GuaLtIERI, Testac , tab. 109, fig. B B. Ssz4, Mus. 3, tab. 14, fig. 5-6. BrucvirRE , Enc. meth., tab. 158, fig. 11; et tab.159, fe. 1 3. ScitLa, Corp. mar., tab. 4, fig. 2,3. RumpHu , Amboin. , p. 36, tab. 14, n. 1. S. pectoralis et S. ventricosus : ovato-ellipticus, depressus, maximus : ambulacris quaternis ; interstitiis eleganter granulatis; assulis elongatis ad marginem. Lamarcx, list. des anim. sans Perte , '000-"3°, p..i9;in.Onia) Obs. ) Conferatur Gmelin pro huius animantis varietatibus, a cl. Lamarckio tanquam dislinctae species consideratis. Echini superius descripii, Melone, Sardico Cida- re Spatagoque exceptis ac praesertim vita gaudentibus, anni omni fere tempore frequentissime apud nos obve- viunt. Inter edules sunt scitu dignissimi E. esculenus, neglectus, saxatilis, miliarisque. — E. neapolitanus est autem pessimae escae. & 46* ( 566 ) Spiegazione delle Tavole. Tavola XVIII, Fig. 1. Dimostra l’Asterias exigua supina; essendone a l'arteria radiale, alla cui dritta e sinistra veggonsi 1 piedi, 565 i pezzi ossei tridentati che occultano questi e quella, ove l’animale gli contragga, e che poco differi- scono da altri analoghi pezzi sparsi per la superficie supe- riore del corpo co forami A d'onde escono i fascetti vasco- losi C, c i denti pettinati da’quali è cinto V'orificio della bocca. — ig. 2. Porzione dell A. rosacea a fin di dimostrarne tanto i calicetti dorsali B, che le squame ventrali D. Fig. 5. A. pentacantha delineata pel dorso, on- de ne sieno più visibili i calicetti spinosi 4, uno dei quali si è ingrandito F ; il tubercolo labirintiforme e, au- mentato di diametro in E; e la serie di apofisi laterali /fY fornita ognuna nella base di cinque distinte spine, la media maggiore delle due de’ lati, e queste più lunghe delle esterne. Tutte le cinque spine mentovate appa- riscono ingrandite in M, ed articolate all’ apofisi respet- tiva, che nella parte opposta offre la inserzione di al tre tre spine. Fig. 4. A. Jonstoni, che differisce dalla preceden- te per la grandezza e principalmente per avere una sola spina ovale-compressa articolata all’apofisi laterale de’ rag- gi come più chiaramente vedesi in G. Fig. 5. A. echinophora priva degli altri quattro rag- ( 367 ) gi, e nella cui centrale parte g le papille sono più ap- prossimate e deficienti de’fiocchetti vascolari segnati in 4 Ah. Nel principio del quinto raggio trovasi il tubercolo labirintiforme H: e ne lati di quello poi rimarcasi la du- plice serie di papille zz, ed in giù il quadruplicato or- dine di piedi II. Ogni papilla ha un asse osseo K. colla base articolato al lerteglo ossoso, e coll’ apice puntuto libero, è cinto a guisa di mobile astuccio dalla cute (Ro da cui partono le tenaglie ossee // tanto maggiori, che minori fornite del proprio gambo. Queste son fatte da due pezzi o con apice acuminato L- o rotondato /, articolati col ricettacolo ossoso #2, che è sostenuto da fibre carnose prolungate 72 fino alla base de’ pezzi la- terali. Fig. 6. 4. Savaresi in cui rilevasi la quadru- plicata filiera di piedi p , ed il tubercolo labirintife- ro r, che si è delineato a parte per vie meglio dimo- strarne la figura flessuosa R e paralella delle sue lami- nette, le papille ossee compresse retuse e solcate nell'a- pice s, cinte da tenaglie £ ed alternanti coi fiocchetti vascolosi 2. Tavola XIX. Fig. 1. A. aranciaca guardata pel dorso, che pre- senta i raggi: a intero co’ calicetti spinosi aventino la pro- pria cupoletta ossea e che sonosi ingranditi nella Zig. 5 e 6, le spine vertebrali è lunghe e e corte, essendovene la sola filiera laterale interna in d ec.j; e rivoltato su per farne vedere il tubercolo labirintifero # dove finisce il corpo #, le spine della faccia inferiore, le papille © ( 368 ) piedi assottigliati /, l'arteria radiale g, le spine &, che avvicinate occultano questi e quelli, in tale spazio ospitan- do la Nereîs squamosa ( Fig. 7 ) e flexuosa ( Fis. 8 ), essendone state ingrandite le squame nella ig. 10 e 11; Z colla sola teca vertebrale; 72 con l’ intestino cieco 7, il cui apice è sostenuto dal legamento 0, uscen- do tubolosi pp dallo stomaco, che in g offre i tendi- nucci pennati e poco più sopra il sacco biliare 7, i le- gamenti s che lo attaccano all’ integumento del corpo, dove si ravvisano le fascie analoghe agli ambulacri de- gli Echini £ #, porzione de’ sepimenti fibrosi 2 w, e la inserzione delle ovaie v v. I corpi vascolosi e po- sti intorno l'anello osseo y della bocca, e le vesciche ovali 5 2. Fig. 2. Pezzo dei lacerti muscolari del comune in- viluppo ove sono impiantati i calicetti spinosi @ iniero e 6 reciso. Ogni aia di detto reticolo lacerioso ha del- le fibre con vari forami c comunicanti dentro | ad- dome. Siffatti fori esistono pure nell’ A. eclizophora ( Fig. 3) d, oltre que posti a’ lati di ogni teca ver- tebrale e, donde partono i muscoli a laminetie Y. Fig. 4. Disposizioni de’ pezzi ossei sottoposti alla cute dell’ 4A. echinophora g, essendone la metà della colonna vertebrale /. Fig. 9. L'A. pentacantha oltre i denti spinosi cir- condanti la bocca z, poco lungi ne ofîre cinque altri gruppi 7. Quali denti son pettinati nell’ 4. aranciaca ( Fig. 17) È, sostenuti essendo da’ pezzi / della co- ( 369 ) lonna vertebrale, che circoscrivono | atrio della bocca, e fra essi articolati 72 72. I suddetti denti consimile disposizione serbano nell A. exigua ( Fig. 16. ) n, dove apparisce la colonna ossea o di ogni raggio, la composizione della teca delle vertebre p, e dello spazio intermedio 9; e nell’ .4. rubens ( Fig. 19 ) 7, la quale aveva perduto un raggio, che si era appena riprodotto £#. Quelli dell’ 4. ophiura ( Fig. 14) u, a cui lati osservansi le arterie dentarie v, sono artico- lati alla metà interiore dalla colonna vertebrale x a ; es- sendone delineate le vertebre per la faccia superiore ( ig. 12 ) e per la inferiore ( Zig. 15 ), ed il pezzo osseo ( Fig. 15 ) frapposto alle squame del dorso presso ogni raggio dell’ _4. cordifera , ove si adattano i pettini. Fig. 18. I pezzi componenti ogni vertebra sono : ad ed articolati fra loro c, avendo in e il foro ed in d il legamento intervertebrale ; 7 altro pezzo congiunto a g diviso nel punto £, e ad i, che offre porzione del ca- nale 7 per l ingresso dell acqua marina. Tavola XX. Fig. ». Asterias ophiura supina “fon i piedi da sporti in ara i quattro forami ovali per l' ingresso dell’acqua d posti in ogni raggio, ed una specie di squametta c ‘quasi a cuore. Si osserva poi un pezzo in” srandito tanto delle squame dorsali de’ raggi ( Fg. 2), che quello del disco del suo dorsorisultanie da numerosi tubercoli ricoperti dalla cute, e aderenti alla tunica fibrosa ( Fig. 3 ). Fig. 5. Essendosi sezionato e rovesciato un pezzo dell’ integumento dell’ 4. aranciaca, di cui si veggo- 47 ( 370 ) uo i residui de'sepimenti fibrosi dd divisori della cavità addominale, gli spazii e e picciolissimi rimasti da’ lacerti fibro-tendinosi , e la striscia 77; in cui il peritoneo se ne discosta per formare il mesenterio g; chiaramente sî ri- marcano le fibre tendinose disposte ad imbuto 4, le qua- li separano il sacco biliare aperto nel fondo dello stoma- coZ, e propriamente nel centro de’ tendini pennati , che a traverso delle tuniche rugose di esso traspariscono. Oltre de’ quali tendini n'esistono altri, che lo abbrac- ciano £ £, e s' inseriscono sin quasi al termine della teca vertebrale de’ raggi. Nell’ interno del ventricolo, avente I esofago L, sboccano gl’ intestini ciechi // ec. , che in qualche distanza e con alterna disposizione cacciano pe’ lati le vescichette ovate ed increspate 72 72, ed osservansi nel suo interno infinite rughe, e gran copia di vasi ( #%g.6). I suddetti intestini sono due volte ramificati nell’ A. exi- gua ( Fig. 7 ), e tre nell A. Savaresi ( Fig.8). Fig.9. A' lati di ogni raggio dell’ A. ophiura si aprono i canali degli ovidotti @ @, e nel centro infe- riore poi del corpo esiste l apertura & dello stomaco fatto da lamirfette membranose c c, e nel cui fondo l'A. cordifera ( Fig. 10 ) presenta dippiù le menzionate lamelle pennate, ed a stella. Le ovaie di simigliante A- steria sono a cornicello e. Fig. 11. In questa varietà dell’ 4. dispinosa ap- parisce il sepimento fibroso Y, l ovaia gg, le due lami- ne membranose 4 per entro le quali tragitta la matrice dalla teca vertebrale è fino. al tubercolo labirintiforme 4. Fig. 12. A. cordifera, che ofire i raggi 72 72 recisi (371 ) ed indi a poco a poco rigenerati, nella loro origine i due pettini spinosi esterni, che ne hanno altrettanti più piccoli interni p ( Fig. 13), non chè ( Fig. 4) i piedi 9, che escono dalle squame laterali. Nella Zig. 14 si è rap- presentato un pezzo della bocca di detta Stella per farne vedere i denti e la configurazione delle annesse squa- mette. Le ovaie dell’ 4. exigua sono segnate dalla Fig. 15, e quelle dell’4. Savaresi dalla Fig. 16, e dell'A. violacea dalla Fig. 17; giacchè nella Zig. 18 rimarcansi non solo le ovaie dell’ 4. aranciaca B, ma benanche il corpo labirintiforme colla respettiva apertura, che gui- da nella matrice C, della quale si sono ingrandite due laminette interne ( Fg. 19), cui è legata la sostanza a- diposa c col proprio forame e. Tavola XXI. Fig. 1. Sacco biliare dell A. aranciaca , apparte- nendo quello della Fig. 2 all’ A. exigua e l'altro della Fig. 5 all A. Savaresi. — Fig. 5. Pezzo de’ raggi dell’ 4. subulata, guardatà ( Fig. 6 ) pel dor- so, ove rilevasi che in tutto il perimetro è fornita di calicetti , tranne nel margine del canale inferiore di 0- gni raggio corredato di due spine d: e c indicandone i forami pe’ quali passano i fiocchetti vascolosi. - ig. 7. A. Tenorit delineata per la faccià superiore co’ piedi d d vescicoloso-dentati, essendone disegnato nella Fig. 3 la parte inferiore del disco colla bocca è, nella Fig. 9 la squama superiore, e nella Zig. 10 la inferiore de rasg! È * ( 572 ) Fig. 12. Anello vascoloso esofageo dell 4. aran- ciaca, in cui sbocca una delle cinque vene meserai- cheg, e dal quale escono esternamente le vesciche ova- li 00 ed all’interno i corpi veseicolosi, uno de’ quali sì è ingrandito ( Zig. 4 ), le arterie radiale # e me- senterica 4, la vertebrale 7 che a dritta e sinistra dà un breve canale per le due vescichette ovali &, pel piede Z; avendo esternamente ( £%g. 14 2 ) le fibre a lungo, e nell’ interno altre a traverso 2 con cui ade- risce alle mezze vertebre #2, tra le quali passa l' arte- ria vertebrale p, che somministra il canale per la ve- scichetta g e pe’ piedi r. Forma di questi e quella nel- VA. rubens ( Fig. 13 ). Fig. 15. Anello vascoloso dell’ esofago appartenen- te all’ 4. echinophora, da cui ha origine l'arteria ver- tebrale @ col canaletto a dritta e sinistra per le vesci- che reniformi d e pe’ piedi c. Arteria dorsale d recisa con due vasi forniti di fiocchetti, che escono pe’ fora- mi dell’ integumento superiore de’ raggi ( 4. Savaresi Fig. 14 s), i quali sboccano nella vertebrale @, egual- mente che forse lo farà il vaso esterno e, che passa per mezzo di ognuno di siffatti fiocchetti ( Zig. 16 ). Fig. 17. Sistema sanguigno dell’ 4. ophiura, di cui sono r. anello vascoloso dell’ esofago, ed arterie 0 o denu- tarie, p dorsale, g vertebrale co’ piedi, essendosi di- segnato nella Zg.11 quello dell'A. Tenor ingrandito. Fig. 18. Vasi dello stomaco dell’ 4. aranciaca e dell’ophiura Fig. 19, e Zig. 20 corona de tendini pennati della prefata A. aranciaca. (575 ) N. B. Nell'articolo circolazione delle Asterie, pag. 297 dal verso 12 al 16 bisogna leggere, che dalle ar- terie vertebrali escono i canali per le ampollette e non già dalle radiali, che puonsi piuttosto considerare come vene. Cosicchè il circolo sanguigno delle Stelle marine si fa mercè le vene mesenteriche e le radiali, che ri- portano il sangue nell’ anello vascoloso esofageo , don- de passa nelle vesciche ovali e ne’ corpi vescicolosi, e le arterie meseraiche, le vertebrali e le dorsali co’ rispettivi fiocchetti, che lo diffondono alle diverse parti del loro corpo. Tavola XXIÎ Fig. 1. E. Cidaris con i piedi A A, le sue spi- ne lunghe a e brevi 6, di cui esistono altre più piccole tanto nelle pertinenze della bocca c, che ne’ cinque spa- zii mediani del corpo, in mezzo ad ognuno de quali @ serpeggia un’ arteria, che forse esce dall’ anello vascola- re dell’ esofago. Le Fig. 2, 3e 5 ne dimostrano le piccole spine sepa- rate, di cui ora si è fatto parola. La maggiore si è in parte rappresentata nella ZF. 4, ove apparisce solcato-muricata e coll’acetabolo e , che articolasi al corrispondente trocan- tere ( Zig. 6) 7. Esprimono la pedicellaria , che gli appar- tiene, la 7g. 7 chiusa col proprio gambo osseo g, e la Fig. 8 aperta risultante da tre pezzi prismatici 4. Fig. g. Il vano della grande apertura della scatola ossea dell’Z. Cidaris, che nel mezzo presenta la bocca /, è chiuso da un diaframma muscolare embriciato 772; aven- do l’ orlo di quella cinque pezzi , che nell’unirsi 72 72 non (374) formano gli archi ossei degli altri Echini, e principal mente dell’ E. sawazilis ( Fig. 10 ) 00. Cadauno de suddetti pezzi in questo Riccio offre una coppia di semi- forami p pel passaggio delle branchie, Il diaframma è fibroso, nella cui faccia inferiore ha moltissimi ossicini piat- ti g fra loro concatenati mediante filetti muscolari, in corrispondenza de’ quali si articolano i gruppi di pedi cellarie circondanti la bocca: dicendosi lo stesso per l'al tra catena di ossetti, che più dappresso la cinge r, ad ognuno de’ quali esternamente si articolano i gruppetti di dette pedicellarie, che nel mezzo hanno un piede con orlo connato, siccome appariscé sull’E. neapolitanus ( Fig. 11) s, e (Zg.12) ; attesochè la Zig. 13 dimostra le pedicel- larie di siffatto essere, nascendone quattro da un comune gambo 2, e le Zig. 14 e 20 offrono due de’ sopraddetti ossetti ingranditi , onde far conoscere la coppia di forami appartenenti a cadauno v, pe quali passano i canali di tali piedi o tentacoli. Il medesimo E. reapolitanus ha una duplice coro- na di branchie a variamente ramificate, ed incise ( Fg. 15 ); gli aculei superiori brevi y rotondati ( Fig. 16 ), il cui apice si è ingrandito ( Zig. 17), ed i lunghi 2 assottigliati ( Zig. 18 ), dove si vede in @ un pezzo del- la capsula articolare ; i piedi affollati con apice peltato 6 nella sua faccia superiore, altri poco appresso in duplicata serie e con estremo sottile c , avendone taluni in giù da un solo lato pennati ( ig. 19 ). Fig. 20. Pezzo del guscio dell’E. reapolitanus, onde dimostrarne gli archi imperfetti della sua apertura supe- ( 975 riore e , i quattro forami delle branchie f degli ambula- cri, e la disposizione degli acetaboli g. È poi oggetto della Fg. 2r di far conoscere la direzione degli am- bulacri &_ presso lano chiuso da quattro valvule 7, cin- te da cinque scudetti 7, uno de quali offre leggeri alveo- li #; e tutti hanno il buco per l’apertura degli ovidotti. Tolte le prefate valvule apparisce l’ ano / ( fg. 22); a- vendone rimasta una 72 per dimostrare l'inserzione de muscoletti, che le chiudono ed aprono 7. Tavola XXIII: Fig. 1. E. esculentus, var. sp. apice albis, sezionato a traverso, di cui si osservano : gli aculei grandi @, e quei trifurcati 6 ; i piedi e c, donde nell’ interno del guscio par- tono delle laminette d dd, impiantate ne’due canali de- gli ambulacri e ef, dove esiste il foro per la uscita di un ramoscello dell’ arteria radiale, e vedesi la disposizio- ne de forami pel tragitto de’ piedi; £ g suture per le unioni degli ossetti pentagoni del guscio 5 £ base della co- rona de’ denti maggiori; # linguetta ripiegata ; 7 serie di ossi x congiunti mercè la membrana muscolosa #; £ Ampolla Poliana; m esofago, che in 2 sbocca nel rigonfiamento , che potrebbesi dire stomaco; 00 prima girata del tubo intestinale alternante col mesenterio p p, che all’ esterno con tendinucci si lega al guscio; secondaria girata del primo g 9 e del secondo rr, terminando poi nel retto s circondato da tendinucci ; 飣 ovaia col pro- prio ovidotto. Fig. 2. Diaframma che chiude 1’ anello superiore della scatola ossea; nel cui centro trovasi la bocca a cin- ( 376.) ta dalle fovee degli ossetti sottoposti, dalle pedicellarie trifide fascicolate piccole 6 e da altre più grandi c, che so- nosi ingrandite nella 7g. 6. Piede di detto Echino, ve- duto per la faccia inferiore ( Fg. 3 ) e superiore colla fovea centrale ( Zig. 5 ) — Zig. 4 esprime itre pezzi aperti ed articolati dell’aculeo trifurcato, che è semichiuso nella 7g.7 col fascetto di fibre d motrici di essi, e provegnenti dal sot- toposto gambo osseo inviluppato dalla cute, ed articolato col rispettivo trocantere tra le spine del guscio , siccome osservasi nella Zig. 9 e di altro aculeo capitellato trifi- do posto tra gli aculei cartilaginei del tutto vestiti dalla cute Fg. 8. Fig. 10. Dente maggiore, che offre in f la conti- nuazione dei denti del pettine, g le due lamine ossee dure, 4 la faccetta in cui si articola l’ ossetto rettan- golare z, j l'osso x congiunto a quest ultimo. — Fig. 11. Dente maggiore dell’. reapolitanus nella base disu- nita e correda:a di uncinetti #, essendone £ l’ossetto diverso dall’x.— Zig. 12. Faccia inferiore interna del dente mag- giore per dimostrare la situazione delle due laminette ossee dure continuate nella linguetta 772 in una specie d’ incavo. — Fig. 15. Dente maggiore dell’ E. Cidaris col suo ossetto rettangolare 722 e ad X 0. — Fig. 14. Altro dente maggiore a fin di dimostrare la inserzione de’ mu- scoli adduttori p in vari strati, che si ravvisano in si- to g( Fig. 15). Fig. 17. Scudetto maggiore alveolato, nella cui fac- cia interna corrisponde la fovea ( Fig. 18)r, oltre l'in- fossamento dell’ ano, corredato all’ esterno di molte val- (577 ) vnlette triangolari ( 7g. 21). — Zig. 19. Aculeo gran- de il cui troncantere è circondato da piccoli aculei s. Fig. 22,- 24. Si è delineata la posizione della lamina inferiore # alla superiore w del dente grande, di cui la Fig. 25 fa conoscere la faccia esterna o dorsale della 1a- mina maggiore. — Zig. 16. Uova riunite in gruppi ovali, che col microscopio compariscono fornite di apice rileva- to v: e le stesse furon vedute circolare tra il siero del sangue ( ZYg. 20 x ) in unione degli anelli cruorici riuniti in gruppi 4 z. Tavola XXIV. Fig. 1. Apertura superiore della scatola ossea dell’ E. Cidaris a, la quale manca di archi; borse è comu- nicanti collo spazio esistente tra la bocca ed i denti; c ossicini che circondano |’ esofago, fra loro connessi con un piano muscoloso ; d esofago ; e e ampliazioni del tu- bo intestinale corrispondente al duodeno alternanti con altri cinque rigonfiamenti, che vi sono sottoposti, e da’ quali esistono in ff i vani; g pezzo di mesenterio le- gamentoso, che gli mantiene aderenti ‘al guscio osseo ; 4 vena ed è arteria enteroidea, che costeggiano il canale degli alimenti fino all’intestino retto # cinto da molti tendinucci , le cui diramazioni si anastomizzano in. Nel margine del duodeno vedesi un altro pezzo di mesen- terio //, nelle cui lamine trovansi molte glandulette. Fig. 2. Porzione dell’ anello osseo descritto per di- mostrare l’ attacco de’ muscoli 0 0 0 0 agli ossi p p 7 p ne- gli estremi bifurcati, ognuno de’ quali è unito mediante il muscolo 9} che verso l’interno finisce in una mem- 43 (378 ) brana muscolosa da unire tutti e cinque gli ossicini re- stando il passaggio per l’esofago, e dal suo esterno par- tono due esili filetti muscolari diretti a’ lati delle lin- guette fr. Muscoli ss abduttori, e £ adduttori de’ denti. Fig. 5. Esofago reciso a, cui mercè sottile mem- brana da una parte si unisce alla vescica ovale 6 col- l'estremo opposto aderente alla fovea sita presso l’ inte- stino retto c fornito di tendinucci intorno l’ ano, e dal- l’altra comunica col canale dd d, che costeggia tutto l'interno lato del duodemo e e è, aperto in g onde farne vedere le cellette, e termina nell’incominciamen- to dell’ultimo tratto del canale degli alimenti 4%. È da è segnata l'arteria e da / la vena enteroidea. Fig. 5. Orificio della bocca circondato da dieci mu- scoli con una coppia di essi 77 diretta alla parte interna dell’ osso 72 772, e scorrenti su l’ esofago 2. N N denti maggiori ne’ margini interiori pettinati. e presso l’ apice di cadauno si attaccano i due muscoli o 0. Un solo strato degli aldduttori dei denti vedesi nella Fg. 4 2; come pure si ravvisa l’ antro dentario 7. Fig. 6. Con essa dinotasi 1’ attacco de’ due muscoli rr abduttori de’denti, che dall’ interno delle branche de- gli anchi osssei si dirigono a’ lati superiori di ogni den- te. — Fig. 7. Dente dell’ Z. neapolitanus per farne ve- dere il canale medio S ed i due antri s 8, che trovansi nella sua sostanza. Fig. 8. Pezzo di lingua guardata pel dorso #, ed z disposizione delle fibre da cui risulta. - Zig. 9. Esofago ( 579 ) dell’ E. neapolitanus ingrandito per osservare le rialza- ture della sua interna tunica. — ig. 10.@ Pezzo della membrana esofagea dell’ E. esculentus, 6 del duodeno dell’E. neapolitanus, e d del mesenterio dell’. Cidaris. Fig. 15. E. sawatilis guardato per la faccia in- feriore, essendone 6 l ano chiuso coi forami degli avi dotti nel perimetro, ed i piedi cc; attesochè gli acu- lei grandi e piccoli con una pedicellaria si veggono nel. la Fig. 11, lano aperto nella Zig. 12 e le forma e struttura del tubercolo alveolato nella Zg. 15. Si dimo- stra la disposizione di tutti i pezzi che circondano l’ ano tanto mobili che fissi g, l’ unione di que’ del guscio 4, con un solco a zig-zag nel punto 7; e gli ambulacri 7} nella Fig. 14. Fig. 16. E. neglectus veduto per la sua faccia supe- riore, di cui sono 72 72 le branchie poste poco lungi dalla bocca. — Zig. 20. Aculeo suo, il cui apice è delineato nel- la Fig. 22. e la base nella 7g. 17, dove vedesi la tu- nica musculare esterna r, che lo unisce al corpo, e la interna s. La Zig. 19 e 20 rappresenta un aculeo ingran- dito, e la Zig. 18, 21 ed A le varie pedicellarie che vi si trovano, avendo ognuna un ossicino nell’ interno in- feriore del gambo. Tavola XXV. Fig. 1. E. spatagus delineato a grandezza naturale per la sua inferior faccia, ove si osserva la bocca a cinta da piccoli aculei setolosi, e 6 c d ambulacri anteriore , la- terale , e posteriore co’respettivi piedi ; l’ano e circandato da pedicellarie , e poco oltre esistono altri piedi f; l' aia * ( 580 ) ellittico-cordata g; e la ovale X con gli aculei a paletta. Fig. 2. Il suddetto Echino guardato pel dorso , on- de ravvisare il sito, in cui finiscono i piedi ombrellati è e principiano i tubolosi 7, i quattro ambulacri colle pin- ne laterale # e posteriore K, le aperture degli ovidotti /, e l’aia crociforme romboidale. Fig. 5, 4 Aculeo a paletta 772 osservato per la parte inferiore, vedendosi in 7 il forame interno , ed o per la superiore, avendo in p l acetabolo cui sovrasta una specie di fòvea, il quale si articola col troncantere ( Zig. 5 ) posto presso il perimetro della sua aia 9. Altro aculeo ( Zig. 8 ) con lungo collo r tra l’acetabo- lo e l'orlo. — Zig. 6. Aculeo triforcato posto fra i se- tolosi degli ambulacri posteriori inferiori, e g. 7 si- tuato intorno lano. -— ig. 9. Piede triombellato in- grandito, e Zig. 10 branchie bipinnate. Fig. 11. Pezzo A della scatola ossea inferiore e B superiore, notandosi nel primo a gli ossetti mobili del- la bocca, c que’ dell’ano, d metà dell’'ambulacro an- teriore, e il laterale ed Y f il posteriore sinistro, ove trovasi la cresta g; e ravvisandosi nel secondo metà dell’ ambulacro anteriore 4, il laterale £, il posteriore / sinistro, ed i due forami de’ quattro ovidotti presso i quali esiste nn’ altra cresta è per l’ attacco delle ovaie. I differenti pezzi componenti il prefato guscio osseo so- no circoscritti da particolari suture. Fig. 12. a Bocca, c esofago, d d duodeno, e sacco cieco, Y resto del tubo intestinale ripieno di arena, g terminato da legamentucci 4 4 canale che (381 ) dal termine dell’ esofago finisce nell’ intestino, lamina mesenterica interna z 7, ed esterna $ £ co’ tendinucci sfioccati che lo sostengono alla scatola ossea, Z corpi vescicolosi, 72 peritoneo che lega 1’ esofago alla cresta ed all’ Ampolla Poliana, ed n porzione libera : 0 0 altro pezzo di peritoneo aderente alla linca mediana su- periore della scatola ossea, alla cresta ivi esistente , e le- gato all’ esofago ed al retto. Tavola XXVI. Fig. 2. Le arterie radiali a a a a a dell'E. esculentus con flessuoso tragitto, mentre danno un ramoscello per le laminette vescicolose 6 6, donde in giù esce una cop- pia di piedi cc, passano sotto gli archi ossei ove a dritta e sinistra somministrano ui vaso, da cui pendono tre vescichette ovali e e ( Fig. 7 ), da ognuno di loro u- scendo le arterie esofagee 7, le quali formano |’ anel- lo vascoloso dell'esofago g} e poi fra esse parallele è i i si disperdono nelle tuniche di questo. Infine pria di finite nel comune anello vascoloso 4 danno a manca e dritta un tubolino fornito in giù di una vescica £ ( Pg. 7), ed in su di due vasellini, che attraversano i piedi posti intorno la bocca /. Dall’ anello vascolare. esofageo con tortuoso anda- mento pende | Ampolla Poliana m, la quale infe- riormente ha un vasellino che finisce nella sostanza ve- Scicolosa r, e ne esce non solo Y arteria mesenterica 00, ma vi sboeca pure la vena meseraica 2 P. 9 Corona vascolare situata intorno l’orificio (dell'ano, dalla quale escono cinque arterie rr r rr anastomizzate colle radiali ( 382 ) (Fig.6). Non ho potuto indagare quale rapporto , le branchie nella Z°%g3 ingrandite serbano ; mostrando in s la parte pendente dentro ‘il corpo, ed in S quella posta fuori col resto della circolazione, che sarà come i cor- pi vescicolosi delle Asterie, Fig. 10. E. neapolitanus, di cui sono a l'arteria radiale finita in 6 con una porzione dell’ anello della bocca, c quello dell’ esofago coll’ Ampolla Poliana d, ed ee larteria esofagea provegnente dalla radiale, es- sendone state in giù recise le altre sue quattro compa gne f/ff. In questo Echino dalle laminette vescico- lari superiori escono i soliti piedi g, essendo que’ delle medie assottigliati 4, e delle inferiori da un solo lato pennati ( Fig. 12) è. Fig. 4. Si è ingrandita una laminetta vescicolosa dell’. sawazilis per farne vedere la forma, la vena- tura e le vescichette ripiene a di umore analogo a quel- lo contenuto nell’ Ampolla Poliana. Per ogni piede caccia due canalini 6. che arrivano sino all estremità, il quale nell’ interno ha delle fibre a traverso, che al l'esterno c sono longitudinali. — 7g. 5. Arteria ra- diale dell’ £. Cidaris colle laminette d ed i piedi e re- ticolato-setolosi , la quale superiormente ha le vescichet- te ovali / ed inferiormente caccia un arteria g, che e- sce fuori del guscio e si dirige verso la bocca. Fig. $. Dal pentagono vascoloso 4 dell’ E. spata- gus nascono le arterie sagittale z 7, laterale superio- re $ £ ed inferiore //: queste e quella si continuano verso i quattro forami degli ovidotti, dando. a dritta e ( 385 ) simistra il camaletto per le rispettive Jaminette 2 72, da ognuna. delle quali nascono due vasi bipennati ( Fg. 19 ). Le arterie laterali inferiori nel circoscrivere la ba- se del succennato pentagono formano l’ anello vascoloso dell’ esofago, da cui prende origine l'arteria 72 e la vena o 0, che con parallelo tragitto percorrono tutta la lunghez- za delle intestina anastomizzandosi nel duodeno p. Tra l’a- nello vascoloso esofageo e l’arteria laterale inferiore sinistra hanno origine l’Ampolla Poliana, la meseraica mino- re in cui con infiniti ramoscelli finiscono i grappoletti vescicolosi£ ( Zg. 9 £ ), e la sagittale 7,7, che co- munica .coll’ anello vascolare posto intorno i fori, degli ovidotti, e fatto dalle arterie Jaterali superiore ed infe- riore di dritta e sinistra, non .che dalla dorsale. Fig. 11. Pezzo del guscio dell Z. Cidaris, di cui sono a (le fascie porose sd da pelvi, c il peritoneo che aderisce all’ ovidotto d,..variamente ramificato e . setolo- so. Porzione dell’ ovaia. (col respettivo condotto dell’ £. neapolitanus ( Fig. 12 ). nose neroranies una» (384 ) DALLA DAG IIZZ A RIZTIULIZIA REAL AAA IVA LIV NAZIO Y VILLA RLAA E UTI RIINA III ANNUNZIO SU LA FACOLTA’ VELENOSA DI TALUNI MoLLUSCHI TESTACEI. Ira’ pesci non squamosi, e soprattutto fra’testaceì si notano da’ trattatisti di Polizia medica e di Tossicologia il mitilo degli stagni e le ostriche (1), i quali mangiati nel tempo della fecondazione e di està producono delle coliche, ed una eruzione alla pelle simile alla Aydroa sudamen, a cagione delle loro ovaie contenente un u- mor latticinoso caustico, onde è che in Francia ed in Spagna sonosi cominate delle pene a coloro , che le ven- dono nella stagione estiva. A me si è presentata l occasione di notare tra que- sta classe qualche specie di altri due generi, vale a dire la così detta Spera ( Arca noae ), lo sconciglio reale ( Murex brandaris ) e’l comune o truncolo ( 44. trur- culus ). Darò un semplice sunto de casi , ne quali sono riusciti micidiali, a fine di desiderarne tra noi la proi- bizione solamente di està. È inutile tessere la storia de’ medesimi viventi, come è fuor di proposito l’esporne la notomia, che pubblicherò nel IV. volume de’ Testacei delle due Sicilie. È però oggetto del presente argomento di farne conoscere i de- (4) Behrens, de affect. a Mytilis. G. P. Frank, Poliz. med. , tom. 5, p. 200. G. Frank, Praec. univ. med. , v. 1, p. 355. Bateman, Comp. de’ mal. cut., v. 1, p. 181. ( 385 ) leteri. effetti, che in certe epoche dell'anno; principal- mente da primavera all’ autunno, quantevolte sieno di perfetto sviluppo. ed in somma copia mangiati. Ii prof. Scattigna, di cui deploriamo la perdita , sono ormai due anni che mi comunicò la seguente os- servazione per la quale egli desiderava, che mi. fossi occupato a trovare la ragione sufficiente perchè tali ani- mali testacei tanto ricercati da’ napolitani, mangati duran- te la stagione invernale fossero salubri, ed all’opposto poi arrecar dovessero molestissimi danni nel tempo estivo. Osservazione I. ) Anna Martone di Napoli di tem- peramento sanguigno dell’ età di anni quaranta in luglio 1825, essendosi cibata di sufficiente quantità di scorcigli in zuppa verso le ore pomeridiane dello stesso dì prin- cipiò a lagnarsi d°’ insofiribili dolori viscerali , accompa- gnati prima da vomito di bile mista a materie in par- te digerite, e poco tempo. dopo ebbe continui tormini viscerali con inutile incitamento ad evacuare le fec- cie, che durò sino alla sera : epoca in cui il signor Scattigna fu chiamato -per visitare la povera inferma, che presentava difficoltoso respiramento ,. sete eccessiva , pelle arrossita e pruriginosa ;.coma ; polsi piccioli , bas- si, e celeri. i Con questo apparato di perniciosi sintomi Quegli ordinò l'applicazione ‘delle sanguisughe all’ addomine.; on- de dissipare la manifesta minaccia di gastro-enterite , ed internamente | prescrisse una soluzione di gomma arabi- ca edulcorata' ‘collo sciroppo di viole. Ad onta di tutti questi aiuti la infelice Martone, contimando a presen 49 ( 386 ) tare l’aumento de’ sintomi infiammatori , delirio, convul- sioni, all'una pomeridiana, o sia 24 ore dopo di aver mangiato gli sconcigli, cessò di vivere. Per ordine della Polizia si procedè allo sparo di det- ta defunta, cui assistè il prefato Scattigna , e si vide la tunica mocciosa gastro-enterica infiammata con mac- chie cangrenose in quella degli intestini tenui. Bentosto il prof. Scattigna mi pose nell’ impegno di esaminare gli animali di siffatti murici, de’ quali io già aveva intrapreso la notomia nell’ inverno dello stesso anno. Motivo per cui cercai di riesaminarli. con mag- giore attenzione, proccurando di soddisfare le sue giu- ste brame, e di poter concorrere "eziandio a farne in seguito evitare gli esposti danni colla loro. proibizione. Le mie indagini però furono coronate da felice suc- cesso, attesochè la sostanza, che costituisce le parti del se- condo cavo branchiale, mi offrì un colore diverso da quel- lo, che nell’ inverno presentava. L’ovaia anche era di alterato colore; ed il corpo adiposo ricolmo di una so- stanza. tegnente, e filamentosa . Alla destra ed infe- rior parte della cavità suddetta esisteva un corpo glan- duloso ; risultante da molte vescichette piene. di umo- re violetto, che gli antichi conobbero col nome di porpora senza che avessero saputo, come.neppure ì mo- derni » zootomisti conoscono, donde quella si fosse mai lavorata. Tutti gli additati organi adunque solamente ne’ mesi estivi. trovansi ‘rigogliosi di umor violaceo, ed in piena loro attività ; ed ecco perchè sperimentansi solamente iu ( 387 ) tal’ epoca micidiali. Il succennato organo si rinviene puranche nell’ abitante del Buccinzzi Galea L. e del Murex Tritonis L. (1), e sempre di està acquista il color di porpora; anzichè di primavera, giusta |’ asser- zione di Aristotile seguita dal celebre Ferusac (2), che soggiugne scomparire nella canicola. Osservazione II ) Il sig. D. Errico Rotelli dimorante in questa Capitale il dì 19 del mese di agosto 1825 man- giò insieme con sua moglie D. Giuseppa di Aquino una zuppa de’ molluschi abitanti nella conchiglia detta Spera ( Arca Noae, Linn. ). Dopo pranzo la di lui moglie prin- cipiò ad accusare forte dolore di stomaco, vomito , offu- .scamento di vista, vertigini, convulsioni toniche e prin- cipalmente il trisma, restando la povera Aquino rafred- data, senza polsi, priva di sensi, con segni dapprima di gastro-enterite, poi di già avvenuta cangrena, ed alle ore undici antimeridiane del giorno seguente finì di esistere. Il di lei marito peraltro, il domestico , gli: amici che furono pure complimentati di tali conchiglie e tutti al numero di dodici persone, soffriron dal più al meno cardialgie, vomito, diarrea accompagnata da febbre, che terminò al quinto giorno, previo opportuno metodo cu- rativo antiflogistico L’autossia cadaverica della infelice Aquino eseguita da’ proff. Grillo e Pasqualone fece conoscere delle suggel- lazioni cangrenose nell’ interno dello stomaco ed alterata (1) Zestac. Utr. Sic., tom. IV. (2) Dic. cel. d’ Hist. nat. vol. a, pag. 553. * ( 388 ) la mocciosa intestinale. L’ analisi chimica delle sostanze rinvenutevi dal prof. Lancellotti diede per risultamento solfato di calce e molto ferro. Quindi vedesi bene che gli addotti esempi ci som- ministrano argomento chiarissimo» di essere molto guardin- ghi nel cibarci di tali molluschi (1). (1) Z un articolo sommamente intralciato quel lo della vendita di ogni sorta di pesce ed in quat siasi epoca dell’anno, e che soltanto la Munificen- za del nostro Augustissimo Monarca potrebbe inco- raggiarmi ad intraprendervi un lavoro utile agli a- bitanti delle spiaggie delle due Sicilie, che finora nulla di sicuro posseggono intorno a ciò. I pesci conosciuti velenosi per organi particolari, spine, uo- va , o per essersi cibati di altri animali forniti di principi acri e di sostanze deleterie, sono assai scarsi: ma quanti altrà forsi ve ne saranno cre- duti innocui, e che in seguito di attente ricerche renderebbero più sicuri e men funesti sì grati cibi a’ popoli delle Sicilie ? Ed a questo proposito conviene sapere che Pli- nio ha conservata una Legge di Numa la più anti ca tra le suniuarie romane, con cui determinasti quali pesci mangiar si potessero nelle feste solenni. Essa ha molta simiglianza colla dietetica di Mosè; ed invece di credere che fosse stata dettata da Nu- ma per linutare le spese da farsi in tale rincontro, molti opinano che egli altre ragioni avesse avuto ( 389 ) MEMORIA SU GLI ANELLIDI. PARTEL CAPITOLO LI. Delle Nereidi . SG. I. N. GIGANTESCA»; Al termine della stagione estiva del 1823 nelle vicinanze di Capri fu pescata la presente Nereide od Eunice, di cui mi fu portato un pezzo del respettivo guscio, duro come cuoio, scabroso esternamente , levigatissimo nell'interno, e circa cinque piedi del corpo, che appariva mutilato; ma dalla eguaglianza del suo'traversale diametro a quella della prima articolazione di* essa è forza conchiudere , che siffatta mi- sura era circa la metà della lunghezza, che l’ animale in per la proibizione de’ pesci non squamosi, che so- gliono essere il più delle volte è meno salubri, ed i più perniciosi alla pubblica salute. I sacerdoti di Egitto, che abitavano un paese marittimo soggettis- simo alla lebbra, proibirono molle specie di pesci, che poi furono interamente suppliti da’ soli vegeta- bili. Dippiù gli Ebrei, essendo ad un di presso governati da leggi analoghe, non potevano mangiar Pesci senza squame. ( 390 ) esame offrir doveva, o sia di dieci piedi circa. È inesprimibile la varietà delle tinte e la vivacità de’ coloriti del suo ‘corpo soprattutto nelle pertinenze della testa. Il rosso, il giallo, il ceruleo si ravvisavano così elegantemente combinati che al menomo movimen- to dell’acqua del vaso, in cui per tre giorni tenni vi- vente questo gigante degli anellidi , l’ occhio ne restava sommamente appagato , ed il riflesso di tutti i colori del prisma e dell'arco baleno bentosto si dipingevano sulla re- tina. A norma che gli anelli si allontanavano dalla testa i suddetti coloriti tendevano al rosso-fosco, sebbene infe- riormente eran sempre screziati di rosso, giallo e cilestro, Per due sere continuate alla menoma mossa spandeva un chiarore fosforico. Il mio dotto amico dottor Minichini si compiacque infinitamente della ispezione di simiglian- ie verme, E quantunque avessi fatto infinite premu- re a’ marinai, onde averne qualche altro individuo; pu- re gli sforzi di costoro riuscirono sempre vani. Descrizione. ) La testa presenta la bocca con due lobi, e poco in su cinque crassi tentacoli , alquanto lun- ghi, appena rigati a traverso, rotondati nell’ apice, e disposti in maniera che tra i due laterali esistono gli oc- chi senza alcuno gambo, infossati nella sostanza carno- sa, e forniti di facoltà visiva; nel mentre poi il quinto tentacolo, eguale agli altri quattro descritti, e tutti fra loro equidistanti, è situato in mezzo a’ due anteriori e medii in corrispondenza dell’ angolo superiore de’ lobi carnosi della bocca. Le succenrate parti appartengono al primo anello del ( 398 } corpo di questo animale , seguendogli il secondo, lungo mez- zo pollice , al cui termine superiormente s’ inseriscono tre disuguali cirri a dritta, ed un solo a sinistra. Indi no- ve altri anelli, ognuno lungo alquante linee , e privi di qualsisia appendice, succedono a’ precedenti. Si avverta che il secondo anello ha una striscia rossa ne’ lati, alla quale segue una gialla, che confina colla quinta, ampia e mediana bleu; attesochè i seguenti nove anelli hanno rosso e giallo tutto il margine, ed il resto della parte dorsale è rosso-fosco con striscia trasversale in ciascuna articolazione di cilestro e nero. Cadauno de rimanenti anelli, almeno im tutta la lun- gheza di tale vivente, che ne ho veduto, presenta a dritta e sinistra una branchia rossa ad un solo lato pennata , un cirro gialliccio superiore più lungo dell’ inferiore, e conti- nuato con una fovea. carnicina ovale; esistendo fra questa e quello il piede comune conico con tre particolari piedi- cini corredati dei respettivi fascetti di setolette dorate. Il margine di ogni articolazione è gialliccio , presso le fovee ovali solo si vede una macchia cilestra, e tutta la sua faccia inferiore è screziata di rosso-fosco. Per tre piedi circa aveva i notati coloriti sopra e sotto, giacchè nel resto era colorato di rosso mericcio. La esposta descrizione desunta dall’ oggetto in na- tura e meno estesa di quella datane da Savigny ( op. cit., pag. 399), e pare di essere differente in modo da rendere il nostro animale una specie nuova; ma son persuaso che siffatta diversità derivi dalla sua rarità» che «non ha permesso di darne finora una esatta figu- ( 392 ) ra e di redigerne la descrizione con quella accurattez- za, di cui anche la nostra è in parte deficiente pel conto delle setole e delle acicole. Ma in essa poi fu- ron bene avvertiti quattro cirri tentacolari dietro la nuca, invece di due; gli occhi. sforniti di qualunque pedi- cello, bianchi, e con punto nero nel centro ; due lo- bi della bocca in luogo di quattro ; le branchie pettina- te dall’ undecimo anello in poi ec. Cosicchè a me sem- bra che la descrizione di Pallas sia molto approssimativa alla nostra. Anatomia ) Questa Eunice è coperta dall’epidermide sottilissima, da cui dipendono le sue moltissime varietà di colori, e da un piano carnoso , che puossi appellare la cute. Il bulbo muscoloso dell’ esofago è fatto da va- lidi muscoli, due de’ quali offrono le fibre dirette dall’ orificio della bocca fino a’ suoi lati, e da un altro stra- to carnoso sottoposto con fibre traversali, che ne trac- ciano la separazione in parte dritta e sinistra. TI primi ed i secondi muscoli servono pel movimento degli ossi mascellari, al cui dettaglio ora io passo. La ma- scella inferiore risulta da due denti assottigliati nell’ a- pice, e prolungati in sotto, dove a poco a poco si di- scostano fra loro e nel tempo istesso si restringono. Le mascelle laterali maggiori sono di figura semilunare, con faccette articolari nella base, convesse all’ esterno, con- cave ed a sega nel margine interno. Le quattro mascelle laterali minori anche si articolano fra esse e sono ezian- dio serrate. La coppia di uncini offre nella base delle ( 595 ) prominenze ed incavi articolari } mirabilmente congegna- ti: indi si rendono rotondi e'!\tra loro allontanati , e verso l’ estremità si ricurvano ed assottigliano. Con que- sti uncini essa attrappa gli animaletti, che deve divorare, ed introdotti nella bocca mastica coll’aiuto delle descritte mascelle . L’ esofago principia largo, il quale pian piano si ristringe, terminando nello stomaco. Questo ha le. stes- se rughe longitudinali di quello, ma interrotte però da altre traversali. Sì l’ esofago che il ventricolo sono ca- paci di bastante ampliazione , e le crespe traversali. ser- vono affinchè, nello spezzarsi gli anelli del corpo, possa il canale alimentare benanche restringersi :. ciocchè non avviene mai all’ esofago. i L’ intestino a dritta e sinistra ha de’ rigonfiamenti chiamati ciechi, cui in forma spirale sembra essere av- viticchiata l’ovaia. È d’ uopo peraltro confessare. che di- stratto da altre occupazioni perdei l’ opportunità di sezio- nare nello stato di freschezza questo vivente, che per la grandezza poteva illustrare non poco la fabbrica degli a- nellidi. Il suo corpo è raccorciato da quattro muscoli lon- gitudinali, ed ogni anello dal particolare muscolo tra- sversale. I piedi sono tirati in fuori dai due abduttori, e portati in dentro dagli adduttori. Del circolo sangui- gno ne parlerò in appresso. 6. IL N. cuPREA. Descrizione. ) Il suo corpo lungo circa un piede e mezzo è racchiuso in un guscio coriaceo, e levigatissimo al- T interno; giacchè esternamente è formato da acini di are- Do ( 594 ) na cui sono tessuti de’ pezzi di alga vetraria ( Caud- na oceanica Pers. ) e di fucagrostide ( Zostera mari- na , Pers. ). La sua origine da me si crede provenire dal trasudamento del moccio dalla superficie esterna del corpo di detta Nereide, il quale fa da cemento all’ a- rena ed alle alghe per conglutinarsi ; e colla uscita , ed entrata , dell'animale dalla propria casa le pareti interne se ne rendono levigate, Sulla testa ha essa cinque tentacoli disuguali, assottiglia ti, moniliformi e quasi articolati nell’ inserzione ; vale a dire i due inferiori più brevi de’ superiori e del medio. Que- sti tre ultimi tentacoli poco al di là del principio hanno una specie di base più ampia e distinta. Gli occhi glo- bosi e bianchi son collocati sopra la bocca, e sostenuti da speciali tentacoli mobilissimi, e moniliformi. Dalla bocca increspata a piacere dell’ animale escono le mascelle in- feriori, e le superiori. I primi sei anelli del corpo presentano i soli piedi con fascetto di setole fornito del cirro superiore maggiore e dell’ inferiore minore; ed a questi ne’ successivi ven- tiquattro anelli sovrasta la branchia a pennacchio, con pinne che vi s inseriscono in direzione spirale, essendo- ne verdi le inferiori e rosse le superiori. Le succen- nate setole color di oro, e sottili. sono riunite in pic- coli fascetti disposti a ventaglio, ossia quattro più cor- ti e piccoli diretti da sotio in sopra, ed il quinto poi è maggiore e con le setole più doppie. I restanti anelli hanno la stessa struttura de’ primi sei, tranne l’ultimo che finisce attenuato, e con due sete bianchiccie poste ( 599 ) a’ lati dell’ apertura dell’ ano. Il colorito di questo anel- lide, nel corpo piuttosto depresso , è verde-rossiccio co’ ri- flessi cerulei , e lunghessa la linea mediana offre un ca- nale rosso-fosco, Abita nell’ arena del nostro littorale alla profondità di 200 palmi dalla superficie dell’ acqua. Anatomia. ) Il bulbo muscoloso dell’ esofago pre- senta la medesima struttura di quello appartenente all’ E. gigantea, colla particolarità che nella figura di esso sono rimasti aderenti i muscoli adduttori, ed abdut- tori. I primi de’ quali si attaccano tanto alla parte supe- riore del suddetto bulbo, che agli anelli carnosi della te- sta; ed i secondi incominciano dalla metà inferiore del- lo stesso, e finiscono a’ lati del corpo presso il quar- to o il quinto anello della testa. Le mascelle hanno la stessa conformazione di quelle dell’ Z. giganzea, tranne però che le due inferiori sono bidentate nell’ apice , e le maggiori laterali mi sono sembrate al numero di due. L’ esofago è breve, cui segue lo stomaco alquanto ampio e con rughe longitudinali quasichè fibrose. Il tu- bo intestinale per gran parte del suo tragitto a dritta e sinistra offre derigonfiamenti o cellette; ‘e verso il ter- mine del corpo l'intestino n° è privo, ed a poco a poco si restringe per finire nell'ano. La sua struttura è sem- plicissima, avendo la tunica esterna e. l interna, ove si osservono infinite e picciolissime aie di colore verde- fosco, chè ‘a prima giunta ne rendono l’ aspetto vena- to, e risultano ‘dal reticolo vascoloso , che vi esiste. ‘La figura delle feccie anche merita di essere cono- sciuta, poichè le alghe ed i fuchi, di cui questo vi- ° * ( 596 ) vente sì ciba, conformansi in tante ellittiche vescichette , emulandone le uova. Verso la metà posteriore e laterale del corpo trovansi le ovaie, le quali sono costituite da due lunghi sacchi di tratto in tratto gonfiati, poi ristretti, e pieni di uova verde- fosche. Esse sono facili ad essere lacerate, empiendone la cavità addominale, per cui la loro ricerca riesce difficilis- sima; ed hanno propria apertura nelle pertinenze dell’ a- no. Uova anche sembrano i granelli giallieci appartenenti alle fovee ellittiche de’ piedi, e non ne so l’uso. Pe'comuni integumenti e pel sistema muscolare non differisce dalla precedente Eunice. Circolazione sanguigna. ) 1. Arteriosa — Dall a- nello vascoloso, che circonda il bulbo esofagéo , esco- no dalla parte superiore e laterale due arterie , altret- tante delle quali inferiormente situate abbracciano il suc- cennato bulbo ‘muscoloso. Attesochè in giù ha origi- ne eziandio 1’ aorta, la quale, mentre percorre tutta la media e superiore porzione del corpo , giungendo fi- no all’ano, ha sulle prime circolare ed eguale dia- metro’, offrendo per ogni articolazione a dritta e sini- stra un canaletto fornito di una vescica rotonda (1). (1) Si/fatte vesciche simili al cuore, per quanto sia a mia notizia, non sono state da alcuno autore descrit- te; e non bisogna colle stesse confondere quella spe- cie di rigonfiamento, che si osserva nell’ arteria aorta in ognuanello articolato del corpo, dipendente dalla corrugazione sofferta dalle sue pareti, che bentosto sva- (15987) Indi s'impiccolisce, presentando in corrispondenza di cadauna articolazione non solo un’ ampliazione quasi fu- nisce , qualora si distenda l anello carnoso su cui traghetta. Ed il celebre Cuvier scrive: » il est peut étre plus exact de dire que la circulation de ces a- nimaux ( vers articulés ), se fait par des vaisseaux seulement , et sans cocur. Si toutefois l'on vouloit admettre l’existence de ce dernier, au moins dans l'Arénicole, 7 faudrait dire qu'il est double, et, cont me dans les deux classes précédentes, aortique ( Lec. d’Anatom., vol. 4, pag. 412 ). Dippiù: les vers è sang rouge ( dice Serres — Mém. du Mus., vol. 5 ) z’offrent point è la véerité de coeur proprement dit , puisqu’ ils n’ ont qu? un renflement dans les vaisseaux principaux (pag. 60) ». Zndi sog- giunge: » Les sang ayant donc une circulation dans les annélides, au moyen de leurs deux vaisseax princi paux ou de leurs deux coeurs, si l’on peut s'expri- mer ainsi, et ce fluide allant chercher Dair, il Ma ‘pas été nécessaire que les organes de la respiration fussent ramifiés, quils altassent répandre lair dans toutes les parties ». Ed il ch. Latreille — Rapport de l’organis. extér. des anim. invert. compar. avec les annel. — riferisce:» Leur sang, coloré en rouge, circule dans deux grandes artères longitudinales, communiquant avec des veines; il n'y a point de coeur proprement dit ( Mém. du Mus. ,.vol. cit., pag. 118 ) ». ( 398 ) siforme, ma benanche a dritta e sinistra un canalino, cui termina una consimile vescica piccola e presso a poce reniforme. Dallo stesso anello vascoloso esofagéo nasce per ogni fato inferiore del corpo l'arteria polmonare o meglio bran. chiale, la quale in ciascheduna divisione articolata esterna- mente distribuisce due vasi abbastanza grandi, che in unione della vena branchiale formano una triplice spira vascolo- sa, dalla quale è formata ogni branchia : ie cui pinne derivano dalla secondaria e costante diramazione delle menzionate arterie, d'onde nel principio del loro cor- so altri ramoscelli. esilissimi derivano pe’ muscoli ad- dominali e pel canale degli alimenti; costituendo infini- te anastomosi colle laterali e sottilissime ramificazioni del- l’ aorta. Le sopraddette arterie branchiali, nel lato interno o sia nella faccia con cui sono in relazione colla vena cava 0 branchiale, offrono una corta e regolare ramifi- cazione di arteriucce a guisa di pettine. Ben inteso pe- ‘rò ch’'esse tanto nel collo di siffatta Nereide, che nel termine della filiera de’ pennacchi, si vanno a distri buire in ciascun pacchetto setoloso : ed in detta cor- rispondenza si osserva pure la restrizione del diametro e la interrotta ampliazione dell’aorta , la piccolezza e di- versa forma delle vescichette , che adempiono all’officio di cuore. In modo ad un di presso analogo facevasi la distri- buzione delle arterie nell’ Z. gigantea , essendone soltan- to le vesciche più grandi ed ovali-allungate, non chè l’ arteria branchiale è unica e da un solo lato pinnata. ( 599 ) 2. Venosa — Lungo la parte superiore e mediana del corpo è situata la vena cava, la quale dalla testa fi- no all’ano caccia a’ lati le vene per le branchie ed ha le arterie branchiali e la filiera de’ gangli, che in sotto partono dal cervello. Essa nelle pertinenze della testa si anastomizza colle vene ventrali, il cui sangue è verde chiaro, ed in corrispondenza di ogni aticolazione a dritta e sinistra esternamente caccia la vena branchiale , che pria di arrivare ad ogni pennacchio, inferiormente manda una vena al corrispondente cirro; ed indi in unione delle due arterie branchiali, come sopra si è detto, descrive la spira, da cui fa uscire de ramoscelli venosi, renden- donsi ragione del colorito rosso e verde delle branchie. Per sopra il canale de’ cibi si osservano non solo mol- tissime ramificazioni venose piene di sangue rosso-fosco, ma benanche due canali primari, da’ quali esse prendo- no origine. Sistema nervoso ) Il collare, che rappresenta il centro del sistema nerveo, risulta dal cervello di figura a cuore, e dal cui apice in giù rivolto principia un filo nervoso, che in ogni articolazione del corpo per la inferior faccia della vena cava si unisce ad un ganglio lenticolare , don- de a dritta e sinistra partono due nervi incrociati, di- stribuendosi in simil guisa per la intera lunghezza di ta- le anellide. Da’ lati della superior parte d-1 cervello esco- no due nervi, che dopo poche linee si uniscono ad un paio di gangli, donde proviene un nervo, che si congiunge al primo gruppo quadrigemino di gangli dorsali percorren- tino a’ lati delle vene branchiali ; e dalla coppia inferiore ( 400 ) ne nascono altri due, che vanno a raggiugnere il susse- guente gruppo quadrigemello ; dal quale derivano quat- tro nervi quasi in croce. La mentovata descrizione del sistema nerveo di sif- fatta Nereide rende alquanto veridica l'analogia stabilita da Treviranus, che i gangli degli animali invertebrati possano paragonarsi agli spinali de’ vertebrati ( Journ. compl. du Dict. des sc. med., vol. 18, pag. 250 ), anzichè alla spinal midolla di questi. Ma non debbesi tacere che l apertura per la quale passa l’ esofago reputata analoga al quarto ventricolo encefalico, come pure le fascie che lo uniscono alla massa inferiore rassomigliata al cervello , sieno portate troppo oltre. Dippiù asseriscesi dallo stesso bene- merito fisiologo che i nervi provenienti dalle parti late- rale ed anteriore del cerebro sieno simili al quinto paio. Weber ha pure detto che i due nervi diretti dentro l’addomine de molluschi siano analoghi all’ ottavo paio. $. III N. LINEATA. Ha la testa con due occhi, altrettanti tentacoli, ad una tromba. Il corpo è giallo-fosco con due linee bian- co-gialliccie, che ne percorrono il dorso dal capo all’a- no. Ai lati ha una serie di piedi colle setolette. Non posso estenderne di più la descrizione , poichè l indivi- duo era in parte corrotto quando lo feci delineare, per quanto mi fu possibile, esatto, 6. IV. N. sQUuARMOSA. Testa priva di occhi, rotondata, con due tentaco- li interni brevi, ed egual numero esterni lunghi. Il corpo è superiormente coperto da due serie di squame ( 401 ) carnicine con orlo nericcio, avendo ne’ lati i piedi con cirri e setolette. S$. V. N. PV LESSUOSA, Ai lati della proboscide assottigliata esistono due lunghi tentacoli, i quali sono più corti ne’ dieci anelli successivi: e nel resto di questi ha i piedi co’ pacchetti di sete. Il dorso giallastro di tale vivente ha graziosissime linee flessuose dirette verso i piedi, e di tratto in trat- to offre delle fasce trasversali bianche. La struttura dei descritti due anellidi è quasi analoga a quella del se- guente. $. VI N. scoLOPENDROIDE. Descrizione. ) Ha la testa con quattro brevissimi tentacoli triangolari, e due esili occhi. Dalla medesi- ma esce una grande tromba rossa, a cono inverso, la quale nel termine è circondata da varie serie di pic- coli cirri, dal cui centro prolungasene una seconda ci- lindrica, che finisce con due valvule semilunari cinte da corti tentacoli. Il corpo un poco depresso termina assottigliato con due cirri bianchicci; ed ha il colorito ceruleo-rossiccio sul dorso, in cui si ravvisa la vena cava, e perfetta- mente rosso a’ lati, dove esistono due ordini di piedi, che offrono un cirro e varie serie di setole gialle spie- gate a ventaglio. Colla sola N. coerulea e maculata a- veva qualche rassomiglianza, e mi è sembrato che essa sia la vera Scolopendra marina di Rondelezio ( 4 ooph., pag. 108, fig. 1), avendola con questo medesimo vo- cabolo descritta. 1 DI di ( 402 ) Anatomia. ) Dalla proboscide poc anzi nomina- ta si passa nello stomaco molto carnoso , il quale ha nell’ interno quattro strisce longitudinali. Al principio di ogni coppia di queste e mercè particolari fibre è im- piantato un dente cartilagineo trigono. ed uncinato. Dal ventricolo incomincia il canale degli alimenti, che per bastante tratto del corpo ofîre a dritta e sinistra le soli- te borsette, e poi finisce tuboloso. Le due ovaie principiano dalla metà del ventre e più o meno rigonfiate terminano nell’ apertura dell’ a- no. La tromba è tirata fuori del corpo dalla cop- pia di muscoli, che incomincia con sei lacerti nel peri- metro della testa e finisce in due distinti piani car- nosi semicircolari presso il termine della stessa e ’l prin- cipio del ventricolo, il quale, essendo tirato in sotto da? due muscoli adduttori, seco porta anche la tromba. Il resto del sistema muscoloso è simile agli anellidi pre- cedenti. Il cerchio vascoloso, che circonda l’ esofago, dà tanto l'arteria dorsale, la quale in ogni articolazione in- via alle pinne un ramo diviso alla superiore ed infe- riore di esse di dritta e sinistra; che le ventrali pa- rallele, avendo ognuna la solita serie di vescichette. Nel medesimo anello comunicano la coppia di arterie esofagee, che sboccano nell’altro cerchio vascolare cingente il principio dello stomaco, da cui partono le arterie enteroidee , la prima di esse continuata per la linea mediana inferiore dell’ intesti- no, e la seconda allo stesso modo nella sua faccia superiore; dando alla parte destra e mancina la vena branchiale , diretta ( 405 ) alle pinne, ove si ramifica, e forse si anastomizza coll’ar- teria branchiale. Il resto del sistema venoso ed il ner- voso a .cagion della picciolezza non è stato da me trop- po bene accompagnato: ma, per quanto io abbia potuto vedere, è analogo a quello della N. cuprea. CAPITOLO IL Degli Spi. $. IL S. QUuADRICORENO Ha due tentacoli lunghissimi esterni ed altrettanti più piccoli interni. I successivi tre anelli del corpo offrono ognuno un breve cirro tentacolare ; ed il piede comune si bifurca, cicè in superiore con sete globose ed in in- feriore più affollate e sottili, fornito di corto cirro , es- sendovi fra amendue un lobo carnoso. Il canale intesti- nale verso il termine, trasparendo a traverso le pareti del corpo gialliccio, ha i consueti rigonfiamenti. $. IL S. conuro. Presenta due tentacoli brevi e crassi, altrettanti più sottili presso la bocca, che ha quattro cirri tentacolari ai lati della testa. Osservata colla lente aveva due denti un- cinati. Il suo piede ha una coppia di fascetti di seto- le occultate da quattro lobi carnosi compressi, e da un quinto ovale maggiore, e cirroso. In questo vermine si osserva per sopra il canale degli alimenti 1’ arteria dor- sale, che in ogni articolazione del corpo a sinistra e dritta da un vaso, che si sparpaglia su ciascuno piede. * ( 404 ) Verso la testa si vede la sistole e diastole. di due ve- sciche ovali e di quella dell’aorta. Dimodochè se ne rav- visano gli alterni movimenti sistolici e diastolici. G. III... S. coccinEo. Differisce dal precedente pel colorito rosso punteg- giato del corpo, pe quattro cirri tentacolari disuguali , pei due lobi carnosi ed un solo cirro lungo, e per l' a- no cinto da anello increspato e con un paio di lunghis- simi cirri bianchi. G. IV. Sì. A VENTAGLIO. I quattro cirri tentacolari della testa, giacchè il se- guente anello ne manca, sono corti e spiegati a guisa di ventaglio. Il suo piede poi è corredato di due pacchetti di setole, di un lungo cirro superiore, di un altro inferiore, e di quattro lobi camosi ovali, che gli occultano in parte. CAPITOLO. III Delle Natadi. GS. I. N. c.0 Cic IIN.EÙA. Ha il corpo un pollice e più lungo, a clava, nella cuì parte più grande offre la testa corredata d’ infinito numero di tentacoli: e nel rimanente a poco a poco si assottiglia verso l ano. L' intestino pel colorito fosco tra- sparisce a traverso le pareti coccinee di questa Naiade. Non ho potuto scoprire alcun vestigio di articolazione nel suo corpo, che ne’ lati a determinate distanze caccia una se- ( 405 ‘) tola nera, rigida e» capitellata;; Essa ;gode nel mare cele- re ed irrequieto movimento. G. II N. BIPUNTATA Corpo lungo circa venti linee, gialliccio , sfornito di qualunque apparenza ‘anellosa ; a’ lati ha un abbozzo di piede con ‘tre rigide setole, avendo: in sopra una cop- pia di puntini foschi. L' intestino era abbastanza visi- bile; e quasi eguale: dalla bocca: ove mi parve avere una specie di ventosa, fino. all’ ano, colla quale si attac- cava alle pareti del vaso. i $. HI. N. pe HorRATIIS Corpo due: pollici lungo, cilindrico , anelloso , gial- lo nankin, assottigliato nella bocca imbutiforme circon- data da cirri bianchicci; e nell’ano; avente alati di o- gni articolazione una rigida e breve, setola, che in su è fornita di cirro lungo, bianco! ed a clava. Dalla testa fino all’ano trasparisce l’ arteria, che in cadauna articola- zione del corpo caccia un ramoscello diretto sino all’ e- stremità del prefato cirro.. L' intestino è quasi tuboloso e dritto, essendo da qualche esile legamento sostenuto alle pareti addominali. Trovasi nelle crepaccie degli sco- gli del nostro littorale. La sua specifica denominazione è stata da me desunta. da un. tenue attestato di stima verso il dottissimo prof. cav. D. Cosmo de Horatiis Me- dice-chirurgo di S. M. il Re nostro Signore. ( 406 ) CAPITOLO IV. Delle Polie. $. I IDEE SU. TALE GENERE. Non ho potuto riportàre questo: anellide ad alcuni de’ generi di siffatti esseri registrati nelle celebri ope- re di Linneo, Cuvier; Lamarck e Savigny. Esso ha qualche leggerissima analogia. con Vl Z7irudo soprattut- to per la struttura del suo canale de’ cibi, e la P/a- maria per la esteriore conformazione del corpo. Al più avrebbe trovato qualche approssimazione con gli entozoi od intestinali cavitari, e forse col AVemertes in prefe- renza della Zernaea; se ne avesse i principali carat- terî, ed abitasse nell’ interno di altri animali: ciocchè è totalmente contrario al fatto. Molto meno poi ha veruna anologia col Siphalus fuscus di Rafinesque. Dovendolo quindi pubblicare, ho stimato formarne un genere a par- te, che sottometto alla savia ed imparziale censura de’dot- ti, col nome di Polia, in perpetua ricordanza del non mai per me abbastanza lodato commendatore Giuseppe Saverio Poli , sì benemerito del ramo di anatomia com- parata patria, sul quale sono anche dirette le mie de- boli ricerche. 6. II. P. siruxcoLO. Descrizione. ) La testa di detto animale presen- ta un lobo, che a di lui piacere prende la figura trigona coll’ angolo al vertice acuminato ; ma talora si rende re- tusa per l'uscita di lunghissima tromba dal forame, che vi ( 407 ) è sottoposto, dalla quale ho ricavato il suo nome spe» cifico, ed altre fiate scomparisce affatto. Nello stato di espansione vi si ravvisa una fovea triangolare , cui se- gue l'apertura della bocca, che’ apparisce eziandio trian- golare, e colla base in su e l’apice in giù, o sia in per- fetta opposizione dell’ infossamento descritto. L'orlo della bocca ha una increspatura così delicata, che talora emu- la um'arcata dentaria ; e non è difficile di vederlo dispo- sto in modo, che rassomiglia a due linee rette formanti angolo nel punto di unione della linea superiore traver- sale colla inferiore perpendicolare. Il corpo è verde-fosco, anelloso, tre piedi lungo, per quanto potei rilevare dal pezzo, che ne fu a mia disposizione, triquetro avente le due faccie laterali minori e poco promi- nenti nel mezzo in cui s incontrano, convesso, assottigliato ne margini bianchi, e separati da un solco longitudinale sì a dritta che a sinistra, scolpito dalla testa alla coda , e for- nito nel mezzo di un’ arteria rossiccia. Un solo indivi- duo n'è stato finora pescato nel littorale di Napoli, € da’ nostri marinari per la prima volta veduto. Anatomia. ) Oltre la cute, aveva due strati musco- lari, l’interno longitudinale fatto da vari nastri , e l’ester- no ad esso soprapposto con traversale direzione. Dall’aper- tura della bocca si passa nell’esofago muscoloso , risultante dalla membrana mocciosa interiore e dalla fibrosa , essendo nel principio ampliato, ma verso giù ristretto. L' intestino di questo medesimo diametro si continua per la intera lun- ghezza di siffatto vermine, se non che! a dritta ed a si- nistra di ogni articolazione comunica con una borsa 0 cie- ( 408 ) co a mezza luna. Cosicchè i cibi digeriti nel canale me- dio sono poi distribuiti in tali borse. Nella faccia superiore dell’ esofago e del tubo ciba- rio esiste un canale, che verso il suo termine appari- sce angustato, d'onde esce una lunga tromba, fatta da quattro nastri fibrosi, aventino internamente la tuni- ca mocciosa , che si rialza in tante laminette con an- golo rilevato a’ lati; e, rovesciandosi per uscire dal rispettivo canale, apparisce aspra al tatto. Essa è at- taccata mediante sotttile fascetto muscolare al fondo del canale, che la contiene; ma, sotto le forti con- trazioni dall’ animale in esame sofferte nell’essere da me tolto dall'acqua marina, se ne distaccò interamente , rav- visandola per qualche ora fornita di valida contrattilità. Talchè, se tutto 1 esposto non fosse avvenuto sotto i miei occhi, } avrei senza fallo caratterizzata per lombri- co od echinorinco. Sul lobo trigono della testa incominciano due ar- terie prolungate pe’ lati del corpo, ed anche in corri- spondenza della base di esso sono inseriti i canaletti della coppia di borse, che fanno l’ officio di cuore. È tanto in questi due angoli alla base, che in quello del vertice, si osservano tre esili prominenze bianchiccie comunicanti con un filo bianco, che scorre lunghessa la linea media- na di amendue le arterie da farne comparire cadauna quasichè divisa. Dalla fine della bocca principia una pic- colissima vena, che sull’ intestino manda un vasellino ad ogni sua borsa laterale. ( 409) G. IIIL P. LINEATA. Descrizione ) Presenta la testa con lobo prominente, compresso, ristretto presso la bocca. Il suo corpo è cilin- drico, sfornito di qualunque articolazione, di piedi, e di setole, nel principio a forma di clava, e terminato da disco emulante una ventosa. Il colorito è bianco-gialliccio ( nankin ) con linee longitudinali rosse: essendo due piedi e più lungo, e poco crasso. Abita nelle crepaccie de’ no- stri scogli o pure immefsa nell’ arena. Anatomia. ) Avendone sezionato il corpo osservai il canale degli alimenti quasi eguale in tutta la sua lun- ghezza e pochissimo increspato. Qualche pollice distan- te dall’ orificio della bocca vidi due lunghi tubi, al- quanto settili, aperti co’ rispettivi forami all’ esterno del ventre di tale animale, sembrandomi analoghi alle borse respiratorie del Sifunculo ( pag. 12 ). Oltre la cute colorata ha uno strato di fibre a lungo ed un al- tro a traverso. Non mostra alcuna apparenza di anel- lide. Forse merita di costituire un genere diverso. da quello, in cui l ho provvisoriamente riportato. CAPITOLO. V. De’ Lombrici. $. I L rRAGILE. Descrizione. ) Ha la testa con lobo prolungato or in forma ellittica ed ora ovata, necessario pel îatto, e per bu- care l'arena. A quello è sottoposta l'apertura della bocca 52 ( 410.) con labbro orbicolare corrugato. H corpo è lungo circa tre piedi, rotondo, formato da moltissimi anelli distinti so- lamente nello stato di estensione, essendo ognuno corredato di piede inferiormente con breve cirro, e due fascetti di sete giallo-dorate; con termine orbicolare compresso ( spatolette ); e cadauno ne ha tre disuguali , una delle quali grande e più rigida. Il fine de suddetti anelli è assottigliato , aven- te Yorificio dell’ ano circondato da quattro cirri bianchic- ci, e negli otto in dieci ultimi anelli è privo di pie- dì, uscendone soltanto le setolette. Dalla sua cute color bianco-carneo trasuda un ù- more glutinoso biancastro e capace di impiastricciare gli acini di arena, onde formarsi una specie di astuccio , dentro cui è nascosto molti piedi sott’ acqua, ove è pescato dai marinai per adescare il pesce, essendo dif ficile di poterlo avere intero, giacchè volentieri si spezza. Anatomia. ) La bocca di questo lombrico è arma- ‘ta di mascelle presso a poco analoghe a quelle delle Nereidi, ed in un piccolo individuo lungo appena una linea, che ho veduto al microscopio, sonosi esse mani- festate pronunziate in miodo che l° animaletto a traspa- rentissime pareti le faceva uscire fuori la bocca, e ti- ravale pure nell’ interno deb bulbo carnoso dell’ esofago sostenuto, e tirato dentro l’ addome da molti lacerti mu- scolosi. Tali maseelle sono conformate in. modo che la in- feriore è di un solo. pezzo a guisa di ferro di cavallo, appena incisa su, incavata posteriormente, ove sono delle (401 ) linee semicircolari parallele, bifurcata in dietro: le due laterali risultano da molti pezzi compressi uncinati, es- sendone alcuni dentati internamente e mossi da partico- lari lacerti carnosi; e le quali nel iutto insieme prendo- no la figura della lama di coltello, e sono nella parte inferiore assottigliate, e fra loro mercè incavi e rialti ar- ticolati. Esse forse corrispondono a° palpi che Muller vi- de nella bocca di simigliante vermine, dicendo: » caput constat ligula convexa, subtus concava ; infra hanc os rugulosumn:, palpigue bini parculi, carnei ( Pro- drom., pag. 45)». Trovansi nel centro del bulbo, da cui prende origine l’ esofago, terminante nello stomaco rigonfia- to: da’ cui lati si prolungano alcuni sottili legamen- u, che sostengono buona porzione del canale degli ali- menti mercè muscoleiti aderente alle pareti del corpo. L' iniestino ‘osservasi con alterni rigonfiamenti , che man- cano nelle vicinanze dell ano. “Pue sacchi egualmente rigonfiati e flessuosi, che dal- la metà della inferior faccia del corpo, e pe’ lati del ca- nale degli alimenti prolungansi fino all’ apertura dell’ a- no , ne costituiscono gli ovidotti o matrice ricolma di uo- va riunite in glomeri ovali e verdicci — Il sistema mu- scoloso di detto lombrico è identico a quello delle Nereidi. Manca affatto di branchie esterne ‘analoghe a queste .co- mme suppone Guvier, La filiera ventrale di gangli allungati, ognuno «de' cali a dritta e sinistra da vun nervicciuolo , nelle pexti- nere della bocca si ‘bifurca per sorpassarne la faccia * (412 ) superiore , ove esistono due grandi gangli orbicolari , da’ quali ne incomincia la serie dorsale continuata fino all’ ano. L’ arteria aorta cammina per la parte inferiore del corpo, e pare che presenti degli stringimenti al princi- pio e fine di ogni anello, nel quale sito di quà e di là fa uscire un canale terminato in una vescica ova- le, che verso l’ estremità di quella apparisce piccola e rotondata. Dippiù i lati della filiera di gangli ventrali sono co- steggiati da una coppia di arterie, le quali danno un vaso con ramificazioni esilissime per la sostanza musco- losa e presso le guaine delle setole , ciocchè apparisce ancora all’esterno. Un altra arteria poi si dirige . dal lobo carnoso della bocca sino all’ano ed in direzione op- posta dell’ aorta. Ben inteso però che tutti vasi. prin- cipali or ora descritti si anastomizzano fra loro intor- no il bulbo muscoloso dell'esofago, come pure in o- gni anello. Talchè la faccia superiore di questo presen- ta de’ vasi diversamente diramati e disposti della inferio- re, siccome rilevasi dalle figure all’ uopo incise. La disposizione de’ vasi. sanguigni sul canale degli alimenti anche merita di essere conosciuta. Dall’ intrec- cio vascolare esistente nel bulbo esofageo esce non solo un vaso per la parte inferiore dell’ intero tubo intesti- nale, ma benanco un altro per la superiore , dandosi scambievolmente ramoscelli e coprendo tutta la superficie intestinale di un reticolo a. vasellini paralleli. Nascono poi da’ lati di questo. secondo canale venoso de’ rami di- (413 ) retti alle due filiere di pacchetti di setole, ove presenta- no de’ grappoli vescicolosi, incaricati della funzione di branchie respiratorie interne. $. II L. sIFONOSTOMA Descrizione. ) Offre il corpo lungo citca un pie- de, compresso, assottigliato ne’ due estremi, più lar- go nel mezzo, anelloso , rosso-carneo , che è più carico anteriormente. Sotto una specie di prolungamento amello- so esiste la proboscide allungata, valida e nel temine con quattro denti nericci ed uncinati. Il vaso dorsale è meno rosso e largo del ventrale. Gli anelli dal principio fino alla metà del corpo hanno i piedi compressi, continuati alquanto pe’ lati della bocca, quasichè a pettine, termi nati da due distinti gruppi di setole assottigliate , , ap- pena ricurve, e da tre brevi cirri: que’ del resto del corpo sino alla coda con due cirri sono più lunghi e cilindrici. I suddetti piedi nascono nel seguente modo; vale a dire che di ogni tre anelli il primo ed il terzo sol- tanto ne sono provveduti, e restandone privo il secon- do. Non è facile a spezzarsi negli articoli come gli al- tri vermi descritti ; e Y arena in cuì abita col suo pro- lungamento anteriore è bucata, tracciandovisi un canale colla proboscide. Anatomia. ) Uno strato di fibre a lungo, soprap- posto ad un altro trasversale, costituisce la struttura della proboscide : ed al cui fine incomincia lo stoma- co: corredato di quattro. denti ricurvi, come di sopra -si è detto ; essendo ognuno nascosto in particolar nic- (414 ) chia fatta da molte pieghe della membrana mocciosa , e mosso da valido e proprio lacerto carnoso. Lo sto maco è dapprima ampliato, internamente fornito di quattro prominenze, che in giù si assottigliano , e do- po aver comunicato con un rialto ovale finiscono rugo» se nel termine del ventricolo a poco a poco allargato. 1’ intestino è giallo , nell’ origine alquanto am- pio ed indi ristretto fino all’ano. Ben inteso però che nel suo iragitto è legato al centro delle pareti su- periori del corpo da lacerti carnosi disposti in serie unica. Nel metterlo nello spirito di vino ha cacciato pres- so l’ano un grappolo di uova. La proboscide ha i muscoli adduttori ed abduttori, ed il corpo è raccorciato in lun- ghezza da due validi piani muscolari longitudinali supe- riori e lamellosi , e da altrettanti inferiori più stretti, i quali sono riuniti da altri muscoli piccoli, e trasversa- li. Anche ogni piede ha 1 suoi muscoli pettinati, che rimangono meglio contrassegnati. dalla figura. H siste- ma sanguigno e nervoso non è differente da quello de. gli anellidi esaminati. $. II. L RAGGIANTE Descrizione. ) La testa è armata da cirro pun- tuto, alquanto rigido, cui è sottoposta la bocca trasver- sale con margine increspato. Ha pure a’ dati di quella un’ infossatura in corrispondenza della quale a dritta e sinistra del terzo superiore del suo corpo rotondato esi- stono sei forami. Il resto dello stesso è ad anelli, in o- gnuno dei quali esiste un oîrro lunghetto, cui è sottope- (415 ) sto il piede setoloso. L'ultimo anello ha l'orlo circondato da quattordici cirri minori dritti e due maggiori ricurvi, nel cui centro trovasi l’orificio dell ano capace di chiudersi mercè due semilunari valvulette. La faccia superiore del suo corpo è iridata con qualche leggera tinta rossiccia , che vedesi più frequente nella inferiore, ove esiste una valletta longitudinale; i cui margini son formati da’ mu- scoli retrattori. Abita nell arena non molto umettata dall’ acqua ma- rina, la quale lo mette: in pericolo di perdere la vita se sia in qualche quantità, siccome varie volte mi sono assicurato. Anatomia. ) Dall’ apertura della bocca princi- pia il bulbo carnoso privo di qualunque sorte di denti, sostenuto da muscoli abduttori che fimiscono pres- so lo stiletto, da vari adduttori attaccati a’ lati del corpo , e giù terminando in una borsa allungata. L' e- sofago finisce nello stomaco gonfiato, essendo nel mezzo ristretto da una zona carnose simile a quella del lom- brico terrestre, da cui si continua fino all’ ano V inte- stino diversamente ricurvo ed attaccato a’ lati del cor- po mediante tendinucci, e su’ quali cammina un vaso sanguigno, che presso i piedi si ramifica in forma di branchie. Due muscoli longitudinali raccorciano il corpo , il quale nella parte anteriore, ove è sfornito di piedi e di cirri, offre sei in sette forametti laterali a dritta e sini- stra, e due infossamre superiori nelle vicinanze dello stilet- to accennato , in corrispondenza delle quali internamente (416 ) esistono due corpì tubolosi ed aitortigliati. Nel mentre at- tendeva altri individui di questo verme per completarne la notomia il marinaio da cui lo ebbi morì, senza aver- lo potuto ricevere da’ suoi compagni. 6. IV. Li e Ilcic I Na 0, Descrizione. ) Il suo corpo risulta da undici a- nelli rossi, rugosi, superiormente avendo ciascuno quat- tro setolette equidistanti , gialliccie, assottigliate. Altri più piccoli decrescenti si osservano sulla bocca e terminati da una specie di aculeo gialliccio con due punti neri alla ba- se simili agli occhi. Dall’ ultimo anello posteriore se ne continuano altri tre più lunghi, membranosi, bianco- giallastri, ognuno de’ quali nel sito di reciproca articola- zione oftre esilissima fascia coccinea, dall’ intorno del- la quale partono molti cirri rossi; trovandosi nel cen- tro del quarto di questi ultimi anelli l'apertura dell’ ano. La faccia inferiore del corpo di tale vermine è piut- tosto appianata e gli anelli son privi di setolette. Nel can- giar sito avvicina gli estremi posteriori verso gli anteriori, cosicchè nel tutto insieme somiglia ad una piccola sangui suga raccorciata, ed allora non oltrepassa la lunghezza di un paio di linee. Sul dorso del primo anello pre- senta due nastri scarlatto, divergenti, corrugati, a guisa di branchie, le quali a norma che il vermine si agita- va a poco a poco si distrussero. Chi sa che non fos- sero uscite da particolar forame del cavo addominale, come è probabile. Rinviensi tra la immondezza e l’ a- rena marina. ; (417.9 $. v. L. TERRESTRE» Descrizione ) Ha il corpo anelloso, rossastro, ro- tondo, assottigliato ne due estremi; nel primo de quali evvi la bocca con due valvale semilunari traversal- mente situate, e nel secondo esiste l’ ano in cui han- no esse longitudinale posizione. Presso il quarto an- teriore della sua lunghezza trovasi un cingolo carnoso fornito di varie crepaccie , dal quale appena. trasparis- cono i sottoposti anelli, ed è detto clitello degli auto- ri. Nella faccia inferiore, dall’ uno all’ altro estremo del corpo , si trovano otto serie di sete corte , rigide e ver= dastre; delle quali Willis ( op. cit., pag. 12 ) ebbe conoscenza solo di quattro filiere. Sono disposte in mo- do che la coppia di ogni lato serba quella stessa di- stanza , che fra essa. ha il paio del ventre: e tutte sono poco visibili e dirette verso la parte posteriore. Ogni seta è allogata in una particolare ‘ guaina. con esili filetti muscolari, che nel mezzo di ciascun anelio buca gli strati muscolosi. Qualora il verme si contrag- ga, la sua faccia inferiore si appiana e si amplia. Raio ha descritto una varietà di questo verme, che a senso mio potrebbe essere differente specie. Ofire esso la lunghezza di uno a due piedi, circa mezzo pollice di larghezza , il colorito rosso-fosco , e la mancanza. della cintura o clitello compiuto : se non chè a’ margini di sette anelli e più esiste un semplice ingrossamento di una linea largo, in pochi individui patente, e due fori ventrali non sempre visibili, essendo 1’ apice della 53 (418 ) . bocca con lobo carnoso inferiormente solcato e necessa- rio per forare il terreno. » Supra oris hiatum probosci- de, qua terram perforat, et elevat, donatum « ha scrit- to Willis. L’ apertura della bocca è quasi analoga a quel- la della mignatta medicinale cioè trigona o labbrata con tre lobi rosini derivanti dalla mocciosa intestina- le. Murray ha creduto che questi non avessero esistito, scrivendo : » in terrestribas lumbricis, quos pro hac ratione examinavi, nulla detegere potui tubercula ista tria ( De Lumbr., p. 75) ». Isuddetti lombrici abi- tano ne’ luoghi umidi e grassi, ma il maggiore è pro- fondato molti palmi sotterra. Anatomia ) L’epidermide levigatisssima, ed in qual- che tratto con reflessi d’ iride, forma la prima tunica del corpo. È di facile separazione dal sottoposto inte- gumento muscolare pieno di esilissimi rialti glandulosi. Dallo stesso trasuda un umore viscoso, che dà un cer- to lezzo. Isolato il prefato inviluppo trovansi due strati carnosi , l’ esterno a varie fascie traversali per cadauno anello , alle quali e nell’ interno seguono altre più di- stinte ma longitudinali. Amendue servono per accorcia- re il corpo in larghezza ed a lungo. L’esofago principia dal bulbo carnoso della bocca, ed è molto lungo, tubuloso, stretto , rosso, di tratto in tratto sostenuto da muscoli all’ addomine, correda- to presso la metà del suo tragitto di una coppia di borse rotonde , poco ampie, e colle rispettive valvule, ed in ret- ta direzione finisce nello stomaco rigonfiato. Questo nel ©, (419) lombrico maggiore presenta nel mezzo un cingolo cat- noso , cui nell’interno corrisponde sottile lamina catti- laginosa, gialliccia, e termina nell’ intestino verde , che in ogni articolazione del corpo ha un restringi- mento e quindi una successiva ampliazione. L’ intero canale degli alimenti con moltissimi filetti attaccasi per tutt'i lati alle pareti del corpo: e risulta dalla mem- brana esterna sierosa, e dalla mocciosa interna, essen- dovi nell’esofago e nello stomaco soprapposta upa terza tunica con fibre a lungo intersecate da altre a traver- so. Nelsezionare i comuni integumenti e mettermi allo scoperto l’intero tragitto dell’ esofago ho sempre av- vertito che in diversi suoi siti offre un moto di sistole e diastole. Perlochè, essendo stato in un sol punto os- servato da VVillis, diede a costui occasione di scrivere: » Tuxta summitatem oesophagi cor palpitans et recipro- cans habens locatur . . . . pulsatio notabilis velut in cordis vicinia conspicitur ». Non ho potuto rinvenire il suo &rtestinum in intestino , che non esiste , e for- se sarà una delle tuniche intestinali separate dalle al- tre. 7 Dal quarto anello in linea delle filiere di setole in- terne esistono a dritta, e sinistra sette in otto, vesciche grandi quanto un acino di miglio, e le reputo piutto- sto incaricate della respirazione è che appartenenti all’ apparato genitale; come si è detto sul conto della Mi- gnatta officinale, alle cui borse respiratorie esse di mol- to somigliano. Asseriscono alcuni autori che la cintura del icorpo l ( 420 ) sia necessaria per fissar l’ un verme contro l altro nel- Patto della copula. Dippiù si è sostenuto da qualche mo- derno naturalista 1. che i due fori del clitello conosciuti da Willis sieno le aperture degli organi generatori, quantunque dica: « dont on ignore l’usage »; 2. che i lom- brici, essendo ermafroditi , l’ accoppiamento , pel cui mo- tivo vengono alla superficie del suolo , sia loro neces- sario onde eccitarsi alla fecondazione ( Cuvier, Regr. anim. , v.2, p. 528); e 3. che sieno ovo-vivipari, sviluppando i feti un mese elassa la copula. Il dottor Lèon Dufour ( Ann. des sc. nat. Ju- in 1828, p. 212 ) asserisce che le uova del verme di terra prima di sviluppare i lombricetti sieno piene di materia polposa contenuta nell’ invoglio corneo-mem- branoso. Sono essi; egli dice, agilissimi nell’uscire dal- l uovo, ed immantinente bucano l’argilla per intanarvi- si, conchiudendo poi essere del tutto ovipari Pria che l’esofago termini nel ventricolo è circon- dato da moltissime ovaie bianchiccie , vescicolose, con vasi ed ampollette sanguigne al di sopra, di figura o- vale o reniforme, e pendenti da speciale canaletto. A tal proposito Willis scrisse:» ex utroque \cordis la- tere et inde paulo inferius corpora albicantia et non- nihil globosa utrinque in tres velut. Zobos' distinetos constituantur » ‘..... unde suspicio statim orta est, eos corpora spermatica esse ( Op. cit., tab.4,, fig. 1 et 2). Appena che si comprima il corpo dalla parte po- steriore verso l’ anteriore, o pure in senso contrario, è facile osservare la uscita delle uova per la bocca, o per ( 421 ) lano. Non ho potuto verificare tale fenomeno nel lombrico maggiore, in cui le suddette ovaie cangian un poco di forma, e coll’iniezione di mercurio dentro l’e- sofago mi sono assicurato che non vi hanno affatto co- ‘municazione. Colla lente e col microscopio ho veduto che ogni ovaia sembrava quasichè continuata in un va- so tortuoso ed inestregabile tanto a dritta, che a sini- stra, ed aperto ne’ due. pori ventrali. Da ciò chiaro n’emerge di reputare il lombrico terrestre unisessuale , cioè solo femmineo. Nelle pertinenze dall’ ano tra la pa- rete esterna dell’intestino retto e la interna addominale ho trovato attaccati con esili filetti. de’ corpi ellittici risultanti da vescichette ombilicate, impiantati sopra un ricettacolo verdiccio simili a’ quei trovati nel Si- funcolo (p. 10, e 21 ) e nelle Oloturie ( p. 96 ). An- che Willis li conobbe, scrivendo : » In quibusdam lum- bricis circa caudam ex utroque intestini latere plura in- terdum ova, nunc ad excludendum parata, reperimus, quae quidem a partibus genitalibus illic dependisse visa, per ductus in anum patentes foras eduntur (p. 13) ». La filiera di gangli come gli altri anellidi non è trop- po pronunziata ; e pare che abbia un solo nervo, il quale al principio di ogni articolazione sì restringe per cacciare nel suo mezzo due nervicciuoli ; e che vicino il bulbo esofageo si bifurchi per abbracciarlo e comu- nicare con due gangli rotondi. Il sangue dall’ intestino retto è riportato verso la bocca dalla vena enteroidea superiore ed inferiore , le quali pei lati del canale degli alimenti danno de’ rami 54 ( 422 ) fra essi anastomizzati, formando un lasco reticolo ya- scoloso sul budello con qualche piccola vescichetta sangui- gna. E le loro primarie e secondarie ramificazioni so» no oltremodo variabili nel tratto del canale degli ali- menti. Vale a dire si osservano poco distanti e rami- ficate nelle vicinanze del retto; con due vasi grandi lunghi, e’l medio breve sul resto del budello , don- de partono de’ vasellini a forma di ventaglio ricurvi , paralleli ed intrecciati, e fasciata sul ventricolo con un grosso ramo a dritta e sinistra lunghesso l’ esofago; e sparpagliate intorno il suo bulbo. L’ arteria aorta è situata sul sistema ganglionare , e nel mezzo di ogni articolazione caccia la branchiale dritta e sinistra, da cui inferiormente escono altri va- sellini terminati da vescichetta. Per la faccia inferiore poi di detto apparato gan- glionico dirigesi una seconda arterîa , che è ramificata eziandio pel mezzo di ogni anello, oltre le sue due ar- terie laterali, che danno un ramo al principio ed un altro al termine di ciascuna articolazione. Ben inteso però che tutte le arterie e vene esaminate si anastomizzano sul bulbo esofageo, e le loro ramificazioni sono state da me in termini troppo generali descritte ; tanto e sì com- plicatamente essendo divise e diramate. In parlando dal colorito del sangue rosso della Mignatta avvertii che Willis l'aveva fin da’ suoi tempi conosciuto. ( 423 ) $. VI. L. MARINO 0 ARENICOLÀ» Descrizione. ) Ha la bocca a guisa d’imbuto, nel cui interno esistono molti tubercoli conici distribuiti in più serie circolari, verdicci, e capaci di allungarsi e raccorciarsi. Nel suo fondo esiste l’ orificio dell’ esofa- go. Il corpo è allungato, cilindrico, assottigliato ne’ due estremi, composto di pezzi articolati fatti da un anello maggiore e quattro minori. Al margine laterale e poste- riore degli anelli grandi esistono i piedi con sottili e dorate setolette, sopra i quali dal settimo anello maggiore in poi son collocate le branchie coccinee ; essendo ognu- na bentosto bifurcata, ed allo stesso modo continua a ramificarsi. Dalla esteriore superficie del suo corpo ros- so-fosco tendente al verde-bianchiccio anche nel mese di agosto geme un umore glutinoso giallo di bile, che ha colorito la mia cute in maniera, che non si è cancella- to colle replicate lavande; e dal trasudamento del mede- simo deriva la guaina membranosa, da cui siffatto vi- vente irovasi avvolto. CAPITOLO VI. Descrizione tecnica degli Anellidi di questa prima Parte. + ) Neretrs. Corpus. repens, longum. Pedunculi laterales pe nicillavi. I'erntacula simplicia, ranias o. Oculi quatuor nut duo, rarins o, *Lreopice, Lam. Maxillae septem: tres in ordine dextro, quatuor in sinistro; inferioribus sim- plicissimis, Antennae quinque filiformes, inaequales, capite longiores. Caput penitus detectum. Oculi duo valde distincti, 1. N. gigantea —. Nereide gigantesca. Longissima , tereti-depressa ; cirris tentacularibus segmento secundo aequalibus; capite bilobo. NoBIs. Leodice gigantea : longissima, tereti-depressa; cirris tentacu- laribus duobus segmento primo brevioribus; capite quadrilobo. LAMARCK, Z7ist. des anim. sans vert., vol.5, p. 522, n.1. SavicnY, Syst. des annel., pag. 579, n. 1. Nereis aphroditoîs: teres retrorsum lente attenuata; subtus depressiuscula sulco obsoleto exarata: branchiis in segmentis octo prioribus nullis, in sequentibus tribus simplicibus , in postremis sensim maioribus uno versu pinnatis. PALLAS, Nov. Act. Petrop., tom. 2, pag. 229, tab. 5, fig. 1-7. Terebella aphroditois: sesquipedalis , segmentis 148 et ultra, pedunculis carnosis cirro instructis, papilla penicilligera, capite bicirrato. GMELIN, Syst. zaf. XIII , tom. 1, p. VI, p. 5114, n.9. N. gigantea. Co/lect. du Mus. de Paris. Eunice gigantea. CuviER, Rég. anim., tom. 2, pag. 552. 2. N. cuprea -- N. cuprea, Esca da pescare. Corpore viridi coerulescente, compresso; tentaculis inaequa- libus, monilifomibus , subulatisque j oculis albis pedicellatis ; pinnis penicilliformibus , spiraliter plumulosis, apice rubellisj cau- da attenuata cirris geminis albis. NoBIS. Bosc, ist. des vers. , vol. 1, p. 142, tab. 5, fig. 1. ** Nerurys, Savig. È Proboscis basi attenuata, segmentis binis divisa: inferiore longo, claviforme, superne tentaculis parvis acutisque echinato ; superiore brevissimo , longitudinaliter hian- te, orificio tentaculis biordinatis instructo. Maxi/lae inclusae, parvae , corneae, curvae, peracutae. Anfennae biarticulatae, parvac : impari nulla. Oculi vix distincti. 5. N. scolopendroides -- N. scolopendra marina. Proboscide rubra, turbinata, muricata; ore tubuloso-striata , ( 425 ) poenitus cirrato-radiata ; tentaculis brevissimis quatuor ; oculis binis vix conspicuis; corpore coerulescente-rubro; pedibus ge- minis setuloso-pectinatis, supra ac infra cirratis. NoBIS. Scolopendra marina. RonDELET, /nsect. et Zooph., p. 108, fig. 1. An N. coerulea? Linn. cur. GMELIN, Syst. rat. XII, #. poi poro ren 4. N. delineata -- N. Zineata. Corpore luteo, lineis albescentibus depicto, annulato ; probo- scide cylindrica; tentaculis quatuor subnlatis; oculis ad eorum radices ; pedibus setulosis ac cirratis, NOBIS. 5. N. squamosa --- N. squamosa o Basteriana. Corpore antice rotundo , postice attenuato, bicirrato , dorso dupliciter squamoso , squamis roseis, rotundatis margine nigro; centaculis duobus externis maioribus, totidemque internis mino- ribus; pedibus setuioso-cirratis. NoBIs. An Baster, Opuse. subsec., tab. 1, fig. 9. 6. N. flexuosa --- N. flessuosa, N. a zig-zag. Corpore proboscide extenuata, ac tentaculis quatuor praedita; ® cirris tentacularibus in reliquis sex corporis segmentis; pedibus setuloso-cirratis; dorso luteo, saepius vittis albis transversis inter- rupto; linea flexuosa, fusca ad latera, ornato; cauda biseta. NoBIs. | Nereis gigantea apud. nos rarissima, et cuprea com- munis est: ambae domicilium degent in peculiaribus coria- ceis. tubis. MN. scolopendroides aeque ac N. delineata eryptas, et N. squamosa et /lexuosa sulcos radiorum A. auranciacae , accolunt. ++) Sero. Corpus elongatum , articulatum , gracile; utroque latere fasciculis setarum brevissimarum serie unica dige- stis. Branchiae laterales, indivisae, filiforimes. Tenta- ( 426 ) cula duo, longissima, filiformia vel setacea, brachia ae- mulantia. Os terminale. Oculi duo aut quatvor. 1. S. quadricornis --- .S. quadricorne. Tentaculis quatuor: externis filiformibus, longissimis; in- termediis crassis. Diplotis byalina. Montag., Act. Suc. Lin. XI, p. 203, #. 14, Sg. 6, 7. LAMARCK, ist. des anim. sans. vert., v. 5, n. &. Obs. ) Arliculi corporis prope caput secundus, tertius, et quartus sunt ad latera cirris brevibus rotundatis praediti. Pedes bini, inter quos observatur lobus oralis; quorum unus habet sgias apice globoso, alter acuminatas cum parvo cirro. 2, S. caudatus --- .S. codutò . Depressus, semi-hyalinus; corpore subcaudato. An Polydora cornuta. Bosc, ist. nat. des vers. , vol. 1, p. 150, tab. 5, fig. 7. Lam. dist. des anim. sans veri. , v. 5, p. d1g9, n.3, Obs. ) Tentaculis quatuor inaequalibus: antènnis binis cras- sis; pede fasciculis setarum binis distinctis; lobis quatuor mipi ris, quintò tmaivre ovali ac latèri cirrato, obtectis. 3 S. coccineus —- S. sanguigno. Corpore coccineo-punctàto, in coriaceum tubulum abscondito ; antennis binis crassis; palpis geminis; ciutis tentacalaribus quatuor inaequalibus , binis anticis longis, reliquis brevioribus; ano coro- nato-verrutoso , aristis albis longissimis terminato ; uno pede cirris binis crassis, altero subtili longo; setarum fasciculis geminis-prae- dito. Noris. 4. S. ventilabrum --- S. a ventaglio. Capite antennis duabus ventricosis, tentaculis quatuor brevis- simis ventilabriformibus; pède cirris geminis, fasciculis sttarum biiugis, lobis carnosis obtectis. NoBI8. ( 427 ) Spiones descripti in scopulorum fissuras habitant , lenteque vitrea observari debent. topo) Nans. Corpus repens, lougum , lineare, pellucidum, de- pressum; setis raris simplicibus , aut fasciculatis; ad late- ra saepius hispidum. Os terminale ; tentaculis nullis. 1. N. coccinea -- N. rossa. Corpore subturbinato, coccineo; capite cirris longis, exilibus, confertissimis ; lateribus setis rigidis, apice globosis. NoBIS. 2. N. bipunctata --- N. duepuntata. Corpore cylindrico , lateribus subpedicellato; pedibus super- ne punctis fuscis geminis, ac setis tribus rigidis. NoBIS. 5. N. de Horatiis -- N. di de Horatiis. Corpore luteo , tereti, annulato, subfusiforme; antice conico, radiato-cirroso , postice acuminato ; lateribus cirris longis clavatis, seta inferne praeditis. NoBIS. Hospitant praedictae Nazades in syrtibus Meapoli- tani litoris. TR DPonia. (Corpus vix annulatum, oblongum , antice subrotuu- dum, postice truncatum : oculis, setis, tentaculis, bran- chiisque poenitus destitutum. Os edeutulum sub lobo anteriori. 4r2us in extremitate postica. 1. P. siphunculus --- P. a sifone. Corpore subtriquetro, planulato, viridi-fusco ; siphunculo valde loago , scabro ; oris apertura crenulata ; lateribus sulcatis. NoBIs. 2. P. delineata --- P. lineata, Esca gialla. Corpore elongato , terete, luteo; lineis rubris longitudinalibus ( 428 ) depicto ; ore sub lobo compresso rotundato , postice disco pre- hensili circa anum; ventre poris geminis pertuso. Nopis. Police habitant ad Neapolis vicinia. Ttittt) Lumpricus. Corpus teres annulatum, saepius cingulo elevato ge- nitalium receptaculo cinctum, aculeis utplurimum cond! tis longitudinaliter exasperatum, poro laterali instructum. 1. L. fragilis --- Z. fragile, Tremolino. Ruber, verrucis lateralibus fissis, setis fasciculatis. MuLLER, Zool. dan. prod. 2611; rar. descr, 1, p. 45; Zool. dan. 1, p. 95, tab. 22, fir.1- 3: Linn. cur. GMELIN, Syst. zat. XII, v.1, p.VI, p. 3086, n.13. BrucuiERrE, Enc. méth., tab. 54, f. 15, A. 2. L. siphonostoma --- L. a sifone. Corpore toroso, subcompresso, annulato; anterius probo- scide quadridentata, postice bicirrato; annulis numerosis, alterne pedicellatis; pedibus planulatis in supremis annulis setaceis fasciculis duobus ternisque cirris, in postremis fasciculo unico tereti, praeditis. Norrs. 5. L. radiatus —- Z. raggiante, Esca di arena. Corpore antice stylo rigido, posterias ano cirris sexdecita radiato; lateribus annulorum supremorum pertusis, sequentibus pede setuloso-cirrato ; rubro, luteo , coeruleoque depicto colore; subtus vallecula communito. NoBIs. 4. L. pusillus -- L. piccero. Corpore parvo, annulato , coccineo ; antice subulato, punctis nigris geminis prope apicem ; postice annulis tribus, lutco- albis, circum circiter rubro-cirratis. NoBISs. 5. L, terrestris —- Zombrico, Ferme di terra, Escola. ( 499 ) Ruber octofariam aculeatus, clitello cinctus: Linn. cur: Gare- LIN, Syst. nat. XIII, vo. 1, p. VI, p..3083, r. 1. MuLLER, ist. verm., tom. 1, p.2, pag. 24, n. 157. L. laevis. Hr; Aist. anim., p. 15. L. terrestris minor. RA3., Zrsect. 2. L..t. m. rubicundus. SLoAn. , Jam. 2, p. 189. RepI, Exper. 4, tab. 15, fig. 1. Murravr, De Lumb. set. obs., t. 2, fig 1-5. CuvieR, Régn. anim., tom. 2, p. 529. LAMARCK, ZZist. des anim. sans vert., tom. 5, p. agg,h. 1. Enterion terrestre. SAvicnY, Syst. des annel., p. 443, n. 1. BrucuiÈRE, Ezc. méth., tab. 52, fig. 1, 2. MonTtÈcrE, Mém. du Mus., pi 2452, tab. 12. a ) L. terrestris maior. Ras. , Zrsect. 1. ArENICOLA, Lam. Corpus molle , longum , annulatum, cylindricum, postice nuduta ; setarum fasciculi biseriales in parte media anticaque. Branchiarum externarum arbusculae aut penicilli ad basim fasciculorum dorsalium. Os terminale, nudum. OQcu nulli. 6. L. marinus. — Z. marino; Capo d’ esca. Papillis dorsalibus geminatis, setigeris. Linn. , It. W.-goth., pag: 189, tab. 5, fig. 6. GmeLIN, Syst. Nat. XII, tom. 1, p. VI, pag. 584, n. 2. Nereis lumbricoides. PALLAS., Nov. Act. Petrop., tom. 3, peg. 255 , tab. 5, fig. 19. Lumbricus papillosus . OrH. Fapric., aur. Groenl.; n. 267. Barsut, Gen. verin.; pag. 4; n.1, tab. 1, fig. 8. MuLcer; Zoolog. danica; pars VI, tab. 155, fig. 1(bis). BruGuUIÈRE, Enc. méth., tab. 54, fig. 16. Arenicola piscatorum. Lamarer, Zlist des amine. sans ver- tébr., vol. 5, pag. 596, n.1. Bosc, ist. des vers, tom. 1, pag. 161, tab. 6, fig. 5. CuvigR, Dict. des sc. nat., toîn. 2, pag. 4795. 5 (| ( 450 ) Arenicola tinctoria et A. carbonaria. LeAcH, Enc. brit, supp., tom. 1, pag. 452, n.2. Savicny, Descript. de VP Egypte ( Syst. des annel. ), vol. 21, pag. 434. Lumbrici enumerati, praeter errestrem, vitam de- gunt in cryptis scopulorum, et in arena maris Tyrrheni Neapolim alluentis: quorum radiatus, siphonostoma , pusillusgue nautis haud frequentes obviam veniunt. Spiegazione delle Tavole. Favola XXVII. Fig. 1. Eunice gigantesca delineata di grandezza naturale per la faccia superiore , ed uscita in parte fuori del suo guscio A. Fig. 2. Due anelli del suo corpo guardati dalla par- te inferiore , e fornito ognuno della branchia ad un solo lato pennata « , del cirro superiore c più lungo dell’ in- feriore d contiguo ad una fovea ellittica 6, e' delle seto- lette del piede e, che nella Fg. 3 si distinguono in tre particolari fascetti. E questi sono ritirati nella loro comu- ne guaina da’ muscoletti f /, espulsi fuori di essa dalle fibfe che l’ abbracciano g, e trattenuti in tale stato dal- Vl orbicolare 4. Muscoli corrugatori del corpo zi e di ogni anello j, sua membrana esterna #. Fig. 5. K Tentacoli raccorciati, e lobi della bocca ; e L masso carnoso del bulbo esofagèo. Fig. 6. Nel centro di questo esistono i denti, de’ quali si distinguono gl’ inferiori @, i quattro superiori ( 451 ) due unciati è ed altrettanti serrati c c, ed i laterali d d. Colle stesse lettere, ma di carattere majuscolo sono indicati i suddetti denti dalla Fg. 7. L' esofago è cilindrico e tutto rugoso a lungo, attesochè lo stomaco E oltre tali rughe ne offre altre a traverso; essendo poi continua- to nell’ intestino ( Zig. 8 ) fornito di ciechi laterali , ed abbracciato dalla matrice F in forma spirale. Fig. 9. E. cuprea, ch'esce dal proprio guscio G fatto di alghe e di arena. — Zig. 10. Piede co’ pacchetti di sete ed i rispettivi cirri. — Zig. 11. Occhi di detta Eunice AA, dalla cui bocca escono le punte delle due mascelle 2. Bulbo dell’ esofago con masso di muscoli esterni I ed in- terni J, oltre gli abduttori 4 e gli adduttori /; esofago L, che è confuso collo stomaco; intestino sezionato co’ ciechi mn, e glandulette gialliccie alle fovee ovali de’ piedi 0. — 7g. 12. Mascella inferiore p, denti uncinati 9g 9, serrati mag- giori "7 e minori £. Uno di quelli si è ingrandito co’ la- certi muscolosi ( Fg. 10). — Fig. 15. Forma degli escre- menti; Zig. 14 disposizione dendritica de globetti sangui- gni; Zig. 15 altra ad aie; e /g. 16 a mezzi cerchi. Tavola XXVII. - Fig. 1. Porzione di un anello del corpo della N. cuprea, per dimostrare il penuacchio. «a disposizione spirale a, il cirro superiore dè e È inferiore c del pie- de con fovea ovale d, non chè i ventagli di setolette. Fig. 2. Anello vascoloso del bulbo esofageo e fatto dalle arterie branchiali f/ e dall’aorta g, vedendosi a’ lati di questa due vesciche analoghe al cuore 4 /, e da quello nascere le ramificazioni é é, che circondono il bulbo dell’ esofago. ( 452 ) Fig. 3. Vene laterali # # all arteria aorta, che in / ha un ganglio nervoso, ed in rz una vescica o cuore, il quale verso le articolazioni inferiori del corpo appa- risce reniforme, e l'arteria aorta ( /%g. 4) rm posta fra la veni laterali o o. Fig. 5. Arterie laterali p p, donde partono le bran- chiali 9 9g; e vena cava 7 che somministra la branchia- le s el ramoscello # pel cirro superiore, sulla quale veggonsi i quattro gangli cerebrali del dorso co’nervic- ciuoli annessi. Fig. 6. Pezzo di vagina colle uova A; e Fig. 7 anello cerebrale, non che ganglio della serie dorsale wu e della ventrale v. Fig. 8. Nerets scolopendroides colla proboscide uscita fuori, risultante da due pezzi il primo a cono iu- verso maggiore a circondato nel termine da piccoli cirrì, ed il secondo 6 che esce da dentro di quello, più breve e con cirri solamente nel perimetro‘ della bocca. I piedi c sono disposti in due serie, vale a dire una superia- re ( Fig. 27 ) d col respettivo cirro, e l' altra inferio- re e. Le sete sono a gruppi separati e tutti di forma spirale ( Fg. 15 ). Fig. 9. Spio quadricornis che ha due soli tenta- coli lunghi / e tre brevi g , il piede superiore ( Fg. 14 ) h con sete capitellate, che nell’ inferiore 7 sono semplici ed un cirro in giù assottigliato, non che un altro medio rotondato /. Fig. 10. S. caudatus per ogni lato con quattro lun- ghi e disuguali tentacoli #, e con due registri di piedi ( 435 ) ( Zig. 15) setolosi, ch'escono da mezzo ad otto squame /, e con lobo 72 carnoso fornito di corto eirro. Fig. 11. S. coccineus avente due lunghi ed altret- tanti brevi tentacoli 72, lano con circolare increspatura , donde parte una coppia di lunghissimi cirri 0, ed i pie- di ( Fig. 16. ) p con un lobo carnoso su ed un altro giù fornito di cirro allungato. i Fig. 12. S. ventilabrum ha quattro corti ed egua- li tentacoli r. Le antenne ( Zig. 18 ) sue e quelle delle altre specie risultano da due porzioni o sia dal bulbo 9 che in se fa rientrare, od uscire l’altro pez- zo s. Î piedi ( Zig. 17) armati di sete #£ offrono il cirro superiore ed inferiore, e molte squame membrano- se da cui sono occultati. Fig. 19. Nais bipunctata, e Fig. 20 N. de Ho- ratiis circondata da cirri. La ig. 21 n'espone la seta a, e l'arteria dorsale che si dirige ad ogni cirro —- Fig. 22. Bocca r della N. scolopendroides, ed i muscoli della sua proboscide e del ventricolo sono gli abduttori ( Fig. 24 ) s e gli adduttori $; poichè i denti dello stomaco in sito dinotansi da #, e separati veggonsi nella Fig. 25. Fig. 25. Fa conoscere la vena enteroidea colle sue ramificazioni --- Fg. 26. Dall’ anello vascoloso del- I esofago @ si dirigono verso il termine della probosci- de le due arterie paraboliche 6 6 e 1 altra c continua- ta nell’ aorta @, e tutte e tre poi si anastomizzano in d. Le due arterie laterali // hanno in mezzo la filiera ventrale di gangli cerebrali g dalle quali esternamente e- scono le branchie interne 4.4 ( Fig. 27 ). 56 (434 ) Tavola XXVII] Fig. 1. Sifone con ventosa nell'apice a della Polia sifuncolo sotto la quale trovasi la bocca. A’ lati del corpo ha una linea bianca e spesso presenta de’re- stringimenti cc. con un solco d, nel cui mezzo vedesi un vaso rosso-rancio con filo bianchiccio mediano. Fig. 2. Sifone suo B uscito. dall’ astuccio C giacente sul canale degli alimenti. Sopra l’orificio della bocca d evvi la macchia trigona e. Ne indicano ff i lacerti mu- scolosi del corpo. Fig. 3. Forame » pel quale esce il sifone nell’ interno sezionato ( Fig. 5); è diversa forma della bocca ; j esofago colla vena enteroidea , che si ramifi- ca su ogni borsetta cieca dello stomaco XK, essen- done aperto un pezzo nella Fig. 6 per meglio farne vedere le borsette //. La Zig. 7 espone le arterie la- terali col filetto nervoso m, dalle quali nascono le ve- sciche vascolose n 7. La P. lineata osservasi nella Fig. 3, ove ne apparisce la testa a e la ventosa della coda 8; atte- sochè in A veggonsi l'apertura della bocca c, e le due borse allungate dd co’ respettivi forami esistenti nella sua pancia qualche pollice distante dalla testa. __ Fig. 8. Lumbricus fragilis guardato pel dor- so, in cui ne apparisce il lobo superiore alla boc- ca a, che si è ingrandito ( Zig. 9 a), el suo lun- go corpo rotto in è con pezzetto del fine c. La faccia superiore di un’ articolazione è disegnata nel- ( 435 ) la Fig. 15 co’ vasi sanguigni, che vi sì osservano e’l piede colle setole d, e la inferiore col cirro di que- sto ( Fig. 16 e). Fig. 12. Bulbo esofageo f co’ denti sporti in fuori, de’ quali ravvisasi nella Zig. 11 la mascella superiore ar- ticolata in & a molti pezzi, alcuni uncinati g co’corrispon- denti lacerti muscolari Ah, ed altri mozzati a sega dt; e la inferiore ad un sol pezzo (Fg. 10). Dal succennato bulbo continua l’ esofago / terminato nello stomaco 7, e quindi l'intestino 2, essendo sostenuto alle pareti addominali da’ legamenti 00. -- Fig 13 Matrice e for- ma delle sue uova ( Zig. 14 ). Fig. 17. Arteria aorta colle vesciche aa e le re- spettive ramificazioni è disperse in ogni anello - Fig. 18. Vena enteroidèa superiore col reticolo che ne deriva a’ lati delle intestine; ed inferiore ( Fig. 19 ) co’ vasi grappolosi, che fanno l’ officio di branchie interne. -- Fig. 20 Cervello e filiera di gangli ventrale 8, e dor- sale c. Fig. 21. Lumbricus siphonostoma, essendone il prolungamento superiore alla proboscide d, questa coi denti e, i piedi degli anelli del corpo anteriori f; € posteriori g. -- Fig. 21. Si è tagliata la proboscide & ed aperto il ventricolo per dimostrarne i denti 7}, uno de’ quali col respettivo muscolo è si è ingrandito nella Fig. 23, e le rughe Xk; indi apparisce porzione del tubo intestinale Z co’ muscoletti 2, che lo fissano alle pareti addominali. Fig. 24. Muscoli longitudinali n, e traversali o f (436 ) del corpo; nonchè que’ a pettine p delle setole de’pie- di, la cui guaina nel termine è rossa, ed ove forse si sparpaglieranno le branchie interne. ;0 Tavola XXIX. Fig. 1. Lumbricus radiatus osservato pel dorso, affin di farne conoscere il cirro a stiletto a , una del- le infossature laterali alla testa 4, la serie de’ cirri di dritta cc, che intorno l’ano sono raggianti d. -- Fig. 2. Dello stesso animale supino vedesi la bocca e, la fi- liera de’ forami laterali del pezzo anteriore del suo cor- po ff, dal cui termine lunghessa la linea. mediana in- comincia la valletta o canale g. Piedi 44 colle setolette e cirri, ambedue sonosi ingranditi nella Fig. 4, e è que’ dell’ ano a gruppi. Fig. 3. Sezionate le inferiori pareti del suo corpo apparisce il bulbo esofageo 72, il muscolo abdutto- re n e gli adduttori 0, l’ esofago p, lo stomaco di- viso. in porzione superiore ed inferiore . dal cingo- lo carnoso gq , e’1 resto del canale degli alimenti 7 pieno di arena , sostenuto da’ legamentucci ss, e ter- minato nell’ apertura dell’ ano. co’ cirri, due di essi maggiori #, non che i muscoli longitudinali w z. Fig. 5. L. pusillus, e Fig6. L. terrestris, il cui cli- tello traversalmente fesso è a, la bocca ( 7g. 8 ) 8, l’eso- fago colle uova d, lo stomaco e, l'intestino f, e l’ano h. La sua varietà (ZL. terr. maior) si è delineata nella Fig. 7, in cui si vede il cordoncino laterale dritto (437 ) del suo cingolo, che in amendue i lati XX e per la faccia inferiore è disegnato nella FZg. 9, colla quadru- plice serie di spine per ogni anello , ossia la coppia marginale Z e la ventrale 2 ; essendosi nella Fig. 12 rappresentato la guaina di ogni seta, che talora è du- plice ( Fig. 13 ). Due de’ suddetti anelli, spogliati dell’ epidermide , dimostrano ( Fis. 10 ) in zi la- certi o nastri fibrosi traversali co’ buchi pel passaggio delle setole, ed in o i longitudinali. Fig. 11. Proboscide « superiore all’ orificio della bocca con tre lobi 2, esofago d e’ suo bulbo c, i due rigonfiamenti è ed i suoi muscoli jj, ovaie co’ respet- ‘tivi ovidotti ff le cui aperture sono in a ( Fig. 9), cingolo g carnoso dello stomaco sezionato , ove inter namente è aderente una lamina cartilaginosa , % porzio- ne di budello. — 7g. 14. Lombrico prima di uscire dall’ uovo. Fig. 15. Filiere delle borse respiratorie, una del- le quali si è ingrandita ( Fig. 16). Fig. 17. Anello cerebrale col principio de’gangli.- Fig. 18. Disposizione della vena cava sull’esofago & , e della sua continuazione sul principio dell’ intestino d. -- Fig. 19. Gruppo di glandule vescicolose esisten- ti presso l’ ano col proprio legamentuccio. Fig. 20. Arteria aorta a colle branchiali a grap- poli unilaterali 25. Pezzo di nervo ( Fig. 21 ) 2 spet- tante ad un solo anello, che nel mezzo di questo caccia un nervo a dritta, e l’altro a sinistra 7272; nr arterie laterali allo stesso, che dalla parte esterna e di- ( 438 ) visoria di ogni anello danno il ramo 00; e p media» na diretta per la faccia inferiore del sistema ganglioni- co ed a dritta e sinistra somministra il ramoscello 99 parallelo alle. arterie branchiali è, Zig. 22. Vena ente roidea e cava, anastomizzate ne’ lati delle intestine, e da’ loro ramoscelli' escono esili borsette sanguigne. Fig. 23. L. marinus delineato per la faccia superiore , del quale sono : a la bocca, % l’ano, ec le branchie , dD i piedi setolosi, f( Zig. 24 )i cirri della bocca, g l’ esofago, 4 lo stomaco, éi le borse de’ ciechi, /j porzione superiore del canale degli alimenti con mol- te cellette e vasi a zig-zag, e & inferiore. Fig. 25. Actinia aurantiaca, e 26 pezzo del suo muscolo longitudinale & coll’ ovaia o matrice d e col canale spermatico c. ( 439 ) INDICE GENERALE. VOLUME I. DEDICA LIE, A, fn ili DOFA DI CASINI IG PREFAZIONE VII. Memoria su la Sanguisuga medicinale e su varie altre specie di Mignatte 1. Storia naturale. $. I. Descrizione e classificazione della Sanguisuga medici - nale 4 -- $. II. Scelta e conservazione della Mignatta delle offi- cine 8. Anatomia. $. I. Integumenti membranosi e. muscolari. 10.--$. IL. Ap- parato digestivo r1.--G. IIE. Propagazione della specie 14.--6. IV. Respirazione 17.--$. V. Circolazione 20.--6. VI. Sistema nervo- so 22.--G. VII. Organi sensori 25. Uso medico. $. I. Azione della Sanguisuga medicinale 26.--6. H. Appli- cazione 29. -- $. III. Malattie che ne richieggono 1 uso 33. -- $. IV. Mezzi da riparare a’ danni prodotti dali’ 7. medicinalis e alpina 37. | Descrizione, Anatomia, ed Uso di varie altre specie di Sanguisughe $. I. Mignatta nera ( MH. sanguisuga ) 41 -- $. II. M. volgare ( H. vulgaris ) 43.-4. IL. M. marina (4. muricata) 45 -. 6. IV. H. descriptio icouibus illustrata 47 -- Spiegazione della Tav. I, Bo. Descrizione e Notomia del Clio Amati, di alcune Pla- narie e Vorticelle , della Favagine, e di altre pro- duzioni marine. ( 440 ) $. I. C. Amati 53. -- $. II. P. ocellata et var. 59. - $. INI. 7. Caulini, Acetabulum Mediterraneum , Foploa sa a 61. -- 6. IV. Favagine di Aristotile , idaho di mare, Ascaride della Testudo ‘Mydas 66. -- 6. V. Descrizio- ne Sao di detti esseri 69 --Spiegazione della Tav. II, #2, Sulla Cassiopea Borbonica 75. $. I. Descrizione 76. -- $. II, Anatomia 79. -- 6. III. De- scriptio systematica 83 -- Spiegazione della ‘Tav. III e IV, 83. Anatomia e Classificazione del Sifunculo nudo 1. $. I. Caratteri esterni 3, -- $. II. Comuni integumenti 6.-- $. I. Sistema muscoloso 7. -- $. IV, Apparato digestivo g.-- $. V. Mezzi per la riproduzione della specie 15. -- 6. VI. Or. gani della respirazione 12. -- $. VII. Sistema sanguigno 13. -» $. VIII. Sistema nervoso e $. IX. Classificazione 15. --- 6. X. Specie di Sifunculi 18. -- $. XI, Siphunculi balanopho. ri descriptio 19. -- Siegazione della Tav. I, 22. Memoria sulle A plisie 25. Descrizione: Cap. I. 4. Zeporina 18. - Cap. II. A. Poli 30.- Cap. IN. A. neapolitana 31.-Cap. IV. Riflessioni per distinguere le Aplisie 32. -- Cap. V. Caratteri classici, generici e specifici dell’ 4. fasciata, Camelus, Neapolitana, depilans, punctata, Poli 37.-- Anatomia: Cap. I. Invogli esterni 43. -- Cap. II. O- percolo e cavità che lo contiene 44. - Cap. IML Addomine 45.- Cap. IV. Canale de’ cibi 47. -- Cap. V. Fegato 50. -- Cap. VI. Apparato genitale 51. -- Gap. VII. Glandule 55. -- Cap. VIII. Sistema carnoso 57. -- Cap. IX. Cervello , gangli e nervi 60.- Cap. X. Branchie , vene , cuore ed arterie 63. -- Cap. XI. Aplysiae fasciatae 69, Cameli , neapolitanae 0 , leporinae , gia 71 Poli 72 descriptio. -- Spiegazione della Tav. II , II, 93; IV 9 74; VS 75, DE zoologica ed anatomica di alcune specie di Oloturie d* $. I. 0. Forskal 79. -- $ II. O. di Poli e $. II. O. di Santoro 80. -- $. IV. O. di di 81. -- $. V. 0. di Peta- (441) gna e S. VI, O. di Stellati 82. -- $. VII Comuni integu- menti 83. -- S. VIII, Canale degli alimenti 88. -- 6. IX. Ap- parato della respirazione gr. -- S. X. Organi sessuali 94. --- S. XI. Sistema circolante 93. -- $. XII, Usi delle parti descrit- te 104. »-- $. XHI. Classificazione delle Oloturie 108. -- $. XIV. Holothuriae tubulosae , maximae 100 , impatientis , Colum- nae , Forskali un, Poli, Sanctori , Cavolini, Petagnae et Stellati 112 tecnhica descriptio, Spiegazione della Tav. VI e NIE It oVIIO er Ra 157 Sul Doridio, su una specie di Sifuncalo e sulla Pleurofiltidia. S. I. Doridio, Meckeliano 117. - $. IL. S. echinorinco 124. -- S. IN, Pleuro-fillidia napolitana 128. -- $. IV. Descriptio. 2. Meckelii, S. echinorhynci ac P. neapolitanae 133. -- Spie- gazione della Tav. X, 135. Riflessioni sulla Tenia umana armata 139. Cap. I. Esposizione dell’ apparato nutriente 141. +- Cap. II. Ricerche su gli organi destinati alla generazione 154. -- Cap. III. Guarigione della Tenia senza l'uscita della sua testa 164. Systematica Taeniae solium descriptio 177. -. Spiegazione della Tav. XI e XII, 179. -- Supplemento alle precedenti Memo- rie 181. VOLUME II. DEDICA A SUA MAESTA’ IL RE V. PREFAZIONE IX. Descrizione e Notomia del Doridio Aplisiforme 185. Spiegazione della Tav. XIII, 191. De Pterotrachea observationes posthumae auctore I. X. Poli cum nostris additamentis et annotationibus 193. Conchac historia 195. -- Mollusci descriptio 197, et anatome 202, -- Spiegazione della Tav. XIV, 224; XV, 216. 57 (442) Nota sul Mollusco del Argonauta, su una specie di Epizoo che vi ospita, e sulla Medusa Velella 219. $. I. Argonauta Argo 220. -- $. II. Tricocephalus ace- tabularis 223. — S. IM. Medusa velella 226. Brevi cenni sulle Attinie 228. I. Descrizione dell’ 4. crassicornis, pedunculata , effoe- ta 229. -- IL Anatomia 230. -- III. Tecnhica descriptio Medusae velellae 240; et A. crassicornis, pedunculatae 241, rubrae , carciniopadis 242, Cari, hyalinae 243 , aurantiacae 438 , et Mollusci Madreporae calycularis 245. -= Spiegazione della Tav. XVI, 244. Commentario alla Notomia del Mollusco della Lumaca eseguita da M. A. Severino 246. Descrizione di un nuovo Apparato di canali acquosi negli animali invertebrati marini 259. Molluschi: I. Cefalopodi -- II. Pteropodi 263. -- III. Ga- steropodi 264. -- IV. Acefali 268. -- Anellidi 270. -- [Echino- dermi 271. -- Entozoi 272. -- Acalefi od Ortiche di mare e - Polipi 273. -- Corollari e forme primarie di tal sistema 274.-- Usi 275. Nota sul preteso Alcionio vermicolare 279. Spiegazione della Tav. XVII, 283. Memoria su le Asterie e gli Echini 286. Parte I. Asterie. = $. I. Integumenti 287. -- $. II. Si- stema osseo 289. -- $. III. Organi della generazione 292. -- $. IV. Sistema della circolazione 2096. -- $. V. Mezzi per la re- spirazione 301. --S. VI. Organi della generazione 303. --$. VII, Pretesa rigenerazione de’ raggi, e non esistenza de’ nervi 304. -- $. VII. Grgani d’ignoto oflicio 306. -- $. IX. Virtù medici- nali 308. -- S. X. Brevi cenni sul genere Asterias in generale 311.--G. XI, Osservazioni critiche su parecchie specie di Aste» rie 312. Parte Il, Echini. = S.I. Sistema osseo 316, «- 6. II, In- (443) tegumenti 327. -- $. IN Sistema muscoloso 328. -- $. IV. Cana- le degli alimenti 330.-- $. V. Ovaie 333. - S. V. Sistema cir- colante 334. -- $. VI. Sul nuovo e particolar movimento de’glo- betti sanguigni 341. -- $. VII. Descrizione generica degli Echi- ni 349. -- $. VIII. Disamina di qualche specie di Riccio di mare 351. -- G. IX. Descriptio: 1) 4. exiguae 353, rosaceae , rubentis 354, aranciacae , bispinosae 355, Jonstoni, penta- canthae , echinophorae 356, Savaresi 357, subulatae, ophiu- rac, cordiferae 358 , filiformis, Tenorii , verrucosae 359 , muricatae, mediterraneae 360; et 2) £. esculenti 361, neglecti, melonis , sardici 362 , miliaris , saxatilis 363, neapolitani, cidaris , 364 spatagique 365. -- Spiegazione della Tav. XVIII, 366; XIX 19694, XX369 XXI 371 XX 393; XXIII, S7os AIM 397; XXV 379, XXVI, 1987. Annunzio su la facoltà velenosa di taluni Molluschi testacei. Osservazione I. 385. -- Osservazione II. 387. Memoria su gli Anellidi. Parte I. = Cap. 1. Nereidi: -- $. I. N. gigantesca 389. S:REISENcnpreat993. — 19. SII N clineata e USV UNI squamosa 400. --S. V. N. flessuosa e S. VI. N. scolopendro ide 4or. -- Cap. Il. degli Spii. -- $. 1. S. quadricorne e $. IL. S. coduto 403. -- $. III. S. coccineo e $. IV, S. a ventaglio 404.-- Cap. IMI. delle Naiadi. -- $. I. N. coccinea , $. II. N. bipun- tata e S. III. N. de Horatiis 405. -- Cap. IV. Delle Polie. -. S. I Idee di tal genere 406. -- $. II. P. sifuncolo 407.--6. III. P. lineata 409. -- Cap. V. De’ Lombrici. -- $. I. L. fragile 409. $. Il. L. sifonostoma 414. --$. II. L. raggiante 416. -- $. IV.L. pic- cino 417.--$. V.L. terrestre 419.--S. VI. L. marino 423. -- Cap. VI. Descrizione tecnica degli anellidi nominati in questa prima Parte. Nereis gigantea , cuprea , scolopendroides 424 — de- lineata , squamosa , flexuosa 425 = Spio-quadricornis , cau- datus , coccineus , ventilabrum 426 — Nais coccinea, bi- (444 ) punctata , de Moratiis -- Polia siphunculus , delineata 427 Lumbricus fragilis , siphonostoma , radiatus , pusillus , ter- restris 428, marinus 429 -- Spiegazione della Tav. XXVII, 430; XXVII, 434; e XXIX, 436. Si compiacerà il benigno lettore di non porre mente agli errori tipografici oc- corsì in questi due volumi. Sappiasi però che la Fig. 13 della Tav. XXV rappresenta l' ovaia maggiore a, e la minore è dell’ Echinus spatagus. [7] A î are: teen AA) I Sa 2. dro to L sj vi ES 216) ; TENZA DELE i e Ne a ITA 4 Vega SEN A IDE TI Bode Piiato Dee FA CI ny CS "A [LA ATE (TEA PL E ONCE bas (i DEA SN a a x IN era % w 1) È pia) nici Si » dot OF p® 4 3 CI