\ 4 \ fi NÉ DI 1145 ATO NA ea PR an PERDE dI i TAnLON MEMORIE SULLA STORTA B NOTOMLA DEGLI ANIMALI SENZA VERTEBRE DEL REGNO DI NAPOLI VOLUME II. MEMORIE SULLA STORIA E NOTOMIA CE NOZIO VA o V, Leg di Lrimale SENNA Lintolre Ù i DEL REGNO DI NAPOLI DI STEFANO DELLE CHIATE ana (_Fagune: = TCS NAPOLI 1822 i ua me $ Ro ari ti MEMORIE SULLA STORIA E NOTOMIA | DEGLI ANIMALI SENZA VISTE DEL REGNO DI NAPOLI DI STEFANO DELLE CHIATE PROFESSORE ‘AGGIUNTO ALLA CATTEDRA DI ANATOMIA PATOLOGICA DELLA REGIA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI, ED A QUELLA DI BOTA- -NICA E MATERIA MEDICA DEL R. COLLEGIO MEDICO-CHIRURGICO ; INSTITUTORE DI NOTOMIA COMPARATA NEL REAL MUSEO SOA GICO ; MEDICO DEL REAL SITO DI CAPODIMONTE; SETTORE ANA- TOMICO DELLA CLINICA MEDICA DELLA PACE } SOCIO DEL R. ISTI- TUTO D° INCORAGGIAMENTO , DELLA REAL ACCADEMIA DELLE SCIEN- ZE, DELLA SOCIETA’ MEDICO-CHIRURGICA NAPOLITANA; E DI QUELLA DI MARBURGO , DI ALTENBURGO , EC. EC. o: Carrie di vignetta e di figure incise in rame, NAPOLI, STAMPERIA DELLA SUCIETA' TIPOGRAFICA. 1825. Pre III ST=:E5AABT | = C TIBAMST |) i ite moncsi ATVEMIYITILITITITILILTZIALIIIIILTTITULILIULLITIUIT LITITITIATILILIIALIIITIVATLITBMRMALILIZZZ'ATIAIAA Neptuni quaecunque tenent muscosa profundi Saxa , sub innumeris veniunt visenda figuris. BITITBIBILLILITBIBTLITITTÌÀ A IIBTIIUITIITTIIIAITITLTI LILITIBIBLEITITD IULTTIDILULIVBVTILUTLITITIITLIT IVA GiannettAsIUs , Halieut, Lib. VIII. Gi ALLA SAGRA R. MABSLTA' FRANCESCO LI RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE , DI GERUSALEMME EC. EG. SIRE Pan che per foriuna de’ suoi popoli ascendesse al Trono delle due Sicilie, il generoso suo animo non isdegnò acco- gliere con Sovrana bontà il primo Vo- lume delle Memorie da me scritte su la Storia e Notomia degli animali senza vertebre del Regno di Napoli. Avendone ora condotto a termine il secondo , vengo ad umiliarlo con mag- giore ossequio e con animo più confi- dente al Vostro Real Trono, a quel So- glio augusto donde partono i raggi av- vivatori della Maestà protettrice delle arti e delle scienze. E chi può mai iguorare i nobili incoraggiamenti, che tuttora riceve dal Genio augusto di Vostra Maestà la col- tura di tutt i rami della Storia natu- rale delle Sicilie ? Cedendo alla forza della verità lo confessano anche i Dotti stranieri, che penetrati dal sentimento della giustizia ricordano eziandio agli scienziati napolitani il dovere di grati- tudine verso il loro inclito Mecenate in- tento sempre ad onorarli ed animarli col suo favore. Sento ben io la tenuità del mio in- gegno e’l poco pregio de’ miei lavori. Sé però Vostra Maestà dall’ altezza del R. Trono li degnerà di uno sguardo pro- pizio e benigno , essi certamente otter- ranno quel valore che per se stessi aver non potevano, ove vogliansi riguardare la brevità de’ lumi e la scarsa suppellet tile di chi gli scrisse, Confortato da così dolce speranza m° inchino con profondo ossequio, e co’sen- timenti della più devota venerazione mi riprotesto Napoli, -- dicembre 1825. Di V. R. M. Umilissimo e fedelissimo suddito Solaro delle Ghiui. er ne 4 PREBAZIONE P ER quanto più la Divina Provvidenza @ Sa- pienti delle spiaggie marittime del Regno di Napoli abbia somministrato occasione propizia di poterne scru- tinare gli esseri organizzati, pe’ quali in ogni tempo le partenopee contrade sono visitate da celebri Profes- sori esteri ; altrettanto son essi tra noi guardati con occhio di poca curanza, e totalmente disprezzati. Ma la nostra classica terra vanterà sempre ì nomi di Severino e di Poli pel ramo zootomico , non che que’ di Cirillo, Petagna e Cavolini per la zoologia, che ne impresero ad illustrare le naturali produzioni, vit- toriosamente trionfando di tutti gli ostacoli, e som- mo onore procurando al nostro paese. Scoraggiato dalle esposte riflessioni non avrei al certo pensato alla continuazione di questa qualsiasi Opera concernente la descrizione e la notomia degli (12..) animali invertebrati del Resno di Napoli ; se molti Dotti oltramontani non mi avessero premurato, invogliato, e quasichè toccato nell’onore a dover proseguire l’intra- preso lavoro, resomi oltremodo penoso dagli artisti: ed al quale sonosi Eglino degnati profondere quegli elogi, che io stesso non mi sarei mat lusingato di meritare. E mi reputo troppo avventuroso di poter in gue- ste poche linee esprimere la mia riconoscenza vivissi- ma a celebri prof. Blainville , Ferussac , Edwards in Francia; Meckel, Rudolphi, Olfers , Baer nel- la Prussia; Carus, Tiedman, Otto, Huschke in Sassonia; e Schubert in Baviera, che benignaronsi di compatire le primizie de’ miei deboli sforzi. Or senza diffondermi in preamboli inutili nelle scienze di fatto , espongo in termini generali le ma- terie trattate în questo volume; come apparisce daî seguenti titoli : 1) Per completare Vl’ anatomia del Doridium Me- ckelii presento pochi cenni sul D. Aplysiaeforme, al- tra novella specie. 2) E stata sempre mai dagli Scienziati di oltre- monte desiderata una conoscenza precisa della Pte- rotrachea , il cui attuale lavoro mi appartiene di co- mune col cav. Poli. 3 ) Son discrepanti i Naturalisti circa i rappor- ti della conchiglia detta Argonauta Argo e ’l suo abi- fatore, che a me pare mantenervisi aderente mercè gli acetaboli de’ cirri. Sul medesimo ospita pure un ignoto ‘epizoo0 ‘(. Tricocephalus acetabularis ), cui se- (35) suono brevi nozioni notomiche sulla Medusa Velelia. 4) La storia naturale delle Attinie è forse trop- po avanzata; sulla cui fabbrica rimanevano ulteriori lacune a ripiararsi, ed altre nuove specie a descri- vere , quali sono l’A. Cari, hyalina, ed aurantiaca. 5) È nota abbastanza la riputazione di M. A. Severino in ramo medico-cerusico , e vieppiù classi- ca ne è la rinomanza come zootomista esimio. Cioc- chè è provato dalla sua anatomia del Mollusco dell’ Helix pomatia, che ho riprodotta pe’ nostri tipi e co- mentata, da cui chiaramente rilevasi, che pochissime aggiunzioni sianvisi fatte dagli odierni Anatomici. ‘ 6) Siccome l’aria atmosferica possente impero esercita sulla vita dell’uomo,e degli altri esseri; così la circolazione dell’ acqua marina per le interne vie del loro corpo, mediante un Novello apparato di ca- nali eseguita , riesce indispensabile pel disimpegno del- le vitali funzioni degl’ invertebrati subaquei , princi- piando da’ cefalopodi fino a’ polipi. 7) Non evvi produzione nelle nostre costiere più ovvia de’ Vermicelli di mare, o sia dell’Alcyonium vermiculare dî Gmelin. La sua natura è affatto igno- rata, e dalle mie ricerche risulta essere un placen- tario di granchi. 8 ) Len pochi Zoologi hanno avuto l’opportuni- tà di contemplare viventi le Stelle ed i Ricci mari- ni: razza di esseri numerosa e bizzarra, fra le cui varie specie del littorale napolitano ho trovato nuove le A. Jonstoni, pentacantha, Savaresi, Tenorii; e 2’ Echi- (o nus neapolitanus. Con ciò nor ho fatto altro che ac- crescere il catalogo di dette produzioni , e smentire la esistenza del genere Pedicellaria , che rappresenta alcuni esilt aculei degli Echini; ma principale ogget- to del mio tenue lavoro si è una quasichè compiuta monografia della loro struttura, sulla quale, oso dire, poco o nulla rimarrà a farsi. 9 ) L'Arca Noae e ’l Murex Truncalus e Bran- daris non ha guari tempo sono riusciti cibi letali a due famig olie. 0 lo scopo delle osservazioni, che ne ho quì registrato , onde fargli evitare. 10 ) Gli anellidi, sebbene di minor complicata organizzazione de’ molluschi, pure hanno il sangue rosso ; e la lor notomia è pochissimo avanzata. Mi soro per ora occupato delle Nereidi, di cui ho de- scritto come nuove la N. delineata, squamosa, flessuo- sa, e scolopendroides; 2. degli Spit, avendo tra es- si notato come finora sconosciuti lo S. coccineus, e ventilabrum ; 3. delle Naiadi, e soprattutto della N. coccinea , bipunctata, e de Horatiis; 4. delle Police, nuovo \genere da me fondato, cui riporto la P. si- phunculus e lineata; e 5. de' Lombrici terrestri e ma- rini, fra quali ho creduto non ancora descritti il L. radiatus, siphonostoma e pusillus. Me felice, ove riuscito sia a rendere le mie fati- che degne dell’approvazione de Dotti; e più felice, se Es- st compiacciansi onorarle del loro autorevole patrocinio. ( 185 ) DESCRIZIONE E NOTOMIA DEL ÎDORIDIO APLISIFORME DA SERVIRE DI SuPPLEMENTO ALLA Memoria suL Doripro pi MECKEL. ÎLETTA NELLA SESSIONE ACCADEMICA DE’ 3 GENNAJO 1825 DAL SOCIO ORDINARIO STEFANO DELLE Curve. Quid promptius igitur, aut quid sanctius hac via, quae impune potest totam animalis rem co- gnoscere , ac veritatem adaperire , lucemque obscuris facere ? M. A. Severini) Anat. gener. , pag. 122. Di tutti rami delle scienze naturali la parte, che tratta de’ vermi, è stata sempre la meno conosciuta . Siffatta classe di animali a cagione della loro piccio- lezza ha riscosso dal pubblico un’ idea di negligenza e di poca importanza 3 ma in paragone degli altri ra- mi della zoologia meritava realmente l’ attenzione par- ticolare di coloro, che nelle scientifiche inchieste cerca- no un utile qualsiasi pel vantaggio, e pe’ progressi del- le letterarie discipline. ac Se infatti considerasi il numero degli animali de- signati col nome di vermi ; se osservasi la semplici tà, o l’ apparecchio talora complicatissimo di loro or- ganizzazione ; e se riflettasi alle svariate maniere del- le diverse naturali , ed artificiali rigenerazioni di essi ; la immaginazione nostra è ben tosto sorpresa , i ( 196 ) e per la moltiplice combinazione delle loro forme esteriori, e per l’ ingente numero de’ medesimi , e per talune loro vitali e singolarissime proprietà. Le acque tutte sì fredde che termali popolate sono di mo- lecole animate e di vermi, provveduti di perfettissimi organi come i grandi animali, non escluso. lo stesso capo d’ opera della creazione. Attesochè hanno particolare e propria riproduzione, e nel regno organico occupano “un posto tanto poco equivoco , quanto meno i1mmagi- nar potevasi. La elmintologia daltronde è stata trascurata , non per altro motivo , che pe’ numerosi ostacoli, che pre- senta. Imperocchè i vermi e gli stessi molluschi sono ordinariamente privi di una consistenza solida da es- sere conservati ne’ musei e nelle convenevoli collezio- ni. Per qualche: istante solo ne permettono la contem- plazione , e sono poi rare in modo le circostanze di poter riosservare la medesima specie , che debbesi ciò riguardare come tante felici combinazioni. Ecco perchè questo ramo di scienza non farà mai estesi progressi; ed a ‘malgrado le novità, che può of- frire a’ suoi coltori, non arriverà che lentamente alla sua perfezione , e non mai con quella certezza ; con cui dissipate esser dovrebbero le tenebre foltissime da cui è avvolta, e bandite ancora le ipotesi le più az- zardate e le meno convincenti. Molti però di simiglianti esseri sarebbero da noi perfettamente ignorati senza che l’ occhio aiutato fosse da’ vetri; ed altri non sarebbero stati mai conosciuti DSi ni 97) senza le peregrinazioni di valenti uomini in lontanis- sime regioni. Tale è stato lo scopo del celebre Meckel, Rudol- phi, ed Olfers, che hanno intrapreso de’ viaggi nel nostro Regno per la raccolta di parecchi nuovi generi e di moltissime novelle specie di siffatta razza di animali; tra quali fu il genere Doridium nel 1806 osservato da Meckel in Pozzuoli, e la cui notomia è stata da noi nel 1822 intrapresa: pel compimento della quale il no- stro socio corrispondente Olfers, che scevro di quella gelosia che è senza fallo lontana da coloro , a’ quali unicamente importa i progressi e la illustrazione delle scienze, mi ha fatto dono di un’ altra specie di Do- ridio non ancora conosciuta , che chiamo Doridium Aplysiforme. A. Descrizione. Il corpo del D. aplysiforme , che per la esteriore conformazione poco. differisce dal D. di Meckel, è levigato e privo de’ tubercoli perlacei ap- partenenti a quest’ultimo, di cui è due volte maggiore per lunghezza e larghezza. Ha il corpo colorito bleu , e corredato di‘ una linea rancia nel perimetro delle ale, de’ dischi carnosi dorsali, e del piède. Le bran- chie sono bastantemente lunghe, e fanno chiaramente conoscere sì la vena che l’ arteria loro , terminando nell’ interno dello speco già descritto nel D. Mecke- liano. Quale speco anche offre nella tunica, che su- periormente lo veste , numerosa serie di minutissime glandulette, che separano un umore bianchiccio. Nell’anterior parte del suo corpo, tra il disco car- . * (11890) noso superiore ed il piede , prolungasi un tubo musco- lare, che nell’ estremità presenta la bocca. Le aperture del membro genitale e della vulva giacciono a dritta del corpo; e propriamente quella del primo poco lun- gi dalla bocca, e l’ altra della seconda è alquante li- nee distante dalle branchie. Nell’ avvertenza però che amendue i forami degli organi genitali sono in corre- lazione fra loro mercè il solito solco , ch’ esiste in tutti gli individui di questo gruppo di esseri. B. Anatomia. Sparate le pareti del disco carnoso posteriore penetrasi dentro una cavità , che nelle aplisie chiamai branchiale. Il suo fondo è fatto da valido pan- no muscoloso , o sia dal diaframma , su cui aderisce un abbozzo di conchiglia o meglio di opercolo osseo , conformato quasi a spira, che nel D. Meckeliano era stato negato dal celebre Cuvier, offrendo in su sottile membrana cartilaginea di forma presso che orbicolare. Non è questo il luogo opportuno per fare conoscere gli usi di questo piccolo pezzo osseo paragonato al resto del suo corpo perfettamente molle. Quale oper- colo pare che dimostrasse , che il tipo di organizza- zione di tal. razza di animali sia in tutti ad un di presso la stessa. Attesochè i molluschi nudi diversificano da’ testa- cei per la deficienza del guscio calcareo, appena abboz- zato negli animali nudi. Ne? quali 1’ opercolo hassi da considerare come loro conchiglia poco sviluppata ed oc- culta. E per rendere questa idea più veridica, con- viene riflettere a quello che la natura fa nelle Bulle ; . ( 189 ) ‘nelle quali talune specie presentano la conchiglia ester- na, come la £. ampulla , la B. lignaria ; e le altre poi la offrono nell’ interno e poco dissimile da un oper- colo, come la 5. aperta ec. La notomia generale umana e comparata, che oggi forma lo studio prediletto de’ dotti di europa, i quali non si limitano alla nuda e sterile considerazione del- le parti della macchina umana, ma da questa con rapido sguardo si slanciano fino al polipo ; riceve in- finiti rischiaramenti dalla conoscenza delle diverse mo- dificazioni, che presentano gli stessi organi considerati nelle differenti classi degli esseri organizzati animali. Proseguendo intanto la descrizione dei, visceri del presente Doridio è facil cosa ravvisare che il me- desimo manca della serie di denti delle aplisie , delle Fillidie, delle Doridi ec. —. E la natura ha supplito a mancanza siffatta munendo la bocca di valido sfin- tere, e col rendere l’ esofago non membranoso come le specie di animali esposte, ma perfettamente carno- so, e capace a schiacciare e rendere pastosi gli ali- menti irrorati dalla saliva. Nè quì debbasi credere compiuta la digestione, essendo quasi alla sua metà : attesochè è perfettamente assoluta nell’ intestino duo- deno dove per vari condotti sbocca la bile , il quale in questa specie di animale puossi senza fallo dire stomaco succenturiato. Dopochè | assorbimento siasi operato ‘le feccie escono per l’ intestino retto. Amo in ultimo di evi- tare sul conto di questo mollusco le ripetizioni delle 190 ) stesse cose da me riferite nel Doridio Meckeliano, soprattutto per lo di lui fegato, l’organo genitale ma- schile e femmineo, pel sistema nervoso e muscolare , e per l’ apparato vascoloso , che a cagion della scar- sezza di animali non ho potuto riempiere di mercurio, onde esattamente descriverne il corso. Doridii Aplysiformis descriptio tabula aenea illu- strata. Doripium — Corpus repens , lateribus alatum; Cly- peum carnosum duplex, dorsum obtegens. £'orami- na bina dextrorsum pro genitalibus , posteriusque tertium pro ano, locata. Zenfacula, ac oculi nulli. D. Aplysiforme — D. Aplisiforme. Dorso , pede, alisque nigro-violaceis , margine ‘aurantiaca vitta communito. NoBis. Habitat rarissime in sinu puteolano, et ab amico Olfers, dum is anno 1825 hac in urbe commoratus est, illud accepimus. (191 ) Spiegazione della Tavola XIII. Fig. 1. A Bocca del Doridio Aplisiforme situa- ta nel termine della proboscide allungata @, esterna- mente fornita di un orlo muscolare compatto, che fa l’officio di sfintere. B ne rappresenta il mantello. carnoso superio- re ed anteriore, e 4 il posteriore, continuato: e quasi circolarmente a modo di un disco C. disposto, e ros- siccio nel mezzo. ce Sono le parti laterali del pie- de rivoltato sopra il dorso di siffatto animale da co- prirne alquanto sì il mantello anteriore prolungato su l’ inferiore, che i lati di questo ultimo. Le sopraddette parti intorno intorno il corpo di tale vivente rimangono un solco contrassegnato da dddddd, da cui a dritta e posteriormente escono le branchie gialliccie , abbastanza prolungate , nelle quali si distingue la vena D e l’arteria F branchiale; ed elleno costantemente offrono una linea rancia nel perimetro f f. i Fig. 2. Lo stesso Doridio Aplisiforme è stato delineato dalla parte inferiore del piede, onde far- ne conoscere la conformazione dei lati somiglianti presso a poco alle ali , e ’l1 suo prolungamento po- steriore libero , rotondato, che ne copre in parte la restante faccia inferiore e posteriore del corpo. In que- sta medesima Figura si sono allontanate le branchie dallo speco branchiale , affinchè ravvisar si possa la ( 192 ) forma e larghezza di esse, come pure la situazione dell’ ano 2. Fig. 3. Rappresenta il destro lato del Doridio aplisiforme , in cui è da notarsi il forame K della borsa, dove trovasi racchiuso il membro genitale, dal quale principia un solco Z, che termina nell’ orificio della vagina È. Fig. 4. Sezionato il disco carnoso posteriore ap- parisce una piccola cavità , ove giace l’ opercolo osseo Z ricoperto da una specie di membrana cartilaginea L, che riempie lo spazio, che lo ricetta. Il medesimo opercolo m ingrandito , e fornito della sua membra- na M, vedesi delineato nella £ig. 5. Nell’ addomine poi ravvisasi la proboscide N cir- condata dal cervello 7, che sezionata ( £7s. 6. ) os- servasi composta di valide fibre muscolari 0, e conti- nuata con un breve tubo, che può dirsi esofago p, cui segue lo stomaco O, ed indi l’ intestino serpeg- giante nella massa del fegato P, contigua alla ma- trice Q. Di tutte’ le esposte parti si è dato un dettaglio maggiore nel Doridio Meckeliano pag. 117-123. I lacerti de’ muscoli retrattori del suo piede apparisco- no in 94. ( 193 ) QLIVALIYIVMMIBMILITIIVIVUAIIIVILLITIVBULIIIVITILIN LITILTIE LILITITI LIBLLITULIITIVIL TIM VIVIV VALVAANRO Dx PIEROTRACHEA OBSERVATIONES POSTHUMAE AUCTORE ToserÒio Xaverio Porti Huius R. InstituTI PerPETUO PRAESIDE CUM ADDITAMENTIS ET ANNOTATIONIBUS STE= PHANI DELLE CHIAJE ACADEMIAE EIUSDEM ORDINARII | SODALIS, INTRODUCTIO. Clarissimus Forskaohl primus cognitionem Generis Pterotrachea inter rerum naturae cultores invenit. At Caulinus noster, qui multis abhinc annis structuram hujus Mollusci quodammodo investigavit, ejusque ima= ginem aliquot praestantissimis Europae viris communi- cavit, morte correptus, suas observationes absolvere haud potuit , et nonnisi indicia aliquot rerum super hoc argumento religpit. Forskaohl in suo Opere: De- scriptiones animalium pag. 117 quatuor Pterotracheae species annumeravit ; scilicet. P. cororatam , hyali= nam, pulmonatam, et aculeatam, easque descripsit, iconibusqne exornavit. Ex his vero nulla cum ‘nostra specie, da qua disputamus , convenire videtur , licet Caulinus ipsam Pterotracheae Forskaohl perperam as- similaverit. Post ipsum praestantissimi viri Gmelin, Lamarck, Bory de St. Vincent, aliique de illa pertractaruui ; at 29 (194 ) laboriosissimus Cuvier prae caeteris ejus structuram par- tim cognovit et sane perfecte cognovisset , si specimen, quod mutilatum obtinuit, integrum fuisset. Ad nos igitur pertinet, quos aliquot Pierotracheas sintegras adipisci fors tulit., hujus Mollusci singulari perfectam descriptionem, atque anatomen iconibus. or- natam evulgare. Gratissimum porro Clarissimo Cuvier hoc nostrum molimen futurum confidimus, quo aliquot suas conjecturas ad hujus Mollusci viscera pertinentes, quae in mutilato suo specimine assequi non potuit , esse re vera ad veritatem adductas intelliget. Summa raritas hujus Mollusci in nostro mari dif- ficillimam reddit ejus comparationem, et nonnisi prae- ter expectationem in aliquot annis unum vel alteram reperitur secus littus Pausilypi, a saevientibus procellis austro flante super arenam propulsum inter fucos , et algam. Id quoque difficultatem ‘auget, quod piscatores nostri temporis hoc Molluscum . penitus ignorant. Hinc Clar. Xaverii Macrì , Materiae medicae in hac Regia studiorum Universitate Professoris egregii, amicitiam atque humanitatem grato animo jugiter prosequemur , qui Pterotracheas , quas possidebat. liberaliter nobis obtulit, atque earum structuram investigandi opportu- nitatem praebuit: in qua investigatione solertissimus Stephanus delle Chiaje enixe suam dexteritatem , et diligentiam. cum nostra conjunxit. Pterotracheam hanc nostram Sepiae veliferae quo dammodo affinem esse arbitramur ne dum propter ve- ( 195 ) lum, quo instruitur, sed potissimum propter concham Argonautae simillimam, qua exornatur; ideoque in Gme- lini sententiam adducimur, quod ei Pterotracheae vi- treae nomen recte tribuendum sit, eoque magis quia corpus ejus re vera vitreum apparet, et concha ad vitream naturam quodammodo accedit. i * CONCHAE DESCRIPTIO AC HISTORIA (1). Ital. Nautilio vitreo ; Carinaria vitrea. Neapol. Scorza del Galluccio, o dell' Elefante di mare. Gall. Carinaire , ou Nautile vitré. Gualtieri Z'estacea Tab. XII , Fig. B. Argenville App. Conchyl. Tab. X., Fig. B. Martini Conchyl. tom. 1, Tab. XVII , Fig. 163. Linn. Syst. Nat. pag. 3568. Argonauta vitreus. Linn. eur. Gmel. Syst. Nat. , pag. 3710. Patella cristata? Favanne Conchyl. Tab. VII ,jFig. C 2. Bosc His. nat. de Coq. tom. 3, Tab. XXXVI, Fig. 2, Carinaria vitrea. Denys-Montfort ist. nat. des Moll. tom.4, Tab. XLUI, Fis. 1. nu. aux Isl. d’ Afrig. tom. 1, Tab. VI, Fig. 4. Bosc Nouv. Dict. d’ Hist. Nat. tom. 5, Tab. B. XV, ife: 46: i — e e (1) Versus aut paginae hac in dissertatione praestantissimi Equitis ac Commendatoris Poli aste- riscis ** signalae vel comprehensae , acque ac anno= tationes omnes, nostri sunt iuris. * ( 196 ) Testae characteres. Testa exigua galeaeformis , hinc patula , inde coarctata , laxe recurva; carina un- dulata , levi; striis simplicibus transversis, fragilissima. Testae descriptio. Testa ( Tab. XIV, Fig. 2 ) exigua, nullo modo respondens magnitudini sui Mollu- sci; hinc dilatata , inde aliquanto coarctata , instar galeae priscorum militum Romanorum, laxe recurva g, dorso carinato , undulato , levi G; striis transversis simplicibus parallelis praedita , exilissima. Obtegit ipsa peculiarem tantum dorso animantis plagam, in qua, ut videbimus, praecipua viscera con- tinentur , eidemque ope tenuis membranae circumundi- que coniungitur. Maximopere suspicari licet conchas, quas Gualtieri et Martini ad Argonautae speciem perti- nere retulerunt ad speciem Pterotracheae oceanicam esse referendas. * Historia. Perrara , ac usquedum apud nos pe- nitus ignota isthaec vitrea, fragilisque concha observa- tur. Cujus duo tantum specimina, earumdem Mollusco adhaerentia , in Regio Poliano Museo adservata viden- tur, quae a doctissimo Xaverio Macrì Historiae natu- ralis praecipue patriae eximio fautore accepimus. Nec ipsam postea consequi nobis facultas fuit : quamvis impigre , conctisve modis conchytarum auri famem la- cessere saepe saepius studuerimus. In Neapolitani Cra- teris laetissimo litore scopulis allisam illustris Philippus ** Caulinus hyeme, aut vere ejectam olim deprehendit. Ci (Gg) * MOLLVSCI DESCRIPTIO, Molluscî characteres. Animal concham , de qua sermonem instituimus, inhabitans ad Pterotracheae spe- cies, perperam ab illustri Linnaeo testis destitutas , traducendum -esse curavimus. Essentiales genericas , specificasque notas , quibus hanc Molluscorum proge- niem dignosci constituimus , «hisce verbis definimus. Corpus teres, utrinque d c attenuatum, gelati- noso-hyalinum, dorso viscera in translucidam con- cham a recondita , ventre mobili pinna E praedi- tum. - Os rotundum , antice locatum. Oculi f nigerrimi. Tentacula e e, aeque ac pinna, glabra, subti- lissima, subulata, ad proboscidis basin posita. Inspice Figuram 1 Tab. XIV. PTEROTRACHEA. Linn. Syst. Nat. pag. 3137. Rondel. De Insect. et Zooph., Fig. 126. Holothurium exantheratum. Forksaohl Icon. rer. nat. Tab. XXXV, Fig. A. P. co- ronata. Caulini Moll. Crat. Neap. Tab. I, Fig. 1-4. Pterophora conchacea. Bruguière Encyel. méth. Tab. LXXXVIMI, Fig. 1. ( 198 ) * Pèron Ann. du Mus. de Paris tom. 15, Tab. II, Fig. 15. Cuvier Mem. sur la Pterotrachée Tab. II, Fig. 15. Macrì Act. Soc. Borb. tom. 3 ined. Pierotrachea na- Li vigera (1). noce) (1) De PTEROTRACHEA OBSERVATIONES CLAR. PROFESSORIS Xav. Macrì. : Characteres generici. Corpus lberum, oblongum, pellucidum , carne seu gelatina , ut dicunt, maxime dura , seu tendinea, vel chartilaginea fabrefactum , punctis minimis aliquantulum eatantibus hinc atque illine exasperatum ,, ore patulo circulari. Collum longum, proboscidi persimile. Oculi duo rotundi ed colli basim. Abdomen carinatum , inflatum ; cauda longa, acuta. PTEROTRACHEA NAVIGERA. 3 | Characteres specifici. Pinna subrotunda , gelati- nosa, mobili, ad superiora caudam versus , parva navicula Nautilii modo ad abdomen. i ‘Id animantis genus obtuso praeditum wvidetur sensu. Nam stimulis percitum, vexatumque parum sentit. Vita orbatum , licet per multos menses ma- rina vel dulci aqua detentum, aegre tamen putrescit. Ob longum collum proboscidi persimile nostrates nautae , haud inepte Elephantem marinum i//ud di- cere consueverunt. Etus longitudo spithamae unius cum dimidio, et ultra. Protensa pinna, ut guberna- ( 199 ) * Pterotrachea lophyra (1) corpore crystallino , muricato J ; cauda acutissima, superne cristata m; ven- tre pinna orbiculari , reticulato-fibrosa , acetabuloque * insignitaz dorso testa geleaeformi, fragili, vitrea, visce- ——_——————@>m@——@—@—@— —_——@—— ____ —m_ s<@@_——Òe@ culo huc atque illuc se movente, ad summam aquam se regit et Tyrrhenun navigat aequor. Varietates 9 quae sariart ab avulsa pinna, e navicula proveniunit , sunt - (a) Pinna subrotunda , gelatinosa , mobili ad superiora caudam versus , sine parva navicula ad abdomen. (b) Size pinna da » gelatinosa , mobili ad superiora caudam wersus , sine parva navicula ad abdomen. Hoc animal, in quo hujusmodi varietates ob- servantur, spithamam unam longitudine sua plus mi- nus acquanies , a nostratibus piscatoribus ob breve collum Galluccio di mare appellatur , ab tisque ex oleo frixum innoxie editur. Saeviente Noto atque Africo , Januario vel | Februario mense ad nos venit. Quo fortasse factum est , ut marts Auctibus ejus pinna , atque navicula avellantur. (1) Nomen supra dictum a nobis huic Ptero- tracheae impositum, a greca voce rogo promanai , quae cristam significat. ( 200 ) * ra tegente communita , branchiis pinnatis , extra con- cham pendulis. Inspice Figuram 1 et 3 Tabulae XV, ex qui- bus ea luculenter delineata apparet. Pterotracheae mo- tus pro re nata progressivus ; variusque observatur. Nunc ipsa in altum se librat, alam remigii instar, fra- gilemque' testam puppis officio fungentem , atque cau- dam gubernaculi more , hinc atque illinc dimovet ; nnnc collum diversimode contorquet 3 nunc denique maxillam , seu linguam producit ac retrahit. Evenit saepissime, ut animal istud, africo flante, in scopulos saxaque allisum, sese tam fortiter contra- hat ; ut pinnam, etiam viscerum massam , simulque testam diffractam eodem ictu amittat, imumque maris petat. Ex quo denominatio ejusdem animantis a prisci aevi Zoologis, et speciatim a celeberrimo Rondeletio jamdiu prolata sub ZMolothurit exantherati (1) valde apposito nomine , orta fuit. i » Inter maris purgamenta id reperi ( Rondeletius in- quit ), quod hic repraesentatur , quod quia vita, in- “* tegumenti asperitate et duritia, partibus internis indi- I e = ‘ (1) Conferatur Memoria nostra edita in hoc volumine pag. 77 de maxima contractile vi Holothu- riarum extra corpus intestina ejicientium , quibus summopere quadrat distractio viscerum a corpore hutus Mollusci, haud secus atque eiusdem tenvissi» mae testae ruptio, Akt Gi2010) scretis cum Holothurio conveniat , Holothuriorum spe- ciem esse puto. Altero extremo caput discretum habere videtur rotundum, os in medio rotundum, rugosum , quod aliquando dilatatur , aliquando constringitur. Se- quitur corpus crassius , aculeis multis rigens, videtur in caudam deficere, ex cujus utraque parte duae sunt appendices, pedum , pinnarumque loco , sed differen- tes. Superior enim strictior est , in ambitu incisa , in acutum desinens , ad quam a cervice producta est li- nea, altera latior ubique. Harum beneficio motum aliquem habere videtur, cujus prorsus expers est pri- mum genus, quod aliquando acetabulis suis saxis hae- ret, sed solvitur, quo differt a Tethyis (1). » Mollusci descriptio. Est huic animanti corpus teres , oblongum , utrinque attenuatum , ad caudam tenuius. Ejus substantia perlucens, gelatinosa, sed sa- tis firma , et scalpello ipsam secanti resistens , adeo vitreae naturae assimilatur, ut sub aqua demersa vix ab ea distingui queat , ut supra monuimus. Caput binis tentaculis subulatis, glabris exornatur, simulque oculis geminis pone ientacula prominentibus, satis inter se distantibus, et ob eorum nigredinem valde conspicuis. E capite proboscis exseritur subconica, cras® siuscula , quae ad nutum animantis longe producitur , et de more Elephantis quaquaversum inflecitur. Hinc a nostris piscatoribus Elefante di mare nunecupari so- (1) De Insect. et Zooph. Cap. XX. 26 ( 202 ) let. Corpus universum albescens (1), verrucis innume- ris în apicem exilissimum desinentibus exasperatur. Inferius e ventre, e regione loci, ubi concham sitam esse diximus, descendit veli species, seu potius pinna coloris lutei, fere orbiculata, compressa , glabra, acetabulo C satis conspicuo , rugoso, concavo, subova- to praedita ad latus posticuam. Acetabulum hoc iis, quibus Polypi gaudent , licet latius, quodammodo as- similatur, et magis etiam illi, quo Remorae species ornantur. Hinc in sententiam adducimur quando opus est, corporibus quibuslibet affigendam , haud secus ac Po- lypi, Remoraeque uti solent. Pinna vero ejus nata- tioni inservit quemadmodum in piscibus. Ad haec omnia oculis subjicienda Figuram 1 Tab. XV delineare cu- ravimus. MOLLVSCI ANATOME. Exteriori membrana verrucosa (Tab. XV, Fig. 3) JJ, quam antea descripsimus , sublata , in conspe- ctum venit musculus latus K, striis secundum longi- tudinem oblique decussatis , retisque speciem effingen- tibus, compactus, qui totum animantis corpus veluti in sacculo cireumundique complecitur , ideoque musculus (1) Corpus hujusmodi animalis, dum vivit, co- lore dilute roseo infectum apparet. ( 203 ) circumflexus dici meretur. Musculus hic juxta caudam in plures fasciculos M extenuatos dividitur , omnesque caudam petunt, ubi desinunt. Ab eodem musculo su- perius fasciculus alter musculosus fibris parallelis I in longitudinem dispositis secedit , cui adhaeret sacculus membranaceus H concha obductus , de quo infra ser- monem faciemus. Ab eodem musculo circumflexo ortum insuper ducunt fibrae reticulatae velum L 7 efformantes, ad cujus latus ulterius productae acetabulum o constituunt. Fibrae hujusmodi, quae ad velum pertinent, musculo peculiari recto pinnato juxta medium ventris firmiter . alligantur. Musculo circumflexo avalso, membrana ( Fig. 4) RR tenuis corpus universum obvestiens atque perito- naci (1) munus gerens , obviam venit : qua dissecta (1) Nunc abdominis cavum contemplando paul- lum immorari operae pretium ducimus , quandoqui- dem interius cius officium Zootomis omnibus usque ad Kal. Mart. anno 1822 fuit prorsus absconditum. Scitu verumtamen dignissimum quomodo aqua ma- rina Pterotracheae lophyrae corporis cavitate immitta- tur, quae illico turgida efficitur, donec ad animan- fis nutum , et contractione correpta aquam ejiciat, flaccidaque evadat. Conferatur idcirco Dissertatio nostra, cui inest titulus : Descrizione di un nuovo Apparato di canali * (204 ) illico sese conspiciendi praebent oesophagus , ventricu- lus, et pars praecipua intestinorum , quoniam reliqua per la circolazione dell’ acqua nelle interne vie del corpo de’ Molluschi marini delle due Sicilie, Aaud secwus at- que indicium ejusdem aquei nostri systematis in Dia- rio medico Tirolensi, ac Neapolitano aliquot abhine annis typis enuntiatum. De hoc argumento diligen- lissimus Eques Polius, st morte haud correptus fuis- sel , disserere etiam opinabatur, prout ex suis di- ctis huc apposite relatis clarius patet. Vir iste nobis conjunctissimus, neapolitanisque literis olim fulgidis- simum lumen atque ornamentum , ita hac de re inquit. » In antica pedis Muricis Tritonis regione insunt conspicua foramina , quae Antra delle Chiaje ru7- cupare fas est, ipse enim in primis illa detexit. Per ista foramina in totidem foveas tis subjectas aditus patent, quae inlteriorem pedis substantiam permeare conspiciuntur. Insuper inter ipsa canaliculi interce- dunt ad cadem foramina confluentes , quorum ad- miniculo cuncta inter se communicant. En igitur praecipuum siphunculi munus , quem postea descri- demus. Siphunculus aquam absorbet ad nutum ani manlis , quae super pedis inferiorem superficiem in illius substantiam immissa et in antra pracdicta , eorumque foveas profluens , pedem ipsum aqua tur- (‘205 ) eorum portio in sacculum ovatum concha obtectum im- mittitur. Inibi, ut supra dictum est, cetera viscera continentur. Nunc concha avulsa ( Fig. 3 ), detegitur saccu- lus ille membranaceus H, pellucidus , fuscus, elatus, conchae formam exacte referens , striasque transversas a concha impressas, in qua includitur, leviter ostendens. Ejus basis I ovata, solida, musculosa, cui concha al- ligatur. Eo itaque ( Tab. XVI, Fig.4 ) dissecto ss, statim in conspectum veniunt cor, hepar , oviductus , et extrema pars intestini, si rectum propter flexus suos dicere nolis. Cor T pericardio # involutum , ovatum, arteriae aortae truncum promit, et ex adverso venam branchia- lem U, quae in duos ramos discreta branchiis prospicit altera ex parte pinnatis. Has extra concham perbelle productas, atque fluctuantes, ut Fig. 1 et 2 Tab. XV ostendit B 7, in cunctis speciminibus , quae forte for- gidum reddit, atque fovet: quae aqua postea stre- nua pressione facta per pedis substantiam tran- sudare cernitur, vel sponte ejicitur prout vita ani- mantis deficere videtur; tunc enim pes exlenuatus , fraccidusque evadit. Haec omnia in vivario , in quo Mollusca di- versi, generis viva servabamus , investigare nobis occurrit. Hoc artificium in Muricis Tritonis arato- me fusius explicabitur ». ( 206 ) tuna adipisci potuimus, constanter invenimus. Reliquas circulationis vias nullo pacto assequi datum est (1). (1) Post obitum clarissimi Equitis Poli nunquam satis fletum , ulteriores venarum , arteriarumque semitas investigare conati sumus , de quibus antea semper incassum laboravimus; namque carum mem- branae a vi hydrargyri in cas propulsi distruptae, spem, laboremque nostrum pertinaciter frustraverunt. Sed animante isto in spiritu vini et aqua per ali- quot tantum dies servato, donec earumdem tunicae solummodo validiores fiant , perquisitiones nostrae successu per quam felici, et iamdiu exoptato, haud caruere. Adeout ad sanguineum huius Mollusci sy- stema rite ac perpiscue dignoscendum Figuram 5 T'abulae XVI inspicere oportet. Dissecto pericardio a a summopere inflato în conspectum weniunt ventriculus ac cordis A auricu- la, eo tenuior, magisque expansa. Vivo animante pulsationes seu utriusque systoles ac diastoles admo- dum ccleres, frequentioresque exequi videtur, prout e pericardio transparent. In qua auricula immittitur vena branchialis B aliguanto superius in geminis ramis bb maxime ampliatis disiuncta , unoquoque eorum venae cc a branchis flexuoso tramite obor- tae, arterius dd branchialibus comites , tisque ana- stomosim. efficientes , hince atque illinc fere vesicu- fosae, seorsim confluunt. At si hydrargyrus in cor- ( 207 ) Hepar SS subrotundum emplam, super quo re- cumbunt oviductus, et extremus intestini tractus satis dis ventriculo propulsus etiam strenue , posteriusque urgeatur, numquam in eius auriculam refluit; ex quo facile arguitur, quod valvulae semilunares ostium venosum claudent. Muscularibus lacertis inter sese varie intextis cordis ventriculus compingitur; cuius sanguis , albi- do-coerulescente colore iînfectus , per arteriam aor- tam D, cordisque auriculae ex adverso locatam, vi- scera in concham contenta, totumque corpus vivifi- cat. Huiusmodi arteria a cordis ventriculo exorta in duobus ramis C C seiungitur semicirculari cursu secundum exteriora hujus conchylit latera pergenti- bus, donec in unam coalitis artèriam, aortam E E ascendentem efformant; quae recta fere directione , oesophagi e comes, huiusque bulbum inferne perfo- rat, quo tribus £ ff dividitur arteriolis ori, muscu- lis inibi dispositis , dentibus , aliisque finitimis par- tibus distributis. Arteria branchialis e cordis ventriculo oborta, tramite FF in orbem digesto secus palliù extimam regionem percurrens , et antequam pinnas attingit , de more venae branchialis dichotoma evenit, cx qua separatione arteriae branchiales dd dd ad supre- mam pinnarum plagam , ubi finem habent, distri- buuntur. (12084) flexuosus ; quorum oscula proxime ad se accedentia anum attingunt prope branchias, prout Figura 4 osten- dit. Insuper in eodem sacculo conclusum conspicitur corpus ovatum V, quod testiculus sit an non definire non audemus. Tuba w infra branchias posita ad ovo- rum receptaculum (1) pertinere videtur. n (1) Praestat deinde, quae ad huius animantis genttalia spectant, hoc dicere loco. St mea non fallit opinio, ad maris organa pertinent ductus GG ( Fig.5 ) usquedum prorsus ignoti , in abdominis cavo contenti, per paria iugati , et flexuoso pergentes itinere a po- stica, supremaque pinnae regione antica cristae plaga tenus, in quam, quoad mihi videtur, uno ac brevi canaliculo g, quo gaudent , et extra corpus hiato, finem fiunt: papilla ideo , seu exilis canalis modo dictus, penis munere fungitur. Paullo longius ab intestini recti n orificio ob- servatur vulvae apertura H fere cordata , sinistrorsum collocatae , et ad vaginam h ducens , in quam con- fluunt oviductus i ab ovorum receptaculo j proce- dens , matrix in spiram intorta ac laminoso-plicata K., hic clausa et în Fig. 6 dissecta, alia duo cor- pora l L, et in Fig. 6 autem discissa; quorum pri mum pro fabrica matrici assimile, alterum plurimis violaceis vesiculis constructum , cuiusque officium prorsus ignoramus. ( 209 ) OEsophagus O deorsum productus abit in ven- triculum 7 (1) ovatum, intus rugosum C, e quo de- inceps intestinum cc varie inflexum procedit. Extrema ejus pars recipitur a sacculo ovato concha obtecto , quem supra descripsimus. Quo clarius autem hujusmodi partium structu- ra intelligatur, Figuram 7 Tabulae XV ante oculos subjicere oportet, in qua superiorem oesophagi tractum A dissecuimus ad patefaciendos. aliquot dentes ligulae a, bulbumque dd ocesophagi crassum, carnosum, va- lidum, musculis variis compactum, ad ipsum vel retra- hendum , vel relaxandum , vel alios hujusmodi motus efficientes. (1) Egresius Caulinus noster ca qua pollebat solertia in ventriculo animalis, de quo nunc agimus, vermes ciborum substantiae immiaxtos se invenisse testatur. Sed est hic operaec pretium fateri helmin- thos a Caulino in Pterotracheae stomacho detectos nunquam nos inspexisse. Quin immo jure , meri- toque suspicamur Taeniam , compressam , filifor- mem , albam ;, geniculis nigris se flectentem , et articulos clongando vel contrahendo a clarissimo Forskaohl in Prerotrachea aculeata visam , zihil aliud fuisse, nisi intestinum ca abdominis cavitate , post separationem viscerum ab eiusdem corpore , exortum, exteriusque fluctuantem. 20) ( 210 ) ‘ Ligula quinque (1) denticulorum ordinibus | F (1) Ligula lentis vitreae ope melius perspecta septem denticulorum ordinibus constare videtur; co- rum scilicet quatuor ( Fig. 9g) EEE E cateriores ac liberi cernuntur, duo ali e e hinc per paria at- que illine iugati immobiles remanent, totidem tran- versalibus , arcuatis , cartilagineis fasciis £ f , au- rantioque colore praeseferentibus coalescunt. In me- dio wniuscuiusque vittae dentes tres conici, parvi , recti, adunci disponuntur. Deinde secus extimam thecae dentariae oram hac illac coriacea lamina FF adhacret , superius dilatata , inferne magis ma- gisque attenuata , supergue oesophagi bulbo recum- bens , cui firmiter alligatur, ut dentium thecam recta , stabilique positione sustineat. Oportet autem aliqua ad digestionis organa per- linentia exponere , quae post illustrissimi Auctoris nostri mortem forte fortuna sedulo contemplari no- bis concessum fuit. Et in primis salivares extant binae glandulae ( Fig. 5) mm varie inflecae , te- retes , satis longae , peculiarique communitae ductu in oris hiatum ad dentium utraque latera patente, ac pone cerebrum locatae , e quo duo nervi exter- ne ac. hinc inde promanant: quorum unus N ramu- sculos suos hepati, intestinis , generationisque visceri- bus impertit; alter denique N inter abdominis tuni= Ciari ) resque , et magis adunci FI conspiciuntur ; singuli musculis teretibus ff alligati. Ordo medius g g diversa cas, et prope musculum peclinatum + dispertitur , atque ulterius ramificatur. OEsophasi bulbus de more illius Sepiae velife- rae plurimis musculosis stratis compingitur. Sunt huic bulbo musculi compressores , dilatatores , constri- ctores, abductores, adductoresque , praeter transver- sam aponcuroticam vitlam M superne sitam, ac unun alterumque bulbi lobum sustinentem. In ciusdem ven- triculi cavitate aliquot Alcyonia , Fucosque partim digesta invenimus. Notatu est quoque dignissimum , quod dum huiusmodi Molluscum vita gaudet, oesopha- gus, stomachus , ciusque intestina maxime distenta videntur, et chordae instar e comunibus integumentis atro colore maculata translucent. Intestinus, in quem biliarit ductus ab hepate flexuoso itinere prodeuntes immittuntur , tortuosus , violaceusque aspicitur. Nullo autem pacto assequi potuimus, unde marina aqua inPrerotracheae abdominis cavitatem ingreditur, ut antea dictum est; sed bini canales 00 caudam ver- sus directi perspicue observavimus , hydrargyro im- plevimus , corumque tramitem , si animal huiusmodi integrum fiisset, investigare ulterius potucrimus. In- ter substantiam. gelatinoso-hyalinam. corpora pene dendrilica xx, înteay numero satis ingenti explora- vimus, de quorum natura, usuque nihil adhuc rati habemus. bd (202) gaudet structura 3 dentes enim recti, acuti, atque bre- viores, totidem fasciis transversis cartilagineis D D in- sistunt, ut Figurae 8 et 10 ostendunt. OEsophago ( Fig. 4) proxime imminet corebasi P, e quo tria ganglia p oriuntur , quorum unum re- vera speciosum quadruplex esse videtur. Fx eo bini nervi promanant , qui deorsum porrecti , statim atque animantis ventrem attingunt , ganglium alterum g effi- ciunt, e quo alii duo surculi ortum ducunt. versus caudam descendentes, praeter surculos minimos circum circa (1). n - (1) A peculiari bulbo in corporis huiusmeodi animantis substantiam locato oculi concluduntur. Hu- moribus propriis, aeque ac crystallina lente constant. Bulbus ( Fig. 5 ) s oculorum adhuc relatus aterri- ma tunica , seu choroidea est fabrefactus: ci în ca- merae obscurac loco triangularis :sacpissime eatat apertura. Figuram 11 Tabulae XV, ut palam fiat lens crystallina orbicularis, veluti în piscibus construcia , sed. minus compacta , ac nigrescente circumundique vuita communita , inspicere conventt. Scitu denique dignissimum s et nunc in _propa- tulo ac libere fateri non omittimus, quod perscru- tationibus nostris, hic apposite relatis, de hujusmo- di animantis mirifica structura , zootomisque omni- bus hactenus fere prorsus abscondita, maximam prae- (123) E suprema cerebri ora nervei ramusculi tum o- culis 00, tum oesophagi bulbo , ejusque vicinitati distribuuntur. mn buit opportunitatem excellentissimi Comitis de Fic- quelmont obsequentia, Sacra Cesarar-Rec1ar Apo- stoLicae Masestatis apud munificentissimum Utrius- que Siciliae Regem Franciscun I. Borsoniun P.F.A. summa cum potestate Legati ea quae, erga literato- rum familiam solet benignitate. Namque nostratis conchyta secus laetissimum Pausilypi litus piscante Prerotrachea lophyra per aequor transcurrens se ob- viam venit, quan illico perfecte vivam , integerri- mam , atque sub aqua demersam , eidem praestan- tissimo Comiti obtulit. Hinc factum est hunc praeclarissimum , doctis- simumque virum Pterotracheam , quam possidebat , fragili testa tantum paullo labefactatam , Joh. Bapti- sta Quadri in hac Regia Studiorum Universitate cli- nicae ophtalmicae professore eximio ac peritissimo pracfecto intercedente, nobis catemplo donare et mit- tere dignatum esse; ut huius Mollusci penitiorem compagem, quoad fieri posset , per anatomen inda- garemus, et de qua antica satis superque disseruimus. (214 ) di * SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA XIV. L’ oggetto di queste due Tavole è quello di mo- strare tanto la conformazione esteriore dell’ Argonauta vitreo ( Argonauta vitreus Linn. ), che la notomia del suo abitatore conosciuto col nome di Pterotrackea ( Pterotrachea lophyra ) . La Figura 1 indica la suddetta Pferotrachea , la quale superiormente offre il suo guscio A, dove ne sono appieno visibili i solchi a traverso a, e la care- na d. La esposta conchiglia ricopre la massa de’ vi- sceri fuori del cavo addominale situati; donde esce la vena branchiale in due rami separata B, nella cui esterna faccia soltanto sboccano le vene delle pinne doppiamente incise. Una specie di sacco muscolare D lega i visceri al dorso del suo corpo affatto cristallino, punteggiato, e muricato , che anteriormente tiene la proboscide d, ed in dietro la coda c. Quella ha nell’ apice l’orificio della bocca, e presso la di lei base superiormente appari- scono situati tentacoli e e con uno degli occhi f. «In opposizione poi dell’ attacco delle viscere al corpo della Prerotrachea esce un’ ala muscolosa È , orbicolare, e quasi intera nel perimetro; la quale ver- .so la sua posteriore parte offre una specie di acetabo- ** lo ovale GC, la cui cavità a forma conica sino presso Kt (02 150) la metà della sostanza della suddetta ala continuata rimarcasi. « È scopo della Figura 2 di contrassegnare la con- chiglia fragile e trasparente dell’ Argonauta vitreo, che presenta la sua apertura 1, l’ apice un pò ricurvo g, e la carena G. La Figura 3 rappresenta in H il pallio carnoso, con cui la Pterotrachea lofira è legata al suo guscio, quì tolto ; come pure indica il cuore in 4, l’ apertura dell’ ano e dell’ organo genitale in 7, non chè le bran- chie 7 poco più oltre situate. Tutto fornito di longitudinali fascie. apparisce il sacco muscoloso I, che sostiene le viscere. al, corpo unite. Si è sezionato il primo integumento J cristal lino, crasso gelatinoso , e punteggiato all’esterno; per mettere in veduta il sottoposto strato. muscoloso dt , che risulta da plessi fibrosi obliquamente diretti ; ed intersecati co? compagni. Ben inteso però che tali fibre nella proboscide & della Plerotrachea lofira hanno retta direzione , e nel dintorno dell’ orificio della bocca s0- no a ‘guisa di sfintere conformate. Nella. coda;poi pre- sentansi gli anzidetti. plessi fibrosi in lacerti M dispo- sti, fra essi disuniti, ed a poco a poco assottigliati. Lao sua ala L anche è fatta da un tessuto fibroso a reticolo , dalla quale tolta la tunica esterna /, si vede l'andamento delle sue fibre oblique tanto. da destra a sinistra, che da questa a quella. Nè riesce difficoltoso osservarsene talune altre con orbicolare di- ( 216 ) * rezione 7. Notasi in ultimo che |’ attuale Figura offre l’ acetabolo su indicato in 0, ed una specie di cresta rilevata 72, che giace sul dorso della coda di animale siffatto, e per la quale è stato esso Pterotrachea lo- fira da me appellato. TAVOLA XV. La Figura 4 espone il bulbo muscoloso N dell’ e- sofago O, ai di cui lati esiste il bulbo degli occhi 00, la fascia del cervello P_con due gangli p il primo so- litario, e p il secondo quadrigemino. Da quest’ultimo partono due lunghi nervi, che in g costituiscono il ganglio simpatico addominale, donde nascono de’ fili nervosi pel dintorno, e due più lunghi verso dietro. Dippiù nella Figura attuale si dimostra non solo lo sparo fatto alle addominali pareti QQ della Ptero- trachea lofira, non chè la di lei membrana peritonea- le interna RR; ma se ne rappresenta ancora lo sto- maco , ed il iubo intestinale variamente flessuoso 7, che attraversa la sostanza del fegato S, allogato nel pallio muscolare s sezionato, e dalla conchiglia pro- retto. Il pericardio è #, che racchiude il cuore T, donde in sotto esce l’ arteria aorta ,, ed in sopra vi sbocca la vena branchiale bifarcata U. Evvi eziandio un, canale % aperto vicino l’ano, che sarà forse l’aper- tura della vagina», ed un corpo ellittico V. Maggiore sviluppo degli organi digestivi, sessuali, ** e.del' sistema circolante dash nella Figura 5; la qua- (217) * le fa conoscere il peritoneo y, le glandule saliva- ri m , la fascia aponeurotica M sostenente il bul- bo muscolare, | occhio s , l’ esofago e, lo stoma- co , l'intestino 7, l’ apertura della vulva H, la vagi- na È colla matrice X chiusa, l’ovidotto z, l’ovaia I, ed il corpo vescicoloso Z , da cui esce forse un umore violaceo, ed un altro corpo accessorio L alla matrice K (quali parti veggonsi ingrandite e, sparate nella Figura 6 ), i canali GG spermatici col membro geni- tale g, il muscolo pettinato #, i due canali 00 per la circolazione dell’ acqua marina, i corpi dendritici x a racchiusi nella - cavità addominale o sia verso la coda, il cervello, i due nervi che formano 4 ganglj , ed il nervo simpatico N, le due vene 25 branchiali , che riunite in una B sboccano nell’orecchietta A del cuore, alla quale ne segue il ventricolo, donde escono le ar- terie delle branchie d d, l’ aorta separata in due arte- rie CC, che si riuniscono per formare l’ aorta ascen- dente E E divisa nell’ estremità in tre ramoscelli fff. Le Figure 7, 8, 9, € 10 sono destinate ad es- porre l’ apparato digestivo di siffatto Mollusco, di cui A mostra il principio della’ bocca , inferiormente esi- stendovi la serie de’ denti a, e su particolare bulbo b allogata. Il quale è di natura muscolosa , e co’ suoi parziali movimenti aiuta a masticare i cibi dall’ esofa- go B penetrati nello stomaco sparato C, che è nell’ in- terno di leggere rughe longitudinali fornito, donde con- ** tinuasi l’intestino c variamente flessnoso. 29 218 ) È La inferior faccia della di lui lingua di forma ovata è dimostrata dalla Figura 8, in cui appariscono i denti laterali maggiori aderenti ad un arco cartilagi- neo D su cui sono disposti. Siffatto dentario apparato d’ingrandito diametro appalesasi nella Fig. 10, dove chiaramente scorge- sì , che ogni dente maggiore rotondo , assottigliato ed uncinato nell’ apice f, sia col compagno per la base congiunto, essendovi in cadauno una specie di orlo legamentoso. Tali denti di qua e di là F sono in du- plice serie disposti ,. cioè la superiore or nominata e la inferiore G. I denti minori egualmente conici so- no tre per ogni arco legamentoso g, ed il media- no di essi denti è più grande de’ suoi laterali. La lingua poi osservata colla lente vedesi ( Fig. 9) for- nita di 3 ordini di denti maggiori EE per ogni la- to, oltre la lamina coriacea F, e de’ denti minori su le fascie cartilaginee ff allogati. La Figura 11 espone la lente cristallina della Pte- rotrachea lofira sì di naturale grandezza , che ancora ingrandita , in cui più chiaramente scorgesi la zona ** che nel dintorno la cinge. ( 219 ) ISFAARA LILLIMUI ILIILITL LITIIITITLITTTTTLUIVIBATTI SISP LLIIBTIY LIVALTATILITEVITAVLIATIO ARSARAI Nora sur MorLusco pELL’ ARGONAUTA ARGO , SU UNA NUOVA SPECIE DI EPIZOO CHE VI OSPITA, E SULLA ME- DUSA VELELLA. $.I. La storia della singolare industria di questo specioso abitatore de’ mari caldi è abbastanza celebre nella più remota antichità , ed altrove mi ha benan- che somministrato lungo argomento di occuparmene con particolar cura. Il cav. Poli ne ha minutamente esaminato lo sviluppo delle uova , in cui riconobbe l abbozzo della sua conchiglia. Da qualche individuo vivente posto a mia disposizione parve di avervi ravvi- sato una tenuissima membrana , che univa l’ animale al corrispondente guscio. La munificenza del nostro Augusto Sovrano Fran- cesco I. P.F.A. mi ha dato occasione propizia di viep- più verificare siffatta asserzione , essendosi benignato donarmi varj Nautilj co’respettivi viventi, che , essendo stati da me esaminati, mi han dimostrato che tale Mollusco ne occupa tutto il cavo, dove è nel seguen- te modo allogato. I suoi due cirri maggiori e veliferi giacciono nel- la parte anteriore ed inferiore della suddetta conchi- glia, e gli altri due cirri semplici a quelli opposti son * ( 2204) collocati nel termine della carena, ove dopo la fecon- dazione sono aderenti le sue uova ; ed un’altra coppia di cirri semplici occupa i lati del prefato guscio , per- fettamente riempiuto da detto animale; che a livello dell’ apertura di quello presenta la bocca, l’ infondibolo, l’ orifizio dell'ano, degli ovidotti ec. Per la trasparen- za della suddetta conchiglia , gli occhi, che giacciono a’ lati del di lui corpo , avvertono benissimo gli og- getti disturbatori del suo pacifico riposo , o pure gli animaletti di cui cibar vogliasi. Dimodochè , tenendo i Nautilj coi loro abitatori nell’ acqua marina, è cu- rioso osservare, che appena un corpo qualunque sia verso loro diretto, ben tosto cercano di rintanarsi alla meglio nella propria abitazione. Inoltre si è da me costantemente ravvisato che questa per grandezza sem- pre corrisponda all’ animale cui appartiene , anzichè il contrario. Avendo approssimato la mano a tale Mollusco, mi sono avveduto che gli acetaboli dei suoi cirri vi si erano attaccati in modo, che furon' valevoli a mante- nerlo pendente. Dippiù quando esso vuol cangiar sito rovescia in su il guscio, e fuori di questo caccia i cirri veliferi,, che spande sulla superficie dell’ acqua , egualmente che que’ rivolti verso la posteriore e late- rale parte della conchiglia , nel cui interno rimane il solo di lui corpo, proccurando di restare aderente alla propria casa mediante ‘una porzione degli acetaboli , che appartengono al principio di ogni cirro. («221 %) Tostochè poi il suddetto vivente sia prossimo a morire spontaneamente abbandona la sua nicchia per la mancata aderenza. degli acetaboli. Daltronde, essen- done separato tuttavia vivo, ed indi di bel nuovo ri- messovi, continua ad esservi attaccato finchè abbia la proprietà di godere aura di vita. Sappiasi infine che i solchi, che nel suo guscio rimarcansi per lo più bifurcati , e cadauno di questi spesso ulteriormente in due separato , non dipendono da analoghe promi- nenze nel corpo di siffatto essere stabilite , il quale osservasi affatto levigato : e molto meno poi .hansi da ripetere dalla ripiegatura de’ cirri,, che neppure vi corrispondono. Bisogna dunque conchiudere che il Nautilio ap- partenga al suo respettivo animale, il quale con gli acetaboli de’ cirri solamente vi si mantiene aderente , da’ quali trasuda il materiale calcareo necessario pel di lui successivo accrescimento. È cosa degna di avvertirsi che oltre la mem- brana esterna, che veste tutto il corpo dell’ abitante del Nautilio,, lascamente aderendovi , è nella fac- cia interna corredata di uno strato fibroso , che pro- duce il moto e ’1 cangiamento di sito de’ follicoli cro- mofori, che sono ovali, ellittici, spesso. minori e ro- tondi, e ripieni di un umore color di joide. Sottopo- sta a detta tunica n’ esiste una seconda peritoneale , di qua e di là corredata di più rari follicoli aventino la medesima figura poc’ anzi esposta. ( 222 ) Di 12 Nautilj forniti del respettivo animale, che finora ho notomizzati , la maggior parte de’ quali non molto grandi , e co’ grappoli di uova fecondati ed esi- stenti nell’ apice della conchiglia , neppur uno ne ho trovato di sesso maschile. To era nella ferma credenza che gli acetaboli de’ cirri avessero servito all’ animale în esame per aderire a’ cor- pi adiacenti; ma I’ iniezione di mercurio fattavi mi ha dimostrato, chi essi servono ad altra più importante fun- zione. Cosicchè introdotto il mercurio nel cavo, ch’ esi- ste lungo ogni cirro , ho osservato che tale metallo ave- va libera uscita nel loro termine : ed il medesimo com- presso tra una porzione di cirro da non poter andare nè innanzi è nè in dietro; è stato forza che si facesse — strada per gli acetaboli , î quali ne rimangono intera- mente pieni senza che potesse liberamente uscirne. Cosa che opino dipendere da qualche valvula,; che ne per- mette il passaggio da fuori in dentro, e non al contra- rio, come è accaduto nel caso attuale. Nella continuazione dell’ opera del cav. Poli (1) ho avvertito che niuna diligenza aveva fatto sull’ orga- no dell’ udito del Nautilio. Ora che questa perquisi- zione è stata da me assoluta , mi si permetterà dire ciocchè penso su tal punto. Sezionata la teca membra- no-cartilaginosa , che rinchiude anello cerebrale , e —— (1) Testac. utrivisg. Sicil. tom. 3, pag. 24. (d223)) direttomi verso gli occhi, ho veduto che i nervi ottici figurati dal cav. Poli tomo citato, Tab. XLI, fig. 13 terminino a guisa di un cappello di fungo , tutto dis- seminato di granolazioni, cui adattasi il fondo del bulbo dell’ occhio :. ma non ho potuto accompagnare alcun filetto nerveo, che fosse penetrato nell’ interno di cotale organo; attraversandone le solite membrane. Que- sta sostanza è dunque allogata in un cavo particolare situato tra la teca cerebrale . e la posterior parte. del bulbo dell’occhio , senza che vi fosse alcun forame esteriore 5 ed osservata al microscopio si è veduta ri- sultare. da. un aggregato. di globetti. . Appartiene esso all’ organo dell’ udito , o:pure:ha altro incarico a me affatto ignoto? non oso certamente deciderlo .; con- tentandomi’ della semplice esposizione del fatto. G.IL. Nel cavare 1° abitante dell’ Argonauta dal suo guscio , @ precisamente i dilui cirri veliferi, mi accorsi che se ne distaccò un corpo ovale, espaso, con lunga coda, e fornito di irrequieto :moviinento dentro l’acqua marina , ove-conservava siffatto rtestàceo , guadagnando ora la superficie di tal liquido, ed ora occupandone il fondo. Poca attenzione posi all’ esposto. fenomeno, poichè era mio. principale scopo di rettificare quanto ho esposto sul Nautilio; e debbo eziandio confessare, che credei il suddetto corpicciuolo qualche porzione de’ cirri di simil vivente, che separata dal medesimo con- tinuasse a godere la proprietà, contrattile; Proseguii le mie intraprese ricerche senza più attendere all’ acca- (224 ) duto ; e dopo un’ ora dacchè aveva distaccato il Mol- lusco dal primo Nautilio , andai per cavarne dall’ acqua marina il secondo col respettivo: animale , e vidi che il corpicino suddetto continuava a muoversi, ed in va- riate guise dimenando la sua parte assottigliata, che pro- lungavasi dal corpo di figura semi-ovale. Allora fu che rivolsi tutte Je mie cure all’ esame di tale epizoo, non trascurando: di osservarlo ad occhio nudo ,:con lente di bastante ingrandimento, e col microscopio. La diagnostica del presente animaletto parassito mi ha obbligato a percorrere i caratteri de’ generi de’ vermi intestinali riportati nella celebre opera dell’ illustre fisio= logo di Berlino C. Asmund Rudolphi (1), ed in quella di Bremser (2). Nelle quali opere non ho trovato alcun carattere generico e ‘specifico , che avesse potuto conve- nirgli. Al più potrebbe esso ravvicinarsi al genere Tri cocephalus. per la figura ingrossata del corpo terminato da sottile’ proboscide ; ma ne differisce per la duplice serie di acetaboli, che incominciano dalla fine della proboscide, e terminano:all’ estremo opposto del corpo. Qui non conviene ommettere la considerazione che tale vivente non’ sia un verme intestinale , siccome sono tutte le specie. di Z7icocefali e Tricosomi 3 ma uno epizoo , egualmente | che il Fenicuro vario di Ru- (1) Entozoor. Synops. Berol.:, 1819. (2) Zrait. zoolog.» et physiol. des vers intest. avee notes de M. de Blainville. Parisi; 1924. ( (22/590) dolphi (1) corrispondente alla nostra Plenaria ocella- ta (2); che aderisce alla Tetide fimbrica mercè una fovea ellittica , comunicante colla di lui bocca , che applicasi ad una papilla bucata , donde si penetra nel cavo addominale della Tetide (3). Io intanto sul- la considerazione che non amo di gravare la scienza di un genere nuovo , lo considero come un Zricoce- falo, sebbene irregolarmente vi appartenga in grazia delle ragioni testè esposte. TricocernaLus , Rud. ( Op. cit., pag. 16. ) T. acetabularis — ricocefalo acetabolario. Parte capillari longa, corpore sensim sensimque crassiuscu- lo, acetabulis in dorso; Nozrs. Descriptio. Corpus huic animanti est ovato-oblon- gum , antice proboscide terete , filiformi , valde con- tractili, apice summopere attenuata communitum ; qua in plaga de oris existentia nihil rati habemus , sensim increspatum, arcuatumque ; postice attenuatum , in. cuius converitate a proboscidis origine usque ad sui finem duplex acetabulorum series solummodo ob- rr _rT——€ym———— = @—Ét_É_—_ÉÉom ue ——— ai (1) Op. cit., pag. 973. (2) Mem.1I, pag. 59 ; Tab. II ch. g-15. (3) Delle Chiaje, Sunto di mem. Nap. 1024 3 pag. 20. 9 ( 229) servatur alterne dispositorum , numero hinc inde trigintiquinque , aequidistantium , et satis retractilium : unumquodque eorum peculiari ac tereti pedusculo affi- xum , centrali hiatu est praeditum , cuiusque ope epizoon istud, Mollusco in mirificam concham A47g0- nautam Argum L. degenti, adhaeret. Eius corpus carneo-subluteo colore depictum , praeter ovorum re- ceptaculi vicinia , ubi fusco-punctatum , turgidumque videtur. I Historia. Huiusmodi epizoi Kal. Julii anno 1827 specimen unicum femineum reperi, quod in phiala spi- ritus vini repleta asservo , et in Figura 1 Tab.XVI na- turali dimensione delineare curavi. 6. III. Pochissime cose riferisco sulla Medusa ve- lella. È molto ben descritta e figurata da’ miei com- patrioti Imperato e Colonna , ed avendo esse riguardo più alla di lei struttura, che a’ suoi naturali caratteri. La velella de’ nostri pescatori è comune nel mare di Nisida dopo i temporali della primavera , osservandosi abbastanza graziosa e per la forma del corpo interna- mente guernito di una cartilagine ovale, trasparente , sottile, con strie concentriche, e nel mezzo umbilica- te, ove con verticale ed obliqua direzione prolungasi in giù una cresta a cuore della stessa sostanza , aven- te leggere ramificazioni ; e per la tinta bleù, di cui il pallio che copre e questa e quello rimarcasi colorito, e di tratto in tratto di rotondi acinetti giallo-verdicci disseminato : i quali vedatì colla lente num. 3 del mi- (227 ) croscopio composto di Dollond risultano da vesciche giallo-fosche con globetitini cerulei. Dal margine ed an- - che da tutta la faccia superiore del di lei corpo si prolungano i tentacoli molto coptrattili , pieni di cile- stro umore , chiusi nell’ apice, variabili per lunghezza, e circondanti l’ orificio. della bocca , la quale comu- nica con una tromba terminata nel sacco ovale , che fa l’officio di stomaco. Questo è allogato tra la massa del fegato, che occupa tutto lo spazio centrale supe- riore della cartilagine poc’ anzi descritta. Dal ricettacolo | della digestione, e per lo, pallio del corpo e per quello della cresta, veggonsi disperse talune ramificazioni va- scolari, che forse trasportano i sughi nutritivi in tutta l’economia animale di siffatto vivente. Il mercurio in- trodotto nello stomaco non è affatto passato dentro i tentacoli. Ho dippiù ravvisato tra questi ultimi alcuni fili lunghetti, bianchicci, e corredati nell’ apice di par- ticolari globetti. Sono forsi essi gli ovidotti comuni- cantino coll’ ovaia, che potrebbe essere confusa colla massa epatica descritta ; o pure hanno eglino analo- gia co’ tentacoli delle attinie?. Le figure 1 e 2 della presente medusa riportate nella tav. XC dell’ Enciclo- pedia metodica sono alquanto esatte; per cui mi dis- pensano di corredare di ulteriori disegni quanto si è da me a tale obbietto esposto. Dro i ( 228 ) BrEvI CENNI SULLE ATTINIE. Le Attinie sono state serio oggetto di contempla- zione de’ naturalisti antichi, ed han fissata l’ attenzione degli odierni zootomi, che non ne hanno affatto esau- rita la indagine. Per altro Spix e Cuvier se ne sono oc- cupati col più felice successo, ma molte cose rimane- vano a doversi meglio determinare , onde potersi dire l’ anatomia loro perfettamente compiuta. Ecco la ra- gione del mio lavoro, del quale però non sono pie- namente contento , attesochè l’ indagine anatomica di siffatti esseri mi è sempre riuscita oltremodo: difficol- tosa. Ciò non ostante il poco, che ne espongo, è ba- stante a farne conoscere alquanto chiaramente la fab- brica. I. Descrizione. ) IL’ Actinia crassicornis Lin. presenta un largo e levigato piede nella base , da cui si solleva il corpo costrutto da parecchie fascie longitu- dinali e trasversalmente rugose , essendo nel dintorno terminato da regolar serie di tubercoli : nel mentre che il suo centro affatto piano offre la bocca orbico- lare, chiusa da’ margini di due canali biancastri , e dal cui mezzo., oltre due linee bianche superiore la prima ed inferiore la seconda , altre lineette giallo-fo- sche, e presso a poco raggianti, dirigonsi verso la pe- riferia del corpo , ossia ove esistono i tubercoli; le quali indicano la naturale separazione della filiera cir- colare de’ tentacoli, taluni allungati ed aventi nell’ ( 329.) i apice il respettivo forame, ed altri di minor numero, e la metà più corti de’ precedenti. Il colorito di siffat- ta attinia è verde-fosco , ravvisandosi però l’ apice de’ tentacoli maggiori rosso, e la boccuccia di questi e de’ minori nericcia : dimanierachè furon presi per occhi da taluni naturalisti, avendo Dicquemare osser- vato che la luce troppo viva sia molto incomoda a simile razza di viventi. Ne ho veduto parecchie varie- tà cineree e violette , di cui non ho stimato tener conto. L’A. pedunculata Gaertn. ha il piede meno allargato dellA. crassicorris Linn. , fornito di rughe circolari e concentriche , i tentacoli a subbia, la bocca egualmente orbicolare , e tutto il suo corpo è cosperso di papille ombilicate nel centro, rosse, disposte in linea retta, le quali alternano con una triplice serie di altre pa- pillette rosine. Il corpo di questa attinia è verde, ‘avendo i tentacoli rossi mischiati ai foschi. 1° Actinia effoeta Lin. tiene il piede castagno e come il corpo corredato di fascie bianche, quasi paral- lele, e privo di qualunque sorta di tubercoli. Ha inol- tre i tentacoli assottigliati, corti, giallicci con macchie circolari più fosche. Lo spazio che esiste tra questi ultimi e la bocca, risultante da una fessura longitu- dinale fornita di molte increspature a traverso ed ovali nel dintorno , offre una graziosa disposizione di linee curve e raggianti. Ben inteso però che il corpo di tutte e tre le attinie esposte, come pure quello del V alta ( A. carciniopados ) descritta da Otto indi» ( 230 ) gena del mate nostro, ed abitante su la Merita canrena è N. glaucina Lin. , cangia in un momen- to di figura, ed i suoi coloriti ben tosto svaniscono. Ecco perchè non sonosi trovate esatte le descrizioni fattané dagli autori : e le specie da costoro ammesse su la diversa forma delle stesse trovansi. per lo più abbastanza vacillanti. Le attinie possono vagare : nel mare, aiutandosi nel cammino coloro tentacoli, ed è in balia delle medesime di rimaner fisse, attaccandosi col piede a’ corpi adiacenti. Tra noi con bastante trasporto mangiansi fritte nell’olio , essendo chiamate da’ nostri marinai ardichelle di mare. Il. Anatomia. ) Il corpo delle attinie è ricoper- to da una sottilissima tunica spalmata di moccio, da cui hassi da ripetere il colorito delle varie loro spe- cie, giacchè, quando quello siasi dissipato , i colori benanche svaniscono. Siffatta membrana è levigata nelle specie da me esaminate , tranne l’ A. crassicornis Lin.,i cui tentacoli soprattutto si attaccano fortemente alla cute, donde con difficoltà possonsi separare. A tale fenomeno gli antichi attribuirono i pretesi danni delle così dette ortiche di mare. È certo però che col- Ì’ aiuto del microscopio non vi ho potuto affatto scor- gere vestigio alcuno di ventosa od altro mezzo , la cui mercè si fissano a’ corpi adiacenti ; facendo anche sperimentare non già prurito, come anticamente crede- vasì , ma una molesta sensazione quasichè fosse pro- dotta da infiniti corpi scabrosi e muricati. ( 231 ) Il secondo integumento degli animali in esame ri- sulta da lacerti fibrosi con longitudinale direzione , in- tersecati con altri traversalmente disposti. A questi si attaccano le lamine muscolari emolanti le pieghe di un ventaglio, fatte da fibre longitudinali assai valide e da altre traversali molto sottili, le quali hanno un estre- mo fissato nel centro interno del piede , indi alle in- teriori pareti del corpo, e coll’ altra estremità finiscono ne’ tentacoli, ove chiaramente ravvisansi i due strati di fibre a lungo ed a traverso, necessarie alla contra- zione ed alla estensione de’ medesimi. L° À. peduncu- lata ha le fibre trasversali del corpo, che sembrano essere circondate dalle longitudinali per formare le papille, di cui all’ esterno vedesi guernita. L° apertura della bocca non solo è corredata da valido muscolo orbicolare con fibre concentriche, cui sta soprapposto un altro strato muscoloso a fibre rag- gianti; ma è inoltre fornita di due canali quasi carti- laginosi , fra essi opposti, e ad un di presso l’uno ab- bracciante l’ altro. Talchè gli animali , ch’ essa ingoia per nutrirsi, quali sono alcuni piccoli testacei , asci- die ec. restano in parte uccisi e sfrantumati da’ suc- cennati canali, che si continuano nell’ interno dello stomaco, onde maggiormente favorire la digestione col rendere gli alimenti pastosi. Lo stomaco poi è molto più ampio di quello, che osservasi nello stato di con- trazione, attesochè è desso fatto da una tunica moc- ciosa continuazione della esteriore del corpo, e da un’altra fibrosa, le quali sono divise in dieci cerchi ( 232 ) concentrici dal suo principio sino al fondo , essendo ognuno «i essi infinitamente rugosi a traverso. Anzi maggiore validità acquista mediante la connessione , che presenta colle lamine muscolari o ad una mem- brana particolare , che mancano nel suo fondo , ove sotto le forti e mortali contrazioni si lacera, e dà uscita alla ovaia, che taluni scrittori hanno erronea- mente sostenuto aprirsi nel cavo centrale del ventri- colo. Da ciò chiaro n’ emerge che lo stomaco sia ca- pace di somma ampliazione e di massimo restringi- mento a piacere dell’ animale, ed a seconda de’ bi- sogni della digestione. Essendo questa ultima operazio- ne assoluta , ed i succhi nutritizj assorbiti sia da’ vasi lattei e sia dall’ estremità delle vene esistenti forsi nel- le rughe della membrana gastrica intonicata sempre di umor moccioso , giacchè niun vestigio di qualunque siasi apparato vascolare, e molto meno nerveo ho po- tuto mai ravvisarvi ; il residuo di quello , che non è stato assimilato , come i frantumi di conchiglie e cro- stacei, è dalla bocca di bel nuovo evacuato. Il corpo delle attinie , quando trovasi dentro l’acqua marina , vedesene turgido , la quale vi circo- la, entrando dall’ estremità de’ tentacoli lunghi e cor- ti, ed indi pe’ canali in essi esistenti fassi strada ne- gli spazj de’ muscoli a lamette, che aderiscono alle in- terne pareti del corpo. Ed è curioso osservare la cor- rente di acqua, che, qualora l’ attinia si rilasci, pe- netra per alcuni tentacoli ; e tostochè si contragga, ( 233 ) esce per altri a’ primi perfettamente opposti. Questo artifizio eseguesi in tutte le specie di Attinie, richiesto essendo dal voto conservatore della provvida natura. In cadauna lamina muscolosa, qualche volta me- diante esile membrana, aderisce la matrice di forma spirale, compressa, e piena di moccio. Essa è rosso-fo- sca nell’ 4. crassicornis L., gialliccia nell’ A. effoeta L. contenente immensa quantità di uova, scarlatto nel- l 4. rubra Brug. (1), e violacea in un’altra novella specie da me detta 4. Cari in onore del celebre prof. cav. Carus medico di S. M. Sassona (2), nella quale se ne Ba (1) L’orificio della sua bocca, che osservasi molto elevata , è circondato da triplice serie di ten- tacoli alguanto assottigliati, tra la cui esteriore fi- liera e’! margine interno dell’ orlo, che ne chiude l atrio , esiste la corona di tubercoli glandulosi, pe- dicellati, bianchicci , e già conosciuti da Forskahl. Il suo corpo è fornito di leggere rughe traversali, e st ravvisa rosso-scarlatto , tranne È orlo sinuoso della base del piede, che è di color celeste. (2) Za sua grandezza è il doppio dell'A. rubra, cui somiglia per la triplice serie di tentacoli e per la filiera di tubercoli bianchicci. Il corpo è casta- gno con moltissime fascie circolari parallele fosche. Vagante nel mare osservasi eziandio un’ altra specie di Attinia, che sulle prime reputai esser ana- loga alla Madrepora denudata dî Cavolini ( op. cit., pag. 57, tav. II, fig. 6, 7,8), da cui differisce do ( 234 ) veggono le pareti risultanti da pezzi pentagoni ed ombi- licati nel centro. Le sue inestrigabili spire finiscono con apice forato e pendente nell’ interno di ogui tentacolo , che nell A. crassicornis è foderato, da membrana violetta. Le circonvoluzioni di cotal matrice dall’ incominciamento fino. al termine presentano. due. lamine membranose con- formate a guisa di mesenterio , ed, aventi al margine li- bero nell A. crassicorzis ed. effoeta un canalino gial- liccio (cui attaccasi il dutto spermatico, facile ad essere separato , ricolmo di globettini giallastri nelle testè citate Attinie ), rosso nell’ 4. rubra, scarlatto nell’ A. carcizio- pados, bianco nell’ 4. Cari, e hianco-macchiato nel- lA. pedunculata. I due canali spermatici quindi e la stessa matrice terminano pendenti nel cavo di. ciascheduno ten- tacolo.. Nè riesce difficile di vederli. allungati ed uscire per la mancanza della triplice serie di tentacoli, della. sua. disposizione a ceppaia aderente agli sco- gli, e del color porporino del corpo. Questa. orti- chella, che appello A. hyalina, offre una, sola; filiera di tentacoli intorno la bocca, priva, di. qualunque specie di rughe nel corpo lungo poco più di 10 li- nee, di color carnicino sbiadato , e trasparente in modo che guardato con semplice. lente chiarissima- mente dimostra la sua anatomia, el fondo dello stomaco all’ intutto chiuso ; attesochèé le ovaia ed. i canali spermatici n’escono quando vi esiste qualche lacerazione. Nel resto è analogo alle altre Attinie. (‘855 ) per l'apertura di cadauno di questi appena che vi si pratichi leggiera pressione; o pure, lacerandosi lo stomaco, venir fuori per detta parte. Tale fatto anche da Cavolini ( Mem. su’ Polipi p. 51.) fu osservato dicendo: » il superfluo «che da’ cibi si estrae ho veduto che vien rigettato in for- ana di fili di latte coagulato, e per bocca, e per dodici forami posti intorno quel disco, e per la estremità degli incavati tentacoli ». Reaumur sostenne che siffatti esseri partoriscano perfette attiniette, e Cavolini sembra farsi dello stesso avviso. Guardato un vasellino spermatico al microscopio, l’ ho veduto fornito di movimento talmente celere ed irrequieto, che a prima giunta credei esserm’ ingannato , e‘lo reputai un feto simile ad una Filaria (1) pe moti tortuosi, che mostrava, uniformandomi al chiarissimo Cuvier, che a tal proposito scrive: » leur génération ordinaire est vivipare ». Ma più attente e replicate ‘contemplazioni mi conferma- rono nella verità del fatto esposto ; vedendo che il me- desimo . canale era turgido di grani gialli, che nelle pa- reti avevano delle macchie nerastre. » ‘Entre ce sac in- ‘térieur ( estomac ) et la peau extérieure, ‘est une or- ganisation assez compliquée , mais encore obscure , consi- (1) Zo stesso fenomeno ho letto essere benan- che avvenuto a qualche altro osservatore, quale è stato Forskahl, come leggesi nella Enc. méthodique, vol. VII, Parte 18, senza averne preso il capofilo ed estesa la ‘conoscenza nelle ‘altre ‘specie. * ( 256 ) stant sur tout en feuillets verticaux et fibreux, auxquels ad- hérent les ovaires, semblables à des fils tres-entortilles (1) ». Pria di completare la descrizione anatomica di questi graziosi esseri subaquei conviene esporre che nell’ interior margine della grande apertura del corpo presso i ten- tacoli dell’ 4. Cari, ed in quello dell’ 4. rubra ho osservato una serie di tubercoli turgidi di umore bianchic- cio, il quale alla lente num. 3 del microscopio composto di Dollond mi ha mostrato un ingente numero di ciam- belle sanguigne parallelepipedi ed aperte nel mezzo, si- mili ad una fibietia, e per nulla diverse da quelle che vidi nel sugo latticinoso dell’ Euphorbia Lathyris, L. giusta quello che ne ho scritto nella mia Memoria sulla Epidermide umana pag. 15. Quale incarico disimpegnano organi siffatti non ardisco pronunziare. Questa medesima ingenua risposta ho avuto l onore di dare al dottissimo prof. Carus cui ho fatto dono di qualche individuo vi- vente di tali Attinie, ed ho eziandio dimostrato non solo quanto si è da me esposto, ma benanche il Ycoce- phalus acetabularis ( pag. 225.). Io non pongo in discussione la forza di riproduzio- ne delle loro parti e soprattutto de’ tentacoli : ma sono per la negativa in riguardo alla rigenerazione delle Attinie dopo di essere state ridotte in pezzi, che non hanno affatto la prerogativa di riprodurre l’ individuo analogo a quel- (1) Ztégne anim., tom. IV, pag. 50. Spix, dun. du Mus., tom. XII ( 257 ) lo cui appartenevano. Linguaggio un poco più ampio ne ha tenuto il nostro celebre Cavolini ( Op. ciò. p. 5o. ); e costui parla sempre di riproduzioni felicemente ottenute delle sole parti del loro corpo. Le Aittinie vivono più lungo tempo fuori del mare, che nell’ acqua dolce ; ed una di esse, tagliata in molte porzioni, continuò a dar segni di contrazione sino a 6 giorni dopo essere stata da me sezionata e lasciata al secco. Dicquemare , avendo ravvisato che tutt’ i cambia- menti di tempo erano costantemente annunziati da’ moti straordinari delle Attinie ; ne ha tratto partito , onde pre- conizzare le mutazioni del mare, paragonando siffatti ani- mali al barometro. Dal giornale esatto che ne tenne , avan- zò che le indicazioni da esso ottenute erano sicure quan- to quelle del tubo torricelliano , e talora anche di più. Quindi conchiude che, quando le Attinie sieno contratte, sia da temere vento; che, ove stieno raccorciate, annunziino pioggia; freddo, mare agitato ; che, quantevolte osservansi ora aperte ed .ora chiuse, indichino un tempo mediocre; che, essendo aperte, convenga attenderselo sereno e con calma di mare; ed in ultimo che, avendo i tentacoli spiegati e’1 corpo allungato, presagiscano stabile serenità e ’l1 mare somma- mente quieto. Disgraziatamente però i piloti posson di tali segni profittare solamente nel cielo sereno. Sono esse in- sensibili agli odori: e Galeno ha lasciato scritto che sieno giovevoli per gl’ individui calcolosi, essendo state da Pitago- ra vietate a’ suoi discepoli, perchè mangiate incitavano alla Venere. Tra noi non si verificano le notate proprietà appo coloro, che con sommo trasporto le gustano fritte. ( 238 ) L'animale della AZadrepora calycularis Linn., detta pietra preziosa da nostri marinai, che fu per la prima volta descritto , conosciuto , e figurato dal nostro Cavolini, è per- | fettamente analogo alle Attinie ; tranne solo di essere di- sposto in gruppi più o meno numerosi , fissato agli scogli, ed in giù provveduto di scheletro osseo, o meglio di una specie di calicetto. Questo ‘termina incavato , con orlo circolare ed esagono, dipendente dall’incastro delle pareti ad altri sei calicetti, e nel cni fondo elevasi un promon- torio poroso, ove principiano delle laminette ossee, che con parallelo tragitto, ed alternanti con leggere strie fini- scono nel succennato perimetro ossoso. Sarebbe tedioso se esponer volessi l’ anatomia di si- migliante animale, colla quale dovrei ripetere quanto io abbia mai riferito su quella delle Attinie. Mi basterà solo di annunziare alcune essenziali particolarità paragonate alle differenti parti di questi ultimi ‘esseri. Ed in primo luogo giova avvertire che dalla fine del contorno del calicetto osseo si continuano le pareti di tale mollusco affatto muscolari, e fatte da fibre circolari, non che da nastri carnosi larghi, divisi in lacerti più piccoli: il quale a guisa di otre di color rosso di minio scorgesi prolungato un pollice all'incirca, e corredato nell’ apice di più ordini di tentacoli scabrosi ( Cavolini ), circondantino |’ orificio della bocca; essendo ca- pace di raccorciarsi e interamente rannicchiarsi nella cavità del succennato calicetto. Bisogna far conoscere che i nastri muscolosi si continuano ed attaccano al margine delle lami- nette ossee, ed i rispettivi lacerti allo stesso modo com- portansi colle prefate strie.; avendo tutti un centro di riu» ( 259 ) nione sul promontorio, dove lo stomaco manca di questi attacchi ; di cui è provveduto ne’ lati. Le ovaie ed i corrispondenti canaletti spermatici so- stenuti da comune membrana, aderiscono ad ogni lami- netta muscolosa, e quindi si aprono in cadauno tentaco- lo. Cavolini sebbene: non ‘avesse chiaramente sviluppa- ta la struttura della ovaia, ed all’ intutto omesso la co- noscenza da’ canaletti spermatici ; pure vide che gli ovi- dotti si aprivano ne’ tentacoli , contenendo alcuni degli embrioni: le cui uova riposte in vasetti irritabilissimi si osservarono capaci di prendere la forma allungata, ro- tonda , ed ovata ( Op. cit. p. 115, fav. IV, fig. 13, 14, 15, 16). Egli conobbe, e con molta esattezza de- scrisse la prima formazione degli embrioni, soggiugnendo che tale vivente sia piuttosto viviparo che oviparo, no- tando pure che lo scheletro si vegga a guisa di anello bianco in opposizione del bellico ( bocca ); e che fra 11 giorni il suo corpo aveva acquistato. la grandezza dell’acino di mi- glio, fornito di tentacoli e. di laminetie muscolari già ab- bozzate, ed a tenore che cresceva,, depositava fosfato cal- care. e s'innalzava lo scheletro- osseo.. In riguardo alla riproduzione delle madrepore presenta- ronsi a Cavolini i seguenti fenomeni: » Alcune che avevano ricevute il taglio nel forte del corpo erano perite, e si rav- visavano gli scheletri loro bianchi spolpati. Altre porta- vano le vestigie della ferita: chi aveva solo una metà della corona de’ tentacoli., e. nell’ altra metà. era. aggrin- zata e rimarginata : chi ad una porzione solamente del- lo scheletro. si. era’ ridotta: ad: attaccarsi»: chi aveva una ( 240 ) semplice membrana, che copriva il cavo dello scheletro, nel mezzo della quale si ravvisava il forame della bocca: chi presentava tutt i tentacoli rammassati in un gruppo ed in una ciste pendente. Dove erano perite le madre- pore , le contigue avevano estesa la loro pelle dalla base, e gli scheletri di quelle coprivano: ed oltre tutto ciò si vedeva al lato del corpo di alcune, che dalle ferite avevano poco sofferto, spontare novelle madreporette , siccome sopra si era notato ». 6. III. Zelellae Actiniarumque technica descriptio, VeLELLA -- Corpus liberum, extrinsecus gelatinosum, intus cartilagineum, ellipticum ; subtus planulatum ; cri» sta dorsali prominente, oblique inserta. Os inferum cen- trale , subprominulum. V. limbosa --- Zelella, Ovalis, oblique cristata, inferne limbo nudo obvallata, di- sco margine tentaculis longis crinito. Medusa velella. Linn. cur. GMELIN. Syst. zat., vol. I p. VI, pag. 5155, n. 12. Holothuria spirans. ForsgAHL, Fn. Aegypt.; pag. 104, n. 15, tab. 26, fig. k. GMELIN, Op. cit. p. 5114, n. 25, Brown, Jam. 387, tab. 48, f. 1. IMPERATO , st. nat. p. et tab. 912. Coconna, quat. tab. 293, fig, 1, 3. BrucuiERE, Enc. méth. rab. 92, fig. 1, 2. Velella mutica et V. tentaculata. Bosc, ist. des wers, tom. 2, p. 158, tab. 19, fig. 3, 4 LAMARK; dist. des anim. sans vert. p. 483, n. 2: ve (241) Cuvier, Regn. anim. , vol. IV, p. 62. V. scaphidia. Péron, Z'oyag. XXX, 6. Communiter aestivo tempore in mare nostri observa- tur, oleoque frixa est palato gratissima. ActInIA -- Corpus cylindricum, apertura terminali eccentrieis cirris praeditum , basi affixum vel liberum. fg r. À crassicornis — Ardichella cappelluta. Rubra , cirris conico - elongatis. Linn. cur. GmELIN, Syst. nat. XIZI, p. VI, p. 51532, n.2. A. rubra. MuLLerR, Zoolog. Daric., prodr. 2792. BasteR, Op. subsec. , vol. SIT, p. 120, tab. 13, fig. 1. Priapus senilis. 7. svec., 2105. P. ruber. FoRsKHAL, Fr. aegypîf., p. 101. RONDELET, de pisc. p. 581, cap. VI. Urtica rubra. JoNsToN , Exarg. tab. 18, fig. 2. Dicquem. Act. angl., vol. 63, tab. 16, fig. 10; tab. 17, PSNZICI GunNER, Act. StockIm. 1767, tab. 4, fig. 4, 5. A. felina. BRUGUIERE, Enc. méth. p.10, tab. 72, fig. 7° Obs. ) Tactu scabra apparet. 4. crassicorzis a doctissimo prof. Xaverio Macrì ( Atti della R. Accademia delle scienze di Napoli, vol. 2, tav. Il, fig. 1, 2 ) delineata ad Actiniam plumosam , Mull. ( Erc. méth., tab. 72, fig. 9g ) spectat, ob deficientiam apicis tentaculorum incrassati. 2. A. pedunculata -- Ardichella funnale. Cylindrica rubra verrucosa , tentaculis brevibus variegatis. PrNNANT, Zoolog. Brit., tom. 4, pag. 49, n. 57. GAERTNER, Zrans. phil. an. 1761, tab. 1 - 6, fig. A,B, C. BrucuIERE, Erc. méth., pag. 14, n. 16, tab. 70, fig. 4 15. A. coriacea. Cuvier , Régrn. anim. , vol. IV, p. 51. An. A. verrucosa? GAERTNER, vel g/andulosa? OTTO. 35. A. effoeta — Ardichella torza. 31 ( 242) Subcylindrica . anguloso-striata. Linn. cur. Guerin, Syst. za. XII vol. I, p. VI, p.3133, n. 5. RonpELET, de Pisc., lib. 17, cap. 18. BasteR, Opusc. subsec. , vol. 1, p. 122, tab.14 , fig. 2. BrucvIERE, Erc. méth., p. Il, n. 8, tab. 74, fig. 1. A. bruna. Cuvier, Régr. anim, , vol. IV, p. 52. 4. A. rabra -- Ardichella rossa. Longitudinaliter striata, glandulis marginalibns albis (1), ten- taculis corpore brevioribus. BrucuierE, Enc. mét. vol. VII, pag. 13, n. 12. Obs. ) Haec Actiniae species, praedita corpore coccineo , Jaevissimo , tentaculis acuinatis triseriatisque , ore prominulo, glandulis albescentibus pedicellatis, margine interiori pallii po- sitis, pedis limbo undulato coeruleo, mihi videtur satis di- versa ab 4. rubra. Priapus ruber. ForsHAL, Fr. Kar. p.101, 7.10, tab, 17, A. 5. A. carciniopados. — Carnume rosso. Mollis, complanata , aperturam testarum Molluscorum uni- valvium, si a Paguris habitantur, instar annuli plus minusve com- pleti, cingens, disci irregularis margine elongato, tenuissimo , ubi testae adglutinatur, molli — in parte libera vero, testae a- perturam, Pagurumque spectante , lamella firma, levi, fere cor- nea obducto — ore infero, sub Paguri abdomine sito, tentacu- lorum brevium seriebus quatuor instructo — color albus, ma- culis sparsus. Orto, Act. Leopold.j Nat. Acad. Curios,, vol. XI, p. 2, tab. XL. Obs. ) De hac singulari Actiniae specie plurimis ab hinc annis (1) Ont voit extèriurement(Bruguierius-ait Yet par dessous les tentacules , un rang de glandules èlevées et' blanches, de mottié plus courtes que les tentacules. ( 245 ) dissertatus est praestantissimus BoHADSCH , ‘sicuti iN suo opere cit. pag. 136, clarius patet. Zoophytum Tab. XI, fig. 1 depictum ( ipse inquit ) Me- dusam appello ad mentem cl. Linnaei , juxta alias urticae species est. Singularis eius structura mereri videbatur, ut eius historiam huic qualicunque opusculo adnecterem. Figura eius non secus ac in omnibus /Medusae speciebus cylindrica', aut; ut cl. Lin- maeo placet, orbiculata est. Fabrica interna eadem, nimirum innumera tentacula exigua, cylindrica @ @ exterius ‘circulari- ter locata sunt; os oblongum 8 labiis crassiusculis instructam, e quo filamenta c c praelonga candidissima pendent , in cor» poris fere medio patet; paulo supra os anus d elegantissimis pun= ctis e e coccineis depictns est. Illud vero haecce Medusae spe- cies prae reliquis singulare habet , quod extrinsecus alia cute a corpore orbiculato separata veluti palliolo vestita sit, unde eam Medusam palliatam dixi. Mense Augusto precipue in piscatorum rete venit, quo tem- pore etiam plura eius individua accepi. Omnes huius speciei Medusae testis vacuis cochleae umbilicatae subalbidae punctis coccineis notatae f insident, atque unum fere corpus respectu coloris cum cochlea constituere videntur. Habitat super testis /Verziae canrenae et glaucinae, Turbinis rugosi etc. eorum animantibus vacuis. 6. A. Cari -- 4. castagnara. Laevissima, castanea, vittis orbicularibus, parallelis, fusci- coloris, aeque ac tentaculis corpore brevioribus triseriatis subu- latisque, tuberculis albis pedanculatis circum circa interiorem disci superioris limbum positis. NoBIs. 7. A. hyalina -- A. trasparente. Corpore pusillo , hyalino, laevissimo, tentaculis uniseriatis, e cuius exteriori membrana viscera transparent. Actiniae mox enumeratae mare nostrum frequenter accolunt. hi (244) Scitu dignissimum , uti supra praefati sumus, quod stru- ctura animalis Madreporae calycularis similis est illi Actinia- rum, et clarissimus Caulinius ita hae de re scripsit: Coral- lium ex cylindris coadunatis,.confertis, externo parum transver- se rugosis, stellis in disco profunde excavatis, radiatim lamel- latis, centro prominulo, foraminulato, sustinet animalia Acti- nìis similia, singulum cuique stellae implantatum, sed basi con- nexa, cylindracea, purpureo mire splendentia , disco superne margine tentaculato , tentaculis brevibus, non simplici ordine, confertis, hinc; illuc divergentibus, in quorum centro os, la- bio inflatili, unde varia oris apertura: vaginae longitudinales ; vulvae inter tentacula, unde ovaria globiformia ex ovis innume- ris ( Polipi marini, p.58, fav. II, fig. 1 - 5; e Poli, Zestac. utriusq. Sicil., vol. II, tab. XXIII, fig. 3 ). Habitat in loco (oo dicto: Grotta che tuona, et pietra preziosa a nostris nautis appellatur. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA XVI Fig. 1. Tricocephalus acetabularis ingrandito, il quale eziandio osservasi di naturale diametro 2: essendone l’ orificio della bocca @, donde si penetra nel canale de- gli alimenti 66; c l’ovaia; d una membrana macchia- ta; ee, f f la duplice filiera di acetaboli. Fig. 5. Pezzo della tunica, che veste il corpo del Mollusco abitante nell’Argorauta argo L., onde farne conoscere i follicoli cromofori. Fig. 4. Actinia crassicornis L., di cui sonosi deli- neate in: gg le fascie longitudinali del piede, la bocca chiusa da’ margini de due semicanali 7, A 4 i tentacoli maggiori ed HH i minori. ( 245 ) Fig. 5. Aperto uno di tali tentacoli F si vede che nel suo interno sbocca la matrice £ % di conformazione spi- rale ed il corrispondente canale spermatico ZZ, che la se- guono in tutte le circonvoluzioni, e che vi terminano e- ziandio due muscoli lamellari LL, essendo a quest’ ul- timo aderente la membrana M, che lo lega alle pareti del corpo. Fig. 6. Dimostra il muscolo orbicolare 72 della boc- ca, ed il semicanale quasi cartilaginoso N, che divide lo stomaco in due uguali porzioni, essendo fatta da molti cerchi concentrici e sommamente rugosi 0 o. Fig. 7. Pezzo di matrice ingrandita O, nel cui mar- gine esterno si attacca in duplice girata 2 p il canale sper- matico , avente nell’ orlo un altro vasellino 9, come me- glio osservasi nella fg. 8; attesochè la Z%g. 9g dimo- stra il canale spermatico 7 colla membrana s, con cui si unisce al margine della matrice. Fig. 10. 4. pedunculata fornita del piede a, de’ tentacoli 6, e della doppia serie di verruche c grandi e d piccole. Fig. 11. Ogni tentacolo, oltre la membrana ester- na, ha uno strato muscolare longitudinale e ed un altro trasversale /, continuati colle laminette muscolose gg, u- scendo fuori del corpo pe forami zz, e vedendosi queste ultime riunite nel centro comune #. Le pareti addomina- li nell’ interno hanno due direzioni di fibre a traverso /, ed a lungo wr. Fig. 12. A. effoeta L che presenta la bocca 72, e le fascie longitudinali 7 7 bianchiccie. ( 246 ) FDL VII IS AA III SIL ASA RARI IIIO RASO RARI COMENTARIO ALL'ANATOMIA DEL MoLLusco DELLA Lu- maca ( Zfelicis pomatia, L. ) ESEGUITA CIRCA L’ ANNO 1620 DA M. A. SevERINO PROF. DI ANATO- Mia E CHirurciA NELLA REGIA UNIVERSITA’ DEGLI Srupi pi NarotIi. Letto NELLA R. ACCADEMIA DEL- LE SCIENZE IL Dì 5 FEBBRAIO 1826. Ex his enim patebit , quot res quae vulgo , ob historiae ignorationem, repertae a posterioribus credebantur, quanto antea proposite fuerint. MorcAGNI, Epist. Dottissimo non men che profondo nell’ esercizio me- dico-chirurgico fu il nostro immortale concittadino M. A. Severino ; il quale non smentiì la riputazione del suo maestro e predecessore il celebre Jasolino , scrittore esi- mio delle Terme Pitecusane, e dal Duglas meritevolmente denominato l Epidauro del suo secolo. La mimerosa sco- laresca, che in quell'epoca popolava il nostro Ginnasio, ove accorrevan studenti da tutta Europa, non chè le va- rie e classiche opere, di cui il Severino arricchì la re- pubblica letteraria ; formano le solide basi del suo eterno e ben meritato elogio, Deesi per verità a questo corifeo della maschia ed efficace chirurgia, distinto col titolo di aquila de’ medici, la scoperta ed una più esatta descrizione di varie malat- tie (1); la repristinazione della obbliata pratica de’ Greci del ferro e del fuoco, che con dolce facondia meno acerbo () De recond, absc. nat. Neap., 1652, in 3. ( 247 ) rendeva al debol sesso, cui ricordava la fermezza delle Amazzoni, che da loro stesse bruciavansi le poppe (1); l'aggiunta di nuove formole terapeutiche al nostro ricet- tario farmaceutico (2); delle utili e necessarie avvertenze a’ salassatori (3); ed un esempio, che ne perpetuerà il nome presso la più tarda posterità, la quale imparerà ch egli pel bene de’ suoi compatrioti non curò di rima- nere vittima del più terribile flagello del genere umano (4). Ma il Severino non pago abbastanza di esser penetrato ne più reconditi siti del corpo umano (5), di averne svelato i più gelosi segreti, e di aver con infinita pazienza e vista lincea dimostrato le cose più difficili (6), e di moltissime — (1) De effic. medie. Francof., 1646, fol. Trimembr. chirurg. Leidae, 1653, in 4° Synops. chirurg. lib. VI. Amstel. , 1664, in 12. Questo libro non appartiene a M. A. Severino che per frode dello stampatore, il quale si fece lecito di servirsi del suo nome, onde accreditarne lo spaccio. (2) Zherapeut. neapol. Neap., 1653, in 8. (3) Scilo-phlebotomia castig. Hanov., 1654, în 4. (4) M. A. Severino worà nella peste sviluppata in Napoli durante l anno 1656. (5) Portal ( Zlist. de l’anat. vol. 2. pag. 503 ) dice che i due tubercoli bianchi scoperti da Graaf nell’ uretra umana spettino al nostro Severino. (6) Dimostrò i vasi lattet su l’uomo, al dire di Haller nel 1650, quando altri anatomici gli aveva- no osservati solamente ne’ bruti. (248 ) altre essersi perfettamente impadronito (1); dedicasi con assiduità e diligenza somma allo studio della notomia degli animali e delle piante: su la considerazione che ne’ bruti incominciarono ad aver luogo le primordiali dissezioni ana- (1) Ze glandule vedute da Peyer negli inte- stini umani erano state dal nostro concittadino già rinvenute nell’ ileo del porco. Egli inoltre è stato i primo a far conoscere le glandule bronchiali, e quelle poste su l’ orificio cardiaco dello stomaco ; la situazione de’ testicoli de’ giovani cani dentro l’ad- dome; non chè la comunicazione vascolosa tra que- sti organi ed i reni succenturati, che Valsava ha indarno creduto di scoprire senza citare Severino ; le osservazioni su’ mezzicerchi cartilaginosi della trachea del gatto analoghi a que’ dell’uomo, asse- rendo che la staffa appartenente all’ organo dell’ u- dito di quel bruto non era forata; le ragioni pro e contro la circolazione sanguigna; la descrizione dello spazio trigono della vescica del porcello; l’ar- te di riparare la perdita del naso ec. Egli inoltre ha trattato di altri argomenti nolomici, come: De aqua pericard. etc. Hanov., 1654, in 4. Quaestiones anatom. Hanov., 1654. Fist. anatom. obs. Neap., 1629, in 4. Epist. 68 in Cent. 1. Barthol. Cod. MSS. Symt. anatom. Disc. IV. in quoest, Ilasolini. ( 249 ) tomiche de’ padri della medicina; e che, essendo l’uomo il più nobile di tutti i corpi creati, bisogna nello stu- dio delle scienze procedere dal semplice al composto, o sia anatomizzare le piante pria degli animali, e questi prima dell’ uomo. Talchè ci ha lasciato preziosissimi lavori intorno l apparato velenoso della vipera ed il convenevole anti- doto pel suo morso (1), le osservazioni sul respiramento de’ pesci (2), la descrizione della foca (5), ed infine la notomia (4) generale degli animali pubblicata dal celebre Valckamerio. Quale libro contiene il germe di molte sco- perte , che si hanno arrogato gli anatomici e gli zooto- misti posteriori, e di cui ha giustamente scritto il gran- de Haller (5): m2u/a tamen reperias nova et inex- pectata; avendo anche a me l ultimo tra voi, dottissi- mi Accademici; somministrato argomento pel comenta- rio seguente, i (1) Zipera pithia. Patav. 1645, in 4. (2) De resp. pisc. Diatr. Neap. 1654, fol. (3) De pisc. in sicc. viv. Phoca illustr. Neap., 1654, fol. (4) Zootormia democritea, id est anatome to- tius animantium opificiî. Noribergae; 1645; in 4. (5) Bibliot. anatom., tom. 1, pag. 367. 32 ( 250 ) Cochlea terrestris. SeveRINUS, Zootom. Democr., pag. 250 e 350. Cochleae terrestris oesophagus ac ventriculus su- premam dorsi partem perreptantes ad extremam vo- lutam discurrunt: est autem voluta testa huius re- piilis ad anteriora recurrens. Il nostro autore con queste poche aforistiche parole ha già tracciato il cammino dell’ intero tubo intestinale della lumaca. Questa in fatti caccia un cono membrano- so sfrangiato , che circonda l’'orificio della bocca, situata sotto de’ piccioli tentacoli, i quali sono poco lontani da- gli altri due superiori, ognuno di questi ultimi è nel- Yapice fornito di occhi. L’ esofago incomincia dal suo bul- bo muscoloso , e finisce nello stomaco superiormente cinto da una coppia di glandule salivari, i cui canali escretori ascendono verso la bocca, onde aprirsi a’ lati del pedicello membranoso , che sostiene la lingua coriacea , traversal- mente rugosa, ed aspra al tatto. La struttura del men- tovato gambo è stata da me attentamente esaminata , aven- do veduto che risulta da un pezzo cartilaginoso disposto a ferro di cavallo, posteriormente attaccato a due esili muscoli, che a poco a poco si assottigliano, e quindi le- gansi al pedicello su cui adattasi l’ accennata lingua. Ben inteso che colla contrazione loro, non che di un altro paio. di filetti muscolosi lesati alla mentovata cartilagine, la lingua agisce con maggiore forza a sminuzzare i cibi. Al ventricolo seguono la intestina ; che per internarsi nella ( 251 ) massa del fegato percorrono parte della girata del corpo di siffatto animale nella chiocciola situato. Hinc revertitur eadem fere via in anticam ca- pitis partem, ut ex hoc fecum fiat excretio. Sono troppo esatte queste espressioni del riostro M. A. Severino, poichè il canale de’ cibi dopo di avere attraversata la sostanza del fegato, onde i suoi condotti biliari potessero sboccare nel duodeno, è d’ uopo che il rimanente tratto delle budella , secondo la stessa direzione inoltrato verso l’ anteriore parte del corpo, finir potesse nell’ intestino retto, la cui apertura giace poco lontana dal forame della respirazione perfettamente ignorato dal nostro concittadino. Dentes duo conspicui, obliqui, nigricantes, membrana colligati. È verissimo che l’ abitatore della conchiglia attuale nel masticare le erbe due soli denti rosso-nericci faccia scor- gere, e quasi a particolare membrana aderenti. Ma di- staccati da’ suoi inviluppi apparisce una specie di osso mascellare semirotondo, convesso su; ove ravvisansi al- cune prominenze parallele, regolari e simmetriche: dué delle quali soltanto esistono nel suo margine gibbo , e veggonsi dippiù esternamente prolungate in modo da rendere tale mascella all’ intutto dentata. Essa però è assai aderente al cono membranoso del- l esofago di sopra esposto ; cosicchè quando il mollusco co tentacoli superiori ha adocchiato il cibo, che tasta con gl inferiori, vi espande su il cono membranoso , ed indi colla sua dentata mascella principia pian piano a roderlo. bd ( 252 ) Musculi obscuri; qui commovent os ad man- ducatum; infimi pedamenti mucronis dextram ac si- nistram custodientes. Non v'ha dubbio alcuno che il nostro autore abbia conosciuto i muscoli necessari alla masticazione e que’ , che contraggono benanche il piede di simile vivente : i quali si riducono agli addutiori e compressori del bulbo esofagèo, al corrugatore del piede, de’ tentacoli, e di tutto il corpo, essendo da lui chiamato a/ligator columellae. Est autem pedamentum basis membranea , la- ta, corpori subtensa, figura ad oviformem accedente sic tamen, ui sit in extremis ferme acuta. Quì bisogna dire che a prima giunta egli sembra laconico e quindi oscuro. Ma portando un esame ana- litico a talune sue espressioni, chiaro risulterà che colla voce pedamentum abbia descritto l’ intero masso carnoso del piede della lumaca, posteriormente acuminato, e su cui in qualità di base poggia il resto del corpo. Ha inoltre accennato il pallio, che nell’interno fodera la pri- ma girata della sua scorza calcarea, il cui uso analogo a’ polmoni l’ha manifestato nella. pag. 330; mancando del- la conoscenza del sacco della viscosità , che in tal. cavo esi- ste nelle pertinenze del cuore, che fu da esso lui osservato. Dippiù il panno cornoso traversalmente situato, e che di- vide la. cavità polmonare o meglio la respiratoria dall’ad- domine ,. il diaframma a buon conto ; è stato dal nostro filosofo appieno conosciuto, determinandone benanche la forma colle parole: figura ad oviformem accedente. ( 253 ) Hepar in fibras tres dissectum ; atrum non a- deo, ut non sit subviride. Ha egli perfettamente seguito l'andamento della massa del fegato, diviso ne’ rispettivi lobi, al numero di tre o pure di cinque; e di colore ‘verde nericcio. Ne ha però onninamente ignorato la struttura ; ‘che non è così facile a svilupparsi tostochè sia stato scoperto dalla mem- brana, che lo circonda. ‘Ogni suo lobo è-formato da una congerie di acinetti uniti mercè esili canaletti,, i quali sboccano poi in un tronco comune; onde metter foce nell’ interno dell’ intestino duodeno con tante aperture cor- rispondenti a’ lobi epatici. Si avverta inoltre che nella so- stanza del fegato trovasi eziandio: l’ ovaia , A non. fu co- nosciuta dal nostro Severino. Caecum insigne in'extrema voluta. È desso rappresentato da una specie di ampliazio- ne, che il duodeno manifesta in opposizione alle: aper- ture de’ condotti epatici; allogate. presso il termine della spira del suo corpo, e ope: ‘verità: affatto simile ‘ad un sacco: ‘cieco. . Lapilli oblongi ac euperpusilti duo; obelisci figu- ra 1 litterulae minoris magnitudine aequantes , can- didissimi atque asperi in'torulo uno, qui est e non- nullis, inventi. i Î :Il preteso sacco calcareo del prof. Jacobson ( Zorsa del dardo di Cuvier ) contiene ‘una specie di corpo , al «dire di. Severino geminato , ‘a’ quattro faccie acuminato , emulante una! guglia ; che giace sù di un ricettacolo particolare ‘0 sia in forulo uno:' Siffatto ‘corpo calcareo ( 954 ) è stato sempre da me trovato unico, e gli odierni autori asseriscono essere facile cosa di vederne la rigenerazione; ove fosse distrutto. A ciò forse il Severino avrà voluto alludere colle testè citate parole. Jacobson lo crede com- posto di acido urico; ma la borsa che lo contiene, non è la vescica orinaria. di questo animale, e neppure ne ha egli indagato l’ ufficio. Torulus alter inter oesophagum et omentum alius. Non saprei adattare la. parola forz/us ad altre parti della lumaca , oltre .le già esposte, che a lungo e sottile canale appartenente alla vescica o borsa della porpora di Swammerdam ; dappoichè essa giace tra l’ esofago e l’ o- mento , il quale non è da riferirsi alle glandule salivari siccome dapprima credei, ma alla matrice. È pregio del- l’opera intanto annunziare , che il nostro esimio chirurgo non abbia affatto portato analitico esame alle restanti parti di simil vivente, continuate col suddetto canalino , e colla stessa borsa del dardo; quali. sono le vescichette molti- fide del Redi ed il lungo e flagelliforme membro. geni- tale, che indispensabilmente dovettero essere da lui spa: rate, onde acquistar chiara conoscenza di quelle parti, che ci hanno finora occupato. Ho però fondato sospetto che fossero state omesse dal suo editore Volckamerio ; giacchè il nostro. sapiente non fu nel caso di rivedere il suo lavoro nell’atto della stam- pa de fogli di tale opera pubblicata in Norimberga; che sarebbe stato il prezioso momente, in cui l’autore pro- fittar poteva di ulteriori giunte nel dare |’ ultima mano al suo letterario ed originale travaglio; essendo stato in ( 255 ) Napoli deriso e poco apprezzato da una ciurma d’invi- diosi chirargastri , che con mezzi sì vili cercarono di at- tentare allo sviluppamento de progressi scientifici di que- sto grande uomo coll’ ingiusto e puerile discredito appor- tato alla di lui riputazione di starsi occupando di siffatte inutili ricerche. Nella pag. 250 della suddetta opera, dopo di aver egli discorso degli occhi della lumaca ( pertentatores oculi ), cui servono anche di organo del tatto, poco appresso dice uterus . ...., monophtalmum, che io correggo colla parola monothalamum:; con ciò M. A. Severino volle sicuramente far conoscere, che detto vivente offriva gli organi genitali maschili e femminei, o sia che fosse perfettamente androgino , riunendo in sè un solo talamo o letto nuziale. Imperciocchè il nostro autore nella testè citata pagina della medesima opera parla dell’ esistenza dell’ utero nella lumaca. Quale ‘viscere cha in vero una conformazione ana- loga all’omento, sembrando a primo colpo di occhio una massa di adipe. Vi bisogna molta delicatezza per distrigarne la struttura e T andamento , la quale forse è stata in se- guito meglio conosciuta; a cagione di altre risorse, di cui la notomia si è arricchita mediante te iniezioni di sostanze coloranti e di mercurio , che sono l’unica e fedele gui- da in simiglianti investigazioni per loro natura abbastan- za delicate. Sono ‘inoltre di avviso che la milza, ch'egli dice ap- partenere alla lumaca, sia Y'ovaia giacente nell’ interno del- la medesima spira. del'fegato, e conformata in varj lo- ( 256 ) betti grappolosi ; da' quali ha incominciamento Î’ ovidot- to. Egli dippiù aveva già, preso in qualche considerazio- ne le succennate parti sessuali femminee per la particola- re condizione del grasso ,, che emulano.. Anche l'occhio alquanto esercitato . nella contemplazione delle dissezioni anatomiche de’ piccoli animali, ne tempi assai. posterio- ri al Severino rese in grado sommo diligenti e perfette , stenta a ravvisarvi la differenza dal grasso, cui egli aveva notato di somigliare , e specialmente a quello , che circonda il cuore umano o-de' bruti, come rilevasi da’:suoi detti : Siccata huius adeps. etiam in pulverem minui- tur. Quo fit, ut de humano circa cor adipe, qui non liquescit, mirandum non sit; proprietates sunt hae adipum . Huius et similium reptilium administratio. Post. quam diu passa fuerint inediam, testa eximuntur et in aquam conjecta detineniur, usque dum mo- riantur; diducta porro comperientur. Quod si, do- nec dissoluta fuerint, expectes, nervosum omne ge- nus mundum spectare licebit. Item modice ignem vel calidam aquam passas dissecabis commode, per in: fernum. pedamentum recta via, L’autor nostro espone il modo onde con facilità riu: scir possasi nella preparazione notomica, della lumaca. È da riflettersi che colla leggera bollitura le sue parti si raggrinzino, ed alcune di esse si trasformino in maniera, che ardua cosa riesce di conoscerne la vera struttura. Vale meglio romperne il guscio, ed indi tuffarla nello spiri- to di vino ed acqua, onde i suoi visceri si preservino ( 257 ) dal corrompimento , e lodevole consistenza acquistino. Più il nostro celebre Severino accenna di passaggio il sistema nervoso di questo animaletto , di cui per altro non estesa menzione rilevasi nella pag. 250 della sua zoo- tomia, dove solamente dice: zervoruzi multiplex plexus. Egli intanto è troppo vero. che il collaio nervoso cir- condante l’ esofago ed i nervicciuoli, che ne nascono sì pel piede che pei visceri, siano ad un di presso inestri- gabili, ove si abbia poco esercizio nelle anatomiche pre- parazioni. Nel porre in pratica simile avvertenza del nostro autore ebbi occasione di rinvenire una specie di piccolo ed al- lungato spazio trigono,. che dall’ anteriore parte del suo piede prolungasi fino alla metà del corpo. Ivi apronsi i duttolini delle glandulette situate tra le fibre del mento- vato piede, dalle quali geme l umor glutinoso, che spal- ma la interna superficie del succennato spazio. Del resto la migliore sezione è quella, che può farsi dalla parte su- periore del corpo dell’ attuale vivente, incominciando dal- la cavità respiratoria e poi dal diaframma, a fin di met- tersi sott'occhio i visceri nell’ addomine contenuti. Hepatis caro saporis tam acris est, ut piperi non cedat. Mihi autem gustanti, et nulla re duui potuit, et tota die perduravit. Pascitur quippe genus quodpiam istius reptilis herbis sylvestribus acutis. Non trovo troppo consentanee al fatto queste. parole del nostro esimio zootomista; purchè non abbia egli gustato il fegato spettante a chiocciole, il cui animale si fosse pa- sciuto di erbe piccanti, come la persicaria; ciocchè può 39 ( 258 } essere stato veramente facile ad accadere, per la ragione ch’ esso abiti eziandio ne margini de’ ruscelli, dove in realtà vegeta questa pianta. Dall’ esposto chiaro n’ emerge che il nostro sapiente conobbe nella massima e total parte la organizzazione del- Y abitatore dell’ Z7elix pomatia ; su cui posteriormente hanno lavorato Ardero, Muralt, Swammerdam, Redi, Lister, Cuvier e Jacobson non so con quanto miglior successo del nostro immortale compatriota; ed a conto della quale è d’ uopo conchiudere colle sue medesime parole : Prostremo cochleam terrestrem si inspexeris , li- gneus profecto lapideusque sis, nt exclames summa DreI providentia in efformando hoc bestiolae mi- raculo , cui sunt pertentatores oculi, dentes, oeso- phagus, venter, intestina , monophtalmum, lien , he- par, cor, pulmo, uterus, nervorum multiplex ple- xus, lapilli duo, sub his obelisci forma, pedum nova forma, sed de his nos lib. IV latius în hi storia (1). l (1) Un ragguaglio più esteso della struttura di siffatto vivente sarà da me dato nella continuazio- ne del vol. 3.0 dell’opera del cav. Poli su Testacei delle due Sicilie. ( 259 ) RR IAS RRARRRYRRRRRIRRARRR PARRRIY RARI RRRIY RARI RARRRRI DESCRIZIONE DI UN NUOVO APPARATO DI CANALI AC- QUOSI SCOPERTO NEGLI ANIMALI INVERTEBRATI MA- RINI DELLE DUE SICILIE. Quella stessa benefica influenza che l’aria atmosferica esercita sul corpo dell’uomo e degli altri esseri organiz- zati, vantaggio analogo dall’ acqua marina ricavano que’ viventi dalla divina Provvidenza destinati ad avervi do- micilio. La depravata qualità o la privazione della pri- ma non lieve danno, ed anche la morte arreca agli esseri, ch' esclusivamente ne abbisognano; ed effetti di egual ma- niera malefici sperimentano quegli altri, che dell’acqua ne- cessitano sia per lo respiramento, e sia pel disimpegno di talune essenziali funzioni della vita. Che anzi l’acqua agli animali, di cui or ora tratte- rassi, riesce mezzo necessario alla respirazione , la quale è per loro più interessante della digestione , che in tala- ni di detti viventi può anche durante parecchi mesi so- spendersi. Chiunque ha avuto l’ opportunità di contem- plare l’ estesa razza de’ popoli subacquei invertebrati avrà potuto agevolmente scorgere una diversità marcata nel volu- me del loro corpo, paragonato fra l'espansione, che questo offre dimorando essi nell'acqua, e ’1 corrugamento da cui è invaso tostochè ne sieno cacciati. A simigliante fenomeno è connessa eziandio l’altra osservazione, che la vita di tali animali tenuti a secco vassi a poco a poco infievolendo ed a tenore, che evacuino ‘0 consumino quella quantità di * ( 260 ) liquido ne’ medesimi contenuto, mercè del quale vede- vansi essi viventi. Ma ciò non ancora richiamato aveva l’ attenzione de- gli zootomisti , ed io stesso nulla ne avrei ricavato senza la conoscenza fortuita di un fatto, che durante lo spa- zio di parecchi anni è stato da me sempre preso in consi- derazione : ricordandomi a tal proposito la cotanto nota massima laciataci scritta da uno de’ nostri più profondi fi- losofi, che vissero nel secolo trapassato , il gran Geno- vesi, val dire che talora un solo fatto sia bastante a stabilire una teorica. Sezionando quindi l’ animale del Murice Tritone già serbato nello spirito di vino, e le mie perquisizioni ri- volgendo al suo nervoso sistema nella sostanza del di lui piede internato; mi accorsi che | anterior parte del cavo addominale, poco olire il termine dell'esofago, ed in cor- rispondenza dell’ inferiore e primario ganglio cerebrale, e- sistevano taluni forami, pe quali penetravasi in altrettanti canali nel tessuto muscolare del suo piede dispersi. Immantinente chiesi il savio avviso del celebre cava- lier Poli su l’accennata particolarità, il quale con quel- la ingenuità, che forma il prezioso retaggio de’ grandi uomini, ingenuamente confessò, ch’ egli mai erasi di detti cavi avveduto, ed in quel momento istesso , sic» come apparisce dalla di lui Memoria postuma sulla P/e- rotrachea da me corredata di. annotazioni e pubblicata in questo volume pag. 230, volle compartirmi ]’ onore di nominarli Anzri di Delle Chiaie. Ripetei le mie investigazioni su molte specie di Murici ( 261.) e sul Buccino Galea, in cui benanche ravvisasi i suddetti forami, più ampli però e disposti a stella. L’ officio loro intanto rimaneva nel mio animo oscuro, quando nell’ esa- minare le restanti parti di quest ultimo Mollusco , vidi che sotto l’ orificio dell’ intestino retto negl’ individui ma- schili e femminei dello stesso esisteva un'apertura deri- vante da speciale cavità per entro la quale il mentova- to budello traghettava» La iniezione di materiale colo- rato o di mercurio mi fece conoscere , che dallo stesso canale si passava nell’ addomine. Allora fu che ad insinuazione del sullodato commen- dator Poli e di vari professori esteri, cui aveva avuto l'onore dimostrare quanto ho finora esposto 5 proccurai di farne inserire un semplice annunzio nel Giornale medico napolitano col titolo: Su di un nuovo apparato di canali per la circolazione dell’ acqua nelle interne vie del corpo de’ Molluschi gasteropodi testacei del- le due Sicilie, di che il prof. Vulpes fece onorata men- zione nelle sue doite annotazioni alla Anatomia gene- rale di Bèclard vol 1 pag. 27, e che il nostro ottimo amico cav. dottor A. de Schoenberg fin dall’ anno 1825 tradusse in tedesco pel Foglio medico-chirurgico d'Inspruck, donde fu ristampato in vari altri famigerati Diari ale- manni. La inaspettata accoglienza che siffatto sistema acquo- so ricevette appo i notomisti della Germania e della Prus- sia, ove oggi le scienze in sommo grado fioriscono, m'in- coraggiò ad estenderne le indagini in altri ordini. Ed ho colla esperienza di qualche lustro e più comprovato. che (262 ) una sola e nuda osservazione sia stata valevole a guidarmi ad una serie di fatti necessari per convalidare il mio as- sunto , ed a conchiudere che la Natura allora sveli i suoi segreti quando sappiasi bene ed a tempo interpetrare.. E se il B. Galea L. dimostra che l’acqua, oltre l’imbevimento oprato dalla capillarità de’ tessuti, dentro il suo addomine fassi strada per l’annunziata apertura ; sì è poi con ulteriori sperimenti da me indagato ch’ essa in quel- lo del B. mutabile, e del Murex syracusanus penetri per un grande forame giacente sotto il loro piede, dal perimetro del quale nella Nerita Canrena e glaucina mer- cè molti canali quella entri nella interna e central parte del cavo addominale. Ho quindi veduto in qualche migliaio e più di specie d’ invertebrati marini l’esistenza del mio sistema acquoso; e ’l profes. Baer direttore del Museo di zootomia della Reale Università di Koenisberg mi scrive: » Votre découverte sur le système de vaisseaux dans les Gastéropodes est constaté par moi dans les Conchiféres bivalves, comme vous verrez par la feuille ci-suinte (1)». Premesse queste poche notizie istoriche passo alla e- sposizione delle differenti forme, che il succennato. sistema acquoso presenta in tutta l’estesa razza degli invertebrati marini ; tranne que’ delle conchiglie bivalve e moltivalve, sulle quali non ancora ho fatto bastante numero di ricer- che , ed eccettuati pure gli stessi gasteropodi testacei univalvi di acqua dolce, dove esso manca del tutto. (1) Giornale del chiarissimo dottor Froriep, gen- maio 1826, pag. 6. ( 265 ) II. Drvisione DEL REGNO ANIMALE. Molluschi. Casse I. — Cefalopodi. Io era nella ferma credenza che ‘gli acetaboli del- l'animale dell’Argonauta Argo L. gli avessero ser- vito per aderire a’ corpi adiacenti; ma l iniezione di mercurio fattavi mi ha dimostrato ch’ essi adempivano « | serzioni perchè emesse da sommi uomini sono omai radicate nella mente di parecchi scienziati ; ma l’ osservazione a- natomica dimostra esservi delle uova mediante le quali la specie perpetuasi; e che, ove un pezzo per qual- che accidente ne fosse mutilato, non è mai dalla na- tura con perfezione redintegrato, Il che molto meno poi favorisce la conceputa idea, che da una loro parte si sviluppi il tutto contenente i wisceri essenziali alla vita. Questa è in detti esseri abbastanza tenace, giac- chè sono riuscito a far vivere per una settimana le A- sterie , cui aveva tolto lo stomaco, e recisa gran parte del comune inviluppo dell’ A. aranciaca L. Mi è dip- più occorso di osservare che spesso al più leggero sti- molo si contraggano collo spontaneo distacco di un loro raggio dal resto del corpo, siccome è avvenuto all’ 4. rubens, Savaresi ed echinophora. — i Cuvier è indeciso sul sistema sensitivo delle Asterie, avendo preso i filetti che circondano la bocca, | esofa- go, e le arterie dei ciechi per nervi, conchiudendo : » l’aspect de touts ces filets est plutét tendineux que ner- Veux, et c'est sur-tout cela qui nous empéche de nous décider encore ( A4raf. comp., tom. 2, pag. 560 ). (4) Olivi, Zoolog. adriat., pag. 67. Cuvier, /tégn. anim., tom. 4, pag. 9. Bory , Dict. class. d’ hist. nat. Lamarck, ist. des anim. sans vert. ( 305 ) Spix però ha decisamente sostenuto. esistere de’ nervi e de’ nodi midollari nell’ 4. rubers L., e Lamarck viep- più ne appoggia l'esistenza ;. per la ragione, non so di quanta: vaglia, che i muscoli, peraltro affatto deficienti quasi in tutte le Asterie, debbano essere eccitati da una influenza nervosa. Bisogna dir la verità che io sì nella specie di Stella testè citata, che in altre anche più grandi; nulla ho potuto a ial proposito osservare. Nè la natura è stata di siffatto apparato prodiga negli Echi- . ni, come lo stesso Lamarck. affermativamente sostie- ne (1) sull’ asserzione di alcuni scrittori, e molto meno nelle Oloiurie a seconda di quanto ho pubblicato. (1) On sait que M. Spix , medecin bavarois, a reconnu, dans une Radiare échinoderme, des nerfs qui se rendent a des nodules médullaires. IL a ef- fectivement observé dans PA. rubens des parties qui paraissent clairement appartenir è un systeme ner- veux ébauché. Cet abile observateur a vu, sous une membrane tendineuse que les tégumenis recou- vrent un entrelachement.composé des nodules et de filets blanchdtres. Ces nodules lut ont paru des ganglions, et il ù regardeé les. filets. blanchatres qui en. partent, comme des véritables nerfs. Ont voit deux de ‘ces nodules è l’éntrée de chaque rayon, et tous ces no- dules communiguent entr’eus par un filet qui part de Pun et.va se firer è l’ autre. Enfin de chacun deux partent quelques filets qui voni. se rendre à 3g ( 306 ) Per conseguenza anche | analogia desunta dagli altri due generi della famiglia degli animali raggian- ti ne smentisce l’esistenza. I nodi midollari da Spix veduti nell’ 4. rubers L. sono appunto le arterie ra- diali su’ legamenti vertebrali allogate , che emulano l aspetto di fili nervei nodosi; o pure è dessa la coro- na de tendinucci che legano lo stomaco a’ lati di ogni raggio osseo, ed alla cute nelle Ofiure con numerosi e brevi filetti. Quali parti somigliano alquanto a’ nervi principalmeute nell’A. Savaresi , ove si osservino. in individui secchi o conservati nello spirito di vino; e qualora non si abbia l’ esercizio nelle dilicate iniezioni di mercurio; e nella dissezione di fabbriche cotanto piccole ed intrigate. Vi bisogna molta buona fede per credere all’ esperienze galvaniche ed alle investigazioni su la struttura de’ nervi fatte da Spix. 6. VILL' Organi d’ignoto officio. @ ) In tutte le Asterie propriamente dette ad uno de loro lati presso l’ esofago esiste una specie di sac- co allungato , il quale coll’ estremità assottigliata aderi- des parties différentes. Ces nerfs n’ont pas encore été reconnus par d'autres observaleurs qui ont de- puis examiné des Asteries. Néanmoins il est vrai- semblable qu'ils existent déjà dans les radiares échi- nodermes pour en exciter les mouvements des mu- scles ( Hist. des anim. sans vert., vol. 2, pag. 447 ). (907). sce all’ anello osseo della bocca, e coll’ altra più am- pia finisce in speciale tubercolo labirintiforme posto sul dorso di tali animali e da’ naturalisti creduto 1’ ano { Bosc, op. cit., pag. 98), pel quale si filtrassero ed indi uscir dovessero gli escrementi. Lamarck poi così ne pensa : » Quelques personnes ont prétendu que c' était lanus, quoique beaucoup d’autres Stellérides n’ offrent pas le moindre vestige de ce tubercule. D'autres per- sonnes ont supgonné que ce tubercule poreux fournissait des issues aux corpuscules des ovaires ( ist. des anim. sans vert., vol. 2, pag. 529 ) ». Questo tubercolo ( Corpuscule spongieux, Spix: verruca calcarea, Otto ) nell’ 4. aranciaca, fornito di longitudinale apertura , è fatto da infinite laminette a zig-zag, che nell’ A. e- chinophora veggonsi quasi in forma raggiante, nell’ 4. Savaresi flessuose , e nell’ A. pentacantha ramificate. L’interno del prefato sacco è ripieno d’ infiniti ‘pezzetti rettangolati, in più serie longitudinali situati come se rappresentar volessero tanti archi fatti. di mat- toni a foggia reticolata romana. È inoltre involto da due lamine membranose ed in certe specie superiormen- te aperto, ed ‘in altre chiuso. Sezionato il succennato organo vedesi costrutto in modo che alla comune tuni- ca aderiscono i suddetti pezzetti ossei friabili, costituen- do varie filiere alquanto distanti l'una dall altra. Ciò m'induce a crederlo forse analogo alla matrice aculeata della Doris argo L.; essendo da Spix nell’ 4. rubers ‘ paragonato al pene delle Lumache. ( % ( 308 ) & ) Il suddetto sacco rossiccio nella sua interna parte osservasi alquanto curvo ed attaccato dal principio sino alla fine ad un corpo gelatinoso gialliccio , cras- so, piano, che con particolare forame poco: lungi dal succennato tubercolo comunica’ coll’ esterno del corpo delle Asterie. Indarno ho proccurato d'’ iniettarlo di mer- curio, e senza alcun equivoco è fatto da sostanza adi- posa con moltissime glandulette. Nell’ incominciamento e nel termine vedesi meno ampio: del resto del suo tra- giito. c ) Nella esteriore parte poi dell’ anello osseo po- ca fa nominato, ed in corrispondenza delle divisioni fibro- membranose della cavità addominale, trovansi dieci grap- pi di alcuni corpicini orbicolari , ricolmi di liquido gial- liccio, i quali non hanno alcuna comunicazione con gli organi descritti, e credo da veruno autore di notomia comparata sinora conosciuti. Essi nelle Ofiure e. nell’ A. Savaresi, echinophora, rubens soltanto ‘mancano , e saran forse, come sembra probabile, appartenenti al- l’anello vascoloso , che circonda la bocca, essendone pas- ticolari ricettacoli sanguigni. G. IX. y7irtù medicinali. La letteratura medica patria mi obbliga dir quat che cosa su le facolta medicamentose delle Asterie. È fuori di ogni dubbiezza che gli antichi in forma di suf- fumigio le credettero capaci di fugare qualunque: malore e soprattutto l’ epilessia. Lo stesso vecchio di Coo ha ( 509 ) scritto che i loro cataplasmi facevano cadere i capelli e giovavano eziandio applicati sul morso della vipera e degli scorpioni. » Stellas marinas nigras (egli dice ) et brassicam vino odorato misceri ac bibi oportet ad uteri strangulationem ». Inoltre Rondelet soggiungne : » Fas ad peritonaei rupturam cum ononide felici sue- cessu uti possumus ». E questi pel loro viroso odo- re le ha raccomandate a proccurare lo scolo de’ me- strui. » Fumum e combustione earum in passione hy- sterica, et unguentum e Stellis marinis ( dice Ba- ster, Op. subs. 119) tn herniis Linkius praedicat. » Ta- luni scrittori asseriscono che prese internamente produca- no l'infiammazione dello stomaco. Che chè di ciò: ne sia, egli è certo che Y umore giaHo-rossiccio esistente nella esterna superficie del cor- po dell’ 4A. rubers L. ha suscitato arrossimento e prurito alle mie mani come per lo innanzi ho riferi to. Le facoltà velenose che taluni autori di polizia me- dica hanno attribuito a’ Mitili sospettasi da altri scritto- ri derivare piuttosto. dalle piccole Ofiure di cui eransi quelli cibati. Breynius asserisce che 1 A. rubens ca- gioni morte a’ quadrupedi che la ingoiano. Le nostre donnicciuole conoscono abbastanza la così detta madre di mare ( 4. caput medusae L. 1), cui tal nome im- (1) Per quante diligenze abbia potuto fare nel nostro littorale non ancora mi è stato possibile di avere vivente questa Asteria, onde sezionarla . Dippiù l anatomia delle Comatule è stata fatta da ( 510 ) posero per la ragione che essa ha giovato nelle affezio- ni nervose dell’ utero, E lo stesso immortale Cotugno non trascurava di prescriverne l’ uso nell’isterismo (1) e nella epilessia, qualora niun vantaggio in quest ultima malattia ottenu- to aveva dalla amministrazione di altre necessarie ed efficaci medicine . ì Chi appieno conosce il vago e bizzarro andamento delle patologiche affezioni del sistema nervoso , le quali, mentre talora non possonsi domare co’ più eroici ri- medj , finiscono poi col nulla; e sa d'altronde la con- dotta in simili casi tenuta dal celebre Nestore della scuo: la medica napolitana, che sempre ripeteva: sé prodesse non potes, cave ne mnoceas; immantinente converrà che il clinico esperto sia spesse volte obbligato di ricor: rere a medicamenti popolari, o pure di veruna tera- peutica efficacia. Nella Normandia adoprasi l’ 4. rubens per ingras- sare i terreni; ma tra noi tale pratica non si conosce affatto. Meckel e da Heusinger; ma, non avendo i loro lavori sott'occhio, così non so in che queste diffe- riscono dalle vere Asterie. (1) Vulpes, Disc. inaug. pel busto di Cotugno. Napoli, 1824, pag. 88. (Sin) $. X. Brevicenni sulgenere Asterias tin generale. Le Stelle marine, che dal Plinio del Nord furono riunite al solo genere Asterias, da’ moderni sono sta- te divise in parecchi distinti generi, formando la pri- ma sezione della gran famiglia naturale degli Echino- dermi. Infatti Lamarck ha osservato che alcune presen- tano il corpo in forma di pentagono a coste rettilinee o con leggero angolo rientrante assai distinto e con sol- co longitudinale lunghessa la inferior faccia di ogni rag- gio da rassomigliare alle Stelle del Cielo, costituendo le vere Asteriae di Lamarck; talune di esse poi man- cano del suddetto solco inferiore, e che intorno al disco centrale offrono cinque raggi a squame embriciate confor- mati e lunghi come la coda dei serpi, rappresentando le Ophiurae ; altre hanno i raggi eziandio embriciati pro- vegnenti dal disco, î quali si ramificano con duplice e successiva divisione dal principio sino al loro termine , ove si assottigliano di molto, e son desse le Euryalae; ed altre hanno due serie di raggi , il primo ramificato con spine laterali e situato a lati del disco, e ’Î secondo sem- plice senza le medesime, e posto in corona sul dorso, costituendo le Comzatulae. La descriziona di tutti que- sti diversi gruppi di Stelle sarà da me data secondo Linneo sotto il solo genere Asterias, non trascurando di riportarvi i caratteri sistematici distintivi dei generi stabiliti da Lamarck. (315) f. XI. Osservazioni critiche su parecchie specie di Asterie. A) Colui che vede wivente l’ A. minuta di Gmelin delineata nella Fig. 1-3 della tav. C dall’ Enc. métà. non-trova alcuna difficoltà di asserire ch’essa possa talora presentare la grandezza della Stella segnata co’ numeri 4, 5 della suindicata Tavola, e riportata nella Tav. IV, Fig. Il, -Il 8 della grande opera sull’ Egitto, non es- sendosene ancora stampata la conveniente descrizione, Nel nostro littorale esiste in abbondanza e non riesce difficile di averne degl’ individui picciolissimi e grandi quanto le Figure, che da me se ne sono indicate. Pei fori della sua faccia superiore passano i fiocchi vasco= losi dell’ arteria dorsale, e l’acqua marina. Essi nello stato di vita sono molto più ampliati di quello » che compariscono colla sua morte. B) È cosa molto difficile di potere determinare i precisi caratteri apparteneuti all’ 4. echinophora, alla glacialis Mull. , alla tenuispina Lam. ed alla violacea Mall. identica forse all’ A. acuminata di Lam. , che da’ loro autori le sono stati assegnati dietro la ispezione degl’ individui secchi, anzichè viventi, siccome io ho avuto occasione di verificare. E qualora si volesse essere alquan- quanto scrupoloso nello stabilimento delle specie , niun conto tenendosi della differenza de’ coloriti, molto più se questi siensi desunti da detti animali serbati in ac- quavita che gli arrossisce , della grandezza , e, quello (1313) che più importa, del diverso modo con cui si con- servano ne’ Musei, non formerebbero esse che tante varietà di una specie sola, che ritengo col nome di A. echinophora , e su cui ho lavorato per le indagini anatomiche esposte. Coloro che si troveranno nella oc- casione propizia di ripetere tali osservazioni su le rive del Mediterraneo non condanneranno la mia opinione ; e saranno pure nel caso di rilevare la diversità lo- ro con una nuova specie di Stella, che appello A. Savaresi in onore del nostro rispettabile amico il dot- tissimo cav. Antonio Savaresi. c ) Molte sono le varietà notate sotto l A. aran- ciaca , ed a me pare che quelle registrate nella Tav. CXI dell’ Ere. méth. meritano di essere ridotte in al- trettante specie diverse. E vaglia il vero V A. bispi- nosa del celebre Otto anche prima faceva parte del- le sue varietà, e sembrami segnata dalla Zig. 5-6 della sopraddetta Tavola. La Stella marina minor molto ben delineata da Jonston e da Bruguiére nella Fig. 3,4 della menzionata Tavola dell’ E7zc. metà. ha caratteri assai marcati per essere reputata distinta specie, che denomino A. Jonstoni. L’ altra varietà del- l'A. aranciaca ( Enc. méth., Tav. CXI Fig. 1,2) è da questa medesima Asteria talmente differente che non ho potuto far di meno di elevarla tra il numero di specie col nome di 4. pertacantha, per la ragione di offrire cinque spine ad ogni apofisi laterale de’ raggi 3 tanto maggiormente poi che l’ anatomia giustifica siftat- to mio pensiero. 4o (314 ) d) Grande analogia serbano tra loro l A. ruders, clavigera Lam., e seposita Gm. Osservata vivente que- sta e quella, altra differenza non vi si scorge, che la so- la grandezza dell’ ultima superante la prima. Nel. co- lorito poi e nella struttura amendue perfettamente con- vengono. Non debbesi però ritenere per specie distin- ta lA. clavisera, che reputo identica alla seposita. E la disparità di rinomati scrittori per le citazioni delle sue Ligure riportate nella 7îav. CXII 1,2 dell’ Enciclo- pedia metodica confermano la mia asserzione. Im fatti Cuvier le cita per l’ A. seposita , e Lamarck perla clavigera , dicendo che rassomiglia al Pertadactylos aster reticulotus di Linck tab. 9,10, 2. 16, quan- tunque non sia finamente reticolata, ed oltre le pa- pille superiori numerose ha le inferiori a clava. L'A. endeca chi sa che non sia un individuo mostruo- so della A. rubens, egualmente che lo sarà l'A. tenuispina Lam. dell’ A. echinophora , nelle quali la differenza specifica è fondata sul numero de’ loro rag- gi da 5 a 9. Queste mie idee derivano idal fatto, attesochè ho sett’ occhio non solo molt’ individui dell’ A. ruders, ma benanche dell’ A. Savaresi, nella quale noto un cu- rioso carattere di presentare due tubercoli labirintiferi in- teri ed uno mezzo sul disco di nove raggi disuguali, in vece «di un solo, tenendo per certo che |’ altro tu- herceolo e mezzo di più e la disuguaglianza di tre di- verse dimensioni in lunghezza de’ raggi, chiaramente ne dimostrano la genesi dipendente da quattro nova di ca- ( 315 ) dauna stella , le quali sono rimaste fra loro innestate da avere tutte incompleto sviluppo in riguardo al nu- mero ed alla lunghezza de’ raggi. Simigliante innesto è molto frequente nelle Ascidie ed Attinie. L’ A. cordifera di Bosc era stata già conosciuta da Linck colle parole Stella lateribus lunatis , fi- gurata da Rumphius Mus. , e che Lamarck ha fat- to appartenere all’ Ophiura lacertosa. La Fig. 4 del- la Tav. CXXII dell’ Ezc. métA. non spetta a quest'ul- tima, ma piuttosto ha qualche approssimazione coll’ A. cordifera. Tra’ suoi caratteri differenziali specifici vi è quello sfuggito a Bosc di avere sul principio di ogni raggio, e aderente alla squame del suo disco, un pet- tine superiore che occulta l’altro inferiore più picciolo. In questo gruppo si arrola pure la nuova Ofiura', che denomino A. Tenorii in segno di stima verso il chia- rissimo cav. Michele Tenore; della quale, per quan- to sia a mia notizia, da nessuno autore si è data anco- ra la descrizione. ( 316) PARTE II. Degli Echini. S.I. Sistema osseo. a. Guscio ) È questo di figura globosa, com- posto da vari pezzi simmetricamente connessi, e for- nito di due aperture orbicolari ; essendone la superio- re corrispondente alla bocca, e la inferiore più stret- ta spettante all’ ano. Nel primiero periodo dello svi- luppo i suoi pezzi sono di maggior numero , e veg- gonsi mobili ed uniti mediante una membrana, che pian piano si ossifica , restandone solamente le traccie nelle cinque suture longitudinali, con direzione a zig- zag nell’ E. saxatilis avente due linee rilevate, che da sopra in sotto dividono in cinque, e secondo al- tri in dieci eguali porzioni, la intera scatola ossea. A questa epoca ha voluto alludere il celebre Cuvier al- lorchè scrisse : » Leur enveloppe extérieure est osseuse et d’une seule pièce (An. comp.) vol. 3, pag. 329). Ognuna di queste parti risulta da piccoli pezzi pentagoni co’ lati eguali nell’ E. Ciduris, e più allun- gati e curvi negli altri echini. Nel mezzo hanno una linea prominente e flessuosa nell’ E. edulis e sarati- lis con due laterali e profondi canali detti ambula- cri e corredati di duplice serie di forametti paralleli, sigmoidei nell’ E. edulis e miliaris, ed alquanto fles- (n) suosi nell’ E. Cidaris, cui mancano gli ambulacri, e dritti nell E. zeapolitanus e spatagus. Alla coppia di ognun di essi nella superficie esterna del guscio osseo corrisponde una fovea articolare per l’ attacco del tu- bolino respeitivo e con due forami. Egli conviene avvertirsi che i prefati pezzi ossei hanno cinque lati o faccie di unione , e sono con que- ste elegantemente congiunti : per es. il loro lato infe- riore minore insieme col lato superiore minore dritto del pezzo di sopra , forma una spazio in cui si adat- ta l’ angolo, che risulta da’ due lati minori di sinistra del pezzetto opposto , e così via discorrendo. Dippiù i due lati superiore ed inferiore de’ suddetti pezzetti si connettono con que’ posti sopra e sotto gli stessi, tran- ne il lato sinistro, che termina quasichè retto, il quale si congiugne agli ambulacri. Tali pezzetti od aiuole pen- tagone a norma che si avvicinano alla bocca, ed all’ano si rendono di minore diametro. La intera serie degli ossetti descritti co’ rispettivi ambulacri produce un pezzo grande concavo interna- mente, e convesso all’ esterno , con seno arcuato, di diametro maggiore verso la bocca, e minore verso l’ano: il quale pria di terminarsi la ossificazione era formato da quattro grandissimi pezzi longitudinali, essendo i due ambulacri nella parte interna fra essi uniti median- te la linea rilevata, che ora gli separa, ed all’ esterno o sia a dritta e sinistra si congiungevano alla serie longi- tudinale de’ pezzi pentagoni e propriamente pel lato piano. ( 318 ) Nel riunirs’ i cinque segmenti della scatola ossea superiormente formasi un cerchio, in cui evvi più ce- lere e compatta ossificazione (1), ravvisandosene il lembo più elevato, munito di cinque archi fatti da due pezzi uniti, che solo nell’ E. reapolitanus e Cidaris sono separati, e corrispondono agli ambulacri. Di essi così esprimesi Baster (op. cit., p. 116): » Quodsi ergo mobiles animalis maxillas laterna constituat, po- steriora haec quinque ossicula mazxillas fixas vocare posses ». Nell’ orlo interno del descritto anello osseo, e (1) Olivi ( op. cit., p. 72) opina che il guscio degli echini si componga di pezzi connessi a cernie- ra, prima molli, e di poiossei; e che derivi da es- trapposizione difosfato calcareo depositato nelle par- ti molli. Jo appoggio queste idee del naturalista ve- neto colle seguenti ragioni. 1. Che le uova degli echi- ni osservate al microscopio già fanno vedere il perime- tro del guscio osseo dentro il quale è contenuto il lo- ro embrione; e 2. che i piccoli echini chiaramente di- mostrano i pezzi o aiuole pentagone , da cui ne ri- sulta il nicchio, ossee nel centro e quasi cartilazinee nel resto: le quali pian piano s'induriscono, e si con- nettono più solidamente alle compagne. Nè poi riesce difficile di vedere qualche echino fornito di tutti pezzi ossei congiunti a cartilaginosa membrana , che si o- Lliterano collo sviluppo ulteriore. (319 ) propriamente nello spazio esistente fra ogni arco, osser- vansi due semiforami, mancanti nell’ £. reapolitanus, egualmente che 1’ orlo rilevato dell’ anello osseo, che è rappresentato da cinque seni maggiori, e da altrettan- ti minori alternanti con eminenze rotondate, cui sovra- stano i due pezzi per la quintupla serie di archi. L’a- nello osseo appartenente all’ ano anche nell’ E. saxcatilis è formato da quindici pezzi in triplice ed alterno or- dine disposti; cinque de’quali maggiori e superiori (scu- detti) son quasi a cuore e bucati pel passaggio dell’ ovi- dotto, e tra questi distinguesi uno più grande nella faccia esteriore con tanti piccoli alveoli, che negli altri quattro sembrano dei forametti, analogia serbando col tubercolo laberintifero delle Asterie, Baster ha ben descritto questi ossicini : » Perasis vero aculeis , superius testae culmen circa apertu- ram, qua excrementa animal exonerat, in decem, quinque etiam maiora et quinque minora, quasi pen- tagona divisum ‘apparet : quorum unum e majoribus, structurae a reliquis est diversae , ejusdemque videtur naturae , atque verruca , quae in Stellis marinis depre- henditur ( Op. cit., p. 114 ). Gli altri cinque ossi, che costituiscono la serie mediana , ed alternanti colla precedente sono reniformi, ed eziandio pertugiati pel tragitto di un’ arteria. Finalmente la terza e quintupla serie di ossi trian- golari.,, circoscrive |’ anello interno dell’ ano, don- de partono a guisa di embrici moltissimi ‘ossicini, che ( (320) nel lato dritto rimangono lo spazio dell’apertura del- l’ano orlata da aculeetti, che di maggiore larghezza si osservano pure intorno il suo anello esteriore e più grande. Veggonsi quelli mobilissimi, e talora sono ti- rati dall’ estremità del retto verso 1’ interno, che al di fuori rimane una specie di cavo, nel cui fondo late- rale dritto rimarcasi l’ orifizio dell’ano. Tale è la dispo- sizione de’ suoi pezzi ossei nell’ E. miliaris, saxatilis e neglectus, se non che nell’ E. neapolitanus al di fuori è chiuso da quattro valvule triangolari, e nell’E. Cidaris manca de’ cinque ‘pezzi punteggiati all’ esterno ( scu- detti ) e di altre particolarità di tenue rilievo, che si scorgeranno dalla figura, la quale fa chiaramente vedere una vaschetta centrale, nel cui fondo esiste l’ apertu- ra dell’ano circondato da’ sopraddetti ossicini del tutto obliterati. La superficie esteriore della scatola ossea in esa- me offre le stesse divisioni e suture, che si veggono nella sua faccia interiore, non chè numerosa e regolare serie di prominenze maggiori analoghe ad un trocan- tere , ravvisandovisi il collo e la testa levigatissima , nel cui centro esiste un forametto per l’attacco del legamento, che lo deve unire all’ acetabolo di ogni acu- leo. Dicasi lo stesso per le prominenze minori, che so- no ora irregolarmente disperse tra le maggiori testè citate, ed ora formano una specie di corona intor- no alle stesse, siccome avviene nell’ E. Cidaris. La figura del guscio osseo dell’ E. spatagus so- miglia assaissimo ad uno sferoide allungato piano-con- ( 321) vesso : nella cui faccia inferiore e quasi mediana esi- stono due aperture , la prima più lunga che larga ed anteriore per la bocca, e la seconda circolare pic- cola e posteriore per l’ ano ; ed amendue risultano da molti ossetti mobili, onde l’entrata e la uscita degli alimenti fosse oltremodo facile. Attesochè sul suo dor- so ed in avanti veggonsi quattro profondi ed ovali canali analoghi agli ambulacri delle altre specie di e- chini esaminati; essendo fra essi disposti in modo, che i due posteriori più allungati e divergenti verso dietro si avvicinano anteriormente ad altro paio uno destro e l’al- tro sinistro, da chiudere nel mezzo le aperture dei quat- tro ovidotti, Nella faccia interna poi di cadauno de’ suddetti ambulacri corrisponde la gibbosità analoga all’ infos- samento esteriore , a’ cui lati giace la coppia rettilinea di forami pel passaggio della quadrupla filiera di bran= chie per ogni ambulacro. Gli ambulacri inoltre camminano dritti con filiera a due opposti forami dall’ anteriore parte della bocca fino a’ quattro fori degli ovidotti , nel mezzo a’ quali internamente elevasi una cresta o spina per la inserzione delle ovaie. Alla stessa maniera son conformati gli al- tri due, che nascono dalla parte laterale dritta e sini- stra della bocca , e terminano agli ambulacri anterio- ri delle branchie. Finalmente comunicano coi posteriori di queste ultime gli altri, che partono dai lati poste- riori della bocca, ove a sinistra trovasi la spina per l'attacco dell’ Ampolla Poliana, e nel tragitto 41 (322 ) offre de’ fori alternativi, che ‘presso l’ano rendonsi più distanti e colla filiera interna a semicerchio, indi torna- ‘ no ad essere avvicinati ed alterni. Gli ambulacri poste- riori formano un ovale, e gli altri una croce : tutti poi hanno una sutura mediana a ziz-zag. I pezzi che ne compongono il guscio sono quasi rotondi, triango- lari, rettangolari e trapezoidei. Que’ della bocca si di- spongono iu due serie una superiore di quattro pez- zi e l’altra inferiore di sette, essendo amendue connes- se da membrana cartilaginosa, che rimane un margine mediano libero e cedevole. E questo apparato serve forse per comprimere e stritolare i cibi. Come pure è necessaria per la espulsione delle feccie la corona di os- sicini mobili dell’ ano. In questo echino si rimarca una sutura longitudi- nale, che divide in metà dritta e sinistra tutta la sca- tola ossea; e rimane meglio chiarita la mente del lettore colla ispezione della figura all’ uopo espressa cir- ca le varie altre suture, ad opra delle quali i diffe- renti secondari ed ineguali suoi pezzi, anche in variato modo conformati, restano a’ compagni uniti, b. Aculei.) Diversificano perla grandezza, forma, e struttura. ‘Taluni di essi sono a subbia, e striati a lun- go con orlo presso la base ( £. edulis ); altri hanno: de’ profondi solchi alternanti con linee rilevate, traver- salmerte striate, e con apice ad un di presso retuso (4. neglectus ); altri veggonsi piani, striati, e di figura, o-. vale ( £. Cidaris) , in cui n’ esistono non pochi ci- lindrici, lunghissimi, solcati a lungo, e con scabrosità (1333) e ‘strie a traverso, tra’quali se ne trovano alcuni esilissimi a subbia; altri rimarcansi assottigliati coll’ apice rotonda- to, compresso, e con due fovee laterali da una sola faccia ( E. neapolitanus ); ed altri sono curvi . con strie longitudinali intersecate dalle traversali, rotondi, ampliati, concavi a guisa di cucchiaio nel termine (E. spaiagus ), e nell'interno vòti. Tutti i descritti aculei nella base hanno un acetabolo (Fornacula , Ramphius) articolato col respettivo trocantere , in corrispondenza del quale nell’ E. Cidaris esiste un infossamento interno in ogni pezzo del suo guscio. i Parte poi dal centro del’ trocantere fino al mezzo dell’ acetabolo il legamento, che sostiene amendue , il quale è visibilissimo nell’ £. Cidaris, ove si' scorgono pure i forami pel suo principio e termine di attacco. Marcata diversità mostrando di situazione eccentrica dell’ acetabolo gli aculei cilindrici ed a paletta dell'£. spatagus come apparisce dalla figura. Non mi dilungo su le particolarità degli aculei mi- nori sia circondanti i maggiori, e sia dispersi nella su- perficie esteriore degli echini : se non chè è tempo dir qualche cosa di certi esili aculei assai diversi da’ pre- cedenti e talora cartilaginei ( £. edwlis ) , o di altri setolosi ( E. spatasus ) allogati lascamente fra’ grandi e piccoli, non chè vestiti dal comune integumento nel- la prima specie di Riccio marino testè citato ; ed ag- gruppati, fragilissimi, e rossi in questa ultima, forman- do una corona cordato-ellittica intorno il suo ano , ed #*n° aia quasi crociforme bifurcata sul dorso. * (324 ) c. Pedicellarie ) Ritengo questa denominazione non perchè volessi confermare l’ idea espressa dal ce- ‘ lebre Lamarck (ist. des an. sans vert., vol. 2, p. 63) ed approvata dal benemerito Cuvier (Regr. anim., vol. 4, p. 69) di reputarle polipi, racchiusi nel lo- ro gambo e colla bocca in mezzo de’ denti ; ma a so- la ragione che per esse già trovasi introdotto siffatto vocabolo. Fanno elleno parte integrale degli echini e servon loro per attaccarsi a’ corpi adiacenti, ed anche a ritenere gli animaletti da cibarsi. Furono note pure a’ Baster (Op. subsec. 1, p. 139) che scrive: » Quae- dam proboscides tribus cuspidibus terminantur, quod pictor depingere omisit ». Sono le stesse di variata struttura e forma, vale a dire alcune ravvisansi fornite di gambo osseo artico- lato col respettivo trocantere , e nell’ altro estremo aven- do un gruppo di fibre, che si distribuiscono a tre pez- zi ossei lunghetti, sottili, puntuti ed articolati. Tali pe- dicellarie spettano all’ E. edulis, essendo nell'’E. spa- tagus minori, meno valide di quelle dell’ E. Cidaris, ed analoghe alla teca dell Evonymus europaeus nel- VE. neglecius. I divisati echini, tranne il Cidaris, in- torno la bocca ne hanno de’ gruppi a fascetti con vari fili, terminato ognuno da capolino diviso in tre pezzi prismatici e poco profondi intorno l’ano dell’£. spatagus. ._ d. Corona di ossetti ) Una tunica fibrosa, chiude I orificio maggiore del guscio, nelle cui maglie esi- stono, varii ossicini dotati di oscuro movimento e mossi da speciali tendinucci, corrispondendovi all’ e- (325) sterno i gruppi di pedicellarie. Ma intorno l’ apertura dell’ atrio della bocca rimasta dalla succennata mein- brana, ed in corrispondenza degli archi ossosi, esiste una corona di ossetti compressi quasi cordati ; essendo ognuno esternamente munito di una fovea con dupli- ce forame, cui aderiscono i tubi circondanti la bocca, ed i vari fascetti di pedicellarie quivi esistenti. e. Denti. ) Al numero di cinque circondano il principio dell’ esofago , rappresentando un cono penta- gonale (ZLaferna Arrsroretis). Ogni dente , che Baster appella maxilla mobilis, di figura piramidale prismati- ca , offre la faccia esterna gibba, nella cui base evvi un’ apertura, ove scorgesi una sutura nell’ E. edulis, saxatilis, neglectus, Cidaris, e due uncini nell’. nea- politanus ; avendo poi alati una fovea per l’ attacco de’ muscoli dilatatori. Le due faccie laterali interne di det- ti denti sono piane , e fatte da infiniti solchi paral- leli, alternanti con linee rilevate, che ‘internamen- te terminano solitarie, costituendo da sopra in sotto una specie di pettine molto approssimato al compagno. Quella nell’interno ha una lamina ossea ricurva dura, una linea larga, all’ estremo acuminata ed emulante il dente incisivo de’ rosicchiatori, che s’ indurisce colla ma- sticazione, alla cui faccia inferiore se ne adatta una se- conda più stretta rettangolare, retusa in punta, ed entram- be lunghessa la linea mediana interna della faccia gib- ba di ogni dente s’innestano e finiscono assottigliate co- me un nastro, e ripiegate. La sostanza di dette lami- nette è perfettamente ossea verso la bocca, dove tutte e ( 926) cinque si toccano ed in parte ne chiudono | orificio, terminando delicate a gnisa di linguetta, striate a tra- verso , di sostanza setolosa con splendore metallico € quasichè analoga all’ asbesto. Esse nell'’£. Cidaris man- cano, ed i denti finiscono come il becco della penna da scrivere e privi della seconda laminetta. Presso l’apice dell’apertura della faccia gibba de’denti esiste un forame continuato sino al termine del loro dor- so 3 come pure si veggono due seni tra la spessezza di ognuno di. essi, o nell’angolo di unione della faccia con- vessa alle due laterali e piane analogo all’ antro d’Higmo- ro. Ciaschedun dente per la sola base si articola col com- pagno, dove evvi un mezza fovea triangolare , che si rende compiuta col dente vicino, nella quale allogasi un ossetto rettangolare (Ossicula trabecularum instar, Ba- ster ; poutre osseuse, Cuv. ) fornito d’incavi ed 'emi- nenze laterali, con cui si adatta ed articola nella de- scritta fovea triangolare, e tra’ quali passa l’ arteria esofagea , appena convesso su e curvo giù. Il terzo ed ultimo ordine di ossetti è quello , che ora si descrive, conosciuto da Baster colle seguenti parole : » staminum in flore passionis more exsurgunt. » Ognuno de’ quali è ricurvo, prismatico ne’lati, roton- dato all’esterno, aderente mercè legamento alla fovea della faccia piccola. ed. interna di uno degli ossi de - scritti, e coll’ altro estremo finisce ad x rovesciato nel- l’E.edulis e neglectus, orbicolare nell’ E. neapolita - rus, con alette nel Cidaris, privo delle due aste di- xergenti e compresso: nell E. samatilis, e miliaris. È (327) tale la meraviglia che reca la contemplazione dei descritti pezzi della bocca, che Gesnero parlando de’ medesimi dice: » forma eius in rotunditatem conglobata est, dempta una parte parum compressa, in qua os est rotundum quinque dentibus incurvis intuscavis, et in idem punctum coeùn- tibus munitum: ii quinque maxillis internis connexi sunt, quae ab ore intus erectae, ex acuto in latum tendentes, et ambienti calyce continuae: tam mirabili stupendo- que artificio sunt constructae et caelatae, ut nihil sit in toto mari elegantius spectatuque iucundius ( Op. cit., lib. IV, p. 350 cum icon.) ». $. II Zntegumenti. a. Esterno) La superficie degli echini è coperta da cute alquanto spessa, molliccia, facilissima a spappo- larsi appena distaccata, avente de’ pantini che la fanno comparire verde nell’ E. Cidaris e spatagus , verdic- cia o bleu nell £, saxatilis, e violetta nell’ E. edu- lis e neglectus. La medesima poi veste i piedi, le branchie e le diverse specie. di pedicellarie , .termi- nando nell’ orificio della bocca. e dell'ano, non chè al- l'orlo osseo di ogni spina maggiore e minore, nelle qua- li costituisce l’inviluppo esterno alla prima tunica della loro capsula articolare. Ben inteso che quando |’ ani- male sia prossimo a morire incomincia a disfarsi, e se- co porta la caduta degli aculei ossei; rimanendo solo i cartilaginosi, che nell E. edulis patentemente appa- »iscono: vestiti. dalla cute punteggiata. (329) b. Interno). È così chiara laesistenza della tuni- ca interiore e peritoneale nell’ £°. zeapotitanus, che dà ‘luogo ad osservare la maniera come veste le vescichet- te, le ovaie cui dà una membrana aderente alle cinque suture longitudinali della scatola ossea, forma il mesen- terio, e si adatta sul sistema muscolare de’denti, da coprire. tutta la Zaferna Aristotelis ; essendo nell’ E. Cidaris prolungata in cinque borse ovali aperte neli’ atrio della bocca, e propriamente avanti ogni dente, onde l’acqua marina possa introdurvisi, e passare in tutti gli spazi esistenti tra caduno di questo e colla particolarità di essere corredata di produzioni aculeate. Dall’ esofago si estende direttamente presso l’ano, onde stabilire una perfetta comunicazione membranosa fra quello ed il retto ;' ‘affinchè sia mantenuta in sito la ve- scica ovale che fa l’officio di cuore, e non soffra alcuno spostamento l’ intero tubo cibale, nel quale rappresen- ta il mesentero , sotto l’ urto della corrente di acqua marina, che dall’ esterno circola nell’ interno di siffatti animali, entrandovi forse eziandio tra’tendinucci dell’ a- no. Nell’ atrio della bocca si adatta in forma di tam- buro presso l’ apice dei denti, ed alla base de’ mede- simi circonda strettamente l’ esofago. 6. II. Sistema muscoloso. Pa I. Borse articolari. ) Nelle spine grandi e pic- eole n° esistono due, una esterna e l’altra interna ; ab- ( 329 ) bracciandosi dalla prima il collo del trocantere fino all’ orlo circolare di ogni spina, ed intorno intorno ve- stendosi dalla seconda |’ esteriore parte dell’ acetabolo e del trocantere : attesochè dal centro di amendue que- sti ultimi si prolunga il legamento, che sembra forma- to da valide fibre cinte dalla tunica sierosa o sinoviale ad opera di cui fassi l’ articolazione per artrodia. II. Bocca ) Numerosi sono i muscoli, che muo- vono i denti e l’orificio dell’ esofago. --- 1. Dilata- tori superiori. Incominciano da’ cinque lobi variamen- te incisi, in cui presentano un masso carnoso, che dapprima si restringe, indi si amplia, e poi men- tre si attenua scorgesi allungato e diviso in due sot- tili muscoletti, che separatamente si legano all’ inter- no lato di cadaun ossetto rettangolato. -- 2. Inferiori. A° sopraddetti lobi carnosi è attaccata una coppia di pic- coli muscoli, terminando ognuno separatamente a drit- ta e sinistra del becco di ciaschedun dente. II. Derti)-- 1. Superiori. Nascono tali muscoli dal- la fovea esistente nella metà interna dell’asso , che forma gli archi, e terminano nelle incisioni laterali superiori esterne di ogni dente. Nell’ E. Cidaris compariscono divisi in due distinti lacerti. -- 2. Inferiori. Tra la metà dell’ orlo interno osseo in vicinanza degli archi princi- pia un piano muscolare risultante da vari lacerti, che finiscono nella base di ogni dente, la quale ne è del tutto circondata. --3. Aduttori. Hanno origine ne’ solchi scolpiti tra la faccia laterale di ciaschedun dente, i cui rialti finiscono pettinati. Siffatti muscoletti sono fra 42 ( 330 ) loro paralleli, larghi e formantino vari distinti strati muscolari, pe’ cui spazi equidistanti e simmetrici pas- «sa con molta facilità l’acqua marina. IV. Esofago)-- 1. Costrittori. Ad ognuno de'cin- que pezzi ricurvi, che nell’ E. edulis , saxatilis, ne- glectus finiscono ad x, son legati due muscoli, che incominciano triangolari ed obbliquamente dal centro dei due orli ossei orali, e colla particolarità che uno diri- gesi alla branca dritta di detto osso. e l’altro alla sini- stra del compagno. -- 2. Dilatatori. Siccome una mem- brana fibrosa pentagona unisce tutti e cinque gli ossi ad x intorno l’ esofago, così ne’ suoi margini esteriori esiste un masso muscoloso è che concatena in altrettan-. ti pezzi gli ossetti descritti, e contraendosi gli disco- sta dall’esofago, che quindi ne è ampliato. V. Linguette) -- Adduttori. Dalla metà di ciasche- duno di questi muscoli parte una coppia di fascetti carnosi, che adattasi a’ lati di ogni linguetta ripiegata. VI. Valvule dell'ano dell'E. neapolitanus). Han- ho varii brevissimi lacerti muscolosi , che partono dal- lo sfintere dell’ ano e si dirigono alla faccia inferiore delle quattro valvule ossee, che ermeticamente chiu- dono colla contrazione , aprendolo col loro rilascia- mento. 6. IV. Canale degli alimenti. Il principio dell’ esofago mercè particolare tunica è legato all’incavatura di ogni dente; di poi tubolo- (331:) so, ristretto e dritto discende nel cavo addominale, formando delle rugosità traversali , e «descrivendo due girate e più nell’ £. neapolitanus; nel mentre nell’ E. edulis e Cidaris cammina quasichè dritto, ed in grazia del mesenterio si lega presso il forame osseo. interno dell’ ano. Il canale intestinale diviene vieppiù rugoso a traverso , il quale nell’ E. Cidaris si amplia di molto emulando un quintoplo ordine di stomaci, e nella prima girata è disposto in cinque rientrature ad elevazioni sim- metriche , esternamente attaccate al mesenterio irsuto’, e tendinoso-dentato. Questo nell’ opposto lato dell’inte- stino presenta nella sua spessezza delle glandule conglo- ‘merate ., e vari follicoli oltre la. vena meseraica. Il descritto pezzo intestinale che per la struttura è uniforme ed analogo al duodeno, nell’£. zeapolitanus è meno allargato, e descrive le stesse cinque. curve, le cui rientrature sono più estese. Rugoso con cellet- te e. semidiaframmi ‘paralleli si vede nell’ E. edulis, il quale all’ esterno mediante fili tendinosi adereuti al mesenterio è legato al guscio ; giacchè nel margine in- .terno libero è costeggiato da un canale rotondo avente longitudinali e poco {profonde rughe, che incomincia dal termine dell’ esofago e finisce al principio dell’ in- testino tenue; stabilendosi in tal modo una comunica- zione diretta tra questo budello e |’ esofago. Il canale intestinale ne’ sopraddetti echini all’ in- tatto levigato e rotondo descrive altre cinque girate , parallele alle prime e di minore estensione, essendo con- formato a spira nell’E. Cidaris. Nella parte esterna ad * a (1392) opera del mesenterio è attaccato al guscio, e poi termina o » ° nel foro esteriore dell’ ano molto sottile e centrale nel- I’ E. Cidaris ed edulis , con una specie di sfintere e chiuso da quattro valvule nell’ E. rmeapolitanus, e late- rale nell’ £. saxatilis. Il colorito dell'esofago è per lo più gialliccio , e con varie macchiette, le quali nella superficie inter- na guardandosi colla lente presentano delle eminen- ze romboidali , rilevate, con macchia rossa di vino nel- l’ apice. Siffatti rombi si veggono depressi e punteggiati nel resto del tubo intestinale ; giacchè le rughe del- l’ intestino duodeno offrono la vena meseraica, d’onde par- tono de’vasi paralleli, somiglianti a delle laminette glan- dulose separantino un umore giallo-fosco necessario alla digestione. Due tuniche abbastanza esili compongono il canale degli alimenti, che sono fra loro talmente uni- te da farle reputare una sola membrana. La esterna di esse deriva dal peritoneo e la interna dalla solita moc- ciosa, la quale nel duodeno pare forse fibrosa , ma ciò nasce dalle moltiplici rughe e da’ vasi. Andamento alquanto diverso rimarcasi nel tubo in- testinale dell’ E. spatagus, il cui esofago è senza den- ti, un pò allargato nel principio , assottigliato e drit- to in seguito; ove nasce il duodeno che gli passa per sopra, ed un canale abbastanza ristretto e traver- salmente diretto verso l’ incominciamento del digiu- no, ove si apre. Ma lo stesso duodeno giallo e con molte rughe traversali, nel discendere e descrivere la seconda girata, comunica con un sacco terminante mol- (13339) to largo ed in forma di cieco, Allo stesso segue il di- giuno che descrive una curva ovale , maggiore degli altri de’ quali è più largo, e dalla sua estremità ha origine il retto assai attenuato e spirale. G. V. Ovaze. Le ovaie sono al numero di cinque negli echini annunziati tranne l’ E. spatagus , in cui se ne osser- vano quattro disuguali; vale a dire due grandi anterio- ri, ed altrettante piccole posteriori. Ne’ primi echini ognuna di esse presenta un canale comune aperto pres- so l’ano, e nell’estremità opposta termina perfettamen- te chiuso. Siffatto tronco o canale primario mercè la duplicatura delle lamine del peritoneo aderisce ad una delle cinque suture della scatola ossea , nel suo tragit- to a dritta e sinistra cacciando de’ rami primari sud- divisi in altri, e terminati da piccole borsette rotonte od acuminate. La descritta ramificazione nell’ E. saxatilis e Ci daris giugne alla terza divisione , e nell’ E. reapolita- nus arriva fino alla quarta e coll’ovaia rossa. Quella dell’ E. spatagus e degli altri echini è gialla, avendo il canale comune diviso in due 3 quale dicotomia costantemente si conserva fino alla quarta divisione, in cui l’ ovaia finisce in tante vesciche cilindriche bifurcate. È d’ av- vertirsi che la intera sua massa in questo echino è molto irritabile ; e, stimolata con un corpo pungente, si conserva anche per qualche tempo dopo essere stata (334) separata dal corpo dell’ animale in discorso. Tutte. e quattro poi le ramificazioni primarie dell’ovaie co’ pro- prii forami terminano nella posterior parte. del dorso. Le loro uova. osservate al microscopio sono ellittiche, trasparenti e con una elevatezza nel centro. Le ovaie dell’ E. edulis, neglectus , miliaris e saxatilis, costituendo la sola parte mangiabile de- gli echini e perciò furono tanto ricercati da’ Romani, riescono un cibo grato allo stomaco: e sperimentansi leggermente purgative in grazia del muriato di soda, che vi. si contiene. Gli antichi hanno molto scritto su la virtù medica e talora velenosa degli echini, di cui oggi non si tiene più conto. Le facoltà medicinali a’ medesimi attribuite da Ippocrate e da Galeno non sono . affatto più apprezzate. Si apprestano ora in qualità di leg- giero alimento . a’ convalescenti di malattie. acute. Il loro abuso, che non è tanto difficile ad avverarsi tra’ ghiottoni, ha cagionato delle coliche e talora dissen- terie. I marinai mi assicurano che le ovaie dell’ E. neapolitanus sieno perniciose a coloro, che le mangia no; per cui non è pescato siffatto echino per gli usi domestici. $. V. Sistema circolante. a. Vene ) Dall’ estremità dell’ intestino retto inco- mincia la vena enteroidea, costeggiando tutto l’ interior lato del budello fino all’ esofago, presso il cui ter- mine sbocca nell’ anello vascoloso. La nominata vena ( 335.) nel suo tragitto sì dalia parte in cui fiancheggia l’ inte- stino che dall’ altra del mesenterio, caccia sempre de’ va- si, i quali nell’ £. Cidaris sono più visibili per le ana- stomosi, che formano coll’ arteria enteroidea e per le diramazioni, che danno al mesenterio. Il sangue di detta vena è rosso-violetto tendente solo al gialliccio nell’ E. spatagus e neapolitanus, ed al verdastro nell’ E. Cidaris. b. Arterie ) Dall’anello vascoloso dell’esofago par- tono non ‘solo l’ arteria enteroidea che parallela alla vena di tale denominazione, cui puranche somiglia pel colorito del sangue, e si anastomizza soprattutto nel duodeno tra le intestine e’ 1 mesenterio mercè traver- sali e picciolissimi ramoscelli ; ma benanche le cinque arterie esofagee, le quali pria di andare a ramificarsi con parallelo tragitto nelle lacinie della bocca, median- te un ramo che passa tra i muscoli de’ denti si ana- stomizzano alle cinque arterie dorsali per mezzo degli ambulacri continuate dritte sino all’ ano, eccetto nell’ E. saxatilis ed edulis ove sono appena flessuose, passando sotto gli archi ossei, e nel solo £. Cidar:s pel loro spazio mediano; indi ognuna pel rispettivo canale esce fuori della‘scatola ossea, onde somministrare vaselli= ni alla cute, e nell’E. Cidaris patentemente risale pel mezzo degli ambulacri fino all’ apertura della. bocca. Tutte e cinque le arterie dorsali formano un anello intorno questa e l’ ano. Tale è l'andamento dell’ ap- parato vascolare negli echini in disamina uranne il se- quente, ( 336 ) Presso la superior parte dell’ orificio della bocca dell’E. spatagus a guisa di pentagono principia un’arteria, che con parabolico andamento a dritta’e sinistra si continua pe lati superiori della scatola ossea , avvicinandosi viep- più presso l’ano. Indi divaricano di bel nuovo con di- rezione quasi retta , amendue accostandosi in corrispon- denza de’ forami delle ovaie, nel qual punto costitui- scono le arterie branchiali posteriori, dove a’lati ed in situazione fra esse opposta escono le branchiali an- teriori che, risalendo pel dritto e sinistro lato del guscio osseo , finiscono eziandio ne’ lati superiori del- la succennata arteria poco distante dal suo mezzo, do- ve termina l’ arteria sagittale , che proviene dallo stes- so anello arterioso circondante gli orifizi delle ovaie. Nel mezzo del lato inferiore dell’ arteria pentago- nale trovasi l’ anello vascoloso esofageo , in cui sboc- ca la vena enteroidea, e parte l’ arteria di tal nome , percorrendo entrambe il margine interno e l’ esterno del tubo intestinale, e formando circolari e paralle- le anastomosi nel duodeno. L’ Ampolla Poliana col suo dritto canale nasce nell’ angolo inferiore sinistro del sopraddetto pentagono vascolare, donde ha origine l’ arteria mesenterica minore, che finisce sola al di là del duodeno, ed un altro consimile vaso compagno , che presso il termine di questa passa dietro l’ inte- stino retto e, scorrendo dritto sul peritoneo della sa- tura sagittale, si anastomizza coll’ anello vascoloso cir= condante le ovaie. c. Ampolla Poliana o cuore, ) Rappresenta il ( 337 ) ricettacolo comune della circolazione egualmentec che dissi avvenire per lo Sifuncolo , le Oloturie, ele Aste- rie. Essa incomincia tubolosa dall’ anello vascolare del- l’ esofago, e con flessuoso corso finisce rigonfiata ; es- sendo strettamente legata all’ esofago mediante il peri- toneo, che si prolunga fino alle pertinenze dell’ ano, e corrisponde alla faccia interna del pezzo osseo al- veolato ove esiste una fovea ripiena di sostanza. granel- losa, e quasichè analoga a quella racchiusa in detta ampolla, che mi è sembrato in tutti gli Echini all’ infuori dello spatago, che ne è privo, dirigervi un va- sellino. d. Ampolline o vescichette sanguigne) Monro le cre- dette piene di acqua senza conoscerne l’officio ; poichè le medesime sono onninamente identiche agli Otricelli Fo- lineani da me descritti nelle Oloturie. Variano soltan- to per la forma. Quali vescichette offrono la figura la- mellosa ; o sia hanno la faccia inferiore piana, le due lateriali alquanto rigonfiate o compresse a seconda, del bisogno, e la superiore semicircolare (E. esculentus, e Cidaris), e falcata nell’ E. neapolitanus. Ogni ampol- letta è appoggiata alla sottoposta e nel tutto insieme la intera serie di esse vedesi semiembriciata 3 comunican» do nell’ angolo interno ad opra di breve canaletto colla respettiva arteria dorsale, la quale tanto alla sua dritta che alla sinistra ne tiene una filiera in certi Echini al- terna ed in altri opposta. . Le mentovate ampollette lamellari sono appena striate a traverso negli Echini esposti non escluso lo 43 ( 338 ) spatagus , giacchè nel solo Cidaris appaiono murica- te: Le arterie dorsali dell’. esculentus e saxatilis | presso 1’ esofaso hanno in vece di laminette , le cui filiere finiscono sotto ogni ponte, a dritta e sinistra un corto canale da cui pendono tre vescichette , che veg= gorisi solitarie in gran parte del loto superiore tragitto vell'£. Cidaris, di figura più allangata ed in maggior copia nell’E. nedpolitanits, e quasi nell'intero corso del - l’arterie laterali € mediana, sì con opposta che con al- terna direzione nell’ E. spatagus, cotne sarà meglio dimostrato dalla corrispondente figura. e. Branchie ) Non è a mia notizia che sieno state ancora descritte da alcim autore. Esse veggonsi al nuimero di dieci negli Echini in esame, eccetto VE. neapolitanus che nè ha venti. Sono situate nei semicanali esistenti nel segmento di cerchio osseo, che trovasi fra ogni ponte circondantè 1° apertuta del guscio vicino la bocca. Si avverta però che PE. neapolitanus le mostra indpiantatè sulla membrana fibrosa, che chiude tale aper- tura. Ogni branchia risulta da un canale bifàrcato fuo- ri del guscio e diviso in tante lacinie pinnate, termi- nando dentro di quest’ultimo in Una specie. di sacco pendalo e ‘diviso ‘in due tionchi, de quali ognuno fini- sce variamente sfrangiato, ‘analogo forse alle vescichet- te [poc'anzi descritte ; ‘altesocliè contiene il sangue ‘ed un umore poltaceo ‘identico a quello racchiuso nell Am- polla Poliana. Non ancora nè ho conosciuto il rap- porto col sistema sanguigno. e. Picedt ) L° inferior faccia delle vescichette la- ( 339 ) mellose ha quattro canalini , riuniti in due coppie, che nell’ attraversare i forami degli ambulacri s’ internano ‘in un tubo attaccato alla fovea di \cadaun paio di forametti, dentro. cui. separatamente. camminano fino al termine di questo comune canale , che nella mag- gior parte degli Echini vedesi costrutto da tunica con tibre-longitudinali e traversali.,, necessaria per l’estensione e contrazione loro, avente nell’ #. esculentus. |’ apice con disco'osseo dentato ed una fovea centrale , conosciu- to da Lamarck per la P. rotifera. Con essi gli Echi- ni si attaccano con tale forza alle pareti de’ vasi; quan- tunque levigatissimi, che: è facile piuttosto di rompersi che. distaccarsene; e possono eziandio muoversi a gui- sa di remi nel mare. Siffatti piedi nell'E. neapoltanus, nel Cidaris , e nello spatagus nascono. pure. da ogni vescica 3 ed in quest’ ultimo alcuni; finiscono piani con centro bianco, ed altri son terminati da disco cou infiniti coni. disposti in:ombwelle concentriche..I dieci piedi o tentacoli, che circondano la bocca, dell’ E. esculeztus; saxatilis ec: finiscono con due distinti canalini in una vescica:, che méercè (breve tubo; sbocca nell’ arteria ra- diale poco lungi dall’ anello vascoloso! g.. Pinne) La vescichette lamellari dell’ £. neapo- litanus invece: de’ piedi appuntati hanno un tubo da uni:lato pennato, mancando del tutto! negli altri E- chini ;: esche: nell’: spatagus !è a dritta e: sinistra inci- soyeocolla particolarità di essere appena: bipinnato; chia- tamente mostrando il vaso:mediano ripieno . di massa cruorica» da: crenderlo più colorito delle altre parti, È * ( 340 ) h. Grappoli vescicolosi ) Il vasellino, che dal fondo dell’Ampolla Poliana sì dirige verso la fovea corri- spondente alla faccia interna ‘dello scudetto maggiore dell’ ano, comunica con un corpo vescicoloso , risul- tante da numèrosi granelli, ne’ quali si contiene un umore identico a quello dell'’'Ampolla Poliana o sia del cuore. L’ E. spatagus, che perfettamente ne man- ca, ed avendo l’ Ampolla accennata senza vaso di co- municazione nel suo, fondo, offre sul mesenterio vari grappoli vascolosi provenienti dalle diverse diramazioni dell’arteria meseraica minore e pendenti sul mesenterio. Esplorata siffatta sostanza al microscopio l'ho rinve- nuta ricolma di globetti sanguigni.. L'E. Cidaris è sfornito delle succennate produzioni vascolose : e chi sa che con queste e co’ corpi sfrangiati, delle bran- chie non abbiano relazione i gruppi vescicolosi delle Asterie ? ab Sappiasi in. ultimo che quantunge Olivi (Zoolog. adriat., p.. 71) avesse annunziato con entusiasmo la scoperta de’ vasi linfatici degli Echini fatta dal celebre Monro, pure gli odierni zootomisti e le; mie ricerche su tal punto nulla hanno dimostrato; di vero, Che an- zi se ne rileva 1’ errore dalle seguenti parole del dot- tissimo Cuvier.: » dans les 0ursizs, on: voit plus par- ticuliérement les grandes artères: de l’enveloppe .donner un petit. rameau. pour cile faire. passeri au travers. de chacnn des petites trous, et pour aller par là nourrie les pieds ,. les mouscles des épinès , et: les. autres: par- ties molles \extérieures. Je pense que ce sont, ces vais- (341) seaux-là que Monro a pris pour des absorbans ( Leg. d’ Anat. comp., vol. 4, p. 417 ) ». $. VI. Sul nuovo e particolar movimento de’ globetti sanguigni degli Echini. Le Memorie del dottor Schultz , professore di fisiologia e materia medica nella Regia Università di Berlino, sul circolo del sugo proprio della Celidonia maggiore (1), immediatamente seguite da altre sue ana- loghe osservazioni concernenti i fenomeni della vitalità del sangue umano (2); furono con ragione annunziate in vari accreditati giornali (3), ed in opere anatomiche (4), come fatti. estremamente importanti, da’ quali molte utili conseguenze avrebbonsi potuto dedurre. Ma dis- graziatamente il semplice titolo di novità suole spesse volte arrecare una prevenzione sfavorevole appo coloro, che intraprendono simili ricerche con, animo preoccu- (1) Obs. micr. sur la circul. du suc propre dans la Chelidoine. (2) Mém. sur le phénom. de la vie dans le sang demontr. par les observ. microscop. (3) Journ. compl. du dict. des sc. medic., vol. XVI, e XIX. (4) Meckel, Manuale di Anatom. gen., trad. da P. Giusti, pag. 9. (342 ) pato in modo che talora si ‘contentano di sagrificare la verità perchè contraria alla propria maniera di vedere. In non debbo tacere che negli anni scorsi con im- parzialità osservai il moto de’ globetti, che ‘circolano ne? vasi della succennata Celidomia e di qualche Eufor- bia (1). La perquisizioni mie però sono di pochissi- mo peso alla favorevole ‘opinione. emessane da’ rino- matissimi scrittori Linck, Rudolphi, Reichenbach, Hay- ne, Treviranus (2) e Dutrochet (3), che sulle prime se ne era dichiarato contrario , e poi con una impaur- zialità degna de’ più grandi elogi e da essere. imita- su (1) Nel sugo dell’ Euphorbia lathyris fo rilevato alcuni corpi rettangolari., che non saprei se sien dessi. corrispondenti a’ bastoncelli ravvisativi. dal celebre prof. dell’ università di Breslau. L.-C. Tre- viranus (Journ. compl. des sc. méd., vol. XXZ/, pag. 215 --- Sur le suc propr. des végét., ses réserv. , ses mouvem. et ses usag. ). Quali rettangoli sono stati da me eziandio scoperti e dimostrati al ch. Carus ne’ globetti bianchicci situati nella esterior serie de’ tentacoli dell’Actinia rabra. e dell'A. Cari. Siffat- ti corpi rettangolari. sonosi da me rinvenuti anche nella, sostanza glandulosa situata presso l’esofago dell’ Ascidia canina. (2) Memuscit.t pag. 248: (3) Fèrussac, Ball. dés. scio méd., tom XII, pag. 195. (343 ) ta da’ veri amatori delle scienze, ha pubblicamente confessato il suo errore , attribuendo ancor egli sì al sugo della Celidonia che al sangue degli animali un mo- vimento molecolare d’ incognita natura (1). Ma sia ciò detto per incidente e passo ora al fe- nomeno singolare , che mi è occorso di osservare , il quale in unione delle precedenti ragioni rende la teo- rica del medico di Berlino su la vitalità delle particelle del sangue oltremodo esatta. Egli è troppo vero che negli animali a vertebre durante la vita non riesce così age- vole a dimostrare la presenza del siero, in cui nuotano i globetti cruorici. Ed Haller (2) scrive: » nulla ejas par- tis ( seri ) suspicio nascitur, si plenam venam videris: in arteria enim et vena ranae, si sane beneque pasta (1) L’acecennato moto ne'gruppi ovali, ed in que’ simili a’ girini dellerane lho veduto durare 10 în 12 ore dopo di acer sezionato în più parti l’animale , restandone illeso però qualche vaso; e per 15 e più minuti qualora riceveva una goccia di sangue în un cristallo concavo , 0 sia fintantochè non se ne dis- sipava il siero. l movimenti che Heidman attribuì alle fibre sanguigne debbansi ripetere da’ suddetti globoli posti in serie longitudinale , e precisamente da’ nocciuoli de’globeiti del sangue. (2) Elem. phys., tom. I, p. 181. certo però che il suddetto siero cresce appena che sia uscito il sangue da’ propri canali. (344 ) fuerit, globuli rubri adeo confecti sunt, ut quidquam praeter eos inesse non suspiceris ». Esso poi è negato da Dollinger e da Schultz, che dice esser la massa san- guigna, durante la vita, omogenea e divisa in una in- finità di corpuscoli gli uni su gli altri e sulla interiore parete de’vasi esercitando la più viva azione, ed un mo- vimento di. rotazione, che da Dollinger è stato parago- nato ‘alla sabbia fina, che scorre nell’ oriuolo a polvere, e che il chiarissimo Poli (1) crede derivare dal vapore espansile rinchiuso in ogni globo. i Tale idea merita però di essere meglio deciferata negli animali invertebrati marini , il cui sangue circo- lante ne’ propri canali si scorge composto da due parti di siero, e ’l1 resto da globetti analoghi a que’ del san- gue de’ vertebrati e quasichè dell’ uomo: i quali, sen- za allontanarsi dalla loro sfera di azione, o sia di re- ciproca attrazione e ripulsione , offrono un moto pro- prio e ben diverso da quello, che vien loro comunica- to dal cuore e dalla contrazione de’ canali pei quali scorrono 3. o pure dall’ essersi. ricevuta una goccia di sangue sopra un pezzo di vetro con inclinata posi- zione. --- Quale forza rotolatoria è insita a cadauno globetto, e smentisce. l’ opinione di coloro , che li considerano aventino de’ rapporti meccanici coll’ orga- nismo , erranti nel siero a guisa di sostanza morta, e forniti del solo moto, che loro si comunica dalla vita- lità de’ vasi, (MiZiest zi. Suc. volpi 10; (345 ) Colla lente numero 3 del composto microscopio di Dollond contemplando una goccia di sangue arterioso dell’. miliaris, saxatilis , neglectus , esculentus e Cidaris, è facil cosa ravvisarvi gran grantità di siero (1)) e molti globetti cruorici (2); iquali, oltre il parzial mo- to di attrazione e ripulsione derivante dalla loro oscil- lazione indipendentemente dal cuore e da’ vasi, ne ave- vano un altro comune alla intera massa risultante dall’ aggregato di 10-15 di siffatti globetti, e costituendo una specie di tribù corredata di un movimento rotato- rio parziale ad ogni globetto , e di un altro eziandio rotolatorio generale appartenente alla descritta colonia. Ed è di grazioso divertimento all’ occhio il vedere gli accennati gruppi composti di globetti , che in determi- nati .siti del liquido sieroso presentano parecchi. sepa- rati movimenti, .non dissimili da molti distinti grup- (1) Nel succennato liquido esistevano eziandio alcuni corpi ovali, che mercè esatte osservazioni ri- conobbi essere le uova di siffatti Echinodermi, le quali erano perfettamente analoghe a quelle conte- nute nelle loro ovaie. (2) Questa osservazione, che il sangue durante la vita risulti da siero e globetti, è di perfetto accor- do con quello, che il celebre cav. Carus (Bull. des sc. nat., vol. XII, pag. 110) scoprì nelle larve degl’ insetti, nelle lamelle dell’Arion virgo, ed anche nella Lampyris italica , che raccolse in Terracina. 44 (346 ) pi di dansanti. Tal mio paragone non deve affatto ri- svegliare l’idea di Eber (1), che reputò i globetti cruorici animaletti infusori, co’ quali Schimidt trova qualche analogia (2). Aittesochè questi rappresentano i primi sforzi che la natura opera per avere assoluta esi- stenza , ed essendo i vestigi primitivi della individua- lità organica , e formati dalla riunione delle differenti molecole della sostanza organizzata. Dippiù le particel- le sanguigne hanno un’ esistenza transitoria e non da loro stesse. La vita delle medesime consiste nell’ azione e rea- zione scambievole, e muoiono quando queste forze finiscono e si arrestano 3 non acquistando concreta e- sistenza che mediante i rapporti vitali, che serbano colle altre parti dell’ organismo , cioè vasi , ner- vi ec. , di cui formano unità relativa. Gl' infusori inol- tre , siccome l’uomo, racchiudono in loro la ragione ‘della particolare esistenza, anzichè come le molecole organizzate in un’altra. Per cui disse molto saggiamente il prof. Schultz che i movimenti delle malta: orga- niche primitive, di quelle del sangue e del sugo pro- prio de’ vegetabili costituiscono l’ atto elementare, da cui prende origine la monada nella sua più grande semplicità e l’uomo immagine della Divinità nel suo (1) Observ. du helmint. Gaetting. > 1798. Delle Chiaie, Elmint. umana, pag. 67. (2) Sur les globules du sang. ( Journ. compl. du Dict. des scienc. médic., pag. 219, vol. XVIII. ) (347 ) più alto grado di composizione e. di perfezionamento, Gli esposti fenomeni di moto comune a’ gruppi di globetti cruorici sono vieppiù rilevanti nel sangue dell’ E. neapolitanus. In esso anche coll’ aiuto di una semplice lente, e circolante dentro i propri canali vedesi numerosa serie di. globetti cruorici, che riuni- ti emulano la figura de’givini delle rane, o meglio quella dello Zoosperma iapetica Bory appartenente al -seme umano. Il loro colorito rosso-fosco è pure diverso .da quelli dell’ E. esculentus, miliaris e Cidaris. Uno spettacolo veramente importante rilevai nell’ E. spata- «gus, la cui massa cruorica nuota a glomeri nericci in grande quantità di siero , ed osservata al microscopio apparve fatta da gruppi ovali e dotata di rotatorio e progressivo movimento , il quale durò per 15 minuti. Simigliante fenomeno si osserva ad occhio privo di len- te nel liquido sanguigno circolante in tutt’ i punti del suo sistema venoso ed arterioso. Il descritto moto rotatorio comune de? globoli san- guigui non si ravvisa nelle specie di altri generi di animali senza vertebre del mare delle due Sicilie da me sezionati, ed in particolare nelle Asterie ed Olo- turie ; il sangue de’ quali però componesi - benan- che durante la vita di molto siero e di parecchi glo- betti. Questi non solo erano analoghi a quei de’tessuti di siffatti esseri, ma ho veduto che, a tenore del maggiore o minor grado di loro composizione, vi si rattrovino in più o meno abbondanza. Egli inoltre è necessario dichiarare che siccome i Loi ( 348 ) globetti sanguigni dell’uomo poco dopo essere usciti da’ canali si avvicinano tra loro, onde formàre una spe- cie di rete analoga a quella de’nostri tessuti elementari, come ho dimostrato per l'epidermide; così, terminato il moto rotatorio particolare e comune de’ globetti cruo- rici dei mentovati Echini e quando il siero siasi all’in- lutto evaporato, acquistano eziandio la forma retico- lare, che è il marchio de’primi fili dell’ organismo ani- male originati dal deposito ne’ rispettivi visceri de’ suc- cennati globetti. Quale operazione contraddistinta col vo- cabolo di forza plastica del sangue negli animali e vegetabili comportasi sempre allo stesso modo, tranne appo la Nereîs cuprea , in cui i suddivisati globetti cruorici si avvicinano tra loro per disporsi a guisa di alberetti, non altrimenti che il chiarissimo cav. Poli vi- de accadere in vari abitanti dei testacei bivalvi e mol- tivalvi (1). Dall’ esposto bisogna conchiudere : I. Che tanto i globetti del sugo proprio della Ce- lidonia maggiore, che que’del sangue abbiano proprio e rotatorio Movimento ; II. Che il siero circoli co’ suddetti globetti dentro i canali degli animali invertebrati , ed in minore quan- tità anche in quei dell’ uomo; e III. Che nell’ E. esculentus, Cidaris, saxatilis, miliaris 8-12 de’ suddetti globetti si riuniscano in (1) Test. Utriusq. Sicil., tom. 1, tab. II, fig. 9-15. ( 349 ) forma ovato-allungata, avendo un moto rotatorio pro- prio e comune. $. VII. Descrizione generica degli Echini. Non si sono certamente ingannati coloro, i quali paragonarono gli Echini viventi al pericarpio composto della Castanea vesca. Basta dare un’occhiata ad ‘un Ric- cio di mare carico de’ suoi numerosi e variati aculei per convincersi della fondatezza di simigliante comparazione. Hanno in generale il corpo orbicolare rigonfiato, talo- ra ovale, e più o meno depresso secondo le specie. A cagione della disposizione de’ differenti pezzi del guscio sono stati reputati da Lamarck analoghi alla teca verte- brale delle Stelle marine, e considerati forse simili al- le conchiglie bivalve. Negli Echini sonosi appellate fascie porose le se- rie divergenti e longitudinali di forami, che dalla bocca arrivano sino all’ano, al numero di' dieci, disposte a coppia, fra esse costituendo delle divisioni, che han denominato ambulacri per la similitudine a’ viali de? giar- dini. E molti han confuso questi con quelle, senza ri- flettere che le fascie ne rappresentano i margini. Intor- no l’ano offrono cinque grandi forami per la uscita de- gli ovidotti, pe’ quali forsi entrerà pure l’acqua marina nel cavo del corpo. Questo gruppo di animali , da’ quali Bruguiere ha ( 350 ) desunto il nome generale di Echinodermi, è stato di- viso da Lamarck in parecchi generi. Vale. a dire. col- . l’ ano 1.) Sotto, o nel.margine del disco inferiore, ove esi ste la bocca sempre centrale, e ad ambulacri limitati (Scutella, Clypeaster, Fibularia), e completi ( Ecki- noneus, Galerites ); o pure aventino la bocca ravvi- . cinata al margine ( Eranchytes, Spatangus ). 2. ) Dorsale prossimo al margine ( Cassidu- lus , Nucleolites ); o pure verticale ( Echinus, Ci- dar'ites ). Non entro nel merito di tutte le esposte divisioni di Echini, ma fo solo osservare, che quella stabilita tra l’ Echinus ed il Cidarites sia pochissimo fondata, anzi è perfettamente erronea. In quest’ultimo non esi- ste affatto il carattere distintivo dal primo di presenta- re un forame prolungato dall’ interno del guscio fino al trocantere, onde dare il passaggio ad un fascet- to muscolare , che legar lo deve all’ acetabolo dell’a- culeo, affin di esserne mosso. Siffatto legamento ap- partiene a tutti gli Echini da me sparati, ed aggiun- go anche a que? osservati dallo stesso naturalista fran- cese testè citato , colla differenza forse di averli veduti nello stato di morte , e senza di aver atteso a’ lumi ana- tomici. Gli Echini non solo ad opera delle spine , ma pu- re mercè i piedi cangiano sito , che avviene rotolan- dosi intorno al proprio asse. Molti autori hanno opina- to che detti animali presagiscano le tempeste maritti- (351 ) me (1), qualora si allontanino dal lido per discendere nel fondo delle acque, dove si attaccano agli scogli coi numerosi loro piedi, alcuni de’ quali essendo situa- ti in forma di corona nel perimetro della bocca, fanno pure l’ officio di tentacoli. Acistotile a cagione dell’ asprezza che gli Echini presentano in grazia degli aculei n° è surto il proverbio di chiamare un uomo intrattabile e di mal costume £- chino asperior. Dippiù si è detto di due persone di pensieri e morale affatto incombinabili che allora si sa- rebbero nel pensamento uniformate quando |’ Echino terrestre e marittimo avrebbero insieme fatto amicizia. Si trovano nel cratere napolitano parecchie specie e varietà di Ricci marini , che appena morti si alterano ne’coloriti, e’l guscio perde le spine. In questo stato rie- scono molto difficili ad essere caratterizzati , e posso- no far commettere degli sbagli a’ naturalisti che li de- scrivono ne’ musei. $. VII. Disamina dì qualche specie di Riccio di mare. Dall’ £. edxulis, che corrisponde all’ E. esculen- tus Lin. , meritava di essere separato l’ £. graru- - (1) Così a tal proposito si esprime Gianneltasio ( Halicut. , Lib. VII, p. 188): . «Sed non cet Echini Glu ; AGO quo se munire procellas Sedulus invigilat , Nereo spumante , silebo. (352%) laris ed il neglectus Lam. , cui riporto la varietà di quello ad aculei più brevi, profondamente solcati , e con apice retuso : oltre gli altri caratteri desunti dalla grandezza del guscio, e dalla diversa forma di pedicellarie. Coll’ E. miliaris si confonde il saxatilis di Lin- neo, che Lamarck sembra atrolare sotto lE. Zvidus. Amendue sono molto comuni appo a noi, e non vi trovo altra differenza che nella sola grandezza , atte- -sochè gli aculei sono in:entrambi acuminati ; e su'’co- loriti, che possono essere verde castagna, bleu, spadi- ceo , roseo pallido, violetto e biancastro (1). Cadute le spine spettanti ad ognuna; delle prefate varietà non pre- sentano altra diversità, che per la sola grandezza del guscio nel mzliaris più piccolo della sua varietà cono- sciuta col nome di E. Basterî, e dello saxatilis. Differentissimo da’ precedenti è lE. neapolitanus, il cui solo guscio ha qualche approssimazione con quel- lo dell’ E. atratus e soprattutto colla figura 1,2 (esclu- (1) Il nostro celebre poeta Giannettasio (Halieut., lib. Y2II, p. 187) ne descrive i colori nel tenor se- guente : Perge , sagittiferis non est color unus Echinis: Hisce calyx, radiique omnes nigredine fulgent: Flavescunt alii : candent hi, marmoris instur : Verum hi cyanei, rufi spectaniur et illi : Ast hyali radiant multi convexa colore : Hi gemmas referunt et multicoloribus ardent Cuspidibus nitidiqgue , velut scintilla , relucent. Sed vita fugiente , fugit color et perit omnis. (355) sa la 3,4) della Tavola 140 dell’Enciclopedia metodica. Anche la figura 3,4 appartenente all £. Zucunter de- lineato nella Tav. 134 della suddetta Enciclopedia vi si potrebbe riportare; ma le spine coniche ed a subbia del primo, e quelle a spatola del secondo , oltre gli altri caratteri, ne lo fanno essenzialmente differen- ziare. Che hassi poi a dire dell’E. spatagus L., che fi- nora non è stato delineato vivente , cui forse riducon- si tutte le dieci specie, che Lamarck ne ha creduto di- verse, e riunite nella prima divisione del suo genere Spatangus? La ispezione delle varie figure, che vi si avvicinano e registrate nell’ Enciclopedia metodica dal- la Tavola 154-159 , conferma vieppiù il mio fondato sospetto. f. AI. Asteriarum, Echinorumque sy stematica descripiio tabulis aeneis ornata. +- ) ASTERIAS. Corpus depressum subtus sulcatum : crusta coria- cea tentaculis muricata. Os centrale quinquevalve. * ASTERIAS, Zam. Corpus suborbiculare, depressum, ad periphaeriam stellatim angulatum, lobatum, vel'radiis divisum. Inferna superficies loborum vel radiorum sulco longitudinali exarata ; marginibus spinis mobilibus et serialibus instructis, foraminibusque nu- merosis seriatim pertusis. Os inferum, centrale , in commissura canalium infi- morum. 1. A. exigua -- Stelluccia. 45 (354 ) Minima pentagona , simplicissima ; dorso convexo , minu- tissime poroso ; inferne superficie concava. A. minuta. MuLLer, Zool. dan. , prodr. 2835. Linn, cur GmeLIin, Syst. nat. XIII, v. 1, p. VI, pag. 3162, n. 4. Pentaceros plicatus. Zrncx, Stell. 25, tab. 3, n. 20. Sxz4, Mus. 3, tab. 5, fig. 13-15. Brucuière, Enc. meth., tab. 100 , fig. 1-5. Lamarcx, Hist. des anim. sans vert., vol, 2, p. 554,n. 8. SAVIGNY , Egypt. ab Aa fe: i -I18. Obs. ) Dubitanter ad hane speciem retuli Asteriam nostram, (Tab. 18, fig. 1.) cui ‘sunt squamae dorsales pectinato-spinosae, spinis octo retusis , et ventrales spinis duobus vel tribus. 2. A. rosacea -- Stella rossa membranacea. Complanata , submembranacea , utrinque tuberculis mini- mis et subbispidis granulosa: lobis obtusis brevissimis : disco dorsali nudo. Brucuiére, Enc. meth. , tab. 99, fig. 2-3. Lamarcx, Hist. des anim. sans vert., vol 2, p,558, n. 19. 3. A. rubens -- Stella rossa. Radiis subquinis, lanceolatis, papilloso echinatis ; papillis dorsi sparsis et subseriatis. Laxa radiis convexis: superne spinulis solitariis seriatis. Murrer, Zool. dan. prodr. 2830. Linn. cur. GmELIN , Syst. nat. XII, p. 3161, n. 3. BarrEL., rar. 130, tab. 1288. Stella marina. Lincx, Stell. mar., tab. 7,,fig. 9; fab) gq et ro, fig. 19; tab. 11, fig. 15; tab. 14, fig. 23; tab. 15 et 16, Sis. 18; tab. 30, fig. 50; tab. 34, fig. 55-58; tab. 35.et 36, fig. 61; tab. 37, fig. 67; tab. ho, fig. 70. Baster, Opusc. subsec. 3, p. 116., tab. 2, fig. 1-4. SERA , Mus. 3, tab. 5, fig. 3; et 0 6, fig. 3-4. Jonston, Insect. 26, fig. 51. (199350) Brucvikre, Enc. meth., tab, 113, fig. 112; ettab fig. 3, 4. Spix, Ann. du Mus. d’ Hist. nat., vol. 13, tab. 32. Lamarck, Hist. des anim. sans vert. , vol. 2, p. 562, n. 28. Curier ; Regn. anim., vol. 4, p. 100, n. 1. Savieny, Egypt., tab. 4, fig. MMx-III4? Obs. ) Radiorum numero, sunique corporis magnitudine sae- pissime variat. 4. A. aranciaca -- Stella rossa funnale. Disco lato ; radiis quinis depressis, lanceolatis ; dorso pa- xillis truncatis et echinulatis tecto; margine articulato , aculeis- que ciliato. Zamarcx , Hist, des anim sans vert., tom. 2, p. SLI Disco lato ; radiis subdepressis, summo margine aculea- to. Murrer, Zool. Dan. 3, p. 3, tab. 83, fig. 1-3 Acta nidr. IV, p. 425-26, tab. 14, fig. 3-6 Stellata, disco tentaculis hispidis muricata, margine articu- lato varie aculeato. Zimn. cur. Guerin, Syst. nat. XIIL p 3164, n. 8. BarreL., Icon. 1281. Jonsrton, Exang., tab. 8, fig. 9 Lincx, Stell. mar., tab. 4, de 14; tab: 5,0. fig. 6 tab, 8, fig. 12;.tab. 27 , fig. 44. SesA , Mus. 3, tab.7, fig. 2; tab. 8, fig 6-0. BRUGUIÈRE , Lo meth. , tab. 110, fig. 1-5; tab, str, fig. 1-6. Cuvier , Reégn. anim. , vol. 4, p. 10, n. 3. Savieny, Sur È Egypt. tab. 4, fiSe Lr, 1-2. 5. A. bispinosa -- Stella bispinosa. Disco parvo, radiisque depressis; radiis quinque longis, gra- cilibus acuminatis , apice recurvis, margine radiorum recto ar- ticulato , spinis longis, lanceolatis supra aeque ac infra ciliato ; ver- +,12923 3 * "DB ruca calcarea margini disci propior, ac in congeneribus rotun- da convexa, lineis undulatis signata ; in reliquis Asteriae auran- . tiacae simillima. Orro, Nova Act. Academ. Leopold. Car. Caes. Nat. cur. , vol. XI, p. 2, pag. 285, tab. 39. a) Corpore superne toto fusco, inferne dilute roseo, papillis tubulosis apice retusis. 6. A. Jonstoni -- Stelluccia di Jonston. Minima, apophysibus marginalibus spina unica, compressa, sub- spatulata, saepius inaequaliter geminata. Nobis. Stella marina minor. Jonston , Exang.aquat., tab. 8, figuoni, An Brucvirre, Enc. meth. , tab. 111 , fig. 3-4? (Icon mala ). A. aranciaca aculeis marginalibus minimis. Lamarcx, Mist. des anim. sans vert. , vol. 2, p. 563, n. 31, 2 var. 7. À. pentacantha -- Stella a cinque spine. Disco, radiis acuminato-compressis, ac dorso paxillis stella- tis obtectis; spinis margine superiore apophysium lateralium nullis, inferiore qainque, digitato-articulatis; subtus papillis tubulosis, subulatisque quadruplici ordine. Nosts. An Brucuiere, Enc. meth., tab. 111, fig. 1-2? (Icon mala) Obs. ) Color huius Asteriae carneo fuscus. Variat margine coeruleo papillisque tubulosis atris, aeque ac pro vitta minus colorata radioram medietatem percurrente. 8. A. echinophora -- Stella funnale. Radiis quinque sub-teretibus, costato-angulatis, superne su- perficie verrucoso-aculeata , porisque sparsis pertusa. /Vozrs. Lamarex, list. des anim. sans vert. y vol. 2, p. 560, n.25. Pentadactylosaster spinosus. Ziwncx, Stell., p. 35, tab. 4, n.7. Brucvikre , Enc. méth., tab. 119, fig. 2,3. Sepa, Mus. 3, tab. 7, fig. 4. (357 ) Periv., Gaz., tab. 16, fig. 6. Cuvisr , Regn. anim., vol. 4 , p. 10. ; a) A. glacialis cancellata : radiis longissimis, dorso bico- statis; nervis transversis muticis. Lamarcx, Op. cit., p. 561 , n. 26, 4). Sol echinatus cancellatus. Lincx, Stell., p. 33, tab. 38 et 39. Brucvière , Enc. meh.; tab. 117 et 118. b) A. glacialis angulosa : radiis crassis, angulatis , dorso tricostatis 3 nervis transversis obsoletis. Lamarcx, Op. cit., vol. poor 20 DO): A. angulosa. MurLer, Zool. dan. 2, p. 1, tab. 4t. Brucvière, Enc. meth., tab. 119, fig. 1. c ) A. violacea: laxa, superficie griseo-fusca : tuberculis violaceis. Mutrrer, Zool. dan. 2, tab. 46, rar. 2, p. 17. Stella reticulata nostra. ALprRov anD. , Insect. 7, p. 753. KaepE apud Lincx, Stell. mar., p. 97 » f. 1-9. Linwn cur. GmeLin , Syst. nat. XIII , vol. 1, p. 3163, n. 24. d ) A. tenuispina: radiis subseptenis , angustis , costato» spinosis ; costis dorsalibus quinatis;. spinis tenuibus, simplici- bus , longiusculis. LAmarcx , op. cit. , vol. 2, pag. 561, n. 27. 9. A. Savaresi -- Stella di Savaresi. Radiis 5-9 , subteretibus , saepius inaequalibus; supra pa- pillis verrucoso-aculeatis, forisque ovatis praeditis ; aculeis api- ce subcompressis hinc inde sulcato-retusis; subtus papillis tu- bulosis apice retusis , quadruplici ordine digestis. NoBIs. Obs. ) Disco orbiculari parvo , radiisque cylindricis huius Asteriae sunt papillae plurimae, ac ullo abque ordine dispositae. Forficulae acuminatae innumerae, Pedicellarias Lamarckii aemu- lantes, papillarum spinas cinguut. T'ota corporis superficies lute- scit, atroque colore interdum variegata conspicitur. ( 358 ) 10. A. subulata -- Stella a subbia. Raeiis quinis peranguslis, tereti-subulatis; dorso papillis trun- calis obtecto ;} canaliculis basis strictissimis. Lamarcx , Hist. des anim. sans vert. , vol 2, p. 568), n. 44. ** OPHIURA , Zam. Corpus orbiculare , depressum , dorso nudum , ad periphaeriam radiatum: ra- diis uniserialibus, simplicibus, elongatis, cirratis, subtus planulatis, ad latcra papil- losis vel spinosis subquinatis. Os inferum centrale : foramina plura circa os. 11. A. ophiura -- Stella lacerta. Radiis elongatis, tereti-subulatis, sublaevigatis ; papillis la» ierum breviusculis , saepius appressis, transversim seriatis. Ophiura lacertosa. Lamarcx, list. des anim. sans vert., POLAR: Disco squamoso: squamula angulorum serrata. MULLER, ‘Zool. Dan. prod. 2840. Linn. cur. GmeLIN , Syst. nat. XII, vol. ‘1, p. VI, Pag ILS. SLodn., Jam. 2, p. 272, tab: 244, fig: 89. PrLancH. , Conch. min. not. 38 , tab. 4, fig. 4. Jownsron, Insect., tab. 26 , fig. 7- Mart., Spitsb., tab. P, fig. D. Stella longicauda. Ziwcx , Stell., p. 41, tab. 11, n. 17. Brueviere, Enc. méth, tab. 123, fig. 1. 12. A. cordifera -- Stella lacertella. Disco supra squamoso-imbricato , squamis maximis radiis obversis duplicato-pectinatis decem, lateribus lunato et sub- 5-cordato ; radiis parum elongatis, semiteretibus , papillis la- terum binis maioribus. Noris. Bosc, Hist. des vers, vol.!2, tab. 16, fig. 3. Stella lateribus lunatis. Zincx, Stell. , fig. 48, tab. 22, LONATO Stella marina scolopendroides laevis. Rumpa., Mus., tab. LD LLC, ( 359 ) An Brucvrere, Enc. méth., tab. 122, f. 4. O. 5-punctata? Rarinesque, Prec. , p. 33. 13. A. filiformis -- Stelluccia serpentella. Disco squamoso ; aculeis latitudine radii aequalibus. Mur- LER , Zool. dan. , tab. ‘59 rar., p. 55. Linn. cur. GmeLIN, Syst. nat. XIII, gol. 1,.p. VI, p. 3166, n. 31. Ophiura filiformis. Zamarex , Hist. des anim. sans vert., vol. 2, p. 546, n. 15. BrucvierE, Enc. meth,, tab. 122 , fig. 1-3. Obs. ) Gracillima , viridescente colore depicta, et inter nostri maris quisquilias inventa. . 14. A. Tenorii -- Stella di Tenore. Viridi alboque colorata, punctata ac muricata; disco reniformi, squamato-imbricato; radiis tribus, semiteretibus, squamosis , ad la- tera spinulosis; squamis superne semiorbicularibus, inferne subcor- datis , omnibus dentibus lateralibus quatuor inequalibus preeditis ; ore trigono, minutissime dentato. Norrs. Obs. ) Minima vix ultra pollicem semis longa: interque fora- minula Spongia officinalis eam reperi. *** EURYALE, Lam. Corpus orbiculare, depressum, dorso nudum , ad periphaeriam radiatum remo- sissimum ; radiis uniserialibus , elongatis gracilibus dichotomis., infra planulatis: Os inferum centrale. Foramina decem , elongata infra discum versus marginem. 15. A. verrucosa. -- A. testa di Medusa, Ma- dre di mare. Disco lato , superne costis verrucosis radiato , radiis subtus planulatis, bifariam papillosis, minimis, hinc pectinatis , sub- marginalibus. Lamarca, Mist. des anim. sans vert. , vol. 2, P597 9 TM. 01: Astrophyton scutatum. Zincx , Stell. p. 65 , tab. 29. Rumpa., Mus. , tab. 16. ( 360 ) A. Caput Medusac: radiis dichotomis , disco radiisque gra- nulatis , ore. depresso. A. euryale : radiis dichotomis disco papilloso , radiisque granulatis , ore subelevato . Linn. cur. GmELIN , Syst. nat. XIII, vol. 1, p. VI, p. 3167 mt. 16,99: 16. A. muricata. -- A. o M. di mare muricata. Dorso disci convexo, decem-costato, costis aculeato-murica- tis ; radiis dichotomis cirratis, dorso laevibus. Brucvrere , Enc. meth., tab. 128 et 129. Euriale muricatuam. Zamarcx ,) His. des anim. sans vert., VOL IZ Pe LIO X*X* COMATULA, Zam. Corpus orbiculare, depressum, radiatum: radiis ex duvbus generibus, dorsalibus et marginalibus; articulis calcareis in omnibus. RadiZ dorsales simplicissimi, filiformes, cirrati , parvuli, ad disci dorsum in coronam ordinati. Radz7 marginales pinnati, sìmplicibus, multo maiores, ad basim usque saepius partiti: pinnulis inferioribus elongatis , subtus inclinatis, discum ventralem obvallantibus. Os inferne , centrale , membranaceum , tubulosum , subprominulum. 17. A. mediterranea -- A. del mediterraneo. Radiis pinnatis, basi bifidis, denis; pionulis lopgiusculis, subulatis ; cirris dorsalibus trigesinis. Comatula mediterranea. Lamarcx, list. des anim. sans Vent (VOLI IZ PHOTO, Stella rosacea. Lrmcx, Stell., p. 55, tab. 37, fig. 66. In Neapolitano Puteolorumque litore. frequen- tissime occurrunt Asteriae $ de quibus praefatus sum, praeter A. subulatam et rosaceam quas siccatas vi- di, et A. Zenorit cuius duo tantum specimi- na in fucis rupium Pausilypî excursionibus a me factis extraxi. (3610) +4 ) EcHinus. Corpus subrotundam g crusta ossea tectum , $pi- nis mobilibus saepius aspera. Os subtus ( saepius ) quin- quevalve. * ECHINUS, Zam. Corpus regulare inflatum , orbiculato-globosum , aut ovale echinatum ; cute in- terna solida , testacea, tuberculis imperforata instructa. Spizae mobiles supra tuber- la articulatàe, deciduae. Ambulacra quina completa, e vertice ad os radiantia, sin- gulis fasciis multiporis binis et divergentibus marginatis. Os inferum , centrale , os siculis quinque supracompositis armatum. Anus superus , verticalis, 1. E. esculentus -- Echizo, Siccio di mare , An- gina reale. Hemisphaerico-globosus ; fasciis porosis indivisis, obsolete verrucosis ; spinis brevibus. Linn. cur. GmeLin, Syst. nat. XII , vol. 1, p. VI, DADI ; Echinometra. RowpeLET, Pisc., lib. 18, cap. 32, p. 581. Melo marinus. Pranca., Conch. min. not. , p. 20. Gvuarrieri, Test., tab. 107, fig. B_, E. Cidaris miliaris. KLEIN, Echinod. ed Lesxk., p. 76, tab. 38, fig. 1. Rumpu., Mus. , tab. 13 , fig. B, C. SEBA , Mus. 3, p. 24, tab. 11, fig- 4 a,b; ettab. 12, fig. 1,6, Set 9g. ANGENVILLE,.Conchyl., p. 307, tab. 25 , fig. F. BruguierE , Enc. meth. , tab. 131, fig. 1. Lamarcx, Hist. des anim. sans vert., vol.3; p.43,n. 1. Cuvier, hegn. anim., vol. 4, p. 14. a) Spinis violaceis. Lesxr ap. KLEIN, p. 74 ; tab. 38, fig. 1. Brucuirre, Enc. meth., tab. 132, fig. 1. SERA oo abi doit 0. b) Spinis violaceis apice albidis. Obs. ) Ad vicinia oris omnium Echinorum Crateris nea- 16 (| 362) politani, practer hanc speciem, in qua est trifida, extat Pedice/- laria globifera (1), inter aculea ciusdem speciei aeque ac E. mi- liaris, saxatilis, spatagi observatur P. tridens (2), et in ex- tremitate suorum pedum repcritur P. rozifera (3). 2 E. neglectus -- E. reale o Angina bianca. Haemisphaerico depressus , albidus ; fasciis porosis, flexuosis, bi poris, verrucosis; spinis albidis striatis. Lamarck, Hist. des anim. sans vert., vol. 3, p. 49, n. 25. An Cidaris Hemisphaerica? LEsxE ap. KLEIN, p. 90, abi ‘2 go BrucuigerRE, Enc. meth., tab. 133, fig. 3 a Db. An SAvieny , Egypt., tab. 7, fig. Ix-1182 Obs. ) Satis diversa a P. triphilla (4) mihi videtur ea, quae ad hune Echinum spectat. 3. E. melo -- E. o Melone di mare. Globoso-conicus, assulatus ex luteo et rubro Variegatus et fasciatus ; fasciis porosis, angustis , flexuosis ; pororum paribus transverse Dinis. Lamarcx, IHist. des anim sans vert., vol. 3, p. 45, n. 8. GuartiERI, Index Testac. , tab. 107, fig. E (non B). _. An Kworr, Delic, tab. 102, fig. 1, 2. 4. E. sardicus -- E. o Angina di Sardegna. (1) PEDICELLARIA — Corpus pedicu!o rigido fixam , apice clavato-capitatum; Clava squamis aut aristis radiantibus terminata. Os terminale. (2) P. globifera. Capitulo sphaerico, pedunculo nudo sextuplo longiore. MUL- LER, Zool. danica 1, tab. 16, fig. 1-5. — BRUG., Enc. méth. , tab. 66, fig. 1. LAM., Hist. des anim. sans vert., vol. 2, p. 63, n. 1. P. tridens. Capitalo trilobo ; lobis aristatis , ccllo tereti lorgioribus. MULLER, Zool. dan. 1, tab. 16 , fig. 10, 15. — BRUGUIERE, Enc. meth., tab. 65, fig. 3. LAMARCK, ORARIO (3) P. rotifera. Capitulo peltato rotam dentatam referente, pedicello nudo. LAM., Opel 4. (4) P. triphilla. Rubens , collo flexuoso; pedicellato, capitulo trilobo termi- nato; lobis laevibus, subovatis. MULLER, Zool dan. 1, tab. 16, fig. 6-9-BRUG., Ene méth., tab. 66 , fig. 2. — LAMARCK, Op. cit.; n. 2. Orbicularis, ventricosus, conoideus, assulatus, luteo-pur- purascens ; fasciis porosis rectis: pororum paribus transverse ternis. Lamarcx, Hist. des anim. sans. vert., vol. 3, p. 45, n. 9. Cidaris sardica. LESKE ap. KLEIN, Echinod., p. 146, tab. 9 fig. A, B. SciLLA, Corp. mar., tab. 13, fig. 1. PLanc., Com. bonon V 1, p. 236, tab. 1, fig. 415. BonanNI , Recr. 2, p. 92, n. 19, fig. 19. 5. E miliaris -- E. piccinino o Castagna di mare. Parvulus,, haemisphaerico-depressus , assulatus, albo-rubro- que fasciatus ; fasciis porosis , flexuosis , verrucosis; spinis albi- do-rubellis. Lamarcx , Hist. des anim. sans vert., vol. 3, p. 49, n. 26. Cidaris miliaris saxatilis. Less ap. KLEIN, p. 82; tab. 2, Sgr ARSIBIN Gite tabis:98: fia 12,5). RonpELET , Aquat. , p. 578 ALprovanp, Exang., lib. 3, p. 402. E. saxatilis. MuLLer, Zool. dan. prodr. 2847. SEA, Mus. 3, p. 18, tab. 10, fig. 1-4, Brucviere, Enc. meth.; tab. 133, fis. 1,2 a db. Nouv. dict. d’ Hist. nat: ; tab. 25, fig. 1,2. a) (E Basten y\Opwsc. subsec. (3, pì. r12,, Migsizz8k 6. E saxatilis -- E. o Angina comune. Hemisphaerico-depressus , ambulacrorum poris arcuatis cubus in basi obliquis ; proprius a vertice magis erectis. Linn. cur Guerin , Syst. nat. XII, vol. 1, p. 3172 : tab. \ 116 * are TR250 P Rumpu., Amboin., p. 31, tab. 14, fig. A. Cidaris rupestris. KLein, Echin. ed. LESKE, p. 5, et 30 A,B—Delic. nat. sel. 1, tab. 103 , fig. rit, tab. 6. ( 364 ) ISEpia Mus3, cablijzo fig. al. An.) E. lividus? : hemisphaerico depressus; fasciis porosis, flexuosis, subverrucosis , spinis acicularibus , longiusculis, stria- tis , livido-fuscis. Z4mARcK , Hist. des anim sans vert., vol. 3, p.50, n. 28. 7. È. neapolitanus --- £. neapolitano , Angina femmina. Corpore hemisphaerico, fusco; superne spinis subcompressis, Lrevibus, apice cinereis, rotundato-ancipitibus , inferne longissi- mis, subulatis : omnibus striatis; fasciis decem, rectis., supra foveis porosis trifarian, subtus bifariam digestis, poris geminis; turberculorum areismaiorum ovalibus; ano valvulis quatuor trian- gularibus clauso. Voss. ** cIDARITES, Lam. Corpus regulare , sphaeroideum, aut orbiculato depressum , echinatissimum ; cute interna solida, testacea vel crustacea, tuberculis apice foratis instructa. Spinae mobiles, deciduae, supra tubercula articulatae ; maioribus bacilliformibus. Ambula- cra quina, completa , ce vertice ad. os radiantia:: singulis fasciis multiporis binis subparallelis marginantibus. Os inferum, centrale. Ossiculis quingne postice supra- compositis armatum. «Aus superus, verticalis. S. E. Cidaris -- Istrice o Noce di mare. Hemisphacerico-depressus , ambulacris quinis repandis, linea- ribus, areis alternatim bifariis. Linn. cur. Guerin, Syst. nat. XII, vol. 1, p. VI, p, Ir NS, i Echinometra, Guarr., Ind. Testac., tab. 108, fig. D. Cidaris papillata, var. 3. Zesxs ap. KLEIN, p. 129, tab. 7,fig. B, C. ScibLa,i Corpi mar\tabi22. I BownannI, Recr. 2, p. 29.fig. 17, 18. FarannE , Conchyl., tab. 56, fig. 101. Inperato, Stor: nat. , p. 784. 7 Brucviere, Enc. méth., tab. 136, fig. 7,8. Cidarites hystrix: subglobosa, utrinque depressa; areis ma- ( 365 ) ioribus linea flexuosa divisis ; spinis maiorum tuberculorum lon- gissimis, striatis, ad series quinatis. Zamarex, Hist. des anim. sans vert. , vol. 3, p. 59, n. 3. *** spAarangcus, Zam. Corpus irregulare , ovatum vel cordiforme , subgibbosum, spinis minimis obte- etum. Ambulacra subquina, brevia, inaequalia , circumscripta. Os inerme , trans- versnm , lobatum , margini vicinum; Ano laterali oppositura. -g. E. spatagus --- Testa di morto, Scimia di mare. i Ovatus, gibbus, ambulacris quaternis depressis. Lrwx. cur. Guerin, Syst. nat. XIII, vol. 1, p. VI, p. 3199, n. 12. Imprrato, Stor. nat, p. 780, fig. 1,2, 3.(Ic. optimae). Spatangus Brissus. LEsxe ap. KLeIn, Echin., p. 246. S. Flavescens. MvLLer, Zool. dan. prodr. 2849. GINANNI , adv. 2, p. 41, tab. 29, fig. 174. Echinospatagus. GuaLtIERI, Testac , tab. 109, fig. BB. Sega, Mus. 3, tab. 14, fig. 5-6. Brueviere , Enc. meth., tab. 158, fig. 11; et tab.159, fig. 1 = 3. SciLLa, Corp. mar., tab. 4, fig. 2, 3. Rumpa, Amboin. , p. 36, tab. 14, n. 1. S. pectoralis et S. ventricosus : ovato-ellipticus, depressus, maximus : ambulacris quaternis ; interstitiis eleganter granulatis; assulis elongatis ad marginem. Lamancx, Zlist. des anim. sans Vert. , Voli, p. ‘29; 7. 1,2) Obs. ) Conferatur Gmelin pro huius animantis varietatibus, a cl. Lamarckio tanquam distinctae species consideratis. Echini superius descripti, Melone, Sardico Cida- re Spatagoque excepîis ac praesertim vita gandentibus, anni omni fere tempore frequentissime apud nos obve- viunt. Inter edules sunt scitu dignissimi E. esculentus, neglectus, saxatilis, miliarisgue. — E. neapoltanus est autem pessimae escae. 46° ( 366 ) Spiegazione delle Tavole. Tavola XVIII. Fig. 1. Dimostra l’Asterias exigua supina, essendone a l'arteria radiale, alla cui dritta e sinistra veggonsi i piedi, 56 i pezzi ossei tridentati che occultano questi e quella, ove l’animale gli contragga, e che poco differi- scono da altri analoghi pezzi sparsi per la superficie supe- riore del corpo co’ forami À d'onde escono i fascetti vasco- losi C, c i denti pettinati daquali è cinto Vorificio della » bocca. — ge. 2. Porzione dell’ 4. rosacea a fin di dimostrarne tanto i calicetti dorsali B, che le squame ventrali D. Fig. 5. A. pentacantha delineata pel dorso, on- de ne sieno più visibili i calicetti spinosi d, uno dei quali si è ingrandito F ; il tubercolo labirintiforme e, au- mentato di diametro in E; e la serie di apofisi laterali /f fornita ognuna nella base di cinque distinte spine, la media maggiore delle due de’ lati, e queste più lunghe delle esterne. Tutte le cinque spine mentovate appa- riscono ingrandite in M, ed articolate all’ apofisi respet- tiva, ‘che nella parte opposta offre la inserzione di al- tre tre spine. Fig. 4. A. Jonstoni, che differisce dalla preceden- te per la grandezza e principalmente per avere una sola spina ovale-compressa articolata all’apofisi laterale de’ rag- gi come più chiaramente vedesi in G. Fig. 5. A. echinophora priva degli altri quattro rag- (367) gi, e nella cui centrale parte g le papille sono più ap- prossimate e deficienti de'fiocchetti vascolari segnati in 4 fh. Nel principio del quinto raggio trovasi il tubercolo labirintiforme H: e ne'lati di quello poi rimarcasi la du- plice serie di papille # é, ed in giù il quadruplicato or- dine di piedi II. Ogni papilla ha un asse osseo K colla base articolato al reticolo ossoso, e coll’ apice puntuto libero, è cinto a guisa di mobile astuccio dalla cute #, da cui partono le tenaglie ossee j] tanto maggiori, che minori fornite del proprio gambo. Queste son fatte da due pezzi o con apice acuminato L o rotondato /, articolati col ricettacolo ossoso 772, che è sostenuto da fibre carnose prolungate 72 fino Ala base de’ pezzi la- terali. | Fig. 6. A. Savarest in cui si quadru- plicata filiera di piedi p , ed il tubercolo labirintife- ro r, che si è delineato a parte per vie meglio dimo- strarne la figura flessuosa R e paralella delle sue lami- nette, le papille ossee compresse retuse e solcate nell'a- pice s, cinte da tenaglie £ ed alternanti coi fiocchetti vascolosi w. Favola XIX. Fig. 1. 4. aranciaca guardata pel dorso, che pre- senta i raggi: a intero co calicetti spinosi aventino la pro- pria cupoletta ossea e che sonosi ingranditi nella Zig. 5 e 6, le spine vertebrali è lunghe e c corte, essendovene la sola filiera laterale interna in d ec.; e rivoltato su per farne vedere il tubercolo labirintifero # dove finisce il corpo #, le spine della faccia inferiore, le papille © (368 ) piedi assottigliati f, l'arteria radiale g°, le spine 4, che avvicinate occultano questi e quelli, in tale spazio ospitan- do la Nereis squamosa ( Fig. 7 ) e flexuosa ( Fig. 8 ), essendone state ingrandite le squame nella Zig. 10 e 11; Z colla sola teca vertebrale; 72 con l’ intestino cieco 72, il cui apice è sostenuto dal legamento 0, uscen- do tubolosi pp dallo stomaco, che in g offre i tendi- nucci pennati e poco più sopra il sacco biliare 7, i le- gamenti s. che lo attaccano all’ integumento del corpo, dove si ravvisano le fascie analoghe agli ambulacri de- gli Echini £ #, porzione de’ sepimenti fibrosi 2 w, e ia inserzione delle ovaie © 0. 1 ‘corpi vascolosi a po- sti intorno l'anello osseo y della bocca, e le vesciche ovali z z. Fig. 2. Pezzo dei lacerti muscolari del comune in- viluppo ove sono impiantati i calicetti spinosi @ intero e 6 reciso. Ogni aia di detto reticolo lacerioso ha del- le fibre con vari forami c comunicanti. dentro l’ ad- dome. Siffatti fori esistono pure nell’ A. ec/izophora ( Fig.3)d, oltre que posti a’ lati di ogni teca ver- tebrale e, donde partono i muscoli a laminette Y. Fig. 4. Disposizioni de’ pezzi ossei sottoposti alla cute dell’ 4. echinophora g, essendone la. metà della colonna vertebrale A. Fig. 9. L'A. pentacantha olire i denti spinosi cir- condanti la bocca è, poco lungi ne ofire cinque altri gruppi 7. Quali denti son pettinati nell’ 4. aranciaca ( ig. 17 ) #, sostenuti essendo da’ pezzi / della co- ( 369 ) lonna vertebrale, che circoscrivono l’ atrio della bocca, e fra essi articolati 72 772. I suddetti denti consimile dl serbano nell’4. exigua ( Fig. 16.) 7, dove apparisce la colonna ossea o di ogni raggio, la composizione della teca delle vertebre p, e dello spazio intermedio 9; e nell’ _4. rubens (. Fig. 19 ) 7, la quale aveva perduto un raggio, che si era appena riprodotto f. Quelli dell’ A. ophiura ( Fig. 14) w, a cui lati osservansi le arterie dentarie v, sono artico- lati alla metà interiore dalla colonna vertebrale x x ; es- sendone delineate le vertebre per la faccia superiore ( Zg. 12 ) e per la inferiore ( Zig. 13 ), ed il pezzo osseo ( Fig. 15 ), frapposto alle squame del dorso presso ogni raggio dell’ 4. cordifera , ove si adattano i' pettini. Fig. 18. I pezzi componenti ogni vertebra sono : ab ed articolati fra loro c, avendo in e il foro ed.jin d il legamento \intervertebrale ; altro pezzo congiunto a g diviso nel punto 2, e ad i, che ‘offre porzione del ca- nale 7 per l’ ingresso dell acqua marina. i Tavola XX. Fig. 1. Asterias ophiura supina con i piedi a @ sporti in fuori, i quattro, forami ovali per 1’ ingresso dell’ acqua è posti. in ogni raggio, ed .una specie di squametta c quasi a cuore. Si osserva poi un, pezzo in grandito tanto delle squame dorsali: de’ raggi (Fg 2), che quello del disco del suo dorso risultante da numerosi tubercoli ricoperti dalla cute, e aderenti alla tunica fibrosa (Fg. 3). Fig: 5. Essendosi sezionato e. rovesciato un: pezzo dell’ integumento : dell’ 4. aranciaca, di cui si. veggo- 47 ( 370 ) no iresidui de'sepimenti fibrosi d d divisori della cavità addominale , gli spazii e e picciolissimi rimasti da’ lacerti fibro-tendinosi, e la striscia 7; in cui il peritoneo se ne discosta per formare il mesenterio g'; chiaramente si ri> marcano le fibre tendinose disposte ad imbuto 4, le qua- li separano il sacco biliare aperto nel fondo dello stoma- €07, e propriamente nel centro de tendini pennati , che a traverso delle tuniche rugose di esso traspariscono. Oltre de’ quali tendini n'esistono altri, che lo abbrac- ciano 4 #, e s'inseriscono sin quasi al termine della teca vertebrale de’ raggi. Nell’ interno del ventricolo, avente l esofago L, sboccano gl’ intestini ciechi Z/ ec. , che in qualche distanza e con alterna disposizione cacciano pe’ lati le vescichette ovate ed increspate 772 #2, ed osservansi nel suo interno infinite raghe, e gran copia di vasi ( Z%g.6 ). I suddetti intestini sono due volte ramificati nell’ 4. ex gua (Fis. 7 ), e tre nell A. Savaresi ( Fig.8). Fig.g. N lati di ogni raggio dell’ A. ophizra si aprono i canali degli ovidotti @« @, e nel centro infe- riore poi del corpo esiste. Y apertura 4 dello stomaco fatto da laminette membranose e c, e nel cui fondo VA. cordifera ( Fig. 10 ) presenta dippiù le menzionate lamelle pennate , ed a stella. Le ovaie di simigliante A- steria sono a cornicello e. Fig: 11, In questa varietà dell’.4. dispinosa ap- parisce il sepimento fibroso Y, l ovaia £ g, le due lami ne membranose 4 per entro le quali tragitta la matrice dalla teca vertebrale 7 fino al tubercolo labirintiforme /.. Fig. 12. A. cordifera, che offre i raggi 72 n recisi (371 ) ed indi a poco a poco rigenerati,, nella loro origine i due pettini spinosi esterni, che. ne hanno altrettanti più piccoli interni p ( Fg. 13), non chè ( Fg. 4) i piedi g, che escono dalle squame laterali. Nella Zig. 14 si è rap- presentato un pezzo della bocca di detta Stella per farne vedere i denti e la configurazione delle annesse squa- mette. i Le ovaie dell’ A. exigua sono segnate. dalla 7g. 15, e quelle dell'A. Savaresi dalla Fig. 16, e dell’ 4. violacea dalla Fig. 17; giacchè nella £g. 18 rimarcansi non solo le ovaie dell’ 4. ararzciaca B, ma benanche il corpo labirintiforme colla respettiva-apertura, che gui- da nella matrice GC, della quale si sono ingrandite due laminette interne ( Zg. 19), cui è legata la sostanza a- diposa c col proprio forame e. Tavola XXI Fig. 1. Sacco biliare dell’ A. ararciaca ; apparte- nendo quello della Fg. 2 all A. exigua e l’altro della Fg. 5 all’A. Savaresi. — Fig. 5. Pezzo de raggi dell’ 4. subulata, ‘guardata ( Zig. 6 :) pel dor- so, ove rilevasi che in tutto il perimetro è fornita di calicetti, tranne nel margine del canale inferiore di o- gni raggio corredato di due spine d: c c. indicandone i forami pe’ quali passano i fioccheiti vascolosi. - ig. 7. A. Tenorii delineata per la faccia superiore co’ piedi dd vescicoloso-dentati, essendone disegnato nella Fig. 18 Ja parte. inferiore del disco colla bocca e, nella Fig. 9 la squame superiore; è nella. Fig. 10 la inferiore de’ raggi. * (973) Fig. 12. Anello vascoloso esofageo dell'A. ararn- ciaca, in cui sbocca una delle cinque vene meserai- cheg, e dal quale ‘escono esternamente le vesciche ova- li 00 ed'all’interno i.corpi vescicolosi, uno de’ quali si è ingrandito ( Fg. 4'), le arterie radiale 7 e me- senterica 4, la vertebrale 7 che a dritta e sinistra dà un breve canale per le due vescichette ovali %, pel piede 7; avendo esternamente ( Zg. 14 Z ) le fibre a lungo, e nell’ interno altre a traverso 72 con cui ade- risce alle mezze vertebre 72, tra le quali passa L' arte- ria vertebrale p, che somministra il canale per la ve- scichetta 9 e pe piedi 7. Forma di questi e quella nel- VA.rubens ( Fig. 13 ). Fig. 15. Anello vascoloso dell’ esofago appartenen- te all’ 4. echinophora, da cui ha origine l'arteria ver- iebrale @ col canaietto a dritta e sinistra per le vesci- che reniformi d e pe’ piedi c. Arteria dorsale drecisa con due vasi forniti di fiocchetti, che escono pe’ fora- -mi dell’ intesgumento superiore de’ raggi ( A. Savaresi Fig. 14 s), i quali sboccano nella vertebrale a , egual- mente che forse lo farà il vaso esterno e, che passa per mezzo di ognuno di siftatti fiocchetti ( Z%g. 16 ). Fig. 17. Sistema sanguigno dell’ 4. ophiura, di cui sono 7. anello vascoloso dell’ esofago, ed arterie 0 o den- tarie, p dorsale, g vertebrale co’ piedi, essendosi di- segnato nella 7g. 11 quello dell'A. Tenorit ingrandito. Fig. 18. Vasi dello stomaco dell’ 4. aranciaca e dell ophiura Fis. 19, e ig. 20 corona de tendini pennati della prefata A. aranzciaca. (579 ) N. B. Nell articolo circolazione delle Asterie, pag. 297 dal verso 12 al 16 bisogna leggere, che dalle ar- terie vertebrali escono i canali per le ampollette e non già dalle radiali, che puonsi piuttosto considerare come vene. Cosicchè il circolo sanguigno delle Stelle marine si fa mercè le vene mesenteriche e le radiali, che ri- portano il sangue nell’ anello vascoloso esofageo , don- de passa nelle vesciche ovali e ne’ corpi vescicolosi, e le arterie meseraiche, le vertebrali e le dorsali co’ rispettivi fiocchetti, che lo diffondono alle diverse parti del loro corpo. Tavola XXII. Fig. x». E. Cidaris con i piedi AA, le sue spi- ne lunghe a e brevi 5, di cui esistono altre più piccole tanto nelle pertinenze della bocca c, che ne’ cinque spa- zii mediani del corpo, in mezzo ad ognuno de quali d serpeggia un’arteria , che forse esce dall’ anello vascola- re dell’ esofago. Le Zig. 2, 3e 5 ne dimostrano le piccole spine sepa- rate, di cui ora si è fatto parola. La maggiore si è in parte rappresentata nella Fg. 4, ove apparisce solcato-muricata e coll’acetabolo e, che articolasi al corrispondente trocan- tere ( Zig. 6) f. Esprimono la pedicellaria , che gli appar- tiene, la Zig. 7 chiusa col proprio gambo osseo g , e la Fig. 8 aperta risultante da tre pezzi prismatici 4. Fig. 9g. Il vano della grande apertura della scatola ossea dell’Z. Cidaris, che nel mezzo presenta la bocca /, è chiuso da un diaframma muscolare embriciato 72; aven- do V orlo di quella cinque pezzi , che nell'unirsi n 7 non (374 ) formano gli archi ossei degli. altri Echini, e principal- mente dell’ £. sawazilis ( Fig. 10 ) 00. Cadauno de’ suddetti pezzi in questo Riccio offre una coppia di semi- forami p pel passaggio delle branchie. Il diaframma è fibroso, nella cui faccia inferiore ha moltissimi ossicini piat- ti g fra loro concatenati mediante filetti muscolari, in «corrispondenza de’ quali si articolano i gruppi di pedi- cellarie circondanti la bocca: dicendosi lo stesso per l’ al- tra catena di ossetti, che più dappresso la cinge 7, ad ognuno de quali esternamente si articolano i gruppetti di dette pedicellarie, che nel mezzo hanno un piede con orlo connato, siccome apparisce sull’Z. neapolitanus ( Fig. t1)s, e (Z7g.12) 4; attesochè la ig. 13 dimostra le pedicel- larie di siffatto essere, nascendone quattro da un comune gambo 2, e le Zig. 14 e 20 offrono due de’ sopraddetti ossetti ingranditi , onde far conoscere la coppia di forami appartenenti a cadauno p, pe quali passano i canali di tali piedi o tentacoli. Il medesimo E. reapolitanus ha una duplice coro- na di branchie & variamente ramificate, ed incise ( Fig. 15 ); gli aculei superiori brevi y rotondati ( Zig. 16 ), il cui apice si è ingrandito ( Fig. 17), ed i lunghi 4 assottigliati ( Z%g.18 ), dove si vede in @ un pezzo del- la capsula articolare ; i piedi affollati con apice peltato è nella sua faccia superiore, altri poco appresso in duplicata serie e con estremo sottile c , avendone taluni in giù da un solo lato pennati ( 7g. 19 ). - Fig. 20. Pezzo del guscio dell E. reapolitanus, onde dimostrarne gli archi imperfetti della sua apertura supe: ( 575 riore e, i quiattro forami delle branchie Y degli ambula- cri, e la disposizione degli acetaboli £°. È poi oggetto della Zig. 21 di far conoscere la direzione degli am- bulacri & presso l’ ano chiuso da quattro valvale 7, cin- te da cinque scudetti 7, uno de’ quali offre leggeri alveo- li #; e tutti hamo il buco per l'apertura degli ovidotti . Tolte le prefate valvule apparisce 1’ ano / ( Fg. 22); vendone rimasta una 772 per dimostrare l'inserzione de’ muscoletti, che le chiudono ed aprono n. Tavola XXIII: Fig. 1. E. esculentus, var. sp. apice albis, sezionato a traverso, di cui si osservano : gli aculei grandi @, e quei trifarcati 5 ; i piedi c c, donde nell’ interno del guscio par- tono delle laminette dd d, impiantate ne’due canali de- gli ambulacri e e 7, dove esiste il foro per la uscità di un ramoscello dell’ arteria radiale , e vedesi la disposizio- ne de forami pel tragitto de’ piedi; £ e suture per le unioni degli ossetti pentagoni del guscio ; # base della co- rona de denti maggiori; # linguetta ripiegata ; 7 serie di ossi x congiunti mercè la membrana muscolosa #; Ampolla Poliana; in esofago, che in n sbocca nel rigonfiamento , che potrebbesi dire stomaco; 00 prima girata del tubo intestinale alternante col mesenterio p p, che all’ esterno con tendinucci si lega al guscio; secondaria girata del primo g g e del secondo #7, terminando poi nel retto s circondato da tendinucci ; ££ ovaia col pro- prio ovidotio. Fig. 2. Diaframma che chiude l' anello superiore della scatola ossea ; nel cui» centro trovasi la bocca a cin- (376) ta dalle fovee degli ossetti sottoposti, dalle pedicellarie trifide fascicolate piccole 6 e da altre più grandi c, che so- nosi ingrandite nella Zig. 6. Piede di detto Echino, ve- duto per la faccia inferiore ( lg. 3 ) e superiore colla fovea centrale ( Fg. 5) — Ze. 4 esprime itre pezzi aperti ed articolati dell’aculeo trifurcato, che è semichiuso nella Fg.7 col fascetto di fibre d motrici di essi, e provegnenti dal sot- toposto gambo osseo inviluppato dalla cute, ed articolato col rispettivo trocantere tra le spine del guscio , siccome osservasi nella 7g. 9 e di altro aculeo capitellato trifi- do posto tra gli aculei cartilaginei del tutto vestiti dalla cute Fig. 8. Fig. 10. Dente maggiore, che offre in / la conti- nuazione dei denti del pettine, g le due lamine ossee dure, 4 la faccetta in cui si articola. l’ ossetto rettan- golare #, / l'osso x congiunto a quest ultimo. — Fig. 11. Dente maggiore dell’Z. zzeapolitanus nella base disu- nita e corredata di uncinetti #, essendone £ l’ossetto diverso dall’x. — Zig. 12. Faccia inferiore interna del dente mag- giore per dimostrare la situazione delle due laminette ossee dure continuate nella linguetta 72 in una specie d’ incavo. — Fig. 15. Dente maggiore dell’ £. Cidaris col suo ossetto rettangolare 72 e ad x 0. — Fig. 14. Altro dente maggiore a fin di dimostrare la inserzione de’ mu- scoli adduttori p in vari strati, che si ravvisano in si- to g (Fig. 15). Fig. 17. Scudetto maggiore alveolato, nella cui fac- cia interna corrisponde la fovea ( Fig: 18) 7, oltre l'in- fossamento dell’ ano, corredato all’ esterno di molte val- (377 ) vnletie triangolari ( Fig. 21). — Fig. 19. Aculeo gran: de il cui troncantere è circondato da piccoli aculei s. Fig. 22,- 24. Siè delineata la posizione della lamina inferiore £ alla superiore 2 del dente grande, di cui la Fig. 25 fa conoscere la faccia esterna o dorsale della la- mina maggiore. — Fig. 16. Uova riunite in gruppi ovali, che col microscopio compariscono fornite di apice rileva- to v: e le stesse furon vedute circolare tra il siero del sangue ( Fg. 20 x ) in unione degli anelli cruorici riuniti în gruppi £ z. Tavola XXIV. Fig. 1. Apertura superiore della scatola ossea dell’ E. Cidaris a, la quale manca di archi; borse 6 comu- nicanti collo spazio esistente tra la bocca ed i denti; c ossicini che circondano l’ esofago, fra loro connessi con un piano muscoloso ; d esofago ; e e ampliazioni del tu- bo intestinale corrispondente al duodeno alternanti con altri cinque rigonfiamenti, che vi sono sottoposti, e da’ quali esistono in ff i vani; £ pezzo di mesenterio le- gamentoso, che gli mantiene aderenti al guscio osseo ; 4 vena ed è arteria enteroidea, che costeggiano il canale degli alimenti fino all'intestino retto 4% cinto da molti tendinucci , le cui diramazioni si anastomizzano inj. Nel margine del duodeno vedesi un altro pezzo di mesen- terio //, nelle cui lamine trovansi molte glandulette. Fig. 2. Porzione dell'anello osseo descritto per di- mostrare l’ attacco de’ muscoli 0 0 0 0 agli ossi p p pp ne- gl: estremi bifurcati, ognuno de quali è unito mediante il muscolo 7; che verso l'interno finisce in una mem- 48 (978 ) brana muscolosa da unire tutti e cinque gli ossicini re- stando il passaggio per l’esofago, e dal suo esterno par- tono due esili filetti muscolari diretti a’ lati delle lin- guette rr. Muscoli ss abduttori, e £ adduttori de’ denti. Fig. 3. Esofago reciso a, cui mercè sottile mem- brana da una parte si unisce alla vescica ovale 6 col- l'estremo opposto aderente alla fovea sita presso l' inte- stino retto ce fornito di tendinucci intorno l’ ano, e dal- l’altra comunica col canale dd d, che costeggia tutto ]J'inierno lato del duodemo e e e, aperto in g onde farne -vedere le cellette, e termina nell’incominciamen- to dell'ultimo tratto del canale degli alimenti 4 4. È da è segnata l'arteria e da 7 la vena enteroidea. Fig. 5. Orificio della bocca circondato da dieci mu- scoli con una coppia di essi /Z diretta alla parte interna dell’ osso 772 72, e scorrenti su l’ esofago z. NN denti maggiori ne margini interiori pettinati e presso l’ apice di cadauno si attaccano i due muscoli o o. Un solo strato degli adduttori dei denti vedesi nella Fg. 4 P; come pure si ravvisa l’ antro dentario 9g. Fig. 6. Con essa dinotasi l’ attacco de’ due muscoli rr abduttori de’denti, che dall’ interno delle branche de- gli archi osssei si dirigono ‘alati superiori di ogni den- te. — Fg. 7. Dente dell’ E. meapolitanus per farne ve- -dere il canale medio S ed i due antri s s, che trovansi nella sua sostanza. Fig. 8. Pezzo di lingua guardata pel dorso £#, ed w disposizione delle fibre da cui risulta. - Zig. 9. Esofago ( 379 ) dell’ E. neapolitanus ingrandito per osservare le rialza ture della sua interna tunica. — 7g. 10.a Pezzo della membrana esofagea dell’ E. esculentus, è del duodeno dell’E. neapolitanus, e d del mesenterio dell’E. Cidaris. Fig. 13. E. sawatilis guardato per la faccia in- feriore, essendone 4 l ano chiuso coi forami degli ovi- dotti nel perimetro , ed i piedi cc; attesochè gli acu- lei grandi e piccoli con una pedicellaria si. veggono nel: la Zig. 11, lano aperto nella #7g. 12 e le forma e struttura del tubercolo alveolato nella Fg. 15. Si dimo- stra la disposizione di tutti i pezzi che circondano l’ ano tanto mobili che fissi g, l unione di que’ del guscio 7, con un solco a zig-zag nel punto i, e gli ambulacri // nella Fg. 14. Fig. 16. E. neglectus veduto per la sua faccia supe- riore, di cui sono 72 72 le branchie poste poco lungi. dalla bocca. — Fig. 20. Aculeo suo, il cui apice è delineato nel- la Zig. 22. e la base nella Zig. 17, dove vedesi la tu- nica musculare esterna r, che lo unisce al corpo, e la interna s. La Zig. 19 e 20 rappresenta un aculeo ingran- dito, e la Zig. 18, 21 ed A le varie pedicellarie che vi si trovano, avendo ognuna un ossicino nell’ interno in- feriore del gambo. o Tavola XXV. Fig. 1. E. spatagus delineato a grandezza naturale per la sua inferior faccia, ove si osserva la bocca a cinta da piccoli aculei setolosi, e è c d ambulacri anteriore , la- terale , e posteriore co’respettivi piedi ; l’ano e circondato da pedicellarie, e poco oltre esistono altri piedi f; l aia * ( 580 ) ellittico-cordata £; e la ovale 4 con gli aculei a paletta. Fig. 2. Il suddetto Echino guardato pel dorso , on- de ravvisare il sito, in cui finiscono ì piedi ombrellati e principiano i tubolosi 7, i quattro ambulacri colle pin- ne laterale # e posteriore K , le aperture degli ovidotti /, e l’ aia crociforme romboidale. Fig. 3, 4. Aculeo a paletta 72 osservato per la parte inferiore, vedendosi in 72 il forame interno , ed o per la superiore, avendo in p l’acetabolo cui sovrasta una specie di fovea, il quale si articola col troncantere ( Fig. 5 ) posto presso il perimetro della sua aia 9g. Altro aculeo ( 7g. 8 ) con lungo collo r tra l’acetabo- lo e l orlo. — Fig. 6. Aculeo triforcato posto fra i. se- tolosi degli ambulacri posteriori inferiori, e /%g. 7 si- tuato intorno l’ano. — Fg. 9. Piede triombellato in- grandito , e Z°%g. 10 branchie bipinnate. Fig. 11. Pezzo A della scatola ossea inferiore e B superiore, notandosi nel primo @ gli ossetti mobili del- la bocca, c que’ dell'ano, d metà dell’ ambulacro an- teriore, e il laterale ed Y f il posteriore sinistro, ove trovasi la cresta g; e ravvisandosi nel secondo metà dell’ ambulacro anteriore 4, il laterale £, il posteriore £ sinistro, ed i due forami de’ quattro ovidotti presso i quali esiste nn altra eresta è per l’ attacco delle ovaie. I differenti pezzi componenti il prefato guscio osseo so- no circoscritti da particolari suture. Fig. 12. a Bocca, c esofago, d d duodeno, e sacco cieco, /f resto del tubo intestinale ripieno di arena, g terminato da legamentucci, 4.4 canale che (381) dal termine dell’ esofago finisce nell’ intestino, lamina mesenterica interna Z 7, ed esterna % % co’ tendinucci sfioccati che lo sostengono alla scatola ossea, Z corpi vescicolosi, 72 peritoneo che lega l’ esofago alla cresta ed_ all’ 4mpolla Poliana, ed n porzione libera : 0 0 altro pezzo di peritoneo aderente alla linea mediana su- periore della scatola ossea, alla cresta ivi esistente , e le- gato all’ esofago ed al retto. Tavola XXVI. Fig. 2. Le arterie radiali a a a a a dell'E. esculentus con flessuoso tragitto , mentre danno un ramoscello per le laminette vescicolose 6-6, donde in giù esce una cop- pia di piedi cc, passano sotto gli archi ossei ove a dritta e sinistra somministrano un vaso, da cui pendono tre vescichette ovali e e( ig. 7 ), da ognuno di loro u- scendo le arterie esofagee f/, le quali formano l’ anel- lo vascoloso dell’esofaso g; e poi fra esse parallele 2 î è si disperdono nelle tuniche di questo. Infine pria di finire nel comune anello vascoloso # danno a manca e dritta un tabolino fornito in giù di una vescica 4 ( Fg. 7), ed in su di due vasellini, che attraversano i piedi posti intorno la bocca /. Dall’ anello vascolare esofageo con tortuoso anda- mento pende l’ Ampolla Poliana m, la quale infe- riormente ha un vasellino che finisce nella sostanza ve- scicolosa 2, e- ne esce non solo l’ arteria mesenterica oo, mavi sbocca pure la vena meseraica p 7. g Corona vascolare situata intorno l'orificio dell’ ano; dalla quale escono cinque arterie r 7 77 aliasiomizzate colle radiali ( 382 ) (#tg.6). Non ho potuto indagare quale rapporto, le | branchie nella Z%g. 3 ingrandite serbano , mostrando in s la | parte pendente dentro il corpo, ed in S quella posta fuori col resto della circolazione, che sarà come i cor- pi vescicolosi delle Asterie. Fig. 10. E. neapolitanus, di cui sono @ l’ arteria radiale finita in 4 con una porzione dell’ anello della bocca, c quello dell’ esofago coll’ Ampolla Poliana d,ed ee l'arteria esofagea provegnente dalla radiale, es- sendone state in giù recise le altre sue quattro compa- - gne f/ff. In questo Echino dalle laminette vescico- lari superiori escono i soliti piedi g, essendo que’ delle medie assottigliati 4, e delle inferiori da un solo lato pennati ( Fig. 12). Fig. 4. Si è ingrandita una laminetta vescicolosa dell’. saxatilis per farne vedere la forma, la vena- tura e le vescichette ripiene a di umore analogo a quel- lo contenuto nell’ Az:polla Poliana. Per ogni piede caccia due canalini è che arrivano sino all’ estremità, il quale nell’ interno ha delle fibre a traverso, che al l'esterno c sono longitudinali. — 7g. 5. Arteria ra- diale dell’ E. Cidaris colle laminette d ed i piedi e re- ticolato-setolosi , la quale superiormente ha le vescichet- te ovali f ed inferiormente caccia un arteria g, che e- sce fuori del guscio e si dirige verso la bocca. Fig. 8. Dal pentagono vascoloso 4 dell’. spaza- gus nascono le arterie sagittale 2 î, laterale superio- re £# £ ed inferiore //: queste e quella si continuano verso i quattro forami degli ovidotti, dando ‘a dritta e ( 383 ) sinistra il canaletto per le rispettive laminette 72 n, da ognuna delle quali nascono due vasi bipennati ( Fig. 13 ). Le arterie laterali inferiori nel circoscrivere la ba- se del succennato pentagono formano l’ anello vascoloso dell’ esofago, da cui prende origine l’arteria 72 e la vena o 0, che con parallelo tragitto percorrono tutta la lunghez- za delle intestina anastomizzandosi nel duodeno p. Tra l’a- nello vascoloso esofageo e l’arteria laterale inferiore sinistra hanno origine l’Ampolla Poliana, la meseraica mino- re in cui con infiniti ramoscelli finiscono i grappoletti vescicolosi é ( Zig. 9g #), e la sagittale 777, che co- munica coll’ anello vascolare posto intorno i fori degli ovidotti, e fatto dalle arterie laterali superiore ed infe- riore di dritta e sinistra, non che dalla dorsale. Fig. 11. Pezzo del guscio dell’ E. Cideris , di cui sono @ le fascie porose , è la pelvi, c il peritoneo che aderisce all’ ovidotto. d. variamente ramificato e setolo- so. Porzione dell’ ovaia col respettivo condotto dell’ E. neapolitanus ( Fig. 12). ai RARRVLRRAOGRAS® dv (384 ) GIOVI GELILIAREA LIURARLA TRAILER LIRA BRR RIIA U ANNUNZIO SU LA FACOLTA VELENOSA DI TALUNI MOLLUSCHI TESTACEI. Tra” pesci non squamosi, e soprattutto fra’testacel si notano da’ trattatisti di Polizia medica e di Tossicologia il mitilo degli stagni e le ostriche (1), i quali mangiati nel tempo della fecondazione e di està producono delle coliche, ed una eruzione alla pelle simile alla Aydroa sudamen, a cagione delle loro ovaie contenente un u- mor latticinoso caustico, onde è che in Francia ed in Spagna sonosi cominate delle pene a coloro, che le ven- dono nella stagione estiva. A me sì è presentata l'occasione di notare tra que- sta classe qualche specie di altri due generi, vale a dire la così detta Spera ( Arca zoae ), lo sconciglio reale ( Murex brandaris) e’1 comune o truncolo ( MM. trun- culus ). Darò un semplice sunto de’ casi , ne’ quali sono riusciti micidiali, a fine di desiderarne tra noi la proi- bizione solamente di està. È inutile tessere la storia de’ medesimi viventi, come è fuor di proposito l’esporne la notomia, che pubblicherò nel IV. volume de’ Testacei delle due Sicilie. È però oggetto del presente argomento di farne conoscere i de- (1) Behrens, de affect. a Mytilis. G. P. Frank, Poliz. med. , tom. 5, p. 200. G. Frank, Praec. univ. med. , v.1, p. 355. Bateman, Comp. de’ mal. cut., v. 1, p.181. ( 385 ) leteri effetti, che in certe epoche dell’anno, principal- mente da primavera all’ autunno, . quantevolte sieno di perfetto sviluppo . ed in somma copia. mangiati. . Il prof. Scattigna, di cui deploriamo la perdita, sono ormai. due anni che mi comunicò la seguente os- servazione per la quale egli desiderava, che mi fossi occupato a trovare la ragione sufficiente perchè tali ani- mali testacei tanto ricercati da’ napolitani, mangati duran- te la stagione invernale fossero salubri, ed all’opposto poi arrecar dovessero molestissimi danni nel tempo estivo. Osservazione I. ) Anna Martone di Napoli di. tem- peramenio sanguigno dell’ eta di anni quaranta in luglio 3825, essendosi cibata di sufficiente quantità di scorcigli in zuppa verso le ore pomeridiane dello stesso dì prin- cipiò a lagnarsi d’ insofiribili dolori viscerali , accompa- gnati prima da vomito di bile mista a materie in par- te digerite, e poco tempo dopo ebbe continui tormini viscerali con inutile incitamento ad evacuare le fec- cie, che durò sino alla sera : epoca in cui il signor Scattigna fu chiamato .per visitare la povera inferma, che presentava difficoltoso respiramento , sete eccessiva , | pelle arrossita e pruriginosa , coma ; polsi piccioli , bas- si, e celeri. Con questo apparato di perniciosi sintomi Quegli ordinò l'applicazione delle sanguisughe all’addomine , on- de dissipare la manifesta minaccia di gastro-enterite , ed internamente prescrisse una soluzione di gomma arabi- ca edulcorata collo sciroppo di viole. Ad onta di tutti questi aiuti la ‘infelice Martone , continuarzdo a presen- 49 ( 386 ) tare l'aumento de’ sintomi infiammatori , delirio, convul- sioni, all’ una pomeridiana, o sia 24 ore dopo di aver mangiato gli sconcigli, cessò di vivere. É Per ordine della Polizia si procedè allo sparo di det- ta defunta, cui assistè il prefato Scaitigna, e si vide la tunica mocciosa gastro-enterica infiammata con mac- chie cangrenose in quella degli intestini tenui. Bentosto il prof. Scattigna mi pose nell’ impegno di esaminare gli animali di siffatti murici, de’ quali io già aveva intrapreso la notomia nell’ inverno dello stesso anno. Motivo per cui cercai di riesaminarli con. mag- giore attenzione, proccurando di soddisfare le sue giu- ste brame , e di poter concorrere ‘eziandio a farne in seguito evitare gli esposti danni colla loro proibizione. Le mie indagini però furono coronate da felice suc- cesso, attesochè la sostanza, che costituisce le parti del se- condo cavo branchiale, mi offrì un colore diverso da quel- lo, che nell’ inverno presentava. L’ ovaia anche era di alterato colore, ed il corpo adiposo ricolmo di una so- stanza tegnente, e filamentosa . Alla destra ed infe- rior parte della cavità suddetta esisteva un corpo glan- duloso , risultante da molte vescichette piene di umo- re violetto, che gli antichi conobbero col nome di porpora senza che avessero saputo, come neppure i mo- derni zootomisti conoscono, donde quella si fosse mai lavorata. Tutti gli additati organi adunque solamente ne’ mesi estivi trovansi. rigogliosi di umor violaceo, ed. in piena loro attività ; ed ‘ecco. perchè sperimentansi solamente in ( 387 ) tal’ epoca micidiali. Il succennato’ organo si rinviene puranche nell’ abitante del Buccinum Galea L. e del Murex Tritonis L. (1), e sempre di està acquista il color di porpora; anzichè di primavera, giusta l’ asser- zione di Aristotile seguita dal celebre Ferusac (2), che soggiugne scomparire nella canicola. . Osservazione Il) Il sig. D. Errico Rotelli dimorante in questa Capitale il dì 19 del mese di agosto 1825 man- giò insieme con sua moglie D. Giuseppa di Aquino una zuppa de’ molluschi abitanti nella conchiglia detta Spera ( Arca Noae, Linn. ). Dopo pranzo la di lui moglie prin- cipiò ad accusare forte dolore di stomaco, vomito , offu- scamento di vista , vertigini, convulsioni toniche e prin- cipalmente il trisma, restando la povera Aquino rafred- data , senza polsi, priva di sensi, con segni dapprima di gastro-enterite, poi di già avvenuta cangrena, ed alle ore undici antimeridiane del giorno seguente finì di esistere. Il di lei marito peraltro , il domestico, gli amici che furono pure complimentati di tali conchiglie e tutti al numero di dodici persone, soffriron dal più al meno cardialgie, vomito, diarrea accompagnata da febbre, che terminò al quinto giorno, previo opportuno metodo cu- rativo antiflogistico. L’autossia cadaverica della infelice Aquino eseguita da’ proff. Grillo e Pasqualone fece conoscere delle suggel- lazioni cangrenose nell’ interno dello siomaco ed a?terata (1). Zestac. Utr. Sic. , tom. IV. (2) Dic. cl. d’ Hist. nat., vol. 3, pag. 553. * ( 388 ) la mocciosa intestinale. L’ analisi chimica delle sostanze rinvenutevi dal prof. Lancellotti diede per risultamento solfato di calce e molto ferro. Quindi vedesi bene che gli addotti esempi ci som- ministrano argomento chiarissimo di essere molto guardin- ghi nel cibarci di tali mollusehi (1). (1) Z un articolo sommamente intralciato quel lo della vendita di ogni sorta di pesce ed in qual siasi epoca dell’anno, e che soltanto la Munificen- za del nostro Augustissimo Monarca potrebbe inco- raggiarmi ad intraprendervi un lavoro utile agli a- bitanti delle spiaggie delle due Sicilie, che finora nulla di sicuro posseggono intorno a ciò. I pesci conosciuti velenosi per organi particolari, spine, uo- va, o per essersi cibati di altri animali forniti di principi acri e di sostanze deleterie, sono assai scarsi: ma quanti altri forsi ve ne saranno cre- duti innocui, e che in seguito di attente ricerche renderebbero più sicuri e men funesti sì grati cibi a’ popoli delle Sicilie ? Ed a questo proposito conviene sapere che Pti- nio ha conservata una Legge di Numa la più anti ca tra le suniuarie romane, con cut determinast quali pesci mangiar si potessero nelle feste solenni. Essa ha molta simiglianza colla dietetica di Mosè; ed invece di credere che fosse stata dettata da Nu- ma per limitare le spese da farsi in tale rincontro, molti opinano che egli altre ragioni avesse avuto ( 389 ) PRU IL Y VIGILI LILY BRR EIRLU RIU BARI VARI PARPRRRAY RARI MEMORIA su GLI ANELLIDI. PARTE L CAPITOLO I. Delle Nereidi. $. LN. GIGANTESCA:: Al termine della stagione estiva del 1823 nelle vicinanze di Capri fu pescata la presente Nereide od Eunice, di cui mi fu portato un pezzo del respettivo guscio, duro come cuoio, scabroso esternamente, levigatissimo nell’interno , e circa cinque piedi del corpo, che appariva mutilato; ma dalla eguaglianza del suo ‘traversale diametro a quella della prima articolazione di: essa. è forza conchiudere , che’ siffatta. mi- sura era circa fa metà della lunghezza, che l’ animale in per la proibizione de’ pesci non squamosi, che so- gliono essere il più delle volie i meno salubri, ed 2 più perniciosi alla pubblica salute. I sacerdoti di Egitto, che abitavano un paese marittimo soggettis- simo alla lebbra, proibirono molte specie di pesci, che poi furono interamente suppliti da’ soli vegeta- bili. Dippiù gli Ebrei, essendo ad un di presso governati da leggi analoghe, non potevano mangiar Pesci senza squame. ( 390 ) esame offrir doveva, o sia di dieci piedi circa. È inesprimibile la varietà delle tinte e la vivacità de’ coloriti del suo corpo soprattutto nelle pertinenze della testa. Il rosso, il giallo, il ceruleo si ravvisavano così elegantemente combinati che al menomo movimen- to dell’acqua del vaso, in cui per tre giorni tenni vi- vente questo gigante degli anellidi , l’ occhio ne restava sommamente appagato , ed il riflesso di tutti i colori del prisma e dell’arco baleno bentosto si dipingevano sulla re- tina. A norma che gli anelli si allontanavano dalla testa i suddetti coloriti tendevano al rosso-fosco, sebbene infe- riormente eran sempre screziati di rosso, giallo e cilestro. Per due sere continuate alla menoma mossa spandeva un chiarore fosforico. Il mio dotto amico dottor Minichini si compiacque infinitamente della ispezione di simiglian- te verme. E quantunque avessi fatto infinite premu- re a’ marinai, onde averne qualche altro individuo; pu- re gli sforzi di costoro riuscirono sempre vani. Descrizione. ) La testa presenta la bocca con due lobi, e poco in su cinque crassi tentacoli, alquanto lun- ghi, appena rigati a traverso, rotondati nell’ apice, e disposti in maniera che tra i due laterali esistono gli oc- chi senza alcuno gambo, infossati nella sostanza carno- sa, e forniti di facoltà visiva; nel menire poi il quinto tentacolo , eguale agli altri quattro descritti, e tutti fra loro equidistanti, è situato in mezzo a’ due anteriori e medii ‘in corrispondenza dell’ angolo superiore de’ lobi carnosi della bocca. I Le suocennate parti appartengono al primo anello del ( 591 ) corpo di questo animale , seguendogli il secondo, lungo mez- zo pollice , al cui termine superiormente 5° inseriscono tre disuguali cirri a dritta, ed un solo a sinistra. Indi no- ve altri anelli, ognuno lungo alquante linee , e privi di qualsisia appendice, succedono a’ precedenti. Si avverta che il secondo anello ha una striscia rossa ne’ lati, alla quale segue una gialla, che confina colla quinta, ampia e mediana bleu; attesochè i seguenti nove anelli hanno rosso e giallo tutto il margine, ed il resto della parte dorsale è rosso-fosco con striscia trasversale in ciascuna articolazione di cilestro e nero, Cadauno de’ rimanenti anelli, almeno in tutta la lun- gheza di tale vivente, che ne ho veduto, presenta a dritta c sinistra una branchia rossa ad un solo lato pennata , un cirro gialliccio superiore più lungo dell’ inferiore, e conti- nuato con una fovea carnicina ovale; esistendo fra questa e quello il piede comune conico con tre particolari piedi- cini corredati dei respettivi fascetti di setolette dorate. Il margine di ogni articolazione è gialliccio , presso le fovee ovali solo si vede una macchia cilestra, e tutta la sua faccia inferiore è screziata di rosso-fosco. Per tre piedi circa aveva i notati coloriti sopra e sotto, giacchè nel resto era colorato di rosso nericcio. La esposta descrizione desunta dall’ oggetto in na- tura e meno estesa di quella datane da Savigny ( 02. cit., pag. 399), e pare di essere differente in modo da rendere il nostro animale una specie nuova; ma son persuaso che siffatta diversità derivi dalla sua rarità» che non ha permesso di darne finora una esatta figu- ( 592 ) ra e di redigerne la descrizione con quella. accurattez- za, di cui anche la nostra è in parte deficiente pel conto delle setole e delle acicole. Ma in essa poi fu- ron bene avvertiti quattro cirri tentacolari dietro la nuca, invece di due; gli occhi, sforniti. di qualunque pedi- cello, bianchi, e con punto nero nel centro; due lo- bi della bocca in luogo di quattro ; le branchie pettina- te dall’ undecimo anello in poi ec. Cosicchè a me sem- bra che la descrizione di Pallas sia molto approssimativa alla nostra. Anatomia ) Questa Eunice è coperta dall’epidermide sottilissima, da cui dipendono le sue moltissime varietà di coloriti, e da un piano carnoso, che puossi appellare la cute. Il bulbo muscoloso dell’ esofago è fatto da va- lidi muscoli, due de’ quali offrono le fibre dirette dall’ orificio della bocca fino a’ suoi lati, e da un altro stra: to carnoso sottoposto con fibre traversali, che ne trac; ciano la separazione in parte dritta e sinistra. I primi ed i secondi muscoli servono pel movimento degli ossi. mascellari, al cui dettaglio ora io passo. La ma- scella inferiore risulta da due denti assottigliati nell’ a- pice, e prolungati in sotto, dove a poco a poco si di- scostano fra loro e nel tempo istesso sì restringono. Le mascelle laterali maggiori sono di figura semilunare, con faccette articolari nella base, convesse all’ esterno, con- cave ed a sega nel margine interno. Le quattro mascelle laterali minori anche sì articolano fra esse e sono ezian- dio serrate. La coppia di uneini offre nella base delle ( 995 ) prominenze ed incavi articolari mirabilmente consesna= ti: ‘indi. si rendono rotondi e tra ‘loro allontanati , e verso l estremità si ricurvano ed assottigliano. Con que- sti uncini essa attrappa gli animaletti, che deve divorare, ed introdotti nella bocca mastica eoll’aiuto delle descritte mascelle. L’esofago principia largo, il quale pian. piano si ristringe, terminando nello stomaco. Questo ha le stes- se rughe longitudinali di quello, ma interrotte però da altre traversali. Sì l’ esofago che il ventricolo. sono ca- paci di bastante ampliazione , e le crespe traversali ser- vono affinchè, nello spezzarsi gli anelli del corpo, possa il canale alimentare benanche restringersi : ciocchè non avviene mai all’ esofago. I L’ intestino a dritta e sinistra ha de’ rigonfiamenti chiamati ciechi, cui in forma spirale sembra essere av- viticchiata l’ovaia. È d’uopo peraltro confessare che di- stratto da altre occupazioni perdei l’ opportunità di sezio- nare nello stato di freschezza questo vivente, che per la grandezza poteva illustrare non poco la fabbrica degli a- nellidi. Il suo corpo è raccorciato da quattro muscoli lon- gitudinali, ed ogni anello dal particolare muscolo tra- sversale. I piedi sono tirati in fuori dai due abduttori, e portati in dentro dagli adduttori. Del circolo sangui- gno ne parlerò in appresso. G. II N. cuPREA. Descrizione. ) Il suo corpo lungo circa un piede e mezzo è racchiuso in un guscio coriaceo, e levigatissimo al- l'interno; giacchè esternamente è formato da acini di are- Do ( 594 ) na cui sono tessuti de’ pezzi di alga vetraria ( Cauli- na oceanica Pers. ) e di fucagrostide ( Zostera mari- na, Pers. ). La sua origine da me si crede provenire dal trasudamento del moccio dalla superficie esterna del corpo di detta Nereide, il quale fa da cemenio all’ a- rena ed alle alghe per conglutinarsi ; e colla uscita, ed entrata , dell'animale dalla propria casa le pareti interne se ne rendono levigate. Sulla testa ha essa cinque tentacoli disuguali, assottiglia- ti, moniliformi e quasi articolati nell’ inserzione ; vale a dire i due inferiori più brevi de’ superiori e del medio. Que- sti tre ultimi tentacoli poco al di là del principio hanno una specie di base più ampia e distinta. Gli occhi glo- bosi e bianchi son collocati sopra la bocca,e sostenuti da speciali tentacoli mobilissimi, e moniliformi. Dalla bocca increspata a piacere dell’ animale escono le mascelle in- -feriori ; e le superiori. I primi sei anelli del corpo presentano i soli piedi con fascetto di setole fornito del cirro superiore maggiore e dell’ inferiore minore; ed a questi ne’ successivi ven- tquattro anelli sovrasta la branchia a pennacchio, con pinne che vi s'inseriscono in direzione spirale, essendo- ne verdi le inferiori e rosse le superiori. Le succen- nate setole color di oro, e sottili sono riunite in pic- coli fascetti disposti a veniaglio , ossia quattro più cor- ti e piccoli diretti da sotto in. sopra, ed il quinto poi è maggiore e ‘con le setole più doppie. 1 restanti anelli hanno la stessa struttura de’ primi sei, tranne l’ultimo che finisce attenuato, e con due sete bianchiccie poste ( 395 ) a’ lati dell’ apertura dell’ ano. Il colotito. di questo ‘anel- lide, nel corpo piuttosto depresso , è. verde-rossiccio co’ ri- flessi cerulei , e lunghessa la linea mediana offre un ca- nale rosso-fosco. Abita nell’ arena del nostro littorale alla profondità di 200 palmi dalla ‘superficie dell’ acqua. — Anatomia. ) Il bulbo muscoloso dell’ esofago pre- senta la medesima’ struttura ‘di quello appartenente all’ E. gigantea, colla particolarità che nella figura di esso sono rimasti aderenti i muscoli adduttori;: ed. abdut- tori. I primi de’ quali si ‘attaccano tanto alla parte supe- riore del suddetto bulbo, che agli anelli carnosi della te- sta; ed i secondi incominciano dalla metà inferiore del- lo stesso; e finiscono a’ lati del corpo presso il quar- to o il quinto anello della testa. Le mascelle hanno la stessa conformazione di quelle dell’ E. gigantea, ‘tranne però che le due inferiori sono bidentate nell’ apice , e le maggiori laterali mi sono sembrate al numero di due. L' esofago è breve, ‘cui segue lo stomaco alquanto ampio e con rughe longitudinali quasichè fibrose. Il tu- bo intestinale per gran parte del suo tragitto a dritta ‘e sinistra offre derigonfiamenti o cellette; e verso il ter- mine del corpo l'intestino n' è privo , ed a poco a poco sì restringe per finire nell’ano, La sua struttura è sem- plicissima, ‘avendo la tunica esterna e. l’ interna, ove sì osservono infinite e picciolissime ‘aie. di colore: verde- fosco ): che a prima giunta. ne rendono l’ aspetto vena- to; e risultano. dal. reticolo vascoloso ,, che vi esiste. La figura delle feccie anche merita. di essere cono- ‘sciuta.; poichè le alghe ed i fuchi, di cui questo vi- * ( 596 ) vente .si ciba $. conformansi in:tante ellittiche vescichette , emulandone: le uova. Verso la metà posteriore e laterale del corpo trovansi le ovaie, le quali sono costituite da due lunghi sacchi di tratto in tratto gonfiati, poi ristretti, e pieni di uova verde- fosche. Esse sono facili ad essere lacerate, empiendone la cavità addominale, per cui la loro ricerca riesce difficilis- sima; ed hanno propria apertura nelle pertinenze dell’ a- no. Uova anche sembrano i granelli giallicci appartenenti alle fovee ellittiche de’ piedi, e non ne so l’uso: Pe'comuni integumenti, e pel sistema manscalare non differisce dalla precedente Eunice. Circolazione sanguigna. ) 1. Arteriosa — Dall a- nello vascoloso , che circonda il bulbo esofaggo , esco- no. dalla parte superiore e laterale due. arterie, altret- tante delle quali inferiormente. situate abbracciano il suc- cennato bulbo muscoloso. Attesochè in giù ha. origi- ne eziandio 1’ aorta, la quale, mentre percorre tutta la media e superiore porzione del corpo , giungendo fi- no all’ano, ha sulle prime cireolare ed eguale dia- metro’, offrendo. per ogni articolazione a dritta e sini- stra un canaletto fornito di una vescica rotonda (1). bal (1) Siffatte vesciche simili al cuore, per quanto sia a mia notizia, non sono state da alcuno autore descrit- te; e non bisogna colle stesse confondere quella spe- cie di rigonfiamento, che si osserva nell’ arteria aorta in ogni anello articolato ‘del corpo, dipendente dalla corrugazione sofferta dalle sue pareti, che bentosto sva- ( 597 ) Indi s'impiccolisce, presentando in corrispondenza di cadauna articolazione non solo un’ ampliazione quasi fu- nisce, qualora si distenda l anello carnoso su cui traghetta. Ed il celebre Cuvier scrive: » il est peut- étre plus exact de dire que la circulation de ces a- nimaux ( vers articulés ), se fait par des vaisseaux seulement, et sans coeur: Si toutefois l'on vouloit admettre l’existence de ce dernier, au moins dans l’Arénicole) 10 faudrait dire qu'il est double, et, com: me dans les deux classes precedentes, QUIERO ( Lec. d’Anatom., vol. 4, pag. 412). Dippitù: les vers à sang rouge ( dice Serres- Mém. du Mus. , vol. 5 ) n°offrent point è la vérité de coeur proprement dit, puisqu’ ils n° ont qu’ un renflement dans les vaisseaux principaux (pag. 60) ». Indi sog- giunge: » Les sang ayant donc une circulation dans les annélides, au moyen de leurs deux vaisseax princi- paux ow de leurs deux coeurs, st l’on peut s'expri- mer ainsi, et ce Ruide allant chercher l'air, il wa pas été nécessaire que les organes de la respiration fussent ramifiés, qu'ils allassent répandre Dair dans toutes les parties ». Ed il ch. Latreille — Rapport de l’organis. extér. des anim. invert. compar. avec les annel. — riferisce:» Leur sang, coloré en rouge, circule dans deux grandes artéres longiltudinales, communiquani avec des veines; il n'y a point de coeur proprement dit ( Mém. da Mus., vol. cit., pag. 118) ». ( 398 ) siforme, ma benanche a dritta e sinistra. ùn canalino, cui termina una .consimile vescica piccola e presso a poco reniforme. Dallo stesso anello vascoloso esofagéo nasce per ogni lato inferiore del corpo l'arteria polmonare o meglio bran. chiale, la quale in ciascheduna divisione articolata esterna- mente distribuisce due vasi abbastanza grandi, che in unione della vena branchiale formano una triplice spira vascolo- sa, dalla quale è formata ogni branchia :. le eui pinne derivano dalla secondaria e costante diramazione delle menzionate arterie, d’onde nel principio del loro cor- so altri ramoscelli esilissimi derivano pe’ muscoli ad. dominali e pel canale degli alimenti; costituendo infini- te anastomosi colle laterali e sottilissime ramificazioni del- l’aorta. Le sopraddette arterie branchiali, nel lato interno o sia nella faccia con cui sono in relazione colla vena cava o branchiale, offrono una corta e regolare ramifi- cazione di arteriucce a guisa di pettine. Ben inteso pe- rò ch'esse tanto nel collo di siffatta Nereide, che nel termine. della filiera de’ pennacchi, si vanno a distri buire in ciascun pacchetto setoloso : ed in detta .cor- rispondenza si osserva pure la restrizione del diametro e la interrotta ampliazione dell’aorta , la piccolezza e di- versa forma delle vescichette , che adempiono all’officio di cuore. In modo ad un di presso analogo facevasi la distri- buzione delle arterie nell’ £. giganiea , essendone soltan- to le vesciche più srandi ed ovali-allungate, non chè l'arteria branchiale è unica e da un solo Jato pinnata. (599 ) 2. Venosa — Lungo la parte superiore e. mediana del corpo è situata la vena cava, la quale dalla testa fi: no all’ano caccia a’ lati le vene per le branchie ed ha le arterie branchiali e la filiera de’ gangli, che in sotto partono dal cervello. Essa nelle pertinenze della testa si anastomizza colle vene ventrali, il cui sangue è verde chiaro , ed. in corrispondenza di ogni aticolazione a dritta e sinistra esternamente caccia la vena branchiale , che pria di arrivare ad ogni pennacchio, inferiormente manda una vena al corrispondente cirro; ed indi in unione delle due arterie. branchiali , come sopra si è detto, descrive la spira, da cui fa uscire de’ ramoscelli venosi, renden- donsi ragione’ del colorito rosso e verde delle branchie. Per sopra il canale de cibi si osservano non solo mol- tissime ramificazioni venose piene di sangue rosso-fosco, ma benanche due: canali primari, da’ quali esse prendo- no origine. Sistema nervoso ) Il collare, che rappresenta il centro del sistema nerveo, risulta dal cervello di figura a cuore; e dal cui apice in giù rivolto principia un filo nervoso, che ‘in ogni articolazione: del corpo per la inferior faccia della. vena cava si unisce ad un ganglio lenticolare , don- «de a dritta e sinistra partono due nervi incrociati, di- stribuendosi in simil guisa per la intera lunghezza di ta- le anellide. Da’ lati della superior parte d.l cervello esco- no due nervi, che dopo poche linee si uniscono ad un paio di gangli, donde proviene un nervo, che, si congiunge al primo gruppo quadrigemino di gangli dorsali percorren- tino a’ lati delle vene branchiali; e dalla coppia inferiore ( 400 ) ne nascono altri due, che vanno a raggiugnere il susse- guente gruppo quadrigemello ,- dal quale derivano quat- îro nervi quasi in croce. La mentovata descrizione del sistema nerveo di sif- fatta Nereide rende alquanto veridica V’analogia stabilita da Treviranus, che i gangli degli animali invertebrati possano paragonarsi agli spinali de’ vertebrati ( Journ. compl. du Dict. des sc. méd., vol. 18, pag. 250 ), anzichè alla spinal midolla di questi. Ma non debbesi tacere che l'apertura per la quale passa l’ esofago reputata analoga al quarto ventricolo encefalico, come pure le fascie che lo uniscono alla massa inferiore rassomigliata al cervello, sieno portate ircppo oltre. Dippiù asseriscesi dallo stesso bene- merito fisiologo che i nervi provenienti dalle parti late- rale ed anteriore del cerebro sieno simili al quinto paio. Weber ha pure detto che i due nervi diretti dentro l'’addomine de’ molluschi siano analoghi all’ ottavo paio. G. IL N. LINEATA., Ha la testa con due occhi, altrettanti tentacoli , ad una tromba. Il corpo è giallo-fosco con due linee bian- co-gialliccie, che ne percorrono il dorso dal capo all’a- no. Ai lati ha una serie di piedi colle setolette.- Non posso estenderne di più la descrizione , poichè |’ indivi- duo era in parte corrotto quando lo feci delineare, per quanto mi fu possibile, esatto, $. IV. N. SQUAMOSA. Testa priva di occhi, rotondata, con due tentaco- li interni brevi, ed egual numero esterni lunghi. Il corpo è superiormente coperto da due serie di squame ( 401 ) carnicine con orlo nericcio, avendo ne lati i piedi con «cirri e setolette. 6. V. N. pLESSUOSA Ai lati della proboscide assottigliata esistono due lunghi tentacoli, i quali sono più corti ne’ dieci anelli successivi: e nel resto di questi ha i piedi co’ pacchetti di sete. Il dorso giallastro di tale vivente ha graziosissime linee flessuose dirette verso i piedi, e di tratto in trat- to offre delle fasce trasversali bianche. La struttura dei descritti due anellidi è quasi analoga a quella del se- guente. $. VI. N. scoLOPENDROIDE Descrizione. ) Ha la testa con quattro brevissimi tentacoli triangolari, e due esili occhi. Dalla medesi- ma esce una grande tromba .rossa , a cono inverso, la quale nel termine è circondata da varie serie di pic- coli cirri, dal cui centro prolungasene una seconda ci- lindrica, che finisce con due valvule semilunari cinte da corti tentacoli. Il corpo un poco depresso termina assottigliato con due cirri bianchicci; ed ha il colorito ceruleo-rossiccio sul dorso, in cui si ravvisa la vena cava, e perfetta- mente rosso a’ lati, dove esistono due ordini di piedi, che offrono nn cirro e varie serie di setole gialle spie- gate a ventaglio. Colla sola N. coerulea e maculata a- veva qualche rassomiglianza , e mi è sembrato che essa sia la vera Scolopendra marina di Rondelezio ( Zooph., pag. 108, fig. 1), avendola con questo medesimo vo- cabolo descritta. \ QU BI Li { 402 ) Anatomia. ). Dalla proboscide poc’ anzi nomina- ta si passa nello stomaco molto carnoso, il quale ha nell’ interno quattro strisce longitudinali. Al principio di ogni coppia di queste e mercè particolari fibre è im- piantato un dente cartilagineo trigono ed uncinato. Dal ventricolo incomincia il canale degli alimenti, che per bastante tratto del corpo oflre a dritta e sinistra le soli- te borsette, e poi finisce tuboloso. Le due ovaie principiano dalla metà del ventre e più o meno rigonfiate terminano nell’ apertura dell’ a- no. La tromba è tirata fuori del corpo dalla cop- pia di muscoli, che incomincia con sei lacerti nel peri- metro della testa e finisce in due distinti piani car- nosi semicircolari presso il termine della stessa e’l prin- cipio del ventricolo, il quale, essendo tirato in sotto da? due muscoli adduttori, seco porta anche la tromba. Il resto del sistema muscoloso è simile agli anellidi pre- cedenti. Il cerchio vascoloso, che circonda l esofago, dà tanto l'arteria dorsale , la quale in ogni articolazione in- via alle pinne un ramo diviso alla superiore ed infe- riore di esse di dritta e sinistra; che le ventrali pa- rallele, avendo ognuna la solita serie di vescichette. Nel medesimo anello comunicano la coppia di arterie esofagee, che sboccano nell’aliro cerchio vascolare cingente il principio dello stomaco, da cui partono le arterie enteroidee , la prima di esse continuata per la linea mediana inferiore dell’ intesti- no , e la seconda allo stesso modo nella sua faccia superiore; dando alla parte destra e mancina la vena branchiale , diretta ( 405 ) alle pinne, ove si ramifica, e forse si anastomizza coll’ar- teria branchiale. Il resto del sistema venoso ed il ner- voso a cagion della picciolezza non è stato da me trop- po bene accompagnato: ma, per quanto io abbia potuto vedere, è analogo a quello della N. cuprea. CAPITOLO IL Degli Spii. $. I. S. QuAaDRICORNO Ha due tentacoli lunghissimi esterni ed altrettanti più piccoli interni. I successivi tre anelli del corpo offrono ognuno un breve cirro tentacolare ; ed il piede comune si bifurca, cioè in superiore con sete globose ed in in- feriore più affollate e sottili, fornito di corto cirro , es- sendovi fra amendue un lobo carnoso. Il canale intesti- nale verso il termine, trasparendo a traverso le pareti ‘del corpo gialliccio, ha i consueti rigonfiamenti. $. II S. copuro. Presenta due tentacoli brevi e crassi, altrettanti più sottili presso la bocca, che ha quattro cirri tentacolari ai lati della testa. Osservata colla lente aveva due denti un- cinati. Il suo piede ha una coppia di fascetti di seto- le occultate da quattro: lobi carnosi. compressi , e da un quinto ovale maggiore, e cirroso. In questo vermine si osserva per sopra il canale degli alimenti |’ arteria dor- sale, che in ogni articolazione del corpo a sinistra e dritta da un vaso, che si sparpaglia su ciascuno piede. * ( 404 ) Verso la testa si. vede la’ sistole. e diastole. di due ve- sciche ovali e di quella dell’aorta. Dimodochè se ne rav- visano gli alterni movimenti sistolici e diastolici. G. III Sì cocciINEO. Differisce. dal precedente pel. colorito rosso punteg- giato del corpo, pe’ quattro cirri tentacolari disuguali , pei due lobi carnosi ed un ‘solo cirro lungo, e per l'a- no cinto da anello increspato e con un paio di lunghis-. simi cirri bianchi. G. IV. S. A vENTAGLIO: I quattro cirri tentacolari della testa, giacchè il se- guente anello ne manca, sono corti e spiegati a guisa di ventaglio. Il suo piede poi è corredato di due pacchetti di setole, di un lungo cirro superiore, di un altro inferiore, e di quattro lobi carnosi ovali, che gli occultano in parte. CAPITOLO II Delle Natadi. $ I. N. coccINEA Ha il corpo un pollice e più lungo, a clava, nella cui parte più grande offre la testa corredata d’ infinito numero di tentacoli : e nel rimanente a poco a poco si assottiglia verso lano. L' intestino pel colorito fosco tra- sparisce a traverso le pareti coccinee di questa Naiade. Non ho potuto scoprire alcun vestigio di articolazione nel suo corpo; che ne’ lati a determinate distanze caccia una se- ( 409 ) tola nera, rigida e capitellata. Essa gode nel mare cele- re ed irrequieto movimento. G. IL N. BIPUNTATA: Corpo lungo circa venti linee, gialliccio , sfornito di qualunque apparenza anellosa ; a’ lati ha un abbozzo di piede con tre rigide setole, avendo in sopra una cop- pia di puntini foschi. L' intestino era abbastanza. visi- bile, e quasi eguale. dalla bocca ove mi parve avere una specie di ventosa, fino all’ ano, colla quale si attac- cava alle pareti del vaso. $. III N. DE HORATII Sì Corpo due pollici lungo, cilindrico , anelloso , gial- lo nankin , assottigliato nella bocca imbutiforme circon- data da cirri bianchicci, e nell’ano;. avente a'lati di o- gni articolazione una rigida e breve setola, che in su è fornita di cirro lungo, bianco ed a clava. Dalla testa fino all’ ano trasparisce l’ arteria, che in cadauna articola- zione del corpo caccia un ramoscello diretto sino all’ e- stremità del prefato. cirro. L' intestino è quasi tuboloso e dritto , essendo da qualche esile legamento: sostenuto alle pareii addominali. Trovasi nelle crepaccie degli sco- gli del nostro littorale. La sua specifica. denominazione è stata da me desunta da un tenue attestato di stima verso il dottissimo prof. cav. D. Cosmo de Horatiis Me- dico-chirurgo di S. M. il Re nostro Signore. (406 ) CAPITOLO IV. Delle Polie. 6. I IDEE SU TALE GENERE. Non ho potuto riportare questo anellide ad alcuni de generi di siffatti esseri registrati nelle celebri ope- re di Linneo, Cuvier, Lamarck e Savigny. Esso ha qualche leggerissima analogia con l’ AZirudo soprattut- to per la struttura del suo canale de’ cibi, e la P/a- naria per la esteriore conformazione del corpo, Al più avrebbe trovato qualche approssimazione con gli entozoi od intestinali cavitari, e forse col Nemertes in prefe- renza della Zerzaca ; se ne avesse i principali carat- teri, ed abitasse nell’ interno di altri animali: ciocchè è totalmente contrario al fatto. Molto meno poi ha veruna anologia col Siphalus fuscus di Rafinesque. Dovendolo quindi pubblicare, ho stimato formarne un genere a par- te, che sottometto alla savia ed imparziale censura de'dot- ti, col nome di Polia, in perpetua ricordanza del non imai per me abbastanza lodato commendatore Giuseppe Saverio Poli , sì benemerito del ramo di anatomia com- parata patria, sul quale sono anche dirette le mie de- holi ricerche, : SG. IL P. siruvxaCcOLO. Descrizione. ) La testa di detto animale presen; ta un lobo, che a di lui piacere prende la figura trigona coll’ angolo al vertice acuminato ; ma talora si rende re- tusa per l'uscita di lunghissima tromba dal forame, che vi ( 407 ) è sottoposto, dalla quale ho ricavato il suo nome spe- cifico, ed altre fiate scomparisce affatto. Nello stato di espansione vi si ravvisa una fovea triangolare , cui se- gue l'apertura della bocca, che apparisce eziandio trian- golare, e colla base in su e l’apice in giù, o sia in per- fetta opposizione dell’ infossamento descritto. L'orlo della bocca ha una increspatura così delicata, che talora emu- la un’arcata dentaria ; e non è difficile di vederlo dispo- sto in modo, che rassomiglia a due linee rette formanti angolo nel punto di unione della linca superiore traver- sale colla inferiore perpendicolare. Il corpo è verde-fosco, anelloso, ire piedi lungo, per quanto potei rilevare dal pezzo, che ne fu a mia disposizione, triquetro avente le due faccie laterali minori e poco promi- nenti nel mezzo in cui s'incontrano, convesso, assottigliato ne margini bianchi, e separati da un solco longitudinale sì a dritta che a sinistra, scolpito dalla testa alla coda, e for- nito nel mezzo di wn' arteria rossiccia. Un solo indivi- duo n'è stato finora pescato nel littorale di Napoli, e da’ nostri marinari per la prima volta veduto. Anatomia. ) Oltre la cute, aveva due strati musco- lari, l'interno longitudinale fatto da vari nastri, e l’ester-. no ad esso soprapposto con traversale direzione. Dall’aper- tura della bocca si passa nell’esofago muscoloso , risultante dalla membrana mocciosa interiore e dalla fibrosa , essendo nel principio ampliato, ma verso giù ristretto. L' intestino di questo medesimo diametro si continua per la intera lun- ghezza di siffatto vermine, se non che! a dritta ed a si- nistra di ogni articolazione comunica con una borsa o cie- ( 408 ) co a mezza luna. Cosicchè i cibi digeriti nel canale me- dio sono poi distribuiti in tali borse. Nella faccia superiore dell’ esofago e del tubo ciba- rio esiste un canale, che verso il suo termine appari- sce angustato, d'onde esce una lunga tromba, fatta da quattro nastri fibrosi, aventino internamente la tuni; ca mocciosa, che si rialza in tante laminette con an- golo rilevato a’ lati; e, rovesciandosi per uscire dal rispettivo canale, apparisce aspra al tatto, Essa è at- taccata mediante sotttile fascetto muscolare al fondo del canale, che la contiene; ma, sotto le forti con- trazioni dall’ animale in esame sofferte nell’ essere da me tolto dall'acqua marina, se ne distaccò interamente , rav- visandola per qualche ora fornita di valida contrattilità. Talchè, se tutto l’ esposto non fosse avvenuto sotto i miei occhi, l’ avrei senza fallo caratterizzata per lombri- co od echinorinco. | Sul lobo trigono della testa incominciano due ar- terie prolungate pe’ lati del corpo, ed anche in corri- spondenza della base di esso sono inseriti i canaletti della coppia di borse, che fanno l’ officio di cuore. E tanto in questi due angoli alla base, che in quello del vertice, sì osservano tre esili prominenze bianchiccie comunicanti con un filo bianco, che scorre lunghessa la linea media- na di amendue le arterie da farne comparire cadauna quasichè divisa. Dalla fine della bocca principia una pic- colissima vena; che sull’ intestino manda un vasellino ad ogni. sua borsa laterale. (409 ) $. INIL P. LINEATA, Descrizione ) Presenta la testa con lobo prominente, compresso , ristretto presso la bocca. Il suo corpo è cilin- drico, sfornito di qualunque articolazione, di piedi, e di setole, nel principio a forma di clava, e terminato da disco emulante una ventosa. Il colorito è bianco-gialliccio ( nankin ) con linee longitudinali rosse: essendo due piedi e più lungo, e poco crasso. Abita nelle crepaccie de’ no- stri scogli o pure immersa nell’ arena. Anatomia. ) Avendone sezionato il corpo osservai il canale degli alimenti quasi eguale in tutta la sua lun- shezza e pochissimo increspato. Qualche pollice distan- te dall’ orificio della bocca vidi due lunghi tubi, al- quanto sottili, aperti co’ rispettivi forami all’ esterno del ventre di tale animale, sembrandomi analoghi alle borse respiratorie del Sifunculo (pag. 12 ). Oltre la cute colorata ha uno strato di fibre a lungo ed un al- tro a traverso. Non mostra alcuna apparenza di anel- lide. Forse: merita di costituire un genere diverso da quello, in cui l'ho provvisoriamente riportato, CAPITOLO V. De Lombrici. $. I° Li FRAGILE: Descrizione: ) Ha la testa con lobo prolungato or in forma ellittica ed ora ovata, necessario pel tatto, e per bu- care l'arena. A quello è sottoposta l'apertura della bocca 92 ((410°) con labbro orbicolare corrugato. Il corpo è lungo circa tre piedi, rotondo, formato da moltissimi anelli distinti so- lamente nello stato di estensione, essendo ogmino corredato di piede inferiormente con breve cirro, e due fascetti di sete giallo-dorate, con termine orbicolare compresso ( spatolette ); e cadauno ne ha tre disuguali , una delle quali grande e più rigida. Il fine de’ suddetti anelli è assottigliato , aven- te l’orificio dell'ano circondato da quattro cirri bianchic- ci, e negli otto in dieci ultimi anelli è privo di pie- di, uscendone soltanto le setolette. Dalla sua cute color bianco-carneo trasuda un u- more glutinoso biancastro e capace di impiastricciare gli acini di arena, onde formarsi una specie di astuccio , dentro: cui è mascosto molti piedi sott’ acqua, ove è pescato dai marinai per adescare il pesce, essendo dif- ficile di poterlo avere intero, giacchè volentieri. si spezza. i Anatomia. ) La bocca di questo lombrico è arma- ta di mascelle presso a poco analoghe a quelle delle Nereidi, ed in un piccolo individuo lungo appena una linea, che ho veduto al microscopio, sonosi esse mani- festate pronunziate in. modo che l’ animaletto a traspa- rentissime pareti le faceva uscire fuori la bocca , e ti- ravale pure nell’ interno del bulbo carnoso dell’ esofago sostenuto, e tirato dentro l’ addome da molti lacerti mu- scolosi. Tali mascelle sono conformate in modo che la in- feriore è di un solo pezzo a. guisa di ferro di cavallo, - appena incisa su, incavata posteriormente, ove sono delle (411) linee semicircolari parallele, bifurcata in dietro: le due laterali risultano da molti pezzi compressi uncinati, es- sendone alcuni dentati internamente e mossi da partico- lari lacerti carnosi; e le quali nel tutto insieme prendo- no la figura della lama di coltello, e sono nella parte inferiore assottigliate, e fra loro mercè incavi e rialti ar- ticolati. Esse forse corrispondono a’ palpi che Muller vi- de nella bocca di simigliante vermine, dicendo: » caput constat ligula convexa, subius concava ; infra hanc os rugulosum, palpigue bini parvuli, carnei ( Pro- drom., pag. 45)». Trovansi nel centro del bulbo, da cui prende origine l’ esofago, terminante nello stomaco rigonfia- to: da cui lati si prolungano aleuni sottili legamen- ti, che sostengono buona porzione del canale degli ali- menti mercè muscoletti aderente alle pareti del corpo. IL’ in'estino osservasi con alterni rigonfiamenti , che man- cano nelle vicinanze dell’ ano. Due sacchi egualmente rigonfiati e flessuosi, che dal- la metà della inferior faccia del corpo, e pe’ lati del ca- .nale degli alimenti prolungansi fino all’ apertura dell’ a- no , ne costituiscono gli ovidotti o matrice ricolma di uo- va riunite in glomeri ovali e verdicci — Il sistema mu- scoloso di detto lombrico è identico a quello delle Nereidi. Manca affatto di branchie esterne analoghe a queste co- me suppone Cuvier. La filiera ventrale di gangli allungati , ognuno de' quali a dritta e sinistra dà un nervicciuolo , nelle perti- nenze della bocca si bifurca per sorpassarne la faccia * (412) superiore , ove esistono due grandi gangli’ orbicolari , da’ quali ne incomincia la serie dorsale continuata fino all’ ano. L'arteria aorta cammina per la parte inferiore del corpo, e pare che presenti degli stringimenti al princi- pio e fine di ogni anello, nel quale sito di quà e di là fa uscire un canale terminato in una vescica ova- le, che verso l’ estremità di quella apparisce piccola e rotondata. Dippiù i lati della filiera di gangli ventrali sono co- steggiati da una coppia di arterie, le quali danno un vaso con ramificazioni esilissime per la sostanza musco- losa e presso le guaine delle setole , ciocchè apparisce ancora all’ esterno. Un altra arteria poi si dirige dal lobo carnoso della bocca sino all’ano ed in direzione op- posta dell’ aorta. Ben inteso però che iutt'i vasi prin- cipali or ora descritti si anastomizzano fra loro intor- no il bulbo muscoloso dell’ esofago, come pure in o- gni anello. Talchè la faccia superiore di questo presen- ta de vasi diversamente diramati e disposti della inferio- re, siccome rilevasi dalle figure all’ uopo incise. La disposizione de’ vasi sanguigni sul canale degli alimenti anche merita di essere conosciuta. Dall’ intrec- cio vascolare esistente nel bulbo esofageo esce non solo un vaso. per la parte inferiore dell’ intero. tubo intesti- nale, ma. benanco un altro per la superiore, dandosi scambievolmente ramoscelli e coprendo tutta la superficie intestinale di un reticolo a. vasellini paralleli. Nascono poi da’ lati di questo secondo canale venoso de’'rami di- ( 413 ) retti alle due filiere di pacchetti di setole, ove presenta- no de’ grappoli vescicolosi , incaricati della: funzione di branchie respiratorie interne. $. II L. sIFoNOSTOMA Descrizione. ) Offre il corpo lungo circa un pie- de ; compresso , ‘ assottigliato ne’ due estremi, più lar- go nel mezzo, anelloso , rosso:carneo , che è più carico anteriormente ‘Sotto una specie di prolungamento anello- so esiste la proboscide allungata, valida e nel temine con quattro denti nericci ‘ed uncinati. Hl vaso dorsale è meno rosso e largo del ventrale. Gli anelli dal principio fino alla metà del corpo hanno: i piedi compressi, continuati alquanto pe’ lati della bocca, quasichè a pettine , termi nati da due distinti gruppi di setole assottigliate ,, ap- pena ricurve , e da tre brevi: cirri : que’ del ‘resto del corpo: sino alla coda con due cirri sono più lunghi e cilindrici. i I suddetti piedi nascono nel seguente modo ; val a dire che di ogni tre anelli il primo ed il terzo sol- tanto ne seno provveduti , e restandone privo il. secon- do. Non è facile a spezzarsi negli articoli come. gli al- tri vermi descritti ; e l arena in cui abita col suo pro- lungamento anteriore è bucata, tracciandovisi un canale colla proboscide. Anatomia. ) Uno strato di fibre a lungo, soprap- posto ad un altro trasversale, costituisce la struttwra della proboscide : ed. al cui fine incomincia lo. stoma- co corredato di quattro denti ricurvi, come di sopra So, si è detto ; essendo ognuno nascosto in particolar nic- ( 16) chia fatta da molte pieghe della membrana mocciosa , e mosso da valido e proprio lacerto carnoso. Lo sto- maco è dapprima ampliato, internamente fornito di quattro prominenze, che in giù si assottigliano , e do- po aver comunicato con un rialto ovale finiscono rugo- se nel termine del ventricolo. a poco a poco allargato. L’ intestino è giallo, nell’ origine alquanto am- pio ed indi ristretto fino all’ano. Ben inteso però che nel suo tragitto è legato al centro delle pareti su- periori del corpo da lacerti carnosi disposti in serie unica. Nel metterlo nello spirito di vino ha cacciato pres- so l’ano un grappolo di uova. La proboscide ha i muscoli adduttori ed abduttori, ed il corpo è raccorciato in lun- ghezza da due validi piani muscolari longitudinali supe- riori e lamellosi, e da altrettanti inferiori più stretti, i ‘quali sono riuniti da altri muscoli piccoli, e trasversa- li. Anche ogni piede ha i suoi muscoli pettinati, che rimangono meglio contrassegnati dalla figura. Il siste- ma sanguigno e nervoso non è differente da quello de- gli anellidi esaminati. $. III. L. RAGGIANTE Descrizione. ) La testa è armata da cirro pun- tuto, alquanto rigido, cui è sottoposta la bocca trasver- sale con margine increspato. Ha pure a' lati di quella un’ infossaiura in corrispondenza della quale a dritta e sinistra del terzo superiore del suo corpo rotondato esi- stono sei forami, Il resto dello stesso è ad anelli, in o- gnuno dei quali esiste un cirro lunghetto, cui è sottopo- (415 ) sto il piede setoloso. L'ultimo anello ‘ha l'orlo tircondatò da quattordici cirri minori dritti e due maggiori ricurvi, nel cui centro trovasi l’orificio dell’ ano capace di chiudersi mercè due semilunari valvulette. La faccia superiore del suo corpo è iridata con qualché leggera tinta rossiccia , che vedesi più frequente nella inferiore, ove esiste una valletta longitudinale, i cui margini son formati da’ mu- scoli retrattori. Abita nell’ arena non molto umettata dall’ acqua ma- rina, la quale lo mette in pericolo di perdere la vita se sia in qualche quantità , siccome varie volte mi sono assicurato .- Anatomia. ) Dall’ apertura della bocca princi- pia. it bulbo carnoso privo di qualunque. sorte. di denti, sostenuto. da muscoli abduttori che finiscono pres- so lo stiletto, da vari adduttori attaccati a’ lati del corpo , e giù terminando in una borsa allungata. L'e- sofago finisce nello stomaco gonfiato, essendo nel mezzo ristretto da una zona carnosa simile a quella del lom- brico' terrestre, da cui si continua fino all’ ano l' inte- stino diversamente ricurvo ed attaccato a’ lati del cor- ‘ po mediante tendinucci, e su’ quali cammina un vaso sanguigno, che presso i piedi si ramifica in forma di branchie. Due muscoli longitudinali raccorciano il corpo , il quale nella parte anteriore, ove è sfornito di piedi e di cirri, offre sei in sette forametti laterali a dritta e sini- stra, e due'infossature superiori nelle vicinanze dello stilet- to accennato, in corrispondenza delle quali internamente (416) esistono due corpi tubolesi ed attortigliati. Nel mentre at- tendeva altri individui di questo verme per completarne | la notomia il marinaio da cui lo ebbi morì, senza aver- lo potuto ricevere \da’ suoi compagni. G. IV. L. PICCININO: Descrizione. ) Il suo corpo risulta da undici a- nelli rossi, rugosi, superiormente avendo ciascuno quat- tro setolette equidistanti, gialliccie, assottigliate. Altri più piccoli decrescenti si osservano sulla bocca e terminati da una specie di aculeo gialliccio con due punti neri alla ba- se simili ‘agli occhi. Dall’ ultimo anello posteriore se ne continuano altri tre più lunghi, membranosi , bianco- giallastri, ognuno de’ quali nel sito di reciproca articola- zione offre esilissima fascia coccinea, dall’ intorno del- la quale partono molti cirri rossi; trovandosi nel cen- tro del quarto di questi ultimi anelli V' apertura dell’ ano. La faccia inferiore del corpo di tale vermine è piut- tosto appianata e gli anelli son privi di setolette: Nel can- giar sito avvicina gli estremi posteriori verso. gli anteriori, cosicchè nel tutto. insieme somiglia \ad una piccola sangui- suga raccorciata , ed allora non oltrepassa la lunghezza di un paio di linee. Sul. dorso del. primo. anello pre- senta due nastri scarlatto, divergenti, corrugati; a guisa di branchie, le quali a norma che il vermine si agita: Va, a. poco. a poco si disirussero, Chi sa. che non fos- sero uscite da particolar forame del cavo addominale , come «è. probabile, Rinviensi. tra Ja: immondezza) e V'a- rena: marina, î (419%) $. v. L. TERRESTRE» Descrizione ) Ha il corpo anelloso, rossastro, ro- tondo, assottigliato ne’ due estremi; nel primo de quali evvi la bocca con due valvule semilunari traversal- mente situate, e nel secondo esiste l’ ano in cui han= no esse longitudinale posizione. Presso il quarto an- teriore della sua lunghezza trovasi un cingolo carnoso fornito di varie crepaccie , dal quale appena trasparis- cono i sottoposti anelli, ed è detto clitello degli auto- ri. Nella faccia inferiore, dall’uno all’ altro estremo del corpo , si trovano otto serie di sete corte, rigide e ver= dastre; delle quali Willis ( op. cit. , pag. 12 ) ebbe conoscenza solo di quattro filiere. Sono disposte in mo- do che la coppia di ogni lato serba quella stessa di- stanza , che fra essa ha il paio del ventre: e tutte sono poco visibili e dirette verso la parte posteriore. Ogni seta è allogata in una particolare guaina con esili filetti muscolari, che nel mezzo di ciascun anello buca gli strati muscolosi. Qualora il verme si contrag- ga, la sua faccia inferiore si appiana e si amplia. Raio ha deseritto una varietà di questo verme, che a senso mio potrebbe essere differente specie. Offre esso la lunghezza di uno a due piedi, circa mezzo pollice di larghezza , il eolorito rosso-fosco,, e la mancanza. della cintura o clitello compiuto : se non chè a’ margini di sette anelli e più esiste. un semplice ingrossamento di una linea largo , in pochi individui patente , e due 2 fori ventrali non sempre visibili, essendo l'apice della 53 (418 ) bocca con lobo carnoso, inferiormente solcato e necessa- rio per forare il terreno. » Supra oris hiatum prodosci- de, qua terram perforat, et elevat, donatum « ha scrit- to Willis. L’ apertura della bocca è quasi analoga a quel- la della mignatta medicinale cioè trigona o labbrata con tre lobi rosini derivanti. dalla mocciosa intestina- le. Murray ha creduto che questi non avessero esistito, scrivendo: » in terrestribus lumbricis, quos pro hac ratione examinavi, nulla detegere potui tubercula ista tria ( De Lumbr., p. 75) ». Isuddetti lombrici abi- tano ne’ luoghi umidi e grassi, ma il maggiore è pro- fondato molti palmi sotterra. Anatomia ) L’epidermide levigatisssima, ed in qual- che tratto con reflessi d’ iride, forma la prima tunica del corpo. È di facile separazione dal sottoposto inte- gumento muscolare pieno di esilissimi rialti glandulosi. Dallo stesso trasuda un umore viscoso, che dà un cer- to lezzo. Isolato il prefato inviluppo trovansi due strati carnosi , l’ esterno a varie fascie traversali per cadauno anello , alle quali e nell’ interno seguono altre più di- stinte ma longitudinali. Amendue servono per accorcia- re il corpo in larghezza ed a lungo. > L’esofago principia dal bulbo carnoso della bocca, ed è molto lungo, tubuloso, stretto , rosso, di tratto in tratto sostenuto da muscoli all’ addomine, correda- to presso la metà del suo tragitto di una coppia di borse rotonde , poco ampie, e colle rispettive valvule, ed in ret- ta direzione finisce nello stomaco rigonfiato. Questo nel (419) lombrico maggiore presenta nel mezzo un cingolo car- noso , cui nell’interno corrisponde sottile lamina carti- laginosa, gialliccia, e termina nell’ intestino verde , che in ogni articolazione del corpo ha un restringi- mento e quindi una successiva ampliazione. L’ intero canale degli alimenti con moltissimi filetti attaccasi per tutt'i lati alle pareti del corpo: e risulta dalla mem- brana esterna sierosa, e dalla mocciosa interna, essen- dovi nell’esofago e nello stomaco soprapposta una terza tunica con fibre a lungo intersecate da altre a traver- so. Nelsezionare i comuni integumenti e mettermi allo scoperto l’intero tragitto dell’ esofago ho sempre av- vertito che in diversi suoi siti offre un moto di sistole e diastole. Perlochè, essendo stato in un sol punto os- servato da Willis, diede a costui occasione di scrivere: » Tuxta summitatem oesophagi cor palpitans et recipro- cans habens locatur . . . . pulsatio notabilis velut in cordis vicinia conspicitur ». Non ho potuto rinvenire il suo zrtestinum in intestino , che non esiste , e for- se sarà una delle tuniche intestinali separate dalle al- tre. Dal quarto anello in linea delle filiere di setole in- terne esistono a dritta, e sinistra sette in otto vesciche grandi quanto un acino di miglio, e le reputo piutto- sto incaricate della respirazione , che appartenenti all’ apparato genitale; come si è detto sul conto della Mi- gnatta officinale , alle cui borse respiratorie esse di mol- to somigliano. Asseriscono alcuni autori che la cintura del icorpo ( 420 ) sia necessaria per fissar 1’ un verme contro I° altro nel- l atto della copula. Dippiù si è sostenuto da qualche mo- derno naturalista 1. che i due fori del clitello conosciuti da Willis sieno le aperture degli organi generatori, quantunque dica: « dont on ignore l’usage »j 2. che i lom- brici, essendo ermafroditi, l'accoppiamento , pel cui mo- tivo vengono alla superficie del suolo , sia loro neces- sario onde eccitarsì alla fecondazione ( Cuvier, Regr. anim., v.2 , p. 528); e 3. che sieno ovo-vivipari, | sviluppando i feti un mese elassa la copula, Il dottor Lèon Dufour ( Ann. des sc. nat. Ju- in 1828, p. 212 ) asserisce che le uova del verme di terra prima di sviluppare i lombricetti sieno piene di materia polposa contenuta nell’ invoglio corneo-mem- branoso. Sono essi, egli dice, agilissimi nell’ uscire dal- l’ uovo, ed immantinente bucano l’argilla per intanarvi- si, conchiudendo poi essere del tutto ovipari Pria che l’esofago termini nel ventricolo è circon- dato da moltissime ovaie bianchiccie , vescicolose, con vasi ed ampollette sanguigne al di sopra, di figura o- vale o reniforme, e pendenti da speciale canaletto. A tal proposito Willis scrisse:» ex utroque cordis la- tere et inde paulo inferius corpora albicantia et non- nihil globosa utrinque in tres velat Zodos distinctos constituantur » ..... unde suspicio statim orta est, eos corpora spermatica esse ( Op. cit. , fab.4, fto. 1 et3). Appena che si comprima it corpo dalla parte po- steriore verso l’ anteriore, o pure in senso contrario, è facite osservare la uscita delle nova per la bocca, ‘o per (421) lano. Non ho potuto. verificare tale fenomeno nel lombrico maggiore , in cui le suddette ovaie cangian unì poco di forma, e coll’iniezione di mercurio dentro l’e- sofago mi sono assicurato che non vi hanno affatto co- municazione. Colla lente e col microscopio ho veduto che ogni ovaia sembrava quasichè continuata in un va- so tortuoso ed inestregabile tanto a dritta, che a sini- stra, ed aperto ne’ due pori ventrali. Da ciò chiaro n’emerge di reputare il lombrico terrestre unisessuale ; cioè solo femmineo. Nelle pertinenze dall’ ano tra la pa- rete esterna dell’intestiino retto e la interna. addominale ho trovato attaccati con esili filetti. de’ corpi ellittici risultanti da vescichette ombilicate , impiantati sopra un ricettacolo verdiccio simili a’ quei trovati nel Si- fancolo (p. 10, e 21) e nelle Oloturie ( p. g6 ). An- che Willis li conobbe, scrivendo : » In quibusdam lum- bricis circa caudam ex utroque intestini latere plura in- terdum ova, nunc ad excludendum parata, reperimus, quae quidem a partibus genitalibus illic dependisse visa , per. ductus in anum patentes foras eduntur (p. 13) ». La filiera di gangli come gli altri anellidi non è trop- po pronunziata 5 e pare che abbia un solo nervo , il quale al principio di ognì articolazione si restringe per cacciare nel suo mezzo due nervicciuoli 3 e che vicino il bulbo esofageo si bifurchi per abbracciarlo e comu- nicare con‘ due gangli rotondi. Il sangue dall’ intestino retto è riportato verso o) bocca dalla vena enteroidea superiore ed inferiore , le quali pei lati del canale degli alimenti danno de’ rami 4 ( 422 ) fra essi anastomizzati, formando un lasco reticolo va- scolosa sul budello con qualche piccola vescichetta sangui- gna. E le loro primarie e secondarie ramificazioni so- no oltremodo variabili nel tratto del canale degli ali- menti. Vale a dire si osservano poco distanti e rami- ficate nelle vicinanze del retto; con due vasi grandi lunghi, e’l1 medio breve sul resto del budello , don- de partono de’ vasellini a forma di ventaglio ricurvi, paralleli ed intrecciati, e fasciata sul ventricolo con un grosso ramo a dritta e sinistra lunghesso l’ esofago; e sparpagliate intorno il suo bulbo. L’ arteria aorta è situata sul sistema ganglionare , e nel mezzo di ogni articolazione caccia la branchiale dritta e sinistra, da cui inferiormente escono altri va- sellini terminati da vescichetta. Per Ja faccia inferiore poi di detto apparato gan- glionico dirigesi una seconda arteria, che è ramificata eziandio pel mezzo di ogni anello, oltre le sue due ar- terie laterali, che danno un ramo al principio ed un altro al termine di ciascuna articolazione. Ben inteso però che tutte le arterie e vene esaminate si anastomizzano sul bulbo esofageo, e le loro ramificazioni sono state da me in termini troppo generali descritte ; tanto e sì com- plicatamente essendo divise e diramate. In parlando dal colorito del sangue rosso della Mignatta avvertii che Willis l'aveva fin da’ suoi tempi conosciuto. ( 423 ) 6. VI. L. MARINO 0 ARENICOLÀ. Descrizione. ) Ha la bocca a guisa d’ imbuto, nel cui interno esistono molti tubercoli. conici distribuiti in più serie circolari, verdicci , e capaci di allungarsi e raccorciarsi. Nel suo fondo esiste i orificio dell’ esofa- go. Il corpo è allungato , cilindrico, assottigliato ne’ due estremi, composto di pezzi articolati fatti da un anello maggiore e quattro minori. Al margine laterale e poste riore degli anelli grandi esistono i piedi con sottili e dorate setolette, sopra i quali dal settimo anello maggiore in poi son collocate le branchie coccinee ; essendo ognu- na bentosto bifurcata, ed allo stesso modo continua a ramificarsi. Dalla esteriore superficie del suo corpo ros- so-fosco tendente al verde-bianchiccio anche nel mese. di agosto geme un umore glutinoso giallo di bile, che ha colorito la mia cute in maniera, che non si è canicella- to colle replicate lavande; e dal trasidamento del mede- simo deriva la guaiva membranosa, da cui siffatto vi- vente trovasi avvolto. x CAPITOLO VI Descrizione tecnica degli Anellidi di questa prima Parte. ; + ) Nereis. Corpus repens, longum. Pedunoeuli laterales pe nicillati. Teniacula siroplicia, rarius o. Oculi quatuor aut duo, ram'ius o. * (4) *LEoODIicE, Zom. Maxillae septem: tres in ordine dextro, quatuor in sinistro; inferioribus sim- plicissimis. Antennae quinque filiformes , inaequales , capite longiores. Caput penitus detectum. Oculi duo valde distincti. ‘1. N. gigantea — MNereide gigantesca. Longissima , tereti-depressa ; cirris tentacularibus segmento secundo aequalibus; capite bilobo. NoBISs. Leodice gigantea : longissima, tereti-depressa; cirris tentaeu- laribus duobus segmento primo brevioribus; capite quadrilobo. LamARcK, Zist. des anim. sans vert., vol.5, p. 3223, n.1. Saviony, Syst. des annel., pag. 3579, n. 1. Nereis aphroditoîs: teres retrorsum lente attenuata; subtus depressiuscula sulco obsoleto exarata: branchiis in segmentis ceto prioribus nullis, in sequentibus tribus simplicibus , in postremis ‘sensim maioribus uno versu pinnatis. PaLLAS, Nov. Act. Petrop., tom. 2, pag. 229, tab. 5, fig. 1-7. Terebella aphroditois: sesquipedalis, segmentis 148. et ultra, pedunculis carnosis cirro instructis, papilla penicilligera, capite bicirrato. GMELIN, Sys?. zat. XIII, /om.1, p.VI, p. 3114, 7.9. N. gigantea. Co/lect. du Mus. de Paris. Eunice gigantea. CuvieR, Rég. arim., tom.2, pag. 552. 2. N. cuprea -- N. cuprea, Esca da pescare. Corpore viridi coerulescente, compresso; tentaculis inaequa- libus, monilifomibus , subulatisque ; oculis albis pedicellatis ; pinnis penicilliformibus , spiraliter plumulosis, apice rubellis; cau- da attenuata cirris geminis albis. NoBIs. Bosc, ist. des vers. , vol. 1, p. 143, tab. 5, fig. 1. ** NerHrvs, Savig. Proboscis basi attenuata, segmentis binis divisa = inferiore longo, claviforme, superne tentaculis parvis acutisque echinato; superiore brevissimo, longitudinaliter hian- te, orificio tentaculis biordinatis instructo. Maxi//ze inclusae, parvae , corneae, curvae, peracutae. Arfernae biarticulatae, parvae : impari nulla. Oculi vix distincti. 5. N. scolopendroides -- NN. scoloperdra:marina. Proboscide rubra, turbinata, muricata, ore tubuloso-striata , (425 ) poenitus cirrato-radiata ; tentaculis brevissimis quatuor ; oculis binis vix conspicuis; corpore coerulescente-rubro; pedibus ge- minis setuloso-pectinatis, supra ac infra cirratis. NoBIS. Scolopendra marina. RONDELET, Znseci. et Zooph., p. 108, fig. 1. An N. coerulea? Linn. cur. GmeLIN, Syst. rat. XI, s. oepu Wii, pitollnoizz ie. 4. N. delineata -- MN. Zireata. Corpore luteo, lineis albescentibus depicto, annulato; probo- scide cylindrica; tentaculis quatuor subnulatis; oculis ad eorum radices ; pedibus setulosis ac cirratis. NoBIs. 5. N. squamosa --- N. squamosa o Basteriana. Corpore antice rotundo, postice attenuato, bicirrato , dorso dupliciter squamoso , squamis roseis, rotundatis margine nigro; tentaculis duobus externis maioribus, totidemque internis mino- ribus; pedibus setuloso-cirratis. NoBIs. An Basrer, Opusc. subsec., tab. 1, fig. 9. 6. N. flexuosa --- N. flessuosa, N. a zig-zag. Corpore proboscide extenuata, ac tentaculis quatuor praedita ; cirris tentacularibus in reliquis sex corporis segmentis; pedibus setuloso-cirratis; dorso luteo, saepius vittis albis transversis inter- rupto; linea flexuosa, fusca ad latera, ornato; cauda biseta. NoBrs. Nereis gigantea apud nos rarissima , et cuprea com- . munis est: ambae domicilium degent in peculiaribus coria- ceis tubis. N. scolopendroides aeque ac N. delineata cryptas, et N. squamosa et flexuosa sulcos radiorum A. auranciacae , accolunt. TT )SPio: Corpus elongatum , articulatum , gracile; utroque latere fasciculis setarum brevissimarum serie unica dige- stis. Branchiae laierales, indivisae, filiformes. Tenta- \ f( 426 ) cula duo, longissima, filiforimia vel setacea, brachia ae- mulantia. Os terminale. Oculi duo aut quaiuor. 1. S. quadricornis --- S. quadricorne. Tentaculis quatuor: externis filiformibus, longissimis; in- termediis crassis. 3 Diplotis hyalina. Montag., 4cé. Soc. Liz. XI, p. 203, £. 14, fg. 6, 7. LaMmARCK, Z7ist. des anim. sans. vert., v. 5, n. 4. Obs. ) Articali corporis prope - caput secundus, tertius, et quartus sunt ad latera cirris brevibus rotundatis praediti. Pedes bini, inter quos observatar lobus oralis; quorum unus habet sglas apice globoso, alter acuminatas cum parvo cirro. 2. 5. caudatus --- S. coduto. Depressus, semi-hyalinus; corpore subcaudato. An Polydora cornuta. Bosc, ist. nat. des vers. , vol. 1, p-. 150, tab. 5, fig. 7. Lam. ist. des anim. sans vert, v. 5, p. Sig, #. 5. Obs. ) Fentaculis quatuor inaequalibus: antennis binis cras- sis; pede fasciculis setarum binis distinctis; lobis quatuor mini mis, quinto maivre ovali ac lateri cirrato, obtectis. 3 S. coccineus -—- S. sanguigno, Corpore eoccineo-piinciato, in coriaceuni tubulum abiconditò ; antennis binis crassis; palpis geminis; cirris tentacularibus quatuor inaequalibus, bimis anticis longis, reliquis brevioribus; ano coro- nato-verrucoso , aristis albis longissimis terminato j uno pede cirris binis crassis, altero subtili lenge; setarem fasciculis geminis-prae- dito. Nosis. 4. S. ventilabrum --- S. a ventaglio. Capite antennis duabus ventricosis, tentacalis quatuor brevis- simis ventilabriformibus ; pede cirris geminis, fasciculis setarum biiuvgis, lobis carnosis obtectis. NoBI$. i ( 427 ) Spiones descripti in scopuloram fissuras habitant , lenteque vitrea observari debent. Piet) Nars. Corpus repens, longum, Liseafo| pellucidam, de- pressum; setis raris Gilapicibus , aut fasciculatis; ad late- ra saepius hispidum. Os terminale; ientaculis nullis. 1. N. coccinea -- N. rossa. Corpore subturbinato, eoccineo ; capite cirris longis, exilibus, confertissimis ; lateribus setis rigidis, apice globosis. NoBIs. 2. N. bipunctata --- N. duepuntata. Corpore ceylindrico , lateribus subpedicellato; pedibus super- ne punctis fuscis geminis, ac setis tribus rigidis. NoBIs. N. de Horatiis --- N. di de Horatiis. Corpore luteo , tereti, annulato, subfusiforme; antice conico, radiato-cirroso , postice acuminato ; lateribus cirris longis clavatis, seta inferne prdediviei Nogis. Hospitant praedictae ra in syrtibus Neapoli- tani litoris. ii) Poria. Corpus vix annulatum, oblougum , antive subrotun- dum, postice truncatum : oculis, setis , tentaculis, bran- chiisque poenitus destitutum. Os edentuium sub lobo anteriori. Anus in cxtremitate postica. 1. P. siphunculus --- P. a si/one. Corpore subtriquetro, planulato, viridi-fusco; siphunculo valde longo, scabro ; oris apertura crenulata ; lateribus sulcatis. NowIs. 2. P. delineata --- P. ii Esca gialla. Corpore elongato , terete, luteo; lineis rubris Jlongitudinalibus (48) depieto ; ore sub lobo compresso rotundato , postice disco pre- hensili circa anum; ventre poris geminis pertuso. NoBIs. Poliae habitant ad Neapolis vicinia. ttttt) Lomsricus. Corpus ieres annulatum, saepius cingulo elevato ge- mitalium .recepiaculo cinctum, aculeis utplurimum condi tis longitudinaliter exasperatum , poro laterali instructum. 1. L. fragilis —- Z. fragile, Tremolino. Ruber, verrucis lateralibus fissis, setis fasciculatis. MuLLER, Zool. dan. prod. 2611; rar. descr. 1, p. 45; Zool. dan. 1, P. 75, tab. 22, figs 1- 5. Linn. cur. GmeLIN, Syst zat. XIII, v.1, p.VI, p. 5086, n.13. BrucuIERE, Enc. méth., tab. 34, f. 15, A. 2. L. siphonostoma --- L. a sifone. > Corpore toroso, subcompresso, annulato; anterius probo- scide quadridentata , postice bicirrato ; annulis numerosis, alterne pedicellatis ;. pedibus planulatis in supremis annulis setaceis fasciculis duobus ternisque cirris, in postremis fasciculo nnicò tereti, praeditis. Norers. 3. L. radiatus —- Z. raggiante, Esca di arena. Corpore antice stylo rigido, posterius ano cirris sexdecim radiato; lateribus annulorum supremorum pertusis, sequentibus pede setuloso-cirrato ; rubro, luteo, coeruleoque depicto colore; subtus vallecula communito. NoBrs. 4. L. pusillus --- L. piccino. Gorpore parwo , annulato , coceineo ; antice subulato, punctis nigris geminis prope apicem; postice annulis tribus , luteo- albis , circum circiter rubro-cirratis. NoBIs. 5. L. terrestris -—- ZLombrico, Ferme di terra, Escolo; (429 ) Ruber octofariam aculeatus, clitello cinctus: Linw. cur. Gme- LIN, Syst. nat. XII, vol. 1, p. VI, p. 3083, rm. 1. MurLer, isf. verm., ton. 1, p.2, pag. 2a, M 1 L. laevis. HiLr, hist. anim., p. 15. L. terrestris minor. RA3., Zrsect. 2. L. t. m. rubicundus. SLoAN. , Jam. 2, p. 189. RepI, Exper. 4, tab. 15, fig. 1. Murray, De Lumb. set. obs., t. 2, figd 1-5. Cuvier, Régn. anim., tom. 2, p. 529. LAMARCK, Zlist. des anim. sans vert., tom. 5, p. agg, n. 1. Enterion terrestre. SAvicny, Syst. des annel., p.4h5, n. 1. BruGUIERE, Enc. métk., tab. 52, fig. 1, 2. MontEGRE, Mém. du Mus., p. 242, tab. 12.- a ) L. terrestris maior. Ray. , Zrsect. 1. A RENICOLA, Lam. ' Corpus molle, longum , annulatum, cylindricum, postice nudum; setarnm fasciculi biseriales in parte media anticaque. Branchiarum externarum arbusculae aut penicilli ad basim fasciculorum dorsalium. Os terminale, nudum. Qcul nulli. 6. L. marinus — Z. marino, Capo d’ esca. Papillis dorsalibus geminatis setigeris. Linn. , It. W.-goth., pag. 189, tab. 5, fig. 6. GmELIN, Syst. Nat. XII, som. 1, p. VI, pag. 584, n. 2. Nereis lumbricoides. PaLLAS, Nov. Act. Petrop., tom. 2, pag. 259 tab. 5, fig. 19. i Lumbricus papillosus. OrTH. Fasrio,, Faun. Groenl., n. 267. DI Barpur, Gen. verm., pag. hs n 1; tab. 1, fig. 8. MuLver, Zoolog. danica,y pars VI, tab. 155, fig. 1 (bis). BrucuIÈERE, Enc. méth. tab. 54, fig. 16. Arenicola: piscatorum: Lamarck, Mist. des anim. sans ver- tébr., vol. 5, pag. 556, n.1» Bosc, ist. des vers, tom. 1, peg. 161, fab. 6, fig. 5. CuvieR, Dict. des sc. nat., tom. 2, pag. 4793 55 ( 450 ) Arenicola tinctoria et A. carbonaria.. LeAcH, Enc. brit. supp., tom. 1, pag. 452, N. 2. Savienv, Descript. de È Egypte ( Syst. des anrtel. ), vol. 31, pag. 454. Lumbrici enumerati, praeter ferrestrem, vitam de- gunt in eryptis seopulorum, et in arena maris Tyrrheni Neapolim alluentis: quorum radiatus, siphonostoma , pusillusgue nautis haud frequentes obviam veniunt. Spiegazione delle Tavole. Favola XXVII. Fig. 1. Eunice gigantesca delineata di grandezza naturale per la faccia superiore , ed uscita in parte fuori del suo guscio A. Fig: 2. Due anelli del suo corpo guardati dalla par- te inferiore, e fornito ognuno della branchia ad un solo lato pennaia @ , del cirro superiore c più lungo dell’ in- feriore d contiguo ad una fovea ellittica 5, e delle seto- lette del piede e, che nella Zg. 3 si distinguono in tre particolari fascetti. E questi sono ritirati nella Ioro comu- ne guaina da’ muscoletti f f, espulsi fuori di essa dalle fibre che l’ abbracciano g, e trattenuti in tale stato dal- Y orbicolare #. Muscoli corrugatori. del corpo zi e di ogni anello 7, sua membrana esterna #. Fig. 5. K Tentacoli raccorciati, e lobi della bocca ; e L masso carnoso del bulbo esofagèo. Fig. 6. Nel centro di questo esistono i denti, de’ quali si distinguono gl’ inferiori a, i quattro superiori » ( 451 ) due wniciati d ed altrettanti serrati ce c, ed i laterali d d. Colle stesse lettere; ma di carattere majuscolo sono indicati i suddetti denti dalla Fg. 7. L’ esofago è cilindrico e tutto rugoso a lungo; attesochè lo stomaco E oltre tali rughe ne offre altre a traverso; essendo poi continua to nell’ intestino ( Fg. 8 ) fornito di ciechi laterali, ed abbracciato dalla matrice Fin forma spirale. Fig. 9. E. cuprea, ch'esce dal proprio guscio G fatto di alghe e di arena. — Zig. 10. Piede co’ pacchetti di sete ed i rispettivi cirri. — 7g. 11. Occhi di detta Eunice h ft, dalla cui bocca escono le punte delle due mascelle 5. Bulbo dell’ esofago con masso di muscoli esterni I ed in- terni J, oltre gli abduttori # e gli adduttori /; esofago L, che è confuso colle: stomaco; intestino sezionato co’ ciechi m, e glandulette gialliccie alle fovee ovali de'piedi o. — Fg. 12. Mascella inferiore p, denti uncinati g 9, serrati mag- giori "7 e minori f. Uno di quelli si è ingrandito co’ la- certi muscolosi ( Fg. 10). — Fig. 13. Forma degli escre- menti; Zig. 14 disposizione dendritica de’ globetti sangui- gni; Zig. 15 altra ad aie; e 7g. 16 a mezzi cerchi. Tavola XXVIII. Fig. 1. Porzione di un anello del corpo della N. cuprea, per dimostrare il pennacchio a disposizione spirale a, il cirro superiore 6 e l inferiore c del pie- de con fovea ovale d, non chè i ventagli di setolette. Fig. 2. Anello vascoloso del bulbo esofageo e fatto dalle arterie branchiali f/ e dall’aorta g, vedendosi a’ lati di questa due vesciche analoghe al cuore 2.4, e da quello nascere le ramificazioni é#, che circondono il bulbo dell’ esofago. ( 452 ) Fig. 3. Vene laterali 4 4 all’ arteria aorta, che in 2 ha un ganglio nervoso, ed in 7 una vescica o cuore, il quale verso le articolazioni inferiori del corpo appa- risce reniforme, e l'arteria aorta ( Fig. 4) n posta fra la veni laterali o o. i Fig. 5. Arterie laterali p p, donde partono le bran- chiali 9 9g; € vena cava r che somministra la branchia- le s e 1 ramoscello # pel cirro superiore, sulla quale veggonsi i quattro gangli cerebrali del dorso co’nervic- ciuoli annessi. Fig. 6. Pezzo di vagina colle uova A; e Fig. 7 anello cerebrale, non che ganglio della serie dorsale 4 e della ventrale v. Fig. 8. Nereis scolopendroides colla proboscide uscita fuori, risultante da due pezzi il primo a cono in- verso maggiore a circondato nel termine da piccoli cirri:, ed il secondo 6 che esce da dentro di quello, più breve e con cirri solamente nel perimetro della bocca. I piedi c sono disposti in due serie, vale a dire una superio- re ( Fig. 27 ) d col respettivo cirro, e l’altra inferio- re e. Le sete sono a gruppi separati e tutti di forma spirale ( Fg. 15 ). Fig. 9g. Spio quadricornis che ha due soli tenta- coli lunghi f e tre brevi g, il piede superiore ( Fig. 14). h con sete capitellate, che nell’ inferiore è sono semplici ed un cirro in giù assottigliato, non che un altro medio rotondato 7. Fig. 10. S. caudatus per ogni lato con quaîtro lun- ghi e disuguali tentacoli #, e con due registri di piedi (453) ( Zig. 15 ) setolosi, ch'escono da mezzo ad otto squame /, e con lobo 72 carnoso fornito ‘di corto cirro. Fig. 11. S. coccineus avente due. lunghi ed altret- tanti brevi tentacoli 7, l’ ano con circolare. increspatura , donde parte una coppia di lunghissimi cirri 0, ed i pie- di ( Zg. 16. ) p con un lobo carnoso su ed un altro. giù fornito di cirro allungato. Fig. 12. S. ventilabrum ha quattro corti ed egua- li tentacoli r. Le antenne ( ig. 18.) sue e quelle. delle altre specie risultano da due porzioni o sia dal bulbo 9 che in se fa rientrare, od uscire l'altro pez- zo s. I piedi ( Fe. 17) armati di sete #£ offrono il cirro superiore ed inferiore, e molte squame membrano- se da cui sono occultati. Fig. 19. Nais bipunctata, e Fig. 20 N. de Ho- ratits circondata da cirri. La ig. 21 n'espone la seta a, e l'arteria dorsale che si dirige ad ogni cirro — Fig. 22. Bocca r della N. scoloperidroides, ed i muscoli della sua proboscide e del ventricolo sono gli abduttori ( Fig. 24) s e gli adduttori $; poichè i denti dello stomaco in sito dinotansi da £, e separati veggonsi nella Fig. 23. Fig. 25. Ya conoscere la vena enteroidea colle sue ramificazioni --- Fg. 26. Dall’ anello vascoloso del- l esofago a si dirigono verso il termine della probosci- de le due arterie paraboliche 6 6 e 1 altra c. continua- ta nell’ aorta @, e tutte e tre poi si anastomizzano in d. Le due arterie laterali // hanno in mezzo la filiera ventrale di sangli cerebrali dalle quali esternamente e- scono le branchie interne 2/4 ( Zig. 27 ). 56 CABI Tavola XXVIII. Fig. 1. Sifone con ventosa nell’ apice a della Polia sifuncolo sotto la quale trovasi la bocca. A’ lati del corpo ha una linea bianca e spesso presenta de’re- stringimenti cc con un solco d, nel cui mezzo vedesi un vaso rosso-rancio con. filo bianchiccio mediano. îg. 2. Sifone suo B uscito dall’ astuccio Cgiacente sul canale degli alimenti. Sopra l’orificio della bocca d . evvi la macchia trigona e. Ne indicano ff i lacerti mu- scolosi del. corpo. Fig. 3. Forame % pel quale esce il sifone nell’ interno sezionato (Fis. 5 ); diversa forma della bocca ; j esofago colla vena enteroidea, che si ramifi- ca su ogni borsetta cieca. dello stomaco kk, essen- done aperto un pezzo nella Fig. 6 per meglio farne vedere le borsette //. La Fig. 7 espone le arterie la- terali col filetto nervoso mm, dalle quali nascono le ve- sciche vascolose 7 72. «i Da P. leneata osservasi. nella Fig. 3; ove ne apparisce la testa 4 e la ventosa della coda 8; ‘atte- sochè in A veggonsi |’ ADEN della bocca c, e le due borse allungate dd co’ respettivi forami esistenti nella sua pancia qualche pollice distante dalla testa. Fig. 8. Lumbricus fragilis guardato pel dor- so s in cui ne apparisce il lobo superiore alla boc- ca a, che si è ingrandito (Fig. 9 a), el suo lun- go corpo rotto in 2 ‘con pezzetto del fine c. La faccia superiore di un’ articolazione è ‘ disegnata nel- ( 435 ) la Fig. 15 co’ vasi sanguigni, che vi sì osservano e’l piede colle setole d, e la inferiore col cirro di que- sto ( Fig. 16 e). Fig. 12. Bulbo esofageo f co’ denti sporti in fuori, de’ quali ravvisasi nella Fig. 11 la mascella TUUAROG ar- ticolata in & a molti pezzi, alcuni uncinati g co’corrispon- denti lacerti muscolari 44, ed altri mozzati a sega è; e la inferiore ad un sol pezzo (Fig. 10). Dal succennato bulbo continua Ì’ esofago 7 terminato nello stomaco m, e quindi l'intestino 2, essendo sostenuto. alle pareti addominali da’ legamenti 00. -- Fig 13 Matrice e for- ma delle sue uova ( Fig. 14 ). Fig. 17. Arteria aorta colle vesciche aa e. le re- spettive ramificazioni è disperse in ogni anello - Fig. 18. Vena enteroidèa superiore col reticolo che ne deriva a' lati delle intestine; ed inferiore ( Zig. 19 ) co’ vasi grappolosi, che fanno l’ officio di branchie interne. -- Fis. zo Cervello e filiera di gangli ventrale è, e dor- sale c. Fig. 21. Lumbricus siphonostoma, essendone il prolungamento superiore alla proboscide di, questa coi denti e, i piedi degli anelli del corpo anteriori f, e posteriori g. -- Fig. 21. Si è tagliata la proboscide :4 ed aperto il ventricolo per dimostrarne i denti 7, uno de’ quali col respettivo muscolo è si è ingrandito nella Fig. 23, e le Lio kk; indi apparisce porzione del tubo intestinale 7 co SA m., che lo fissano alle pareti addominali. i Fis. 2h. Muscoli alii n a ‘e /traversali © (436) del corpo ; nonchè que’ a pettine p delle setole de’pie- di, la cui guaina nel termine è rossa, ed ove forse si sparpaglieranno le branchie interne. Tavola XXIX. Fig. 1, Lumbricus radiatus osservato pel dorso, affin di farne conoscere il cirro a stiletto a, una del- le infossature laterali alla testa d, la serie de’ cirri di dritta cc, che intorno l’ano sono raggianti d. -- Fig. 2. Dello stesso animale supino vedesi la bocca e, la fi- liera. de’ forami laterali del pezzo anteriore del suo cor- po ff, dal cui termine lunghessa la linea mediana in- comincia la valletta o canale g. Piedi #4 colle setolette e cirri, ambedue sonosi ingranditi nella Fig. 4, e © que’ dell’ ano a gruppi. Fig. 3. Sezionate le inferiori vati del suo corpo apparisce il bulbo esofageo 72, il muscolo abdutto- re 2 e gli addattori o, l’ esofago p, lo stomaco di- viso in porzione superiore ed inferiore dal _cingo- lo carnoso g , el resto del canale degli alimenti pieno di arena , sostenuto da’ legamentucci ss, e ter- minato nell’ apertura dell’ ano co’ cirri, due di ‘essi maggiori £, non che i muscoli longitudinali w w. Fig. 5. L. pusillus, e Fig6. L. terrestris, il cui cli- tello traversalmente fesso è a, la bocca ( Fig. 8 ) d, l’eso- fago colle uova d, lo stomaco ‘e, l'intestino f; e l’ano h. La sua varietà (ZL. terr. maior) si è delineata nella Fig. 7 in cui si vede il cordoncino laterale dritto è (437 ) del suo cingolo, che in amendue i lati XX e per la faccia inferiore è disegnato nella Fig. 9, colla quadru- ‘plice serie di spine per ogni anello , ossia la coppia ‘marginale Z e la ventrale 72; essendosi nella Fig. 12 rappresentato la guaina di ogni seta, che talora è du- plice ( Zig. 13 ). Due de’ suddetti anelli, spogliati dell’ epidermide , dimostrano ( Fis. 10 ) inzi la- certi o nastri fibrosi traversali co’ buchi pel passaggio delle setole, ed in o i longitudinali. Fig. 11. Proboscide 4« superiore all’ orificio della bocca con tre lobi 2, esofago d e'l suo bulbo c, i due rigonfiamenti 2 ed i suoi muscoli jj, ovaie co? respet- tivi ovidotti ff le cui aperture sono in a ( Fig. 9), cingolo g ‘carnoso dello stomaco sezionato , ove inter- namente è aderente una lamina cartilaginosa , % porzio- ne di budello. — Zig. 14. Lombrico prima di uscire dall’ uovo. Fig. 15. Filiere delle borse respiratorie, una del- le quali si è ingrandita ( Zig. 16 ). Fig. 17. Anello cerebrale col principio de’gangli.- Fig. 18. Disposizione della vena cava sull’esofago 4a , e della sua continuazione sul principio dell’ intestino b. -- Fig. 19. Gruppo di glandule vescicolose esisten- ti presso l’ ano col proprio legamentuccio. i Fig. 20. Arteria aorta a colle branchiali a grap- poli unilaterali 59. Pezzo di nervo ( Fg. 21 ) L spet- tante ad un solo anello, che nel mezzo di questo caccia un nervo a dritta, e l’altro a sinistra 722; rw arterie laterali allo stesso, che dalla parte esterna e di- ( 438 ) visoria di ogni anello danno il ramo 00; e p media- na direita per la faccia inferiore del sistema ganglioni- co ed a dritta e sinistra somministra il ramoscello. gq parallelo alle arterie branchiali d. Zig. 22. Vena ente, roidea e cava, anastomizzate ne’ lati delle intestine, e da’ loro ramoscelli escono esili borsette sanguigne, Fig. 23. L. marinus delineato per la faccia superiore , del quale sono : a la bocca, è l’ano, cc le branchie, dD i piedi setolosi, f( Zig. 24 )i cirri della bocca, g l’ esofago, A lo stomaco, zi le borse de’ ciechi, 7] porzione superiore del canale degli alimenti con mol- te cellette e vasi a zig-zag, e & inferiore. Fig. 25. Actinia aurantiaca, e 36 pezzo del suo muscolo longitudinale 4 coll’ ovaia o matrice è e col canale spermatico c. ( 459 ) INDICE GENERALE. VOLUME I. DEDICA AS. A, R. IL DUCA DI CALABRIA II, PREFAZIONE VII. Memoria su la Sanguisuga medicinale e su varie altre specie di Mignatte 1. Storia naturale. G. I. Descrizione e classificazione della Sanguisuga medici- nale 4 -- 6. II. Scelta e conservazione della Mignatta delle offi- cine ‘8. Anatomia. $. I. Integumenti membranosi e muscolari. 10.--$. IL. Ap- parato digestivo rr.--G. III. Propagazione della specie 14.--8. IV. Respirazione 17.--$. V. Circolazione 20.--$. VI. Sistema nervo- so 22.--$. VII. Organi sensori 25. Uso medico. $. I. Azione della Sanguisuga medicinale 26.--6. II. Apph- cazione 29. -- $. INI. Malattie che ne richieggono | uso 33. -- $. IV. Mezzi da riparare a° danni prodotti dall’ AM. medicinalis e alpina 37. Descrizione, Anatomia, ed Uso di varie altre specie di Sanguisughe G. I. Mignatta nera ( MH. sanguisuga ) 41 -- S. II M. i: ( H. vulgaris ) 43.--4. ILL. M. marina (H. muricata) 45 -- S. IV. H. descriptio iconibus illustrata 47 -- Spiegazione della Do I, {bo Descrizione e Notomia del Clio Amati, di alcune Pla- narie e Vorticelle ,- della Favagine, e di altre pro- duzioni. marine. (440 ) $. I. C. Amati 53. -- $. II. P. ocellata et var. 59. - 6. II. 7. Caulini, Acetabulum Mediterraneum , Polyphy- sa rubescens 61. -- $. IV. Favagine di Aristotile , Bicchierini di mare, Ascaride della Testudo Mydas 66. -- $. V. Descrizio- ne sistematica di detti esseri 69 --Spiegazione della Tav. II, 72. Sulla Cassiopea Borbonica 75. . I. Descrizione 76. -- $. II. Anatomia 79. RAIL De. uu systematica 83 -- Spiegazione della "Tav. III e IV, 83. Anatomia e Classificazione del Sifunculo ntido 1. 6. I. Caratteri esterni 3. -- $. II. Comuni integumenti 6.:- $. II. Sistema muscoloso 7. -- $. IV, Apparato digestivo g.-- S. V. Mezzi per la riproduzione della specie 1g, -- G. VI. Or. gavi della respirazione 12. -- $. VII. Sistema sanguigno 13. =» $. VIH. Sistema nervoso e $. IX. Classificazione 15. --- G. X. Specie di Sifunculi 18. -- $. XI. Siphunculi balanopho: ri descriptio 19. -- Siegazione della Tav. I, 22. Memoria sulle Aplisie 25. -- Descrizione: Cap. I. 4. Zeporina 18. - Cap.II. A. Poli 30.- Cap. INI. A. neapolitana 31.-Cap. IV. Riflessioni per distinguere le Aplisie 32. -- Cap. V. Caratteri classici, generici e specifici dell’ 4. fasciata, Camelus, Neapolitana, depilans, punetata, Poli 37.-- Anatomia: Cap. I. Invogli esterni 43. -- Cap. II. O- percolo e cavità che lo contiene 44. - Cap. IL. Addomine 45.- Cap. IV. Canale de’ cibi 47. -- Gap. V. Fegato 50. -- Cap. VI. Apparato genitale 51. -- Cap. VII. Glandule 55. -- Gap. VIII. Sistema carnoso 57. -- Cap. IX. Cervello ; gangli e nervi 60. Cap. X. Branchie, vene, cuore ed arterie 63. -- Cap. XI. Aplysiae fasciatae 69, Cameli , neapolitanae 70, leporinae , Cuvieri 71, Poli 72 i -- Spiegazione della Tav. II, 9 Io VIVES GENI Descrizione zoologica Li anatomica di alcune specie di Oloturie Vu S. I. O. Forskal 1: -- $ IL O. di Poli e 6. DI. O. di Santoro 80. -- $. 1V. O. di a zo -- 6. V. O. di Peta- (441 ) gna e G. VI. O. di Stellati 82. -- $. VII. Comuni integu- menti 83. -- S. VIII. Canale degli alimenti 88. -- S$. IX. Ap- parato» della respirazione gr. -- S. X. Organi sessuali 94. S. XI. Sistema circolante 98. -- S$. XII. Usi delle parti descrit- te 104. -- $. XII. Classificazione delle Oloturie 108. -- G. XIV. Holothuriae iubulosae , maximae 100 , impatientis , Colum- nae , Forskali n, Poli, Sanctori, Cavolini, Petagnae et Stellati 112 tecnvhica descriptio, Spiegazione della Tav. VI e VII 1295 MII ir ID 15° i Sul Doridio, su una specie di Sifanculo e sulla Pleurofillidia. S. I. Doridio Meckeliano 117. --$. II. S. echinorinco 124.-- $. III. Pleuro-fillidia napolitana 128. -- $. IV. Descriptio 2. Meckelit, S. echinorhynci ac P. neapolitanae 133. -- Spie- gazione della Tav. X, 135. Riflessioni sulla Tenia umana armata 139. Cap. I. Esposizione dell’ apparato nutriente 141. -- Cap. II. Ricerche su gli organi destinati alla generazione. 154. -- Cap. II. Guarigione della Tenia senza l’uscita della sua testa. 164. Systematica Taeniae solium descriptio 177. -- Spiegazione della Tav. XI e XII, 179. -- Supplemento si precedenti Memo- rie 181; VOLUME II. DEDICA A SUA MAESTA IL RE V. PREFAZIONE IX. Descrizione e Notomia del Doridio Aplisiforme 185. Spiegazione della Tav. XIII, 191. De Pterotrachea observationes posthumae auctore I. X. Poli cum nostris additamentis et annotationibus 195. - Conchae historia 195. -- Mollusci ne 197, et anatome 202. «= Spiegazione della Tav. XIV, 224; XV, 216. 57 . % Nota sul Mollusco del Argonauta, su una specie di Epizoo che vi ospita, e sulla Medusa Velelta 219. _S. I. Argonauta Argo 220. -- $. Il. Tricocephalus ace- tabularis 223. — S. IN. Medusa velella 226. Brevi cenni sulle Attinie 228. I. Descrizione dell’ A. crassicornis, pedunculata , effoe- ta 229. -- IL. Anatomia 230. -- II. Tecnhica descriptio Medusae velellae 240; et A. crassicornis, pedunculatae 241, rulrae , carciniopadis 242, Cari, hyalinae 243 , aurantiacae 438 , ct Mollusci Madreporae calycularis 245. +=» Spiegazione della Tav. XVI, 244. Commentario alla Notomia del Mollusco della Lumaca ‘eseguita da M. A. Severino 246. Descrizione di un nuovo Apparato di canali acquosi negli animali invertebrati marini 259. Molluschi: I. Cefalopodi -- II. Pteropodi 263. -- III. Ga- steropodi 264. -- IV. Acefali 268. -- Anellidi 270. -- |Echino- dermi 271. -- Entozoi 272. -- Acalefi od Ortiche di mare e -. Polipi 273. -. Corollari e forme primarie di tal sistema 274.-- Usi 275. Nota sul preteso Alcionio vermicolare 279. Spiegazione della Tav. XVII, 283. Memoria su le Asterie e gli Echini 286. Parte I. Asterie. = S. I. Integumenti 287. -- $. II° Si- stema osseo 289. -- $. III. Organi della generazione 292. -- $. IV. Sistema della circolazione 296. -- S. V.Mezzi per la re- spirazione 301. --$. VI. Organi della generazione 303. --f. VIL. Pretesa rigenerazione de' raggi, e non esistenza de’ nervi 304. -- S. VII. Grgani d’ignoto officio 306, -- $. IX. Virtù, medici- nali. 308. -- S. X. Brevi cenni sul genere Asterias im gewerale 31r.--G. XI. Osservazioni critiche su parecchie specie di Aste- rie 312. i Parte Il. chini. = S.I. Sistema osseo 316, «- $. II In (443 ) tegumenti 327. -- G. II. Sistema muscoloso 328. - $. IV. Cana- le degli alimenti 330.-- $. V. Ovaie 333. - $. V. Sistema cir- | colante 334. -- $. VI. Sul muovo e particolar movimento de’glo- betti sanguigni 341. -- $. VI. Descrizione generica degli Echi- ni 349. -- S. VII. Disamina di qualche specie di Riccio di mare 351. -- S. IX, Descriptio: 1) A. exiguae 353, rosaceae , rubentis 354 , aranciacae , bispinosae 355 , Jonstoni, penta- canthae , echinophorae 356, Savaresi 357; subulatae, ophiu- rae, cordiferae 358 , filiformis, Tenorii , verrucosae 359 , muricatae, mediterraneae 360; et 2) £. esculenti 361, neglecii, melonis , sardici 362 , miliaris , saxatilis 363, neapolitani, cidaris , 364 spatagique 365. -- Spiegazione della Tav. XVIII, 366; XIX, 367; XX 369; XXI, 371; XXII, 373; XXHI , 3795; XXIV, 377; XXV, 379, XXVI, 381. Annunzio su la facoltà velenosa di taluni Molluschi testacei. Osservazione I. 385. -- Osservazione II. 387. Memoria su gli Anellidi. Parte I. = Cap. 1. Nereidi: -- $. I. N. gigantesca 389. G. Il. N. cuprea 393. -- $. III. NE e SSRINSOENE squamosa 4oo. --Q. V. N. flessuosa Gi VI. N. scolopendro ide 4or. -- Cap. II. degli Spii. -- $. S. quadricorne e $. IL. S coduto 403. -- $. III. S. coccineo DI IV. S. a ventaglio 404.-- Cap. IMI. delle Naiadi. -- $. I. N. coccinea, $. H. N. bipun- tata e S. III. N. de Horatiis 405. -- Cap. IV. Delle Polie. - S. I. Idee di tal genere 406. -- $. IL. P. sifuncolo 407.--$. HI. P. lineata 40g. -- Cap. V. De’ Lombrici. -- $. I. L. fragile 409. G. HI. L. sifonostoma 414. -- 6. IL L. sai 416.-- . IV.L. pic- cino 417.--S. V.L. terrestre 419.--S. VI. L. marino 423. -- Cap. VI. Descrizione tecnica degli anellidi nominati in questa prima Parte. Nereis gigantea , cuprea, scolopendroides 4ah — de- lineata, squamosa , flexuosa 425 = Spio-quadricornis , cau- datus , coccineus , ventilabrum 426 — Nais coccinea, bi- (444 ) ‘punctata, de Iforatiis -- Polia siphunculus , delineata 427— Lumbricus fragilis , siphonostoma , radiatus , pusillus , ter- restris 428, marinus 429 -- Spiegazione della Tav. XXVII, 430; XXVII, 434; e XXIX, 436. Si compiacerà il benigno lettore di non porre mente aglì errori tipografici. oc - corsì in questi due volumi. Sappiasi però che la Fig. 13 della Tav: XXV rappresenta l' ovaia maggiore a, e la minore d dell’ Echinus spatagus. TUO, gel QNYIADEVWIDIA? 189 vilgaris:s6 74, EZRA SANGULIUJA 72 Aaraado medicinali » IA È RR Adi i 54% Lat PASO /, «Toro trcee LP. Co Arrage "Gg Vyrnaria ocellara. 10-18: Acetabuliei mediterranee | 49: Spiga ridbescens soSgricelli Cavoline: 91-20. Testaccorune ove. 27. Avcearts Cleloriae —. Di LX Ty A Siena da. ' : GP Aero d06, (C IA i 7 iii, -- PP Taro inc. ì 5 Cra Vi... AC ichto dei Sphuncsles = i alerpar distorte om, 1V, pag. j2. + «lav. 01 4. di ll _ EZRA ==} 2, 3 Ta TION D Casanova ine. cu Au oi lohorina Kia abete a; le eleaone sa fora Net ZL eZ da? DA 25 A Megpolii lana” 08 D) il )) Li i eNÙsarano inc. A AM lo dis ri CZ 7.0. «Aalpiia (cporend tn Ni A 0778: £V, (149: 78. Cc ro SA to Gr dine. È Ì «Alia deporina A° SeefZa dii ù ; 3 A n. G7 VA ce 75 : ZA; ag 118 è - ; ; È 19 AZ. ZE; Volk ILA - 405 Que "2, ; Tav. 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