./r PER ADSESl'llAmE Ili CA.WMMMìO CON ARTE FACILE E NATURALE DI LUIGI IIIIE]¥EIi§BORF TRADOTTO DAL TEDESCO BA FEPEIIIC© FAILMIEMI DI S. M. SICILIANA. Stli^ ^mM Vi M^tVinmi^ù %%. ^aorei £^eao tyfóaeJàaf , ^uattto awwi òi. vita privata ^ e V aSSottiiUrewto aCf oz»io 6ai wiof- ta utilità ai «iifttatì j i ouaCi qo<)omo i^ du6^ivitc vantaggio òt eóàeze attere nef^e «iù de^tpCici code Ditetti òaCfa Tioaedtà Vo- itta, co è pctciò appunto cfte ^a c^Ci 4ti*uato 4iio dovete uiwittatfo a Voiitta Tìfbaeòtà. •Jinpre^e a tcaòutte Daf tcòedco ueff ' iSionia itaCiatio un 6teve e Succinto inetoòo equeétte c^e veida ptcci^a'WieMte èui cavafCo ài mìv^ÌtÀuj e óaUa ióttu&iom òeffa tecfuta M cavaUetia. ^'uiai foucnei;)()oi|' n'è fautore: cgfi 4Ì apuftcò iDatticofamtente a reti- <5erdv utife dò ognuno anz^icdè. óo^o a aueffi ^i afte ccqui:iioHÌ |or!nti. Iioofti metodi furono offerti aC puBCClco j tua iiiuno òi- óceóz at par di questo a ìencSctc V eóciciziio facife j eò e^eauiijife <5a cnumc|ue • potteGSc «etciò cJJeie utifù^jiino ai corpi òl cavaf— feria , e tciier,ii «er uoriita òa tutti coforo cfic ne fan parte, onòe Miif^uorare e ac)()ejtrare it proprio cavaffo j e conoscere per pruova gft cjjetti òi un cattivo ^tare òeff'uonio óu t)i ejJo. lòueHerJòorf non Ha trattato yfi cJcrcis?ii cfcvati • ina àem- pficeinente ciuefCi. cne inòi^pen^aPiCi àono af cavaffo <)L ■itiiCi&ia. óut ouafe gfi aftri autori cnc ampiamente trattarono f'arte ccnic- óti& iian òctto poco j mente j o mafe j e tempre in vofumi. t)t ♦viofto ì)Ì4pcnt)io òa iicoraqqiate gfv acmiircntt j tu moòo cfic po- cni fi r^oàóeqqano. loon è «>el' dofo esponente fa favorevofc opinione per siffatto «ietO()o ; poicfiè in tutta fa (Zcimaino. non cfic ne-^fi. Jtati inipe- tiafi austriaci fevò atiòo j co if cavaf{'erx.&&o iDeUiiq , clie 4^. lìls. oiii^taincnte preJcefje per f'acìJeJttamento cSe'ouoi cavaflv, iia. incoraqquxto fa traDu&ione itafiaìia : fungo àcieovc f esporre if t-nerito tutto Deff opera, a convinceiue faJta c)are ano ó^uatòo éui cavaffi c-oii tafi «ic:^:^* aò()e.)ttati òafC l5cCL-ig , fra i cjiiaft ;Ju mieCfo òeC Giiaaiivetc oJXuPPo òcvffa , e 4u'pafe(5j:i òei óecoixòo cavaÌi(!CjC)icto fino aWaima i8d3, epoca tu cai veniva cgfi a raiticofaò ;)Cì:visvo cScft'a llb. V. efcvato. iioa iC òupnCicante j tiJixxJ:nuan(>o,JÌ uCtctioti oJJetvaa.ioui , attcii()e f'afto onoce e gta&ia <)afCa fc/fevucn&a ^i V. ili?, òi coutpen,Ja£e oueJtc àue |a,ticne cofC accettarne Ca <)et)ica j uef òe— JÌ()etio clie {ia cgfi moitcato Di zeiiòetài utife in una patte òi a.i- Jofuta iieccòjità aC peifcssiona-nvento c)t la*' aiuto, òi prefeitta e coftivata òa^'a libac^x VoOtta, e fo ^pcta. Umilissimo e Fedelissimo suddito FEDERICO PALMIERI. Copia ec. Napoli, it Ottobre i556. f»pezioue del Reale Offici» Topogranco N." 634- Signor Colonnello, S. E. il Direttore Generale de' Corpi Facoltativi con Officio del io andante N.° 577 mi scrive quanto segue: » Con Ministeriale degli 8 corrente N.* 1834, S.** Ripartimento , i.*» Carico, mi sì scrive quanto segue: B Con decisione del 29 dello scorso B mese essendosi S. M. (D. G.) degnala » accettare la dedica della traduzione fatta •% dal Marchese Palmieri dell'opera sul » Cavallo del signor Huenersdorf, nel Real t Nome lo manifesto a V. E. rimettendole » copia della detta dedica affinchè possa s passarla all'Officio Topografico, nella » di cui Tipografia si procede alla stampa » di detta traduzione ». Ed io lo partecipo a lei , signor Co- lonnello, rimettendole l'annesso foglio per l'uso di risultamento. // Brigadiere Ispettore Firmalo — Tawchi. Al Sig. Colonnello Visconti Capo del Reale Ofllciu Topografico. ( lo IL TRADUTTORE. L esperienza nel breve corso della mia carriera militare, mi ha spinto a volgere neW idioma italiano un breve e preciso metodo per l' addestramento dei cavalli e per l'istruzione delle reclute. Luigi Iluenersdorf conosciuto in tutta la Germa^ nia , noti che negli stati Imjieriali Austriaci, diede alla luce un trattato che a me sembra il più esatto^ jìreciso ed agevole,, di quanti Jinora si siano pub- blicati suir arte equestre. Il pensiere di rendermi utile ai miei compagni ed alla società tutta, la privazione di cure jìesanti , e l avermi veduto fuori di carica per molto tempo , mi decisero a questa traduzione, la quale risponde fedelmente all'origi- naie, che io in menoma parte non ho voluto alterare, perchè col cangiar di veste non comparisse V autore diverso da se stesso. Non è mio scopo far pompa di lettura; ma dirò con franchezza che fra quanti autori finora ebbi nelle maniy ninno per la minuta precisione si approssima ad Huenersdorf. L' Italia, madre delle arti e delle scienze vanta un Mazzucchelli ; m,a non a tutti è concesso il gustare le squisite teoriche di quel sommo ingegno. Egli scrisse benissimo e molto suW arte. «« (X) i suoi preceìii però non sembrano adaUi ad un uomo che da sé, e senza l aiuto del maestro voglia ad- destrare un cavallo; lo stesso dir si dee di De la Guerinicro o di altri, del pari monchi nelle minute portieolarità del cavallo di milizia. Stimai quindi Jar cosa grata al pubblico col mio lavoro, e pria di dare esecuzione al jìrogetto fui sollecito con- sultare molti di coloro cui sentiva dare il nome di maestri dell' arte; e gl'istruiti e conoscitori fecero jìlauso al metodo, e m' incoraggiarono al lavoro , gli altri jwi riputarono frivolezze, pedanterie gli utili insegnamenti di simile autore; questi però allogar M debbono fra i cavallerizzi di solo nome, o perchè tali con autorizzazione, usurpandone la fama a chi consumò i piic bei giorni di sua gioventù per giun- gere al grado di saper ben addestrare un poledro, j)er la qual cosa è d'uopo di ajìplicazione indefes- sa. Seguii perciò il parere de buoni , fra quali va distinto l ottimo , e buon conoscitore dell' arte, D. Giu- seppe Ilelbig aiutante cavallerizzo del /•" Reggimento CavaMeggieri della Guardia Reale, al presente ono- rato dell incarico di aiutante cavallerizzo presso S. M. e siccome egli mi fé' dono del libro , e ver- halmeute e praticamente additommene il merito , e fui convinto essere questo adattissimo a chiunque, benché ignaro della materia, volesse da sé addestrare 7in poledro , e non curando le obiezioni di uomini atti soltanto a rovinar cavalli , ed m sostenere i falsi loro pìrincipii , proseguii nell impresa , nutrendo lu- singa di meritare l approvazione de saggi e soprat- tutto de miei compagni di arma, i quali al certo ( XI ) saran contenti dì possedere un libro, che li inette nel f/rado di ben discernere la materia. Quanto sia nocivo tener fra le righe di un Reg- gimento, di uno squadrone, e finanche di un plo- tone de' cavata male addestrati , ed uomini poco istruiti, anche io debolmente feci saggio e ravvisai che pochi di questi sono sujjicienti a sconvolgere l'ordine in una intera linea. Spesso vidi de' cavalli guadagnar la 7ìiano , e j)recipitarsi col cavaliere; altri al comando del trotto mettersi al galoppo o alla corsa, e chi al comando di alto proseguire nel cammino , indocile al freno , chi trarre calci, ed in tal modo inutilizzar cavalli ed uomini ; ed in fine molti per debolezza, e lyerchè messi prematuramen- te all' istruzione cadere stramazzoni per terra, o pure dar salti onde sgravarsi del peso dell'uomo. Non poche volte mi toccò sentire malmenare da' su- periori i subordinati addetti all' addestramento dei cavalli jicrchè questi abili non erano ad essere fra le righe nel breve spazio di tre a quattro mesi. Fissai del pari la mia attenzione su gli uomini, e spesso vidi un soldato che dritto nel passo , teso, e ben situato il suo corpo teneva, vacillar jwi nelle andature celeri, maltrattare il cavallo ptoggiandosi sulle redini del morso , gli speroni appiccargli nei fianchi, prendere V eguilibrio col destro , o siìiistro braccio, ed infine nel fermarsi dare un respiro, come se venisse da una gran pugna ; potrei far cenno di molle altre cose ma il mio scopo è l' utilità e non la critica. Però mercè le ben dirette cure che iS'. M. ( N^ S.J prende nel migliorare le sue trup- . (XII) pe, lai disordini son quasi venuti a mancare; e cia- scuno secondando i generosi disegni di un tanto Re si adopera ad estendere le jìropiHe cognizioni per guardarsi dagli errori e rendersi utile nel servizio. Il metodo del signor Huenersdorf eleverà ciascun militare al grado ai potere addestrare il proprio ca- vallo^ o almeno di migliorarlo; e nel farne saggio si acquisterà convinzione che ci vuol tempo per con- seguire lo scopo; 7ìè pili ,s» ym/em prontezza , solle- cikidinc, richiedendo nel breve corso di pochi mesi un compiuto aìnmaestr amento . Tutti convengono deh l erroneità di tal massima j, ma ben pochi ne com- battono l'uso, e quindi tollerar dobbiamo i lamenti, questo mio cavallo non sento il morso; pervenuto ad una strada si sforza a cangiar direzione, si lancia, s'im- penna, e sovente corre al precipizio non più curando guide, aiuti, e soggezione del cavaliere: è debole di schiena , inciampica , ha le gambe torte o vacillanti , son pochi anni che serve e soffre la bolsaggine, e mille altre cose che van dicendo •, e tutte son queste con- seguenze del jì^ecipitoso addestramento. Quindi è d'uopo convenire con chi Je e e profondo studio nel mestiere che non già un regolare addestramento , la scuola elevata, o la forte punizione data in tempo opportuno rovinano il cavallo, ma bensì i cattivi e non adatti insegnamenti. Ascoltiamo pur anche di continuo , si manca di me- stiere; non vi è chi addestri un cavallo in pochi mesi; il mio da un anno si esercita nella cavallerizza e non ancora è perfetto; quello è un maestro troppo lungo, quell'altro non mai risolve il cavallo, giacche è troppo ( XIII ) flemmatico: ora bisogna che un cavallo sìa pronto fra pochi mesi , quindi coloro che nclt arte non guardano che il solo interesse secondando queste opinioni in- vece di addestrare i cavalli si distraggono , jwrciò difficilmente , anzi quasi mai sen veggono vecchi e di buona salute. Non mancano di quelli che tuttora si oppongono alla scuola elevata sostenendo che ne derivi la mina de' cavalli ; massima erronea che con sorpresa è ritenuta da molti maestri, i quali per altro appartener debbono alla classe di solo nome da me accennata^ ed essendone ignari si beffano de'pllieri , della ciambella ec. ec. che la scuola ele- vata adattar non si debba pìel militare cui è piutto- sto j)regiudizievole ne convengo , ma che dcbbasi eliminare interamente dall' arte equestre ne sommetto la decisione a veri cavalieri. Pel dilettante vago di tenere un bel cavallo per suo divertimento sarà molto utile e piacevole averlo addestrato negli esercizii della scuola elevata, ad un Principe il quale jìrescìiziar deve un simulacro tal cavallo accrescerà di inolio la ìnaestà], come pure non mai sarà pregiudizievole ad un generale. E benché opinassi che il cavallo di j^erfetta e su- blime scuola riesca utile ed abile j)er qualunque servizio, pure non disconvengo che j)e ìnilitari nelle righe non è troppo vantaggioso , j^oichè si affatiche- rebbe il doppio degli altri. Non è però da' mettersi in dubbio che il cavallo già pervenuto a sì alta istruzioìie dovè j^rijna conoscere il facile; eseguen- do il difficile si presterà del pari a questo , quindi è pieghevole a qualunque esercizio , disgraziatamente ( 3fiv ) ^ però ora non vi sono molti di quei cavallerizzi che sappiano portarlo al sublime. Iliienersdorf limi tossi a ciò che è di assoluta ne- cessità j)el cavallo di milizia e si servì di un me- lodo alquanto pedantesco ; ma tal biasimato sistema e indispensabile nell arte equestre, trattandosi di ammaestrare ammali irragionevoli mollo più, forti di noi , i quali senza un sistema assai metodico , docile e lento , non mai piotr ebbero sottomettersi all' uoìno, che talvolta, come spesso abbiamo ammi- rato ocularmente e conosciuto da racconti storici, li portò al grado di operare anche in pregiudizio della loro esistenza. Èli giova sperare che saranno esauditi i voti fatti di rendermi utile al pubblico e particolarmente ai mici compagni d' arma con questo qualunque siasi lavoro, e pel quale in grazia delle cure jì^ofiise mi $% vorrà accordare un benigno compatimento. (XY) Smembra ormai superfluo ogni tentativo di altro aggiungere a tanti volumi che trattano delFarte equestre, de' quali finora si fendono al pubblico. L'uniformità con la quale son compilati mostra essersi già esaurito l'argomento. I nostri predecessori ci lasciarono al certo pre- ziosi trattati suli' arte equestre ; e tra essi van di- stinti il signor De La Broue , il duca di Newcastle, e molto più De La Guerinière ; ma per quanto sia il loro merito, tra le molte cose che trattano, lascìan desiderio dell' addestramento del cavallo di milizia : i precetti che vi si rinvengono sono uti- lissimi per la scuola, ottimi pe' cavallerizzi di pro- fessione ; ma rimane ancora una classe di uomini eh' è la maggiore, per la quale secondo il mio parere si è scritto pochissimo e per nulla sod- disfacente, ed e quella de' militari i quali deb- bono servire a cavallo, o pure addestrare i ca- valli per gli altri , ed anche i proprii. Per di- lettante di cavalcare intendo chi non fa di que- st'arte un mestiere: quindi secondo la mia im- ( XYI ) maginazìone è tale per esempio un uomo qua- lunque, un uffiziale o chiunque altro che nel suo reggimento è creduto il miglior cavalcatore fra gli altri e che al bisogno si affatica nelF ad- destrare giovani cavalli per gli uffiziali supe- riori e subalterni , o pure nelF occorrenza adde- stra il proprio. Sovente non manca di molto a questi uomini l'agilità degli aiuti e la fermezza sul cavallo , ma per lo più son privi della conoscenza dell' arte equestre , dell' esattezza di essa , e delle lezioni adalle: a questi dunque convien porgere aiuto. Non sarà dispiacevole quindi che io faccia una distmzione, fra il cavallerizzo ed il dilettante. È ben lungi da me l'orgoglioso pensiero che i se- greti dell'arte equestre formar debbano una pri- vativa riserbata a quelli soltanto del mestiere. Chi per inclinazione, o pure per rendersi utile nel suo futuro servizio , si esercita in una caval- lerizza secondo le regole, impara a cavalcare un cavallo addestrato, come anche a maneggiare un poledro , cui rare volte perviene al punto di ad- destrare perfettamente, essendo a ciò indispensa- bile lungo periodo di tempo. L'uomo però che dovesse un giorno con tal mezzo procacciarsi la sussistenza, deve esercitarsi non meno di cinque, o sei anni nella cavallerizza , nel quale frattempo ( XTII ) non solo apprende T agilità meccanica , in sommo grado necessaria', ma benanche quella parte teo- retica, che mediante la giornaliera esperienza \a accjuistando ; poiché il maestro comincia col far- gli addestrare un cavallo sotto la sua direzione e finalmente glielo affida all' intuito, ed in tal guisa diverrà un cavallerizzo che di se promette moltissimo. Ai dilettanti adimque dedico la presente ope- tetta che versa particolarmente sul cavallo di mi- lizia, e se in qualche occasione sono troppo ri- goroso contro gli abusi dell' aiie, a ciò mi sono indotto nella intenzione di dimostrare i danni che ne derivano, onde preservarne i dilettanti. L'ordinaria maniera di scrivere sull'equitazione è conosciuta. Si dà l'idea generale del cavallo, cioè se ne descrive la bella e perfetta forma, il modo di bene allevarlo, come si ferra, s'insella, s'imbriglia, si cavalca, ed infine come all'ultimo grado di perfezione, senza però badare se gli uomini che vogliono istruirsi con tal metodo sono capaci d'intenderlo: si replica tuttociò die i pri- mi maestri scrissero, e che tante volte in diverso modo espressero ; quindi il libro scritto in tal guisa al certo sarà esente da ogni critica, poiché con- tiene cose già adottate e riconosciute per vere e non già di novella invenzione. In qual modo ( XVIII ) dunque dovrà cominciare chi non è tanto fortu- nato di possedere un cavallo tanto perfetto sic- come essi immaginano ed intanto è costretto a servirsene? Deve^ e può assoggettarlo a questa diftlcile scuola? Vi resisterà? Oh quanto son decadute le attuali razze de' cavalli in confronto delle antiche! Ho rischiato deviare dall' ordinaria maniera di scrivere , e mi espongo forse per questo alla cen- sura. Non mi servirò del cavalcatore, né del ca- vallo deir antichità , ne cercherò trarli dagli spazii immaginarii, mentre il primo sarà come gior- nalmente lo vediamo, e l'altro rozzo come si vende usualmente da' negozianti , ed un tal ca- vallo farò io che si addestri pel suo destino; all'uopo ho non solamente indicato il modo, la difficoltà degli esercizii, e la loro connessione, ma ancora le parti dell'animale su le quali deh- bono particolarmente operare ; ed affinchè di que- ste si possa avere perfetta cognizione vi ho riu- nito il loro esame anatomico, per quanto era necessario. Ho procurato ancora di mostrare l'uti- lità della buona , e regolare attitudine del cavallo mettendola in paragone della falsa ed irregolare, e per conseguenza l'ho sempre confrontata con la naturale formazione e disposizione di esso; e perchè mi è molto a cuore eccitare il cavai- ( XIX ) calore alla riflessione, più clic gravare ìa sua memoria di cose pratiche, ho adottato in massi-, ma due punti per base , cioè F equilibrio e Li Jlessibilità del cavallo ; con questi spiegherò le lezioni, il progresso dell' ammaestramento, e varii altii accessori!, ed in lai modo spesse volte lo guiderò colla propria esperienza, e con regole chiare mediante analoghe riflessioni da un oggetto air altro , onde da se , senza menomo sforzo , po- tesse eliminar dalla sua mente le false massimo delle quali trovasi imbevuto, e senza pregiudizii discernere e decidere la materia. Su ciò che riguai'da il metodo degli esercizii, ho creduto di non dover fare preventive spiega- zioni ; non si mancherà però inserirle opportu- namente onde riescano di maggior ulihtà e fac- ciano più impressione nell* animo del cavalcatore : per esempio, pei' l' effetto della redine esterna nelle voltate , nel cambiamento delle redini nel variare del galoppo e e. ec. ivi non si possono evitare le repliche se chiarir si deve una cosa per mezzo dell'altra. Preferii di esser prolisso per rendermi più intelligihile ; poiché opino non poter giungere altrimenti allo scopo di conseguire il vantaggio di coloro che non sono maestri: quei che all'uno sembra superfluo all'altro riesce pro- fìcuo. (XX) Sarei grato ai periti dell'arte se leggendo la presente operetta, mi onorassero delle loro os- servazioni, imbattendosi in principii falsi, o in conseguenze dedotte da erronee premesse. Il mio scopo è r utile , e quindi ben volentieri soggetto la propria opinione a sì grande scopo, Varii dubbii di equitazione die io dilucidai, e de' quali non ancora erasi trattato, meritavano a mio credere che io ne facessi menzione. Non mi era prefisso di scrivere pe' maestri , e il pruova il modo , col quale esposi le mie idee^ Non per ciò chi non è del mestiere non dovrà ritrarne qualche vantaggio? Chi di recente esce dal maneggio , difiicihnente si abbasserà al mio metodo, perchè educato ne' principii di scuola. D'ordinario con disprezzo si nomina il cavallo di milizia, e si crede che pel medesimo esser possa sufficiente un mediocre cavalcatore, ma se avvenisse che qualcheduno fra quei che parlano in tal modo dovesse mi giorno addestrarne , al- lorché cade in errore , sarà convinto essere a ciò indispensabile un particolare studio; ed allora le mie osservazioni gli daranno almeno il campo da riflettere ne' rincontri su molti casi particolari , ed estenderà le proprie meditazioni ben più oltre di quel che io non ho fatto, poiché noi permetteva Io scopo della mia operetta, e l'arte equestre gli ( XXX ) si presenterà in più Tantaggioso aspetto, rayri- gando di leggieri che ha principii , al par di tutte le altre scienze, cui bisogna uniformarsi, non essendo bastevole la semplice idea delle cause ed azioni , e che bisogna pur conoscere il come de- riyano , in tal modo acquistar si potranno le co- gnizioni indispensabili per un buono cavallerizzo, onde non operare macchinalmente come sempre 0 spessissimo accade. rr-;^ n ^ M'ETtiBO PER ADDESTRARE IL CAVALLO. AL CAVALCATOKE CHE AMBISCE DI AMMAESTRARE UN CAVALLO. HI possiede una macchina composta di molle parti, suscettibile di svariati moti , cambiamenti e direzioni , e la vuol porre in opera, senza dubbio conoscer prima ne dee la struttura , F armonia delle parti e il modo col quale si connettono. E non solo n' esaminerà le forze motrici , ma del pari le attitudini che le risguardano , poiché rischierebbe guastarla con movimenti contrari al suo organismo. E se già ne ha qualche cognizione j e pur vi osserva degli ostacoli , 1' esaminerà di nuovo e si adopererà con molta diligenza a rilevarne gli errori e correggerli. Cognizioni siffatte son tanto naturali che le rinveniamo ancora nell' uomo più volgare : il molinaio conosce la sua macina, il contadino il suo carro. Il cavallo però è macchina animata ; si muove a suo bel grado , e quindi non sempre è passivo. Ma siccome noi ce ne serviamo in modo quasi meccanico , regolan- done a piacere i movimenti , addestrandolo , mediante il maneggio, ad alti gradi di varietà e destrezza; cosi può riguardarsi come macchina oltre ogni modo ingegnosa. Bisognerei.» he perciò , che tutti coloro i quali si occu- pano per addestrarlo , ne studiassero con massima dili- I (2) geiiza le qualità. 11 che assai difficile si rende, perchè non solo variano nelle razze, ma benanche nella specie. E quante mai classi di cavalli non vi sono? Ne abbiamo per carro , per aratro , per carrozza , ce. , ec. Ne ab- biam del pari atti alla sella ed in così estesa gradazio- ne da giungere fino a rinvenirli perfetti. Ma questi quanto non distano da' comuni nelle fattezze e nell' in- gegno ! Qual finezza ne' sensi , qual memoria , docilità e discernimento non si rinvengono in quelli di buone razze ! mentre i comuni ubbidiscono pigramente al ca- valcatore, e sol pervengono a ben mediocre istruzione. Di quanto>ariano le razze delle diverse regioni ! e quante differenze in ciascuna di esse ! il che sfuggir non deve alle nostre ricerche. Del cavallo costituito pel carro , dilficilmcntfi si fa scelta per la sella , ma sceglierlo e bene addestrarlo al servizio, è molto diffìcile. Ve n'ha di scuola, di parata, da caccia, per viaggio, e per mi- lizia , e fan d' uopo senza dubbio estese cognizioni e compiuta pratica onde poterli discernere. Molto si diffe- riscono queste specie : ogni variazione richiede diverso trattamento , e siffatte innumerevoli diversità rendono l'E- quitazione ben difficoltosa. In qual modo adunque aver possiamo i mezzi per esaminare il meccanismo di una macchina , come quella dell' interna ed esterna orditura del cavallo , e addestrarlo poi pel suo destino? come mai dargli posizione e moto quando non possiamo distinguere se la sua interna struttura può prestarvisi ? quale altra regola abbiam noi onde proporzionare l' esercizio che se gli vuol dare, senza le menzionate cognizioni? Noi non ancora abbiamo speroni ne frusta per piegarlo al- l'ubbidienza. Spesso il cavallo non tende a resistere , (3 ) ma ve lo induce il falso trattamenlo. Mediante succes- sivi e adatti osercizii , dobbiam dargli attitudine e de- strezza , onde uniformar si possa al nostro volere , e mostrargli quindi che si è direttore de' suoi movimenti, non suo tiranno. Il cavallo ama l'uomo , e volentieri gli ubbidisce , se lo intende : e se talvolta accade clie si mostra naturalmente sospetto , conviene indagare se il motivo dell'avversione che ha per l'uomo, ascriver non si deggia a primi falsi trattamenti. Innumerevoli sono i casi i quali provano, che un abile cavalcatore si riconciliò col suo cavallo e si fece ubbidire nell' adde- strarlo. L' Equitazione richiede non solo che si soggetti alla nostra volontà quella dell' animale ; ma ciò che più importa si è di metterla in accordo e in perfetta unione colla nostra. Che mai sarebbe se il cavallo esercitar si dovesse soltanto colla forza? Noi però Io vediamo som- messo con piacere alle lezioni che gli diamo, il che pre- cisamente ne forma il bello aspetto; e in veruno altro animale addetto al nostro servizio, troviam tanta espres- sione di officiosa amorevolezza, quanto nel cavallo e nel cane. Il cane s'istruisce con parole e con segni , ed il cavallo volentieri anche si presta a tali insegnamenti , come r osserviamo in quelli da giuoco ; ma il loro va- rio servire fa si, che si addestri questo col solo tatto. 1 movimenti della mano che a tal riguardo si adoperano, in generale si chiaman guide ^ ed aiuti ^'^x delle gam- be , e pe' poledri si aggiunge ancora l' incitar della lingua, e la frusta. E di taì mezzi convien servirci con precisione e chiarezza , poiché soltanto con essi pos- siamo fargU intenderfi ciò che ne pretendiamo. La do- (4) cilità con la quale li seconda il cavallo istruito , pruova l'ubbidienza e lo zelo che dispiega nel servirci. Ma per metterlo in perfetta armonia con 1 uomo, suppor dobbia- mo nel cavalcatore qualità tali da farlo pervenire allo scopo. i." Posseder dee precisa cognizione del cavallo ben formato , del suo temperamento , e saperlo destinare al servizio conveniente alle sue qualità. 2." Discernere quali lezioni sono più adatte per quello , avendo riguardo alla età , alla forza , ed al tempo che gli si accordò per addestrarlo. 3." Avere buona mano ed ottimo Stare sul cavallo. 4.° Ben conoscere la pronta applicazione di tutti gli aiuti e de' gastighi convenienti al vario sentire de' cavalli. 5." E finalmente posseder la necessaria risolutezza e pazienza. Se i cavalcatori, come io gl'immagino, esaminar si volesseix) sul mestiere, facilmente si vedrebbe quanto sono idonei per addestrare cavalli di differenti specie ; se poi sostener si pretende esservi de' cavallerizzi sforniti di tutte quelle indispensabili qualità, non saprei se non deplorarli co' cavalli ch'eb})ero la sventura di cader nelle loro mani. regoli: PRELIM I.WAIII DA PRATLCARSr l'ER LA URIMA VOLTA CHE SI MOKTA UN POLEDRO. Vi è una specie di cavalcatori , i quali attribuiscono a viltà il montare con ritegno qualunque cavallo che loro si offra. Per la fermezza che hanno su di quelli , a quanto dicono , credono che non possa loro accader ( b' ) male, quand' ancora !a protervia dell'animale giungesse agli estremi ; altri poi vi montano con franchezza cre- dendo che niente di sinistro possa loro avvenire. Se si trattasse soltanto di tenervisi fermo, non farebbero male, perchè rare volte avviene che l'uomo ad un tratto sia cacciato di sella ; ma se riflettessero che la maniera di trattare il cavallo indomito per la prima volta, ha poi grande influenza sul di lui portamento ed istruzione , giudicherebbero in contrario. 1 cavalli naturalmente molto sensitivi e sospetti , con diflacoltà dimenticar potranno un incauto procedere , giacche fa loro grande sorpresa il portare 1' uomo sul dorso. Chiunque ha qualche sperienza, confessar dee qual tempo e fatica si richiegga per rassicurarlo , qualunque naturale inclinazione aver possa per l'uomo, poiché senza di quella comprender non si potrebbe la sua docilità all' ubbidienza , pure conviene sottometterlo per gradi con precauzione e discernimento. Se dunque si fa acquisto di un giovine cavallo già montato, allora chi deve ad- destrarlo , non credo che aver possa diffidenza di ca- valcarlo immediatamente. Sua prima occupazione sarà il dileguare lo spavento che gli fece la frusta dei negoziante. Però , se gliene presentassero uno non ancora montato, allora bisogna crescer le precauzioni ; poiché suppor si dee che il negoziante avesse già adoperato tutti i mezzi per esporlo in vendita nel più vantaggioso modo. In tal caso consiglierei al cavalcatore a fare sperimento per conoscere se di fatti non sopporta l'uomo. E Io indicherà chiaramente la ciera del cavallo ne' preparativi che ai faranno per montarlo. Allor conviene farlo trottare con la (6) sella alla corda per qualche tenux) , e quindi manodurlo con le discipline die seguono, e simili norme aver pei poledri. La precauzione è la prima fra le qualità di un buon cavalcatore, e non mai nuoce; mentre l'im- prudenza ha quasi sempre funesti risultamenti ; perciò nelle circostanze arrossir non si dee di servirsi di un uomo, il quale, quantunque non sia abile a portar la guida, almeno condur possa il cavallo sulla Volta e metterlo ^Yì. movimento. Perchè spesse volte il rozzo ed innocente animale non conosco dove dirigersi, e le azioni rigide sarebbero dannose ed anche porrebbero l' uomo in peri- colo. In generale il cavalcatore non mai obbliar dee, che il guasto di un istante richiede lungo tempo per correggerlo. MEZZI ONDE FAR CORRERE IL POLEDRO ALLA CORDA , E CON ESSA MONTARLO. Spesso si affida a' coccliieri , o palafrenieri il far cor- rere i poledri alla corda , e si trascura tale instruzione , perchè non se ne conosce l'importanza; siccome però è il primo insegnamento che riceve il rozzo cavallo, biso- gna procedere con molla circospezione , poiché i mal' e- sercitati ne rimangono assai imbevuti , e infinite diffi- coltà s' incontran poi quando si montano per metterli nella dritta attitudine; al contrario, quando riceverono buona guida in quello esercizio, non poco acquistano. So il cavallo è ancor troppo' giovane , rozzo e debole , e non atto a supportare il peso dell'uomo, è utilissimo farlo andare per qualche tempo alla corda . perchè in questo modo si comincia a renderlo familiare e disporlo (7) air ubbidienza , e sarà poi mollo ai:jc\ole il montarlo la prima volta. Al poledro si mette il cavezzone , il bri- done , ed una cigna sulla quale debbono esservi due fibbie per ligàrvi le due redini del bridone, disunite, e tanto lunghe da non dargliene la minima impres- sione: nell'anello medio del cavezzone s'infibia la cor- da. E assai vantaggioso per tal primo esercizio desti- nare tre uomini ; il primo tiene la corda e rimane nel centro del circolo , il secondo prendo il cavallo per la redine opposta del cavezzone e lo guida sul circolo, ed il terzo lo sollecita colla frusta onde spingerlo in avanti. Si mena il cavallo di passo per tanto tempo sulla periferia , per quanto imprimer si possa la roton- dità del circolo. Allora il secondo lascia la redine e si mette presso il primo che tiene la corda , ed il terzo si adopera, per quanto può , a tenerlo sulla j^esta. Quasi sempre avviene che il cavallo, vedendosi in libertà, co- mincia a correre^ dentro e fuori del circolo , e sicco- me con quel movimento irregolare gradatamente si di- stende la corda, siegue che verso chi lo sostiene si volta e si ferma; e tal disordine derivando unicamente dalla sua ignoranza , convien trattarlo con molta pa- zienza. Si riprende come prima, e si riporta sul cir- colo, e COSI si prosegue la prima lezione che dev'essere breve ; fatti solamente pochi giri per la dritta , si fa fermare, venire nel centro del circolo e si carezza, indi si porta sulla sinistra , si ricambia per la dritta , e si ter- mina. Il Poledro dopo pochi giorni comincerà a man- tenersi sul circolo, e trotterà mediocremente; d'ordina- rio però si piega nella Volta, cioè, porta la testa in fuori , ed il corpo in dentro , e finché sarà legato a (8) lungo non si può correggere; ma acquistando più riso- lutezza , e trottando bene , gradatamente si liga più corto, e l'uomo con la frusta devo tenersi più dal suo lato che indietro , e badare di farlo cedere a quella , il che si ottiene facendogli cadere la corda della frusta ne' fianchi, e sferzarlo ancora^ se bisogna. A tali aiuti lungi dal cedere portando la groppa in fuori si spin- ge in avanti. Allora 1' uomo cui è affidata la corda , comincerà ad essere più attivo, agiterà la mano con prestezza, e tal movimento con la corda produce delle piccole scosse che pervengono sul cavezzone, e destano una certa dolorosa sensazione assai temuta dal cavallo. Quando poi comincia a rispettare il cavezzone ed a situarsi senza stento, gradatamente si accorcia l'interna redine del bridone: e col farlo cedere in fuori colla frusta, tirando la corda nel tempo medesimo , si costringe a piegare la testa in dentro. Allora conviene adattargli la sella ed avvezzar- lo alle cigno. Dopo di averlo fatto trottare per qualche giro per la dritta, si arresta al passo e si fa venire nel centro del circolo , ivi si abbrevia la redine sinistra e si allunga r altra , e poi si fa trottare per la sinistra , il che far si dee finche avrà acquistata la destrezza di portar la testa in dentro. E quando offre questa ubbidienza è già idoneo ad essere cavalcato: rare volte s'incontreranno difficoltà, si richiede però molta precauzione col poledro che non ancora soggiacque all'uomo. Non bisogna su- bito montarlo, ma disporlo anticipatamente; e verrà tenuto da due uomini , ciascun de' quali sostener dee dal suo lato una corda legata al cavezzone, mentre chi lo cavalca , agiatamente mette il piede nella staf- fa, e con calma s'innalza su di essa a perpendicolo. Al- (9) lora, se il Cvavallo si spaventa, conviene accrescere le precauzioni. Chi tiene la corda , non mai metter si dee di prospetto al cavallo, perchè rischierehbe di es- sere rovesciato per terra, se colpito quello da spaven- to si lanciasse innanzi , ma situar si dee di lato ; ed in tal modo potrà anche meglio dominarlo. Il caval- catore convien che sia molto svello a togliere subito il piede dalla staffa, allorché il cavallo comincia a spa- ventarsi, onde scansi di rimanervi sospeso ed essere stra^ scinato. Di un animale tanto sensitivo importa fare per qualche giorno esperienza, e montarlo con lentezza quan- do si mostra indifferente e docile , ed allora si rimarrà sicuro sedendo con pausa sulla sella: si terrà intanto con precauzione con le due corde ligate al cavezzone e con la guida, e dopo aver fatto un giro al passo si smonterà. Rendendosi familiare coli' uomo si sciolgono le corde, continuando però a seguirlo con la frusta , finché il cavalcatore potrà cominciare a servirsi delle redini, avvezzarlo agli aiuti, e maneggiarlo senza corda. E molto utile far correre per qualche tempo alla corda il cavallo capriccioso e già rovinato. Spesso avviene che in tal modo dimentica i primi cattivi trattamenti guidandolo colle norme indicate. Non poco vantaggio anche si ritrae ncll' esercitarlo alla corda sotto il caval- catore, ma chi la porta, maneggiar la dee con maestria, altrimenti giova tralasciar siffatta istruzione , nella quale si richiede molta abilità. Il cavallo e l' uomo colla fru- sta esser deggiono in perfetta armonia per conseguire lo scopo. Facendosi quello esercizio da uomini inesperti, potrà riuscire di non poco nocumento, perchè i cavalli molto vivaci possono guastarsi le gambe saltando, col 2 ( IO ) troppo lirare della corda danneggiarsi nelle spalle, e finalmente abbandonandosi nella Volta acquistare false attitudini , per correggere le quali molta fatica si ri- chiede in prosieguo. DEL MODO DI STARE SUL CAVALLO. Il modo di Star bene sul cavallo, secondo le regole di molti cavalcatori, è tanto incerto ed arbitrario, che quasi ciascuno si stabilisce un metodo a se, nella ferma opinione che sia perfetto. Cosi spessissimo sentiamo di- chiarare gran cavaliere quelF uomo che avrà belle for- me e si tiene dritto e ben teso sul cavallo; tale altro perchè ne vince in qualche circostanza la somma viva- cità, caricandolo di colpi di frusta e di speroni; d'al- tronde vediam poi de' veri maestri, cui la natura non diede un bello aspetto , sembrar che siano mal situati sul cavallo , ma non per tanto stabilirsi sul vero cen- tro , ed ammirarsi in quelli la destrezza e maestria con la quale li guidano. Vi è quindi gran differenza tra r essere bene o vagamente sul cavallo. I più ele- vati maestri i quali scrissero sull'Equitazione, dicono che il cavalcatore esser dee dritto , libero e fermo , e, secondo la mia opinione, le regole a ciò relative pog- giano sulle seguenti massime. L'esser dritto promuove lo Stare in perpendicolo, quindi sollevandosi il corpo pe' movimenti del cavallo , ricade pel proprio peso sul punto di appoggio, ossia sul centro della sella. Essere libero e disinvolto procura il giusto equilibrio , cioè la meccanica destrezza di seguire insensibilmente que'tali movimenti. L'attitudine poi che il cavalcatore prende _ ( " ) per resistere a' movimenti clie lo minacciano di smuo- verlo disella, chiamasi fermezza. Cos'i, per esempio, se il cavallo trae calci, buttar deve il suo corpo indietro; se s'impenna, Io curverà in avanti, ed in tal modo darà il giusto contrappeso alle scosse. E qui si domanda, il solo Stare a perpendicolo mette il cavalcatore in grado ài operar con forza sul ca- vallo ? Secondo i miei calcoli , quando si comincia l' i- struzione fa uopo portare il busto tanto indietro, che fa- cendo cadere una linea perpendicolare sul cavalcatore, rimanga indietro per le seguenti ragioni ; poiché nel- l'attitudine perfettamente perpendicolare coiivieo combat- tere tre notevoli ostacoli. i.° Nel trotto e ne' movimenti violenti è sbalzato dal suo centro e buttato in avanti. 2." Il corpo umano mercè le articolazioni della colonna dorsale può piegarsi in avanti. 3.** E a tutto ciò si aggiunge l'appoggio che il cavallo prende sulle redini. Siffatte circostanze contribuiscono senza dubbio a but- tare il corpo in avanti, senza mettere a calcolo che il cavallo si difende con la groppa e con la schiena. Se dimque il cavalcatore porterà il busto in dietro, non solo darà contrappeso a' movimenti , ma acquisterà tanta forza da offrire preponderante resistenza; ed un perito chiaramente scorgerà, che l'istante in cui impiegar dee le sue forze contro quelle dell'animale, è maggiormente tirato sul punto di appoggio. Da ciò rilevasi che la sola forza non è sufficiente per resistere alle scosse, ma si richiede maggiormente l'equilibrio. Per quanto vantag- gioso esser possa quello Stare ^ di altrettanto esercizio ( 12 ) h mestieri per acqaistario , poichò se dissi che il busto portar si deve alquanto in dietro, non intesi però far pa- rola del falso Stare, cui si va incontro portando le staffe molto corte. In quello che procurai descrivere come più perfetto, il cavalcatore seder deve nel centro della sella, suo punto di appoggio , stendere le gambe , portar le cosce in dietro per abbracciare bene il cavallo; in tal modo si strìngono le natiche, e si occupa poco spazio in sella ; le gambe muover si deggiono agevolmente nel ginocchio^ in modo però da tener ferme le cosce; le staffe convien ciie siano tanto lunghe da potersi pren- dere sotto il piede senza muovere le gambe, per quindi rinvenire in quelle un secondo punto di appoggio nel caso che si deve impiegare molta forza. Perciò chi cavalca con le staffe tanto lunghe che appena può toc- carle con la punta del piede, non conosce che gii sono date per positivo aiuto ; appoggiarvisi totalmente sarebbe grandissimo errore, e soltanto chi si esercitò a caval- care senza tal mezzo , convenientemente ne conosce l'uso. Il busto portar si deve in dietro, come si è detto, e la pancia un poco in avanti, senza curvare la schie- na. Ciò chiamasi essere spezzato ne reni , e richiede molto esercizio e destrezza , affinchè si possano muovere tutte le parti del corpo senza che una debba parte- cipare al movimento dell'altra, e non già come os- serviamo ne' principianti i quali se portar deggiono le gambe in avanti , buttono il busto in dietro , e cos'i per l'opposto; in tal caso convien che rimangano fermi, perchè altrimenti perderebbero il perfetto Sture e quindi la forza. Se dunque il cavalcatore lo trascurò , mentre forse lo aveva nella Cavallerizza, allora gradirà il con- ( x3 ) siglioj di abbandonare le staffe ed applicarsi a riacqui- starlo. Le conseguenze gli mostreranno che senza tali norme non mai sarà in grado di conseguire il giusto tatto del Sedere y e molto meno avrà le rimanenti qualità, che distinguono il buon cavalcatore. In quanto allo Stare sul cavallo, generalmente osser- var si dee, che l'uomo per acquistarlo convien che non abbia le membra rigide, ma flessibile, cedevole e re- sistente il corpo. DELLA MANO. Varie sono le istruzioni de' maestri dell' arte sulla po- sizione della mano. Alcuni la situano colle unghie in giù , e tal posizione gioverebbe allor quando si tirano le redini, lo quali trovandosi di ugual lunghezza, pro- ducono per conseguenza lo stesso effetto ; ciò però sa- rebbe soltanto applicabile nel caso che il cavallo do- vesse muoversi su di una linea retta. Altri e la mag- gior parte vogliono, che il dito pollice sia sopra l'in- dice, le unghie delle altre dita dirette al corpo, e l'articolazione del polso rivolta in fuori, ma non molto sforzata. In tal posizione in fatti si osserva l'inconve- niente, che quantunque si prendessero le redini di egual lunghezza , quando si stringe la mano , la dritta situata sul dito piccolo trovasi sempre un poco più lunga del- l'altra situata al di sotto, e per conseguenza bisogne- rebbe sempre raccorciare la prima , per trovarsi con l'e- guaglianza. È certo però, che la mano esser dee dol- cemente piegata nell' articola'zione del polso , per rime- ( --i) diai'e con facilità alla disuguaglianza delle redini, ed anche perchè al cavallo sarà più gradita. Generalmente dobbiamo considerare la mano che tiene le redini , come Sii tenesse un istrumcnto che non ancora conosce, e con quello deve lavorare; per conseguenza chi la situa con ogni regola, non perciò è buon cavalcatore. La ma- niera di maneggiar le redini stabilisce il grado di abilità. Ed al contrario abbiamo esempii, che maestri in ciò deboli ammaestrarono non per tanto cavalli molto abili e perfetti. Non può negarsi che una posizione esser dee più comoda di un'altra, e siccome anche ciò dipende dall'abitudine, cosi difficilmente può stabilirsi. Se dunque si sa situare la mano in modo da far muo- vere ora una redine , ora V altra , ed entrambi se- condo il bisogno , senza che si allontani dal suo punto fìsso, allora converrà risguardarla per una buona po- sizione. Ben diverso poi è il punto da stabilirsi per quella , poiché se vicina, o discosta dal corpo, insù o in giù, certamente è impossibile che produca lo stesso effetto. Eppure non sì può precisare un luogo fisso, dovendo regolarsi secondo le circostanze. Cavalcando un pole- dro, la mano si trova molto discosta dal corpo , perchè esser dee tirato quasi colle redini sul luogo in cui si vuol menare , sollevandosi dipiù l'anteriore le mani si avvicinano , e dopo averlo alla fine imbrigliato , la sinistra che sostiene le redini della briglia si accosta al corpo. Qui prende ferma situazione, e bisogna poco spazio per ottenere que' movimenti , che si esigono dal cavallo bene addestrato. Prima però che acquisti perfetta atliludiiie , biso^ia abbassar la mano, e tenerla con- ( I5) ilgua al corpo quando si monta un cavallo che porta la testa in aria , e viceversa conviene alzarla quando la porta bassa. Delle tre buone qualità che si richieggono per una mano perfetta, cioè leggiera, salda g forte , darò ne' rincontri analoga spiegazione. Non avendosi però un buono e perfetto Stare sul cavallo , acquistar non si possono le menzionate tre qualità; e sol da quello riceve la mano la sua forza operativa , perchè se il corpo manca di fermezza , non è possibile che la mano possa restar ferma al suo luogo. La finezza e precisio- ne del tatto della mano son proprietà particolari, delle quali se n' è privo il cavalcatore , non mai sarà sicuro de' gradi delle azioni; però non è possibile dare a cia- scun cavalcatore tali prerogative , perchè dipendono dal vario modo di sentire. OSSERVAZIONI SULL ANDATURA NATURALE DEL CAVALLO. Dopo di aver fatte agli amatori , i quali di proposito ambiscono addestrare regolarmente un cavallo, le con- venienti osservazioni del necessario Stare su di quello nel Maneggio, e della buona situazione della mano , or li guido all' animale , perchè osservino i suoi movimenti naturali. Queste osservazioni sono d'immenso vantag- gio, poiché saran loro di guida in avvenimenti atti a dimostrar con chiarezza le prime regole dell'Equitazione. Guardando un poledro , scorgeremo senza difficoltà esser sempre abbandonato su l'anteriore, aver le corri- spondenti gambe situate molto in dietro e gran fatica bi- sognare per metterlo ritto su di esse. Pervenuto a tanto, si crederebbe che le gambe di dietro dovessero sopportare ( -6 ) maggior peso, essendo quel treno più forte e carnuto, ma aggiungendo all'altro il collo e la testa, che sono sporgenti, e vi fanno contrappeso, si vede chiaramente che le anteriori sono in fatti caricate di più. Nel cam- mino si rileva più facilmente tal circostanza. Non vo- gliamo qui prender nota dell'ordine meccanico col quale si seguono i piedi , ma esaminar particolarmente ciò ch'eseguir si dee dalle gambe. Cominciando dunque a camminare il cavallo , le gambe posteriori spìnger, deb- bono a vicenda il corpo in avanti , e le altre sostenere ed opporsi al peso; con cicu come facilmente si vede, si accresce il peso su le ultime. Osserviamo ancora nel passo naturale, che il cavallo cammina coli' anca sol- levata e piega pochissimo le gambe posteriori, e le si- tua molto avanzate sotto del corpo , procurando spingerlo innanzi, e così sempre più si abbassa l'anteriore. E se aggiungesi che naturalmente sia questo più basso dell'ai" tro , e di più la testa grande, il collo pieno, e le spalle pesanti sempreppiù si aumenta il peso: un cavallo in tal modo conformato è quasi inabile al servizio della sella. Nelle gambe di avanti si osserva benanche pochissimo mo- vimento. Il cavallo le piega alquanto nelle sole spalle , si- tuandole a poca distanza, ed insensibilmente le solleva dalla terra per opporle al soverchio peso del corpo (i); quindi risulta da tale organismo , che la maggior par- te son destinati dalla natura più al tiro, che alla sella. Osservato in questo modo il cavallo rozzo , troveremo che i suoi movimenti naturali sono di grande ostacolo (i) Chiamasi camminar sulle spalle. Nota dell' Auiore. ( 17 )_ al servìzio d(;l cavalcare, poicliò il treno anteriore, clic dovrebbe essere più leggiero, e maggiormente gravato di peso, ma ciò non ostante possiamo mettere un fj-e- no alla bocca eh' è la parte più sporgente, e situarla nell'attitudine e direzione che vogliamo. Da ciò risul- tano le prime regole dell'Equitazione, cioè, prima d'im- prendere altri esercizii, convien dare mediante il mor- so l'equilibrio al cavallo, sollevando l'anteriore; per con- seguenza, prima cura del cavalcatore esser dee, di al- zarne e portarne in dietro il collo e la testa, affinchè gradatamente acquisti la leggerezza , senza di che verun cavallo potrà essere agile e sicuro. Tutte le lezioni del- l' Arte Equestre tendono a tale scopo , e molte adoperar si deggiono abilmente, prima che il cavallo giunger possa ad un grado di perfezione, e molto più ne sare- mo convinti formandoci la giusta idea del cavallo ad- destrato perfettamente. IDEA DEL CAVALLO ADDESTaATO. Addestrare, istruire o maneggiare il cavallo è tanto usuale nella bocca di molti cavalcatori , quasi non vi fossero immense difficoltà per riuscirvi , ed a molti sembra di si poco rilievo, che senza ritegno l'affidano ad uomini che appena sanno cavalcare. Da ciò risulta chiaramente , che gli uni e gli altri non mai videro un sol cavallo veramente addestrato. Se chi ammaestrar lo dee, lo cavalca giornalmente, procura dargli cognizione di diversi oggetti , e se finalmente prima non si arre- stava e poi lo esegue, già fece acquisto di quanto le sue conoscenze si estendevano; se poi noa si spaventa 3 ( i8 ) ni suono del ianiijuro, segue Ijandiere e soldati, e non più teme Io sparo, allor si eleva per modello fra' cavalli addestrati. Mi si permetta però il dire, che l'Arte Eque- stre si offre sotto ben tristo aspetto, se riguardar si vo- lesse nel modo indicato , poiché non vi sarebbe palafre- niere, che avendone uno di buona indole, e procedendo con precauzione all'opera, non potesse riuscirvi. Eppu- re moltissimi sostengono tal massima, ma degni non sono di cavalcare un cavallo bone addestrato, ben di rado cavalcano, e spesso desiano pietà co' loro ben ad- destrali cavalli, per l'imbarazzo in cui si mostra' no ! Tali riflessioni scoraggiar deggiono tutti quelli che si dedicano all'Equitazione, e vi profondano danari e fatica ; ma la marna di cavalcare il cavallo da essi ad- destrato, largamente compensa tante cure! 11 cavallo bene addestrato convien che possegga le se- guenti qualità: i.° Esser dee nell'Equilibrio, ed in conseguenza ubbidiente alla mano. 2.° Deve intendere con esattezza gli aiuti ed i loro gradi . 3." Bisogna che abbia destrezza onde eseguire tutti i movimenti e le andature in variate cadenze , e procedere con facilità in avanti, in dietro e lateralmente. 4-° Deve saper correre con molta velocità, fermar- si ad un tratto, ed eseguire le più strette Voltate, con de- strezza, facilità e sicurezza. 5." Finalmente posseder dee perfetta ubbidienza, cioè dipendere assolutamente dalla volontà del cavalca- tore, ed accostarsi impavido a qualunque oggetto. Per acquistare le anzidette qualità, esser dee naturai- mente* ben formato: non pertanto il cavallo difettoso, Don poco si migliora per le cure di ottimo cavalcato- re, poiché lo eleva sempre ad un certo grado di abilità; al contrario inutile diventa il buon cavallo, qualora per- viene in mano poco esperta. Quali vantaggi non si ri- traggono in guerra da chi possiede un Ccivallo perfetto, e sa ben cavalcare? Egli tutto imprende nella certezza che il cavallo non si ricusa. Dispone delle gambe di esso come proprie; cammina lento , corre con velocità, si ar- resta , e si volta sempre che vuole: in fine il cavallo è fra le sue mani un piccolo peso, che a suo piacere lancia qua e là; siepi e fossate non gli fanno ostaco- lo , poiché agevolmente le salta quando vi sia proba- bilità per riuscirvi : nulla gli dà soggezione; chi pero in simile frangente è costretto servirsi di un cattivo cavallo, scoraggiar si deve nel vedersi assalito da un cavaliere ben montato, poiché mentre egli con diiìlcoltà muove da un luogo all'altro la pesante macchina che cavalca, il nemico già più volte ne percorse Io spazio, e quindi rinunziar deve a qualunque impresa^, per quan- to grande esser si possa la sua bravura . Pur troppo son note le obbiezioni che d'ordinario si fanno su di ciò. Chi offre in tempo di guerra un cavallo addestrato? Chi ha tempo per formarlo? ciò avviene, non e da dubi- tarsi: fortunatamente però il nemico si trova in cgual posiziono. L'esperienza de' vecchi e periti militari , deci- der può sul merito del cavallo bene addestrato. ( ?n ) de' primi raJDIIWE^TI DKL POJ.KUUO , E DI QCAUTK VOLTE SI CADE m ERRORE. Osservando il poledro nel suo rozzo stalo, e portando lo sguardo sul cavallo istruito , chiaramente si scorge la gran differenza che havvi fra loro , e, mediante tutti gli esercizi che ci prescrive 1' Equitazione , dobbiam pervenire a quello scopo, che molti cavalcatori per l'im- pazienza di giungervi con sollecitudine , non mai otten- gono. Prima di cavalcare il poledro, dobbiamo esami- nare il suo stato fisico e le proprietà meccaniche, cioè salute, età, ed intera macchina, poiché su di queste conviene che poggi la prima istruzione. E non essendo dotato di giusta proporzione, oppure rinvenendovi de' di- felli macchinali, non mai dobbiamo attendercene i belli movimenti che desideriamo, e i quali sono ben ovvi negli altri di miglior conformazione; assuefacendosi dunque il cavalcatore a portar su di ciò minuta attenzione, non mai cadrà nelf errore di esigere l' impossibile da quel- lo , e rovinarlo. Montato che si è non bisogna dimen- ticar di valutare le sue naturali inclinazioni, e secon- darle nella prima istruzione, quanto più è possibile. Il cavallo ha un natui'ale e forte impulso per la indipen- denza, che soltanto 'u\ prosieguo si sopprime coli' ubbi- dienza, ma rimane ancora molto vivace, poiché poco pri- ma i di lui movimenti e cammino dipendevano dalla sua volontà. Quella indipendenza cessa , subito che il cavalcatore prende le redini in mano , giacche da quel momento gii vien prescritta la strada che deve percorre- re , gli si darà perciò quel grado di soggezione con la massima dolcezza, e bisogna contentarsi se sollecitandolo, ( 9.1 ) proceda in avanti , non variando la sua allitudiae e na- turale andatura. Questi primi aiuti gli si debbono dare con molta precauzione, ed in vero abbisogna grande cautela per non destargli spav^ento e diffidenza, tanto ovvia ne' poledri , il cbe non poco influisce a menomare il frutto delle altre istruzioni. La diffidenza produce ;, che a malincuore si presti alla instruzione, e quindi non mai prende la bella attitudine; lo spavento lo imbarazza, e impedisce che attenda alla lezione, per cui vediamo che gli abili cavalcatori trattano i poledri con molta pazienza colmandoli di carezze. Riflettendo dunque a tutte l'espres- se circostanze , non devo recar sorpresa se talvolta il po- ledro si arresta e ricusa di camminare, giacche quasi mai risulta da cattiva volontà, ma è conseguenza per lo più de' movimenti che con esso si eseguono , e che gli sera- brano molto strani. Un uomo si mette su di esso e procura dirigerlo, al che non essendo disposto difficil- mente si adatta nel princìpio ; sarebbe perciò utilis- simo che chi maneggiar sapesse la frusta , in tal cir- costanza lo seguisse, e sarà sufficiente il toccarlo qual- che volta leggermente, però a quelli che ne hanno gran soggezione bisogna mostrargliela da lungi. Riguardo poi al luogo per esercitarlo, consiglio, in mancanza di ca- vallerizza , preferire la vicinanza ed iì livello , ed ivi stabilire un quadrilungo. Per ora deve restare sulle li- nee dirette , e rotondare i quattro angoli , cioè noa deve fare un angolo perfetto, poiché il rozzo cavallo non può secondare una simile voltata, per cui convien por- tarlo con lentezza e comodità sull'altra linea, procuran- do di non rimuoverlo dalla sua attitudine e dai suo cammino naturale, E siccome ora bisogna occuparsi, di ( 22 ) farlo andare dritto in avanti, ed allontanale quanto piìi e possibile le voltate, sarà mollo vantaggioso, clic i lati del maneggio fussero ben lunglii. Per le voltate e pel circolo, quantunque si faccia correre o cavalcare con la corda , non bisogna pensarvi ancora pe' motivi che seguiranno. Gli aiuti che fa uopo adoperare pel cavallo rozzo sono i seguenti : •i.° Stringere leggermente le gambe. 2.° Far sentire la lingua. 3.° Agitare la frusta fmclìc l'avverta^ e toccandolo alquanto, se si mostra a quella vista poco sensitivo. Il poledro come faci] mente comprcnclesi , non ancora distingue tali aiuti , ed il cavalcatore non deve perciò perdere la calma , ma procurare daj-glicne conoscenza incominciando nel più lieve modo, finche l'avverta, ed allora non poco giovamento ritrar si può duil' uomo che siegue con la frusta, poiché adoprandola nel me- desimo istante che il cavalcatore adopera i suoi aiiiti, il cavallo ben presto comprenderà il signiiìcato del movi- mento di quello che lo cavalca. Trattalo in questo modo al certo in pochi giorni ubbidirà alle chiamate delle redini e dogli aiuti , perchè soltanto con ragionevolezza vnol'essere condotto. Però quanto in ciò non manca- no molti cavalcatori ! Appena si uiettono su quelì' i- gnorante animale, cominciano a strappargli snaturata- mente la testa in su , e se per questa falsa chiamata , si scuote e si trattiene , lo trafiggono ne' fianchi , e lo coprono di legnate. Credono di dover subito usar rigore per ridm'lo più facilmente all' ubbidienza. Con dispia- cere allor si vede l' innocente animale sconcertarsi per lo spavento, e la confusione; e non è possibile con tali ( ^3 ) principii, ottenere vantaggiosi risul lamenti. Molto più pericolosi son pure quelli che per far mostra del loro cavalcare appositamente 1' eccitano alla disubbidienza , ed a questi si dovrebbe assolutamente proibire di ca- valcare. Maltrattando in tal modo uno di cui si sia padrone, indica poca sensibilità^ ma ninno può oppor- vi giaccbè r appartiene. Cavalcandone però uno non proprio è inescusabile , poiché il desiderio del proprie- tai-io è di renderlo quieto, docile ed abile. Sorprende in vero^ che vi sono molti spettatori che vantano tali cavalcatori, e li colmano di applausi. Noi però voglia- mo allontanarci da tal genìa, cui temo dovermi imbat- tere anche molte volte , e dirigerci in vece al prudente cavalcatore , e deliberar con quello ciò che praticare si deve col giovine cavallo. DEL PASSO. Il passo del cavallo è di tre specie, cioè, Naturale^ di Caììijyagna, e di Scuola, il primo è quel movimento tardo e strascinante , che abbiamo di già veduto nel suo cammino naturale, co' piedi di dietro supera le or- me di qu'ci di avanti, per cui risulta che l'anteriore è gravato di maggior peso ; essendo dunque troppo lento e pesante , bisogna assolutamente escluderlo dal servi- zio di sella. Il passo di Scuola al contrario che con- siste in "vivace , accorciato, assiduo^ misurato, e qua- si trottante movimento, serve solo per la Scuola, e per Parata, Cjuindi non è al nostro scopo. Qui ed in pro- sieguo SL tratterà solamente del cavallo di Campagna, 0 sia di Milizia. Se poi un dilettante si occupasse per (94) acklesfrar quello di sua propiielà in tali movimenli , non gli si potre])be negare la prerogativa di essere un buon conoscitore. Per addestrare poi il cavallo di per- fetta Scuola , è prerogativa de soli Cavallerizzi periti nell'Arte. Dobbiam quindi procurare di fargli acquistare il passo di Campagna , e sarà grandissima qualità averlo buo- no, il che differisce molto dal naturale. Se nel passo naturale il cavallo senza piegare quasi le gambe si stra- scina lentamente in avanti, nel passo di Campagna si vedranno in vece tutte le articolazioni nel più bel mo- vimento, i passi delle gambe posteriori sono accorciati, e sicguono, ©d al più cadono sulle orme di quelli d'in- nanzi; con vivacità li solleva, li porta in avanti, e li poggia leggermente, ed il cammino è vivace, assiduo, risolu- to, e di equabile cadenza, che alletta fin' anche l'orecchio. \i sono poi de' cavalcatori i quali conseguir vorrebbero tiiltociò in poche lezioni, e allorché non sono secondati ne' loro desiderii, perdono la pazienza e cominciano a mal- trattarlo. Del pari sollecitando il poledro al passo troppo vivace, troveremo che i movimenti saranno più velo- ci, ma subito cadrà in disordine, nel cosi detto traino, pochissimo solleverà i piedi anteriori , continuamente inciampicherà, e darà de' passi falsi. Il passo di Cam- pagna per conseguenza, non deriva dal Naturale, ma dar si dee col trotto , cui darò spiegazione nel seguente capitolo. DEL TROTTO. Dicono i maestri dell' Arte , che il ti-otto comincia a dare ubbidienza e flessibihtà al cavallo. Un tale ef- ( 25 ) fetto che si flimostra coi movimenti natm-ali è con- fermato dall'esperienza, poiché se il cavallo si lascia sollecitare ad im movimento in cui alquanto impiegar dee le sue forze, già indica un grado di ubbidienza. Se il trotto è un' andatura , cui tutte le parti del corpo prestar si deggiono con vivace movimento , se ben si procede, convien che procuri la flessibilità nelle artico- lazioni. Il trotto è vario in molti modi, ma noi farem parola di tre sole specie , cioè : i.° Del Naturale. 2." Dell'Allungato. 3." Del Raccorciato , Unito e Vivace. Stabilite queste tre specie, faccìam ritorno al caval- catore, il quale cavalca il cavallo rozzo al passo na- turale nel quadrilungo. Mantenerlo deve in quell'anda- tura, finche avrà conosciuto i lati del Maneggio, allora 10 raccoglie, e raddoppia i prescritti aiuti, affinchè na- turalmente cada nel trotto, trattar lo deve come fece nel passo , e per le stesse cause non alterare la sua at- titudine naturale facendogli qualche violenza, ma pro- curar soltanto di conservarlo nel quadrilungo stabilito. 11 meccanico movimento di quella andatura si distingue dal passo, perchè più veloce, ed in quello si avvertono quattro colpi ed in questo due ; giacché nel trotto se alza la gamba dritta anteriore , alzerà la sinistra poste- riore nell'istesso tempo, ed all'opposto: ma sempre però due in aria e due in terra. L'appoggio in avanti non poco si accresce in tal movimento, ed il cavalcatore lo risente nella mano , e molto più nel suo Sedere. Spesso e particolarmente nelle Voltate, si poggia tanto sulle re- dini, che sembra volesse portar via il cavalcatore. In ( 26 ) tal caso, che gli è iicx;e«>ai'io il descriUo Skira sul cà- fililo, convien tenere le due mani al corpo con fer- mezza, ed accrescere semprcppiìi la pressione, finché non riprende il trotto che si richiede. Ayendo in tal modo latto de' giri per la dritta e sinistra, si tirano le mani con più forza per metterlo al passo , e finalmente si ferma j quando e perfettamente arrestalo, si tirano dolcemente le redini , e si procura ottenere qualche mo- vimento per rinculare ; e per conseguir ciò non bisogna grandemente sforzarlo, ma limitarsi a farlo cedere alla mano, premiandolo se vi si presta. Gradisce maggior- mente l'essere lisciato, avere un poco d'orzo, o pure smontato, ma prima facendo qualche passo in avanti. Non ])asserò oltre senza fare osservare , che non ho te- nuto discorso della briglia e del morso con la cui finora l'u cavalcato , perchè suppongo che chi vuole addestrare il cavallo, conoscer dee che tal lezione e le seguenti si danno col solo cavezzone e bridone di scuola. Quando il cavallo dimostra in questa prima istruzione sulliciente ubbidienza, ed e abituato a cedere alla mano per rinculare ; esercizio pel quale si richieggono otto o al più quattordici giorni, avrà al certo dimenticato gran parte della sua naturale indipendenza , e si mo- strerà docile per farsi dirigere dal cavalcatore. Allora si comincerà a sollevargli gradatamente la testa ed il collo j e nello stesso tempo conviene imprimergli assi- dua attenzione agli aiuti , che deggiono farlo andare in avanti. E quelli, che pel momento ed in prosieguo sono assolutamente necessarii , moltiplicar si possono , e rin- forzare r uno ])er mezzo dell' altro , poiché quando non cammina a "julficienza dietro l'incitamento della lingua, ( 27 ) aggiungendo la frusta, sicuramente per l'avvenire sarà più attento al primo, e se le gambe si stringono con forza e sollecitudine 1' una dopo 1' alti'a , lo sarà molto più ; sino allora non si porteranno speroni o pure non se ne farà nso , e deggio raccomandare di agire con molta circospezione : bisogna convenire , che estrema- mente nojoso son le prime cure che aver si debbono pel cavallo rozzo , la cui ignoranza , i duri movimenti , e Y enorme peso che il cavalcatore sopporta nelle mani Io disturbano , e vi abbisogna una sperimentata pazien- za. Che mai far si dee del cavallo che non ancora ha. sensibilità nella bocca e per h gambo dell' uomo?' non si lascia voltare ^ e girare ? senza dubbio convien per- suadersi esser la nostra forza assai inferiore a quella dfel cavallo, che direttamente non mai vincer potremo se non colla nostra ragione. L'Equitazione ci prescrive dei mezzi co' quali giornalmente si minora la sua naturale indipendenza, e si accresco la di lui abilità finché sen- z'avvedersene troverassi soggetto al nostro potere. Alloi'a il cavalcatore essendone quasi padrone, potrà progredire nelle lezioni anche maltrattandolo , ed ci lo sopporterà avendo di già. perduto molto della sua prima rozzezza , il che dimostra la veracità òq\ mio esposto. Or facciam ritorno al' cavalcatore, che trovasi occu- pato a sollevare il suo cavallo, e a ciò perviene con l'as- sidua pressione ch'esercita con fe due mani sulle redini, erciò sono inutili , purché il rimanente del corpo sia conformato , in modo che possa esser messo in equi- librio. I cavalli possono essere agili e leggieri nella mano , senza aver quel bello espetto. In molti di quelli che hanno miglior conformazione fra le tre specie in- dicate , non poche difficoltà s incontrano per imbri- gliarli. I cavalli proclivi a trattenersi han cattivi piedi, poca disposizione a piegarsi , debole posteriore, e man- cano di proporzione , quindi per necessità debbono pog- giarsi sulla mano, e difficilmente possono esser messi in una stabile attitudine. Mi dilungherei di molto vo- lendo noverare tutte le difficoltà cui si va incontro, quin- di lascio alla saggezza e al discernimento dell'abile ca- valcatore che non mai voglia chiedere l' impossibile dal cavallo. Nel dare 1' attitudine convien che il cavalcatore pro- curi con ogni attenzione di assicurarsi del cavallo e della testa , poiché nulla è tanto nocivo e contrario al buon procedere , quanto il buttar la testa in giù ed in su continuamente disordinando (ntte le andature , ed ò sufficiente soltanto guardar un ì;ì1 cavallo per osservare che si ferma nel!' istante eh' esegue tal movimento ; il piede eh' è in procinto di avanzare si solleva per poco dalla terra ed appena fa un mezzo passo , sembra un. movimento zoppicante , ed incorrendo spesso in questo disordine, inciampicherà di continuo co' piedi anteriori e diverrà pericoloso ; e siccome 1' intero corpo vi prende parte , produrrà al cavalcatore una dispiacevole sensa- zione. Ordinariamente tal vizio si acquista da' cavalli 12 ( 90 ) diretti da cattivi e disattenti caval(^lori , i quali gli abbandonano a ab stessi e sol mirano alla propria per- sona ; come pure da' cavalli giovani e deboli, quando faticano troppo , da quelli che han piedi addolorati , e dagli arditi quando proceder deggiono con lentezza, ma questi ultimi battono con la testa su e giù per l'im* pazienza ed eseguono tal movimento con molta celerilà. Qualunque esser possa 1' origine del vìzio , importa che il cavalcatore gradatamente si adoperi a porvi rimedio. Terrà sempre la mano a se , e quando il cavallo va per eseguire quel movimento , lo spingerà in avanti fra le redini con la polpa delle gambe , però dovrà e- seguirlo con molta precauzione , giacche spingendolo con molta forza e violenza in avanti, Io rende soltan- to timido ed inquieto. Il cavalcatore lo riunirà sempre fino ad un certo grado, e quindi procurerà di sollecitarlo aliinchò proceda, e non gli rimanga tempo di fermarsi {>cr commettere quella mancanza. Con tali mezzi i ca- valli perdono il difetto cui già erano abituati. Vi sono ancora di quelli i quali vi hanno tal naturale propen- sione che diventano stizzosi sempre che no sono impe- diti. Quando il poledro commette tal mancanza soltanto in fine della lezione è d' uopo affaticarlo di meno. Pe'cavalli addolorati in qualche organo? non saprei altro rimedio rinvenire che aspettarne la guarigione. Col cavallo ardito , il cavalcatore tratterrà soltanto la mano , affinchè fosse castigato dal morso, e non mai lo spingerà con le gambe in avanti , o pure gli darà con- tinuati mezzi arresti con che si ottiene non poco van- taggio in simili circostanze. ( 9' ) O^ni cavalcatore alquanto esercitato , avrà sperimen- tato quanto vantaggiosa sia la fermezza della testa nel cavallo da sella. Da quella cominciano tutti i movimenti e chi non saprà assicurarsene non mai sarà padrone del cavallo , e molto meno sarà nel fcaso di dar^i stabile procedi mento e perfetta direzione. IDEA SULLA LIBEETÀ DELLE SPALLE. La libera pieghevolezza delle si>alìe , credesi tanto necessaria a' movimenti , che inabile per la sella si di- chiara il cavallo che non ò suscettibile di acquistarla. I maestri dell' arte non poco si affaticarono a rinvenire esercizii onde promuovere nel cavallo si importante van- taggio , ed all' uopo molti ce ne additano. Siccome però non è stabilita 1' idea del cavallo con perfetta libertà di spalle , si adoperano falsi metodi, e si prendono e- quivoci nel dare questa utile istruzione. Particolarmente sorprenderà il metodo del Prizelius che col suo grande ingegno tutto decise con severità , biasimando gli altrui vizii ed errori , non risparmiando il suo buono amico De la Guerinìère , dal quale ebbe molti utili servigi onde compilare la sua opera , fu poi capace , con tanta dottrina e profonda cognizione pra- ticare r esercizio della libertà delle spalle ne' Pilieri. Il cavallo , come dice il signor De la Guernière y muove la spalla \\\ quattro direzioni cioè : f." In avanti., 2." in dietro. 3." Lateralmente. 4." Sul luogo. ( 90 Da ciò nuli' altro si può stabilire di preciso sulla li- bertà delle spalle , se non che , il cavallo eseguir deve tali movimenti con egual facilità e destrezza , per esser chiamato libero di spalle. Quindi la necessità richiede e 1' equitazione prescrive , che dar si deggiono tanti diversi esercizii al cavallo quanto se ne richiedono per fargli acquistare la libertà delle spalle. Finalmente si comprenderà , che il cavallo acquista il libero movi- mento delle spalle in avanti , qualora è esercitato di- rettamente ; quello indietro, rinculando ; il laterale, con tutti i movimenti ne' quali sarà costretto di accavallare i piedi ; ed in fine quello sul luogo, mediante la ciambella sulla medesima Pista ne' Pilieri. Se dunque dicesi dare un esercizio al cavallo che lo renda pieghevole nelle spalle , convien rammentarsi in quale di queste direzioni , e si distinguerà dall' attitu- dine e da' movimenti cui si mette il cavallo, giacché non è possibile che quei differenti giuochi della spalla ottener si possano con un solo de' mentovati esercizii. Quindi sarà ben chiaro , che i Pilieri dar possono soltanto una parte di libertà alle spalle , cioè quella sul luogo. Di questa ultima può farsi a meno pel nostro cavallo da campagna. Per rendere ciò chiaro , convien osser- vare la differenza fra quello di scuola e quello di mi- lizia, e dimostrarne le variazioni. Nel cavallo di scuola , si richiede il passo elevato , raccorciato , assiduo ed in cadenza che gli sommini- stra l'arte; e quando solleva i piedi con celerità, te- nendoli egual tempo in alto , e poi con sollecitudine li posa, sarà riguardato perfetto in questa andatura. Si- ( 93 ) niiU aver deve tutti gli altri movimenti , cioè quasi sempre brevi , raccorciati e sollevali. Nel cavallo di mili-zia ia vece, si richiede del pari che ben li sollevi nelle andature ed in cadenza, ma nello stesso tempo deve guadagnar terreno in avanti, e spa- ziosamente , facendosi arrestare e raccogliere con pron- tezza per lo strette voltate. Quanto mai non e pregia- to il cavallo di milizia che ha passo disteso ed uguale, trotto ben allungato, galoppo leggiero, e corre e salta con facilità! Altro scopo adunque aver non deggiono le nostre co- gnizioni, se non di procurare simili vantaggi al caval- lo. Avendo riguardo alla diversità delle andature nel procedere dei menzionati due cavalli , gli amatori dell' e- quitazione, potranno giudicare se i pilieri sono di grande utilità, onde addestrare il cavallo di scuola alle altro azioni. Conosciamo ancora, che tutti i maestri dell'arte nel trarre profitto da' pilieri , ebbero sempre in mira di formare un cavallo di scuola , e con essi al certo non pochi vantaggi ottennero. Ma siccome il signor Prizelius richiede, che senza veruna distinzione anche il rozzo cavallo appena si ca- valca, obbliando che deve esser guidato col bridone, si mettesse ne pilieri , onde rendergli le spalle libere , e quindi addestrarlo alla ciambella, ed ottenere il trotto perfetto, dirò che difficilmente va di accordo con la natu- rale struttura dell' acimale. Mio intendimento non è il contraddire chi procurò farsi inerito nell'equitazione, ma ben fa uopo un serio esame per un esercizio tanto ap- plaudito, quanto quello fra' pilieri; e quindi ci convie- ne far ritorno al rozzo cavallo, ed ai suoi movimenti (94) naturali , ed osservandolo bene vedremo clie quelli delle spalle in avanti ed in dietro gli softo* più facili; dap- poiché la difficoltà al rinculare non deriva dalle spal- le , ma Ijensi dal posteriore , che s' e pieghevole esse non troveranno ostacolo a cedere in dietro. Il movimento la- terale delle spalle annoverar si dee fra gli artìGciali , e quello sul luogo pel più difficile ed artificiale. Però l'e- sperienza c'insegna di non mai cominciare dal più diffi- cile col poledro , ma a gradi conviene condurvelo. Come mai potrà adattarsi il poledro a muoversi sul luogo, mentre i suoi movimenti naturali sono ancor lenti e gravi? Ciò sembrami impossibile, e se l'autore si ap- pellò alla propria esperienza", mostrando sempre favore- vole successo dall'esercizio no'pilicri, non mai si potrà da noi comprendere se non seguendolo; ed allora ci con- vinceremo che si servi contemporaneamente di altri e- sercizii coi quali procurò la libertà delle spalle al ca- vallo e lo rese agile a muoversi sul luogo. Quindi ri- guardar si dee il trotto come la via che alla ciambella conduce, e non già inversamente. Le spalle acquistana mediante il trotto il movimento in avanti su linea retta; sul circolo e con la spalla in dentro , il movimento la* terale; coll'arresto e col rinculare, quello in dietro: per- cui dar conviene al cavallo tre esercizii, mentre ne'pì- lieri ne riceve un solo. Se poi il trotto, che il rozzo cavallo comincia sempre col naturale (si rammentina l'osservazioni sul medesimo ), gradatamente vien raccor- ciato , finche abbracci poco terreno , e riunito e solleva- to alzi bene e con vivacità le gambe, e le spalle ab- biano di già acquistata l'agilità di spingersi lateralmente ed in dietro , non sarà più difficile al cavallo di muoversi ( 9^' ) sul luogo- Ri metto quindi agH aJ^iM maestri deciclorc con r esperienza che fecero, se il cavallo disposto in UìÌ modo 5 cioè conoscendo gli aiuti , ed obbedendo al ca- valcatore, non si adalli fra' pil ieri con più facilità, dì un altro che vi si ponesse per la prima volta, rozzo e per nulla cedevole: questo quando ancora vi si eserci- tasse per mesi, non mai acquisterebbe quel movimento cui bisogna pervenire per mezzo di altre lezioni. Il signor De la Gucrinicrc il diniosti'a coli' ordino dato a tale esercizio, poiché fa precedere il trotto, gli arresti, il rinculare, la Spalla indentro, la Groppa al muro , allora è ben naturale che il cavallo venga eser- citato ne'pilieri, ed è allora soltanto ch'egli se ne servo per dargli il passo di scuola perfetto, e prepararlo allo andature elevate. Onde darne più chiara spiegazione ri- porterò le sue proprie parole 2 Convien servirsi de' Pi- » lieri per insegnare al cavallo il passeggiare sul luogo }i) fjmsso di scuola J con che non va in avanti, indietro 2 e lateralmente , e ciò chiamasi far la Ciambella. j) Si troverà che questa cadenza o misurato movimento i> molto più facile a darsi ne' pilieri , che in luogo j) aperto , fa acquistare al cavallo beli' attitudine , ar* » dito e sollevato procedere , e quindi gli renderà li- D bere e pieghevole le spalle , ed il posteriore nel modo » che esser deve in simile andatura. Siffatte qualità si j» richieggono pel cavallo di Parafa , e pel trotto pas- B scggiato. Ma siccome vi abbisogna moli' arte, pa.zien- 2 za e tempo , onde addestrare il cavallo in quel mae- i> stoso ed elevato passeggio che si ottiene ne' pilieri » avvalendosene abilmente , non dee perciò recar sor- » presa se si promuovono molli disordini servendosi dei (9<5) )) pilicrì j>er allro scopo, pria cK giungere alla Ciam- )) bella. Del trotto dice lo stesso maestro : )) La pieghevolezza si dà mediante il trotto. È tale :& r opinione degli antichi e moderni periti maestri , e )) se fra questi ultimi siavi alcuno che rigettar voglia » il trotto , ed in vece somministrar crede al eavallo p la prima pieghevolezza e lihertà di spalle col piccolo s e raccorciato passo , al certo s' inganna, giacche in » niun altro modo può darsi che mettendo in gran )) moto r intera macchina. 3 Col trotto che è 1' andatura più naturale si alleg- i> gerisce il cavallo nella mano , non pregiudicando la » bocca , e gli si sciolgono le membra senza fargli del i) male , giacche in questo movimento più sollevato fra » i naturali , il corpo del cavallo mentre egualmente » posa su due gambe diagonali dà alle altre due la fa- j> cilità di sollevarsi , tenersi in alto e portarsi in a- -i vanti , laonde col trotto si somministra il primo grado » di pieghevolezza a tutte le parti del corpo , e senza 3 alcun dubbio , esso è base di tutte le lezioni e rende » abile ed ubbidiente il cavallo. Il signor Prizelius , che sostener volle il proprio metodo citando le parole del menzionalo autore , trala- sciò a bella posta quelle che maggiormente chiarir po- tevano il mestiere, a fine di raccomandare il suo esercizio ne' pilieri. Secondo le regole dell' equitazione , convien che cia- scun esercizio fosse adattato alla naturai costruzione del cavallo , e quindi giudicare se gli è conveniente. Vov r esercizio ne' pilieri è doppiamente necessario. Il ca- ( 97 ) vallo convicn die sia naluralmenle hcn disposlo onde essere addestrato in simili movimcnli , secondo le pre- scrizioni di De la Gucrinière ; e questa o la ragiono del perchè non sempre il PHzelius ottenne buon suc- cesso con ogni cavallo. Ma quanti se rie rinvengono alti a tale esercizi i ? Forse fra dieci neppure uri solo» L' esercizio ne' pilicri ^ con tutta la precisa teoricd del signoi* Prizetìus , b ancora tanto dilTicìle per molti ca- valcatori 5 che non mai ò eufficientemenie raccomanda- to, e so per poco non bene lo eseguono la qual cosa è facilissima , rischiano rovinare il cavallo» Tali ragioni mi sembrano sufficienti onde paier con- sigliare agli amatori , di non mai metterlo in pratica , G contentarsi òhe sia riserbato a' maestri. Per conseguenza non ci serviremo de' pilieri nell'ad- destramento de' nostri cavalli , ma invece mediante le adatte lezioni , procureremo' dar loro tanta liberta (Vi spalle ed abilità , per quanto" se ne richiede nel buon cavallo di milizia pel servizio di campagna. Convien conoscere soltanto in qual modo il cavallo eseguir deve gli altri tre movimenti delle spalle , e adempiervi se- condo le nostre idee con libertà , ossia con la necessa- ria pieghevolezza. Or volendo osservare le lezioni che fm ora abbiamo mdicafe pel nostro cavallo , osserveremo i gran van- taggi che se ne hanno, poiché mediante la pieghevolezza del posteriore esso acquista il libero movimento delle spalle in avanti ed indietro, e mediante il circolo si dispo- ne ad essere addcslnito nel diltìcile movimento laterale. Però pria di passare oltre , sarà opportuno occupar- ci della costituzione e de movimenti del treno anteriore del cavallo. j3 ( 9» ) ANALISI DELLE SPALLE E DELLE GAMDE ANTERIORI DEL CAVALLO, E DE* LORO MOVIMENTI. Non si attenda da me Y analisi anatomica dell' ante- riore del cavallo. Ho solo ih mira, di raccogliere tante idee Sulla struttura di questo treno, per quanto bastino a spiegare lo Scopo e l' effetto de' nostri insegnamenti , onde eccitare la nostra attenzione sulla buona o cattiva costituzione del cavallo, ed a conoscere quali sono gli esercizii che possono nuocerle. Le ossa delle spalle e gambe anteriori del cavallo, sono unite con quattro articolazioni principali cioè : Ìi." dell' Omoplata, 2." del Gomito, 3.» del Ginocchio, 4. del Nodello. L* omoplata , è un osso largo e spianato , dalla parte superiore annesso al garrese con muscoli e li gam en- ti , e nella inferiore ha una incavatura piana , nella quale giuoca_ la testa d^U' osso olI^ero di forma cilin- drica che corre a traverso delle spalle. La connessione di queste due ossa , chiamasi articolazione dell' omo- piata. Secondo tal costruzione , l* osso e la spalla possono muoversi in sopra, indietro, lateralmente, sul luogo, ed anche ad arco. L'unione dell'inferiore dell'omero col supcriore del- l'osso cubito, chiamasi articolazione del gomito. La congiuntura dell' inferiore del cubito col superiore dello stinco , si fa per mezzo di sette ossa , e forma 1' arti- colazioni del ginocchio , ed in fine l' unione dell* osso (99 ) pasturale con l' inferiore dello stinco , forma quella del nodello. Tralascio descrivere l' articolazione dell' osso coronale e navicolare , non bisognando al nostro sòopo, quantun- que fosse molto necessario alla pieghevolezza del piede. Le indicate quattro arti^lazioni sono egualmente cir- condate da ligamenti e capsule , la natura però non conformolle forti al par di quelle del posteriore , ne si richiede in esse la stessa forza; poiché mentre le ar- ticolazioni delle gamlx) posteriori cedono e si spiegano con molta violenza , quello delle anteriori altro far non deggiono che rimettersi nella naturai situazione, affin- chè le gamhe si poggiassero fortemente in terra onde sostenere il corpo. Quando il cavallo solleva il piede , piegansi in avanti le articolazioni dell' omoplata, e del ginocchio , quella del gomito in dietro , e quella del nodello in su. Tal movimento dicesi perfetto, quando il cavallo piega la gamba in quelle articolazioni ad un tratto e bene , e per poggiarla subito le distende. Molle parti cooperano e promuovono tal movimento. Si ha cognizione di non pochi muscoli la cui forza o» pera in su , in avanti , in dietro , e lateralmente. Dandosi dal cavalcatore l' aiuto pel trotto , tutte le parti del cavallo che promuovono il movimento comin- ciano ad operare , cioè i muscoli per sollevare si con- traggono e innalzano spalla e gamba , quelli per di- stendere li spingono in avanti , e i loro antagonisti danno al movimento la necessaria fermezza ed elastici- tà, ed allora spingendosi bene la spalla e la gamba in avnnti, il corpo regolarmente segue quel movimento , i muscoli eh' erano^^ontratti si rilasciano , ed il piede ( 100 ) si posa con solkjcitucìine m (erra mediante i niuscoli dia iù'i (liiilendoao. l'ai niovime.nto ha sempre tre tempi , sebbene l'al- zarsi e |X)rtarsi in avanti della gamba sembra un solo-; il primo è quando la gamba si alza , il secondo quan- do va in avanti, ed il terzo quando si riposa in terra. Il primo e 1' ultimo tempo , cioè , l'alzala e poggiata del piede esser deggiono piolto brevi , e solleciti , ed il secondo più lungo ed in ragione dell'altezza che prende il piede, o del terreno che abbraccia la gamba. Il eavallo gradatamente accresce la celerità .de' mo- vimenti secondo le varie andature , ed acquista per mez- zo dell' arte , jl gran vantaggio di mantenersi in ogni specie di andatura ed eseguirle nel massimo grado di celerità. Cosi per esempio , al trotto e galoppo raccor- ciato il cavalcatore aumentar può di molti gradi la ce- lerità ili quei movimenti mediante la riunione e riso» luzionCj ed il cavalk» rimarrà sempre in quella specie di trotto e galoppo. Non è cosi nelle altre andature. I muijcoli sol per mezzo degli csercizii, e de'diversi mo- vimenti , acquistar possono 1' agilità di operare per la pronta pieghevolezza delle articolazioni, il che avviene anajra nel corpo umano. In fatti , quante diliicoltà da noi s' incontrano nel!' imprendere gli esexcii^ii gin- nastici 1 Allorché dunque il cavallo mediante un esatto eser- cizio, gradatamente avrà acquistala la pei'fezione onde eseguirà tutti i movimenti e le andature con abilità e de- strezza , trovar devesi certamente col fisico e l'intellettua- le in periblta corrispondenza. Se poi il cavalcatore ben- ché molto abile non vi riuscisse, sicuramente il cavallo ( ">. ) difellar tlevo in qualche parte d&l cpi'poL- Or dando uno sguardo alla diversa costituzion naturalo de'cavalii, sor- prenderà non solo quella cho risguarda l' intero coq)o ina anche quella di ciascuna parte. Lo studio onde ben conoscere i cavalli , cui indefes- samente si diede opera fin dal principio dell'equitazione e che ora forma l' oggetto maggiore dell' equestri esco- gitazioni spesso ci somministra regole onde giudicare se il cavallo sia o no perfettamente conformato ; esso ri- chiede che da noi conoscer si debbano non solo col loro nome le parti operanti ne' diversi movimenti , ma aa- cora la connessione ed il modo eoi quale ciascuna opera sull'altra , e per adempiervi soddisfacentemente, conver- rebbe immaginare un cavallo perfetto , cui paragonar poi gli altri ed abituarci in tal modo a conoscere i di- fetti , poiché vediamo notevoli differenze nelle ossature delle gambe secondo ]a direzione , la forza, e pure se- condo la loro lunghezza o brevità* Yi son per esempio de' cavalli che hanno lungo cubito e corto stinco ,, e viceversa, ec Tutte le variazioni annoverar non si pos- sono fra' difetti , ma produr deggiono gran differenza nelle andature e nell' uso cui convien destinarli. Cosi suol dirsi del cavallo con cubiti corti aver movimenti migìiori 1 cioè più sollevati e quindi essere atto idla scuola elevata , e 1' opposto addirsi in vece per la cam- pagna. La ragione è ben chiara: Ne' belli movimenti raccorciati del cavallo di scuola , il ginocchio arriva al- l' altezza dell' articolazione del goniito , in modo che il cubito o braccio arriva ad essere paralello alla terra , quindi il corto metter si può con più facilità in tale si- tuazione allora quando il lungo stinco si alza a per- pendicolo. ( 102 ) Il cavallo con lunghi ciiljiti , e corti stinchi , molto sollevar dovrebbe i piedi dalla terra , tolcndo portai*e il ginocchio al livello dell'articolazione del gomito, però ha il vantaggio clie abbraccia molto terreno j e siccome non può tenere le gambe molto tempo in alto, i passi seguir si deggiono spaziosamente , e con maggiore sol- lecitudine. E queste sono le prerogatiye del buon ca- vallo di campagna. In quanto poi alla forza delle ossa, convien cono- scere cosa intender si dee con simile parola. Ordinaria- mente suole intendersi la forza delle gambe del caval- lo , per la qual cosa dicesi , il cavallo sta bene o male sulle ossa. Però se in tal senso dicesi, l'animale e molto fino di ossa, ciò non è diretto soltanto a quelle, ma a tutto ciò che le circonda , giacche può darsi che quelle gambe esili sol mancassero di carne supenflua , mentre i tendini e le ossa sono ben forti , ed intanto sembrano troppo sottili, ma per l'uomo conoscitore sono secondo il suo desiderio ; e cosi viceversa , il cavallo potrà aver ìyeiì grosse e carnute gambe con debole ossatura. Or trovando che alla vista son troppo sottili le ossa delle gambe in proporzione del corpo , non mai si potranno dichiarar deboli in forza della sol' apparenza , poiché ciò deriva unicamente dalle loro qualità. Vi son cavalli di nobile razza, che hanno le ossa alquanto fine, ma molto solide e forti per conseguenza sono migliori delle grosse e mal ferme : dal che forse deriva esservi tuttavia mol- te persone , che in preferenza scelgono il cavallo fino di ossatura , e restano poi delusi , perchè si attende- vano da essi de' movimenti leggieri, celeri e belli, men- tre questi non si ottciigono dall'ossatura, ma bensì da' (103) muscoli e da'tendini , altrimenti non si avrebbero tanti esempii j che cavalli di grossolana ossatura posseggono straordinaria leggerezza ue'loro movimenti. Però convien ben conoscere la razza, onde non annoverare l'ossatura troppo fina per difetto. Egualmente convien considerare le proporzioni die gli ossi aver deggiono fra di loro , che uno non fosse troppo debole in confronto dell'altro. Nella direzione delle ossa , cioè nel modo come le une son messe su le altre , ed unite per mezzo di ar- ticolazioni , pur si osserva grandissima differenza. So- vente veggonsi de' cavalli le cui articolazioni del gomi- to son tirate in modo dalla parte interna , che le gam- ico sempreppiù si allargano agli estremi , ed i piedi son rivolti in fuori : in altri si osserva il contrario , cioè, le parti superiori delle gambe sono allargate e le estre- mità unite , e co' piedi rivolti in dentro ; e spesso que- sta falsa direzione si prolunga fino al ginocchio, quan- do r osso del braccio non è ben situato sullo stinco. Perciò vi son cavalli con ginocchia rivolte in dentro, in dietro, in fuori, e piegate in avanti, e quest'ultima specie chiamasi a gambe di caprone , ed è difetto natu- rale , o il cavallo 1' acquista pel soverchio esercizio , giacché i ligamenti delle articolazioni anteriori si rila- sciano in modo che non possono più sostenere le ossa dritte r uno sulF altro.. Ho voluto accennare questi pochi esempii di falsa di- rezione delle ossa, ma l'attento e buon cavalcatore ne rinverrà molti dippiìi nelle diverse costruzioni de' ca- valli. In niun altro caso convien dichiarare le gambe anteriori ben conformate , le quali sostener deggiono il giusto peso , e quindi sollevarsi regolarmente e cacciarsi ( io4) driUc in avanti , elle quando le ossa son di proporzio- nata lunghezza , forti* , e situate a perpendicolo 1' uno stìir altro ; e secondo die deviano dalla linea perpen- dicolare , sarà maggiore o minore il difetto , ne una gamba torta non e suscettibile de' sopraddetti vantaggi. Convien pur mettere somma attenzione ai muscoli e tendini di cui sono rivestite le ossa; Straordinaria è la variazione che in quelli si osserva: Si trovano de' ca- valli delti pesanti di spalle i cui muscoli son talmente carnuti , che Solo a stento operar possono j ed i movi- menti saran sempre lenti e gravi. Altri hanno spalle troppo piatto e magro , e muscoli ben deboli 3 per cui non possono distendersi abbastanza 0 giuocare, e quin- di tardo e mal fermo è il loro procedere. Molti altri , 0 particolarmente i cavalli ordinarj , han- no i muscoli delle spalle talmente allentati che pendo- no , e lo braccia mostrano quasi di esserne prive. I ten- dini del pari si osservano troppo deboli , e troppo uniti alle ossa , ed in conseguenza non hanno sulfìciente li- bertà. Nel cavallo ben conformato non si osservano tali di- fetti , poiché le spalle sono coperte di folti e ben con- formati muscoli , che si possono osservare con maggior facilità , allorché 1' animale vien messo in vivace mo- vimento in cui alzandosi la spalla , subito si gonfiano, e si rimettono quando si abbassa , ed in tal modo an- nunziano il loro giuoco : le braccia del pari , son prov- vedule di muscoli forti e fermi, che cooperar deggiono allo stendere della gamba : i tendini si mostrano ben forti e coverti di poca carne , ma liberi e pronti a' co- leri movimenti ; come pure veggonsi tii4fe le articola- ( io5 ) zioni bene aggiustate e fornite di forti ligamenti. Ciò non pertanto , gT indicali segni di ben conformata gam- ba ingannar possono 1' occhio del miglior conoscitore ; ed a quale occhio è mai visibile l' elasticità delle coo- peranti parti fino alla più piccola fibra ? Spesso vedesi un cavallo secondo 1' apparenza star molto bene sulle gambe , e cominciando poi a camminare per nulla appa- ga la nostra aspettativa : ed al contrario nelle gambe che secondo V apparenza non sembrano le migliori, spes- so osserviamo de' movimenti che secondo le regole non aspettavamo. Convien cercarne le ragioni in parte nel- l'indole del cavallo: e quanto mai in ciò esse non variano? Non vi sono forse de' cavalli di gran forza , e pur fa uopo spingerli al regolar movimento con forti aiuti, e finanche maltrattandoli ? Altri che si affaticano molto per la gran vivacità , e non già perche la natura avesse lor dato sufficiente forza ? In fine convien conchiudere esserci tuttavia nascoste le cagioni nella struttura de' muscoli e tendini ; e quin- di la qualità di quelle parti del cavallo, si scopre mag- giormente mediante il tatto cavalcandolo, clie col sem- plice guardarlo. Nel primo caso molto meglio si osserverà la giusta elasticità ; e ciò, come facilmente può comprendersi , vale pel cavallo di già addestrato. Dal giovane cavallo dob- biamo attendere tali perfezioni , se la sua buona con- formazione ce lo promette. Nel momento decisivo , in cui dicesi il cavallo comincia a formarsi , "v edremo in quello di buona razza i muscoli sensibilmente rinvi- gorirsi, i tendini fortificarsi , la pelle rendersi più com- patta e liscia , ed in generale il cavallo abbellirsi nello ( io6 ) aspetto. In quello di cattiva razza osserveremo quasi sem- pre il contrario, cioè il bel poledro intristire e farsi deforme, i muscoli rallentarsi in modo che toccandoli li troveremo all'intutto aridi, la sua pelle divenir floccida e 'quindi sudando ne' più lievi esercizii perdere gran parte de'succhi linfatici, e rimanere abbattuto e privo di forza. Il dilEcile dell'arte equestre, si è di proporzionare a gradi i movimenti e la fatica al poledro secondo cre- scono le sue forze , acciò i muscoli ed i tendini si con- solidino. Il cavallo non esercitato non ha destrezze , e nei suoi movimenti manca di vivacità e sollecitudine^ laonde suol dirsi di quello 'non esercitato , fatica a stento , non è più in esercizio. Spesso cadono in c- quivoci i cavalcatori a gran danno de'cavalli , su'mezzi che impiegano onde metterli in esercizio , o ponendo- veli pria che le membra fossero sciolte. Se un cavallo è ubbidiente e si presta all'istruzione, si vorrebbe adde» strarlo in una sola lezione ; ed alcuni replicano 1' eser- cizio tante volte finche lo stancano, ed allora si presta meno che da principio , in tal modo vien costretto ad op- porsi palesamento onde procurarsi qualche riposo , che avrebbe dovuto ottenere dalla ragionevolezza del caval- catore. Facilmente si comprenderà non esser questo il mezzo di dar vigore a' muscoli e tendini de' cavalli , ma invece di snervarli , ed a ciò attribuir si dee la prima cagione della loro rovina. I casi ne' quali particolarmente soffre Y anteriore del cavallo sono i seguenti : I ." Quando il cavalcatore sforza il cavallo a solleciti Diovimenti, e non sa ben sollevarlo e metterlo in equi- ( 107 ) Jibrio , ne indebolisce spallo e gamì>e sotto il peso che continuamente ricevono dal posteriore. Il che chiara- mente si osserva ne' cavalli che poggiano sempre sulle spalle, ed il cui anteriore con difficoltà cede all'urto del posteriore; i piedi anteriori non possono con sollecitudine abbracciar terreno , ed in vece sono urtati da quelli posteriori; e se il cavalcatore di ciò non si avvede, al- meno sentir deve il dispiacevole battere dei ferri ; il che si osserva ne' rozzi cavalli , ed in quelli ancora deboli. 2.° Parimenti si intirizziscono le gambe anteriori del cavallo , facendolo correre alla salita e discesa per tanto tempo , finche l' anteriore si stanca e s' intorpi- disce ; e strapazzandolo poi spesso si riscalda e si raf- fredda , la macchina perde il suo vigore , e si rilascia ; questo può anche avvenirgli tenendolo in riposo, giac- che per esperienza si conosce , che il cavallo può an- che intirizzirsi nella scuderia. Dal che risulta che il cavalcatore deve ben conoscere il suo eavallo , onde dargli la giusta fatica, 3.° Particolarmente è molto nocivo al cavallo es- sere arrestato spesso e con forza sulle spalle. Parago- nando le gambe anteriori con le opposte facilmente si osserverà la diversità della conformazione. Gli ossi delle posteriori non sono situati l' uno su 1' altro in linea retta ma bensì ad angolo, in modo che le articolazioni, stando il piede in terra, gìk formano diversi angoli, e quindi possono cedere ad un sopravvenieole peso. Nelle opposte, come si osserva nel paragrafo deli' arresto, si vede il contrario, giacche le ossa esser deggiono ferme ed immobili noUe loro articolazioni, eccetto il pastiR*ale. ( .08 ) che devia dalla linea retta , la qual cosa rende il passo più piacevole. I pasturali troppo corti , e poco agili , producono un' andatura dispiacevole e dura : siccome lunghi e deboli non possono resistere agli sforzi. Però , le altre articolazioni ceder non deggiono , al- trimenti cadrebbe il cavallo , e se si osserva la precau- zione che adopera 1* animale nel coricarsi si vedrà che mette prima i piedi posteriori sotto il punto di equili- brio e quindi gradatamente piega le ginocchia. Perciò è molto chiaro che facendolo poggiar violentemente su quelle gambe poco flessibili , rovinare ed allentar si deg- giono tendini , muscoli e ligamenti'; le articolazioni deb- bono perdere la fermezza, le ginocchia tremare e vacillare e le articolazioni de' nodelli piegarsi in avanti; e quindi con asseveranza può dirsi un tal cavallo non esser più suscettibile di esercizio. Molti cavalcatori per nulla conoscono che in tal modo possono rovinare le gambe anteriori de' cavalli ; hanno cognizioni talmente oscure , che attribuiscono a fortezza que' falsi arresti che il cavallo esegue per insullicieuza, per poca pieghevolezza , o debolezza del posteriore , e in tali casi dicono che il cavallo ha straordinaria forza, mentre dà tali scosse arrestandosi, che dilficilmente fanno alcuno resistere in sella. Colui che cavalcò il cavallo ad- destrato agli arresti, come suppongo, saprà distinguere quello sforzato movimento , da questa dura scossa che minaccia buttare il cavaliere sul collo del cavallo. 4..** In fine con cattive ed inesatte voltate, cioè gi- rando il cavallo troppo a corto e prontamente senza metterlo nella dovuta attitudine, conosciuta dalla maggior parte de' cavalcatori , gli si possono rovinar le spalle. ( log ) Ma su di ciò i cavalcatori sovente cadono in errore , giacchò mancano di giuste conoscenze e destrezza ; e quindi ne risulta il guasto de' buonissimi cavalli senza che se ne avveggano : e quando il risul lamento delle loro fatiche ne delude le speranze, ne incolpano il ca- vallo, ed il povero animale va soggetto a soffrire ingiusti maltrattamenti. Con tali osservazioni , saran convinti gli amatori del- l' Equitazione , che preceder deve la dovuta cognizione della struttura del corpo del cavallo , e particolarmente delle parti per mezzo delle quali la macchina si mette in moto , se vogliono regolarmente perfezionarla; quindi convicn che ben si ricordino la struttura e conformazione di ciascuna parte del treno anteriore e posteriore , onde sperimentare di quanto utile esser possano e chiarimento, nel resto della istruzione del cavallo. l'ÉPAULE EN DEDANS , OSsia LA SPALLA INDENTRO. L' invenzione di questo esercizio si deve al signor de la Guerìmère. Egli mise in pratica tuttociò che dissero i. migliori, onde addestrare il cavallo al cammino late" rale. Le difficoltà che rinvenne nell'esecuzione degli al- tri esercizii per ottenere il libero movimento delle spal- le e gambe del cavallo, lo spinsero a questa invenzio- ne, ed in vero si procurò gran fama nell' Equitazione. Credo far cosa grata agli amatori trascrivere il suo ragionamento su tale esercizio. Egli dopo di aver par- lato degli altri movimenti della spalla e del modo di promuoverli; prosegue così: » La difficoltà di trovare regole sicure, onde dare ( .10) D alla spalla e alla gamba la facilità dei moTimenlo » circolare di una gamba suH' altra, ha sempre imba- ® razzato i cavallerizzi, poiché senza tal perfezione il A cavallo non può voltare facilmente, nò evitare con 2) grazia i talloni. » Onde ben conoscere l'esercizio della Spalla inden- « tro , eh' e il più dilìicile ed il più utile di tutti quelli j che deggionsi adoperare onde addestrare i cavalli, » bisogna esaminare ciò che dissero il De la Broue, )> e il Daca di Ncwcastle , riguardo al circolo , che , » secondo quest'ultimo, e l'unico mezzo per addestrare :» perfettamente le spalle del cavallo. 3) Il De la Broue dice che tutte le strutturo ed in- » dolo de' cavalli-, non sono adatte allo straordinario ^ esercizio di esser continuamente menati sul circolo 9 onde addestrarsi j e le loro forze non reggendo alla » fatica di molti giri in una volta sola, si infastidi- D scono e s' intirizziscono sempre più , invece di addc- •D s trarsi. j) Il Duca di Newcastle si esprime Così : La testa in- > dentro, e la groppa in fuori sul circolo , da princi- » pio mette il cavallo sull'anteriore, gli fa prendere ap- » poggio, e addestrare moltissimo le spalle, ce. » Il trottare e galoppare con la testa indentro, e la « groppa in fuori, fa andare l'anteriore verso il cenr X tro, e ne allontana il posteriore^ poiché le spalle vea- ;» gono forzate più della groppa. 3» La parte che va sul gran circolo , fatica maggior- 3) mente, giacche cammina più di quella che percorre :ì) il piccolo , dovendo eseguire più movimenti , bisogna -j> perciò che le gambe sieno in maggior libertà; le al- ( III ) 5 tre sul piccolo circolo sono più sforzate g soltomessc 3 giacché portano l'intero corpo, e quelle che percorro- D no il grande, restano più lungamente in alto di queste. D La spalla non acquista pieghevolezza, senell'eser- )) cizio l'intera gamba posteriore non si avanza ed ac- » costa all'altra esterna. j) Dal ragionamento di questi due grandi uomini ben :i) si scorge, che entrambi ammisero il circolo: ma De 1) la Broue non sempre lo pratica, e spesso preferisce s il quadrilungo. 2 II Duca di Newcastle , la cui lezione preferita h 7) il circolo , conviene anche egli degli inconvenienti j) che vi si trovano , allorché dice che nel circolo il 7> cavallo con la testa indentro , e la groppa in fuori D e più sforzato e sottomesso nel treno anteriore che JD nel posteriore, e clie quesf esercizio lo mette sull'an- J9 teriore. 3 Tal confessione confermata dall' esperienza , pruova ì) evidentemente che il circolo non è il vero mezzo onde :d rendere cedevoli perfettamente le spalle , poiché un 2> oggetto sforzato ed aggravato dal proprio peso non » può essere leggiero , ma la gran verità , che adotta D questo illustre autore , si è che la spalla non può ce- s> dere se la gamba interna posteriore cominciando non 5) è avvanzata ed avvicinata dall' altra esterna ; e que- j sta savia osservazione mi fece cercare e rinvenire lo i esercizio della spalla indentro , del quale ora dare- » mo spiegazione. 3) Allorché dunque il cavallo saprà trottare libera- 3) mente fra le due mani sul circolo, e sulla linea retta, :ù e saprà camminare sulle indicate lince con passo e- (1.2) )) guale e tranquillo, e si sarà avvezzato agli arresti, e )) mezzi arresti , ed a piegare la testa indentro , allora si :ù dovrà far camminare a lento e raccorciato passo lungo )) il muro e situare in modo , che le anche percorrine » una linea, e le spalle un' altra. La linea delle anche D dev' essere vicina al muro , e quella delle spalle di- D scosta circa un piede e mezzo o due tenendosi il ca- ì) vallo piegato alla mano che va , cioè , onde spiegar- » mi con più chiarezza , in vece di tenere il cavallo » dritto air intutto di spalle e di anche sulla linea dritta » lungo il muro, convien voltargli la testa e le spalle » alquanto indentro verso il centro del maneggio come » se effettivamente si volesse farlo voltare, ed allorché ;) trovasi in questa attitudine ohliqua e circolare, biso- » gna farlo percorrere la lunghezza del muro, ajutan- )) dolo con la redine e la gamba interna , il che aS' i) solutamcnte non potrà essere eseguito dal cavallo in » queir attitudine senza incrociare ed accavallare la D gamba interna dell' anteriore sulla esterna ; e simil-' }) mente per le posteriori. il Quest' esercizio produce in un tempo tanti buoni JD effetti che io lo reputo come il primo e 1' ultimo di D tutti quelli che dar si possono al cavallo , onde far- i) gli acquistare intera pieghevolezza , e perfetta libertà » in tutti i suoi organi. Ciò è tanto vero , che il ca- » vallo reso pieghevole con tali principii , e poi rovi- }) nato alla scuola , o pure da un ignorante cavalcatore » rimettendosi poscia per pochi giorni in quest' eserci- i zio da un abile cavalcatore , si renderà di nuovo )) pieghevole , e leggiero come lo era prima. -• » In primo luogo quest' esercizio addestra le spalle ( I12 ) _ 3 giacche l'interna gamba anteriore incrociando e ac- y> cavai landò 1' esterna a ciascun passo che il cavallo ì) fa in queir attitudine , e l' interno piede poggiandosi y) al di sopra dell' altro , e sulla sua stessa linea , il » movimento cui la spalla è obbligata in questo anda- » mento , mette di necessità in azione i muscoli di essa j> come è facile a comprendere. )> 2.° Dispone il cavallo a mettersi sulle anche giac- j) che ad ogni passo che fa in questa attitudine , porta )) la interna gamba posteriore in avanti sotto la pancia 3 e la situa al di sopra dell' altra , ciò che non può j il cavallo eseguire senza abbassar l'anca : laonde da :» una mano è sempre su di un'anca, e dall'altra ma- » no sempre sull'altra anca , e per conseguenza impara }) a piegare i Garretti , il che dicesi essere sui/e anche. » 3.° Dispone il cavallo a cedere alle gambe del ca- 3 valcatore , giacche ad ogni movimento essendo ob- j bligato d' incrociare e di passare le gambe 1' una ì al di sopra dell' altra , cosi le anteriori , che le po- » steriori , acquista la facilità di bene accavallare le 5 braccia e le gambe da entrambi le mani , e ciò si 5 è quanto far deve per liberamente camminare di la- i> to ; in guisa che quando vuol farsi andare il cavallo 3 con la dritta spalla indentro, si dispone a cedere a a sinistra , poiché in tale attitudine gli si esercita la i spalla dritta, e quando vien messo spaila in dentro y> a sinistra gli si esercita la spalla sinistra , e si di- j> spone a ben passare la gamba sinistra per andare :» con facilità lateralmente a dritta. y> Per cambiar di mano nell'esercizio spalla in dentro ^ per esempio , dalla dritta alla sinistra , conviene far i5 (i4) 3 conservare al cavallo la piega del collo e della (esla, » e partendo dal muro farlo camminare dritto di anche ;) e di spalle su di una linea obbliqua , finche giunga a in tale attitudine sulla linea dell' altro muro , ove » bisognerà situargli la testa a sinistra e le spalle in j dentro e distaccate dalla linea del muro , e dandogli » libertà gli si faranno incrociare le gambe interne so- j pra le esterne lungo il muro , e nella stessa guisa j che abbiamo testé detto per la spalla dritta. » Siccome il cavallo ne' primi esercizii della spalla » in dentro mancherà nell' esecuzione , e metterà la s> groppa troppo in dentro , o pure al contrario volterà 7) troppo le spalle in dentro , e lascerà la linea del :» muro per sottrarsi alla soggezione di passare ed in- D crociare le gambe , dal qual movimento tutti i suoi a muscoli sono messi in continua contrazione, la qua- jb le assai gli è penosa se non ancora vi è abituato , Ti allora il circolo servir deve di rimedio alla sua ri- » pugnanza. Si farà camminare adunque sul gran » circolo a piccolo passo , e si procurerà ottenere di 2 tratto in tratto de* passi incrociati delle gambe in- s terne sulle opposte , in modo che allargando scm- » pre più il circolo , insensibilmente si arriverà sulla j linea del muro ed il cavallo si troverà situato con » la spalla in dentro, ed in tale altitudine gli si farà » dare qualche passo in avanti lunv-.o il muro , in- » di lo si arresterà e gli si piegherà il collo e la testa » facendogli giuocare il morso nella bocca con la re- » dine interna , si carezzerà , e si farà riposare. » Avvenendo che il cavallo si trattiene , e si difende » per malizia, non volendosi assoggettare a tale eser- (115) )) cizio, converrà lasciarlo per qualche lenipo, e far ri - j torno alle prime massime del trotto allungato e yi- » vace , su la linea retta e sul circolo, e quando ubbi- D dirà si rimetterà di passo , alla spalla iu dentro sulla i linea del muro , e se esegue bene qualche passo bi- )) sogna fermarlo , carezzarlo e smontare. » Quando il cavallo comincerà ad ubbidire alle due )) mani, all'esercizio spalla in dentro, verrà addestrato )) a prendere bene gli angoli , che e il più diflicile )) di questo esercizio. Converrà perciò in ogni angolo, X ossia al termine di ciascun lato, far entrare le spalle » neir angolo conservandogli la testa situata in dentro, j e neir istante che si voltano le spalle sull'altra linea, » convien far passare le anche ancora nell'angolo per )) dove passarono le spalle. Con 1' interna redine e )) gamba si porla il cavallo negli angoli ; ma quando )) esso trovasi sull' altra linea , bisogna che si faccia y> con la redine esterna portando la mano in dentro, e )) colpire il momento che abbia la gamba didentro in » alto e presso a posare, onde girando iu questo men- :d tre la mano , possa la spalla esterna passare al di )) sopra dell' interna (a). E siccome l'aiuto del voltare :» è una specie di mezzo arresto , è d' uopo , nell'atto )) di girar la mano, spingerlo alquanto innanzi con la ^ polpa delle gambe. Se il cavallo rifiuta di passare )) con la groppa per gli angoli , allargando le gambe (a) Questo e uir errore. La spalla esterna non passa sa l' in- terna , il che sarebbe ì\\i principio pel cambiamento. Ed in ef- fetti tale esercizio si rinverrà dove trattasi del cambiare ali'altrfi mano nel passeggio e cambiameulo su due Piste. ("6) 7) posleiiori e posando con forza V interna in terra , j> consueta difesa de' cavalli , bisognerà spingerlo con j> la gamba interna nello stesso tempo che gli si vol- D teranno le spalle sull'altra linea. Ecco, secondo me, 2> ciò che addunanda.sì prendere ffk' an(/oliy e non già j> come si pratica dalla maggior parte de' cavalcatori , i 3> quali si contentano di fare entrare la testa e le spalle 3 soltanto nell'angolo, e trascurono farvi passare la grop- :» pa, in modo che il cavallo si volta senza punto pie- :& garsi , in vece che facendovi passare le anche dopo :» le spalle, il cavallo non solo si piega in queste due » parti ma ancora ne' fianchi^ la cui cedevolezza accre- j sce non poco l'agilità del rimanente del suo corpo. J Esaminando la struttura ed il meccanismo del cavallo, > facilmente -saremo convinti dell' utilità della spalla D indentro , e si converrà che le ragioni da me espos- ii te onde convalidare questa massima son tratte dalla » natura, la quale non mai vien meno , quando non 2> è violentata al di là delle sue forze. E nello stesso n tempo , se si bada all' azione delle gambe del caval- 1» Io che va sul circolo con la testa indentro e groppa f> infuori, sarà facile comprendere, che le anche acqui- ^ stano la pieghevolezza che si pretende dare alle spal- j le mediante il circolo, giacche è ben certo , che la D parte la quale fa il più gran movimento , è quella Tt che si piega A\ più. Io ammetto adunque il circolo ;» per dare ai cavalli la prima pieghevolezza , ed an- ^ Cora per punire e correggere quelli che per malizia si > difendono mettendo la groppa indentro malgrado il » cavalcatore ; ma io considero poi l'esercizio della spalla » indentro , come indispensabile pei» compiere la pie- ("7) 1) ghevolezza delle spalle, e dare ad esse la facilità di 3 poter bene accavallare le gambe , ed una tal perfe- ;) zione si richiede in tutti i cavalli che diconsi bene :» addestrati, a Dunque ben vediamo qual premura si diede l'inven- tore di tale esercizio per rendercelo chiaro , ma non mai avrebbe supposto che con tanti lumi dava occasio- ne a molti equivoci , e siccome a questo attribuisce la perfetta pieghevolezza delle spalle del cavallo, vien es- so creduto 1' unico che convenga adoperare onde .ot- tenere simili vantaggi. Perciò veggonsi molti caval- catori imprendere tale esercizio anche col più rozzo ca- vallo che non ancora sa fare de' passi regolari in a- vanti , come pure non poco contribuirono a tali abu- si quelli che descrissero l'esercizio della spalla inden- tro del signore De la Guerinière , poiché l'accennarono in modo, da sembrare che non vi fosse annessa veru- na difficoltà. Per esempio il Signor Sind vuole che si praticasse da qualunque cavalcatore ; e che il cavallo si metta in quell'artificiosa attitudine con semplice tirata dell' interna redine , e pressione del ginocchio interno , del che dubito assai; giacche allora chiamar si dovreb- be spalla indentro , qualunque piegata attitudine nella quale il cavallo e costretto a camminare lateralmente; ed ecco come tal esercizio vien adulterato. Le idee che già stabilimmo su la libertà delle spalle e su la naturai co- struzione del cavallo , deggiono , come spero , far giu- dicare ben altrimenti del vero scopo di quesf esercizio e convincerci di esser desso il mezzo principale non solo per addestrare le spalle , ma per isciogliere quasi il corpo dell'animale , e addestrarlo yello stesso tempo pel ( "8 ) cammino laterale , il che ce lo iadica 1' attiludinc ed il movimento in cui lo vediamo. Dall'esperienza si conosce , che fintantoché l'attitudine del cavallo non è libera non mai può esserla 1' anda- tura. L'altitudine nella quale allor si esercita lo rende idoneo per tutte le altre ; 1' intero corpo è piegato , ed è perciò che da principio non si può ottenere senza sforzarlo. In quanto riguarda il cammino laterale di una gamba su r altra , convien ricordarsi ancora , che ne' diversi muscoli della spalla vi sono quelli che sollevano , e quelli che distendono in avanti, e finalmente quelli che tirano la spalla lateralmente. Ci siamo ancora persuasi che i muscoli possono acquistare l'elasticità sol mediante giusta fatica e buono esercizio. Or facendo ritorno al rozzo cavallo si troverà , che i muscoli estensori in avanti , son maggiormente esercitati , giacche furono messi in movimento fin dacché ebbero vita , e poscia per mezzo del trotto allungato acquistarono maggior vigore , e che i muscoli elevatori sono ben poco eser- citati ; poiché il cavallo se ne serviva sol quando pas- sar doveva su qualche rialto , e quindi mcel cavallo si reade molto più diilicile dei seniplicG cambiare de' piedi , e ne sarem convinti nei cambiamenti , ne' quali sul cominciare di una voltata all' altra mano , il cavallo conserva 1' attitudine e sol cambia i piedi , cioè accavalla co' sinistri gli altri. A- dunque la più piccola differenza è quella , che nella spalla indentro i piedi interni deggiono accavallare gli opposti, e nel traversare è tutto il contrario; onde prevenire un errore importa accennare, che nel traver- sare sempre si chiama V interno lato quello cui il ca- vallo si dirige, cioè, traversando a dritta l'interno lato sarà il dritto, ed il sinistro l'esterno, e cosi viceversa. Or dunque si conosce qual sia 1' interna ed esterna re- dine e gamba , quindi non si cadrà in equivoci allor- cliò di ciò no converrà discorrere. Però la gran differenza è nello stesso accavallare, e ciò si osserva facilmente se si addestra il cavallo nei due esercizii consecutivamente. Se nella spalla indentro, secondo lo scopo di tale esercizio , il corpo del cavallo trovasi assai piegato e sforzato e gli sarà mollo agevole accavallare le gambe , giacche quasi con ciascun passo la spalla esterna vien portata centra V interna che ac- cavalla , per la qual cosa non ha bisogno di sbraccia- re molto di lato , ma invece si potrà sollevare molto dippiù e nello stesso tempo esercitarsi in avanti e di lato; ma nel traversare si situano le spalle a quel lato a cui si dirige il cavallo , e quanto. più si voltano , tanto maggiormente si allontana V interna spalla , quin- di r esterna gamba che allora accavalla dovrà sbrac- ciare molto di lato , per seguire e passare sull'in terna. Siffatta osservazione stabilisce la regola , che nel «o- (132) minciare qiiesl' esercizio col cavallo non si potrà pjc- lendere la perfetta attitudine , ma con^ieo^ ottenerla a gradi, e all'uopo sono utili gli esercizi! precedenti. Nel circolo il cavallo metteva i piedi alquanto di lato, nella spalla indentro imparò ad accavallare gli uni su gli altri: ora deve imparare a far ciò con perfezione, e mettere in pratica que'vautaggi che ottenne dagli esercizii ante- cedenti. Il signor De la Guerimère, non vuole che il ca- vallo si mettesse con la testa contro il muro nel comin- ciare l'esercizio àoY Traversare , giacché teme che por cattiva guida , impari a camminare per abitudine , e nel Oancheggiarc urti con le ginocchia al muro , e si intimorisca di accavallare con libertà le gambe avanti e lateralmente , ed in conseguenza si calpesterebbe i piedi. E per tai motivi situar si dovrebbe il cavallo con la groppa contro il muro. Però , siccome e ben dilFiciie a! cavalcatore non esercitato , di far camminare lateralmente il cavallo non ancora abile in quest' esercizio , senza farlo partire dal- la sua linea, il che avviene se manca di qualche og- getto per regolarsi ; prenderà il muro che circonda il maneggio per semplice guida , ma porterà il cavallo con tal precauzione come se non vi fosse muro, e con ciò eviterà i menzionati errori. 11 cavalcatore adunque per addestrare il cavallo nel traversare lo situerà con la testa centra il muro in mo- do che sia alquanto piegata indentro , e le spalle e la groppa fossero sulla medesima linea. Allora guiderà prima le spalle ed appena che cominciano a muover- si , spingerà con la gamba esterna la gi'oppa ailiii- ( i3:^ ) uhè uamiiiinl lateralmente; badando che il cavallo re- sti nella direzione che gii ha dato, cioè, che non vada con le spalle e con la groppa nò troppo in avanti, ne troppo indietro. Fatto che avrà qualche passi lateral- mente in questa altitudine , i quali nel principio cou- vicn che fossero eseguiti con lentezza, affinchè il caval- lo possa badarvi , il cavalcatore opera l' interna redi- ne e gamba , 1' arresta , lo carezza , e poi lo farà cam- minare di bel nuovo continuando sempre nel modo espres- so, finche arriverà in un angolo, dove lo fermerà un'al- tra volta , gli farà nuovamente conoscere la sua com- piacenza con carezze , e quindi gii situerà la testa a sim'stra ( suppongo che abbia cominciato dalia dritta ) , e lo farà camminare con 1' aiuto delia gamba dritta , che allora è 1' esterna , nello stesso modo a sinistra la- teralmente finche arriverà ai luogo donde cominciò. Que- sta prima istruzione che avrà il cavallo sarà brevissima, comunque fosse di buona volontà , e quindi sarà pre- miato con un poco di biada , e col riposo. Il cavallo che cammina regolarmente nell' esercizio della spalla indentro è impossibile che rifiuti di cam- minare in questo , poiché di fatti ne ha ì' abilità , nid convien che abbia prima un poco di tempo per adat- tarsi ad una nuova attitudine nella quale eseguir deve il movimento , ed allorcliè il cavalcatore scorge di es- serne il cavallo bastantemente avvertito , comincerà a farlo traversare. Però, pria d'imprenderne l'esercizio, importa dar prima taluni necessarii avvertimenti. I .° 11 cavalcatore riguardo alle diverse sli-utture dei cavalli , prenderà in considerazione l' attitudine, lì ca- mallo corto con cattivo collo non può prendere la bella { 134.) atlUudine e piega siccome la prenderà quello ben for- mato j ed al certo con la forza ottener non si può quel che negò la natura. 2.° Deve cercare la giusta cadenza, clic ha la base nel trotto raccorciato in cui di già si potè esercitare seniorechè farà camminare il cavallo. Un cavallo ha A. disposizioni di eseguirla con più forza , diligenza e vi- vacità di un altro , e del pari pel traversare. Le ragio- ni di tal diversità dipendono , come ò noto , dalla na- turale struttura del cavallo la quale non mai si può cor- reggere interaracnlc dal cavalcatore. S.*^ Sempre farà precedere le spalle del cavallo, per tanti gradi per quanti prescrivono i più insigni maestri , poiché guardando il cavallo che cammina di iato ben si osserva , che se la groppa avanza , il mo- vimento delle spalle comincia ad essere pesante , e se avanza molto, le gambe anteriori perdono la cadenza, senza potersi muovere. Di questa variazione , di cui già feci menzione parlando del circolo , non si può dar conveniente spiegazione , senza ridare uno sguardo al meccanismo secondo il quale il corpo dell' animale si muove naturalmente. In questo esercizio , il posteriore e la gran molla che deve spingere la macchina in avan- ti e metterla in moto ; noi dunque lo porteremo su di un'altra linea, come se fosse già abituato a percorrerla naturalmente , però in modo che la sua azione non cessi xiir intutto , ma invece che rimanga dietro le spalle e possa operare in avanti su di esse. Per la qual cosa i movimenti del posteriore nel traversare deggiono essere come se il cavallo camminasse sempre in avanti , e non mai deve trattenersi o fermarsi. Questo precedej-e del- ( .35 ) ie spalle , non è conosciuto dal cavallo che non apprese a piegarle indentro mediante l'esercizio della spalla in dentro. Giacche il cavallo il cui corpo non ò sciolto e non è pieghevole , resta con la groppa troppo indietro quando vien messo in attitudine da far precedere le spalle , dal che deriva che non accavalla le gambe. Perciò il cavalcatore allorché vorrà far traversare il cavallo a dritta , lo situerà con la testa ed il collo al Lato che deve camminare , lo metterà con le spalle o- gualmente in dentro che precedono di un passo, affin- chè il piede- interno posteriore fosse in perfetta linea dell'esterno anteriore , e quindi l'aiuterà con la gamba esterna spingendolo alquanto nella mano, e lo metterà neir andatura quasi di trotto che già apprese in parte nel precedente esercizio della spalla in dentro ; in tal modo lo farà sempre traversare per la lunghezza di un lato , cioè da un angolo all' altro , poi lo fermerà per poco , gli farà delle carezze , e gli situerà di nuovo la testa , il collo e le spalle a sinistra come si è indi- cato , per farlo traversare verso l'angolo dal quale co- minciò. In tal guisa eserciterà il cavallo ora a dritta ed ora a sinistra , smontandolo dopo avergli dato un premio ; ed allora scorgerà quale istruzione gli diede nel precedente esercizio della spalla in dentro , poiché tutt' i vizii che in quello gli fece acquistare Io seguiran- no al certo nel presente : se lo esercitò in false attitu- dini ed irregolari movimenti , 1' animale ne farà uso anche in questo , cioè abbandona la situazione traver- sale si strascina in avanti lungo il muro, o rimane in dietro liberandosi dalla sua mano , tenendo il collo e la testa a sinistra mentre deve traversare a dritta, per ( i%) cui 1' esterna spalla resta indietro ; quindi non può ac- cavaìiar bene in avanti , e si calpesterà i piedi , o i ginocclii resteranno quasi sospesi l'uno sull'altro; pie- gherà il corpo indentro dal che prende una contraria altitudine , allarga il posteriore, e quasi sempre avan- za con la groppa , ed in tal modo correrà C()ntro la gamba interna del cavalcatore, e gli farà conoscere che non più è padrone de' suoi movimenti. A questa specie di cammino o corsa laterale, che disgraziatamente sjx^s-^ so vedesi , al certo non si vorrà dare il nome Tra- versare. Non pochi cavalcatori, hanno ancora la cattiva abi- tudine di curvarsi al lato esterno , tenendo stretta ed immobile alla pancia del cavallo 1' esterna gamba , o pure lo sperone , mentre la groj)pa ò già molta avan- zata, e la gamba interna distesa in giù. Ma con questi sistemi ben si vede, non esser possibile rendere a])ile il cavallo nel traversare, massime quello di già addestrato. Il corpo del cavalcatore in tutte le circostanze nelle quali il cavallo cederà di lato , deve invisibilmente se- guirlo volendo essere in perfetto equilibrio con esso, che mentre è addestrato , prestar deve la massima attenzio- ne alle gambe del cavalcatore che debbono essere pie- ghevoli e fornite di squisito tatto. Quando il cavallo avrà acquistato destrezza nel traversare con facilità nel_ r indicato ordine a dritta ed a sinisSra lungo il muro , allora il cavalcatore comincerà a farlo voltare per l'an- golo , il che non manca di difficoltà , perciò spesso si sbaglia. Allorché dunque il cavalcatore si approssima ad un angolo , con prontezza misurerà con l'occhio lo spazio che fa uopo all' anteriore del cavallo onde pò- ( '517 ) _ lesso passarvi con lil)crt(\ , poicliò se il cavallo entra mollo negli angoli si fermerà , o d ovrà rinculare , il clic non mai avvenir devo nel traversare , e se volta anticipatamente resterà molto discosto dall' altro muro. Quindi il cavalcatore gli farà rotondare il vertice del- l' angolo , ed appena comincia la voltata gli accosterà ambedue lo gambe alle costo , toccandole se fa uopo , affincbc il cavallo non potesse rinculare ed in vece si poggiasse sul posteriore onde la groppa non uscisse dal suo piccolo spazio , ma seguisse con molti corti passi , mentre le spalle son guidate con 1' interna redine e si voltano con kmgbi passi. Terminata però la voltata, al primo passo cbe dà il cavallo, il cavalcatore gli rimette r anteriore con 1' interna redine , e nello stesso tempo ne spìnge la groppa onde seguir possa anclie con u- guali passi. Parimenti convicn passare un altro angolo ed arrestare il cavallo verso la metà dell' altro lato , e di là ritornando alla sinistra per entrambi gli angoli , si comincia nuovamente per la dritta, e dopo aver tra- versato un solo angolo si arresta il cavallo opponendo- gli r interna redine e gamba , e si smonta. Nelle voltate per gli angoli , si vedrà con maggior chiarezza 1' utilità dell' esercizio della spalla in dentro- Se il cavallo non ha il vantaggio di piegarsi nelle co- ste , gli è impossibile eseguir tali voltate con precisio- ne , giacche cadrà con la groppa nell'angolo, lascian- do la linea traversale , e procederà direttamente. Per- ciò il cavalcatore avrà particolare attenzione per queste voltate, essendoché con esse si potranno ottenere le altre. Dopo di aver bene addestrato il cavallo in ciò , il cavalcatore continuerà a farlo traversare per tutto il ma- i8 { »38 ) neggio , 0(1 anche a caml)iaro all' alfra mano. Comin- cia afhinqiie al muro lungo , traversa i (Ino prossimi angoli , e va sulla linea obbliqua per mezzo del ma- neggio , traversando all' altra mano. Giunto all' altro muro, situa il cavallo a sinislra e traversa gli altri due angoli , indi ritorna alla mano dov' era per la stessa obbliqua, e dopo di aver camminato qualche passo, porta il cavallo in mezzo al maneggio, lo ferma, e lo smonta. Le riprese del maneggio dipendono sempre dalla vo- lontà del cavalcatore. Ora si tratta soltanto della per- fella attitudine, e dell'esatto movimento del cavallo. Ho accennato questo , poiché sono semplici, ed indicano a (pialche cavalcatore i gradi con i quali bisogna prose- guire, aflìnchc non mai cominciasse con le riprese dif- (ìcili , che forse avrà eseguite col cavallo perfetlamentei addestrato sotto 1' occhio del maestro. Questo è un er- rore nel quale cadono volentieri i dilettanti ; i quali vo- gliono che i loro cavalli subito acquistino un alto gra- do di abilità, e da ci() deriva che si rendono timidi ben presto, e quindi s'induriscono , apprendono false attitur dini invece di acquistare pieghevolezza ed abilità. Pervenuto adunque il cavalcatore al punto sopra det- to , esaminerà con precisione se stesso ed il cavallo , e so può portarlo più oltre , ed in contrario farà benis- simo lasciarlo , e perfezionarlo soltanto in quello. Però se conosce se stesso suflìcientcmente abile, ed il cavallo molto vivace e leggiero , procurerà ottenere delle vol- tato più strette. Comincerà come prima , ma invece di cambiare su di una linea obbliqua per mezzo del ma- neggio; traverserà su di una perpendicolare mettendosi, nel prossimo angolo all' altra mano. Subito che avrà ( '39 _) passato un angolo , camminerà ancora pei- pochi passi neé lato corto , girerà nuovamente , e prenderà la ili- rezione come se volesse traversare lungo il maneggio , e dopo aver fatto in tal guisa qualche passo di lato , farà pure una mezza voltata , e metterà il cavallo su di ima linea obbliqua verso il muro donde venne. Allora dovrà tenere Len riunito il cavallo , allineile non rin- culi , al che gli dà motivo tale linea , e 1' inclina- zione di abbreviar cammino , ed allinchè non procuri di terminare da se stesso il cambiamento, il cavalcato- re non lo farà cambiare apjicna avvicinato al muro , ma lo guiderà in modo, clic la groppa fosse contro al muro, in tale attitudine glielo farà eseguire alla rove- scia , fino all' angolo prossimo , ed ivi lo volta , lo mette con la testa contro il muro , lo fa cambiare , e traversa a sinistra , quindi egualmente lo fa cambiare, e termina. Però se al cavallo riesce troppo diilìcile vol- tarsi ad un tratto di rincontro al muro , il cavalcatore resterà con esso alla rovescia fino all'angolo, e da ivi camminerà sul lato corto dritto in avanti , riunendolo bene, e sul Iato lungo poi comincerà a farlo traversare a sinistra, Se il cavallo esegue tutto ciò di buona vo- lontà , il cavalcatore ben volentieri potrà fare una pic- cola volta in qualche angolo. In seguito avrò occasione di parlare di queste volte la cui proporzione sar4 co- nosciuta da ogni cavalcatore che cavalcò nel maneggio e quelli che appresero il cavalcare da per loro stessi al certo non ne avranno di bisogno. Deggio avvertire an- cora il cavalcatore , di non eseguirle *lubitando della riuscita, giacche Io continue voltate ne* piccoli quadra- li , lo sorpreadcrauno iii modo che aell' esecuzione non ( 4o ) avrà tempo di rimettere il cavallo so cacio in rtisordine. Questi csercizj si potranno eseguire ancora galopparlo di Iato j ma convien lasciarlo soltanto alla scuola. Oltre di tali volte usuali sonovi le rovescie nelle quali (os- servo due diversità che le distinguono dalle iravcrsate; ki prima è quella che il cavallo ò situato con la groppa contro il muro , la seconda che il posteriore nelle voi' tate deve percorrere il grande spazio sul quale nel tra- versare girano le Spalle; come* per esempio so il caval- catore si rivolge al muro al arriva all' angolo , porta la Sua mano a sinistra , ferma le spalle del cavallo e lo spinge nello slesso tempo con la gamba sinistra af- finchè la groppa voltasse per l' angolo , però api>ena che r avrà passato non larderà a portar via le spallo , onde farle precedere al posteriore come nel traversare. 11 cavalcatore eserciterà in ciò il cavallo con le stesse iijgolo che praticava percorrendo la gran periferia del maneggio dove non sono tanto frequenti le voltate. Se vuol cambiarlo , gradatamente gli tira la testa a sini- stra , e lo mette con la spa.lla in dentro , cambia nel prossimo angolo all' altra mano , però invece di termi- nare il cambiamento, continua a camminare nel rove- scio a sinistra, e lo mette prima con la. spalla in den- tro a dritta , e quindi lo fa cambiare dall' angolo nel rovescio a dritta. Allorché poi il cavallo avrà acquistato sulBciente destrezza e per nulla si oppone sarà messo negli angoli su piccole volte , e queste deve eseguirle descrivendo.de' quadrati , giacche su' circoli la groppa dovrebbe contiauamente voltarsi alla rovescia, e le spalle non si potrebbero muovere dal luogo , e quindi perde- rebbero r agilità. ( a« ) Perciò consiglio agli aiiialori d'i non pralìcart; (jucslc spedo di volto , che richici^gono il cavallo mollo pie- ghevole, ed il cavalcatore mollo ahile a tenergli testa, collo e spalle ben piegate alla mano al ])ar che nel ti'avcrsare, onde impedire che la groppa avanzasse molto, il che certamente succede con cavalcatori non esercitati. Le Voltate in queste piccole volte rovesciate non sono die voltate sulle spalle, come si conoscerà in appresso. 11 cavalcatore che le pratica, osservar deve di non te* nere le spalle del cavallo troppo alte mentre gira, giac- che la groppa dovenilo pei'correrc la gran circonleren- ia deve coiiservare la necessaria libertà. Terminala la voltata si riunirà il cavallo , affinchè ne alleggerisca r anteriore e continui l'esercizio. Siccome le spalle cani- min;ir deggiono in piccolo spazio , sono molto sforzate generalmente , quindi convien che (jueste volte fossero nserbale alla scuola , onde far mostra dell' abilità del cavalcatore e dell'ubbidienza e pieghevolezza del cavallo. Però terminato quest'esercizio non bisogna tralasciarci la replica de' precedenti, e molto meglio raccomanderò tal metodo con le parole del signor De la Gucrinièrc , che dice : « Comunque la spalla in dentro, e groppa al muro, fossero ottimi esercizii per ottenere che il cavallo fosse sciolto , pieghevole ed in bella attitudine nel procedere, allinchè faticasse con leggiadria e facilità , non perciò trascurar si debbono gli esercizii del trotto su linea ret- ta , e sui circolo , essendo questi le basi cui convien senqjre far ritorno onde mantenere e conferiuare il ca- '«' vallo nel vivace e continuato movimento delle spalle )). Secondo la sua prescrizione sempre far si deve un gì- ( '42 ) ro al trotto dopo tali riprese, e l'allungato sar/i molto pi» utile da tempo in tempo pe' cavalli disposti a trat- leocrsi. DELLE VOLTATE. Qualunque cambiamento di direzione del cavallo su di un' altra linea , è una voltata. Il cavallo rozzo na- turalmente si volta , per trasferirsi da un luogo all' al- tro , ed anche il villano in molti casi volta il suo ; ma il modo in cui dovrà voltarsi 1' addestrato , particolar- mente se dovrà essere utile nelle evoluzioni militari, po- trà ottenersi soltanto dall' abile ed esperto cavalcatore. Se mi si volesse opporre la giornaliera esperienza , che nella milizia si cavalcano gran numero di cavalli Ja maggior parte dc'quali non si fanno ben voltare, e molli sono mal voltati, al certo si converrà meco, che tali cavalieri coi loro cavalli fanno pessima figura , e particolarmente quelli di cavalleria, giacche non pos- sono adempire al loro dovere con la precisione che si richiede. Come meglio dimostrar si potrà l'abilità di un cavallo , e la preferenza che dar si deve ad uno piìi die ad un altro , se non con le buone , pronte e pre- cise voltato ? Glie potrà dirsi di meglio del cavallo se è leggiero nella mano , ed è molto agile ? Queste po- che parole senza dubbio comprendono la maggior parte dell' addestramento che si dà al cavallo. Pria di parlare delle voltate , convien fare una di- manda che giudico necessaria secondo le nostre idee. 11 cavallo diventa pieghevole mediante le voltate , o pure dev' essere fornito di pieghevolezza per voltarsi ? A tal dimanda non xa potj'à meglio rispondere , di ( i43 ) quando si osserveranno duo cavalli nello loro voltate , uno che fosse perfettamente addestrato, e l'altro poco. Guardando il secondo , che non e difllcile a distin- guerlo, si osserverà che pur voltandolo quante volte è possibile , non mai impara ad eseguire la voltala con compiacenza e leggiadria , poiché per 1' esecuzione di ciò la natura avrebbe dovuto dotarlo di straordinaria leggerezza , e particolarmente nelle voltate sollecite mo- strerà notabile ripugnanza. Quasi sempre rifiuta I' av- viso della briglia , si oppone alla mano del cavalcato- re per fermarsi nella voltata ed assicurarsi di non ca- dere, in fatti talvolta ne ha l'apparenza, slantechò al- lora piuttosto viene strascinato, che voltato. Nel princì- pio nemmeno il migliore de'cavalcatori potrà eseguir be- ne le voltate con simile cavallo. Guardando poi il primo bene addestrato ed esercita- to , sarà piacevole ammirarne la bella attitudine che prende allorché si raccoglie per la voltata , la morbi- dezza che ha nel piegarsi , la prontezza nell' esecuzio- ne al più piccolo avviso del cavalcatore , il bel garbo col quale situa i piedi , e la destrezza di tenersi in equi- librio nelle larghe, e nelle strette e sollecito voltate. Tutto ciò esige perfetta pieghevolezza nel cavallo , che non mai potrà acquistare con le slesse voltale, ma per mezzo degli esercizii all' uopo destinali. Le voltate adunque nascono dalla pieghevolezza acquistata, e ser- vono per esercitarlo nella piega, e nell' attenzione alla mano e gamba del cavalcatore. Le voltale sempre si debbono uniformare allo stato naturale del cavallo, e convien passare alle diilicili, se- condo i progressi della sua pieghevolezza, se si vuol prò- ( lU) ccJero con priuknza , o non esercitarlo contro natura. 1 liini lidi' arte non diedero bastanti lumi su tal pun- to , ed anzi furono ben monchi. L' ordine delle voltale si trova nel maneggio , e si dividono in larghe, strette, strettissime, rotonde, ed acute. Le larghe, le rotonde o voltate ad arco sono le più facili , le strette e le acute sono le più dilhcili, e tutte saranno anche più perfette secondo la celerità del cammino con che un cavallo apprende ad eseguirle in preferenza di un altro, ed a queste indicate si aggiun- gono le diverse specie di voltate con le quali il cavallo vien messo su di un'altra linea perpendicolare a quella su cui trovasi , e sono di tre specie cioè : i.^ La voltata sulle spalle. 2.*^ Sul centro. 3.° Sulla groppa o posteriore. Nel linguaggio dell' arte , il movimento del cavallo sempre suol' essere chiamato col nome della parte ch'è maggiormente gravata di peso , cosi dicesi : il cavallo gal()i)pa sulle spalle , o sulle anche , si arresta sulle spalle, o ])ure sulla groppa, ec. ec. Egualmente si di- rà delle voltate. La prima voltata, cioè sulle spalle, è quella quando l'anteriore si muove poco, e la groppa esegue la mag- gior parte dell'azione. Percui le spalle deggiono essere maggiormente gravate di peso , mentre la groj>pa gira. La seconda, cioè sul centro, è quella quando una parte della voltata si fa dall'anteriore e l'altra dal posteriore; come per esempio , nel voltare a dritta , le spalle vol- tano tanto a dritta quanto la groppa a sinistra percui il cavallo si volta siil suo centro. { 45 ) La terza, cioò , la voltata sul posteriore , è quando le spalle girono intorno la groppa. Allora il posteriore sarà il punto d' appoggio sul quale deve mantenersi il cavallo , mentre le spalle girano con leggerezza , e fa- cilità. Col poledro adunque si comincia sempre con la vol- tata larga , giaccliè ò la più facile , ed e quella del circuito del maneggio. Ma si presenta una difficoltà , giacche secondo 1' usuale costruzione de' maneggi , vi sono quattro angoli pe' quali passar si deve , quindi si dimanda, il poledro deve o puole esservi subito portato dentro? Il signor Prizelìus il richiede, poiché secondo lui al cavallo si deve sollevar F anteriore e quindi e- sercitarlo nell'angolo, e ciò pel curioso motivo che non vuole entrarvi ; del pari rende manifesto la ragione per cui tutti i poledri hanno naturale avversione per gli an- goli , cioè , perchè sono sforzati a piegarsi , il che è ben vero. Il cavallo per passare gli angoli del quadri- lungo convien che picglii non solo la testa , il collo , e le anche , ma bensì le coste. E facile a compren- dere che ciò nel principio è impossibile pel rozzo ani- male. Per dimostrarlo invito tutti i cavalcatori, che per riuscirvi forzarono i cavalli in tal modo, onde conosce- re che cosa indicò loro 1' esperienza che fecero. Il ca- vallo s' intirizzisce appena si avvicina ad un angolo, e si fa tirare la testa in dentro , però col capo si butta nella volta e taglia per forza F angolo. Per evitare adunque simile consueto errore prove- niente da causa naturale , ho (si legga la prima istru- zione del Poledro) consigliato di rotondare questi ango- li , e voltare il cavallo sulle spalle , cioè , lasciare il ^9 ( 46 ) luogo alla groppa nell' nngolo , giacché il cavallo fin- cliò cammina sullo spallo non può eseguire le voltato che su di esse ; ed in tal caso il cavalcatore avrà he- iiancho il gran vantaggio di spingerlo bene in avanti nel trotto allungato senza interrompere il cammino con la voltata, il che non è possibile praticarlo se tutte le volle che si avvicina ad un angolo deve riunirlo per portarlo dentro, giacché i cavalli che ben volentieri si trattengono , rallentano 1' andatura , e quelli molto ar- dili ed impazienti , per la scossa di simile voltata , ca- dono in un cattivo galoppo. Accadendo ciò in ogni an- golo s' interrompe continuamente 1' esercizio del trotto allungato si necessario , e diventa inutile. E molli ca- valcatori che non conoscono tali conseguenze, prendono motivo d' impazientarsi , di maltrattare il cavallo , e quindi ne deteriorano 1' istruzione. Generalmente nel principio non fa uopo molestarlo con tulle le inutili voliate, ma bisogna prima spingerlo bene in avanti e nel niorso. Se si volta per mezzo al maneggio convien descrivere un mezzo cerchio , giac- che il cavallo non ancora sa poggiare sulla groppa, e non ha bastante leggerezza e pieghevolezza nell'anleriore onde mettere le spalle in un istante su di un'altra linea. Per cambiare all'altra mano e nata la linea obbliqua per mezzo del maneggio, che dà i vantaggi di portare il cavallo con grande comodità all' altro lato , di cam- biarlo senza alterare l'altitudine del corpo, e di situar- gli la testa in dentro tirando l' interna redine gradata- mente. Nel principio nemmeno si cambierà nel trotto, ma prima si metterà nel passo onde facilitargli le pri- me voltate. ( «47 ) I cavalli comprati alla cavezza che furono malmena- ti , trattar si deggiono con pazienza e buone maniere finché dimenticano i primi maltrattamenti , se si vogliono rendere ubbidienti : sovente riportano de' vizii pel vol- tare che appresero per necessità, che però molli caval- catori li considerano come dispetto e resistenza , e per correggerli adoperano de' forti mezzi contrarli alla buo- na ragione ; mentre si vedrà sempre che i leggieri mezzi in tale circostanza sono più sicuri , o molto più brevi de' violenti. Finora si è sempre voltato il poledro su di un mez- zo cerchio, però appena il cavalcatore l'avrà messo nel trotto raccorciato , se vi resiste , comincerà a voltarlo su di una linea retta nel maneggio. Per eseguire una voltata precisa e regolare, convien che il cavalcatore ben immagini la linea sulla quale vuol voltare , o cavalcare , e per riuscirvi convien che abbia tanto e si grande esercizio d'occhio quanto so ne richiede per lo stesso cavalcare , e se ne manca cavai- cherà sempre su linee incerte e non mai sarà nel ca- so , di portare il suo cavallo dritto in avanti , di ben indirigerlo nella mano, di dargli un regolare ed uguale movimento , o voltarlo nel modo che si richiede. Molto meno potrà esercitarlo sul circolo se non lo im- magini con r occhio perfettamente rotondo. Queste co- noscenze fan distinguere il buon cavalcatore. Il cattivo farà puranche le piccole e grandi volte, ma guardando l' attitudine del cavallo e la linea sulla quale cavalca , si potrà agevolmente pronunziare della sua abilità. Pro- murosamcnttì adun(|ue consìglio a miei amici di non ^lascm-arc ima circostanza tanto essepgiolc , poiché in ( i48) fai modo il cavalcatore si mette nel caso di evitare molli errori che commetterà il cavallo senza tal precisa gui- da , ed allora potrà cavalcarlo regolarmente nel maneg- gio e fuori. In seguito avrò anche 1' occasione di dire qualche cosa su tali vantaggi. Onde meglio spiegare ai dilettanti l'idea delle tre spe- cie di voltate, s'immagini una linea retta in mezzo al maneggio , convien supporre che il cavallo se si volta sulle spalle in quell' istante , si trova con i piedi ante- riori sulla linea ; 1' anteriore adunque convien che si volti soltanto per istabilire la direzione della nuova li- nea, ed il posteriore deve voltarsi in uno spazio quan- t' 6 la lunghezza del corpo , affinchè i piedi corrispon- denti arrivino sulla linea stabilita. 11 cavallo potrà eseguire questa voltata soltanto con lentezza, ma invece vediamo eseguirla con sollecitudine da' cavalli mal cavalcati che non sono raccolti e solle- vati neir anteriore , e per forza son costretti a girarsi. Questa però è una cattiva voltata, e s'impara in pochi casi appositamente al cavallo , come si usa addestrare quelli da caccia a voltarsi senza la guida delle redini, ed in vece con certi ajuti delle gambe , quindi nella cavalleria si dovrebbero addestrare perfettamente in que- sta voltata tutt' i cavalli delle ale. Nella seconda specie diveltata, il cavalcatore situerà il suo cavallo in modo sulla linea, che passasse giusto pel suo centro , e volendo voltare a dritta per esempio, farà che mentre V anteriore si gira a dritta , il poste- riore faccia altrettanti passi a sinistra , e quindi il ca- vallo volti sul suo centro. Tal voltata è facile pel ca- vallo di già sollevato, che comincia a procedere rego- ia9Ì larmcntc sul circolo ; giaccliò trovandosi in equilibrio i due treni sono ugualmente leggieri , per cui girano con ugual facilità. Il cavalcatore adunque lo esercÌLerà tanto tempo nelle voltate larghe , finché gli farà acqui- stare molta pieghevolezza e perfetta conoscenza delle pro- prie gambe , le quali cose però non sono sufficienti per le voltate molto strette e sollecite , poiché quando il ca- vallo l'esegue il suo posteriore cadrà fuori la linea, il che chiamasi cader fuori, e quanto ciò sia nocivo nelle voltate ò noto ad ogni cavalcatore, giacche il cavallo non potrà agire ed andare in avanti sempre che il posteriore è spinto in fuori. Conviene perciò rimettere la groppa volendolo raccogliere e voltare di nuovo, però eseguen- dosi spesso le strette voltate il cader fuori si accresce , il cavallo non ha più forza nell'anteriore, perdo la sua dritta attitudine, si poggia sulle spalle, ed il cavalca- tore non dovrebbe aver tatto per non avvertire, che il movimento del cavallo diventa sempre più lento e greve. Questa esperienza quindi dovrà convincere chi sostie- ne esser soltanto necessario insegnare al cavallo di ce- dere la tèsta alla chiamata, e poi subito passarlo sulle piccole volte e renderlo abile in quelle. Certo è che pri- ma di ogni altra cosa conviene assicurarsi della testa, ma ora lo scopo principale è di sostenere la groppa , per cui il cavallo ben conoscer deve 1' esterna gamba del cavalcatore. Intender non si deve per conoscenza delle gambe , la forte impressione che il cavallo riceve allorché il caval- catore lo spinge con auLbedue onde menarlo dritto in avanti, ciò gli si apprende nel cominciaraento dell'istru- zione ed i cavalli più comuni lo posseggono i ma in- ( .5o ) vece il più fino fatto che devo acquistare per cedere kv- feralmente con la groppa a qualunque leggiera spinta di una sola gamba , e poi subito fermarsi con l'oppo- sta. Ciò chiamasi dipendere dalle due gambe. Quando dunque il cavallo avrà acquistato sul circolo la conoscenza delle gambe del cavalcatore; con l'eser- cizio della spalla in dentro , la pieghevolezza ; ed una facilità nel cammino laterale, potrà cominciare ed ese- guire le voliate sul posteriore. VOLTATE SUL POSTERIORE. Queste voltate convien richiederle in preferenza delle altro e su di esse fissare la massima attenzione. Allorchò il cavallo dovrà eseguirle a perfezione, con- vien clic abbia i piedi posteriori sulla linea del caval- catore. L' anteriore dunque eseguirà la voltata quando il corpo poggia sul posteriore i cui piedi girano sol- tanto a brevi passi sulla stessa linea. In tal modo ve- desi disognato fra le piccole volte del signor De la Gucrimcre. Però siccome si richiede perfetta pieghevolezza onde eseguirlo, e particolarmente gran destrezza ne' piedi an- teriori nel poggiarsi di lato , un tal passaggio ad un tratto sarebbe troppo violento pel nostro cavallo : quindi corcheremo pervenirvi a gradi. La voltata nella quale l'anteriore gira maggiormen- te , cioè , quando percorre più spazio del posteriore , chiamasi la vallata sul posteriore , e sulV anteriore allorchò il posteriore farà più molo, e sul centro ee i due treni si muovono egualmente. (ìomiiiccrcmo adunque col nostro cavallo a dargli un ( .5. ) piccolo grado di tale voltata , cioò io situeremo su di una linea immaginaria , in modo che questa passi pel suo centro ed alquanto verso il posteriore ; poi lo si riu- nisce un poco di pili , gli si gira l'anteriore , ed al po- steriore si oppone l'esterna gamba , onde rimaner possa sul!' indicata linea. Chi lo guida, onde assicurarsi mag- giormente del posteriore, in quell'istante con l'eslerna gamba discosta il cavallo dal muro , affinchè girasse con la groppa sempre piegata in dentro, e vie più fosse impedito di cadere in fuori. Ciò chiaramente si osserva ne' cavalli di scuola che quasi sempre si voltano con energia sulla groppa. Questa direzione del posteriore , e la situazione della testa sempre piegata al lato ove si cavalca, si fa prendere affinchè il cavallo fosse pronto alle voltate, alle quali è obbligato in ogni istante. Forse de' cavalcatori gli danno quest' attitudine senza cono- scerne il motivo. Allora il cavallo è voltato con la groppa alquanto pie- gata in dentro, rimanendo con i piedi posteriori sulla linea. Facilmente si comprende , che il cavallo deve piegare il corpo , e non appena avrà in ciò qualche destrezza , il cavalcatore lo costringerà di ben passare ne'quattro angoli del maneggio , ed al certo non più si negherà , giacche possiede quanto fa uopo per l'esecu- zione di questa voltata: e di questi angoli ci serviremo e ci saranno ottimi mezzi onde promuovere e consoli- dare nel cavallo la pieghevolezza. Trascurando siffatti preparativi che sicuramente a qual- che cavalcatore sembrano troppo minuti, pel cavallo non ììen piegato lo voltate saranno molto disagevoli, e l'e- si)erienza confermò , che il pregiudizio invalso contro ( !52 ) ii sistema (li addestrare i cavalli nel manec^gio provenne parlicolarmcnle da ciò, giacché se si dimanda a quelli che Iian ritegtìo di far cavalcare ivi i loro poledri, ri- sponderanno sempre che la causa di una tale avversione ò per gli angoli , e non può dirsi che il loro timore non fosse ben fondato , se in quelle voltate non si agisse con prudenza. Finora ci siamo intrattenuti sempre sulla linea in mezzo del maneggio, or conviene che gli amatori fac- ciano tutti i tentativi per cseguii-e queste voltate su qua- lunque linea. Voltare semplicemente il cavallo non ò arte , ed ognun lo pratica ; ma ora trattasi di stabilire il modo e la linea sulla quale si vuole eseguire. Me- diante una voltata ad arco, si passa su di un'altra li- nea , questa ò la più facile pel cavalcatore e pel ca- vallo e con essa si farà maggior cammino. Al contra- rio poi con la voltata stretta nclF angolo , soltanto le S-palle dei cavallo si mettono sull'altra linea. Queste vol- tate adunque sono le più pronte, e per conseguenza le più ricorcate. Però vedesi , che molti cavalcatori vol- tano sempre su di un mezzo arco, percui i loro cavalli non mai acquistano la desideraLa precisione nel voltare. Se il cavalcatore avverte che pel cavallo sono facili le voltate larghe, siccome per esempio nell'esercizio delia spalla in dentro avverlì che il cavallo aumentò la pie- ghevolezza e l'ubbidienza alle sue gambe, comincia allora a voltarlo in un angolo su di un piccolo quadrato, poi. continua a camminare su i Iati , e lo replica nell' an- golo più lontano , e quando vedrà che apprese a per- correrlo con facilità senza cadere in fuori j ne farà di più , ed in fine ne formerà quattro piccoli concatenali (i33) ciascuno in un angolo di eguale grandezza, percorren- done due a dritta e due a sinistra. Nel principio , co- me l)en si comprende, glieli farà eseguire al passo, e quindi nelle andature più sollecite. Però, aflinchè il ca- vallo non cadesse nel solito errore di uscire dalla pi- sta , perdendo la piega nelle coste , ed anche per va- riare, questi quattro piccoli quadrati si cambieranno in altrettanti piccoli circoli , ma allora si richiede che il cavallo rimanga perfettamente co'quattro piedi sulla pe- riferia di quei circoli , e per eseguirlo convien che ab- bia non poca pieghevolezza. Ma se il cavalcatore lo fa cadere in fuori con la groppa in modo , che il poste- riore cammina su di un circolo più grande, come spesso vedcsi , accresce in vece 1' errore che avrebbe dovuto correggere , giacche 1' intero movimento è una voltata sulle spalle all' intuito opposta a quella sulla groppa. In due soli casi si lascia cader fuori la groppa : i.o quando si £a conoscere al cavallo l'interna gamba, 2,0 quando s'incontrano cavalli a' quali il eedere con la groppa è molto difficile, ed appositamente si lasciano con le groppe in maggior libertà , affinchè acquistino più leggerezza , e loro sia agevole quanto più e possi- bile tal movimento. Col nostro cavallo però il cavalcatore gradatamente aumenterà la voltata sulla groppa , e quando scorge che avrà acquistato perfetta destrezza nel traversare, lo po- trà voltare interamente sulla groppa. Per non fare inu- tili repliche , rimando il cavalcatore al metodo di gui- dare il cavallo per gli angoli nel traversare , che è una voltata sulla groppa , con la sola differenza , che nel traverso eseguir deve soltanto la metà della voltata, giac- 20 ( iH) elio per r atlftiulino in cui si frova ò già situato por metà suir altra linea. Se il cavalcatore gli vuol fare e- seguire questa voltata su di una piccola volta, lo farà camminare sulla linea dritta finche lo porta con i piedi posteriori sul vertice dell' angolo formato dai due lati del inaneggio , ed allora gli darà un mezzo arresto , onde poggiarlo sul posteriore , e quindi ne gira dili- gentemente r anteriore finché lo mena sull' altra linea, mentre che i piedi posteriori si muoveranno in tanti piccoli passi sul luogo. In tal modo esercitar si deg- giono le spalle a voltarsi con celerità, finche il cavallo prender possa l'appoggio sulla groppa, rimanendo sol- levato coll'anteriore, e leggiero nella mano. 11 cavallo eseguendo bene queste voltate, ed anche le piccole volte con perfetta esaltezza, non più farà dubitare che abbia la necessaria abilità per tutte le altre. Ora tralascio la descrizione del cambiare all'altra ma- no, giacché il cavalcatore facilmente potrà stabilirsene le norme da se stesso. Se il cavallo e piegato all'eser- cizio delle piccole volte , potrà essere cambiato puran- che strettamente, e se sa traversare, potrà eseguirlo an- che nel traverso. Feci cenno di una di queste cambiate nell' osservazione del traversare ; le altre e la propor- zion di esse il cavalcatore le troverà indicate quasi in lutti i trattati dell' equitazione , e gli servono affin di prendere la giusta misura con l'occhio, ed acciò, co- me già dissi , bene immagini quelle linee. Il cam- mino del cavallo e l'attitudine del suo corpo deggiono regolarsi e calcolarsi secondo quelle , giacche stabili- scono se camminar si deve in avanti , in dietro , o in fuori col treno anteriore , o col posteriore , ed avendo ( i5'5 ) questa altenziono il cavalcatore acqursla il tallo , ram- nicnta gì' istanti ne' quali devo prevalersi delle redini o delle gambe , impara il grado degli aiuti , giacche le linee sulle quali deve procurar di rimanere, saran per lui sicura guida onde conoscere se fece poco o mollo, in fino comprenderà i veri vantaggi del maneggio , con- tro cui tanti declamano, ma ben pochi lo conoscono e sanno servirsene ; cioè , di poter dare al cavallo l'abi- lità di tenersi , mediante 1' esattezza nell' esecuzione di quelle prescritte e stabilite voltate, fra le sue gambe e nell'equilibrio, onde eseguire in seguito tutte le impre- viste voltate. Imprcvedutc voltate son quelle allor quando il cavalcatore porta il cavallo nel mezzo del maneggio, o pure in campo aperto, e lo volta a suo bel grado ora a dritta ed ora a sinistra , ed avrà bisogno di eserci- tarlo poco tempo , onde dargli la destrezza e sicurezza che si richiede particolarmente nel cavallo di milizia. Or si Jaccia una voltata in qualunque modo , si os- serverà sempre che il cavallo non potrà eseguirla senza poggiare i suoi piedi più o meno lateralmente ; e ciò dimostra eh' è necessario addestrarlo perfettamente nel cammino laterale. In qual modo il cavallo acquistar po- trebbe la destrezza di contrapporre i suoi piedi pronta- tamente al peso del corpo , allorché per le impreviste voltate spesso vien menato dall' uno all' altro lato ? Quanto sia vero, che con l'esercizio della spalla in- dentro , sul circolo , e con quello del traversare , si tlanno al cavallo due qualità essenziali per voUaje, cioè pieghevolezza ed abilità di situare i piedi , del pari è verissimo, che con un solo escrci^iio poco eaalto si pro- ducoao delle cattive voltale. ( i56 ) Si prcrKla per esempio la falsa allitudiiie che indiciii nel Iraversaro , nella quale il cavallo porta la testa in fuori , e pende col corpo in dentro o nella volta , far cihuente si potrà giudicare che in questa non si lascia voltare su di un quadrato e molto meno su di un circo- lo; e se si volta con sollecitudine e nello stretto, il suo corpo cade di lato , in modo che le gamhe non sono situate a perpendicolo sotto di esso, ma in fuori ed in linea obliqua , a segno che il cavalcatore in ogni vol- tata , e particolarmente sul terreno sdrucciolevole rischia cadere con esso. Queste attitudini e tai movimenti tanto contrarìi alla sicurezza del cavalcatore , spesso si vcggon ])rendere dal cavallo che h cavalcato col morso. Ma al- lora n' ò la cagione il falso Uso dello redini, e ciò re- golarmente mi dà motivo di far lo mio particolari os- servazioni. sull'azione dell'esterna redine del morso. Generalmente vi b il pregiudizio , che il cavallo di scuola si volta con 1' interna redine; e quello di cam- pagna con r esterna. In quanto al primo non credo che vi siano de' maestri che voltano il cavallo in tale modo , e quelli che io vidi e veggo cavalcare si servono sempre di tutte e due le redini. Però dcggio dire , di aver veduto voltare una gran qtiantità di cavalli di campagna colla sola redine esterna della briglia, ma si voltavano sol quando i cavalcatori avean situato la mano quasi dietro l'orecchia de' cavalli Or trattandosi principalmente di rendere il cavallo tan- ( .57 ) to abile nello voltato, che possa avvezzarsi a seguire an- che i più irregolari movimenti del cavaliere che dovrà poi cavalcarlo, ed essendoci contraria la falsa idea che si ha della slessa azione in tutte le redini esterne , mi veggo Dcir obbligo di esaminare tale azione con mag- gior esattezza , ed in generale far qualche esame sul gui- dare. Ben volentieri cederei ad nn maestro più elevato ed esperto la spiegazione di tali massime tanto essenziali all' Equitazione , ma finora ninno vi si arrischiò. Ri- scontrai i migliori autori per trovare appoggio , ma non fui soddisfatto. L'uso dell'esterna redine della bri- glia è indicato in tutte le necessarie occasioni , ma non già in qual modo nasca la sua azione. Finanche la per- fetta scienza del signor Prizelius non mi tranquilla. Egli dice alla pagina 4^62 : j)er voltare il cavallo si accor- cia l'interna redine , però non convien credere che l'\esterna non dovesse cooperarvi , giacche convien sempre tenerla sì forte tirata da sostener la grop- pa , onde non giri inolio sollecita e cada fuori la linea. In altra occasione dice : con l' esterna redine si conduce la groppa ce. ec. Dunque l'azione di que- sta redine, secondo la sua opinione, sarebbe llssala per la groppa. Ma siccome col mio debole discernimento ho creduto sempre , che le due ganiibe del cavalcatore deg- giono dirigere la groppa (i) , ne saprei altrimenti re- golarmi, finche la cosa non sarà maggiormente schia- rila , spiegherò su di ciò le mie proprie idee. (i) Ora parlo dell' azionò direUa delle gambe del cavalcatore sul posteriore del cavallo , e con ciò non intendo negare , djc l'esterna re dine operasse del pari , uui iudircUauienle. ( i58 ) Mi si perdonerà che sono anche qui alquanto hmgo, cojne Io fui ne!i' osservazione del morso ; mi diflondo però co'dileUanli del cavalcare , nel modo che far po- trei con miei amici, quindi metto da banda ogni mistero. Si cominci adunque unendo le redini della briglia on- de poi spiegare le loro azioni isolate. Se le due aste di cui è composto il morso sono per- fettamente ugnali avendo la stessa lunghezza e direzio- ne , tirandosi le due redini con la medesima forza , r intero morso sarà in equilibrio , e quindi il cavallo sarà costretto di tener la testa sulla linea retta, e pro- cedere ben dritto; se si tira poi una redine più dell'al- tra cesserà 1' equilibrio , il cavallo seguirà la più forte pressione del morso e cederà la testa al lato, in modo che se non vi si oppone con qualche contrafforza , alla line l'intero corpo segue gradatamente la direzione della lesta, ed il cavallo comincerà a voltarsi. Vediéuno ora che mai produce una sola redine. Per tale sperimento non convien prendere il cavallo perfettamente addestrato, giacche questo si volta al mi- nimo segno ed allora sarebbe diiiicile conoscere il va- lore di una sola redine ; si prenda quindi quello che segue le redini ma che tuttavia ha bisogno di essere diretto dal cavalcatore con aiuti energici. Se si abbandona l'esterna redine, e si tira l'interna, il cavallo cede la testa come prima , ma piega il collo nel garrese indentro , e le spalle restano in dietro , il suo corpo seguirà la piega , ma nel voltarsi forma sem- pre un arco ed in hne si stringe a segno che , se il cavalcatore non lo cacciasse con l' interna gamba in inori j girerebbe sul luogo. ( <59 ) Tale sperimento che facilmente può l'arsi , dimostra adunque con chiarezza, che il cavallo si volta con una redine soltanto, ma che senza l'aggiunzione degli aiuti delle nostre gambe non mai si ha la facoltà di stabi- lire la linea su cui si deve voltare, e di eseguire una voltata stretta , la quale , come è nolo , è la più per- fetta. Perciò chiaramente si dimostra 1' azione della re- dine esterna, e quindi sempre devesi contrabbilanciare air interna , volendo stabilire al cavallo l' altitudine o la traccia sulla quale camminar deve. Si ripigli adunque la redine esterna , e voltando si ceda per poco affinchè il cavallo segua la chiamata del- l'interna, e possa cosi piegarsi alla voltata, ma poi si opporrà all'azione. Con simile contropressione del morso sul lato esterno, si dà la fermezza alla testa, e la ne- cessaria tenuta al collo per non piegarsi nel garrese più di quello che deve , e cosi lo sforzo della voltata si co- munica sulle spalle , e poi sali' intero corpo ; e questo movimento verso la fine si accompagna con una pres- sione della redine opposta al lato ove si volta , onde promuoverlo e sollecitarlo. Non altrimente immaginar si possono le azioni delle redini, se non fissando che con l'interna generalmente si volta il cavallo, e con l' esterna si determina la vol- tata, cioè se dev'essere larga o slretla, lenta, o pronta, acula o pure arcuata: e se la redine esterna impedisce alla groppa di cadere in fuori, avviene per la ragione che opponendosi all' anteriore di girarsi prontamente , il posteriore non è coslrcUo di cadere in fuori. La indicata azione non deriva soltanto dalla redine della briglia , giacche ci serviamo del pari di quelle ( i6o ) del ])ri(lone o ca^x^zzonc , le quali da quanto si vedrà in seguilo , ])roducono in tal caso uguale effetto. Per fare intendere che mai significa , il cavallo si risolve mediante gli aiuti delle redini o delle garrir he , dovrò meglio spiegarmi e replicare brevemente ciò che dissi sul guidare. Noi fatichiamo secondo due massime generali sulle quali ò fondato tutto il sistema dell' equitazione , ossia tutte le lezioni e gli esercizj, e sono 1' equilibrio e la pieghevolezza. Dall'equilibrio seguono leggerezza e mo- vibiiilà , e dalla pieghevolezza , abilità ed ubbidienza, o docilità. Pria che il cavallo acquisti cosi grandi vantaggi con difficoltà segue il cavalcatore, il che spesso ci ob- bliga di adoperare grandi sforzi onde promuovere in esso taluni movimenti e certe attitudini, i mezzi che a ciò si adoperano e che risolvono il cavallo chiamansi aiuti , ed il buon cavalcatore non manca della cono- scenza di essi , e sa vincere la resistenza dell' animale con la forza di lutti gli aiuti riuniti, e cosi lo risolve, mentre il cattivo cavalcatore non potrà muoverlo dal luogo. Questi aiuti però si mettono sempre da parte col cavallo addestrato per adoperarli nel caso di resistenza.. Le redini del bridone e del cavezzone adunque ri- solvono il cavallo nel principio, e con esse gli si alza l'anteriore e lo si mette in equilibrio; e con T interna redine gli si piega la testa indentro. Questi movimenti per lo più son molto faticosi pel cavallo; e ben presto si vedrà die il morso non è adatto a quest' esercizio , giacche mediante la sua pressione e forza di leva rac- coglie il cavallo più di quanto lo solleva , come pure. ( i60 eh' ò ben difBclle piegargli con esso la (osta indentro, essendo le redini congiunte alle aste , o leve le cjnali non si possono allontanare lateralmente. Qnal gi-an van- taggio ci arreca mai il bridone per sollevare il caval- lo , ed il cavczzone per piegarlo; e di quest'ultimo al corto ogni cavalcatore si persuaderà de' non pochi van- taggi che offre allorché saprà adoperarlo con abilità al- l' oi!;-ii:etto. Avendo imparato il cavallo di cedere la testa ; si comincerà a voltarlo sul circolo, od allora subilo si av- vertirà elio con la redine esterna se ne determina la grandezza , e con essa si menano lo spallo del cavallo talvolta indentro , e talvolta in fuori. L' interna poi terrà sempre in bilancio la testa opponendosi all'ester- na , e con ciò si promuovo il movimento. Per aiutare il posteriore si appoggerà la gamba cui il cavallo nel principio non ubbidiva , giacche non la conosceva , e quindi gli si farà sentire lievemente lo sperono; ed in tal modo il cavallo si risolve, per sot- trarsi a questa dispiacevole sensazione, cede col poste- riore, ed in seguito sarà più attento al semplice movi- mento della gamba. Non replico ora ciò che dovrà eseguire la redine esterna nelle altre andature od attitudini. L'accorto ca- valcatore la troverà sempre necessaria. E la massima del signor Prizelius, che quando si sarà guadagnato la testa del cavallo il corpo di esso dovrà seguire j, si confuta, a mio credere, con la generale esperienza. Ove è mai il cavalcatore cui non avvenne, che il po- ledro cede la testa lino al suo ginocchio , e non per tanto camminò anche al lato opposto? Ciò suole avve- 21 ( ifia ) nlrc a quelli clic lo voltano prcmatiiramcnlc e slrelto, od un (al difetto ben dimostra clic non mai potremo es- sere sicuri delle nostre voltate , quando il cavallo non ancora conosce la redine e gamba esterna. Ora, avendo il cavallo quasi acquistato le due qua- lità 5 cioè , r equilibrio e la pieghevolezza , più l'a- cilmenle potrà ubbidire , ed il cavalcatore deve mode- rare la forza e dare gli aiuti più leggieri , e pervenuto che sarà al punto , che raramente separar deve le mani ed allontanarle dal punto fisso , porterà le redini con ima sola mano , e metterà il morso al cavallo ; per quanto fosse poco adatta questa macchina per la pri- ma istruzione del Poledro, tanto è utile allora per re- plicare al cavallo 1' azione del bridonc e cavezzone , con la sua forza di leva , e con la forte sensazione che gli produce nella bocca in un piccolo spazio. Giacche , siccome le redini del morso partono da un punto , e sono divise da un solo dito, si avvicinano in modo che una sola mano potrà attivarle e far operare con mag- gior forza or 1' una , ed or 1' altra. E quantunque vi fosse gran diversità fra questa specie d'imbrigliatura e la prima, pure fin dal principio si farà ubbidire il ca- vallo alle redini di questa, secondo le stesse leggi del bridone e cavezzone ; ma si comincerà facendo prece- dere r azione di quelle di quest' ultimo. Quando il cavallo avrà acquistata la conoscenza delle redini del morso, mediante perfetta istruzione, in modo che piega la lesta al lato ove tirasi una sola redine , si uniranno le due azioni. L' abile maestro nell' adde- stramento del cavallo di scuola , impiega all' uopo la massima diligenza : sembra che restringa lutto se slesso ( i63 ) nel tatto della mano. Egli metto dapprima il cavallo dritto fra le redini , e gli dà lieve appoggio sid morso , con ciò Io conserva nel più esatto equilibrio e poi gra- datamente lo mette sulla groppa [)er dare maggior brio , e moto all'anteriore, ed allora ciascun passo di esso è misurato , conservando la massima attenzione ; e se manca subito lo richiama al dovere , con imprendere la variazione nell'equilibrio delle aste, cioè fa operare con maggior forza una sola redine , però secondando con l'altra in giusta proporzione; con tale calcolo ed in- gegnosa unione dell' azione delle redini , e degli aiuti delle gambe, dà al cavallo con la massima precisione dilTerenti pieghe ed attitudini , Io mette su lince per- pendicolari ed oblique, gli fa descrivere circoli e qua- drati in variate ed ingegnose andature , ed in line per- feziona gli aiuti in modo che appena fa osservare il movimento della mano , e della gamba. Con quali mezzi adunque il cavallo diventa tanto de- licato nella bocca e sensitivo per le gambe? Non gli si può dare maggior senso di quello eh' ebbe dalla natu- ra , poiché se ciò fosse possibile , adoperando i mezzi che possediamo si darebbe uguale sensibilità a tutti , per altro la giornaliera esperienza ci dimostra il con- trario e disgraziatamente vi è gran numero di cavalli i quali non mai sono suscettibili di questa perfezione. Il cavallo la prima volta che si agita il morso ne avverte 1' azione , e dimostra il suo senso- in diverse maniere , ma non lo intende , e non potrà ubbidire Egualmenlc avviene per le gambe, e ciò lo mostra il cavallo eh' è mollo sensitivo nelle coste , cui si jm)- Irci^uo dare i più grai^ tormenti possibili con le gaml)*j ( iH ) e non mai si presterà a c}uel che si richiede. L* arte adunque consiste nel mellere il cavallo nello staio di poter ubbidire , e quindi nel fargli intendere il modo di eseguire. Dall' assiduo esercizip , e dalla giusta ap- plicazione degli aiuti , allorché son necessarii impara a conoscere tutti i nostri movimenti e ad intenderli con precisione tale, che i primi forti aiuti co' quali si dovè risolvere , diventano leggieri ed appena percettibili se- gni e con essi allora si risolve. Questi piccoli e quasi invisibili movimenti del cavalcatore pur tuttavia chia- mansi aiuti, ma in fatti riguardar non si possono che come, semplici segni. Quale effetto farebbe mai la de- bole e forte pressione di una redine , il lieve toccare di una gamba , o pure la semplice pressione del gi- nocchio al cavallo che non ha ancora conoscenza di questi segni , mentre a quello che li conosce producono tante svariate sensazioni? Il cavallo che non ha tal co- noscenza non li curereb])e se non (juando fosse abituato a prestarvi attenzione. Se da un lato è la grand' arte del cavalcatore adde- strare il cavallo SI perfetto, dall'altro però ammirar si deve la capacità , la memoria , Iti straordinaria atten- zione, e la delicata sensazione dell'animale. Forse l'uo- mo stesso troverebbe diilicoltà di non confondere tanti vari e gradati segni, e di eseguir sempre l'azione con molta certezza siccome si richiede. Se su di ciò vuol farsi qualche rillessione , arrossir dovrebbe chi maltratta si nobile e buono animale, pre- tendendo de' movimenti, ch'egli stesso non ancora ben conosce e pe" quali non possiede sufficiente abilità onde svilupparne le aascosle perfezioni , che poi si rendono ( i65 ) visibili mediante i' abile mano del cavalcatore conosci- tore dell' arto. Comunque fosso più istruito di noi il maestro cui ve- demmo addestrare il suo cavallo, onde emularlo , cer- cheremo seguirlo col nostro cavallo di campagna , per quanto è possibile , addestrandolo con le stesse massi- me. L'abitueremo nello stesso modo, ad obbedire alle re- dini della briglia , e senza badare all' intutto alla per- fezione che aver deve il cavallo di scuola, che sovente sarebbe pregiudizievole al nostro di campagna, badere- mo che imparasse come quello a conoscere perfettamen- te bene e con precisione i nostri movimenti. Per obbe- dire alle redini, il cavallo convien che abbia perfetta co- noscenza delle gambe del cavalcatore , e senza di que- sta che necessariamente deve possedere, non mai, sarà guidato regolarmente e la briglia farà la giusta azione; con questa si riuniscono i due treni anteriore e poste- riore, e se il cavalcatore con la mano guida il primo, con le gambe accosta il secondo , e lo situa in modo che sempre sopporta il peso corrispondente e sostiene il primo : con ciò conserva 1' equilibrio , il moto e la pieghevolezza, quindi leggerezza nella bocca. Se il ca- valcatore esegue bene e con esattezza queste azioni, del pari, saprà contrabbilanciare quella delle redini e delle gambe , la qual cosa sovente vien raccomandata dai più insigni maestri, cioè l'arte di mettere in accordo la mano e le gambe. Il buon cavalcatore la possiede, e con ciò si spiega la perfezione e leggerezza ch'egli ha nel guidare, giac- che avverte il momento in cui il cavallo cerca di ab- bandonare r equilib''o , e se fa d' uopo di lieve pres- ( >66 ) sione della mano e leggiero aiuto delle gambo per ri- metterlo e conservarlo in quello. Quindi è Ì3en chiaro che con due dita soltanto potrà operare sul cavallo j mentre il cattivo cavalcatore impiega le due mani e non si avvede della variazione , che quando il cavallo non è raccolto e cammina sulle spalle , ed in allora do- vrà lalicar molto per rialzargli l'anteriore, e muoverlo. In ciò consiste il segreto pel quale il buon cavalcatore sovente in poco tempo rende leggiero il suo cavallo nella mano , ma questa leggerezza col cattivo si perde di bel nuovo. Dunque secondo le nostre massime cercar non si de- ve la leggerezza della bocca nella bocca stessa , ma bensì ncXX ailiiudìne dell' intero corpo . Colle osservazioni fai-» te , or si dimostra , che la guida del cavallo di scuola e di quello di campagna esser deve la stessa nell'istruzio- ne, e che l'uno e l'altro, comunque fossero imbriglia- ti, non mai si voltano soltanto con l'interna o esterna redine , ma entrambi queste fan parte dell' azione. E leggendo ne' trattati dell' Arte , che in talune circostanze conviene adoperare l' interna , ed in tale altre F oppo- sta, non mai s'intende che sia quella redine sola, che agisce , ma quella che maggiormente deve operare , giacche è regola generale che quando si tira una re- dine sola , r altra si dovrà sentire nella mano , onde poterne|regolarmente contrapporre 1' azione. Di tal massima ci gioveremo col nostro cavallo , e quando sarà perreltamenlc abile a voltarsi , seguendo le giuste guide prescritte tlall'equitazione , allora lo abitue- remo, e non prima, tli voltarsi con le guide irregolari , cioè con V esterna redine soltanto, il cliean altro ino- i67) ilo non pu6 riguardarsi se non come semplice segno. Al cavallo che si addestra per un cavalier militare è indispensabile tale esercizio , giacche quello dovendo te- ner la sciabla con la mano dritta non potrà prendere in gran considerazione l'accorciamento dell'una o del- l' altra redine , dal che deriva la variazione dell' ecpii- librio del morso siccome avviene nella voltata e negli altri esercizj ; quindi il cavallo dev' essere addestrato perfettamente ed al segno , che si volta a quel lato ove si porta la mano ; cioè sulla redine esterna. Per esercitarlo in ciò , il cavalcatore deve riunirlo bene e risolverlo con forza alle voltate , cioè piegan- dogli la testa alquanto indentro con l' interna redine ; allora il cavallo comincia la voltata , ed egli alla me- tà , mentre porta ivi la mano , procurerà fargli cono- scere la pressione della redine esterna di cui parlai so- pra. Il cavallo rammenterà meglio questa pressione e l'ubbidirà, giacche spesso l'avvertì voltando nell'eser- cizio della spalla indentro , in quello del traversare , ed in altri. Appena lo si crederà ben addestralo, conviene cominciare la voltata con l' interna redine , e finirla coir opposta , e se ubbidisce anche in ciò , si terrà si- tuato alla mano che deve voltarsi con la sola redine esterna ; ed allorché sarà bene addestrato a dritta e si- nistra , il cavalcatore lo situerà con la lesta e la groppa perfettamente dritte , in modo che le redini si trovino di uguale lunghezza, e quindi replicherà queste voltate ora a dritta , ed ora a sinistra. L* interna redine del bridone sempre esser dee pronta per aiutare nel biso- gno.] Le gambe del cavalcatore però debbono essere in azione j^e sostenere l' intero movimcuto : l'esterna spinge ( >6S ) il cavallo in avanti, promuovo la voltata od impedisce alla groppa di cadere in fuori; mentre l'interna si op- pone di farla cadere mollo indentro , ed aiuta anche nella voltata sollecita a trattenere il cavallo , allinchc non girasse troppo , e non cadesse al di dentro della linea sulla quale voltar si deve , pcrcui convien tirare maerfiriormento l' intorna redine. In tal modo il cavallo e sospeso fra lo redini e le gambe , e si mette nello stato di esser girato ora a dritta ed ora a sinistra, senza aver bisogno del cambiamento delle redini, e senza per- dere il suo equilibrio. Il segreto adunque, che il cavallo possa voltarsi sol- tanfo con l'esterna redine, non consiste nell'ingegnosa conformazione del morso, ma bensì nella sua attenzio- ne, leggerezza, ed ubbidienza. Se no faccia l'esperienza col cavallo pervenuto a tanto nell'istruzione col bridone e cavozzone, e si vedrà che si lascia voltare ugualmente con questo redini, e se ubbidisce al morso con più vi- vacità e sollecitudine no sono cagioni l'attitudine raccolta nella quale tal macchina lo tiene, e le redini che sono situate molto più in sotto del punto di appoggio. Non farà sorpresa , che in fine il cavallo possa ap- prendere tal guida , giacche siccome puoi' essere adde- strato a voltarsi senza redine, nel modo che il villano addestra il suo cavallo ad eseguire finanche con la vo- ce , così non fa meraviglia , che al cavallo addestrato possa darsi 1' opportuna agilità ondo eseguire i movi- menti con segni de' quali n'ebbe cognizione dal comin- ciamento della sua istruzione. Quindi replico, la sola redine esterna volta il cavallo, però non mai potrà determinarlo all' esecuzione , giac- ( «C9 ) chb sa taholta si oppone , subito prendiamo le altre re- dini. E se il cavallo rifiuta di ubbidire ad una redine della briglia, perclic poi ubbidisce a quella del brido- ne, mentre il morso gli produce nella bocca una sen- sazione molto più viva? Il cavallo riconosce sempre que- sta redine per quella che gli diede la prima risoluzio- ne. Sovente in tali casi convien prendere la sola redine del bridone , ma senza adoperarla , e subito si avver- tirà in qual modo il cavallo da se stesso si fa leggie- ro , avvicina la testa , e raddoppia l'attenzione , giac- ché allora riguarda tutti gli aiuti co' quali fu risoluto da principio , per gastighi alla sua distrazione. Convien quindi riporre le cagioni di queste belle at- titudini neir ingegno dell'animale , nell'abile addestra- mento delle sue andature , e nella perfetta armonia clic ha col cavalcatore , e non mai in un pezzo di ferro chcs allora servir deve per semplice ordigno. Nel cavallo che non ancora è raccolto, situato nella mano, e messo in equilibrio, l'esterna redine nel vol- tare farà tutt' altra e naturale azione ; giacche gli tira la testa ed il collo in fuori , ed allora in vece della te- sta le spalle cominciar deggiono la voltata, e se il ca- valcatore sempre più accresce la pressione della redine portando la mano indentro , il cavallo alla fine dovrà voltarsi , ma più col posteriore che con 1' anteriore, e si troverà precisamente nella contraria , dispiacevole , dura e pericolosa attitudine pel cavalcatore che indi- cai , e che die motivo a tali osservazioni. Or lascio riflettere a' dilettanti dell'Equitazione le quf. esposte idee dei voltare e guidare , per far quindi le ne- cessarie sperienze onde persuadersene. 22 ( 170 ) È impossibile che la cosa possa sembrar loro si da poco ; giaccbè per quanto facile loro riesca voltare l'ad- destrato cavallo , di altrettanta abilità dovrebbero essere forniti per renderlo leggiero e sciolto. Quindi la falsa guida, il servirsi ben presto della sola redine esterna, e le false e violente voltale, annoverar si dcggiono sen- za alcun dubbio fra le cagioni dalle quali deriva, che non pochi cavalli resistono al morso , e sovente vi si op- pongono assolutamente ; ed a tutto ciò si aggiunge an- che il modo col quale vien trattato il cavallo dal sol- dato in servizio. DEL MODO DI RACCOGLIERE IL CAVALLO E METTERLO SULLA GROPPA. Raccogliere il cavallo , e metterlo sulla groppa , al cerio esser deggiono le cose più facili dell' equitazio- ne. Talvolta parlano di ciò quelli che ben poche volte lian montato su' cavalli. Tulli poi gcneralmenic escla- mano convden raccogliere , e mettere sulla groj^pa il cavallo. Molti sostengono puranche che i loro cavalli sempre deggiono essere raccolti , e camminare sulla groppa, e che bisogna ammazzare quel cavallaccio che vi si oppone. In grazia della sofferenza che abbiamo nel sentire placidamente questi discorsi, mi si permetterà, da chi si serve di simile linguaggio , la dimostrazione che per nulla intendono il modo di raccogliere il ca- vallo , e che forse i loro quasi mai sono sulla groppa , e che quello di campagna convien che vi sia in pochi circostanze soltanto. L'idea del raccogliere si contiene nella stessa parola. ( '70 cloò che le membra 'più discoste dcggiono avvicinarsi ira loro. • I treni anteriore e posteriore sono le due parti movi- bili ed operanti , ed il resto del corpo coopera al mo- vimento quanto da quelli gli vìen comunicato. Se questi due treni avranno acquistato la necessaria pieghevolezza il cavallo potrà essere raccolto , la sua te- sta ed il suo collo si presteranno , ed il posteriore si piegherà , per quanto bisogna all' attitudine che vuol dar- gli il cavalcatore: il cavallo si abbellisce di molto rac- cogliendosi. Convicn però osservare in qual modo i ca- valcatori di sopra indicati l'eseguono; gli cacciono gli speroni nelle coste , ed il cavallo si lancia in avanti , e siccome simili cavalcatori mancano quasi sempre di fermezza sul cavallo , onde eseguirlo buttano il corpo indietro poggiandosi sulle redini, e per fermare il ca- vallo poi lo costringono ad usar de' mezzi per liberarsi dall'azione della briglia, cioè a menare il naso in su, e così mostrare il dolore che gli produce quest'attitudine nelle articolazioni del posteriore, poiché sono sforzate; e ciò non chiamasi raccogliere il cavallo ma bensì stra- pazzarlo, ed è questo il movimento nocivo di cui par- lai neir esame delle gambe posteriori. Quantunque il cavalcatore sappia servirsi della mano con sicurezza e stabilità , non perciò potrà raccogliere il cavallo che non ha p'eghevolezza nel posteriore , giac- che si opporrà sempre alla mano; e se alla perline rin- viene i mezzi per farlo alquanto cedere, il cavallo l'ese- guirà ma con altra falsa piega , cioè allarga mollo le gambe posteriori non polendo cedere nelle articolazioni , o pure ri lira la groppa iu vece di allungarla , alzii la ( «72 ) sdiicna ed in tal modo mostra di aver ceduto. In fine merita perdono il cavalcatore sol quanto mdhta un ca- vallo guasto e debole, suscettibile di eseguire i movimenti solo con dolore e stento. Per non fare inutile replica, rinvio il lettore al mo do di raccogliere il cavallo nell'esercizio del trotto rac- corciato, ed in quello rinverrà, cbe se fa uopo di per- fetta armonia dello mani e gambe , si è per raccogliere il cavallo , ciò cbe deve precedere ad ogni esercizio, giac- ché non mai si potrà muovere il cavallo dal luogo senza sollevargli l'anteriore, il che è principio di qualunque azione. Sembra che anche il più inesperto cavalcatore abbia di ciò naturale ma incerta conoscenza , poiché si osserva che continuamente innalza la mano per sol- levare r anteriore al cavallo j e renderlo più leggiero nel cammino. Il raccogliere ha molti gradi , il cavallo ne fa acqui- sto , e con essi regola le suo andature. Il cavallo si rac- coglie nel passo, nel trotto ed anche nel galòppo. Me- diante i difTerenti gradi passa per tali andature in di- versi tempi : più lento , o sollecito , più disteso o rac- corciato , ec. Raccogliendo e risolvendo il cavallo , si mette l'intera macchina in movimento più vivace, e si produce il giuoco ne' muscoli, e la pieghevolezza e vi- goria nelle articolazioni. Raccogliendo il cavallo se ne esamina la qualità e forza , e quindi convien servirei della riunione per avvertire il cavallo , e fargl' inten- dere ch'eseguir deve qualche movimento. Il cavallo ad- destralo ha tale abitudine , che venendo menato per la campagna , non bada soltanto alle diverse azioni di ciù lo cavalca , ma dirige puranche la sua attenzione agli ( 173 ) oggetti che gli si proscntauo , ed il cavalcatore potrà fare su di esso movimenti colle mani e gambe , poicliò non li curerà, ma non appena comincia ad accorciare le redini , presterà tutta 1' attenzione possibile : si ria- nima, si mette in atto di ubbidire, ed attende ulteriori comandi , ed allora il movimento comunque fosse leg- giero è sempre molto efficace per esso , dappoicbè una dolco pressione di gamba , ed un minimo incitamento di lingua , lo metteranno al galoppo, o nel!' andatura che si chiede. Un'altra dimostrazione secondo l'uso 'del linguaggio equestre, e quella di rendere il cavallo sen- sitivo agli aiuti, nel vero senso altro non significa, che fargl' intendere i nostri movimenti , e fargli acquistcìre attenzione per essi. Non avverti forse poco prima le no- stre gambe? ma ben distingueva il nobile animale che a nulla quei tocchi valevano senza i precedenti avvisi: con la riunione si situa il cavallo nella mano ^ poi si metto in equilibrio , e da questo sulla groppa. Finora nelle teoriche in voga sulla equitazione , si sono adottate per lo slato del cavallo due sole massime , cioè che sempre trovasi o sul treno anteriore o sul po- steriore ; ed io dopo aver fatto un esatto calcolo vi ag- giungo la terza , ed è quella , che non si trova su ninno di questi treni, ed in fatti cosi accade nel cavallo, ed è quella quando trovasi in equilibrio , del che ogni corpo è suscettibile , come già ne parlai. Ora però si tratta soltanto di conoscere , che mai significa mettere il ca- vallo sulla groppa. Gli antichi scrittori c'indicano vari cscrcizii per met- terlo sulla groppa , poiché i movimenti eh' osai ricliiv:- devano da' loro cavalli , e che potevano preteudeio , li rendevano necossarii . ( 174 ) I moderni autori gì' imitano in ciò, ed in molte circo- stanze ci prescrivono , sol per dire qualche cosa, che con- viene far apprendere al cavallo l'uso delle sue anche. Ma che mai significa fargli conoscere l'uso delle sue anche? Quali sono le qualità del cavallo che cammina sulle an^ che , o sulla groppa ? Può o deve essere sempre su di esse? Ogni cavallo è suscettihilo di ciò? Su tali articoli non si sono spiegati abbastanza , quindi ne risultano ben false opinioni. La naturale idea che di ciò possiam farci e quella, che la maggior parte del peso del corpo dev'essere sul posteriore, mentre prima era sull'anteriore, ma i veri segni per conoscere che il cavallo in fatti trovasi in questo stato, non ancora si conoscono abbastanza; onde conoscerlo con maggior chiarezza, conviene dirigere lo sguardo al cavallo che esser dee sulla groppa, pel ser- vizio che devo prestare, e per l'istruzione che ha rice- vuta. Questo è il cavallo di scuola, il quale se si vede far ciambelle fra ìpìlierz\ Qì passeggiare fuor di essi, nel galoppo elevato, nel raddoppio , e nelle altre ricer- cate andature, e si presta qualche attenzione all'attitu- dine che prende ed al movimento che esegue, si osser- verà che le articolazioni delle gambe posteriori son sem- pre piegate , per cui la groppa è sempre abbassata. Dunque la maggior parte del peso è sul posteriore , e perciò r anteriore acquista la gran leggerezza di muo- versi sollevato e libero nelle belle azioni , e si osserverà del pari , che questi movimenti non sono allungati ; ma invece molto raccorciati. 1 segni dunque del cavallo che cammina sulle spalle e di quello che cammina sulla groppa , sono i segueuti \ il primo cammina allungato , ( I7S ) con r anteriore aggravato e basso e con la groppa li- bera ; e r altro ben raccolto , con le gambe anteriori molto libere e col posteriore compresso ed abbassato. Dirigendo poi lo sguardo sul cavallo di campagna , se si osserva il suo passo preciso ed uguale , il suo trot- to risoluto ed il galoppo spazioso, si troverà, cbe i due treni sono in un livello che ne l'uno, nh l'altro sono abbassati , che le gambe son gravate di ugual peso e si seguono con ugual leggerezza. Il peso quindi non si trova maggiormente sulle spalle o sulla groppa, ma sarà equilibrato , o con questa uguale ripartizione del peso sulle gambe , il cavallo acquista il gran vantaggio di resistere per giornale intere alla fatica. Or dunque sarebbe tempo di far la domanda se pel cavallo è più vantaggioso ne' viaggi esser condotto a vuoto , poiché allora riprende la sua naturale andatura , o pure di essere cavalcato da buon cavalcatore non mol- to pesante? È evidente, che il miglior cavallo condotto a vuoto al passo presso di un cavallaccio montato , non mai potrà raggiungerlo , e ciò sembra che lo dimostri la regola stabilita di far camminare adagio , ed a corti viaggi i cavalli condotti a vuoto , poiché il camminare in questo modo è molto più difficile j)er essi. Ma non voglio sostenerlo , avrei contro dime l'intera classe ca- valleresca, giacche la maggior parte crede che por nulla faticassero. Però io in preferenza cavalcherei sempre il cavallo pel quale ho affezione , se non per altro og- getto almen per quello di scegliere la migliore strada. Tanto è ciò vero , che se si lasciasse il cavallo sullo spalle si rovinerebbe nelle gambe anteriori sotto il pe- ^ , come già dimostrai avvenire ne' lunghi e solleciti ( «78) cammini ,* e volendolo tener sempre sulla gi'oppa non mai le gambe posteriori potrebbero resistere alla lunga. I brevi csercizii del cavallo di scuola , ed i riposi che in quelli convien frapporre dimostrano die lai movi- menti sforzano il cavallo. Se poi si crede esser necessario raccogliere molto il cavallo onde farlo rimanere sulla groppa, e poi quello di campagna o sia di milizia spingerlo in avanti , ram- mentando r operar che far deve il posteriore , chiara- mente si vedrà che non mai si potrà ottenere un cam- mino spazioso dal cavallo eh' è sulla groppa , giacche le sue gambe posteriori deggiono lasciar la forte piega ed in vece stendersi onde spingere il corpo in avanti ; volendo poi cavalcare il cavallo di scuola per la cam- pagna, non mai si dovrà chiedere che camminasse con le andature di scuola, ma bensì con quelle di campa- gna, e volendo metterlo in quelle molto allungate, co- me per esempio nel trotto disteso , o nel galoppo sfor- zato, naturalmente convien dargli la necessaria libertà. Quindi da tali riflessioni risulta dover conchiudere , che il cavallo di campagna non sempre potrà essere sulla groppa , ma più o meno nel parare , nel rincu- lare , nelle voltate strette , e nel galoppo raccorciato , poiché giustamente il posteriore sarà in maggiore eser- cizio dell' anteriore , essendo la parte più sforzata sol per pochi istanti. Ma siccome questi movimenti si po- tranno far eseguire con poca esattezza , e la maggior parte de' cavalcatori li eseguono falsamente , ne risulta che i loro cavalli non mai sono sulla groppa , e per conseguenza noi saranno giammai. Neil' equitazione suol dirsi , il cavallo muove heno ( 177 ) il posteriore, e bisogna intenderlo sotto un doppio sen- so , cioè in primo che lo muove per ben camminare , e in secondo che lo esercita allorché , come nelle di- scese, trovasi molto alterato nell'equilibrio, e per con- servarvisi , gli fa sostenere la maggior parte del peso. Ometto altri csempii , ed anche quello quando il ca- vallo si serve della groppa contra del cavalcatore. La natura ha dato a ciascun cavallo tanta abilità nel posteriore , per quanta gliene bisogna nella sua indi- pendenza })er le naturali andature, e perciò può salire e discendere senza aiuto dell'uomo. Però fa uopo inse- gnargli secondo le nostre vedute il vero e preciso moda di eseguir tutti i movimenti, dovendo servire per la sella. Nel primo senso il rozzo cavallo ci presta troppo il suo posteriore , cioè spinge molto in avanti , e nel se- condo l'adopera poco, e ciò si avverte chiaramente ca- valcandolo alla discesa, o pure se vogliamo dargli buona e sollevata altitudine. Secondo le regole dell' arte adunque si comincerà a sollevargli gradatamente 1' anteriore , e del peso che a questo diminuiremo, come osservammo precedentemente, dobbiamo gravarne il posteriore , ed in tal modo esso perde la sua gran leggerezza e quindi non potrà molto operare sull' anteriore. Però non mai nel principio il posteriore potrà prendere su di sé questa parte del pe- so , senza cedere le sue articolazioni ed abbassarsi . Per- ciò convien dare al cavallo i vantaggi , che acquista col rinculare. Secondo la mia opinione questo è l'esercizio col quale si addestra il cavallo a piegare il posteriore , con che si rende abile per raccogliersi , e mettersi sulla grop- 23 pa ; ecco perchè mi cooperai rlscliiarare ciò quanto mi era possibile , indicando gli errori ne' quali sovente si cade. Se il cavallo rincula regolarmente nella mano, impara a piegare 1' articolazione del garretto per quindi servir- sene in seguito nelle circostanze di bisogno. Senza pie- gare quest' articolazione non mai potrà poggiarsi sul posteriore, perciò suol dirsi mettere il cavallo sulla grop- pa, o sulle anche, giacche significa lo stesso, e si dà questo nome pe' movimenti pieghevoli delle articolazioni del posteriore che si abbassa. Osservando poi che la maggior parte de' cavalli sono mal conformati nel po- steriore , e- difettosi nelle articolazioni del garretto per cui procureranno di sottrarsi a questo sforzo , e rammen- tando che il cavallo può rinculare senza piegarsi nel po- steriore, e che pochi cavalcatori sanno ben raccogliere i loro cavalli; sempre più ci sembrerà verosimile, che molti cavalli di campagna non mai si mettono sulla groppa , comunque si potessero sforzare , comprimere , e far procedere in altitudini violente. L'equilibrio adunque è il primo grado cui conviene esercitare il poledro , e da questo deriva la variazione delle andature. Lasciando troppa libertà al cavallo , o abbandonandolo a se stesso, gradatamente si rilascia e si rimette sulle spalle. Ma tirandolo sempre più in die- tro , e riunendolo nello stesso tempo , vieppiù si alleg- gerisce neir anteriore , ed agirà più sollevato , però la groppa sarà più caricata ed abbassata, ed in tal modo il cavallo secondo le sue forze trovasi più o meno sulla groppa. Da questo punto coDÙnciano i movimenti di scuola , (^79) 0 facendo atfcnzione si troverà, che il cavallo di scuola con i susseguenti esercizii gradatamente si metterà sem- pre più sulla groppa, finche potrà gravarsi dell' intero peso sul posteriore , cioè allontanarsi con 1' anteriore dalla terra, e sollevarsi per la Scuola Elevata. In tale circostanza si dimostra chiaramente la decadenza degli odierni cavalli, l nostri antenati eseguivano intere le- zioni nel corvettare , e noi dobbiamo esser soddisfatti di far mostra di questo movimento qualche volta sol- tanto. Egualmente siamo costretti a trascurare molti al- tri esercizii. Il cavallo che si comincia a mettere sulla groppa , necessariamente convien che sia ubbidiente al morso , ed abbia perfetta conoscenza delle gambe del cavalca- tore onde ottenere questa attitudine compressa e sotto- messa. Al cavallo ben formato , "vivace e generoso riesce molto più facile a rimaner sulla groppa per lezioni inte- re. Il maestro farà scelta di questo per la scuola , se non vuole impiegare inutilmente la sua opera. Auguro pur fortuna a chiunque possiede un simile animale ! Ma s'immagini per poco l'immensa quantità di cavalli che servir deggiono per milizia , e per campagna ; quanti meschini e difettosi se ne rinvengono fra questi che neanche in equilibrio tener si possono , e mollo meno sulla groppa eh' è posizione sforzata. In ogni istante son costretti di profittare della mano del cavaliere })er ap- poggiarvisi. L'assitlua occupazix^ne con questi cavalli es- ser deve il mezzo arresto con che si raccoglieranno, e portando cantinuanienle in dietro l'anteriore, pur troppo sarem convinti di Tjuesla verità. ( i8o ) I soliti mezzi che adopera il cavallo per liberarsi da questo sforzo, sono il premere contro la mano, il me- nar la testa su e giù , il buttar la groppa da un lato o dall'altro, ed il camminar disordinato e confuso co- me quello nel quale cade allorché da principio è sfor- zato molto nel posteriore. Quindi dal cavallo convien pretendere poco nel principio , ed anche esercitarlo dili- gentemente co' mezzi arresti, col parare e col rinculare onde ottenere la pieghevolezza nel posteriore, finche poi in tal modo acquistar può la destrezza di farsi arrestare dalle andature allungate e spaziose, mettere sulla grop- pa e voltare. L'abilità che naturalmente possiede il cattivo cavallo di sollevare spontaneamente l'anteriore per qualche tem- po dalla terra , par che dimostri , non essergli molto difficile prendere talvolta la maggior parte del peso sul posteriore. In tal caso però è più visibile , che il ca- vallo se non piega le articolazioni del garretto , non può dirsi di essere sulla groppa , o che possa mante- nersi su di essa. Se il cavallo s' impenna , siccome le gambe posteriori quasi sempre restano dritte, non trova più appoggio, si spaventa per la caduta, agita le gambe anteriori in aria, si lancia in avanti, ma ad un tratto cerca il suo appoggio sulla terra. Però se si osserva , da chi è conoscitore dell'arte, che il cavallo addestrato a sollevare l'r.nteriore , allorché l'esegue, piega il po- steriore mettendo in avanti i piedi sotto il punto di c- quilii)rio , e poi poggia 1' intero corpo su di essi , te- nendolo sollevato per qualche tempo in equilibrio , e quindi ripone 1' anteriore con calma e grazia , allora non fa uopo di spiegazione onde stabilire la precisa idea ( i^Si ) del modo di situare il cavallo , onde metterlo sulla groppa. Quindi convien desiderare che alla fine si metta da banda questo pregiudizievole mettere sulla groppa, o poggiare sul j^osieriore , come da molti vien detto , ed in vece si esamini con maggior premura il poste- riore di ogni cavallo , onde giudic?ae fino a qua! grado si potranno mettere sulla groppa, ed in tal guisa ren- dersi nello stesso tempo più esperto a disporlo per ciò , per poi mettervelo a gradi. Oh quanti buoni cavalli non si rovinerebbero, e quindi servir ci potrebbero per molti anni di più! Nella cavalleria dove all'improvviso e pron- tamente conviene pararli , sarebbe molto vantaggiosa r arte di mettere bene sulla groppa se non fosse tanto difficile , e so da tutti generalmente eseguir si potesse. Sebbene il cavallo fosse abituato ad essere sulla grop- pa , non vi resiste da se stesso ma convien che vi sia tenuto dal cavalcatore , il quale è d'uopo che abbia pre- cisa armonia della mano e delle gambe , ed il giusto tatto del movimento del cavallo dovrà indicargli qual parte deve animare, e quale altra moderare. Jl caval- catore privo di queste qualità, non mai può cavalcare il cavallo di scuola, poiché non sa tenerlo sempre riu- nito , ma talvolta lo trattiene , e tal' altra lo rallenta mollo 5 e non mai unisce perfettamente F azione delle mani a quella delle gambe ; ed il cavallo perde 1' at- titudine , la giusta cadenza dei passi e cade in disor- dine, e quando anche il cavalcatore avesse cognizione di questa cadenza e meccanica destrezza , non sempre è suUicienle pruova, che fosse nel grado di addestrare il cavallo rozzo fino alla perfetta scuola. ( '82 ) Ora credo di aver resa ben ehiara agli aiiialori l'idea che il cavallo non mai potrà mettersi sulla groppa me- diante l'unione degli speroni e lo strappar delle redini. Questo modo di trattare i cavalli , che certamente non e' insegna 1' equitazione , ha prodotto in molti la falsa opinione che mettendo il cavallo sulla groppa gli si ar- reca del danno , ed i molti esempii che con ciò si gua- stano, sembra che giustifichino queste strane opinioni. Ma tutti quei cavalli che sono grandemente sforzati a met- tersi sulla groppa e poi sono addestrati secondo le re- gole dell'arte, dimostrano il contrario. Ed in fatti dove mai si trovano de' cavalli più vecchi e meglio conser- vali di quelli del maneggio ? La pieghevolezza nel posteriore , il giusto modo di tenersi su di esso e di servirsene , sono i più grandi vantaggi che dar si possono al cavallo, e quindi tutto ciò che si richiede gli e facile eseguirlo , ed il caval- catore ne profitta con fiducia e sicurezza : ma siccome questi sono gli esercizii più dilticili dell'equitazione, è j)erciò che il buon discernimento del cavalcatore dovrà decidere e ben ponderare la naturai costruzione del ca- vallo, poiché l'arte nostra mira a migliorarlo mediante l'istruzione, supplendo in parte con la pieghevolezza ed abilità a quanto gli negò la natura: in tal modo si po- tranno utilizzare anche i cavalli difettosi. La differenza che ora ho fatta e feci in altre occa- sioni fra il cavallo di scuoiare quello di campagna , determinar potrebbe qualche lettore alla dimanda. A che serve adunque il cavallo di scuola , quando per 1' uso generale e si poco utile? Il cavallo di scuola dimostra i superiori gradi di per- ( i83 ) fezioiic, ove pnò giungere ed essere portalo questo no- bile animale, e la scuola conserva ancora gii splendidi avanzi dell' antica equitazione , che forse col tempo si perderanno assolutamente ; con essa il cavalcatore im- para a conoscere e sentire 1' esatta guida ed il movi- mento preciso e misurato del cavallo. Ne' tempi anti- chi anche i cavalli di milizia conoscer dovcano quasi tutte le andature , giacche eran richieste pel modo di battersi e pe' caroselli. Volendo poi fare il paragone fra il cavallo antico ed il presente, dirò che il primo esser dovea molto più abile , ed il secondo molto più pru- dente per indovinare certe specie di guide che non le intenderebbe un folletto. DEL GALOPPO. E regola antica e ben riconosciuta che il galoppo de- riva dal trotto, e che il cavallo deve passarvi allorché dal trotto naturalmente vi cada. Ma siccome non si sono stabiliti i diversi gradi del trotto , e particolarmente non si è precisato da quale di essi il cavallo passa nel ga- loppo, COSI mal s'intende questa regola da molli caval- catori (siccome si osserva nella giornaliera esecuzione), per cui si dà motivo ad equivoci e gravi errori. Il galoppo essendo un andatura molto pregiata presso i cavalcatori , merita di essere esaminato con più esat- tezza, e per darne precisa spiegazione convien dividerlo in tre specie , e sono: I ." Il Naturale , 2.* Il Raccorciato , 3/ L' Allungato. ( i84 ) DEL GALOPPO NATURALE. Questo è il dispiacevole movimento in cui vcdesi g^a- loppare il rozzo cavallo nel pascolo. Stende in avanti la lesta ed il collo, e si poggia sulle spalle, commina con la groppa sollevata , piega pochissimo le gambe , e cade quasi nello slesso momento su i quattro piedi. Col poledro si comincia col passo e trotto naturale. Però pel galoppo avviene il contrario, giacche quando metter si deve il cavallo in quesf andatura , le altre di già son regolale dall' arte , per cui avrà acquistalo le qualità necessarie pel galo])po. Perciò il naturalo o cattivo ga!op])o non e ammessi- bile nell'istruzione del cavallo, e quindi conviene ado- perare ogni cara e fatica onde evitare che il cavallo nel cominciare 1' esercizio del trotto procuri interromperlo , e falsificarlo con questo galoppo come usualmente av- viene. Nel trotto allungato accade più spesso. Dello scopo ed utilità di questo trotto diedi suiiiciente con- tezza , allorché ne feci parola , ora però deggio fare osservare, che precisamente il galoppo naturale che al- lora indicai pel massimo grado del trotto allungato , potrà offrire al cavalcatore una quantità di ostacoli , onde portare quel trotto alla forza e vivacità che per- metter potrebbe la struttura del cavallo. Dagli antecedenti ben si ravvisa, che il cavallo non ha la necessaria attitudine ne' suoi movimenti naturali, e che deve acquistarla mediante l' arte. Se si spinge il rozzo cavallo che cammina al passo, esso comincia a trottare: non dandogli verun sostegno e lasciandogli libere le redini , cade ben presto nel suo ga- ( i85 ) loppo naturale , e corre sempre più veloce , il che st avverte da ogni cavalcatore che cavalca il poledro , per- ciò passa da un'andatura all'altra , e per conseguenza si è sicuro che il cavallo nel trotto allungato trovar deve un appoggio sul morso allorché viene spinto ed ani- mato dal cavalcatore, e deve restare in quest'andatura, e non già cadere nel cattivo galoppo ( confonder non si deve allora 1' appoggio sul morso , coi forzare sulla mano ). Il cavalcatore che vuole esercitare il cavallo in que- sto trotto , deve situare le mani su due punti certi , e quando lo spinge in avanti fargli prendere appog- gio sul bridone e cavezzone per dargli nello stesso tempo la necessaria fermezza; e se vede che il cavallo avanza molto 1' anteriore , comincia a vacillare , e dà segno di cadere nel galoppo , il che avverte dal mo- vimento delle gambe posteriori , allora con assidua pres- sione lo tira a se colle mani , portando il busto alquanto in dietro, ed in tal modo lo sostiene, e gTimpedisce di cadere nel galoppo ; poscia cede alquanto le mani , e immediatamente lo anima di bel nuovo con gli aiuti , e cosi ne rende i movimenti sempre più precisi; simil- mente volterà le mani in su verso di se , volendo sol- levare il cavallo. Quindi il modo di guidare di molli cavalcatori è ben violento , giacche danno forte pressione sulla bocca del cavallo quando lo sentono sul morso, ora con una mano ed ora con l'altra; mentre ciò lo dovrebljero praticare sol quando dovessero contrastare con quelli poco sensitivi e disprezzanti del morso e del cavezzone, a cui convien dare dolorose pressioni sul n.aso per richiamarli all'ai- 24 ( i86 ) tenzione della mano, e per mostrar loro clic si può fare ad essi del male non cedenda alla pressione del mor- so. D' altronde poi appena cedono convien trattarli nel modo indicato. Quale azione esercita mai sull'intera macchina quella irregolare pressione sulla bocca , men- tre non fa che rendere inquieta la testa del cavallo, forse la rende leggiera? Si conosce che il cavallo può cedere alla mano sol piegando le articolazioni del po- steriore, ed in ciò consisto l'esatta corrispondenza che la bocca aver deve con le gambe posteriori, giacche se il cavallo soffro doloro il cavalcatore lo avverte nel- la mano. Come mai il cavallo potrà camminare nella mano con piacere ed arditezza, se il cavalcatore gli produce assidue e spiacevoli sensazioni col morso ? Non è la bocca il mezzo col quale convien raccogliere il cavallo e metterlo nella sua vera attitudine? Possiamo noi ad- destrare" il cavallo che non soffro, o disprezza il morso? Il cavallo non piegato cui in tal modo vien tirata la testa in su, ordinariamente perdio soffre nel posterio- re, si lancia in avanti e cade nel galoppo , il cavalca- tore lo tira di bel nuovo in dietro, ed allora comincia la lotta; e siccome il cavallo non ha fiducia di avan- zarsi con risolutezza, cerca rinvenire i mezzi per libe- rarsi dal morso, ed è perciò che molti cavalli riman- gono legati di spalle , e pochissimi cavalcatori ottengo- no che i loro cavalli sbraccino bene, quantunque ban sempre questa parola sulle labbra. Un'altra ragione del rimanere in dietro è quella quan- do il cavallo si serve del galoppo naturale per liberarsi da questo esercizio, il che spessissimo avviene. I cavalli ( iS? ) propensi ad opporvisi, procurano, appena che si av- veggono dello sforzo in cui si mette il loro corpo col trotto allungato, d'interromperlo, e cadere noi cattivo galoppo , ed in tal modo deludono il cavalcatore non facendosi sentire nella mano non ostante che avesse la piti grande attenzione. Questo trattenersi, o restare in dietro, dà alle mani del cavalcatore una sensazione di leggerezza e precisamente allora molti s'ingannano, e mostrano in questo modo lo false cognizioni che hanno del vero galoppo. Comunque forse gli sia ciò avvenuto nelle prime lezioni, pure credono che questo fosse il galoppo cui il trotto diede l'abilità, giacché il cavallo vi si presta da sé stesso. E negar non si può di essere bene increscevole vedere il cavalcatore che invece di cor- reggere il cavallo, lo fa proseguire in quel falso mo- vimento , compiacendosene : in fai modo veggonsi ga- loppare i poledri ne' primi giorni. Della inutilità di que- sto galoppo in apparenza leggieco, il cavalcatore può assicurarsi facendogli eseguire delle voltate , nelle quali o cesserà di galoppare , o si poggerà con forza sulla mano. Ordinariamente quando il cavallo perde la sua tenuta e cade in questo galoppo, altro non si usa che passarlo al trotto , il che a' cavalli di tal fatta accresce il difetto di restare in dietro. Perciò dunque se il^cavalcatore e ben certo di non aver impedito al cavallo il proseguire in quel trotto , con l' oscillazione delle mani , o col suo cattivo stare su di esso , o pure coi falsi aiuti , e ca- desse in questo cattivo galoppo , lo spingerà sempre di più in quell'andatura, finché lo sente |>erfettameute sul morso , ed allora lo tratterà con assidua e creecenttf ( .88 ) pressione su questo, affinchè riprendali trotto, e quin- di raddoppierà gli aiuti per animarlo e risolverlo mag- giormente. Il cavallo che in tal modo vede svanita la sua astuzia, si decide più volentieri a restare nel trotto, ch'essere spinto nel galoppo. I cavalli che hanno le gamhe intirizzite, debholi, o altrimenti difettose incontrano più difficoltà di mante- nersi nel trotto, giacche quasi sempre camminano con false battute onde cadere nel galoppo , poiché non pos- sono mantenersi Imigo tempo sulle gambe, o pure que- ste non possono seguir bene, e perciò distiirbono io sta- re del cavalcatore : in tal caso conviene tener le mani molto ferme, e trattare questa specie di cavalli con mag- gior riguardo, e gradatamente portarli in un trotto più allungato, ma però bisogna aver cura di non farglielo interrompere. Generalmente dovrà badare il cavalcato- re, di far conoscere al cavallo in qualunque siesi mo- do , che galoppar non deve nel principio. Il che tal- Yolta avviene allorquando si fa trottare il poledro alla cor- da , ove con disgustevoli scosse sul naso , gli si fa co- noscere non essergli permesso cadere ad ogni istante in quel galoppo naturale. In tal modo si conseguisce lo sco- po di abituare il cavallo al vivace ed allungato trotto, ed ugualmente esercitar si deve ad andar prima in a- vanti nel morso, poi in dietro, e quindi sì darà al po- steriore il giusto peso , con che si rende più abile al vero galoppo. DEL GALOPPO RAGCORCIATO. Comunque sostener si voglia , che i movimenti del trotto si conservino anclie nel galoppo , pure non mai potrò persuadermene. Il galopjx) è tutt' altra andatura e nulla ha di comune col trotto. Nel trotto il cavallo ha sempre due piedi in terra, e due in alto, percui porla insieme in avanti un piede posteriore ed un altro an- teriore, nel galoppo poi solleva tutto il treno anteriore e fa seguire ugualmente il posteriore. Vero è, che nel galoppo di campagna l'interno piede posteriore, e l'e- sterno opposto cadono quasi in pari tempo a terra onde sostenere il corpo , ma però restano più vicino al punto centrale. Al contrario , gli altri due distano di più , giacche l'esterno piede posteriore resta più in dietro, e r interno opposto più in avanti : V esterna gamba po- steriore soffre maggiore sforzo. E solo per un istante che il corpo si appoggia tutto su quella gamba , la quale rimane maggiormente in terra , e quando il ca- vallo ha eseguita una sola falcata , la strascina breve- mente e vi si poggia di bel nuovo nella successiva. Le due gambe esterne adunque soffrono e cammina- no meno piegate , le interne al contrario faticano più sollevate e libere , ed abbracciano maggior terreno. Il galoppo raccorciato regolare ha tre tempi , nel pri- mo il cavallo si poggia sulle anche e solleva l'anterio- re, e siccome in quello istante prende la più bella al- titudine , \ieii prescelto da' pittori per dipingere il ca- vallo di galoppo. Nel secondo si spinge in avanti per abbracciare terreno , e nel terzo 1' anteriore ricade in terra, e quindi ripiglia il primo tempo. L'interno piede anteriore , ultimo a poggiare in terra, balle la caden- za, e quanto piìi questa è uguale e precisa, tanto niag- gionuente il galoppo si rende sostenuto e piacevole. ( 19» ) Nel galoppo ben si può osservare con un semplice sguardo il doppio uso che il cavallo fa del suo poste- riore, poiché nel primo tempo, fa gravitare il peso su di esso onde alleggerire 1' anteriore , nel secondo con esso spinge il corpo in avanti , e nel terzo poi in cui di Lei nuovo si distendono le gambe posteriori nelle ar- ticolazioni, il peso del corpo ricade verso le spalle. Per- cui è questo il momento nel quale si sente il cavallo maggiormente poggiato sul raoi-so , e clie gli bisogna maggiore appoggio sulla mano. Sovente si trovano ca- valli con debole posteriore x^be allora faranno una pai'- ticolarc pressione, o una specie di resistenza sul morso, onde sfuggire o facilitarsi il primo tempo che segue. Quanto più raccorciato e sollevato sarà il galoppo nell'anteriore, tanto maggiormente il cavallo si troverà sul posteriore , ed' in tal modo si forma il galoppo di scuola e quello di parata , i quali differiscono da quello di campagna, e dar si possono soltanto al cavallo dal- la natura dotato di tale disposizione. Ora è noto , che mai intender vogliono i moderni scrittori dicendo , il cavallo galopjìar deve sulle anche , il che è molto più fncile a dire che ad eseguire ; ed al certo questa necessità stabilita, e non mai spiegata, Jia prodotto al- l'equitazione più danno che utile ; poiché sovente veg- gonsi i cavalcatori guidati da falso massime spronare i cavalli senza veruna considerazione, immaginando che non ancora siano sullicìentemente sulle anche , e ciò perchè non conoscono il modo di renderli leggieri nel- la mano. Dalle massime stabilite sul galoppo raccorciato , ri- sulta cl}e vi bisogna }K)rtamento e pieglievolezza nel ( igO cavallo onde poterlo Ixjn eseguire. Perciii il galoppo ^)er esser bello , vivace e buono , devono il posteriore piegarsi, l'anteriore sollevarsi con facilità, e le gambo operare con libertà afBn di mettersi bene in avanti. Queste qualità convien che acquisti il cavallo antici- patamente nel trotto raccorciato. In fatti questo è il vero trotto dal quale bisogna farlo passare nel galoppo , e che gli dà l'equilibrio, la piegbevolezza pel passo di campagna, la preparazione al passo di scuola, la leg- gerezza e cadenza nel traversare, l'abilità pel galoppo, ed in fine è quello elio i maestri dicono essere la base di tutti gli esercizii. Con molti cavalli sarebbe inutile attendere 1' istante che da loro stessi cadessero nel galoppo dal trotto rac- corciato , poiché soltanto quelli dotati di vivacità , vigore e leggerezza ne sono suscettibili. Naturalmente si osserva , che il buon galoppo stra- pazza il cavallo più del trotto , e ciò si potrà osservare dall'ansante respirazione in cui resta dopo aver galop- pato per qualche tempo. Quindi volendo sostenere , che taluni eseguono il galoppo più volentieri del trotto , (fra quali particolarmente annoverar si potranno quelli che hanno le spalle legate, cui ò molto più necessario il trotto ) sempre intender si deve il cattivo galoppo. Perciò, astrazion facendo da questi ultimi, la maggior parte de'cavalli sempre deggiono essere forzati a cader nel galoppo. Allorché ^dunque il cavalcatore osserva , che il cavallo avrà acquistato la conveniente altitudine nel trotto raccorciato , e lo esegue con vivacità , lo rac- coglie sempre più a gradi , e poi profitta dell' istante di una voltata , giacché allora il corpo del cavallo ò ( ^92 ) molto sforzato, e Io passa al galoppo aggiungendo qualche aiuto efficace onde animarlo di bel nuovo ; con ciò il cavallo situa l'interno piede posteriore avanti l'esterno invece di portarlo direttamente, si poggia sul posteriore sollevando 1' anteriore , e passa in un vivace , raccor- ciato ed ugual galoppo. La voltata indica la mano sulla quale galoppa il cavallo , ma chi sa ben cono- scere le falcate che il cavallo dà con l'interna gamba posteriore , ne sarà molto più sicuro. Nel principio si farà galoppare con più libertà , ed affinchè non si allunghi poggiando l'intero corpo sulle spalle ma invece prosegua nel galoppo con vivacità e forza, gli si solleverà il treno anteriore procurando spin- gere in avanti il posteriore. Il primo esercizio nel galoppo ordinariamente suol farsi dopo la ripresa del trotto. Il cavalcatore nel prin- cipio lo farà galoppare per poco dritto in avanti , poi lo rimetterà nel trotto, lo fermerà , e lo farà ben rin- culare , indi dopo averlo carezzato lo smonta. In tal modo progredirà giornalmente nel galoppo, e siccome in quest'andatura più che in ogni altra le vol- tate si rendono più difficili pel cavallo , onde facilitar- gliele si comincerà facendogli rotondare gli angoli del maneggio , e procurando dargli maggior sostegno sul posteriore tenendolo sollevato con molta dolcezza. Se poi il cavalcatore osserva che il cavallo ha mag- giore inclinazione pel galoppo , gradatamente comincerà a regolare il galoppo raccorciato , dandogli la giusta cadenza nella quale addestrarsi deve a tenersi: ciò si ottiene con la riunione ed i mezzi arresti , che allora operano del pari che nel trotto raccorciato , cioè met- ( '93 ) tono il cavallo in equilibrio, o sulla groppa , secondo la forza con cui si applicano. In quanto riguarda tempo o cadenza nel galoppo, per le stesse ragioni che si dissero nel trotto , non si potrà dare ad ogni cavallo nello stesso modo , giacché vi son di quelli che l'eseguono sollevato e lento, ed altri basso e sollecito , e chi si lancia in avanti e chi rimane in dietro. Quindi pochissime regole precise indicar si po- tranno , la cui applicazione conviene abbandonarla al savio discernimento del cavalcatore. Il galoppo del cavallo di milizia esser deve spazioso e non molto sollevato dalla terra , a meno che non debba servire per Parata , per conseguenza avendone uno della prima specie che naturalmente galoppa molto sollevato e lento , giova sollecitarlo affinchè si abitui ad un tempo più celere onde non gli rimanga tempo di troppo sollevarsi; ed il contrario convien praticare con quello della seconda specie, cioè siccome galoppa molto basso e sollecito si deve trattenere , spingendogli nello stesso tempo il posteriore affinchè vada in avanti , ed in tal modo si costringe maggiormente a mettersi sulle an- che, a sollevar l'anteriore, ed a prendere un sostenuto e preciso galoppo. Ugualmente il cavallo che si spinge in avanti , si deve trattenere con continui mezzi arre- sti , e talvolta arrestar perfettamente e farlo rinculare ; e quello poi che rimane indietro , diligentemente si spinge in avanti nella mano. In generale può servire di buona regola al cavalcatore , la naturale disposizione che il cavallo dimostra galoppando onde stabilire quale specie di galoppo e di cadenza convien dargli. L'arte regola e migliora le andature , però non mai poti'à togliere 2.s: ( >94 ) air intutto i difetti naturali. Il cavalcatore però , deve particolarmente fissar la sua attenzione ad assicurar bene il cavallo nella cadenza che crede conveniente dargli, onde non esser costretto a variarla. Il cavallo non mai acquistar potrebbe la fermezza nelle andature , se dal principio se gli permettesse di camminare , or lento , ed or sollecito. Si baderà di più che regga nel galoppo sempre con ugual forza e vivacità: ed è allora che fa mestieri giovarsi del suo buon tatto. Se nel galoppo di tratto in tratto non si riunisce , incita e sostiene il cavallo , 1' andatura si rallenta , e diviene mollo più tarda , ed il cavallo si rilascia gra- datamente comechè cammini nella stessa cadenza , per cui inganna 1' uchìo del cavalcatore , il quale non ap- pena l'avverte, deve ravvivarlo e raccoglierlo mediante un mezzo arresto. Per cominciare questo mezzo arresto, si presceglierà il terzo tempo, cioè allorquando vanno a posare i piedi an- teriori aifìnchè il cavallo si sollevi e si ravvivi , e nel tempo seguente poi allorché 1' anteriore si solleva , si metterà il cavallo con maggior forza sulla groppa, ed in tal modo dopo qualche falcata si troverà di nuovo raccolto ed alleggerito nel treno anteriore. Dopo ogni mezzo arresto , il cavalcatore deve cedere alquanto la mano affin di conoscere quanto tempo il cavallo regge in quest' attitudine e movimento con la libertà delle redini, e se trova l'indicata variazione, cioè che presto ricade nel galoppo naturale, replicherà il mezzo arresto , continuando spesso cosi in sulle prime ; però in seguito acquistando il cavallo maggior destrezza e tenuta nel galoppo, o sia, secondo le nostre massime, ('95) imparando a ben tenersi in equilibrio in quella an96) giacché in quei casi quasi sempre cambia da sb slesso , finché non si rovina la spalla sinistra jkt l'assiduo gii- loppare a dritta , e pel suo buono istinto per lo più riscuote de'maltrattaraenti. E bene antica verità, e l'espe- rienza pur troppo la conferma , che il cavallo si rovina ugualmente galoppando sempre a dritta o trottando ben di raro, cioè intirizzisce le gambe sinistre in modo da non poterle più sbracciar bene , e quindi disugualmente esegue le altre andature. Secondo il precedente esercizio , avendo il cavalcatore già messo più volte il cavallo dal trotto nel galoppo a dritta, poi di trotto lo passa per mezzo al maneggio all'al- tra mano, ed ivi riunendolo sempre di più si serve della prossima voltata nell'angolo, onde farlo cadere nel ga- loppo a sinistra ravvivandolo e spingendolo con la gam- ba dritta : glielo fa eseguire per un solo giro , e poi lo rimette nel trotto. Ugualmente lo passa nel galoppo a dritta , e finisce col trotto ; in tal modo lo esercita finche osserva che ha acquistalo la necessaria risoluzione e compiacenza pel galoppo. Quindi dal passo lo mette subito nel galoppo a dritta, dopo alcuni giri passa al- l' altra mano , ed appena arriva al muro lo raccoglie con un mezzo arresto , e ad un tratto il cavallo cam- bierà l'attitudine se vien eccitato al galoppo a sinistra ; quindi il cavalcatore lo ricambia a dritta e finisce coi galoppo , acciò il cavallo faccia sempre due riprese a dritta ed una a sinistra, ed acquisti maggiore abilità nel galoppare a dritta. Però in quest'andatura il cavalcatore aver deve l'attenzione di non arrestare il puledro in un tratto, ma in vece fermarlo comodamente ed a gradi; allorché poi avrà acquistato più destrezza nel galoppo e ( ^91 ) conoscenza di ben situare i piedi posloiiori, secoudo ie circostanze Io arresterà sempre più pronto e preciso. Molti cavalcatori conoscono gli aiuti per cambiare nel galoppo , ma ignorano donde derivano queste azioni. Portando l'anteriore alquanto a sinistra, e scostando con la gamba sinistra il posteriore dal muro , metten- dolo dritto in dentro, in quella obbliqna attitudine neìla quale si mette iJ cavallo, il suo lato dritto, sarà avan- zato , ed il sinistro trattenuto , e cosi si risolve al ga- loppo a dritta. Volendolo far galoppare a sinistra natural- mente gli si debbono portare le spalle a dritta, menar la groppa a sinistra in dentro con la gamba dritta , e poi in questa contraria attitudine, dare gli opposti aiu- ti. Il cavallo che cambia mal volentieri , nel principio convien risolverlo con attitudine alquanto violenta, cioè situandolo molto in obbliquo sulla linea, atlinchè l'in- terno lato si avanzi , ma non appena avrà acquistato maggior destrezza, vi si mette di meno ed in fine per- fettamente sopra, poicbè allora il posteriore sarà nel caso di spinger bene 1' anteriore in avanti. Nel cambiare di galoppo sovente si sbaglia , e par- ticolarmente per la difficoltà che al cavalcatore manca la destrezza di variare nel momento le redini del mor- so. Se il cavalcatore passa dalla dritta alla sinistra, il cavallo lino al punto del cambiamento è situato a drit- ta , per cui la redine dritta è più corta ; ma tostocbè avrà cambiato, il cavalcatore deve situarlo a sinistra, e per conseguenza deve allora accorciare la redine sinistra. Ordinariamente ciò si esegue ma non si allunga nello stesso tempo la redine dritta, ed il cavallo ad un tratto viene sforzato in modo dalle due redini , che sovente ed ( '98 ) anzi sjjesso ha di bisogno di forti aiuti per camminare , e rimettersi nel galoppo, ed a questa ragione attribuir si dee, che molti portano la lesta infuori e galoppano in false attitudini. Per facilitare questo necessario cambiamento delle re- dini , consiglio adunque i cavalcatori di tener discoste le redini sotto il dito pollice, e non già l'una su l'al- tra , acciò nelle circostanze facilmente potranno pren- derne una. Quindi se vogliono cambiare dalla dritta alla sinistra , aiuteranno colla mano dritta prendendo col dito pollice e l'indice la redine sinistra, e nell'istante del cambiamento la tireranno per quanto bisogna, nello stesso tempo spiegheranno anche il dito mignolo , gi- rando la mano alquanto a sinistra per far passare la redine dritta che trovasi stretta fra le due ultime dita, onde si allunglii. Cambiando poi da sinistra a dritta , prenderanno la redine dritta e l'accorceranno del pari, e spiegheranno pur anche il dito mignolo , finche la redine sinisti-a ben si allunghi , e quindi subito dovrà piegarsi di bel nuovo. Questo modo di variar le redini non solo si pratica nel cambiare il galoppo , ma anche appena si cavalca col morso ne' cambiamenti di trotto , nel traversare , e in generale sempre che bisogna situare il cavallo or da un lato or dall' altro. Ogni cavalcatore cui preme addestrare perfettamente il cavallo dandogli sempre la giusta attitudine, si ren- derà ben pratico del cambiamento delle redini onde ese- guirlo con facilità e non impedire il cavallo nel cam- mino , poiché le variazioni dell' equilibrio del morso sono i veri mezzi per regolarlo e farlo ubbidire. ( ^99 ) Al cavallo di milizia appositamente suol darsi, prima di cambiare, un efficace mezzo arresto, o pure vm vero arresto , aillncliè impari di prestare attenzione al tem- po , e non si abitui a cambiare sollecitamente. Adde- strando il cavallo per un cavaliere intelligente che fosse vago, per suo divertimento, di vederlo cambiare a tem- po, cioè nella stessa falcata, allora conviene addestrarlo particolarmente in quest' azione. Non mai ciò s'impren- derà pria che il cavallo fosse bene addestrato nel galop- po , ed avesse perfetta attenzione a tutti gli aiuti , in con- trario lo si abituerebbe a facilmente cambiare fuori tem- po , e senza la volontà del cavalcatore ; e siccome si ri- chiede per una tale esecuzione maggior destrezza nel cambiare |le redini , poiché non vi è quasi tempo per accorciarle , il cavalcatore deve procurare di aiutarsi gi- rando abilmente la mano. Ora indicherò a' dilettanti, i quali pervennero al pun- to di cominciare questo ricercato esercizio, il mio pro- prio metodo onde farne pruova; non ambisco però di- chiararlo unico , poiché ogni cavalcatore aver devo le proprie massime. Cavalcando col solo morso , le redini giusto il con- sueto si dividono col dito mignolo ,, la dritta si metto fra questo e 1' anulare in modo che rimanga precisa- mente sulla terza falange del primo , e la redine sini- stra si mette un poco più indietro nella mano , ed in tal modo di fatti sono alquanto discoste. Or se il ca- valcatore piega la sua mano più indentro verso il cor- po, finche il dito pollice si avvicina alla pancia, e poi la volta un poco in sotto, allora il gomito pure si al- lontana alquanto dal corpo, e ben sentirà nella mano ( 200 ) quanto viene accorciata la redine dritta , ed allungata r opposta , poiché la falange del dito mignolo esegue il movimento d* un molinello. Girando poi la mano in modo, che il dito mignolo rimane presso il corpo, ed il pollice voltato a sinistra ed in giù si accorcia la re- dine sinistra , e 1' opposta si allunga. In tal modo il cavalcatore , purché il cavallo sappia piegare perfetta- mente il collo e la testa siccome si richiede in tali eser- cizii , cambiar ne potrà l'attitudine senza aver bisogno di tirare ed accorciar sempre ora luna, ora l'altra delle due redini. 11 signor Prizelius insegna , che bisogna portare il dito mignolo in su verso la spalla destra per l'are agire la redine dritta e voltare il cavallo a dritta, ed all'op- posto per voltarlo a sinistra, poiché bisogna portare il dito piccolo verso la spalla sinistra. Però su questo pre- cetto osservo la gran ditlicoltà , che la mano non può facilmente far questo moto senza allontanarsi dal punto fisso , che nelle voltate a sinistra trovasi in attitudine sfor- zata e sconcia, ed anche che l'esterna redine cede molto ad un tratto allorché Y opposta vien tirata : quindi il cavallo perde perfettamente l' appoggio sul lato esterno. Nel modo che ora ho indicato si gira la mano su di un punto , il dito non dà pressione laterale sulla redi- ne , ma in fatti tira quella cui il cavallo cede e segue , ed il cavalcatore avverte benanche le due redini uguali nella mano. Per convincersene, il cavalcatore ne farà sperimento prima nel passo direttamente in avanti situando il ca- vallo ora a dritta ed ora a sinistra , e tenendo le re- dini uguali , e allora le sue gambe convien che secon- ( 201 ) dino con moìta diligenza la mano , e tengano il ca- vallo in perenne attenzione , e ben raccolto. Mostrando il cavallo la conveniente obbedienza , ed accostando sempre la testa al lato della redine più ope- rante , il cavalcatore lo mette nel galoppo , lo fa cam- biare all'altra mano, e pervenuto eh' è al muro Io riu- nisce sempre di più , e nello stesso tempo cambia su- bito le redini e adopera l'esterna gamba per animarlo di bel nuovo, affinchè mentre esegue la falcata cambii l'attitudine e le gambe e prosegua nel galoppo a sini- stra senza fermarsi : il cavalcatore applicar deve gli aiuti secondo la leggerezza e la sensazione del cavallo. Per cambiare a dritta praticherà tutto viceversa con le stesse norme. 11 cayalcatore che non può conseguirlo col semplice voltar della mano, convien che si fermi al primo me- todo di cambiare le redini , procurando acquistare la destrezza che quando accorcia una redine secondo la piega in cui deve camminare il cavallo, allunghi l'al- tra a proporzione , altrimenti non mai lo porterà al punto di cambiare con precisione a seconda degli aiuti , ma forse solo col tempo per l'abitudine, come sovente av- viene ne' cavalli cavalcati da' principianti. Nel principio la maggior parte de' cavalli quando si cambiano a tempo , sogliono correre appena ricevono gli aiuti , per la sollecita variazione che in essi avvie- ne ; si procurerà perciò moderarli con i mezzi arresti, e dandogli la stessa cadenza su di una mano e su r altra. Vi sono de' cavalli che sempre vogliono ga- loppare con maggior sollecitudine da una mano , che dall' altra , e ciò spessissimo avviene , poiché soii privi 26 ( 202 ) di pieghevolezza o esercizio nel lato che ritardano , co- me per esempio se non si fanno galoppare per qualche tempo a sinistra, si avvertirà chiaramente la differenza : e sovente pur deriva da qualche gamba difettosa. Ora il cavalcatore occupar si deve di perfezionare il cavallo a ben conoscere le di lui gambe, in modo che cambiasse soltanto in corrispondenza degli aiuti di esse, in avanti, in dietro, e finalmente in ogni senso. Non parlo del tatto necessario al cavalcatore onde avvertire il galoppo , ma sol dico che chi non distingue il per- fetto dal falso movimento del cavallo , non mai potrà essere nello stato di ben addestrarlo. E ben ridicolo ri- putar si deve il curvarsi del cavalcatore in avanti per vedere se il galoppo è tuttavia regolare. Il cambiare ir- regolarmente nel galoppo , deriva da varie cae;ioni : I . o II cavallo vivace e leggiero sovente l' esegue per troppa ansietà di menarsi innanti , ma questo convien che sia moderato con 1' arresto ed anche con 1' assiduo rinculare affinchè conosca 1' eseguito errore , e quindi farlo galoppare di bel nuovo. 2." I cavalli timidi e diffidenti l'eseguono in campa- gna , per discostarsi da qualche oggetto , ed a questi conviene far conoscere l'oggetto che fu cagione del lo- ro spavento. 3.° Ve ne son degli altri i quali sempre son distratti dagli oggetti cui s' imbattono , non vogliono prestare attenzione al cavalcatore e cadono in simile errore , per questi giova adoprar la frusta, o pure buttarli con una voltata sulla vera gamba onde far loro conoscere in varii modi il nostro disgusto per la loro distrazione ; ed al certo in tal modo si renderanno attenti agli aiuti del cavalcatore. ( 203 ) 4-° I cavalli che hanno deboli e difeltosi posteriori , cambiano spesso per necessità quando son tenuti troppo riuniti e raccolti , giacche soffrono dolore alle gambe, e r eseguono quasi sempre negli angoli o ne' mezzi ar- resti. A questi nel principio si fa eseguire il galoppo alquanto libero , e si raccolgono a gradi e con molta fermezza , finche possano resistere ; ed il prudente ca- valcatore allora non deve esercitarli come vorrebbe, ma secondo le circostanze permettono. Questa regola ò di tale importanza, che non mai è superfluo il replicarla. 5." Sovente cambiano troppo presto , quando il ca- valcatore nel passare all' altra mano , con anticipazione comincia a variare le redini , ed in fine 6.^ Spessissimo n' è causa il falso stare de' cavalca- tori su di essi, per cui i cavalli non mai possono rima- nere sulla stessa gamba. Basta guardar soltanto in qual modo vacillano col busto taluni cavalcatori , e per con- seguenza adoperano con incertezza la mano, per cono- scere se possono addestrare i cavalli pel galoppo rego- lare. Il cavalcatore che non è in equilibrio , al certo non mai potrà mettervi il cavallo. Allorché il poledro avrà acquistato fennezza e legge- rezza nel galoppo, il cavalcatore procurerà raccoglierlo di tratto in tratto mediante qualche salto, disponendolo in tal modo alle voltate. Il cavallo non mai potrà vol- tar nel galoppo , che quando è ben raccolto , affinchè l'anteriore acquisti la leggerezza di girarsi. Quanto più strette e continue sono le voltate , tanto più conviene raccogliere il cavallo, e tenerlo sulla groppa. Per con- seguenza si osserverà, che il cavallo debole e non an- cora ben piegato non mai può galoppare in una piccola ( 204 ) volta , senza cadere in fuori , o poggiai*si sulla mano. Perciò il cavalcatore proporzionar deve 1' esercizio alla struttura del cavallo e se osserva che gli è dilfìcile un'as- sidua sforzata attitudine , lo raccoglie soltanto per la vol- tata, alla qual cosa non lo soggetterà troppo spesso, e poi gli darà maggior libertà per galoppare. Le voltate nel galoppo si eseguono con lo stesso ordine di già indicato. Anche in questa occasione il gran cir- colo dispone il cavallo , ivi esso acquista il gran vantag- gio di galoppare in attitudine piegata, e situare l'esterno piede posteriore bene in fuori vicino all'interno, per cui non mai potrà poggiarsi in dentro , e la pieghevolezza nel posteriore gli diventa semj}re più agevole , ed il suo galoppo vieppiù comodo pel cavalcatore. Dalle larghe voltate si passa alle strette, e dalle ar- cuate alle acute. Eseguendosi tali esercizii con saggezza ed agilità, ben presto il cavalcatore avrà la soddisfazione di trovar leggiero e destro il suo cavallo anche nel ga- loppo. Perciò convien che rammenti ancora i gradi nel quali rimetter si deve il poledro nel galoppo; cioè nel principio dal trotto raccorciato , dal passo quando si ac- cresce la sua destrezza, ed in fine dal luogo. Di quest'ul- timo grado avrò occasione parlare di più in seguito. Ugualmente si mette da principio il cavallo dal galoppo nel trotto , e quindi si arresta nel passo , e si ferma infine sul luogo. DEL GALOPPO ALLUNGATO. Si è in grandissimo errore, credendo che nel galoppo allungato non bisogni altro che la libertà delle redini, ( 205 ) e rincilainento. Il cavallo avendo la libertà delle redini ben volentieri abbandona l'attitudine raccolta in cui lo tiene il galoppo raccorciato, e subito abbraccia più ter- reno e nello stesso tempo cade con la testa ed il collo in giù , poiché non è più sostenuto dalla mano del ca- valcatore: esso si allunga, galoppa con la schiena, e ri- mane in dietro col posteriore , in fine passa in una specie di galoppo naturale allungato, simile a quello che esegue senza la guida dell' uomo. La sperienza di chi spinge in tal modo il cavallo in avanti dal galoppo raccorcia- lo , conferma tuttociò , e la difficoltà che incontra per fermarlo, dimostra che quest'andatura non mai sarà utile pel cavalcatore. E siccome nella milizia sovente si servono di questo galoppo onde passare da un luogo all' altro con maggiore prontezza, e dar base alla buona carriera, s'impara al cavallo del pari che le altre andature dandogli giusta misura, e facendoglielo eseguire in modo, che con fa- cilità si possa voltare e fermare ; mentre il cavalcatore non mai deve perderlo all' intutto dalla mano. Avendo bene istruito e perfettamente confermato il cavallo nel galoppo raccorciato, si passerà all'allunga- lo. Il cavalcatore non mai porterà il busto in avanti, al par di quelli che fan mostra di voler correre assai più de' loro cavalli , ma piuttosto alquanto indietro , tenen- do la schiena dritta , e la mano sempre ferma al suo sito , ed in questo stalo comincerà ad animare il cavallo nel galoppo dandogli gradatamente maggior libertà , però nello slesso tempo con le gambe spingerà in pro- porzione il posteriore in avanti. 11 primo jnovimento che farà il cavallo secondo il solito , è quello di portar la ( 206 ) testa in giù onde liberarsi all'intutto. La mano che de- v'essere ferma, come già dissi, vi si opporrà sollevan- dolo immediatamente, e siccome con quest'azione si dà motivo al cavallo di rimanere in dietro, il cavalcatore in quell'istante lo spingerà in avanti , dandogli di bel nuovo un poco di libertà, sempre però deve sostenerlo con la mano , se vuol portargli la testa ed il collo in giù, e far si che il posteriore segua diligentemente. L' istruzione per questo galoppo si dà molto meglio in campo aperto su linea retta. Volendo poi il caval- catore da principio eseguirlo nel maneggio , sceglierà sempre i muri lunghi. Però, pria che arrivi ad un an- golo , sempre convien che metta il cavallo nel galoppo raccorciato per voltare , e nel principio anche in que- sto deve fermarlo. La maggior parte de' cavalli sogliono diventare irre- quieti nel cominciare quest' esercizio , e si distinguono particolarmente quelli d'indole vivace, o pure i timidi e sospetti. I primi cui piace camminare con molta sol- lecitudine, convien sempre tenere sottomessi, e ben fre- nati con la mano allorché procurano spingersi in avanti, ed allora si produce qualche dispiacevole sensazione nelle loro bocche, e se non vogliono essere abbastanza atten. ti , si arrestano o si fan rinculare velocemente. Gli al- tri però convien trattarli con molta precauzione , pas- sandoli con dolcezza in questa ben violenta andatura , e nel principio tenendoveli per poco , e poi subito ri- metterli nel galoppo raccorciato , e quindi fermarli con poca forza. Se il cavallo è tuttavia irrequieto non già cogli speroni si potrà farlo rimaner fermo , del loro aiuto maravigliosamente ci serviamo col cavallo che ( 207 ) per disattenzione non è tranquillo ; ma al timido in- vece si parla , si carezza , si dà tempo per respirare ; e quindi si fa camminare con calma nel passo e poi si smonta. In tal modo si dà a' primi maggiore ubbidien- za , ed agli altri più coraggio e risoluzione. Secondo il cavallo si abitua a passare con fermez- za dal raccorciato nell' allungato galoppo , si accre- sce la durata dell'esercizio, e dopo si esercita a passare dal galoppo raccorciato all' allungato , e viceversa , ed in fine si ferma ancora dall' allungato; allora però con- vien che il cavalcatore badi, che il cavallo fosse dritto sotto di esso , poiché 1' arresto , siccome 1' andatura è più veloce , gli è più violento. In tal modo mediante un diligente esercizio , il cavallo acquista la destrezza di bene allungare le sue andature, di farsi raccogliere di bel nuovo, di voltarsi o fermarsi, giusta quanto si ri- chiede pel cavallo di milizia. La dilTerenza fra il buono e cattivo galoppo allungalo consiste , che nel buono il cavallo conserva la dritta at- titudine, per cui non perde del tutto l'equilibrio, e fa- cilmente si può fermare giacche le falcate non sono molto disunite, ma succedendosi con rapidità Tuna al- l'altra, il suo posteriore non può rimanere indietro, ma deve seguire ben piegato e con sollecitudine; e da que- st' esercizio riceve i vantaggi pel susseguente. DELLA CARRIERA. La carriera è 1' andatura nella quale il cavallo im- piegar deve tutte le sue forze per lanciarsi in avanti quanto gli è possibile. Ila solo di comune col galoppo^ { 208 ) che lascia avvertire se il cavallo è sulla gamba dritta o sinistra, nel rimanente però differisce in tutto, poiché il cavallo sbraccia l'interna gamba un poco più avanti dell'esterna, spinge i piedi posteriori simultaneamente, distende le gambe per abbracciar terreno , ed i piedi anteriori cadono brevemente un dopo 1' altro in terra , in modo clic nel galoppo sì sentivano tre colpi ed in questa si crede sentirne due , i quali si seguono con gran celerità. Differiscono i cavalli fra loro, pel mezzo naturale che usano di passare da un luogo all'altro, nelle andature e particolarmente nella carriera. L'uno fa assai lunghi passi o falcate , 1' altro li raddoppia , e vi perviene in ugual tempo- Vi son cavalli di certe razze , come per esempio i corsieri d' Inghilterra ne' quali si riuniscono gli enunziati vantaggi in grado eminente, per cui tanto si distinguono dagli altri. Usualmente confrontiamo la struttura di un cavallo che supponiamo celere al corso , con altri animali che hanno questa qualità; ma ciò deriva da molte cagioni a noi ignote, ed è impossibile ravvisarle dall'apparenza esterna del cavallo. Spesso si presentò a noi il caso , che un cavallo di cattive esterne forme superò di molto nel correre un altro ben formato. Di qualunque specie esser possa la celerità naturale di un cavallo è certo però , che l' arte può accrescerla non poco. Ci e noto, che un corpo quanto più si trova in equi- librio tanto maggiormente può muoversi ; e quanto più se ne allontana , tanto più grave ed immobile diviene la parte che si caricò del peso. E ciò precisamente ac- ( 209 ) cado nel correre del cavallo, ove l'equilibrio vien molto alterato. L'abile movimento della mano del cavalcatore contri- buisce a ben conservare 1' equilibrio del cavallo , e le sue gambe adoperate in tempo 1' assoggettano ad uno sforzo più violento , e da ciò segue che due cavalli for- niti dalla natura di uguali vantaggi per correre, quello cavalcato dal buon cavalcatore supera di molto, l'altro cavalcato dal cattivo. E se uno è addestrato , e l' altro non lo è, allora sarà molto più notevole la differenzai Conseguentemente non è lo stesso , mettere il cavallo alla carriera , o farlo correre , tanto più che convien badare alla sicurezza del cavalcatore. Dando piena libertà al cavallo, e mettendogli i due speroni nelle coste, come d'ordinario si pratica, ad un tratto il peso piomba sull'anteriore, il quale non poten- dosi spinger bene , sarà raggiunto dal posteriore i di cui piedi arriveranno i suoi, ed in tal modo veggonsi stramazzare i cavalieri co'migliori cavalli per la poco abi- lità che hanno nel guidarli. La maggior parte de' ca- valli con questo metodo non mai si lascia menare alla carriera , poiché siccome fino a quel punto erano essi abituati a seguir la guida del cavalcatore, e poi veggonsi abbandonati perfettamente da quello, non avendo più si- cura guida, vacillano, e si trattengono. Bisogna perciò essere ben grato all'animale per simili precauzioni, poi che se ciò non fosse molti di più ne cadrebbero , e sa- rebbe inevitabile , se lo stesso cavallo non temesse la caduta, e sempre si prestasse alla volontà del cavalca- tore ; dunque conviene addestrare il cavallo per la car- riera con lo stesso metodo che si pratica nelle altre an- 27 ( 210 ) tlalui'o, se il cavalcatore vorrà servirsene con sicurezza. Si riprenda perciò il cavallo, nel modo che pocanzi il lasciammo, cioè nel galoppo allungato, ed in (jiicsto il cavalcatore procuri animarlo sempre più spingendo la groppa a seguire diligentemente; non deve però di- menticare di raccoglierlo nnovamente di tratto in tratto sostenendolo spesse volte, poiché non mai deve lasciarlo all' intutto finche non è sicuro della sua ubbidienza alla mano. Osservando dunque il cavalcatore noi suo cavallo la giusta risoluzione pel correre , lo anima di bel nuovo , gli dà la conveniente libertà ed in questo modo lo mette nella carriera. La mano si discosta dal corpo per quanto differisce quest'allungamento del cavallo dall'attitudine raccolta, e ritornar deve al suo posto allorché si raccoglie mediante r arresto. Una leggiera guida deve dare al cavallo la sua giusta direzione e tenerlo nell'ordine. Con ciò s'in- coraggia alla corsa ed avvedendosi il cavalcatore che il cavallo perde troppo la sua altitudine , ( giacché non mai potrà interamente conservarla) porta la testa molto in giù ed abbandona l'anteriore, per cui il movimento comincia ad essere più gravoso , deve aiutarlo alzando scmprepiù la mano quando va per posare i piedi ante- riori , come se volesse tenerlo sospeso, e nello stesso tempo colle gambe spinge il posteriore affinché segua. Median- te la precisa applicazione e l'incontro di questi aiuti , che convien replicare quante volte son necessarii , il ca- valcatore avvertir deve di quanto é facilitato il correre al cavallo sollevandogli 1' anteriore , e con quale mag- gior libertà e sollecitudine ses^uonsi le falcate. Lo stare ( 2n ) sul cavallo in tal caso deve essere riguanìulo come ea- i^ione principale , ed al cavalcatore privo di vivacità ben diifieilc riesce mettere il cavallo pronlajnento alla carriera. La maggior parte di quelli che veg'gonsi ca- valcare in questa andatura si curvano troppo in avanti o in dietro , fermano le gambe sulle staffe , intiriz- ziscono le ginocchia , stendono i piedi in giù , e non si occupano di altro che di mantenersi sul cavallo, si- mile altitudine fa sì che non mai potran misurare gli aiuti e darli al cavallo in tempo conveniente , e li tenta- no soltanto di tratto in tratto allor quando esso molto si trattiene , ma sempre però inopportunamente lor cac- ciano gli speroni senza riguardo nelle coste , dal che per lo più risulta cb.e s'irritano, cambiano, cadono in disordine , e diventano mal sicuri. Il cavalcatore convien che tenga il suo corjK) al- quanto più in avanti che in dieti'o , che stia fermo in sella , e che le sue ginocchia conservino la natu- rale pieghevolezza . affincliè possa muovere le polpe e stringerle al cavallo. Il cavallo che ubbidisce alle gam- be seguirà molto meglio questi aiuti ed allora degli speroni il cavalcatore si servirà soltirito per quelli die si trattengono e non vogliono risolversi. Il cavallo col precedente addestramento ha dovuto acquistare le qualità per una buona earrieia , per cui questo esercizio esser deve I' ultimo di tiitli , e ciò si troverà ben regolare se si osserva la (concatenazione di essi. Dal buon trotto segue il galopjK) raccorcialo , da questo un galoppo allungato e leggiero , ed infine da «piesl' ultimo la carriera. La destrezza colla quale il ca\allo imparò ad avvaicrSì ( 212 ) de'piedi in tutte le andature , al certo ha dovuto procu- rargli l'esser leggiero, sicuro, e ben regolato nel correre; e la pieghevolezza e sollecitudine a seguire col posteriore cui fu predisposto per la carriera , gli dà un vantaggio particolare per la celeritcì. Al contrario poi il civallo nella rozza carriera, cammina con la groppa sollevala, balte co'picdi anteriori in terra perdendo il suo tempo, e quindi produce al cavalcatore una dispiacevole sensa- zione. Nella buona e precisa carriera poi il cavallo mette le gambe posteriori piegate sotto il corpo in modo, che i piedi guadagnano molto terreno in avanti, ed in que- sto caso spingono il corpo con tal forza che sembrano balestre. La celerità colla quale seguonsi le falcate ren- dono la carriera piacevole e sicura. L' arrestare facil- mente e oon prontezza il cavallo messo in questa veloce andatura , e una delle cose indispensabili , il cavalca- tore colpirà lo stesso punto nel quale opera per solle- vare di tratto in tratto l'anteriore, onde portare la mano a se con crescente pressione, inclina il busto in dietro , si poggia con più forza sulle staffe, e se ha ben raccolto il suo cavallo e lo sente nella mano , dà 1' aiuto per fermarlo. E fisicamente impossibile arrestare il cavallo in un istante dalla carriera , poiché non può correre il cavallo senza distendersi, e senza aver la necessaria libertà, e non mai può fermarsi senza essere trattenuto e raccolto j per conseguenza deve eseguire due azioni bene opposte, quindi convien supporre, che il cavallo pria di fermarsi, con pronti passaggi, passa nel galoppo allungato e quindi nel raccorciato. Le falcale pria di arrestarsi, con le quali si raccoglie di nuovo e riprende il peso sulla groppa , ( 2l3) non sono più salii della can-iera, ma bensì del galoppo raccorciato, i quali per la veloce andatura hanno qual- che violenza , perciò il cavalcatore convien che si ten- ga fermo in sella. Non mettendo adunque i cavalli troppo presto nella carriera , ma invece dando loro la destrezza di allungarsi, mediante la crescente celere an- datura, e di subito raccogliersi per fermarsi, si dispon- gono a gradi alla carriera ed in tal modo forse non si avrebbero esempii , die i cavalli guadagnano la mano de' cavalieri e non si lasciano fermare. In questo caso particolarmente il cavalcatore deve re- golare le sue azioni secondo le qualità del cavallo. Quanto più forte e pieghevole sarà il posteriore del cavallo , tanto più facile riesce fermarlo. Or dunque il cavalcatore conosce da so stesso , che il cavallo nella carriera può correre soltanto dritto in avanti , e non mai voltare prontamente , a meno che non si voglia farle cadere j e che nel principio non si deve far correre alla lunga , aiiinchc non si scoraggi , ma in vece mediante l'esercizio gli si faccia acquistare per questa andatura più lena , e destrezza. DEL MODO DI RENDERE IL CAVALLO SICURO ED ATTIVO. Generalmente si stima il cavallo attivo se non è aom- broso , e non teme lo strepito delie armi e de' tambu- ri, il fragor dello sparo, e lo sventolar delle bandiere^ ma quantunque queste qualità siano necessarissime pel cavallo di milizia , pur tuttavia evvi gran diversità fra l'addestrare e l'attivare, almeno nel signiilcato. Un ca- valo può essere molto bene addestrato , come per csem- (2l4) pio quello (li scuola, e non aver questa attività, e tì- ceversa può essere molto attivo non essendo addestrato. Trovansi de' cavalli che naturalmente sono forniti di attività , e vi si avvezzano puranche i rozzi fin dal prin- cipio col giornaliero esercizio , comunque fossero poco abili ad ese^ire un solo passo in attitudine regolare e con qualche destrezza. Vi è una classe di cavalcatori assai modesti e pa* zienli , che imprendono soltanto quest'ultima parte del- l' istruzione onde formarsi qualche opinione. Però tutta la loro abilità si limita ad esercitare il cavallo ncll' e- nunziata istruzione , e per tutt' altro in nulla miglio- rano quel eh' ebbe dalla natura , e nulla imprendono per tema d'inquietarlo, o perche forse non sanno dar- gli altra istnizione ; in fine mascherano la loro igno- ranza con una sciocca pazienza , secondo dice il Duca di Neircasile j poiché continuamente parlano al cavallo, e se anche commettesse loro qualche mancanza pur lo carezzano al collo , e sembrano aver convenuto fra di essi di non farsi male a vicenda. In tal modo si strascinano col cavallo e I' addormentano ; e siccome all' animale è molto facile camminare a suo beli' agio , si abitua in fine ad esser pigro, e quindi mostra l'apparenza di es- sere sicuro per tutti gli oggetti indicali, e a ciò si dà nome di aUivilà. Spessissimo però veggonsi tali cavalli allorché son montati dal proprietario, svegliarsi fuor di proposito in qualche tumulto , e siccome non sono ub- bidienti, talvolta si scompongono in modo, che i cava- lieri credono che fossero infuriati. Quando non facesse altro il cavallo che il solo movimento rozzo e non pie- ghevole, per raccogliersi e ravvivarsi, potrebbe ben di- ( 2IÒ' ) sturbare il cavalcatore poiché non ha tempo di occu- parsi di esso. Guai a chi in serie circostanze deve ca- valcare un simile cavallo. Non mai sarà un sol mo- mento al sicuro, giacche il cavallo non conoscendo la mano e le gambe del cavalcatore può guadagnarle sem- pre che vuole. La vera altitudine si fonda sull'ubbidienza; e con una regolata istruzione che gli si dà secondo la sua naturale struttura, ottiene l'attività ed i vantaggi di secondare senza fatica il cavalcatore. Nelle istruzioni finora date abbia- mo osservato , che il cavallo non può conservare una sola delle sue naturali andature, e tutte cambiar le de- ve, e diventano nel vero senso artificiose, poiché l'arte deve dargliele e fare in modo che le conservi ; questa esser deve la nostra assidua occupazione. Avendo bene addestrato il cavallo con tutti gli altri esercizi! ora convien dargli l'ultima istruzione nella in- dicata attività, onde renderlo utile al servizio, che non è ditficile; poiché, come già dissi, taluni sono forti in ciò senza conoscere che mai significasse il cavallo ad- destrato. Non possiamo far altro che prescegliere il mo- do onde far vedere e sentire questi oggetti al cavallo , per la qual cosa fa d' uopo soltanto di poca attenzione per prendere le necessarie cure pel cavallo che addestrar si deve. Ciò che riguarda l'esercizio pel tamburo, per le ban- diere 5 e per lo sparo , chi fa mestiere di addestrare i cavalli per gli altri , avrà dovuto acquistare questi og- getti pel suo maneggio onde farli conoscere prima iso- latamente al cavallo. Si scrisse abbastanza su di ciò e la prudenza vuole che bisogna cominciare ad abbiluarvi (216) il cavallo da lontano, ed in modo che perda il timore di avvicinarvisi. L'arte c'insegna, di sitnare in qualche distanza avanti del cavallo un uomo col tamburo o la bandiera, il quale deve avvicinarsi sempre di più , ed allorché gli sarà molto vicino si darà al cavallo un poco di biada. L'azione dell'animale indica in qual distanza deve fer- marsi. Gol cavallo già confermato nel!' ubbidienza ciò è ben facile, poiché in pochi giorni si avvicina ad en- trambi gli oggetti, se il cavalcatore adopera la precau- zione di non mettergli vicino un Cavallo irrequieto , e che tutto sia tranquillo intorno ad esso, giacche quan- do il cavallo mette tutta l'attenzione su di un oggetto, teme tutto quello che gli avviene dappresso. Non biso- gna servirsi allora dell'incitamento della lingua e della' frusta per non intimorirlo; ma bensì della pressione delle gambe per farlo camminare; avvezzato che si è a sen- tire e vedere il tamburo e la bandiera avanti di se, e non avendone più sospetto, si esercita di lato ed in die- tro per abituarlo da ogni lato. Per avvezzare il cavallo allo sparo, bisogna agire con maggior precauzione, poiché se si manca in quest'eser- cizio diilicilmente si può rimediare. Vi sono de' cavalli che hanno per ciò naturale indifferenza, allora fa d' uo- po di minor precauzione , ma sempre convien badare di non intimorirli nel principio con forti colpi , o fa- cendo avvenir loro delle cose dispiacevoli, giacche poi perdono l'indifferenza che hanno, e diventono irrequieti. Varj cavalli però sono formati in modo che non si prestano a sentir volentieri lo sparo , quest' avversione deriva da diverse cagioni. Alcuni hanno avversione per ( 217 ) l'odore della polvere, fiutano e non mai vogliono acco- starsi, questi però con diligente esercizio e con qualche pre- mio ben presto vi si abituano. Altri temono il baleno dell'esplosione, scostano la testa allorché veggono i pre- parativi per lo sparo, ma appena esce il colpo si avvi- cinano volentieri e risoluti. I peggiori sono i timidi ed i sospetti , che hanno la nervatura troppo sensitiva, e con questi convien perdere molto tempo , e se pur si perviene al punto da far loro sopportar lo sparo isola- tamente, sovente un gran fragore li mette in sospetto, e cadono nel massimo disordine. Rimane ancora un' al- tra classe ed è di quelli che hanno gli organi dell'udito molto sensitivi, i quali per lo più non mostrano timore per lo sparo isolato , ma se per avventura loro accade di sentire il fragor del cannone soffrir non possono quei duri colpi , per altro non mostrano spavento , ma agitano la testa , e fan conoscere con segni chiari che ciò loro produce dolorosa sensazione, e quindi diventano impa- zienti per lungo tempo , e finalmente inquieti se il fuoco continua. Espongo tali avvenimenti e cagioni , che la propria esperienza mi fece osservare, affinchè gli ama- tori giudicar potessero su' loro cavalli , se 1' avversione per lo sparo fosse nell'odorato, nella vista, o pur nel- r udito , e quindi trattarli con la debita pazienza ; e conosceranno esser ben ridicolo il detto di chi vanta sa- pere abituare in una lezione qualunque cavallo allo sparo. E ben saggia l'idea di usar coi poledri la più gran- de precauzione mettendo in distanza soltanto poca pol- vere sullo scodellino, e quindi avvicinarsi animandoli con lievi aiuti e carezze e allorché poi si avvicinano sem- pre dar loro qualche premio. Chi ha un tale incarico 28 ( 2l8 ) cojivien che metta in pratica la sua massima attenzio- ne , e spari quando scorge che il cavallo ha fissato gli occhi su di esso, se si approssima di buon grado, mette un poco di polvere nella canna ed aumenta sempre più, finche può liberamente sparare con l'intera carica da ogni lato. È ben difficile tranquillare il cavallo già intimorito dello sparo, poiché cammina sempre sospetto, e quando avverte i semplici preparativi guarda intorno per cono- scere dove prendere ricovero, ed aspetta che s'imposta l'arme , per correre da un lato o dall'altro e mettersi al coverto. Se questi cavalli non ancora sono addestrati e si ac- crescono i difetti , siccome avviene ordinariamente , si abbandona all' intuito l'esercizio dello sparo finche non siano bene addestrati nella mano e fra le gambe, ed al- lora poi si ripiglia come se mai si fosse sparato in pre- senza loro , e ben si vedrà in qual modo opera l'ubbi- dienza , e se con tutto ciò non resistono bene allo sparo in modo che non possano passarvi d'appresso senza ese- guire duri movimenti , offro il seguente metodo che spe- rimentai utile con molti cavalli. Si fa precedere chi porta il fucile o la pistola con l'incarico di accendere da tempo in tempo un poco di polvere sullo scodellino e si segue a qualche distanza al passo , finche si raggiunge , ed allora da quello gli si fa dare un poco di biada, e gli si fanno far puranche delle carezze, e si continua nello stesso modo , però non mai deve fermarsi ed allorché spara non deve far molti movimenti col fucile , tutto far deve camminando, rallenta il passo e si ferma sol per dare qualche cosa al cavallo quando si avvicina e ( 219 ) poi prosegue. Se il cavallo non più mostra difliclenza j, e segue risoluto, comincia a sparare avanti di esso fer- mato. Negandosi allora di bel nuovo mostra che la ca- gione non è il timore dello sparo , ma bensì un inve- terato capriccio di non essere fermo , perciò il caval- catore deve fargli conoscere la sua foraa, però non mai dandogli frustate e speronate , ma prendendo bene le redini , e tenendo pronte le gambe, e quando 8' impo- sta r arma se il cavallo vuol buttarsi , le opera forte- mente per opporsi e per raddrizzarlo, e se procura stri- sciare in dietro, lo spinge in avanti mettendolo fra le redini e le gambe stretto in modo, da non potersi muo- vere dal luogo. Il cavallo che in questa circostanza vo- lesse impennarsi , ben mostrerebbe che non ancora ha r ubbidienza necessaria e richiede migliore addestra- mento. Chi precede col fucile e deve sparare, convien che sia molto attento , ed appena osserva il contrasto eh' è per impegnarsi fra il cavalcatore ed il cavallo , ritira subito 1' arma , la nasconde , e riman fermo , e quando il cavallo si è tranquillato , 1' imposta di bel nuovo , ma non tirerà colpo finche il cavalcatore che attende il momento di calma, non gli dà il segno. In fine se il cavallo con tranquillità si adatta allo sparo, convien sostituire alle azioni violente le carezze , e av- vicinandolo bene a chi spara , gli si dà un poco di biada e si smonta. Il cavallo che avrà acquistato l'enunziate difese con falso trattamento, allora ben si avvedrà dei dissapori che ciò gli produce , e ben volentieri si farà piuttosto premiare mediante la sua buona condotta. Se però la mancanza deriva dalla struttura naturale non si avranno questi risiUtamenti. Intanto l' attivila allo ( 220 ) sparo è qualità essenziale pel cavallo di milizia, la cui privazione lo rende inutile. Perciò convien che si abbia la maggior cura possibile nell' addestrare simili cavalli in ciò , ed esercitarli anche prima di metterli in ser- vizio. Allorché il cavalcatore avrà addestrato e perfezionato il suo cavallo in tutti questi esercizi, abbandona il ma- neggio e lo mena in campagna , ed io non opino di andare in traccia di farlo imbattere in oggetti spaventevo- li , anzi credo che questi si dovrebbero evitare , giacche allora tutto è nuovo pel cavallo, quindi bisogna comin- ciare con indulgenza, se non è molto attento agli aiuti quanto lo era prima, poiché la sua vista è occupata da oggetti nuovi. Abituandosi fuori del maneggio, la pri- ma cura sarà quella di dargli buon passo di campagna il che non è sì facile per quanto sembra , comunque se ne dessero i rudimenti nel maneggio (i), poiché al- lora trattasi di conservarlo per lungo tempo. Si osser- verà che il poledro dovendolo conservare lungamente spessissimo lo varia, e quando e animato di nuovo fa- cilmente cade in un debole trotto, o pure i suoi passi seguonsi molto lenti e cammina con 1' anteriore in un modo e col posteriore in un altro , e sovente sbraccia più con una gamba che con 1' altra. Il tatto deve an- nunziare al cavalcatore queste variazioni per quindi darvi rimedio. Nel principio non lo fa avanzar di troppo, ma lo terrà alquanto riunito facendogli dare i quattro passi vivaci ed uguali che già conosce, se poi va molto sol- (i) Osservazioni sul trotto raccorciato. ( 221 ) lecito Io trattiene al primo , e se ritarda Io anima con- venientemente ed air uopo lo spinge nel morso , e lo mantiene nel suo ugual cammino ; però convien che badi nel principio di non far lunghi cammini, onde di troppo non lo stanchi , ed affinchè non accada come suole avvenire a tanti che escono col buon passo e ri- tornano col cattivo. Il passo di campagna s' impara al cavallo purancho a gradi , si progredisce di giorno in giorno , od os- servando che sa tcnervisi gli si dà libertà maggio- re , spingendolo ad un passo spazioso , però il caval- catore deve sempre badare di non farlo divenire disu- guale. Il passo di campagna misurato non si richiede soltanto per sicurezza e comodità del cavalcatore , ma ancora perchè è molto vantaggioso per la conservazione del cavallo ; poiché se questo dovesse camminare per interi giorni disugualmente è ben naturale che quella gamba che fatica di più dovrebbe col tempo stancarsi e deteriorarsi. La maggior parte de' cavalli che veggonsi camminare con falsa battuta hanno questo difetto , so però non derivi da qualche gamba maltrattata per es- sere stati menati fuori del maneggio rozzi, e sforzati a pronta e vivace andatura. Menandosi il cavallo fuori del maneggio , il cavalcato- re convien che avverta particolarmente a farlo camminare sempre dritto fra le redini, poiché taluni facilmente si avvezzano essendo più liberi di tenere la testa da un lato e sovente a sinistra , ed il collo fra le redini al Iato dritto , e quindi procurano rimaner dietro la mano e quando ciò lor si permette ben presto perdono la mor- bidezza nel collo, e per conseguenza la leggerezza nel ' y esecuzione delle voltate. ( 222 ) Quando il cavallo comincia a tenersi nel passo lo si me- na per differenti strade , cioè per le salite e le discese , nelle vallate e sul terreno disuguale. Nelle salite gli si dà alquanta libertà onde spinger possa bene in avanti la groppa, però non deve andar molto veloce affin di non perdere la lena ; nelle discese dev' essere raccolto onde prendere appoggio sulla groppa ; s' istruirà benanche a passare su qualche oggetto per assicurare sempre più il suo andamento , è quindi molto utile farlo talvolta tran- sitare pe' campi arati, in cui pervenendo a qualche solco sarà trattenuto per poco , afifinchè vi prestasse attenzio- ne , e poi gli si dà r aiuto e la necessaria libertà per oltrepassarlo , e se mette il piede nel solco gli si fa co- noscere di aver fatto male , e poi si volta per farglielo passare di bel nuovo , e se vi ricade si corregge , ma passando bene gli si fa conoscere con le carezze di aver bene eseguito ciò che si desiderava j in tal modo il ca- vallo rammenta queste carezze ed impara a sbracciar bene. Si continuerà in simile esercizio , finche avrà acquistata la destrezza di poter passare con la gamba dritta un solco, e con la sinistra un altro. Sovente ne' poledri si osserva l'irresoluzione pel piede che debbono muovere per passare. Si esercita ancora a farlo passare sopra pietre grandi e su altri rialti , poiché tali oggetti s incontrano sovente senza poterli evitare. Comunque simili csercizii sembrar potessero di poco rilievo , ciò non per tanto sono assai utili pel cavallo , giacché Io dispongono ad essere molto attento alla strada, per adat- tar poi i passi agli oggetti che gli si presentano , e ciò arreca del pari divertimento al cavalcatore. Quindi è ben superflua l'obiezione, che queste istruzioni non siano ne- ( 223 ) cessane pel cavallo', poiché ciò l'esegue naturalmente. Ma siccome il cavallo non deve camminare a suo bel- r agio , ma in vece seguir la guida , così le sue azioni dipendono più dal cavalcatore che da se medesimo , ed in conseguenza dev' eseguire tutti questi svariati passi secondo gli aiuti che riceve , e chi non sa darli sovente arreca non poco disturbo al cavallo. Il cavallo per es- sere sicuro conyien che abbia buone e pieghevoli gam- be , regolare andatura , e particolarmente molta pre- cauzione. Quest' ultima qualità per lo più non la pos- siede il poledro , il suo sguardo quasi sempre e diretto in lontananza in vece di essere sulla strada che per- corre. Quindi convien cercare oggetti, a' quali occupan- dosi , %ìen costretto a guardare avanti di se. Secondo il mio modo di 'vedere , ben violento riputar devo il metodo di menar subito il poledro nelle cattive strade, credendo con ciò di punirlo, e migliorarlo nello stesso tempo con i passaggi cattivi e spiacevoli ed an- che con qualche maltrattamento del cavalcatore : ed in- vece dico che sarebbe meglio abbandonare il cavallo in balìa di se slesso, giacche con gli enunziati mezzi vio- lenti cammina con più timidezza, cade in passi falsi, e non più prende il necessario tempo per passare sopra gli oggetti. Convien primieramente abituarlo al cammino regolare e cauto , e quindi portarlo in quell' esercizio , e punire la sua indolenza. Se il cavallo esegue un passo falso con le gambe an- teriori o pure inciampa con esse , la qual cosa può accadere anche al migliore fra i destrieri , allora si ab- bandona suir anteriore e perde il suo equilibrio , ed in lai disordijie non mai conviene spingerlo in avanti con ( 224 ) io sperone , poiché in vece di essere aiutato più facil- mente cadrebbe , perciò sarà molto utile trattenerlo con un mezzo arresto , ed in tal modo sollevargli V an- teriore ) ed agevolarlo a rimettersi in equilibrio. Il ca- vallo che sa servirsi del posteriore avverte cpiest' aiuto , ed impara il mezzo di liberarsi da se solo in avvenire, ed allora si può aver fiducia nella sua sicurezza. Tralascio il modo d'insegnare al cavallo di saltare; abbiamo su di ciò non poche istruzioni. Dirò soltanto che conviene particolarmente osservare di ben raccogliere il cavallo pria del salto , nell' esecuzione dargli prima libertà , e sostenerlo con la mano subito dopo che 1' ha eseguito. A seconda dell'altezza o larghezza dell'oggetto da superarsi , si alza 1' anteriore con la mano , o pure si dà più forte pressione con " le gambe per saltare. Che il cavallo esegue tutto ciò con gli aiuti , si dimostra fa- cendolo superare, o saltare una fessala non troppo larga, secondo gli aiuti che gli si daranno. Nel corso di questi esercizj si faranno conoscere al cavallo gli oggetti che teme , cioè , molini , ponti , e quant' altro si presenta per le strade. Nel principio non si agirà con molta forza , ma bisogna regolarsi secondo la sua timidezza. Quando non vorrà avvicinarsi, lo si ferma , e gli si fa riflettere l'oggetto da lungi , quindi si fa avvicinare per pochi passi , si ferma di bel nuo- vo , ed in tal modo si prosegue finche il cavallo può vederlo dappresso , in quel mentre si carezza e gli si dà coraggio , poi più spesso si fa passare vicino a quegli oggetti per abituarlo vieppiù. Allora il cavalcatore deve bene esaminare il suo cavallo per distinguere il falso ilal vero timore , poiché vi son di quelli che talvolta ( 225 ) passano tranquilli , e tal' altra con notevole timidezza , e ciò non è che capriccio , percui il cavalcatore Io rac- coglierà bene, e quindi lo menerà risoluto presso quell'og- getto , onde dimostrargli che questi capricci non deb- bono aver luogo. Vi son di quelli che nel ritorno s'in- timoriscono di taluni oggetti , de' quali non temevano neir andare. Questa è un'astuzia per accellerare il cam- mino e giungere più presto alla stalla. Questi si po- tranno punire sensibilmente fermandoli , e facendoli ri- manere per qualche tempo presso 1' oggetto che temono. Vi sono ancora di quelli che si aombrano della strada, e non mai perdono all' intutto questa specie di timore poiché il vizio è nella visuale, per cui guardono gli og- getti irregolarmente , e quindi camminano con perenne diffidenza , perciò conviene esercitarli spesso e conser- varli neir attenzione alla mano e gamba , onde prestino obbedienza al cavalcatore , e non possano occuparsi di altri oggetti , e soprattutto di quelli non tanto prossimi. Conviene addestrare il cavallo di milizia particolar- mente avanti l' infanteria , e se a ciò si mette poca at- tenzione ne risultano molti disordini: ugualmente sene affida r esercizio a' servi , senza rammentar loro le ne- cessarie precauzioni , percui essi si avvicinano quanto più possono ; il cavallo si avanza senza pensarvi , ma appena la truppa esegue il primo movimento s' intimo- risce , al secondo si volta , ed al terzo guadagna la mano del cavalcatore, il quale finalmente lo ferma, e vi ritorna , il cavallo si appressa ma tremante ed inti- morito , ed attende il primo colpo dell' arma per vol- tarsi di bel nuovo ; rare volte perviene a tanto il servo con la sua pazienza , ed in tal modo in pochi minuti 29 ( 226 ) rovina per sempre il cavallo sensitivo e timido. Gl'im-» preveduti colpi del fucile, i movimenti che con esso si eseguono , la prontezza con la quale si praticano , e la voce del comandante la truppa , a me sembrano cagioni sufficienti per intimorire il cavallo cui riescon nuovi tutti quegli avvenimenti. Si richiede quindi la massima precauzione , per abituarvi il cavallo in modo da guar- dar poi quegli oggetti e movimenti con disinvoltura , pazienza, e risoluzione. Non mai la frusta, ma la per- suasiva di non mai potergli avvenir male , è il vero mezzo per somministrargli coraggio in questa circostanza. Perciò nel principio si rimane in distanza per fargli osservare tutti i movimenti, e se vi presta molta atten- zione, non bisogna avvicinarvisi ma abituarlo da lun- gi. Quando poi diviene indifferente , si approssima di più a gradi e si ferma sempre in qualche distanza, in modo che non possa spaventarsi. Essendosi coi giorna- liero esercizio abituato ad osservarli dappresso con in- trepidezza, si discosterà di bel nuovo voltandolo, affin- chè si avvezzi a soffrir tutto ugualmente dietro di esso, e ciò con molti cavalli è ben difficile. Si serberanno gli stessi principj , ed avendolo assicurato sì porterà da ogni lato , e nel riposo puranche fra le righe. Allorché la truppa marcia , nel principio convien rimanere in dietro, affinchè nelle conversioni i soldati non si acco- siassero alla sua groppa , la qual cosa fa cattiva im- pressione al poledro. Al diffidente che non ama l'uomo, si faran fare carezze da' soldati, facendogli anche dare qualche cosa , affinchè in appresso si avvicini ben vo- lentieri. Chi addestra il cavallo di milizia convien che sia molto attento a tutte queste variazioni, e si assicu- ( 227 ) ri di penonire eoa sollecitudine allo scopo , a misura della precauzione che adopera , ed il poledro cui non avvengono cose dispiacevoli, si abituerà in modo, che non più curerà qualunque movimento si pratica in sua presenza. Ciò che dissi del finto timore succede anche in questo caso. Sovente taluni cavalli , allorché sono trattenuti in un luogo per molto tempo, o pure se son messi in lenta andatura, onde far presto ritorno, met- tono in opera tanti mezzi fingendosi timidi, quantunque già conoscessero tutto da mollo tempo. Ne' fuochi il cavalcatore userà uguali precauzioni , nel principio resterà lontano quantunque il cavallo già conoscesse lo sparo isolato , e lo approssimerà secondo le sue azioni; baderà del pari che non gli si sparasse qualche colpo di lato o in dietro, poiché gli produrrebbe spavento e quindi diverrebbe timido. Particolarmente bi- sogna evitare chi volesse approssimarsi con un cavallo inquieto. La maggior parte de' cavalcatori usano questo mezzo , ma con un cavallo quieto , però ò molto me- glio allontanar questa usanza quanto più è possibile , la cattiva compagnia anche in questo caso rovina le buone abitudini, e siccome l'attività al fuoco è di molta importanza , così il cavalcarore che addestrò regolar- mente il suo cavallo non deve rischiare di perdere in un istante tanta fatica. Paragonando le manovre della cavalleria con quelle dell'infanteria, si troverà ben naturale l'osservare una differenza nel modo di addestrare i cavalli per essere utili in quei differenti servizi. Il cavallo per la caval- leria si addestra generalmente, ad essere più leggiero, sollecito , pronto alle voltate ed al parare , quello per ( 228 ) l'infanteria invece si abitua alla massima tranquillità e pazienza onde fermarsi subito dopo la corsa , e queste sono le qualità che gli si danno in fine della istruzione. Il cavalcatore eserciterà il cavallo diligentemente nel voltare a dritta ed a sinistra con una sola mano , e con r esterna redine , cioè portando la mano al lato ove lo vuol girare , e se non ubbidisce aggiunge subito l'in- terna redine , e con voltate strette gli fa sentire esser questo un castigo per la poca attenzione ; però se vede che perde alquanto la sua morbidezza , ciò che avviene spesso quando si mena per qualche tempo fuori del ma- neggio , lo riporta sul circolo per correggerlo ; gene- ralmente il cavallo addestrato , di tempo in tempo deve replicare tutti gli esercizj dovendo conservare la sua leg- gerezza , e pieghevolezza. Si presceglie all' uopo un luogo adatto , aiilnchè il cavallo presti 1' ubbidienza che ebbe nel maneggio- 4^ Verrà abituato puranche a passare dal luogo nel galop- po leggiero e risoluto. Nulla è più disgustevole di vedere Fuffiziale, o barcollare col cavallo male addestrato pria di arrestarlo, e particolarmente quello di cavalleria, o but- tarsi qua e là mentre dovrebbe ben camminare e con prontezza mettersi su linea retta ; il cavallo non mai può ben galoppare non essendo ben raccolto , poi- ché non può muoversi con facilità dal luogo senza sol- levare ed alleggerire 1' anteriore ; e neppure può arre- starsi bene quando non ha sicuro appoggio sul morso. Da questa osservazione che bene spiegai antecedentemen- te segue : che convien tenere la mano presso il corpo allorché si vuol passare il cavallo dal luogo nel galop- po su linea retta in vece di cedere all'intutlo le redini, i ( 229 ) come spesso vien praticato da molti , percui il cavallo prima passa in un trotto vacillante , e quindi in un cattivo galoppo. Allorché dunque il cavallo ha sufficiente destrezza pel galoppo , e vi passi ben volentieri e con focilità dal passo j il cavalcatore lo fermerà e gli abbandonerà le re- dini , e dopo gradatamente avvicinerà la mano'al corpo finche sente il cavallo sul morso , allora lo spingerà vi- vamente con le gambe onde menarlo in avanti , facen- do anche ben sentire gli speroni a quello che non ub- bidisce , affinchè subito passi nell' andatura del galop- po , e dopo aver ottenuto trenta o quaranta falcate , lo ferma di bel nuovo , gli cede le redini , lo carezza , e procura tranquillarlo perfettamente , dopo di che lo ri- mette nello stesso modo nel galoppo , e replica quest'e- sercizio più volte , in fine lo mette in un passo lento dandogli un aiuto proporzionato. Nel principio non bi- sogna curare se il cavallo prende il galoppo a dritta o a sinistra , basta che cammina con vivacità , perciò si adoperano ambedue le gambe onde spingerlo dritto in avanti nel morso. In seguito però convien servirsi soltanto della gamba sinistra e della guida della mano per farlo passare nel galoppo a dritta. Il cavalcatore che avrà esercitato per pochi giorni il suo cavallo in ciò , lo troverà attento a tutti que' movimenti e che passa al galoppo dal luogo con lievissimi aiuti. Il per- fetto abbandono delle redini gli annunzia il riposo , ed il tirare di esse 1' esercizio ed il movimento ; e si potrà osservare ancora in qual modo il cavallo apprende i gradi del raccogliere e degli aiuti , ed a quelli adat- tare ie sue andature. ( 23o ) Chi addestra il cavallo di milizia deve renderlo abi- le in tutti questi movimenti , de' quali avrà bisogno nel suo futuro servizio. Se addestra un eavallo peruffiziale di cavalleria , come per esempio pel comandante di squadrone , convien che osservi in qual modo questo con ardore si lancia in avanti , prontamente si ferma buttando il cavallo ora a dritta ed ora a sinistra , di- rigendolo con poca delicatezza. Il cavallo quantunque fosse molto bene addestrato , pur si disgusta per questi movimenti se non vi contrasse l' abitudine , ed allora non è tempo che il cavaliere possa badare ad esso, poi- ché altri oggetti richiamano la sua attenzione. Del pari si baderà ai cavalli degli altri uliiziali , che mai far deggiono avanti lo squadrone o plotone , e subito si conoscerà in che devono essere maggiormente esercitati. Il cavallo per un uffiziale d'infanteria comandante di battaglione , convien che sia esercitato fuori del ma- neggio a prendere il galoppo dal luogo , e talvolta an- cora di ben galoppare su di una linea retta ed in dritta attitudine. In qual modo il comandante può allineare quando il suo cavallo non è dritto e non sa ben cam- minare t per cui talvolta convien rimetterlo nel passo molto raccorciato e fermarlo spesso , e poi passarlo di bel nuovo in questa andatura lenta dritto in avanti , ed in questo modo si esercita alia tolleranza che si richie- de ne' tardi movimenti dell* infanteria. 1 cavalli che in ciò non sono abituati , spesso divengono inquieti , si lanciano in avanti , cadono colla groppa in fuori , ed usano tutti i mezzi onde camminar con più velocità. Fra le cose che maggiormente potranno sorprendere il cavallo j annoverar si deve il modo come lo guida ( 23l ) chi deve servirsene , e questa non è circostanza da met- tersi in non cale , bisogna anzi molto badarvi. Ma so- vente vi s'incontrano grandi difficoltà , quindi si pro- curi conoscer quel modo di guidare , se pure chiamare si può guida, ed in fine dell'istruzione s'insegni al ca- vallo ; e in questo modo le cure del cavalcatore , si estenderanno su tuttociò che si crede necessario pel ca- vallo nel servizio che deve poi prestare. L'ubbidienza, convien ripeterlo , è base dell'attività del cavallo , e senza di questa facilmente si perde l'al- tra. L' arte non può ( come già dissi spesse volte ) , cambiare all' intutto la disposizione del cavallo, ma sol migliorarla. Il cavallo naturalmente infingardo conserva sempre la propensione alla pigrizia , ma diretto dal ca- valcatore che sa animarlo , la dimentica e divien viva- ce. Il cavallo d' indole inquieta non mai si può porta- re al grado di essere tranquillo in un gran tumulto , ma r ubbidienza che ha per la mano e per le gamlje lo modera , conservandolo ne' suoi limiti ; e la giusta pieghevolezza che acquistò mediante l' addestramento lo rende abile a segno da impedire che la sua vivacità riesca difficoltosa al cavalcatore. L' attività del cavallo non è dunque l'infingardaggine come da molti si crede , ma è 1' ubbidienza non limi- tata e la fiducia con la quale si presta volentieri a tut- tociò che richiede il saggio cavalcatore da esso , quan- tunque contrariissimo alla sua naturale disposizione^ come non ha guari si disse. L' attività dunque è la meta cui convien portare il cavallo , e se la mia teorica potrà essere di qualche uti- lità agli amatori, conseguii il mio scopo, e saran pa- (232 ) ghe le mie brame. Per altro gradirò sempre le obbie- zioni di chi addestra i cavalli per gli altri , poiché non mancano di quelli i quali dicono siam ricchi di teori- che su di ciò, ma chi mai ci dà tempo per dare al cavallo tant' abilità ed ubbidienza ? non ci presen- iano quasi sempre poledri che non hanno gli anni richiesti per V addestramento , ed in poche setti- mane vogliono che fossero addestrati ? e spesso non si pretende da noi di far divenir buono un pessi- mo cavallo e jìer ordinario compenso ci si fa il rimprovero di averlo rovinato ? non ci prescrivono forse fin anche il luogo e la maniera di addestrarlo? e quegli jìel quale l' addestriamo è poi un cavalie- re abile a maneggiarlo ? Questi reclami sovente sono ben fondati e giusti. Però se le relazioni che si hanno con quelli che vogliono avere addestrati i cavalli ci ob- bligano a tanto , allora con pazienza e fermezza superar si deggiono questi dispiaceri , o pure 1' uomo prudente saprà liberarsene con saggezza. Chi non dà il tempo necessario all' istruzione non mai potrà montare il cavallo bene addestrato ; chi dal prin- cipio ne acquista uno cattivo non mai potrà ottenerne uno buono , e chi vede molto ubbidiente il suo cavallo montato da un altro dovrà incolparne se stesso, se a lui non presta uguale ubbidienza. Il quieto, attivo, ed ad- destrato cavallo eseguir non deve che i movimenti pei quali riceve avviso dal cavalcatore. Chi dunque non sa dare questi avvisi non dev' essere sorpreso se il ca- vallo non lo intende ; e pure il docile animale quanto mai non fa per corrispondere in simile circostanza ! Nulla dissi del modo di rimettere i restii ed altri rovi- ( 233 ) nati cavalli , poiché in (ut li i trattati dell' equitazione si rinvengono lunghe serie di mezzi a ciò relativi, l'effetto de' quali è ancora incerto, venendo falsamente adopera- ti , quindi si dovrebbe , come il medico , conoscere non solo il male ma pur la cagione da cui deriva per as- segnare il rimedio sicuro. Col cavallo che già fu in cattive mani , e divenne restio per duri e violenti eser- cizj , sposso è sufBcientc il regolare e buono addestra- mento per renderlo ubbidiente. Ma quando poi già si abituò alla resistenza , allora convien mettere in opera mezzi più efficaci. Con quello però che fece esso da maestro ad un condiscendente e debole cavalcatore, con- vien sempre agire con risoluzione e forza onde prima sottometterlo e poi dargli qualche istruzione. Il cavallo guasto e restio , nelle occasioni che noi gli offriamo , acquista tanta astuzia e destrezza al male , che spessissimo in certi dati luoghi ove il cavalcatore non può vincerlo, mette in uso tutta la sua resistenza, e se vince una sola volta è perduta tutta 1' istruzione per molto tempo ; allora conviene assicurare questo ca- vallo nel maneggio , ivi si hanno i mezzi della corda , del cavezzone , della frusta , e 1' aiuto per sottometterlo e sostenerlo nella nostra istruzione finche si ha nel pieno potere , e quindi si proverà di bel nuovo fuori del maneggio. Ma spesso si adoperano questi mezzi col rozzo cavallo non come aiuti , come si dovrebbe in questi casi , ma come mezzi di forza. Quante volte dunque si puni- sce la ignoranza per malizia , la poca pieghevolezza per ostinazione, e l'impotenza per nota resistenza ; s'ir- rita si maltratta , ed in tal modo si fa germogliare il 3o (234) Tizio nel mentre che bisognerebbe estirparlo. E questi sono i mezzi che si adoperano con l' animale che volen- tieri si lascia guidare dall'uomo e che poi gli dimostra tanta affezione , lo segue in tutti i pericoli , rischia la sua salute , e finanche la vita , piuttosto che negargli il suo servigio tanto utile ed indispensabile alla sua co- modità ; e disgraziatamente poco se ne sa conoscere il merito. ( 235 ) APPENDICE. In qual modo adattar si può tutto il già detto . All' addestramento del cavallo di cavalleria , ED all'istruzione DEL SOLDATO. Un corpo composto di tante parti come lo è uno squa- drone, non mai può muoversi con certa uniformità , quando ciascuna parte non è nello stato di adempiere la sua azione di accordo col tutto. Il modo di dividere e suddividere lo squadrone in piccole frazioni, e quindi riunirlo , è ben conosciuto da chiunque serve in caval- leria , come pure che i movimenti tanto più perfetti sa- ranno per quanto l'esecuzione è più celere e precisa ; ma in qual modo potrà ciò avvenire se gli uomini ed i ca- valli non sono isolatamente bene istruiti. Per dimostrarlo riporto il giudizio di Federico il Grande ( se mi è per- messo nominare quel gran Blonarca in questa mia ope- retta). Quel principe osservò nella prima guerra di Sle- sia, ed anche prima della battaglia di Molvitz, che l'in- fanteria Prussiana era sempre vittoriosa nelle piccole scaramucce , ma la cavalleria fin dal cominciar della campagna e precisamente in quella di Slesia, era sem- pre battuta da quella austriaca molto più esercitata. E- gli la descrive come una massa pesante che sol poteva muoversi con lentezza. Nelle prime tre settimane di tre- gua dopo la battaglia , si occupò a far manovrare gii uffiziali con la truppa , poiché in quel frangente non poteva far di vantaggio ; ma poi vi pose tanta cura , e s' ingegnò tanto che la sua cavalleria mediante la ( 236 ) cooperazione di seelti uftiziali, non solo uguagliò le al- tre ., ma pure in molti casi superò la rinomata caval- leria Austriaca; e ciò ben lo dimostra la guerra de' sette anni , e lo stato in cui attualmente trovasi. La necessità del cavaliere istruito isolatamente è tanto riconosciuta da ciascuno in cavalleria, che quasi in tutti gli eserciti si trovano cavallerizzi all'oggetto. Particolar- mente nella cavalleria Annoverese vi sono ottimi sta- bilimenti. In ogni quartiere addetto per cavalleria si trova un bello e spazioso maneggio ove si mandano de' distaccamenti dai corpi per qualche tempo , ed ivi sono istruiti dal cavallerizzo del proprio reggimento, e per tale disimpegno si scelgono generalmente degli uo- mini abili. L'utilità di ciò è evidente, e le molte cir- costanze in cui vidi cavalcare uomini isolati me ne con- vinsero all'intatto. Bla siccome anche nel migliore degli stabilimenti , l' istruzione del cavallerizzo può estendersi soltanto su di una frazione, e non mai sidl'intero reg- gimento , dovrà quindi per necessità affidarsene la cura della maggior parte a' signori uffiziali; e ben se ne fa- cilita e promuove l'addestramento ne' Corpi i quali han la fortuna di possedere uffiziali conoscitori dell'arte che sono sostegno e base della cavalleria, ed ove se ne manca tutto riesce inutile. Ma soprattutto fa piacere vedersi nello stesso uffiziale un buon cavalcatore , il quale sappia ben volteggiare il suo cavallo con risolutezza, abilità e disinvoltura ; e quindi acquisterà puranche la stima de'superiori, e la fiducia de' subordinati; poiché, come è noto , le qualità degli uffiziali si comunicano ai sol- dati , ed in fatti chi mai potrà apprendere da quello che non mai fu maestro del proprio cavallo? ( 237 ) Quindi il cavallerizzo sarà di particolare utilità nel reggimento , dirigendo tutte le sue cure all' istruzione de novelli, uffiziali nel cavalcare militarmente; e queste poi propagando le conoscenze che acquistarono con gran vantaggio , le istruzioni degli uffiziali riuscir potrebbero molto più efficaci per le reclute , poiché potranno co- municarle co' veri mezzi militari , particolarmente se il cavallerizzo non è uffiziale. Ma siccome sovente può mancare anche a più zelanti e studiosi uffiziali 1' occa- sione di farsi istruire nell' arte equestre , e molto più d'istruirne un altro , mentre da essi si richiede F istru- zione de' loro subordinati; cosi ho procurato accennare alcune istruzioni che risultano dalle precedenti , le quali per quanto e possibile non debbono oltrepassare le co- noscenze che aver deve il soldato , e facilmente se ne potrà fare sperimento: queste saran divise da noi in due articoli: nel primo tratteremo dell'addestramento del ca- vallo per la cavalleria , e nel secondo deli' istruzione del soldato. DEL MODO DI ADDESTRARE IL CAVALLO PEL SOLDATO DI CAVALLERIA. Poiché in ogni squadrone sempre si rinvengono uomini che si distinguono nel cavalcare , ed hanno più natu- rale disposizione , maggiore ingegno , più moderazione e più maniera degli altri nel maneggiare i poledri , questi dovrebbero essere scelti, istruiti ed avvezzati ad introdurre i cavalli di rimonta ; e quanto facile non sa- j-ebhe a' comandanti de' corpi il dar loro premj ed in- coraggiamenti per le straordinarie fatiche ! ( 238 ) SarcWxì molto erroneo , e nocivo il mettere su i rozzi cavalli gli uomini inabili ed inesperti. Io mi lusingo di aver ben convinto 1' attento lettore con le mie osser- vazioni, che l'andamento a ben guidare i poledri solo dipende dalle prime cure , e se in queste si manca , conserveranno sempre in seguito qualche difetto , il che sovente avviene nel cavallo del soldato di cavalleria , ed ora passeremo ad osservarne le cagioni. IKTHODUZIONE DEL CAVALLO DI RIMONTA. Supposto adunque che si fosse fatta la scelta di uo- mini ahui, in vece di speroni si dà loro una bacchetta in mano, quindi si faranno portare nel maneggio i po- ledri con sella e br- doni , ed uno dopo F altro monte- ranno sa di essi , senza praticare i tempi prescritti, ma invece ciascuno metterà il piede nella staffa sollevan- dosi con lentezza , badando particolarmente di met- tersi con calma in sella j e siccome col cavallo non ancora tranquillo, il cavaliere è costretto di eseguir ciò con sollecitudine per non intimorirlo sedendosi con vio- lenza , lo si farà tenere , carezzare e anche donargli un poco di biada. attività' a farsi biontare. L' attività a farsi montare secondo il mio modo di vedere è tanto essenziale pel cavallo del soldato , che non vi è attenzione che basti. Qual disordine non si osserva allorché la cavalleria prontamente deve monta- re , tìd i cavalli non vogliono essere fermi. Il modo ( 239 ) goffo col quale i soldati si buttano in sella, e la bru- talità die hanno di cacciar gli speroni nelle coste dei poledri per le loro impertinenze , sono le sole cagioni da cui deriva che i cavalli in seguito continuamente procurano di non farsi montare. Montati che saranno gli uomini con precauzione ed allor quando tutto è in calma , 1' uomo dell'ala comin- cerà a camminar piano in avanti e gli altri similmente lo seguiranno. Quantunque fosse ben naturale che il poledro non mai cammini volentieri solo , poiché ne desidera altri in compagnia , pur vedonsi in questa circostanza adoperare de' mezzi violenti , giacche si cre- de che fosse resistenza, e si dan frustate al povero ani- male, che tutto intimorito cerca ricovero fra gli altri, vi si butta sopra e li mette in disordine, ed il bisogno lo costringe ad alzare 1' anteriore ed in tal modo il po- ledro impara ad impennarsi, difetto pel quale convien mettere in opera tutti i mezzi onde non farvelo cadere, poiché e molto contrario all' addestramento. Quindi è assai più prudente mettere in pratica tutta la pazienza, facendo prendere il cavallo pel bridone onde metterlo in cammino , vietando espressamente al cavalcatore di dargli de' gastighi. Chi dirige l' istruzione potrà te- nere una frusta leggiera e mostrarla da lungi al ca- vallo quando è ne:^essario , e nel bisogno toccarlo an- che con essa , per!) conviene usarla con molta precau- zione 5 per non intimorirlo di più. Quando i cavalli son messi tutti in moto , si faranno camminare per alcani giri a dritta nel passo naturale , e non avendosi un maneggio regolare , si stabilirà uno spazio quadrilungo j quindi si cambierà all' altra mano ( 24o ) per la diagonale Indicata e si faranno camminare si- milmente a sinistra , e poi si ritorna a dritta : chi di- rige r istruzione convien che sia sempre d' appresso onde porgere i suoi aiuti nel bisogno. Quando i ca- valli conosceranno il perimetro del maneggio , si fa- ranno anche trottare per un ^iro nel trotto naturale, quindi ripigliandosi il passo si portano in mezzo al maneggio dove si esercitano per più volte ad esser mon- tali e smontati , e si termina. In fine convien far trot- tare i cavalli come si disse nella prima istruzione del poledro. Si prosegue in questi csercizii, fin che i cavalli avran- no dimenticato i primi maltrattamenti , e poi si passe- ranno al trotto più vivace ; ( conviene insegnare ai ca- valieri il modo di sollevare sempre con fermezza le mani onde alzare gradatamente V anteriore de' cavalli ) e si farà loro conoscere ancora il trotto allungato , ( veggasi t articolo sul trotto ). DEL TROTTO ALLUNGATO. S'intende sempre che bisogna esenlarne i cavalli troppo giovani e deboli finche acquistino a necessaria forza, dopo di aver fermati i cavalli , i cavalieri l' un dopo r altro tireranno con fermezza le redini per disporli a rinculare , ed abituarli a cedere al morso. Quelli che ben volentieri daranno qualche passe in dietro convien premiare con un poco di - biada , gì; altri poi che pro- curano evitare 1' azione del bridone agitando la testa , o pure portando il muso in su , noi si sforzeranno ma sì rallenteranno di nuovo le redini, e si colpirà l' istante ( 2.i. ) clie abbassano la testa per tirarli un' altra volta , e se secondano questa pressione ed avvicinano dippiù la testa si carezzano , si dà loro qualche cosa , e per allora non conviene chiedere alti'o da essi ( vengasi del rinculare ). DEL TROTTO RACCORCIATO. Pervenuti i poledri , dopo qualche esercizio al trotto allungato , a sbracciar bene con la testa ed il collo sol- levato , si accorcia gradatamente questo trotto , per av- vezzarli a raccogliersi ed eseguire i mezzi arresti , e conviene spiegare ai cavalieri chiaramente e con molta premura ciò che eseguir devono affinchè, siccome quasi sempre avviene, non s'intimoriscano inutilmente, o pure non ignorino quel che devono eseguire per riunire i ca- valli ; ciò avviene quando lo stesso istruttore non bene intende la partita , per la qual cosa bisogna mostrare ad essi il modo di tenere il corpo e di avvicinare le mani con crescente pressione , e nello stesso tempo con le gambe spingere in avanti i cavalli proporzionatamente allorché vogliono trattenersi col posteriore; e quando si appoggiano sul bridone come dar loro libertà , e ripi- gliarli se si rilasciano di bel nuovo e si poggiano sul- r anteriore. All' uopo si darà al cavaliere un' idea del mezzo arresto col quale si solleva nuovamente ( veggasi del mezzo arresto ). DEL RINCULARE. Quando i cavalli cominciano ad intendere i mezzi ar- resti , ed il trotto raccorciato e sostenuto , si esercite- si ( 24-2 ) ranno fra le riprese con più diligenza a rinculare: con- vien che io richiami alla memoria di tutti , che con questi cavalli si richiede maggior pazienza e tempo di quello che fa d' uopo per altri di migliori qualità ; sovente deriva da cagioni fisiche che taluni cavalli non possono ben rinculare , e la sollecitudine con la quale generalmente nella cavalleria si vogliono addestrare io. ciò i poledri è un grandissimo errore; colla forza nulla si ottiene in questo caso, anzi si peggiora, poiché im- parano a resistere alla mano invece di cedere e diven- tar pieghevoli. Soltanto a gradi si può indurre il ca- vallo a rinculare regolarmente ( vegcjasi del rinculare ). Dopo che i poledri avranno acquistalo con quest'eser- cizio la necessaria leggerezza pel bridone nel camminare, e qualche destrezza per rinculare , si tirerà 1' interna redine un poco di più , aliinchè imparino nel cammino diretto a piegar la testa in dentro , e così cedendo a dritta e sinistra , si porteranno dalla linea retta sulla curva , e sul circolo , ed in questo modo come ci è noto , si comincia a dar la pieghevolezza ai cavalli. ESERCIZI SUL CIRCOLO. Si praticherà ciò che si fece nell' esercizio sul circo- lo , deggio però fare avvertire , che conviene osservare particolarmente tre cose : i.° Che i cavalli pieghino bene la testa in dentro. 2.° Che cedano all'interna gamba. 3.° Che imparino ad accavallare cogli interni piedi gli opposti. E chimerico il dire,, che il soldato possa addestrare ( 9^3) il cavallo da sella alla finezza di poter camminare sul circolo , e con la spalla in dentro , con l' intero corpo piegato perfettamente e con la precisione che si richie- de. Neil' esercizio cui or passeremo , altro non intendo che quello della testa in dentro e groppa in fuori , che riesco molto più facile agl'individui, e deve servirci in luogo della spalla indentro , onde preparare i cavalli ad accavallare le gambe per poi farli traversare. Dunque dopo di aver fatto camminare i cavalli per alcuni giorni sul circolo con la testa piegata in dentro, ed osservando che ben volentieri la cedono , si spiegherà agli uomini con chiarezza il modo di guidare 1' ante- riore in dentro spingendo la groppa in fuori , indicando r istante nel quale conviene opporre la redine esterna onde portare l' esterna spalla anche in dentro , allinchè i cavalli si abituino a conoscere 1' esterna redine nella voltata. Ugualmente si farà spiega del come appoggiar deggiono la gamba , e che se il cavallo non cura que- sta pressione conviene avvalersi dello sperone , ed ap- pena esso cede si allontana subito la gamba. Si cu- rerà puranche di prevenirli a portare 1' anteriore in fuori con ambedue le mani quando la groppa gira trop- po ; in questa circostanza e molto vantaggioso servirsi dell'aiuto della frusta, cioè nel momento in cui il ca- valiere appoggia la gamba si farà cadere dolcemente la corda di questa ne' fianchi del cavallo, e se occorro si farà sentire anche con più forza onde si risolvi mag- giormente a cedere. Se poi allora i cavalli s' induri- scono e corrono centra la mano e fuori del circolo , dimostrano che non ancora possono ben tenersi nel trotto raccorcialo, poiché non hanno la necessaria pieghevo- ( 244 ) lezza nel posteriore , quindi convien meglio esercitarli nel camminare direttamente e nel rinculare. Con i cavalli poco cedevoli sarà utile il servirsi delta corda e del cavezzone , e con questi il cavaliere potrà dare moltissimi aiuti , ma chi porta la corda convien che la sappia ben maneggiare , altrimenti sarà più dannosa che utile, e finirà col rendere restio il cavallo, il che d' ordinario avviene a'giovani cavallerizzi , e ne vidi non pochi funesti esempj. Se ben si pratica quest'esercizio, si troverà che appena i cavalli cominciano ad intendere il cavaliere ben presto si adattano , poiché in qualunque modo possono essere sulle spalle secondo la naturale in- clinazione seguendo questa massima , acquistano la de- strezza di cedere con la groppa , la qual cosa in molti casi può essere di grande utilità , e per quelli addetti al servizio di cavalleria e anche molto vantaggiosa. Pervenuti che saranno i poledri al grado di poter camminare con la testa in dentro e la groppa in fuo- ri , si eserciteranno come segue ; nel principio si fa- ranno camminare direttamente per tutto il maneggio o luogo destinato per l'istruzione, e quindi si situeranno in modo che i cavalieri possano vedere 1' occhio inter- no, ed in quest'altitudine si faranno girare alcune volte pel mezzo , però non molto stretti , ma su di un mezzo arco , e poi si cambiano alla sinistra , ed ivi si ripe- terà quanto si fece per la dritta : poi si ritorna su que- sta mano , si passano i cavalli nel trotto raccorciato re- plicando le stesse riprese del passo , e quindi si rimet- tono al passo , si arrestano e si fanno rinculare quat- tro o cinque passi, e dopo qualche momento di riposo, nel quale con l' interna redine il cavaliere procura di ( 245 ) jK)rtarc la tosta del cavallo in dentro ( vcggasi ) , e r istruttore di somministrare sempre più agi' individui la conoscenza del modo di addestrare si faranno cam- minare di passo piegando loro la testa in dentro , e quindi si volteranno nel centro del maneggio in que- st' attitudine , cioè con la testa in dentro e groppa in fuori . DEL CAMBIARE SUL CIRCOLO. Avendo fatto in questo modo alcuni girl , si faranno cambiare sul circolo , affinchè i cavalli imparassero a passare subito da un' attitudine all' altra , cioè dalla piega a dritta a quella a sinistra, e ad ubbidire ad ogni redine. I cavalieri tireranno un poco di più 1' interna redine , trattenendo 1' opposta onde i cavalli potessero girare l'anteriore, adoperando nello stesso tempo l'ester- na gamba , ed anche ambedue , per ispingerli diretta- mente in avanti sul centro del circolo , tenendo però sempre piegata la testa a dritta , e pervenuti che sa- ranno alla circonferenza accorceranno la redine sinistra in dentro trattenendo l'esterna redine , affinchè le spalle andassero purancbe in dentro , e spingeranno nello stesso tempo con la gamba sinistra la groppa infuori ; in questo modo il cavallo vien situato a sinistra, siccome lo era prima a dritta. Similmente si cambierà dopo al- cuni giri di nuovo a dritta ; si portano perciò come già feci osservare , pochi cavalli sul circolo , e gli al- tri si fanno camminare sul quadrilungo , finché i primi avranno terminato , e poi si praticherà lo stesso con gli altri. In fine si faranno camminare tulli dritti in avanti , facendoli poi voltare nel mezzo ed in modo che (2^6) fra essi rimanga sufììclcnte intervallo, onde smontare, e sempre più avvezzarli a rimaner separati fra loro. Gli uomini smonteranno con leggerezza e pausa, e si termina. Debbo anche fare osservare in questa circostanza , che "^ convien dare a gradi 1' attitudine della testa indentro , e groppa infuori ; nel principio si porteranno soltanto im poco le spalle indentro , acciò 1' animale accavalli di poco le gambo. In seguito si farà aumentare , però bisogna che si badi a non voltar troppo 1' anteriore verso il centro del circolo , poiché faticherebbe la sola groppa, e le spalle perderebbero il movimento , per lo più si suol tirare il cavallo in dietro , ed allora non può oltre accavallare con libertà ( veggasì del circolo ). L'istrut- tore facilmente potrà rammentarsi quest' attitudine , e mettendo la sua attenzione allorquando gli animali acca- vallano con r anteriore e col posteriore , potrà subito giudicare a quale dovrà dare aiuto. A misura che i cavalli nell' esercizio della testa in dentro ed in quello della groppa in fuori , acquistano maggior destrezza nel lento e raccorciato passo, si ese- guirà lo stesso esercizio di trotto, e su di ogni altra cosa convien badare , che gì' individui ben mantenessero i cavalli sul circolo ; senza far loro perdere la conveniente attitudine. DEL SERRARE A DRITTA , ED A SINISTRA. Essendosi rendati abili ed ubbidienti i cavalli a pre- stare la testa, ed a cedere alle gambe; alla fine della lezione si addestrertlnno nel traversare e nel serrare a dritta e sinistra, il che nel principio si farà eseguir da ( 247) ciascuno isolatamente situandolo con la testa al muro , 0 alla linea che circoscrive il maneggio, la quale con- vien che sia indicata quando non si ha il maneggio chiuso, allinchè il cavaliere ahbia qualche oggetto onde regolare e spingere il suo cavallo in avanti , o tratte- nerlo quando fa d' uopo ; e sarà molto agevole che al- meno ad un lato soltanto vi fosse un ostacolo, sul quale imprender si potesse quest' esercizio. Dopo che si sarà situato il cavallo con la testa al muro , o all' ostacolo indicato , con la redine dritta del bridone se gli darà la direzione pel cammino , avvicinando in pari tempo la gamba sinistra ; se 1' anteriore cammina troppo si tratterranno le due redini a sinistra , e ciò s'indicherà con la parola tenete a sinistra , e la gamba sinistra spingerà con vivacità la groppa; restando però le spalle troppo in dietro, la redine dritta darà di bel nuovo la direzione al cavallo , e con la redine sinistra , che al- lora è r esterna , si porteranno via le spalle. L' istrut- tore accompagnerà il cavaliere aiutandolo nelle circo- stanze a spingere la groppa del cavallo , toccando dol- cemente con la frusta, e non tralascerà indicare a quello quando bisogna adoperare gli aiuti delle redini e delle gambe. Nel principio non si riunirà molto il cavallo , ed avendo fatto cinque o sei passi laterali lentamente , si ferma con 1' opposta redine e gamba , e si carezza , quindi si ripiglia e si guida fino al termine del muro. Ivi si arresta , e si fa riposare, affinchè un altro possa cc- minciare lo stesso esercizio; tutti eseguiranno Io stesso; però deggio richiamare l' attenzione dell' islriitlore sol- tanto per una circostanza. Vi sono de' cavalli clic non appena conoscono alquanto l'esercizio, che per l'impa- (248) zienza di raggiungere gli altri corrono lateralmente, e per Io più in falsa altitudine, cioè, tenendo la testa al lato opposto , e cosi corrono contra 1' interna redine e gamba , e questi convien subilo correggerli , quindi i cavalieri cesseranno all' istante tulli gli aiuti per farli camminare di lato , ed in vece adopereranno gli oppo- sti affinchè si fermino. Se non ubbidiscono alla pres- sione dell'interna gamba , si faranno loro sentire forte- mente lo sperone , e se con ciò neppure si fermano , r islrutlore situandosi ove deve fermarsi ciascuno darà loro de' forti colpi di frusta. Dopo averli fermati con questi mezzi , ciascun cavaliere continuerà a far cam- minare il suo lentamente di lato, e l'istruttore gradata- mente retrocederà ; e se qualcuno ripiglia la corsa , Io si fermerà di bel nuovo e poi si prosegue. Nel princi- • pio non si arrestano i cavalli troppo vicini , ma sem- pre in qualche distanza , e quelli che corrono con- tro la mano e gamba , sempre più discosti per abituarli ad essere isolati. Dopo alcune di queste correzioni il cavallo si emenderà , ma non bisogna trascurare di fare attenzione al suo difetto , poiché da questo derivano molti altri. Però il fuggire dalla gamba dipende anche da qualche altra cagione , cioè , quando i cavalli non sono ben disposti , e si speronano , e frustano di troppo dal lato opposto , e non si dà loro il tempo necessa- rio per apprendere a posare in regola i piedi lateral- mente. Per la sinistra si praticherà lo slesso che si fece per la dritta. Con la redine sinistra s' indica la dire- zione , e con r esterna che allora sarà la dritta , e la gamba dritta , si guideranno le spalle ed il posteriore. I polcdri saranno cseicilati giornalmente in ciò , ed ( 2^9 ) in seguito non mai si procura dar loro un' attitudine più artificiasa. Le spalle non si portano in dentro, {veg- gasi dal traversare ) per cui questi cavalli rare volte posseggono bastante pieghevolezza , la testa si terrà al- quanto voltata alla mano che cammina , però l' ante- riore e la groppa restar deggiono nella stessa direzione, e camminare in uguale misura lateralmente : convien badare mollo a quest' attitudine , giacche nelle righe debbono serrare dritti e non curvati , quindi si procu- rerà che i cavalli camminassero con diligenza , e spa- ziosamente di lato invece di mettersi in una l)cir atti- tudine. Le qualità più essenziali pel cammino laterale, cioè Io accavallare le gambe ed il cedere alla gamba del cavalcatore, cui volentieri si rifiuta il cavallo, l'acqui- stò nel precedente esercizio della testa in dentro e grop- pa in fuori con mezzi assai comodi e quasi invisibile , per conseguenza si vedrà che gli riesce molto facile quando si dispone in questo modo sul circolo , poiché differisce soltanto , da quell' esercizio che allora il ca- vallo nel cammino laterale a dritta doveva accavallare co' piedi dritti quelli di sinistra , ed in questo deve im- parare di accavallare con i sinistri i dritti, ed eseguirlo sulla linea retta. Mostrando i cavalli isolatamente molta destrezza nel serrare a dritta e sinistra, si farà eseguire a tutti uniti. S'indicherà col comando, a dritta serrate j, e si ese- gue conservando la distanza , ed al comando alto, al- lineamento , ciascuno dovrà fermare il cavallo con la gamba opposta , e non mai bisogna permettere che uno si avvicini all' altro. In questo modo si vedrà subita quale è quello che non può arrivare con gli altri , e 32 ( 2^0 ) si eserciterà diligentemente molto più alla mano che gli è difficile. Pervenuti al punto , che tutti uniti camminano latc- vatmente con destrezza , si porteranno in mezzo al mw- neggio , e si replica ciò senza 1' ostacolo o muro ; si comincia di }>el nuovo isolatamente badando che il ca- valcatore rimanga sulla linea retta , ove traversa il proprio cavallo , in fine si farà eseguire da tulli uniti ; e siccome nella cavalleria non ò tanto fciclle avvenire che nel serrare a dritta ed a sinistra si devo anche voltare , si eserciteranno perciò soltanto sa di una li- nea retta. Il serrare a dritta ed a sinistra in quest'at- titudine riesce al cavallo molto più facile eseguirlo sulla linea obliqua che sulla linea retta. Ili questa istruzione si ripeteranno puranchc gli escr- cizj precedenti , affinchè i cavalli si rendano sempre più pieghevoli ed abili in questa : si comincia facen- doli camminare al passo , quindi al trotto , e quelli che volentieri si trattengono nel trotto allungato, dopo si riuniranno e si faranno voltare per poco sul cir- colo nel trotto raccorciato , e poi con la testa in den- tro e groppa in fuori, in seguito si rimettono pel dritto , si fermano , si fanno rinculare, e si fan riposare per qualche tempo. In fine si esercitano nel serrare a dritta 0 sinistra , e quando lo eseguono uniti avanti la bar- riera , si comanda a tutti , indietro marcia , e convien badare , che i cavalli ugualmente rinculino conservando la distanza fra loro , e poi si smontano. Dopo di avere esercitati i cavalli alla festa indentro e groppa in fuori, ed a serrare a drittta ed a sinistra accavallando abilmente le gambe , s' istruiscono nelle ( 25. ) ToUate più sfretto e si jjortano bene per gii angoli ^ [veggasi delle voliate) e non si faranno voltare l'uno dopo r altro continuamente , ma chi da un lato , dii dall' altro , aGBnchè perdano i' abitudine di essere sem- pre r un presso l'altro, ed in vece acquistino T abitu- dine di camminare isolatamente. PASSAGGIO AL GALOPPO. Essendo i cavalli sufficientemente addestrati in tutti gli esercizii precedenti, e raccogliendosi bene nel trotto raccorciato , si passano nel galoppo raccorciato. In qual modo convien trattare il poledro, e quali aiuti si deb- bano indicare al cavalcatore veggasi del galoppo. Sul principio quando dal trotto raccorciato si mettono i pò- ledri nel galoppo , se ne esercitano due soltanto , ser- bando le dovute distanze e gli altri rimangono in mezzo del maneggio, altrimenti istruendone molti uniti , sic- come i cavalli non sanno ancora ben tenersi in que- st' andatura , ben presto si raggiungerebbero gli uni su le groppe degli altri , e dopo aver percorso due volte il giro del maneggio , si mettono nel trotto e quindi si fermano , si fanno rinadare per alcuni passi , e poi si portano vicino agli altri, e se ne prendono altri due , ed essendovi di quelli i quali si ricusano al galoppo , che spesso avviene , l' istruttore lor presterà aiuto , in- siuuando al cavaliere , che cadendo nel galoppo il ca- vallo gli desse maggior libertà facendovelo rimanere fin- che possa maggiormente riunirlo. Questi cavalli che convien trattare con maggiori precauzioni , bisogna gradatamente sostenerli con mezzi ( 2^2 ) arresti , e fa d' uoix) che il cavalealwe sappia adattarli giustamente e con fermezza , poiché se li dà troppo pronti e forti , come d' ordinario avviene , e con urlo nelle redini , il cavallo cesserà di galoppare perdendo il piacere di raettorvisi di bel nuovo , e se il mezzo arresto è troppo debole , non farà il suo effetto ma pro- durrà soltanto al cavallo maggiore sensazione col morso senza sollevargli 1' anteriore e portarlo indietro , quindi piuttosto imparerà a poggiatasi dippiìi su> moi'so , che a prendere facilmeule la sua attitudine. È perciò vantag- gioso in questa circostanza , che le gambe secondino le mani ( veggas^i del galoppo ). Quando i cavalli cominciano a ben tenersi nel ga- loppo, si portano anclie sul circolo e si voltano pel cen- tro del maneggio , ed allora se ne possono esercitare molti uniti, giacché per mezzo delle voltate non più si urteranno. Dipende dall' istruttore addestrare i cavalli di cavalleria soltanto nel galoppo a dritta , o pure a sinistra. Espressi su di ciò la mia opinione nell' eserci- zio di cambiare nel galoppo ^ Ne' movimenti in gene- rale i cavalli si aiutano da se stessi ; nelle conversioni a dritta quelli dell' ala sinistra quasi sempre galoppano a dritta , e nelle conversioni a sinistra viceversa. Del- l' utilità d' insegnare loro il galoppo raccorciato ne par- lerò in seguito. dell' imbrigliare col morso. Pj^rvenuti a questo grado i cavalli di rimonta metìianle saggia istruzione ed assidua diligenza allora è tempo , e non prima di metter loro i morsi. 11 modo di darne ( 253 ) loro cognizione ed abituancli (sì vegga del morso), con quanta più precauziono si va all' opera con altret- tanta sicurezza si perverrà allo scopo , prevenendo non pochi vizj de' quali fanno acquisto i cavalli in questa circostanza. l'ER SITUARE IL CAVALLO NELLA MANO. Dopo che i cavalli avran gradito il morso, si situano nella mano , procurando dar loro la conveniente atli- (uJine ( veggasi dell' attitudine del eamillo ) , e sic- come questo ò principale obbietto dell' equitazione sul quale tanti errano , couvien bene occuparsi di darne al cavaliere distinta idea. Si faranno camminare i cavalli con risoluzione , e si tirano dolcemente le redini del morso con crescente pressione , e se come naturalmente avviene , qualche eavallo camminerà più adagio , con lentezza si avvicinano le gambe alle coste stringendole con crescente pressione , finche cammini di più e sul morso. In questa occasione , giusta il solito , accade una specie di contrasto fra la bocca del cavallo e la mano del cavaliere, cioè il cavallo opera una pressione sul morso per liberarsene , la mano perde il punto fisso facendosi tirare in avanti , ed il cavallo ottiene il suo intento , in modo che stende il muso in avanti , rimane col posteriore in dietro , e non si raccoglie \ ben è vero però che se la mano resta al suo sito ma non rigida, il cavallo deve cedere ad essa , piegare il collo nella nuca ed avvicinare la testa per liberarsi dalla dolorosa pressione del morso. Si colpisce questo momento per carezzare il cavallo, ( 254 ) e dimostrargli die l>eii fece. In tal modo il cavaliere continuerà a manolenerlo in raccorciato, breve ed ugual passo , facendolo camminare per alcuni giri dritto in avanti , e lo fermerà di tratto in tratto , e poi lo farà rinculare per pochi passi , onde si abitui a camminare sempre più nella mano , cedendo colla testa. Tuttociò si ottiene dall'assidua corrispondenza delle mani e gam- be , che bisogna far bene conoscere agi' individui che addestrano i poledri , essendo ben noto , che il cavallo situato nel morso ed assicurato nella bocca , può essere guidato pur anclie da mano inesperta , poiché non così facilmente abbandonerà la sua attitudine , ed il cavallo di cavalleria , che al certo non sempre ò guidato dalla più abile mano , convien che lo sia più di ogni altro.^ Dopo gli esercizii nel passo si passano i cavalli nel trotto raccorcialo , ed allora particolarmente la mano dovrà conservare la sua fermezza ; e di tratto in tratto si cambieraimo , facendo precedere 1' azione del brido- ne : dopo averli esercitati in questa andatura per alcu- ni giorni e clie avranno semprcppiù conosciuta l'azione del morso , si metteranno nell' attitudine piegata leslct in dentro e fjroppa in fuori sul circolo, ed allora cia- scun cavaliere accorcerà l' interna redine , allungando r opposta per quanto il cavallo deve piegare la testa indentro , e passando all' altra mano , dimenticar non deggiono di cambiar le redini , cioè di accorciare la si- nistra ed allungare la dritta. Con ciò s' impara a' ca- valli di conoscere i diversi movimenti delle redini del morso , ed ubbidire e cedere ad ogni redine nel modo in cui vengono adoperale. ( 2^5 ) RIPARTIZIONI DELLE RrPRESE. Dopo aver \ycT qualche tempo esercitato i cavalli in questa istruzione, si replicheranno tutti gli escrcizj pre- cedentemente indicati , dividendoli in tre riprese ; cioè, passo , trotto , dritto in avanti , sul circolo , a dritta , ed a sinistra , formeranno la prima ripresa : poi si fer- mano sulle linee retto, si fan rinculare per alcuni passi a misura dell' ubbidienza che mostrano , e dopo breve riposo si fan camminare di passo , e si passano nel ga- loppo raccorciato , e fatti alcuni giri cambiando e ri- cambiando , si fermano di bel nuovo per farli riposare e riprendere perfettamente lena , e questa sarà la se- conda ripresa. Nella terza finalmente , si faranno ser- rare a dritta ed a sinistra , esercitandoli in ciò isolata- mente ed uniti , colla testa al muro ed in mezzo del maneggio , ed osservando che i cavalli cominciano ad ubbidire all' intutto al morso , al che ben si presteranno se furono perfettamente addestrati col bridone , si pas- seranno alle voltate più strette e veloci , per istruirli a voltare con la sola redine esterna { vegcjasi V azione della redine esterna ). In quest'esercizio convien met- tere in opera tutta 1' attenzione possibile , affinchè non si voltassero m falsa attitudine. La maggior parte dei cavalli hanno la propensione di coricarsi nella voltata ed abbreviarla , ma siccome gli uomini potranno ser- virsi anche di ambedue le mani , cosi facilmente po- tranno impedirlo , affinchè i cavalli si abituino ad ese- guire le voltate con sicurezza e precisione. Allorché poi saranno bene addestrati ed abili in ciò , si procurerà farli esercitare col solo morso , e si vedrà che facilmente ( 256 ) ubbidiranno a questa guida , qualora furono i passaggi regolarmente adoperati , ed i poledri passati con accor- gimento da un esercizio all' altro , senza averli troppo presto imbrigliati col morso , e con esso voltati. ATTIVITÀ DEL CAVALLO ONDE PRENDERE LA SCIABLA. Dopo di avere regolarmente addestrati i cavalli di ri- monta neir enunziate lezioni , si farà cingere la sciabla a cavalieri onde abituare ed assicurar particolarmente i cavalli al maneggio di quesf arma , la quale ben so- Tcnte non poco pregiudizio arreca ai timidi , ed aom- brosi. Si farà sguainar V arma a l'un dopo l'altro pian piano , senza serbare i prescritti tempi ; ciascuno 1' av- vicinerà lentamente rasente la testa del cavallo , in mo*do che possa ben distinguere la lama ; se dimostra spavento o volesse scostarsi si alzerà di bel nuovo , e si repli- cherà il movimento , finche il cavallo si abituerà a ve- dere la lama. Chi dirige 1* istruzione si terrà vicino , farà sentire la sua voce al timido , e gli farà dare qual- clie cosa. Con ugual precauzione si metteranno le scia- ble nel fodero , evitando tutto ciò che potrebbe cagionare spavento, e poi si sguaineranno con più vivacità, facendo varie mosse con essa , battendo per poco sulla sella e poi con forza , e allorché i cavalli soffrono tutto con tranquillità , si farà prendere la sciabla con i tempi prescritti pria isolatamente , e poi a tutti uniti. Volendo addestrare i poledri di cavalleria con que- sto metodo , di cui ebbi sempre a lodarmi, anche co' più timidi, ottenendo sempre ottimi risultainenti , non si os- serverebbe di continuo l' inconveniente , di vedere uq ( 357 ) intero squadrone trattenuto ne' suoi movimenti , per po- chi individui che montano cavalli timidi ed inquieti e non possono rimettere la sciabla nel fodero , e molto meno possono agire isolatamente da fiancheggiatori, e voltare con facilità , mentre i loro cavalli si spaventano di qualunque movimento che avviene su di essi , e quindi dimenticano l'ubbidienza pel morso, e per le gambe del cavaliere. ESERCIZII PER ADDESTRARE I CAVALLI A CAMMINARE DI RINCONTRO, ED INDI DISTACCARSI. Oltre gli esercizii indicati si procurerà anche dargliene degli altri nccessarii. Vi son de' cavalli che si aombrano o sì scostano nell' incontrarsi ad altri , è perciò che si divideranno in due frazioni e si faranno camminare metà per la dritta e metà per la sinistra , affinchè s' incon- trino continuamente , e quelli che sono nell' interno fa- ranno sempre le voltate , cambiandosi poi all'altra mano gli altri resteranno nell'interno. In questo modo si abi- tuano ad incontrarsi , la qual cosa non è indifferente pel cavallo di milizm. Vi sono anche de' cavalli che per naturale propen- sione amano la compagnia , volentieri si avvicinano , e vogliono rimanere in unione di altri allorché vi pas- sano d'accanto, o se ne debbono allontanare : all'uopo si formeranno due righe con qualche distanza , facen- dole aprire e prendere le distanze laterali per la lun- ghezza del cavallo , la seconda riga si aprirà del pari situandosi in modo che i cavalli corrispondano agi' in- tervalli j pe' quali passeranno , e poi la prima riga ese? 33 ( 258 ) guirà lo stesso. Ciascun cavaliere riunirà bene il suo «avallo , Io inciterà , im}3edendogli in ogni modo di trattenersi. Per variare, si mettano puranclie di rincon- tro nella stessa direzione, e si facciano passare per gl'in- tervalli. Non vi è esempio , che cavalli bene addestra- li i quali conoscano la mano e le gambe , si fossero dapprima opposti in tutti questi esercizii , e non avessero di poi subito ubbidito , particolarmente se nel cominciar r istruzione non vennero maltrattati. Nel principio le distanze prender si deggiono spaziose , afiinchè i cavalli non abbiano occasione di urtarsi. ATTIVITÀ de' cavalli PER GLI STREPITI MILITARI. E ben noto quanto sia necessario il dovere in fine assicurare il cavallo del soldato al rumore militare , e particolarmente allo sparo. I poledri nel principio si spa- ventano spesso delle bandiere e de' tamburi , ma ben presto si adattano venendo trattati regolarmente, e per conseguire ciò si potrà mettere nel luogo del maneggio una bandiera di varii colori ed un tamburo , ed alla fine della lezione riunire tutt' i cavalli in una riga , ed avvicinarli tante volte a questi oggetti, finche vi si abi- tuino perfettamente , come pure sovente si farà sparare un colpo di pistola , e si fan camminare verso chi tirò il colpo , onde avvezzarli anche a soffrire 1' odore della polvere. La compagnia di più cavalli facilita molto que- st' esercizio sul quale più oltre non mi estendo , poiché in lutti i trattati equestri se ne trova minuta descrizione. (259) ESERCIZII FUORI DEL MANEGGIO. Dopo (li avere addestrati i cavalli nel maneggio , sì menano fuori per avvezzarli non solo a camminare su differenti terreni , ma per situarli puranche in un modo regolare nelle andature più celeri , ed assicurarli in ciò. Si prescicglicrà all' uopo un locale adatto ed ivi s' istmi- rannqt di nuovo isolatamente , facendo mettere da cia- scuno il suo cavallo nel galoppo raccorciato , fermandolo di tratto in tratto, e facendolo rinculare per alcuni passi, e se anche a questo e ubbidiente ed attento alla mano , lo si farà spingere con assidua pressione delle gambe aì galoppo allungato , dal quale si ferma e si fa rincu- lare : e in ciò saranno esercitati 1' un dopo 1' altro. Osservando che dopo replicate pmovc J^en volentieri si fermano nel galoppo allungato ed isolatamente ; allora cedendo la mano , e mediante gli aiuti più forti e celeri delle gambe si mettono nella carriera e si fan correre per qualche spazio , quindi si passano nel galoppo rac- corciato e poi si arrestano. Avendo ciò praticato per qual- che tempo 5 in fine si fermeranno anche nella carriera ( veygasi del galoppo allungato , e della carriera) . Si eserciteranno ancora i cavalli isolatamente nelle varie voltate , facendoli camminare in una riga ora con intervalli ed ora uniti , ailiiichè si abituino a cammi' nare tranquilli nelle righe , ed essendo addestrati in tutto- ciò e sufficientemente risoluti si consegnano allo squa- drone, nel quale questi esercizii sono continuati, e sarà molto agevole poi esercitarli in tutte le cose necessarie pel servizio. Volgiamo ora la nostra attenzione al nuovo cavaliere recluta , per metterlo nel grado di poter Irat- ( 26o ) tare regolarmente il cavallo addestrato ed essere mae- stro di quello. ISTRUZIONE DELLA RECLUTA. Si desidera in particolar modo , che la cavalleria fosse ben montata. Comunemente con ciò s' intende 1' aver buoni cavalli , ma siccome il buono e bravo cavallo ri- chiede il cavaliere che sappia guidarlo e mantenerlo som- messo , cosi nel vero senso ninno può dire di essere ben montato , quantunque avesse ottimo cavallo quando non n'c maestro e padrone. Quindi non si osserva forse di sovente , che un cavallo allorché è troppo bene adde- strato , diviene inutile pel proprietario , s' egli è cat- tivo cavalcatore ? Padrone e maestro del cavallo è sol- tanto chi può prescrivergli tutti i movimenti. Adun- que secondo questa idea , non ancora merita di esser chiamato maestro del proprio cavallo, chi, nelle mos- se irregolari e violente dell' animale restasse ben fei*' mo in sella, e poi non avesse l'abilità di soggettarlo al dovere ed all'ubbidienza, ed ottenere in fatti da quello eiò che si era prefisso. De' cavalli all'intuito rozzi niuno vantar si può di essere maestro \ per la qual cosa il conoscitore dell' arte nel principio chiede ben poco da simili cavalli , ma poi mediante 1' addestramento ne di- venta padrone , e con una regolare istruzione di caval- care che si dà al giovane cavaliere si porta allo stato di divenirlo anche egli, ora dunque non più ci riusci- rà difficile giudicare della cavalleria , se sia ben mon- tata o pur no j e ciò si dirà sol quando ha buoni e bravi destrieri, e cavalieri che ben sapranno cavalcarli. ( 26r ) DEL MONTARE E SMONTARE. Per istruire il principiante nel cavalcare , si scelga sempre un cavallo quieto , giacche V uomo nel principio può mantenersi soltanto passivamente su di quello. La prima istruzione sarà di montare e smontare. Tralascio una quantità di cose da osservarsi , poiché sono ben co- nosciute come prime basi , e descritte già molte volte , il mio scopo è quello di volger 1' attenzione agli eser- cizii più necessarii affin d'insegnare all'uomo i veri van- taggi onde mettere si potesse con leggerezza sul cavallo. Dopo aver situata la recluta vicino la spalla del ca- vallo , le si daranno le redini in mano mostrandole in qual luogo e quanti crini prender deve per ben tenersi ; prevenendola di prenderli quanto più è possibile vicino la cute, ed avvolgere il rimanente intorno al dito pol- lice, mettendone l'estremità fra il secondo e terzo dito e poi diiudere bene la mano. Indi con la mano dritta le si farà prendere la staffa ed introdurre il piede sinistro fino al cominciar del concavo , e dopo approssimare al cavallo , appoggiare la rotola del ginocchio sinistro alla sella e declinare il piede a se. Questa situazione della gamba sinistra, è quella che dà all'uomo la vera forza per sollevare il corpo con leggerezza, allora gli si farà ben capire di non doversi sospendere con istento , ma invece saltar con leggerezza sul cavallo, percui darà una spinta col piede dritto , e troverassi in potere della staffa : deve però sollevarsi col corpo dritto , alquanto inclinato in- nanti e senza punto piegar la vita, appoggerà fortemente le cosce alla sella discostandone i piech eh' esser deggiono uniti , in modo che le ginocchia restino alquanto piega- ( 262 ) te. In questa situazione si troverà in perfetto equilibrio, in modo che essendo per poco esercitato potrà tentare di lasciare anche le mani , e resterà ugualmente fermo , e dovendo sedere in sella gli si spiegherà , che il ginocchio sinistro dev'essere situato fermo ed immobile sul cavallo, poicliè r intero corpo deve girare quasi intorno all' estre- mità di esso quindi passerà la gamba dritta lentamente al disopra del cavallo , e pervenuta che sarà sulla grop- pa , porterà la mano dritta sul pomo della sella in modo che il dito pollice resti in avanti. Si poggia in pari tempo sul braccio dritto, e siede comodamente in sella. Smonterà poi prendendo i crini nello slesso modo , situando la destra sul pomo della sella , appoggiandosi sul braccio dritto noli' atto di sollevarsi , passando la gani!)a dritta al di sopra della groppa e facendola credere vicino alla sinistra: rimarrà per poco in quest'altitudine siccome era prima sulla staffa, aiiinchè possa essere cor- retto; nello slesso tempo cambia la situazione della mano dritta e la passa suU' arcione della sella , il ginocchio sinistro resta fermo sulla falda , il piede indietro , e quindi mette il piede dritto in terra , restando sempre col corpo ben dritto , e con la mano destra prende la staffa per liberarne il piede sinistro. Conviene che la recluta replichi spesso quest' esercizio. Però le si darà tempo da poter riflettere ed eseguire tutto regolarmen- te , e dopo poi si obbligherà ad esser sollecita, doven- dosi sempre più sollevare con maggior prontezza , e met- tersi in sella in un baleno , badando di voltare il piede dritto indentro e non toccare la groppa con lo sperone, ])0!chò facilmente potrebbe ciò avvenire , e resterebbe ligato a qualche oggetto. La vivacità ed il buon comando (263 ) dell' istruttore , non poco contribuiscono per dare alle reclute la necessaria destrezza , giacche sovente in questi uomini la mente è più tarda del corpo , ed entrambi lian bisogno di essere incitati. Nella istruzione del montare bisogna essere molto at- tento al sito da cui può subilo mettersi il piede nella staffa , poiché se si va troppo vicino al cavallo si deve, retrocedere, se troppo discosto , riesce difficile e faticoso il montare , se troppo vicino alla gamba anteriore , si rischia puro di esser calpestato dal cavallo alquanto inquieto. Avendo acquistata la recluta sufficiente destrezza nel montare e smontare , talvolta si farà il tentativo di farla montare senza l'aiuto della mano dritta, poggiandosi sulla schiena, e quindi sarà obbligata adoperare tutti gli aiuti; e se r istruttore possiede tanta abilità sarà molto più vantag- gioso , giacche potrà dimostrarlo praticamente eseguen- dolo egli stesso , e così la persuaderà esser possibile , ed un simile esercizio sarà molto più utile pel cavalie- re , poiché avrà la mano libera alloreliè monta con T in- tera armatura , e potrà agevolmente allontanare la ca- rabina e mettersi in sella. Di leggieri si comprenderà, che il soldato di cavalleria non si può bastantemente esercitare a montare e smontare, riflettendo che l'uomo colle armi e molto più greve di un altro , e che nel tratto successivo non più gli vien tenuto il cavallo e la staffa. Se dunque non conosce i sopradetti vantaggi e prende i crini troppo discosti dal collo vacillerà , e se mette il piede sinistro con la staffa sotto la pancia del cavallo , il busto rimarrà indietro e l' intero peso del corpo penderà ugualmente in dietro , e non poche volto ( 26^ ) tira a se la sella ed anche il cavallo , perdendo così compiutamente tutte le forze per montare , e quando an- che s'innalzi , non tenendo l'estremità del ginocchio aJ luogo fisso sul quale girar deve l' intero corpo , nel mo- mento in cui col piede dritto passa al di sopra la grop- pa , perde l' equilibrio e cade sulla sella. Bisogna con- venire che questi errori accadono spesso , e ne vediamo gli effetti nel modo difficoltoso col quale talvolta mon- tano sul cavallo i soldati di cavalleria. I continuati eser- cizii non giovano , o pochissimo se non precede una perfetta istruzione. Messosi r uomo regolarmente sul cavallo , si assi- curerà primieramente delle redini. E molto più utile pel principiante un bridone , affinchè nel principio im- pari ad agire con le due mani , non rovini la bocca al cavallo , e perchè questo modo di guidare gli è più agevole di quello della briglia. Aprirà alquanto la mano sinistra sollevandola , affinchè cadessero i crini. Con l'al- tra prende la redine dritta e situa le mani in modo , che le articolazioni superiori fossero alquanto in fuori e per conseguenza le unghie verso il corpo , e i due pol- lici di rincontro. Le braccia dalle spalle fino a' gomiti penderanno naturalmente al corpo , ed ivi si formano gli angoli quasi retti , giacche le mani debbono rima" nere quasi al livello del gomito. DELLO STARE SUL CAVALLO. Quanto alla situazione dell'intero corpo, essa non può darsi con mezzi violenti, se prima non si esami- na con quali parti conviene riposare in sella per pren^ ( 265 ) dcrla ginstanienlc. I più dicono , clic bisogna situare il cavaliere sullo squarcio per metterlo nello stare dritto e forte, il che non può avvenire e l'esperienza il con- traddice , per la qual cosa conviene situarlo sullo squar- cio e sulle due ossa delle natiche , questi tre punti for- mano un triangolo , ed occupando con esso il centro della sella , le gambe naturalmente cadranno a perpen- dicolo , le anche lo saranno del pari sulla sella , e su queste come vere basi , posa il rimanente del corpo , e in questo modo con facilità gli si puoi dare il vero stare. DEL FALSO STARE. Il deviare da ciò che si è detto può accadere in due modi : Primo se il cavaliere cavalca per intero sullo squarcio , poiché lascia gli altri due punti , solleva il se- dere e va in su , cade col busto in avanti , e curva la schiena ; errore nel quale al certo cadono tutti quelli che sostengono di poter essere soltanto sullo squarcio : Secondo se il cavaliere siede molto sulla sella , poiché lascia l'appoggio dello squarcio , butta in dietro il bu- sto , curva la schiena in avanti , e tira le gambe in sopra , questa è una situazione che spessissimo si osserva ne' vecchi soldati di cavalleria , i quali per molto tempo cavalcarono con le staffe corte. In questo caso 1' uomo non mai avrà equilibrio , ne conserverà bene il cavallo fra le gambe , e farà puranche osservare il suo corpo ondeggiante, allorché il cavallo gli si muove sotto , e le staffe sono T unico suo sostegno. Onde evitare questo falso stare, basta sol costringere con diligenza la recluta a riposarsi ugualmente su' tre 34 ( 266 ) punii indicati, e si osserverà con piacere quanto minor falica le costa 1' acquistare la dritta situazione j e darsi un buon portamento , e ciò dimostra pure che quella a piedi esser deve ben diversa da questa. Quella sul ca- vallo è sempre seduta con la schiena e la parte supe- riore del corpo , dritta ed alquanto più indietro che in avanti ; quella a piedi ordinariamente prescrive il corpo in avanti contro il fucile ; e volendo dar questa sul ca- vallo , s' incorrerebbe nella prima falsa già indicata , quindi il più gran vantaggio che a piedi può acqui- stare la recluta e di abituarsi a tenere il corpo dritto: laonde è utilissimo istruir prima le reclute ad una buona attitudine a piedi , giacche quanto più i loro corpi sono esercitati e renduti abili , tanto maggiormente riuscirà loro facile il cavalcare. DEL CAVALCARE SENZA STAFFE. Dopo di aver situata la recluta con quest' attenzione ed averle dato le norme necessarie onde star bene sul cavallo , si farà cavalcare di passo senza staffe , affin- chè impari ad acquistar la sua situazione mediante r equilibrio , C non già con le staffe '. le si leveranno puranche gli speroni ^ giacche involontariamente con quelli {Potrebbe toccare il cavallo , le si farà conoscere puranche in qual modo accostar deve con dolcezza le gambe al cavallo volendolo mettere in lenta andatura, e che allorquando cammina bisogna che lo accompagni e badi a fargli conservare 1' attitudine che gli diede , e se la varia deve aiutarlo j, e perdendola interamente fermarlo per situarlo di bel nuovo : si comincerà pu- (267) ranella a farle conoscere i primi nec^essarii movimenti delle mani , cioò il trattenere e rallentare , si farà del pari cavalcare nel luogo del maneggio sempre dritto in avanti , facendole conoscere in qual modo tirar deve l'interna redine alquanto più forte, e che deve voltare piano per gli angoli. Dopo aver fatto alcuni giri per la dritta cambierà a sinistra per mezzo all' altra mano, ed in fine cambierà di bel nuovo a dritta. In ciò si deve esercitare la recluta almeno per otto giorni nel passa soltanto, e la conseguenza dimostrerà , che nulla si per- de , giacche 1' andatura lenta ed il camminare dritto , la mettono nel grado di occuparsi unicamente del suo stare , onde abituarvi le parti del corpo , il che non mai potrà ottenerlo senza fatica e sforzo. Sono in gran- d' errore quelli che subito mettono le reclute in anda- ture assai veloci , o pure fan loro cavalcare cavalli in- quieti ed alla corda sul circolo , onde avvezzarle a stare ferme in sella , questo precisamente è il metodo di ro- vinare lo stare sul cavallo , poiché invece di stendere le gambe , i muscoli si restringono nelle articolazioni pel timido sforzo , le ginocchia perciò s'inalzano, il bu- sto perde del pari la dritta situazione , e l' esperienza ce ne offre bastanti pruove. Quindi è molto più utile scie- gliere pel principiante il cavallo più comodo, ed a gradi farlo passare dall'andatura lenta alle più veloci , affin- chè acquistar possa la destrezza di tenersi fermo in tutte; all' uopo si ricliiamino alla memoria questi passaggi. Allorché si scorge che la recluta avrà acquistato il suo porletto stare sul cavallo nel passo e vi resiste , si- farà spingere dolcemente il cavallo per metterlo in uif trotto raccorciato. Comunque fosse insignificante qu^- ( 268 ) sf andatura , si osserverà pure che più dillicile al pria- cipianlo si rende il conservarla giacché il suo equilibrio viene alterato , allora l' istruttore che non mai deve im- pazientirsi , procurerà dare al suo allievo ogni possibile mezzo per ripigliare il perduto perfetto stare e confer- marsi in esso indicandogli di non molto opporsi al mo- vimento naturale che gli comunica il cavallo , dal quale risente varie stirature e scosse disgustose nella schiena, ma che invece deve tenersi dritto col busto , fermo con la schiena , sollevarsi in perpendicolo , e sempre rica- dere ugualmente in mezzo alla sella stendendo bene le gambe in vece di accorciarle , e particolarmente tener le braccia strette al corpo. Dopo di averlo fatto trottare in questo modo per al- cuni giri gli si farà rimettere il cavallo nel passo fa- cendogli riprendere il suo perfetto stare , poi cambiare a sinistra e trottare del pari , in fine ricambiare di passo all' altra mano , ivi fare un altro giro di trotto , e poi smontare per non trapazzarlo molto poicliè facilmente po- trebbe nuocergli invece di giovargli. Osservando poi che con facilità conserva il suo stare si farà avanzare di più il trotto , cambiando in quest' andatura di tratto ia tratto per mezzo del maneggio e se anche in ciò avrà sufficiente destrezza, si metterà il cavallo alla corda pas- sando sul circolo , per consolidare perfettamente F uo- mo nel suo stare sul cavallo, ESEUCIZJ DEL CAVALIERE SUL CIRCOLO. Convien prima dargli conoscenza che il movimento del cavallo sul circolo è tutto cambiato , poiché su quc- (269) sto le gaml)C interne sono maggiormente gravate pel peso maggiore cui soggiace questo lato , quindi il cavaliere invisibilmente deve portarvi il suo corpo volendo essere in perfetto equilibrio col cavallo. Si comincerà facen- dolo trottare lentoraente senza che si molesti il cavallo, però dopo si spingerà con la frusta per mandarlo in avanti , agitando nello stesso tempo la corda , dal che derivano passi ora vivaci , ed ora allungati o raccorcia- ti , sovente anche disuguali , e quindi il cavaliere sarà molto scosso nella sella e si osserverà che vien cac- ciato continuamente al lato opposto , la cagione è ben naturale , poiché il cavallo onde sgravarsi del peso che continuamente si accresce sul lato interno , opera con molta forza le gambe interne onde buttare il corpo sulle opposte. Queste azioni sono avvertite dall'istruttore e se non si presta molta attenzione alla recluta, questa facil- mente potrebbe acquistare un falso stare , cioè restando col sedere più dal lato esterno , e con le spalle curvate indentro ed allora per sostenersi in sella si piega nei fianchi dalla parte interna , per conseguenza non più riposerà col busto sulle anche , e soffrirà non poco con questo falso stare rendendosi inabile a dare 1' aiuto preciso con le gambe. Quindi si farà mettere il corpo alquanto più indentro , e stendere l' interna gamba più dell' opposta , affinchè acquisti 1' equilibrio ed il dritto stare. Nel principio per cambiare di mano si metterà il cavallo sempre di passo , ma poi deve eseguirlo spesso e nel trotto vivace , essendo aiutato dalla corda e so- stenuto con questa nel voltare pel centro del circolo , ed appena sarà giunto alla parte opposta si tirerà di nuovo , e siccome questi movimenti variali avvengono ( «7« ) sposso al cavaliere , dovrà per necessita regolarsi se- condo essi , e seguire insensibilmente col peso del corpo allorché il cavallo mette il suo in variate attitudini. La durata di queste riprese si lascia alla saggezza dell* istruttore > giacche facilmente si vedrà , che con simili movimenti si strapazzano gli uomini ed i cavalli. In questi esercizii si tirerà spesso la corda , affinchè il cavallo cacciando la groppa in fuori la recluta riceva una scossa , ed anche allora dovrà bea tenersi per non perdere dalle redini il cavallo che improvvisamente si lancia alla corsa. Avendo ciò ottenuto, si passa il ca- mallo nel galoppo acciò il cavaliere sappia mantenersi ugualmente in quest' andatura, Perv-enuta la recluta a tal grado , avrà già acquistato il necessario stare , e la destrezza nell' equilibrio onde essere portata più oltre, allora le si faranno mettere gli speroni. Se s' imprende con la recluta questo metodo secondo r apparenza lungo ma fondato sulla ragione ed esperien- za , gradatamente perverrà essa alla perfetta istruzione imparando a conoscerne i vantaggi, e ciò le desterà pia- cere e fiducia , ed acquisterà in fine il libero stare sul cavallo che si richiede particolarmente nel soldato, pel quale inutilmente si fatica se non s'istruisce con i prin- cipii. Come mai potrà conoscere il cavaliere in qual modo , e dove deve sedere per mantenersi bene in tutti i movimenti del cavallo , se non gli saranno indicati i convenienti mezzi ? Non è strano il pensiero di pre- tendere per forza da quello , ciò che non gli fu inse- gnato ? Io non disapprovo l'idea di mettere subito il principiante alla guida onde assicurarsi maggiormente del cavallo ed ( 271 ) affili tU tenerlo vicino j ma nel principio non conviene mo- lestarlo per ottenerne un' andatura veloce nella fjuale il cavaliere non può resistere , poiché non mai si deve mettere nel caso di perdere subilo il dritto stare e so- stenersi fra i crini , 0 su la sella per non cadere dal cavallo ; ed ogni cavaliere converrà meco , che mon- tare il cavallo alla corda sul circolo è la cosa più dif- ficile pel principiante, comunque quest'esercizio riuscisse poi di gran vantaggio adoperandolo con precisione. Si dovrebbe aver puranche particolare ' riguardo al- l' uomo che si deve istruire , alla naturai timidezza , alla mancanza di proporzione nelle parti del corpo , alla debolezza , alla poca solidità di schiena , al grosso e pesante busto con gambe corte , breve squarcio e car- nute natiche , essendo tutte cagioni che rendono diffi- cile il cavalcare , per conseguenza fa d' uopo di molta pazienza. Fra le cagioni che producono 1' cnunzlata dif- ficoltà^ convien anche annoverare la catti t^a conforma- zione delle selle , per cui sarebbe da desiderarsi , che qualche filantropo escogitatore inventasse una foggia di sella pel soldato più conveniente alla struttura dell' uomo di quelle che abbiamo tuttora , e che avesse ugual du- rata. L' uomo è sempre più stretto nello squarcio, per- ciò la sella dovrebbe essere costruita alquanto più stretta verso il sedere , e sarebbe anche in accordo colla co- struzione della maggior parte de' cavalli , i quali hanno la schiena più stretta delle coste , e quindi si avrebbero minor numero di cavalli feriti ; ma al contrario le selle della cavalleria per la maggior parte sono larghissimo nel sedere e strette verso le falde , e il cavaliere vi sia corno se fosse su di una palla cadendo di qua o di là, (272 ) 0 nel cavalcare senza staffe gli si addolorano le gambo e non mai può tener ferme le ginocchia , altre poi son troppo alte di arcione e basse di sedere , quindi il ca- valiere dovrà andare col sedere in dietro e piegarsi in avanti , e per conseguenza non potrà conservar il dritto stare. Chi istruisce non dovrebbe dispiacersi in talune cir- costanze se la recluta non Io seconda , ma in vece egli stesso montare il cavallo per esaminare bene gli enun- ziati difetti , ed emettere sulla cosa un esatto giudizio onde conoscere quel che può pretendere da quella, ed emendarla nel caso di mancanza. IL CAVALIERE COMINCIA A GUIDARE IL CAVALLO DA SE SOLO. Sinora ci siamo soltanto occupati dello stare della recluta , e pochissimo della guida del cavallo , ora che ha acquistato la necessaria fermezza senza la quale non mai potrebbe essere attiva, conviene insegnarle ad agi- re sul cavallo e promuovere in questo attitudine e mo- vimento , cioè a dargli la guida e gli aiuti, indicando- le all' uopo come e quale parte del corpo conviene ado- perare. Le due braccia dal gomito alle mani sono le due leve , con le quali deve sollevare e riunire il ca- vallo , e volendo eseguire questo movimento , deve far cominciare la piega dall'articolazione del polso, e farla pervenire fino a quella del gomito , ed allora il brac- cio formerà un angolo acuto , però non mai dovrà por- lare in dietro e distaccare dal corpo la parte superio- re del braccio , giacche perderebbe la sua forza , e ( 873 ) _ la mano diverrebbe incerta. Quindi conviene darne spiegazione alla recluta con espressioni analoghe al suo intendimento ; cioè che dovrà immaginare come se in questo movimento delle mani dovesse sollevare un peso e portarlo a se , e finché questo e leggie- ro servirsi soltanto delle mani ; ma essendo più pe- sante appoggerà la parte superiore delle braccia al corpo portando il busto indietro affin di opporsi grada- tamente al peso, ugualmente dunque praticherà per sol- levare il cavallo. Il cavallo bene addestrato è molto leg- giero, quindi potrà essere voltato e trattenuto col sem- plice piegar della mano , quando poi spesso perde l' c- quilibrio , e lo cerca sul morso , allora il braccio pren- der deve r appoggio al corpo , affinchè la mano acqui- sti fermezza e forza onde sostenere il peso e portarlo in- dietro , e ciò è ben necessario particolarmente per ad- destrare i poledri ; e chi Opera l' intero braccio , o col gomito discosto dal corpo , rare volte finisce bene que- st' azione , poiché quanto più si allontana il braccio dal corpo altrettanto minor forza si avrà ; la gran forza nemmeno è sufficiente per vincere il cavallo , ma ciò si ottiene , soltanto co' vantaggi che risultano dal per- fetto state ; particolarmente il tenere e cedere in tempo risparmia al cavaliere le sue forze , quindi in questo caso convien fargli comprendere quanto si ottiene dallo stare , e dalla fermezza del corpo. Le gambe che sono gli aiuti per menare il cavallo in avanti, le piegherà nel ginocchio nell'istante in cui le ado- pera, senza avvicinarle al cavallo con urto, ma con assi- dua e crescente pressione , finché ben cammini e poi su- bito le di scosterà rimettendole nella prima situazione. { 274 ) Dopo aver somministralo alla recluta queste massime, si farà cavalcare senza corda dritto in avanti. La prima cosa in cui bisogna istruirla è quella di riunirsi il ca- vallo 5 per fargli eseguire un regolare mezzo arresto nel passo. Per riunirsi il cavallo porterà le mani al corpo adoperando nello stesso tempo le gambe nell' indicato modo , e cosi 1' addestrato cavallo si raccoglie spin- gendo in avanti il j^osteriore , unendo l'anteriore e ce- dendo alla mano , percui il suo cammino diventa più vi- vace e raccolto. Convien indicare alla recluta, che ap- pena avverte quest' azione e conosce che il suo cavallo diventa più leggiero, deve abbassare alquanto le mani onde si rallentino le redini, ed allontanare le gambe, e finche serba questa leggerezza rimanersi tranquillo; ma se il cavallo vuole 'allungarsi di bel nuovo e poggiarsi in avanti, dal che il suo cammino diventa più lento e gravo , deve replicare il descritto movimento onde soste- nerlo nel passo vivace. I cavalli comunque bene addestrati perdono finalmente il buon andamento e l' attitudine non avendo regolar guida , e non essendo raccolti e so- stenuti di tratto in tratto co' mezzi arresti , o ciò può os- servarsi facilmente ne' cavalli cavalcati da' principianti. L' istruttore presterà particolare attenzione , affinchè ìa recluta , onde spingere il cavallo in avanti , non ado- perasse lo sperone invece delle gambe , e questa classe di uomini vi hanno grandissima inclinazione , poi- ché in questo modo tradisce affatto lo scopo : il cavallo si spaventa ed urta nella mano , e con movimento si confuso ed irregolare l' uomo perde pure il suo stare ; inconveniente che spessissimo si osserva , e pel quale non mai si può raccogliere il cavallo , ( veggasi del racco- ( ars ) glìera e mettere sulla groppa il cavallo ). Ma se poi un cavallo si mostrasse indifferente alla semplice pres- sione delle gambe , allora si farà conoscere alla recluta come dopo questa pressione deve voltare il tallone in- dentro , e fargli sentire lo sperone , e dimostrando an- che per questi poco risentimento lo punirà per la sua disattenzione , cioè facendoglielo sentire più volte , spin- gendolo in avanti , atGnchc si avvivi e divenga più at- tento allo gambe delle quali in seguilo la recluta deve avvalersi, I3R QUAL MODO COKVIEH SERVIRSI DEGLI SPEIiONI. Per dare energiche speronate , non si devono aprire le gambe o pure far movimenti col busto , poiché si perderebbe la vera forza, ed il cavallo nel momento che il cavaliere apre le gambe, lo caccia perfettamente dall'equilibrio. Il movimento per darò speronate si esegue soltanto con le gambe mediante la piega del gi- nocchio, le rimanenti parti del corpo deggiono restar ferme e nella loro perfetta situazione onde essere pron- te a qualunque azione, che forse potrebbe imprendere il cavallo, e se questo non ò troppo ubbidiente alle gambe per negligenza, subito dopo gli si stringono gli speroni ma non a colpo, questa specie ài punizione servirà a correggerlo de' grandi errori se commette delle mancanze che meritino simile trattamento. Dei due modi di speronare convien dare cognizione alla recluta. Se la recluta sa raccogliere ed avvivare il cavallo nel passo, glielo si farà praticare nel trotto, dove è molto più dilficilc , poiché l' intero corpo si scuote e ( 276 ) trovasi sforzato in modo , che non potrà muovOTc certo date parti , cioè le mani e le gambe con ugual facile pieghevolezza ed energia. Questa osservazione conferma- ta dall'esperienza , dimostra chiaramente che il cavalie- re finche non ha fermo stare sul cavallo, operar non può su di esso, poiché raccogliendolo i suoi passi di- ventano più vivaci , ma per lui è più disagevole il mo- vimento, e quello poco esercitalo perde sempre l'equi- librio giacche apre le braccia, curva il busto in avanti, e COSI rallenta l'anteriore del cavallo il quale si ab- bandona, ed egli si poggia sulle redini, per conseguenza l'animale si ferma e non può andare in avanti. DEL MODO DI SERVIRSI DELLE GAMBE CON LIBERTA E ADOPERARE CON SICUREZZA LE MANI. Ora si procuri con ogni diligenza di dare alla i-eduta la cognizione di servirsi con libertà delle gambe, etl assicurarsi delle mani. Convien che si facciano al prin- cipiante forti premure per conservare le mani nel luo- go in cui gli furono situate ; cioè , l' una presso l' altra , poiché non debbono andare sotto e sopra secondando i movimenti del trotto , da cui il cavallo vicn continua- mente tormentato nella bocca, e sfugge dalla briglia, ed allora riesce impossibile raccoglierlo. Allorché il ca- valiere sarà obbligato di alzare le mani con crescente pressione per sollevarlo e menarlo indietro, appena se- guito il movimento le rimetterà al luogo, allineile lo redini si allentino. Convien badare puranche e parti- colarmente, che non aprisse i diti mignoli facendosi sjxìstare le n^ani. Sovente si pratica ciò ^il^lc dar li- i 277 ) berta al cavallo , e molto più per iieglii^enza ; ma jwrò fa d'uopo prestarvi grande aileazionc, poiché, b contra- rio al buon guidare, Nel dito mignolo si trova il punto ove la mano dà la pressione alle redini pcrcui dev'es- sere più chiuso. Quando il cavaliere avrà adoperato le mani per tirare le redini, le rimetterà come dissi po- canzi nel loro luogo senza voltare i diti mignoli in giù, o pure aprire l'anulare, movimento molto contra- rio allo scopo e dispiacevole a vedersi, poiché sembra come se si volessero far cadere le redini e non si po- tesse far resistenza al cavallo, o pure guidarlo con si- curezza. Quanto è piacevole guardare il cavaliere il quale avendo una bella situazione, abliia avanti di sa il pugno fermo e ben chiuso e con esso dirige il ca- vallo , la sua presenza impone , e pel soldato ciò è dop- piamente necessario. Quando la recluta con replicato esercizio sarà perve- nuta al punto, di poter tenere il cavallo dritto fra le redini , di raccoglierlo nel trotto Dìediante la corrispon- denza delle mani e gambe, di esercitarlo ed animarlo conservando il suo sfare; avrà già superato il più dif- ficile, ed acquistato un grado di abilità che lo rende capace per le seguenti istruzioni cui non conviene a:s soggettarlo ne' primi mesi. DEL CAVALCAHE JNELLE ATTITUDIJNI PIEGATE. Dopo di aver la recluta acquistato l'abilità richiesta nel paragrafo antecedente le s'insegnerà di mettere il cavallo nelle attitudini piegale in cui deve accavallare i piodi; per ottouere ciò si fori voltare jiul gran cir- ( 278 ) colo portando il cavallo al passo raccorciato. Non ò sulìiciente indicare da lungi all' inesperto cavaliere qual redine dovesse operare maggiormente ondo piegare al cavallo la festa in dentro, poiché secondo la sua dire- zione varia l' effetto. Se per esempio la redine si lira in su si solleva l'anteriore del cavallo, portando poi la mano in giù. più si raccoglie , tirandola a se si fer- ma, e portandola lateralmente iu fuori, si piega la te- sta del cavallo indentro e si volta, o pure cammina in questa piegata altitudine a misura della reazione del- l'opposta redine. Quindi conviene istruire la recluta di queste variazioni , e prendendole la mano si procuri darle semprepiù morbidezza e tatto, dimostrando in qual modo e direziono deve tirare allora l'interna ro- dine, cioè come se volesse portare la mano all'anca opposta. Ugualmente le si prenderà la gamba per indi- carle il luogo ed il modo di premere lo coste al ca- vallo. Se il cavallo ubbidisce all'interna redine cedendo la lesta , porterà la mano opposta in fuori , e cosi lo guiderà lateralmente in attitudine piegata allineile cam- minasse sempre sul circolo, ed eseguendolo con facilità rallenterà le redini, jSncbò il cavallo cominci ad ab- bandonare r altitudine ed il circolo, quindi le adopera di bel nuovo nel modo indicato. Spesso convicn richia- mare diligentemente la recluta al suo stare , del che il principiante facilmente si dimentica, dovendo occu- parsi del cavallo e dirigere la sua attenzione a tante diflerenti cose. Quindi da questo istante l' istruttore deve raddoppiare le sue premure, trattandosi ora non solo dello stare della recluta, ma bensì dell' altitudine del cavallo e de' suoi moviuienli , nonché degli aiuti da ( 279 ) adoperarsi, perciò con un solo sguardo osserverà la mancanza e vi porgerà subito rimedio. Ecco perchè si richiede nell'istruttore delle reclute grande esercizio nel quale bisogna applicarsi con ogni diligenza , volendo acquistarvi la conveniente destrezza. Le parole che so- vente si ascoltano nell'istruzione, sollevate la testa, il petto in avanti , le spalle in dentro ^ calcagna in fuori, dritta la shiena, ec. ee. sono ottimi ricordi quando fa uopo, ma però questi riguardano soltanto lo stare dell'uomo, imparandogli ad essere situato sul ca- vallo , ma non mai con essi si insegna di cavalcare , e di esercitare regolarmente il cavallo, se non si è istruito fondatamente nel guidare , eh' h la parte più necessaria ed anche più difficile dell' equitazione. Neil' attitudine piegata del cavallo in cui le mani del cavaliere per lo più si portano lateralmente , ed il cor- po di ordinario cade insensibilmente in fuori , convien ricordargli di tenere il corpo dritto ed alquanto indie- tro , e fare eseguire soltanto alle mani il movimento , ed allorché poi saprà cavalcare in tal modo piegato sul cìrcolo , gli si farà mettere all' intutto il cavallo con la lesta in dentro e groppa in fuori , tirando l' interna re- dine come si è indicato , trattenendo però 1' opposta , portando la mano alquanto in dentro , ed appoggiando nello stesso tempo l' interna gamba. Quindi il cava- liere dopo di aver portato del cavallo le spalle suffi- cientemente in dentro e la groppa in fuori mediante la pressione della gamba, porterà le mani di bel nuo- vo in fuori , per allargare il cavallo sempre più sul circolo e farlo camminare lateralmente. In quest' eserci- zio si baderà , di allontanare la gamba se il posteriore ( 280 ) cammina mollo , e guidare con più diligenza 1' ante- riore , e se questo va troppo in fuori adoperare la gamba con più forza , e mediante la redine esterna portare le spalle più in dentro j e se il cavallo va in dentro con le gambe spingerlo in avanti nella mano. Si dimostreran- no in somma alla recluta tutte queste variazioni di aiuti, fincbè saprà conoscerli col proprio tatto. Sovente nel circolo si farà passare il cavallo all'altra mano, afBn- cliè la recluta imparasse a variare gli aiuti e cambia- re r attitudine del cavallo , e siccome questo alla mano sinistra dev'essere piegato a sinistra, la recluta dov' ese- guire con la mano sinistra ciò che fece con la destra allorché il cavallo era dritta. ESEaCIZIO DELLA RECLUTA NEL SEIUIARE A DRITTA , ED A SINISTRA. Dopo di aver bene istruito la recluta in quest' eser- cizio le s' indicherà il serrare a dritta ed a sinistra, che le riuscirà molto più facile j polche ha di già cono- scenza del cammino laterale del cavallo , o del modo di aiutare talvolta il posteriore , e tal' altra V anteriore onde spingerli. Le si farà adunque situare il cavallo contro il muro ^ e pria di cominciare , con chiarezza le si faran conoscere tutti gli aiuti che richiede cpiesto movimento , indicando che l' interna redine e 1' ester- na gamba operano maggiormente in opposto ; che la testa del cavallo esser deve piegata al lato che cam- mina allinchò guardi la strada che percorre, e che essa puranche nisensibilmonle ivi deve portare il suo peso senza piegare il busto in avanti, onde rimaner ( ^8i ) -sempre in equilibrio col cavallo. Dopo di ciò lo racco- glierà per metterlo in movimento, cioè dovendo serrare a dritta porterà la mano dritta di nuovo nella direzio- ne dell' anca sinistra , piegando il dito mignolo in sotto alquanto in dentro, in tal modo situerà la testa del cavallo a dritta, con la redine sinistra darà continuata e comoda pressione in dentro, onde spingere lateral- mente le spalle, ed appoggerà nello stesso tempo l'op- posta gamba, per mettere in movimento la groppa. Il cavallo addestrato (che suppongo sempre sotto il prin- cipiante ) camminerà subito lateralmente a questi aiuti senza resistenza; e quindi cesseranno tutti gli altri , meno quello di una leggiera pressione delle redini che deve sempre indicare al cavallo il suo movimento fa- cendolo camminare quietamente, e se ne avvalerà al- lorché son necessarii, per esempio, se l' anteriore cam- mina troppo , lo trattiene portando le sue mani in fuori e adoperando l'opposta gamba con forza, ma se il po- steriore precede, allontana la gamba portando l'anteriore più in avanti , se il cavallo si trattiene lo spingerà con le due gambe in avanti nel morso, e camminando trop- po lento raddoppierà gli aiuti facendogli sentire puran- che l'opposto sperone: l'istruttore baderà puranche su di ciò nel principio, indicandogli del pari gli aiuti, finché avrà la necessaria conoscenza dell'attitudine e movimento del cavallo, e molto più ad indicargli che i due treni deggiono ugualmente camminare senza che l'uno superasse l'altro, che l'interna redine situar deve la testa del cavallo e prescrivergli il cammino^ percui deve tirarsi con perenne pressione noli' indicato modo, l'opposta però fa proseguire l'anteriore o lo trattiene, 36 i 282 ) 6 quindi secondo le circostanze^ conviene portarla in fuori o in denaro, del che si persuaderà bea presto la recluta mediante il tatto del Tero guidare. Convie- ne essere molto attento che nel serrare di Iato non si adoperi irregolarmente l'esterna redine j poiché è un errore in cui cadono quasi tutti i principianti , che pro- curano trattenere l'anteriore con questa redine soltanto» e rallentano molto l'interna, e cosi tirano la testa del cavallo al lato esterno, guidandolo in attitudine oppo- sta nella quale non può avanzare, le cui cagioni le indicai nel traversare* I molti esempii del falso guida- re, faran perdonare le mie continuate repliche in que- st'esercizio, giacche non mai mi sembrano superflue onde richiamare l'attenzione degl'istruttori per non far camminare lateralmente in questo modo, essendo pu- ranche molto nocivo per le voltate e per le gambo del cavallo- Toslochè dunque il cavaliere sarà Bene istruito nel serrare a dritta ed a sinistra, cioè quando in fatti sa adoperare gli aiuti per guidare il cavallo in questi mo- vimenti (giacche vi son de' cavalli che per lungo eser- cizio camminano per abitudine lateralmente appena ne ricevono un semplice segno, ed allora al cavalcatore resta ben poco a fare) e da se stesso possa risolverlo, si divideranno le riprese siccome già indicai nell' istruzio- ne del cavallo di milizia, cioè, si farà cavalcare nel passo dritto in avanti , cambiare per mezzo del maneg- gio sulla linea retta, indi camminare per alcuni giri con la testa in dentro e groppa in fuori sul circolo, poi andare di bel nuovo dritto in avanti a cambiare al prossimo angolo {di' altra mano: alla mano sinistra si l 283 ) farà csegaii-e lo stesso cambiando del pari; g cjuindi mettere il cavallo in un trotto vivace o raccorciato , facendogli replicare lutto ciò che praticò nel passo. flDEII^'AailESTAHEa Per fine della ripresa si farà arrestare il cavallo milk linea retta, s'indicherà alla recluta con molta chiarezza il modo di eseguire questo movimento 5 terrà la schiena con più forza per sostenersi fermo in sella, fermerà i gomiti al corpo, affinchè le mani acquistassero la ne- cessaria fermezza di arrestare in un tratto il cavallo. Prima di arrestarlo, di che bisogna avvertirlo, racco- glierà il suo cavallo e quando l'istruttore vede che l'esegui e tiene bene il cavallo sotto di se, darà il co- mando allo, la recluta porterà le due mani pronta- mente al corpo ed inclina il busto alquanto in dietro, e* così trattiene e solleva il cavallo tenendolo fermo sul luogo. La recluta conserverà il cavallo sulle redini fin- che scorge che avrà acquistato la sua attitudine restan- do fermo, quindi le rallenta per liberarlo dallo sforza e farlo rimanere sul luogo; cedendo le redini troppo presto, il cavallo pel lancio in cui si trovava potrebbe Tacillare e cadere, e tenendole alla lunga tese rincu- lerebbe j del pari convien che sia attento al tatto della sua mano per ben misurare le operazioni, e non arro- stare con molta forza il cavallo che cede facilmente,, ed in particolare però baderà nelF arrestare di non ti- rar la testa del cavallo in su fuori delle redini, quale errore disgraziatamente non si osserva soltanto fra sol- dati, ed il cattivo stare del cavaliere n'è cagione,^ poi- ( 284 ) che allora pe'duri e contrarli movimenti del cavallo, vieppiù è spinto in su dalla sella ed in conseguenza comincia quella poca fermezza alla mano ; questo modo di arrestare per qualche cavallo e tanto doloroso, che nemmeno possono ben mettere le gambe posteriori sotto il corpo, e molti non vogliono essere fermati raccolti, e procurano piuttosto guadaguare la mano ed andare in avanti. Avvicinando però il cavallo con la testa nel morso con pronta ma crescente pressione della mano, già si dispone a piegare il postesiore, e quindi si può arrestare spessissimo senza che gli si produca il mini- mo danno. Quindi il soldato di cavalleria dev'essere istruito perfettamente nel parare , giacche di continuo se ne avvale nel servizio , anche perchè se 1' esecuzio- ne sarà erronea derivano conseguenze nocive sul po- steriore del cavallo. DEL RINCULARE. Dopo r arresto si farà rinculare il cavallo. In gue- st'esercizio bisogna osservare in qv^ì modo il cavallo rincular deve nella mano ( veggasi del rinculare ), con- vien prevenire alla recluta di non operare una redine dopo r altra , ma sempre entrambe unite , e sol quando la groppa si buttasse da un lato con la gamba corri- spondente convien che adoperi la gamba e la redine dello stesso lato con maggior forza onde dirigere l'an- teriore affinchè la groppa si rimetta; bisogna istruirla molto bene a rinculare in linea retta. (285) DEL GALOPPO. Dopo un riposo di pochi minuti s' incammina di bel nuoTO di passo in avanti , si riunisce il cavallo pel galoppo raccorciato i cui movimenti già apprese in parlo alla corda, si farà conoscere alla recluta quali debbono essere gli aiuti e la sua situazione, prevenendola di non fare col busto la mossa come se volesse spingere in avanti il cavallo , poiché deve conservare il suo dritto stare e dar gli aiuti soltanto con le gambe. Allorché avrà messo il cavallo nel galoppo le si rammentano i mezzi arresti dei quali avrà sempre bisogno in que- st'andatura per sostenere il cavallo e raccoglierlo, che senza di questi non mai potrà conservare la sua attitudine e leggerezza; ed indicando alla recluta, che pervenne a questo grado, l'istante in cui deve servirsi de' mezzi arre- sti, cioè quando dovrà trattenere e quando cedere, ben presto le si darà la conoscenza per adoperarli in tempo. Nel principio si farà esercitare nel galoppo per po- chi giri in linea retta , aflìnchè conosca meglio la guida ed il movimento di questa andatura , la quale è raccolta come tutte le altre , poiché se il trotto operava va modo da sbalzare il suo corpo in su, questo lo butta ora in avanti ed ora in dietro; per cui i principianti^ sotto i quali i cavalli galoppano molto male e con la schiena , usualmente si sostengono ben volentieri alle redini, e lascian poggiare il cavallo sulla mano, e ciò si eviterà costringendoli a resistere quanto più posso- no al movimento del galoppo trattenendo e riunendo spesso i loro cavalli , affinchè acquistino la giusta al- titudine e siano più leggieri nella mano. L f 286 J Essendo alquanto esercitalo in ciò , si farà toltare diligentemente per mezzo e talvolta eul circolo , poi galoppare di nuovo direttamente, ed arrestare nel prìn".. cipio il cavallo nel passo ed indi in un istante , ed in- fine si fa rinculare. S' istruirà in qual modo condur sì deve in tutto ciò che si è indicato , e partieolarmento a spingere con ambedue le gambe il cavallo in avanti e contro la mano nelle voltate» Dopo aver dato al ca^ vallo il tempo necessario a respirare , si farà serrare a dritta e sinistra avanti la barriera per più volte, poi rin- culare , indi si lascia in riposo. In ciò si eserciterà giornalmente la recluta e se si ottiene gran vantaggio avendole dato un cavallo molto quieto sul quale im- parò a dare gli aiuti risoluti , per variare le si farà montare un cavallo più vivace , acciò impari il modo» di moderare anche questo 5 ed essendosi pur anche ìa ciò esercitato ; cioè , osservando che in tutte le circo- stanze , pure sul cavallo vivace sa conservare l'equi- librio ed il perfetto stare 3 le si daranno le staffe. SI DARANNO ìE staffe ALLA RECLUTA- Non prescrivo la dimensione dello staffile > poiché dipende sempre dall' abitudine invalsa in ogni cavalle- ria. Le cagioni essenziali per le quali il soldato di ca- valleria sempre cavalca con le staffe alquanto più corte di ogni altro cavaliere son note , cioè onde superi il liagaglio che ha dietro di se, e non gli sfuggano fa- cilmente essendo nelle righe ; ma è poi mal fonda- to il credere che il cavaliere aver deve le staffe cor- te per sollevarsi su 4i esse nelle circostanze , o^de (287) assalir' con maggior forza il nemico. Chi no vuol far esperienza ben presto osserverà , che al più piccolo mo- TÌmento del cavallo perde 1' equilibrio , ed allora per nulla può pensare a dar colpi al nemico. II più forlc e sicuro colpo al certo lo dà il cavaliere die sta fer- mo in sella , poiché non solo e padrone del cavallo ma pur del proprio corpo , e quindi può ben pararsi dal colpo che gli viea dato dal nemico. ATTITUDINE Ì)EL CAVALIERE CON LE STAFFE. Allorché si daranno le staffe al principiante e utilis- simo dargliele non troppo corte, altrimenti perde il per- fetto stare sul cavallo , ma si faranno tanto lunghe per quanto possano passare sotto la pianta del piede , al- iando per poco la punta , tenento però il ginocchio fermo al suo sito. L' intero stare del cavaliere sarà com'era quando cavalcava senza staffe, soltanto le sue gambe che erano perfettamente dritte e ben tese , for- mar deggiono un piccolo angolo nel ginocchio portan- dole alquanto indietro affinchè pendessero vicino alla pancia del cavallo, e ciò subito dovrà mettersi in ese- cuzione, in contrario non mai può servirsi delle gam- bo con leggerezza; se le porta molto discoste, gli aiuti pervengono sempre tardi senza corrispondere a' movi- menti della mano. I piedi saranno in modo nella staffa da far rimanere le calcagna alquanto più basse della punta: dopo di aver ben situato in questo modo la re- cluta sì farà camminare lentamente nel passo, affin- chè prima si confermi alquanto in questa situazione e poi possa trottare comodamente. Comunque le staffe ( 288 ) riuscir potessero inseguito di gran facilitazione pel ca- Yalcatore , pure al principiante abituato a cavalcare sen- za di esse , ne' primi esercizii saranno d'incomodo, quindi dimenticherà sovente lo stare e la guida ; per- ciò fa d' uopo di molta pazienza onde aiutarlo in tutti i modi, e cosi in breve tempo saprà mantenerle senza difEcoltà. Si baderà particolarmente che non indurisca r articolazione del piede ^ ed invece conservi la neces- saria pieghevolezza per abbassare il calcagno. Se ese- gue tutto ciò gli si faranno replicare tutte le riprese, e per forza si richiede che confermi il suo stare come pri- ma in mezzo alla sella , ed ottenendo ciò si accorciano di tanto le staffe per quanto dovrà poi sempre portarle, ed allora cederà piegando per poco nelle ginocchia , le quali formeranno un angolo più acuto , e le calcagna maggiormente si abbasseranno. L' istruttore deve giudi- care quanto accorciar si deggiono onde conservare l'azio- ne delle gambe , e far resistere le ginocchia lungamente in questa forzata situazione ; in tal guisa è ben agevole stabilire la lunghezza dello staffile, e la recluta potrà passare sul bagaglio secondo l' abilità che acquistò nel montare; non avendo riguardo a ciò ed affibbiando le staffe troppo a corto , la recluta è costretta prendere altro staile , cioè portare il sedere indietro , tirare le ginocchia in su, menare i piedi in avanti , ed in questo modo anche le staffe corte deggiono diventarle troppo lunghe, ed in fine prendere uno stare talmente falso , che oltre di rendersi inabile sul cavallo, nelle lunghe marce lo ferisce, giacche urta col sedere continuamente sulla schiena. Ove dunque si dovrebbe aver più cura di dare agi' individui perfetto stare ^ quanto nella cavalleria? (289) Il cavaliere in equilibrio , considerato come semplice peso sul cavallo , ò molto più leg-giero di qualunque altro situato anche bene in mezzo alla sella , egli ri- sente molto meno i movimenti del cavallo, che ben lo sopporta , e la sella dovrebbe essere molto cattiva e jiienle adatta per produrre qualche ferita al cavallo. SI METTE IL MORSO. Dopo di aver sistemato lo stare del cavaliere , la ma- niera di confermarvelo , ed in qual modo muovere rego- larmente il cavallo, si mette il morso all'animale ondo apprenda il cavaliere puranche questa specie di guida. Nel principio si farà operar pure la redine del bridone , prendendola coli' intera mano, poi si dividono le redini della briglia col terzo dito e si mettono alla fine dello squarcio, e quindi si chiude la mano. Le rimanenti tre redini che trovansi nella mano sinistra , fra quali la re- dine del bridone è la superiore, si situeranno sul pri- mo dito, ed il pollice si mette in modo, che la sua prima falange le tenga ferme. In questo modo si assi- curano le redini e non cosi facihnente potranno sfug- gir dalle mani, ed in conseguenza non fa uopo accor- ciarle in ogni momento. SITUAZIONE DELLA MAi\0. La situazione della mano è la stessa, soltanto dovrà tenerla dritta avanti di se al di sopra del pomo della sella ed ivi sarà il suo punto fisso. Il soldato situar non può la sua mano più vicino al corpo e cavalcare 37 ( 290 ) come nella scuola, poiché siccome guidar deve il suo cavallo con una sola mano senza l'aiuto dell'altra, ed accorciare ed allungare le redini, deve per conseguenza ; conservare qualche distanza onde portarla a se quando vuol trattenerlo o riunirlo , e rimetterla al suo punto al- lorché lo farà camminare. Con la mano dritta prenderà la redine dritta del bridone, facendola scorrere per la sini^ stra , afllnchò questa mano del pari sentir possa la sua redine, e l'operi come prima. Avendo la recluta eseguito tutto ciò si farà camminare, prevenendola di servirsi delle redini nel morso con più fermezza, giacche esso agisce con maggior violenza sul cavallo. Gonvien richiamarla al latto della mano per farle avvertire qual redine opera più dell' altra. Allora dunque comincerà a riunire il suo cavallo col morso, e nelle voltate le si dimostra come portar deve la sua mano, affinchè agisse la redine esterna dal cavallo conosciuta ( veggast l azione della redine esterna). Però in questa circostanza si servirà sempre dell' interna redine del bridone. Dopo averla bene istruita nel passo, le si faranno replicare i suoi primitivi esercizii dimostrandole in qual modo deve ac- corciare ed allungare le redini nel cambiare di mano sul circolo, e del pari che col girare della mano puoi fare operare una redine più dell'altra, cioè voltandola alquanto più in dentro a sinistra si tira la redine drit- ta, e di questo movimento ha molto bisogno nel ca- valcare a dritta e particolarmente nel galoppo, e por- tando il dito piccolo a se un poco a dritta in dentro per cui la mano si abbassa, si tira maggiormente la redine sinistra, e di questo ne ha bisogno nel caval- care a sinistra. Nel traversare a dritta terrà la sua ( 291 ) mano sempre un poco a sinistra , e nel traversare a si- nistra, a dritta, fuorché quando l'anteriore resta indie- tro che dovrà portarla in dentro onde portare in avanti le spalle coli' esterna redine del morso, altrimenti pro- duce una falsa azione ( veggasi l' azione della redi- ne esterna ). DEL GUIDARE CON DNA SOLA MANO. Osservando la recluta istruita in ciò, le sì faranna lasciare all'intuito le redini del hridone, dividendo quel- le del moi-so col dito mignolo per guidare il cavallo col solo morso , situando la mano dritta quando non ha la sciabla, sulla coscia come si pratica quasi in tutte le cavallerie, ma in modo che la spalla corrispondente non si sollevi più dell'altra, ciò produrrebbe una situa- zione obbliqua. Il soldato dove stare in sella dritto, li- bero y disinvolto e non mai sforzato , e conservando sem- pre l'aspetto risoluto. In questa situazione replicherà gli eserciziij gli è puranche pemacsso servirsi della mano dritta di tratto in tratto, quando il cavallo si abbassa troppo, o non ubbidisce subito a qualche redine del morso, prendendo con dolcezza la redine del hridone aiutandolo con questa per sollevarlo, e farlo ubbidire alla redine del morso ; ma appena eseguita quest' jazio- ne abbandonerà la redine del hridone , situando la mano al suo luogo. E molto erroneo far tenere continuamente ai soldati negli escrcizii isolati la redine del hridone, giacche poi si servono por lo più di quella invece del- le redini del morso onde guidare i cavalli , se non si Q attento su di ciò, ne deriva il difetto principale che ( 292 ) non possono ben situare il cavallo nella mano, e poi non sanno risolversi con una sola mano, poiché tanto essi quanto i cavalli non vi si abituarono, ed è anche molto più nocivo quando si fa cavalcare troppo presto la recluta con la briglia, prima di renderla abile per quella mediante tutte le indicate lezioni , ed in tal gui- sa il cavallo acquista falsi movimenti ed attitudini. ESERCrziI DI pio' CAVALIEIII UNITI. Avendo la recluta acquistato finalmente mediante con* tinuato esercizio , la destrezza di guidare il cavallo con la briglia soltanto, per la qual cosa si richiedo il ca- vallo bene addestrato , farà parte dell' istruzione degli altri soldati esercitandosi nella loro unione. Si prò- segue in queste istruzioni ad esercitar diligentemente gli uomini su grandi e piccoli circoli, cioè sul gran circolo in mezzo al maneggio, e su piccoli negli an- goli; ed ora convien badare, con ogni esattezza che gl'individui appena cominciano a voltare sul circolo pieghino la testa de' cavalli in dentro, e siccome cono- sciamo che il cavallo non piegato non mai può descri- vere circoli e mantenersi sulla sua periferia, cosi fra le riprese quando si riposa si spiegheranno regolar- mente le voltate sull'anteriore {veggasi delle voliate)^ VOLTATE SULl' ANTERIORE. Si fan camminare l'uno dopo l'altro in mezzo del maneggio ove si fermeranno. Quando i cavalli sono in perfetta calma , e le reclute dovranno eseguire per esem- ,M (293) pio la voltata a dritta , porteranno comodamente la mano in dentro trattenendo alquanto l'opposta redine alla spalla sinistra senza alzare l'anteriore, o tirare indie- tro il cavallo dal suo luogo , spingeranno il posteriore, però con la gamba dritta, affincliè la groppa cominci a cedere con gran passi ed a girare intorno l'anteriore, e cosi volteranno lentamente sul luogo , e se la voltata è ben eseguita il piede dritto girerà su di un punto. Nella voltata a sinistra si adoperano gli aiuti opposti. Dopo di averlo praticato più volte i cavalli sogliono eseguire queste voltate ben volentieri , semprechè furo- no bene addestrati alla testa in dentro e groppa in fuo- ri , che insegnò loro a cedere con la groppa , poiché non esige ne raccoglimento ne sforzo. Il cavallo resterà sulle spalle, affinchè la groppa giri con più facilità. L'uso e r utilità di queste voltate nella cavalleria si dimostrerà in seguito. DEL CAVALIEilE IK VARIATE ANDATURE. Dopo questa istruzione conviene esercitare particolar- mente gl'individui a cavalcare in tutte le andature in varii tempi , cioè a passare dal cammino lento al più sol- lecito, il che si può indicare con comandi. Al primo co- mando trotto pronunziato con voce moderata, pei* esem- pio, tutti uniti cominciano a mettere i loro cavalli in un trotto lento e raccorciato. Al secondo trot..to che sarà alquanto lungo e pronunziato con voce più forte, da- ranno maggior libertà a' cavalli spingendoli ad un mo- vimento più vivace e spazioso. Al terzo comando trotto, pronunziato con voce forte tutti passeranno nel trollt> ( 294 ) allungato , ma verun cavallo cader deve nel galoppo , o quindi si ripete il primo comando con voce molto moderata, e tutti deggiono passare nel trotto lento e raccorciato , ciò si replicherà più volte. Siffatti esercizii son di tale vantaggio alla cavalleria , clic non si pos- sono bastantemente raccomandare , poiché danno alla mano del soldato la giusta regola per tenere e cedere, che gli è indispensabile ne' movimenti uniti per essere allineato col vicino, e serve anche di pruova onde scor- gere se gl'individui sono padroni doloro cavalli, e se conoscono i gradi degli aiuti delle gambe per passare i cavalli dalle andature lente , alle veloci , ciò che con- tinuamente avviene alla cavalleria. I primi esparimenti sempre dimostrano che la cosa non è tanto facile per quanto sembra , ed in vano far si potrebbe con uomini male istruiti , o che non hanno cavalli bene addestrati. Quest' esercizio conserva pur l' individuo nella massima attenzione , ed i cavalli nell' ubbidienza per la mano alla quale subito ceder debbono; si procuri adunque significare agl'individui, che nel passaggio alle anda- ture più veloci, non cedano ad un tratto le redini, poiché il cavallo perderebbe la sua attitudine, ma in- vece die gli dessero gradatamente maggior libertà, do- vendolo sentir nella mano anche nel Erotto allungato , giacche nemmeno in questo il cavallo, deve abbando- nare la sua attitudine ^ e siccome quello addestrato, per la morbidezza che ha nelle gambe posteriori può met- terle bene avanti sotto di se, ne segue che nel trotto deve restar sollevato con l'anteriore, il che tanto lo distingue dal rozzo. Non bisogna dimenticare la giornaliera ripresa nel ( 2<)S ) galoppo. Il galoppo raccorciato raccoglie dijìpiù il ca- vallo imparandogli ad operare il posteriore, gli dà più utilità e destrezza mettendolo sempre piìi nella mano e nel dominio del cavalcatore , la qual cosa è indispen- sabile pel cavallo di milizia e su di ciò abbiamo non poco a dolerci, poiché quasi sempre si sbaglia il vero metodo, e non s'istruiscono bene, l'uomo ed il cavallo. DEL SEURARE DI Piu' INDIVIDUI. Il serrare a dritta e sinistra che si pratica in fine , si farà eseguire spesso isolatamente onde poter meglio osservare gli aiuti che ciascuno dà al cavallo. Di tratto in tratto però si farà eseguire a tutti uniti, facendoli situare avanti la barriera ed al comando, a dritta ser- rate, marcia y tutti deggiono muoversi e siccome non si deve osservare intervallo fra loro, l'ala dritta cam- minerà più lenta, affinchè gli altri possano raggiun- gerla. Dopo di aver serrato circa otto passi si dà il comando allo, allineamento , e tutti deggiono fermarsi, badando rigorosamente che al comando alto la gam- ba opposta si muova siccome vien prescritto onde fer- mare subito i cavalli e non farli oscillar di più con la groppa, siccome spesso avviene, ed il cavallo del- l'ala particolarmente dev'essere molto fermo per resi- stere a qualche urto. Dopo si comanda, in dietro, mar- cia e tutti uniti cominceranno a far rinculare adagio e dritti i loro cavalli , conservando perfetto allineamen- to ed unione, quindi ciascun deve saper muovere e moderare la propria mano, affinchè i cavalli rinculi- no del pari, ed essendovenc alcuno che con difhco!- ( 296 ) là r eseguisca, è d'uopo esercitarlo isolatamente, fin- che avrà uguale leggerezza. Avendo in tal guisa cam- minato in dietro fino alla metà del maneggio, si co- manda di nuovo, ce dritta serrate, e percorso lo spa- zio prefisso si comanderà alto, riga, e quindi subito in avanti marcia^ e ciascuno spingerà il cavallo dritto in avanti con le due gambe, e pervenuti alla barriera, si fa replicare lo stesso per la sinistra. Tutti questi esercizii col tratto del tempo lian la loro grande utilità , cbe farò notare , di conservare 1' uomo ed il cavallo in assidua attenzione. In fino si fanno prendere le distanze per ismontare ; e convien badare agi' individui cbe debbono rinculare onde 1' eseguano del pari dritto , poicbè col menare in fuori la groppa de' cavalli restano di traverso, e spesso impediscono lo smontare. Al comando smontate , tutti in un tempo smontano con gran leggerezza , restando almeno per lui istante con bella e dritta situazione sulla staffa , od in ciò conviene istruire hene gli uomini isolatamen- te , in contrario affrettandosi essi a smontare, si abi- tuano a gettarsi dal cavallo piuttosto cbe ad eseguirlo con le regole. ESERCIZIO NEL VOLTARE. Eseguendo luttociò con perfetto ordine e precisione , tanto i cavalieri cbe i cavalli saran menati in campo aperto su terreno eguale e spazioso , onde esercitarsi nelle corte ed impreviste voltate cbe s' indicheranno loro i'egolarmente , ed ivi si faranno camminare uno per volta al passo raccogliendo bene il cavallo , ed al co- mando a dritta si gira il cavallo a dritta , e subilo si ( ^7 ) prende una nuova direzione per la quale si cammi- na fino al comando a sinistra , che del pari si vol- terà brevemente il cavallo a sinistra mettendosi subito sulla linea retta, finché di nuovo si comanda a driiia. S'insegnerà ai cavalieri, in qual modo e con qual sol- lecitudine portar deggiono la mano sollevata nella vol- tata, e secondare con le gambe onde i cavalli non si arrestino rimanendo indietro j che nelle voltate a dritta si adopera la gamba sinistra onde opporsi alla groppa e non farla cadere infuori , e clie in quella a sinistra si adopera la gamba dritta per lo stesso oggetto ( veg- gasi delle voliate ). S' indicherà a ciascuno di regolare questi aiuti secondo la sensazione del proprio cavallo ; poiché il vivace, diventa inquieto per le continue scosse delle corte voltate. Nella voltata adunque si dà un for- te mezzo arresto al cavallo e non mai si raccoglie con altri mezzi , e la gamba esterna del cavaliere legger- mente sostiene la groppa , e se il cavallo corre appena terminata la voltata convien dargliene un altro affinchè riprenda il, suo primiero passo j il pigro però è uopo spingerlo spesso nella voltata con le due gambe , affin- chè ceda col posteriore ed alleggerisca l'anteriore , al- trimenti ritarda e si poggia sulla mano. Nel principio non si fanno praticare le voltate troppo spesso ma in seguito di sovente e con sollecitudine a dritta e a si- nistra , e dopo qualche esercizio si osserverà , che i ca- valli hanno la necessaria abilità , diventano sempre più leggieri nel voltare , ed in tal guisa il soldato sarà nello stato di volteggiare il suo cavallo in un piccolo spazio , e quindi potrà servire da fiancheggiatore essendo eser- citato particolarmente nelle corte voltate al galoppo. 38 ( 298 ) ESERcrzro nel cavalcare dritto in avanti. Avendo acquistalo i cavalieri sufficiente destrezza , si faranno esercitare a mantenersi su di una lunga e dritta linea; ciò è il più essenziale, ma anche il più difficile. L' istruttore che in campo aperto esser deve del pari montato , si metterà in qualche distanza di rincontro ad essi e poi li farà venire a se l'un dopo l'altro. Baderà con molta attenzione , che ciascuno si diriga alla sua volta col cavallo ben dritto, raccolto, e che abbia sempre i due treni sulla linea in modo da rimaner perfettamente fra le redini e le gambe del cavaliere le quali esser non deggiono aperte , ma avvicinate al cavallo , e so questo cerca deviare dalla linea , con le redini verrà rimesso subito nella prescritta direzione , e cadendo la groppa infuori con la gamba corrispondente verrà rad- drizzata. In questa istruzione si dovranno spesse volte ri- petere gli aiuti , aliinchè il cavallo si sistemi sulla linea retta , un cavallo non mai cammina da per se stess^ perfettamente dritto, poiché glielo impedisce il suo na- turale movimento, il suo corpo gravita sempre su due gambe in linea diagonale , dal che deriva il vacillare che si osserva puranche nel più abile cavallo, se non è ben guidato e conservato in equilibrio fra le redini e le gambe. Se gli si dà piena libertà , subito comin- cia ad abbandonare la linea dritta stabilita , e cammi- na a caso. Avendo l' istruttore fatto camminare un in- dividuo con ogni precisione dritto a se , comanderà a dritta o a sinistra a suo piacere , giacche il cavaliere deve tener sempre riunito il suo cavallo, ond' essere pronto ad ogni voltata. Avendo percorso alquanto sulla ( 299 ) linea indicala si farà voltare e ritornare agli altri i (fuali praticlieranno lo stesso : acquistato che avranno qualche destrezza nel passo I' eseguiranno nel trotto , ed essendo abili ancora in questo , nel galoppo. La voltata si esegue anche nel galoppo , cioè sulla gamba dove il cavallo si ritrova ; indi si comanda jxisso , ed il cavaliere pratica la seconda voltata nel passo, e ritorna in quest' andatura al primiero luogo. Dopo di avere istruiti per qualche tempo i cavalieri in simili cserclzii e si osserva qualche precisione , l' i- struttore prende più distanza e fa muovere metà della linea nel galoppo raccorciato, e l'altra nell' allungato , indicandolo col comando marcia; prima però convien dare ad essi conoscenza di questo galoppo, che si di- stingue dall' esteso di caccia in cui il cavallo non de- v' essere raccolto , onde poter lungamente resistere e conservare la lena , dal che le sue falcate sono molto spaziose ma non si seguono con molta sollecitudine; il cavallo di milizia al contrario in questo sollecito galop- po dev' essere ben raccolto , facendo ben seguire il po- steriore affinchè al comando alio , possa arrestarsi nel- r istante oppure a quello di marcia marcia , mettersi nella carriera. Perciò s' indica al soldato in qual mo- do servirsi delle proprie mani e gambe ( veggasi del galoppo allungato). Metteremo adunque i cavalli nel galoppo accorciato , e dopo aver percorsa quasi la me- tà della linea si comanda marcia : allora ciascun av- viva di più il cavallo e cosi passa nel galoppo allun- gato nel quale si mantiene finche si raggiunge l' istrut- tore che allora comanda allo ^ allineamento. Dopo ur. mediocre ri|X)SO ^\ passo si fa ritornare e si correg- ( 5oo ) gè 5 so mai qualche cavaliere o cavallo avesse errato. All'uomo si dimostrano gli errori, ed al cavallo lo si fa rinculare per alcuni passi quando non è stato bastan- tefnente cedevole olla mano. Osservando che i cavalieri dopo replicati esercizii sono perfettamente maestri dei loro cavalli , allora e non prima si metteranno dal ga- loppo allungato nella carriera. A' principianti però che non ancora conoscono quest'andatura, bisogna dare spie- gazione non solo di ciò, ma ancora sufficiente conoscen- za della loro situazione e del modo di servirsi degli aiuti ( veggasi della carriera ) , giacche sovente questi nomini si sbigottiscono per la celerilà dell'andatura , dimenticando situazione ed aiuti, e spesso deggiono fa- ticar molto onde arrestare i loro cavalli. Dopo di aver messo il cavallo in seguito del comando di marcia dal galoppo accorciato all'allungato si comanda marcia marcia^ ed allora si passa nella carriera ed in quella si arresta , tenendolo fermo finche si calma e riprende lena. Dimostrando il eavallo qualche impazienza non mai convien trattarlo con durezza: volendo continuare a camminare, si procuri trattenerlo, e cadendo con la groppa infuori , si addrizzi dolcemente con le gambe , ma se poi è tranquillo gli si allentino le redini all'in- tutto. Dopo si ritorna nel lento e comodo passo, atiln- diè impari ad essere quieto subito dopo la massima vi- vacità, e ciò pe' cavalli di milizia nel variare le anda- ture è assolutamente necessario e vantaggioso, per non strapazzarli inutilmente. Dimostrando i cavalieri ed i cavalli in tutti questi esercizii isolati sufficiente destrezza, se ne faranno cam- minare 5:ei o pure otto con le distanze in una linea ( 3oi ) dando a ciascuno il punto di direzione. I cavalieri per- ciò guarderanno direttamente ia avanti sulla linea che percorrono dando di tratto in tratto uno sguardo alle ali affin di conservare l'allineamento. Cosi disposti re- plicheranno tutti i precedenti esercizii prima nel passo, indi nel trotto, poi nel galoppo accorciato ed allunga- to, ed infine nella carriera. L'istruttore accompagnerà gl'individui tenendosi dietro di essi onde poterli meglio osservare, e non impedir loro di ben ravvisare il punto di direzione, e di là darà tutt'i suoi comvindi. ULTIMO ESERCIZIO DEIIA RECLUTA. Dopo questi esercizii faranno altri movimenti uniti , per esempio le voltate per quattro, mettersi in due ri- ghe, mafciare, serrare a dritta e a sinistra, conversa- re, ec. ec. Affinchè quelli i quali non ancora sono sta- li nelle manovre imparino a conoscere le voci del co- mando, ed i movimenti clie accadono nello squadrone senza di che non mai potranno pervenirvi, sebbene fos- sero de' cavalieri molto abili. In tal guisa si mette il cavaliere ed il cavallo nello stato di perfetta utilità , e si consegnano infine al comandante il quale poi lor dà mag- giori e più convenienti esercizii, ed allora possono pre- starsi in tutto , e non si avrà bisogno tanto spesso in- trattenersi neir istruzione isolata volendo eseguire un movimento con Finterò squadrone. Fu sempre contrailo air istruzione isolata il pregiudizio in cui si vive di do- versi poco istruire il soldato ed il cavallo , e di non mai rendere l' uomo perfetto cavalcatore , poiché gli sa- rebbe piuttosto nocivo che vantaggioso, e sorprende au- ( 302 ) Cora di più che poi si pretendono da quello, e spesso con durezza si richiedono delle cose che in verità non sono indifferenti, giacche deve muoversi alla semplice voce del comando nel modo che questo impone, come pure eseguir deve tutti quei movimenti con tal precisione ed uguaglianza, da rimaner perfettamente allineato con gli altri, per lo che bisogna senza dubbio perfetta armonia della mano e delle gambe, e somma ubbidienza del ca- vallo, delle quali cose al certo conviene dar istruzione isolatamente a ciascuno pria di far parte dello squadro- ne, ove non più debbono imparare ma eseguire. Non cosi facilmente si può ottenere negli uomini volgari gran perfezione, le facoltà di questa specie di uomini generalmente son limitate, ed il loro tatto e gli aiuti ch'essi danno per lo più son grossolani, percui il ca- vallo non mai acquista quella utile destrezza c^ic in ve- ro si dovrebbe desiderare: entrambi adunque conviene istruire isolatamente pel servizio , e volendoli mettere nelle righe non bene istruiti, non si avrebbe poco a fare. Per acquistarne compiuta persuasione, applichere- mo l'istruzione isolata ad alcuni movimenti uniti. Nel marciare lo Squadrone in avanti, fa uopo i.°, che ogni cavaliere guidi il proprio cavallo dritto in avanti senza farlo appoggiare sugli altri; 2.° che lo facci cam- minare al pali degli altri; 3.° che lo mantenga tran- quillo , ed in questo caso la marcia sarà allineata e le due ale restano sulla linea, senza aver bisogno di ser- rare a dritta o a sinistra ; tutte le prevenzioni del co- mandante, e tutti i continuati avvisi che si sentono sol riguardano questi tre punti necessairi . Ma in qual modo il cavallo potrà camminare su di ( 3o3 ) una linea dritta , quando non gli si h data anticipata- mente questa istruzione con ogni diligenza? Volendo mettere la recluta d'infanteria nelle righe per farla marciare con gli altri soldati pria di averle insegnato a misurare il passo ed a tenere il corpo in equilibrio, non cadrebbe forse sui vicini mettendoli in disordine? E lo stesso avviene anche nel caso nostro , il cavallo che non sa camminare dritto giacche non conosce bene la mano e le gambe, cade ora a dritta ed ora a sinistra su gli altri, e per conseguenza pro- muove un disordine. In un lato della linea si compri- mono, in un altro si aprono, l'intera massa comincia a vacillare ed a perdere il suo equilibrio. Questi disor- dini derivano dal falso metodo di addestrare isolata- mente il cavallo, e dalla difettosa istruzione della recluta. Il sistema più nocivo è quello di mettere i nuovi sol- dati e cavalli nelle righe, ed esercitarli sempre fra quel- le pria di aver acquistato le necessarie qualità. In fatti come mai potrà un uomo secondare con simile cavallo il preciso movimento dell' intera massa ? e piuttosto non è da considerarsi qual corpo morto che gli altri deg- giono strascinare? e quand'anche poi cominciasse ad essere attivo, ciò sempre avviene in un modo eh' è ben pregiudizievole. L'esperienza ci mostra il guasto che produce un solo impertinente cavallo nello squadrone. Che non sia necessario istruire il soldato e addestrare il cavallo per farlo andare nelle righe in questo modo cosi difettoso, vi convengo ; ma che con tal metodo nul- la imparino si vedrà più chiaramente allorché quest'in- dividui debbono agire isolatamente. In generale con- vien faticar molto onde staccarsi dagli altri, poiché il (3o4) cavallo non e abitualo a camminar solo, ed in fine riuscendovi non mai si può conoscere la direzione che si vuol dare al cavallo, poiché si oppone perfettamente alla briglia, cammina col naso in aria, butta il po- steriore ora da un lato ed ora da un altro, corre a dritta o pure a sinistra ed anche lateralmente, qual nave priva di timone. Osservando poi l'intero stare del cavaliere, l'incertezza della mano^ l'inerzia delle sue gambe, giustamente può dirsi, che affatto non sia padrone del proprio cavallo. Tali individui e ca- valli in niun modo cooperar potranno ai movimenti va- riati e precisi del tutto, e trovandosene taluni nello squadrone , secondo la mia opinione , il comandante ha tutto il dritto farne carico agl'istruttori che isolatamente gli hanno ammaestrati. Il cavallo onde rimaner possa bene fra le righe convien che sia addestrato a cam- minar dritto sulle linee corte nel maneggio, ed in cam- po aperto sulle linee più lunghe stabilite onde conser- var sempre uguale andamento , a prendere in ogni an- datura la sua attitudine, a conoscere le mani e gambe del cavaliere, il quale deve essere bene istruito a farne uso. Dall'ubbidienza risulta la tranquillità, scopo cui mirarono le mie ultime istruzioni. Per quanta uguaglianza conservar deggiono i cava- lieri nel camminare in linea di battaglia, tanta varia- zione si richiede nelle conversioni. In questo movimento l'ala forma è il punto fisso sul quale tutti debbono gi- rare con graduata celepità, ed allora si osserva chia- ramente quanto sia utile e necessaria l'istruzione isola- ta in tutte le andature su piccoli e grandi circoli, e quanto l'uomo ed il cavallo deggiono essere abili in ( 3o5 ) questo movimento nell'unione. L'ala ferma non potrel)- bc resistere alla pressione se tutti vi sì appoggiassero e non camminassero sulla periferia del proprio circolo prendendo soltanto un leggiero contatto su di essa. Quando tutti gli uomini ben cavalcano avendo in loro potere i cavalli ed i movimenti di questi, a me sem- bra essere molto più facile eseguire le conversioni sul cavallo che a piedi, poiché si eseguono con maggiore sicurezza. Nella conversione a piedi l'uomo non ha al- tro punto di appoggio che il semplice contatto del brac- cio, o tutto al più perdendo l'equilibrio, la punta della spalla del vicino, dunque facilmente potrà succedere, che l'uomo per questo insensibile contatto all'impensata cambiasse di fronte, il che subito dà una falsa direzione alla riga, e ciò accader deve più spesso nella infante- ria, poiché la conversione è più lenta e lunga. Fa uopo quindi e senza alcun dubbio un esatto calcolo di tem- po e precisa misura di passi , affinchè una riga duran- te la conversione non si curvi, ma in vece rimanga perfettamente allineata. Ma nella cavalleria l'intera lunghezza del cavallo ser- ve di contatto ; quindi dà alla riga maggior fermezza, lo stesso movimento ha più vigore , e la conversione si esegue con più celerità. Per la conversione a cavallo bisognano particolar- m'ente due cose, cioè: i." che l'ala movente conservi sempre la stessa velocità, 2.° che prenda la giusta cir- conferenza. Nella conversione lo sguardo de' cavalieri dev'essere all'ala movente onde osservare la celerità del movimento e ciascuno deve camminare in modo che sia sempre allineato con quell'ala. Se dunque l'uomo 39 ( 3o6 ) dell'ala movente conserva la sua celerità gli altri la conserveranno del pari e la conversione andrà bene, ma se l'ala ora accelera ed ora ritarda comunica que- sta disuguaglianza all'intera riga, e ne segue che ta- luni escono dalla linea ed altri si trattengono. Se l'uomo dell'ala non percorre esattamente la sua periferia , come si è prescritto nel secondo caso , estendendosi di molto lascia delle aperture , e stringendosi troppo comprimo la linea, il centro rimane in dietro e gli uomini sovente ne restano fuori. Conviene far anche mensione di un'altra cattiva conversione, cioè, quando dopo /' (^//o l' ala mo- vente ò buttata per alcuni passi lateralmente , e ciò mo- stra che i cavalieri nelle righe non camminarono bene sulle proprie periferie essendosi troppo appoggiati sul- l'ala fissa; in questo modo i cavalli perdono lo spazio necessario, e siccome debbono riprenderlo dopo lalto, si fan luogo con la groppa , la pressione perviene quin- di in un tratto all'ala movente, e gli uomini dell'ala sono spinti lateralmente. Queste poche osservazioni son suflicicnti credo, per dimostrare con quale diligenza i- struir si deggiono gl'individui isolatanicnte a guidare e sul circolo, affinchè quest'esercizio lor divenga un movimento meccanico pria di far parte dello squadro- ne. Ma i difettosi esercizii quando i cavalli si coricano sul circolo con la testa in fuori, producono continua- mente questi disordini. • Uno squadrona si muove e si volta tutto intero , ed in frazioni , delle quali quella per quattro è la più pic- cola (i) (non parlo per rompere per due onde sfilare ), (i^ la molte altre cavallerie si suddivide ancora per tre. (3o7) in tal movimento convicn dirigere la nostra attenzione all'ala forma. Con una semplice conversione si percorre un (jiiarto di circolo , e con una doppia la metà. Quanto più lun- ga è la riga tanto più tempo bisogna all'ala movente per conversare , e tanto più 1' e difficoltoso , e l' ala ferma al contrario deve girare tanto più lenta nel sito; e viceversa quanto più breve è la riga tanto più presto giunge l'ala movente, dovendo percorrere un piccolo arco, e la fissa gira sul luogo. Praticando la conversione, mezzo giro a driUa si deve girare il dop- pio delle semplici conversioni, e questo ò il caso quan- do lo squadrone per quattro fa una conversione mezzo giro a dritta. Il capitano Sothen, prescrive generalmente per l'ala ferma nelle conversioni, almeno come appare dalla sua descrizione , una voltata sul contro , ma siccome il ca- vallo in questo movimento voltar si devo in corrispon- denza degli altri , in tal guisa sarebbe troppo movibile per formare un punto fisso, e dovrebbe sostenere la linea con le sole coste e discostare da essa il suo an- pkteriore; chi volesse farne sperimento, mettendosi all'ala ferma, facilmente osserverà che la pressione non è al centro , ma all' anteriore del cavallo : cosa assai chia- ra, poiché i cavalli nelle conversioni camminano più uniti coir anteriore 3 che col posteriore. Quindi il cavallo dell'ala fissa dev'essere fermo coli' anteriore e deve gi- rar piano , ma col posteriore deve voltare prontamente seguendo le groppe degli altri cavalli , per conseguenza convien servirsi della voltata sull'anteriore che deve co- noscersi da tutti i cavalli onde metterla in pratica nelle ( 3o8 suddivisioni ( Feggasi V istruzione isolata per cono* scere qual modo s'insegna al cavallo). Or dovendo lo squadrone per quattro eseguire mezzo giro di conversione a dritta, bisogna che tutte le sud- divisioni si muovano ad un tratto, ed eseguano nello stesso tempo la conversione, per indi poi riunirsi ; tutti gli uomini dell'ala fissa devono necessariamente con- servare il loro luogo e girare su di esso ; affinchè l'in- tera frazione conservi il suo terreno, questo movimen- to , che ha sempre le sue difficoltà , convien che si fac- cia eseguire col massimo silenzio ed ordine; ma se l'ala fissa si muovo dal suo luogo o pure cede in dietro come spesso avviene , gli altri cavalli non più hanno il vero appoggio, l'intera frazione prende differente direzione, si carica lateralmente, i cavalli cadono con la groppa in fuori, e da queste circostanze deriva anche molto spesso, che l'uomo dell'ala ferma di una frazione si mette col suo cavallo di traverso nel vuoto che dovreb- be occupare quello dell'ala movente di un'altra suddi- visione; e ciò sovente avviene puranche perchè l'uomo dell'ala ferma non può girar bene il suo cavallo con la groj)pa, il che dimostra che il cavallo dev'essere an- cora meglio esercitato in questa voltata, ed è bene in- giusto rimproverare gli uomini dell'ala movente se non entrano ne' vuoti, poiché la colpa è di quelli de' punti fer- mi. Le mancanze prodotte dallo sbalordimento, che spes- so si osserva ne' cavalli in questo movimento per quattro e più , dipendono dal barbaro ed ingiusto speronare de- gli uomini. Si addestrino bene i cavalli, lor si dia leg- gerezza e movibilità , conoscenza delle gambe , esercizio a staccarsi volentieri, ed allora non si avrà bisogno (30^) di queste violenze nelle conversioni per plotoni , o per quattro, e l'uomo non avrà d'uopo di adoperare gli speroni, se ne servirà rare volto e con più modera- tezza, ed otterrà maggiore e più efficace azione. È noto in quanti varii modi si adoperano le voltate per quattro a dritta ed a sinistra ne' diversi movimenti delle manovre, onde trasferirsi con maggior sollecitu- dine da un sito all'altro, in vece di servirsi delle ob- Llique j ed è al di là del mio scopo. Dopo le conversioni per quattro sid luogo, segue il raddoppiare le righe. Per questo esercizio secondo le mie vedute s'incontrano ancora più difficoltà del pre- cedente, poiché ne seguono due movimenti che sono i più difficili pel cavallo, cioè il rinculare ed il cam- mino laterale: e se i cavalli non furono isolatamente bene addestrati, non mai possono eseguir bene questi movimenti. Quando la frazione dello squadrone cui ri- guarda il comando deve rinculare per mettersi dietro l'altra, ed ha in essa qualche cavallo che non rinculi volentieri e si oppone nel momento che dovrebbe ser- rare, questo si ferma, non cede, ed arresta tutti gli altri: più cavalli di tal sorta producono maggiori im- pedimenti. Non avendo i cavalli veruna destrezza nel cammino laterale, ed essendo esercitati in falsa attitu- dine, non mai potranno camminare, ne i cavalieri te- nerli sulla linea traversale, poiché la groppa rimane in dietro, cioè non segue bastantemente, e con ciò il pri- mo rimane in attitudine obbliqua, il secondo dippiù, il terzo molto, ed il quarto e quinto convicn che cam-- minino quasi direttamente in avanti; quindi l'uomO: dell'ala serrante si tira in dietro e si nasconde allo (3io) Sguardo di quelli i quali debbono allinearsi su di esso, ed il centro va in avanti. Accumulandosi questi errori , non più può darsi il nomo a questo movimento , poiché non e serrare, ne obbliquare, mentre l'intera linea prender dovrebbe la direzione obbliqua in avan- ti, e ben camminare nello stesso tempo; ma in con- trario giunta che sarà l'ala serrante al punto che deve fermarsi, siccome ciascun cavaliere deve prima situar dritto il proprio cavallo per indi fermarlo, cosi tutti natu- ralmente si discostano, e per conseguenza ne deriva, che l'ala seguente non può arrivare a tempo, e tutta- via si muove quando da molto tempo si diede il co- mando alto , il che in vero è grandissimo inconveniente. Allorché dunque questo movimento eseguir si vuole con ordino e regolarità, la frazione che deve raddop- piare convien che rinculi unita e bene allineata, e giun- ta che sarà sulla linea per mettersi dietro l'altra, serri dritta siccome trovasi, cioè: voltar non si deve troppo di lato l'anteriore de' cavalli, ma tutti conservar deb- bono il contatto laterale, ed in tal guisa comincia il movimento generale , camminare su di una linea dritta per l'uno de' lati e finire tutti insieme, e questo eserci- zio presenta un movimento bellissimo facendosi vaga mostra dell'abilità degl'individui e de'cavaUi, benché rare volte avviene. Facilmente si comprenderà, che le istruzioni isolate in cui la recluta deve serrare ora solo ed ora con più uomini avanti la barriera, o pure rinculare e poi ser- rare iji mezzo del maneggio, si praticano particolar- mente per raddoppiare le righe. Al cavalcatore esperto dell' arte, non mai vei'rà il pensiero che in questo eser- ( 3n ) cizio il cavallo non addestrato possa ossero strascinato dagli altri, poicliè conosco molto bene clic il cavallo di tal fatta impedisce piuttosto il movimento degli altri, siccome avviene nell'infanteria che la recinta non bene istruita e che non segue bene gli altri arreca non poco impedimento ai suoi vicini, laonde bisogna invece le- varlo dallo ri£rhe e rimetterlo all'istruzione isolata. La destrezza del cammino laterale nel cavallo di mi- lìzia non serve soltanto per <|uesto movimento, ma è pur necessaria a molti altri , fra' quali indicherò quello solo della formazione dello squadrone. Secondo il giu- dizio de' periti 5 questo movimento diviene sempre più perfetto a seconda della celerità colla quale si esegue, e del poco spazio che si prende, e ciò deriva partico- larmente dal primo plotone. Marciando dunque lo squa- drone in colonna per plotoni con la dritta in testa, e dovendo subito formarsi sulla dritta, il primo plotone camminerà celeremente in avanti ed indi caricherà su- bito lateralmente a dritta onde dar luogo al secondo plotone, il quale marcerà direttamente, mentre l'ulti- mo caricandosi nello stesso tempo con sollecitudine a sinistra sgombra il suo fronte e quindi con più celerità si porta in avanti, ed in tal guisa tutti si mettono in linea. La bellezza di questa formazione è riposta nella immediata esecuzione di tutti i movimenti appena si dà il comando, e nella perfetta calma che seguir deve dopo la formazione. Essendo lo squadrone con la sini- stra in testa e dovendosi formare, si praticherà l'inversa. Osservando ora tutti questi movimenti coi quali lo squadrone si cambia, sempre troveremo che tanto nel formare, quanto nel rompere, il primo e l'ultimo pio- ( 3l2 ) tonc debbono serrare lateralmente a dritta o a sinistra e sempre con la massima celerità. Se dunque i cavalli non hanno la necessaria leggerezza nella formazione dello squadrone, il primo plotone particolarmente deve andare molto in avanti prima di potere acquistare la giusta distanza laterale, il che produce che i seguen- ti son costretti mettersi alla carriera, poiché han bi- sogno di molto tempo per raggiungerlo; e se poi a ciò si accoppia l'errore nel camminare lateralmente di perdere il contatto i cavalli, ed andar con le groppe disunite siccome avviene nel raddoppiare le righe , vien tolto al comandante del plotone l' osservar precisamente l'istante in cui deve dare il comando yro/zi^e che deve indicarglielo l'ala sinistra del suo plotone, il quale avendo percorso una linea laterale più lunga deve poi serrare dì bel nuovo onde unirsi con l'altro. Quest'in- convenienti non accadono quando tutti i cavalieri sono padroni de'propri cavalli e questi bene addestrati, il che si rende indispensabile per la 'buona carica. Nella carica la velocità e sempre crescente , e poi fi- nisce ad un istante. Affinchè una carica abbia felice successo la prima volta che si pratica , bisogna che vi concorrano molte cose , ne conviene appagarsi di veder- ne riuscire una dopo averne mancate molte. Ben poca attenzione è uopo onde comprendere quel che far deve l'uomo ed il cavallo in questo decisivo movimento della cavalleria. Ciascun soldato deve mantenere il proprio cavallo perfettamente dritto per evitare di serrarsi contro gli altri, poiché impedirebbe il libero movimento in avanti , deve di più saperlo mettere gradatamente nelle crescenti celeri andature, e non già farvelo passare ( 3'3 ) prima del tempo onde eviti di andar troppo in aranti, ed ovG il cavallo volesse eseguirlo senza gli aiuti cor- rispondenti venendo spesso incitato dallo strepilo degli altri) deve saperlo frenare con abile mano, afiinchò riprenda la sua primiera andatura e tranquillamente segua in quella, percui gli è indispensabile il buon tatto e la precisa guida. Ciascun cavallo dee trovar- si addestrato a conservare la sua attitudine in tutu? le andature dirette, serbando particolarmente perfetta ubbidienza per la mano del cavaliere, dalla quale do- •vrà dipendere ancbe ne' più veloci movimenti, ed al- lora soltanto il tutto può andare in avanti con facilità e passare con fermezza a gradi nelle andature più sol- lecite : in tal guisa tutti restano nella stessa andatura ed allineati , e mettendosi finalmente nella carriera , l'intero corpo si avanza con vivacità, ogni parte uni- sce le sue forze per accrescere l'urlo, in modo che in un fatto decisivo la linea a mio credere acquista la necessaria forza per rovesciare il nemico coli' intera sua fronte: ed avendo i cavalli perfetta ubbidienza per la mano, si arrestano Con eguale ordine , e non altrimenti compier si dovrebbe una buona carica. Àìlorcbè poi lo squadrone va alla carica e non ha questi vantaggi, nel principio si osserverà immantinen- te essergli ben difficile conservar l'allineamento , e buf* tarsi senza volerlo ora a dritta ed ora a sinistra. Dì più non avendo i cavalieri la giusta misura per tenere e cedere le loro mani, ora trattengono ed ora allentono molto i loro cavalli e quindi restano in dietro , indi ad un istante allentano e fan si che corrono troppo in avanti, perciò chi avanza di molto e chi si trattiene; 4o (34) e se vedesi dal principio questa oscillazione , è segno evidente die la carica finirà male. Passando poi lo squadrone dietro il comando alle andature più celeri , i cavalli male addestrati cominciano a perdere l'attitu- dine, guadagnano la mano e non possono essere arre- stati, e quindi ora un'ala, ed ora il centro corre in avanti , spesse volte pure nella calca si comprimono ed i cavalli son cacciati qua e là, e non potendo avan- zare, sovente cadono, e mettendosi alla carriera in si- mile confusione, i cavalli restii e per nulla ubbidienti s'impadroniscono perfettamente della mano, e l'imba- razzo in cui naturalmente quella pressione metter deve r uomo , gli fa perdere qualunque attenzione che dovreb- be avere per l'allineamento e pel comando, ed allora è più passivo che attivo, e non sente la voce del co- mandante alla quale deve e non può ubbidire: co- me mai potrà arrestare il cavallo con precisione e pron- tezza nello stato in cui trovasi , se non potè trattenerlo ne' movimenti più lenti? quei cavalli adunque allorquan- do son trattenuti per fermarsi, operano con più forza contro la mano, e spesso in questa circostanza avviene che al comando alto gran parte dello squadrone tutta- via cammina, e taluni escono finanche dalle righe. Comunque sembrar potesse di avere io indicato tutti gli errori che mostrano la cattiva carica, per altro non può negarsi, che sovente sebbene non vi fossero tutti, uno sol di essi bastar potrebbe a non fare riuscire la carica nella migliore cavalleria. Quindi si richiede e con ragione in questo movimento principale , che lo squadrone sia istruito a segno da eseguirlo con sor- prendente abilità , ò potrà giudicarsi della cavalleria in (3.5) bene, o in male dopo replicate buone cariche; se dif- ficile si rende ad un solo squadrone il conservare per- fetto ordine nella carica , molto più si renderà diffi- cile allorquando più squadroni messi in una linea deb- bono eseguirla. Dalle qualità che or si rìchifcjjuo dal cavaliere o dal cavallo , risulta il bisogno della più precisa isolata istruzione. Come mai può mettersi un uomo fra le ri- ghe prima di esser padrone del proprio cavallo? onde esaminare e rendere abile l'uomo, indicai fra gli altri esercizii particolarmente quello del camminare dritto in avanti ; con questo si può istruire in tutto ciò che è ne- cessario per la carica , e se isolatamente mostra la ne- cessaria destrezza , saprà del pari praticarla in compa- gnia. Mi si potrebbe domandare , a che mai serve al- l'uomo quel camminare dritto in avanti, mentre nello squadrone tener deve lo sguardo altrove , percui non può, come in quell'esercizio, guardare dirittamente in- nanti ? Si lasci a' cavalieri militari il risolvere questo dubbio, l'assegnare asoldati uno slare atto all'uopo; essi soltanto possono meglio stabilire di quanto mai nel camminare di fronte una linea, il cavaliere voltar deve la testa da uno de' lati onde ben conservare l'allineamento, e come debba in quel mentre di tempo in tempo badare, particolarmente nella carica, alla linea che percorre , o pure se tener deve Io sguardo perfet- tamente al lato sul quale deve allinearsi , dal che al certo spesso risulta , che non solo volta al Iato l' in- tero busto , ma involontariamente vi mena puranche il cavallo. Lo scopo delle mie osservazioni non riguar- da queste cose, ne il modo di battersi , nò la tattica ( 3i6 ) della cavalleria, poiché le mie cognizioni non sono suf- ficienti, e la mia carica non me lo permette] quindi mi son limitato soltanto ad esaminare l'attività dei ca- "valli e la destrezza de' cavalieri nel cavalcare pria di passarli all' esercizio dell' insieme , e se nominai bene o male questi movimenti, non perciò sarà difficile di- stinguere con quale esattezza debbonsi eseguire ; ma r oggetto principale mira a ricercare le cause dalle quali risultano tante difficoltà, e darvi rimedio. Perciò indi- cai tutti gli errori che difficilmente si possono osservare in una cavalleria non tanto arretrata nella istruzione, riunendoli appositamente, per indicarli a quelli che han r incarico della istruzione isolata , acciò vi prestino attenzione. In fine debbo di nuovo tornare sul galoppo ac- corciato del quale in cavalleria si fa poco conto. Il si- ij;nor Desind sebbene fosse un vero uHiziale di cavalle- ria, pure dice in un piccolo trattato , che il soldato non ila bisogno di questo galoppo , ed io al contrario lo credo assolutamente necessario. Il galoppo accorciato è il punto da cui il cavallo passa alle andature più sollecite e con esso viene a queste disposto. 11 cavallo che subito si allunga nel galoppo e poi si fa accorciare , al certo ha })erfetta ubbidienza per la mano , e gli è facile arre- starsi , e ciò qual vantaggio non presenta allo squa- drone per la carica , giacche ciascun cavaliere potrà tenere il proprio cavallo per qualclio tempo nel galoppo, e poi riunirlo e metterlo alla carriera ,• e particolar- inente àgli individui che debbono agire da lìancheg- giatori e voltarsi con prontezza a dritta e sinistra ò indispensabile. ( 3'7 ) Or si domanda, se è possibile portare il soldato ed il rozzo cavallo fino a tal richiesta perfezione, mentre la natura spesso lor somministra poca inclinazione al- l'uopo? Ed io rispondo che se non si accoppiassero tante difficoltà, non si osserverebbero degli errori negli esercizii della cavalleria, pel cui perfezionamento da lungo tempo si fatica e con grande zeloj e che con una seria e diligente istruzione si possa molto otte- nere, me ne convinsi all'intuito nel tempo che ebbi Tonore di servire come cavallerizzo nella compagnia delle Guardie del Corpo , e credo non sarà dispiacevole indicare brevemente il metodo che allor si praticava. Le Guardie del Corpo consistevano in due compagnie le quali formavano un solo squadrone: la cavallerizza era presso la caserma. Nell'autunno e nell'inverno si esercitavano nella cavallerizza per tre giorni della set- timana in frazioni di otto al più dieci uomini, nelle riprese che ho già indicato; nel galoppo s'istruivano sol- tanto quattro uomini, come dissi, situati in modo che due restavano alla metà de' lati lunghi di rincontro, e gli altri due negli angoli opposti in obbliquo, e que- sta distanza dovevano conservare ed in tal guisa si pro- muoveva la precisa guida. Nel serrare a dritta e sini- stra si esercitavano isolatamente, e talvolta uniti presso il muro ed in mezzo del maneggio, e del pari nel rin- culare dritto; in fine si facevano diverse voltate, con- versioni, o pure per quattro mezzo giro a dritta per istruire l'ala fissa, e quindi l'esercizio del montare e smontare. Negli altri tre giorni della settimana, la mal- lina si ammaestravano gli uomini poco istruiti , e dopo le reclute, ed il giorno i polcdri. 1 nuovi individui (3i8) s'istruivano perfettamente secondo il descritto metodo, onde far loro acquistare gradatamente il perfetto stare sul cavallo, facendoli cavalcare, come dissi, alla corda per fortificarli. Non soddisfatto di ciò per ordine del comandante dello squadrone allora generale Sclioenfeld, si dovevano prescegliere abili cavalli onde addestrarli ne'pilieri a'varii movimenti elevati, su' quali si met- tevano i giovani individui senza redini nella mano e senza staffe, per far loro conoscere tutti quei movi- menti ed esercitarli con perfezione nell'equilibrio. E quei cavalieri potevano confermare l'opinione, che i cavalli bene addestrati in quegli esercizii non ne fanno abuso, poiché nello squadrone non mai si mettevano nelle andature elevate da per loro stessi. Pervenuti al grado di essere esercitati con gli altri, si univano a quelli poco istruiti. Eran così chiamati coloro che non potevano misurarsi co' più istruiti , o pure quei che si erano abbandonati nel cavalcare, ed erano messi per punizione in questa classe , e ciò produceva un ('{(etto superiore a qualunque altro; sovente lor si to- glievano ancora le staffe. Le reclute dovevano cavalcare nel modo indicato almeno per sei mesi e senza staffe, e più di un anno onde poi servire nello squadrone. Nella primavera usciva lo squadrone ed andava in un luogo adatto presso la città. Ivi eseguivansi varii isolali esercizii cioè quelli delle strette voltate, del fiancheg- giare e camminare direttamente in avanti, ce. ec. per disporre gl'individui alle manovre. Qualche volta per ordine del comandante dovevano discostarsi e ciascuno eseguire i movimenti isolati , ed allora ognuno si eser- citava in qualche cosa, chi alla ciambella, chi ai l?Yi- ( 3i9 ) versare, chi al galoppo, chi eseguiva delle i^o fia- te ce. ce. e sott' occhio si osservavano per conoscerne il merito essendo in balia di loro stessi, e quale istru- zione tuttavia bisognava a qualcuno fra essi. In seguilo venivano esercitati uniti, marciando in riga, in an- dature obblique, in conversioni, serrando a dritta ed a sinistra sul luogo, in fi\ne poi si univa lo squadrone ed eseguiva i suoi movimenti. Dopo il tempo della istru- zione nella state, lo squadrone continuava i suoi eser- cizii nel cavalcare fuori del maneggio, mentre le re- clute si trattenevano nella cavallerizza per essere istrui- te, finché pervenivano al grado di potersi esercitare in un luogo aperto con altri individui e co' meno istruiti, nel marciare, nel conversare, ed in altro. Dopo di avere imparato tutto ciò, si mettevano prima negli escrcizii isolati dello squadrone, e poi s'istruivano in questo. In tal guisa si accresceva la destrezza de' cavalieri istrui- ti, e si somministrava alle reclute. Senza trarne vanto posso assicurare, che quelli conoscevano l'arte equestre siccome vien richiesta da un cavallerizzo, e la perfe- zione con la quale lo squadrone eseguiva ogni movimento la lascio giudicare a conoscitori che lo videro manovra- re. Tutte le regole ed osservazioni che indicai per T ad- destramento del cavallo di milizia, e per l'istruzione del soldato , sono fondate adunque sulla propria pratica ed esperienza, e conchiudo col desiderio, che fossero del pari utili per quelli che vogliono profittarne. E que- sto è il mio vero ed unico divisamente. FINE. <32I ) 'Quùlifà hìdlàpef.sabili ai cataleatora che ambisce dì ammàe^ tirare un i;avci(o « . paj. f, àlegoh prelÌT.''narz da praticare per la prima inolia che si ìjionia 'in puledro . 4 Mezzi onde far correre il poledro alla corda , e con essa montarlo 6 Del modo di stare sul cavallo ........ /d Della mano.- »..;.. /j OsservazCcni sulV andatura naturale del cavallo . . , i^ Idea del cavallo addestrato ...:..... i^ De' primi rudimenti del poledro j e di quante volte si cade in errore .20 Del passo 25 Del trotto 2^ Dell' equilibrio del cavallo ^4 Del circolo ^O. dell' AEJIEST?0 E DELLA PARATA. Del mezzo arrestò '4S Dell'arresto 4^ Della parata ..,», ^S Del rinculare ...» i*., ^^ Usarne anatomico delle gambe posteriori del cavallo » ^4 Del morso ..»...».,i...,.7o Dell' attitudine del cavallo , , ^ 84 Idea sulla libertà, delle spalle, • . , * ^ . « « ^/ 4i ( 322 ) 'Aìialisi delle spalle e delle gambe anteriori del cavallo^ e de' loro movimenti, , , , - $8 L'Epaulo en dedans, ossia la spalla in dentro. . . . /o^ DEL MODO DI PIEGAR LA TESTA EU IL COLLO DEL CAVALLO ALL'lIf DEISTIIO Del traversare f2g Delle voliate » . tds^ Follate sul posteriore ........... /3a Sull'azione dell' esterna redine del morsa tÒS Del modo di raccogliere il cavallo e Tnetterlo sulla groppa. /70 DEL GALOPPO. Del galoppo naturale f84 Del galoppo raccorciata f88 Del cambiare nel galoppo ...../^dT Del galoppo allungato 2o4 Della carriera « 207 Del modo di rendere il cavallo sicura ed attiva • . . 21S APPENDICE. In qual modo adattar si può lutto il già detto all'addc' strumento del cavallo di cavalleria, ed all'istruzione del^ soldato 2^^ Del modo di addestrare il cavallo pel soldato di cavalleria. 23'j Istruzione della recluta 2C0 ERRATA CORRIGE pag. 4.:)' verso 1 0 con l6 nelle id. II e con con 66 3 cadere cedere no II e è 111 5 r intera r intema id. 24 cominciando camminando id. 3o fra le alle i46 24 nata nota i53 22 più e pia e 170 29 pochi poche 2l3 18 farle farlo 21S 7 attitudine attività 249 16 invisibile invisibili »6» iS credere cedere 267 23 sciogliere scegliere 280 4 in dentro in dietro id. i3 era dritta era a dritta Xa «tiMia. ocUtx iM. iMu,'.-vi/Ux vi ^l'-fei^co ««« ?fttM.o^.. W.iù •■tMi.^ ^Zcot>t>c 9i. £v4; cttitextt- (XjvJn/. DìheAx^^xAUj Dt* <)v. Z%^ OlU^Uv*,*-' "Stotto (X**^. 'ì)Tte*jL xM^ ÌK* 3. iMynuÀA} 6 'CytiMx-c 7. £>t*>0c6u) -lo. ò«c^ 11. %J>v 13. SVAvte-tótfLy 1t5. &-*ft€-tto -16. OtWco 6Ul.t^. 3Tt*IMUXM.»J (>tA. ai' *^,r 3n.,^u«.^.. GLli%A: 0k<»*«^»MJ Jv*. .?,5. i^. 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