> f V .1. *^ • „/^■ip«^ .">*'\^ ' 13?^ V' HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY, ^:^ -^ VULra '^E; \^o~^--^>Wj^Uà^^ A^ ^. MITTHEILUNGEN AUS DER ZOOLOGISCHEN STATION ZU NEAPEL 7 ZUGLEICH EIN REPERTORIüM FÜR MITTELMEERKÜNDE. 16. BAND. MIT 22 TAFELN UND 9 ABBILDUNGEN IM TEXT. BERLIN, VERLAG VON ß. FEIEDLÄNDER & SOHN. 1903—1904. Inhalt des sechzehnten Bandes. Erstes und zweites Heft. Ausgegeben den 30. April 1903. Seite Di una nuova specie di Cytaeis gemmante del Golfo di Napoli. Ricerche di Giulio Trinci. (Con la tavola 1 e con due figure nel testo.; 1 On the Structure and Affinities oi Mnestra parasìtes Krohn; with a revision of the Classification of the Cladonemidae. By R. T. Günther. (With piate s^ 2 ancf 3.) 35 Ancistridi del Golfo di Napoli. Studio monografico sopra una nuova famiglia di cigliati commensali di molluschi marini. Per Raffaele Issel. (Con le tavole 4 — 6.) 63 Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan nelle adiacenze di Capri ed in altre località del Mediterraneo. Relazione di Salvatore Lo Bianco. (Con le tavole 7 a 9.) 109 Drittes Heft. Ausgegeben den 9. Dezember 1903. Über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. Von Fritz Türk. iMit Tafel 10 und'll.) 281 Beiträge zur Kenutnis der marinen Rhizopodeu. Von S. Awerinzew. . . 349 Histologie, Histogenese und Bedeutung der Mucosa uteri einiger viviparer Haie und Rochen. Von August Brinkmann. (Mit Taferi2— 14.) . 365 Studii anatomici su Michaelsena macrochaeta Pierant. Per Umberto Pierantoni. (Con le tavole 15 e 16.; 409 Viertes Heft. Ausgegeben den 2. Dezember 1904. Über die künstliche Hervorrufung von Dottermembrauen an unbefruchteten Seeigeleieru. Zweite ^littheilung. Die Hervorrufung von Dottermembranen durch Silberspuren. Von Cur t Herbst 445 Beiträge zur physiologischen Methodik mariner Thiere. 1. Aplysia. Von W. Straub. (Mit Taf. 17 u. 5 Fig. im Text.) 458 Metamorphosis and Life-history of Onathia maxillaris. By Geof frey Smith. (With piate 18.) . . . ." \ . . 469 Notes sur les Cyclomyaires. Par A. Korotneff. (Avec Planche 19 et deux figures dans le texte.' 480 Recherches sur la phylogenèse des Tuniciers. Archiaseidia neapolitana nov. gen., nov. sp. Par Charles Jnlin. (Avec Planche '20.) 489 Notes on some Hydromedusae from the Bay of Naples. By Chas. W. Hargitt. With plates 21 and' 22.) 053 — V MITTHEILUNGEN AUS DER ZOOLOGISCHEN STATION ZU NEAPEL ZUGLEICH EIN REPERTORIUM FÜR MITTELMEERKÜiNDE. 16. BAND. 1. und 2. HEFT. MIT 9 TAFELN UND 2 FIGUREN IM TEXT. « M « - « ' BERLIN. VERLAG VON R. FRIEDLÄNDER & SOHN. 1903. Ausgegeben den 3U. April 1903. C^^ Inhalt. Trinci. Giulio, Di una nuova specie dì Cytacis gemmante del Golfo di Napoli. (Con la tavola 1 e con d\ie figure nel testo.) Günther. R. T., On the Structure and Affinities of Mnestra parasites Krohn ; with a revision of the Classification of the Cladonemidae. (With plates 2 and 3.) . . Issel, Raffaele. Ancistridi del Golfo di Napoli. Studio monografico sopra una nuova famiglia di cigliati commensali di molluschi marini. (Con le tavole 4 — 6.) Lo Bianco, Salvatore, Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan nelle adiacenze di Capri ed in altre località del Mediterraneo. (Con le tavole 7 a 9.) Sé Die Herren Mitarbeiter der »Mittheilungen aus der Zoologischen Static zu Neapel« erhalten von ihren Abhandlungen 40 Separat- Abzüge. Verlag von R. Frieclländer & Sohn, Berlin N.W. 6, Cavlstraße ii. In imserem Verlage erscheint : Das Tierreich. Eine Zusammenstellung und Kennzeichnung der rezenten Tierformen. Begründet von der Deutschen Zoolog-ischeu Gesellschaft. Im Auftrage der Königl. Preufsischen Akademie der Wissenschaften zu Berlin herausgegeben von Franz Eilhard Schulze. In Lieferungen, groß Lexicon- Octav, mit zahlreiclien Abbildimgan im Text. Soeben wurde ausgegeben: 18. Lieferung: (Aves.) Paridae, Sittidae et Certhiidae bearbeitet von C. E. Hellmayr (München) XXXI und 255 Seiten mit 75 Abbildungen. Subskriptionspreis (bei Bezug des ganzen Werkes) 12.G0 J/. — Einzelpreis 17 J/. Früher sind erschienen: Probelieferung. Helio20a. Bearbeitet von F. Schaudinn (Berlin). 24 Seiten mit (Prtt'.zoa). 10 Abbildungen. 189ß. Preis Mark 1.50. I.Lieferung. Podargidae, Caprimulgidae und Macropterygidae. Bearbeitet von (Aves.i K. Hartcrt Tring;. VIII und OS Seiten mit 16 Abbildungen imd 1 Beilage (Terminologie des Vogelkörpers von A. Reichenow. 4 Seiten mit 1 Abbildung). 1897 II. Subskriptionspreis ,// 4.50. — Einzelpreis J/ 7.—. 2. Lieferung. Paradiseidae. Bearbeitet von The Hon. Walter Rothschild. VI (Ares.) »uid .">2 Seiten mit 15 Al)bildiingen. 1898 IV. Subskriptionspreis J/ 2.80. — Einzelpreis .^ 3.60. rortsetsmif/ auf der 3. T'inschlftffseifr, MAY ^[ 1903 Di una nuova specie di Oytaeis gemmante del Golfo di Napoli. Ricerche del Dott. Giulio Trinci in Perugia. Con hi tavola 1 e con due figure nel testo. Sommario : Introduzione. 1. Descrizione sommaria della medusa ed esposizione dei mezzi tecnici usati. 2. Della gemmazione e delle gemme. a) Distribuzione delle gemme lungo il manubrio. b) Sviluppo delle gemme. 3. Osservazioni anatomiche sulla medusa. a) Tentacoli e stili boccal. b) Endoderma gastrico. e) Gonadi. 4. Determinazione specifica della medusa. 5. Considerazioni biologiche sulla G. minima n. sp. Elenco bibliografico. Spiegazione della Tavola. Introduzione. Il Plankton del Golfo di Napoli, nell' Agosto e Settembre del 1897, fu straordinariamente ricco di una piccola medusa gemmante, che, nello stesso periodo, suole comparire tutti gli anni. Il Prof. Monticelli ne raccolse numerosissimi esemplari per uno studio che aveva in animo di fare, limitandosi per allora ad asseguarla al g. Cytacis, e come tale fu annoverata dal Dott. Lo Bianco a pagina 459 del suo lavoro «Notizie biologiche riguardanti specialmente il periodo Mittheilungen a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 1(1. 1 2 Giulio Trinci di uiatiività sessuale deg-li animali del Golfo di Napoli» (1899). 1 questa Cf/iacis il Prof. Monticelli ha voluto^ aftidarmi lo stud poiieudo a mia disposizione il largo materiale raccolto e procurai domene ancora dell' altro dalla Stazione Zoologica, grazie alla co tesia del Dott. Lo Hiancoi. 1. Descrizione soiniiiaria della medusa ed esposizione dei niez tecnici usati. La campana delle i)iccole meduse, sormontata da una cupo gelatinosa, misura appena l'altezza di mm 0,27 a 0,33 e la la ghezza di mm 0,20 a 0,24. Nei punti in cui i canali radiali, numero di (juattro ed esilissimi, sboccano nel circolare, si distinguoi quattro bulbi conici da ciascuno dei quali dipartesi un tentacolo, manubrio, lungo da mm 0,16 a 0,23, termina con quattro stili bo cali perradiali, armati alla estremità di cnidoblasti, ed appare, nel maggioranza degli esemplari, carico di gemme nei più svariati stai di sviluppo. L'apertura del cavo sottombrellare è limitata da i velo ben distinto (fig. 1). Parte delle meduse erano state fissate con liquido di Flemmin parte con sublimato corrosivo. Le prime conservavano assai bei la figura della campana, mentre le seconde si mostravano notevo mente deformate e raggrinzite. Quest' ultime non pertanto si pr^ starono assai meglio delle altre al trattamento con le sostanze col ranti, fra cui eccellenti risultati mi diedero l'ematossilina aceti( dell' JÄHRLICH ed il paracarmiuio del Mayer. E poiché, per alcui ricerche di cui parlerò innanzi, erami necessario di ottenere d tagli perfettamente trasversi o longitudinali dei manubri, feci tesoi della circostanza che le meduse trattate con liquido di Flem.^iij; l)resentavano lombrella trasparcntissima ed i manubri ed i bui tentacolari perfettamente anneriti, per poterle orientare convenient mente, malgrado la loro estrema piccolezza. Per conseguire l'intent operavo così: per mezzo di un piccolo pennello disponevo seconr il desiderio, in una sottile fetta rettangolare di albume congulat quattro o cinque csem})lari in fila, che attaccavo mediante albumii glicerinata trattata con alcool assoluto, curando che gli assi princ ' Debbo pure :il Sig. Dott. Lo Bianco di aver potuto esaminare i poc esemplari rinvenuti nelT estate scorsa 19(il e completare, coli osarne sul viv le osservazioni fatte sul materiale conservato. Di una nuova speci(i di (Jytaeis se^niante ecc. 3 pali (lei manultrì fossero (lisi)osti parallelnmente o perpeiidieolar- mente ad uno dei lati del rettangolo; la quale operazione era rela- tivamente facilitata dal contrasto fra il candore della fettina ed il nero dei manubri. Eseguivo poi i tagli, dopo inclusione in paraffina, paralleli al lato secondo cui i manubri erano stati orientati, e le se- zioni ne risultavano longitudinali o trasverse. In quanto ai manubri delle meduse rissate con bicloruro mer- curico, non potei orientarli in alcun modo, avendo il fissativo reso alquanto opaca l'ombrella. Tanto meno, in causa dell' estrema pic- colezza degli animali, potei preparare dei manubri isolati. 2. Della geniuiazioue e delle gemme. a) Distribuzione delle gemme lungo il manubrio. Come già ho detto, gran parte delle meduse da me osservate presentavano lo stomaco coperto di gemme nei più svariati stadi di sviluppo; alcune così grosse da superare con il loro diametro quello del manubrio nella sua parte più larga. Anziché attenermi alla fine anatomia di questi animali, tanto più che la loro fissazione non li prestava gran fatto a tal genere d'indagini, rivolsi precipuamente la mia cura allo studio non meno interessante della gemmazione; e poiché altre Margelidae gemmanti avevano dato argomento ad un lavoro del Chun^ volli vedere quanto i risultati del suo esame si potessero accordare con quelli del mio. Credo opportuno frattanto di riferire rapidamente le conclusioni della memoria da lui pubbli- cata a tal proposito, astraendo per ora dalle considerazioni teoretiche che ne trae. Egli ha studiato la gemmazione nelle Sarsiadae [Sarsia goìiìid- fera, Dipurena doUchogaster^) e nelle Margelidae {Rathkea octopunc- tafa, Lix,xia Clajjarèdei, Cytaeis macrogaster). Nelle prime le gemme traggono origine dall' endoderma ed ectoderma della medusa madre e sono disposte ad elica sul manubrio, diminuendo di volume ed età in direzione distale (l'A. chiama prossimale la regione del manubrio vicina al punto della sua inserzione alla sottombrella, distale quella vicina alla bocca). Inoltre al punto di inserzione di ciascuna gemma 1 II Chun in: Coeleuterata, Bronn's Thierreicli 1894 pag. 232—234 dà un elenco completo delle meduse in cui è stata osservata la gemmazione. ~ Il Prof. Monticelli (1897) ha dimostrato che questa medusa è invece la Slabbcria (Dipurena) ophiogaster. 1* 4 fiiulio Trinci lii;liu notasi ima i)ic('(»la gemnia di riserva ed anche per c|ueste persiste la legge constatata per le altre. In quanto alle Margelidae, escludendo la Cytaeis ìnacrogaster in cui l'A. non è riuscito a riconoscere se la gemmazione sia regolata da una legge ({ualsiasi, le gemme si dispongono interradialmente in cerchi sovrapposti di quattro ciascuno, decrescenti in direzione di- stale per età e grado di sviluppo. Nel primo ciclo prossimale esse 1 sono disposte secondo la formula 3 4 , in cui l'ordine progressivo 2 delle cifre indica il modo con cui si succedono in età ed il posto 5 che occupano. Nel ciclo sottostante 7 8 la gemma 5, immediata- 6 mente successiva alla 4 in età, si dispone sotto alla gemma 1 e risulta la più anziana del secondo ciclo come la 1 lo era del primo; e così similmente per gli altri cicli. Infine il Chun dimostra come nelle Margelidae le gemme trag- gano origine dal solo ectoderma materno. La regolare disposizione delle gemme, intrav veduta già dal Sars (1846), che è stato anche il primo (1837) a notare l'esistenza di meduse che producono altre meduse per via gemmipara, nella Rathkea [Cytaeis] octopimctata, e confermata poi per altre Margelidae dal FoRBES (1848), Buscii (1851) e Krohn (1851), viene studiata e discussa più ampiamente dal Chun. Avendo il Sars poi osservato che le gemme figlie presentavano attaccata allo stomaco un' altra generazione di gemme nepoti, il Chun constata che anche queste, nella disposizione secondo l'età, seguono la legge da lui riconosciuta per le gemme figlie. Neil' esporre i risultati dello studio da me eseguito sull' ordine con cui dispongonsi le gemme lungo i manubri della medusa in esame, tratterò la questione dagli stessi punti di vista secondo cui l'ha trattata il Chun. Mi preme però di far subito manifesto che se le risposte ai singoli ((uesiti semlu'eranno coincidere nell' insieme con (luelle date dal Chun, in modo da prestare argomento alla ge- neralizzazione, per il gruppo delle Margelidae, delle leggi da lui euniiciate, non mi sento per questo autorizzato a conclusioni gene- rali, reimtando necessario ancora la conferma dei fatti da parte di nuovi osservatori su altre specie del gruppo che si prestino meglio della mia all' indagine. Imperocché niente mi è sembrato più peri- Dì una nuova specie di Cytaeis gemmante ecc. 5 coloso che il voler fare della g-eometria in condizioni sì difficili. Difatti, a parte la circostanza non trascurabile che le mie meduse erano non poco più piccole di quelle del Chun, e con ciò veniva aumentata la difficoltà della ricerca, debbo dire che nell' indagine della disposizione delle gemme non mi è stata di alcuna utilità l'osservazione diretta dei manuljrì, che, pare, tanto abbia giovato al Chun (vedi le sue figure, tav. 2 fig. 1 — 1); inquantochè non solo non ne ho potuto preparare alcuno isolato, ma neppure l'osservazione per trasparenza attraverso l'ombrella mi li a dato risultato vantaggioso a cagione della loro tinta nerissima. che, per lo meno, impediva la distinzione delle gemme di minor volume rivolte verso l'osservatore. Ne ho potuto giovarmi della osservazione sul vivo, perchè anche questa era resa impossibile dalle contrazioni periodiche della cam- pana e del manubrio. È evidente adunque, che l'unico mezzo che mi rimaneva per raggiungere l'intento, era l'esame delle sezioni in serie di manubri convenientemente orientati. Ho già parlato dell' artificio usato per (•ttenere dei tagli orizzontali e longitudinali, e non occorre insistere sulle difficoltà incontrate nell' orientamento, dovute sopratutto alla circostanza che i manubri trovansi quasi sempre spostati dall' asse principale della campana in causa del grande svilui)po di alcune gemme prossimali e che, non sempre, attraverso l'ombrella più o meno raggrinzita, è agevole il poter giudicare quando essi giacciano in buona positura. E ben si capisce un orientamento, men che per- fetto, essere sufficiente, dato l'estrema piccolezza degli animali, a trarre in inganno nella interpetrazione delle sezioni. Per la qua! cosa, quantunque sia riuscito talvolta a ricavare serie di tagli dis- cretamente adatti per il genere d'indagini propostomi, ho creduto tuttavia necessario, prima di riferirne le conclusioni, di avanzare qualche prudente riserva. Ed ora passo all' esposizione dei quesiti messi in campo dal Chun; ai quali, poi, aucli'io risponderò partitamente. 1) Quanti cerchi di quattro gemme si sviluppano ordinariamente? 2) La legge che le gemme opposte si succedono tra loro per età e sviluppo, vale per ogni cerchio? 3) In quale relazione stanno i cerchi più giovani con i più an- ziani? 4) Si sviluppano come nelle Sarsiadae delle gemme di riserva? 5) In quale relazione stanno le gemme nepoti con le figlie? Giulio Trinci Al primo quesito rispondo, che anche nella medusa da me esa- minata le gemme sogliono disi)orsi interradialmente in cerchi di quattro ciascuno. 11 più delle volte ho osservato un solo cerchio sufticicntemente svilui)pato e talora non completo. Altra volta le gemme erano più numerose e mostravano di appartenere a due o fìnanco tre cerchi diversi; nel qual caso il prossimale appariva in- completo per essersene di già staccata qualcuna, ed il distale trova- vasi in una fase di sviluppo assai primitiva. Mai ho trovato ma- nubri, come quelli rappresentati dalle figure 4 e 5 del Chun, con quattro cerchi e tutte le gemme in posto. Penso che la causa della scarsezza del numero dei cicli possa attribuirsi alla brevità del ma- nubrio (poco più di mm 0,200 nelle meduse di maggiori dimensioni) ed alla relativa grandezza delle gemme più anziane (il cui diametro arriva a mm 0,150) rispetto alla mole della madre: le quali, d'altra parte, si distaccano prima d'aver raggiunto un comi)leto sviluppo, come appresso vedremo, per non arrecare soverchio ingombro ed ostacolare l'accrescimento delle altre di origine posteriore. Anche il Chux ha potuto osservare come nella Li\y,ia Cìaparèdei, che ha minor mole della Rathkea octojjunctata, il numero dei cerchi sia miuore. Concludendo, nella Cytaeis in esame non si sviluppano più di tre cerchi di quattro gemme, i quali decrescono in direzione di- stale per età e sviluppo. Al secondo quesito rispondo che, nel maggior numero dei casi, ho trovato d'accordo le mie osservazioni sulla disposizione delle gemme in un cerchio se- condo l'età, con quelle del Chun; vale a dire che, mi servo delle sue parole, «se si osserva la me- dusa madre dal polo aborale e se si pone la gemma più vecchia dorsale all' insù, allora la gemma terza riguardo all' età sta sempre a sinistra e la più giovane a destra della vecchia». Non di meno ho osservato qualche rara eccezione, che il Chun pure av- verte potersi verificare: cioè una inversione nello sviluppo, la terza gemma trovandosi a destra e la (|uarta a sinistra della più anziana. Fig. 1. Di una nuova specie di Cytaeis gemmante ecc. Rispondo alla terza proposizione, che, uei cerchi sovrapposti, le g-emme della stessa età relativa risultano sovrapposte. Mi spiego meglio col diagramma della fig. 1. Consegue da tale disposizione, che le gemme trovansi ordinate in quattro linee interradiali; e, poiché difteriscono tutte tra loro per età e grandezza, risulta che il peso grava diversamente nei quattro interradì. Difatti nella linea A 0 trovansi ordinate tutte le più an- ziane e voluminose di ciascun cerchio, nella i>0 le seconde in età e volume; nella CO le terze e nella DO le più giovani e i)iù piccole. Al ([uarto quesito, se cioè esistano delle gemme di riserva, le mie ricerche mi autorizzano a rispondere negativamente. Circa la relazione tra le gemme nepoti e le figlie (5" quesito), ho constatato che nella Cytaeis in esame anche le nepoti sembrano disporsi sui manubri delle figlie maggiormente sviluppate secondo la detta legge. Giammai potei scorgere più di un cerchio di nepoti, e queste trovavansi sempre in uno stadio primitivo di sviluppo. Esaurita così l'esposizione delle mie osservazioni su tale argo- mento ed espresse le riserve di cui sopra, concludo che un fatto mi risultò non dubbio; che, cioè, le gemme giacciono in quattro linee verticali interradiali. Ma posso ugualmente assicurare l'esistenza di veri cicli sovrapposti di quattro gemme ciascuno? 0 non sarebbe il caso che tale disposizione sia più apparente che reale in causa del breve spazio concesso nel manubrio allo sviluppo delle gemme? Ben spesso infatti, come del resto ha osservato anche il Chun e riprodotto nelle figure 1 e 2 tav. 2, è indiscutibile che due delle gemme opposte di quello che chiamammo un ciclo, e precisamente le meno svi- luppate, si trovano alquanto al di sotto delle due più vecchie, come ho ripro- dotto nel diagramma fig. 2. : il quale mostra che il numero dei cicli in tal caso verrebbe raddoppiato e ciascuno risulterebbe di due sole gemme. Non sarebbe poi nemmeno impro- babile che la brevità dello S])azio, in cui si agglomerano le gemme, mascherasse la vera posizione delle due situate l'una di fronte all' altra, potendo esse anche trovarsi in piani differenti per quanto ravvicinati nella dire- zione dell' asse verticale. In tal caso le gemme })Otrebbero immaginarsi g Giulio Trinci disposte in punti fni loro non eciuidistanti di un' elica a passo molto breve, oppure secondo due eliche ciascuna delle quali sarebbe segnata dalle gemme di due interradì opjìosti. Per (luanto io abbia affacciato questi dubbi, che d'altronde, data la difficoltà delle indagini, mi sembrano ragionevoli, non escludo af- fatto che la legge di distribuzione delle gemme possa essere (luella esposta dal Chux. In ogni caso rimane fermo il fatto che la pro- liferazione non avviene in modo saltuario, ma soggiace a norme costanti : fatto che acquista maggiore importanza quando si consideri ehe ci conduce a ritenere dipendente da una legge la gemmazione di tutte le specie del g. Cìjlaeis, quantunque il Chun non sia rius- cito a riconoscere ciò per la C. macrogaster. Ora il Chun si domanda: «Perchè le gemme si sviluppano in punti determinati del manubrio?» Egli tenta di spiegare le ragioni di questa regolarità ' e i)rende da ciò occasione per criticare la teoria del Weismann sulla gemmazione. Il concetto che alla costituzione delle gemme nei Celenterati prendessero parte ambedue i foglietti, entodcrma ed ectoderma, valse indiscusso fino agli ultimi tempi. Peraltro il Weismann, cui sembrava difficile spiegare la regolarità della disposizione delle gemme ammettendo che alla loro formazione prendessero parte ambedue i foglietti materni, in base ad argomen- tazioni teoretiche eseluse l'idea che tutte le cellule dell' ectoderma e dell' entoderma materno fossero provviste dell' idioplasma accessorio necessario alla gemmazione e, poiché negli Idroidi la formazione delle cellule germinali procede sempre dall' ectoderma, suppose che anche l'idioplasma di gemmazione fosse contenuto nell' ectoderma. Ma il Chun osserva giustamente che, anche ammettendo tale ipotesi, la ragione della re^^olare disposizione delle gemme rimane ugualmente sconosciuta; poiché queste potrebbero trarre origine dai due foglietti da uno solo o magari da una sola cellula ectodermica, senza che perciò rimanga in alcun modo chiarita la ragione del loro aggrupi)a- mento regolare. Inoltre le esperienze del Davenport (1891) sulla rigenerazione dell' Obelia accennano piuttosto ad una uniforme ri- partizione del i)lasma, anziché ad una localizzazione. Perciò, egli dice, chi credesse di si)iegare su tali basi la regolarità della gem- mazione delle Margelidae, innesterebbe un' ij)otesi ad un' ipotesi. Noi non avremo una spiegazione soddisfacente di tale legge se non ' Anche in ciuscuii {genere di colonie idroidi lo «^cniiiie si distriliuiscono secondo una legge, deterniinata. V. in projiosito i lavori del Dkiesoh (1889 — 1890). Di una nuova specie di Cytaeis gcimnante ecc. 9 quando l'avremo riportata all' intlueuza di fattori conosciuti, vale a dire di forze raeccanico-fì siche e chimiche. Senza dubbio per l'ag- gruppamento delle gemme i loro momenti statici sono di grande im- portanza. E poiché, condizione indispensabile, perchè il movimento della campana sia continuo in linea retta nel senso dell' asse prin- cipale, è, che il peso sia uniformemente ri])artito attorno al manubrio, egli osserva che tale condizione è soddisfatta nei manubri allungati (Sarsiadae) da una disposizione ad elica delle gemme e nei raccor- ciati (Margelidae) da una disposizione su quattro linee longitudinali opposte. Un osservatore, egli dice, che fosse famigliare con le leggi della statica e della meccanica, sarebbe in grado di considerare la questione da tali punti di vista che faciliterebbero di molto al nostro intendimento il significato della regolare disposizione delle gemme. Ed a questo riguardo osserva che, come per leggi conosciute si porta un carico tanto più facilmente per quanto più sia posto vicino alla inserzione del braccio di leva, così nella loro disposizione le gemme più grandi occupano la regione prossimale e le più pic- cole la distale del manubrio materno. In conclusione il Chun non può ammettere l'ipotesi del Weis- mann, anche perchè non è vero che gli elementi sessuali nei Celen- terati traggano sempre origine dall' ectoderma. Che se le vedute del Weisjiann sembrano venir confermate dagli studi del Lang (1S92), il quale 1 interpetrò come dovute al solo ectoderma le gemme dell' Hi/dra, Eudendriioìi e Phimularia, è vero altresì che le con- clusioni di questi rimasero infirmate da ulteriori osservazioni del Bkaem (1894). Non rimarrebbe adunque in sostegno dell' ipotesi del Weismann che il caso delle Margelidae, ma il Chun ritiene che non si possa da un caso isolato far punto di partenza per specu- lazioni teoretiche di indole generale. Per quanto a me sembrino giustificate le critiche del Chun in- torno alle ipotesi del Weismann, tuttavia credo di poter osservare che, basando l'interpetrazione della legge di gemmazione su criteri di statica, si arriva a conclusioni tali, che non concordano perfetta- mente con quanto rivela l'indagine diretta dei fatti. Ritengo op- 1 Secondo il Lang, nei punti ove si formano le gemme, le cellule endo- dermiclie sarebbero assorbite e sostituite dalle ectodermiche; queste poi an- drebbero a costituire l'endoderma della gemma. L'Andrews (1892), il Braem 1H94), il Seemger (1S!II\ ecc. hanno dimostrato che tale sostituzione non av- viene affatto e che la lamina di sostegno fra l'endoderma e roetoderma si man- tiene intera. 10 Giulio Trinci portano a questo ])roposito di riferire testualmente le parole del C'iiun: -Il manubrio della medusa madre forma un cilindro ora lungo, ora eorto, nella cui circonferenza il peso rappresentato dalle gemme \iene distribuito così regolarmente, che l'asse principale del corpo materno, nella posizione di riposo, sta perpendicolare L'uguale distribuzione del peso nel manubrio possibilità alla campana, u notante in senso radiale, una progressione in linea retta nella di- rezione dell' asse principale; mentre un carico unilaterale avrebbe })er conseguenza un movimento a spirale continuata.» In conclusione egli dice, se male non intendo le sue parole, che le gemme distribuisconsi in quel modo determinato per mante- nere in equilibrio il corpo materno. Ora a me non sembra che si possa asserire che il carico è uniformemente distribuito attorno al manubrio, quando le stesse figure 1 — 4 del Chün, anziché sostenere, contraddicono apertamente una simile affermazione. Del resto mi sono preso premura, rispondendo al terzo quesito, di dimostrare che ciascun interradio è gravato di diverso carico. Ed invero ciò non può porsi in dubbio, quando si consideri che le gemme degli stessi pesi ed età relativi di ciascun ciclo sono situate nelle stesse verti- cali. Così tutte le gemme più pesanti sono disposte nello stesso interradio; similmente le meno ecc.; e i)er conseguenza il carico risulta distribuito non uniformemente rispetto all' asse principale. L'osservazione diretta delle piccole meduse diede del tutto con- ferma a queste considerazioni; poiché il manubrio mai trovavasi in posizione perfettamente perpendicolare (tav. 1 fig. 1, 3, 4); anzi, in taluni casi, l'enorme sviluppo di alcune gemme lo faceva apparire quasi orizzontale nell' interno della campana (fig. 4). Constatai anche, in parecchi esemplari viventi, che la posizione verticale della medusa non è la consueta, come pensa il Chun, ma che essa può anche mantenersi nelle più svariate giaciture e non nuota i)rogre- dendo ne in linea retta, uè secondo un movimento a spirale; avendo le contrazioni dell' ombrella e del velo importanza minima per la locomozione in sì piccoli organismi jìclagici che sogliono abbando- narsi al capriccio delle onde. Infatti conservai sotto il campo del microscopio per parecchi minuti, senza spostare il recipiente che li conteneva, esemjdari che si contraevano con vivacità ad intervalli. Penso piuttosto che queste contrazioni periodiche, facendo funzionare la campana a guisa di pompa in modo da espellere e rinnovare ogni tanto l'acqua nella cavità sottombrellare, abbiano grande valore ]»er la nutrizione e respirazione dell' animale. Di una nuova specie di Cytaeis gemmante ecc. U Ora, se non è dimostrato il bisogno nella medusa di rimanere verticale secondo l'asse princijìale ed in conseguenza la regolarità della disposizione delle gemme non dipende da ciò, dove ricerche- remo noi le vere cause che la determinano? 11 Chun stesso altrove dice: «Anche delle relazioni favorevoli alla nutrizione potrebbero avervi intiuenza.» Secondo me questa frase assai giudiziosa può fornire la chiave per avvicinarci ad una soluzione del problema più conforme ai fatti e plausibile. Imperocché ponendo mente al fatto che, se alla economia della specie è opportuna una produzione di gemme quanto mai abbondante, (pieste per altro, pur raggiungendo, negli stadi di maggiore sviluppo, dimensioni considerevoli rispetto alla mole della madre, debbono trovare su manubri raccorciatissimi punti di attacco tali, che presentino le migliori condizioni allo scambio dei materiali nutritivi, sembra che non altrimenti potevasi raggiun- gere l'intento, se non mediante una distribuzione delle figlie quale quella che si verifica. Infatti se, ad esem^ìio, volgiamo la nostra attenzione al primo ciclo prossimale (che se anche le gemme fossero disposte secondo una o due eliche di passo molto breve, come sopra dubitai, le condizioni rimarrebbero presso a poco identiche), apparirà manifesto che la seconda gemma in età e grandezza in niun altro punto della circonferenza potrebbe venir nutrita con maggior vantag- gio che in quello che occupa, diametralmente opposto al punto di attacco della prima: la terza e la quarta sviluppandosi successiva- mente agli estremi di un diametro perpendicolare a quello segnato dalla prima e seconda, sembrerebbero trovarsi in non altrettanto buone condizioni ; bisogna però tener conto della loro relativa pic- colezza e che, quando il loro volume e, con esso, il bisogno di nu- trimento aumentano, le altre due già trovausi in grado di nutrirsi direttamente, come appresso dimostrerò, per essersi formata una comunicazione fra le loro cavità gastriche e (piella materna: così le relazioni della terza e quarta trovansi ad essere tanto favorevoli quanto lo erano (juelle della prima e seconda. Successivamente la quinta sviluppasi al di sotto della prima e la sesta della seconda, sempre perchè prima e seconda nutronsi di già direttamente: e così di seguito. Va tenuto conto, in fine, che a mano a mano le gemme prossimali maggiormente sviluppate si distaccano dal manubrio ma- terno. Io credo, adunque, di poter concludere da ciò che ho esposto, che non in base a criteri di statica va interpetrata la legge di dis- posizione delle gemme, ma che piuttosto possa spiegarsi per un 12 Giulio Trinci adattamento inteso ad ntilizzare nel mic,'lior modo lo spazio disponi- bile nella superiieie dei manubri e più eonvenieute alla eeouomia dell' animale. b) Sviluppo delle gemme. Il primo accenno alla formazione di nna gemma, come si osserva su tagli longitudinali di manubri, è dato da una piccola prominenza, costituita di pochi elementi, la quale, se non appartiene al primo ciclo prossimale, sembra venir sospinta verso l'estremità del manu- brio dalla gemma alquanto più sviluppata che si trova nel medesimo interradio e spetta al ciclo sovrastante. Debbo far subito notare un fatto di grande interesse; che cioè questi abbozzi, confermando anche per una Cytaeis il procedimento messo in luce dal Chun per altri generi delle Margelidae, traggono origine dal solo ectoderma. Né su ciò può esservi dubbio; poiché, se, a sviluppo inoltrato, i li- miti fra l'endoderma materno e la gemma divengono più indecisi sino a scomparire del tutto, in qnesto primo stadio è sempre distin- guibile una sottile lamina basale che divide nettamente l'epitelio della cavità gastrica della madre dalla giovane formazione (fìg. 12 e 19). Io non ho stabilito con sicurezza quale sia l'origine prima dei giovani abbozzi; posso soltanto dire che il numero delle cellule da cui sono costituiti è assai limitato e che essi raggiungono appena un diametro di mm 0,020 a 0,025. Le cellule, di carattere indif- ferente, mostrano dei nuclei del diametro di mm 0,003, nel cui cen- tro è visibilissimo un nucleolo fortemente colorabile del diametro di mm 0,001 circa. I nuclei, rotondi, sono circondati da un esile alone di citoplasma i cui contorni poligonali, che raramente si distinguono con chiarezza, danno a vedere come gli elementi siano fortemente compressi fra loro. Negli stadi primitivi di sviluppo delle gemme, difatti, la distinzione dei diversi strati di cellule è resa estrema- mente difticoltosa, non tanto dalla loro picciolezza, quanto dall' es- sere le medesime così strettamente addossate le une alle altre, da non potersene con agevolezza determinare i limiti. È soltanto me- diante la pratica acquistata dall' esame di un numero grandissimo di sezioni, che sono riuscito a decifrare il processo di formazione della nuova medusa. L'insieme dell' accenno di gemma, nel cui interno mai può no- tarsi una qualsiasi cavità, è paragonabile ad una morula. Aggiungo Di una nuova specie di Cytaeis gemmante ecc. 13 che, in sezione longitudinale, si mostra allungato secondo l'asse prin- cipale della medusa, presentando l'aspetto di piccola collinetta a lento declivio, alquanto infossata contro la lamina basale e continu- antesi coli' esile strato ectodermico che riveste il terzo distale del manubrio. Quando gli abbozzi hanno raggiunto una certa grossezza, si comincia a distinguere nel loro interno un gruppo di cellule che tendono quasi a separarsi dalle circostanti; e ben presto essi* ap- pariscono costituiti di due strati fra loro aderenti, di cui l'interno, foggiato a sacchetto, delimita una cavità centrale (hg. 13 e 21). Questo strato interno e la cavità rappresentano rispettivamente l'endoderma e il primo accenno dell' apparato gastro-vascolare della futura medusa. Le gemme in questo stadio misurano un diametro di circa mm 0,U30. Non ho potuto costatare l'origine dello strato interno, che tutto lascia supporre, proceda per delaminazione. I due strati risultano costituiti da cellule di diverso aspetto. Quelle dell' esterno, foglietto ectodermico, non differiscono gran fatto dalle cellule indifferenti di cui feci menzione precedentemente e, poiché sono assai pigiate le une contro le altre, prendono la forma di cubi. La maggior parte dell' elemento è occupata dal nucleo con nucleolo centrale molto rifrangente. Nello strato interno, endoderma, comincia di già a veriticarsi una certa differenziazione cellulare; inquantochè gli elementi mostransi, in generale, allungati verso una cavità centrale, in cui terminano con margine frastagliato, e incuneati gli uni contro gli altri in modo da costituire una solida volta, che sembra sorreggere il foglietto soprastante. I nuclei sono quasi sempre situati nella porzione slargata basilare e mantengono le dimensioni di mm 0,003 circa. Al suo primo apparire, il sacchetto interno mostra la parete prossimale aderente alla lamina di sostegno (fig. 13); lamina che si disegna tanto nettamente da escludere qualsiasi rapporto fra l'endoderma della madre e quello della figlia. Del resto è tale il distacco tra la natura cellulare dei due e così diversa l'affinità per le sostanze coloranti, che non si può affatto rimanere in dubbio sulla questione 1, In seguito il sacchetto si distacca dalla lamina basale per i)or- tarsi nel centro della gemma e, nello spazio che rimane fra esso e la lamina, si intercalano delle cellule provenienti da proliferazione 1 V. pag. 23 la descrizione dell' endoderma gastrico materno. 14 Giulio Trinci deir eetoderma cireost;mtc. M:\ quando, col procedere dello svi- luppo, lo strato cctodermico si invaginerà dall' apice della gemma verso l'interno, il sacchetto verrà nuovamente respinto contro la la- mina di sostegno e sarà posto in grado d'entrare in intimi rapporti con l'endoderma materno. Le gemme, nello stadio di sviluppo or ora descritto, esaminate in tagli trasversi, si veggono costituite, come nei longitudinali, di due strati di cellule concentrici racchiudenti una cavità. Stabilita così l'origine dell' endoderma, passo a descrivere gli ulteriori differenziamenti che avvengono in seno alla gemma, facendo notare che procedono in modo analogo a quello descritto da diversi autori per lo sviluppo delle gemme medusigene degli Idrozoi, mercè l'intervento, cioè, di quella formazione variamente designata coi nomi «Forecast», «Entocodon» o, più comunemente, «Glockenkern»; formazione ectodermica, destinata a limitare la cavità della subum- brella, nonché a fornire il rivestimento del manubrio ed uno strato del velum della nuova medusa. Air apice della gemma si comincia a differenziare verso l'in- terno un piccolo gruppo di cellule ectodermiihe che si spingono contro il sacchetto endodermico, assumendo ben presto l'aspetto di una vera e propria invaginazione cava. Tale è l'origine del < Glocken- kern» ; il (piale adunque non è altro che una invaginazione ectoder- mica, che si inoltra verso l'interno della gemma. Ivi, incontrando il sacchetto endodermico, ne costringe la porzione distale a ripie- garsi contro la prossimale {üg. 1 4, 22 e 23). Così l'endoderma perde quasi del tutto la primiera cavità e prende figura di una coppa a doppia parete, contenente la nuova formazione. L'aspetto della in- vaginazione, che alla sua parte distale mostra le labbra assai rav- vicinate fino a toccarsi, è perfettamente rassomigliante a quello che descrissi per il sacchetto endodermico; cioè risulta costituito di cel- lule a forma di cuneo, frangiate al margine libero e contenenti un nucleo, con nucleolo, nella parte allargata. Le cellule endodermiche poi, per lo schiacciamento avvenuto fra le due pareti, jìcrdono la forma cuneata e prendono presso a poco un' apparenza cubica. L'asjtetto dell' ectoderma che riveste la gemma si mantiene per ora (juale già descrissi. Questa in tale stadio ha un diametro di circa mm 0,040 e, in sezione trasversa, risulta composta di quattro strati concentrici racchiudenti una cavità: l'esterno e l'interno rai)i)resen- tano, risjjcttivamente, l'ectoderma eso- e sottombrellare; i mediani. Di nna nuova specie di Cytaeis gemmante ecc. 15 la coppa cndoderniica a doppia parete; ed infine, lo spazio racchiuso, la cavità della sottombrella. Col procedere dello sviluppo, l'invaginazione ectodermica si ap- profonda; le sue labbra si avvicinano e poi si saldano. Bentosto essa costituisce un vero sacchetto che si separa completamente dal- l'ectoderma esterno, come mostrano le fig-. 15 e 24. Le sezioni longitudinali di una gemma in fase più avanzata mostrano che le cellule dello strato endodermico i)iù interno, pros- sime al punto di inserzione al manubrio della madre, entrano in attiva proliferazione e producono una specie di tappo massiccio che spinge la parte prossimale sottostante del «Glockeukern» ad inva- ginarsi sulla distale (fig. 15 e 25). Questa è l'origine del manu- brio: la gemma in tale stadio misura un diametro di mm 0,045 a 0,050. Se poi esaminiamo delle sezioni trasverse, vediamo che il «Glockenkern» ha preso figura di quadrilatero (fig. 16), i cui angoli, facendo forte pressione contro la coppa endodermica, determinano il saldarsi delle sue pareti in quattro punti [le] che stanno a rap- presentare il primo abbozzo delle «laminae cathammales» della nuova medusa; invece in altri (luattro punti, interposti fra i primi, i due strati endodermici rimangono separati e racchiudono delle piccole fessure (cr), che si trasformeranno in canali radiali. Nello spazio centrale osservasi un piccolo mucchietto di cellule rappresentanti il primo accenno del manubrio [m], della cui origine ho parlato nella descrizione delle figure 1 5 e 25. Il giovane manubrio, coli' aumentare di volume, si spinge ancor più nella primitiva cavità del «Glockenkern» riducendola di molto, e frattanto nel suo interno, fra la massa delle cellule eudodermiche, s'apre uno spazio alquanto irregolare, primo inizio della futura ca- vità gastrica (fig. 17, 26 e 27). Le cellule del «Glockenkern» che rivestono all' esterno il manubrio, si appiattiscono sensibilmente prendendo l'aspetto di un vero strato di rivestimento; quelle situate nella i)arte distale poi, conservansi più o meno cuneiformi o cilin- driche. Voglio anche osservare che è questo il momento in cui la la- mina basale, posta fra le gemme e l'endoderma materno, comincia ad apparire meno schietta. Nondimeno quest' ultimo si conserva sempre completamente estraneo a quanto avviene nell' interno della giovane formazione, che frattanto ha raggiunto un diametro di mm 0,060. Credo anche opportuno di far notare che generalmente 16 Giulio Trinci nelle jicnime il diametro trasverso è al(|uanto più largo di ([nello passante per il loro asse principale. Lo stadio di sviluppo ora descritto è pure caratterizzato da un' attiva proliferazione dell' ec- toderma ai)icale, che, spingendosi verso l'interno della gemma, si risolve in un nuovo invaginamento a labbra molto ravvicinate. La gemma rappresentata dalla tìg. 17 mostra molto chiaramente la cosa. Essa ha un diametro di nini U,üü6. E degno di nota che le primitive pareti della coppa endodermica rimangono disgiunte in tutta la regione distale (anche interradialmente) per racchiudere il canale circolare {ce) e vengono ivi rivestite dalla nuova introflessione ectodermica, ora ricordata, che, accentuandosi maggiormente, si spinge neir interno della gemma fino ad addossarsi alla parte dis- tale del «Glockenkern». Da questo contatto risulta una lamina a doppia parete che sì differenzierà nel velo. Frattanto nella regione prossimale dell' ectoderma di rivestimento del manubrio, si comin- ciano a notare delle prominenze più o meno evidenti, che non è difficile riconoscere per una generazione di gemme nepoti (fig. 1 7 gfi) i. Esse in seguito passeranno per le stesse fasi evolutive che ora sto descrivendo per le figlie. E pure in questa fase che le cellule del- l'ectoderma esterno, le quali fino allo stadio precedente apparivano disposte in un solo strato, si moltiplicano e divengono notevolmente più piccole, limitando fra loro degli spazi assai ben visibili. I loro nuclei si colorano più intensamente di quelli degli altri elementi della gemma. La lamina basale viene assorbita quasi del tutto ed i limiti fra l'endoderma materno ed il filiale divengono meno precisi. Talora il manubrio, notevolmente cresciuto, spingendosi in direzione distale, riempie l'antica cavità del «Glockenkern» (sottombrella) sino ad occuparla del tutto: nel (jual caso essa torna a rendersi ben distinta coli' aumentare di volume della gemma. Come difleren/iamento ulteriore, nella parte distale della gemma si cominciano a modellare i tentacoli, per proliferazione dell' endo- derma, in forma di quattro tappi perradiali, i quali, spingendo l'ec- toderma secondariamente invaginato a formare il margine dell' om- brella, ne rimangono rivestiti (fig. 27 e 28); e continuando il loro accrescimento verso il cavo subumbrellare, giungono ad esercitare una forte pressione contro la lamina formatrice del velum, che frat- tanto si è notevolmente assottigliata. In questo stadio di sviluppo 1 Uno sviluppo così precoce delle gemme nepoti conferma le osservazioni del CnuN, il quale nota che altri lo riteneva più tardivo. Di una nuova specie di Cytaeis gemmante ecc. 1 7 sono poi degni di nota due fatti il cui significato verrà tra poco chiarito: la scomparsa cioè della lamina di divisione fra l'endoderma liliale ed il materno e la presenza, lungo quest' ultimo, di infossa- menti nei punti in cui corrispondono il manubrio ed i ((uattro canali radiali della figlia. Questa intanto ha raggiunto un diametro di mm 0,070 a 0,075. Nella tìg. 29 la fase di sviluppo è anche più inoltrata. I ten- tacoli, cresciuti, direi quasi, sproporzionatamente al volume della gemma, hanno rotto il velum nella sua parte centrale, respingendone i bordi laterali in alto, e son penetrati nel cavo sottombrellare. Le cellule del loro asse endodermico, provenienti da proliferazioni distali delle due pareti della primitiva coppa saldate sulla linea mediana, raccolgono ampi vacuoli ed assumono quell' aspetto caratteristico che fu chiamato «notocordale». In genere la struttura del tentacolo è quasi identica a quella che si riscontra nell' adulto: di essa mi occuperò più diffusamente in altro luogo. Aggiungo soltanto che, negli stadi molto inoltrati che precedono il distacco delle gemme, i tentacoli, di già assai grossi, divengono anche molto lunghi e for- mano un gomitolo che riempie quasi completamente il cavo ombrel- lare. Voglio così porre in rilievo che il loro sviluppo relativo è assai maggiore nella gemma che nell' adulto. Anche nelle altre parti della gemma il differenziamento istologico è notevole e già son l)ossibili distinguere nell' ectoderma della sottombrella delle fibre muscolari (fig. 29 mu) e, qua e là, sparse, piccole cellule urticanti. In corrispondenza degli infossamenti poco fa menzionati, l'ectoderma materno viene assorbito, ed i canali radiali e la cavità gastrica della figlia entrano in diretta comunicazione collo stomaco della madre 1. Nei punti ove i due endodermi vengono in contatto, quello filiale comincia a prendere, per la vacuolizzazione delle sue cellule e la comparsa di elementi glandolari, lo stesso aspetto del materno. Anche l'endoderma dei bulbi tentacolari, di già ben visibili, diviene così caratteristico, come descriverò nell' adulto. La gemma in parola ha un diametro di mm 0,108. La fig. 30 ne riproduce una in stadio avanzatissimo, sezionata trasversalmente. Essa raggiunge un diametro di mm 0,132 e già due dei suoi tentacoli sono estroflessi. Gli altri due, ripiegati di- 1 La sezione riprodotta dalla fig. 29 ta parte di una gemma in cui tale comunicazione è già avvenuta. Il manubrio si vede soltanto parzialmente, perchè tagliato a abieco. Mittheilungen a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. 2 18 Giulio Trinci verRain ente, si veggono ancora raccolti nel cavo sottombrellarc. Il nuiuubrio, spostato da un lato, mostra lo «spadix» eudodermico e la cavità gastrica a forma di croce. Alla sua superficie esterna, situate interradialmente, sì veggono due gemme nepoti. Il velum, ancora sospinto nel cavo sottombrellarc, circonda, nella sezione, i tentacoli ed il manubrio. L'ectoderma sottombrellarc, costituito di cellule allungatissime nel senso degli assi trasversi, forma un grosso strato a margine discontinuo: al contrario, nell' adulto, lo spessore ne è Civilissimo ed il margine ben definito. E poi da notare come anche nelle gemme maggiormente sviluppate questo strato si mantenga sempre aderente in tutti i punti all' endoderma dell' ombrella; men- tre nelle meduse adulte, in corrispondenza degli otto antimeri, n'è completamente staccato per formare i così detti sacchi sottombrel- lari, comuni ad altre Margelidae e Sarsiadae. Evidentemente la loro apertura avviene dopo il distacco della gemma; ciò che non si accordcreì)be con le osservazioni del Chun, il quale, in una figura di grossa gemma (Tav. 2 fig. 11), dà i sacchi sottombrellarì come formati. La fig. 30 mostra anche con chiarezza la disposizione dell' endoderma nello spessore della campana (laminae cathammales \Ic] e canali radiali [cr ) e il rivestimento ectodermico esterno. In ((uesto stadio si rendono maggiormente intime le relazioni fra l'en- doderma materno ed il filiale, e dall' aspetto di quest' ultimo, lo si desume capace di assorbire direttamente i materiali nutritivi venuti in suo contatto dalla cavità materna. Si può asserire adunque che in questo momento gli apparati della nuova medusa sono completamente differenziati e capaci di funzionare. Bentosto all' apice del manubrio si apre l'apertura boccale; i tentacoli si estroflettono dal cavo ombrellare e, quando la giovane medusa si distacca dallo stomaco materno, ha l'aspetto di minutis- simo corpicciuolo rotondeggiante munito di quattro lunghe appendici in croce. 11 piccolo animale è già capace di vivere libero quan- tunque i suoi tessuti non abbiano tutti raggiunto un completo dif- ferenziamento. Senza dubbio le ultime fasi evolutive (formazione della gelatina, dei sacchi sottombrellari ecc.) avvengono dopo il suo distacco. Infatti potei osservare delle giovani meduse, di sembiante intermedio fra le adulte e le gemme appena staccate, in cui la ge- latina ombrellare cominciava a differenziarsi. Sebbene le loro di- mensioni fossero assai piccole, pure mostravano di già gemme volu- minose attaccate al manubrio, gemme, la cui origine evidentemente Di una nuova specie di Cytaeis gemmante ecc. 19 rimontava all' epoca in cui le piccole meduse vivevano ancora attac- cate alla madre. Da quanto finora ho esposto, posso conchiudere che le gemme della Cytaeis in esame seguono, in linea generale, gli stessi proce- dimenti evolutivi di già riconosciuti per lo sviluppo delle gemme medusigene delle colonie idroidi. Il fatto più notevole da porre in evidenza è, che, come nelle specie di Margelidae osservate dal CiiUN, anche in questa l'endoderma materno rimane completamente estraneo alla formazione della gemma, ed è soltanto per un adatta- mento dipendente da ragioni di nutrizione, che si stabiliscono negli ultimi stadi di sviluppo dei rapporti secondari fra le cavità gastriche materna e filiale. Il quale fatto è molto importante perchè conduce a ritenere che, anche in tutte le specie del g. Cytaeis. le gemme traggano origine dal solo ectoderma (il Chun, per le cattive con- dizioni in cui si trovava l'unico esemplare di C. macrogaster esami- nato, non aveva potuto determinarlo), avvalorando la supposizione del Chun, che un simile procedimento nello sviluppo delle gemme sia commune a tutte le Margelidae e diffuso, più dì quanto possa credersi, nelle altre meduse gemmanti. Ma sta nondimeno il fatto che, tanto nelle Sarsiadae, secondo il Chun, quanto nella lÀnino- cnida tanganyicae, unica medusa, oltre le Margelidae, in cui sia stato studiato accuratamente lo sviluppo delle gemme, secondo il Günther (1894), alla formazione di quelle prendono parte ambedue i foglietti del manubrio materno i. E ciò prova che non è possibile giungere a conclusioni generali, finche non avremo acquistato maggior numero di conoscenze suU' argomento. A proposito deir origine ectodermica delle gemme nelle Mar- gelidae il Chun osserva come questo fatto costituisca una prova di più in appoggio di coloro i quali ritengono che non sempre sistemi organici omologhi abbiano la stessa origine. Difatti, egli si domanda: si potrebbe sostenere che l'apparato gastro-vascolare di una Margelida prodotta per gemmazione non è omologo a quello di un' altra 1 Ecco le sue parole: «La giovane gemma è, al suo primo apparire, come una piccola sporgenza della parete del manubrio. A formare questa sporgenza vuota prendono parte le cellule di tutti gli strati; la sua cavità è un diverti- colo della cavità gastrica della madre. Perciò una parte dell' epitelio digestivo della madre diventa l'endoderma della giovine gemma e non è improbabile che, per mezzo di questo endoderma, essa possa ottenere il nutrimento per un ul- teriore accrescimento mediante il diretto assorbimento di quei materiali ali- mentari che possono entrare nel suo stomaco dalla cavità gastrica della madre.» 2* 20 Giulio Trinci medusa staccata da un cormo idroide, soltanto perchè nella prima proviene dall' ectoderma e nella seconda dall' endoderma materno? Le omologie non debbono fondarsi sulla origine da questo o quel foglietto ma bensì sui rapporti di posizione relativa degli organi, poiché i foglietti non posseggono ne predisposizioni istologiche, ne organogenetiche. A me sembra che questi apprezzamenti siano degni della mas- sima considerazione e tanto più, quando si pensi che il caso delle Margelidae è tutt' altro che isolato nella serie animale, ma trova riscontro in fatti consimili messi in luce specialmente dagli studi sulla gemmazione dei Tunicati e dei Briozoi, sulla rigenerazione dei Platelminti, Rabdoceli ecc. E per quanto tali fenomeni abbiano tro- vato spesso degli interpetri che han tentato di ricondurli sotto il do- minio delle leggi embriogenetiche, pure rimangono sempre ad attestare che non è sempre prudente di affidarsi al solo metodo embriologico nella ricerca delle omologie. Certamente questo metodo è riuscito prezioso per risolvere certi problemi, come quello, ad esempio, della determinazione della posizione sistematica di molti animali, la cui struttura anatomica è rimasta gravemente alterata da peculiari con- dizioni di esistenza (parassitismo, vita sedentanea ecc.); ma non per questo deve farsene un criterio assoluto; anche in base alla conside- razione, che, se la dottrina dei foglietti non sembra da porsi in dubbio in (guanto concerne gli animali che hanno raggiunto un alto grado di differenziazione organica, forse pùo perdere del suo valore l)er quelli in cui i tessuti mantengono delle caratteristiche di primi- tività, le quali probabilmente, in casi determinati, rendono possibile il verificarsi di fenomeni che sembrano discostarsi dalle leggi em- briologiche. Nel porre termine allo studio delle gemme, faccio rilevare come possa trarsene, secondo il mio parere, un' altra considerazione di (jualche importanza; che cioè, confrontato col processo evolutivo delle gemme della Limnocìiida tanganyicae, delle Sarsiadae e degli Idroidi, (luello speciale delle Margelidae si rivela come primitivo. Impe- rocché nel primo caso la gemma non provvede alla costituzione del proprio endoderma, ma utilizza quello di giù esistente nell' animalegene- ratore, abbreviando in certo modo il proprio sviluppo; mentre nel secondo il nuovo animale comincia dal costruirsi un endoderma suo proprio, in- di) »cndente dal materno, come avverrebbe in uno sviluppo dall' uovo. Di una nuova specie di Cytaeis gemmante ecc. 2 1 3. Osservazioni anatomiche sulla medusa. a) Tentacoli e stili boccali. Credo opportuno ora di entrare in alcuni altri particolari sulla medusa da me studiata, che serviranno vieppiù meglio ad indivi- dualizzarla e porranno in luce qualche questione pendente intorno alla organizzazione delle Margelidae. I tentacoli, in numero di quattro e perradiali, si dipartono da bulbi del diametro di circa mm 0.070, che, negli esemplari fissati con liciuido di Flemming, risaltano marcatamente per l'aspetto ne- rissimo, come il manuln'io e le gemme. Ogni bulbo tentacolare verso l'apertura della campana si ispessisce in un tallone di cellule ecto- dermiche colorato, nell' animale vivente, in giallo bruno. La parte centrale della faccia esterna del l)ulbo è pigmentata in turchino come il manubrio (fig. 1 e 6) ed è priva di macchie ocellari. La superficie dei tentacoli, anch' essi nel vivo giallo-bruni, è all' aspetto verrucosa. Neil' esame che feci degli esemplari a mia disposizione, constatai come la lunghezza dei tentacoli fosse estremamente varia nei diversi individui. Alcuni li avevano tutti e quattro ugalmente sviluppati e lunghi all' incirca una volta l'altezza della campana; altri li avevano tutti di differenti dimensioni. Nella maggioranza dei casi infine, uno o più o tutti mancavano completamente e non rimanevano di essi che i bulbi. Il fatto che le gemme in stadio avanzato non solo posseggono, come dissi altrove, tutti e quattro i tentacoli, ma anche li hanno molto sviluppati rispetto alla loro mole, mi fa credere che anche le meduse provenienti dal polipaio ripetano le stesse condizioni e che la mancanza parziale o totale delle appen- dici non sia congenita. In quanto alle condizioni che potrebbero essere causa del loro distacco, fenomeno riscontrato anche in altre meduse, mi rimangono completamente sconosciute. La figura 9 ri- produce una sezione, secondo un piano radiale, di un bulbo recante una piccola porzione di tentacolo. Al suo apice il rivestimento ec- todermico chiudentesi a dito di guanto mostra che la parte in cui è avvenuta la rottura si è rimarginata. Nella stessa figura, a sinistra dell' osservatore, vedesi l'ectoderma rigonfiarsi, alquanto al di sotto del velum, in un grosso cuscinetto costituito di numerose cellule, che ricordano nel loro insieme l'aspetto delle giovani gemme. Le capsule urticanti (e?/), intercalate più o meno profondamente fra di 22 (riulio Trinci esse, eouferiscoiiü al tallone, con ogni prol)abilità, secondo l'opinione espressa dall" Allman (IS71) per altre meduse, proprietà offensive e difensive. Alcuni cnidoblasti veggonsi sparsi anche nella restante porzione sottile di ectoderma. In ciascuno dei , obbligando il primitivo sacchetto endodermico a foggiarsi a coppa. Ingrand. come in Fig. 12. Fig. lo. Sezione longitudinale di gemma alquanto più avanzata, in cui il «Glockenkern> è perfettamente formato e comincia ad accennarsi il manubrio. Ingrand. come in Fig. 12. Fig. 16. Sezione trasversa di gemma mostrante la formazione delle laminae cathanimales e dei canali radiali. Ingrand. 870 volte. Fig. IT. Sezione longitudinale di gemma, in cui è avvenuta la seconda inva- ginazione ectodermica apicale e si cominciano a differenziare delle gemme nepoti. Ingrand. come in Fig. 12. Fig. 18. Sezione schematica di manubrio mostrante una gonade, quale si pre- senta a completa maturità. Fig. 19—28. Fasi successive dello sviluppo di una gemma (scliemi). Fig. 29. Sezione longitudinale di una grossa gemma con tentacoli ripiegati nel cavo sottombrellare. Ingrand. 760 volte. Fig. 30. Sezione trasversa di una gemma prossima a staccarsi. Ingrand. come in Fig. 29, Fig. 7. Fig. 8. Fig. 9. Fig. 10. Fig. 11. Fig. 12. Fig. n. 35 On the Structure and Affinities of Mnestra parasites Krohn; with a revision of the Classification of the Cladonemidae* By R. T. Günther, M. A, F. L. S. Fellow aiiJ Tutor of Magdalen College, Oxford. With plates 2 and 3. An account of the anatomy and affinities of Mnestra was the piimary purpose of the present paper; hut, during the progress of the work it gradually became apparent that the commonly accepted classifications of the Cladonemidae would be subjected to an undue strain by the forcible introduction of the genus, and that therefore a modified scheme of Classification of this family was needed. It !Ìs to be hoped that a more searching investigatìon of the other Cladoneniid genera and especially of the Haeckeliau genera may soon be made. The present research would bave been impossible for me had it not been for the facilities afiforded by the Naples Zoological Station. Once more I gladly avail myself of au opportunity of thanking my good friends, the Officers of the Stazione Zoologica for their never failiug courtesies to me, as well as to my fellow countrymen who bave occupied Oxford and British Association Tables at their Aquarium. Historical. The discovery of Mnestra was one of the aehievements of the three naturalist friends Gegenbaur, Kölliker and Heinrich Müller during their sojourn at Messina for the jìurpose of becoming more 3* 36 R- T. Günther ncarl.v ae(iu:iintcd witli thc marine fauna of the Meditcrranean. In the aiituum of 1852 and in February and March 1853 a uumber üf specimens oi Phyllirhoe bucephala were captured, which were en- cumbcred with a remarkablc appendale hanging from the anterior third of the ventral niargin of the body. This "gloekeu-formige Anhang" was tirst chronieled in 1853 by Heinrich Müller who suggested that it might possibly be an ad- hering medusa. In the following year it was again described in somewhat greater detail by H. Müller and Gegenbaur who published the drawing reprodueed in figure 37, but although Ihese distinguished observers alluded to the presence in the "Anhang" of refractile bodies resembling ncmatocysts, they did not venture to give it either a name or a position in the animai kingdom. In the raeantime however Krohn fully recognising an affinity with the Gymuophthalmous medusae of Forbes, had endorsed its Claim to be cousidered as the type of a new g-enus which he named after the Danaid 'Shrpx^a. It should however be remavked that Krohn did not quite do justice to H. Müller in writing: "Müller erklärt ihn sonach für ein Organ, dessen Function noch nicht ermittelt sei". This was not thc case. In his tirst announcement of bis discovery Müller suggested that the "Anhang" was a "Qualle", but he also stated the case in favour of the organ theory and left the arbitration for a later observer. In 1875 Claus drew attention to the presence of a deep notch in the margin of the umbrella (pl. 3 Fig. 36) and made a compara- tive study of the histology of the muscular tissue of the subunibrella. Haeckel in 1880 described Mnestra as a "tetracanale parasi- tische Craspedote" but feit himself unable to include it in his System. "Da bisher weder Gonade noch Otocyste beobachtet wurden, lässt sich ihre systematische Stellung nicht bestimmen." An opinion which was also held by Carus in his Prodromus. The present research was bricfly described to the British Association in 1900 and it was tlien stated that in spite of the lack of observations upon the Situation of the gonads, otlier anatomical features had been observed which indicate a dose affinity between Mnest?-a parasites Krohn and ceitain genera of the Cladonemidae and which therefore enable us with some certainty to fix the position of Mucsfm in the .System. It is the object of this paper to give a fuller account of the anatomy and histology of this interesting medusa than has yet appeared. On the IStructure and Affinities of Mueatra parasites Krohn etc. ;i7 Material. During- the spring of 1900 the prevailing- westerly winds uo doubt contribiited to an imusually large number of Phyllirhoe buce- phcäa and Physalia being eaptured in the Bay of Naples. Out of thirty-one individuai« of PhylUrhoe taken between March 28 and April 20, nineteen, or more than half, had a Mnestra adhering to them. My friend Dr. Lo Bianco in the kindest way placed his störe of S])irit-preserved material from the Bay of Naples at my disposai for examination. The dates of capture were unfortunately not re- corded but of forty-three full grown Phyllirhoe every one had or had had a Mnestra upon it. A few microscope preparations made by the late Prof. Kleinen- berg of Messina, which were also submitted to me for examination, indicated in a not less convincing way that during certain seasons in the Mediterranean, it is exceptional to catch a Phyllirhoe bucephala which has not got a Mnestra actually adhering to it, or wliich does not show some sign or scar at the spot where the Mnestra is usually attached. So far as I am aware none of the several species of Phyllirhoe eaptured in seas other than the Mediterranean have been recorded as having been infested with the medusa. At present therefore we are justified in consideriug Mnestra parasites as peculiar to the Mediterranean. Descriptive and Comparative Aiiatoniy. The Mnestra is attached to the Phyllirhoe by its manubrium which is relatively short. The blood of the host and apparcntly other cells also, constitute the nutriment of the medusa and are sucked through the Channels in the manubrium into the gastral Spaces. The Umbrella. The shape of the umbrella is more flattened than is usuai among the free swimming Cladonemidae , but it is rarely as 38 R- T. Günther depresseci as iu Cla rateila prolifera, the creeping larva oü Eleuthena. An iini)ortaut fcatnre Is the freqiient })resence of an in-i)ushiug or 'Mimple" iu the centre of the exumbral surface, from which, in typical cases, four centrifugai grooves proceed interradially to the margiu. A siuiihir grooving of the exumbrella is known in other Cladüuemidae, cspecially duriug contraction e. g. Gemvmria sagittaria Hck. Very frequently one of the grooves is so exaggerated as to uotcli the uml)relhi niargin deeply; but the marginal notch is hy no uieaus so Constant in its presence as to justify us in regarding it, with Claus, as diagnostic of the genus Mncstra. The marginal notch is showu in figs. 1, 2, 36, 39, 40, but was absent from some in- dividuals. I have never seen a specimen with the four meridional grooves developed with such faultless radial symmetry as those drawn by Müller & Gegenbauh and Lankester (figs. 37, 38). All specimens examiued by me were asymmetrical in some respect, and within certaiu limits exhibited a great variety of form and structure, a fact which is in great measure to be attributed to their sessile mode of life. It should however be stated that the symmetry of the velum and circular canal is not much affected by the asym- metrical deep grooves or notch upon the surface of the exumbrella. The central in-pushing in the middle of the exumbrella (figs. 1, 12) is, I think, to be regarded as homologous with the umbral canal (Stielcanal) which places the gastric cavity of the developing Cras- pedote medusa in communication with the gastric cavity of the parent from which it lias budded. If this interpretation be the true one, the in-pushing would be regarded by Hartlaub as homologous with the umbral cavity (rfcheitelhöhle) of Eleutheria. The armament of the exumbrella. The exumbrella is well armed withbatteries of cnido])lasts which are disposed in a ring all round the margin of the umbrella and along four perradial streaks which extend centripetally from the tentacle bases to the in-pushing in the centre of the exumbrella, and sometimes continue down into it. There is a considerable amount of variability in the exact distribution, width and length of these streaks. To these cnidoblast streaks I have applied the name of cnidacts^. * From -/.vtÒTj a nettle and 'oc/xi; a ray. On the Structure and Affinities of Mnestra parasites Krohn etc. 39 In some individuals , a cnidact may be longitudinally divided into two parts (tig. 1 radius 2), tlius forecastìng the condition des- scribed by Mayer in the new species from Florida, Ectopleura minerva^ in which two cnidacts proceed from each tentacle-base to the aboral pole. In Mnestra the streaks are broad near the tentacles, narrow near the aboral pole; a very Constant feature seems to be a distinet broadening- near the middle part of their course. The nematocysts are in a high state of functional activity (tig. 8) and must be very eifective as weapons of ofifeuce or defence. A theory to account for their reteution in the scssile medusa will be considered below. In the possession of a ring of cuidoblasts round the margin of the umbrella, Mnestra is possessed of an organ rare amongst the Leptolinae, and it may well be considered as the first appearance of such a nettle ring or peronium as is to be found among the Grery- onidae or Trachynemidae. In Mnestra however, ali the nematocysts are in a state of oÖensive or defensive activity, whereas amongst so many of the Trachyliuae, they are degraded into parts of a mere skeletal conglomerate. A similar marginai development of cuido- blasts has been recorded in Gemmaria implexa and in Clavatella (= Eleutheria] both Cladonemidae. The Tentacles. The tentacles should be four in numbei-, one at the end of each radiai canal; but individuals with four in a state of complete development are very rare. One, two, three or even ali four may be reduced. The majority of specimens had two adjacent tentacles reduced to mere knobs and many had three or even four reduced to this condition (tigs. 36 — 40). It seemed to me that in some cases the reduction of the tentacles to knobs was a mark of old age. A well developed tentacle of Mnestra is a compound hollow tentaele of the semipinnate type characteristic of the Cladonemidae (figs. 1, 14). The base is swollen and bulb-like; the distai portion is slender, tapering and very extensile, hearing a row of small, stalked club-shai)ed bodies along the enti re length of the aboral side. These bodies (v. infra p. 4o and tigs. 16, 17) contain cnido- blasts and are undoubtedly homologous with the similar and simi- larly situated organs of several Cladonemid genera. For these Organs the terms "Nebenfäden" and "tentaculae" bave already been 40 R. T. Günther employcd, l)ut I should like to propose the more definitely descrip- tive luime oi citidopliars for tbem as well as for kindred structuresi. The bases of the tentacles are much swollen and in some eases seemed to be providcd witb a pigmented patch whieh might be cousidered homologous witb the ocellus of the Cladonemid genera. The Velum and Subumbrella. The velum notwithstanding tbe sessile habit of the animai is well developed, and so is the musculature of the subumln-ella. When attached to the PhylUrhoe the Mnestra makes repeated swim- ming movements l)y contracting the velar and subumbrella circular muscles; and even after Separation from the host feeble spasmodic contractions will continue for some time, but owing partly to the small volume of the shallow subumbrella cavity, partly to the want of vigour in the muscular contractions, the eflbrts are insufficient for actual locomotion, even if the vigour of the contraction be artificially increased by Stimulation. The most probable explanation of the retention of the velar swimmiug muscles in a state of efticient contractility seems to be that they are required for some purpose other thau that of locomotion. Although not admitting of absolute proof, there is ground for a reasonable conclusion that these muscles by their contraction, and the umbrella jelly by its elasticity, increase and diminish the size of the gastric Spaces. And thus a source of power commonly employcd l>y medusae for swimming, seems to have become applied to a suctorial mechanism in Mnestra where organs of propulsion would bc useless. In Illustration of another case in which the alimentary System has been strengthened by the acquisition of an organ from the locomotor system, we may mention those Crustacea in the life history of which swimming appendages turn into masticatory organs. The Gastrovascular System. The gastrovascular system in its most typical condition is simple. There is a central stomach, four radial canals and a cir- cular. canal. The manubrium is invariably inserted into a pit ou * These structiires must not be confounded with the nematophores of the Phiniulaiidne. On the Striicture aud Affiuities of Mnestra parasites Krohn etc. 41 the ventral margin of the neck of the Ph//IlirJioe and is generally so tirmly implauted that the manubrium will sooner be torn in two than let go its hold on tlie host. In one or two instances, I have thought I could detect an indication of oral lobes at tire end of the manubrium, but the indication was too slight aud the modification of the manubrium too great to support any definite comparison with Gemmaria in this respect. The mouth and "oesophageal" portion of the manubrium exliil)its au extraordinary modification of structure, which although paralleled by what is known among certain Acrasped medusae, lias not hitherto been deseribed in any Craspedote form. The oral passage, instead of being freely open, has beeome blocked by a spongy growth of endoderm traversed by minute intercellular Spaces, just as the central mouth of the Rhizostomae has been replaced by a multitude of tiny suctorial passages (red in fig. 41, shown in transverse section in fig. 19). It is a case of like cause producing like effect. Both Miiestra aud the Rhizostomae have adopted a suctorial method of nutrition for which a spacious open mouth, perhaps for purely physical reasous, is not well adapted and has been replaced by a number of small passages. In Rhizostomae these passages are of a well defined nature, in Mnestra they are mere intercellular Spaces in the endoderm. The intercellular passages lead into a spacious axial cavity from which the radial cauals lead on to the circular canal. The central cavity is usually irregulär in shape and offen has pouches communi- cating with it. The radial canals, though typically four, are variable both in number and distribution (figs. 39, 42), Two radial canals may unite aud open by a common Channel into the stomach; a fifth canal may appear betweeu two radii etc. On the whole the variations in the arrangement of the radial canals seem to be more numerous than is usuai amongst free swimming medusae, but it should be noted that in the closely allied Eleutherla dichotoma the number of radial canals seems also to be highly variable (Haeckel). A ciliated epifhelium in the radial canals causes the contained liquid to flow in two opposite directions. Aloug the upper part of the canals there is a centrifugai current; along the lower part, the current is ceutripetal. Thus a very complete circulation is maintained. 42 K. T. Günther Histology. The Ectoderm of the Exumbrella. The ectoderm for tbe most part consists of flattened polygonal cells with small round nuclei. It is generally easy to demonstrate that tbe cells are linked together by slender Strands of protoplasm wbich bridge tbe relatively large intercellular Spaces (iigs. 3, lü). In some individuals wbich were examined in tbe living state, tbe cell outlines altbougb retaining indications of a polygonal sbape, were rounded and tbe slender protoplasmic connections were not to be Seen (fig. 5): it is supposed tbat in tbese individuals tbe proto- plasmic processes bad been witbdrawn eitber on account of old age or on account of bad bealtb. In tbe vicinity of tbe cnidacts or streaks of cnidoblasts upon tbe exumbrella, tbe ectoderma! cells are of a peculiar form (fig. 10). Wbile still retaining tbe polygonal cbaracter, tbey are more elongate tban cells remote from a cnidact. Tbe cells are connected botb with their neighbours and witb tbe cells of tbe streak by attenuated processes of granular protoplasm whicb may be as mucb as tbree or four times as long as tbe cells to wbicb tbey belong. These processes niay be easily demonstrated in osmic preparations, in wbich too a few granules witbin tbe cytoplasm stain a conspicuous brown. The Cnidoblast Streaks. All round tbe margin of tbe umbrella and along tbe cnidacts, tbe ectoderm is of a strikingly different cbaracter. Eising in sligbt relief from tbe exumbral surface, tbe cells of tbe streak are more closely packed togetber and bave smaller nuclei. Two sorts of cells are distinguisbable — interstitial cells and cnidoblasts (tig. 7). Tbe interstitial cells are in some parts delimited witb well defined contours, but in otbers tbeir nuclei lie in an undivided matrix of cytoplasm. Tbe cnid()l)lasts are distributed somewhat irregularly along tbe streaks, whicb vary considerably in brcadtb. In tbe broader parts six or eigbt ranks of nematocysts fili tbe width; a single row of On the Striictnre and At'finities of Maestra parasites Krohu etc. 43 nematocysts lills the uarrower parts. The nuclei of the cnidobhists are easily distinguishal)le from those of the interstitial cells because they are flattened by close appositiou to the nematocysts. Each cuidoblast is provided with a cnidocil ; a drawiug of a transverse section across a cnidact is shovvn in hg. 9. The nematocysts when mature, respond readily to mechanical and chemical Stimuli. The discharged threads are very thin at their free extremities, but are stouter at the proximal ends. The bases of the threads are armed with three or four retlected barbs (fig. 8). The periphery of the umbrella is not so well supplied with thrcad cells as the streaks on the exumbrella. Cnidoblasts also occur upon the tentacles, especially on their bulbous bases. The Ectoderm of the Tentacles. The ectoderm cells are like the epithelio-muscular cells of many other Hydrozoa. Maceration preparations made by the classical method of the Hertwigs, show that the epithelio-muscular cells are columnar in shape, with nuclei near their inner ends, vacuolated near their outer ends and provided with very fine muscular pro- cesses which in the living animai form a layer immediately outside the mesogloea. Along the ab ral margin of certain of the tentacles is a row of cnidophors, stalked ovoid bodies shaped like the conidiophors of Uredineous Fungi (fig. 16). The knobs of these peculiar organs are composed of an outer envelope of numerous small ectoderm cells surrounding four cnidoblasts (fig. 17). The stalks are wonder- fully extensile like those of the somewhat similar organs among the Siphonophora. I could not ascertain the structure of the stalk to my satisfaction even with a 7i2 ^"^^^ oil immersion lens, and the question of its being uni-or multi-cellular is left undecided. Allman described the similar peduncles of Gemmcma as being "of true sarcode identical with that of Rhizopoda". When at full ex- tension the stalks were four or five times as long as the terminal knob, but when contracted the lengths of stalk and knob became approximately equal. The cnidophor stalks like those of Gemmaria implexa Allman, under a low power, show au irregulär contour. Under a high magnitìcation the stalk is seen to be beset with minute processes whieh sometimes present a curious foliated appearance (fig. 1 7 a, f). 44 R. T. Günther The withdraAval of tbe cuidophors is not only efifected by the dimi- nutiou in leiigth of the stalk and its consequent thickening, but also by the adoption of a spirai disposition (fig. 17 e), like the stem of a retracted Vorticella. The Biniilar enidophors in Geininaria and Ptei'oneina seem to be more pleutifully supplied with nematoeysts, and if drawings of them are to be trusted, are rather more pointed in shape. In Gemmaria moreover the enidophors are furnished with long vibratile cilia (Allman). Ectoderm of Subumbrella and Velum. The ectoderm of the subumbrella is almost entirely eomposed of long fnsiform miisde cells with elongate nuclei (hg. 11). The preparation shown in tig. 12 was made from au animai which had bcen kept alive in seawater tiuged with soluble Carmine. The niuscle tibres remained unstained, but their nuclei became light pink and there appeared a number of round vacuoles of all sizes tilled with Carmine solution. The largest were larger than the nuclei, the smallest were extremely small. The velum is also strongly muscular. It is eomposed of two layers of flattened contractile cells of a peculiar nature. Claus originally described such cells as part of the "Öchirmmuskulatur", but in all specimens which feil into my hands, the cells of Claus occurred only in the velum, the musculature of the subumbrella being invariably eomposed of elongated cells like those described above. The illustration given by Claus (tig. 13) of a single cell seems to me to be a correct representation of a velar muscle cell. In shape, widest in the middle and tapering towards the ends; nueleus oval, with one or two nucleoli, in the broadest part of the cell; cytoplasm for the most part hnely granular, but traversed with transversely striatcd fibrillae (myonemata) which occasionally brauch, but 011 the whole run parallel to the major axis of the cell. Mesogloea. The mesogloea is structureless and devoid of immigrant cells. The mesogloea is fairly well developed in all regions of the body. A noteworthy feature is that it thins out and is absent in On the Structure and Affinities of Mnestra parasites Krohn etc. 45 the axial line of the medusa, so that there the ectoderm comes into contact with the eudoderm of the gastric cavity. In this respect Mtiestra resembles such forms as Eleutheria in which a "Scheitelhöhle" or exumbral cavity is developed. Endoderm. The endoderm cells of the orai end of the manubrium bave lost the usuai epithelial structure, and as has already been men- tioncd, form a meshwork of spongy reticulated tissue which entirely fills the inside of the manubrium, as shown in the transverse sec- tion (fig. 19). In optical section this plug- of reticular tissue strongly resembles the open meshwork of digestive cells which has been seen by many in other Coelenterata, e. g. Lankester and Günther in Linmocodiwn; but whereas in the latter case the endoderm is a mere inner lining to the manubrial canal, it forms a plug completely tìlling the cavity in Mnestra. Spherical nuclei like those in the other gastric endoderm are si- tuated at intervals in the Strands of protoplasm which connect the cells with one another. Within the intercellular spaces of this cell- complex may occasionally be observed small round corpuscles indistinguishable from small round corpuscles in the blood of the Phyllirìioe and also in the other gastro-vascular spaces of the Mnestra. It is worthy of notice that in Mnestra cells seemingly devoted to digestiou occur in the distai portion of the manubrium, whereas for the most part, in other medusae, such digestive cells line the proxi- mal portion of the digestive cavity alone. This difference may be attributed to the difference in the food of free living and of para- si tic medusae. The rather irregularly shaped centrai gastric cavity is lined with a protoplasmic network containing many nuclei (lig. 20). The intercellular spaces in this region are much smaller and the proto- plasmic Strands are much thicker than in the manubrium. Endoderm of radiai and eireular canals. The endoderm at the junction of the radiai canals with the stomach is of the nature of a ciliated pavement epithelium (tig. 21). The cells bave spherical nuclei, irregulär polygonal outlines and 46 R- T. Günther ave jibout twice as broad as liigb. I bave not actually seen cilia lipon tbem, but currents, rendered visible by particles suspended in tbc fluid, made it quite clear tbat tbe cells must be furnished witb vibratile processes. Tbe epitbelium of the circulav canal is of a like nature. In transverse sections it would appear tbat tbe radial canals are en- compassed by about 8 cells, wbereas 6 are sufficient to go round tbe circular canal of smaller girth (figs. 11, 22). Endoderm of Tentacles. In tbc bollows of tbe tentacles the endodermal lining becomes tbicker and tbe cells more columnar. Each cell has a flagellum. Tbe nuclei are situated dose to the attachment of tbe flagellum near the outer end of tbe cell (fig. 23). Many of the cells are vacuolated, a single large vacuole next tbe mesogloea in each, and some contain large spherical droplets which are stained brown in osmic preparations but are yellow in tbe live organism. It will be noticed tbat tbe nuclei and vacuoles bave the same relative disposition both in the endoderm and in tbe ectoderm. The nuclei are situated nearer to, and tbe vacuoles are situated further from, tbe axis of the tentacles. In tbe reduced tentacles i. e. in those which do not bear cnido- phors but are reduced to mere stiimps, the endoderm cells are of a taller form. On comparing tbe section through such a stumpy, re- duced tentacle (fig. 24) witb tbe section through a fully developed tentacle, part of which is shown in fig. 16, we are led to tbe con- clusion tbat the total uumber of endoderm cells is very much tbe same in each of tbe two cases, altbough in tbe one case tbe endoderm cells are very closely packed togetber and contain few or no inclu- sions (vacuoles etc.), wbereas in tbe other case the cells are much expanded and contain many inclusious. Tbe endoderm cells in the cnidophor, hearing tentacles are cusbion-like and distended; those of the reduced tentacles are compressed. A possible explanation of this difforcncc seems to me to be tbat tbe cnidophorous tentacles are in need of some extra skeletal support for tbe proper performance of their functions. This support is atforded by the turgidity of the distended endoderm cells as is also tbc case in many other Hvdrozoa. On the Structure and Affinities of Mnestra parasites Krohn etc. 47 Greographical Distribution. Mnestra parasites lias been recorded from Messina and tlie Bay of Naples. PJujlUrho'é is an alraost world-wide genus; its several species bave been foimd to inhabit tbe N. and S. Pacific, the Indian Oceau and S. Atlantic as well as the Seas of Southern Europe. Yet if a sessile medusa infested such a large proportion of the exotic as of the Mediterranean individuals, it could hardly bave escaped the notiee of such accurate describers of PhylUrhoe as Quoy & Gaimard, Eydoux & SouLEYET, or Macdonald. We are tberefore justified in statìng that the evidence is in favour of Mnestra jiciras^ites being confined to the Mediterranean and possibly adjoining seas. The relation of the Mnestra to the Phyllirhoe. Is tbe relation between Mnestra and Phyllirhoe one of parasitism or one of symbiosis? Ali through tbe present paper, tbe opprobrious epitbet "parasitic" bas been avoided and tbe less inferible "sessile" has been employed. There is no doubt but that tbe adult Mnestra like a vampire lives by bloodsucking and there also seems reasou to believe that its young may be parasitic ab ovo; but may not the Phyllirhoe derive some advantage from tbe Mnestra it bears? Tbe facts pertiuent to the present discussion seem to be 1. That more than half of tbe Phyllirhoe examined were in- fested by Mnestra. 2. That tbe Phyllirhoe does not seem to be appreciably bandi- capped in its swimming powers by its bürden. 3. That tbe Mnestra was never found attached to any part of a Phyllirhoe except to tbe "tbroat", upon tbe ventral margin of the body immediately beneatb the junction of tbe Oeso- phagus wìth the stomach. 4. That tbe exumbrella of the Mnestra is well equipped with nematocysts whicb on account of their position are useless for attack against the Phyllirhoe, but whicb bave been observed to bave been used witb effect against another animai. 48 R. T. Günther At what stage the Mncstra fixes i<^self to the Plnjllirlioè is still a mystery, but a mystery whicli the facts come iiear to clearing up. Amoug the very yoimgest individiials of PJ/ylHrhoe, a larg-er pro- portion seemed to be devoid of the medusa than was the case with the full grown individuals. The infereuce is that the Mnestra medusa or larva attaches itself to the PliijlUrìio'é after leading a free swimmiog existence of longer or shorter duratiou. If this hypothesis be accepted, it follows as a necessary conse- quence that the numbers of young Mnestra must far exceed the numbers of PJu/lUrJwe, since but a small proportion can ever succeed in settling upon a Phyllirhoe in the open ocean. It also follows that the powers of reproduction of the Mnestra must be immensely increased as compared with the generality of medusae, and must, one would think, be greater than is usuai even among raany para- sites. It is therefore most significant that ali who bave hitherto examined Mnestra should bave failed to discover any trace either of sexual or asexual reproduction. To repeat: 1. If our inference be correct that Mnestra passes through a free swimming stage of some duration, it follows that free swimmiug individuals should be very abundant. 2. Its method of reproduction should be much in evidence. But, neither bave free swimming Mnestra medusae been captured in considerable numbers, nor has the mode of reproduction of the sessile individuals been recorded. Such considerations together with a knowledge of rei)roductive l)roce8ses characteristic of parasites led me to the conclusion that the reproductive process of Mnestra might occur, not in the open sea but within the body of the Pki/llirhoe. The migratory pro- pensities of the germ cells of the Hydrozoa are univcrsally acknow- ledged: is there any difficulty in imagining that germ cells which bave originatcd in the manubrium of Mnestra are attractcd by pleutiful nutrimcnt and wander into the nutrient liquids within the PhijUirhoe? Ötimulated l)y this speculation I immediately rccxamined ali available s]»e(*iniens of PJft/llirJfoe, and recognised in many, struc- tiires which bear the greatest resemblauce to ova, 8})eimatozoa and segmenting and dividing embryos (figa. 25 — 35). On the Structnre and Affinities of Mnestra parasites Krohn etc. 49 In tlie youiiger specimens of Phyllirhoe^ 7 — 14 millimetres in Icngth, even tliough infested l)y Mnestra^ I could lind none of these pbenomena, but in most (but not in all) of tbe older Pltyllirhoe of 20 millimetres and more in lengtb, the "young- embryos" were very abundant, lying in the connective tissue of the mollnsc. Drawings of a few are given upon piate 3. In the early stages the cells are grouped regularly enough. The 2, 4 and 8 celi stages ^ may ali he easily found in certain individuala. At the 16 and 32 celi stages the "young embryos" are for the most part of irregulär contour, ellii)Soidal rather than spherical and with a celi or two projecting beyond the others bere and there and thus marriug the symmetry of the whole. The cells are mostly vacuolated. Furthcr than the 32 celi stage I could not trace the young emlnyos, but in several stages they seemed to divide transversely. In certain individuala of Phyllirhoe, there may be noticed locai aggregatious of tiny nuclei which stain well and which I believe may be the spermatozoa of the Mnestra. These nuclear aggrega- tious occurred in the connective tissue in the neighbourhood of and rather posterior to the hermaphrodite glands of the PhyUirhoe. It is supposed that the sperm mother cells of the Mnestra wander to the Position indicated and that the process of spermatogenesis oc- curs there. Fertilisation and the subsequent development would take place within the l)ody of the Phyllirhoe of the embryo. Unfortunately I cannot pretend that these conclusions are to be regarded as indisputable facts. The difficulties and possible errors of the correct Interpretation of the phenomena are unusually great. We are justified in regarding the "developing embryos" and "spermatozoa" as being unessential and in a sense foreign to the Phyllirhoe., for they are not to be found in young or in ali old in- dividuals. It is easy to demonstrate that cells having the appearance of Q^^ or sperm mother cells occur in great numbers at the point where the tissues of the Mnesti'a become continuous with the tissues of the Phyllirhoe, but it is not easy to give irrefragable proof that these cells wander to other parts of the Phyllirhoe and there give rise to the "spermatozoi" clumps or to the earliest stages of the "young embryos". 1 It must be stated that in as much as it is not always easy to enumerate the ex a et number of cells in each embryo the numbers 8, IG, 32 must be taken as approximate only: or merely as descriptive terms to imply that the actual number of cells in the embryo is about that number. Mittheilungen a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. 4 50 R. T. Günther I ueed hardh" add that tlie difficulty of distiuguishiiig a foreign cell of leucocyte appearauce iu the midst of moUuscan conuective tissue is ven great. The further history of the "young embryos"' is unknown. It is possible that they niay develope into planulae whieh make their way out of the PlniUirho'f' cither betöre or after its death, lead a free swimming existence for a time and finally settle upon other PhijUirhoe and grow iuto the mature Mnestra. Or, they may in tlie free state grow into medusae whieh settle upon the PhyUirho'è. In auy case we are met with the difficulty of imagining how a small organism endowed with comparatively feeble swimming powers can succeed in attaching itself to a particular region of the surface of a much stronger swimmer. The '"throat" of the Phyìlirhoe is iuvariably mar- ked by the special development of glandulär cells, even in specimens whieh appear not to have been infested by Miiestra: it is possible that a secretion exuded from this region may attract the Mnesti-a. And certainly, if the Mitesira attached itself to most other parts of the PJn/Uirhoe, the swimming powers of the latter would be greatly impaired. One Observation would seem to indicate that in that particular case the Mnestra had only recently become attached to the PhijUi- rhoe and had led a free swimming medusa life until the said attachment. In April a Mnestra, firmly adhering to a PhyUirhoe, was captured, whieh had the shells of three pelagic organisms be- longing to the family of the Tintinnoida in diverticula of its gas- trie cavity (fig. 39). The Shells agreed well with the illustrations of a variety of Bictyocysta poiymorpha (Géza Extz. in: Mitth. Z. Stat. Neapel 6. Bd. pl. 1 4 figs. 3 and 4). Similar Shells are described as having oceurred frequently in the stomach of Salpa and so it is not surprising to find them in those of other pelagic animals. The purpose of the complete armare ent possessed by Mnestra is not at first sight very clear. We cannot suppose that by its nettle batteries it is euabled to numb victims and secure food for itself, since with its mouth firmly anchored to the PhyUirhoe it can neither procure nor devour prey. Mnestra is entirely dependent upon its host for nutriment and ujion bis movements for opportunities tor the discharge of the nematocvsts. On tlie Structiire and Affinities of Mnestra parasites Krolm etc. 51 It is true that some parts of the Phyllirhoe are within the ränge of a few of the thrcad-cells and that their discharge might have some stimulative effect upon tlie host, but the large exumbral hatteries of the Mnestra can never Ije l)rought to bear upon tlic PhiflUrhoe. Consequently, if these exumbral batteries serve any useful purpose, as their great efficiencv indicates that they do, that purpose must be either offensive or defensive against other organisms than the Phyllirhoe] but on the other haud, owing to the Position and sessility of the Mnestra, the batteries can onlv be brought iuto action with the couuivance of the Phyllirhoe. It is easier to suggest than to prove that the Phyllirhoe acts as if it were aware of the lethal weapon it carries on its neck. On one occasion only have I witnessed an action which would lend colour to this Suggestion. The PhyUirhoe was slowly swimming along the bottom of a glass aquarium, and Perseus-like was holding its Mediisa-head displayed. A young fish encountered the pair. It swam quietly aloug the side of the Phyllirhoe, but then on Coming in contact with the finestra, immediately recoiled as if it had touched a dangerous object. However such an isolatcd Observation as this cannot be acccpted as more than a possible indication of the protection a Mnestra might be to the Phyllirhoe. To sum np: — ■ Mnestra makes use of Phyllirhoe for the nutriment cer- tainly of itself, and possibly of its germ cells and young embryoes. Phyllirhoe may make use oi Mnestra as a means of de- fence against enemies. In consequence, the association is to be regarded as one of symbiosis rather than of parasitism and that therefore the specific uame of Mnestra parasites does not give an entire indication of its relation to its host. Affinities and System atic Position. In spite of the fact that we are still not quite certain about the place of development of the genital cells in Mnestra, yet we are sufficiently well acquainted with other characteristics of taxo- nomic value to assert definitely that it should be eurolled among 4* 52 R. T. Günther the Cladonemidae. The semi-pinnate , enidophor-bearing tentacles, the streaks of nematocysts and perhaps too the in-pushing in the eentre of the exnmbrella, if it be the vestige of a Scheitelhöhle, are all featnres familiär among Cladonemid genera. But vrhen we endearour to more nearly define the relationships of M/ttsfra to the other genera of Cladonemidae we are met with diffieulties which will only be removed when the resnlts of a more searehing investigation than has hitherto been made. of those other genera is betöre ns. Then and not before wiU it be possible to write the phylogenetie historv of the gronp with some pretence of aecuraey. All schemes for the Classification of the Cladonemidae which have hitherto been proposed seem to me to hare diffieulties of their own. The reason for this is that within the limits of the group several quite pecnliar organs have originated. organs which are not known in any other gronp of Anthomedusae. We have to deal with genera which differ very considerably in the grade of their Organisation, and we have to take into account organs which may be phylogenetieally related, or may have had an inde- pendant origin among aUied organisms of which the chiefest mark of kinship is that they have a tendency to develop in certain ways. A few of the chief facts with which the systematic zoologist is confronted and which he has to take into accotint in his Classification are snmmarised in the following table. y. ■ r, - >' ^:z : T 7 Cündmon Canals "~r.-- tes- tades erst tal>«s Ltld- aets Pferonema . . . 4 Sem-pinn. Simple Present 0 0 0 Zandea . . 4 Sem.pinn. Simple Absent 0 0 4 Mnesira . . 4 — 0 ! Sem.piniL Simple ? Absent 0 0 4 Gemmari' ■ ■2'oppos. Sem.pinn. Simple Absent 0 4 0 Cienaria 2 Sem-piniL Forked ?Present ?16 2 8 EUuthervi 4— ft— S Branched Simple Present 0 0 0 rPadon^Tiìn * — 10 Branched Forked Absent 51 0 0 iMnàff/nema . . > Branched Forked Present n 0 Ö 1 I adopt Hartlaub's nnmber instead of the 4 of Haeckel. On the Stmcture and Affinities of Mnestra parasites Krohn etc. 53 With the aid of such a table as this it is verv easy to invent an artificial Classification based npon one or two eharacters, but it is difficult to avoid violating what appear to be very dose ties in respect of other equally characteristic stmctures. In the system of Haeckel. a primary division of the gronp was made according as to whether the radial eanals are simple or forked. and as to whether the mouth is provided vrith oral tentacles Mundgriffe] or not. The result was that a form Cfenaria, with semipinnate tentacles was separated from the other forms with semi- pinnate tentacles and was associated Avith forms with branching tentacles, and vice versa Eleutken'a was classed with the forms with semipinnate tentacles. But the chief objection whieh it is pos- sible to raise against the Haeckelian system is that it depended primarily upon the faet of whether the radial eanals fork or not. and therefore upon a character which recent Observation? on the variability of medusae have shown to be very variable among the individuals of a species. ^uch a variable characteristic should therefore not be chosen as the criterion of subfamOies. In 1SS7 Haetlaub having reinvestigate d the anatomy of £7^//- tJferia proposed another Classification of the Cladouemidae npon a new basis — upon the presence or absence of a cavity of a peculiar nature used as a brood Chamber between the stomach and the exum- brella. This cavity had long been known to occur in cenain genera and was referred to by Haeckel as the "Scheitelhöhle" or "Kuppel- höhle" or "Cavitas tholaris" and was considered by bim to be homologous with that embryonic canal which originally connected the growing medusa with its hydroid parent. Hartlaub contends that in Eieutlieria the brood-chamber or "Scheitelhöhle" is in no way homologous with the "Stielkanal" of the young medusa but is a special Organ liued with a peculiar epithelium. derived from the ectoderm. whieh serves the purpose of a marsupium and does not communicate with the gastric cavity bnt with the snbumbreUa ca- vity. Thus far the results of Haetlaub are of the highest interest, but they do not justify his snbsequent procedure in attemi»ting to esrablish a Classification of the Cladouemidae in whieh it is assumed without reinvestigation that the "Scheitelhöhlen" of Picromma, Cfe- ìta/'ia and Dendronema. all genera described and tigured by Haeckel. are homologons with the very remarkable brood cavity oi Eleutheria. For this assumption there is no evidence. except that Haeckel is stated to have misuuderstood the nature oi the brood ca^itv of 54 i^- '^- Giiuther Klciithvria. A more logicai procedure would bave been to liave estahlished a iiew position for the curious creeping- Eleutheria and to have abstained from attributing- to free-swimming genera an organ the existence of which in the sense of Hartlaub, has never been deinonstrated and of wliich the originai describer has giveu a totally differeut Interpretation. Tentacles of the Cladonemidae. Since in the Classification of the Cladonemidae, about to be jìroposed, the structure of the tentacles is uiade a primary basis, a few remarks upon their structure may not be out of place. Two types are recognised, the semipinnate and the arbore scent or branching. Mnestra affords us an example of the semipinnate tentaclo with cnidophors ranged ali along the abaxial side; similar tentacles occur in PteroHona, Zanclea^ Geiìimaria and Ctcìiaria, save only that in the last mentioned genus the cnidophors are filiform instead of being club-shaped. The branching tentacle in its sim]»lest forni occurs in Eleuilieria. The tentacle is divided into axial and abaxial branches, of which the abaxial brauch ends in a capitulum of thread-cells, but the axial brandi in the younger stages [Clavatella] ends in a sucker, which is stateci to be sometimes replaced by a capitulum of thread-cells in old individuai of Eleutheria. In Cladonema and Dendronema botli the axial (sucker) brauch and the abaxial (thread-cell-bearing) brauch bear many socondary branches or ramuli. The branching is ofteu of a dichotomous type. The abaxial branchlets mostly end in ca- jiitula of thread-cells and they are armed with little thread-cell bat- terie« at intervals along their length. The abaxial portion of the tentacle is in fact very like a branching tentacle of the polyp Cla- docoryne which is also provided with numerous "capitate ramuli", or like the circumoral tentacles of the Margelidae. One of the first questions which occurs to the morjihologist is: can it be shown that eitiier the semipinnate or tlie branching type of tentacle is derived from the other, or that they are of inde})endent origin? I believed at first that it might be denionstrable that cnidophors borne on the scniipiuuate tentacles might really be much reduccd tentacular ìiranches each armed with its little terminal capitulum of threadcells, and that consequently the semipinnate tyjie should be regarded as the derivative of the arborescent type. Pnrther On the Structiue iind Affinities of Muestra purasites Krolin etc. 55 consideratiou has convinced me that tliis view is erroueous, that the tvvo types of tentacle have had totally independent orig-ins and that tbey are characteristic of the two subfamilies of Cladonemidae ve- spectively. The b rane hing- type of tentaci e occurs in its simplest condition in Eleiitheria, the development of the more complex forms has been studied in the ])olyp [Stauridi-iirii] and in the young medusae of Clado- nenia, and in Dendronenta. In all, the axis of the tentacle and of its branches is either "a continuous tube" lined with endoderm, or endoderm cells, and in the development of the Cladonema tentacle, the branches appear to arise on the axial side. The semi p innate type of tentacle is characterised by the pos- session of cnidophors which in all known forms consist solely of ectoderm and are developed upon the abaxial side of the tentacles. This is certainly the case in Mnestra, Gemmaria, Zanclea and Pteronema and will very probably also be found to be the case in Cteuaria, when that remarkable form is reinvestigated. The various stages through which the cnidophor-bearing tentacle may have passed in the coiirse of evolution are still to be found among the An- thomedusae. We assume that in the primitive type of tentacle, the cnidoblasts were fairly uniformly distributed over the entire surface. The cnidoblasts then seem to have become segregated into batteries as in Sarsia. The cnidoblast batteries then became grouped along the abaxial side of the tentacle [Ectopleura minerva Mayer), then elevated upon contractile peduneles [Cfemiria [?]), and finally they became enclosed in cellular envelopes as in Gemmaria, Muestra etc. It is interesting to note that Gemellaria implexa, the hydroid form of Gemmaria, has capitulate tentacles. Nematocyst streaks (cnidacts) and nematoeyst tubes. There are two types of structure observal)le among the Clado- nemidae which have never been proved to be homologous and which should therefore not be confused with oue another. In one type the cnidoblasts of the exumbrella are arranged along radial streaks (cnidacts) and lying on the outer surface of the umbrella are in- stantly available for purposes of offence. Cnidacts occur in severa! genera of medusae (e. g. Ectopleura with 8) other than the Clado- nemid genera Zauclea, Muestra and Ctenaria. In Gemmaria and Cte/taria there is a seeoud type of nemato- 56 1^- T. Günther cyst-coiitaiuiug structure, hcre eallcd a nematocyst tube. Allman desci'ibed 1 such iu Gemmaria as "piriform Chambers" exteuding' from the circular caual aud fillcd with small oval threadcells wliicli cau havc nothing- to do with the capture of prey, being sinik beueath the surface of the body. In CteHaria there seem to he 2 8uch uematocyst tubes, aud in Willia Forbes 24 small short sacs of similar nature. Until we have definite Information to the contrary it is safer, judging from the aj)pearance of the uematocyst tubes, to regard them as coecal endodermal outgrowths of the circular caual and as haviug no homological relation to the ectodermal streaks upon the exumbrella of finestra and Zanclea. Öeveral cases in which nematocysts have developed from endoderm have already been de- scribed and so there is no a priori difficulty about that. When we examine the Classification proposed by Haetlaub in fiirthcr detail, we find that not only are Ctenaria and Gemmaria separated as iu the Haeckelian system, but that Pteronenia is alien- ated from Zanclea and Gemmaria, and Bendronema from Clado- neina: i. e. it must be hypothecated that tentacular structures of identica! nature have l)een independently evolved in two separate subfamilies. It is easier to believe that the nature of the "Scheitel- höhle" in Haeckel's genera is not quite what Hartlaub has assu- med it to be. I believe that the following scheme of Classification will be found to be more iu accordance with the Statements which have been made conceruiiig many poiuts iu the anatomy of Cladonemid mcdusae and will show clearly what is believed to be the relation of ybicstra to the other genera. It must however be clearly stated that no expression of opinion is intended in the scheme as to the homology or lack of homology between the Scheitelhöhle of Eleu- therki and of other genera and the exumbral iu-pushiug in Mnestra. Order Anthomedusae. Family Cladonemidae Gegenbaur. Anthomedusae witli tentacles armed with cnidophors, or brauchcd. Radial canals 4 — S in ntimljer, simple or forked. Mouth either simple or provided with oral lips or oral tentacles (the sessile Mnestra excepted). Genital ridgos 4( — 8), separate, upon the manubrium. Brood cavity, when developed, above the Btomach. Ou the Striicture aud Affiuities of Mnestra paiasites Krohn etc. 57 Sub-family 1 . P t e r 0 u e mi cT a e. Cladonemidae with unbranched tentacles armcd witb cnidophors along the abaxial side. Kadial canals 4, simple or forked. Group a. Cnidophors stalked and knob-shaped. Radial canals simple. Oral tentacles absent. I. "Scheitclhöhle'' present as a brood pouch. Pteronema Haeckel. Tentacles 4; cnidacts on exumbrella absent. II. "öcheitelhöhle" absent as a brood pouch. Zanclea Gegenbaur. Tentacles 4; cnidacts on exumbrella 4. Mnestra Krohn. Tentacles 4 — ü; cnidacts ou exumbrella 4; sessile on Phìjllirlio'è. Gemmaria Me Crady. Tentacles 2; cnidacts on exumbrella absent, but 4 nenia- tocyst tubes lie beneath the surface of the exum- brella. Group ,3. Cnidophors filiform. Radial canals forked. Oral tentacles present. Ctenaria Haeckel. Tentacles 2; cnidacts on exumbrella 8; tentacular pouches 2; "Scheitelhöhle" present. Sub-famih' 2. Deudronemidae. Cladonemidae with branched tentacles; the branches turned towards the mouth (axial) end in suckers, those turned away from the luouth (abaxial) end in batteries of nematocysts. Group 7. Axial and abaxial branches of tentacles are simple and undi- vided. Radial canals simple. Oral tentacles absent. Eleuthei'ia Quatrefages. Scheitelhöhle, of peculiar structure, present; cnidacts absent. Group ß. Abaxial branches of tentacles brauch dichotomously. Radial canals forked (usually). Oral tentacles present. Cladonema Dujardin. Oral tentacles 4, simple; Scheitelhöhle absent; Cnidacts absent. Dendroncma Haeckel. Oral tentacles in 4 bundles, branched; Scheitelhöhle present; Cnidacts absent. After drawing up this scheme for the Classification of the Cladonemidae, I was pleased to find that it agrees with the short sketch of a natural system prepared by Vanhöffen and foUowed by Delage & Hkrouard in so far as the division of the genera into Pteronemidae and Dendronemidae is concerned, but I cannot agree with the former in regarding the Cladonemidae as a subgroup 58 R- T. Güuther (CladcuoniHta) of the Pycnomerinthia or Oceanidac wliich have solid teiitacles almust tìllod with laige endoderm cclls. My investigations on Mncstra, ITaeckel's drawings of Gemmaria and Dcndronema and Allman's description of Clado- nema prove tliat tliese forms at any rate possess tentacles of the Coelomerin- thic type i.e. contractiie hollow teutacles with endodermal cells surrounding tho lumen. On these and other grounds it would seem advisable to retain the Cladonemidae iu a position of importance equal to that of the Codonidae and Oceanidae, as a thiid family of Anthomedusae in the System of Vanhöffen. Conchisions. In conclusion, it is believed that Mnestra owes its peculiar structure partly to the tendencies of growth which it has inherited froui past ancestors and which it shares to a greater or lesser extent with other Cladoneiuldae, and partly to its sessile habit of life. In the first category I would include: 1. Such radial symmetry of parts as is disco verable in selected indi- viduals. 2. 4 hollow tentacles armed with stalked cnidophors, in a series along tlie aboral luargin. 3. 4 radial canals. 4. 4 perradial cnidacts upon the exumbrella. 5. A ring of cnidoblasts all round the margin of the umbrella. 6. The in-pushing in the centre of the exumbrella. The characters supposed to be due to its sessile habit are: 1. Asymmetry of form. 2. Reduction of cnidophor-bearing tentacles from the primitive number (4). .'5. Inegularitics in the development of gastric cavity, radial canals, cnidacts and exuiiibral in-pushing. 4. Suctorial mouth. 5. Suppression of swimming powers. 6. The supposed migration of the germ cells into the body of the Phyllirho'é where fertilisation and development are believed to take place. Yocabulary. The literary pioneer who breaks ground new to his language is repeatedly confronted with the paucity or want of exactness of his vocabulary. Hakckel in his report on the Deep Soa Medusae of the Challenger, has doue his best to eiirich the English language with many medusological terms, but even his comprchensive list leaves much to be desired when Cladonemidae have to be described. Capitulura = "bouton urticant", a battery of thread cells at the end of a ten- tacle cf. Coryiie, Elcuthcria. Cnidact = "Ncsselrippe" = "bandelette urticante", a radially disposed row of cnidoblasts upon the exumbrella. Ou the fStructure aud Attinitics of Mnei»tia paiasites Krohu etc. 59 l'uidoplior = "Nebenfadeu*', "Nesselknopf", "tentacula", "pedunculated sac" Allman, "Senktadeu*' amonj^ Ctenophoia, described onp. 43. It must not be coutbunded with ''neniatophore*' Busk whicli is probably a niüdified Plnmiilariau liydroid. Exumbial canal = "Stielcanal''. This uiay be homologoiis with the exuiubral cavity. Exiniibral cavity = "Scheitelhöhle", "Trichterhöhle", "cavitas tholaris", and per- haps too the "brood chambei" of Elciäheria. Peihaps the word tholome niight be used for this orgau with international advantage. Neuiatocyst tubes — "Senkfädentaschen" in Ctenaria. They occiir also in Gemmaria. Oral tentacles = "Mundgrififel". Bibliography of Maestra. 1853. Müller, H., Bau der Phyllirhoc. [Part of Bericht über einige im Herbst 1852 in Messina angestellte vergleichend-anatomische Untersuchungen von C. Gegenbaur, A. Kölliker und H. Müller.] in : Zeit. Wiss. Z. 4. Bd. pag. 335—337. Krohn, A., Über die Natur des kuppelfürmigen Anhanges am Leibe von Phyllirhoc bucephalum. in: Arch. Naturg. 19. Jahrg. pag. 278—281. 1854. Müller, H., & C. Gegenbaur, Über Phyllirho'é bucephalum. in: Zeit. Wiss. Z. 5. Bd. pag. 355—371 Taf. 19. 1876. Claus, C, Über die Structur der Muskelzellen und über den Kürperbau von Mnestra parasites Krohn. in: Verh. Z. Bot. Ges. Wien 25. Bd. pag. 9—12 Taf. 1. 1885. Garns, J. V., Prodromus Faunae Mediterraneae pag. 43. 1901. Günther, R. T., Mnestra parasites Krohn. Preliminary Account, in: Rep. Brit. Ass. Adv. Sc. 7U. Meet. pag. 789-790. Other Literature. Allman, G. J., Monograph of the Gymnoblastic or Tubnlarian Hydroids. 1871 — 1872. Delage «& Hérouard, Zoologie Concréte. Haeckel, E., System der Medusen. Jena 1880. Hartlaub, C, Über den Bau der Elcutheria Quatref. in: Z. Anz. 9. Jahrg. 1886 pag. 706-711. Zur Kenntnis der Cladonemiden. ibid. 10. Jahrg. 18S7 pag. 651—658. Spagnolini, A., Catalogo sistematico degli Acalefi del Mediterraneo [Eleu- theria dichotonia]. in: Atti. Soc. Ital. Se. N. Voi. 19 1877 pag. 45 Tav. 4 Fig. 2. Vanhöffen, E., Versuch einer natürlichen Gruppirung der Anthomedusen. in: Z. Anz. 14. Jahrg. 1891 pag. 439— 446. 60 K. T. Günther Explanation of the plates 2 and 3. Abbreviatious. c.a cnidact. nem nematocyst. c.c ciicular canal. Ph the Phyllirhoe. c.ph cüidophor. r.c radial canal. ect ceto dorm. st stomach. eiid endoderm. ie tentacle. 7nn manubnum. v veluiu. All drawings were made with a camera lucida. The high power drawings with Zeiss' 4 mm Apo. objective and compensating oculars 4 and 8. Fig. 1. finestra parasiies Krohn with two tentacles fully developed, as seen with the aboral side of the medusa, or the ventral aspect of the Phyllirhoe turned towards the spectator. The centrai stomach, radiai canals, velum etc. are seen by trans- parency. Fig. 2. The same individuai reft from the Phyllirhoe and viewed from ita orai surface. The aboral portions of the cnidacts are seen through the transpa- rency of the jelly. This individuai Mnestra is abnormal in that one cnidact is divided, and the radiai canal diametrically opposite is beut, having obvìously received some injury during the course of development. Fig. 3. Ectoderm cells on the exumbrella of a healthy Mnestra. Prep. Kleinen- berg's picrosulphuric and haematoxylin. Fig. 4. Ditto. Prep. Osmic acid. Fig. 5. Ectoderm cells on the exumbrella of a Mnestra believed to bave been in bad health. Fig. 6. Ectoderm as seen in a living individuai which had been living for 6 hours in seawater tinged with soluble Carmine. Fig. 7. Cnidoblasts, with nematocysts and interstitial cells from a portion of a cnidact. Fig. 8. A portion of a cnidact with 2 — 3 rows of cnidoblasts. The nemato- cysts have discharged their threads. Fig. 9. Transverse section acroas such a cnidact as is figured in Fig. 8. Fig. lu. Portion of exumbrella with the terminal portion of a cnidact seen partly in prolile. Note the elongated jirocesses which connect the neighbouring ectoderm cells with the cnidact. Prep. Osmic acid. Fig. 11. Near the line of junction of the velum and the subumbrella are seen 5 nematocysts, belonging to the marginai ring of cnidoblasts and the cpitholium of the circular canal (c.c). Fig. 12. Musculature of the subumbrella. Fig. 13. Muscle celi from the velum (after Claus). Fig. 18. Fig. 19. Fig. 20. Fig. 21. Fig. 22. Fig. 23. Fig. 24. On the Structure and Affinities of Mnestra parasites Krolin etc. 6 1 Fig. 14. Portion of umbral niargio, shüwing a well developed tentacle bearing cnidopliurs, veliuu {r], radial canal {r.c) and cnidact icn]. Fig. 15. A siiuilar view sliowing a reduced tentacle withont cnidopliors. Fig. IG. Drawing of a bit of a tentacle partly in optical section to show its structure. The endoderm cells are laden with large brownish-yellow drops. Fig. n. Drawings of cnidophors. a. Surface view. b. In longitudinal optical section. c, d. In transverse optical section. e, f. Contracted stalks of cnidophors. The nianubrium of Mnestra inserted into the body wall of Phyllirho'c. Trans verse section across distal end of manubrium. Endodermal lining of stomach. Epithelial lining at junction of a radial canal and the stomach. In living specimens currents indicated the exiatence of vibratile processes upon this eplthelium, probably as shown in Fig. 23. Portion of a radial canal. Endodermal lining of cavity at base of a tentacle. Longitudinal section througli a reduced tentacle showing the closely packed endoderm cells. Compare with Fig. 16. The circular canal C.C is shown in transverse section. Figs. 25—35 are all drawings of cells contained within the meshes of the con- nective tissue of Phyllirhoe to which Mnestra were or had been once attached. The structures in question have not been observed in Phyllirhoe which had never been infested by a Mnestra, and they are believed to be the sexual cells and developing young of the Mnestra which have wandered into the Phyllirhoe. Fig. 25. "Spermatozoa" of Mnestra clustered near a muscle fibre of Phyllirhoe. Two "ova" are shown in this preparation. Fig. 26 a, b. "Ova" of Mnestra, one is attached to a muscle cell of Pliyllirhoe. Fig. 27. 2-cell stage "embryo" of Mnestra. Fig. 28. 4-cell stage "erabryo" of Mnestra. Fig. 29, 30. 8-cell stage "embryos" of Mnestra lying among the connective tissue of the Pliyllirhoe. Fig. 31, 32. lü-cell stage "embryos'' of Mnestra. Fig. 33—35. Older "embryoes" of Mnestra. Fig. 36—42. To illustrate individuai variations. Except Fig. 41 all are viewed from the oral surface, and tiie mouth and the subumbrella are turned towards the spectator. Colours. Red: gastro-vascular system. Blue: cnidacts and cnido- blast ring near the circular canal. Fig. 36. After Claus' original drawing to show the marginal notch of Claus. Fig. 37. After Müller & Gegenbaur. Fig. 38. After an unpublished drawing by Prof. E. E. Lankester made at Naples, to show the quadriradial symmetry which was also characte- ristic of the Mnestra figured by Müller & Gegenbaur. Fig. 39. One radial canal (IV) does not reach the central gastric cavity. Ten- tacles all reduced. 62 R/r. Günther, Oll tlie Strile turo and Affini tiesofMiiestrapiirasitesKrohn etc. Some Protozoa [üiclyocysta) were seen in the interior of this indi- viduai. Fig. 41). Ga3trovascular system, normal. Cnidact I much more developed than the other three. Tentacles all reduced, but tentacle III more deve- loped than the other three. Fig. 41. A young individuai with 3 tentacles well developed. The medusa has turned itself inside out so that the cxumbral surface has become cup-shaped. The distal end of the manubiium is widely extended over the surface of the rinjUirliol'. Four swellings were noticed one at each junction of a radial canal wlth the stomach: it is believed tliat these may indicate the point of origin of the gonads. Fig. 42. Tentacles all reduced. Cnidact of radius I discontinous. Gastrovas- cular system highly irregulär, there being 6 radial canals one of which bifurcates. The black dotted line indicates the exumbral cavity or "Scheitelhöhle". 63 Ancistridi del Golfo di Napoli. Studio monografico sopra una nuova famiglia di cigliati, commensali di molluschi marini. Per il Dott. Raffaele Issel Con le tavole 4—6. Introduzione. Un soggiorno alla Stazione Zoologica di Napoli dal 22 Gennaio al 9 Giugno 1902 mi ha reso possibile di attuare i miei progetti di studi sul gruppo degli Ancistrum, studi che, per alcune ricerche preliminari compiute nei gabinetti di Zoologia e di Anatomia com- parata dell' Università di Genova, mi erano sembrati promettenti. Infatti, grazie al ricco materiale di molluschi posto a mia disposi- zione ho i)otuto trovare forme nuove ed interessanti e sottoporre le nuove e le note ad indagini minuziose. Non ho la pretesa di i)re- sentare una monografia completa poiché numerose sono le lacune che ancora mi restano da colmare; mi lusingo soltanto di avere aggiunto qualche cosa alla storia di questi esseri la cui complessa e minuta struttura cela ancora tanti attraenti problemi. E se il mio contributo sarà di qualche valore lo debbo in parte all' ottimo ambiente in cui le mie ricerche si sono svolte ; mi compiaccio quindi di porgere i miei ringraziamenti più sinceri a S. E. il Ministro di Agricoltura e Commercio che mi ha concesso l'uso del posto di stu- dio presso la Stazione Zoologica, nonché al Direttore di questo Isti- tuto Prof. A. DoHRN, al Prof. H. Eisig e al Dott. S. Lo Bianco che con gentilezza e solerzia si sono adoperati in mio favore. Con spe- ciale gratitudine ricordo il Prof Paul Mayee, poiché dei suoi cor- tesi ed autorevoli suggerimenti ho tratto spesso e largamente profitto. 64 Raffaele Issel Bibliografia. 1. Bianco (Lo), S., Notizie biologiche riguardanti specialmente il periodo di maturità sessuale degli animali del golfo di Napoli, in: Mitth. Z. Stat. Neapel 13. Bd. 1899 pag. 448—573. 2. Biitschli, 0., Protozoa. in: Bronn, Class. Ordn. 1. Bd. 3. Abth. 1887— 1889. 3. Studien über die ersten Entwicklungsvorgänge der Eizelle, die Zell- theilung und die Conjugation der Infusorien, in: Abb. Senckenb. Nat. Ges. Frankfurt 10. Bd. 1876 pag, 213—452. 4. Cattaneo, G., Note tassonomiche e biologiche sul Conehophtirus anodontae. in: Rend. lai Lomb. Se. Milano (2) Voi. 22 1889. 5. Cortes, A. Note sur les parasites et les commensaux de l'Huìtre. in: Bull. Soc. Z. France 7. Vol. 1882. 6. Note sur deux Infusoires nouveaux des environs de Paris, in : Móm. Soc. Z. France 4. Année 1892 pag. 536—541. 7. Claparède, E., & J. Lachmann, Etudes sur les Infusoires et les Rhizo- podes. in: Mcm. Inst. Genève Tome 5—6 1858—1859. 8. Costamagna, S. , Ricerche intorno alla digestione nei Cigliati mediante il rosso -neutro (Neutralroth), in: Atti Accad. Torino Voi. 34 1899 pag. 1035—1044. 9. Daddi, L. , Nouvelle méthode pour colorer la graisse dans les tissus. in: Arch. Ital. Biol. Tome 26 1896 pag. 143-146. 10. Delage, Y., & E. Hérouard, Traité de Zoologie concrète Tome 1. Paris 1896. 11. Eberlein, R. , Über die im Wiederkäuermagen vorkommenden ciliaten Infusorien, in: Zeit. Wiss. Z. 59. Bd. 1S95 pag. 233— 304. 12. 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Il miglior metodo di fissazione è dato dai vapori di acido osmico, e per osservare bene la struttura giova farlo agire sopra una goccia d'acqua piuttosto grossa, indi coprire la preparazione e far ruotare il coprioggetti sul portaoggetti onde l'infusorio si presenti successivamente in varie posizioni. Dopo l'acido osmico mi sono spesso servito di una colorazione al carminio (ottimo a questo scopo è il carmallume di Mayer) o al verde metile acetico, seguito da lavaggio in acqua ammoniacale, e, come liquido conservatore, ho trovato buono il liquido di Brun. 11 metodo di Heidenhain alla ematossilina ferrica mi è stato qualche volta utile, Mittlieilungea a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. 5 66 Raffaele Issel specialmente per mettere in evidenza micronuclei difficilmente colo- rabili. Nei casi in cui ho potuto disporre di materiale molto ab- bondante, invece di agire sotto il coprioggetti per sostituzione di liquido, ho versato in una piccola provetta una certa quantità di li(luido palleale, ottenuto spremendo dei frammenti di branchia, a cui ho aggiunto un i)o' di soluzione al 30% <^i formalina (= 13% di formaldeide) in acqua di mare. Quando il sedimento si è deposto in fondo al tubo si decanta e si sostituisce un po' di carmallume, indi soluzione di allume 1 %, finche il liquido resta scolorato, poi alcool, cominciando da quello a 30% e arrivando fino all' assoluto. Si j)repara infine in vetro da orologio una soluzione di 3 parti di alcool assoluto ed 1 di glicerina e vi si versa il sedimento, poi si lascia evaporare lentamente l'alcool. Posta una goccia di glicerina col sedimento sul portaoggetti e coperta la preparazione, si vedrà al microscopio come gli infusorii siano per la maggior parte impi- gliati in ammassi di corpi estranei : frammenti di epitelio branchiale, corpuscoli del sangue, nemaspermi, uova ecc.; ma, muovendo deli- catamente il coprioggetti, si riuscirà ad isolare parecchi individui sì da poterli osservare comodamente. Per colorare anche il plasma giova aggiungere agli alcool di lavaggio una piccolissima quantità di acido picrico, e per rendere evidenti le ciglia un po' di soluzione alcoolica di acido pirogallico; a tal uopo serve anche il metodo proposto recentemente da Schewiakoff (26), che consiste nel trat- tare la goccia d'acqua contenente infusori prima coli" acido os- mico 1%, poi coir ematossilina di Delafield molto allungata. Tenendo gli Ancistridi per un' ora nell' acido osmico l % poi per un' altra ora nella ematossilina diluita sì da impartire una leggiera colorazione violetta all' acqua, il corpo non assume colorazione mentre si colorano le appendici vibratili ; debbo però dire che, anche variando la durata di azione dei reattivi, non sono riuscito ad ot- tenere una colorazione abbastanza viva delle ciglia senza tingere un poco anche il cor})©. Per la ricerca dei grassi, ho applicato agli infusori il metodo introdotto dal Daddi (9) nello studio dei tessuti adiposi, trattando gli infusori fissati al sublimato 2'yo con una solu- zione satura in alcool a 70**/o di rosso Sudan III. I granuli grassi si colorano vivamente in pochi minuti mentre gli altri elementi del protozoo rimangono affatto scolorati. Per ottenere colorazioni vitali ho adoperato il rosso neutro (Neutralroth); una soluzione satura in acqua di mare serve benissimo allo scopo e si conserva a lungo inalterata. Ancistiidi del Golfo di Napoli. 67 Genere Ancistrum Maupas. (Etude des Inf. ciliés pag. 476.) Storia. Una specie vivente nella cavità palleale del Mytilus edulis venne descritta nel 1847 da Quennerstedt (25), ma in modo assai imperfetto; i suoi mezzi ottici non avendogli permesso di scorgere il citostoma egli credette che l'infusorio ne fosse privo e lo collocò fra le Opaline chiamandolo Opalina mytili. Sulla base della descrizione di Quennerstedt il Kent (16) lo ascrisse al genere affine AìiojjlopJfri/a. Il genere Aìicisirioìi venne stabilito nel 1883 da Maupas (19) che vi incluse, oltre alla specie del mitilo già os- servata da Quennerstedt, una seconda specie che abita la cavità palleale della Venus gallina; dopo di lui non mi consta che alcuno se ne sia occupato, ed alle sue osservazioni si attengono il Bütschli (2) ed il Belage (10) nei loro trattati. Morfologia. In seguito alle mie ricerche credo di dover mo- dificare ed ampliare quanto sulla organizzazione del genere Anr- cistrum scrisse il Maupas, ne deve recar meraviglia che con oggetti di studio cosi difficili e minuti e coi mezzi ottici di venti anni fa molte cose dovessero passare inosservate anche ad un micrografo abile e coscienzioso. Forma del corpo. Il corpo ha forma che si avvicina più o meno alla ovoidale; è compresso e ricurvo in modo da presentare due 8U})erficìe laterali più estese: la destra fortemente convessa, la sinistra più o meno concava e due altre, una ventrale, l'altra dor- sale, assai meno estese delle prime. Giova qui avvertire che, per quanto concerne la nomenclatura delle diverse superficie, mi attengo alla più razionale che è quella dì Bütschli, chiamando ventrale la faccia del corpo in cui il citostoma si presenta di prospetto. Chia- merò inoltre estremità anteriore quella che è rivolta in avanti nel moto di progressione dell' animale. Appendici. Gli Aucistridi in generale si distinguono fra tutti i cigliati per lo 8vilupi)0 eccezionale del loro apparato vibratile. Bisogna scendere ad un gruppo aberrante di flagellati per trovare nel genere Trichonympha Leidy (22), i)arassita delle termiti, qualche cosa che possa offrire sotto questo punto di vista un termine di paragone. Sulla cuticola degli Aiicistrum spiccano più o meno ß8 Raffaele Issel chiarnmente le serie ciglinri, che lianuo un decorso lievemente spi- rale cd attraversano longitudinalmente la faccia destra, più o meno obliquamente la sinistra. Esse corrispondono ad anguste depressioni della superficie del corpo, mentre gli spazi interposti sono lieve- mente rigonfi; a medio ingrandimento ai)i)aiono come strie continue; a forte ingrandimento si risolvono nei corpi basali delle ciglia (tav. 4 e b,b). L'apparato vibratile presenta due particolarità interes- santi, sfuggite al Maupas. L'una consiste nella inuguale distribuzione delle ciglia sulle facce laterali, essendovi sulla sinistra ciglia alquanto più lunghe e disposte in serie molto più numerose che non sulla destra. L'altra ci è offerta dai rapporti delle serie cigliari col ci- tostoma e col peristoma. Questo è fiancheggiato dalle due prime serie (procedendo da destra a sinistra) della faccia destra; la se- conda non ne segue il margine, ma si mantiene ad una piccola distanza da esso. Anteriormente le serie dei due lati convergono lungo una breve linea d'incontro, di modo che osservando l'infusorio dal lato ventrale non si scorge che un piccolo numero di serie con- vergenti. Nella stessa posizione sì può vedere come la prima serie del lato sinistro decorra obli(iuamente a sinistra del citostoma, così da delimitare insieme alla prima del lato destro una vasta area triangolare che ha per base il margine superiore del citostoma ed è completamente spoglia da ogni appendice vibratile (tav. 6 fig. 72), Questa disposizione si studia con grande difficoltà, poiché, quando l'infusorio rivolge all' osservatore la faccia ventrale, avviene quasi sempre che le membraneile peristomali, distese obliquamente lungo la faccia medesima, impediscano di scorgere in modo ben netto i punti d'im})ianto delle ciglia. Quindi, se ho potuto verificare che l'ordinamento dianzi descritto è comune a tutte le specie, non sono riuscito che in rari casi (vedi tav. 6 fig. 72) a seguirne i particolari sopra individui compressi o fissati, e per tal ragione il decorso delle serie cigliari non è indicato nelle figure 3, 6, 12, 15 e 20. Poste- riormente la riunione avviene in modo analogo. Sulla parte supe- riore della faccia sinistra si osserva una zona, limitata da una linea irregolare ove le ciglia sono molto più fitte che altrove (tav. 4 e 5, xl). Ne consegue che i loro corpi basali appaiono come linee continue anche a fortissimo ingrandimento; le ciglia formano quivi un ciuffo caratteristico per gli Ancistnim che io chiamerò pennacchio laterale (tav. 4 e 5, ü). L'osservazione di Maupas (19), che vede negli Ancistrum un apparato di fissazione formato da appendici corte e tozze e cir- condato da alcune ciglia che producono nel vibrare l'illusione di un Ancistridi del Golfo di Napoli. 69 moto rotatorio, non mi risulta esatta. Infatti le ciglia del cosidetto apparato di fissazione hanno una lunghezza ed uno spessore che uguaglia presso a poco quelli delle altre; se ne distinguono soltanto perchè allo stato di riposo, quando si esamini l'infusorio dorsalmente 0 ventralmente, si mostrano ricurve e rivolte obliquamente in alto. Inoltre, per quanto ho potuto osservare, il moto vorticoso è dovuto non già ad un altro gruppo di ciglia, ma al pennacchio laterale medesimo. Alla estremità posteriore del corpo si osservano spesso a])pendici che ricordano la setola terminale dei CycUdùoti, dei Loxo- cephcdus ed affini, ma sono dotate di maggiore mobilità per cui si possono considerare come qualche cosa di intermedio fra le ciglia e le vere setole (tav. 4 e 5, s). Apparato digerente. Il citostoma (tav. 4 e 5, e) è una vasta apertura subtriangolare, situata alla parte inferiore della faccia ven- trale. Sul suo margine destro è costante una sporgenza che chia- merò dente del citostoma (tav. 4 e 5, d). In questo punto penetra nella cavita buccale un peristoma che dapprima corre parallelo alle altre serie di ciglia sulla faccia destra, poi, entrato nel citostoma, vi si avvolge a spira. Non è facile il vederlo suU' animale liberamente nuotante, ma se ne distingue agevolmente la parte rettilinea (tav. 4 e 5, pr) quando si sottoponga l'infusorio a moderata compressione; essa appare allora come un nastro di citoplasma più splendente e più omogeneo, limitato da due linee ben nette e simile a quello de- scritto da Levander (18) nella Perispira ovum Stein. Nel primo tratto non sembra aifatto incavata rispetto alla superficie del corpo, mentre lo è notevolmente al suo punto di entrata nel citostoma. Maupas (19) l'avea veduta poiché parla di due coste visibili sulla faccia dorsale (eh' io chiamo destra) dell' A. mytiU, ma senza ac- cennare alla sua vera natura. La parte spirale (tav. 4 e 5, ^,s), che molto più difficilmente si mette in evidenza, presenta un giro e mezzo di spira in quelle specie in cui ho potuto seguirne il decorso. L'apparato vibratile in rapporto cogli organelli digerenti consta di membraneile esterne e di membraneile interne. Le esterne (tav. 4 e 5, me) superano in lunghezza le ciglia del corpo e fiancheggiano ai due lati la parte rettilinea del peristoma. Allo stato di quiete formano, distese lungo il corpo, una superficie ricurva a segmento di spira colla concavità rivolta verso il citostoma. Mentre per il loro tenue spessore mal si distinguono, se osservate in riposo, dalle solite ciglia, i loro movimenti e sopratutto il confronto colle appen- dici che adornano il peristoma dei generi affini Plagiospira e Boverùi 70 Eaffaele Issel mi hanno convinto trattarsi di sottilissime membranelle. Le interne sono più brevi e più grosse delle esterne e vibrano entro al cito- stoma. Per ragioni di opportunità distinguo le inferiori (tav. 4 e 5, mi) in continuazione colla serie peristomale di sinistra (per chi guardi l'infusorio dal lato destro) e sporgenti dietro la base del dente, dalle superiori (tav. 4, ms) che si vedono a vibrare dietro al margine su- periore del citostoma. Tuttavia esse non costituiscono in realtà due gruppi distinti, poiché formano insieme una frangia che accompagna il primo tratto della spira peristomale. Ho potuto accertare quest' ul- tima condizione di cose soltanto nell' A. ìriytili e nel!' A. barbatum, ma certamente essa è comune a tutte le forme studiate. Maupas dice, con riserva, che 1'^. veiieris e 1'^. mytili sono muniti di una grande massa vibratile simile a quella dei Pleìironema; la descrizione dianzi data dimostra come la cosa sia ben diversa. Dal centro del citostoma partono esilissime ciglia (o membranelle?) che probabil- mente sono in rapporto coli' ultimo tratto della spira (tav. 4, ci). Esiste una citofaringe, ma non è un organello permanente; aperta infatti negli individui che stanno cibandosi o nuotano veloci si chiude quasi sempre quando essi restano fermi ed inattivi. Vacuolo pulsante. È unico e situato in j)osizìone determi- nata presso alla estremità posteriore del corpo e dorsalmente (tav. 4 e 5, vp). In nessun caso ho scorto un dotto escretore permanente. Citoplasma. L'alcool assoluto, l'acido acetico e la potassa mettono in evidenza, senza però staccarla dal corpo, una cuticola molto sottile, ma nello stesso tempo assai resistente e poco pieghe- vole, come lo dimostra la stabilità di forma di questi infusori. Sotto alla cuticola è ben visibile, specialmente sui preparati fìssati al sublimato 2'yo uno strato di ectoplasma più denso e più splen- dente (tav. 6 fig. 73, ec). 11 citoplasma è piuttosto trasparente ed omogeneo e contiene inclusioni di varia natura. Si osservano anzitutto dei minutissimi granuli sparsi qua e là, molto più numerosi nella metà posteriore dell' infusorio e non di rado localizzati a questo tratto. Anneriscono sotto l'azione dell' acido osmico ed assumono una intensa colorazione rosso - aranciata col Sudan III; si tratta quindi di una sostanza grassa (tav. 6 fig. 73, g). Il citoplasma con- tiene inoltre dei corpuscoli verdi (tav-. 4 e 5, br) il cui diametro varia da 2 a G /i e che si presentano ora ben rotondi, ora irrego- lari e frammentati. Da principio li credevo alghe, poi, avendo os- servato come il colore sia molto più sbiadito di ([uello della cloro- filla e non passi al bruno coli' acido acetico, mi son persuaso trattarsi Ancistridi del Golfo di Napoli. 71 di corpus coli contenuti in gran co})ia nell' epitelio branchiale del- l'ospite. Numerosi sono i boli incolori (tav. 4, ib). Non di rado infine si osservano vacuoli che non sono dotati di contrattilità ne conten- gono sostanze alimentari e debbono quindi essere considerati come semplici vacuoli citoplasmatici (tav. i e 5, ve). Apparato nucleare. E composto di un voluminoso macro- nucleo finamente granulare e circondato da una sottile membrana; lo accompagna sempre un micronucleo omogeneo. Frammentazione nucleare. Insieme agli individui uniuu- cleati avviene non di rado di trovarne altri nei quali il macrouucleo è suddiviso in frammenti non connessi fra di loro da alcun legame, mentre il micronucleo appare normale. Giova però notare che gli Aìicistrwìi all' inizio della scissione presentano sempre un nucleo unico. Poiché nei cigliati multinucleati finora descritti si verificano differenti condizioni nucleari, non è inutile il ricercare quali siano quelli che più si avviciano agli Ancistrum sotto questo punto di vista. Abbiamo anzitutto una serie di specie (es. Holosticha mulfi- nucleata) in cui, come negli Ancisfruni,, il nucleo, multiplo allo stato di riposo, è riunito in una massa unica negli individui che si pre- parano alla scissione. Ma queste specie a cui Maupas (19) e Gruber (13, 14) rivolsero la loro attenzione si allontanano dagli Aìicistrwìt per la moltiplicità dei micronuclei e perchè l'individuo multinucleato è normale mentre negli Ancistrum è normale l'uninucleato. Tro- viamo poi altri infusori che presentano condensazione della massa nucleare al momento della scissione ed un solo micronucleo, come osservarano Wallengren e Stevens (30) per il genere Licnophora. Ma anche qui, a differenza di quanto si vede negli Ancistridii, l'in- dividuo in riposo possiede di regola molti nuclei disposti a coron- cina. Abbiamo finalmente un terzo gruppo di cigliati il quale si comporta sotto questo riguardo come gli Ancistrum. Così nella Dasi/tricka l'iindnatitmììi di Schuberg (27) e nel Cri/ptoc/dluii/ echiid di Maupas (19) si osservano eccezionalmente individui con nucleo doppio e triplo, e nella Blepharisma lateritia Stein (29) trovò ac- canto alla forma uninucleata delle forme con 2 — 8 sferette nucleari. A proposito del Cryptoclùluin cchiid, Maupas verificò che il micro- nucleo resta unico anche quando esistono tre macronuclei. Quale importanza ha una siffatta suddivisione del nucleo? Stein (29) credette di vedere nelle Blepharisma a nucleo multiplo individui 72 Raffaele Issel di fresco separatisi dalla eoniugazione. Bütschli (2) dimostrò er- ronea siffatta ipotesi, ne io la potrei invocare per chiarire i fenomeni da me osservati, sia pel numero degli individui coniugati, esiguo in confronto alla relativa abbondanza degli individui multinucleati, sia perchè l'esame di molti Ancistrum e di specie diverse mi ha convinto che il fenomeno si inizia e prosegue in individui isolati. Posso dunque affermare che qui si tratta di una speciale frammen- tazione nucleare indipendente dalla coniugazione. E siccome il nucleo è sempre unico nella scissione, bisogna ammettere o che la massa nucleare frammentata si concentri all' inizio del fenomeno 0])pure che gli individui a nucleo frammentato siano incapaci di dividersi. Non credo si tratti di un fenomeno di degenerazione simile a quelli di cui Maupas (20) ci ha lasciato un quadro così efficace, poiché anche negli esemplari a nucleo diviso in 8 frammenti la struttura nucleare non è sensibilmente mutata e gli altri caratteri si manten- gono normali. Mi sembra invece più ovvia un' altra spiegazione, conforme alle idee di R. Hertwig, e che accenno a titolo di sem- plice ipotesi: la frammentazione nucleare sarebbe, nel caso nostro, un fatto fisiologico, conseguente ad un soverchio accrescimento della massa nucleare a spese del citoplasma. Nel modo con cui il fenomeno si produce abbiamo interessanti varietà, ma di queste dirò descrivendo le singole specie. Mo\1menti, nutrimeuto. Tutti gli Ancistrum da me descritti vivono nella cavità palleale di gasteropodi e lamellibranchi marini. Mettendo un frammento di lamella branchiale sotto al microscopio, ho visto (jualche volta gli Ancistrum fermi, aderenti colle ciglia del pennacchio laterale ad un lembo di tessuto del loro ospite. In questa posizione però si osservano raramente, assai più spesso av- viene di vederli correre rapidamente sulle branchie o tenersi in e(iuilibrio in un punto delle medesime agitando le ciglia del pen- nacchio laterale fra le ciglia dell' epitelio branchiale e secondandone il movimento, come osservò Cattaneo (4) a proposito del Conchoph- thirus aiiodontae Ehrb. Le membraneile interne si agitano con moto continuo e veloce così da attirare le particelle alimentari trascinate dai vortici dell' infusorio e delle branchie ed impigliate nelle mem- branelle esterne; queste ne favoriscono la discesa in grazia della loro i)articolare disposizione e dei loro movimenti che sono relativa- mente lenti e poco estesi. Quando l'infusorio nuota liberamente le membraneile esterne sono coricate inerti lungo il corpo e accade di Ancistrìdi del Golfo di Napoli. 73 rado, e non in tutte le specie, di vederle a muovere (juando l'infu- sorio si sposta lentamente. Gli Aucistruni nuotano sempre colla estremità aborale all' innanzi, e il moto di propulsione è dovuto unicamente alle ciglia che rivestono il corpo; quelle del pennacchio laterale non vi contribuiscono affatto poiché talora vibrano vivace- mente mentre l'infusorio si mantiene immobile in seno al liquido. Ogni ciglio del pennacchio laterale, lungo una stessa linea circolare si sposta obbliquamente per rispetto al vicino, ne consegue un moto vorticoso il quale, per chi guardi l'infusorio dalla faccia sinistra si produce nel senso opposto a quello degli indici di un orologio (tav. 6 fig. 71), e serve evidentemente, come crede Cattaneo (4) per le ciglia anteriori del Coììchoplitìtirus^ a resistere alle energiche correnti prodotte dall' epitelio branchiale. Stante la piccolezza del materiale di studio, è difficile stabilire la natura del nutrimento ingerito. Non ho mai veduto un Ancisfrum introdurre nel suo citostoma elementi istologici viventi tratti dal corpo dell' ospite, quantunque nelle pre- parazioni in cui gli Ancisfriwi vennero studiati tali elementi si trovassero in grandissima abbondanza; non escludo tuttavia che le minute particelle di nutrimento travolte nelF apparato digerente possano essere detriti provenienti dai medesimi. Che gli Ancistrum si cibino di parti epiteliali staccati è certo poiché queste si vedono spesso nel plasma (globuli verdi) ; d'altra parte non rifiutano sostanze estranee all' ospite; mettendo alcuni individui di Capsa fragilis (che ospita VA. compressum e cijclidioides] in una vaschetta con acqua di mare, alla quale avevo aggiunto un poco di carminio in polvere, ho visto come dopo un giorno i cigliati ne avevano ingerito qualche granel- lino ; dopo due giorni le particelle di carminio si contavano in numero considerevole nel loro citoplasma (fino a 20 in un solo in- dividuo). Il vacuolo formatosi intorno al granulo del colorante ap- pare completamente incoloro; se invece si aggiunge all' acqua di mare un poco di laccamuffa finalmente polverizzata il liquido va- cuolare assume una tinta roseo-vinata, prova certa della sua reazione acida. Col rosso neutro si colorano negli Ancistrunt numerosi e vistosi boli alimentari nel modo descritto da Prowazek (23) e da CosTAMAGNA (8) ed auchc il citoplasma assume una colorazione rosea diffusa. Dopo 5 — 6 minuti di azione del colorante compaiono alla superficie della cuticola dei globuli intensamente colorati con disposizione analoga a quella osservata da Prowazek (23) per il Pleuraìiema chrysalis (tav. 6 fig. G9). Nel caso nostro sono però assai più piccoli e numerosi e si vedono disposti in due serie non sempre 74 Raffaele lasel complete ai lati delle serie cigliali. Altri globuli più scarsi e meno regolarmente disposti trasudano più tardi anche negli spazi inter- medi alle serie cigliarì, unitamente a macchie rosse allungate, tri- angolari 0 fusiformi. Quando l'animale muore per compressione le goccioline scoppiano senza lasciar traccia di se. Riproduzione. Scissione. Ho osservato la scissione in tutte le specie descritte, ma non posso parlarne che in modo molto in- completo sia per la sua poca frequenza sia per le difficoltà di os- servazione; posso dire tuttavia che nelle linee generali del fenomeno gli Ancistruìn non si allontanano dal tipo comune. Ricordo come il macronucleo, spesso suddiviso allo stato di riposo, sia riunito in una massa unica nelle forme che cominciano a dividersi. Il fenomeno s'inizia colla bipartizione del micronucleo. Conformemente alla po- sizione del macronucleo lo strozzamento del corpo avviene non alla metà dell' individuo, ma più in alto, cosicché il piano di divisione che esso determina è alquanto obliquo. Tale (»bliquità può variare anche fra individui della stessa specie; così nell' Andstrum cycli- dioidcs talora è appena sensibile (tav. 6 fig. 79), talora tanto accen- tuata che gli assi dei due individui formano tra di loro un angolo di circa 150°; obliquità anche maggiore ho osservato nell' A. teUinae (fig. 82). Mentre il macronucleo si stira e si allunga, i due micronuclei risultanti dalla divisione del micronucleo primi- tivo sono già migrati ai due poli opposti del macronucleo (fig. 84), In questo stadio l'apparato vibratile del peristoma si mostra molto ridotto e non si scopre ancora traccia di citostoma nell' individuo superiore. Indi il macronucleo si divide e i due nuclei risultanti restano per qualche tempo connessi dalla membrana nucleare (fig. 80). Accentuatasi la separazione tra i due individui (fig. 81, 83, 85), l'in- feriore acquista la forma definitiva mentre il superiore conserva un contorno laterale subtriaugolare fino al momento del distacco (fig. 86). Coniugazione. La coniugazione si osserva assai raramente; basti il dire che in oltre 2500 preparazioni esaminate non ho tro- vato più di dodici 0 tredici individui appaiati. Le specie osservate in Coniugazione sono: A. cijcUdioides^ coìupressuni, Idlinac e, subtrunr- cattin/. I due individui, che possono essere anche di statura molto diflerente (tav. 6 fig. 77) si unisconi» per il terzo superiore della fac- cia ventrale, lasciando così libera una gran parte del peristoma. In un primo stadio il macronucleo aumenta di volume mentre il micro- nucleo, disceso lungo le sue i)areti ha acquistato dimensioni doppie Ancìstridi del Golfe di Napoli. 75 delle primitive e si è allungato a ino" di fuso (fig. 7(3). Lo stadio successivo è caratterizzato dai mutamenti del macronucleo che in tutte le specie esaminate si allunga considerevolmente e si sposta verso l'apice dell' infusorio. Neil' Ancistrum telliime (fig. 77, 78) viene ad occupare oltre due terzi della lunghezza totale e si curva ad S. Contemporaneamente ciascuno dei micronuclei si divide iu due, risultandone quattro fusi micronucleari situati presso alle super- ficie affacciate. Causa la scarsità di materiale non sono riuscito a seguire e ad identificare stadi ulteriori. Chijive sistematica delle specie. Il dente del citostoma termina più in alto della estremità posteriore (citostoma ventrale). Citostoma che intaglia il margine della faccia per ineiio di V4 della lungli. Citostoma che intaglia il margine della faccia > destra per più di 1/4 della Inn^h. Il dente del citostoma ter- mina alla estremità poste- riore del corpo (citostoma basi-ventrale). Contorno ovale o subovale Ä. (Statura me- dia [j. ()() circa Ä. Statura me- dia [1.40 circa Ä. Contorno ovale subtroncato inferiormente, statura media |j. 40 circa Ä. Contorno ovale attenuato inferiormente, statura media ;j. 60 circa Ä. Statura media \j. 70 circa, nucleo o nuclei nella parte mediana del corpo . . . . Ä. Statura media [x 45 circa, nucleo nella parte superiore del corpo \ . . Ä. cyclidioides n. sp. compressuììi. n. sp. tellinae n. sp. suhtrimcatuni n. sp. vencris Maupas. mytili Maupas. harbatum n. sp. Descrizione delle specie. Ancistrum cyclidioides n. sp. Tav. 4 fig. 13—15. Forma del corpo. Il contorno delle facce laterali è quello di un ovale attenuato alla estremità superiore e terminato in punta alla inferiore. La faccia destra è fortemente convessa, la sinistra pressoché piana, la dorsale e la ventrale sono entrambe convesse e poco meno estese delle laterali. Anche fra i commensali dello 76 Eaffaele Issel Stesso ospite si osservano piccole variazioni nelle proporzioni del corpo. Dimensioni. L^4. c>/clidioidcs è il più piccolo degli Ancistnim. Ecco le misure prese sul vivo in dieci individui. Lunghezza Largii, massima Lunghezza Li iirgh. massima a 33 ji. 18 a 20 [X 13 y> 30 » 15 * 26 » 14 » 29 » 14 » 2S » 15 » 29 » 15 . 28 » 13 » 32 » 15 > 27 . 13 Appendici. Le linee d'impianto delle ciglia sono in numero di 7 sulla faccia destra e di 11 o 12 sulla sinistra; quivi hanno direzione obliqua da sinistra in alto a destra in basso e sono lieve- mente curvate ad S. L'apparato cigliare è molto sviluppato rela- tivamente alla mole, le ciglia del corpo raggiungendo una lunghezza pari a circa ^ 3 della larghezza dell' infusorio. Sulla parte inferiore della faccia sinistra e della ventrale si osservano alcune ciglia più lunghe delle altre. All' apice del corpo vi è un' unica setola. Un piccolo fascio di setole piegate ad S si inserisce sulla faccia si- nistra presso l'angolo del citostoma. Apparato digerente. Il citostoma è molto grande, raggiun- gendo la sua maggiore lunghezza circa metà della statura in un individuo di ,u HO. Ha forma di un triangolo coi due lati maggiori ricurvi e il vertice inflesso in alto; visto di profilo sulla faccia si- nistra appare come un profondo intaglio foggiato a 7. Le mem- branelle interne sono assai più brevi delle esterae. Ho osservato qualche volta una corta citofaringe. Vacuolo pulsante. E unico, relativamente grande, e pulsa con ritmo piuttosto rapido; in un individuo l'ho visto contrarsi una volta ogni 90" alla temperatura di 15°. Apparato nucleare (tav. 5 tig. 30). 11 macronucleo è i)er lo più unico e molto voluminoso, raggiungendo il suo diametro la metà della statura dell' infusorio. Di forma sferica, occupa la parte superiore del corpo ove appare come una zona chiara, a contorni mal definiti, anche nell' individuo vivente. 11 micronueleo e di pic- cola mole (21/2 — 3 a) e situato })re8So all' apice del corpo, aderente al macronucleo 0 poco al disoi)ra di (juesto. Movimenti. Benché rigido e poco compresso 1'^. ci/cMioides può aggirarsi facilmente fra gli ostacoli grazie alla sua piccola Ancistridi del Golfo di Napoli. 77 statura e alla sua agilità superiore a quella di tutti i eong-eneri. Esso descrive intorno ad un dato punto una serie di larghi circoli concentrici. Dopo di ciò avviene per lo più di vederlo allontanarsi bruscamente e ricominciare altrove il suo velocissimo moto vorticoso; spesso però va stringendo mano a mano i suoi circoli finché si ferma di botto e resta immobile anche per parecchi minuti di seguito, non dando altro segno di vita che la pulsazione del vacuolo, l'agitarsi lento e isolato di qualche ciglio o un leggiero tremolio della setola ter- minale; poi, con uno scatto improvviso riprende la sua corsa. La statura, la forma, i movimenti gli conferiscono una certa somiglianza col Cyclidmm glaucoma Ehrb. con cui, ad un esame superfi.ciale si potrebbe confondere, il che vale a giustificare il nome specifico che lo distingue. Varietà. La descrizione che ho dato si riferisce all' Ancistrum cycUdioides della Capsa fragilis. In altre specie di molluschi esso presenta delle variazioni che riguardano specialmente la statura e le proporzioni, come si vede dalla tabella seguente: Osp. Tellina exigua Osp. Chiton olivacetcs Osp. Tapcs decussata Osp. Donax trunculus Osp. Natica hebraea Lung. Larg. Liing. Larg. Lung. Larg. Lung. Larg. Lung, Larg. (i, 25 » 26 [X 12 » 13 (A 24 > 29 [j. 15 » 16 [X 35 » 34 [j. 15 » 16 [j. 34 » 35 [X 16 » 17 IX 40 » 42 [j. 19 . 22 » 25 » 13 » 26 . 17 » 32 » 15 >> 34 » 16 > 44 . 23 » 26 » 13 . 34 » 20 » 36 » 15 » 40 » 19 > 41 » 22 » 25 . 13 :> 27 » 17 :> 37 » 17 . 39 > 19 > 43 > 20 » 25 » 13 . 25 -> 15 ^ 34 » 17 » 37 » 17 » 41 » 22 » 24 » 13 » 27 » 15 » 30 » 12 » 33 » 14 » 39 » 19 . 27 * 14 » 28 » 15 > 37 » 19 » 37 » 16 » 42 » 21 » 27 . 14 » 27 » 17 » 34 » 17 » 39 » 19 » 42 » 24 . 31 > 15 » 32 » 15 » 38 » 18 » 44 ^ 23 Si potrebbe quindi distinguere una varietà minima nella Tellina (tav. 5 fìg. 31 — 33), una lata nel Chiton (fig. 44), una media nella Tapes e nel Donax, una maxima nella Natica (fig. 34 — 43). Oltre alla grandezza varia anche il numero delle serie cigliari; sulla fac- cia sinistra degli individui del Donax e della Natica se ne hanno rispettivamente 14 — 15 e 17—23. Negl' individui della Natica il citostoma è più piccolo in proporzione colla statura. Le anzidette differenze potrebbero forse costituire caratteri specifici quando questi si stabilissero in base a criteri meno larghi; ma siccome le diffe- renze non toccano i caratteri fondamentali credo preferibile di non creare altre specie. 78 Raffaele Issai Frammentazione nucleare. Negli individui deWa. Natica he- braea ho i)otuto, stante l'abbondanza di materiale, studiare i feno- meni di frammentazione nucleare meglio che nelle altre varietà. Mentre la gran maggioranza presenta un macronucleo unico (tav. 5 fig. 34) se ne trovano con 2, 3, 4, 5, 6, 7 e 8 masse nucleari (fig. 35 — 43). Il caso più semplice è ([uello in cui il nucleo vien diviso in due da un setto rettilineo longitudinale o trasversale (fig. 35). Ta- lora i setti sono parecchi e in una sola direzione, dimodoché si forma una fila di piccoli nuclei (fig. 36, 37). Quando i setti si producono in parecchie direzioni essi si incontrano per lo più sotto angoli di 60", dividendo in tal modo il nucleo in tanti piccoli prismi a l)ase esagonale. La maggior regolarità si ha nel caso, piuttosto raro, in cui intorno ad un prisma centrale, ne stanno disposti sim- metricamente altri 6 (fig. 43). Più frequente è il caso in cui i fram- menti presentano minore regolarità sia nella forma, sia nella dispo- sizione (fig. 38—41); ne mancano individui in cui accanto alla forma esagonale si trova quella pentagonale più o meno regolare. Aneistrum compressum n. sp. Tav. 4 fig. 1—3. Forma del corpo. Per la forma generale questa specie ri- corda un poco il Metopus s/gmoùlcs; Clap. & Lachm. Il contorno delle facce laterali è quello di un ovale irregolare dilatato alla estremità superiore, lievemente incavato ad uno dei lati in cor- rispondenza di una leggiera insenatura della faccia dorsale e at- tenuato inferiormente fino a terminare in punta. È molto compresso, cosicché le superficie dorsale e ventrale hanno una larghezza mas- sima che è appena un terzo di quella delle facce laterali. La fac- cia sinistra è nettamente concava, la destra fortemente convessa nella metà superiore e un po' rigonfia nella inferiore. Dimensioni. Ecco le dimensioni di 10 individui: Lunghezza Largh. massi ni a Lunghezza Largh. massima (A 59 IX 20 |7. 60 (x23 » 61 » 24 » CI » 22 » 64 » 22 » 59 . 18 » 68 » 25 » 48 . 18 » 64 . 22 » 71 * 26 Colore. VA. compi'ej^suììi è incoloro, soltanto in qualche in- dividuo si osserva una leggiera tinta verde diifusa, localizzata alla parte posteriore e che dipende probabilmente dal nutrimento ingerito. Ancistridi del Golfo di Napoli. 79 Appendici. Le serie cig-liari sono in numero di 8 sulla fac- cia destra, ove divergono leggermente a ventaglio ; sulla sinistra se ne contano circa il triplo (23 — 28). Quivi è notevole un particolare di struttura dei corpi basali, che invece di essere, come al solito, tondeggianti, sono molto allungati e disposti obliquamente. L'apparato cigliare, quantunque meno svilui)pato che noli' A. cyclidioidcs è tut- tavolta molto ricco. Le ciglia ventrali possono raggiungere una lunghezza pari a metà della larghezza del corpo e le membranelle peristomali allo stato di riposo ne oltrepassano di 10 — 15 /i l'estremo posteriore. Presso al margine sinistro del citostoma ha origine un fascio di setole fortemente piegato ad S. Vi è sempre una setola terminale, talora se ne osserva anche un' altra alla base della fac- cia dorsale. Apparato digerente. Il citostoma è più corto che nella specie precedente ed il suo margine superiore presenta due incavi ben distinti. Al citostoma fa seguito una lunga citofaringe che può giungere fino oltre la metà del corpo e in cui si distingue un tratto iniziale largo ed uno terminale più stretto. Vacuolo pulsante. Pulsa con ritmo lento e variabile; l'inter- vallo fra una sistole e la successiva varia negli individui a tal' uopo esaminati da 1' 53" a 5' 12" alla temperatura di 16°. Apparato nucleare (tav. 5 fig. 45). 11 macronucleo ha forma ovoidale molto allungata; per lo più è diritto, talora leggermente ricurvo colla concavità in alto, talora arrotondato ai due estremi, talora appuntato all' inferiore; sempre disposto obliquamente rispetto air asse dell' infusorio. Di lunghezza pari a circa 1/3 di quella del corpo, ne occupa la metà superiore. Un micronucleo sferico del dia- metro di II 3— 3Y2 si osserva presso la estremità aborale a piccola distanza dal nucleo. Frammentazione nucleare. I casi di frammentazione nu- cleare sono meno frequenti che nella specie precedente e ne dif- feriscono in quanto che il fenomeno si inizia, non coli' aprirsi di setti, ma con una deformazione del macronueleo il quale assume forma irregolare e contorta, presentando degli strozzamenti nei punti in cui dovrà avvenire la separazione (tav. 5 fig. 46 — 48). In altri individui si vede come i frammenti dopo la separazione si siano allontanati l'uno dall' altro, assumendo forma sferoidale (fig. 49). Movimenti. Procede come la pala di un' elica descrivendo ampie spire; i suoi movimenti sono rapidi (luantunque meno vivaci 80 Raffaele Issel che nella specie precedente. Spesso l'ho visto muoversi in circolo, mentre colla setola terminale stava attaccato ad un lembo di tessuto dell" ospite. Andstrum tellinac n. sp. Tav. 5 fìg. 16. Questo Aìicistrum ha molta affinità col i)recedente ; se ne dis- tingue sopratutto per la forma e per le dimensioni. La forma è alquanto più tozza e si avvicina maggiormente ad un ovale, essendo l'infusorio meno dilatato anteriormente e meno assottigliato posteri- ormente. Per quanto concerne le dimensioni, esso è più piccolo e ])iù largo dell' A. comiìressian. Ecco le misure di 10 individui: Lunghezza Largh. massima Lunghezza Largh. massima .u. 39 p. 15 [j. 36 [X 15 » 42 » 15 . 39 » 17 » 42 » 17 > 37 » 16 » 44 » 19 » 42 » 19 » 37 » 14 » 37 » 15 La compressione del corpo è meno accentuata che nella specie precedente, misurando le facce dorsale e ventrale una larghezza pari circa a metà delle laterali. Altra differenza si osserva sulla faccia sinistra nel numero delle serie cigliari che è alquanto minore (16 — 19) e nel macronucleo che ha forma un po' meno allungata (tav. 5 fig. 50). Eccezionalmente si trovano individui con nucleo alla metà del corpo (fig. 51). La frammentazione nucleare è frequente e si compie come nell' A. cyclklioides (fig. 52 — 53). Aìicistrum siibtruncatum n. sp. Taf. 4 fig. 10—12. Forma del corpo. Il contorno delle facce laterali è ovale, subtroncato un po' obliquamente alla base. La faccia dorsale è un po' più convessa della ventrale; la faccia destra è fortemente con- vessa, la sinistra nettamente concava. Dimensioni. Ecco le dimensioni di 5 individui: Lunghezza L; iirgh. massima (i 37 (j. 20 » 46 > 25 » 37 > 22 » 40 » 22 . 37 » 22 Ancistridi del Golfo dì Napoli. 81 Appendici. Negli individui esaminati le serie cigliavi sono in numero 0 sul lato destro, di 21 — 22 sul sinistro. Le ciglia e le membranclle peristomali sono meno sviluppate che nelle specie pre- cedenti rispetto alla mole del corpo; le ciglia ventrali non sorpas- sano un quarto della larghezza totale. Alla estreuiità del cor})0 esiste un grupiio di ciglia più lunghe, accompagnato da una setola simile a (piella dell' Ä. c/jclidioides; presso l'angolo sinistro del ci- tostoma non si osservano setole. Apparato digerente. La parte rettilinea del peristoma è assai larga ed appariscente. Il citostoma si avvicina molto per la forma a quello dell' Ä. cyclidioides, ma è situato assai più obliqua- mente; ne consegue che sulla faccia destra l'intaccatura comincia più in alto che nelle altre specie e che il suo margine non è visi- bile 0 lo è appena sulla faccia sinistra. Vacuolo pulsante. Il vacuolo pulsante è piuttosto voluminoso e si contrae con ritmo rapido; in un individuo ho contato una sis- tole per ogni 38". Citoplasma, apparato nucleare (tav. 5 fig. 59). Il citoplasma è quasi sempre disseminato di corpuscoli verdi. Il macronucleo ha forma ovoidale poco allungata coli' asse maggiore disposto trasver- salmente ed è lungo circa 1/3 dell' animale. Il micronucleo è un corpicciuolo sferico od ovoidale di dimensioni piuttosto rilevanti (fino a ,u 4'/2) che si trova per lo più aderente alle pareti del nucleo. Non ho mai osservato frammentazione nucleare. Movimenti. VA. suhtruncatum si muove girando intorno al proprio asse con curve capricciose e bruschi mutamenti di direzione; spesso resta immobile al pari dell' A. cijcUdioides. Ancistrum veneris Maupas. (Etude des Inf. cillés pag. 480—481, tav. 20 fig. 12, i:i.) Tav. 5 fig. 17. La forma del corpo e le dimensioni valgono a distinguere a prima vista questa specie dalla precedente con cui è legata da strettissima affinità. La forma è alquanto più snella, essendo il corpo più attenuato anteriormente ed arrotondato od anche lievemente attenuato alla estremità posteriore. Dimensioni di 5 individui: Mittheilungen a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. b 82 Raffaele Issel Lunghezza Largh. massima |x 62 (ji 29 » 56 » 27 » 60 » 28 » 61 » 29 » 66 » 32 Le linee cigliali sono molto più numerose non solo sul lato sinistro, ove se ne hanno ben 28 — 30, ma anche sul destro, ove ne ho contate 14 — 15. Per quanto si riferisce al citostoma e all' ap- parato cigliare, non v'è difitereuza degna di nota tra le due specie. In alcuni individui ho visto una breve e stretta citofaringe. Anche per quanto riguarda il nucleo e i movimenti, esattamente descritti dal Mai'PAs, si può ripetere quanto si è detto per VA. suhtruncatum. Il micronucleo in pochi individui in cui l'ho esaminato è sferico, ha un diametro di circa 4 ^tt ed è appoggiato alla parete superiore del macronucleo (tav. 5 fig. 54). Ancistrum mìjtili Maupas. (Etude des Inf. ciliés pag. 477 tav. 2ü fig. 15—17.) Tav. 4 fig. 4—6. Forma del corpo. Il corpo è ordinariamente piriforme e va attenuandosi gradatamente dalla base all' apice che è arrotondato; e sempre compresso ai lati, ma non in grado rilevante; così in due individui le cui facce laterali hanno una larghezza massima di f.i "11 la dorsale e la ventrale misurano /< 22. La faccia sinistra e la ventrale sono pressoché piane, la destra e la dorsale fortemente convesse. Dimensioni. UÀ. mytiU e il più grande fra gli Ancistru/tt. Ecco le dimensioni di 10 individui: Lunghezza Li xrgh. massima Lunghezza Largh. massima (j. 69 \x 40 (j. 66 Ij. 34 > 68 » 32 » 71 » 36 » 70 » 25 » 73 . 27 » 68 » 37 » 70 » 27 . 69 » 34 > 70 » 33 Anclie fra i C(»nmiensali dello stesso ospite si osservano notevoli difierenze indipendenti dallo stato di nutrizione. Mentre la forma figurata ò hi più ('(tiiiuiie. se si esaminano molti individui si vedono Ancistridi del Golfo di Napoli. 83 tutti i gradi di passaggio da una forma assai rigonfia alla base fiiiu ad un ovale quasi regolare e ad un ovale che si avvicina ad un rettangolo. Appendici. Sulla faccia destra si osservano 7 linee cigliari di cui la sesta segue il nastro peristomale ad una distanza maggiore che nelle altre specie. Sulla faccia sinistra corrono IG — 18 serie presso a poco parallele tra di loro e all' asse delF infusorio, poiché la direzione spirale delle serie è qui appena sensibile. Le ciglia e le membraneile esterne hanno mediocre sviluppo. Sulla parte in- feriore della faccia destra sono impiantate 2 o 3 brevi setole. Apparato digerente. Nella forma e posizione del citostoma VA. mytili si allontana notevolmente dalle altre specie dianzi de- scritte. Il citostoma infatti non è tutto sulla faccia ventrale ma è spostato sulla base del corpo così da tagliarlo obliquamente. Il margine superiore dapprima si dirige in alto, poi si prolunga in basso con una sporgenza arrotondata che termina all' angolo destro del citostoma. Il dente è sviluppatissimo e termina alla estremità inferiore dell' infusorio. Sulla faccia sinistra appare di scorcio soltanto una piccola porzione dell' apertura buccale. Le membraneile superiori, molto più lunghe che nelle specie precedenti, si vedono vibrare dietro ad una piccola intaccatura del margine. Sviluppo anche maggiore hanno le membranelle inferiori. La spira del pe- ristoma è ben visibile nell' individuo vivente e compresso. Esiste una citofaringe simile a quella dell' A. conipressuìii^ ma più stretta (tav. 5 fig. (i7)- Vacuolo pulsante. Il vacuolo pulsante è piuttosto voluminoso ed è situato alquanto più in alto che nelle specie precedenti. Apparato nucleare (tav. 5 fig. 55). Consta di un macronucleo sferico 0 un po' ovale situato nella parte mediana del corpo; al disopra di questo si osserva un micronucleo molto piccolo (/< 2— Y2) e poco colorabile coi reattivi. Frammentazione nucleare. I casi di suddivisione nucleare sono molto frequenti; ho osservato infatti individui con 2 0 3, e, meno sovente, con 4 0 5 masse nucleari subsferiche disposte irre- golarmente (fig. 56). Variazioni. La descrizione che ho dato si basa sopra in- dividui rinvenuti nella Modiola barbata. L'esame di tali individui non sarebbe stato sufficiente a stabilire l'identità di questa specie con quella di Maupas; uè i mitili aperti a Napoli mi avevano permesso di risolver la questione, avendo trovato affatto privi di 84 Raffaele Issel Ancvstriim alcuni MytiÌKs (jallojJi'ovmcùills del golfo. Più tardi, esa- minando alcuni Mìiuk{.s edulis comperati sul mercato di Genova e I)rovenienti da Spezia ho osservato fra le lamelle brancliiali degli Ancistruìn che presentavano nel contorno del loro corpo tutti i gradi di transizione da una forma identica a quella della MocUola (fatta astrazione da un numero un po' maggiore di serie cigliari) ad una forma un poco attenuata inferiormente e che corrisponde in modo esatto a quella disegnata da Maupas. Un individuo presentava inoltre un nucleo ricurvo in basso come nella figura del protistologo francese; il confronto con altri individui mi ha condotto alla persua- sione che un' aspetto siifatto è dovuto ad un inizio di frammentazione nucleare in due i)arti precedente la separazione del nucleo in due masse tondeggianti. Movimenti. UÀ. mytili appare nei suoi movimenti meno svelto ed agile che non i congeneri. Aìieìstrum harhatuni n. sp. Tav. 5 fig. 18—20. Forma del corpo. Il contorno delle facce laterali si può de- finire come un parallelogramma un po' ricurvo all' indietro, arroton- dato agli angoli basali e terminato in punta ottusa all' estremità anteriore. Visto dorsalmente o ventralmente, l'infusorio presenta una forma che ricorda quella della specie dianzi descritta, colla dif- ferenza che la sua estremità inferiore è troncata obliquamente. Dimensioni. Ecco le dimensioni di 10 individui: Lunghezza Largh. massima Lunghezza Largh. massima jj. 45 [A Iti (j. 40 |x 14 » 44 » 16 » 37 » 14 » 47 » 17 » 42 » 15 » 49 > 17 » ;{9 » 17 » 47 » 15 » 42 » 15 Appendici. Ho contato sulla faccia destra 7 lince cigliari che divergono leggermente a ventaglio, e verificato che la sesta corre ad una certa distanza dal peristoma come avviene nella specie pre- cedente. Sulla faccia sinistra ne ho contato 11 — 12; anche qui rav- volgimento spirale è appena sensibile e il loro decorso è presso a poco i)arallelo ai margini. L'ai)parato cigliare raggiunge il suo massimo sviluppo; le ciglia della faccia sinistra sono lunghe quasi Ancistridi del Golfo di Napoli. g5 quanto il corpo è largo; le membrauelle esterne sono lunghissime e verso la metà del corpo ve n'ha un gruppo che supera per lun- ghezza le altre e, in istato di riposo, oltrepassa l'apice dell' infusorio di circa 25 n. Apparato digerente. Il citostoma, come nelF A. i7iijtüi, ta- glia obliquamente la base del corpo. Visto dal lato ventrale, il suo margine superiore descrive tre lati di un trapezio, di cui il destro è ricurvo e costituisce la sporgenza che termina all' angolo destro del citostoma. Anche le membraneile interne superiori e special- mente le inferiori raggiungono eccezionale lunghezza. La citofaringe è foggiata come nella specie precedente. Vacuolo pulsante. È piuttosto grande e trovasi molto vicino alla estremità posteriore del corpo. Apparato nucleare. Il macronucleo è unico; mai mi accadde di osservare in questa specie la frammentazione nucleare. È assai voluminoso tanto da occupare completamente o quasi lo spazio com- preso tra le due facce laterali. Un micronucleo ellissoidale, che raggiunge dimensioni insolite negli Ancistrum {\i^^li), trovasi a brevissima distanza al disopra del macronucleo o aderente a questo, risultandone secondo i casi un appiattimento o un incavo nella super- ficie di contatto. Movimenti. I movimenti dell' A. barhafum ricordano quelli della specie precedente, e si nota come le lunghe membraneile peri- stomali compiano escursioni assai più ampie e più frequenti che non nei congeneri, agitandosi con moto lento e flessuoso. Varietà. La descrizione dianzi data si riferisce all' A/?mfn/>M harhatum vivente nel Fusus syracusaniis. Nel Murex tnuicidus si trova una varietà (tav. 5 fig. 58) di statura presso a poco uguale, come lo dimostrano le misure seguenti: Lunghezza Largii, massima Lii nghezza L argh. massima [jL 44 |j. 17 [j. 51 ij. 20 * 42 > 19 » 47 .. 20 . 39 » 15 » 49 » 17 » 44 > 17 » 51 » 22 . 39 » 20. » 44 » 22 Essa differisce dal tipo inquantochè presenta sul lato sinistro un numero maggiore di serie cigliari (16 — 17) e un apparato vibra- tile un po' meno sviluppato. 86 Raffaele Issel Genere Plagiospira nov. gen. Istituisco questo nuovo genere per un" unica specie il cui })eri- stonia taglia obli(iuamente il corpo prima di entrare nel citostoma. Plagiospira (yrinita nov. gen. n. sp. Tav. 5 fig. 21—23. 3Iorlologia. Forma del corpo. Il corpo è cilindro -conico, terminato in punta; raramente ha calibro costante per tutta la sua lunghezza; molto più spesso la parte superiore è rìgontia dal lato ventrale. Le facce dorsale e ventrale sono im po' meno estese delle altre a causa di una leggiera compressione del corpo, compressione che non sarebbe sufficiente ad orientare l'infusorio se non si tenesse conto della posizione del citostoma, poiché le facce laterali sono entrambe convesse nel medesimo grado. Dimensioni. Ecco le dimensioni di cinque individui viventi nella Cardita calyculata e di 10 viventi nel Loripes lacteus: Osp. Cardita ', calyculata Osp. Lor ■ipes lacteus Lunghezza Largii, massima Lunghezza Largh. massima [j. 44 ;j. 23 jj. 38 [j. 20 . 49 » 25 » 39 » 18 » 34 » 22 » 58 » 34 » 32 » 20 » 44 » 25 » 53 » 26 » 49 » 42 » 49 » 47 » 44 » 51 » 24 » 20 » 20 » 19 » 19 » 23 Come si vede il rapporto tra lunghezza e larghezza massima è alquanto variabile. Appendici. Le linee di impianto delle ciglia hanno un de- corso spirale molto accentuato e sono distribuite in numero presso a poco equivalente sulle due facce laterali; ne ho contate infatti 7 — 8 sul lato destro e 9 — 10 sul sinistro. Quelle del lato destro si uniscoDo in basso al peristoma e divergono a ventaglio dal basso all' alto jiresentando oltre a ciò una obliquità gradatamente crescente Aucistridi del Golfo di Napoli. 87 dall' indietro all' innanzi. Quelle del lato sinistro sono presso a poco parallele fra di loro. I corpi basali (fig. 21 b) hanno sezione circolare. All' apice del corpo tutte le serie cigliari convergono lungo una piccola cresta sj)orgente (tav. 6 fig. 70) ad eccezione di quella che costeggia inferiormente il peristoma, la quale non va oltre all' origine del peristoma stesso. Le ciglia del corpo sono assai sviluppate, raggiungendo una lunghezza pari alla metà della larghezza corpo. Alla estremità anteriore sono più lunghe e più fitte che altrove, senza però sostituire un pennacchio laterale ben distinto come nel genere Ancìstrum. Apparato digerente. Il citostoma è un' ampia apertura a forma di mezzaluna che taglia di sbieco la base del corpo (tav. 5 fig. 23 e). Visto dalla faccia destra, si presenta come una profonda fessura limitata all' indietro da una sporgenza tondeggiante. Visto ventralmente, appare come un' apertura triangolare a lati un po' ricurvi. Onde rendersi ben conto della sua forma e dei suoi rap- porti col peristoma, è necessario di vedere l'infusorio dalla parte inferiore, a che si può riuscire quando in una preparazione ove il velo li(iuido non sia troppo sottile si faccia ruotare la Plagiospira^ fissata ai vapori osmici, in modo da voltarla colla estremità orale verso l'osservatore (fig. 27). Il peristoma (fig. 21 — 'Tip) simile per struttura a quello degli Aiicistnim si origina alla metà della faccia ventrale o un po' più in alto, taglia obliquamente la faccia destra, indi passa alla base del corpo e poco dopo si continua nel citostoma, delimitandone la cavità colla sua spirale; complessivamente si avvolge per due giri interi di spira. Esso è sensibilmente incavato rispetto alla super- ficie del corpo e limitato da due orli lievemente sporgenti. L'appa- rato vibratile del peristoma è molto interessante. Osservando una Plagiosinra a fortissimo ingrandimento, si direbbe che lungo cias- cuno dei margini peristomali vi siano parecchi gruppi di grosse ciglia e due serie continue di altre ciglia molto sottili. Dopo lunghe e attente ricerche, mi sono convinto che tale apparenza è fallace. Ognuno può persuadersene facendo ruotare fra il porta-oggetti ed il copri-oggetti una Plagiospira i cui movimenti siano rallentati per leggiera compressione. Se vi fossero realmente dei grup})i di ciglia più grosse, dovrebbe variare in tal modo la loro posizione relativa rispetto alla superficie visibile dell' infusorio, mentre invece, in qualunque posizione questo si trovi, i gruppi sembrano semi)re par- tire dalle estremità delle semicirconferenze del peristoma corrispon- 88 Raifaele Issel deuti ji quella faccia che è rivolta verso l'osservatore. La illusione si spiega così: le appendici peristomali della riagiospira non sono vere ciglia, ma membranelle, e queste membranelle sono impiantate radialmente lungo il peristoma di guisa che si vedono di jìrospetto soltanto in due punti diametralmente opposti di ogni si)ira peristo- male, risultando raccennata parvenza di appendici più larghe, mentre, procedendo verso il centro, si jìresentano sempre più di sbieco, finche a])paiono in sezione ottica come sottili linee. Del resto la loro maniera di vibrare e l'aspetto loro nei preparati colorati col metodo di ScHEWiAKOFF Confermano trattarsi non di appendici coniche, ma di appendici appiattite un po' meno tenui di quelle degli Ancistrum^ senza però permettere di scoprirne l'intima struttura. Membranelle tanto lunghe e sottili non sono comuni fra gli infusori, (juautunque offrano qualche somiglianza quelle di alcuni Tintinnoidei ed in par- ticolare quelle dei generi Cofloiieìla Hkl. e Dictf/ocìjsfa Ehrb. (15). Le membranelle hanno lungo il tratto iniziale del peristoma la massima lunghezza che può raggiungere il triplo della larghezza del corpo; e siccome sono 4 i punti in cui appaiono di prospetto, se ne inferisce che esse accom})agnino il peristoma per tutto il suo percorso nel citostoma. Quelle del giro interno (fig. 21 — 2',^ fui) sono ahjuanto più brevi delle esterne [vie). Vacuolo pulsante. È relativamente grande e situato per lo più a circa Y3 della distanza tra la base e l'apice 0 un poco più in alto; è privo di dotto escretore. Citoplasma. L'ectoplasma è differenziato all' esterno in una sottile cuticola assai più pieghevole ed elastica di quella degli An- cistritm; prova ne sia che l'animale può deformarsi notevolmente, insinuandosi fra gli ostacoli in sottili interstizi, e la sua forma subisce alterazioni non indifferenti cogli usuali fissatori. Il cito- jjlasma appare omogeneo e contiene granulazioni grasse al pari di quello degli Ancistrum. Inoltre individui viventi sulle branchie della Cardita calyculata sono talmente gremiti di corpuscoli verdi da rendere impossibile lo studio di molti particolari di struttura; quelli del Loripes ne sono costantemente privi. Ai)parato nucleare (tav. 5 fig. 60 — 62). Consta di un nucleo sferico 0 subsferico molto variabile nella sua posizione. Raggiunge V4 — Vs della statura ed è circondato da una sottile membrana; la sua struttura è finamente granulare. Un micronucleo sferico, di 4 [x di diametro è sempre presente in vicinanza della estremità aborale. Non lio mai osservato fenomeni di frammentazione nucleare. Ancistridi del Golfo di Najioli. §9 Movimenti, initrimeiito. La Plaglospira cmiMa, meno rai)ida e capricciosa nei suoi movimenti che non gli Ancìstnmi, nuota descri- vendo intorno al suo asse spire larghe e a giri frequenti. Le lunghe ciglia anteriori funzionano come il pennacchio laterale degli Aììcistrwìì. Le memln-ane peristomali, quando l'infusorio nuota ve- locemente, rimangono inerti e colle loro estremità libere conver- genti. Quando invece l'animale è fermo 0 si sposta lentamente, esse si agitano con moto quasi continuo, lento e ondulatorio che non ne anima contemporaneamente i margini opposti, ma si pro- paga rapidamente dall' uno all' altro. Una immagine abbastanza fedele di questo moto si avrebbe in una gonna di stoffa leggiera che venisse sollevata da un sol lato e poi lasciata ricadere. Le membranelle che adornano il primo tratto del peristoma compiono escursioni }»iù ampie di quelle dei tratti successivi; le interne vibrano \n\\ rapidamente e più continuamente delle esterne. Ciò vale a spiegare il meccanismo di jirensione degli alimenti; le membrane esterne funzionano come una nassa mobile che imprigiona le parti- celle alimentari, mentre le interne le travolgono nel citostoma. Col rosso neutro si colorano nel citoplasma grossi e numerosi boli alimentari (tav. 6 fig. 75) e trasudano dalla cuticola le solite goccioline intensamente colorate, che in questo caso sono più rade e più vistose che non presso gli Ancisfrutn, e disposte in una sola serie lungo le linee d'impianto delle ciglia. Riproduzione. Nella Plagiospira crinita ho osservato con rela- tiva frequenza i fenomeni di scissione. Prima che il micronucleo esca dallo stato di riposo, l'infusorio si allunga e il contorno delle facce laterali si modifica assumendo una forma un po' ad S (tav. 5 fig. 94). Il citoplasma subisce un curioso cambiamento, inquantochè la sua. struttura, poco chiara dapprima, si rende evidentissima nei preparati fissati coli' acido osmico ; vi api)aiouo allora larghe maglie distribuite con una certa regolarità e di larghezza pressoché uniforme in ogni parte del corpo (fig. 93). In questo frattempo l'apertura del citostoma e le membranelle hanno subito notevole riduzione, il ma- cronucleo si è ingrossato e il micronucleo è venuto a porsi in con- tatto con esso. In questo periodo è pure interessante la modificazione dell' apparato cigliare: le serie cigliavi vengono a convergere sulla faccia dorsale, formando angoli acuti rivolti in basso, mentre sulla faccia ventrale le prime serie di destra convergono lungo una serie che è in continuazione col peristoma (fig. 95 e 96), e nuove linee 90 Raffaele Issel cigliavi si formano all' apiec dell' infusorio come curve semi-elittiche concentriche. In uno stadio successivo il microuucleo discende lungo le pareti del macronucleo (fig. 97), poi si allunga a fuso presentando nel suo interno tre cromosomi ben distinti (fig. 98); non potrei però affermare clic non ne esistano più di tre. In uno stadio ulteriore il corpo ha incominciato a dividersi per scissione obli(iua e il macro- nucleo si è allungato, presentando fini striature alle due estremità. Tale processo di divisione presenta analogia con ([uello descritto da Stevens (30) per la Boverici subct/llndrica. Non ho mai osservato individui in coniugazione. Genere Boveria Stevens. Studies Oli Ciliate Infusoria pag. 2(».) Storia. Più di un secolo fa 0. F. Müller (21) descriveva e figurava nella «Zoologia Danica» 4 specie di infusori viventi nella cavità palleale del M/jtilns cdnlis: Lcìicophra fitnda., Leiicophra ar- udlla, Tricìioda ciliata, Trichoda silicata (op. cit., pag. 44 — 45, tav. 73 fig. 1 — 6, il — 20). Riguardo alle due prime specie ed all' ultima, non si tratta certamente di protozoi, ma di lembi di epitelio bran- chiale staccati dal corjio dell' os|)ite ed agitantisi vivacemente nella preparazione, mentre i corpuscoli figurati e descritti sotto il nome di Trichoda ciliata sono a mio parere veri infusori, poiché in essi facilmente si ravvisano i contorni di una Boveria. Nel 1882 Certes (0), in un suo opuscolo sui parassiti ed i commensali dell' ostrica, accenna ad un infusorio munito di due lunghi ciuffi di setole po- steriori trovato nelle ostriche di Arcachon e di Marennes. Lo schizzo che accompagna la notizia, ([uantunciue incompleto ed inesatto, non lascia alcun dubbio circa alla identità della specie osservata con quella di Stevens. Questo autore (30) stabilì nel 1901 il genere Boveria per una specie rinvenuta nell' albero respiratorio della nolothurin cali fornica^ e ne studiò la struttura investigando con particolare diligenza i fenomeni della scissione. Morfologia. Forma del corpo. Il corpo è subconico. Appendici. Le ciglia del corpo sono molto sviluppate; quelle della parte anteriore più lunghe e più fitte delle altre, come ab- biamo veduto nella Plagi/ìspira crinita. Apparato digerente. Carattere comune del genere e la pre- senza di un lungo peristoma che invece di originarsi all' apice o alla metà del corpo, come nelle specie precedentemente descritte. Ancistridi del Golfo di Nnpoli. 91 ha princìpio in im lembo sporgente della base del corpo; la sua struttura non diflferisce da quanto abbiamo osservato nella Plagio- spira. Stevens descrive le appendici peristomali come grosse ciglia; mi sono persuaso trattarsi invece di un apparato vibratile identico per la sua struttura a quello del genere precedente. Vacuolo pulsante. E unico, voluminoso e posto alla base del corpo immediatamente dietro alla faccia dorsale. Riproduzione. Non ho mai osservato la coniugazione quantunque mi siano passate sotto gli occhi molte migliaia di individui. Ho visto parecchie volte la Boveria siibcijlindrica in via di scindersi; per ([uanto riguarda questo fenomeno, io rimando il lettore al lavoro di Stevens che ne descrisse accuratamente le varie fasi (op. cit. pag. 25 — 27 tav. 4,^5); di particolare interesse è quella in cui la sostanza micronucleare si dissocia in ben distinti cromosomi. Non voglio però tacere di una forma di divisione molto strana che una sola volta mi è occorso di osservare nella Boreria suh- cijlindrica var. coìichanwi. Un individuo di media dimensione pre- sentava presso a poco alla metà della faccia ventrale una sporgenza cilindroconica; la metà inferiore della faccia dorsale era incavata e munita di membraneile. Si tratta quindi di un individuo figlio, compenetrato nell' individuo progenitore. Tanto l'uno quanto l'altro avevano membraneile di lunghezza normale, senonchè il progenitore presentava un numero di giri dell' apparato vibratile ed un cito- stoma normali, mentre il figlio offriva un solo giro di membraneile e niuna traccia di citostoma. Vi erano due vacuoli pulsanti; l'uno in posizione normale e privo di dotto escretore, l'altro aprentesi un po' più in alto della metà della faccia dorsale, mediante un dotto escretore. Due i macronuclei: l'uno posto in corrispondenza del- l'individuo figlio, l'altro più in alto; il primo sormontato da un mi- cronucleo più voluminoso che non il secondo. I movimenti di questo singolare geminato erano rapidi come negli individui normali e i due apparati vibratili si agitavano con moto sincrono. Nulla posso dire intorno alla divisione della Boverm Sfevensi, causa la scarsità del materiale esaminato. 92 Raffaele Issel Chiave sistematica delle specie. 1. reristoma molto obliquo rispetto all' asse dell' infusorio; membranelle peristomali più lunghe nel loro tratto iniziale. Boveria Stevensi n. sp. 2. Peristoma normale o poco obliquo rispetto all' asse dell' in- fusorio; membranelle peristomali di lunghezza uniforme. Boveria suhcylindrica Stevens. Descrizione delle specie. Boveria Stevensi n. sp. Tav. 5 fig. 24—26. Forma del corpo. Il corpo ha forma di un cono leggermente ricurvo, terminato in punta più o meno acuta e fortemente compresso ai lati. Dimensioni. La statura è piccolissima; ecco le dimensioni di tre individui : nghezza Largh. massima |j. 24 jx 13 » 29 » 15 :> 29 » 17 Appendici. Le linee d'impianto delle ciglia sono sulla faccia destra in numero di 8 e dal peristoma convergono regolarmente verso l'apice dell' infusorio; sulla sinistra ne ho contate 9 — 10, nelle quali è molto sensibile il decorso a spirale. Tanto le ciglia quanto le membranelle sono eccezionalmente sviluppate in rapporto alla piccola mole del corpo; le ciglia superano la metà della sua lar- ghezza (10 t< in un individuo largo ii 17); le membranelle maggiori sono lunghe tre volte la larghezza del corpo. Apparato digerente. Il citostoma, visto dalla parte ventrale appare come una fessura triangolare a margine ricurvi, dalla faccia destra lo si scorge di sbieco come una larga intaccatura della base a margine irregolare (tav. 5 fig. 26 e). A tutta prima si direbbe che il peristoma si inizia in alto sulla superficie del corpo come av- Ancistridi del Golfo di Napoli. 93 viene nella specie precedente, ma, osservando con attenzione l'in- fusorio, si vede come il peristoma determini nel suo tratto iniziale un lembo sporgente che può considerarsi come margine basale (fig. 26 o), cosicché si avrebbe anche in ([uesto caso un peristoma basale. La sua origine si trova sulla faccia ventrale a circa 1/3 del- laltezza; di qui scende obliquamente, cinge alla base la faccia sinistra, poi entra nel citostoma e vi si avvolge a spira, ma di quest' ultimo tratto, stante la piccolezza del materiale, non sono riuscito a farmi un concetto ben sicuro. Le membranelle interne del peristoma sono poco più corte delle esterne. Non ho osservato citofaringe. Vacuolo pulsante (tav. 5 fig. 24 e 25 vp). È molto grande e non si distingue alcun canale escretore tra esso e la parete del corpo. Apparato nucleare (tav. 5 fig. 63). Consta di un macro- nucleo ovoidale 0 subsferico di dimensioni rilevanti; i granuli di cromatina sono minutissimi. Aderente al nucleo od a piccolissima distanza da questo si osserva un piccolo micronucleo. In alcuni individui ho trovato duplicità nucleare indipendente dalla scissione (fig. 64). Movimenti. Nuota come la Plagiospira crinita, descrivendo larghe spirali ed agitando in modo analogo l'apparato vibratile del peristoma. Boveria subc>jlimlriea Stevens var. concharum. Tav. 4 fig. 7—9. Forma del corpo. Il corpo e subcilindrico 0 subconico, ra- ramente diritto, più spesso ricurvo in avanti ed anche un po' in- clinato a sinistra 0 a destra; talora a sezione circolare tal' altra un po' compresso ai lati. L'apice è arrotondato e qualche volta un po' rigonfio. Una forma siffatta, unita alla posizione basale del citostoma, rende l'orientazione dell' infusorio un po' difficile ed arbitraria. Prendendo come punto di partenza una delle facce la- terali, ho convenuto di chiamar destra la posizione del corpo in cui l'apertura citostomale vista di sbieco è rivolta a destra dell' osser- vatore. Dimensioni. Le dimensioni sono oltremodo variabili; alcuni individui hanno una statura che non supera quella della specie pre- cedente (ho trovato infatti un minimo di u 27), altri invece rag- 94 RaJBfaele Issel giuiig'ono dimensioni relativamente gigantesche (fino a ;k 169; 6 volte il minimo). Nella seguente tabella dò le dimensioni di parecchi in- dividui rinvenuti in ospiti differenti. Osp. Pinmi iwbiiis Osp. Gapsu fragilh Osp. Tellina cxigua Osp. nii Tellina Hda Osp. Loripes lacfeus Lung. Laig. Lung. Larg. Lung. Lurg. Lung. Larg. Lung. Larg. [X 51 (ji 25 \x 93 |j. 20 |JL 64 \). 27 (j. 88 li. 22 [jL 145 [j. 3:i » 49 . 26 » 76 => 20 . 27 » 22 » 64 » 20 » (56 » 27 » 37 » 20 . :^2 » 22 » 44 » 32 >. 58 >> 21 ^135 » 30 » 47 » 22 74 . 22 . 51 » 20 » 102 » 34 . 169 » 29 » 45 » 22 -e 103 » 26 » 59 » 21 » 47 » 22 » 29 » 22 » 56 y> 20 » 42 * 21 » 155 » 31 » 83 » 25 » 49 » 25 > 47 » 27 » 113 » 26 La statura non è quindi in rapporto eolla specie di mollusco in cui la Boieria vive, poiché anche nello stesso ospite si osservano differenze grandissime. Appare inoltre dai dati surriferiti come la larghezza dell' infusorio sia indipendente dall' allungamento di questo; credo poi che tale allungamento non abbia rapporto alcuno coi fe- nomeni di divisione, poiché ho veduto individui medi e piccoli in via di scissione, mentre mi è occorso non di rado di osservare lun- ghissime Boverm che ancora non presentevano le prime fasi del fenomeno. Noterò infine come gli individui molto lunghi compaiano raramente isolati; infatti ho aperto delle diecine di molluschi con molte Boveria brevi e tratto tratto mi sono imbattuto in un esemplare che conteneva soltanto Boveria di statura molto superiore alla media. Appendici. Le appendici vibratili sono sviluppatissime, seb- bene in grado minore che nella Borcrin Sterensi. Le ciglia rag- giungono una lunghezza che varia da un terzo a metà della lar- ghezza del corpo. Le serie cigliari in numero di 8 — 10 per lato partono dal peristoma e convergono all' apice del corpo, diritte o con un decorso leggermente spirale. Nella Boveria subcijliudrica tipica Stevexs ha dimostrato per mezzo di sezioni come esse non giungano fino a toccarsi, ma lascino all' apice del corpo una piccola zona circolare priva di ciglia; non ho potuto verificare se tale dis- posizione si ripeta anche nei miei esemplari. Apparato digerente. Il citostoma (tav. 4 fig. 7 — 9 e, tav. 5 fig. 28 e) ha forma pressoché scmilunare e differisce da quello delle due specie precedenti in(|uant(tchè la sua posizione è meno obliqua; ne consegue che soltanto una piccola parte si presenta di prospetto Ancistridi del Golfo di Napoli. 95 air osservatore; i margini dell' apertura sono un po' sporgenti a guisa di labbra. Dalla faccia ventrale esso si presenta come una breve intaccatura obliqua a fondo arrotondato, dalla parte destra appare di profilo come una fessura triangolare col lato più lungo sinuoso. Il peristoma (tav. 4 fig. 7 — 9 p, tav. 5 fìg. 28 p) è per lo più perpendicolare alla serie cigliari, ma negli individui assai lunghi presenta, al pari del margine l)asale del corpo, leggera obliciuità dalla faccia ventrale in alto alla dorsale in basso; s'inizia da un lembo sporgente della base del corpo presso al margine dorsale della faccia destra, corre tutto attorno alla base per un giro e mezzo di spira, indi entra nel citostoma e quivi non termina come si osserva nei disegni di .Stevens, ma si avvolge ancora percorrendo in tutto tre giri. Esso corrisponde ad un incavo ben sensibile della superficie dell' infusorio ed è limitato da due sottili rilievi. Una doppia serie di membranelle costituisce l'apparato vibratile peristo- male e segue il peristoma per tutto o quasi tutto il suo percorso, es- sendovi cinque zone in cui le membranelle si vedono di prospetto. Le esterne (tav. 4 fig. 7 — 9 me) hanno lunghezza uniforme, le interne [mi) sono lunghe circa la metà delle prime. La citofaringe (fig. 7 cf) si scorge in continuazione della fessura del citostoma guardando l'infusorio dalla faccia destra o dalla ven- trale; appare allora come un breve tubo foggiato ad S, talora ar- rotondato all' estremità, tal' altra terminato in punta, e si apre sol- tanto quando l'infusorio sta nutrendosi attivamente. Quantunque non abbia scorto citopigo, posso affermare che esso si trova alla base del corpo e vicino alla faccia dorsale, poiché in questo tratto ho osservato due volte emissione di escrementi (fig. 7 — 9 cp). Vacuolo pulsante (tav. 4 fig. 7 e 8 rp). È piuttosto voluminoso e situato molto superficialmente vicino alla faccia dorsale ed alla destra. Un breve dotto escretore permanente lo fa comunicare col- l'esterno [dr]. In un individuo ho osservato una sistole ogni 2' 50", ma, come nota Stevens, il periodo è molto variabile. Apparato nucleare. Il macronucleo è assai voluminoso; negli individui più piccoli può occupare i 2/3 del corpo ed ha forma sferica 0 subsferica (tav. 6 fig. 91); negli individui più lunghi (fig. 88) ha forma ovoidale allungata e non occupa più che un piccolo tratto del corpo (7(j in due casi). È circondato da una membrana nucleare di notevole spessore che conserva molto bene la sua forma sotto l'azione dei fissatori, mentre il contenuto nucleare si contrae; ne 96 Raffaele Issel risultano (lucgli aspetti particolari del nucleo figurati da Stevens e di cui un caso ancora più spiccato è rappresentato colla fig. 87. Come osservò Stevens, un tale fenomeno non si verifica coi vapori d'acido osmico. Il raicronucleo è un corpuscolo sferico, a struttura omogenea, situato presso la estremità aborale del corpo ed ha di- mensioni piuttosto rilevanti (S'/a — 41/2 .")• Citoplasma. Lo strato di ectoplasma, ben visibile nei pre- parati (tav. 5 fig. 74 er'), è molto ricco di granuli, i quali possono raggiungere un diametro di /.i 2^/2 quantunque ordinariamente non superino f.i IV2 e .debbono considerarsi come sostanza grassa, poiché al pari di quegli degli Aiicistrum si tingono in nero coli' acido osmico e in rosso col Sudan III (fig. 74 g). I boli incolori (tav. 4 fig. 7 ih) sono molto abbondanti mentre scarseggiano corpuscoli verdi. Movimenti. La Boveria suhcylindrica ha abitudini più seden- tarie degli Ancistrum con cui spesso si trova associata. Se si apre infatti un mollusco in cui gli infusori dei due generi suddetti siano ugualmente abbondanti e si aspira con una pipetta un po' di liquido pallealc senza toccare le branchie, compaiono nella preparazione molti Ancistrwìi e pochissime Boverki. Se invece si applica forte- mente la pipetta sulle branchie e si aspira, la proporzione di Boveria diventa molto maggiore. L'infusorio si vede di sovente attaccato a lembi di epitelio branchiale, mentre agita con moto continuo le membranelle peristomali e oscilla per le rapide correnti prodotte dall' epitelio vibratile. Nel suo nuoto alterna tratti rettilinei con larghi circoli e si muove girando intorno al proprio asse con spire frequenti meno ampie che nelle due specie dianzi descritte. Confronti. Confrontando la mia descrizione con quella di Stevens si notano alcune differenze; Stevens anzitutto osservò in tutti gli individui presso all' estremità aborale uno strato di ento- plasma molto più denso, foggiato a lente concavo -convessa, colla concavità rivolta verso il nucleo. Questa particolarità di struttura non si osserva afl'atto nella Boveria suhcylindrica dei lamellibranchi. Il peristoma inoltre è molto più lungo nei miei individui, poiché, anche tralasciando la porzione di spira entro al citostoma (che non è rai)presentata nei disegni di Stevens) percorre due giri di spira anziché 1 '/-i? come si osserva nella Boveria della Holotlmria cali- foniica. Il micronucleo infine ha nei miei esemplari dimensioni assai maggiori (:j- 31/2 — 41/2 invece di li. 172)- P^^' ciò che riguarda la forma e la posizione del citostoma, Stevens non discende a Ancistridi del Golfo di Napoli. 97 particolari sufficienti onde stabilire un confronto a scopo sistematico. Per concludere, pur riferendo alla Boveria suhcijUndrica la specie da me osservata, la considero come una varietà distinta che per il suo habitat denomino var. coìicharum. Affinità e morfologia comparata degli Ancistridi. Lo studio dei particolari morfologici rivela una stretta affinità fra le varie specie delle quali ho poc' anzi trattato. Infatti, anche considerando due specie estreme, quali sarebbero un Äncisfrtiui del giuppo del cyelidioides e la Boveria subcylindripa, alcune differenze che sembravano a tutta prima importanti scompaiono dopo un esame accurato. Prendiamo ad es. l'apparato vibratile del peristoma. Se osserviamo gli infusori dalla faccia destra ed orientiamo il peristoma della Boveria come quello dell' Aìieisfrwn, vedremo come le mem- branelle esterne di questo siano aifatto omologhe alle membraneile esterne di quella e come le membraneile interne del margine sinistro e destro del citostoma corrispondano rispettivamente alle interne in- feriori ed alle interne superiori presso VAucistrinìf] l'unico divario consiste adunque nella lunghezza delle appendici e nella orientazione loro per rispetto all' asse del corpo. Se poi si dispongono le specie neir ordine in cui le ho descritte, si nota un passaggio graduale da una forma all' altra. Dal citostoma ventrale dell' A. cyelidioides e degli affini si passa a quello basi-ventrale dell' A. mytili e del- VA. ì)arhatum\ la Pktgiospira crinita è poi molto importante perchè ci conduce al citostoma quasi perfettamente basale della Boveria sidicyliìidrica e col suo peristoma obliquo stabilisce una transizione fra quello longitudinale degli Ancistruni e quello trasversale della Boveria sidmylindrica. Così, se si immagina che un Ancistrum subisca una torsione da destra a sinistra, avremo una forma che per il decorso delle serie cigliari e del peristoma corrisponde alla Pln- giospira. Del resto i tre generi presentano una struttura identica, fatta eccezione per particolari di poco momento. Debbono quindi essere riuniti in una sola famiglia che io chiamerò degli Ancistridi dal primo genere descritto e di cui porgo la diagnosi. Famiglia Ancistridae. Infusori di piccola statura muniti di un ricchissimo apparato vibratile composto di ciglia più fitte alla estremità anteriore e di Mittheihmij'en a. d. Zoolog. Station zu Neapel. Bd. Ki. 7 98 Raffaele Tssel ima do])])!;! serie dì memìjianelle lungo il peristoma. Questo è foggiato a lungo e stretto nastro e termina a spirale entro un largo citostoma semilunare o subtriaugolare. situato alla estremità posteriore del corpo o ventralmente, i»oco lontano da essa. Com- mensali di molluschi marini e di oloturie. 1. Origine del peristoma al- l'apice del corpo, direzione del primo tratto del peri- stoma longitudinale Gen. Ancistruìit Maupas. a. Peristoma con origine verso la metà del corpo Gen. Plag iosp ira nov. gen. h. Peristoma con origine da un lembo sporgente della base del corpo Gen. Boveria Stevens. 2. Origine del peristoma più in basso deir apice del corpo; direzione del primo tratto del peristoma obliqua od orizzontale Secondo Maupas (19) il genere Aricistrum presenta delle affi- nità da una parte col. gen. Flewonema dall' altra col gen. Ptycho- stomum. 11 BÜT.SCHLI (3), inclinato dapprima ad ascriverlo fra i Plagiotomidi, esprime poi l'opinione che abbia più intimi rapporti coi Microtoracidi e coi Pleuronemidi. Ora, ijoichè la zona adorale degli Aucistridi è foggiata in modo assai diverso da quella dei Pkuronema^ viene a cadere l'argomento principale su cui Maupas fonda la parentela dianzi accennata. Alcuni caratteri comuni (com- l)ressione laterale, setole terminali) hanno importanza secondaria, d'altronde la complessità dell' apparato cigliare e digerente che abbiamo trovato negli Ancistridi vale ad allontanarli sia dai Pleuro- nemidi, sia da un' altra specie vicina ai Pleuronemidi: il Pleuro- copfes hydractiniae minutamente descritto dal Wallengrex (31). Con maggiore attenzione sarebbero da studiarsi i rapporti degli An- cistridi coi Microtoracidi ed in particolare col genere Ptychostomuufr Stein, se la zona chiara che secondo Maupas (11)) attraversa obliqua- mente il corpo del P. saenuridis fosse un peristoma, come non son lontano dal sospettare; ad ogni modo, mancando le caratteristiche membranelle, la posizione inferiore del citostoma non costituirebbe un carattere abbastanza importante. Dopo accurati confronti mi sono convinto che la famiglia dei Plagiotomidi è quella che manifesta i più stretti rapporti di paren- tela coi nostri Aucistridi, specialmente se si sceglie a termine di Ancistridi del Golfo di Napoli. 99 paragone il genere Ancìstrum, che è il meno aberrante del gruppo. Lo spostamento del citostoma lungo una faccia ventrale, meno estesa delle laterali per una forte compressione del corpo, si ritrova infatti nei generi Conchophthirus Stein, Plagiotoma Djrd., Blepharisma Perty, e presso i primi due abbiamo anche una curvatura inuguale delle facce laterali. Lo spostamento del citostoma fino alla estremità in- feriore si osserva in due specie di Conchophthirus: cioè nel C. Steens- fnqù descritto da Stein (29) e da Schüberg (28) e nel C. Metch- ìukoffi descritto da Certes (6). Un peristoma che si avvicina a quello degli Ancistridi si ritrova nei generi Plagiotoma e Blepha- risma; abbiamo quivi una serie di membraneile peristomali e una membrana ondulante in rapporto col citostoma che corrisponde alle membranelle interne degli Ancistrum. Noterò poi come presso la Blepharisma il peristoma termini nel citostoma con un principio di spirale che ricorda quella molto più sviluppata degli Ancistridi. Di più Stein osservò nella Blepìtarisiìia latcritia alcuni individui col nucleo normale, altri col nucleo frammentato in un piccolo numero di sferette di varia grossezza e, coincidenza interessante, il massimo trovato è 8, proprio quello che ho verificato nella frammentazione nucleare degli Aiicistnim. Se si aggiunge infine la condizione bio- logica dei Plagiotomidi, reputata parassitaria nei Plagiotoma^ com- mensale nel Conchophtìmiis^ non si può negare che le analogie siano importanti e numerose. Per concludere: nel sistema dei cigliati qual' è delineato da BÜTSCHLI, gli Ancistridi debbono collocarsi nell' ordine Trichosto- mata, sott' ordine Spirotricha, sezione Heterotricha; quivi costitui- scono un gruppo omogeneo e ben distinto dagli altri quantunque stretto da evidenti rapporti di parentela colla famiglia dei Plagio- tomidi in generale, e coi generi Blepharisma e Plagiotoma in parti- colare. Il confronto degli Ancistridi colle altre specie di cui si è dianzi parlato m'induce alla persuasione che l'estremità rivolta in avanti nel moto dell' animale sia veramente l'anteriore, ritenendo invero- simile che l'estremità orale fosse l'apice primitivo diventato poste- riore in seguito ad una inversione nel senso della progressione. A proposito degli infusori il cui citostoma è spostato verso la estremità posteriore, Bütschli e Schuberg dimostrarono per alcune specie ed ammisero come generale la esistenza di una sutura buccale (Mund- naht), che starebbe ad indicare' il cammino percorso dal citostoma nella sua migrazione e lungo la (luale convergono le serie cigliari 100 Raffaele Issel come convergevano lungo la bocca primitiva. Ora abbiamo veduto come negli Aucisirum a citostoma quasi basale una tale conver- genza si osservi solo all' estremità anteriore e come manchi total- mente nella Boveria siihcylindrica ove l'apertura buccale ha assunto una posizione diametralmente o|)p()sta alla primitiva. Il supposto rapporto tra la migrazione del citostoma e l'ordinamento cigliare non trova quindi conferma nel caso nostro (vedi anche Stevens, op. cit. pag. 22). Habitat e distribuzione geografica degli Anoistridi. Habitat. I dati relativi alla distribuzione delle specie di An- cistridi nei vari ospiti che ho esaminati sono qui appresso riuniti in un quadro sinottico a cui premetto un elenco dei vari molluschi che di tali infusori si sono mostrati privi. Per adottare una regola uniforme, considero un individuo come privo di Ancistridi quando ho osservato con esito negativo sei goccie d'acqua tolte da i)uuti diversi delle lamelle branchiali. Molluschi privi di Ancistridi. (I numeri indicano quello degli individui esaminati.) Gastropoda: Haliotis tiiberculata L. 4, Twho riigosiis L. 1, Natica josejìkiuia Risso 3, Cerithium vidgatnm Bvug. 2, Chenopus jìes pekcani Brug. 2, Trivia piilex Solander 1, Cassidaria echinophora Lam. 2, Murcx brandaris L. 3, Nassa, iiiutabilis L. 4, Eidiiria cor- nea L. 1, Bidla striata L. 4, Pleurohraìicìms Meckeli D. Ch. 4, Os- canius membraimceus D. Ch. 2, Jamis cristatus D. Ch. 2, Plcuro- jthi/Uidia lineata Otto 1. — Scaphopoda: Dentalinm oitale L. 6. — Lam ci li brauch lata: Gastrocl/aeiui dubia Pen. 2, Mactra stìdto- rwn L. 6, Mactra helvacea Chemn. 6, Thracia li^pyracea Poli 8, Carotila gibba Olivi 6, Solen vagina L. 3, Solen siliqua L. 2, Psani- tnobia vespej'timi Chemn. 1, Artenìis cxoletah. 10, Cytherea chiane L. 6, Vemis verrucosa L. 7, Cardimn aculeatum L. 1, Cardia ni tuber- cidatum L. 6, Cardium papillosum Poli 4, Cardium edule L. 6, Car~ dium ablonguni Chemn. 6, Arca barbata L. 6, Arca Naae L. 6, Arca lactea L. 6, Pectunculus glycimcris L. 6, Pectuncidus bimaculatus Poli I , Mytilìts garata For- bes (), Lithodon/as lifJ/ophagus L. 6, Avicidci hirmuìa L. 6, Pecfen Ancistiidi del Golfo di Napoli. 101 jacohacus L. 2, Pccten opcrctdnris L. 6, Fecten varius L. 6, lÄma inflata Chemn. 6, Liina ìiians Gmelin 6, Ostrea ediilis L. 6, Ostrea 'plicata Chemn. 6. Aucìstridi del golfo di Napoli e loro ospiti. Xomc del mollusco Araphineura: Chiton olivaceus Speng- ler Gastropoda: Natica hcbraea Martyn Murex trunculus L. . Fnsus syracusamis L. Lamelli- branchiata: Tellina nitida Poli . » planata L. . » exigua Poli Capsa fragilis L. . Donax trunculus L. » politus Poli . Venus gallina L. . Tapes decussata L. . Loripes lactetis Blainv, Qaleomma Turioni So werby Cardita sulcata Brug » calyeulata L. Pinna nobilis L.. . Modiola barbata L. . 5 4 52 62 6 2 8 15 27 4 5 7 7 12 Nome deir Ancistride Ä s ^ ò. , s ce s p. a e •3S 3 ;s s ®* •S e a. ■S ^ « S "^ ^ '^ 'S ß.. g =5 Ó. s > e5m Sopra 66 specie di molluschi esaminate sono dunque 18, ossia un po' più della quarta parte, quelle che contengono Ancistridi. La specie più diffusa è la ^Doverla suhcylindrica var. concharum^ poiché 102 Raffaele Issel si trova in 10 delle M specie di lamellibranchi che albergano rap- presentanti della famiglia. I mollusclii più ricebi di Ancistridi sono la Capsa fragilù e la Telliun exigua\ presso quest' ultima specie il numero di infusori che ho contato nel campo di un coprioggetti 18x18 supera talvolta 200; non credo quindi di esagerare calcolando ad alcune migliaia gli in- dividui ospitati da un mollusco la cui lunghezza media non supera 15 — 16mm. Per contro in altre specie {Cardita silicata, Oaleomma Turtoìiì, Tellina 2ilfi'Mtfi, Vcmis gallina,) gli Ancistridi sono in numero scarso e mancano in alcuni degli individui esaminati. Nelle altre specie abbiamo una frequenza media poiché ogni preparazione non contiene in generale più di 1 o 2 diecine di individui. E da notarsi che gli Ancistridi sembrano prediligere alcuni generi di molluschi (es. Tellina) e sfuggirne completamente alcuni altri [Cardium, Pecten). Però non esiste una stretta dipendenza fra la specie di Ancistride e la posizione sistematica del mollusco che lo alberga. Laddove esistono una Boveria e un Ancistrum associati, talora predomina la prima, tal' altra è in maggioranza il secondo ; ove YA. cycUdioides h accompagnato da laltre specie, l'ho trovato sempre in minoranza. Nel Loì'ipes lacteus in alcuni casi v'è solo Boveria^ spesso Boveria e Plagiospira con predominio dell' una o dell' altra. Distribuzioue geografica. Avendo esaminato alcune Venus gal- lina comperate sul mercato di Genova e provenienti da Cattolica di Romagna, ho potuto verificare che esse contenevano le stesse specie di Ancistridi già osservate nelle Venus di Napoli. Lo stesso dicasi di alcune Tellina nitida e Murex trunculus pescati nel Golfo di Genova e delle Tapes decussata provenienti dalla laguna Veneta. Ricordando poi che V Ancistrum veneìis e 1^4. mytili furono da Maupas rinvenuti in Algeri, si può affermare che gli Ancistridi sono costanti nei loro ospiti e diffusi almeno in tutta la regione mediterranea. Inoltre la presenza della Boveria subc/jlindrica in una oloturia del Pacifico e i risultati delle indagini faunistiche, i quali assegnano agli infusori in generale una diffusione cosmopolita, lasciano sup- porre che le specie da me descritte debbano ritrovarsi sopra un' area assai più vasta. Noterò infine come le mie ricerche dirette a scoprire la Boveria suhcglindrica in alcuni esemplari di Ilolothuria lubulosa e di Sticho- jnt.s regalis i)escati a Napoli abbiano sortito esito negativo. Aücistridi del Golfo di Napoli. 103 Rapporti degli Ancistridi eoi mollusehi. I rapporti degli Ancistridi coi loro ospiti non accennano a vero parassitismo; per quanto lio detto intorno al loro nutrimento e per il fatto che molti molluschi ne albergano normalmente migliaia io li considero come commensali. Essi molto probabilmente traggono pro- fitto di tutte le particelle di nutrimento loro apportate dalle correnti che l'ospite produce; e a sostegno di tale opinione giova ricordare che le due specie più costantemente ricche di Ancistridi, la Capsa fragiUs e la Tellina exigua, sono nelle condizioni più favorevoli per poter offrire agli infusori cibo copioso. Infatti la Capsa fragile prospera nel golfo di Napoli sui fondi melmosi a piccola profondità (1 — 2 metri) e predilige le acque calme e ricche di sostanze organiche; si trova abbondantissima, a mo' d'esempio, nel porto di Mergellina come accenna Lo Bianco (1). In condizioni analoghe vive la Tel- lina exigua. Gli Ancistridi passano da un individuo all' altro in grazia delle correnti che continuamente si producono tra il mollusco e l'acqua che lo circonda. Una trasmissione per mezzo della larva dell' ospite si poteva escludere a priori, essendo noto che nei molluschi marini lo sviluppo della larva avviene, o per intero, o partendo da uno stadio assai precoce, fuori del corpo materno. Che la trasmissione sia facilitata da incistamento, come osserva kStein (29) per il gruppo affine dei Plagiotomidi, non ammetterei per due ragioni; anzitutto perchè nell' ambiente loro naturale non ho veduto una sola ciste, poi perchè tolti da questo ambiente, gli Ancistridi periscono in breve. Aspirata infatti una goccia di liquido palleale e postala sul portaoggetti in camera umida, ho visto che in generale gli infusori non restano in vita più di 12 — 13 ore; se si usa la precauzione di aggiungere al liquido palleale un poco d'acqua di mare pura, si trovano ancora dopo un tempo un alquanto più lungo pochi An- cistridi ancora viventi, ma si muovono a stento ed il loro corpo è rigonfio per enormi vacuoli. II vero mezzo di trasmissione degli Ancistridi non si può veri- ficare se l'acqua in cui vivono i molluschi è tolta da un recipiente un po' grande, troppo esigua essendo la mole di questi protozoi in confronto alla massa del liquido. Io vi sono riuscito ponendo al- cuni individui di Tellina exigua in un piccolo vaso con tre o 104 KiilTaelc Issel quattro cm^ d'acqua di mare. Esaminando l'acqua goccia a goccia, dai)principio non ho rinvenuto alcun infusorio; dopo 24 ore ne ho contati da 0 a 6 per preparato; dopo due giorni fino a 11—12 per preparato. Dirò tuttavia come avendo tenuto promiscuamente nello stesso acquario specie diverse di gasteropodi e di lamellibranchi non ho mai verificato, neanche dopo un mese di tempo, che un Ancistride proprio di un dato ospite si trasmettesse ad un altro di specie di- versa, 0 che specie normalmente prive di Ancistridi se ne popo- lassero. Insieme agli Ancistridi ho trovato in molte delle Ccqjsa fragilis e delle Tclliim exigua esaminate una Licnophora. Mentre gli An- cistridi sono limitati alla cavità palleale la Licnopìiora si trova numerosa anche sui sifoni e l'ho pure rinvenuta in abbondanza sulle appendici dorsali del nudibranco Janus cristatus. Anche Stevens (30) trovò nella HoIotJmria califoniica una nuova Licnoplìora [L. Macfar- Imidi) e osservò come la Boveria divenisse di frequente sua preda. Nel Solen vagina e nel S. siliqua vive una Trichodina; in tutti i Mytilus galloprovincialis che ho aperti ed in alcune Telline un piccolo Enchelyodon. Oltre a (juesti infusori, che per condizioni biologiche si avvicinano agli Ancistridi, ne ho osservati tratto tratto altri, come VUronfnm marina Djrd., il Cliilodon duhius Maupas, il Cidainìjdodon cgclops Entz, lo Stromhidium sidcatimi CI. e Lachm., che certamente erano penetrati a caso nel mollusco e non sono le- gati da alcun rapporto diretto collo stesso. Gli Ancistridi sono incomparabilmente più abbondanti di tutti i precedenti e debbono ritenersi come i commensali veramente ca- ratteristici dei molluschi, poiché in ogni particolarità della organizza- zione loro portano l'impronta di un adattamento perfetto all' am- biente in cui vivono. Biassunto. Commensali costanti nella cavità palleale di parecchi molluschi marini (in 18 specie sopra 66 esaminate) vivono dei piccoli infusori cigliati eterotrichi, che per i loro caratteri molto spiccati meritano Ancistridi del Golfo di Napoli. ] q5 di costituire ima famiglia a parte: Ancistridae. Questa offre affinità ben manifesta soltanto coi Plagiotomidi. Nel genere Aucistrwn Mau- pas il corpo è molto compresso ai lati e la curvatura delle due facce laterali inugnale; poco o punto compresso e a curvatura uni- forme nei generi Plagiospira n. gen. e Boveria Stevens. L'apparato cigliare è sviluppatissimo e più folto all' apice; presso il genere Ancistruììi le ciglia si ditfereuziano in un pennacchio laterale sul- l'alto della faccia sinistra e sono su questa faccia molto più nume- rose che non sulla destra. Le serie cigliari hanno decorso spirale. Il citostoma è ampio, subtriangolare e posto presso all' estremo posteriore; basale o basi-ventrale negli Ancistrum, diventa basale nelle Boveria. 11 peristoma è foggiato a lungo e stretto solco avvol- gentesi a spira entro al citostoma dopo avere percorso all'esterno un tratto che è parallelo alle serie cigliari e all' asse del corpo nel gen. AucistrwH, fortemente obliquo nel gen. Plagiospira^ poco obliquo 0 normale nel gen. Boveria; e fiancheggiato da una doppia serie di lunghe e tenuissime membraneile che raggiungono il loro massimo sviluppo nei due ultimi generi. Esiste una citofaringe. Il vacuolo pulsante è unico e presenta nella Boveria subcylindrica un dotto es- cretore. Il macronucleo è voluminoso e nel genere Ancistrum va soggetto a frammentazione che si manifesta talora con regolarità quasi geometrica; si osserva sempre un solo micronucleo posto presso all' estremo aborale. Il citoplasma è disseminato di granuli grassi. Nel gen. Ancistnmi ho descritto oltre alle due specie di Maupas {A. veneris, A. mytili) 5 specie nuove: A. cyclidioides^ conqjressum, teUinae, siihtruncatum, harhaiuiìi. Ho istituito il nuovo genere Pla- giospira per una forma intermedia fra Ancistrum e Boveria. La Boveria subcylindrica dei lamellibranchi marini è una varietà ben distinta (var. concharuin) di quella scoperta da Stevens nella Holo- tlìuria californica\ oltre a questa ho descritto una seconda specie: B. Stevensi. La riproduzione avviene per scissione obliqua; nella Boveria (Stevens) e nella Plagiospira il micronucleo presenta inte- ressanti fenomeni mitotici. La coniugazione fu osservata soltanto nel gen. Ancistrunt. Gli Ancistridi hanno movimenti veloci; essi nuotano girando intorno al proprio asse o si tengono in equilibrio col vortice prodotto dalle ciglia anteriori. Alle forti correnti prodotte dal mollusco dobbiamo ascrivere una parte importante nella morfologia e nella biologia di questi esseri; anzitutto perchè l'apparato cigliare degli Ancistridi ha subito un adattamento che permette loro di opporre la necessaria resistenza, 100 Kaffiiclc Issel poi perche tali correnti valg-ono a procurare agli infusori un con- tinuo e copioso nutrimento composto di particelle appartenenti od estranee al corpo dell' ospite; infine perche costituiscono, secondo le mie osservazioni, l'unico mezzo con cui l'Ancistride può passare da un ospite ad un altro. Spiegazione delle tavole. Le figure 1—29 e 68 — 70 sono disegnate a mano libera e con un ingrandi- mento di 1200 diametri (Koristka, ob. 1/15 semìapoc. imm. om., oc. 8 comp.) tranne la figura 69 alquanto più ingrandita. Le altre sono ottenute alla camera lucida (tranne le fig. 65—67, 71 e 75 fatte a mano libera) e con un ingrandimento di 700 diametri (ob. 1/15 oc. 4 comp.), tranne la fig. 72 ingrandita 1200 e la fig. 85 ridotta a 350. I macronuclei sono chiari, i micronuclei scuri, eccezione fatta per le fig. 76, 77, 78 in cui la spiegazione è fornita da apposite lettere. Nelle fig. 3, 12 e 15 la spira peristomale e le membranella interne sono tralasciate perchè le difficoltà di osservazione non hanno permesso di disegnarle con precisione sufficiente; lo stesso dicasi per le serie cigliari nelle fig. 3, 6, 12, 15, 20 e 26. Lettere comuni a tutte le figure. h corpi basali delle ciglia. vii membraneile interne, o interne in- ho corpuscoli verdi. feriori. e citostoma. ms membranelle interne superiori. cf citofaringe. op origine del peristoma. ci ciglia (?) del citostoma. jì peristoma. cp posizione del citopigo. pr parte rettilinea del peristoma. d dente del citostoma. ps parte spirale del peristoma. dv dotto escretore del vac. puls. s setole. ib boli incolori. i^c vacuoli citoplasmatici. / pennacchio laterale. vp vacuolo pulsante. Ma niacronucleo. "d zona del pennacchio laterale. me membranelle esterne. Tavola 4. Fig. 1. Ancistrum compressimi n. sp. della Capsa fragilis, lato destro. Fig. 2. Lo stesso, lato sinistro. Fig. 3. Lo stesso, lato ventrale. Fig. 4. J. w2«/ni micro- nuclei. Fig. 79. Ancistrum cyclidioides n. sp. della Tellina cxigua, scissione. Fig. 80 e 81. A. compressimi n. sp., due stadi della scissione. Fig. 82. A. tellinae n. sp., scissione. Fig. 83. A. veneris Maupas, scissione. Fig. 84 — 86. A. mytili Maupas, tre stadi successivi della scissione. Fig. 87. Nucleo di una Boveria subcylindrica Stevens var. concharum fissata col sublimato acetico. Fig. 88 — 91. Boveria subcylindrica Stevens var. concharum, 4 individui di diflfe- rente statura; apparato nucleare. Fig. 92. Divisione anomala di Boveria subcylindrica Stevens var. concharum; p peristoma, mp membraneile peristomali, e citostoma, rp vacuolo pulsante, dv dotto escretore del vacuolo, a apice dell' individuo figlio. Fig. 93. Plagiospira crinita n. gen. n. sp. del Loripes lacteus all' inizio della scissione; struttura del citoplasma. Fig. 94. La stessa; apparato nucleare nel medesimo stadio. Fig. 95. La stessa; decorso delle serie cigliari nella scissione con nuove serie cigliari all' apice del corpo; lato destro. Fig. 96. Idem; lato sinistro. Fig. 97 e 98. Fenomeni micronucleari in uno stadio più avanzato della scissione. Fig. 72. Fig. 73. Fig. 74. Fig. 75. Fig. 76. 109 Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan nelle adiacenze di Capri ed in altre località del Mediterraneo. Relazione del Dr. Salvatore Lo Bianco. Con le tavola 7 a 9. Nella mia relazione sulle pesche pelagiche eseguite dal Maia neir anno 1901 nelle vicinanze di Capri, terminavo la prefazione con le seguenti parole: »È da augurarsi che queste esplorazioni potranno essere continuate, come è nell' animo del Signor F. A. Krupp con apparecchi per quanto possibile sempre più perfetti ed adatti allo scopo. E ciò sarà di grandissima importanza per la conoscenza della fauna planktonica profonda del Mediterraneo, perchè tali esplo- razioni contribuiranno certamente a far luce sul problema della sua distribuzione batimetrica e orizzontale, ed apporteranno inoltre nuovi ed interessanti dati sulla biologia di queste forme animali e sulle condizioni fisiche dell' ambiente nel quale esse vivono.« Il mio voto si è tradotto in atto, perchè sono lieto di poter annunziare che le esplorazioni sono stato continuate quest' anno per ben quattro mesi e cioè dal Febbraio fino al Maggio, sempre dirette dal Signor F. A. Krupp, il quale con grande interesse e con entu- siasmo ammirevole ha fatto di tutto per renderle quanto più proficue ed importanti per la scienza. Egli a tal' uopo ha fatto venire dall' Inghilterra un' altro Yacht a vapore, il Puritan, della lunghezza di 50 metri e della portata di 350 tonnellate, con la macchina di 360 cavalli e con un eiiuipaggio complessivo di circa 25 persone. Il Puritan era al comando del capitano J. Me. Callum, che coadiuvato dal Signor J. Meader si è data tutta la pena i)ossibile per la buona riuscita della campagna. 110 Salvatore Lo Bianco Per rendere })0ssibili le pesclie, fu istallato a poppa un motore di circa 3 cavalli di forza, alimentato dalla macchina principale, che metteva in movimento una massiccia ruota di ottone disposta orizzontalmente, alla quale aderiva il cavo metallico che si voleva filare o salpare. Due grossi tamburi, ad ognuno dei quali si avvol- gevano 3000 metri di cavo, erano collocati in vicinanza del piccolo motore e mossi da manovelle a mano. Il cavo metallico era dello spessore di 10 mm. e comunicava con un dinamometro Solter, anche disposto a poppa, che ne segnava gli sforzi quando esso tirava gli apparecchi da pesca dalle profondità. Già durante le pesche del Maia il Signor F. A. Krupp aveva dato incarico ad uno dei suoi ingegneri, il Signor H. Wiesener, di occuparsi della costruzione di una rete planktonica a chiusura, e di un' altro apparecchio da pesca leggiero da trascinarsi specialmente sui grandi fondi per raccogliere gli animali minuti che vivono gal- leggianti alla superfìcie o leggermente nascosti nel fango del fondo. Questi due apparecchi costruiti dal Signor H. Wiesener^, sono da me indicati sotto il nome di rete a chiusura e quello di slitta di fondo: con l'ausilio di essi che hanno funzionato molto bene nel maggior numero dei casi, si è raccolto un riccliissimo materiale planktonico e di fondo. Il primo è assai sufficiente per dare un' idea concreta sulla diifusione verticale degli animali pelagici nelle varie zone d'acqua, comprese dalla superficie fino al fondo ; quello raccolto dalla slitta di fondo, con la quale si è raggiunta la profondità di circa 1200 metri, ha rivelata l'esistenza di una quantità di animali bentonici, il 50 o o dei quali sono nuovi i)er la fauna mediterranea, e molti ancora nuovi per la scienza. È importante il fatto che varii di questi organismi di fondo erano noti finora solamente presso le isole Lofote ed in altre località dei mari della Norvegia. Oltre gli apparecchi innanzi menzionati, vi erano a bordo due grandi bertovelli, uno con ra})ertura d'entrata di circa un metro di diametro e confezionato con stamigna da ricamo, l'altro con l'apertura di due metri di diametro, costruito con la rete ordinaria, della »luale i pescatori si servono per catturare i pesci minuti ; una nassa poliedrica costruita sul modello di ([uella usata dal princii)e di Monaco (perduta alla prima prova nei pressi delle isole Eolie), ed infine una grande draga (Trawl) come quella in uso sul Challenger, 1 In una prossima edizione tedesca di questa relazione, i detti apparecchi verranno descritti ed illustrati. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. IH sulla Valdivia e su tutte le navi che negli ultimi tempi hanno com- piute delle esplorazioni marine. Completavano la serie molte retine plauktoniche di varie dimensioni. Le pesche si svolsero in gran parte nella zona abissale al S. di Capri di già parzialmente esplorata Tanno passato dal Maia, e che si estende dal largo del golfo di Salerno fino al largo di Bocca grande (vedi la carta che accompagna la relazione). Tale zona, come ho dimostrato nella seconda parte di questo lavoro, e propriamente in quella che tratta delle pesche di fondo, ha tutti i caratteri fisico- biologici per essere considerata abissale. Poche retate plauktoniche furono pure eseguite nelle adiacenze delle isole Eolie e fra capo Corso e Monaco, e ciò per studii com- parativi sulla diffusione tanto orizzontale che verticale del Plankton. Dalle campagne fatte finora vien dimostrata la necessità di es- plorazioni sistematiche e continuate sulla medesima zona riconosciuta favorevole, perchè i lunghi viaggi a scopo di esplorazioni sottomarine, utilissimi per la conoscenza della distribuzione generale degli animali, non possono mai conseguire i risultati che si ottengono con osserva- zioni e raccolte continuate e ripetute nella medesima zona, dove le condizioni biologiche degli animali che vi si trovano, possono essere stabilite e calcolate in relazione a quelle di luce, temperatura, pres- sione e densità. Durante tutta la campagna furono eseguite non meno di 63 re- tate, fra le quali 38 con 1000 a 2500 metri di cavo metallico svolto, e con quasi tutte si raccolse del Plankton. È bene premettere che i risultati esposti nella presente relazione sono appena quelli ottenuti in seguito ad un esame molto super- ficiale del materiale raccolto, e per essere assai sicuro della deter- minazione degli organismi pescati, spesso ho usufruito anche della competenza di valenti specialisti. Tutto il materiale raccolto dal Puritan e anche quello raccolto dal Maia trovasi ora nella Stazione Zoologica di Napoli, ove il Dr. Hentschel è incaricato di sovrain- tendere all' ordinamento di esso ed alla divisione nei singoli suoi componenti. Per conseguenza i risultati complessivi di tutta la campagna potranno conoscersi solo quando tutto il materiale sarà studiato minutamente dai varii specialisti, ai quali sarà affidato, come e intenzione di chi ne ha diretto la raccolta. L'esplorazione eseguita finora con le due suddette navi si è limi- tata solo fino alla profondità di circa 2000 metri, sicché la fauna che vive da tale profondità fino a quella di circa 4000 metri, alla 112 Salvatore Lo Bianco quale giunge il Mediterraneo, e clie è rappresentata da una vasta zona, è finora completamente sconosciuta. Sono lieto anche di annunziare che già si prepara nella Stazione Zoologica tutto il materiale necessario per una nuova campagna organizzata pure dal Signor F. A. Krupp per il prossimo anno, con un nuovo grande Yacht acquistato appositamente, la quale avrà come scopo principale l'esplorazione sia planktonica che bentonica della più profonda zona del Mediterraneo. A tal' uopo l'ingegnere H. Wiesener ha cercato sempre di più perfezionare la sua rete a chiusura, ed ha pure trasformato la slitta di fondo in apparecchio che possa chiudersi a volontà. Avendo sovente preso parte a dette esplorazioni sento il dovere di ringraziare debitamente il Signor F. A. Krupp, e di esternargli tutta la mia riconoscenza per l'incarico anche in quest' anno conferi- tomi di rendere pubblici i principali risultati ottenuti durante la campagna del Furitau. Avevo già scritto la presente relazione quando mi giunge la dolorosa notizia della morte immatura che il 22 Novembre troncava l'esistenza del Signor F. A. Krupp, e per conseguenza veniva a i)or termine ad una serie di esplorazioni scientifiche, che sarebbero termi- nate solo quando il fondo del nostro mare fosse stato conosciuto in tutti i suoi segreti. Tale era difatti l'intenzione del defunto, che con una istancabile operosità, non si limito solo a spendere la sua energia per sviluppare l'industria, ma l'uso pure per apprendere e familiarizzarsi con le scienze naturali. Per lui era una profonda soddisfazione dello spirito ed uno svago piacevolissimo il potersi occupare di (jueste discipline ; per conse- guenza vi spendeva tutto il tempo libero, che avrebbe dovuto utiliz- zare per riposare il corpo e la mente stanchi dall' eccessivo lavoro che gli procurava la direzione dei suoi molteplici e colossali stabili- menti industriali. Egli quando fu in grado di poter passare alcun tempo vicino al mare, si pose con tutto l'entusiasmo e con il suo spirito avido di conoscenze allo studio degli organismi marini. La più parte del tempo durante la sua residenza in Capri, ove svernava per ragioni di salute, era utilizzata per le pesche scientifiche, ed alla preparazione ed allo studio delle piante e degli animali raccolti. Di ciò era lieto e felice, ed in (questo tempo viveva di una vita nuova ed ideale, beandosi in queste occupazioni da lui tante volte desiderate. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 113 Così a poco a poco si sviluppò l'idea della esplorazione scienti- fica nella zona profonda del Mediterraneo, che egli potè tradurre in atto mercè l'efficace coopcrazione della Stazione Zoologica, la quale fin dal principio aveva messo a disposizione sua tutti i mezzi di cui dispone. Così furono organizzate le campagne del Maia e del Puritan, le sole che il defunto ha potuto compire. Io che ho seguito da varii anni la origine e le vicende di queste esplorazioni, e che ho con grande interesse costantemente coadiuvato il Signor F. A. Krupp, onorato sempre dalla sua benevolenza e dalla sua fiducia, sento il dovere di additarlo come un esempio da imitarsi. In poco tempo, e solo con la fede del »volere è potere« aveva acqui- stata una conoscenza esatta della vita che si svolge nel mare e dei problemi che la riguardano. L'opera sua sarebbe stata vasta, perchè era un organizzatore sereno e scrupoloso fino all' esagerazione, qualità che, aggiunte al suo entusiasmo ed ai mezzi di cui poteva disporre, erano garanzia di successo. Oltremodo modesto, di modi semplici e squisiti, la sua morte è sinceramente rimpianta da quanti lo conobbero; essa rappresenta una perdita inestimabile per la biologia marina. Napoli, Novembre 1902. Parte prima. Pesche planktouiche. Dal Febbraio al Maggio 1902 il Puritan eseguì 63 retate, con le quali, ad eccezione delhi 48, si raccolse del Plankton dalla super- ficie fino alla profondità massima relativa a 2500 metri di cavo metallico svolto. Con la rete a chiusura furono eseguite 28 retate, svolgendo un minimo di 40 metri di cavo metallico, ed un massimo di 1900 metri. Per varie ragioni in 4 retate l'apparecchio a chiu- sura non funzionò bene, poiché nelle retate 10 e 42 la rete non si chiuse alla profondità voluta, e quindi risalendo su aperta, raccolse tutto il Plankton incontrato per via; nella retata 11 si svolse troppo cavo, ed essendo la rete caduta sul fondo si riempì di fango; final- mente nella retata 22, per laceramento della retina interna al collettore, l'apparecchio risalì alla superficie quasi vuoto. Il mancato funziona- mento dell' apparecchio nella retata 42 è molto spiacevole, essendo Mittheilungen a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. 8 114 Siilvatoie Lo Bianco stata runica retata eseguita con rete a chiusura e con 2000 metri di cavo. Delle 24 retate ben riuscite, eseguite con rete a chiusura, 9 si fecero filando da 40 uno a 600 metri di cavo; molto interessanti fra queste è la serie della 49 alla 55, che fu incominciata filando 50 metri di cavo e continuata sempre con 100 metri di cavo in più, fino a raggiungere la lunghezza di 600 metri. Le 7 retate di tale serie, eseguite nella medesima località al S. di Capri, dettero risultati importantissimi. Altre 14 retate con rete a chiusura lavorarono filando da 900—1200 metri di cavo, ed una sola filandone 1900 metri, che fu la 47. Col grande bertovello si fecero 15 retate, con un minimo di 200 metri e con un massimo di 2500 metri di cavo metallico; fra queste non meno di 8 filandone 1000—1300 metri. Questa rete per la sua grande apertura d'entrata raccolse sempre grande quantità di Plankton. La slitta di fondo è stata usata 12 volte ed in tutti i casi, oltre gli animali bentonici, raccolse pure il Plankton incontrato nel risalire dal fondo alla superficie. In un sol caso (retata 17) l'apparecchio non giunse al fondo e per conseguenza raccolse solo Plankton. Con questa rete si pescò con un minimo di 200 metri di cavo, e con un massimo di 2400. La massima profondità segnata dalle carte idro- grafiche nella zona esplorata in tal modo era di 1200 metri. Inoltre si sono eseguite 4 retate col bertovello a grandi maglie, ma con risultati molto mediocri. Da questa rete si aspettava molto di più, supponendosi in teoria che essa, avendo un' apertura di 2 metri di diametro, e potendosi trascinare rapidamente attraverso l'acqua (per le ampie maglie che ne formano la sua rete), dovesse specialmente raccogliere tutte quelle specie che scappano via all' ap- pressarsi delle reti ordinarie da Plankton. Ciò che conferma i cattivi risultati ottenuti con una rete simile durante la campagna della Valdivia. Per ([ueste 4 retate si filarono rispettivamente 400, 800, 1000 e 1100 metri di cavo. Finalmente 3 retate furono eseguite con la piccola rete conica aperta, in uso nella Stazione Zoologica, e per esse si filarono da 1 a 10 metri di cavo. La durata delle retate fatte sia con reti ai)erte che a chiusura, calcolando solo il tempo che esse pescavano alla profondità stabilita, variava da 25 minuti fino ad 1 ora e 15 minuti. Le retate 11, 42 e 13 sono state eseguite fra Capo Corso e i Le pesche abisssili eseguite da F. A. Fvnipp col Yacht Puritan ecc. t ] 5 Monaco in vicinanza della costa francese, in vista di Capo Ferrct (Villafranca) e Capo Martin; in tutti e tre i casi si filarono 2000 metri di cavo. Le carte in quei paraggi segnano 1900 metri di profondità. Le retate 58, 59^ e 59'', 60 e 61 si fecero nelle adiacenze delle isole Eolie e propriamente in vista di Salina e Stromboli e di Lipari e Stromboli; in questi paraggi la carta segna rispettivamente 1200 e 2600 metri di profondità. Per la retata 58 si filarono 2500 metri di cavo, che rappresenta la maggior lunghezza di cavo svolto durante tutta la campagna. Con le altre 55 retate fu pescato nelle vicinanze di Capri, dai pressi della costa fino alla distanza ordinaria di 12 chilometri da questa. Tutte queste retate sono segnate nella carta locale, clie> accompagna questa relazione, ad eccezione delle 46 e 47 perchè furono eseguite a più grande distanza dall' isola, e propriamente a circa 60 chilometri in direzione 0. In questa località fu eseguita la più profonda retata a chiusura ben riuscita di tutta la campagna, essendosi all' uopo svolti 1900 metri di cavo. Le conoscenze che si hanno sul Plankton del Mediterraneo sono assai scarse, e salvo le esplorazioni fatte dal Chun^ nel golfo di Napoli e sue adiacenze, e quelle eseguite da F. A. Kkupp^ nelle adiacenze di Capri, non vi sono finora altre ricerche, che ci diano un' idea completa della distribuzione verticale degli organismi pela- gici nel nostro mare. I principali risultati ottenuti dal Chun sono i seguenti: 1". La zona esplorata del Mediterraneo mostra tanto alla super- ficie che in tutte le profondità fino a 1 400 metri una ricca vita ani- male pelagica. 2". Animali pelagici, che durante l'inverno e la primavera appariscono alla superficie, cercano le profondità non appena inco- mincia l'estate. 3 ". Nelle grandi profondità esistono animali pelagici, che 0 non si sono mai osservati alla superficie, oppure molto raramente. 4''. Un numero di animali pelagici restano anche durante l'estate alla superficie, e non raggiungono mai le profondità. In base a ciò, egli divideva gli animali pelagici in sui)crficiali, cioè quelli che restano costantemente alla superficie, e zonarii con 1 C. Chun, Die pelagische Thierwelt in grüßeren Meerestiefen etc. in: Bibl. Z. 1. Heft 1887. - S. Lo Bianco, Le pesche pelagiche abissali eseguite dal Maia ntdle vici- uauze di Capri, in: Mitth. Z. Stat. Neapel 1"). Bd. 19ül. 116 Salvatore Lo Bianco Haeckel e Murray) quelli che vivono a determinate profondità. Nella precedente relazione sulle pesche del Maia, nel riconfermare la più parte delle conclusioni del Chun, ho cercato i)urc di dimostrare che l'apparizione delle forme pelagiche alla superficie durante l'in- verno e la primavera, non è un fatto biologico dovuto a migrazione attiva per equilibrio di temperatura, ma che si tratta solamente di una migrazione passiva, determinata da correnti profonde che si muovono in direzione della superficie, e che si formano in periodi determinati, cioè durante l'epoca delle burrasche di S. E. e di S. 0. La scoverta del Chun di una fauna pelagica nel Mediterraneo, che dalla superficie si estende fino alla profondità di 1400 metri, confermava quanto il Murray^ aveva osservato nella campagna del Challenger in tutti i grandi Oceani, in opposizione con le osser- vazioni fatte dall' A. Agassiz^ nel Pacifico, il quale sosteneva che al disotto di circa 180 metri dalla superficie, la vita pelagica finisce quasi totalmente, ed invece è molto rigogliosa nella zona compressa da tale profondità alla superficie. Intanto durante il viaggio del Valdivia nel 1898 — 99 il Chun conferma il fatto constatato nel Mediterraneo anche per gli Oceani, ove il Plankton è diffuso dalla superficie fino al fondo, e che tutte le retate eseguite durante tale campagna, con reti a chiusura nei varii strati d'acqua, ne hanno sempre raccolto. In una relazione sulle pesche eseguite dall' Albatross nel 1899 — 1900, pubblicata in quest' anno, I'Agassiz^' ritorna sulla quistione ribattendo le osservazioni mossegli dall' Haeckel, dal Murray e dal Chun, e conferma di nuovo ciò che aveva precedentemente sostenuto. Dalla esposizione dei risultati di una serie di pescate, eseguite con la rete a chiusura Tanner in varie località del Pacifico, I'Agassiz conchiude difatti che, quando la rete pescò a 180 metri al disotto della superficie, catturò sempre un ammasso di animali pelagici e viventi a quella profondità, mentre che pescando da 540—630 metri. 1 J. Murray & W. Thompson, The Voyage of Challenger. Narrative. Voi. 1 1885 pag. 79. 2 A. Agassiz, On the dredging Operations of the U. S. Coast Survey Steamer Blake 1878. in: Bull. Miis. Harvard Coli. Voi. 5 pag. 8. 3 A. Agassiz, Report of the scientific Results of the Expedition to the tropical Pacific in Charge of A. Agas.siz, by the U. S. Fish Comin. Steamer Albatross from August 1899 to March 1900 etc. 1. Preliminary Report and List of Station», in: Meni. Mus. Harvard Coli. Voi. 20 No. 1. Le pesche abissali eseguite da F. A. Knii)p col Yacht Puritaii ecc. 117 raccolse poco o nulla. Infine, esprime il giudizio che è troppo poco ciò che si sa sull' argomento, per poter stabilire una classificazione (Ielle zone abitate dal Plankton dei grandi Oceani. Le pesche pelagiche eseguite dal Maia e dal Puritan nel Medi- terraneo, particolarmente nelle adiacenze di Capri, dimostrano in maniera evidente che la zona al disotto di 200 metri circa, e che si estende fino al limite della luce (500 metri circa) è molto ricca di animali pelagici, e provano che anche al disotto di questa pro- fondità, in tutta la grande zona oscura, che raggiunge le più grandi profondità, la vita animale è molto rigogliosa qualitativamente, ma quantitativamente essa è meno intensa di quella degli strati rischia- rati dalla luce. Nella zona oscura, come ho detto, s'incontrano assai numerose specie animali, che l'abitano per tutta la loro vita ed in essa si sviluppano, oppure solo durante lo stato adulto, sviluppando essi le loro larve fino ad un determinato stadio nella zona superiore rischia- rata dalla luce. Dallo studio comparato dell' habitat delle specie, che si sono più frequentemente raccolte durante le varie retate, la distribuzione delle quali è stata esattamente costatata con un numero importante di dati forniti, scaturisce senza alcun artifizio e senza giuoco di fantasia una logica divisione in zone principali del Plankton del Mediterraneo. Queste zone, che senza dubbio potranno pure venir suddivise, allorché si raccoglieranno nuovi dati e materiale ancora più abbondante, sono determinate, principalmente dalla quantità di luce che^ vi penetra, e quindi dalla maggiore o minore loro lumino- sità. Perchè la luce, a parer mio, senza escludere tutti gli altri, è il fattore che maggiormente influisce sulla distribuzione verticale di queste forme erranti di animali. Dell' influenza della luce sulla distribuzione verticale degli or- ganismi marini, sia vegetali che animali, si è molto discusso. 11 Fuchs \ uno dei più dotti conoscitori delle condizioni fisico-biologiche dei mari, così si esprime sul proposito: » dass die Vertheilung der Meeresorganismen nach bestimmten Tiefenzonen in erster Linie keinesv^egs durch die Temperatur bedingt werde, wie man bisher allgemein annahm, sondern dass dieselbe vielmehr der Ausdruck 1 Th. Fuchs, Beiträge zur Lehre über den Einfluss des Lichtes auf die bathymetrische Verbreitung der Meeresorganismen, in: Verh. Geoi. Reichsanstalt Wien No. 2 1883. 1 1 8 Salvatore Lo Bianco der ìd verschiedenen Tiefen herrschenden verschiedenen Lichtinten- sität sei.« Anche il Bektholdi, che per molto tempo ha studiato la distribuzione delle Alghe nel golfo di Napoli, conchiude come segue: »Die Tiefe des Wassers an und für sich, der Druck und die Temperatur des Wassers, lassen in dem untersuchten Gebiete keinen Einfluss auf die bathymetrische Vertheilung der Algen erkennen. Die Factoren, welche in erster Linie die Verbreitung der Algen bestim- men, sind das Licht und die Bewegung des Wassers.« Anche il Weismanx giunge alla conclusione che la diffusione verticale, e specialmente le periodiche emigrazioni dal fondo alla superficie, degli organismi delle acque dolci, principalmente dei piccoli Crostacei, siano determinate dalla luce. Le zone principali, nelle quali si divide il Plankton del Medi- terraneo, risultano come segue: i"^. La zona molto ricca di luce che va dalla superficie fino a circa 30 metri di profondità. 2^ La zona dell' ombra che si estende da circa 30 metri al disotto della superficie, e giunge fino al limite ultimo di penetrazione della luce (circa 500 metri di profondità). 3^ La zona dell' oscurità, che incomincia a circa 500 metri e giunge fino alle più grandi profondità conosciute come abitate. Dal Puritan questa zona è stata esplorata fino a circa 1500 metri. Per conseguenza propongo indicare il Plankton che abita queste tre zone nel modo seguente: Phaoplankton, quello della zona luminosa, Knephoplankton, quello della zona dell' ombra, Skotoplankton, quello della zona oscura. Inoltre essendo risultato sicuramente pure che vi sono molti animali viventi indifi'erentcmente dalla superficie, o poco al disotto, fino alle più grandi profondità, propongo di riunirli tutti sotto il nome di Panteplankton. Nella parte che riguarda tanto le considerazioni come i risultati generali del Plankton raccolto, caratterizzo di jtiù dette zone, dando l'elenco delle forme tipiche che vi vivono. Intanto fo seguire le tabelle con i nomi degli animali pescati con ogni singola retata, e le notizie riguardanti le reti usate, il 1 (i. Berthold, Über die Vertheilung der Algen im Golf von Neapel etc. in: Mitth. Z. Stat. Neapel 3. Bd. 1882. Le poschü jibissuli eseguite da ¥. A. Krupp col Yacht Puiitau ecc. HO tempo, la lunghezza del cavo metallico svolto, la località e la dire- zione della retata. Retata 1 del 4 Febbraio. Bertovello a grosse maglie. Dall' 1 alle 2 p. m. Cavo tilato 400 metri. Profondità 600 metri. A circa 1 chilometro da lo Capo (Capri). Direzione: 0. Ö. 0. Pesci: ] larva di Scomheresox Rondeletii. Tunicati: Varie Salpa democratica^ \ Cyclosal-pa virgola, catenata. Molluschi: 1 Creseis subulata. Iperidi : 2 Eut/jphis ovoides, 1 Phrosina semilunata. Chetoguati: 1 Sagitta hexaptera. Retata 2 del 4 Febbraio. Bertovello a grosse maglie. Dalle 2 e 30 alle 3 e 30. Cavo filato 800 metri. Profondità 1050 metri. A 41/2 chilometri da Punta Carena. Direzione: 0. Pesci: 1 Scopelus sp. (larva), 2 Cyclothone microdon. Tunicati: 2 Salpa fiisiforinis, molte Salpa africana. Molluschi: 1 Ftcrotrachea coronata. Iperidi: 1 Phrosina semilunata. Chetognati: 1 Sagitta hexaptera. Celenterati: I Diphyes Sieboldii, campane d^Hippopodius luteus, 1 Beroe ovata. Retata 3 del 5 Febbraio. Rete a chiusura (piccolo modello). Dalle 12 alle 121/2- Cavo filato 40 metri. Profondità 100 metri. A circa 2 chilometri da lo Capo (Capri). Direzione: E. Pesci: 2 uova di Anguilla vnlgaris?, varie uova di Lepidopus caudatiis, e molte uova di Macrourus sp. 1 larva di Scopelus sp. Tunicati: Varie Oikopleura cojìhocerca, molte Saljja democratica. Molluschi: 1 Atlanta Peronii, 1 Creseis acicula. Crostacei decapodi: Larve di Sergestidi, varie larve di Amalopenaeus elegans, 1 Diaphoropics sp., Zoea di Brachiuri. Schizopodi: Larve di Euphausidae, varii Stylocheiron mastigophorum. Iperidi: Varie Phronimopsis spinifera. Ostracodi: Varie specie di Conchoecia. Copepodi: 2 Sapphirina ovatolanceolata (f , varii Eucakmus elon- gatus, 1 Copilia deìiticulata^ molte Euchaeta acuta, varii 120 Salvatore Lo Bianco Calanus gracili^; Enchaeta marina^ Euchaeta hcbes^ Cmi- dace sp. e varii altri. chilometri da Punta Campanella. Direzione: S. E. (La rete s'impigliò nel cavo e non funzionò bene.) Pesci: 3 Cjiclothone microdon. Tunicati: Varie Salpa democratica. Crostacei decapodi: 1 Eretmocaris, 1 Megalopa. Schizopodi: 1 Ncnuitoscelis, larve di Euphausidae. Ostracodi: Varie Conchoecia spinirostris. Varii Pleuromma ed Euchaeta acuta. Alcune Sagitta serratodeìitata. Diversi Öphaerozoidi, 1 Thalassopliysa pelagica, varie Qlohigerina bidloides. Copepodi: Chetogiiati: Protozoi: 126 Salvatore Lo Bianco Retata 16 del 20 Febbraio. Grosso bertovello. Dall' 1 e 30 alle 2 p. m. Cavo filato 1000 metri. Profondità 1100 metri. A circa 6 chilometri da Punta Campanella. Direzione : 0. Pesci: Molte Cijclothone microdon^ 1 larva di Scopelus^ 1 giovane Argyropelecus hemigymnns^ uova di Macrounis e larve di varii Teleostei. Timicati: Alcuni Doìiolum Milllerii. Mollusclii: 1 SpiHalis recuì'virostris^ molte Spirialis rostralis, 1 Hya- lea tridentata juv., 2 CLeodora pyrauddata, varie Creseìs subulata, Creseìs acicida, uova di Pterotrachea mufica. Crostacei decapodi: Larve di Sergestidi, 1 Sergestes ocidatus^ stadii misidiformi di Soìenocera siphonocera, 1 uovo di Peneide con Nauplius, l Pasiphaca sivado. Schizopodi: Varie Tliysanopoda obtasifroìis, alunne Nenia toscelis, varie Eiiphausia pellucida, 1 Stylocheiron mastigophorum. Isopodi: 1 Eurydice pidchra. Iperidi: Varie Sciua, Rattrayi, 2 grandi Pìironima sedentaria. Ostracodi: Molte div. sp. di Conchoccia. Copepodi: Molte Euchaeta acuta, Euchaeia marina, Copilia vitrea, Hemicalanus longicornis, Eucalaìius elongatus, molti Plearoniììia, Candace, Corycaeus etc. Geflrei: Varie larve di Sipiinculus. Anellidi: Molte Tomopteris Kefersteinii, 1 Tomopteris euchaeta, 4 Lopadorliynchns brevis, ])ezzi di Vaìiadis cristallina, 1 Pekigobia longicirrata, Jospilus phalacroides, I Calli- xonella lepidota, 1 Chaetosphaera avanzata, larve di Tere- belloidi, 1 giovane Aricide. Clietognati: \'^arie Sagitta. serratode/ifata, Sagitfa iyra e poche Sa- gitta hexaptera. Idroineduse: Varii Bliopalonema velatum, \ Aeginopsis mediteìranea, 1 Acgineta flarescens, molti Diphyes Sicboldii , varie Abyla pentagona, 1 Physoplioride, 1 Velella spira ns juw Protozoi: Varie Thalassophysa gnttulosa, Sjiongosphaei'a strepta- canfha, Castanidiwn variabile, varie Aìdacantha scoly- mantìia, molti Coelodeìulram gracillimmn^ e Coeloden- druììi ramosissimum, Globigerina baUoidcs e Orbidina aitircrsa, Agrospìtacra pdl/iciila n. g. n. s]). Le pesche abissali eseguite da F. A. Kiiipp col Yacht Piiritan ecc. 1 27 Retata 17 del 20 Febbraio. Slitta di fondo. Dalle 3 e 30 alle 4 p. in. Cavo tilato 1700 metri. Profondità 1100 metri. A circa 9 chilometri da Punta Campanella. Direzione: S. E. Pesci: 1 Cyclothone microdon. Tnuicati: Alcuni DoUolum Milllcrii, 1 Doìiolum raruni. Crostacei decapodi: Zoea di Amalopenaeus elegans^ larve di Sergcstidi. Scliizopodi: Varie Euphausia gibba, 1 Eiiphausia lìellucida. Hyperioides lougipes^ Hyperia Fabrei7 1 Pachysoma punctatum^ molte Eudiaeta acuta, molti Pleuroniuia, 1 Thaunmleus loìigispiìiosus, Caitdace loiigi- mana, poche Pontellina piumata. Alcune Tomopteris Kefersteinii. Larve di EcJdurus e di Sipuncidus. Sagìtta lyra e serratodendata. Idromeduse : Campane di HippopodUis luteus e Monophyes graciiis. Iperidi Copepodi : Auellidi: (ieflrei : Chetognati Ptctate 18 del 21 Febbraio. Slitta di fondo. Dalle 10 e 10 alle 10 e 40 a. m. Cavo filato 1700 metri. Profondità 950 metri. A circa 6Y2 chilometri dai Galli di Positauo. Direzione: E. Pesci: Varie Cyclothone microdon. Molluschi: 1 Echinospira diaphana. Crostacei decapodi: Larve di Sergestidi, 1 Megalopa. Sciiizopodi : Larve di Euphausidae, l Eupliausia pellucida, 2 Eiiplmu- sia gibba, varie Thysanopoda obtusifrons. 1 Euprimno macropus, Anchylomcra Blossevillei. Varie Conchoecia. Molte Euchaeta mari/m e acuta, Hemicalanus longicornis, Eucalanus elongatus, varii Pleuromma. Larve di Sipuncidus. Alcune Tomopteris Kefersteinii.- Varie Sagitta serratodeutata, 1 Sagitta magiui. Alcuni Diphyes Sieboldii e Monopliyes graciiis. Iperidi : Ostracodi : Copepodi: (jeftrei: Auellidi : Chetognati : Idromeduse: Retata 19 del 21 Febbraio. Grosso bertovello. Dalle 12 e 45 all' 1 e 15 p.m. Cavo filato 500 metri. Profondità 12U0 metri. A circa 9 chilometri da Punta Campanella. Direzione: E. N. E. Pesci: 18 Cyclothone microdon, I larva dì Argyropelecus hen/i- yymuus, 2 birvc di Tctnipiurus belone. 128 Salvatore Lo Bianco Tunicati : Giovani O/'kople/ira, 2 Dofiohim Miilìcrii, 1 0 Salpa con- focderata catenata, varie Salpa democratica. Molluschi: 4 HeterotlieuUs dispar ]\\y., \ìOGhe Spirialis rostralis, varie Creseis omicida e subidata, 2 Hyalocylis striata^ 1 Pneiimo- dermon mediterranewn juv. , 2 giovani Pterotrachea midica. Crostacei decapodi : Larve di Sergestidi, 1 giovane Sergestes ocidatus, larve di Aììicdopenaens elegans, l stadio misidiforme di Solenocera siphonocera, 1 Eryoniciis Puritani i n. sp., varie Zoee di Paguridì e di Bracliiuri. Scliizopodi: Larve di Euphausidae, giovani Nematoscelis e Euphausia pellucida^ varii Sti/locheiro)/ mastigophorum. Iperidi: Varie Pkroìmna atlantica alcune Parapkronima crassipes, 1 Scina Rattrayi, Hyperia schixogeneios. Ostracodi: Molte Conchoccia spinirostris. (^opepodi: Varie Copilia vitrea^ molte Euchaeta marina e acuta, alcune Sapphirina ovotolanceolata, Sapphirina rorax, poche Euchaeta spinosa^ molti Pleuromma e Candace. Geflrei: Larve di Echiurns e di Sipunculus. Anellidi: Varie Tomopteris Kefersteiìiii, 2 Tomopteris euchaeta, lospilus phalacroides, larve di Spioidei e di altri Anellidi. Chetognati: 7 Sagitta hcxaptera, varie Sagitta e?ißata, poche Sagitta lyra, alcune Sagitta serratodentata. Idromeduse: Alcuni Rhopalonema velatum, 2 Aeginopsis mediterranea, Aglaura hemistoma, 1 giovane Pandea conica, molti Diphyes Sieboldii, 2 Abyla pentagona, campane di Hippo- podius luteus, varii Monophyes gracilis, 1 Velella .spi- rans juv. Acalefi : 1 Nausithoé punctata. Antozoi : Varie larve di Actinidi. Protozoi : Tlialassopliysa pelagica e Thalassophysa guttulosa, alcuni Coelodendrunigracilliììium'?,Coelodendruniramosissimum, Spongosphaera streptacantha , Spongosphaera heliodes, Spongodrymns n. sp. 2, Ca.stanidium rariahile, Coelo- plegmide, Orbulina nnirersa e Glohigerina bulloides. Retata 20 del 21 Febbraio. Rete a chiusura. Dalle 2 e 45 alle 3 e 30. Cavo lilato 1100 metri. Profondità 1200 metri. A circa lo chilometri da Punta Campanella. Direzione: E. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 129 Pesci: 38 Cydothone 7nicrodon^ larve di Scopelidi. Molluschi: 1 Clione longicamlata juv., 1 radula di Fterotrachea. Crostacei decapodi: 1 Amalopenaeus elegaiis, 1 Pasiphae.a sivado. Scliizopodi : 3 Euphausia pellucida^ 2 Euphausia gibba^ 4 Thysftito- poda ohtnsifrons, 2 Neniatoscelis. Varie Conchoecia. Molte Euchaeta acuta, alcuni Hemicakmus longieornis, Eucalamis elongatus. 1 Sagitella KowaleivskU, varie Tomopteris Kefersteiiùi. Alcune Sagitta serratodentata. Idromeduse: 1 Aegineta flavescens, campane di Pbysopboridae. Protozoi: Varie Atdacantlia scolymantha. Ostracodi : Copepodi : Anellidi : Chetogiiati Retata 21 del 23 Febbraio. Bertovello a grosse maglie. Dalle 4 alle 4 e 35. Cavo filato 1000 metri. Profondità 1000 metri. A circa 6Y2 cbilometrì da Punta Carena. Direzione: 0. S. 0. Pesci : 2 Argyropelecus hemigymìius, varie Cydothone ììiicrodon. Tunicati : Alcune Salpa fusiformi s, Salpa confoederata, pocbe Salpa maxima. 1 Todarodes sagittatus juv., 1 Pterotrachea coronata^ alcune Pterotrachea mutica. Alcune Phronima sedentaria. Molte Euchaeta acuta. 3 Sagitta, magna. Idromeduse: Varii Diphyes Sieholdii e Abyla pentagona. Molluschi : Iperidi : Copepodi: Cheto guati Retata 22 del 27 Febbraio. Rete a chiusura. Dalle 8 e 50 alle 9 e 30 a. m. Cavo filato 900 metri. Profondità 900 metri. A circa 10 chilometri da Punta Carena. Direzione: S. (Il sacco della rete arrivò su lacerato.) Pesci : 25 Cyclothone microdon. Schizopodi: Giovani Thysanopoda obtusifrons o. Euphausia pellucida. Ostracodi: Varie Conchoecia. Copepodi: Molti Pleuromma., Hemicalanus longieornis, Eucalanus elongatus^ Candace gì'ossimana. Auellidi : Varie Tomopteris Kefersteinii, 1 Lopadorhynchus Krohnii. Chetognati: Varie Sagitta lyra. Mitthf'iluiigi'ii ;i. (1. Zoolós^. Station zu Ncaprl. Hd. 16. 1 30 Salvatore Lo Bianco Retata 23 del 27 Febbraio. Grosso bertovello. Dalle 10 e 40 alle 11 e 1 0. Cavo filato 900 metri. Profondità 900 metri. A circa il chilometri da Punta Carena. Direzione: N. 0. Pesci: Poche Cydothone microdon adulte e larve? Tunicati : Alcune Oikojìleura, varii Doliohim MiiHerii, 1 Dolìolum rarmn, varie Salpa fusiformis, molte Salpa democratica. Mollns(^hi: Molte Spirialis rostralis, poche Limacina trochiformis, Creseis acmda^ giovani Hyalea tridentata, 2 Hyaloryìis striata, alcune Cleodora pyramidata, 1 piccola Atlanta Peronii, 2 Oxygyrus Keraudreinii. Crostacei decapodi: Larve di Sergestidi, giovani Sergestes oculatus, larve di Amalopenaeits elegans, stadii misidiformi di So- lenocera siphonocera, Zoee e Megalope di Brachiuri. Schizopodi: Giovani Euphausidae, molti Stylocheiron mastigophorum, 1 Euchaetomera tennis. Iperidi : 1 grande Phrosina semilunata, varie Phronima, atlcmtica, pacifica e sedentaria, 1 Phronimella elongata, 1 Scina marginata. Ostracodi: Varie Conchoecia. Copepodi: Molte Eucliaeta acuta, marina e spinosa, molti Pleu- romma, varie Copilia vitrea, molti Hemicalanus longi- cornis, Sapjjhirina ovatolanceolata, Eucalanus elongatus, Candace aetìdopica, Pontellina. lìlumata. Oefìrei: Larve di Echiurus e di Sipunculus. Anellidi : Molte Toinopferis Kefersteinii, alcune Tomopteris euchaeta, 1 Pelagohia longicirrata, 2 lospiliis phalacroidcs, 1 Co- rynocephalus albomacidatus , 2 Corynocephalus tcmiis, alcune Vanadis cristallina, 2 CalUxonella lepidota, 1 larva di Chaetopterus sp. Chetoft'iiati : Varie Sagitta lyra, t Sagitta magiia, 1 Spadella draco. Idroiiieduse: Molti Monophyes gracilis, moltissimi DipJiyes Sieholdii, campane di Hippopodius luteum. Autozoi: Larve di Actinide. Protozoi: I Thalassicolla nueleata, slìgìiug Aulacantha scolymaìitha, alcune Spongosphaera streptacantha, molti Coelodendrum gracillimum? , varie Globigerina hidloidcs, Agrosphacra pellucida n. g. n. sp. Retata 24 del 27 Febbraio. Slitta di fondo. Dalle 1 e 20 alle 1 e 50. Cavo filato 1700 metri. Profondità 900 metri. A circa 11 chilometri da Punta Carena. Direzione: S. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 131 Pesci: 7 Cyclothone mìcrodon, 1 Paralepis speciosus^ uova dì Macrourus. Crostacei «lecapodi: Larve dì Sergestìdi, Megalopa. Iperidi: 1 Calamorhynchus sp., Hyperia schixogeneios. Ostracodi: Varie Conchoecia adulte e giovani. Copepodi: ^ Varii Pleurom)na, Eucalanus elo/igatìis, Copilia vitrea^ Sapphirina sp., varie Oncea^ Temora, EucJfaeta, Cory- caeus e varii altri. Molte spoglie diverse. Aiiellidi: Varie Tomopteris Kefersteinii^ giovani Polynoiui. Chetogiiati: 2 Sagitta lyra, alcune Sagitta serratodeìitata. Tdroitiednse: Alcuni Diphyes Sieboldii, varii Monophyes gracilis. Cteiiofori: 1 pezzo di Beroe ovata. Autozoi: Larve di Actinide. Protozoi: 1 Tlialassicolla nudeata, varie Olobigerina bidloides. Retata 25 del 27 Febbraio. Slitta di fondo. Dalla 3 e 30 alle 4 e 15. Cavo tìlato 450 metri. Profondità 200 metri. A circa 10 chilo- metri da Punta Carena. Direzione: N. Pesci: 1 larva di Ärgyropelecus hemigymnus. Tunicati: 1 DoUolum Miillerii, 1 Doliolum denticidatum. Crostacei decapodi: Larve di Sergesti di, larve di Amalopeuaeus elegans. Schizopodi: Giovani Euphausidae. Isopodi: 1 Eurydice pidchra. Iperidi: l Parapkronima crassipes, 1 Sema Rattrayi. Ostracodi : Varie Conchoecia. Copepodi: Varii Hemicakmus longicornis, Setella gracilis, alcune Sapphirina ovatolanceolata. Anellidi: 1 Sagitella Kowaleivsìdi , 1 Vanadis formosa, alcune Vanadis cristallina, varie larve di Anellidi. Chetognati: Alcune Sagitta- lyra e bipunctata, 2 Spadella draco. Echinodermi: 1 Bipinnaria. Protozoi: Varie Aulacantha scolymantha. Eetata 26 del 28 Febbraio. Slitta di fondo. Dalle 9 e 10 alle 10 a. m. Cavo filato 2000 metri. Profondità 1100 metri. A circa 121/2 chilometri da Punta Carena. Direzione: S. E. Pesci : 1 2 Cyclothone mìcrodon, 2 larve di Scopehcs, 1 Hymeno- cephalus italicus, l Paralepis specioi^ns. 132 Salvatore Lo Bianco Tunicati: Varie Salpa pundata catenata. Molluschi: Varie Dexiobranchea ciliata^ alcune Crescis acioìda. Crostacei decapodi: 2 Pasiphaea sivado juv., I Sergia robusta, larve di Sergestidi. 2 NematosceUs, giovani Thysanopoda ohtusifrons. Varii Microniscus. Phrosina semilunata, Euprimno macropus, Eupronoe sp. Varie Conchoecia. Varie Euchaeta acuta, 1 Eiichaeta spinosa, molti Fleu- romma, Eucalanus elongatus, Candace longiinana, Co- pilia vitrea^ 8apphirina sp. 1 Tomopteris euchaeta, Lopadorhynchus Krohnii^ Lopado- rhynchus brevis, lospilus phalacroides. Diverse Sagitta lyra. Alcuni Diphyes Sieboldii, di Hippopodius luteus. Pezzi di Beroe ovata. Alcune Pulvinulina sp. Schizopodi: Isopodi : Iperidi : Ostracodi : Copepodi : Anellidi: Chetoguati : Idromeduse: Cteiiofori Protozoi : 2 Abyla pentagmui, , campane Retata 27 del 28 Febbraio. Grosso bertovello. Dalle 11 e 50 alle 1 p. m. Cavo filato 1200 metri. Profondità 1150 metri. A circa 7^2 chilometri da Punta Carena. Direzione: S. E. Pesci: 275 Cyclothone microdon, \ Argyropeleciis hemigymnus, 1 Maurolicus attenuatus^ larve di Scopelidi, 1 larva di Macruride, varie uova di Teleostei, 1 Vexillifer di Fierasfer acus. Tunicati: Alcune Oikopleura, varii Doliolum Millleri, Doliolum denticulatum, 1 Doliolum rarum. Molluschi: 1 Heteroteuthis dispar, 1 Enoploteuthys margaritifera juv., 1 Todarodes sagittatus juv., Hyalea tridentata juv., Creseis subulata, 1 Cleodora pyramidata, varie Spirialis rostì'alis, 1 Spirialis recurvii'ostris , 1 Pneumoder ììiou mediterraneum juv., 1 Atlanta Peronii, giovani Ptero- trachea mutica, 1 Firoloides Desmarestii, 1 Cariìiaria mediterranea juv., alcune Echinospira diaphana. Crostacei decapodi: Larve di Sergestidi, 1 Sergestes ocidatus juv., 1 Sergestes cmiiiculum, larve di Amalopcnaeus elegans, 1 Pasiphaea tarda. Schizopodi: 4 Eupliausia pellucida, larve di Euphausidae, varie Le pesche abissali eseguite da F. A. Krnpp col Yacht Puritan ecc. ] 33 Nematoscelis, 1 grande Nyctiphanes norvegica ed alcune giovani, varie Einphausia gihha. Iperidi: Varie Phronimopsis simiifem., alcune Phronìma atlantica, Phrosina semilunata, Paraphronima crassijjes, Scina Rattrayi. Ostracodi: Varie Conchoeda. Cirripedi: Uno stadio cipridiforme. Copepodi : Molte Euchaeta acuta e marina, varie Eucìiaeta spinosa, molti Pìcuromma, varii Hemicalanus longicornis, diverse Copilia vitrea, Candace longimana, Eucalanus elongatus, varie Sapphirina ovatolanceolata e varii altri. Geflrei: Varie larve di Sipunculus. Auellidi: ìioMi^^imo, Tomopteris Kefersteinii, 1 Tomopteris euchaeta, 1 Lopadorhynclius brevis , 1 Lopadorhynckus Krohnii, lospilus phalacroides , 1 Aldopa Cantrainii, Vanadis cristallina, 1 Callixonella lepidota, 1 larva di Terebelloide. Clietoguati : Varie Sagitta lyra, varie Sagitta enfiata, J Sagitta magna. Echinodermi: Varie Auricularia, 1 Bipinnaria. Idromeduse: Moltissimi Biphyes Sieboldii, 12 Abyla pentagona, cara- pane di Hippopodius luteus, Monophyes gracilis. Antozoi: 1 larva di Siphonactinia Boeckii, varie larve di Actinidi. Protozoi: Varie Aulacantha scolymantha, varii Coelodendrum gra- ciUimum'?, Orbulina universa, Olobigerina bulloides. Retata 28 del 28 Febbraio. Rete a chiusura. Dalle 2 e 20 alle 3 e 15 p. m. Cavo filato 1200 metri. Profondità 1150 metri. A circa 41/2 chilometri da Punta Ventroso. Direzione: S. E. Pesci: 32 Cychthone tnicrodon, 5 Scopelus Benoiti juv. Molluschi: Varie Creseis subulata, 1 Cleodora pyramidata, varie Bexioh'anchea ciliata, larve di Clionopsis Krohnii. Crostacei decapodi: 1 Amalopenaeus elegans juv. Schizopodi: 21 Thysanopoda obtusifrons, 1 Euphausia pellucida, 2 Nematoscelis, 1 Eucopia australis. Isopodi: 1 Heterophì'yxus appendiculatus. Iperidi: 1 Phronima sedentaria, varie Euprimno macropu^, 3 Scina Rattrayi, 5 Vibilia armata. Ostracodi: Varie Conchoeda. Copepodi: Moltissimi Eucalanus elongatus, Euchaeta acuta, molti Pleuromma, Euchirella messinensis, Candace Imigimana, varie spoglie diverse. 134 Auellidi: Salvatore Lo liianco Varie Toììiopterìs Kefcrstemii, 1 Tonioptcris euchaeta, 2 SagiteUa Kowaleiuskii, 1 Lopadorhyncìms hrevis. Clietoguati : Varie Sagitta lyra. Id l'Olii eduse: Molti Dipinjes SiebolcUi, 1 Pandea sp. Antozoi: Larve di Actiuìdi. Protozoi: Varii Pulrinidina Micheliniana. Ketata 29 del 1 Marzo. Slitta di fondo. Dalle 9 e 30 alle 10 e 10 a. m. Cavo filato 250 metri. Profondità 100 metri. A circa 2 chilometri da Capo Sorrento (golfo di Napoli). Direzione : E. N. E. Pesci: Varie larve di Teleostei. Crostacei decapodi: Larve di Sergestidi, Zoee e giovani di Paguridi, 1 Crcmgon sp. juv. Scliizopodi: Larve di Euphausidae. Ostracodi: Varie Conchoecia. Copepodi: Varie Euclfcieta marina, 1 Monstrillide. Aneli idi: 1 Callixona nasuta. Chetognati : Sagitta bipunctata, 1 Spadella draco. Idroineduse: Alcuni Diphyes Sieboldii e Äbyla pentagona. Protozoi: 1 Thalassicolla ìiucleata, Aidacantha scolyniantlta. Retata 30 del 3 Marzo. Slitta di fondo. Dalle 10 e 45 alle 11 e 30. Cavo filato 2400 metri. Profondità 1200 metri. A circa 12Y2 chilometri da Punta Carena. Direzione: N. 0. Pesci: Varie Cyclothone micivdon, 1 Scopelus crocodilus. Tunicati: Varie Oikopleiira., 1 Doliohnn Müllerii. Molluschi: 1 Heteroteuthis dispar juv., 1 Creseis subidata, varie Spirialis rostralis, 1 Pterotrachea coronata. Crostacei decapodi : 2 Sergestes octilatns, 2 Sergia magnifica, 3 Amalo- penaeus elegans, 1 Acanthepìiyra rectirostris? Varie Eupìiausia pellucida, 2 Eìtphausia gihba, 1 0 Thy- saiwpoda obtusifrons, varie Nematoscelìs , varii Stylo- cheiron mastigophorum, 2 Eucopia australis. Varii Micro rmcus. Phronimopsis .spi)iifera, Phronima jJCicifica. Varie Conchoecia. Molti Pleuromma , Ileinicalanus longicornis, Eucalanus elongatus, alcune Eachirella messinensia. Alcune Toniopterk Kefersteiìiii, 1 Lopadorhyiichus bi'evis, alcuni i)ezzi di Vanadis farinosa, larve di Anelli di. Schizopodi Isopodi: Iperidi: Ostracodi: Copepodi: Anellidi: Le pesclie abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. | 35 Clietog'iiati : Varie Sagitla lyrci e Sagitta serratodentata. Idromeduse: Molti Diphyes Sieholdii. Protozoi: Varii Coelodendrum sp., Qlohigerina bulloides, poche Agrosphaera pellucida d. g. n. sp. Retata 30 bis del 3 Marzo. Rete conica piccola. 10 minuti tirata alla superficie. Circa 121/2 chilometri da Punta Carena. Pesci: Fu trovato morto alla superficie 1 Argyropelecus hemi- gymnus. 1 Tamyris mediterranea. Nauplius di Pontellidi, molte Temora stylifera, molte Euchaeta marina^ Coì'ycaeus, Oncea ed altri. Larve di Phascolosoma. Larve di Spioidei. 1 Thalassicolla nucleata, moltissimi CoUoxoum inerme. Iperidi : Copepodi : Geflrei : Anellidi : Protozoi Retata 31 del 3 Marzo. Grosso bertovello. Dall' 1 e 45 alle 2 e 15 p. m. Cavo filato 1300 metri. Profondità 1100 metri. A circa 7 chilometri da Punta Carena. Direzione: N. 0. Pesci : 25 Cyclothone microdon^ poche uova di Macrourus, 1 larva di Molva?, 2 larve di Naucrates ductor. Tunicati: Varii Doliolum MilUerii, varie Salpa democratica. Molluschi : 1 Creseis acicula, Hyalocylis striata, varie Cìeodora pyra- midata, Limacina trochiformis, 1 Pneumodermon medi- terraneum, 1 Atlanta Quojana, Y^aÙQEcìiinospìradiapìmìia. (Irostacei decapodi: Varie larve di Sergestidi, 1 Sergestes oculatus^ 4 Sergia magnifica, 1 Leucifer typus, 1 stadio misidi- forme di Aristeus'?, 1 uovo con Nauplius di Solenocera siphonocera., larve di Amalopenaeus elegans, 1 Pasiphaea tarda. Schizopodi: 20 Euphausia pellucida grandi e piccole, varie Euphausia gibba, molti individui medii e giovani di Nyctiphanes norvegica, molte Nematoscelis. molte giovani Thysanopoda obtusifrons. Isopodi: 1 Eurydice truncata. Iperidi: Varie Phronima atlantica, alcune Phronimopsis spinifera, ])0(ihG Paraphroniìna crassipes, Amphithyrus brevispinosus. Ostracodi: Varie Conchoecia. Copepodi: Molti Pleuromma, Euchaeta acuta e marina, alcune 136 Salvatore Lo Bianco Saijphìnira ovatokinceoktta^Heììdeaìamis Imir/irornis, varie Copilia vitrea^ Candace loìigimana, 1 Monstrillide. (ilefìrei: Larve di Echiurus e di Sipunculus. Aiiellidi: Alcune Tomopteris Kefersteinii, 1 Phalacrophorus pictus, 1 Vanadis cristallina, 1 Asterope candida, 1 Bhyncho- nerella gracilis, 1 CalUxonella lejndota, 1 Alciopa Can- trainii, larve di Terebellidi. Clietogiiati: Varie Sagitta bipiinctata, Sagitta hexaptera e Sagitta lyra. Ecliiuodermi: 1 Auricularia. Idromeduse: Molti Rhopalonema velatum, 1 Liriope exigiia, molti Diphyes Sieboldii, 2 Abyla pentagona, giovani Praya diphyes. Antozoi: Varie larve di Aetinidì. Protozoi: Varii Sphaerozoidi, Aulucantha scolymantha, varie Spoib- gosphaera streptacantha^ Coelodendrum gracillimum, varie Hastigerina pelagica, 1 Olobigerina sacculifera, 1 Globi- gerìna infiala, poche Agrosphaera pellucida n. g. n. sp. Retata 32 del 4 Marzo. Rete a chiusura. Dalle 9 e 55 alle 10 e 45. Cavo filato 1000 metri. Profondità 900 metri. A circa 4 chilometri da Punta Tragara. Direzione: S. E. Pesci: 21 Cyclothone microdon. Mollnsclii: Alcune Creseis subidala, 2 Hyalocylis striata, 1 Cleodora pyramidata, varie Spirialis rostralis, varie Dexiobranchea ciliata, 1 grande Carinaria mediterranea. Crostacei decapodi: 1 Sergestes ocidatus. Schizopodi: Varie Euphausia pellucida giovani e adulte, varie Eu- phansia gibha, varie Nemaloscelis, 1 Eucojna australis. Isopodi : 1 Eurydice pulchra. Iperidi: Poche Phi'onima sp. Ostracodi: Varie Conchoecia. Copepodi: Molti Pleuromma, molti Hemicalamis longicornis, Eu- calanus elongatus, Candace longimana, molte Eucltaeta acnta^ varie Euchaeta spinosa, molte spoglie varie. Auellidi: 1 Sagitella Kmvalcwshii , pochi Lopadorhynchus brevis. Chetoguati: Varie Sagitta lyra. Briozoi: Varii Cypbonautes. Idromeduse: Molti Dipìnje>> Sieboldii, varie Abijla pentagona, cami)ane di Hippopodins Intens e di Hippopodins pentacanthn.s, 1 Pandea ^). Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 137 Protozoi: Molti Coelodendrum sp., y arie Pulvinulina Michelii liana, varie Olohigerina hulhides. Retata 33 del 4 Marzo. Rete a chiusura. Dalle 12 all' 1 p. m. Cavo filato 1100 metri. Profondità 1000 metri. A circa 8 chilo- metri da Punta Campanella. Direzione: 0. Pesci: Il Cyclothone microdon. Tunicati: 1 stolone di Dolcliinia mirabilis. Molluschi: Alcune Crescis suhidafa, \ Hyalocylis striata. Crostacei decapodi: Amalopenaeus elegans juv. Schizopodi: Varie Euphausia pellucida, poche Eiqìhauda gibba, 1 Nyctiphanes ìiorvegica, Nematoscelis , 3 Thysanopoda obtusifrons. Isopodi : 2 Eurydice pulchra. Iperidi: J Phrosina semilunata. Ostracodi: Varie Conchoecia. Copepodi: Molti Pleuromma, molte Euchaeta acuta, 1 Euchaeta spinosa, varii Hemicalanus longicornis e Eucalanus elon- gatus, Euchirelìa messinensis, varie spoglie diverse. Aiiellidi: 1 Sagitella Kowaleivskii, alcune Tomoptei'is Kefersteinii, 1 Tomopteris euchaeta., Chetogiiati: Varie Sagitta lyra. Idromeduse: Varie campane e larve di Hippopodius luteus. Protozoi: Varie Pidvinulina Michelinia?ia. Retata 34 del 5 Marzo. Rete a chiusura. Dalle 1 0 alle 1 1 a. m. Cavo filato 1000 metri. Profondità 900 metri. A circa 31/2 chilometri da Punta Carena. Direzione: S. E. Pesci: Pochi Cyclothone microdon. Molluschi: Varie Q^eseis subtdata, Hyalocylis striata, varie Sjurialis rostralis, varie deodara pyramidata juv., molte Dexio- branchea ciliata. Crostacei decapodi: 2 Sergia magnifica, 1 Eryonicus Puritana. Schizopodi : Poche Euphausia pellucida, 1 Nematoscelis, 1 Stylochciron mastigophorum. Isopodi: 1 Eurydice pulchra. Iperidi: 2 Scina Rattrayi, 1 Phronima atlantica. Ostracodi: Varie Conchoecia. 138 Salvatore Lo Bianco Copepodi : Molti Plenroìmna, Eucltaeta acuta, mo\te Eucha età sjnnosa, Hemicalannslongicorms, Candücelongimana, molte spoglie diverse. Varie Tomopteris Kefersteinii. X'àxÌQ, Sagitta lyra e serratodentata. Idromeduse: Molti Dipliyes Sieboldii, 1 Abyla j^c^iiogoìia, giovani Hijjpojjodius luteus. Protozoi: Molti Coelodendrum gì-acillimum? poche Ptdvinulina, MicheUmaua, poche Agrospliaera pellucida n. g. n. sp. Auellidi : ('lietoffiiati : Retata 35 del 5 Marzo. Rete a chiusura. Dalle 11 e 50 alla 1 p. m. Cavo filato 1000 metri. Profondità 1100 metri. A circa 6V2 chilometri da Punta Ventroso. Direzione: S. E. Pesci: 3 Cyclothone microdon, 1 Chaidiodus Sloani juv., \ Hyp- sirhynchus hepaticiis juv. 3Iolluschi: 1 Cymhidia Peronii adulta, 2 Crcseis acicuìa, 1 Hyalea tridentata juv., varie Cleodora pyramidata juv. Crostacei decapodi: 1 Seì-gìa magnifica, 1 Amalopenasus elegans }uy. Schizopodi: Uova di Euphausidac, 4 EuphaK sia pellucida, 2 Eupltausia gibha, 10 Nemaioscelis , 21 Thysauopoda obtìtsifrons, 1 Thysanojìoda microphthalina. 1 Eurydice pulcìira.. 1 Vibilia armata. Varie Conci loecia. Molti Pleuromma, molte Euchaeta acuta, molti Eticalauus ehngatus, Euchirella messinensis, varii Hemicalanns longicornis, poche Phaenna spinifera. Varie Tonwpteris Kefersteinii. Varie Sagitta lyra. Idromeduse: Alcuni Dipliyes Sieboldii, 6 Abyla j^entagona. Protozoi: Molti Coelodetidrwu gracillimiim? , varie Pulvinuliua Micheliniana, alcune Orbidina imiversa. Isopodi : Iperidi: Ostracodi : Copepodi: Auellidi : Chetoguati: Retata 30 del 1 2 Marzo. Rete a chiusura. Dalle 1 1 alle 1 1 e 40. Cavo filato 1000 metri. Profondità 1000 metri. A circa 3Y2 chilometri da Punta Tragara. Direzione: S. E. Pesci: Varie Cyclothone microdon, 1 gìovsiuG Argyi'ojjelecus hemi- gym?ius. Molluschi: 2 Heteroteuthis dispar juv., larve di Clionopsis Krohnii, 1 Desmoptcrus papilio. Le pesche abissali eseguite da F. A. Knipp col Yacht Piiiitau ecc. 139 Scliizopodi : Iperidi: Ostracodi: Copepodi : Anellidi : Chetogiiati : Protozoi: Varie Eiiphnusia gihba, Euphausia pellucida adulte e g-iovaui, alcune Thysanopoda obtusifrons, poche Nema- toscelis, 1 Stylocheiroìi DMstigophorum. 1 Phrosina semilunata. Varie Couchoecia. Varii Pleuroniìrnij Euchaefa acuta ^ Euchirdln messi- nensis^ Hemicalanus longicomis, Eucalanus elongatus, Candace longimana. 1 Sagitella KoivaleicsJm , varie Tomopteris Kefersteinii. Varie Sagitta lyra, poche Sagitta hexaptera. Molti Coelode7idrum gracillimum?, ysh'Ìg Äulacantha scoly- mantha. Retata 37 del 12 Marzo. Grosso bertovello. Dall' 1 alle 2 p. m. Cavo filato 1200 metri. Profondità 1100 metri. A circa 5V2 chilo- metri da Punta Monaco (Capri). Direzione: 0. S. 0. Pesci : Molte Cijclothone ììiicrodmi, 3 Argyropelecus hemigymnus, 1 Maurolicus attenuatus, uova di Anguilla valgaris?, larve di Molva. Tunicati: Varie Oikopleura^ 1 grande Doliolum Miillerii, varie Salpa democratica, Salpa fusifùrmis. Molluschi : 2 Creseis acicula, giovani Hyalea tridentata, varie Spiria- lis rostralis, 1 Spirialis reciirvirostris , poche Limacina trocJdformis , 1 Atlanta Peronii, poche Echinospira diaphana. Crostacei decapodi: Larve di Sergestes oculatus, Larve di Amalopc- naeus elegans. Schizopodi: Varie larve di Euphausidae, alcune Euphausia gibba, giovani Thysanopoda obtusifrons, Nematoscelis , Stylo- cheiron mastigophorum, 1 Arachnomysis Leuckartii. Iperidi: 1 grande Eutyphis ovoides, grandi Phronima sp., 1 Scina Battrayi, 1 Streetsia carinata?, 1 Phronimopsis spinifera. Ostracodi: Varie Conchoecia. Copepodi: Varie Eucliaeta marina e acuta, alcune Euchaeta spinosa, alcune Copilia vitrea e denticulata , Hemicalanus longi- comis, molti Pleiiromvia, alcuni Eucalanus elongatus, Sappkirina sp., poche Phaeuna spinifera. (leftrei: Larve di Echiurus e Sipunculus, altre larve di ^S'ipun- culidi. 140 Salvatore Lo Bianco Aiiellidi: 1 Sagitella Koivaleivsldi^ varie Tomopteris Kefersteinii, ] Vaìiadh cristollina, 1 Caìlixaneìla lepidota. Chetogiiati: Molte Sagitta lyra, serratodentnta ed hc.raptera. Idromeduse: Varii Rhopaloiieìna velatimi, molti Diphyes Sieboldii, alcune Abì/la pentagona, campane e giovani Hippopodins luteus, 1 Praga diphyes. Varii pezzi di Cestus venei'is. Varie larve di Actinidi. Molti Coelodendrum gì'aciUimtmi?, yarìe Aulacantha scoly- mantha, Spongosphaera streptacantJm, Orbulina universa. C teil 0 fori : Aiitozoi : Protozoi : Retata 38 del 12 Marzo. Grosso bertovello. Dalle 2 e 40 alle 3 e 30. Cavo filato 1200 metri. Profondità 1100 metri. A circa 7 chilometri da Punta Tragara. Direzione: 0. S. 0. Pesci: Varie Cyclothone microdoìi, 2 Argyropelecus hemigymnuSy 1 Vexillifer di Fierasfer acus, uova di Teleostei. Tunicati: Varie Oikopleura, alcuni Doliolum Milllerii e denticii- latum, molte Salim democratica. Molluschi: 1 Todar odes sagittatus }ViY., 1 Histiopsis atlantica, alcune Creseis suhidata, varie Hyalocylis striata, alcune Hyaìea tridentata ]w.Y . , varie Cleodora pyramidata, varie Ä/>/- ricdis rostralis, larve di Pneumodeìinon mediteiranenm, alcune Dexiobrauchea ciliata, 1 Firoloides Desmarcstii, varie Pterotrachea nmtica, varie Echinosjnra diaphana. Crostacei decapodi: Larve di Amalopenaeus elegans, 2 Ei'yonicus Puritani n. sp., 1 Megalopa di Ebalia sp. Schizopodi: Larve e giovani Euphausidae, giovani Nematoscelis, alcuni Stylocheiron mastigophoruni , 1 Euchaetomera tennis. Iperidi: Alcune grandi Phronima atlantica e sedentaria, alcune Phronimopsis spinifera, \ Paraphronima crassipes, 1 Pìiro- sina semilunata, varie Enprimno macropus. Ostracodi: Molte Conchoecia. Copepodi: Molti Pleuromma, Hemicalamis loìigicornis , varie Eu- chaeta acuta e spinosa, Sapphirina sp. , Copilia vitrea, Eucalanus dongatus, varii Ga'étanus Kruppii n. sp. (icflrei: Larve di Echiwus e di Sipunculus. Aucllidi: Molte Tomopteris Kcfcrstcinii , 1 Sagitella Kowalewskii, I Vaiuidis rristalli/ui, 1 frammento di Asterope candida, 1 Corynocephalus albomaculatus , 1 Chaetosphaera sp. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 141 Olietogiiati : Varie Sagitta lijra e serratodentata, varie Sagiffa hexaptera. Idromediise: Varii grandi Rìiopalonema vclatum^ molti Dlphyes Sie- boldii, varie Ahyla pentagona^ campane di Hippopodius ìuteifs, Apolemia uvaria (frammenti) e Monophyes gracilis. Autozoi: Larve di Actiuidi. Protozoi : Molti Coclodendrum gracillimum ? , Aulacantha scoly- mmithcij Spongospliaera streptacantha^ 1 Litlmrachnkmi Uìictormììi^ poche Pulvimdina Micìtelimana, Orhidina universa^ poclie Agrosphaera pellacida u. g. n. sp. Retata 39 del 15 Marzo. Slitta di fondo. Dalle 10 e 30 alle 11 e 30. Cavo filato 2300 metri. Profondità 1100 metri. A circa 9 chilometri dai Galli di Positano. Direzione: 0. S. 0. Pesci: Varie Cyclotìione microdoii e larve di Teleostei. 3Iollusclii: 1 C/rrofei(this ìneaiigcìms juv. Crostacei decapodi: Larve di Sergestidi, 1 Plesionika capreensis^ Me- galopa. Schizopodi: Poche Euphausia, pellucida, alcune Thysanopoda obtusi- fronSj pochi Stylocheiron mastigoplioruni, Nematoscelis. Isopodi: Varii Microniscus. Iperidi: 1 Scina Rattrayi. Ostracodi: Varie Conchoecia. Copepodi: Molti Pleuromma ed Euchaeta acuta, Eiicalamis elon- gatus. Auellidi: Varie Tomopteris Kefersteinii. Protozoi: Varii Coelodendrum gracillimum? Eetata 40 del 15 Marzo. Bertovello a grosse maglie. Dalle 2 alle 3 p. m. Cavo filato 1100 metri. Profondità 1100 metri. A circa 8Y2 chilometri da Punta Campanella. Direzione: 0. Pesci: 3 Argyropekcus liemigymnus e varie Cyclotìione mi- crodon. Iperidi: 2 Phronima con larve. Celenterati: 1 Rhixophysa füiforuiis (porzione anteriore). Retata 41 del 19 Marzo. Grosso bertovello. Dalle 10 e 40 alle 11 e 40. Cavo filato 2000 metri. Profondità 1900 metri. Tra Capo Corso e Monaco in vista di Cap Ferret (Villafranca). Direzione : S. Pesci: Moltissime Cyclotìione microdon, 1 Scopelus Coccoi, varie larve di Scopelidi, 1 Argyropeleras hemigynnins juv., 142 Salvatore Lo Bianco Tiiiiicjiti : Molluschi: Scliizopodi : 1 larva ad occhi pedunculati, uova di Anguilla vulgaris'?, varie altre uova di Teleostei. Varie Oiìxoplcura , varie Fritillaria, alcune Saljxi fnsi- formis. Foche Creseis acicrda, G Cleodora. pyramidata, varie H galea tridentata juv., 3 Cymhidia Peronii. Crostacei decapodi : Larve di Sergestidi, 1 Sergia rubroguttata, molti Amalopenaeuß elegans adulti e moltissime larve, 1 Acan- tJ/ephyra 'purpìtrea^ 2 Pasiphaca sirado^ 1 Calocaris Ma- mìulreae juv., Zoea di Pag-uridi. Varie Euphausia pellucida adulte e giovani, varie Thy- sanopoda obtusifrons adulte e giovani, varie Neìnatoscelis, varii Stglocheiron mastigophoruin, 1 chela di Styhchci- ron chelifer lunga 27 m. m., molte larve e giovani di Euphausidae, 18 Eucopia australis. 1 F/urydice pìdchra. Alcune Scina Rattrayi, Edwardsii e borealis, varie Phro- nima, varie Vibilia armata, alcuni Eiityphis ovoides, varie Euprirmw macropus. Varie Concìioecia. Molte Evadile spinifera. Molti Pleuroììima, Eucalanus elongatus, Copilia vitrea, Euchaeta acuta, molti Gaétanus Kruppii u. sp. , Hemi- calanus longicornis, Euchirella messinensis, imchì Arietellas setosus, Pha'énna spinifera, Candace longimaua, molte spoglie diverse. Varie Tomopteris Kefersteimi, poche Vanadis ciistalliìia, Pelagobia longicirrata. Molte Sagitta lyra, hexaptera e serratodentata. 1 Ciminn rhododactyla, alcune Aegineta flavescens, mol- tissimi Diphges Sieboldii e Abyla pentagoim, 1 tronco di Agalmide, 1 Velella spirans juv. Varie larve di Actinidi. Varie Thalassophysa pelagica, Hexalonche philosophica, Spongodrymas n. sp. I., Aidacantha scolymantha, Aulo- sphaera neglecta, Coelodendrum gracilliìnum?, Coeloden- drum ramosissimum, Coeloplegmide, Litìmracknium ten- tonum, Spongosphaera strcptacantha , Hastigerina pela- gica, Olobigerina btdloides, Pìdvimdina Micheli mana, poche Agrospliaera pellucida u. g. n. sp. Tsopodi: Iperidi : Ostracodi: Dafnidi: Copepodi: Anellidi. Chetognati : Idromeduse Autozoi : Protozoi Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 143 Retcata 42 del 19 Marzo. Rete a chiusura. Dall' ! e BO alle 2 e 30. Cavo filato 2000 metri. Profondità 1900 metri. Tra Capo Corso e Monaco in vista di Gap Ferret (Villafrauca). Direzione: N. (La rete giunse aperta alla superficie.) Pesci: 8 Cyclofhone microdon^ larve di Teleostei. Tunicati: Varie Oikopleura^ varie Salpa deniocmfka e Salpa fusi- formis. Molliisclii: 1 Tremoctopus Quojanus juv. , varie Cìeodora pt/rami- data, larve di Pìininiodcrìuon. sp. Crostacei decapodl: Larve di Sergestidi, larve di Amahptenaeiis ele- gaiis^ 1 Pasiphaea tarda. Scliizopodi: Varie Fjuphausia jfdlncida, varie larve di Eupbausidae, 1 Styloehciroti chclifer^ 3 Eucopia aastraUx. Isopodi: I Eurydice pulchra. Iperidi: Una Scina marginata.^ varie Eiiprimno niacropus. Ostracodi: Varie Conchoecia. Dafiiidi: Varii Podon intermediiis. Copepodi: Molti Ga'étanus Kruppii n. sp., molti Pleuromma, varii Hemicalanus longicornis, Evcalanus elongatas, Euchi- rella messmensis^ Phaenna spmlfcra., njolti Corycaeus e Temora. Aiiellidi: Varie Tomopteris Kefersteinìi, 1 Pelagohia longicirrata, alcune Cììaetosjjhaera, larve di Spioidei. Briozoi: Varii Cyphonautes. Chetoguati : 1 grande Sagitta magna, varie Sagitta lyra. Tdromediise: Varii Diphyes Sieboldii e Abyla pentagona, molti Mouo- phyes gracilìs. Aiitozoi: Varie larve di Actinidi. Protozoi: Varie Anlacantha scolymantha, Coelodendrimi gracilli- mtim?, Orhidina universa, Pulrinullna Micìieliniana, Pidlenia ohliquilocidata, poche Agrosphaera pellucida n. g, n. sp. Retata 43 del 20 Marzo. Grosso bertovello. Dalle 10 e 30 11 e 30. Cavo filato 2000 metri. Profondità 1900 metri. Tra Capo Corso e Monaco in vista di Cap Ferret (Villafranca). Direzione: E. Pesci: 20 Cydothone microdon, larve di Scopelidi, uova di Ma- crouriis ed altre uova di Teleostei. Tunicati: Varie Oikopleìira, 2 Doliokan Miillerii, varie Salpa fnsiformis. 144 Salvatore Lo Bianco Molluschi : Varie Hijaloeylis striata, 3 Cleocìora pyramidata, 2 Hya- lea tridentata juv., 1 Ecìiinospira diaphana. Crostacei decapodi: 7 Amalopenaeus elegans adulti e varie larve, 1 Phyllosoma di PaUìwrus vidtjaris, 2 Pasiphaea sivado, 1 Megalopa, 2 giovani Paguridi. Schizopodi: NsìXÌq Eiiphausia pellucida, silcìine Neìnatoscelis, larve e giovani Eupliausidae, 3 Eucopia austraUs. Iperidi : Varie Phronima sedentaria, 1 Eiityplds ovoides, 1 Fhro- sina semilunata, Tamyris mediterranea. Ostracodi: Varie Conchoecia. Dafiiidi : Molte Evadne spinifera. Copepodi: Varii Eu^alanus elongatus, varie Euchaeta acuta, varie Euchaeta spinosa, molti Pleuromma, Hemicalauus longi^ cornis, Pha'énna spinifera, Candace longimana, Euchi- rella messinensis, molte spoglie diverse. Aiiellidi : Varie Tomopteris Kefersteinii, 1 Tomopteris euchaeta, 1 Lojjadorhynchus nationalis. Chctogiiati: Varie Sagitta lyra. Idromeduse: Molti Diphyes Sieboldii, molte Ahyla ^jentagona, molti Monopkyes gracilis. Aiitozoi: Varie larve di Actinidi. Protozoi : Molti Coelodendrmn graciUimum ?, poche Pulvinvlina Mi- cheliniana. Retata 44 del 2 Aprile. Slitta di fondo. Dalle 11 e 45 alle 1 p. m. Cavo filato 2000 metri. Profondità 1000 metri. A circa 8V2 chilometri da Punta Tragara. Direzione: 0. S. 0. Pesci: 12 Cyclothone microdon, 1 Scopelus Benoiti juv., 1 Ma- crourus sclerorhynchus, varie larve di Teleostei. Tunicati: Varie Oikopleura. Crostacei decapodi: 1 Amalopenaeus elegans adulto e diverse larve, Zoea di Soleìiocera siphonocera, frammenti di Pasiphaea. Schizopodi: 2 Euphausia jìellucida, varie Euphausia gihba, varii Stylocheiron mastigophorum, 1 Tiiysanopoda ohtusifrons, varie Nyctiphanes norvegica di media grandezza, 1 Euco- pia austraUs. Isopodi : Varii Microniscus. Tperidi: Varie Phroìninopsis spinifera, Euprimno macropus. Cirripedi: Varii Nauplius di Lepas. Ostracodi: Molte Conchoecia. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 145 Copepodi: (ìefirei : Aiiellidi : Cheto guati: Tdi'omediise Protozoi : Molti Pleuromma., varii Gaefnmis Kruppii n. sp., varii Hemicalanus longicornis , Eucalaniis ehngatus , Copìlia vitrea^ Candace hngimmia., Euchaeta marina e acuta. Larve di Echiurus. Alcune Tomopteris Keferstemn\ 1 Lopadorhyiichus brcvis, lospilus jfhalacroides, pezzi di Callkona. Varie Sagitta lyra e serratodentata. Molti Diphyes Sieboldii, Velella spirans juv. Molti Coelodeiidrum gracillimum?, varie Aidacaritha scoly- mantha, poche Agrosphaera pellucida n. g. n. sp. Retata 45 del 2 Aprile. Grosso bertovello. Dalle 2 e 30 alle 3 e 30. Cavo filato 1200 metri. Profondità 1000 metri. A circa IIY2 chilometri da Capri. Direzione: 0. Pesci: Varie Cyclothone microdon. Tunicati: Alcune Oikopleura, pochi Doliokvm Milllerii, giovane Salpa fusiformis. Molluschi: Alcune Spirialis rostralis^ varii giovani Pneumodermon ììiediterraneuìn, 1 grande Pterotrachea coronata^ alcune Ecìdnospira dlaphana. Crostacei decapodi: Giovani Sergesti di, 1 Sergia magnifica, 1 Pa»i- phaca sivado. Schizopodi: Molte Eiiphausia pellucida di media grandezza, alcune Euphausia gibba, varie Nematoscelis , varii Stylocheiron mastigophonmi e pochi Stylocheiron chelifer. 1 Eurydice truncata, 1 Microniscus. 1 Scina Rattrayi, varie Phronima sedentaria (^, alcune Euprimno macropus, Hyperioides longipes. Varie Conchoecia. Molti Pleuromma, molti Heniicalanus longicorms, molte Euchaeta acuta, alcune Euchaeta spinosa, varii Oaetanus Kruppii n. sp., poche Pontellina piumosa, Copilia vitrea. Larve di Echiurus e di Sipunculus. Varie Tomopteris Kefersteinii, 1 Lopadorhynchus brevis, Vanadis cristallina, Vanadis sp., CaUixona, Chaetosphaera molto avanzata, larve di Spioidei. Varie Sagitta lyra e serratodentata, poche Sagitta enfiata. Varie Aegineta flavescens, 1 Tetrapkitia volitans, molti Diphyes Sieboldii, campane di Hippopodius luteus e pentacanthus, varie Abyla pentagona. Isopodi: Iperidi : Ostracodi : Copepodi : Geflrei : Auellidi Chetogiiati : Idromeduse Mitthi'iluiigen a. d. Zoolog. Station xu Neapel. Kd. 1(>, 10 146 Salvatore Lo Bianco Aiitozoi : Protozoi ; Varie larve di Actinidi. Molti Coelodeadrum gracillimuiu?. Aulacantha scoly- mantha, alcune Globìgerina huìloides^ varie Pulvmulina Micheliniana, poche Agrosphaera pellucida n. g. n. S}). Retata 46 del 3 Aprile. Grosso bertovello. Dalle 10 alle 11 a. m. Cavo filato 2000 metri. Profondità 2000 metri. A circa 60 chilo- metri da Capri. Direzione: 0. Pesci: Molte Cydothone microdon, 2 Scopelus Benoiti, larve di Scopelidi, larva ad occhi pedunculati, uova e larve di varii Teleostei. Tunicati: Piccole Oikopleura, 1 DoUolum Müllcrii, alcuni DoUolum denticulatum , 1 Dolioluìn rarum^ alcune Salpa demo- cratica., varie Salpa cmifoederata. Molluschi: 1 Chtenopteryx fimbriatus, 1 Heteroteuthis dispar, varie Creseis subidata, Hyalocylis striata, 4 Cleodora pyrami- data adulte e varie giovani, alcune Spirialis rostralis, t Dexiobranchea ciliata, giovani Oxygyrus Keraudreinii, 1 Pterotrachea scutata. Crostacei decapodi: Varie larve di Sergestidi, Zoea e giovani Ama- lopeimeus elegans, 1 Sergia magnifica, 1 Phyllosoma di Scyllartis. Schizopodi: Larve e giovani Euphausidae, varie Eiiphaiisia gibba, molte Thysanopoda obtusifrons, molte giovani Nyctiphanes noì'vegica, molte Nematoscelis, alcuni Stylocheiron masti- gophorum, 2 Eiichaetomera tennis, giovani Eucopia australis. Tperidi : Molte Vibilia sp., 1 Paraphronima crassipes, alcune Phrosina semilunata, 1 Phronimella elongata, 1 Phro- nimopsis spinifera, 1 Scina Edivardsi, alcune Phronima pacifica, Vibilia armata, Eupronoe maculata. Ostracodi: Molte Conchoecia. Dafuidi: Molte Evadile spinifera. Copepodi: Molti Phuromma, molte Euchaeta acuta, molti Euca- lanus ehngatus, varie Euchaeta spinosa, molte Copilia vitrea, Candace hngimana, Euchirella messinensis, molte Sapphirina maculosa, varii Oaetanus Kruppii n. sp. Geflrei: Larve di Sipunculidi. Ali oli idi : Molte Tomoptens Kefersteinii , 1 Tomopteris euchaeta, varii Lopadorhyìichus brevis, 1 Sagitrlla lunraleusläi, Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritau ecc. 147 varie Alciopa Canframii, Vanadis cristallina, Callixo- nella lepidota, l Nectocliaeta Grimaldii, varie larve di Anellidi. Chetognati: Molte Sagitta lyra e setratodentata, varie Sagitta hi- punctaia e hexaptera. Idromeduse: Varii gi'niidì RJwjjaloìiema rekitiai/, 1 Ilomoeonema mili- tare, molti Diphyes Sieholdii, varie Ahyla pentagona adulte e giovani, campane di Hippopodius luteus e penta- canthus, molti Monophyes gracilis, 1 Velella spirans juv. Autozoi: Varie larve di Actinidi. Protozoi: Molti Coelodendrum gracillimum? , alcuni Coehdendrum ramosissimum, varie Aidacantha scolymantha , Spjongo- sphaera streptacantha, varie Orhidina universa^ alcune Agrosplmera pellucida n. g. n. sp. Retata 47 del 3 Aprile. Eete a chiusura. Dalle 1 e 50 alle 2 e 50 p. m. Cavo filato 1900 metri. Profondità 2000 metri. A circa 60 chilometri da Capri in direzione 0. Direzione: E. Pesci: 20 Cyclotìione microdon, 1 Myctophum punctatimi. 3Iolluschi: l Creseis suhidata, 1 Cleodora pyramidata. Crostacei decapodi: 4 Sergia magiiifica, 2 Amalopenaeus elegans adulti e varii giovani, 1 Eryonicus Pur itami n. sp. Schizopodi: 12 Thysanopoda ohtusifrons, y sìyìq Neìnatoscelis, 3 Enco- pia australis. Isopodì: 2 Microniscus. Iperidi: Molte Vibilia armata, 2 Scina Rattrayi e diversi altri generi. Ostracodi: Varie Conchoecia. Copepodi: Molti Pleuromina, Eucalaniis elongatus e Hemicalanus longicornis, 2 Euchaeta spinosa, varii Gaetanns Kruppii n. sp., Euchirella messinensis, Candace longimana, molte spoglie diverse. Anellidi: Phalacropliorus pictus. Chetoguati: Poche Sagitta lyra. Idromeduse: Campane di Hippopodius pentacanthus. Protozoi: ìioVà Coelodendrum gracillimum'?, \ Glohiger ina enfiata. Retata 49 del 5 Aprile. Rete a chiusura. Dalle 9 e 20 alle 9 e 50. Cavo filato 50 metri. Profondità 600 metri. A circa S^/a chilo- metri da Punta Tragara. Direzione: S. 10* 148 Salvatore Lo Bianco Pesci : Tunicati ; Mollnschi: 1 larva di Arnoglossus, 1 larva di Phycis, 1 larva con occhi pedunculati, uova di Engraidis encmsicholus e di altri Teleostei. Giovani Oikopleura, piccoli Doliolum Müllern.^ molte Salpa confoederata catenata. Molte Spirialis rostralis, molte giovani Creseis subulata, 1 Creseis acicula, diverse Cleodora virgula. Crostacei decapodi : Larve di Sergestidi, varii Diaphoropus, Anisocaris, Zoea di Paguridi, Zoea di Porcellana, Zoea di varii Brachiuri, ed altre forme larvali sconosciute. Schizopodi: Molte larve e giovani Euphausidae, giOYsmi Stylocheiron inastigophorum. 1 Microniscus. 1 Phrosina semilunata, giovani Vihilia sp., 1 Paraphro- nima crassipes, Phronima atlantica. Nauplius di Balamis. Varie Microconchoecia CUmsii e giovani Coìichoecia spini- rostris. Varii Podon intermedius. Una grande quantità di Centropages, Temora, Corycacìis, Leiickartia, Hcterochaeta, Candace, Oithona, qualche Co- pilia vitrea^ Eucalanus elongatus^ e pochi Pleuronitna giovani. Larve di Sipuuculidi, larve di Echiurus. Molti Tomopteris Kefersteinii. Molte Sagitta bipìmctata, poche Sagitta lyra. Echinodermi: Giovanissimi Ophiuridei appena staccati dal Pluteus. idroincduse: Varii Dipliyes Sieboldii, camiìnne di Hijìpopodius luteus. Antozoi: Larve di Actinidi. Protozoi: Varie Aidacantha scolymantha , Spongosphaera strepta- cantha, varie Glohigeriìia hulloides e Orhidimi universa. Isopodi : Iperidi: Cirripedi : Ostracodi: Dafni di: Copepodi : (itetìrei : Aiiellidi: Chetoffuati Retata 50 del 5 Aprile. Rete a chiusura. Dalle 10 e 10 alle 10 e 40. Cavo filato 100 metri. Profondità 600 metri. A circa 31/2 chilometri da Punta Tragara. Direzione: N. Pesci: Tunicati: Mollu.schi: Uova di Macrourus, uova di Lepidopus caudatus, larve di 8copelidi, larva ad occhi pedunculati. Varii Doliolum Müllei'ii, poche Salpa confoederata. 1 Hcteroteuthis dispar, varie Creseis .subulata, 2 Cleodora virgida , varie Hyalocylis .striala Juv., varie Spirialis La pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puiitan ecc. 149 rostralis, alcune Echmospira dkvphana, \ Echinospira compressa n. sp. Crostacei decapodi: Varie larve di Sergestidi, larve di Solenoce7'a sipkonocera, alcuni Diaphorojnis, Zoea di Caìliaxis adì-ia- tica, Zoea di Paguridi, Zoea di Porcellana^ e varie altre larve di Macruri e Brachiuri. Molte larve di Euphausidae, giovani e adulti Stylochei- ron mastigophorum. 1 Parajjhronima cì'assipes, molti Eutyphis ovoidcs, 1 Phro- niìna atlantica^ Eupì'imno macropus. Giovani forme di Conchoecia. Nauplius di Lepas. Moltissimi giovani Pleuromma, Corycaeus elongatus e furcipes, Candace, Euchaeta marina^ poche Euchaeta acuta ^ pochi Hyalophyllimi vitreum, pochi Eucalanus elongatus. Larve di Echiurus e varie larve di Sipunculidi. Varie Tomopterìs Kefersteinii^ Vanadis cristallina^ larve di Spioidei. Molte Sagitta bipunctata, Sagitta enfiata^ poche Sagitta lyra. Enteropneusti : 1 Tornaria. Idromeduse: Varii Diphyes Sieboldii, Monophyes gracilis. campane di Hippopodius luteus, giovanissime Velella spirans juv. Protozoi: Poche Aidacantha scolymantha ^ varie Spongosphaera streptacantha. Schizopodi: Iperidi : Ostracodi : Cirripedi: Copepodi: Geiìrei : Aiiellidi Chetoguati Retata 51 del 5 Aprile. Rete a chiusura. Dalle 11 alle 11 e 30 a. m. Cavo filato 200 metri. Profondità 600 metri. A circa 3^2 chilometri da Punta Tragara. Direzione: S. Pesci : Tunicati: Molluschi: 1 Macrourus sclerorhijnckus juv., uova di Macrourus, larve ad occhi pedunculati. Varie Fritillaria^ Doliolum Milllerii, poche Salpa con- foederata. 1 Heteroteuthis dispar, varie Spirialis rostralis, larve di Pneumodermon mediterraneum , 1 Pterotrachea mutica juv. Crostacei decapodi: Zoea di Paguridi. Schizopodi: Varie larve di Euphausidae, 2 Stylocheiron chcUfer. Iperidi: Varie Phroninwpsis spinifera, Scina Rattrayi, Phronima. 150 Salvatore Lo Bianco Ostracodi: - Copepodi : Auellidi: Chetoguati : IdroiiK'duse Aiitozoi: Protozoi : Varie Microconchoecia Claudi e Conchoccia spinirostris. Moltissimi Hcmicnlanus longicornis, molti giovani e pochi adulti Pktiroìnma, varii Eucalanus elongatus, varie Euchaetcty Candacc, Temora, Coi'ycaeus. Varie Tomojiteris Kefersteiniij giovani Lopadoì-ìiynclm^ hreviSj 2 Sagitella Koivaleivskii, Callixonella Icpidota. Varie Sagitta enfiata, lyra e serratodentata. Grandi Bhopahnema velatimi^ pochi Dijìhyes Sieboldii. Varie larve di Actiuidi. Varii Coelodendnmi graciUimum?, Spongosplmera slrepla- cantha, Orhulina universa^ Agrosphaera pteUucida n. g. n. sp. Retata 52 del 5 Aprile. Rete a chiusura. Dalle 11 e 55 alle 12 e 25. Cavo filato 300 metri. Profondità 600 metri. A circa 31/2 chilometri da Punta Tragara. Direzione: N. Pesci: 2 Microstoina rotwidatimi juv., 1 Leptocephalus stenops, larve di Scopelidi. Tunicati: Varii DoUolum Millkrii. Molhisclii: 1 Eìioploteutìds margmitifera juv., 1 Hefcrotcìdkis dis- par, varie SpiriaUs rostralis^ 1 Pterotrachea nmtica. Crostacei decapodi: 1 giovane Pasiphaea tarda. Schizopodi: Molte larve di Enphausidae, giovani Eìqjhaìisia pellu- cida, 12 Stylocheiron mastigopìim^um , 1 Stylocheiron chelifer. Iperidi : Varie Pkronimopsis spinifera, varie Scina Rattrafji, Phro- sina semilunata, Eutyphis ovoides, Eutyphis serratus. Ostracodi: Varie Conclioecia. Copepodi: Moltissimi Hemicalanus longicomis, varii Pleuroimna, varii Eucalanus elongatu^. Gefirei: Giovani larve di Sipunculidi. Anellidi: Varie Tomopteris Kefersteitiii, 4 Tomoptcris cuchaeta, Lo- padarhynchus hrevis, 1 Sagitella Koicaleicskii , 1 lospi- lus phalac?'oides, Vanadis cristallina, CaUixonella, Chac- tosphaera, altre larve diverse. Briozoi: Pochi Cyphonautes. Chetogiiati: Varie Sagitta lyra grandi e piccole, Sagitta serratodeip- tata, molte Sagitta enfiata. Idroiiiediise: Alcuni Rliopalonema , varii Diphycs Sieboldii, campane e larve di Hippopodiu.^ Intens, varii frammenti di Apo- lemia uvaria. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 151 Aiitozoi: Varie larve di Actiuidi. Protozoi: Molti Coelodendrum gracUlimum?^ alcune Aulacantha^ varie Orbulina univeì'sa, poche Pidvimdina Miclieli- niana, Agrosphaera pellucida n. g-. n. sp. Retata 53 del 5 Aprile. Rete a chiusura. Dalle 1 e 5 alle 1 e 35. Cavo filato 400 metri. Profondità 600 metri. A circa 31/2 chilometri da Punta Tragara. Direzione: S. Pesci: 2 Cyclothone microdon. Molluschi: Varie SpiriaUs rostralis^ larve di Pneumodermon. Crostacei decapodi: 1 Pasijìhaea tarda. Schizopodi: Poche Euphausia pellucida di media e piccola gran- dezza, 2 Ncmatoscelis giovani, 1 Stylocheiron ma.sfigo- 2)horum. Isopodi: Varii Microniscus. Iperidi: Alcune Euprimno macropus, Scina Rattrayi, Vibilia juv. Copepodi: Una grande quantità di Hemicalanus longicornis, molti Pleuromina, varie Euchaeta acuta. Geflrei: Giovani larve di Sipunculidi. Anellidi: Molte TomojJteris Kefersteinii, 2 Tomopteris euchaeta^ pochi Lopadorhynchus brevis, 1 Sagitella Kotvalewskii, 1 Pela^ gobia longicirrata. Ohetognati: Varie Sagitta lyra, Sagitta serratodentata , 1 Sagitta ììiagna, varie Sagitta enfiata. Idromeduse: Molti Diphyes Sieboldii, varii Monophyes gracilis. Aiitozoi: Varie larve di Actinidi. Protozoi: Molti Coelodemlrum gracillimum?, varie Orbidina uni- versa., Olobigerina btdloides, Pulvinulina MicJi-eliniana, varie Agrosphaera pellucida n. g. n. sp. Retata 54 del 5 Aprile. Rete a'^ chiusura. Dalle 2 e 15 alle 2 e 45. Cavo filato 500 metri. Profondità 600 metri. A circa 3'/2 chilometri da Punta Tragara. Direzione: N. Pesci: 3 Cyclothone microdon, larve di Scopelidi. Molluschi: Varie Dexiobranchea ciliata. Crostacei decapodi: l Sergia magnifica, 1 Pasiphaea sivado. Schizopodi: 10 Euphausia pellucida adulti, molte giovani, varie Eupìmusia gibba giovani, poche Thysanopoda obtusifrmis giovani, 1 Ncmatoscelis adulta e varie giovani, varii Stylocheiron mastigophorum. 152 Salvatore Lo Bianco Iperidi: Varie Sema Rattrayi. Ostracodi: Varie Coìichoecia, 1 Polycopide. Copepodi: Varii Pleuromma^ Euclmeta acuta, Euchaeta spinosa, Euchirella messinensis, Eucalanus elongatus, CopUia vitrea, Gaetanus Kriippii n. sp. Molte Tomopteris Kefersteinii, 2 SagitcUa Koivalewskii, 2 Tìjphloscolex Milllerii, 1 Pediiiosoma cm'tum, 1 Chaeto- sphaera. Varie Sagitta lyra e serraiodentata. Idromeduse: 1 Tetraplaiia volitans, alcuni Diphyes Sieboldii, 1 Aby/a pentagona, campane di Hippopodiits pentacanthus. Molti Coelodendrimi gracilUmum'? , varie Aulacantha scolymantha, varie Orhidina universa, poche Pidvimdina Micheliniana, varie Agrospliaera pellucida n. g. n. sp. Anellidi ; Clietognati Protozoi: Retata 55 del 5 Aprile. Rete a chiusura. Dalle 3 e 35 alle 4 e 5. Cavo filato 600 metri. Profondità 900 metri. A circa 4 chilometri da Punta Tragara. Direzione: S. Pesci: 7 Cyclothone microdon. Molluschi: 1 Oreseis suhidata, varie Dexiobranchca ciliata. Crostacei decapodi: 1 Sergia magnifica, varii Amalopenaeiis elegans juv. Schizopodi: Una quantitià ài Eiqjhausia jJellucida, giovani e adulte, 1 Euplmusia gibba adulta e varie piccole, 3 Tìiysano- poda obtusifrons adulte e varie giovani, 3 Nematoscelis, pochi Styhcheiron masUgopliorum. 1 Heterophryxus appendicidatus. Poche Sdna Rattrayi, Vibilia Bovallii? Varie Conclwecia. Moltissimi Pleuromma, alcune Euchaeta acuta, alcune Euchaeta spinosa, poche Setella gracilis, varii Hemicalanus loìigicornis, Eucalanus elongatus, Euchirella messinensis. Varie Tomopteris Kefersteinii, 1 Sagitella Kowalewskii, alcune Cì>aetospì>aera. Varie Sagitta lyra e serratodentata. Varii Diphyes Sieboldii, Abyla pentagona. Molti Coclodendrum gracillimufn?, Aulacantha scoly- mantha, Globigerina bidloides, Pidvinulina Michelinianu, alcune Agrospliaera pellucidn n. g. n. sp. Isopodi: Iperidi : Ostracodi : Copepodi: Anellidi: Chetogiiati : Idromeduse: Protozoi: Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritau ecc. 153 Retata 56 del 10 aprile. Rete a chiusura. Dalle 10 alle 11 a. m. Cavo filato 1000 metri. Profondità 1000 metri. A circa 7 chilometri da Punta Vitareta. Direzione: 0. S. 0. Pesci : Molluschi : Schizopodi Iperidi : Ostracodi : Copepodi : Grefirei : Auellidi: Chetogiiati: Idromeduse Acalefl : Autozoi : Protozoi : 20 Cydothone microdon. 1 Cleodora pyramidata, varie Dexìohranchea dliata. 40 Eiiphausia pellucida., 10 Euphausia gibba, 4 Nycti- phanes norvegica., 4 Nematoscelis, 16 Thysanopoda obtusi- frons, 1 Eucopia aiistralis. Varie Vibilia armata. Molte Conchoecia. Molti Pleuronmia e Euchaeta acuta ^ varie EuchireUa messinensis, pochi Eucalanus elongatus., varie Copilia vitrea^ Hemicalanus longicornis. Larve di Sipunculidi. Varie Tomopteris Kefersteinii, 1 Lopadorhyìichus Kroknii, 12 Pedinosoma curtum. 2 Sagitta lyra, varie Sagitta serratodentata. Campane e giovani Hippopodius luteus. 1 Periphylla dodecabostrycha. Varie larve di Actinidi. Varie Orbnlina universa., poche Pidvimdina Micheliniana. Retata 57 del 10 aprile. Slitta di fondo. Dalle 12 e 15 alle 1 e 30 p. m. Cavo filato 2000 metri. Profondità 1000 metri. A circa 10 chilometri da Punta Carena. Direzione: E. N. E. Pesci: 12 Cycloiìioìie microdoìi., 1 Paralepis speciosus. Tunicati: 1 Doliolum MüUerii. Schizopodi: Varie Euphausia pellucida, giovani Euphausidae, 1 Ne- matoscelis, 1 Stylocheiron mastigophorum. Isopodi: 1 Microniscus. Iperidi: Alcune Eupriìnno macropus. Ostracodi: Molte Conchoecia. Copepodi: Molti Pleuromma, alcuni Gaetanus Kruppii n. sp., varie Euchaeta acuta, varie EuchireUa messinensis. Anellidi: Varie Tomopteris Kefersteinii, Pedinosoma curtam. Chetoguati: Poche Sagitta lyra. Idromeduse: Molti Diphyes Sieboldii, 1 Abyla pentagona. 151 Salvatore Lo Bianco Ketata 58 del 8 Aprile. Grande bertovello. Dalle 7 e 30 alle 8 e 30. Cavo filato 2500 metri. Profondità 2600 metri. A circa 15 chilometri da Salina (Eolie). J3irezione: N. E. Pesci: Molte Cyclothone microdou, 2 Scopelus affinis ^uy., 1 Sco- pclus sp., 1 Chaidiodtis Sloaiii juY., 2 Paralepis Kpcciosus^ 1 larva di Macrourus^ molte uova e larve di Teleostei. Tnuicati: Varie Oihopìeura, 20 Dolìohun 2Iällerü, 1 Doliolum rarum. Molluschi: 1 Scacurgiis tcimcirrus juv. , 1 Heteroteiithis disjjar, alcune Hycdoci/Us striata, varie Sjìirialis rostralis, 2 Siìiria- lis recurvirostris , varie Cleodora pyramidata juv., larve di Climwpsis, 1 Tiedemannia neapolitana juv., 1 Ptero- trachea mutica, alcuni Oxi/gi/rus Keraudrcinii juv., alcune Echinospira diaphana. Crostacei decapodi: Varie larve di Sergestidi, 2 S&rgestes ocidatus juv., 4 Sergia robusta, 2 Sergia ruhrogtittata, 25 Amalo- penaeiis elegans adulti e giovani, 1 stadio misidiforme di Peìmeus memhranaceus , 1 Acantliephyra recti rostris, 3 Pasiphaea tarda. Schizopodi: Molte giovani Eiiphausidae, 20 Thysanopoda ottusi frons, 12 Euphausia gibba, 20 Xonatosceìis, varie Nyctiphanes norvegica, varii Styìocheiron mastigophoi-um, 1 Stylo- cheiron chelifer, 1 Euchaetomera tennis, 1 Arachnomysis Lcuckartii, 3 Eucopia australis. Alcune PI irouimopsis spini fera, 1 grainàeEutyjìhis ovoidcs, varie Vibilia sp., Scina Rattrayi, 1 grande Scina siìnilis?, Paraphroìrima crassipes, varie Phronima atlantica. Varie Conchoecia. 1 Naupilius liastatus. Molti Hemicalaniis longicornis, molti Pleuromma, molti Eucalanus elongatus, varie Euchaeta acuta, alcune Eu- cJ/aeta sjnnosa, varie Euchirella niessiueìisis, Aetidius armatus, Heterockaeta papiìligera, varie Candace ìoìigi- mana, molti GaVtanus Kruppii n. sp., 1 Sapphirina sp., varie Sappliirina maculosa, molte Copilia vitrea, Copilia quadrata, alcune PonteUiìia piumata. .\iiellidi: Molte Tomopteris Kefersteinii, 1 Toniopteris euchaeta, 2 Lopadorhyncit US Krohnii, alcuni Plialacrophoi'us jn'ctus, varie Sagitelki Koivalcushii, alcuni Pedinosoiìm cìirtum, Typhloscolex Milllerii, 1 Pontodora pelagica, 1 frammento Ipei'idi Ostracodi : Cipripedi : Copepodi: Le pesche abissali eseguite da F. A. Kvupp col Yacht Pmitan ecc. 155 di Alciopa Canfrainii, 1 Vanadis formosa^ 1 Coryno- cephal?(s nlbomacukäus, pezzi di Coripiücephalns tcrmis. Clietoguati : Molte Sagata lyra, molte Sagltta •wrratodeìilata^ 2 Sa- gitta magna. Idroineduse: Alcune Cunina rhododactyla^ moltissimi Diphijes Siebo/dii, varie Abyla jjentagona, campane di Galcolaria ainrmtlaca, molte campane di Hippopodius luteiis e Hippopodiiis peiitacantlms. Autozoi: Varie larve di Actinidi. Protozoi: 2 Thalassicolla nudcata., alcune Thalassophìjsa pelagica, varie Sphaerozoidae, molte Aulacaìitha scolymantha, varii Castanidium variabile, molti Coelodendnim gracilliìmtin?, alcuni Coelodendnmi ramosissinmm , Coeloplegmidae, varie Orhulina universa, Globigeriua bidloides, Hasti- gerina pelagica, varie Agrosplmera pellucida n. g. n. sp. Retata 59 a dell' 8 Aprile. Retina conica aperta. Dalle 8 alle 8 e 15. Cavo filato 1 metro. Profondità 2600 metri. Tra Salina e Stromboli (Eolie). Direzione: N. Tunicati: Giovani Oikopleura, 1 Salpa africmia catenata. Crostacei decapodi: Varie Zoee di Bracliiuri. Isopodi: 1 Idothea metallica. Copepodi: Varie Temora stylifera, Corycaeus, Euchaeta marina. Dafnidi: Varie Evadne spinifera. Idromeduse: Monophyes gracilis. Protozoi: Varie Acanthometra pellucida, Colloxoum inerme. Retata 59 b dell' 8 Aprile. Retina conica aperta. Dalle 8 e 40 alle 8 e 55. Cavo filato 10 metri. Profondità 2600 metri. Tra Salina e Stromboli (Eolie). Direzione: 0. Tunicati: Molte Oikopleura più grandi delle precedenti. Molluschi: Varii Veliger di Prosobranchi. Copepodi: Molte Temora stylifera, Corycaeus. Dafnidi: Varie Evadne spinifera. Chetognati: Molte Sagitta bipunctata. Idromeduse: Varii Monopìiyes gracilis. Protozoi: Poche Acanthometra pelhicida, 1 T/mlassicolla nucleata, Colloxoum inerme ed altre Sphaerozoidae. 156 Salvatore Lo Bianco Retata 60 del 10 Maggio. Rete a chiusura (piccolo modello) dalle 9 e 30 alle 11 a. m. Cavo filato 1100 metri. Profondità 1200 metri. Tra Salina e Stromboli (Eolie). Direzione: 0. 4 Cyclothone microdon. 2 Eiiphausia gibha. Varii Pleuromma, 3 Eucalanus elongatus, alcune Eucliaeta acuta, 1 Setella gracilis, 1 Candace longimana. 2 Ahyla pentagona. Varie Aulacantha scolymantlm. Pesci: Schizopodi: Copepodi : Idromeduse : Protozoi: Retata 61 del 10 Mag-gio. Grosso bertovello. Dalle 12 all' 1 e 15 p. m. Cavo filato 1200 metri. Profondità 1200 metri. Al largo dell' isola di Stromboli (Eolie). Direzione: 0. Pesci: 10 Cyclothone microdon, 1 Scopelus Gemellarii, varie uova di Teleostei. Tunicati: Poche Oikoplemri, pochi Doliolum Miillerii. 3Iollnschi: 1 Todarodes todarus, moltissime Creseis stibiilata, varie Cleodoì'a pyramidata juv., varie Spirialis rostralis, larve di Clioiwpsis Krohnii) alcune Dexiobranchea ciliata, larve di Pneumodermon mediterraneum , 1 Oxygyrus Kerau- dreinii. Schizopodi: Poche Euphausia pellucida, 10 Euphausia gibha, 1 Thy- sanopoda obtusifratis, 1 8 Nematoscelis, pochi Styloclieiron niastigophorum. Iperidi: 1 grande Phronima atlantica, 1 Paraphronima crassipes^ PhronÌ7nopsis spinifera, Scina Rattrayi, 1 Scina sp., Eutyphis ovoides, Phrosina semilunata, Eupi'inino ma- cropus, Amphithyrus bispinosiLS. Ostracodi: Varie Conchoeda. Copepodi: Moltissimi Pletiromma, varie EucJiaeta acuta, varie Eucliaeta spinosa, molte Copilia vitrea, varie Sapphirina macidosa, alcuni Hemicalanus longicornis, Eucalanus ehngatus, Calanus mucronatus, EuxihireUa messinensis. Aiiellidi: Varie Tomojitcris; Kefersteinii, 1 Tomopteris scolojìendra, 1 Tomopteris eucliaeta, 5 Lopadorkyncluis Viguieì'i, 1 Sa- gitella Kowalewskii, 1 Asterope candida. Chetognati: Molte Sagitta lyra, varie Sagitta hexaptera, alcune Sagitta serratodeutata, 1 Spadella drctco. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 157 Idronieduse : Molti Bhoimlonema rclafuin, moltissimi Biphyes Sie- boldü, poGÌiG Ahyla pentagona, 1 campana di Py«//« cymhi- formis, campane di Hippopodius pcntacanthus, 1 Pliyso- plioride. Aiitozoi: Varie larve di Actinidae. Protozoi: Varii Sphaeroxomn pwwtatum, ThalassicoUa nucleata, molti Coelodendrum gracillimum ? , varie Spongosphaera streptacanfha , molte Aidacantlia scolynmiitha, alcune Orhidina tmiversa, Glohiyerlna bidloldes, varie Hastiger ina pelagica, varie Agrosphaera pellucida u. g-. n. sp. Elenco generale degli animali planktonìci pescati. Pesci. Teleostei. Uova di Anguilla vulgaris Flem. ? Queste uova sono galleggianti, hanno la capsula del diametro di 2,7 mm., sono tra- sparentissime e non hanno traccia delle gocce oleose che trovansi nelle uova di altri Murenoidi. Il Raffaele 1 che le ha descritte, per varii caratteri e sopratutto per la forma della larva che ne sguscia, crede che esse appartengano ai Murenoidi. Il Grassi che si è molto occupato dello sviluppo e della metamorfosi di questi pesci, non è alieno dal supporre che queste larve si trasformano in Lepto- cefalo di Anguilla. Dette uova si pescano dal Dicembre al Febbraio, ed a differenza delle uova a gocce oleose che vivono alla superficie, esse restano al disotto dei 3ö metri di profondità. Due volte furono pescate con la rete a chiusura; una volta con la retata n" 3, per la quale si filarono 40 metri di cavo, ed un' altra con la retata n" 4 per cui se ne filarono 100 metri. Tutte le altre volte furono raccolte con reti aperte che venivano da profondità maggiori, ma che raccolsero pure animali nella falda d'acqua superficiale. Conger tidgaris Cuv. Un Leptocephalus stenops Kp. fu pescato con la retata a chiusura 52. Esso è lungo 20 mm. circa ed ha una ventina di macchie nere sulla parte inferiore del corpo. È il secondo esemplare di tale dimensione che si pesca nelle vicinanze del Golfo di Napoli, avendone io raccolto uno simile nel mese di 1 F. Raffaele, Le uova galleggianti e le larve dei Teleostei nel Golfo di Napoli, in: Mitth. Z. Stat. Neapel 8. Bd. 1V*88 pag. 1—84. 158 Salvatore Lo Bianco Ottobre con una retata fatta a 100 metri di profondità nelle vicinanze della Punta di Posilippo. Se si considera che la retata 52 fu fatta con 300 metri di cavo metallico , si può quasi stabilire che i giovani stadii del Grongo comune vivono ad una profondità maggiore di quella ove trovansi i più grandi, come per esempio il Lcptocephakis Morrisii Gml., che generalmente vien caturato fra le praterie di Posidonia della costa, ove in media vi sono soltanto 10 metri d'acqua. Uova di EngrauUs encrasicholus L. Varie uova furono raccolte con la retata 49; esse sono trasparentissime ed, a differenza della maggior parte delle uova pelagiche, hanno forma ellissoide allungata, lunghe 1,10— 1,45 mm. Si sviluppano alla superficie, e l'essere state l)escate con la rete a chiusura ad una profondità di circa 40 metri, dimostra che esse, come la maggior parte delle uova di Teleostei, vivono nella falda d'acqua più rischiarata del mare. Microstoma rotundaimn Eisso. Nel risultato della retata 52, fatta con rete a chiusura e filando 300 metri di cavo metallico , si rinvennero due giovani pesci appartenenti al ciclo evolutivo di questo Salmonide. Il più grande ha 1 4 mm. di lunghezza ed il suo cor})o è già quasi cilindrico; tutte le pinne sono assai sviluppate, compresa quella adiposa, che in questo stadio non ha ancora assunto il carattere definitivo. Il più piccolo è lungo 10 mm. (Fig. 18 Tav. 8) e rappresenta una vera forma larvale. Una grande pinna verticale embrionale unica incomincia dietro le pettorali , circonda la coda ed arriva per la faccia ventrale, alla metà del corpo. Solo la coda e le ventrali hanno un abbozzo di raggi. Questi stadii non sono stati finora descritti, mentre che l'adulto, rai)presentante certamente una forma abissale, si è sovente raccolto a Messina ed a Nizza, senza alcun dubbio spinto alla superficie dalle correnti i)rofonde. E la prima volta che (luesto pesce vien catturato nelle vicinanze di Capri e per conseguenza nel Tirreno. Scomheresox saurus Flem. Un giovane esemplare [Grammico- nohis bicolor Costa], lungo 20 mm., fu ])escato con la retata 1, fatta presso Bocca piccola. Dal Settembre al Marzo, questi giovani esem- })lari vengono spesso raccolti alla superficie nel golfo di Nai)oli, ove l'adulto immigra in enorme quantità. Tali immigrazioni sono molto regolari, ed ogni anno se ne i)escano quantità grandissime dall' Ot- tobre al Dicembre. In quest' epoca essi depongono le uova che sono galleggianti. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritau ecc. 159 Scope! US Gemìnellarii Cocco. Un giovane escmi)lare lungo 26 inm. fu pescato col grande bertovello nella retata 61, per la quale si filarono 1200 metri di cavo metallico. Gli adulti di questa specie si conoscono solo nei mari di Sicilia e nell' Atlantico. Scopelus Coccoi Cocco. Un esemplare lungo circa 30 mm. fu raccolto con la 41, fatta col grande l)ertovello e con 2000 metri di cavo, nelle vicinanze del principato di Monaco (acque francesi). In questo stadio di sviluppo, già si vedono molto distintamente i due grossi apparecclii luminosi situati projìrio innanzi agli occhi. Questo pesce si conosce solo nei mari di Sicilia e nell' Atlantico, sicché la sua presenza nelle vicinanze di Monaco dimostra che esso è piuttosto diffuso nel Mediterraneo. Scopelus Benoitl Cocco. Uno lungo 17 mm, nella retata 44; due esemplari, il più grande di 29 mm. ed il più piccolo di 25 mm. nella retata 46; tre larve e due piccoli lunghi 18 e 20 mm. nella re- tata 28. Gli esemplari lunghi da 18 — 20 mm. hanno il corpo e la testa meno i)igmentati di quelli che ne misurano 25 — 29, i quali hanno ancora il corpo semitrasparente. Ciò non ostante, la disposizione dei punti luminosi (organi fosforescenti) è identica a quella degli adulti, sebbene non tutti i detti organi si siano definitivamente svi- luppati. Gli esemplari che misurano 16 mm. e che rappresentano uno stadio ancora larvale, sono affatto privi di pigmento, e mentre in questo stadio di sviluppo hanno già l'occhio circolare, gli altri due che misurano 13 e 14 mm. l'hanno di forma ovale, come nella mag- gior parte delle forme larvali del genere Scopelus. Questa specie, conosciuta finora soltanto nelle acque di Nizza, in quelle della Si- cilia e della spiaggia romana, vieu catturata per la prima volta presso Capri, ove i due esemplari più lunghi furono pescati col grande bertovello e con 2000 metri di cavo, gli altri con la rete a chiusura e con 1200 metri di cavo. In quest' ultimo caso, si stabilisce con una certa esattezza, che la cattura sia avvenuta a non meno di 1000 metri di profondità. Scopelus crocodilus Risso. Un esemplare giovane nella retata 30. Ne furono pescati pure due esemplari dal Maia ad una pro- fondità di oltre 1000 metri. Scopelus affinis Ltk. Due esemplari lunghi 20 mni. furono rac- colti con la retata 58. Questi due Scopelidi corrisi)ondono [)er- 160 Salvatore Lo Bianco fettameute alla descrizione che ne dà il Lütken ^ sia per i caratteri riguardanti la forma del corpo e la jìosizionc delle pinne, che per quelli riguardanti la posizione degli organi luminosi; ma siccome i due esemplari sono giovani, detti organi non corrisi)ondono al numero riscontrato negli adulti. Lo Scopelus affmis Ltk. è stato trovato soltanto in varii punti dell' Atlantico in acque superficiali, cosicché questa specie viene ad aumentare il numero di quelle che si conoscono nel Mediterraneo. I due esemplari furono pescati dal Puritan nelle vicinanze del gruppo delle Eolie mediante il grosso bertovello, filando a tal uopo 2500 metri di cavo metallico. Questa retata è una delle più profonde fatte durante la cam- pagna del 1902. Myctophum punctatum Raf. Un esemjjlare della lunghezza di 27 mm. con la 47. La forma del corpo di questo pesciolino corri- sponde alla descrizione ed al disegno che ne danno il Goode & Beax, ma stante le pessime condizioni in cui trovasi l'animale, avendo l)erduto quasi totalmente la pelle, non è possibile controllare la dis- posizione degli organi fosforescenti. Se, giusta le asserzioni dei suddetti autori, questa specie è identica allo Scopehis canimanus Cuv., essa è stata spesso trovata a Nizza ed in Sicilia. Il nostro individuo proviene da una retata fatta con rete a chiusura, per la quale si filarono non meno di 1900 metri di cavo ; sicché (juesta cattura interessa non solo per la profon- dità in cui vive l'animale, ma anche per il punto in cui esso fu rinvenuto. Finora questa specie non fu mai catturata nel Tirreno. Larve di Scopeìas sp. Se ne raccolsero varie appartenenti a specie diverse, nelle retate 2, 16, 20, 26, 27, 43, 46, 50, 52, 54. Come varie forme abissali a larve superficiali, le larve di molti Scopelus e forme affini vivono negli strati d'acqua rischiarati dal sole. Ciò si verifica specialmente quando esse sono ancora sprovviste di organi fosforescenti o che questi sono al loro inizio. Questo fatto importante è avvalorato dai risultati ottenuti con le diverse reti adoperate nella pesca di dette larve. Delle 10 retate che ne raccolsero, 7 furono fatte con reti aperte, e le 3 fatte con rete a chiusura ne pescarono soltanto a meno di 500 metri e mai quando gli apparecchi giunsero a profondità maggiori. 1 F. LÜTKEN, Spolia Atlantica. Scopelini. in: Vid. Selsk. Skr. Kjübenhavn (ü) 7. Bd. pug. 6. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yaclit Puritan ecc. 161 Fra le larve di Seopelidi raccolte in qiiest' anno ve ne una (Fig. 19 Tav. 8) clie spesso si trova nel Plankton; essa ha il corpo semi- trasparente ed una lunghezza di 6 mm., con occhi di forma ovale. Questa larva dimostra il grado di voracità a cui esse possono arri- vare, facendo vedere per trasparenza una grossa Conchoecia spini- rostris Cls. contenuta a stento nel suo ventricolo. Siccome il piccolo pesce arrivò sciupato alla superficie si vedono nel disegno i cirri dell' Ostracodo fuori l'intestino. La grande voracità di molti pesci alla stato adulto era ben conosciuta, ma quella delle larve, specialmente delle forme marine, credo sia affatto ignota. Paralepis speciosa Bell. Un esemplare lungo 27 mm. nella retata 24, uno lungo 45 mm. nella 25, uno di 35 mm. nella 57, ed uno di 25 mm. nella 58. Questa specie è stata descritta dal C. Bellotti* su esemplari raccolti a Nizza ed a Messina e probabilmente spinti dalle forti correnti dalla profondità alla superficie. Degli esemplari pescati, quelli provenienti dalle retate 24, 26 e 57 furono catturati colla slitta di fondo; soltanto l'individuo della retata 58 fu raccolto col grande bertovello. Ciò fa supporre che questo animale debba vivere in vicinanza del fondo; però si può affermare con certezza che tutti gli individui raccolti furono sempre pescati con retate per le quali si svolsero da 1700 a 2500 metri di cavo; vale a dire, con quelle fatte nelle più grandi profondità esplorate dal Puritan. La loro cattura nelle vicinanze di Capri segnala per la prima volta la loro esistenza nel mar Tirreno. Argyropelecus hemigijmnus Cocco. Se ne pescarono: un esemplare adulto in ognuna delle retate 27 e 37, e 3 esemplari nella 40; inoltre un individuo giovane in ognuna delle seguenti: 16, 23. 36, 37; 2 pure giovani nelle retate 21 e 38 e diverse forme larvali nelle 19, 25 e 40. Inoltre un individuo adulto fu trovato morto alla superficie presso il punto ove fu fatta la retata 30. Questo pesciolino, tanto frequente alla superficie dello stretto di Messina, ove, o arriva morto, o muore dopo poco tempo per man- canza di pressione, vi è spinto dalle fortissime correnti provenienti * G. Bellotti, I Paralepidini del Mediterraneo, in: Atti Soc. Ita). Se. N. Milano Voi. 20 pag. 54. llittlll'ilungon a. fi. Znnl. Station zìi Neapol. Bd. 16. 11 1 62 Salvatore Lo Bianco dalle grandi ])vofondità dei mari adiacenti. Quando per la prima volta la rete })()rt() su uno di (piesti animali, provai una indicibile gioia, non essendomi mai riuscito prima d'allora vederlo vivo o almeno non conservato. Benché fra la massa degli animali pelagici del golfo di Napoli e sue adiacenze, osservata per tanti anni, non ne sia apparso mai uno, pure la quantità degli esemplari raccolti dal Puritan nei dintorni di Capri (circa 16 tra grandi e piccoli), lascia supporre che questa specie non deve esservi rara. Tranne la No. 36 fatta con rete a chiusura e con 1000 metri di cavo, la quale raccolse un giovane esemplare, tutte le retate furono fatte con reti aperte ed in media con 1000 metri di cavo metallico, salvo la 19 e la 25 per le quali se ne filarono solo 450 — 500 metri, rinvenendo una forma larvale in ognuna di esse. Il Washington ne catturò nelle acque della Sicilia alla profon- dità di soli 400 metri, mentre che il Travailleur, presso Marsiglia, non ne rinvenne che a 1068 metri. A quel che pare, VArgyropelecus, come altri pesci abissali, pro- fitta dell' oscurità della notte per avvicinarsi di molto agli strati superficiali. Talvolta viene spinto dalle correnti tanto in su, che non putendo resistere alla mancanza di pressione, muore. L'esemplare trovato morto alla superficie dovè subire probabilmente una simile sorte. Fra il materiale di Argyi'opelecus raccolto, se ne trovano delle forme larvali molto interessanti; fra le altre alcune che raggiungono appena 2 — 3 mm. di lunghezza. A me pare che simili stadii non siano stati mai descritti da nessuno. Maurolicus attenuatus Cocco. Due giovani esemplari, uno lungo 20 mm. nella 27 e l'altro lungo 22 mm. nella 37. Ambedue proven- gono dal risultato della pesca col grande bertovello e con circa 1200 metri di cavo metallico. Anche questo Scopelide si conosce solamente nelle acque di Nizza ed in quelle di Messina; sieche la sua presenza nelle acque del Tirreno vien segnalata per la prima volta. Cydothone microdon Gthr. Siccome i)iìi centinaia di esenqjlari appartenenti a questa specie si raccolsero durante la campagna del Puritan, si \)\\h affermare che questo pesce è quello più frequente- mente pescato dalle reti planktoniche, sia aperte che a chiusura, nella zona al disotto dei 1000 metri di profondità. E certamente difficile il dimostrare come questo pesce capita nelle reti; se vi capita perchè vivente in grandissima (|uantità in Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. ] 63 tali zoue, oppure perchè la sua lenta locomozione non gli permette di fuggire all' appressarsi dell' apparecchio. Oltre che in tutte le retate profonde fatte nelle adiacenze di Capri, la Cyclothorm fu sempre raccolta in ognuna di quelle fatte nelle vicinanze di Monaco e delle isole Eolie. Per conseguenza, essa dev' essere diffusa in tutta la zona profonda del Mediterraneo. Nella mia relazione sul materiale pescato dal Maia, discussi sulla possibilità che il genere Cyclothone rappresenti una forma larvale del genere Oouostoma^ ed analizzando i varii caratteri comuni ai due pesci, finivo esprimendo il desiderio di veder risoluta la quistione che in tal modo restava sospesa. Sebbene il materiale raccolto quest'anno contenga degli esemplari un po' più avanzati di quelli del Maia, purtuttavia essi non mostrano ancora quei caratteri necessarii onde poter riunire sicuramente le due forme in una sola. Intanto, sul nuovo materiale, ho potuto co- statare un fatto molto interessante, cioè, che giovani esemplari, non ancora del tutto pigmentati e della lunghezza di 23 mm., hanno gli 0 varii molto sviluppati. Questi ovarii sono pari, come in tutti gli altri pesci, ed occupano almeno i tre quarti della cavità addominale; sono allungati, sacchiformi e contengono numerose uova piuttosto sviluppate, miste ad altre molto più giovani e piccolissime. L'involucro dell' ovario è membranoso, trasparente e molto sottile. In questo caso è possibile che il genere Cyclothone rappresenti una forma adulta a se, ma è anche probabile che in questo genere, come in molti altri animali, esista la dissogonia, vale a dire, che gli stadii ancora giovani possono maturare ed anche propagarsi. Non è esclusa nemmeno del tutto la possibilità, che nel Mediterraneo vi siano due specie di Cyclothone, cioè, una poco pigmentata col corpo semitrasparente, e l'altra col corpo completamente pigmentato di bruno. Nello esperimento fatto al medesimo punto al Sud di Capri (retate 49 — 55) con reti a chiusura, filando da 50 — 600 metri di cavo, onde raccogliere il Plankton delle varie profondità, la Cyclothone apparse in due soli esemplari, allorché si filarono 400 metri di cavo, in 3 esemplari filandone 500, ed in 7 filandone 600 metri. Filando invece 1000 metri di cavo, se ne pescarono in media 20 esemplari. Ciò sempre usando reti a chiusura, mentre che con quelle aperte se ne raccolsero in una retata 275 esemplari (retata 27). Tali risultati coincidono con le raccolte fatte nel 1901 dal Maia. 11* 164 Salvatore Lo Bianco Chaiiìiochis Slocmi Bl. Sehn. Due giovani esemplari, uno nella retata 35 ed uno nella 58. È interessante la cattura con la prima retata, perchè fatta con rete a chiusura e con 1000 metri di cavo. Hypsirhyìichus hepaticus Face. Un esemplare lungo 23 mni. nella retata 35. La forma generale del corpo rassomiglia già a quella dell' adulto; specialmente le pinne dorsali ed anali sono molto caratteristiche. Il numero dei raggi delle ventrali, che nell' adulto sono molto allungati, nel nostro esemplare appena incominciano ad esserlo. Anche la papilla anale è molto appariscente, ed il barbiglio mentale è al suo inizio. Avendo esaminato attenlamente un esemplare di Eretmophorus Kleinenbergii Gigi, e dopo averne fatto il paragone con la forma adulta dell' Hypsirkìjnchus hepaticus Face, mi sono convinto che il primo è una forma larvale molto avanzata del secondo, e sebbene la lun- ghezza dell' Eì'etmojyhonis superi di poco quella dell' Hypsirliynchus, e lo stesso facciano i raggi delle ventrali, ciò trova la sua spiega- zione nel fatto, che i tessuti della larva, essendo ancora poco con- sistenti e piuttosto gelatinosi, consolidandosi, si riducono di molto in lunghezza, proprio come accade nel Leptocefalo dei Murenoidi. VHypsirhynchus si conosce solamente nelle vicinanze di Messina, ove certamente viene spinto alla superficie insieme a molte altre forme di fondo. Nel golfo di Napoli fu trovato poche volte anche alla superficie, sopratutto in primavera. La cattura della giovane larva, fatta con rete a chiusura e con 1000 metri di cavo, ci dimostra che questo Gadide vive anche nelle regioni oscure del mare. Fiemsfer acus Brlinn. Uno stadio di Vexillifer nella retata 27 ed un altro nella 38; ambedue raccolti col grande bertovello. Macrurus sclerorhyìichus Val. Un esemplare lungo 15 cm. nella 26, ed uno lungo 8Y2 cm. nella 44. E la prima volta che questo pesce abissale si pesca nelle vici- nanze di Capri. Il Washington ne raccolse varii individui nelle vicinanze della Sardegna; tra gli altri, un esemplare venne su con la draga che aveva pescato a 1125 metri di profondità. Il ViNCiGLERRA ne rinvenne uno semivivo, alla superficie, nelle vicinanze del porto di Genova. Egli spiega la sua presenza in quel punto con l'ammettere, che, catturato dai pescatori nelle profondità, fosse stato buttato via perchè non commestibile. Da parte mia, non escludo la possibilità che tali pesci abissali, trovati alla superficie, vi siano spinti dalle correnti provenienti dalle profondità. Le pesche iibissali eseguite da F.A.Krupp col Yacht Puritan ecc. 165 Consideraudo che ambedue gli esemplari del Puritan furono raccolti con la slitta di fondo e con 2000 metri di cavo, si è indotti a domandarsi se questi pesci non vivano proprio sul fondo o al disopra di esso. Senza dubbio, tra i pesci abissali ve ne debbono essere di quelli che vivono costantemente al disopra del fondo, tro- vandovi facilmente l'alimento necessario alla loro esistenza. Larve di Macruridi. Un esemplare lungo 12 mm. nella 58 ed uno nella 27. Ambedue le larve hanno il corpo molto sottile e semitrasparente; solo la porzione anteriore del corpo è alquanto pigmentata. I raggi delle ventrali sono già assai allungati, e le pettorali hanno assunto la forma tipica di ventaglio a lungo pedun- colo. Esse si possono riferire a quella conosciuta sotto il nome di Krohnius filamentosus Cocco, considerata come forma giovane del Malacocephalus brevis Lovre, solamente ne rappresentano nno stadio molto più giovane. Tutte e due furono raccolte col grande berto- vello. Uova di Macrunis codorhynchus Risso. Se ne raccolsero varii esemplari nelle seguenti retate: 3, 4, 8, 9, 10, 16, 24, 31, 43, 50 e 51. Ad eccezione delle 3, 4, 10, 50 e 51, tutte le altre retate furono fatte con reti aperte, ed anche delle sunnominate con reti a chiusura, 4 pescarono al disotto di 150 metri, ed una sola raccolse uova filando 800 metri di cavo. Nel golfo di Napoli, dall' Ottobre all' Aprile, esse si trovano costantemente nella zona d'acqua profonda, dai 20 ai 100 metri. Questo caso fa aumentare il numero delle nostre cognizioni sugli animali abissali che hanno uova sviluppantesi negli strati d'acqua superficiali. Arnoglossus sp. Un giovane esemplare trasparente, ancora simme- trico, nella retata 49. Queste larve sono frequenti nel golfo di Napoli e galleggiano ad una profondità di circa 50 metri. Esse si rinven- gono specialmente dal Giugno all' Ottobre. Uova e larve di Lepidopus ccmdatus Euphr. Varie uova si raccolsero nelle retate 3 e 4, le quali furono fatte con reti a chiusura e con 30 metri di cavo. Anche queste uova si trovano a pochi metri al disotto della superficie, mentre che l'adulto vive ordinariamente in profondità piuttosto rilevanti; per esempio, fuori Bocca grande, tra Capri ed Ischia, esso vien pescato col palangreso alla profondità di 600 metri circa. 166 Salvatore Lo Bianco Delle larve piccolissime, lunghe appena 8—9 mm., appartenenti al Lcpidoims caudatus Euplir. furono raccolte dalle retate 7 e 50. Esse furono descritte dal Raffaele ^ e sono molto caratteristiche, avendo un flagello dorsale lungo 2 Va nana, che comincia innanzi alla base delle pettorali, e delle grosse macchie nere sul corpo. Anche esse non vanno in grandi profondità, ma menano la maggior parte della vita larvale nella zona rischiarata; prova ne sia la loro cattura, fatta con 100 e 250 metri di cavo metallico. Larve molto avanzate si conoscono solo uell' Atlantico. Tetrapturiis belone Raf. Due larve furono raccolte con la retata 19. Esse sono conosciute solamente nell' Atlantico e furono descritte dal Günther. Le nostre corrispondono alle figure 1 e 2 che il LüTKEN^ riporta dal Günther a pagina 143. Furono ambedue pescate col grande bertovello e con 500 metri di cavo, nella vici- nanze di Capri, ove l'adulto non fu mai rinvenuto. Naucrates ductor Bl. Un giovane esemplare lungo 1 5 mm. ed un altro lungo 9 mm. nella retata 31. Al LüTKEN ed al Gill spetta il merito di averle descritte come forme larvali del genere Ncmcrates, essendo conosciute prima col nome di Nauckrus quella più avanzata, e di Xystrophorus quelle meno avanzata. È la prima volta che delle larve di 9 mm. siano state pescate nel Mediterraneo; sebbene spesso ne siano state catturate di 20 e più mm. di lunghezza dal personale della Stazione Zoologica alla superficie del golfo di Napoli. Phycìs sp. Una larva lunga 1 5 mm. nella retata 23. Il Günther l'ha chiamata Hypsiptera argentea; essa non è rara nel golfo di Napoli, ove dal Gennaio al Marzo vien raccolta nelle correnti littorali. Uova e larve di Teleostei. Molte e varie uova di Teleostei che non si è riusciti ad identificare, si raccolsero quasi tutte le volte che si pescò col grande bertovello, mentre che esse furono rinvenute soltanto una volta pescando con la rete a chiusura e con 50 metri di cavo. Ciò dimostra, che la maggior parte delle uova galleggianti vivono negli strati molto superficiali del mare. 1 F. Raffaele, Metamorfosi del Lcpidopus caudatus. in: Boll. Soc. Naturai. Napoli Anno 3 1889. 2 CiiR. LÜTKEN, Spolia atlantica. Bidrag til Kundskab om Formforandringer hos Fiske etc. Kjobenhavn IS'^O. Le pesche iibiss;ili eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 167 Tra le varie larve di Teleostei raccolte dal Puritan e non tanto facili a determinare, ve n'è una molto caratteristica, ad occhi peduncolati (Fig. 17 Tav. 8) avente 'una lontana rassomiglianza con la testa del pesce martello [Sphyrna zygaena L.). I peduncoli sono assai larghi, e portano alla loro estremità gli occhi pigmentati, neir interno dei quali si vedono per trasparenza i nervi ed i muscoli oculari. 11 corpo dell' animale, privo di pigmento, ò anche trasparente, od attraverso la testa si scorge benissimo la massa cerebrale. Inoltre, una lunga pinna embrionale incomincia poca dietro le pettorali e circonda la coda, terminando sulla faccia ventrale, vicino all' ano. Questa larva fu pescata due volte con il grande bertovello, e propriamente, fuori Capri e fra capo Corso ed il principato di Monaco. Inoltre, fuori Capri, fu pescata tre volte con rete a chiusura, e pro- priamente, con 50, 100 e 200 metri di cavo. Una forma larvale molto simile fu pescata dal Valdivia nelle profondità dei mari an- tartici, ed il Chun^, nella descrizione del viaggio, ne dà il disegno della sola testa. Per quanto ne sappia, la presenza di questa larva non fu mai segnalata nel Mediterraneo. Tunicati. Appeiulicularie. Oikopleura cophoeerca Fol ed altre specie. Nella maggior parte delle retate fatte con le reti aperte che sol- carono gli strati superficiali della zona esplorata, si trovarono Appendicularie. Esse non furono mai pescate con reti a chiusura, calate a profondità rilevanti, per esempio a 1000 metri. Del resto, tanto in questa campagna che in quella del Maia, furono catturate eccezionalmente forme di dimensioni importanti, ottenendo generalmente delle specie piccole e di difficile determi- nazione. S' intende che se studiate particolarmente se ne troveranno parecchie forme differenti. E degno di nota il fatto, che mentre fuori Capri la pesca di questi animali era poco importante, in mezzo al Golfo, pescando con 100 metri e più di cavo, si raccoglievano centinaia di grosse Oikopleura. 1 C. Chun, Aus den Tiefen des Weltmeeres. Schilderungen von der Deut- schen Tiefsee-Expedition. Jena l'JüO. 168 Stilvatore Lo Bianco Fniiìlaria furcata Yogt ed altre specie. Furono raccolti varii individui di (juesto genere con le retate 7, 41, 51; le prime due col grande bertovello, e la terza con rete a chiusura immersa a circa 150 metri di profondità. Pirosomidi. P?/roso??ia atlaìiticum Per. Una sola colonia giovane fu trovata nel risultato della retata 41, nelle vicinanze di Monaco. Cicloiniarii. Dolchima mirahilis Korotnelf. Provai una gioia im- mensa rinvenendo questo interessante Tunicato nella retata 33, specialmente perchè catturato con rete a chiusura ad una profon- dità di circa 1000 metri. Il nostro esemplare consiste in una pic- cola colonia lunga 30 mm. che, come quella di maggior lunghezza descritta dal Korotneff^, porta su di un grosso stolone una quantità di individui in tutti gli stadii di sviluppo. La colonia descritta dal KoROTNEFF fu pcscata dal personale della Stazione Zoologica, nel mese di Febbraio 1891, alla superficie delle correnti littorali, unita- mente a molte altre forme pelagiche appartenenti al Knephoplankton che in questo periodo viene spinto negli strati più superficiali del Golfo. Dopo essersi resa per lungo tempo irreperibile, questa specie è stata di nuovo rinvenuta nel Marzo di quest" anno, nelle identiche condizioni di quelle trovate nel 1891 , ed anche dal Puritan a 1 000 metri di profondità. La Dolchiìiia è collocata in sistematica tra il genere Ancidnia ed il genere Doliolum. Essa si conosce solo nel golfo di Napoli e sue adiacenze. Doliolidi. 'Doliolum Müllerii Krohn. Questo Tunicato fu sempre raccolto pescando con reti aperte e solo due volte con rete a chiusura e con 1000 metri di cavo metallico. Questa specie preferisce gli strati rischiarati a quelli oscuri, ciò non pertanto sembra una forma che vive indistintamente da poco al disotto della superficie fino a 2000 metri di profondità. Doliolum denticulatum Qu. Gaim. Pochi individui furono tro- vati nelle 25, 26, 38 e 46 ; tutti fra il risultato delle reti aperte. Doliolum rarum Grobben. Un esemplare fu trovato in ciascuna 1 A. DE KoROTNEFF, L'à Dolchìma mirabUis (nouveau Tunicier). in: Mitth. Z. Stat. Neapel 10. ßd. 1891—93 pag. 187. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 169 delle seguenti retate: 8, 17, 23, 26, 46, 58, fatte tutte con reti aperte. Ciò fa credere che l'animale non viva in profondità molto grandi. Salpidi. Salpa mucronata Forsk. Se ne raccolsero molti indi- vidui nelle retate fatte con reti aperte e specialmente moltissimi in quelle fatte durante il mese di Febbraio. In questo mese, questa piccola Salpa era comunissima in tutta la zona d'acqua compresa tra la superficie ed i 100 metri di profondità, non solamente nel Golfo, ma anche nelle sue adiacenze. Essa non fu mai rinvenuta nel risultato delle pesche abissali fatte con reti a chiusura; se ne raccolsero soltanto con le retate 3 e 4, per le quali si filarono 40 e 100 metri di cavo. Da ciò si può concludere che questa specie di Salpa vive nella zona più rischiarata del mare. Questi risultati non coincidono con quelli ottenuti dal Chun per lo stesso animale, avendone egli raccolti, anche con reti a chiusura, varii esemplari a 600, a 900 ed a 1300 metri di profondità. Spesso il Plankton tanto superficiale che profondo del golfo di Napoli diventa monotono appunto per la presenza di una massa straordinaria di questi minuti Tunicati. Salpa punctata Forsk. Se ne raccolsero varii individui catenati con la 26. E una delle specie più rare che appaiono nel golfo di Napoli. Salpa fusiformis Cuv. Due esemplari nella 2, varii nella 4, 1 nella 6, 2 nella 13, varii nelle 21 e 23 e pochi nelle 37, 41, 42, 43 e 45. In due soli casi se ne raccolsero con 1000 e con 1200 metri di cavo e con reti a chiusura. Questa specie si pesca ordinariamente ad un centinaio di metri di profondità. D'inverno ed in primavera è spinta in una certa abbondanza alla superficie. Salpa africana Forsk. Molte nella 2, varie nella 4 e poche nella 21. Questa specie è stata sempre pescata alla superficie od a pochi metri al disotto di essa. Quasi tutto l'anno trovasi alla superficie del Golfo, e soltanto una volta fu pescata con rete a chiusura a circa 100 metri di profondità. Salpa coìifoederata Forsk. Varii esemplari catenati nelle 19, 21 e 46; molti nella 49 ed alcuni nella 50. Anche questa forma non deve molto affondarsi , essendone raccolte solo nel caso in cui le reti a chiusura lavorarono con 50 e 100 metri di cavo. 170 Salvatore Lo Biiinco Cìjcìosdipa ri/yida Vogt. Una sola nella retata 1. Essa è molto rara; durante l'inverno e la primavera, si raccoglie per caso alla superlicie. Molluschi. Cefalopodi. Kendo sentite grazie al Prof. G. Jatta per la bontà che ebbe di determinare le seguenti specie di Cefalopodi. Scaeurgus tetradrrus D. Ch. Un giovane esemplare lungo 14 mm. (Fig. 20 Tav. 8) nella retata 58. È un fatto conosciuto che quasi tutti i Cefalopodi bentonici hanno forme larvali pelagiche. Di esse, fra gli Octopodi, si conoscono nel nostro golfo quelle appar- tenenti ai generi Octopus ed Eledone. Per conseguenza, l'aver visto per la prima volta un giovane Scaeurgus pelagico, ci permette di colmare una lacuna costatata anche dal Jatta, il quale, a pag-. 234 della sua monografia sui Cefalopodi del golfo di Napoli, parlando dello Scaeurgus, dice: Non si conoscono i piccoli e le uova di questa specie, ad onta di tutte le ricerche fatte nel golfo per rinvenirne. Il piccolo Scaeurgus in quistione era avvolto in un denso strato di muco sul quale stava appiccicata una quantità di organismi pianto- nici pescati con la medesima retata. Come si osserva nella figura, questo Cefalopodo, in simile stadio di sviluppo, rassomiglia ad un Decapodo; e ciò, sia pel suo corpo molto sviluppato, che per le braccia cortissime. Una simile forma è assunta anche dai piccoli Octopus e dagli Eledone. Esso fu pescato col grande bertovello, presso le isole Eolie, filando per tale retata 2500 metri di cavo metallico. L'adulto vive sui fondi fangosi ad una profondità variabile dai 100 — 300 metri e non è raro nel golfo di Napoli. Il princii)e di Monaco ne catturò un esemplare nelle vicinanze delle Azzorre, a 599 metri di profondità. Tremoctopus violaceus D. Ch. Due giovani stadii appena usciti dall' uovo, uno nella 4 e l'altro nella 42. Queste due larve hanno gli occhi sporgenti, quasi peduncolati; l'imbuto è grande e raggiunge il livello anteriore degli occhi; il mantello e rotondeggiante. Le braccia sono corte, appena visibih ad occhio nudo, e rappresentate da piccole appendici simili a bottoni. Fra le braccia, si nota un cordone rigonfio alla sua estremità ed appena frastagliato. Esso rappresenta certamente un residuo del I Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 171 sacco vitellino ancora in funzione. Ciò dimostra, che la larva e giovanissima e di recente uscita dall' uovo. Questa larva deve riferirsi al Tremodoims Quojamts d'Orb., specie riconosciuta dal Jatta come sinonimo del Tremoctopus vio- lacetis D. Ch. Le larve in quistione furono pescate con reti a chiusura, e pro- priamente, un esemplare nel golfo di Napoli con 100 metri di cavo, e l'altro tra Capo Corso e Monaco con 2000 metri. Sventuratamente, in questa ultima retata, l'apparecchio non funzionò bene, essendo arrivato aperto alla superficie; cosicché è difficile dire con certezza a quale profondità la larva fu raccolta. Todarodes sagiUatus Lam. Un esemplare lungo 25 mm. nella 21 ; 2 molto piccoli, uno nella 27 ed uno nella 38. Il primo ha tutti i caratteri dell' adulto, ma gli altri due sono di dubbia determina- zione. Questi piccoli Oigopsidi hanno il mantello con gladio sporgente anteriormente a guisa d'un ago. Il capo, che è ritirato nel mantello, è di forma cilindrica, con braccia delicate, di cui le ventrali e le laterali sono più robuste delle dorsali. Tutte e tre le giovani forme furono pescate nelle vicinanze di Capri con reti aperte. L'adulto vien pescato di notte, in quantità enormi, dai pescatori di Capri. Questi, durante l'estate e l'autunno attirano gli animali alla superfìcie mediante grosse fiaccole, accese sui rispettivi battelli. In queste stagioni, specialmente dal lato Sud dell' isola ove la pro- fondità è maggiore, si osservano, su di una grande estensione di mare, centinaia de lumi appartenenti appunto a questi pescatori. In altre stagioni, il Todarodes emigra da queste località per andare in siti molto più profondi. Enoploteuthis margaritifera Rlipp. Un esemplare lungo 20 mm. (Fig. 21 Tav. 8) nella 52 ed un altro lungo 6 mm. nella 27. Ambedue hanno cinque organi fosforescenti sotto ciascun occhio. Nel disegno se ne veggono soltanto tre all' occhio destro, essendo l'esemplare alquanto maltrattato. Le forme giovani di Eìwplo- teuthis non erano finora conosciuti; dei due esemplari, uno, il più grande, proviene da una retata fatta con rete a chiusura a 300 metri, l'altro, col grande bertovello a 1200 metri; ambedue presso Capri. L'adulto si conosce nelle acque di Messina, ove2è piuttosto raro. Un solo esemplare fu pescato anni fa dai pescatori della Stazione 172 Salvatore Lo Bianco Zoologica alla superficie del Golfo, spintovi senza dubbio dalle cor- renti profonde. Cthenoptenjx fimhriatus Appellöf. Un esemplare di 15 mm. di lunghezza fu raccolto nella 46. La cattura di questo Cefalopodo è molto importante, trattandosi del secondo esemplare conosciuto finora. L'Appellöf* fece la descrizione di questo genere e specie, su di un solo esemplare delle medesime dimensioni di quello della retata 46. Questo esemplare, raccolto nelle acque dello stretto di Messina, e da allora mai più rinvenuto, trovavasi nel Museo Zoolo- gico di quella città. L'esemplare del Puritan è in ottime condizioni; specialmente le natatoie conservano benìssimo la loro forma fimbriata. Esso fu pescato col grande bertovello e con 2000 metri di cavo nelle adia- cenze di Capri. Heteroteuthis dispar EUpp. Tra piccoli ed adulti se ne raccol- sero complessivamente 13 esemplari con le seguenti retate: 19, 27, 30, 36, 46, 50, 51, 52, 58. Tranne 4, tutte le retate furono fatte con reti aperte. Di quelle a cliiusura, la 36 pescò con 100 metri di cavo, e le 51, 52 e 53 rispettivamente con 100, 200 e 300 metri di cavo. U Heteroteuthis si pesca per caso alla superficie del golfo di Napoli, spintovi dalle profondità, specialmente d'inverno ed in prima- vera. Gli esemplari pescati nel golfo di Napoli sono sempre più piccoli di quelli che si raccolgono nelle acque di Messina. Histiopsis atlantica Hoyle. Un piccolo esemplare lungo 8 mm. nella 7, ed uno nella 38. Questo piccolo Cefalopodo (Fig. 22 Tav. 8) è molto interessante; tanto per la forma generale del corpo, cioè, posizione delle ])inne, rapporto delle braccia col capo, forma di questo, come per altri caratteri, p. es. la presenza di speciali organi di senso nella pelle, esso può riferirsi alla specie suddetta. Non esiste mem- brana interbranchiale, ma ciò non ostante, esso può riferirsi anche al genere Histioteidlm. Si potrebbe quindi ritenere, come projìone il Pfeffer, che la Histiopsis di Hoyle sia una giovane forma di Histiotenthis\ cpiesta larva sarebbe uno stadio anche più giovane dell' una e dell' altra specie. 1 A. Appellöf, Teuthologische Beiträge, in: Borgens Mus. Aarsberetning f. 1889 1890. à Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puiitan ecc. 173 Ij'Histiopsis atlauHca Hoyle non e stata mai rinvenuta nel Me- diterraneo. L'unico esemplare descritto dalF Hoyle fu raccolto dal Challenger nell' Atlantico meridionale, a 2025 braccia di profondità. I due esemplari trovati presso Capri provengono dal risultato di retate fatte col grande bertovello; nel primo caso con 1200 metri di cavo, nel secondo con 250. Invece il genere Histioteuthis, sebbene rarissimo, purtuttavia si conosce nelle acque del golfo di Napoli, ed in quelle di Genova e di Nizza. Cirroteuthis mmngeìisis Hoyle *? Un piccolo esemplare nella retata 39. Esso è molto rovinato, quindi non è possibile farne una esatta diagnosi. Ciò non pertanto, si notano le natatoie strette, lunghe ed estese moltissimo secondo il diametro trasversale. Esse ricordano le natatoie del Cirroteuthis e specialmente quelle del C. nicangeusìs Hoyle. Questo piccolo Cefalopodo fu pescato con la slitta di fondo, jier la quale si filarono 2300 metri di cavo. La forma adulta non fu mai catturata nel Mediterraneo; cosicché, se la identificazione si dimostra esatta, alla lista dei Cefalopodi conosciuti in questo mare, dovrà aggiungersi un genere di più. Eteropodi. Pterotrachea coronata Forsk. Un esemplare con ognuna delle seguenti retate: 2, 21, 30 e 45, tutte indistintamente fatte con rete aperte. Pterotrachea niutica Les. Fu pescata 1 1 volte in tutta la cam- pagna e solo quattro volte con la rete a chiusura, filando a tal uopo 200, 300, 1000 e 1100 metri di cavo metallico. In quest' ultimo caso si trovò soltanto una radula. A parer mio, questo Eteropodo deve essere panteplanktonico, ma preferisce la zona rischiarata. Durante quasi tutto l'anno, specialmente d'inverno ed in prima- vera, si raccoglie molto frequentemente alla superficie. Nella retata 16 si trovarono i nidamenti filiformi con uova appartenenti a questa specie. Pterotmchea scutata Ggbr. Un solo esemplare lungo 30 mra. nella 46. Questa forma rarissima, vive molto probabilmente nelle grandi profondità e solo per caso viene spinta alle superficie. H ' W. E. Hoyle, Report of the Cephalopoda. in: Rep. Challenger Voi. IG pag. G3. i J74 Salvatore Lo Bianco Chun ne pescò un esemplare al largo d'Ischia ad una profondità di 1300 metri, mentre che l'esemplare del Puritan fu raccolto presso Capri col grande bertovello e con 2000 metri di cavo. Inoltre si conosce a Messina, ed anche per un esemplare lungo 60 mm pescato dal personale della Stazione Zoologica nel Marzo 1897, alla super- ticie del nostro golfo, dopo una fortissima tempesta di S. 0. Firoloides Desmarestii Ggbr. Un esemplare nella 27 ed uno nella 38, ambedue presi col grande bertovello. Fino a caso contrario, questa specie deve ritenersi come vivente negli strati rischiarati. Essa non fu mai raccolta con rete a chiusura a profondità rilevanti. Durante tutto l'anno, sebbene sempre acci- dentalmente, si pesca alla superficie del Golfo o poco al disotto di essa. Matura tutto l'anno, poiché in tutti i mesi si trovarono in- dividui che portavano ancora attaccato al corpo il nidameuto filiforme con le uova. Anche il Chun l'ha raccolto nel Golfo, nella zone compresa tra la superficie ed i 100 metri di profondità. Cariiiaria mediterranea Lam. Un giovane esemplare lungo 1 6 mm. nella 13, uno di 8 mm. nella 27 ed un altro adulto nella 32. Una delle forme più tipiche per l'esattezza del periodo di ap- parizione nel golfo di Napoli, è senz' alcun dubbio la Carinaria. Essa s'incomincia a pescare alla superficie nel mese di Febbraio e soltanto in giovani esemplari, mentre che generalmente dal Marzo al Maggio si raccoglie in gran numero ed in esemplari adulti o grandissimi ; indi spariscono, ed i primi, anche giovanissimi, si pes- cano soltanto nei mesi di Settembre ed Ottobre, ad un centinaio di metri di profondità. I tre esemplari catturati furono raccolti nel modo seguente: quello lungo 1 6 mm. e l'adulto con rete a chiusura e con 1 000 metri di cavo, l'altro di 8 mm. col grande bertovello. È specialmente in- teressante la cattura dell' adulto, fatta a circa 1000 metri, nel Marzo, allorché essi sono piuttosto frequenti alla superficie; dimostrando così, che possono vivere indistintamente dalla superficie fino a 1 000 metri, profondità in cui restano ordinariamente, quando spari- scono dagli strati superficiali. Atlaìita Peronii Les. Un individuo in ognuna delle seguenti retate: 3, 7, 23, 27, 37, 61. Anche questa specie vive ordinaria- mente negli strati rischiarati del mare, non essendo stata mai rac- colta con reti a chiusura che lavorarono a profondità rilevanti. In- tanto il CiiUN ne rinvenne dalla superficie a 1200 metri di profoudità. I Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 175 Atlanta Quojaua Soul. Un solo esemjjlare nella 31. E la seconda volta che (questa specie si rinviene nelle adiacenze del golfo di Napoli, avendola il Chun già pescata ad 800 metri di profondità, nelle vicinanze dell' isola d'Ischia. Il nostro esemplare fu pescato col grande bertovello e con 1 300 metri di cavo al largo di Capri. Ho trovato spesso delle conchiglie vuote appartenenti a questa rarissima specie nei sedimenti fangosi della zona esplorata dal Puritan. Oxygyrns Kcraudremii Les. Giovani individui nelle retate 7, 23, 45, 58, 61, sempre raccolti col grande bertovello. A me pare, che gli Eteropodi siano in maggior parte degli ani- mali knephoplanktonici, vale a dire, viventi ordinariamente in quella zona del mare, che partendo dalla profondità di 50 metri, va sin dove arriva la luce (a circa 500 metri di profondità). Solo per caso essi si rinvengono al disopra 0 al disotto di detta zona. Ptei'opodi. Tiedeniania neapolitana D. Ch. Un giovane esem- plare nella retata 58, fatta col grande bertovello presso le isole Eolie. Nei mesi d'inverno e di primavera, l'adulto è talvolta molto fre- quente alla superficie, ove viene spinto dalle profondità. Cìjmhulia Peronii Cuv. Un grande esemplare nella 35 e tre nella 41. Questo elegante Pteropodo vien raccolto spesso alla super- ficie del Golfo, durante i mesi d'inverno e di primavera. Il grande esemplare della retata 35 fu catturato con rete a chiusura e con 1000 metri di cavo metallico, presso Capri, mentre che gli altri tre furono raccolti insieme col grande bertovello, tra Capo Corso ed il principato di Monaco. Finora, in profondità, furono pescati soltanto dei giovani stadii appartenenti a questa specie dal CiiUN, ma gli adulti non furono mai rinvenuti. Cosicché è importante costatare,' che questo Pteropodo può raggiungere profondità si rilevanti. Data la scarsezza delle nostre cognizioni sulla diffusione verticale di questo animale, non si può dir nulla della zona ove normalmente vive. Hyalea tridentata Lam. Giovani esemplari nelle retate 16, 23, 27, 35, 37, 38, 41, 42. Di tutte le retate, solo la 35 ne rappresenta una fatta con rete a chiusura e con 1000 metri di cavo. Ciò dimostra che quasi tutti gli esemplari furono raccolti con reti aperte negli strati rischiarati, ove certamente si sviluppano. Durante quasi tutto l'anno, gli adulti si raccolgono alla superficie, ove appaiono a [»re- ferenza dopo forti ventate di S. E. e S. 0. 176 Salvatore Lo Bianco Cleodora pyramidata L. A differenza della maggior parte dei Teeosomati, questa specie, su 15 retate a chiusura fatte con più di lOUO metri di cavo, fu trovata in 8 di esse; tra queste, nella 47, che si fece con 1900 metri di cavo, ne fu trovato anche un esemplare. Gli stadii giovani invece, quando la conchiglia non ha assunto ancora la forma definitiva, furono pescati quasi sempre con reti aperte, e perciò molto probabilmente in acque superficiali. Intanto, la Cleodora pyramidata L. è una delle forme assai fre- quenti che d'inverno ed in primavera si rinvengeno alla superficie, spintevi dalle correnti profonde. Hyalocylis striata Fol. Si trovò tanto nelle reti aperte che in quelle a chiusura pescate con 1 00, 1 000 e 11 00 metri di cavo ; co- sicché è quasi certo, che questa specie vive nelle varie profondità, a partire dalla superficie, fino a circa 1000 metri. Per conseguenza, può dirsi panteplanktouica. Creseis acicula Rang. Fu pescata 9 volte con reti aperte e sol- tanto due volte con reti a chiusura che lavorarono con 50 e 1000 metri di cavo. Anche questa specie sembra essere panteplanktouica; talvolta appare in quantità enorme alla superficie, ove si raccoglie a preferenza nelle correnti littorali. Anche il Chun pescò questo Pteropodo, dalla superficie fino a 1300 metri di profondità. Creseis virgida Pels. Varii esemplari di questa rarissima specie furono raccolti nella 49 e nella 50, con reti a chiusura e con 50 e 100 metri di cavo metallico. È la prima volta che questa specie vien segnalata in prossimità del Tirreno, finora essendo conosciuta soltanto nelle acque di Ceuta ed in quelle di Nizza. Creseis siihidata Soul. Questo Pteropodo fu pescato con una eerta fre(iuenza, tanto con le reti aperte che con quelle a chiusura, che lavorarono da pochi metri al disotto della superficie, fino alla profondità raggiunta da 1900 metri di cavo. Specialmente con la retata 61, l'ultima fatta dal Puritan nelle acque delle Eolie, se ne raccolse una grande quantità. Nella 50, fatta con 100 metri di cavo, se ne pescarono anche moltissimi, ma tutti giovani. Senza dubbio, questa specie rappresenta una forma tipica pante- planktouica. Come molte altre specie, anch' essa viene spinta alla superficie col Plankton profondo. Le pesche abissiili eseguite d;i F. A. Krupp col Yiicht Piuitan etc. 177 Spirt^flis rosfralis Eyd. Soul. Anche questa piccola specie fu raccolta da quasi tutte le retate, fatte sia con reti aperte che con quelle a chiusura: ma poche volte con (lueste ultime che lavorarono con 1000 metri di cavo. Nelle 7 retate che si fecero a diverse profondità nella medesima località (49 — 55) presso Capri, essa fu trovata in tutte quelle fatte con 50 e 400 metri di cavo. Il Chun ne pescò un esemplare al largo di Bocca Piccola, a 1200 metri di profondità. I Velig-er di questa specie si trovano in grandissima quantità, d'inverno ed in primavera, negli strati del Plankton superficiale. Anche questa specie è panteplanktonica, ma preferisce la zona rischiarata. Sinr/alis recurvirostr/'s A. Costa. Un esemplare in ognuna delle retate 7, 10, 27, 37, e 2 nella 58. Non si può dire con certezza dove viva questo Pteropodo, essendo stato pescato sempre con reti aperte. Ordinariamente, nel Golfo e sue adiacenze, vien pescato con 100 e più metri di cavo. Esso non fu mai trovato nelle reti a chiusura che lavorarono oltre i 600 metri. Il Cnux, dal 9 Settembre all' 11 Ottobre, in 15 retate ne rac- colse 19 esemplari, ed un solo nella rete chiusa che pescò a 600 metri. Molto probabilmente questa specie non si immerge dippiù che solo accidentalmente. Durante l'inverno, si trova molto raramente nel Plankton profondo che è spinto alla superfìcie. Li macina twcliiformis Gray. Un esemplare in ognuna delle seguenti retate: 7, 23, 31, 37, tutte fatte col grande bertovello. Anche il Chun pescò un esemplare di paio di piedi mascellari è di color rosso sangue, mentre tutti gli altri sono completamente trasparenti. ^ A. KÖNIG, Die Sergestiden des östlichen Mittelmeeres, gesammelt 1890— 181)3. in: Denk.-^chr. Akad. Wien Ü2. Bd. 1. Abth. 1S95. - A. Okt.mann, Decapoden und Schizopoden, in: Ergab. Plankton-E.\ped. Bd. 2 G. b. 1S93. Le pesche abissali eseguite da A. F. Krupp col Yacht Puritan ecc. 181 Neil' individuo più piccolo pescato con la retata 58, le macchie rosso sangue erano limitate soltanto al cefalotorace ed in numero minore di quello dell' esemplare più grande. Per il colore molto originale e per tutti gli altri caratteri, questo animale corrisi)onde perfettamente al Scrgestes ruhrogìittatns Wood Mason \ i)escato dall' Investigator in varii punti del mare Indico, ad una profondità variabile dalle 498 alle 1997 braccia. Siccome in questa specie il 4" ed il 5" pereiopodo bauno gli articoli terminali schiacciati, e perchè in quest' ultimo manca del tutto il dactylus, per questi caratteri, la specie in quistione deve entrare nel genere Sergia. L'individuo lungo 65 mm. è il più grande esemplare finora cono- sciuto, essendo il maggiore pescato dall' Investigator lungo solo 48 mm. Degli esemplari pescati dal Puritan, due provengono dalle vici- nanze delle isole Eolie, e raccolti col grande bertovello e 2500 metri di cavo, e uno nella zona compresa tra Capo Corso e Monaco con 2000 metri di cavo e con la medesima rete. Il rinvenimento negli abissi del Mediterraneo di una forma conosciuta finora solamente nei mari dell' India, fa concepire le più grandi speranze per le esplo- razione future nelle sue più grandi profondità. Sergia magnifica Chun. Un esemplare in ognuna delle seguenti retate: 35, 45, 46, 54, 55; due esemplari nelle 30 e 34 e quattro nelle 31 e 47. Neil' ultima campagna questa specie fu rinvenuta molto più di rado, che non in quella fatta dal Maia nel 1901; e ciò, ad onta che le retate planktoniche abissali siano state più numerose. La specie in quistione fu raccolta 5 volte con rete a chiusura, con un mimino di 500 metri di cavo e con un massimo di 1900. Pare che il suo habitat sia compreso in una zona molto estesa. Sergia robusta Smith. Un esemplare lungo 55 mm. nella 26 e 4 da 35 a 40 mm. nella 58. Questa splendida forma abissale fu segnalata soltanto due volte nel Mediterraneo; e cioè, da Adensamer 2 per un solo esemplare raccolto dal Pola a 1165 metri, al largo della costa meridionale dell' isola di Creta, e dal Riggio-^ per un esemplare raccolto nelle acque di Messina. ' A. Alcock, a descriptive catalogue of the Indian Deep-Sea Crustacea in the Indian Museum, Calcutta 1901. - Th. Adensamer, Decapoden gesammelt auf S. M. Schiff Pola in den Jahren 1S90-1894. in: Denkschr. Akad. Wien Math. Nat. CI. «5. Bd. 189S. •'' G. RiOGio, Contributo alla carcinologia del Mediterraneo, in: Monit. Z. Ital. Anno 11 Suppl. 1901 p. 20. 1 §2 Salvatore Lo Bianco Uno (Tei 5 esemplari di Sergia robusta Smith, pescati dal Puritan, e i)roprijimente il più grande, fu raccolto al largo di Capri con la slitta di fondo e con 2000 metri di cavo. Gli altri quattro furono pescati insieme col grande bertovello e con 2500 metri di cavo, presso il gruppo delle Eolie. Sebbene questi esemplari siano stati raccolti con apparecchi aperti, purtuttavia è molto probabile che essi provengano da profon- dità piuttosto considerevoli, appartenendo le suddette retate al numero di quelle fatte nelle più grandi profondità della zona esplorata. Tutti i naturalisti che si occuparono di questo animale, ebbero a loro disposizione soltanto degli esemplari in alcool e quindi scolo- rati. A ciò deve attribuirsi se nessuno ne indica il colore. Tutto il cor})o di questo magnifico gambero è di un rosso corallo molto vivo, con riflessi cerulei, e molto più intenso sul cefalotorace e sui pezzi boccali. Alla base di ciascun pleopodo, lateralmente al- l'animale, vi è una macchia rossa molto oscura, che potrebbe rappre- sentare un organo fosforescente. Il pigmento degli occhi è nerissimo. Negli esemplari più piccoli il colore rosso di tutto il corpo è un po' più pallido. La Sergia robusta Smith fu raccolta dal Blake al largo della costa orientale nord americana a profondità variabili dalle 372 alle 1632 braccia. Larve di S ergesti di. In quasi tutte le retate fatte con reti aperte, si raccolsero delle larve di Sergestidi, come pure in quelle a chiusura allorché lavorarono con non più di 1 00 metri di cavo. Ciò dimostra (jnello che ho sempre supposto; vale a dire, che molti animali abissali hanno larve sviluppantisi soltanto negli strati super- ficiali, mentre che gli adulti vivono ordinariamente nella zona oscura, lino alle più grandi profondità. Si può dire con certezza, che maggiore è la profondità a cui si pesca, tanto più grandi sono le dimensioni dei Sergestidi che si raccolgono. Nel risultato delle pesche del Puritan vi è una quantità di stadii appartenenti al ciclo evolutivo dei Sergestidi; dalle gio- vanissime Protozoee ancora prive degli occhi peduncolati, a tutte le fasi di Elaphocaris, Acanthosoma e Mastigopus appartenenti a varie 81)ecie. Tra le altre, vi è una forma molto graziosa di Acanthosoma (Fig. 9 Tav. 7) che, a giudicar dall' aspetto generale, ha molta somi- glianza con gli stadii misidiformi della Solenocera siplionocera Phil. E da sperare che non si mancherà di intraprendere uno studio accurato, tanto sulla sistematica che sulla metamorfosi di questi Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. ISS animali pelagici del Mediterraneo, essendo assai scarse, o quasi nulle, le nostre cognizioni su questo argomento. LcKcifer typus M. Edw. Un solo individuo nella retata 4, pe- scato con rete a chiusura e con 100 metri di cavo. Riesce strana Tassenza o quasi di questa forma comune nel risultato delle pescate fatte; specialmente se si considera, che essa si rinviene quasi sempre nelle acque del Golfo, a poca profondità. Amalopeimeus elegans^ Smith. Gli esemplari adulti furono raccolti come segue: Un esemplare nella 20, 3 nella 30, molti nella 41, 7 nella 43, 1 nella 44, 2 nella 47 e varii nella 58. I giovani esem- plari appartengono alle seguenti retate: 28, 33, 35, 43, 46, 47, 55 e 58. Yarii stadii di Protozoea sino all' ultimo misidiforme furono trovati in quasi tutte le retate eseguite con reti aperte o con quelle chiuse con non più di 100 metri di cavo. I risultati di quest' anno suU' Amaìopenaeiis coincidono perfetta- mente con ciò che dissi su questo animale parlando del materiale del Maia, vale a dire, che l'adulto è una forma tipica abissale e che le forme larvali sono superficiali. Nella più profonda retata eseguita con rete a chiusura e con 1900 metri di cavo, ne furono raccolti varii esemplari e solo una volta con la medesima rete e con soli 600 metri di cavo. Ogni qualvolta si pescò a 1000 e più metri di profondità, sia fuori Capri che presso le Eolie, oppure tra il Capo Corso ed il prin- cipato di Monaco, si raccolsero sempre uno o più esemplari di questo Peneide. Da ciò si può concludere che esso è una delle forme più frequenti delle profondità mediterranee. Penaeus membranaceiis Phil. Un ultimo stadio misidiforme nella 58. Solenocera siphonocem Phil. Un uovo con Nauplius nella 31 ; stadii di Zoea e di Mysidium nelle seguenti retate: 4, 7, 16, 19, 23, 41, 50; tutte eseguite o con reti aperte o con quelle a chiusura, ma con non più di 100 metri di cavo. In seguito a questi risultati, anche questa forma deve anno- verarsi fra quelle le cui larve si sviluppano negli strati superficiali. Nella retata 31 fatta col grande bertovello, fu trovato un uovo appartenente alla medesima specie. Le uova di Peneidi sono picco- 1 Tutto ciò che è scritto sui Peneidi, fa parte di un lavoro monografico cominciato da vurii anni con Fr. Sav. Monticelli. J84 Salvatore Lo Bianco lissime e vengono emesse dalla femmina liberamente sul fondo, donde, per la loro leggerezza — derivante e dal loro peso specitìco e dalle loro piccolissime dimensioni (0,32 mm.) — vengono facilmente raccolte dalle correnti, anche debolissime, e diffuse nell' acqua, ove galleggiano finche ne sguscia il Nauplius; ciò che avviene entro le 24 ore. Lo sviluppo completo, dall' uovo al piccolo Peneide con tutti i caratteri dell' adulto, è stato anche da noi studiato e sommariamente pubblicato'. Aristcus antennatus Risso. Uno stadio misidiforme nella retata 31 ed una Zoea nella 27, ambedue eseguite col grande bertovello. Questa larva, della lunghezza di 10 mm., è di forma molto allun- gata e si lascia subito riconoscere per il grande sviluppo del ven- taglio Godale ohe è molto largo e fortemente colorato. Essa (Fig. 12 Tav. 7) rassomiglia come tipo alla larva del Penaetis membranaceus Hell., ma ne differisce specialmente per ruguaglianza delle spine dorsali dei segmenti addominali che si trovano dal 2" al 5", e per la piccolezza di ({uella del 6^ segmento che nel P. membranaceus è lunghissima e forte. Lo scudo dorsale è breve ed ha press' a poco l'aspetto di una tiara; esso ha un rostro diritto e robusto che eccede di poco il 3^ articolo antennale. Questo rostro ha alla sua base due forti e brevi spine. L'addome lascia vedere molto chiaramente in tutti i segmenti (dal 1" al 5") le spine ventrali; il 6^ segmento addominale è molto lungo e relativamente esile, terminando dorsal- mente in una spina, e lateralmente in due altre piuttosto robuste. Il telson, ristretto alla sua origine, si slarga gradatamente a ventaglio, ed il suo margine posteriore presenta una larga insenatura a guisa di forca terminante ai due estremi in due forti spine. Brevi ed esili rispetto al telson sono gli uropodi. Il corpo della larva è semitrasparente; il tubo digerente e di un rosso intenso misto a verde cupo; dì un rosso vivo sono pure gli articoli terminali delle antenne, i peduncoli oculari e le estremità delle appendici toraciche. Alla medesima serie della larva ora descritta, deve riferirsi uno stadio di Zoea raccolto con la retata 27, stadio in cui, sebbene il ventaglio cedale non abbia raggiunto il suo sviluppo completo, pur- tuttavia si lascia facilmente riconoscere, sia per le spine dei segmenti addominali e i)er la lunghezza del rostro, che pel colorito generale. ' F. S. jMoNTifEi.Li & S. Lo Bianco, Uova e larve di Solcnocrra siphonocera Phil. in: Monit. Z. Ital. Anno 12 1901 pag. 205. Le pesche abissali eseguite da F. A. Knipp col Yacht Puritan ecc. 185 Tenuto conto della lunghezza e dell' aspetto generale del rostro, nonché di altri caratteri dello stadio misidiforme e anche per esclu- sione, si può concludere che questa nuova serie larvale deve riferirsi con molta probabilità all' Aristcus antennatus Bisso, vivente nel Mediterraneo a grandi profondità. La Zoea fu pure pescata con la medesima rete, nelle vicinanze di Capri. Pasiphaea sirado Risso. Un individuo in ognuna delle retate 16, 20, 45 e due in ognuna delle retate 26, 41, 43. Il più piccolo esemplare misura 10 mm. di lunghezza, il più grande 35 mm. Questa specie fu raccolta una sola volta con rete a chiusura e con 1100 metri di cavo. Oltre che nei pressi di Capri, essa fu pescata anche due vòlte tra Capo Corso e Monaco. Non fu mai trovata alla superficie del Golfo, ma si raccoglie spesso sulla spiaggia del Faro a Messina, insieme agli altri animali spinti dalle correnti profonde alla superficie. Pasiphaea tarda Kr. Un solo esemplare in ciascuna delle seguenti retate: 27, 31, 42, 44, 52 e 53, e tre esemplari nella 58. La lunghezza del più piccolo esemplare è di 8 mm., quella del più grande di 35 mm. Il corpo dei più adulti è semitrasparente e cosparso di una minuta punteggiatura di color rosso. Il margine degli uropodi e del telson, come l'estremità dei pereiopodi e la loro base, sono di color roseo. Oltre che la punteggiatura rossa, i pleopodi portano anche delle fasce rosee alla loro base. Il pigmento degli occhi è nerastro. Questa specie differisce dalla P. sivado Risso specialmente per il margine posteriore del telson che ha un' insenatura ed e armato di 14 spine, mentre che il margine dell' altra è diritto e porta solo 8 spine. Una sola volta fu pescata in una rete a chiusura e con 300 metri di cavo, le altre volte soltanto con reti aperte. La Pasiphaea tarda Kr., descritta da M. Sars come P. norvegica, era finora conosciuta nei mari della Norvegia, in quelli della Groen- landia ed in due località dell' Atlantico, a profondità variabili dalle 100 alle 300 braccia. Essa deve quindi ritenersi nuova pel Medi- terraneo, ove fu raccolta nelle acque di Capri, in quelle delle Eolie, e tra Capo Corso e Monaco. Acanthephì/ra purpìirca M. Edw. Un esemplare lungo 72 mm., dall' occhio alla estremità del telson, fu pescato con la retata 41. Questo magnifico Macruro ha tutto il corpo colorato dun rosso 186 Salvatore Lo Bianco intenso, con riflessi violacei al cefalotorace. L'esemplare raccolto ha il rostro si)ez/.ato verso la sua estremità, il quale porta dorsalmente 10 spine e 6 altre sul lato inferiore. È la seconda volta che questa specie si pesca nel Mediterraneo, perchè il Riggio, op. cit. , ne ricevette dalle acque di Messina un esemplare Q con uova, lungo 94 mm. Questo autore, studiando runico esemplare , trovò che esso differisce dagli esemplari pescati neir Atlantico; e propone di considerare la forma del Mediterraneo come una varietà geografica, chiamandola Acanthephyni Agassixii Smith var. mediferranea . Questa specie ha come sinonimi Acan- thephym Agasskii Smith e Myersio Agassixii Smith. Essa fu pescata col grande bertovello e con 2000 metri di cavo, tra Capo Corso e Monaco. Si conosce pure in varie località dell' Atlantico, fino alla profondità di 2675 braccia. Il National ne raccolse un esemplare anche nelF Atlantico, con una retata verticale eseguita da 0^ — 600 metri di profondità. Acaufhephgm rectirostn's Riggio? Un esemplare lungo 18 mm. nella retata 30 ed uno di 1 4 mm. nella 58. Non ho potuto identificare con certezza questa specie, non coin- cidendo perfettamente, per le sua piccole dimensioni, con la descri- zione dell'adulto, lungo 45 mm. Il colore del corpo dei due piccoli esemplari è rosso corallo, molto intenso alla testa ed ai pezzi boccali ed un po' più chiaro all' addome. Essi furono pescati: il primo presso Capri, con la slitta di fondo e con 2400 metri di cavo, il secondo alle isole Eolie col grande bertovello e con 2500 metri di cavo. Queste due retate sono le più profonde eseguite dal Puritan. Questa specie fu trovata dal Riggio in soli quattro esemplari nelle acque di Messina. Plesionika capreensis n. ^). Un esemplare lungo 22 mm. nella retata 39. Questo piccolo Macruro differisce da tutti^gli altro finora descritti, per la forma del suo rostro, diritto, corto ed acutissimo, che arriva solamente all' estremità del 1" articolo dell' antenna interna. Esso porta 15 piccole spine sul dorso e due sul lato inferiore, le quali, a differenza di quelle del genere Pctnchlus, sono fisse e non mobili. Molto caratteristiche sono anche le antenne interne che portano uno stilocerite molto grande ed acuminato. Il 3" segmento addominale presenta una grossa gobba dorsale che termina posteriormente in una forte spina. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 1 87 L'ultimo segmento addominale è circa il quadruplo del penultimo. Gli occhi sono quasi sferici, con pigmento soltanto nella metà libera, ed hanno un peduncolo assai corto. Il cefalotorace ed i pezzi boccali sono di un color rosso cinabro ; l'addome è trasparente, con delle fasce rosee trasversali. L'epato- pancreas è ceruleo, e gli occhi hanno un pigmento nerissimo. Finora, una sola specie appartenente allo stesso genere era conosciuta nelle acque del Mediterraneo. Essa è la Plesionika Si- chern Rig., trovata nelle acque di Messina. 11 nuovo esemplare fu pescato con la slitta di fondo e con 2300 metri di cavo metallico, nelle vicinanze di Capri. Crangon sp. Un giovane esemplare nella retata 29. L'adulto appartenente a questo genere è bentonico e vive generalmente sotterrato nel fondo. Calocm-is Macandreae Bell. Degli stadii misidiformi, descritti dal Bate sotto il nome di Oodeojnis, nella retata 7; uno stadio a sviluppo completo nella 41. Quest' ultimo è lungo 8V2 mm. e possiede già tutti i caratteri specifici dell' adulto ; esso fu descritto da G. 0. Sars ^. L'adulto vive nelle grandi profondità, ove ne fu pescato un esemplare dal Puritan. Calliaxis adriatica Hell. Una larva pelagica nella 50. Queste larve sono raccolte con una certa frequenza dal Maggio al Settembre nel Plankton pescato con non più di 200 metri di cavo. L'adulto fu pescato una sola volta dal personale della Stazione Zoologica, essendo una forma rarissima nel golfo di Napoli. Larve di Paguri di. Zoea e giovani ancora galleggianti furono raccolti con le seguenti retate : 19,29,43, 49, 50, 51, 52. Le prime tre retate furono fatte con reti aperte, le ultime quattro con rete a chiusura, nel medesimo punto presso Capri, e rispettivamente con 50, 100, 200 e 300 metri di cavo. Da ciò si può concludere, che queste larve, a somiglianza di quasi tutte le altre, vivono negli strati d'acqua rischiarati. Eryonicus Puritanii n. sp. Un esemplare lungo 5 mm. nella 19, uno di 6 mm. nella 34; uno di 5 mm., ed un altro di S mm. nella 38, ed uno di 10 mm. nella 47. Il rinvenimento di questa forma oceanica nel Mediterraneo riesce di grandissima importanza alle nostre conoscenze sulla distribuzione * G. 0. Sars, Bidrag til Kundskaben ora Decapodernes Forvandlinger. Ncphrops, Calocaris, Ocbia. in: Arch. Math. Naturw. Christiania 1884. jgg Salvatore Lo Bianco geografica dei Crostacei. Il genere Krijonicus fu descritto per la prima volta [Enjoiictcus] da Spexce Bate^ su di un esemplare pes- cato dal Challenger presso le isole Canarie ad una profondità di 1620 braccia. Lo Spenge Bate, impressionato dalla grande analogia esistente tra questo animale ed altri generi di Erionitidi, espresse l'idea che YKnjonicits potesse rappresentare una forma larvale di Pohjcheles. L'esemplare del Challenger, chiamato dal Bate Eryoneicus coe- ciis, restò unico fino al 1S90, anno, in cui un nuovo esemplare fu pescato anche a grandi profondità dall' Investigator nella baia del Bengala. Nel 1891, l'Albatross ne raccoglieva otto esemplari, tra i quali alcuni di dimensioni piuttosto importanti, misurando 62,5 mm. Tra questi, il W. Faxon^ trovò la specie del Challenger, unitamente ad una nuova specie, VE. spinulosus Fax. Come ho già detto, quest' autore, avendo avuto a disposizione dei grandi esemplari di E. coecus Bate, pur ammettendo la grande analogia tra il genere Enjonicus ed il genere Pohjcheles^ dimostrò che il primo è una forma a se, e diventa sessualmente matura. La specie di Eryon/cìts del Mediterraneo (Fig. 24 Tav. 8) diffe- risce da tutte le altre forme conosciute, in ispecial modo, per avere tutto il corpo coverto di spine numerose e sviluppate; tra le altre, più di tutte, sono sviluppate quelle situate sul dorso del cefalotorace e le quattro che si trovano su ogni segmento dell' addome. Queste ultime sono disposte in due sul dorso del segmento, ed una su ogni lato di esso. Anche le antenne sono differenti e più lunghe che nelle altre specie, e più di tutto, il telson (Fig. 25 Tav. S), avente al suo margine posteriore una corta spina mediana, e due laterali tre volte più lunghe di questa. Sorvolo su di una quantità di altri caratteri specifici differenziali, non essendo questa relazione il posto adatto ])er una minuta descrizione. I ('in(|ue esemplari pescati nel Mediterraneo provengono in parte da due retate fatte con reti aperte, tra le quali una con eoo metri di cavo. L'altra parte fu raccolta in due retate eseguite con rete a chiusura, e propriamente, una con 1000 metri di cavo, e l'altra con 1900 metri. Sicché può stabilirsi, che questa nuova * C. Spen'CE Baie , Report on the Cnistacea Macrura. in: Rep. Cliallenger Voi. 24 1889. 2 W. Faxox, Tlic Stalk-Eyed Crustacea. in: Meni. Mus. Harvard Coli. Voi. 18 1895. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritau ecc. 189 forma del Mediterraneo vive nella zona compresa tra i 500 ed i 1500 metri di profondità; vale a dire, nella zona oscura. Paluiurus vulgaris Latr. Un Pliyllosoma lungo circa 10 mm. nella retata 43. In questo stadio di sviluppo, già si vedono abboz- zati il ventaglio codale ed i segmenti dell' addome. Finora, la conoscenza della metamorfosi di un animale tanto comune quanto l'Aragosta è ben lungi dall' essere completa. Co- sicché, la cattura di stadii pelagici appartenenti a questo animale riesce sempre importantissima. L'esemplare in quistione fu raccolto col grande bertovello e con 3000 metri di cavo, tra Capo Corso e Monaco. Sci/llarus sp. Un Pliyllosoma lungo circa 10 mm. nella retata '46. Esso è del tipo del Pinjlbsoina meditcrraneinn Guér. ed è un po' più avanzato di quello disegnato dal Kichters^. Senza dubbio esso appartiene ad una delle due specie di Sciillarus viventi nel Medi- terraneo. Fu pescato con rete aperta e con 1200 metri di cavo. Inoltre, nel materiale pescato trovansi varii stadii di Zoea e di Mysidium appartenenti a diverse specie di Macruri. Tra essi, ve ne sono varii descritti dallo Spenge Baie nel suo lavoro sui Macruri del Challenger ; p. es. delle forme di Anisocaris ed Eretuwcaris ed altre, le quali furono sempre pescate con reti aperte e nella zona superficiale- Porcellana sp. Zoea nelle retate 49 e 50. Ebalia sp. Una Megalopa nella 28. Anche Zoee e Megalope di Brachiuri sono ben rappresentate nelle raccolte del Puritan. Pare che queste forme vadano in mag- giori profondità che non le larve dei Macruri, essendosene pescate con 600 — 900 metri di cavo. Schizopodi. Eucopia australis Dana. Un esemplare nella 28, due nella 30, uno nella 31, diciotto tra adulti e giovani nella 41, tre nella 42, tre nella 43, uno nella 44, quattro nella 46, due nella 47, una grande Q con nove piccoli anche nella 47, uno nella 56, due nella 57 e tre nella 58. Un totale di 41 esemplari. Finora, nessuno aveva potuto supporre l'esistenza nel Mediter- raneo di questa forma tipica comune negli abissi dei grandi Oceani; 1 F. Richters, Die Phyllosomen. in: Zeitschr. WÌ3S. Z. 23. Bd. 1873 Taf. 33 Fig. 1. 190 Siilvntore Lo Bianco ma, dato il numero degli esemplari raccolti dal Puritan, si deve ammettere che questa forma è molto frequente nelle profondità di questo mare. Sulla identificazione di questo Scliizopodo non vi è alcun dubbio, tanto esso è caratteristico e differente da tutti gli altri, specialmente per la forma peculiare dei pereiopodi. Di questi, le prime quattro paia anteriori sono formate a guisa di piedi boccali; essi sono piuttosto corti e terminano in un uncino. Le tre paia clie seguono sono sottili, lunghe quasi quanto il corpo dell' animale ed armate pure di un lungo uncino che manca nell' ultimo pereiopodo, i)iù corto e simile nella forma a quelli degli altri Schizopodi. L'occhio è molto ridotto e differente da quello normale; esso ha alla sua estremità terminale, pochissimo pigmento e molto sbiadito. Il telson di questa specie è lungo quanto gli uropodi; ai lati della sua metà libera, ha una serie di sjiine più grosse alternantisi con una e più di minori dimensioni. Sul suo margine posteriore, molto ristretto, vi si trovano due grosse spine, e due minute setole nel mezzo. Il colore di ([uesto animale è molto variabile. Generalmente gli esemplari giovani sono incolori e trasparenti, mentre che gli adulti hanno il corpo quasi opaco. Pel colore vi si possono notare le seguenti varietà: una color salmone (Fig. 16 Tav. 7), l'altra color corallo rosa Fig. 15 Tav. 7), e la terza con il corpo coverto da una punteggiatura fitta, anche color salmone. Nei più giovani esemplari appartenenti a quest' ultima varietà, la punteggiatura è più scarsa sulla parte mediana del corpo e più fitta alla coda, alla testa ed alla estremità dei pereiopodi. L'esemplare più grande pescato arriva alla lunghezza di 26 mm., il più giovane a 13 mm. Il genere Eucopia appartiene ad una speciale famiglia degli Schizopodi, detta degli E u co pi di. Mentre si conosce abbastanza lo svilui)po delle altre due famiglie appartenenti a (juest' ordine di Crostacei, cioè dei Misidi e degli Eu})hausidi, finora degli Eucopidi non se ne sajìcva nulla. Lo Spenge Bate i, discutendo in generale dello sviluppo dei Macruri, e basandosi sulla forma arborescente delle branchie, sujìpone che tutti quelli che ne posseggono, tali i Peneidi, 1 Sergestidi, gli Eucopidi ed altri Schizopodi, hanno un Nauplius come larva libera s^rusciante dall' uovo. * C. Spence Bate, Report on the Crustacea Macrura. in : Rep. Challenger Voi. 21 pag. 218— 21 y. Le pesche :ibiss;ili eseguite da F. A. Kriipp col Yacht Puritan ecc. 191 Io ho potuto osservare una grande Eucopia della varietà color salmone e pescata con la retata 47, la quale portava nella sua grossa tasca incubatrice non meno di sette piccoli (Fig. 26 Tav. 8) della lunghezza di 7 mm. e già pronti ad essere partoriti. Essi hanno il corpo incolore, quasi trasparente, con tutti i pereipodi e le altre ai)pendici diggià abbozzati, e che quanto alle dimensioni, serbano i medesimi rapporti di quelli degli adulti. In questo stadio di sviluppo, l'occhio ha molta somiglianza con quello del genere PetalophtJ/almus Willemoes-Suhm. Questo fatto dimostra che gli Eucopidi non hanno il Nauplius come forma larvale libera, ma che invece, a guisa dei Misidi, non subiscono alcuna metamorfosi, sgravandosi di piccoli aventi tutti i caratteri degli adulti. L'Eucojna austraUs Dana fu pescata cinque volte col grande bertovello e con 1300 — 2500 metri di cavo metallico; tre volte con la slitta di fondo e con 2000 — 2400 metri di cavo e tre volte con la rete a chiusura e con 1000 — 1900 metri di cavo. Dalla lun- ghezza del cavo filato, si rileva che questo Schizopodo deve vivere da poco meno di 1000 metri fino alla profondità di circa 2000 metri. Dando un' occhiata alle retate che raccolsero degli esemplari di Eucopia, e mettendo in relazione la quantità del cavo filato con la profondità delle località in cui esse furono eseguite, si osserva che la lunghezza del cavo metallico fu sempre uguale o maggiore alla profondità di detti luoghi. Sicché gli apparecchi adoperati, o strisciarono sul fondo, come la slitta, oppure lavorarono poco al di- sopra di esso, come il grande bertovello e la rete a chiusura, ciò che fa ritenere, che quasi certamente questi animali vivono poco al disopra del fondo e non si allontanano mai troppo da esso. Ij Eucopia australis Dana è una forma cosmopolita pescata finora in tutti i mari esi)lorati, tranne il Mediterraneo. Essa era conside- rata come una delle forme più tipiche che popolano gli abissi degli Oceani fino ad una profondità di 1975 braccia. Alcuni esemplari di ([uesto Schizopodo furono trovati nello stomaco di Pinguini, dalla spedizione del Wilke nel Mare antartico. La loro presenza alla superficie deve spiegarsi col fatto, che vi furono spinti dalle correnti profonde; api)unto come accade alla maggior parte delle forme abissali che si raccolgono alla superficie. Eucliaetomera tennis G. 0. Sars. In tutto cinque esemplari; e propriamente, uno nella 23, uno uella 38, due nella 26 ed uno nella 58. 192 Salvatore T.o Bianco Questa specie fu raccolta la prima volta dal Challenger alla superficie del Pacifico, e pro])riamente iu vicinanza della costa cilena. In sei;'uito il National la raccolse in varie località dell' Atlantico. Il Puritan la pescò per la prima volta nelle acque del Medi- terraneo, con reti aperte che lavorarono con 900 — 2500 metri di cavo. Per conseguenza, non si può dire nulla della zona in cui essa vive. Dei cinque esemplari pescati, (juattro provengono dalle vicinanze di Capri ed uno dalla zona compresa tra Capo Corso e Monaco. Il corpo di quest' animale è semitrasparente, con macchie di pigmento aranciate ai lati dell' addome; sulla testa vi sono delle macchie rosse, e gli occhi sono pigmentati di nero. Aracìiìwmysis LeiickartU Chun. Una Q. nella 37 ed un (^ nella 58; entrambi piuttosto giovani, ed in ambo i casi catturati con reti aperte. Thysanopoda ohtiisifrons G. 0. Sars. Fu pescato iu uno ,o più esemplari con circa venti retate; tra le quali, dodici eseguite con reti a chiusura e con 600 — 1900 metri di cavo, e le rimanenti con reti aperte. Questa specie vive senza dubbio nella zona oscura che comincia ai 500 metri di profondità e va fino ai 1500 metri. Neir esperimento fatto al largo di Capri, pescando nella mede- sima località e di 100 in 100 metri, questa specie fu raccolta sola- mente filando 600 metri di cavo e mai quando se ne filò di meno. Le varie centinaia di esemplari pescate del Puritan, unitamente ai 315 raccolti dal Maia, dimostrano che questo Schizopodo dev' esse uno dei più communi abitatori degli abissi del Mediterraneo. Finora, oltre a ciò che scrissi sul materiale raccolto dal Maia, sulla diiìusione verticale di questa specie, si sapeva solo che essa era stata raccolta con una rete verticale che lavorò da 0 — 400 metri di profondità (Ortmann). Tkijaaitopoda niicropìtthahna G. 0. Sars. Un esemplare lungo 8 mm. nella retata 35. Questa specie differisce dalla precedente per avere il rostro acuto e l'occhio molto piccolo, la cui cornea occupa soltanto la metà terminale di esso. Le antenne sono lunghe (juant«) il corpo dell' animale. Specialmente quest' ultimo carattere mi ha permesso di distinguere questa si)ecie dai giovani esemi)lari di Fai- jìhausia lìdlwUla Dana, con i quali ha una grande somiglianza. Essa ha il corpo semitrasparente, con delle fasce rosee trasver- sali suir addome; i pezzi boccali sono di color carnicino e gli organi fostoresceuti, grandissimi, hanno un colore rosso corallo. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krnpp col Yacht Piirit.in ecc. | 93 Questa specie, descritta dal G. 0. Sars su di un unico individuo raccolto dal Challenger alla superficie del mar di Sargasso, fu ritro- vata dal LuMHOLTZ nella corrente della Guinea. Il National la raccolse pure in varii punti dell' Atlantico alla profondità di 4 — 6U0 metri, ed il Wood-Masox ammette con un certo dubbio l'esistenza di questa specie nell' Oceano indiano. L'unico esemplare raccolto proviene dalle vicinanze di Capri, ove fu catturato con la rete a chiusura e con 1000 metri di cavo metallico. Nyctiphaìies norvegica G. 0. Sars. Se ne pescarono: un esemplare adulto in ognuna delle 27 e 33, alcuni medii o piccoli nelle 13, 27, 31, 44, 46, 56, 58. Generalmente se ne raccoglie uno 0 due in ogni retata e mai più di una dozzina di esemplari, e nella maggior parte dei casi soltanto dei giovani. In due soli casi questa specie fu raccolta nella rete a chiusura e con 1000 metri di cavo. E quasi certo che essa vive ordinaria- mente nella zona oscura del mare. Come già dissi scrivendo su questo Schizopodo scoverto dal Maia nel Mediterraneo, esso non di rado appare in quantità stermi- nate nelle vicinanze di Capri. Anche quest' anno ho avuto occasione di assistere all' apparizione di questo Schizopodo alla superficie; e propriamente, una volta nel Febbraio ed un' altra nel Giugno, in cui milioni di esemplari solcavano la superficie del mare in tutte le direzioni, e finivano coli' essere spinti dal vento sulla spiaggia. In ambo i casi, potetti convincermi esser falsa la credenza dei marinai dell' isola che simili apparizioni sono foriere di tempesta; poiché al contrario, il tempo si mantenne sempre bello. Il Braiichiophryxus nyctipìiaìiae Caullery s'incontra spessissimo parassita su questo Schizopodo. Euphausia pellucida Dana. Fu trovata in un numero di esem- plari più 0 meno grande, in 27 retate diverse, fra le quali 12 fatte con reti a chiusura e con 500 — 1200 metri di cavo. Nella serie di pescate fatte di 100 in 100 metri di profondità nella medesima località fuori Capri, XEupliaiisia pellucida Dana adulta fu trovata solo in quelle fatte con 500 e 600 metri di cavo, mentre in (pielle fatte con minor lunghezza di cavo, si trovarono costante- mente soltanto dei giovani e delle larve. Sicché anche questa specie vive nella zona che incomincia al punto ove finisce la luce e che va oltre i 1000 metri di profondità. Essa rappresenta certamente uno dei più comuni abitatori di queste profondità. Mittheilungen ;i. il. Zool. Station zu Neapil. Ijd. Ifi. 13 1 94 Siilvatorc Lo Bianco Kiiplidiisid (//'//ha G. 0. Sars. Si pescò in 21 retato e solo in 6 casi con reti a cliiusura che lavorarono con (JOO e 1 100 metri di cavo. Essa è meno frequente della specie precedente e ne ha la stessa distribuzione verticale. Il corpo di questa specie è trasparente, i pez/.i l)occali e la base dei pereiopodi sono di color sangue sl)iadito. ^Macchie dello stesso colore si vedono sul cefalotorace, specialmente molto fitte dietro gli occhi, che sono nerissimi. Neìuatosceìis div. sp. Durante tutta la campagna questi Schizo- podi furono pescati 31 volte, ed in 14 casi con rete a chiusura che lavorò con 400 — 1900 metri di cavo. I risultati ottenuti, calcolando specialmente la (luantità degli esemplari raccolti in ogni retata, di- mostrano che il genere Nemaioscclis ^ sebbene non tanto numeroso quanto gli altri Euphausidi, p. es. YEuplmusia pellucida Dana e la Thysaìiopoda ohtusifrons G. 0. Sars, purfcuttavia vien raccolto più spesso e quasi in ogni retata che lavora con oltre i 500 metri di cavo. Il suo habitat normale è nella zona oscura da 500 metri di profondità fino a più di 2000 metri. Furono trovati spesso degli esemplari con spermatofori e con uova. Stylochciron mastigoplioruni Chun. Si raccolse con 27 retate differenti, e solo cinque volte con reti a chiusura e con 300 a 1000 metri di cavo. Nelle retate più profonde, p. es. in quelle fatte con 1000 metri di cavo, se ne trovarono due soli esemplari, mentre che nella retata fatta con 300 metri di cavo se ne raccolsero dodici insieme. Basandomi sul fatto che esso fu sempre raccolto con reti aperte, e spesso in quelle che lavorarono a poca profondità, mentre che con la rete a chiusura che pescò in profondità fu raramente catturato, mi son convinto che questa specie vive ordinariamente nella zona più rischiarata del mare, e che, a differenza di tutti gli altri Euphau- sidi, è l'unico die più si avvicina alla superficie. Non è escluso del tutto che rappresenti una forma panteplanktonica. Intanto, pare che vi siano altre specie appartenenti al medesimo genere e viventi nell' Atlantico, come lo 8. ahbreviatum G. 0. Sara e lo S. Suhmif G. 0. Sars, che arrivano alla profondità di 1300— 1 500 metri. Siijiofiieiroii. chdifer Chun. Un i)ereiopodo appartenente al ^^ paio, lungo 27 mm., nella 41, un esemplare adulto nella 42, varii neUa 45, due nella 51, uno nella 52 ed uno nella 58. E la seconda volta che questo Schizopodo vien segnalato nelle vicinanze di Capri, ove in profondità il Chun ne pescò tre esemplari.j Le pesche iibissalì eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puiilan ecc. 105 Il Puritan lo pescò quattro volte con rete aiìerta e solo due volte con quella a chiusura e con 200 — 300 metri di cavo. Il Chun lo raccolse pure con rete aperta presso Funchal (isola di Madera). Sulla diftusione verticale di questa specie si può dire di certo che come quella precedente, non giunge a grandi profondità. É molto interessante la raccolta nella retata 41, di un pereio- podo del 30 paio appartenente a questa specie; pereiopodo, che dal- l'articolo basilare all' estremità della chela, misura circa 27 mm. Il ChunI, meravigliato della lunghezza di 10 mm. che assumevano simili appendici negli esemplari da lui studiati, le indicava come mostruose. Eppure, se si considera che il più grande esemplare studiato dal Chun aveva una lunghezza di 14 mm. dal rostro al- l'estremità della coda, quello dal quale si staccò il pereiopodo in (piistione, doveva misurare la bella lunghezza di circa 40 mm.; dimensione proprio gigantesca per il genere Stylocheiron. Nauplius ed altri stadii giovani di diversi Euphausidae. Ne furono raccolti sempre in quantità in tutte le retate eseguite con reti aperte e con quelle a chiusura che pescarono a piccole profon- dità. Alcuni furono raccolti anche a profondità maggiori fin oltre i 1000 metri. Ciò dimostra, che durante la metamorfosi la maggior parte degli Euphausidi resta negli strati rischiarati del mare, raggiun- gendo gli strati oscuri non appena si sviluppa e può funzionare il sistema degli organi fosforescenti. L'esistenza di una quantità di larve di Euphausidae durante la maggior parte dell' anno nel Phaoplankton delle correnti littorali avvalora maggiormente questo importante fatto biologico. Isopodi. Eurydice 2yulchraLesich.. Un esemplare nella 16, uno nella 32, due nella 33, uno giovane nella 34, uno nella 35, uno nella 41, ed uno nella 42. Di queste retate, quattro furono fatte con reti a chiusura e con 1000 — ^1100 metri di cavo, e tutte le altre con reti aperte. Il risultato di queste retate conferma pienamente ciò che io avevo supposto, cioè che VEurydice indclira Leach e una forma skotoplanktonica. Gli esemplari pescati provengono dal largo di Capri e dalla zona compresa tra Capo Corso e Monaco. 1 C. Chun, Atlantis. Über pelagische Tiefaee-Schizopodeii. in: Bibl. Z. 19. lieft 18'.tü p. ItìJ. J3* 106 Salvatore Lo Hianco Enrydicc truucata Norman. Un esemplare nella retata 31, ed uno nella 15. Questa specie dilìferisce dalla precedente per avere il margine posteriore del telson diritto ed armato lateralmente di una forte spina, mentre VE. pidchra Leacli lo ha rotondeggiante ed inerme. I due esemplari sono delle Q lunghe circa 3,5 mm., finora mai pescate nel Mediterraneo, ove, e propriamente nelle acque del golfo di Napoli, fu anni fa raccolto un solo (^ da C. Brandt; esemplnre che fu studiato dall' Hansen^ unitamente agli altri Isopodi raccolti dalla Plankton-Expedition. Questa specie era conosciuta nella St. Magnus Bay (Shetland) ove fu pescata dal Normax alla })rofondità di 40 — 60 braccia. Detta forma fu raccolta in ambo i casi con il grande bertovello, e provengono, uno dalle vicinanze di Capri, e l'altro dalla zona com- presa tra Capo Corso e Monaco. Idotlica mctaìlica Bosc. Un esemplare nella retata 59 a. È una forma comunissima alla superficie del iMediterraneo ove vive sui corpi galleggianti. Fu pescata nelle adiacenze delle Eolie con una retina, conica aperta, ad un metro di profondità: essa è cosmopolita e phao- planktonica. Hctcrophryxus appendicidatus G. 0. Sars. Un esemplare nella^ 2S ed uno nella 55. Quest' Epicaride vive parassita sul cefalotorace dell' Eujììinusia pdhicida Dana, con cui si trovavano nel risultato della medesima retata. Microniscus div. sp. Uno o più esemplari furono raccolti nelle seguenti retate: 26, 30, 39, 44, 45, 47, 49, 53, 57. Quest' Isopodo parassita dei Copepodi vive nelle acque rischiarate del mare, essendo stato pescato per lo più con reti aperte, e solo due volte con quelle a chiusura a profondità corrispondenti a 50 ed a 400 metri di cavo. Nel Luglio, trovai varii esemplari di un Microiiisctus nel Plankton littorale pescato di notte. Tperidi. Gli Iperidi raccolti dal Puritau rap]n-esentano, fra tutti gli altri animali, la famiglia più numerosa ed importante, sia per le 14 forme nuove per il Mediterraneo, sia per la loro distribuzione verticale. Intanto sono dolente di non poter dare l'elenco di tutte le specie raccolte, poiché avendo spedito l'intero materiale al Prof. J. Vosseler 1 H. Hansen, Isopoden, Cuniaceeu und Stouiatopoden. in: Ergeb Plankton- Expud. Bd. 2 G. oc. 18<)5 pag. L'i. Le pesche abissali eseguite da F. A. Knipp col Yacht Paritari ecc. 197 (li Stattg-art, questi, per rag-ioni indepeudenti dalla sua volontà, non ne ha potuto fare la determinazione, a tempo, per includerli fra le poche specie che seguono, le (juali facevano parte dei miei apjìunti e rappresentano una pìccola parte dell' intera collezione, il cui elenco trovasi alla fino di questo lavoro. Sciua Battrayi Stebb. Questa piccola specie fu raccolta sempre in pochi esemplari, 10 volte con reti a chiusura e 13 volte con reti aperte. Le prime retate furono eseguite con 200 — 1900 metri di cavo. Nella serie di retate eseguite con reti a chiusura 49 — 55, fu trovata in tutte quelle che pescarono con 200 — 600 metri di cavo; sicché, considerando pure che essa fu raccolta varie volte da 1000 — 1900 metri, è chiaro che questa specie è sparsa nella zona compresa tra i 150 — ^1500 metri di profondità, e perciò è da annoverarsi fra quella forme panteplanktoniche che non si avvicinano alla superficie. La Scina Raitrayi Stebb., essendo stata pescata oltre che nelle adiacenze di Capri, anche presso le Eolie e tra Capo Corso e Monaco, si può stabilire con ragione che questa specie, conosciuta per la prima volta nel Mediterraneo in seguito alle esplorazioni del Maia, è una delle forme più diftuse e comuni in questo mare. Scimi Edwardsii Garb. ? Uno o due grossi esemplari in ognuna delle seguenti retate: 41, 46, 58, 61, tutte eseguite con il grande bertovello, adoperando per le due prime 2000 metri di cavo, 2500 per la terza e 1500 per l'ultima. Questa forma di Scina, essendo stata raccolta (juasi esclusivamente con quelle retate eseguite in maggiori ])rofondità, si può facilmente supporre che essa sia una specie skotoplanktonica vivente negli strati d'acqua molto profondi. Ciò dimostra pure, che le dimensioni di molti generi aventi specie tipiche per le diverse zone, aumentano in ragione diretta della pro- fondità in cui essi vivono. Anche questa Scina è molto diffusa, essendo conosciuta in varie località del Mediterraneo, oltre che nelle adiacenze delle Eolie e tra Capo Corso e Monaco. Vibilia sp. Varii esemplari adulti in ognuna delle retate 6, 13, 35, 47, 56, eseguite con reti a chiusura (1000 — 1900 metri), e varii nelle retate 38, 41, 46, 58, eseguite con reti aperte e con 2000—2500 metri di cavo, ad eccezione della prima, per la quale ne furono filati 1100 metri. Per conseguenza, anche quest' Iperide deve considerarsi come abitante la zona oscura, e perciò skoto- planktonico. •) 98 Salvatore Lo Bianco PÌD-onhnopsis spinifera Cls. Pochi esemplari in 14 retate, fra le (jiiali 5 eseguite con reti a chiusura e con 50 — 1200 metri di cavo metallico. Il Ciiun ha considerato questa specie come abissale, avendola raccolta sempre con rete a chiusura oltre i 600 metri di profondità. La specie in quistione, essendo stata raccolta dalla superficie sino alla i)rofondità di circa 1000 metri, deve ritenersi come pante- planktouica. Paraphronima crassipcs Cls. Questo Iperide fu raccolto sempre in uno 0 pochi esemplari con 11 retate, di cui solamente 3 furono eseguite con rete a chiusura e con 50 — ^100 metri di cavo. Avendo io stesso in varie occasioni catturato questa specie oltre i 600 metri di profondità, ed essendo stata pescata varie volte anche dal Chun da 800 — 1300 metri, si può esser quasi certi che essa rappresenta una forma panteplanktonica. Talvolta si nasconde nelle campane natanti del Bipliyes e della Oaleolaria e nuota a guisa di Phronìma. Plironima sedentm'ia Forsk. e Phronima atlantica Guér. Queste due specie vivono insieme e furono raccolte in circa 20 retate diverse, di cui G eseguite con reti a chiusura e con 100 — 1200 metri di cavo. Questo genere fu raccolto anche dal Chun nel Gennaio, e propria- mente dalla superficie fino a circa 1000 metri di profondità; sicché anch' esso e da considerarsi come pautei)lanktonico. Pìironimella elongata Cls. Due esemplari nella retata 4, 1 nella 7, 1 nella 23 e 2 nella 46. Di queste, solo la 4 fu eseguita con rete a chiusura e con 100 metri di cavo. È strano che durante la campagna del Maia, questa specie non sia stata mai catturata ad onta delle varie retate eseguite col grande bertovello, dai 1 500 metri di profondità alla superficie. Il CiiUN sostiene che essa e diffusa dalla superficie fino alla profondità di circa 1300 metri; (piindi deve essere considerata anche essa come panteplanktonica. Euprimno macropus Guér. Fu raccolta in circa 25 retate, di cui 10 eseguite con rete a chiusura e con 50 — 1200 metri di cavo metallico. Anche questa specie rai)presenta senza dubbio una forma panteplanktonica. Pìirosina scìuUumita Risso. Un grosso esemplare nella retata 23 eseguita con rete aperta. In varie altre retate furono trovati dei ]»iccoli di questa specie. !Sui>pongo che trattisi pure di una forma panteplanktonica. Le pesche abissali eseguite da F. A. Knipp col Yacht Puritan ecc. 199 Eutyphìs ovoides Risso. Un grosso esemplare nella retata 37 ed im altro nella 58; varii giovani nelle retate 41, 43, 40, 50, 52, 1(1, di cui solo 2 eseguite con reti a chiusura e con 100 — 300 metri di cavo. Mancano dati sicuri per stabilire la diffusione verticale di questo Iperide. Sfreetsia cannata Bov.? Un piccolo esemplare nella retata 37, eseguita con rete aperta. Calamoi'hyìichiis sp. Un esemplare con la retata 24, eseguita con rete aperta. Questo curioso Iperide si rinviene per la prima volta nel Mediterraneo ove dev' essere molto raro. Finora si conoscono due sole specie appartenenti a questo genere, il Calamorhynclms pellucidus Streets, trovato nel Pacifico, ed il Calamorhynclms rigi- dus Stebb., raccolto dal Challenger alla superficie dell' Atlantico meridionale. Ostracodi. In tutte le retate fatte quest' anno, si è pescata una quantità di Halocipridi del genere Conclioccia. Tra esse ho potuto riconoscere le medesime forme pescate l'anno scorso dal Maia, e cioè, la C. spinirostris Cls., la C. magna Cls., la C. rofniidata W. Müller, la C. procera W. Müll, e la C. Claiisìi Sars. Il risultato di quest' anno sulla diffusione verticale di essi coincide in generale con i risultati avuti con il materiale del Main, Questi risultati dimostrano specialmente che nelle zone superficiali vi sono delle specie determinate e molte forme giovani. Fra le prime, è molto caratteristica la Concìioecia [Microconclioecia] Clausii Sars, la più piccola di tutte. Invece le forme più grosse, come la C. magna Cls., la C. procera W. Müll, e la C. rotundata W. ]\Inl]., vivono ordinariamente nella zona oscura fino alla profondità di circa 1500 metri. La C. spini- rostris Cls. è frequentissima da pochi metri al disotto della superficie fino alle più grandi profondità e rappresenta una forma panteplan- ktonica delle più tipiche. Nella retata 54 fatta con rete a chiusura e con 500 metri di cavo, fu trovato un Ostracodo appartenente alla famiglia dei Poly- eopidae .Sars che comprende esclusivamente forme bentoniche. Avendo la rete pescato non molto discosto dal fondo, la cattura di questo animale è accidentale. 200 Salvatore Lo Bianco Copcpodi. Aetidiiis annatus Bracly. Qualche esemplare uella TìS fatta t'Olì rete aperta presso le isole Eolie. Il Giesbkeciit dice che in altri mari questa specie fu pescata fino alla profondità di 2300 metri. Arietelliis sctosus Gsbrt. Questa rarissima forma fu trovata nella 41 fatta tra Capo Corso e Monaco con rete aperta e 1900 metri di cavo. Il G iiisB RECHT 1 nc ha raccolto soltanto due ^T ed una 2 durante tutto il temjìo che si è occupato di questi animali del golfo di Najioli. Camlace ethiojnca Dana. Ho veduto degli esemplari di questo piccolo Crostaceo nelle retate 7, 23, 53, le quali furono tutte eseguite con non più di 900 metri di cavo. La 23 lavorò con 400 metri di cavo e con rete a chiusura. Candace longimana Cls. Fu pescata almeno in 1 7 retate diverse, tra le quali 9 eseguite con rete a chiusura e con 600^ — 1 900 metri di cavo. Per conseguenza credo che essa viva nella zona oscura fino a grandi profondità. Copilia vitrea E. H. (J' e Q. Si pescò in 22 retate diverse e solo sei volte con reti a chiusura, delle quali quattro lavorarono con 50 — 250 metri di cavo, e solo due con 1000 metri. In ciascuna di queste ultime se ne trovò un solo esemplare. Se si considera che durante tutta la campagna si fecero 28 retate con reti a chiusura, e di queste ben 22 con 300^ — 1900 metri di cavo, tra le quali soltanto nel risultato di due di esse si rinvennero due esemplari di Copilia^ è facile concludere che questo bellissimo Coi)e- podo vive ordinariamente negli strati rischiarati superficiali e che solo accidentalmente si pesca in maggiori profondità. Ciò è avvalo- rato dal fatto, che tutto l'anno questa specie si pesca nel Golfo con 50- 200 metri di cavo. Il Puritan la pescò nelle adiacenze di Capri, in quelle delle Eolie e tra Capo Corso e Monaco. Copilia dcnticidata Cls. Vive insieme alla specie precedente e nella medesima zona. Copilid quadrata Dana. Un solo esemplare ^ nella retata 58 fatta col grande bertovello nelle adiacenze delle Eolie. Coniateli.^ fiircifcr Cls. ed altre specie. Si i)escarono in tutte le retate fatte con reti ajìerte, ed in gran quantità con quelle a chiusura fatte da 0 — 200 metri di profondità. 1 W. üiESBRECiiT, Systematik und Faunistik der pelagisehen Copepoden. ili: Fauna Flora Golf. Neapel M». Monographie. 1S'.I2. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 201 Eiicaìanus elongatus Dana. Fu raccolto in 39 retate diverse, tra le quali 19 fatte con reti a chiusura filando da 50 — 1900 metri di cavo. Dal materiale raccolto in ogni retata si può arguire clic ([uesta specie è assai scarsa in vicinanza della superticie, mentre che mol- tissimi esemplari si pescarono in varie retate usando 1200 — 1900 metri di cavo. Qnesti risultati coincidono perfettamente con quelli ottenuti l'anno scorso col materiale raccolto dal Maia. Euchacia Jiebcs Gsbrt. Alcune Q nella 3. Essa vive nella zona più rischiarata, molto vicina alla superficie. Endiaeta acuta Gshrt. Anche questa specie fu pescata in una grande quantità di retate fatte tanto con reti aperte che con quelle a chiusura. Dal risultato generale di (lueste raccolte emerge che VEucliaeta acuta Gsbrt. vive da pochi metri al disotto della superficie fino a profondità maggiori ai 1000 metri. Circa una dozzina di volte fu pescata in abbondanza con la rete a chiusura e con 1000 — 1200 metri di cavo. Essa rappresenta una delle forme panteplanktoniche più comuni e tipiche. Euchaeta spinosa Gsbrt. Pochi esemi)lari nella 19, varii nella 23, uno nella 26, varii nelle 27 e 32, uno nella 33, molti nella 34, varii nelle 37, 38 e 43, alcuni nelle 45 e 46, due nella 47, e varii nelle 55, 58 e 61. Dall' esame delle diverse profondità a cui fu pescata, risulta che la zona ordinariamente abitata da questa specie incomincia dove cessa la* luce ed arriva fino alla profondità di oltre 1500 metri. Finora non fu mai pescata nella zona superficiale. I numerosi esemplari raccolti dal Maia e quelli del Puritan bastano a far meglio conoscere questa forma abissale, della quale soltanto tre Q erano finora conosciute e studiate dal Giesbeecrt. Euchaeta marina Prest. Ne ho osservato varii esemplari nelle seguenti retate: 3, 18, 19, 23, 27, 29, 31, 37. 44, 50 e 59 a, tutte eseguite con reti aperte, eccetto la 3 che rappresenta una retata fatta con rete a chiusura e con 40 metri di cavo, e la 50 eseguita con la stessa rete e con 100 metri di cavo. Non ne vidi mai nelle retate fatto con reti a chiusura che lavorarono a profondità maggiori, e ciò è chiaro, essendo questa specie comune nel Plankton super- ficiale e quindi phaoplanktonica. Euchirella messinensis Cls. Fu raccolta 18 volte con reti diverse, fra le quali 10 volte con reti a chiusura che pescarono con 600—1900 202 Salvatore Lo Bianco metri di cavo. Anche questa specie è abissale e vive generalmente nella zona oscura, poiché durante tutta la campagna non fu mai pescata negli strati su])erticiali. Ciò conferma anche i risultati avuti col materiale raccolto dal Maia. Gaètaniis Kruppii Gsbrt. n. sp. Molti esemplari nella 38, molti Q cf nella 41, molti nella 42, varii nelle 44, 45, 46 e 47 e molti nella 58. Il Dottor W. GiESBRECHT ha avuto la bontìi di esaminare questo Copepodo, ed avendo osservato che è una nuova specie, ne dà la seguente descrizione. »La specie rassomiglia molto al Gaetamis armiger Gsbrt.; però la Q ne differisce per i caratteri seguenti. La lunghezza del corpo e maggiore, 3,6 — 4 mm. (senza le setole della turca), la spina laterale dell' ultimo segmento del torace (Fig. 29 Tav. 8) è assai corta, e mentre nelF armiger è lunga quanto il margine esterno del 1" arti- colo basale del 4° piede, nel Kruppii non raggiunge che il terzo della lunghezza di esso. Le antenne anteriori che nell' armiger non raggiungono il mar- gine terminale della furca, nel Kruppii la superano con i tre ultimi articoli; il 22*^ articolo è relativamente più lungo di quello del- Yarmiger^ cioè più lungo del 23", e propriamente quanto il 21° ed il 25" presi insieme (questi due articoli sono separati come in tutte le altre specie del genere). Il piede mascellare si avvicina dippiù a quello del G. milcs che a quello dell' armiger^ specialmente per la lamina chitinosa al 1" articolo del basipodite. Finora non si conosceva nessun maschio adulto delle specie appartenenti a questo genere. L" unico ,-f adulto del G. Krnppii da me osservato (Fig. 8 Tav. 7 aveva la lunghezza di 3,7 mm. Il rostro e la spina frontale differiscono poco da quelli della Q, ma le spine laterali dell' ultimo segmento del torace sono molto più corte. L'apertura genitale trovasi sul lato sinistro ed il seg- mento anale è assai ridotto. Le antenne anteriori, un po' più corte del corpo, sono più curvate che nella Q e formano un angolo dietro il 14" ed anche dietro il 18" articolo. In esse, le articolazioni fino al 14" articolo sono poco distinte, ed il 20" articolo è completamente unito al 21". Gli articoli 1—14 hanno degli estetaschi lunghi e vermiformi ; la disposizione delle parti boccali è presso a poco simile a quella del maschio dell' Aètidius. La spina esterna del 2" arti- cidn dcir csdpodite del 1" piede è rudiiiientale, ed il margine interno Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 203 del 1 " articolo del basipodite del 4 " piede è privo di ciglia. Ain- l)edue i piedi del 5" paio (piedi copulatoli) hanno il basipodite di due articoli e Tendopodite di uno. L'esopodite del piede destro ha due articoli, quello del sinistro tre.« Il colore del Gn'étanus Kruppii Gsbrt. è di color rosso tendente all' aranciato, con lo stomodeum dì un rosso carminio molto più intenso. Le nove retate che pescarono questo Copepodo, tranne una sola (la 47), furono fatte con reti aperte; di esse, sei lavorarono con 2000 — 2500 metri di cavo metallico e due con 1200 metri. La retata fatta con rete a chiusura fu eseguita con 1900 metri di cavo. Il non aver mai pescato questo peculiare Copepodo in profon- dità inferiori ai 1000 metri, collegato al fatto che esso fu pescato ordinariamente soltanto con le reti aperte che lavorarono nelle più grandi profondità raggiunte del Puritan, nonché a quello molto im- portante della cattura di varii esemplari nella retata 47, eseguita con 1900 metri di cavo, induce a concludere che questo animale è una delle più tipiche forme skotoplanktoniche che sì conosca. Questa conclusione è avvalorata anche dal colore rosso di tutto il suo corpo, colore comune a moltissimi Crostacei abissali. Il rinveni- mento di questa specie nelle acque di Capri, in quelle delle Eolie e nella zona tra Capo Corso e Monaco dimostra che la sua diffusione orizzontale dev' essere molto estesa nel Mediterraneo, ove questo genere vien segnalato per la prima volta. Le altre specie appartenenti al genere Ga'étanus furono pescate nelle seguenti località: Pacifico, golfo di Guinea e golfo di Bìscaglia; per lo più con reti aperte che lavorarono da 600 — 1800 metri di profondità, ed una sola volta a 400 metri con rete a chiusura. Ciò dimostra che anche queste specie sono molto probabilmente abissali. Hemicalanus longicornis Cls. Se ne raccolse un numero di esemplari più o meno grande nel risultato di 29 pescate, fra le quali 12 fatte con rete a chiusura e con 200 — 1900 metri di cavo. Neil' esperimento fatto con le retate 49 — 55, questa specie fu raccolta in grandissimo numero con 200, 300, 400 e 500 metri di cavo. Essa doveva essere certamente abbondantissima negli strati d'acqua corrispondenti alle surriferite lunghezze di cavo, mentre che con 100 e con 600 metri se ne pescarono pochissimi esemplari. Anche nella retata 32, fatta con rete a chiusura e con 1000 metri dì cavo, se ne raccolsero numerosi esemplari. 204 Salvatore Lo Bianco Da ciò si rileva, che come VEuchaeta acuta Gsbrt. anche questa specie vive iudistiutamente in tutta la massa d'acqua compresa tia poclii metri al disotto della superficie fino ad oltre 1500 metri di profondità; sicché essa appartiene alle forme panteplauktoniche. Heterochaeta jMipilUgera Cls. Pochi esemplari nella 58. Fu pescata presso le Eolie col grande bertovello ed è una forma molto frequente. Fachìjsoma jìwìctafum Cls. Un esemplare nella retata 1 7, fatta con rete aperta nelle adiacenze di Capri. E una forma molto rara e si conosce pure nelle acque di Messina. Pha'éìina spiìiifera Cls. Ne vidi degli esemplari nelle 35, 41, 42 e 43. Di queste retate solo la 35 fu fatta con rete a chiusura e con 1000 metri di cavo pure nelle vicinanze di Capri; le altre tre furono fatte con reti aperte e tutte con 2000 metri di cavo tra Capo Corso e Monaco. Ciò che mi fa supporre che questa specie sia skotoplanktonica, è che essa non fu mai rinvenuta nelle retate fatte a piccole profondità. Plcin-omma abdominale Lubbock e P. gracile Cls. Questi due Copei)odi, allo stato adulto, si pescarono indistintamente in tutte le retate fatte con oltre 100 metri di cavo, sia con reti aperte che con quelle a chiusura. t!^i può senza alcun dubbio affermare, che esse sono le forme più comuni e più tipiche che popolano la zona includente il Pante- plankton. Invece i giovani esemplari sono abbondantissimi nella zona superficiale, tra 30 e circa 100 metri di profondità. Ciò dimostra che, come quasi tutti i Crostacei, anche i Copepodi hanno gli stadii giovani che si sviluppano negli strati molto rischiarati. PoìUellina piumata Dana. Pochi esemplari nelle retate 7, 17, 23, 45, 58, tutte eseguite con reti aperte. Questa specie non è rara nel golfo di Napoli [e nelle aeque di Messina: con la retata 58 se ne pescarono pure nelle adiacenze delle isole Eolie. Per varie ragioni, e specialmente perche questa specie non fu mai pescata con le reti a chiusura che lavorarono in profondità rilevanti, sono disposto a credere che essa sia una forma knepho- planktonica. Sappkirina ovatolcinceolata Dana. Uno o più esemplari nelle retate 3, 4, 7, 19, 23, 21, 25, 26, 27, 31, 37, 38, 58. Le sole volte che fu i)escata con rete a chiusura, fu quando ([uestc raggiunsero la profondità corrispondente a 40 ed a 100 metri di cavo e mai »luaudo pescarono a profondità maggiori. In tutte Le pesche abissali eseguite da F. A. Kiupp col Yacht Puritan ecc. 20.') le stagioni lio visto spesso, che ad un paio di metri al disotto della superficie ed in una g-raude estensione d'acqua, questa specie è molto abbondante. Inoltre essa è una delle forme più frequenti che si rinvengono nel risultato delle reti aperte che ordinariamente pescano nel golfo di Napoli con 100 a 200 metri di cavo, per i bisogni della Stazione Zoologica. Tutto ciò dimostra che questa Sappìdrina vive solo negli strati più rischiarati del mare. SappJtirina maculosa Gsbrt. Molti esemplari nella 46 e varii nella 58 e GÌ. In detti casi fu sempre raccolta con reti aperte nelle adiacenze di Cain'i e presso le Eolie. Sapphirina vorax Gsbrt. Alcuni esemplari nella 19, raccolti col grande bertovello. Sefella gracilis Dana. Varii esemplari nelle 8, 25, 55, 60. Sup- pongo che questa specie sia pauteplanktonica , poiché fu pescata a profondità molto diverse. Stante la sua piccolezza, è difficile tal- volta stabilire sicuramente se è stata raccolta con la rete a chiusura, alla profondità in cui essa ha pescato. Temora stìjlifera Dana. Fu raccolta in tutte le retate fatte con le reti aperte e con quelle a chiusura che lavorarono con non i)iù di 100 metri di cavo. Rappresenta una forma tipica phaoplauktonica, ed unitamente ad altri Copepodi costituiva la maggior parte del materiale raccolto dalla retata 49 che pescò con 50 metri di cavo. Thauninleus sp. Alcuni esemplai! nelle retate 17, 29, 31 , fatte tutte con reti aperte, e propriamente, in due casi con la slitta di fondo, e neir altro caso col grande bertovello, che non dovette pescare lungi dal fondo, poiché per una profondità di 100 metri furono filati 250 metri di cavo. Per conseguenza, non è del tutto escluso che questi animali vivono o sul fondo o poco al disopra di esso. Del resto, ciò non dovrebbe arrecar meraviglia, poiché si sa che questo Copepodo, in certi stadii, vive parassita sugli Anellidi bentonici. Varie specie appartenenti ai generi Leuckartia^ Candace, Oithona, Centropages e Corgcaeus si raccolsero in quasi tutte le reti aperte, ed in quella a chiusura quando pescò negli strati superficiali. Spe- cialmente nella retata 49, fatta con rete a chiusura e con 50 metri di cavo, le suddette forme costituivano la maggior parte del mate- riale pescato. Esse son tutte indistintamente phaoplanktoniche. Spoglie di diversi Copepodi. Se ne trovarono in una certa abbondanza nelle retate 12, 24, 28, 32, 33, 31, 41, 43 e 47. Nel maggior numero dei casi, le spoglie furono raccolte con la rete a 200 Sülvatorc Lo Bianco oliiiisura che pescò con 1000 — 1900 metri di cavo, e solo quattro volte con reti aperte e con 1700 — 2000 metri di cavo. L'esistenza negli strati profondi del mare di una quantità con- siderevole di spoglie di Copepodi, i quali sono senza dubbio i più numerosi fra le forme pelagiche, è un fatto molto importante, perchè essi , contenendo anche in minima parte della sostanza organica, possono contribuire efficacemente all' alimentazione delle forme pro- fonde, siano plantoniche che bentoniche. Nella massa del Plankton pescato dal Purìtan, si trova come al solito una quantità enorme di Copepodi, la cui determinazione richiede un esame accuratissimo, possibile solo nel caso di uno studio speciale. Per conseguenza, mi sono limitato ad indicare soltanto le specie da me conosciute, o quelle tanto peculiari, da poter essere facilmente determinate; e ciò all' unico scopo di dare una idea della diffusione verticale di alcuni rappresentanti di questi piccoli Crostacei. Cirripedi. NatqjUus eques Chun. Un solo esemplare nella re- tata 7, fatta col grande bertovello e con 250 metri di cavo metallico nelle vicinanze di Capri. Questa forma larvale si pesca per la prima volta nel Mediterraneo. Il Chun la pescò con una rete aperta che arrivò fino a 1000 metri di profondità, tra l'isola di Madera e la terra ferma. Essa appartiene al ciclo evolutivo di una specie di Lepas. Naiqìlius hastatus Chun. Un solo esemplare nella 58, dalle acque delle Eolie. Essendo stato pescato col grande bertovello, è probabile che sia stato raccolto negli strati superficiali. Finora anche questa larva non era stata mai segnalata nelle acque del Mediterraneo. Essa conoscevasi solo per tre esemplari raccolti dal Chun^ durante il mese di Dicembre alla superficie delle acque di Orotava (isole Canarie). Naupliìis loricatìis Chun. Un esemplare nella retata 8. Anche questa forma fu raccolta con rete aperta (slitta di fondo) che pescò con 350 metri di cavo nelle adiacenze di Capri. Essa è piuttosto rara nel Golfo e sue adiacenze; io stesso ne pescai rari individui dal Settembre all' Agosto con reti aperte che pescarono con 200 metir di cavo. Durante l'inverno vien spinta alla superficie col Knepho- plankton. 1 C. Chun, Atlantis. Die Nauplicn der Lepaden. in: Bibl. Z. 19. Heft 1896. Le pesclic abissali eseguite ila F. A. Krupp col Yacht Puiitan ecc. 207 Altre piccole forme di Nanplius appartenenti al genere Lepas furono pescate nella 44 e nella 50; la prima fatta con rete aperta, la seconda con quella a chiusura e con 100 metri di cavo. Nauplius di Balanus sp. Alcuni esemplari nelle 49 e 50; in ambo i casi raccolti con rete a chiusura e rispettivamente con 50 e 200 metri di cavo. Stadii cipridiformi. Ne vidi un esemplare nella 27 ed uno nella 54, raccolto nel primo caso con rete aperta, nel secondo con rete a chiusura e 200 metri di cavo Tutte queste larve di Cirripedi furono trovate nello strato super- ficiale; quindi esse sono phaoplanktoniche. Del resto, il loro potere eliotropico è da qualche tempo ben conosciuto. Dafuidi. Podon mteruiedius Lilljbg. Varii esemplari nelle 42 e 49; nel primo caso con rete a chiusura e 50 metri di cavo nelle vicinanze di Capri, e nel secondo col grande bertovello tra Capo Corso e Monaco. Questa piccola forma vive anche nella zona superficiale; cioè, da pochi metri al disotto della superficie fino ad un centinaio di metri di profondità. Evadile spinifera Kr. Alcuni esemplari nelle 41 e 43, molti nelle 46, 59 a e 59 b, tutte fatte con reti aperte, tanto nelle acque di Capri che in quelle delle Eolie, e tra Capo Corso e Monaco. Quelli delle 59 a e 59 b furono pescati rispettivamente ad 1 ed a 10 metri di profondità. Essa è una forma tipica phaoplanktonica, e talvolta nei mesi di Luglio ed Agosto popola a miliardi la super- ficie del Golfo. Vermi. Oeflrei. Larve di Echiurus sp. Ne furono raccolti varii esem plari nelle seguenti retate: 3, 7, 17, 23, 24, 31, 37, 45, 49, 50. Eccetto tre retate fatte con reti a chiusura e con 40—100 metri di cavo, tutte furono fatte con reti aperte. Il rinvenimento di (jueste larve nel Knephoplatfkton del golfo (li Na])oli, larve che appaiono ogni anno costantemente dal Gennaio al Marzo, meravigliava non poco, poiché fin all' inizio delle pesche organizzate dal Signor F. A. Krupp non si era mai trovato un Echiuride, ne nel Golfo ne nel Mediterraneo. Ora, essendone stati raccolti ad oltre 1000 metri di profondità, un esemplare dal Maia e due dal Puritau, si spiega facilmente 208 SalvJitore Lo Bianco l'apparizione di queste larve alla superficie, aumentando così gli esempii già noti di animali abissali a larve superficiali. Larve di Sipiincidus. Ne furono pescate in vario numero con \ 6 retate, delle quali soltanto cinque fatte con reti a chiusura e con 100 — 400 metri di cavo. Anche queste larve debbono considerarsi come superficiali, poiché esse vivono ordinariamente a profondità variabili dai 50 ai 200 metri e talvolta anche a profondità maggiori. Esse rappresentano degli stadii più avanzati che già incominciano ad avviarsi verso il fondo. Si rinvengono dal Gennaio al Marzo e sempre in (quantità piuttosto piccola. Actinotrocha di Phoronis ^^. Un solo esemplare nella retata 7, eseguita col grande bertovello e con 250 metri di cavo. General- mente questa larva è rara nel golfo di Napoli e si pesca casual- mente dal Novembre al Giugno. Una piccola forma molto frequente, ed in tutti gli stadii di sviluppo, si raccoglie dal Febbraio al Maggio nel lago Fusaro presso Cum a. Nel golfo vivono la Phoronis Koivaleivskyi Caldw. e la PJwronis psamnw- pkila Cori; quest' ultima soltanto da un paio d'anni è diventata uno degli animali più comuni che popolano i fondi arenosi littorali del Golfo. Phascolosoma sp. Alcune larve nella 30 bis, raccolte alla super- ficie con rete aperta, alla profondità di 10 metri. Tutte le larve di Gefirei, raccolte dal Puritan, furono pescate nella zona superficiale, e la maggior parte di esse da pochi metri al disotto della superficie, fino a circa 200 metri di profondità. Auellidi. Nectochada Grimaldii Mrzll. Un solo esemplare nella retata 46, eseguita col grande bertovello e con 2000 metri di cavo. L'animale è piuttosto maltrattato e privo di elitre. Un altro esem- plare fu pescato per la prima volta nel Mediterraneo dal Maia, usando pure la medesima rete e 1500 metri di cavo. Essendosene pescato un esemplare nell Atlantico a circa 2000 metri di profon- dità, non è improbabile che questa forma sia abissale. Larve di*Polynoidi. Varii esemplari di circa 1 mm. di lun- ghezza furono raccolti nella retata 24, fatte con rete aperta. Aldopa Cantrainii D. Ch. Varii pezzi appartenenti a questa specie furono pescati nelle retate 7, 27, 31, 46, fatte tutte con reti aperte. Basandomi sul fatto che ([uesta specie fu raccolta dal Chln dalla superficie fino alla profondità di 1300 metri, suppongo che essa rappresenti una forma panteplauktouica. I 1 Le pesche abissuli eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 209 Durante l'inverno e la primavera si raccoglie spesso ad un cen- tinaio di metri di profondità e nel Plankton profondo che vien spinto alla superfìcie dalle correnti inferiori. Ästerope candida D. Ch. Pezzi ed esemplari interi nelle retate 31, 3S, 61, tutte eseguite con reti aperte. Per conseguenza non si può dir nulla sulla sua difilìisione verticale. Come molti altri Alciopidi, anche questa specie viene spinta alla sui)erticie durante l'inverno e la primavera. Vanadis cristallina Greeff. Fu pescata in 13 retate diverse, delle quali solo due fatte con reti a chiusura e con 40 — 400 metri di cavo metallico. Anche questa specie non fu mai pescata con reti a chiusura oltre i 150 metri di profondità, e perciò, fino a dimostrazione con- traria, è da considerarsi come forma knephoplanktonica. Vanadis formosa Cip. Se ne raccolsero dei frammenti nella 31, 38 e 58, tutte eseguite con reti aperte e mai con quelle a chiusura. Ciò mi fa supporre, che come la maggior parte degli Alciopidi, anche questa specie sia knephoplanktonica. Callixona nasuta Greeff. Un esemplare nella 29 ed uno nella 31, ambedue eseguite con reti aperte e la 29 con soli 250 metri di cavo. CaìlÌ7,ondla lepidota var. Krohnii Apst. Fu raccolta nelle retate 16, 23, 27, 31. 37, 46, 51, tutte eseguite con reti aperte, tranne la 51 che rappresenta una retata fatta con rete a chiusura e con 200 metri di cavo. Corynoccphalus albomacidatus Lev. Un esemplare nella 23, uno nella 38 ed uno nella 58, tutte fatte con reti aperte. 11 colore di questo bellissimo Alciopide e di un violaceo leggiero sul dorso, con le elitre trasparenti e che hanno venature anche violacee; gli organi fosforescenti sono nerissimi e gli occhi aranciati. Dei tre esemplari raccolti, due provengono dalle vicinanze di Capri ed uno, il più grande, dalle acque della Eolie. Sebbene questa rarissima specie sia indicata dall' Apstein come vivente nel Mediterraneo, purtuttavia quest' autore non cita la loca- lità in cui fu rinvenuta. Conjnocephahts tennis Apst. Due esemplari nella 23 ed uno nella 58 (reti aperte). Dei tre esemplari raccolti, due provengono dalle vicinanze di Capri ed uno dalle Eolie. Questa specie fu trovata per la prima volta dall' Apstein tra il materiale raccolto dal personale della Stazione Zoologica nel golfo Mittlifilungen a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. 14 i 210 Salvatore Lo Bianco di Napoli; è quindi la seconda volta che essa s'incontra nel Medi- terraneo. Tutti gli Alciopidi raccolti dal Puritan furono pescati o con reti aperte o con quelle a chiusura che non lavorarono oltre i 100 metri di profondità. Dei risultati simili ottenne anche il National, il quale nel- l'Atlantico non pescò mai degli Alciopidi con retate ben riuscite e fatte mediante reti a chiusura a profondità rilevanti. Solo il Chun potè raccogliere questi Anellidi, tanto nel golfo di Napoli che nelle sue adiacenze, e dalla superficie fino ad una pro- fondità di 1 300 metri ; per conseguenza è molto probabile che gli Aleio})idi vivano ordinariamente nella zona rischiarata, e solo acci- dentalmente in quelle oscure. L'Apstein dice che gli Alciopidi non vivono mai in un grande stuolo di individui, poiché in generale se ne trovano pochi in ognuna delle retate fatte. Fino ad un certo punto, ciò è vero; ma in una giornata di Marzo, vidi nelle vicinanze dei Faraglioni di Capri migliaia di esem- plari di Asteròpe candida D. Ch. galleggianti alla superficie in uno spazio di trenta metri quadrati. Lo stesso posso dire dell' Alciopa Cantrainii D. Ch. che talvolta in primavera vien raccolta comune- mente nelle correnti littorali, spintavi da quelle profonde. Tomopteris Kefersteinii Greefi". Questo piccolo Anellide fu raccolto in non meno di 40 retate diverse. Nelle retate 49 — 55, fatte allo scopo di raccogliere gli ammali delle varie zone della medesima località, questa specie fu raccolta in tutte le diverse retate; cioè, da quella eseguita con 50 metri di cavo, fino a quella fatta con 600 metri; come pure fu raccolta in molte retate fatte con rete a chiusura e con 1200 metri di cavo. Il risultato di tutte le retate fatte dimostra chiaramente che questo Anellide è la più caratteristica forma panteplanktonica del Mediterraneo. E ciò, perchè oltre ad essere stato pescato nel golfo di Napoli e sue adiacenze, fu anche rinvenuto a Messina, alle Eolie, tra Capo Corso e Monaco, ad Algeri ed in varie altre località. Anche nell' Atlantico, la Tomoptens Kefersteinii Greefi" è molto costante e frequente nella zona calda. Senza alcun dubbio, questa sjiecie, contrariamente a ciò che aff'erma il Ciiun, è molto più frequente della T. euchaeta Chun. Tomopteris euchaeta Chun. Un solo esemplare nelle segueuti Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 211 retate: 6, 16, 26, 27, 28, 33, 43, 46 e 61 ; due esemplavi nelle 19 e 03, e varii nelle 23 e 52. Quest' altra specie vive ordinariamente nella zona oscura, es- sendo stata trovata una sola volta nella rete a chiusura che pescò con 300 metri di cavo, e tre volte con quelle che raggiunsero pro- fondità corrispondenti a 1100—1200 metri di cavo. Spontaneamente non si avvicina mai tanto alla superfìcie quanto la specie precedente. Ciò è avvalorato anche dal fatto, che il Chux la trovò sempre a profondità molto rilevanti, tanto da indicarla come specie tipica abissale. Toinopteris scolopendra Kef. Un esemplare in ognuna delle retate 7 e 61. Essa deve essere molto rara, avendola visto pochis- sime volte nel Plankton di profondità che si raccoglie per gli usi del laboratorio della Stazione Zoologica. Dei due esemplari pescati, uno fu catturato col grande bertovello e con 250 metri di cavo presso Capri, l'altro con la medesima rete e con 1200 metri di cavo nelle vicinanze delle Eolie. lospilus pìialacroides Vig. Pochi esemplari nelle retate 16, 19, 23, 26, 27, 44, 47 e 52. Di queste, solo due rappresentano reti a chiusura; e propriamente, la 47 con 1900 metri di cavo, e la 52 con 300 metri. Non si è proprio sicuri se questa specie sia stata catturata ad una profondità corrispondente ai 1900 metri di cavo filati per la retata 47, poiché in questo caso, la rete fu preventivamente speri- mentata alla profondità di 10 metri. L'aver raccolta quasi sempre questa specie con reti aperte ed una sola volta con una retata a chiusura eseguita con soli 300 metri di cavo e sicuramente riuscita, l'averla inoltre pescata spesso nel Golfo in media ad una profondità di 100 metri, mi fa supporre che questa specie debba vivere soltanto negli strati rischiarati. Phahcrojjhorus jìktiis Greeü\ Pochi esemplari nelle retate 3,31 e 58: e propriamente, la prima fatta con rete a chiusura e con 40 metri di cavo, e le altre due con reti aperte. Questa specie vive insieme alla forma precedente di cui ha la stessa distribuzione verticale. Anche nell" Atlantico essa fu pescata dal National, nella zona rischiarata. Po ììtodora pelagica Greeff. Un esemplare nella 58. Questa specie era conosciuta finora soltanto nella baia di Algeri. Io ne ho vedute rare volte nel golfo di Napoli, nel Plankton profondo che viene spinto 14* 212 Salvatore Lo IManco lilla superficie durante l'inverno e la primavera. L'esemplare pescato dal Turitan proviene dalle adiacenze delle Eolie; è quindi la i>rima volta che la specie è segnalata nel mar siculo. Pelagohia longecirrata Greelt'. Un esemplare nelle retate 16, 23, 41, 42 e 53. La sola volta che fu catturata con rete a chiusura, si adoperarono 400 metri di cavo. Benché essa sia generalmente con- siderata come forma abissale, io non ho potuto mai costatarlo. Il Reibisch^ dice, che nell' Atlantico questa specie vive da 300 a 1700 metri di profondità. Nel Mediterraneo era conosciuta finora soltanto nella baia di Algeri, ove fu raccolta dal Viguier^; per conseguenza è la prima volta che si rinviene nelle adiacenze del golfo di Napoli e tra Capo Corso e Monaco. Pedìnosoma curtum Reibisch. Alcuni esemplari nelle 54, 12 nella 56 e pochi nelle 57 e 58. Questo piccolo Anellide, scoverto per la prima volta dal ]Maia nel Mediterraneo, fa catturato di bel nuovo dal Puritan; e propria- mente, due volte con rete a chiusura e con 500 e 1000 metri di cavo (ncir ultimo caso furono trovati i 12 esemplari), e due volte con reti aperte che lavorarono con 2000 — 2500 metri di cavo. Questa specie, pescata nell' Atlantico costantemente a 200 metri di profondità, rappresenta probabilmente una di quelle forme pante- ])lauktoniche che non si avvicinano molto alla superficie. Ebbi l'agio di osservarli viventi, appena furono catturati: il corpo e specialmente il sistema digerente sono di un bel colore roseo, mentre che i parapodii e le setole sono di un giallo chiaro. La loro lunghezza e di circa 2 mm. ; nuotavano rapidamente nel recipiente che li conteneva. Lopadorìiijììchns Viguierii Reibisch. Cinque esemplari nella retata 61, eseguita con rete aperta e con 1200 metri di cavo presso le isole Eolie. Questa specie fu trovata dal Viguier (op. eit.) nella baia d'Algeri ed identificata come Lopadoi'Jnpichtis Kroknii Cip. Il Rkibisch, disponendo dei due soli esemplari pescati dal National nel mar di Sargasso, ne ha fatto una nuova specie; sicché è la prima volta che questo interessante Anellide vien catturato nel mare siculo. 1 J. Reibiscii, Die pelagisclien Phylloilocklen und Typhloscoleciden. in: Ergeb. Plankton-E.xped. Bd. II. II. e. 1S95. - C. ViGUiER, l",tudes sur les animaux inférieurs de la baie d'Alter, in: Arch. Z. Expér. (2) Tome 4. 1886. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 213 Gli esemplari pescati hanno una lunghezza dai 3 ai 4 mm. Lopadorhìincìms Krohnii Cip. Uno o più esemplari nelle retate 22, 26, 27, 28, 56 e 58. Questa specie fu raccolta tre volte con la rete a chiusura che lavorò con 900 — 1200 metri di cavo. Fu pure pescata con reti aperte che raggiunsero una profondità di circa 1500 metri. Vieu pescata spesso dal personale della Stazione Zoologica nel Plankton raccolto da 50 — 200 metri di profondità; per conseguenza, questo Lopadorhynclius deve annoverarsi fra le forme panteplank- toniche. Lopadorltìjuchus naUonalis Eeibisch i. Un grande esemplare, lungo 15 mm. nella 43, eseguita col grande bertovello e con 2000 metri di cavo metallico, tra Capo Corso e Monaco. È la prima volta che questa specie viene raccolta nel Mediterraneo, essendo finora conosciuta soltanto nella corrente equatoriale (Atlantico), per tre esemplari pescati dal National. Lopadorhynclius brevis Grube. Furono pescati degli esemplari piuttosto giovani nelle seguenti retate: 8, 13, 16, 26, 27, 30, 31, 44, 45, 46, 51. Questa specie fu pescata soltanto due volte con rete a chiusura; e propriamente, nel primo caso con 1000 metri di cavo e nell' altro con 200 metri. Il Ciiun ne pescò con la rete a chiusura a 1000 ed a 1200 metri di profondità nelle adiacenze di Ischia; sicché questo Anellide può sicuramente riunirsi alle forme panteplanktoniche. Dal Dicembre al Febbraio, tanto nel Phaoplankton quanto in quello raccolto fino a 200 metri di profondità, si rinviene un gran numero di Trochosphaera appartenenti al genere LopadorhtjncUus. Esse si riferiscono sicuramente a due forme differenti, essendovene di quelle col sistema digerente di un colore aranciato, ed altre più grandi dalla tinta generale bruna. Le prime furono caratterizzate come appartenenti al L. JùvJmii, le seconde al L. brevis ; ma essendo state trovate le altre due specie, questa loro identificazione deve essere riveduta. La presenza di queste larve alla superficie dimostra che animali panteplanktonici possono avere delle forme larvali esclusivamente superficiali. ^ Ringrazio sentitamente il Dr.,J. Eeibisch per la bontà avuta di deter- minare questa specie, il L. Vùjuierii ed alcune altre già conosciute. 214 Salvatore Lo Bianco Typhìoscolex Miillerii W. Buscb. Un individuo nella 54 ed uno nella 58 ; la i)riina eseguita con rete a chiusura e con 500 metri di cavo, la seconda con rete aperta e 2500 metri di cavo. Essa è una forma piuttosto rara, e talvolta vieu pescata anche in minore pro- fondità. Suppongo che viva soltanto nella zona rischiarata, poiché anche il National la pescò spesso ncU' Atlantico a 200 metri di pro- fondità. SagitteHa Koimlewsh/ì N. Wagn. Un solo esemplare nelle se- guenti retate: 10, 20, 25, 2S, 32, 33, 36, 37, 3S, 46, 51, 53, 55, 61; due esemplari nella 54, e varii nella 58. Per le sette retate ese- guite con rete a chiusura in cui si trovarono questi Auellidi, furono adoperati da 200 a 1 000 metri di cavo. Anche nell' Atlantico questa specie fu trovata costantemente dal National da 200 — 1000 metri di profondità; sicché anch' essa è una di quelle specie panteplanktoniche che si avvicinano poco alla superficie. Nel Golfo è una forma piuttosto rara, che spesso, dopo forti tempeste di Scirocco e di Libeccio, viene spinta dalle correnti pro- fonde alla superfìcie. Fra le varie larve di Anellidi che si rinvengono in gran numero nel Plankton raccolto, ho potuto riconoscere le seguenti. Chaetosphaera sp. Pochi esemplari nelle retate 10, 38, 42, 45, 52, 54, 55. Questa larva, molto caratteristica per la grandezza e per la forma speciale delle sue setole, non era stata mai segnalata nel Medi- terraneo. Ne furono trovati degli stadii molto avanzati nelle 16 e 52. L'Haecker 1 ne ha descritte due forme diverse, raccolte dal Falk e dal National nell' Atlantico. Il Puritan le raccolse tre volte nella rete a chiusura che pescò con 300, 500 e 600 metri di cavo metallico. Dette larve furono in maggior parte pescate nelle vicinanze di Capri. Larve di Spioidei nelle 19, 30 bis, 42, 45 e 50. Larve di Aricidi nelle 16 e 37. Larve di Chactopfrnis nella 23. Larve di Tercbellidi nelle 7, 8, 16, 27, 31 e 52. Inoltre, varie altre forme larvali indeterminate furono raccolte nelle 16, 25, 2s, 30, 31, 35, 46, 55. Chetogiiati. Sagitta bipunctata Q. G. Questa comunissima forma fu i)escata per lo più con reti ai)erte che solcarono la zona super- • V. Haeckeh, Die pelagischen Pplychaeten- und Achactcnlarven. in: Ergeb. Piankton-Expeil. Bd. 2. II. d. 1898. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 215 liciale e solo tre volte con rete a chiusura che lavorò con 50 — 100 metri di cavo. Il Chun ed il Maia hanno ottenuto i medesimi risultati; sicché è sicuro che questa specie fa parte del Phaoplaukton, cosa che avevo diggià accennata. Sagitta enfiata Grassi. Varii esemplari nelle retate 4, 7, 8, 19, 27, 45, 50, 51, molti nella 52 e varii nella 53. Di queste retate, ciuque furono eseguite con rete a chiusura e con 1 00 — 400 metri di cavo; sicché questa forma vive negli strati d'acqua rischiarati, restando sempre una dozzina di metri al disotto della superficie. Sagitta hexaptera DOrb. Fu pescata varie volte con reti aperte e solo due volte con quelle a chiusura e con 1000 metri di cavo. Mancano dei dati sicuri per poter stabilire la diflFusione verticale di questa specie. Sagitta lyra Krohn. Questo Chetognato fu pescato in non meno di 40 retate diverse; tra le quali, 17 fatte con rete a chiusura e con 50 — 1900 metri di cavo metallico. In generale, nelle piccole profondità, 100 — 140 metri, si raccolgono soltanto giovani esemplari di tali vermi, mentre che a profondità maggiori vivono in quantità gli individui più grandi. Non v' è dubbio che questa specie a})})ar- tiene alla categoria degli animali tipici i)auteplanktonici, essendo essa comuuissima in tutte le varie zone, da poco al disotto della superficie fino a 1500 metri di profondità. Essa si conosceva nel golfo di Napoli e nelle acque di Messina; il Puritan la trovò pure nelle adiacenze delle Eolie e tra Capo Corso e Monaco. Sagitta magna Lgrs. Un esemplare nella 18, tre nella 21, uno nelle 23, 27, 42 e 53, due nella 58. Tutte queste retate furono fatte con reti aperte, tranne la 53 che pescò con rete a chiusura e con 400 metri di cavo metallico. I dati raccolti per la batimetria di questa specie sono tropjìo incompleti per poter concludere qualche cosa al riguardo. L'unico esemplare raccolto con rete a chiusura proviene dagli strati rischia- rati. Questa specie era finora conosciuta nelle acque di Napoli ed in quelle di Messina; il Puritan la pescò pure nelle adiacenze delle Eolie. Sagitta serra todcntata Krohn. Questa specie fu raccolta in non meno di 26 retate, delle quali 10 eseguite con rete a chiusura e con 100— 1100 metri di cavo. Anch' essa rappresenta una delle più tipiche forme panteplanktoniche, e ciò, oltre che dalle pesche del 216 Salvntore Lo Bianco Maia e del Puritan, è avvalorato anche dal fatto, clic il Cuun la raccolse dalla su})erficie fino alla profondità di 1300 metri. Questa Sagitta, conosciuta nel golfo di Napoli e nelle acque di Messina, vicD segnalata per la prima volta in altre località del Mediterraneo (Eolie e tra Capo Corso e Monaco). Spadella draco Lgrs. Un solo esemplare in ognuna delle seguenti retate: 7, 9, 23, 29, 61, e due nella 25, tutte eseguite con reti aperte. È importante il fatto che questa specie fu catturata con quelle poche retate fatte in minori profondità. Sebbene non vi siano dei dati sufficienti onde poter stabilire con certezza la diffusione verticale di questa specie, pure, sia perche essa non fu mai raccolta con reti a chiusura, sia perchè talvolta fu pescata nel Golfo con reti che arrivarono a profondità non maggiori di 100 metri, credo che questa specie viva nelle regioni rischiarate del mare. Nel ricercare i Chetognati dal Plankton raccolto, sono stato spesso colpito da esempii, che dimostrano la grande voracità di questi animali, generalmente ritenuti come forme innocue e deboli. Infatti il Grassi!, parlando delle loro abitudini, dice: »Questi animali, non ostante che siano di una delicatezza incredibile, che muoiano per il minimo urto, che vengano divorati da molti altri« ecc. Per esempio nella retata 38 ho veduto varii esemplari di Sagitta hexaptera fissati nelP atto che ingoiavano VEuchaeta acuta Gsbrt. e delle larve misidiformi dell' Aììialopenaeus clegans Smith; nella retata 46, una Sagitta Igra Krohn. che aveva ingoiato a metà un esemplare di Euprimno macropus Guér., forte e grosso Iperide — di questo caso ho voluto dare un disegno (Fig. 30 Tav. 8 — inoltre nella 51, delle Sagitta enfiata Grassi, che avevano divorato numerosi esemplari di Hemicalanus longicornis Cls. Eiiteropueusti. Una sola larva, e propriamente la Tornaria Krohnii Speng., fu raccolta con la retata 50, eseguita con rete a chiusura e 100 metri di cavo metallico. Briozoi. Cyphonautes. Numerosi esemplari nelle retate 32 e 52, eseguite con rete a chiusura, che pesco nel primo caso con 1000 metri di cavo, nel secondo con 300 metri. Queste larve, 1 B. Grassi, I Chetognati. iu: Fauna Flora Golf. Neapel 5. Bd. 1883. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 217 appartenenti al genere Membranipora^ si trovano spesso nel Plankton di superfìcie dal Gennaio al Giugno. È probabile clie questi Cypho- nautes differiscano da quelli della superficie e che appartengano ad una specie profonda di questo Briozoo. Echinodermi. Siuaptidi. Varie Auricularia nelle retate 3, 7, 27, 21; di queste, solo la 3 rappresenta una retata fatta con rete a chiusura e con 40 metri di cavo. Si sa che queste larve sono superficiali. Asteridi. Una Bipinnaria nella 27 (rete aperta). Olìuridi. Giovanissimi esemplari appena staccati dal Pluteus nella 49 (rete a chiusura con 50 metri di cavo). Celenterati. Aiitoniediise. Pandea conica Esch. Un solo esemplare nella 19, eseguita col grande bertovello. Durante l'inverno e la prima- vera, questa specie è molto frequente nel Plankton profondo che vien spinto alla superficie. Pandea sp. Un esemplare nella 28 ed uno nella 32, ambedue fatte con reti a chiusura, e propriamente la prima con 1200 metri di cavo, e la seconda con 1000 metri. Ciò non ostante, nello scorso Agosto, ne furono trovati parecchi individui galleggianti in mezzo al Golfo; i)er conseguenza, stante la scarsezza dei dati, non è possibile dir qualche cosa di sicuro sulla loro distribuzione verticale. Questa Medusa (Fig. 1 Tav. 7) somiglia un po' alla Pandea violacea Ag, & Mayer, ma ne differisce sia per le dimensioni che pel numero dei tentacoli ; come pure, per la frangiatura della probo- scide. Per quanto abbia potuto cercare, non mi è stato possibile determinare sicuramente questa bella Medusa, la sola fra le Anto- meduse raccolta due volte con rete a chiusura e con 1000 e più metri di cavo. Traeomeduse. Rhopalonema velatiim Ggb. Varii esemplari nelle retate 7, 16, 19, 31, 37, 38, 46, 50, 52, 61. Di esse, solo due furono fatte con reti a chiusura e con 100^ — 300 metri di cavo. 218 Salvatore Lo Bianco Non mi è mai riuscito trovarla fra il materiale raccolto con reti a chiusura che raggiunsero profondità più rilevanti; ma siccome il CiiUN la pescò da 100 a 1300 metri, si può supporre che essa sia pantei)lanktonica. Aglaura hemistoma Per. Les. Alcuni individui nelle 6, 7 e 19. Di queste retate, la prima fu fatta con rete a chiusura e con 1200 metri di cavo, le altre due con reti aperte. Anche il Ciiux pescò questa specie fino a 1300 metri con reti a chiusura. Liriope eur//bia E. H. Pochi esemplari nelle 7 e 31 ed in ambo i casi con reti aperte. Homoeonema militare Maas. Un esemplare nella 46, eseguita col grande bertovello e con 2000 metri di cavo nelle adiacenze di Capri. E la prima volta che questo genere si pesca nelle acque del Mediterraneo, essendo conosciuto soltanto nell' Atlantico e nel Pacifico. Sebbene l'unico esemplare sia stato pescato con rete aperta, pure, considerando la grande quantità di cavo svolto (2000 metri), e ciò che dice lo stesso Maas, cioè che tutte e tre le specie di Honioeonema conosciute provengono da grandi profondità, si deve ammettere che essa è skotoplanktonica anche nel Mediterraneo. Narcomeduse. Aegineta flavescens Ggb. Uno o più esemplari nelle 16, 20, 41, 45. Di queste, solo la 20 fu fatta con rete a chiusura e 1000 metri di cavo. Cuaina rhododactyla E. H. Pochi esemplari nelle retate 7, 41 e 58, tutte eseguite con reti aperte. Aeginopsis mediterraneci J. Müll. Un esemplare nella retata 16 e due nella 19; in ambo i casi con reti aperte. Tctraiìlatia roUtans Busch. Una adulta nella retata 45 ed una giovane nella 54. Di queste retate, la prima fu eseguita con rete aperta e la seconda con rete a chiusura e con 500 metri di cavo. Salvo rare eccezioni, come ad esemino per \ Homoeoìicma mili- tare Maas, debbo supporre che tutte le Craspedote menzionate siano abitatrici della zona rischiarata e che solo accidentalmente vengano trasportate nella zona oscura. Un tale risultato si è ottenuto general- mente per la maggior parte delle Meduse appartenenti a questo gruppo e pescate nell' Atlantico. Acaleli. XdHsitìiol' pti)ictat(( Koell. Un solo esemplare nella retata 19, fatta col grande bertovello. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 219 PeriphyUa dodecabostrycha Brandt. Un solo esemplare nella retata 50, eseguita con rete a chiusura e con 1000 metri di cavo, nelle adiacenze di Capri. È la prima volta che questa specie vien segnalata nel Medi- terraneo, ove g-eneralmente la ftimiglia dei Periphyllidae conta po- chissimi rappresentanti, conoscendosi finora il solo genere Peripalma di Haeckel, da questi trovato nelle acque di Gibilterra. Il Prof. Maas, a cui rendo sentiti ringraziamenti per aver detcr- minato questa Medusa, mi ha detto che il principe di Monaco ha raccolto anche delle Periphylle nel Mediterraneo. La Peripliylla dodecabostrycha Brandt era conosciuta soltanto sulle coste del Chili. L'esemplare raccolto ha un diametro di 15 mm (Fig. 3 Tav. 7), e mentre tutto il corpo è trasparente, soltanto la proboscide boccale è di color arancio molto oscuro, tendente al violaceo. Anche gli organi marginali sono dell' istesso colore. L'esemplare in quistione è un giovane, avente ancora il carat- tere efiriforme, mentre che gli adulti sono conici e molto più intensa- mente colorati. L'aver raccolto questa Medusa nella rete a chiusura con 1000 metri di cavo, ed il non averla mai rinvenuta nella zona superficiale, dimostra sempre più che, a somiglianza di molte altre forme appar- tenenti alla medesima famiglia, essa è pure skotoplanktonica. Non è del tutto escluso che la Spongicola raccolta sui fondi di circa 1000 metri di profondità delle adiacenze di Capri, e descritta a pag. 209 di questo lavoro, rappresenti uno stadio (Scyphistoma) appartenente al ciclo evolutivo di questo Acalefe. Sifonofori. Diphyes Sieboldii Koell. Durante tutta la campagna, fu raccolto circa 40 volte sia con reti aperte che con quelle a chiusura. Con queste ultime fu raccolto sovente in tutti gli strati d'acqua, dalla superficie alla profondità relativa a 1200 metri di cavo. Nelle retate 49—55 eseguite di 100 in 100 metri, questa specie fu raccolta iu tutta la massa d'acc^ua fino alla lìrofondità di circa 600 metri. Anche i risultati ottenuti dal Ciiun nel golfo di Napoli corri- spondono a quelli del Maia e del Puritan; cosicché si può affermare con la massima sicurezza, che il Diphyes Sieboldii è una delle forme panteplanktoniche più tipiche e più comuni. Gakolaria aiirantiaca Vogt. Varie campane natanti, appartenenti a questo Sifouoforo, furono raccolte nella retata 58. 220 Salvatore Lo Bianco Abiihi pentagona Eseh. V;irii esemplari adulti furono pescati in 22 retate; giovani esemplari nelle retate 7, 16, 46 e 61. Delle 22 retate, 5 furono fatte con rete a chiusura e con 600 — 1100 metri di cavo. Senza alcun dubbio, anche questo Sifonoforo ha la stessa distri- buzione verticale del Diphijcs Sieholdii Koell, e sebbene non sia tanto frequente quanto (juesto, purtuttavia si trova spesso nelle varie zone comprese tra la superficie ed i 1100 metri di profondità: per conseguenza esso rappresenta pure una caratteristica forma pante- plauktonica. Hippopodius luteus Koell. Ne furono raccolte delle campane natanti in non meno di 22 retate, di cui 8 eseguite con reti a chiusura e con 50 — ^1100 metri di cavo. Anch' esso fa parte della fauna panteplanktonica. Spesso ne furono raccolte anche delle giovani colonie, ma solo con reti aperte. Hippopodiiis pentacanthiis Ggbr. Campane natanti o frammenti di colonie nelle retate 13, 32, 45, 46, 47, 58, fatte metà con reti aperte e con 1200 — 2500 metri di cavo, metà con reti a chiusura e con 1000—1900 metri di cavo. Questa rarissima forma di Calicoforide non è stata mai pescata a profondità inferiori ai 300 metri; profondità, in cui è situata la zona generalmente esplorata per i bisogni della Stazione Zoologica. Nello spazio di trent' anni, solo due volte è stata raccolta ([uesta specie nel Plankton profondo che vien spinto alla superficie. Per conseguenza, basandomi sulla cattura fatta con le reti a chiusura che lo raccolsero, sulle profondità a cui furono immerse le reti aperte che anche ne rinvennero, e sulla sua completa assenza nella zona rischiarata, posso concludere che questo Sifonoforo è una tipica forma skotoplanktonica. Questa specie era conosciuta finora soltanto nel golfo di Napoli e nelle ac([ue di Messina. Oltre che nelle adiacenze di Capri, il Puritan la raccolse anche presso le Eolie. Monopliyes gracilis CI. Furono raccolti varii esemplari di questa specie in 17 retate, di cui soltanto 4 eseguite con rete a chiusura; e propriamente, 3 con 40—300 metri di cavo, ed una con 1000 metri. Questa specie, essendo raccolta costantemente nel Golfo col Plankton superficiale o a i)Oche centinaia di metri di profondità, deve essere compresa tra le forme viventi nelle regioni più rischiarate del mare, potendo solo accidentalmente essere trasportata nella zona oscura. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yaclit Purltan ecc. 221 Anehe il Ciiun la i)escò o alla superficie, oppure a piccole profondità. Prai/a cUpìnjes Graeffc. Campane natanti nella retata 5, giovani colonie nelle 31 e 37; e propriamente, la prima eseguita con rete a chiusura e con 900 metri di cavo, e le altre due col grande berto- vello. Pmya cymhiformis D. Ch. Una grande campana natante fu raccolta nella retata 61, eseguita col grande bertovello presso le Eolie. Apolemia uvaria Esch. Frammenti di colonie nelle retate 38 e 52; la prima eseguita con rete aperta, la seconda con rete a chiusura e 300 metri di cavo. Rhkophijsa fdiformis Forsk. Un pneumatoforo ed un pezzo di colonia con alcuni polipi nella retata 40, eseguita col grande berto- vello (rete a grosse maglie), e con 1000 metri di cavo. Velella spirans Esch. Larva di 1 mm. nelle retate 7, IG, 19, 41, 44, 46 e 50, dì cui solo l'ultima fatta con rete a chiusura e con 600 metri di cavo. Sicché questi stadii larvali vivono senza dubbio nella zona superficiale. Physophoridae. Una forma, che non ho potuto determinare, fu raccolta sempre in frammenti nelle retate 16, 20, 32, 41 e 61. Essa è molto probabilmente skotoplanktonica. Ctenofori. Bero'è ovata D. Ch. Un esemplare nella retata 2, dei frammenti nelle 24 e 26, tutte eseguite con reti aperte. Molto prol)abilmente ([uesta forma vive soltanto nella zona molto rischiarata. Nella retata 3, eseguita con rete a chiusura e con 40 metri di cavo, furono raccolte varie uova appartenenti a questa specie, la quale, quasi tutto l'anno e specialmente durante l'inverno e la primavera, trovasi con molta frequenza alla superficie del Golfo e talvolta in ([uantità enorme. Cestus veneris Les. Varii grossi frammenti nella retate 13 e 37, di cui la prima eseguita con rete a chiusura e 1000 metri di cavo e l'altra col grande bertovello. Anche il Ciiun, nelle vicinanze di Ponza, pescò questo Ctenoforo con reti a chiusura, contempora- neamente alla superfìcie ed a 1200 metri di profondità. Cosicché, tino a prova contraria, esso è da considerarsi come panteplanktouico. Autozoi. Siphonactinia Boecldi Dan. K. Larve nelle retate 7, 27 e 46, tutte eseguite col grande bertovello. 222 Salvatore Lo Bianco Queste larve hanno il corpo rigonfio e cilindrico, della lunghezza di 5 mm. e del diametro di 3; sono di color giallognolo con pig- mento bruno. Allevate nei piccoli acquarli, si transformarono dopo qualche tempo nella Siphonactmia Boeckii Dan. K., Attinia pescata una sola volta a Bocca grande alla profondità di 700 metri circa. Essa non è stata mai segnalata nel Mediterraneo. Delle larve, messe ad allevare nell' acquario nel mese di Feb- braio, erano già divenute nell' Agosto delle piccole Attinie, della lunghezza di 15 mm. Numerose larve, appartenenti a varii Actinidi e forse ad altri Antozoi, furono raccolte in circa 20 retate diverse eseguite sia con reti aperte che con quelle a chiusura. Queste ultime lavorarono in tutte le zone, dalla superficie a 12U0 metri di profondità. Protozoi. Foramiuiferi. Glohigerimi bulloides d'Orb. Questa specie fu raccolta in 17 retate diverse, di cui 7 eseguite con reti a chiusura e con 50 — 1200 metri di cavo. Nella serie di retate fatte con reti a chiusura di 100 in 100 metri (49 — 55), questa specie fu raccolta in tutta la massa d'acqua, dalla profondità relativa a 50 metri di cavo fino a quella di 600 metri; per conseguenza deve considerarsi come panteplanktonica. Glohigerina in/lata d'Orb. Pochi esemplari nelle retate 31 e 47, di cui una eseguita con rete aperta e l'altra con rete a chiusura e 1900 metri di cavo. Glohigerina sacctdifei'aBrsidy. Alcuni esemplari nella retata 31, eseguita col grande bertovello. Finora non essendo stata segnalata nel Mediterraneo, suppongo che questa specie sia nuova per questo mare. Orhulina universa d'Orb. Fu raccolta in 19 retate diverse, di cui 7 eseguite con rete a chiusura e con 200—1000 metri di cavo. Questa specie, essendo stata spesso pescata nel Golfo, dalla super- ficie a 200 metri di profondità, dev' essere annoverata tra le specie panteplanktoniche. Ilatitigerina pelagica d'Orb. Varii esemplari nelle retate 31, 41, 5S e 61, tutte eseguite con reti aperte. Non l'ho trovata indicata da nessuno come vivente nel Mediterraneo. Pullenia ohliquiloculata Park. & Jon. Un solo esemplare nella retata 42, eseguita con rete a chiusura e con 2000. metri di cavo Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 223 tra Capo Corso e Monaco. In questo caso la rete non funzionò, ritornando aperta alla superficie. L'esemplare raccolto aveva i pseudopodi distesi, essendo stato fissato nella formalina al 4% e dopo alcuni giorni passato in alcool con tutti gli altri animali raccolti nella medesima retata. Il guscio di questa specie, depositato sul fondo dalle acque sovrastanti, fu raccolto in varii esemplari dalla retata 26. Pidviìiuliua Miclieliuìana d'Orb. Questo Foraminifero fu raccolto in 16 retate diverse, di cui 10 eseguite con rete a chiusura e con 100 — 1200 metri di cavo. Esso vien raccolto spesso in grande ab- bondanza filando non meno di 300 metri di cavo ; ciò conferma anche i risultati del Challenger che pescò sempre questa specie in non meno di 182 fino a 273 metri di profondità. La Pulvinulina Micheliniana d'Orb. è una specie panteplankto- nica, finora non indicata da nessuno come vivente nel Mediterraneo. Dall' elenco dei Foraminiferi pelagici jiescati dal Puritan, si può osservare che la più parte dei generi conosciuti nei mari del mondo finora esplorati, sono rappresentati anche nel Mediterraneo. Radiolarii. CoUozoiim inerme E. H. Molti nelle retate 30 bis e 59 a, di cui la prima eseguita ad 1 metro e l'altra a 10 metri di profondità. Esso rappresenta una tipica forma phaoplanktonica. Sphaeroxoum punctatum J. Müll, Varii esemplari nella retata 61, eseguita con rete aperta. Come la precedente, anche questa specie è phaoplanktonica; esse vivono insieme ad altri Collozoidi nella zona più rischiarata del mare. Tìialassophysa gutiulosa Brandt. Due esemplari nella retata 16 e due nella 19, ambedue eseguite con reti aperte. Questa specie era finora conosciuta dall' Oceano atlantico, dove fu pescata nelle correnti nord- e sud-equatoriali, per conseguenza è per la prima volta che essa si raccoglie nelle acque del Mediterraneo. Thalassophysa pelagica E. H. Pochi esemplari nelle retate 4, 19, 41, 46, 51, 58 e 61, tutte eseguite con reti aperte, tranne la 4, fatta con rete a chiusura e con 100 metri di cavo. Senza alcun dubbio, questo Radiolario è phaoplanktonico, essendo stato sempre raccolto alla superficie del Golfo o poco al disotto di essa. Thaldssicolla nucleata Hxl. Uno o due esemplari nelle retate 23, 24, 29 e 30 bis e 41, tutte eseguite con reti aperte. Tra queste, la 30 bis lavorò con soli 10 metri di cavo. Come la precedente, anche questa specie è phaoplanktonica. 224 Salvatore Lo Bianco Avlacnntlia acoìynìaìitìia E. H. Ne furono raccolte in almeno 1 4 retate diverse, di cui solo 3 eseguite con rete a clausura e rispetti- vamente con 50 — 100 e 1200 metri di cavo. Sospetto che questa specie sia kuephoplanktonica, essendo raccolta ordinariamente sempre con le reti aperte e con quelle che pescano da pochi metri di pro- fondità tino al limite della zona rischiarata. Litharachniuni tentorium E. H. Un esemplare nella retata 38 ed un altro nella 4 1 , entrambi eseguite con reti aperte. Uno dei due esemplari proviene dalle adiacenze di Capri e l'altro tra Capo Corso e Monaco. Finora questa specie era conosciuta soltanto nelle acque di Messina. Debbo alla cortesia del Dr. A. Bürgert la determinazione delle seguenti specie di Radiolarii ; gliene esprimo perciò i miei vivi ringraziamenti. Plegmospìiacrn leptoplegma E. H. Questa specie fu raccolta con la retata 7, eseguita con rete aperta e con 250 metri di cavo. Essa vien segnalata per la prima volta nelle acque del Mediterraneo, essendo finora nota soltanto nell' Oceano atlantico settentrionale, ove fu rinvenuta alla superficie. Acmitìiosplmcra insigids Hertwig. Pochi esemplari nella retata 7; questa specie è cosmopolita, e nel Mediterraneo ' era nota soltanto nelle acque di Messina ove fu trovata sempre alla superficie. Hdiosphacra adinota E. H. Questa specie, raccolta anche nella retata 7, era nota alla superficie delle acque di Messina ed in quelle delle Canarie e delle Azzorre. Diplosplincm gracilis E. H. Focili esemplari nella retata 7. Essa era nota soltanto nelle acque di Messina. Spoìigosphacra streptacantka E. H. Questa specie fu raccolta in quasi tutte le retate eseguite con reti aperte. E comunissima nel golfo di Napoli al disotto dei 50 metri dalla superficie, e credo che non oltrepassa la zona rischiarata. Anche il Chun dice che essa non arriva a grandi profondità, per conseguenza e molto probabil- mente una forma kne])hoplauktonica. Spongo spi I aera hdioidcs E. H. Alcuni esemplari nella retala 19, eseguita col grande bertovello e con 500 metri di cavo. Essa è nota soltanto nelle acfjue di Messina. Xiphncaulha (jìindri denta fa Müll. Alcuni esemplari nella re- tata 7. Fre(|uente alla superficie del Mediterraneo e dell' Atlantico. Hexahnche philosophica E. H. Pochi esemplari nella retata 41, eseguita tra Capo Corso e xMouaco con rete ai)erta e con 2000 metri Le pesclie abissali eseguite da F. A. Kiiipp col Yaclit Piiritan ecc. 225 di cavo. Questo Radiolario vieu segnalato per la prima volta nel Mediterraneo essendo finora conosciuto soltanto nell' Oceano atlantico settentrionale. Spongodnimìts n. sp. n'' 1. Un esemplare nella retata 41, eseguita come la precedente. Questa nuova specie è vicinissima allo Spoiir- godrymus elapJ/ococcus E. H. ; nell' interno e concentricamente al guscio globulare spongioso, essa ne possiede un altro ])iìi piccolo, formato da maglie dissimili, irregolari e di forma poligonale, del diametro di 0,12 mm. Questo guscio si collega a quello esterno mediante assi radiali muniti di raggi laterali. [Quanto al resto , la figura, la descrizione e le dimensioni date dall' Haeckel^ per la suddetta sua specie, corrispondono benissimo alla nuova specie. Lo Spougodryìuus elapliococcus E. H. è conosciuto uelF Oceano atlantico tropicale; finora questo genere non era stato mai pescato nel Mediterraneo, per conseguenza vi si segnala ora per la prima volta. Spoìigodrymus n. sp. n'' 2. Un solo esem})lare nella retata 19, eseguita con rete aperta e con 500 metri di cavo. Questa seconda n. sp. rassomiglia molto alla prima, però si distingue da questa per '.) 0 10 aculei più spessi che, uscendo dal guscio interno, vanno gradatamente assottigliandosi verso l'estremità distale. Questi aculei sorpassano con la loro estremità distale il reticolo esterno, e sono lunghi press' a poco quanto il diametro dell' intero scheletro. Essi posseggono tre spigoli acuti che sembrano grossolanamente dentellati fin dove l'aculeo esce dal reticolo. Inoltre, gli aculei radiali hanno dei raggi laterali lievemente ramificati, i quali, unitamente alle ra- mificazioni dei numerosi aculei radiali più sottili, partecipano alla struttura del reticolo esterno. Il diametro dell' intero scheletro senza gli aculei principali e di 0,67 mm. Aidosphaera mglecta Borg. Pochi esemplari nella retata 41, eseguita con rete aperta fra Capo Corso e Monaco. Questa specie è stata descritta dal Borgert^ su esemplari raccolti nelle accjue del golfo di Napoli. Castanidium variabile Borg. Pochi esemplari nelle retate Ki, 19 e 5S, eseguite con reti aperte, e propriamente le due prime nelle 1 E. Haeckel, Report on the Radiolaria. in: Rep. Challenger Voi. 18 1S87. - A. Bürgert, Die trip3'Ieen Radiolarien des Mittelmeeres, in: Mitth. Z. Slat. Neapel 14. Bri. 1901 pag. 241. Mittheilungen a. d. Zoul. Station zu Neapel. Bd. 16. 15 220 Sai v.i toro Lo Bianco vicinanze di Capri e l'ultima presso le isole Eolie. Questa specie era conosciuta nel golfo di Na^ìoli. Coelodendnim gracillimum E. H.? Un Coehdendrum molto si- mile alla suddetta specie fu raccolto in 27 retate, di cui dieci eseguite con reti a chiusura e con 200 — ^1900 metri di cavo, sicché esso deve annoverarsi fra le forme panteplanktoniche e propriamente fra (juclle che non si avvicinano alla superficie. Questa specie fu raccolta in tutti i punti esplorati dal Puritan. Coclodendrum ramosi ssimuin E. H. Variì esemplari nelle retate 16, 19, 41, 46 e 58, tutte eseguite con reti aperte. Son sicuro che ([uesta specie fu raccolta in molte altre retate, benché non vi sia stata l'opportunità di controllarlo. Coclopìegma murrayanum E. H.? Varii frammenti nelle retate 7, 19 e 58, eseguite con reti aperte. Come appare dai detti fram- menti, sembra che si tratti di questa specie, nota soltanto nell' Oceano atlantico settentrionale; ma causa il cattivo stato di conservazione, riesce impossibile determinarla con eertezza. In tutti i casi e una forma nuova per il Mediterraneo. Coeloplegmide. Frammenti nelle retate 41 e 58. Esso si di- stingue per gli aculei enormemente allungati. I frammenti appar- tenenti a questo Radiolario sono in parte lunghi oltre i 5 mm. ; essi sono formati da numerosi alberetti portanti dei fili che terminano in un' ancora. In questo caso non se ne può determinare ne il genere ne la specie, nessuno degli esemplari in (juistione essendo perfetta- mente conservato. Pare che trattisi di una specie non ancora de- scritta. Anche questo Radiolario è nuovo per il Mediterraneo. Ägrosphaem pellucida n. g. n. sp. Ne furono raccolti pochi esem})lari in 1 2 retate eseguite con reti aperte e varii in 6 retate con reti a chiusura; per queste ultime furono adoperati da 200 — 1000 metri di cavo metallico. Non avendo trovato nulla nella letteratura riguardante questa forma pelagica, ne mandai alcuni esemplari conservati al Prof. E. Haeckel, affinchè li studiasse, ed egli gentilmente mi rispose che ne lui ne altri naturalisti del suo laboratorio erano riusciti a saper (jualche cosa sulla vera natura di questo organismo. Però rilAKCKEL soggiunge che è da supporsi che esso appartenga ad un genere peculiare di Protisti non ancora descritto, genere molto pro- babilmente vicino alle Noctiluca od alle Pyroeystis, e jiropone di chiamarlo Ayrosphaera. Le pesche abissali eseguite da V. A. Kiupp col Yacht Puvitan ecc. 227 VA(jros2)Ifaem sembra a prima vista un uovo i)elagico allo stadio (li morula; essa ha un diametro variabile da IY2— 2mm., e di forma sferica, quasi del tutto trasparente e contiene dei granuli di grasso. Non fu pescata mai a profondità inferiore ai 150 metri, e se ne ottennero degli esemplari solamente allorché furono filati da 200 — lOOU metri di cavo metallico. Bisogna dedurre da ciò che essa e una forma panteplanktonica ed appartiene alla categoria di quelle che non si avvicinano troppo alla superficie. Considerazioni generali e risultJiti sul Plankton raccolto durante la campagna del Puritan. È risaputo che la temperatura del Mediterraneo varia alla sua superficie da 13*' a 26°, mentre quella delle acque profonde si man- tiene quasi costantemente a 13°, di modo che dalla superficie fino a circa 500 metri di profondità la temperatura è piuttosto variabile, mentre da 500 metri fino a 3500 metri essa è costante. Ciò in generale va d'accordo con la diversa intensità luminosa degli strati d'acqua, corrispondendo queste due zone a temperatura variabile ed a temperatura costante con le principali zone che di- vidono secondo la luce la massa d'acqua marina, e cioè in quella più 0 meno luminosa dove vive il Phaoplankton e il Knephoi)lankton, ed in quella completamente oscura dove vive lo Skotoplankton. Per quanto vi sia questa corrispondenza fra luce e temperatura nelle acque del nostro mare, la temperatura, come ho detto a pag. 117, non ha influenza diretta sulla distribuzione verticale del Plankton. Infatti gli organismi del Phaoplankton come quelli del Knephoplankton, vivendo in una massa d'acqua che in estate raggiunge i 26", e nel- l'inverno scende a 13° gradi, si sono abituati agli estremi a cui può giungere la temperatura del Mediterraneo; e ciò vale pure per gli organismi del Panteplankton. Invece (luelli dello Skotoplankton vivono costantemente ad una temperatura di 13°. Phaoplankton. Gli organismi animali che costituiscono il Phaoplankton sono spinti costantemente alla superficie dal loro forte potere eliotropico positivo. Essi galleggiano durante tutta la loro vita alla superficie del mare, dove la luce del sole è molto intensa e dove, come ho 15* 228 S;ilv:itoic Lo Bianco g-ii\ detto, la temi)cratiira ragj;iniig-c in estate il massimo di 2C". Fanno eccezione le nova e le larve appartenenti alle forme bcnto- uiclie littorali o di piccole profondità^ le quali vi si trovano solo durante il tempo della loro metamorfosi. Queste larve, insieme ai Copepodi. formano la più gran massa di (questo Plankton. La composizione più o meno ricca del Phaoplankton varia se- condo le stagioni; esso specialmente nella primavera è abbondan- tissimo, perchè appunto in questo ])eriodo dell' anno è più attiva la riproduzione. Per spiegare la jn'esenza di così numerose larve nel l'iiao- plankton e la ragione biologica del loro eliotropismo, ho voluto seguire le vicende a cui esse vanno soggette ed ho studiato nel nostro golfo quelle del Pluteus appartenente all' Arhacia pustulosa Ag., comunissimo Echino, che vive sugli scogli littorali in profondità variabili da t — 3 metri. Questa larva è assai frequente nel Phaoplankton, ove si trova specialmente in primavera, ed in varii stadii di sviluppo fino a quello in cui già si vede l'abbozzo del piccolo Echino. L'ho raccolta sempre in diverse località del Golfo, tanto nei pressi che lontano dalla costa, ma ho potuto osservare che diventa sempre più rara al largo. Col tempo calmo essa galleggia da pochi centimetri al disotto della superficie fino a 4 — 5 metri di profondità, mentre con leggiero mare di S. E. se ne raccolgono fino a 25 metri di pro- fondità. 11 vento, quando non è di N., spira nella direzione della costa e si)inge la i)iù gran parte di queste larve disseminate alla super- ficie di tutto il Golfo verso terra, ove vengono raccolte dalle correnti littorali, che in un verso o neir altro serpeggiano costantemente lungo di essa. In dette correnti ho pure trovato, sebbene non so- vente, giovanissime Arhacia staccate dalla loro larva e già libere, le quali per il loro peso specifico cadono sul fondo in vicinanza della costa 0 i)Oco lontano da questa. Aggiungo che non di rado nel materiale di fondo raccolto a pochi metri di profondità e non lon- tano da terra, si trovano giovanissime Arhacia del diametro di 5 — lOmm. e meno, che in un modo o nell' altro finiscono poi per raggiungere il loro habitat naturale. Senza dubbio alcuni di questi Pluteus vanno soggetti ad essere spinti fuori il circuito ordinario ove si svolge lo sviluppo dell' Arhacia, ed in conseguenza delle condizioni sfavorevoli che vi trovano finiscono col perire. La ([uan- tità enorme di uova che })ortano questi animali, tro^ a la sua ragione Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Paritari ecc. 229 nel dovere assicurare, nonostante queste ed altre molteplici perdite, la conservazione della specie. Le correnti littorali sono ricchissime di molte altre larve che su l)cr giù subiscono le medesime vicende di quelle dell' Arhacia pu- stulosa Ag. Un fatto assai interessante è l'esistenza nel Phaoplanktou du- rante quasi tutto l'auno di stadii larvali appartenenti ad animali che nello stato adulto sono esclusivamente skotoplanktonici; tali ad esempio le larve degli Euphausidae, dei quali costantemente vi si raccolgono stadii di Nauplius fino a stadii a sviluppo completo, e giammai forme adulte le quali vivono esclusivamente nella zona oscura. La migrazione al fondo avviene non appena i giovani hanno acquistato gli organi luminosi e questi sono in grado di funzionare. Lo stesso accade per le larve in tutti gli stadii fino a quelli misidiformi appartenenti all' Amaìopcnacus elegans Smith, Peneide tipico della zona oscura, le quali dal Gennaio all' Aprile si raccolgono con una certa frequenza negli strati superficiali più illuminati; esse non appena si trasformano nel giovane a sviluppo completo si appro- fondano. A tali esempii di animali skotoplanktonici che hanno uova o larve superficiali se ne possono aggiungere molti altri, così le uova di Macroiirus, le larve di Scopelidi, le larve in tutti gli stadii di Sergestidi, larve di Calocaris, larve di Eclilurus ecc. Lo sviluppo delle uova e delle larve delle forme skotoplankto- niche alla superficie non è solamente importante, potendo il fatto prestarsi a molteplici riflessioni teoretiche fisiologiche e filogenetiche, ma ha molto valore per la diÖusione orizzontale di queste forme, perchè questi stadii larvali, trovandosi alla superficie del mare, spinti dal vento e raccolti dalle correnti, possono più facilmente essere disseminati. Un carattere notevole della maggior parte dei componenti del Phaoplanktou sta nelle loro minute dimensioni. Le più piccole Appendicularie, la Salpa deniocratica, la Sjnn'alis j-osfralis, la Con- choecia Clausii, le più minute specie dei generi Corycaeus, Eiichacta, Temora, Candace, Centropages^ VEvadne spinifera, la Sagata hipunc- tata sono non solo i principali rappresentanti tijiici del Phao])lankton, ma pure i più minuti rappresentanti dei generi o delle famiglie a cui essi api)artengono. E qui torna opportuno osservare che molte forme pelagiche hnnno 230 Salvatore Lo Bianco dimensioni maggiori quanto ])iìi aumenta la profondità ove esse vi- vono, e se vi sono generi che hanno specie tipiche per le varie zone verticali, si può essere sicuri che quelle che vivono alla super- ficie sono sempre più i)iccole delle specie che vivono più profonde. Tali per esempio le Sagitte; con \si Sagitta hipunctata lunga 15 mm. che vive alla superficie; \q, Sagitta enfiata lunga 20 mm. della zona dell' ombra, e con la Sagitta magna che i)uò assumere una lunghezza di 60 mm. e che vive nella zona \m\ profonda. Altri esempii simili sono presentati dai generi Etichaeta, ConcJioecia, Sergestes, Tomopteris ed altri. Durante la notte il Phaoplankton costiero si raccoglie nella sua zona più ])rofonda, ed in vicinanza della terra ad esso si aggiungono una (luantità di animali che durante il giorno restano nascosti sul fondo 0 fra le alghe. Difatti il 20 Giugno di quest' anno raccolsi di giorno il Plankton nelle vicinanze di Posilipo a 10 metri di profondità per enumerarne i suoi componenti. Alle ore dieci della notte raccolsi di nuovo il Plankton al medesimo posto, e vi trovai in più i seguenti animali: stadii a sviluppo completo di Gehia^ Alpheiis, Eupagwus, CrangoUj Palaeu/oìi, Galuthea e individui adulti di Mysis, Siriella, Cumaeei, Ciìvlana, Gammaridi, Peltidii, ed Anellidi del genere Grn- bia e Frioìiospio, nonché giovani Leptoplana che durante il giorno vivono sul fondo. Il Phaoi)laukton d'alto mare contiene in gran parte forme tipiche e differenti di quello costiero, le quali accidentalmente possono essere spinte alla costa dal vento forte e persistente , ove finiscono sempre col perire. Le più comuni di queste specie sono: la più gran parte dei Sphaerozoidi e specialmente i generi Coìlo- xotu)/, Sphaeroxoiiìn^ My.rospliacra e Collosphacra , la Thalassicolki nudmta, i Copepodi dei generi Ponteila e Anoìnalocera , la Pclagia fioctiluca, i generi Velella e Porpita. Fo seguire un' elenco delle forme phaoplanktoniche raccolte: Pesci. Uova di Engraidis encmsicholus. Uova e larve diverse di Teleostei. Tunicati. Giovani Oilopleura copìiocerca. Fritillaria fa rea la. Crostacei. Larve di Amalopcnaeus elegant. Larve di Euphausidi. Idothea ììictalUca. Conchoeda Clausii. Corycaeus fnrcifer ed altre specie. Enchacta licbcs e marina. Sdljiit iiiìirroiiatn (Iviiiocralica. Temora stylifera. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritau ecc. 231 Caììdace sp. Oifhona sp. Ceìitropages sp. Xauplius di Cirripedi. Evadile spinifera. Vermi. Larve di Lopadorlnpìclnt!- Larve di varii Auellidi. Sagifta bipunctata. Eeliiuodernii. Aurioularin. Celenterati. Monophyes gracili^ . Vdella Spirans. Protozoi. CoUozoum inerme. Sphaeroxonm pìinefafaì//. Tìialasso'phìjsa pelagica. Thalassicolla nucìea fa. Knephoplankton. Il Knephoplankton, come si è detto, si estende dai 20 — 30 metri di profondità fino al limite estremo della luce. La temperatura di questa zona varia da 13" a 24° nella sua falda superficiale, e solo di un paio di gradi in quella profonda. Questa zona, per trovarsi al riparo dei raggi diretti del sole e del movimento delle onde, rappresenta per gli organismi pelagici un habitat molto favorevole; tali condizioni fisiche l'hanno reso la più ricca e variata, sia di forme animali che vegetali. E non è privo d'importanza il fatto che W. Sciiewiakoff nel golfo di Napoli e sue adiacenze, studiando gli Acanthometridi del Phaoplankton e del Knephoplankton, vi ha trovato i rappresentanti di tutte le famiglie finora note in tutti i mari esplorati. Nella zona del Knephoplankton si raccolgono in gran numero le uova e le larve appartenenti al ciclo evolutivo della più gran parte delle forme bentoniche, che vivono da profondità poco rilevanti fino a quelle abissali, e quelle di alcune forme skotoplanktoniche e panteplanktoniche. Gli organismi che abitano questa zona sono ordinariamente di dimensioni superiori a quelle appartenenti al Phaoplankton; essi generalmente non portano organi luminosi di struttura complessa. Non è esclusa del tutto la possibilità che animali, i quali du- rante il giorno abitano la zona dell' ombra, possano alla notte ri- salire nella zona del Phaoplankton. Non superando la profondità del golfo di Napoli i 400 metri circa, tutte le forme pelagiche che vi si trovano sono costituite in 232 Salvatore Lo Bianco massima i)artc da ti])! pliaoplanktonici, knephoplanktonici e pante- planktonici. In inverno e primavera specialmente, le forme appar- tenenti ai due ultimi tipi vengono spinte da correnti profonde alla sui)eriìcie e dal vento nelle correnti littorali. Ciò avviene dopo bur- rasche di S. E. e di S. 0. Segue un elenco delle forme tipiche raccolte, appartenenti al Kneplioplankton. Pesci. Uova di AngìdUa vulgaris. Leptocephalus stcnops. Larve di Microstoma rotiiudatìim. Larve varie di Scopelidi. Uova di Macroiirus. Uova e larve di Lepidopus caii- daius. Uova e larve di varii Teleostei. Tunicati. Oikoplciira cophocerca adulte. Salpa inax'iDia africana e coufoe- derata. Molluschi. Firohides Desmarestii. Atlanta Peronii. Orygynis Keraudrciìdi. II galea, tridentata. Ecìfiìiospira diaphana. Crostacei. Larve varie di Sergestidi. Larve di Amalopcnaeas elegans. Larve di Solraoccra siphouoccra. Larve di Euphausidi. Microniscus sp. Hyperia scldxogeneios e Faìirei. Stadii giovani di Conchoccia. Copilia vitrea e dcìiticidata. Sapphirina ora tolaììceola la . Podon interììiedius. Vermi. Larve di Echiuras sp. Larve di Sipuncuhis sp. Vanadis cristallina e for»fosa. losp ilus plialacro ides . Phalacropliorus pictus. Chaetosphacra. Sagitta enfiata. Spadella draco. Enteropneusti. Tornaria Krohnii. Celenterati. Rìiopaloncma velatnm. Bero'é orata. Larve di varii Actinidi. Protozoi. Sphongospliacra streptaeaììtlia. Skotoplankton. La zona dello Skotoplankton è ([uella che comincia da circa 500 metri e giunge fino a profondità molto considerevoli clic il Piiritan con le sue retate ha esi>l(»rato fino a 1500 metri circa. In Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Piiiitan ecc. 233 ([iiesta regione per la completa mancanza della luce gli animali che l'abitano hanno subito un' adattamento paragonabile a quello degli abitanti delle caverne. Molte delle forme più evolute ])ossegono speciali organi luminosi più o meno complicati. La temperatura di questa regione oscura è costantemente di IH". In generale gli animali skotojìlanktonici sono di dimensioni si- mili a quelli kuei»hoplanktonici, e talvolta anche più grandi; sovente, come ho detto, le loro larve si sviluppano nella zona rischiarata dalla luce, ma in generale nello stato adulto esse restano confinate, al- meno durante il giorno, nelle profondità e solamente per caso giun- gono alla superficie spintevi passivamente dalle correnti (acque di Messina e di Nizza). Come per gli organismi del Knephoplankton , a parer mio, vi sono pure forme skotoplanktouiche, le quali durante la notte possono avvicinarsi più o meno alla superficie, dove se vengono sorprese dalla luce del giorno, non potendo riguadagnare le profondità, vengono rigettate dal vento contro la spiaggia. Tale è forse il caso della Nydiphancs norvegica G. 0. Sars, che spesso in grande quantità nelle acque di Capri, vien trovata di giorno alla superficie e che finisce sempre coli' essere spinta al secco della riva. Molte forme skotoplanktoniche hanno colori vivacissimi, ad csem- l)io la più parte dei Crostacei hanno il corpo d'un rosso assai intenso. La più parte delle refate eseguite in questa zona hanno portato su una quantità talvolta assai grande di spoglie appartenenti a varii Crostacei e specialmente a Copepodi. Senza dubbio tutto (luesto materiale in gran parte formato da sostanza organica viene utilizzato come alimentazione sia dalle forme pelagiche che bentoniche delle grandi profondità. Oltre a ciò anche in questa zona è stato sovente raccolto con le reti a chiusura del detrito vegetale costituito da residui di Alghe e Fanerogame marine che certamente vien utilizzato nella medesima maniera. Segue un elenco delle forme tipiche di questa zona raccolte durante la campagna. Pesci. Scopelus Beuoiti, crocodilus affìnis. Myctophìrm pimctatwn. Parcdepi.s speciosa, .^fd/trolictis a I leu un t US. Cyclothone niicrodon. ChauUodus SLoanii. Macrurus sclerorhynchus. Molluschi. Pterotrachea scutata. Dexiobr a lichen e dia la . 234 Salvatore Lo Bianco Crostacei. Sn-gia t-ubroguttata, robusta e vKig- nifica. A itialopenaeìis elegans. Fimpiiaea sivado. Acanthepliyra purpurea e recH- rostris? rie-'6r/. Nematoscelis sp. Eurydice pidcìira. Heterophr^yxu^ appendiculatuf!. VibiUa armata e Boixdlii. Scina Edwardsil. Conchoecia magna e procera. Candace longiinana. Euchaeta spinosa. Gaetanus Kruppii. Phaemia spiìiifera. Vermi. Nectochaeta GHmaMii. Toinopteì'is euchaeta. Celenterati. Hoìììoeonema militare. Periphylìa dodecabostryclia. Hippopodius pentacantlms. Panteplankton. 11 Panteplankton è costituito da quelli ammali che vivono in- distintamente dalla superficie fino alle più grandi profondità esplo- rate. Alcuni di questi organismi non raggiungono mai la superficie (almeno durante il giorno), restando sempre limitati nelle varie falde della zona dell' ombra. Ad esempio il Biphyes Sieboldii Koell. è diffuso dalla superficie fino a 1500 metri di profondità e forse più, mentre la Tomopteris Kefersteinii Greeff è diffusa da tale profondità fino a 20 — 30 metri al disotto della superficie; i generi Pulrinuliua e Coelodendrum in- vece si spingono solo fino ad un paio di centinaia di metri dalla superficie, senza mai avvicinarsi di più ad essa. Gli animali che vivono indifferentemente in tutta la massa d'acqua marina, come si osserva dall' elenco che segue, sono per lo più trasparenti ed in- colori, e salvo rare eccezioni non sono muniti di organi luminosi molto evoluti. Essi presentano nel maggior numero dei casi la ca- ratteristica comune di acijuistare una certa opacità in determinate condizioni iCestus^ Hippopodius). L'Agassiz op. cit., parlando della diffusione verticale degli ani- muli i)elagici, dice di aver spesso pescati a soli 180 metri di pro- fondità delle specie di Pesci, Crostacei, Oloturie, Tunicati, Meduse, che il CiiUN con lu Valdivia avev^ caratterizzato come forme tipiche Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 035 delle grandi profondità. Non è del tutto escluso che queste forme, trovate da Agassi z nella zona rischiarata e dal Ciiun in quella oscura, possono considerarsi come delle specie i)anteplanktoniche. Ecco l'elenco delle specie riconosciute panteplanktoniche e raccolte dal Puritan: Tunicati. J)/roso))ia atìanticìuit. DoUolum Mullerìi. Salpa fusiformis. Molluschi. Pterotracltea mutica. Cariuaria mediterraìiea. CymbuUa Peronii. Cleodora pyramidata. Hyalocylis striata. Creseis acicida e suhidata. Spirialis rostralis. Euchaeta acuta. Hemicalarms longlcornis. Phuromma ahdominalo e ymcile. SeteUa gracilis. Vermi. Älciopa Cantrainii. Tomoptcris Kefersteinii. Lopadorliynchus Kroknii e breris. Sagitella Kowaleivskyi. Sagitta lyra e serratodentata. Celenterati. Aglaura hemistoma. Diphyes Sieholdiì. Äbyla pentagona. Hippopodius luteus. Cestus ven&ì'is. Crostacei. Stylochdron lìiastigophorum. Sciìui Rattrayi. Plironinwpsis spini fera. Parapìiroiiima cras.sipes. Phronima sedentaria e atlantica. Pkroni niella elonga fa. Euprimno macropus. Hyperioidcs longipes. Plirosina semilunata. Conchoecia spinirostris. Eucalanus elongatiis. Chiudo queste considerazioni generali sul Plankton con alcune osservazioni a conferma di quanto ho esposto nella relazione sulle pesche del Maia suU' azione del vento forte e continuato sul Plankton. Durante l'inverno e la primavera di questo anno ho seguito l'azione che esercitano le burrasche di Ö. E. e di S. 0. sulF apparizione delle forme kuephoplanktouiche nella zona a Phaoplankton. In generale durante questo periodo il vento ha soffiato assai poco, e perchè non vi furono forti e continuate burrasche, la raccolta degli animali pe- lagici suddetti nelle correnti littorali è stata assai povera. Protozoi. Olohigerina bulloides. Orbìdina universa. Coelodendrum gracillimum ? Aulacantha sQolymantlia. Agrosphaera pellucida. 236 Salvatore Lo Bianco Solo verso la line di Maggio vi fu un fortissimo uragano di S. 0., che durò alquanti giorni. L'efietto non tardò a verificarsi, perchè non appena vi fu la possibilità di pescare nelle correnti litto- rali, si rinvennero le seguenti specie non raccolte nei giorni prece- denti: A'arie grosse Oikopleura cophocerca, 3 Firoloides Destnarestii, 2 Ilf/alca tridentata^ varie CopìUa vitrea^ 2 Vanadis cristallina, varie Sagitta enfiata., varii Rìiopalonema velatmn (grossi individui), 4 Beroe ovata, tutti appartenenti al Knephopl an kton; inoltre si raccolsero: varie Salpa fiisiformis, 1 Heteroteiitkis dispar , varie PJnjUirrhoc hii- cepìialiini, 2 Cyinhidia Peronii, molte Fterotrachea niutica, varie Phro- nima sedentaria, alcune Tomopteris Kefersteinii, varie Aeginrta flavescens e 3 HormipJiora piumosa, fra i quali varii ti})i pantc- planktonici. Anche nel mese di Giugno, dopo due giorni di forte Scirocco, raccolsi nel Phaoplankton delle correnti littorali le seguenti specie dell' ombra e panteplanktoniche: 4 Doliolum Miillerii, yslyìì Leneifer ti/pus molti Eìichaeta acuta, varie Copilia vitrea, molte Sagitta en- fiata, e pochi RJiopalonerna velatnm. Questo esempio è molto im- l)ortante perchè ci dimostra che anche in estate possono essere trasportati animali dal fondo alla superficie, mercè correnti originate dal forte vento. Verso la fine di Settembre, alla distanza di circa 4 chilometri al S. di Capri, si vedevano alla superficie e con mare calmo, miriadi di Collozoidi dei generi Sphaeroxoum , CoUoxonm e Myxosphaera , i ([uali mancavano del tutto tanto in vicinanza dell' isola' che nel nostro golfo. Dopo una fortissima ventata di S. E., che durò circa 4 giorni, apparirono nelle vicinanze della costa napoletana e special- mente nelle correnti littorali una grandissima (juantità dei suddetti liadiolarii. Due anni fa, il giorno 20 Ottobre, dopo due giorni di forte S. E. si pescarono tutti insieme alla superficie e propriamente a 50 metri dal palazzo Donn' Anna a Posilipo le seguenti forme giovani di Teleostei, che ad eccezione dei giovani Nerophis ed Hippocampm, non si erano raccolti nei giorni precedenti: 3 Nerophis opJndion lunghi 0 — 8 cm., 2 Sgngnatlius aciis lunghi 7 — 9 cm., 1 Syngnathns piilßgon di 10 cm., 1 Hippocampus guttnlatus 20 mm., 36 Scomberesox Ron- deletii 0 — 15 mm., bUranoscopiis scaber 12—17 mm., 2 Scoì'paenu s\). 10— 12mm., 2 Corgphaeiia Jfippurus 13 — 15 mm., 1 Sphijraena vul- garis 23 nini., 1 Trachinus sp. 12 mm., 1 Peristethus cataphractìis Le pesche ubissali eseguite d;i F. A. Kiupp col Yacht Puritan ecc. 237 30 mm., 4 Bleunms sp. Vi — 14 mm., 1 Corvina nigra 8 mm., 12 Mugil sp. 10 — 15 mm., 1 Luvarus iniperiaìis 33 mm. Questo fatto dimostra che la più parte dei Teleostei, di habitat molto differente, durante la vita larvale e postlarvale subiscono le medesime vicende. E molto probabile clie tutti questi pesciolini provenivano dalla zona dell' ombra, j erchè nel Plankton raccolto nella medesima località trovai varii individui di Leucifer, Bhoimlo- neina, Copilia e grossi Copepodi di diversi generi. Anche nelle acque di Messina, a parte l'effetto delle correnti originate dall' alta e dalla bassa marea (come già esposi nella re- lazione sulle pesche del Maia), che trasportano una quantità di specie skotoplanktouiche alla superficie, anche il vento forte influisce suir apparizione delle forme degli strati bassi alla superficie. Il Grassi ^ descrivendo i costumi della Sagitta hexaptera dice a pag. 2 1 della sua monografìa: »Nel porto di Messina dal Dicembre all' Aprile (piando il vento è debole e viene dal Faro, nelle ore in cui la cor- rente entra si può incontrare numerose Hexaptera. Se le stesse circostanze combinano con un giorno che sia il 3" o il 4° doi)0 una burrasca la loro numerosità può essere grandissima.« 11 Fuchs 2 si è occupato recentemente dell' influenza che hanno le forti burrasche e gli uragani sull' apparizione di forme profonde alla superfìcie ed, ammettendo che il vento fortissimo può determi- nare anche una circolazione verticale, soggiunge: »Ist der Sturm sehr heftig, und dauert er lange Zeit an, so ist es sehr gut denkbar, dass die verticale Circulation so tief greift, um schließlich auch Tiefseethiere im EUcken des Windes emporzubringen.« Questo va pienamente d'accordo con ciò che ho esposto, per sostenere la migra- zione passiva della massa di animali pelagici profondi verso la superfìcie. Oramai e dimostrato che la più parte delle forme pelagiche mediterranee sono comuni pure all' Oceano atlantico, e che ambedue i mari ne sono assai ricchi. Senza alcun dubbio per lo stretto di Gibilterra, sia spinti dal vento che dalle correnti, passano una im- mensità di organismi che i due mari vicendevolmente sì scambiano. Ciò non pertanto il Mediterraneo ha una fauna pelagica propria, che 1 G. Grassi, I Chetognati. in : Fauna Flora Golf. Neapel 5. Monographie 1S83. - Th. Fuciis, Über das in Folge heftiger Stürme beobachtete Auftreten pelagischer Tiefseethiere an der Oberfläche des Meeres, in : Mitth. Geogr. Ges. Wien 1!)01 p. 18.5—188. 238 Salvatore Lo Bianco si sviluppa c muore nelle medesime sue ncque. Ed a torto quindi molti ancora pretendono che questa fauna e continuamente rinno- vata con forme oceaniche, le quali non potrebbero vivere in questo mare per esse troppo esiguo; sicché il Mediterraneo per questi bio- logi rapprpsenterebbe un vasto cimitero. E se può sostenersi che ad esempio la Physalia non trovi nel Mediterraneo le condizioni favorevoli delle zone o circuiti che esi- stono nei grandi Oceani, dai quali ì venti non possono spingerla fuori, questo non si può sostenere per gli altri animali, avendo il Medi- terraneo una vasta estensione d'acqua ed una immensa zona la di cui profondità supera i 3000 metri, e che presenta tutte le condizioni fisico-chimiche necessarie al ciclo vitale degli organismi pelagici. Certamente vi sono ancora numerose forme planktoniche che si ritengono esclusivamente atlantiche ; ciò non vuol dire in modo asso- luto che esse non esistono nel Mediterraneo, perchè la più gran parte di questo mare non è stata ancora esplorata. E se si considera che tutta l'immensa zona, che si estende dalla Riviera francese fino alle coste africane, dove si trovano le più grandi })rofondità del Mediterraneo, è ancora del tutto sconosciuta dal lato planktonico, si è autorizzati a dire che le nostre attuali conoscenze non permettono conclusioni sulla natura della fauna me- diterranea. Degli animali planktonici enumerati e che rappresentano solo quella porzione che senza grandi difficoltà si è potuta determinare, le seguenti 48 specie sono nuove per il Mediterraneo: Pesci. Scopelus affinis. Larve di Tetrapturus belone. Larve con occhi pedunculati. Molluschi. Histwjìsis a flau tica. Cirroteu this meangeìisis. Cuvierina columnella. Desiìioptertts papilio. Ecìmwspira coìupressa. Crostacei. Sergia ruhroguttata. Pasiphaea iarda. Plesionika capreensis. Eryonicus Puritanii. Eucopia australis. Euchaetomera tenuis. Thysanopoda microphtliahna . Plironima pacifica. Dairella latissima. Hyperia Fabrei. Vibilia BovaMì e sp. Sciìia similis, horcalis e sp. Amphithyrus hispinosus. Eupronoe maculata, minuta e sp. Streetsia car inala? Le pesche abissali eseguito da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 239 CaìauiorhiiìicliUK sp. Gactcums Kriqjjni. NaupUus eques e hastatiis. Vermi. Lopadorliyncìius natiuiiaUs. Cliaetosphaera sp. Celenterati. Iloiiioeoucìiia niilitare. reriphijlìa dodecabostrycha . Larve di Siphoìiactiiiia Bocakii. Protozoi. Globù/eriìia sacculifera. Hastige riìia pelagica. Pulvìnulina Miclieliniana. Thalassophysa guUnlosa. Plegmosphaera leptoplegma. Hexalonche philosopMca. Spongodrymus sp. 1 e sp. 2. Coeloplegma Miirrayana ? Coeloplegmide. Ägrosphaera pellucida. Delle suddette 48 specie, le seguenti 7 sono nuove per la scienza; Molluschi. Ecliiìiospira compressa. Crostacei. Pksioidka caprcensis. Etnjonicus Puritanii. Gactanus Kruppii. Protozoi. Spongodrynius sp. 1 e sp. 2. Ägrosphaera pellucida. Oltre le 48 specie nuove per il Mediterraneo, sono pure nuove per le adiacenze del golfo di Napoli le seguenti. Pesci. Microstoma rotundatuin. Scopelus Geìiiellari e Beìioiti. Myctopkum punctatmn. Paralepis speciosa. Argyropelecus hemigymnus. MauroUcus attenuatus. Macruì'us sclerorhynchus. Molluschi. Chtcnopteryx fimbriatus. Creseis virgula. Crostacei. Sergestes corniculuui e oculatus Sergia robusta. Vermi. Coryìiocephalus albomacuhitus. Pelagobia longicirrata. Protozoi. Litharachniiim tentorium. AcantìiospÌMera insignis. Heliosphaera actinota. TJiplosphaera gracilis. Spoiigospliaera helioides. 240 Salviitoic Lo Bianco Parte seconda. Peschne betoniche. Durante tutta la campagna, il Signor F. A. Krupp eseguì 12 re- tate con la slitta di fondo, filando a tal' uopo un minimo di 250 metri ed un massimo di 2400 metri di cavo metallico. La più parte di esse furono fatte al S. di Capri e verso Bocca grande ; solo una nel golfo di Napoli al largo della Penisola sorrentina, ed un' altra a 60 chilometri distante da Capri in direzione 0., con la quale si raggiunsero certamente \m\ dei 1200 metri segnati sulla carta idro- grafica, essendosi filati per essa 2400 metri di cavo. La metà circa di queste retate furono eseguite filando 1000 — 1200 metri di cavo. Dal materiale minuto raccolto in questo numero di pescate fatte a tali profondità, si può avere un' idea approssimativa della fauna che vive in tali fondi, sempre relativamente a quegli organismi che possono raccogliersi con un istrumento da pesca del genere. La slitta di fondo ha dato ottimi risultati, perchè è un appa- recchio che non si affonda rapidamente riempendosi dopo poco di fango 0 di altro materiale del fondo, che per la pressione della massa schiaccia gli animali raccolti, come succede con la più jìarte delle draghe ordinarie costruite tutte in ferro e perciò pesantissime. Li vece per la sua costruzione, la slitta di fondo (fatta di legno e ferro) riesce leggiera; essa striscia sul fondo e raccoglie solo nella sua retina conica quelle forme che vivono poco al disopra oppure leggermente sprofondate, e porzione del fondo che si solleva al pas- saggio di essa. S'intende che dato il modo di trazione della slitta, per mezzo del cavo metallico, la più gran parte delle specie a rapida locomo- zione, spaventate dalle vibrazioni e dal movimento del cavo, che solca molto prima il fondo che deve percorrere l'ordigno da pesca, si mettono in salvo prima che questo vi giunga. Sicché vi si raccol- gono solamente le specie i)Oco agili, e (luelle che si sollevano dal fondo smosse dallo strisciare su questo del margine dell' apparecchio medesimo. Con tale mezzo di pesca si sono ottenuti Pesci, Tunicati, Molluschi, moltissimi Crostacei diversi, dei piccoli Echinodermi, Ge- firei, Anellidi, Chetognati, Nematodi, Idroidi, Antozoi, Spugne e Fo- raminiferi, la più parte nuovi per il Mediterraneo. Per conseguenza, sebbene gli animali raccolti rappresentino solo una porzione della fauna di fondo, [iure essi danno un' idea assai chiara degli esseri viventi che vi si trovano. i Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 241 Il solo inconveniente che presenta la slitta di fondo è che essa, dopo aver lavorato sul fondo, risalendo raccoglie pure tutte le forme planktoniche che incontra nella colonna d'acqua che percorre, prima di giungere alla superficie. Sicché nel recipiente collettore si tro- vano riuniti insieme animali bentonici e planktonici. Nelle prossime campagne tale inconveniente sarà evitato, perchè di già si lavora per rendere, come ho già detto, la slitta di fondo una »rete a chiusura« e che possa chiudersi a volontà non appena abbia funzio- nato un determinato tempo sul fondo. Ecco l'elenco delle specie raccolte in ogni singola retata. Retata 8 del 1 2 Febbraio. Slitta di fondo. Dalle 1 0 e 20 alle 10 e 45 a. m. Cavo filato 350 metri. Profondità 120 metri. A circa 2Y2 chilometri da lo Capo (Capri). , Direzione: E. Fondo: Fango di sabbia formata da detriti di conchiglie ben- toniche, molto detrito dì Posidonia e piante terrestri. Assenza di gusci appartenenti ad ammali pelagici. Molluschi: Varie conchiglie giovani di Bivalvi. Cumacei: Alcune Cyckispis longicauda juv. e varii altri. Isopodi: Varie Onatìiia maxillaris Q. (iranimaridi: Pochi Oediceros sp. Echinodermi: G Antedon phalangium. Retata 9 del 12 Febbraio. Slitta di fondo. Dalle 11 e 30 alle 11 e 55 a. m. Cavo filato 350 metri. Profondità 130 metri. A circa 41/2 chilometri da lo Capo (Capri). Direzione: E. Fondo: Fango contenente molta sabbia formata da frammenti di conchiglie bentoniche e granelli probabilmente di natura vulcanica. Molto detrito di Posidonia. Molluschi: Varie conchiglie giovani di Bivalvi, 1 Pecteu Testae. Cumacei: 1 Campylaspis sidcata, varii Leucon sp. Isopodi: Varie Gnathia maxillaris Q. (lammaridi: Varii Oediceros. Copepodi: 2 Peltidii. Anellidi: 1 Nephthys rubella. Nematodi: Varie specie. Foraminiferi: Alcuni individui dei generi Bilocidina, Miliolina, Spiro- cidiìia, Orbitolites, Ammodiscus^ Webbina, Nodosario, Mittheilungen a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. 16 242 Salvatore Lo Bianco CristeUaria^ Polystomella., Rotalia^ Pidvinidina^ Trunca- hdina^ SpireUina, PlanorbuUna^ Gromia, Uvigeriìia e varii altri. Retata 11 del 15 Febbraio. Grande bertovello cbe toccò il fondo e ne raccolse. Dalle 2 e 30 alle 3 p. m. Cavo filato 700 metri. Profondità 700 metri. A circa 1 chilometro da Punta Tragara. Di- rezione: E. Fondo: Fango gialletto con Orhidina e pochi Pteropodi. Molluschi: 1 Siphonentalis quinquangulatus ^ 1 Dentalium panor- meum, varii gusci di Sìjndesmia alba. Geflrei: 1 Aspidosiplion Milllerii. Anellidi: 1 PanthaUs Oerstedii. Foramiuiferi : Varie BilocuUna sphaera. Retata 17 del 20 Febbraio. Slitta di fondo. Dalle 3 e 30 alle 4 p. m. Cavo filato 1700 metri. Profondità 1100 metri. A circa 9 chilometri da Punta Campanella. Direzione: S. E. Fondo: Fango a Pteropodi, in prevalenza rappresentati da gusci di C?'eseis, insieme in piccola parte pure gusci di 0/-' hidina e Globigerina. Poco detrito di Posidonia e Alghe. Crostacei decapodi: 1 Calocaris Macandreae, 1 Richardina Frederidi n. sp. Molte Boreomysis arctica, 6 Paraèrythrops obesa. 2 Nebalia typìdops. Molti Leucon longirostris , varie Cyclaspis longicaudat poche Platyaspis typica, pochi Leucon fidvus^ alcune Campylaspis verrucosa.^ 1 Diastylis serrata^ varie Vaiuir thompsonia cocca., alcune Cumella sp. Pochi Apseudes sp., 1 Anthelura elongata, 1 Ischnosoma bispinosnm^ varie Eurycope sp., varie Aega incisa. Varie Andania abyssi, molte Rliachotropis sp. e varii altri Gammaridi. Varie specie. 2 Phascolo,so7na n. sp. Molte Nepìithys Mabngrenii, 1 Epliesia sp. Chetognati: Varie Spadella nmsctdosa n. sp. e Spadella profunda n. sp. Misidi : Nebalidi: Cumacei : Isopodi: Gammaridi : Ostracodi : Gefirei: Anellidi: Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Piiritan ecc. 243 Celenterati: 1 \ìezzo dì Pen'sqjhonia jJccUnata^ alcuni Scyphistom a. Spugne: 2 giovanissimi Thenea muricata. Foraminiferi : Varie Bilocidina sphaera. Retata 18 del 21 Febbraio. Slitta di fondo. Dalle 10 e 10 alle 10 e 40 a. m. Cavo filato 1700 metri. Profondità 950 metri. A circa 07-2 chilometri dai Galli di Positano. Direzione: E. Fondo: Fango a Pteropodi con numerosi gusci di Orhulina. Vario detrito vegetale, specialmente di Posidonia, e sabbia nera vulcanica. Molluschi: 1 Kruppoìuenia minima n. g. u. sj). Crostacei decapodi: 2 Richardina Fredericii n. sp. Scliizopodi: Varie Boreomijsis arctica. Cumacei: Poche Campijlaspis horrida, Ckimpijlaspis tmdata, 1 Cam- pylaspis costata, poche Caìnpylaspis verrucosa, alcune Procampyìaspis armata, varie Vaimthompsonia cocca, molte Cyclaspis longicaudata, Platyaspis typica, Diasty- loides serrata, varii Leiicon longirostris, e specie del genere Ciimella. Isopodi: 4 Aega incisa e varii individui dei generi Ilyarachna, Eurycope, Dcsmosoma, Leptauthura, Calatìmra e 4?^- sendes. Gammaridi: Molte Andania ahyssi, 1 Hippomodon propinqwis e in- dividui dei generi Tryplwsa, Rlìachotropis e altri ancora. Anellidi: Molte Nepkthys Mahnyrenii, 1 tubo di Phyllochactopteriis sp., pochi Medeìiophthahmis miniitus n. g. n. sp. Echinodermi: 3 giovani Amphiura sp. Celenterati: Varii Scyphistoma. Protozoi: Varie Biloculina sphaera. Retata 25 del 27 Febbraio. Slitta di fondo. Dalle 3 e 30 alle 4 e 15 p. m. Cavo filato 400 metri. Profondità 200 metri. A circa 10 chilometri da Punta Carena. Direzione: N. Fondo: Sabbia di color gialletto formata da frammenti minuti di conchiglie e Briozoi. Vi si trovano pure pochi fram- menti di Pteropodi e rare Orhidina. Poco detrito ve- getale. Molluschi: 1 Siphonentalis lofotensis. Schizopodi: 1 Lophogaster typicus. 16* 244 Salvatore Lo Bianco Cumacei: Varie Canipi/laspis verrucosa e Camjjylaspis macroph- thalma, pochi Leptostylis macrura. Isopodi: Molte Guatliia sp. 2? Eunjcope sp., 1 Munella Da/i- tecii, varie Ilyarachna sp. Pantopodi: 1 Paraìiijìiìphon sp. Anellidi: Tubi di Phylloclmetoptcrus sp., 1 Rìnjncliobolus sp. Chetognati: Varie Spadella mnscidosa n. sp. Nematodi: Varie specie. Ecliiuodermi: Braccia di Ampldura sp., 1 stadio pentacrinoide di Antedon lìlialangiinn . Foramiiiiferi : Molti generi diversi. Ketata 26 del 28 Febbraio. Slitta di fondo. Dalle 9 e 10 alle 10 a. m. Cavo filato 2000 metri. Profondità 1100 metri. A circa 12y2 chilometri da Punta Carena, Direzione: S. E. Fondo: Fango a Pteropodi ed a Orhulina. Molto detrito e foglie di Posidonia. Frammenti di carbone e molte squame di Macruridi. 3Iollnsclii: 1 Trophon sp. Crostacei decapodi: 1 Ancìiistia Kornii n. sp. Schizopodi: Molte Boreomysis arctica. Cnmacei: Varie Procampylaspis armata ed altri generi. Isopodi: 6 Aega incisa^ varie Eurycope ed 1 Cymotìioa sp. Oammaridi: Molte Andania abyssi, varie Rhackotropìs ed altre specie, Gefirei: 1 Echiurus Paìlasii. Anellidi: Molte Nephthys yialmgrenii. Celenterati: Varii Scyphistoma, pezzi di Isidella elongata. Foraminiferi : Poche BUoculina rmgeìis, alcune Biloculina depressa, Spiromdiìia limbata, MilioUna semilwium, MiUoUna Auberiana^ Milioìhia insignis, Planispira celata, Haplo- phragmhnn glomcratum, Aìnmodiscus incertiis, Webbina davata, Textularia agglutinans , Nodosaria co?isob)'ina, Lingulina cannata, CristeUaria rotulata, Cristellaria cui- irata, Uvigerina pygmea. Retata 29 del 1 Marzo. Slitta di fondo. Dalle 9 e 30 alle 10 e 10 a. m. Cavo filato 250 metri. Profondità 100 metri. A circa 2 chilometri da Capo Sorrento. Direzione: E. N. E. Fondo: Sabbia vulcanica nera mista a frammenti di conchiglie bentoniche e Briozoi. Molto detrito di Alghe e Posidonia. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 245 Molluschi: Una Kruppomenia minima n. g. n. sp., 1 Fusiis sp., 1 Pectcìi ahyssoruDi. Scliizopodi: 1 Lophogaster typicus, 12 Erijthropsis Goesii, diversi Aìichiaulus agilis, 1 Mysidopsis gibbosa^ 1 Cynthilia Clausii, 1 Gastrosaccus Normannii juv. Isopodi: Molte Gnathia maxillaris^ 1 Mimella Dantecii, varie Eurycope, 1 Colatìiura sp., 3 Ecìiinopleura aculeata, 1 Prodajus Lo Biancoi n. sp. rìammaridi: Varii Haìimcdon sp., 1 Proto ventricosa. Ostracodi: Molte Cythereis Jonesii, e 8i)ecie di Bai) dia e Ponto- cypris. Gefirei: 1 8ipimculide giovane lungo 1 mm. Aiiellidi: 1 Hetcrospio longissima^ 1 Terebellides Stroemii^ 1 Sty- larioides plumosus?, Prionospio Mahngrenii^ Rhyncko- bohts sp., pochi Medenophthalmiis mimdus n. g. n. sp. Chetogiiati: Molte Spadella musculosa n. sp. Echiuodermi: un braccio di Ampliiura sp., giovani Ophioglypha. Celenterati: Pezzi di Antennidaria antennina. Spugne: 3 esemplari giovanissimi di TJienea muricata. Foraminiferi : Varie Biloculina depressa^ Gromia, Webbina davata, Uvigerina^ 3Iiliola, Haliphysema, Ammodiscus: Retata 30 del 3 Marzo. Slitta di fondo. Dalle 10 e 45 alle 11 e 30 a. m. Cavo filato 2400 metri. Profondità 1200 metri. A circa 12Y2 chilometri da Punta Carena. Direzione: N. 0. Foudo: Fango a Orhidina e Pteropodi. Schizopodi: Molte Boreomysis arctica, varie Pam'érytìirops obesa, pochi Pseudomma affine. Isopodi: 2 Aega incisa, varie Eurycope sp. Oammai'idi: Molte Rhachotropis rostrata e varii altri generi. Auellidi: Varie Nephthys Malmgremi. Foraminiferi: Varie Bilocidina. Retata 39 del 15 Marzo. Slitta di fondo. Dalle 10 e 30 alle U e 30 a. m. Cavo filato 2300 metri. Profondità 1100 metri. A circa 9 chilometri dai Galli di Positano. Direzione: 0. S. 0. Fondo: Fango a Pteropodi con Orbuìina^ che contiene molti conglomerati formati di carbone minutissimo e detrito. Molte Rhabdammimi. Poco detrito vegetale marino e terrestre. 246 Salvatore Lo Bianco Molluschi: 5 Krìipponicuia ìninima n. g. n. sp., 2 Pecten, 1 Cuspi- daria rostrata. Tunicati: 1 Molgida sp. Crostacei decapodi: 1 Poh/cheles typhlops^ 1 Richardina Frederidi u. sp. Scliizopodi: Molte Boreomysis arct/ca , molte Paraerythrops obesa., varii Pseudomma affine. Cumacei: 2 Caiììpyìaxpis nudata, varie Campylaspis verrucosa, poche Procan/pylaspis annata., alcune Platyaspis typica., })Oche Dlastylis spinulosa., Diastyloides sp., varie Cy- claspis longicaudata, pochi Leucon nasicus, molti Leucon ìonyirostris, alcune Vauntlioìnp.^onia cocca. Nebalidi: 2 Xcbaìia typhìops. Isopodi: Molte Aega incisa., varie Gnatliia sp. Q. , Apseudes sp., varie Eurycope sp., 1 Sphyrapns mcdleoliis, 1 grossa Ciroìana hirt/pes, Cumoniscus Knqjpii n. g. n. sp. drammaridì: 1 Eusirus longipes, varie Ehachotropis rostrata, varie Andania ahyssi, 1 Eriopisa elongata, varie Nicippe tu- mida, Cìieirocratus Sundewalli, e specie dei generi Haìiììiedon, Monoculoides, Paroediceros. Ostracodi: Una specie di Piiilomedes, e molti altri. (ieflrei: 1 Echiurus PaUasii, piccoli Phascolosoma n. sp. Anellidi: Moltissime Nepliiìiys Malmgrcnii, 1 Ephcsia sp. , varii Polynoidi forse nuovi, 2 P.seudoscalibregma parvum, pochi Medenophthalmus minutus n. g. n. sp. ^"eniatodi: Varie specie di diversi generi. Eriozoi: Varie specie. Echinodermi: 1 Chiridota sp., 1 Ophiuride. Celenterati: Molti Scyphistoma, 1 Campanularide. Spugne: Varii esemplari giovani di Tlicnca muricata, 1 Sycon sp. e varie altre piccole Spugne. Foraminiferi: Xodosaria, molte Ehabdammina, Spiroculina, Bibcidina sphaera. Retata 44 del 2 Aprile. Slitta di fondo. Dalle 11 e 45 all' 1 p. m. Cavo filato 2000 metri. Profondità 1000 metri. A circa 8V2 chilometri da l'unta Tragara. Direzione: 0. S. 0. Fondo: Fango a Orbulina e Pteropodi con conglomerati e Ritabdammina, e molti altri Foraminiferi pelagici e ben- tonici. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 247 3Iollusclii : Una Knippomenia minima n. g. n. sp. Crostacei decjipodi: 3 Aucidstia Koniii n. sp. Schizopodi: Varie Boi'eomysis arctica^ diverse Para'érythrops obesa, ed alcuni Pseudoìnma affine. Cumacei: Varie Cyclaspis loìigicaiidata, Leucon longirostris, Cam- pylaspis horrida, Platyaspis typica. Isopodi: 1 Syscemis infelix, varie Aega incisa, alcune Eurycope * sp. div., Gnathia sp., Spliyrapus sp. Oamiiiaridi : Molte Rhachotropis rostrata e altre specie, varie Andania ahyssi e molti altri. Cipripedi : 1 Scalpellum sp. Ostracodi: Molte specie diverse. Aiiellidi: Molte Nepìithys Malmgrenii, 2 Pseudoscalih'egmaparvum, un Polynoide n. sp. Chetognati: Varie Spadella muscidosa e profunda n. sp. Celenterati: Cryptolaria conferta, varie Spongicola sp. e pezzi di Isidella elongata. Spugne: Varie piccole specie. Foraminiferi : Molte Webhina clavata, Bilocidina sphaera etc. Retata 57 del 10 Aprile. Slitta dì fondo. Dalle 12 e 15 alle 1 e 30 p. m. Cavo filato 2000 metri. Profondità 1000 metri. A circa 10 chilometri da Punta Carena. Direzione: E. N. E. Fondo : Fango a Orbidina e a Pteropodi. Poco detrito vegetale. Pezzi di carbone. Crostacei decapodi: 1 Richardina Fredericii n. sp. Schizopodi: Molte Bm^ecmysis arctica. Cumacei: 1 Diastylis insignis. Varie Aega incisa, 1 Eugerda tenuimana. Diverse Rìmchotropis rostrata. Molte Nephthys Malmgrenii, tubi di Pkyllochaetopterus, 1 Ammotrypane sp. , pochi Medenophthalmus minutus n. g. n. sp. 1 Phascolosoma n. sp. Varie Spadella muscidosa e profunda n. sp. Echinodermi: 1 piccolo Spatangide. Protozoi: Bilocidina sphaera. Isopodi: Gammaridi Anellidi : Geflrei: Chetognati 248 Salvatore Lo Bianco Animali bentouici raccolti con la slitta di fondo. Tunicati. Ascidie semplici. Molgtda sp. Due piccoli individui nella retata 39, eseguita a 1 1 00 metri di profondità. Il corpo di questa Ascidia è quasi globoso; il più grande dei due esemplari ha un diametro di 2 ram., l'altro di 1 sol millimetro di diametro è molto più tras- parente del ])rimo. Sulla tunica esterna hanno numerose e sottili appendici filiformi. Molluschi. Lamellibrauchi. Pecten abyssorum Lov. ? Un esemplare nella retata 29 e due nella 39; la prima eseguite a 100 metri e la seconda a 1100 metri di profondità, nelle adiacenze di Capri. Nel Mediterraneo questa specie è conosciuta solo tra Palermo e risola d'Ustica a 300 metri di profondità. Pecten Testae Bivona. Un esemplare nella retata 9, eseguita a 130 metri dì profondità. E una forma piuttosto frequente sui fondi a Coralline del (lolfo. Cuspidaria rostrata Spglr. Un solo esemplare nella retata 39 a 1100 metri di profondità. Sijndesmia alba Recl. Varii gusci vuoti nella retata 11, eseguita a 700 metri di })rofondità. Varii gusci diversi e forme giovani di Lamellibranchi si trovano in tutto il materiale fangoso raccolto dalle reti che strisciarono sul fondo. Scafopodi. Dentaliuni panormitanum Chemn. Un esemplare nella retata 11, pescato a 700 metri di profondità. Questa specie fu raccolta in varie località del Mediterraneo. Sipìioneìitalis (juinquaìffpdatus Forbes. Un esemplare nella retata precedente. E conosciuto in varie località del Mediterraneo. Siphonentalis lofotensis G. 0. Sars. Un esemplare nella retata 25, eseguita a 200 metri di profondità. Esso era già conosciuto nelle acque di Napoli, in quelle della Sicilia, sulle coste della Siria ed a Creta. Solenogastri. Kruppoinonn n/ii/in/a n. sp. Le pesche abissali eseguite dal F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 249 Il Dr. NiERSTRASz, che ha pubblicato un lavoro sui Solenogastri del Siboga, occupandosi attualmente di una monografia sui Soleno- gastri del golfo di Napoli, ha voluto gentilmente studiare questa unica forma raccolta dal Puritan, concludendo che essa è perfetta- mente nuova ed api)artenente ad un nuovo genere. Ecco la descrizione che ne dà quest' autore. * Kruppomenia minima n. g. n. sp. (Tav. 7 Fig. 5). 4 esemplari nella retata 39, 3 nella 44 ed 1 nella 29 (100 a 1100 metri di pro- fondità). L'animale in alcool è giallognolo o bruno chiaro. Esso risi)lende fortemente a causa dei suoi grossi spicoli. Il solco ven- trale è chiaramente visibile ed arriva fino alla cloaca. La lunghezza varia da 1— 2,25mm., la larghezza da 0,*25 — 0,5 mm., l'indice di lunghezza da 3—6. La cuticola è alquanto spessa e contiene numerosi spicoli, so- vrapposti in molti punti. Gli spicoli sono nella forma simili a quelli della Proneomenia; vale a dire, sono lunghi, acuminati e concavi; molti sono alquanto piegati oppure ricurvi ad S. Mancano le papille ipodermiche. Vi è un solo solco ventrale. Un bottone sensorio dorso-terminale e situato proprio all' estremità posteriore del corpo. La radula è decisamente distica e consta di diverse serie (almeno 10) di due denti a forma di pettine. Esiste un sacco della radula. Probabilmente vi sono due glan- dole salivari di forma vescicolare, le quali, a destra ed a sinistra, sboccano nell' intestino anteriore. L'intestino medio è straordinaria- mente grande, con dei piccolissimi rigonfiamenti laterali. La cloaca è grande e situata quasi all' estremità del corpo. Cosa degna di nota è che essa contiene molte branchie fogliformi. L'organo pre- cloacale è grande; la sua struttura è diversa da ([uella generalmente osservata nei Neomeuidi. I due condotti cloacali sono cortissimi, ed al punto in cui passano nell' organo precloacale, hanno un rece]»- taculum seminis di forma vescicolare. Il cuore consta del ventri- culum e dell' atrium. Probabilmente vi sono due corpi stimolanti. I tre animali da me osservati sono giovani e presentano degli organi genitali non sviluppati. Questa forma è nuova, per la struttura della radula, delle branchie e degli organi cloacali e precloacali. Non ritengo impos- sibile una certa analogia con la Para?itema.^ Nel materiale raccolto si trovano anche varii piccoli gusci appartenenti ai generi Twphoit, Fiisus e ad altri Prosobranchi diversi. 250 Salvatore Lo Bianco Crostacei. Decapodi macriiri. Calocnris Macandreae Bell. Un solo esem- plare nella retata 17, eseguita a 1100 metri di profondità nelle adiacenze di Capri. Esso è lungo 17 mm. dal rostro al telson, ha il corpo semitrasparente, con una lieve tinta grigiastra, e l'epatopan- creas di una tinta giallognola. Il Puritan raccolse pure delle Zoee (Oodeopus) ed uno stadio a sviluppo completo ancora pelagico. Questa specie è molto rara e vive nelle grandi profondità del Mediterraneo, ove era noto per gli e8emi)lari dragati dal Travailleur. Pohjcheles typliìops Hell. Un solo esemplare lungo 55 mm. nella retata 39 eseguita a 1100 metri di profondità presso Capri. E la prima volta che questo Crostaceo si pesca nelle adiacenze del golfo di Napoli, finora essendo conosciuto soltanto nelle acque della Sicilia. L'esemplare pescato arrivò vivente alla superficie e visse in un piccolo recipiente di vetro finche fu conservato. Ancldsiia Kornii n. sp. (Tav. 7 Fig. 13). Un esemplare nella retata 26, tre nella 44 ed uno nella 57. Nelle località in cui si fecero dette retate, la carta segnava 1000 a 1100 metri di profondità: ma siccome in tutti e tre i casi si filarono sempre 2000 metri di cavo metallico, è probabile che la rete sia arrivata a profondità anche maggiori. Questa nuova specie è la più piccola di quelle conosciute nel Mediterraneo, cioè dell' Anchisiin scripta Risso e dell' Ancìiistia mne- tystea Risso; poiché mentre queste ultime misurano circa 32 mm. in lunghezza, 1'^. Kornii ne misura circa la metà, cioè da 13— 15mm. Essa differisce dalle specie conosciute per avere 10 o 11 spine sulla parte superiore del rostro e sopratutto per la grandezza del secondo paio di pereiopodi, i quali, distesi, oltrepassano di molto l'estremità della squamma antennale esterna. Inoltre vi è una grande differenza nella lunghezza dell' ultimo segmento addominale, essendo questo nella nuova specie triplo del penultimo, mentre che nelle altre specie è solo il doppio. Questa specie abissale difi'erisce dalle altre anche nel colore generale, poiché il cori)o, quasi trasparente, è perfettamente incolore. Credo che per la prima volta una specie del genere Anchistia sia indicata come abissale, mentre tutte le altre sono forme littorali e superficiali. Rickardiìia Fredericii n. sp. Un esemplare nella retata 17, due nella 18, uno nella 39 ed uno nella 57; in tutto cinque esemplari. Le pesche abissali eseguite dal F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 251 Questa interessante specie (Tav. 7 Fig. 7) è lunga circa 17 mm., dall' estremità del rostro a quella del telson. Il rostro lia 10 spine superiori ed una sola inferiore, ed ai lati della sua base due spine piuttosto forti ed una piccola molto ridotta. L'incisura carat- teristica sul cefalotorace (Tav. 8 Fig. 27) porta 16 spine, mentre la Richardina spinicincia A. M. Edw. ne porta non meno di 26. L'occhio molto ridotto e schiacciato ha sul margine esterno delle piccole spine ed è quasi privo di jngmento. Il 1" pereiopodo è cortissimo, il 2'^ è più lungo del 1", ed il 3'^' è molto robusto e grosso; esso, il 4" ed il 5*^ sono il doppio della lunghezza del 1''. Come in tutti gli Stenopidi, le tre prime paia di pereiopodi sono chelate. Specialmente nel 5" paio, che è il più lungo, si osserva una lieve e minuta seg- mentazione degli articoli principali, la quale è ben lungi dall' essere evidente ([uanto quella della specie del Milne Edwards. Sul margine posteriore laterale dei segmenti addominali non vi sono spine; esse esistono invece nell' altra specie; l'ultimo seg- mento dell' addome è poco più lungo del penultimo. Il ventaglio cedale (Tav. 8 Fig. 28) ha gli uropodi esterni interi, mentre quelli della suddetta specie hanno il margine posteriore inciso fortemente, e sono, a differenza di questi, molto più larghi di quelli interni. Il telson ha quasi la stessa lunghezza degli uropodi interni; esso ha il margine posteriore arrotondato, con fitta ciliatura, ma senza spine terminali come nella Richardina spinicincia A. M. Edw.i. La nuova specie è anche differente dalla Richardina spongicola Ale. & And. Un esemplare Q porta sotto l'addome tre uova grandissime, attaccate ai pleopodi e del diametro di circa 2 mm. Queste uova sono relativamente molto più grandi di quelle appartenenti alla Richardina spongicola Ale. & And., le quali hanno un diametro di 1,5 mm. La lunghezza di quest' ultima specie essendo di 26 mm., cioè quasi il doppio della specie mediterranea, le uova di questa sono relativa- mente enormi. Il corpo della Richardina Fredei'icii n. sp. è semitrasparente ; il margine posteriore dei segmenti addominali ha delle fasce di color rosso sangue, più intenso nei piedi boccali. Una macchia dell' istesso colore sta proprio dietro gli occhi e due strisce, anche rosso sangue. ^ A. MiLNK Edwards, Recueìl de figures de Crustacées nouveaux ou peu connus. Paris 1883. 252 Salvatore Lo Bianco Stanno ai lati del telson In alcuni esemplari le fasce dell' addome sono molto sbiadite, quasi rosee. Le retate eseguite con la slitta di fondo e che raccolsero questa forma arrivarono alla profondità di OòO — 1100 metri e forse anche oltre, poiché per esse si i\\h un minimo di 1700 metri ed un mas- simo di 2000 metri di cavo. Ambedue le specie finora conosciute sono batibiche: la Richar- dina spinidncta A. M. Edw. proviene dalle profondità dell' Atlantico, la Richardina spougicola Ale. & And. a circa 1000 metri di pro- fondità, dal mare di Andaman e dalla baia di Trovancore (Indie inglesi); quest' ultima specie vive insieme alla Hyalonema Masonii. Nel Mediterraneo, l'unico rappresentante della famiglia degli Stenopidi era lo Stenopus spinosus Eisso, forma superficiale e costiera. Molto probabilmente lo Stenopus ensiferus Dana appartiene pure al genere Richardina. Scliizopodi. Lophogaster typiciis Sars. Un esemplare nella retata 25 eseguita a 200 metri di profondità ed uno nella 29 a 100 metri di profondità. Questa forma ha una diffusione orizzontale molto estesa ed è piuttosto rara sui fondi fangosi del Golfo e delle sue adiacenze. Talvolta trovasi anche galleggiante. Boreonn/ms arctica G. 0. 8ars. Varii esemplari nelle retate 17 e 1 8, molti nella 26, varii nelle 30, 39 e 44 e molti nella 57. Tutte queste retate furono eseguite nelle adiacenze di Capri a profondità variabili da 950 — 1200 metri e forse anche dippiìi. Questa specie, conosciuta finora soltanto alle isole Lofote ed in Groenlandia, ove vive alla profondità di 370 — 740 metri circa, è una delle forme più tipiche e più comuni delle grandi i)rofoudità del Mediterraneo. Durante tutta la campagna del Puritan se ne raccol- sero centinaia di esemplari in tutti gli stadii di sviluppo e di due varietà di colore. Sulla identificazione di questa specie non vi è alcun dubbio, perchè, molto meravigliato di trovarmi di fronte ad una quantità di animali conosciuti soltanto nei mari nordici, volli averne la conferma dal più dotto conoscitore della fauna di quei mari, dal Prof. G. 0. Sar.s, che con somma cortesia e j)remura determinò varie delle specie pescate. Gli esprimo perciò i miei vivi ringraziamenti. 1 pili grandi esemplari di questa Bm'eomysis misuravano 20 mm. dall' estremità del telson a ([nella del rostro. La varietà più comune Le pesche abissali eseguite dal F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 253 ha il corpo semitrasparente, col sistema digerente ed i pezzi boccali di un rosso carminio, mentre la parte dorsale del cefalotorace è leggermente rosea. Gli occhi hanno una apparenza vitrea di colore tendente al rosso salmone. La seconda varietà, piuttosto rara, di cui si raccolsero pochi individui, e propriamente tre nella retata 30 e due nella 39, a 1100 e 1200 metri di profondità, ha un colore uniforme rosso corallo, più intenso all' addome ed ai pezzi boccali, colore che sparisce nei liquidi fissatori. In quasi tutte le retate, specialmente nelle 44 e 57, si trovarono delle Q con la tasca incubatrice ripiena di uova e di embrioni, come anche dei piccoli individui a sviluppo completo in procinto di uscire da essa. Le uova sono giallognole, trasparenti, di forma ovale e lunghe circa 2 mm. Ho visto spesso, attaccati al ciuffo di peli esistente alla base del flagello dell' antenna interna, dei piccoli Isopodi, Antìpodi, Anellidi, nonché altri piccoli organismi. Che non sia esso un organo di prensione? La Boreontysis arctica G. 0. Sars non resiste a piccole pressioni, prova ne sia che tutti gli individui raccolti arrivarono alla superficie o morti oppure morenti. Essa non era stata indicata da nessuno come vivente nel Mediterraneo. Pseudoìnma affine G. 0. Sars. Varii esemplari nelle retate 30, 39 e 44, tra 1000 e 1200 metri di profondità. Hanno una lun- ghezza di 7—8 mm., gli occhi sono senza peduncolo e rappresentati da una piastra impari mediana. Questa specie, mai pescata nel Mediterraneo, era finora conosciuta soltanto sulle coste della Norve- gia ed alle isole Lofote, ove vive da 180 — 490 metri di pro- fondità. Erythrops Goesii G. 0. Sars. Dodici esemplari nella retata 29, eseguita a 100 metri di profondità. Anche questo Miside è nuovo per il Mediterraneo, conoscendosi finora soltanto alle Lofote, allo Spitzberg, nel mare di Kara e nelF America del Nord da 10 — 270 metri di profondità. Suppongo che questa specie non vada in pro- fondità maggiori, poiché non fu mai rinvenuta nelle retate eseguite al di là dei 100 metri. Paraerythrops obesa G. 0. Sars. Varii esemplari nelle retate 1 7 a 30, molti nella 39 e varii nella 44, eseguite a 1000 — 1200 metri ii profondità. Anche questa specie era conosciuta come tipica nordica, per ionseguenza è la prima volta che vien raccolta nel Mediterraneo. 254 Salvatore Lo Bianco Questo Misidc è di color rosso carminio intenso, che sparisce nei liquidi fissatori. Esso non e raro sui fondi a circa 1000 metri di profondità. llìjsìdopsis gibbosa G. 0. Sars. Alcuni esemplari nella retata 29 (100 metri di profondità). È conosciuta nelle acque di Napoli, della Spezia, di Messina e di varie altre località del Mediterraneo. Inoltre è frequente nei mari della Norvegia da 5 — 18 metri di ])ro- fondità. Anchiaulus agilis G. 0. Sars. Varii esemplari nella retata 29 (100 metri di profondità). Questa specie era conosciuta soltanto nelle acque di Messina. Gastrosacciis Normannii G. 0. Sars. Giovani esemplari ed adulti nella 29 (100 metri). Anche questa specie è comune nel Mediterraneo ove talvolta si pesca pelagica. Cìjntltilia [Sirieìla) Clausii G. 0. Sars. Un esemplare nella retata 29 (100 metri di profondità). Anche essa è comune nel Mediterraneo, conoscendosi nelle acque di Spezia, Cagliari, Messina e Goletta. Cumacei. Leucon longirostris G. 0. Sars. Molti nella retata 17, varii nelle 18, 39 e 44, in profondità variabili dai 950 ai UGO metri. Questa specie era conosciuta finora allo stretto di Davis a 3150 metri di profondità e sulle coste del Portogallo a circa 1000 metri. Essa è nuova per il Mediterraneo, ove nelle vicinanze di Capri è piuttosto frequente. Leucon uasiciis Kr. Un solo esemplare nella retata 39 (1100 metri). Questa specie era conosciuta finora in varie regioni nordiche (Norvegia, Danimarca), a profondità variabili dai 15 ai 570 metri, perciò mai segnalata nel Mediterraneo. Leucon fulvus G. 0. Sars. Pochi esemplari nella retata 17 (1100 metri di profondità). Anch' esso era conosciuto finora come vivente in i)iccola profondità presso le isole Lofote; è quindi la prima volta che vien segnalato nel Mediterraneo. Cumeìla sp. Alcuni esemplari nelle retato 17 e 18 (1100 e 950 metri di jìrofondità). Varie specie del genere Cumclla si cono- scono come viventi in piccole profondità del Mediterraneo e dei mari nordici; cosicché suppongo che questo genere sia stato pescato per la prima volta in grandi profondità. Cgclaspis ìongicaudata G. 0. Sars. Varii piccoli esemplari nella retata 8, varii adulti nella 17, molti nella 17 e varii nelle 39 e 44; tutte eseguite a 120 — 1100 metri di ])rofondità. ì Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 255 Questa specie è una delle più frequenti alla profondità di circa 1000 metri ed è conosciuta sulle coste della Norvegia ed alle Lofote, alla profondità di 270—2600 metri. Anche il Caudan ne pescò un esemplare nel golfo di Guascogna alla profondità di 960 metri. Questo esemplare conteneva un Cope- podo parassita che il J. Bonnieri descrisse col nome di Sphaero- nella sedentaria, Copepodo, che non mi fu dato rinvenire ad onta di tutte le ricerche fatte sugli esemplari del Cumaceo che lo ospita, raccolti nelle vicinanze di Capri. Questa specie vien segnalata anche per la prima volta come appartenente alla fauna del Mediterraneo. Vauììthompsoma coeca J. Bonnier. Varii esemplari nelle retate 17 e 18, un giovane cf nella 39, eseguite da 950 — 1100 metri di profondità. Questo Cumaceo, descritto dal J. Boxnier, fu pescato dal Cau- dan nel golfo di Guascogna, alla profondità di 350 — 1700 metri. D'allora in poi non era stato più rinvenuto ; solo il Puritan lo pescò nelle adiacenze di Capri , sicché anch' esso è nuovo per il Medi- terraneo. Campylaspis silicata G. 0. Sars. Un solo esemplare nella re- tata 9, eseguita a 130 metri di profondità nel golfo di Napoli. Questa specie era conosciuta finora soltanto alle isole Lofote a 270—450 metri di profondità. Caminjlasiìis verrucosa G. 0. Sars. Pochi esemplari nelle retate 17, 18, 25 e 39 (200 — 1100 metri di profondità). È conosciuta sol- tanto sulle coste della Norvegia a 90 metri di profondità. Campylaspis horrida G. 0. Sars. Pochi esemplari nelle retate 18 e 44 (950 — 1000 metri). Raccolta finora soltanto alle Lofote, a 216—540 metri di profondità. Campylaspis undata G. 0. Sars.; Un esemplare nella retata 18 e due nella 39 (950 — 1100 metri). Come la specie precedente, cono- sciuta soltanto alle Lofote a 180 — 260 metri di profondità. Campylaspis costata G. 0. Sars. Due esemplari nella retata 1 8 (950 metri). Questa specie è frequente in varie località della Nor- vegia, delle isole inglesi e di Helgoland, a 54 — 180 metri di pro- fondità. '- J. Bonnier, LesEdriophthalmes recueillis pendant la campagne du Caudan dans le golfe de Gascogne. in; Ann. Univ. Lyon Paris 1896. 256 Salvatore Lo Bianco Le suddette specie di Campijlaspis sono tutte nuove per il Me- diterraneo. Campyìaspìs macrophthahna G. 0. Sars. Un esemplare nella retata 25 (20i) metri). Conosciuta soltanto nelle acque di Messina a 36 metri di profondità, non era stata mai pescata nelle adiacenze del golfo di Napoli. Procampìjìaspis armata J. Bonn. Uno o due esemplari in ognuna delle retate IS, 26 e 39 (950—1100 metri). Un solo esemplare di questa specie fu pescato dal Caudau nel golfo di Guascogna a 950 metri di profondità; sicché vien segnalata per la prima volta nel Mediterraneo, e propriamente presso Capri. DiastìjUs serraia G. 0. Sars. Pochi esemplari nelle retate 17 e 39 (1100 metri di profondità). È la prima volta che questa specie vien pescata nel Mediterraneo, finora essendo conosciuta soltanto sulle coste della Norvegia ed alle Lofote. DiastìjUs spinulosa Hell. Due soli esemplari nella retata 39 (1100 metri). Anche questa specie era conosciuta soltanto nei mari di Kara e della Norvegia a 9 — 180 metri di profondità. Diastylis insignis G. 0. Sars. Un solo esemplare nella retata 57 (1000 metri di profondità). Conosciuto finora sulle coste del Porto- gallo a 1990 metri ed alle isole Shetland a 495 metri. Tutte queste specie di Diastylis sono nuove per il Mediterraneo. Diastìjloides serrata G. 0. Sars. Un esemplare nella retata 1 8 a 950 metri di profondità. Conosciuto finora nei mari della Nor- vegia a 54 — 540 metri di profondità. Leptostylis macrura G. 0. Sars. Pochi esemplari nella retata 2.j (200 metri). Conosciuta soltanto alle Lofote a 72 — 450 metri di profondità. Platyaspis typica G. 0. Sars. Pochi esemplari nelle retate 17, 18, 39 e 44 (950—1100 metri di profondità. Questo curioso Cumaceo, finora mai rinvenuto nel Mediterraneo, era conosciuto soltanto alle isole Lofote e sulle coste della Norvegia, a 216 — 720 metri di profondità. Esso può essere considerato come una delle forme più tipiche viventi nel nostro mare alla profondità di circa 1000 metri. Isopodi. Apseudes sp. Varii individui nelle retate 17, 18 e 39. Non mi è stato possibile di determinare esattamente questa specie, la quale rassomiglia un po' all' Apseudes Koelderii del Bonnier. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan <.hc. 257 Spìiijrapus maìleolus Norm. & Stebb. Un esemplare in ognuna delle retate 39 e 44 (1000 e 1100 metri;. Questo Isopodo era conosciuto nell' Atlantico del Nord, ove fu pescato varie volte dal Poreupine a 196 — 2573 metri di profondità ed una volta dal Yalorous a 2610 metri. Esso vien segnalato per la prima volta nel Mediterraneo. Calathura sp. Un esemplare nella retata IS ed uno nella 29 (100 — 950 metri). Questo genere, conosciuto in molti mari, non era stato mai pescato nel Mediterraneo. Antheìura elongata Norm.? Un giovane rf nella retata 17, a 1 1 00 metri di profondità. Finora era conosciuto soltanto sulle coste del Portogallo a 1332 metri. Leptaììihura sp. Pochi esemplari nella retata 18 a 950 metri di profondità. Questo genere, fondato dal G. 0. Sars^, non era ancora conosciuto nel Mediterraneo. Gnatkia lìMxillaris Lam. Varii esemplari nelle retate 8 e 9, molti nella 25 e varii nelle 29, 30 e 44. Tutti gli animali raccolti sono 2 , l'altro sesso non si è mai rinvenuto durante la campagna. Muneìla Dcüitecii J. Bonnier. Un esemplare nella retata 25 ed uno nella 29 (100—200 metri di profondità]. Un solo esemplare di quest' Isopodo fu raccolto dal Caudan nel golfo di Guascogna a 950 metri di profondità. Esso vive a minore profondità nel Mediterraneo, ove fu pescato per la prima volta dal Puritan. Aega incisa Sch. & M. Varii esemplari nella retata 17, quattro nella 18, sei nella 26, due nella 30, varii nelle 39 e 44, eseguite a 950 — 1200 metri di profondità. Questa specie raggiunge la lunghezza di 10 — 15 mm., è di color mattone chiaro tendente al giallognolo e rappresenta una delle forme più tipiche e più diffuse viventi ad oltre i luOO metri di profondità nei dintorni di Capri, brinerà, la Aega incisa è stata segnalata una sola volta nel Mediter- raneo, dall' Otto, il quale non da nessuna indicazione ne sulla loca- ità ne sulla profondità in cui fu raccolta. Sijscemis infelix Harg. ^ Un esemplare lungo 22 mm. (Fig. 10, Fav. 7) nella retata 44, a 1000 metri di profondità, Questo Isopodo 1 G. 0. Sars, An account of the Crostacea of Norway. Voi. 2 Isopoda 5ergen 1899 pag. 47. - Harger, Report of the Marine Isopoda of New England, in: Rep. U. S. 'omm. Fish Fishery Part 6 pag. 387. Mittlieilungen a. d. Zool. Station zn Neapel. Bd. lü. 17 I 25S Salvatore Lo Bianco è di un color mattone chiaro uniforme, la superficie del coi pò è molto levigata e lucida. E?se è conosciuto sulle coste della Norvegia (96 — 270 metri di profondità), in Danimarca, ove raggiunge la lun- ghezza di 29 mm. , e sulle coste dell' America del Nord bagnate dall' Atlantico, ove arriva a grandi dimensioni (44 mm. di lun- ghezza) . Il Syscemis infelix Harg. è completamente privo di occhi e vien raccolto per la prima volta nelle acque del Mediterraneo. Cirolana hirtipes M. Edw. Un grosso esemplare nella 39, a 1100 metri. Questa specie è molto frequente in tutto il Mediter- raneo; specialmente nel golfo di Napoli è comunissima sui fondi a 30 — 200 metri di profondità. E voracissima, ed in gran numero attacca pure i grossi pesci che s'impigliano nelle reti, riducendoli in men che si dica, pelle ed ossa, come farebbe il più abile pre- paratore. Essendo quest' Isopodo un buon nuotatore, non è escluso del tutto che l'esemplare, pescato con la slitta di fondo, non sia stato catturato a 11 öO metri di profondità, ma solo allorché la rete veniva tirata alla superficie. Cìjmothoa sp. Una grossa 2 nella retata 26, a 1100 metri di profondità. Quest' esemplare giunse alla superficie in cattivissime condizioni, essendo quasi privo degli organi interni. Suppongo che quest' Isopodo che vive parassita sui pesci, si sia intaccato dal suo ospite, e non jìotendo ben nuotare, sia caduto sul fondo ove rimase conciato in quel modo. Desmosoma sp. Un esemplare nella retata 18, a 950 metri di profondità. Questo genere vien segnalato per la prima volta nel Medi- terraneo. Ischnosoma hispinosìim G. 0. Sars. Un esemplare nella retata 1 7, a 1100 metri di profondità. È una tipica forma del Nord raccolta per la prima volta nel Mediterraneo. Eugenia teniiimana G. 0. Sars. Un esemjìlare lungo 3 mm. nella retata 57, a 1000 metri di profondità. Anche questa forma è nuova per il Mediterraneo, essendo stata pescata finora soltanto sulle coste della Norvegia e nelle acque dello Skagerak e Kattegat. Echinopleura aculeata G. 0. Sars. Tre esemplari nella retata '29, a 100 metri di profondità. Anche questa specie, raccolta soltanto nelle acque della Norvegia Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col YacLt Puritan ecc. 259 ed alle isole Lofote a 27—36 metri di profondità, vieu pescata per la piima volta nel Mediterraneo. llyarachna sp. Pochi esemplari nelle retate 18 e 25 (950 e 200 metri). Anche questo genere non era stato mai rinvenuto nelle acque del Mediterraneo. Eunjcope sp. Numerosi esemplari nelle retate 17, 18, 26, 29, 39 e 44. Nel materiale raccolto ho riconosciute non meno di 3 dif- ferenti specie appartenente al genere Eurycope, il quale è molto abbondante sui fondi esplorati, e solo adesso vien per la prima volta indicato dal Mediterraneo. Cunioniscus Knippii J. Bonnier. Un solo esemplare parassita di un Curaaceo della famiglia dei Leuconidi nella retata 39 (1100 metri). Il Signor J. Bonnier di Parigi a mia preghiera si è occupato della descrizione di questa specie e dell' altra che segue, le quali rappresentano due nuovi generi di Epicaridi. Se ne abbia per con- seguenza le mie sentite grazie. »Questo curioso Epicaride è probabilmente il tipo di una nuova famiglia, parassita dei Cumacei, nel quale gruppo non era stato segnalato ancora nessun Isopodo parassita. Sventuratamente riesce impossibile di caratterizzare definitivamente questa famiglia, poiché l'unico esemplare è una Q. adulta e per conseguenza affatto deforme e ridotta allo stato di semplice sacco chitinoso, contenente un numero relativamente ristretto di uova in stadio di sviluppo poco avanzato. Essa ha la forma ovoide misurante nella sua lunghezza un po' più di 0,5 mm. con 0,3 mm. di larghezza. Come avviene in un certo numero di generi appartenenti a questo gruppo, essa non forma che un semplice involucro chitinoso, senza alcuna traccia di appen- dici ne di somiti; la sua estremità anteriore che la fissa all' ospite si allunga a guisa di un peduncolo lievemente articolato e termina con un piccolo disco adesivo che la tiene solidamente a posto. Questo semplicissimo apparecchio di fissazione, raro negli Epicaridi esterni, è notevole soi)ratutto se si tieu conto della situazione parti- colarmente pericolosa scelta dal parassita: infatti esso è fissato sulla parte laterale del penultimo segmento pleale del suo ospite e perciò non vien protetto da nessuna cavità, anzi al contrario sballottato dai movimenti molto energici dell' apparecchio codale. Come al solito nei generi in cui la § non ha che una sola deposizione alla quale non sopravvive , il (^ è sparito in questo stadio. 17* 260 Salvatore Lo Bianco L'ospite elio alberga questo Epicaride è un Cumaceo di piccole dimensioni (appena 3 mm.) e che per vavii caratteri sembra rappre- sentare un nuovo genere della famiglia dei Leuconidi.« Prodajus Lo Biancoi J. Bonnier. Un solo esemplare ])arassita del Gastrosaccus Noì'manii G. 0. Sars nella retata 29 (100 metri). ? L'unico esemplare si era staccato dall' ospite ove probabilmente viveva nella cavità incubatrice, largamente aperta e vuota di em- brioni. In questa specie la Q. adulta misura 2 mm. nella sua massima dimensione. La forma generale ricorda quella del vicino genere Dajiis^ anche parassita della cavità incubatrice dei Mysidi, ma essa è ancora più deforme: le parti laterali del pereion, profon- damente modificate dalla massa delle uova deposte, si proiettano innanzi a guisa di un paio di grossi lobi emisferici eccedenti di molto il ccfalon che è come immerso nel profondo solco che li separa. La parte dorsale è ancora press' a poco riconoscibile sulla linea mediana e si prolunga per mezzo di un pleon appena modificato, terminato da una estremità posteriore biforcata ed ancora nettamente metamerizzata. Sulla faccia ventrale si nota la parte anteriore del corpo riunita in una specie di ventosa, circondata completamente dalla testa con le antenne ed il suo rostro acuminato nonché le cinque prime paia di pereiopodi rimaste normali ; le due ultime sono sparite. Le parti laterali del torace, sotto la spinta dell' accresci- mento della massa ovarica, si sono fortemente dilatate e foni ano due grossi rigonfiamenti da una parte e dall' altra del corpo. Alla parte posteriore tra le prime paia di pleopodi a forma di lamine appiattite e carnose trovasi il cf di dimensioni molto più ridotte (0,6 mm.): il pleon di questo è di una struttura particolarissima e giustifica la creazione di un nuovo genere. Esso relativamente è molto allungato, appena segmentato ai margini e terminato da un paio di lunghi uropodi digitiformi, e presenta, fatto eccezionale, sulla linea mediana della faccia ventrale all' altezza del penultimo seg- mento pleale, un pene mediano ed unico: è la prima volta che questo organo si trova negl Isopodi in tale posizione anormale.« Anfìpodi gaiiiniariiii. Halimedon sp. Pochi esemplari nelle re- rate 29 e 39 100 e 1100 metri). Questo genere nordico fu scoverto per la prima volta nel Mediterraneo dal Della Vallea in una nuova specie, Halimedon ' A. Dklla Valle, Gammarini del golfo di Napoli: in Fauna Flora Golf. Neapel 20. Monogr. 1S93 pag. 537. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 261 rectirostris , proveniente dalle acque del golfo di Napoli da piccole profondità. La specie pescata dal Puritan è diversa da quella del Della Valle. Oediceros sp. Pochi esemplari nelle retate 8 e 9 (120 — 130 metri). Anche questo genere è segnalato per la prima volta nel Mediterraneo dal Della Valle, e propriamente nelle acque del golfo di Napoli, a poca profondità. Monocuhides sp. Un solo esemplare nella retata 39, a 1 100 metri. 11 Della Valle l'ha riunito al genere precedente. Paroediceros sp. Un solo esemplare nella retata 39. Questo genere è anche nuovo per il Mediterraneo. Andania abyssi Boeck. Varii esemplari nella retata 17, molti nella 26 e varii nelle 39 e 44. Questo Antipodo, conosciuto soltanto sulle coste della Norvegia, in profondità variabili dai 360 — 720 metri, vien segnalato ora per la prima volta nel Mediterraneo, e propriamente dalle adiacenze di Capri. Questa specie è senza dubbio una delle più frequenti è più tipiche delle profondità abissali di questa regione. Nicippe tumida Bruzl. Un grande esemplare nella retata 39 1100 metri). Conosciuta finora in Norvegia e sulle coste britanniche, alla profondità di 72 — 360 metri. Anche questa specie era sconosciuta nel Mediterraneo. Eusirus longipes Boeck. Un grande esemplare nella retata 39 (1100 metri). Questa specie fu pescata dall' Heller nell'Adriatico. Nel golfo di Napoli se ne conosce un altra specie, V Eusirus cuspi- datus Kr., vivente a pochi metri di profondità. L'esemplare pescato dal Puritan proviene dalle adiacenze di Capri , ove deve essere molto raro. Cheirocrates Sundevallii Rathke. Un solo esemplare nella retata 39 (1100 metri di profondità). È una specie conosciuta soltanto nel golfo di Napoli , non essendosi mai trovata in altre località del Mediter- raneo; è una forma nordica vivente generalmente ad un centinaio di metri di profondità, per conseguenza è la prima volta che si rinviene a profondità sì rilevante. Hippoììiedou propinquus G. 0. Sars. Un esemplare nella retata 18, a 950 metri di profondità. Questa specie, pescata per la prima volta nelle acque del Me- diterraneo, era conosciuta finora sulle coste settentrionali della Nor- vegia, a 36—180 metri di profondità. 202 Salvatore Lo Bianco Tnjphosa sp. Due esemplari nella retata 18, a 950 metri. Anche questo genere nordico non era stato ancora segnalato nel Medi- terraneo. Eriopisa elongata Bruzl. un esemplare nella retata 39 (1 100 metri). E una specie conosciuta nel golfo di Napoli per un esemplare stu- diato dal Della Valle e dragato dal Raffaele a metà distanza Ira la Stazione Zoologica e Capri, a 209 metri di profondità. La cattura del secondo esemplare dimostra che la distribuzione verti- cale di questa specie dev' essere molto estesa (209 a 1100 metri). Rliacìiotropis rostrata Bonnier. Varii individui nelle retate 30, 39, 44 e 57. Questa specie si conosceva finora solamente dal golfo di Guascogna. Proto rentricosa 0. F. M. Un solo esemplare con la retata 29 (100 metri). Questo Caprellide non è raro sui fondi littorali del golfo di Napoli. Oltre le suddette specie di Gammariui, nel materiale raccolto ve nò ancora una quantità, fra i quali varii nuovi per la scienza. Nebalidi. Nehalia thyphlops G. 0. Sars. Due esemplari nella retata 17 e due nella 39 (1100 metri). Questo Leptostraco è segna- lato nelle acque di Messina. L'Haller lo pescò pure in altra loca- lità non determinata del Mediterraneo, ove fu trovato vivente in una spugna silicea. Cirripedi. Scalpelìum sp. Un giovane esemplare nella retata 44 (lOOO metri di profondità). Ostracodi. Cìjthereis Jonesii Baird. Molti esemplari nella re- tata 29 (100 metri). E una specie conosciuta nel golfo di Napoli, ove si pesca raramente tra le praterie della Posidonia, a pochi metri di profondità. Essa fu pure segnalata in varie altre località del ^kditerraneo. Pontocyprls sp. Pochi esemplari nella retata 29 (100 metri). Bainlia sp. Pochi esemiìlari nella retata 29 (100 metri). Philomedes sp. Pochi individui nella retata 39 (1100 metri). I tre suddetti generi sono rappresentati da varie specie nelle acque del golfo di Napoli. Varie altre specie di Ostracodi furono pescate nelle retate 17, \^. 25, 39 e 44 (200—1100 metri di profondità). Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Purità n ecc. 263 Pantopodi. Una piccola forma, appartenente forse al genere Paratiìjmpltoìì^ fa raccolta nella retata 25 (200 metri). Vermi. Aiiellidi. Panthalis Oerstedii Kinbg. Un esemplare lungo 25 mm. nella retata 1 1 , eseguita con una rete planktonica a chiusura che toccò il fondo a 700 metri di profondità, raccogliendo una quantità di fango. Quest' Anellide fu trovato in una specie di budello for- mato di muco e fango indurito, specie di ricettacolo in cui si na- scondeva. Questa specie, conosciuta sulle coste della Norvegia, si pesca per la prima volta nel mar Tirreno, essendo nota nell' Adriatico e nel Mar di Marmara (spedizione del Fola). Poi y noi di. Fra il materiale raccolto è stato trovato un Polynoide della lunghezza di 8—15 mm., nelle retate 18, 39 e 44 (950—1100 metri). Esso giunse dal fondo sempre in cattive condizioni, cioè senza elitre e senza setole, sicché è stato impossibile determinarlo. Ciò non ostante, questo Anellide ha dei caratteri che non esistono in nessuna delle forme affini conosciute finora nel Mediterraneo. Nephthys rubella Mich. Un solo esemplare lungo 10 cm. nella retata 9 (130 metri). Questa specie, conosciuta finora soltanto nel mare del Nord, ove pare che sia molto rara, fu trovata di rado nel materiale che si raccoglie sui fondi sabbiosi littorali del golfo di Napoli. Intanto, per quanto sappia, essa non è stata segnalata da nessuno nel Mediterraneo. Nephthìjs Malmgrenii Théel. Varii esemplari nella retata 17, molti nelle 18 e 26, varii nelle 30 e 39 e molti nelle 44 e 57 (950—1200 metri di profondità). Il Prof. Makenzeller 1, che ringrazio sentitamente per la bontà avuta di determinare questa ed altre specie di Anellidi raccolte dal Puritan, dice che la Nephthys Malmgrenii Théel fu raccolta dal Pola in varii punti del Mediterraneo orientale, alla profondità di 287 — 1298 metri; sicché oltre che in questa regione, essa non fu mai pescata nel resto del Mediterraneo. Questa forma nordica, pescata nella zona abissale delle adiacenze di Capri, vi rappresenta uno dei più frequenti e tipici abitatori. ^ E. V. Marenzeller, Polychaten des Grundes, gesammelt 1893, \%^A. in: Denkschr. AkaJ. Wien 74. Bd. 1902. 264 Salvatore Lo Bianco Rhynehobolux sj). Pochi esemplavi nelle retate 25 e 29 (100 — 200 metri). Ephcsin sp. Pochi esemi)lari nelle retate 17 e 18. Questo genere di Anellide , appartenente alla famiglia dei Sphaerodoridi, non l'ho trovato segnalato nel Mediterraneo. Medenophthalmus minutiis n. g. e u. sp. (F'ig. 31, tav. 8). Pochi esemplari nelle retate 18, 29, 39 e 57 (100—1100 metri). Il Mon- ticelli che si è occupato dei Polyophthalmidae del golfo di Napoli ha studiato questo piccolo Anellide nuovo per la scienza, e ne dà le seguenti brevi notizie. »Per l'aspetto generale e per l'abito esso ricorda a prima giunta i Polioftalmi, ai quali anche molto rassomiglia per il modo di terminarsi della estremità posteriore del corpo ed anche per le setole e per l'assenza di cirri parapodiali, mentre per l'estremità anteriore richiama alla mente le Annandia e forme affini. Ma da queste, come dai Polioftalmi si distingue facilmente per la completa assenza di occhi laterali e di occhi cefalici, come per molte altre caratteristiche proprie, nonché per particolarità di struttura anatomica. ■■• Grli esemplari esaminati misurano da 4,37 — 5 mm., sono incolori e semitrasparenti. Ammotrypane sp. Un piccolo esemplare nella retata 57 (1000 metri). E per la prima volta che questo genere di Anellidi vieu indi- cato dal Mediterraneo. Pseudoscaìibrcgma ■parviini Hansen. Due esemplari nella retata 39 e due nella 44 (1000 — 1100 metri). Un esemplare fu pure pescato dal Maia l'anno scorso e propriamente nella retata 58 che raccolse del fango a circa 1000 metri di i)rofondità. Questo Anellide, descritto dall' Hansen col nome di Scali- bregma (?j parruni in pochi esemplari raccolti dalla Norvegian North Atlantic Expedition (1876 — 1878), alla profondità di 417 — 753 metri, non fu iiiìi raccolto da nessuno; i)er conseguenza è una forma nuova per il Mediterraneo. Gli esemplari raccolti nelle adiacenze di Capri misurano circa 20 mm. ili lunghezza ed hanno il corpo semitrasparente. W ^. II. A.SHWORTU ', autore di una revisione della famiglia dei 1 .]. H .\sHWi»UTH. The Anatoniy of Scalibrcgma inflatum Kathke. in: Q. Joiirn. Micr Se. 2) Voi. 1.3 11)01. Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 2G5 Scalibregmidi , propone di riunire questa specie al genere Pseudo- scalibregma, e ciò per l'assenza in essa delle branchie esterne e dei cirri anali, esistenti invece nel genere Scalibregma. Prioìiospio Malmgrenii Cip. Un solo frammento nella retata 29 (100 metri). È una specie molto frequente nel golfo di Napoli, a poca profondità. Heferospio longissima Ehls. Parte anteriore di un esemplare, della lunghezza di circa 30 mm., nella retata 29 (100 metri di pro- fondità). Questo rarissimo Anellide fu pescato una sola volta dal Lightning a 766 metri di profondità, e da allora solo adesso è stato di nuovo rinvenuto dal Puritan nelle acque del golfo di Napoli. L'Ehlersi lo classifìeò fra gli Spionidi, ma il Marenzeller fa osservare che sicuramente esso non appartiene a questa famiglia di Anellidi e che è diffìcile di ben collocarlo, data la mancanza di esemplari muniti delle parte posteriore del corpo. Nella medesima retata fu pescato pure un tubo chitinoso simile a quello di alcuni Phyllochaetopteridi , lungo circa 11 cm. e del diametro di 1 mm. , tubo appartenente molto probabilmente a detta specie. In tutti i casi, il rinvenimento di questo Anellide nel Mediter- raneo è di somma importanza. Stylarioides plumosus Müll.? Un frammento nella retata 29 (100 metri). Questa specie è conosciuta nel Mediterraneo per degli esemplari raccolti dal Pola al Sud di Samos. TerebeUides Stroemii Sars. Un solo esemplare nella retata 29 (100 metri). È una specie nordica, purtuttavia è molto frequente a poca profondità nel golfo di Napoli. (Tcfirei. Echiurus Pallasii Gu. (Fig. 2 e 4, Tav. 7). Un esem- plare lungo 15 mm. nella retata 26, uno lungo 30 mm. nella 39, eseguite a 1100 metri di profondità (segnata dalla carta), e forse anche a profondità maggiore, essendo stati filati 2000 metri di cavo per la prima retata, e 2300 per la seconda. È la prima volta che questa specie vien segnalata con sicurezza nelle acque del Mediterraneo, ove le larve pelagiche (Trochosphaera) trovansi galleggianti in grande quantità nel knephoplankton. Questa specie era conosciuta finora nel Mare del Nord, nella Manica, nel Sund e nella parte settentrionale dell' Oceano Atlantico, 1 E. Ehlers, Beiträge zur Kenntnìss der Verticalverbreitung der Borsten- wünuer im Meere, in: Zeit. Wiss. Z. 2.5. Bd. 1874. 2()t) Salvatore Lo Bianco ove generalmente vive a profondità di poca importanza; sicché il rinvenimento di questa specie negli abissi del Mediterraneo riesce molto interessante per la diffusione verticale di essa. L'esemplare di Echhiriis sp., lungo 5mm. , raccolto dal Maia con la retata 58, eseguita a circa 1(31,2 chilometri dalla Punta della Campanella e con 1500 metri di cavo, appartiene pure alla mede- sima specie. Debbo alla gentilezza del Prof, ^luiter di Amsterdam la determinazione di questa specie e del seguente Phascolosoma, che egli crede nuovo; mi è grato perciò esprimergliene i miei vivi rin- graziamenti. Phascolosoììia n. sp. Alcuni piccoli esemplari nelle retate 17, 39 e 57 di queste, le due prime furono eseguite a 1100 e l'ultima a 1000 metri di profondità. Questa specie non può essere identificata con nessuna delle specie descritte finora, comprese quelle dragate negli ultimi tempi a grandi profondità dal Travailleur e dal Talisman. Questo Phasco- losoma ha la proboscide di una lunghezza tripla di quella del corpo, senza uncini, ma coverta da numerose papille e terminata quasi come un filo. Il corpo allungato e fusiforme raggiunge la lunghezza di circa 4 mm.; anch'esso è coverto da numerose papille e da glandole non coverte da piastrine chitinose. Esistono due lunghi retrattori della proboscide, e l'intestino forma una doppia spirale con numerose pieghe. L'apertura anale si apre dietro la base della proboscide, ed i due organi segmentali sboccano quasi alla stessa altezza dell' ano, o tutt" al più un po' dietro di esso. Aspklosiphoìi MüUerii Dies. Un esemplare nella retata 11 eseguita a 700 metri di profondità. Giovanissimi Sipunculidi, della lunghezza di 1 mm. circa, furono raccolti nelle retate 29 e 39, eseguite a 100 ed a llUO metri di 1 ir ofo udita. Briozoi. Furono raccolte varie forme di Briozoi nelle retate 17, IS e 39 (950— 1000 metri). Chetognati. Le seguenti due nuove specie di Spadella sono state studiate e descritte dal Signor L. Don'Caster che ringrazio vivamente per 1 aiuto prestatomi. Spadella muscidosa n. sp. Varii esemplari nelle retate 17, 25, 29 e 44 (100 — 1100 metri). »Questa nuova specie è lunga oltre Le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht Puritan ecc. 267 7 mm., la coda è circa la metà dell' intera lunghezza del corpo, la parete di questo è spessissima e muscolosa, con lieve ispessimento ipodermico dietro la testa. Le pinne degli esemplari raccolti, essendo molto sciupate, non si possono descrivere ; nondimeno si può osservare che quella caudale si estende sul corpo molto più che nella Spadella draco Lgrhs. La coda è ripiena di canali spermatici, mentre che la vescicola seminale non è ancora svilujìpata. Gli occhi sono piuttosto avvici- nati. Al collo del tubo alimentare, si osservano due piccoli diverti- coli simili a quelli della Sagitta minima Grassi. Esistono 9 0 1 0 uncini fortemente ricurvi ed a punta acuminata ; nel margine interno degli individui più grandi, vi si nota una lievissi- ma insenatura. I denti anteriori sono A — 5, lunghissimi, come quelli della Sa- gitta magna Lgrs. ; quello vicino alla linea mediana è più lungo e gli altri diventano gradatamente più corti. Quelli posteriori sono 1 — 3, più corti ed inseriti molto vicino alla serie anteriore.« Spadella profunda n. sp. Varii esemplari nelle retate 17, 44 e 57 (1000 — 1100 metri). »Questo Chetognato ha il corpo lungo S mm. con la coda piuttosto inferiore alla metà della lunghezza totale dell' animale. La parete del corpo è spessa e muscolosa, ma meno che nella Spadella muscidosa n. sp. Anche in questa specie esìste l'ispessi- mento epidermico dietro la testa. Le pinne e gli organi genitali sono simili a (luelli della specie precedente. Manca il diverticolo nel tubo alimentare, il quale è assai largo, lasciando soltanto uno stretto spazio celomico. Esistono 9 uncini senza insenatura, molto diritti nella maggior parte della loro lunghezza e fortemente ricurvi all' estremità. I denti anteriori sono circa 8, quelli posteriori 7—9; essi sono disposti in due serie ricurve una dietro l'altra. La serie posteriore ha la massima incurvatura; in essa, i denti sono molto lunghi (molto più lunghi che nella Spadella draco Lgrhs.), ed ognuno di essi è fortemente ricurvo a circa la metà della sua lunghezza.« Queste due nuove specie di Spadella furono raccolte con la slitta di fondo che strisciò sul fango. Ciò dimostra che esse vivono sul fondo 0 poco al disopra di esso. Questo fatto non è per nulla strano, conoscendosi delle specie di Spadella che vivono nascoste fra le alghe littorali. \JSl,. 268 Salvatore Lo Bianco La Spadella musculosa fu trovata anche a profondità relativa- mente piccole, mentre che la Spadella profunda fu rinvenuta a circa 1000 metri di profondità. Nematodi. Varie forme diverse, appartenenti a questo gruppo di Vermi, furono raccolte nelle retate 9, 25 e 39 (130 — 1100 metri). Echinodermi. Crinoidi. Anfedoìi phalangiuìn Mar. Sei esemplari adulti nella retata 8 (120 metri) e due stadii pentacrinoidi nella 25 (200 metri). Questo animale era conosciuto nel golfo di Napoli, nelle acque di Marsiglia ed in quelle di Nizza a 70 — 200 metri di profondità. Ofiuridi. Ampìiiiira sp. div. Tre giovani esemplari nella re- tata 18, varii frammenti nelle 25, 29 e 39 (lOU— 1100 metri). Ophioglypha lacertosa Lyman. Alcuni esemplari giovanissimi nella retata 29 (100 metri). Oloturidi. Chirodota sp. Un esemplare lungo 1 Y2 didi- nella retata 39 (1100 metri). Questo piccolo Echinoderma dev' essere considerato come nuovo per il Mediterraneo, e ciò perchè la dispo- sizione e la grandezza dei suoi corpuscoli calcarei circolari diffe- riscono da quelle della Trochodota [Chirodota) venusta Sem. Finora quest' ultima specie era 1 unico rappresentante della famiglia in questo mare. Celenterati. Idromeduse. Cryptolaria conferta Allm. Frammenti di una colonia nella retata 44 (1000 metri'. Questo Idroide era conosciuto soltanto neir Atlantico , ove , nel golfo di Guascogna e presso le Azzorre, fu pescato dall' Hirondelle alla profondità di 318 — 454 metri. Perkiplionia pectinata Allm. Varii pezzetti di colonia nella re- tata 17 (1100 metri). Come la specie precedente, anche questa fu pescata dall' Hirondelle, nell" Atlantico, ma a 300 — 318 metri di profondità. Questi due Idroidi vengono raccolti per la prima volta nel Me- diterraneo, ove vivono a una profondità doppia 0 tripla di (juella in cui furono rinvenuti nell' Atlantico. Antennularia aìitcnniìia Flem. N'arii frammenti di colonia nella retata 29 (100 metri). É frequente sui fondi fangosi del Golfo, a piccole profondità. Le pesche abissali e8ej,nnte da F. A. l\iiipp col Yacht Piiiitan ecc. 269 Acalefi. Spongicola sp. Varii esemplari nella retata 17, due nelle 18 e 26, molti nella 39 e varii nella 44 (9i)0— 1100 metri). Come da me e dal P. Mayer^ fu diggià dimostrato, \si Spongi- cola fistidaris F. E. S. , creduta da molti un Idroide , non è altro che lo stadio di Scypliistoma della Xansithoe punctata Köll. Nelle suddette retate fu raccolta costantemente una Spongicola libera (fig. 6, tav. 7) (la Spongicola fistularis vive nelle Spugne) lunga circa 10—15 mm., con perisarco chitinoso molto resistente. Esso è di forma conica allungata, con l'apertura libera del diametro di 1 mm., ed è geniculato in tutta la sua lunghezza. Contiene del cenosarco, che contratto (essendo stato preventivamente immerso nella forma- lina) occupa circa un terzo dell' intera lunghezza. Alla sua estre- mità posteriore, molto ristretta, vi è una piccola base con la quale si fissa alle conchiglie di Molluschi pelagici cadute sul fondo, nonché alle ramificazioni di Idroidi e di Coralli. Tra gli esemplari raccolti, ve ne sono dei diritti o leggermente ricurvi ed altri molto contorti. Basandomi sulle osservazioni del Vanhöffen-, il quale, su di un esemplare di Periphylla, e propriamente sull' ombrello, trovò una piccola sporgenza anche gelatinosa in cui continuava la cavità gastrica come residuo del canale peduucolare, carattere che avvicina questa Medusa al genere Nausitkoe, facendo supporre, che similmente a quest' ultima anche la Peripìrylla debba avere generazione alter- nante, inoltre considerando che l'habitat della Spongicola è simile a ({uello della Peripìtylla^ non si può escludere del tutto, che la prima rappresenti uno stadio del ciclo evolutivo della seconda. In tutti i casi, questa Spongicola rappresenta una delle forme più tipiche e frequenti viventi alla profondità di circa 1000 metri, nelle adiacenze di Capri. Antozoi. IsideUa elongata Esp. Pezzi di colonia nelle retate 26 e 44 (1000 — 1100 metri). Ho potuto notare, che gli spicoli cal- carei dei polipi appartenenti a questi frammenti, sono di dimensioni molto maggiori di quelli appartenenti a polipi di colonie pescate a. minore profondità (5 — 600 metri). Sicché si deve supporre, che 1 Lo Bianco, S., & P. Mayer, Spongicola und Kaiisitho'é. in: Z. Anz- 13. Jahrg. 1890 pag. 687. - E. Vanhöffen, Die Akalephen. in: Ergeb. Plankton-Exped. Bd. 2 Kd 1S92. ' '270 Salvatore Lo Bianco questi pezzi appartengano ad una varietà abissale della medesima specie. Pori fera. Tìtenea muricata Gray. Due giovanissimi esemplari nella re- tata 17, tre nella 29 ed uno nella 39 (a 100 — 1100 metri di pro- fondità). I giovani esemplari appartenenti a questa specie, ricordano per la forma il genere Stylocorcliße^ specialmente per il lungo e sotti- lissimo peduncolo. I grandi esemplari vengono raccolti in gran numero a Bocca grande, alla profondità di circa 600 metri. Sijcon sp. Un esemplare nella retata 39 ed uno nella 44 (1000—1100 metri). Altre piccole spugne silicee, probabilmente molto vicine ai gio- vani Suberitidi, furono raccolte nelle retate 39 e 44 (1000—1100 metri). Protozoi. Foraminiferi. In tutte le retate eseguite con la slitta di fondo, unitamente al materiale in essa contenuto, furono raccolti numerosi Foraminiferi, sia pelagici che bentonici. Nel primo caso, si trovano sul fondo i gusci degli animali morti, e nel secondo, essi vivono normalmente o nel fango o nella sabbia. La scelta e la determinazione delle specie richiedendo moltissimo tempo, mi son deciso di dare principalmente l'elenco di quelle rac- colte nella retata 26, eseguita a 1100 metri di profondità nelle adiacenze di Capri, retata che, per la profondità in cui fu fatta, è di maggiore importanza. BilocuUìia sphaem D'Orb. Molto frequente a 100—1200 metri di profondità e raccolta in quasi tutte la retate fatte sul fondo esplo- rato. L'anno scorso, questa specie fa per la prima volta pescata nel Mediterraneo, dal Maia, pure nelle adiacenze di Capri. BilocìiUna riugens Lam. Si conosce solo in altri mari fino alla profondità di 3000 metri. Essa vieu segnalata per la prima volta nel Mediterraneo. BilocuUna depressa d'Ori). Questa specie, finora non indicjita come vivente nel Mediterraneo, è conosciuta nell' Atlantico setten- trionale e nel Pacifico. Spiroloculma limbata d'Orb. Molto frequente in tutto il Medi- terraneo. MilioUiìn semilunuìii L. Frequente in tutti i mari finora esplo- rati, fino alla iirofondità di 5400 metri. Le pesche abissali eseguite da F. A. Kriiiip col Yacht Piiritan ecc. 271 Miliolina Auheriaua d'Orb. CoDOSciiita nell' Adriatico per degli esemplari raccolti dal Max Schultz e. Miliolina insignis Brady. Furono raccolti pochi esemplari di questa specie non conosciuta nel Mediterraneo. Planispira celata 0. G. Costa. Se ne rinvennero due soli esem- plari. Questa specie, finora mai raccolta nelle aeque del Mediter- raneo, fu trovata fossile dall' 0. G. Costa, nel mezzogiorno d'Italia. Hophplìragmium gloìiieratum Brady. Ne furono raccolti i)oclii esemplari. Esso è molto frequente nei mari artici, ma non era stato mai raccolto nel Mediterraneo. Ammodiscus incertus d'Orb. Molto frequente nella suddetta retata. Si conosceva in varie località del Mediterraneo. Webbina clavata Jon. & Park. Questa specie è molte frequente sui fondi esplorati, a 1<>0 — 1200 metri di profondità. Vive special- mente sulle conchiglie di Molluschi pelagici cadute sul fondo, ed è conosciuta in varie località del nostro mare. Textidaria agglutinans d'Orb. Questa specie è una delle più frequenti e più diffuse nei mari esplorati. Nodosaria consobri/ia d'Orb. Nota allo stato fossile sulle coste del Mediterraneo, ma finora mai pescata sui suoi fondi. Lingulina cannata d'Orb. Molto frequente nel nostro mare. Cristellaria rotulata Lara. Fu pescata nell' Adriatico a pochi metri di profondità, ed in varii punti del Mediterraneo, fino a 1200 metri. Cristellaria cultrata Mouf. Conosciuta nell' Adriatico. Uvigerina pygmea d'Orb. Ne furono raccolti numerosi esemplari. Essa è molto frequente nell' Adriatico. Inoltre, nella medesima retata, furono trovate le seguenti forme pelagiche cadute dalle acque sovrastanti : molte Globigerina bulloides d'Orb. varie » digitata Brady (nuova per il Mediterraneo), poche » rubra d'Orb. poche Pullenia obliquilocidata Park. & Jon. » Truncatidi?ia refidgens Monf. molte Pulvimdina elegans d'Orb. Nel materiale delle altre retate^ ho visto pure dei rappresen- tanti i generi Orbifolites, Pohjstomella , SpirelUna^ Planorbnllna, Gromia, Haliphysema e Rhabdammina, quest' ultima spesso in grande quantità. 272 Salvatore Lo Biiinco Considerazioiii generali e risultati delle pesche bentoniche. Il fondo esplorato dal Puritan con la slitta è quasi esclusiva- mente formato da fango assai tenace, di color gialletto o bruniccio, misto spesso a sabbia quando la profondità non oltrepassa 1 200 metri. Qua e là insieme al fango si trova del detrito vegetale, che in piccola quantità si raccoglie pure nella massa d'acqua, sia con le reti aperte che con quelle a chiusura. Esso è formato specialmente dai residui delle Alghe e delle Fanerogame marine che vengono strappate dalle onde alla non lontana costa, e che dopo aver vagati per alcun tempo alla superficie od a mezz' acqua, si macerano in parte, e affondandosi vanno lentamente a depositarsi sul fondo. Sovente fra il detrito vegetale marino trovasi accidentalmente misto del materiale detritico di vegetali terrestri, rappresentato da pezzi di rami, foglie e frutta diverse in più o meno avanzata macerazione. A questo proposito è bene ricordare che quasi tutte le spedi- zioni che hanno esplorato gli abissi del mare, hanno raccolto dal fondo piccole o grandi quantità di residui vegetali terrestri, che furono generalmente considerati come una delle risorse alimentari, delle quali dispongono le forme viventi nelle grandi profondità del mare. Questi residui vegetali si ammassano nelle vicinanze delle coste^ formando uno strato e colmando gli avvallamenti che si trovano nel fondo; così da costituire quella zona speciale con una fauna carat- teristica, che ho indicato sotto il nome di fondo detritico ^. Oltre i 200 metri, il fondo esplorato dal Puritan contiene dei ^ depositi calcarei in quantità assai importante, formati specialmente dai gusci di Foraminiferi planktonici dei generi OrhuUna e Glohi- gerina, nonché dai gusci di Pteropodi ed Eteropodi appartenenti ai generi Creseis, deodara, Spirialis, Hyaloctjlis fra i primi, e Atlanta, O.njgijriis e Carinaria fra i secondi; raramente vi si trovano pure frammenti di conchiglie appartenenti all' Argonauta argo. Nel fondo raccolto dalle 7 retate eseguite a 950—1200 metri di profondità, fu trovato costantemente un deposito formato in maggioranza da gusci di Pteropodi, rappresentati specialmente da quelli del genere Creseis, insieme sempre ad una quantità di gusci di Orbulina. In 1 S. Lo Bianco, Notizie biologiche riguardanti specialmente il periodo di maturità sessuale degli animali del golfo di Napoli, in: Mitth. Z. Stat. Neapel l;<. Bd. 1899. Le pesche abissali eseguite da F. A. Knipp col Yaciit Puritan ecc. 273 questi depositi si trovano inoltre varii gusci di Glohigerìna, Hasti- ger/im, Fiilk/iia, Pidri/n/lfim, ed altri appartenenti a diversi Fora- rainiferi bentonici, fra i quali assai abbondanti quelli ramificati del genere BJ/abdannniua. Inoltre vi si rinvenne una specie di sabbia nera formata da minuti conglomerati, in gran parte composti da particole e pezzetti di carbone, che vien gittato dalle navi. Depositi formati esclusivamente di Pteropodi o solo di Fora- miniferi non ne ho mai trovati in tali fondi. Invece il fondo fangoso a minore profondità (100 — 200 metri) contiene nei pressi della costa della sabbia minuta di color nero, probabilmente di natura vulcanica, mentre che ad una certa distanza e verso il largo, la sabbia ha color gialletto ed è formata in pre- valenza da frammenti di conchiglie bentoniche. Oltre i 200 metri, s'incominciano a trovare in mezzo alla sabbia pure dei rari gusci di Pteropodi e di OrbuUna. L'esame di questi gusci trovati in quantità considerevole sul fondo abissale, comparati con quelli delle forme viventi, può dare un contributo assai importante alla sistematica ed alla loro distri- buzione geografica, e può fornire un materiale prezioso per la quistione della variazione della specie. Tra essi, per esempio, in un esame, quantunque molto superficiale, ho trovato forme assai interessanti, mai rinvenute finora viventi nel Plankton, tali la Glo- higerina rubra e la Cuvierina columnella, quest' ultima nuova per il Mediterraneo. L'esistenza di questi depositi calcarei nel fango del fondo del Mediterraneo esplorato dal Puritan, depositi che si conoscono come tipici dei grandi fondi dell' Atlantico e del Pacifico, ed indicati dagl' inglesi come Pteropod ooze e Orbulina ooze, nonché la cattura su di esso di una ([uantità di forme abissali note come tali in altre località, ad esempio i generi Richardina, Calocaris, Boreomysis, PseadoNima, Andania ecc., autorizzano sufficientemente a ritenere tale zona tipicamente abissale, così per la natura del fondo, come per le forme che vi abitano. Senza dubbio la presenza di im gran numero di forme diverse, spesso disseminate in quantità assai grande su questa zona, come ad esempio la Boreomysis arctica, la Nephthys Mahi/grcnii, il genere Eurycope, VAega incisa, insieme ad una folla di Anfipodi, Isopodi, Cumacei, Foraminìferi ecc. dimostra che il fondo abissale, almeno di una gran parte del Mediterraneo, dev' essere molto popolato. ilittlieilungeu a. d. Zool. Station zu Ni^apel. Bd. Iti. 18 274 Salvatore T>o Bianco E noto che sebbene vi fossero state delle prove favorevoli alla esistenza di una fauna dei g-raudi fondi di ((uesto mare, pure W. B. Cakpenteri in una pubblicazione venuta fuori nel 187?, aveva i)roclamato che oltre un centinaio di braccia di profondità il Mediterraneo era (juasi azoico. E ciò perchè questo mare trovandosi fuori della circolazione verticale oceanica, le sue acque sono sta- gnanti e per conseguenza non contengono la quantità di ossigeno necessaria alla vita animale. Nelle ricerche abissali fatte nel Mediterraneo dal 1872 in p(ii (fra le altre ricordo come le più importanti quella del Travailleur, quella del Washington e del Pola) è stato sempre dimostrato che il fondo del Mediterraneo, al di là di un centinaio di braccia, non e per nulla azoico, ma che vi esistono zone più ed altre meno popo- late. E se anche talvolta la draga è giunta a bordo con del mate- riale di fondo povero d'animali, ciò non basta per poter dare un giudizio negativo su di una data zona, perchè talvolta questi appa- recchi s'affondano rapidamente, riempendosi al primo momento, a segno che anche se trascinate per chilometri non raccolgono più nulla di ciò che incontrano sulla via percorsa. Spetta a E. H. Giglioli il merito principale della scoverta di una fauna al)issale nel Mediterraneo; fu lui che con grande interesse ed entusiasmo organizzò e diresse, con G. B. Magnaghi Comandante, la spedizione col Washington nel 1881, che operò specialmente nel Tirreno, dragando fino a 3624 metri di profondità. Nel fango raccolto con questa retata (la più profonda eseguita) furono trovati Gefirei, Oloturie, varii Crostacei macruri e tre diversi Anellidi. Ciò dimostrava con evidenza che anche nelle più grandi profondità, ([uesto mare contiene tutte le condizioni favorevoli per lo svolgimento della vita animale. Dal risultato generale delle pesche il Giglioli conchiuse che la fauna abissale del .Alediterraneo ha carattere atlantico, anzi ocea- nico. È veramente rincrescioso che un materiale simile, raccolto con tanta cura, non sia stato mai studiato finora; e di questa spedizione, veramente storica negli annali delle esplorazioni del Mediterraneo, non resta che la geniale relazione pubblicata dal Giglioli 2 subito dopo. ' W. B. Carpenter, Od the Shearwater scientific Researches. in: Proc R. Soc. London Voi. 38 1872. - E. H. Giglioli, La scoverta di una Fauna abissale nel Mediterraneo, iu: Atti del 3. Congresso geogr. intcrnaz. Roma l&Sl. Le pesche abissali eseguite da F. A. Kriipp col Yaclit Puritan ecc. 275 Simili risultati hanno avuto le altre due spedizioni del Travailleur e del Fola, per le quali anche vi è da lamentare il ritardo frapposto nella pubblicazione dei risultati ottenuti, giacche, salvo i pochi lavori sopra alcuni grupi)i di animali raccolti, della maggior parte non se ne sa ancora nulla. Anche il principe di Monaco ha fatto delle dragate nel fondo del Mediterraneo, ma con mediocri risultati. Pertanto pescando al largo di Monaco con una delle sue nasse alla profondità di 1G50 metri, questa fu ritirata alla superficie con un gran numero di Pesci e di Crostacei appartenenti a poche specie, che per la prima volta veni- vano catturate in questo mare. Costatata sicuramente l'esistenza della vita animale fin nelle più grandi profondità del MediterraneO; possiamo ora con conoscenza di fatti mettere le seguenti quistioni: è paragonabile la vita animale degli abissi di questo mare con quella degli abissi dell' Atlantico? E può affermarsi che il carattere della fauna abissale del Mediter- raneo è atlantico? Secondo me, al punto in cui si trovano le conoscenze della fauna bentonica mediterranea, non possiamo rispondere adeguatamente alle due sopraddette domande, perchè manchiamo quasi dei dati neces- sarii. Alcuni hanno sostenuto che il carattere della fauna bentonica profonda di questo mare sia atlantico. Io non voglio discutere se l'attuale divisione delle zone geografiche riguardanti la diffusione degli animali marini sia razionale o no, perchè senza dubbio anche su tal riguardo non abbiamo ancora i dati sufficienti per qualsiasi conclusione. Ma il fatto verificatosi durante le pesche del Puritan, cioè che una gran parte delle forme raccolte con la slitta di fondo sono conosciute esclusivamente dalle coste norvegesi e specialmente dalle isole Lofote, dimostra che la fauna profonda del nostro mare in parte si avvicina molto a quella dell' Atlantico settentrionale, di cui fa parte quella delle coste e delle isole suddette. Questo fatto, collegato alle conoscenze sempre crescenti di forme cosmopolite , rinvigorisce una idea che da lungo tempo occupa la mia mente, idea avente per base che un grandissimo numero di organismi sono comuni a tutti i mari del nostro globo, potendosi essi adattare alle varie condizioni di esistenza che questi offrono. Con tutto ciò, ogni giudizio definitivo è sempre azzardato, visto la l)0ca conoscenza che si ha finora dei fondi abissali del mare. Difatti nel Mediterraneo vi sono delle immense estensioni di fondo, come ad esempio quella che dal largo della Riviera francese, is* ^ I 276 Salvatore Lo Bianco includendo le Baleari, va fino alle coste settentrionali dell' Africa, e che sono del tutto inesplorate. Ne può dirsi clie lo stesso Tirreno, dove specialmente sono state eseguite le pesche del Washington, sia del tutto esplorato con il numero relativamente esiguo di dragate da esso fattovi. Dal che si deduce che siamo ben lungi dall' avere delle conoscenze concrete sulla fauna del Mediterraneo, e che il suo fondo è in gran parte ancora da esplorarsi. In generale va osservato, che nelle campagne talassografiche eseguite nel nostro mare è mancata una esplorazione persistente, sistematica e condotta con un criterio vasto, basato sopra un piano detcrminato e ben preparato di ricerca. È pur vero che queste spedizioni costano molto danaro e molta energia, ma non è men vero che la conoscenza della biologia dei grandi fondi del nostro mare non conduce solamente alla soluzione d'importanti problemi che interessano la scienza, ma anche di molti di pratica importanza, che scaturiscono dalla ricerca scientifica, spe- cialmente per quanto riguarda la pesca. Finora di fatti nel Medi- terraneo, sebbene si siano all' uopo spesso riunite commissioni e si sia legiferato su questo scopo, pure per la poca o nessuna conoscenza che si ha delle condizioni fisiche biologiche di (juesto mare, non si è mai potuto giungere a nulla di concreto suU' importantissimo ar- gomento, e cioè a dire sulla pesca nei grandi fondi di esso. Delle 128 specie di animali bentonici enumerate come quelle che si sono determinate, e che rappresentano solo una porzione del materiale raccolto, almeno 68 sono nuove per la fauna mediterranea. Da ciò si può arguire dei risultati che si otterranno quando tutto il materiale sarà })articolarraeute studiato. Le (')8 forme nuove per il Mediterraneo sono le seguenti : Solenogastri. Knippoììiciùa »liniìua. Crostacei dccapodi. AiicJdstiu Koniii. llicliardino Fredericii. Schizopodi. Boreoinijsis arctìca. Psei((1i)iit ma affi ite. ICri/lhrnps (ìocsii. Parar/ i/lhrojis nixsd. Cumacei. Lcucou longirostrls. Lcucoa nasicus. Leucon fulvus. Cyckispis longicaudata, VaiintììOìnpsonia coeca. Cainpìjìaspis sulcata. T Cauipylaspis verrucosa. Ca)a]ff/lasj)fs horn'tìa. Caìapiihupis luidata. Caii/pt/ìaspls costata. Le pesche abissali eseguite da F. A. Kriipp col Yacht Piiritan ecc. 277 Anellidi. Nephthi/s riihella. Procavfpylasp Is arn la ta . DìastijUs serrata. Diastylis spinuhsa. Diasfylis insignìs. Diastìjloides serrata. Lep fos tt/lls ina et •w ■« . Platyaspis typica. Isopodi. Spkyrapus malleolus. Calatlmra Sj). Antkelura elongata. Leptanthura sp. Munella Dantecii. Sysceniis infelix. Ischnosoma hispiiiosiiin. Desmosoma sp. Eugenia tenuimana. Eeidnopleura acuìea ta . Ilyarackna s}). Eurycope sp. Camonisciis Kruppiì. Prodajus Lo Biaacoi. Gammaridi. Halimedon sp. Monoculoides sp. Paroediceros sp. Aiidania abyssi. Nicippe tumida. Hippomedon propinquus. Trypho.sa sp. Phacìiotropis rostrata. Pantopodi. Paranymphon sp. Epìtesia sp. Medenophthalmus minutus. Aììiììiotrypaìie sp. Pseudoscalibregìna par rum. Heterospio longissima. Gefirei. Echiurus Pallasii. Pl/ascolosoma, n. sp. Chetognati. Spadella musculosa. Spadella profunda. Echinodermi. CIdrodota sp. Idroidi. Cryptolaria conferta. Perisiplionla pectinata. Acalefi. Spongicola sp. Foraminiferi. Biloctdina ringens. BiìocuUna depressa. Miliolma insignìs. Planispira celata. Haphphragmiuìn glomeratum. Nodosaria consobrina. Globigerina digitata. Delle suddette 68 specie le seguenti 9 sono nuove per la scienza: Krnppoìnenia minima. Aìifhislia Koriiìi. Richardiìui Fredeì^icii. fUiiuouiscus Kruppiì. 278 Salvatore Lo Bianco Spadella musmlosa . Spadella profaiula. Prodajus Lo Bmncoi. Mcdrìiophihalmx.^ winutus. riiascdosoina sp. Oltre tutte le specie elencate più sopra, sono pure nuove per le adiacenze del golfo di Napoli le seguenti 12 specie" Crostacei decapodi. rolycheles typìdops. Schizopodi. Anchiaulus agilis. Cynthilia Ckiusii. Cumacei. Campylaspis macrophthalwa. Isopodi. Acya incisa. Gammaridi. E'usirfis longipcs. Anellidi. Panthalis Oerstedii. Neph thys Malmgrenii. Stylarioides plumoms. Foraminiferi. Miliolina Anheriana. Cristellaria eultra ta. Uvigerina pigìuca. Amphipoda Hyperiidea determinati dal Prof. J. Vosseier. 1 nu j . = b'io**ni; ad. = adulti pi. = più di 10 a 15 Zu S. 27!-. meri flirti indicane elle la specie è nuova per il Mediterraneo. 1 4 5 '■■ 7 2 13 Ili 17 IS 10 20 21 23 21 20 27 28 30 301I1S 31 34 35 30 37 38 40 41 ,42 43 44 45 46 47 49 50 51 52 53 55 56 58 61 1. Pìironima atlantica Guér. . . . ISJ- 2SJ- 8E3 ìQi- 1 Ei- 133C 432J. ISj.i . 43i. 53S l3j. . . s32 l3j. lEJ- 2 2i- 63e 2. Phronima sedentaria Forsk. . . 2£>ad. • Ogad. IQJ. lr3ad. i ■ IQid. 22ad. 2 2 ad. 1 3 ad. 832j. 12 ad. 332 632 :!. Phrcnima pacijìca Streets . . . 2 Q - -ì 3Qj. 12J. i3j. ■ i. Phionimella dmgata Cls. . . . 2Cj. ISJ- I2j. 5. Dairelta latisaima Bov 13). Phrunimiipiis spiilijeia Cls. . . l£j. i2j. 5.52 1 2ad. 33 2 33S I3ad. 33S i3J- «35 332 12 . Hyptria prumoniorii Bov. . . . là 8. Hyptria lusonì Stebb 13 ad. agad. il. Hyptiia schitogtniios Stebl).. . 18 Q3 2Q 33Q lt ad. 1 2 nd. . I3j. 13 12«ä- 43S 16J- •o3t 332 10. Hypcria Jaini |Miln. Edw.l? . 5 (3 ad. 2 2j- 2Sj. Ij- ISJ- 15 Oj. 2 3»ä. 33J- 53P 11. Hyptrioidta longipes CLevr. . . l-Jj- 2 j- 4j. 1 j. 2dJ. 193S ISJ. sdS 232 032 23Q 23 "32 532 02 2j. 10 32 1 j. 2Ì. 732 2Ì. 1736 l3ad Ij. 12. Kuptimno macrapus (Guér.l . . i&j. dSpi. 4j. ; . 93Q 32J. Oj. 632 I2j. 2j. 43Si- fi j. 3 j. 1 S 8j. 12 5j. 2j. 3j. 2j. 1 j- DJ. 4Ì- l:t. riìrosina semilunata Riss. . . . 1 e i'ì Sjaii. s^S le ad. l^ad. 4,i. 13 23 3S Igad 10.i. 17 j- 43 232 2 j. l3ad. 3 j. ISJ- 0 23 1032 IQj- IQad. 1232 1232 IJ- 14. ÀHchylamira blosmilli HiLEiw. j ISJ- , 15. l'araplnonima Cfuìsipti Cls. . . 1(5 ad. . 4 3S 332 12j. 232 1 Z'^ 23& 23S I2>i lü. Ytbilia armaitt Bov. 2(^ad. 1 s . i2ia. 5 32 12 ad. ■■1032 1232 43S 1332 li. ? Vibil*'« öorflilii ? Honn . . . 1 & iQJ. 2 2 . 33Q IS. VMlia sp 1 e . \ \ l!l. Scina tdtoardsii Garb . 3 2 2,3 Igj- 20. Sci«« siVnrti's ? Stebb ! . ISJ- . 12ad. 2t. Scina marginata Bov acri- iQj- 12j. l'SJ. i3J. '3j- 22. Scina hovallil Chnii |= rattram ICad. Ignd. Slebb.l 1 . 2 2 ad. 33S 1 2 ad. 12ad. l3ad. 23S Ì3. 24. Scina boreaìis Sars Scina sp 2 U- i9J- ■a. Kutgpltis OioidfS (Rissol . . . . 2Qad. 3 j- ISJ- 2Sj. ■111. KatgphiH .iriTo/us Cls 22? 12a'>- 43S 22ad. 12ad. i3«i 27. Hemilyplm cnisliilalm Cls, . . i3«i 2S. LycacapsiB llirmiatoidn Cls. . . , I2i>ii- iS.a. 2'J. namyris mèditcrrama Cls. . . >- 5!^ - 12nä 2 2 22 . 30. imphithgrus bispinosus Cls. . ■ li- 1 .i- l3«ä. 31. Evpronm maculata Cls 3(5Q ■ i ■ 12 ad. 53& 1 23s *9 31!. Hnpronol minuta CU Eupronoc sp i 12(32 3Q3,3 2SJ- Ißaä. 12 ad. 23ad. 32ad 12 ad. 3 2 12 ad. I2j. 2 2 "il. 13]- 1 e ' 42 1 Ci- 34, Lcftactìii 0 CalammhyacUus Strettoia earinata? Bov. . . i 1 2 1 2 • _!i Oxijcepìialm piacntor 1 ■ 1 2 ■ ' ■ 1 ■ Numero complessivo .IbbI inairidui . 8 2 6 ea. 100 2 22 3 7 54 1 6 20 C 16 6S 17 ,, 1 24 1 1 1 33 17 2 36 i3 41 e 6 117 14 3 20 10 27 3 4 02 ao 1 837 ca. Wem dei generi 2 * 1 ' 3 7 2 0 3 4 11 1 1 4 4 in j. I 10 1 1 7 7 1 2 lo 4 5 12 3 2 » 3 0 2 2 II 9 iilen delle specie i 4 •' 1 2 7 3 4 12 1 1 11 4 12 <■• <■■ 1 11 1 1 0 8 1 1 2 10 IG 3 2 10 ■' 6 2 2 14 S Lf pesche abissali eseguite da F. A. Kiiipp col Yacht Puritan ecc. 279 Spiegazione delle Tavole. Gli ingrandimenti in questa spiegazione si riferiscono ai disegni originali i quali però sono stati ri>lotti di Vfi dal litografo. Tavola 7. Fig. 1. Pandea sp. Ingrandita 3 volte. Fig. 2. Echiurus Pallasii juv. Ingrandito 3 volte. Fig. 3. Peripltylla dodecabostrycha juv. Ingrandita 4 volte. Fig. 4. Echiurus Pallasii juv. Ingrandito 31/2 volte. Fig. 5. Kruppomema minima n. g. e n. sp. Ingrandita 22 volte. Fig. 6. Spomjicola sp. Ingrandita 9 volte. Fig. 7. Richardina Fredericii n. sp. Ingrandita 4 volte. Fig. 8. Gaetanus Eruppi n. sp. Ingrandito 20 volte. Fig. 0. Acanthosonia di Sergestide. Ingrandito 16 volte. Fig. 10. Syscenus infelix. Ingrandito 31/2 volte. Fig. 11. Cumoniscus Eriippii n. g. n. sp. Ingrandito 23 volte. Fig. 12. Stadio misidiforme di Aristeus antennatus. Ingrandito 20 volte. Fig. 13. Anchistia Kornii n. sp. Ingrandita 7 volte. Fig. 14. Sergia rubroguttata. Ingrandita 2 volte. Fig. 15. Eueopia australis varietà corallina. Ingrandita 4 volte. Fig. 16. Eueopia australis varietà salmone. Ingrandita 4 volte. Tavola 8. Fig. 17. Larva di Teleosteo ad occhi pedunculati. Ingrandita 13 volte. Fig. 18. Larva di Microstoma rotundattwi. Ingrandita 11 volte. Fig. 19. Larva di Scopelide che ha ingoiato un esemplare di Conchoecia spi- nirostris. Ingrandita circa 20 volte. Fig. 20. Giovane Scaeurgus tetracirrus. Ingrandito 31/2 volte. Fig. 21. Giovane Enoploteuthis margaritifcra. Ingrandito 8 volte. Fig. 22. Giovane Histiopsis atlantica. Ingrandita 12 volte. Fig. 23. Echinospira compressa n. sp. Ingrandito 17 volte. Fig. 24. Eryonicios Puritanii n. sp. Ingrandita 7 volte. Fig. 25. Ventaglio codale dì Eryotiicus Puritanii n. sp. Ingrandito 10 volte. Fig. 2t). Stadio a sviluppo completo di Eueopia australis. Ingrandito 12 volte. Fig. 27. Cefalotorace di Richardina Fredericii n. sp. Ingrandito circa 7 volte. Fig. 28. Ventaglio codale di Richardina Fredericii n. sp. Ingrandito 10 volte. Fig. 29. Addome di Gaetanus Kruppii n. sp. Ingrandito 40 volte. Fig. 30. Porzione anteriore di Sagitta lyra noli' atto che ingoia un' Euprimno macropus. Ingrandito 15 volte. Fig. 31. Medenophthahnus minutus n. g. n. sp. Ingrandito 24 volte. Tavola 9. Carta idrografica di Capri e sue adiacenze con il percorso delle retate eseguite dal Puritan. Berichtigung. piij^. 4!i Zeile 22 von ölten statt developuient would lies development of the enibryo wonld. p;ig. 4!) Zeile 23 von oben statt Phyllirrlioc of tlie cuibiyo lies Phyllirhoe. l'offselfiiiig fon iler ii. X7>iischl(t(/seit''. 3. 1-ieferung. Oribatidae. Bearbeitet vou A. D.Michael (London). XII uud 93 Seiten (Acarina.) mit In Abbildungen. 1898 VII. Subskriptionspreis .-// 4.50. — Einzelpreis J/ 6.80. 4. Lieferung. Eriophyidae (Phytoplidaeì. Bearbeitet von A. Nalepa (Wien,. IX (Acarina.) und 74 Seiten mit 3 Abbildungen. 1898 Vili. Subsl. 36 ^. 45 I Zoolog. Jahresber. für 1886—1901, Preis jedl Jahrg. (Bandes) 24 .//. Chaque année 30 J Autoreu- und Sachregister zu den Berlchteu für 188G— 1890. Preis 16.// — 20| Autorenregister zu den Berichten für 1891-1900. Preis 12 .// — 1.5 Fr. . Bei Bezug der Jahrgänge 1879 — 1885 iucl. beträgt der Preis derselben nur die Hälfte, also lI6s — Pour les aeheteurs des années 1879 — 1885 incl., le prix en sera réduit de moitié, à 145 T DrucU von ISii-itkoiif & Hürtil In Leipzig. DEC 28 mX4 MITTHEILUNGEN AUS DER ZOOLOGISCHEN STATION ZU NEAPEL ZUGLEICH EIN REPERTORIUM FÜR MITTELMEERKUNDE. 16. BAND. 3. HEFT. mit"^ tafeln. \J BERLm. VERLAG VON R. FRIEDLÄNDER & SOHN. 1903. .ßm \ Ausgegehen den 9. December 1903. Inhalt. ~~ Seit?. Türk, Fritz, Über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. (Mit Tafel 10 und 11.^ 281 Awerinzew, S., Beiträge zur Keuutuis der marinen Rhizopoden 349 Brinkmann, August, Histologie, Histogenese und Bedeuttmg der Mucosa uteri einiger viviparer Haie und Rochen. (Mit Tafel 12—14.) 365 Pierantoni, Umberto, Studii anatomici su Michaelsena macrochaeta Pierant. (Con le tavole 15 e 16.)- 409 Die Herren Mitarbeiter der »]\Iittlieilungen aus der Zoologischen Station zu Neapel« erhalten von ihren Abhandlungen 40 Separat- Abzüge gratis, weitere gegen Erstattung der Druckkosten. Verlag von R. Friedländer & Sohn in Berlin N.W., Carlstrasse 11. In unserem Verlage erschien : Zoologisches Adressbuch. Namen und Adressen der lebenden Zoologen, Anatomen, Physiologen und Zoopalaeontologeu sowie der künstlerischen und technischen Hülfskräfte. !5^ Tlielle. (Theil 2 enthält die von 1895 bis Ende 1900 eingetretenen Veränderungen: Todesfälle, Ergänzungen, Adressenänderungen.) Deiitselieii Zoologischen Gesellschaft R. Friedläuder & Sohn in Berlin. 2 Bände von 740 und 517 Seiten in 8. 1895—1901. I*reis lO IVIarlt. 281 i8 '^'la Über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. Von Dr. Fritz Türk, Thierarzt in Leipzig. Mit Tafel 10 uud 11. Am Ende des Sommersemesters 1900 überließ mir Herr Professor ZUR Steassex eine Anzahl von ihm bereits einige Jabre vorher aus dem Amphioxusschlamm des Golfes von Neapel gewonnener Nema- toden, die ich im Einvernehmen mit dem Director des hiesigen zoologischen Institutes, Herrn Professor Chun, zu der vorliegenden Dissertation bearbeitete. Ich erlaube mir, beiden Herren für die mir in jeder Hinsicht gewährte Unterstützung hiermit meinen Dank ab- zustatten. Herr Professor zur Strassen hatte bereits früher in Neapel beim Sammeln der Nematoden ihre Zugehörigkeit zur Gattung Thoraco- stoma festgestellt. Während meiner Untersuchungen stellte es sich bald heraus, dass ich es mit zwei einander sehr ähnlichen, neuen Tho?'acostoma-AYten zu thun hatte, die stets in Gemeinschaft mit einem ebenfalls noch unbeschriebenen Vertreter der Gattung Cylico- iaimus vorkommen. Im Februar 1902 — als ich meine Untersuchungen bereits seit einigen Monaten abgeschlossen und die Ergebnisse schon niederge- schrieben hatte — kam mir Jägerskiöld mit seiner neuesten Arbeit' insofern zuvor, als er dort eine ganze Reihe bisher unbekannter Verhältnisse veröffentlichte, wie ich sie bei den in diesen Blättern beschriebeneu Thieren, die eben sehr nahe mit seinem Thoracostoma (UiuUcaudatum und dem CijUcolaimus magnus verwandt sind, unab- hängig von ihm vorgefunden habe. Bei der Abhandlung der fraglichen Punkte habe ich nichts an •ler ursprünglichen Ausführlichkeit geändert, damit meine Arbeit auch 1 Deu Titel s. in der Literatiirliste am Schlüsse dieser Abhandlung. llittlieilungen a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. 19 2S2 Dr. Fritz Türk nicht äußerlicli etwas au Selbständigkeit einbüße, wie sie ja ohne- dies schon durch die notliwendig gewordenen Einschaltungen der entsprechenden Befunde bei den Ijeiden erwähnten verwandten Arten viel an Originalität verlieren musste. Auf Seite 33 und 34 seiner Abhandlung zählt Jägerskiöld unter genauer Literaturangabe die bis jetzt beschriebenen Thoracostoma-kxiQn auf; ich werde, indem ich auf das jÄGERSKiöLD'sche Verzeichnis hinweise, nicht auf diesen Theil der Literatur eingehen. Meine Arbeit zerfällt in eine eingehende anatomische Betrachtung des Tiwracostoma Strasseni (n. sp.) und in zwei kurze Diagnosen des Thoracostoma comes (n. sp.) und des Cylicolaimus Jaegerskioeldi (n. sp.). Die Würmer waren theils mit Sublimatalkohol, theils mit Pikriu- essigsäure fixirt oder mit FLEMMiNG'scher Lösung behandelt und durchweg in 70%igem Alkohol aufbewahrt worden. Alle drei Conservirungsmethoden ließen, was intakte Erhaltung der äußeren Körperformen anbelangt, nichts zu wünschen übrig. Die Fixirung mit Sublimat, wie mit Pikrinessigsäure macht jedoch die Leibes- musculatur gegen die Einflüsse der zur Anfertigung von Schnitten nöthigen ^Manipulationen nicht genügend resistent, und ich verdanke die Möglichkeit eines einigermaßen genauen Studiums der Körper- musculatur lediglich der FLEMMiNG'schen Fixiruugsmethode. Die Behandlung mit Pikrinessigsäure hat ferner den Nachtheil, dass durch sie die Kernstructur undeutlich wird; alle Kerne erscheinen danach mehr oder weniger homogen. Um die Eingeweide zu isoliren, wurden die Tliiere auf mehrere Stunden in eine 10-20 ''/o ige Formalinlösung gebracht und unter dem Deckglas durch leichte Schläge mit dem Schafte der Präparirnadel zertrümmert. Diese Präparationsmethode blieb mit ihren Ergebnissen allerdings hinter meinen Erwartungen zurück. Während es nämlich bei Bhabditiden und Oncholaimen, an denen ich meine Vorstudien machte, auf diese Weise mit Leichtigkeit gelingt, alle Eingeweide zu isoliren, muss man sich bei der Untersuchung der Thoracostomeu stets mit unbedeutenden Organfragmenten begnügen. Zum Aufhellen des couservirten Materials benutzte ich Glycerin. Ich l)rauclie wohl kaum zu erwähnen, dass die Überführung der Würmer aus Alkohol in Glycerin sehr vorsichtig und ganz allmählicli /u geschehen hat. Es wird dies erreiclit, indem man das Material langsam aus 70 '%igem bei gleichmäßiger Steigerung der Concentration in absoluten Alkohol überfuhrt und alsdann in einer Uhrschale unter vorheriger Beimischung von einigen Tropfen Glycerin frei aufstellt, über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 283 bis der Alkohol verdunstet ist, und die Objekte in reinem Glyccrin liegen. Die Thiere konnten übrigens monatelang darin aufbewahrt werden, ohne dass es ihrer Structur irgendwie geschadet hätte. Sehr behutsam hat mau auch beim Einbetten in Paraffin und bei der Schnittfärbung zu verfahren. Trotzdem erhält man nicht leicht ungeschrumpfte Präparate. Die Schnittfärbung geschah mit Säurecarmin oder mit Eisenhämatoxylin nach Heidenhain. Die erste Methode verdient entschieden den Vorzug, da bei der Um- ständlichkeit der zweiten die zarten Schnitte zu leicht lädirt werden. Die mit Flemming' scher Lösung behandelten Exemplare wurden theils ungefärbt untersucht, theils nachdem ihre Kerne mit Safranin tingirt worden waren. Kurz vor Abschluss meiner Untersuchungen erhielt ich frisches Material von Herrn Dr. Lo Bianco an der zoologischen Station in Neapel. Da alle Thiere der ersten Sendung todt und zum größten Theil schon stark macerirt hier ankamen, folgten drei weitere, glücklichere Sendungen. Die Erfahrung hat dahei gelehrt, dass sich alle niederen Thiere des Amphioxusschlammes in 2 — 3 Liter fassenden, höchstens zu % mit Seewasser gefüllten Büchsenflaschen, deren Hoden etwa 5 cm hoch mit Amphioxusschlamm bedeckt ist, ohne jeden Nachtheil verschicken lassen. Wird das Gefäß bis /um Deckel mit Wasser gefüllt, so stirbt die Mehrzahl der Thiere auf dem Transport. Am widerstandsfähigsten erwiesen sich glücklicherweise die Thoracostomen und Oncholaimen, die sich bald erholten, und die man unter einigermaßen genauer Erhaltung der Concentration des Seewassers durch Ersatz der verdunstenden Wassermeuge durch Süßwasser wochenlang, vielleicht noch länger lebend erhalten kann. Es ist nicht nöthig, allzu peinlich dabei zu verfahren, und eine Ergänzung an jedem zweiten Tage erfüllt ihren Zweck vollkommen. Nach dem Offnen der Büchse ist eine gründliche Durchlüftung des Seewassers erforderlich, später genügt es jedoch vollauf, den ganzen Inhalt in flache Schalen auszugießen zur Erzielung größtmöglichster Berührungsflächen des Wassers mit der Luft. Die lebenden Thiere wurden auf einen Objectträger mit einem Tropfen Süßwasser gelegt, und ein mit Wachsfüßchen versehenes Deckglas darübergebracht. Bald wurden die Bewegungen träge, und iiach etwa 10 Minuten lagen die Thiere, abgesehen von zeitweiligen Verschiebungen des Kopf- oder Schwanzendes, vollkommen ruhig. Diese Methode bot mir, da sich die Thiere im ]Meerwasser sehr bald ^vieder erholten, selbst wenn sie bis zu 2 Stunden im Süßwasser 19* 284 Dr. Fritz Türk gelegen hatten, bei dem hoheu Werthe lebenden Materials große Vortheile. Einzelne Exemplare habe ich nicht weniger als viermal an vier verschiedeneu Tagen längere Zeit unter dem Deckglase gehabt, ohne ihre Lebensfähigkeit zu beeinträchtigen. Nur durch die Gelegenheit zu Untersuchungen au lebenden Tliieren war es mir l)eispielsweise möglich, das Nervensystem, den Schlund und die Aveiblichen Geschlechtsorgaue genauer zu studiren, und es sei mir daher gestattet, Herrn Dr. Lo Bianco für das mir übersandte lebende Material meinen ganz besonderen Dank aus- zusprechen. Die Untersuchungen wurden zum größten Theil mit einer SEiBERT'scheu homogenen Immersion (2 mm) ausgeführt und die Z^chnungen danach entworfen. ■ Thoracostoma Strassen! n. sp. Der Nematode, den ich zu Ehren meines Lehrers Thoracostoma Strasseni nenne, wird iu der Literatur nur ein einziges Mal ganz kurz erwähnt. Pierantoni schreibt nämlich iu einer Notiz i; »Im Saude des Golfes von Neapel, in welchem die Amphioxen leben, findet sich in 4 — 5 m Tiefe ein kleines Thier [Encliytmeiis onacrochaetus] von der größten Länge von nicht über 12 — 15 mm und Vt mm stark. Seine Farbe ist weißlich, halbdurchsichtig , man kann es mit bloßem Auge verwechseln mit eiuem kleinen Nematoden, der auch im Sande lebt und mit dem es vollständig Bewegungen, Gewohnheiten, Körperform, Größe, überhaui)t das Aus- sehen theilt«2. Der Wurm lebt in enger Gemeinschaft mit dem später zu be- schreibenden Thoracostoma comes n. sp. und dem Cylicolaimus Jaeger- skioeldi (n. sp.) im Amphioxusschlamm. Daneben fiudeu sich stets Vertreter der Gattung Polygordius und der eben erwähnte Enchy- traeus. Unsere Thiere bewegen sich lebhaft, meist ungewiss und un- bestimmt, indem sie sich dabei zu einem Gewirr unregelmäßiger Schlingen aufknäueln. Manchmal gleiten sie auch ruhig und sichei in nur mäßig geschläugelter Haltung zwischen den Theilchen dt- Amphioxusschlammes dabin, dabei stets auf der Seite liegend. Be- 1 U. PiERANTONi, Sopra una nuova specie di Oligochete marino [Enchj- trai'us macroclHU'tus n. sp.). in: Monit. Z. Ital. Anno 12 1901 pag. 201—202. 2 Fast wörtliche Übersetzung. über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 285 rührt mau sie dann plötzlich mit der Präpariruadel, so rollen sie sich nach Art einer Uhrfeder oder auch wie eine Sprungfeder spiralig- auf. Beide Formen der Einrollung kommen durch am Schwanzende beginnende Coutraction der ventralen Leibesmusculatur zu Stande. Bei der Uhrfederform nimmt die Contraction gegen das Vorderende, welches oft gar nicht gebogen ist, gleichmäßig an Stärke ab. Die Würmer liegen in diesem Falle stets so auf der Seite, dass die Bauchfläche dem Centrum, wo wir stets das Hinter- ende zu suchen haben, zugewandt ist. Wenn sich nun aber zweitens die ventrale Musculatur in ihrer ganzen Länge, oder doch eine ansehnliche Strecke weit ad maximum verkürzt, so rollt sich der Wurmkörper zwar auch spiralig auf; da jedoch die Contraction eine überall gleichmäßige ist, so entstehen Windungen von gleichem Durchmesser, die als solche nicht in einer Ebene liegen können, sondern in einer Reihe hinter einander angeordnet sein müssen. So entsteht die Sprungfederform. Auch hierbei bleibt manchmal das Vorderende gestreckt. Die RUckenfläche liegt stets genau an der Außenseite. — Unter dem conservirten Material fanden sich eine ganze Anzahl nach beiden Typen gebogener Exemplare, die mir das Studium dieser Verhältnisse wesentlich erleichterten. Maße. Gesammte Körperlänge der cfcf. . • 12 — I5Y2 ßim » QQ. . . 12—16 mm Länge des Schwanzes beim (J*. . . . 0,39 mm (von der Afterspalte bis zur Spitze) beim 2 0,41 mm Abstand des Nervenringes vom Vorder- ende beim Q und cf. 0,G — 0,68 mm, also etwa 4,4"/'o der Körperlänge. Länge des Schlundes bei (f und Q. 1,9—2,3 mm, also rund 14,7o/o der gesammten Körperlänge. Die Vulva liegt stets hinter der Körpermitte. Ihr Abstand vom Vorderende beträgt 7,5 — 10,1 mm oder 56,5 — 67,0% der gesammten Körperläuge, ist also relativen Schwankungen unterworfen. Die durch sie abgetheilten Körperstticke verhalten sich in der Regel wie etwa 59 : 41. Der Körperdurchmesser beträgt: am Nervenring. . . . 0,11 mm oder 0,77 "'0 der Körperlänge, am Schlundende. . . 0,135 mm » 0,94« 0 286 Dj- Fritz Türk iu der Körpermitte des rf bezw. an der Vulva 0,15 mm oder 1,04% der Körperlänge, am After 0,137 mm » 0,95% » > Körperform. Die Thiere besitzen einen langen, schlanken Körper, der beim Männchen dicht vor dem After am stärksten ist (rund 0,150 mmi und sich von hier nach dem Vorderende ganz allmählich verjüngt. Beim Weibchen nimmt der Durchmesser von der Gegend der Vulva nach beiden Enden hin etwas ab. und zw^ar im postvaginalen Körper- abschnitt weniger als in der vorderen Hälfte des Wurmes. Im Be- reiche des unten beschriebenen Kopfringes verengt sich das Vorder- ende ziemlich unvermittelt noch um ein Beträchtliches, und der quer abgestutzte Kopf besitzt einen Durchmesser von nur 0,05 mm. Das Hinterende verschmälert sich dicht hinter dem After plötzlich zu einem ca. 0,21 mm laugen und in der Mitte 0,03 mm starken Schwanz, der an der Spitze leicht keulenförmig aufgetrieben ist und dem des Tiioracostonta acuticaudatum (Jägerskiöld)i sehr ähnlich sieht (Taf. 10 Fig. 1 u. 2). Die Thiere sind im durchfallenden Lichte ziemlich durchsichtig, nur der Schlund und die Eier erscheinen dunkel. Bei auffallendem Lichte besitzen sie grauweiße Farbe, und bei trächtigen Weibchen sind die Eier mit bloßem Auge als deutliche, milchweiße Flecke zu erkennen. Haut. Die verhältnismäßig dicke Cuticula besitzt einen an allen Kürperstellen ungefähr gleichen Durchmesser von S — ^9 a. Nur im Bereich des bereits erwähnten Kopfringes ist sie beträchtlich dünner. Sie ist vollkommen glatt und besteht aus zwei überall eng mit ein- ander verwachsenen Schichten. Die von Jägerskiöld bei Thora- costoma acuticaadatum zwischen den beiden Hautlagen im Bereich der Seitenfelder gefundene Spalte 2 fehlt unseren Thieren. In der Gegend der verbreiterten Ventrallinie vor und hinter der \'ulva schlägt die Cuticula je 6 — 8 feine, bogenförmige Quer- falten derart, dass sie mit ihrer Coucavität nach der Gcsehlechts- öftnuug zu gerichtet sind und um so sjìitzer werden, je mehr sie da- von entfernt liegen (Taf. 10 Fig. 18/"). Ebenso gewahrte ich oft beim, Männchen zwischen After und Schwanzausatz 4 — ö ziemlich flache,' 1 1. c. Taf. 1 Fig. 2 u. :i. - 1. c. png. 39; iljidem Fig. 6. über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 287 annähernd parallel laufende, nach vorn offene Bögen, die sich fast über die ganze Breite der Bauchfläche erstrecken. Jedenfalls ent- stehen sie hier in Folge der Bursalmuskelwirkung, da ich sie bei Weibchen nicht beobachtete. Man gewahrt die Falten nur bei Musterung der bezeichneten Stellen en face; sie sind außerordent- lich fein und betreffen höchstwahrscheinlich nur die alleroberfläch- lichste Lage der äußeren der beiden Hautschichten. Die äußere Schicht ist dichter und etwa um ein Drittel schwächer als die innere und nimmt Farben viel begieriger auf, als jene. Be- sonders intensiv färbt sie sich nach der HEiDENHAix'schen Methode. Derartige Präparate lassen eine scharfe Grenze zwischen beiden Lagen erkennen (Taf. Li Fig. 5 — 9 und 11c), während Säurecarmin und Safraniu die Hautschichten nur ungenau differenziren. Den Anfangstheil des Schlundes umgiebt ein Cnticularring von schwach bräuulichgelber Farbe, der mit seiner äußeren Fläche der Haut dicht anliegt und mit ihr verwachsen ist. Der Kopfring, wie ich ihn nennen möchte, entspricht der Kopfkappe oder dem »cuirasse céphalique« der bisher beschriebenen Thoracostomen (Taf. 10 Fig. 3 und 4kj. Er entsendet nach hinten, getrennt durch tiefe Ein- schnitte, 6 zungenförmige Fortsätze, von denen zwei, die sich vor den anderen auch durch ihre Größe auszeichnen, dorsal bezw. ven- tral durch die Medianebene halbirt werden. Sie sind einander con- graent, und ich werde sie der Kürze halber Hauptzungen nennen (Taf. 10 Fig. 3 und 4 hz). Die übrigen 4 Fortsätze, die wir als Nebenzungen bezeichnen wollen (Taf. 10 Fig. 3 und 4 nx), gleichen sich ebenfalls vollkommen und sind so angeordnet, dass die Mittel- linien zweier benachbarten Zungen stets durch gleiche Abstände getrennt sind. Alle Fortsätze verjüngen sich mit schön geschwungenen Um- rissen von ihrer Basis bis etwa zur Mitte, um sich an ihrem hin- teren Ende ebenso wieder zu verbreitern. Dort sind sie stumpf abgeschnitten und besitzen abgerundete Ecken. Ihr freier, hinterer Rand ist in der Mitte leicht oralwärts eingebogen. An der Basis gehen die sich gegenüberliegenden Känder zweier benachbarten Zungen mittels eines zierlichen Bogens in einander über. Die Breite der Hauptzungen beträgt an der schmälsten Stelle 10 — 11«, die der Nebenzungen 5 — 6 i-i, ihre Länge 13 — 14 u. Die ersteren scheinen eine minimale Strecke weiter nach hinten zu reichen. Der orale Band des Kopfringes trägt 3 seichte Ausschnitte, die derartig angeordnet sind, dass sie drei, ungefähr dreieckige, nied- 2g8 Di'- Fritz Türk vìge Vorspränge mit breiter Basis zwischen sieh lassen, die der ventralen Hanptzunge und den beiden dorsalen Nebenzungeu gegen- überstehen. Sie neigen sich leicht centralwärts und erreichen die 3 Ecken der Mundöifuung, denen sie ja in ihrer Lage entsprechen. Da also die eben beschriebene Hautverdickung das Vorderende unseres Thieres nicht nach Art einer »Kappe« umschließt, ersclieint die Bezeichnung Kopfring treffender (Taf. 10 Fig. 4). In den 6 Ausschnitten des Kopfriuges, dicht am Rande des- selben, stehen im ganzen 10 Kopf-Borsten, deren Anordnung etwas von der für Nematoden geltenden ScHNEiDER'schen Regel ab- weicht i. Zwei davon sind etwas größer als die übrigen und stehen zwischen je zwei Nebenzungen, aber nicht genau in der Mitte auf den Laterallinien, sondern neben denselben ventralwärts. De Man hat bei Eiioplus communis ähnliche Verhältnisse beschrieben 2. Was die übrigen 8 etwas kleineren Borsten anbetrifft, so sind sie paarweise auf die 4 Räume zwischen Haupt- und Nebenzungen vertheilt (Taf. 10 Fig. 4). Sie besitzen alle 8 eine gleiche Länge von etwa 0,031 mm und bleiben damit hinter den Seitenborsten nur ganz wenig zurück. Abgesehen von diesem Kopfborstenkranz ist das Vorderende bei beiden Geschlechtern bis etwa zur Mitte des Schlundes mit Borsten besetzt, deren Zahl nicht einmal annähernd Constant ist und beim Männchen zwischen 140 und 250 schwankt. Beim Weibchen ist sie viel geringer, aber ebenso variabel (50 — 150). Die mittlere Borstenlänge bei den verschiedenen Thieren bewegt sich zwischen (1,017 und 0,034 mm, und zwar gilt als Regel, dass die Länge mit der Anzahl ungefähr gleichmäßig zunimmt. Der Borstenbesatz ist vorn am dichtesten und enthält die längsten Borsten, die nach dem Hinter- ende zu allmählich kürzer werden und immer weiter auseinander- rücken. Bei stark beborsteten Männchen reicht der Besatz bis zum letzten Viertel der Schlundregion, bei den Weibchen in der Regel nur bis zum Nervenring. Sind die Borsten besonders zahlreich vor- handen, so stehen die vordersten in einem breiten Kranz büschel- förmig dicht (Taf. 10 Fig. 1 und 2). Das Schwanzende des Männchens ist jederseits durcli je eine ventrale und je eine dorsale Borstenreihe charakterisirt. Die ven- tralen Reihen stehen dicht neben dem After und erstrecken sich von hier, unter einander und den Körperumrissen genau parallel, nach * Schneider, Monographie der Neniatodun pag. 240. 2 De Man 1 pag-. 12 u. 17 Taf. 1 Fig. 4. über einig-o im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 289 vorn, sich eiuauder uähernd nach hinten. Der präanale Abschnitt jeder Reihe enthält je 26 — 32 Borsten, die auf eine Strecke von doppelter Schwanzlänge (vom After ab gerechnet) derartig- vertheilt sind, dass ihre Abstände oralwärts unregelmäßig werden und dabei ständig zunehmen, während sich ihre Länge coutinuirlich vermin- I dert. Diese beträgt in der Nähe des Afters 0,03 mm, und der Ab- stand zwischen zwei benachbarten Borsten entspricht 1/2 — -/^ ihrer Länge. Hinter dem After gewahrt man jederseits Constant S oder 9 ungleich große Borsten in ganz unregelmäßigen Intervallen. Die beiden letzten stehen stets dicht am hintersten Schwanzende einander genau gegenüber; sie sind nur 0,007 mm lang, während die ersten ihren präaualen Nachbarn au Größe annähernd gleichkommen. Die dorsale Körperhälfte trägt auf jeder Seite 5 — ^6 Börstchen, die vermöge ihrer Anordnung hinter einander je eine subraediane, bis dicht vor den After reichende Eeihe repräsentiren, und von ' denen die letzten beiden an der Schwanzspitze einander genau gegenüber stehen, so dass diese von einem Kranz von 4 gleich- großen Börstchen mit gleichen Abständen umgeben wird (Taf. 10 , Fig. 17). Auch das weibliche Hinterende trägt Borsten, und zwar jeder- seits auf der Encken- und Bauchfläche je 4 — 5, die sich ebenfalls als dorsale und ventrale submediane' Eeihen deuten lassen. Der beim Männchen beschriebene Kranz an der Schwanzspitze dicht neben der Ausführ ungsöfifnung der Schwanzdrüsen ist auch hier zu finden. Schließlich wären noch dicht vor und hinter der Vulva auf I beiden Seiten ungefähr an der Grenze zwischen Musculatur und Bauchlinie je 2—3 ganz diminutive Börstchen zu erwähnen (Taf. 10 'Fig. 18 und 19'. ! Eine Subcutieula, der man die Ausscheidung der äußeren Haut zuschreiben könnte, fehlt sowohl zwischen dieser und der Leibesmusculatur, wie auch am muskelfreien Schwanz, wo die Aus- führungsgänge der Caudaldrüsen (s. u.) der inneren Fläche der Cuti- eula unmittelbar anliegen. Es lässt sich dies nach zur Strassen Qicht anders erklären, als dass hier das fehlende Epithel schließ- lich selbst zur Bildung der Haut herangezogen wurde und dabei rollkommen in dieselbe aufgegangen ist, was nach ihm, abgesehen «^on Bmdynema ì'igidiim, auch für die Oncholaimen und sicherlich für viele andere freilebende Nematoden ffilti. Ist es doch nach ö' 1 Persönliche Mittheilung. 290 Dr- Fritz Tiirk Jägerskiöld pag. 9 auch bei Cylicolaimus magnus »sehr schwierig, ja oft beinahe unniüglich, eine Epithellage zwischen den Muskel- feldern und der (Uiticula wahrzunehmen«. Dass die zu beschrei- benden Längsfelder bei der Bildung der Haut irgend eine Rolle spielen, glaube ich nicht. Die Öeitenorgane liegen in den lateralen Ausschnitten des Kopfringes, die sie fast vollkommen ausfüllen, und zwar werden sie von den beiden Lateral- linien genau halbirt. Es sind taschenförmige Einstülpungen der Haut, die durch eine weite, quergestellte Spalte mit der Außen- welt communiciren. Ihr in der Aufsicht kreisförmiger Hohlraum besitzt einen Durchmesser von 0,014 mm und erstreckt sich von der Eiugangsöffnung caudalwlirts. An seiner tiefsten Stelle mündet vou hinten her ein ca. 0,012 mm langes, feines Köhrchen mit leicht er- weitertem, freiem Hinterende (Taf. 10 Fig. 5 u. 0, optischer Quer- schnitt). Über die Function dieser bei marinen Nematoden wohl nie fehlenden Gebilde bin ich mir ebensowenig klar geworden, wie De Man und Bütschli, die allein Seitenorgane näher beschrieben haben 1. Ich kann nur Eins mit Bestimmtheit sagen: eine excre- torische Function, deren Möglichkeit der erstgenannte Autor zugiebt^, kommt den Organen nicht zu, da sie vollkommen mit Cuticula aus- gekleidet sind, und etwaige, durch die erwähnten Röhrchen mün- dende Drüsen nicht vorhanden sind. Vielmehr scheint sich au jedem Röhrchen eine kräftige Faser der Leibesmusculatur mit ihrem vor- deren Ende zu befestigen. Längsfelder. Die Leibesmusculatur wird durch zwei breite Seitenfelder, eine Bauohliuie und eine kurze Rückenliuie unterbrochen. Das Vorhaudeu- sein von Submedianliuien stelle ich nach sorgfältiger Prüfung der Querschnitte in Abrede. Die Seitenfelder unserer Thiere spielen eine merkwürdige Rolle. Abgesehen von ihrer excretorischen Function, die durch zahl- reiche einzellige Drüsen besorgt wird, überrascht uns eine weitere interessante Eigenschaft: sie bestehen in ihrer ganzen Länge aust 1 De Man 1 pag. 2. - ibidem pag. 3 und 12 [Unoplus). über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 291 deutlich von einander abg-egreuzten, zum größten Theil in drei Reihen angeordneten Zellen, unter denen die mittleren die Fähigkeit besitzen, Fett- oder Öltrüpfchen in recht beträchtlicher Menge aufzuspeichern. Die Breite der Seitenfelder beträgt nicht ganz Y3 des Körper- durchmessers. Von der Mitte des Schlundes verschmälern sie sich allmählich nach vorn, um etwa 0,07 mm hinter dem vorderen Körper- eude ganz und gar zu verschwinden. Hinten endigen sie, ohne sich, zu verjüngen, gleichzeitig mit der Leibesmusculatur plötzlich an der Basis des Schwanzes. Am Vorderende sind sie anfangs einreihig; mit ihrer allmählichen Verbreiterung caudalwärts tritt zu dieser ein- fachen Zellreihe bald eine zweite, eine dritte, ja es können sieh schließlich schon in der Nähe des Nervenringes 4 und ausnahms- weise 5 Zellen, alle von gleicher Structur und vollkommen regellos neben einander liegend, an der Bildung der Seitenfelder betheiligen (Taf. 11 Fig. 6 u. 75/). Die Kerne sind alle mehr oder weniger oblong und grob gekörnt; der Zellleib enthält nie Fett. Dieses gilt, bis sich etwas vor dem Schlundende oder ausnahmsweise dicht da- hinter die Zellen zu drei ganz regelmäßigen Reihen ordnen. Auf Querschnittten erseheinen diese Zellen meist als die Musculatur mehr oder weniger Aveit centralwärts überragende, gestielte Gebilde mit kolbig aufgetriebenem Ende, welches den in der Regel kreisrunden Kern enthält. Oft verschmelzen 2 oder 3 solcher Protoplasmastiele A^or ihrem peripheren Ende mit einander und sitzen so der Cuticula mit gemeinschaftlicher Basis auf (Taf. 11 Fig. 6.\). Nicht selten ist der Stiel recht lang und gebogen (Taf. 11 Fig. 7;?), so dass man bei Betrachtung der Seitenfelder von der Fläche den ganz abseits ge- legenen Kern bei nicht genügend tiefer Einstellung leicht übersieht und alsdann glaubt, kernfreie Protoplasmamassen zwischen den übrigen Zellen vor sich zu haben. Ganz ähnlich verhalten sich die Seitenfelder in ihrem Aufbaue am hinteren Körperende in einer Ausdehnung von etwa doppelter Schwanzlänge (vom After an gerechnet) und beim Weibchen während einer kurzen Strecke vor und hinter der Geschlechtsöfifnung (Taf. 10 Fig. 8). Von diesen beiden Endstrecken abgesehen, bestehen die Seitenfelder durchweg aus drei ganz regelmäßigen Zellreihen von folgender Structur (Taf. 10 Fig. 7). Die beiden äußeren Reihen, die einander in jeder Hinsicht gleichen, setzen sich aus langgezogenen, unregelmäßig viereckigen Zellen zusammen. Ihre vorderen und hinteren Grenzen verlaufen stets beliebig schräg, nie senkrecht zur Längsachse des Wurmes; 292 !>••• Fritz Türk ihre Begrenzimg gegen die Leibesmusculatur ist ziemlich geradlinig. Das fein grannlirte Protoplasma vermag niemals Fett in sich auf- zunehmen. Die oblongen Kerne sind längs gerichtet, groh gekörnt niid enthalten 1 oder 2 deutliche Kernkörperchen. Sie messen durch- schnittlich 11 : 18 ^« und bedingen alternirende Auftreibungen des Zellleibes nach der Mittellinie des Öeitenfeldes. So entsteht ein wellenförmiger Zwischenraum, der von den mittleren, ebenfalls recht- eckigen Zellen in der Weise vollkommen ausgefüllt wird, dass diese entweder selbst etwas gebogen und mit ihrer Couvexität abwechselnd der dorsalen oder ventralen Seite zugewandt sind, oder dass die mit ihrer Längsachse von vorn und oben nach hinten und unten gericliteten Zellen mit umgekehrt angeordneten abwechseln. Sie allein vermögen Fett in sich aufzunehmen. Mit der da- durch bedingten Umfangsvermehrung der mittleren Zellen geht natürlich eine kräftige Compression der seitlichen Nachbarn und, da deren Kerne als widerstandsfähigere Elemente alsdann um so stärker hervorspringen, ein Deutlicherwerdeu der geschlängelten Anordnung der mittleren Seitenfeldzellen Hand in Hand. Sie übertreffen die seitlichen Reihen ursprünglich an Breite nur um ein Geringes; ihre kugligen Kerne messen 12 — 14 u und enthalten in der Regel 1 oder 2 Kernkörperchen. Sind sie dagegen, was meistens der Fall ist, strotzend mit Fett gefüllt, so nehmen sie mehr als die Hälfte der Breite der Seitenfelder für sieh in Anspruch; ihre Kerne sind dann polyedrisch comprimirt, dabei verkleinert und erscheinen in Toto- präparaten, besonders in Exemplaren, die mit Pikrinessigsäure fixirt sind, vollkommen homogen. Die Fettinfiltration beginnt in der Regel mit der iVnsammlung einer Anzalil feinster Tröpfchen an irgend einer Stelle im Proto- plasma, die bald zu einem größeren Tropfen zusammenfließen. In- dem sicli dieser Vorgang mehrmals wiederholt, erscheint der Zell- leib schließlich ganz und gar durchsetzt von fetthaltigen Vacuolen. In anderen Fällen sind die Zellen vollständig erfüllt von einer feinen Emulsion, deren Elemente anscheinend gleichzeitig zusammenfließen und das. Protoplasma in ein System von Kammern theilen, die nur durch ganz dünne Septen von einander getrennt sind. Eine el)enso zarte Protoplasmaschicht stellt die äußere Begrenzung einer solchen Zelle dar Taf. 10 Fig. 7). Auf Querschnitten reichen sie bis tief in das Körperinnere und füllen, da sie sich nach innen sehr stark verbreitern und oft bis zur Bauchlinie oder })is zur dorsalen Mittellinie reichen, einen großen über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 293 Theil des Eaumes zwischen Leibessclilauch und Eingeweiden aus, indem sie sich dabei ihrer Umg-el)ung- genau anpassen. Die Kerne erscheinen stets gleichmäßig grauulirt. Das diese nur in dünner Schicht umgebende Protoplasma verzweigt sich von hier aus in der inauuigfachsten Weise. Die Verästelungen beginnen stets an den Ecken der coraprimirten Kerne und treten ganz beliebig unter ein- ander in Verbindung. Dabei schwellen sie an ihren Vereinigungs- stellen etwas an (Taf. 11 Fig. Smx). Auch die seitlichen Zellreihen springen weit nach innen vor, ohne jedoch mit ihrem kolbig ver- dickten Ende, welches stets den mit wenigen Chromatinbrocken aus- gestatteten Kern entliält, den Darm oder die Geschlechtsröhre zu berühren (Taf. 1 1 Fig. 8 s x). Sie liegen meist den mittleren Seiteufeldzellen als schmale, bandförmige Streifen dicht an; nur die noch zu beschreibenden Hautdrüsen schieben sich zwischen beide ein. Seltener findet man in dem betreffenden Winkel sogenannte Mesenchynizelleu, auf die wir ebenl'alls noch zu sprechen kommen. Die Fettinfiltration der Seitenfelder wird von besonderen, Äwischen Eingeweideu und Leibesschlauch gelegenen Fett z eilen oesorgt, deren Besprechung deshalb hier erfolgt. Sie finden sich in ler ganzen Ausdehnung des Körpers vom Nervenriug bis hinter den A.fter. An einzelnen Exemplaren erstrecken sie sich bis nahe an las Kopfende. Diese Fettzellen sind unregelmäßig verzweigte Ge- bilde (Taf. 10 Fig. 9 n. Taf. 11 Fig. l—9fx), die sich mit ihren plumpen, schlauchförmigen Asten von oft beträchtlicher Länge zu 3Ìnem weitmaschigen Netz vereinigen, welches die Eingeweide rings umgiebt. Nur wenige Fortsätze endigen blind, d. h. ohne m ihren Nachbarn in Beziehung zu treten; sie sind an ihren Enden etwas verdickt. Die gegenseitigen Zellgrenzeu an den Be- rührungsstellen sind nicht einmal andeutungsweise wahrzunehmen. Die häufigen Einschnürungen der verbindenden Zweige beruhen auf 3'enauer Anpassung an die Form ihrer Umgebung. Die Kerne liegen n entsprechenden Verdickungen des Maschenwerkes, in der Regel ia, wo sich zwei oder mehrere Protoplasmaschläuche vereinigen. Sie sind stets mit einem oder mehreren Kernkörperchen versehen, |?rob granulirt, in der Regel etwas in die Länge gezogen, selten cugelig und besitzen einen Durchmesser von 14 — 28 /<. Bei einigen .venigen Thieren fand ich die Zellen dieses Netzwerkes vollständig 'rei von Einschlüssen. Die Verzweigungen waren dort auch durch- |veg zierlicher. Bei allen übrigen Exemplaren war das ganze Proto- plasma mit meist fein emulgirten, verschieden großen Fettpartikelchen, 294 D''- Fritz Tlirk die nur selten zu größeren Tropfen zusammengeflossen waren, dicht erfüllt. Sowohl dorsal, wie ventral von jedem Öeitenfeld liegt je ein ununterbrochener vStrang dieser schlauchförmigen Gebilde, wovon einige mittels starker, unregelmäßiger Aste die Seitenlinien über- brückend unter einander in Verbindung treten, während andere äußerst feine Fortsätze an die mittleren Seitenfeldzellen herantreten. Hier erfolgt sehr langsam die Fettabgabe an die letzteren, nachdem das Material auf das Feinste emulgirt worden ist. Dass diese Ver- bindungen mit dem Fettzellennetz, von denen die in Frage kommendeu Seitenfeldzellen nie mehr als eine aufweisen, fortwährend bestehen, möchte ich bezweifeln; denn nur selten gelang es mir, dieselben nachzuweisen. An vielen Seitenfeldzellen, mögen sie bereits Fett enthalten oder nicht, fehlen sie unbedingt. Diese Beobachtungen ließen sich natürlich nur an lebendem Material bei genauer Rücken- oder Bauchlage der Thiere machen. Von wo aus das beschriebene Fettzellnetz seinerseits mit Fett imprägnirt wird, konnte ich nicht in Erfahrung bringen. Ich ver- muthe, dass der oft sehr fettreiche Darm hierbei als erster Producent in Frage kommt. Jägeuskiöld erwähnt keine derartigen Fettzellen in seiner Arbeit; sie scheinen bei seinem Thoracostoma , dessen Seitenfeld- zellen auch anscheinend niemals Fett enthalten, zu fehlen. Betrachtet man die Thiere von der Rücken- oder Bauchseite, so fallen 1)esouders an conservirtem Material schon bei schwacher Vergrößerung dunkle, annähernd kugelige Zellen in den Seiten- feldern auf (Taf 1(1 Fig. 7 u. IS und Taf. 11 Fig. 8/?f/). Sie liegen dicht unter der Cuticula in nahezu paariger Anordnung, so dass wenigstens ungefähr einer jeden derartigen Zelle des einen Seiten- feldes eine zweite im anderen Seitenfelde entspricht. In der Gegend der vorderen Schlundhälfte sowie im Bereich der Bursalmusculatur, also soweit etwa am vorderen wie am hinteren Körperende die Zellen der Seitenfelder nicht die typische dreireihige Anordnung aufweisen, fehlen sie. Merkwürdiger Weise findet man auch in der Nähe der weiblichen Gcschlechtsöffnung in jenem Theil der Seitenfelder, dessen Elemente keinerlei Differenzirung unterliegen, stets auf jeder Seite 3 — 5 derartiger Kugeln ziemlich dicht zusammengedrängt. Ihr Ab- stand betrügt gewöhnlich etwa das Doppelte oder Dreifache des über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 295 Körperdurcbmessers; am rfchwanzeude stehen sie etwas dichter. Sie schieben sich alternireud bald dorsal, bald ventral von der mittleren Zellreihe der Seitenfelder zwischen diese und die beiden Seitenreihen ein, indem sie dieselben dort aus einander drängen, ohne sich dabei ihrer Umgebung* anzupassen. Bei der Musterung lebender Thiere mit Ölimmersion von der Bauch- oder Eückenseite gewahrt man, wie diese Zellen mit je einem kurzen Hals an die Cuticula herantreten und durch einen feinen, die Hautschicht senkrecht durchbohrenden Canal mit der Außenwelt in Verbindung stehen; es sind also einzellige Drüsen. Marion hat bereits bei seinem Thoracostoma Zolae^ ganz ähn- liche Gebilde beschrieben, und Villot hat ihr Vorhandensein in den Seitenfeldern zum Gattungsmerkmal seiner Leptosomaten er- hoben und sie auch bildlich dargestellt 2. Auch De Man schildert sie bei CijUcolaimus magnus in treffender Weise (2 pag. 1]. Trotzdem mich diese Literatur schon zur Genüge über die Natur dieser Zellen aufgeklärt hatte, wollte es mir an conservirtem Material gar nicht ge- lingen, die Ausführungsgänge aufzufinden. Während dieser Untersuchtingen — im Frühjahr 1901, also lange vor dem Erscheinen der bewussten Arbeit Jäger- skiüld's — sagte mir Herr Professor zur Strassen, dass der genannte Autor nach einer persönlichen Mittheilung bei einem von ihm bearbeiteten Thoracostoma genau dieselben Drüsen mit deutlichen, die Cuticula durchbrechenden Ausfüh- rungsgängen gefunden und mit dem Namen Hautdrüsen belegt habe 3. Als mir kurz darauf lebendes Material zur Verfügung stand, konnte ich sofort am ersten Präparate das Vorhandensein der fraglichen Kanäle constatiren, und zwar waren die Bilder so klar, dass ich die Ausführungsgänge sicherlich nicht über- sehen hätte. Glycerinpräparate lieferten jedoch nach wie vor keinerlei sicheren Aufschluss. Einzellige Drüsen in den Seitenfeldern finden sich also auch bei Thoracostoma acuticaudatum ^ vielleicht sogar bei den meisten oder allen Species dieser Gattung. Die Resultate meiner Untersuchungen über diese Drüsen bei unseren Thieren stimmen im Großen und öanzen mit denen Jägerskiöld's, welche die Hautdrüsen seines Thoracostoina und des Cylicolaimus magnus betreffen *, überein. Der Zellleib bietet bei lebenden Exemplaren nichts Besonderes, lebt sich aber bei eben abgestorbenen oder conservirten Thieren mffallend dunkel von der Umgebung ab und gleicht alsdann nekro- ischem Gewebsdetritus höherer Thiere; er erscheint dabei oft zer- 1 pag. 46 u. 47 Taf. J Fig. 2 a. 2 pag. 458 Taf. 11 Fig. 2 b. 3 Die Bezeichnung stammt also von Jägerskiöld. * 1. c. pag. 10; ibidem Fig. 3 und pag. 41. 29(3 D'"- Fritz Tiiik klüftet, so dass 2 — 3 ii:rüßere Abtheilungen entstehen. Gegen die ani^cwaudten Farbstoffe war er vollkonimen indifferent. Der oblonge, dabei seitlich comprimirte Kern ist verhältnismäßig klein und oft nur schwer erkennbar. Sein größter Durchmesser misst nur 7 — 8 ,«, während der der ganzen Zelle 30 — 42 /t beträgt. Er ist fein gekörnt und nimmt Farben so begierig auf, dass er auf Schnitten stets intensiv und vollkommen gleichmäßig roth oder blau erschien. Fast immer liegt er ganz peripher diclit am Ausfuhrungsgang; nur iu seltenen Fällen findet man ihn etwas davon entfernt, jedoch auch dann stets nahe der Oberfläche des Zellleibes und nie in der der Körpermitte zugekehrten Kugelhälfte. Die Eückenlinie, deren Existenz mir erst unter Zuhilfenahme von Querschnitten bekannt wurde, besteht aus einem äußerst schmalen Gewebsstreifen , der die Leibesmusculatur iu der dorsalen Mittel- linie, etwa in gleicher Höhe mit dem Vorderende der Seitenfelder beginnend, bis dicht vor dem Nervenring trennt (Taf. 11 Fig. 6 w. 1 1 /•/). Bei einem männlichen Exemplar war dieselbe von hier ab noch eine kurze Strecke weit durch eine niedrige Cutieularleiste auf der inneren Fläche der Haut angedeutet. Am freien Rande dieser Leiste berührte sieb die Musculatur einer jeden Kör})erhälfte. Ob die Dorsallinie, wie die Seitenfelder, aus deutlich gesonderten Zellen besteht oder aus einer zusammenhängenden Protoi)lasmamasse mit eingestreuten Kernen, vermochte ich nicht zu entscheiden. Sie überragt mit ihrem centralen, freien Eande, an welchem sie sich plötzlich derartig verdickt, dass ihr Querschnitt einem Trommel- schlägel ähnlich sieht, die benachbarten Muskelfasern um ein Ge- ringes. Die Kerne liegen stets in der Mitte der eben beschriebenen Auftreibung; sie sind relativ klein und erscheinen auf Querschnitten stets annähernd kreisrund bei einem Durchmesser von 6 — 7 /<. Die Bauchlinie beginnt etwas vor den Seitenfeldern und er- reicht in der Nähe des Nervenringes eine Breite von 0,015 mm, die sie beim Männchen ziemlich unverändert bis dicht vor dem After beibehält (Taf. 10 Fig. 12ÒZ). Beim Weibchen weichen ihre Ränder ungefähr eine Körperbreite vor und ebensoviel hinter der Vulva all- mählich aus einander, um diese zwischen sich zu nehmen (Taf. 10 Fig. 18 u. 19 6/). Die Verbreiterung zur Aufnahme des Afters voll- zieht sich vor demselben ganz plötzlich, während die Ränder der Bauchlinie im postanalen Abschnitt nur ganz unbedeutend nach hinten convergiren. Ihr Ende erreicht sie gleichzeitig mit der Musculatur an der Basis des Schwanzes. — Abgesehen von ihrem stark ver- über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 297 breiterten Absclmitt hinter dem After imd beim Weibchen in der Kähe der Vulva, gleicht die Ventrallinie in ihrer Form einer mit ihrem stark verdickten, freien Eande der Centralachse des Körpers zugewandten Leiste, deren Querschnitt einer kurzen Keule mit dünnem, der Innenfläche der allgemeinen Cuticula aufsitzendem Stiele ähnlich sieht (Taf. 11 Fig. 6 — 8 u. 11 hl). Die Kerne liegen in relativ großen Abständen nahe der centralen Oberfläche und sind meist, wie bei der Rückenliuie, auch hier verhältnismäßig klein. Das sie um- gebende Protoi)lasma, welches anscheinend, wie bei den höheren Nematoden, eine continuirliche Masse ohne Zellgrenzen darstellt, wird von dem später zu besprechenden Ventralnerven durchzogen. In der Nähe der Vulva betheiligen sich die sogenannten Vulvardrüsen (s. u.) an der Bildung der Bauchlinie, während hinter dem After die Spalte zwischen der Leibesmusculatur beider Körperhälften beim Weibchen durch »Mesenchymzellen«, beim Männchen durch Muskeln des Spicularapparates (s. u.) ausgefüllt wird. Leibesmusculatur. Unsere Thiere gehören zu den Polymyariern. Die Zahl der auf einem Querschnitte getroffenen Muskelfasern beträgt in der Körper- mitte 80 — 90 und manchmal auch mehr. Gegen das Vorderende reducirt sich dieselbe allmählich auf die Hälfte und darunter. Da der Körperdurchmesser nicht in gleichem Maße nach vorn zu ab- nimmt, so müssen die Muskelfasern dort an Dicke, die ihrer peripheren, der Cuticula aufsitzenden Fläche entspricht, etwas zunehmen, um den ihnen zukommenden, relativ größereu Raum lückenlos ausfüllen zu können. Die vordersten enden dicht hinter dem Niveau der Seitenorgane. Am Hinterende vermindert sich ihre Zahl erst an Querschnitten hinter dem After, und an der Basis des Schwanzes verschwindet die Musculatur überhaupt. Die einzelnen Muskelzellen sind spindelförmig und verjüngen sich von ihrer Mitte aus nach beiden Enden hin allmählich und gleichmäßig (Taf. 1 0 Fig. 10). Sie besitzen eine Länge von 0,25 — 0,5 mm. Die Breite ihres contractilen Theiles, die der Höhe desselben auf Querschnitten gleichkommt, schwankt in der Nähe des Kernes zwischen 0,003 und 0,008 mm. Man findet überall größere und kleinere Fasern, und zwar sind diese weit häufiger als jene. Nur am Vorderende bis etwa zur Höhe des Nervenringes haben wir es durchweg mit robusten Muskelfibrillen zu thun. Sie sind länger Mittheihingen a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 10. 2Ü 298 I^i"- ^^''1*^2 Türk und dicker als alle übrigen, dabei relativ niedrig und reich an riasnia (Taf. 11 Fig. 6). Vor dem After wird durch die ventralen Insertionsstellen der pjursalmusculatur, welche ich heim männlichen Genitalai)parat (pag. 323j besprechen werde, auf der Bauchseite ein von der Ventrallinie halbirtes Muskelfeld scharf begrenzt, das sich durch die Feinheit seiner Fasern (Taf. 1 1 Fig. 9 m) auszeichnet. Beim Weibchen beginnt die gewöhnliche, kräftige Körpermusculatur, etwa 3 Schwanzlängen 1 vor dem After nach hinten zu ganz allmählich von der Bauchlinie bis zu den beiden Winkeln des Anus auseinandcr- zuweicheu, um in dem so entstandenen, spitzdreieckigen Raum, der also die Afterspalte zur Basis hat und durch die schmale Ventral- linie halbirt wird, durch feinere Fibrillen ersetzt zu werden. Da sich bei beiden Geschlechtern hinter dem After die beiden ventralen Muskelfelder mit ihren medialen Grenzen nur unbedeutend nähern und nach der Mittellinie zu nicht jene Ergänzung erfahren wie vor demselben, kommt beim Männchen wie beim Weibchen nur eine postanale, keine präanale Verbreiterung der Bauchlinie zu Stande, was bei den übrigen Nematoden nicht die Regel ist. Sehr eigenthümlich stellt sich der Bau der coutractilen Substanz auf Querschnitten dar. Man weiß, dass bei Polymyariern, z. B. bei Äscaris, der contractile, gestrichelte Abschnitt einer Muskelzelle im Querschnitt die Form eines O' besitzt. Bei Thoracostoma erscheint dieser Theil dagegen — wenigstens bei der Mehrzahl der Muskel- zellen — in Form eines zusammenhängenden Bandes ohne Spur einer Längsspaltung, und die Querschnitte der Fibrillen liegen in einer einzigen Reihe von Strichen übereinander. Dieses sehr un- gewöhnliche Verhalten lässt sich jedoch, wie ich glaube, aus der normalen Bildung herleiten. Es scheint, als ob ursprünglich bei allen Muskelfasern des Tltoracostoiiia die äußere contractile Sul)stanz die Form einer nach innen offenen, auf Querschnitten ungefähr halbkreisförmigen Rinne, die nach und nach seitliche Compression erfuhr, besessen habe, gleich dem Typus der ^6'Crt;-/.§-Musculatur. Bei Thoracostoma findet sich diese Urform jedoch nur in den von vorn an den Schlund herantretenden Fasern, auf die ich unten noch zurückkommen werde. Schon am vorderen Körperende, wo relativ wenig Fasern neben- einander liegen, sind die beiden seitlichen Hälften der Rinne ein- ander derartig genähert, dass sich ihre inneren Flächen beinahe i Vom After an gerechnet. über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 299 berühren imd nur durch einen sehr engen Spalt getrennt werden (Taf. 11 Fig. 6 iiii). Die contractile Masse gleicht alsdann einem VJ mit einander stark genäherten Schenkeln. Diese sind, wie der die- selben verbindende Bogen, quergestrichelt, letzterer natürlich in ent- sprechend radiärer Anordnung. Daneben gewahrt man Muskelzcllen mit zwei sich dicht anliegenden contractilen Platten, die an ihrem [)eripheren Bande nicht mehr bogenförmig in einander übergehen (Taf. 11 Fig. 6w?2), gleich als ob an dieser Stelle eine Lösung des Zusammenhanges und Geradestreckung der beiden O'-Schenkel statt- gefunden hätte. Nimmt man schließlich noch an, dass die beiden ebenerwälmten Platten zu einer einzigen mit durchgehender Quer- streifiing verschmelzen können, so ist damit die Entstehung der ein- fachen Fasern (Taf. 11 Fig. 6w?3), aus denen der größte Theil der Musculatur überhaupt besteht, und der beiden ebenfalls nicht ge- falzten Enden aller Muskelzellen aus der ursprünglichen Rinnenform erklärt. Der Querschnitt des contractilen Theils einer jeden Muskelzelle hat stets ungefähr die Form eines Rechteckes mit einem bogen- förmigen oder stumpfdreieckigen Ausschnitt auf der nach der Körper- achse zu gekehrten, kleineren Seite, der an den äußersten Enden aller Muskelzcllen fehlt. Die Länge eines solchen Rechteckes über- trifft meistens, besonders bei den einfachen (nicht Ui-förmigen) Muskel- zellen, die Breite um ein Vielfaches und nimmt zu, je mehr wir uns von den Seitenfeldern der Mediauebene, speciell der dorsalen Mittel- linie, nähern. Die plasmatische Substanz ist im Vergleich zum contractilen Theil recht spärlich vorhanden. Die Muskelzellen vor dem Nerven- ring und einige gleich große, in der übrigen Leibesmusculatur zer- streut liegende zeichnen sich vor den übrigen durch größeren Plasma- reichthum aus. Die Marksubstanz bekleidet den fibrillären Theil als innerer Belag, soweit dieser auf Querschnitten jenen rundlichen • »der dreieckigen Ausschnitt zeigt, welchen sie ausfüllt und über den sie seitlich nur wenig hervorquillt. Wo dieselbe relativ reichlich vorhanden ist, vermag sie diesen Ausschnitt durch Auseinauder- tlrängen des ihn einschließenden Fasertheils ganz beträchtlich zu srweiteru (Taf. 1 1 Fig. 6 m^). Der Plasmabelag einer jeden Zelle ist in der Mitte ihrer Länge im reichlichsten und nimmt von hier nach beiden Enden an Stärke illmählich ab. Diese sind in mehr oder weniger großer Ausdehnung — in der Musculatur vor dem Nervenring nur an den äußersten 20* 300 Di'- Fritz Türk Spitzen — plasmafrei. Ungefähr in der Mitte der Faserlänge enthält die Marksubstanz einen ovalen Kern von ziemlich constauter Größe; er misst 7:14 in. Er enthält einige Chromatinbrockeu, wird durch Pikrincssigsäure besonders leicht homogenisirt und erscheint dann lichtbrechend mit gelblichem Glanz. An ihrem freien liand erscheint die Plasmamasse an mehreren Stellen, selten in ihrer ganzen Länge, amöboid verästelt ;Taf. 10 Fig. 10). Ihre Fortsätze stehen mit den zum größten Theil ebenfalls ver- ästelten Zellen zwischen Leibesschlauch und Eingeweiden in Ver- bindung oder anastomosireu mit den Plasmaverzweigungen einer oder mehrerer benachbarten Muskelfasern. An vollkommen iutacteu Schnitten, in denen die Muskelfasern dicht aneinander gepresst liegen und andererseits zwischen Cuticula und Eingeweiden förmlich ein- gekeilt sind, lassen sich diese Verhältnisse nicht studiren. Klopf- präparate und theilweise geschrumpfte Schnitte (Taf. 1 1 Fig. 1 1 ) geben den besten Aufschluss. Etwa 0,1 mm hinter dem Vorderende treten ungefähr aus der Mitte der vier Muskelfelder zusammen vier Fasern schräg nach hinten, zwischen den hier den Ösophagus umgebenden Zellen (s. u.) hindurch, au den Schlund heran, so dass sie diesen etwa in einem Al)stand von 0,24 mm vom Kopfende erreichen. Soweit sie in ihrem vorderen Abschnitt, dessen contractiler Theil auf Querschnitten U-förmig erscheint, der Cuticula wie die übrigen Muskelzellen dicht anliegeu. unterscheiden sie sich von diesen in keiner Weise. Indem sich jedoch die hintere Hälfte einer derartigen Muskelfaser allmählich von der Cuticula entfernt, verbreitert sich die Spalte zwischen ihren beiden contractilen Platten, und außerhalb des Bereiches ihrer früheren Nachl)arn, die die entstandene Lücke sofort Avieder ausfüllen, gleicht ihre fibrillare Masse auf Querschnitten einem spitzen, nach der Körper- achse ofienen Bogen, erfüllt mit Plasma (Taf. 11 Fig. 6 im). Letzteres verschwindet schließlich am hinteren Ende dieser Fasern, während sich die contractile Substanz dem Schlünde mit ihrer concaven Fläch» dicht anlegt und mit ihm verklebt. Die Kerne liegen in der der Haut dicht anliegenden, Aorderen Faserhälfte. ZuJi Steassex, der übrigens diese vier »Schlundmuskeln« schon vor mir beobachtete, thcilte mir mit, dass beim Oncholaimus alhidv ebenfalls vor dem Nervenring aus jedem Muskelfeld zwei, also im ganzen acht Fasern der Leibesmnsculatur an den Schlund heran- treten. Ihre fibrillare Masse umgiebt dabei das Plasma vollständig wie ein Schlauch. — Dk 3Ian hat in seinen »Untersuchungen übci über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 301 freilebende Nordseenematoden« ^ beim Enoplus communis und hrevis, ferner beim Oiicholaimus fnscns ähnliche Muskelzüge beschrieben und sie als vordere Intestinalmuskeln bezeichnet. Nervensystem. Das Centralnervensystem liegt als compacter, etwa 0,055 mm breiter Eing in einer Entfernung von 4,4^ der gesammten Körper- länge hinter dem Kopfende. Der Schlund wird von ihm wie von einer elastischen Ligatur, d.* h. unter einer gewissen Spannung eng umschlossen. Das geht aus folgender Beobachtung hervor. Beim Zerquetschen eines lebenden Wurmes hatte sich der intakte Nerven- ring vom Schlünde abgestreift und sich darauf derartig contrahirt, dass sein Lumen auf eine enge centrale Öffnung reducirt war. Der Nervenring steht fast senkrecht zur Körperachse und weicht nur um einige Grad von dieser Stellung ab, derart, dass sich die dorsale Hälfte des Ringes etwas nach vorn, die ventrale Hälfte hin- gegen entsprechend schwanzwärts neigt (Taf. 10 Fig. 11 u. 12?*). Sein vorderer Rand erfährt am dorsalen Abschnitt eine seichte, im ventral gelegenen eine tiefere Einbiegung (Taf. 10 Fig. 12e). Bei genauer Rücken- oder Bauchlage des Thieres gewahrt man rechts und links von diesen Einschnitten an den peripheren Seitenflächen des Ringes eine deutliche, abgesetzte, lichtbrechende Älembrau von 4 ,« Dicke (Taf. 10 Fig. 12Ä:). In den medialen, vorn von den beiden Bügen begrenzten Abschnitten ist sie zu einer sehr dünnen Haut reducirt und deshalb auch bei der Musterung der Thiere in genauer Protillage kaum wahrnehmbar. Die Masse des Nervenringes selbst besteht aus zahlreichen, feinen, dicht neben einander liegenden Circulärfasern; Kerne habe ich in derselben nicht nachweisen können. Auf der ventralen Fläche, uugefähr gleichweit vom vorderen und hinteren Rand entfernt, ent- springen jederseits dicht neben der Mittellinie zwei bandförmige, etwa 10 — 11 (.1 breite Nerven, die geradlinig, meist etwas schräg nach hinten und leicht divergirend, zu beiden Seiten der Bauchlinie, ohne sich vorher zu verzweigen, an die Cuticula herantreten (Taf. 10 Fig. 11 nv u. 12 Vìi). Der ventrale Abschnitt des Nerveuringes ist ferner in eine kurze, nach hinten gerichtete Spitze ausgezogen, die sich l)ald in zwei dicht neben einander liegende, starke Nervenstämme 1 pag. 5, 18, 29 u. 43 (Taf. 7 Fig. 6 u. 7) 302 JDr. Fritz Türk mit ovalem Querschnitt und deutlicher Seheide spaltet (Taf. 10 Fig. il u. 12 u. Taf. 11 Fig. Ihn). Diese streben, von der Seite ge- sehen, unter einem Winkel von etwa 12 — 13" der Cuticula entgegen, die sie auf diese Weise in einer ungefähr dem Durchmesser des Nervenringes entsprechenden Entfernung vom ersten Nervenpaar er- reichen. Vorher geben sie von ihrer dem Schlünde zugekehrten Fläche mehrere, sich vielfach und unregelmäßig verästelnde Zweige ab, die ofienbar alle mit den hier den Schlund umgebenden Zellen in Verbindung stehen. Die Mehrzahl der Fasern der vier eben beschriebenen Nerven verläuft stark divergireud — es gilt dies besonders von dem vor- deren Nervenpaar — zwischen Cuticula und Musculatur nach dem entsprechenden Seitenfeld und entzieht sich dort weiterer Beobach- tung (Taf, 10 Fig. \1fvii u. fhn). Der Rest dringt in die Bauch- linie ein und durchzieht diese nach vorn fast bis zu ihrem Vorder- ende, nach hinten bis dicht vor dem After als Ventral nerv. Wie sich derselbe in der Nähe der weiblichen Geschlcchtsöffnung ver- hält, konnte ich nicht eruiren; jedenfalls theilt er sich davor in zwei Aste, die die Vulva umgreifen, um sich dahinter wieder zu ver- einigen. An seinem hinteren Ende theilt sich der Bauchnerv in zwei Bündel äußerst feiner Zweige, die rechts und links aus der Ventral- linie heraustreten und, ebenfalls der Cuticula direct aufliegend, da- ])ei leicht divergireud, in etwas schräger Kiehtung nach hinten den Seitenfeldern zustreben, an deren ventralem Rande sie unsichtbar werden. Diese, sowie die in der Nähe des Nervenriiiges von der Bauch- linie nach den Seitenfeldern entsandten Faserbündel einer jeden Seite sind höchstwahrscheinlich untereinander durch lange, in den Seitenlinien verlaufende Nervenzüge, die Lateralnerven, ver- bunden, die nachzuweisen mir leider nicht gelungen ist. Zwischen dem Centralnervensystem und den Seitenfeldern besteht keine directe Verbindung. Von der Rückenfläche des Nervenringes entspringen submedian Stämme in caudaler Richtung, welche die Cuticula nicht erreichen (Taf. 10 Fig. Wdn). Über die Zahl der kopfwärts gelich- teten Nervenstämme vermag ich nichts zu berichten. Zellen zwischen Leibesschlauch und Eingeweiden. Der Raum zwischen Schlund und Leibesschlauch ist vor und hinter dem Nervenring mit lückenlos an einander schließenden. über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 303 unregelmäßig polyedrischen Zellen dicht erfüllt. lu immittelbarer Nähe des Ceutraluerveusystems stehen sie am dichtesten, so dass sie dort den Schlund in zwei concentrischen, wenn auch nicht voll- ständigen Schichten umgeben. Nur das vorderste Körperende ist in einer Ausdehnung von etwa 0,08 mm vollkommen zellfrei. Indem sich vom Nerveuring aus nach hinten der Schlund relativ stärker ver- breitert als der nur ganz allmählich au Durchmesser zunehmende entsprechende Körperabschnitt, wird der Raum zwischen Ösophagus und Leibesmusculatur nach hinten zu enger, und die ihn erfüllenden Zellen stehen weniger dicht. Vor dem Nervenring wird die Reduc- tiou desselben Zwischenraumes durch das continuirliche Schmäler- werden des vorderen Körperendes bei gleichbleibender Breite des Schlundes auf der ganzen Strecke herbeigeführt. Mit dieser Raumverminderung sowohl nach vorn wie nach hinten geht eine Abnahme der erwähnten Gebilde Hand in Hand. Das hintere Drittel des Schlundes ist gleichmäßig bedeckt von nur wenigen Zellen, und auch im ganzen übrigen Körper, mit Ausnahme des Schwanzendes, sind sie nur spärlich vorhanden. An der Bauch- linie entlang verläuft eine ununterbrochene Kette umfangreicher, ungefähr gleichgroßer Zellen, die sich bis weit hinter das Schlund- ende verfolgen lässt. Die geräumigen Spalten zwischen den — abgesehen vom Spicular- apparat — wenig voluminösen Eingeweiden und der Leibeswand im Hinterende werden bei beiden Geschlechtern ebenfalls durch lücken- lose Zellcomplexe ausgefüllt. — Die Zellgrenzen sind am lebenden Material deutlich sichtbar, und zwar am Centralnervensystem als vollkommen lückenlos aneinander schließende Polyeder (Taf. 10 Fig. 11 u. 12). Au der Bauchlinie und im mittleren Körperabschnitt haben wir es mit rundlichen Formen zu thun, und auch im Schwanz- ende weichen die erwähnten Zellen nur wenig von der kugeligen Grundform ab, weil sie hier nicht so dicht zusammengedrängt liegen wie im Vorderende. Übrigens findet man hier sehr häufig ganz be- sonders große Exemplare. An conservirten und mit Glycerin aufgehellten Thiereu lassen sich die Zellgreuzen nur schwer erkennen; um so deutlicher sind dafür ihre Kerne, deren histologische Details übrigens an ganz leicht macerirtem Material, speciell aber nach der Behandlung lebens- frischer Exemplare mit stark verdünnter Essigsäure ganz besonders scharf hervortreten. Sie sind meist kugelig, nur selten etwas in die Länge gezogen und von verschiedenster Größe. Die kleinsten Kerne 304 Dr. Fritz Türk besitzen einen Durchmesser von 7 u und werden von den größten an Umfang- um das Doppelte bis Dreifache übertroffen. Zwischen beiden Extremen giebt es zahlreiche Zwischenstufen. Die größeren und mittleren Formen sind die weitaus häutigeren, während die kleineren relativ selten auftreten. Sie sind allesammt ganz grob granulirt und enthalten zahlreiche Chromatinbrocken, die sich — an conservirten Präparaten — wie scharfkantige Splitter ausnehmen, daneben in der Kegel mehrere Kernkörperchen (Taf. 10 Fig. 13). Der Umfang des Zellleibes wächst mit dem Kerndurch- messer ungefähr proportional, so dass Zellen mit großen Kernen protoplasmareich sind, während man bei den kleinsten Zellen oft glaubt, nackte Kerne vor sich zu haben. Zellen, die den Schlund in der Nähe des Nervenringes umgeben, sind nach Jägerskiöld bei den frei lebenden Nematoden keineswegs selten. Sie linden sich in großer Anzahl auch bei seinem Thora- costonia acuticaudatum und dem Cylicolaimus magnus^. Ebenso zahlreich und dicht gedrängt findet man sie ferner bei den Oncho- laimen. Über ihre Function ist nichts bekannt; auch Jägerskiöld fällt in dieser Hinsicht kein Urtheil. Ich habe der Untersuchung dieser Zellen einen großen Theil meiner Arbeit gewidmet und werde am Schluss des Capitels auf die muthmaßliche Function der hier in Frage kommenden, verschiedenen Zellgruppen eingehen. Trotzdem ich schon an Glycerinpräparaten constatiren konnte, dass in der Nähe des Nervenringes ab und zu ein Zellleib kurze Ausläufer besitzt, war ich doch überrascht, als sich später die Mehr- zahl der Zellen zwischen Leibesschlauch und Eiugeweiden an allen Stellen des Körpers verästelt erwies (Taf. 10 Fig. 13). Nur die kleinsten mit membranartiger Umhüllung ihres Kernes bleiben un- verzweigt. Man findet unipolare, bipolare, selten multipolare Formen. die unter einander oder auch mit den oben erwähnten Ausläufern der Marksubstanz der Leibesmusculatur in Verbindung stehen. In der Körpermitte, wo die hier in Frage kommenden Gebilde durch große Zwischenräume getrennt sind, war es nicht möglich, Proto- plasmabrücken zwischen zwei benachbarten Zellen zu constatiren, dafür jedoch häufig ihre gleichzeitige Verbindung mit dem Plasma mehrerer Muskelfasern. Die Glieder der neben der Bauchlinie sieh bis hinter das Schlundende erstreckenden Zellkette treten mit kurzen Fortsätzen l)ald rechts, bald links an diese heran (Taf. 11 Fig. '^g)\ 1 1. c. pag. 12 u. 43. über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 305 daneben unterhalten sie ebenfalls Beziehungen zu den benachbarten Muskelfasern. In der Öchlundregion vermochte ich in Klopfpräparaten Zellen /,u isoliren, deren faserige Ausläufer den eigentlichen Durchmesser um das 8— 10 fache an Länge übertrafen. Eine Verwechselung der verzweigten Zellen mit den Elementen des die Seitenfelder mit Fett versorgenden Netzwerkes ist, selbst wenn dieses einmal zufällig keinerlei Fett enthalten sollte, vollkommen ausgeschlossen. Auf dem Querschnitt erscheinen an den beiden Körpereuden, besonders in der Nähe des Nervenringes, die hier in Frage kommen- den Gebilde wie die Steine eines Straßenpflasters dicht an einander gefugt (Taf. 11 Fig. 6, 7 u. 9). Ihre Kerne sind annähernd kreis- rund und zeigen nach jeder der angewandten Färbemethoden zahl- reiche beträchtliche Chromatinbrocken; das Protoplasma enthält nie Fett. Verästelungen oder zwei benachbarte Zellen verbindende Ausläufer sind, was ja leicht zu verstehen ist, an vollkommen in- taeten Präparaten nicht wahrnehmbar. Waren hingegen die Schnitte leicht geschrumpft — und das kam oft genug vor — , so hatte sich das Protoplasma contrahirt. Seine Verästelungen blieben jedoch bestehen und traten deutlich hervor, theils die nunmehr durch Zwischenräume von einander ge- h-ennten Zellen in der Schhmdregion auf mannigfachste Weise ver- bindend, theils dem Schlünde zustrebend. Ferner stand in der Nähe des Nervenringes fast jede einzelne Muskelfaser durch Verzweigungen ihrer plasmatischen Substanz im Verkehr mit den benachbarten Zellen (Taf. 11 Fig. 11). Im mittleren KiJrperabschnitt traten die hier in Frage kommenden Gebilde häufig mit einem fadenförmigen Ausläufer an die Bauchlinie heran oder entsandten einen solchen zwischen die Zellreihen der Seitenfelder, dabei noch obendrein Be- ^ zieliungen zu einer oder mehreren benachbarten Muskelzellen unter- haltend. — Mit Rücksicht auf meine Beobachtungen an Klopf- präparaten glaube ich die vorstehenden Befunde an leicht ge- ■jchrumpften Schnitten nicht als bloße Kunstproducte übergehen zu lürfen. Bei oberflächlicher Betrachtung haben die größeren der eben leschriebenen Zellen, besonders im Schwänzende, eine frappante Ähnlichkeit mit einzelligen Drüsen, wie wir sie in der Umgebung 1er Vagina kennen lernen werden; und ich bin mir in der That licht klar darüber geworden, ob nicht doch die eine oder andere • olumiuöse Zelle in der Nähe des Enddarmes drüsiger Natur ist und 30G Dr. Fritz Türk ihr Secret in deuselben ergießt, wie bei anderen freilebenden Ne- matoden ^ Eine ähnliche Vermuthung ist jedoch für alle übrigen ausgeschlossen. Ihre Anhäufung vor und hinter dem Nervenring deutet viel- mehr darauf hin, dass wir es hier mit nervösen Elementen zu thun haben, und in mehreren Fällen ist es mir thatsächlich gelungen, Be- ziehungen einzelner größerer Zellen zu den Verästelungen der hinteren ventralen Ausläufer des Nervenringes zu constatiren. Höchst- wahrscheinlich bestehen gleiche Verbindungen mit den beiden dor- salen Nerven und sind viel häufiger, als man nachweisen kann. Mau geht daher sicherlich nicht fehl, die Mehrzahl der Zellen in der Schlundregion — unter Berücksichtigung ihrer Anatomie — als Ganglienzellen anzusprechen, die unter einander und durch die beschriebenen Nervenstämme mit dem Nervenring in Verbindung stehen. Ebenso scheint mir die die Bauchlinie begleitende Zellkette nervöser Natur zu sein. Die übrigen im Körper zerstreut liegenden und die Lücken des Schwanzendes dicht erfüllenden Elemente halte ich für Mesenchymz eilen, wie zuk Strassen, der ihre Beziehungen zur Musculatur schon vor mir studirt hatte 2, trotzdem sie sich äußer- lich in keiner Weise von den vermuthlichen Ganglienzellen in der Schlundregion unterscheiden. Sie sind in zu großer Zahl vorhanden, als dass es nervöse Elemente sein könnten. Die mesenchymatische Natur der unverzweigten Formen steht außer jedem Zweifel. Leibeshöhle. Nachdem wir den Bau und zum Theil auch die Function einer großen Anzahl zelliger Elemente kennen gelernt haben, die sich zwischen Leibesschlauch und Eingeweide einschieben, erübrigt es nur noch zu sagen, dass sie diesen Raum bei beiden Ge- schlechtern vollkommen ausfüllen. Es kommen dabei, um kurz zu recapituliren, die vermuthlichen Ganglienzellen, die eben beschriebenen Mesenchymzellen und das die Seitenfelder mit Fett- tröpfchen versorgende Zellnetz in Betracht. Ferner betheiligen sich auch in hervorragendem Maße die beiden mittleren Zellrcihen der Seiteufelder, die bei liohem Fettgehalt stets bis an die Eingeweide 1 De Man 1 pag. l'.i Taf. 1 Fig. 11 d u. / [Eiiopliis communis, ~ Persönliche Mittheilung. über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 307 heraureicbeu imcl sieb, wie schon erwähnt, häufig bis zur dorsalen oder ventralen Mittellinie zwischen diese und die Musculatur er- strecken. An sorgfältigst behandelten, mit FLEMMiNG'scher Losung conservirten Exemplaren ist mir der Nachweis gelungen, dass beim Männchen wie beim Weibchen eine Leibeshöhle auch nicht an- deutungsweise vorhanden ist. Es war dies für mich nichts Über- raschendes, nachdem mir zur Strassen mitgetheilt hatte, dass die von ihm daraufhin untersuchten Oncholaimen (jmsthirus. albidit.s und De Mani) ebenfalls keine Öpur einer Leibeshohle ])esitzen. Es ist tiuzunehmen, dass das Fehlen der Leibeshöhle ebenso wie das Fehlen der Subeuticula eine bei den frei lebenden Nematoden weit verbreitete Erscheinung ist, denn auch Jägerskiöld (pag. 12 u. 40) fand, dass, abgesehen von engen Hohlräumen um den vordersten Theil des Schlundes bei beiden Geschlechtern des Cylicolaimus magnus^ nur den Männchen dieser Species und den männlichen Exemplaren seines Thoracostonia acidicaudatum eine Leibeshöhle zukommt. Ex er e tion sorgane. Eine Hals druse, wie sie nach De Man^ beim Thoracostoma figumtiim vorzukommen scheint, fehlt wie bei allen bisher beschriebenen Thoraeostomen — die neue JÄGERSKiöLD'sche Species mit ein- geschlossen — so auch unseren Thieren vollkommen. Sie hat in den oben beschriebenen Hautdrüsen, denen sicher excretorische Function zukommt, genügend Ersatz gefunden. Die Schwanzdrüsen heben sich an lebenden Exemplaren häufig als dunkle Masse deutlich von ihrer Umgebung ab. Sie sind wie gewöhnlich in der Dreizahl vorhanden und erstrecken sich mit ihrem Vorderende bis in das Niveau des Afters, nur selten und dann ganz unbedeutend darüber hinaus, und alle drei sind von fast gleicher Ausdehnung. Beim Weibchen füllen sie den postanalen Körperabschnitt zum größten Theil aus, während sie beim Männchen durch den Protractor major und minor des accessorischen Stückes und durch die Bursal- musculatur (s. u.) von der ventralen und den lateralen Leibeswänden abgedrängt werden, dabei etwas an Umfang einbüßend. Sie ver- jüngen sich von vorn nach hinten continuirlich analog dem postanalen Körperabschnitt und laufen schließlich in 3 feine Ausführungsgänge 1 De Man 3 pag. 110 Taf. 7 Fig. 10c. 308 Dr. Fritz Türk aus, die den dünnen Schwanz vollkommen ausfüllen. Der eine liegt ventral und wird von der Medianebene halbirt (Taf. 10 Fig. 11 as), die anderen beiden dorsal rechts und links von der Mittellinie. Nachdem sie sich kurz vor ihrem Hinterende noch einmal etwas er- weitert haben, münden sie in einen birnenförmigen Hohlraum (Taf. 10 Fig. Map), der durch eine feine Öffnung an der Schwanzspitze mit der Außenwelt communicirt. Die Kerne liegen im vorderen Drittel; sie sind kugelig und be- sitzen einen Durchmesser von 25—30 a. Der Drüseninhalt ist fein gekörnt und färbt sich intensiv mit Säurecarmin, dagegen fast gar nicht nach der HEiDENHAiN'schen Methode. Darmrohr. Die enge, dreieckige Mundöffnuug besitzt keine Lippen und ist von zahlreichen Cuticularstücken umgeben, die eine recht an- sehnliche, wahrscheinlich allen Thoracostomen zukommende Mnnd- bewaffnung darstellen (Taf. 10 Fig. 4 , weshalb man wohl verstehen kann, dass Schneider i und Eberth^ Vertreter der Gattung Thora- costoma unter die Enopli rechneten. Die beiden lateralen Seiten des Munddreiecks werden begrenzt durch zwei starke, sich dorsalwärts verbreiternde Leisten, denen etwas oberhalb ihrer Mitte zwei sich gegenüberstehende, klaueu- ähnliche Cuticularstücke jedenfalls beweglich aufsitzen (Taf. K» Fig. 3 u. Akc). Auf gleichem Niveau steht ganz dicht daneben je ein zier- licher, rechteckiger Block, dem schließlich noch je eine schön ge- bogene Leiste folgt, mit ihrer concaven Seite der Medianebene zu- gewandt. Seitlich davon liegt in unmittelbarer Nähe auf jeder Körperhälfte ein breiter Bogen, der einen umfangreichen Längs- schlitz zeigt und mit seiner concaven Begrenzungslinie die eben er- wähnte, gebogene Leiste fast berührt, wie wenn er ein seitliches Ausweichen derselben zu verhindern habe. Der dorsale Rand und die beiden dorsalen Winkel der Mundöflfuung werden begleitet von zwei parallelen Reihen lang gestreckter, im Bereich der Mundwinkel gebogener Cuticularstreifen, deren centrale Reihe 5, deren periphere 1 Schneider, Enoplus denticandatus pag. 58 und De Max 4, Thomcostmii' denticauiUitum pag. 22-24 Taf. 2 u. 3 Fig. 12, 12a u. b; Enoplus (jlohicaitdaiu pag. 5S Taf. 4 Fig. 14. — Bütschli, Thoracostoma (jlohicaiidatimi pag. 4^ Taf. ^ Fig. 34 a— 34 6. 2 De Max 1 pag. 9. über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 309 dagegen nur 3 entliält. Die ventrale Ecke des Mundes wird gestützt von einem spitzen, an beiden Enden kolljig aufgetriebenen Bogen. Alle Theile der Mundbewatfnung sind bräunlicb gelb, dabei etwas iluukler als der Kopfring und stecken in der Plasmainasse am \Hrdersten Körperende, die bald der Radiärmusculatur des Ver- (hüuingsscblauches Platz macbt. Sie scbeinen sieb uicbt tief ein- zusenken, denn scbon im zweiten Serienschnitt sind sie regelmäßig verschwunden. Die MundöfifnuDg führt sofort in eine sehr enge, nur etwa 0,012 mm lange, dreieckige Mundhöhle mit starker Cuticular- j auskleidung, von der ringsherum radiäre Muskelfasern ausstrahlen, um sich direct am Kopfring oder au der Haut selbst zu inseriren. Von der Mitte der dorsalen Wand ragt ein meiß eiförmiger, längs- j gestellter Zahn senkrecht in die Mundhöhle hinein. Er ist massiv I und entspringt mit zwei Wurzeln tief in der Musculatur. Seine I Breite, die fast der ganzen Länge der Mundhöhle gleichkommt, be- ! trägt 0,01 mm (Taf. 11 Fig. bd). Dicht hinter dem caudalen Rand des Kopfringes beginnt der eigentliche Schlund, der sich sofort stark verjüngt, um der hier beginnenden Leibesmusculatur Raum zu schaffen. Nach dieser plötz- lichen Verschmälerung behält er seineu Durchmesser von 0,038 bis 0,04 mm bis zum Nervenring unverändert bei, um sich von hier ab bis kurz vor seinem Übergang in den Darm allmählich um das Doppelte zu verbreitern (Taf. 10 Fig. 1 u. 2 seh). Die drei Winkel des dreieckigen Schluudlumens sind vor und hinter dem Nerveuring spärlich mit grünlich braunem Pigment aus- gestattet, welches nur au lebendem Material sichtbar ist. Eine kurze Strecke am Vorderende und die ganze hintere Hälfte des Schlundes ist pigmentfrei. Zu einer Bildung von Augeuflecken kommt es nicht. Der hintere Abschnitt enthält die zu einem ringsum geschlossenen Netz vereinigten Schläuche der Ösophagealdrüseni. Bei der Be- sichtigung lebender Thiere fällt uns ein das hintere Drittel des Schlundes umschließendes Maschenwerk auf, bestehend aus mit fein gekörnter Flüssigkeit gefüllten Canälen, die durch ungefähr gleich- breite, längsgestellte Spalten getrennt sind und dicht vor dem Über- gang des Ösophagus in den Darm blind enden. Oralwärts verein- facht sich das Netzwerk, so dass in der vorderen Schlundhälfte nur 1 Der Name stammt von De Man 1 pag. 3. 310 Dr. Fritz TLirk noch einzelne starke, blos ab \mà zu durch schmale Aste verbundene Canale liegen, die sich in der ventralen Hälfte zu zwei verliältnis- milRig engen Ausführungsg-ängen vereinigen. Auch in der dorsalen Schlundpartie erstreckt sich in der Median- ebene ein Canal bis kurz vor den Nervenring, wo er blind endet iTaf. 11 Fig. Ida). Die beiden ventralen Gänge verlaufen submedian parallel zur Mittellinie und münden nach einer leichten Anschwellung mit zwei kurzen, sehr engen Cuticularröhrcben in die Mundhöhle zu beiden Seiten nahe dem ventralen Winkel (Taf. 11 Fig. 5 — lao). Bei genauer Rückenlage werden die Vorderenden der beiden Röhrchen vom hinteren breiten Theil der ventralen Hauptzunge des Kopfringes bedeckt (Taf. 10 Fig. 3ao]. Nachdem die Thiere einige Zeit unter dem Deckglas gelegen hatten, füllten sich die Ausführungsgänge unter starker Erweiterimg ihres Lumens prall mit Secret, ein Um- stand, der die Untersuchung der eben geschilderten Verhältnisse wesentlich erleichterte. Der ruhende Ösophagus ist drehruud, und wenn er häutig auf Querschnitten im vorderen Abschnitt sechseckig, am hinteren Ende dreilappig erscheint, so beruht dies wohl auf jeweiligen Contractions- zuständen Taf. 11 Fig. 6 u. 7 seh und Fig. 10). Seine Cuticular- auskleidung trägt auf der Außenfläche nahe den drei einspringenden Winkeln des Lumens je 2 starke Leisten, die schon am hinteren Ende der ]Mundbucht beginnen und sich zwischen dem mittleren und hinteren Drittel des Schlundes allmählich verlieren. Er besteht aus radiären Fasern und nur spärlicher körniger Grundsubstanz. Am Übergang der Mundhöhle in den Schlund finden sich einige un- bedeutende, mehr oder weniger zur Längsaclise geneigte Faserzüge (Taf. 10 Fig. 3). Abgesehen von diesen, deren Verlauf ich nicht näher studiren konnte, convergiren alle Fasern des Ösophagus stark gegen die 6 oben beschriebenen Leisten und, wo diese fehlen, speciell gegen die einspringenden Winkel des Schlundlumens, dabei enge Si)alten in radiärer Anordnung freilassend. Diese sind erfüllt mit körniger Masse, der Grundsubstanz, welche i Kerne mit einem Durchmesser von 10 — 13 u enthält und im hinteren Drittel des Ösophagus fast vollkommen fehlt, da dort die Schluud- drüse zuviel Raum beansprucht. Die eben erwähnten Kerne nehmen an Größe nach vorn zu continuirlich ab. Sie liegen anscheinend regellos in der Mitte der einsju-ingenden Winkel des Schlundlumens, und zwar enthalten die Querschnitte durch das vordere Ende ab und zu einen, die durch das Hinterende häufiger 1 — 2 Kerne, die, über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 311 wenn Letzteres der Fall ist, stets auf 2 Selilundsegmente ver- theilt sind. Die Cauäle des ösophagealen Drüsennetzes gleichen auf Quer- schnitten mit ihrer Längsachse radiär gestellten Ovalen (Taf. 11 Fig. 10 od). Sie liegen anfangs ganz nahe der Oberliäche und senken sich, indem sie, gleichzeitig an Zahl abnehmend, sich der Mundhöhle nähern, tiefer in die Masse des fc^chlundes ein. Ihr Secret färbt sich, im Gegensatz zur Grundsubstanz, sehr intensiv nach allen an- gewandten Färbemethoden. Kurz vor seinem Hintereude verjüngt sich der Ösophagus ganz unvermittelt zu einem ca. 0,068 mm langen, im Ruhezustand walzen- förmigen Schaltstück, welches an seinem vorderen Viertel von einem Ringmuskel umgeben wird. Der Rest wird vom Aufangstheil des Darmes eingeschlossen, wie eine Glasröhre von einem darüber ge- ! schobenen Gummischlauch, und ist nur eine ganz kurze Strecke ' weit an seiner Eintrittsstelle in das Darmrohr verwachsen, während er sonst frei in das Lumen hineinragt. Dieses Zwischenstuck be- steht in seinem von dem erwähnten Schließmuskel umgebenen Theil lediglich aus Radiärfasern, in seinem vom Darm umschlossenen Ab- schnitt aus Plasmamasse mit eingestreuten Kernen, deren Zahl auf I ^Querschnitten wächst, je mehr wir uns dem hinteren Ende nähern. JEin 10 /t starker Querschnitt enthielt deren nicht weniger als 11 in •egelloser Anordnung. An seinem hintersten Ende ist das Schalt- >tüek eine kurze Strecke weit an den peripheren Winkeln seines Lumens aufgeschlitzt, so dass drei kurze, an ihrem freien Rande ibgerundete Lappen entstehen. Der vielreihige Darm wird durch den männlichen Genital- ichlauch in dorso-veutraler Richtung, durch die Ovarien und ihre Vusführungsgäuge seitlich derart comprimirt, dass sein Hohlraum m Bereich der Geschlechtsorgane zu einer horizontalen oder ver- icalen engen Spalte reducirt erscheint. Außerhalb dieses Bereiches »esitzt er ein weites, kreisförmiges Lumen, ist hier drehmnd und rfährt nur selten durch die bei hohem Fettgehalt tief in das Körper- unere vordringende mittlere Zellreihe der Seitenfelder eine leichte eitliche Verschmälerung. Etwa 3 Schwanzlängen vor dem After eginnt er sich bis kurz vor seinem Eintritt in den Enddarm cou- luuirlich zu verengen. Zahlreiche Einschlüsse im Plasma seiner Zellen (Taf. 10 Fig. 14) edingeu häufig eine grünlich braune Färbung. Ich halte dieselben ;.ir Nahrungspartikelchen aus dem vorwiegend aus pflanzlichem 312 Dr. Fritz Tiirk Detritus bestehenden Amphioxussclilamm , den der Darm stets in mehr oder weniger großer Menge enthält. In dieser Ansicht wurde ich vor Allem ))ei der Untersuchung des lebensfrischen Materials der ersten Sendung bestärkt. Statt des Amphioxusschlammes war dem See- wasser weißer Sand ohne organische Beimengungen beigefügt; ich fand in Folge dessen den ganzen Verdauungsschlauch leer, seiu Plasma ohne Einschlüsse. Im vordersten Darmabschnitt, welcher die Länge des von ihm um- schlossenen Schlundendes lange nicht erreicht, sind keine Zellgrenzen wahrnehmbar. Dort liegen die Kerne auf Querschnitten, oft '20 und mehr an der Zahl, regellos neben einander. Ebenso verhält sich der Darm an seinem Hinterende kurz vor seinem Übergänge in das Rectum, nur dass dort die Querschnitte höchstens 3 oder 4 Kerne enthalten. Im mittleren Darmabschnitt gleichen die Zellen leicht in die Länge gezogeneu Sechsecken. Sie enthalten, der äußeren Ober- fläche etwas genähert, gleichgroße, kugelige Kerne mit einem Durch- messer von 8 u, deren jeder einige Chromatinbrocken und ein Kernkörperchen aufweist. In Querschnitten, die außerhalb des Be- reiches der Geschlechtsorgane gemacht sind, zählt man meistens 12 Darmzellen, in denjenigen, die gleichzeitig die Genitalien ge- troffen haben, nur die Hälfte. Kei)eu den gewöhnlichen Zellen, deren körniges Protoi)lasma. wenn die Thicre verdauen, nahe der inneren Oberfläche einige Fett- tröpfchen einschließt, enthält das Darmepithel in seiner ganzen Ausdehnung spärliche, gleichmäßig vertheilte Zellen. deren Leib stets ganz und gar von ansehnlichen Fett- tröpfchen durchsetzt ist (Taf. 10 Fig. 14 u. Taf. 11 Fig. 8f/-. Sie erscheinen etwas umfangreicher als jene, comprimiren ilii Zellen der Nachl)arscliaft und springen ein wenig in das Lumen des Darmes vor. Über ihre Function bin ich mir nicht klar geworden. — Nach einer persönlichen Mittheilung von zur Strassen finden sich eben solche Zellen im Darm des Oncliolaimus albidus. Gleiche Gebilde sind in der Literatur nirgends beschrieben, und auch JÄ(;ek- sKiöLD erwähnt weder beim Tlioracostonia acuticaudatum noch beim CyUcolaiiììHS mmjniis ähnliche Gebilde; sie scheinen beiden Arten zu fehlen. Das hinterste, sich i)lötzlich sehr stark verjüngende Ende de- Mitteldarmes senkt sich nach Art eines Trichters eine kurze Strecke weit in den Enddarm ein (Taf. 10 Fig. 17r), Dieser wird nahe über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 313 seinem oralen Rand, der 6 seichte, ebensoviel abgerundete Läppchen trennende Einschnitte trägt, von einem 0,035 mm breiten Spbincter mit dorsal gelegenem Kern umgeben (Taf. 10 Fig. 17 u. Taf. 11 Fig. 9 rs]. Anfangs drehrund, gleicht das Rectum in seinem hinteren Drittel einer immer breiter Averdenden, stark dorsoventral compri- mirten Röhre. Seine Gesammtlänge beträgt 0,14 mm. Etwa 0,035 mm vom oralen Rand entfernt wird beim Männchen die ventrale Wand vom Ductus ejaculatorius durchbohrt, während sich etwa in der- selben Entfernung vom After in der dorsalen Wand die Eintrittsöff- nung für die Spicula befindet. Die Lage des Afters (Taf. 10 Fig. 17«), der bei genauer Rücken- lage des Thieres das ganze mittlere Drittel der gesammten Körper- breite als Querspalte mit nach vorn umgebogenen Ecken einnimmt, ergiebt sich aus der eingangs aufgeführten Maßtabelle. Dicht hinter der Afterspalte wölbt sich die äußere Haut etwas hervor; hier und zum Theil noch am hinteren Ende der dorsalen Fläche des End- darmes entspringt beim Weibchen jederseits submedian ein schwacher Analmuskel i, dessen Fasern leicht divergireud am dorsalen Rand der Seitenfelder enden. Er läuft von seiner Ursprungsstelle schräg nach vorn und wird beim , Männchen durch das erste postanale Bursalmuskelpaar (s. u.) ersetzt. Einen umgekehrt nur dem Männ- chen zukommenden »Erweiterer des Afters«, der dem De MAN'schen Analmuskel bei Enoplus communis'^ in seiner Faserrichtung ent- spricht, werde ich mit den Muskeln des Spicularapparates besprechen. Da ich bereits die äußeren Geschlechtsmerkmale in der oben •gegebenen Maßtabelle und bei der Beschreibung der äußeren Körper- formen und der Beborstung abgehandelt habe, so sind hier nur noch lie Geschlechtswerkzeuge einer Betrachtung zu unterziehen. Männliche Geschlechtsorgane. Die männliche Geschlechtsrühre ist, wie wir sehen werden, üit der des Cylicolaimus magnus und des von Jägerskiöld in lie Literatur eingeführten Thoracostoma nach vollkommen gleichem Mncip gebaut. Sie theilt sich, wie gewöhnlich bei marinen Nema- 1 Die Bezeichnung stammt von De Man 1 pag. 19. ^ ibidem Taf. 1 Fig. 11 /t u. Fig. 37. Mittheiluiigeii a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. i 314 Dr- Fritz Türk toden, au ihrem Vordereude iu zwei Hodensehläuche, von denen sieh der eine gerade nach vorne bis etwas vor die Körpermitte erstreckt, während der andere nach hinten umgeschlag-en ist. Der vordere Hoden liegt in der Regel ventral vom Darm, selten rechts oder links. Der gemeinsame AnsfUhrungsgang beider Keimfächer verläuft stets unter dem Darmrohr, halbirt durch die Medianebene. Zwischen diesen und das rechte oder linke Seitenfeld schiebt sich der hintere Hodenschlauch ein (Taf. 10 Fig. Igr). Der vordere, stärkere Keim- schlauch ist 1,225 ram, der hintere, schwächere dagegen nur 0,83 mm lang. Nur ihre Spitzen fungiren in einer Ausdehnung von U,09S bezw. 0,091 mm als samenbereitende Hoden. Der gemeinsame Aus- fiihrungsgaug zerfällt in zwei histologisch grundverschiedene Theile: in das Vas deferens und den mit einem Muskelbelag versehenen Ductus ejaculatorius. Die Grenze zwischen beiden liegt 1,7 mm hinter der Vereinigungsstelle der beiden Hoden. Der ganze Genital- schlauch wird von einer äußerst feinen structurlosen Membran um- geben (Taf. 10 Fig. 15 u. Taf. 11 Fig. 12 u. 13 um), die von einer ebenso zarten, keine Zellgreuzen aufweisenden Epithellage mit win- zigen, plattgedrückten Kernen ausgeschieden wird (Taf. 10 Fig. 15 u. Taf. 11 Fig. 12 u. \dkii). Der sameubereitende Theil eines jeden Hodenschlauches ist an der Spitze vollkommen erfüllt von kugeligen, in nur spärliche Plasmamasse eingebetteten Kernen, deren man auf hier geführten Querschnitten etwa 10 wahrnimmt, mit 12—13 /t Durchmesser. Kurz hinter dem ersten Viertel eines jeden Keimfaches — vom blinden Ende an gerechnet — wachsen sie ganz plötzlich derartig, daSB eine Strecke weit nur 3 ziemlich regelmäßig nebeneinander gelegene Reihen, nunmehr mit deutlichen Zellgrenzen, zum Autljau des sich trotzdem continuirlich verbreiternden Keimfaches nötig sind. Im letzten Drittel eines jeden Hodens endlich vermag man auf Quer- schnitten wiederum 12—15 Epithelkerne zu zählen; sie theilen sich im vorderen Hodenschlauch 0,09S mm, im anderen 0,091 mm hinter der äußersten Spitze kurz hinter einander zweimal, so dass dement- sprechend zahlreichere und kleinere Zellen entstehen, die anfange; als reguläre Sechsecke aneiuandergeprcsst liegen und sich sehr bald als Spermatozoen ablösen. Die AVände der beiden Vasa deferentia umschließen wii' bei den von Jägekskiüld untersuchten, verwandten Arten eine kurze Strecke weit ein geräumiges, sehr erweiterungsfähiges Lumen und tragen einen niedrigen Epithelbelag ohne Zellgrenzen (Taf 11 1«^ über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 315 Fig. Svd), der ziemlich unvermittelt in eine Lage hoher Epithel- zellen übergeht, die das Lumen der sich nach ihrer Yereiuignngs- stelle zu ohnedies continuirlich verjüngenden Ausführungsgäuge im Euhezustaud fast vollkommen verlegen. Während der dünnwandige Anfangstheil eines jeden Vas deferens oft ampullenartig erweitert und mit Sperma strotzend gefüllt ist, findet man den übrigen Theil stets leer und an der schmälsten Stelle nur ca. 0,023 mm stark. Der gemeinsame Stamm gleicht in seinem vordersten Theil ganz ^ und gar den eben beschriebenen, engen hinteren Abschnitten seiner beiden Aste. Er übertrifft sie anfangs nur ganz unbedeutend an Durchmesser, erweitert sich jedoch allmählich und enthält hinter der Spitze des hinteren Keimschlauches ein geräumiges Lumen. Das Kehr ist hier 0,035 mm stark, seine AVand 0,012 mm dick. Die Epithelzellen sind sehr reich an Protoplasma und enthalten nahe der peripheren Oberfläche relativ kleine, in der Aufsicht kreis- runde, auf Querschnitten ovale Kerne. Das Plasma besteht aus feinsten, gleichgroßen Kügelchen, die den Zellen ein äußerst zartes Aussehen verleihen. Die Gestalt der Zellen wechselt analog der Erweiterung der Geschlechtsröhre vom langgezogenen, längsgestell- ten Rhombus mit beliebig gebogenen Begrenzungslinien bis zum regulären Fünf- oder Sechseck (Taf. 10 Fig. 15 vd) vor dem Über- gang in den Ductus ejaculatorius. Durch die ungleiche Höhe der Epithelien erscheint die innere Oberfläche des begrenzten Kanals buckelig. Der größtentheils von einer Muskellage bedeckte Ductus ejaculatorius geht ohne äußere Grenze aus dem Vas deferens hervor (Taf. 10 Fig. 15). Beide besitzen in ihrer Übergangsstelle den gleichen Durchmesser von 0,04 mm, der in der zweiten Hälfte des Ductus ejaculatorius gegen das Hinterende allmählich abnimmt, so dass er kurz vor dem Euddarm nur noch 0,022 mm beträgt. Der hier iu Frage kommende hintere Abschnitt der Geschlechtsröhre besteht in seiner ganzen Länge aus zwei geldrollenartig angeordneten Zell- reihen, die in der Mediauebene dorsal und ventral vom eingeschlos- senen Lumen durch je eine Naht mit einander verbunden sind Taf 10 Fig. 15 u. Taf. 11 Fig. 12 u. 13««). — Abgesehen von der ebenfalls mit großer Regelmäßigkeit durchgeführten zweireibigen Anordnung des Ductusepithels bei Cylicolainixs magnus und theil- weise auch bei Tiioracostoma acuücaudatum ^ sind bis jetzt äbnliche 1 Jägerskiöld, 1. c. pag. 20 n. 45 Taf. 4 Fig. 10. 21* 316 Dr. Fritz Türk Verhältnisse nur noch an dem muskelbedeckten Abschnitt der Ge- schlechtsröhre des Enopliis commiinis^ beobachtet worden. Das Protoplasma besteht aus gleichgroßen Küg-elchen, die etwas gröber sind, als die im Epithel des Vas deferens, und in conser- virtem Material stets leicht gebräunt erscheinen; sie färben sich leicht mit Säurecarmin und tSafrauin. Die Zellen eines ca. 0,6 mm laugen Abschnittes, der 0,45 mm hinter der Ursprungsstelle des Duc- tus ejaculatorius aus dem Vas deferens beginnt, enthalten ungleich große, bläschenförmige Hohlräume, die den- Zellleib ganz und gar durchsetzen und nur durch dünne Scheidewände von einander ge- trennt sind (Taf. 11 Fig. 13i). Die Vacuolen sind gefüllt mit einer vollkommen farblosen Flüssigkeit, über deren Natur ich mir nicht klar geworden bin, und stehen weder unter einander noch mit dem Lumen des Ganges in Verbindung. — Hohlräume im Ductusepithel werden in der Literatur nirgends erwähnt; sogar bei den von JÄGERSKIÖLD beschriebenen, so nahe mit unseren Thieren verwandten Arten vermisst mau dieselben. Wie wir jedoch später sehen werden, kommen sie dem Tlioracostoma Strasseni nicht allein zu. Man kann also am Ductus ejaculatorius wiederum eine vordere und hintere Portion und den dazwischen liegenden Vacuolen- theil unterscheiden. Dieser und der vordere Ductus-Abschnitt gleichen sieh, was Form und Anordnung ihrer Zellen betrifft, fast vollkommen, so dass es rathsam erscheint, beide zusammen zu l)esprechen. Die Zellen gleichen halbkreisförmigen Scheiben (Taf. 10 Fig. 15), die gegen ihren geraden Rand etwas abgeschrägt sind. Sie stehen ungefähr senkrecht zur Centralachse und treten nur mit dem der Naht zugekehrten, medialen Abschnitt aus der Ebene des senk- rechten Querschnittes etwas nach hinten heraus, und zwar in ihrer ventralen Hälfte stärker als dorsal. Diese Abweichung von der Transversalebeue steigert sich um ein Geringes nach dem Sehwanz- ende zu. Die i)lattgedrückten, auf Querschnitten ovalen Kerne messen 7 : 12 /t; sie stehen senkrecht zur Centralachse und liegen nahe der äußeren Oberfläche in gleicher Höhe etwa auf der Mitte zwischen der dorsalen und ventralen Mittellinie. In dem auf den Vacuolenthcil folgenden Abschnitt sind die ventralen Zellabschnitte zu caudahvärts gerichteten, laugen, dabei ' De Man. Anatomische Untersnchungen etc. pag-. 20 Taf. 2 Fig. 18 u. 19- über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 317 sehr dünnen Plättchen ausgezogen, die sich iiim so stärker gegen die Längsachse des Ductus ejaculatorius neigen, je mehr Avir uns seinem Hinterende nähern, dabei an Länge zunehmen und sich fast in ihrer ganzen Ausdehnung dachziegelartig decken. Die Kerne liegen in den dorsalen plasmareichen Zellhälften. Die Querschnitte durch diesen Ductus -Abschnitt enthalten in jeder der beiden durch die Naht getrennten Hälften eine ganze An- zahl streifenförmiger, sagittal gestellter Zellabschnitte, deren einer die ül)rigen an Größe übertrifft und in seiner dorsalen Partie den Kern enthält. Seiner lateralen Seite passt sich in der Kegel der halbmondförmige Schnitt durch die in caudaler Richtung folgende Zelle an, während sich zwischen die Naht und seine mediale Seite speciell in der Nähe des in der centralen Ductus-Hälfte ge- legenen Lumens eine ganze Anzahl äußerst schmaler Zellquerschnitte einschieben. Diese entsprechen den schräg gestellten ventralen Zellhälften und werden um so zahlreicher, jemehr wir uns dem Schwänzende nähern (Taf. 11 Fig. 12). Das ungefähr kreisrunde Lumen des Vas deferens geht in einen fast in der ganzen Ausdehnung des Ductus ejaculatorius engen, auf Querschnitten eirunden und dicht an der ventralen Fläche des Ge- schlechtsrohres gelegenen Hohlraum über, der durch die Median- ebene in zwei symmetrische Hälften zerlegt wird. Nur im Vacuolen- theil und auf eine kurze Strecke unmittelbar vor dem Bereiche der unten zu besprechenden Bursalmusculatur erweitert sich das Lumen zu einer fast den ganzen Ductus-Querschnitt in dorso-ventraler Richtung durchsetzenden, geräumigen Spalte mit gleichmäßig spitz zulaufenden Enden (Taf. 11 Fig. 12 u. 13^). Der Ductus ejaculatorius wird fast in seiner ganzen Länge ringsherum von einer durchschnittlich 25 f.i starken Muskellage um- geben, die der allgemeinen structurlosen Umhüllungsmembran des Genitalschlauches dicht aufliegt (Taf. 11 Fig. 12 u. iZdm) und oral- wärts vom vorderen Ende des Vacuolentheils an Stärke abnimmt, um im oralen Drittel des vorderen Ductus-Abschnittes ganz und gar zu verschwinden. Der Belag besteht aus zwei seitlichen Hälften, die wie die beiden Zellreiheu des Ausführungsganges auf der Bauch- und Rückenseite in der Medianebene zusammenstoßen, und deren jede eine Reihe genau hinter einander liegender Kerne enthält, die ungefähr in der Mitte zwischen der dorsalen und ventralen Mittel- linie des Ausführungsganges liegen. Letztere sind oval, längs ge- stellt, und ihr Umfang entspricht etwa dem der Epithelkerne (Taf. 1 1 3 IS Dr. Fritz Tiirk Fig. 12 u. 13;;^/.;. Ihre Abstände sind unregelmäßig und so groß, dass ungefähr auf 3 Epithelkerne ein Mnskelkern kommt. Wir haben es hier mit ganz ähnlichen Verhältnissen zu thun, wie sie De Man bei Enoplus communis^ beschrieben hat. Es ist mir jedoch bei unseren Thieren nie gelungen, Zellgrenzen im Muskel- belag des Ductus ejaculatorius nachzuweisen; auch ist der Verlauf der Fibrillen ein anderer. Betrachtet man einen isolirten Ausfiihrungs- gang von der Seite, so verlaufen die Fasern unter einem Winkel von etwa 45° von der dorsalen Begrenzungslinic schräg nach hinten und ventralwärts, um sich, wenn sie auf der halben Breite der Seitenfläche angekommen sind, ungefähr rechtwinklig umzubiegen und nunmehr schräg von hinten und oben nach vorn und unten der ventralen Begrenzungslinie ebenfalls unter einem Winkel von 45" zuzustreben. In der dorsalen und ventralen Mittellinie treffen sich die Fibrillen beider Hälften des Muskelbelags, mithin unter einem nach hinten offenen rechten Winkel (Taf. 10 Fig. ib dm^], und sie stehen auf diese Weise ungefähr senkrecht zu den von den Seiten- flächen des Ductus ejaculatorius sich schräg nach hinten und median- wärts neigenden E^jithelzellen. Ihre AVirkung ist zunächst die einfacher Ringmusculatur. Bei der Contraction ihrer auf beiden Seiten im Ruhezustand ungefähr rechtwinklig umgebogenen Fasern wird sich jedoch der Winkel, den diese beschreiben, vergrößern müssen, bis schließlich seine Schenkel bei der Maximalcontraction der Muskelfibrillen zusammen eine einzige Oerade bilden. Die Scheitel der erwähnten Winkel werden dabei dem oralen Körperende genähert, und die Ductus-Musculatur wirkt somit gleichzeitig — am stärksten in der Mitte der beiden Seiten- flächen der Geschlechtsröhre — als Längsmusculatur. Die Spermatozoen sind linsenförmige Körper mit einem Durchmesser von 6—7 u. Sie bestehen hauptsächlich aus einem grobgekörnten Kern, der einige kleine Chromatinbrocken enthält und von einer höchstens li/o ." starken Protoplasmahülle umgeben wird. Begattuugsorgane. Spicularapparat (Taf. 10 Fig. 16). Die beiden einem Türken- säbel ähnlich gebogenen Spicula (sjj) besitzen eine Länge ^ von 0,148 mm, 1 De Man 1 pag. 21 Taf. 2 Fig. 18 u. 19. 2 In Wirklichkeit findet sich hier noch keine Musciilatur; sie ist hier mit dargestellt, nur um den Verlauf ihrer Fasern zu illustriren. 3 Geradliniger Abstand beider Enden. über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 319 eine mittlere Breite von 0,022 mm, sind hohl und enthalten eine feinkörnig-e Masse ohne Kern. Sie tragen an ihrem Vorderende einen durch eine breite Einschnürung- deutlich abgesetzten, kugligen Kopf, so dass sie hier dem proximalen Abschnitt eines menschlichen Femur nicht unähnlich sehen. Das orale Drittel der Spicula ist (Irehrund, der übrige Theil dagegen dreikantig, und man hat eine dorso-caudale, gewölbte Fläche und zwei Seitenflächen zu unter- scheiden, die am oro-ventralen, concaven Rande der Spicula zu- sammentreffen. Der concave Rand trägt nahe dem caudalen Ende zwei leicht nach vorn gebogene Häkchen, die durch einen flachen, bogenförmigen Einschnitt von einander getrennt sind. Die Spicula sind an ihrem hinteren Ende schräg abgestutzt und enthalten genau im Ceutrum eine Otfnung, die durch zwei winzige, lichtbrechende Wärzchen verlegt ist (cw). Am oralen Ende flndet sich, der ventralen Fläche etwas genähert, eine fast vollständige Durchbrechung ihrer Wand, die bei der Besichtigung des Spicular- apparates von der Bauchseite eine weite Öffnung (of) vorzutäuschen vermag. Eine nur ganz dünne Cuticularschicht schließt hier ihren Hohlraum nach außen ab. Die ruhenden Spicula werden an ihrem caudalen Drittel von zwei plumpen accessorischen Stücken fast) allseitig umfasst, die in der Mediane1)eue durch eine flächenförmige Naht (na) mit einander verbunden sind. Diese gleichen kurzen conischen Röhren, die sich entsprechend den eingeschlossenen Spicula gegen das Hiuterende etwas verjüngen, aber dabei immer noch gestatten, dass jene trotz ihrer Verbreiterung nach vorn fast in ihrer ganzen Länge hervor- gestoßen werden können, wobei die accessorischen Stücke lediglich die Richtung bestimmen, und die Vv'ände ihrer Durchbohrung als Gleitflächen dienen. Sie selbst werden nicht mit hervorgestoßen, ihre Lage wird wenig oder gar nicht geändert. Ihre Längsachse läuft quer von der RUckeufläche nach der Bauchseite, und ich werde im Folgenden den dicht am After gelegenen Rand als den ventralen, den gegenüberliegenden als den dorsalen, die dem convexen Contur der Spicula entsprechende Fläche als caudale, die gegenüberliegende als ventrale Fläche des accessorischen Stückes bezeichnen. Die caudalen Flächen also tragen an ihrem dorsalen Abschnitt je einen zur Längsachse der Spicula ungefähr senkrechten flügei- förmigen Fortsatz. Beide Fortsätze divergiren nach ihren freien, ab- gerundeten Enden zu, so dass diese bei der Betrachtung des Spicular- 320 Dl-. Fritz Tüi-k appavatcs von der Bauchseite aus zu beiden Seiten der accessorischen Stücke — allenfalls stark verkürzt — zu Tag-e treten (ff). Am ventralen Kand begleitet die caudale Fläche eines jeden accessorischen Stückes das zurückgezogene Spiculum als löffelformige Rinne fast bis zur äußersten Spitze. Auf der geg-enüberliegenden oralen Fläche erhebt sich genau gegenüber den erwähnten Fortsätzen je ein dreieckig-er Vorsprung (^c/i';j, dessen freie Spitze nach dem Vorderende der Spieula zu gerichtet ist. Sein ventraler Rand trägt wiederum zwei scharfe Kämme, die lateralwärts umgebogen sind (Ik u. mk). Diese gleichen langgezogenen rechtwinkligen Dreiecken, die mit ihrer Basis dem erwähnten Vor- sprung- neben einander aufsitzen, und deren rechter Winkel nahe dem ventralen Ende des accessorischen Stückes liegt. Der laterale der beiden Kämme übertrifft den medialen etwas an Länge und um das Doppelte an Höhe. Vom ventralen Ende ihrer Basis entspringen zwei divergiiende, gegen die Mittellinie convexe Bögen, die durch eine muldenförmig vertiefte, dünne Cuticulaplatte mit einander ver- bunden sind. So entsteht auf jedem accessorischen Stücke wiederum ein complicirter Fortsatz (cfj^ der der Spitze des entsprechenden Spiculum nur lose aufliegt, sich bald lateralwärts abhebt und mit seinem freien Ende, welches einen bogenförmigen Ausschnitt trägt, fast bis an die allgemeine Cuticula heranreicht. In diesem Aus- schnitt liegen — anscheinend mit der Haut verwachsen — zwei drei- eckige, verbogene Cuticular-Stücke (es) mit zwei winzigen licht- brechenden Wärzchen, ähnlich denen, welche die hintere Öffnung der Spieula verlegen. Die beiden medialen Flächen der accessorischen Stücke gehen, soweit sie nicht in der erwähnten Naht mit einander verwachsen sind, ohne Grenze in die der Halbirungsebene zugewandten Flächen der oralen dreieckigen Vorsprünge über und bilden so zusammen eine tiefe Rinne zur Aufnahme des Enddarmes. Von vorn her senkt sich bei der Betrachtung von der Bauchseite ein tiefer dreieckiger Einschnitt zwischen beide accessorischen Stücke ein. Die Ränder dieses Einschnittes sowie ihre dorsalen Conturen werden von ganz dünnen und schmalen Cuticularstreifen gesäumt (est). Die vereinigten medialen Flächen verschmälern sieh zu einem gemein- samen Dorn ^'/oj, der sieh zwischen die beiden Spieula einsenkt und diese unter Umständen überragt. Eine Spicula-Scheide ist nicht vorhanden. — Muskeln des Spicularapparates (Taf. 10 Fig. 17). Durch das Auftreten der i über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 321 l)eiden nichts weniger als einfachen accessorisehen Stücke complicirt sich die Musculatur des Spicularapparates ganz bedeutend. Zum Retractor und Protractor spiculi einer jeden Seite gesellen sich drei Muskeln, die von der Leibeswand entspringen und sich an den Fort- sätzen des accessorisehen Stückes inserireu. Da dieses durch die Wirkung des einen Muskels dem Vorder ende des Spiculum genähert, also zurückgezogen, durch die Contraction der beiden Antagonisten in demselben Sinne, wie das Spiculum von seinem Protractor bewegt wird, so nenne ich die Muskeln mit De Man^ Retractor bezw. Pro- tractor (major und minor) des accessorisehen Stückes. In Wirklichkeit contrahiren sie sich alle gleichzeitig und fixiren die accessorisehen Stücke; erst nachdem dies geschehen, werden die Spicula vorgestoßen. Im Folgenden werde ich die Muskeln einer Körperhälfte beschreiben. 1. Der Retractor spiculi frsj}) wird durch zwei bandförmige, dicht vor ihrer Insertionsstelle am vorderen Ende des Spiculum ver- schmelzende Muskeln repräsentirt. Sie entspringen an der dorsalen Leibeswand dicht neben der noch zu beschreibenden Bursalmusculatur kurz hinter einander und bleiben in ihrem ganzen Verlauf eng be- nachbart. Ihre Länge übertrifft bei vollkommener Contraction den geradlinigen Abstand der beiden Enden eines Spiculum etwa um den vierten Theil. Ihre Breite erreicht diejenige der Spicula nicht zur Hälfte. Sie enthalten ungefähr in der Mitte einen 12 u langen, schmalen Kern. 2. Der Protractor spicnli (psj)) umgiebt, abgesehen von der Insertionsstelle des eben erwähnten Retractor, das knopfförmige Vorderende des Spiculum allseitig wie eine Haube als dicker Belag I feiner Fibrillen, die jedoch bald entlang dem oro-caudalen Rand des >l)iculum auseinanderweichen und fast die ganze laterale Fläche desselben unbedeckt lassen. Der Muskel inserirt sich mit allen Fasern am accessorisehen Stück. Seine Hauptmasse endet an dem der Rückenfläche zugekehrten Rand des caudalen, flügeiförmigen Fortsatzes, ferner am Körper des Stückes, und zwar an der medialen Partie seines dorsalen Randes. Nur ein geringer Theil seiner Fasern befestigt sich an der Spitze des oralen dreieckigen Vorsprunges (^jsj>ij. ■ ! 3. Der Retractor des accessorisehen Stückes (rac) besteht ■aus 3, bisweilen auch 4 bandförmigen Muskeln, die dicht neben der Bursalmusculatur, medianwärts von ihr, hinter einander entspringen ' Aniitomisclie Untersuchungen etc. pag. 57 ii. .58. 322 Di'- Fritz Türk und stark convergirend zwischen den beiden Kämmen des dreieckigen Vorsprimges auf der oralen Fläclie des aecessorisehen »Stückes enden. Sie werden seitlich von den benachbarten Bursalmuskelu , die icli noch besprechen werde, vollkommen bedeckt und gleichen ihnen, was Gestalt und Faserrichtung anbetrifft, vollkommen. 4. Der Protractor major des aecessorisehen Stückes (pmjac) entspringt von der allgemeinen Cuticula auf der ventralen Fläche am Grunde des Schwanzes. Sein Ursprungsfeld bildet ein lauggezogenes Dreieck mit nach hinten gerichteter Spitze, dessen mediale Seite ungefähr parallel zur Mittellinie verläuft. Zwischen ihm und dem der anderen Seite liegt ein durch die Medianebene halbirter schmaler Streifen. Der Muskel läuft schräg nach vorn und dorsalwärts, um sich am ventralen Rande des flügeiförmigen Fort- satzes anzuheften. 5. Der Protractor minor des aecessorisehen Stückes (pmnacjht ein lauger, schmaler Muskel, der mit dem der anderen Seite in der ventralen Mittellinie zusammenstößt und mit ihm den Raum zwischen den beiden Ursprungsfeldern der beiden großen Protractoren des aecessorisehen Stückes ausfüllt. Er beginnt am Grunde des Schwanzes und liegt in seiner ganzen Länge der Cuticula dicht au, um sich nur an seinem vordersten Ende etwas abzuheben und an dem oben beschriebenen Dorn, der sich zwischen die Spitzen der beiden Spicula einsenkt, zu endeu. Seine Bedeutung wird erst klar bei seitlicher Betrachtung des Spicularapparates. Wenn sich nämlich zur Fixiruug des aecessorisehen Stückes dessen Retractor und Protractor major allein contrahiren, so würde das Stück, da der Anheftuugspunkt des einen rechts, der des anderen links von der die Ursprungspuukte beider Muskeln ver- bindenden Geraden liegt, gleichzeitig im Sinne des Uhrzeigers etwas gedreht, das Spiculum dabei gewissermaßen eingeklemmt und am bequemen Herausgleiten gehindert. Diese Drehung wird eben durch gleichzeitige Contraction des Protractor minor des aecessorisehen Stückes vermieden. Wie man aus der wiederholt citirten Arbeit Jägerski()Ld'8 ersiebt, sind die Muskeln des Spicularapparates bei Thoracostoma acuti- caudatum^ in *Bezug auf Zahl und Verlauf die gleichen wie die unserer Thiere; nur der Protractor minor des aecessorisehen Stückes fehlt dort. — Die Anordnung dieser Muskeln, wie wir sie soeben ' I. c pag. 4J. über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 323 kennen lernten, seheint sogar die Regel für alle mit kräftigen accessorisehen Stücken ausgestatteten Nematoden zu sein, denn sie wiederholt sich ziemlich genau bei dem unten beschriebenen Tiiomco- stoma comes und Cijlicolaimus JaegersJäoeldi und schließlich auch bei Cylicolaim iis Diagnus ^. Im Auschluss hieran wäre noch ein lediglich den männlichen Thieren zukommender Dilatato r ani (clan) zu besprechen. Es ist ein bandförmiger, schmaler Muskel, der jederseits dicht hinter der Kloakenspalte und zum Theil noch an der dorsalen Kloakenwand entspringt und von hier in caudo-dorsaler Richtung au den dorsalen Rand des Seitenfeldes herantritt. Alle eben beschriebenen Muskeln tragen auf ihrer der Median- ebene zugewandten Fläche eine mehr oder weniger umfangreiche Plasmamasse; reich an plasmatischer Substanz ist der Retractor spiculi. In der Marksubstanz der 3 (bis 4) Abtheilungen des Retractor des accessorischen Stückes fand ich je einen ovalen Kern, wie er sicherlich auch dem Protractor spiculi, dem Protractor major und minor des accessorischen Stückes zukommt, und ich halte wie Jägerskiöld bei dem Cylicoiaimus magnus'^ auch hier alle Muskeln des Spicular- apparates für einzellige Gebilde. Die Bursalmusculatur^ besteht aus 40—45 sich paarweise gegenüberliegenden, dünnen Muskelbändern, die an den dorsalen Rändern der Seitenfelder entspringen und submedian auf der ent- sprechenden Hälfte der Bauchseite enden, indem sie den mit Zellen erfüllten Raum zwischen Eingeweiden und Leibesschlauch quer durchsetzen und dabei naturgemäß mit denen der anderen Seite convergiren (Taf 11 Fig. 9 b vi). Sie sind ferner von der Bauchfläche aus etwas nach vorn geneigt; nur zwischen dem After und der Schwanzbasis stehen sie ziemlich senkrecht zur Längsachse (Taf 10 Fìg.nbm). Ihre mittlere Breite beträgt 10«. Das erste Bursal- muskelpaar liegt in einer Entfernung vor dem After, die etwa einer Schwanzlänge ^ entspricht, das letzte Paar am hinteren Ende der Seiten- felder, also dicht vor der Basis des Schwanzes. Ihr mittlerer Abstand beträgt 0,007 mm; indem sie sich an beiden Enden etwas verbreitern, berühren sich dort ihre Ränder, und der Raum zwischen zwei benach- barten Muskeln derselben Seite gleicht so einem einfachen Schlitz. Nur ' JÄGERSKIÖLD, 1. c. pag. 25 Taf. 1 Fig. 5. - ibidem pag. 25. ^ Die Bezeichnung stammt von Schneider, Monographie der Nematoden. ^ Vom After au gerechnet. J 324 Dr- Fritz Türk die ersten herUhren sich an ihren Enden nicht nud stehen weit aus einander. Hinter dem After folgen jcderseits 9 oder 1 0 Mnskelstreifen, von denen die drei letzten fast vollkommen zu einem einzigen, breiten Band verwachsen sind. Ein jeder Bursalmuskel trägt auf seiner medialen Fläche einen Plasmabelag, der einen ovalen, 1 3 ii laugen Kern enthält (Taf. 11 Fig. ^hmpl). Dicht vor den Köpfen der ruhenden Spicula, zum Theil noch im Niveau dersell)en — ali^o viel näher der Kloakenspalte als heim Tiioracostoma arsuticaxdatum^ — liegt auf der ventralen Mittellinie das »präauale Hülfsorgan< , eine knopfförmige Erhöhung, die nament- lich in der Aufsicht einem Saiignapf sehr ähnlich sieht (Taf. 10 Fig. njyaJf), und De Max redet (3 p. 110) in Folge dessen bei seinem Tltoraeostonia ficjuratuiii von einer »ventouse«, Maeiox^ bei den von ihm beschriebenen Thoracostomen, sofern ihnen derartige Organe zukommen, von »boutons fixateurs«. Das Organ scheint bei den freilebenden Nematoden häufig zu sein, wenigstens wird es von De Max in seinen »anatomischen Untersuchungen über freilebende Nordseenematoden« (p. 7) bei den Gattungen Enoplus und Äuficoma beschrieben. Merkwürdigerweise ist sich der Autor über die Natur des Orgaus nicht klar geworden, trotzdem er in einer früheren Arbeit ^ die »eigenthümlichen, präanalen, in der Medianlinie der Bauchseite gelegenen Organe« der Gattungen Aphonolaimus^ Leptolaimus und Plechis richtig als »chitinisirte Aus- führungsröhren von Drüsen« bezeichnet: eine sehr präcise Definition, die vielleicht für das präanale Hülfsorgan seiner Nordseenematoden ebenso zutrifft wie für das unserer Thiere. Das Organ ist dem des Tltoracostoina acKticaxdfifxììì^ sehr ähn- lich. Es besteht aus einer linsenförmigen Hautverdickung (Taf 11 Fig. 9pah\ an der sich hauptsächlich die innere, lockere Cuticular- schicht betheiligt, und enthält im Centrum einen ansehnlichen Hohl- raum, der durch einen feinen Canal mit der Außenwelt communiciit, während durch eine weite Öffnung diesem gegenüber auf der inneren Oberfläche der Verdickung der Ausführungsgang einer tief in das Kör]»erinnere hineinragenden Drüse in die als Reservoir dienend»' Höhle einmündet. ' JÄGERSKiöLD pag. 38 Taf. 1 Fig. 2 Acc. D. - Tiioracostoma echinodon pag. 26 Taf. H Fig. 1 c] T. moììtredonense pag. 2^ Taf. J Fig. ie\ T. Zolae pag. 30. 3 De Man 5 pag. 13. * JÄGERSKIÖLD pag. 38 Taf. 4 Fig. 3. über einige im Golfe von Neapel frei lebende Neuiatodeu. 325 Die äußere Fläche des Org-ans träg-t im Centrum eine napf- formige Vertiefung, in deren Mittelpunkt die von einer niedrigen Cuticularverdickung umgebene Ausführungsuffnung liegt. In dem Querschnitt Nr. 9 auf Tafel 11 wurde weder das Centrum des cuticulären Theiles, noch der Körper der zugehörigen Drüse vom Messer getroifen; es streifte gerade den die äußere Öffnung des aus- führenden Canals umgebenden Wall und den DrUsenhals. Da der nächste Schnitt der Serie verloren ging, so vermag ich Weiteres über das Organ nicht zu berichten. AVeibliche Geschlechtsorgane. Noch auffälliger als die Ähnlichkeit der männlichen Geschlechts- organe des Cylicolaimus magnas und des Tlioracostoma acuticaudatum einerseits und unseres Thoracostoma andererseits ist die der weib- lichen Generationsorgane dieser Nematoden. Sie sind, wie die männliche Geschlechtsröhre in ihrem vorderen Abschnitt, paarig iind auuähernd symmetrisch angelegt. Beide Schläuche vereinigen sich erst dicht bei der Geschlechtsöffnung; der eine erstreckt sich von liier rund 2,75 mm nach vorn, der zweite, längere etwa 3,70 mm nach hinten. Wir haben es also im Vergleich zum männlichen Ge- Qitalschlauch mit sehr wenig umfangreichen Organen zu thun, die nur 23 "/o der gesammten Körperlänge einnehmen (Taf. 10 Fig. 2). Die beiden Ovarien sind umgeschlagen und au ihrer von der Vulva kbgewandten Basis mit einem eigenthümlichen, sackförmigen Behälter Icur Aufnahme der Eier ausgestattet. Die Oviducte münden dicht j m der Basis der Ovarien, da wo sich die Eier ablösen, in einer I Entfernung vom Grund des erwähnten Anhanges, die der doppelten bis dreifachen Länge des Keimfaches gleichkommt. So entsteht j.vie bei CtjUcolaiiuus magniis und Thoracostovia acuticaudatum^ an edem Ovarium ein sehr erweiterungsfähiger Blindsack (Taf. 1 1 ^ìg. 4&Z], der sich je nach der Zahl und Größe der aufgenommenen iiier verschieden weit nach vorn bezw. nach hinten erstreckt und lierdurch bedingt, dass die Länge der Genitalschläuche etwas ariirt. Die Oviducte beschreiben in ihrem Anfangstheil einige unregel- aäßige Schlingen und enthalten hier stets zahlreiche Spermatozoen. ch werde den gewundenen Abschnitt einer jeden Geschlechtsröhre 1 Jägerskiöld 1. c. pag. 28 u. 49. 326 Dr. Fritz Tüik als Tuba (Taf. 11 Fig. Atb) bezeichnen, wälirend der darauf folgende Thcil mit gestrecktem Verlauf als Uterus aufzufassen ist. Die der Vulva genäherten Enden beider Genitalschläuche werden auch hier wie bei den so häufig genannten, unseren Thieren so nahe stellen- den Arten von je einem mächtigen Öphiucter umgeben und siud unter Berücksichtigung ihres feineren Baues ebenso wie bei jenen als die beiden Aste einer zum Theil gespaltenen Vagina aufzufassend Die kurze gemeinschaftliche Scheide ist muskelfrei. Der Darm liegt neben den Geschlechtsorganen und wird, be- sonders durch die riesigen Eier, stark seitlich comprimirt. Nur dicht vor und hinter der Geschleehtsöffnung haben ihn die noch zu be- schreibenden Vulvardrüsen und Vulvarmuskeln nach der dorsaleu Körperhälfte verdrängt. Die Ovarien liegen in einer Entfernung von 1,35 bezw. 2,05 mm vor resp. hinter der Vulva und gleichen mit der Spitze gegen die Geschleehtsöffnung gerichteten Kegeln (Taf. 1 1 Fig. 4ov), deren Länge — ausschließlich des erwähnten Blindsackes — 0,135 mm beträgt. Ihre Basis besitzt einen Durchmesser von rund 0,05 mm. Sie wer- den überzogen von einer structurlosen Membran, die auf der Innen- fläche ein äußerst flaches Epithel ohne Zellgrenzen mit plattgedrückten, spärlichen Kernen trägt. Die Spitze eines jeden Ovars wird erfüllt von etwa 25 — 30 kugligen Kernen mit einem Durchmesser von 8 — 9 u. umgeben von einer membranartigen Protoplasmahülle. Ziemlich un- vermittelt nehmen diese Zellen die Form quergestellter Scheiben an. die in einer Reihe hinter einander liegen und sich bald als Eier ablösen. Sie sammeln sich in ebenfalls geldroUenartiger Anord- nung im erwähnten Blindsack, indem die jungen Eier die schon früher abgestoßenen vor sich hersehieben. Ursprünglich sind sie nur 12 — 15 u stark und fast vollkommen durchsichtig; bald uach ihrer Aldüsung vergrößern sie sich continuirlich durch die Auf- nahme zahlloser Protoplasmaklümpchcn von grünlich- bräunlicher Farbe, die die Eier im auffallenden Licht milchweiß eischeiuen lassen. Die ältesten und größten Eier finden sich also stets am Grund der beiden Blindsäcke. Sie besitzen Cylinderform und enthalten einen central gelegenen, kugligen Kern, der einen 15,« großen, runden Keimfleck aufweist. Der Durchmesser des Kernes selbst beträgt 35 — 45 it. und vollkommen entwickelte Eier erreichen eine ' ibideiu pag. .il ii. 4' über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 327 Lauge von rund 0,75 mm, eiue Breite von 0,0S5 mm. lu selteueu Fällen betrag-en die Maße 1,0—1,2:0,09—0,1 mm. Eiu jeder Bliudsack enthält höchstens ein ausgewaclisenes Ei, da dieses bald nach vollendeter Entwickelung den Weg nach dem Uterus autritt. Um zur Tubeuöifnuug- zu gelangen, muss sich das- selbe an der Reihe der später abgelösten Eier vorbeizwängen, was dank seiner zähschleimigen Consistenz leicht von statten geht. Ich hatte das Glück, an einem lebenden Exemplar eine derartige Wan- deruug zu beobachten. Die Befruchtung erfolgt höchstwahrscheinlich schon im Ovarial- blindsack, denn stets enthält er mehrere, meist zahlreiche Samen- körper, die bei der Bewegung des Thieres zwischen der Wandung des Genitalschlauches und den Eiern — anscheinend in einer farb- losen Flüssigkeit — flottireu. Die Wand der Ovarialblindsäcke ist höchstens 0,005 mm >tark; sie besteht aus einer äußeren, structurlosen Membran, die auf der Innenfläche einen dünnen kernhaltigen Plasmabelag trägt. Beide Schichten bilden die unmittelbare Fortsetzung des die Eier- stöcke überziehenden, ebenfalls zweischichtigen Häutchens, welches «vir bereits besprochen haben, und ich halte daher auch hier wie IJägerskiöld beim Cylicoktinius magnus^ die Bliudsäcke für Theile ier Ovarien: es sind Ausbuchtungen des ovarialen Überzuges. Die Wände der Tuben und Uteri besitzen einen Durchmesser .'on höchstens 0,01 mm. Sie sind elastisch und contrahireu sich, |ivenn die fraglichen Abschnitte des Genitalschlauches leer sind, um »ehließlich ganz und gar zu collabireu. Das eingeschlossene Lumen md die Dicke der Wand sind dementsprechend sehr variabel. Da, VC die Uteri durch die Eier ad maximum erweitert sind, beträgt hre Wandstärke nur 0,004 mm. Der centralen Fläche der gemeinschaftlichen Basalmembran sitzt las Epithel der Geschlechtsröhre unmittelbar auf, ohne dass sich loch eiue besondere kernhaltige Flasmaschicht, der alsdann wie im '"as deferens und Ductus ejaculatorius die Ausscheidung der ge- launten Membran zuzuschreiben wäre, zwischen beide einschiebt. 3iese wird hier höchstwahrscheinlich vom Epithel der Geschlechts- öhre selbst producirt, wie beispielsweise der cuticuläre Überzug 'es Darmes von den Darmzellen ausgeschieden wird. Eine andere Auffassung der hier vorliemK^^K.U.yXKJU. U. LI, i.yj LKJ ^ i 1 1. c. pag. 28. 328 Di'- Fritz Türk Verhältnisse wäre die, dass der Zellbelag-, den man g-ewölmlieh als Uterusepithel bezeichnet, überhaupt fehlt und durch die stärker ent- wickelte Protoplasmaschicht, welche sonst nur zur Production der äußeren cuticulären Umhüllung- des Genitalschlauches dient, ersetzt wird. Die Auskleidung- der Tuben und Uteri besteht also aus einer Protoplasmaschicht ohne Zellgreuzen. Sie enthält längsgestellte ob- longe Kerne mit einem Längeudurchmesser von 9 1.1. Diese sind in der der Vagina zugekehrten Partie der Geschlechtsröhre etwas häufiger als in den Tuben und bedingen fiache Erhöhungen auf der Innenfläche des Uterusepithels. Querschnitte enthalten nie mehr als 5 plattgedrückte Kerne. Die äußere Fläche der structurlosen Mem- bran trägt eine Anzahl feinster Fibrillen, die im Großen und Ganzen in der Längsrichtung verlaufen und sich manchmal zu Bündeln ver- einigen, um sich am vaginalen Ende der Uteri besenförmig auf- zutheilen (Taf. 10 Fig. 19ut). Wie weit sich diese Fasern, die ich als Längsmusculatur ansprechen möchte, auch über die gewundenen Tuben erstrecken, ist infolge der zahlreichen Längs- und Querfalten in der Wand der letzteren nicht zu cutschcideu. Nachdem die Eier die Windungen der Tuben passirt haben, wo sie sich stark strecken, und ihr Plasma wie eine zähflüssige Masse langsam dahinfließt, nehmen sie im Uterus wieder Cylinder- form an; gleichzeitig rückt ihr Kern an die Oberfläche. Sie scheiden nunmehr eine 8 — 9 u starke, sehr elastische Schale aus, die ihren Inhalt nicht eng umschließt, sondern fast überall durch einen spalt- förmigen Zwischenraum vom Eiplasma getrennt wird. Ein jeder Uterus enthält nie mehr als 2 stets ungefurchte Schaleneier, die dicht hinter einander nahe dem Eingang in die Scheide liegen. Am Übergang der Uteri in die Vaginen verschwindet plötzlich die epitheliale Auskleidung der Geschlechtsröhre, und diese besteht von hier ab nur noch aus einer Schicht sehr elastischer Cuticula, deren Dicke derjenigen der Haut ungefähr gleichkommt. Das ein- geschlossene Lumen ist sehr eng. Die beiden Vaginen besitzen eine Länge von je 0,055 mm; sie vereinigen sich genau gegenüber der Vulva unter einem stumpfen Winkel zur gemeinschaftlichen Scheide, die der ventralen Leibeswand senkrecht entgegenstrebt. Die beiden Scheidenäste sind drehrund und werden in einer Ausdehnung von •* 5 ihrer Länge von je einem mächtigen Sphincter mit einem Durch- messer von 0,014 mm umschlossen. Die gemeinschaftliche Scheide ist nur 0,02 mm lang und gleiclit in ihrem letzten Drittel einer stark über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 329 oro-caudal zusammengedrückten Röhre mit rechteckigem Querschnitt (Taf. 10 Fig. ]9vg). Wo die dorsalen Wände der beiden Vaginaläste in einander über- gehen, tragen sie vier eiförmige Zellen, die in ihrer Structur den noch zu beschreibenden Vulvardrüsen vollkommen gleichen, und die ich, trotzdem es mir nicht gelungen ist, die vaginale Cuticula durch- bohrende Ausführungsgänge nachzuweisen, als Drüsenzellen anzu- sprechen geneigt bin. Ihr Secret hat höchstwahrscheinlich die Innenwand der Vagina während der Eiablage schlüpfrig zu erhalten. 8ie liegen in jeder Körperhälfte zu zweien hinter einander und sitzen mit ihrem spitzen Pol der Scheidencuticula dicht auf. Ihre Kerne haben einen Maximaldurchmesser von 10-12 n und sind, wie das Protoplasma, fein gekörnt (Taf. 10 Fig. 19 u. Taf. 1 1 Fig. 4 vgd). Die Lage der spaltförmigen Geschlechtsöffnung, welche die in ihrer Nähe stark verbreiterte Bauchlinie quer durchsetzt, erhellt aus der oben gegebenen Maßtabelle. Die Vulva springt mit ihren Rändern, die ein langgezogenes Rechteck bilden, etAvas vor (Taf. 1 0 Fig. 19 vv). Die schmalen Seiten des Rechtecks sind leicht einge- bogen (Taf. 10 Fig. 18 rr). An ihren Rändern entspringen radienförmig ausstrahlend im ganzen 30 — 40 sich leicht verbreiternde Vulvarmuskeln, die zum größten Theil an den dorsalen Rändern der Seitenfelder enden, während sich die nahe der Medianebene gelegenen au der ventralen Fläche des Uterus inseriren. Sie liegen der Vagina und ihren Asten nicht unmittelbar auf, sondern umgeben, indem sie geradlinig zu ihren Insertionspunkteu verlaufen, die Scheide in weitem Abstand, , wie ein darüber gestülpter Hohlkegel. Von den beiden seitlichen Rändern der Vulva entspringen jedoch keine Muskeln, und es entsteht dadurch jederseits in dem gedachten Hohlkegel eine dreieckige Lücke. Sämtliche Muskeln tragen auf der der Centralachse zugewandten Seite einen Plasmabelag mit einem oblongen Kern, dessen Längen- durchmesser 12 — 13 fi beträgt. Sie vertreten übrigens gleichzeitig die Offner der Vulva und die Längsmusculatur der Vagina, denn durch ihre Contraction wird die Geschlechtsöfifnung — oft nur ein- seitig — erweitert, die gemeinschaftliche Scheide stark verkürzt Taf. 10 Fig. 18 u. \Qvvm). Rings um die Vulva herum liegen zwischen Leibesschlauch und leu Vaginalästen, vor allem in dem durch das Auseinanderweicheu 1er Leibesmusculatur vor und hinter der Geschlechtsöffnung ent- stehenden Raum zahlreiche Vulvardrüsen (Taf. 10 Fig. lOrrr/). Mittlieiluugen a. d. Zoul. Station zu Neapel. Bd. IG. 22 330 Dr. Fritz Türk Sie erfüllen auch die Spalten zwischen zwei benachbarten Vulvar- muskeln, während sie zu beiden Seiten, wo die Offner der Vulva fehlen, sich mit ihren Köpfen sogar zwischen die ventrale Zellrcihe der Seitenfelder und die angrenzende Leibesmusculatur einzwängen (Taf. 10 Fì^.Svvd). Diese Drüsen sowie die sich am dorsalen Seitenfcldrand in- serirenden Vulvarmuskeln, welche durch ihren geraden Verlaut nur einen beschränkten Kaum zwischen sich und der Leibeswand frei- lassen, sind die Ursache, weshalb die mittlere Zellreihe der Seiten- felder in der Nähe der weiblichen Geschlechtsöflnung niemals Fett in sich aufstapeln kann, da die beschränkten Raumverhältnisse eine Umfangsvermehrung der betreffenden Zellen, die ja stets mit der Fettaufnahme einhergeht, nicht gestatten. Nachträglich sei bemerkt, dass den Bursalmuskeln derselbe Ein- fluss auf die Configuration der Seitenfelder in ihrem Bereiche zuzu- schreiben ist. Die Drüsen besitzen birnförmige Gestalt; sie streben mit ihrem sich verjüngenden Ende alle der Vulva zu, wo sie nahe dem vor- deren und hinteren Rande derselben mit je 18—20 die Körperciiti- cula durchbohrenden Kanälchen von größter Feinheit münden. Ihre Ausführnngsöffuungen liegen in zwei der Vulvarspalte annäliornd l)arallelen, fast geradlinigen Reihen (Taf. 10 Fig. \Srra). Ihre kiig- ligen oder leicht gestreckten Kerne besitzen einen Durchmesser von rund 8/*; sie sind fein und gleichmäßig granulirt. Zweifellos spielen diese Drüsen bei der Begattung eine Rolle, ScHNEiDEu hat in seiner Monographie der Nematoden (pag. 247) eine »erhärtende Masse« beschrieben, »welche sich häufig bei der Copulatiou um die Vulva ansetzt und den sogenannten Sattel bildet«. Er meint, dass sie »aus dem Inneren des Geschlechtsschlauches stammt«, und lässt die Frage unentschieden, »ob sie vom Männchen oder vom AVeibchen allein oder von beiden zugleich herrührt«. leb verniuthe, dass das Secret der Vulvardrüsen die Tliiere in copula ganz ähnlich mit einander verklebt und ein Verlorengehen von Spermatozoen während der Ejaculation verhindert. Thoracostoma comes n. sp. Dieser Nematode ist der ständige Begleiter des Tlioracosfoiw Strnsscni und gleicht demselben in seiner Lebensweise, seiner äußeren Körperform und in den Größenverhältnissen so vollkommen, dass c^ über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 331 bei der Anwendung- seliwaclier Vergrößerungen absolut uuiuöglicb ist, ihn von diesem zu unterscheiden. So oft ich Material, welches übrigens an verschiedeneu Stellen des Golfes gesammelt wurde, aus Neapel erhielt, fanden sich zwischen den übrigen Nematoden stets einige Exemplare der neuen Art. Der Wurm ist relativ selten, denn bei meinen Untersuchungen, die sich auf etwa 40n Tiioracostomcn und Cylicolaimen erstreckten, bekam ich nur 7 Männchen uud 8 Weib- chen dieser neuen Öpecies unter das Mikroskop. Der das vorderste Körperende umgebende Kopfriug (Taf. 11 Fig. Ik) mit seinen 6 stumpf-dreieckigen Zungen gleicht — abgesehen von den Größenverhältnissen — demjenigen des Cylicolai- imis niagmis und des noch zu beschreibenden Cylicoiainms Jaeger- skioddi und ermöglicht auf den ersten Blick eine Unterscheidung des vorliegenden Nematoden von dem ihm so außerordentlich ähnlichen Thoracostoma Strasseni. Die Anordnung der Zungen ist die gleiche, wie wir sie bei diesem kenneu gelernt haben; sie scheint für alle Thoracostomen und, wie wir später sehen werden, auch für die Cylicolaimen die Regel zu sein. Die Hauptzuugen übertreffen die Nebenzungen nur um eine Kleinigkeit. Der in den Ausschnitten zwischen den Zungen des Kopfringes stehende Borstenkranz bietet nichts Neues. Die Halsborsten stehen meist in Gruppen von 2 — 4, ihre Zahl ist sehr variabel (90 — 160). Sie verschwinden in der Regel im cau- dalen Drittel des Ösophagus, manchmal auch erst am Hinterende desselben. Von hier begleitet je eine Reihe winziger Börst- chen, deren gleiche Zw^ischenräume je einer Körperbreite entsprechen, die Ränder der Seitenfelder in ihrer ganzen Länge, zum I Unterschied von dem vorher beschriebenen Thoracostoma Strasseni, 'dem diese Reihen gänzlich fehlen. In der Nähe der weiblichen (leschlechtsöffnung stehen sie etwas dichter. Gleichzeitig finden sich vor und hinter der Vulva in jeder Körperhälfte auf der Grenze ^.wischen der verbreiterten Bauchlinie und der Leibesmusculatur i— 5 ebenfalls sehr kleine Borsten. Ferner ist Thoracostoma comes jederseits durch zwei vor dem After parallele, submediane Borsteureihen auf der ventralen Fläche des männlichen Hinterendes vor seinem Doppelgänger lusgezeichnet, dem auf jeder Körperhälfte nur eine derartige Reihe uikommt. Die laterale ist die längere; ilir präaualer Abschnitt er- streckt sich etwa 2 Schwanzlängen weit nach vorn und enthält ^0—35 kräftige Borsten, während die mcdiauwärts gelegene Reihe 22* 332 Dr. Fritz Türk bereits 1 '/2 — 2 Körperbreiten vor dem After endet. Ihre 8—12 Bor- sten sind um ein Gering:es kürzer, dafür etwas stärker und treten in der Nähe der Afterspalte bäufig- lateralwärts oder nach der Mittel- linie zu — meist nur auf einer Körperhälfte — aus der Reihe. Am postanalen Kör|>crabschnitt verlieren alle 4 Reihen ihre Regelmäßig- keit, so dass der Schwanz auf der ventralen Fläche 20—25 zerstreut stehende und ungleich große Borsten trägt (Taf. 11 Fig. 3). Das weibliche Schwanzende trägt rechts und links vom After je eine submediane Reihe von 5 — G postanalen und eben soviel präanaleu Börstchen. P^ndlich lässt sich der spärliche Besatz auf der Rücken- fläche am Hiuterende beider Geschlechter unschwer auf zwei rechts und links von der Mittellinie gelegene Reihen zurückführen. Die Seitenorgane sind in der Aufsicht kreisrund, ihr Hohlraum erscheint auf dem optischen Querschnitt iTaf. 11 Fig. 1 so) als sehr enge Spalte. Die Seitenfelder enthalten zahlreiche Hautdrüsen und sind, abgesehen von ihrem vorderen und hinteren Ende, dreireihig. Ihre mittleren Zellreihen besitzen die Fähigkeit, Fett in sich auf- zuspeichern, das sie wie bei der vorigen Species von einem aus- gebreiteten Fettzellennetz zwischen Eingeweiden und Leibesschlauch erhalten. Das Centralnervensystem gleicht mit seinen 4 ventralen Aus- läufern, deren Fasern schließlich ebenfalls stark divergiren und zwischen Cuticula und Musculatur von der Bauchlinie nach den Seitenfcldern verlaufen, vollkommen dem des Thoracostoiiia Stms- seni, ebenso die zahlreichen Zellen zwischen Ösophagus und Leibes- schlanch. Eine Halsdrüse fehlt auch hier, und die drei Schwanzdrüsen, welche mit ihrem Körper gleichfalls nur bis in die Region des Afters reichen, münden gemeinsam an der Schwanzspitze. Die Mundöffnung wird wie bei der vorigen Species von zahl- reichen Cuticulavstücken umgeben. Die Mundhöhle ist sehr eng; der beim Thoracostoma Sirasseni erwähnte m ei ß eiförmige Zahn wird nur durch eine Längsleiste auf der Mitte der dorsalen Wand angedeutet. Der Ösophagus verbreitert sich continuirlich und enthält ein stark verzweigtes Drüsennetz. Er ist nur schwach pigmentirt; zur Bildung sogenannter Augenflecken kommt es nicht. Sein Hinter- ende ist, bevor es von dem Darm umfasst wird, von einem Sphincter umgeben und ragt tief in das Darmlumen hinein. Im Darmepitbel liegt zerstreut eine Anzahl ganz und gar von Fetttropfen durch- I über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematodeu. 333 setzter Zellen, wie wir sie bei der vorigen Speeies kennen gelernt haben, und wie sie zur Strassen bei Oncholaimus albidus vor mir beobachtet hat'. Das Rectum trägt nahe seinem oralen Rande einen kräftigen Sphincter mit dorsal gelegenem Kern. Die männliche Geschlechtsröhre stimmt in ihrem morphologischen und histologischen Bau fast vollkommen mit dem des Tiioracostoma Strasseni überein. Die beiden Hodenschläuche, von denen der eine sich gerade nach vorn bis etwa zur Körpermitte erstreckt, während der andere, übrigens nicht unwesentlich kürzere, nach hinten umgeschlagen ist, vereinigen sich zu einem darmähnlichen Vas defereus, das ohne äußere Grenze plötzlich in den gleichstarken, wiederum zweireihigen Ductus ejaculatorius übergeht. Er enthält einen scharf begrenzten Vacuolentheil und trägt einen ebenfalls durch die Medianebeue halbirten Muskelbelag. Die Spermatozoen stimmen sowohl in ihrer Größe und Ge- stalt, wie in ihrem Bau mit denjenigen der vorher beschriebenen Speeies überein. Über die Bursalmusculatur ist nichts Neues zu berichten. Die Spicula gleichen denen des Thoracosioma Strasseni fast vollkommen; dafür bieten die beiden accessorischen Stücke um so deutlichere Unterscheidungsmerkmale, die auf den ersten Blick aus Taf. 11 Fig. 2 ersichtlich sind. Die Ausfuhröffnung des präanalen Hülfsorgans liegt in der ventralen Mittellinie etwa 0,042 mm vor den Köpfen der ruhenden Spicula ungefähr im Cent rum einer rechteckigen, der Länge nach in die Haut eingelassenen Cu ticular platte, die aus feineu hell- gelben Kügelchen besteht und eine Breite von 0,031 mm, eine Länge von 0,0063 mm besitzt. In caudaler Richtung folgt ihr unmittelbar eine Reihe von weiteren 5 etwas schmäleren, dabei ungefähr quadratischen Plättchen von derselben Structur, wie sie keinen der bisher beschriebenen Thoracostomen, auch nicht der oben geschil- derten mit der vorliegenden Speeies so nahe verwandten Art, zu- Ivommt. Sie schließen sich ohne Zwischenräume an einander an und ^Verden durch die ventrale Mittellinie halbirt (Taf. 11 Fig. "Òpah). Die paarigen und annähernd symmetrischen Generationsorgane les Weibchens mit den umgeschlagenen Ovarien, die an ihrer Basis ?roße Blindsäcke tragen, und der gespaltenen Scheide gleichen fast ' Persönliche Mittheilung. 334 Dr. Fritz Türk vollkommen morpliologiscli wie histologisch der weiblichen Ge- schlcchtsröhre des Thoracostoma Strasseni. Die Geschlechtsöffnimg liegt dicht hinter der Körpermittc und thcilt den Wurmköriier iu 2 Abschnitte, die sich etwa verhalten wie 46 : 54 ; sie wird von zahlreichen Vulvardrüsen und Vulvarmuskeln umgeben. Genau gegen- über der Vulva trägt die gemeinschaftliche dorsale Wand der Scheiden- äste 4 »Vaginaldrüsen«. Das Epithel der Tuben, besonders das der Uteri ist bedeutend höher und kernreicher als beim Thoracostoma Strasseni. Nicht selten vermag man deutliche Zellgrenzen in ihm nachzuweisen. Die Eier, deren sich auch hier in jedem Uterus nie mehr als zwei vorfinden, bieten auch sonst nichts Neues. Cylicolaimus Jaegerskioeldi n. sp. Einen dieser neuen Species sehr ähnlichen Ruudwurm führte bereits Villot^ in einer kurzen Diagnose als Leptosoi/tatuui mag- nitin in die Literatur ein, und seine beiden, wenn auch sehr schema- tischen Abbildungen veranlassten mich ursprünglich, die auffällig langen, von mir neben den beiden eben beschriebenen Thoracostoma- Arten beobachteten Nematoden für Exemplare jener ViLLOx'schen Leptosoma^z^m-Species zu halten. Eine spätere, etwas ausführlichere Skizze von De Man (2 pag. 1), worin er den Nematoden seiner neuen Gattung Cylicolaimus mit der ViLLOx'schen Speciesbezeichnung magnus unterstellt — indem er die kelchförmige Mundhöhle zum Gattungsmerkmale erhebt, den Kopfring allerdings ül)ersieht, trotzdem er im Übrigen die Ähnlich- keit der Thiere mit den Thoracostomen erkennt — , bestärkte mich in meiner Annahme. Als schließlich die so oft citirte Arbeit Jägerskiölü's erschien, wurde zwar jeder Zweifel, dass ich einen Vertreter von Cylicolaimus vor mir hatte, beseitigt; aber andererseits wurde mir auch klar, dass die vorliegende Neapeler Species nicht, wie ich früher annahm, identisch mit dem Cylicolainius magnus ist, dessen ausführliche Be- schreibung jene Arbeit enthält. Ich vermochte wichtige Unterschiede zwischen den beiden Arten in den Größenverhältnissen, der üeborstung, in der Histologie der Seitenfelder, des Darmes und des Ductus ejaculatorius festzustellen und nenne unsere 1 pag. 4.J7 Taf. 11 Fig. 2 a et h. über einige im Golfe vou Neapel frei lebende Neniatoilen. 335 Specics Cìjlicolahìms Jaegerskioeldi zu Ehvcn de« bekannten schwe- dischen Helminthologeu. Der Nematode ist etwas häufiger als das Thoracostoma conies und kommt stets, wie bereits erwähnt, in enger Gemeinschaft mit ihm und dem Tlmracostoma Strassoii vor. Er bewegt sich wie diese unbestimmt und ungewiss im Amphioxusschlamm und rollt sich sehr selten spiralig auf. Cylicolaimus Jaeger sJäoddi bleibt in seinen Größenverhält- üisseu etwas hinter dem ihm außerordentlich ähnlichen Cylico- laimus magnus zurück, wie aus folgender Maßtabelle hervorgeht. Gesammte Körperlänge des Männchens: 18,5 — 29,6 mm » Weibchens: 19,0—30,5 mm. Die Länge des Schwanzes beträgt (vom After au gemessen) beim Männchen: 0,22 — 0,25 mm oder 0,840/0 der Körperlänge, » Weibchen: 0,24—0,28 mm » 0,90% » Der Abstand des Nervenringes vom Vorderende beträgt bei beiden Geschlechtern: 0,5 — 0,67 mm oder rund 0,25% der Körperlänge. Die Länge des Schlundes beträgt bei beiden Geschlechtern: 2,5 — 3,4 mm oder rund 13% der Körperlänge. Die Vulva liegt hinter der Körpermitte und zwar so, dass sich die abgetheilten Körperstücke verhalten wie 62 : 38. Die Eier messen 0,89:0.18 bis 0,92:0,15 mm; die ersten sind die häufigeren. Maximaldicke des cf (dicht vor dem After) 0,18—0,190 mm = 0,65% der Körperlänge, » » Q (in der Region der Vulva) 0,19 — 0,20 mm = 0,68% der Körperlänge. Durchmesser an der Mundöffnung 0,045 mm, » am Nervenring . . . 0,14 — 0,145 mm, » » Schlundende . . 0,15 — 0,17 mm, -> in der Mitte des (^ 0,18 mm, » am After des cf . . 0,17 — 0,18 mm, « 2 . . 0,13—0,14 mm. Der Wurmkörper ist fadenförmig und beim Männchen dicht vor dem After am stärksten. Er verjüngt sich von hier oralwärts ganz allmählich, und zwar im vorderen Körperabschnitt etwas mehr als iu der caudalen Hälfte. Die Maximaldicke findet sich beim Weibchen in der Gegend der Vulva; der Körper verschmälert sich von hier nach beiden Enden zu, und zwar nach vorn etwas mehr als nach 336 r>i"- l'i'i*''^ Türk hinten. Der postanale Körperabsclinitt verengt sich bei beiden Ge- schlechtorn plr)tzlich zu einem plumpen, beim Männchen sehr kurzen, beim Weil)chen etwas längeren Schwanz mit nur schwach knopf- förmig aufgetriebenem, stumpfem Ende. Cuticula und Musciilatur sind vollkommen durchsichtig, die Eier erscheinen wie bei den Tlioracostomen im auffallenden Licht milchweiß, im durchfallenden Licht grünlich-braun; die übrigen Theile sind transparent. Die Cuticula ist durchschnittlich 0,012 mm stark; ihre innere lockere Schicht erscheint auf dem optischen Längsschnitt fein quer- gestreift und verhält sich zur äußeren wie 3 : 2. Der hellgelbe Koi)fring gleicht vollkommen dem des Cylicolaimus Tiiagnus, und trägt 6 abgerundete Zungen in gewöhnlicher Anordnung. In den 0 Ausschnitten, die dieselben trennen, stehen die 10 Kopf borsten in der bekannten Yertheilung. Das Vorderende trägt ferner 50 — 70 zerstreut stehende Halsborsten, die auf den Raum zwischen Kopfring und Centraluervensystem vertheilt sind. Rechts und links vom After stehen beim Männchen je zwei submediane Reihen, von denen die laterale etwa 3 Schwanzläiigen vor dem Anus beginnt. Ihre 10 — 12 vor dem präanalen Hülfsorgau stehenden Borsten erreichen eine Länge von höchstens 0,014 mm und werden von ungleichen Zwischenräumen getrennt. Im Niveau des Hülfsorganes nehmen die Borsten dieser Reihe plötzlich eine Länge von durchschnittlich 0,042 mm an, die sie allesammt bis zur Schwanzspitze beibehalten. Sie folgen sich von hier ab in geringen, ungefähr gleichen Abständen und stehen zwischen After und Hülfs- orgau etwas dichter als am Schwanz, der ihrer jederseits nur noch 4 oder 5 in geradliniger Anordnung trägt. Die beiden mittleren Reihen sind länger und bedeutend dichter als die seitlichen. Sie beginnen 4 Schwanzlängen vor dem After und verlaufen nahe der Mittellinie einander parallel. Ihr vor dem l)räanalen Ilülfsorgan gelegener Abschnitt enthält 35 winzige Börst- clicn, die auf umschriebenen Erhöhungen der Cuticula stehen und höchstens 0,011 mm lang sind. Von der Mitte des Abstandes zwischen Hülfsorgan und Afterspalte — der übrigens jederseits Con- stant 8 — 10 caudalwärts continuirlich an Länge (bis 0,034 mm) zu- nehmende Borsten der mittleren Reihe enthält — divergiren die beiden medialen Reihen in schön geschwungenen Bögen, um den After zu umgreifen. Ihr postanaler Abschnitt endlich besteht jeder- seits aus 7 oder S gleichgroßen, etwa (i,030 mm langen Borsten. Der dorsale Besatz reicht nur bis in das Niveau der Afters])altc über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 337 und besteht jederseits aus 4 sich genau paarweise gegenüberstehen- den Borsten, die zusammen zwei submediane Reihen repräsentiren. Au der Spitze des Schwanzes gehen die 6 beschriebeneu Zeilen der Rücken- und Bauchfläche in einander über, so dass das knopfförmig aufgetriebene Schwanzende durchschnittlich von 10 starren Borsten, die stets die beträchtliche Länge von 0,042 mm besitzen, fast all- seitig umgeben ist. Der Borsteubesatz am weiblichen Hinterende erstreckt sich nur über den postanalen Körperabschnitt und besteht — abgesehen von 8 in zwei dicht hinter einander folgenden Kränzen zu je 4 an- geordneten, 0,045 mm langen Borsten — aus einem weiteren Kranz an der Schwanzbasis, welcher 5 nicht weniger lange, und schließ- lich aus einem vierten Ring dicht hinter der Afterspalte, der 8 kürzere Borsten enthält. Zum Schluss wären wiederum 10 — 12 Börstchen an den Rändern der verbreiterten Bauchlinie dicht vor und hinter der weiblichen Geschlechtsöffnung zu erwähnen. Die vier die Ränder der beiden Seitenfelder begleiten- den Reihen, wie sie dem Cylicolaimus magnus^ und dem vorher besprochenen Thoracostoma comes zukommen, fehlen unseren Thieren. Aus der bekannten Arbeit von Jägekskiöld geht hervor, dass die Gattung Cylicolaimus mit den Thoracostomen sehr nahe ver- wandt sein muss. Ich kann nur constatiren, dass nicht allein zwischen dem Cyli colai mtts magnus und dem Neapeler Vertreter der gleichen Gattung, sondern auch zwischen diesem und den beiden vorher von mir beschriebenen Thoracostomen sehr nahe organologische Ver- wandtschaften bestehen, die mich, bevor mir die Existenz der De MAN'schen Gattung Cylicolainms und die oben erwähnten ViLLOT'schen Al)bildungen bekannt wurden, den Wurm für ein mit einer besonders weiten Mundhöhle ausgestattetes, riesiges Tlioracostoma zu halten veranlasste. Daher kann ich mich bei der Besprechung des inneren Baues unseres Nematoden kurz fassen, indem ich mich dabei auf die so häufig angeführten »Weiteren Beiträge zur Kenntnis der Nematoden« von Jägekskiöld und auf meine vorhergehende Be- schreibung der beiden neuen Rundwürmer beziehe. Die Seitenorgane erscheinen bei der Musterung der Thiere in der Profillage eirund mit caudalwärts gerichtetem, spitzem Pol. Sie sind kleiner und liegen weiter nach hinten als die der vorher be- ^ JÄGERSKIÖLD, 1. C. pag. 8. 338 Dr. Fritz Türk schriebenen Thoracostomen, so dass ihr oraler, stumpfer Pol in die die freien Enden der beiden Nebenzungen einer Seite verbindende Ge- rade fällt. Sie umscbließen einen weiten Hohlraum, in den von hinten her ein feines Cuticularröhrchen einmündet. Der Nervenring liegt, wie aus der oben gegebenen Maßtabelle ersichtlich ist, relativ weit vorn. Seine vier in die Bauchlinie ein- tretenden Nerven verhalten sich in ihrem weiteren Verlaufe so, wie beim Thoracostoma Strasseni und comes. Bei unserem Cylico- lainms treten ferner caudalwärts von den vier Hauptstämmen eine iVnzahl Faserbündel aus dem Ventralnerven in ungefähr gleichen Abständen von der halben Körperbreite bis zu ihrem vierten Theil heraus, um in gleicher Weise zwischen Cuticula und Musculatur in beliebiger Reihenfolge bald dem rechten, bald dem linken Seitenfeld zuzustreben. Ich beobachtete jederseits Q- — 8 derartige Ausläufer des Bauehnerven, höchstwahrscheinlich sind es deren noch mehr. Zwischen Leibesschlauch und Eingeweiden finden sich zahlreiche Zellen verschiedenster Größe; in der Nähe des Nervenringes liegen sie gewöhnlich ganz besonders dicht. Die Seitenfelder besitzen eine Breite, die kaum dem vierten Theil des mittleren Körperdurchmessers gleichkommt. Sie sind fast in ihrer ganzen Länge dreireihig, und ihre mittleren Zellen sind, im Gegensatz zu Cylicolaimus magnus, meist imprägnirt mit Fetttröpfchen, die sie aus einem zwischen Leibesschlauch und Eingeweiden gelegenen Fettzellennetz erhalten, wie wir es l)cim Thoracostoma Sfrasseni und comes kennen gelernt haben, uud welches dem eben erwähnten Cylicolaimus gänzlich zu fehlen scheint ^ Zwischen die mittlere und die beiden äußeren Zellreihen der Seitenfelder schieben sich auch hier zahlreiclie »Hautdrüsen« mit deutlichen Ausführungsgängen ein. Eine Halsdrüse ist nicht vorhanden; drei Schwanzdrüsen münden gemeinsam an der Schwanz- spitze. Die weite dreieckige Mundöifnung wird von 3 sehr kurzen Lii)pcn umgeben, von denen die dorsale an ihrer Basis eine hellgelbe, ge- zähnte Leiste trägt, und führt unmittelbar in eine 0,048 mm tiefe, kelchförmige Mundhöhle. Der Schlund verbreitert sich nach hinten zu aliniäiilicli und ragt nur eine kurze Strecke weit mit seinem Hinterende in das Darmlumen hinein. Er enthält in seinem oralen Abschnitt spärliche Mengen von rostfarbenem Pigment. Augenflecken > JÄGERSKIÜLD, 1. C. \)S.g. 13. über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 339 fehlen. Die drei ösopliagealen Drüsen, die bei dem Cylicolaimus magnus vollkommen getrennte Gebilde darstellen und unter ein- ander in keinerlei Verbindung- stehen, sind, wie bei den neuen Neapeler Thoracostomen, in der caudalen Schlundpartie zu einem ringsum geschlossenen Netz vereinigt, welches in den drei einspringenden Winkeln der Schlundauskleiduug drei Ausführuugs- gänge nach vorn entsendet, von denen die beiden ventralen in der Mundhöhle enden, während der in der Mittellinie verlaufende dorsale Gang schon vorher in das Lumen des Ösophagus einzumünden scheint. Das Darmepithel enthält eine spärliche Anzahl gleich- mäßig vertheilter Fettzellen, wie sie bei den beiden vorher in dieser Arbeit beschriebenen Kundwürmern vorkommen, und die dem Cylicolaiììius ìiiagnus allem Anschein nach fehlen. Die männlichen Geschlechtsorgane unserer Thiere sind in nahezu allen Theilen eine fast vollkommen getreue Nachbildung des Genital- apparates der genannten Cylicolaimus- k\i und — abgesehen von den Grüßenunterschieden — auch der von Jägekskiöld uud mir be- schriebenen Thoracostomen, was ihre Geschlechtsröhre anlangt. Nur vermisse ich in der JÄGERSKiöLD'schen Arbeit die Beschreibung von Vacuolen in den Epithelzellen eines begrenzten Ductus- abschnittes, die bei unseren Thieren wie beim Tlioracostoma Strasseni und comes regelmäßig zu finden sind. Ein »Vacuolentheil« des Ductus ejaculatorius zeichnet also — um kurz zu recapituliren, nebenden bekannten Fettzellen im Darm, den zu einem ringsum geschlossenen Netz ver- einigten Schläuchen der 3 Ösophagealdrüsen und dem Fett- zellennetz zwischen Leibesschlauch und Eingeweiden, welches die mittlere Reihe der Seitenfeldzellen mit Fett imprägnirt — die bis jetzt näher beschriebenen Neapeler Species der beiden hier in Frage kommenden Genera vor den entsprechenden nordischen Arten aus. Die Spermatozoen sind linsenförmig, arm an Protoplasma und besitzen einen Durchmesser von rund 0,011 mm. Die Spi cu la erscheinen von der Seite gesehen stärker ge- l>ogen, als die des Cyl i colai inus magnus. Der Abstand ihrer Enden I beträgt ca. 0,18 mm, die Länge des hinteren Fortsatzes des acces- sorischen Stückes 0,085 mm, die des entsprechenden vorderen Fort- satzes 0,042 mm. Das präanale Hülfsorgan sieht bei der Musterung en face einem ovalen, 0,036 mm langen, halb so breiten Saugnapf sehr ähnlich; es 340 Dr. Fritz Türk liegt dicht vor der Mitte des Abstandes zwischen dem Niveau der Köpfe der ruhenden Spicula und der Afterspalte. Auch die weiblichen Generationsorganc mit Allem, was dazu gehört, weichen, soweit ich bei einer oberflächlichen Untersuchung derselben feststellen konnte — abgesehen natürlich von den Größen- unterschieden — , weder morphologisch noch histologisch von dem für die Gattungen CijUcolaimus und Thoracostoina geltenden Typus ab, den wir durch Jägerskiöld und in den beiden ersten Abschnitten dieser Arbeit kennen gelernt haben. Der vordere Genitalschlauch erstreckt sich von der Geschlechtsöffnung aus etwa 2,75 mm weit nach vorn, der caudale etwa 3,25 mm weit nach hinten. Das Vor- handensein der von jenem Autor beschriebenen Anhangsdrüse' habe ich bei unseren Thieren nicht mit Sicherheit festgestellt. Literaturliste, ßiitschli, 0., Zur Kenntnis der freilebenden Nematoden, insbesondere der des Kieler Hafens, in: Abli. Senckenb. Ges. Frankfurt 9. Bd. 1874 56 pagg. De Man, J. G. , 1. Anatomische Untersuchungen über frei lebende Nordsee- Nematoden. Leipzig 1886 82 pagg. , 2. Espèces et genres nouveaux de Nematodes libres de la Mer du Nord et de la Manche, in: Mém. Soc. Z. France Tome 2 1889 pag. 1 — 10. , 3. Cinqnième note sur les Nematodes libres de la Mer du Nord et de la Manche, ibid. Tome 6 pag. 81—125. , 4. Sur quelques Nematodes libres de la Mor du Nord nouveaux ou peu connus. ibid. Tome 1 1888 pag. 1 — 51. , 5. Die frei in der reinen Erde und im süßen Wasser lebenden Nematoden der Niederländischen Fauna. Leiden 1884 206 pagg. Jiigeräkiöld, L. A., Weitere Beiträge zur Kenntnis der Nematoden, in: Svenska Vct. Akad. Ilandl. 35. Bd. N. 2 lüOl 80 pagg. Marion, A. F., Recherches zoologiques et anatomiques sur des Nematodes non parasites. in: Ann. Sc. N. (5) Tome 13 1870 Art. N. 14 100 pagg. Schneider, A., Monographie der Nematoden. Berlin 1866. Villot, A., Recherches sur les Helminthes libres ou parasites des cotes de la Bretagne, in: Arch. Z. Expér. Tome 4 1875 pag. 451 — 482. Zur Strassen, 0., Bradymma rigidum. in: Zeit. Wiss. Z. 54. Bd. 1892 pag. 655 bis 747. 1 JÄGERSKIÖLD, 1. c. pag. 27 Flg. 5 VD pag. 29 u. Taf. 2 Fig. 2 u. 3 Va Dr. über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 34 1 Erklärung der Tafeln. Tafel 10. Thoracostoma Strasseni. Fig. 1. Ganzes Weibchen von der linken Seite gesehen. Halbscheraatisch. a After. bl Blindsack des vorderen Ovars. d Darm. e e Eier. n Nervenring. ov ov Die beiden Ovarien. s Zwei Schwanzdrüsen. seh Schlund. tb tb Die beiden Tuben. II t ut Die beiden Uteri. Fig. 2. Ganz es Männchen von der rechten Seite gesehen. Halbschematisch. a After. d Darm. de Ductus ejaculatorius. gr Geschlechtsröhre. hh Hinterer Hodenschlauch. n Nervenring. s Schwanzdrüsen. seh Schlund. vd Gemeinschaftliches Vas deferens. vh Vorderer Hodenschlauch. vt Vacuolentheil des Ductus ejaculatorlus. Vor de rende eines Weibe h e ns in genauer Rückenlage. Die Seiten- organe und die Halsborsten sind nicht mit dargestellt. ao Die beiden Ausführungsgänge des SchluQddrüsennetzes. seh Schlund. Fig. 4. Ansicht des Kopfes eines Weibchen von oben. Die Seitenorgane sind nicht mit dargestellt; Kopfborsten stark verkürzt gezeichnet. d bezeichnet die Rückeufläche, v die Bauchfläche. m 0 Mundöffnung. Für Fig. 3 u. 4 gelten ferner folgende Bezeichnungen gemeinsam: c Cuticnla. Äs Ventrale Hauptzunge. k Kopf ring. kc Die beiden klauenähnlichen Cuticularstücke der Mundbewaffnung. Ib Ib Die beiden lateralen Borsten des Kopfborstenkranzes. HZ HZ Die beiden ventralen Nebenzungen des Kopfringes. 342 Dr. Fritz Türk Fig. 5. Seitenorgan und die dasselbe einschließenden Nebenzungen des Kopfringes von einem Weibchen bei genauer Protillage des Thieres. so Seitenorgan. nz nz Die beiden dasselbe umschließenden Nebenzungen des Kopf- ringes. er Cuticuhvrröhrchen, welches im Hohlraum des Seitenorgans mündet. e Eingang in den Hohlraum des Seiteuorganes. Fig. G. Optischer Längsschnitt durch ein Sei tenorgan eines Weibchens. er Cuticularröhrchen, welches im Hohlraum des Seitenorgatis mündet. Fig. 7. Partie aus einem Sei t eu f el d eines Männchens mit den verschiedensten Stadien der Fettinfiltratiou der mittleren Zellreihe. hd hd Hautdrüsen. mz Mittlere Zellreihe. sz sz Die beiden seitlichen Zellreihen. = 1 Zelle ohne alle P'etteinschlüsse. =2 Zelle, d(3ren Leib in der einen Ecke eine Anzahl feiner Fetttröpfchen enthält. S3 Zelle, deren Protoplasma in der einen Ecke durch das Zusammen- fließen der ursprünglich fein emulgirten Fetttröpfchen in eine Anzahl von Kammern getlieilt ist. Z4 Zelle, deren Protoplasma gleichmäßig von feinsten Fetttröpfchen durchsetzt ist. ^5 Zelle, deren Fetteinschlüsse zu größeren Massen zusammengeflossen sind. S(; Strotzend gefüllte Zellen, deren Protoplasma durch das Zusammen- fließen der ursprünglich fein emulgirten Fetttröpfchen in ein S3'stem von Kammern getheilt ist. Fig. 8. Partie aus einem S ei tenfeld in der Nähe der weiblichen Geschlechts- öffnuug. hd Hautdrüse. l;p Anscheinend kernlose Protoplasmamasse zwischen den Zellen des Seitenfeldes (cf. pag. 291). vvd Vulvardrüsen, die sich mit ihren Köpfen zwischen den ventralen Rand des Seitenfeldes und die angrenzende Leibesmusculatur eingezwängt haben. Fig. 9. Partieausdem gut gefüllten Fettzeil ennetz zwischen Leibesschlaucb und Kingewciden eines Weibchens. cf Zu größeren Tropfen zusammengeflossene Fettniassen. cf Emulgirte Fettpartikelchen. kk Kerne. Fig. 10. Isolirte Faser der Leibesmusculatur. k Kern. csh Contractile Substanz. lìluò Plasmatische Substanz, an einer Stelle ihres freien Randi amöboid getheilt. Fig. 11. Region des Nervenringes in genauer Profillage von der liiikei Seite gesehen. Die Kerne der Zellen des Schlundmantcls sind nicli mit gezeichnet. d bezeichnet die dorsale, c die ventrale Körpcrfläehe. über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 343 du Dorsale Nervenstämme. fz Fettzelle. vn Vorderer linker ventraler Nervenstrang. Fig. 12. Regi on d es Nervenringes von der Bauchseite gesehen. Die Kerne der Zellen des Ösophagusmantels sind nicht mitgezeichnet. bl hl Rauchlinie. e Einschnitt im vorderen Rand des Nervenringes. fhn Fasern des hinteren, linken, ventralen Nervenstammes, die von der Bauchlinie zwisclien Cuticula und Leibesmusculatur nach den Seitenfeldern verlaufen. fün Fasern des vorderen, rechten, ventralen Nervenstammes, die von der Bauchlinie zwischen Cuticula und Leibesmusculatur nach den Seitenfeldern verlaufen. k Kapsel des Nervenringes. vn Vorderer linker ventraler Nervenstrang. Für Fig. 11 u. 12 gelten ferner folgende Bezeichnungen gemeinsam: c Cuticula. hii Hinterer, linker, ventraler Nervenstamm. n Nervenring. seh Schlund. zsch Zellen des Ösophagusmantels. cd bezeichnet das caudale, or das orale Ende. Fig. 13. Verästelte und durch Ausläufer unter einander in Verbindung stehende Zellen aus dem Zellmantel um den Ösophagus eines Weibchens in der Nähe des Nervenringes. Klopfpräparat. Fig. 1-1. Ein Stück Darm eines Weibchens außerhalb des Bereiches der Ge- schlechtsorgane. dz Von Fetttropfen ganz und gar durchsetzte Epithelzelle. Fig. 15. Übergang des gemeinsfeliaftlichen Vas deferens in den Ductus ejaculatorius von der ventralen Fläche gesehen. 0 bezeichnet das orale, c das caudale Ende. de Ductus ejaculatorius. dm Fasern der Ductusmusculaturi. ek Kern des Ductusepitliels. kw Kern der allgemeinen Umhüllung des männlichen Genitalschlauches. na Naht zwischen den beiden Zellreihen des Ductus ejaculatorius in der Medianebene. um Allgemeine Umhüllung des Genitalschhuiches. vd Vas deferens. Fig. 16. Spicularap parat von der Bauchseite gesehen. ast Linkes accessorisches Stück. cf Complicirter Fortsatz der oralen Fläche des accessorischen Stückes. CS CS Cuticularstücke von den accessorischen Stücken. est Dünne Cuticularstreifen , die den Rändern des dreieckigen Ein- schnittes zwischen den beiden accessorischen Stücken, sowie deren dorsalen Rändern aufsitzen. * In Wirklichkeit findet sich hier noch keine Musculatur; sie ist hier nur dargestellt, um den Verlauf ihrer Fasern zu illustriren. 344 Dr. Fritz Türk cw Die beiden Cnticularwärzchen, die die Òfifnimg am Ilinterende der Spicula verlegen. (lo Dorn, gebildet durch die Verschmelzung der beiden medialen Flächen der acccssorischen Stücke, der sich zwischen die beiden llinterenden der Spicula einsenkt. (h- Dreieckiger Vorsprung auf der oralen Fläche des linken acccs- sorischen Stückes. // Flügelformiger Fortsatz auf der caudalen Fläche des linken acccs- sorischen Stückes. Ik Lateraler Kamm am dreieckigen Vorsprung des linken accessorischen Stückes. )nk Medialer Kamm am dreieckigen Vorsprung des linken acces- sorischen Stückes. na Naht, die in der Medianebene die beiden accessorischen Stücke mit einander verbindet. of Scheinbare Öffnung am Kopf des linken Spiculum. sp Linkes Spiculum. Fig. 17. Männl ic hes Hinterend e von der linken Seite gesehen. Das Seiten- feld und die Bursalmusculatur im Bereich des Spicularapparates sind nicht mit dargestellt. a After. ap Hohlraum (Ampulle), in den die Ausführungsgänge der drei Schwanz- drüsen münden. as Ausführungsgang der ventralen SchwanzdrUse. a st Linkes accessorisches Stück. btn bin Zwei Bursalmuskeln der linken Körperhälfte. c Cuticula. cf Complicirter Fortsatz der oralen Fläche des linken accessorischen Stückes. d Darm. da 71 Linker Dilatator ani. de Ductus ejaculatorius. dv Dreieckiger Vorspruug auf der oralen Fläche des linken acces- sorischen Stückes. // Flügeiförmiger Fortsatz auf der caudalen Fläche des linken acces- sorischen Stückes. pah Präanales Uülfsorgan. pmjac Protractor major des linken accessorischen Stückes. pmnac Protractor minor des linken accessorischen Stückes. psp Protractor spiculi der linken Seite. pupi Fasern des linken Protractor spiculi, die sich an dem drei- eckigen Vorsprung des zugehörigen accessorisciien Stückes in- seriren. r Rectum. rac Dreiköpfiger Retrac tor des accessorischen Stückes der linken Seite. rs Rectalsphincter. rsp Zweiköpfiger Retractor spiculi der linken Seite. s Linke dorsale Schwanzdrüse. sp Linkes Spiculum. L über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 345 Fig. 18. Region der weiblichen Geschlechtsöffnung von der ventralen Seite gesehen mit optischem Längsschnitt durch die Seitenfelder. Darm, Geschlechtsröhre und Vulvardrüsen nicht mit dargestellt. c Cuticula. hl bl Bauchlinie. // F'alten der Cuticula vor und hinter der Vulva. hd hd Hautdrüsen der Seitenfelder. m Fasern der Leibesmusculatur. sfsfsfsf Die beiden Seitenfelder. vo Vulva. vva vva Ausfuhröffnungen einiger Vulvardrüsen. vvm vvm Vulvarmuskeln. Fig. 19. Region der weiblichen Geschlechtsöffnung von der linken Seite gesehen. Hautmusculatur und Seitenfeld niciit mit dargestellt. cd bedeutet das caudale, or das orale Ende. bl Linker Rand der verbreiterten Bauchlinie. c Cuticula. d Darm. ut ut Die beiden Uteri. vg Gemeinschaftliche Scheide. vga vga Die beiden Vaginaläste. vgd Vaginaldrüsen. vgs vgs Die beiden Vaginalsphincteren. vv Vulva. vvd vvd Vulvardrüsen. V V m Vulvarmuskeln. Tafel 11. Fig. 1. Vorder ende eines weiblichen Thoracostoma com es in der Bauchlage. Die Halsdrüsen sind nicht mit dargestellt. k Kopf ring. seh Schlund. 5 0 so Seitenorgane. Fig. 2. Spicularapparat eines Thoracostoma comes you der Bauchseite gesehen. Fig. 3. Hinterende eines männlichen Thoracostoma comes in ge- nauer Rückenlage. Oberflächenbild. n After. pah Präanales Hülfsorgan. Die folgenden Figuren beziehen sich wiederum auf Thoracostoma Strassciii. 'ig- 4. Region der weiblichen Geschlechtsorgane von der linken Seite gesehen. Seitenfelder und Vulvardrüsen sind nicht mit dar- gestellt. Ilalbschematisch. or bezeichnet das orale, cd das caudale Ende. MiUheilungeii a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. 23 34() Dr. Fritz Türk hl bl Die beiden Ovarialblindsäcke. dd Danu. ee Unbesclialte Eier in den Ovarialblindsäcken. e\e\ Schaleneier in den Uteri. nv ov Die beiden Ovarien. tb tb Die beiden Tuben. ut Cauilaler Uterus. vg Gemeinscbat'tliche Vagina. vga vga Die beiden Vaginaläste. vgd Vaginaldrüse. vv Vulva. vvm Vulvannusculatur. Fig. 5. Querschnitt durch die Mundhöhle eines Weibchens. ao ao Die beiden Ausführungsgänge der Ösophagealdrüse. d Zahn. k Kopf ring. m Mundhöhle. P^ig. 6. Querschnitt durch ein weibliches Vorderende, 0,18 mm hinter der Mundöifnung. ao ao Die beiden Ausführungsgänge der ösophagcalen Drüse. hl Bauchlinie. gs gs Grundsubstanz des Schlundes. ÌÌ71 un Die beiden dorsalen der vier Intestinalmuskeln. kk Kerne in der Masse des Schlundes. »Hl U-förmige Muskelfaser. ììì^m-i Muskelfaser mit zwei vollkommen getrennten contractilen Platten, ??i3 Muskelfasern mit nur einer einzigen contractilen Platte. »»4 Muskelfaser mit sehr umfangreichem Ausschnitt am centralen Eand der contractilen Substanz. rl Rückenlinie. sf Rechtes Seitenfeld. seil Schlund. sc hl Schlundlumen. z Zwei in ihrem peripheren Abschnitt vollkommen verschmolzene Seitcnfeldzellen, die der Innenfläche der Cuticula mit einem gemeinschaftlichen Stiel aufsitzen. zscJi zsch Zellen des Schlundmantels. Fig. 7. Querschnitt durch ein männliches Vorderende, dicht hinter dem Nervenring. pa Dorsaler Gang der ösophagealen Drüse, der sich bis kurz vorder Nervenriug erstreckt, um dort blind zu enden. fz Strang des Fettzellennetzes zwischen Leibesschlauch und Ein geweiden. hn hn Die beiden hinteren ventralen Nervenstämme. =1 Seitenfeldzelle, die der Cuticula mit langem, gebogenem Stiele aufsitzt Die Erklärung der übrigen Bezeichnungen siehe unter Fig. '5- Fig. 8. Querschnitt durch ein Männchen, dicht hinter der Keiuisäul des vorderen Hodenschlauches. bl Bauchlinie. über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. 347 d Darm. dz Von Fetttrüpfclieu ganz und gar durchsetzte Epithelzelle des Darmes. / Fetttröpfchen im übrigen Darmepithel. /;: fz Zwei Stränge des Fettzellennetzes zwischen Leibesschlauch und Eingeweiden. g Ganglienzülle (?), die mit einem Ausläufer an die Bauchlinie heran- tritt. hd Hautdrüse. msz Mesenchymzelle. mz Rechte mittlere Seitenfeldzelle. sf Linkes Seitenfeld. spt Spermatozoen. sz sz Die beiden seitlichen Zellen des rechten Seitenfeldes. vd Vas deferens. Fig. 9. Querschnitt durch ein männliches Hinterende im Niveau des präanalen Hülfsorganes. bm hm Bursalmuskeln. bmplbmpl Plasmamasse und Kerne der beiden Bursalmuskeln. de Ductus ejaciilatorius. dph Hals der Drüse, die im präanalen Hülfsorgan mündet. fz fz Stränge des Fettzellennetzea zwischen Leibesschlauch und Ein- geweiden. min Fasern der Leibesmusculatur zwischen den ventralen Ansatzstellen der Bursalmusculatur. Sie zeichnen sich durch besondere Fein- heit aus. MISS Mesenchymzellen. pah Präanales Hülfsorgan. sf Linkes Seitenfeld. r Rectum. rs Rectalsphincter. rsp Retractor spiculi der linken Körperhälfte. Fig. 10. Querschnitt durch das hintere Ende des Schlundes. k Kern in der Masse des Schlundes. l Lumen. od Schläuche des üsophagealen Drüsennetzes. Fig. 11. Seitliche Hälfte eines etwas geschrumpften Querschnittes durch ein weibliches Vorderende, kurz vor dem Nervenring. Die Erklärung der Bezeichnungen siehe unter Fig. 6. Fig. 12. Querschnitt durch den caudalen Abschnitt des Ductus eja- culatorius auf der Grenze zwischen dem mittleren und hinteren Drittel des genannten Ductus-Abschnittes. dm Ductusmusculatur. ek eh Kerne des Ductusepithels. l Lumen. mk mk Kerne der Ductusmusculatur. na na Naht, die die beiden Zellreihen des Ductus ejaculatorius in der Medianebene verbindet. Mm Allgemeine Umhüllung des Genitalschlauches. 23* 348 Dr. Fritz Tiirk. Über einige im Golfe von Neapel frei lebende Nematoden. Fig. 1."}. Qu er schnitt durch den Vacuolentheil des Ductus ejaculatorius. V A^acuolen. Die Erklärung der übrigen Bezeichnungen siehe unter Fig. 12. Alle Querschnitte liegen auf der dem Schwanz zugekehrten Fläche und werden von vorn gesehen. c bezeichnet die Cuticula (Fig. 5 — 9 u. 11), ds die dorsale, vs die ventrale Seite (Fig. 5 — 13). 349 Beiträge zur Kenntnis der marinen Rhizopoden. Vou S. Awerinzew in St. Petorsburtr. In der Absicht, meine meliijährig-en Studien an Süßwasser- rliizopoden durch Untersuchungen über die Structur und chemische BescliatTenheit der Schalen mariner Rhizopoden zu ergänzen, begann ich eine Reihe von Versuchen an letzteren. Leider bin ich augen- blicklich noch nicht in der Lage, etwas Zusammenfassendes über diese Frage zu geben, da meine Forschungen an den marinen Rhi- zopoden noch nicht zum Abschluss gekommen sind. Daher möchte ich jetzt nur die Ergebnisse in aller Kürze veröffentlichen. Sie zer- fallen in 4 Kapitel: 1. Chemische Beschaffenheit der organischen Substanz in den Gehäusen der marinen Rhizopoden; 2. Bildung der Gehäuse bei den marinen Rhizopoden; 3. Excretkörner der marinen Rbipozoden; 4. Einige Beobachtungen über Gronda Dujardini M. Seh. Die Untersuchungen wurden während der zwei Monate meines Aufenthaltes im Sommer 1902 auf der Zoologischen Station zu Neai)el angestellt. Da die für die russische Regierung reservirten Arbeitsplätze besetzt waren, so konnte ich nur durch die ausneh- mende Liebenswürdigkeit des Herrn Prof. A. Doiirn, dem ich auch hier meinen besten Dank aussi)reche, ein Unterkommen auf der Station hnden. Ebenso möchte ich die Herren Prof. Mayek, Prof. Eisig, Dr. Lo Bianco und die übrigen Angestellten der Station, die meine Arbeit vielfach erleichterten, meiner Erkenntlichkeit ver- sichern. In hohem Maße hat auch mein verehrter Lehrer Herr Prof. W. SciiEwiAKOFP die vorliegende Arbeit durch Rath und That gefördert, und ich fühle mich verpflichtet, ihm auch an dieser Stelle meinen wärmsten Dank für seine Theilnahme auszusprechen. 350 S. Awerinzew 1. Chemische Beschaffenheit der organischen Substanz in den Gehäusen der marinen Rhizopoden. Bis zum lieutig-en Tage besitzen wir noch keine genauen An- gaben über die cbemisehen Eigenschaften der organisclien Substanz in den Gehäusen der marinen und SüRwasser-Rhizopoden. In den meisten Lehrbüchern und einschlägigen Arbeiten wird bei Berührung dieser Frage die organische Substanz gewöhnlich als chitinartig bezeichnet. Den Grund zu einer derartigen Benennung lieferten offenbar hauptsächlich die Untersuchungen von M. S. Schultze, die in seiner bekannten Arbeit vom Jahre 18541 niedergelegt sind. Hier schreibt dieser Autor unter Anderem: Die Schale von Gro- mia oviformis und Difjardmi »nähert sich in ihren chemi- schen Reaction e n den chitinartigen Gebilden. Sie widersteht wie jene der Einwirkung von kochender Kali- und Natronlauge und Essigsäure, aber auch concentrirter Salpeter- und Chlorwasserstoff- säure und einer Mischung beider, ebenso kochender Chromsäure- lösung, in welchen Flüssigkeiten Chitin gelöst wird. In Schwefel- säure zerfließt sie« (pag. 9). Dasselbe kann mau ferner nach seinen Worten von der organischen Substanz der Rhizopoden mit Kalk- schale sagen: »In ihrer Resistenz gegen Säuren und Alkalien gleicht dieselbe [eine organische Grundlage der Kalkschale] der kalkloscr. Hülle von G romici« (pag. 11). Augenscheinlich galt die Frage den meisten späteren Autoren als genügend untersucht, und es lag keine Veranlassung dazu vor, sie von Neuem vorzunehmen und die Natur der merkwürdigen chitinartigen Substanz einer genaueren Prüfung zu unterwerfen. So iinden wir unter Anderem in dem »Text-Book of the physiological Chemistry of the animai Body, by Artur Gamgee« die directe An- gabe, dass die Hülle aller mit einem Gehäuse versehenen Protozoen aus >Chitin« bestehe (pag. 299) u. s. w. ^ Erst kürzlich deutete L. Rhumbler auf die Möglichkeit hin, wenig- stens bei den Gehäusen einiger mariner Rhizopoden nicht Chitin, 1 M. S. Schultze, Über den Organismus der Polythalaiuicn (Forauiini- feren). Leipzig 1854. - Ferner schreibt F. Schaudinn (Über den Einfluss der Köntgenstrahlen auf Protozoen, in: Arch. Gesanomte Phys. 77. Bd. 1899 pag. 37) erst kürz- lich : >Weichkürpcr — [Hyalopus (hijanUni) — von einer dicken clii- tinösen Hülle umgeben.« Beiträge zur Kenntnis der marinen Rliizopoden. 351 sondern eine andere, ihrer Natur naeli augenscheinlich dem Keratin nahestehende Substanz nachzuweisen i. Zu einem derartigen Schluss kommt RiiUMBLER nach der Beschreibung- einiger Reactionen und Eigenschaften der organischen Substanz von Saccaminina (pag. 442, 444, 445), wobei er sagt: »Die Kittsubstanz des Saccamniiiia^QÌì'im^Q^ besteht nicht, wie man dem äußeren Aussehen nach annehmen sollte, aus Chitin, sondern ist jedenfalls in die Gruppe der Hornstoffe zu ver- weisen« (pag. 612). An derselben Stelle macht Verf. ähnliche Angaben von den Gehäusen einiger Süßwasserrhizopoden (Anm. 1 pag. 446)2. In gleicher Weise habe ich mich auf Grund verschiedener Eigenschaften der in Frage kommenden Substanz sowohl in einigen russischen kleineren Aufsätzen, als auch in meinem Vortrag auf dem 11. Cou- gress Russischer Arzte und Naturforscher im December 1901 ausge- sprochen. Allein mein Aufenthalt an der Neapeler Station, wo mir ein recht reichhaltiges Material zu Gebote stand, bewog mich dazu, die organische Substanz einer nochmaligen Untersuchung zu unter- werfen und womöglich festzustellen, zu welcher von den bekannten Gruppen ähnlicher organischer Verbindungen sie zu stellen sei. Meine Untersuchungen erstreckten sich einerseits auf Gromia Diijar- dini, andererseits auf einige Imperforaten {Miliolina, Peneroplis). Außerdem standen mir einige Ästrorhiza limicola zur Verfügung, die der verstorbene Akademiker A. Kowalewsky im Marmarameer gesammelt hatte. Von den Perforaten untersuchte ich Pohjsto- mella, von der ich durch Herrn Prof Wl. T. Schewiakoff Material erhielt. In erster Linie handelte es sich natürlich darum, das Verhalten der organischen Substanz aller dieser Rhizopoden zu den verschie- denen Säuren und Alkalien festzustellen. Es erwies sich, dass sie in allen Fällen ziemlich widerstandsfähig gegen die verschiedenen Eeagentien war, wenn auch nicht in dem Maße wie dies von M. ScHULTZE (s. oben) angegeben wird, Wirkung von KHOundNaHO. Concentrirte kalte Lösungen dieser Reagentien bringen auf den ersten Blick selbst bei ziemlich 1 L. Khumbler, Beiträge zur Kenntnis der Rhizopoden. 2. Saecammina sphaerica M. Sars. in: Zeit. Wiss. Z. 57. Bd. 1894 pag. 433—617 Taf. 21—25. 2 Eine gieiclilautende Angabe finden wir über die Hülle von Tricho- sphaerium Sieholdi bei F. Schaudinn (Untersucliungen über den Generations- wechsel von Trichosphaermm Sieholdi Sehn, in: Anh. Abb. Akad. Berlin 1899 pag. 29;. 352 S. Awerinzew langer Einwirkung (bis zu 5 Tagen) keinerlei Veränderung in der organischen Substanz der Gehäuse hervor. Ein geringes Schütteln genügt jedoch, um das so lange im Reagens verbliebene Gehäuse zum vollständigen Zerfallen zu bringen, ohne dass bemerkbare Spuren von ihm zurückbleiben. In einigen Fällen zerstört allerdings auch eine weniger lange Einwirkung (2—3 Tage) das Gehäuse, indem dieses spurlos im Eeagens verschwindet, selbst ohne Schütteln. Es kamen aber auch Fälle vor, wo die Substanz selbst nach 5 tägigem Aufenthalt im Reagens und trotz Schütteins nicht zerstört wurde. Concentrirte kochende Lösungen dieser Reagentien rufen unbedingt einen völligen Zerfall hervor, doch kann der Unterschied in der Zeit für den Eintritt des Zerfalls selbst bei Individuen ein und derselben Art immerhin recht beträchtlich sein: er schwankt von 5 bis 15—20 Minuten und mehr. Im Allgemeinen genügt zur Zerstörung der widerstandsfähigsten Gehäuse augenscheinlich ein halbstündiges Kochen. Schwache Lösungen dieser Reagentien (von 5—15^) scheinen dagegen die organische Substanz nicht zu zer- stören, jedoch zerfielen einige Gehäuse von Gromia bei fünftägigem Aufenthalt in dem Reagens nach ziemlich energischem Schütteln. Eine 35 % ige Lösung von Na HO zerstört nach längerer Einwirkung (bis 7 und mehr Tage) die Substanz meistens vollständig, obgleich auch hierzu bisweilen, wenn auch nur selten ein Schütteln erforder- lich ist. Kochende Lösungen von 30—35 % Stärke zerstören die Substanz gleichfalls. Auch habe ich Fälle beobachtet, wo eine Lö- sung von NaHO bei gleicher Concentration und AVirkungsdaucr augenscheinlich stärker wirkt, als die von KHO. Wirkung von HCl und HNO3. Schwache Lösungen dieser Säuren (5—15^) zeigen selbst nach sehr langer Zeit nicht den ge- ringsten Eiufluss auf die organische Substanz der Gehäuse. Dasselbe Verhalten sehen wir bei der Einwirkung concentrirter Säuren (HCl — spec. Gew. 1,19 und IINO3— spec. Gew. 1,20) in kaltem Zu- stande, obwohl hier (wenn auch sehr selten) Fälle beobachtet wurden, wo die Substanz nach 7 — 10 tägigem Verweilen in dem Reagens zerstört wurde. Beim Kochen in concentrirten Säuren (10 — 45 Minuten lang) werden die (Sehäuse (jedoch nicht alle) vollständig zerstört *. Wirkung von Essigsäure. Sowohl in schwachen Lösungen 1 Ich ^jhiube jedoch annehmen zu können, dass längeres Kochen die orga- nische Substanz selbst der resistenteren Gehäuse zerstört haben würde. Beiträge zur Kenntnis der marinen Rhizopoden. 353 als auch in der concentrirten Säure (spec. Gewicht 1,060), einerlei ob kalt oder heiß, erleidet die organische Substanz augenscheinlich keine Veränderung. Wirkung von H2SO4. Schwache Lösungen haben sowohl kalt als auch heiß augenscheinlich keinen Einfluss auf die Substanz. Bei sehr langer (7—10 Tage) Einwirkung kalter, concentrirter Schwefel- säure (spec. Gew. 1,84) verschwindet die organische Substanz fast aller Gehäuse. Allein auch hier hatte ich einzelne Fälle, wo die Gehäuse ohne nennenswerthe Veränderung erhalten blieben. Schütteln begünstigte in solchen Fällen das Verschwinden der übrig gebliebenen Gehäuse. Beim Kochen in der concentrirten Säure wurde die Sub- stanz stets zerstört, obgleich die Zeit zwischen 5 und 15 Minuten schwankte. Selbst ein einfaches Erwärmen, ohne Kochen, beschleu- nigt die Zerstörung der Gehäuse in beträchtlichem Grade. Wirkung von Na.2C03. Weder die verdünnte noch eine con- ccutrirte Sodalösung üben augenscheinlich die geringste Wirkung auf die organische Substanz aus, ein schwaches Anschwellen aus- genommen. Wirkung verdauender Fermente. Selbst bei sehr langer Wirkung bleibt die organische Substanz der Gehäuse dem Anschein nach ganz unverändert. Einige Gehäuse von Gromia Dujardini M. Seh., die einer salzsauren Lösung von Pepsin bis zu 3 Tagen ausgesetzt blieben, waren in der Folge sehr wenig widerstandsfähig ^•egen kochende Lösung von Natron- und Kalilauge. Verhalten gegen färbende Substanzen. Durch Alaun- Karmin und Alaunhämatoxylin wird die organische Substanz nach mehr oder weniger langer Einwirkung prachtvoll gefärbt. Eine ilkoholische Jodfärbung färbt sie braungelb. Ammoniak und Osmiumsäure zerstören die organische Sub- stanz nicht. Die Keaction auf Cellulose ergab gleichfalls ein ! legatives Resultat ^. Aus allen oben angeführten lieactionen kann der Schluss ge- '.ogeu werden, dass die Substanz nicht in der Rubrik Cliitin unter- rebracht werden kann, während die Bezeichnung chitinartig für die Mihstanz gleichfalls nicht beibehalten werden darf, da dies ein ganz lubcstimmter und ungenauer Begriff ist. Es unterlag für mich keinem Zweifel, dass die Substanz zu den Vlbuminoiden, den Derivaten echter Albumine, zu stellen sei ; daher 1 Hierauf wurde schon von M. Sohultze, 1. c. pag. 1), hingewiesen. i 354 S. Awerinzew war es meine Aufgabe, diese Aiisiclit zu beweisen und die Gruppe festzustellen, der die Sul)Stanz auf Grund ihrer Rcaction am näclisteu kommt. Während in früheren Zeiten die Meinung bestand, dass die Keratine ausschließlich bei den Wirbelthiereu zu finden seien, kann diese Ansicht gegenwärtig als erschüttert betrachtet werden, nach- dem durch die Arbeiten von W. EIngel^, B. Sukatschoff2 und einigen anderen Autoren die Möglichkeit nachgewiesen worden ist, dass derartige Substanzen auch unter den wirbellosen Thiereu an- getroffen werden. Unter allen Albuminoiden zeigen die Keratine die geringste Löslichkeit, was mit den angegebenen Reactionen auf die or- ganische Substanz der Gehäuse vollständig übereinstimmt. Es mussten nun noch die Eiweißreactiouen angewendet werden, die überhaupt bei den Keratinen — unter Berücksichtigung ihrer Eigenschaften (bedeutende Unlöslichkeit u. s. w.) — vorkommen können, und zwar die MiLLON'sche und die Xanthoproteinreaction. Die Millo N 'sehe Reaction. Zu einer derartigen Reaction wurden selbstverständlich nur Gehäuse verwendet, die auf irgend einem Wege von ihrem Protoplasma befreit und gut ausgewaschen worden waren. Die dünnsten Schichten der organischen Substanz färbten sich bei dieser Reaction schön gelbroth, in der Farbe ein- zelner rother Blutkörperchen. Gelang es jedoch, die organische Substanz zu einem kleinen Kügelchen zusammenzurollen, so zeigte dies eine rothe Färbung. Xanthoproteinreaction. Es muss hier erwähnt werden, dass die allerdeutlichsten und positivsten Resultate mit den Gehäusen vor Groinia Dujardini erzielt werden, wo sie geradezu ausgezeichuei genannt werden können. Erstens tritt bei Hinzufiigung von concen trirter IINO3 bereits kalt ein (allerdings sehr unbedeutendes) Gelb- werden des Gehäuses ein, das sich beim Erwärmen verstärkt; gieh mau ferner zu einem so behandelten Exemplar etwas NaHO-Lösun,; hinzu, so tritt eine schöne rothbraune Färbung ein, wobei man jedocl darauf zu achten hat, dass eine genügende Quantität Natronlnug' hinzugefügt wird, da andernfalls die Färbung entweder gar nidi eintritt oder sofort wieder verschwindet. Giebt man dagegen zi i W. Engel in: Zeit. Biol. 27. Bd. 1890 pag. 374; 28. Bd. 1S91 pag. 31 - B. SuKATSCHOi'F, Über den feineren Bau einiger Cuticuiae. in: Zeit. Wi> Z. 66. Bd. 1899 pag. 401. Beiträge zur Kenntnis der marinen Rliizopoden. 355 einem mit HNO3 bebandelten Exemplar Ammoniaklösung, so nimmt das Gebäuse eine Oraugefarbung* au. Außer dui'cb diese beiden Reactionen sind die Keratine dureb die Anwesenbeit von Öcbwefel gekeunzeicbnet, von welcbem sieb ein gewisser Tbeil ziemlicb leicbt abspalten lässt, was durob die nacb- stebeud gescbilderte Reactiou coustatirt werden kann. Reaction auf den abgespaltenen Scbwefel. Aucb in diesem Fall bildet das Gebäuse von Gromia Dujardini wegen seiuer bedeutenden Größe das günstigste Object. Es wurde auf ein Deckgläseben in concentrirte Lösung von NaHO gelegt, etwas Blei- acetat zugesetzt, und bierauf das Deckgläseben erwärmt. In sebr kurzer Zeit zeigte das Gehäuse eine rotbbraune Färbung, was deut- lich auf die Gegenwart abgespaltenen Scbw^efels hinwies (ein darauf folgendes Ausfallen von Krystallen aus der Lösung habe ich nicht beobachtet). Es ist mir demnach, soweit dies möglich war, augenscheinlich gelungen, die Zugehörigkeit der organischen Substanz in den Ge- häusen der marinen Rhizopoden zu den Albuminoiden, und zwar in nächster Nähe der Keratingruppe festzustellen. Ich halte es für nöthig, hier zu bemerken, dass ich die Reactionen für jede Art aus dem Grunde hier nicht einzeln mitgetheilt habe, weil dieselben bei allen Arten identisch waren. Die Antwort auf die Frage nach der Zugehörigkeit zur Kreatingruppe muss übrigens meiner Ansicht nach der Zeit anheimgestellt werden, wenn es gelungen ist, die Zerfall- producte dieser Substanz zu bestimmen und die des Tyrosins und Cystins zu erhalten. Erwärmung. Bei fortschreitender Erwärmung, sei es auf dem- Objectträger oder auf einem Platinplättcben, verkohlt, wie dies zu erwarten war, die organische Substanz, dann verbrennt die Koble, und ein sehr unbedeutender Rest anorganischer Substanz bleibt zurück. Dieser Rest findet sich sowohl bei Gromia (s. unten) als auch bei anderen, bereits entkalkten Kalkschalen. Was die Gebäuse betrifft, die vorzugsweise aus Sandkörnchen bestehen {Bhabdammiiia u. a. m.), so möchte ich auch hier, obgleich J3ich natürlich die organische Substanz nicht isoliren ließ, auf das Vorhandensein einer solchen, die dazu ähnliche Eigenschaften be- :)esitzt, schließen (vergi, auch die obigen Angaben Rhumbler's iber Saccammina), und zwar auf Grund ihres Zerfalls beim Kochen u concentrirter Lösung von NaHO und in concentrirten anorgani- schen Säuren. Aucb das verschiedene Verhalten der Gehäuse einer 356 S. Awerinzew und derselben Art in bestimmten Reagentien lässt sich sehr leicht erklären, wenn man ihnen die Eigenschaften der Keratinsnbstanzcu zuerkennt, die ja {wie alle Albuminoide) je nach ihrem Alter sich verschieden zu den Säuren, Alkalien und selbst zu den verdauendeu Fermenten verhalten'. 2. Die Bildung der Gehäuse toei den marinen Rhizopoden. Um die Frage nach der Bildung der Kalkschalen beantworten zu können, müssen noch viele Versuche und Beobachtungen ange- stellt werden. Da ich mich nicht auf solche stützen kann, so will ich hier nur in Kürze die Gedanken darlegen, die meiner Ansicht nach dazu in gewissem Grade beitragen können. Auf Grund meiner allerdings noch nicht zu Ende geführten Untersuchungen über den mikroskopischen Bau des Kalkes bei den marinen Rhizopoden möchte ich annehmen, dass ihre Gehäuse aus kleinsten Sphärokrystallen oder Globuliten aufgebaut sind, die unter einander verschmolzen sind. Bei den Imperforaten ist eine der- artige Structur ohne besondere Mühe nachweisbar^. Ziehen wir die Zusammensetzung des Seewassers in Betracht, so finden wir Folgendes: 1000 Theile Seewasser enthalten 30,292 NaCl; 0,779 KCl; 3,240 MgClai 2,638 MgS04; 1,605 CaS04 und 0,080 Kiesel- säure, phosphorsaures Calcium und Eisenoxid. Es fragt sich nun, woher die hauptsächlichsten anorganischen Bestandtheile der Gehäuse — wie CaCOa, MgCOa und ebenso das phosphorsaure Calcium — ihren Ursprung nehmen. Die Antwort hierauf kann verschieden lauten : entweder durch unmittell)are gegen- seitige AVirkung des Protoi)lasmas und einiger Salze des Seewassers, oder unter Hülfe comi)licirter, innerhalb der Zelle selbst sich ab- spielender Processe. Es liegt nahe, zuerst die Möglichkeit ins Auge zu fassen, die leichter und unserem W-rständnis zugänglicher ist. Auf den ersten Blick erscheint es befremdend, auf einfache gegenseitige Wirkung zwischen einem Theil des Protoplasmas und den schwefelsauren Salzen des Calciums und Magnesiums zurück- 1 Vergi, auch F. ScnAUDiNN, 1. c. [Trichosph.) pag. 28: »Im allgemeinei sind junge und eben abgeacliiedene Hüllen [Trichosph. Sieholdi] noch leichte) lösbar in Säuren und Alkalien als alte.« 2 Vergi. S. AwF-RiNZEW, Über die Structur der Kalkschalen mariner Rliiz" poden. in: Zeit. Wiss. Z. 74. Bd. pag. 478—490 Taf. 24. Beiträge zur Kenntnis der marinen Rhizopoden. 357 zugreifen, um das Entstehen kohlensaurer Salze dieser Metalle zu erklären. Eine solche Auffassung- ist aber wohl genügend begründet, wenn wir die Versuche Steinmann's berücksichtigen i. Während vor Steinmann viele Autoren die Bildung kohlensaurer Calciumsalze bei gegenseitiger Einwirkung des kohlensauren Salzes irgend eines Alkalimetalls (z. B. K) mit CaCl2 in Gestalt besonderer Körner (Globulite) untersucht haben, ist Steinmann zum ersten Male der Gedanke gekommen, die Wirkung des schwefelsauren Magnesiums und Calciums auf gewöhnliches Hühnereiweiß zu prüfen. Das Resultat seiner Versuche war die Bildung einachsiger, optisch negativer Sphärokrystalle von CaCOa und MgCOs. Auch das Eiweiß veränderte sich hierbei und ergab eine Substanz, die in Alkalien und Säuren sehr schwer löslich und dem Conchyolin ähnlich ist. Ich habe die gleichen Versuche ausgeführt und kann die Resultate Steinmann's vollauf bestätigen, und zwar auch darin, dass bei sonst gauz gleichen Bedingungen viel weniger Magnesiumcarbonat erzielt wird, als Calciumcarbonat. Diese Sphärokrystalle vergleicht Steinmann in ihren optischen Eigenschaften und sonstigen Eigenheiten mit den Gehäusen von (jlohigeriiia oder Orhulina^ doch scheint mir dieser Vergleich zu oberflächlich, und man kann sie eher mit den Globuliten vergleichen, die diese Gehäuse zusammensetzen. Meiner Ansicht nach lässt sich die Bildung der Gehäuse im Großen und Ganzen auf die Ausscheidung einer eiweißhaltigen Schicht durch das Protoplasma an seiner Oberfläche und auf die gegenseitige Wirkung zwischen dem Plasma und den Salzen des Seewassers zurückführen. Aus letzteren bilden sich die Globulite von CaCOa und MgCOs, die ausfallen und inmitten der oberflächlichen Eiweiß- membran niedergeschlagen werden, während letztere sich verändert und die organische Substanz des Gehäuses bildet. In voller Übereinstimmung mit diesem Process steht die geringe I^uantität von MgCOj in den Gehäusen, obgleich MgS04 im See- wasser vorwiegt. Was nun das Calciumphosphat betrifft, so kann man annehmen, iass es in Gestalt von Excretkörnern direct aus dem Protoplasma 1 G. Steinmann, Über Schalen und Kalksteinbildung-, in: Ber. Nat. Ges. 'i-eiburg 4. Bd. 1889 pag. 2^8—293. — Über die Bildungsweise des dunklen l^igments bei den Molliiskeu nebst Bemerkungen über die Entstehung von Kalk- |;;arbonat. ibid. 9. Bd. 1899 pag. 40—45. 358 S- Awerinzew in das Gehäuse abgeschieden wird (vergi, das Fehlen contractiler Vacuolen bei den marinen Rliizopoden). Über das Wachstluim der (lehäusc und die Ablagerung der übrigen Bestandtheile ist es schwer, etwas Bestimmtes anzugeben, da mehrere hierzu notbwcndige Thatsacheu noch nicht bekannt sind. Ich vermuthe, dass wenigstens einige Gehäuse die Fähigkeit be- sitzen, in die Dicke zu wachsen, und dass dies Wachsthum von der periodischen Ablagerung neuer Schichten eiweißhaltiger Substanz an ihrer Oberfläche abhängig ist. 3. Die Excretkörner der marinen Rhizopoden. J]iuc der Fragen, deren Beantwortung an lebenden Exemplaren ich mir für meinen Aufenthalt an der Neapeler Station vorgenommen hatte, betraf die chemische Zusammensetzung der Excretkörner der Rhizo))oden. Obgleich es F. Schaudinn ^ in neuester Zeit bis zu einem ge- wissen Grade gelungen ist, die Identität ihrer Zusammensetzung mil der der Excretkörner bei den Infusorien, wie sie von Wl. Schi> AviAKoFF^ festgestellt wurde, nachzuweisen, so erschien es mir docli wünschenswerth, die Analyse nochmals, und zwar möglichst genau durchzuführen und dabei nachzuforschen, ob bei den Rhizopoder Harnsäure vorhanden ist, wie dies z. B. Sciiaudinn für Tricho- siìkacriuììi SieboldP angegeben hat. Schon 0. BüTsciiu giebt in seinem grundlegenden Protozoen- werke* unter Anderem an, dass sich bei den marinen Rhizopodei diese Producte des Stoffwechsels ebenso häufig vorfinden müssen wie bei den Süßwasserarten. Ich habe daraufhin sehr viele der mir zu Gebote stehendei Rhizopoden untersucht, wie z. B. Gromia, MilioUna^ Haliphysema TruncatHlma , Peneroplis^ Planoi'buUna, Poly stornella etc. und ge- funden, dass bei diesen Species keinerlei Regelmäßigkeit im Auf 1 F. SCHAUDINN, I. C. [Trichnsphaer.) pag. 50. - Wl. Schkwiakoff, Über die Natur der sogenanuteu Excretkörner de Infusorien, in: Zeit. Wiss. Z. 57. Bd. pag. 32 — 5G Taf. 3. 3 1. c. pag. 51. 4 0. BüTSCiiLi, Protozoa. in: Buonn 's Klassen und Ordnungen l.Bd. Sai codina, pag. 104. Beiträge zur Kenntnis der marinen Rhizopoden. 359 treten von Excretkörnern beobachtet werden kann : während sie bei einigen Exemplaren gänzlich fehlen, sind sie bei anderen in ganz beträchtlicher Menge enthalten. Directe Versuche konnte ich wegen Zeitmangels nicht anstellen, glaube aber hier eine Abhängigkeit von der Qualität der Nahrung annehmen zu dürfen, wie dies Sciiewiakoff für die Infusorien an- giebt und Schauüinn für die Excretkörner von Tridiospltacriuni be- stätigt. Noch früher als bei Tr. fand Sciiaudinn die Excretkörner der marinen Rhizopoden bei Calcituha polymorjjha^ und Riiumhler bei Saccaufinina^. Die von mir untersuchten Excretkörner waren von sehr ver- schiedener Gestalt, z. B. bei Gromia waren es runde Körnchen von äußerst geringer Größe oder unregelmäßig geformte, bei Halijjhysema dagegen vorzugsweise krystallartige Gebilde. Bei der Untersuchung im durchfallenden Licht erscheinen diese Körnchen von hellblauer oder bisweilen sogar von grünlicher Farbe, während sie bei auf- fallendem Licht stark glänzend erscheinen. Sie sind stark licht- brechend, so dass ihr Brechungsindex größer ist, als der des Canada- balsams. Als ein sehr charakteristisches, schon von Maupas mitgetheiltes Merkmal erscheint ihre Fähigkeit, das Licht doppelt zu brechen. Ich habe selbstverständlich alle Excretkörner in erster Linie mit dem Polarisationsapparat untersucht, und es erwies sich, dass sie ohne Ausnahme stark doppelbrechend waren. Bei der Untersuchung der Excretkörner auf ihre Löslichkeit er- gab sich, dass sie sich fast gar nicht in kaltem "Wasser, absolutem Alkohol, einer Mischung von absolutem Alkohol und Äther, sowie in Vu — 2^iger Osmiumsäure auflösen. Was die Wirkung anorganischer Säuren (HCl, H2SO4 undHNOa) betrifft, so war die Löslichkeit hier sehr groß. In concentrirten Säuren verschwinden sie fast augenblicklich (am langsamsten augen- scheinlich in HNO3, wie ich dies unter dem Mikroskop zu beobachten Gelegenheit hatte). Viel schwerer lösen sie sich in concentrirter Essigsäure; ebenso wirken relativ langsam 35^ ige Lösungen von KHO und Na HO auf sie ein. Auf Grund aller dieser Reactionen, die mit den von Schewiakoff für die Excretkörner der Infusorien an- 1 F. ScHAUDiNN, Untersuchungen an Foraminiferen. 1. Calcituha poly- mnrpha. in: Zeit. Wiss. Z. 59. Bd. 1895 pag. 208. 2 L. Rhumbler, 1. c. [Saccamminu) pag. 509 — 511. 360 S. Awerinzew gegebenen übereinstimmten, entsebloss ich mieli dazu, die Reaction auf Ca und Phosphorsäure zu versuchen. Bei diesen Rcactionen wird die Sache durch den Umstand er- schwert, dass das Kalkgeiiäuse der Khizopoden diese Bestandtheile in sich enthält. Aus diesem Grunde nahm ich zur Untersuchung das Protoi)lasnia von Gromia Dujardiiii und nalipiiysenici ramulosum, das voll Excretkörner war. Um sicher zu sein, dass die Gromia keine Bruchtheile des Gehäuses enthalten, untersuchte ich kleine Quantitäten ihres Plasmas unter dem Mikroskop und schritt erst nachher zur Vornahme der noth wendigen Reactioneu, indem ich das Plasma zuvor auf dem Objectträger etwas antrocknen ließ. Auch aus den Zweiglein von Haliphysema isolirte ich unbedeutende Quan- titäten von Plasma ohne Gehäusebruchstücke und andere ähnliche Einschlüsse. Der Nachweis von Ca gelang ausgezeichnet, indem entweder mikroskopische Kryställchen von oxalsaurem Calcium oder die charakteristischen Gypsnädelchen erzielt wurden. Die Phosphor- säurc dagegen wurde durch die allgemein übliche Reaction auf Ammoniumphosphomolybdat nachgewiesen. Außerdem wandte ich für die Excretkörner verschiedener Arten die Farbenreaction mit Hülfe von salpetersaurem Silber an, die von Schewiakoff mitgetheilt worden ist. Lässt mau die erwähnte Lösung auf nach Möglichkeit isolirte Excretkörner einwirken, so färben sie sich, ohne sich auf- zulösen, wunderschön goldgelb; besonders schön ist diese Färbung im reflectirten Licht zu sehen. Dabei behalten sie natürlich ihre Doppelbrechung bei. Was dagegen den Nachweis von Harnsäure oder z. B. von Leucinkrystallen 1 betrifft, so kann ich trotz einer Reihe von Mikro- reactionen nichts Bestimmtes über diesen Gegenstand mittheilen. Vom theoretischen Standpunkt aus bietet ein solcher Nachweis nichts Unwahrscheinliches, und weitere Untersuchungen müssen in dieser Richtung angestellt werden, da es dann möglich wird, der äußerst interessanten Frage nach der intracellulären Verdauung wenigstens etwas näher zu treten. 1 Diese finden sich nacli den neuesten Untersuchungen von A. eroi' bei der gewöhnlichen Amncba profeus. {\. Stolc, Über das Verhalten des Noutralroths im lebendigen Protoplasma, in: Zeit. Allg. Phys. 1. Bd. 1902 pag. 210.) Beiträge zur Kenntnis der marinen Rhizopoden. 361 4. Einige Beobaelitungen an Gromia Dujardini M. Soh. Dieser Ehizopode wurde zuerst von M. Schultze aufgefunden und besclirieben 1. Sodann widmete ihm F. Schaudinn vor kurzer Zeit einen Aufsatz, worin er vorschlug, für Gromia Diijardini die Gattung Hyalopus aufzustellen 2. Was das Gehäuse dieser Art betrifft, so beschreibt es M. Schultze als vollständig glatt und structurlos; 0. Bütsciili^ dagegen, der hauptsächlich die Pseudopodien dieser Art untersuchte, bemerkt unter Anderem: »Die ziemlich dicke Schalenhaut erscheint auf dem op- tischen Längsschnitt fein radiär gestreift.« Es gelang mir in erster Linie zu constatiren, dass das Gehäuse von Gromia Dujardini aus einer äußeren, dicken und einer inneren, dünnereu Schicht besteht. Während die erstere Schicht unter gewöhnlichen Bedingungen die Gestalt einer Kugel oder eines Kotationsellipsoids beibehält, legt sich die zweite dem Plasma des Rhizopoden dicht au und folgt größten- theils seinen Contractionsbewegungen; dies Verhalten erklärt den Umstand, warum die innere Schicht schwer zu bemerken ist und bisher noch nicht beschrieben wurde. Ihren chemischen Eigen- schaften nach stimmen beide Schichten, soweit ich mich davon über- zeugen konnte, ziemlich überein, wie auch ihre Substanz überhaupt zu den organischen Substanzen der Gehäuse bei den marinen Rhizo- poden passt. Sie enthalten jedoch außerdem eine unbedeutende Beimischung von anorganischer Substanz — Kieselerde oder unlös- licher Silicate. Die Structur beider Schichten ist dagegen in beträchtlichem l&rade verschieden. Während die innere, dünne, wenig elastische imter gewöhnlichen Bedingungen ganz homogen aussieht, ist die Äußere von einer Unmenge feinster Canale durchsetzt, wobei ein 'edes Canälchen an der Außenseite des Gehäuses auf dem Gipfel nnes Höckerchens endet, was dem Gehäuse im optischen Querschnitt 1 M. Schultze, Über den Organismus der Polythalamien. 1854 pag. 55 l'af. 7 Fig. 1—7. - F. Schaudinn, Über die systematische Stellung und die Fortpflanzung OD Hijalopus n. g. in: Sitzungsb. Ges. Nat. Freunde Berlin 1894 pag. 14 — 22. 3 0. BÜTSCHLi, Untersuchungen über mikroskopische Schäume. Leipzig 1892 lag. 69—70. Mittheilungen a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. IG. 24 362 S. Awerinzew das Aussehen eines Streifens mit liier nud da abstehenden ab- gerundeten Zähuchcn giebt. Über die Beschaffenheit des Gehäuses um den Mund herum liegen mehrere kurze Beobachtungen von BüTSGHLi* und anderen Autoren vor. Von ihnen Allen wird hier ein besonderer, dickerer Abschnitt des Gehäuses beschrieben, der im Bau vom übrigen Geliäuse abweicht und zum Verschluss des Mundes dient. Mir scheint, dass der Verschluss von der Anwesen- heit der soeben beschriebenen inneren Schicht des Gehäuses ab- hängig ist. Er steht mit dieser circumoralen Verdickung in unmittel- barem Zusammenhang, und nur unter der Einwirkung dieser Schiebt ziehen sich die verdickten Ränder des Mundes zusammen und ver- schließen letzteren. Wir sehen hier demnach ein Homologon des Apparats, dessen Function noch nicht in allen Details aufgeklärt ist, und den augenscheinlich Rhumbler von Saccammina sphaerica'^ und ScHAUDiNN von Tricliosphoerium^ beschrieben haben. Ich möchte hier die Vermuthung aussprechen, dass mit der Zeit auch bei vielen anderen Rhizopoden eine ähnliche Vorrichtung zum Verschluss der für den Austritt der Pseudopodien bestimmten Öff- nungen gefunden werden wird, die in directem Zusammenhang mit der inneren, nicht verkalkten, das Plasma umgebenden Mera- bran steht. Was die Pseudopodien betrifft, so bemerkte schon M. Schultze ihre vollständige Homogenität und das Fehlen irgend welcher Körner- strömuug. Dies bestätigten unter Anderem Bütschli und Schaudinx. Der von Schultze beschriebene Fall einer Verbindung der Pseudo- podien durch Anastomosen wurde jedoch von den genannten zwei Autoren nicht bestätigt, und Schaudinn schlägt hauptsächlich mit Rücksicht auf diese Eigenschaften vor, für Crromia Dujardini die Gattung Hyalojms aufzustellen. Es gelang mir jedoch, mehrfach derartige Anastomosen zwischen Pseudopodien zu constatiren, was mich dazu veranlasst, den genannten Rhizopoden bis zu einer ge- naueren Untersuchung dieser Frage wieder mit seinem alten Namer zu belegen. Die Frage nach den Einschlüssen im Plasma von Oromia be- schäftigte mich lebhaft, doch sind die Resultate in dieser Richtuii: sehr geringfügig. Der Grund dafür lag einerseits an der kurzei 1 1. c. pag. 69. - L. Rhumbler. 1. c. [Saccammitia] pag. 474 ff. 3 F. SCHAUDINN. 1. c. [Trichosphaer:, pag. 30 Taf. 4 Fig. 6, Beitrüge zur Kenntnis der marinen Rliizopoden. 363 Dauer der Untersuchungen, andererseits an der Schwierigkeit des gegenständes. Die allgemeine Reaction des Plasmas ist, wie zu erwarten war, ilkalisch. "Wir finden im Plasma bisweilen ein bedeutendes Quantum ^iseuoxyd und viele Excretkörner. Von sonstigen Einschlüssen •,iebt es Sandkörner, Bruchtheile aufgenommener Nahrung, Holz- plitterchen etc.; außerdem finden wir stets die »Stercome« Schau- )INn's, die schon von Rhumrler^ beschrieben wurden, sowie die Xanthosome« des letztgenannten Autors-. Über die Stercome kann ich Alles bestätigen, was Schaudinn [avon bei Trichosphaerium^ mitgetheilt hat. Die Xanthosome timmeu in Gestalt und Farbe vollständig mit Rhumbler's Be- chreibung überein, doch kann ich mich nicht mit den Annahmen ieses Autors von ihrer Entstehung aus den Excretkörperchen ein- erstanden erklären. Die Reactionen, die ich vorgenommen habe, ergaben zwar keine enügeuden Grundlagen zur Aufklärung der chemischen Eigenschaften ; er Xanthosome, jedoch scheint festzustehen, dass letztere 1) durch concentrirte H2SO4 grün werden und sodann ver- schwinden, 2) durch concentrirte HCl verschwinden, 3) durch concentrirte KHO ihre Farbe verändern und ver- schwinden, 4) in Osmiumsäure unverändert bleiben, 5) in einer Mischung von absolutem Alkohol und Äther un- löslich sind, 6) die Zopp'sche Reaction auf Lipochrome nicht zeigen, 7) mit DELAFiELö'schem Hämatoxjlin oder Neutralroth nicht färbbar sind, 8) in Süßwasser sich fast gar nicht verändern, 9) in Chlorwasser sich entfärben und etwas anschwellen, 10) nicht doppelbrechend sind (vergleiche Rhumbler, 1. c. pag. 567), 1 L. Rhumbler, Eisenkiesablagerungen im vermiesenden Weichkörper von Draminiferen. in: Nachr. Ges. Wiss. Göttingen 1892 No. 12 pag. 2. - L. Rhumbler, Beiträge zur Kenntnis der Rliizopoden. in : Zeit. Wiss. Z. • Bd. pag. 566. 3 F. Schaudinn, 1. c. [Trichosphaer.] pag. 43. 24* i 364 S- Awerinzew, Beiträge zur Kenntnis der marinen Rhizopoden. 11) bei Erwärmung fast unverändert bleiben, darauf aber augen- scheinlich anfangen das Licht zu polarisiren. Ausführliche Angaben über den Bau des Gehäuses, die Kerne, die Art und Weise der Theilung und die Bildung der Stercomc hoffe ich in einer bald erscheinenden Arbeit über Gromia gebet zu können. St. Petersburg, im October 1902. 365 Histologie, Histogenese und Bedeutung der Mucosa uteri einiger viviparer Haie und Eochen. Von August Brinkmann in Kopenhagen. Mit Tafel 12—14. Vorwort. Die vorliegende Arbeit wurde in Keapel im Sommer 1901 be- gouuen, weil sich damals besonders viel Material leicht bekommen ließ. Meine Absicht war, sowohl den Oviduct mit seinen Drüsen als auch den Uterus zu bearbeiten; indessen verschiedene Umstände, namentlich der Mangel an lebendem Material während der späteren Ausarbeitung in Kopenhagen, nöthigten mich dazu, die Untersuchung des ganzen StoiFes bis auf Weiteres zu verschieben und zunächst den ersten Theil der größeren Arbeit erscheinen zu lassen. — Es ist mir eine große Freude, allen Denen meinen besten Dank aus- sprechen zu können, die mich auf irgend eine Weise bei meiner Arbeit unterstützt haben; besonders richte ich ihn an die Herren Prof. Anton Dohrn in Neapel, Dr. phil. R. Ö. Bergh und Prof. H. F. E. JuNGERSEN in Kopenhagen. Kopenhagen, im November 1902. 366 August Brinkmann Literaturverzeichnis. 1. Dayj, John, Observations on the Torpedo, in: Phil. Trans. 1834. 2. Müller, Johannes, Über den glatten Haj des Aristoteles. Berlin 1840. 3. Lej-dig, Franz, Beiträge zur Anatomie und Entwickelungsgeschichte der Rochen und Haie. Leipzig 1852. 4. Brnck, Edmond, Etudes sur l'appareil de la generation chez les Sélaciens. Strasbourg 1860. 5. Davy, John, Fragmentary Notes on the Generative Organs of some Cartilagi- nous Fishes. in: Trans. E. Soc. Edinburgh Vol. 22 1861. 6. Trois, Filippo, SuU' intima struttura delle villosità uterine dell' Acanthias vulgaris, in: Atti Ist. Veneto Se. (3) Voi. 12 1867. 7. Trois, Filippo, Sulla struttura delle villosità uterine del Myliohatis nodula et della Ceìitrina Salciani. ibid. (5) Voi. 2 1876. 8. Perugia, Alberto, Note sullo sviluppo ueVC Acanthias vulgaris, in: Boll. Soc. Adriat. Se. N. Voi. 5 1879. 9. List, J. H., Untersuchungen über das Cloakenepithel der Plagiostomen. 1. Theil. Das Cloakenepithel der Eochen. in: Sitzungsb. Akad. Wien 92. Bd. 3. Abth. 1S85. 10. List, J. H., Idem. 2. Theil. Das Cloakenepithel der Haie. ibid. 1886. 11. List, J. H., Über Becherzellen, in: Arch. Mikr. Anat. 27. Bd. 1887. 12. Parker, T. J., Note on the fcetal Membrane of 3Iustelus antarcticus , and an Analysis of the pseudoamniotic Fluid, in: Trans. N-Zealand Inst. Wellington Voi. 22 1889. 13. Alcock, A., Observations on the Gestatiou of some Sharks and Rays, in: Journ. Asiat. Soc. Bengal Voi. 59 1890. 14. Wood Mason, J., & A. Alcock, On the Uterine villiform Papilhe of Ptero- platcea micrura, and their Eelation to the Embryo, in: Proc. R. Soc London Voi. 49 1891. 15. Wood Mason, J., & A. Alcock, Further Observations on the Gestation of Indian Rays. ibid. Vol. 50 1892. 16. Alcock, A., On Utero-Gestation in Trygon Bleekeri. in: Ann. Mag. N. H. (6) Voi. 9 1892. 17. Alcock, A., Some Observations on the Embryonic History of Ptcroplatcea micrura. ibid. (6) Vol. 10 1892. 18. Redeke, H. C, Onderzoekingen betreffende het urogenitaalsysteem der Sela- chiers en Holocephalen. Diss. Amsterdam 1898. 19. Lo Bianco, S., Notizie biologiche riguardanti specialmente il periodo di maturità sessuale degli animali del Golfo di Napoli, in: Mitth. Z. Stat. Neapel 13. Bd. 1899. 20. Bonnet, R., ÜberEmbryotrophe. in: D.Med. Wochenschrift Jahrg. 1899 Nr. 45. 21. Bonnet, R., & R. Kolster, Über die vergleichende Histologie der Placenta und die Embryotrophe der Säugethiere. in: Verb. Anat. Ges. 16. Vers. 1902 22. Ottolenglii, D., Beitrag zur Histologie der functionirenden Milchdrüse, in Arch. Mikr. Anat. 58. Bd. 1901. 23. Fiblger, Joh., Über die Entwickelung der fettigen Degeneration, in: NordJ Med. Archiv 1901. 24. KöUiker, A., Handb. der Gewebelehre. 6. Aufl. 3. Bd. ibearb. von Ebner). 1902 Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Eocben. 367 Material und Uutersuchungsmethodeu. Meine eigenen Sammlungen in Neapel, completirt durch einige Uteri, die mir von Herrn Dr. Hollandt überlassen wurden, und einige Exemplare von Äcanthias vulgaris^ die vom Skagen in Nordjütland stammen, haben mir nachstehende Species zur Untersuchung geliefert. 1. Carehariidae: Mustelus laevis und vulgaris] 2. N 0 1 i d a n i d a e : HeptancJms cinereus ; 3. Spinacidae: Acaiithias vulgaris', Centi'ojplioriis granidosus; Scymnus liciiia; 4. Rhinidae: Sqiiatina angelus; 5. Torpedinidae: Torpedo ocellata und marmorata] 6. Trygonidae: Trygon violacea; 7. IMyliobatidae: Myliohatis aquila. Es wird hieraus ersichtlich, dass mir Vertreter der meisten viviparen Selachierfamilien zu Gebote standen. Was die Methoden betrifft, so mag hier nur Folgendes be- merkt werden. Bei der Conservirung wurden während der ersten Zeit allerlei Fixirmittel verwandt, allein da sie nur vereinzelt be- friedigten, so wurden die meisten wieder bei Seite gelassen, so dass ich für den Hauptbestand des Materials mich beschränkte auf 1. eine gesättigte Lösung von Sublimat in Normalsalzwasser -f 3— 5 ^ Eisessig, 2. lO^iges Formol (1 Theil Handelsformaliu + 3 Theile "Wasser), 3. Flemming's starkes Gemisch, 4. Hermann's Gemisch, schließlich für einzelne Theile 5. ein Gemisch! gleicher Theile von Nr. 1, aber ohne Eisessig, und 2. Leider lernte ich erst spät die ausgezeichneten Eigenschaften vou Nr. 5 kennen, so dass ich es nicht in dem Umfange habe be- nutzen können, wie es dies wohl verdient. Unter den Fixirgemischen ohne Osmiumsäure habe ich kein einziges gefunden, das auch nur annäherungsweise so schnell und so frei von Schrumpfungen fixirte ! Es wurde nach der Methode von Mann neutralisirt (s. Lee & Mayer, Gniudzüge der mikr. Technik. 2. Aufl. 1901 pag. 64). Das Gemisch hält sich, wenn das Formalin neutralisirt ist, Wochen hindurch ungetrübt, also immer lange genug, bis die Fixation vollendet war. 368 August BrinkiUiinn wie Nr. 5, und die Ergebnisse, die ich damit erzielte, stehen völlig auf der Höhe der guten Fixirungen durch die Gemische von Her- mann und Flemming. So weit das Material es erlaubte, wurden nicht nur Stücke, sondern auch ganze Uteri, auf Kork festgesteckt, in ihrer natürlichen Spannung fixirt; um dieses zu erreichen, wandte ich die Methode an, die Herr Prof. Paul Mayer bei Fixirung des Darmes gebraucht hatte. An beiden Enden des Uterus wurde eine gläserne Kanüle eingebunden, mit einem Gummischlauch versehen, an dem ein Quetschhahn saß, so dass man durch Öffnen und Schließen des- selben eine Flüssigkeit durch den Uterus fließen lassen oder ihn damit füllen konnte. Zuerst wurde der Uterus mit Kochsalzlösung (0,75^) ausgespült und gereinigt und dann mit dem Fixirgemisch angefüllt; in den meisten Fällen bestand dieses aus 10 ^igem Formol, aber zu Übersichtspräparaten wurde auch 40 ^ iger Alkohol benutzt, der aber nach etwa 20 Minuten durch Alkohol von steigender Stärke ersetzt wurde; gleichzeitig wurde der Uterus in eine Flüssigkeit derselben Art gelegt. Hierdurch gewann ich schöne Übersichtsbilder von Uterin- papillen und Falten in den verschiedeneu Uteri und fixirte gleichzeitig das Epithel der Mucosa im natürlichen Grade der Ausdehnung. Das fixirte Material wurde, wo es Noth that, in gewöhnlicher Weise mit Wasser behandelt, durch Alkohol von 50— 90^ geführt und in Alkohol von 90^ aufbewahrt. Nach der Entwässerung und Behandlung mit Toluol wurden die Stücke, die geschnitten werden sollten, in Paraffin (Schmelzp. 58° C.) gebracht; hierin verblieben die kleineren Stücke (Papillen und Theile der Längsfalten) etwa 2-4 Stunden lang, wäh- rend größere Stücke, besonders wenn die Mucosa mit der Musku- latur zu schneiden war, 3 — 5 Tage im Paraffin bleiben mussten: hierdurch wurde eine Cousistenz erlangt, die sich ausgezeichnet für dünne Schnitte eignete; so gelang es z. B., die etwa 1,5 cm dicke Uteruswand von Trygoii violacea lückenlos in Schnitte von 5 fi Dicke zu zerlegen, während derselbe Uterus sich nicht dünner schneiden ließ als 7,5 «, wenn er nur 24 Stunden im Paraffin gelegen hatte, und obendrein durchaus nicht so fehlerfrei wie nach der langen Einbettung. Ich muss hier bemerken, dass es nicht möglich war, irgend einen Unterschied im Aussehen der Gewebe zu constatiren. ob sie nun kurz oder lang im Paraffinbade gelegen hatten. Was die Färbung angeht, so wurde StUckfärbung nie ange- wendet, sondern die Sehnittfärbung wurde mit den gewöhnlichen Kernfarben (Hämalaun, Kanualaun, Gentiana, Safranin nach Babes Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 369 und Eisenhämatoxylin) vorgeuommeu, combinirt mit Plasmafarben, wie LiclitgTlin, Eosin, Säurefucbsin und Pikrinsäure (Hansen), Indigo- karmin und Pikrinsäure (Calleja) und Orange G (1 Tbeil l^ige Lösung + 25 Tbeile 2 % iges Alaunwasser). Zur Schleimfärbung dienten besonders Mucikarmin, Thionin und Toluidinblau. Die Schnitte wurden durch Toluol in Gkübler's rectificirten, neutralen Kanada- balsam geführt, worin sich sowohl die Thionin- als auch die Tolu- idinblaufärbungen überaus gut couservirt haben. An Stellen, wo es besonderes Interesse haben kann, findet man die Farbe des Präparates angegeben. Squatina angelus. Schon Lorenzini ^ hat das trächtige Thier beobachtet ; die Em- bryonen liegen nach seiner Ausführung frei im Uterus und sind von einer klaren, salzigen Flüssigkeit umgeben. Davy (5 pag. 491— 494) untersuchte Q mit Embryonen von den verschiedensten Größen und fand die Mucosa uteri glatt, ohne Spur von Papillen; Aus- sehen und Zusammensetzung der Uterinflüssigkeit änderte sich nach und nach während des Wachsens der Embryonen: waren diese unter zwei Zoll, so war sie klar, farblos, von schwachem Salzgeschmack und gab beim Erwärmen reichliche Mengen von coagulirtem Albumin; waren sie etwa 6 Zoll laug, so war die Flüssigkeit dick und schlei- mig. Auf diesem Stadium war der Uterus stark dilatirt, und die Gefäße an seiner Innenfläche traten stärker hervor als in einem Uterus mit kleinen Embryoneu. Ich habe zwei Individuen zu meiner Verfügung gehabt, die verschiedene Perioden repräsentirten : eins hatte große, reife Ovarial- eier und wurde gerade dann gefangen, wenn die Trächtigkeit einzu- treten pflegt; das andere hatte vermuthlich eben geboren, weil es kleine Eier im Ovarium hatte, und der Uterus noch stark erwei- tert war. Beim ersteren Thier waren noch keine von den temporären I Änderungen im Bau des Uterus eingetreten, die die Trächtigkeit begleiten. Untersucht man das Muscosaepithel näher, so zeigt es 'ich, dass es von einer ganz eigenthümlicheu Beschaff'enheit ist und iich unter keine der 3 Hauptkategorien von mehrschichtigen Epi- 1 Vergi. JoH. Müller (2) pag. 54. i 370 August Brinkmann tlielien, die ^\u• kennen, bringen lässt; denn es hat im Gegensatz zu diesen ausgeprägte Cylinderzellen sowohl an der Oberfläche als auch an der Basis (Taf. 13 Fig. 14). Die oberste Schicht von Zellen im Epithel unterscheidet sich sowohl durch ihr Aussehen als auch durch ihre Function vom übrigen Epithel; wie gesagt, be- steht sie aus großen Cylinderzellen, die eine Länge von etwa 0,04 mm und eine Breite von etwa 0,015 mm haben. Der Kern ist groß und rund, liegt im innersten Drittel der Zelle und ist sehr auffällig, da er durch die verschiedenen Kernfärbmittel stark tin- girt wird. Das Protoplasma ist feinkörnig und wird im basalen Thcil besonders stark gefärbt. Alle Zellen dieser Schicht liefern ein mucinhaltiges Secret, können aber nicht unter das, was man im Allgemeinen unter Becherzellen versteht, gebracht werden . da sie von diesen im Modus der Secretbildung abweichen. Das erste Zeichen, dass diese anfängt, zeigt sich an zwei Stellen im Proto- plasma der Zelle, nämlich gerade unter der Oberfläche der Zelle und gerade über dem Kern, an letzterer Stelle jedoch immer so, dass man eine dünne Schicht von Plasma zwischen Kern und Schleim unterscheidet; an beiden Stellen sieht man eine scharf begrenzte blasige Substanz (Fig. 16). Von diesen zwei Punkten geht nun die Schleimbildung aus, und die zwei Massen begegnen sich, schmelzen zusammen und nehmen die Form einer Sanduhr an. Der Schleim hebt sich, wenn er mit Thionin, Toluidinblau oder Mucikarmin ge- färbt wird, scharf vom Protoplasma ab; dieses bleibt nur als eine dünne Schicht um den Schleim sowie zwischen dem Kern und dem basalen Ende der Zelle, wo man nie Schleim findet, übrig. Die Entleerung des Schleimes habe ich nie gesehen und kann, da diese Zellenschicht später ganz fehlt, nur annehmen, dass alle Zellen in einem früheren Stadium der Trächtigkeit in das Lumen des Uterus ausgestoßen werden; doch kann dies erst stattfinden, nachdem die Embryonen eine Länge von ungefähr zwei Zoll erreicht haben, dem in diesem Stadium fand Davy (s. oben pag. 369) eine klare, durch- sichtige Flüssigkeit im Uterus. Gerade unter der obersten Schicht ändern die Epithelzellei ihren Charakter: sie verlieren die cylindrische Form und nehmei unregelmäßig polygonale Gestalten an, indem sie sich unter ein- ander einkeilen. Wo die großen Becherzellen i, die sich in dicsei Schichten finden, eingelagert sind, können die Epithelzellen soga 1 S. unten pag. 371. Histologie, Histogenese etc. einiger vivipaier Haie und Eochen. 371 ganz die Form einer Schale nm diese herum annehmen, mit abge- platteten, uhrglasförmig-en Kernen. Die Epithelzellen liegen nicht dicht bei einander, sondern die Verbindung zwischen ihnen wird durch solide Intercellularbrücken hergestellt (Taf. 13 Fig. 15); hier- durch wird vermuthlicli das Vermögen des Epithels sich zu dehnen, wenn der Uterus später dilatirt wird, größer. Weder unter den Zellen der obersten Zelleuschicht noch zwischen diesen und der unterlie- genden Schicht habe ich diese Bildung finden können; die zwei Schichten sind nur durch die kleinen Ausläufer am basalen Theil der obersten Zellenschicht verbunden. Nach der Basis des Epithels zu werden die Zellen wieder länger, so dass man in der untersten Schicht ausgeprägte Cyliuderzellen sieht, die jedoch nicht so groß sind wie die Zellen der obersten Schicht; von hier aus geht die Erneuerung des Epithels vor sich, aller Wahrscheinlichkeit nach mit Amitose. Was an einem Präparat des Mucosaepithels am meisten in die Augen fällt, sind die sehr großen ungestielten Becher zellen, die reichlich darin eingelagert sind. Sie sind nicht überall regelmäßig vertheilt, sondern liegen gruppenweise zerstreut in den oberen und mittleren Schichten des Epithels; sie sind oft kugelförmig, finden sich aber auch an Stellen so dicht eingelagert, dass sie polygonale Formen annehmen; sie haben einen Durchmesser von 0,05 — 0,06 mm, sind also im Verhältnisse zu den sie umgebenden Zellen auffällig groß (Fig. 14). Da sie zu den ungestielten Becherzellen gehören, so liegt der protoplasmatische Theil mit dem Kern immer dicht beim Schleim; der uhrglasförmige Kern liegt nicht immer im basa- len Theile der Zelle, sondern auch seitlich, ja, bisweilen sogar in ihrem obersten Theile. Im Übrigen verweise ich auf die Unter- suchungen von List (9 — 11), um so mehr, da er dieselbe Zellen- form im Kloakenepithel von Squatina aufgefunden hat; nur muss ich hier auf einen merkwürdigen Unterschied in der Tingibilität des Inhalts der Becherzellen, je nachdem man Thionin oder Toluidin- blau verwendet, aufmerksam machen. Färbt man nämlich einen Schnitt durch die Mucosa (fixirt in Formalin oder Sublimat) mit einem der genannten Farbstoffe und untersucht ihn, während er noch im Wasser liegt, so sieht man den Inhalt aller Becherzellen in dem bekannten rothvioletten Farbenton gefärbt, den der Schleim an- nimmt, wenn er damit behandelt wird; setzt man aber nun Alkohol hinzu, um den Schnitt in Toluol und Balsam zu bringen, so behalten nur die Becherzellen, die zu unterst im Epithel liegen, also alle jungen Zellen, das Violett bei, während die obersten eine Farbe 372 August Brinkmann annehmen, die in holiem Grade an die erinnert, die das normale Protoplasma bekommen hat; vielleicht ist dieses jedoch ein wenig mehr grünlich. (Es muss bemerkt werden, dass Mucikarmin den Inhalt aller Becherzellen roth färbt!) Dies Verhalten ist von recht wesentlicher Bedeutung, wenn man entscheiden soll, inwiefern die Becherzelle sich regenerirt, nachdem sie ihren Schleim entleert hat. Die Becherzellen, die in der oberen Schicht des Epithels gerade unter der Schicht der Cylinderzellen liegen, werden durch Öffnungen entleert, die entweder dadurch gebildet werden, dass die Uberliegende Cylinderzelle abgestoßen wird, oder dadurch, dass die Cj-linder- zellen etwas aus einander weichen und so einen Kanal für den Schleim liefern. Die Zelle bleibt, nachdem sie den Schleim aus- gestoßen hat, stets eine Zeit laug liegen, von den umgebenden Zellen zusammengepresst. Der allgemeinen Auffassung zu Folge kann eine solche Becherzelle sich regeneriren und Secret liefern; hierauf richtete ich meine Aufmerksamkeit, hätte aber trotz wieder- holter Untersuchung im vorliegenden Falle darüber nichts Sicheres entscheiden können, wenn mir nicht das eben besprochene Farben- phänomen eine Lösung des Räthsels in die Hände, gegeben hätte, die wohl völlig genügen wird, wenn sie auch dem widerstreitet, was allgemein angenommen wird. Das Resultat meiner Beobachtung ist, dass die Becherzelle nur ein Mal Secret liefert, dann stirbt und aus dem Epithel ausgestoßen wird. Bildete sie nämlich abermals Secret, so müsste die Behandlung mit den genannten Farbstoffen uns gerade unter der Oberfläche des Epithels Becherzellen zeigen, deren Inhalt denselben metachromatischen Farbenton angenommen hätte, den der Schleim während der jüngeren Stadien der Becherzellen hat, die in der unteren Schicht des Epithels liegen — und das war nie der Fall. Außer den schon beschriebenen Elementen im Epithel finden sich oft Leucocyten vor, die auf der Wanderung von den sub- epithelialen Capillaren zur Oberfläche hin begriffen sind. Diese Capillaren waren zwar recht verbreitet, aber nicht so zahlreich wie bei Äcantkias und Torpedo. Das andere Exemplar hatte, wie gesagt, aller Wahrscheinlich- keit nach eben geboren. Das Ovarium enthielt kleine Eier, der Uterus war stark dilatirt; das Aussehen der Mucosa wich etwas von dem des besprochenen Individuums ab, indem sie mehr voll Blut war, so dass sie, anstatt wie bei jenem weißlich zu sein, hellroth war; dies stimmt mit der Beobachtung Davy's von der Mucosa in Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 373 späteren Stadien der Trächtigkeit überein. Der Querschnitt der Mucosa zeigte, dass sie ebenfalls ihren feineren Bau geändert hatte (Taf. 13 Fig. 17). Der auffälligste Unterschied ist, dass die oberste Schicht von Cyliuderzelleu total verschwunden ist. Die Epithelzellen, die nun zu oberst liegen, sehen auch etwas anders aus: viele von ihren Kernen sind in Degeneration, färben sich sehr stark, und die Zellen machen meist den Eindruck, als ob sie daran sind, vom Epithel ab- gestoßen zu werden; die Intercellularbrückeu, die im vorhergehenden Falle so deutlich waren, sind hier nur ganz vereinzelt zu entdecken. Die Ursache hiervon ist wahrscheinlich die, dass die Epithelzellen nach und nach, wie sie sich dehnen, wenn der Uterus sich erweitert, dichter bei einander zu liegen kommen. Die Zahl der Becherzellen war viel geringer als bei dem ersten Exemplar, ja an einigen Stellen waren sie sehr sparsam; besonders kann dies von ihren jüngeren Stadien gesagt werden. In der obersten Zellenschicht kamen mehrere Hohlräume voll einer körnigen Masse und einem Körper, der mit einem Kern große Ähnlichkeit hat, vor; an verschiedenen Stellen war dieser Hohlraum gegen das Lumen des Uterus weit offen und oft an anderen Stellen ganz leer; wahrscheinlich sind das Reste von Becherzellen, die ausgestoßen werden, wenn das Secret entleert ist. Dieser große Verbrauch von Becherzellen erklärt hinlänglich, dass die Uterinflüssigkeit in den späteren Stadien der Trächtigkeit die dicke, schleimige Consisteuz haben kann, die Davy angiebt gefunden zu haben 1. Wie viel des Epithels während der Trächtigkeit aus- gestoßen wird, kann man nicht mit Sicherheit bestimmen, denn das Aussehen der basalen Schicht des Epithels zeugt davon, dass von hier eine Erneuerung stattfindet: in der untersten Schicht sind die Kerne ziemlich lang, die Zellen klein und zahlreich, in den folgen- den Schichten sind die Kerne mehr rund; die länglichen Kerne deuten, mit dem absoluten Mangel an Mitosen zusammengehalten, eine Erneuerung auf amitotischem Wege an. Heptanchus einereus. Von dieser im Golf von Neapel so seltenen Species habe ich gleichfalls nur zwei Exemplare untersuchen können, eines mit etwa 1 S. oben pag. 369. 374 August Briiikmanu 20 cm langen Embryonen, das andere mit reifen Jungen, die geboren wurden, als das Tbier an Land kam. Von dieser Art weiß man, so viel icb babe nacbprüfen können, nur, dass sie vivipar ist (Risso). Mit dem bloßen Auge geseben, ist die Mucosa uteri ganz der von Squatina äbnlicb, indem sie obne Papillen oder Längsfalten ist; allein mit der Lupe oder bei stärkerer Verg;rößerung zeigt ihre Oberfläcbe ein feines Mascbeunetz, ungefäbr wie die Papillenober- Üäche bei Torpedo; die Maschenwand wird jedoch hier nicht wie bei T. von einem Capillarnetz gebildet, sondern ist massiv und enthält nur ausnahmsweise Gefäße; in diesen Masehen bildet die Mucosa bald einfache Einstülpungen, bald verzweigte Röhren, die mau der Form nach für zusammengesetzte, tubulöse Drüsen halten könnte. Als solche können diese Einsenkungen jedoch nicht be- trachtet werden, da ihr Epithel nur dadurch von dem der Ober- fläche verschieden ist, dass es etwas reichlicher mit Becherzelleu versehen ist; eher könnten sie mit den LiEBERKÜHN'schen Krypten im Darme der Säugetbiere verglichen werden. Ich habe leider nicht untersuchen können, wie das Mucosa- epithel im noch nicht trächtigen Uterus aussieht, allein die Wahr- scheinlichkeit spricht dafür, dass es hier einen ähnlichen Bau hat wie bei Squatina; denn die hier untersuchten Stadien haben große Ähnlichkeit mit dem zuletzt genannten Individuum von Squ. aiigelus. In dem Exemplar mit den 20 cm langen Embryonen ist die Abstoßung des Epithels in vollem Gange (Taf. 13 Fig. 18). Es ist ein mehrschichtiges Epithel von demselben Typus wie bei Squatina^ da es, blos nicht so ausgeprägt, Cylinderzellen so- wohl an der Oberfläche als auch an der Basis enthält. Die Zellen der untersten Schicht sitzen dicht neben einander mit runden oder länglichen Kernen. Nach und nach, wie man zu den mittleren Schichten des Epithels gelangt (das untersuchte Exemplar zeigte 6—7 Schichten), werden die Zellen platt, keilen sich unter einander und zwischen die eingestreuten Becherzellen ein und nehmen Formen an, wie die oben pag. 370 von Squatina beschriebenen. Irgend welche ausgeprägte Grenze zwischen ihnen kann ich nicht finden. Gegen die Oberfläche hin verlängern sich die Zellen wieder, so dass sie in der o])ersten Schicht wenigstens eben so hoch wie breit sind. Diese oberste Schicht hat dadurch ein besonderes Interesse, dasS' liier die Umbildungen deutlich werden, die dem Tode und der Ab- stoßung vom Ei)ithel vorausgehen. Es findet sich nämlich hier einej Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 375 ganz ausg-epräg'te Cliromatolyse. Das Chromatiu, das im ruhen- den Kern das g-ewüliuliche feine Netz bildet, schmilzt allmählich zu größeren Klumpen zusammen, die sich der Kernmembran anschmiegen; diese Klumpen färben sich sehr stark und schmelzen bisweilen zu einem einzigen stark gefärbten Klumpen zusammen (Taf. 13 Fig. 19^: die Kernmembran hält sich ziemlich lange, sobald aber die Zelle ausgestoßen worden ist, fällt sie am häufigsten zusammen, und man findet dann die Chromatinklumpen im Protoplasma zerstreut. Gleich- zeitig hiermit gestaltet sich letzteres um: seine Affinität zu sauren Theerfarbstoffen steigert sich, und statt der ursprünglichen feinen Granulation findet man einen schwach blasigen Bau ; ist diese Ände- rung erst eingetreten, so färbt sich das Protoplasma mit Mucikarmin. Hieraus wird ersichtlich, dass zugleich mit der Chromatolyse eine Verseht ei muug vor sich geht. Die Becherzellen im Epithel sind ungestielt oder haben einen gauz kurzen Stiel; der Kern liegt immer an der Basis der Zelle und ist nie in Chromatolyse, wenn die Zelle zusammen mit den umliegenden Epithelzellen abgestoßen wird, nachdem sie ihren Schleim entleert hat; letzterer verhält sich zum Thioniu und Tolu- idinblau wie der entsprechende in den Becherzellen von Squatina. Das Ergebnis dieser Abstoßung von der Oberfläche des Epithels ist eine Masse aus Schleim und den Resten der Epithelzellen: letztere zerfallen nämlich schnell in Fragmente, sobald sie von der Oberfläche des Epithels abgestoßen sind, und wir erhalten so auch bei dieser Species eine Mischung von Albumin und Schleim, deren Function offenbar ist, den Embryo zu ernähren, wenn sein Dotter verbraucht ist. Überall im Epithel findet man Leucocyten auf der Durch- wauderung nach der Oberfläche hin, immer normal, ohne irgend eine von den Umbildungen zu zeigen, die die Leucocyten bei Tnjgoii violacea und MyUobatis aquila erleiden. Das zweite Exemplar bedarf keiner näheren Beschreibung, in- dem es nur das schon beschriebene wiederholt: man sieht immer Epithelzellen, die sich gerade von der Oberfläche der Mucosa ab- lösen; die Becherzellen dagegen sind so gut wie alle ausgestoßen. Wie ich schon oben (pag. 373) bemerkte, muss die Erneuerung des Epithels unter Amitose zu Stande kommen, da ich auch hier keine einzige Mitose gefunden habe. 376 August ßrinkiuaim Mustelus laevis. Diese Art sowie M. vulgaris und nach Alcock (13) Carcharias melanoptei'us und Dussumieri sowie Zygaena Blochii weichen im Bau des Uterus recht von den übrig-eu Species ab : der Uterus ist nicht so massiv wie bei anderen Selachiern. Seine Schichten sind nur ganz lose unter sich verbunden, indem zwischen ihnen größere Hohl- räume voll einer serumartigen Flüssigkeit vorkommen, die wohl hier dieselbe Rolle spielen wie die Lymphgefäße im Uterus der Säugethiere. Leider muss ich mich darauf beschränken, den Bau der Mucosa vor der Placentabilduug zu besprechen, da ich nur über Uteri aus der ersten Zeit der Trächtigkeit habe disponiren können, wo eine Placenta noch nicht vorhanden ist. Das Mucosaepithel ist in diesen Stadien sehr einfach und geht ohne scharfe Grenze in das submucose Gewebe über. Es ist ein mehrschichtiges Plattenepithel, worin man zwei Schichten unterscheiden kann: zu äußerst eine Reihe Zellen, deren flache Kerne stark für Farben empfänglich sind, und wovon oft Partien abgestoßen worden sind, darunter eine 2 — 3fache Schicht mit runden Kernen, die sich normal färben (Tafel 13 Fig. 3ü). Behandelt man dieses Epithel mit Mucikarmin oder Thionin, so findet man nicht so selten in den inneren Zellenschichten zerstreut im Protoplasma Stellen, die theils eine schwach blasige Structur auf- weisen, theils einen charakteristischen Schleimfarbentou angenommen haben; inwiefern hierdurch wirkliche Becherzellen angedeutet werden, oder nur eine ähnliche Verschleimung vorliegt, wie die in den ab- gestoßenen Epithelzellen von Hepfcmchiis (s. oben pag. 375), muss dahingestellt bleiben; denn ich habe diese Gebilde nie deutlich gegen das Protoplasma der Nachbarzellen abgegrenzt gefunden, und auch keine Stelle, wo eine Schleimentleerung nach außen stattfand. Ein Capillarnetz hat die Oberfläche nur an ganz wenigen Stelleu; ver- muthlich besteht es da, wo die spätere Anheftung des Dottersackes stattfindet; die Flüssigkeit, in der die Embryonen liegen, kann daher kaum durch Diffusion aus diesen zerstreuten blutreichen Stellen gelnldet sein, sondern stammt eher aus den obengenannten Lymph-jHohlräumen. Mustelus vulgaris. Da das Ei von Mustelus vulgaris ebenso klein ist, wie das von M. laevis^ und der Embryo, der hier keine Placenta, hat außer dem Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 377 Dotter keine andere Nalirung" erhält, als die in der Uteriuflüssigkeit befindliche, so könnte man erwarten, dass der Uterus durch Secretion oder auf eine andere Weise die nöthige Nahrung lieferte. Es hat sich denn auch erwiesen, dass die UterinflUssigkeit bei M. vulgaris viel mehr feste Restandtheile hat als bei laevis: nach Müller (2 pag. 36) enthielt ein Ei von vulgaris mit einem Embryo von 9 Zoll Länge in den 66,3 Gramm Uterinflüssigkeit 2,02 Gramm feste Bestandtheile, ein Ei von laevis dagegen mit einem 6 Zoll laugen Embryo in der Flüssigkeit von 68 Gramm nur 0,855 Gramm feste Bestand- theile. Wie nun hier mitgetheilt werden soll, ist es mir gelungen, die Gebilde ausfindig zu machen, woher diese besondere Nahrung stammt. Das Mucosaepithel selbst hat einen etwas anderen Bau als bei M. laevis (Taf. 1 3 Fig. 27). Man unterscheidet darin drei Haupt- schichten. Die äußere sieht der entsprechenden bei M. laevis ähnlich, besteht also aus niedrigen Zellen mit flachen Kernen, wobei sowohl die Kerne als auch das Plasma dermaßen empfänglich für Farbstoffe sind, dass man an Präparaten, in denen die übrigen Schichten des Epithels sich normal färben, diese Schicht einen ganz dunklen Contur bilden sieht. Die mittlere Schicht erweckt ein ganz besonderes Interesse, weil sie fast ausschließlich aus LEYDiG'schen Zellen besteht, die im Uterus bei anderen Selachiern nicht gefunden worden sind. Verglichen mit den Becherzelleu in der Mucosa von Squatiiia, Hcptanckus und Acanthias sind diese Zellen sehr klein, so dass man Immersion verwenden muss, um sie näher zu studiren. Am [schönsten dififerenzirt sind sie nach Färbung mit Thionin, wodurch ' der Zellkörper stark roth wird, während der Kern blau ist. Letzterer ist an manchen Stellen rund, an anderen stark lappige; Kern- jtheilungen habe ich nicht gefunden, ebenso keine Zellen mit mehr Uls einem Kern; er färbt sich normal, das Chromatin ist über den ; ganzen Kern gleichmäßig vertheilt; in der Regel liegt er mitten in ier Zelle. Das Zellplasma ist grobblasig und wird, soviel ich sehe, nit Thionin metachromatisch gefärbt, roth mit Mucikarmin; unzweifel- laft enthält es also Mucin oder nahe verwandte Stoffe. Es ist sbensowenig mir wie einem Anderen gelungen, in den Präparaten stellen zu finden, wo man sehen könnte, wie diese Zellen entleert s^erden; erwägt man aber, dass Thionin den Inhalt aller dieser 'eilen metachromatisch färbt, ohne an irgend einer Stelle die Eigen - * Es ist also nur ein besonderer Fall, dass die Kerne in Taf. 13 Fig. 2" usschließlich rundlich sind. MiUlieilungen a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. l(i. 25 i 378 Auf^ust Brinkmann thümliclikeit zu zeigen, die ich oben bei Heptanchus und Squatina beschrieben habe, so wird dies leichter verständlich, indem man so die Gewissheit erhält, dass der Schleim noch nicht reif ist; wahr- scheinlich wird er später mit der ganzen Zelle ausgestoßen (s. List 11). Die innere Schicht endlich sendet theils Ausläufer nach oben unter die LEYWG'schen Zellen hinein, theils bildet sie die Verbindung mit dem Capillarnetz, indem die Zellen Ausläufer senden, die sich zwischen die Zellen des submucösen Bindegewebes einlieilen. Das Capillarnetz ist unter dem Mucosaepithel überall stark entwickelt (s. Taf. 13 Fig. 28). Untersucht man den hintersten Theil des Uterus, indem man die Schichten seiner Wand von ein- ander trennt, was auch an conservirten Exemplaren sehr leicht geht, so findet man zwischen Serosa und äußerer Muskelschicht im Binde- gewebe einen oder zwei eigenthümliche Körper; sie sind 2 — 4 cm lang, Y2 — 3^4 cm breit, hohl wie ein Handschuhfinger, enden vorn blind und stehen hinten durch eine Öffnung am Ende der Uterin- cavität mit dieser in Verbindung. Die Innenseite dieser Divertikel ist mit einem Epithel von ähnlicher Art überzogen, wie bei Hep- tanchus (s. oben pag. 374). Auffällig war an der obersten Zellen- schicht dieses Epithels, dass die Zellen gegen die Oberfläche einen doppelten Contur hatten; an mehreren Präparaten konnte dieser sehr gut Wimperhaaren gleich sehen, da es aber bekanntlich immerhin schwierig ist, zu entscheiden, ob eine Zelle Cilien trägt oder nicht wenn man sich nur an Schnittpräparate halten und keine Maceration des frischen Gewebes vornehmen kann, so möchte ich mich lieber nicht bestimmter äußern. (In Fig. 29 findet man es ebenfalls nur als einen doppelten Contur angegeben.) Die obersten Cylinderzellen sind ziemlich lang; ihr Kern, der oft in der Form variirt, liegt in der Kegel an der Basis; er färbt sich normal. Das Plasma zeigt keine Spur von Secretion, ist ganz feinkörnig und überall gleich. Die Ursache zu den wechselnden Formen der Kerne ist die, dass zwischen den Zellen große Becherzellen liegen; nach ihnen nehmen die anderen Zellen der oberen Schichten ihre Form an. Die Becher- zellen gehören zu dem kurzgestielten Typus von List. Die meisten von ihnen liegen im Epithel so weit nach außen, dass sie mit der Oberfläche durch eine verhältnismäßig recht große Öffnung in Ver- bindung stehen können. Der Inhalt der Becherzelle färbt sich stark wenn auch nicht metachromatisch, durch Thionin, sowie ii gewöhnlicher Weise durch Mucikarmin; er weist die bekannte blasige Structur auf, die an gewissen Stellen zu einer grobkörnigen modi- Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Eochen. 379 flcirt wird. Der Inhalt der Zelle wird durch das Stoma entleert, und man sieht dann den Schleim sich auf der Oberfläche des Epithels über der Mündung der Zelle verbreiten. Zu unterst im Epithel findet sich eine Reihe sehr dichtgestellter Cylinderzellen mit kleinen, läng- lichen Kernen. Von hier aus muss seine Erneuerung vor sich gehen, allein hier ebensowenig wie an anderen Stelleu habe ich eine Mitose finden können. Ab und zu sieht man Leucocyten auf der Wanderung gegen die Oberfläche durch das Epithel. Wir haben in dem eben Mitgetheilten gesehen, wie der Embryo von Mustelus vulgaris durch die LEYDiG'schen Zellen, das Capillar- uetz und die zuletzt beschriebenen Divertikel die Nahrung erhält, die zu seiner vollen Entwickelung erforderlich ist, über das hinaus, was er vom Dotter und der Uteriuflüssigkeit erhält; letztere diffundirt hier unzweifelhaft wie bei M. laevis in das Uteruslumen aus den großen (Lymph-?) Hohlräumen zwischen den Schichten des Uterus. Aeanthias vulgaris. Obgleich eine recht reichliche Literatur über die Geschlechts- theile dieses Thieres vorhanden ist, so ist doch das, was man über die Mucosa uteri findet, im Wesentlichen auf Angaben über das makroskopische Aussehen und die Vascularisation beschränkt. Nach JoH. Müller (2 pag. 52) ist die Mucosa mit Längsreihen von »kleinen, dreieckigen Lappen« besetzt, Leydig (3 pag. 88) dagegen hat sehr entwickelte Papillen gefunden und hebt dies im Gegensatz zur An- gabe von Müller hervor, wobei er aber bemerkt, die von Müller beobachteten Formen finden sich vielleicht im nicht trächtigen Uterus; übrigens sind Beide der Ansicht, dass Papillen und Längs- falten verwandte Gebilde seien, die in einander übergehen können. Von der Papille bemerkt Leydig (pag. 89), sie sei sehr reich an Gefäßen: eine Randarterie mit einer im Verhältnis zu ihrem Durch- messer sehr starken Ringmuskelschicht und einem engmaschigen Gefäßnetze, das zwischen den Zweigen der Randarterie ausgespannt ist; die ganze Papille sei von einem nicht wimpernden Platten- epithel überzogen. Bruch (-t pag. 60) schließt sich an Müller's und Leydig's Auffassung von den Auswüchsen im Uterus an, möchte aber den Umstand, dass die Papillen nur Modificationen von Längsfalten seien, nicht für generell ansehen, da noch nicht hinlänglich viele Beobachtungen darüber vorlägen. 3S0 August Blinkmann Die Vertheilung der Gefäße iu der Papille wird von Trois (6) näher beschrieben. Dieser hat durch doppelte Injection Leydig's große Raudarterie nebst dem feinen Capillarnetze gefunden, das über die ganze Papille ausgespannt ist; letzteres theilt er auf eine mir ganz unverständliche Weise in ein »Rete arterioso« (gerade um die Randarterie herum) und ein »Rete venoso« (in dem Theile der Papille, der in der Schlinge der Arterie ausgespannt ist); denn man wird im Bau der zwei Abtheilungen keinen Unterschied findeu können, und es versteht sich von selbst, dass es unvorsichtig ist, in einem solchen Capillarnetz eine Grenze zwischen dem arteriellen und venösen Theile zu ziehen, da man bei jeder Injection eine andere Grenze erhalten wird, je nach dem Drucke, den man bei der Injection ausübt i. Über die Flüssigkeit innerhalb der polyembryonalen Kapsel im trächtigen Uterus haben wir nur die Analyse von Perugia (8); danach enthält sie: Wasser S8, 75 X, Äther-Auszug 2,58 X, Alkohol- Auszug 2,48^, Albumin 4,27^, Salze 1,87^. Ich habe im Uterus Papillen in allen den Entwickelungsstadien gefunden, die zwischen Müller's »kleinen, dreieckigen Falten« und Leydig's »langen Papillen« liegen; etwas Absolutes über die Größe der Papillen kann man also nicht angeben, nur lässt sich sageu, dass sie durchschnittlich am größten sind in der Mitte der dorsaleu Uterinwand und am kleinsten auf der ventralen Wand; die größten, die ich gesehen habe, waren etwa 6 mm laug und etwa 4 mm breit; 1 TßOis (7) beschreibt auch die Gefäße in den Uterinpapillen von Centrina Salviani. Hier muss man, nach Zeichnungen und Text zu urtheilen, gleichfalls annehmen, dass Verf. sich durch unrichtige Injection habe täuschen lassen, wenn er das Gefäß längs dem Rande der Papille als eine Vene beschreibt; man findet nämlich nirgend in der Literatur eine Stelle, wo ein Randgefäß in einer der vielen Uterinpapillen bei Haien und Rochen, deren Gefäße untersucht wor- den sind, als etwas anderes als eine Arterie beschrieben worden ist, die im Verhältnis zu ihrem Durchmesser eine sehr starke Musculatur hat. Denkt man über die Sache näher nach, so leuchtet es gleich ein, wie unwahrscheinlich es ist, dass eine Vene mit relativ so schwacher Musculatur die Papille ausgespannt erhalten könnte, was ja doch erforderlich ist, wenn das Capillarnetz den vollen Nutzen leisten soll. Verf giebt indessen an, er habe nur ungefärbte (d. h. ohne Kernfärbung) Injectionspräparate studirt, die in Canadabalsam lagen; er bat also keine Präparate gehabt, die den feineren Bau der Papille aufl^lärten, und war daher nicht gegen die Eventualität gesichert, das richtige Gefäß nicht mit der richtigen Farbe injicirt zu haben; dieses Unglück ist ihm aber merkwür- digerweise passirt, und so ergab sich als Folge der einseitigen Untersuchungs- methode ein falsches Resultat. Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 381 die auf der ventralen Seite sind zuweilen ganz rudimentär; zwiselieu den Reihen sind durclischnittlicli 2—3 mm (Taf. 12 Fig. 10). Bei Äcanthias wie bei CentropUorus und Scymnus ist die Papille im Priueip gebaut, wie es Leydig angiebt: über die Randarterie ist ein liaubeufürmiges Capillarnetz ausgespannt, in diesem verlaufen die ab- führenden Venenzweige. Alles wird von einem ziemlieh compacten Biudegewei)e zusammengehalten, und nach außen vom Capillarnetze zieht das Oberflächenepithel hin (Taf. 1 3 Fig. 22). Die Mucosa ist sehr verschieden, je nachdem sie von einem jungen Thiere stammt, das sich in der ersten Trächtigkeit befindet, oder von älteren Thieren, die früher geboren haben. Beim jungen Thiere entspricht sie am meisten der Beschreibung von Joh. Müller: sie trägt niedrige Längsfalten, die mit kleinen dreieckigen Er- höhungen besetzt sind. Die Randarterie liegt hier ungefähr wie ein flacher Strang unter ihrer Oberfläche und zeigt nur Andeutungen von den Schlingen, die sie später als Contur in den Papillen bildet (Taf. 12 Fig. 4). Ein Querschnitt der Mucosa zeigt, dass ihr Epithel aus meh- reren Schichten fast gleich großer Cylinderzellen besteht; diese haben große, runde oder längliche Kerne und nur wenig Plasma; die Zellen liegen in Reihen und werden nur ab und zu von einer Becherzelle unterbrochen. Letztere gehören zu der allgemeinen un- oder kurz- gestielten Form, wie ich sie z. B. oben pag. 375 von Heptanchus beschrieben habe; meist liegen sie mit offenem Stoma gerade in der obersten Schicht des Epithels ; sie kommen so selten vor, dass man auf einem ganzen Papillenquerschnitte nur einzelne auffinden wird. Nur in der ersten Zeit der Trächtigkeit hat das Epithel den erwähnten Bau; denn wenn die Embryoneu eine Größe von 6 — 7 cm erreicht haben und die gemeinschaftliche Kapsel sprengen, so wandern Leucocyten massenhaft in das Epithel ein, und in kurzer Zeit wird dieses, die unterste Schicht von Zellen ausgenommen, ab- gestoßen (Taf. 13 Fig. 20). Weshalb geschieht nun dieses? Der (Trund hierzu kann kaum derselbe sein wie bei Squatina und Hep- tanchfis, wo das Epithel ohne Zweifel ein sehr wesentliches Material zur Ernährung des Embryos bildet; denn untersucht man ältere Thiere, die früher geboren haben, beliebig während der Trächtig- keit, so sieht man immer dasselbe einschichtige Epithel; dieses regenerirt sich also nicht hier wie bei den zwei genannten Gattungen. Der Grund muss eher in einer Art Vorbereitung der Mucosa auf die Ernährung des Embryos gesucht werden, indem die Theile, die besonders zu diesem Zweck in Function treten sollen, dadurch frei- 382 August Brinkmann gemacht werden; durch das Abstoßen des Epithels kommt nämlich das colossal entwickelte Capillarnetz näher zur Oberfläche, und eine Diffusion von Serum wird dadurch bedeutend erleichtert. Ein Querschnitt durch eine Uterinpapille von einem älteren Thiere giebt ein Bild des Epithels (Taf. 13 Fig. 21): es ist, wie gesagt, ein- schichtig, mit verhältnismäßig kleinen länglichen Kernen (Längsachse parallel mit der Oberfläche der Papille); Zellgrenzen sind nur an flachen Schnitten zu sehen, die zeigen, dass die Zellen groß und polygonal sind. Das Plasma ist ganz fein granulirt und zeigt im Übrigen keine besondere Structur. Bemerkenswerth ist die von Perugia (8) erwähnte Thatsache, die ich auch selber controllirt habe, dass das Verschwinden der äußeren Kiemen und die Sprengung der polyembryonalen Kapsel in dieselbe Zeit fällt; hieraus geht hervor, dass diese Kiemen wahr- scheinlich nicht nur zum Athmen dienen, sondern auch die Flüssig- keit in der Kapsel ausnutzen, die nach Perugia ja stark eiweiß- haltig ist. Centrophorus granulosus. JoH. Müller (3 pag. 52) sagt von den Papillen im Uterus dieser Species, dass sie wie bei Acanthias Längsreihen von kleinen drei- eckigen Lappen bilden; das stimmt aber nicht mit dem iiberein, was ich beobachtet habe, weder in frühen, noch in späteren Stadien der Trächtigkeit; denn stets fand ich die Papillen cylindrisch, von etwa 1/2 mm im Durchschnitt und 2 — '.i mm Länge ; ihre Größe ist gleich- mäßiger als bei Acanthias^ so dass man hier nicht wie dort sehr große und ganz kleine Papillen neben einander sitzend findet; sie nimmt aber gegen beide Enden des Uterus ein wenig ab; auch ventral sind die Papillen ein wenig kleiner, aber eine so aus- gei)rägte Verkrüppelung wie bei Ä. und Torpedo (s. unten pag. 384) kommt hier nicht vor (Taf. 12 Fig. 8). Ein Querschnitt der Papille (Taf. 13 Fig. 23) zeigt, dass die Rand- arterie trotz ihrer Geringfügigkeit eine starke Ringmusculatur hat; diese übertrifft verhältnismäßig die Musculatur von u4cft«////«6- au Stärke. Das Bindegewebe ist recht reichlich und enthält eine Centralvene sowie ein ziemlich entwickeltes Cai)illarnetz der Oberfläche. Das Epithel ist einschichtig und hat iFig. 24) dasselbe Aussehen wie bei A.^ nur sind die Kerne durchgehends runder und liegen dichter bei einander. Es bleibt nur noch eine Eigenthümlicbkeit zu erwähnen, die Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 353 weder bei Ä. noch bei Scijmnus vorhanden ist. Betrachtet man einen Schnitt durch eine Papille bei schwächerer Vergrößerung, so be- kommt man den Eindruck, als ob eine doppelte Schicht von Capil- laren unter dem Epithel läge; aber mit Immersionslinsen zeigen sich nur Hohlräume im Bindegewebe zwischen Epithel und Capil- laren, mit Haufen von Leucocyten (Fig. 24); an einigen Stellen sprengen diese Ansammlungen das Epithel der Oberfläche und werden in das Lumen befördert, vielleicht als Bestandtheil der Nährflüssig- keit, worin das Embryo liegt. Seymnus lichia. Nach JoH. Müller (3 pag. 53) ist die Uterusmucosa mit 6' mm langen cylindrischen Papillen besetzt, die in regelmäßigen Längsreihen stehen. In dem Exemplar, das ich zur Untersuchung hatte, waren die Papillen von ähnlicher Länge und hatten eine Breite von Y2 — V4 '^'^j waren in doppelten Längsreihen angeordnet und gleich stark an der Dorsal- und Ventralseite entwickelt (Taf. 12 Fig. 9). Ein Querschnitt der Papille (Taf. 13 Fig. 25) zeigt eine stark entwickelte Randarterie; diese hat jedoch keine so reichliche Ring- musculatur wie bei Äcmithias; da sie so groß ist, so ist das Binde- gewebe, worin sie nebst den Capillaren liegt, auf ein Minimum reducirt. Die centrale Vene reicht nicht weit in die Papille hinein, indem sie gleich an der Basis in viele feine Zweige aufgelöst wird, die mit dem Capillarnetze der Oberfläche in Verbindung treten. Das Epithel der Papille gleicht ganz dem von Äccmthias^ nur sind die Zellen durchgehends größer (Taf. 13 Fig. 26). Die Figuren sind nach Präparaten gezeichnet, die von einem Uterus mit erwachsenen Embryonen stammen; dieser wurde mir von Herrn Dr. R. Gast, Assistenten an der zool. Station in Neapel, zugestellt, und ich danke ihm hierdurch für das Interesse, das er so für meine Arbeit an den Tag legte. Torpedo marmorata und ocellata. John Davy (1) beschreibt den graviden Uterus beider Species und macht zuerst auf den eigenthümlichen Unterschied im makro- skopischen Bau der Mucosa aufmerksam, indem er mittheilt, bei marmorata habe sie Längsfalten, bei ocellata Papillen; zugleich be- spricht er das merkwürdige Factum, dass der Embryo von seiner 384 August Brinkmann Eutstehimg- im befruchteten Ei an, bis er den Uterus verlässt, 2,97 gr mehr als das ganze befruchtete Ei wiegt, obwohl man keine Ver- bindung zwischen ihm und dem Uterus findet; zur Erklärung giebt er an, dass die Flüssigkeit im Uterus außer gewöhnlichem Salz eine Substanz enthalte, wovon der größte Theil Eiweiß sei, und dass diese wahrscheinlich als Nahrung vom Embryo durch die ganze Oberfläche desselben und die äußeren Kiemen aufgenommen werde. JoH. Müller (3 pag. 55) bestätigt die Angabe Davy's über den Bau der Mucosa und das Vorkommnis der NährflUssigkeit. Da der größte Theil meines Materials aus Uteri von diesen zwei Arten be- stand, so gelang es mir eine continuirliche Reihe von theils träch- tigen, thcils nicht trächtigen Uteri zusammenzubringen. Ihre Untersuchung ergab, dass die Auswüchse im Uterus beider Species histologisch sich fast gleich waren; um Wiederholungen zu ver- meiden, erörtere ich sie daher gemeinsam und hebe nur die klei- neren Abweichungen hervor. Vor dem Eintritt der ersten Trächtig- keit bei jungen Thieren ist der Uterus nur sehr wenig entwickelt; bei mttrmoi'ata ist er immer mit Längsfalten besetzt, die nur ganz niedrig (1— li/^mtn) sind; wesentliche Größenunterschiede zwischen den Falten auf der dorsalen und auf der ventralen Seite können während dieser Zeit nicht nachgewiesen werden. Bei ocellata sieht mau gleichfalls Längsfalten >, jedoch tragen diese in recht regel- mäßigen Intervallen kleine Erhöhungen als die Anlage zu den späteren Papillen (Taf. 12 Fig. 3). Das Lumen uteri ist so klein, dass es uns Wunder nehmen muss, wie die großen Eier, die im Ovarium liegen, darin Platz finden. Die Mucosa ist bleich, die Blutzufuhr also noch gering. Während der Träehtigkeit ändert sich das Aussehen der Mucosa recht wesentlich: bei mann, wachsen die dorsalen Längsfalten stark und erreichen hier eine Höhe von etwa 6 mm, wenn die Embryonen etwa 5 Zoll lang sind (Taf. 12 Fig. 6 u. 7), während sie ventral nicht viel größer als früher werden. Ähnliches gilt von ocellata^ nur reducircn sicli die ursprünglichen Längsfalten, worauf die Papillen sitzen, nach und nach (Taf. 1 2 Fig. 5) ; die dorsalen Papillen erreichen 1 Theils aus dieser Ursache, theils weil der histologische Bau sowohl um diese Zeit als auch später bei beiden Tieren gleich ist, muss man die Darstel- lung Redeke's (18 pag. 67 fif.) von Papillen und Längsfalten im Uterus dahin ändern, dass mnrmorata von dem Platze, den sie unter anderen Species mit Längsfalten im Uterus [Galeus canis] hat, entfernt und mit ocellata zusammen- gebracht wird. Histologie, Histogeuese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 385 eine Länge von 7 — 8 mm fast um dieselbe Zeit der Trächtigkeit, wie die Längsfalten von marm. zu ihrem Maximum gelangen (Taf. 12 Fig. 1 n. 2). Die Ursache zu dieser eigenthümlichen Verschieden- heit in der Größe der Papillen bei mehreren Haien und Rochen — Trygon violacea^ T. pastinaca und Myliohatis aquila haben überall im Uterus gleich lange Papillen, bei Acanthias vulgaris^ Torpedo ocellata^ T. mannorata etc. besteht ein auffälliger Größenuntersehied zwischen dem dorsalen und ventralen — ist wahrscheinlich die, dass der Uterus bei den ersteren Species die Embryonen auf allen Seiten ganz dicht umschließt, bei den letzteren hingegen von der Uterinflüssigkeit ^ so gedehnt ist, dass die Embryonen nur ventral liegen und so die dorsalen Papillen keinem Druck aussetzen, so dass diese sich unge- hindert entwickeln können, während die ventralen Papillen im Wach- sen zurückgehalten werden, da wegen des Druckes der Blutzufluss zu einer weiteren Entwickelung nicht stark genug ist. Sobald die Embryonen geboren sind, zieht sich der Uterus zu- sammen, jedoch nimmt die Serosa erst nach und nach ihre frühere Größe wieder an; da nun die Verbindung zwischen dieser und den übrigen Schichten des Uterus nur aus ganz feinem Bindegewebe be- steht, so sieht man, wenn man ein 2 in diesem Stadium öffnet, die Serosa noch in der Größe ausgespannt, die sie vor der Geburt hatte, und voll klarer, serumartiger Flüssigkeit, während der Rest des Uterus wie ein dicker Strang in der Mitte der Serosacavität liegt; nur langsam zieht sich die Serosa zusammen und umschließt erst kurz vor der nächsten Trächtigkeit wieder dicht den contrahirten Uterus 2. 1 Dies ist sehr deutlich, Avenn man nach Unterbindung von Oviduct und Cloake bei einer Torpedo den so geschlossenen Uterus herausnimmt iind in die natürliche Stellung mit der Dorsalseite aufwärts versetzt; in den späteren Stadien der Trächtigkeit ist die Uteruswand dann so stark dilatirt, dass sie ganz durchsichtig ist und der Beobachtung der stark blutgefiillten Papillen, die von der Dorsalseite frei herabhängen, keine Hindernisse in den Weg legt. ~ Eine nähere Besprechung der Schichten im Uterus einer Torpedo dürfte vielleicht hier am Platze sein, um das Verständnis für die obenerwähnten merk- würdigen Verhältnisse nach der Geburt zu erleichtern. Im Bau gleicht er am nächsten dem doppelten Uterus verschiedener Säugethiere, jedoch ist die Ordnung der Schichten etwas verschieden. Nach Kölliker (24 pag. 568) besteht dieser aus der Mucosa, inneren Ringmuskelschicht, äußeren Längsmuskelschicht und da- zwischen einer Schicht Bindegewebe mit den Hauptstämmen der Uteringefäße; bei Torpedo dagegen liegt zu innerst die Mucosa mit der schwachen Muscularis mucosae, dann die dicke Ringmuskelschicht, von jener durch ein geringes submucöses Binde- gewebe getrennt; in dieser Ringmuskelschicht verlaufen die Muskelbündel alle 386 Ansjrust Brinkmann Nach der Geburt werden Papillen und Längsfalten zwar reducirt — sie haben, wenn die neue Trächtigkeit eintritt, dorsal nur eine Länge oder Höhe von 2 — 2^2 mm — jedoch nicht so stark, dass man nicht zwischen ihnen und den Papillen oder Längsfalten eines jung- fräulichen Uterus unterscheiden könnte. Alle Stadien der Trächtig- keit hier zu erwähnen, über die ich verfügt habe, würde zu weit führen, ich habe deshalb eine Reihe Stadien ausgewählt, die alles das zeigen, was für die Änderungen der Papille während, vor und nach der Trächtigkeit charakteristisch ist, nämlich: 1. Stadium: der jungfräuliche Uterus gerade vor der ersten Trächtigkeit. 2. Stadium : Uterus, nachdem die Eier in denselben einge- treten sind. „ mit Embryonen von 1—2 mm Länge. Erste Träch- tigkeit 3. Stadium: 4. Stadium: 5. Stadium: 6. Stadium: V2— 1 cm 4— 5V4 „ „ nach Beendigung der Trächtigkeit. Die übrigen bilden die Übergänge und sollen hier berück- sichtigt werden, wenn es von irgend welcher Bedeutung sein wird, das 4., 5. und 6. Stadium zeigen dasselbe wie die Papillen in einer späteren Trächtigkeit. senkrecht auf der Längsachse des Uterus, während die Bündel, die in derselben Ebene liegen, sich kreuzen und eine Art Flechtwerk bilden. Demnächst lolgt eine Schicht Längsmusculatur, ebenso stark entwickelt und dicht an der Eing- musculatur liegend; an einigen Stellen treten in die Schicht die Arterien- und Venenstämme senkrecht ein; sie kommen aus den Uterinhauptgefäßen, die in dem Bindegewebe liegen, das dem entspricht, das bei den Säugethieren zwischen den zwei stärksten Muskelschichten liegt. Dieses Bindegewebe ist sehr fein und kann sich, nach dem Aussehen des Uterus nach der Geburt zu schließen, stark dehnen. Die Serosa endlich kommt in mehreren Hinsichten der des Uterus von Aflfe und Mensch gleich: sie enthält eine Schicht von Längs- muskelfäden, die von der äußeren Längsmuskelschicht zu stammen scheinen; die Muskelbündel liegen in einer recht compacten Schicht aus ringförmigen Bindegcwebebündeln. die trotz ihrer großen Ähnlichkeit mit elastischem Ge- webe von Orcein oder Kesorcin-Fuchsin nicht gefärbt wird. Hieraus ersieht man, dass eben das, was den Uterus von Tor2)edo und den doppelten der Säuge- thiere von einander trennt, nämlich dass die Bindegewebeschicht mit den Ge- fäßen außerhalb der Hauptmasse der Musculatur liegt, die bequeme Weise möglich macht, in der sich der Uterus nach der Geburt coutrahirt; von welcher Bedeutung dies aber für das Thier sein kann, ist mir nicht klar und kann wohl nur durch ein vergleichendes Studium der Uteri vieler Selachier ermittelt werden. Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 387 Erstes Stadium. Taf. 13 Fig. 33 gieht ein Bild vom feineren Bau der Längsfalte bei T. marmorata. Diese sieht in hohem Grade einer Papille in dem entsprechenden Stadium bei Trygon violacea ähn- lich (s. unten pag. 395) ; das Epithel hat Anlagen zu Drüsen in den Maschen zwischen den Capillaren der Oberfläche zu bilden ange- fangen, indem seine Zellen sich hier verlängern und das Binde- gewebe verdrängen; die Kerne sind groß, färben sich normal und zeigen immer einen oder mehrere größere Chromatinkörper, die sich stark färben; das Plasma ist feinkörnig und nimmt nicht den eigen- thümlichen Farbenton mit mucinfärbenden Mitteln an wie die Epithel- zellen bei Trygon in demselben Stadium. Das centrale Bindegewebe der Längsfalte ist noch recht reichlich zugegen, da sich das Capil- larnetz noch nicht entwickelt hat ; dies ist wahrscheinlich vom Blut- drucke abhängig, denn die Entwickelung fällt mit dem Steigen des Blutdruckes zusammen, nachdem die Eier in den Uterus hineinge- langt sind. In diesem Stadium sind die Papillen bei T. ocellata genau so gebaut, und die Papillen und Längsfalten bleiben auf der ventralen Seite des Uterus die ganze Trächtigkeit hindurch auf dieser Stufe stehen. Zweites Stadium. Die Eier sind nun in den Uterus hinein- getreten; auf Grund des gleichzeitig anfangenden größeren Blut- druckes in den Uterusgefäßen ändert sich der Bau der Papillen, die epithelialen Einstülpungen in den Maschen des Capillarnetzes (Taf. 13 Fig. 34) nehmen zwar an Größe zu, sind aber immer massiv und haben noch keine Function; Kerne und Plasma des Epithels sind genau wie im ersten Stadium. Drittes Stadium. Der erhöhte Blutdruck dehnt die Papille weiter aus, und so entsteht ein Lumen in den massiven Drüsen- anlagen, indem sich von außen gegen die Basis der Anlage ein Hohlraum bildet; Taf 13 Fig. 35 zeigt einen Längsschnitt durch eine solche Drüsenanlage; die merkwürdig unebene Innenfläche der Drüse macht den Eindruck von einer Sprengung, die stattfindet, indem der Zusammenhang zwischen den Zellen in der Mitte der Drüsenanlage nicht so bedeutend ist wie äußerlich an den Seiten. Das Plasma der Drüsenzelleu ist fein granulirt, und man sieht keine deutlichen Zellgrenzen; die Kerne haben denselben Bau wie früher und liegen dicht bei einander. Viertes Stadium. Dieses Stadium hat sein ganz besonderes Interesse, weil es im Bau mit dem zusammenfällt, was man gerade vor der Trächtigkeit bei älteren Thieren findet ; die Reductiou nach 388 August Brinkinann der (iebuvt geht also hierauf zurück. Taf. 14 Fig. 38 zeigt, wie das Lumen der Drüse nicht melir umgekehrt kegelförmig, sondern au der Basis ebenso weit ist wie an der Mündung. Es muss als sicher betrachtet werden, dass die Zellenmasse sich von jetzt an bis zum Aufhören der Trächtigkeit nicht vermehrt (vergi. Taf. 13 Fig. 33—35, Taf. 14 Fig. 38—43); man sieht daher, wie die Kerne auseinanderrücken; ihre Structur ändert sich nicht; dagegen lässt sich im Plasma eine Anordnung der Granula wahrnehmen, die bei schwächerer Vergrößerung als ein Längsstreifen erscheint; icli komme später hierauf zurück, da seine Bedeutung in diesem Stadium nicht klar wird. Fünftes Stadium. Die Papillen wachsen mehr und mehr in die Länge und Breite, die Längsfalten in die Höhe, bis sie gerade vor Anfang der Secretion ihr Maximum erreicht haben. Taf. 14 Fig. 45 zeigt einen Schnitt durch eine Papille aus diesem Sta- dium; auffällig ist die mächtige Entwickeluug des Capillarnetzes im Vergleich mit Stadium 1 : aus dem ursprünglich einschichtigen Netze sind Äste in die Höhe geschossen, die sich verbunden haben, so dass wir hier 2—3 Schichten von Capillaren über einander haben; alle sind sie stark voll Blut. Bei T. marmorata ist das Verhältnis dasselbe (Taf. 14 Fig. 46). Hätte man dies Präparat allein vor sich, ohne etwas zu den Änderungen zu kennen, die das Epithel erlitten hat, ehe es diese Gestalt annahm, so würde man kaum die Vertiefungen zwischen den Capillaren Drüsen nennen, da sie an keine der gebräuchlichen Drüsenformen erinnern; das Ganze müsste als ein einschichtiges secernirendes Oberflächenepithel be- trachtet werden, indem kein Unterschied zwischen dem in der Tiefe und dem an der Oberfläche liegenden erwiesen werden kann. Seine secretorische Wirksamkeit ist nicht so ausgeprägt wie bei Trygon und Mijliobatis (s. unten pag. 395), indem sie erst spät anfängt und schon aufhört, ehe die Trächtigkeit vorüber ist. Es könnte merkwürdig erscheinen, dass ich das 5. Stadium nicht in mehrere getheilt habe, da es ja über einen großen Theil der Trächtigkeit reicht. Der Grund dazu ist einfach der, dass ich den Bau des Epithels theils gerade vor, theils während der Secretion am liel)Steu zusammen behandeln möchte. Taf. 14 Fig. 39 zeigt einen Längsschnitt durch eine dorsale Längsfalte parallel mit der Oberfläche der Mucosa'. Das Epithel 1 An der in der Abbildung wiedergegebenen Stelle des Präparates ist das Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 389 ist durch eine auflfiillig geringe Anzahl Kerne ausgezeichnet; hier- nach zu urtheilen müssten die Zellen verhältnismäßig groß sein; darüber geben jedoch Schuittpräparate keinen Aufschluss, da man die Zellgrenzen nicht deutlich sehen kann; man wird daher über- rascht, wenn man an Oberflächenpräparaten (mit Silbernitrat -f- Sal- petersäure behandelt) die Epithelzellen ziemlich klein findet — nach den durch die Behandlung hervorgetretenen Zellgrenzen zu urtheilen ; unglücklicherweise hatte ich, als ich die Silberpräparate machte, das erwähnte Schnittbild noch nicht gesehen und deshalb nicht daran gedacht, dass eine Kernfärbung nebst der Silberbehandlung von besonderem Interesse sein könnte als Zeugnis von der einzigen natürlichen Erklärung des besprochenen Phänomens, nämlich dass unter den kernführenden Epithelzellen kernlose Zellenkörper zer- streut liegen müssen, deren Structur (das zeigt das Schnittbild) von der der kernführenden Zellen nicht abweicht — es muss daher als eine nicht vollauf bewiesene Hypothese hingestellt werden. Der Bau des Kernes ist immer derselbe, dagegen zeigt das Plasma in noch höherem Grade als im 4. Stadium einen Streifen. Taf. 14 Fig. 40 zeigt einige Epithelzellen mit Immersion Ap. 1/127 aber die Streifung löst sich dann in größere und kleinere Granula auf, die in Längsreihen liegen; zugleich werden die Zellgrenzen schwach sichtbar; völlig entsprechende Bilder wird man finden, wenn man T. ocellata in demselben Stadium untersucht, nur sind die Epi- thelzellen in der Regel eine Kleinigkeit niedriger. Diese Granula färben sich mit vielen Farbstoffen, z. B. Safranin, Dahlia und Eisen- hämatoxylin. Taf. 14 Fig. 41 zeigt ein kleines Stück einer Papille von T. ocellata., mit Hermann's Gemisch behandelt und mit Safranin gefärbt. Die Secretion hat angefangen; dies wird besonders daraus ersicht- lich, dass sich etwas Fett eingelagert hat, das besonders an einigen Stellen im Plasma stark aufzutreten scheint, namentlich wenn kein Kern in der Nähe liegt; vielleicht sind also die kernlosen Zell- körper hier Ablagerungsstellen für Fett'. Taf. 14 Fig. 42 zeigt Epithelzellen in Secretion von einem Bindegewebe nur schwach; dies variirt etwas, so dass man die Entwickelung des Bindegewebes an einer Stelle nicht als Norm der übrigen Entwickelung in der Längsfalte betrachten darf. 1 Das würde allerdings der allgemeinen Annahme widerstreiten, dass der Kern in einer Drüsenzelle eine wichtige Rolle bei der Secretion spiele, indessen ist es meiner Ansicht nach die einzige Erklärung des angegebenen Verhaltens. 390 August Biiükmaun etwas späteren Stadium als Fig. 41 ; man sieht, wie die Fettein- lagerung jetzt stärker ist. Fig. 43 beweist, dass die Fetteinlagerung auch in dem Theile des Epithels stattfindet, der über die Rand- arterie ausgespannt ist. Wie kommt nun dieses Fett in die Zelle? Offenbar nicht so, wie unten (pag. 396) von Tnjgon violacea angegeben: dazu ist das Vorkommen der Leucocyten im Epithelium zu selten (s. Fig. 39), das Fett kann demnach nur von der Capillarschicht herrühren, durch deren dünne Wände es in die Zellen kommt. Um das Verhältnis der Kerne zu den Farbstoffen zu unter- suchen, behandelte ich die in Sublimat fixirten Papillen von dem- selben Uterus, aus dem die Präparate zu Fig. 42 und 43 stammen, mit Thionin und Ehrlich's Triacid; es gelang nicht, denselben Unterschied in der Tingibilität der Kerne darzuthun, den ich bei Trygoii (unten pag. 397) und Myliohatis (pag. 402) gefunden habe, indem die Kerne gleichmäßig für den Farbstoff empfänglich waren. Durch Untersuchung des Plasmas in denselben Präparaten fand ich gegen Erwartung keine Vacuolen da, wo das Fett gelegen hatte; es sah also aus, als wären das nicht Fetttropfen, was ich in den osmirten Präparaten vor mir gehabt hatte, sondern Ablagerungen dieses Stoffes um Theile des Plasma; dieses führte mich unwillkür- lich auf die Beschreibung Altmann's von der normalen Fettresorp- tion und die ähnlichen Verhältnisse, die Fibiger (23) bei der Fett- degeneration vorgefunden hat. Um zur Klarheit über diese Frage zu kommen, versuchte ich an einem Präparat, das in Hermann's Gemisch fixirt und mit Safranin gefärbt war, das osmirte Fett auf- zulösen; dies gelang durch Behandlung mit Terpentinöl ^ ; das Prä- parat wurde dann im Terpentinöl untersucht, und es zeigte sich, dass alles Fett aufgelöst war, und dass außer den mit Safranin ge- färbten Granula ungefärbte an der Stelle des Fettes lagen; hier- durch war also festgestellt, dass das Fett, wenn es in einer oder der anderen Form in die Zelle gelangt ist, von den größeren Gra- nula besonders angezogen, gesammelt und zuletzt um sie herum abgelagert w4rd. Wie dieses Fett in das Lumen ausgestoßen wird, ist mir räthsel- haft, denn ich habe weder auf der Oberfläche der Zelle ausgetre- * Das Präparat wurde in einem Tubus mit Terpentinöl 24 Stunden auf den Thermostat gestellt; leider litt die Haltbarkeit und Stärke der Farbe bedeutend darunter. Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 391 tenes Fett noch irgend eine Zelle vom Epithel losgelöst gefunden; allein, dass es austritt, ist sicher, denn schüttelt man ein wenig Uteriu- secret mit Sudan III, so findet man schön gefärbte Fetttropfen darin. Diese Fettbildung wird fortgesetzt, bis der Embryo eine Größe von etwa 71/2—8 cm erreicht hat, sie hört dann langsam auf, und das Epithel spielt offenbar jetzt eine kleinere Rolle bei der Ernährung des Embryos; das Capillarnetz entwickelt sich noch stärker, und am Schlüsse der Trächtigkeit ist dieses sicher der wesentlichste Factor bei der Eruährtmg, abgesehen davon, dass es mit der Athmung und den damit verknüpften Processen zu schaffen hat; ich nehme z. B. an, dass es bei der Beiseiteschaffung der Producte des Stoffwechsels thätig ist. Sechstes Stadium. Sobald die Trächtigkeit aufgehört hat, nimmt die Blutzufuhr ab, die Capillaren reduciren sich in kurzer Zeit bis auf die Schicht an der Oberfläche (Taf. 14 Fig. 44), und die ganze Papille zieht sich wie ein Gummiballon zusammen, aus dem die Luft entlassen wird. Das Epithel ändert sich auch: die Streifung, die schon vor der Geburt, nachdem die Secretion aufge- hört hatte, weniger deutlich geworden war, ist ganz verschwunden, und das Plasma zeigt nur feine Granulationen. Die Grenze zwischen Epithel und subepithelialen Geweben ist nicht so deutlich wie früher (in der Figur ist sie etwas schärfer dargestellt). Die bei den anderen Species so gewöhnliche Leucocyteninvasion und die damit ver- bundene Histolyse, wie sie Alcock (15) z. B. für Trijgon ivalga be- schreibt, finden sich hier nicht. Außer den schon erwähnten Gebilden liegen unter den Papillen oder Längsfalten Drüsen, die ein mucinhaltiges Secret liefern; ich muss mich darauf beschränken, dies mitzutheilen, und gehe nicht näher darauf ein, da ich über die Einzelheiten ihrer Structur und Thätigkeit nicht im Klaren bin. Trygon violacea und Myliobatis aquila. Vom Bau der Mucosa uteri bei diesen Species wissen wir aus der Literatur nur sehr wenig, indem sich, soviel ich sehe, nur bei Leydig (3) die Notiz findet, T. violacea habe einen Uterus mit langen wohl entwickelten Papillen. Ferner beschreibt Trois (7) kurz die Gefäße in den Uterinpapillen von M. aquila; er findet in der Papille eine Rand- und eine Centralarterie ; letztere theilt sich in der halben 392 August Biiukiüanu Hölle der Papille gabelförmig und anastomosirt dureli die zwei Äste mit ersterer. Zugleich verzweigt sich eine Centralveue in der Papille und steht durch ein Capillarnetz der Oberfläche mit dem arteriellen .System in Verbindung. Dagegen existiren von Species, die den beiden hier beschriebeneu nahe stehen, viele Beobachtungen: so von Bruch (4) über Pteroplataca altavela; von Wood-Mason und Alcock (13 — 17) über Trygon ivalga, Bleekeri, Pteroplataea micrura und M. Nieuhof/i, sowie schließlich von Eedeke (18) über T. pastinaca. Bruch theilt von Pteroplataea altavela mit, dass ihre 1 — 2 cm langen und 1 — 1 V2 D^m breiten Papillen im Uterus so dicht sitzen, dass man seine Oberfläche nicht sehen könne; die Papillen seien größtentbeils gefaßführend; man finde in ihnen die gewöhnliche Anordnung einer Kandarterie, einer Centralveue und eines Ober- flächencapillarnetzes , wodurch diese communiciren ; er nimmt au, dass der Embryo bis zur vollen Entwickelung seine Nahrung aus diesen Gefäßen erhalte. Die für diese Untersuchung wichtigsten Mittheilungen stehen in den eben genannten Arbeiten von Alcock und von Alcock & Wood-Masox. Man findet darin außer einer histologischen Be- schreibung der Uterinpapillen Angaben über die Natur des Uterin- secretes und für Pteroplataea micrura auch die bestimmte Angabe da- rüber, wie dieses Secret dem Embryo zu Gute kommt. Was das makroskopische Aussehen der Papillen betrifft, so ist es in den Hauptzügen bei allen Species dasselbe: am stärksten ent- wickelt sind sie in den späteren Stadien der Trächtigkeit ; die größte Länge erreichen sie um diese Zeit bei Pt. micrura^ wo sie in den zwei Bündeln, die in die Spritzlöcher des Embryos hineinhangen (s. unten pag. 394), eine Länge von 18 — 20 mm und eine Breite von unge- fähr 1,4 mm erreichen. Bei dieser Species kommt es auch zur Degeneration der übrigen Papillen, so dass die Function als Nähr- organ für den Embryo während seines Aufenthaltes im Uterus speciell diesen beiden sarkeu Papillenbündeln zufällt. Der feinere Bau der Papillen ist im Wesentlichen ebenfalls bei allen Species derselbe. Das Gefäßsystem besteht wie in den Uterin- papillen der meisten anderen Selachier aus der gewöhnlichen Rand- arterie, der Centralveue und dem Capillarnetz der Oberfläche. In den Maschen dieses Netzes nun findet man die epithelialen Umstülpungeu, die die Drüsen bilden, aus denen die geformten Bestandtheile der Uterinmilch stammen. Diese Drüsen sind an der Basis der Papille bei allen Formen einfache rohrförmige Umstülpungen, werden aber gegen Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 393 das distale Ende der Papille meist zwei- oder melirästig-, so dass mau in jeder Masehe des Capillaruetzes eine gemeinscliaftliclie Mündung- erhält, worin die einzelnen Drüsenröhren sich öffnen. Von den Drüsen bei Pt. micrura heißt es, sie seien »von demselben Typus wie die LiEBERKÜiiN'schen Drüsen oder eher wie die Magen- drüsen beim Menschen«, indessen führt, nach der Zeichnung und Be- schreibung zu urtheileu, dieser Vergleich recht irre. Im basalen Teil der Drüsen sind die Zellen lang-, sie werden kürzer auf dem Wege nach der Drüsenmünduug und gehen hier gleichmäßig in ein gewöhnliches niedriges Cylinderepithel über. Die Kerne sind bei allen Species groß und ruud, liegen an der Basis der Zellen und färben sich stark mit Karmin; letzteres gilt auch vom basalen Theil des Plasma der Drüsenzellen von Pt. micrura^ welcher Theil, wie die Verfasser annehmen, den Hauptsitz der Öe- cretion bildet. Bei deu übrigen Species färbt sich das feinkörnige Plasma in deu Drüsenzellen mit Karmin nur schwach. Bei Trygon BleeJx-en', Pt. micrura und M. Nieuhofii sind die Papillen mit einem einschichtigen Cylinderepithel bekleidet; dies ist nicht der Fall bei T. ivalga, denn hier besteht das Epithel aus einer äußeren Schicht flacher Zellen und einer inneren Schicht Cylinder- zellen; nur die letzteren bilden durch Einstülpung die Drüsen der Papille. Außer diesen Angaben über das, Avas man den normalen Bau der Papillendrüsen nennen könnte, liegen Bemerkungen über ihr Aussehen theils am Anfange der Trächtigkeit, theils gerade nach deren Beendigung vor. Im letzteren Falle sahen Verff. die Drüsen bei Trygoii icalga degeneriren und zugleich viele Leucocyteu einwandern; letztere sollen (15 pag. ä65) einen Theil des degene- rirten Drüsengewebes resorbiren, so dass nur ein massiver Rest (der basale Theil der Drüse) im Bindegewebe der Papille übrig bleibt, während die Verbindung mit dem Epithel der Oberfläche ab- gebrochen werde; besagte Reste verbänden sich dann bei der folgen- den Trächtigkeit wieder mit dem Epithel der Oberfläche, indem dieses sich einstülpte und mit ihnen zusammenwuchs; diese neuen Drüsenan- lagen waren während der ersten Zeit massiv. Bei Pteroplataea micrura war der Bau der Papille zu Anfang der Trächtigkeit ebenso, nur findet sich hier, wie früher erwähnt, an der Oberfläche ein einschichtiges Epithel; dieses verbindet sich durch Einstülpung mit den Zellhaufeu, die im Bindegewebe der Papille als Reste der Drüsen von der voraus- gehenden Trächtigkeit liegen, aber hier nicht immer massiv sind, sondern oft einen Rest des früheren Lumens bewahrt haben. Mittlieilungeii a. d. Z&ol. Station zu Neapel. Bd. 16. 26 394 August Brinkmann Das Secret lassen Ver ff. bei Pt. micrura^ My. Nieiihofii imcl Tr. Bleehrri aus einer Flüssigkeit bestehen, die dünnem Eiter ähn- lich sieht und Granula sowie Leucocyten^ suspendirt enthält. Bei T?'. Bl. soll es Albumin und Fett enthalten. Nach den Abbildungen der Verff. und der späteren Beobachtung Redekes von ähnlichen Verhältnissen bei Tr. pastinaca kann es als sicher gelten, dass das Secret aus den Uterinpapillen bei Pt. in den Embryo durch dessen Spritzlöcher gelangt, weil die secernirenden Papillen in diese hineinhängen. Redeke (18) fand nämlich zwar bei Tr. pastinaca nicht den starken Unterschied in der Größe der Papillen, wie ihn Alcock von Pt. micrura angegeben hatte, stützt aber die Beobachtung Alcock's, dass die Papillen in die Spritz- löcher des Embryos hineinhängen, durch seine Mittheilung, dass er dasselbe bei Tr. p. gesehen habe. Hier sind die Uterinpapillen voll kurzer tubulöser Drüsen, deren Bau indessen Redekc nicht näher erörtert. Trygon violacea. Aus der obigen Übersicht wird man entnehmen können, dass Trygon violacea eine der Species sein musste, von deren Untersuchung ich mir nicht wenig versprach, indem ich hier sicher ähnliche drUseu- führende Papillen zu treffen hoffte, wie bei Alcock's Trygoniden. Dies traf denn auch ein. Das Ei von Tr. violacea ist nur klein, kaum größer als eine große Haselnuss, der Dotter demgemäß gering und schon verbraucht, wenn der Embryo erst 11- — 12 cm lang ist. Gleichzeitig hiermit oder vielleicht etwas früher fängt die Secretion aus den Uterin- drUsen an, und so entsteht eine dickflüssige Art von Milch, die dem Embryo zur Nahrung dient, bis er den Uterus verlässt. Im genann- ten Stadium der Trächtigkeit haben die Papillen durchschnittlich eine Länge von 13—15 mm, eine Breite von 1,5 — 2 mm in der oberen Hälfte sowie eine minimale Breite (senkrecht auf der eben genannten) von 0,25—0,3 mm; sie sind also ganz flach und nur aus- nahmsweise vcrzw^eigt; sie sitzen so dicht, dass man ihre ursprüng- liche Anordnung in Längsreihen nur erblickt, wenn man den vor- dersten oder hintersten Theil des Uterus sehr sorgfältig untersucht (Taf. 12 Fig. 11). * Dieselbe MischuDg wiesen sie im Spiraldarme der Embryonen von Pt. und Mif. nach. Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 395 Ein Querschnitt durch eine solche Papille (Taf. 14 Fig. 50) zeigt, (lass sie aus Blutg-efäßen, einer geringen Menge Bindegewebes und den stark entwickelten Drüsen besteht, die auf den Flächen der Papille ausmünden. Sie liegen so dicht, dass sie nur durch die Capillaren und eine Tunica propria getrennt werden, die so dünn ist, dass man sie in ihrer vollen Ausdehnung nur beobachten kann, wenn die Drüsen während der Fixation eingeschrumpft sind und sich deshalb von ihr losgelöst haben. In der unteren Abtheilung der Papille sind die Drüsen zumeist unverzweigt, während man auf dem Wege nach dem oberen Theile oft zweiästige, bisweilen sogar dreiästige antrifft. Zu äußerst gegen die Oberfläche der Papille sieht man die 50- -60 1^1 breiten Drüsenmündungen; diese, die nur ein erweiterter Theil der eigentlichen Drüsenröhre sind, verengern sich schnell, und am Boden der Verengerung mündet dann der enge Theil des Drüsen- rohres aus; ihr Lumen ist sehr schmal, kurz, und seine halbe Länge wird von den Bodenzellen ausgemacht, die lang und oben schmal sind und mit einer etwas breiteren Basis aufsitzen; im Übrigen haben diese Zellen, was Kern und Plasma betrifft, denselben Bau wie die übrigen DrUseuzellen. Wünscht mau diese Drüsen einem eingehenderen Studium zu unterwerfen, so macht man am besten aus den Papillen Flächen- schnitte, also Querschnitte der Drüsenröhre, und zwar von nur 3^2 — 5 /< Dicke, da man sonst leicht mehrere Zellenschichten über einander erhält, was die Deutung der Präparate ungemein erschwert. Das Drüsenrohr enthält nur eine Schicht großer, deutlich be- grenzter Zellen mit breiter Basis; der Theil der Zelle gegen das Lumen der Drüse hin ist kuppeiförmig. Eine scharfe Grenze zwischen den Drüsenzellen und dem Epithel der Oberfläche be- steht nicht, nur werden sie gegen die Oberfläche kürzer, so dass man im Übergänge zu ihr und auf ihr ein Epithel findet, das meist aus kubischen Zellen besteht. Die Secretion findet sowohl von hier aus statt, als auch aus dem Drüsenrohre; meines Erach- tens liefern beide Zellenarten dasselbe Secret. Man würde daher der Wirklichkeit vielleicht näher kommen, wenn man diese Gebilde nicht als Drüsen, sondern als Krypten bezeichnete. Die Kerne sind groß, rund oder oval, färben sich stark mit allen Kernfärbemitteln und liegen in der Regel näher an der Ober- fläche der Zelle als au der Basis. Das Plasma ist fein granulirt, aber die Körner sind hier nicht wie bei Torpedo in Reihen geordnet. Außer dem feinkörnigen Plasma enthalten die fungirenden Drüsen- 26* 396 August Brinkmann Zellen eine Menge Fetttropfen von verschiedener Größe, die be- sonders zwischen dem Kern und der Oberfläche der Zelle liegen, jedoch nicht so, dass von einer bestimmten Zone die Rede sein könnte; denn an einzelnen Stellen liegen sie auch im basalen Theile der Zellen. Dass dieses Fett einen Theil des Secretes ausmacht, ist sicher, die Frage ist nur, wie bildet es sich in der Drüseuzelle und wie gelangt es in das Lumen der Drüse? Dass eine directe Umbildung des Protoplasmas der Zelle statt- finde, war von vornherein recht unwahrscheinlich, da eine der neuesten Untersuchungen über Fettbildung (23) nachgewiesen hat, dass Fett in dieser Weise kaum entstehen könne; es darf also nur davon die Rede sein, dass es in irgend einer Form von außen her der Zelle zugeführt werde, in diesem Falle also durch das feine Capillar- netz, das die Drüse umgiebt; denn trotz aller Mühe ist es mir nicht gelungen, irgend welche Spur von einem Lymphgefäßsystem aus- findig zu machen. Ich war denn auch eine Zeit lang recht unsicher, bis ich an dünnen Schnitten durch die Drüsen ^in Hermanns Gemisch fixirt und mit Safranin nach Babes gefärbt) auf ein häufig vor- kommendes Phänomen aufmerksam wurde, nämlich eine Einwanderung und Umbildung größerer Mengen Leucocyten in den Drüsenzellen. In den Figuren 47, 48, 51 — 63 der Taf. 14 habe ich versucht, dieses Verhältnis wiederzugeben. Die Leucocyten, die reichlich in den Capillaren vorkommen, legen sich dicht an deren Wände, dringen hindurch ^ und in den basalen Theil der Drüsenzellen ; diese Lage ist die gewöhnlichere und kann fast in jedem Drüsenquerschnitt be- obachtet werden, aber zugleich findet man Leucocyten, die noch weiter vorgedrungen sind und im obersten Theil der Drüseuzelle zwischen Kern und Oberfläche liegen. Man sieht da den oder (wie in Fig. 52) die Leucocyten in einem kleinen Hohlraum in der Zelle; sie sind ganz normal; der Hohlraum ist durch keinerlei Membran vom Plasma der Drüsenzelle getrennt. Die ersten Zeichen der Veränderung im Leucocyten zeigen sich im Kerne, indem dieser sich erst stärker färbt, als es sonst der Fall ist, und seine runde Form verliert; dieses ist der Anfang zu einer Chromatolyse, die zur Anhäufung des Chromatins in einem * Das Stadium selbst, wo ein Leueocyt noch in der Capillarwand steckt, habe ich nur ein Mal mit Sicherheit gesehen. Die Ursache hierzu ist wohl darin zu sucheu. dass selbst Fi.e.mmings und Hermanns Gemisch nicht rasch genug fixiren. Man sieht aber oft Leucocyten so liegen, dass mau aunehmeu muss, sie seien eben durch die Capillarwand hindurchgekommen. 4 Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 397 oder zwei größeren Klumpen (Fig. 53 u. 54) führt. Ist dies ein- getreten, so fangen die Änderungen im Plasma an, indem sich kleine Fetttropfen ausscheiden; diese legen sich um den Kernrest (Fig. 55 — 57), schmelzen nach und nach zusammen, neue kommen hinzu, und zu- letzt ist der ganze Leucocyt damit gefüllt, so dass man darin nur noch die vielen Fetttropfen (Fig. 58) sieht; schließlich birst der Leucocyt, und das Fett nebst den Leucocytenresten geräth ins Plasma der Drüsenzelle (Fig. 59). ^ Das Fett stammt wahrscheinlich vom Lecithin der Leucocyten her, das umgebildet wird, wenn er der Ein- wirkung der Drüsenzelle unterliegt (vergi. 24). Dieser Process wiederholt sich vielleicht mehrmals in jeder Drüsenzelle, die dadurch mit Fett angefüllt wird (Fig. 60); sie löst sich daim von den Nachbarzellen und wird ins Lumen der Drüse geschafft, während eine der Nachbarzellen an ihre Stelle tritt (Fig. 61—63). Es wurde oben gesagt, dass die Umltildung der Leucocyten von der Drüsenzelle ausgehe; in der That gelang es mir, Spuren einer Umbildung in der Drüsenzelle selbst nachzuweisen. Wie man aus Analogie mit vielen anderen Fällen erwarten konnte, musste der Kern hierbei eine Rolle spielen; die Änderungen an ihm werden besonders deutlich an Präparaten, die in Formalin-Sublimat fixirt und mit Ehrlich's Triacid gefärbt sind (Taf. 14 Fig. 49): in der jungen Drüsenzelle färbt sich der Kern ganz normal durch das Methylgrün hellgrün; wird die Zelle aber älter, und fängt die Ein- lagerung von Fett im Plasma an, so wird der Kern mehr und mehr empfänglich für diese Farbe, so dass er, wenn die Zelle voll Fett ist, sich ganz schwarzgrün färbt; schließlich verschwindet auch dieser Farbton und geht, wenn die Zelle sich loslöst und ins Lumen fällt, in reines Gelbbraun über. Hiernach zu urtheilen, ändert sich das Chromatin, indem es seine natürliche Affinität zum basischen Methylgrün verliert und sich mit den zwei anderen Substanzen der Mischung, dem sauren Orange G und Säurefuchsin, färbt; dieser Process muss aber von der Chromatolyse unterschieden werden, da die Chromatinkörner dabei nicht zusammenschmelzen. Wie werden nun die ausgestoßenen Diüsenzellen ersetzt? Im oberen Theile des Drüsenrohres, wo die Ausstoßung besonders stark vor sich geht, rücken andere von unten heran, die Erneuerung ge- 1 Über die Vergleichspunkte zwischen diesem Verhalten und dem bei der Milchsecretion der Säugethiere s. unten pag. 404. 398 August Brinkmann schiebt also von der Basis der Drüse; hier kann die Zelltheilung wolil nur auf Amitose beruhen, denn ich habe nie eine Mitose ge- sehen, allerdings auch keine continuirliche Reihe von Kernen in Amitose, da die charakteristischen zvriebackförmigen Kerne mir nicht zu Gesicht kamen. Wie weit alles Fett von der beschriebenen Umbildung der Leuco- cyten herstammt, kann ich selbstverständlich mit Bestimmtheit nicht entscheiden, da die Aufnahme des Fettes aus den Capillaren ja nicht unmöglich ist, aber relativ kaum erheblich sein wird. Das Secret besteht also aus Serum, das von den Capillaren herstammt, worin Fett enthalten ist, und aus Eiweißstoffen, die von den ausgestoßenen Drüsenzellen herrühren. Auf ein Verhalten, das kein geringes physiologisches Interesse hat, möchte ich hier noch aufmerksam machen. Lo Bianco (19 pag. 549) theilt mit, dass die Leber bei Trijgon violacea am Ende der Trächtigkeit außerordentlich an Größe abge- nommen habe; Ähnliches habe ich bei Torpedo ocellata gesehen. Erinnert man sich nun daran, wie fettreich die Leber bei diesen Thieren ist, so liegt es nahe, hier das Reservoir für die bedeuten- den Fettmengeu zu suchen, die zur Ernährung der Embryonen be- nutzt werden. Von den Papillargefäßen ist nicht viel zu sagen. Inder Mitte der Papille findet sich eine Centralvene ; sie verzweigt sich gegen die Spitze der Papille und anastomosirt durch ein Capillarnetz der Ober- fläche mit der Arterie, die am Rand verläuft; die Ringmusculatur dieser Arterie ist nicht so stark wie bei Acanthias vulgaris. Von Bindegewebe giebt es nur die dünne Tunica propria, die die Drüsen einschließt, nebst einer dünnen Schicht in der Medianlinie der Papille, worin die Vene und ihre Aste, die zum peripheren Capillar- netz verlaufen, liegen. Es wäre von wesentlicher Bedeutung gewesen, wenn man von Tr. violacea Material gehabt hätte, gerade nachdem eine Geburt stattgefunden hätte, zum Vergleich mit der interessanten, wenn auch leider so unvollständigen Beschreibung, die Alcock (15) von den Papillen bei Tr. icalga in diesem Stadium giebt; es gelang mir aber nicht, ein solches zu erhalten, weil violacea gleich, nachdem sie ge- boren hat, vom seichten Wasser, worin sie sich während der Trächtig- keit aufhält, in größere Tiefen geht. Dagegen erhielt ich interes- santes Material aus der Zeit gerade vor und nach Eintritt der Trächtig- keit und von Thieren, die noch nicht trächtig gewesen waren, aber Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 399 reife Eier im Ovarium hatten. Den letzteren Fall will ich zuerst behaudelu. Ich habe zwei junge Thiere in dem erwähnten Stadium untersucht. Der Uterus ist sehr klein, sein Lumen nicht größer als eine Wallnuss, und die Papillen sind nur 3 mm lang, 0,2 mm breit, haben noch nicht die spätere so ausgeprägte flache Form, sondern sind fast cylindrisch ; sie sitzen sehr dicht, und ihre Anordnung wird nur gesehen, wenn man z. B. mit Formalin den Uterus stark dilatirt und ihn nach der Fixation öffnet; auch sind sie nicht so stark voll Blut, wie es später der Fall ist (Taf. 1 2 Fig. 1 2). Ein Querschnitt (Taf. 14 Fig. 64) zeigt, dass das j3eripherische Capillarnetz noch nicht so reich ist wie später, und auch nicht so nahe an der Oberfläche liegt wie in der entwickelten Papille, indem das einschichtige Epithel, das jenes deckt, hier viel höher ist als später; von besonderem Interesse ist dieses Epithel. Die in allen späteren Stadien der Trächtigkeit so zahlreichen Papilleudrüsen sind noch nicht fertig, aber Fig. 64 zeigt, daß das Epithel dabei ist, sie zu bilden: überall in den Maschen des Capillar- uetzes sieht man die Epithelzellen, die da, wo sie in ihrer ursprüng- lichen Gestalt beibehalten werden, also über den Capillaren und um die Raudarterie herum, niedrige Cylinder- oder sogar nur kubische Zellen sind, sich verlängern und mit den basalen Kernen in das Bindegewebe hinabsenken ; durch diese Dehnung der Zelle wird auch ihr Kern lang. Diese Drüsenanlageu sind vollkommen massiv. Färbt man einen Querschnitt mit Thiouin, Toluidinblau oder Mucikarmin, so nimmt der Theil der langen Epithelzellen, der gegen das Cavum uteri liegt, eine andere Farbe als das übrige Plasma an; man bemerkt ein ganz feinmaschiges Netz, das den specifischen Schleimfarbenton zeigt (Fig. 65); dieser Bau der Zellen erinnert stark an das Aussehen des Ventrikelepithels bei den Säugethieren^ nur muss mau hier im Gegensatz zu jenem den ganz provisorischen Charakter der Schleimbildung hervorheben, denn sobald die Drüse gebildet ist, verschwindet sie, und die Zelle wird zu der schon be- sprochenen Drüsenzelle umgebildet. Eine Ausstoßung dieses Schleimes habe ich nicht sehen können. Schon in diesem Stadium wandern die Leucocyten aus den Gefäßen und sind sogar weit im Epithel verbreitet, zeigen aber noch keine Fettbilduug. Dieser Bau der Papille findet sich nur in dem Uterus, der noch nicht trächtig gewesen ist; die Papillen dagegen von dem zuerst genannten 1 Oppel, Vergi. Mikr. Auat. 1. Bd. Der Magen. Jena 1896 pag. 219. 4Ò0 August Brinkmann (s. oben pag. 39S) Stadium, also von einem Thier, das gerade vor oincr Träclitigkeit steht oder sich in deren allererster Zeit befindet, das aber früher trächtig gewesen ist, sehen anders aus. Das Lumen uteri ist bedeutend grüßer, die Papillen ebenfalls, indem sie etwa 10 mm in der Länge, etwa 1 mm in der Breite messen. Der Quer- schnitt zeigt zugleich, dass überall unter der Oberfläche Drüsen liegen, die an dieser ausmünden ; hier wird die Verbindung zwischen dem basalen Theile und der Oberfläche also nicht unterbrochen, im Gegensatz zu dem Verhalten von Tr. iraiga und Pt. micriira (14: und 15, auch oben pag. 3931. Das Epithel der Drüse ist deut- lich einschichtig; das Zellplasma ist fein granulirt und noch ganz ohne Fett, das Lumen der Drüse ist beibehalten worden und erscheint auf Längsschnitten als eine feine ÖÖnung (Fig. 66). Wir haben also, wenn wir diese Beobachtung mit der von Alcock an Tr. ivalga (15) und Pt. ynicrura (14) zusammenhalten, ein Beispiel davon, wie die Degeneration der Drüsen nacli der Geburt sehr verschieden sein kann: bei iralga verschwindet die Verbindung zwischen Drüseubasis und Mündung sowie jeder Rest des Lumens; bei w/cn/r« ist nur Ersteres der Fall; bei violacea endlich bewahren die Drüsen Lumen und Conti- nuität. Myliobatis aquila. Zur Untersuchung hat mir nur ein Uterus mit 4 Embryonen von etwa 20 cm Länge ohne Spur vom äußeren Dottersacke vorgelegen. Wie schon Tkois (7) augiebt, ist der Uterus inwendig mit langen Papillen so dicht besetzt, dass man die Stelle, wo sie entspringen, nicht sehen kann. Macht man einen Querschnitt durch den Uterus, so sieht man, dass sie nicht wie bei Trygon violacea als Auswüchse direct am Uterus, sondern an einigen 2 — 21/2 nim hohen Falten sitzen. Ein Schnitt durch den untersten Theil der Papillen parallel mit der Oberfläche der Mucosa zeigt zugleich, dass diese Falten ein Netz bilden, dessen Maschen längliche, regelmäßige Rhomben sind; auf jeder Seite derselben sitzt eine Papille. Nach der Hauptrichtung der Falten und der Anordnung der Papillen ist das Netzwerk da- durch entstanden, dass Längsfalten mit gewissen Zwischenräumen zusammengewachsen sind. Da sowohl die Falten als auch die Papillen denselben feineren Bau haben, so kann ich mich darauf beschränken, die letzteren näher zu behandeln. Die Papillen haben durchschnittlich eine Länge von 18 — 22 mm Histologie, Histogeuese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 401 und eine Breite von 1,5 — 2 mm, sind im dorsalen und im ventralen Theile des Uterus gleichgroß und alle stark voll Blut (Taf. 12 Fig. 13j. Der Bau der Papille wird am besten an Querschnitten gesehen, die die gewöhnliche Ordnung der Gewebe zeigen. Der Verlauf der Ge- fäße ist von Trois (7) bescbrieben worden; mir hat Dieser nicht die colossale Entwickelung der Capillaren hervorgehoben: sie bilden nicht wie bei Tn/gou violacea blos ein Oberflächennetz unter dem Epithel, sondern sind so stark entwickelt, dass die Papillendrüsen wie an den Boden einer Düte zu liegen kommen, deren Seiten aus den Maschen des Capillarnetzes, mit einem niedrigen Epithel über- zogen, gebildet werden. Das Bindegewebe der Papille ist stärker ent- wickelt als bei Trygon und bildet hier wie bei den anderen Species eine Basis für die Gefäße (Taf. 13 Fig. 36). Das Epithel der Oberfläche, das über die Verzweigungen der Capillaren ausgespannt ist, besteht aus ganz platten Zellen mit großen, flachen Kernen; es hat hier im Gegensatz zu T. violacea keine secretorische Function und lässt sich leicht von den Drüsen der Papille unterscheiden, indem eine scharfe Grenze zwischen beiden vorhanden ist. Die Drüsen sind von einer etwas anderen Form als bei Tv.: es sind ganz kurze, so gut wie immer unverzweigte Bohren. Am Boden sind die Zellen lang, mit etwas breiterer Basis, und werden auf dem Wege nach der Mündung des Drüsenrohres nach und nach kürzer. Das Lumen des Drüseurohres ist nicht so Con- stant wie bei Tv.., sondern variirt (Fig. 36) außerordentlich, so dass es bald ein wirkliches Rohr, bald nur eine unbedeutende Einsenkung in der Oberfläche bildet. Die Drüse besteht aus einer einzigen Schicht von Zellen; diese haben alle einen großen ovalen, in der Regel basalen Kern. Das Chromatin ist gleichmäßig in kleinen, feinen Körnern im Kern vertheilt. Das Plasma ist ziemlich scharf in eine feinkörnige Zone zwischen Kern und Basis und eine andere Zone, die sich theils durch saure Farbstoffe stärker färbt, theils Fetttropfen enthält, geschieden. Obschon ich nur über ein einziges Thier ver- fügte, gelaug es mir doch, mir einen Begriff von der Secretion zu machen, da ich in den Papillen Drüsen in den verschiedensten Stadien vorfand; was ich aber darüber hier mittheile, bedarf natür- lich einer erneuten Prüfung an zahlreichen Thieren. Wie bei Tvygon liefern die Drüsen ein Secret, das Fett ent- hält. Taf 13 Fig. 37 zeigt einen Schnitt ^ durch eine solche Drüse; Die Figuren beziehen sich auf Papillen, die in Sublimat fixirt waren. 402 August Brinkmann man findet hier da, wo das Fett lag, Vacuolen, außerdem sind die überaus vielen Leucocyten in den Drüsenzellen auffällig. Es muss als sicher betrachtet werden, dass sie wie bei T. violacea eine Rolle bei der öecretiou spielen; denn dies ist die einzige annehmbare Er- klärung der Thatsache, dass man sie so gut wie immer hier findet, während es doch natürlicher erscheinen sollte, sie im flachen Ober- flächenepithel zu suchen, durch das der Weg von den Capillaren zum Lumen des Uterus um so kürzer war. In ihren Kernen findet auch Chromatolyse statt i. Die bei Tr. beschriebene Fettbildung in den Leucocyten habe ich hier nicht finden können, vielleicht weil ich kein Material gehabt habe , das in dazu geeigneter Weise fixirt war ; wie das Fett also in das Plasma der Drüsenzelle hineinkommt, bleibt einer späteren Untersuchung vorbehalten. Färbt man einen Schnitt durch eine Drüse mit Hämalaun, Thionin oder einem anderen Kernfarbstoffe (blos nicht mit Borax- karmin), so sieht man, dass die Kerne der Drüseuzellen sich diesen Farbstoffen gegenüber nicht alle gleich verhalten: ein Theil färbt sich normal, die übrigen sind empfänglicher für die Farbe, ohne dass man deshalb irgend eine Art von Ötructuräuderungen in ihnen nachweisen kann; dieses ist natürlich eine Parallele zu dem oben pag. 397 von Tr. violacea erwähnten Verhalten, indem auch hier die Zellen, die ausgestoßen werden sollen oder schon im Lumen der Drüse liegen, dunkle Kerne haben. Die Ursache liegt wohl auch hier in der Betheiligung des Kernes an der Einwirkung auf die Leucocyten. So viel ich sehe, geht die Entleerung des Secretes in zweierlei Weise vor sich: theils findet man oft an Schnitten, dass die Gren- zen der Zellen gegen das Lumen nicht mehr scharf sind, und dass Plasma und Fetttropfen sich auflösen und zu einer körnigen Masse zusammenfließen, theils sieht man ganze Drüsenzellen aus- gestoßen werden. Taf. 13 Fig. 32 zeigt diese Verhältnisse bei einer und derselben Drüse; sie scheinen also ganz gleichmäßig zu ver- laufen, jedoch werden nur die Zellen gegen die Mündung der Drüse abgestoßen, und die so entstandenen Löcher füllen sich augenschein- lich mit Zellen, die von unten aufrücken. Eine wesentliche Stütze meiner Beobachtungen über die Secretion ist das Aussehen des Secretes, das ich daher hier ein wenig näher erwähne. Ich be- * Über den Vergleich zwischen diesen und den NiSSEN'schen Kugeln ia der Milchdrüse der Säugethiere s. unten pag. 404. Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 403 kam es leicht an den Schnitten durch die basalen Theile der Papillen zu sehen, indem es hier vom Fixirgemisch nicht weggespült war. Als Grundsubstanz sieht man eine Masse aus größeren und klei- neren Körnern; diese färbt sich stark mit Eosin, Orange G und anderen sauren Theerfarbstofifen, dagegen nicht mit Mucikarmin, enthält also keinen Schleim; hierin nun liegen die Fetttropfen und die geformten Bestandtheile suspendirt. Diese Grundsubstanz wird, wie beschrieben, theils dadurch gebildet, dass die distalen Enden der DrUsenzellen zerfallen, theils dadurch, dass die Drüsenzellen, die nach und nach ausgestoßen sind, sich auflösen und in kleinere und größere Brocken zerfallen ; Bilder dieses Processes sieht man überall im Scerete (Taf 13 Fig. 311. Es leuchtet ohne Weiteres ein, wie groß die Ähnlichkeit von vSecretion und Secret der zwei zuletzt beschriebenen Species mit zwei Processen bei den Säugethieren ist, nämlich mit der Secretion im Uterus und mit der in der Milchdrüse; ich möchte daher, obschon es etwas außerhalb des Planes meiner Arbeit liegt, die Punkte heran- ziehen, wo die Ähnlichkeit am größten ist, ohne deshalb näher auf die große Literatur über die Milchsecretion einzugehen. Das Vorkommen der Uterinmilch ist eine altbekannte Sache ; sie wird bei der Kuh schon von Aristoteles erwähnt, indessen ein- gehende Untersuchungen darüber und besonders über die Secretion durch den Uterus, der sie ihr Dasein verdankt, liegen erst in der neueren und neuesten Zeit vor, nämlich in den Mittheilungen von Bonnet (20) und Bonnet & Kolstfr (21). Besonders die Secretion um die Zeit der Trächtigkeit, wenn der Embryo noch in keiner innigen Verl)indung mit dem Uterus durch die Placenta steht, sondern frei im Uterus ruht, ist in diesem Zusammenhange von Interesse, denn ein solcher Embryo befindet sich fast in den nämlichen Umständen wie die Embryonen von Trygon oder Myliohatis^ wenn der Dotter verbraucht ist. Nach Bonnet nun ist um diese Zeit das Mucosaepithel bei den Hufthieren, Nagethieren, Kaubthieren, Insektenfressern und Fleder- mäusen mit Fett infiltrirt ; dieses werde nach und nach der Flüssig- keit im Uterus zugeführt; gleichzeitig wandern massenhaft Leuco- cyten ein, die (s. 21) mit Fett beladen seien, namentlich bei Hufthieren und Wiederkäuern. Bei dieser Durchwanderung werden die Leuco- cyten vom Epithel beeinflusst: sie erleiden eine Chromatolyse und zerfallen dann in Stücke. Die Fettinfiltration ist bei Tr. und il/., die Leucocyteneinwanderung bei Tr. in derselben Weise constatirt. Die Uterinmilch der Säuffethiere (nach Bonnet & Kolster: Em- 404 August Brinkiuaiin bvyotrophe) besteht aus einer Flüssigkeit voll Leucocvten, Epithel- resteu und Fetttropfen, die durch den Zerfall der Zellen freigemacht seien; eben dieses gilt von der Uterinflüssigkeit bei Tr. icalga (15), violacea und M. aquila. Was die histologischen Einzelheiten bei der Secretion angeht, so lassen sich zur Zeit meine Resultate nicht gut mit denen von Bonnet & Kolster vergleichen, da diese nur in einer sehr ge- drängten Darstellung ohne Illustrationen vorliegen; dagegen kann es von Interesse sein, sie mit dem zu vergleichen i, was man über die Secretion in der Milchdrüse der Säugethiere weiß; übrigens hat nach den genannten Verfassern diese Secretion große Ähnlich- keit mit der Uteriusecretion der Säugethiere. Besonders in drei Punkten ist die Ähnlichkeit sehr groß. Zunächst das Vorkommen fettbeladener Leucocyten; diese sind beiden Drüsen gemeinschaftlich und spielen eine bedeutende Rolle als fettführende Elemente; ferner das Vorhandensein von Leucocyten wie die bei Myliohatis aquila (Taf. 13 Fig. 37, s. auch oben pag. 402). Vergleicht man diese mit den Abbildungen , die Ottolexghi von den sogenannten NissEN'schen Körpern (22 Taf. 28 Fig. 3 und Taf. 29 Fig. 25) giebt, und deren Ursprung er in den meisten Fällen auf Leucocyten zurückführen möchte, die umgebildet worden sind, nachdem sie in die Drüsenzellen hineingedrungen waren, so wird man sich leicht davon überzeugen, dass es ganz dieselben Gebilde sind. Daher liegt die Annahme nahe, dass die Wirkung der Drüsenzelle in der Milchdrüse auf den Leucocyten völlig analog der ist, die nach mir in der Uterindrüsenzelle vor sich geht. Schließlich sehen die zwei Drüsen sich gleich in der Art, wie sich die Drüsenzellen im Allgemeinen erneuern. Früher nahm man an, dass die Zellen der Milchdrüse sich durch Amitose vermehren, falls überhaupt eine Encuerung der Zellenmasse während der Lactation stattfindet; jedoch hat Ottolexghi Mitosen im Drüsengewebe bei Mus gefunden, während man nach seinen genauen Untersuchungen bei Lepus und Cavia jedenfalls eine nicht-mitotische Theilung annehmen muss. Wie nun aus meiner Darstellung hervorgeht, kann auch in der Uterusmucosa von Mitosen nicht die Rede sein, sondern die eventuellen Erneuerungen müssen durch Amitose zu Stande kommen. 1 Hierzu habe ich besonders eine Arbeit von Ottolexghi (22} und Köl- liker's Handbuch der Gewebelehre '24i benutzt. Histologie, Histogenese etc. einiger vivipnrer Haie und Eoclien. 405 In wenige Worte zusammeugefasst: dieser Vergleicli soll das höchst interessante Factum klar legen, dass die histologischen Einzel- heiten bei den Veranstaltungen der Säugethiere und viviparen Sela- chier [Tr. violacea und M. aquila), um den Embryonen Nahrung zu- zuführen (bei dem Säugethiere bis zur Placentabildung), in allem Wesentlichen dieselben sind. Erklärung der Abbildungen, Allgemeine Bu eh stabenbezeichnung. bz Becherzelle n Zellkern. cv Central vene. ì'ci Randarterie. da Drüsenanlage. uez ausgestoßene Epithelzelle. e Epithelzelle. udz ausgestoßene Drüsenzelle. ebz leere Becherzelle. B Bindegewebe. / Fetteinlagerungen. D Drüse. izb Intercellularbriicken. U Epithel. k Capillare. L LEYDiö'sche Zelle. l Leucocyt. S Secret. lu Drüsenlumen. V Vaeuole. Alle Abbildungen sind mit dem Zeicheuapparat von Leitz angefertigt. Tafel 12. Sämmtliche Photographien sind von uteri in Alkohol aufgenommen. Die Uteri waren auf einem Objectträger festgeklebt, und es wurde dadurch sehr leicht, die Vergrößerung zu messen. Fig. 1 — 3. Torpedo ocellata. Fig. 1. Dorsaler Theil der Mucosa eines Uterus voll Embryonen von 7 cm Länge. Vergr. 2 X. Fig. 2. Einzelne Papillen aus Fig. 1. Vergr. 2, 6 X. Man sieht theils das Oberflächencapillarnetz, theils die Randarterie. Fig. 3. Theil eines zum 1. Male trächtigen Uterus voll Keimscheiben. Vergr. 2 X. Man sieht von den sehr deutlichen Längsfalten die Papillen ausgehen. Fig. 4. Acanthias vulgaris. Theil eines zum 1. Male trächtigen Uterus voll Embryonen von etwa 5 cm Länge. Vergr. 2,7 X. Fig. 5. Dorsaler Theil der Mucosa eines Uterus voll Embryonen von 5 cm Länge. Vergr. 2,3 X. Man sieht noch Reste von Längsfalten, wovon die Papillen ausgehen. Fig. 6 u. 7. Torpedo marmorata. Y\g. 6. Dorsaler Theil der Mucosa. Em- bryonen etwa 41 o cm lang. Vergr. 1,7 X. 406 August Biirikmann Fig. 7, Theil von Fig. 6. Vergr. 4,1 X. Das Oberflächencapillarnetz tritt als weiße Linie auf dunklem Hintergründe hervor. Fig. 8. Centrophorus granulosus. Uterusmucosa. Vergr. \ 2,8 X. ( Alle drei mit ausgewachsenen Fig. 9. Scymnus lichia. Uterusmucosa. Vergr. 2,6 X. Fig. 10. Acayithias vulyaris. Uterusmucosa. Vergr. 1,7 X.J i^nibryonen. Fig. 11 u. 12. Trijgon violacea. Fig. U. Uterusmucosa. Embryonen 11 cm lang. Vergr. 1,5 X. Fig. 12. Dasselbe. Uterus voll Keimscheiben. Vergr. 1,5 X. Fig. 13. Myliohatis aquila. Uterusmucosa. Embryoneu 20 cm lang. Vergr. 1,5 X. Tafel 13. In allen Figuren, ausgenommen Fig. 18, 21, 24, sind die Blutkörperchen in den Gefiißen absichtlich nicht gezeichnet. Dasselbe gilt von den Figuren auf Tafel 14, ausgenommen Fig. 47 und 50. Fig. 14 — 17. Squatina angelus. Fig. 14. Schnitt durch die Mucosa im I.Stadium (Text pag. 396 ff.). Sublimat -Formalin, Hämalaun-Mucikarmin. Ver- gr. 315 X. Fig. 15. Theil aus den mittleren Schichten des Epithels; zeigt die Intercellular- brücken. Thionin. Vergr. 660 X. Fig. 16. Einzelne Zellen der obersten Schicht des Epithels. 1 Kern, 2 und 3 Schleim. Thionin. Vergr. 660 X. Fig. 17. Schnitt durch die Mucosa im letzten Stadium (Text pag. 373). Sublimat- Essigsäure, Hämalaun-Mucikarmin. Vergr. 315 X. Fig. 18 u. 19. Hcptanchus einer eus. J'ig. 18. Schnitt durch eine epitheliale Einsenkung. Sublimat-Eisessig, Hämalaun-Mucikarmin. Vergr. 315 X. Fig. 19. a) Epithelzellen in Chromatolyse; Vergr. 660 X. b) eine vollendete Chromatolyse. Fig. 20 — 22. Acanthias vulgaris. Fig. 20. Schnitt durch die Mucosa. Das Thier hatte 6 cm lange Embryonen und war zum ersten Male trächtig. Sublimat-Eisessig, Hämalaun-Mucikarmin. Vergr. 315 X. Fig. 21. Schnitt durch die Mucosa eines Uterus mit etwa 15 cm langen Em- bryonen. Formalin-Sublimat, Hämalaun-Eosin. Vergr. 315 X. Fig. 22. Querschnitt durch eine Papille. Sublimat-Eisessig , Hämalaun-Orange G. Vergr. 70 X. Fig. 23 u. 24. Centrophorus granulosus. Fig. 23. Querschnitt durch eine Papille eines Uterus mit reifen Embryonen, Sublimat-Formalin, Hämalaun- Orange G. Vergr. 70 X. Fig. 24. Theil aus Fig. 23. Vergr. 660 X. Fig. 25 u. 26. Scymnus lichia. Fig. 25. Querschnitt durch eine Papille eines Uterus mit reifen Embryonen. Sublimat-Eisessig, Hämalaun-Eosin. Vergr. 70 X. Fig. 26. Theil aus Fig. 25. Vergr. 315 X. Fig. 27—29. Mustelus vulgaris. Fig. 27, Schnitt durch das Mucosaepithel eines Uterus mit 4 cm langen Embryonen. Das Epithel ist vom Capillarnetz abgerissen. Formalin-Sublimat, Thionin. Vergr. 660 X. 1 die oberste starkgefärbte Schicht des Epithels. Fig. 28. Capillarnetz der Mucosa. Hämalaun-Eosin. Vergr. 315 X. Histologie, Histogenese etc. einiger viviparer Haie und Rochen. 407 Fig. 29. Schnitt durch einen Theil der Divertikel in der Uterinwand (s. Text pag. ;i~8l. Fornialin- Sublimat, Hämalaun-Mucikarmin. Yergr. 315 X. C Contour. Fig. 30. Mustelus lavis. Schnitt durch die Mucosa außerhalb der Stellen, wo man später die Placenta findet. Sublimat, Hämalaun-Orange G. Vergr. 315 X. Fig. 31 u. 32. Mijliohatis aquila. Fig. 31. Uterinmilch. Sublimat-Essigsäure, Triacid. Vergr. 6ö0 X. Fig. 32. Schnitt durch eine Uterindrüse. Man sieht sowohl eine Zelle im Aus- tritt begriffen, als auch Zellen, deren Plasma theilweise aufgelöst ist. Sublimat-Essigsäure. Vergr. 660 X. Fig. 33. Torpedo marmorata. Schnitt durch die Mucosa eines jungfräulichen Uterus. Sublimat-Eisessig, Hämalaun-Orange G. Vergr. 315 X. Fig. 34 u. 35. Torpedo ocellata. Fig. 34. Schnitt durch eine Papille eines Uterus mitKeimscheiben. Sublimat-Eisessig, Hämalaun-Orange G. Vergr. 315 X. Fig. 35. Dasselbe, aber Uterus mit 1 — 2 mm langen Embryonen. Sublimat- Eisessig, Eisenhämatoxylin-Eosin. Vergr. 31 5 X. Fig. 36 Tl. 37. Myliohatis aquila. Fig. 36. Querschnitt durch eine Papille. Sublimat-Eisessig, Hämalaun-Eosin. Vergr. 70 X. Fig. 37. Längsschnitt durch eine Drüse, «i und n^. sind die verschieden ge- färbten Kerne (s. Text pag. 402). Sublimat-Eisessig, Triacid. Vergr. 800 X. Tafel 14. Fig. 38 — 40. Torpedo marmorata. Fig. 38. Schnitt durch eine Längsfalte eines Uterus mit 7 mm langen Embryonen. Sublimat-Eisessig, Hämalaun- Eosin. Vergr. 315 X. Fig. 39. Dasselbe, aber Uterus mit etwa 4 cm langen Embryonen. Flbmming's Gemisch, Safranin. Vergr. 315 X. Fig. 40. Theil aus Fig. 3U. G Granula. Vergr. 660 X. Fig. 41 — 43. Torpedo ocellata. Fig. 41. Schnitt durch einen Theil einer Papille eines Uterus mit 4i/o cm langen Embryonen. Hermann's Gemisch, Safranin. Vergr. 315 X. Fig. 42 u. 43. Dasselbe, aber Uterus mit 5 — 51/4 cm langen Embryonen. Her- mann's Gemisch, Safranin. Vergr. 660 X. A Ringmusculatur, ^1 Längs- musculatur der Arterien. Fig. 44. Torpedo marmorata. Schnitt durch eine Längsfalte. Uterus durch Geburt von Embryonen entleert, Thier im November gefangen. Sublimat- Formalin, Hämalaun-Eosin. Vergr. 315 X. Fig. 45. Torpedo ocellata. Dasselbe Stadium wie Fig. 42 u. 43. Schnitt durch die ganze Papille. Safranin-Lichtgriin. Vergr. 70 X. Fig. 46. Torpedo marmorata. Dasselbe Stadium wie Fig. 39. Schnitt durch einen Theil der Längsfalte, man sieht eine Vene und eine Arterie, das gezeichnete Stück entspricht also einer halben Papille. Hämalaun- Orange G. Vergr. 70 X. Fig. 47 — 66. Trygon violacea. Fig. 47. Flächenschnitt durch eine Papille. Hermann's Geraisch, Safranin. Der Schnitt hat die Drüsen durch- gehends beim Übergang vom engeren zum breiteren Theile getroffen. Vergr. 315 X. 408 ^- Brinkiujimi. Ilistol., Histogen. etc. einiger viviparer Haie u. Rochen. Fig. 48. Qnerscliuitt durch eine Drüse. Dasselbe Präparat wie Fig. 47, l und 7i sind Leucocyten in verschiedenen Uiubildungsstadien. Vergr. ti60 X. Fig. 49. Querschnitt durch eine Drüse. Sublimat -Fornialin, Triacid. a hell- grüne, ai dunkelgrüne, ao braune Kerne. V Vacuolen, deren Inhalt Fett gewesen ist. Vergr. 860 X. Fig. 50. Längsschnitt durch Uterindrüsen. Flemming's Gemisch, Safranin. Das Fixirgeniisch hat nicht lange genug gewirkt, um die Fetttropfen im inneren Theil der Drüsen zu osmiren; deshalb sieht man da Vacuolen und keine osmirten Fetttropfen, uk Uterindrüse. Vergr. 315 X. Fig. 51 — 63. Drüsenzellen aus Schnitten durch Drüsen aus einem Uterus mit etwa 11 cm langen Embryonen. Hermann's Gemisch, Safranin. Vergr. 660 X. Fig. 64. Querschnitt durch eine Papille. Uterus nicht früher trächtig ge- wesen. Sublimat-Formalin, Thionin. Vergr. 315 X. Fig. 65. Theil aus Fig. 64, m der feinblasige, mucinhaltige , distale Theil der Zelle. Vergr. 660 X. Fig. 66. Schnitt durch eine Papille eines Uterus ohne Embryonen, der aber schon trächtig gewesen war. Sublimat, Hämalaun-Orange G. Vergr. 315X. 409 Studii anatomici su Michaelsena macrochaeta Pierant. Per il Dott. Umberto Pierantoni. Con le tavole 15 e 16. Nei primi mesi dell' anno 1901 il Prof. Monticelli della nostra Università richiamò la mia attenzione sopra un piccolo verme appartenente all' ordine degli Oligocheti, clie si trova assai fre- quente in quella sabbia del golfo di Napoli in cui vivono gli Amphioxiis. La forma alquanto strana, pel gruppo a cui appartiene, di questo verme, filiforme e rigido come un Nematode, e, visto a forte ingrandimento, fornito di setole assai grosse e sporgenti per lungo tratto dalla superficie del corpo, fece nascere in me il desi- derio di farlo oggetto di uno studio accurato, sì che in breve tempo riuscii a riconoscerne i caratteri ed a classificarlo nella famiglia degli Enchitreidi, e nel genere Enchytraeus, ed a potere stabilire, dietro analogo parere del Dr. Michaelsen, a cui mandai alcuni preparati in osservazione, una nuova specie sotto il nome di E. ìnacrochaetus. — Il Michaelsen stesso però, in un suo recentissimo lavoro sulla distribuzione geografica degli Oligocheti (29) osserva che tanto la sua specie E. moìiochaetus^ quanto la mia [E. nmcrochaetus)^ vanno meglio nel genere assai prossimo Michaelsena fondato da Ude sul carattere dell' assenza delle setole dai primi segmenti. Accettando quindi la nuova veduta, parlerò anch' io in questo lavoro di Michaelsena macrochaeta (= Enchytraeus ìnacrochaetus). I caratteri principali di questa nuova specie furono da me co- municati neir aprile di detto anno al Congresso Zoologico tenu- tosi in quel tempo a Napoli. Nella breve comunicazione (21) mi riservavo di presentare più tardi uno studio completo sui caratteri anatomici, augurandomi di poter dare in tal modo un utile contri- buto allo studio di questi animali, sulla cui struttura e sulle cui funzioni tanti punti sono tuttora mal noti. Mittheilungen a. d. Zool. Station zn Neapel. Bd. 16. 2" 4t0 Umberto Piera ii toni Avrei prima d' ora compiuto (questo studio se uu notevole nu- mero di altre specie rinvenute nella stessa ed in altre località non avessero alquanto allargato la sfera delle mie osservazioni sugli Oligocheti marini. Di buona parte di questi, fra cui varii nuovi generi, ho dato già comunicazione in altre note preliminari (23 e 24). — Pubblico ora separatamente lo studio anatomico di questa specie perchè rappresenta 1' unico Enchitreide che ho finora rinvenuto, ed anche perchè alcuni fatti anatomici nuovi in essa esistenti meritano di essere messi in particolare rilievo. Lo studio dei pochi Oligocheti marini finora conosciuti fu assai spesso compiuto su esemplari scarsi, facienti parte di collezioni lun- gamente tenute in musei, e non sempre ben conservate, o riportate in condizioni più o meno buone da spedizioni su coste lontane, e studiate molto tempo dopo il rinvenimento. La possibilità di avere in abbondanza del materiale vivente fu per me di non lieve incorag- giamento; e di ciò rendo vive grazie alla stazione zoologica di Na- poli ed in particolar modo al Dott. Lo Bianco, che mi favorirono il materiale ed i mezzi per il compimento di questo lavoro. Elenco delle opere citate. 1. Beddard, F. 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Cerfontaine, P., Recherches sur le Systeme cutanó et sur le système muscu- laire du Lombric terrestre, in: Mém. Cour. Acad. R. Belg. Tome 52 1890 pag. 9—101. Studii anatomici su Micbaelseua macrochaeta Pierant. 411 10. Emery, C, Sul Jlclanench i/ù-aeus soUfugus. iu: F. Filippi & V. Stella, La spedi- zione di S. A. E. il Duca degli Abruzzi al Monte S. Elia (Alaska) Firenze 1899. 11. Ferroimière, G., Tioisième contribution à l'étude de la faune de la Loire inférieure (Aunélides oligochètes). in: Bull. Soc. Se. N. Ouest France Tome 9 1899 pag. 229—298. 12. Goodrich, E. S., On the structure oi Vermiculus pilosus. in: Q. Journ. Micr. Se. (2) Voi. 37 1895 pag. 253—267. 13. Cioodricli, E. S., Notes on Oligochaetes, with the Description of a new species. ibid. Vol. 39 1896 pag. 51—69. 14. Hesse, R., Beiträge zur Kenntnis des Baues der Enchyträiden. in: Zeit. Wiss. Z. 57. Bd. 1893 pag. 1—17. 15. Hesse, R., Über die Septaldrüsen der Oligochäten. in: Z. Anz. 17. Bd. 1894 pag. 317—321. 16. 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Vejdovsky, F., System und Morphologie der Oligochäten. Prag 1884. 27* 412 Umberto Pierantoni Forme e caratteri esteriori. La Michaelsena macrocìmeta è un piccolo verme filiforme della lunghezza massima di quattordici o quindici millimetri; non man- cano tuttavia esemplari di dimensioni assai minori. La sua spessezza è assai piccola, per modo clie è molto fiicile confonderlo con un piccolo Nematode ancora non descritto, ap- partenente al genere Thoracostoiìfa^ che vive nella stessa sabbia, ugualmente abbondante; tale spessore ho potuto calcolarlo in 1/7 di mm. Il colore dell' animale è bianco opaco un po' tendente al gialliccio per il sangue eli e è di colore paglierino chiaro. E notevole il fatto che nei movimenti vivi pel suo corpo di consistenza rigidula non predomina, come avviene assai spesso in questi animali, il mo- vimento di contrazione longitudinale dei muscoli della parete del corpo; r animale perciò poco o nulla varia di lunghezza e di spessezza nel muoversi; questo fatto gli conferisce anche maggior somiglianza col nematode suddetto, ed è in relazione con un parti- colare sviluppo della muscolatura longitudinale in confronto della circolare, di cui sarà fatta parola più innanzi. Anche messo in liquidi che di solito contraggono assai i muscoli, non perde le sue dimeusicni normali. Predominano in compenso i movimenti che tendono ad incurvarne il corpo sotto gli stimoli esterni ; infatti l'ani- male dissimula la sua presenza ravvolgendosi su se stesso in stret- tissima spira, in modo da confondersi facilmente coi granuli più chiari della sabbia in cui vive. Il numero dei segmenti del corpo di questo Enchitreide raggiunge un massimo di 60, quantunque negli animali di lung- hezza media non superi quello di 45 a 50. Essi si rendono evidenti par la netta segmentazione interna del tubo digerente, più che per caratteri esteriori, non essendovi nel corpo di forma perfettamente cilindrica dei veri solchi intersegmentali. I segmenti sono relativa- mente assai lunghi, raggiungendo negli anteriori una estensione doppia della larghezza. I segmenti posteriori, invece, sono assai più corti, raggiungendo una lunghezza uguale alla larghezza, la quale in questo punto del corpo è un poco minore che nei segmenti anteriori. Il prostomio è arrotondato (tav. 16, fig. 21) e poco sporgente oltre l'apertura boccale; i due segmenti successivi, mancando di setto ' Si confrouti a questo riguardo il lavoro del Türk (sopra, a pag. 284). Studii anatomici su Micliaelsena macrochaeta Pierant. 413 e dì setole, sembrano a prima vista formare col seg. 4*^ (1° setigero) un sol segmento assai più lungo degli altri. La qual cosa farebbe allontanare, per la mutata posizione degli organi genitali, l'animale dal genere Micliaelsena ed anche dalla famiglia degli Encliitraeidi, se altri caratteri più importanti di interna organizzazione non impo- nessero di ascrivervelo. UEnchytraeus monothaeins che il Michael- sen (18) trovò fra gli Oligocheti della Georgia (unica specie che per alcuni tratti si avvicina alquanto a quella che è oggetto della pre- sente descrizione) ha lo stesso carattere nei segmenti anteriori. Setole. Le setole hanno una forma ed una distribuzione assai caratteri- stica. La loro dimensione è molto grande, avendo una lunghezza maggiore del diametro del corpo (mm. 0.15], con una proporzionale spessezza (mm. 0.009). Le setole, nella loro branca che sporge all' esterno del corpo, sono perfettamente diritte con l'estremo al- quanto acuminato. A prima vista , quando sono protese , hanno l'aspetto di forti spine sporgenti dalla superficie del corpo. L'estremo interno invece, a cui si attaccano i muscoli, è ripiegato a formare un grosso uncino (tav. 15, figg. 4 e 5). Anche la disposizione di esse è assai caratteristica. Anzitutto è notevole che i fasci sono di una sola setola. Neil' intera bibliografia degli Enchitreidi è questo un nuovo degli scarsissimi esempi di fasci di una sola setola. Oltre il già citato Enchytraeus mono- cliaetus del Michaelsen, il Feeroxnière registra un Enchytraeoides iiìiisetosus (?) trovato fra gli Oligocheti della fauna della Loira infe- riore: ma questa specie, che senza dubbio è una Michaelsena, è dallo stesso autore registrata con le maggiori riserve, perchè, trovata in unico esemplare, non potette essere oggetto di uno studio accurato. In ogni modo è certo che la specie del Ferronnière differisce assai dalla Michaelsena macrochaeta, non possedendo neppure il carattere della assenza di setole nei primi segmenti, che si riscontra tanto nella specie mia che in quella del Michaelsen. Il numero tipico delle setole è di quattro per segmento: ciascuna rappresenta un fascio ; sono disposte due ventralmente e due lateral- mente, ma queste alquanto più su delle linee laterali. Non in tutti i segmenti del corpo si trova completo il numero di quattro. Ab- biamo già detto che i primi tre segmenti (il prostomio ed i due successivi) ne mancano assolutamente; segue una serie di circa venti 414 Umberto Pierantoni segmenti in cui mancano completamente le setole dorsali, mentre le ventrali esistono e sono assai grosse; solo i segmenti dopo il vente- simo, 0, talora, dopo il 24'' o 2b% hanno il numero completo di quattro. La comparazione delle figure 4 e 5 dimostra come le setole anteriori, rappresentate dalla prima, siano oltre un terzo più grandi delle posteriori, rappresentate dalla seconda; carattere anche questo che è in aperta contradizione con quanto ha descritto il Michael- sen nella citata specie del Sud -Georgia, in cui invece le setole anteriori sono sensibilmente più piccole delle posteriori. Di setole genitali non è da parlare, poiché esse mancano completamente nel seg. 12'^', in cui si trovano le aperture sessuali maschili e femminili. Parete del corpo. Cuticola. Questa si presenta sotto forma di una sottile mem- brana, assai trasparente in alcuni punti e meno in altri. Questi punti di minor trasparenza sono rappresentati da piccole zone tras- versali che trovansi l'una sul prolungamento dell' altra con brevi intervalli. Esse si alternano con altre più trasparenti e parallele in modo da produrre suU' animale una seconda segmentazione, o segmentazione esterna, per la quale ciascun segmento ne conterrebbe altri 25 molto più piccoli (fìg. 3). Lo spessore della cuticola è assai grande rispetto a (Quello totale del corpo (in proporzione stanno come 2 : 100), e può calcolarsi in 0.0014 mm. È notevole che, mentre di solito negli Olìgocheti la spessezza della cuticola diminuisce nella regione clitellare, pel distendimento a cui essa è soggetta a causa del rigonfiarsi del corpo in quel punto, qui invece cresce, mantenendo anche in questa regione costante la stabilità proporzione (del 2 a 100). Ipoderma. Neanche l'ipoderma trovasi in un normale rapporto di spessezza con la cuticola, essendo relativamente assai sottile. E composto infatti di piccole cellule epiteliali, provviste di piccoli nuclei e molto ravvicinate, i cui limiti sono poco visibili per qual- siasi metodo di colorazione; esse son disposte in un unico suolo, il quale non supera i 0.006 mm. di spessezza. Tale aspetto ha in generale rii)oderma in tutti i punti del corpo, tranne nel prostomio e nel ditello, nelle quali due regioni esso si adatta alle funzioni cui deve presiedere; funzione prevalentemente sensitiva nel primo caso, secretrice nel secondo. Studii anatomici su Michaelsena macrochaeta Pierant. 415 Ipoderma pro stomi a le. Vanno distinte nel prostomio due parti in cui l'ipoderma raggiung-e il massimo del suo sviluppo; una parte, dirò così, labiale, ed una occipitale (tav. IG, fig. 21). La parte labiale, che sormonta l'apertura boccale, è formata da cellule cilindriche la cui altezza è almeno cinque volte maggiore della larghezza, e strettamente aderenti le une alle altre; risalendo da questa regione labiale verso l'occipite le cellule vanno man mano accortandosi, per poi allungarsi di nuovo e più ancora nella regione dorsale del prostomio, dove formano due forti ispessimenti latero- dorsali, nei quali riscontriamo cellule ipodermiche cilindriche molto allungate, con nucleo spostato verso la periferia. Queste due regioni insieme con quella labiale, sono le zone di massima spessezza del prostomio, e in loro corrispondenza è assai bene sviluppato, come vedremo in seguito, uno speciale sistema muscolare, nonché una speciale innervatura. La maggior consistenza di queste regioni si spiega considerando che esse sono le parti del corpo che debbono vincere le prime e maggiori resistenze nel procedere dell' animale nella sabbia e fra i detriti in cui esso vive. In tali regioni è loca- lizzata ancora una spiccata sensibilità, la quale, oltre che per l'es- perienza, si dimostra evidente per la presenza di alcune cellule sensitive, che descriveremo a proposito degli organi di senso. Ipoderma del ditello. La seconda regione del corpo in cui l'ipoderma si presenta trasformato è la regione clitellare, che occupa parte dell' 11", il 12'' e parte del 13" seg. La parte ventrale di nessuno di questi segmenti mostra traccia di trasformazione glan- dolare delle cellule ipodermiche, mentre assai rigonfie sono le parti laterali e la parte dorsale, per modo che può dirsi che il ditello ha la forma di sella. Anche qui, come nel prostomio, le cellule sono allineate in un sol suolo, il quale raggiunge una spessezza massima di circa 0.030 mm., quasi (juintupla della spessezza normale dell' ipoderma. Le cellule glandolar! del ditello sono molto voluminose ma non allungate né cilindriche come quelle del prostomio. Esse hanno un nucleo assai ridotto e spostato verso la base. Neil' insieme, sul vivo, danno alla regione clitellare l'aspetto di un intarsio di pezzi uguali, talora poligonali, che spiccano per diÖerente trasparenza. Nei tagli si può vedere che la diversa trasparenza dipende dalla diversa quantità di una sostanza granulosa in esse contenuta, e quindi dallo stato di maggiore o minore attività seoretrice in cui si trovano. Nessuna delle maggiori complicazioni che si rinvengono 416 Umberto Pierantoni negli Oligoehcti terricoli in questa regione è visibile, ridueeudosi tutto alla semplice trasformazione delie cellule tegumentali in glan- dolari. Come già avemmo a notare, la cuticola subisce in questa re- gione un notevole spessimento. Essa non presenta pori, e certa- mente il secreto delle cellule al momento opportuno deve venir fuori per dilacerazioni di essa. L'aumento del volume delle cellule ij)odermiche e della cuticola non trovano corrispondenza alcuna negli strati più profondi della parete del corpo. Possiamo accennare fin da ora che i muscoli tanto longitudinali che trasversali sottostanti subiscono qui una notevole diminuzione di consistenza, la quale peraltro va interpetrata come una regressione di sviluppo per man- cata funzione. L'enorme rigonfiarsi delle cellule ipodermiche, infatti, dà per conseguenza una minore mobilità e contrattilità della regione clitellare, e quindi la poca fuuzioiiabilità degli strati muscolari, il cui sviluppo viene arrestato e regredisce poi parallelamente ed in senso inverso al prodursi del ditello, nell' epoca della maturità sessuale. Mnscolatura. Muscoli della parete del corpo. Sor- volando sulla struttura citologica degli elementi muscolari, su cui già assai recentemente si è lavorato, e specialmente per opera di Cerfontaine, Michaelsex, Hesse (14) e Bock, mi intratterrò soltanto sui rapporti di posizione e di proporzione fra i diversi sistemi mus- colari. Ho già detto in principio che la Michaelsena macì'ochaeta nel suo aspetto esterno, per le movenze e pei rapporti di dimensioni potrebbe a prima vista esser confusa con un Nematode, e che anzi h assai difficile distinguerla da un Nematode del genere Thoracostoma che vive nello stesso ambiente. Dicevo inoltre che tale analogia non è un fatto solo esteriore od accidentale, ma e in relazione con speciali caratteri anatomici del sistema muscolare. Vengo ora a spiegare questi fatti. La guaina dei muscoli circolari, che è la prima ad incon- trarsi negli Oligocheti sotto l'ipoderma, in questa specie è assai ridotta, sì che nei tagli traversi è difficile ritrovarla. Appare più chiaramente in tagli tangenziali alla superficie curva del corpo, come una serie di sottili fibre ravvicinate le une alle altre. Uno sviluppo del tutto diverso assume invece il sistema dei muscoli longitudinali. In (luesto e anzitutto molto accentuata la tendenza alla costituzione di un do})pio sistema di fibre muscdliri, Studii aiiatomici su Michaelsena macrocbaeta Pierant. 4I7 l'uno composto da fibre a sezione poligonale (tav. 15, fig*. 6 m. p.)^ l'altro di fibre a sezione allungata [m. l.) rispondenti proprio alle forme di fibre nematoidi descritte da Hesse (14) e più recentemente da BocK. Ma, quantunque queste due forme di elementi muscolari siano presenti in tutti i punti del corpo, non mi pare si possa par- lare assolutamente di un doppio rivestimento, in quanto che le fibre delle due maniere ora accennate non formano due suoli distinti, ma, viste in sezione ^ quelle poligonali sono disposte in modo da occupare gli interstizi fra le basi delle altre : in altri termini quelle sono intercalate e non sottoposte a queste, pur trovandosi nel loro complesso più vicine alla superficie del corpo (fig. 6 m. p.). L'accennata sproporzione di sviluppo fra il sistema dei muscoli circolari e quello dei longitudinali spiega l'aspetto anormale che nel suo insieme presenta la M. maovcJiaeta, e l'anormalità delle sue movenze; e cioè la sua consistenza rigidula per mancanza di quei movimenti che tendono a far variare le dimensioni dell' animale, e d'altra parte per il predominio di quelli che tendono ad incurvarne il corpo. Credo che debba ritenersi in relazione con questi fatti anche l'enorme sviluppo, sia in lunghezza che in consistenza, delle setole e della muscolatura corrispondente, essendo affidato ad esse, per la mancanza dei movimenti di contrazione longitudinale, l'intero compito di far procedere od indietreggiare l'animale. Nella categoria dei muscoli della parete del corpo va compresa la muscolatura del prostomio e quella del ditello. Nel primo si notano infatti gli stessi strati muscolari del resto del corpo, al- quanto ispessiti. E' quindi possibile, in questa regione meglio che altrove, distinguere una solida muscolatura circolare, mentre la longi- tudinale non presenta notevoli modificazioni. Quanto alla muscolatura del ditello accennai già parlando di esso (a pag. 416) alla riduzione che la diminuita mobilità del corpo, causata dal rigonfiamento glandolare ipodermico, produce nello sviluppo del corrispondente sistema muscolare; nella fig. IS tav. 10 è possibile apprezzare il fatto, e mettere a confronto la grande spessezza dell' ipoderma glandolare {ci) e del sistema muscolare immediatamente ad esso sottostante. È notevole però nel ditello stesso, a livello delle aperture geni- tali, tutto un sistema di muscoli dorso-ventrali, che si attac- cano all' ultimo tratto del dotto ejaculatore, i quali regolano la protrusione e la retrazione di questa parte dello spermadutto, la 418 Umberto Pierantoni quale, come vedremo, può considerarsi come un pene. Questo si- stema muscolare è in relazione, come i muscoli delle setole, col sistema di muscoli circolari. A complemento dello studio dei muscoli della parete del corpo, e a meglio comprendere quanto sarà detto in seguito sui sistemi muscolari intersegmentali , non sarà inutile dare ancora qualche cenno sul modo di disporsi dei fasci e sui limiti dei fasci stessi nella muscolatura longitudinale. Non di rado, a proposito di Oligoebeti terricoli non solo, ma anche di limicoli, si sente parlare dagli autori di linee laterali e di linea dorsale. Qualcuno volle vedere, scorrenti in queste linee o solclii, degli organi speciali dapprima descritti da Semper, BÜLOW, Vejdovsky (31) ed altri quali nervi laterali, poi identificati da Hesse (li), GtOodrich (12) e Rosa (25) nonché da Bock come serie di nuclei delle fibre muscolari circolari; furono visti a livello delle linee laterali anche dei vasi linfatici. Pel significato di ({ueste linee ecco quanto ho potuto vedere. I muscoli del sistema longi- tudinale nella parete del corpo della Micìiaelseim su cui ho fatto le mie osservazioni sono riuniti in fasci o zone, che appaiono nei tagli trasversi come aree o campi muscolari. Questi in generale sono, in tutta la parete del corpo, in numero di otto (tav. 16, figg. 17 e 19) ed hanno 1 loro limiti in otto punti della sezione del corpo che, volendo, potrebbero chiamarsi linee, e che sono: una medio-dorsale [Id)^ una medio-ventrale (/r), due laterali [II), due dorso -laterali [Idi] e due luterò -ventrali (//?•). Queste otto linee si riducono ad inter- ruzioni della parete muscolare longitudinale, attraverso le ([uali gli organi interni si fanno strada per stabilire i loro rapporti col mondo esterno o con gli strati più superficiali del tegumento. Attraverso la linea ventrale infatti noi vediamo conservarsi 1 rapporti fra il sistema nervoso ventrale ^midollo) e l'ipoderma; attraverso le linee latero-ventrali escono le setole, e trovano il loro sbocco i nefridi e gli organi genitali; attraverso le linee laterali nel nostro caso sboc- cano le spermateche, attraverso le linee latero-dorsali fuoriescono le setole dorsali, attraverso la linea dorsale passano il poro cefalico e, ([uando esistono, i pori dorsali; attraverso tutte queste linee, infine, penetrano all' interno propaggini del sistema dei muscoli circolari, che danno tutto un sistema muscolare molto importante, che chiamerò il sistema dei muscoli iutorsegmentali. Muscolatura intersegmcntale. È già noto come in molti Oligocheti l'intestino assuma nel suo complesso un aspetto moniliforme Studii anatomici su Miehaelsena macrochaeta Pierant. 419 per le successive strozzature che esso subisce al passaggio da un segmento nell' altro. Queste contrazioni però non troverebbero una suftìciente spiegazione, se i sepimenti dovessero ridursi ad un dop- pio strato di cellule peritoneali, essendo questo tessuto per se stesso di assai lieve consistenza, specialmente in confronto del tessuto della parete intestinale; per modo che se l'uno dovesse esercitare una pressione suU' altro sarebbe primo il sepimento a cedere, anziché l'intestino a strozzarsi. Ciò posto, anche perchè il tessuto peritoneale del sepimento e il rivestimento viscerale della cavità del corpo sono in rapporto di continuità, non riuscirebbe facile comprendere quegli strozzamenti senza l'esistenza di uno speciale sistema che serva di rinforzo ai sepimenti stessi e di sostegno all' intestino a livello di questi. Inoltre non bisogna dimenticare che, oltre l'intestino, passano attra- verso i sepimenti numerosi altri organi, quali il sistema nervoso (midollo ventrale), i vasi del sistema circolatorio e, in determinate regioni, le parti costituenti gli organi genitali, che non di rado occupano più di un segmento, quali gli spermadutti, i padiglioni ciliati, i sacchi spermatici e gli ovisacehi. Un taglio trasversale passante per un sepimento rivela come tutti questi organi subiscano in quel punto una potente costrizione, ed il diametro della loro sezione una enorme diminuzione (tav. 16, fig. 17). Tutto ciò è determinato dal sistema dei muscoli sepimentali. Questo sistema, come ho già accennato, è alla dipendenza della muscolatura circolare della parete del corpo, ed è costituito da bande radiali di muscoli che, facendosi strada per le linee sopra descritte, vanno a circondare ed a sostenere gli organi. Sono da annoverarsi fra questi fasci: due che escono dalla linea medio-ventrale con tre paia di muscoli di cui l'uno passa intorno al midollo ventrale e gli altri due proseguono in alto per circondare il vaso ventrale e l'intestino (vedi fig. 17). Altri due muscoli escono a livello delle linee laterali, vanno fino all' intestino, ed ivi si dividono in più bande muscolari, di cui alcune passano al disopra di questo e si confondono col fascio corrispondente del lato opposto, mentre altri vanno sotto l'intestino a completare, con quelli provenienti dalla linea medio-ventrale, una specie di sfintere che determina la strozzatura intersegmentale dello intestino stesso. Un terzo sistema di muscoli, uscendo dalle linee latero- ventrali, passa al disopra dell' intestino. Un ultimo sistema di muscoli, infine, è formato da due bande, paragonabili ai muscoli arciformi del Cerfontaine, le quali, uscendo dalla linea medio- dorsale, attraversano come due corde i due settori superiori della 420 Umberto Pieraiitoni circonferenza rappresentata dalla sezione della parete del corpo, e vanno a perdersi nella muscolatura circolare attraversando le linee laterali. Il sistema muscolare sepimentale che si presenta in questo modo al massimo grado della sua complicanza, ed è specialmente svilup- pato nei segmenti che precedono il ditello [dal 7'' circa all' 11"), in alcune regioni può subire delle riduzioni, consistenti nella man- canza di uno 0 più dei muscoli descritti. Quelli però che non man- cano mai sono i muscoli che prendono origine dalla linea medio- ventrale e quelli tra le linee laterali e lintestiuo. Anche nei segmenti che seguono il ditello la muscolatura intersegmentale è molto svilui)pata. Resterebbe a parlare di altri sistemi muscolari i quali hanno diretta attinenza con varii organi, ma sarà più opportuno di ac- cennarvi a proposito di quegli organi. Peritoneo. Questa sottile membrana cellulare che riveste la cavità interna del corpo (Fig. 6_/j) non presenta nell' animale da me preso in esame alcuna notevole particolarità. Le sue cellule sono appiattite, con nucleo rotondo o talora un poco allungato. In questa forma si presenta tanto la parte che riveste internamente la parete del corpo, come il duplice strato dei setti, ed anche il rive- stimento della maggior parte degli organi interni. Del modo come si mostra il suo foglietto viscerale nelle varie regioni dell' intestino e dei vasi sarà detto a proposito della cavità del corpo. Sistema nervoso e organi di senso. Sistema nervoso centrale. Lo studio del sistema nervoso in Micliachena presenta qualche difficoltà tecnica per il fatto che, essendo questo animale assai piccolo, non può usarsi la dissezione che è il metodo \m\ utile di controllo all' esame dei tagli seriali, per stabi- lire i rapiiorti con gli altri organi. L'osservazione per trasparenza sugli animali vivi e su altri acconciamente colorati in toto può valere solo per distinguere le masse nervose e le grandi diramazioni, visibili del resto anche altrimenti. Il ganglio sopraesofageo o cervello, rappresentato nella figura 7, trovasi col suo terzo anteriore nel segmento prostomiale e coi due terzi posteriori nel 2'^' segmento del corpo. Ha una forma grosso- Studii anatomici su Michaelsena macrochaeta Piemut. 421 lanamente ovale, con due iiicisiire, l'ima anteriore, l'altra posteriore, accennanti alla duplicità del ganglio e determinanti quattro lobi, due anteriori clie si continuano con le commessure periesofagee, e duo posteriori a contorno arrotondato, a cui si attaccano due forti legamenti muscolari. La larghezza massima, presa a livello del terzo posteriore, è di 1/4 minore della massima lunghezza di esso, mentre lo spessore dorsoventrale del cervello è circa la quarta parte della larghezza stessa. Le commessure latero-esofagee (e) che partono dai lohi anteriori non sono molto grosse, rispetto a quelle descrìtte in altri Enchitreidi, e la loro radice non è duplice, ossia comune con quella dei nervi prostomiali, bensì unica. Questi nervi prostomiali prendono invece la loro origine lungo il decorso della commessura stessa nel punto più alto dell' ausa che essa descrive in avanti prima di ripiegare in basso, intorno all' esofago (tav. 15, fig. 7). Posso dire fin da ora che le ulteriori ramificazioni di quest nervi prostomiali vanno a mettersi in relazione con le cellule sensi- tive della regione latero-occipitale del prostomio. Con la stessa radice parte da quel punto della commessura la- tero- esofagea anche un altro nervo della stessa natura [a) il quale va ad innervare la regione labiale del prostomio stesso, nella quale regione, come vedremo, esistono anche cellule di natura sensitiva (tav. 16, fig. 21 c.^). La commessura esofagea, dopo aver dato la radice di questi nervi prostomiali, si ripiega lateralmente ed in basso, e percorrendo obliquamente i lati dell' esofago, si riunisce con la sua corrispon- dente del lato opposto sotto il faringe, in un punto che trovasi sulla verticale passante pel bulbo faringeo. Verso la metà del suo decorso questa commessura dà la radice di un altro nervo, che si dirige in basso, per andare a diramarsi nella parete del segmento boccale sottostante alla bocca. Il midollo ventrale, nel punto in cui vanno ad impiantarsi le commessure laterali, presenta un notevole ingrossamento che accenna ad un paio di gangli sotto-esofagei. Nel suo percorso attraverso lo intero corpo, non ha veri ingrossamenti gangliari metamerici, ed i suoi assottigliamenti a livello dei sepimenti sono prodotti piuttosto dalle costrizioni operate dalla muscolatura dei setti, che dall' as- senza di cellule gangliari in quei punti. Nervi sottilissimi partono dal midollo in ciascun segmento, ma se talora se ne ritrovano le 422 Umberto Pierantoni radici, è peraltro impossibile seguirne il decorso e determinarne il destino. Cenni istologici. Il cervello in una serie di sezioni, di cui una è rappresentata dalla Fig. 8, lascia vedere le cellule gangliari raccolte in regioni ben definite, in confronto di altre parti in cui è raccolta la massa fibrillare. La zona in cui sono aggruppati i corpi cellulari trovasi in alto e posteriormente, mentre in basso sono sol- tanto le fibrille. In detta figura tutto ciò vedesi chiaramente e si vede ancora come le cellule siano fornite di lunghi prolungamenti ramificati. Detta sezione che passa pel cervello un po' lateralmente, mostra ancora in ce l'inizio della commessura latero- esofagea sulla quale vedesi una agglomerazione di cellule gangliari {g). Queste trovansi proprio all' origine dei nervi che vedemmo nascere dal- l'ansa anteriore della commessura esofagea (Fig. lab] e che si distri- buiscono alla parte sensitiva dell' ipoderma prostomiale. Le cellule gangliari occupano nel midollo ventrale una posizione costantemente ventrale, mentre la parte fibrillare di questo è sempre ad un livello più alto (tav. 16, fìg. 2l7nv). Cade qui a proposito osservare che anche in questi Anellidi trova una conferma un fatto morfologico che ebbi occasione di notare a proposito dello studio del sistema nervoso di alcuni Insetti : che cioè in animali non troppo evoluti, in cui le masse gangliari presen- tano una certa semplicità di struttura, ed esistono nelle masse stesse delle regioni in cui si aggruppano le cellule, ben distinte da altre in cui non si rinvengono che fibrille, le prime trovansi sempre a preferenza nei punti del ganglio più distanti dall' organo o dagli organi che il ganglio è destinato ad innervare coi nervi che da esso partono. Questo fatto, se può sembrare a prima vista di poca im- portanza, ha al contrario un certo interesse, poiché ci dà la })0ssi- bilità di assodare a prima vista l'ufficio dei gangli, e di supporne i rapporti cogli organi prima di aver determinato il destino dei nervi, specialmente in animali la cui piccolezza impedisce costantemente di 'seguire il decorso dei sottili filamenti nervosi che si staccano da quei gangli. Sistema nervoso viscerale o esofageo. Tracce di (luesto sistema furono viste soltanto in poche famiglie di Oligocheti acquatici. Fra gli Enchitreidi Vejdovsky (31) seguala l'esistenza di gangli sulla superficie i)Osteriore del faringe in Aiiachaeta hohemica ed Enchy- traeus appendiculatus; essi sarebbero ivi in numero di quattro, due più grandi e due più piccoli, ed in diretta comunicazione con le Studii anatomici su Michaelsena maciochaeta Pierant. 423 commessure latero- esofagee. Michaelsen descrive in Enchißraeus Mobil un paio di noduli gangliari (corrispondenti forse ai due più piccoli segnalati da Vejdovsyj posti in un rigonfiamento del pedun- colo delle glaudole settali; in epoca più recente poi, a proposito dell' Enchytraeus monochaetus mentovato, accenna alla esistenza di un paio di gangli inclusi fra le diramazioni delle glandolo settali, e di un altro paio di gangli piriformi, dietro l'esofago e liberi nella cavità del corpo. Come vedremo in seguito, in M. macrockaeta le relazioni fra le glandole settali e l'esofago si stabiliscono mediante grossi pedun- coli di queste, i quali corrono in linea retta ai lati dell esofago, avvolti in un complicato sistema di muscoli (tav. 16, fig. \9pgs). In buoni preparati di tagli seriali mi fu possibile seguire passo passo il decorso di questi peduncoli, ma nel loro spessore non rinvenni alcun rigonfiamento, ne alcuna cellula di natura nervosa. Dietro il bulbo faringeo però, ed assolutamente indipendenti dalle glaudole settali , proprio fra le sezioni dei due peduncoli di esse, rinvenni due grossi corpi, di evidente natura nervosa, posti in intima rela- zione con la superficie dorsale dell' esofago, e continuantisi in avanti con due sottili steli, che potetti seguire per un certo tratto, ma non fino alla loro origine; la direzione di essi, tuttavia, mi fa supporre che debbano terminarsi proprio alle commessure esofagee. Questi due corpi (fig. 1^ gv) grossolanamente piriformi (poiché la loro sezione trasversa osservata nel preparato non può dirsi assolutamente circo- lare), sono evidentemente un paio di gangli del sistema esofageo, e forse corrispondono al paio più grosso segnalato da Vejdovsky e da Michaelsen negli Enchitreidi da loro studiati. Essi sono i soli due gangli, che, malgrado le più accurate ricerche, potetti identifi- care. Ritengo quindi che i piccoli noduli gangliari da altri osser- vati in ispecie affini, manchino in questa o siansi talmente ridotti da sfuggire anche al più accurato esame. Nel paio di gangli ora descritto le cellule sono uniformemente sparse nella massa gangliare, non si può fare quindi la distinzione in zone fibrillari e zone cellulari, a cui sopra accennammo (fig. cit). Organi di senso. A proposito dell' ipoderma e delle mo- dificazioni che esso subisce nei diversi punti del corpo , avemmo occasione di osservare che l'ipoderma prostomiale si presenta ahiuauto modificato per la presenza di cellule molto allungate, le quali ne accrescono alquanto lo spessore, specialmente in tre regioni del prostomio, l'una labiale, immediatamente sopra la bocca, e due latero- 424 Umberto Pieiantoni dorsali. Fra le cellule allungate del prostomio, ed in tutte le tre regioni se ne notano alcune ahiuauto diverse dalle altre per avere il loro apice pigmentato e a punta, lievemente sporgente oltre il livello della superfìcie del capo (tav. 16, fìg. 21 cs). Queste cellule di natura evidentemente sensitiva sono in maggior numero nelle due regioni latero-dorsali del prostomio, e convergono verso il punto più profondo in cui vanno a mettersi in relazione col nervo pari, che vedemmo partire dall' ansa anteriore della commessura esofagea (tav. 15, fig. Ih), sulle diramazioni del quale nervo vanno evidente- mente ad inserirsi gli estremi basali delle cellule sensitive. La presenza di queste cellule, di poco differenti dalle cellule ipodermiche circostanti, segna un primo passo nella trasformazione sensitiva delle cellule ipodermiche. Qualche cosa di somigliante fu osservato da Emery nelle cellule prostomiali del Meseucìtytraeus so- lifngus. Un grado di trasformazione più avanzato di (quello da me descritto potrebbero forse rappresentare i corpuscoli ellissoidi con 2 prolungamenti (uno verso la cuticola, l'altro verso la base dello ipoderma) di cui parla Michaelsen a proposito dell' ipoderma prostomiale dell' Enchytraeus Möbii. Quanto alla natura della sensazione cui presiedono quelle cel- lule, inclino anch' io a credere che possa trattarsi di cellule visive (ipotesi già emessa da Emery a proposito delle corrispondenti cel- lule dell' E. solifugus). Come pure io credo che agli spessimenti dorso -laterali del prostomio, che contengono queste cellule, possa darsi il significato di occhi rudimentali. La loro posizione infatti rispetto al prostomio, il punto d'inserzione del nervo che va ad essi, e l'annoverato aggru})pamento di cellule gangliari che trovasi alla base del nervo stesso, fanno tutto un insieme che non può non far correre la mente alla posizione reci})roca che di solito occupano un ganglio ed un nervo ottico, rispetto a delle cellule visive riunite l)er formare un occhio elementare (tav. 16, fig. 21 g,n,cs'). L'esperienza conforta l'ipotesi. La M. monochaeta è sensibile alla luce, fugge i punti trop])0 illuminati, vive in generale, se tenuta in cattività, più a lungo nella penombra. In sabbia e alla luce troppo viva preferisce tenere infitta nella sabbia la parte anteriore del corpo, pur non avendo nel suo ambiente naturale l'abitudine che hanno molti Oligocheti limicoli di vivere costantemente col capo nella melma e colla parte itosteriore fuori di essa ed ondeggiante nel liquido. Da tutto ciò è lecito trarre l'ipotesi che la sensibilità luminosa debba non solo esistere, ma esser localizzata verso la parte anteriore del corpo. Studii anatomici su Michaelsena macrochaeta Pierant. 425 Cavità del corpo. Lo spazio celomatico anulare che circonda l'intestino in ciascun segmento è in M. macrochaeta assai ridotto sia per il grande svi- luppo della parete del corpo, sia perchè è occupato specialmente nel tratto anteriore, fino al 17'' segmento, da organi assai volumi- nosi: ivi infatti si notano il faringe, le grosse glandolo settali, e tutti gli organi facienti parte del sistema genitale, i quali si pro- traggono per quella lunga serie di segmenti obliterandone del tutto il lume interno. In conseguenza di ciò avviene che anche la parte viscerale del rivestimento peritoneale di essa cavità assume diverso grado di sviluppo e si trasforma in un cloragogo più o meno evidente nelle varie regioni del corpo. Meno notevole su tutta quella parte dell' intestino e dei vasi che trovansi lungo l'accennata regione anteriore, il cloragogo diviene evidentissimo dal 18"' seg. in poi, dove cioè la cavità del corpo non contiene alcun organo voluminoso. Le cellule cloragoghe si presentano quindi in due forme ben distinte : nel primo tratto del corpo esse sono basse e larghe (tav. 15, fig. 12), mentre nei segmenti posteriori sono assai più lunghe ed a base molto ristretta (fig. 1 1 ). La massa delle cellule cloragoghe si presenta di un giallo vivo, per una grande abbondanza di goccioline di grasso, frammiste ai cloragosomi. La colorazione vista in trasparenza diviene in talune regioni più intensa, pel sangue giallo contenuto nella rete perienterica che circonda l'intestino (V. pag. 433). Il cloragogo incomincia nel 7" segmento e continua abbastanza evidente, ma sempre nella forma piatta fino a tutto il 7"; nei segg. 10", 11", 12" è ridottissimo, ma pur distinguibile sotto la stessa forma, ed incolore; dal 13" seg. in poi diviene sempre più evidente, e passa gradualmente alla seconda forma, che raggiunge completa verso il seg. 18". Da questo in poi le cellule allungatissime sono fittamente addossate l'una all' altra, formando delle masse che obliterano gran parte del lume celomatico. Nella cavità del corpo trovansi, fluttuanti nel liquido contenutovi, corpuscoli sferici ed elissoidali, con nucleo centrale, e numerose granulazioni nella loro massa. In generale essi non differiscono da quelli già noti e rinvenuti nella cavità del corpo di altri rappresentanti dei generi Micìiaelsena ed Enckytraeus. Le dirette comunicazioni fra la cavità del corpo e l'esterno si stabiliscono in questa specie solo per un poro cefalico. Esso trovasi lungo la linea medio-dorsale, proprio al limite fra il prostomio Mittheilungen a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. 2S 426 Umberto Pierantoni ed il segmento boccale. È molto sottile, e assai difficilmente visibile sul vivo. Ho potuto vederlo nelle sezioni e rai)presentarlo nella tav. 16, fig-. 21 [pc). Nefridi. • — Come appendice a questo capitolo, riguardante la cavità del corpo , cadrà a proposito accennare alle ])articolarità che i nefridì presentano nella Micliaelsena che è oggetto del presente lavoro. Nella comunicazione in cui diedi i caratteri di questa specie, e che feci principalmente su animali conservati e solo su pochi esemplari viventi, io dissi che fino allora non mi era stato possibile di trovar traccia di nefridì ; concludevo col supporre che essi potes- sero non esistere in questa specie, come avviene anche in altro Oligoehete marino, cioè nel genere Vncinais in cui finora non si riscontrarono (6). Avendo però in seguito potuto disporre di un più ricco materiale, mi accorsi che i nefridì in realtà possono distinguersi con una certa facilità in individui bene sviluppati, sessualmente maturi. Quanto alla disposizione di essi, se ne trova un paio nell' 8" seg. e poi alcuni altri negli ultimi segmenti del corpo, nella quale regione non sempre sono appaiati, ma più spesso manca quello di destra o quello di sinistra. Lo sbocco è circa al terzo anteriore del segmento (tav. 15, fig. 13), mentre la setola fuoriesce in corrispon- denza del terzo posteriore; esso sbocco è sulla linea-latero ventrale, ({uindi sulla stessa linea delle setole. Ciascun nefridio ha una piccolissima ante-settale [as) e una post-settale relativamente grossa [iìs] e di forma grossolanamente ovulare. 1 tagli trasversi (fig-. 14) dimostrano che ogni nefridio è composto di un numero assai scarso di cellule con nucleo evidente, ma parete poco visibile , e che il canalicolo intracellulare che le attraversa è discretamente circonvoluto. Nessuno slargamento o glan- dola trovasi })resso lo sbocco esterno di esso (V. figg. cit.). Il paio anteriore, posto nel 778" segmento, è costante nella sua presenza e posizione e non manca neppure negli individui meno svilu}»pati. Non così gli altri pochi che non si rinvengono che negli individui più adulti e forniti di organi genitali completamente maturi. Ciò dimostra che in alcune specie questi organi possono svilupparsi relativamente tardi o addirittura possono assumere uno sviluppo organico assai minore. L'assenza di essi in qualche specie come la citata Undnais^ e la riduzione consistente nella scomparsa di quelli di un intero lato, descritta da Benham in Nais keterochaeta, e prima J Studii anatomici su Michaelsena uiacrochaeta Pieraiit. 427 di lui (la Carter e Timm in altri Naididi, insieme col fatto di una parziale presenza di essi da me ora notato, ne attenua l'importanza funzionale, nei limicoli almeno, dimostrando che essi possono talora mancare completamente, o quasi, senza che le condizioni di vita del- Tanimale vengano in alcun modo alterate. Ne può conchiudersi che le specie in cui hanno luogo le accennate riduzioni debbano con- siderarsi come meno evolute, poiché, se ciò poteva fino ad un certo punto ammettersi quando esse riduzioni non s'erano riscontrate che in soli Naididi, non lo si protrebbe adesso, che io ne ritrovai traccia io un Enchitreide. Sistema digerente. Bocca ed esofago. Dall' apertura boccale, posta in posizione subventrale sotto il prostomio, si passa in una piccola cavità boccale ed in uuo stretto e corto esofago. Al limite fra queste due regioni, sulla parete inferiore del cavo si scorge un piccolo rilievo formato da due sporgenze a punta (tav. 15, fig. lOj. Queste corrispondono ad organi consimili visti da Vejdovsky (31) in Anachaeta hohemica^ e poi rivisti da Michaelsen in Arclienchytraeus Mobil, E. lìegemon ed E. Möhii. In un taglio sagittale si vede come questo corpicciuolo bicorne risulti da una modificazione di tre o quattro cellule del- l'ipoderma boccale, e come entro il labbro inferiore un piccolo fila- mento nervoso, decorrente accosto ad un muscolo, lo metta in comu- nicazione con la commessura esofagea, che poco oltre va a terminarsi nel midollo ventrale, mentre il muscolo va a confondersi con quelli della parete ventrale del corpo ; gli altri autori non parlano di tale relazione col sistema nervoso. A questo piccolo organo io credo possa darsi il valore di una papilla gustativa, od olfattiva, essendo assai difficile di far distinzione fra questi due sensi in animali acquatici e di organizzazione relativamente assai semplice. Procedendo nel tubo digerente oltre il cavo boccale, si perviene in un esofago breve ed angusto, formato da uno strato di cellule ipodermiche uguali e regolarmente allineate. Faringe. È un' ampia camera, la cui parete superiore o vfdta sporge in dentro per la presenza di un grosso e spesso bulbo faringeo (tav. 16, fig. 21 bf). Tutta la regione di cui abbiamo finora parlato è priva di ciglia vibratili. Queste incominciano però subito dietro il bulbo faringeo, nel punto ove il faringe si va restringendo, per continuarsi poi con l'intestino (fig. 22). 28* 428 Umberto Pierantoni Il bulbo foriiigeo in una sezione sagittale (Hg. 22/>/"j si presenta formato da cellule sottili ed allungatissime, aventi allo stato di riposo direzione antero- posteriore leggermente inclinata dall' alto in basso: col loro estremo ispessito sporgente nel lume del faringe formano una superficie convessa, rivestita di forte cuticola, mentre con l'altro loro estremo, posto verso la cavità del corpo, si mettono in relazione eoi quattro sbocchi delle glandole settali e con un complicato sistema muscolare che ne regola i movimenti. Fra le cellule del bulbo, furono notati, in altre specie, corpicciuoli con prolungamenti ed inter- pretati come corpuscoli di natura sensitiva da Michaelsen (16) nella citata specie, mentre Hesse (14) li considera in Pachydrilus litoreus come goccioline di secreto delle glandole settali. 11 non averne trovato traccia nella specie da me studiata mi fa creder giusta la interpretazione di Hesse, poiché è più facile supporre che possano in due specie diverse mancare i piccoli slargamenti dei canalicoli escretori delle glandole settali (in relazione con l'attività della glandola nel momento in cui l'animale fu ucciso) anzicchè ammettere che degli organi di senso possano essere di presenza non costante nelle specie di uno stesso genere. Il bulbo faringeo, con tutta la regione del tubo digerente che lo precede, può venir messo in movimento da un complicato sistema muscolare. Questo sistema comprende muscoli adduttori ed abdut- tori, correnti in tutte le direzioni, specialmente fra la parete dorsale del corpo e la parete dorsale dell' intestino; di tutti questi muscoli disegnati nella fig. 21 sono specialmente notevoli pel loro enorme sviluppo in lunghezza quelli che vanno direttamente dalla parete posteriore del bulbo faringeo ai lati e al dorso del segmento terzo e quarto del corpo [mhf) ossia fin presso le glandole settali. Per ([uel che riguarda questa muscolatura non credo doverne discorrere a lungo, essendo contenuta una accurata descrizione di essa nel 1 avoro di Michaelsen suU' Enchyiraeus Möbü, nella quale specie le cose non differiscono essenzialmente da quanto ho osservato in 21. macrochaefa. Non posso però accettare per la stessa ciò che egli dice a pag. 23 riguardo ai movimenti del faringe, prodotti da detta musco- latura, e cioè: »Von einem Ausstülpen des Vorderdarmes ist keine liede. Der Schlundkopf verschiebt sich nur wenig nach vorn und zurück < Tav. 15, fig. 9 rappresenta l'estremo anteriore di M. m. col faringe estroflesso. Tale movimento del faringe è nor- male e freciuente anche nel vivo. In detta figura si vede come nella Stiidii anatomici su Michaelsena macrochaeta Pierant. 429 estroflessione il bulbo faringeo {hf) viene ad occupare la posizione più anteriore; il qual fatto va tenuto presente nel determinare l'ufficio di detto bulbo, sul ({uale avremo agio di discutere dopo aver accennato brevemente alle glandole settali, che, come è noto, sono in diretta relazione con questa parte del tubo digerente. Le glandole settali si presentano sotto forma di voluminosi corpi ovoidali, che riempiono parte del 4'^ e completamente il 5" e 6'^ segmento. Esse sono nella M. m. in numero di 4 nel primo di questi segmenti, di 6 nel secondo e di 8 nel terzo. Lo spazio la- sciato libero dal paio che manca nel 5*^ segmento (che ne ha un paio meno rispetto al 6") è occupato dalle spermateche (di cui è detto a pag. 435). Nel segmento 4'' non sempre sono sviluppate tutte e quattro le glandole, talora possono rinvenirsene in esemplari più giovani due o tre, mentre il numero è costante negli altri due me- tameri. Queste glandole sono formate da gruppi di cellule piriformi con nucleo centrale ed aventi tutte l'apice rivolto verso una stessa direzione, per convergere in un comune peduncolo il quale va ad impiantarsi sopra due grossi rami che raccolgono l'uno gli sbocchi di tutte quelle di destra, l'altro tutte quelle di sinistra (nove da un lato e nove dall' altro). Questi due tronchi decorrono in avanti ai lati dell' intestino, e un poco al disopra di questo (tav. 16, fig. 19pgs) e giunti presso il bulbo faringeo si dividono ciascuno in due rami, l'uno anteriore e l'altro posteriore, distribuendosi così in quattro zone sulla parete del bulbo stesso (fig. l'ipgs). A compimento del mio studio su queste glandole mi resta ad esporre alcune mie vedute sulla loro fina struttura, le quali si allon- tanano alquanto da quelle di Michaelsen ed Hesse in proposito. Quest' ultimo (15) considera le glandole settali come glandole unicellulari derivanti da trasformazione di cellule epiteliali, che si sarebbero enormemente svilupi)ate (tanto da estendersi lungo tre o quattro segmenti), dando ciascuna col suo corpo cellulare una parte secretrice nucleata ed un condotto d'uscita pel liquido elaborato; i grossi rami che mettono in comunicazione queste glandole col faringe risulterebbero quindi dalla unione di tutti i tubuliui delle varie glandole unicelluri riunite a formare le masse settali. Tale interpretazione non pecca certamente di originalità, e assi- milando morfologicamente queste glandole ad altre che si rinven- gono in altri Oligocheti di diversa famiglia nel medesimo punto, sarebbe stata da me accettata con plauso, se i miei preparati, nume- rosi ed ottenuti con diversi metodi, mi avessero autorizzato a confer- 430 Umberto Pifiantoni mare nella specie da me studiata l'ipotesi dell' Hesse. Ma i tagli fatti in tutte le direzioni, lungo ed attraverso i tronchi di comuni- cazione fra i corpi glandolari e il faringe, mi hanno sempre dato la figura di masse protoplasmatiche con nuclei numerosi ed uni- formemente distribuiti, quali si rinvengono nel taglio di qualsiasi organo massiccio, di natura cellulare. Mai ottenni alcuna figura che potesse lontanamente raftìgurarsi come la sezione longitudinale o trasversa di ammassi di tubolini (figg. 19 e 22j;^s). La presenza di nuclei lungo il preteso fascio di condotti d'uscita non sfuggì neppure al Hesse, ed egli lo chiarì asserendo »dass nicht alle Zellen gleichweit auswuchsen« e quindi »auch in dem Verlaufe der Ausführungsstränge zwischen den einzelnen Röhrchen hier und da vereinzelte Drüsenzellen liegen«. Ma uel caso da me osservato, se ciò dovesse ritenersi per vero, sarebbero in numero assai maggiore le cellule non completamente trasformate e rimaste lungo il ramo d'uscita, che quelle che sono diventate vere glandole, tanto da perdersi completamente la traccia dei dottolini. n Michaelsen (16) a proposito dell' E. Möbü, senza dare alle glandole settali il significato morfologico che dà loro I'Hesse, parla anche di canali d'uscita (quantunque essi non appaiano chiara- mente nella figura corrispondente] ed interpreta le »Protoplasmaau- häufungen mit Kern«, che si trovano fra essi, come cellule gangliari. Ho già detto a proposito del sistema nervoso esofageo, che gangli 0 cellule gangliari compresi nella massa dei rami delle glandole set- tali non esistono nella 31. macrochaeta; a maggior conferma aggiungo ora che, se come gangliari dovessero interpretarsi quelle cellule, per il loro grande numero dovrebbero interpetrarsi come masse nervose le corrispondenti parti di M. ììiacrocliaeta e non più come veicoli d'uscita del secreto delle glandole con cui sono in relazione; la qual cosa sarebbe evidentemente assurda. Concludendo sulla struttura di queste glandole, risulta dalle mie osservazioni che il comune tratto che stabilisce la comunicazione tra le masse glandolari settali e il faringe è rappresentata da un cordone di natura cellulare, fatto di elementi con grossi nuclei. H protoplasma di queste mostra in un taglio trasverso (tav. 16, figg. 19 e 1\pgs) grosse granulazioni, le quali in un taglio longitudinale si appalesano quali strie, intcrpetrabili come piccole correnti del secreto delle glandole, che si fanno strada fra dette cellule, ed anche attra- verso di esse. Queste cellule uniformemente sparse si presentano tali anche nella accennata biforcazione in due tronchi di ciascuno dei Stiidii jinatüiuici su Michaelsena macrochaeta Pierant. 43 1 due cilindri cellulari jiresso il faringe (flg. 22 re). Le piccole correnti di secreto si insinuano poi fra le cellule allungate del lìulbo, talune riunendosi in uno sbocco più grande ed unico [s] altre facendosi strada per sottilissimi fori attraverso la cuticola faringea. Lasciando pertanto impregiudicato quanto altri ha osservato in specie diverse, concludo che quanto ho veduto in questo Enchitreide, e finora esi)Osto, non autorizza a pronunziarsi affermativamente ne sulla unicellularità delle glandole, ne sulla loro origine dalle cellule ipodermiche del faringe, dato che il condotto d'uscita non è parte delle cellule glaudolari, ma fatto da altre cellule la cui origine è difficile determinare. Quanto all' ufficio delle glandole settali a me non pare possa cader dubbio che il secreto da esse elaborato sia una sostanza vis- cosa, deputata ad agglutinare le sostanze nutritive per immetterle nel tubo digerente. Depongono in favore di questa interpretazione il fatto della accennata estroflettibilità del bulbo faringeo che ne porta gli sbocchi, e quello della posizione che questo occupa quando il faringe è estroflesso (tav. 15, fig. 9). Che il secreto delle glandole debba essere emesso quando il bulbo è fuori, lo dimostra la relazione che esiste fra i movimenti dell' armatura muscolare del faringe e di uno speciale sistema di fibre muscolari faciente parte di questa, le quali circondano da ogni lato i due tronchi escretori delle glan- dole (tav. 16, fig. 19 mt). La estrema distensione di questi tronchi nella protrusione di quella parte dell' intestino, e la compressione di essi nella ritrazione del faringe provocano senza dubbio i movimenti del liquido lungo le vie normali e la fuoriuscita di esso dal bulbo estroflesso (tav. 15, fig. 9). Intestino. Nulla di molto notevole ho da dire intorno a quella parte del tubo digerente che segue il faringe, dal momento che esso non si presenta differente dalla corrispondente parte di tutti gli altri Enchitreidi. Le profonde strozzature intersegmentali prodotte dalla muscolatura dei setti già descritta alle pagg. 418 — 420 danno ad esso un aspetto monili forme, che talora è celato dal grande sviluppo del sistema circolatorio e della corrispondente guaina cloragoga. L'intestino è internamente ciliato e sbocca all' esterno per un ano perfettamente terminale e relativamente ampio. 432 Umberto Pierantoni Sistema vascolare. Dopo ehe Vejdovsky (31) ebbe scoperto nel 1879 che il vaso dorsale degli Euchitreidi, il cui decorso era rimasto fino allora misterioso, nasce da un seno sanguigno che circonda l'intestino, e che (quindi osso vaso non può rinvenirsi per tutta la lunghezza del corpo, mancando dal punto in cui si fonde con esso seno in poi, gli osservatori che gli succedettero nello studio di ([uesto sistema confermarono il fatto, istituendo come importante carattere di classi- fica il punto in cui avviene la detta fusione, ossia in cui il vaso si origina. M. macrochaeta presenta dei caratteri che possono gettare una certa luce sia sul modo in cui tale origine si effettua, sia sulla supposizione che tale stato di cose possa costituire un carattere di primitività per gli Enchitreidi. Vasi anteriori e vasi trasversali. La parte anteriore del sistema vascolare è formata da vasi liberi, tutti dello stesso calibro, e privi di cloragogo e di peritoneo, come ben vide il Bergh e confermò il Rosa avvenire in generale nel tratto anteriore del vaso dorsale dei Limicoli (27). Questa parte anteriore consta di tre vasi principali, che si irradiano da un punto comune, innanzi al cervello, e di cui l'uno è il vaso dorsale che si insinua tra il cervello e l'intestino per decorrere in dietro lungo il corpo, e gli altri due, pas- sando anche sotto il cervello, ma ai lati del primo, vanno a riunirsi, fiancheggiando il faringe, sotto l'intestino in corrispondenza del 4'^ segmento, })er formare il vaso ventrale (tav. 15, fig. 9). Il vaso dorsale è riunito ai due tronchi ora descritti mercè due paia di anse laterali, partenti da due i)uuti di esso e terminanti in due punti corrispondenti dei tronchi ventrali. Queste due paia di anse poste nel tratto anteriore del corpo che, come dicemmo a pro- posito della forma e caratteri esteriori della specie, è privo di sepi- menti (tìg. 9, I, II, III, IV) corrispondono un paio al seg. 3" ed un paio al 4". Mancando in questa regione oltre ai sepimenti anche le setole, i nefridi ed ogni traccia di segmentazione esterna, quelle anse rap- l)resentano l'unico organo che dia indizio della scomparsa metameria di quella regione. Può dirsi quindi che di anse trasversali oltre al 1° segmento (])rostomiale) ne manca anche il 2" (boccale); esse sono presenti invece oltre che nel 3- e 4" anche nei segmenti 5*^ e 6'\ dal (|uale ultimo in j)0i non se ne trova più traccia. Vaso dorsale, vaso ventrale e rete sanguigna perienterica. A proposito del cloragogo e della sua distribuzione ebbi a dire Studii anatomici su Michaelsena macrochaeta Pieraut. 43 3 {v. pag. 425), che le regioni in cui trovasi più sviluppata la guaina eloragoga sono quelle in cui è più evidente un sistema di reti vasalì intorno all' intestino ; tali regioni vanno comprese anteriormente fra i segmenti 7" e 10*^', e posteriormente dal segmento 13" in poi, fino all' estremo codale. La rete vasale perienterica della regione ante-clitellina consta di una serie di vasi longitudinali, i quali comunicano lateralmente fra loro per punti di contatto posti lungo linee parallele trasversali, dando così l'aspetto di un reticolo con spazii di maglie assai ridotti, ma presentante una certa regolarità di struttura (tav. 15, fig. 15). 11 vaso dorsale ed il ventrale, che decorrono in questo tratto stretta- mente aderenti alla rete, contraggono rapporti di comunicazione (e) coi due vasi longitudinali della rete che si trovano immediatamente sotto di loro {a, b) e sono un poco più grandi degli altri. Il reticolo, oltre i limiti assegnati (segg. 7—10), va scomparendo gradualmente per successivo assottigliamento e diradamento dei va- sellini. Dal segmento 11" al 13" (segg. genitali) la rete perienterica scom- pare del tutto, e il vaso dorsale ed il ventrale riacquistano la loro autonomia, che quest' ultimo conserva, salvo qualche raro punto di contatto, fino agli ultimi segmenti del corpo; il primo invece torna di nuovo in rapporto con la rete nel 14" segmento in cui essa ricomincia per non interrompersi fino al penultimo segmento del corpo. La rete perienterica che va dal seg. 14" al 17" ha una strut- tura che differisce da quella dei segmenti anteriori per due fatti: a) la minore regolarità dei canalicoli, b) la mancanza del vasellino più grosso, deputato a stabilire i rapporti col vaso dorsale; mentre è presente solo quello in relazione col vaso ventrale (tav. 16, fig. 23?-). Tali rapporti sussistono tuttavia anche col vaso dorsale, ed hanno anch' essi una minore regolarità, avvenendo a intervalli disuguali ed in punti diversi delle maglie della rete. Una terza forma della rete è data da quello che appare nelle sezioni dal 17" seg. in poi. Da questo punto il vaso dorsale, che prima, pur avendosi gli accennati rapporti (determinati dalle comunicazioni stabilite dalla sua parete ventrale), si manteneva sempre in un livello superiore, diventa, oltre il 17" segmento, gradualmente aderente alla parete intestinale, per trovarsi fra gli stessi vaselliui della rete (tav. 16, fig. 2Avd): diventa, in altri termini, come un grosso tronco della rete 434 Umberto Pierantonì rasale perienterica (rj^e). Questa ha qui dei tronchi diseguali, di cui i più grossi trovausi dorsalmente e i più piccoli ventralmente. In tale forma il vaso dorsale presentasi fino al penultimo segmento del corpo in cui si confonde coi rami della rete stessa per successive diramazioni, come avviene anche del vaso ventrale (fig. 24). Da tutto ciò risulta che in questo Enchitreide il vaso dorsale non perde la sua individualità lungo tutto il corpo, e modi- fica solo la sua posizione ed i suoi rapporti con la rete vasale perien- terica (seno 0 ple[8S0 sanguigno degli altri autori). Il punto in cui il vaso dorsale passa fra i rami della rete ed a contatto diretto' dell' intestino può considerarsi come quello in cui, negli altri Enchitreidi, si suol dire che esso si origina. Questo modo di presentarsi del vaso dorsale chiarisce, come accennai in principio, qualche punto ancora oscuro. Si è discusso se la rete perienterica debba considerarsi come un seno od un plesso. A me pare che, specialmente dove non esiste una guaina muscolare dell' intestino, il fatto che il vaso dorsale diventa quasi un ramo della rete, deponga in favore della ipotesi che la rete debba con- siderarsi come un vero plesso vasale con anastomosi molto frequenti; ossia che la natura- della rete perienterica non sia diversa da quella dei vasi. La condizione in cui si trovano le cose in M. macrochaeta, mentre spiega come avvenga la origine del vaso dorsale negli Enchitreidi, mi pare aggiunga valore all' ipotesi che l'origine di esso da una rete o seno sanguigno intestinale rappresenti in generale una condizione di maggior complicanza, rispetto a quei limicoli in cui il vaso dorsale è libero e discernibile fino all' estremo del corj o (Tubificidi); e che la forma da me ora descritta in cui il vaso stesso, pur passando a far parte della rete, conserva la sua individualità, possa considerarsi come un termine di passaggio dall' una all' altra maniera. Le sezioni disegnate nelle figure 23 e 24 rappresentano due tagli attraverso l'intestino e il sistema circolatorio, l'uno lungo (jucl tratto del corpo posto fra i seg. 14 — 17 e l'altro attraverso uno qualsiasi dei segmenti fra il 17^ e il penultimo del corpo. In questo segmento soltanto, come accennai, il vaso ventrale ed il dorsale per- dono la loro individualità, suddividendosi e riunendosi fra i vastlliui della rete, che (j[uivi si arresta. J Studii anatomici su Michaelscna macrochaeta Pierant. 435 Sistema riproduttore. Speruiateche. Fra gli organi ehe fanno jìarte del sistema, riproduttore degli Enchitreidi, quelli che occupano la posizione più anteriore sono le due spermateche. Esse si rinvengono in M. macrocltaeta come negli altri rappresentanti della famiglia, nel 5'' segmento, ed hanno il loro sbocco presso l'intersegmento 4/5, sono quindi poste fra le glandole settali. Esse presentano nella M. che è oggetto di questo studio le maggiori e più importanti parti- colarità anatomiche. La forma di queste spermateche rassomiglia a quella di un fiasco, con ampolla alquanto tondeggiante e collo diritto. E notevole che il loro sbocco è esattamente sui lati del corpo, come dimostra una sezione trasversale praticata attraverso quegli sbocchi; in tale sezione questi trovansi esattamente nel diametro orizzontale e quindi in corrispondenza delle linee laterali. È noto come essi trovinsi normalmente negli altri oligocheti in posizione più o meno ven- trale, e, per lo più, lungo le linee setolari (linee latero-ventrali, V. pag. 418). L'ampolla delle spermateche comunica col tubo digerente mercè ampie aperture che trovansi ai lati di questo, nel 5" segmento. Il condotto di uscita, con pareti assai spesse, non ha presso il poro alcun accenno di cellule glandolar!. Questo poro trovasi un poco più sotto dell' intersegmento, e non è assolutamente terminale ri- guardo all' intera massa del tubo (tav. 16, fig. l'b psp). Ma le più notevoli particolarità di quest' organo in M. macro- cltacta risultano dall' esame istologico della porzione ampollare. Un taglio attraverso questa parte (tav. 16, fig. 26) dimostra come essa sia formata di cellule non dissimili da quelle dell' epitelio intesti- nale con cui trovansi in continuazione, e mostra ancora come fra queste cellule se ne rinvengano alcune [csp. d.), che presentano nella loro massa protoplasmatica un grosso vacuolo o capsula, in cui si vedono, disposti in modo da formare un grosso gomitolo o matassa, un gran numero di spermatozoi. Il grosso vacuolo o capsula è suscet- tibile di deiscenza, poiché talora manca e talora è fornito di comu- nicazione con l'interno dell' ampolla; nella figura 26 si vede come gli spermatozoi possano passare all' interno della capsula nel lume della ampolla e viceversa. Queste cellule spermatofore occupano uno spazio assai maggiore delle altre, la loro ma^sa protoplasmatica è assai ridotta e spesso 436 Umberto Pierantoni tanto che il loro nucleo resta quasi isolato e sporgente nella cavità ripiena di spermatozoi {n). Esse sono più numerose alla base del- l'ampolla, presso la communicazione col tubo digerente; mancano completamente lungo la parete del condotto di uscita, la quale è molto spessa e formata da epitelio cilindrico con cellule allungate, strette l'una all' altra (fig. 25 e w) ed in continuazione con le ipo- dermiche. Fin da »luando nel 188(5 fu scoperta da Michaelsen la accen- nata comunicazione fra spermateca ed intestino in E. MUhii ed in altre specie del genere, confermata da Beddard (1) in Sutroa, da Good- rich (13) in Mariotiia, da Beddard in altri Enchitreidi, e da Rosa (25) in Paradrilus fra gli Eudrilidi, si discusse molto sul valore morfologico e fisiologico di tale comunicazione. Il Beddard nella sua monografìa degli Oligocheti conferma la supposizione di Michael- sen (16) che tale comunicazione serva ad eliminare l'eccesso di sperma che potrebbe nuocere all' organismo, ed allude ancora alla possibilità di una fecondazione in cui gli spermatozoi si facciano strada attraverso l'intestino per raggiungere le uova e fecondarle. La strana struttura istologica delle spermateche di M. macro- chaeta permette anche a me di fare delle riflessioni e di esporre delle nuove vedute tanto sulla loro natura morfologica come sul significato della comunicazione. Ho già accennato, descrivendo le spermateche, alla grande dif- ferenza di struttura che si rinviene fra la parte ampollare ed il con- dotto di uscita di esse; e, viceversa, all' analogia che esiste fra le cellule della parete dell' ampolla e (luelle della parete dell' inte- stino; la mancanza di ciglia nelle cellule dell' ampolla non è una differenza molto importante; le ciglia del resto possono talora essere presenti anche nelle spermateche. Tali raffronti possono facilmente farsi sulle figure 20 e 25 {am'p, int). Ora io, fondandomi su questi paragoni, suppongo che nella spermateca, nel caso di M. m., deb- bansi distinguere due parti diverse per struttura e per origine: l'una, l'ampolla, nata per estroflessione dell' endoderma intestinale, l'altra, il collo, nata dall' ectoderma della parete del corpo ])er invagina- zione. Io do, in altri termini, all' ampolla il valore di un diverti- colo intestinale quali se ne trovano nella stessa regione dell' inte- stino in moltissimi altri oligocheti e in qualche Enchitreide, e solo al condotto di uscita della spermateca il valore di introflessione ceto- dermica che fu dato da altri all' intero organo. Spiego così morfo- logicamente la comunicazione con l'intestino. Studii anatomici su Michaelsena macrochaeta Pierant. 437 Data tale conumicazioue, ad evitare che tutto lo sperma im- messo neir ampolla vada perduto nel lume intestinale, noi troviamo talora degli organi sussidiarli, rappresentati da una parte dai diver- ticoli dell' ampolla, i quali raccolgono gli spermatozoi appena intro- dottivi, e dall' altra, in qualche caso, dove mancano i diverticoli, dagli apparecchi muscolari che rendono possibile la chiusura o l'aper- tura di quella comunicazione a norma dei bisogni, simili a quelli che descrive il Mrazek in Rhijuchelmis. In relazione coi primi di questi organi sussidiarli sarebbero le capsule spermatofore da me innanzi descritte, le quali rappresen- terebbero degli organi analoglii ai diverticoli, deputati cioè a rac- cogliere gli spermatozoi ed impedirne l'efflusso nell' intestino. Per tal modo verrebbe spiegata la comunicazione non solo, ma sarebbe chiarito altresì l'ufficio dei diverticoli delle spermateche finora rimasto problematico; si comprenderebbe infine perchè quei diverticoli, quando esistono, si trovino sempre ripieni di spermatozoi. Quanto alle altre ipotesi fatte sulla comunicazione suddetta aggiungerò che mai riscontrai la presenza di spermatozoi nel lume dell' intestino; la quale presenza, se da altri fu segnalata, fu solo in prossimità dello sbocco, e deve considerarsi piuttosto come casuale che come normale. La ipotesi della fecondazione per via intestinale o, più ancora, nel caso da me osservato, per via della cavità del corpo fu quella che prima si affacciò alla mia mente, quando scopersi la presenza di spermatozoi nella parete dell' am])olla; allora corsi immediatamente col pensiero alla notevole scoperta di Whitman, della fecondazione attraverso l'epidermide negli irudinei ; ma dovetti scartarla quando mi accorsi della costante assenza di spermatozoi dalla cavità del corpo, da quella dell' intestino e dalla parete di questo, e quando mi convinsi che se è facile il passaggio degli spermatozoi dall' interno dell' ampolla nelle capsule e da queste di nuovo nell' ampolla, non lo sarebbe ugualmente dalle capsule nella cavità del corpo, dato che le capsule stesse sono assai sovente aperte dalla parte del cavo della spermateca, mentre sono sempre divise per una spessa parete dalla cavità del corpo. Testicoli ed ovarii. I testicoli in M. vi. sono due masse sim- metriche di cellule, poste ai lati dell' intestino, in posizione semi- ventrale, ed attaccate al dissepimento 10/11, da cui prendono origine (tav. 16, fig. 28 te). In posizione simmetrica, ma attaccati al sepi- mento successivo (11/12) trovansi gli ovarii [ovr] sotto forma di 438 Umberto Pierantoni masse di pnchissime cellule, di cui le prossimali più piccole, le distali più voluminose. Spermasacco ed ovisacco. Tanto i testicoli che le uova oc- cupanti la parte distale della glandola genitale, appena hanno rag- giunto il massimo sviluppo, in media pei testicoli circa 0.020 mm. e per gli ovarii 0.060 mm. di diametro, si staccano in gruppetti di due a quattro cellule, e talora anche di una sola (fìg. 28 ov') e cadono liberamente nella cavità dei rispettivi segmenti. Da ciascuno dei dissei)imenti 11 12 e 12/13 parte una insaccatura che cammina in dietro e che sono risp. uno spermasacco ed un ovisacco (sjjs. ovs.). Il primo si protrae dall' interseg. 1112 fino nel segmento 16'', mentre il secondo dal sepimento 12/13 fino al 20'\ Entrambi presentano una profonda strozzatura a livello di ciascun setto iutersegmeutale. Le cellule staccatesi dalle glandole genitali pervengono in questi sacchi ed ivi compiono la loro evoluzione in spermatozoi ed uova. Osservata sulle sezioni la struttura di questi organi può facil- mente ingannare, se non se ne veda l'origine in animali immaturi. Lo spermasacco , che nasce dal sepimento posto immediatamente innanzi a quello da cui nasce l'ovisacco, non è indipendente nel suo decorso, ma dal seg. 13" in poi è contenuto da (juesto, per modo che dal segmento 13", fino al 16% spermasacco ed ovisacco corrono l'uno dentro l'altro (fig. 28). In animali maturi, in cui il primo è assai pieno di spermatozoi, il gran volume che questo assume spinge tutte le uova nel fondo dell' ovisacco, in modo che a chi non osservi attentamente 1 contorni delle pareti, sembra che le uova non incomincino ])rima del 16- seg" (fig. 28). Una somigliante posizione delle vescicole seminali fu osservata, in forma alquanto più semplice, dal Goodrich (12) in Vermiculus pilosiis. Nella Fig. 28 [sps. ovs.) è rappresentata la loro posizione in 31. macrocìiaeia . Nello spermasacco trovansi spermatozoi in evoluzione e sper- matozoi maturi. Questi ultimi con lunga coda e testa breve sono raggrupi)ati in spermatofori a forma di pennello (fig. 27). Neil' ovisacco trovansi uova di diverse dimensioni. Le più grandi non sono sempre nel fondo di esso (fig. 28) e raggiungono proporzioni notevolissime [ov]. Le mature riempiono la cavità di un intero segmento. Speriiiadutto, pene e pori genitali. Nel segmento 10" si notano due lunghi e robusti padiglioni ciliati, di forma quasi cilin- drica, con ciglia sporgenti dall' estremo rivolto verso i testicoli (tav. 16, fig. I^pct). In un taglio longitudinale (tav. 15, fig. 16' Stndii anatomici su Michaelsena raacrochaeta Pierant. 439 questi padiglioni si mostrano forniti di una parete molto spessa, formata di cellule di natura evidentemente glandolare. Verso l'estremo distale che sbocca nella cavità del corpo notasi un collare di cellule provviste di lunghi flagelli; le cellule che seguono a queste hanno forma allungata, nucleo spostato verso la parete esterna, ed un contenuto fatto da grossi granuli intensamente colorabili. La loro porzione rivolta verso il tubo ciliato che esse limitano presenta non di rado una grossa vacuola (fig. 16). Le cellule verso la base dell' organo, ove questo si assottiglia gradual- mente, vanno perdendo la loro natura glandolare per formare lo spermadutto [sjjd). È questo un tubolino sottile ed assai lungo, che si parte dalla base di ciascuno dei due padiglioni ora descritti. Ciascuno dei due spermadutti, nascendo alle base del seg. 11°, per- corre in linea quasi retta tutto il seg. 12°, il 13^^ e giunto sul ter- mine del 14" forma un' ansa e ritorna indietro per sboccare note- volmente assottigliato nel segmento 12'' coi pori maschili (fig. 28s^:>c?). Talora, invece di formare le due anse nel seg. 14", i due sperma- dutti formano un lasco gomitolo nel 13- seg. od uno più fitto nel 12^ La parte assottigliata dello spermadutto prima di sboccare al- l'esterno è circondata da una massa cellulare estroflettibile che fun- ziona da pene (tav. 16, fig. 18 e fig. 28j5e). I pori femminili trovansi alla base dello stesso segmento 12'' presso l'intersegmento 12/13, e non presentano alcun apparecchio speciale per la presa e la emissione delle uova. Si riducono quindi a semplici interruzioni della parete del corpo, che mettono in comu- nicazione la cavità del segmento 12" con l'esterno (fig. 28^)/"), mentre i pori maschili, coi loro apparecchi eiaculatori, sono le vìe di comu- nicazione fra la cavità del seg. 11" e l'esterno. Per tale posizione delle diverse partì che compongono lo ap])arecchio genitale di M. macrochaeta è lecito supporre che le uova e gli spermatozoi, quando sono maturi, raggiungano la loro rispettiva via di uscita, invece che attraverso la cavità di alcuni segmenti e per deiscenza dello spermasacco e dell' ovisacco, piuttosto attra- verso gli sbocchi di questi, i quali si trovano proprio sui setti poste- riori dei segmenti la cui cavità è in comunicazione con l'esterno. Ciò suppongo anche perchè, in innumerevoli animali che tagliai ed osservai a fresco, non potetti mai riscontrare la rottura dei sacchi suddetti. Ciò appare anche più verosimile ripensando alla osservazione già accennata, che cioè le uova mature non occupano sempre il fondo degli ovisacchi ma più spesso forse ne riempiono la porzione 440 Umberto Pierantoni più vicina allo sbocco (fig. 2Sovs). Una simile osservazione può farsi anche nella figura in cui Michaelsen illustra gli organi genitali di Mesencìtytraeus (19). Metodi usati nella ricerca. Non potendo, per la estrema piccolezza dell' animale, avvalermi della dissezione, compii lo studio mediante preparati in toto e tagli al microtomo. Mi servii ancora su larga scala delle osservazioni sui vivo, le quali riescono particolarmente proficue per la sufficiente trasparenza e per la mobilità non eccessiva dell' animale. Le preparazioni in toto furono fatte con un metodo che potrebbe chiamarsi di ipercolorazione. Esemplari fissati e lasciati poi per qualche giorno in alcool erano posti nei liquidi coloranti per un tempo assai superiore a quello che il li(iuido stesso richiede per colorare ; così per esempio 24 ore in emallume, 48 in paracarminio, tre giorni in picrocarmiuio. Tolti poi dal colorante venivano immersi in alcool fortemente acidulato, per lo più con acido cloridrico, in modo da aversi una decolorazione alquanto rapida delle parti più superficiali, in cui questo liquido giungeva prima. Si otteneva così una graduale decolorazione: maggiore cioè nelle parti più super- ficiali, minore e più tarda nelle parti più profonde. Lavati con alcool puro nel momento opportuno, disidratati, montati in balsamo e fatti seccare sotto lieve pressione, i piccoli animali restavano assai ben differenziati nelle diverse parti dello loro interna architettura. L'unica difficoltà di questo metodo consiste nel saper determinare il momento in cui bisogna togliere l'oggetto dal liquido decolorante, in modo che non venga ne troppo scolorato internamente, ne poco nella parti superficiali. La colorazione con l'emallume usata con questo metodo è par- ticolarmente utile per lo studio del sistema nervoso, delle glandole settali, e, fra gli organi genitali, delle spermateche e dello sperma- sacco. Ottimo per lo studio del sistema vascolare è l'ipercolorazione al picrocarminio ed al paracarminio. Per gli animali da sezionare o sezionati mi servii principal- mente, per colorare in toto dell' emallume e del paracarminio, sulle sezioni dell' ematossilina di Ehrlich e del giallo orange G. Una colo- razione doppia con sistema misto non prima dora, a quanto io sappia, usata e che mi diede bei preparati, fu quella con paracarminio ed ematossilina. Coloravo toto con paracarminio, lasci andovi entro gli animali fissati con sublimato acetico o liquido di Perényi almeno Stiidii anatomici su jMichaclsena inacrochaeta Pierant. 441 24 ore. Dopo aver lavato i i)ezzi iu alcool ed averli disidratati includevo, servendomi di soluzioni di paraffina in toluolo gradual- mente più concentrate per eliminazione del toluolo a caldo. Disposte le sezioni sul portaoggetti eseguivo una seconda colorazione col metodo normale della ematossilina di Ehrlich, e chiudevo in bal- samo, previo riscliiaramento con toluolo. Ottenevo così delle sezioni in cui Fematossilina si era sostituita al paracarminio solo in alcuni tessuti. I muscoli e il sistema vascolare risultavano di un color rosso vivo, tutto il resto di varie gradazioni dal violetto al bleu, a seconda che il nuovo colorante era riuscito ad eliminare totalmente o par- zialmente il primo. Fu con questo metodo che potetti rendermi un conto esatto della struttura del sistema vascolare, della rete perien- terica e dell' architettura dei muscoli della parete del corpo, nonché della muscolatura dei sepimenti. Principali risultati e considerazioni generali. La Micìiaelsena macrochaeM è un tipo di Enchitreide che per molti tratti può considerarsi come una specie non molto evoluta della famiglia. Tuttavia, tenuto conto specialmente delle sue scarse dimen- sioni, possiede una organizzazione alquanto complessa, la quale è notevole pei seguenti fatti: a) Il sistema cutaneo e il muscolare raggiungono uno sviluppo assolutamente eccezionale per il regime di vita acquatica e per l'ambiente in cui vive Tanimale. Tale sviluppo si rileva specialmente nelle enormi dimensioni che raggiungono le setole, sebbene assai scarse di numero, e nella grande spessezza di tutta quella parte della parete del corpo che è rappresentata dal sistema dei muscoli longitudinali. Questi sono ordinati in otto fasci ben definiti, i quali lasciano distinguere fra i loro limiti otto linee: una ventrale, una dorsale, due latero- dorsali e due latero- ventrali. Attraverso queste linee si stabiliscono i rapporti fra gli organi interni e l'esterno: cosi attraverso la linea dorsale si apre il poro cefalico, attraverso le laterali sboccano le spermateche, attraverso le latero -ventrali i nefridi ed i pori genitali; attraverso la ventrale il midollo nervoso conserva i suoi rapporti con l'ipoderma. Attraverso tutte sono stabilite le relazioni fra il sistema dei muscoli circolari ed un particolare e potente sistema di muscoli dei sepimenti. I mu- scoli circolari sono invece assai ridotti. b) Nella parte anteriore del corpo è localizzata la sensibilità dell' animale, la quale è rappresentata da cellule trasformate del- Mittheiluiigeii a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. 29 442 Umberto Piorantoni l'ipoderma prostomiale , messesi in relazione mercè speciali con- centrazioDi nervose (forse gang-li) col cervello; a queste va forse assegnata una sensibilità visiva. Papille gustative esistono nel primo tratto deir intestino boccale. e) Le glandolo settali, annesse all' intestino anteriore, anche esse molto sviluppate, sono in comunicazione col bull)0 faringeo mediante due grossi tronchi avvolti da fibre muscolari. Questi tron- chi non sembrano risultare dalla riunione dei molti tuboli partenti dalle cellule ghiandolari, ma risultano essi stessi dalla riunione di molte cellule uniformemente disposte, attraverso le (juali si fa strada il secreto delle glandole. Questo vien fuori quando il faringe è estro- flesso, e consiste in una sostanza adesiva, per la presa degli alimenti. d) L'intestino è fornito in uno speciale tratto della sua metà anteriore, ed in tutta la sua parte posteriore, di una ricca rete vasco- lare perienterica, in relazione, mediante speciali rami, col vaso ven- trale e col dorsale. Quest' ultimo nel seg. 17^ passa a contatto del- l'intestino, per far parte della rete stessa; ciò nondimeno conserva la sua individualità fino al penultimo segmento del corpo dove si ramifica e si perde nei rami di essa. e) Un aspetto nuovo e notevolissimo assumono in questa specie le spermateche, per il fatto che nello spessore della loro parete sono presenti delle vacuole o capsule ripiene di spermatozoi. Queste vacuolo 0 capsule spermatofore sono analoghe ai diverticoli che si rinvengono in altri Enchitreidi [Fridencia). Ampia è la comunica- zione fra l'ampolla delle spermateche e il tubo digerente. L'ufficio delle capsule spermatofore è quello di evitare la dispersione dello sperma immessovi per l'accoppiamento ; dispersione che potrebbe avvenire attraverso l'apertura che immette nell' intestino. Lo stesso ufficio debbono avere i diverticoli presenti in altri generi. La struttura istologica della spcrmateea fa supporre che l'ampolla di questa rappresenti un diverticolo intestinale e che il canale di uscita sia invece ectodermico; ciò spiegherebbe morfologicamente l'accennata comunicazione fra intestino e spermateca. È da escludersi assolutamente l'ipotesi di una fecondazione interna in cui gli spermatozoi si farebbero strada attraverso il lume e la parete dell' intestino, ovvero attraverso la [ìarete dell' ampolla e la cavità del corpo. Stazione zoologica ed Instituto zoologico dell' Universit:i di Napoli, Agosto 1903. J Studii anatomici su Micliaelsena uiacrochucta Tierant. 443 Spiegazione delle Tavole. Lettere comuni a varie figure: 1) bocca. bf bulbo faringeo. e cuticola. ce commessura esofagea. ci ditello. clg cloragogo. CS cellule sensitive. csp capsule spermatofore. cu canale d'uscita. cv cervello. fr faringe. (j ganglio. gls glandole settali. gv gangli viscerali. int intestino. ip ipoderma. hi linea dorsale. UH linea dorso-laterale. ly lobi gustativi. Il linea laterale. llv linea latero-ventrale. Ir linea ventrale. m muscoli. mbf muscolatura del bulbo faringeo. me muscoli circolari. mi muscoli longitudinali. mp muscoli poligonali. mv midollo nervoso ventrale. ne nefridio. ov uova. orr ovario. 00 s ovisacco. p peritoneo. pc poro cefalico. pei padiglione ciliato. 2) e pene. pf poro femminile. pgs peduncolo delle glandole settali. pm poro maschile. psp poro delle spermateche. rpe rete perienterica. s setola. spd spermadutto. sps spermasacco. sjit spermateca. spz spermatozoi. sv setole ventrali. te testicolo. i-d vaso dorsale. vv vaso ventrale. Tav. 15. Fig. 1. La Micliaelsena macroclweta. x 35. Fig. 2. La stessa a grandezza naturale. Fig, 8 Un segmento del corpo che mostra la striatura o segmentazione esterna. X 210. Fig. 4. Setola dei segmenti anteriori del corpo, x 400. Fig. 5. Setola dei segmenti posteriori, x 400. Fig. 6. Taglio della parete del corpo a livello del IS» segmento, x 900. Fig. 7. Gangli sopraesofagei (cervello) — a nervo che va alle cellule sensitive ventrali; b nervo che va alle cellule sensitive dorsali del prostomio. x420. Fig. 8. Taglio sagittale attraverso il cervello e l'origine della commessura latero-esofagea. x 600. Fig. 9, Sezione della parte anteriore del corpo, che mostra (in giallo) il sistema vascolare anteriore, e il faringe estroflesso. x 150. Fig. 10. Taglio attraverso la parete inferiore del cavo boccale, passante pei lobuli gustativi, x 1400. 29* 144 Umberto Pierantoni, Stiulii aiisitoni. su Michaelsena inacrochaeta Pierant. Fig. 11. Cloragociti del tratto posteriore dell' intestino e dei vasi, x GOO. Fig. 12. Cloragociti dei segmenti anteriori al ditello, x 600. Fig. 13. Tratto della parete anteriore del seg. 12°, che porta un nefridio ed una setola, x 300. Fig. 14. Sezione delle parete del corpo e di un nefridio a livello dello sbocco di questo all' esterno, x 300. Fig. 15. Sistema vascolare e rete perienterica nell' 8° segmento del corpo. x 600. Fig. 16. Padiglione ciliato visto in sezione, x 650. Tav. 16. Fig. IT. Taglio attraverso il corpo, a livello di un setto intersegmentale della regione anteriore del corpo. In questa sezione si vede la muscolatura intersegmentale ed il modo di aggrupparsi dei muscoli longitudinali in fasci, fra cui si determinano le linee (dorsale, ventrale, laterali, dorso- laterali e latero-ventrali). x 4.50. Taglio attraverso la regione clitellare ed a livello dei pori maschili. X 450. Taglio attraverso il 4o segmento, mostrante le sezioni dei peduncoli delle glandolo settali, dei muscoli del faringe e dei gangli esofagei. X 450. Sezione attraverso il 5» segmento, passante per il punto in cui le spermateclie sboccano nell' intestino, x 450. Sezione sagittale attraverso il capo ed i primi segmenti, che mostra l'ipoderma sensitivo del prostomio, la muscolatura del faringe ed il cervello, x 2S0. Sezione del bulbo ftiringeo con lo sbocco delle glandole settali. x 900. Taglio attraverso l'intestino e il sistema vascolare del 15 o segmento del corpo, con la sezione del cloragogo, dei vasi dorsali e ventrali, di quelli della rete perienterica, e dell' intestino, x 1400. Fig. 24. Sezione attraverso l'intestino in uno degli ultimi segmenti del corpo, in cui il vaso dorsale è passato a far parte della rete perienterica. Vi si notano le stesse parti che nella fig. precedente, x 1400. Taglio orizzontale attraverso il 5 » segmento, e passante per le glandole settali e jier le spermateche. x 450. Taglio attraverso l'ampolla di uua spermateca, per mostrare le capsule spermatofore e gli spermatozoi in esse contenuti, x 1400. Spermatoforo. x 1400. Taglio sagittale attraverso la regione genitale e attraverso lo sper- masacco e l'ovisacco. x 175. Fig. 18 Fig. 19. Fig. 20 Fig. 21. Fig. 22. Fig. 23. Fig. 25 Fig. 26 Fig. Fig. 27 28 B. Friedländer & Sohn in Berlin NW., Carlstraße 11. lu unserem Verlage erschien: Zoologischer Jahresbericht für 1902. Herausgegeben von der Zoologischen Station zu Neapel. Redigirt von Prof. Paul Mayer in Neapel. Ein Band in groß-8. Preis 24 Mark. Inhalt: Protozoa von P. Mayer, 24 Seiten. — Porifera von 0. Maas, München. 6 Seiten. — Coelenterata von E. flentschel, Greifswald, und J. A. Ashworth. Edinburgh. 28 Seiten. — Echinoderma von H. Ludwig, Bonn, 25 Seiten. — Vermes von T. Pintner, Wien und H. Eisig, Neapel, 81 Seiten. — Bryozoa und Brachiopoda von P. Mayer, 7 Seiten. — Arthropoda von W. Giesbrecht, Neapel, und P. Mayer, 72 Seiten. -- Mollusca von ^Y. Stempeil, Greifswald, 62 Seiten. — Tunicata von A. Della Valle, Neapel, 6 Seiten. — Vertebrata von M. V. Davidoff, ViUefranche s. M., C. Emery, Bologna, und E. Schoebel, Neapel, 236 Seiten. — Allgemeine Biologie und Entwiclilungslehie , von P. Mayer, 22 Seiten. Autoren-Register von E. Schoebel, 10 Seiten. Zoologischer Jahresbericht herausgegeben von der Zoologischen Station zu Neapel für 1879—1901. Die Jahresberielite für 1880 — 1885 erschienen je in 4 Theilen. Die 7 ersten Jahrgänge werden bis auf Weiteres anstatt des ur- sprünglichen Ladenpreises von 232 Mark zusammengenommen für den ermässigten Preis von 116 Mark geliefert. Die Jahresberichte für 1886 — 1901 bilden je einen Band; der Preis eines jeden dieser Jahresbände ist 24 Mark. Für die Jahresberichte für 1886 — 90 erschien 1895 ein Registerband (Autoren- und Sachregister) von P. Schiemenz und E. Schoebel, zum Preise von 16 Mark. Für die Jahresberichte 1891 — 1900 erschien 1903 ein Autoren-Register- band von E. Hentschel und E. Schoebel, zum Preise von 12 Mark. Verlag von R. Friedläuder & Sohn in Berlin N. W., Carlstraße 11 Fauna und Flora des Golfes yon Neapel. Faune et Flore du Golfe de Naples. Bereits erschienen: — Out déjà paru: Ji^rg. 1. t 1. Cteiioplioreu,vcnC. Chun. 1880. 313 S. mit 18 Taf. (Vergriffen — % ■:■■- Vnnée \ 2, Flerasfer, per C. Emery. 1880. 76 S. mit 9 Tafeln. (Vergriffen — Ep.^cc.j j 3. Pantopoden, von A. Dohrn. 1881. 252 S. mit 18 Tafeln. 60 J{ — 75 Fr. 2. j 4. Coralliiienalgen, von H. zu Solms-Laubaeh. 1881. 64 S. mit 3 Tafeln. I (Vergritfen — Epuisé.) / 5. ChetOgnati, per B. Grassi. 1883. 126 S. mit 13 Tafeln. 25 J^ — 31.25 Fr. 6. Caprelliden, von P. M a y er. 1882. 201 S. mit 10 Tafeln. 30 J^ — 37,50 Fr. 3. < 7. Cystoseirae, per R Valiante. 1883. 30 S. mit 15 Tafeln. 30^ — 37,50 Fr. 8. Bangiaceen, von G. Berthold. 1882. 28 S. mit 1 Tafel. 6 ^/ — 7,50 Fr. ^ 9. Attiule, per A. Andres. Vol. I. 1884. 459 S. mit 13 Tafeln. 80 J/ — 100 Fr. fio. Doliolum, von B. Uljanin. 1884. 140 S. mit 12 Tafeln. 40 ^4r — 50 Fr. 4. 5. Ul. Polycladeu, von A. Lang. 1884. 688 S. mit 39 Taf. 120 ^/ — 150 Fr. U2. Cryptonemiaceen, von G. Berthold. 1884. 27 S.mit 8 Taf. 40 .^ — 50 Fr. |13. Koloniebildende Radiolarien, von K. Brandt. 1885. 276 S. mit 8 Tafeln. 6. 40 Ji — 50 Fr. 114. Polygordius, par J. Fraipont. 1887. 125 S. mit 16 Tafeln. 40 .// — 50 Fr. , o Ilo. Gorgoniden, von G. V. Koch. 1887. 99 S. mit 10 Tafeln. 40 .// — 50 Fr. *• **• )I6. (Japitelliden, von H. Eisig. 1887. 906 S. mit 37 Taf. 120 J^ — 150 Fr. 59 Jl V. 1884. 580 .. » 32 B 56 je VI. 1835—86. 756 » » 33 > ÖS Jt VU. 1886—87. 748 » » 27 1 56 ^ VUI. 18S8. 662 » . 25 B 55 J{ i: — Ont paru les volumes: IX. 1889—91 676 Seiten mit 25 Tafeln. 53 Jl DicFC 9 Bände zu?ammen 441 J( ^ 551,25 Fr. X. 1891—93. (580 Seiten mit 40 T fein. 76 Jl XT. 1893—95. 694 u » 24 1) 58 Jf XTI. 1895-97. 772 » » 34 » 72 Jl xm. 1S98— 99. 773 s « 13 s 43 Jl XTV. 1900-01. 629 V .. 18 1) 44 Jf XV. 1902 683 B . 30 > 65 .// Bei Bezug der ersten 9 Bände wird deren Preis auf die Hälfte ermässigt. — Pour les acheteiirs des volumes 1 à 9 le prix en sera rdduit de moitié. Zoologischer Jahresbericht. Erschienen sind die Bericiite für: — Ont paru les comptes-reudus pour: Zoolog. Jahresbcr. f. 1 879. Pr. 32 j'/. 40,— Fr. « 1880. .. 31 J/. 38,75 Fr. .. 1881. .. 31 ^ff. 38,75 Fr. » 1882. » 32.//. 40.— Fr. » 1883. .. 34 J(. 42,50 Fr. Zoolog. Jahresber. f. 1884. Pr. 36 J/. 45 Fr. ., 18S5. » 36 .//. 45 Fr. Zoolog. Jahresber. für 1886—1902, Preis jedes Jahrg. (Bandes) 24 J/. Chaque année 30 Fr. Autoren- und Sachregister zu den Berichten für 1886—1890. Preis 16 ^/ — 20 Fr. Autorenregister zu den Berichten für 1891-1000. Preis 12 .// — 15 Fr. Bei Bezug der Jahrgänge 1 879 — 1 885 iucl. beträgt der Preis derselben nur die Hälfte, also 116.^. — Pour les acheteurs des années 1879 — 1885 incl., le prix en sera réduit de moitié, à 145 Fr. Druck von Ilrcitkopf & lliirtul in Leipzig. 1905 MITTHEILUNGEN AUS DER ZOOLOGISCHEN STATION ZU NEAPEL ZUGLEICH EIN REPERTORIUM FÜR MITTELMEERKUNDE. 16. BAND. 4. HEFT. MIT 6 TAFEI>N UND 7 FIGUREN IM TEXT. BERLIN. VERLAG VON R. FKIEDLÄNDER & SOHN. 1904. r^^{ ^ Ausgegebeil den 2. Dezember 1904. 1 11 II a 1 1. Se '.te Herbst, Curt, Über die künstliche Hcrvorrufuiig von Dottenuembraueii au un- befnichteten Seeigeleierii. Zweite Mittheiluug. Die Hervorrufiing voa Dotter- membranen durch Silberspureii 445 Straub, W., Beiträge zur physiologischen Methodik mariner Thiere. 1. Aplysia. Mit Taf. 17 11. 5 Fig. im Text.} 458 Smith, Geoffrey, Metamorphosis and Life-hi>story of Qnathia viaxUlaris. (With piate 18.) . ' 469 Korotneff, A., Notes sur les Cyclomyaires. (Avec Planche 19 et deux figures daus Ic texte. 480 Julin. Charles, Recherches sur la phylogenèse des Tuniciers. Archiascidia neapoli- tana nov. gen., uov. sp. (Avec Planche 20.) 489 Hargitt, Chas. W., Notes on some Hydromedusae from the Bay of Naples. With plates 21 and 22., 553 Die Herren Mitarbeiter der »Mittlieilungen aus der Zoologischen Station zu Neapel« erhalten von ihren Abhandlungen 40 Separat -Abzüge gratis, weitere gegen Erstattung der Druckkosten. Verlag von R. Friedländer & Sohn in Berliu N.W., Carlstraße 11. In unserem Verlage ist erschienen: Grundzüge der Mikroskopischen Technik für Zoologen und Anatomen von A. B. Lee und Paul Mayer in Genf. in Neapel. 2. Auflage 1901. Ein Band von VIII und 513 Seiten in Octav. l^reis broschirt 15 Mark, in Leinwand gebunden 16 3Iarli. E. L. Trouessart Catalogus Mainmaliuiii tarn viventium quam fossilium 2 volnmina (XVI et 1469 pag. iu-8. maj. 1899 Preis 06 Mark. Supplementum, Quinquennale anno 1904. Fascicnltis I. Primates. Prosimiac, Chiroptera, Insectivora, Carnivora, Piunipedia. IV et 288 pag. in-8. maj. mense Maji 1904 Preis 12 Mark Fasciciilus II, sub prelo. 445 Über die künstliche Hervorrufung von Dotterniembranen an unbefruchteten Seeigeleiern, Zweite Mittheihiug-i. Die HeiTorrufung von Dotterniembranen durch Silberspnren. Von Curt Herbst. Die kleine Untersuchung, welche ich trotz ihrer geringfügigen Bedeutung im Folgenden der Ö^entlichkeit zu übergeben wage, ist nicht planlos entstanden, sondern hat sich mir in Folge gewisser Beobachtungen aufgedrängt, die ich bei meinen Experimenten über die Rolle der anorganischen Stoffe in der Entwicklung der Echino- dermen gelegentlich machte: es kam immer im Anfange meines Neapler Aufenthaltes vor, dass sich die Seeigelculturen in manchen Gläsern trotz gründlichen Reinigens nicht weit entwickelten, sondern früher abstarben als in anderen Gefäßen. Außerdem stellte sich heraus, dass unbefruchtete Eier in denselben Gläsern eine gewisse Activität erkennen ließen, die in anderen Gefäßen nicht auftrat und die vermuthen ließ, dass man durch planvolles Nachforschen über die Ursache dieser Veränderung an unbefruchteten Eiern ein neues Mittel zur Hervorbringung künstlicher Parthenogenese würde gewin- nen können. Nach häufigem Gebrauch und öfterem gründlichem Reinigen mit Säuren und kräftigem Pinsel konnte die Wirkung der Gläser auf die Eier und Larven allmählich schwinden. Es ist klar, dass die Wirkung nur von chemischen Stoffen ausgehen konnte, die au der Glaswand hafteten und ins Gefäß hineingekommen waren, weil dasselbe vorher vielleicht zum Conserviren von Thieren benutzt worden war. Bei Untersuchung eines der vergifteten Gefäße sah ich nun an rauhen Stellen und besonders am Rande, wo der 1 Die erste Mittheihmg erschien im Bio!. Centralbl. 13. Bd. 1893 pag. 14. Mittheilungei) a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. 30 44() Curt Herbst Deckel aufliegt, einen dunklen Hauch, der mieli veranlasste, meine ersten Kx]ierimente mit Osmium anzustellen. 1. Die negativen Resultate mit Osmium. Das Verfahren, welches ich hei den Versuchen mit Osmium einschlug, vear folgendes: ich fügte zu 150 ccm Aqua destillata 15 Tropfen l^ige Osmiumsäure, die mittels einiger Kry stalle von NaoSOg reducirt wurde. Das Osmium fiel nicht aus, sondern blieb monatelang als colloidales Osmium in >Lösung«. Ich hatte also ein schwarzes Osmiumsol vor mir. Erst nach 3 — 4 Monaten flockte dasselbe aus, coagulirte es. Durch Vermischen der Osmiumflüssigkeit mit gewöhnlichem See- wasser wurde natürlich wegen des verhältnismäßig hohen Gehaltes desselben an Electrolyten ein sofortiges Ausflocken des Osmiums be- wirkt. Mit solchem ausgeflocktem, metallischem Osmium wurden nun die unbefruchteten Eier von Stroiigyloccutrotus unter allen nüthigeu Vorsichtsmaßregeln in Berührung gel)racht. Zu diesen Vorsichts- maßregeln gehört auch ein tüchtiges Ausspülen der aufgeschnittenen Weibchen mit Süßwasser. Unterließ ich dieses und wusch ich die Thiere nur äußerlich mit einem kräftigen Süßwasserstrahl ab, inner- lich aber nur mit sterilisirtem Seewasser aus, so konnte man auch in der Controlle einzelne wenige befruchtete und entwickelte Eier vorfinden, ein Beweis, dass vereinzelte Spermatozoen auf irgend eine Weise in die Leibeshöhle der Weibchen gekommen waren. Wie schon die Überschrift des Paragraphen besagt, war das Resultat in Bezug auf Abhebung einer Dotterhaut oder auf Entwickelungs- anregung negativ, gleichgültig, ob mehr oder weniger von dem aus- geflockten Osmium verwendet wurde. In anderer Hinsicht habe ich jedoch an den unbefruchteten Eiern eine Veränderung beobachtet, welche der Erwähnung bedarf: der für das Strongi/Ioceuirotus-VA charakteristische rothe BovERi'sche King, der für gewöhnlich ungefähr bis zum Äquator reicht, hatte sich häufig auf einen kleinen Fleck zusammengezogen. Nach Boveri^ soll nun der i)igmentirte Theil des Eies die Urdarmbildungszoue repräsentiren. In unserem Falle ist derselbe in Folge der Osmium- einwirkung beträchtlich zusammengeschrumpft. Man könnte hiernach vermuthen, dass die Structur des Eies durch das Osmium so ver- 1 Z. Jahrb. Abth. Morph. 14. Bd. 1901 pag. 630. Künstl. Hervorrufung vou Dottermembranen an unbefrucht. Seeigeleiern. II. 447 ändert wird, dass der Bereich, welcher den Urdarm liefert, kleiner wird. Leider ließen sich die Eier mit kleinem rothem Fleck nicht mehr befruchten, so dass ich nicht entscheiden konnte, ob aus ihnen Larven mit abnorm kurzem Urdarm hervorgehen würden. Ein Pendant zu diesen structurell abg-eänderten Sfrongylocen- trot US -Eievn habe ich auch in Echinus -Ciütnreii mit ausgeflocktem, metallischem Osmium beobachtet. Lässt man nämlich die unbefruch- teten Eier dieses Seeigels im Wasser mit Osmium längere Zeit (ca. 18 Stunden) liegen, so kann man an dem einen Pole einen dunklen Fleck bemerken, welcher in den typischsten Fällen scharf von dem übrigen hellen Plasma des Eies abgesetzt ist. Es handelt sich hier um den Zusaramenzug der kleinen, grünlichen, glänzenden Körnchen, welche normaler Weise im Eiplasma zerstreut sind. 2. Positive Resultate mit Silber. Xach den Versuchen mit metallischem Osmium stellte ich solche mit metallischem Silber an. Ich erhielt dasselbe als feinen Nieder- schlag durch Reduction einer Lösung von AgNOß. Diesen Nieder- schlag brachte ich in gewöhnliches Seewasser, ließ ihn entweder während der ganzen Versuchszeit darin, oder ich filtrirte ihn nach einiger Zeit vor Hineinbringen der Eier sorgfältig ab, so dass keine sichtbaren Silbertheile mehr in der Lösung waren. Das Überraschende war nun, dass in solchem Silberwasser, gleichgültig, ob es noch sichtbare Silbertheilchen enthielt, oder nicht, sowohl um die unbefruchteten Eier von Eclnnus microtuherculcdus wie um die von Strongylocentrotus lividus die schönsten Dottermem- branen entstanden und weit von der Eiobertläche abgehoben wurden, so dass die Eier von befruchteten nicht zu unterscheiden waren. Die Dottermembranen traten nicht etwa nur bei einem kleinen Theil der Eier auf, sondern waren in günstigen Fällen bei fast allen reifen Eiern zu sehen. Den ersten Versuch mit Echimis-M3iteYÌa\ stellte ich am 31/12 (11 an. Bereits nach ca. 6 Minuten begannen hierbei bei fast allen Eiern in dem Silberwasser die Membranen aufzutreten. Mit Sfroiigi/locenfrotus-KieYn machte ich am 3 1 02 ein Experi- ment. Das hierzu verwendete Seewasser war eine Nacht mit einer geringfügigen Menge von Silberniederschlag in Berührung gewesen und vor der Benutzung filtrirt worden. 10.39 a. m. kamen die Eier 30* 448 ^^^^ Herbst in das Silberwasser hinein, und 10.49 war allgemein die Membranen- abliebuuii- im Gange. Nahm ich zu den Versuchen nur 50 Theile Silberwasser und 50 gewöhnliches Meerwasser ohne Ag, so blieb die Dotterhautbildung aus. Die Ag-Concentration muss also eine gewisse Größe besitzen, um auf die unbefruchteten Eier einwirken zu können. In etwas anderer Weise wiederholte ich den Silberversuch am 3/3 1902 10.55 a. m. Ich brachte in 26 ccm Seewasser gleichzeitig mit unbefruchteten Eiern von Echinus ein vollkommen neues, reines und vor dem Gebrauch noch einmal besonders gereinigtes, italieni- sches Lirastück. 11.10 a. m. bemerkte ich bereits an Eiern, welche dicht am Münzenrande lagen, die Bildung der Dottermembran. Eine Stunde später wurden auch an Eiern in einiger Entfernung von der Münze Dotterhäute gesehen. Die Zahl dieser Eier war freilich nicht sehr groß, während dicht an der Münze die meisten eine Dotterhaut gebildet hatten. Auch 3.15 p. m. reichte die Wirkung der Silber- münze nicht durch das ganze Gefäß hindurch, sondern hörte nach einer gewissen Entfernung auf, offenbar weil die Silberconcentration dann zu gering wurde. Nach dem Herausnehmen aus dem Wasser sah die Silbermünze noch genau so aus wie früher. Es konnten also nur minimale Spuren von ihr in das Wasser gelangt sein. Was den Gebrüdern Hertv^ig^ zuerst mit Chloroform wasser geglückt war, und ich dann später mittels Nelkenöl, Kreosot, Xylol, Toluol und Benzol erreicht hatte, dasselbe kann man also auch mit geringfügigen Silberspuren erzielen: man kann eine Wirkung, die normaler Weise nur von einem eingedrungeneu Spermatozoon hervor- gerufen wird, die Bildung der Dotterhaut, auch durch einen äußeren Factor bestimmter Art in Erscheinung treten lassen. 3. Negative Resultate mit anderen Metallen. Im ersten Paragraphen erfuhren wir bereits, dass metallisches, fein vertheiltes Osmium die Bildung von Dottermembranen an unbe- fruchteten Eiern nicht hervorrufen kann. Um nun zu sehen, ob diese Fähigkeit unter den Schwermetallen nur dem Silber zukommt, habe ich weitere Versuche mit Eisen, Nickel, Blei, Kupfer, Quecksilber, Platin und Gold angestellt. Eisen kam als blank gefeilter englischer * 0. und IX. Hertwig, Über den Befrnchtungs- u. Theilungsvorgang des thierischen Kies unter dem Einfluss äußerer Agentien. Jena 18S7. Künstl. Hcr^orrufung von Dottermembranen an unbefrucht. Seeigeleieni. II. 449 Stahl zur Verweiidimg, Nickel wurde iu der Form eines g'ut gerei- nigteuFünfpfennig-stiickes angewandt, das kleine »Stückchen Blei wurde vor der Benutzung ebenfalls erst blank gefeilt, vom Kupfer verwandte ich frische dünne Drehspäne, Quecksilber kam in Tropfenform ins Gefäß, Platin als Platinmohr und Gold als Drehspäne. Das Kesultat war mit allen diesen Stoffen bis auf Kupfer, das wenigstens eine Andeutung von Wirkung erkennen ließ , negativ. Die Eier, welche mit dem Kupfer in Berührung waren, bildeten so- fort in schlechter, abnormer Weise eine Dotterhaut, die aber nicht wie bei normal befruchteten Eiern und bei deu mit Silberwasser be- handelten weit abgehoben und straff gespannt wurde, weil zugleich mit dem Beginn der Membranbildung eine desorganisirende Verän- derung mit den Eiern vor sich ging. Der Unterschied zwischen der Wirkung des Kupfers und Silbers beruht demnach darauf, dass bei- den zwar ein Ingangsetzen der Dotterhautbildung zukommt, dass aber beim Kupfer im Gegensatz zum Silber dieser anregenden Wir- kung rasch die zum Tode führende schädigende folgt, so dass zum normalen Abheben der Dottermembran, das nur an lebenden, gesun- den Eiern vor sich gehen kann, keine Zeit ist. In Silberwasser tritt zwar auch schließlich der Tod ein, aber erst viel später, so dass die zunächst gesund bleibenden Eier vollkommen Zeit zur nor- malen Abhebung: der Eihaut haben. 4. Wirkt das Silber als Metall oder in Form eines Salzes? Obgleich es nach den Thatsachen, die w^r in den vorhergehen- den Paragraphen erfahren haben, allein schon sehr wahrscheinlich ist, dass das Silber als gelöste Verbindung wirkt und nicht im metal- lischen Zustand, da wir ja in einer Reihe von Versuchen den Silber- niederschlag vor Beginn der Experimente aus dem Wasser abfiltrirten, so müssen wir doch, um die Sache exact festzustellen, noch beson- dere Versuche anstellen. Es wäre nämlich doch möglich, dass unsicht- bare metallische Silbertheile das Filter passirt hätten, und dass auch von der Silbermünze minimale abgeriebene Partikel in das Wasser gekommen wären und an den Eiern die Bildung der Dottermembranen hervorgerufen hätten. Um die Frage zu entscheiden, stellte ich mir Silberchlorid her und ließ Seewasser über demselben stehen, das nach einiger Zeit abfiltrirt wurde. Ich stellte die Versuche mit unbefruchteten Eiern von Echinus an und erhielt stets ein positives Picsultat: stets wur- 450 Curt Herbst den Dottermenibraiien von unbefruchteten Eiern abgehoben. Der Proeeutsatz der reagirenden Eier war aber großen Schwankungen unterworfen. Derselbe hängt sowohl von der Zeit ab, während der das benutzte Seewasser mit dem Silberchlorid in Berührung w^ar, wie auch ganz besonders von der individuellen Beschaffenheit des verwendeten Einiaterials. Auch die kunstliche Tarthenogenese durch äußere Faetoren ist bekanntlich im hohen Maße von der indivi- duellen Beanlagung des Eimaterials abhängig. In günstigen Fällen erhielt ich bei fast allen Eiern weit abgehobene, straft" gespannte Membranen, während in anderen nur ein kleiner Theil Dotterhäute bildete. Letzteres war z. B. bei einem Versuche vom 17/5 03 der Fall, Avobei auffiel, dass besonders solche Eier Membranen bildeten, welche mit ihrer Schleimschicht in größerer Zahl locker zusammen- hingen. Das Seewasser hatte vom 6 — 17/5 über Silberchlorid ge- standen. Also als gelöste Verbindung wirkt das Silber auf die unbefruch- teten Seeigeleier. Durch die Umspülung einer Silbermünze oder eines feinen Niederschlags von metallischem Silber mit Seew^asser bildet sich Silberchlorid, das zwar eine äußerst schwer lösliche Ver- bindung ist, sich aber in der Lösung eines anderen Chlorides, z. B. NaCl, leichter löst. Nach diesem Eesultate könnte man erwarten, den Unterschied zwischen Silber und den anderen untersuchten Schwermetalleu darauf zurückzufuhren, dass die mit negativem Erfolg geprüften Stofi'e vom Seewasser nicht angegriffen werden. Das ist aber nicht richtig, denn Eisen, Nickel und Kupfer w^erden angegriffen, und das erste und letzte der drei Metalle sogar besonders stark. Aber vielleicht liegt gerade in dem zu starken Angegriffenwerden der Grund, dass diese Metalle keine Dotterhautbildung bewirken kitnneu, da sie die Eier zu rasch aljtödten. Für Kupfer habe ich dieses schon oben ausein- ander gesetzt und für Nickel halte ich es auch für ausgemacht. Dieses Metall erwies sich nämlich als ganz besonders schädlich. Am 3/4 02 2.33 p. m. hatte ich unbefruchtete Eier von Echinus in eine Schale mit einem Füufpfennigstück gebracht, und bereits 2.45 waren die an der Münze liegenden Eier desorganisirt. 3.25 reichte die Desorganisation 3 lleihen weit von der Münze fort. Vielleicht werden also die Eier durch das Nickel so rasch getiidtet, dass nicht einmal Zeit ist, die Dotterhautbildung wenigstens zu beginnen, wie wir dies beim Kupfer sahen. Für das Eisen halte ich freilich eine solche Art der Erklärung il Kiinstl. Hervorrnfung von Dottermembranen an imbefrucht. Seeigeleiern. IL 451 seines Unterschiedes vom Silber nicht für hinreichend, da es in kleinen Quantitäten nicht giftig ist. Der Unterschied dürfte demnach hier auf eine besondere Eigenthümlichkeit zurückzuführen sein, die dem Silber resp. dessen Verbindungen eigen ist, dem Eisen al)er fehlt. Um zu sehen, ob die negativen Ergebnisse mit Pt und Au ein- fach darauf zurückzuführen sind, dass diese Metalle nicht vom Meer- wasser angegriö'en werden und in Folge dessen keine löslichen Ver- bindungen an dasselbe abgeben, habe ich Versuche mit Platin- und Goldchlorid von den schwächsten bis zu deutlich schädigenden Dosen augestellt, aber auch mit diesen löslichen Verbindungen nicht das Abheben von Dottermembranen hervorrufen können. Man kann hier- aus schließen, dass in der That ein principieller Gegensatz zwischen Ag einer- und Pt und Au andererseits besteht, dass also letztere unter keinen Bedingungen Membranen hervorrufen können; es ist aber auch möglich, dass diese Unfähigkeit der Lösungen von Platin- uud Goldchlorid einfach daran liegt, dass dieselben in Folge von Addition von H2O bekanntlich keine freien Pt- und Au-Ionen ent- halten, deren Anwesenheit möglicher Weise zur Hervorrufung der Dottermembraneu unerlässlich ist. Auch beim Silberchlorid ist es möglich, dass nur das freie Ag-Ion, nicht aber das neutrale AgCl- Molekül die Dotterhautl)ildung hervorruft. Zur Lösung dieser Frage hätte man feststellen müssen, ob Silberverbindungen, die in wässe- rigen Lösungen keine Ag-Ionen abspalten, auch membranenbildend wirken oder nicht. Ich habe die Lösung dieser Frage nicht in An- griff genommen. 5. Einige Bemerkungen über das Abheben der Dottermembran. Da ich in den vorigen Paragraphen immer vom Abheben der Dotterhaut gesprochen habe, in einer neuerdings erschienenen Arbeit von A. ScHÜCKixG 1 aber gerade die Auffassung dieses Processes als Abhebung bestritten wird, so muss ich nothgedrungen auf die An- sichten dieses Forschers eingehen, zumal da ich mich selbst in meiner ersten Mittheilung über den Vorgang der Dotterhautbildung ausge- sprochen habe. ScnüCKiNG betont zunächst, dass eine Dotterhaut schon vor der Befruchtung vorhanden und durch geeignete Mittel sehr leicht nach- zuweisen sei. 1 Arch. Gesammte Phys. 97. Bd. 1903 pag. 58. 452 t."art Herbst üaun sag't er weiter: »Nicht eiu Abheben der Dotterhaut vom Protoplasma tritt bei der Befruchtung ein, sondern eine Spaltung dieser Haut.« Durch die Spaltung würde natürlich nur eine doppelte Dotter- membran entstehen und der normale Habitus eines befruchteten Eies nicht erreicht werden, wenn die beiden Lamellen der gespaltenen Haut nicht von einander getrennt würden. Diese Trennung komuit nach ihm so zu Stande: In der Nähe der Befruchtungsstelle zieht sich das Eiplasma etwas von der Dotterhaut zurück. In den entstandenen Hohlraum dringt durch die Dotterhaut von außen Wasser ein. Es soll sich also um ein Aufsaugen wie bei einer Spritze handeln. Indem nun die Retraction des Plasmas wiederholt stattlinden soll und der Dotter- haut ein Bau zugeschrieben wird, der wohl den Eintritt, aber nicht den Austritt von Wasser ermöglichen soll, muss die äußere Lamelle der Dotterhaut von der inneren, die dem Eiplasma aufliegt, getrennt werden, wenn sich das retrahirte Plasma wieder ausdehnt. Nach dieser Schilderung wundert man sich zunächst, dass sich ScHÜCKiNG gegen das Wort -Abheben wendet, da doch die äußere Lamelle von der inneren durch das aufgesaugte Wasser auch abge- hoben wird. Doch lassen wir dieses bei Seite, da es als Wortstreit aufgefasst werden könnte, und gehen wir auf die Sache selbst ein. Da liegt zuerst auf der Hand, dass die xlnnahme der einseitigen Durchlässigkeit der Dotterhant für Wasser aus der Luft gegriffen und unwahrscheinlich ist. Wir kennen nämlich zwar ; Membranen«, welche in verschiedener Richtung verschieden durchlässig sind, aber diese »Membranen« sind keine todten nichtzelligen Häute, wie die dem Untergange geweihten Dotterraembranen der Seeigeleier, sondern sie sind aus lebenden Zellen aufgebaute Epithelien oder Endothelieni, deren Eigenschaft der einseitigen Durchlässigkeit mit dem Tode oder nach Vergiftung verloren geht. Weiter muss ich Schücking den Vorwurf machen, dass er sich um die leicht auffindbare Literatur über seinen Gegenstand nicht gekümmert hat; er hätte sonst gesehen, dass auch Andere die Eihaut schon vor der Befruchtung, wenn auch in einem anderen Zustand, 1 Vgl. CoHKHEiM in: Zeit.Biol. 37. Bd. 1898 pag.443. Derselbe schreibt den Zellen der Darmcapillaren die Eigenschaft der einseitigen Durchlässigkeit der Blutsalze vom Darm nach dem Blutgefaßsystem, aber nicht umgekehrt, zu, während er der Dünndarmschleimhaut wesentlich die aufsaugende Wirkung zuschreibt. Küiistl. Hervorrufung von Dottormembraneu an unbefrucht. Seeigeleiern. II. 453 vorhanden sein lassen, und dass es mir sogar gelungen ist, dieselbe vom unbefruchteten Ei durch Deekglasdruck zu isoliren. Er würde ferner bemerkt haben, wie man fälschlicher Weise den Dotterhaut- abhebungsprocess für einen Spaltungsvorgang halten kann, während er in Wirklichkeit keiner ist. Ich habe nämlich gezeigt, dass da, wo die kleine Einkerbung auftritt, die Grenzschicht des Eies oder, wie wir uns auch ausdrücken können, die primäre Eihaut vom Dotter abgehol)en wird, dass aber an der Oberfläche des letzteren sofort eine neue Grenzschicht entsteht. Indem nun die Abhebung der pri- mären Eihaut immer weiter um das Ei herumgreift, dehnt sich auch die neue Grenzschicht immer weiter aus, so dass der ganze Vorgang allerdings den Eindruck der Spaltung machen kann, was er aber doch nicht ist. Die Abhebung der primären Eihaut, d. h. ihre Tren- nung von der mit einer neuen Grenzschicht bekleideten Eioberfläche, lasse ich durch Quellung einer gallertartigen Substanz entstehen, welche vom Ei abgeschieden wird. Auch dieser Vorgang ist wahr- scheinlicher, als der ScHÜCKiNG'sche Aufsaugungsprocess von Wasser durch die nur einseitig durchlässige Dotterhaut. Schließlich sei noch erwähnt, dass Schücking bei seinen mehr oder weniger erfolgreichen Versuchen, künstliche Parthenogenese durch ganz kurzes Eintauchen in destillirtes Wasser hervorzurufen, häufig die Abhebung der Dotterhaut an den unbefruchteten Eiern beobachtet hat. Ich habe in Folge des AusspUlens der aufgeschnit- tenen Weibchen mit Süßwasser bisweilen Ähnliches bemerkt, doch war die Dotterhaut in solchen Fällen nie ganz straff gespannt, son- dern faltig und nicht weit von der Eioberfläche abgehoben. Man konnte solche, übrigens sehr seltene Eier in den Culturen stets von den Eiern mit schöner, straifer, weit abgehobener Dottermembran unterscheiden, die in Folge der Einwirkung des Silbers entstanden ist, zumal da der Plasmaleib der erstereu stets irgend welche Spuren der Süßwasserwirkung erkennen lässt. 6. Können die unbefruchteten Eier mit Dottermembran zur Weiterentwicklung gebracht werden? Da das Abheben der Dotterhaut ein Process ist, der sonst nur durch ein eingedrungenes Spermatozoon ausgelöst wird, so lag es nahe zu untersuchen, ob das Silber nicht auch in der Anregung der Entwickelung die Samenfäden zu ersetzen vermag. Die Beobachtung lehrte allerdings, dass sich die Eier im Silberwasser nicht furchen, 454 Cnrt Herbst sondern nach einiger Zeit trüb werden und absterben; ich hielt es aber nicht für imniöglicb, dass man durch häufiges Waschen mit silberfreiem Seewasser die Eier würde entgiften und somit länger am Leben erhalten und zur Entwicklung bringen können. Ich habe dieses nachträgliche Auswaschen sowohl mit Eiern von Echimis wie von Sfrongijlocentrotus versucht. Dabei verfuhr ich so, dass ich die Eier nach Abhebung der Dottermembran aus dem Silberwasser in gewöhnliches Seewasser brachte und letzteres nach Zubodensinken der Eier wiederholt abgoss und erneuerte. Auf diese AYeise habe ich das Auftreten von Furchungserschei- nungen in einer Echimis-CviMm: vom 31/12 Ol beobachtet, deren Eier 12 Minuten im Silberwasser geblieben waren. Sie hatten in dem- selben bereits nach ca. 6 Minuten Membranen abzuheben begonnen. In dem Silberwasser selbst war noch etwas von metallischem Silber- niederschlag vorhanden. "Weit gediehen die Furchungserscheinungen freilich nicht: es wurden zwei oder drei Zellen in abnormer Weise gebildet, dann starben die Eier ab. Bei Stro)igyloce>ifrotus habe ich deutliche Strahlungen in vielen Eiern und auch unregelmäßige Zerklüftung in einer Cultur vom 3/1 02 bemerkt, zu der ebenfalls metallischer Silberuiederschlag verwendet worden war. Die Zerklüftung erwies sich aber nicht überall als echte Furchung, da sie z. Th. nicht mit Kernth eilung verbunden war. Immerhin war aber der Cultur ein gewisses An- geregtsein durch den vorübergehenden Aufenthalt in dem Silber- wasser nicht abzusprechen. Nach diesen geringfügigen Erfolgen ist es klar, dass das Silber als Mittel zur Hervorrufung künstlicher Parthenogenese nicht in Frage kommt, es wird darin von anderen Mitteln ganz gewaltig übertroffen. Nach der neuen sonderbaren Anschauung ^ ou Schücking hätte man freilich erwarten sollen, dass sich meine Eier mit künstlich hervorgerufenen Dottermembranen — und das waren in guten Cul- turen ungefähr alle — sämmtlich hätten entwickeln müssen, denn sie hatten ja nach Schücking's Meinung Wasser aufgenommen, und die Entwickelung des reifen Eies soll ja nach ihm durch Wasserauf- nahme ausgehist werden. Es ist mir ein vollständiges liäthsel, wie er eine solche Ansicht aussprechen konnte, da er doch die Kenntnis jener Daten besaß, die von vorn herein eine solche Auffassung un- möglich machen. Er sagt nämlich selbst, dass das Volumen des Protoplasmas sich bei der Bildung der Dotterhaut nicht verändert, Kiinstl. Hervonufung von Dottermembranen an nnbefrucht. Seeigeleiern. IL 455 dass es also weder Wasser aufnimmt noch abg-iebt. Wo kommt also das Wasser her, das dieEntwickeliing auslöst? Es ist nach Schücking das Wasser, welches uach unserer Auffassung' zwischen Eioberfläche und Dotterhaut, nach seiner zwischen die zwei Lamellen der ge- spaltenen Dottermembran eindringt. Aber wie soll das Wasser, das sich doch außerhalb des Eies befindet, die Entwickelung auslösen, und warum entwickeln sich auch Eier, bei denen es nicht zur Ab- hebung der Dottermembran gekommen ist? Wie ich schon vor zehn Jahren nebenbei erwähnte, heben z. B. Eier von Sphacrechinus^ wel- che vor der Befruchtung lange in Seewasser liegen geblieben sind, keine Dotterhaut ab^ und entwickeln sich doch. Sinkt die OH'-Con- centration des Seewassers unter einen gewissen Grad, so werden die Eier z. Th. zwar noch befruchtet, aber die Dotterhaut bleibt ihrer Ober- fläche dicht angeschmiegt und wird nicht abgehoben 2. Endlich ist all- gemein bekannt, und weiß ja auch Schücking, dass die Seeigeleier, so weit bis jetzt die Erfahrungen reichten, bei parthenogenetischer Eutwickelung keine Dotterhaut abheben. Gewisse Erfahrungen von LüEßS, Schücking und mir deuten darauf hin, dass dieses zwar nicht durchweg so zu sein braucht, aber das ist ja für die vor- liegende Frage gleichgültig, es genügt, dass überhaupt Entwickelung ohne Abhebung der Dotterhaut vorkommt^. 1 Mitth. Z. Stat. Neapel 11. Bd. 1893 pag. 178 Anm. ~ Vgl. meine kürzlich im Arch. Entwickekmgsmech. 17. Bd. erschienene Arbeit: Über die zur Entw. d. Seeigellarven nothw. Stoffe etc. III. Eolle, pag. 400. 3 Amer. Journ. Phys. Vol. 3 1900 pag. 449. 4 Ich habe die Polemik nur gezwungen hingeschrieben, da Jeder, der mit den Vorgängen der Befruchtung einigermaßen Bescheid weiß, sofort die Fehler Schücking"s erkennt. Da aber die betreffende Arbeit in einer physiologischen Zeitschrift steht, also Kreisen zugänglich ist, welche die Sachlage schlecht be- urtheilen können, und Schücking außerdem einen Vortrag über das gleiche Thema vor Gynäkologen auf der Naturforscherversammlung zu Cassel gehalten hat, so war es nothwendig, diese ferner stehenden Kreise aufzuklären. In dem Satz (pag. 88 : »Ich beobachtete bei einer derartigen Blastula eine Viertel- stunde lang, -wie ganz regelmäßig während etwa dreiviertel Minuten abwech- selnd der animale Pol zum vegetativen Pol w'urde, indem sich hier ein Urmuud spaltete, darauf der vegetative Pol zum animalen wurde und die betreffenden Blastomeren sich abplatteten« spricht sich ein großer Mangel an Kritik aus, so dass man gegen Alles in der Arbeit Misstrauen haben muss, obwohl viel- leicht an Manchem etwas Wahres ist, so dass es einer sorgfältigeren und kri- tischeren Untersuchung werth gewesen wäre. 456 Gurt Herbst 7. Einige Bemerkungen über die Ursachen der Bildung und Abhebung der Dottermembran. Sehen wir von der i;'ering-tug-igen Anregimg der Eutwiekelnug ab, so ist das* Haui)tergebnis dieser Notiz die Hervorrufuug von Dotter- niembranen an nubefruehteten Seeigeleiern durch Silberspuren, eine Wirkung, die, wie gesagt, auch schon mit anderen Stoffen erzielt worden ist, nämlich mit Chloroform, Nelkenöl, Kreosot, Benzol, Toluol und Xylol. In seiner Arbeit über künstliche Parthenogenese bei Arhacia hat dann Loeb^ noch ein anderes Mittel gefunden: Chlorcalcium. In einem Gemisch von 60 ccm ^wCaCU + 40 ccm Seewasser be- obachtete er nämlich nur bei wenigen Eiern den Beginn der Fur- chung, dagegen bei allen die Entstehung einer Dottermembran. Loeh knüpft an diese Entdeckung die Bemerkung, dass möglicher Weise die Membranenbilduug auf einem Coagulationsprocess beruhe, der von den Ca-Ionen begünstigt werde. Auch die von den Gebrüdern Hertwig und mir angegebenen Mittel wirkten coagulirend. Da wir von den Silbersalzen dasselbe behaupten können-, so könnten wir die LoEB'sche Auslebt für richtig erklären, wenn sie nicht einer wesentlichen Einschränkung bedürfte. Ein einfacher Coagulationsprocess, den man im Eeagensglas nachmachen könnte, ist nämlich die Bildung und Abhebung der Dotterhaut doch nicht. Wir haben hier vielmehr eine complicirtere Erscheinungsreihe vor uns, die der Auflösung in zwei causai zu trennende Vorgänge bedarf Der eine von diesen Vorgängen, die Abhebung der Dotter- membran von der Eioberfläche, ist au tadellose Beschaffenheit des lebenden Eimaterials und an gewisse äußere Bedingungen geknüpft, sonst kommt die Abhebung der Dotterhaut nicht zu Staude. Die ^littel, welche die Abhebung der Dotterhaut herbeiführen, wirken ' Amor. Journ. Phys. Vol. 3 1900 pag. 449. - Bei dein > Fällen« von Eiweißlüsnngen mittels Silbersalzen nimmt man bekanntlich die Entstehung einer unlöslichen Silbereiweißverbindung an. Mau sollte eigentlich scharf zwischen Coagulation und Fällung unterscheiden. Letz- teren Ausdruck sollte man nur in solchen Fällen anwenden, wo das Fällungs- raittel mit dem zu fällenden Stoff in eine unlösliche Verbindung eintritt, wäh- rend man von Coagulation sprechen sollte, wenn sich keine Verbindung nach stüchionietrischen Verhältnissen zwischen Fällungsmittel und zu fällendem Stotf nachweisen lässt. Die Schwierigkeit, die zur Zeit noch bei der Unterscheidung von Coagulation und Fällung besteht, mag es rechtfertigen, dass man gegen- wärtig beide Worte häufig als synonym gebraucht. Kiinstl. Hervorrufiing von Dottermembranen an unbefrucht. Seeigeleiern. IL 457 also als Reiz auf die Eier, an denen sie das stellenweise Znrück- zielien des Plasmaleibes von der Grenzschicht (der primären Dotter- haut) des Eies und die Abscheidung- einer quellbaren oder auch osmotisch wirkenden Substanz in den Zwischenraum zwischen ab- gehobene alte Grenzschicht und entstandene neue hinein als Re- aetionen auslösen. Die Abhebung- der alten Grenzschicht, die zu der echten (secundären) Dotterhaut wird, ist dann ein einfacher mecha- nischer Vorgang, der durch das in den Zwischenraum aufgenommene Wasser herbeigeführt wird. Der zweite Vorgang, der unabhängig und ohne den ersten ver- laufen kann, ist die Umwandlung der anfangs leicht für Spermato- zoeu durchdringbaren primären Dotterhaut (Grenzschicht des unbe- fruchteten Eies) in die resistentere echte (secundäre) Eihaut. Diese Umwandlung könnte sehr wohl ein einfacher Coagulations- oder Fällungsvorgaug sein, ohne dass eine Reaction des lebenden Eies dabei eine Rolle spielt; für bewiesen dürfen wir aber diese einfache, physikalisch-chemische Auffassung des Vorganges noch nicht halten. Trotzdem halte ich mich nach dem bis jetzt vorliegenden That- sachenmaterial für berechtigt, zu sagen, dass solche Stoffe, welche coagulirend wirken, dabei aber die Eier nicht rasch abtödten, son- dern ihnen zu gewissen Reactionen Zeit lassen, die Bildung und xVbhebung von Dottermembranen an unbefruchteten Seeigeleiern be- wirken können. Aus diesem Satze würde sich der Schluss ergeben, dass auch die Spermatozoen einen Stoff enthalten, der coagulirend wirkt und die Eier zu jenen Reactionen veranlasst, die das Abheben der Dotterhaut zur Folge haben. Heidelberg, den 30. IX. J903. 458 Beiträge zur physiologischen Methodik mariner Thiere, 1. Aplasia. Von Dr. >V. Straub, Privatdoeent in Leipzig. Mit Tafel 17 und 5 Figuren im Text. Mit der folgenden Mittheilung bezwecke ich, meine persönlichen Erfahrungen beim physiologischen Experimentiren mit Schnecken der Gattung Aji/j/sia, wie ich sie im Laufe fortgesetzter Arbeiten gewon- nen habe, allgemein zugänglich zu macheu. Da es sich hierbei um Persönliches handelt, scheint mir ein Eingehen auf die spärlichen technischen Augaben anderer Forscher, die das gleiche Thier be- haudelten, oder gar eine Kritik derselben, entbehrlieh. Icli bin mir der Lückenhaftigkeit meiner Mittheilungen wohl bewusst und wage damit nur in die Öffentlichkeit zu treten in der Hoffnung, dass das Beispiel bei andern Forschern Nachahmung finden wird. Bedenkt man, bis zu welcher Höhe der Detailarbeit unsere schulphysiologische Technik ausgearbeitet ist, so mag ein ähnliches Unternehmen für die Objecte einer zukünftigen vergleichen- den Physiologie um so mehr am Platze sein, wenn es bei Zeiten begonnen ist. Da ja auch in der Physiologie der Weg zum Allge- meinen über das Gebiet des Speciellen führt, so dürfte die Bekannt- gabe auch solcher technischer l^rfahruugen gerechtfertigt sein, die nur bei der Untersuchung des Falls« gewonnen Avurden. Die Gattung Aplysia scheint mir physiologisch werthvoll zu sein, weil die Thiere mit größter Leichtigkeit und Klarheit für das Ex- periment zu präparireu sind, weil sie ganz und in Theilen außer- ordentlich lauge am Leben bleiben und schließlich mit Leichtigkeit zu allen Jahreszeiten in großer Menge gefunden werden, Eigen- schaften, die das Thier zum physiologischen Hausthier macheu könnten. Beiträge zur phj^siologischen Methodik mariner Thiere. 1. 459 Der Forsclier, der zur Bearbeitung- einer allg-emeinen Idee ein speeielles, marines Tbier sucbt, wird nur in den seltensten Fällen so präcise Vorstellungen von der Anatomie und Topographie des lebenden Tbieres baben, dass er darauf bin sieb seinen Arbeitsplan zurecbt legen könnte. Meistens ist er auf die Abbildungen der Zoologen angewiesen. Diese sind aber, da von ganz anderen Ge- sichtspunkten aus gefertigt, für den Physiologen nur wenig brauch- bar. Sie sind entweder auf einen bestimmten Zweck hin schemati- sirt, oder, wenn naturgetreu gefertigt, nicht geeignet, dem Beschauer eine genügende Raumvorstellung zu geben. Ich habe versucht, durch Mitgabe einiger stereoskopischer Ab- bildungen diesem Übelstande so gut wie möglich abzuhelfen. Herrn Dr. E. ScHOEBEL in Neapel bin ich für die liebenswürdige Ausfüh- rung der Aufnahmen zu besonderem Danke verpflichtet. Über die wichtigsten äußeren Merkmale der Aplijsia orientirt die rechte Figur auf Taf. 17, die ein Tbier ungefähr in der Weise dar- stellt, wie es seine eleganten Fliegbewegungen im Wasser ausführt. Die schematische Abbildung Fig. 1 enthält die Benennungen etc. der einzelnen sichtbaren Theile. Nimmt man eine Aplysia aus dem Bassin Kopf Keclites Parapodiuiu Lage des Herzens Mantel (Pallium, aufgeklappt) Frenulum d. Kieme (darunter Vena brani^hiaüs) Mündung des Zwittergaugs — Arteria branchiali^ Fig. 1 (Copie der rechten Figur auf Taf. 17). heraus, so ballt sie sich sofort zu einem formlosen Klumpen zu- sammen, au dem nur Andeutungen von Organisation sichtbar werden. Legt man das Tbier auf seine Bauch- (Fuß-) Seite, so kann man 460 ^^^- Straub sich durch AuseiuanderdräDgen der beiden Parapodieni (Fig. 1) und Aufheben der Kieraenbedeckuug (Fig. 1 Mantel), die noch das Schalcnrndiment in sich enthält und desshalb gegen die Kieme hin federt, zu dieser und den in ihrer Nähe gelegenen wichtigen Punkten Zugang verschatfen. Die Orientirung ist iudess in der Praxis nicht so einfach, wie es nach der Abbildung (Taf. 17 rechte Fig.) erschei- nen mag. Denn auf die ersten Berührungen hiu secernirt das Thier große Mengen seines intensivst färbenden dunkelblauen Farbstoffes oder seiner weißen, opaken [Ajd. depilans) Flüssigkeit, so dass alle Details seiner Zeichnung verschwinden. Die Kenntnis der rechten Figur auf Taf. 17 wird aber die Orientirung ermöglichen 2. Physiologische Eingriffe sind an dem intacten lebenden Thier nicht gut möglich, da einerseits bei dem offenen venenloseu Kreis- laufsystem der Thiere ein Schnitt in der Nähe interessirender Or- gane die Verblutung im Gefolge hätte, andererseits auch eine ge- nügend sichere mechanische Fixirung nicht ausführbar ist. Für die Einverleibung von Giften in den Organismus des Thieres ist es nicht angezeigt, die eventuelle Injection in eines der Parapodien vorzunehmen, da die Verbreitung des Giftes dann hauptsächlich auf dem AV^ege der Hydrodiffusion erfolgt, eventuell auch durch locale Muskelcontracturen das betreffende Parapodium von der Circulatiou mechanisch ausgesperrt werden kann. Weit sicherer ist die allge- meine Verbreitung des Giftes zu erreichen, wenn man die Injection in die von außen kenntliche Vena branchialis vornimmt, die wegen jhrer Lage auter dem Frenulum der Kieme (Fig. 1) leicht zugäng- lich ist. Für die Bearbeitung und das Studium der inneren Organe der Äpiijsia ist eine klare Übersicht des Situs und sichere Fixation un- erlässlich. Man öffnet das Thier längs der Medianlinie auf der Fuß- (ventralen) Fläche, indem man mit einer geknöpften Schere etwa 1 — 2 cm weit vom aboralen Pole den Einschnitt beginnt. Schon der erste Einstich lässt das l)lut^ in starkem Strahle ausströmen; 1 Die gesperrt gedruckten Orgänbenennangen sind auf den Abbildungen im Text wieder zu finden. - Vor Anfertigung der Figur wurde das Thier durch 2tägigen Aufenthalt in Chloroformmeewasser, das durch Salzsäure schwach angesäuert war und durch Zusatz von Formol härtend wirkte, entfärbt. •< Eine dem Seewasser isotonische .'fJX NaCl Salzlösung mit äußerst wenig corpusculären Elementen und minimalen Mengen gelüsten Eiweißes. Es gerinnt spontan nicht. Beiträge zur physiologischen Methodik mariner Thiere. 1. 46t man fängt es in einem bereitgelialtenen Gefäße auf und kann so von einem Exemplar bis zu 500 com einer idealen physiologischen Salz- lösung- erhalten. Oftmals wulsten sieh die Schnittränder so stark auf, dass sie das Lumen verschließen ; man erweitert dann den Schnitt gegen den Mund zu und erhält neues Blut. Die Verunreinigung des 1 Ösophagus vor Einmün- dung in d. Buccalmasse Pleural- u. Pedalganglion- Oommissuren Speicheldriisen Ösophagus Aorta "li-A^KES^K^. — — ~ ~ ",' Kaumagen Visceral- u.Parietalgaugl. •-; Receptaculum seraiuis ..- Hypohranchialdrüse (Gl. opalina) / -.^ Zwittergang (Endstrecke) Mitteldarmdruse (Hepato- pankreas) -— jjL Zwitterdrüse mit Aus- "■ ^^ führgang Mitteldarm tHS^^F "\ Anhangsdruse d. Genital- ^^^Bm \ apparats Fig. 2. Blutes durch das blaue Hautsecret wird man bald zu vermeiden lernen, geringe Beimengungen desselben schaden übrigens gar nichts. Erst wenn man genügend Blut gewonnen hat, erweitert man den Schnitt bis aufwärts unter die Buccalmassen (Fig. 4«). Übt man mit der Schere einen Zug nach oben aus, so wird niemals eins der Organe verletzt werden. Darauf nagelt man mit starken Nägeln Mittheilungen a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. 31 462 ^^ • Straub und unter energischem Zug-e nach außen an den Selinitträndern das Thier auf ein Brett und hat nun ein Präparat, das alle Einzelheiten ohne Weiteres klar und übersichtlich zeigt und in feuchter Kammer Tage laug überlebt (Fig. 2). Vcrdauniiji'sorgaiie. Die Buccalmasse ist in Fig. 2 nicht mehr sichtbar, da der Schnitt nur bis zur Ausmündung des Ösophagus aus derselben geführt wurde. Wohl aber zeigt sie Fig. 4«. Der Ösophagus ist ein muskulöser weiter Sack, dem seitlich frei die beiden Speicheldrüsen (Fig. 2) anliegen. Das Ende des Ösophagus ist scharf vor dem 1. Kaumagen sichtbar, noch besonders charakte- risirt durch die Befestigungsstellen der Speicheldl'üsen, die hier übrigens keinen Ausführgang in den Magen haben. Die Speicheldrüsen sind gut innervirt, und die zugehörigen Ner- ven unschwer zu finden. Die Drüsen sind außerdem reichlich von Gefaßschlingen umsponnen, die durch Injection^ von Farbstoff in irgend ein größeres Gefäß kenntlich gemacht werden können. Der Magen besteht aus zwei Abtheilungen: die 1., kleinere, enthält die großen Hornzähue, die 2. die kleinen hakenförmigen. Dieser zweite Magen grenzt äußerlich an das Hei)atopankreas, die große schwarzbraun gesprenkelte Mitteldarmdrüse, in der in einigen AVinduugen der Anfangs- und Mitteldarm verschwinden; in Fig. 2 ist noch ein Stück Mitteldarm sichtbar. Der Enddarm mündet in der Nähe der Arteria branchialis nach oben ins Freie (Fig. 3 und Stereoskopbild Taf. 17 mittlere Fig.). Die Gefäße für Magen und Mitteldarm zweigen am Beginn der Cri sta aortae (s. unten) in großen, leicht injicirbaren Stämmen ab. Das Nei'veusysteni ist aus den Figg. 2, 3, 4 und Taf. 1 7 mittl. Fig. leicht zu überblicken; für das Studium isolirter Nerven scheinen mir besonders die Oommissuren zwischen Pleural-Pedal- wie den Visceral-Parietalganglien geeignet, die von weit größerer Länge als etwa ein Froschischiadicus zu erhalten sind. Da die Fasern an beiden Enden an Ganglien sitzen, so könnte man hier auch an ganzen Neuren arbeiten. 1 Zur Injection des Arteriensystems der Visceralorgane empfehle ich den in Fig. 2 und 4« sowie auf dem .Stereoskopbild Taf. IT mittl. Fig. sichtbaren linken rechts und links vom Beschauer aus iierechnet Hautmuskelast der Aorta zu wühlen, der in allen Fällen weit genug ist, um Caniilen von 1 — 3 mm Lumen aufzunehmen. Lösliche Farbstoffe sind wegen des Fehlens der Venen weniger geeignet als gefiirbte Niederschläge. Ich hatte immer guten Erfolg mit der Injection einer Aufschwemmung von KMoiic-Tiutb in Aplysia-Bìnt. ]>eitrlige zur physiologisclien Methodik mariner Thiere. 1. 463 Der Greuitalapparat besteht aus der Zwitterdrüse, intensiv hellgelb g-etarbt und seitlich der Mitteldarradrüse aug-elagert, der kirschgroßen AuhangsdrUse, aus hell- und dunkelgelben Schichten aufgebaut, mit ihren Secretleitern und Ausführgängen (Figg. 2 u. 3 sowie Taf. 17 linke Fig.). Ferner dem Receptaculum seminis, einer graubraunen, tiottirenden Kugel (Fig. 2), und dem Penis (weiß, links oben auf Figg. 2 u. 3 sowie Taf. 17 mittlere Fig.). Aorta Coininissui-en Zwittergang Receptaculum snininis Pericard (+ + + + + + + + Schnitt zur Eröffnung desselben) Crista aortae Arteria hepatopancreatica ( Schnitt zur Frei- legung von Kieme und Nierej Lage der Kieme Lage der Niere Boden der Kiemenhöhlu — Enddarm Fig. :i. Das Ineinandergreifen der Componenten des Geuitalapparates sowie etwaige aus ihrer ^lorphologie und Histologie deducirbare Functionen sind übrigens noch recht unklar, ebenso die Bedeutung der gelatinösen, himbeerförmigen, weißlichen Gl. opalina oder HypobrauchialdrUse (Fig. 2). Der Zugang zu Herz. Niere und Kieme wird frei nach Ent- fernung der bisher behandelten Organe. Man schneidet den Öso- phagus hoch oben durch und zieht unter Durchschneiduug der feinen ;n* 464 W. Straub Membnmcn (Fi^. 4Zy und Taf. 17 linke Fig.), die sie an die Körper- waud befestigen, die ganzen Visceralorgane ab; zuletzt hängt dann das ganze Organconglomerat noch am Enddarm und dem Genital- ausführgange, die durchschnitten werden. Will man am Herzen arbeiten, so achte man darauf, dass die in der Gegend des Kaumagens abgehenden großen Gefäßstämme möglichst weit geschont, eventuell unterbunden werden. Nach Entfernung der Eingeweide liegen die Verhältnisse vor, wie sie die schematische Figur. 3 zeigt. Man sieht im Peri card meistens das Herz pulsiren. Es ist bedeckt von der sog. Crista aortae (Fig. "-3), dem Pericardtheile, in dem die Aorta nach Abgabe der visceralen Aste (Fig. 3) parallel und über dem Ventrikel ver- läuft; erst in der Nähe des Visceralganglions wird das Gefäß frei. . _ Buccalmassen Speicheldrüse _ Schlundgaiiglien — Penis — Arterie Einbindungs- stelle der Canüle Commissuren- Nerven Fig. 4 a ,Theil der mittleren Figur auf Tat". 11,. Zur FreileguDg des Herzens entfernt man zunächst die Samen- tasche, was fast nie ohne deren Verletzung geht; dann tasst mau die Crista aortae am Abgang der Aorta (Fig. 3) und führt einen »Schnitt in der Richtung der + + + + Linie. Klappt man den so ge- bildeten Lappen in die Höhe (Fig. 3 Crista aortae}, so liegt das Herz frei, wie Fig. Ab und Taf. 17 linke und mittlere Fig. zeigen. Will man am isolirten, ausgeschnittenen Herzen arbeiten, so legt mau zweckmäßig noch in situ eine Ligatur unter die Atrioventri- culargrenze, die man über die vom gespaltenen Vorhof her bis in den Ventrikel eingeführte Canüle festbindet; man schneidet nun den Vorhof gegen die Kieme hin ab. Das Präparat hängt dann noch an der Crista aortae und ihren Visceralästeu. Will man mit dem Beiträge zur physiologischen Methodik mariner Thiere. 1. 465 Organ als pulsirendem Sack nach Analogie des AVirbeltliierlierzens arbeiten, so unterbindet man mit einer Ligatur sämmtliche vom Cristaeude des Ventrikels abgebende Arterien. Die Capacität eines Ventrikels schwankt zwischen 0,5 und 1,5 ceni. Der maximale Druck (isometrisches Maximum) beim Füllungsmaximum beträgt etwa 30 bis 50 mm Quecksilber. Gegen einen Druck von etwa 5 — 10 cm AV^asser- säule kann ein derartiges Präparat Stunden lang arbeiten. Der Vorhot' ist viel zarter als der Ventrikel und wird schon bei wenigen Millimetern Wasserdruck prall gefüllt. Seine dynamischen Leistun2:en sind mir nicht bekannt. Zwittevgang Vi scerà! -Parietal gaiiglieu Stumpf des Eeceptaculum seminio trista aortae Herzkammer Vorhof I'ericard Mantel (äuUere Fläclie), darin das Schalenrudimeut Niere (bei X Ort der Nierenspritze) Kieme (durch Lostrennen d. Man- tels am äußeren Niereurande freigelegt) Arteria branchialis Stück der die Visceralorgane einhüllenden Membran Fig. M> Copie der linken Figur ;iuf Taf. IT). Will man bei unverletztem Vorhof arbeiten, so kann mau die blutzuführende CanUle von der Vena branchialis her einfuhren, nachdem man vorher die Kiemenhöhle durch einen Schnitt in der Richtung der Linie (Fig. 3) freigelegt hat. Die Vena branchialis ist sehr kurz und starrwandig; man muss kurz abgesetzte CanUlen unter merklichem Druck einführen, die die Canüle fixireude Ligatur muss tief nach uuten bis unter das Frenulum (Fig. 1 und Taf. 17 rechte Fig.) mit der Nadel geführt wer- den. Bei allen Einoriffen an der Kieme wird viel Farbstoff' producirt. 466 "\y. Straub man muss sich also vor der Präparation Klarheit über die Situation verschaffen. Schwieriger als die Einführimg der Canüle in die Vena bran- chialis ist die in die Arteria branchialis^ (Fig. 4). Hierzu sind besonders kurz abgesetzte und nicht sehr weite Rühren nöthig. Ein dauernder Zug an der Canüle von der Einbindungsstelle weg sorgt dafür, dass der Zufluss kein mechanisches Hindernis findet. Auf diese Coininissureii Atrio ventricular-Ligatiir Ligatur am Aortenende i yL /, , V — ^ Crista aortae /^^^»Tn Öffnung im Vorliof zum \ / ^^ScA - Eintühri'u der Canüle i. y / V d. Ventrikel \Y Pericardialraum -^k _ Öffnung d. Vena branchia- ^^ lis zur Einführung der Canüle i. d. Vorliof Nach rechts verlagerte Kieme Fii Weise lassen sicli zum Studium der Functionen des Kreislaufs und Ath- mungsorgaiis in situ folgende Combinationen durchführen, die durch die sehematische Abbildung Fig. 5 und Taf. 1 7 linke Fig. illustrirt sind. 1. Ventrikel allein: Canüle durch den Vorhof in den Ventrikel, eventuell zweite Canüle in der Aorta in ihrem Verlauf in der Crista; dabei sind alle Klappen ausgeschaltet. Im Stereoskopbild niclit sichtbar. Beitrüge zur physiologischen Methodik mariner Tliiere. 1. 467 2. Voi'hof + Ventrikel: gebogene Cantile durch die Vena braueliialis in den Vorhof; (/anüle in der Aorta, dabei func- tionirt die Atrioventricularklappe, eventuell auch der klappen- artig wirkende Muskelwulst am Ursprung der Crista aortae. 3. Kieme + Herz: Canüle in der Arteria branchialis und Aorta ; dabei kann die Innervation der Kieme studirt werden, während bei 4. Kieme allein, Canüle in der Vena branchialis und Arteria branchialis, die Nerven nicht genügend gesichert sind. Bei dieser Anordnung lässt sich indess der Chemismus der Ath- mung, eventuell auch an der aus dem Thiere ausgeschnittenen Kieme untersuchen. Bei allen Untersuchungen am Herzen, in situ und am isolirten, ist darauf zu achten, dass das Organ nicht zu lange leer bleibe. Es pulsirt nur, wenn es voll ist, und erleidet durch Unthätigkeit (Veno- sität = C 02-Vergiftungj leicht dauernde Schädigungen. Dieses starke Ventilationsbedürfnis des Herzens macht sich übrigens auch bei der Untersuchung der Dynamik des Organs bemerkbar, so dass bei Mes- sungen des Drucks etc. möglichst kurze Rohrverbindungen zu den Manometern gewählt werden müssen. Aus demselben Grunde wird man auch bei längeren Untersuchungen des isometrisch arbeitenden Herzens der Luftübertragung vor der Flüssigkeitsübertragung den Vorzug geben oder geben müssen und die theoretisch einwandfreiere Flüssigkeitsübertraguug sich nur zur Controlle der auf die andere Weise gewonneneu Eesultate reserviren. Die Präparation der Niere dürfte aus Fig. 3 und Ah sowie dem 8tereoskopbild Taf. 17 linke Fig. klar werden. Genauere technische Erfahrungen habe ich darüber nicht gesammelt. Will man größere Mengen Hantsecret, also den blauen und weißen Farbstoff gewinnen, so kann man zweckmäßig am unfixirten, also uneröfifneten Thiere die ganze Kieme ausschneiden, an der immer die Hauptmasse des Secrets sitzt. Der Farbstoff löst sich leicht in Wasser, etwas weniger in Chloroform und Äther, giebt mit Säuren und Alkalien Farbenumschläge, ist aber an der Luft sehr unbeständig. Will man die Thiere erhalten und concentrirtere Lösungen des Farb- stoffs gewinnen, so legt man unterhalb der Buccalmassen den Kopf in eine Fadenschlinge und hängt die vorher vom Seewasser durch rasches Abtrocknen mit einem Tuche befreiten ganzen Thiere verti- cal über eine Schale; der Farbstoff tropft dann langsam ab, mehr- 46S W. Straub, Beiträge zur physiologischen Methodik mariner Thiere. 1. maliges Keibcu der KiemcDg-cgend mit einem scharfkantigeu Glas- stab beschleimig-t die SeL'vetion. Nach einer Viertelstunde ist meistens aller Farbstoff erhalten, der überhaupt zu bekommen ist, und das Thier kann wieder ins IJassin zurückgesetzt werden. Wird der so gewonnene Farbstoff in evacuirten Glasrühren auf- bewahrt, so hält er sich Monate lang unzersetzt. 469 Metamorphosis and Life-history of Glnathia maxillaris. i5y Oeoffrey Smith, New College", Oxford. With piate 18. Tlie Gnatbiidae or Auceidae liave been tbe sui)ject of an ex- celleut meuioir by Hesse (1), wbo discovered tbe relationsbip of tbe bxrval form. Prauiza, to tbe adult, wbile Dohkn (2) added a valuable raorpbological essay. Sars (3) bas also made some observations on tbe Norwegian species. Wbile investigating tbe secondary sexual cbaracters of certain Crustacea at Naples I becarae Struck witb the extraordiiiary variability in size of tbe single species of Gnatlna iubabitiug tbe Bay of Naples, and to tbis furtber reference will be made wben we come to consider tbe life-bistory: but first, siuee I bave on numerous occasions suecessfully observed tbe final meta- morpbosis of tbis Crustacean, and some doubt still exists as to certain points, it seems wortb wbile to give as complete au account as possible of tbese remarkable cbanges. 1. Final Metamorphosis of Praniza into Adult. Tbe Praniza larva lives ecto-parasiticaliy on various kinds of fish ; its mid-gut becomes greatly distended witb tbe blood of its host and in consequence the tbree last thoracic Segments (not couuting the rudimentary sixtb) become fused and lose all trace of segmen- tation (PI. 18 fig. 1). Tbe moutb-parts, consisting of maudibles, two pairs of maxillae and two pairs of maxillipeds. are adapted to Piercing and clinging to tbe flcsb of tbe host (fig. 2Ì. Up to a late stage tbe Pranizae are sexually iudistiuguislia))le, apart from tbe ditference of tbe sexual elements tbemselves. Metamorphosis into tbe male. Tbe adult male (fig. 3, with its Square head and powerful mandil)les, in tbe degeneration ofthe 470 Geoffrey Smith maxillae and the presence of the two i)airs of valve-like maxillipeds (fig-. 4), and fiually in the complete segmentation of the thorax, differs very greatly from the tnmid Praniza larva, and yet the change from the one to the othev occurs in a single eedysis. In a Praniza which is abüut to undergo metamorphosis into the adult male, it is always to be ol)served that the neck, instead of being narrow and incon- spiciious as in the young Praniza or in one about to change into a feraale (fig. 5), is much swollen so that there appears to be an extra Segment added to the thorax (fig. 6). This swollen region, which corresponds to tlie segments of the two pairs of maxillipeds is in fact the Chief formative region for the Square head of the adult male. On cxaminiug such a Praniza from the ventral surface the formation of the new valve-like appendages can be observed (fig. 7). Within the case of the larvai first maxilliped the definitive appendage can be seen with its hairs folded back upon itself and its base greatly enlarged. The very peculiar valve-like structures which fold externally over the orai region of the adult male can be seen developing in the greatly enlarged basai joints of the larvai second maxillipeds. They widen gradually to form the adult structures. It is thus seen that the adult maxillipeds of the male are both formed by an enlarge- ment of the basai joints of the larvai appendages, which occurs in correlation with the backward shifting of the formative region of the head. The formation of the large mandibles of the male has been described by Doiirn (2) who rightly points out that they are not formed within the case of the larvai manclibles. He concludes there- fore that they are not homologous with the larvai mandibles, but it may be suggested that an exaggeration of the process just described in the case of the maxillii)eds, i. e. an enlargement of the base of an appendage at the expense of its distai joints, would naturally lead to the eondition actually found in the case of the mandibles. With regard to the rest of the body the segmentatiou of the thorax conii)letely reappears; the coloured areolation of the front region of the thorax is not completely formed until two days or so after the metamorphosis has taken place. A word must be said with regard to the liver: this in the young Praniza of botli sexes consists of two lobes in the anterior thoracic region ^fig. 1 L). In the female these lobes do not increase in size, but in the male during the period before the final eedysis, the liver lobes grow downwards and absorb the nutriment from the inflated cut. In the adult thev turn blackish Metamorphosis and Life-history of Gnathia maxillaris. 47 I brown and appear as conspicuous bodies in tlie hinder tliovacic re- gion. This poiut is of considerable interest beeanse it gives us a simple explanation of the reacquisition of segmentation in the male and not in the female; for whereas in the male the food in the gut is taken up and compactly stored in special organs for the purpose, in the female the thorax beeomes filled with a mnltitude of embrvos which naturally take np more room than the compact liver of the male. But as we shall see the female mav reacquire its segmentation if it is not very full of eggs: thin segmented females occuring as rather rare varities. It will be noticed from this account that the Statement of Korschelt & Heider (4) that unsegmented Pranizae give rise exclusively to females and that only segmented larvae give rise to males is quite erroneous. The adults of both sexes are derived from swollen Pranizae. Metamorphosis of the Female. The change from the Praniza iuto the adult female is not so dramatic as in the case of the male. The mouth parts merely degenerate, except the first maxilliped which resembles that of the male. The ova begin to develo]) at a fairly early stage in the Praniza and are recognisable as a narrow strip rnnniug down the centre of the back (fig. 1 o): they continue to grow at the expense of the nourishraent in the gut and come to fili the whole of the body cavity of the mother, when the final ecdysis occurs. Hesse supposed that fertilization took place before the final ecdysis, but this was merely a supposition, and although I bave been unable to observe the coupling, the circumstantial evidence seems to show that the supposition is wrong; at auy rate Hesse's contention that fertilization is a necessary Stimulus for the accomplishment of the final ecdysis is certainly erroneous, because I bave succeeded in rearing several Pranizae to the adult female state, but in ali cases the eggs failed to develop and subsequently decayed so that it is highly improbable that the Pranizae had been fertilized. We bave already mentioned that the female normally has the bind part of the thorax unsegmented fas in fig. 8), but occasionally sjx'cimens are found with eitlier one or both constrictions fully present (as in fig. 9) and these speciniens are always thinner and coutain fewer eggs. They plainly belong to the same species because they do not differ in any other morpho- logical detail and they occur together with only one form of male. It is a remarkable fact that the embryos develop to a late stage within the body cavity of the mother and completely destroy 472 Gcoffrey Smith all her intevnal ovgaus except the nerve cord and a few shreds of ventral ectoderm. There is no brood-pouch ; this is showu in the transverse seetion fig. 10, where the embryos are seeu hing in the body cavity of the mother, all the maternal tissues having degenerated except the nerve cord. The emi)rvos are set free by the cuticle Splitting at the points corresponding to the thoracic segmeuts; and after parturition the female appears as a mere cracked shell of its former seif; nor can it take any further part in reproduction though it may continue a feeble existence for a few days or cven weeks. 2. Life-history. The youug are set free from the body cavity of the mother at a stage which may be called the normal segmented larva (fig. 11). This larva is fully segmented; its body is dotted over with yellow In'anching pigment cells, and its mouth-parts are essentially the same as those figured for the later Praniza larva (fig. 2). In its thorax are two greenish bodies, diverticiihi of the gut, which coutain the remains of the embryonic food yo!k. These larvae can remain jdive in this state without taking in food or growing, for a remarkably long time (7 or 8 weeks); for their further developemeut however it is necessary that they should become attached to fish and when this is accomplished the next larvai form, the Praniza, is rapidly assumed; this is proved by the oeeurrence of small Pranizae not exceeding tlie average size of the normal segmented larvae (0,S— 1,2 mm). The characteristic form of the Praniza is shoAvn in fig. 1. It lives loosely attached to the fish on which it feeds; after a period of unknown duration it drops off and undergoes the final metamorphosis lipon the sea-bottom, whence it can l)e collected in fair abundance at Kaples, together witli adults of both sexes, especially among the roots of the Aveed Fosidonid ('(iroìiiiii in 5 — 3(t meters. Now besides the small normal segmented larvae measuriug about 1 niillimeter and the non-segmented Pranizae whicli vary in size from 1 — 8 mm, another form of larva occurs wliich may be called the giant segmented larva (fig. 12). All except a few specimens of this form measured about 4 mm ' ; they show no trace of sexual Cle- ments; their e-ut is not infiated and thev dilfer from Pranizae in ' Of 29 such larvae 20 lueasured l)etween 3,75 and 5.5 mui. and ■> measured 2— :{ mm. the measurements being symmetrieall}' grou]ied round 4 mm. .J Metamorphosis and Life-history of Gnathia maxillaris. 473 liaving the thorax completely segmeuted. These larvae i)laiiily must have been deiived from the Praniza form, because the normal seg- mented larvae are iueai)able of grovvth until they assume the parasitic mode of life: the ouly hypothesis that accounts for the existence of thcse forms is that they are derived from Pranizae which liave beeu brushed off their hosts at a period when they could not perform the tìnal metamorphosis into the adult. Tliis hypothesis is substantially contirmed by tvvo Pranizae measuriug 4,5 mm in my colleetion whicli are aboiit to undergo an ecdysis, and underneath their cutiele can be seen the cutiele of a giant segmented larva. We will now turn to the Variation in size of the adults. The adult mal es vary in size from 1 — 8 mm and the adult females from 1 — 7 mm. This is an immense range of Variation, and it will be at once suggested that these sizes do not represent the definitive adult size of the animals but are differeut stages in growtli. But this argument cannot apply to the females which produce broods and die when they measure anything from 1 — 7 mm, and as a matter of fact it applies just as little to the males, because I have reared adult males from Pranizae varying in size from 2 — 7 mm; so that it is clear that the size of the adult male is dependent on the size of the Prauiza that undergoes metamorphosis. Nor is it at ali likely that the adult males go on growiug to any appreciable extent after they have assumed the adult form, because firstly their mouth-parts are adapted merely for causing a current in the water and possibly driving small Diatoms and Infusoria into the mouth, and secondly the gut ends blindly. It is therefore an absurd supposition that animals with these means of nutrition can go on growing to three or four times their originai bulk, especially when the differeuce in size of the adults has been proved in numerous cases to be due to the great ditì'erences in size of the Pranizae which undergo meta- morphosis. Furthermore no one has ever seen an adult male ex- uviate. In table 1 is presented a curve which shows the frequency per cent with which the various sizes occur in 465 males. The measure- ment in millimeters was taken from the anterior level of the eyes to the base of the telson. 474 Geoffrey Smith 65 60 / 55 / 50 / 45 / 40 / 35 / 30 / 25 / '>(» / 15 / 10 / V 5 / \, ^/^ N. 0 ^ 1 \ V N r -< Table 1. Frequency distribution per cent of Sizes in Male G. maxillaris. 12 3 4 5 6 7 8 70 65 60 55 50 45 40 35 30 25 20 15 10 12 3 4 5 6 7 8 Scale of measurement in millimeters. It will be seeu from this curve that the modal or most freciuent size is 2 mm, but a eloser iuspection of the curve shows that it is not at all normal in its shape, being decidedly skew in the direction of the larger measurements with the tendency to establish another mode at 5 mm. Out of the 465 males examined only 12 measured 4 mm while 43 measured 5 and 1 5 measured (i mm i. Now it is a most reinarkable fact that out of 29 g-iaut segmeuted larvae 26 measured ai)i)roximately between 4 and 5 mm. Putting these facts together it appears that thcre are two chief criticai periods at v\^hich the male (and i)robably also the female) Praniza metamorphoses into the adult: firstly wlien it has attained to about 2 mm and secoudly when it has attained to about 5 mm. If it is brushed off its host when it measures between 4 and 5 min it cannot assume the adult state but undergoes retrogressive metamorphosis into the giant segmented larvae which must become attached to a lish again and go on growing before arriving at sexual maturity. By this hypothesis only do we obtain an explanation of the bimodality of the frequency curve of sizes and of the occurreuce of giant segmented larvae which ' The most probable error of the frequency at 4 mm is =t 2,306. Metamorpliosis and Lite-history of Gnathia maxillaris. 470 corresponcl to tlie mediocre size of least frequency in the adult males, i. e. circa 4 mm. AVe bave so far ouly considered tlie variability of the males: the fem ale s are very much rarer than the males, a fact which has beeu noted by Sars in the Norweg-ian species. From a study of 2(50 adult ovig-erous females I bave determined that the Variation in size extends from 1 to 7 mm : the curve of frequency distribution is bimodal, the modes being at 2 and at 4 mm (thus in 260 females 13 measured 3 and 33 measured 4 mm). It is probable that these two modes correspond in reality to the two modes in the males; the bodies of male and female not being strictly comparable with regard to length because the female when distended with eggs is stretched transversely and loses in stature. The modal condition of 2 mm is of far commoner occurrence than that of 4 mm, just as the small males preponderated in numbers over the large. It is therefore of interest to find that the large females always produce a far greater number of eggs '. Consequently to account for the persistently and greater frequency of small adults in general we must either suppose that there is a much greater selective death-rate among the offspring of the large adults or else the numbers of the small adults are continually being supplemented from the offspring of the large forms. A definite answer to this question can only be obtained by rearing the larvae from the youngest stage upwards, and besides that one would bave to know at least both the parents of the brood; but at present my efforts to get the adults to pair in captivity and the young- to infect fish in acquarla bave been in vain. So we may proceed to inquire from other evidences what it is that determines the size to which auy Prauiza may attain. Is this a purel}' hereditary character or does it depend upon the individuai experience of each larva? Certain fticts point strongly to the conclusion that although iuheritance may play a part in determining the size of the adult yet an equally imi)ortant róle must be allowed to the direct action of nutritional conditions upon the larva during its parasitic life. For firstly it must be noted that although the larger females produce slightly larger segmented larvae than the smaller females, yet this initial difference in size is not sufficient to account for the immense varia- bility of the adults, and so the diöerentiation in sizes must occur 1 Females spanning 2 mm had a meau nuuiber of 50 eggs, those spanning 4 mm a mean number of 104 eggs. 476 Geoffrey Smith (luring tlie Praniza stage wlien tlie animai is following its pavasitic mode uf lite. Now we know tliat tliis mode of life is biglily irregulär, for their is do particular species of tish to wbich the attentions of the larvae are eonfined and they may attach themselves to the gills or to any i)art of the body or fius inditfereutly. Tlien they are ouly loosely attached and can be brushed off with the greatest ease. Combining these facts with the evidence that was produeed to show that the bimodality of our curve was due to the existence of two criticai periods for the final transformation , the presumption is strong that the size to whìch any larva may attain is chiefiy due to the conditions of nutrition it meets with, and its fortune in being brushed off its host at an early or late stage of growth. In this way we obtain a rational explanation of the immense range of va- riability in the animai, wliich would be correlated according to our view with the great irregularity of the conditions met with during the Praniza state. But whether the size of the adult is intluenced greatly by hereditary tendencies or not, it is at any rate certain that the larger adults owe their size to the length of time spent and the amount of nutrition acquired during the Praniza stage, be- cause the differeuce in size of the segmented larvae from variously sized females is not sufficieut to account for the differences in size of the adults. The great variability in size of the male and the bimodal fre- quency of the sizes led me to suppose that we had bere an instance of ;>high« and low« dimorphism, the occurrence of which lias been noticed in Lamellicorn beetles, and the Earwig by Batesox & Bi;iXDLEY (5) and according to Fritz Müller (6] in the Tanaidae and Orchestiidae. I thereforc proceeded to make a series of mea- suremeuts upou two hundred males of G. ìiiaxillaris to see if there was any difference of structure in the mandibles of large and small individuals. The result of this iuvestigation is set out in Table 2 and is of some interest. Metamorphosis and Life-history of Gnathia maxillaris. 477 Table 2. j'requency distribution per ceut in 200 males of G. maxillaris (150 small and 50 large , as regards mandibular index. Dotted curve refers to small males, continuous curve to large males. 40 35 30 25 20 15 10 5 10 11 12 13 14 10 11 12 13 Scale of measurement. 14 15 ~>w ^ / I \ ' i^ 1 \ / / l \ \ i 1 1 1 V \ , . 1 1 1 V \ \ '»1 / '• / \ \ \ / * \ / / i \ \ / \ X s / y 1 1 { \ 1 ,/ \ \ 1 1 f Y \ \ \ l / \ V \ -.^^ )-—\ 40 35 30 25 20 15 10 5 15 The raeasurements taken are explained in figure 13. From the two measurements AB and BC au index was determined for eaeh AB X 10 mandible, the index being- — ^-z^ — '■> ^^^^ g'ives the relation between the leng'th and breadth of the mandible. The dotted curve in table 2 shows the frequency distribution per cent of the index in »low« males of stature below 3 mm, the continuous curve refers to »hig-h« males of 5 mm and upwards. Now it is Seen that the modal condition of the index taken is the same for large and small males, viz. 12, but a low index oecurs much more frequently among small males than among large and vice-versa, the difiference in frequencies being well without the liniit of their pro))al)le errors. This means that on the whole small males have mandibles that are broader an-d shorter than large males: in other words, there is an incipient structural dimorphism in the mandibles, in correlation with the diiference in size of the males. Mittheilungen a, d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. 32 478 Geoffrey Smitli Siimmary. Wc luay tabulate tlic life-bistory of G. inaxülaris as foUows: Normal seginented larvae 0,8—1,2 mm. Pranizae on fish 1 — 1 mm. Small adults on ground. Giant segmented larvae on ground 4—5 mm. Pranizae on fish 5 — 8 mm. Large adults on ground. The points tliat remain uncertain are: (I.) Whetlier segmented larvai stages can be interpolateli at various points in the larvai history. It is true that this happens to a certain extent, as seg- mented larvae of various sizes are met with in very small numbers, but it is probable tbat this is only the general rule when the Pra- nizae are l)rushed uff from their hosts measuring about 4 to 5 mm. (2.) Tlie fate of the giant segmented larvae remains doubtful, but it is bigbly probable that if they can succeed in attaehing themselves to another fish they will develop into large Pranizae, as indieated by the arrow in the diagram. The Chief theoretical interest of the life-history is that differences in the length of the larvai life and in the amount of nutrition taken in (luriug this period, whether under the control of hereditary ten- dencies or not, lead to very great differences in the size of the adults and to an incipient dimorphism in the secondary sexual characters of the males. Further there is a very decided tendeucy towards the establishment of two modal conditious corresponding to the two kiuds of males. Naples, Zoological Station, February 1904. Metamorphosis and Life-histoiy ot Gnathia maxillaria. 479 Literature cited in Text, 1. Hesse, E, Memoire aur les Pranizes et Ancées. Paris 1864. 2. Dohrn, A., Untersuchungen über den Bau und die Entwicklung der Arthro- poden. 4\ in: Zeit. Wiss. Z. iO. Bd. pag. 55. 3. Sars, G. 0., Crustacea of Norway. Isopoda. 1899 pag. 51 — 56. 4. Korscheit & Heider, Lehrbuch der vergleichenden Entwickelungsgeschichte. Spec. Theil. 2. Heft 1892 pag. 489. 5. Batesou, W., & Brindley, H., On some cases of Variation etc. in: Proc. Z. Soc. London f 1S92 ls93 pag. 585—594. 0. Müller, F., Facta for Darwin. 1869 chap. 4. Explanations of Figures on Piate 18. Praniza larva. L liver. G gut. 0 ovary. x 20. Mouth-parts of Praniza from ventral surface. x 65. Male G. maxillaris. x 12. Month-parts of male from ventral surface. x 12. Female Praniza, dorsal view. x 37. Praniza metamorphosing into male, dorsal view. x 37. 7. Ventral view of Praniza changing into male. / l^t antenna. 2 2nti antenna. .'>' mandible. 4 l^t maxilla. 5 '2nA maxilla. ß larvai Ist maxilliped. 6' definitive Ist maxilliped. 7 larvai 2nd maxilliped. 7' definitive 2nci maxilliped. x 160. la. Larvai 2" ' - b . -^ ooqOo Fig. 2. Tron§on d'une Dolchinia. Au milieu du sillon des bourgeons simples (a), sur les còtés les bourgeons primaires (Urknospen) b, qui sont en état de bourgeonnement ; e cellules fixatrices. ila se fixent (Urknospe); après par voie de division (Fig-. 4) ils donnent naissance à une progéuiture d'autres petits bourgeons (fig. 2 du texte) i. La figure 7 uous montre un bourgeon salsi par un phorocyte qui n'est qu'une cellule de la méme grandeur que le bourgeon lui-méme. Eiifin la fig. 8 présente un bourgeon accompagné de deux cellules: un phoro- cyte et une autre cellule allongée avec un noyau refringent ayant la forme d'un batonnet emettant des pseudopodes à ses deux extrémités: les uns pcnètrent dans le sol (répithclium), les autres s'enfoncent dans le bourgeon. Cette seconde espèce de cellules fixatrices (haptocytes) est assez nombreuse; elle se trouve parmis Ics jeunes bourgeons et peut ctre reconnue bien facilement gràce à son noyau (Fig. 5). Les bour- geons qui sont produits i)ar les »Urknospen« dépassent dcjà la fron- tière (les bords du sillon) et en se fixant produisent la seconde ge- neration des nourrices neutres^. Mais avant cela nous sommes déjà * Ce bourgeon-mère est connu sous le nom de bourgeon primaire (Ur- knospe). - La première generation est celle qui porte la queue. Notes sur les Cyclomyaires. 485 en etat d'observer le fait suivant: les celliiles d'ópitlicliuin du tube coloiiial (Fig. 5) commencent à se multiplier rapidem eiit et produiscut tout un amas de i)etites cellules d'uu caraetère embryonuaire. Cet amas présente probablemeut un sol fertile ({ui attire les cellules tixatrices. Ces deruières s'eutassent et atteudent le bourgeon qui est traine par les phorocytes, et des que celui-là arrive ils le fixent. Le méme procede s'observe sur les bourgeons qui, au lieu de se fixer sur l'épitbélium directement, g-rimpent sur les nourrices de la seconde generation et donnent naissance à la forme sexuée. Quoique les observations directes me manquent sur ce point, il n'est pas im- possible que la seconde generation des nourrices soit produite par les bourgeons qui se détachent du stolou de la forme agame (pre- mière uourrice) tandis que la generation sexuée est due à des bour- geons qui proviennent des »Urknospen«. Quand le bourgeon est fixe on voit les cellules fìxatrices se disposer tout autour (en cercles) et Selon la grandeur du bourgeon, la quantìté de ces cellules augmente (Fig. 6). Cette manière de se fixer est bien provisoire, vu que les bourgeons adultes (zooides) se détachent à Faide des mouvements de leurs muscles; ce qui ne serait pas le cas si le bourgeon était fixe par tonte sa base*. Il n'était pas difficile à voir que le trongon de la Dolchinia qui possédait des formes laterales avait aussi la plus large gouttière et la plus grande quautité de bourgeons grimpauts. Hur la provenance de ces bourgeons je me suis déjà exprimé de la manière suivante: »ils doivent certainement leur origine à une source étrangère et le tube ne les porte que pendant la durée de leur développement. En nous rapportant à l'analogie que présente la Dolchinia avec le Do- liolum nous devons supposer que la forme agame-mère de notre ani- mal possedè un stolon i)rolifère dont les bourgeons se détachent pour aller se planter le long de la queue« (I.e. pag. 194). Il est evident d'après cette description que les troncons de cette queue doivent étre autant plus raunis de bourgeons qu'ils se trouvent rapprochés de la forme agame-mère. De cette fagon les trongons que j'ai examinés la première fois étaient des plus éloignés, mais ceux de cette année étaient beaucoup plus proches de la forme-mère; en méme temps la quantité de ces bourgeons coincidait avec la présence de la forme 1 En étudiant la fixation du bourgeon on ne trouve que les cellules fìxa- trices, tandis que les phorocytes sont absents; il est probable, après avoir rendu le bourgeon à des cellules fìxatrices et devenus libres, les phorocytes cherchent un autre voyageur de la mème espèce. 4S(i A. Korotneff laterale; vu ce fait uoiis devoiis adnicttre (lue ces deruières devenaient de plus eu plus nombreuses en s'ai)proehant vers la forme-mòre. Il serait meme possible quo les premiers tron§ons détachés ne possédaient ((ue les fovmes laterales et qu'avec réloignement celles-ci devenaient de plus en plus rares pour disparaitre complètement et étre remplacées par des simples zooides. En tout cas le caractère des formes late- rales ainsi que leur disposition est déjà un fait assez importaut pour le designer comme caractère spccifique d'un nouveau genre. La question de provenauce des phorocytes ne raanque pas certainement d'intérét. Ce qui concerne la Dolchinia ysd àéjk àécrìt trois espèces de cellules indépendantes, dont deux sortes (une petite et une grande) se trouvent en dedans du tube colouial, tandis que la troisième qui remplit les fonctions de phorocyte parvient à la surface; j'ai suppose que cette dernière espèce de cellules est pro- duite par les grandes cellules intérieures. La Dolcìiiiiia par elle- mérae. vu Tabsence de la forme-mère, était insuffisante pour résoudre cette questiou. Voici la raison pour laquelle je me suis adressé au DoUolum et en première ligne je me suis mis à étudier le stolon prolifere de la forme agame (première nourrice). Grobben 1 et avant lui Kefeustein & Ehlers 2 ont signalé le stolon (leur »rosettenförmiges Organ«) comme sortaut d'une gaìne (manche) qui l'entoure. Une coupé longitudinale du stolon est re- présentée par la fig. 1 0, oìi nous trouvons cet organe, ayant au bout un bourgeon en train de se détaclier. En s'enfon^ant le stolon devient large et est entouré d'une calotte remplie de cellules libres. Le caractère de ces éléments ainsi que leur provenance sont plus distincts sur une coupé transversale (Fig. 11). Sur cette tigure nous voyons (juc le stolon est entouré d'une couche ectodermique qui s'étend aussi sur la calotte et forme sa coucbe intérieure (jui adhère à une miuce membrane; cette membrane forme des cloisons intérieures dont les cellules se multiplient et remplissent l'espace que contient le stolon. Ce sont ces cellules (pii sortent dehors et jouent le róle de phorocytes. Gkobben a décrit le stolon comme constitué de huit parties ou plutót eordons distincts: un cordon nerveux, un autre genital, deux cordons cloaquals, deux intestinaux et un cordon mésodermique. 1 C. GuoisiJK.N, DoUolum und sein Generationswechsel, iu: Arb. Z. Inst. Wien 4. Bd. 1S82. - W. Kkferstein & E. Eiii.Ku.s, Zoologische Beiträge, gesammelt ini Winter 185'.i/()0. Eeii)zig ISül. Notes sur les Cyclouiyaires. 4S7 Uljaxin 1 u'est pas tout à foit d'accord avec rindieation de Grobiìen et il désigue Ics cordoiis de la mauière suivante: un nerveux, un jìlian ngieu, deux musculaires, deux génitaux et un mésodermìque. J"ai examinó le sujet en questiou sur le nicme objet que les auteurs précédents — D. ckuticulatuiH — et en faisant des coupes transversales du stolon j'ai obtenu les figs. 12 et 13. Ce qui m'a surtout frappé c'est l'indépendanee de cliaque Gordon qui u'est pas seulement isole des autres, mais se trouve entouré d'une couche solide de membrane réfringente. Le plus volumineux est le cordon genital; cette désignation ne concorde pas ni avec celle de Gkohuex, ni celle d'ULJANix qui Findiquent comme nerveux ce qui certainement n'est pas le cas. Le centre de ce cordon contient un araas de granulations graisseuses plus ou moins fortes, ce qui evi- demment ne pourrait pas avoir lieu si le cordon était nerveux. Le cordon nerveux indiqué par Grobben comme genital et par Uljanin comme pharyngien est plutót une coucbe qui séparé le cordon genital des autres. Le róle de ce dernier concorde d'après mon avis avec la désignation de Grobbe.v. Cct auteur ainsi qu'ULjANiN expriment l'idée que les jeunes bourgeous séparés du stolon présentent la méme structure que le stolon, autrement dit sont construits de liuit cor- dons distincts. Je ne suis pas du tout de cet avis-là. Le stolon à une certaine distance de son origine commence à se diviser en de petits corps allongés — bourgeous (Fig. 9); chaque bourgeon est aceompagné de deux phorocy tes '-^ qui peuvent, probable- ment d"une facon tonte mécanique, les séparer les uns des autres pour les trainer ensuite vers la queue. Une coupé faite par un bour- geon libre démontre qu'il est constìtué d'une masse interne couverte d'une couche de cellules ectodermiques. La masse interne est com- posée de cellules à grands noyaux et de cellules toutes petites. Les premières présentent des cellules nerveuses (une ou deux) et des cellules genitales (aussi en très petite quantité), les secondes pro- duisent le mésoderme et le pharynx. Toutes ces cellules forment une masse commune et ne sont jamais séparées les unes des autres, ainsi que nous le voyons dans le stolon. Tout récemment, quand ces lignes étaient déjà tracées, les pécheurs de Villefranche m'ont apporté un long troncon de Dolckinia 1 B. Uljanin, Die Arten der Gattung Doliolum im Golfe von Neapel, in: Fauna Flora Golf. Neapel 10. Monogr. - II n'est que probable qu'un de ces phorocytes se transforiue dans une cellule fìxatrice (hai)tocyte). 488 A. KorotneflF, Notes sur les Cyclomyaires. mósurant 45 cm. Tout ce trougon ne contenait que de zooides ordi- uaires sans aueime trace de fornies laterales. Ce fait ainsi que la présence de les dites formes sur un seul troncon, trouvé à Naples, laissent à i)résuraer que les tron^ons se détaehent de la forme-mère juste à l'endroit où les formes laterales disparaissent du tube colo- nia! et moutent à la surface, tandis que la forme-mère reste avec la première partie de la queue couverte de formes laterales dans les profondeurs; malheureusement tous les faits acquis ne sont pas suf- tìsants pour se faire une idée de la Constitution ainsi que de la grandeur de la forme-mère (agame). Explication de la Planche 19. Fig. 1. Forme laterale ; m^—m''' muscles; gl glande stomacale; gross, x 30 fois. Fig. 2. Muscles, désignés à la fig. précédente par vi*; gross, x 250. Fig. 3. Portion de la tige, avec le sillon rempli de bourgeons ; gross, x SO. Fig. 4. Epithélium avec un bourgeon primaire (Urknospe) superposé; le bour- geon est en vole de division; gross, x 400. Fig. 5. Multiplication de l'épithélium avec les cellules fixatrices (haptocytes; ht); gross. X 400. Bourgeon fixe à l'aide des cellules fixatrices; gross, x 400. Bourgeon accompagno d'un phorocyte; gross. x400. Bourgeon accompagno d'un phorocyte et d'un haptocyte; gross, x 400. Stolon de Doliolwii qui est en train de se séparer du bourgeon; gross. X 300. Stolon de Doliolnm en coupé longitudinale; g masse genitale, ph.c phorocytes; gross, x 200. Coupé transversale du stolon dans sa partie autérieure; ph.c phoro- cytes, g masse genitale, n masse nerveuse ; gross, x 250. Coupé transversale du stolon: G masse genitale, -A" masse nerveuse, Dm masse intestinale, ci masse cloacale, w- mesoderme; gross, x 250 Coupé transversale plus en arrière de la précédente; gross, x: 200. L'intestin de Doliolnm; gl glande s'ouvrant :'i Taide d'un canal ex- créteur dans l'intestin Dm; gross, x 150. Fig. 6. Fig. 7. Fig. 8. Fig. 9. Fig. 10. Fig. 11. Fig. 12. Fig. 13. Fig. 14. 489 Recherches sur la Phylogenese des Tuniciers. Archiascidia neapolitana nov. gen., nov. sp. par Charles Jiilin, Professeur à l'üniversitö de Liege. (Planche 20. Dans une notice récemment publiée^, j'ai attirò l'attention sur une Ascidie nouvelle, que je cousidère corame la plus primitive des formes d'Ascidiens actuellement connues et pour laquelle j'ai propose de créer le g-enre Arcldascidia. Ne m'occupant que de la Constitution de son appareil brancliial, je disais (loc. cit. pag, 609): i. Archiascidia est caractérisée par la présence d'un cloaque et de deux paires de fentes brau- chiales, placées Fune derrière l'autre, mais subdivisées de fa^on à coustituer deux paires de rangées de stigmates branchiaux. » «Ce Stade important de Thistoire pbylogénique des Ascidiens est représenté transitoirement, mais pendant une loug-ue période du développement ontogénique, chez Clavelina. •» «Jusqu'à ce jour, il était inconnu à létat permanent, parrai les Ascidiens vivant actuellement. J'ai eu la cliance de le trouver réa- lisé chez un Tunicier de la baie de Naples. 11 est représenté par une jolie petite Ascidie transparente, que je propose d'appeler Ar- cldascidia neapolitana et que je décrirai prochaineraent d'une tagon détaillée. Par tout l'ensemble de son Organisation, Archiascidia neapolitana^ quoique voisine de Clavelina, est une forme beaucoui) plus primitive. De chaque coté du corps (fig. 42), il existe, chez l'animai adulte, deux rangées transversales de stigmates branchiaux. 1 Ch. Julin, Recherches sur la Phylogenese des Tuniciers. — Développe- ment de l'appareil branchial. in: Zeit. Wiss. Z. 76. Bd. I!)u4 pag. 544. 1<)() Charles .hilin F;iit interessant, dans sou ensemble la rangée antérieure est, comme la rangée nuique des Doliolides, oblique par rapport à laxe antcro- postérieur du sac branclnal, on plutót elle décrit une courbe, dont la concavité regarde en avant et ventralement. La rangée postérìeure, dans son ensemble, est dìsposée, comrae la rangée unique des Pyro- somides, parallèlemeut à Taxe antéro-postérieur dn sac brancliial; elle sìège du coté dorsal seulement, le long de la ligne mèdio-dor- sale. Tandis que les stigmates brancbiaux, allongés, de la rangée antérieure ont leur grand axe oblique, ceux de la rangée postérieure ont leur grand axe transversal. Que ces deux rangées résultent bien de la subdivision de deux fentes brancbiales, bomologues à Celles de Profoascidia, c'est ce dont je ne puis douter, ayant eu l'occasion d'étudier quelques Stades du développement enibryonnaire de cette espèce vivipare, et notamment le Stade à deux paires de fentes brancbiales indivises, s'ouvrant dans les deux cavités péri- brancbiales, dont les orifices péribrancbiaux sont très écartés de la |igne mèdio-dorsale. Cbez l'adulte, bien qu"il existe un cloaque, résultant du fusionnement des deux cavités péribrancbiales, du coté dorsal, cependant les limites de ces dernières ne s'étendent pas, du coté ventral, au delà de la région occupée latéralement par Ics stig- mates brancbiaux; il y a donc une longue distance entre l'endostyle et le bord ventral des deux cavités péribrancbiales, du moins au niveau des stigmates de la 2"^ rangée. » Cette description succincte de l'appnreil brancbial de Archiascidùi neapoUtana et la figure qui était destinée à l'illustrer ne sont pas absolument exactes, ou plutót elles sont incomplètes. A répo(iue oìi j'ai redige la notice^ dont je viens de parler, je ne disposais que d'un nombre fort restreint de spécimens de Archi- ascidia. Gràce à Tactivité du personnel de la Station zoologique de Naples et, tout spécialement, du dr. S. Lo Bianco, j'ai pu m'en pro- curer d'autres, ([ui m'out i)ermis de compléter mes recbercbes tant sur l'anatomie que sur le développement embryonnaire de cette forme intéressante. La description, ([uc jai faite (loc. cit.], de la disi)OSÌtion des stigmates brancbiaux chez Archiascidia est, comme on le verrà, in- complète en un seul point. L'existence d'une dépression, très marquée, de la paroi brancbiale entre Ics portions ventro-latcrales des deux rangées de stigmates, m'avait cmpècbé de distinguer, sur l'animai ' 1. e. fig. 42, pag. 609. 2 20 novembre l"i03. Recherches sur la Phylogenese des Tuniciers. 491 examiné par transparence, la portion ventro-latérale de la raiigée postérieure, dont je mécounaissais, de la sorte, l'existcnce. De cette raiigée postérieure, je n'avais connu que la portion dorsale. J'ai conimis — et pour le méme motif — la mcmc erreur que celle que uous avous faite, M. Ed. van Beneden et moi, lürs(|ue uous n'avons décrit et figure qu'une seule rangée transversale de stigmates bran- chiaux, au lieu des deux raugées existantes, chez l'embryon de Clavelina Rissoana ^. La présente note a pour but d'établir la diaguose de Arclù- ascidia neapolitana et de discuter la position qui lui revient daus la Classification des Ascidiens. I. Habitat. Caraetères extérieurs. Archiascidia ncapoUtaiia a été trouvée, dans le Golfe de Naples, eu deux station« bien distinctes: d'une part, à ".^5 mètres de profon- deur, sur la Secca della Gaiola; d'autre part, à 1 mètre de profon- deur, dans le chenal de Nisida. A l'une comme à l'autre de ces stations, elle vit fixée sur des corps étrangers, Ascidies simples ou végétaux marius, au milieu de Coralliaires. Généralement on trouve, còte à còte, fixes sur le méme sub- stratum, plusieurs et, parfois méme, d'assez nombreux individus; mais on peut avec aisance les détacber isolément et jamais je n'ai con- state la moindre trace d'un stolon, réunissaut les individus voisins. Le corps, dont la lougueur totale, cbez l'adulte à maturité sexuelle, varie entre (3 et 10 millimètres, est nettement subdivisé en deux régious: un tborax et un ab dome n. Le tborax, de forme globuleuse, mais un peu plus long quo large et rétréci dans sa partie postérieure (fig. 1 et 2), représeutc en nioyenne le quart de la longueur totale de l'animai. Il est nette- ment délimité de l'abdomeu, qui constitue un long et étroit cylindre, renfié seulement à son extrémité postérieure, au voisinage de la surface de fixation, terminale, de l'animai. ArcJiiascidia iieapoìitaìia est transparente dans tonte l'étenduc du tborax et dans la majeure partie de l'abdomen. Seule, la par- tie postérieure de ce dernier, et surtout son renflement terminal, est 1 Ed. van Benedkn & Cu. Julin, Le Systeme uerveux centrai cles Asci- dies adultes et ses rapports avec celai des larves urodèles. in: Arch. Biol. Tome 5 1884 pag. 317. 492 Charles Julin reudue opaquc priucipalcmeut par la présence de cellulcs du mésen- chyme, dont je parlerai plus loin, qui, serrées les unes contro les autres, remplissent prcsquc eutièrement les espaces sanguins de cette région et sont bourrées de grains, probablement de nature vitelline. De fines grauulations de pigment jaune sont disséminées tant dans la paroi du thorax que daus celle de labdomen. Dans le tborax, indépendamment de ces grauulations pigmentaires dissémi- nées Sans ordre, il en est qui, de méme nature, sont accumulées, sous forme de traìnées linéaires, d'une part, au pourtour des orifices buccal et cloacal et, d'autre part, le long des principaux sinus vas- culaires : sinus dorsal, sinus ventral, sinus péricoronal et sinus trans- verses de la branchie. Le sipbon buccal, très court, est terminal; il occupe l'extré- mité antérieure de l'axe antéro-postérieur du thorax (fig. 1 et 2). Le Siphon cloacal, également court, est très rapproché du sipbon buccal; il siège dans la partie antérieure de la face dorsale du thorax. Les orifices buccal et cloacal, sessiles, sont, l'un et l'autre, circulaires et dépourvus de tonte lol)ulatiou. Le test, taut dans l'éteudue du thorax que de l'abdomen, est mince, transparent et dépourvu de tonte pigmentatiou. Archiascidia neapolitana est très rétractile^. 1 Généralement, les spécimens récoltés, mcme ceux qui se trouvent fixes sur un corps étranger peu ou point lése par le procède de pèche, ne s'épa- nouissent que plusieurs heures après avoir été déposés dans la circulation de l'aquarium. Quant aux individus qui ont été lésés ou seuleuient ébranlés par la drague ou tout autre engin de péche, ils ne s'épanouissent plus et meurent habituellement. Certaines observations tendraient meme à prouver que l'ani- mai se rétracte violemment quand on l'exposé brusquenient à l'action de la lumière vive. Toutes ces circonstances font qu'il est extrcmement difficile d'en pro- parer, par les réactifs, des spécimens parfaitement épanouis : il est indispensable de les anestliésier avec la plus extreme jirudence. Sans cette précaution. tous les organes thoraciques notammcnt, se détachant du test, se ramassent à l'ex- trémité antérieure de l'abdomen et devieuncnt indéchifì'rables. Cependant. ex- ception est faite pour les individus dont la cavitè cloaco-pèribranchiale renfernie dea embryons. Leur thorax est, en general, bcaucoup moins rétracte, ce qui est dù, sans aucun doute, à la présence des embryons et, en particulier, à leur mode de fixation, que je ferai connaìtre plus loin. Recherches sur la Phylogenese des Tuniciers. 493 II. Caractères anatomiques. I^e thorax coutient: l'appareil branchial tout entier, le pavillon oesophagieu avec l'extrémité initiale de l'cesopbage, la portion anale de l'iutestiu et, eufiu, les parties terminales des conduits sexuels male et femelle. L'ab dornen contient: la majeure partie de l'anse digestive, les glandes sexuelles et la majeure partie de leurs conduits; enfin, l'organe cardio-péricardique. 1. Test. Le test ne renferme aucun vaisseau. Quand, à la suite de eontractions violente», il se détaclie du restant de la paroi du Corps, il se séparé de son assise epitheliale profonde (épitbélium subtunical), qui reste intimement unie aux tissus sous-jacents, comme c'est le cas cliez la plupart des Ascidiens. 2. Tunique niusculaire. Elle est formée par des faisceaux assez greles, mais nettement distincts, de iibres musculaires. Farmi ces faisceaux, qui restent généralement indivis dans toute leur étendue, les uns sont longitudinaux et les autres circulaires. Les faisceaux de fibre» musculaires circulaires n'existent que dans la paroi des siphons buccal et cloacal, où ils sont assez rapprochés les uns des autres et situés plus profondément que les faisceaux longitudinaux. La disposition des faisceaux longitudinaux est parfaìteraent symétrique par rapport au pian median du corps, tant dans Tétendue du thorax que de l'abdomen. Ou peut, en outre, généralement, [loursuivre chacun d'eux dans toute la longueur du corps. Dans la paroi du thorax, il existe habituellement, à droite corame à gauche, S à 10 faisceaux musculaires longitudinaux (fig. 1 et 2). Sous-jacents à Tépithélium subtunical, ils sont à peu près équidistants les uns des autres (fig. 3 à 8, m). A leur extrémité an- térieure, ils se divisent en un très petit nombre de branches (deux, rarement trois) très gréles, qui vont se perdre, soit dans Ics deux siphons, soit vers la ligne mèdio-ventrale (fig. 1 et 2). Ces faisceaux musculaires longitudinaux de la i)aroi thoracique se i)rolongent dans toute la longueur de l'abdomen. Ils s'y divisent très peu dans leur trajet. Sous-jacents à l'épithélium subtunical, ils sont dispose» très régulièrement: dans la moitic antérieure de l'abdomen ils siègent, à égale distance les uus des autres, à droite et à gauche du plan median, sur tout le pourtour de la paroi ab- dominale (fig. 9 et 10, m). Dans la moitié postérieure de l'abdomen, Mittbciluugen a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. 33 494 Charles Julin tous les faisceaux longitudinaux d'un méme coté du corps se rap- procheut progressivemeut les uns des autres (comparcr les fig. 11 à 15, m) pour tìuir par se réunir, à quelque distanee de la ligne medio-ventrale, en un faisceau unìque, qui s'insère contre une i)laque épaissie de l'épithélium subtunical (fig. 1 5, pej)). Les dcux plaques épaissies siègent symétriquement, non loin de la ligne mèdio-ventrale, au voisinage de la surface de fìxation de Tanimal. De cette disposition des faisceaux musculaires longitudinaux, qui rappelle celle qui se trouve réalisée notamment chez Clavelhia (Seeliger, Ed. van Beneden & Julin), il résulte que, chez ArcJii- ascidia,, la paroi abdominale, dans sa partie postérieure, en est dé- pourvue dans toute l'éteudue de sa face dorsale. Cette disposition de la museulature longitudinale explique pourquoi tout specimen ré- tracté a son grand axe antéro-postérieur recourbé de teile sorte qu'il décrit une concavité ventrale. 3. Appareil branchia]. — Le siphon buccal est, comme jc l'ai dit, court, et s'ouvre à l'extérieur par un orifice buccal, circulaire, non lobe. J'ai fait connaitre la disposition de sa museulature. Le ce relè coronai consiste en un petit nombre de teutacules simples (IG à 20), de deux ou trois longueurs ditférentes, alternant assez régulièrement (fig. 1 et 2). Le bourrelet péricoronal, bien marqué, se continue, par son extrémité dorsale, avec une plaque epitheliale différenciée, mediane, sous-jacente à la glande liypophysaire et représentant l'extrémité antérieure de la voute epitheliale de la cavité branchiale. Dans l'étendue de cette plaque, tout comme dans l'étendue du bour- relet péricoronal, l'épithéliuni cylindrique simple est vibratile. Cette plaque epitheliale, ciliée, correspond, sans aucun doute, à la partie antérieure, ciliée, du raphé dorsal, caraetérisée, chez les Ascidiida?, les Cynthiidaì et les Molgulidse, par la présence de la gouttiòre épi- branchiale^. Le siphon cloacal, court, s'ouvre à l'extérieur par un orifice cloacal, circulaire, non lobé. Il est dépourvu de tentacules circumcloacaux. La gouttière hypobranchiale s'ouvre largemeut dans la cavité branchiale (fig. 3 à 8, e?i). A son extrémité antérieure et à i Ch. Julin. Recherches sur ror^anisation des Ascidies simples, in: Arch. Kiol. Tome 2 ISSI pas". 59 et 211. — Cu. Julin, Les Ascidiens des còtes da Boulonnais. in: Bnll. Se. France Belg. Tome 24 1892. Recherches sur la Phylogenese des Tuniciers. 495 son extrémité postérieure, elle forme un cul-de-sac prononcé. Le cul-de-sac postérieur plonge, sur une courte étendue, à l'origine de l'abdomeu (fig-. 9, cen), daus le sinus vasculaire ventral {sv), que je décrirai plus loiu. Le rapile dorsal est représenté, d'une part, par la piacque epitheliale ciliée, autcrieure, dont j'ai signalé la présence sous la glande liypophysaire, et, d'autre part, par 8 languettes très déve- loppées qui, situées dans le pian median, corame cette plaque epi- theliale ciliée, proémiueut dans la cavitò branchiale (fig. 1), La dis- position des languettes dorsales est constante: la 4^'»'' siège exactement au uiveau du point où le sinus transverse, unique, de chaque demi-branchie, débouche dans le sinus dorsal; la 8^'™^ est située immédiatement en avant de l'anus, au niveau des derniers stigmates brancbiaux de la rangée postérieure. A la voùte de la cavité branchiale, à droite et à gauche du plan median (fig. 3 ä 6), un faisceau musculaire longitudinal {m) longe le sinus dorsal, dans tonte la longueur du thorax. En arrière (fig. 7 ìi 15), ces deux faisceaux musculaires (m') se continuent daus Tabdomen, le long des bords latéraux de l'oviducte, pour con- stituer les deux faisceaux les plus dorsaux de la musculature de la paroi abdominale. Ils représentent donc des muscles de la paroi du Corps et ne sont nullement des muscles intrinsèques de la branchie. Je n'ai pas constate avec certitude la présence d'autres faisceaux musculaires dans la région stigmatique de la branchie. J'ai quelque doute, pourtant, concernant l'existence d'un faisceau musculaire cir- culaire, le long du sinus transverse. Ce serait alors, en tout cas, le Seul muscle intrinsèque de la branchie. La Constitution de la branchie de Archiascidia offre pour nous la plus grande importance, non seulement parce qu'elle est absolument caractéristique de l'espèce, mais encore parce qu'elle représenté, sans nul doute, un état ancestral, réalisé transitoirenient, dans ses traits essen- tiels du moins, chez le jeune oozoìde des Clavelinida;. On sait que chez tous les Ascidiens adultes connus, les stig- mates branchiaux sont toujours disposés en plus de deux rangées transversales 1 siégeant dans toute l'étendue des parois laterales du 1 H. MiLNE Edwards, dans ses «Observations sur les Ascidies composées des còtes de la Manche» Mém. Acad. Se. Paris Tome 18 1842) signale l'exis- tence d'une Claveline naine, quii appelle Clarelma piimilio et quMl décrit de la manière suivante (pag. 279). Elle «se fait remarquer par sa petitesse, par 33* 496 Charles Julin sac braucbial, d'oìi il vósulte que les cavités péribranchiales s'éteu- (leut ventralemeut jusqu'au voisiuage immédiat des bords latéraux de l'endostyle. Or, chez ArchùiHcidia neapolitana adulte (fig. 1 et 2], il n'existe, de ebaque coté du corps, que deux rangées transversales de stig- mates braiicbiaux, qui n'occupeut qu'une partie seulement de la paroi du sac braucbial, sa région stigmatique. En outre, les limites des deux cavités i)éribraucbiales, confoudues dorsalement en une cavité unique, ne s'étendent pas au delà de la région stigmatique, de sorte que sur une grande partie de son étendue, sa forme trai)ue, et par le mode de conformation de sou sac branchial. Cette cavité est vaste, mais ne présente de chaque coté que deux rangées trans- versales de stigmates branchiaux, qui, au nombre de cinq par rangée, différent beaucoup entre eux quant à leurs dimensions; ceux situés près du sinus dorsal sont trés grand s, tandis que les suivants deviennent de plus en plus petits, de fagou que l'ensemble de ces organes représente de chaque coté du thorax une bande triangulaire. Il est aussi à noter que les stigmates de la rangée supérieure sont moins grands que ceux de la rangée inférieure et qu'il existe un espace considérable entre ces organes et la bouche. L'oesophage est court; l'estomac globuleux et l'intestin n'offrent rien de remarquable; enfìn, le cojur est grand. > H. Milne Edwards, dans la planche 2 qui accompagno son memoire, donne de cette espèce deux figures: l'une (fig. 2) représente le con- tour extériear de l'animai, en grandeur naturelle; l'autre (fig. 2o) représente Clavelina innmTio, grossie environ 40 foìs. Dans cette dernière image, l'émi- nent zoologue figure, au niveau de l'estomac, une masse très mal définie, qu'il semble considérer eomme Tovaire, si l'on s'eu réfòre à la signification de la lettre [pK sous laquelle il la désigne. Dans le texte, l'auteur ne parie pas de est organe. Il n'est pas douteux que H. Milne Edwards n'ait eu sous les yeux un jeune oozoide de Clavelina Icpadiformis ou de quelque autre espèce de Clave- lina. C'est aussi l'opinion de M. Lahillk (Recherches sur les Tuniciers des còtes de France, Toulouse 1890 pag. 178) et de M. W. Herdman On the genus Ectriuascìdia and the other Clavelinidae. in : Trans. Biol. Soc. Liverpool Vol. 5 1890 pag. IGlj. Pour s'en convaincre, il suffit de comparer, comme je l'ai fait à Taide de mes préparations, la fig. 2 a pi. 2 de H. Milne Edwards avec un jeune oozoide de Clavelina Rissoana ou de CI. lepadifonnis, tei que celui dont j'aì représente la moitié droite de la branchie dans la fig. 14, pag. 505, de ma notice précitée (Zeit. Wiss. Z. 76. Bd. 1904). — La masse, marquée p, sur la figure de H. Milne Edwards, n'est, sans le moindre doute, que le dernier vestige de la (luene de 1 embryon, en voie de désintégration. — Quant au fait que Signale le zoologue fran^ais, à savoir que les stigmates de la rangée supérieure (antérieure pour nous sont moins grands que ceux de l'autre rangée, il resulto de cette circonstance que cette partie de la branchie se montrait en raccourci, chez l'oozoide, par suite de l'existence d'une dépression de la paroi branchiale entre les deux rangées de stigmates. Rechei'ches sur la Phylogenese des Tnniciers. 497 la paroi du j)harynx, tant en avant qu'en arrière de la région stig- matique, n'est pas perforée (région astigraatique). Region stigmatique. Les deux rangées de stigmates brauchiaux présentent à considérer, Fune comme Fautre, une por- tion ventro-latérale et une portion dorsale. Mais tandis que la portion dorsale de la rangée antérieure se porte en avant jusqu'au voisinage du ganglion uerveux, celle de la rangée postérieure se porte loin en arrière jusqu'au voisinage du fond de la cavité bran- chiale. La rangée antérieure décrit donc, dans son ensemble,, une courbe dont la concavité regarde en avant et ventralement, la rangée postérieure décrivant une courbe dont la concavité regarde en ar- rière et ventralement. Enfin, dans la région stigmatique, et tout particulièrement dans sa partie ventro-latérale, la paroi branchiale est fortement déprimée vers la cavité branchiale ^ Tous ces caractères se retrouvent transitoirement, bien que no- tablement moins accusés, pendant une longue période du développe- ment chez l'oozoide de Clavelina. Il suffit, pour s'en assurer, de s'en référer aux figures 13 à 17 de ma notice (1. e. pag. 565). Les stigmates de la rangée antérieure, comme ceux de la ran- gée postérieure, forment une sèrie continue et tous constituent des fentes étroites, très allongées (fìg. 1 et 2). Chacune des deux ran- gées comprend un nombre de stigmates qui varie avec la taillc des individus. Toutefois, ce qui est Constant, c'est que, chez un méme iudividu quelconque, les stigmates sont plus nombreux dans la por- tion dorsale de la rangée postérieure que dans celle de la rangée antérieure, tandis qu'ils sont seusiblement en méme nombre dans les portions ventro-latérales des deux rangées. Chez l'adulte, le nombre total des stigmates de la rangée antérieure varie de 15 à 25 environ, et, parmi eux, 5 à 7 occupent la portion dorsale de la ' Il en résulte que, quand le thorax est un pen contraete, la portion ventro-latérale de la rangée postérieure se présente en un fort raccourci aux yeux de l'observateur ; son bord postérieur seni est visible et prqjeté sur le sinus transverse. Les stigmates de cette portion ventro-latérale de la rangée postérieure passeut alors inaper^-us. C'est cette erreur que j'ai commise dans mes premières observatious, et qui m'a fait dire 1. e. pag. 60'.») que «la rangée postérieure, dans son ensemble, est disposée, comme la rangée uniqne des Pyrosomides, parallèlement A Taxe antéro- postérieur du sac brancliial: elle siège dorsalement seulement, le long de la ligne mèdio-dorsale». — En réalité donc, ce que j'ai vu et représenté de la rangée postérieure (1. e. fig. 42) n'était que sa portion dorsale, et j'avais méconnu l'existence de sa portion ventro- latérale. 498 Charles Julin rang'ée. Le nombre total des stig-mates de la rangée postévieure varie de 20 à 40 environ et, parmi eux, 10 à 20 occupent la portion dorsale de la rangée. Les stig-mates des portions ventro-latérales des deux rangées ont leur grand axe presque autéro-postérieur (tig. 1). Toutefois ils deviennent d'autant plus obliques qu'ils sont plus voisins des stig- mates des portions dorsales. Ceux-ci, dans la rangée antérieure, ont leur grand axe oblique, en arrière et en dedans par rapport à la ligne medio-dorsale (fìg. 2), tandis que dans la rangée postérieure, eet axe est transversalement place. La fig. 1 montre ces disposìtions, telles qu'elles se présentent sur un animai bien épanoui et vu de profil. Les stigmates des portions ventro-latérales des deux rangées y sont vus par leur face externe ou péribrauchiale; ceux des por- tions dorsales se voyant, au contraire, par leur face interne ou branchiale. La fig. 2 représente la vue dorsale du tborax du méme iudividu. La branchie ne présente ni papilles, ni sinus longitu- dinaux internes. La paroi du sac brauchial est, comme je l'ai dit, déprimée dans toute la région stigmatique de cet organe. Or, les cavités péribranchiales ayant exactement les mémes limitcs que la région stigmatique de la paroi branchiale, elles con- stituent donc, dans leur ensemble, un espace cruciai, que j 'appellerai cavité cloaco-péribranchiale et dont les deux branches sont déprìmées. Le fond de la dépression de la branche transversale correspond, de chaque coté du plan median, à la limite entre les deux rangées de stigmates branchiaux; le fond de la déi)ression de la branche longitudinale, qui est exclusivement dorsale, correspond, lui, à la limite entre les portions dorsales des rangées des deux cótés du Corps. Le carrefour de ces deux dcpressions répond exac- tement au point oìi les sinus vasculaires transverses droit et gauche débouchent dans le sinus vasculaire dorsal, ce point rcpondant, d'autre part, à Tinsertion de la 4*™'' languette dorsale (comp, les fig. 1 et 2). La cavito cloaco-péribranchiale n'est traversée par aucun tr ac- tus vasculaire, unissant la i)aroi branchiale à la paroi du Corps. J'ai dit ([uc la cavité cloaco-péribranchiale a exactement les mémes limites que la région stigmatique de la paroi branchiale. Cependant l'extrémité postérieure de sa portion longitudinale dorsale Recherches sur la Phylogenese des Tuniciers. 499 (fig. 7 et 8, cc) depasse im peu, en arriere, la limite postérieure de la région stigmatique (fig. 6, cc). Elle se rétrécit et se prolonge jusqu'au uiveau du fond du sac branehial, où elle reQoit l'oviducte, qui vient s'y dcbouclier dans le pian médiau (fig. 8, ovd'). Region astigmatique. La région astigmatique du sac bran- ehial est convexe en dehors et très étendue (fig. 1 et 2). Elle com- prend de chaque coté du corps: 1° une zone antérieure délimitée en avant par le bourrelet périeoronal, ventralement par le bord lateral correspondant de l'endostyle. dorsalement et en arrière par le bord antérieur, concave, de la région stigmatique (rangée antérieure de stigmates) ; 2*^ une zone postérieure délimitée en avant et dorsalement par le bord postéro-ventral de la région stigmatique (rangée posté- rieure de stigmates), ventralement par le bord lateral correspondant de Fendostyle; enfiu, en arrière, par le fond du sac branehial. Dans tonte l'étendue de sa région astigmatique (fig. 3 à 6), la paroi du pharynx [eh] est constituée, en allant de dehors en dedans: par l'épithélium subtunical, la conche conjonctivo-musculaire, mince, et, enfin, par l'épithélium branehial. Espaces vaseulaires de la branchie. Les espaces vascu- laires de la branchie sont: le sinus ventral, le sinus dorsal, le si- uus périeoronal, le sinus transverse et les sinus interstigmatiques. Le sinus ventral du thorax (fig. 3 à 8, 6r) longe l'endostyle; il est compris entre ce dernier et l'épithélium subtunical. Son extré- mité antérieure est unie à l'extrémité antérieure du sinus dorsal par un espace vasculaire circulaire, le sinus périeoronal, qui longe le bourrelet périeoronal. Par son extrémité postérieure (fig. 8, sv), le sinus ventral du thorax se continue largement avec le sinus ventral de l'abdomen (fig. 9, sv). dont je m'occuperai plus loin. Le sinus dorsal du thorax séparé notamment (fig. 3 à 6) les portions dorsales des rangées de stigmates des deux cotés du corps. Il siege donc^ dans le pian median, à la voùte de la cavité bran- chiale (fig. 3 à 8, sd). Il est compris entre l'épithélium branchia! et l'épithélium péribranchial. Dans la majeure partie de son trajet, il est longé, à droite comme à gauche, par le faisceau musculaire longitudinal dorsal {m'), dont j'ai signalé précédemment l'existence et qui est applique contre l'épithélium branehial. Dorsalement, il est longé par le nerf visceral {n\ très gréle, qui, dans le pian me- dian, est sous-jacent à l'épithélium péribranchial. Par son extrémité antérieure, qui siège au niveau du ganglion nerveux, le sinus dorsal se continue avec le sinus périeoronal, qui l'unit au sinus ventral. 500 Charles Julin Par son extrémitc postériciire (fìg. 8, sd) il se continue largement avec le sinus dorsal de Tabdomen (fig. 9, sd). Enfin, il se continue latcralement, d'une part, avec les sinus interstigmatiqucs des portions dorsales des deux rangées de stigmates et, d'autre part, avec le sinus transverse, qui séparé les portions ventro-latéralcs des deux rangées de stigmates. Le sinus trans verse de chaque demi-branchie fait communi- (juer le sinus dorsal avec le sinus ventral. Il communique, d'autre part, avec les sinus interstigmatiqucs des portions ventro-latcrales des deux rangées de stigmates correspondantes. 4. Systeme nerveux centrai. Entonnoir vibratile et glande hypophysaire. Le ganglion nerveux est relativement jìctit et globuleux (fig. 1 et 2). De san extrémité antérieure, comme de son extrémité postérieure, naissent latéralement des filets nerveux très gréles, destinés à l'innervatiou du sipbon buccal et du sipbon cloacal respectivement. En arrière et dans le pian median, il émet un nerf visceral, gréle, (i[ue l'on ne pcut poursuivre que sur les coupes scriées. Dans presque toute la longueur du tborax (fig. 3 à 7), ce nerf (??), applicane contre l'épithélium péribrancbial, siege à la face dorsale du sinus dorsal. Il longe le bord gauche de l'extrémité postérieure de la cavité cloaco-péribranehiale (sur les coupes inter- médiaires entre celles que représenteut mes fig. S et 7). Il se rap- proche ainsi notablement de la surface du corps. Enfin, il se con- tinue, dans toute la longueur de l'abdomen, applique contre l'épithélium subtunical, sur la ligne mèdio -dorsale. Dans ce dernier trajct, il longe la paroi dorsale de l'oviductc puis de l'ovaire (fig. 9 à 1 5, ;?) et se termine, à son extrémité postérieure, par un petit renflement ganglionnaire. L'entonnoir vibratile, médio-dorsal, a la forme d'un cóne à base antérieure et à sommet postérieur. Il est parfois aplati dorso- ventralement et siege, tout entier, en avant du ganglion nerveux. Son orifice est une fentc transversale, clliptique, qui oceupe toute la base du cóne. Par son sommet, l'entonnoir vibratile se continue avec le conduit excréteur, très court, de la glande hypophysaire, conduit qui se présente comme une goutticre epitheliale, snudée très intimement, par sa face dorsale, avec la face ventrale du ganglion nerveux. La paroi ventrale de cotte gouttière est rcprésentée par la glande hypophysaire, très peu volumineuse et sous-jacente au ganglion nerveux. Recherches sur la Phylogenese des Tuniciers. 501 Avant de décrire les org-anes digesti^, g-cnitaux et cavdio-pcri- cardique, qui siègent presque exclusivement dans l'abdomeu, je crois nécessaire de caractériser en quelques mots la disposition generale de rabdonien et des organes qu'il contient. L'abdomeu est cyliudrique, grele, sauf au voisinage de son cxtrémité postérieure (surface de fixation de l'animai), oü il est renflé. Il est généralement tordu sur son axe, de teile sorte que, sur tonte sa longueur, il déerìt souvent un tour de spire environ. Cette tor- sion étant subie par tous les organes qu'il contient, il serable, à première vue, que dans tonte l'étendue de leur trajet, ils ne pré- sentent pas la méme Situation par rapport au pian median du corps. Ce n'est qn'une apparence. En efiet, si l'on ctudie avec soin les coupes transversales sériées et que l'on considère que la ligne módio- dorsale est parfaitement indiquée par la présence du nerf visceral, alors on constate que, dans tout leur trajet, les divers organes ab- dominaux offrent la disposition relative, que je vais faire connaìtrc. Une coupé transversale pratiquée en un point quelconque de l'abdomen (fig. 0 à 15) montre que sa paroi propre est formée par la conche profonde de l'épidcrme (épithélium subtunical), contre la- quelle sont appliqués les faisceaux musculaires longitudinaux (m', m). Une cloison frontale {cla)^ consistant en deux assises de cellules apla- ties accolées et dont les bords latéraux s'insèrent sur la paroi propre de l'abdomen. subdivise ce dernier en deux espaces inégaux. L'un d'eux, dorsal, est notablement plus grand que l'autre, qui est ventral. L'espace dorsal löge: 1" dans le pian median, et l'un au des- sous de l'autre, le nerf visceral, l'orgaue sexuel femelle et l'organe sexuel male; 2" à droite, la branche desceudante de l'anse diges- tive; 3" à gauche, la branche ascendante de cette dernière. L'espace ventral löge, à l'extrémité antérieure de Fabdomen, le cul-de-sac i)OStérieur de l'endostyle (fig. 9, cen). Son cxtrémité postérieure (fig. 15), au niveau de la courbure intestinale [ci], est complètement occupée par l'organe cardio-péricardique {epe, rea). Nous aurons donc à examiner successivement. l'espace dorsal, l'espace ventral, la cloison frontale, le tube digestif, les organes sexuels et l'organe cardio-péricardique. 5. Espace dorsal. Entre les organes sus-mentionnés qui s'y trouvent logés, l'espace dorsal est incomplètemcnt bourré de petites cellules mobiles du mésenchyme. Il constitue donc, dans tonte son étendue, un sinus dorsal (fig. 9 à 15, sd). Dans sa partie posté- rieure (fig. 12 à 15), au niveau de l'estomac, de la portion pylorique, 502 Charles Juli» de la courburc intestinale et de la partie initiale de l'intestin gréle, il renferme, outre les petites cellules mobiles du mésenchyme, des cellulcs volumineiises, bourrées de graius probablement de nature vitelline. Ces cellules, que l'on trouve aussi, mais rares et dissémi- nces, dans la partie antórieure du sinus, sont accumulées, en amas eonsidcrables, dans sa partie postérieure sus-dite. Par son extrémité antérieure (fìg. 9, sd), le sinus dorsal de rabdomeu se continue avec le sinus dorsal du thorax; par son extrémité postérieure, correspon- dant à la limite postérieure de la cloison frontale, c'est-à-dire en arrière de la région dont la tig. 15 représente la coupé transversale, il communique avec la cavité cardiaque, au niveau de l'orifice posté- rieur ou dorsal de cette dernière. 6. Espace ventral. Un sinus vasculaire ventral (tig. 9 à 14, sv), semblable au sinus dorsal, mais plus restreint que lui, existe 80US la cloison frontale (da). Toutefois, l'ergane cardio -péri- cardique occupant toute l'extrémité postérieure de l'espace ventral (fig. 15), il en refluite que le sinus ventral est plus court que le sinus dorsal de tonte longueur de l'organe cardio-péricardique. Le sinus ventral de l'abdomen communique, en arrière, avec la cavité car- diaque (fig. 15, oca), au niveau de l'orifice antérieur ou ventral de cette dernière; il se continue, par son extrémité antérieure (fig. 9, sr), avec le sinus ventral du thorax (fig. 8, sr). Dans sa partie posté- rieure, en avant du cceur, il contient, comme le sinus dorsal, des amas de cellules volumineuses à grains vitellins. 7. Cloison frontale ou abdominale. Dans toute son étendue (fig. 9 à 15), elle consiste {da) en deux assises, plus ou moins acco- lées, mais non soudées, de cellules epitheliales ai)laties. Son bord antérieur (fig. 9) est applique contre le fond du sac branchial, son axe transversai étant à peu près perpendiculaire à la direction du sillon rétropharyngien qui, au fond du sac branchial, est tendu entre le cul-de-sac postérieur de l'endostyle (fig. 9, cen) et l'entrée de l'ce- sophage (fig. 8, oo). Cette cloison ne se continue nullement avec la paroi du sac branchial, bien ([ue son extrémité antérieure soit appli(iuée contre le fond de cet organe. D'autre part, son extrémité postérieure n'atteint i)a9 com- plètement l'extrémité postérieure de l'abdomen. Elle est, en effet, séparée de la surface de tìxation par l'extrémité postérieure de l'organe cardio-péricardique. Dans toute la longueur de la cloison, chacun de ses borda latéraux est intimemcnt uni à un ou plusieurs faisccaux muscu- Recherches sur la Phylogenese des Timiciers. 503 laires longitudinaux de l'abdomen par de courts faisceaux muscu- laires '. A première vue, la cloison abdominale semble représenter im épicarde, ({ui aurait perdu ses coimexions originelles avec le sac branchial. Mais Tétude complète de son mode de formation, dont je relaterai plus loin les traits essentiels, démoutre à la derni ère évidence que teile n'est nullement sa valeur morphologique. La cloison abdominale est, en effet, 'commc nous le ver- rons, le produit du fusionuement de deux diverticules, latéraux et symétriques, des parois des cavités péribran- chiales, d'origine ectodermique, de Tembryon. Daus le cours du développement, les connexions de ces diverticules avec leur lieu d'origine cessent et on n'en trouve plus de trace chez l'adulte. 8. Tube digestif. Dans son ensemble, le tube digestif décrit une anse simple, très allongóe, à branches parfaitement paralleles et situces dans un pian frontal. La branche descendante est droite, la branche ascendante est gauche. Elles sont unies par une courbure courte, qui siège près de l'extrémité postérieure de l'abdomen (fig. 15, ci] et dont la face convexe regarde en arrière, tournée vers la surface de fixation. Tonte l'anse siège dans l'abdomen, à l'exception de ses deux extiémités, le pavillon cesopliagien (fig. 7, pò) avec la portion initiale de IVesophage (fig. 8), et la portion anale de l'intestin (fig. f) à 8, ^m//), qui, comme je l'ai dit plus haut, font partie du thorax. Ce sont ces parties thoraciques du tube digestif qui constituent ses seuls moyens de fixation aux autres organes du corps. Nous avons vu, ' Catte disposition anatomique nous offre un enseignement précieux sur la fonction de la cloison abdominale. Cet organo ne joue pas seulement un ròle passif dans la re-gulation du courant sanguin, en séparant nettenient et complrtement le torrent sanguin dorsal d'avec le torrent sanguin ventral, ainsi que nous Tavons dit. M. Ed. van Beneden et moi, dans notre «Morphologie des Tuniciers» in Ardi. Biol. Tome 6 1886 pag. 302, à propos de l'ópicarde de Clavelina. Mais, chez Arcliiascidia, la cloison abdominale jouerait, selon moi, un ròle actif dans ce phénomène physiologique. Sous l'action dea con- tractions des muscles courts qui l'unissent à la musculature longitudinale de la paroi de l'abdomen, elle resterait tendue lors de la Systole du muscle car- diaque, exergant ainsi une pression sur le sang accumulò dans Tun des sinus vasculaires. Avec le jeu des faisceaux musculaires longitudinaux de l'abdomen, elle favoriserait de la sorte la régulation de la circuì ation sanguine, en sup- pléant à l'action insuffìsante des contractions de la paroi cardiaque, inauffisance due, d'une part, à la brièveté du tube cardiaque et, d'autre part, à sa Situation relativement très éloignóe du thorax. 504 Charles Julin cn effet, que dans tout son trajct abdominal, l'anse digestive plonge librement dans le sinus dorsal (flg. 9 ìi 1 5, sd). l.a brau eli e de se e n dante ou droite comprend successive- ment: le pavillon oesophagien avec Tentrée de l'cesopbage, roeso- phage, restomac, la portion pylorique et, enfin, la branche descendante de la courbure intestinale. La branche ascendante ou gauche du tube digestif comprend snccessivement: la branche ascendante de la courbure intestinale, l'intestin gréle, le gros intestin et, eufin, la portion anale avec l'anus. Le pavillon oesophagien (fìg. 7, i^o], large et ctendu, repré- sente, en arrière de la région stigmatique, tonte la moitié droite de la paroi dorsale du sac branchial. L'orifice oesophagien est dorsal et reporté un peu à droite du plan median (fig. 8, oo). L'oesophage est très long. Il décrit un trajet rectiligne. Son extrcmité postérieure, en continuité avec l'estomac, correspond à l'ori- gine de la dilatation terminale de l'abdomen. Il présente à consi- dérer trois parties: une portion initiale (fig. 8 et 9, oß.s), une portion moyenne (fig. 10, oes) et une portion terminale (fìg. 11, oes). Dans sa i)ortion initiale, qui est courte, sa cavité, assez large, est cylin- drique. La portion moyenne, la plus longue, est, d'une fagon gene- rale, aplatie latéralement. Elle est habituellement beaucoup plus aplatie que ne Findique la fig. 10. La portion terminale, courte, redcvient eylindrique, mais son calibre va, pourtant, en diminuant vers l'extrcmité cardiaque de l'estomac. Ces trois portions de l'oesophage ne se distinguent pas seulement par leur forme et par des différences de calibre, mais encore par la texture de leur paroi epitheliale. Je me bornerai à signaler ce fait, sans cntrer dans des détails histologiques, qui n'auraient pas leur raison d'etre ici. L'estomac, qui siege dans la dilatation terminale de l'abdomen, est large. A la coupé transversale (fig. 12, est), sa paroi epitheliale cireonscrit une cavité quadrangulaire, dont le calibre diminue pro- gressivement vers l'extrcmité postérieure ou pylorique de l'organe. Chacuii des quatre cotés de la figure présente un pli léger, saillant dans la cavité, tandis ((ue chacun des quatre angles de la figure corresiiond à une gouttière. Farmi ces goutticres, dcux sont parti- culicrement marquées {a et e). En dépit de leur position laterale chez l'adulte, elles répondent pourtant par leur origine: l'une (a), à l'angle dorsal, et l'autre (rr), à l'angle ventral de l'organe. La gout- tière ou cannelure dorsale (a) mérite une mention speciale, non Recherchen sur la Phylogenese des Tuniciers. 505 seulement parce que répithélium qui la délimite diffère uotablement, par sa texture, du restant de l'cpithéliuni de revétemeut de l'estomac, mais encore parce qu'elle est eu coutiuuité avec uue g*outtière sem- blable, mais moiiis marquée, qui siege au bord dorsal de la portion terminale de Tcesophag-e (fig. 11, a). La pavoi de l'estomac offre dono quatre légers plis longitudiuaux, saillant vers la cavitò de Porgane et alternaut avec quatre gouttières lougitudinales. A la face super- ticielle de l'organe, une légère dépression correspond à cliacun des plis longitudiuaux, tandis qu'une saìllie bien marquée répond à cba- cun des sillons internes, celle qui correspond à la gouttière dorsale [a] étant, elle-méme, cannelée. J'ajouterai que c'est du milieu de la paroi comprise entre la gouttière laterale gauche [h) et la gouttière ventrale (e), c'est-à-dire du milieu de la paroi latéro-ventrale gauche de l'estomac, qu'à l'extré- mité postérieure de l'organe, naìt le conduit excréteur commun de la glande intestinale, dont je parlerai plus loin. Il est interessant de signaler que tous ces caractères de l'estomac se retrouvent, d'a- près M. Lahille (1. e. pag. 183), durant tonte la vie chez Clavelina nmia Lab. et, dans le jeune àge, chez CI. lepadiformw 0. F. M. La portion pylorique, très courte, siège, comme l'estomac, la courbure intestinale et la partie initiale de l'intestin gréle, dans le renflement terminal de l'abdomen. Son calibre va en diminuant d'avant en arrière (comp. fig. 13 et 14, j?p). Elle se continue brusquement avec la courbure intestinale (fig. 15, ci). La branche descendante, comme la branche ascendante (fig. 14, ci), de cette courbure n'est pas beaucoup plus longue «lue la portion pylorique, de sorte que, chez l'animai adulte, le tube di- gestif ne descend guère de plus de 0,3 mm. au delà de Fextrémité postérieure, c'est-à-dire de l'orifice pylorique de l'estomac. La courbure intestinale (fig. 14 et 15, ci) a un calibre notable- ment plus grand (^ue celui de la portion pylorique. Elle forme l'extrémité postérieure de l'anse digestive et met, par conscquent, la branche descendante du tube digestif en continuité avec sa branche ascendante. L'intestin gréle (fig. 11 à 13, ig) offre un calibre un peu moiudre que celui de la courbure intestinale. Sa paroi épaissie constitue manifestement réi)ithélium d'absorption. L'intestin gréle remonte, à gauche, dans le sinus dorsal (sd) et son extrémité ter- minale ou antérieure atteint à peu près le milieu de la longueur de l'abdomen. Par sa face laterale droite il est done en rapport 506 Charles Julin successiveraent avec la portion pylorique {i\g. 13), avec l'estomac (tig. 12) et avec la portion terminale de l'oesophage (fig. 11). Il se continue inscnsiblement avec le gros in testin (fig. 9 et 10, gl), tube cylindrique, mais à paroi epitheliale mince et dont le calibre est plus considérable. A la limite entre le thorax et l'abdomen, le gros intestin se continue avec la portion anale (fig. 6 k S, pan), qui longe dorsale- ment, à gauche du plan median, la partie postérieure de la région astigmatique du sac branchial, pour se terminer par Tanus (tìg. 5, a7i). La paroi epitheliale de la portion anale est plus épaisse que celle du gros intestin; elle est plissée au voisinage de l'anus (fig. 5 à 7). Ce dernier siege, au niveau du dernier stigmate branchial de la rangée postérieure gauche (fig. 5 et 6, 6), en arrière de la huitième languette dorsale. Il débouche au plaucher de la cavité cloaco- péribranchiale, immédiatement en dehors (à gauche) du plan median. Il est donc situé un peu en avant du pavillou oesophagien (fig. 7, jjo). Toutes les parties du tube digestif que j'ai cnumérées et décrites succinctement se distinguent nettem ent les unes des autres par la texture de leur paroi epitheliale. La glande intestinale (fig. 10 à 13, (///) présente une dispo- sition très intéressante, sur la valeur de laquelle j'insisterai ulté- rieurement. Son conduit excréteur, comme je l'ai dit déjà. s'ouvre, par un orifice très étroit, au milieu de la paroi latéro-ventrale gauche de l'estomac, au voisinage immédiat de l'orifice pylorique de cet organe. Il est très court, siège sous le testicule dans le sinus dorsal de l'abdomen et ne se renfle pas en ampoulc, comme c'est le cas chez une foule d'autres Ascidiens. De ce conduit excréteur coramun par- tent habituellement 6 (rarem ent 5) tubes très gréles qui, se portant de droite à gauche, sous le lobulo testiculaire, gagnent la face pro- fonde de la paroi epitheliale de l'intestin gréle, à son extrémité postérieure ou initiale. De là, ces 6 tubes montent, sans se rami- fi er et parallèlement les uns aux autres, le long de l'intestin grcle et du gros intestin (fig. 10 à 12, gli). Ils se terminent en culs-de-sacs. Leur calibre ne varie en aucun poiut de leur trajet et leur paroi consiste en un épithélium pavimenteux simple, la paroi du conduit excréteur commun étant seule formée par un épithélium cubique. 9. Organes sexuels. Organe sexuel male. Dans son ensemble, l'ergane sexuel male constitue un tube cylindri(iuc, rectiligne et median, qui. [ìur son extrémité antérieure s'ouvre dans la cavité Recherches sur la Phylogenese des Tuniciers. 507 cloaco-péribrancliiale (fig-. 4, ocd) et dont rextrémité postérieure est fortement clilatce (fig. 13 et 14, tt)]. La dilatation est le testicule; le restaut du tube est le canal déférent (üg. 5 ;i 12, ce?). Tout l'en- semble de l'organe est sous-jaceut à l'orgaue sexuel femelle. Le testicule, qui, cbez l'adulte à maturité sexuelle, atteint uue lougueur totale de 0,2 mm., est uni lobulo. Il siege immédia- tement en avaut de la concavité de la courbure intestinale, dans le renflement terminal de l'abdomen (%. 13 et 14, tt). Median et löge dans le sinus dorsal [sd]^ il est en rapport: à gauche, avec la por- tion initiale de Tintestin grele (fig. 13, ig) et la branche ascendante de la courbure intestinale (fig. 14, ci)\ en arrière, avec la face an- térieure, concave, de cette courbure; à droite, avec la branche ascen- dante de cette dernière, la portion pylorique (fig. 13 et 14, ^pp) et parfois l'extrémité pylorique de l'estomac. U est piriforme, à grosse extrémité postérieure, son extrémité antérieure étant effilée. Sa paroi superfizielle, qui consiste en un épithélium pavimenteux simple, se continue avec la paroi, de méme nature, du canal déférent. Le canal déférent, gréle, cylindrique et dorsal, monte dans le pian median sous l'oviducte, dans tout le restant de la longueur de l'abdomen (fig. 9à 12, ce?); puis, toujours median, il passe dans le sinus dorsal du thorax (fig. 5 à 8, cd), par conséquent à droite de la portiou anale [pan] de l'intestin (fig. 6 à 8). Dépassant l'anus (fig. 5, rm), il vient déboucher, un peu en avant de lui (fig. 4, ned), à la surface d'une légère saillie papilliforme, au plancher de la cavité cloaco-péribranchiale. Cette papille siege un peu à gauche du plan median. Organe sexuel femelle. Gomme l'organe sexuel male, l'or- gane sexuel femelle affecte, dans son ensemble, la forme d'un sim- ple tube rectiligne et median. Ce tube, aplati dorso-ventralement, est interpose entre le nerf visceral et l'organe sexuel mfilc. Sa lumière offre à peu près le méme calibre dans toute sa longueur. Il eomprend trois parties: l'ovaire, l'oviducte et, enfin, une formatiou speciale, qui en constitue l'extrémité antérieure ou terminale, est située dans la partie postérieure du thorax et mérite, comme nous le verrons, le nom de repli placentaire. L'ovaire, tubuleux et très simple, est peu volumineux, méme chez l'adulte à maturité sexuelle (fig. 13 à 15, ov). Sa longueur est sensiblement la méme que celle du testicule. Sa cavité. mince fente à direction frontale, représente l'extrémité postérieure de la cavité 508 Charles Julin de l'oviducte (fig. 9 à 12, ovd): son diaiiiètre transversai est un pcu moius eonsidcrable quo celui de cette deruière. Sa paroi dorsale consiste en un épitbclium pavimenteux simple, qui se continue avec répitbélìum, de méme nature, formant la paroi dorsale de l'oviducte. Sa paroi ventrale, constituce par répithélium germinatif, se continue en avant avec l'cpithclium pavimenteux simple, formant la paroi ventrale de l'oviducte. L'épithéliuni germinatif montre des traces manifestes d'une bi- latéralité (fig. 13 à 15). Les ceufs ovaricns, des qu'ils ont atteint un certain volume (fig. 14 et 15, o), sont plongcs dans le sinus dorsal de l'abdomen entre l'épithélium germinatif et le testicule sous-jacent (üg. 14, tt)\ ils sont rattacbés à l'épitbéliuai germinatif par des pé- dicules plus ou moins longs, en contiuuité avec leur paroi folli- culaire. L'ovaire siege au niveau de la partie postérieure du testicule. Sa limite i)Ostérieure dépasse, en arrière (fig. 15), la limite posté- rieure de cet organo (fig. 14); elle atteint à peu près la surface de fixation de l'animai. L'oviducte (fig. 9 à 12, ovd) s'étend médio-dorsalement, dans tonte la longueur de l'abdomen, depuis l'extrémité antérieure de l'o- vaire juscju'à l'cxtrémité postérieure, très rétrécie, de la cavité cloaco- péribranchiale (fig. 8, cc\ au plancber de la(iuelle il débouclie [ora']. Toutefois, tandis ([ue dans tout le restant de son étendue, la paroi de l'oviducte est formée par un épithélium pavimenteux sim^ìle, au voisinage de son déboucbé elle s'épaissit: les cellules qui la consti- tuent, disposées en une seule assise, sont prismatiques. C'est là que commence la portion terminale du conduit scxuel femelle, que j'appelle le repli placcntaire. Lorsque l'animai, bien que à maturité sexuelle, ne i)orte pas encore d'embryon, ce repli existe néanmoins et sa disposition mèrito toute notrc attention. Il constitue une gouttièrc, largement ouverte au plancber de l'extrémité postérieure de la cavité cloaco-péribran- cbiale; mais cette gouttière ne regarde pas directement vers le dos; elle regarde à la fois dorsalcmcnt et vers la gauche, c'est-à-dire vers l'extrémité terminale du canal déférent. En etìet, tandis que son bord gauche se continue immédiatement avec répithélium pavi- menteux simple qui constitue la portion laterale gauche du plancher de la cavité cloaco-péribranchiale, son bord droit fait une forte saillie dans cette cavité. Il en résulte que l'épithélium pavimenteux simple ([ui constitue la portion laterale droite du plancher de la cavité Recherches sur la Phylogenese des Tuniciers. 509 cloaco-péribraucbiale, avec lequel cette levre saillante se continne, se trouve réfléchi eontre eile et la double. Comme la portion de l'oviducte avoisinant le débouché de ce couduit, le repli placentaire, daiis toute l'étendue de la gouttière qu'il forme, est constitué par un épithélium prismatique simple. En outre, il s'étend, en avant, exacte- ment jusqu'au niveau du débouché du canal déférent dans la cavité cloaco-péribranchiale. Ce dernier fait surtout me paraìt important, parce qu'il prouve que le repli placentaire est le prolougement de la paroi de l'oviducte et que la gout- tière placentaire est, en réalité, l'orifice, largement ou- vert, du conduit sexuel femelle. En effet, tous les faits counus concernant le développement des deux conduits sexuels démontrent qu'ils procèdent d'une ébauche commune et qu'ils viennent déboucher, còte à còte, dans le cloaque. La limite antérieure du repli ou de la gouttière placentaire, chez l'adulte non-porteur d'embryons, correspond exactement, par sa Si- tuation, à celle qu'elle occupo chez l'animai porteur d'un seul em- bryon (fig. 4, rp), soit au débouché du canal déférent [occl). Chez ce dernier, le repli placentaire, dans son ensemble (tìg. 4 à 7), délimite aussi une gouttière, largement ouverte dans la partie postérieure de la cavité cloaco-péribranchiale, et regardant dorsale- ment et à gauche, vers l'extrémité terminale du canal déférent. Mais la paroi de cette gouttière, dans la partie de son étendue sur la- quelle s'est tixé l'oeuf (fig. 5 et 6), a subi des modifìcations, qui, comme nous allons le voir, l'ont transformée en placenta maternel. Immédiatement en avant du débouché de l'oviducte (fig. 8, orf/'), la paroi ventrale de ce conduit s'étale (fig. 7, rp) et se continue di- rectement, par sa lèvre gauche, avec l'épithélium aplati qui délimite la cavité cloaco-péribranchiale. Quant à la paroi dorsale (comparer les fig. 7 et 8), interrompue par la présence de l'orifice sexuel, elle reste soulevée en une saillie, qui proemine dans la moitié droite de la cavité cloaco-péribranchiale et se continue finalement sur son bord libre avec l'épithélium aplati de cette dernière, qui la double. Cette saillie, c'est la lèvre droite de la gouttière placentaire. Lorsqu'un premier oeuf miir passe de la cavité de l'oviducte dans la cavité cloaco-péribranchiale, il est probablement feconde au moment où il arrive dans la gouttière formée par le repli placentaire. Il se fixe alors sur une partie de ce repli, qui s'étale davantage. Les Mittheilungeu a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. 34 51 0 Charles Julin tig. 5 et 6 sont destinécs n faire comi)reiulre quelle est la uature de ce mode de fixation et la texture du placenta {j)!}. Le placenta est un disque circulaire, résultant du fu- sionnement, en un syncvtium, d'une partie de répithéliura du repli placentaire avec une partie de répithélium folli- culairc de loeuf. Il comprend donc une portion fcetale et une portion maternelle. La jìortion maternelle est représentée par la partie correspon- dante, moditiée, du repli placentaire. Pour compreudre la nature de la portion fcetale du placenta, il faut se ra})peleri q^e Toeuf des Ascidiens, quand il tombe dans la cavitò ovarienne, possedè une enveloppe folliciilaire propre, qui con- siste en un épithélium folliculaire (épitliélium interne du follicule de l'oeuf Ovarien) reposant sur une membrane anhiste. Entre cette der- nière (membrane ovulaire anhiste) et Tceuf, règne un espace, in- complètement occupé par les cellules dites du testa (tig. 3 à 6, et). Chez Archiascidia neapoUtancL comme chez une foule d'autres Asci- diens, répithélium folliculaire est fortement aplati. Dans les tig. ;> à 6, la membrane ovulaire anbiste est représentée par la fine ligne continue, sur la face superticielle de laquelle repose l'épithélium folliculaire {ef). Or, quand Toeuf de Arcliiascidia vient détre feconde et se fixe au repli placentaire, son épithélium folliculaire se modifie dans la seule région oìi il se fixe sur ce repli. Dans Tétendue de cette ré- gion placentaire (fig. 5 et 6), discoidale, la membrane ovulaire anhiste persiste comme teile, tandis que l'épithélium folliculaire s'épaissit: les limites de ses cellules disparaisseut et, constituant le placenta foetal, il se fusionne intimement avec la partie discoidale, correspon- dante, du repli placentaire, dont l'épithélium a subi les mémes modifieations et s'est ainsi transformé en placenta maternel. Quant à l'épithélium aplati de la cavité cloaco-péribranchiale, il n'inter- vient, en aucune faQon, dans la Constitution du placenta. On le re- trouve, en effet, non modifié, d'une part, applique contre la moitié droite du placenta, qu'il double vers la cavité cloaco-péribranchiale, et, d'autre part, en continuité avec la lèvre gauche du repli pla- centaire. Il suffit de comparer la fig. 7 aux fig. 5 et 6 pour s'assu- rer de ce fait. 1 El>. VAX Beneden & Cu. Julin. Morphologie dea Tuniciers. in : Arch. Kiol. Tome »J 1SS6 pag. :i50 et suivantes. Eecherches sur la Phylogenese des Tuniciers. 511 Chez Ärckiascidia, le placenta maternel reprcsentc donc uni- quement une zone discoidale, modifiée, de la paroi epitheliale de la goiittière placentaire (repli placentaire). Or, cornine cette paroi est manifestement le prolongement de la paroi de l'oviducte et non pas une partie de la paroi propre de la cavitò cloaco-péribrauchiale, on peut dire que la gouttière qu'elle délimite est la partie terminale du conduit sexuel femelle, jouant le role d'utérus. D'autre part, le placenta foetal, chez Ärckiascidia, représente exclusivement une zone discoidale modifiée de l'épithélium folliculaìre de Ycßuf pondu. Quant aux cellules dites du testa (et), elles n'interviennent nullement dans sa Constitution. La disposition que je viens de faire connaitre offre les analo- g-ies les plus frappantes avec le mode de fixation de l'embryon chez les Salpida?. Les seules observations faites jusqu'à ce jour sur Texistence d'un placenta chez des Ascidiens sont — à ma connais- sance du moins — celles qu'a publiées M. TT. Salensky^ concernaut certaines espèces de Polyclinidie [Fragarium areolatum, Circimdiuuf concrescens et Amaroucium roseum). Toutefois les résultats de mes études sur Archiascidia diffèrent en deux points de ceux obtenus par M. Salexsky. D'une part, chez Archiascidia, le placenta maternel n"est nullement une partie modifiée de la paroi epitheliale du cloaque, mais bien d'un prolongement de la paroi de roviducte deprime en gouttière (repli placentaire). D'autre part, chez Archiascidia, les cellules dites du testa (Kahmmoc^ies de M. Salexsky) n'intervien- nent, en aucune fagon, dans la Constitution du placenta foetal, qui n'est forme que par le seul épithélium folliculaire de l'oeuf. Néan- moins il ne me paratt pas douteux que les dispositions réalisées chez les Polyclinida?, qui ont fait l'objet des recherches de M. Sa- lexsky, ne soient aualogues, si non identiques, à celles qui existent chez Archiascidia. Le repli placentaire de Archiascidia continue à saccroìtre d'ar- ricre en avant, au far et à mesure que de nouveaux ceufs murs et fécondés sortent de la cavité de l'oviducte. C'est ce dont on peut aisément s'assurer en comparant des individus contenant des em- brvons de plus en plus nombreux. Quand il n'y a qu'un embryon, le re})li placentaire est très court et l'embryon s'y trouve fìxé im- médiatement en avant du débouché de l'oviducte au niveau des ' W. Salensky, Über die Thätigkeit der Kalymmocyten Testazellen bei der Entwicklung einiger Synascidìen. in: Festschr. Leuckart Leipzig 1S92 pag. 109. 34* 512 Charles Julin derniers stig-mates branchianx de la portion dorsale de la rangée postérieure. C'est ce (pie montrent parfaitement les fig. 5 et 6, qui représentent des coupes transversales d'un individu porteur d'un seul embryon; les stigmates s, intéressés par les coupes, sont les plus postérieurs des stigmates dorsaux des rangées postérieures droite et gauche. Or, quand plusieurs oeufs sont fixes sur le repli placentaire, ([uel que soit leur nombre, ils sont toujours disposés en une sèrie linéaire, les uns eu arrière des autres, et de teile sorte qu'ils sont d'autant plus avancés dans leur développemeut qu'ils sont plus rap- prochés de l'orifice cloacal (fig. 1 et 2), le plus jeune d'entre eux, le dernier pondu, occupant exactement la position qu'occupe l'oeuf chez l'animai qui n'en porte qu'un. Ces faits prouvent que le repli placentaire s'accroìt, sans aucun doute, aux dépens de son extrémité postérieure. Le nombre des embryous est d'ailleurs toujours minime; je n'en ai jamais rencontré plus de sept à la fois. Il en est d'ailleurs de meme des follicules ovariens. Le nombre des oeufs appendus par leur pédicule folliculaire à la paroi ventrale de l'ovaire est toujours peu considérable; je n'en ai guère constate qu'une douzaine au maximum. C'est là méme une cìrconstance favorable pour juger de la bilatéra- lité de l'épithélium germinatif, circonstance rendue plus favorable en- core par le fait que le tube Ovarien est rectiligne. 10. Orgaue cardio-péricardique. Cet ergane, très court, siege dans le renflement terminal de l'abdomen, au niveau de la branche descendante et de la face postérieure convexe de la courbure intes- tinale. Tubulaire, l'ergane cardio-péricardique remplit tonte l'extré- mité postérieure de l'espace ventral de l'abdomen (fig. 15). Sa testure est identique à celle qu'il présente chez tous les autres As- cidiens. Le péricarde est applique, dune part, coutre la face ventrale de la cloison abdominale, d'autre part, contre la paroi de l'abdomen délimitant l'extrémité postérieure de l'espace ventral. La cavité cardiaque [cca] est ouverte largement à ses deux extrémités, antérieure et postérieure. Par son orifìce antérieur ou ventral, qui siege au niveau du point où la portion pylorique se continue avec la branche descendante de la courbure intestinale, la cavité cardiafjue se continue avec le sinus vasculaire ventral de l'abdomen. 8on orifìce postérieur ou dorsal siege eu arrière de l'extrémité postérieure de la cloison a])dominale, par conséquent au Recherches sur la Phylogenese des Tuniciers. öl 3 niveau de Forigiue de la brauche ascendante de la courbure intesti- nale. Par sou oritice postérieur, la cavitò cardiaque se continue avee le sinus vasculaire dorsal, immédiatement en avant de la surface de fixatiou de rauimal. III. Position systématique. Considérations embryologiques. J'ai dit, au début de cet article, que je considère Archi- ascidia necqìolitana comme la plus primitive des formes d'Ascidiens actuellement connues. Il me reste à legitimer eette assertion. Dans le chapitre qui précède, je me suis berne à exposer les caractères anatomiques de cet interessant Tunicier. Je dois main- tenant, m'aidant à l'occasion de mes recherches embryologiques, faire ressortir la nature primitive des différents organes, ce qui me i)er- mettra de conclure à la position qu'il convient d'attribuer à Archi- ascidia dans la Classification des Ascidiens. Les données anatomiques que j'ai fait connaitre établissent que, d'une fagou generale, Archiascidia adulte présente, dans son Organisation, les analogies les plus frappantes avec un jeune oozoide de Clavelina, qui serait pourvu d'organes sexuels, mais dépourvu d'épicarde. 1. Comme chez Clavelina, le corps est nettement subdivisé en un thorax et un abdomen. Archiascidia diffère pourtant de Clavelina par le fait que l'abdomen est notablement plus long et plus gréle, si on le compare au thorax. Sa forme generale rappelle plutot celle du corps de Rhopalea neapolitana Philippi. 2. Comme chez Clavelina, le thorax contient: l'appareil bran- cliial, Textrémité initiale de l'oesophage et les extrémités terminales de l'intestin et des conduits sexuels, l'abdomen logeant la majeure par- tie de l'anse digestive simple et des organes sexuels ainsi que l'or- gane cardio-péricardique, à son extrémité postérieure. 3. Comme chez Clavelina, le test est mince et transparent. 4. Comme chez Clavelina, la tunique musculaireestforméepresque exclusivement par des faisceaux longitudinaux, disposés symétrique- raent par rapport au pian median du corps, les faisceaux muscu- laires circulaires ne se trouvant que dans létendue des siphons buccal et cloacal. En outre, comme chez Claveliim, les faisceaux musculaires longitudinaux d'un méme coté du corps s'insèrent, par leur extrémité postérieure, au niveau d'une plaque épaissie de l'épi- thélium subtunical. 514 Charles Julin 5. Les parties aceessoires de l'appareil brancliial ofirent, cliez; Archiascidia^ les plus grandes analogies avec Celles de Clavelina adulte. Les siphons buccal et cloaca] sont courts; les orifices buccal et cloaca! sont circulaires et dépourvus de lobulation; les tentacules corouaux sont simples; le raphé dorsal est représenté par des lan- guettes distinctes et isolées; enfin, il n'existe, de part ni d'autre. ni papilles, ni sinus long-itudiuaux internes. Toutefois, par la disposition de la partie essentielle de la bran- chie, les rangées de stigmates branchiaux et les espaces vasculaires qui les séparent, Archiascidia se distingue nettement de Clavelina adulte. Par contre, cette disposition est un etat permanent, et sous une forme très accentuée, d'une disposition transitoire, réalisée, au cours du développement, chez Clavelina. J'ai fait counaìtre ailleurs* le mode de formation de la bran- chie de Clavelina et j'ai exposé les considérations qui m'ont amene à conclure que, par le développement et la Constitution de son ap- pareil branchial, Clavelina est la forme actuelle la plus voisine de Archiascidia, cette dernière représentant le chaìnon qui, dans la sèrie phylogénique, rattache Protoascidia à tous les autres Ascidiens. C'est sur ce point qu'il convient (jue je revienne encore, en m'ai- dant de mes recherches sur le développement embryonnaire de Ar- chiascidia, recherches dont je n'exposerai que succinctement les résultats, me réservant de les faire counaìtre ultérieurement d'une fagon détaillée. J'ai établi2 que chez tous les Ascidiens de la nature actuelle. pendant une longue phase de l'ontogenèse, il existe deux paires de fentes branchiales indivises, qui naissent séparément Tuue derrière Tautre. J'admets que ce stade transitoire du développement ontogénique de la branchie a dù constituer, au cours de la Phylo- genese, la disposition réalisée par cet organe chez une forme hypo- thétique, Protoascidia, souche de tous les Ascidiens actuels. Chez Tembryon de Archiascidia la disposition caractéristique de la branchie de Protoascidia se réalise de la méme fa^on que chez l'embryon des Ascidiidse, des Cionidse, des Ascidies sociales et des Ascidies composécs que jai étudiées^ [Phalbisia mamnnllata Cuv., Ascidia mcìitida 0. F. M., Cionn intestinalis L. , Clavelina Pissoana ' Cu. Julin, Kecheiches sur In phylogonèse des Tuniciers. Développement •le l'appareil branchial. in: Zeit. Wiss. Z. 76. VA. 1904 pag. 544, -i 1. e. pag. 608. 3 1. e. pag. 5.52. Recherclies sur la Phylogenese des Tuniciers. 515 M. Edw., Cl. lepadiformis 0. F. M., Peropitora Listeri Wiegm., JJùtajìlia niagnilarva D. Valle, D. rosea D. Valle). A uu moment reculé, mais bien précis, de lontog-enèse, lorsque s'ébauchent les diverses pavties essentielles du tube digestif ainsi que l'ergane cardio-péricardique, lorsque la partie antórieure, renflée, du tube nerveux commenee à se différencier en tube hypophysaire, vésieule sensorielle et ganglion du tronc, apparaissent deux invagi- nations (invaginations péribranchiales), distinctes et symctriques, de l'ectoderme. EUes siègent latéralement, à une certaine distance lune de l'autre, du C(5té dorsal et immédiatement eu arrière du fu- tur ganglion du tronc. Plus tard, ces deux invaginations s'accroissent dorso-ventrale- ment, en s'insinuant progressivement entre Fépiderme et l'épithélium^ du futur sac branchial, vers le milieu de la longueur du pharynx. Elles constituent alors deux sacs péribranchiaux, tubulaires, dont les parois cpitbéliales sont d'origine purement ectodermique. Cba- cun de ces sacs transversaux s'ouvre isolément à l'extérieur, par un orifice péribranchial, qui en occupe l'extrémité dorsale. Plus tard encore, peu de temps après que les premières granu- latious de pigment sensoriel se sont montrées daus la vésieule cerebrale, se forment les deux paires de fentes branchiales, suivant le processus que j'ai fait connaìtre ailleurs^. Ainsi se trouve réalisée la disposition de la branchie, caracté- risti([ue de Protoascidia. C'est au cours da développement embryonnaire ([ue les deux paires de fentes branchiales commencent à se transformer en les deux paires de rangces, antérieure et postérieure, de stig- mates branchiaux. Il en est de meme chez Clavelina. Toutefois, tandis que chez Archiascidia ces deux rangées transversales de stig- mates branchiaux deviennent les deux rangées definitives, chez Clavelina^ elles ne deviennent que les deux rangées transversales primitiv es 2. Mais leur mode de développement aux dépens des fentes branchiales s'accomplit essentiellement suivant le processus que j'ai décrit pour la formation des deux rangées primitives de Clavelina'^. La scule différence que j'aie coustatée, c"est que, méme avant l'éclosion de la larve, chaque rangée transversale comprend uu nombre de stigmates un peu plus considcrable que chez Clavelina. 1 1. e. pag. 554 et suivantes. - 1. e. pag. 560. •' 1. e. pag. 560 et suivantes. 516 Charles Julin La larve éclose de Claveliiia montre, dans chaque rangée traus- versale -i stigmates perforés seulemeiit (1. e. fig. 12 pag. 562). Or, chez l'embryon de Archiascidia le plus avance, mais non éclos, qiie j'aie pu ctudier. eliaque rangéc trans versale eomprenait 6 stigmates perforés, plus 2 stigmates extremes (dorsal et ventral] non perforés. La disposition était iutermé diaire entre Celles que représentent les fig. 1 5 et 16, que j'ai données (1. e. pag. 565), concernant deux oozoides de Claveliiia^ ayant aclievé la métamorpliose larvaire. Gomme che/ le jeune oozoide de Clavelina^ les stigmates d'une méme rangée quelconque, chez l'embryon de Archiasddia prét à éclore, sout d'autant plus allongés qu'ils occupent une Situation plus dorsale, abstraction faite des extremes dorsaux. Il eu résulte que la région stigmatique actuelle est, de part et d'autre, notablement plus développée dans le seus antéro-postérieur, du coté du dos que du coté du ventre. Tel est le derni er stade du développement de la branchie de Archiascidia que j'aie pu étudier. En comparaut la disposition réalisée alors, chez l'embryon, par la région stigmatique de la branchie avec celle qu'elle présente chez lanimal adulte (fig. 1 et 2), et en s'aidant des faits que j'ai signa- lés (loc. eit.) concernant les transformations que, chez l'oozoide de Clavelina subissent les deux rangées primitives de stigmates avant de se subdiviser, il est aisé de se représenter la facon dont les deux rangées de l'embryon se transforment, chez Archiascidia, pour de- venir les deux rangées definitives. Gomme c'est le cas pour les deux rangées primitives de l'oo- zoide de Clavelina^, les rangées antérieure et postérieure de chaque demi-branchie de l'embryon de Aixhiascidia s'accroissent du coté ventral, par formation successive de nouveaux stigmates, dont les ébauchcs procèdent du bord ventral, épaissi, du stigmate voisin, plus dorsal; doìi il résulte que les stigmates latéro-ventraux sont disposés en une sèrie transversale, en méme temps qu'ils sont d'au- tant moins allongés qu'ils occupent, dans la rangée, une position plus ventrale. G'est un vestige de ce processus qui se montre en- core chez l'adulte (fig. 1), oìi Ton constate que les stigmates de la l)ortion ventro-latérale de cha(iue rangée sont d'autant moins allongés (|u"ils sout jìlus ventraux. D'autre part, laccroissemeut du coté dorsal s'effectue, sans ^ Cf»iii|)arer 1. e. les fig. 1"5 .ì Ifi pag. 565. Recherches sur la Phylogenese des Tuniciers. 517 mil doute, comme cbez Toozoide de Clavelina^ par formatiou succes- sive de nouveaux stigmates, dont les ébauclies proccdeut: pour la raug-ée antérieure, de rextrémìté antérieure et, pour la rang-ée postérieure, de rextrémìté postérieure du bord dorsal du stigmate voisiu, plus ventral, de la rangée correspon- dante. D'oìi il résulte: 1'' que les stigmates dorsaux de la rangée antérieure et ceux de la rangée postérieure sont disposés respecti- vement en une sèrie à direction postéro-antérieure et en une sèrie à direction antéro-postérieure; 2'' ([ue dans la raugée antérieure, les stigmates sont d'autant moins allongés qu'ils sout plus voisins de rorifice buccal, tandis ([ue dans la rangée postérieure, ils sont d'au- tant moins allongés qu"ils sont plus voisins du fond du sac branchial. C'est encore un vestige de ce processus qui se montre chez l'adulte (tig. 1 et 2), où les stigmates de la portion dorsale de la rangée antérieure sout d'autant moins allongés qu'ils sout plus antérieurs, tandis que les stigmates de la portion dorsale de la rangée posté- rieure sont, au contraire, d'autant moins allongés qu'ils sont plus postérieurs. Jajouterai, car je lai observé cbez plusieurs individua, que Taugmentation du nombre des stigmates dans une méme rangée quelconque, n'a pas sa source unique dans la formation successive de nouveaux stigmates aux extrémités ventrale et dorsale de la rangée, mais que, comme chez Clavelma, il se forme, en outre, des stigmates intercalai res, aux dépens des extrémités, épaissies, des longs et étroits stigmates existants. Je conclurai donc de cet exposé que, cbez Archiascidia, tous les stigmates brancbiaux d'une méme rangée quelconque procèdent, en dernière analyse, d'un processus de crois- sance, accompagné de subdivision dune méme fente bran- chiale, comme c"est le cas pour les stigmates d"une méme rangée primitive (j[uelcon(i[ue chez Clavelina^. Toutefois ce processus, tout en s"accomplissant de la méme facon, est notablemeut plus accentué que chez l'oozoide de Cla- velina, surtout en ce qui concerne la croissance et la sub- division de l'extrémité dorsale. Mais si l'on retrouve chez le jeune oozoide de Clardina un mode de formation et une disposition des stigmates des dcux rangées primitives, qui rappelle, sous une forme moins accusée, ce qui se 1 1. e. pag. 564. 518 Charles Julin rcalise cliez Arcìiiascidia, par contre, dans la suite de Tontogenèse, il »e produit cliez Clavelina des proeessus qui ne saccomplisseut jamais chez Arcldascidia. Je veux parler de la complication de la branchie par formation de nombreuses rangées transversales, defini- tives, de stigmates aux dépens des deux rangées primitives du jeune oozoide et par formation de sinus transverses nombreux*. Je me crois dono autorisé à conclure que par la Con- stitution de sa branchie Archiascidia est non seulement une forme plus primitive que Clavelina^ mais encore une forme intermédiaire entre Protoascidia et Clavelina. 6. Chez Archiascidia, les dispositions de l'eutonnoir vibratile, de la glande hypophysaire et du Systeme nerveux sont les mèmes (jue chez Clavelina. 7. Je parlerai maintenant d"an ergane important, la cloison abdominale. J'eu ferai connaìtre le mode de développement; j"é- tablirai qu'elle n'est pas l'homologue de Tépicarde de Clavelina et je rechercherai, enfin, si elle a son homologue chez d'autres Ascidiens. La Situation de cette cloison, chez Archiascidia adulte, est la niéme que celle de l'épicarde, tei (ju'il existe chez l'oozoide et le blastozoìde de Clavelina (van Beneden & Julix, Seeliger). Dans la dernière période du développement embryonuaire, elle joue, comme l'épicarde de Clavelina^ un ròle prépondérant dans l'allongement de l'abdomen ainsi que dans les changements de Situation concomitants que subissent l'organe cardio-péricardique et le tube digestif, pour acquérir leur disposition definitive. Et pourtant sa valeur mor- phologique est toute differente. Tandis que l'épicarde de Clavelina est le produit du fusionnement des extrémités postérieures de deux diverti- cules latéraux et symétriques, procédant du fond du sac branchial (endodermique), au voisinage de l'entrée de Ice- sophage, la cloison abdominale àe, Archiascidia est le i»ro- duit du fusionnement des extrémités postérieures de doux diverticules, latéraux et symétriques, des cavités péri- branchiales (ectodermiques) de Tembryon. Ces organes, en dépit de la similitude de leur Situation par rapport aux autrcs organes de Tabdomen, chez l'adulte, n'ont dono uullement la me me valeur morphologique. Je tieus à legitimer cette assertion, en exposant aussi succincte- ' 1. e. pag. 566 et suivantes. Recherches sur la phylogeuòse des Tunicieis. 519 ment que possible les résultats, absolument certains, de mes recherches sur le dcveloppement de la cloison abdominale de Arclii- ascidia, développement ([ui s'aceomplit, tout cutier, chcz rerabryou avant réclosioii de la larve. Pour eomprendre comment se forme la cloison abdominale, il taut counaìtre la disposition du pharynx, des sacs péribranchiaux, de l'organe cardio-péricardique et du tube digestif au moment oìi le Processus va commeucer. Bien que les ébauches de cette cloison ne soient pas encore formées alors, c'est cette phase du développement de l'embryon que je prendrai comme 1'^'^ Stade ou stade préalable. 1" stade. Sacs péribranchiaux. Les deux sacs péribranchiaux constituent, à ce moment, comme je Tai dit pag. 515, deux tubes épithéliaux, d'origine ectodermique, ne communiquant encore qu'avec Textérieur, par les deux orifices péribranchiaux. Ces orifices siègent à la limite dorsale des parois laterales du pharynx, vers le milieu de la longueur de ce dernier. Ils sont séparés Tun de l'autre par toute la largeur de sa paroi dorsale. Les deux sacs péribranchiaux, symétriques et tubulaires, ont leur grand axe perpendiculaire à l'axe antéro-postérieur du pharynx: ils sont donc sagittaux. En outre, interposés entre l'épiderme et le pharynx, vers le milieu de la lon- gueur de ce dernier, ils n'y siègent encore qu'au niveau de la moitié dorsale de ses parois laterales. Il résulte de cette disposition quii y a lieu de distinguer actu- ellement à chacune des parois laterales du pharynx, deux zoncs, dont Fune est ventrale et l'autre, dorsale. La première comprend sa moitié ventrale; la seconde, sa moitié dorsale. La zone dorsale est, de plus, subdivisée, par la présence du sac péribranchial cor- respondant, en une partie antérieure, une partie moyenne et une partie postérieure. Dans Fétendue de la zone ventrale ainsi que des parties antérieure et postérieure de la zone dorsale, l'épithélium qui constitue la paroi laterale du pharynx n'est séparé de l'épiderme ({ue par une mince conche de mésenchyme, tandis que dans Fétendue de la partie moyenne de la zone dorsale, il en est séparé par le sac péribranchial, dont la paroi interne lui est adjacente, sa paroi ex- terne étant en contact avec l'épiderme. Etant donne qu'au cours ultérieur du développement, par suite de laccroissement progressif du sac péribranchial vers la ligne mèdio- ventrale, la zone ventrale des parois laterales du pharynx linit par étre subdivisée, en une partie antérieure, une ])artie moyenne et une partie postérieure, confondues avec les parties de mémes noiiis de la 520 Charles .lulin zone dorsale, iious pouvons dès maiiiteuant, afin de simplitier la des- ci'iptiou, dire que cbaeune des parois laterales du pharynx compreud ime zone autérieure, une zone moyeune et une zone postcrieure. Taudis que la zonQ rnoxenne, chez Archi- ascidia, devient, à elle seule, la région stig-matique du sac branchial de l'adulte, les zones antérieure et postérieure deviennent respectiveraent la zone antérieure et la zone postérieure de sa région astigmatique. En arrière du pharynx, eoutre sa paroi postérieure (fond), sont appliquées les ébauches de Torgane cardio-périeardique et la majeure l>artie de réhaucbe du tube digestif. Constituant aetuellement deux vésicules creuses, symétriques et accolées dans le pian median, les ébaucbes de Torgane cardio-péri- eardique siègent contre l'extrémité ventrale de la paroi postérieure du pbarynx. Quant à l'ébaucbe du tube digestif, elle constitue une anse très eourte, comprenant une branche droite, une courbure et une branche gauche. De tonte cette anse, seule la partie initiale de la branche droite n'est pas située en arrière du pharynx: elle procède, un peu à droite du plan median, de l'extrémité postérieure de la paroi dor- sale de cet ergane et représente le futur pavillon oesophagien. Le restant de la branche droite, future branche desceudante du tube digestif, longe dorso-ventralement, à droite du plan median, la moitié dorsale de la paroi postérieure du pharynx, pour se continuer, par l'intermédiaire de la courbure, avec la branche gauche, future branche ascendante du tube digestif, qui, cheminant ventro-dorsalement, à gauche du })lan median et parallèlement à la branche droite, se termine, par son extrémité dorsale, encore aveugle, en arrière et à gauche de l'extrémité postérieure de la paroi dorsale du pharynx. La courbure de l'anse siège à ({uelque distance des ébauches de l'organe cardio- périeardique. L'anse digestive, ouverte dorsalement, est donc aetuellement si- tuée tout entière en arrière du pharynx, à la seule exception de son extrémité initiale (futur pavillon ud- ding in Ecteinascidia. in: Anat. Anz. 13. Bd. 1897 pag. 473. 532 Charles Julin qiie sa inoitié gauclie, i)ar contre, il n'en est plus de mcme dans sa l)artie dorsale, oìi elle se deprime eii une gouttière assez profonde, ouverte daus la cavité branchiale. Les extrémités ventrale et dor- sale de cette gouttière sont fermées en culs-de-sacs : la première est adossce à Textrémité dorsale du péricarde; la seconde est exacte- ment adossée contre la lèvre droite de la paroi ventrale de l'entrée de rcesophage. Cette gouttière, unilaterale, occupe exacte- ment la meme Situation que l'ébauche droite de l'épicarde cliez rembrvon de Clavelina. Mais je n'ai trouvé aucun indice d'une formation semblable du coté gauche. Si j'attire l'attention sur cette gouttière, c'est qu'il ne me pa- raìt pas impossible qu'elle ne coustitue la première ébauche de la cloison stoloni a le, dont on ignore encore l'origine et le mode de développement chez les Perophoridse. S'il en est réellement ainsi, la cloison stolouiale des Perophorida^ serait l'homologue de l'ébauche droite de l'épicarde des Clavelinidiie. Quoi qu'il en soit de cette hypothèse, actuellement il me parait interessant de constater que: 1- tous les Ascidiens, tant mono- zoiques que polyzoiques, qui possèdent un épicarde, d'ori- gine double (Clavelinidie, Distomida?, Didemnida>, Diplo- somidse, Polvclinida? et Cionida)) ont le tube digestif, les organes sexuels et Torgane cardio-péricardique situés en arrière du sac branchial et logés dans un abdomeu distinct, éventuellement (Polyclinid?e) subdivisé, lui-méme, en ab- domen et post-abdomen; 2" à l'exception des Archiasci- diid;e, tous les Ascidiens, tant monozo'iques que poly- zoiques, qui n'ont pas d'épicarde (Botryllida', Polystyelida^, Ascidiidie s. str., Cynthiida> et Molgulida}) ou dont l'épi- carde ne serait représeuté que par son ébauche droite (?) (Perophoridiu), n'ont qu'un abdomen très rudimentaire, à l'état adulte du moins, car chez l'embryon de tous les As- cidiens, et il en est de mcme chez le blastozoìde de tous les Ascidiens polyzoiques, l'ébauche du tube digestif est, comme l'organe cardio-péricardique, située manifestement en arrière du pharynx, pendant une période plus ou moins longue du dévelopi)enient. Je reviendrai sur cette questiou, lorsque je parlerai de labdomen des Ascidiens. Ces faits établis, recherchons à quoi correspondent, chez les autrc'S Ascidiens. ces forniations ])éribranchiales. ([ui, Eecherches sur la pliylogenèse des Tunìciers. 533 au cours de Tontogenèse de ArchiascicUa, eonstituent ce qiie j'ai appelé sacs péribranchiaux gouttières péribran- cliiales, culs-de-sacs abdominaiix, vésicule et cloisoii ab- dominales. a) Le 1" Stade que j'aì déerit est commuu à tous les Ascidieus. Il est caractérisé par le fait qiie les seules forinatious péribrauehiales existantes sont les deiix sacs péribranchiaux, consistant en deux tubes sagittaux, inter- posés, vers le milieu de la longueur du pharynx, entre sa paroi laterale et l'épiderme. Gomme cliez Archiascidia, chez l'embryon de tous les autres Ascidiens, chacune des parois laterales du pharynx est ainsi primitivement sub- divisée en une zone antérieure, une zone moyenne, qui est seule eu rapport avec le sac pcribranchial correspondant; eufiu, une zone postérieure, qui se continue avec la paroi postérieure de Torgane. La seule diffcrence que Fon constate, c'est que, chez les uns, chaque sac péribranchial communique avec l'extérieur par un orifice péribranchial propre, tandis que chez les autres, les deux sacs péri- branchiaux s'ouvrent par un seul orifice commuu, futur orifice cloacal (Cynthiid;e, Molgulidu', Botryllida'^ et probablement Polystyelidse). Cet état de subdivisiou du pharynx et de dóveloppe- ment des formations péribrauehiales est, comme je vais le démontrer, l'état défiuitif réalisé chez tous les Ascidiens, autres que Archiascidia^ qui, comme lui, sont pourvus de deux paires de fentes branchiales seulement. C'est ce que prouvent mes recherches sur ClavelÌ7ia, DistapHa et Perophora. Il résulte, en effet, de l'exposé que j'ai fait ailleurs (1. e.) du développement de la région stigmatique du sac branchial de Clave- limi, Perophora et Distaplia que: V' quelle que soit l'extension que prenne la région stigmatique dans le sens antéro-postérieur, par suite de l'augmentation du nombre des rangées transversales de stig- mates, les extrémités antérieures des stigmates de la rangée anté- rieure, ainsi que les extrémités postérieures des stigmates de la rangée postérieure correspondent toujours respectivement au bord antérieur et au bord postérieur des sacs péribranchiaux primitifs; 1 Daprès des observations que j'ai faites sur le développement embryon- naire de Bofrì/ìloides ri(hrinn H. M. Edw. et d'un Bofri/llns, assez commun à Wimereux. que mon excellent ami, M. le Prof. A. Giard. appelle B. sulphxreus. 534 Charles Julin 2' pcar conséciuent, la rédiiction que semblent subir, au cours de loutogenèse, les zones antévìeure et postérieure, astigmatiques, des parois laterales du pharynx n'est qu'apparente et relative; elle est la simple consc(iuenee d"uue inégalité de eroissance des trois zoues, dans le sens de la longueur du sac branchia]: seule la zone nioyenne s'accroit, à la fois eu avant et en arrière, par suite de l'al- longement, éventuellement suivi de la division, des stigraates des rangces transversales primitives. Cette Interpretation des données fournies par l'étude du dcve- loppement est d'ailleurs confirmée par les dispositions anatomiques róalisées chez l'adulte de Clavelma, de Distaplia et de PerojìJwra, oìi il persiste, dans l'étendue des parois laterales du sac branchial, eu avant comme en arrière de la région stigmatique, une zone astigmatique plus ou moins étendue. L'antérieure, ou zone pré- branchiale, correspond à la zone astigmatique antérieure de Archi- ascidia. La zone postérieure, comprise entra la limite postérieure de la région stigmatique et la limite postérieure de la paroi laterale du pharynx, correspond à la zone astigmatique postérieure de Arcld- Kscidia. Elle se continue avec la paroi postérieure, astigmatique, du pharynx. 1)) Mais, plus tard, il se forme chez Archiascidia, dans l'étendue de la zone postérieure des parois laterales du pharynx, deux diverticules des sacs péribranchiaux, que J'ai appelés gouttières péribranchiales, et qui ne s'éten- dent pas au delà de la limite postérieure de ces parois la- terales. Cette seconde étape du développement des formatious péribranchiales est atteinte à la tìn du 3^' stade i[i\e jai décrit. A ce moment, de la totalité des parois laterales du pharynx. seule leur zone antérieure n'est pas entourée par les for- matious péribranchiales. Cette disposition du pharynx et des formatious péri- branchiales est rétat définitif réalisé chez les Ascidiidu'. les Cionidaj et les Molgulidn", tous Ascidiens pourvus de •) paires de fentes brancliiales donnaut naissance à 6 paires de protostigmates. Comme nous le verrons, elle n'est que transitoire chez les Cynthiidu', Botryllida; et Polyclinidji', (|ui sont aussi pourvus de 3 paires de fentes branchiales. mais donnant naissance à plus de 6 paires de protostig- mates. (,)r, de mes recherches sur le dévolnppement de la branchie Recherches sur la Phylogenese des Tuniciers. 535 (1. ('.), aussi bieii qiie de celles de MM. de Sélys, Damas et Willey, je c'vois, en effet, pouvoir condure: \" Les deux premieres paires de fentes branchiales, cbez tous les Ascidieus qui en possèdent 3 i)aires, se développent au niveau de la zone moyenne des parois laterales du pharynx. Elles cor- respondent aux deux seules paires qui se forment chez Clavelina^ Distapiia, Peropitora et Archiascidia, et la région des eavitcs péri- branc'liiales où elles apparaissent correspoud aux saes péribranebiaux de Ärchidscidia. 2'' La 3*'""' paire de fentes branchiales, la paire postérieure, qui nait beaucoup plus tardivement, se forme au niveau de la zone postérieure des parois laterales du pharynx, et la région des cavités péribranehiales où elles apparaissent correspond aux gouttières péri- branehiales de Archiascidia. 3" Contrairement à ce qui a lieu chez les Ascidiens pourvus de 2 paires de fentes branchiales seulement, chez les formes qui en ont 3 paires la disparitiou de la zone astigmatique postérieure des })arois laterales du pbarynx est reelle. — Quant à la réduction de la zone astigmatique antérieure elle n"est, chez eux aussi, qu'appa- rente et relative. ('ette Interpretation des données fournies par Tétude du déve- loppement est contìrmée par les dispositions anatomi([ues réalisées chez l'adulte des Ascidiida^, Cionidìc et Molgulida*. En effet, chez ces Ascidiens, il persiste, comme chez Archiascidia^ Cluvelina, I)/s- tapìia et Peropliora, en avant de la région stigmatique du sac bran- chial, une zone astigmatique antérieure (zone prébranchiale] ; mais, par contro, la zone astigmatique postérieure des parois laterales du pharynx, u"existe plus. Elle disparait lorsque se perfore la 3''™® paire de fentes branchiales. Enlin, la région du sac branebial qui, à droite et à gauche du sillon rétropharyngien, est déponrvue de stigmates, représente la seule paroi postérieure du pharyux des Ascidiens pour- vus de 2 paires de fentes branchiales Les parties postérieures des cavités péribranehiales, daus l'étendue desquelles se développe la 3"''*' paire (pos- térieure) de fentes branchiales, chez les Ascidiens pour- vus de 3 paires de ces formations, sont donc les homo- logues des gouttières péribranehiales de l'embryon de Archiascidia; les parties de leurs cavités péribranehiales, dans l'étendue desquelles se forment les 2 premieres i)aires de fentes branchiales — au méme titre que les cavités péri- 536 Ch.'irle.s .luliu braui'hiales, tont eutieres. des Ascidieus pourvus de 2 paires de fentes brancliiules seulemeut — sont les homologues des saes pcribraufhiaux de lembryon de Arcltiascidia. Mais, taiidis que. chez ArchiascicUa^ les gouttieres pcribranchiales se distinguent tros nettemeut des sacs pévibrauchiaux, notamment par lexiguité de leur himìère, chez les Aseidiens pourvus de 3 paires de fentes branehiales, leurs homologues ne eonstituent que de simples expansions des saes péribranehiaux primitifs, dont ils ne se distin- gueut par aueun earaetère. Cette différenee est en eorrélation avee le fait que, ehez ees Aseidiens, il se forme ultérieuremeut des stìg- mates brancbiaux dans Tétendue des gouttieres péribranebiales, tandis que ebez Archiascidia il ne s'en formerà jamais, les gouttieres péri- branebiales disparaissant méme, à la fin de la vie embryonnaire, ]iar résorption de leurs parois epitheliales. e) Une 3™® étape du développement des formations péribranebiales est atteinte, ebez Archiascidia^ à la fin du 4'''^« Stade que j'ai déerit. Elle est earaetérisée par le fait que les extrémités postérieures des gouttieres péribran- ebiales se sont accolées, dans le pian median, en arrière de la paroi postérieure du pbarynx. Ces culs-de-sacs ab- dominaux, comme je les appelle, sont séparés par un mince méso postérieur et median. Enfin, ehaque cul-de-sac con- stitue, avec la gouttière péribrancbiale correspondante, une formation unique. Cette 3^™^ étape du développement des formations péri- branebiales de Tembryou de Arcltiascidia est la disposi- tion definitive réalisée chez les Botrvllida^, les Polystye- lidae et les Cynthiida?. Dans toutes les formes appartenant à ces trois familles, la partie postérieure de cbacune des cavités péribranebiales n'entoure i)as seulement la partie postérieure de la paroi laterale, correspondante, du sac branchial (zone postérieure), comme c'est le cas chez les Ascidiidie, les Cionidaì et les Molgulidic; mais elle s'étend en arrière de la paroi postérieure du pbarynx, comme c'est le cas pour chacun des culs-de-sacs abdomiuaux de Ar- di iascidia. De méme que les deux culs-de-sacs abdominaux de Tembryou de Archiascidia, de méme les extrémités postérieures, post- pliaryngiennes, des cavités péribranebiales des Botryllida», des Po- lystyelida^ et des Cynthiidie sont séparées par un méso postérieur Kecherches sur la phylogenùse des Tuniciers. 537 et mediai! , très mince et sagittal, qui prenci iusertiou le long- du sillon rétrophanng'ieii, sur la paroi postérieiire du pharynx. Les auteurs (jui se sont oceupés de l'étude du développeraeut des Cynthiida^, des Bütryllida» et des Polystyelida; ont appelé diver- ticules postérieurs des cavìtés pévibraucliiales toute la partie de ces cavités, située en arrière de rorifice cloaca!. Ces dive rticules com - prennent, en réalité, deux parties: l'une, pharyngienne, cor- respondant aux gouttières peribranchiales; l'autre, post- pbaryngienne ou abdominale, correspondant aux culs-de- sacs abdominaux de Archiascidia. Leur développement nous est connu: cliez l'oozoide des Botryllida*, par les observations de M. PizoN^; cliez le blastozo'ide des BotryllidìB, par les études de MM. PizoN (1. e), Hjort2 et Oka 3; chez le blastozo'ide des Poly- styelidse, par les recherclies de M. Eitter (1. e); enfin, chez les Cynthiidffi, par les observations de M. Pizox* et par mes propres recherches (1. e). J'ajouterai que MM. Hjort^ et Ritter (1. e.) ont démontré — à juste titre selou moi — que ces formations ne sout nullement homologues à Tépicarde de ClaveUna, contrairement à lopinion défeudue par M. Pizon^. 1 A. PizoN, Histoire de la blastogenèse chez les Botryllidés. in: Ann. Se. N. Tome 14 1893. - J. Hjort, Über den Entwicklungscyclus der zusammengesetzten Asci- dìen. in: Mitth. Z. Stat. Neapel 10. Bd. 1893 pag. 584. 3 A. Oka, Über die Knospung der Botrylliden. in: Zeit. Wiss. Z. 54. Bd. 1892 pag. 521. 4 A. Pizox, Contributions :ì 1 embryogénie des Ascidies simples, in: C. E. Acad. Se. Paris Tome 121 1895 pag. 270. 5 J. Hjort, Germ-layer Studìes based upon the development of Ascidians. in; Den Norske Nordh. Expedit. 1896. f' A en croire M. PizON , chez Tembryon de Cyntlda moriis et des Botryl- lidte qu'il a étudiés, la cavitò cloaco-péribranchìale et, par consóquent, ses di- verticules postérieurs (périviscéraux, comme il les appelle) seraient d'origine endodermique et se formeraient aux dépens de la paroi du futur sac branchial. Cette manière de voir est en Opposition formelle avec tout ce que nous con- naissons aujourd'hui de positif concernant l'origine des cavités péribranchiales chez lembryon de tous les autres Ascidiens. Elle est aussi en Opposition avec mes observations personuelles sur le développement de l'embryon des Cyntbiidse et des Botryllidffi. J'ajouterai que la lecture des publications de M. Pizon ne saurait convaincre personne de Texactitude de son Interpretation. En effet, en ce qui concerne Cyntkia morus, il ne nous a fourni que de bréves affirma- tions. Pour ce qui regarde les Botryllidtf, le stade le plus jeune, qu'il décrive, de la formation des cavités péribranchiales chez l'embryon (pag. 68, 1. e.) est censé se rapporter à «une trés jeune larve de Botryllus violacens, qui ne porte 53S Charles .Iiiliu Oliez les C3^ntliiidft^, les Botryllidju et les Polvstvelida' , lc8 diverticules lìostérieurs des cavités péribranchiales communiqueut iivec la cavitc branchiale, jìar l'intermédiaire de stigmates, uou eucore ([ue les traces de deux stigmates branchiaux». Pourtant les figures dostinóes à illustrer ce stade (PI. 5 fig. 66 à 69; ne me paraissent déraontrer qu'une chose, c'est que la larve, qui les a fournies, possédait manitestement des stigmates branchiaux perforés. Or, les ébauches des cavités péribran- chiales (invaginations péribranchiales de l'ectoderme; apparaissent chez l'em- brj'on de tous les Aseidiens, longtemps avant la Perforation des fentes bran- chiales. à une jìhase que M. Pizox n'a pas observée. Chez Tembryon des Botryllidie que j'ai étudiés [Bofrt/lloides ì-ubrutu et BotryUns sidplmreiis), les ébauches des deux cavités péribranchiales procèdent d'une invagination unìque et mediane de l'ectoderme, comme je l'ai constate chez les Molgulida? et les Cynthiidaj (1. e). En outre, cet orifice d'invagination se comporte comme je l'ai observé chez tous les autres Aseidiens dont la formation de l'orifice cloacal s'accomplit avant l'éclosion de la larve [Peropìiora, Distaplia. Molgulid» et Stì/dopsis], à savoir que ses lèvres s'accolent si intimement qu"elles paraissent soudées. Cette sorte de soudure est précisément la plus complète au stade que décrit M. Pizon 1. e. pag. 68) et elle est teile que les cavités péribranchiales ne semblent plus communiquer avec l'extérieur, mais uniquement avec la cavitò branchiale, par l'intermédiaire des fentes ou dßs stigmates branchiaux. Leurs parois semblent alors constituer des diverticules, multiples et fusionnés, de la paroi branchiale. Pour s'assurer que ce n'est qu'une apparence, il faut avoir suivi tous les Stades précédents, ce que n'a certes pas fait M. Pizon. A propos du développement de l'orifice cloacal chez l'embryon des Bo- tryllidie, je ne puis m'empecher de relever une erreur colossale commise par M. Pizon, lorsque, parlant (pag. 85 et 86 1. e.) des deux orifices (buccal et cloacal) «situés tous les deux sur la ligne mediane», il dit: «Ces deux orifices rappellent évidemment ceux qui existent à l'état permanent chez lesAppendiculaires, ceux que Metschnikoff, Krohn, Kowalev.sky et Kupffer [Ascidia mammil- lata), VAN Beneden et Julin [Phallusia scabroides) ont décrit chez diverses espèces d'Ascidies simples et dont la durée n'est que transitoire chez ces espé- ces. Les phénomènes que présentent les Botrylles, quant à ces deux orifices, sont loin d'Ctre les mémes que ceux qui ont été décrits par les naturaliste^ que je viens de citer. En premier lieu, ces orifices ne sont pas dorsaux-lati raux comme chez les Appendiculaires ou les Phallusìes; ils sont situés à la suite Tun de l'autre sur la ligne mèdio-dorsale, c'est-à-dire qu'ils sont, Tun an- térieur, l'autre postérieur; 2" Ils ne s'avancent jamais l'un vers l'autre pour se fusionner en un orifice unique, comme Kowalevsky. Krohn et van Benkdex l'ont vu chez les Ascidies simples; ils constituent les orifices définitifs de la i larve.» M. Pizon, non seulement n"a rien compris des descriptions données par les auteurs qu'il cite concernant la formation de l'orifice cloacal, mais en outre — et ceci me paraìt une énormité — il a pensé (jue les orifices buccal et cloacal des Aseidiens sont les homologues des deux orifices péribranchiaux externes des Appendiculaires ainsi que de ceux des embryons de Phaìluaia maminiUata et de Pli. scabroides. Il a meme, comme il le répète plus loin, «recherché en vain la disparition do ces derniers (des orifices buccal et cloacal i Kecherches sur la Phylogenese des Taniciers. 539 seulement dans réteudue de la zoue postérieiire des parois laterales, c"est-à-dire de leur partie pharyng-ienue (gouttieres péribrancliiales) mais aussi daus l'étendue de la paroi postérieiire du sac branchia], c'est-à-dire de leur jiartie i)ost-pharjngienne (culs-de-sacs abdo- minaux). Si les idées que je défeuds Cüueernant les homologies de ces deux parties coustitutives des diverti ciiles postérieurs, sont exactes, 11 taut: 1" ([u'elles se formeut successivemeut au eours de l'outogeuèse; 2" que les Cynthiid*, les Botrvllida' et les Polystyelidre soient pour- vus de 3 paires de fentes brancbiales au raoius; 'ò" enfio, que non seulement la 3^'"^ paire de fentes brancbiales se forme à l'extrémité postérieiire des parois laterales du pbarynx avaut que les culs-de- sacs abdominaux ou post-pharyngiens soient formés, mais encore que les protostigmates constituant les ébaucbes des stigmates bran- chi aux de la partie post-pbaryngienne se distiuguent nettement, par leur mode de formation, de ceux qui constituent les ébaucbes des stigmates de la partie pharyngieuue des diverticules postérieurs des cavités péribrancbiales. Toutes ces conditions sont réalisées daus le développement de hl région stigmatique du sac brancbial, chez Styelopsis grossularia, d'après mes étiides (1. e). Ces recherches ont démontré, en effet: 1" La 3^™'' paire de fentes brancbiales apparait dans la zone postérieure des parois laterales du pbarynx et eile y forme deux premieres paires de protostigmates, essentiellemeut suivant le méme Processus ((ui s'accomplit chez tous les aiitres Ascidiens pourvus de 3 paires de fentes brancbiales. Ces protostigmates de première formation siegent donc dans la partie pharyngienne des diverticules postérieurs. 2" Daus la suite de routogenèse, très tardivement, longtemps apres la métamorphose larvaire, la partie post-pharyngienne des cavités péribrancbiales se forme de la méme facon que les culs-de- sacs abdominaux de l'embryon de Archiascidin. En meme temps il s'y développe des protostigmates, qui procèdent aussi, il est vrai, des fentes brancbiales de la S*"™*^^ paire, mais qui naissent par un Processus special, que j'ai fait counaìtre. Ces protostigmates, que j'ai appelés surnuméraires, en considération méme de leur genese speciale, n'ont pas leurs correspondants chez les Ascidiidaì, les Cio- nidse et les Molgulid^e. ou leur rapprochement et leur fusion sur la ligne mèdio-dorsale, tels que VAN Beneden et JuLiN les ont observés chez les Phallusies ;sic»!! 540 Charles Julin Par coutre, ils existent cliez Ics Botryllidu' et les Polystyelid;e, (Vaprès les rechcrches de M. Garstang i. Toutefois ils ne se for- ment pas par autant d'ébauches distinctes, comme le pense cet auteur. Chez les Botryllidic du moins, d'après mes recherches, les clioses se passent absolument comme ebez Styelopsis. Enfin, chez les Cyntbiid.T, les Botryllidfe et les Polystyelidje, les diverticules postérieurs des cavités péribranchiales donnent en- core lieu à une formation péribrancbiale qui est propre aux re- présentants de ces trois familles d'Ascidiens seulement. Je veux parler de la cavité periviscerale, qu'il vaudrait mieux appeler cavitò péri-intestinale. Ce sont des dépendances des cavités péribran- chiales, et tout spécialement de la gauche, qui, entourant le tube digestif, ne le laissent rattaché à la paroi du corps que par un miuce mesentère. Cette cavité péri-intestinale est une formation péri- branchiale propre aux Botryllidse, aux Polystyelidse et aux Cynthiidie; elle est d'ordre secondaire et n'a son homologue ni chez Arckiascidia, ni chez aucun autre Ascidien. d) La dernière étape du développement des formations péribranchiales chez Archiascidia est caractérisée par le fusionnement des culs-de-sacs abdominaux pour con- stituer la vésicule abdominale, qui, à son tour, s'allonge pour former la cloison abdominale. Cette étape, qui n'est en connexion qu'avec l'allongement de l'abdomen et le changement de positìon de l'organo cardio-péri- cardique et de l'anse digestive, est propre à Archiascidia. J'ai pourtant fait ressortir précédemment combien elle offre d'analogie avec ce qui se passe chez Clavelina, quand le sac épicardique s'allonge lors de la croissance de l'abdomen. e) Enfin, conclusion generale de tonte cette étude, si les gout- tières péribranchiales et éventuellement les culs-de-sacs abdominaux de l'embryon de Archiascidia trouvent leurs homologues chez les Ascidiens pourvus de 3 paires de fentes branchiales maisàabdomen réduit, par contre chez ces derniers ces formations ne représentent, à mon avis, que des états atrophiques de la cloison abdominale de Ar- chiascidia. Cette atrophie s'est accompagnée de la perte, • W. Garstang, On the development of the Stigmata in Ascidians. in: Proc. R. Soc. London Voi. 51 1892 pag. 505—513. Recberches sur la Phylogenese des Tuniciers. 541 plus Oll moins complète, de sa fonction primitive, la gem- mation, en méme temps que d'une adaptation à une fonc- tion nouvelle, la resjiiration, par Perforation de stigmates brauehiaux. Si, comme je le suppose, Archiascidia est polyzoique, la fonction primitive de sa cloison abdomi- nale, la gemmation, ne s'est mainteuue dans les ébauches de cet Organe, concurremment avec la nouvelle fonction acquise, la respiration, que cbez les Botryllidse et les Polystyelidjie. Ceci m'amène à parler de rabdomen des Ascidiens. Noiis avons vu qu'à la fin de la l"*' étape du développement des formations péribrancbiales (sacs péribrancbiaux), cbez tous les Ascidiens, il existe, en arrière du pbarynx, un court abdomen, in- distiuct extérieiirement, et contenant: ventralement les ébaucbes de Torgane cardio -péricardique; dorsalement l'anse digestive en voie de formation. Ces organes abdominaux sont logés dans du méseu- chyme, qui les unit à la fois à la paroi postérieure du pbarynx et à la paroi du corps. Ils y sont placés dans un pian sagittal. Lorsque, chez Archiascidia^ la 2''"'^ étape du développement des formations péribrancbiales (gouttières péribrancbiales) est atteinte, la disposition generale des organes est restée la méme. Or, c'est, dans ses traits esseutiels, la disposition definitive des organes réalisée cbez les Peropborid«, les Ascidiida' et les Molgulida. Cbez eux, en raison de l'absence d'épicarde et de cloison abdominale, tels qu'ils existent plus tard respectivement chez les embryons des Clavelinidoi, Distomidje, Didemnida.', DiplosomidcC, Polyclinid» et Cionidse, et cbez celui de Archiascidia^ l'organe cardio-pérìcardique et l'anse digestive, ne pouvant s'accroìtre frontalement en arrière du sac brancbial, le font sagittalemeut, aii sein de la large bande de mésen- cbyme qui les uoit à la paroi postérieure du pbarynx et à la paroi du corps. L'organe cardio-péricardique, qui s'allonge moins que la paroi postérieure du pbarynx, reste seul entièrement situé en arrière du sac brancbial. L'anse digestive, qui s'accroìt beaucoup plus que ne le fait la paroi postérieure du pbarynx, décrit des sinuosités plus ou moins prononcées, eu méme temps qu'elle se trouve reportée plus ou moins complètemeut dans la région tboracique ou pbaryn- gienne avec la bande de mésencbyme qui l'unit à la paroi posté- rieure du pbarynx et à la paroi du corps et dans laquelle elle est logée, en réalité, bieu qu'elle semble l'étre dans la paroi du corps. Cbez les Peropborida^, l'anse digestive, qui s'allonge relativement llittheilungen a. d. Zool. Station zu Neapel. Bd. 16. 36 542 Charles Julin moins quo chez les Ascidiidix; et les Molgulidsp, tout en s'aceroissant plus que la paroi postérieure du pharyiix, décrit peu de sinuosités, en mème temps que l'cesophage et l'estoraac restent situés eu arrière du ])haiynx, constituant encore, avec Porgane cardio-péricardique, un très court abdomen. Chez les Molgulid» et les Ascidiida^, au contraire, l'anse digestive, qui s'allonge en general beaucoup plus, décrit un trajet beaucoup plus sinueux et finit par se trouver, tout entière, située sur Fune des faces laterales du pharynx, le plus sou- vent sur sa face gauche, de sorte que l'abdomen, extrémemeut court, ne loge plus que Porgane cardio-péricardi(|ue. La réduction de l'abdomen chez les formes dépourvues d'épi- carde et de cloison abdominale est donc due, en dernière analyse, à la seule absence de ces organes. Quant au fait que Pansé digestive passe, chez eux, peu à peu et plus ou moins complètement, de l'abdomen dans la région pharyngienne ou thoracique, il n'est nullement la conséquence de Pal- longement antéro-postérieur du sac branchial, mais bien d'une inégalité de croissance entre le tube digestif et la paroi postérieure du pharynx. Indépendamment des preuves que Pétude des Stades successifs de Pontogenèse fournit en faveur de cette manière de voir, j'en trouve une des meilleures, dans les dispositions réalisées chez les seuls Ascidiidffi conuus, dont le tube digestif ne siege pas sur les còtés du sac branchial: je veux parler des genres CorynascicUa et Hypobi/thiiis, que nous ont fait connattre MM. Herdmax et Moseley i. Chez CorynascicUa , en effet — et il en est de méme chez Hypo- bytkius — la paroi postérieure du pharynx a pris un accroissement considérable dans le sens dorso-ventral ou sagittal, tandis que l'anse digestive s'est relativement très peu accrue. Or, non seulement elle a conserve la forme primitive d'une simjìle anse à branches paral- leles et sagittales, mais elle est restée, tout entière, dans sa Situation primitive, appliquée contre la partie dorsale de la paroi postérieure du pharynx 2. Chez les Botryllid», les Polystyelida' et les Cynthiida^ eutin, 1 W. Herdman, Challenger's Keport Z. Voi. 6 18S2 pag. 186 et 227. MosELEv, On two news forma of dcep-sea Ascidians. in: Trans. Linn. Soc. {2; Voi. 1 1876 pag. 2S7. 2 La fig. 2 PI. 25 [1. e.) démontre, en eflfet, que l'anse digestive n'est ])as. cornine le dit M. Herd>la.n, située contre la paroi dorsale da sac branchial, attenda que, à l'exception de sa portion anale, elle est, tout entière. placóe en arrière da raphé dorsal. i ßecherches sur la Phylogenese des Tuuiciers. 543 qui n'ont pas plus cVépicarcle ni de eloisou abdominale que les Pero- phorida?, les Aseidiida? et les Molgulida», la disposition generale des organes abdomìuaux primitifs (organe cardio-péricardique et tube digestif) reste essenti ellement la méme que chez ces derniers, avec eette différeuce toutefois que la bande de mésenehyme qui les unissait primitivement à la paroi postérieure du pharynx et à la paroi du Corps, avec lesquelles elle formait un tout largemeut continu , se séparé secondairement de ces parois, aux quelles elle ne reste rattachée que par le méso postérieur median et par le mesentère, en méme temps qu'elle constitue une mince conche vascnlarisée, autour du tube digestif. Ce processus est la conséquence de la formatiou des culs-de-sacs abdominaux et de la cavitò péri-intestinale, toutes dépendances des cavites péribranchiales primitives. Quant aux organes sexuels, chez tous les Ascidiens, ils se forment aux dépeus du mésenehyme de la paroi du corps et per- sistent dans cotte Situation primordiale, sans jamais s'en séparer. 8. La disposition et la subdivision du tube digestif chez Archi- ascidia sont les mémes que chez Clavdina. Pour ce qui concerne le mode de développement de ses deux branches chez l'embryon, ainsi que les changements qui s'opèrent progressivement dans leur Situation, je me bornerai à renvoyer à ce que j'en ai dit en décri- vant les Stades successifs du développement des formations péri- branchiales, sous le litt. 7, pag. 518 et suivantes. Mais un fait interessant, sur lequel je dois insister parce ([u'il prouve que, sous ce rapport encore, Arcldascidia est une forme très primitive, c'est que la disposition, si simple, de la glande intestinale chez l'adulte est exactement celle que M. Willey 1 a figurée chez une jeune dona fixée et encore pourvue des deux premières paires de fentes branchiales seulement (Planche 30 fig. 5 du memoire). Je puis d'ailleurs confirmer Fentière exactitude de la figure donnée par M. Willey. Ce Stade, transitoire, du développement de la glande intestinale chez Giona est l'état définitif, permanent, de cet organe chez Archiascidia adulte. Il y aurait lieu de rechercher si, comme je le suppose, cette disposition est constante chez les jeunes Ascidies fixées. 9. Un autre caractère primitif, (lue présente A?'chias- c/djfa concerne la disposition et la Constitution de ses orga- nes sexuels, tant màles que femelles. 1 A. Willey, Studies on the Protochordata. in: Q. Journ. Micr. Se. (2) Voi. 34 1893 pag. 317. 36* 544 Charles Julin Tubuleux. rectilig-ues et médio-dorsaux, ils sont, Tun et Tautre, dépourvus de toute lobulation. Ih représenteut, eu fait, à Tétat pennaneut et détinitif, im stade, transitoire, du développement de ces organes cbez les autres Ascidiens. Il suftìt, pour s'en convaiucre, de comparer la description, qne j"ai donnce plus haut, de l'organe sexuel male, de l'ovaire et de Toviducte de Archiascidia d"une part, a^ec la disposition de ces organes chez Clavelina adulte, et d"autre part, avec les faits «[ue uous avons exposés, M. Ed. van Beneden et moi, conceruaut leur développement chez Peropìwra Listeri, Phal- lusia scabroides et Clavelina Rissoana^. Par sa disposition et sa structure, lorgane sexuel femelle de Archiascidia est aussi simple, aussi primitif que celui de Clavelina. Quant à l'organe sexuel male, avec son testicule uuilobulé, il est plus primitif que celui de Clave- lina adulte. Comme cbez la plupart des Didemnidte [Didemnum., Didemnoides^ Leptoclinunf)^ il représente, à Tétat permanent, la dis- ])osition réalisée, au début du développement de l'organe, cbez les autres Ascidiens étudiés jusqu à ce jour. Enfin, la formation particulière, que j"ai décrite plus baut sous le nom de repli placentaire, ainsi que le mode de tixation des embryons sur ce repli sont aussi, à mon avis, un autre argumeut en faveur de mon opinion, à savoir ({ue Archiascidia est une forme très primitive parmi les Tuniciers. Une disposition semblable se trouve, en effet, réalisée chez les Salpid.T. Or, mes études sur le dévelop- pement de la branchie des Salpes mont amene à conclure que ces Tuniciers sont les plus proches des Appendiculaires, qu"ils dérivent directement de formes organisées à la facon de ces dernières^. lU. Lorgane cardio-péricardiciue de Archiascidia est dis- pose comme cbez Clavelina. Létude que j'ai faite de son développement chez Archiascidia contirme mes observations, eucore inédites, relatives 'à Tembryon de Ijistaplia ìnagnilarva et de Claveliìia Rissoana. Chez ces trois espèces, la première ébauch e de l'organe cardio-péricardique est double et d'origine endodermi(iue. Elle procède de deux épaississements, symétriques, de lépithélium de l'extrémité ventrale de la paroi postérieure du pharynx. Cette ébauche double apparait au stade où commencent à se former les deux invaginations péribranchiales. Plus tard, ces deux petites 1 Ed. van Bkneden à Cu. Julin. Kecherches sur la Morphologie des Tu- niciers. in: Arch. Biol. Tome 6 1886 pag. ^27 et pag. 414. - 1. e. pag. 607. Recherches sur l;i phylogenòse des Tiinicieis. 545 masses cellulaires, pleines, se sépareut de leur lieu de formation, s'isoleut et, se creusant, l'une et l'aiitre, d'ime petite cavité, s'aeco- lent intimement dans le pian médìau, soiis l'extrémité ventrale de la paroi postórieure du pliarvux. C'est la disposition qui se trouve réalisée chez Tembryon de Archiascidia, au stade, décrit plus haut, de la formatiou des saes péribranchiaux. Pour ce (\m concerne la suite du développement de l'organe cardio-péricardique chez Archi- (tscidia^ je me bornerai à renvoyer à ce que j"ai dit en décrivant les Stades successifs du développement de la eloison abdominale i. 11. Il est une dernière question (jui doit nous occuper. Archiascldia neapolitana est-elle une forme monozoique ou bien une forme polyzoique? Cette question semble, il est vrai, n"avoir g-uère d'importance au point de vue de la détermination de la place (|u"il faut attribuer à notre espèce nouvelle dans la Classification des Ascidiens. On sait, en effet, actuellement que, non seulement chez les Tuniciers, mais encore dans d'autres groupes naturels du règne animai, certaines formes se reproduisent par bourgeonnement tandis que d'autres, assez voisines 1 Chez Clarelina Rissoana et Disfaplia maynüarva. le fusionnement des deux ébauches de Torgane cardio-périeardique est un peu plus precoce que chez Archiascidia, en ce sens qu'il s'est déj;i produit au moment où se perforent les deux paires de fentes branchiales. Bien que ce sujet ne rentre pas directement dans le cadre de la présente notice, j'ajouterai que mes études récentes relatives au développement de l'or- gane cardio-péricardique et de l'épicarde de Tembryon de Disfaplia magnilarva et de Clavelina Bissoana m'ont démontré que, contrairement ;'t l'opinion que nous avons détendue naguère, M. Ed. van Beneden et moi, en ce qui concerne Clavelina (Recherches sur la morphologie des Tuniciers 1886) et contrairement à eelle que j'ai soutemie conceraant Dislaplia Recherches sur la blastogenèse chez Distaplia. in: C. R. Congrès Internat. Z. Leyde 1895 , il n'existe, chez ces Ascidiens, aucune relation génétique directe entre l'organe cardio-péricardique et l'épicarde. Les deux ébauches, creuses, de l'épi- carde naissent, à droite et à gauche, du fond du sae branohial, non loin, il est vrai. du lieu dorigine des deux ébauche8, pleines. de lorgane cardio-péri- cardique. mais plus dorsalement et longtemps après que ces derniéres. non seulement se sont détachées de leor lieu de formation, mais se sont fusionnées en un organe creux et unique. Chez l'embryon de Clavelina, les deux ébauches de l'épicarde se montrent quand les deux paires de fentes branchiales, non seule- ment sont perforées, mais se sont déjà allongées dorso-ventralement, c'est-à-dire à un stade voisin de celui que représente la fig. !), pag. 561, de ma notice I.e. . Chez Distaplia, elles apparaissent quand les deux paires de fentes branchiales, perforées, se sont dt^jà notablement allongées, parallèlement à la paroi dorsale de l'embryon, soit à un stade voisin de celui que représente la tìg. 30, pag. 584, de ma notice 1. e. . 546 Charles .lulin poni" étre rang-ées dans la meni e famille, ne se reproduisent que par voie sexuelle'. Néaiimoius, je desire traiter eneore ce point. Lorsque Ton voif, còte à cote et parfois sur uu espace relative- meut restreiiit; plnsieurs et méme d'assez nombreux individus de Archinscidia neapolitaìia, on est tenté de considérer l'espèce comme polyzoique et de la ranger parmì les Ascidies sociales. Ce serait peut-ctre une erreur, mais je n'en suis pas certain. En effet, en dépit de recherches minutieuses, je ne suis jamais parvenu à trouver la moindre trace de stolon entre individus voi- sins. Toujours ils se montraient isolés les uns des autres et on pouvait les détacher dans tonte leur intégrité. Ce n"est, il est vrai, pas une raison süffisante, attendu quii se pourrait qu"après avoir pris naissance, còte à cote, par bourgeonnement, sur un stolon com- niun très court, ils se fussent secondairement séparés, par atropliie du stolon. D'autre part je n'ai jamais trouvé de blastozoide en voie de développement. J'ai cberché à trancher la questiou d'une autre facon. L"embryon de ArchiasckUa possedè, comme celui des autres Ascidiens, trois papilles adliésives. Or, sur les coupes sériées de deux spéciraens que j'ai examinés, j'ai trouvé, au niveau de la sur- face de fixatiou, trois diverticules de l'épiderme, dont les extrémités montraient des épaississements, très marqués, de Tépithélium sub- tunical, correspondant sans aucun doute aux trois papilles adhésives de Tembryon. Mais les 5 autres individus, dont j'ai débite l'abdomen en coupes sériées, ne montraient pas cette disposition au niveau de la surface de fixation. Tonte trace des papilles adhésives avait-elle disparu chez eux, ou bien ces individus étaient-ils des blastozoides? C'est ce que je ne sais pas. J'ignore donc si Archiascidia est monozoique ou polyzoique. Mais si nous admettons — ce (jui me parait très probable — (lue cet Ascidien est polyzoique, la vésicule interne des bourgeons (|u"il produit ne peut provenir que de Textrémité postérieure de la 1 Voir ù ce propos: F. Lahille. Recherches sur les Timiciers des còtes de France. Toulouse 1890. — Ed. van Beneden. Les jienres Edeinascidia Herdm.. Jiliopalra Phil, et Sl//äcn'a nov. gen. in: Bull. Acad. Sc. Belg. ò Tome 14 1887. — W. A. Herdman, On the genus Edeinascidia. in: Trans. Biol. Soc. Liverpool Vol. 5 1890. Dans une prochaine publication, je ferai connaitre deux espèces nouvelles de Clavelinidae, découvertes dans le Golfe de Naples et qui. comme Rhopcdea, ne se reproduisent que par voie se.xuelle. bien qn'elles soient trcs voisines de Clardino. Eecherches sur la Phylogenese des Tunicìers. 547 cloison abdominale, prolongée dans un court stolon. Elle serait donc d'origine ectodermique, comme c'est le eas dans les bourg-eous des Botryllid» et probablement des Polystvelidre. En outre, étant donne (^ue les deux ébauclies de la cloison abdominale de Archiascidia procèdent des sacs péribranchiaux de l'embryon, le mode de blasto- genèse, chez cette espèce, serait une modalité de la blastogenèse dite «palléale» des Botryllidse et des Polystyelidie, et qu'il serait préférable d'appeler «péribrancbiale». L'ensemble des faits, actuellement connus, concernant la blasto- genèse chez les Ascidiens, nous permet de conclure que la vésicule interne des bourgeons se forme, soit aux dépeus d'un épicarde d'ori- gine pharyngienne (endodermi(j[ue), soit aux dépens d'une partie de la paroi des cavités pérìbranchiales (ectodermiques). Le bourgeonnemeut épicardique ou pharyngien se réalise, sous des modalités diverses, chez les Clavelinidse, les Distomida?, les Diplosomidse, les Didemnida) et les Polyclinida?. Le bourgeonne- meut péribrancbial se réalise chez les Archiascidiida; (?), les Bo- tryllida^ et les Polystyelidìc. Quant au bourgeonnemeut des Perophorida3, nous devons, pour e moment, réserver la question de savoir s'il appartient à l'un ou à l'autre de ces deux types de blastogenèse. Or, il me paraìt interessant de signaler que les deux types connus du bourgeonnemeut des Ascidiens doivent déri- ver d'une forme primitive, réalisée chez Doliolum. Les études de MM. Grobbex et Uljanin ont, en effet, démontré (jue le stolon prolifere (ventral) de loozoide (Amme) de Doliolum est, au début de son développement, constitué: 1" par un prolonge- ment de l'ectoderme; 2" par des cellules du mésenchjme; 3" par une paire de prolongements, symétriques, du fond du pharynx, que je considère comme les homologues des deux ébauches de l'épicarde de Claielina\ 4'^' eutìu, par une paire de prolongements, symétri(iues, de la cavitò cloaco-péribrauchiale. que je tiens pour homologues aux deux ébauches de la cloison abdominale de Archiascidia. Elles ont démontré, en outre, que ces éléments constitutifs du stolon ventral interviennent dans l'orgauogenèse des blastozo'ides, bien que les deux auteurs cìtés ne soient pas d'accord sur la nature des organes qu'en- gendre chacuu d'entre eux. Eutin, les recherches de M. Uljanin ont établi, contrairement à l'opinion défendue par M. Grobben, que tous les blastozo'ides de Doliolum dérivent, par division transversale multiple, de ce seni stolon prolifere ventral. 548 Charles Julin Dans une notice que je publierai prochainemeut, je rechercherai, d'une part, coinment à ce stolon prolifere ventral de DoUolum se rattaclient eeux de Dolchmia, de Anchinia, des Salpida^ et des Pyro- somida^, et, d"autre part, comment aux dépens de la dispositiou primitive de DoUolwn se sont formés les deux types du bourgeonne- ment que nous constatons chez les Aseidiens. Cette question est intimement lióe à une revision de la Classi- fication des Tuniciers, fondée sur Tensemble des documeuts fouruis par l'étude du développement embryonnaire. IV. Conclusions. Je me crois autorisé à déduire de l'ensemble de mes reclierclies que ArchiascicUa neapolitana est, de tous les Aseidiens actuel- lement connus, la forme la plus archaique, la plus proche de la forme- souche hypothétique, Protoascidia. Tout eu présentant, tant daus son développement que dans son Organisation, de grandes aualogies avec les Clavelinida?, elle diffère cepeudant de tous les représentants de cette famille par un ensemble de caractères, plus primitifs, portant sur l'orgauisation de sa branchie, sur la disposition de sa glande intestinale, sur la structure de ses organes sexuels et, enfin, sur labsence d'épicarde. Ces caractères distinctifs que, dans la diagnose qui va suivre, je transcrirai en caractères espacés, me paraissent suftisants pour pro- poser de créer pour la seule espèce actuellemeut connue, une nouvelle famille dAscidiens, la famille des Arcliiascidiidse. Voici quelle en est la diagnose complète. Famille des Archiascidiida} nov. fam. Corps très allongé, fixe par son extrémité postérieure et sub- divisé en un thorax et un très long et étroit abdomeu, renflé à son extrémité postérieure. Le thorax contient: l'appareil branchial, l'extrémité initiale de Ta'sophage et Ics extrémités terminales de lintestin et des conduits sexuels. L"abdomen loge: la majeure partie de l'anse digestive et des organes sexuels, ainsi que lorgane eardio- péricardique. Son extrémité postérieure, renflée, loge: l'estomac, la portion pylorique, la courbure intestinale et la partie initiale de rintestin gréle, ainsi (lue les glandes sexuelles et lorgane cardio- péricardique. Sii)hons buccal et cloacal courts et rapprochés, le siphon buccal étant terminal. Recherches sur la phylogeni'se des Tuniciers. 549 Oritìces buccal et cloacal sessiles, circulaires, non lobés. Tentacules coronaux simples, filiformes. Test mince et transparent. Tunique musculaire fornice exclusivemeut par des faisceaux lon- gitudinaux, disposés symétriquement par rapport au pian median du eorps, sauf dans l'étendue des siphons buecal et cloacal, oii eile comprend, eu outre, des faisceaux circulaires. Raphé dorsal représenté par des lauguettes distinctes et isolees. Ni papilles, ni sinus longitudinaux internes dans la branchie. De chaque coté du thorax, deux rangées de stigmates l)ranchiaux, tres allongés, séparés par un sinus transverse et dérivant de deux fentes branchiales, naissant séparé- ment Tune derrière l'autre. Les portions ventro-latérales des deux raugées sont dirigées transversalement; lapartie dorsale de la rangée antérieure est reportée en avant; celle de la rangée postérieure s'étend loin en arrière. De chaque coté du thorax règne, respectìvement en avant et en arrière de la région stigmatique, une zone astigmatique très étendue. Entonnoir vibratile simple, conique et pourvu d'un orifice elliptique. Absence d'épicarde, mais présence, daus tonte la lon- gueur de l'abdomen, d'une cloison frontale, d'origine péri- branchiale, subdivisant l'abdomen en un sinus dorsal plus vaste et en un sinus ventral, plus réduit. Tube digestif constituant, dans son ensemble, une très longue anse simple, siégeant dans tonte la longueur du sinus dorsal de l'abdomen. (Esophage et intestin très longs; estomac légèrement jtlissé. Glande intestinale consistant en un conduit excréteur très court, non dilaté en ampoule, et eu tubes peu nombreux, non ramifiés, longeant, parallèlement les uns aux autres, l'intestin gréle et le gros intestin. Conduits sexuels tubuleux et médians, logés à la vofìte du sinus dorsal, tant dans l'abdomen que dans la partie postérieure du thorax. Ovaire court, simple et tubuleux; testicule unilobulé. Les deux glandes sexuelles sont logées dans la concavité de la courbure intestinale. La paroi de l'oviducte se prolonge, dans la par- tie postero-dorsale de la cavité cloaco-péribranchiale, en un repli placentaire, sur lequel se fixent les anifs pendant toute la durée du développement de l'embryon. 550 Charles Juliu Orbane curdio-i)éricardique court, tubuleux, occnpaut, au niveau de la courburc intestinale, dans le rentiement terminal de l'abdomen, tout Tespace ventral compris entre la cloison abdominale et la paroi du eorps. La famille des Archiascidiida? ne comprend encore actuelle- ment qu'un seul genre conuu: Genre Arcldaschìia nov. gen., représenté par une seule espèce: A. neapoUtana nov. sp., Ascidien polyzoique i?) de très petite taille (longueur 6 à 10 mm). Golfe de Naples, zone coralligène. Caractères de la famille. Liège, 12 juillet 1904. Explioation de la Planche 20. Toutes les figures sont des Images reelles. Ce qui est conventionnel senle- inent, dans les fig. '^ à 15, c'est que les épithéliums ainsi que le testicule, Tovaire et les gros ceufs ovariens ont été représentés par une simple teinte piate foncée, tandis que le test (fig. 7 à 11) et le mt'senchyme de la paroi du corps (conche conjonctivo-musculairej et des sinus vasculaires a été représenté par une teinte jìlate plus pfde. Ces figures, qui ont été réunies en une planche, étaient, dans ma pensée, destinées à ètre intercalées dans le texte. EUes ne penvent servir qu'à faire comprendre la description de l'anatomie de l'animai. Dans une publication ul- térienre, je donnerai de nombreux dessins, qui illustreront la texture de ses organes ainsi que son développement embryonnaire. Lettres communes an anns. e conche conjonctivo-musculaire. cb cavité branchiale. ce cavité cloaco-péribranchiale. ce a cavité cardiaque. ed canal déférent cen cul-de-sac postérieur de Tendo- style. e i courbure intestinale. da cloison abdominale. epe cavité péricardiqne. ci cellules dites du testa'. e épithélium subtunical. cf épithélium foUicuIaire. cm embryon. en cndostyle. cp épithélium péribranchial. à toutes les figures. est estomac. gi gros intestin. gli glande intestinale. ig intestin grèle. m faisceau musculaire longitudinal de la paroi du corps. m' faisceau musculaire longitudinal du sinus dorsal. n nerf visceral. 0 oeuf Ovarien. ocd débouché du canal déférent. oes cKSophage. 0 0 oritice oesophagien. ov ovaire. ovd oviducte. ovd' son débouché. jyan portion anale do l'intestin. J Eecherches sur ia Phylogenese dea Tunk-iers. 551 p.cp épaississementderépithéliumsub- s stigmate branchial tunical. sd sinus dorsal. pl placenta. sv sinns ventral. po pavillon cesophagien. t test. pp portion pylorique. il testicule. rp repli placentaire. Fig. 1. Arehiascidia neapolitana. Vue de profil face laterale droite) du thorax et de l'extrémité antérieure de Tabdomen, d'un individu porteur de 4 embryons. — L'anus, la portion anale de l'intestin, la portion initiale de l'oesophage et le canal déférent, qui ne se distinguaient pas nette- ment sur l'animai examiné par transparence. n'ont pas été représentés. Gross. X '10. Gomme cela se présente fréquemment pour les spécimens fixes par les réactifs, méme après anesthésie, Taxe longitudinal antéro-postérieur; de l'abdomen se trouvait infléchi vers la face ventrale. Il ne se trou- vait pas dans le prolongemeut direct du mème axe du thorax, comme c'est le cas chez l'animai bieu épanoui. Fig. 2. Arehiascidia neapolitana. Vue, par la face dorsale, du thorax de l'a- nimai dont la fig. 1 représente la vue de profil. Gross, x 40. Les fig. 3 à 15 représentent des coup es transversales, de plus en plus postcrieures, d'un méme individu adulte, porteur d'un seul em- bryon. L'animai, parfaitement épanoui, a été débite en une sèrie compiòte de coupes transversales, de 71/2," d'épaisseur, pratiquées d'avant en arrière. Ces coupes étant dessinées vues par leur face antérieure, il en résulte (]ue les còtés droit et gauche des figures cor- respondent respectivement aux faces gauche et droite de l'orgauisme. Fig. 3. Arehiascidia neapolitana. Coupé transversale du thorax, interessant la partie postero-dorsale de la région stigmatique (rangée postérieure des stigmates) du sac branchial, immédiatement en avant du bord an- térieur du replì placentaire. Gross, x 120. Fig. 4. Arehiascidia neapolitana. Coupé transversale du thorax, interessant: d'une part, le point de débouché du canal déférent 'ocd) dans la cavité cloaco-péribranchiale; d'autre part, le bord antérieur, libre, du repli 'placentaire [rp]. Gross, x 120. Fig. 5. Arehiascidia neapolitana. Coupé transversale du thorax, interessant l'anus [an) et le placenta [pi]. On remarquera que le placenta montre deux assises de noyaux, dont l'une, adjacente à la membrane ovulaire anhiste fin trait continu délimitant immédiatement, en dehors, l'espace périembryonnaire occupé par les cellules dites «du testa», et), est con- stituée par les noyaux de Tépithélium folliculaire modifié, tandis que l'autre est constituée par les noyaux du repli placentaire modifié. Le bord gauche du placenta à droite dans la figure; se continue avec lépithélium péribranchial par Fintermediaire de la portion non modifiée du repli placentaire [rjj]. Le bord droit du placenta à gauche dans la figure se continue directement avec Tépithélium péribranchial aplati, qui n'est pas modifié dans sa texture et revèt la surface de la moitié droite du placenta, dont il est décoUé accidentellement. Cette circon- stance heureuse prouve que cet épithéliura n'intervient pas dans la Constitution du placenta. Gross, x 120. 552 Charles Julin, Rocherrhes sur la phylogem'se des Tuniciers. Fig. 6. Äri-J/iascidia ncapolifana. Coupe transversale du thorax, interessant le plus postt'rieur des stigmates bninchiaux dorsaux des rangées postt'- rienres droite et gauche. Au niveau du placenta, la membrane ovu- laire anhiste est décollée accidentellement. Gross, x 12U. Fig. T. Arcìiiascidia neapoiitnna. Coupé transversale du thorax, interessant la partie postero-dorsale de la eavité cloaco-péribranchiale ainsi que le fond du sac branchia! avec le pavillon oesophagien {pò). Gross, x 120. Fig. 8. Archiascidia neapolitana. Coupé transversale du thorax immédiatement eu avant de son extrémité postérieure. Elle intéressa: le point de débouohé de Toviducte [ocd') à Fextrémité postérieure de la eavité cloaco-péribranchiale [ce]; l'orifice oesophagien [oo] et la région non plissée de la portion anale [pan] de Tintestin. Gross, x 120. Fig. 9. Archiascidia neapolitana. Coupé transversale passant par l'extrémité antérieure de l'abdomen. Elle interesse la portion initiale de l'oeso- phage [oes\ le gros intestin y/), le bord antérieur de la cloison abdo- minale (ckb) et le cul-de-sac postérieur de lendostyle [cen). Gross. X 120. Fig. 10. Archiascidia neapolitana. Coupé transversale de l'abdomen interessant la portion moyenne de To^sophage [oes] et le gros intestin [gi], entouré des 6 tubes de la glande intestinale [gli). Gross, x 120. Fig. 11. Archiascidia neapolitana. Coupé transversale de Fabdomen, interessant la portion terminale de l'oesophage [oes] et l'intestin gréle [ig], dans la paroi duquel se trouve une grégarine [G]. Gross, x: 120. Fig. 12. Archiascidia neapolitana. Coupé transversale passant par le renflement terminal de l'abdomen. Elle interesse lestomac e.^t) vers le milieu de sa longueur. Gross, x 120. a gouttière dorsale, 1) gouttiére laterale gauche, e goiittière ventrale et d gouttière laterale droite de l'estomac (voir le texte pag. 504 . Fig. 13. Archiascidia neapolitana. Coupé transversale passant par le renflement terminal de l'abdomen. Elle interesse: l'extrémité initiale de la por- tion pylorique {pp) du tube digestif; le testicule [tt, vers le milieu de sa longueur; l'ovaire [ov] à son extrémité antérieure et l'intestin grèle [ig] prèa de son extrémité postérieure ou initiale. Gross, x 120. Fig. 14. Archiascidia neapolitana . Coupé transversale passant par le renflement terminal de l'abdomen. Elle interesse notamuient l'extrémité posté- rieure de la portion pylorique pp et l'extrémité antérieure de la branche ascendante de la courbure intestinale [ci). Gross, x: 120. Fig. 15. Archiascidia neapolitana. Coupé transversale passant par le renflement terminal de l'abdomen, immédiatement en arriére du testicule. Elle interesse la branche transversale de la courbure intestinale ;/•/) et Tor- gane cardio-péricardique au voisinage de son orifice postérieur. Gross. X 120. eca eavité cardiaque, epe eavité péricardique, pep épaississements de répithélium subtunical au niveau de l'extrémité postérieure des faisceaux musculaires longitudinaux. J 553 Notes on some Hydromedusae from the Bay of Naples. By Chas. W. Hargitt of Syracuse University. With plates 21 and 22. The following- 'notes' on a few Hydromedusae obtained at Naples duriug tbe spring* and summer of 1903 comprise a series of obser- vations upon several species, some of wliich are believed to be new, others more or less rare, and all of more than ordinary biologica! interest. It is believed that the account submitted may have some value both as to the morpholog-ical and faunal facts coneerned as well as a contribution toward a clearer knowled§;e of some hitherto disputed Problems. PaeJiycordyle Weisnianni sp. nov. Duriug- the month of May I obtained several colonies of an interesting hydroid which in many respects seems closely allied to Pachi/coirlyk napoUtana Weismann, but which will be seen to have some Sharp differences. The colonies were obtained from the Bay of Naples at comparatively small depths and all inhabiting the shell of a living' snail, Fusus rostrata. The hydroids live fairly well in the aquarium, having' been kept under Observation for as much as a week at a time. During- this time several medusae were liberated, thus affording' opportunity for criticai study of the entire life history of the species, exceptiug that of the embryo. As intimated above, the hydroid seems to live 'fairly' well in the aquarium. It was, however, evident that with successive days under this changed en- viroument there was more or less decline in vigor, both of the hy- droid and developing medusae, for the first medusa, which was born during the tirst day in the a(iuarium, exhibited a vigor and activity 554 Chas. W. Hargitt (|uite lackinc: in tliose boru severa! days later. The colony conti- nued to live, however, and medusae were liberated during an entire week, at the end of which time the hydroids were killed and pre- served for subsequent study of morpholoc:ical details here-in-after described. Most of the material was fixed in alcoholie-corrosive Solutions, and in 10^ Solutions of formalin in sea-water. It may be remarked, incidentally, that of the preserved mate- rial some was worked up soon after preparation. and other portions after my return several months later, and with an experience simi- lar to that which I have elsewhere mentioued, namely, that better results were obtained from the newly prepared material than from that long preserved. This I believe may be regarded as a general rule having few exceptions so far as coelenterates are coneerned. Sections were in almost all cases stained by means of Heidenhain's iron-haematoxylin , followed in some cases by Bordeaux-red , with excellent results. Systematic. The genus Pachycordyle was instituted for a hydroid found by Weismann at Naples, and described by him in his monograph i. It is unnecessary to cite in detail his description of the hydroid except on certain points involved in comparisons. As I have noted above, the general features of the present hydroid have much in common with that described by "Weismann. The one feature in particular which would seem to sharply distin- guish the two is the fact that Weismann's species is recorded as having only sessile gonophores while in the present case, as already cited, the gonophore is a free medusa, however, a short-lived one. It should be noticed in this connection that Weismann's speci- mens were all male , while strangely enough in the present case I was only able to obtain female colonies. Whether this circumstance of itself affords room for doubt as to the specific difference of the two may be open to some question , of course , tho so far as my observations have gone, as a rule where the medusa is free in one sex of a given species it is almost invariably free in both. I have elsewhere shown^ that occasionally specimens of Pennaria tiarelia are found in which many of the female medusae discharge their * Die Entstehung der Sexnalzelleu bei den Hydromedusen. Jena 1883 pag. 87. 2 Amer. Natural. Vol. 34 1900 pag. 391. Notes on some Hydromedusae from tlie Bay ot" Naples. 555 eggs witliout becoming free, tlio I bave not notieed this feature among male colonies. It slioiild also he said tbat in tbe species under consideration tbe g'ouopbores in tbeir earlier stages of development sbow everv aspeet, wbetber of form or structure, of sessile sporosaes. But siuce tbese come to matnrity witbin a few days it would seem as if Weismann conld bardly bave failed to distinguisb tbe development of tbe medusa and its probable birtb. Moreover, be deseribes tbe gonopbore as baving a ramified spadix. Wbile tbis may be tbe case during early development, in tbe mature medusa it bas entirely disappeared. Wbetber bere again tbe difference of sex may inveivo differeuce of structure must remain an open question , at least for tbe present. Incidentally it may be wortby of remark tbat Weismann's spe- cimens were obtained from considerable deptbs, '40 meters', and from tbe sbell of a species of Murex, whììe as noted above tbe present specimens were ali found on a sbell of anotber genus and at small deptbs. Wbile owing to tbe fact tbat only one sex bas been available for tbese comparisons and from wbicb to formulate diagnostic de- tinitions tbere may naturally remain some doubt as to tbe distinct- ness of tbe species, I am, bowever, strongly convinced of its spe- cific independence, and venture to propose for it tbe uame Paclìij- cordyle Weismanni, in bonor of tbe autbor of tlie genus and bis distinguisbed contributions to hydroid morpbology. Specific Diagnosis. Tropbosome: Colony arising from a delicate, reticulated bydro- rbiza. Hydrocaulus sparingly brancbed, from 3 — 8 mm bigb. Peri- sarc somewbat dense, not extending beyond tbe base of tbe bv- drantb, dull yellowisb brown in color. Hydranths club-sbaped, witb sub-conical bypostome. Tentacles from 8 — 16, filliform, becoming delicate and tbread-like wben fully expanded (PI. 21 Fig. 1). Color: Hydrantb body orange or reddish, bypostome wbitisb. Habitat: Upon the sbell of Fusus rostratus. Gonosome: Medusa buds borne on side of stem, rarely on lateral brancbes, pear-sbaped as tbey approacb maturity, seldom more tban two or tbree on a single polyp, tlie entire gonopbore enclosed witbin a sbeatb of pensare (gonangium?). The medusa escapes from tbe capsule by rupturing or dissolving tbe distai end, after wbicb the 550 Chas. W. Hargitt capsule may often be found iu a partially collapsed condition upou tlie stem or branclies. Medusa piriform, with prominent apical projection. 8ize 2 mm high by 1.3 mm broad. Velum narrow, velar openiug- verv small. Manubrium rather large, conical and devoid of peduncle. Bell very transparent, with scattered nematoeysts over the exumbrellar surface. Radial canals lacking, marginal canal simply a fissure of varying size between the layers of ectoderm with vestiges of entodermal lining near the margin. Tentacles entirely lacking. The medusa is devoid of color except on the manubrium , which varies from orange to dark brown. Mouth wholly lacking. When first liberated the medusa swims with a short, jerky motion, tho of limited vigor, a few contractious appeariug to exhaust the little creature. Eggs are discharged almost immediately after the birth of the medusa, the life of which is very ephemeral, not exceeding one or two hours (Fig. 2). Origin of the Germ Cells Concerning the origin of the germ cells my observations upon this species agree iu most points with those of Weismann on the related species, in so far as actual conditions are concerned. He tìnds these cells in the entoderm, and there only, yet rather insists upon the probability of their descent from ectoderm cells, while as yet in an iudistiuguishable stage. His specimens beiug ali male in which, as he says, the primitive germ cells are small and correspon- dingly difficult of recoguition, affords some plausibility for his con- teution, tho he likewise makes similar claims concerning the ulti- mate source of egg cells in other genera. These speculative deduetions are without any support from my own ol)servations, tho as already noted, they were restricted to fe- male colonies entirely and therefore cannot of course be claimed to l)rove those of Weismann to bave been wholly in error. In the species under consideration the germ cells originate in the entoderm and are not fouud elsewhere at any time during their growth or maturation. As is very well known, the size and character of the egg cells render them easily distinguishable even at a comparatively early period in their development. In sections of the hydroid stem in both long and cross series and staiued by various methods I bave found no evidence of their occurrence other than in the ento- derm. Notes ou some Hydromedusae frorn the Bay of Naples. 557 Moreover, tliese sectious failed likewise to aflorcl nuy evitlence of Weismann's so-called "Keimzone". Whìle eggs are found usually iu greater uumbers in the immediate region of the gonophore buds, as might be uaturally expected, than in other portions, stili they are found in not inconsiderable niimbers at poìnts more or less re- mote from this region, both above and below. As a rule the egg cells are found in the deeper portions of the entoderm, tho not unusually they are found to oceur likewise ou the surface as shown in Fig. 3. Occurring in greater numbers iu the region near the origin of the gonophore, and possibly also iuciting its development, they seem to be carried into the bud during its formation and development. It would seem, however, that there is a migration of egg cells directly into the gonophore from ad- jacent portions of the stem, since it hardly seems probable that the large numbers which finally occupy the gonophore could bave ori- ginated in immediate contact with it. Such a migration is well known in many other hydroids and may be accepted as occurring bere, tho no direct evidence of it has been observed in the course of the present research. With the growtli of the gonophore there ì.s-.c-. pseudocelis; g.iv. wall of gonophore. Fig. 10. Section of an egg similar to fig. 9, with lines of incipient cleavage at c.pl. Fig. 11. Later stage of multinucleate agg, syncytium. Figs. 12 — 17. Outlines of first six sections of an egg. only four of which showed nuclei. Piate 22. FigB. 18 — 23. Similar series, median six sections in a series of foiirteen, showing progressive cleavage from animai to vegetai pole. Fig. 24. Young jtolyps attached to stem of parent hydroid. Fig. 25. Colony of hydroid, rcrigonimus nripolUanus. x 10. Fig. 26. Medusa o{ Podocoryw conrhicola, showing position of tentacles during active movements of medusa. Fig. 27. Colony of Gemmaria implrra on shell. x 3. Notes on some Hyclromedusae troni the Bay of Naples. 585 Fig. 28. Single hydranth of same. more highly magnified, showing medusa buds at ni. Fig. 29. Medusa of G. implexa, greatly enlarged, showing general shape of medusa, aspect of tentacles, stalked nematocj'st capsules, etc. Only one tentacle drawn complete. Fig. 30. Section of Qgg of Conjdcndriinn in early phase of cleavage. Fig. 31. Section of early embryo of Corydendriuni, with ectoderm, ect. Un- differentiated entodermal mass enf. comprising the center. Druck Ton Breitkopf i Härtel in Leipzig. Verlag von R. Friedläuder & Sohn in Berliu N. W., Carlstraße 11. In imserem Verlage erscheint: I>aÄ Tiei'i^eielx. Eine Zusammenstellimg und Kennzeielmung der rezenten Tierformen. In Verbindung mit der Dentsehen Zoologischen Gesellschaft herausgegeben von der Köniolieli Preußischen Akademie der Wissenschaften zu Berlin. Generalredakteur: Franz Eilhard Schulze. In Lieferungen, groß Lexikon-Oktav. — Mit Abbildungen. Erschienen sind: Probelieferung. (Proto;o'i). !. Lieferunz. (Jrfs.i 2. Lieferung. (Ares.) 3. Liefemng. (Äcaiina.) 4. Lieferung (Acarina.) 5. Lieferung. ( Protozoa.j ti. Lieferung. (Cnistocca.) 7. Lieferung. 'Acarina.) S. Lieferune. (Arachiioidca.) '.I. Lieferung. (Aies.) '.'}. Lieferung. ■ Xcnnes.) !1. Lieferung. (Orthoptera.) 12. Lieferung. (Arachiioidca.) 13. Lieferung. (Acarina. ) 14. Lieferung. (Lepidoptera.) 15. Lieferung. (Ares.) lö. Lieferung. (Mollusca. j 17. Lieferung. {Lfjiidopte/a.} 18. Lieferung. (Afes.) 19. Lieferung. {Porifera.) 20. Lieferung. \Pl'xtyhchni)ähe. Heliozoa. Bearbeitet von F. Schau din n (Berlin"». 24 Seiten mit 10 Abbildungen. 1896. Preis Mark 1,50. Podargidae, Caprimulgidae und Macropterygidae. Bearbeitet von E. Harte rt (Tringt. VUI und 98 Seiten mit 16 Abbildungen und 1 Beilage (Terminologie des Yogeikörpers, von A. Reicbenow. 4 Seiten mit 1 Abbildung). 1897 U. Subskriptionspreis Mark 4,50. Einzelpreis Mark 7, — . Paradiseidae. Bearbeitet von The Hon. W. Ro t h3c liild. VI und 52 Seiten mit 15 Abbildungen. 1S93IV. Subskriptionspreis Mark 2,80. Einzelpreis ?Iark 3,«0. Oribatidae. Beirbeifc-t von A. D. Michael (London). XII und 93 Seiten mit 15 Abbü- diinzen. 1S98 VII. Subskriptionspreis Mark 4,50. Einzelpreis Mark «,S0. Eriophyidae (Phytoptidaei. Bearbeitet von A. Nalepa (Wien). IX und 74 Seiten mit 3 Abbildungen. 189S VIII. Subskriptionspreis Mark 3, SO. Einzelpreis Mark 5,—. Sporozoa. Bearbeitet von A. Labbé (Paris). XX und ISO Seiten mit 196 Ab- bildungen. 1899 VII. Subskriptionspreis Mark 8,80. Einzelpreis Mark 1-,— • Copepoda, I. Gymnoplea. Bearbeitet von W. Giesbrecht (Neapel) und O. S ehm eil (Magdeburg). XVI und 169 Seiten mit 31 Abbildungen. 1698 XII. Subskriptionspreis Mark 8,40. Einzelpreis Mark 11,—. Demodicidae und Sarcoptidae. Bearbeitet vonG. Canestrini (Padua) vmd P. Kramer (Magdeburg). XVI und 193 Seiten mit 3i Abbildungen. 1899 IV Subskriptionspreis Mark 9,20. Einzelpreis Mark 12,—. Scorpiones und Pedipalpi. Bearbeitet von K. Kraepelin (Hamburg). XVHI und 263 Seiten mit 94 Abbilaungen. 1899 III. Subskriptionspreis Mark 12.60. Einzelpreis Mark 17, — . Trochilidae. Bearbeitet von E. Hart er t (Tring). IX und 254 Seiten mit 3i Ab- bildungen. 19(X) IL Subskriptionspreis Mark 12,—. Einzelpreis Mark 16,—. Oligochaeta. Bearbeitet von W. Slicbaclsen (Hamburg). XXIX und 575 Seiten mit 13 Abbildungen. 1900 X. Sabskriptionspreis Mark 26,60. Einzelpreis Mark 35. — . Fcrficulidae und Hemimeridae. Bearbeitet vonA. de Bormans (Turin) iini H. Krauss (Tübingen). XV und 142 Seiten mit 47 Abbildungen. 1900 X. Subskriptionspreis Mark 7.—. Einzelpreis Mark 9,—. Palpigradi und Solifugae. Bearbeitet von K. Kraepelin (Hamburg). XI und 159 Seiten mit 118 Abbildungen. 1901 II. Subskriptionspreis Mark 8, — . Einzelpreis Mark 10, — . Hydraclmidae und Halacaridae. Bearbeitet von R. Piers ig (Annaber.') und H. Lohmann (Kiel). X^^U und 336 Seiten mit 87 Abbildungen. 1901 VI. Subskriptionspreis Mark 16,—. Einzelpreis Mark 21.—. Libytheidae. Bearbeitet von A. Pagenstecher (Wiesbaden). IX und 18 Seiten mit 4 Abbildungen. 1901 II. Subskriptionspreis Mark 1,50. Einzelpreis Mark 2,—. Zosteropidae. Bearbeitet von O. Finsch (Leiden). XIV und 55 Seiten mit 32 Ab- bildungen. i9t)l III. Subskriptionspreis Mark 3,60. Einzelpreis Mark 4, SO. Cycloplioridae. Bearbeitet VOI W. Kobelt (Schwanheim). XXXIX und 662 Seiten mit 110 Abbildungen und 1 Landkarte. 1902 VII. Sabskriptionspreis Mark 32,—. Einzelpreis Mark 42,—. Callidulidae. Bearbeitet von A. Pagen. stech er (Wiesbaden). IX und 25 Seiten und 19 Abbildungen. 1^02 III. Subskriptionspreis Mark 2,—. Einzelpreis Mark 3, — . Paridae, Sittidae und Certhiidae. Bearbeitet von C. E. Ilcllmavr (Wien). (München). XXXI und 255 Sriten mit 76 Abbildun-en. 1903 III. Subskriptionspreis Mark 12.60. Einzelpreis Mark 1(!.— . Tetraxonia. Bearbeitet von R. v. Lendeufe Id (Prag). XIV -ind ItiSSeitea mit 44 Ab- bildungen. 1903 VII. Subskriptionspreis Mark 8, tO. Einzelpreis Mark 11.—. Nemertini. Bearbeitet von 0. Bürger (Santiago). XVII und 151 Seiten mit 15 Ab- N-.)bildungen. 1904 VIII. Subskriptionspreis Mark 7,40. Einzelpreis Mark !>.W>. Es wird ersucht, Subskriptions- Anmeldungen baldigst an die unterzeichnete Vor- lags-Buchhandlung direkt, oder durch Vermitteluug anderer Buchhandlungen, zu richten. Berlin. XW., Carlstr. 11. H. Fi'ieclltiiicler «fe ^oliii. Verlag von R. Friedländer & Sohn in Berlin N.W. 6, Oarlstraße 11. Fauna und Flora des Golfes yon Neiipel. Fanuo et Flore du Golfe de Naples. Bereits erscliicucn: — Ont déjà pani: Jalirsr. .1. I 1. Cteiiophoreu, von C. Chuii. 1880. 313 S. mit 18 Taf. (Vergritien — Épuisé.) Aniiéc i 2. Fierasfer, per C. Emerv. 1880. 7(5 .S. mit 9 Tafeln. (Vergriflen — Epuisé.) ( .1. Pautopoden, von A. Dohrn. 1881. 252 S. mit 18 Tafeln. 60 .# — 75 Fr. 2. ; 4. Coi'alliueualgen, von H. zu Solms-Laubaeh. 1881. 64 S. mit 3 Tafeln. ( ^Ver^rirten — Épuisé. ì ( 5. Chctogrnati, per B. Grassi. 18S3. 126 S. mit 13 Tafeln. 25 J/ — 31.25 Fr. 6. Caprelliden, von P. M a v er. 1882. 201 S. mit 10 Tafeln. 30 ./iT — 37,50 Fr. 3.^ T. Cystoseirae, per E. Valicante. 1883. 30 S. mit 15 Tafeln. 30 ^/f — 37,50 Fr. 8. Bangiaceeu, von G. Berthold. 1882. 28 S. mit 1 Tafel. 6 ^ — 7,50 Fr. ^ 9 Attinie, per A. Andres. Vol. I. 1S84. 459 S. mit 13 Tafeln. 80 J/ — 100 Fr. fio. Doliolum, von B. Uljanin. 1884. 140 S. mit 12 Tafeln. 40^/ — 50 Fr. •t. 5. Ul. PolTcladeu, von A. Lan^. 1884. 088 S. mit 39 Taf. 120 J^ — 150 Fr. U2. Cryptonemiaceen, von G.Berthold. 1884. 27 S. mit 8 Taf . 40 ./^ — 50 Fr. fl3. Koloniebildeude Radiolarien, von K. Brandt. 1885. 276 S. mit 8 Tafeln. 6. 40 J/ — 50 Fr. (l4. Polygordius, par J. Fraipout. 18S7. 125 S. mit 16 Tafeln. 40 Jl — 50 Fr. - o |15. Gorgouiden, von G. v. Koch. 1887. 99 S. mit 10 Tafeln. 40 .// — 50 Fr. '• **• \\6. Capitelliden, von H. Eisig. 1887. 906 S. mit 37 Taf. 120 Jl — 150 Fr. o )17. CaprellideUjVonP.M aver. Nachtrag. 1890. 157S. mit 7Taf. 24.// — 30 Fr. ^' \18. Euteropiiensten,v.J.W'.Spengel. 1893. 756S. m. 37Taf. 150.// — 187,50 Fr. (19. Pelagisclie Copepoden, von W. Giesbreeht. 1892. 831 S. mit 54 Tafeln. 10—12. 150 J/ — 187,50 Fr. [20. Gaminarini, per A. Della Valle. 1893. 948S.m. 61 Taf. 150 .// — 187,50 Fr. 13. 21. Ostracoden, von G. W. Müller. 1894. 399 S. m. 40 Taf. 100.// — 125 Fr. .. 1^ /2?. Nemertiiieii, von O. Bürger. 1895. 743 S. mit 31 Tafeln. 120 .// — 150 Fr. 14— Ib. |2:^. Cefalopodi, per G. Jatta. 1896. 268 S. mit 31 Tafeln. 120 .// — 150 Fr. 17. 24. Seesterne, von H. Ludwig. 1897. 491 S. mit 12 Taf. 100 .// — 125 Fr. (25. Asterocheriden, vonW.Giesbrecht. 1899. 217S.m. 11 Taf. 80.// — lOOFr. 18.19. 26. Khodomelaceen, von P. Falkenberg. 1900. 776 Seiten mit 24 Tafehi. \ 120 .// — 150 Fr. 20. 27. Mytiliden, von Th. List. 1902. 312 Seiten mit 22 Tafeln. 120 .// — 150 Fr. In Vorbereitung: — Eu préparatiou: Non-calcareons Sponges, by G. C. J. Vosmaer. Bei Subskiiption auf wenigstens 5 Jahrgänge beträgt der Preis für den Jahrgang 50 .4^. Pour les souscripteurs de 5 années au moins, le prix est fixe à 62,50 Fr. par année. Mitthellimgen aus der Zoologischen Station zu Neapel. V.j llstiindig crscliienen die Bände: — Ont paru les volumes: I. 1878—79. 502 Seiten mit 18 Tafeln 29 J( Die Bände I — IX ziij^ammen 441 Jl = 551,25 Fr. 11. lHSO-81. 530 . . 20 » 29 U» X. 1891—93. U80 Seiten mit 40 Tafeln. 76 .S 111. 18«1— 82. 602 » " 'iü 41 ^ XI. 1893—95. 694 » » 24 5S .4 IV. 1883. 522 . . 40 » 59 J( XII. 1895—97. 772 » » 54 72 Jl V. 1884. 580 » . 82 56 Jl XIII. 1S9S— 99. 773 . » 13 > 43 .M VI. 1835—86. 7.0Ü .. . :« 5S Jl XIV. 1900-01. 629 » » 18 U Jl VU. 1880—87. 74S , . 27 56 Jl XV. 1902 683 . .30 » 65 Jl VIII. 18>S. G62 « . 2i 55.« XVI. 1-3, IfiOS. Seite 1-444 . 16 35 Jl IX. 1839-91. 676 » .. 25 5S .« XVII. 1-2, 1904. » 1-294 » 16 30 Jl Bei Kfzug der ersten 9 Bä nde wird deren Preis auC die Hälfte ermässigt. — Pour les acheteurs des volnmes 1 à 9 le prix en sera rt'duit de moitie. Zoologischer Jahresbericht. Erschienen sind die Berichte für: — Ont paru les comptes-rendus pour: Zoolog. Jahresber. f. 1679. Pr. 32 .//. 40,— Fr. » 1880. » 31 Ujr. 38,75 Fr. '.1881. " 31.//. 38.75 Fr. .. 1882. » 32.//. 40.— Fr. .. 1883. .. 34 Jr 42,50 Fr. Zoolog. Jahresber. f. 1884. Pr. 36 Jl. 45 Fr. » 1885. » 36 .//. 45 Fr. Zoolog. Jahresber. für 1886 — 1903, Preis jedes Jahrg. (Bandes) 24 J/. Chaque année 30 Fr. Autoren- and Sachregister zu den Berichten für 1886—1800. Preis 16.// — 20 Fr. Antorenregister zn den Berichten für 1891 — 1900. Preis 12 J/ — 15 Fr. Bei Bezut; der Jahrgänge 1S79 — |sS5 incl.beträgtder Preis derselben nur die Hälfte, also lìèJl. — Pour les acheteurs des années 1879 — 1885 incl., le prix en sera réduit de raoitié, à 145 Fr. Druck voD Breitkopf & Uürlcl in Lelpsig. Minfi.a.d.Zool.SUilionzJsfeapil-BdJ6. Taf.l ■ ^-ynuccij U (üirt S. Trmci disino WhMisW. HA Tti/iXs.Z i tf'i^T- \lil!hjul./oiil.St(iliiiìi/..\ ?a/M-77»7. IG. Tai;j. k ! / 6 - ' IO 12 3V~ • • C.C ---="=' /J '^. r 17 b • • • • /f /J x %*» •; 15 m ' • • • V IG 4 : (2> MM lui xl 7.001. St (Uhm z Neapel Bd. /(>. Taf.VJ. VerlagvMJiHedlajäieriSohK'Be.ji'j MHlhxi dJ.ool .Staliom.Xetti>cl.Bd .16. Taf.'l. ; .;HiM li pUÄÜM in-' M^mm "P JüOs^ "/' .-r -^{/^^f 9 mm-^ Gy^ i n I 1.1 "^miMw- à Mitt]i.a.tl./!oal.Staliüii zJ^mpel Bil.lfi. Taf.S. Va \a!jv 'B^TrttäVaiäcr i Sohl, Strlm LiätJnstvEA'FaiikcXnputS- nrr Müth. ad. Zool. Station z.Xrapcl. Bd. 16 5 ^ rulli UML \Ullli. Uli y.iiol. Slalum x. Xr,i/ir/. /!,/- J(i r.ii: s. 20 of, 13 Mil/Ji. <(.(/. Zm/.. Sta/imi z.Xiiijui. Bd.Ki. Taf. 9 Carta delle pesche profonde eseguite nel 1902 dal „PURITAN". Le profondità sono in metri. Mancano le retate No. 41, 42, 43, 46, 47, 58, 59, 59a, eiJ. 61. 298 C. 131 oz-z-p »^^' 180 Pt> Vitaret0c:=rr^È::JS^"c>''Of^ O/ pia Capocchia%^^_^2^==^>'^c> j vv I j„ gì scJ, \ \ ■>«., scJl '"^ ì, À .9. hnpì. 9 m~- , A i>.s iph ' paK IL i I. A BrwJ^--^'''-' ;j''wr MUlli xiil.Xool SUilüm zMapcl.Ikl . 10. 31. .7.7. :5tKAIliLv,LA.Ì^Clkf i«v::i'f ■Milthxt il./mtl Sliilioii /.Nmpcl.llä Ad. W Tur 7'A. .T,9. ,-.^ ßy. ■Mài M( 1 ,%*'^ I/-C'r^»» I lilh.Anit.\'.E.A.?ijnke.Leip2y, ^ J Millh .a il. Zool . Slalion zNeapcI. Bä .l(i [> Olili') y)H Pierantonx dis limonarci. Sta 1 dia ' V<^rIa(fvJi.?YìedIa}ìde/: S Sohtißulih ZiiJuAriSty^2'.A.-Flink£ . Zezp^ur Millfui (IJ!oi>l S/iitioii a^'eapil.lid .16 "^^^^^Ss5*^' H. f in- $ n'L Mitth. a. d. Zoo/. Station z. Neapel. Bd. i6. Taf. j-j. Verlag von R. Friedlander iS Sohn Lilh. Ansialt v. Werner & Winter, Frankfurt a. M I Mitlh. a. d. Zoo/. S/al/on z. Xmprì Bd. /G. Tor.lS. G.SlmAdel Verlag T.E.TnedläJ"'**. Sohi,Berlirb. liOi^nst.v.ZJ-FunJaJiepz^ % .1 lillli. 'Ä^ ^"•.^. " ' '> %\ l^n^ \^- :^-%S-^ . / ^ , ■^L M~..f