REDATTA DA . A. BORZÌ | o. PENZIG Prof. all Università di. Messina Prof. all’ Università di Genova + » y È _ HM. PIROTTA Prof. all’ Università di Roma in collaborazione con molti Botanici = Italiani e Stranieri. GENOMA... - TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO pi — Vico Mele, 7; interno 5 DEB IA O MIPIGHIA a ndi F. DELPINO ` wt ED OSSERVAZIONE BOTANICHE DECURIA SECONDA (con Tavola V) Biologia delle gimnosperme : Ta questo gruppo, che-certamente racchiude le forme archetipe delle | fanerogame, uniforme e veramente primitivo si addimostra il processo. E: . della impollinazione; e poiché in quelle forme primigenie non potevano ancora essere coneretati notevoli rapporti col mondo allora nascente degl'insetti, la funzione pronuba delle gimnosperme vedesi ancora al giorno d'oggi essere esercitata esclusivamente dal vento. La. stauro- gamia anemofilica, veramente primitiva e non già secondaria quale si — ileva in tutte le angiosperme anemofile, domina in tutto il gruppo. ` : Bo: nel tempo propizio alla concezione detto tubo è pieno. di umore acqueo, che vedesi emergere dal suo orifizio sotto forma d'una goceiolina trasparente. Il polline volitante per l'aria resta attratto da ^» F. DELPINO questa gocciolina, e appena fissato su di essa, percorre il canale mi- eropilare e si adagia sul nucleo. Si notano acconcie disposizioni per ` questo passaggio. È il polline specificamente più leggiero della linfa mieropilare? In tal caso gli ovuli o sono inversi in infiorescenza ver- ticale (Abies, Larix, Pinus, Podocarpus), oppure sono eretti in infio- rescenza geotropa (Cupressus, Biota, Thuja, Cryptomeria, Taxus ecc.) | s - Ma dato che il polline sia specificamente più grave della linfa micro- . pilare, ecco che gli ovuli sono eretti in infiorescenza rigidamente ura- E H D . . motropa. Quest’ acconcia disposizione può rilevarsi in tutte le specie di EC ` Ephedra, le quali così si diportano in maniera al tutto antagonistiea d a quella delle altre specie gimnospermiche. È qui manifestata la neces- : sità che il polline raccolto dalla gocciolina mieropilare debba cascare SCH, piombo sul nucleo Presso il genere Ephedra, laddove debbe risalire = fino al nucleo nelle Conifere. - Cotal proeesso d' impollinazione è un carattere assoluto di distinzione 1 : trà le gimnosperme e le angiosperme anemofile, presso. le quali la ` s - parte designata a fissare il polline è uno stimma, non un mieropilo. di In tutte le gimnosperme ha impero ‘quasi assoluto la legge della ` ` staurogamia. Appena in dhe stirpe si rivela la possibilità della ‘omogamia; ma in tal caso è meno attuabile della staurogamia. A questo | predominio della staurogamia è senza dubbio correlata la robustezza : e la longevità delle specie gimnospermiche, nessuna delle quali è er- - bacea ed annuale. La Sequoia gigantea fra tutte le piante può passare per il tipo più robusto e longevo che sia mai esistito; longevo non. soltanto se si riguarda alla vita d'un individuo, ma eziandio se si ri- - guarda alla vita della specie; perché questa Sequoia (e medesimamente ` ` e Y affine S. sempervirens) dall' epoca miocenica fino ai giorni nostri mE i che siasi conservata Ee Se, e te de tassinee sono specie dioiche, ma E difficile il. Teci ; SE se si tratti di dioieia primigenia oppure secondaria. Se il caposti- 5. S pite era dioico, allora non è altro che una continuazione della dioicia | primigenia; ma se il capostipite fu monoico, la loro dioicia sarebbe se- - condaria. In questo caso di dioicia . EE sono a mio parere le SE ` Gnelacee. Le Abietinee sono monoiche , ma la monoicia - ehe di gran lunga più agevolate ne restano le nozze incrociate anzichè | le consanguinee. Appena può dirsi che esista la possibilità della omo- cena E fora in alcune spie, 5 elise: è d sugli Gaz dello è preparata in guisa | D ECH ee poro MD anoo ben inteso e un a terra sviluppano esse sole ed in quantità enorme la provvigione ` — polliniea; laddove i fiori femminei sono rilegati alla piü alta cima dele. : Muere Ora si danno bensi ordo correnti dr reima macon ; e predominante. Anzi i conero RE Ka quasi ro! dioico. E vero she. i ‘come in Luo altro gare: di Toig si bà che. per trasferire il polline dalle dior a $ SOTA alle femminili, non si ritrova nelle gimnosperme attuali nessun. i carattere di adattamento ad insetti o ad uccelli. Ciò prova in favore (Csa della loro antichità; perocchè nell epoca remota in cui dette specie sia ee See già insetti ed uccelli; ma non insetti antofili — abbandona spontaneamente e casca; T per esserne rimosso deve atten- dere contatto. o sfregamento col corpo d'un insetto o di altro animal- ` to E EE difensiva: e alla funzione disseminatrice. La funzione difensiva contro certi animali è pronunziatissima nelle osperme. Molte ne hanno gue venefici (Cycas, Sabina, em. NOTE ED OSSERVAZIONI BOTANICHE - js qui trovato ios IDEO CAN, segno e pied quasi certo : ur d di nettarii florali, che relativi sono ad altri tipi d'ime- -motteri, dall'altra parte col fatto che nel gruppo degl'imenotteri le formiche sotto il riguardo morfologico e biologico forma una stirpe | d’evoluzione affatto postuma (1). Quanto alla funzione della disseminazione, uno, il quale si faccia a considerare l’antichità del gruppo gimnospermieo, sarebbe a priori: | propenso a credere che l'unica agenzia disseminatrice presso queste piante fosse il vento. Ee ciò non = Vero è. che Pensa una buona parte di EE i - gieri, muniti d Stio di uno o più processi alati (Abies, Pinus, E di Cedrus, Cupressus, Thuja, Dammara, W elwitschia. i * P, DELPINO } Sono invece disseminate da animali quelle gimnosperme che offrono semi circondati da tessuti polposi e colorati, o solamente polposi. Fra. le gimnosperme a semi polposi non colorati sta la Salisburya. Per la; disseminazione ha non soltanto il carattere della polposità dell'integu- mento del seme, ma eziandio la curiosa disposizione di produrre semi affatto pendoli all'apice d'un lungo peduncolo; la qual circostanza n- corda perfettamente l’ analogo diportarsi dei semi di Magnolia, i quali — pendono liberamente all'aria sospesi da un lungo fascio di vasi spirali disciolti. Ora io credo che nell uno e nell'altro caso questa disposi- zione abbia lo scopo di riserbare tai semi ad animali volatori, e di sottrarli al dente di piccoli roditori; i quali se mossi dall’ incentivo di cibarsene, col capovolgersi e appoggiarsi al filamento sospensore, ca- scherebbero inevitabilmente a terra. La Salisburya è l unico super- stite di una famiglia, già ricca di forme, ora moribonda; e può darsi Ple i suoi naturali disseminatori oggidi più non esistano. In Si caso. * ^ dei semi é puzzolente ed ingrata. Fra le Cicadee nel solo genere prototipico esistono semi polposi e colorati; ma si desiderano osservazioni de visu per decidere quali siano gli animali disseminatori. Nel genere Salisburya e sopra tutto ‘nel genere Cycas la grossezza dei semi e del pirenio pare che escluda ` l'agenzia degli e È Seier come tutti sanno, sono designati alla EE principal mente per mezzo dei tordi che se ne cibano. ` Quasi tutte le tassinee e. podocarpee, e poi tutte le specie ài po dra, offrono frutti commestibili. Quando è una cupola rossa contenente escrescenza et mentre la mu di Ephedra è ques c3 Si. alinea: maniere di frutto s ‘indirizzi per la disseminazione alla stessis- sima specie di uccelli carpofagi. Frutti commestibili sono prodotti anche dai generi Podocarpus e Cephalotacus. Nel primo ciò che si cambia in polpa commestibile è il - talamo florale colle rispettive squame, e a giudicare dal complesso de’. caratteri sarebbe indiziato alla disseminazione principalmente per opera - di uccelli dell'ordine dei colombi. Nel Cephalotaxus invece si cambia i; in polpa. una stratificazione esterna dell'integumento del seme, mentre a ] arte più interna diventa dura e legnosa per la protezione dell'em- così abbiamo una drupa. Del resto la grossezza di questa drupa dell’ incluso pirenio quasi emula quella della drupa e del pirenio di E alisburia. Coneorda ancora il ‘colore sbiadito e la pendulità di un pro- ` è facile congettura quali ne siano - gli En iii: SS caso LR siano pacon dovrebbero essere T insetti, abbondano invece Y scopo della disseminazione i rapporti gli animali carpofagi. nzi, eib che par singolare, questi rapporti 35 "ëss già DIRCI ues Hon SS relativamente ad MN pose DELPINO ` IT. ‘ Pensieri e osservazioni sulla disseminazione. 2 Non basta che le piante maturino i semi. Conviene che questi a tempo opportuno si stacchino e riproducano la specie a maggiore o — : minore distanza. . La disseminazione non può avere per iscopo la dilatazione geografica. - Send la dilatazione geografica è un effetto non intenzionato della d dispersione locale; e tanto se la dilatazione E sarà Bes v per occupare i D vicini, $ E an por oe occup che pure hanno uncini, o infine frutti commestibili è chiaro ehe . provvedono nello stesso tempo all’ una e all’ altra dispersione. B. e provvede fino a un Sero du lo stesso cocomero PERSO uri 4 È stato già segnalato che le capsule ricche di piccoli e leggieri semi (Papaver, Antirrhinum, Campanula, Nicotiana, Oenothera, ece. ), sono earth. erette, in mode ehe la eier: è ege li dt eT. andona in tutta vicihanza, se è forte o iaia. de a grandi distanze, sli altri assegnati a germinare in tutta imità. Allora per lo E il fname A SE a diversità 3 staurogama per i semi assegnati a essere disseminati a grande d Ge: pr | | S yrus amphicorpus. Il D. C. nel Prodromus (Il, p. 373) scrive: legumi- s SC Seiren Con che allude ai sua Mp Gaeren Tt DELPINO Un altra insigne nanifeiazione dello stesso fenomeno ci è data. da- A parecchi generi e specie di Composte a frutti dimorfi; nelle cui op S latidi le achene circonferenziali sono destinate a disseminazione in ` loco, mentre le achene del disco sono indiziate a disseminazione a - distanza: per cui differiscono dalle prime per avere caratteri di forma. .e di appendici, ordinati a siffatta traslazione. Questo studio interessante puo farsi sopra tutto in ale ge di cicoriacee, le quali per questo rapporto possono essere avvicinati in modo da costituire una tribù speciale (eterocarpiche). Tale. , eterocarpia e diese D Robertia Geteste Nella K un pappo, restano EE in loco; mentre * achene del dise | provviste di pappo sono disseminate dal vento a grandi distanze. Di . | più le achene della periferia, mezzo coinvolte e difese. ciascuna | guisa di raggi, rimangono sullo stelo anche disseccato, fino a. che si disuniscano a seguito di un processo di marcescenza. Cosiffatta disposizione asteroide dell’ achene circonferenziali si ripe i _ in parecchi generi affini. Notevoli a tale riguardo sono i generi | e sudes car RI aces. E Cotali achene «sì i allungano, 3 si ritor@ n. SÌ nascondono, cercano. un buco nella muraglia, ove. (M ice pd semi. serti porterebbero capsule reglamento | È notevole questa divinazione della oi fir fin dal secolo scorso, ` 2e loro. in modo da costituire una tribù, a capo della quale parrebbe do- versi mettere il genere Tragopogon, ove questa differenziazione non ha aY üto- luogo, mentre invece nel Geropogon (che non so eome generi- amente possaesser e stato distinto dai Tragopogon), le achene della cir- | eonferenza, le quali offrono appena. un principio d’ involuzione nella Sf BAM brattea, portano quattro o cinque asticciuole, rudimenti . Ji. ; * P - Funzione degli ascidii di Dischidia. In una breve nota sulle piante carnivore pubblicata molti anni sono ‘trovano in due punti del g non poterla adottare. Si propone tre quesiti. Entrano normalmente insetti nelle SE Don tengono Je urne un liquido? Gl insetti che entrano nell urne possono ` . liberamente uscirne, oppure vi periscono per annegamento o per ee E ci ragione! SE risposta al primo quesito TREUB afferma che nella magg dell urne non si trovano insetti nè vivi, né morti; che in molte. urne prive però d' acqua si troyano nidiate di formiche con loro larve, $ in- , tende tutte viventi, d In risposta al secondo quesito, TREUB premette che molte urne con- -servano posizione eretta, oppure orizzontale. È chiaro che in tal eas «non si può radunare acqua. Ma molte urne hanno una posizione pen : dula. In queste naturalmente, nel tempo delle pioggie vi si raduna seg : > Ge vi si conserva per qualche tempo. SC i - piove, rali mano dell aequa. Non ho nessun dubbio sulla coscienziosità ed esattezza delle osser- . vazioni — 3 instituite in gran numero sovra >; viventi M piante? opt ciò persisto a ael ritenere | vera la mia pe i quantumque wE Spparisuero a un imenottero di grande statura. Ne conclusi per allora (e non vedo che si possa concludere diver- ` samente) che codesta pianta epifitica, in singolar maniera si procaccia numerose fossette di concime, entro le quali immerge il suo curioso sistema di e ATTS ipofilla. BI. Nella fig. 3 detto RR è in posizione, come si edis ando è applicato alla corteccia degli albert, sp cui vive. Invece la fig. Ajo rappresenta rovesciato, e lascia scorgere i rapporti che passano tra radici avventizie, e tra la pagina inferiore delle foglie che ineumbe a esse, e colla sua leggiera concavità le ricopre. uesta specie è certamente un prodromo delle dischidie ascidiofore, 2 e on soltanto sotto l'aspetto morfologico, ma anche sotto l'aspetto | io (eo. È un — (C sotto SE EEN E bra avere risimile che ogni foglia eserciti due funzioni. Una di queste 2 D oni si rende per se Stee, è una a funzione EE eser- T. DELPINO uccidere gl'insetti che sott'essa si ricoverano, i quali poi sarebbero ; S decomposti dalle radicole. Per quanto si può giudicare dal secco, le : ramificazioni radicali mi parvero spalmate da una sostanza glutinosa; - espediente forse per uccidere gli aninialeoli. La forma e la posizione delle foglie esclude la funzione ee ossia per l appunto quella funzione che, pegli ascidii di Wale TREUB stima, se non unico, principale. Nel Conchoph yllum abbiamo già apparati completi di digestione, E TA infatti in ogni complesso di radici avventizie si osserva un vistoso cu- . mulo di detriti avanzati alla digestione delle radici. Cotesta materia la. trovai tanto decomposta che non ho potuto decifrare se sia di origine vegetale o animale. Forse ha l' una e l'altra origine. Qualche rara volta — — fra le radicole rinvenni ale ed altri avanzi d'insetti. ; Fenomeni identici od estremamente analoghi trovai in parecchie specie di Dischidia non ascidiate, esistenti nello stesso, Erbario (p. ee Disehidia | x nummularia, D. Gaudichaudii D. C. ed altre). Offrono grumi analoghi x su radicelle ipofllle egualmente disposte. Osservai di più che le fogli della D. nummularia nella pagina inferiore sono fortemente spalmate. E da una materia glutinoso-ceracea, a quanto potei giudicare dal secco. m Forse questa sostanza è designata a somministrare alle radici una prov- 7 “Bione d’insetti morti. i at a a sà | Dal complesso di tutte queste osservazioni mi pare ragionevole di concludere che tanto le foglie concave proprie dei Conchophyllum ` delle dischidie non ascidiofore, quanto i regolari ascidii delle rima- nenti dischidie, in un colle rispettive radici avventizie, sono apparecchi. di digestione di una quantità maggiore o minore di sostanza organi 2 principalmente animale, accumulata con uno od altro ripiego, 0 9o : o dentro le pue s stesse. "riferito, i Ma, se non sono in errore, credo di aver SUN la ragion divergenza. Credo di avere fondati indizii che le. piante. di Disch SES esistenti nell Orto Botanico di Betten le. quali se 9 Silfuppate, le quali sono costantemente pendule (è legg e generale i ` degli ascidi che il loro asse sia verticale). de: — Ma indizio più grave si ricava dalle figure stesse prodotte dal TREUB, | ` che non reggono il confronto con quelle prodotte, per la stessa specie, - dal WaLLick (Plantae asiaticae rariores, vol. II), rappresentanti ind : poli. enormi eomposti da una trentina di grossissimi. ascidii. si A confermare poi la mia congettura stanno le parole di WALLICH: < the bags contain generally a great number of small and harmless Ants, most of which fad a watery Bars in the ena fluid, which 4 E finalmente adduco due caratteri (biologici) che, ove la mia con- 3 gettura fosse erronea, non avrebbero senso. Uno si riferisce al mar- | gine fogliare introflesso dentro la cavità dell’ ascidio; disposizione che vorisce l’entrata e ostacola l uscita degli ee L'altro si rife- HB Una delle funzioni della cud Raramente là cord 5 prodotta in tanta abbondanza da escir fuori — — . dalle pareti cellulari della epidermide. Quando questo caso accade [^ 3 che la cera vien fuori sotto forma di bastoncini o di altra efflorescenza ` biancastra, si ha il fenomeno della glaucedine. Si presenta il quesito: | quali possono essere le funzioni della glaucedine ? | Non si hanno ancora su tal proposito nozioni positive. E possibile che diversi siano gli ufficii della glaucedine a tenore delle diverse . tingenze di tempo e di luogo e dei diversi organi su cui si manifesta. Ma io qui voglio toccare di una funzione che mi si è manifestata. a dudes d'osservazioni ripetute sovra diverse piante. . E da premettere che il fenomeno della glaucedine suol essere con- > | sociato (sempre?) colla estrema levigatezza della superficie negli or- ; gani glauchi. I bastoncini cerei estremamente fragili o la mobilissima — farina della glaucedine fanno su detti organi l'effetto del sapone sul- T albero di cuccagna, rendendo estremamente difficile, quasi impossi- EC. bile, l'ambulazione delle formiehe sui medesimi. Certo una delle prin- | eipali funzioni della glaucedine è mirmecofoba. Fui condotto a sospettare questo rapporto negativo tra la Geng e le formiche da ripetute osservazioni sovra piante di ricino. È noto che cosiffatte piante sono oltremodo ricche di vistosi por c estranuziali, che in genere sono organi formicarii. È noto medesimamente che di questa specie i botanici distinte — moltissime varietà; ma queste, per quanto giungono I le mie osserva- S ante Po Ke prima razza e per numero e per GE di netta gme ees e E ^ IECH brinicheo è tosto utilizzato questo ponte eventuale per ica ai de- . siderati nettarii. ` Adunque è cosa di fatto che esiste una razza di ricino, i cui nettarii estranuziali sono sottratti alla esplorazione delle formiche per dato e o della glaucedine che ne insapona gl'internodii. Per tal maniera ` ji nettarii sono riservati alla esclusiva visita d'insetti alati, di vespe ei è, di erisidi e d'ieneumonidi. Le formiche invece sono padrone asso- X d nettarii delle piante di ricino non glauche; perchè nessun ine osa accostarsi colà ove vigilano le formiche. ; secondo esempio; non meno Lig della funzione mirmecofoba Ee ` Indivisi” corrono i cauli di questa specie, salvochè all’ apice sono ` — n. nati da un verticillo di pochi e grossi fiori, pendoli; in ciascuno E nali sono nel fondo della campana fiorale sei vistose coppe di His Gu in estremo erado. È un completo mimismo dell’ albero s cuccagna, cilindrico, levigatissimo, insaponato , coronato alla cima | ana idea di premii. E più volte osservai sulla più alta foglia i delle formiche in attitudine perplessa e irresoluta. Senza. erano attratte dall’ odore del miele esistente nei fiori, ma essi | senza difficoltà arrampicate fino alla foglia suprema vede- si arrestate dall’ ostacolo impreveduto della glaucedine. La quale. in questo caso, produce lo stesso effetto di tutte le svariate di- ioni nettarosteghe che si osservano in molti fiori, e che, come ` PN sono intese principalmente ad impedire alle formiche l'ac- i nettarii florali. : i i ag 000088 UU iene Ee ae Lo stesso fenomeno della glaucedine che ostacola l'ambulazione : SC delle formiche lo rilevai pure nella Fritillaria persica, e forse si x troveranno in egual condizione altre specie di tal genere. Finalmente un terzo esempio egualmente concludente venne da me | recentemente osservato in un'ombrellifera. Già in precedenza aveva notato che le infiorescenze di parecchie brellifere, ad es. Daucus Carota, Ammi majus, Aena Cynapium del miele che scaturisce dalla e dei numerosi stilopodii o disch epigini. Laonde quando a mezzo settembre del 1887 in una pee, un individuo di questa Us. scorsi tutto quante le ombrelle infestate | i da formiche, ciò non mi sorprese punto. Ma ben mi maravigliai quando: S i nelle ombrelle di parecchi altri individui, che crescevano isolati a poca | distanza gli uni dagli altri constatai totale assenza di formiche. All volli constatare la ragione di questa differenza e la trovai faciln La pianta le cui ombrelle erano infestate da formiche, cresceva i contatto con una siepe; così vi erano mille punti di comunicazione tra detta pianta e le piante della siepe. Profittando di questi contatti, molte formiche erano ton facilità pervenute all’ ombrelle fiorenti, e ivi = morayano leccando i nettarii stilopodiali. ha Invece i rn RL di Peucedanum venetum essendo L i erano inaccessabili alle Ste E ne trovai presto il motivo. | . ternodii inferiori di questa specie, oltre essere notevolmente 1 Sono oltrecciò insaponati dalla ES laonde le formiche noi sono vie pg 2 ata SE Se di vetavolita: lambulazione delle formiche sm dermidi rivestite da glaucedine. Mi riservo ulteriori osservazioni in proposito. `V. Significazione biologica dei nettarostegii florali. - In molti fiori, segnatamente tra quelli designati ad apidi e muniti di - nettaroconche ossia di cavità intese a ricettare il miele, si osservano ` — organi di diversa natura morfologica e di diverse foggie, che ricoprono panula per es., le quali hanno fiori pendoli epperò sufficiente- te premuniti contro la penetrazione dell’acqua piovana, e non ostante presentano i più elaborati e perfetti nettarostagi. sa Erm. MiLLer (Befrucht. d. BI. durch Insekten, 1873, p. 434) aco i tta d in parte la spiegazione a SPRENGEL; ma, gri ae esso pure | seludo l'ufficio di preservare dalla pioggia, ed ammetto quello di pre- elu debo. l’accesso al miele d inyot inatt alla nogami, quali sono arostegii ndi: nell ZE SS glaucedine s esempio che talvolta si trova sparsa sulle vie che ` sano ai i fiori; & rre viseosi, ZK idrofiui presso molte m F. DELPINO © dei nettarostegii; per altro sono diretti nta contro le foForictie a non contro altri animali. Quindi rendesi verosimile che i nottarostegii siano diretti contro le sole formiche. E veramente quest’ insetti, i quali dimorando nelle regioni vegeta- ` EK tive delle piante possono rendere alle medesime segnalati servigi nello ala sbarazzarle dagl’ insetti fillofagi e nel difenderle in genere da tutti loro nemici, rieseono per contro dannosissimi tuttavolta che ricadono a stabilirsi sui nettari fiorali. In primo luogo le formiche essendo seden- | tarie, lente nei loro moti e private di ali riescono affatto inette a. promuovere la staurogamia; poi usurpano il miele ad esse non desi- ; gnato; finalmente, incutendo orrore a tutti gl’ insetti, impediscono si naturali ed efficaci pronubi la visita dei fiori. E tanto più necessitava nei fiori di molte specie di piante la guaren- 5 tigia contro le formiche mediante ingegnose ed efficaci disposizioni net- o tarosteghe, in quanto che le formiehe stesse, si vede che son ghiot-. tissime del liquido emanato dai nettarii florali. Non é breve la . delle piante i eui fiori ho trovato infestati dalle formiche. Sono in questo ` caso molte specie di ombrellifere, parecchie specie del genere Euphor- bia, ma. sopra tutto il Ribes nigrum, una specie di Hakea, una specie - e Fuchsia a piccoli fiori, lAueuba japonica e qualche altra pian: . Ma la nostra congettura che alle sole formiche siano relativi i- tarostegii è stata confermata da una singolare combinazione. E nettarostegii, la cui contemplazione mi svelò la vera funzione È disposizioni nettarosteghe, sono quelli proprii dei generi Symph e Campanula. Si tratta dei meglio layorati nettarostegii che e e la flora europea. Ora. precisamente il Symphytum iussi e la Campioni 1 ra- chelium mi offersero ı un Sieg che ha tutto il valore. si un re : lare sperimento. E . Nella primavera. del 1878, in un eampo presso cono (1 È orientale) ove cresceva in quantità straordinaria il Shym; bosum, notai che tutti o quasi tutti i fiori avevano il tu SH bucato, crea lai spere ka Bombus t pare così i fiori, del miele dei quali non possono godere séguendo le ` vie legittime. Or bene in tutti i fiori bucati le formiche erano pene- * trate nel toho gorolling, e vi si eegent allo scopo di suggere il formiche; in d che quegli GET fiorali agevano subito il doppio’ danno, di essere stati esplorati in via illegittima da fraudolente apidi, e di essere infestati dalle formiche. La conseguenza di questo doppio ` danno mi si resero pochi giorni dopo evidenti. Tutte quelle panum non : avevano abbonito un sol seme. Nell’ autunno del 1879, in una limitata località pure presso Chiavari, | ve fiorivano parecchie piante di Campanula Trachelium, notai in. utti i fiori che la singolare cupola nettarostega costituita dalla con- | ragrante perpetrazione Tel misfatto certi piccoli. gorgoglioni, di figura semiglobosa, neri. Ora qual fu l'effetto di detti buchi. Fu che una -quantità di formiche erano entrate per detti fori e dimoravano nella ` ` B» per rds: il os Non vi era nessun EE VI ^ Tertio della corolla di BASSIA LATIFOLIA Roxb. dalr desiate legname, fiesta specie produce una enorme | di We EE da un solo viari si Zeg n 1 hie ; sono sposi pesi al nutrimento dell uomo e door" anis nosti fiori formano un- eg di commercio. A Genova ne pue 24 F. DELPINO avere un saggio, e constatai che tutta la corolla e l’androceo, forte- mente incrassati, sono convertiti in una polpa zuccherina. Quale può essere la funzione di questa strana e inaudita metamorfosi? Verisimil- mente abbiamo in detti organi un apparato commestibile, diretto a specialissime stirpi di pronubi. E desiderabile che siano fatte apposite ss indagini nel luogo nativo. SCH VII. Anemofilia di BOCCONIA FRUTESCENS, DODONAEA VISCOSA, ERICA SCOPARIA, MERCURIALIS PERENNIS. Bocconia frutescens. In questa specie abbiamo un esempio istruttivo d'apparato florale entomofilo commutato in anemofilo. Ciascun fiore è assai ridotto. Presenta un calice disepalo, da ultimo disarticolantesi e caduco; otto stami all incirca; due carpidii ed un ovario uniloculare, rigorosamente monospermo. 3 Abolita affatto è la corolla; abolito ogni tessuto nettarifero. Gli stimmi sono due sviluppatissimi; arcuati, alopecuroidi, forniti, massimamente dalla parte interna, di numerosissime lunghe papille, designate ad ar- restare il polline. Questi stimmi sono già completamente sviluppati e maturi parecchi giorni prima ehe deiscano le antere. Anzi in tempo che gli stimmi, esserti e dilatati, sono pronti a ricevere polline (alieno), i due sepali, applicati all'ovario e al podogino, ineludono nella loro cavità ermeti- camente le antere, le quali d'altronde sono ancora immature e in- deiscenti. Da ultimo il calice si disarticolà e cade, ponendo in libertà gli stami, ` i quali hanno pure caratteri anemofilliei; posseggono cioè antere pen- dole da esilissimi filamenti, soggette a sbattimento ad ogni minimo È soffio di vento. i Come presso molte piante anemofile anche qui è sviluppata la pro- > teroginia. x È NOTE w OSSERVAZIONI BOTANICHE Questa Bocconia mostra così d'avere già completamente transitato all anemofilia , a questa condizione uniformando tutti i suoi caratteri | fiorali, e non conservando nessuno dei caratteri atavici entomofilici. SE Altre specie invece, ad es. la Bocconia cordata, si trovano in uno stadio di transito. Giova ponderare la somma depauperazione degli ovuli rispetto ai | carpidii, la quale suol essere un carattere generale delle anemofile ` ` i commutate. Di che la razionalità è patentissima. Atteso il grande di- — e x sperdimento pollinico, che è il grave svantaggio della condizione ane- mofila, la fecondazione sarà tanto più assicurata quanto più grande . sarà la superficie stimmatica per ogni ovulo da fecondare. Si faccia il . eonfronto col Papaver Rhoeas, ove, contro una modica superficie stim- - ; ; Kate: ne per ogni fiore pred Eon 3 ovuli; ma SS messa a disposizione di un solo ovulo. Dodonaea viscosa. Mentre le Sapindacee sono una famiglia di piante a entomofile in grado eminente, coi fiori perciò forniti di corolla per la funzione vessillare, e di vistosi nettarii per la funzione adescativa, ` nella succitata specie di Dodonaea (e forse in tutte le congeneri) do- nano, nei fiori, i più spiccati caratteri d' anemofilia. S breve Sieger lasciando uno spazio centrale nel cui fondo si scorge un Seege di pistillo. Il calice, composto da — sepali Seege CUBES dei sessi giusta la ficus ioi monde ei ast ermafroditi lo ims dms Wee ES gian quadrato pELPINO | I fiori, adunati in piccoli racemi, ciascuno sovra un pedicello consi- S stente, sono penduli ma non oscillanti; quindi sono conformati al nostro | tipo anemofilo immotifloro; laddove quelli di Bocconia vanno aseritti al tipo longistamineo. E Erica scoparia. Ho osservato questa specie a Vallombrosa ove ab- - i ja bonda e ho rilevato ne suoi fiori caratteri di assoluta ed esclusiva ` i anemofilia. Per poter valutare come si conviene la mirabile pertes dei loro adattamenti anemofilici, giova studiare i fiori di questa specie ` in confronto con quelli della Erica arborea, forma affinissima, per — altro distintamente entomofila, e visitata infatti con grande avidità i dell'ape eomune. : Entrambe le specie sono assai Eeer Ma la fioritura dell E. ` 15 ‘arborea è splendida per la moltitudine delle sue corolle bianche o bianco-rosee; laddove affatto incospicua è quella dell E. scoparia, perchè . le corolle sono di color verdognolo. Si perdette adunque la funzione e ‘attrattiva. L'ovario Keen arborea è Late sde un disco T malit -adunque la funzione adescativa. Ze ES: Sese antere presso la E. GC sono al lero PARO: in- - dd ricerca del miele, urta inevitabilmente in dotte palette. Queste 80! affatto CN nell" E. scoparia. 2 à Í seguito d'un irto iafertto alle lire pasito, non è necessario | deiscano con ess longitudinale d Re e infatti EEN D ` scono con una linea. longitudinale completa. - ` . Lo stimma dei pistilli di E. arborea, benchè mo esso D 3 foggiato a piecolo capolino. Quello invece dei pistilli di E. i “largo due o tre volte tanto, è foggiato a disco alquanto concavo, | S Geer opportunissima, intesa ad aumentare con minimo i imp D — Infine il polline nell’ Erica scoparia è spontaneamente caduco, e questo m A è uno dei più infallibili segni di anemofilia. e Quest’ esempio è molto istruttivo, in quanto che dimostra come l'a- | nemofilia possa svilupparsi, anche nella ristretta cerchia d’ un genere, à il quale, come l’Erica, conta numerose specie, tutte per lo più fornite EN SO di una fioritura splendida, designata quando ad apiarie, quando ad uc- celi mellisugi; nel quale ultimo caso si trovano non poche specie di Erica a fiori splendidissimi, che sono native del Capo di Buona Spe- ‘ranza, e colà visitate da uccelli dell'ordine dei Cinniridi. Bo | Mercurialis perennis. L'anemofilia essendo un carattere del genere Ya È Mercurialis, e fors' anco, come ho motivo di credere, dell’ intiera tribù ; z : delle Acalifee, ‘ometterei di parlare di questa specie, se non fosse che à medesima presenta una disposizione tanto semplice quanto ingegnosa, ` per ridurre a minori termini la dispersione pollinica, la quale costi- ` tuisce lo svantaggio più grave, connesso colla condizione anemofilica. Questa specie è dioica, e gl individui femminili, come al solito, su- — perano notevolmente in robustezza gl’ individui maschili. Ma ciò che ` A caratterizza vie maggiormente i primi, si è che nelle foglie cauline dai maschili anche a molti passi di distanza. Nell'alto dei cauli el in- E teinodii sono assai PISTE e le SII invece a essere RESTA e a Sege: stimmi dei fiori femmisioi. Ognuno può considerare come e quanto sia opportuna una siffatta disposizione; poichè dato anche il ‘caso rax AS que cellule polliniche eum in detti nip a m Ye essere Beete sugli stimmi. PRETI qui si sarebbe realizzato un ees etis dei dec polliniei, molto md a O, che F. DELPINO Se È utile poi, per stabilire confronti con altre specie anemofile, cal- colare, s' intende approssimativamente, la proporzione degli organi ma- schili ai femminili. Veramente tale proporzione vorrebbe essere ricer- cata tra il numero dei granelli pollinici e quello delle vescicole em- brionali. Ma presentandosi troppo difficile il calcolo dei granelli polli- nici, anche in via approssimativa, pare metodo più spiccio di confron- tare il numero degli ovuli con quello dei sacchi pollinici, ehe sono poi. s tra di loro organi omologhi (microsporangi e macrosporangi). i Ciò premesso ogni caule femmineo di M. perennis ha in media 10 fiori, 20 carpidii, 40 ovuli. . Ogni caule maschile ha in media 4 aste spieiformi con cirea 14 fiori maschili, ciascuno dei quali ha in media 10 stami, cioè 40 sacchi pol- ^ - c 2 linici; in tutto si avrebbero 2240 sacchi polliniei in servizio di 40 ovuli, Si avrebbe così uno spreco di 2200 sacchi polliniei: ma è verisimile ehe uno spreco ben maggiore abbia luogo presso la Mereurialis annua, non provveduta di uno speciale apparecchio collettore del polline. VIT. Apparecchio florale staurogamico nella BARNADESIA ROSEA. Presso questa Composta labiatiflora si osservano ingegnose disposi- ` í zioni fiorali per l'attuazione della staurogamia. Ogni calatide (fig. 5 e ; . 6 della Tav. V) è commutata in un grosso e lungo tubo, le cui pa- ` reti sono costituite da 13 floseuli ermafroditi ordinati annularmente, | de ‘con lunghi tubi corollini, tra loro paralleli, rafforzati in tal posizione s da laterale contomentazione dei loro apici. Considerando il qual tubo si presenta spontaneo il pensiero che nel S fondo del medesimo debbano esistere organi nettariferi. Così è infatti; | perchè vi si trovano tre fiosculi a tubo corollino brevissimo ed. am " Ü 2 ponimutas in veri vascoli nettariferi (fig. 7 e fig. 8). : = Tali floseuli metamorfizzati in orciuoli di miele, onde. cinque. filamenti rudimentarii privati affatto dgr: ed hanno uno stilo Ga ce SCH iren. esili, apparentemente Nin Nondimeno in e ciò che è singolare, l'ovario è sviluppato in apparenza meglio ancora che nei circonferenziali flosculi ermafroditi, e contiene un ovulo più | grosso, apparentemente ben costituito. Sul cercine calicino di questi tre flosculi centrali in vece delle areste - pappose, cospicue nei flosculi circonferenziali, si scorgono poche areste affatto spiumate, rigidissime, legnose. Sono igroscopiche in alto erede. . ed estratte dalla calatide si arricciano verso l'esterno. I fiori ermafroditi sono lunghissimi (fig. 9). L'esserzione dei filamenti. i ha luogo presso l'apice (interno) del tubo corollino. Questo tubo è esi- d Jissimo, e permette appena passaggio allo stilo. Nulla vi può penetrare: : "conseguentemente ha perduto il carattere, generalissimo presso le Com- , poste, di essere permeabile alla proboscide o linguetta dei pronubi as- m In correlazione a ciò manca wn B ides disco eus ne ; na in vascoli mellei. Nei flosculi circonferenziali ed ermafroditi è pronunziatissima la pro- terandria, a tal segno da rendere proterandre le calatidi medesime; Ja vita delle quali così viene distinta in due periodi, in un periodo aschile ove in tutti i tredici floseuli non si vede ancora emerso lo fag ori del vascolo stesso (fig. 10). Net, primo stadio lo stimma immaturo, coi suoi due lobi kee trovasi. al di sotto del vascolo singenesiaco, ed ivi esercita funzione ` di stantuffo, provocando una espulsione di polline tuttavolta che il KA colo è toccato dal capo dei pronubi ehe s'insinua nel tubo della ca- CA E GE x Fi DELPINO Quando un pronubo appropriato visita una calatide che si trova nello stadio maschile, introducendo il capo nell’apertura del tubo calatidiano sommuove e fa divaricare i tredici vascoli anterali, dall’ orifizio dei quali esce fuori un poco di polline che si attacca al capo medesimo. Il pronubo, impollinato così da tredici punti, volando ad una calatide in secondo stadio, confrica necessariamente la regione impollinata del ; suo corpo con tredici stimmi, che restano a loro volta impollinati. Per | > tal maniera con una o due visite florali soltanto ben tredici floseuli _ possono essere fecondati. Per ‘attrarre e dirigere l’azione dei pronubi si nota la tinta rosea dei lembi corollini e un leggiero odore di vainiglia. Per mancanza di materiale e perchè la pianta viveva in serra, in condizioni troppo diverse dalle naturali, non ho potuto investigare il <- destino degli ovuli dei fiori centrali. Essendo apparentemente ben co- j stituiti e provvisti di aste tortili per la disseminazione, è verisimile che anch'essi maturino l'embrione; ma in tal caso, poichè lo stimma — non pare ben evoluto, e poichè non si vede come possa essere impol- linato, si avrebbe verisimilmente un fenomeno di partenogenesi. Sa- -. rebbero interessanti ulteriori ricerche in proposito. IX. Staurogamia presso il SAUROMATUM GUTTATUM. La infiorescenza di quest'aroidea rappresentata a circa !/; del vero — nelle fig. 13 e 14 della Tav. V, costituisce un mirabile apparecchio a carcere temporario designato a mosche carnarie. . La spata, assai grande, convoluta in cartoceio verso il basso, si e- | spande superiormente in un lembo arricciato, assai più lungo che largo. Nella porzione sua convoluta è divisa in due regioni; una superior Le. imbutiforme che circonda latamente lo spadice ne] tratto masculifloro ZS Yaltra inferiore, più ampia e ventricosa, che forma la cella incarce- — ES Ge ràtrice dei pronubi, e ehe abbraccia lo s aU nel T" ove produce | S k | NOTE ED OSSERVAZIONI BOTANICHE à dlosculi femminei, e sovra questi parecchie circonvoluzioni di flosculi j femminei metamorfizzati in altrettanti corpuscoli gialli claviformi, al- s quanto defiessi in basso e costituenti una siepe che permette la entrata | ‘ai pronubi, ma ne impedisce la uscita (fig. 14 e 15). La regione incarceratrice della spata è divisa dalla soprastante re- gione imbutiforme mediante una forte compressione del cartoccio della d d spata stessa; compressione rappresentata in sezione trasversale dalla — © s fig. 16; per eui vengono praticate, a destra e a sinistra dello spadice, due : È x Aperture o porte, A e B, che servono d'entrata al carcere temporario. p SS spata è ont esterno, per intiero, d'un e atroceruleo ias , degenerano in macchie nereggianti. Nereggiante è tutta quanta ` ` arete della camera careeraria. : Lo spadice poi lunghissimo, velati vamente sottile ed eretto, ha un colore livido assai strano, tra plumbeo e verdognolo. ps . Quando la spata si apre, va esalando un veemente odore cadaverico LUNA e putrido, assai nauseante. L'attrazione delle mosche carnarie che fanno SS orzi per entrare nell’ interno del carcere è ben singolare. Ne contai 2 meno una iena pese Tm intorno alla "oe oam ai 2 aon NE cascano ET Tondo e riescono incarcerate, non potendo più ttraversare la siepe dei corpi clavati gialli, ostacolanti un cammino | retrogrado. Soltanto ho veduto talvolta dere dal carcere delle mo- sche di piccola statura. ' * i Misa: La vita florale è bidua. Nel primo giorno sono maturi gli stimmi, ` antere ancora non deiscono, e in tal tempo vi è grande agi- xi i e V Così l’ apparecchio staurogamico del Sauragatum ha molta analogia. i con quelli di Arum italicum, A. maculatum, e verisimilmente di altri ` Arum, salvochè, mentre questi sono assegnati all azione pronuba di . E. moscherini , esso è diretto invece all’azione pronuba di mosche car- narie di grande statura. X. Simbiosi fra epatiche fogliose e rotiferi. Da un interessante studio sui rotiferi pubblicato da CARLO ZELINKA ` nello Zeitschrift für wissenschaftliche Zoologie, vol. 44°, 1880, rica- viamo la notizia di una singolare simbiosi rilevata fra una specie di ` rotiferi, nominata dall' autore Callidina symbiotica , e più specie di epatiche fogliose, ad es. Radula complanata, Lejeunia mi = Frullania dilatata e Frullania Tamarisci. È Le succitate Radula e Lejeunia hanno un lembo delle foglie ripie-- gato sulla pagina inferiore, in modo da formare un ripostiglio in cui. | sovente si trova uno di detti EH | giada) è un curioso spettacolo vedere peas la perte sr ‘corpo di uno o due e Se o vimento (v. Fig. 17 della Tav. V). Tutte le volte che per siccità viene. a mancare l’acqua, i rotiferi contraggono dentro gli ascidioli, ove sono visibili per trasparenza sot Pae di eg ovoidi pu SE in à assoluto ec, he | da prolungata siccità nè dal Bedo. I oa — ^L utile che proviene a detti animalcoli- i dal LL sotto a BC eer in pee maniera il tessuto degli acidi: cue animi eol E sentono di non essere più al sicuro; quindi sì affrettano ad uscir fuori a cercare altro ascidiolo. à . Ma non è è punto chiarito che utilità rina provenire alle pianticelle | da parte di quelli inquilini. Eppure è verisimile che questa utilità Ge debba e non piccola, «a dappoichè questi domicilii sono probabilmente designati ad albergare” SD detta specie di rotiferi. H autore non ha potuto chiarire questo punto interessante. E zu fenomeno si KE dire golpe. In tutti gli pampapi È dette o epa- DA SPIEGAZIONE DELLE FIGURE nella Tavola V. . l. Ramicello d'una Dischidia indeterminata, Ip. » 2. Ascidio tagliato longitudinalmente, 112. - 3. Ramicello di un Conchophyllum indeterminato u2 4. Lo stesso in posizione inversa. l . Calatide di Barnadesia, intiera, gr. nat. Ped 6, La stessa, tagliata longitudinalmente. i °7. Floseulo metamorfizzato in nettario, alq. ingr. 8. Lo stesso, scisso longitudinalmente. 9. Flosculo circonferenziale in stadio maschile. i Apice dello stesso durante lo stadio femminile. - GIULIO PAOLETTI — Nota preliminare sui movimenti delle foglie nella Porlieria hygrometrica Ruiz et Pavon. — Dott. GI È Paorermt. L'interesse e l'attrattiva offertici dallo studio dei movimenti in Ss genere delle. piante, ci rendono ragione del ricchissimo patrimonio rra che vanta ormai questo ramo della biologia vegetale, il cui : vero progresso data, si può dire, da quest’ ultimo trentennio soltanto. Dove però le ricerche in proposito si sono in ispecial modo moltipli- cate e rese oggetto di studi particolari, gli è sopratutto sui movimenti ; ` periodici cui vanno soggetti i fiori e le foglie in un buon nume specie, movimenti forse più generali di quanto eredesi, ma che 2 la loro esiguità sfuggono facilmente alle nostre osservazioni. Pur tut- avia, nei casi meglio studiati, essi acquistano proporzioni così cospicue ` . da cambiar ben sovente aspetto a tutta la pianta e da sottrarei troppo ` questi fenomeni possano essere stati ignorati . o almeno trascurati fino NE. i questi dla SE diverse ‘modificazioni dei tessuti negli organi motori. Comunque Bi attrattiva di questo soggetto m’ ingiunse di studiare un po' più : vicino questi interessanti fenomeni del regno vegetale; per cui colg intanto occasione, = een) succintamente in. ana mia bre PORLIERA HYGROMETRICA 35 -Di questa medesima specie si occuparono già in proposito il FEE (1) e il DARWIN (2); le descrizioni e i risultati che questi due autori dànno, come vedremo, degli individui da loro studiati, non coincidono, in parte almeno, tra loro nè con quelli ch’ io potei istituire su di un robusto . individuo alto m. 2,80, esistente nel R. Orto Boisttioo di Padova dove fu importato fin dal 1820. * * * Le foglie paripennate della P. hygrometrica presentano un pie- «ciuolo solcato pel lungo superiormente, e ingrossato alla base nel i2 in numero di 6-11 paja ed hanno i piceiuoletti ridotti ad altrettanti | brevi dischi ossia nodi motori secondarî, e sì questi che quello pri- - solehi trasversali. x Durante le ore meridiane il pieciuolo primario sta più o meno pa- | tente rispetto al ramo sul quale è inserito, mentre le foglioline stanno tutte distese quasi su di uno stesso piano. Durante tutta la notte il pieeiuolo primario si trova appressato contro il rispettivo internodio inferiore, e le foglioline di un lato ada- giano le loro pagini superiori su quelle del lato opposto formando ciascuna un angolo molto acuto colla porzione superiore del picciuolo. | Misurando nelle diverse ore del giorno Y angolo che fa il pieciuolo y been eolla porzione inferiore del ramo, e l'angolo formato fra loro dai due piani contenenti ciascuna serie laterale di foglioline, ho po- tuto stabilire il procedimento di questi movimenti giornalieri del quale -DAR e Pòw 81 i queta tabella è stata det da una media di osservazioni eseguite nei ` ni 4, 14,*15 e 21 Maggio e 3 Giugno del decorso anno 186 | così detto nodo motore primario; le foglioline, lineari e intere, sono - mario sono percorsi al di sopra e al di sotto da un certo numero LAE fior d d S ut Ce E GIULIO PAOLETTI © Ore della massima] ampiezza. dei movimenti Pel Per { Pel Per le Pel E le fo- | pic- ; SE picciuolo |gliette|ciuolo| fogliette | picciuolo ` Foglie giovanissime , | 5 5/, ant. [5ant.f 12 |12 | 5 A p- Foglie di media età. | 5 !/, ant. {4 ant.f 12 ]7'/a.aMel?] 5 '/, p. Foglie assai adulte . | 5 '/ ant. |4ant.| 12 a, alle pl 5A p. 7! p. e Si noti che nelle foglie assai adulte-le due serie laterali non ven gono mai alla notte a sovrapporsi come nelle altre foglie. * PS La P. hygrometrica, è essa realmente sensibile NS M midità dell’aria? se nel giorno seguente il cielo è sereno, la contrazione avviene me Z'ora prima del tramonto, un' ora napo se invece è Pra Se PorrET (3). 14 du O eL T On CT PORUIBIER HTOBONGNE e alla fine potè concludere come lo stato igrometrico dell’aria, l'av- vicinarsi di un uragano o la presenza od assenza di nubi nulla influi- scono sui movimenti delle foglie; questi stessi non venivano punto | alterati coll immersione completa e continua (perfino di due mesi) nell’ acqua. DARWIN (1) invece volle anzitutto distinte due forme, una chiliana a 16-17 paja di foglioline ed una proveniente dal Giardino Botanico di Würzburg eon 7-8 paja soltanto. Nella prima le foglie non si chiu- dono mai fra il giorno; anche in terra arida esse si mantengono sempre allo stato diurno finché appassiscono. Nella forma di Würzburg, quando manca l'aequa le foglioline si contraggono, ed allora, rispetto all'umidità, si comporterebbero in un modo affatto opposto a quello , ammesso dai diversi autori. D'altra parte l'individuo studiato da Fée, secondo la descrizidhe che questi ne fece, ha pure 6-9 paja di foglioline, > nè sarebbe quindi diverso dalla forma di Würzburg; eppure esso è af- j fatto indifferente all’azione dell umidità atmosferica. In quanto all’individno esistente al R. Orto Botanico di Padova constatai come esso si mostrasse affatto indifferente alle condizioni meteorologiche. Noterò qui come l'introduzione di alcuni rami entro a recipienti di vetro in comunicazione sufficiente coll’aria esterna e colle pareti tappezzate di parecchie listerelle di carta bibula immerse e inferiormente in un pò d’acqua ebbe per effetto di ritardare l apertura lelle foglioline e di anticipare la loro contrazione tutt'al più di tre ; quarti d'ora. L/ immersione diretta dei rami nell' aequa determinarono | wn'analoga alterazione nei movimenti, ma ogni giorno più marcate . finchè le foglioline rimasero contratte e alla fine perirono. Ciò, come vedesi, è in perfetta contraddizione colle osservazioni di Fée e con uelle pure di Bonnet e Hoffmann, secondo i quali i movimenti nit- ; pici in genere procedono nell acqua egualmente come all aria era. — Qu e però molto sù a That cha: a a EE ver? SS l'alterazione dei movimenti un grado di umidità eccessivo (come ap- i parisce nei due esperimenti succitati), grado il quale del resto non è e mai raggiunto nell'aria atmosferica, ambiente in cui vive la pianta. Ec Ciò non ostante anche l'individuo di Würzburg non può, considerarsi igrometrico rispetto all aria, siccome le foglie contratie per lunga sic- * cità si distenderebbero solo in seguito alla pioggia caduta o all’ SCH Ges d inaffiamento. | | m. Mi son provato a trasportarò in pieno giorno nella sabbia un lungo E ramo. dell’ individuo di Padova; cirea tre ore dopo le foglioline si con- — | trassero per schiudersi poco dopo ch esse furono inaffiate. Trascorsi : tre quarti d Ora, esse si contrassero di nuovo per non più distendersi | s È malgrado nuovi inaffiamenti. Questo comportamento non mancherebbe ` * D di una certa analogia con quello della forma di Würzburg; per cui ` potrebbe darsi che quest’ ultima non fosse bene acclimatata e pee . cresciuta e alimentata con qualche stento. Ciò che di certo possiamo asserire si è che tutti e quattro questi individui non sono punto sensibili, direttamente almeno, alle influenz igrometriche dell’aria. Lo stesso fatto del modo così diverso col quale questa sensibilità fu ammessa dai diversi autori, ci fa. ognor più per- — — .$suasi col Fée che la P. hygrometrica non meriti: il nome Bares È sotto eui fu designata dai suoi seopritori. : I Noi dobbiamo a PFEFFER OR un giusto concetto della meccanica di cR cie I RISSA dés Se un complesso di Sr D GE ass | Di e ORTU bdo der. i Serien 1881, vol. in È 176-184 í e 254- Sie È PORLIERA HYGROMETRICA ` ` Applichiamo ora succintamente questi concetti alla nostra specie. * Alla mattina il passaggio dalla oscurità alla luce ha per effetto di decrescere il turgore delle singole cellule costituenti le due metà dei - nodi motori, più rapidamente però in quella superiore pel picciuolo primario, determinando cosi lo spostamento di questo dal ramo presso . eui aderiva. Frattanto anche la metà inferiore va perdendo del suo E. turgore, finchè questo verso sera avrà raggiunto un minimo pari a quello dell’ altra; il picciuolo allora si sarà accostato di nuovo al ; ramo. Nello stesso tempo il passaggio dalla luce all'oseurità determina - eui il pieciuolo primario è costretto ad aderire con più forza con- | il rispettivo ramo finché al mattino, il turgore avendo acquistato le massimo nelle due metà, l' equilibrio si sarà ristabilito. Ma se ` pianta un bel momento vien sottratta all’azione dell'alternanza del orno e della notte, e vien quindi mantenuta o all'oscurità o alla luce cé tinua, essa proseguirà, ciò malgrado, a compiere per alcuni giornii ` suoi movimenti ma con ampiezze decrescenti, finchè essi cesseranno del p tutto. Questi ultimi sono precisamente quei movimenti d' induziòne, ai $ juali abbiamo Doc anzi accennato; in essi però la forza di turgore d imenta scambievolmente in una metà, mentre nell’ altra va dimi- | vendo. i mi realtà nelle condizioni naturali della pianta i movimenti giorna- non sono che la somma di quelli direttamente paratonici e di quelli. a giorno o meglio dei giorni precedenti; per cui le oseil- ^ oncetti s sui movimenti giornalieri della P. hygrometrica corredandoli È alcuni vena. in PCM per Ligen concerne La d Dies: È A) N BERLESE ` comportarsi dei tessuti nei nodi motori, premettendo perciò alcuni ac- cenni sull'anatomia di questi. Darò alla fine un breve cenno intorno all’ effetto di alcuni anestetici sui movimenti della stessa pianta. Dal R. Istituto Botanico di Padova, Aprile 1890. La famiglia delle LOPHIOSTOMACEAE Sacc. Nota di A. N. BERLESE. | Generis Lophiostomatis species, etsi inter se habitu externo exacte conveniant, spo- ridiis inter se variis utuntur, ut in non | nulla genera merito dividi genui vi - deantur. Buccino Micn. d se mm Trai E sono benissimo distinte le Ser mere la presenza di un ostiolo compresso e solcato nel senso della lunghezza. da una rima più. o meno aperta, e non di "€ strettissima , formata. S E come da due piccole labbra. Il carattere della belges dell ostiolo, da me ora ricordato e o. | compresso, stabilirono un nuovo genere che deno DELLE LOPHIOSTOMACEAE ` ge FAMIGLIA: a denotare la speciale forma degli ostioli rassomiglianti ad una crista (lophos). Tale genere è oggi universalmente accettato. . Circa la posizione sistematica del gruppo delle Lophiostomeae, non sono anche oggidì oltremodo d’ accordo i micologi. Così vediamo il Nitschke farne il V gruppo delle Sphaeriaceae, vedute divise dal Lehmann, il Fuckel la VI sottofamiglia delle Sphaeriaceae, compren- dente però tanti generi (Amphisphaeria, Melanomma, Teichospora etc. ‘di natura tutt’ affatto diversa) il Winter la V famiglia della prima se- zione- pure ‘delle Sphaeriaceae, il Karsten una sottofamiglia delle Sphaeriaceae ed il Saccardo una famiglia a sè, cioè le Lophiostomaceae, idea ur ultima divisa da molti tra i moderni micologi. | Se sia più logico il considerare le Lophiostomaceae una sezione o tofamiglia delle Sphaeriaceae, od una famiglia a sè, parmi affatto or di luogo e puerile qualunque discussione, chè io credo tra i — — Pirenomiceti essere cotesta famiglia una -— meglio scolpite, e più. EE nettamente delimitate. $i : . Che se da un lato abbiamo qualehe specie (Lophiost. insidiosum, Ev diga tee veu i ie e abe Lophistpigeru Tm altro ne abbiamo pure tali (Lophiostoma START Lophidium DEO: le doen pues per la speciale conformazione dell’ ostiolo, RE sotto il nome a di Qe na x Per care. un solo eps Pets mostra chiaramente la Ponta c sottofamiglie pro SC EE Ceralostomeae , » mphisphaerieae e Lophiostomeae. Nella quarta (per tacere delle alti e no distinti i generi Amph MINE Caryospora, Winteria, Stricheria, x5 Pa x BERLESE- Ohleria. Ma perchè si distinguono i generi Tremaiephasria, Stricke- | . ria (— Teichospora) ed Amphisphaeria? Valgono forse di più i ca- ; ratteri sporologici nella sottofamiglia Amphisphaerieae che non nella De: A sottofamiglia Lophiostomeae? E pensare che questo medesimo autore pone in famiglie differenti i Ls generi Melanomma e Trematosphaeria! A tale Sege meglio nol aveva fatto il Fuckel. È po. Io, dopo aver studiato quanto piü potei accuratamente le "c m stomaceae, (1) sono ben lieto di essere venuto alla conclusione « Es- sere esatto, non solo considerare i pirenomiceti ad ostiolo compresso | . formanti una famiglia a sè (Lophiostomaeeae Sacc.), ma doversi. ancora accettare i generi proposti dal Saccardo (Lophiella, Q Schi- zostoma, Lophiosphaera, Lophiotrema, (3) Lophidium, Lophionema). Il Fabre nel suo importante lavoro « Essai sur les Sphériacées de Vaucluse » (I, p. 96) ben a ragione dice che nelle Lophiostomaceae | gli sporidi sono organi che la classificazione deve considerare in prima linea, e che differiseono fra di loro non solamente nel colore e n numero delle logge, bensì ancora per la forma e per la struttura. GC (') Le Lophiostomaceae accuratamente figurate e dipinte, formano la prima parte del I fascicolo di un lavoro al quale attendo da parecchio tempo. L'opera ` ` TORTE Icones Fungorum ad usum Sylloges Saccardianae adcoiodatae, —— 3 | principalmente microscopici, avendo specialmente di mira lo studio E esem- . ; plan tipici. C) Mi affretto dire che il genere Lophiella stabilito sulla Sphaeria cristata — del Persoon avrebbe bisogno di essere meglio studiato e poter entrara nel Cette dell entità note. Noi lo collochiamo con tutte le riserve. C) Il genere Lophiotrema ha qualche punto di Sartoni molto. stretto e genére Lopiosphaera da un lato e Lophiostoma dall’ altro, ma pel primo caso, ` | dirò che mentre si osservano delle forme oscillanti tra Lophiosphaera e Lo- | phiotrema , altre ne abbiamo nelle quali i setti sono bene distinti , e che la. | mancanza di setti secondari più sponsa si deve attribuire Si E poichè il Fabre alle idee del- Saccardo ispirandosi, volle alla pietra gettata dall ilustre autore della Sylloge Fungorum omnium, una se- A conda allato collocarne altri generi proponendo, io ben sarei lieto di ac- cetiare i nuovi tipi generici da quest'egregio autore stabiliti, se lo udio coscienzioso e quanto più potei accurato dell' intera famiglia, non mi costringesse ad astenermene. Ed infatti staccare dalle specie del genere Lophiostoma quelle i di eui sporidi sono grandi e spesso terminati da due loculi pellucidi, per SS formarne un tipo nuovo (Navicella), non mi sembra guari giustificato. Non papra in primo luogo definire la peris minima EE spari a distinzione di due generi, ma esso è tutt gees che ben definito. Così si potranno constatare due diversi atti di colore negli sporidi del Lophio- : a a sporidi: clavati (L. daeryosporum, s prominens) la prima oggia a partire dal basso è alquanto più pallida delle rimanenti, e che nel L. Stuartii, il quale vuolsi considerare come il trait d'union pecie a sporidi fusiformi e quelle a sporidi clavati, noi possiamo are nella loggia apicale inferiore poc'anzi ricordata una tinta uale, sia pure a mala pena, stacca da quella delle altre. | ea il sanie DAT di queste logge piü mié nulla qm Si à. differenziano per de prime, Ven lo sporidio è ancora eg T più grossi, talvolta anche più distinti del mediano stesso. Inoltre l’ e= sosporio all'altezza di questi setti è spesso alquanto ristretto, mentre tale restrizione non si osserva negli altri setti, o tutt al più leggeris-- RR sima al mediano, (L. Balsamianum, L. excipuliforme). Quasi sempre, anzi oserei dir sempre, non sono più pallide l'intere logge apicali, bensì soltanto l estreme punte dello sporidio. Dalle intraprese colture — non mi consta che quelle logge abbiano potere *germinativo, poich i non mi venne fatto di vederle produrre alcun tubo miceliale. Non ` Ze? voglio però con ciò escludere che possano germogliare come le altre, l : ‘ciò che spero potrà essermi noto in seguito. su Né possiamo, per la distinzione del genere Rostrella, dare alle ap- im pendici degli sporidi, maggiore importanza di quella che fummo costretti x = dare alle logge più pallide per la distinzione del genere Navicella. 25 . Dopo aver esaminata la parte maggiore delle Lophiostomaceae note, e d' anana anche o beds cua a differente prato 3 di die Ze e. ; appendici non si può tener otto nella distinzione dei generi, e deve usare molto riserbo. ‘anche in quella delle specie. z i VER Infatti gli sporidi di molte specie (segnatamente del genere ophi M trema e Lophiosphaera) nella loro età giovane sono avvolti da una . grossa tunica la quale ha quasi l'aspetto di un involuero mucoso. inc ; alcune specie gli sporidi si conservano largamente tunicati per lungo. È tempo (Lophiosphaera forojuliensis, L. Helichrysi, L. Beckhausi, Lo- ci và | phiotrema praemorsum, L. auctum, L. massarioides, L. vagabundum), | p però l'involuero va via via restringendosi, man mano che lo sporidio — a Pa T ciò us UNE t in SE e | TN j allagata, e ben presto nel | suo interno si i scorgono KEE od in : e TA FAMIGLIA DELLE LOPHIOSTOMAORAK SS gocce d oleosa consistenza. Poco dopo si differenzia l'esosporio il | quale avvolge le guttule, il plasma nel quale stanno immerse queste goccioline si rende più evidente, e tutto lo sporidio si allunga, si in- curva, e si accentuano di più le appendici. In seguito si forma il setto mediano. e l'involucro mucoso viene via via restringendosi mentre lo sporidio si allunga e si ingrossa. Quando all’ altezza del setto ‘medio l'esosporio si restringe un poco, si manifestano due setti se- condari. La parte superiore dello sporidio è alquanto più grossa del- V inferiore, e questa differenza, che va sempre più accentuandosi, si manifesta fino nei primi stadi, prima ancora che lo sporidio si disponga . alla settazione. Il loculo posto al di sopra del setto medio, è Gees È E s'accresce più degli altri. i » Quando si sono resi bene manifesti i due primi setti sisti: CS o > sporidio s'è allungato a detrimento, in parte, delle appendici, allora M si formano i setti posti tra le estremità ed i setti seeondari prima. m | formati, e > lo sporidio assume una pallida tinta giallognola sfumantesi verso le estremità. A questi setti altri si aggiungono sempre verso le mini. ed abbiamo allora lo sporidio normalmente costituito, nel e l involucro lateralmente è assai ristretto ed appena visibile. In seguito quest’ involucro scompare mentre persistono le appendicole ` i uali non ‘cadono sro colla Mere geno PA stesso. generale, in altra invece è parziale, cosicchè agli apici dello sporidio - stesso si mantiene in forma di appendice la quale talvolta ha poca. 2 aderenza colla loggia estrema dello sporidio stesso, così da essere de- | ua. Ed è precisamente pel fatto che le appendici talvolta mancano, non sono bene nec che. trovarono ond ad essere sostenute. ‘trema pygmaeum, L.crenatum, Lophiostoma porpérin, L. nigricans). ehe nei Lophiostoma a sporidi di colore uniforme, le appendici ` si possano paragonare alle loggie apicali pallide, delle specie che iedono tale carattere, sta il fatto che nel Lophiostoma igiene: Ee > SSIS AIN, BRRERSR 1°, ‘esistono le appendici, mentre le logge apicali rimangono più pallide D i delle centrali. ; A proposito delle appendici del Lophiotrema praemorsum, io feci qualche osservazione nei miei Fungi Moricolae (fasc. VI, n. 7), e nell’ Excursion mycologique dans le Frioul (p. 20). Al presento nulla devo aggiungere alle cose ivi esposte, e sono ben lieto che Y ulterior S e più esteso studio sopra questa specie mi abbia confermato nelle id | t esposte nei citati layori. Il Lophiotrema angustilabrum non è che 5 SC forma appendicolata del Lophiotrema praemorsum il quale se si riscontra ` b mancante d appendici, ciò che accade assai di rado, significa che le ha x probabilmente perdute. Io nei Fungi Moricolae citati scrissi ancora che Ip eausa della costante mancanza di veri setti, il Lophiotrema praemor= sum, potrebbe essere bene Se m genere $1. ME viticola altro non Un arresto di sviluppo, che può essere determinato da varie causò, ` S è che un Lophiotr. praemorsum giovane. -impedisce il perfetto svolgimento agli sporidi, rimangono cioè questi B organi unisettati , quadriguttulati, e con un accento alla trisettazione, | È EH un restringimento delt esosporio più o meno evidente à - fosca. Baie ho più indietro de questa dr) non si gu por paragonare : al colore dei A Game ben si ve e ‘ridi non rattrappiti, ed evidentemente privi di vitalità, si avrebbe un vero Lophiostoma, ciò che si osserva nel Lophiostoma subcorticale nel quale per molto tempo lo sporidio si mantiene bisettato e jalino così da ricordare perfettamente quello di una Lophiosphaera. Erroneamente, tenendo conto della tinta degli sporidi inveechiati i (fenomeno comune ad altri pirenomiceti), sorsero quindi il Lophiostoma cultum, il L. rubicolum, il L. Ligustri ecc., i quali si devono :eon- ba durre a specie note dei generi Lophiotrema e — GÓC come. x a me risultò dall’ esame degli esemplari tipici. . Come per qualche autore non è sostenibile il genere Lophiotrema. x [pel fatto ora citato del colore che assumono gli sporidi invecchiando, così non sembra guari giustificata l'istituzione del genere Lophiosphaera ol fatto che in alcune specie non si può ben decidere se esistano setti. condari, poichè pur non essendo questi manifesti, l' esosporio ristretto ' altezza in cui dovrebbero trovarsi, fa sospettare che sieno, o non ancora sviluppati (cioè si tratti di forme giovani di LopAiotrema), o è ristretto, si vede ivi il PARA trasversalmente diviso , L. anacaea, ecc.). Quasi Fd Ge gio dell'insostenibilità del genere Lophiosphaera se rebbe ancora il fatto che nei Lophiotrema, sia pur genuini, spessis- ` non evidenti. A tutto ciò si aggiunga che non di rado, osservando con. GR d somma cura e con buon ingrandimento gli sporidi nei punti nei quali ` simo i setti non sono distinti, o meglio il protoplasma è diviso sol- 2 to ag un Meno o minore numero di Sr a sasa delle. Dow E E E E EE 3 EC cune specie (Lophiosphaera Fuckelii, L. anaraea), in cui i setti non. vennero mai osservati, sebbene per la loro frequenza queste specie venissero parecchie volte trovate, e studiate a differente grado di svi- - luppo. Inoltre aggiungerò che mentre gli sporidi pseudosettati dei Lophiotrema, ove vengano trattati col cloro-joduro di zinco caldo, la- sciano distintamente vedere i setti, quelli delle genuine op cioe rimangono sempre unisettati. p Affine al genere Lophiotrema è il genere Lophiotricha del Rishon. ma la presenza di un peritecio setoloso giustifica bastantemente le idee — — del Richon. : -= Pure benissimo distinti sono il genere Schizostoma cogli sporidi di- dimi e colorati, ed il genere Lophionema dagli sporidi fusiformi. Sulla var. nuculoides del Lophiotrema Nucula descritto dal Lehmann: sotto i nomi di Lophiostoma anisomerum e di L. brachystomum è portata dal Saecardo a specie del genere Lophidium, e dal Winter del si: genere Lophiostoma, eredei opportuno fondare il genere Lophidiopsis. | Trovai copiosamente quella spore in raccolte micologiche italiane e d straniere. Ed ora che ho parlato dei generi, mi sia permesso qualche cosa esporre circa la bontà delle specie descritte. Molte sono le Lophiosto- macee descritte e non meno di 213 a voler tenere conto dei dati esposti ` ` dal Prof. Saccardo nella Sylloge (Vol. VIII, p. XIV), ma io devo con- | GENEE i. fessare che dopo un accurato esame degli esemplari tipici, il numero è E notevolmente ridotto, essendo stato costretto a porre in sinonimia poco ` meno di un terzo delle specie, senza tener conto in questa riduzione delle specie dubbie le quali ingrossano la schiera delle descritte. E d'aleune, che la diagnosi mi fa sospettare sieno poco — non mi si venne fatto esaminare gli esemplari tipici. e Passiamo ora in rivista un moderno lavoro sull'intero gruppo. da ; me studiato. Voglio dire la Systematische Bearbeitung der Pyrenom, Ra RIT cal sopra Hieqnigte Lehmann: (Halle: 18 LÀ FAMIGLIA DELLE LOPHIOSTOMACEAR. - KE De Anzitutto quindi mi permetto di dire che il Lehmann null'altro fece | senon che illustrare le specie esistenti nell'erbario del celebre Nitschke, | e dalle schedule unite agli esemplari, le quali io pure cogli esemplari ; | stessi potei esaminare (!), risulta che quelle specie furono raccolte per E > la massima parte dal Nitschke stesso, tra il 1860 ed il 1870. Questo autore classificò quelle specie, e, come era giusto, molte ne trovò di nuove (chè non è forse temerità l'asserire che per l'epoca, la raccolta delle Lophiostomaceae del Nitsehke fosse una tra le più ricche) la quali però rimasero inedite. Sa pesman GE quelle on senza GG E curarsi “agg moderna Liguetri, É. prominens, L. Phragmitis, L. Nitschkei, ete.) Ed io, © compreso da tale verità, all apparire dell’opera del Lehmann, non mi . astenni dal pronunciare il giudizio che ho esposto ien Additamenta ` ad Vol. I-IV Sylloges (p. 425 in Nota). Ed ora dopo l'esame accurato degli esemplari Nitschkeani, sob fotu" anto deus espressi nel 1886, ed aggiungerò ancora che altre e dL. ati, il L. Hatea tiaia; il Tohan SIN ASIE i spiano Nucula, ete., sursero le specie Lophiotrema Galeopsidis, . cultum, L. Galii, L. PHI L. Berberidis, L. microcarpum, ` L. Nitschkei, ete. E parimenti mal classificati furono il Lophiostoma Cookei, il L. di- nuens , al 4. granulosum , il L. macrostomum, il L. Sambuci, il 2 = DES O Mi sento in E di. porgere i miei più vivi ringraziamenti all Ill. Sig. of. O. Brefeld, il quale fu tanto gentile da inviarmi l'intera collezione. delle Lophiostomaceae del Nitschke, proprietà dell' Accademia Reale di Münster. I, Zeg mi n dato rispa uno es aecurato sulle spocie che il Lehman L. macrosporum, il L. brach; ystomum, i k: anisomerum, H E simile, il L. vexans, il L. intricatum, etc. Š Per aver poi dato troppo peso alla colorazione degli sporidi jalini, See jpenie note di Lophiotrema vennero considerate specie nuove — rimane di esatto Set lavoro del Lehmann. E tale conclusione tanto più E mi riesce dolorosa, in quanto che con tutto il cuore avrei voluto po- Kr SE esporre un giudizio tutt’ affatto differente sopra quel lavoro, giudizio cioè ispirato a quei sentimenti che la stima per l’amico autore. avrebbe tanto volentieri suggeriti. - E mi sia lecito dimostrare anche con un fatto, direi quasi statistico, che l'opera del Lehmann non venne eondotta eon quella eura che necessaria in simili lavori. S Nel volume II della Sylloge del Prof. pend uscito nel 1883, le ub ophiostomaceae ascendono a 157 (comprese le poche dubbie) men nel lavoro del Lehmann, che vide Ia luce tre anni dopo, le specie s soltanto 74, compresi i sinonimi che trovano posto nella Sylloge d specie buone, e quelle date come nuove che non sono meno i 34. Pure si tratta di una monografia del gruppo! : ph mi tacerò delle ; e ‘uscite negli anni poses kem c una SOME esse non sieno Ger con mee rigorosa fedeltà che è ‘necessaria in simili lavori, pure. almeno aleune servono abbastanz fu e proposito delle figure ehe esistono del gruppo da me studiato dirò che esse si possono riassumere in aleune poche del Berkeley , leur si Ora se noi ci fermassimo a passare in rivista le iga d d tti i ci- fati. autori, dovremmo “convincerci che, ‘mentre sono. molto quelle del Winter (specialmente lo Spori idio di Lophiostoma forme che. è duri colla pN graüde fedeltà). sono pure : LA FAMIGLIA DELLE. LOPHIOSTOMACEAE à ` E del Cooke, del Berkeley e del Saccardo, mentre quelle del Fabre sembrano ritrarre quasi sempre sporidia abnormia, e quelle del Leh- mann non sempre riproducono fedelmente il tipo. SA proposito di. corredare i lavori tassonomici di tavole, io oserei insistere sopra questo principio suggeritomi da qualche anno di pratica: essere più utile che una diagnosi non sia accompagnata da alcuna figura, piuttostochè lo sia da una, la quale non rispondendo me- nonamente alla verità, e non essendo condotta con quella perfezione ` e ipio sono intanto raccolte a seconda della larghezza dell' ostiolo, ed ‘alibiamo le Platystomae da un lato e le Sphyrostomae dall’ altro. S Son mi sembra però che tale distinzione possa essere accettata; contro. 3 essa sta il fatto che in parecchie specie ( Lophiotrema praemorsum, hiostoma excipuliforme, L. insidiosum, ete., rinvenni sulla stessa ce periteci che avrebbero potuto trovare posto sì nell’ una che ltra sezione, ed a ciò aggiungasi che molto spesso accadrebbe di sapere à quale Sezione aserivere una data specie. à: che mi trovo sull’ argomento dei periteci, io dirò, che niun ere vegetativo è valido nelle Lophiostomaceae a contraddistinguere olo i generi, ma nemmeno le specie tra di loro. : Così « circa EUER da Ene alla maggiore o minore immersione a sono oil Seen escipuliforme e lo agio pot S ub fornire un costante carattere differenziale. Codi i i giganti i della SE che esista sempre una relazione tra la grandezza degli sporidi e quella | dei periteci; però in via generale a grandi periteei corrispondono grandi ad accettare quale sottogenere la suddivisione Navicella del Fabr rione il concetto coll’ ascrivere Se essa le Ip SAMI i e e naerostamoides, L. Balsamitünwn. L: Satira | phiotrema praemorsum, Lophionema vermisporum, Lophidium ton | pressum) così che a fatica si sostiene il Lophiotrema crenatum. — H Lehmann divide poi il suo primo gruppo ‘in otto sezioni, a fond: e mento delle quali pose anzitutto la presenza d'appendici, indi la n - tura erbicola o lignicola, e da ultimo il numero dei setti, formando una sezione a parte, cony specie a epo muriformi. . Sembràmi inutile insistere sopra la poca. esattezza di queste BE o ricorderò soltanto come il Winter, pesto nell’ puedas i "e ud b riforme basate sui criteri carpologici, Si s “lore e della struttura degli sporidi, ammettendo quali sottogeneri tipi che dalla. maggioranza dei moderni micologi sono accettati HORN. : : ia “a dalle cognizioni Seege D allora it | riesce invece nel | 1886 un KEE SS: a , vecchi criteri AE classi ica- x Moltes specie nuove di Lophiostomaceae (col genere nuovo o Lophionena vennero “trovato dall’ ELLIS s () nell America del Nord, quel territorio sì ricco di splendidi funghi, e descritte con quel senno e con quella SHIgOnzA che caratterizzano quest'illustre scienziato. : | Molte Lophiostomaceae tingono in nero la matrice, (Schizostoma e IRR Lophiosphaera anaxaea, Lophiotrema Nucula, Lophiostoma quadrinucleatum, Loph. maculans, L. macrostomoides, L. perversum, L. nigricans, Lophidium tingens, L. compressum etc.) altre invece |. (Lophiostoma viridarium, L. oreophilum) furono trovate esistere sopra una macchia eruginosa, ed i periteci di altre ancora (Lophiostoma tulum) erano attorniati da una macchia rossastra. al Lophiostoma Desmazierii ed al L. Syringae. Or bene in queste due specie non esiste menomamente la macchia verde. Inoltre in al- mente inviatemi. E così ben volentieri espongo le mie più si oni Fabro e P. Bartok a copioso Po mier materiale inviatomi. ineere | roseo-linclum, Lophiotrema rubidum, L. Serophular iae var. eruen- "Or bene io sono di parere, che mentre le macchie nere sieno je È id = oer a dal AU del tungo iique s dde Ue. Ge D' altra parte il Lophiotrema rubidum è eguale al Loph. vagabun- ; dum (cui devesi ascrivere anche la var. cruentulum del Loph. Sero- ` 0 AI egregio J. B. Ellis i miei più vivi cai per le specie gen- ^ | sta- di riconoscenza agli Ill. Prof. P. A. Saccardo, G. Passerini, M. C. Cooke, ` Mio all’ evidenza (2) E il kophtoriima viridarium è eguale p d ES ‘nere che attorniano i periteci delle Lophiostomaceae non apparten- gono ad esse, bensì ad altri funghi. $ Senza dare quell’import eccessiva ai Pied sporolgoici ciel id NW Fabre per la divisione delle Lophiostomaceae, pure è certo che non PEA dai opora tassonomici sin pongono essermi fas per la Safina delle specie. Così accettando i generi. Saccardiani Geer il coguonte deems i e Fam. LOPHIOSTOMACEAE Sacc. ().. | Sporidia sët, iud E E E E fusca +» " esc. c. Schisostoma. sodes o POE Spor idia bilocularia =} 3 | Perithecia pilosa TRAE Sporidia transverse ; Trapen calva AS iris Sesk a RE KR . Sporidia muriformia 3 ||| © ur A (hyalina Lm riserve. M € wee SC a ‘Pal, generi Tonhibitem, Lophiostoma, e Lophidium , ricehi di specie, SE mi attengo alla divisione suggerita dal grado di perfezione degli spò- Ge ridi, cioè: m I. Species sporidiis triseptatis. : VN € : II. Species sporidiis quinque-septatis. III. Species sporidiis septem-septatis. IV. Species sporidiis pluriseptatis. | Ed ora dovrei dire qualche cosa. sugli stati secondari delle Lophio- : stomaceae, ma pur troppo intorno a tale argomento nulla sappiamo di Sr E Mi ARE (1) È SE il fatto che in molte Lopkidlomatene (oserei dire in Ne PR Je parafisi anzichè essere semplici ed indivise (ciò che generalmente. ; si "og sono invece riccamente ramose. Lehmann ph di aver trovato gli spermazi del SE? »hiost. ec Li ndinis, L. compressum, L. palustre. To non Ke invece che sporule di |. Phoma. and ai pienidi di del Lophiotrema semiliberu Wi Aru ode non si ` dire che appartengano realmente a quella El Zoé l'asserzione non idc con nfermata da conclusioni alle odi: lang sia giunto per. via VIO. 2) È uscita, E questi giorni una ica del sig. Boudier sulla parte che hann parafisi n vita del fungo, © sui rapporti che ere ze cogli altri. clomonti A "Ionio. DI questo lavoro parlerò nel suddetto mio Istologia ed eet del fascio conduttore delle foglie di - Isoetes. — Nota del Dr. O. Knvcn. (1) | Lo nie di siae sono, come è noto, percorse dalla eer, base fin come vbollatetite del. Aes di quelli delle Ofioglossee e degli Equise In essilo xilema risulta di cellule annesse (Geleitzellen) e di cellul > T e eeng Rileva inoltre da le cellule ini La S bi. di tre nell7. EES di natura non sa: le pus SC ogg ps cellule a Luni la lacuna. sono Seet e le ponti barbie della guaina protettrice. De BARY pes ripe quanto ha detto il Russow per lo xilema, ed aggiunge che nella p zione cribrosa si distinguono internamente elementi prismatici a pa sottile, nessun evidente tubo cribroso, all'esterno elementi a. pa 5 -grossa che nelle specie terrestri assumono la idco di robaste $ u (8 Sento il bias di esprimere i miei ringraziamenti ai chiarissimi profi sori G. Briosi, per la cortese ospitalità accordatami nel laboratorio da lui retto, e- R. Pirotta, direttore del R. Istituto Botanico di Roma, per il va ET che tas esso um SE, SS 2 P ERC Cas EE in Miaa de TAcadémio lp is Sciences de St, Pétersbourg, TR Série, T. XIX, p. I. 1872. | ISTOLOGIA ED ISTOGENIA DEL FASCIO CONDUTTORE, ECC. | ` fibrose. Aggiunge che le pareti radiali che limitano i canali nell’/. Du- rieui hanno come nell /. Engelmanni le proprietà delle pareti radiali dell endodermide. Janczewski (!) fa una particolareggiata descrizione del fascio di Z. Durieui verso la base della foglia: esso ha in sezione = trasversale la forma di un trapezio, la cui base grande è segnata da una i. serie di tracheidi anulari o spiro-anulari disseminati nel parenchima AI amilifero; mentre la piecola base non contiene elementi caratteristici e forma un insensibile passaggio tra il tessuto del fascio ed il parenchima is - vicino. I due lati del trapezio sono occupati da due archi librosi carat- ie. | terizzati dalla piccolezza dei loro elementi e dallo spessore della mem- pe rana e che l’autore ricordato inclina a considerare, per il loro con- 2 enu, come tubi eribrosi ancora più degradati di quelli di Salvinia e Selaginella. Accenna pure alla presenza di tre canali aeriferi di- - D “sposti simmetricamente nel mezzo del fascio ed alla proprietà dell a- : nello di cellule, che li limita, corrispondenti a quelle presentate dalle & ‘cellule dell endodermide. Ricorda infine i tre o quattro canali che si San | osserrano ai lati del fascio disposti in faccia ai gruppi librosi che non ; ‘hanno nulla di comune con quelli interni. Secondo lo ScHenck (?) il ` fascio fogliare centrale di Z. lacustris presenta verso la pagina infe- “riore della foglia gruppi di floema disposti a semicerchio, risultanti da tubi eribrosi e cellule annesse, verso la pagina superiore lo xilema nel quale sono sparsi alcuni vasi, e nel mezzo un canale lisigenieo. - Riguardo all'origine ed allo sviluppo degli elementi costituenti il fascio, secondo Russow, le prime cellule spirali non appariscono alla i periferia dello xilema, ma a ridosso del floema, e lo sviluppo di altre cellule spirali va progredendo di qui verso la periferia dello xilema; è E da notarsi che in saggio sonaa SE cellule un dk Ze apu herbcurg. T. XXIII, p. 248, Jt ue Anat. der diese Gerrdchse. Biblioteca Botanica. Heft E » 15 primarie, la di cui SE si è ikai a assai presto, n momento cioè nel quale le tracheidi secondarie non hanno ancora c minciato la loro evoluzione: conseguenza di questo fatto si è che | : | tracheidi presentano un’ evoluzione centripeta. -Da ra riassunto SHORE che le osservazioni degli autori che si v 5 -della porzione cribrosa e dell’ Ee? e differenziazione degli clementi x bodas. del fascio. sa è APR in base a queste considerazioni | à quem diseretamente PRA ‘indi uno strato di cellule mo p qe che ei aprano talora doors fra le pareti dello | ; : Mem Tusio facendosi più evidente, perchè costituito in pero di e di elementi. Gli elementi della fila esterna di questo. tessuto, i : cioè che confinano col parenchima che limita i canali extrafasciali, sono Dl in generale più ampii di quelli interni ed a parete meno ispessita. Lo strato intermedio e le zone laterali ora ricordate sono costituite, come . meglio vedremo in seguito, da elementi eribrosi e formano nel loro complesso la zona cribrosa. Gli elementi che limitano verso l’ interno lareo cribroso dallo xilema ed all'esterno la sola regione mediana sono, studiati in sezione longitudinale, di dimensioni considerevoli ed a setti trasversali orizzontali o leggermente obliqui. Le pareti lon- gitudinali ispessite sono provviste di punteggiature. Nell Z. Hystrio Er II, fig. 6) l'areo di elementi a pareti brillanti è molto più svilup- pato e nella sua regione mediana costituito da elementi (cm) a pa- rete considerevolmente ispessita, a sezione poligonale, fra i quali non è è possibile distinguere uno strato intermedio a lume più piccolo, cor- | fispondente a quello descritto nella specie precedente. ^Ai lati pero si ; | osservano due strati di elementi (tc) a lume molto più ristretto, che esternamente confinano colle cellule parenchimatiche del sistema dei canali extrafasciali, internamente sono distinti dagli elementi dello xi- —]ema per mezzo di uno a due strati di elementi ispessiti corrispondenti E Pel: che Pose la regione mediana ci arco. La maggior parte EE A avità assai piccola in EE allo spessore delle pareti; alcuni però DELA degli elementi on si trovano a ridosso del SE che limita i . ligonali. Questi elementi corrispondono alla fila esterna degli elementi | già descritti nella Z. Malinverniana, sebbene quivi le loro dimensioni i siano meno EE, in Sie di a a parete P C che nella 0. KRUCH Nella costituzione dell’ arco fioematico delle 7. Malinverniana ed 3m Hystrix ora descritta, una prima differenza risalta subito all’ occhio, - D ed è nella diversa estensione della porzione eribrosa. Mentre nella ES Malinverniana i due gruppi eribrosi laterali sono riuniti fra di loro da uno strato di tubi eribrosi disposto fra elementi di natura speciale, in modo da costituirne un arco continuo, nella Hystrix questo strato in- termedio di unione fra i due gruppi eribrosi laterali manca, e la re- : E gione mediana dell’arco floematico è unicamente occupata dalle celule E del sistema meccanico. Lt. Durieui si comporta in modo affatto identico alla Mystrix. Nel- VI. velata (T. I, fig. 1) i gruppi di tubi eribrosi sono pure limitati - ai lati dell'arco floematico, ma gli elementi che costituiscono la regione. mediana di questo non sono generalmente a parete così grossa come —— nella Hystrix, ma a lume più ampio dei tubi eribrosi, a pareti legger- E mente ispessite in modo che, visti in sezione irasversale, potrebbero a prima vista essere considerati come parenchimatosi; lo studio loro in sezione longitudinale ci apprende però che essi corrispondono perfet- tamente per la forma a quelli dell 7. Malinverniana che limitano pa strato interno dei tubi eribrosi. La presenza di questi elementi di e- . guale costituzione che nella Malinverniana , ma disposti egualmente ` che nell' Hystrix e nella Durieui, viene a provare l’ omologia perfetta o esistente fra di essi e quelli distintamente meccanici dell’ ue Ge i Durieui. | ta Le quattro specie studiate non offrono notevoli diversità nella sot tuzione della porzione vascolare 0 xilematica. Il limite tra lo xilema ` ed il floema è abbastanza bene definito. Lo xilema risulta di un si- stema di canali limitati da cellule di natura speciale e da un m chima legnoso, nel quale si trovano disperse alcune tracheidi. : I canali che nelle specie Malinverniana, (T. HI, fig. 8) Durieui ed Hystriæ (T. II, fig. 6) sono in numero di tre, nella velata (T. I, fig. be di uno, occupano la regione della porzione vascolare che sì trova com presa entro lareo floematico. Quando ne esiste più di uno, essi sono disposti simmetricamente, il più grande si trova sul piano mediano ud passa per il faseio, i due laterali sono considerevolmente più piccoli ` Á ISTOLOGIA ED ISTOGENIA DEL FASCIO CONDUTTORE, ECC. ` ol ‘è talora anche di differente grandezza. Questi canali traggono la loro origine dalla scomparsa di tracheidi; ne consegue quindi che le cellule che li limitano devono considerarsi come elementi modificati del paren- chima vascolare. Le loro dimensioni trasversali sono infatti superiori a quelle degli elementi del parenchima nel quale si trovano disposte le tracheidi, e le loro pareti longitudinali possono presentare speciali modificazioni. Le pareti che limitano i canali sono ispessite e così pure quelle che si trovano a contatto di altri elementi, ma queste in grado minore delle prime: le pareti radiali rispetto ai canali si mantengono - sempre sottilissime. L'ispessimento delle pareti delle cellule che limi- tano i canali è in ispecial modo evidente nelle specie velata, Hystria particolarità presentata di non ispessirsi mai sono, come ho già ri- cordato, contraddistinte secondo Russow e De Bary per essere dotate di ondulazione, resistenti all’ acido solforico e secondo il disegno fatto dallo Janezewski per lZ. Durieui, presenterebbero le caratteristiche macchie nere dell'endodermide. Le mie ricerche in proposito escludono - nelle specie studiate la presenza della macchia nera come pure la spe- ciale struttura delle cellule endodermiche, non essendo io mai riuscito, facendo pure uso di opportune reazioni, a mettere in evidenza la lamella scolare risultante di cellule allungate a lume ristretto, fra le quali si Se trovano, disperse sopra un’ unica fila o raggruppate a preferenza ai lati i in vicinanza alle terminazioni inferiori dei gruppi laterali di tubi cri- - brosi, alcune tracheidi anulari o spirali anulari. , Il fascio conduttore non è limitato dal parenchima fogliare per mezzo di una speciale g guaina protettrice. Gli elementi della parte mediana del- l'arco | passano gradatamente al parenchima involgente, e così pure gli ES elementi legnosi verso illato dorsale. Lateralmente pero, in eorrispon- . denza ai gruppi laterali di tubi cribrosi, si nota uno speciale tessuto a . cellule parenchimatiche allungate, a lume più ristretto di quelle del pa- che circondano i canali Kenti più ara che non n le na parel E e Durieui, meno forte nella Malinverniana. Le pareti radiali oltre alla di suberina. All’ indentro della zona dei canali segue il parenchima va- a o d renchima circostante, at SE GEERT DERDE un si- D m Ca "e 62 | 0. KRUCH La struttura del fascio conduttore, visto in sezione trasversale nella regione mediana della foglia che ho ora descritta, si mantiene tale anche fin verso l'apice e verso il basso fino in vicinanza alla regione lingulare. Si notano soltanto variazioni nella forma e grandezza del fascio, varia- zioni che per noi hanno ben poca importanza e che sono in stretto rapporto con quelle ehe si osservano nell intiera foglia. à Ke: Nelle specie Hystrix e Durieui gli elementi del tessuto meccanico - x del floema cominciano a qualche distanza dalla regione lingulare a mo- strare un minore ispessimento delle loro pareti, e questa diminuzione progredisce a tal punto che di poco al di sopra della lingula esso, pur conservando intatta la sua potenza e la grandezza degli elementi, si presenta in sezione trasversale sotto forma di un parenchima. Una se- i zione trasversale quindi praticata in questo punto mostra l' arco floc- matieo come interrotto nella sua regione mediana ed i gruppi cribrosi separati l'uno dall'altro da parenchima. Ed il Janczewski che appunto — — studib un taglio trasversale in vieinanza alla base della foglia delt Z. ` Durieui, considera il fascio fogliare come presentante « lo sdoppiamento del libro o piuttosto la separazione in due gruppi distinti ». Il tessuto sopra ricordato che per il Janczewski « non contiene elementi carat- teristici e forma un passagio insensibile tra il tessuto del fascio ed il «parenchima vicino », oltre ad essere anche in sezione trasversale di- d NS F ispessimento delle loro pareti, a quelli studiati nella regione più olga i ; esso non ha raggiunto una così avanzata differenziazione. Nell Z. velata : Cla modificazione subìta dal tessuto ora ricordato è meno evidente, perchè | gli elementi che Jo compongono si mantengono, anche nelle regioni . elevate della foglia, a parete appena ispessita. Nella Malinverniana si Ser verifica pure una diminuzione dello spessore delle pareti negli strati ` stinto dal parenchima che circonda il fascio per lo speciale splendore delle sue pareti, risulta iu sezione longitudinale di elementi di dimen- — sioni ancora considerevoli, affatto simili per Ia loro forma, se non per ` vata della foglia. Credo quindi attribuirli al fioema, in modo che quivi pure l'arco floematieo è indiviso, fuorchè mentre nelle regioni più ele- vate della foglia il tessuto che riuniva i due gruppi laterali di tubi cribrosi era da considerarsi come meccanico, nella regione che studiamo Es di di al che E la zona intermedia di tubi cribrosi oti in ` quelli che limitano i gruppi eribrosi laterali dallo xilema. Si nota che gli elementi eribrosi della zona intermedia sono piü distinti ehe non nelle parti superiori della foglia, ed hanno l'aspetto di esseré meno : schiacciati fra gli strati di tessuto più volte ricordato. Riguardo allo xilema nella regione ora studiata o non si verificano modificazioni, op- pure a qualcuno od à tutti i eanali si é sostituita una tracheide. Pro- gredendo verso il basso le modificazioni subite dagli elementi mecca- niei o di quelli corrispondenti a questi, ehe fin ad ora ha intaecato so- Les lo spessore delle paron, > estende anche a loro ANS ed ud. la zione dei tubi cribrosi si spinge anche fra di essi. Ne: vien ne p che un eon Rovers uod in Largo pare al re det * limitati dti i uno strato di parenchima, PEN T ile; m timo del tessuto meccanico del fascio dell'altra parte della foglia. In- menge, la zona di R cribrosi è pans da uno strato di SE rzioni E della foglia; quelli che si trovano nella regione a presentano le Deier meno dip il lume più ettaro e le In sezioni longitudinali gli elementi vascolari e SE vece più abbondante. E, TEO 0. KRUCH ` | ! BS di enint pronti: in epar colle progredienti riduzioni dei dia- costituire una forma di passaggio tra le tracheidi ad ispessimento anu- lare e quelle ad ispessimento scalariforme. Le maglie del reticolo for- mato dalle tracheidi sono occupate dagli elementi del parenchima xi- —— lematico, che come quello floematico si presenta a pareti sottilissime e provvisto di abbondante protoplasma granuloso, le cui dimensioni longitudinali sono, a differenza di quello, inferiori alle trasversali. .Da quanto ho osservato risulta che il fascio eonduttore nel suo de- : eorso dalla regione apieale delle foglie verso il basso, fino alla sua in- 3 x | serzione sullo stelo, presenta modificazioni nella sua struttura. Una delle... - più importanti di queste modificazioni consiste nella riduzione del si- stema meccanico. del floema. Essa si manifesta dapprima col gra- duale diminuire dello spessore delle pareti in modo che la loro faun- | zione cessa di essere meccanica, indi col diminuire delle dimensioni 2 longitudinali del numero degli elementi. Gli elementi che costituiscono la zona ed i gruppi eribrosi presentano una diminuzione nello spessore delle pareti e nello stesso tempo un lume più ampio. La loro lunghezza . considerevole va diminuendo alla base della foglia; seguendo in tal modo la riduzione in lunghezza degli altri elementi aecessorii del floema. Nello xilema si nota la sostituzione ai canali di una tracheide per cia- scuno e l'aumento considerevole degli elementi vascolari. Questi di lun- — E ghezza considerevole nel lembo e nella parte superiore della vagina, si | | fanno molto piü eorti procedendo verso la regione del glossopodio; A il loro lume.si fa più ampio, il loro percorso per le numerose anasto- mosi che -contraggono fra di loro alquanto irregolare. Colla scomparsa. dei canali o per meglio dire colla. sostituzione a questi di una tracheide y per ciascuno, cessano pure gli elementi di forma speciale che limitano ` CY le lacune, ed il parenchima vascolare risulta tutto di elementi della stessa natura, nei quali è grande la riduzione della loro lunghezza, e l'aumento invece del contenuto, che ridotto a protoplasma parietale nel lembo, si aa nella regione del EE risultante di abbondan £ Nell diene: tratto della foglia, nella regione capa cioè, il fascic ~ ISTOLOGIA ED ISTOGENIA DEL FASCIO CONDUTTORE, ECC. 65 modificazione di disposizione degli elementi che lo costituiscono, alle quali accennerò brevemente. Nello xilema si nota la riduzione delle tracheidi che si trovano all'indentro della zona dei canali, fino alla . loro scomparsa, la graduale diminuzione della cavità dei canali laterali LC. B di quello centrale e la sostituzione ai due primi di una tracheide per ciascuno. Procedendo verso l'alto dopo un breve tratto anche il canale centrale passa ad una tracheide, in modo che una sezione fatta in questo punto al margine esterno della porzione vascolare, mosira 3 tracheidi | disposte sulla stessa linea. Di pari passo colla diminuzione del lume dei canali e la sostituzione a questi di tracheidi, si verifica pure una ri- duzione nell’ estensione dell'arco floematico, e nel numero degli strati degli elementi meccanici che dividono i due gruppi cribrosi in modo /. ehe essi vengono ad avvicinarsi fra di loro, divisi soltanto nel mezzo "dell arco floematico da qualche elemento meccanico (Z. Hystrix , Du- rieui, velata). Conseguenza delle trasformazioni ora descritte è una diminuzione nell’estensione dell'areo floematico in riguardo allo xilema; mentre cioè, dapprima il floema veniva a circondare sopra 3 lati lo xi- * cio ‘era segnato da una linea curva, un semicerchio, ora questa si è fatta dritta ed il fascio ha assunto la tipica forma collaterale. Le due -tracheidi laterali che si sono sostituite ai canali cessano ad una certa | distanza dall'apiee, eontemporaneamente od a breve distanza l'una ` dall’ altra; mentre la tracheide centrale persiste fin quasi alla termi- nazione del fascio nel parenchima clorofilliano. ‘ Ho già ricordato come il fascio conduttore sia lateralmente e più TEREN di faccia ai gruppi di tubi eribrosi accompagnato da un tessuto parenchimatfco ad elementi allungati, a diametri trasversali in- feriori a quelli del parenchima involgente, divisi da setti trasversali - orizzontali, tessuto che comprende un sistema di 2 a 4 canali. Questi — (T. IH, fig. 8) sono confrontati l' uno coll’ altro di differente grandezza: “delle cellule che li limitano sono ispessite comportandosi in tal modo come quelli dei canali xilematiei. Questi canali che alquanto ridotti ` 8. Malpighia anno IV, vol, IV. lema ed il limite di separazione tra le due porzioni costitutive del fa- ` Jeanali che raggiungono il più grande sviluppo nella 7. Malinzerniana il mediano è in via generale il più grande. Le pareti longitudinali E a DO e SS ; O0. KRUCH . in grandezza persistono fin verso l'apice, si continuano verso il basso ` fino in vicinanza alla regione lingulare e scompaiono del tutto, quando — il fascio conduttore si trova addossato al glossopodio. Prima di passare allo studio dello sviluppo ricorderò alcuni fatti che riguardano il modo di comportarsi della membrana delle tra- cheidi e il rivestimento dei canali xilematiei ed extrafasciali di fronte. ai reattivi, presentando alcune particolarità degne di essere rilevate. Le pareti delle quali si è già studiata la disposizione degli ispessi-. menti, trattate eon eloroioduro di zinco si colorano in giallo brunò, assumono cioè la colorazione che puo essere presentata tanto dalle membrane lignificate quanto dalle suberificate. L'uso ripetuto dei più sensibili reagenti per il riconoscimento delle membrane lignificate, quali il solfato di anilina e la floroglucina mi ha dato risultati negativi, ^ poiché né in un caso né nell'altro sono riuscito ad ottenere una sen- t sibile reazione; si é quindi autorizzati a coneludere che le pareti delle tracheidi non sono lignifieate. Trattate con acido solforico concentrati gli ispessimenti non si sciolgono ma si colorano in bruno; resistone ‘all'azione dell'acido eromieo concentrato; con idrato di potassio con- “centrato dàano una colorazione giallo-citrina che aumenta di intensità scaldando il preparato. Queste due ultime reazioni non ci lasciano alcun — dubbio sulla natura degli ispessimenti delle tracheidi che si devono ` considerare come suberificati, Le pareti che limitano Ja cavità dei canali xilematici presentano loro interno un rivestimento di natura speciale che ha un aspetto « rispondente ai rivestimenti di diversa natura e di diversa origine. c 5 si manifestano sulla parete interna dei meati, dei eanali, delle. cavità intercellulari. in genere, di origine schizogenica in un numero con ide revole di piante. Trattandosi in questo caso di canali di originé ` . genica, può nascere il dubbio che il rivestimento non sia altro che. sterna degli elementi o dell'elemento scomparso che confinav cogli clementi destinati a — iR e la cavità; lo si nella 3 reti degli elementi che confinavano colle tracheidi scomparse e "is ton _ havvi alcuna traccia di rivestimento. Nelle foglie giovani adunque id quali i eanali sono aneora in via di aecrescimento, non si osserva un rivestimento di natura differente dalla rimanente parete: questo deve formarsi più tardi, probabilmente quando il canale ha raggiunto is maximum delle sue dimensioni. Questi fatti vengono a dimostrare che ` .il rivestimento in questione deve ritenersi di origine affatto corrispon- ` : dente a quello delle cavità di origine schizogenica. GE Il rivestimento non è, nella maggior parte dei casi, retina di rile- -a determinare il AAT delle pareti SAS In alcuni easi Ci il ano di Es in n è ara ricorrere all’ Se qu. Saisie (Tav. IV, fig. 19) e P uale Durieui si osserva sopra sezione. T | trasversale dopo l'azione dell'acido solforico; una pellicola che segue — - in tutto il suo contorno la parete del canale e spicca dalla parete cel- ' lulosiea rigonfiata dall acido per Ja sua maggiore rifrangenza. ] IZ. velata il rivestimento non ha uno spessore uniforme, ma presenta, — in corrispondenza delle pareti radiali delle cellule che limitano la la- : cuna, delle piccole protuberanze triangolari. Stabilita Tesistenza di un rivestimento nell e del canale è in- . eellule che circondano il canale si mostrano internamente nude, mentre. la parete del canale apparisce rivestita di una pellicola continua ri- . masta inalterata. La presente reazione credo sia sufficiente a dimostrare 2 che il rivestimento non è di natura plasmatica. Con acido solforico con- centrato la parete cellulosica si scioglie dopo essersi gonfiata, e rimane soltanto il rivestimento in forma di una sottile pellicola raggrinzata ALE al posto del canale. Si può rendere ancora più evidente la reazione - sciogliendo precedentemente nell’ acido solforico qualche granello di — E indi operando nel modo indicato dal SAvvacz (!). Dopo la la- - " iodio ed aeido DE o col clorioduro dii zinco e la insolubilità nel- à $e dem solforieo E reazioni che pue presentato le sr SE Paso resiste all’acido cromieo, eon idrato di pela oi trata gli strati eellulosiei della parete si gonfiano ed il rivestimento assume una colorazione gialla che si fa più intensa scaldando dolce- SE mente il preparato. Le presenti reazioni ci autorizzano ad ammettere ` D Tio in BEEN è suberificato 0 stra SEH si Ger T. , p. 19, Harlem, 1886. lo De "pm Vergl. Anat., p. 225. St > Sea ST pala SE "maat oe ED ISTOGENIA DEL FASCIO CONDUTTORE, ECC. | 69 A 1] WisseLin6 (l. e.) deseriveva pure il caso di un rivestimento di natura cuticulare nei grandi canali aeriferi dei pieciuoli di Nymphaea odorata e dentata, nei quali le cellule contigue al canale sono contraddistinte per l'ispessimento più forte della parete che è rivolta verso il canale, in modo che esse richiamano le cellule epidermiche. Questa somiglianza è pure evidente nel nostro caso e specialmente nella specie Hystrio, | come si può facilmente rilevare dal confronto delle due figure 18 e 19 - > rappresentanti in sezione trasversale la prima le cellule limitanti un ` M canale xilematieo centrale, l'altra alcune cellule epidermiche trattate con acido solforico diluito. i o ho seguito lo studio dello sviluppo del fascio conduttore in ‘tutte E: quattro le specie che ebbi a mia disposizione; però siccome esso LA S | viene nei suoi tratti principali in modo affatto analogo in tutte, ‘così credo sufficiente il riferire quanto ho osservato nell7. Hystrix, specie | zione, accennando in pari tempo alle differenze che si verifieano in altra specie. Un taglio trasversale di una foglia giovanissima qual’ è quello ` i - rappresentato dalla fig. 10, T. HI, mostra verso il centro del fascio pro- - "m cambiale un elemento, (pir) che si distingue dagli altri per la sua gran- i dezza. ‘e per la disposizione abbastanza regolare delle cellule che lo cir- S condano; esso non è altro che un elemento procambiale destinato a tra- sformarsi in una tracheide; è il primo abbozzo della formazione della ` | tracheide. Verso la pagina dorsale si osservano disposti nella regione | mediana sopra una fila, tre elementi (ptc) che si distinguono dalle ` è cellule procambiali che li limitano internamente ed esternamente per .]a loro picciolezza, e che lo spessore delle pareti, lo speciale splendore ` con riflessi bluastri che queste presentano e l'essere prive di contenuto, | je aratterizza come elementi completamente evoluti. Sono essi i tubi [le brosi primi differenziatisi nell'arco floematico. Per convincersi che. cessi siano veramente tali, occorrerebbe vederli in sezione longitudinali ma siccome per la estrema ante isse dele us in ge Aene Ei 70 550. KRÜOH ad allontanarne tutto il contenuto, indi- passando il preparato in gli- cerina è relativamente facile l osservare per trasparenza, gli elementi eribrosi messi in evidenza dallo spessore delle. loro pareti dagli altri elementi non ispessiti. Continuando lo studio iu altre foglie più sviluppate si osserva che ` la cellula più grande che si trovava verso il centro del fascio con- È duttore, presenta sulle sue pareti longitudinali degli ispessimenti, si è cioè caratterizzata come una tracheide, e ai suoi lati si trovano gli ac- cenni alla formazione di due altre tracheidi circondate alla loro volta da cellule disposte regolarmente all’ingiro. Il numero dei tubi cri- brosi differenziatisi è ancora quello di prima, o ve se ne è aggiunto = qualcuno ai lati. Procedendo nello sviluppo le tracheidi laterali rag- delle quali abbiamo gia vista l'origine e differenziazione, si manifestano giungono il loro completo sviluppo, e la differenziazione di nuovi'tubi cribrosi va progredendo mantenendosi su di una fila ai lati dei tubi differenziatisi per primi in modo che nella fig. 11, T. IV, si osser- vano undici tubi cribrosi già evoluti (ptc). Si nota che gli ultimi for- — mati sono generalmente a lume più ampio ed a sezione per lo più ovale. Gli elementi che li limitano internamente dallo xilema, ester- - namente dal parenchima fondamentale si sono fatti a lume più ampio " ma mantengono ancora il loro aspetto procambiale. Nelle tre tracheidi, z* dei fenomeni di disorganizzazione che conducono alla fine alla loro “scomparsa, Intanto i tubi cribrosi primi differenziatisi, non si presen- | tano più a sezione ovale, ma a contorni poligonali colle pareti talora. sinuose, come se l'accrescimento degli elementi vicini li avesse costretti ; sui ad oceupare un posto minore di quello occupato al momento della loro z formazione (T. IV, fig. 12). La differenzazione dei tubi va progredendo ` ai lati, mentre fino ad ora essi si erano mantenuti sopra un' unica fila, cominciano a differenziarsi sopra due file dirigendosi verso la parte ‘dorsale della foglia. Col progredire della differenziazione ossia col for- I SS marsi di nuovi elementi agli estremi della zona eribrosa, gli elementi che si trovano nella sua regione mediana, che abbiamo visto stipati. entro il piccolo spazio loro lasciato dagli elementi più grandi in via di —— sviluppo. finiscono per venire totalmente sebiaeeiati fra di loro e rias- | X. --sürhiti, = mode: che una sezione trasversale fatta in una foglia che si e 15 ; ‘trovi nello stadio di sviluppo ora descritto, si presenta nel modo rap- i ` presentato dalla fig. 7, T. II; quivi la zona cribrosa si mostra inter- E rotta in. corrispondenza alla regione mediana del fascio, distinta cioè e - in due gruppi laterali che continuano la loro evoluzione verso la re- . gione dorsale della foglia, Dei tubi cribrosi che si vanno differenziando ‘nei gruppi laterali quelli che si trovano nella’ fila esterna che sta a ridosso del parenchima che limita i canali extrafasciali, sono a lume più ampio e generalmente col diametro maggiore nel senso radiale: ` quelli interni a sezione poligonale od ovale vanno gradatamente ispes- = = sendo le loro pareti, mentre quelli della fila esterna rimangono dello. È e a I gruppi; di E dia sono Pa questo e malo, 2 bito nu aumento di spessore, mentre essi hanno raggiunto ignota o quasi il loro completo sviluppo e spiecano, per lo spessore e splen- i dore delle loro.pareti come per la mancanza di nucleo e di abbondante ` ` ‘contenuto protoplasmatico dagli elemeuti che li circondano. E? i Riguardo alla presenza dei tubi eribrosi nel rizoma e nella foglia Ga | Isoetes, le indicazioni che si trovano negli autori che si occuparono i questi elementi nelle crittogame vascolari, sono poco sicure ed in . PE arte contraddittorie. Per il Janczewski (l. e.) l'Zsoetes è il solo ge- nere fra le archegoniate vascolari che gli ha lasciato qualche dubbio sulla. presenza nel. fascio dell’ elemento eribroso che caratterizza il floema. Le cellule che costituiscono i due gruppi floematici nell Z. Du- — rieuì aventi la forma di prisma terminato da setti orizzontali, conte- - : nuto ridotto ad un piccolo numero di globuli brillanti che aderiscono ` ` alle pareti, ‘provvisti di nucleo e di amido, potrebbero rappresentare e ubi cribrosi ancora più degradati di quelli di Salvinia e di Selagi- S Soe tuttavia l'Autore non osa attribuire lorg questo ufficio in modo s puso n HUMUM DE non ha mai osservato punteg giature Snbroee : Ss mm. Sur la structure et le developpement des tubes eribreus, Ann. Se Se. Nat iot. Paris; Sér. 6, T. XIX, p. 107. nell'Zsoetes; certi elementi però del rizoma e della foglia offrono nella loro membrana una sostanza che .prende col reattivo iodato e col bleu di anilina la eolorazione caratteristica della materia callosa. Gli elementi cribrosi si possono difficilmente distinguere in sezione. ‘trasversale, perchè il carattere delle minori dimensioni in confronto agli altri elementi del floema non può essere preso in senso assoluto, As e per la natura della loro parete non è possibile distinguerli dagli elementi cambiformi meccanici o meno, presentando gli uni e pow altri la reazione della cellulosa. Le cellule annesse che contribuiscono | a caratterizzare i tubi eribrosi delle angiosperme dagli altri elementi ` x del floema ed in special modo dal parenchima, mancano nell'Isoetes ` à i . come del resto in tutte le crittogame vascolari (Janezewski, Russow). ` S Se oltre quanto ho detto si considera la considerevole piccolezza degli i. elementi, la difficoltà di ottenerne delle sezioni, non parrà strano che. — essi venissero in parte confusi cogli elementi che li circondano e che E Ke Bag a ca E ES, H Je EEN sulla loro struttura lascino ancora molto a desiderare. - La ricerca è di molto facilitata quando, ricorrendo allo studio dello ` = sviluppo si riesce ad avere un'idea esatta dell'estensione. delle. due zone cribrose e si fa uso, come ho già ricordato, di foglie giunte a i $ tale grado di sviluppo da essere essi i soli elementi del floema com- . pletamente differenziati. E di tutte le specie studiate, quella che sotto | questo, punto. di vista presenta migliori vantaggi, è la Malinverniana . presa nello stadio di sviluppo. rappresentato dalla fig. 8, Tav. III, per- ` chè quivi lo strato di tubi eribrosi che occupa la regione mediana. | dell'arco è ancora intatto e perchè gli elementi sono di dimensioni più grandi che nelle altre specie. Nel tratto di foglia che va dall'apice. fino. alla regione lingulare, essi si presentano sotto forma di elementi tu- | bulari, a sezione ovale o circolare, o di elementi prismatici terminati | 3 da setti disposti anto, più o meno obliqui. E Le pareti laterali ` poe uns. sono, come è Scala rilevarlo | sezioni tenni pi io VA NECI AI È $ SC * ; x E e AD. LS ISTOLOGIA ED ISTOGENIA DEL FASCIO CONDUTTORE, ECC. 73 jl Russow non è riuscito vedere alcuna punteggiatura cribrosa, non si „presentano uniformi, ma provvisti di punteggiature abbastanza ampie "disposte irregolarmente, come è facile rilevarlo dalla fig. 11, Tav. IV. Queste -punteggiature si, possono assai difficilmente rilevare in sezione longitudinale, perchè è estremamente difficile per la piccolezza della 5. : placca eribrosa di ottenerne una sezione. A conveniente illuminazione però, con obbiettivo ad immersione omogenea, si rileva che muovendo la vite, la sezione ottica del setto non è rappresentata da una linea omogenea, ma si mostra qua e là interrotta. Essa è rivestita da una sostanza che reagisce come la callosa disposta sotto forma di placca nei setti trasversi diretti (Tav. IV, fig. 14, 15), sotto forma di due o più mammelloni nelle parati trasverse die (Tav. e. Ka idi Questo ‘si trovano a ridosso del parenchima che limita | i Rees okiratai. E quali sono appunto i disegnati, sono poco sviluppate, sono invece con- siderevolmente sviluppate ed a reazione più netta negli elementi cri- brosi dello strato intermedio. La sostanza callosa è quivi non soltanto „localizzata, sulle pareti trasverse, ma qua e là anche in forma di pic- cole masse sulle longitudinali. Il che ci fa credere alla presenza di cribri anche sulle pareti longitudinali, eribri che però non sono riu- sg scito a mettere in evidenza. Le mie osservazioni confermano, come | ammette Rüsiow, la presenza del callo negli elementi in discorso, che non offrono punto una struttura così degradata come quella loro at- tribuita da Janezewski e che io non esito chiamarli semplicemente tubi. ceribrosi, abbiano essi i loro eribri perforati o semplicemente permea- bili. Ricorderò finalmente che io ho osservate le masse callose svi- luppate al massimo in alcune foglie di un esemplare di /soetes rac- colto nel mese di gennaio. Queste erano completamente sviluppate, anzi la seomparsa di ogni contenuto negli elementi del fascio ed in si trovavano gli elementi vascolari, facevano ritenere che esse erano | già in via di disorganizzazione. Tagli longitudinali praticati attraverso considerevoli masse di sostanza callosa negli elementi cribrosi dei . quelli del parenchima involgente, lo stato di schiacciamento nel quale ` al fascio mostravano, dopo il trattamento col bleu di anilina, delle ASI vC M EU Ad — 0. KRUCH : IM gruppi laterali, come persino in quelli che si trovavano stipati tra . il cambiforme della regione mediana dell'arco fioematico. te In corrispondenza al glossopodio ed allo sporangio i tubi cribrosi presentano dimensioni longitudinali piü piecole, come tutti gli altri elementi del fascio. Le loro pareti longitudinali non corrono diritte da ` un setto all'altro, ma si mostrano per lo più leggermente sinuoSe, ed ` “il lume del tubo si allarga in corrispondenza al setto trasversale. Quivi ` ns pure è evidente la presenza del callo sulle pareti trasversali e sulle - n longitudinali e la presenza delle sferule brillanti. Del loro contenuto P e della loro struttura mi riservo di occuparmi più dettagliamente in sx un altro mio lavoro, quando tratterò del fusto nel quale essi si conti- nuano. Per ora mi è sufficiente di constatare che nel floema delle foglie di 7soeles, come in tutte le altre crittogame vascolari, l'elemento ca- ratteristieo non manca, che esso è ben caratterizzato per struttura, di- sposizione e modo di sviluppo dall'elemento accessorio del floema. Lo sdoppiamento quindi del floema al quale ha accennato il Janc- — zewski, ossia la separazione di questo in due gruppi distinti, sta per le foglie completamente sviluppate di Z. Hystriz, Durieui, velata in quanto riguarda la zona ‘eribrosa, osservando però che il tessuto che li riunisce, appartenga esso al sistema meccanico o meno, si deve eon- | siderare come facente parte del floema, differenziandosi alle spese del procambio. Lo studio dello sviluppo ci ha però ad evidenza dimostrato ‘che in origine si differenzia pure una fila di tubi eribrosi nel tratto del floema che corre fra i due gruppi laterali, l'esistenza della quale x è molto breve, perchè viene a scomparire assai presto collo PECH i degli altri elementi del floema. Lo stesso processo di differenziazione del fascio si osserva pure alla. base della foglia in vicinanza alla lingula. Se non che quivi gli ele- ` menti accessorii del floema non rag giungono una così avanzata diffe- renziazione da e ritenere come prestato ma EE in se | gitudinali non raggiungono: T Salore proprio EE clementi a Zoe d PROS DE regione isa; eum si n sa al Wës loro lume più piccolo di quelli laterali, cioè di quelli differenziatisi più E tardi, è generalmente stirato nel senso tangenziale; lo sviluppo però - degli elementi accessori non è mai tale, da eliminare completamente uelli conduttori primi differenziatisi. Riprendendo lo studio dello sviluppo dello xilema ricordo, come col | progredire della differenziazione dei tubi cribrosi nei gruppi laterali, | nol tessuto procambiale che si trova all'indentro dei tre canali deter- nal) dalla scomparsa dellè tracheidi, se ne sviluppano altre che si hima, che noi abbiamo nella foglia completamente sviluppata, designato ome xilematico. Tra l'apparizione della tracheide centrale e delle due terali e di quelle che si sviluppano al margine opposto dello xilema, centrali appariscono, raggiungono il loro completo sviluppo e subiscono modificazioni tali da perdere la loro caratteristica, la loro individualità 4 ‘eordati si sieno differenziati. La loro differenziazione, in vero molto diva, non si compie che quando della tracheide prima formatasi non l'epoca dell'apparizione delle tracheidi poste in vicinanza alla porzione rosa, tali modificazioni da poter far ritenere gli elementi che in essa ie P elementi cambiformi che si trovano a completare larco floematieo: (ij due gruppi di tubi eribrosi e quelli che limitano questi dallo xi- menti meccanici. ISTOLOGIA ED ISTOGENIA DEL FASCIO CONDUTTORE, ECC. 75. cellule parenchimatiche che li limitano all’interno ed all'esterno; il > rovano quasi sempre staccate le une dalle altre immerse nel paren- . orre adunque un periodo di tempo abbastanza lungo. Le tracheidi ` fino a venire del tutto riassorbite prima che gli elementi vascolari ri- - della EE della zona cribrosa; è in CH sol che ` - o, KRUCH Alla base della foglia, in corrispondenza alla regione lingulare e allo sporangio, le tracheidi prime differenziatesi, non danno luogo coll loro seomparsa a formazione di canali, ma persistono per tutta la du- | rata dell’ organo, e la formazione di nuove tracheidi procede gradata- mente ai lati ed all'indentro di esse. In alcuni casi però si può diffe- renziare qualche nuova tracheide tra quelle apparse e l'arco di floema in modo che il processo di differenziazione degli elementi caratteristiei Be dello xilema tende a farsi centrico. pos LJ. Durieui si comporta in modo affatto corrispondente all /. — ` g sia per la struttura come per l'origine e sviluppo delle parti costitutive. del fascio. , e ER Le tracheidi ehe si differenziano per prime nello xilema e che come | ho già detto, sono destinate colla loro seomparsa a dar luogo alla for- mazione dei canali, quando hanno raggiunto la loro completa differen- zazione si presentano sotto forma di elementi prismatici, a sezione poli- gonale, terminati da setti trasversali orizzontali e forniti di ispessimenti reticolari. Gli ispessimenti delle pareti longitudinali sono disposti. in modo più o meno irregolare, a brevissimi intervalli gli uni dagli altri, così da costituire un tipo di passaggio tra le tracheidi scalariformi e le anu- lari (T. I, fig. 4). Appena che esse si sono completamente differenziate E. si manifesta subito uno speciale processo di evoluzione regressiva, Le . $ cellule che circondano la tracheide aumentano di dimensioni rendendo più ampio il vano nel quale essa si trova compresa. La parete primaria. 2 ü gen jm pig pia della tracheide, non potendo tener dietro a questo accrescimento si va gradatamente sciogliendo, mentre gli ispessimenti resistono rima- nendo sempre aderenti alle pareti; fuorchè mentre essi si RS prima avvicinati gli uni agli altri per il forte acerescimento in lun- ghezza delle cellule che limitano la cavità, gli spazii tra gli unie gli: altri si vanmo facendo sempre più considerevoli, mantenendosi essi dap- prima ancora la loro reciproca posizione. Progredendo nello sviluppo gli ispessimenti vengono a disporsi più irregolarmente ed a farsi semj più sottili. Rimangono però ancora ad attestare il forte allungame subito dagli elementi che limitano la cayità i residui degli ispessi delle pareti trasversali delle tracheidk (T. I, fig. 5). Questi setti tri . ISTOLOGIA ED ISTOGENIA DEL FASCIO CONDUTTORR, ECC. e m sversali finiscono alla loro volta per scomparire del tutto in modo che "a posto della serie delle tracheidi si trova un canale continuo nel quale E. sì possono osservare qua e là, separati gli uni dagli altri per un tratto E abbastanza lungo, dei resti di ispessimento, sempre aderenti alla parete . lo ho seguito il processo ora descritto nelle specie Mystrix e Ma- | linverniana sulle foglie intere, rese trasparenti con opportuno metodo 5 di chiarificazione e quindi colorate; ho pure constatato che gli ispes- ` simenti delle tracheidi sottoposte all’azione dell'aeido eromico resiste- . vano, che collazione della potassa caustica si coloravano in giallo e che quindi ai dovevano ritenere alla stessa guisa delle tracheidi tar ive suberificate. Riguardo alla origine dei canali extrafaseiali rieor- derd soltanto che essi, a differenza di quelli xilematici, sono di origine schizogenica, come è facile rilevarlo dalla fig. 9, T. IIT, e che la loro apparizione, anteriore a quelli del fascio, ha luogo tra cellule del pa- renehima involgente il fascio procambiale. Nello studio dell'origine e dell'evoluzione delle porzioni costitutive del | fascio ora terminata si osservano dei fatti interessanti, alcuni dei quali rano sfuggiti agli Autori che fin qui si occuparono dell’ argomento: Ricordo la scomparsa dei tubi cribrosi primi formatisi nella zona cribrosa . Hystrio, Durieui, velata) e quella delle tracheidi prime differenzia- E nello nons Nel Rena è il ee Sg EE SE si ma- che tee la fila di tubi SEN differenziatisi per primi che deter- inano prima lo schiacciamento, indi la loro scomparsa; nello xilema e è la tracheide centrale e le due laterali, quando esistono, che appena iunto il loro completo sviluppo cominciano un’ evoluzione regres- va ‘e finiscono per scomparire del tutto, laseiando al loro posto una ità che per le modificazioni assunte dalle cellule che la limitano È dalla sua parete assume la proprietà di un vero canale. Nell una e È nell altra delle pornon costitutive Ee Dee si ha la Secun degli. eribrosa di una famiglia di piante dicotiledoni (4), acquista col presente | messe é di elemgnti parenchimatici o cambiformi che generalme stema meccanico. SES che delia: piante no ruga costi e ite la regione. mediana Si arco Tonon: * del avi già completamente dilfereuziato, che non è più capace | di funzionare e che la comparsa di nuovi elementi identici ha teen su- perfluo. Questo fatto da me già dimostrato nello sviluppo della porzione. caso un valore particolare, perchè ci fa pensare che la cosa possa es- sere più diffusa di quello che fino ad ora non fu rilevato. Nel floema- la scomparsa dei tubi cribrosi procede ai due lati degli elementi primi formatisi, mentre se ne vanno differenziando dei nuovi; in modo ehe — agli elementi che vanno scomparendo si va continuamente sostituend 2 un numero corrispondente od anche superiore di elementi nuovi. Nello. xilema la disorganizzazione delle tracheidi avviene quasi contempora- neamente e soltanto un certo tratto di tempo dopo la scomparsa ap- pariseono altri elementi a loro corrispondenti per struttura e funzione ` Riassumendo le osservazioni esposte si hanno le seguenti conclusio 1.° Il fascio conduttore che percorre la foglia delle Zsoetes è coll rale ed orientato in modo normale. ri Il floema del fascio risulta di tubi eribrosi, privi di esit si trasformano, eccetto che alla base della foglia, in elementi dél ; 3. Gli elementi eribrosi si trovano riuniti nelle Es Dur C) Malpighia (V. IL p. 358). - essendo solo limitati verso l'esterno dal Direi congiuntivo, verso _ ' l'interno dallo xilema, per mezzo di uno strato di elementi parenchi- = matici corrispondenti ai cambiformi del tratto di foglia che sta al di sopra della regione lingulare. - — D? Nell'Z. Malinverniana i gruppi laterali di tubi eribrosi sono fra loro congiunti da uno strato intermedio di tubi cribrosi, interposto al tessuto cambiforme. Essi non sono però nelle foglie adulte completa- mente evidenti e mostrano di avere in parte sofferto della pressione degli elementi che li limitano. . 6.° I tubi cribrosi nella porzione di foglia che sta al di sopra del poa po Rud Ge kanaa ITEE e ia t Le faece terminali sono munite di punteggiature eribrose e rivestite ` da sostanza callosa sotto forma di placche in quelle orizzontali, di due . AT più mamelloni in quelle inclinate. Le pareti longitudinali sono pun- ` pa teggiate. Eus 12 Lo xilema risulta nel lembo fogliare di un “sistema di canali e — di tracheidi anulari od anulari T das disposte nel l boue xile- SIE Nella sezione Get ed in quella dello sporangio, lo xilema | risulta unicamente di tracheidi ad ispessimenti irregolari, che costitui- - scono nel loro assieme una reto, le eui maglie sono occupate da ele- - menti a Jane molto sottili a dimensioni longitudinali Hane alle 11.° Gli ispessimenti delle tracheidi sono suberificati. 12.° I primi elementi che si differenziano nel cordone procambiale sono tubi cribrosi; a questi segue la tracheide centrale che si sviluppa nello xilema al posto occupato nelle foglie sviluppate dal canale me- diano. HU 13.? I primi tubi eribrosi differenziatisi si trovano al margine del cor- A done proeambiale che guarda la pagina ventrale della foglia e nella sua x . regione mediana. L'apparizione di nuovi elementi eribrosi si continua JA De ai due lati di quelli primi formatisi mantenendosi per un certo tratto | | sopra una linea diritta o leggermente curva, indi procedendo verso la i pagina dorsale della foglia. — ~ i E 14.? I tubi eribrosi che occupano la regione mediana dell'arco floe- SÉ ) matico disposti su un'uniea fila, sono destinati, col progredire dello — . Sviluppo della foglia, a scomparire, vinti dallo sviluppo assunto dagli : elementi cambiformi che li limitano verso l esterno, dal parenchima fondamentale verso l ipterno dello xilema (H. Hystriæ , Durieui i velata). Š - 15.? Nello xilema, all e della tracheide eentrale o mediana, segue quella delle due laterali (4. Hystrix, Durieui, velata). Appena che esse si sono completamente sviluppate, si manifestano dei fenomeni ` — . di disorganizzazione che conducono alla sostituzione di ‘canali alla serie X m delle tracheidi. I canali xilematici sono perciò lisigenici. SÈ 16.° L' apparizione di nuove tracheidi si manifesta all’ indentro di — i quelle prime formatisi, verso la pagina dorsale; il loro sviluppo à m SC quindi eentripeto. tar 17 La differenziazione di queste tracheidi è molto tardiva, verifi- candosi quando i tubi eribrosi dell' arco floematieo sono totalmente, o quasi differenziati e gli altri elementi del floema cominciano ad ispes- ET A sire le loro pareti, e differiscono da quelle prime differenziatesi per la. "t S natura degli Gesetten she sono anulari o Se sit 2 tini di quelle Dime ges se ne sviluppa. Be. an- ehe dal lato verso il floema in modo che quivi la differenziazione tende | > ^a EE da un ed centrale verso la periferia, vn prime Wester rimangono A per ri Daora ES raro e la differenziazione procede gradata- e ‘mente senza interruzione fino alla fine dello sviluppo presentando tutte . Ja stessa forma di ispessimenti. Pavía, Febbraio 1890. + SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE. heidi differenziatisi per prime, c Sali: si = = parenchima : atico, des = cellule de co, = «canali rase: TAVOLA L 1. Sezione trasversale di un fascio salato fogliare di I. velata. 2. canone. trasversale di un fascio di I. rt in corrispondenza alla de e i Serie di Habe ali di foglia giovanissima di I. Malinverniana. ` ‘De Tratto di un canale contrale i in foglia giovane di I. Malinverniana, nella — | cavità « del quale si osservano ì resti degli Logan: delle pareti lon- ` ; _gitudinali e quelli di un sotto Stee CN TAVOLA II. SE his ` Malpighia, anno IV, vol. IV.. TAVOLA. mi E 8. Sezione Lee di un dario conduttore di F Matinverniona a A ferenziazione completa della zona cribrosa. . Sezione trasversale di un fascio procambiale di 7. ue S ose dei. D M dee ce nol I si osservano 3 tubi oribros diforonziat. TAVOLA lY. S Fig. 5 e a2 x peni L ripe più ù avanzati del procedente. z 4 ua ci z ; geh eribroso di 1 . Malinverniana vista Se : E Contribuzioni alla conoscenza del periderma per Hermann Ross. (Continuaz. vedi Malpighia vol. III, p. 513) Parte storica. > Es e pet i ciiin del primo dui e del primo ‘microscopio. È | Però in quell’ epoca le osservazioni astronomiche fatte. col telescopio sr "See molto ,piü r AE del m pude ndi che non far a Freshwater; morto nel 1703 a Londra) il quale, altrettanto valente alista ` come ee ae ci diede ech E es suo eiut. da varii autori si trovarono spesse volte in opposizione fra loro. ; Solo in un tempo relativamente recente (1836) Huco von Mont (5) mise-in chiaro tutto ciò ehe è @ importanza rispetto al periderma come ` HERMANN ROSS ~ alquanto ad un favo delle api, quantunque i « pores » non siano tanto regolarmente distribuiti come in quello; da questo paragone desume seguito da lui adoperato alternativamente con « pores ». Mentre l'Hooke si accontentava della semplice descrizione dei fatti osservati, due altri valenti scienziati, contemporaneamente, ma indipendentemente T. uno dall’altro, si occupavano di ricerche microscopiche sulla struttura in- terna delle piante: Marcello Malpighi e Nehemiah Grew, i quali quindi sono ambedue da considerare come i veri fondatori dell’ anatomia ve- getale. Ho detto indipendentemente l'uno dall'altro secondo i risultati delle indagini istituite in proposito dal PoLLENDER (!) e da ADALBERT von HANSTRIN (3). Esistendo però tuttora sopra un argomento tanto impor- tante dei dubbii e delle opinioni diverse o addirittura opposte (3), eredo opportuno trattarlo piü largamente in un altro mio lavoro apposito che intendo di pubblieare quanto prima. Rispetto alla struttura dei fusti, Grew distingue: the skin (lepider- mide), the cortical body (la corteccia), the lignous body (il corpo le- gnoso). Malpighi si accorse delle differenze che esistono nel sistema cutaneo dei fusti giovani e dei vecchi, ma eredette che esse dipen- dessero dall'essieeazione degli strati corticali più esterni durante il pro- ' indubbitatamente il concetto della cellula, e questo termine viene in. gressivo sviluppo della pianta, ed avessero lo scopo di proteggere la . corteccia sottostante. Benchè molti autori altri si fossero in seguito occupati di questo ar- gomento, non pervennero ad aleun risultato esatto, anzi le opinioni dei (') ALovs PoLLENDER. — Wem gebührt die Priorität in der Anatomie der Pflanzen, dem Grew oder dem Malpighi? Bonn n, 1868. .. Q) ApaLBeRT von HawsrEIN. — Ueber die Begründung der Pilanzenanatomie - durch Grew und Malpighi. Inaug. Diss. Bonn, 1886 a C) Conf. P. A. Saccarpo. — Malpighi e Grew. Moio Anno I, pag 306. - (4 Huao-yon Mont, — Untersuchungen über die Entwicklung der Korkes und der Borke der baumartigen Dieotylen. Vermischte Schriften bot. Inhalts, x DS i ` f Et in Y dei MALUS URLX CM UE CONTRIBUZIONI ALLA CONOSCENZA DEL PERIDERMA | - 85 ^ füssuto in generale. Egli mostró, che il Delicati nasce regolarmente nei fusti e nelle radici delle piante legnose, e che la formazione della = Scorza dipende da quella di strati interni di periderma; inoltre deserive ` minutamente le varie modificazioni del periderma persistente e lo svi- luppo e la costituzione della scorza anulare e squamosa. Il termine « periderma » fu introdotto appunto da Hugo von Mohl per le forma- ` zioni sugherose a cellule appiattite ed a pareti inspessite, *in antitesi a) sughero propriamente detto, a cellule larghe aventi la membrana sottile. Lo stesso autore confessa però, che questa distinzione non è ` e giacchè i due estremi si collegano mercè numerosi pas- ` : ome tutti i i Wasabi derivanti dal See «Altri particolari sull’ argo- e mento i in parola portavano i lavori dello ScHacHnT (4) e dell’ HAwsTEIN (2). A questi viene ad aggiungersi degnamente il lavoro del SanIo (3) e “nel quale l'autore mise al chiaro il luogo dell origine ed il modo dello S 9$ sviluppo del periderma, e dove riscontriamo già alcune indicazioni sulla ` : costituzione delle pareti sugherose: Tali note però vi si trovano sol- tanto ‘sparse, accessorie, perchè lo scopo principale dell’ autore era di indagare la genesi del periderma. E | Parecchi lavori si sono pubblicati sul nostro arddinemo: ipi anni i successivi, come si rileva dalla bibliografia annessa; di più molte de- A scrizioni del periderma si trovano sparse nelle monografie e nelle opere generali, fornendoei molte particolarità, o affermando e generalizzando. g A fatti conosciuti, senza però dischiuderci nuovi punti di vista. et? quanto concerne la natura della sostanza specifica delle pareti su- gherose,, le opinioni degli autori non furono concordi neppure nelle questioni essenziali; così per es. era incerto per lungo tempo se con- tenessero azoto 0 no. (0) Scuacur. — Der Baum, Die Pflanzenzelle. CO) JOHANNES pee — - Untersuchungen über den Bau und die Peien! dor Baumrinde. Berlin , SANIO, — . Ueber pai Bau und die Entwicklung des Korkes, Pringsheim ahrbücher II, p. 39, 1859 86 HERMANN ROSS Chevreul (1815) denominò questa sostanza « suberina » clie aveva preparata nel modo seguente. Egli riscaldò 20 volte coll’acqua il su- ghero di quercia ridotto a piccolissimi pezzetti in un grande appareechio di distillazione, per cui perdette 14,25 0/, del suo peso. Il residuo in- s solubile nell’ aequa fu poi trattato 50 volte nello stesso modo coll'aleool, perdendo in questo altri 16 9/5, e questo residuo, 700/, circa della quan- tità impiegata, venne qualificato come suberina, e Chevreul credette, . che fosse la sostanza specifica del sughero. Questa opinione regnò poscia per lungo tempo, quantunque numerosi autori, botanici e chimici, si dedicassero allo studio di questo argomento. Ch Doepping (1843) fece bensì un passo in avanti, preparando dal su- ghero il cellulosio mediante il continuo riscaldamento coll acido ni- trico, ma lo credette diverso dal cellulosio propriamente detto e lo distinse come cellulosio di sughero. Dopo pochi anni (1847) Hvco von Mon, ON mostrò, che quasi sempre, con maggiore o minore difficoltà, D LN x * LI LI * » Si riesce a provare l'esistenza del cellulosio nelle pareti suberificate, sia per mezzo dell’ acido nitrico, od, ove questo non agisca, coll’ uso i della potassa. Indi anche il chimico Payen (1868) preparò all'ingrosso — il eellulosio dal periderma, adoperando le pelle di patate formate da: vero sughero. Trattandole consecutivamente con varii reattivi deboli ` j ` (acido cloridrico di 4 9/5, acido acet. di 20 Ha, idrato potassico di 10 T acido acet. di 89/,) in tutto per 55 giorni, dopo la lavatura in acqua 7 o ed.in alcool, ottenne il cellulosio puro, solubile nella soluzione eupro- - ammoniacale. Essendo dunque sufficienti dei reagenti così deboli per ^ la preparazione del cellulosio dal sughero, Payen ne trasse la con- 3 elusione che non esistesse una sostanza definita nelle pareti suberi-. . fieate, ma che grassi, sali e sostanze azotate infiltrassero il cellulosio - -e gli dassero le proprietà caratteristiche. Un altro errore sorse ger la constatazione di una certà abbondanza di cellulosio nelle membrane ` sugherose, cioè si ritenne che la suberina non fosse altro che cellulosio . impuro; in tal modo si passava da un estremo all altro. Del resto, nep- pure sino a poco tempo fa, i botanici concordavano nelle loro Op () Hugo von Moni. — Bor. Zeitg. 1847, zs Ei CONTRIBUZIONI ALLA CONOSCENZA DEL PERIDERMA En sulla suberina: Sachs la considerava come una sostanza definita, che si forma sul luogo stesso per metamorfosi dal cellulosio; Wiesner la riteneva per una sostanza particolare, che si trova unita al cellulosio, ma era nel dubbio, se contenesse azoto o no; Husemann invece la cre- deva cellulosio impuro; Nägeli e Sehwendener dal loro canto suppo- nevano, che la suberificazione delle pareti risultasse dall’ essere questa ; D impregnata da una sostanza cerosa, ecc. ecc. Da questi citati gt rileva ` chiaramente l'incertezza sulla natura chimica della suberina. I risultati delle ricerche del von Hóhnel presentano un progresso notevole anche in questa questione, benché egli si occupi principal- mente della istologia del periderma; ed il lavoro ancora più recente del Kügler sulla composizione chimica del sughero di quercia, ei con- duce ad una soluzione, forse non ancora elaborata nei suoi age ma in ogni modo decisiva. La stessa incertezza regnava rispetto alle reazioni mierochimiehe delle pareti suberificate, sicchè anche intorno a questo punto non si seppe niente di certo sino agli ultimi tempi. Il reattivo più usato era l'acido solforico concentrato, nel quale però le membrane fortemente lignificate talvolta (come ha provato il von Hóhnel) sono pure insolubili. L'unico che si sia occupato delle reazioni sulle pareti suberificate fu . lo ScnacHr (!). Riscaldando piccoli pezzi di sughero di quercia o pez- zettini dell’ epidermide in una provetta col miscuglio da macerazione di Schultze o coll acido nitrico, ottenne una massa singolare simile alla cera o alla resina, solubile nell’ etere e nell’ alcool. Però lo Schacht iralasecib di seguire questo processo al microscopio, per indagare T'o- rigine della suddetta massa, ed in seguito questa reazione fu traseu- rata o ignorata del tutto, quantunque fosse conosciuta dai chimici fino dal 1787 (Brugnatelli) e Doepping avesse dato alla suddetta massa ce- rosa il nome di acido cerinico. Le reazioni usate attualmente per distinguere esattamente js: mem- brane suberificate dalle lignificate, e di cui mi sono lungamente in- trattenuto antecedentemente, furono introdotte dal Wiesner e dal von - C) J. ScaaAcuT. — Lehrbuch der Botanik, Bd. I, p. 272, EN AT 3 88 HERMANN ROSS Hóhnel (1877). Solo per mezzo di queste reazioni precise il von Hole! riconobbe le varie lamelle che costituiscono la parete suberificata, conte pure l’esistenza di strati di cellule non suberificate, detti felloidi, entro il fellema. Van Wisselingh (1888) riporta altre nuove ed importanti — particolarità intorno alla natura delle pareti suberificate, specialmente. della lamella di suberina. S j * È i Parte speciale. Come già sopra ho accennato, mi sono prefisso di cercare le analogie o le differenze tra il periderma del fusto e Pero delle radici, princi- palmente nelle piante legnose. Da parecchi anni ho studiato sotto questo punto di vista un gran numero di piante appartenenti alle varie famiglie e classi. In molti. casi non ho trovato alcuna differenza rimarchevole, tranne qualche. piccola modificazione che si deve ascrivere al diverso ambiente in cui vivono gli organi aerei e sotterranei. ^ Www RTT Lasciando in disparte tali specie per non estendermi troppo, riporto solo la descrizione di quelle ehe servono per ilustrare i tipi prin- eipali dei varii modi di sviluppo del periderma e della scorza. Evidentemente simili ricerche possono essere continuate all' infinito, ma credo che non ce ne risulterebbero fatti del tutto nuovi, capaci di alterare considerevolmente le conclusioni tirate dai fatti che sto. per esporre. í DICOTILEDONI. d Camellia japonica L. — 11 periderma comparisce nel secondo anno ; . . di vita dei rami e prende origine da uno strato del libro tenero. D — fellema consta totalmente di sughero; i suoi strati sono poco numerosi, e le singole cellule si distinguono per il forte inspessimento della. la- È mella di cellulosio; la forma delle cellule fellemiche è cubica. Nei rami. giovani il detto inspessimento è ancora poco rilevante, man mano pero : aumenta, riducendo sempre più la cavità cellulare, e si nota che lo svi- = CONTRIBUZIONI ALLA CONOSCENZA DEL PERIDERMA' 89 D * luppo straordinario della lamella più interna è più pronunziato nella -faccia interna, mentre sugli altri lati è molto minore. Nella parte inspessita della lamella di eellulosio si trovano numerose’ punteggia- ture larghe e talvolta ramificate; questa lamella stessa è fortemente lignificata per tutta Ja sua estensione. La lamella di suberina e la media sono sottili e non offrono nulla di particolare. Il primo periderma persiste, come pare, per tutta la vita, dacchè neppure ì tronchi più vecchi delle nostre piante coltivate mostrano formazione di scorza. . Le grandi cellule selerenchimatiche, irregolarmente ramificate, tanto ` frequenti nelle foglie di Camellia e di Thea, si trovano altrettanto S ‘abbondanti nella corteccia primaria e nel midollo della Camellia. 3 Le cellule del fellema nelle radici invece non mostrano niente del suddetto inspessimento; le loro pareti sono un Do robuste, ma di uguale spessore su tutti i lati. Anche nelle radici il primo periderma è persi- stente e poco copioso. Zanthoxylum fraxineum Wild. — Il periderma nasce verso la fine del primo anno dallo strato più esterno della corteccia. Le cellule fel- - lemiche sono presso a poco cubiche; la loro parete esterna (cioè ri- volta verso la superficie del ramo) è fortissimamente ingrossata, alle x volte tanto, da riempire quasi del tutto la cavità cellulare. Questo in- grossamento risulta dallo sviluppo maggiore della lamella più interna, da quale, come al solito, è lignificata. Questo fatto è di un certo inte- | resse, essendo questo r unico caso in cui la lamella più interna della i cellula suberificata è notevolmente inspessita nella parete esterna. Il . periderma è sempre poco esteso; è formato da alcuni strati di fel- i - Joderma e da una diecina, o anche meno, di strati fellemici, tutti quanti di ugnale costituzione. Nelle radici mancano gli inspessimenti sndde- Non osservai formazione di scorza né nel tronco, nè nelle radici. Ilex Aquifolium L. — La parete esterna delle cellule epidermiche è oltremodo spessa e fortemente suberificata, L'epidermide persiste per di alcuni anni, e da essa si genera il periderma che dapprineipio eompa- risco sotto forma di macchie e striseie irregolari, - seritti, mentre nel rimanente il periderma è simile a quello del tronco. B LA 90 i HERMANN ROSS i Nel fellema € é soltanto sughero, del quale i singoli elementi sono appiattiti ed a parete molto robusta. Il suo accrescimento procede len- tamente, formando in rami di 10 em. di diametro solo 25-30 strati, alla cui faccia esterna alle volte si trova ancora conservata l'epider- mide. Il periderma primario persiste per tutta la vita. Nelle radici le ` pareti delle cellule fellemiche non sono affatto inspessite, come quelle del fusto, ma piuttosto sottili; il numero degli strati di fellema è sempre ` ` limitato. Il primo periderma vi persiste pure. Y Vitis vinifera L. — L'aspetto esterno dei fusti della vite nelle di- verse età accenna già a qualche singolarità nella loro struttura interna. - I tralci giovani sono rotondi e di colore verde; la loro superficie è liscia o munita di leggiere strisce longitudinali. Verso la fine del primo anno perdono poi l'aspetto fresco, assumendo un colore giallo che man mano passa al brunastro, e le suddette strisce longitudinali diventano allora più spiccate. Nel corso del secondo anno la corteccia bruna si dissecca comple- tamente, lacerandosi qua e là e distaccandosi in fine dal fusto sotto forma di una sottile lamina (a scorza anulare) in cui si distinguono. manifestamente. fasci longitudinali più forti. Dopo lo spogliamento di questa prima lamina di scorza la superficie del fusto è liscia e di color bruno chiaro. Negli anni successivi questo fenomeno si ripete rego- larmente di guisa che verso la fine di ogni anno si distacca una la- mi mina di scorza anulare. Però la scorza non sempre si stacca subito ne: dal fusto per tutta la circonferenza, ma talvolta, specialmente nello stato adulto, porzioni di scorza di maggiore o minore estensione vi aderiscono, e da cio risulta la superficie ruvida e sfogliata di un ceppo | di vite. Anche questa scorza mostra generalmente la tendenza di la- . cerarsi nella direzione longitudinale. Passiamo ora ad esaminare la struttura interna del fusto nei varii ca stadii del suo sviluppo. La sezione trasversale mostra i seguenti - tieolari. Al disotto dell epidermide si irovano complessi di collenchima, in corrispondenza ai grossi gruppi primarii di fibre liberiane nel fondo: della corteccia, il resto della quale è costituito da cellule parenchima- tiche ricche di clorofilla negli strati esterni. hi CONTRIBUZIONI. ALLA CONOSCENZA Bir. PERIDER MA D 01. Davanti äi | fasci Së (aebolar sono situati i suaccennati grossi gruppi ; i nici di fibre a parete relativamente poco inspessita; ed appunto x: questi gruppi produeono quella leggiera striatura dei tralei giovani. ; Il libro è composto da strisce regolarmente alternantisi di libro tenero e libro duro; il primo consta in gran parte di larghi tubi eribrosi, fra - i quali si trovano sparse le cellule parenchimatiche liberiane; gli ele- menti del libro duro sono- parenchimatici, selerotizzati e disposti re- golarmente in strati. l e Verso la fine del primo anno nasce il periderma da uno degli strati x più esterni del libro tenero, parallelamente alla circonferenza del fusto. I fellogeno comparisee contemporaneamente attorno a tutto il fusto; © nei raggi midollari, che nella vite sono di una larghezza straordinaria per (sino a 12 strati), si curva alquanto verso il centro, formando così un — contorno crenato. Il fellema giunge soltanto a pochi strati (4-6), i suoi elementi sono tutti sugherosi ed a parete sottile. Durante lo sviluppo E | del periderma i tessuti rimasti al difuori di esso, vale a dire l'epider- x mide e tutta la corteccia primaria, inclusi i grossi fasci semilunari di ` Yd fibre liberiane incominciano a disseccarsi, diventano bruni e poscia pe- riscono, e vanno a formare la prima lamina di scorza anulare; i tes- : suti parenchimatiei di essa sono molto meno resistenti dei fasci di fibre, SCH per la quale ragione la lacerazione della scorza avviene a preferenza ` e ‘nella direzione longitudinale. Nel secondo anno si forma un altro pe- riderma, che prende origine da uno degli strati più interni del libro | tenero nato nel primo anno. La costituzione dei peridermi interni è : dentica a quella del primo. ` Lo sviluppo di un nuovo periderma si ripete ogni anno nello stesso ` «modo e con grande regolarità. Dal secondo anno in poi ogni lamina ` di scorza comprende quindi il libro intero sviluppatosi nell’anno pre- cedente. Talvolta si osserva che qua e là per un piccolo tratto della SI | circonferenza del fusto si sviluppa, oltre al periderma normale, una -striscia di periderma più interna, che si collega per i suoi margini coll’ anteriore, Sinne così Ee pu di scorza murs s > x are- a regolari intervalli df un anno. ` dal primo strato corticale sottoepidermico. Il fellema è costituito da ` x ticali collocato immediatamente al disotto dell’ epidermide; lo sviluppo SS del fellogeno cinque cellule figlie, delle quali tre si suberificano, m .. eomineiando dalla esterna, mentre la quarta diventa fellogeno, ed in. essa si continuano le segmentazioni; la più interna invece si alia A | suberificate, il fellogeno riprende la sua attività riproduttrice, ma op S pi più esterne, cioè quelle formatesi per le prime, sono. Bv Ger QA membra sottile; pM nata verso la fine della ent inve De vsu oq agi HERMANN ROSS Nei peridermi delle radici tutti i fatti suesposti si ripetono in ogni : partieolare. E da notarsi soltauto lo spessore notevole (sino a 4 o 5 , A mm.) delle radici di un anno. : E Sapindus Saponaria L. — Il periderma nasce ben presto e si estende già nel mese di luglio sino all'estremità dei rami giovani, si genera — pochi strati di cellule sugherose a parete robusta. Nei rami e tronchi vecchi si sviluppa scorza squamosa; le singole placche sono poco vo- luminose e non si sfogliano subito dal fusto, ma nondimeno la scorza non perviene ad uno spessore notevole. I peridermi interni somigliano La al primo. Nella corteccia secondaria si trovano sparsi poreik ammassi 38 di cellule selerenchimatiche. Fa Il periderma delle radici è assai diverso da quello dei rami. Il fel- "o lema è copiosissimo e raggiunge già nello giovani radici una estensione S di 30-40 strati; tutte le cellule fellemiche sono sugherose e le loro . pareti pitt sottili che nel fusto. In radici grosse come un braccio il pe- e e riderma primario perdura ancora, e pare che > formazione di scorza CS sù non vi abbia luogo affatto. d e DR Aesculus Hippocastanum L. — La formazione del periderma inco- mineia molto presto, di modo che già nel mese di maggio avvengono le prime segmentazioni* La sva iniziale è lo strato di cellule cor- del periderma è centrifugo-reciproco e si compie nel modo seguente; Mediante quattro tramezzi centrifughi nascono da ogni cellula madre ` in felloderma. Allorquando le tre cellule fellemiche sono completamente*- le ies — ‘succedono nel senso dogana e sino MA fine d CONTRIBUZIONI ALLA CONOSCENZA DEL PERIDERMA — 93 interno; il passaggio dalle prime, che formano quindi il fellema prima- - verile, alle ultime, costituenti il fellema autunnale, è quasi insensibile. Nei primi anni dell ulteriore sviluppo si manifesta ancora la mede- sima differenziazione del fellema in strati primaverili ed autunnali, ma coll’ età avanzata man mano gli elementi appiattiti ed inspessiti vengono a predominare sempre più, ed alla fine le cellule fellemiche sono tutte quante robuste, e sempre alquanto più inspessite al lato interno. Il periderma primario si conserva per molti anni; poscia peridermi .. interni, della stessa costituzione come il superficiale, penetrano a poco à ` a pobo verso l'interno, producendovi delle piccole squame di seorza. Nel periderma delle radici non si osserva una tale distinzione in — fellema primaverile e fellema autunnale, come ha luogo nei fusti gio- — vani, ma i successivi strati del fellema sono approssimativamente uguali - tra di loro; Y unica particolarità consiste in ciò, che verso Y inverno anehe qui la loro parete interna suole inspessirsi un po' di piü. Nelle radiei veechie si trovano poi parecehi strati di felloderma ed anche x nelle radici comparisce infine scorza squamosa. —. Gymnocladus canadensis Lam. — Nell'autunno, quando quest’ al- bero si spoglia delle foglie, tutti i rami dell'annata sono interamente | rivestiti da un copiosissimo periderma, che si è sviluppato dal primo strato sottoepidermico, Il fellema è formato tutto di cellule sugherose a forma tabulare ed a pareti relativamente forti; il felloderma difetta ordinariamente, ovvero non se ne trovano che pochi strati. A questo proposito eredo utile di rilevare, ehe non solo in questa specie, ma anche in qualche altro caso, ho potuto constatare una certa variabi- lità nella genesi del periderma. Nel Gmnocladus Ja sua generazione È 1 suole essere pienamente centripeta, cosicchè il felloderma manca del tutto; alle volte però si osservano alcuni strati di felloderma, ciò che E prova, che hanno avuto luogo delle segmentazioni anche nel senso centrifugo. Questo e altri fatti simili (conf. Phytolacca dioica) mi in- | dueono a credere, che alle volte, quando si trovano contraddizioni fra gli autori, rispetto allo sviluppo del periderma — fatta astrazione di L4 . osservazioni inesatte — ambedue gli autori possono aver ragione: le ` ix differenze possono dipendere anzitutto dal materiale usato, massima- zata rimane incolore. Cs: : Questo fatto non è senza interesse per la quistione finora non riso- H ret E Sr yt ue etc í De Set ma Ka RS d i 271 PN e EE E EE ^ S > 2 è KR d é T Ke A d HERMANN ROSS mente se le rispettive piante hanno compiuto il loro PISO in am- bienti o condizioni diverse. La produzione peridermica del primo anno raggiunge lo spessore di trenta e più strati, e le sue cellule sono molto regolarmente disposte in file radiali. È da notarsi che le cellule degli strati nascenti verso la fine del periodo di vegetazione, sono più schiacciate, e le loro pa- - reti, sopratutto le tangenziali, sono più inspessite. Negli anni sueces- sivi lo sviluppo del periderma si compie nello stesso modo, soltanto che il numero degli strati ehe si formano entro un anno, suole essere piü limitato. Gli strati autunnali sono sempre distinti per la forma più EE delle loro cellule e per la maggiore grossezza delle loro pareti. Inoltre il contenuto cellulare degli strati primaverili suole assumere un colore ` rosso-bruno, mentre quello degli strati formati nella stagione più avan- Da tutto ciò risulta una regolare stratificazione ad anelli annuali, la —— quale per la forma rettangolare dei singoli elementi somiglia superfi- cialmente a quella del corpo legnoso delle Conifere. Vi si riscontra un'altra singolarità degna di particolare menzione, cioè la correlazione (rispetto alla grossezza) fra gli anelli annuali pe- > ridermici e quelli del corpo legnoso.. e Nel primo anno si formano trenta strati sugherosi all'incirea, —— mentre negli anni successivi invece non ne suole nascere presso à poco che la terza parte; e così, come nel corpo legnoso, il primo anello annuale misura approssimativamente il triplo dei successivi. | luta sulle cause che producono gli anelli aunuali in genere, poichè, senza dubbio, la suddetta stratificazione, tanto nel fellema, che nel. I dipende dagli stessi fattori. Tale supposizione viene ancora ap-- ‘ poggiata dal fatto che certe irregolarità degli anelli iii nel sa legnoso si ripetono altresì nel fellema. L'esistenza di tali stratificazioni annuali, anche nel periderma, vo delle Fi si manifestano fra gli elementi formatisi nella - ; | primavera e nell autunno, come supposero il Sacus (4) ed il DE Es | VRIES e), opinione del resto già confutata Aal KraBBE (3), il quale mostrò con appropriati esperimenti che la pressione esercitata dalla rteecia sui tessuti sottostanti è quasi uguale per tutto l'anno, e troppo piccola in paragone alle forze necessarie per esercitare tale influenza sulla costituzione delle cellule nascenti. Mi pare più verosi- mile*che questo fenomeno sia in intimo rapporto coi processi di nu- e; trizione (*) e col maggiore turgore delle cellule nascenti al principio dell Sënn di EC come ritengono Russow (5) e WIELER ex E AA interno si sviluppa per giò più o meno presto, sempre - e ca distanza dal precedente, e di regola solo per un tratto pocò esteso N, circonferenza; le placche di tessuti corticali trasformate in iscorza S ANY 1. SACHS, — Pochi der Botanik. CDWE I Huco De VRIES. — Sue des Rindendruckes auf den anatomischen Bau - des Holzes. Flora 1875, p C) G. KraBBE. — Wachs dm. cx Meters a de und der jungen Holz-. zellen. Kgl. Preuss. Akad. Abh. 1884. NS mm Cf. L. Kny. — Ueber die Verdoppelung der Jahresringes. Verhandlungen tax Bot. Vereins der Provinz Brandenburg. 1880, p. 1. RSC .(5 E: Russow. — Jahrosringe bei den Abietineen ecc, Naturf. Gage mm Dorpat, 1881. s SEA: Wieter. — Beiträge zur Kenntniss dut Jahresringbildung, Vins x è Jahrbücher für wissensch. Botanik. Bd. XVIII, pag. Qe delle lenticelle che si trovano abbondanti sulle vecchie radici in vici- giungendo al preparato della potassa in soluzione abbastanza diluita. m fellema assumono un @tenso color gialo, e la lamella di subon che in questo caso è la più sviluppata, mostra ‘chiaramente la granu- — -. lazione caratteristica, mentre la lamella più interna e la media riman- — — sivi, ed i rami adulti sono quindi inviluppati da un copioso rivestimento ` HERMANN ROSS la lamella media nel Gymnocladus è molto grossa, in ispecie nelle pareti tangenziali. Il periderma delle radici è in generale di costituzione più semplice ed uniforme; la sua estensione in grossezza è sempre più limitata e non ha alcuna traccia di anelli annuali. Ae La forma delle cellule fellemiche e la grossezza delle loro pareti sono ad un dipresso eguali a quelle del fusto; però le membrane vi sono un poco meno robuste. = E da notarsi la quantità e principalmente la straordinaria grossezza. nanza della superficie della terra; esse raggiungono la lunghezza di 25 mm. e la larghezza di 10 mm. Cytisus Laburnum L. — Il periderma ha origine nel quarto, quinto c o sesto strato del parenehima cortieale; la sua formazione incomincia presto ed il suo sviluppo si compie per mezzo della generazione cen- trifugo-reciproca. Sino alla fine del primo anno nascono 2 o 3 strati. di felloderma e 10 o pii* strati di fellema. Quest’ ultimo si comp tutto di cellule sugherose, tubulari, le quali si prestano. meglio ` qualsiasi altro sughero allo studio delle singole lamelle delle loro pa- reti, molto grosse in ispecie sul lato esterno e sui laterali. In tagli fi- nissimi le dette lamelle si distinguono talvolta già anche senza alcun 3 trattamento con reattivi; però risaltano molto più spiccatamente, ag- Dopo qualche tempo, anche senza riscaldamento, tutte. le pareti del gono omogenee. | ; L'attività del fellogeño è ugualmente abbondante negli anni sueces- di cellule sugherose robustissime, essendo molto più intensa la produ zione fellogeniea che non il disfacimento sulla faccia esterna, Ques specie, come pure la precedente, sono quindi eccezioni dalla regi generale, che i peridermi a parete ri oneri siano poco SE si primo siria è geet almeno nelle plinto da me dia a i = eui tronchi misurano più di 15 em. in diametro. | . L'unico divario che si manifesta nel periderma delle radici, consiste we ss nella minore estensione del fellema. Tu — Melaleuca styphelioides Sm. — L'epidermide e la corteccia con- stante di pochi strati non offrono nulla di rimarchevole. Le fibre li- beriane formano un anello quasi chiuso al limite esterno del “corpo fibrovascolare; lo strato più vicino, contiguo del parenchima liberiano o uno strato più interno, ma poco distante, diventa l'iniziale del pe- A riderma. .. Delle due cellule figlie della prima segmentazione l'esterna si sube- | rifica, mentre linterna si suddivide, quando si è compiuta la suberi- - = | ficazione dell'altra. Contemporaneamente comincia il disseceamento della corteccia primaria; bastando in questo caso uno strato solo di cellule | suberificate per causare questo fenomeno. Alcune altre segmentazioni “avvengono nel senso centripeto, ma dipoi si estingue presto I attività del primo fellogeno, e ne nasee un altro a poca distanza e parallelo al primo. Questo processo si ripete continuamente, quando il libro ha - aggiunto una certa mole. ` Così si genera una scorza anulare a lamine sottilissime, le quali per jungo tempo restano attaccate al tronco, cosicchè la scorza può rag- A giungere lo spessore di 5 o piü em. Il fellema consta di sughero e di felloidi; le cellule sugherose sono cubiche ed a pareti sottili. Le loro pareti laterali mostrano nel mezzo un singolare ingrossamento lenti- PERE forme che risulta dal maggiore sviluppo della lamella di suberina. Le o : cellule dei felloidt sono appiattite e semplicemente lignificate. . Nelle radici riscontriamo gli stessi particolari. Bignonia Tweediana Lindl. — Il primo strato al disotto dell'epi- dermide, munita scarsamente di peli corti e semplici, diventa presto ` - fellogeno, il quale dapprincipio ha uno sviluppo puramente centripeto. ` Conforme al lento accrescimento in grossezza dei fusti, anche TI attività = . del fellogeno: é poco intensa e soltanto nei fusti vecchi il fellema giunge: ad una discreta grOssezza ; in questo stato si trovano di solito alcuni strati di felloderma. Malpighia, anno IN. vol. IV. «di loro. — larità nella sua struttura anatomica, offre anche dei dettagli degni di . menzione in quanto allo sviluppo ed alla costituziohe del periderma, ordinarie, più o meno ricche di clorofilla. In questa parte della cor d" piede di rafidi. In alcuni punti, sparsi qua e là, ma sempre abbastanza `. raramente, questo párenchima si estende fino all'epidermide, ed allora , Seat? OS 7 LARA VA Bi AD pra MM. ali Va Y^ e DI HERMANN ROSS AE Nel fellema si alternano più o meno regolarmente dye o tre strati di eellule a pareti sottili con uno strato di cellule a pareti notevolmente ingrossate; questo ultimo non forma sempre un anello chiuso e rego- lare, ma qua e là è interrotto da cellule sugherose ordinarie. Nulladi- D meno la stratificazione del felloderma è molto manifesta. La grossezza delle pareti delle suddette cellule è dovuta allo svi- luppo,maggiore della sua lamella più interna, sopratutto nel lato ri- Sa volto verso il midollo, e nelle pareti laterali. Anche in questo caso la lamella più interna è fortemente lignificata, per il quale motivo gli strati a pareti ingrossate spiccano molto chiaramente dopo il tratta- mento colla floroglueina e l’ acido idroclorico. Sul lato interno di questa lamella si trovano di solito numerose punteggiature. | La Bignonia Tweediana, come è noto, si arrampica sui muri, ade- rendovi per mezzo delle estremità dei cirri trasformate a modo di ven- tose. I fusti non ingrossano notevolmente, come accade nel maggior numero delle piante rampicanti, ed il primo periderma perdura in essi per tutta la vita. Nel corso del tempo gli strati più esterni del fellema - A si staccano irregolarmente, senza qualsiasi rapporto colle cellule inspes- - G site, essendo queste utime altresì suberificate e non felloidali. I] fellema delle radici tanto nella parte ingrossata a mo’ di tubero, quanto nella parte sottile non mostra nulla del singolare inspessimento — sopra descritto; esso consta di cellule a pareti sottili, tutte eguali tra — Phytolacca dioica L. — Questa pianta già nota per tante partico- —— L'epidermide del fusto non presenta niente di notevole. Gli strati ` più esterni della corteccia formano un collenchima tipico, le cui cel- ^ lule sono prive o povere di granuli clorofillacei. La regione interna della corteccia primaria invece è formata da cellule parenehimatiehe tecela si trovano abbondanti le noté cellule cristallofore totalmente cellule corticali contengono granuli clorofillacei, in quantità molto aggiore; da ciò risultano le piccole macchiette verdi dei fusti gio- vani, i quali nel resto sono di color giallastro. Gli stomi vi sono scarsissimi e si trovano ordinariamente in numero molto limitato, per lo più uno solo, sopra le poche macchie verdi sopra ‘accennate. La durata degli stomi è di solito brevissima, poichè pre- " cocemente — alle volte già alla distanza di alcuni millimetri dal ver- . tice — si sviluppa con molta regolarità una lenticella al di sotto di essi. = I periderma comparisee più o meno presto, ed anche in modo di- verso a seconda della costituzione generale dei rispettivi organi. Nei rami laterali meno grossi, come pure nelle piante coltivate in vaso, e non possono prendere quel noto rigoglioso sviluppo delle piante in piena terra, il periderma nasce in forma di macchie che presto con- uiscono, ovvero esso comparisce ugualmente tutto attorno al fusto. el grossi rami principali, invece, e più pronunziatamente ancora nei getti che alle volte spuntano con rapidità sorprendente ai lati del tronco principale, la formazione del periderma suole partire dalle lenticelle, in forma di strisce longitudinali. L'epidermide offre meno resistenza in quei punti in cui si sono sviluppate le lenticelle, ed in seguito alla ressione esercitata dai tessuti interni accrescentisi deve avvenire la lacerazione nel senso longitudinale, lo che avviene però senza i qualsiasi inconveniente eol concorso del periderma. — Il fellogeno delle lenticelle, come di regola, prende origine da uno | degli strati più esterni attorno alla camera. d'aria, e giungendo allo strato corticale sottoepidermico, vi sì estende un poco lateralmente. periderma nascente forma poi la continuazione di questo fellogeno nerandosi sempre dallo strato corticale immediatamente sottostante 'epidermide. Lo sviluppo del periderma è centrifugo-intermedio e dà origine a numerosi strati di felloderma e di fellema, il quale ultimo si compone soltanto di vero sughero.’ Le segmentazioni nel fellozeno e l’ ulteriore teg di questo pe- | riderma si compiono eon grande regolarità, sicchè la loro disposizione a file radiali è regolarissima. Per tale ragione il periderma di questa i Pure si presta assai bene alle dimostrazioni tede lezioni. E Î _ e quelle sotterranee. : cellule piccole e basse a "odis esterna assai grossa. Il periderma com centrifugo-intermedia. Le cellule del fellema sono tutte sugherose, di. ; ob forma tabulare appiattita, e le Jor SÉ nun il Ce, forma soltanto uno 0 dues strati. by Il RIA come ho già più sopra accennato, è copiosamente svic de T luppato. Al principio la sua estensione è presso a poco uguale a quella» e del fellema; coll’ età, poi, quest’ ultimo lo supera, quantunque il fello- - derma continui anche esso a nascere in abbondanza. Negli strati fel. lodermici più interni compariscono spesse volte granuli clorofillacei, e qua e là ha e pure la selerotizzazione di una cellula o di un gruppo di esse. Di più è da rimarcare che le pareti tanto delle cellule felle- E. em miche, che di quelle del felloderma, sono munite di numerose piccole x punteggiature. Non ho potuto mai RE lo sviluppo normale di pende W- 2 terni; il primo fellogeno resta in attività anche nei tronchi grossi, in- St cui il fellema man mano diventa assai grosso, sfogliandosi relativa- mente poco sul lato esterno. Lo sviluppo e la costituzione del periderma nelle radici sono identici a quelli del tronco, però vi è meno abbondante, principalmente il fel- i loderma è meno esteso; e già nelle radici. “Natalino si riscontra. un xi completo involucro di periderma. A: E da notare, che nella corteccia della radice, massime Sie regio esterna, le cellule cristallofore si trovano in quantità straordinaria,” più abbondanti ancora che ‘negli altri tessuti. ; Ficus. — Alcune specie di Ficus ci offrono un nuovo punto di vista per le ricerche comparative sul periderma. Tanto dal tronco prinei- pale, quanto dai rami, partono radiei aeree in grande quantità. Dob- biamo quindi vedere se esistano differenze fra i tronchi, le radici aeree Ficus nervosa Roxb. — L’ epidermide dei fusti giovani è formata parisee presto nel primo strato sottoepidermico; la sua generazione è o pareti sono ingrossate sul 1 lato esterno e su quelli laterali. Il numero degli strati fellemiei di limitato: in rami di 10 em. in diametro non se ne trovano. .. primo periderma persiste e mostra gli stessi caratteri anche nei tronchi | grossissimi. Le radici aeree, che non sono ancora arrivate al suolo, crescono poco o è punto in grossezza, quindi la pressione dei tessuti interni sul periderma è piccola, e l'allargamento tangenziale del periderma avviene molto lentamente, per la quale ragione gli strati morti più esterni del fel- lema restano attaccati per lungo tempo alla superficie delle radici. | Le radici sotterranee sono spesse volte esternamente coperte da strisce : longitudinali di fellema morto, irregolarmente lacerato, che in seguito alla forte suberificazione resistono lungamente al disfacimento, e tro- andosi sotto terra non possono sfogliarsi così facilmente come negli organi aerei. - Del resto il periderma delle radici tanto aeree che sotterranee non mostra qualsiasi differenza notevole in quanto alla sua costituzione ed al suo sviluppo. Ficus rubiginosa Desf. — Si comporta sostanzialmente come la specie e E anche in essa si sviluppano abbondanti radici aeree. Le Lr non ho icon trata ancora in alcun’ altra pianta. La superficie dei tronchi e rami vecchi è coperta da una polvere grossolana di color bianco-sporco, facilmente detergibile, che si po- pow usen sirene alla segatura id legno. Br dolio delle specie precedenti; ER il numero degli strati di è scarsissimo, poichè i più esterni di essi vengono ben presto SE in frantumi, e sono essi che producono la polvere scagliosa xe DATATA tronchi. n EU DAS ia un’altra particolarità, eg oec nel. | CONTRIBUZIONI ALLA CONOSCENZA DEL PERIDERMA . 101 Il periderma delle radici non si distingue w niente da quello dei i Ree D 102 - HERMANN ROSS dallaumento notevole della lamella di cellulosio, specialmente sul. lam interno; come di solito, anche qui si trovano numerose punteggiature nella parte ingrossata della suddetta lamella. Il felloderma è in questa | specie un po’ più copioso, e le sue cellule più interno contengono spesse volte un grande cristallo romboedrico. Nelle radici mancano completamente i suddetti ingrossamenti delle ; vecchie cellule fellemiche, le cui pareti restano sempre sottili. Platanus orientalis L. — Il periderma si sviluppa dal primo strato corticale sottoepidermico, e durante il primo anno nascono mediante segmentazioni centripete 2 o 3 strati di fellema, formati da cellule appiattite a pareti forti. L'ingrossamento delle membrane risulta anche qui dal maggiore sviluppo della lamella di cellulosio sul lato interno, ove si riscontrano altresi delle grandi e larghe punteggiature che ta- lora sono anche ramificate. La lamella di suberina e la media sono invece sottili, in tutta la periferia della cellula, e si distinguono per il ~ loro colore bianco da quella più interna, che è un po’ giallo-verde: p Negli anni suecessivi nascono annualmente 2 o 3 strati di fellema ` della medesima costituzione dei primi. Nel secondo anno si forma di. . regola una cellula fellodermiea, lo che si ripete di quando in quando durante l ulteriore sviluppo. L'epidermide resta conservata sino al quarto o quinto anno, e dopo la sua sfogliazione comincia anche il di- sfacimento degli strati esterni del fellema, il quale non suole essere ` più copioso che di 6 o 8 strati, essendo relativamente scarsa la ue 2 rinnovazione da parte del fellogeno. i E Verso il sesto anno all’ incirca, cessa l'attività del primo fellogeno; ` ; e si sviluppano peridermi interni simili al primo. La scorza che ne . risulta è pronunziatamente squamosa; ogni placca di scorza comprende però solo una'piccola parte della circonferenza del fusto, ed il loro 7 . sfogliamento ha luogo appena finita la formazione della striscia “perla st dermica al disotto di essa. I peridermi interni si sviluppano in tal modo che il ramo o tronco durante un anno si spoglia per tutta la sua sua su- perficie degli strati corticali più esterni, e da ciò risulta l'aspato si golare della corteccia dei tronchi vecchi. i Nelle radici lo sviluppo del periderma e della scorza sì compie nella | 103 © > CONTRIBUZIONI ALLA CONOSCENZA DEL PERIDERMA . stessa maniera, e le singole forme di tessuti sono della stessa costi- tuzione. Quercus Suber L. — Nei rami della quercia da sughero il periderma si nasce nel primo anno dal primo strato corticale, La successione delle segmentazioni nel féllogeno è centrifugo-intermedia, cioè delle due cellule figlie, l interna diventa felloderma, mentre l'esterna si tramezza di nuovo. L'esterna delle due cellule figlie di seconda generazione si suberifica, costituendo il primo elemento del fellemia. Nel frattempo la . cellula fellogenica — la media delle tre — si è accresciuta; ed avendo raggiunto la sua grandezza normale si suddivide; l'esterna delle due cellule neoformate suole suberificarsi, mentre l'interna si segmenta alla sua volta. Talvolta accade, che l' esterna diventa fellogenica, cosicchè ^l interna va ad aumentare il felloderma, che in tal modo può giun- gere ad una certa estensione. Nei primi anni il: numero degli strati poribnihiol è piecolo, nini la superficie del ramo non subisce alterazioni rilevanti. Quando dipoi ` SV epidermide comincia a serepolarsi ed a lacerarsi — lo ehe avviene . dal. terzo al quinto anno — allora l'attività riproduttrice del fellogeno si aumenta notevolmente e dà origine a poco a poco alle grandi masse di. sughero caratteristiche di questa pianta, e generalmente conosciute per la loro utilità industriale. Der ottenere un sughero più uguale e fino, si deve togliere ad una certa età il sughero primario — chiamato sughero maschio — che è odi poco valore per lo sviluppo irregolare e Ia presenza di iva com- pm di cellule non suberificate. Il fellema che nasce dopo la rimondatura, è molto migliore e va in commercio sotto il nome di « sughero femmina ». Fra 8 o 10 anni e all'incirca il fellema raggiunge dimensioni abbastanza notevoli, per poter essere tagliato un’altra volta. Questa manipolazione deve essere ` ni eseguita in modo da non distruggere il fellogeno, altrimenti il normale. n sviluppo del periderma viene interrotto ed il sughero nascente è d | S cattiva qualità. ue Le cellule sugherose sono presso a poco cubiche; il Leg contenuto vus f Ja sparito quasi del tutto, e le cellule sono piene di aria. Le loro pa- x E ` È s 104 NE HERMANN ROSS 3 à reti sono relativamente sottili, ma nondimeno dopo il trattamento colla È 3 potassa mostrano la stratificazione caratteristica a lamelle. Il RE fellogeno persiste per tutta la vita. Mentre la produzione sugherosa nel fusto è abbondante come in nessun altra pianta, il periderma delle radici non ne mostra Nene e si distingue appena da quello delle altre querce. xt Salis. — Nel genere Salix il periderma prende origine dall'epider- E mide, e la sua formazione incomincia per lo più nel primo o secondo c anno, talvolta anche più tardi. Dapprincipio la cellula madre si divide mediante uno o due tramezzi tangenziali: laddove si sono formate tre e: cellule figlie nel primo anno, la interna si trasforma in felloderma. ti L'esterna delle cellule figlie invece si suberifica; la sua parete si in- grossa , a preferenza però sul lato interno. In questo ultimo caso la ` Di grossezza della membrana risulta dallo sviluppo maggiore della lamella ` di suberina, caso unico conosciuto in cui la detta lamella è più forte . sulla parete interna della cellula suberificata. NE Negli anni seguenti si ripete questo modo di sviluppo: la B e zione annuale del fellogeno si limita sempre ad uno o due strati di ` ks . fellema ed ad uno di felloderma. Il primo strato fellemico che esterna- RS meni porta ancora la cuticola, Meroe d'ordinario nel secondo anno, . is condo strato, al quale dà cosi I aspetto caratteristico di una epider- | 5 mide a ata esterna Ja grossa delle Mut. > 3 attività, lo che ha ancora luogo in tronchi di 15 e 20 em. di KE SE tardi si den scorza SUAM dis : , formando soltanto 5 o 6 ge, - nelle radici il periderma primario persiste per un tempo na tango, CONIFERE (1). Araucaria. — Per descrivere minutamente il periderma del genere -~ Araucaria, scelgo lA. Cunninghami Ait., nella quale i caratteri spe- | cifici sono maggiormente sviluppati. L'epidermide del fusto è formata ` da uno strato di cellale appiattite. La sua parete esterna è molto spessa e perfettamente suberificata; le laterali anche esse relativamente forti sono parimenti suberificate quasi per tutta la loro estensione. All'epi- È dermide fa seguito un ipoderma di fibre lignificate, il quale però di e quando in quando è interrotto da cellule parenchimatiche. La for- mazione del periderma incomincia di solito nel terzo o quarto anno, : quando i rami hanno raggiunto lo spessore da 7 a 10 mm., ed al prin- cipio il periderma forma delle macchie irregolari sparse sulla superficie del ramo, riconoscibili esternamente per il loro colore brunastro. L'iniziale del periderma è in parte lo strato più esterno del paren- chima, corticale. Qualche volta ho pure osservato che il periderma si e era no dall’ RE lo che aei e un caso eecezio- aisi pieiet alla circonferenza del fusto, ma qua e là — a quanto pare in rapporto, coi cuscinetti delle foglie — fa delle curve verso l’ interno. La successione delle wesent è centripeto-intermedia, ma il nu- mero delle cellule fellodermiche è sempre piccolo, anche nei grossi tronchi di 30 e più anni. i In seguito alla grande attività del fellogeno si forma un fellema ab- ` bondantissimo; i suoi primi 8 o 10 strati sono di vero sughero, mentre |. i seguenti non si suberificano costituendo così un felloide, che suolé SEA La disposizione dei generi è conforme alla classificazione dell’ Eichler, ` esposta nelle Coniferae in « Natürliche Pftanzenfamilien » opera pubblicata ` i "por cura di Engler e Prantl, P f 106 SE HERMANN ROSS . pc. giungere presso a poco allo stesso spessore del complesso di sughero. Nel corso dell’ ulteriore sviluppo le formazioni di complessi di sughero e di felloide si ripetono alternativamente con grande regolarità. Le EM cellule sugherose sono vuote e le loro pareti sottili; le membrane delle è cellule felloidáli invece sono un po’ più spesse e di colore oscuro. I. — limiti fra il sughero ed il felloide sono molto marcati, massimamente ` E dopo il trattamento coll’ idrato potassico che colora il sughero in oa co il felloide in rosso-bruno. Tutte le cellule del fellema sono fino dal principio schiacciate, le. felloidali però meno delle sugherose. Col progressivo sviluppo la loro larghezza aumenta notevolmente in seguito all'allargamento delle cel- lule del fellogeno, le quali non subiscono che molto tardi delle seg- mentazioni radiali; in un ramo vecchio raggiungono una larghezza tripla o quadrupla della primitiva. Ciò rappresenta un caso eceezio- nale, imperocchè la larghezza delle cellule peridermiche suole rimanor ad un dipresso la medesima. Il periderma primario persiste nelle piante da me studiate per tutta la vita e forma intorno ai fusti un involucro duro e forte. Es La sfogliazione dei complessi più esterni del fellema si compie me- | diante la laeerazione delle pareti laterali dello strato piü esterno di ES una striscia di sughero, cosicchè il sughero come il più resistente ri- - . mane Mino al tronco. Sa solito una tale duna di Des staccata | scorza anulare, non si staccano subito, per tutta la loro estensione, : ma per un tratto più o meno 'esteso restano aneora aderenti al troneo. Il periderma delle radici concorda sino a tutti i dettagli completa- mente con quello del fusto, fatta astrazione dal luogo Korige nelle radici, come è noto, è sempre il pericambio. Araucaria. Cookii R. Br. si ree come la specie precedente. CONTRIBUZIONI ALLA CONOSCENZA DEL PERIDERMA . elementi sugherosi, che, rispetto alla loro conformazione, sono identici a mostra sempre i caratteri di quello del fusto. Dammara. — L'epidermide ha la parete esterna molto spessa e for- temente suberificata; l ipoderma manca del tutto. Il periderma com- parisce tardi e si genera dall’ epidermide. Il fellema è composto esclu- sivamente di cellule sugherose, di forma e costituzione simili a quelle. delle Araucarie; i singoli elementi sono schiacciati ed a parete poco ` forte. Le due specie coltivate in questo stabilimento si tengono in vaso . gogliosi, ed il loro fusto non ha più di 10 cm. di diametro; il peri- . derma primario persiste tuttora. Il periderma nelle radici è del tutto eguale a quello del fusto. “lari prominenze sulla superficie dei fusti giovani, per la quale ragione mide è costituita da piccole cellule a membrana inspessita fino a far sparire quasi del tutto la cavità della cellula. Esteriormente l'epider- mide è coperta da una sottile cuticola sulla cui superficie si trovano . masse cerose in piccola quantità; il'resto della parete esterna non che le laterali e l' interna delle cellule epidermiche, sono fortemente ligni- - ^. ficate. In tali easi si può eseguire con vantaggio una doppia colora- ies X idroelorico, le parti lignificate si colorano in rosso, ‘aggiungendo poscia ; potassa scompare il colore rosso e tanto le pareti lignificate che le suberificate divengono gialle, aggiungendo ora acido solforico ritorna | il colore rosso delle pareti lignifieate, mentre le suberificate restano . Al disotto dell epidermide sì trova un ipoderma molto pronunziato mato ugualmente da cellule a parete sottile. La parete delle cellule | quelli delle altre specie. Il periderma.delle radici anche in questa specie ae per portarle nell’ inverno nella stufa. Sono quindi esemplari poco ri- Pinus Salzmanni Don. — I cuscinetti delle foglie producono rego- una sezione trasversale di essi ha circonferenza ondeggiata. .L’epider- - ione nel seguente modo. Trattando il taglio colla floroglucina ed acido ` Rezent da parecchi strati di cellule a contorni irregolari. Sulla cresta | È delle prominenze le pareti delle cellule ipodermiche sono considerevol- : a mente inspessite negli strati esterni, diminuendo man mano verso l'in- - terno; lo stesso ha luogo verso le insenature, ove l'ipoderma è fo - gialle; tutte queste reazioni si possono eseguire sullo stesso portaoggetti. ` Hs 108 . HERMANN ROSS ipodermiche è lignificata per tutta la sua estensione. Il periderma si ge- mera dallo strato del parenchima corticale situato immediatamente al di- - sotto dell’ ipoderma, corre quindi parallelamente alla circonferenza on- | deggiata del fusto; le insenature del periderma spariscono però col pro- gressivo accrescimento in ispessore, sicchè il taglio trasversale assume man mano la forma ordinaria di cerchio. de I primi prodotti dell’ attività fellogenica sono parecchi strati di cellule n sugherose, larghe, senza contenuto speciale, a parete sottile; più tardi. y e verso la fine del primo anno, nastono felloidi che formano uno strato : di cellule a parete molto spessa e lignificata, situata al disotto delle | insenature. Al principio questi felloidi si estendono soltanto per un piecolo tratto della eirconferenza; nel corso degli anni aumentano poi notevolmente di volume, tanto nella direzione tangenziale che radiale. Proporzionalmente diminuiscono gli strati di sughero, i quali nei rami di 5 0 6 anni sono ridotti ad uno solo, mentre ogni striscia di feo Ne zë si compone di 3-5 strati. S I felloidi non abbracciano, nemmeno negli organi vecchi, tutta la cir- _ conferenza del fusto in forma di anello, ma si eurvano qua e là verso - l'interno e F esterno. Si formano pure 1 o 2 strati di felloderma. Nell'età avanzata comincia la formazione di scorza squamosa; i ‘peridermi interni concordano in tutto col primario, essendo anche esši costituiti da strisce regolarmente alternantisi di felloidi a parete Spese n- è e lignificata e di sughero a parete sottile. 2 La successiva sfogliazione dei complessi più esterni del fellema pri- . mario e delle placche vecchie di scorza si compie mercé la lacerazione. delle membrane sottili delle cellule sugherose, di modo che il felloide we e rimane al fusto e lo copre esternamente; si ha quindi felloide di se- i E parazione attivo: ME | Lo sviluppo del periderma nelle radici corrisponde bensi pineale > mente a quello dei fusti, ma in esse fino dal principio la formazione : . di felloidi è molto più abbondante. Gli strati sugherosi sono sempre i . poco numerosi, e le loro cellule sono ordinariamente del tutto schiacciate. cosicchè i felloidi vengono quasi a toccarsi. Le cellule di quest ultimi 4 hanno un contenuto brunastro e la loro paréte esterna e le laterali ` le ZE AA SE dei CAPS ET sono notevolmente più forti della interna. Da ciò risulta la costituzione singolare di questo periderma, che ricopre le radici in forma di una sottile lamina di colore bruno rosso. Questa è tanto poco maneggiabile e così fragile che toccata appena si stacca, e volendo farne un taglio - si spezza facilmente. Anche nelle radici si forma ad una certa età scorza squamosa. In molte altre specie del genere Pinus da me studiate il fellema consta altresì di felloidi e di sughero, ma non sempre questi due tessuti sono così ben distinti e netti come nella specie ora descritta. I} peri- derma delle radici invece mostra costantemente abbondante formazione di felloidi della costituzione suesposta. Cedrus Libani Barrel, — La struttura dell'epidermide e del periderma somiglia molto alle forme di tessuti corrispondenti dei pini. Le cellule — . epidermiche sono mediocremente inspessite sul lato esterno, ed alcune di esse si prolungano in peli a forma di un dito di guanto; tutta la loro parete è lignificata, eccettuata la cuticola. All’ epidermide segue un ipoderma di aleuni strati di cellule irregolari a membrana ligni- fieata ed alquanto inspessita; sul dorso dei cuscinetti fogliari questi inspessimenti sono più notevoli. Il parenchima corticale è ricco di X clorofilla ed alquanto collenchimatico negli strati esterni. Luogo d'origine del periderma è lo strato corticale parenchimatico immediatamente al disotto dell’ipoderma. Il fellema è composto altresì di felloidi e di sughero, ma meno nettamente che nel Pinus Salzmanni. Più tardi si sviluppa scorza squamosa; i peridermi interni sono molto irregolari e nascono a poca distanza l'uno dall'altro, ed i loro felloidi -sono meno estesi, predominandovi il sughero. Il periderma delle radici corrisponde esattamente a quello nelle radiei dei pini, essendo anche esso formato per la maggior y dis da felloidi robusti. Picea Smithiana Loud. — La circonferenza del taglio trasversale ` — di un giovane ramo mostra altresì sporgenze ed insenature, in corri- —— spondenza dei cuscinetti fogliari e dei solchi trovantisi fra due di essi. HERMANS ‘nos: he ies delle cellule pria sono alquanto inspessite e, ad - eccezione della sottile cuticola, lignificate. Vi è un ipoderma molto sviluppato, che riempie del tutto bo spor- genze. Gli strati più esterni di esso sono fibre, che sul dorso delle cei sporgenze formano 2 o 3 strati, mentre al disotto delle insenature co- ` sp, E» stituiseono dei gruppi. In tal guisa il tessuto meccanico di ogni eusci- netto fogliare forma un areo che posa sopra una forte base come le arcate di un ponte. Il rimanente dell'ipoderma consta di cellule pa- renchimatiche incolori, il cui diametro decresce verso l'interno. Tutte le cellule ipodermiche sono lignificate. Il parenchima corticale contiene delle piccole quantità di granuli clorofillacei, e sotto le insenature confina direttamente coi gruppi di fibre. Il periderma prende origine dal primo strato del parenchima corticale ugualmente in tutto il giro del fusto. La successione delle cellule nel fellogeno è contrifugo-intermedia; per i primi nascono 3-5 strati di sughero a grandi cellule incolori ed a membrana sottile, che vengono - facilmente schiacciate eseguendone i tagli col rasoio, e contempora- neamente si formano pure 1 o 2 strati di felloderma. Poi ineomincia la formazione dei felloidi che somigliano molto a quelli dei pini. Nei ` primi anni constano di un solo strato a forma di una striscia, il cui NE centro è situato sotto l'angolo di una insenatura, estendendosi verso : ambedue i lati quasi sino alla metà delle sporgenze contigue. Coll'avan- 5 «zare dell'età l ulteriore sviluppo si compie nello stesso modo come nei pini; il felloderma però vi è molto più abbondante, formando 10 B più strati. Le cellule fellodermiche sono riechissime di contenuto , 4 -. nel quale abbonda la clorofilla; le loro pareti alquanto inspessite con- stano di cellulosio puro, e così il felloderma assume completamente . l'aspetto del parenchima corticale contiguo, ma la sua disposizione in fila non lascia alcun dubbio sulla sua origine. L ‘epidermide e l'ipoderma si conservano sino al terzo o dere anno, A poscia si sfogliano, come pure i complessi piü esterni bur fell d ‘vanno à Macc a E a SE ` nelle sp puse affini apparisce solo nell' età avanzata od è scorza squamosa. XML periderma delle radici nasce molto precocemente, allorquando ap- pena è finita la differenziazione dei singoli tessuti del fascio fibrova- scolare. Come di regola si genera dal pericambio; lo sviluppo ha luogo . dapprincipio nel senso centripeto, ma avvengono anche alcune seg- mentazioni centrifughe, da cui risultano alcuni strati di felloderma. Anche qui la maggior parte del fellema si compone di felloidi, che nel resto si comportano come quelli delle radici dei pini. | La struttura dei giovani fusti di Picea excelsa Sk. é sostanzialmente analoga a quella della specie precedentemente descritta, ed apche la generazione del periderma ha luogo nello stesso modo; solo nell'ulte- riore sviluppo si manifestano delle lievi differenze, che consistono in ciò, che i felloidi non vi raggiungono tali dimensioni e le loro pareti -cellulari sono meno forti. Di più è da notarsi, che il fellema è sempre poco abbondante. In quanto alle radici vi si riscontrano le stesse par- ticolarità come nelle specie precedenti. Abies cephalonica Loud. — La circonferenza del taglio trasversale di un giovane fusto è circolare, mancandovi i cuscinetti fogliari. Le cellule epidermiche sono relativamente grandi e soltanto la loro parete esterna alquanto inspessita. L'ipoderma fa difetto ed il periderma nasce presto (maggio) dal primo strato corticale. La successione delle seg- „mentazioni è centripeta, ed i primi strati del fellema sono larghe cel- S lule sugherose a parete sottile; più tardi le cellule in parola sono più appiattite, piene di un contenuto seuro, le loro pareti piü spesse, specie Vesterna, ed a poca distanza l'uno dall'altro si forma uno strato felloi- dale. H fellema resta sempre poco voluminoso. Nel periderma delle radici i felloidi sono meno EE che nelle altre Abietinee. - Taxodium mucronatum Ten. — L'epidermide non offre nulla che fosse degno d’essére rimarcato. L'ipoderma manca del tutto, ed il tessuto corticale primario è costi- | vano sparse delle fibre isolate o riunite in piccoli gruppi; nella parte - S esteriore della corteccia primaria si riscontrano grandi lacune resiniféte. tuito da parenchima, fra i cui elementi, nella regione interna, si tro- Eee ea HERMANN ROSS n periderma nasce verso la fine del SS anno e si genera da uno strato profondo della corteccia primaria, poco distante dal libro. Lo spessore del fellema è piccolo, limitandosi a 4-6 strati. Tutti gli ele- menti del periderma sono distinti per l'eguale sottigliezza delle loro . . pareti; non vi si riscontrano nè felloidi, nè qualsiasi sclerotizzazione; il felloderma manca. I tessuti rimasti al difuori di questo primo peri- A derma — vale a dire l'epidermide e quasi tutta la corteccia primaria — - si disseccano presto e si sfogliano durante il secondo anno. E da notare, riguardo al libro, la sua esatta disposizione a strati con- centrici per tutta l'estensione: si alternano regolarmente 3 o 4 strati i di libro molle — tubi eribrosi e parenchima — con uno strato di fibre. Tutti gli elementi liberiani al taglio trasversale hanno forma rettan- golare. : L'attività del primo fellogeno cessa però ben presto, e già nel terzo ànno comparisce più internamente un secondo fellogeno, ehe prende origine da uno strato del libro molle. Tanto il secondo quanto gli ul- teriori peridermi corrono parallelamente al primo ed a poca distanza ` E tra di loro, di guisa che i complessi di scorza si presentano come ci- lindri cavi concentrici, si tratta quindi di scorza anulare. La suc- cessione dei peridermi interni non sta, come in altre piante (Vitis), in relazione coi periodi di vegetazione e dipende probabilmente dalla quantità del libro sviluppatosi; ogni lamella di scorza è di poca esten- sione, comprendendo soltanto 10-15 strati all’ incirca. La costituzione ` delle singole cellule, dei peridermi interni corrisponde a quella del. primo. Le singole lamine di scorza non si staccano una per unà su- Se bito dal tronco, ma restano più o meno lungamente attaccate le une sopra le altre, sicchè la scorza giunge ad uno spessore considerevole. Nelle radici i tessuti corrispondenti si sviluppano e si comportano nella stessa maniera come nel fusto. Il primo periderma in esse persiste pa- rimenti soltanto poco tempo, ed i peridermi interni producono altresi Si Lo ` Gu PL Aa 'N fi K AL e | specie sono identici a quell del Taxodium, tanto relativamente alla loro genesi ed all’ ulteriore sviluppo, quanto alla PIRAS ed alla qualità dei singoli tessuti del periderma, e ciò non si riferisce soltanto ai ifpi, må anche alle radici. E tutte le specie appartenenti alla tribù delle Cupressinee io: svi- luppo del periderma e della scorza si compie in maniera simile a quella descritta per le Taxodinee. strato profondo della corteccia primaria, e la formazione di esso inco- e mincia già ua pema anno. La ani do Serenza è centrifugo- dermide e dalla maggior parte della corteecia primaria — i rami ed . i tronehi mostrano per lungo tempo una superficie perfettamente liscia, poichè il periderma primario persiste ancora in tronchi del diametro di 12-15 em. In quanto concerne il libro, vi si Stee la stessa regolare stra- cazione concentrica suddescritta per il Tarodium. ‘peridermi interni corrono paralleli al primo e tra di loro, e per- anche -qui ne risulta scorza anulare. Il fellema è sempre com- posto di cellule sugherose, cubiche, senza un contenuto speciale, ed a | parete sottile. Essendo cominciata la formazione di peridermi interni, si succedono prontamente l'uno all’altro, però senza rapporto deter- delle fibre entro il libro, la lacerazione della scorza deve compiersi lla direzione longitudinale dell’ organo. Talvolta il periderma devia ` uanto nel suo percorso dalla forma normale di cerchio, descrivendo - a leggiera curva verso l'interno o l'esterno, la quale cosa pe S Malpighia anno IV, vol, IV. * Cupressus sempervirens L. — Luogo d'origine del periderma è uno- Sa la Bette del primo anello di scorza — formato dall’epi- . l mu ` Se HERMANN ROSS specialmente, se nello strato d'iniziale si trova una delle grandi lacune resinifere, che si riscontrano abbondantemente nel libro secondario. Lo sviluppo e la costituzione del periderma e della scorza anulare delle radici concordano del tutto con quelli del fusto, eccettuata l'ini- ziale del periderma, che è sempre il perieambio. Delle quattro sottotribù delle Cupressinee ho esaminato: Callitris ` quadrivalvis Vent., numerose specie di Thuia e di Cupressus, e Ju niperus phoenicea L. In tutti i casi ho potuto constatare la completa concordanza generale rispetto al periderma ed alla scorza, non che al libro, presentandosi sempre i caratteri suaccennati. Podocarpus neriifolia R. Br. — Le cellule epidermiche sono note- . volmente inspessite e lignificate nella loro parete esterna, la quale ai taglio trasversale è fortemente eurvata verso l' esterno. Lo strato piü esterno del tessuto fondamentale è un ipoderma di fibre a membrana lignificata ed estremamente inspessita. L'ipoderma è qua e là inter- rotto da cellule a parete sottile, onde agevolare il passaggio degli S _ umori fra l'epidermide ed i tessuti sottostanti. Di rado si osserva che l'ipoderma è formato da due o più strati. | Il resto della corteccia primaria consta di parenchima nel quale si irovano irregolarmente distribuite aleune grandi laeune resinifere. S L' iniziale del periderma è uno degli strati più profondi della corteccia. | primaria a pochissima distanza dal libro, talvolta persino uno strato libroso. Dapprincipio il periderma non si estende sempre ugualmen Kë cnius à tutto il fusto, ma ” limita ad una parte di esso, so d a costituzione; il fellema di tutti è formato ugualmente da larghe. celli sugherose a parete sottile. a Do 4 strati di cellule prosenchimatiche irregolari a parete lignificata e me- : "T EON È ege sono sostanzialmente analoghi a quelli delle Cupressinee. | stanzialmente nello stesso modo, e vi si manifestano soltanto delle lievi | la formazione dei peridermi interni incomincia solo in radici di 10-12 cum mm. in diametro. Tl periddtma delle ra: lici eofrisponde del resto a quello ` 23 del fusto. . dici; anche nelle più vecchie non vi è altro che il periderma primario, ` cerchio: Al limite interno della corteccia primaria si trovano cellule ` ` sclerenchimatiche (brachisclereidi del Tschirch, kurzes ` Steinskleren- ri E De Baty) in- prius Su le dee vanno à pol Nel Podocarpus neni il periderma e la scorza si sviluppano,so- ——— modifieazioni. L' ipoderma fa difetto completamente, e lo strato iniziale del periderma è meno profondo che nella specie precedente, cosicchè ` ` una parte della corteccia ricca di lacune resinifere resta conservata dopo che si è formato il primo periderma. Le pareti delle cellule peri- dermiche sono tutte di uguale sottigliezza, e la scorza è anulare, quan- | tunque talvolta, e specialmente nelle radici, il percorso dei dec interni sia alquanto irregolare. Relativamente alle radici è ancora da UMS ehe il primo peri- zu derma persiste per un tempo straordinariamente lungo, di modo che | Dacrydium cupressinum Salati — Il periderma nasce dal primo ` strato corticale sottostante all'epidermide, e le cellule peridermiche ` sono tutte quante a membrana sottile. La pianta che ho potuto studiare: è relativamente giovane e coltivata in vaso; in essa il primo periderma | persiste ancora, e non e è traccia di scorza. Lo stesso vale per le ra- . a cui costituzione corrisponde a quella del fusto. In somma nelle suddette specie delle Podocarpee il periderma e la Gingko biloba L. — L'epidermide coperta da una forte cuticola nowde zw offre per il resto niente di notevole. Ad essa segue un ipoderma di 30 diocremente inspessita. Il parenchima corticale è un po' collenehimatieo, ` e sparse in esso si trovano numerose laeune resinifere disposte inc x SPEO HERMANN ROSS nel mese di luglio se ne trovano già 2 o 3 strati nei giovani rami lunghi. Il luogo della sua origine è lo strato più esterno del paren- chima corticale, che confina immediatamente coll’ ipoderma. - Il fellema è costituito ugualmente da larghe cellule sugherose cu- ` biche a parete sottile. Ben presto nascono pure 2 o 3 strati di fello- derma, la formazione del fellema però è molto più abbondante, giun- gendo nel secondo anno allo spessore di 12 e più strati. In seguito alla dilatazione tangenziale del periderma, l'epidermide e I ipoderma si screpolano, lacerandosi in strisce longitudinali, che ancora per lungo tempo restano aderenti al fusto. L'attività del fellogeno si continua nello stesso. modo abbondante, quindi il fellema diventa voluminoso, essendo poco il suo disfacimento sul lato esteriore. I felloidi vi man- — cano assolutamente; la sola specialità del än consiste in ciò, che la parete interna di ogni terzo o quarto strato è alquanto inspessita , il —— ehe produce una regolare stratificazione del fellema. Il suddetto inspes- simento risulta dal maggiore sviluppo della lamella di cellulosio, la ` quale inoltre è fortemente lignificata. - Nei rami abbastanza vecchi incomincia poi la formazione di peri- - dermi interni, i quali però nascono sempre a pochissima distanza dal- l'anteriore, collegandosi pei loro margini con esso. L'abbondanza del ` fellema è pure nei peridermi interni molto considerevole, quindi la ` Scorza consta quasi del tutto di sughero, fra il quale si trovano in- .. eusi piccoli complessi di tessuti eorticali. I peridermi interni penetrano = perciò così poco e così lentamente verso l' interno, che nei rami del : - diametro di 10 cm. esistono ancora le cellule sclerenchimatiche della SS corteccia primaria. Nelle radici tutto è analogo; il fellema vi è ancora A più abbondante fino dal principio. Nelle radici giovani, il eui corpo | fibrovascolare incomincia appena a formarsi, si trova già un invoglio . di sughero di 30 o 40 strati. è ia. Del resto tutti i partieolari del periderma del fusto si riscontrano . altrettali nelle radici. — ^ | : Torreya nucifera S. et 2. — La superficie dei fusti giovani, come. .. pella maggior parte delle Conifere, mostra leggieri solchi e rialzamenti, — i quali ultimi stanno in rapporto coll’ inserzione delle foglie. La circon- VC * 3 CONTRIBUZIONI ALLA CONOSCENZA DEL PERIDERMA 117 | ferenza del taglio trasversale di un tale organo presenta perciò delle sinuosità più o meno profonde corrispondenti ai solchi sulla superficie. L'epidermide é formata da cellule prosenchimatiche; quelle nelle in- senature non offrono niente di singolare; quelle sul dorso delle spor- genze invece sono a parete molto spessa. Quella parte della parete corrispondente alla membrana delle cellule epidermiche tipiche non e lignificata, ma suberificata sul lato esterno e sui laterali, mentre l' ulteriore inspessimento, che per cosi dire riempie la cavità cellulare primitiva, è fortemente lignificato. Verso la fine del primo anno comparisce il periderma nel primo e strato parenchimatico della corteccia primaria, e sino al secondo anno i = nascono parecchi (6-8) strati di fellema e 2 o 3 di felloderma, le cui- cellule si riempiono di clorofilla e di altre sostanze, che sogliono tro- ` varsi nel parenchima corticale. Nel fellema predomina dapprincipio la formazione felloidale; già i primi strati del fellema nascente sono fel- : loidi a cellule alquanto irregolari. Sulle sporgenze, laddove l'epider- mide è molto forte, il felloide è meno robusto ed abbondante, mentre ` È sotto le insenature, le quali si sono man mano slargate ed aperte, esso costituisce un complesso coerente di cellule fortemente inspessite e li- gnificate. Le vere cellule sugherose sono sempre a membrana sottile. Sino al terzo o quarto anno il periderma aumenta poco di volume, ma poi ha luogo un fenomeno, che spiega la distribuzione singolare dei felloidi. ; Nei rami giovani, di un anno, il forte inspessimento delle cellule epidermiche sul dorso delle sporgenze accenna al bisogno di un tes- suto meccanico, onde proteggere la corteecia; nelle insenature ad ori- - ficio stretto nello stato giovane non occorre questo rinforzo. Nel corso dell’ ulteriore sviluppo in seguito all’ ingrossamento dell’ organo, le sud- | detie insenature si allargano man mano, ed ora il felloide, situato a be | forma di una larga striscia, immediatamente assume nello stesso tempo. es la funzione di un tessuto meccanico e protettore. Questi fenomeni si manifestano esternamente alla superficie del fusto: E i cuscinetti delle foglie hanno un aspetto lucido, mentre ai loro lati È ‘corre una linea grigia e ruvida che a poco a poco si allarga a forma > uta ia) 118 HERMANN ROSS di una striscia; questa ultima è formata dal periderma che dopo la la- cerazione dell'epidermide al fondo delle sinuosità, apparisce alla super- ficie, mentre sui cuscinetti fogliari l'epidermide — benchè morta — è ancora conservata. L'epidermide si sfoglia poi nel terzo o quarto anno, allorquando i felloidi hanno raggiunto una certa estensione e solidità. Più tardi si forma scorza squamosa; i peridermi interni constano anche essi in gran parte di felloidi di simile costituzione. Nel periderma delle radici si manifestano notevoli divarii. Già este- riormente queste radici si distinguono da quelle di tutte le altre Co- nifere, da me studiate, per il singolare aspetto della loro superficie gial- lastra, che è coperta di grandi lenticelle. Il periderma vi è sempre re- lativamente sottile, essendo formato soltanto da pochi strati di cellule sugherose a parete sottile; felloidi*mancano sempre. In radici grosse 3 0 4 em. in diametro, non e’ è traccia di scorza. Benchè non tocchi direttamente le mie ricerche, vorrei accennare alla conformazione singolare delle fibre, che si trovano abbondante- mente nella corteccia di questa specie. Queste fibre sono di una lun- ghezza straordinaria e si distaccano facilmente dal tessuto parenchi- matico; allora si possono riconoscere anche ad occhio nudo. La loro parete lignificata è molto spessa e carica di piccolissimi cristalli. Taxus chinensis Roxb. — E epidermide, anche dei fusti giovanissimi, risalta al taglio trasversale per il colore giallo delle pareti esterne e laterali, che dipende dalla forte suberificazione. Il parenchima corticale confina direttamente coll’ epidermide per la mancanza di un ipoderma. L’ iniziale del periderma è uno strato corticale poco distante dall’ e- pidermide, presso a poco il terzo sino al sesto. Nel primo anno si for- mano 2-4 strati di felloderma, mentre il fellema giunge a 10 D più ; strati. I primi strati del fellema sono lignificati ed a parete alquanto ` ` ‘Spessa, rappresentano quindi un felloide di separazione attivo. Alla — | sezione trasversale le cellule sugherose sono quasi sempre schiacciate, ^ però è da supporre, che questo sia la conseguenza del taglio, poichè ` le dette cellule offrono poca resistenza alla pressione del rasoio per la sottigliezza della loro parete e per la cavità grande e vuota. — — CONTRIBUZIONI ALLA CONOSCENZA DEL PERIDERMA 119 Nel primo anno il periderma non si estende sui cuscinetti delle foglie, i quali quindi formano delle strisce verdi sulla superficie bruna del fusto. . Nel corso dell ulteriore sviluppo si ripete di quando in quando la formazione di complessi felloidali, i quali però non costituiscono anelli chiusi, ma sono spesse volte interrotti da strisce di sughero. Simile é la costituzione dei peridermi interni, che si formano nell' età avanzata dell'organo, producendo della scorza squamosa. Le placche di scorza sono sottili (2-3 mm.) e si distaccano presto, per mezzo di lacerazione, . dalle cellule sugherose, in modo simile a quello con cui questo feno- meno si compie nelle Abietinee; la scorza rimanente al fusto è quindi : poco voluminosa. H periderma delle radici differisce alquanto da quello dei fusti. Il ^ ` fellema è formato ugualmente da cellule sugherose a parete sottile; A | felloidi non ei sono. Nelle radici più vecchie a mia disposizione — 15 cm. di diametro incirca — il primo periderma è tuttora conservato; il fellema raggiunge Jo spessore di 10-12 strati, e le cellule dei più esterni contengono delle masse brunastre. — Taxus fastigiata Lindl. e Gord. si comporta in modo uguale come la specie precedente. . In quanto alle Conifere, di cui ho esaminato il maggior numero di generi che mi è stato possibile, c'è da notare l'identità dei caratteri . essenziali del periderma, non soltanto fra le varie specie di un genere . (salvo poche eccezioni) ma anche fra i generi affini e talvolta anzi fra quelli che formano una sottotribù o una tribù. _ Il carattere specifico del periderma nella sottotribù delle Araucariee | sta nella larghezza straordinaria delle sue cellule, forma che non si ; minore o maggiore sviluppo di felloidi a parete spessa e lignificata i riscontra più in aleun'altra Conifera. Dove ci sono felloidi, le loro | cellule hanno presso a poco la stessa conformazione di queto del su- berg, Tutte le specie della sottotribù delle Abietinee sono distinte per il bd È SR a EE HERMANN ROSS alternantisi regolarmente con strati di sughero a parete sottile; sempre ` hanno scorza squamosa. Nella sottotribù delle Taxodinee, in tutta la tribù delle Cupressinee ed in molte specie della sottotribù delle Podocarpee abbiamo scorza anulare, i felloidi fanno difetto; le cellule sugherose sono dappertutto cubiche, larghe, incolori ed a parete sottile. È rimarchevole, che questi gruppi nei cui fusti e radici si. forma scorza anulare secondo i loro caratteri morfologici, appartengono bensì alle tre tribù del sistema di Eichler, ma si succedono immediatamente l'uno all’altro. ; Le Taxee hanno di nuovo scorza squamosa; riguardo alla costitu- zione del periderma vi sono alcune differenze fra i singoli generi. Il Gingko, tanto singolare per la conformazione delle foglie, ha fel- — lema abbondante, formato esclusivamente da larghi elementi sughe- rosi, caso unico nelle Conifere. Torreya e Taxus invece hanno felloidi ben sviluppati, simili, ma diversi da quelli delle Abietinee. MONOCOTILEDONI. Come un rappresentante delle Monocotiledoni, i cui fusti $ le cui „radici crescono in ispessore, riporto la Dracaena reflexa Lam. La formazione del periderma nel fusto comincia relativamente tardi, ed il luogo della sua origine è il primo strato del tessuto fondamen- tale immediatamente al disotto dell’ epidermide. La generazione è pu- | ES ramente centripeta; la nuova segmentazione nel fellogeno non avviene E prima che l'ultima cellula fellemica si sia suberificata. Il fellema è- is relativamente copioso; le sue cellule sono tutte sugherose, ma talvolta alquanto irregolari e spostate. La loro parete è robusta e mostra molto manifestamente la stratificazione a lamelle. Dopo il trattamento con floroglucina ed acido idroclorico la lamella più interna si rileva spie- catamente dalle altre, colorandosi in rosso, essendo essa fortemente = is lignifieata. Immergendo poi un tale taglio — dopo averlo lavato col- l'acqua — in una goccia di acido solforico concentrato tutte le parti colorate in rosso si seiolgono prontamente e rimane soltanto un sot- tile strato, la lamella di suberina e Ja media, i ES n periderma primario é perdurante, ed il suo ulteriore sviluppo non offre niente di speciale. Nelle radici nasce il periderma parimenti molto tardi, comparendo . solo in quelle di 3 o 4 mm. in diametro. Esso prende origine da uno |» degli strati più esterni del tessuto tegumentale a poca distanza dall’ en- dodermide esterna. Nei suoi particolari concorda col periderma dei fusti, Nei fusti delle Monocotiledoni che non crescono in ispessore, man- | cano ordinariamente del tutto le normali formazioni di periderma, e : lo stesso vale per le loro radici, almeno per il maggior numero delle | specie. Il tessuto tegumentale di tali radici si disecca più o meno. .. presto e perisce sino all'endodermide interna, la quale suole essere molto spessa e suberificata. ; | In altre specie invece il tessuto tegumentale si eonserva per tutta la vita della radice, poiché un tessuto protettore si trova alla sua - questa basta talvolta per proteggere i tessuti sottostanti. Se invece si ‘sviluppa un periderma, esso si genera più o meno regolarmente da : uno degli strati più esterni del tessuto tegumentale, talvolta pure dalle cellule dell’ endodermide esterna. Lo sviluppo di questi peridermi non : offre niente di particolare ; la sua generazione è per lo più centripeta, le cellule dei fellema sono larghe, vuote, più o meno irregolari; ed a . parete sottile. : Dalle ricerehe suesposte risulta, che la formazione e lo sviluppo del ` periderma e della scorza si compiono anche nelle radici conforme- mente alle leggi generali conosciute sul proposito. | essi concordano completamente sino ai più minuti particolari. In altre specie si mostrano delle lievi modificazioni , che in pario periferia. Laddove esiste una endodermide esterna abbastanza forte, In nessun caso ho potuto constatare una differenza fondamentale fra — il periderma del fusto e quello delle radici, anzi in moltissime specie 122 5 HERMANN ROSS stanno forse in rapporto col diverso ambiente in eui le radici vivono e col loro minore accrescimento. Soltanto in relativamente poche specie esistono delle differenze no- tevoli (Quercus Suber, Salix, Camellia, Bignonia, Torreya, Taxus) che consistono per lo più nella mancanza degli ispessimenti delle cel- * lule fellemiche nelle radici. Il fellema di queste ultime mostra gene- ralmente una costituzione più regolare e più semplice di quello del fusto. BIBLIOGRAFIA dei lavori principali sul periderma. BAcHMANN, E. — Ueber Korkwucherungen auf Blättern. Pringsheims Jahr- bücher für wissensch. Bot. Band. XII. (1880) p. 190. BERTRAND, C. E. — Anatomie des Gnétaeées et des Conifères. Annales des ` ‘sciences nat. Série V, tome 20 (1874). BREFELD, ©. — Ueber Vernarbung und Blattfall. Pringsheims Jahrbücher - für wissensch. Bot. Bd. XII. (1880) p. 133. CONSTANTIN, J. — Étude comparée des tiges aériennes et souterraines des Dicotylédones. Annales des sciences nat. Série VI, tome 16, (1883). De Bary, A. + Vergleichende Anatomie (1877) p. 114 e 560. DovLior, H. — Influence de la lumière sur le developpement du liège. Journal SA odi Botanique. Tome III, (1880) p. 121. — Recherehes sur le périderme. Annales des sciences nat. Série VII, tom. 10 (1889) p. 325. GE GERBER, A. — Die jährliche Korkproduction im Oberflichenperiderm. Inewg. - Diss. Halle a/S. 1883. GREGORY, E. — Development of corkwings on certain trees. Botanical Ga- zette, 1888. N. Ze 12. HANSTEIN, J. — Bau und Entwickelung der EE Berlin, 1853. HónwEL, Franz von. — Ueber Kork und verkorkte Gewebe überhaupt. Sitz. : berichte der math, natur. Classe der h. k. Akademie. LXXVI Bd. 1 Abth. Wien, 1877. SS JoERGENSEN, A. — Bidrag til rodens naturhistorie. Botanisk lidi Tome S XI (1879) p. 135. | — Kxr, L. — Ueber die Bildung des Wundperiderms. Berichte der Deutsch. - Bot. Gesellsch. Band. VII (1889). - KueeLer, K. — Ueber das Suberin. Inaug. Diss. Strassburg, 1884. — OLER, L. — L'appareil Maere 1 des racines. Annales des sciences Dai. 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(Con Tavola VD. Sulle rupi della Riva di Dardagna nell alto Apennino bolognese, à . circa 800 metri sul livello del mare, cresce spontanea una bellissima | specie di Brassica, la quale per essere perennante, per labito suo e per non pochi altri caratteri, discostasi assai dalle congeneri che nella regione emiliana e nelle adiacenti s' incontrano. | Ebbe a segnalarla, or sono parecchi anni, l'egregio mio collega ed amico Rodolfo Farneti, che appassionatissimo per le raccolte botaniehe ` e pratico di quel tratto di Apennino, la sorprese a più riprese in fiore ed in frutto. In sua gompagnia la raccolsi io stesso nel luglio del 1885, | ma la mancanza di buoni libri e di materiale di confronto ed anche | occupazioni di altra natura mi impedirono di poterla subito determi- nare. E confesso che sono stato anche lungo tempo perplesso circa il riferimento specifico di questa Brassica, dappoichè mentre essa par- tecipa per certi suoi caratteri del tipo della B. oleracea L., presenta . pure non dubbie affinità con specie insulari o del litorale mediterraneo, . quali la B. balearica Pers., B. Robertiana Gay, B. cretica Sibt. et zm, ` Solo il confronto con esemplari autentici di queste poteva risolvere * la questione. E ciò ho potuto fare grazie alla cortesia dell'egregio Dr — Calloni, assistente alla cattedra di zoologia di questa nostra Università, ti il quale inviava un esemplare completo della mia pianta al Prof. Miller, conservatore degli erbari al giardino botanico di Ginevra, facendolo anche trasmettere al ch. W. Barbey, possessore del classico erbario di Boissior. E | Dai confronti istituiti emerse che la Brassica dell'Apennino vw 1 doveva rapportarsi al tipo della B. Robertiana Gay, specie rara assai, ri- ` scontrata fino ad ora soltanto in qualche punto del littorale mediterraneo ; occidentale, Nel Compendio della Flora Italiana dei professori Cream, : Ze i PERS e PASSERINI (4) è citata des specie fiio isdioaione del Nyman (2) il quale nel suo Conspectus Florae Europeae la dà appunto {| come rara per l Italia, senza però alcuna notizia sulla località. Nel ts secondo supplemento che di recente ha pubblicato questo autore (3), si hanno maggiori dilucidazioni in proposito, e a pag. 27 leggesi: E B. Robertiana; B. balearica DC. syst. e descr. et speci. authent. | in hb. Cand. (e rupe rubra pr. Nizza, ubi etiam hodie adest): Bur- A H nat, Barbey notes balear. (1881). B. balearica Bad. in Moret. bot. A d ital. = B. oleracea Bad. antea in diar. phys. chem (in Consp. sub. 12 B. olerac. enumerata). — B. insularis Ard. alp. marit. ex Burn. Barb. not. balear.: Gall. mer. a Telona usque ad ins. Galinaria » p ope Albenga: adest etiam Catal. in rupibus ad Cadaquis et Cabo. nia nelle rupi marittime della Liguria occidentale e descritta prima sotto il nome di B. oleracea L. A. sylvestris DO. (+) e appresso sotto quello di B. balearica Pers. (?) ed identificata a quella che cresce nei Baus- Ue sommet ba la petite montagne de Coudom près de Toulon, e dal Gay tenuta ben distinta da oe dei Baus-Rous (6). i Piet. diverse piante della Liguria occiden- e della Sardegna. Lettera a G. Moretti inser. nel Giornale di Fisica, Chi- mica, ete. di Pavia, Sett: 1824. i OH Baparò G. B. — Plant. Ligur. occid. Cent. decem in Moretti; I} bota- ico italiano. Pavia, Febbr. 1826. — REICHENBACH,- Flor. German. excurs. I, p. 695. cd (5) Gay. — In Ann. d. Scienc. Natur. I. Sér. Tom. VII, b. im 416. $ ERIS oS e Dopo aver discusso i i caratteri dell altra forma, il Gay dà infatti qu sh due brevi diagnosi differenziali: GE Brassiea (oleracea) Siliquis erecto-patentibus , subfleauosis , Pe losis, rostro cylindraceo 2-1-spermo; petala albida seu pallide flava Hab. in rupe Baus-Rous inter Villafrancam el Monachium. — Brassica (Robertiana) Siliquis patentissimis vectis , non aut ir ‘torulosis; rostro subulato, aspermo; petala flava. Hab. in summo monticulo Coudom prope Telonem. La prima di queste era stata segnalata nella stessissima località caulescente tereti carnosa (1); e trattasi con molta probababilità de forma abbastanza diffusa nella Liguria occidentale e ehe figura ne flore italiane appunto sotto il nome di B. oleracea L. te ed indica la. stessa località di Coudom. Il DuBx (3) ripristina poco di poi il nome impostole dal Gay, e sot tal nome la troviamo: nella Flore de France di GRENIER e Gopnox (^ coll’ indicazione di altre due località: Fort Pharon presso Tolone e Isola S. Marguerite; e nel Prodromus Florae Hispanicae di WILLKOMM ` LANGE (ë) ove è citata di Cadaques Cabo Norteo (Catalogna). Da notizie assunte dal signor William Barbey mi risulta che | Erbario Boissier esiste di questa specie un esemplare raccolto Luglio 1854 da Huet de Pavillon al capo Noli alle falde del | Alto tra Savona ed Albenga, e che lo stesso Barbey la raccolse ne maggio 1877 a Eza presso Monaco. Non è però indicata in Boissier V ED SE C. — Auctarium ad Floram pedemontanam, Aug. Taurin 1789 p. 17-18. i CH LOISELEUR DEsLONGCHAMPS J.— Nouvelles notices sur les plan à la Flore de France, p. 29, 1827, Flora Gallica, lI, p. 69, (5 Don. — Botanicon gallicum > Lo Sai RENIER et GopRON. — Flor. ice I, p. 79. © WILLKOMM et quae — Prodrom 1 Flor. ne HI, p. 858. ` nel Poyagé en Espagne. srini nius compresa nell'elenco knatts , delle brassiche europee del JANKA (1). Da quanto è detto sopra emerge come assai rara sia questa specie di Brassica, e che certa località italiana in cui venne raccolta sia a ‘Capo Noli quale viene indicata dal Barbey; non potendosi tuttavia escludere che la pianta racolta dal Badarò abbia pur essa a ritenersi per la B. Robertiana Gay, tanto più che lo stesso Badarò in una nota rettificatrice pubblicata nello stesso giornale di Fisicd, Chimica, etc. ES | non osa riferire la sua pianta nè alla 2. balearica Pers. nè alla B. ole- racea L., ma la descrizione che egli ivi ne dà assai particolareggiata, | induce nell'o opinione che trattisi veramente della B. Robertiana Gay. Comunque sia, sta di fatto che solo sulle rupi del littorale occiden- tale del Mediterraneo tale specie di brassica era stata «finora segnalata, © e la sua occorrenza nel centro dell’ Apennino emiliano è fatto degno ` di considerazione a detta del Ch. W. RE < une découverte in- téressante ». Un esame minuzioso ed accurato degli esemplari raccolti dal Farneti E i peme sulla Riva di Dardagna e la comparazione dei caratteri da questi Ee, con anelli que per la B. Robertiana Gay vengono d aio poi. ‘convinto ECH pur dovendosi Deeg al tipo della B. beten Gen neri la pan A A een Së REDE orense le. ide ` Ecco daténto - i caratteri di quosta ea È Il caule è suffrutieoso alla base, subito ramoso e coperto dalle ci- x pna fogliari: la Zeie? EES erbacea è Ew ege sit e ENS sono grandi, pieciolate, di forma obovata o o romboidea, uim 1886. OC Baparò. G. B. Intorno ad: una specie di. Brassica che eresce spontanea mente nelle rupi marittime della kainas occidentale: Giorn. d. dig ete. Oct. 26. mate all'apice, glabre, di un verde chiaro, con grandi dentature, ovvero ` dei veri lobi e con una o due orecchiette che decorrono nel picciuolo ; — e superiori sono via via più piccole, sessili, un poco abbraccianti il — caule, ma senza orecchiette alla base, inciso-dentate. . I fiori sono disposti in ampi grappoli, ma radi, grandi assai più Ger ` melle altre brassiche, di colore giallo zolfino, petali lievemente obovati, SE . ottusi alla estremità, con lembo ondulato ed unghia lunga e scavata ` a doccia; sepali diritti di un verde giallognolo, massime in alto, uno | poco più brevi del peduncolo il quale" misura da KC a 2 em e fa un ` ` angolo quasi retto coll’ asse della infiorescenza; le antere sono astate - : ; ` e terminate da un becco ricurvo; alla base dei filamenti sonvi quattro S E | glandole nettarifere di cui due di forma conica fra le due coppie di È ss d stami lunghi, due reniformi comprese fra ognuno degli stami brevi . ed una coppia dèi lunghi. Lo stilo è conico, la siliqua è cilindrica, lie- vemente incurvata od affatto diritta, poco torulosa quando è tuttora verde, striata e carinata quando è secca; misura da 8 a 10 cm. ed ha ` | rostro conico di un decimo di lunghezza, monospermo od aspermo ; * semi in numero di 20 a 28 sono globosi, di eolor bruno rossastro con = ZS di grigiastra, metallica, hanno una lieve depressione al micro- E )u tegumento del seme è costituito da un SESSO a cellule grandi a radiale, a pareti molto ispessite | e di giallo scuro; da due ced a strati * cellule ‘identiche a quelle dell' i: dallo strato a glutine ed infine dallo strato. vacans a cellule molto coi nel senso sig Lis DI UNA RARA SPECIE DI BRASSICA, ECC. 129 2 d cisamente conico e sovente monospermo. Caratteri questi che l'avvici- S i nerebbero alla B. oleracea L. Però conviene dire che il tenere o no semi il rostro, non è carattere costante, perché la coltura, nella B7 — oleracea ad esempio, e nella stessa nostra forma può farlo variare. T Negli esemplari genuini raccolti nell Apennino bolognese ho riscon- trato con grande frequenza il rostro monospermo; nelle piante ottenute da semi invece si ha il contrario. Grenier e Godron indicano per la B. Aobertiana Gay sepali più lunghi dei peduncoli, mentre nella nostra forma i sepali sono quasi sempre più brevi; dicono ancora questi autori che la siliqua è fornita di una — nervatura mediana pronunciata, laddove è poco accentuata nella bras- di ` sica bolognese. er e Willkomm e Lange nella diagnosi che danno della B. Robertiana Gay - dicono « foliis inferioribus lyrato-pinnapartitis, lobo terminali ma- mimo »: nella nostra forma queste foglie non sono decisamente lyrato- pinnapartitis nè presentano mai un lobo terminale massimo. Infine in D ambedue queste Flore è detto che i semi sono neri, mentre hanno co- . lore bruno-rossastro con velatura plumbea nella pianta della Riva di Dardagna. - Queste differenze, se non sono tali da permettere la costituzione di una nuova specie, consigliano tuttavolta a tenerla distinta dalla Bras- - sica Robertiana Gay, almeno come varietà che denomino perciò: — Brassica Robertiana var. apenniniea B. caule basi suffruticoso, ra- MASO, cicatricoso, superne herbaceo, erecto, glabro, 80-100 em. alto; » foliis inferioribus majoribus , petiolatis, obovatis vel rhombeo-ovatis, | grosse et irregulariter dentatis vel lobatis, auriculatisve, glaucis; superioribus sessilibus, semiamplexicaulibus, non auriculatis, indi- visis, inciso-dentatis; floribus paniculam lagam efformantibus, magnis, flavis, pedicello patentissimo 1 1/3 2 cm. longo, petalis obovatis, un- | monospermo vel aspermo; seminibus rubro-brunneis; eximie alveolatis. E è A e . H Hab. In rupe Balza de Coli Ripae Dardaniae. Apen. bononiensi. Majo-Julio. x ~ 9. Malpighia, anno IV, vol. IV. dulatis, sepalis erectis, pedicellum non aequantibus; siliquis vectis ` 130 F. CAVARA- Un quesito piuttosto arduo da risolvere è quello che concerne la presenza di questa Brassica nell Apennino emiliano, mentre le affini vivono sulle rupi marittime della Liguria, della Francia e della Spagna. ‘Non si può pensare qui alla influenza dei venti, prima perchè i semi di tale specie. sono abbastanza pesanti, e poi perchè la Riva di Dar- - dagna, trovandosi nel versante Adriatico, è riparata dalla barriera del- ` 3 l'alto crinale apenninieo che dal Corno alle Scale, pel Libro Aperto si Gë spinge al Cimone, e quanto mai per opera de’ venti potessero essere |. stati trasportati di simili semi, prima nelle Alpi Apuane e poi nell’ Apen- nino toscano tale pianta avrebbe dovuto essere segnalata. Un'ipotesi che potrebbe mettersi avanti è quella di una naturalizzazione. di questa Brassica avvenuta in seguito ad antiche colture. Sta di fatto che l'alta Riva di Dardagna era in tempi non lontanissimi abitata e ne fan fede traccie di abituri e di terreni che serbano l'impronta della mano dell'uomo. Ma d'altra parte la questione della naturalizzazione AN e delle brassiche è tuttora molto controversa, massime trattandosi di ca- —— voli perenni che non sono oggetto di coltura. Il fatto stesso che non è in vicinanza di ruderi di antiche abitazioni che trovansi queste bras- | siehe ma addirittura in dirupi inospiti ove la stessa capra non osa porre il piede, milita in favore della loro spontaneità. . Forse la Brassica Robertiana dell Apennino bolognese, rappresenta . | un avanzo di un'antichissima specie che ad un epoca remota, forse x sullo scorcio del periodo terziario, aveva assai più grande diffusione, e si collegherebbe con altre specie sparse ora nel littorale mediterraneo ` e nelle isole, ad un unico tipo arboreo, al quale accenna anche i VS Terraciano a proposito del gruppo della Brassica oleracea L. (4) GE Questa brassica dell'Apennino la si è ottenuta facilmente da semi, nel nostro Orto Botanico sia in vasi che nelle aiuole del sistema vege- Sa tale; essa dà fiori e frutti soltanto nel secondo anno. Coltivata poi A T montagnette artificiali, fra rottami di pietre e terriccio, essa ha as sunto tale mole da farei suggerire una dios utile e ageet come pianta foraggera. = zm SCH i lire 1 m. e mezzo, con un ano di E f Ke em. di diametro, SEH di 40 a 50 em. di lunghezza e 20 a 30 d REISE dimensioni e: segre e jen — anche supe- gamente à quanto. si ikea dagli arakon francesi olo uidi Choux à vaches e PUE Palmiers.. >. RASSEGNE Rassegne Hóck F. Einige Haupt-Ergebnisse der Pflanzen-Geographie | oid - in den letzten zwanzig Jahren. (Samml. naturw. Vorträge, gu von Dr E. Born: vol. II, n.:4; Berlin, 1888; 8-9, 23 3 pag, elec #8 - n. 10; Berlin, .1889, 12 pag.). ` Sc E L'Aut. cerca di far emergere, fino a qual punto abbia progredito la fitogeo- i - grafia, sopratutto negli ultimi due decennii, continuando l'opera di un A. GRI- &EBACH e del suo scolaro O. DguDE, cioè di riassumere in breve i risultati ot- | tenuti da diversi scienziati che si sono occupati di tale ramo della scienza. Riferire quindi sopra un lavoro riassuntivo è cosa improba; tuttavia gioverà T accennare allo sviluppo delle idee svolte dall' Aut. nel suo lavoro, utile per una orientazione generale sulla materia, sopratutto per quelli che « non sono nè botanici, nè geografi di professione ». N en L'Aut. tratta la quistione della geografia dei vegetali a seconda delle in- = fluenze topografiche, climatologiche e geologiche, facendo precedere un quindi = E . eomparativo dello scompartimento del globo in zone o regioni di vegetazione | secondo il concetto del GmisEBACH (1872) che si basava su condizioni climato- logiche, dell ENGLER (1882) che si riporta a quistioni filogenetiche e del DRUDE Be del Monte Bianco; gli esperimenti del HOFFMANN o del BATALIN con de atio. L'Aut. fa Tokod invece la ca Seegen cha iaia dalla ` nza o la nel concetto e geotopografico, come safari lA. BRAUNGART (1880 Di quest ‘argomento: Se meis com" è noto, il an in Se gd RASSEGNE 133 ‘quanto meno sono inclinate, a parità di altezza; cosicchè su monti isolati delle x = . Prealpi meridionali si trova l abete rosso fra 1200 e 1500 m., mentre arriva a quell’ altezza, sui declivi delle Alpi centrali, la coltura dei cereali ( V. ana- loghi rapporti per le Cordigliere nei lavori del BoussincauLT). Le diversità ter- e . amiche del suolo possono cagionare anche un invertimento delle zone di vege- 2 > taziono, come lo dimostra il Krasan per la Stiria meridionale ed il CunisT per le Alpi della Svizzera. Donde la particolarità che molte piante fanno, negli * estremi limiti polari della loro area, su terreno compatto (calce) e negli estremi limiti equatoriali (almeno per il nostro emisfero) su terreno arenario. Per il lato climatologico espone l'Aut. prolissamente le idee di H. HOFFMANN | sullo costanti di vegetazione, ed il contguente raggruppamento delle piante; ‘vi aggiunge però il momento biologico, escogitato dal DRUDE ed egregiamente ` ` M aon n "m DA S [A — illustrato dal VoLKENs negli studi sulla vegetazione del deserto, dal KxRNER 7 vi . mella sua recente « biologia delle piante ». L'Aut. mette anche in rilievo l'im- . portanza delle osservazioni fenologiche (UExkürt-GünLENBAND, 1877); parla delle peculiarità nelle vegetazioni insulari (HEMsLEY, 1885, FocKE, ecc.) e per "T ultimo delle condizioni per le quali aequistano certi fiori intensità maggiore di colorito eon una elevatezza maggiore della loro stazione. Esponendo il lato geologico prende il H. le mosse dal celebre lavoro del- FENGLER per venir a parlare delle « piante emigranti » nel senso come ven- . nero trattate dall'AscHERsON, facendo emergere anche il valore scientifico del- l’opera di Arr. pe CANDOLLE sulla « origine delle piante coltivate ». D SOLLA. WirTICH C. Planzen-Areal-Studien: Die geographische Ver- . breitung unserer bekanntesten Sträucher. Inaug. Dissert, : Giessen, 1889, 8-9, 35 pag., con l tav. i A Guidato dalla importanza grande che egli annette ad un « materiale stati- - È | stico » (nel senso del Derne), intraprende l'Aut. una illustrazione cartografica — — A EM . dell' area di distribuzione di dieci arbusti, nel modo analogo come già lo fece (1869) il Prof. HoFFMANN per specie arboree. La tendenza dell’ opuscolo è di AU È i far rilevare quell importanza, in opposizione ad una frase contraria di è . EwenER (1879) alla quale l'Aut, sembra dare una interpretazione troppo as: — | soluta. RASSEGNE z L' opuscolo riassume, da’ principali lavori, quanto è noto sulla esposizione, > distribuzione delle specie in esame, della natura del suolo, del valore termico richiesti per ognuna di esse, ed illustra l area di distribuzione di ciascuna specie (') sopra apposito quadretto rappresentante, in contorni abbozzati, l'Eu- ropa con le isole principali oltre a porzione dei continenti asiatico ed africano. ; Sulla superficie di detti quadretti è tratteggiata l' area di distribuzione di ciascun * arbusto: ciò che forse si poteva dare, per tutti dieci, sopra una carta sola su — ; seala maggiore, e sarebbe riuscito meglio. Dal metodo dell'Aut. risulta però BC anzitutto che molti tratti di terreno (catena delle Alpi, dell'Appennino, la- ghi, ecc.), sembrano coperti dalla pianta che, in realtà, non fa su quei punti, x delle interruzioni dentro alle aree così S&gnate — che pur dovrebbero trovarsi — SE non si avvertono che pochissime e per qualche specie soltanto (Calluna, Em- e petrum). Ne viene inoltre che i singoli quadretti, i quali dovrebbero corredare ; il testo, non corrispondono a questo. Valga I esempio seguente: il quadr. 1.° > fa vedere l'Acer campestre sparso per tulta la nostra Penisola e le isole mag- giori; a pag. 7 dice invece l'Aut., « in Sicilia — citando PRESL — sparso nella . regione superiore del faggio sulle Madonie e sulle Nebrodi ». Qualcosa di ana- logo potrebbesi osservare per Berberis e per Buxus, SOLLA. Notizie | F Ancora sulla impollinazione del draconcolo. Breve cenno di FE. DELPINO. * Con molte parole e molto sale il prof. ARCANGELI si è opposto al nostro modesto desiderio di altre osservazioni per definire con maggiore certezza la SE Bi che alla citata impollinazione possono prendere le mosche e i neeroco- De | a nostra conclusione che adhuc sub judice lis est, riposa sul fatto della pe- ` Së " netrazio ne e dimora di dette mosche entro le caldaie florali del ce fatio ` = n Den E dal vie ARCANGELI, più volte constatato da e dal sig. EN SC MI Acer campestre "X Alnus incana DC., Berberis vulgaris E Buzu sempérvirens L., Calluna vulgaris Sal, Clematis. Vitalba L., Cornus s mas La > Li | Daphne Mezereum De Empetrum nigrum L., Genista tinctoria L. icon uesto ilv vero ote della questione. "Per lo CH meglio che "n AUR parole sull'ar argom nto, s a più opportuno procedere a sagaci osservazioni e d sperimentazioni al riguar ca Bologna, 28 Aprile 1890. Note di Microtecnica. Distinzione microchimica degli alcaloidi e delle sostanze proteiche. Un'interessantissima memoria di Microtecnica è è quella del Prof. L. ERRERA. Sur la distinction microchimique des alcaloides et des matières protéiques, - (Annales de la Société belge de Microscopie (Mémoires), t. XIII, 2° fasc. 1889, « “Quando. si ha da fare con alcaloidi dotati di reazioni caratteristiche spe- Hi e dice, la loro SESTA pum nei pa non KE , adm reazioni speciali mancano o non sono applicabili alle SC EE TA siè quindi obbligati a contentarei dei reagenti generali. Questi, infatti, non proteiche (Zatissimo sensu) e specialmente sui peptoni. Ora si sa che le so- stanze proteiche fanno parte integrante di ogni protoplasma e, quanto ai bop; ni, Schulze e Barbieri hanno dimostrato ch'essi sono assai sparsi nel regno egetale, benché sempre in piecole proporzioni. Importa dunque comparare le reazioni dei peptoni e delle altre sostanze proteiche con quelle degli alcaloidi, per cercare un mezzo di distinguerli microchimicamente » (l. c., pag. 73). | 2 EM ioduro di potassio iodurato, l acido fosfomolibdico, Y ioduro doppio di ‘mercurio e di potassio, il cloruro platinico e T acido picrico, danno tutti dei precipitati di colore speciale coi peptoni: ma precipitati simili si ottengono anche cogli alealoidi o coi loro sali. Vi sarebbero due reazioni proprie dei peptoni e di molte sostanze proteiche, che non si verificano cogli alcaloidi: quella di MiLLox (col nitrato mercuroso-mercurico) e quella di ProrrowsKI (col olfato o l'acetato di rame e la soda o la potassa caustica). Ma il reagente di ` Millon dà un precipitato rosso anche con parecchie altre sostanze, fenolo, va- a tirosina, ecc., ed a causa dell'acido nitrico che contiene può dare anche P ` una colorazione con alcuni alcaloidi, p. es. gialla colla colchicina, rosa ‘colla S brucina, ecc. ; il reagente di Piotrowski, sebbene usato da Sachs per la ricere PERA ma albuminoidi, non corrisponde sempre bene, come reagente agiscono soltanto sugli alcaloidi, ma anche sulla maggior parte delle sostanze — MT, pt per i panini Lo EE de ddes reazioni di ADAMKIEWICZ (coll' acido solforico concentrato) e di RasParr, (collo zucchero ed. acido solforico). Bisogna dunque abbandonare queste reazioni generali delle sostanze proteiche e degli alcaloidi, a meno che non si trovi un mezzo di'distinguere e separare | ` questi due gruppi di sostanze. Questo mezzo ce l'offrono i caratteri di solubi- | in infatti: i nà acidi a alcaloidi sono solubili nell’ alcool, mentre Je cloridrico libere. Ce E Quanto agli alcaloidi, bisogna por mente che i loro sali acidi sono solubili in. - alcool, non sempre le basi, i In seguito a queste considerazioni l'A. si serve per la separazione di vg sostanze, alcaloidi ed albuminoidi, di tré solventi: l. Alcool assoluto, del peso specifico di 0,796 alla temperatura di 20° c. Is ciò che corrisponde ad un alcool a 99°, 2. Aleool acidulato con acido tartarico, che si usa per l'estrazione degti alcaloidi, secondo il metodo di Sras, nelle seguenti PORRE Acido tartarico cristallizzato 1 gr. ` Alcool assoluto - cT eg emt H acidulato con acido cloridrico: Sat ‘Acido cloridrico (p. sp. 1, 12) em 0,2 Acqua distillata RR No Aqu Breng da ZE > SE POTA SH EE ERA ed il SE sono leggermente alcalini, e non contengono colchicina. Prendendo dei frammenti di epidermide e ponendoli . nell aequa. distillata, anche dopo qualche ora danno la reazione della colchi- S cina coll’ H SO, (colorazione gialla). Ponendoli nell’ alcool assoluto, dopo 3 ore. non danno più la reazione della colchicina. Se si Zeg nell’ alcool con acido tartarico, la reazione della colchicina non si ha più dopo 30 minuti. Posti nel- l'alcool con acido cloridrico abbandonano la colchicina in meno di 20 minuti. . L’ alcool uccide dunque il protoplasma ed estrae l'alealoide, e più pontus ‘lo fa l'alcool con acido cloridrico, poi l'alcool con acido tartarico, e finalmente r aleool assoluto. ; 25 bcd delle sostaze protejche danno rüsulfati negativi colle cellule a ` As microchimici sul peptone. — Non avendosi conoscenza di nessun ` sia nota la localizzazione dei peptoni, l’A. ha ricorso alla peptonizza- ZI ne, (se cosi puó dirsi), delle cellule di Spirogyra crassa. Dopo aver constatato ` ` che questa non dà nessuna reazione nè coi reagenti dei peptoni nè con quelli degli alcaloidi, ne ha posti dei filamenti in soluzione acquosa concentrata di peptone di carne (di ScaucnarDT). Alcuni filamenti sono stati postisviventi nella . tta ignore, m ios averli uccisi Le juni I primi corrisposero meglio, E 3 posti in Sege: Sa iazzone tutto il loro peptone. Nella preci- 3 teg del born Gees in Snine tr l'aleool assoluto, l' alcool roteica. pro ^ Perchè i POS possano penetrare nella zigonpota è necessario —— T 3 La — NOTIZIE. . dell'esospora, il che si puó fare schiacciandola con precauzione per mezzo un ago, operazione che va fatta al microscopio con un ingrandimento medio (ocul. 1 e oggett. 4 di Hartnack). Le zigospore nude cosi ottenute furono poste in alcool assoluto, alcool con acido tartarico, alcool con acido cloridrico. ` — Per non entrare nei numerosi particolari delle reazioni descritte dall'A. ci # limiteremo a citare le sue conclusioni, « La zigospora matura di Mucor Mucedo si compone di un’ esospora nera ` con disegni chiari, di un'endospora trasparente e senza colore, e d'uno stra parietale di protoplasma, racchiudente una grossa goccia di olio. C'è senza dubbio anche un nucleo, del quale lA. non si è occupato. Lo strato protoplasmatico consiste di uno stroma impregnato d'una sostanza liquida o semi-liquida ab- bondante, che precipita coll'iodio, coll’ acido fosfomolibdico, coll'ioduro doppio ` di mercurio e di potassio. La sua insolubilità nell'aleool assoluto e nell'alcool con acido tartarico prova che si tratta di una sostanza proteica e non di un alcaloide. Questa conclusione è coufermata dalle reazioni speciali delle sostanze | proteiche (reag. di Millon, sali di rame e potassio). La sostanza in questione è- . una globulina, o forse un miseuglio di globuline inegualmente procipitabili e | coll’acido solfori ‘ico, insolubili nell’ acqua, ma tenute in soluzione nel proto jla- sma vivente, molto probabilmente per la presenza di un sale a reazione le germente alcalina. — La globulina che impregna lo stroma protoplasmatico ` eege con molta probabilità la riserva azotata della zigospora, di eui l'olio f riserva non azotata » (l. e pag. 109-10). T IV. Saggi microchimici sulla Cicuta (Conium maculatum). — La coniina ` 5 (o conicina) è è un alcaloide senza ossigeno (C, H, N) che si trova nei frutti e . verdi di Conium maculatum. La sua localizzazione microchimica non è per > possibile senza aver la sicurezza che laddove si verificano le reazioni degli | caloidi non si ha da fare con altra sostanza che dia queste medesime reazioni a ‘queste non ra CORE reazione in us preparati. che hanno. soggior nato nell alcool, - | La ‘coniina si ‘trova E due. PA esterna ed interna, | dei E l frutto giovane, mei grossi peli. papillosi epidermici, e all’ intorno. to m ` conduttore. Nei frutti maturi le cellule dell' qu interna. non. anno pi : a reazione, i EE SE , i * NOTIZIE DA lai See sul Tii; — ScHvuLZE e BARBIERI trovarono il * poptono nei a in germinazione. L'A. ha fatto ricerche sui cotiledoni dei Le cellule opidormiche dei cotiledoni contengono inoltre una glucoside, la 3 lupinina. È Bieber, — L'alcool con acido tartarico è preferibile, sia per l estrazione egli alealoidi, che per la precipitazione delle sostanze proteiche. L'alcool as- o precipita bene i peptoni, ma non scioglie ugualmente bene gli alcaloidi. 30 ‘ aleool con acido cloridrico scioglie gli alcaloidi, ma non conviene rica A la precipitazione delle sostanze proteiche., da ĉontenere almeno uno strato di cellule intere. Le sezioni si pongono a ma- Il tessuto da sperimentare dev'essere sezionato in sezioni abbastanza grosse - eerare nell'aleool con acido tartarico, per un tempo che può variare da una mezz' ora a 24 ore, secondo i casi. Si esamineranno ogni tanto i preparati coi = ^ $ eru ^ s . » ; d - reagenti generali: ioduro potassico iodurato, ioduro doppio di mercurio e po- Bee Ee ecc. 'anno piü reazioni. Se invece si ha da fare con sostanze proteiche, esse sa- ranno restate nelle “cellule; ed in tal caso alle reazioni generali potremo Reagenti della lignina. - Sono noti i numerosi reagenti della lignina, solfato o cloridrato d'anilina, flo- í lucina ed acido cloridrico, indolo, pirrolo, fenolo e acido cloridrico, resoreina, ‘orcina, acido pirogallico; ed è pure noto che la lignina (Ciy Ha; Ojo secondo Burgerstein) è è una sostanza molto complessa, che si ritiene essere un miscuglio ` di diverse sostanze, ma principalmente di vanillina (C, Hy 0,) e coniferina (Cis Has 03). I citati reagenti danno colorazioni diverse, più o meno stabili, nei preparati contenenti la lignina, le quali colorazioni devonsi ritenere resultanti - E sovrapposizione dei due colori che la vanillina e la coniferina -darebbero ` ps pope : micamente pure dalla casa Schuchardt. Egli avrebbe trovato quanto E Reagenti Acido solforico. . . . . .. Acido solf. e resorcina. . Acido solforico concentrato = 0 acido pirogallico T — Floroglucina e ac. — SEN e n i Orcina e acido solforico . aranciato, .. Oleridrato d'anilina. , . . reagendo però soltanto sulla VIE Colorazioni ottenute colla Vanillina Giallo. Rosso carmino cupo . . M58 63 Rosso. i... - Leggerissima colora ne gialla... ....... Rosso carmino intenso. Gallo. cir 3 Secondo è altri autori il fenolo e F acido raro (che colorano in verde = | il legno) non agiscono che sulla coniferina. Invece Y A. ha ottenuto una colo- Fi irense, GE E E Ze e EE reati (che T Fa non ba; x re) Piccola Cronaca Nel mese di Settembr re 1890, in giorno da stabilirsi, avrà luogo a Verona unanza ig della Società Botanica Italiana. L' ordine del giorno porta, le care , le elezioni del Consiglio, e varii cambiamenti allo Statuto ci la " H nostro collaboratore Dott. OsvALDo Kruc è stato nominato Assistente - botanico alla R. eier di A Hire - Rom SG D TscH , libero doce i Botanica a Berlino à è stato chia mato me TE di SCT all Uni bert: o Ber Zeie il 12 Marzo 1890 a Maros- Vásárhely il Prof. Dii CanL von DEMETER, , autore di varie dotte opere che FIGURATO anche la storia naturale d' Italia. nostro collaboratore = CARLO Averta ha conseguito la libera docenza p alis R. tà di Roma. o aperti varii concorsi a premio per lavori botanici. Così ege ese di Scienze in Haarlem ha aperto il concorso per g icerche salle influenza te Sin nella decomposizione e sintesi Mi rispettivi lavori, sefitti in lin n tedesca, latina o olandes e (e che non devono essere autografi dell’ autore) däre Ke presentati prima del Gennaio 1891 al Segretario dell’ Accademia, Dott. J. BosscHA in Haa in ‘Pe e di e è stabilito in una medaglia K oro (o 150 fiorini olandesi, ue tå Royale E Sean Médicales et Naturelles de Brusel Hes ha lito un premio di una meda nella d'oro (del valore xc 200 franchi) per la ore memoria sul seguente ma: « Etudier l'influence de la température arche, la sese et eg fréquence de la uy okinóse, dans un Së égne È N, 5 Go e Luxem jo l pra "00 franchi) dell Accadem à dell Scienze di Parigi sarà ito all'autore della migliore memoria aven = copo; « Di chiarire i meni intimi della fecondazione nelle piante fanerogamiche, sopra tutto te- o riguardo della divisione e del trasporto del nucleo cellulare. » È pur et uno i odio comparativo di questi fenomeni e di quelli analoghi nel ees B. redazione della Botanische Zeitung (Prof. Conte H. de SoLms- DURARE ` WORTMANN in Wi err go) accetta delle commissioni per i facsimili del busto di marmo del pos ege Prof. A. De Bary, Seit Deier D e dell’ Università di Sia È morto il Prof. di sie E di Groningen (Olanda), Dott. T. ; AER. nostro collaboratore VICTOR FAYop è stato nominato aiuto al laboratorio i eriologic co della Facoltà di Medicina in 3 emio VAILLANT (di 4099 franchi) dell’ Accademia di Scienze di Pari al P enis pure la morte, avvenuta il 21 Marzo decorso, del Dottor VICTOR ; otati nei varii ter s microscopici sul co sso di unione dei varii Sen vegetali, e ui fenomeni di Arot a nelle HN d'inoc ee e. C gi è to confe sn rof. PRILLIEUX per una sua memoria sulle malattie paras- ` dei cereali. 142 Bollettino Bibliografico Lavori Botanici Italiani. Trattati, Atlanti, ecc. GASPARRINI V. Atlante botanico e brevi nozioni di Botanica descrittiva. Napoli, 1890, c. 30 tav. e MicugLETT: A. Elementi di descrittiva. Torino, 1890, NEVIANI A. Nozioni elementari di Tas- sonomia vegetale ed animale. Fi- renze, 1890 Botanica Morfologia, Fisiologia, Biologia. ConELLI R. Apidi pronubi della acea. Verhan zool. . Wien. 1890. H. È MARCACCI i Sui prodotti della trasfor- mazione dell'amido. Att; Soc. tosc. Sc. nat. Pisa. Proe. verb. Vol. VII, 1890, sed. 19 Gennaio. Tallofite. CASTRACANE F. La Cyclophora è da ri- guardare qual genere tra le Diatomee? Atti Acc. Pontif. N. Lincei, A. 42, fase. 1-2. Roma, 1889. De Toxi G. B. e Saccarpo Fr. Recen- sione di alcuni generi di Cloroficee epifite. Nuova Notarisia, 1890, I, p. 3, €. 3 tav. litogr. FERMI C. I fermenti pepsici e diastasici dei microbi. Ce Acc. Sc. Torino, A. 53, 1890, N. JATTA A. ben më? rent Italiae meridionalis, Trano, 1889, Levi-MoreNos D. Quelques idées sur l évolution défensive des Diatomées BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO p. Piccone A. Noterelle DEE en rapport avec la Diatomofagie des ^ animaux aquatiques. Notarisia, 18007. od n. 18, p. 956. SES Levi-Morenos. Notizie ed appunti algo- ` ^H ittiologici. Ibid., . Ni Notarisia I, 1890, p. 21. Visart. Ricerche sulla Euglena sangui- nea di Ehrenberg. Atti Soc. tosc. Sc. natur. Pisa. Proc. verb. vol. VII, 1890, sed. 19 Gennaio. Aras WiLDEMANN E. D. Sur le Cephaleuros vi- — rescens E parasitica Cunn.) — Notarisia, 1890, 18, p. 953. Bee. LojAcoxo-PozERo M. Terzo elenco brio- logico di Sicilia. Riv. ital. nat. Siena. ©. X, 1890, p. : - . Pterido vie Rosenstock D. Ueber d Vorkommen einiger Farne in Thüringen und Tirol. -- Fanerogame, Flore. S AnprssoNE F. Le divisioni primarie del regno vegetale. Osservazioni e pro- - poste. Renai Istit. Lomb. Sc. Lett, — Le Triuridacee della Malesia. Ria . 318. — Riyals monográfica delle sposi genere Phoenix. Ibid., p. 345, c. tav BockkLkR O. Ueber eine neue (rex Art vom Rigi und eine zweite wieder | BOLLETT INO BIBLIOGRAFICO o des REA Sehkuhir' sche Art von ~- den Siid-Alpen. Botan. Centralbl. Lg - XLII, 1890, p. 134. — Bmaus H. und SennHoLz G. Calamintha mixta (C. alpina X SC Oesterr. bot. Zeitschr. 40, 1890, p. C. F. L'alto Vallespir. Note i na tu- rista e: natorabata. Riv. ital. Sc. nat. SCH nat. we se verb. VII, 1890, - sed. 19 Gen LE SE. 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VANNUCCINI V. Istruzione per combattere la Peronospora. Siena, 1890. Paleontologia vegetale. DI Posna Ac Nove località fossilifere di m. geolog. d |. Val di Susa. € Co talia, 1889, n. 4, 5, 6 SquiNABOL S. Di un tipo paleocenieo di | pisani ritrovato nel Miocene in- eriore iustina e di al altre ine. rare del medesimo gia- cimento. Atti Soc. Ligustica Sc.matur.— e geogr. Vol. I. Genova, 1890, n. 1. -FRATINI F. Ricerche posare sul- I RM G. Dei funghi velenosi. Con- ferenza. Milano, 1890, c. 7 tav. Botanica Agricola, Ortieola, Industriale. + - Dizionario di TS Milano, 1890 "leiten in Italia. A. VIII. Firenze, - 1890. : Barona H. Neue niedrige Remon- , tantnelken. Gartenflora, 1890, p. 201. — CARBONE UN d olivo: e r olio. Napoli, 1889. rent, 0. Dasylirion longifolium. Bull. - Soc. tosc. Ortic. XV, 1890, p. 112, delle varietà che si coltivano per uso — del commercio; nell'opera: I tabac- — chi del Commercio. Roma, Due fase. ] c. 5 tav. [ SPRENGER C. Melothria punctata Wed Bull. Soc. Tosc. Ortic. XV, z p Varia. neo e SARE e le leggi dc H Torino, 1889 à CURCI. Funzione dell'ossigeno nei com- ` posti e natura dell'azione biologica. Boll. mens ie Gioenia Sc. nat. . Catania. 1889, — La nen biologica dalla molecole. Garta G. Le Conifere coltivate presso EGER e Lassonk: ` raccoglitore n natu- ralis . Villa del Poggio-Moncioni. Ibid. pag. E E Hu vGUE: C. Contribuzione allo studio ta. 2. rino, 1890. .- EvI- MonENOS. D. Ferdinand "Notarii; 1890, p. 941. . degli effetti della potatura anticipata LicopoLi G. Sopra alcune sementi pro- AS SC della Vite. Staz. sper. agr. ital. XVII, ... 1890, p. 283, venienti dagli scavi di Pompei. Rend. Acc. Sc. Napoli. Ser. 2.* vol. 4, fase. 3, 1890. J Prof. O. PENZIG, Redattore responsabile. 5 * 1 CE ded ep e ® Viol Ci E e È AALPIGHIA. Volume | CIRO t deo È Mert RA ka es 5. ORTA om T RE A 5 Sé ee ei Torino, Lit. Salu IV. Vo]. IV. HIA Anno MAIPIG MALPIGHIA — us . ANNO IV. La struttura delle foglie nelle Aloineae ed i suoi rapporti con la sistematica. — Pel Dott. DomENICO Vë (con Tavola VII). Della struttura delle foglie delle Aloineae si sono già da un pezzo oceupati.il TRÉcurL (1) ed il ProLLivs (2) ma il primo ha studiato sol- tanto le cellule secretrici, e l'altro, sebbene tratti di tutti i tessuti della foglia, non ne ha fatto, per così dire, che la semplice descrizione più o meno esatta del taglio trasversale, senza rendersi ragione delle loro speciali funzioni, del loro adattamento alle condizioni di vita. Na Y uno, nè l’altro poi poterono disporre, di materiale così adatto ed abbondante come quello dell’ Orto Botanico di Palermo, del quale io mi son servito. Le Aloe dei giardini di Parigi, di Jena e di Berlino erano naturalmente coltivate in stufa, quindi in condizioni troppo ar- tificiali; qui da noi invece queste splendide liliacee crescono vigoro- sissime e maturano semi in copia, tutte all'aria aperta e quelle di - sufficienti dimensioni anche in piena terra, dove talune assumono pro- eer veramente considerevoli, quasi come fossero indigene. He n Per queste ragioni ho creduto che il mio lavoro non dovesse riu- GE scire affatto privo di interesse. * : $ * ck Le foglie delle Aloineae sono, nel più gran numero dei casi, di forma lanceolato-acuminata, gradatamente attenuate dalla base alYapiee; spesse volte però si fanno molto strette ed allungatissime tanto da 26: perdere la forma triangolare per diventare lineari o loriformi ` come | # nelle Aloe Bowiea, micrantha, Haworthia tenuifolia, nei Lomato- um A. TnÉcuL, Du suc propre dans les feuilles des Aloès. Annales des scien- ces naturelles, 5. sér. tome XIV (1870-71). (Gi F. ProLLIus, Ueber Bau und Inhalt der Aloineenblátter, Stämme und. | Wurzeln. Archiv der WE 22 Bd. (188 i 10. Malpighia, anno IV, vol, IV. Ze Taken.. ece.; talora invece P il diametro Geseis? he alimenta” Se ) tanto da diventare ovate con apice acuto (Aloe latifolia, commutata, ~ paniculata, Haworthia cymbiformis, planifolia, ecc.), o anche per-, A S fettamente ottuse (Gasteria obtusifolia). La base della foglia è gene- «SA ; ralmente amplexicaule o quasi, e nelle specie arborescenti o frutescenti d si trasforma in una guaina chiusa che a modo di tubo abbraecia il iis fusto per la lunghezza alle volte di-parecchi centrimetri. Queste guaine “non sono esternamente visibili sui fusti giovani perchè, essendo le . foglie molto avvicinate fra di loro, si ricoprono l'una con l altra; sono invece chiaramente visibili nei fusti vecchi sui quali, dopo che. I - le foglie sono cadute, restano ancora attaccate per lungo tempo le guaine secche in forma di anelli o di squame. Ancora più varie sono le forme del taglio trasversale della foglia. E — La forma ordinaria è quella di una mezza luna, la pagina inferiore — EC . . convessa, la superiore concava; ma spesso la pagina superiore diventa | T EL. piana o aneh'essa convessa, assumendo così la foglia un contorno ` pe Se | piano-convesso o biconvesso (Aloe plicatilis , Haworthia hybrida; ` ` Apicra pentagona, spirella, spiralis, ecc.). Talvolta la pagina infe Cum da convessa Area carinata, ed il taglio VAM. della ER foglia in due facce SE ovvero yb essere laterale e dividere la. — pagina della foglia in due facce disuguali. S p unidad è identica sulle due pagine della foglia. fonia) da i a M 23 "es * on è presso a poco ui in tutte il direzioni. La ed ome i in talune specie è perfettamente piana e liscia (Gasteria), mentre | piü spesso invece è irta di protuberanze a mo’ di gobbe coniche assai riabili per numero e per grandezza; ce ne è talvolta una sola cen- rale ed allora molto sviluppata (Aloe incurva, postgenita, echinata, Taworthia fasciata, margaritifera , semimargaritifera, parva , tes- sellata, ecc.), talvolta invece parecchie e piccole (Aloe africana, arbo- rescens, frutescens, socotrina, Schimperi, ferox, saponaria, virens ecc.). Queste personne sono Be ara della parete dovute ad un 0 meglio, alla estensione della parte cuticularizzata, possiamo ere due tipi. Nel primo, il meno diffuso, solo la parete esterna d b cellule epidermiche ha uno strato cuticularizzato, e la cuticola allora, taglio trasversale, si presenta lineare, cioè col .suo margine interno ttamente parallelo all’ porke a eiie Se ciliaris ecc.); 2 bici ecc.). Nel secondo tipo Sta le pareti laterali sono | rizzate, però in grado diversissimo; talvolta leggermente e per ` breve tratto e la cuticola sembra soltanto spingersi un poco fra una. cellula e l'altra a modo di un piccolo cuneo (Aloe africana, arbore- scens, socolrina, cernua, commutata, percrassa,secc.); talvolta invece, come in molte Haworthia e nelle Gasteria , fortissimamente e per E circa una metà, tre quarti, o anche più della loro altezza, cosicchè d ; lume della cellula viene ad essere considerevolmente ridotto , ` e in qualche specie fin quasi a sparire. In questo secondo tipo quindi al tag trasversale (fig. 1) si rileva come le cavità cellulari siano, almeno gran parte, separate l'una dall'altra da cinque stratificazioni: ` centrale che è la linea di separazione comune alle due cellule con- digue e poi da un lato e dall'altro uno strato cuticularizzato ed uno di . cellulosio. Osservata dalla superficie (fig. 2) questa epidermide nostra. i sudddetti strati in proiezione , d'onde risulta ehe ciascuna cellula. viene ad avere tre contorni concentrici. S aa ancora a notare Six in quasi tutte le ne le glie » epi- EU Solano ide parti ehe restano di cellulosio, mai su © quelle cularizzate. Gli stomi eine. ugualmente diffusi sulle due pagine della foglia, e La “un livello inferiore delle altre cellule ao, situati al fondo í . una specie di pozzo di- profondità molto variabile (fig. 1). Questo formato dalle cellule annesse, costantemente in numero di quattro, sua apertura esterna ha forma quadrata o rettangolare, e la sua o può esser CARDIO. | o imbutiforme. ideis pozzo ho M es mancare ‘livello GE delle cellule tte Le cellule di chiusura in generale sono molto ricche di Ee ‘amido, cosicchè trattate con iodio tutta la cavità cellulare diventa tensamente blu. Esse sono circondate da una membrana relativam non molto spessa, ma alle due estremità SE we inferiore: ha la forma di un dente spesso e fortemente ui che, ee lo stoma è be je die: Somate ZE x : il LicopoLt D) a credere alla esistenza di non so quale organo battezzato col nome di cistoma, e che in sostanza altro non è che We acauli, ed in generale tutte quelle che sono EN illuminate. sulle due pagine, hanno un tessuto assimilatore identico per tutta la — superficie, e e le singole cellule sono tondeggianti. Nelle Aloe ar- ent frutescens, fulgens, ecc., che hanno foglie orizzontali, la superiore è provvista di un tessuto assimilatore più sviluppato cellule più lunghe che 1 inferiore. Il caso più spiccato di questa da onformazione ce lo offre la Aloe ciliaris, le cui foglie nella ` ; E superiore hanno un tessuto quasi a palizzata tipico, nell infe- spongioso , e potrebbero dirsi a mesofillo bifacciale. Fra questi tremi si i no pot ms i ons passaggi, a secondo della 0) o GaspaRRINI, Ricerche sulla struttura degli stomi - (Napoli 1812) e. o De ricerche sulla struttura dei cistomi o 1844). — G. WE Gli. 4 A o ‘a quelle tenuissime formate da appena qualche vaso; queste anast - GIS NUS A DOMENICO: LANAS O0 A pure delle cellule contenenti druse o cristalli isolati del sistema quae dratico. i | tessuto assimilatore manca alle volte su taluni tratti della fog thia retusa, tessellata, ecc., ma di questo, come pure di quelle mac chieste È use one o GE di eni tante aloinee. sono cosparse ma si riattaccano tra di it per mezzo di numerosissime anastot talora grosse quanto gli stessi fasci, e poi di tutte le gradazioni. mosi alle volte riattaccano direttamente due fasci vicini, ed allora so riattaecano due fasci lontani, ed allora girano in forma d arco dietro dei fasci interposti. Restringendosi mano mano la larghe a, della” us i eia si vanno fondendo ira di m. on il | in molte VENE però sono in parte o in tutto immersi nel tessu similatore (Aloe humilis, percrassa, agavefolia, incurva, CN EE ra sche Zeitung i 187 LA STRUTTURA DELLE FOGLIE NELLE ALOINEAE Se 27 ` qualche cellula. di parenchima legnoso, e la sua costituzione è sempre Ja stessa in tutte le specie. Notevoli variaziazioni si osservano invece nel floema. D'ordinario esternamente al gruppo dei tubi eribrosi si ` trova un gruppo di cellule contenenti una sostanza speciale, conosciuta col nome di Aloe. Queste cellule sono quanto mai variabili per numero e perg grandenza, e spesso avviene, come ha notato il TRECUL, che per la dissoluzione di aleune pareti si formano dei tubi o delle lacune più o meno estesi. Le Joro pareti sono suberificate. La sostanza contenuta entro a queste cellule è, come si sa, di colore giallo rossiccio, ma questa colorazione non è sempre costante, sembra che all’ epoca della fioritura . 8i indebolisca o venga meno del tutto. Circonda il fascio, una guaina . di piccole cellule di aspetto speciale contenente grossi globuli di resina ed un gran numero di plastidi. Nelle Haworthia fasciata , imbricata , attenuata , Reinwardtii , eoarctata, subrigida, Apicra pentagona, spirella , spiralis, mancano le cellule aloifere, ed al loro posto si trova un gruppo di fibre piü o meno fortemente inspessite. Ed in fine nelle Haworthia retusa, tessellata , cymbiformis, planifolia , altilinea , laetevirens , atrovi- rens, ecc., mancano tanto le cellule secretrici che le meccaniche. Anche nelle specie piü ricche di cellule aloifere, queste mancano to- - talmente nei fasci del fusto e cominciano solo al punto d'inserzione .. della foglia; oltre che nelle foglie si trovano poi abbondanti anche È negli scapi, nei peduncoli, nei pezzi del perigonio e nelle pareti del- l'ovario. La droga detta Aloe viene prodotta principalmente al Capo, in Natal: a Zanzibar, nell'isola Socotora e nell isola Barbados, nella quale ultima ep ne fa una vera coltura sistematica. Essa viene estratta dalle foglie . che recise trasversalmente lasciano colare il contenuto dei tubi aloiferi , non sì esercita sulla foglia alcuna pressione perchè i succhi delle altre parti del mesofillo verrebbero a mescolarsi all'aloe e lo altererebbero. ^ Numerose sono le specie da cui l'aloe si estrae, e variano secondo le diverse località; a Barbados viene impiegata l'Aloe vulgaris, al Capo | | servono egualmente le Aloe africana, socotrina, Commelyni, ferox, i | perfoliata, plicatilis. Le diverse qualità commerciali però non pros - | vengono da questa o quella specie determinata, ma una stessa pianta | S | può fornire le diverse qualità a secondo i diversi sistemi di Wee > e la maggiore o minore purezza del prodotto 9. i , Come in tutte le piante grasse la massa centrale er foglia, ella ` midollo; è costituita da grossissime cellule tondeggianti, turgescenti | piene di un beum mucilaginoso, incolore, e funzionanti da riser | rc acqua. Quando la pianta é sottoposta a una T secchezza, queste citate perdono man mano l’acqua contenuta, le loro pareti si raggrinzano e ` quindi diminuiscono considerevolmente di volume, per ripigliare lo. x stato di prima. quando la pianta ritorni nelle condizioni ordinarie. ` ` Questo midollo è di spessezza assai variabile; nella Aloe ciliaris, p. a m è solo tre o quattro volte più sviluppato dello strato assimilatore, in . altre specie invece arriva ad avere uno spessore sino a dieci x ve: volte maggiore, come nella Aloe percrassa. x f Il centro di vegetazione delle Aloineae è, come si sa, SR Capo, di eui. il maggior numero di specie, 154 su circa 200, sono anche esclusive; altre si diffondono nell'Africa tropricale, 7 (Aloe angolensis, Haworthia È angolensis, zebrina, platyphylla, palmiformis, andogensis, littoralis), l Ka ne trovano in Angola, una poss EN si Soe De he. re- E difficilmente possano perdere dell’acqua di cui i del. resto, n Locke del miele, sono. assai riccamente provviste. ONA STRUTTURA DELLE FOGLIE NELLE ALOINEAE “CDS: si è i la Liege è molto sottile, gli stomi niente approfonditi, il midollo pochissimo sviluppato, il tessuto assimilatore assai diverso nelle due pagine. Non ho potuto esaminare le Aloe tenuior, striatula e Macowani, ma è da credere che le foglie di queste specie abbiano - una struttura uguale a quella della Aloe ciliaris. E da presumere che le condizioni di vita di queste specie siano diverse da quelle di tutte le altre. E di fatti il BAKER, a proposito della Aloe Macowani, dice che essa abita « in sylvis ad latera montis Boschberg ». Per farmi un concetto esatto della resistenza che hanno le foglie delle ` Aloineae a disseccarsi, ne ho sottoposte talune alla prova seguente. Da individui ben vigorosi di Aloe frutescens, ciliaris, Haworthia fasciata, subulata e Gasteria acinacifolia, ho staccato una foglia di media età recidendola nel punto di inserzione sul fusto. Chiusa la piccola ferita | eon paraffina e collodion, ho poste le foglie in un vaso di vetro dentro al quale una capsula contenente cloruro di calcio manteneva l'aria perfettamente priva di vapor d'acqua. Il tutto ho quindi chiuso in una ` | stufa ove per ben quindici giorni ho mantenuto la temperatura di 30°. Come poteva prevedersi, sottoposte a queste condizioni, veramente estre- me, la Aloe frutescens sofferse assai, la Aloe ciliaris divenne addirittura secca, mentre la Gasteria acinacifolia non sofferse alcuna alterazione . | visibile; tra questi estremi tengono un posto medio le Haworthia fa- sciata e subulata. La tabella qui annessa ci mostra stupendamente i quanto esatta sia la relazione tra la quantità dell’acqua perduta e la ‘costituzione dell’ apparecchio stomatico. | Spessore Profondità Numero Peso SPECIE SPERIMENTATE pole degli |deglistomi] perduto cuticola stont in su uguali | per 100 z p. ^ e superficie in gr. -Gasteria acinacifolia, Haw. . t La H. relusa è una piccola aloinea quasi acaule, fornita di una rosula di 10-15 foglioline il cui assieme misura circa 3 cm. in altezza e 8 cm. al più in diametro. Le foglie, abbastanza grasse (la loro mas- - sima spessezza è di quasi 1 em.), sono concave nella pagina superiore, mentre la pagina inferiore presenta una rilevante salienza nel mezzo, dalla quale è divisa in due facce eguali leggermente concave alla loro volta, cosieché il taglio trasversale ha la forma di un triangolo a lati un po’ incurvati all’indentro. Superiormente la foglia è, come suol dirsi, abrupte truncata, terminata cioè da una quarta faccia oriz- -- zontale corrispondente alla sezione trasversale della foglia; inferior- bf: ‘mente invece si fa più sottile e l' inserzione sul fusto è quasi lineare. Le foglie sono quasi erette e strettamente addossate l una all altra, in modo che le facce verticali di una foglia qualunque sono ricoperte da quelle delle foglie più vicine e solo la faceia orizzontale rimane libera. Forma ed aggruppamento che danno alla pianta un abito tanto diverso da quello delle altre aloinee, che THUNBERG, non avendone ` di ; visto i fiori, restava in dubbio se dovesse metterla fra le Aloineae o - fra le Crassulaceae (4). Questa disposizione non permette alla luce di penetrare tra foglia e foglia, e solo la faccia superiore viene direttamente colpita dai raggi solari. Or bene, mentre tutta la parte della foglia che dificilmente o affatto vede il sole è regolarmente munita di tessuto assimilatore, questa parte che è sempre perfettamente illuminata ne è priva, o, più precisamente, è soltanto rigata da 5-7 sottili lineette verdi che spic- cano assai bene sul fondo incolore traslucido. p Per renderci ragione di questo fatto assai singolare che a prima ` pi: giunta sembrerebbe una contraddizione, dobbiamo ricorrere al taglio longitudinale della foglia (fig. 7). Questo, passi la grossolana simili- tudine, può benissimo paragonarsi ad un pozzo di luce, le cui pareti sono rivestite di parenchima»a clorofilla, ed il tetto scoperto permette alla luce di penetrare dentro. L’interno della foglia essendo occupato ` — (1) C. P. TuunserRa, Flora capensis p. 318 — « Facies huius a caeteris Aloes speciebus multum aliena, neque succus huic amarus, sicut potius nas: di | sulam fore coniiceremus. » sopra pigna e un mure trasparente, permette "ne la luce vi fici arreca alla pianta. Se la faccia terminale fosse ugualmente | provvista di tessuto assimilatore, il resto della foglia, che rappresenta quattro quinti della superficie totale, resterebbe fuori dell'azione lella luee, e la funzione assimilatriee sarebbe quindi compita da una juinta parte soltanto. n conseguenza di tale disposizione, le celule a clorofilla non si svilup- come d'ordinario allungandosi perpendicolarmente all’ epidermide, allineano esattamente secondo la direzione della luce in file più o o inclinate ad angolo sull'epidermide, e sono anche un po’ allungate questa direzione. Sarebbe questa un'altra prova, se di prove ci fosse ancora bisogno, dell influenza che la luce esercita sul tessuto a elo- 4 rofilla. * per quanto io sappia, SÉ il casi mt ha notato T singolare € pefmotte- l'esistenza. Ecco come i ani si esprime: «...... Es liegt SE See dieses Fehlen des pe cu MONA in RE en | Teile deis Blattes EE sind, wissen wir doch, dass der rophyllapparat für intensives Licht empfindlich ist, und sehen wir Haworthia nur an solchen Stellen des Blattes auftreten, welehe on intensivem Sonnenliehte nicht getroffen werden ». Questa spiega- zione, mi si permetta, non mi sembra affatto ammissibile, e bastano provarlo quelle sottili linee verdi che abbiamo detto attraversano ` la faccia libera della foglia. Queste sono appunto costituite da tes- I) K: GOEBEL, Pflanzenbiologische Schilderungen. Marburg 1889, p. 47. S esse si trovano precisamente ed esclusivamente al di sopra dei n fibro-vascolari (fig. 8.), d' onde la disposizione in forma di strisce; De trovano cioè in quei punti che anche senza la loro presenza non sa- rebbero mai attraversate dalla luce perchè i fasci, corpi opachi, vi si E. ; "^ oppongono, e questi non potrebbero in verun modo mancare essendo ` E È indispensabili alla nutrizione della foglia. Mirabile esempio questo de modo come ogni più piccolo spazio viene messo a profitto perchè lor- ganismo ne ricavi il maggiore possibile vantaggio. Conchiudendo dunque, mi pare si possa ritenere che la pianta tenga le foglie addossate per ripararsi da una soverchia traspirazione, e che ` la mancanza di clorofilla sulla faccia terminale rimedia al difetto di - illuminazione che quella disposizione indurrebbe, e per cui da sola sa- rebbe forse più di danno che di vantaggio. | Oltre che nella Zaworthia retusa, ho potuto See lo ste fatto nelle specie se LA nti: H. parva, tessellata, mirabilis, et. , eymbiformis, INTATTA altilinea, laetevirens, EU D tram cens, denticulata. Dalle figure poi e dalle descrizioni dei diversi au- tori si rileva che molte altre specie ancora si possono aggiungere a. quelle da me osservate; in poche parole tutte quelle comprese nelle Sectiones 8-12 del SaLm-Dyck, e nelle Sedans del BAKER: "€ la H. retusa; in molte anzi è appena accennata, poichè le va hanno la stessa ZER e KEEN in KSE le sirena, Mec | suto assimilatore, che vi è sempre sovrapposto, forma un regolare r m colo verde assai elegante, donde il nome di Tessellatae. i Tale * * Dall'esame fatto della struttura interna delle foglie di 70 specie GE appartenenti a tutti i tipi delle Aloineae si rileva come non esista | alcun carattere anatomico che concordi con la digisione, generalmente adottata, di queste piante nei generi Aloe, Gasteria, Haworthia, — Apicra, Lomatophyllum. La struttura generale delle foglie. è sostanzialmente la stessa in - tutte le Aloineae. Le poche differenze che vi si notano, sono sempre . ^. dal più al meno, differenze quantitative e non qualitative, né sono ca- ; x vratteristiche di questo o quel genere, ma esistono anche fra le specie i SS un medesimo genere. La sola differenza che mi sembra di una S d importanza è la mancanza di cellule seeretrici, e la presenza al loro posto di un gruppo di fibre; fatti che si osservano in alcune Haworthia ed Apicra, mentre poi altre specie appartenenti a questi stessi generi sono regolarmente fornite di cellule aloifere. = > . Certo non si può pretendere che per questa sola ragione non deb- bano ammettersi i cinque generi suddetti, ma se consideriamo i carat- teri tratti dalla morfologia del fiore, che servono a definirli, troviamo E = questi essere quanto mai insufficienti E difatti, tutti i sistematici che si sono occupati di queste piante, come l’HaworrH (1), lo Sens (2), il Kunta (?), il BAKER (+), HooKER | et BENTHAM (3) ed ENGLER (9), distinguono i generi Aloe, Gasteria, Haworthia e Apicra per la forma del perigonio e la lunghezza rela- : tiva degli stami; ed il SaLm-Dycx (7), sebbene riunisca tutte le Aloineae ( A. H. HawortH, Synopsis plantarum succulentarum, 1812. . (9) SCHULTES FIL., Systema vegetabilium 829. ©) C. S. KuwrH, Tadeeratio printanim vol. 4°, 1843. (4) J. G. BAKER, A Synopsis of Aloineae and Yuccoideae. Journal of the Linn. Soc. XVIII, 1880. (9) Hooker et BENTHAM, Genera plantarum, vol. 3° pars IL, 1883. ( A. EnGLER, Liliaceae. In Engler und Prantl: Die natürlichen Pflan-. eine Ban 889. È a E EE generum Aloes et Mesem- xs Boden; 1836-63. i SIL Malpighia anuo IV, vol, IV. ké * * ‘cui il fiore è identico a quello delle vere Aloe, è stato EE P A tanto "s SE del Endo) De viene chiamato Dago per la vere age compresa la presenza delle cellule aloifere. -In quanto agli altri quattro generi eredo non possa far di meglio che | | mettere a se le descrizioni che ce ne danno i più EH des j i G. B BAKER, hei dee Genera and Species of ronn ot 5 E fiho Linn. Soc, XIV, : '"&JotAe1q omg qo SERIE orqyuerrod *wuigodÁq ‘g punung "eXopop BIOLIAJUT e *enosnrjoo.ro edonodns odurou e - *wjetqv[-z-quns *eA1nood oorde *erjuo.o€Qq02 19] nor ]9^ vrjuoAruuoo 22u21409$ fumnaagnoutr ougodns * "wi0rAQ4q op[ned orqyuetrod *euidodÁq ‘9 vurus "wien bovqns *euojed ojv[[938 19]1^04q oorde *ejeuuoo [9A vrjuor -OVYO oj[v *erA.lou-p v7uawlos £ umjoo. *umoovrputAo 142022427 - '&:018u0[ [94 *e3uo[mbovwqns otgpueriod ""urgodÁq *9 vurweoig "wnuojed awnssta -04q eordv ourums [0A *j29o *vjyeuuoo [oA "en -uo19€too oAsnutur sn]d snid -ovs [0^ eruoatuuo9 Dias *umAInoUt 10]tAo[ [9A Uurnjoo. *umjov.rjuoo umrreAo vadns [oA *umoovap Ota rojipenbow sunzumpoidóq ‘eliosxa 0)1A94Q [94 *u101A94q urn.red onpjueriod ‘eurSodAy men mie *g]2919 “eoq 19]71404qQ sarde *mjeuuoo 0391€ 22uowos tumaanour eudodns *umjoerdjuoo urmntreAQ uidns *umsooriuoA snrdoes rsuq *umso[nqu] wenunidoq va) Il confronto è già abbastanza donnent. le E sopra ripor- tate in gran parte sono identiche: ma v'ha di più, anche le debol differenze che vi si notano non corrispondono esattamente alla realtà. ; Ed infatti: Il perigonio delle Gasteria è detto basi saepius ventri- cosum, carattere che a torto vien taciuto er le Aloe, mentre anche. qui, nelle specie in cùi è supra ovarium contractum , il perigonio anche: Ventricoso alla base, come via Aloe b ha pani sulla ee degli stami; pel genere Aloe è detto soltanto che ess sono perianthio aequilonga vel longiora, ciò che in realtà è il caso più comune, ma si dovrebbe ancora sgginogere, come per gli altri. e. tra le quali cito, per es., le Aloe commutata, sn: pur Sipes, gasteroides, Perryi, Schimperi. Y segmenti del perigonio nelle . . Gasteria non sempre sono del tutto eretti, come dice semplicemente ; Cla descrizione riferita, ma spesso sono anch’ essi apice breviter ] pate i vel recurva, come nelle Gasteria acinacifolia, carinata, consp | &longaia, guttata, trigona, vittata ece. Nelle Haworthia il perigo . è detto sub-2-labiato , la quale espressione però non vuole altro signi- ficare che questo: essere i tre pe superiori meno ricurvi dei 3 infe- ` riori. Eppure questo carattere non è è ugualmente accentuato in tutte l le specie, in qualcuna anzi manca del tutto come, per es., nelle Hawori hia ( | rigida, rugosa, subulata ecc. nelle quali tutti e sei i segmenti sono . ugualmente rieurvi. E di più esso non può dirsi assolutamente esclusiv, o ` delle Haworthia, anzi un po’ zigomorfi lo sono quasi tutti i fiori de - Aloineae. Fra le Aloe abbiamo la Aloe myriacantha che appunto” p suo perigonio sub-2-labiato costituisce il passaggio fra questi due g Ed infine le Gasteria Ba; vg potest e jii be se poi fosse realmente così, questo fatto ci mostrerebbe s emp grande sia Y affinità fra le Gasteria e le Haworthia; come | des fra le; ataria e je sr ci viene anche tivelat x dalla Gasteria Pethamensis = Gasteria verrucosa X Aloe variegata, e Gasteria Peacockii — 'Gasteria ensifolia X Aloe heteracantha (1). ‘Per finire, quanto poco valgano tutti i caratteri suddetti ce lo mostra splendidamente il fatto che il Duren nella sua Synopsis ha potuto sta- bilire 6 nuove specie di Aloe, 3 di Gasteria e 3 di Haworthia, su esemplari non ancora fioriti, non (naue quindi da altro che dall a- bito. Credo di aver dimostrato che se i caratilri anatomici non valgono a distinguere i generi suddetti, non valgono nemmeno i caratteri degli È organi fiorali; P anatomia anche in questo caso va dunque d'accordo - con la morfologia, è una concordanza negativa, ma è sempre una | concordanza. TS * d ow L La tribù delle Aloinede, per i earatteri morfologici, occupa nel si- stema un posto vicinissimo a quello delle Asphodeleae. Un carattere anatomico, che ritengo importantissimo, li tiene anche vicini dal punto - di vista della struttura foliare. ` Io ho esaminato le tre specie indigene di Sicilia eet lutea Rchb., Asphodelus fistulosus L. e Asphodelus microcarpus Viv. e nelle ; foglio di tutte e tre ho trovato un gruppo di cellule uguali in tutto Gi quelle ehe segregano aloe nelle Aloineae, ed occupanti lo stesso : posto sul lato esterno dei fasci. Per la Asphodeline lutea, principal- ` mente, l'identità è veramente perfetta; nell'Asphodelus microcarpus a le membrane di queste cellule sono alquanto collenchimatiche ed il loro contenuto è piuttosto scarso. - T} liquido che esse contengono, tutto fai ritenere che sia anche aloe: è dello stesso color giallo caratteristico, esposto all'aria diventa rosso bruno assai cupo, trattato con percloruro di ferro si fa nero, è solu- bile nell’ alcool. (!) La collezione di Aloe esistente in questo Orto botanico, messa su con tanto ricus e passione dal prof. Todaro, è veramente ricchissima; per le specie mancano, mi sono valso delle descrizioni del BAKER e delle Been ae e fene del SALm-DYCK. » » d ` Ales ‘africana Mill. »- » agavefolia Tod. arborescens Mill. aristata Haw. Bowiea Schult. cernua Tod. ciliaris Haw. | commutata Tod. distans Haw. .. elegans Tod. » ferox Mill. frutescens S. Dyck. - ` fulgens Tod. humilis Mill. incurva Haw. latifolia Haw. | maerocarpa Tod, mitraeformis Mill. panieulata Jacq. pererassa Tod. pieta Thumb, plicatilis Mill. | postgenita R. et S. saponaria Haw. Seimperi dot serra D. C. ur | socotrina Lam. + supralaovis Haw. variegata L. virens Haw. ` vulgaris Lam. umbellata DG. A Gasteria acinacifolia. Haw. caminata. Haw. Sege S. Dyck. ELENCO DELLE SPECIE STUDIATE. » » » » » » » » EI Gasteria maculata Haw. Haworthia altilinea Haw. - ». -radula Haw. subrigida Baker. Y obtusifolia Haw. pulehra Haw. trigona Haw. verrucosa Haw. atrovirens Haw. attenuata Haw. coaretata Haw. cymbiformis Haw. fasciata Haw. granata Haw. hybrida Haw. imbrieata Haw. | laetevirens Haw. -planifolia Haw: T Reinwardtii Haw. retusa Haw. È rigida Haw. EES semiglabrata Bay. ; subulata Baker. Ss | tessellata Haw. -— torquata. Haw. ` translucens Haw. Sa in Scienze Naturali, sonte il dovere di esternare la mia rico- ` noscenza al prof. Todaro ed al dott. H. Ross che con tanta amore- > volezza mi iniziarono allo studio della botanica. Palermo, Orto Botanico, Giugno 1890. k SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. s opi EE fasciata Haw. — Porzione del taglio longitudinale della didis che comprende una oscrescenza. » 4. Haworthia fasciata Haw. — Taglio longitudinale di nna' foglia intera. — Figura schematica in grandezza naturale. A Haworthia fasciata Haw. — Individuo cresciuto all'ombra e ES mente FORM: — DA una fotografia. à ch Haworthia retusa Haw. — Taglio di una a foglia nel senso Verifcale al ; precedente. — Figura schematica in grandezza, naturale. SUL VALORE SISTEMATICO DeL TRIFOLIUM ORNITHOPODIOIDES Smith (Trigonella ornithopodioides De CANDOLLE) STUDIO LED DEL D. A. MALLADRA. (Çon Tav. AXE dell'altro genere, una di quelle forme intémedia che legan o gruppo ad un altro si avvicinano ora più a questo ora più a qu : a seconda delle esterne circostanze che favoriscono o avversano il A golare sviluppo vegetativo. | à ‘Lo studio morfologico accurato di sig pianta ci conferma | | concetto che, le numerose specie riunite in alcuni generi più an ... mente stabiliti , vi si trovino aggruppate in sezioni poco naturali ` ehe per questi converrebbe ristudiarne la loro riunione in gruppi ` "videntemente affini, che si potrebbero chiamare stirpes; le quali si dividono l'una dall'altra, per caratteri non dubbii e di primaria i | portanza, desunti specialmente dalla struttura fiorale, come fu en S in questi ultimi resa da SPRING per le POSA OMA da A da Ge TE e GREMLL, NAEGELI e Paus per i Hieracia e più recentemente dai signori D." GIBELLI e PN in un. Si dia dei Trifogli italiani (2). ; Di Per tutti ce nm vedi Le Bibliografia in fie. ai NEU D 23, 18, 39. (3) Crediamo bene di riportare « qui una nota del DI MATTIROLO > (Sd ‘avviso dei più, deve tendere la sistematica, il eni scope ulti « essere quello di togliere l empirismo nella seriazione delle ear E z Der soddisfare il meglio possibile il compito propostomi di definire se la Trigonella o Trifolium ornithopodioides appartenesse piuttosto all’ un genere od all'altro, mi sono giovato per la parte dei Trifogli 5 x dell'aiuto diretto e dell’ efficace consiglio dei D." GrseLLI e BELLI ver- < satissimi in questo studio speciale, (ai quali ora m'é grato qui attestare È la mia più viva riconoscenza), e per la parte delle Trigonelle, dovetti iy - — sobbarearmi al non breve lavoro di ripassare, durante un anno, e stu- ` diare ad una ad una le 70 e più specie enumerate da Ep. BOISSIER - (Flora Orient. vol. II, pag. 64) per avere un'idea precisa ed un con- cetto chiaro del gen. Trigonella. ; A tale scopo ho analizzato gran parte degli Erbarii di ALLIONI, di Bun, di Brroti, di Corta, di Moris, di GrseLLI e dell’ Erbario generale 2 + conservati nel Museo Botanico di Torino, degli esemplari di Trigonelle es? "2 JI Erbario Fiorentino e Webbiano e dell Erbario di Borssier, gentil- mente forniti per questo lavoro dal Prof. CamuEL e dal sig. BAnBEY, .— a'quali m'è caro rendere pubblicamente i miei più vivi ringraziamenti. All'esame dei caratteri farò precedere una breve storia letteraria e 7 eritiea, per far vedere a quali seambii, ed a quali vicissitudini siste- . mat cw EC? soggetta la nostra i» specialmente nei tempi a noi « nello stabilire /' equipollenz za dei gradi di dignità, che si attribuiscono alle « singole forme di una Stirps, tanto per le specie, che per le sottospecie e le 3 « varietà; di modo che ognuna di esse sia differenziata dalla corrispondente form e d ordine immediatamente superiore per caratteri di ugual valore. sb È ^« oggidi, come scrive il CARUEL (La Flora agro: et ses critiques. Bull. Soc. ‘© e bot. de France, vol. XXXVI, p. 265, 1889) « n ‘a fort mal à propos fait in- « tervenir dans une affaire toute pratique, la FI de la théorie Darwi- ~ « nienne. Quelque opinion que l'on professe a l'égard de U Evolutionisme, il ` e faut pourtant que l'on tombe d'accord sur une certaine Bodé rélative « formes dans le temps présent, sans quoi il wy a plus classification pos- ` « sible, ecc. ». Del resto vedasi a riguardo di queste idee le conclusioni a cui x er o Naros e PETER hs eit. in sand ? n. 39) n nel loro faticoso la. . appartenenti all’ Erbario Ossolano del Collegio Rosmini, nonchè del- . Ki da EE E È Storia, letteratura e critica Chi sia-stato il primo che a questa pianta abbia dato il nome di piede d' uccello, deo, per quanto cercassi, non: mi venno NU. fatto di trovare. id A me non riuscì di capire il perchè di questa denominazione, giacché essa non ha nulla, a prima vista, che ci rammenti la forma di piede 4 d uccello. Vuolsi ehe così sia stata denominata alludendo alla forma ` dei legumi; ed infatti ho veduto una tavola, nelle Teones del signor COLLA, ove sono disegnati tre legumi strozzati a più riprese, e sorretti da un lungo peduncolo comune, così da rassomigliare ad un piede di 3 uccello, ma la figura, oltrecchè è esagerata, non rappresenta nemmeno il Trif. Ornithopodioides Sm., ma il Trif. Nigrescens Viv. Per di più r tre legumi insieme inseriti su un lungo peduncolo, non si ritrovano co- munemente che nella nostra var. B- Meliloteum, e raramente nel tipo, ove i legumi sono bini, od anche solitarii e frequentemente sessili. . Anche se il nome non fosse che un'abbreviatura dell’antico Siliquis Ornithopodii, come più probabilmente può sembrare, sarebbe egual- mente inesatto, giacchè la nostra pianta non ha che fare col genere Ornithopus, nemmeno colla specie ageet che è la meno distante ` dalla Trig. Ornithopodioides DC. s Risalendo a poco a poco fino a tempi più lontani, il più antico au- tore, che io trovi accennante al Trifolium ornithop., è il PLUCKENET, | che nel suo Almagestum botanicum, (1696) a pag. 376, parla di un. : Trifolium siliquosum, Loto affine, Siliquis Ornithopodii. Sembra. che . eon questa frase, il PLuckeNET designasse proprio la nostra pianta. tanto più che la vedo riportata da tutti gli autori posteriori a PLUCKENE Nella Phytographia è figurata la pianta nella tav. 58, fig. 1^; ma me le ripetute ricerche, non potei avere fra ie mani questo Ser Nel 1719 “apparve la 3a Gees delle fustitütighes rei Serbar di i TOURNEFORT, ove a pag. 409, parlando delle varie specie di fieno greco (Trigonelle), nomina anehe il foenum-graecum | siculum, siliquis Or- nithopodii e cita in seguito la frase dell Hortus Catholicus : Ononis pulchra visu, foliis Ciceris, Ornithopodii siliquis annuentibus, con le quali frasi tutti i sistematici, meno uno, intendono designato il Trif. ` Ornithopodioides Sm. Questo uno che fa eccezione all’ accordo uni- versale è il DEsFoNTAINES, che nella sua A Atlantica dell’anno VI della repubblica, attribuisce le parole di TovgxEFORT non al Tri- folium od alla Trigonella, ma al Ononis ornithopodioides, che dalla deserizione, non corrisponde nè all’ uno nè all altra. o il RIOT. ge Corollarium delle GENEE accenna ad ` ` Foenum Sosia sicilia, frutescens, siliquis: Ornithop i latioribus. Pare adunque che il nostro autore, del fieno greco 0 trigonella orni- topodioide ne faccia due specie distinte. Ora realmente questa pianta - si presenta sotto due forme ben differenziate l'una dall'altra. La prima ` — nana, cespitosa, procumbente e quasi strisciante con fiori solitarii 0 ` E > latioribus. fia Tai aveva già ascritta ai Trifogli, iniziandosi con questi due autori la di- guente trasloco da un genere all'altro. SE che unisca a queste la nostra pianta Ornithopodioide, che PLUCKENET . Noterò ancora che indicandosi in gesende col nome di Foenum- | i B graecum il moderno genere Trigonella, il TOURNEFORT sia il primo sparità di parere riguardo alla pianta in questione, ed il suo conse- ` M rok h i EE KE EE Ra LA : gh 7 Il Rav non sapendo bene a quale denominazione appigliarsi, la chiama prima Foenum-graecum, poi Trifolium: Foenugraecum humile repens, Ornithopodii siliquis brevibus erectis. Trifolium siliquis Ornithopodii. Non v'ha dubbio che con queste parole indichi la nostrà pianta, giacchè la descrizione seguente che egli vi aggiunge la designa perfettamente: E radice alba simplici, multos emittit cauliculos , in terram receli- natos, in humidiore aut. pinguiore solo, palmares aut sesquipalmares, alias vix quadrantales, satis crassos pro plantulae modulo, solidos, ramosos. Folia perexigua e membranea appendice cauliculos ‘ample- etente exeunt, pediculis prelongis, circa margines velut spinulis dentata, obtusa aut extremis subrotunda. E foliorum sinubus exeunt pediculi semunciales aut breviores, tres plerumque flosculis, pallide purpureos sustinentes, interdum binos vel etiam unicum; quibus succedunt totidem siliquae crassiusculae, eurtae, recurvae, seminibus majusculis arcte stipatis ad octo aut decem, per maturitatem. pallen- libus, sarctae. In questa descrizione il ME uvm la forma nana e cespitosa, e ` non quella eretta, melilotea. Ora siccome anche in quest'ultima, che ha i legumi maggiori, questi non sporgono mai dai denti del calice ‘più di un terzo della lunghezza totale del legume, cosi è evidente- mente esagerata la figura che accompagna la descrizione, ove i legumi . hanno una lunghezza extracalicinale di tre volte e più, maggiore del calice stesso. . Il Ray però si accorse che la sua pianta Siliquis Ornithopodii a aveva sula cosa del Foenugrecum, e delle altre Trifoliee. Epperò non i | accettando la distinzione data dal TouRNEFORT per il Foenum graecum ` di una siliqua piana, corniforme e con semi romboidiformi e reniformi, che non s'adatterebbe al Feenum-graecum Siliquis prnithopodii, e ad altre specie di Foenum-graecum, vorrebbe sostituirla con un'altra ri- guardante la maniera della deiscenza, dicendo: certior autem distin- ctionis nota sumi potest a siliguarum dehiscendi modo; Foenugreci ` — enim siliquae univalves sunt, Anonidis autem, cui proxime accedit. hoc genus, bivalves, Hujus vero speciei siliquae ex observatione D. Rand sunt univalves, esique genuina Foenugreci species, et nec Tri» - Miis nec Anonidis generis , aeque bene , ac Foenw-graeci accenseri ` potest. ; : Sopra di che noterb, che é vero essere la nostra pianta deiscente - da una parte sola, wnivalvis, ma che moltissime Trigonelle, compreso | il genuino Fien-greco sono indeiscenti, e che univalvi sono anche . molti Trifogli; non è quindi neanche questa del Ray una nota carat- ga che possa distinguere le Trigonelle dalle altre Trifogliee. In ne il Ray, benchè tenda di più verso le Trigonelle, sente bene i ca a un lies V ee sistematico del Foenugraecum sE “Ma prima nell Hortus Cliff. veniva chiamata Medicago legumi- & nibus ternatis, erectis, recurvis, descendentibus, pedunculo communi ve | e prima ancora nella Mantissa le era assegnato il vero e proprio ; luogo con queste parole: Medium inter Trifolia et Trigonellas! : Ed infatti essa è veramente la forma intermedia e di transizione fra i "Trifogli e le Trigonelle. -Ma avendola LiNNEO in principio chiamata Medicago, e poi ancora l TO tipa + si vennero al usare ge GE (compreso i al Sege di Sat altre specie, che furono dal | Es Svedese ben fissate, determinate e conservate fino ai giorni e neana e li chiama senz altro Melilotus ornithopodioides, benchè veda ; la sua prossimità colle Trigonelle: Celui-ci qui sembleroit eogi être | rapporté. au genre des Trigonelles ecc. | À A queste parole fa seguire la deserizione, e descrive solo » LT i ‘strisciante e non nolo Je veramente ha l'aspetto E come ognuno se lo aspetterebbe dalla denominazione. Dippiü pare ehe Ax LamaRcK non abbia veduta la pianta che descrive, giacchè si riporta. continuamente a disegni fatti da altri; che se la avesse veduta non avrebbe detto del legume essere di molto più lungo del calice, pio 5 | appena ne sporge di un terzo, come dissi più sopra. .. Il PeERSOON nella Synopsis Blaue der lo dice ancora Melilotus o | nithopodioides, ma dopo il nome del genere mette un punto aftinter- rogazione. Oltre a ciò nelle osservazioni aggiunge: Planta pusilla, habitu a ceteris differt, nec flores racemosi sunt, legumen oblongo-lineare, subincurvum, parum rugosum, Trigonellae | fere. E parlando invece dei caratteri del genere Melilotus, aveva Hs ` detto: flores racemosi. Quanto al parum rugosum, se vuolsi intendere con ciò una leggoris- Es | sima strozzatura fra seme e seme, per cui la superficie del legume ap- pare lievemente ondulata, allora la cosa sta ed è esatta; ma se si | intendesse con ciò un principio di nervature e reticoli esterni, come si osservano in tutte le Trigonelle, allora la dicitura di Persoon sa- | rebbe assolutamente erronea, giacchè il legume del suo — Melilotus? ornithopodioides — è affatto liscio come quello di tutti i Trifogli. ` Giacomo EnoARDO SMITH nella sua Flora Britannica (2.^ ediz. 1806) ; chiama distintamente la nostra contrastata specie — Trifolium ornitho- ` | podioides , leguminibus. nudis, octospermis, sublernis, calyce gece Ee Ee Ta EE — E. EECH foot trefoil. Ss la tar Flores wier, a viz mer me dehiscens , deciduum. E per caratteri della sezione dei questi: leguminibus nudis, polispermis. qus | Quanto alla ces in IRA essa. * ab ben fatta: SC TRIFOLIUM ORNITHOPODIOIDES 175 Caules prosirati, breves, divaricati, viv ramosi, glabri. Foliola obcordata, serrata, glabra. Stipulae lanceolatae, acuminatae, con- natae. Pedunculi axillares, petiolis breviores, saepius brevissimi, triflori, umbellati. Dentes calycini setacei. Flores graciles, rubi- eundi. Legumen calyce longius, obtusum, transverse rugosum, pilo- sum, suboctospermum. I cauli e le foglie sono veramente glabri per la massima parte della loro superficie; ma alle estremità dei cauli i pieeiuoli delle foglie hanno | delle ciglia sparse qua e là, che talora si trovano anche sulla parte | inferiore basale delle foglioline, e quindi come chiama pilosum il le- gume, che è sparso di ciglia più spesse e bianche che campeggiano sul fondo seuro del tegumento, così verrebbe da sè il chiamare parce ciliatis le parti estreme della pianta, mentre tutto il resto è veramente glabro. Quello poi che è da spiegarsi bene è il legume chiamato: transverse | rugosum. Nei molti ch'io esaminai, e maturi ed immaturi, non trovai mai traccia nè di nervature, nè di reticoli, nè di rughe propriamente | parlando, che anzi la mancanza assoluta di queste è appunto una delle | distinzioni dei Trifogli dalle Trigonelle. : Ma forse SuiTH, come già prima Persoon, intende per rugosità quella ondulatura che si osserva sul legume, prodotta da un lieve ristringi- mento replicato ed alternato con delle leggere rigonfiature, per cui il frutto appare due o tre volte lievemente strozzato. Ma anche in tal senso la parola rwgosità mi pare impropria, e non bene adattata al caso nostro. Un'altra cosa che non parmi esatta, è dire indeiscente il | legume ` del. Trifolium ornithopodioides. Forse SwrrH avrà avuto fra mano dei legumi non ben maturi e quindi affatto chiusi, ma quando il frutto è giunto a perfetta maturanza, esso appare chiarissimamente aperto e spaccato lungo la sutura antero-supe- riore, mentre la inferiore sta sempre unita. Dal complesso pare che Epoarpo SwrTH abbia avuto sott'oechi la - forma nana e cespitosa del Trif: Ornith., e non la melilotea, che al- lora non avrebbe detto recisamente: caules prostrati, breves eec.; ma | sa GEN “allora come mai d ogli pone questa pianta nel gruppo dei melilotei, = 7 questa forma non ha nulla di meliloteo? Le stesse cose, ma più 28 breve, egli registra nel Compendio della flora britannica, che nel. 1828 ebbe la 5.* edizione. Proseguendo nella nostra rapida rassegna storico critica del Trifalism: i o Trigonella ornithopodiodes e incontriamo ora im Aueusto. Piramo, De CanpoLLe. Veramente la Flore française, ove trovo per, la ër ima volta registrata la Trigonella ornithopodioides DC., è di DE e DE Lawanck insieme, ma siccome di questo secondo ho gr Wes e de altra parte è sempre il De CANDOoLLE solamente che vien citato come autore della T'rig. ornith., eosi io nomineró sempre solamente il primo ` à questo riguardo. Dr CanpoLLe adunque, giunto alle Trigonelle, ne - dà i caratteri del genere senza accennare alla reticolatura del us : ehe à me pare uno dei principalissimi. Ma l'autore aveva ragione di non accennarla, dal momento. che * leva comprendervi anche la Trigonella ornithopod. che ha u ? non reticolato. Ma se si.è accorto di questo fatto, come mai 1a me n la nostra pianta insieme alle Trigonelle, mentre manca. di un carat- i | iere così generale a tutte le altre, tanto che non ve n' ha una sola che - - faccia eccezione, o per lo meno sia dubbiosa? Alla descrizione fa se- - guire questa osservazione: Cette plante n'a ni le port, ni le fruit. | des mélilois, et encore moins des trèfles. Avrebbe detto molto meglio: * ‘encore moins des trigonelles, giacchè il frutto della ornithopodioides È si avvicina molto più a quello dei Trifogli che non a quello dell Ciani Sua: pot, al io nessuno pei SECH chaa esso à. i Ge hee pertanto che il De osa | sufficiente. di ib dai Trifogli i i brane | Y ed in parte LINNEO, lo avevano già così ben collocato, e porlo fra le. Prigonelle, fondandosi unicamente su un frutto che è più da Trifoglio 5 sue da Trigonella, e sull' habitus o facies, o portamento che dir si voglia, ; che è assolutamente trifoglioide, tanto da confondersi a primo aspetto col Trifolium suffocatum o Tr. uniflorum. | . Un'altra, dieiamola, inesattezza in eui cadde il nostro autore, si è - riguardo al collocamento in uno dei varii gruppi delle Trigonelle. Dal momento che essa così differiva da tutte le altre, sarebbe stato natu- Jale il farne un gruppo a sè, come infatti fecero alcuni autori più ti, fra i i quali il BATTANDIER, ehe la pose da sola in una sezione | ta molto bene T'rifoliopsis. -DR-CANDOLLE nella Flore française la unisce alla Trig. hybrida. r. Corniculata, e Serinor nel Prodromus di De CANDOLLE ` teriore alla Flore (I, p. as vi aggiunge a ancora Ki Fe ru- non hanno di comune, starei Se ech che la vita vegetativa ed il fore SE ceol- KK vg il Jegume della KH 3 E hisihenis- "eficota lo, Ce può. accertarsi i ol xs mi- i | eroseopio che di reticolatura nel legume della Trig. ornith. DC. ovi ha nemmeno l'ombra, od un lontano richiamo. - Tutto ciò in parte - l'avevano già scritto De CanpoLLE e Lamarck nella Synopsis piante = rum del 1806. me : Vorrei ancora estendermi sui caratteri generali dati da DE Tu pel genere Trigonella e pei Trifolium nelia Flore e da SERINGE nel S Prodromus e far vedere come non possono convenire tutti a tutte c "Trigonelle: per es. il calyx campanulatus non è è proprio di sole e tutte de Trigonelle; in contrapposizione col calyx tubolosus, che 1° autore | vorrebbe. proprio dei Trifogli ; giacchè tanto le une come gli altri hanno . e dei calici promiscuamente e tubolosi e campanulati; ancora, la carina di ima DE le gege ela carina eu. Ee: per i THEE d signor. A. Wai nella sua Plore fai (1834), ripete in parte uri dette da Senior nel Prodromus. use Mai poi aa per la onda la See ornithopodioides, È diee che ha i fiori rossigni, come infatti è vero! i .. Egli per altro, con maggior esattezza, non diee piü “che il legume sia. x reticolato, né che i fiori siano sempre peduncolati. ma sibbene: Pé-. doncules acillaires, presque nuls, rarement alongés. Nello stesso anno 1834, il torinese Lurer Corta pubblicava T Hot barium pedemontanum, mettendo la nostra pianta tra le Trigonelle. . Ma egli fu inesatto qualificando la Trigonella ornithopodioides. come pr trata, ramosissima il che non è; dice anche di essa: umbellae axillares longe pedunculatae 3-6 florae, dando tre come numero mi- mo dei GE mentre talora non se ne hanno che dues od anche uno P EE "tb. el | Belli. Ecco come ne discorrono i sullodati. dottori, nel fascicolo: Nomenclatura delle specie di Trifolium della Sez. Amoria, pag. 34: « BerroLoni a proposito del suo Tr. Ornithop. (che non sta: fra i Trifolium, ma colle Tígonelle) cita anche fra i sinonimi il Trif. Molinerii Colla (Herb. II, 134), riportandosi alla. figura del Corra stesso (Zeon. fasc. 2, tav. 58, fig. 2). Ma nell Erbario del CoLLa che si conserva nel Museo Torinese, esiste l'esemplare secco che servì. A A AA per la tavola anzidetta ed esso è veramente un Tr. nigrescens e non. A una Trigonella come apparve al BERTOLONI, ecc. ».. ^ I D: GimgLLI e Berti hanno riconosciuto di poi, massime dall' esame S: degli esemplari forniti dal signor AgMrTAGE, raccolti nell'Agro Romano, che Ja pianta nostra aveva maggior aflinità eoi Trifoliwm che colle Trigonelle, &però mi eceitarono a redigere questo lavoro per definire la quistione. e Sm W.Jaxsox Hooker nella British Flora (5^ ediz. 1842) la chiama: ` Trifol. ornith. L., ne dà una breve ed esatta descrizione, e la mette insieme al Trif. repens p. ossia nel gruppo dei Trifogli ehe hanno È molti semi. um — Jn fondo mette una nota in cui diee; E i lunghi na i petali : S r abito di questa pianta non la accordano con questo genere, ma | piuttosto colle T lrigonelle. Quanto all'abito, ho già detto più sopra ciò che era da dire. Rispetto ai lunghi legumi dirò che non è questa una ragione per escludere dai Trifogli la nostra papilionacea. È vero ehe nelle generalità sul gen. Trifolium egli nota: Legume. ... indeiscent, shorter. than the calyx. by whyeh it is inclosed (except. Tr. ornitho- a podioides). Ma allora per la stessa ragione si dovrebbero escludere dal 3 gen. Trifolium, i Prif. Michelianum, angulatum, Bivonae, caespi- tosum, montanum, pallescens, hybridum e repens, i quali tutti hanno - più o meno il legume ineluso nel calice 0 anche più lungo rispetto ni l sa che non nella Trig Ws ornith. (Tr. EC E aporiaan Se Une, buon TRIFOLIUM ORNITHOPODIOMDES DE e a me pare debbasi ammettere o pe conservare nei Trifogli, w pianta già così chiamata da SwrrH. Il vessillo panduriforme del Tr. ornilhop. Sm. che si trova in molti Trifogli, non si ha nelle Trigonelle, meno forse nella Tr. Azurea, in cui si potrebbe chiamare piuttosto subpanduriforme, specie poi, che per varii altri caratteri, differisce sin- . golarmente dalle altre trigonelle. La carena acuta propria dei Trifogli, non si trova mai nelle Trigonelle; la forma dell’ ala poi, lineare, con ‘unghia così ons e lembo molto più breve di essa, e con auricola poco ` pronunciata, è assolutamente trifoglioide. Ce Quindi la forma dei petali per me è appunto un santi valido per ttere nei Trifogli la Trigonella ornithopodioides DC. T Pertanto le ragioni che egli adduce per trasferirla dai Trifogli in gonelle, in parte sono poco valide, ed in parte coneluderebbero ap- - punto per il caso contrario. Aggiungerò ancora riguardo a Sir HOOKER - - che la denominazione pura di Trifol. opidi. non è di LINNEO, sibbene .di San, a cui va denso RENIER e BE pela £ Flore de France Gë ee Da PE CA con una ono lento, ` Mi pare alquanto esagerato dire la. corolla , ealice longior. duplo, poichè i in Pesaro la corolla non è mai molto; più lur î esemplari da me osservati. i E | lel legume: calice longius aut fallen equa è, ebe é propio a caso di nostro frutto. z LE alla sua nota: inis E sit de flore et fructu, da dea non E EE pm. coerulia DC. ' Besseriana Ser. TRIFOLIUM ORNITHOPODIOIDES ‘conservare. uei Trifogli appunto per il fiore e per il frutto e non sem- plicenente per l habitus. BanBiNcTON, (Manual of british botany, 1850, 4.* ediz., pag. 78) è incerto sul collocamento della nostra specie. La mette fra i Trifogli, má con un punto di interrogazione, ed infine nota aneora: This plant is scarcely a Trifolium or Trigonella. Rispetto al legume transversely furrowed (transverse rugosum) deve intendersi nel senso spiegato per Persoon. Non sembrami poi esatta la frase: opening with 2 valves; D .le suture sono due, è vero, ma è sempre la superiore soltanto che si apre nella deiscenza. Ha fatto poi molto bene il signor BABINGTON a | mettere la nostra specie col T. ete Pecan col.quale realmente ha x molta affinità. ` 4 fr Nel Bullettin de la Société botanique de France (vol. XL, pag. 45, 1864) trovo citata una Trigonella uniflora di MumBr. Dalla descri- zione fattane essa corrisponde esattamente agli esemplari raccolti a Roma, e mandati dal sig. ARMITAGE; e me ne conferma la nota che ` segue: Affinis Trigon. ornith. DC. a qua differt floribus sessilibus , subsolitariis. ` Ma il carattere dei fiori sessili e solitarii, non essendo costante non può. farne di questa forma nemmeno una varietà, paragonabile alla | B- Melilotea ben distinta dal tipo. Io provai a seminare dei frutti tolti dagli esemplari di AnwrTAGE, e le pianticelle che nacquero mi diedero . E . anche dei fiori appaiati e con. peduncolo r o zu lungo. Nella tavola fitoxigrafica 1062 dell’ Hei bier de la Flore française di i^ CUSIN e AUSBERQUE, (1868) è rappresentata la Trig. ornith. DC. che es- - ; sendo tolta dal vero non pub riuscire sbagliata ; ma nel disegno a piè di ` | pagina ové sono rappresentati un fiore ed un frutto ingranditi, i calici . d'amendue sono disegnati affatto glabri , mentre sono cigliati, come S già dissi, nelle insenature interdentali, e la corolla è dipinta in giallo aranciato, mentre tutti " autori a eque rosea, e gli sonni da vranno veduto ( Con e ssa e non quand era fresco. / / / / / Z GILLET et M nella Nouvelle Flore française (1879, £ nuova | ediz. e) registrano la nostra specie fra le Trigonelle. / T5 : Lo Do fa il Nodi che gel Conspectus florae européae (1879) la x pone nella sezione Falcatulae insieme alla Trig. Sprunneriana Boiss., Corniculata. b. Balansae B. R. e Pes-avium Bert. Non comprendo perchè il NYMAN metta in dubbio la presenza di La pianta nel- - 2 T Ítalia meridionale dal momento. cn l'aveva già Pesca e citata il g- 390, 1880), c come una gran parte dei A, Bon. don a nome di Trigonella ornithopodioides DC. Anch’ essi come GRENIER e Doten, che spesso citano, scrivono recisamente. che le lacinie del ca- lice i sono più lunghe del tubo. Fra i caratteri del genere, oltre a quanto. ne serissero GRENIER e GODRON, e che io feci osservare come inesatto essi aggiunsero, che le carene sono ‘sempre. più brevi delle. ali, mentre olo li Trigonel a soy E DC. si avrebbe già SE ragione nes pa ritornata questa specie’ ai Lalli e LI - cioè il trifoglivide ed il meliloteo. Egli dice: Planta annua habitu Tri- folii, nune elongata, ultra pedalis Trifolium Michelianum seu Re- supinatum mentiens (aspetto meliloteo), nune pusilla coespitosa, coe- spiti Marsileae aegypliacae comparabilis. (Aspetto trifoglioide affine . a quello del Trif. suffocatum). Con molto acume-ne fa un gruppo a sè delle Falcatula, a cui dà i caratteri bene appropriati di: Flores capitati, capitulo oligantho, sessili seu pedunculato; Legumina oblonga, turgida enervia; corolla rosella. - fel E $ acu Flora itéligna del prof. Ancanoeti, D. 150, E JANE A- invece sostiene fra i Trifogli la nostra specie attribuendone. x ò la denominazione a LINNEO, invece che a SMITH ( Praf Lot: 1884); pure: egli serive pes dicotomia DE la ato spera: Text È II. Parallelo fra i gen. TRIFOLIUM e TRIGONELLA. Per decidere colla maggiore esattezza possibile a quale - dei due, ge. | neri appartenga la nostra papilionacéa ornithopodioides, o per. lo me | ‘a quale dei due generi sia più prossima, sarà necessario fare un pa: .. rallelo compiuto e minuto fra i Trifogli e le Trigonelle e osservandone pazientemente tutte le parti, confrontarle colle omonime della nostra specie incertae sedis. Esaminerò dapprima le parti vegetative, poi le fiorali, indi i frutti o legumi, e da ultimo approfittandomi delle nuove ricerche e dei re- S centissimi studii dei Dottori MATTIROLO e BUscALIONI sui tegumenti se- ` minali delle Papilionacee, farò un confronto uva fra i semi d iier e rum delle Trigonelle. ; FS * * .. Parti vegetative. — Queste sono costituite dalla seu cauli, y dalle foglie colle stipole e dai peli. - | Su queste parti vegetative estremamente variabili anche in una me- desima specie, a seconda dell'ambiente in cui vivono, noi non possiamo. | seriamente fondarci per trovare dei caratteri differenziali fra due. ge n neri pne vicini, come sono i d dedans e le duse 1 ^ dur 2 Aen, JU N k oe v. A i. for éi 7 AS : © TRIFOLIUM ORNITHOPODIOIDES ` 187. massime alla base, talora in tutte e talora nelle inferiori soltanto. Ora la nostra specie per questo carattere sta meglio coi Trifogli. Dalla forma delle foglioline è impossibile rilevare differenze generiche. Però nei Trifogli esse sono ternato-palmate, (salvo qualche rara ec- cezione come nel Tr. patens), ossia tutte e tre le foglioline presentano un picciuoletto uguale, cortissimo, quasi nullo, che si attacca sul pieeiuolo comune. Nelle Trigonelle invece le tre foglioline sono ternato-pinnate, ossia le due inferiori opposte l’ una all' altra si inseriscono con piecio- . letti eguali, mentre la superiore ha un piecioletto della lunghezza di un terzo circa della fogliolina. Delle 70 specie di Trigonelle da me esaminate, non una presenta delle foglie palmate, meno la Trigonella Ca Ornithopodioides DC. che quindi, per questo rispetto, EES Ee benis- simo stare coi Trifogli. *. è ferenza fra i Trifogli e le Trigonelle. : Il calice non ci lascia concludere nulla, giacchè in ni i generi OE | troviamo svariate forme, comuni al uno ed all’ altro. Nei Trifogli D biamo spesse volte dei calici con denti patenti o fauce callosa, ma vi is si incontrano pure le forme delle Trigonelle, con i denti non patenti. i Non sussiste quindi affatto la distinzione da taluni botanici invocata, i fra i due generi, rispetto al calice, dando all’ uno la forma balene, ed all'altro la forma campanulata (1). -Nella corolla invece troviamo qualche differenza. |. Trifogli questa generalmente è marcescente, come cui nella BOSA EI specie. oblungo-lineare smarginato all'apice; nei Trifogli sono tante le forme che ` non si saprebbe dire gaala doo ma dre Eom è comune la forma $ Parti fiorali. — Quanto alla infiorescenza non si nota alcuna dM- ` * Nel gen. Trigonella la corolla generalmente à caduca, mentre nei ` S Quanto "al vessillo. nelle Trigonelle Ebene è EE ai. A. MALLADRA e inserisce al lembo, e quindi panduriforme. Ora questa forma non s' incontra mai nelle Trigonelle, eccettuate la Trigonella ornithopo- dioides DC. e la Trigonella azurea C.A. Mey. Nelle ali a tutto rigore non si potrebbe trovare una nota caratte- ristica, che distingua i due generi, ma il tutto insieme cioè la forma con un’ auricola pochissimo pronunciata ed un’ unghia lunghissima, danno alle ali della nostra specie un aspetto assolutamente trifoglioide, che non ricordo di aver incontrato interamente in altre Trigonelle. Imperoeché se una ha l unghia lunga, presenta poi ancora delle enormi auricole, e se fa bisogno anche intaccate posteriormente sul margine; oppure se non hanno auricole pronunciate avranno unghie corte pro- ~ priamente trigonelloidi, ma non si presentano tutt insieme riuniti i : caratteri trifoglioidi se non nella Trigonella CISA DCO. — . forse in qualche altra. Si = Quello però che decide assolutamente fra i due generi è la carena. | ; Moltissimi autori giustamente danno alle Trigonelle una carena ottusa, : - ed ai Trifogli una carena acuta. Ora nella papilionacea in questione essa è acuta, ed hà precisamente come i trifogli, la forma di un bistorì con taglio arrotondato, ed acuto all’ apice. Non sussiste circa agli stami l’asserzione di molti autori, che i fila- menti non siano mai dilatati all’ apice nelle Trigonelle. Nella rivista delle molte specie di questo genere ho trovato cinque o sei differenti — . maniere di dilatazione apiculare dei filamenti, e d'altra parte, per far i vedere quanto poco dobbiamo fondarci su questo carattere per la di- . Stinzione dei generi, noterò che la forma cespitosa della Trigonella | ornithop. DC. ha stami con filamenti dilatati alternativamente all’ apice, ` mentre nella forma melilotea questi non lo sono né punto, nè poco. | Coneludendo, rispetto alle parti fiorali, noteremo, che nessuna di esse. : impedisce il ritorno definitivo al gen. T'rifolium alla nostra pianta, il : : vessillo | e le ali lo favoriscono, e le carene P decidono assolutamente. Legumi, — Nel gen. Trigonella i legumi anche più piccoli (Tr. oe n wiën Trifolium il frutto sporge dal ES Ee in altri arriva : fino alla estremità dei denti ed in altri (specialmente Trif. Michelia- num) il legume oltrepassa i denti del calice, non solo come nella nostra specie, ma anche di più. E dunque inesatto l’asserire, come alcuni fanno, che la nostra papi- lionacea non possa essere un. Dara pel -fatto Da ha un legume sporgente dal ealiee. | - Ma dove possiamo inr un altro rita. veramente distintivo fra i due generi si é nella reticolatura del legume. I Trifogli non pre- ent, Se nervature né. Feu ‘sulla vedi del legume, EE "A MALLADRA ` Ke y troviamo una serie di elementi prismatici (cellule malpighiane) a pa- mentre nelle Trigonelle gli elementi nialpighiani sono sormontati da. Li desse questa differenza, ed ottenni il seguente risultato: delle 56 vere .. Trigonelle (Eutrigonellae, non le Pokockiee) descritte da BorssiR (1. Dagli studii fatti dai Dottori Martisor e Buscationi intorno : a questo | argomento (!) rileviamo quanto segue: EU Il tegumento nei semi delle papilionacee è costituito da parecchi | strati cellulari rivestiti all'esterno da uno s/rato di rivestimento (3) più o meno evidente non cuticolare, analogo a quello che riveste le membrane cellulari circostanti agli. spazii intercellulari (3). Sotto questo reti molto inspessite, con un lume cellulare che va ingrandendosi verso — il basso e dalla cui sommità partono numerosi cazalicoli, che vanno ad aprirsi sotto lo strato di rivestimento, attraversando la linea lucida. Sotto lo strato malpighiano, troviamo le così dette cellule a colonna, sparse in tutto il tegumento, salvo che sull'apparato ilàre, dove song sostituite da elementi cubici, che fanno corpo col tessuto sottostante. | E. I tessuti profondi variano, nella loro struttura, a seconda che si esami- — — ` nano nei diversi punti dell'area ilàre, o nel restante tegumento. Tutti questi strati, variamente modificati nei diversi generi delle Papilionacee, possono fornire fino ad un certo punto dei caratteri gê- nerici distintivi; ma noi ci limiteremo a ricercare le differenze, "e eorrono fra i Trifogli e le Trigonelle. de Dalle numerose ricerche fatte dai sullodati autori, risulta che nei SE Trifogli gli elementi prismatici di Malpighi terminano sopra la linea. x lucida con superficie piane o leggermente convesse verso l'esterno del seme, sopra le quali immediatamente si estende lo strato di rivestimento; 2 una specie di eono, or piü or meno acuminato, e talora anche tron-. cato all apice (^). Per parte mia ho voluto accertarmi fin dove si esten- ` f (5 Vedi brace e BuscaLioni nella Bibliogr afia ai numeri 3l, 22; 94, e 36.. €) Io m'attengo alla nomenclatura che essi stabilirono a questa riguardo. . () Vedi MaTrIROLO e BUsCALIONI in Bibliografie n. 35. s (5 Vedi la tavola alla fig. 3. D uante pr o äi coni | più o meno i sempre diia evi i (t une i Bar sono sempre uguali per tutta l' estensione delle cec ule malpighiane, in altre i coni di tanto in tanto alternano con gruppi i coni lunghi e più arrotondati all’ apice, che servono forse come . sostegno allo strato di rivestimento. Nei Trifogli invece. la regola non è così generale come. nelle Trigonelle. Di circa 50. specie da me esa- | minate, 45 presentarono cellule piane o appena arrotondate all'apice, ` P Le specie di Trigonelle esaminate a questo riguardo sono: Trig. polycarpa ` arcuata - spinosa. crassipes ` A rigida. Cariensis. ~. » Monspeliaca macrorrhynca ` o» incisa. aerea oe Noina., y La orthoceras monantha retrorsa isthmocarpa. rhytidocarpa ` strangulata eeneg | subracemosa : j^ Fischeriane aurantiaca | ele aa cellule onika, ossia abbiamo il 90 d ehe concorda colla S regola o ci Tuttavia quelle che fanno eccezione hanno dei coni minimi e così — poco presea che occorrono sezioni eccezionalmente sottili per ` iscorgerli. LE P RO pA, Ora la eosa piü importante si è che la Trigonella ci A . DC. presenta delle cellule piane come i Trifogli più tipici, senza nem- meno un arrotondamento al disopra della linea lucida (2). Quindi noi s possiamo stabilire eon tutta sicurezza il seguente ragionamento: le cellule ] malpighiane. coniche appartengono in via generale alle Trigonelle ed. dn via. eccezionale ai Trifogli; le cellule piane appartengono ai Tri- “fogli D non alle Trigonelle, ma la Trigonella ornithopodioides DC. id ha cellule piaue, quindi la nostra pianticella per quon carattere si deve. considerare. come un. oa, Sea x © Le specie- di Trifolium da me osservate sono le seguenti Con Cellule piane | 3 e i SCH pow Tregformosum Tr diene nx alpest |.» globosum. » Pigna > Michetianun oo hatum » pratense (collina) » dipsaceum » radio > angustifolium » Ju focaii i » » subterraneum » alewandrinum » geiellu » maritimum » clypeatum » angulatu ` » diffusum » nigrescens » echinatum no » obscurum ». arvense ue o » pallidum » Bocconei Pra dei non notati, osservati dal signor Buscalioni. Vedi la tavola alla fig. 4. ti Con Cellule coniche È Tr p at Tr mutabile elegans rvifloru Lab SR, spumosum O Vedi 4 {avola alla i 5. A | Prof. O. PENZIG, Redattore responsabile. — MALPIGHIA Volume IV. Fg? JO C. "Wel 3C S Es (I A NN D.Lanza dis. Palermo, Lit Visconti. — TAV. VII Lit. Salussolia - Torino : Li MISS SOTIRI BOTANIC. AL GARDEN. Specie r rare 0 critiche di Geranii italiani. STUDIO DEL Dr. ACHILLE "TERRACCIANO - dë, fura del Vierzo ed allo stretto di Gibilterra, per l’Italia nel Veneto. nde rsa Dalmazia e quindi al «paia Guerguero Steilo ` nium, distinia per fiori a calici con sepali ovati ed ottusi, trinervi, pe- 2 losi e come lievemente — ed a ‘corolla. con ege del Rees i ati, eretti dapprima. e poi divaricati e molte volte. deflessi uti pe- e o yen. e diretti in cima sotto il frutto, per cassule c e tra- - f l. Fl. neap., p. 334. nu nap, V, p. Bi ` «FL: ital, Yn, e 4 FI. ital. p 173. " Tenore M, FI. nap. prodr., app. í EN ACHILLE TERRACCIANO glabri ne la riteneva distinta; siccome in tutto il De CANDOLLE aveva cds fatto e poi fecero il REICHENBACH e lo ScHUR (!). ed in parte il Nyman à considerandonela sottospecie ed il De Toni per forma (?). Altri da ciò SS . Stesso trassero motivo a pensare spettasse al G. molle Linn.; così il Ss BERTOLONI in quanto all'esemplare descritto e figurato dal REICHEN- | BACH, i signori GRENIER et GoDRON, STROBL. (3) Il Borssier, dicendola « omnibus partibus maius, petala calyce 2-2 1/, plo longiora, facies G. pyrenaici », ce la dava quale var. macropetalum; e quale var. grandiflorum (= G. stipulare Kize.) con « petalis calyce 2-3 plo longioribus, profunde emarginatis » i signori WiLLKOMM et LANGE, che in tale nome e nella descrizione però erano stati preceduti dal VISIANI (4). Il TENORE, a dir vero, col nome di G. villosum descrisse due forme affatto differenti; ma dopo egli medesimo le vide così diverse, che, mentre siccome « var. C. diffusum, minus, caule flaccidiore villoso, foliis fere. omnibus reniformibus, foliorum lobis divarieatis, dentibus aeutioribus, id corollis maioribus , carpellis pubeseentibus » della specie linneana ri- | tenne il G. villosum di Abruzzo (5), diede all'altro di Calabria le note differenziali « perenne villosulum, eaule ramoso debili erectiusculo v. declinato, foliis radicalibus et inferioribus longe petiolatis orbieulatis 7- (') DE CANDOLLE A. P. Prodr. syst. nat., I, 644. a L., FI. germ. excs., Il Ca 78. : Deutschl. FL, Il ser., bd. HI, p. 69, tav. 191, fig. 4880. Gesso G., Synops. fl. sie, "II, p. 214. CS Enum. pl. transs., p. 137. S SCH C. E. rd fl. europ., I, p. 138. pl., I, pars. I, p 4 Jd DE Tont G. k Se, sulla e del ege Seier dei Ge: ranii italiani, p. 18 e 22, tav. I, (3) SC et GopRoN, FI. de Franc., 1 p. 304. STROBL G., Fl. des Etna, in Oesterr. bot. Zeitsch., XXXVI, n. 3. p. 92, (9) razza E. Fl. or, . 882 x WiLLKomm et Lange, Prodr. L hisp. ll, p. 528. Vous R., Fl; dalmat., III, 2. A bi ES > È c un > 2 È Ff Si A Si ki iL C) Tenore M.: Succinta relazione del viaggio fatto in Abruzzo, etc., p. 225. a | SPECIE RARE O CRITICHE DI GERANII ITALIANI ` 195 lobatis, lobis euneiformi-oblongis, obtusis trifidis, supremis, reniformibus, basi truncatis, 5-7 partitis, lobis acutis tridentatis, peduneulis bifloris, calycibus omnino muticis v. obsolete aristatis, petalis emarginato-bilobis, calyce longioribus, carpellis rugosis glabris, rostro calyce duplo lon- giore, seminibus laevibus » (!) Ed aggiungeva osservazioni e consi- derazioni non dubbie sull errore commesso, le quali avrebbero ben dovuto sgannare quei botanici, cui fossero venuti tra mano promiscua- mente e senza accorto esame esemplari d'ambedue. L'equivoco quindi sembra provenuto dalla parola perenne usata in principio a differenziarli e dalla eattiva figura portacene dopo; senza por mente che nè la perennanza di una pianta e nè la lunghezza dei petali e dei peduncoli ‘possono bastare a distinguere le specie od a porle l'una accanto dell'altra. Il G. pyrenaicum Linn. di tutti gli autori delle Flore europee e di . tutti gli essiccati che mai m' ebbi fra mano, ha cassule pubescenti pic- cole, bislunghe, lisce, a non volere tener conto dell habitus, il quale del resto — fatta astrazione di un simplici messovi per forza dal BER- TOLONI — puo essere. caratterizzato « diehotomo, foliis. reniformi-ro- | tundatis, 5-9 fidis, inferioribus acute inciso-dentatis ». Ed il G. villosum, S essendo « annuum, caule sympodico, carpellis glabris rugosis » siccome anche da parole apposte dallo scopritore ad esemplari autentici ch'io posseggo del bosco di Rosarno in Calabria, appare chiaro che debba comprendere tutti gli essiccati distribuiti col nome di « G. abortivum, — Calabria ad Anoia prope Castelnuovo in sepibus et arenosis G. A. - PasquaLe!, e sotto Catanzaro Gussone! », e di « G. brutium, Calabria ad Anoia G. A. Pasquate!, herbosis ac sepibus prope Rosarno GASPAR- RINI!, prope Pizzo ARCANGELI! ». Confrontate ora bene, óltre dei due esemplari del GasPARRINI e del "TENORE, che eon nomi diversi si danno dallo stesso bosco di Rosarno, # le descrizioni del G. brutium Gasp.!, (3) che ci porge il PARLATORE, € del C) TENORE: Fl. nap., V, p. 83. .() TENORE: op. cit., tab. 166. No) Gasparrini G., Rendic. Acc. Sc. Napoli, I, p. 49. prodotto dal 2 MÜNTER J. in Bot. Zeit. Lg p. 643. & ACHILLE TERRACCIANO G. villosum Ten!, non tarderemo a convincerci che si tratta d'una medesima cosa. Poichè in ambedue, mentre perfettamente si riscontrano i caratteri innanzi riferiti dei fiori e dei peduncoli ed in forma ed in grandezza, si hanno fusti numerosi variamente cilindrici od angolosi e pelosi, con rami eretti ad internodi più o meno lunghi e crassi nei nodi, — foglie pubescenti d'ambo le facce ed irsute sui nervi, le basi- x i lari lunghissimamente pieeiolate, a 5-9 lobi, cuneiformi e rotonde nel- 55 l'ambito, le superiori a poco a poco più piccole e con picciolo più corto | sino ad essere sessili e con 3-5 lobi assai profondi, — stipole ovato- - bislunghe, frangiate e pelosette di fuori e nei margini, ferruginee. Ma più grande ed incontestata identità risulta dall'esame dei carpelli, che hanno ambedue subrotondi e glabri, rugoso-venosi a rughe oblique talora parallele e tale altra biforcate all apice, anastomosantisi e pur sempre moventi da una cresta o nervatura dorsale primaria, e dei semi che con una forte lente appaiono lisei ed a maggiore ingrandi- mento minutissimamente e sottilmente punteggiati per areole da 7 ai 12 mm. All'uopo se ne confrontino le figure 1 e 2 porteci dal De Tont nella tavola XIII. ra Anzi il G. abortivum De Not.! (!). onde ho pure avuto fra mano esemplari e deserizione autentica, confrontato bene eon la forma vil- losissima dello stesso G. villosum Ten., per nulla se ne differenzia nell'abito generale e nella struttura dei carpelli e dei semi; epperciò, mentre ve lo unisco alla var. grandiflorum o macropetalum del G. B molle Linn., (2), per nulla stimo si differenzii specificamente dalla specie. * WarPERS G., in Rep. bot. syst. V, p. 379 descritto poi da PamLATORE F., FJ. ital, V, p. 185. en CESATI-PASSERINI-GIBELLI., Comp. fl. ital., Il, p. 752. ARCANGELI G., Comp. fl. ital., p. 127. H Toni G. B., op. cit., p. 35. CH CESATI-PASSERINI- GIBELLI, Op. et, p. 752. Aire Così assai rettamente il Gussone per primo SO ma il Nyman di poi lo riportò al G. rotundifolium Linn., sospetto già - sorto nella mente di altri, scrivendo « ad sequens (G. rot.) pertinet E ‘ex Caruel », quando la forma notarisiana e del Linneo stanno agli antipodi sotto qualunque punto di vista si considerino. Altri ne esclu- | sero il nome e lo dichiararono anormale. L'unico, che in tanta di- serepanza si appose al vero, fu il LozAcoNo (!); ma, abnorme o non, . Il suo valore è tutto filogenetico e geografico, siccome forma che con- : , e gli esemplari calabresi agli spagnuoli, e trova nei Balkani de, equivalente morfologico. Mu i -H G. molle Linn. var. grandiftorum Viv.! (= G. villosum Ten.) © Ze dei Prof. See mi permise d studiare po erhan pr de 1 T uno è pei « dec: saxosis Sé e prope Cer et. ; «oe Visiani!» e l'altro a « Dilleki PAnTOCSEK! ex pl., it., Sure. por ann. 1872 F poecepti >; e mostrano dai Ce di Rosarno - È nuova in Sicilia e Cat Torei la rispondenza delle note sia erfetta, quando già così poca ne esiste mella medesima specie tipica salendo dal mare ai monti od avanzando dentro terra, benchè in pia- - ura; ma, eliminati certi dati di puro. adattamento locale, che sono nel fondo gl’ indici delle affinità morfogeografiche, siecome limite = o delle variazioni inerenti ad una somma di individui geografici. no sempre in modo più o meno chiaro aleuni caratteri d' ordine uperiore. Ed è su questi, sai sì Ge costanti nel mnn ACHILLE TERRACCIANO delle stazioni appunto perchè veramente differenziali ed in rapporto ^ a eondizioni biologiche proprie, che si fonda lo studio della filogenesi = e sicuramente assorge alla unità ed alla ricerca dei tipi e delle forme derivate irraggianti. E sea tale Praga studiamo i EM nene alterazioni e dello devia- limiti della sua distribuzione pi pel breve tratto dalla Ro- tonda ad Anoia in Calabria, ne abbia e di notevoli: — riposti dessi nella pubescenza maggiore o minore, a cui corrisponde eguale cras-, sezza o non, ed uguale accrescimento 0 diminuzione dei peduncoli. Cos il GUSSONE annotava un essiccato di Rosarno: « pubescentia patens | praesertim in peduneulis, calyces mutiei, corolla quadruplo fere bre- viores, capsulae rugosae Dina semina reticulata e glabre; -pedunculi divaricati ». i : n TenoRE per Monteleone di Calabria. deseriveva un « B. — simum, floribus duplo maioribus, carpellarum SI brevissimi >. - quale poscia fuse nella « var. elatum Ten.! T maius, molliter villoso-ca scens, foliis obseure virentibus, sepalis obsolete aristatis, petalis profunde. - bilobis, calyce duplo longioribus »; ma io, pur ritenendo l’ ultima sic- come varietà ben definita, ne distinguo la prima siecome forma vil È | losissima, propria dei luoghi arenosi. Ed è notevole come a questa me- : . desima var. elatum si colleghi l'altra « var. diffusum Ten.! pubesce i o laete -e superioribus l lobis DAE iie es IE A : a i monti, ; a Tenipone presso ja Rotonda sul sonde della Basili ed ab Fondaco del Fico presso Nicastro in. Calabria ,. ‘per. gione stessa del luogo presenta. modificazioni opposte. Abbiamo qt can una ia PES la Sa scs am eier G. poime N SPECIE RARE 0 CRITICHE DI GERANI ITALIANI - - brevi e nodi appena rigonfi, cespitosi, gracili, bianchi, numerosi, depressi, coperti di radi peli lunghi tra un finissimo tomento di piccoli peli, E foglie pelosette verdi, le inferiori 5-7 lobate con lobi distanti per l'an- golo ottuso, che fanno tra loro in basso, e 2-3 fido 2-3 crenato-ottusi con lacinie disuguali verso l'apiee, le superiori pieciolate profonda- CS mente 3 fide con lobi interi, — a peduncoli più brevi che nel tipo ds e quindi di poeg più lunghi che le foglie, con fiori grandi il doppio ; o poco più dei sepali eretti, obvato-lanceolati, 3 nervi, aristato-mucro- nulati, con carpelli piccoli e code glabrescenti, — è questo al certo “l’ultimo adattamento delle specie nel salire dal mare ai monti. Per quanto offra una somma di caratteri valevoli sino ad elevarlo a specie, non posso che di poco separarlo dal G. villosum Ten., siccome sotto- i | Specie pollinense, e vi includo per var. graecum il G. villosum rac- ` i colto dall’ HavsskwmeuT nella Grecia boreale al monte Pindo GK . Il LozAcowo giustamente notò il G. villosum Ten., « presentare mi- I rabilmente fusi i caratteri del G. molle per quanto alle foglie e del ci G. pyrenaicum »; ma perchè non guardare i semi ed i carpelli? Oltre ` alla comunanza di un carattere desunto da parti cosi essenziali, sarebbe ` | bastato un esame pur brevissimo sulle varie descrizioni e figure del. G. molle Linn. perchè anco nell'abito generale si vedesse come solo con questo presenti dei punti di contatto e ne dipenda. Infatti, ancor . esso salendo dal mare ai monti per | Europa mediterranea e nordica — ` diffuso come è pei luoghi erbosi e lungo le vie ed i margini dei campi. | dal mare sino alla regione inferiore dell'abeto — subisce eguale dif- - ferenziamento. Se lo si esanìini alla stregua di numerosi essiccati o di piante vive per più anni ed in più luoghi osservate, avremo in quanto - all'abito esterno un: a. normale (= G. molle Auct.), con la forma iri T . vialis più o meno prostrata od ‘eretta e quindi ad internodi variabili, i pubescente in tutte le sue parti. con foglie a seni larghetti e lobi quasi tondi, — la tenuisecta d'ordinario a fusti gracili, a foglie piü acutamente inciso-lobate, massime le superiori, — la sepincola con fust KE ramosi . peduncoli eretti assai EE anche essi, fiori più ) Mise, i iu s Acten gen Sor, Bo. hiring. 1866, ex Us ACHILLE TERRACCIANO — - grandi della specie, — la pygmaea (= G. parvulum Ten!, mss. et herb.) con fusti depressi e filiformi, foglie picciolette e tondeggianti PR nell'insieme ma inciso-crenate, carpelli e codette piccolissime, La forma ` trivialis nelle arene marittime (Porto d'Anzio!) si fissa in una var. arenarium, ch’ è mollemente pelosa e non di rado viscidula, ad internodi corti e nodi fortemente rigonfi, peduncoli lunghetti e code delle capsule brevissime; — la fenwisecta comincia a comparire più abbondante net E colli sino a che sui monti presenta la var. montanum (= G.lucamum — - Gasp., quoad nomen, G. abortivum Barbazita! exs., et flora), glabre- scente in ogni parte e più sottile, con radice alquanto ingrossata e fusti numerosi e foglie superiori 3 fide, con fiori a petali bifidi, il doppio più lunghi del calice ed intensamente colorati, peduncoli gracili lunghetti; È; : — la pygmaea a Linosa e sul Vesuvio si differenzia in una var. vul- canicum pei fusti filiformi, da uno a due pollici, foglie per lo più ba- | silari a lobi tondeggianti, e tutte, come i fiori e le capsule, assai piccole. ` ` Le quali variazioni, confrontate una per una nei rapporti con quelle ` a presentate dal G. villosum Ten., ci mostrano che la var. diffusum Ten. ` | passa alla var. montanum Nobis e quindi a G. pollinense Nobis, me- diante le forme glabrata da una parte e tenuisecta dall'altra; — la var. elatum Ten. si colléga addirittura con la forma sepincola, che nei scie di Roma spesso assume grandezza di fiori ed abito identico al e: - villosum tipico, e non di rado è pure tenuisecta; — la var. are- narium Nobis corrisponde alla forma villosissima (= var. villosis- simum Ten.). Sicchè le affinità si possono esprimere: t E se ricorriamo al sistema dell’ infiorescenza, tra' G. villosum Ten., | | pollinense Nobis, molle Linn., troveremo ancor più ininterrotta la. «catena, che li collega filogeneticamente. Poichè in tutti e tre l’asse che da vegetativo diventa fiorale, si svolge simpodicamente, costituendo una cima unipara elicoide. In corrispondenza dell’ ultimo nomofillo fornito di due stipole, desso viene spostato e piegato all'infuori sì da apparire opposto al nomofillo stesso, mentre la gemma ascellare d questo si sviluppa come prolungamento delľ asse, per comportarsi in TCR egual modo nel nodo. ‘successivo. L'asse spostato porta un profillo is che viene a trovarsi vicino e tra le due stipole; ed all apice si svi- > luppa in cima bipara, portando cioè dei fiori opposti sostenuti ciascun da due brattee, che hanno valore morfologico di stipole. abbandonati il seme, abbiamo ben determinata e costituita la Stirps Mollia, G. molle. Linn. emendat. si anet.: : SS - norihale zc molle Linn., Pesa E frm. trivialis, : e | var. arenarium, frm. tenuisecta, var. montanum, frm. pygmaea, (= G. parculum vani var. vulcanicum, — frm. sepincola, — subf. abortiva (= G. PESE DN. P p. n =. villosum Ten!, G. brutium See? pus (v Nosissima, ^ A 5 & ; elatum, e : g abrata, SC SPECIE RARE O CRITICHE DI cerasi ITALIANI * kx * Gli autori dei Compendii della flora italiana (!) descrivono il G. de- licatulum Ten. et Guss.! con cassule ovale-globose o globoso-ovoidee, rugose e con semi reticolati; attenendosi per tale modo alle frasi dia- gnostiehe dei due seopritori, « capsulis rugosis rostroque pubescentibus, , x seminibus glabris reticulatis (3) ». M PARLATORE, che vide e Ace aS cdam favoritigli dal oo EE con una er punta alla base, lia - lisce, peloso-tomentose di peli bianchi sea semplici, ed i semi Me See a tegumento liscio: ; O ARCANGELI, op. eit: pag. qa. | CESATI-PASSPRINI fs op. eit, 1 Pe E $0071 M 7 . ACHILLE TERRACCIANO ginati e come bifidi ed eguali od appena piü lunghi del calice, ri- stretti in unghia bianehiceia alla base e con pochi peli, ed i sepali pe- loso-ghiandolosi, lungamente cigliati da peli semplici e bianchicei ai mar- S gini, ed all apice aristati, obovato-acuti od ovato-ovali, gli esterni tri- nervi ed uninervi, bislunghi gli interni; — e nell'altro i petali sono del pari -smarginato-bilobi, di poco superanti il calice, che ha lacinie ovali od ovale-oblunghe, brevemente mucronato-aristate, setolose nel dosso, e nei margini alquanto più rilevate, e pelose nel resto di peli corti ghian- dolari. E v'ha che in ambedue gli stami interni, più corti dei petali, sono per lo più privi di antere, e gli esterni, eguali alla corolla, an- teriferi e le antere tondeggianti d'un lieve color violetto, ed i filamenti t stretti, lanceolati, bianchiccio-violacei, AT al basso dei peli brevi * H a modo di ciglia. i Il sistema dell'infiorescenza alla sua volta in questo ed in quello - ur una cima bipara. Quando l’asse da vegetativo diventa fiorale, mentre SS T ultimo nodo porta due nomofilli opposti con alla base ciascuno due. 3 stipole, esso si arresta nello sviluppo, trasformandosi in un rametto. — svolgentesi a cima bipara semplice: il rametto cioè porta all’ apice . due fiori opposti, muniti ciascuno di due brattee stipoliformi. Le due gemme ascellari invece si svolgono in due rami variamente robusti, ` ciaseuno dei quali ad ogni nodo si comporta al modo già descritto. . Ed è, oltre di ciò, ben notevole la identità sino nel dimorfismo delle stipole: le cauline inferiori o mediane si presentano erette, cartilaginee, p quasi larghette al basso, e bifide a lobi profondi acuminati in alto, le su- | periori sovente lanceolato-intere, tutte verdognole dapprima e poi bian- chiecio-ferruginee, pelose alle facce e lunghissimamente cigliato-barbate nei margini, — le fiorali, cioè alla biforcazione dei peduncoli, lineare- - a lanceolate, pelose e cigliate, uninervi e carenate. Sfecome notevoli sono ` ]e identità desunte dai frutti. ehe hanno code sottili, piuttosto eorte e | pelose, e dalle valve delle cassule e x semi a Gees, nel modo tipico onde già dissi. se E Così le due specie non devono r una venir fusa nell altra, n m cen ; reana considerata varietà della linneana, seguendo l’ esempio portoci dal Crsan nel suo SA ma iss poca di met Per quanto le M : SPECIE RARE H CRITICHE DI GERANIT ITALIANI e ferenze, che tra loro occorrono, sieno dovute a modificazioni indotte dal- I habitat, limitato come è il G. delicatulum Ten. et Guss.! ai prati della regione più alta degli Appennini d'Abruzzo chietino, mentre è diffuso il G. pusillum Linn. pei luoghi erbosi dalla re@fone della quercia a' 1300 m. sul livello del mare nell’ Italia media e settentrionale e poi per tutta l’ Eu- ropa media e meridionale dalla Svezia ed Inghilterra e dalla Germania e Francia e Svizzera sino in oriente al Caucaso ed alla Siria, non può d negarsi al primo un gran valore tassonomico e geografico, per quanto | . nel secondo se ne trovi l'equivalenza morfologica in varietà locali ben - determinate. L'abito peculiare, che definitivamente ha assunto il G — delieatulum Ten. et Guss., è nei fusti gracili filiformi brevi depressi nodosi cespitosi soleati, eoperti da peli molli brevi patenti, — e nelle foglie piecole, sottilmente picciolate, pelose di peli rigidi più lunghi ed. altri molli più brevi, a tipo con segmenti interi o subtrilobi, le in- feriori tondeggianti 7-9 lobe, a lobi cuneiformi 3 fido-crenati con la- ` cinie ovali od obovate od intere, le superiori più o meno troncate alla base, palmate, 3-5 fide a lobi ottusi.ed il più delle volte interi patenti . ellittico-oblunghi. — Se ora ci facciamo a studiare il G. pusillum Linn., il quale è assai bene descritto dai nostri autori (UI e figurato O) tro- veremo che entro i caratteri presentati dal tipo, sotto un a. normale 1 Ec € pusillum Auct. omn., si hanno forme minori e maggiori, pas- 5 a L., Fl. germ. exc. p. 778, n. 4877. BE T Agap Cit; p. 292. i F. C., Flora rossica, I p. 470, GRENIER et GODRON, Op. cit, p. 304. Borsik Ek, op. ot, p. 880. TnELEASE W., A Study of North American Loterie p. 77 in Memoirs of the Boston Society of Natural History, vol IV b. CH SmitH et Sowerby, English oem vL 385, ut Pritzel). 3 Curtis, Flora Londinensis, x e OEDER, Flora danica, XII, AC Son CHE Botanisches moei p. 190, (id.). REICHENBACH L., Deutschl. FL. tab. 190, de: 4877. De for G. B., op. cit, tab. 13, n z : TRELEASE W., op. eit, tab. 9, n. 14, i. 10, n. 3, tab. 12, n. 10. D i CH -. Transsilvania ed alla Majella sola i G. delicatulum ed ariflorum. si. x fissano e segnano il limite ultimo del progressivo differenziamento in organi fiorali punto differiscono e per dimensioni ed in forma dalla 2a specie linneana, gli organi vegetativi riproducono quasi quelli del foglie grandi a lobi ottusi e dagli internodi lunghissimi. D' altra parte i A | rotundifotio, cum quo equidem convenit foliis et magnitudine floris: differt . enim foliis Raps. segmentis KE mao non aristatis, petalis .. obcordatis » — santi di mano in mano od alla specie descritta e figurata dal Cava- NILLES (4) eol nome di G. humile, onde ho veduto un esemplare « Agri Vindobonensis, ex herb. Cream » e cui corrisponde una var. minus Carlsbaad desunta dal medesimo erbario, od alla var. luxurians, che ho qui di Carlsbaad e dell’ Alpe Gebbo (1165 m.) in val Cairasca (Ossola) Fnizzi!, e cui si riferisce il G. malvaefolium Scop. (3). Ignoro che cosa sieno i G. dubium Chaix e parviflorum Curtis; ma gli è di certo, che alla var. humile (Cav.) Steud (3), la quale muove da una. sottoforma humifusa dei luoghi non montani, siecome collaterale ed — assai affine al nostro G. delicatulum Ten. et Guss., si congiunge la var. arilliflorum Schur, « caudiculis numerosissimis 6 lin. diam. - poll., decumbentibus; foliis ambitu orbiculatis, 6 lin. diam., palmato- septempartitis, breviter petiolatis cauleque pilosiusculis, laciniis apice — ' i trifidis; floribus minimis pallide purpureis, pedunculis axillaribus bifloris | . deflexis, — auf Sandbodeu am Zibinfluss bei Noppendorf » (*). E . desse tutte, o lungo le vie della regione submontana e montana o pei ` pascoli di questa ultima, si alternano e si suecedono; ma mentre in. altitudine per le forme minores, a. partire dalla forma maior si ini- ziano nel resto dell’ Europa centrale quella serie di variazioni che congiunge il G. pusillum al G. pyrenaicum Linn. Grande è quindi l'importanza tassonomica delle var. luxurians; poiché, mentre gli |» a UE G. umbrosum Waldst. et Kit., dai fusti ramosissimi all'apice e dalle Z VE uris Dis, IV, p. 202, tab. ‘83, fi ; CI Scopo J. A., Flora carniolica, IL 3 « T mil non debet cum G. CH STEUDEL, Nomenclator botanicus, 1 SR 679. : Bv Se op. cit. 4 Rei HENBACK (1) aveva del o. m "uh. detta DN pusillum ex omni parte auctum, bipedale, corolla majuseula ET eens >; e stimo appunto sull affinità della a. lururians e del G. umbrosuni, che egli desunse il rapporto morfologico. i ` Con ciò non credo disturbata nessuna autonomia; ma, data pure, quando tra le variazioni e le deviazioni morfogeografiche del G. pyre- naicum Linn. nessuna differenza intercede con quelle del G. pusillum Linn. (emendat. et auct.), quando il G. pyrenaicum dall’ altra specie non si differenzia riguardo ai frutti, i quali hanno eassule piuttosto: cole, ‘ovale-bislunghe e come appuntite alla base dal lato interno, , pubescenti di peli corti applicati ad esse, e semi bislungo-ellis- - soidei (2) a tegumento liscio, e riguardo ai fiori i quali, pure avendo | Sek il MG pi lenga d del calice, preis dod obovato-lan- ` pU. eigliato, ed i i pelli PUER Me ad unghia breve bianca: e peto setta, e t stami eon. ' Blamenti in D TOR e con antere ` essi sono Tadas ue organi vegetativi, cioè sui fasti ad jnternodi lunghissimi con nodi rigonfi pelosi e numerosi, d da rizoma carnoso ascendente semplice o non coperto da molte ` ; n atteo o scaglie, donde escono le foglie basilari ed i fusti n rami, = e qe icd gue reniformi-urrotondate, 5-7 Jobe, a a lobi larghi i Piil. e aria sino. ad. essere 53 jobs a lobi interi acuti. ; j Dems chiaro ATUM, all’ ambiente, > per | dir EE al substrato; ceo A IS EE questo mutare di stazioni , egli è certo che ‘desso assume delle - facies abbastanza caratteristiche, così che facilmente si scernano le | piante degli alti Pireneisfa Gèdre BorpérE!) dalla pianta della Savoia ` ` BoNJEAN!, e quelle dell” uropa media dalle orientali (1). La disamina sarebbe troppo lunga se più oltre si volesse ricercare: qui basti dire che ad individui di luoghi pingui seguono altri di luoghi piuttosto sterili donde, per l ambito delle. foglie più grandi e più mollemente pelose per i fiori vistosi su peduncoli più lunghi in quelli e meno in questi si hanno le forme maior cui spetta per varietà il G. umbrosum Waldst. et Kit., minor cui si collega le var. montanum. In Italia si può dire che predomini la var. umbrosum, a foglie larghe ampie, molli di peli bianchi qui e là bulbosi alla base, eoi lobi distanti fra loro, cunei È formi ed ottusi, ciaseuno eon 3 lobuli del pari ottusi e scostati e và ` riamente dentati ed ottusamente divisi, a fusti crassi anzi che no, con internodi lunghissimi e nodi assai rigonfi; ma non manea la spéci f tipica a. normale (= G. pyrenaicum Auct, omn. 3: massime al nc s: della forma maior ‘stessa una seconda varietà gracilescens, dotta in ogni parte, meno nei peduncoli , e con fiori a sepali obovati e petali cuneiforme-bilobi , con frutti a code gracili, è tosto comune nelle siepi d'Abruzzo e degli alti monti romani, e qui d ‘e là sino in Basilicata. Il Tenore lo descrisse già per G. villosum (2); a più sopra io ne discorsi. Om = En. pl. ann. 1871 a Dr. Radde. in ^ Armenia no ca ia n Ay S F minus, con sinonimo Gr fil, - piecole, molli, pubescenti, 5 lobe, a segmenti 3 fidi con lobuli ottusi, ` peduncoli rigidi e peduncoletti filiformi allungati, divaricati, eretti al l apice nel frutto, fiori più piccoli che nella specie, ma petali bifidi e stami barbati: così sembra assai affine, se non la cosa medesima, ad un « €. subvillosum Schur, caule graciliore foliisque tenue villosis, floribus Be minoribus, petalis calycem parum-superantibus subbilobis emar- atis; — in den Weinbergen bei Hammersdorf » del G. pyrenaicum ` nn. (1). Ed è chiaro si colleghi al G. delicatulum Ten. et Guss. z= S Bo Sicilia la forma cime I > tra la tipica ela Kiem, a E a da conditi per forma „montana - —l son M «n. | 831, Ma- donie Toparo! » col nome di G. Minaae Tin. Al signor LoJAcoNo Q S qu esto. G. AB Tin. delle Madonie sembra essere il ere es fv lio | on si | appose. | molto o al vero o riconoscendone ý disomiglianza con i bone e di i Si i Ly. do stimo abbia mm S omnibus partibus diminutum, pubescentia brevissima. subadpressa, sub- à n glabratum, foliis profunde partitis, segmentis obtuse simpliciter 3 lobati, | v. lobis 1-2 lobulatis, floribus minoribus minus copiosis, pedicellis elon- gatis patentissimis divaricatis, carpellis villosis » per la specie del Tineo, corrisponde più esattamente all'essiecato « n. 331, Fl. Sic. exs., Todaro!» conservato nell'erbario Cesati ed al G. nebrodense Tin! (inedito) delle t Madonie; ed allora il solo G. Minaae va davvero ritenuto « esclusivo ` e caratteristico dell'alta regione del faggio, fra le ceppaie copioso sin. all’ estremo limite superiore » sulle Nebrodi e nel « Djurdjura ed Amuré in Algeria BATTANDIER! > Il 8 australe va dall estrema Calabria in 3 Grecia ed in Sicilia, passa in Algeria e nella Spagna più bassa, e- non è né il G. umbrosum e nè il G. pyrenaicum. La var. Minaae Loi, è geograficamente equivalente alla var. montanum; e come a questa ` si collegava G. delicatulum , aW altra il G. nanum Cosson | (inedito ex eean e del Marocco. — E qui. non lec non ect È molt "pretiis togoografiei e Ll trovano. in cid assai do appoggio. | Avendo così spak Se Dosen r pvolazione morfologica dei G. pyre- naicum Linn. e pusillum. Linn., e veduto’ come le loro forme più. estreme si incontrino per equivalenza di caratteri, aggiungerò, in eeng Ws durata loro, ehe se PAPE mere p r uno. DIS Barrann s et i FI. DH L Thalamifore, P. E | D nebrodensis Parl. su monti; e nel recente lavoro del Cosson (Compenliun 1 mei la Flora Sonda vi. Ps i pova Í "x bg: SPECIE RARE O CRITICHE DI GERANII ITALIANI 211 G. pyrenaieum Linn. mm r1 | | « normale D australe ` rr — Lag — Br Lap m, E | |. E frm. maior f. minor f. sicula f. algeriensis | Ime a m v. umbrosum v. gracilescens v. montanum ..... var. Minaae (Tin.) | v. humile v. nanum (Coss.) —subf. humifusa ! fi maior f. minor x _— Pr v. axilliflorum (Schur) « normale 6 delicatulum (Ten. e Guss., _—r =", — lie sl G. pusillum Linn. E la stirpe, caratterizzata quindi dai semi a tegumento liscio e dalle capsule pelose staccantisi interamente dalle code e dalla infiorescenza a SUPE cima bipara, abbraccia due specie morfologicamente e geograficamente a suecedanee: perenne l'una ed annua l’altra. Cioè: : * ^ Stips Pyrenaica, Lo st l. G. pyrenaicum Linn. ; x. normale: s ; frm. maior, n var. umbrosum (W. K.). uu » gracilescens (= var. diffusum Ten.), EV frm. minor, var. montanwum, H australe: * d frm. sicula (= G. pyrenaicum Auct. FI. sie.); var. Minaae (Loj.), frm. algeriensis, var. nanum (Coss.), G. pusillum Linn. |». x. normale: frm. maior , var. lururians, frm. minor, subf. humifusa, var. humile (Cav.), » axilliftrorum (Schur), 2 delicatulum (Ten. et Guss.) . Po x * Il G. reflexum Linn. è quasi affatto italiano (1); ed io, ehe D ho studiato dn esemplari della « Majella Orsati! Valle d'Orfenta Pepicino! presso l Cascata. grande. al piede di Monte Muechia LEVIER!,. te Morrone : Pepicino!, Monte Matese N. Terracciaxo!, Monte Catria dentro il burrone della neve ex. herb. RotLI!, Monti di Filettino alla Muscosa Soa, Monti d del Lazio Sancumeni! Monte Palleschiai in De nomo. I sie! Barnoni e Partatone ER attribuiscono filamenti de E Ten M., FI. nap., Il, p. 100, et vi in St. p. 95. Syll. fl. neap., p. 333. E Suceinta relazione del viaggio fatto in Abruzzo a ed i, in pies du dello stato Goen p. 225. - BERTOLONI A., op. cit., p. 212. SR TENORE et GUSSONE, i bot. etc., IP: cit, p, 326. E sub G. Pun = > SPECIE RARE 0 CRITICHE DI GERANII ITALIANI 314 - stami glabri, mentre sono peloso-pubescenti fin oltre la metà, — pedicelli ; il doppio più lunghi del calice, mentre, se tali si mostrano in sul primo = sbocciare del fiore, presentano dopo tutti gli stadi dall’ eguaglianza al triplo, sino a ripiegarsi fortemente sul peduncolo ed eriggersi all’ apice mel frutto, — sepali oblungo-lanceolati ottusi, mentre per lo più sono obovati, oblungo-lineari, lanceolati, quasi eguali o della metà più brevi che la corolla, eretti dapprima e deflessi di poi, e semieretti nuovamente . nel frutto. Le quali note spettano tutte al G. phaeum Linn., descritto con filamenti barbati di peli lunghetti e radi, e con fiori a corolla di etali smerlati patenti ed un poco rivolti indietro; sicchè, tenute da conto le variazioni. dovute allo habitat peculiare ed affatto meridionale, la sola disposizione ed il solo movimento successivo dei sepali sono ca- Ẹ ratteri valevoli a scernere le due specie. — In quanto a ciò stesso, salendo dal gruppo dei monti di Terra di Lavoro | « Matese presso il jaecio di Monte Miletto, Settefrati a Monte Maro, Monte . Cairo, Picinisco alle grotte del Vaccaro » per quelli della Maj ella e Morrone e dell'Appennino romano fino al Monte Catria, ehe pare sin oggi del G. A. eflerum Linn. il limite più settentrionale, non si può non osservare come rradatamente Ja deflessione delle lacinie calicine scemi e l' architettura elle foglie tra per forma e per innervazione subisca una notevole diffe- enziazione. E, mentre quelle di mano in mano si identificano comi sepali lel G. phaeum Linn. scendente nel Modenese a Fiumalbo per segnarvi l confine più basso, queste subiscono ed accennano già quella serie di variazioni nella peluria, nel contorno, nel colore, nella innervazione, che seguono il G. phaeum Linn, dall'uno all'altro punto di Europa per le parti assimamente centrali. Grandi e palmato-laciniate con lacinie larghe ` sono le foglie degli esemplari spettanti alla Valle d'Orfenta, — 3-5 lobe 5 on lobi quasi ottusi quelli della Majella. — . acutamente 5 lobe con lobi dentato-ineisi e denti acuti per Filettino, — profondamente 7 lobe con minuiti a es poi nelle gestion a eene PISA forma vanag lobi a dentature e crenature acute e profonde sul Catria; sicchè, di- - - ei; a 3 ACHILLE TERRACCIANO ` E G. phaeum Linn. 6. pallidum Besser. in Ledeb., fl. ross, — G. S phaeum Linn. E. lividum Koch, — G. reflexum Rchb. fl. exc., n. 4889 — — quoad descriptionem et locum natale « Zàunen bei Novara ») una lieve È modificazione locale. ll G. lividum L'Herit. vero ho esaminato di e Insbruck in pratis ac paseuis usque ad alpes, ex herb. SIEGFRIED! >»: . ma al « Monte Baldo, in pascuis del Prabazar Gorran! ed alla base a Val delle pietre Cesari! » si ha una forma con foglie a lobi e lacinie È ottuse, identica col G. lividum Rchb. (op. cit., n. 4890, quoad deserip- - e — tionem et loca natalia, quae sunt Triften und Wiesen in westl. Schweiz), - ed al Monte Cimone nel Modenese sullo spartiacque dell’ Appennino un'altra che, mentre alla precedente si collega, è affine alla catriensis. del G. phaeum Linn., e per l'abito, pei sepali reflessi di molto pei petali caratteristici passa nel vero G. reflexum Linn. Checchè sia i ‘tutto di ciò, è indubitato che ie forne nordiche di ee SE si ge? eq passaggio fra i due tipi De E dico ira noi, poichè il ER re , flexum Linn. indicato di Serbia e del monte Pindo nella Grecia bo- S reale non ne è se non forma locale; simile per quanto si vuole, ma- . non idefitica, degna però d’essere elevata al grado di var. subreftezun ; con le forme serbica da una parte e graeca dall altra. Ora il G. phaeum-Linn., che dalla Germania centrale passa alla Ste - — "Slesia — Russia meridionale ed oceidentale montana — Karpati 1 ame: — Voda e ees D si. congiunge, con satia. che SPECIE RARE O CRITICHE DI GERANII ITALIANI SR? poichè sono quelle lievi note differenziali e quell’ insieme di variazioni morfologiche dovute alle condizioni statico-meteoriche, per cui speciale facies può dirsi in ogni luogo gli individui d'una specie assumano costanti e si differenzino morfologicamente nelle varie forme qui e là endemiche, che qui sì fissano con le due varietà equivalenti dal punto di vista morfogeografico. La var. balkanicum d'altra parte ha nell’ Europa orientale lo stesso- valore che tra noi il G. lividum L' Herit; presenta. foglie spesso macchiate di bruniecio, 7 lobate a lobi incisi, acuti, diver- genti, fiori bruni o rosei a petali subrotondi e sepali semideflessi , È lanceolato-acuti su peduncoli nutanti dapprincipio, fusto ad internodi più corti e rizoma crasso, — e s'arresta alla regione subalpina del monte -Rodope in Tracia (t), dopo essersi differenziato nella Transsilvania con una varietà descritta per « nodosum Schur, rhizomate crasso ob- . longo subcarnoso, caule humiliore 12 poll. superne parum ramoso pau- cifloro, — unweit der Kerzesorer Glashütte (2) ». — In occidente lo | stesso G. sphaewm Linn presenta due forme locali, Ja gallica e la Ua uie pyrenaica, di poco uscenti dal G. lividum L’ Herit. Da -. Fin qui le conoscenze mie desunte dall'esame oculare di piante = | secche: poichè resterebbe a determinare meglio per quali gradi da queste — ù modificazioni, e per valore genetico e morfologico eguali alle forme serbica e graeca, si passi al G. psilostemon Ledeb:, (3) delle province P. caucasicis oceidentalibus NoRDMANN in LEDEBOUR, Transcaficasiae oc- cidentalis ad fines turcicas Borssier, Transcaucasiae rossicae et Turciae districtus Achalzich in Montibus Schambobell RApDE in TRAUTYETTER, pylis Sikar ab Abas-Tuman septentrionem versus sitis RADDE Les, Su variabile secondo lo stesso TnAvTVETTER per « petalis basi modo densis, modo parcius barbatis et staminum filamentis nune glabris nune bre- — - - (©) Possen E, op. cit, p. 879. | (è) ScHuR, op. cit, p. 135. (*) LEDEBOUR, Op. cit, p. 465. TRAUTVETTER E. R., Plantarum messes anno 1874 in Armenia a Dre .G. Radde et in Daghestania ab A Becker factas E 122, in Acta H. prre. hi tani tom., IV, fase < lo; Plantae a Des G. Raddi in drthmo caucasico anno (875. lectae. E Acta mH. ei ut e" ` 21 © O ACHILLE. TERRACCIANO | viter ciliatis », — al G. Backhousianum Regel (!) di patria ignota ` da e probabilmente Nepaulia, dal Buser (?) fatto sinonimo del G. armenum ic . Boiss. — al G. armenum Boiss. dei « subalpinis Armeniae turcicae ad. x K Gumuchkhané BorssiER, sylvis abietinis Ponti Lazici prope Djimil 5000' H Bar in Buser ». Gli autori non descrivono le cassule delle due prime ` specie, e per l'ultima solamente lo scopritore dice « valvulae apice 2-3 E s rugis instructae, dorso ciliatae »; ma a me pare entrino nel cielo del. G. phaeum Linn. fino geograficamente, quando i loro habitat sono pel tratto montuoso, che nell’ Asia minore segue quello della Tracia a partire dal monte Rodope. i ^... E se'ora, oltre alla comunanza dei caratteri desunti dal fiore ed al pa- 3 rallellismo del differenziamento subito dai G. phaeum e reflexum Linn., . Si ci facciamo ad osservare le note differenziali dedotte dal sistema del- 3 l infiorescenza e dai carpelli, troveremo donde meglio assicurarci, che e ragioni non v'ha a disgiungerli specificamente. na SS disposizione. dei peduncoli sull’ asse, che sono più o meno sù qal od eretti, con peduncoletti od uno solo od ambedue forte- . mente divaricato-deflessi , eretti. all'apice nel frutto, è tale da essere essi quasi alterni fra loro ed opposti uno ad uno ad un nomoflllo for- - | nito di stipole: e ciò ad ogni nodo, in eui l'asse, spostato e piegato all infuori , termina con due fiori, e la gemma ascellare si sviluppa - , ome profüngamento dell’ asse. Sicchè l’ infiorescenza è una cima uni- È para elicoide come nella stirps Mollia, e l abito ne risulta tanto ca- E ratteristico, che difficilmente sì può andare errati nella diagnosi della ` specie. Si hanno talvolta peduncoli tricotomi con peduncoletti o ii. od. uno solo. dicotomi, e peduneoli con peduncoletto unico eretto. "E gli uni. e gli altri varii in lunghezza sino a far elevare al grado ` H specie | dal VILLARS às eol nome di G. TOES una forma del a ^ () Ro GEL E. Destra CE novarum in regionibus Ee m a. cl. viris Fedienko etc. etc... collectis, cum adnotationibus ad plantas in h. a patropo tuim cultar, ee? I, p. 432, Act. horti PAR ae 3 fasc. 2. i "e Rat ium d E. Boissier, Flora orientalis; 1 ër) » M3. Ba "ond PI. at h È 288, et È | SPECIE RARE O CRITICHE DI GERANII ITALIANI Dioni. Linn., rara pei luoghi I, ed umidi dei monti alti sis Grande-Chartreuse ed a Charmauson ece., nel Delfinato. Il tomento ` — di peli lunghi argentini al fusto ed alle foglie ed ai calici, la cui resta spesso si riduce in punta semplice ghiandolare, è esso mag- giore, minore invece le proporzioni del fusto talvolta assai basso, per quanto più ampie le foglie: variazioni anco queste indiscutibilmente -= dovute all’ ambiente, epperciò quale subforma patula considero el in- dividui che ne sono provvisti. — Nè di maggior uo è il G. fú- icm cie a annet) pM me f ne DAS danza a E ph cupi, n llevo. deviare dal tipo, che sovente ha fiori con potail ] lievemente Biete o D. osserviamo nel G. planipetalum Chat E = due specie, le quali perciò appaiono l'una sottospecie EET cape dell’ altra. La capsula infatti è bislungo-ovale, pelosa con peli brevi zs P si die d a e delle ciii l’ultima non di rado si tinua al basso in una o più lievi rughe ondulate; nè v'ha altra ec ie, in cui si possa osservare un eguale carattere. Perciò se nei | ne occorrono di figure identiche, ‘ciò è per errore manifesto; In conclusione, i i rapporti genetici e morfologici possono esprimersi ACHILLE TERRACCIANO G. phaeum Linn. e T___— rr E | . | a normale : B reflexum (Linn.) eem nee # Wii l E var. lividum (L'Herit) o bakamam |. ...... ee, d e, | dE Ds Stm | SS | | frm. pyrenaica f. helvetica. subvar. nodosum (Schur.) f. serbica f. graeca | | subf. planipetala | frm. gallica: f, Daldensis =. -on e 22.209 i cf CaS p. subf. patula subf. fusca san RARE o CRITICHE DI: GERANII ITALIANE Do | 219 Gë E la ope caratterizzata dai semi a tegumento liscio e dalle cassule pubescenti con 2-3 pliche all'apice e dal infiorescenza a cima uni- para elicoide, sarebbe: -Stirps Phaea, G. phaeum Linn. emendat. et auct. x. normale = G. phaeum Linn. frm. pyrenaica , » gallica, subf. patula, » fusca, |o var. lividum (L'Herit.), frm. baldensis , : D » helvetica , — | subf. planipetala , T Val balkanicum, subvar. nodosum (Schur.) GES B. reflexum (Linn). v | | frm. catriensis, var. subreflexum, frm. serbica , : > graeca. tod LAN. ME TES Rd ora, ad altro ordine di idee. d Le stirpi, sia che si vogliano considerare sotto il punto di vista filo- genetico pei reciproci rapporti e fra loro e rispetto al capostipite "t nella. seriazione gerarchica degli elementi costituenti, sia che si consi- Ri . derino sistematicamente siccome. unità tassonomiche naturali di primo ordine, entro cui vario è il numero della specie o membri ‘empirici. e tto una e sotto più unità secondari e, devono essere informate: a tale somma. di caratteri fondamentali, che, mentre 1 Pu una E dif | zii -900- ACHILLE TERRACCIANO propria fisionomia. A tali condizioni adunque mi pare che bén soddisfino solamente i caratteri indicati da me siccome proprii ai Geranii sinora presi in esame; poichè, muovendo dallo studio della struttura ed archi- tettura dei tegumenti seminali e delle cassule, e dal sistema delle in- fiorescenze in quanto collegate con la struttura fondamentale dei varii assi e con la deviazione graduale dal tipo progenitore, sono d'ordine morfo- logico e biologico al tempo stesso, e tutte le altre specie abbracciano e - delimitano. Sieché, lasciando ad altro tempo l'esame critico delle varie - classificazioni fondate sul rizoma o sulle foglie, esaminerò con la mag- giore brevità possibile siffatti caratteri, e darò le linee generali d’una più completa e naturale classificazione. Poichè la presente nota, al. meno in questa parte, non è se non il riassunto delle, idee le quali mi ` hanno portato a seguire un indirizzo affatto diverso da quello general- mente adottato; e promessa che, compiute fra poco con maggiore trane — SE e con maggiore ampiezza di osservazioni le intraprese ëss si .. darò alla luce completo il lavoro d’indole affatto generale. 2 E fino sul carattere morfologico che stimo di primo ordine, poichè, dedotto dal sistema di infiorescenza, si fonda su dati di sviluppo or- | ganico e su prove anatomiche concomitanti per condurre. ai rapporti filogenetici ed alla constatazione della origine e Geng, delle forme | derivate, non posso limitarmi che a poche cose. D dE problema in sé stesso è assai più complicato di quanto non appaia È | a prima vista; e, massime posto com'io l intendo, richiede un accurato - esame di morfogenesi a determinare esattamente il valore e la struttura Se | morfologica dello intero sistema di rami. 1 H Wenn (9i in lavori fondamentali, l' EICHLER (2) nei Dig — (® WYDLER a Ueber dichotome Bic der Hiiden (eymáse ` Infioresceni) dicotyledonischer Gewdchse, in Linnaea XVII, pp. 153-192. Lus Id., Morphologische Beitráge, in Flora XXVII, pp. 757-759, tav. IV, fig. ` . Td., Morphologische Mittheilungen, in Flora XL, pp. 13-16, e pp. 613-61. ld., Kleinere ee sur ec E Gewichse THE XUI pp. 372378. | Id., er die ES * 4 ROS ? gsw: eise dichotomer Inporese “in Fiora, Se Pp- ness ati sasa ar ee Morpholog h qptsdchlieh. c gs ES EE re ingshehue Jahrbücher, XI, pp. 334-336, quoad. Goraniaceas. (©) ErcuLer Au Wa spet pro it Je stecht fiorali, l'IrmiscH (!) nella Morfologia Mi damni Geranii europei, il P i RELEASE (2) per gli americani, e qui e là la maggior parte dei tratta- isti speciali (3), benchè se ne fossero occupati a lungo, videro troppo poco e sotio un punto di vista affatto secondario. Anche le loro idee discuterò a tempo più opportuno, spesso gli esemplari d erbario me- = nando a conclusioni opposte di quando vengano confrontati su piante vive, in via di sviluppo; ed allora tratterò pure dei rizomi, ma studiati nel- l'architettura e struttura intima. Poichè il rizoma appunto è il fusto sot- terraneo dei Geranii perenni; ed in questi l'infiorescenza viene annual-. ente ene da una o pia Per basilari, e sr in uso il quale sì sc in piante giovanissime di Geranii perenni; essa quindi ha morfologicamente il medesimo EE ed è sotto- | posta alle stesse leggi. ` Ma per la infiorescenza, se la cosa si riducesse alla constatazione i di una o più serie di verticilli, poco approderebbe; lo studio suo, secondo me, deve invece condurre a deduzioni filogenetiche nel de- o terminare il vero valore del genere e pel tempo e per lo spazio. Ve- de o ndo il rapporto dei fiori coi proprii assi e di questi con tutto l'insieme del sistema vegetativo siccome l'effetto dei successivi adattamenti al- r ambiente. e della riproduzione dell’ elemento morfologico, che prima 2 determinò P individuo filogenetico , appare chiaro che ogni nuova modificazione, quanta pia si allontani o si accosti, al tipo fondamentale d. luca T., Betis zur Morphologie iler: europäischen orans a Arten, "insbesonder e des. Be sanguineum und G. tuberosum, in Botanische Zei- : ng, gan 1 35, pp. 544-53 — 36, pp. 561-76 — 37, pp. 577-88. . OC) TRELEASE EW, A cd of North. ege Gates in Memoirs sr Danei See of natural History, vol. IV. p. 78-79. al ©) Pen LB. ci pia sa i la fleur, pe m E n ME : Ze ee - Géraniacėes, in i oire des planti ES Lë | limiti molto ristretti, è e fluenzato dagli agenti esterni, offre quindi tra’ caratteri, che innanzi ho. : ehiamato biologici, quello di maggior momento. Il RAUNKJAER (3) diceva: > FERA W. ` Beiträge. zur TPAR Anatomie der Gerenincen, der S i ; ceerne, dà tav. I, in Botanisk Tidsshr krift XVI, ei dd Br 125-1 ` od CEET primo d origine, tanto più ste sarà. o recente. Uno e è, a dir vero, il tipo ‘fondamentale, cioè il monopodico, ma presenta tra le sue due forme più estreme — il dicasio o cima bipara ed il simpodio o cima unipara — tali passaggi graduali, che la seriazione loro non riesce affatto difficile e con utilità anzi del tutto sistema- tica. La stirpe Pyrenaica è già modificazione del dicasio caratteristico D in Rotundifolia, il quale, mentre qui è ripetuto sempre sino agli ultimi fiori, in quella per aborto d'uno dei rami laterali passa ad un falso. simpodio: il dicasio definito, in quanto che i rami di secondo ordine portano direttamente i fiori senza successive ramificazioni, si osserva è proprio in Pratensia, e ne è modificazione quello della stirpe Nodosa: | il simpodio a cima unipara elicoide spetta a Mollia e Phaea. Ora, se a tutto cio si aggiungesse la ricerca della struttura anatomica . degli internodii e delle foglie e dei peduncoli (1), noi avremmo così ‘tracciato completo il quadro del come debba procedersi a stabilire le ` S -affinità tra le stirpi ed i capostipiti delle stirpi medesime pel genere ` Geranium, comprese nello studio della mob oge esterna ed interna delle singole specie. i Delle tre parti costituenti il seme dei Geranii — tegumento, endo- sperma, embrione — la più variabile nella struttura, sebbene ancoin il tegumento: questo, essendo poco o nulla in- ` « ee, qui dans le spermoderme a le plus d'importance systématiqu 7 mAN von ZR X H dello, XIV, HI. Heft. ; - CLI KJAER C., Froskallens SE og Dee “ die ia » L'organisation et. T'histoi ire d du 3 dell la | Seli memoria a ne l fase, _ desimo. giornale, es 36. - c'est A des couches SE sumo eH quos et prom Se w ; sultant de là, ainsi que la forme et la manière d'épaississement dans © 2 les différentes couches; ces caractères sont souvent très compliqués et on a raison de supposer, qu'ils ne sont que très-peu influencés par les circostances extérieures ». In fatti, anche grossolanamente considerati, i semi dei Geranii si di- vidono in due opposte categorie: quelli lisci, e quelli reticolato-foveo- lati o reticolato-alveolati (!). Categorie ehe trovano nella istiologia la vera ragione di essere. Per essere sempre breve, dirò che, dei diversi strati onde è costituito | tegumento, i tre interni non hanno alcun valore tassonomico; e dei tre esterni è pur solo il secondo quello su cui fa uopo portare la mag- | giore attenzione. L'epidermide, che è il primo ed è costituito da un ` : solo strato di cellule, non presenta se non nelle membrane cellulari ` una punteggiatura, sottilissima per alcune specie e la quale di mano in mano in altre diviene areolatura, e nelle pareti degli ispessimenti a coroncina o moniliformi, molto visibili per G. Endressi Gay, nemorosum : Ten., asphodeloides Burm., bohemicum Linni., pratense Linn., rivulare ` il rotundifolium Linn., — meno chiari e più radi per G. san- dn, ionem eier RR columbinum LES — nulli SE ) sr ed è RE da un tessuto a ter formato da cellule ngate radialmente, pentagonali od esagone, a pareti inspessite . a ep angustissimo e terminato all'alto da un canalicolo, che mette capo nella linea lucida: vi si trovano cristalli d'ossalato caleico. radatamente, i quasi sempre una sostanza brunastra. Bo L'architettura vera del tegumento seminale ifelde dal secondo x strato, che è un parenchima, in quanto à numero ed a forma. di cellule ` costituenti. Una serie di cellule e si ha in G. molle, ERA E Tonr GR. Rioni da TUS istologia del tegumento sem seminale e cai dei carat: ne nella na dei Geranii Seiren? bo d 20-30 mm. per quelli sottilmente reticolati, in DICTYOSPERMA poi . che si servi dell architettura esterna dei semi a delimitare ora aleune AR S nd NOM Za d ERC « : $ TATS SCH divisioni ed ora molte sottodivisioni. E ben vero che già il Koch, in ` Columbinum, e poi Willkomm et Lange, scersero le specie a «semina - | per base dando ad « Unguiculata semina tenuissime punctulata, Su- bacaulia et Tuberosa semina tenuissime lineato-punetata, Robertiana bene da sè insieme, la qata e parte della sesta in un secondo gruppo ` A ACHILLE YÉRRÁDUIANO.- : | pyrenaicum, villosum, Pain e due appena in corrispondenza del rafe; qui i semi sono lisci. — Ma in altre specie, a punti simmetrici ed equidistanti fra loro, il parenchima ne risulta da due o più serie addensate — a glomeruli, come pei G. asphodeloides, nemorosum, Endressi, sylvati- ` cum, pratense, nodosum, strialum, bohemicum, ed ecco i semi reti- colato-foveolati; i quali poi diventano nei G. rotundifolium, e dissectum reticolato-alveolati, perchè di cellule in ogni rilievo-ve n° ha due più grosse, seguite da altre gradatamente più piccole. — Intesa così e tale essendo la causa delle: due categorie, chiamerò con termine collettivo DICTYOSPERMA quella a semi reticolato-alveolati o foveolati, al- l’altra con tegumento liscio — ovvero in cui il collenchima non forma glomeruli visibili, per quanto spesso qui e là si differenzii inducendo — 2 nell’ epidermide leggere striature ad ondeggiamenti foveoliformi — darò ` — il nome di LEIOSPERMA. Le quali a mio modo di vedere sono unità sistematiche e filogenetiche di ordine equivalente, in quanto che danno luogo a serie di forme fondate su caratteri differenziali di egual | valore: così, mentre le stirpi in LEIOSPERMA muovono dal variare . delle areole da 10-15 mm. siccome pei semi descritti punteggiati, o d dal rapporto fra le maglie della rete e le fossicelle incluse, cioè fra areole primarie e secondarie, che sono variamente distinte e possono 0 non correre persino sulle pieghe delle reticolature. Fu primo il Boissier, in mezzo a tutto quell’ ondeggiare di nomi pro- : posti ad esprimere sezioni senza netti confini e senza caratteri sicuri, — globosa » da quelle à « semina favoso-punctata »; ma fu egli a porvela ` semina laevia, Batrachia semina + tenuissime lineato-punetulata zb + areolata v. favosa, Columbina semina + laevia + + favosa ». Però si scorge non difficilmente, come la seconda terza e parte della quinta stieno parte della quinta ed il resto dell’ ultima in un terzo; poca esattezza ingenerata dall’indole stessa della sua classificazione basata sui rizomi. Recentemente il TrELEASE le specie americane divideva in « a pe- rennial from a stout caudex.... seeds reticulate-ridged, — Ê annual ` or biennal, seeds smooth reticulate or pitted »; e per quest’ ultima sola stabiliva « a: seed reticulate or pitted, G. carolinianum seed very low- ridged except in the variety, G. dissectum seed deeply pitted, G. ro- tundifolium seed reticulate-ridged, — b: seed neither pitted nor con- . spicouosly reticulate, G. pusillum, molle, Robertianum (1) ». Ma chi veramente ne ha tenuto massimo conto, quello a dir vero il . quale anch'io vi attribuisco, è stato il De Toni; la classificazione quindi da lui proposta, in base anche ai caratteri carpologici, non poteva essere che la piü razionale di quante finora vennero alla luce. Egli distinse ire categorie di semi: L. semi con areole larghe fino a 12 mm. — semi punteggiati, — II. semi con areole larghe 20-35 mm. regolari o quasi =. semi leggermente reticolati — III. semi con areole larghe, almeno in una direzione, 40 mm. = semi reticolati o sottilmente foveolati. Io fondo la seconda con la prima e stabilisco LEIOSPERMA, ne tolgo però G. nodosum ed aconitifolium i quali entrano in DICEYOSFERHA, | corrispondente presso che interamente ajla terza. i Lo stesso De Toni, in parte dalla larghezza di queste nale in | parte dall’ architettura capsulare e dalla lunghezza delle codette, trasse ` nuovi dati a circoscrivere le specie (2). — Però al solerte autore do- vette mancare un grande materiale di confronto per meglio approfondire il concetto differenziale specifico, la cui incertezza é talvolta l'errore | di diagnosi è palese nel suo accurato lavoro. Io non so dargliene colpa, ` convinto delle difficoltà eui vada incontro chi coscienziosamente si occupi di studii di sistematica intesa nel suo vero senso; e traggo da ciò motivo per ringraziarlo di quella molta parte di buono, onde qui — grandemente mi sono giovato. (!) TRELEASE; Op. ot, p. 73. e p» Tont; op. cit. , pp. 18-21. 15. Malpighia, E E ei i * * Il frutto presenta due caratteri di non lieve momento, per quanto |. di secondo ordine rispetto a quello sinora esaminato: l' uno è anatomo- . rispettivo incavo alla base del condotto placentifero, e si avvolgano | fisiologico e sta nella codetta, l'altro è morfo-biologico. Brevemente si, ma dirò prima d'ambedue, per diffondermi poi di più su quanto osservai nelle specie, onde tenni parola nella prima parte della presente nota. Il frutto è costituito da una capsula con cinque mericarpii, ovali o: bislunghi o tondi al basso, quivi liberi fra loro e racchiudenti un seme solo, prolungati poi ciascuno in un’ appendice, la cui stretta connessione tra sè stesse e con lo stilo fa assumere forma di rostro. Il rostro, in sezione MR trasversale, presenta cinque logge vuote e quasi triangolari intorno ad un condotto centrale a lume pentagonale: questo è la cavità della co- — lonna stilare ovvero placentifera, profondamente all’ esterno cinqueco- “stata, e quelle sono costituite dalle codette appiattite ricoprenti i seni ps fra costola e costola. a. Si dice da tutti, ed à in gran parte vero, che alla maturità le sin- 3 ‘gole caselle o mericarpii si stacchino dalla rispettiva placenta e dal | | più o meno sulla propria coda, la quale diviene libera e si ripiega va- ` 3 riamente verso l'alto e resta attaccata per l'apice sotto lo stimma. ` E . Ciò si riscontra almeno per quasi tutte le specie del tipo DIOTYO- E | SPERMA dove i mericarpi pelosi persistono sul rispettivo prolunga- : mento, e dalla parte ventrale, aprendosi con maggiore o minore con- 2 “trazione, lasciano cadere il seme imprimendogli un vario impulso. Nel tipo LETOSPERMA invece le caselle, se rugose, lievemente si | sollevano ripiegandosi sulla base della codetta, contro cui si dispongono prima orizzontalmente e poi se ne staccano per cadere a terra con entro il seme; ja rugosità loro quindi nella disseminazione tiene luogo . della forma caratteristica ai semi dell'altro tipo e dello scatto, con cui vengono lanciati e conficcati nel terreno. Ma se sono pelose, 0 sì staccano del pari completamente e cadono come nel G. pyrenaicum Linn. ed allora la forma e la peluria agiscono da mezzi protettori e disseminatori; ES pur rimanendo aderenti alla codetta, è con ess Ce appunto che — incluso il seme — si staccano dalla colonna stilare ü 2 | placentifera, siccome in G. reflexum Linn. e specie di stirpi affini. In i queste ultime la codetta spesso si contorce su sè stessa à spirale, e le | caselle hanno una fossetta o più pliche all'apice, di forma oblunga: così in Erodium, a cui quindi morfologicamente per tale carattere si ac- costano. Il meccanismo di questo contorcersi e di questo aprirsi delle valve del meriearpio, ma non il disarticolarsi completo dall’ appendice, fu da parecchi studiato. LECLERC DU SABLON non si occupò che di Ge- T anii dietiospermi (1), lo ZimmERMANN dei G. sanguineum e striatum (2), di G. sanguineum ed affini l'HiLpeBRAND (3), per quanto in lavori E indole affatto generale: e la letteratura è ben ricca intorno ee ‘signorina rura (6), di eui non ho et: se non quanto ne viene ri- ferito nel « Botanisches Centralblatt », e lo studio del De Toni (7). È Ora è chiaro, che ai due modi di comportarsi dei mericarpii con le — . I" 7 ZIMMERMANN A., Ueber mechanische Be zur Verbreitung der der EEA SC Se Dosen Lë Die Sch lle und deren im anatomischen Bau be- | gründeter Mechanismus, in gos s Jalirbssben IX, pp. 205-270 et tab. e niaceas, k 7 A EICHHOLZ G., Heal anie a dee über den Mechanismus einiger für val: o und Früchten dienender tee LE gsheim's ice, XVI. - Ces STEINBRINCK C., Unt chungen über das Aufspringen einiger trockener Pericarpien, in Bot dro Zeitu ung, XXXVI, 36-39, mit Taf. XIII. 0 OLBERS A., Ueber den Bau der SS MA in Botaniska zer i Stockholm, Sitz. 19. Nov. 1 188 Bo tanisches eegent VI. Bd, XXI ao. P as ust's Botanischer Jahresberich X . 685. LI € veda | ACHILLE TERRACCIANO cassule debbano corrispondere due diversi tipi di struttura. In generale è uno ed assai grosso il fascio fibro-vascolare, il quale percorre in tutta la sua lunghezza, od incluso nel resto del parenchima od alquanto sol- levato a mò di carena, la codetta: tali fibre legnose hanno pareti in- spessite assai più nella parte interna, e, più grandi perciò essendo nella metà interna rispetto all’ esterna, imprimono alla codetta quel regolare movimento di ripiegarsi su se stessa dal basso in alto. Tale fascio, poco prima del mericarpio, si divide in due, i quali percorrono l’orlo destro e sinistro delle commissure del mericarpio stesso, sfioccandosi e con- tinuandosi con i due strati fibrosi della parte interna della casella. Di questi due strati l'esterno è di fibre verticali e l'interno di oriz- zontali. Così, staccata la cassula dal suo vano éntro la colonna pla- centifera, si ha una contrazione dal basso in alto per causa dei fasci laterali, ed un’ altra tangenziale per gli strati fibrosi; la faccia ventrale perciò si apre e lascia uscire come di scatto il seme. In generale, gruppo DICTYOSPERMA — In LEIOSPERMA, sieno glabre e rugose o pelose le caselle, il grosso fascio della coda proprio sul relativo mericarpio | si affievolisce in fibrille sottili, scendendo appena lungo i due margini ` ventrali delle valve, ed appena verso l'alto confondendosi con gli strati interni di esse; ed allora la casella, slontanatasi dalla propria nicchia, si dispone orizzontalmente dapprima contro il rostro, e poi per lace- razione delle fibre se ne stacca e cade. Ovvero, pure penetrando nello Strato interno del meriearpio, vi scende intero e vi si diffonde supe- . riormente in modo da tenerla sempre seco. E ciò, quando non si schle- renchimifichi proprio al punto di sfioccamento, perchè allora senz'altro ` moto se ne dilacera variamente. In tali casi l’ apertura delle valve ` ` della cassula non può avverarsi se non per dissoluzione di tessuto, e ; quindi i semi vi restano gran tempo'inelusi, o ne escono senza aleuno scatto. * i o an > : px . : e T ERN T | dimit Questo fatto di così grande importanza tassonomica non fu mai tenuto ` da conto nei caratteri differenziali, se non qui e là ed anco di straforo | | per poche specie. Intanto risulta dalla mia breve esposizione, che, . mentre desso convalida sempre piü i due tipi già esposti, offre. di che S E scernerli in gruppi di ordine de insieme col seguente E Ta Y :5 .. uno solo viene fecondato e segue per tale modo il suo accrescimento (2). ; EO Paver J. B., Traité d'Organogénie comparée de la fleur, p. 98, t SPECIE RARE O CRITICHE DI GERANII ITALIANI 229% carattere. Poichè la forma stessa delle cassule e la struttura vogliono. ` considerazione maggiore. * * * Tale architettura fu tenuta in certo conto dal Kocu, molto dal BorssiER, ed assai più dal De Towr, il quale, come già dissi, suddivise pure le sue tre sezioni di Geranii in specie a cassule « glabre e rugose, — pelose e non rugose, — pelose e rugose ». A mio modo di vedere, dessa si collega con espressioni affatto bia logiche, pei rapporti vicendevoli tra’ diversi verticilli fiorali e le foglie carpellari prima e dopo la impollinazione, e tra queste ultime mede- * sime nel passaggio dallo stato di ovario eon ovoli e quello di cassula i con seme. — Qui non è il caso di parlare della diplostemonia propu- gnata dal Franck e della obdiplostemonia sostenuta dal Payer (!) per l'origine degli stami; nè dell’ ovario dirò più oltre, quando perfetta- mente concordano con le mie le osservazioni del PAYER stesso. “È risaputo che dei due ovoli, ascendenti e sospesi in ogni loggia, Ora, quale che sia il volume di ambedue prima e dell'altro di poi, le pareti dei carpelli nè si distendono dal basso in alto o viceversa e Fe FRANK A. B. Ueber die Entwichelung einiger Blüthen, mit wonder Eeer der Theorie der Interponirung, in Pringsheim's Jahrbücher, «m b tee A. W., Blüthendiagramme, Il, p. 292. HorwEISTER W., Ueber den Bau des Pistills der vien pee in Flora, ; SE p. 401. s CH RAUNKJAER, op, cit, a p. SS seriy e Des deux ovules anat ropes, qui se scent daus chaque loge de Tone, l'un reste un peu superposé à l'autre, de sorte que le funieule de l'ovule supérieur couvre le mieropyle de l'infórieur; le tissu conducteur débouchant médiatement en face du mieropyle de l'ovule supérieure, voire méme se con- ` ` - tinnant sur le funicule par de no ombreuses papilles, ce n'est d'ordinaire que. pa ide supérieur qui est fécondé, ‘inférieur | ne recevant que rarement le tube ue; | ne se x etie qu "une iine dans. : qi logs à de l'ovaire » SS ^ ACHILLE TERRACCIANO X ^. né sui fianchi « e dorsalmente, se non dopo avvenuta la fecondazione: tra i gonfiarsi quindi di un ovolo e l'inflaccidirsi dell’ altro, tra lo svi- luppo precoce delle cassule sotto la pressione del rostro, che cresce assai tardamente e la varia posizione degli stami rispetto agli ele- menti del gineceo, si determinano delle modificazioni morfologiche di À tal valore, che fa uopo considerarle nelle stirpi tra’ caratteri differenziali 5 quelle di prima importanza. Essendo per tale modo nei Geranium la | forma peculiare dei frutti il prodotto biologico di siffatte condizioni, che - in una serie di specie e di individui deve poi categoricamente riscon- trarsi, è chiaro che dessa implichi, siecome necessaria conseguenza, un certo insieme di caratteri differenziali, bastevole a stabilire delle sezioni ed in queste le sottosezioni, e tra le varie sottosezioni a costituire le stirpi e le specie. Così i tipi fondamentali di eassule costituenti in LEIOSPERMA e DICTYOSPERMA le sezioni, sono: Rysocarpa se a valve rugose, Leiocarpa se lisce, che alla loro volta m NA le profonde modificazioni su cui sono basate le specie. SE In quanto alla biologia delle cassule della sèzione Rysocarpa io ho ; studiata, e trascrivo, quella del G. molle Linn., pur promettendo di occuparmi e deserivere la cosa negli altri (1). Intanto i filamenti degli stami sono obovato-slargati alla base, embriciati- e quindi in doppio verticillo: mentre stanno nel boccio, ade- riscono fra loro fittamente fino all'apice, ed appena si slargano qui quando le antere ingrossano e si colorano in violetto. Lo stilo, che era rimasto sino allora piecolissimo ed incluso, al maturare delle antere si allunga e le cinque divisioni stimmatiehe dispone in modo, che ognuna cor- risponda ad una antera ed un'altra ve ne sia ira r una e l'altra. | = Osservate in questo stadio — che è termine fisso e di facile consta- s tazione. — si hanno i i MAE eretti ed i ‘petali ripiegati sulle unghie loro, = P 0 MùLLER H., Die Befruchtung der Blumen durch Insekten, pp. 160-167 Ze siccome è descritto il modo di impollinazione per un gran nume nii e figurato, si fa anche menzione dei rapporti i e del principio meccanico che collega i varii verticilli fiorali. De lla estesa bibliografia sulla ` eni della fecondazione in questo genere, vedi la Pech in: È RELEASE Wo op. cit., p: mE nota 3. s e> í SPECIE RARE O CRITICHE DI GERANII ITALIANI ; 231 erette anch’ esse e ehiudenti a cerchio i filamenti, ed i carpelli che risul- tano d’una parte superiore o stilo breve, fittamente peloso-ghiandoloso, d'una inferiore glabra, depresso-allargata, bulbilliforme, cinquesoleata longitudinalmente, e tra mezzo d'un breve cono, peloso di peli semplici (o raramente con qualcuno ghiandolare per ghiandole rotonde), a cinque facce con angoli smussati, e come strozzato inferiormente e più allun- gato di sopra. Avvenuta la fecondazione, gli stimmi si chiudono inclu- dendo o solo polline od un’antera tutta, nè sorpassano che appena i " sepali, i quali si sono anche chiusi a boccio, cioè coprendosi pei lati e toccando per Y apice lo stilo, a modo di vescichetta, e tengono la maggior parte delle volte inclusi entro di sè i petali bifidi aggrinziti. Intanto gli ovoli si sviluppano, e si distendono dal dentro in fuori le foglie carpellari a mò di corpi lenticolari, — crescendo rapidamente ed in- erespandosi nelle pareti, costrette come sono d'ogni lato dai filamenti e dai petali, e da sopra in sotto dalla base bulbiforme rappresentante il principio delle code. Sono ondulazioni dapprima, le quali diventano poi rughe, e sono minori in basso che all alto, — parallele dapprima fra loro, poi piegantisi dall'alto verso il basso ed in dentro, movendo dalla nervatura dorsale e contorcendosi ed anastomosandosi e dicotomizzan- "dosi con laltre od interrotte. Perciò, osservate al microscopio anco a deboli ingrandimenti, non presentano tracce di tessuto fibrovascolare: Wës sclerenchimatiche, variamente compresse ed avvicinate, ecco invece donde risultano. Designatesi così perfettamente le valve, i sepali si aprono superior- mente: lo stilo si allunga sotto l’ impulso della base stessa bulbiforme destinata a rappresentare ora il rostro, e cresce rapidamente divenendo il doppio o poco più o poco meno dei sepali, cilindrico, a cinque facce con angoli smussati, peloso di peli semplici e fra cui qualche ghiandoloso: i petali, arricciati, cadono: dei filamenti — già senza antere — i cinque esterni, opposti alla nervatura dorsale delle cassule, si allargano dal basso in alto verso l’ esterno, i cinque interni, disposti fra cassula e ` cassula, $i allargano anch’ essi ma un poco meno. V'ha dei casi in cui delle cinque foglie carpellari due o tre abortiscono, ed allora le restanti . diventano più turgide, meno rugose, ovali siccome in G. divaricatum ^ + ACHILLE TERRACCIANO Hrbg.; per anomalia si hanno frutti a 6 caselle (3 soltanto su un cen- | tinaio di piante osservate), e desse sono allora compresse, quasi cre- state sul dosso ed in una disposizione identica a quella dei giovani esem-‘ plari di un G. ptychocarpum Hochst! (1) o di G. mascatense Boiss. 1 Nel G. villosum Ten., ch'io ho potuto studiare sul vivo per esemplari portati al R. Orto botanico di Napoli dal Prof. PasquaLE,.le cose . procedono al modo medesimo: anche i petali, per quanto più grandi, re- | stano inclusi nei sepali, che sono del pari più lunghi che nel G. molle . -caratteristico già descritto. Le cassule quindi ha perfettamente simili all’ altro per forma e per dimensioni; ma le rughe sono alquanto più ; | sollevate e, mentre bruno è il colore delle valve, bianchicce e varia- . mente ondulato-erose piü che nello stesso G. molle Linn. dei luoghi. i arenosi. Però nel G. pollinense Nobis, le rughe sono affatto iden pn i a quelle del G. molle var. montanum. Tali modalità possono certamente — ` dar luogo, accentuandosi più o meno, ad un seguito di forme, onde più | caratteristica ed estrema è presso noi la var. arenarium nella forma. trivialis del G. molle Linn. così comune a Fiumicino e Porto d’Anzio ` e quindi inducono il bisogno di scindere la sezione in due. Eurysoidea si ha quando le rughe od oblique o ripiegate od inter- - d rotte od anastomosantesi fra loro-non sorpassano in altezza la sech ` ` dorsale, la quale quindi ne è come il punto di partenza ed è la m gior parte continua nella sua lunghezza; tipicamente abbraccia la stirpe Mollia con G. molle Linn., villosum Ten., brutium Nobis. . Se mi occupassi di tutti i Geranii dovrei pur dire qui del G. dwa- — | ricatum Ehrbg., a cassule pelose, ovali o quasi, più o meno convesse i nel dosso, che verso l'alto presentano la carena caratteristica, e tre. . _0 quattro rughe lasse trasversali: ma mi: limito a notare che desso, d . mon troppo antica origine e d' una distribuzione geografica molto limi- - tata, ha caratteri onde ben si collega alla stirpe del G. sibiricum Linn.. | spettante ai Leiocarpa, mentre tra Sibirica e Mollia segna il punto di mezzo o. di congiunzione. E Si della ap del Ka Robertin EEES SOA Somme, E PI. t. Agon, n. 2490 he ex Bob Casati» Ké SPECIE RARE O CRITICHE DI GERANII ITALIANI 295 e macrorrhizum e lucidum Linn. insieme con G. glaberrimum Boiss. et Heldr!, anemonaefolium L'Herit., cataractarum Coss., quando non avessi già in mente d’occurparmene in altro lavoro: poichè tali speció,- sieno o non una o più stirpi, ovvero spettino a questa piuttosto che a quella sottosezione, sono un quid con certa autonomia e regolarità di caratteri morfologici ed anatomici, sui quali è uopo portare più attento esame (1). Lophoidea poi quando le rughe si sollevano di mano in mano sui fianchi della cassula ed in alto sino a diventare creste, variamente rilevate almeno sul dosso, dove la carena segue simili ondulazioni. Si ha quindi una stirpe Favosa con G. mascatense Boiss., pty- chocarpum Hochst., trilophum Boiss. (2), in cui la var. sublevis Oliv. (3) del G. mascatense Boiss., è certamente — per le stesse fasi biologiche della specie tipica (4) — il termine di passaggio con Euryssoidea; mentre la forma G. omphalodeum Lge, messo dall’ Ursan tra’ sinonimi di G. trilophum Boiss. la collega all'altra stirpe Cristata, che com- . prende il G. albanum M. B. (= G. cristatum Stev.). | La biologia delle cassule in Leiocarpa ne differisce notevolmente, CLP — (©) Detpino F., Ulteriori osservazioni sulla agonia nel regno vegetale, ey parte II, fasc. 2, p. 105. -Dopo descritti i petali e la disposizione dei nettarii fra questi, nei G. anemonae- folium, lucidum, Robertianum dice: « dovrebbero essere riuniti in un gruppo particolare, geren o che a tale carattere dicogamico sono subordinati e legati altri caratteri »; cd assai giustamen OC URBAN J., -Ueber Zwei d oan Arten, in Jahrbuch des Königlichen botanischen Gartens und des botanischen Museums zu Berlin, II, pp. 234-241, p ex SEE Mittheilungen über Pflanzen des Berliner botan. Gartens id — Museums, I. n Pe BUSER È op. cit., pp. 143-144. BorssieR E., op. cit., 870 ed 882-883. Intorno al G. pt ychospermum Hochst! dell’ Erbario Cesati, l'esemplare dello | stesso descrittore è di « Auf licht mit Gebüsch bewachsenen Bergen 5500, Dee Ke beobachtet von 3000'-11000' ohne Habitus-Veründerungen, 4 sept. eus 185 eil et, 4 | dug EN h trop. afr. L ap EE le cassule sono rugose, pei le rughe ingrossano pur ee eg dazione: i petali a poco a poco cadono, mentre i sepali restano nella loro 234 AGHILLE TERRACCIANO ed anzi presenta due modificazioni: Euleioidea a cassule intera- mente lisce, ovali-allungate od ovali, pelose di peli o semplici o ghian- dolari, ovvero degli uni e degli altri insieme, — Ptychoidea a eassule ovali-allungate , pelose, con due o tre pliche concentriche al- l apice. Io ho studiato in Euleioidea, spettante à LEIOSPERMA il G. ` pusillum Linn. dei dintorni di Rovigo, e spettante a DICTYOSPERMA . il G. rotundifolium Linn. dei pressi di Roma. In ambedue lé cose procedono al modo stesso: sepali aperti, petali prestamente caduchi, ` d filamenti degli stami slargati all apice e subito divaricati alla base. : Pel G. rotundifolium Linn., sibbene nella prima parte di questa me- moria non ne abbia tenuto parola, pure descriverò le cose più minuta- ` mente, siccome quello di cui ho potuto avere un numero grandis- simo di esemplari. Qui, appena dunque comparsi i petali in seguito allo sbocciamento, i sepali lanceolato-mucronati, 3 nervi, diventano di- varicato-patenti; — i filamenti degli stami, lanceolato-lesiniformi, sono eretti ed alquanto lassi fra loro, e mentre i cinque ad antere mature con lieve arco aderiscono alle divisioni stimmatiche, i cinque ad antere - immature si tengono più bassi; i carpelli presentano due regioni ben distinte, l'una superiore allungata e terminata dagli stimmi, dapprima a fascetto e poi divaricati, l'altra inferiore obovata, la quale nel basso ha cinque lievi solchi fra cinque mammelloni. Intanto avviene la fecon- posizione immutati; i filamenti si slargano, e la parte carpellare bassa, che già si era differenziata in due per restringimento circolare verso il . terzo superiore ed assunta in giù la forma ellissoide per corpi lenticolari — depressi, coperti di peli per lo più semplici, e verso l'alto la forma pen- - tagonale, ad angoli smussati, con peli ghiandolari identici a quelli dei ` ` peduncoli e dei pedicelli, si sviluppa lentamente, distendendosi all'infuori sotto una pressione dall'alto in basso esercitata dalle code carpellari E in cassule ovali-carenate, arrotondate all’ apice, ellissoidi al basso. L sviluppo delle eode carpellari i in lunghezza è tardo, ma avvenuta la fe- ` eondazione procede assai rapido; e gli è quando il frutto è così completo che i pedicelli, arcuati dapprima all apice sotto il fiore, si ripiegano ad x SPECIE RARE O CRITICHE DI GERANH ITALIANI 235 angolo acuto sul peduncolo alla loro inserzione e fanno all'alto un angolo quasi retto col frutto stesso. Il quale resta il più delle volte perpendi- colare al terreno,-sicchè, quando le saselle si ripiegano sulle codette inarcandosi in su, presen Ano verso il terreno l'apertura ventrale donde esce il seme. Di Ptychoidea, tipici sono i G. phaeum e reflexum Linn. In am- bedue i filamenti sono quasi eguali allo stilo mentre il fiore è nel pieno della sua fioritura, e finchè stimmi ed antere restano immaturi; ed, es- sendo slargato-lanceolati alla base, peloso-cigliati, avvicinati si tra loro da apparire monadelfi, racchiudono l'ovario strettamente nella sua lunghezza e vi si abbassano poi di sopra.quasi a comprimerlo, e si sol- levano indi un pezzetto per slargarsene verso l'apice sotto le antere. E appunto da questo tratto in su, ehe in essi si avverano i movi- menti così bene descritti ed anco figurati dal signor ERRERA (!). I car- pelli adunque, costretti da tutti i lati, tendono a crescere verso l’alto, dove però si ripiegano più volte sopra sè stessi per effetto della rigi- dezza presentata dalla colonna stilare e dagli stami stessi: gli ovoli . intanto vengono fecondati e si sviluppano, assumendo anche essi forma z ellissoidea; e le code rapidamente si allungano, ed i filamenti subiscono un ultimo movimento generale, per cui si scostano dalle capsule quasi nteramente. Queste per alcun poco seguono a crescere dalla parte dor-. sale, ed è perciò che il numero delle pliche — già variabili a seconda $ del meccanismo che sopra riferii — non di rado può diminuire, dando a quella inferiore l'aspetto d' una ruga, che tavolta variamente si con- tinua lungo il resto della faccia carpellare più interna. l st G. cinereum Cav. ed argenteum Linn. presentano, se non così svi- - luppate, al certo manifeste delle pu raechiudenti all'apice una doppia S 0 ERRERA L., No tes sur la Teodat du « Gironi um plaeum » in Bulletin de la Société Boia de Botanique de Belgique XXIII, II partie pp. 15- 23. i L'autore cita altri lavori sull’ argojnonte, a cui si paso il DE; e nel- | medesimo Bulletin trovansi: d HrckeL E. Réponse à une note de M. Léo Errera au sujet e? la in io: ns le genre « Geranium | » pp. 38-39. : una risposta del mei een pp. 4043. ACHILLE TERRACCIANO fossetta — una per lato — in modo analogo al genere Erodium: ep- perciò costituiscono la stirpe Argentea, che va accanto alla Phaea ora deseritta. Altre specie, che abbiano caratteristicamente simili pliche. non ho esaminato: ma se alcune ne furono figurate, le stimo, siccome innanzi già dissi, errate: e l'errore proviene da che i saggi d’ erbario, su- bendo sempre delle compressioni, determinano nelle capsule dei rag- grinzimenti variabili. Le ondulazioni, che spesso mostransi in G. san- : guineum L., sono meramente accidentali, e cosi pel G. pyrenaicum S : E Linn.; anzi, quando delle cinque capsule costituenti un frutto, ve n' ha di due o più infeconde, sono queste variamente plicato-rugose, al eon- trario delle feconde che sono turgide e per di più glabrescenti. Dopo ciò, mentre i Ptychoidea restano ben definiti, in Euleioidea un carattere di non lieve momento ci viene presentato dai peli in quanto a forma ed ufficio, essendo la questione di. quantità cosa pu- ramente accidentale. Poichè a sviluppo completo alcune specie hanno ` peli semplici siccome in G. pyrenaicum Linn., pusillum Linn., deli- — catulum Ten, et Guss, etc., — altre peli ghiandolari più o meno egual- mente ripartiti su tutte le facce, ma frammisti qui di peli semplici eguali e più lunghi siccome in G. palustre Linn., asphodéloides Burm., tuberosum Linn., bohemicum Linn., dissectum Linn., ete., ovvero con un ciuffo di peli semplici lunghi argentei alla base come in G. san- guineum Liun., pratense Linn., aconitifolium L'Herit., sylvaticum, nodosum; striatum, columbinum, rotundifolium Linn., ete. I rapporti di forma e di struttura tra le cassule e questi peli costituiscono adunque un numero di stirpi naturalissime, poichè trovano valido appoggio. in quelle note dedotte dalla morfologià generale esterna della pianta, onde finora s' è parlato. . Così, per esempio, la stirpe Pratensia abbraccia G. aconitifolium ` L'Herit, sylvaticum e pratense Linn. (an huie G. tuberosum Linn D S mantenendomi sempre fra le specie italiane: — cassule barbate alla com- . missura inferiore, e nel resto, fra peli semplici lunghetti, con molti peli - ghiandolari cilindrici, divisi da 2-4 o più tramezzi trasversali, assotti- - gliati all'apice su eui s' impianta la ghiandola rotondo-depressa, semi - ^ SPECIE RARE 0 CRITICHE DI GERANIL ITALIANI = 237. ~ a tegumento reticolato-foveolato. Qui vanno: G. coeruleatum Schur ex Simonkai, maculatum Linn., affine Ledeb., alpestre Schur, liba- noticum Boiss. ed altri molti, compresi in una cerchia geografica assai ben delimitata. a La stirpe Palustria ha i G. palustre Linn., sibiricum Linn., aspho- deloides Burm., intorno a cui o come sottospecie o varietà si raccol- gono i G. collinum Steph., glandulosum Ledeb., longipes DC., ruthe- nicum Uechtr., Perremondi Shuttlew., bohemicum Linn., nemorosum Ten., hispidum Boiss., oreades Panc., Endressi Gay: — cassule con peli ghiandolari brevi, e di rado lunghetti, in quasi tutta la faccia Er: carpellare, talvolta riducentisi infinitamente a papille, e con peli senza ghiandole pluricellulari e non molto lunghi verso l'apice di esse, semi a tegumento reticolato-alveolato o come foveato. La stirpe Nodosa, con semi a tegumento finissimamente reticolato e cassule barbate alla base, pelose nel resto di peli semplici, lunghi o brevi, fra cui, massime all’ apice, peli ghiandolari più o meno ‘corti a ghiandole capitato-depresse, abbraccia tipicamente i G. nodo- sum e striatum Linn., con G. Freyeri Grisb., peloponnesiacum Boiss., ibericum Cav., trilobum Koch, ete. Nella stirpe Rotundifolia pongo G. rotundifolium e dissectum Linn. per capsule ovale-tondeggianti, barbate alla base, pelose di peli ghian- -dolari a ghiandola pedicellata in forma di coppa, e semi a tegumento reticolato-alveolato con maglie regolari. IG. sanguineum Linn. resta da sè, con le sue cassule ovale-rigonfie tondeggianti in su ed allungato-ottuse verso il basso, dove è un ciuffo di peli, tomentose di peli ghiandolari piccoli capitati o con ghiandole de- | presse su lieve peduncoletto, di peli semplici lunghissimi, radi, all'apice e seme a tegumento con reticolo finissimo. DOG columbinum Linn. è una di quelle specie degne di essere più attentamente studiata per caratteri aberranti: si può considerare quale ‘stirpe da sè, fra noi, mentre altri rappresentanti ha forse in Africa, - . donde al certo s'è diffuso nell’ Europa meridionale. - Ed affinchè ora più chiaro si mostri tutto l'organismo della ela | ficazione proposta, ne ripeterò schematicamente i nomi con i caratte che servirono ad identificarli. ` Geranium Linn. | LerosPERMA: semina keep, ga: capsulae rugosae, — Erysoidea; rugae parvae v. suturam, dorsalem altitud c haud superantes, Lophoidex: rugae in eristas elevatae, | Leiocarpa: | capsulae laeves, ` ; gv Euleioidea; e omnino laeves, pilosae, Ptychoidea ; P» | apice tantum plieatae. DICTYOSPERMA: semina retieulato-alveolata v. foveolata, — Leiocarpa: capsulae laeves, Euleioid. ea; omnino laeves, pilosae, È ly pilis simplicibus, | | Pa in tota capsularum vipsrtcis Sek 2. basi tantum longioribus unde eapsulae barbuta b, pilis simplieibus et glanduligeria,, l et 2. Roma R. Istituto Botanico, Luglio 1890. Ue ub. a T WEE È Se s d be EE EE Fate DETTI Fest. TRIFOLIUM ORNITHOPODIOIDES . | c2 2290: SUL VALORE SISTEMATICO pg, TRIFOLIUM ORNITHOPODIOIDES Smith (Trigonella ornithopodioides Dk CANDOLLE) STUDIO CRITICO DEL D." A. MALLADRA. (Continuaz..e fine, vedi fasc. IV) Non ho osservato le differenze che fra questi due generi possono presentare il Micropilo, il Chilario ed i Tubercoli gemini (apparato ilàre) i quali ultimi specialmente sono molto variamente- conformati | mella famiglia delle Papilionacee. Riassumendo tutti i caratteri differenziali fra i gen. Trifolium e Tri- . gonella che abbiamo veduto, ne troviamo quattro essenzialmente tri- - foglioidi appartenere alla nostra specie e sono: |. 1) Foglie ternato-palmate , 2.°) Carene acute, 3.°) Legume liscio non reticolato, 4.°) Cellule malpighiane piane. A questi caratteri possiamo aggiungere questi altri, non decisivi fra = i due generi più volte menzionati, ma più trifoglioidi che trigonelloidi : B 1.°) Stipole ovato-lanceolate, non dentate o laciniate alla base, + . . 97) Vessillo panduriforme , i | ` 3.9) Ali lineari con unghia più lunga del lembo ed auricola poco pronunciata , ù —- 42) Legumi poco sporgenti dal calice, E 5.°) Semi a radichetta poco proeminente. EF Concludendo: dinnanzi a tutti i caratteri soprammenzionati, credo - di poter essere ragionevolmente autorizzato ad abbandonare la deno- - minazione Trigonella ornithopodioides De Candolle. ^ per sostituirle quest'altra più antica e più conforme al vero Trifolium ornithopodioides Smith. ZS, Ze Kier Zeg CH CT ët too © EA ma v. E P PETTO Mes E crue T wi ep EET * AB Eie mE a E i » > n. Lo ECH E e RE CP Ne butt t kb * ri s » np P - < Y x Kin edi ag: dBA pee t, duet Vi 4 S dag p d $ Ee È EE d y $a ity ? G a k A. MALLADRA - II. Monografia del TRIFOLIUM ORNITHOPODIOIDES Sm. S Stirps ORNITHOPODA Mihi. « Calyeis tubus decemnervius inferne glaber, dentibus quatuor tubo subaequilongis vel eum superantibus, inferiore breviore, omnibus e basi lata, ciliata triangulo subulatis, trinerviis, in fruetu plus minusve arcuato-reflexis —— Corolla marcescens, vix calyce longior, vexillo panduriformi, tubo stamineo basi parce connato, alis carinam superantibus vexillo semper brevioribus —— Anterae subovatae — Legumen lineare, subeylindraeeum, rectum vel apice parum subincurvum, e calyce vix exertum suboetosper- mum, stylo persistenti terminato. Foliola obcordata —i- flores axillares, solitarii vel gemini, ` ` ternique (quaterni vel rarius numerosiores in var. & meliloteum) — AE rosei ». | i mc Hujus stirpis solum Trifolium ornithopodioides Sm., cum varietate 6- meliloteum Mihi. Trifolium ornithopodioides Smith. SMITH, Fl. Brit. I, p. 782. BERTOLONI. Fl. Tt. VIII p. 131 (eum bi- bliographia homonyma tantum ad Trifolia quantum ad. T'rigonellas E et ad vetustiores denominationes relata, excluso Trif. Molinerii Colla, | 3 quod ad Trif. nigrescens Viv. spectat, et exclusa Trigonella ornitho- | podioide Colla (Herb. ped. II, p. 104 n. 12) quae Trigonellae striatae L. pertinet). Trigonella ornithopodioides DC. i EE Fl. Fr. V, p. 550 et Serce in DO. Prodr. ll, p. 184 — Muret, Fl. Fr. I, p. 250 — Ces. Passer. GIB., Comp. Fl. Ital., p. 720 — is TRIFOLIUM ORNITHOPODIOIDES Tue l 241 4 n GILLET et Maone, Nouv. FI. Franç., p. 121 — Nyman, Consp. Fl. Eur. p. 171 — WixLkomm et Lance, Prod. Fl. Hisp. HI, p. 390 — Ar- CANGELI, Comp. Fl. It. p. 159 — Ronson. fil.. Icon. Fl. Germ. et Helv. XXII, p. 48 — Camus, Cat. Pl. de Fr. p. 63 — BarrANDIER, Fl. de l'Algerie, p. 221. E peur Trigonella uniflora Mun, MumBr, Cat. et Bull. Soc. bot. Fr. Vol. X, pag. 45 — Trigonella bereeden var. D- uniflora, BATTANDIER, 1. e. ; XN — Ray Joh. Syn. meth. Stirp. Brit. pag. 331 — Cusin et S AUSBEROUE, Herb. Fl. Fr. Vol. VI, pl. 1062 — Ronson. fil., Icon. tab. à .56 — Icon mea, iab. VIII, fig. 1, 2. « Floribus axillaribus sessilibus vel peduncolatis, solitariis vel ge- - minis rarius ternis, (vel in var. 8 quaternis) — calycis dentibus tubo vix brevioribus, (vel in var. E Jong ien, ‘omnibus inferne parce ci- liatis, e basi lata triangulo-subulatis —— Corolla marcescente calyce- : Cem Forte a panduriforme, E stamineo connato; ee: at latotis, ni tantum odiana: —-— Qaulibus coespitosis — Foliolis obeor- datis, margine dentieulatis, apice emarginatis, petioli longissimis — pulis ovato-lanceolatis, integerrimis ». ` Tota herba. inferne glabra, ramis tantum sursum parce pubescentibus vel ciliatis — Floret. Maj. Jun. Jul. - Var. B meliloteuim mihi « caule erecto, elatiori, ioiii oblongo-ovato- cuneatis -— ‘ee Se tubo ere longioribus - — alis pi S € DESCRIZIONE, Annuo. Radice fasiforme, semplice o LI erh - xe Caule semplice, oder: o, alt i di l*o > come una a macchi ia vorde ~ s - vami lise 3 SI ` 242 A. MALLADRA mente solcati, cilindrici, picchiettati di macchiette rossigne, salvo che all'apiee e nei giovani germogli, che spesso sono leggermente pube- scenti o villosi —— Foglie lungamente. picciuolate, col pieciuolo lungo eirea 7-8 volte la fogliolina —— Foglioline obeordate, oblunghe alquanto, dentellate superiormente con margine rossigno, coriaceo, penninervie. —— Stipole tutte conformi, connate in parte col picciolo, ovate, terminate in code triangolari allungate senza denti nè ciglia e con due o più nervature rossiccie. KR Infiorescenza. — Peduncoli cilindrici, talora nulli, più spesso corti, giammai superanti i due terzi del picciuolo, ovvero (var. B) lunghi quanto e più del pieeiuolo della foglia corrispondente. —— Fiori eretti, talora sessili, frequentemente più o meno pedicellati, solitarii ed appaiati od anche ternati e più numerosi (nella var. BL con brattee libere, squa- miformi, sublanceolate, biancastre. ‘Calice tuboloso-campanulato con tubo glabro, appena cigliato in alto. con dieci nervature, delle quali cinque giunte alle insenature inter- dentali si sdoppiano per raggiungere le dentali —— denti cinque trian- — golari allungati, acuminati, con margini membranacei talora cigliati; quattro subeguali al tubo e l'inferiore più breve, diritti tutti in fiore, subareuati in frutto. La superficie esterna del calice è munita di ab- bondanti peli glandulosi, microscopici, pluricellulari, in forma di clava allungata, eon pedicello breve, unicellulare. Corolla a fioritura completa sporgente un terzo circa dal calice, rosea, marcescente. Vessillo panduriforme, saldato per breve tratto col canal staminale coll’ unghia poco più breve del lembo che è rosicchiato al- l'apice, piegato per i Ali più brevi del vessillo con unghie lunghissime e lembo oblungo-lineare, arrotondato all'apice od acuto. (var. 8), e con anricola poco pronunciata - Carena più breve delle ali, con lembo a bistorì convesso, senza auricola, acuta all’ apice. “Stami con filamenti spesso alternativamente dilatati all'apice, falena il mediano solo appare tale), antere ovato-ellittiche. Ovario oblungo-lineare, pubescente massime all'apiee per peli loghi biancastri, non denticolati, con 8-10 ovoli, terminato bruscamente da uno stilo egualmente lungo, laterale (dorsale), ricurvo in alto ed un- . cinato all'apice eon stimma appiattito. | rato maturo induviato dal See non Saba arius spor- gente da esso per circa un terzo della sua lunghezza, cilindroide od x alquanto compresso ai lati, peloso per peli bianchi, campeggianti sul fondo bruno delle due valve cartilaginee, arrotondato all’ apice e ter- x ‘minato bruscamente in basso dallo stilo persistente; deiscente lungo la sutura- ventrale —— semi otto, raramente dieci, subovoidi; se im- maturi giallo-ocracei e leg germente zigrinati; a maturanza poi con zi- I$ grinature ancor meno evidenti, bruni e sereziati di rossiccio, ovvero (var. B) affatto rossigni. — Radiehetta poco proeminente. VARIETÀ. "Una. daret ohi io denominerei ineliloteum è molto più llungata, ` j on internodii distanti, e rami fistolosi con aspetto di un Ju | Essa differisce dal tipo per i seguenti caratteri: 14) Caule semplice o ramoso, eretto ascendente, alto fino a 40 em. e più, colle foglie molto distanti l'una dall altra. M) Foglioline oblungo-obovato-cuneate, smarginate o no apice Bc amente dentellate fin quasi alla base. ; E £k E | Infiorescenza con peduneoli sempre allungati. 2 | Calice con denti (compreso l' inferiore più breve degli altri) non più brevi. del tubo, generalmente più lunghi. deeg con ali acute Sir elilotus. Località Natura del terreno In Lucania presso Castelgrande — Pietra Palumba . pascoli montani . . . . . . Dintorni di Roma . 2 KT EE ISEE E Pi lo LG RR I FRANCIA. E o Località NE Natura del terreno Sali S. Hilaire de Riez — (Yana E ox LEM V gg a E ER EU Angers TAM € an adde e ax MEME. . . ol. as . S Sables d' Olaide. . 16S dor ile BRERA NC E E er Meg Ae dEle(Vande) . . . . ... . . 2. . . pretore SIM tan — Hofault, 52. 7.6.2 v5 uU ET 2 C cde villcatibo incolto EN Bosdentpelher ^... (EE SEENEN Nope EW : ie b Forsat, , Paimbeuf ^ GE C. E M LM VE »"9*wvvy Herb. x EE I De-Cand. (/lore) ia. ^ z c +2 e Grenier - "ssIOg[ QH ep arem ` PP men "sstog Kë ? vom SUB] 39 CINA SE ep op vp 0,09924 q9.AX Je'ssog[ 'q19H sajo AA ep oyeg ep ounen * D 2: "Sue'] 9 “INA "pos I euog 'ssogp ‘QIAH |" esuvr vp ou = Ep ojoooeg TOMM ep oe ((vmajo]rjovi) sipumgqus sreoqioq ut "iei Üsueropna ‘sypnour stoop U] j ^ ` puun r]oosud wvi() (poig id anti bo ss qe efl too pum Dai DEE EE aov ( its maus 19p PJn]EN i guea ` UEIHOGDOIY (t 00LD smosed ur ` 0u9439} ap VINEN REEL (uana) vaut) 0u9419] |9p VINEN ; NEU. o BEI CU x "O'I'IY 4 OOIL uod o sioye[d Nb 0u9449] [I vanen ‘YMOYAS j n TEER E pa 0u8440] |9p vJnjeN.- eege (onos) IO: Località . Nelle tre eck De |’ Alger EE E de Uran E T Djebel-Dréat . 2 AMI D CEU IM scd jn (Isola Sylt) . did Isola Cristiansóe (M. Baltico) . Eu . Località Ayr (Scozia) . . SUUS Y idis a » (rara) ` mig. Malvern. ei ena n » . E £ Fionde cana POPE n Oxfordshire e Essex ^; . . . . di a x: fra Dimehurch e NN -Romney ; . Mushold (Norwich) ` ` ALGERIA (segue). SE > Natura del terreno DUANE, EEN S a en Rhe ai | GERMANIA. ma j ki Natura del terreno solto e Uo so ae A ER TE SE Oederius ANN qo I CURRERE Sia Hornemann. INGHILTERRA e SCOZIA. ERAAN N : i - Natura del terreno Raccolto da b Y uere d i nO cn a E E e |». Brown ` ` di tu E A : EE W. dre Do. ea BA. H . . D . DH E ET] Smith - OVES fra le Jada” "e Curt . Mia AIAR Kate sabbiosi al mare . Ray ` SE IAS SE Piiehford ( WU. Qu EE ES Mamby . - Bull. Soc. bot. fro Battandior Z xs zd, du $ Citato da Reichembaeh i EI aos Y, XIV. p. 278 . Fraser A ge x oppe gr TRIFOLIUM L ORNITROPODIOIES ta 2v M Sembra dalle suddette località che il gees ornithopodioides Sm., si trovi solo fino ad una certa distanza dal mare sui grandi littorali atlantico e mediterraneo. Manca nei grandi centri terrestri come Germania settentr. e mer., Austria, Svizzera, Russia, Ungheria. Francia orient., e Italia superiore. È È abbastanza raro, preferisce i luoghi erbosi e subumidi, forse salati, ma viene anche in luoghi sterili, ghiaiosi e nelle lande. Torino, R. Istituto botanico, 1^ luglio 1890. Dott. ALESSANDRO MALLADRA Prof. nel Liceo-ginnasio Rosmini di Domodossola. BIBLIOGRAFIA ALLioNr, Flora Pedemontana. Torino, 1785. AmcANGELL Compendio della Flora Italiana. Pisa, 1882, pag. 159. BaBiNGTON, Manual of British Botany. London, 4. ed. 1856, pag. 78 BATTANDIER, Flore de l'Algérie. Alger, 1888, pag. 221. BertoLonI, Flora Italica. Bologna, 1842, vol. 8.°, pag. 131. Borsster E., Flora Orientalis, Genevae, 1879, vol. Il, p. 64. 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Upsala Universitets, Arsskrift. | GrgeLLi e Dez, Nomenclatura delle specie di Trifolium (Sez. Amoria). — Torino 1887. : ld. Rivista afia e descrittiva dello specie di EEN ita- ; Séier Annali dell’ Ace. delle Scienze. Torino, 1889, 2). GILLET et MAGNE, Nouvelle Flore Frangaise. Paris, 1879. 22. GRENIER et GODRON, Flore de France. Paris, 1848, vol. I, p. 398. : 23. HacukEL, Monographia Festucarum Europearum. Kassel u. Berlin, 1882. 24. Hooker W. J., British Flora. Londra, 5.* ed. 1842, vol, 1, p. 78 2 JovRNAL of botany. Vol. 14, pag. 278, 1876. È 20. JANKA V., Trifolieae Loteae, in Termeszetrajzi Fuzetek. Vol. 8, part. 3. - 1884, a museo nationali hungarico Budapestinensi vulgato, pag. 151. . LamaReK, Encyclopedie méthodique ; exin par le e fe Lamarck lan 4. de la Republ. vol. 4, pag. 67. 28. Linné, Mantissa, II, pag. 451. 29, Hortus Cliffortian. pag. 376, n. Systema vegetabilium, edito ^u SE Ima 1835. bh. MarrIROLO O., Sullo sviluppo. e sulla natura dei tegumenti T nol | arnie Ze = Nuovo pue bot. susa Firenze, 1885. 33. da Sul valore sistematico della Saussurea dendi rei: Malpighia, vol. IL 1890; - l 3 MartiRoLO e Beate Ricerche anatomo-fisiologiche sui tegumenti se- | minali nelle Papilionaceae. Att. della Acc. delle Se. di Psp vol. XXIV, i “adunanza. del R maggio 1889. UT ae i È 35. ; Sulla struttura degli spazii E nei remm sominali dello | Papilionaceae. Malpighia, vol. III, 1889. 36. Ip. Sulla funzione della linea lucida nelle ne Atti dell'Ave. delle Scienze. Vol. XXV, Gennaio 1890. 37. Muret, Flore Française. Vol. 1, p. 250. Paris, 1834. 3 . Nyman, Conspectus Florae Europaeae, pag. 171, 1879, e Po E NARGELI e i Die | Hioracien soa Terves München E 3. REICHENBACH, Icones Florae ud et Helveticae etc., tom, 22, pag. -48, tav. 56. : A4, SMITH, Flora Britannica. Turici, 2.^ ediz. 1806, pag. 782 E Compendium Florae Britann. 1828, 5.* ediz. pag. 123. m SPRING., Monographie de la famille des Lycopodiacées. Mémoire de l'Ae- . eademie royale de Belgique, 25 e 26, pag. 49. Bruxelles, 1841. i Geen Institutiones rei ue: Run 3.3 ediz. si p. 409. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VIII. BE Trifolium deg Sm. specie tipica (Da Gibelli). a) estremità | di un caule fiorito (grandezza naturale). 3 fiore E (ingr. 5 mes TON 10. volte) l me 5 Dem coni dogli clementi di Malpighi, E linea lucida, ` $4 11: come a colonna. SC Siobert. Camera lucida Ober a Trifolium. ornithopodioides Sm. Cellule malpighiane dai (mmer: RO SE Camera lucida Oberháuser). - D LE SPECIE ITALIANE DE GENERE HELLEBORUS ` = Le specie italiane del genere « Helleborus » Adans., secondo il -Dr. V. SCHIFFNER. — .Il sig. Dr. Sehiffner ha pubblicato recentemente (^) uno studio mono- grafico intorno al genere Helleborus , che, come è noto, è esclusivo ` dell’antico mondo, ed ha la sua area geografica estesa dall Asia mi- A d nore e dal Caucaso a quasi tutta l Europa. L'autore si è valso per la delimitazione delle specie sopratutto di | caratteri tolti alle brattee, ai nettarii ed ai semi, ai que ultimi attri- buisce importanza particolare. . SER Le specie dallo Schiffner ammesse sono 17, Qus 3 sottospecie e due ` supposti ibridi. Di esse la piü gran parte appartiene all’ Europa (15 su ` 20) ed all’ Italia sono ascritte dall'autore nove tra specie e sottospecie, È di cui una con dubbio. =: ; Siccome le modificazioni apportate dallo Schiffner sono spesso ERE S fonde nella limitazione delle specie, delle sottospecie e delle varietà, e nella distribuzione geografica, così ho creduto opportuno riportare som- mariamente la sua classificazione degli Ellebori, per quanto si riferisce e pue forme italiane. HELLEBORUS Adans. A. NNUS NI US Specie fornite di fusto con vere foglie e man- | canti di foglie radicali a lungo peduncolo. Nelle nostre spoed brattee ovali, senza lamina. Lt Chenopus — foglie ternate, a sereni larga- mente ovali; brattee SE semi con grossa spen sferica. pube a CA m MN ^R. PIROTTA ` Ore margine dei segmenti fogliari con denti grandi vicini, spinosi. Corsica, Sardegna. (=H. an- gustifolius Viv., H. lividus Aut. pr. p.) — 1.* H. corsicus Wild. OO — denti del margine delle foglie lontani, piccoli, quasi mancanti. Corsica? Sardegna? — 2.* Sot- tospecie Pa aa a lide H. lividus Ait. IL — Griphopus. — Foglie GE a segmenti lan- ceolati; semi con apofisi conica. Tutta la Peni- ‘sola. Corsica. Sicilia? Sardegna? .....32? H. foetidus L. -b Acaules. — Foglie radicali a lungo picciolo; scapi fiorali provenienti dal rizoma. - I. — Chionorhodon. — Brattee senza lamina, a mar- 1 gine intero, ovali, pallide; fiori bianchi o rosei ; net- tarii bilabiati, aperti; semi con apofosi grossa, sferoidale. | Foglie verde pallido; segmenti largamente lanceo- lati con denti marginali rivolti verso l'esterno, pun- genti. — Dall Istria per V Italia superiore fino. all’ Appennino centrale. Sostituisce l H. niger L., che, secondo l'autore, in Italia non si trova (= H. ni- ger Aut. — H. altifolius Kern.) — 4.* Sort, H. macranthus Frey. uH". — Euhelleborus. — Brattee fogliformi, divise; fiori ' verdiccio violacei; nettarii un po’ compressi, a mar- gini accartocciati; semi senza apoftsi. .... O — Segmenti fogliari tutti multifidi. dI foglie grandi, pelose inferiormente, molto de- composte; fiori. piccoli o mediocri; sepali stretti, appena eoprentisi coi margini. Dall'Istria per. tutta la penisola fino in Calabria. — (= H: vi- ridis var. Bocconi Arcang. PER) 5t MAE Vis. x — Segmenti fogliari meno divisi; fiori più grandi, sepali più larghi. Se SS sine - termedius Guss, n. alior).......,. var. Bocconi Ten. c ape dio relativamente po liscie, pini vw 3 LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE HELLEBORUS 253: di solito una foglia a lungo picciolo verso la base dello seapo; fiori grandi, giallo-verdi ; se- pali larghi. Sicilia. (= H. Bocconii Guss. — viridis var. intermedius et var. Bocconii pr. p Arcang.) vau EE siculus Schiff. OO — Simoni TO into o ine per ecce- zione qua e là bifidi o trifidi. a — foglie per lo più perduranti, pedate, a 7-11 foglioline larghe, assai pelose inferiormente; fiori molto grandi, sepali larghi. 7talia supe- Fife siti le dc dH. odorut Kit X — foglie radicali più divise, a 12-16 foglioline, più strette, meno pelose; fiori più piccoli, a sepali più stretti. Istria. (— H. viridis Freyn n. E we x +. var. istriacus Schiff. b — Foglie non Fizan abes o lievemente pelose; fiori mediocri o piccoli. x — foglie glabre, verdi un po’ splendenti, ner- vature poco sporgenti sulla pagina inferiore; > fiori piccoli, sepali stretti, dumm iius stigmi piegati all'infuori. /stria . . .. 895 H. dumetorum Kit. £ — foglie un po’ pelose con nervi sporgenti inferiormente, verde-opaco, fiori mediocri, se- pali larghi, stimmi eretti. — Alta Italia? 5s Trentino. (Forse tutte le forme ascritte in Italia all’ H viridis appartengono all’ H. O E EE A e d. virus. Li R. PIROTTA. — G. ARCANGELI ' Altre osservazioni sul Dracunculus vulgaris (L.) Schott, e sul suo processo d’impollinazione. — Nota di G. ARCANGELI. * Il Prof. Delpino ha dato replica alla nota da me pubblicata in questo stesso periodico (!) in risposta al suo scritto sull'impollinazione dello ` Arum Dracunculus, in forma molto laconica, attribuendomi intenzioni she non ebbi, e confermando la sua conclusione definitiva adhuc sub Judice .. lis est, senza curarsi affatto delle mie argomentazioni. Veramente nella ` mia risposta al suo lavoro, non fu mia pretenzione sfoggiare in molte | : Lema e molto sale, . ma solo addurre argomenti e fatti che mi sem- bravano non disprezzabili in risposta alle sue osservazioni, e mi piaeque chiudere quel mio seritto con uno scherzo. Molto meno poi ebbi li in- | tenzione di oppormi al desiderio del Prof. Delpino, che si facciano altre osservazioni per definire con maggior certezza la questione, nè - io ho inteso negare, come asserisce il Delpino, che i saproditteri possano entrare nella camera nuziale del Dracunculus; ma bensì sostenere che ciò non può essere che in via affatto eccezionale e fortuita, essendo in ^ questa pianta la funzione staurogamica devoluta ai necrocoleotteri. ii Certamente, in seguito ad una sentenza così recisa ed inappellabile, ` Ero «come quella pronunziata dal Delpino, ed al nessun conto ch'egli fa. > delle mie osservazioni. ed argomentazioni , do dovrei affatto tacermi. n um. Khu. ritenere che Je mie nuove osservazioni a PE (6 Vedi Mihi en) D » DEE D p.194. A ALTRE SE sur DRACUNCULUS VULGARIS a GE Nella primavera u. s. il sig. March. Cittadella di Lucca mi fece S | conoscere una nuova località ove trovasi spontaneo il Dracunculus vulgaris nei dintorni di Lucca, e precisamente in una ‘pendice oli- vata prossima alla Villa Sardini, località scoperta dallo stesso signor Sardini, secondo quanto mi venne asserito dal Prof. C. Biechi. In questa — località la nostra pianta, detta comunemente Serpentaria o Gichera, sì trova in condizioni non troppo adatte alla sua vegetazione, per la na- tura del terreno assai sassoso, argilloso e compatto, proveniente dal . detrito di seleisti galestrini, ma pure sopra una superficie assai ampia ed in buon numero di esemplari. Nell’ epoca in eut visitai tale località per : da sig. Masel Cittadella. in quella località, SCH riscontrare che la "e trovata in boccio nella E mia SC aveva sbocciato e sua iservai ia più in alto al di sopra della Villa Sardini, la quale aveva schiuso la sua infiorescenza varii giorni avanti, coi carpidi in di deperimento in condizioni simili alla precedente, e lo stesso fu ` pure riscontrato in alcune altre piante coltivate nel giardino della Villa perda ponty ivi Ae dalla località EE ricordata. Il fatto di Liohiné, si CEE o furono distrutti prima ae poem. giungere i alle > copie e. <> Zë , 295: G. ARCANGELI visitare nello stesso giorno della mia gita alla Villa Sardini, altre piante di questa specie, vegetanti in un piecolo giardino entro la stessa città di Lucca. Le piante che potei osservare in detto giardino erano in —— numero di due ed assai bene sviluppate. Al’ epoca in cui le visitai (22 ‘a giugno u. s.), ambedue le dette piante erano sfiorite: però entrambe i con earpidii in via di maturazione, l' una in scarsa quantità, l’altra in maggiore. Dal padrone del giardino seppi pure che la pianta che por- ` tava scarsi carpidi in via di maturazione, fiorì avanti a quella che ne portava in maggior numero, e mi fu pure asserito, che in altro giar- — dino prossimo se ne trovano pure altri individui. Appariva quindi chiaro da tuttociò, che le piante erano state fecondate per opera d insetti, la prima probabilmente da insetti provenienti da qualche infiorescenza apertasi nel giardino prossimo, e la seconda dagl insetti provenienti dall' infiorescenza della prima. Quantunque G. Savi nella sua Flora pisana dica che la nostra plantă si trova presso Pisa nelle siepi, ed il Prof. Caruel nel suo Prodromo la indichi, sull’ autorità di G. Savi e di P. Savi, nel Pisano e nella Selva: pisana, nell'erbario del nostro Istituto, come pure in quello del Museo fiorentino mancano affatto esemplari del Pisano, ed a me, sino ad ora, s non è mai avvenuto d'incontrare la pianta né al Monte nè nella Selva. — ' Di recente mi è stato riferito dal sig. Vinassa che egli ne coltiva una pianta nel suo giardino presso S. Benedetto, 7 miglia circa ad oriente di Pisa, e che altre simili si trovano coltivate presso la stessa località nel giardino della Villa Savi. Nell infiorescenza che si schiuse nel giardino del sig. Vinassa, gl'insetti catturati che furono raccolti dal i sig. Vinassa stesso, erano in numero "di circa 143, cioè 76 Saprinus, 39 pn un e ed x d individui Seeler e che Hanania altro piante nei dintorni, gli ovarii della seconda furono ` Sen dai necrocoleotteri b eis -— prse EE Te m E ZIONI SUL DRACUN mee VU ARIS ^ ` d Fo EE : Kee e E SE della nostra specie, una delle P. piü robusta e più precoce, « di suole : Es, | - fiorire verso la fine di maggio, ed altra più tardiva, che schiude le sue infiorescenze per lo più ai primi di giugno. Nella prima varietà, che si distingue pure per la grandezza delle sue infiorescenze e per ot Ia spata che si riduce sollecitamente pendente, le infiorescenze si sono 3 Li schiuse il 24 di maggio in n.° di 4, tutte contemporaneamente la mat- da tina dello stesso giorno. Nell’ altra varietà, che corrisponde alla forma | spontanea presso di noi, si sono avute 9 infiorescenze, che hanno incominciato ad aprirsi il 29 maggio, ed hanno continuato a schiudersi fino al 6 giugno. In tutte queste infiorescenze, come pure in quelle . della varietà sopra citata, ho potuto riscontrare che la spata si presen- ; ` toen ora convolta verso destra ora verso sinistra, ma sempre si notava . che il margine interno era piü distintamente inerespato del margine | esterno, differenza ehe non mi pare fino ad ora sia stata avvertita. Le prime delle 9 infiorescenze sopra ricordate, si apri la mattina del 29 maggio, ed era piuttosto piecola. Essa fu recisa, collocata col suo peduncolo in una boccia contenente acqua, e situata all'aperto in po- sizione verticale presso altre piante erbacee in vegetazione. La sera verso le ore 5 furono in essa trovati catturati tre saproditteri, due Saprinus un Dermestes, ed un individuo di Somomyia Caesar. In questa infiorescenza le antere si aprirono un po’ in ritardo, verso le . dieci del mattino, ed il polline ne fu conservato in una boccetta in- e sieme ai necrocoleotteri per impiegarlo ad uso ulteriore. L' individuo di Somomyia, catturato non potè uscire, e nel giorno appresso fu tro- vato morto entro l'infiorescenza, e successivamente passato nella boe- ` éetta coi neerocoleotteri fu in parte mangiato da questi. E Una seconda infiorescenza si aprì il 3 giugno verso le 8 del mat- 3 tino. In questa , ch'era un poco più grande della precedente, furono | crinitus, per tentare se fosse possibile l' ineroeiamento fra le due specie, per opera dei coleotteri che sarebbero accorsi alla infiorescenza. In | quest infiorescenza si videro accorrere in gran numero individui di RS omamy yia, di Riu or e di altri musearii, senza gne che vi re- = leotiert, E rimasero prigioni pose. il solito. Questa infiorescenza nei giorni successivi avvizì e si disseecò, senza che neppure un carpidio mostrasse indizio di avviamento alla maturazione. In altra infiorescenza che si aprì il 4 giugno al mattino furono introdotti 5 insetti, due Saprinus e tre Dermestes, ch erano stati . conservati nella boccetta sopra citata, ov'era stato raccolto il polline della infiorescenza sbocciata il 29 maggio, e, perciò tutti aspersi di polline, dopo di che fu chiusa l'apertura dell'infiorescenza con un ciuffo di cotone ben calcato, per impedire agl insetti esterni, richiamati all’infiorescenza, di penetrare nella camera nuziale. Il resultato si fu che i coleotteri, che anche in questo caso accorrevano in numero allo spadice di questa infiorescenza, cadevano sul ciuffo di cotone che ne chiudeva l'apertura, ed introducendosi a viva forza fra il cotone ed il . collo della caldaia nuziale, penetravano nella. camera sottoposta, dimo- strando come quel modo di chiusura fosse affatto inefficace. La mattina del giorno appresso, verso le ore 10 antim., furono veduti varii coleot- teri risalire la parte inferiore dello spadice, forzare il cotone che ‘chiudeva la fauce della camera nuziale, ed uscire al di fuori più o uenit. impolverati di polline. A tal punto fu tolto l otturatore di cotone, onde permettere ai coleotteri di uscirne liberamente, e parecchi ne furono catturati tutti impolverati di polviscolo dalle 10 alle 11 e !/, antim., nel.momento in cui, evasi dal carcere, erano per spiegare il volo, onde allontanarsi dall’ infiorescenza. - Il giorno successivo 5 giugno si aprirono altre due infiorescenze — assai più robuste e più grandi delle precedenti, ed altre due piuttosto | piccole. Le due più grandi furono fecondate artificialmente, introdu- cendovi i coleotteri raccolti il giorno precedente nell’infiorescenza di cui si è detto ultimamente. In ciascuna furono introdotti circa una «dozzina fra Saprinus e Dermestes ben aspersi di polline , e dopo ciò le due infiorescenze furono chiuse in un sacchetto di velo fitto, per epea agl insetti estranei di penetrare nella camera nuziale, onde | sperimentare, se i coleotteri impolverati introdotti nell’ infiorescenza, potessero realmente effettuare |’ impollinazione col polline che avevano ` adosso. Le altre due infiorescenze poi furono lasciate libere ed aperte Ù _ ov'erano incluse, ed i coleotteri specialmente vi si fermavano e si rac- eoglievano di preferenza in quella parte dell'involuero, che stava a contatto dell’ osmoforo, aggirandosi su e giù per quella parte, e chia- ramente dimostrando di ben conoscere esser quella dalla quale si esala . l'odore loro gradito. In queste infiorescenze poi, gli ovarii si sono svi- mu. ed hanno Pagine PE la massima dens la idm matura- $ Sieden, Le altre due infiorescenze, che furono lasciate in libera in fino circa SE pom. del nud giorno di ia ore nelle quali, in grazia della. temperatura elevata, i coleotteri presentano E massima vivacità. I prigionieri, dopo. essersi arrampicati lungo la inferiore dello med raggiunto il px ove questo toeca la FOOD ann CS 6. AROANGELL fauce, passano sulla spata, oppure raggiungono la base dell' osmoforo che spesso nel secondo giorno di fioritura declina per appoggiarsi sulla spata, e passano pure talora da questo sopra quella, dalla quale poi, più o meno sollecitamente, dopo varii tentativi per ripulirsi la testa e le antenne dal polviscolo, spiccano il volo. Sovente pure avviene, e = ciò specialmente pei più vivaci, che dopo aver risalita la parte infe- riore dello spadice, oltrepassata di poco la fauce del carcere, dopo essersi alquanto ripulita la testa e le antenne, spiccano il volo per allontanarsi dall'infloreseenza, dallo spadice stesso. Molti di questi in- - settueci furono da me veduti, dopo la sofferta prigionia, desiderosi di libertà, spingersi con ardito volo ben lungi dal gruppo delle piante in fiore; ma pure non pochi furono visti restare nuovamente catturati. nelle piante prossime, e persino in quelle quasi a contatto di quella SISI dalla quale uscivano. Da questi esperimenti pertanto, non solo resulta confermato quanto già da me fu dimostrato riguardo all’incarceramento dei necrocoleot- teri nell'infiereseenza del Dracunculus vulgaris, nonchè al modo sin- ` ead golare pel quale rimangono cospersi di polline ed alla loro evasione. dal carcere; ma resulta chiaramente dimostrato effettuare essi real- ^ : mente l'impollinazione, ciò che viene a completare i miei precedenti lavori. Dagli esperimenti effettuati, infatti resulta che nel Dracunculus vulgaris si può ottenere la fecondazione, sia artificialmente introdu- sà cendo nella sua infiorescenza necrocoleotteri aspersi di polline, sia na- ‘turalmente per lo spontaneo passaggio dei necrocoleotteri da una in- fiorescenza all altra: ciò che pure conferma non potersi accordare alcun. valore all'osservazione del Dr. Mattei, che il nostro Dracunculus si ` presenti con fruttificazioni bellissime nei luoghi selvatici e rimanga 5 sterile nei giardini e presso l’ abitato, sulla quale il Prof. Delpino con- ` dannerebbe i necrocoleotteri alla più trista figura di pronubi ineffi- - | caci, asserzione smentita pure dal fatto, che la nostra pianta fruttifica — quasi tutti gli anni spontaneamente nel nostro giardino, come pure, secondo quanto ei viene asserito dal sig. Luigi Ajuti, in quello d Sempliei a Firenze. Oltrediché, considerando che nell’ infiorescenza sboceciata il 4 Eer Segen nei dintorni del nostro Giardino. bo- ` avuto logo per opera dei coleotteri aspersi del Ss proprio all'in- fiorescenza che sbocciò il 29 maggio, si ha in ciò una prova, che il ‘polline della nostra pianta può conservarsi sul corpo dei pronubi adatto alla fecondazione almeno pel periodo di 5 giorni. Quanto all'individuo d di Somomyia, rimasto catturato nella infiorescenza che sbocciò per la 2 : prima, quel fatto non fu che una pura accidentalità dovuta a circo- È anse affatto straordinarie, fra le quali principalmente la piccolezza della fauce in quell’ infiorescenza, e non merita che se ne tenga maggior T di quelle mosche, che, come già dissi altra volta, restano schiac- i zic ; dina seguito a tutto ques ho FED superiormente, nel porre ter- , ch'io non intendo P NOTIZIE ADDENDA AD FLORAM ITALICAM Note di Briologia italiana per Uso BRIZI Le presenti tre noterelle di Briologia pner l'Elenco dei Muschi italiani. di varie regioni da me studiati in quest" anno e in parte appartenenti, al nia- ' teriale indeterminato del R. Istituto Botanico di Roma, in parte avuti por. e cortesia del Prof. Pirotta e di alcuni amici, Nella prima nota sono annoverati cinquantuna specie di Muschi. rario nuovi - di varie regioni, la massima parte dell'Italia meridionale, briologicamente poco nota, della Calabria ‘cioè, del Napoletano, di Sicilia e di Malta, - dell'Italia settentrionale principalmente dei dintorni del Lago Maggiore. FR Queste ultime, otto in tutto, sono le più importanti fra circa duecento specie G di Muschi raccolte negli anni 1878-79 dal prof. G. Cuboni, giacenti nei magaz- X E zini, e delle quali il prof. Pirotta mi affidó lo studio. MET Aleune specie sono nuove per la regione, e io tali le ritenni non trovandole E accennate nè nella Enumerazione del Bottini (!), né in un lavoro anteriore i ivi dimenticato (*), nè nei pochissimi lavori briologiei posteriori del Piemonte e della ^ Lombardia ex è nx Ta e Virol G. SE critica dei Muschi italiani, ne d Am della Società Crittogamol. ital., Vol. II, disp. III, Varese 1884. ` — .. (8) PFEFFER us Tie Studien aus i den eg Alpen S Zürich, 1871. SU RA Borro A. Relazione, ece. aa negli Atti del. Congresso "Si Parma, Varese 1887, p. 6; più: BAGNIS Co Crittogame. della Ater tiv. Mens. ecc. Fas. 1,4. 5. Roma, 1874. — la Provincia di Pavia Sec. Cent. negli Atti tti dell’ Istituto Bot. di | via, /ol Lp. . Premier ier Supplem ent aus espèces baristen, A 1 Mont Blanc et des 5 Alpes Pon in Rev. "x m ln See i a a dea — 0 NOTIZIE ` ventina di muschi raccolti nel 1885 nei dintorni di Castellamare di Stabia dal prof. R. Pirotta, e nel 1884 nella Basilicata presso Melfi dal dott. A. Poli, e una dal prof. N. Terracciano a Caserta e anche tra questi ritenni nuovi quelli — ebe non trovai indicati nella suddetta Enumerazione, e in una noterella OI nei quattro Elenchi del Terracciano (*) ivi pure dimenticati e in un lavoro poste- riore (7). i Della Calabria son pochi FIS raccolti sul monte Pollino presso Castro- |» villari in Calabria Citeriore, dall'ing. F. E. Calvelli e gentilmente comunica- sta temi dall'amieo dott. A. Terracciano, ma benché poche specie, tutte sono in E teressanti perchè su tredici saggi soltanto, vi sono sei specie nuove per la regione ; alcune delle quali come Grimmia Hartmani Schp, e Mnium ortorrhynchum BE. note vane dell'Italia TOM. e EN varietà, nuove anche EE r cura Ciò - . come lo fu la Calabria Ulteriore che conta un buon lavoro locale (5), non ia S | conto delle indicazioni sparse nei lavori del Pasquale e del Giordano. Più importanti sono i Muschi di Sicilia raccolti dal Barone Vincenzo Cesati : nei pressi di Acireale, Castiglione Siculo e Catania nel 1877, in numero di circa — | una quarantina, indeterminati la maggior parte, o col solo nome generico. Tra esse le più interessanti sono ventuno, delle quali sette specie e quattro varietà nuove per l'isola, numero che era maggiore, quando fu studiato il mate- si -riale cesatiano, prima della pubblicazione dell'interessante Elenco di specie nuove — o rare xs la Sicilia del Dr. Bottini (?) seguito da una ripetizione dello stesso EI MARCHAL Éure. Ta de Mad TEA en Savaió et en Italie in Bull. a Royal, de Botan. de Belgiq. 1 . XXI, II™° p. Séance 4 mai 1882. (Questo ` Elenco contiene alcuni Muschi raccolti sul Cenisio S nei pia di Firenze : - Roma, Pompei e sul Vesuvio). © Terracciano NicoLA. Relazione intorno alle peregrinazioni Se fatte in più saut della Terra. di Lavoro. Caserta 1872. ` Ip. - Seconda relazio : FU Ip. Terza relaziome . : Et ai o ue Eel pris Ip. Quarta relazione i id. ' à (5) BALSAMO, GIORDANO, JATTA. Reliquias Cesatianae, ne” * Rendie. Acc. Fis. a Mat. di diee Fas. HI, 1885. | (*) BOTTINI, ARCANGELI, MAccH t. Prima contribuzione lla: flora briolopicà della e negli Am Se “Società Crittogamol. ital., Nol, II, d II Milano 1883. | Bergen A. Appunti di Dogin italiana, nel Nabvo Giornale Botanie Ae XXI; ca 2, Firenze 1890. CR sè A, 3., Wien 264 ; S: NOTIZIE Elenco con qualche aggiunta (!). Anche qui ritenni al solito nuove quelle specie che non trovai indicate altro che nella Enumerazione e negli accennati elenchi, nei lavori del Nicotra (?) del Lojacono e dello Strobl. (5). Le specie dell’isola di Malta in numero assai piccolo, favoritemi dal Prof. Pirotta, a cui le inviò il sig. Conte A. Caruana Gatto di Valetta, quantunque non importantissime, salvo il Bryum argenteum hirtellum De Not., valgano come piccolo contributo alla flora briologica dell’isola, ignota credo interamente da questo lato, poiché per quanto è a mia conoscenza, nessun lavoro briologico . locale esiste. La seconda noterella comprende l Elenco di specie dell’ Italia settentrionale appartenente all’ Erbario dell’ illustre De Notaris, meno qualcuna raccolta dal Prof. Cuboni e intercalatavi. Pubblico questo Elenco, non perchè abbia un grande interesse dal punto di vista della geografia briologica, essendovi annoverate specie | tutte più o meno note per la regione, ma perchè contribuisce a conipletare lo studio del materiale lasciato indeterminato dall’illustre Botanico, perchè i suoi . saggi portano. indicazioni precise di località ben. specificate, e perché infine son | quasi tutte raccolte in data posteriore alla pubblicazione dell’ Epilogo. La terza noterella infine consta di un Elenco di Muschi dei dintorni di-Osimo (Marche) cortesemente favoritimi dall’ amico Dr. Camillo Acqua di quella città, il quale elenco credo, quantunque il numero delle .specie sia piccolo, non privo d’importanza trattandosi di regione vergine o.quasi pel briologo. ` . Non mi resta che ringraziare il mio ottimo maestro il Ch. Prof. R. Pirotta, non soltanto per avermi fornito la maggior parte del materiale studiato, ma anche pel suo aiuto e pei suoi saggi consigli, gli amici Dottori A. Terracciano e C. nam e i signori Conte A. Caruana Gatto e Ing. F. E. Calvelli. = (!) LozAcoNo Pos M. Terzo Ya briologico di. Sicilia in a Riv. itl. di; | Scienze Naturali, Anno X, fase. 5-6. Siena 1890. UI Nicotra L. Prime linee di: Briotogia. sicula in Nuove Gior. Bot. ital, Vol. XV, n. 4. To Wd C) Strog. P. G. Flora des Etna in Oesterr. Bot. Zeitschr. XXXVIII, Jahrg... a 1888. S i 3 $ x Ka p E AE së e? € 5 SS SC È S Sa e SS 5 je s e eh E e e È gerani t e a : NOTIZIE — ‘265 Lh Muschi rari o nuovi per varie regioni d’Italia. MUSC! VERI È I. PLEUROCARPI. | L FONTIN ALACRI Schmp. e A dia ANTIPYRETICA L.; set Europ. Vol. V. Font. 5, tab. Il; De Farneti. Muse. Prov. di Pavia in D Istit. Bot. di Pav., Ser. II, Vol I, p. 343. 8. anaAciLiS Schimp. , Lex Boulay; l. c. ; Bott. e Vent. Le: Farneti, Le: , na gracilis Lind. in Not, ur. ERE pro Faun. et Flor. Fenn, Fórh K IL CAMPTOT HECII De Not. E. (Diks) Bryol- Europ. Vol. V. Rhynch, 2 b. tab. CR De Not. Epil. Briol. ; ital., p 75; Sie? gt Muse. ed, II*, p. 680; eme eritt. E n. 908; Bott. Masci rec. Il, p. I*y.p. 65, stereo Malta: Dintorni di Valetta. Lgt. Conte A. Caruana Gatto. 1890. Oss. Forma minima che, pei, caratteri della nervatura la quale giunge non pice della foglia (. Br. Eur, L c.), ma costantemente. al disotto della - del lembo foliare, si accosta alla var. meridionale Boulay (Museinées de t, t, 1872; p 205) dalla quale poi ditforisce. ez le. bee) assai strette e ade | ^ rianum Lindb. colle foglie a nervatura giungente alla metà del lembo, siano Vol. V. Eurhynch. 19, tab. IV ; Schimp. Synops. Muse. ed. II^, p. 673. — ` T Italia Meridionale è citata la specie dal Terracciano (N.) presso Caserta e dal | Epilogo, wa non dal Gariazzo nel Tug Muscorum, nè dal Bottini nella ; Gier, Bot. Ital., Vol. XXII, p. 265; Lojacono , Terz. Elene. Briol. di Sicil. . Briol. ital. , p. 76; Bott. e Vent. Enum, erit. Musch, ital, n. 3, (fruttifero!) | | Synops, Muse. ed. Us, p. 665; Erb. critt, ital., Ser. I^, 308, Ser. II*, 1002. | Riynchostegium circinatum (Brid.) De Not. Epil. Briol. ital, p. 78; Bott. e 266 NOTIZIE S di preferenza meridionali come è nell’ esemplare di Malta, in molti di Sicilia in due dell'Algeria esistenti nell'Erb. del R. Istituto Botanico di Roma, e come fu constatato per gli esemplari di Calabria e Sicilia dal Dr. A. Bottini (l. e.). 3. RHYNCHOSTEGIUM PRAELONGUM (L.) Bott. e Vent. Enum. erit. Musch. ital., n. 25; De Not. Epil. Briol. ital., p. 86 (ex. p.) — Eurhynchium Bryol. Europ. Hypnum Boulay, Muscin. de Frane., 1884, p. 103. var. RIGIDUM. — Hypnum praelongum var. rigidum Boulay Muscin. de l'Est. 1872, p. 230 e l.-s. c. p. 104. —H. praelongum var. meridionale Husnot. Muscol. Gall., n. 480, (sterile !). Monte Pollino (Calabria) Lgt. F. E. Calvelli. 1890. ` Oss. Nè la specie nó la varietà furono indicate, credo, per la Calabria. Per ` 3 Pasquale presso Napoli, e quest'ultima citazione è riportata dal De Notaris nello ` ` Enumerazione. La var. rigidum sì distingue dalla spa tipica e dalla comune var. Ser ) pei cespugli densi, rigidi, giallastri, pel fusto non stolonifero, pei rami eretti, ` fascicolati, di aspetto un po’ julaceo, per le foglie obovato triangolari larghe, largamente imbricate con nervo robusto. . 4. EURHYNCHIUM STRIATUM (Schreb) Schimp. Synops. Musc. ed. IP, p. 666. Erb. critt. ital. Ser. I^, 308, Ser. II’, 1205; Bottini, App. di Briol. ital. in Nueva Rivist. Ital. di Se. Natur. Anno X, n. 6 p. 67. Siena, 1890. — E. longirostre BE l Europ. V. Eurhynch. 6, tab. V. a. — Rhynchostegium (Schreb) De Not. Epil. . Sicilia: Bosco di. Collebasso, presso Castiglione Siculo. — Let, Cesati, 1877. : Oss. Indicato per la BEE volta i in Sicilia, recentemente, hoe Castelbuono E dal Bottini (l. c.) 5. EvRHYNCHIUM CIROINATUM Bryol. Europ. Vol. V. Eurynch., 4., tab. HI; Schimp. . Vent. Enum. erit. Musch. ital., n. 15. — spina babi my Muscin. de - Frane. 1884, p. 114, (sterile !) Malta : Dintorni di dese — - Let Conte I Cardan inpet 1890. NOTIZIE - 6. HyLocoMiuM SPLENDENS (H.) Bryol. Europ. Vol. V. Hylocom. 5, tab. I; De Not. Epil. Briol. ital., p. 93; Schimp. Synops. Muse. ed. II^, p. 798; Erb. critt. ital. Ser. II, n. 1101 ; Bott. e Vent. Enum. crit. Musch. ital, n. 31. — Hypnum Hedw; Boulay, Muscin. de Franc. 1884, p. 9, (sterile!) Sicilia: Bosco di Collebasso presso Castiglione Siculo. Lgt. Cesati, 1877. 1 ~- Oss. Nuovo per la Sicilia. 7. HYLOCOMIUM TRIQUETRUM (L.) Bryol. Europ., Vol. V., Zyloc. 8, tab. V; De -. Not. Epil. Briol. ital., p. 97; Schimp. Synops. Muse, ed. II^, p. 802; Bott. e Vent. Enum. crit. “Musch. ital., n. 35; Lojacono, Terz. Elene. briol. di Sicil. in Riv. ital. di Sc. Nat. di Siena, Anno X, p. 68. — EE 1 Boulay, Maan, del | Frane. 1884, p. 2, (sterile!) . : | Sicilia: Bosco di Collebasso presso Castiglione. Siculo. Let Cesati 1877. Oss. Nella Enumerazione il Bottini dice tale specie comune in terraferma ` e nelle isole. Per la Sicilia la trovo indicata in due località soltanto, recentis- simamente, dal Lojacono, in Ficuzza, dove egli afferma essere abbastanza raro (V. Loj. l. c., p. 57, nota ad Anacoliam Webbianam Mont.) ). P ^ ée 8. HyLocomium SqUARROSUM (L.) Bryol. Europ., Vol. V. Zyloc. 9, tab. VI; .. Sehimp. Synops. ‘Muse. ed. I, 802; De Not. Epil. Briol. ital., p. 98; Erb. critt. | ital, n. 1304. — Hypnum L.; Boulay Muscin. de Frane. 1884, p. 3. i Sicilia: Bosco di Collebasso, territorio di Castiglione Siculo. Lgt. Cesati 1877 tun. frustolo sterile insieme col precedente): On. Nuovo per la ea nuo BRACHYTHECIUM RUTABULUM ty Bryol. Eürop. Vol. VI. Brachyth. 9, — tab. IX; De Not, Epil. Briol. ital. p. 109; Erbar. critt. ital. Ser. 1.^, 160. Ser. IP, ..1003; Schimp. Synops. Muse. ed. Us, p. 653; Terrace. N. Relaz. int. alla pe- - — — regr. Bot. in Terra di Lavoro. Caserta 1872. p. 202; Bott., Arcang., Macchiat. — Prima contrib. Fl. briol. della Calabr. in Atti Soc. Crittogam. ital. Vol. II. D. La i ` p. 121; Bott. e Vent. Enum. erit. Musch, ital. n. 41. — Hypnum L.; Boulay Muscin. -— di Frane. 1885 p. 129, (ben fruttificato!) AS Monte Pollino (Calabria) Le F. E. Calvelli 1890. “i SS: Quantunque comunissimo in MES lo trovo indicato per x Calabria sol- ; NR Vt i. : . . Fl II, p. 64; Boulay. Muscin. de Frane. 1884, p EE er NOTIZIE Melfi (Basilicata) lungo la Via da Porta Trajana al Mulino di Macera. 1884. Lgt. A. Poli. Oss. Questa varietà, ch'io sappia, per l'Italia meridionale, è indicata soltanto a Portici presso Napoli. 10. BRACHYTHECIUM LUTESCENS (Huds.). De Not. Epil. Briol. ital. p. 115; Terrace. ` N. Relaz. int. alle peregr. botan. in Terra di Lavoro. Caserta 1872. pag. 202; Erb. critt. ital. Ser. Us, 2; Bott. e Vent. Enum. crit. Musch. ital. n. 48. — Campto- thecium Bryol. Europ. Vol. VI. Campt. 6, tab. I; Schimp. Synops. Muse. ed. II^, p. 635; Hypnum Huds.; Boulay. Musein. de Frane. 1884, p. 137, (sterile!) Melfi (Basilicata) Lgt. A. Poli. II, 1885. - Oss. Indicato per l'Italia meridionale solo al Monte Monterone nel Matese | (Terrace, No si e in Calabria (Bottini). © ll. BRACHYTĘCIUM SALEBROSUM (Hoffm.) Bryol. Europ. Vol. VI. Brachythec È tab. XV e XVI; De Not. Epil. Briol. ital. p. 120; Schimp. Synops. ed. Ha, SL . 641; Bott. e Vent. Enum. crit. musch. ital. n. 53. — Hypnum Hoffm, Doutschl Gg var. Mr Bott. e Vent. Le Hypnum ua Schimp. “Synops. Musc. ÉIS, p. 694 e B. salebrosum Y palustre Schimp. Synops. Muse. ed. H°, p. . 641. — B. Mildeanus (Schp.). Pfeffer, Bryogeograph. Stud. a. d. Rhit. Alp. ES 76, (ben fruttifero!) -— Valle Intrasca (Lago Maggiore) Lgt. G. Cuboni. VIII. 1879. . Oss. La suddetta varietà è nuova per la Pies La località indicata dallo aget h e appartiene alla Svizzera. | 12. AMBLYSTEGIUM LYCOPODIOIDES (Nek.) De Not. Epil. Briol. ital., p. 138; Bott. e Vent. Enum, erit. Musch. ital. n. 73. — Hypnum Sehwágr; Bryol. Europ. . | Vol. VI. Hypn. 45, tab. XXXI, 1, 2; Schimp. Synops. Muse. ed. Us, pag. 732: i Erb. eritt. ital. n. 1203; Pfeffer, Bryogeograph. Stud. a. d. Rhät. TE p. 87; Boulay. Muscin. de Franc. p. 51, (sterile!) = Macugnaga (Val Anzasca) Lgt. G. Cuboni, VHI. 1878. agi SC Oss. Questa rarissima specie è indicata soltanto i in fono e presso KH e unm nuova PE la Mine S 5 1 SCH ege COMMUTATUM E De Not. iù Briol. ital 2 150; Erbar. Ze critt ital. 3004; Giordano PRE a in agr. Zu ode in n Atti Soc. pou ; e Vent. Enum. crit. Muse. ital. n. 82. — Hypnum. Hedw.; Bryol. Europ. Vol. VI. Hypn. 39. tab. XV; Erbar. critt. ital. n. 812; Bott. Are. Macch. Pr. Contr. FI. briol. di Calabr. in Atti Soc. Crittog. ital. Vol. III, fase. II, p. 119, (sterile). Monte Pollino (Calabria) Lgt. F. E. Calvelli. 1890 Oss. Raccolto in Calabria soltanto presso Aspromonte (Pasquale). A 14. AMBLYSTEGIUM SERPENS Bryol. Europ. Vol. VI. Amblysteg 9. tab. III; Sehimp. KR Synops. Musc. ed. II°, p. 209; De Not. Epil. Briol. ital. p. 153; Bott. e Vent. Enum. erit. Musch, ital. n. 87. Lojacono See. Elene. briol. di Sicil. in Natur. Sicil. Anno V, n. 11. — Hypnum (L.) ina d Muscin, de Frane. 1884, p. De (ben fruttifero !). Sicilia: Bosco di Collebasso, territorio di Castiglione Siculo. Lgt. Cesati 1877. Oss. Indicato per la Sicilia soltanto presso Palermo (Loj. l. c.) . 15. HYPNUM CUPRESSIFORME (L. Hedw.; Bryol. Europ. Vol. VI. Hypn. 25, tab. XIV; De Not, Epil. Briol. ital. p. 180; Schimp. Synops. Muse, ed. Us, p. 755; Erbar. critt. ital. n. 905; Boulay. Muscin, de Frane. 1884, p. 31; Bott. e Vent. Enum. erit. Muse. ital. n. 113; Strobl. Flor. d. Etn. in Oesterr. Bot. Zeitschrf. XXXVIII. Jahrg. p. 95. var. IMBRICATUM N. Boulay. l. c., p. 32, (sterile!) - Sicilia: Bosco di Collebasso, territorio di Castiglione Siculo. Let, Cesati 1877. | Oss. La specie è comune in Sicilia, la var. imbricatum Boul. è nuova per T isola, e credo, anche per l'Italia. L'esemplare cesatiano porta seritto di pagiio del celebre botanico H. cupres- -siforme \ var.? e senza dubbio alcuno lo riferisco alla «var. imbricatum Boul., quella che, a parer. ue. sì scosta maggiormente e tipo, specialmente per T aspetto. * terno. Il fusto, denudato alla base, emette rametti corti, irregolarmente pennati, cilindrico-julacei, attenuati e un poco acuti all'apice. Le foglie sono stretta- acuminate, Zarghe. Nuov. Giora. Bot. ital. Vol. XIII, p. 116; Montani, in Rev. broig. 1882. p. s SE a Vol. II, fase. I, p. 56.— A. glaucum Lindbg. Muse. Scand., p. 32; Bott. e I cespuglietti sono deo. giallo dorati alla superficie, rufescenti nell’ in- ` mente imbricate, non omotrope, o appena leggermente all'apice, brevemente 16. PLAGIOTHECIUM BOTTINII (Breidl.). Bott. e Vent. Enum. erit. Muse. ital. n. 125. . — = am Hypnum Bottinii Breidler in Fitzg. e Bott. Prodr. Briol. Serch. e Magr. in a dois a delimitare per la loro incostanza, la forma secunda Gray. è s -19, Hi | LUSTEANICA A Schiet, Coroll; De Not. Epil. Briol. ital. P 168; A Hs dtellutim Gion Pugill. Muse. in agr. inp bd. in Atti Sod. nia SE ital. Vol. II, p. 56; Erb. critt. ital. Ser. II^, 1005! (fruttifero con cassule vecchie!) Presso Castellamare di Stabia. Let, Prof. R. Pirotta. Agosto- 1885. Oss. Questa. rara specie, scoperta dal Dr. Bottini nel 1880 in Toscana, per l'Italia meridionale non fu indicata posteriormente che alla Solfatara di Poz- zuoli (Giordano n. H. stellati!) HI. ISOTHECII (Berk.) De Not. 17. NEKERA crispa (L. Hedw.) Bryol. Europ. Vol, V. Nek. 9, tab. IV; De Not. Epil. Briol. ital. p. 194. Schimp. Synops. Muscor. ed. II^ p. 568; Boulay Muscin. | de Franc. 1884, p. 181; Bott. e Vent. Enum. erit. Musch. ital. n. 135; Lojac. Sec. El. briol. di Sieil. in Natural. Sieil. Anno V. n. 11, (ben fruttificata!) Sicilia: Bosco di Collebasso, territorio di Castiglione Siculo. Lgt. Cesati 1877. Oes: Indicata per la Sicilia in una sola località delle Nebrodi ee . 18. NEKERA COMPLANATA (Brid.) Bryol. Ron Vol V. Neck 5, tab. V; Schimp. ` Synops. Muse. ed. Us, p. 569; Boulay. Muscin. de Frane, 1884, p. 184. — Rd malia Brid.; De Not. Epil. Briol. ital. p. 199; Erbar. E ital. n. 1008; Bott. . ` Vent. Enum erit. Musch. ital. n. 142. * SECUNDA Gravet; Boulay. rep 185. k Se Monte Pollino (Calabria) Lgt. F. E. Calvelli 1890. - Oss. Quantunque la specie sia assai polimorfa, e le sue forme siano assai dif- è abbastanza | distinta nell'esemplare calabrese, pei cespuglietti rigidi, pei ramuli eretti ad- | dossati al ramo principale, per le foglie assai concave, le terminali vivamente - | curvato-0motrope. H Dr. Bottini dico, (. e) e" certo con ragione, che Y Homalia complanata + Ls (Brid.) è è comune in tutta la terraferma, ma per la Calabria non la trovo accennata nei lavori di Pasquale, Giordano, Terracciano, nei quali due ultimi è indicata soltanto. nei dintorni di Napoli € Caserta, nè nell’ Epilogo di De Notaris, e nep- pure nel lavoro locale dello stesso Dr. Bottini. . Ad ogni modo la forma- secunda urav, Don fu indicata, che io Seppi nep- S pure per I Italia. ^ = Schimp. Synops, Muscor, ed. ll p- 572; ; Erba: Se ital. Ser. Wei 1210; Boulay ` sterile!) Sicilia: presso Caia. la Cesati 1877. Oss. Nuova per la Sicilia. Le stazioni più meridionali d'Italia indicate per l'Ho- - malia lusitanica Schp. sono per l’ insulare, l'isola di Caprera (De Not.) e per la continentale il territorio romano (Brizi). È ` 20. Host BESSERI Lobarz. Muse. frond. hal; Juratzk. Laubmoosfl. v. -Oesterr. Ung. p. 365; Bott. e Vent. Enum. crit, Musch. ital. n. 141. — Nekera : = Juratzk. Verhl. zool-bot. Gesell. Wien 1860; Boulay. Muscin. de Franc. 1884. — p. 186. — H. Sendteriana Schimp. Synops. Muse. ed. I^; De Not. Epil. Briol. x. 199; Erbar. critt. ital n. 1208. — Nekera Sendtneriana Bryol. Europ. Bëtong di Stabia. ‘Lat Prof. R. Pirola. ER 1885. Oss. cum ge è nuova non solo per og regione, poichè non è indicata Monte Pollino (Calabria Let F. E. Calvelli. 1890. e )ss. + Verisimilmente E in tutta Italia, ma sei la arie meridionale è E + CYLINDROTHECIUM concinnum De Not. (Mant. Epil Briol ital p. 213; sigla Synops. Muscor. ed II°, p. 626; Erbar. crittog. ital. n. 1111; Boulay. inc. 1884. p. 151; Ze SE Enum. crit. Musch. ital. n. 154. — per Geer Bosco di Gét? territorio di Castiglione Siculo. è Cesati 1877. s d. Nuovo per la Sicilia. è È Briol. SCH p. 220; Sen Toa Muscor. ed dis p. 574; baas. a f à A: De Bst iem Briol. ital, p. 335; Pose inan Musc. ed. II*, p. ber asse de Franc. 1884. p. 179; Strobl. Flor. d. Etn in Oesterr. Bot. Zeitschrif. XXXVII Jahrg. p. 59. Bott. e Vent. Enum. erit. Musch. ital, n. 163. — L. morensis Schw.; Lojac. Prim. El. briol. di Sicil., in Natural Sicil. Ann. HI, p. 8, (forma minima, gracile, fruttifera!). Sicilia: Bosco di Collebasso presso Castiglione Siculo. Lgt. Cesati. 1877. II. ACROCARPI. A. Taeniocarpi De Not. ORTHOTRICHACEI Schimp. 24. ULoTA CRISPA Hedw.; Brid. Bryol. univ. I, 299; De Not. Epil. Briol. ital., p. 288; Schimp. Synops. Muse. ed. II*, p. 304; Erbar. critt. ital, n. 1207; Bott. E e Vent. Enum. erit. Musch. ital., n. 221; Husnot. Muscol. Gall, pag: 158, 2. 4 Orthotrichum crispum Hedw.; Bryol. Europ., Vol. III, Orthotr. 23, tab. Xl; È ` Boulay. Muscin. de Franc., 1884 p. 344, (sterile! ). H Sicilia: sui tronchi al bosco di Collebasso presso — Siculo. Gi Cesati, 1877. Oss. Nuova per la dicis — | Raeeola in pm E della Calabria (Pasqual) B. Seck? De Not. POLYTRICHACEI Schimp. ET. - 95. PoLYTRICHUM PILIFERUM Schreb; Bryol. Europ., Vol. IV, Polytr. ll, tab. — iif, Vol. XV, p. l 337. Sicilia: mi: di Castiglione : Siculo. Lgt. Cesati, 1877. Oss. Raccolto in Sicilia in due luoghi, dallo Strobl e dal Nicotra. ua eren cun De Not. Epil. Briol. alos e 3525 e Steps Maso, ed. re, p. 40. E ER | Erbar. critt. ital., n. 8; Terrace. N. Relaz. int. alle peregr. bot. in Terra di - Lav. Caserta 1872, p. 205; Bott. Arc. e Maeeh. Pr. contrib. fl. briol. della i Calabr. in Atti Soc. Crittogam. ital., Vol. II, disp. 1.8, n..81; Bott. e Vent. Enum. erit. Musch, ital., n. 271; Boulay. Muscin. de Franc. 1884, pag. 238, (sterile! ). | | Monte Pollino (Calabria) Lgt. F. E. Calvelli. 1890. ur Oss. Comune ovunque in tutta Italia, però indicato soltanto dal Pasquale ` senza specificazione di località, « in Calabria Ulteriore » L' esemplare studiato è una forma un po' strana gracilior, luride virens, foliis angustioribus PME . haud xt. cu eec. 27. Mag ciNCLiIDIOIDES Blytt. in Hüben. Muscol. Germ., p. » A16; ; Bryol. Europ. 1 Vol VI, Mn. 13, tab. XIII; De Not. Epil. Brel, ital, p. 358; Schimp. Synops. Muse., ed. Us, p. 488; Pfeffer. Bryogeograph. Stud. a. d. Rhát. DR: p. 244; Bott. J e Vent. Enum. crit. Musch. ital. n. 272, (sterile!). Colle del Gries (Alpi centrali) Lgt. G. Cuboni VIII, 1878. ; Oss. Raccolto, in Italia credo, soltanto sul Cenisio (Bonjean). Il Pfeffer lo e indica per le Alpi Retiche ma sul versante Svizzero, sarebbe dunque la suit». : dicata specie nuova per la regione. Ad ogni modo è assai rara dira; e propria x: d s d regioni nordiche, della Scandinavia, Lapponia, ecc. S 28. WI ORTORRHYNCHUM Bryol. Europ., Vol. VI, Mn. 6, tab. V; De Not. Epil, Briol. ital., p. 635; Schimp. Synops. Muse, ed. II^, 482; Boulay Muscin. de | Frane. 1884, p. ZA; Bott, | e Vent. Enum. erit. Musch. ital, n. 281, (ben frut- i^ tificato!). P Monte Pollino (Calabria) l F. E. Calvelli. 1890. È Oss. Nuovo per la Calabria e anche per T Italia meridionale, poichè, a RE Aes Ao so, non fu indicato che per l'Alta Italia e per le Mp Apuane eT Api ux |. nino modenese. di ca . 29. BRYUM Dan Grevill, in Linn. Trans,, Vol. XV, p. 345, tab. II, fig. 6; De Not. Epil. Briol. ital. p. 391; Schimp. Synops. Muse. ed. Is, p. 454; Boulay. Muscin. de Franc. 1884, p. 265; Bott. e Vent. Enum. erit. Musch, ital, n. 303. — B. platyloma Bryol. Europ., Vol. VI, Bry. 56, tab. XXVI; Erb. critt. ital, Ser: Is, 105, (sterile!) $ Malta: dintorni di Valetta. - Lut Conte A. Com Gatto 1890. ` NOTIZIE 30. Bryum ERYrHROCARPUM Schwágr.; Bryol. Europ., Vol VI, Bry. 72, tab. XXXVI; De Not. Epil. Briol. ital., p. 398; Schimp. Synops. Musc. ed. II*, p. 436; Boulay. Muscin. de Franc. 1884, p. 251; Bott., Arc., Macch., Pr. Contrib. Fl. briol. di Calabr. n. 69; Bott. e Vent., Enum. crit. Musc. ital, n. 311. — B. san- guineum Brid., (ben fruttificato ! ). i -Monte Pollino (Calabria) Let F. E. Calvelli. Oss. Questa specie è indicata in generale pel napoletano dal Licopoli, senza località specificata. Il Ch. Marchese Bottini credette (V. 1. c.) di dover riferire al B. erythrocarpum Schw. un Bryum raccolto dal Prof, Arcangeli presso Pizzo . di Calabria, ma poi non lo confermò nella Enumerazione (X 31. BRYUM ARGENTEUM L.; Bryol. Europ., Vol. VI, Bry. 78, tab. XVI; De Not. Epil. Briol. ital. p. 410; Sehimp. Synops. Muscor. ed. II?, p. 448; Bott. e Vent. Enum. erit. Musch. ital., n. 327; var. HIRTELLUM De Not. l. c. p. 411; Bott. e Vent. l c., (sterile! ). Malta: Sui muri (socia Tortula murali var. aestiva PB.) presso Valetta. Let. . Conte A. Caruana Gatto. 1890. . Oss. Fu raccolto soltanto dal De Notaris nelle Isolette dello stretto di Bonifacio. Riferiseo il saggio maltese alla var. hirtellum De Not. solo sulla diagnosi di De Notaris (l. c.) non avendo potuto esaminare l’ esemplare autentico, perche non esiste più nell’ Erbario notarisiano. | 32. WEBERA CRUDA (L.) Schwagr.; De Not. Epil. Briol. ital., p. 424; Schimp. -- .Synops. Muse. ed. Us, p. 398; Erbar. critt. ital, n. 1404; Bott. e Vent. Enum. - . crit, Musch. ital., n 337; Bott. App. di Briol. ital. in Nuov. Giorn. bot. ital., iK s Vol XXII, pag. 263. — Brywm. Bryol. Europ. Vol. IV, Bry. 37, tab. XIII; A Boulay. Muscin. de Franc. 1884, p. 263, (ben fruttificata e poligama!). Monte Pollino (Calabria) Let, F. E. Calvelli. 1890. Oss. Questa non comune e bellissima specie, nota dapprima soltanto nell'alta Italia, fu successivamente riscontrata nell’ Emilia, poi nella Toscana, nella Cor- _ sica, nella Sardegna, nel Romano e recentemente in Sicilia. La nuova località .. della Calabria, viene così a congiungere le due stazioni, del territorio Romano - e della Sieilia. 33. WEnrRA Tozer (Grev.) Schimp. Corollar.; De Not. Epil Briol. ital. y ped 423; Schimp. Synops. Muscor. ed. II, p. 406; Bott. e Vent. Enum. erit. Musch, — 2 ital, p. 342; Farneti Musch, Prov. Pavia, in Atti Istitut. Univ. di Pavia, Ser. e . V, tab. 285; Pt 3 Franc. 1884, p. 283, R os. Questa specie, de io sappia, non è indicata per le nostre Alpi, e solo PHYSCOMITRIACEI Schp. FUNARIA HYGROMETRICA (L.) Sibth., Hedw.; Bryol. Europ. Vol. II. Funar. III; De Not. Epil. Briol. ital., p. 446; Schimp. Synops. Museor. ed. II^, p. oulay. Muscin. de Frane. 1884, . p. 297; Bott. e Vent. Enum. crit. Musch, . 353; Lojac. Pr. El. briol. di Sicil. in Natur. Sicil. Anno Ilt; Strobl. fl.. , Oesterr. bot. Zeitschrf. XXXVIII Jahrg., p. 58, (forma major GE nte Pollino ina Lgt. F. E. SE 1890. è comune in Sicilia gei. Strobl. Il. cc.) a variotà è è nuova. SPLACHNACEI Schimp. soa ital, pe 406; Foa See War ed. IP, p. 305; Pfeffer. geograph. Stud. a. d. Rhät. Alp. p. 52; Bott. e Vent, Enum. erit. Musch, 368; Boulay. Musein. de Frane. p. 307, (nota). — Splachnum Brid. ex Not* Syllab. 5 p. 361, (ben fruttifero !). mpione (Alpi centrali) Lgt. G. Cuboni, so 1878. . Questa, rarissima ue è indicata i in Italia SE sul Cenisio Sossi FISSIDENTACEI Schimp Ju SSIDENS. TAXIFOLIUS Ly). Gate. Tee E 3 Bryol. oe Nol. ld ; De Not. Epil. Briol. ital., p. 481; ne pate) Muscor.. ed. Us, KE ME va T pag. 118; Bott, e Vent. Enum. crit. Muse. ital., n. 377; Boulay. Muscin. de : nifolia var. grisea Ventur. in A d. Fann, Flor. ecc. n. 3. Venezia 1868. — — specie distinta come fecero ‘alcuni autori (Juratzka, Limpricht. ecc.) ma, 1 om ! dice il Boulay, è necessario studiare se questa forma BE See sia stabile costante o dovuta a canse locali e accidentali. Franc., p. 523; Limpricht. in Rabhr. Krypt. Fl. IV, Bd. p. 452, (ben fruttificato!). Sicilia: Bosco di Collebasso, territorio di Castiglione Siculo, sul terriccio appiè degli alberi. Lgt. Cesati. 1877. Oss, Nuovo per la Sicilia, 2 EE TRICHOSTOMACEI De Not. . TORTULA sQUAMIGERA (Viv.) De Not. Muse. ital. I, 20, tab. V, ed Epil. Briol. ital. p. 531; Bott. e Vent. Enum. erit. Musch, ital. n. 405. — Barbula i membranifolia Schultz; Bryol. Europ. Vol. II, Barb. 17, tab. HI; Schimp. —— Synops. Muscor. ed. I, p. 192. var. POTTIOIDEA De Not. Hee: Bott. e Vent. Le — Barbula membra- Vien 1861. — Barbula grisea Boulay, Muscin. de Franc. 1884, p. 434, — Cr sidium griseum Juratzk. Laubimosfl. v. Oesterr. Ungar., p. 128; Limpricht. Rabenhorst's Krypt-Flor. v. Deutschl. eec. IV, 1889, p. 643 (c. ic. !) (Petra 1 Monti Tifati presso Caserta (N. Terracciano ex. herb. De Notaris). de Questa nagne, es forse specie cm me EE sia nuova LSC presso Cuneo (Macchiati). La T. squamigera var. pottioidea De Not., considerata dal Boulay (l. c.) come di una forma L4 della spocie pica, nel caso dell’ SARTI: in b compatti, grigiastri, pedicello corto e grosso, capsula matura vm po' Bor. badia, peristomio incompleto, alto circa la metà del peristomio normale ne lla specie tipica, foglie intere nella base del pelo. ; ^s Questi caratteri abbastanza netti sarebbero forse sufficienti a forma 38. ToRTULA MURALIS Hedw; De Not. Muse. it. I, 31, tab. XII, ed. Epil. p. 536; Lindbg. de Tortul. p. 239; Bott. e Vent. Enum. crit. Muse. L Brit pa: pet p. mr — -Barbula Timm; ds Tues 3 Vol. IT. B TI Canio ER REDE : i OA, NOTIZIE E 211 . XX; Schimp. Synops. Muse. ed II, 201; Boulay, Musein. de Frane: p. 415; var. AESTIVA (Paul. de Beauv.) Erb. critt. ital, Ser. II, 558. Braithw. l. c., m. erit. Muse. ital., n. 424. — T. princeps. De Not. in Mem. dm Tor. XI, id Briol. ela Pt 537; xi de ae p. 247; Braithw. Brith. eg i Monte Pollino (Calabria) Lgt. F. E. Calvelli 1890. Oss. Nuova per la Calabria. 40. Top A RURALIS (L. Ehr. Beitr., VII, 100; De Not, Muse, it., I, 35, tab. Epil. Briol. ital, p. 538; Lindbg. de Tortul. p. 246; Bott. e Vent., Enum. nS a TORTULA SUBULATA (L.) Redi; De Not, in Mor. Ace. “Tors I, p.293 pil. Briol. ital., p. 545; Lindbg. de Tort., p. 242; Bott, e Vent, Enum. sch. ital., p. 433; Braithw. Brith. Mosfl., p. 219. — Barbula P. B.; ; Bryol. XXI; S ede dues 278 NOTIZIE 42, TortuLA BrEBISSONII (Brid.) Fior. Mazz. Spec. Bryol. Rom., ed. II^, 9; De ` 5 Not., Epil. Briol. ital, p. 547; Bott. e Vent., Enum. critic. Musch, ital., n. 435, * — Barbula romana Müll. Bot. Zeit. 1856. — B. Brebissoni Brid; Schimp. Synops- à Musc., ed. Us, p. 222; Boulay, Muscin. de Frane. 1884, p. 414. — Cinclidotušs flavipes Erb. critt. ital. n. 316. —-C. riparius 8. terrestris Bryol. Europ., Vol. II, Cinclid 10, 11, tab. 2. — Dialitrichia Brebissonii (Brid.) Limprieht. in Rabhe. Krypt. Fl. 1889, Bd. IV, p. 691, (fruttifera!) Sicilia: appiè degli alberi nel bosco di Collebasso, territorio di Castiglione Siculo. Lgt. Cesati 1877. i Oss. i E Sicilia. 43. TORTULA RIGIDULA (Hedw.) Lindbg. de Tort., p. 240; Braithw. in Saz Journal. Bot. 1871, p. 293, 1, 119, f. 5, e Brith. Mossíl, p. 268; Bott. e Ven È Enum. crit. Musch. ital., p. 447. — Trichostomum rigidulum var. densum Bryo Europ. Vol. II, Trich. 10, tab. VII; Erb. critt. ital. n. 112. — Barbula rigidula | (Hoff) Schimp. Synops. Muscor., ed. II^, p. 206, (ex. p.!); Juratzk. Laubmoosfl. v. Oesterr. Ung., p. 110; Milde Briol. siles. p. 118; Bott. App. di briol. ital. in Nuov. Giorn. Bot. ital, Vol. XXIL, p. 261; Lojae., Terz. El. briol. di Sicil. in Riv. ital. Se. Nat. di Siena, Anno X, n. 5, p. 54, (fruttifera!) : Sicilia: Cupola di S. Benedetto a Catania. Lgt. Cesati 1877. Oss. Indicata recentemente come nuova.per la Sicilia, presso Palermo Bot” È tini Aprile 1890, Lojacono Maggio 1890 ll, ece.). Trovo però in un antico elenco Sono di aleuni Muschi di dar (5), ir indicazione di autore (°); ma dalla descrizione incompleta e insufficiente è : possibile asserire, senza l'esemplare corrispondente, che sia la T. rig Lindbg., tanto più che quest'ultima è specie assai variabile e facile a fondersi, particolarmente pei caratteri del sistema vegetativo, con e come T. fallax, eylindrica, ecc. Briol. ital., p. . 560; Braithw. Brith. Moss. SC PR tab. XXXII; Bott. ee erit. Musch. bs s P 454. > — - Tortula De Not., in Mom. Ace. 1 E ONA T BARONE Pa Nuove piante inedite pubblicate figlio Andrea. Palermo. 1838, x ©) Tortula rigidula Lindg. è sinonimo di Ditymodon rigidulus Het DI Hook. e tak Muse, Bas e Hook. FI. Scot, TRES n e NOTIZIE MEE o È i p. 321; Erb. ent ital, n. 1020. — Barbula Brid.; Bryol. Europ., Vol. IL Pa "S Barb. Suppl. 1, tab. 1; Schimp., Syn. Muscor., ed. II^, p. 221; Juratzk. Laub- ; zë E moosfl. v. Oesterr. Ung. p. 124. — Tortella Limpricht. in Rabhr. Kryptog. F1., E p. 607. e Malta: Dintorni di Valetta. Lgt. Conte A. Caruana Gatto. 1890. Oss. Forma minor, sterilis, flavescens, rigidula. GRIMMIACEI Schimp. 45, RacoMrTRIUM LANUGINOSUM (Dill) Brid. Bryol. univ. 1, 215; Bryol. Europ., Vol. III, Rac. 2, tab. VI; De Not, Epil. Briol. ital. 671; Zett. Rev. Grimm. 126; e Schimp. Synops Muscor., ed. II, p. 279; Bott. e Vent., Enum. Musch, ital. n. - 559; Strobl. Fl. d. Etn. in Oesterr. Bot. Zeitschrif. Wien, XXXVII Jahrg., pio i 26; Limpricht. in Rabhr. Krypt. Fl. p. 812. — R. marginatum n. sp.? Lojac. - Ta Prim. El. briol. di Sicil., in Natural. Sicil., Anno III, (sterile!'. ia Sicilia: Collebasso presso Castiglione Siculo. Lgt. Cesati 1877. d Oss. Raccolta, per la regione, dallo Zappani presso Nicolosi, e indicata ivi. dal Lojacono e dallo Strobl. (ll. ce.). L’ esemplare cesatiano che ho studiato, | corrisponde alla descrizione dell’ esemplare del Zappani data dal Lojacono e. da lui considerato come probabile specie nuova sotto il nome di R., marginatum è specie nuova, ma il Re lanuginosum Brid., e di esso D è - n. sp.? Certamente non neppur varietà, ma semplice forma dei luoghi aridi e secchi. —. L'apparente marginatura della foglia, non è nettamente distinta come in molti altri Muschi, nei quali | il margine ? formato di cellule assai diverse dalle altre, E T modificate per lo più a scopo TIZA nella forma, nelle dimensioni e nello ; : spessore della parete, ma non" altro che l'orlo del lembo foliare più o meno. scolorato, privo cioè di cloroplasti. Tale colorazione non è che una funzione - d’adattamento all’ ambiente, I Muschi esposti a viva e continua luce, nei luoghi ‘aridi colpiti dai raggi diretti del sole, si difendono dalla azione nociva che ao luce soverchia ha sulla assimilazione, sia riducendo la superficie verde, quindi ` scolorando una parte della foglia o attenuando il verde in giallastro e diventando ca o aurei, sia acquistando colore bruno o nero. i Muschi che esposti a viva luce scolorano le proprie foglie, citerò come esempio assai evidente il volgare Bryum argenteum L., il quale nei luoghi e sori, sui mari e la rupi a solatio lus le foglio ea interamente: pue. X NOTIZIE quil caratteristico aspetto bianco argentino splendente; nei luoghi umidi coperti, invece, appié dei muri umidi volti a settentrione, lungo gli argini delle vie / $ . dove non batte mai sole, le foglie sono completamente verdi e il solo pelo ter- minale resta scolorato; tra i due estremi poi si hanno tutti gli stadi intermedi, E a tale proposito il R. lanuginosum Brid., sparso in tutto il mondo, è assai variabile. Nell’ Erbario del R. Istituto Botanico di Roma esistono tutti i pas- | saggi, da alcune forme imberbi della Scandinavia, nelle quali il pelo scolorato si accorcia straordinariamente e il margine argentino sparisce del tutto; fino ad - aleun forme alpine ed esotiche in eui il pelo é lunghissimo e argenteo e le foglie ` hanno un margine niveo che giunge alla metà del lembo, come nella forma | canum Zetterst; oppure la foglia è per due terzi e più, meno la nervatura, com- | pletamente scolorata, come nella forma firmum (De Not. in herb.) raccolta dal i R De Negri al Chili. 46. ER TRICHOPHYLLA (Grev.) Boulay. Muscin. de Frane. 1884, p. 387; - Juratzk. Laubmoosfl. v. Oesterr. Ung., p. 162; Boti. e Vent., Enum. crit. Musch. ` ital, n. 584 (585, sony G. trichophylla var. meridionalis Cesat. in herb! deut fera!) ` Sicilia: Cupola di S. Renedeito a Catania e Bosco di Collebasso presso Ca- | stiglione Siculo. Lgt. Cesati 1877. Oss. Per la Sicilia indicata soltanto presso Palermo (Pope É stata raccolta. P anche in Calabria (Arcangeli, Macchiati). 47. GRIMMIA dii Schimp., Sede Muse., ed. I°, p. 214, ed. II*, p. 258; - Boulay. Musc. 1884, p. 376; Fitzg. e Bott., Prodr. Briol., Serch. e Magr. in Nuov. Giorn. Bot. ital., Vol. XIII, f. 2°, Erb. eritt. ital. n. 1116; Bott. e Vent., Enum. erit. Musch. ital. n. 586. — SR Ge ere? in Rabhr. - | Krypt. FL, p. 789, (sterile!). | Monte Pollino (Calabria) Lgt. F. E. Calvelli Oss. Nuova per la regione e credo anche per T Italia Lieriaionili. Il De No- taris l'ha omessa nell’ Epilogo. mm dalia COMMUTATA Hüb. Muscol. Ger p. 186; Bryol. Boro. Vol. III, Gr xi 25, tab. XIX; De Not, Epil. Briol. p. 699; Zotterst.- Revis. Grinomm. 88 et Gr. s ex. 19; Schimp. Synops. Muscor. ed. II, p. 263; Boulay. Muscin de Frane. 1884, - p. 367; Strobl., Flor. d. Etn. in Oesterr. Bot. Zeitschrf. ST Jahrg., p. “Dai Bott. e Vent., Enum, erit. Musch, ital. n. > RIS: Ne ` Ge, Per la Sicilia raccolta solo dallo Strobl, sul versante nord dell’ Etna (l. c... Indicata anche presso Reggio di Calabria. BRAUNIACEI De Not. ` 49. Brausia SciuromEs; (De Not. e Bals) Bryol Europ. Vol. III, Braun. c. tab.; De Not, Epil. Briol. ital. p. 716; Schimp. Synops. Muscor., ed. Us, p. 286; 3 Pfeffer. Bryogeograph. Stud. a. d. Rhátisch. Alp., p. 44; Erbar. critt. ital., npricht, in Rabhr. Krypt. Fl., p. 824. (e. ic) — Hedwigia sciuroides De Not. llab., p. 95; Boulay. Muscin. de Franc. 1884, p. 398, (fruttifera!) acugnaga: Val Anzasca Lgt. G. Cuboni. 1878. ' Oss. Specie rara, in località diversa da quella indicata dal De Notaris, e in HEDWIGIACEI Schimp. | Sicilia: presso - Glatiglipia Siculo Lgt. Cesati 1877. " Ze Sugo è indicata n la. RO dea in ato (Bottini) e I. SPHAGNUM NEMOREUM Scopol. Fl. Carn. p. 2; Lindbg. Europ. and. Nord- umerikas peces cock 1882; Bott. e m Enum. erit Muse. it. dt ; Bott. e Vent., Enum. crit. Musch, ital., n. 602, — B. alopecura nas 3 * op. 825; Braithw The phain. of. Eur. and N. i: Husnot. Sphagnol. europ. ; Warnstorf.. Die Europäisch. Torfmoos. p. 39. x Var. TENELLUM Schimp. Syn. l. e; Husnot. l. e Wem d de M (et herb Baen.) S. acutifolium var. tenue Braithw. 1. c. ( sterile!). - . Monte oue SE Maggiore, Mr c. Cuboni Ag. ea var. RUBELLUM Warnst. l., (sterile!) ` Monte Rosso (Lago Maggiore) G. Cuboni. E Il Bottini non indica ni Italia Ter varietà. PICCOLA CRONACA Piccola Cronaca - È morto a Davenport (Jowa U. 8.) all’età di 67 anni il botanico Dott. CHARLES C. Parry, noto per i suoi lavori sulla Flora AA dell’ America: metta. trionale. . . Un'altra perdita dolorosa per la Botanica negli Stati ve. è la morte. del ; Prof. ScHRENK, insegnante di Botanica nel College of Pharmacy in New-York. .. È stato aperto a Fontainebleau presso Parigi un Laboratorio di Biologia Ve i gei che sarà diretto dal Prof. GASTON Bonnier della Sorbonne. | [l Prof. OLIvER, addetto alle collezioni di piante secche nel Museo di Kei; ha . dato le sue dimissioni, dopo trenta anni di servizio. Al suo posto subentra Mr. J. G. BAKER, che già da parecchio tempo occupava il posto di primo assistente allo stesso istituto. Mr. HEMSLEY è stato nominato primo assistente. La Linnean Society ha nominato a Membro Corrispondente Estero il Prof. SERENO WATSON. : à Il Prof. H. L. Buer ha assunto la Mrs del noto st « The PP riean Garden ». Un nuovo giornale di Biologia « Zoe », che viene pubblicato a San Fran- 3 E cisco conterrà anche memorie di Botanica, di cui varie sono ee inserite WW = ee fascicolo ‘ora uscito. | È stato distrutto dal fuoco il Museo o sn di Sites del Mickigak. Agricultural. College, con numerose e preziose collezioni di piante e di nd ; ize stato poante solo da poso inpar | © PICCOLA CRONACA È mente alla carica ), Prof. PIROTTA, STEPHEN SOMMIER Vice-presidenti, Prof. CARUEL, | GipELLL, Dr. Leen, Dr. MARTELLI, Prof. PeziG, Dott. TANFANI Consiglieri. - I soci visitarono i principali monumenti della città, e fecero varie. escursioni — interessanti sui golli del Veronese, nelle risaie di Vigasio, al Bosco Mantico, e sulla cima del Monte Palag, enneg guidati dal gentilissimo Professore AGOSTINO dq ricco Erbario di alghe del an Ferp. Hauck è stato acquistato dalla distinta cultrice di scienze botaniche M."® WEBER vAN DER Rosse, residente già Been di Botanica a Dorpat, benemerito esploratore della Flora di Russia e della Siberia. School of Science. | Deplorasi pure la morte dell’ Egregio Vicror von JANKA; instancabile esplo- te della Flora ungherese e balcanica. AI posto del defunto Prof. Mac Nas, al Royal College of Science in | Dublin, tato chiamato il Prof. THOMAS Jounson, finora docente di Botanica alla Normal 3 E È morto a Berlino il Prof. E. WEISS, noto per i suoi e di E , Bollettino Bibliografico Lavori Botanici Italiani. Trattati, Atlanti, ecc. . De Amicis F. A. Notizie intorno alla classificazione dei vegetali e degli ani- mali ad uso del primo corso liceale. Torino, 1890. Morfologia, B c Fisiologia, Biologia. Fe Ei cqua C. Contribuzione alla conoscenza della ege vegetale. Nota ea Rendic. Acc. Lincei, vol. VI, j , p. 977. ARCANGELI G. Sulla struttura delle fo- lie dell'Atriplex nu a Lindl. in relazione all' Sieg Nuovo Giorn. bot. ital. XXII, 1890, p. 426. — Sulle foglie delle piante acquatiche . e specialmente sopra quelle Nymphaea e del Nuphar. Ib., p. 441. — Sull’ Helicodiseus muscivorus (L. f.) = Endl. Ibid. p. ` “CUGINI G. De scrizione della forma e . struttura degli organi fiora li e del ` frutto della Zea Mays L. Bull. Staz. Agr. Modena. A. IX, 1889. Modena, 1890, p. 101, e. 6 tav. DE i A. Influenza del metano sulla Mimosa pudica. Napo 9, eg . Istologia ed Gen del fa- scio conduttore nelle foglie di Isoetes. N. Giorn. bot. ital. XXII, 1890, pag. 396 . — Sulla struttura e sullo sviluppo del fusto nella Dahlia imperialis. IDid., p. 410. ^ della MACCHIATI L. Sulle sostanze coloranti ialle e rosse delle foglie. em. PasSERINI N. Su miea del fritto del pomodoro. Le Staz. sper. agr. ital. XVIII, 1890, p. Pmorra ns Saka struttura anatomica della Fortunei (Murr.) Carr. — Nota Saue Rendic. Ace. Lincei, vol. I: fasc. XII, 1890, p. 561. izzı A. Sulla composizione chimica : ni foglie. Staz. sper. agr. ital. SoMMIER G. Ancora sulla Lonicera coe- — rulea. N. Giorn. bot. ital. XXII, 1890, p. 466. Tallofite. Baccarini P. Primo Catalogo di Funghi - dell’ Avellinese. a Giorn. bot. ital. XXII, 1890, p. Borzi A. Stadii Ga di “alcuni Alghe verdi. "ies p. 403. BresapoLa C. Fungi Kamerunenses a ` viro F. Braun lecti , eese non- > nullis aliis novis vel criti seo botan. berolin. Buil. pue Se S France, VI, 1890, fasc. I. x — Champignons de la Hongrie recoltós. en 1888-89 p. Mr. le Prof. V. Gre schick. Rev. mycol. 1890, p. 101. CASTRACANE F. Sul deposito di Jackson's | Paddock Oamaru nella Nuova Zelanda. Osservazioni biologiche. Atti Ace. composizione chi- isex R. Mu- pontif. N. Lincei. È XLII, 1890, fase. 2-3. DANGEARD P. Indications pour la recolte des Algues inférieures, mode de cul- ture et technique. Notarisia, 1890, , B. Frammenti algologici. HI, Naota Notarisia, 1890 p. 56, 141 - Gritti C. Di alcuni licheni marchigiani. N. Giorn. bot. ital. XXII, 1890 p. 452. .— Su di un lichene raro. Ibid., p, 4062. Humor P P. Le genre Bulbotrichia. No- ars 1890, p. ore O. E. Notizie Set Diatomee pela- .giche dei laghi in generale e su quelle dei laghi di Ginevra e di Zurigo in | ispocial SCH daa 1890, p. 996. Karsten P. t Hanror P. EE? - movi Rev. im a 1890, . Lanzi M. Saggio di una EE SE — delle Diatomee secondo il sistema na- . turale. Atti Acc. pontif. N. Lincei. — A. XLIII, 1890, fase. 23. naturalis et Sege onis Specimen. Notari- 17. X Levi-Morenos D. Quelques idées sur l'é- volution = da Diatomées en c la Diat mophagie dé Ma NUS P. Sulla diffusione geografica - della. Sphaeroplea annulina. ue ay 1890, p. 1014. MARTELLI U. Un caso di E naturale nei Licheni. së Giorn - ital. XXII, 1890, p. 4 — px Torula RE Duf. Tid. id Massatoxao C. Ueber einige neue Mi- eromyceten. Botan. Centralbl. XLII, 1890, p. 385. X : E et t La FA A P. A. Notes mycologiques. Bull. Soc. mycol. France, t. V, fasc. 4. Briofite. Loyacono- Posero M. Terzo elenco brio- o di Sicilia. Riv. ital. Sc. nat. Siena. À. X, 1890, p. 54. RossETTI. C. Gang della Toscana nord-ovest. N. Giorn. bot. ital. XXIL, — oo » P. Yam P. Büsbalso rurales. Rev. bryo- log. 1890, p. 49. ir Ascnerson P. Carex refracta Willd. — C. tenax Reut. Oesterr. Bot. Zeitschr. - 890, p. 259. CARUEL T. Un piecolo contributo alla — Flora abissina. N.. Giorn. bot. ital. - XXI p. 556 ; De Toni G. B. e PaoLetTI G. Elen jc delle piante raccolte dagli studenti di wën Botanica dell’ Università di Padova ` durante una gita da Padova ad Abano e Teolo. Nuov. Notarisia 1890, pag. 222, GorRAN A. Sopra diverse forme appar- Della Malabaila Hacquetii Tausch e della Fragaria "pe Andr. nel Ber- gamasco. Ibid., p. 453. e fi 0JACONO-POJERO oM. Schizzo sions S della Sicilia e itinerario botanico del- © l'isola. N. Riv. forestale. A. "KHL, wd Disp. V. Firenze. 1890. x Pirotta R., TERRAGCIANO A., BRIZI U. ci Flora, nella Guida della Prosinciadi - Roma del dottor E. Abbate. Romi; eg 1890, p. 171-225, iode - SOMMIER Se Nuove stazioni # weer ; in Toscana. N. Giorn. botan; ital. : XXI, 1890, P E e +; E jane. DE ha 431. . La Flora dune isole 83. p. - ante dei dintorni di Rovigo. Gates Ibid., p. 414. — La Flora del Polesine. Ibid., p. 391. ToRNABENE F. Flora aetnea. Vol. II, Ca- - tanae, 1890. "TERRACCI x "Treni Hd Teratologia . A e Patologia vegetale. RIOSI G. Rassegna crittogamica per il mese di Giugno 1890. Bollett. Notis. - Soc. Viticole ital. 1890, p. 335. .E. Doppio PME in un tal. Sc. B ipe. Boll. e Viti. ital. 1890, i D 312; La | poltiglia bordolese deve essere malattia del gelso in rapporto colla 3 | flaccidezza del baco da seta. od CI s. La Peronospora, Pisa, 1890. ER T. Sul solfato di rame contro Peronospora. Atti Ist. Veneto, Ser. I, t. I, disp. 7, 1889-90 à corrente elettrica e ca Agr. ni delle Sileimeð it communis. N. Gioni bot. ital. XXII, 1890, p. 460. Morti A. Trattamento delle Perono- spora. Reggio Emilia 1889. PassERINI G. Riproduzione della Gibel- lina cerealis Pass. Boll. Com. Agr. parmense, 1890, Pican: P. Una nuova forma di Perono- spora nei peduncoli dei giovani grap- poli. N. Rass. Viticol. Enol. Cone- gliano. 1890, n. 11-15 PoLLini C. Ulteriori osservazioni sopra una euriosità teratologica (ampelo- botripertrofia). Atti Soc. ligustica Sc. natur. e Geograf. Vol. I, Genova, 1890. Paleontologia vegetale. CAPELLINI G. Ichthyosaurus campylodon e tronchi di Cicadee nelle argille sca- gliose dell’ gg Mem. Acc. Se. Bologna, Ser. IV, SquiNABoL S. Alghe e SEN fos- sili italiane. Parte I. Atti Soc. lig. s nat. e Geograf. Vol. I, 1890, 1-2 Botanica medica e farmaceutica. CANESTRINI G. Le rivelazioni della Bat- teriologia. Atti Istit. Veneto. Ser. VII, 1890, t. I GamBERINI P. La batteriologia in a nenza colla sifilide e colla dermatosi. Boll. io Mediche Bologna. Ser. VII, vol. I, 1890. PassERINI G. Ancora sui microbi del- l'influenza. Gazz. Ospedali, 1890, p. 257. PucorxELLI C. Il Fucus crispus nella ` . preparazione dei terreni nutritizii dei batterii. Bull. Acc. medico Roma, XVI, 1890, p. 247. ScaLa A. e ALESSI G. Sui rapporti esi- stenti tra la vita dei microorganismi acquatici e la composizione delle aĉ- Sremowi G. C. Di alcune nuove o poco - que. Ibid., p. 184. . note piante da foraggio. L' agricoli: SERAFINI A. Analisi chimiea-batteriolo- ^ ital. A. l sc. 195. " gica di alcune carni insaccate. Ibid, SpRENGER C. Myosotis Cintra. Bull. p290. e Soc, tosc. Ortic. XV, 1890, : Botanica agraria, ortieola, ` Viola prs Ell. v. alba. Ibid p- fig. — Gabi triloba E. Mey. Däi. "217. industriale. BALLIS O. Odontoglossum cirrhosum. S 0g10 D i ull. Soc. tosc. Ortic. XVI, 1890, p. Ucoriwr G. Del Noce. Ibid., p. 210. 210, c. tav. i : Microscopia i CORREVON H. TE Welwitschii e Tecnica microscopica. Boiss. Ibid., p. 170. i Dot A. Alcune osservazioni sul reagente i Gori P. Le Rose. Firenze, 1890. See, di Millon. N. Giorn. bot. ital. XXII, ‘ta GRILLI 5 en caudata L. Boll. 1890 446 Een Se . Ortic. XV, 1890, pag. 180, CEA FER b- SCH av. Varia. ; acu Nitrificazione e denitrificazione Cartoni S. La Fauna nivale con } nella terra eura Gazz. chim. ital. ticolare riguardo ai vivont dolle TR G. nno una falsificazione ed un surrogato dello. erano. Staz. Ravizza F. Il profumo dei vini ottenuto coi fermenti. Staz. sper. agr. ital. P Dr Ziano A. Cenni necrologici del Prof. ` XVIII, 1890, p. 573. k Giuseppe Meneghini, Mem. Soc. ital Scienze. Ser II, t. VII, 1890. , Prof. 0. PENZIG, Redattore responsabile. PUGILLUS MYCETUM AUSTRALIENSIUM AUCTORIBUS J. BRESADOLA ET P. A. SACCARDO (con Tavola IX). Mycetes, qui infra enumerantur, lecti sunt in Australia XVI-XVIII ab hine annis potissimum a P. A. O'SHanESsY prope Gracemere et a A. TnuozET prope Rockhampton. Cura ill. F. de Mueller, horti Melbour- = mensis Directoris meritissimi, ad prof. V. Cesati anonymi missi sunt et post ejus obitum ad Istitutum botanieum Romanum translati. Cl. prof. Pirotta, horti Romani Director, paucos ante menses ut eos deter- minarem communicavit; Hymenomycetes vero, partem majorem sis- tentes, benevole examinavit et nominavit cl. Ab. J. Bresadola triden- tinus, ceteros paucos ipse. Species omnes ad me missae, praeter mancas, A sed Myeologiae Australiensi addendae: ceterae, quamquam jam uti = Australienses cognitae, ob habitationem peculiarem quoque hie me- | morantur. Patavii, Sept. 1890. i P. A. SACCARDO. HYMENOMYCETEAE. 1. Lepiota asprata Berk. Dec., n. 143. Sace. Syll. Vol. V, p. 48. . Hab. ad terram « Gracemere » Australiae. Obs. Sporae hyalinae, obovatae, 8-10 v4-4 3 H Species haee potius . Lepiotis elypeolariis adscribenda est. v5 -8ylL. V, p..202. - Hab. ad truncos « Gracemere » Australiae. ` 19. Malpighia anno 1V, vol. IV. ` — hie recensentur, e quibus sunt nonnullae novae et plures jam cognitae 2. Collybia longipes Bull, t. 232. Fr. Hym. Europ., p. 110. Sace. S 5s ES a È i i : 200 -0 e O J BRESADOLA ET A. P. SACCARDO Obs. Specimina australiana pileum glabrum referunt, sed hoc certe ex aetate pendet quia specimina omnia vetusta erant; cetera omnia eum exemplaribus europeis concordant. Sporae non visae. 3. Collybia dryophila Bull., tab. 434! Fr. Hym. Europ., p. 122. Sace. Syl. V, p. 234. Hab. ad terram « Gracemere » Australiae. 4. Omphalia holochlora Berk. et Br. Journ. Linn. Soc. XI, p. 525. Sace. Syll. V, p. 312. Hab. ad truncos « Gracemere » Australiae. Obs. Species valde Omph. SPORE Fr. affinis, et forte non - distinguenda. 5. Omphalia pumilio Kalehbr. Grev. VIII, p. 151, t. 142, f. 5. Saec. SyIL V, p.317. Hab. ad ligna « Rockhampton » Australiae. Obs. Sporae chlorino-hyalinae, subglobosae, 8-9 v 8. 6. Russula subalbida Bresad. sp. n. . Pileo earnosulo, explanato-depresso, viscoso, glabro, margine suleato, ` È luride albido, 2-3 em. lato; lamellis confertis, attenuato-adnexis, albis; ‘stipite ex fareto cavo, a basi attenuato, concolore, 2-3 cm. longo, 4-8 mm. crasso; sporis chlorino-hyalinis, subglobosis, aculeatis, 8-10 v 8; ba- sidiis clavatis 40 v 10-12. Hab. ad terram « Gracemere » Australiae. — E fragilibus, Russulae pae proxima. Sieea tota luride ochracea. 7. Cantharellus Foliolum Kalehbr. Grev. IX, p. 134. Saec. Syll. Lr p. 498. Hab. ad ramos, folia ete. « Gracemere » Australiae. 8. Marasmius stylobates Berk. et C. Cub. Fungi, n. 136, in Journ. Linn. Soc. X. Saec. Syll. V, p. bag | Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. 9. Marasmius foetidus (Sow.) Fr. Epier., p. 380. Hym. Barofo p. 473. Saec. Syll. V, p. 530. Hab. ad ramos « Gracemere » Australiae. 10. Marasmius ramealis (Bull. Fr. Enter. p. 381, Hym. Europ., p. 474. Sace. Syll. V, p. 531. Agaricus ramealis Bull. t. gin Hab. ad ligna « Drac » Australiae, % = Hab. ad tigua < Gracemere » RE 12. Lentinus strigosus Fr. Epier., p. 388: Sace. Syll. V, p. 273. Hab. ad truncos « Gracemere » Australiae. 13. Lentinus fasciatus Berk. Hook. Journ. 1840, p. 148. Sace. Syll. E V. p. 514. . Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. = M. Lenzites striata Swartz. Fl. Ind. Occid., p. Esth Agarico). Fr. Epicr., p. 406. Sace. Syll. V, p. 643. Hab. ad ligna « Rockhampton » Australiae. diss Oba Species haec non Lenziti tricolori, sed Lenz. See peraf- SS a qua lamellis tenuioribus praesertim distinguenda. 15. Lenzites acuta Berk. London Journ. 1842, p. 146, Dec. Fungi, n 410: Sace. Syll. V, p. 643. Hab. ad ligna « Gracemere » REGRA —. 16. Lenzites applanata Fr. Epicr., p. 404. Sace. oct. V, p. 644. -Bresad. Fungi Kamer. in Bull. Soc. Myc. Fr. 1890, p. XXXIV, cum Br Hab. ad truncos « Gracemere » Australiae. £ - Obs. Fungus australiensis ad formam deplanatam (Lenzites depla- nata Fr. ) lamellis dense poroso-anastomosantibus ducendus. Haec forma cab auctore aliquo pro Tramete elegante Fr. habetur. (Cfr. Herbarium A 'ebbianum ; specimina a Montagne ipso determinata). Specimen pul- ehrum | Trametis elegantis , hymenio omnino poroso, nee ullo modo lamellata, benevole misit cl. Patouillard , quod primo obtutu omnino distinctum apparet, at forma, colore, contextu prorsus eum Lensile Bist concordat, ita ut valde probabiliter et Trametes elegans ` sensu quoque strictiori sumpta, tantum forma hujus speciei est. Nec * mirum; species enim Lenzitis nobis cognitae facillime ab hymenio lamel- lato formia | innumeris in pate stricte P sensim xg n. 430 ) (forma), Schizophyllum mexicanum Pat. in Journ.’ de Bot tan 1878; p. 171. Hab. ad truncos « Gracemere » Australiae. Obs. Specimina omnia hucusque nobis visa hujus generis, etia: specifice ab auctoribus distincta, ad Schizophyllum commune Fr. ropeum. plane dueenda, nam notae differentiales allatae vix acutae constantes. Etiam notae quisi conveniunt. Sporas sempi linas, cylindraceas rE z invenimus. 19. Naucoria EECH Bull. tab. 422. Fr. Hym. Europ., p. 2 Sace. Syll. V, p. 844. Naucoria pediades Fr. Syst. Myc: I, p. 290. E SE l lophila semiorbieularis Quél. FI. Myc., p. 88. | | Hab. ad terram « Gracemere » Australiae. - Obs. Sporae ellipticae, flavo-ferrugineae 10-12 v 8 Spadin ha ubique vulgatissima, a Naucoria pediade Fr. sejungi nequit. Ni unica differentialis « stipes tubulum fistulosum liberum includens variabilis. Medulla enim hujus. tubuli modo farcta, modo tubulosa, i E terdum etiam evanida, et hoc in uno eodemque caespite, ideoque n y lius momenti. Insuper ex aetate mycetis et tempore quo prodiit E d ~ — ^ minusve tubulosum apparet. 20. Paxillus Mülleri Berk. Austral. Fungi, n. 4l, p. 159. Sace. . V, p. 986. a Hab. ad terram « Gracemere » Australia. Obs. Sporae flavae, obverse obovatae, 10-12 v 5-6. DI Stropharia semiglobata Batsch. f. 110. Fr. Hym. Europ., P. 28; ‘Sace. Syll. V, p. 1022. Hob. ad nu « Gracemero » Australiao. GIA EM cun Y, (p. 1059. - Hab. ad ligna « Gracemere > skirt, 23. Psathyrella disseminata Perg: a p. 403. Fr. LI Zeg DA T “i p. l4. 3 n xU. ^ e wYcETUM zero UN 77998 Ze . Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. 24. Coprinus truncorum (Schaeff.) Fr. Epicr., p. 248. Hym. Europ., p 326. Sace. Syll. V, p. 1092. Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. . 25. Coprinus fimetarius Fr. Epier., p. 245. Hym. dai; p. 324. ‘Sace. Syll. V, p. 1087. — Hab. ad fimum « Gracemere » Australiae. 26. Polyporus arcularius (Batsch.) Fr. Syst. Myc. I, p. 342. Hym., Europ. p. 07. Sace. Syll. VI, p. 67. Boletus Batsch El. f. 42% - Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. Obs. Sporae hyalinae, cylindraceae, subcurvulae 7-8 v 2 33. .. 27. Polyporus grammocephalus Berk. in Hook London, Se 1842, (p 148. Saee. Syll. VI, p. 92. — Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. aee | 28. Polyporus sulphureus (Bull) Fr. Syst Myé. L p.357. Hym. S sa Europ. 542. Sace. Syl. VI, p. 104. SR — Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. E E Obs. Forma exotica generatim stipitata, stipitibus basi connatis, in- p terdum 7-10 em. longis. 99. Polyporus gilvus Schw. Carol., n. 897. Fr. Hym. Europ., p. 548. Saec. Syl. VI, p. 121. Bresad. Fungi oru er in Bull. Soc. n° ye. Fr. 1890, p. XXXVII, ‘cum synon. Sd . Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. . 80. Ganoderma australe Fr. El, p. 108. dm Europ., p. 956. Sacce. 5 Syll. VI, p. 175. — Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. ` DM LC * G. arculatum Bres. n. f. A typo differt ‘margine crasso, Soda A - m Aw tx * we g 232 A Sat, brevioribus. Sporae obovatae, inferne truncatae, subtilissime - | punetatae, vel fere laeves, aureo-fulvae, 6-7 v 4. : Cp a — Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. rov 31 S ec dcr chilense Fr. Nov. SE SCH p. 63. Sace. S a » ` Syll. VI, p. 215. "ic Bilbo, Syll. HI, p. 245. SEM ees J. BRESADOLA ET P. A. SACCARDO Hab. ad ramos Jasmini racemosi « Gracemere » Australiae. ——. | Obs. Forma haee a Fom. pullo typico aliquantulum diversa, se. we. scutellata, et pileo mox glabrescente et nigricante. Valde proxima ` specimina vidimus ad ramos Jasmini fruticosi a cl. Barla e Nice missa, quae tamen magis explanata et zonis strigosis concentrice la mellato-plieatis praedita erant, ita ut nos ad ZFomitem pectinatum duximus. Attamen fatendum quod Fomes pullus valde Fomiti pecti- ` ds nato Kl. affinis videatur, prouti e comparatione speciminum nobis cone däi probatum fuit. 33. Fomes peetinatus Klotzseh in Linn. VIII, p. 485. En Epier:, p. 407. Hym. Europ., p. 559. Sace. Syll. VI, p. 193. ab. ad ligna « ROCK pln » Australiae. p. 560. Sace. Syll. VI, p. 174. Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. i 35. Fomes Hasskarlii Lev. Champ. exot., p. 190, in Ann. Se. nat. - 1844. Saec. Syll. VI, p. 280 (sub Polysticto). i Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. Obs. Species haec prorsus Fomes, prope Fom. pectinatum logan : 96, Polystietus EE Et. Obs. 2, p. 255. pper P 437. Hab. ad ligna « Gracemere » Küiraliao. 37.. Polystictus flabelliformis Kl. in Linn. 1833, p. 483. Sace. VI, p. 216. Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. sui 38 Polystictus E, iius Berk. "reat. Fl. Van Diem., di Hab. ad ligna « Rockhamplot » TATA i sO 39. Polystictus hirsutus Fr. Syst. Mye. m 307, iym. 1 Pur P. 251. Sace. Syll. VI, p. 257. Hab. ad uc e Gracemere > » Australiae. Le Tru H SW PUGILLUS MYCETUM AUSTRALIENSIUM 205 40. Polystietus occidentalis Kl. Linn. VIII, p. 486. Fr. Ep., p. 491. Sace. Syll. VI, p. 274. Hab. ad truncos Ewcalypli crebrae, et Acaciae harpophyllae « Rockhampton » Australiae. 41. Polystictus byrsinus Mont. Cuba, p. 391, t. 15, fig. 3. Sace. SyM. VI, p. 275. i Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. Obs. Species haec a Pol. occidentali nobis videtur optime distincta, at a Pol. crocato Fr. vix diversa. Etiam Pol. Peradeniae Berk. huie proxime accedit, et poris aliquantulum majoribus, magisque regula- Hot ribus tantum diversus apparet. 42. Polystictus Peradeniae Berk. et Br. Journ. Linn. Soe, XIV, — p. 91. Sace. Syll. VI, p. 269. Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. i 43. Polystietus Persoonii Fr. in Cook. Praec., n. 850. Sace. Syll. VE n 2. | Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. 44. Polystietus luteo-olivaceus Berk. et Br. Fung. Brisb., p. 402. Saec. Syll. VI, p. 279. Polyporus placodes Kalehbr. Grev. IV, p. 73. — Sace. Syll., p. 203 (sub Fomite). Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. 45. Trametes pieta Berk. Fung. Brisb., n. 167, p. GL. Trametes Mülleri, var. Berk. in Linn. Soc. Journ. Vol. X, p. 320. Hab. ad ligna « Rockhampton » Australiae. 3 Obs. Species a Tramete Mülleri quacum comparari contigit certe specifice diversa. 46. Trametes devexa Berk. Austr. Fung., n. 99. Sace. Syll. VI, p. 341. Hab. ad ligna « Rockhampton » Australiae. 47. Trametes versatilis Berk. in Hook. Journ. I., p. 150. Sace. Lr Syll. VI, p. 244 (sub Polystieto) Trametes Zollingeriana Lev. Champ. . Si Mus., p. 131. Saee. Le, p. 347. Zoll. Pl. Jav., n. 1386! SCH Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. Obs. Specimina javanica Tram. Zollingerianae, Le edita a speci- minibus authenticis T'rametis versatilis nulla nota distinguuntur, 296 ` . 3. BRESADOLA ET P. A. SACCARDO 48. Trametes cinnabarina (Jacq.) Fr. Hym. Europ., p. 583. Sace. Syl. VI, p. 353. Boletus Jacq. Austr., t. 304. Polystictus cinnabarinus. Sace. Syll, Le, p. 245. Hab. ad truncos Eucalypti erebrae « Rockhampton » Australiae. Obs. Specimina australiana cum europeis exacte concordant, at a Polystieto sanguineo tantum defectu stipitis diversa videntur. Hae duae species accuratius in vivo observandae, et sedulo eomparandae essent. 49. Hexagonia sericea Fr. Epier., p. 497. Sace. Syll. VI, p. 363. Hab. ad truncos Hormogynis cotonifoliae « Rockhampton » Australiae. Obs. Forma hie exhibita pileum concentrice. suleato-hirsutum refert. 50. Hexagonia tenuis Hook. in Kunth Syn., f. 10. Fr. Epier., p. 498. Hab. ad ligna « Roekhampton » Australiae. 51. Favolus scaber Berk. et Br. Journ. Linn. Soc. XIV, p. 57. Sace. Syll. VI, p. 393. Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. Obs. Stipes brevissimus fere rudimentalis, peltatus et tomentosus. 52. Laschia caespitosa Berk. sn Fungi, n. 116. Saec. Syll. VI, p. 407. - Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. Obs. Basidia tetraspora, clavata 15-17 v8; sporae chlorino-hyalinac, ellipsoideae, guttulatae 7-9 v 5-6. 53. Merulius Corium Fr. El, p. 58. Hym. Europ., z 413. Sace. Syl. VI, p. 413. Hab. ad truncos Zanthozyli brachyacanthi e Rockhampton » Austral. .. 54. Stereum spathulatum Berk. in Hook. Journ. Bot. 1850, p. 274. Sace. Syll. VI, p. 558. Hab. ad ligna. « Gracemere » Australiae. 55. Stereum hirsutum (Willd.) Fr. Epier., p. 549. Hym. Europ., p. 639. Sace. Syll. VL, p. 563. Stereum amoenum. Kalchbr. Grev. X, p. 58, nee Ster. Kalchbrenneri Saec. Stereum Kalchbrenneri Massee ` ` er Monogr. Theleph. in Journ. of Botany, 1800, p. 182. Hab. ad ligna « Gracemere » Australiae. Obs. Cl. Massee, l. c. St. amoenum K. a Stereo hirsuto distinetum urget pileo tenuiori, subzonato, et hymenio lilacino. Nos plura hujus EN ER. x sa T es MAU. Ges " di 3 SE a A PUGILLUS MYCETUM -AUSTRALIENSIUM speciei specimina Ee vidimus, at nunquam pileum tenuiorem — quam in St. hirsuto observavimus, nee hymenio lilacino, sed interdum —subaurantio. Descriptio utique ita sonat, at exemplaria. contrarium È docent. Zonae vero pilei et in St. hirsuto parum evidentes saepissime 2: apparent. 56. Stereum spadiceum Pers. Syn., p. 568 (nee Fr.) var. retirugum tee in Proc. na Soc. Edim. 1882, p. 456. Sace. Syll. ER p. e du e fibrilloso-tomentoso; ac duride y qo velutiuo um. Stereum lobatum (Kunze) Fr. Epier., p. 547. Saec. Si firm. S Hab. ad Bene « Rockhampton » Australiae. 0. Te dei Kalchbrenneri Massee Monogr. EE L dic 2 298 J. BRESADOLA ET P. A. SACCARDO soideae, interdum granulosae 60-140 v 6-15. Species potius Peniophoris * adscribenda. — Sporae haud visae. ei 60. Auricularia mesenterica (Dicks. Fr. Epicr., p. 555. D Europ., p. 646. Sace. Syll. VI, p. 762. E Hab. ad ramos Buddleae...« Gracemere et Rockhampton » Australiae. 61. Hirneola fusco-suceinea Mont. Cuba, n. 364 ( Exidia), Sace. Syl. VI, p. 768. Hab. ad ligna « Gracemere » CRA 62. Hirneola polytricha Mont. in Bél. Voy. Ind. Or. Crypt., sub Exidia, Fr. Eung: Nat., p. 26. Saec. Syll. VI, p. 766. Hab. ad ligna « Rockhampton » Australiae. : GASTEROMYCETEAE. 63. Cyathus Lesueurii Tul. — Syll. fung. VII, p. 38. Hab. in fragmentis vegetabilibus, Róckhampton. — Forma mi or villosior. Sporae ellipsoideae, 24-28, p. longae. 64. Cyathus vernieosus (Bull. DC. — Syll. fung. VII, p. EN Hab. ad terram, Gracemere. 65. Lycoperdon piriforme Schaeff. — Syll. fung. VII, p. 117. Hab. ad terram, Gracemere. 66. Bovista cervina Berk. — Syll. fung. VII, p. 100. Hab. ad terram, Gracemere, frequens. 67. Seleroderma vulgare Horn. — Syll. fung. VII, p. 134. Hab. ad terram, Rockhampton. ; 08. Geaster Spegazzinianus De Toni. — syl. fung. VIL, p. 87. Hab. ad terram, Gracemere, raro — Sporae majuseulae, asper ae 5-5,5p d. - e PYRENOMYCETEAE. 69. Capnodium salicinum Mont. — Syll. fung. T, p. 73. s >; Hab. in folis ramulisque Xanthoayli brachyanthi , Muelle vill Adest fructificatio corniformis et sphaeroidea.’ 75] ” i , 3 à J zt d S PUGILLUS MYCETUM AUSTRALIENSIUM 200 .— 70. Hypoxylon (Placoxylon) haematostroma Mont. — Syll. I, p. 376. Fig. e — "H. haematozonum Sace. subsp. nov. A typo differre videtur stro- ` E mate depresse pulvinato, crassiusculo, extus dense minute papillato, ragillaceo-rubro, intus nigricante, compacto; peritheciis dense stipatis inaequaliter ovatis, zona stromatis cinnabarina angusta immersis; ascis cylindraeeis, octosporis; sporidiis oblongo-navicularibus, 10-12 v 8, fu- ligineis. i Hab. in ligno emortuo, Gracemere. d 71. Hypoxylon (Macroxylon) stratosum Sacc., n. sp. — Stromate F | haemisphaerico, magno, in cortice superficiali, subereo-ligneo, denique | subearbonaceo, 3-4 em. lat., ubique fuligineo extus levi sublaccato ostiolis punetiformibus crebris non v. vix extantibus obsolete punctu- ` lato, intus stratis plurimis (15-20) concentrieis, suberosis, nitidulis, constipatis proedito; stratis exterioribus 5-6 perithecigeris; peritheciis | z . . Oblongo-ellipsoideis, nigris, carbonaceis 1.5 mm. alt., !/; mm. lat., collis- brevissimis, cylindraceis; aseis... jam resorptis; sporidiis ellipsoideis, utrinque aequaliter rotundatis, atrofuligineis, subinde guttulatis, ` 12 v 5- 5,5. i Sa | Hab. in cortice arborum emortuarum, Gracemere, frequens. — A | speciebus stratosis Z7. Petersii et H. ovino sporidiorum dimensionibus, . stromatis forma etc., satis differre videtur. 72. Xylaria gracilis Kl. — Syll. fung. I, p. 317, Cooke Xyl., f. 40. Hab. ad lignum Acaciae harpophyllae, Rockhampton. — Affinis | X. Arbusculae sed gege, et X. caespitulosae sed vix apice sterili. cuspidato. E 73. Xylaria polymorpha (Pers) Grev. — Syll. I, p. 309. — * X.F pachystroma Sacc., n. subsp. Stromate maximo, 13-15 cm. long. 5 em. ai cr., basi simplici durissimo, supra medium in ramos seu digitos 3-4 teretes 2 em. cr. abeunte, intus pallide ligneo et sursum cavo, extus SÉ more typi ubique fertili, atrofuligineo, ostiolis prominulis Ee d Er ascis 106 v 6-7, hte HE i . J. BRESADOLA ET P. A. SACGKRDO 74. Poronia pileiformis (Berk.) Fr. — Syll, I, p. 349. Hab. pr. Gracemere ad ligna putrida. — A P. Oedipode differt ca- pitulo eonvexo nec applanato, albo nee nigricante. | DISCOMYCETEAE. 75. Peziza hirneoloides Berk. Austr. Fungi, n. 219. Cooke My- ` cogr. f. 220. Sace. Syll. VII, p. 96. no m Hab. ad ramulos « Gracemere » Australiae. Obs. Sporidia in hoc specimine reniformia, 25 v 12 (Det. J. Bresadola). 76. Helotium epiphyllum (Pers.) Fr. — Syll VII, p. 227. — Hab. in foliis dejectis, Gracemere. — Est forma. stipite longiuseulo, -= ceterum asci 90-100 v 9-10, peces 12-15 v 4, MUS senio subinde i fuscid ula. : : SE in eaóspitulos congestis, initio suburecolatis, sei dein breve stipitatis, scutellatis, extus: nitide ochraceo-lutescent IS « Jeviuseulis, disco planiusenlo, mox undulato-eontorto, 5-6 mm. diam. rufo-fusco; ascis teretibus, brevissime stipitatis, oetosporis, apice ro- — tundatis, 35-40 v 3,5-4 paraphysibusque bacillaribus gelatina fulva simul . conglutinatis; sporidiis oblongis, rectis v. leniter eurvis, 6-7 v 2, hya- .. linis, continuis. e ; . Hab. in ligno emortuo, DERT rarius. Paraffinis O. collemoidi 5 S (Rehm) Sace. Syll. VII, p. 618, a qua colore ascomatis ascis spori petu, Gene differre videtur. = | MYXOMYCETEAE. o SE EH pezizoideum. (Jungh.) Rost. — . Syll. VII, e p A . Hab. in lignis emortuis Erythrinae Vespertilionis, Gracemere. E 9. Stemonites fusea Roth — Syll. VIL, p. 397. dg in gin ninna Gierens SPHAEROPSIDEAE. 82. Dothiorella pericarpica Sace. sp. nov. — Peritheciis in caespi- Fig. 5. tulos erumpentes, atros, pulvinatos, tuberculosos, inaequales vix 1 mm. lat., botryose aggregatis, globoso-angulosis, minutis, intus pallidioribus; sporulis breve fusoideis rectis, rarius*eurvulis, 5-6 v 2, hyalinis, con- tinuis; basidiis e basi sporigera ochracea fasciculatim oriundis, bacil- — laribus, 25-30 v 1,5, hyalinis. . Hab. in pericarpio Macrozamiae Denisonii, Australia. EE E HYPHOMYCETEAE. . 83. Isaria Arbuscula Bres. et Roum. in Revue Mycolog., 1890, - p. 38. Ceratium Arbuscula Berk. et "s Cub. Fung., n. 874. Saec. um “IV, p. 597. Hab. ad ligna < « Gracemere » Australiae. — (eten J. — rione) PAERICATID TABULAE IX. i X Hyporylon Stratosum — a. stroma soctum m. n. — b. stroma sectum auctum — €. sporidia. ` x is Eer haematostroina TA hagmaiosonum = ‘a. stroma m. n. — . b. id. sectam auctum — c. asci et sporidia. a 3. Xylaria polymorpha *X. pachystroma — a.. stroma m. n. — b. id. sectum auctum — c, asci et sporidia. i » 4. Ombrophila bulgarioides - — a. ascomata m. n. — b. ascoma sectum — c. asci — d. sporidia. » 5. Dothiorella pericarpica — a. stromata paullo aucta — b. stroma sectum vertical, auetum — «. id. horizon. — d. sporulae et basidia. p Contribuzione alla teoria della pseudanzia. | Nota di FepERICO DeLpino. i . (con Tavola X) Per risolvere le questioni intorno alla natura morfologica degli or- — - E gani presso le piante superiori vennero adoperati criterii d'ordine di- verso. Furono proposti il eriterio organogenico, il criterio teratologico, il criterio fornito dal decorso dei fasci ISS, e quello fornito dalla morfologia comparata. Non pochi ricorsero alla organogenia, ritenendola. after à fi Solvere qualsiasi questione morfologica nella maniera la più inappel- | ` labile. Ma, secondo: il mio parere, sono in errore. La natura degli .. organi si deduce dai loro caratteri. Ora la organogenia, ossia la inspe- SH .. tione e lo studio degli organi nascenti, non può in ogni caso scoprire - È “in essi più caratteri di quel che possano fare la inspezione e lo studio degli organi adulti. Per verità i caratteri degli organi sogliono essere ` ben espressi soltanto allora che gli organi medesimi abbiano conseguito Kä Ve il loro completo sviluppo: laddove che negli organi nascenti ed im- maturi i caratteri riescono confusi e men bene discernibili. Ciò s'in- - tende pianamente. La organogenia pertanto, pure ammettendo la sua importanza come complemento della morfologia degli organi adulti, è - S Ges di radicale A se vuole spiegare la natura KEN organi Oltre u genita impotenza della. organogenia, sono da rilevare gt Gë "abusi: degli. organogenisti. I quali, qualora veggano emergere dalla. superficie d'un cono vegetativo una protuberanza isolata, pregiudicano. . ehe sia il inni si un Wn unico, Susninque: 2 der avventura second iscorso siano SA mo di organi, mentre il verò si è che gli organi . sono più profondamente impiantati; il secondo nel ritenere ehe la con- | dizione intiera ed indivisa delle protuberanze medesime accenni, anzi , necessariamente e sempre implichi unicità di organi; disconoscendo ` così il fenomeno che tanto frequentemente, anche per causa di mec- ... canica pressione, le protuberanze di più organi si possono fondere e -~ In qualche caso, per decifrare la natura di un organo, meglio della ‘organogenia, si possono utilizzare i responsi della teratologia. Ma anche la teratologia nel maggior numero delle volte è insufficiente e inade- . E. briteMo veramente principe, supremo, definitore, quello si è y della ` morfologia comparata. In un dato gruppo naturale di piante, sia un : E una tribü, x una famiglia ud ancora un SECH di più vasta OH. non Ual per questa fatale circostanza, per cui forse appena pravvive la millesima parte delle forme create, la morfologia delle piante superiori non avrebbe nè difficoltà, nè oscurità, nè dubbiezze. Dalle forme le più normali alle forme le più aberranti avremmo una - - -— massime loro deformazioni. Cosieché, , presupposta vera la teorica della eA. pseudanzia nei fiori maschili di ricino, avremmo mille forme anteriori a quella del ricino, nelle quali si potrebbe seguitare passo per passo ` la riduzione d’infiorescenze dicasiali bratteate e bratteolate nei corpi androfori del ricino, sprovvisti di brattee e bratteole, depauperatissimi nei tessuti e nelle dimensioni. E, presupposta vera la teorica della di- scendenza delle Malvacee da un tipo affine al ricino, si potrebbe se- guire passo per passo la conversione dei corpi androfori dekricino nella - colonna tubulosa androceale, caratteristica delle Malvacee e delle. fa- miglie affini (Bombacee e Sterculiacee). T Un ultimo criterio infine è fornito dallo studio del decorso dei fasci -~ fibroso-yascolari. In molti casi riesce assai valido per distinguere cau- lomi, fillomi ed emergenze, In tesi generale sopravvanza il criterio or- eer e venne talvolta con successo Seege SA d lora questi è facile confondere coll’ emergenze. Talvolta si svilupp | eziandio dentro le emergenze, e allora è facile confondere queste con. organi fogliari. Inoltre il tessuto fibroso-vascolare si organizza dentro ie organi molto tempo dopo la loro fondazione e la sua struttura e di- i rezione sono piuttosto determinate da necessità fisiologica anzichè mor- 3 ra ER esso ME stage da tubi conduttori e^ ET "age | contingenze. Questo PS è stato messo in debita Ti dai rais i CREE filotessi. + fasci SE, se cominciano a dive in ten Ex ^ Base sue SE è un criterio per altro non trascurabile, e che in) dare dei responsi abbastanza fiducievoli. Scopo della presente nota è appunto la esposizione di alcuni studi sul decorso dei fasci fibrosi-vascolari, per confermare la teorica della pseudanzia nelle Malvacee e in altra famiglia affine. -~ Alcaea rosea. Per molte specie della famiglia delle Malvacee riesce non poco difficile la indagine delle vere relazioni dei fasci fibroso-vasco- lari entro il tessuto dei talami fiorali e degli organi che vi sono im- GC piantati, per il motivo che, così gli uni che gli altri, durante il loro | sviluppo, soggiacquero a violente compressioni e contorsioni, come è | provato anche dalla prefiorazione contorta della corolla, e dalla so- a si dà fra molte una specie che si presta grandemente a questo ‘studio, per ben due motivi, in primo luogo per la somma regolarità di sviluppo degli organi florali, in secondo luogo per la straordinaria facilità rilevare la distribuzione dei fasci vascolari. Questa specie è Y Alcaea rosea. -Spiccato adunque: un fiore di questa specie, nel primo o nel secondo CR | giorno SE il suo VISO, sd ee tra il eem: e l'indice at la fragilità del tessuto parenchimatico, mette in rilievo subito due dati interessanti. Lo strappamento è avvenuto precisamento giusta il piano che divide i fasci fibroso-vascolari che vanno alla lamina del petalo dai fasci che forniscono la sovrapposta falange staminale. . Esaminando la superficie dello strappo che è alla base del petalo - (Fig. 2.*) si scorgono due nervi, contigui e paralleli inferiormente per on piccolo tratto, divaricare in alto, l'uno a destra, l'altro a sinistra, a guisa di ventaglio, e fornire dalla parte interna i nervi secondarii ch’entrano e si spiegano ramifieando entro il tessuto della lamina pe- copia di denso e fragile parenchima, entro cui si può con maggiore ` F. DELPIN lange epipetala androceale (Fig. 3.*), si scorgono due nervi perfet- . tamente isolati, arcuato-divaricati in basso, approssimati e paralleli in alto;-i quali entrano nel tessuto della falange epipetala sempre man- p tenendosi paralleli e isolati. Cotal decorso dei fasci fibroso-vascolari, facilissimo a constatarsi per tutti i petali d'un fiore, per tutti i fiori d'una pianta di Aleaea - (ben inteso scartando quelle a fiori mostruosi), appoggia completa- ` mente la teoriea della pseudanzia, secondo eui nelle Malvacee ogni: i petalo e ogni falange staminale sovrapposta ai petali, sono organi doppi, saldati lateralmente in modo da simulare organi semplici. Ma restano ad investigare le connessioni basali di questi nervi che vanno ai petali e alle falangi, nonchè le loro relazioni coi nervi degli organi sottostanti. Per questo studio si possono praticare parecchie sezioni trasversali combinate con sezioni oblique, fatte sulla sommità del pedicello florale. Ma si può giovare d'un artificio assai semplice. Si lascia appassire 5 un fiore di Alcaea per circa 24 o 30 ore. Poi rovesciando a guisa di — un dito di guanto il calicetto, lo si asporta lentamante traendo in giù - pic lungo il pedicello, restando così nel tempo medesimo asportata la cor- .ieeeia del pedicello medesimo, e perciò messo a nudo il sistema va- scolare che fornisce di nervi detto calicetto. Ma di questi nervi noi non ci dobbiamo occupare. Dopo ciò si fa una consimile operazione per il calice, roveseiandolo a guisa d'un dito di guanto, e asportandolo mediante lenta trazione verso il basso. Con ciò viene denudato il sistema vascolare che forni- sce di nervi i sepali. Questo sistema è in forma d’ anello pentago-. nale, i canti del pentagono rispondendo agl intervalli tra un sepalo e l'altro. La configurazione di quest’ anello e la sua posizione ag | ai sepali scorgesi schematizzata nella Fig. 4°. argini al di es s EN anello Jes SPA al alico | calicino, vedesi schematizzato nella Fig. 5*, dove A, A sono i due nervi d'una falange steminale, e B, B i due nervi che forniscono la nerva- tura d'un petalo. Combinando le figure 2*, 3*, 4* e 5* si acquista un chiaro concetto della distribuzione dei fasci fibroso-vascolari nei fiori di Aleaea , e si constata chela medesima corrisponde completamente alla teorica della CONTRIBUZIONE ALLA TEORIA DELLA PSEUDANZIA 307 pseudanzia. Massimamente riflettendo sulla Fig. 5*, si rileva che al-* l'ascella di ogni sepalo si svolge una nervatura che è conforme a quella di un dicasio due volte dicotomico, colla prima dicotomia. nel | senso tangenziale, colle due seconde dicotomie nel senso radiale, cia- . scuna delle quali, l’ una a destra l’altra a sinistra, col braccio esterno x | fornisce mezzo petalo e col braccio interno fornisce mezza Ser - staminale. Adunque nelle Malvacee la teoria della pseudanzia non solo è sug- gerita dalle speeulazioni di morfologia comparata e filogenetiche, ma -è anche confortata dallo studio della distribuzione dei fasci fibroso- vascolari. S' aggiunge eziandio il criterio teratologico. Presso i fiori mostruosi di Alcaea rosea, i quali tanto frequentemente occorrono nei giardini, “la natura caulomatica della colonna androceale è chiaramente accusata dalle numerose prolifieazioni organiche che si pronunziano in molti < punti di essa. Ora siffatte probificazioni di ag un substrato d'in- dole caulina. Rimarrebbe a cimentare il criterio della organogenia , ma per le. ragioni sovra addotte intorno alla radicale impotenza del medesimo, ` dm non si può fare. Sovra esso molto assegnamento. Del resto numerosi “È “sono gli organogenisti che si applicarono a chiarire la natura morfolo- 5 | gica ‘dell’ androceo delle Malvacee. Basti citare DUcHARTRE, PAYER, Hor- MEISTER, GOEBEL, ScHROETTER ed altri. Ma colle divergentissime loro - interpretazioni e conclusioni fornirono un nuovo documento dell’ im- . potenza della organogenia a risolvePe quistioni morfologiche. . In quest’ anno stesso, nella Bot. Zeitung, Num. 22-26, comparve d noe un i accuratissimo TEE di J. G. €. gii ma l'au- i F. DELPINO dubitazioni, e non decidendo se la colonna androceale delle Malvacee abbia natura caulomatica o fogliare, inclina ad ammettere una natura intermedia, o, com’ egli dice, indifferente. Anch’ esso è stato fuorviato dall’ errore solito degli organogenisti; poichè l' androceo delle Malvacee comparisce da prima sotto forma di cinque protuberanze alternisWeale, pretende che sia inizialmente costituito da einque organi, e, dato che vi fosse un fiore di Malvacea depauperato fino a produrre cinque stami soltanto, questo per lui sarebbe una forma primigenia e prototipica. Quindi GogTHART, procedendo a conclusioni che interessano la dot- trina filogenetica, assume ehe le forme archetipe da cui discesero le Malvacee si ritrovino nell’ Ermanniacee, la cui arehittettura florale ri- sponde al seguente schema: A) 8 s 8 8 8 p p P p p D . D . e Da cui sarebbero derivate per moltiplicazione collaterale le forme decandre (Sterculiacee, fiori depauparati di Malva erispa , ecc.), giusta il seguente schema: | Pis E s 8 "Da eui infine, aggiungendosi alla collaterale una moltiplicazione se- | riale di sempre crescente potenza, sarebbero derivate le forme poliandre, giusta i seguenti schemi: G) —$ D 8 D s ecc. ecc. y i) CONTRIBUZIONE ALLA TEORIA DELLA SES Adunque, secondo GOoETHART, la svoluzione delle Malvaceo sich avvenuta giusta la successione dei tipi A, B, C, D: conclusione stra- nissima, perché debbe aver avuto luogo nientemeno che l’ inverso; cioè » il tipo D si manifesta per il più antico e il tipo A per il più recente. e. Insomma anche qui è stato commesso l'errore tante volte praticato dai filogenisti, di scambiare la semplificazione colla semplicità. Un tipo depauperato è semplificato non semplice, e quindi ha una comparsa relativamente recente di fronte a un tipo completo. Hypericum calycinum. Le ipericinee sia perla loro manifesta af- stituito da falangi poliandre, rivelano già caratteri tali da dover . essere quasi senza altra indagine registrate fra le pseudante. Ma "mi si affacciò il dubbio che le falangi staminali degli iperici potessero essere originate non già da pseudanzia, ma dal fenomeno della petti- nazione. Ad avvalorare questo sospetto sta la circostanza che dette i carpidii sono tre, esse pure sono in numero di tre, laddove sono in = numero di cinque presso quelle specie ove il pistillo è composto di | cinque carpidii. E possibile infatti che nei fiori di una genuina specie euanta e poliandra lo sviluppo prepotente dei earpidii possa esercitare in tante falangi alterne quanti sono i carpidii. Per chiarire questi dubbi mi proposi di fare aleune indagini, segna- tamente investigando il corso dei fasci fibroso-vascolari. La specie che sia per regolarità di sviluppo sia perché pentadelfa e pentagina, di gran lunga meglio d'ogni altra si presta a questo studio, è l’ Hype- ricum calycinum. — . Già la semplice inspezione della SE della lamina petalina, auricolazione di detta lamina che riproduce curiosamente i caratteri dei petali di Malvaviscus mollis. Facendo una sezione trasversale del pedicello florale immediatamente pa sotto del calice, H gcc ERU CUM non offre nulla di ` finità colle ternstroemiacee e colle elusiacee, sia per F androceo co- falangi alternano costantemente coi carpidii, e che presso la specie ove. | sull’androceo, in direzione centrifuga, una pressione tale da pettinarlo ` - nonchè |” esame della sua nervatura (Fig. 6°), fanno argomentare ehe ` si tratti d' un organo doppio. Sopra tutto è da notare la asimmetria e la dolls emersione del calice Se? tra il calice e la SI si presen- udis alla vista in ponen Cu enema SERIO corpi fibroso-vascolari — disposti in (GCT e orientati in modo che di ingrossamenti o 9, de- Amas a fornire la CRE dei er si trovano in un ciclo esteri i di. bilia un va interno. Dopo ciò con una serie di quatiro o cinque sezioni trasversali sem pu. DE alte, fino ad intaecare Kë inserzione Ci DNE stamina. E = Pd i Riflettendo sul dini processo, non solo si ende la vinzione che, nelle ipericinee, tanto i petali, quanto le sovrapp e ; ce staminali sono Segni ise ma à agevole constatare * X una Patni assoluta identità colla distribuzione dei fasci fibroso- vascolari negli antodii delle malvacee. Let Ma si potrà obbiettare che i singoli corpi vascolari (Fig. 7 e 8), per essere indivisi, aecennino ad unieità organica, laddovechè secondo la teorica della pseudanzia, dovrebbero significare un’ adelfia collaterale di due parti simmetriche (come indicherebbe lo schema della Fig. 9), una. delle due parti spettante all aseella del sepalo di sinistra, e T altra all ascella del sepalo di destra. E veramente le cose stanno secondo la teorica. Infatti próeurandosi parecchie sezioni discendenti oblique le quali interessino due di detti ^ * corpi vascolari . si constata che l ingrossamento 9, è di duplice costi- tuzione, e che la metà d' ogni corpo i{brosocvascolare, è congiunto colla metà. del corpo vicino, mediante un arco discendente di tessuto vasco- Jare il eui punto mediano corrisponde all’ ascella d' un sepalo. Veggasi lo schema espresso nella Fig. 10. Adunque anche nell’ Hypericum calycinum la distribuzione dei fasci E Dm vascolari talamici si diporta per l appunto come quella che sarebbe SS richiesta da cinque dicasii due volte dicotomici fondati all’ ascella dj de cinque brattee. ` Perciò non solo le ipericinee sono da aggregarsi alle pseudante, ma inoltre si rivela la strettissima affinità che hanno colle malvacee, colle quali concordano nell’ architettonica florale e nella preflorazione con- torta della corolla, divergendo da esse soltanto PR di secon- daria importanza. Chiavari, 8 settembre 1890. ; d Nota durante l impressione. L'affinità delle iperieinee colle malvacee , la vidi testé confermata dai caratteri dei frutti negl'iperici. Anche in : - questi abbiamo frutti columellati a deiscenza septicida e septifraga; senon che qui la columella a vece di essere indivisa ha tre o cinque 2 pi ‘Adunque anche le Kaes vanno tra le columnifere, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE DELLA Tav. X. Alcaea rosea (N.° 1-5). l5 Petalo. * Nervatura basale di detto petalo. * Nervatura basale di una falange. 3 . Schema della nervatura del calice. Schema della nervatura della corolla e dell' androceo in relazione alla vatura del calice; A, A nervi ch'entrano in una falange Ng 3 ` nervi che Lee iu un petalo. Hypericum say sint (N.° 6-10). Petalo. Corpi vascolari alternisepali destinati a dorum la nervatura della | e dell'androceo. 0, P, Q i tre ingrossamenti d'ogni corpo vascol sepalo. Géi » Sviluppo ed impiego dei tre ingrossamenti d'ogni corpo vaacelars sezione trasversa d'un corpo vascolare indiviso; B, sezione del med sim quando l'ingrossamento O, bipartitosi, entra in un petalo; C, gli ~ samenti P, Q forüiscono la nervatura di una falango staminale. SC Ee Bipartizione teori d'un corpo vascolare. PLE Unione collaterale dei corpi vascolari tra di loro, in relazione alla e sizione m sepali. an TEGUMENTO SEMINALE DELLE PAPILIONACEE NEL MECCANISMO DELLA RESPIRAZIONE. Osservazioni dei Dottori ORESTE MATTIROLO e Lureri BUSCALIONI. (con Tavola XI-XVI ). Nei semi delle Papilionacee la funzione respiratoria è legata a spe- i movimenti dovuti a particolarità anatomiche del tegumento se- minale ed ai rapporti che intercedono tra questo e l'embrione. La dimostrazione di questi fatti venne da noi basata sopra due serie : “di esperienze. Nella prima abbiamo operato seguendo i i metodi proposti ` . . dal Nosse (!) e dal DETMER (3) per lo studio del rigonfiamento dei semi, ` mantenendo i semi sott aequa, mentre nella seconda abbiamo speri- ` ` . mentato uniformandoci , per quanto fu possibile, alle condizioni che n è dato osservare in natura. à 1 Bd ago di Gg e Demon risata che il a di rigonfia- : 06: n una dello quali dive, passaggio » "d un termometro, l'altra ad un tubo di vetro in cui ee del Veiis si Forsi salire ad un Live tabelle e qM Da queste risulta de nelle Papilionacee ` (Phaseolus, Pisum) Su il processo di rigonfiamento hanno luogo: Za I Nosse FRIEDR., Handbuch der Samenkunde. Berlin 1876 pag. 120 e ^ seguen | e id DEINER Wa Vergleichónde Fist des owner der Samen. 1880, pag. 67 e seg. : MATTIROLO E BUSCALIONI I5 Un innalzamento del livello del liquido nel tubo d'osservazione, per un tempo variabile da mezz'oea a due ore. 2.) Dopo un breve periodo di immobilità succede un abbassamento nel livello del liquido, il quale dura parecchie ore. Nel Pisum, se- condo questi Autori, non raggiungerebbe il limite di partenza (4), nel Phaseolus invece si abbasserebbe notevolmente oltre questo limite. Et Un nuovo e persistente movimento di ascesa nel liquido. Le tre fasi citate vennero dal Nosse e dal DETMER interpretate nel seguente modo: Il primo- movimento dí ascesa del liquido nel tubo devesi ad un aumento del volume dei semi; perciò che il tegumento di questi in contatto coll'aequa si rigonfia e si corruga, e staccandosi dai cotile- doni determina la formazione di numerosi spazi nei quali si rarefà l’aria. Il secondo periodo si spiega col ammettere che nel Pisum (in cui il limite di abbassamento non raggiungerebbe il livello di partenza) questo secondo periodo si debba alla entrata dell’acqua negli spazi risultanti dal citato corrugamento del tegumento seminale. ; Nel Phaseolus invece (in cui il limite di abbassamento oltrepassa, € di molto, il livello di partenza) oltre a questa causa fanno intervenire un riempimento per mezzo dell’acqua degli spazii intercellulari non proprii solo al tegumento, ma anche di quelli cotiledonari e intercoti- ledonari e questo, secondo i citati autori, dovrebbe riuscire ad una di- minuzione del volume dell’ acqua ambiente e quindi ad un abbassamento di livello nel tubo di osservazione. Il terzo periodo di innalzamento viene spiegato in due modi; pe- rocché il NoBBE lo aserive unicamente a sviluppo di gaz dovuto ai processi ehimiei ehe dopo tante ore di immersione si vanno com- piendo nei semi; mentre il Dermer non ritiene questa come l’ unica causa dell'innalzamento del livello nel tubo, opinando che si tratti. -A Questo dato non deve essore ritenuto costante, poichè le differenti Si We a questo riguardo si comportano assai diversamente. Così ad e Nel P sum (v. Pride of the Market) aleune volte il livello di partenza è xh vasto nel secondo periodo (v. Tavola iod D k semi non feriti e nei quali si fa molto più presto il movimento E di ascesa) di un aumento di volume dei semi dovuto ad un allarga- » mento successivo degli spazi intercellulari dei cotiledoni e degli strati profondi del tegumento. Egli si fonda sul fatto che nei cotiledoni dei semi da lui tenuti previamente per 7 ore nell'appareechio e tagliati dopo che il 3.? periodo di aumento era già avviato, come pure nei semi prima portati per lungo tempo ad alta temperatura (100°-103°) il feno- meno non ricompare o non succede che molto più tardi, preceduto da un notevole abbassamento, e si accompagna con tumultuoso sviluppo di gaz. Le conclusioni alle quali vennero i citati autori nello studio del ri- onfiamento dei semi lasciano riconoscere che aleune questioni rima- je insolute, ‘altre, secondo il nostro modo di vedere, erroneamente È ` Studiando il valore fisiologico del tegumento seminale delle Papilio- nacee noi siamo partiti da considerazioni differenti da quelle di NoBBE e di DETMER, ed abbiamo perciò ripetute ed ES le loro esperienze -servendoci a quest’ uopo di nuovi apparecchi. I risultati ottenuti ci paiono dare una più ragionevole spiegazione ai fatti e ci permettono di metter in chiaro la parte attiva dovuta al . tegumento nel meccanismo della respirazione. Le EE M Nonne e t. pun. vennero da noi di unta sopra nei e Tubercoli gemini) venivano diligentemente SE con adatti mezzi “di occlusione , e infine immergendo i semi o le parti di semi in liquidi cap aci di CS ie EES nw del SC EES Bu 316 |.‘ MATTIROLO E BUSCALIONI recipiente nelle stesse condizioni, ma privo di semi e che si ebbe ri- guardo e si tenne calcolo delle differenze e della influenza della tem- peratura che si aveva cura di mantenere costante. Le osservazioni venivano seguite con tutta diligenza per lo spazio di 8 a 12 ore e più registrandosi ogni cinque o dieci minuti il livello raggiunto dal liquido nel tubo graduato. Ecco ora alcuni dei principali risultati ottenuti per ciascuna specie, presi indifferentemente dal registro di osservazione e dalle numerose curve diagrammatiche eseguite, mentre ci riserviamo di pubblicare i minuti particolari e le tavole delle esperienze in un prossimo lavoro. PHASEOLUS MULTIFLORUS Lam. var. coccineus. Semi sani ed intatti. (Osservazione N. 7. — Numero dei semi 44. — Peso gram. 55.50. — Si fa l osservazione ogni 10 minuti. V. Tav. XI-XII, 26 maggio 1890). " n liquido sale dapprima rapidamente nel tubo, poi eon minore ve locità; — il maximum di elevazione è raggiunto in quaranta minuti — a questo succede il periodo di discesa senza che fra i due si noti un. tempo di sosta. La discesa è dapprima lenta, di tratto in tratto lieve- ` mente irregolare, e dopo circa cinquanta minuti tocca il livello di partenza e da questo punto con moto un po’ più accelerato seguita ad abbassarsi per ore quattro, raggiungendo il minimum di abbassa- mento; le ultime escursioni sono però lentissime; di qui comincia il E regolare movimento di ascesa, dapprima lento, poi rapido, accompagnato ; dallo sviluppo di bolle gazose. Con tubo di circa 3 mill. di diametro | aveva luogo per N. 44 semi. 1.° Ascesa di 6 cent. circa. | Dea: 2.° Discesa di 25 » » 3.° Aumento costante indeterminato. Semi sani con micropilo chiuso. (Tav. XII). Comparando la curva di ascesa di questi semi coi primi si constata. : nel LI periodo, e quasi nello stesso tempo, un notevolissimo aumento st TEGUMENTO SEMINALE DELLE. PAPIL IONACEE che ‘certe volte è più del DE di quello che si ottiene coi semi in- tatti. Nella osservazione V ad es., i fagioli sani ed intatti, raggiungono il maximum di 6 cent. in trenta minuti (con tubo del diametro di 3 mill. circa) mentre quelli pure sani, ma aventi il micropilo chiuso, nello stesso tempo e collo stesso diametro di tubo, raggiunsero 15 ax cent.! La curva di discesa presentasi variabile, predomina però una BU. | minore escursione al disotto del limite di partenza che naturalmente l cak - viene anche raggiunto più tardi. A questo segue il solito 3.° periodo di ascesa che si inizia alla stessa ora. i Giova qui rendere avvisato il lettore che, per quanta cura si ib: il cemento con cui si ottiene la occlusione, subisce ordina- ente delle alterazioni, si screpola, si distacca più o meno mo- ando così i dati di osservazione precipuamente nel 2.° e 3.° pe- riodo, quando il processo di rigonfiamento si fa con maggiore intensità. Semi sani con tutto l'apparato ilàre chiuso. — ie Chila- ën è Tuber coli I stai Le differenze sono poco ostia (V. den: p e Mondine ae. se- Gees Nota preventiva. Atti à 'orino, eid XXIV 1889. i wis Se MATTIROLO E BUSCALIONI jd £s Cotiledoni. (Tav. XI). — Quasi insignificante o manchevole il periodo di ascesa nei primi momenti della osservazione (10, 20 minuti), quindi discesa di circa 5 cent. al disotto del livello normale in 1 ora e !/, e infine poi nuovo, regolare e costante periodo di ascesa. Semi dimezzati longitudinalmente in modo da eliminare la cavità aerea inlercotiledonare. (Tav. XI). Ascesa lievissima, susseguita da una discesa un poco più ampia NA ic ritardata di quella dei cotiledoni, quindi ascesa lenta e graduata. Livello campione. — Oseillazioni insignificanti intorno al livello di — partenza, dovute ai movimenti di temperatura. (Tav. XI). LOREM à) VICIA FABA Lin. (Tav. XIII-XIV). Semi sani intatti. Le osservazioni concordano con quelle fatte sui Pha- seolus, quantunque le curve sieno meno accentuate (V. Tav. XII-XIV). Nelle Fave intatte il primo movimento di ascesa impiega minor tempo i che nei Phaseolus, ma è anche molto meno esteso. Nell’ esperimento (26 Aprile. 34. Fave. Tubo diam. 3 mill.) la curva ascendente, spezzata, raggiunge un maximum di soli 2 cent. A questo, dopo leggiere oscil- lazioni, succede un secondo periodo di discesa lento e graduato, ab- ` 2. bastanza regolare, quantunque tratto tratto, verso il fine della curva 2 si notino alcune oscillazioni. Il secondo periodo dura in media 6 ore ed è seguito dal terzo di persistente ascesa. Semi sani con il micropilo e l'apparato ilàre occlusi con vernice ` (Tav. XIII). f Anehe qui, eome già nel Phassóltus, la chiusura del lena o di tutto ` 2 l'apparato ilàre provoca una forte esagerazione del primo tempo di ascesa. L'ascesa in questi semi, in tali condizioni è doppia o tripla di quella notata per i semi sani ed intatti. Il maximum viene anche rag- giunto in tempo doppio. Il secondo periodo risulta in conseguenza assai meno marcato, tanto che in alcuni esperimenti la curya di discesa no raggiunse nemmeno il limite di partenza. L’ ascesa del 3.° periodo e pure ritardata ed il tracciato meno Pon in inse: a eg dei semi — ` intatti o Semi intatti con chilario chiuso e mieropilo SEN (Tav. XII). ` La curva si comporta analogamente a quella delle Fave intatte e ciò precisamente come nei Phaseolus. Buccie. Le Buccie si comportano (Tav. XIV) come quelle dei Pha- seolus. Ad un leggierissimo aumento che si verifica, e ancora non co- ‘stantemente, nei primi tempi dopo l immersione, succede un lento e costante moto di discesa al quale segue finalmente il solito aumento. Cotiledoni. (Tav. XIV). In generale abbiamo anche qui le caratteri- stiche osservate; manca però assolutamente qualunque accenno al primo ` S movimento S ascesa. di movimento pet nins invece cose DÉI S semi intatti. Semi dimezzati longitudinalmente (Tav. XIV). Curva che dapprima. ` . decorre quasi sullo stesso tracciato di quella dei cotildoni. Poscia la discesa si fa più rapida, più propondo 4 il minin um me viene sa toc- ice. nel SCC echt di. partenza ` viene agivano "dana circa quattr'ore. La discesa pressochè parallela a quella dei semi in- tieri raggiunge il minimum di questi quattr’ ore dopo, l'oltrepassa e pes Hope un SE periodo comincia È ascesa asa dallo : EE seio soluzione di iu di mercurio al 10 : Ce ) av. EE e quindi si continua in una curva parimenti regolare di ascesa. L'in- | sum sono identiche a quella data da Noppp ed a quella che si può ri- , rampicante conosciuto in commercio col nome di £ Pisello gigante, va- 32 am i O MATTIROLO E BUSCALIONI . LUPINUS ALBUS Lin. (Tav. XV). Semi intatti. Le curve ‘ottenute si comportano analogamente alle già menzionate per quanto ha rapporto ai semi intieri, quantunque i E movimenti si facciano con molta lentezza ed il primo periodo sia ad- E dirittura colossale. Il livello di partenza nel 2.° periodo viene di poco oltrepassato. Quando la curva di ascesa è meno marcata, ha luogo più ES presto il periodo di discesa e in tal caso il minimum può raggiungere = 4: un livello più basso prima che si sora il terzo periodo — il terzo pe- riodo è molto ritardato. Re Cotiledoni. Mancanza del 1.? periodo. Discesa discretamente rapida, ma poco profonda; oscillazioni lente che si continuano poi nell’ ascesa - del 3.° periodo. ^ Buccie. Discesa lenta e continua che poi si innesta nel 3." periodo. ` Set Semi dimezzati longitudinalmente. Regolare curva di discesa ab- bastanza profonda così da superare notevolmente la somma dei due minimum raggiunti rispettivamente dalle buccie e dai cotiledoni, per lo stesso numero e peso di semi. La discesa si fa per circa quattr’ ore D tiero tracciato si può rassomigliare ad un C colla concavità rivolta in alto. PISUM SATIVUM Lin. (Tav. XVI). Semi intatti. — In tesi generale le curve ottenute coi.semi di Pi- cavare dal lavoro di Dermer. Notisi però che il minimum della curva non si mantiene sempre ad un livello più elevato della linea di partenza come deserissero Nosse e Dermer. Nei semi di un Pisello — rietà « Pride of the Market » la curva discendente del Sento. pe- a riodo oltrepassa alcune volte il limite di partenza. Le I semi di Pisum sativum nostrali di piccola taglia itato una” grande resistenza M passaggio dei liquidi, in relazione colla durata di E IL TEGUMENTO SEMINALE DELLE PAPILIONACEE RC AT > : loro conservazione. (!) Si comportano analogamente a quelli di altre | varietà, colla differenza che in essi il primo periodo dura molto a lungo (5 ore) e si scompone in fasi alternate di lenta e rapida ascesa la cui sommità è molto discosta dal punto di partenza. Il secondo periodo è pure lentissimo e si seosta di poeo dal maximum raggiunto nello stadio precedente; a questo tien dietro un lento periodo di ascesa. xd Le varietà giganti da noi sperimentate, ossia il Pisello di Norman- am . dia ed il Pisello « Pride of the Market, » si comportano analogamente, > ma presentano però curve più rapide, più regolari. IRE | Piselli dimezzati longitudinalmente. SEN sperimentarono replica- tamente tutte le varietà alle quali abbiamo accennato, con risultato | costante analogo perfettamente a quello ottenuto coi semi. dimezzati di Vicia, di Phaseolus e di Lupinus. Mancanza assoluta di primo periodo, discesa assai marcata e rapida, minimum raggiunto in circa un'ora e quindi breve sosta che si continua nel 3° acies di ascesa costante. A proposito di questi semi sui quali Ge il DETMER dobbiamo notare che replieatamente e eoi semi di tutte le aecennate varietà abbiamo ripetuto la prova da lui fatta consistente nel dimezzare o ta- | gliuzzare i i semi, dopo che da aleune ore si é iniziato (V. Tav. XVI), il p d^. periodo di ascesa e riporli di nuovo nell’ apparecchio pieno d'ac- ‘qua. In queste condizioni si ottiene un abbassamento dapprima rapi- dissimo del livello nel tubo di osservazione, di poi più lento, così da ‘raggiungere il minimum nello spazio di mezz’ ora o tre quarti d'ora, xa ! e quindi si nota costante un nuovo e accelerato movimento di ascesa, e così che si riprende il movimento di ascesa del 3." periodo, stato in- a” rrotto coll’ operazione del taglio dei semi. ' I risultati furono costantemente uguali; né mai ci fu dato osservare -il lungo periodo di discesa (12 ore) come afferma il DETMER (pag. 76, 7 1 loc. cit. Vedremo in seguito la importanza di pe fatto nella n SAI | pue dei pou xus ei interessano. 322 ..»«»°‘’‘’MATTIROLO E BUSCALIONI prima quanto abbiamo veduto succedere nelle specie esaminate, riser- vandoci in appresso di paragonare le nostre conclusioni e deduzioni con quelle degli Autori citati. d Phaseolus. — In questo seme il 1.° periodo di aumento è dovuto evidentemente alle proprietà anatomiche del tegumento, il quale, do- tato di forte capacità di imbibizione, in contatto coll’ acqua si corruga, come è noto a tutti, determinando un aumento di volume del seme ` accompagnato dalla formazione tra il tegumento ed i cotiledoni e negli spazi intercellulari del tegumento stesso di cavità in cui l aria deve necessariamente essere rarefatta. I semi con mieropilo chiuso nei quali abbiamo veduto esagerarsi e durare più a lungo il primo periodo di ascesa (poichè l’acqua ambiente non può facilmente penetrare in essi - e compensare gli spazi ad aria rarefatta) evidentemente provano que- | sto asserto, dimostrato poi indubbiamente dalla assoluta e costante ‘mancanza di primo periodo di ascesa nei semi feriti in qualsivoglia | 2 modo, nei semi sezionati, nelle buecie e nei cotiledoni. N Hin Nel Phaseolus la discesa che costituisce il secondo periodo, si deve scindere in due momenti e spiegare in due maniere. Dapprima si rag- - giunge il livello di partenza, per ciò che l’acqua entra nel mieropilo e riempie gli spazii ad aria rarefatta, come lo prova la mancanza asso- - luta di questo primo periodo di discesa nei semi feriti, dimezzati, ece. - L'abbassamento notevole al disotto del livello di: partenza dei semi - intatti, maggiore di gran lunga di quello dei semi dimezzati o dei eo- tiledoni, devesi aserivere ad una eausa estranea alla sostanza stessa . che costituisce il seme. E quindi necessario ammettere che l’aria con- tenuta, sia negli spazii intercellulari, sia specialmente nella grande camera intercotiledonare, destinata a scomparire, venga grado grado ` Qu sciolta dall'acqua che penetra nel tessuto, od utilizzata dal son il che spiega il ra abbassamento del livello del EE, f JL TEGUMENTO SEMINALE DELLE PAPILIONACEE 323 Questa interpretazione viene confermata dal fatto che i cotiledoni si rigonfiano senza che abbia luogo un aumento di pressione negli spazi intercellulari, e tanto meno nella camera intercotiledonare. Si può anzi dimostrare col seguente esperimento che in questa stessa cavità ha luogo una rarefazione d'aria. Un seme dimezzato trasversalmente viene posto sopra il mercurio, -in modo che la cavità aerifera intercotiledonare sia occlusa dal metallo, mentre un tubo a doppio V mette la camera d'aria in comunicazione coll’ aria esterna. | Se disposto così l’ apparecchio si fa rigonfiare i] seme, immergendo la parte sopra il mercurio nell acqua, mentre l’ estremo libero del tubo | pesca in una vaschetta piena d’acqua, si vedrà, che durante il periodo di rigonfiamento ha luogo una aspirazione del liquido. Va notato in- fatti a conferma di questa spiegazione che tanto i cotiledoni soli quanto . i semi sezionati longitudinalmente, presentano una curva che ha un minimum molto più ravvicinato (in specie per i cotiledoni isolati) al limite di partenza, essendosi eliminata la cavita aerifera intercotiledo- II. | Nella spiegazione di questo 3.° periodo, il quale sì allontana d'altronde dal campo delle presenti ricerche, e che ha luogo molte ore dopo la immersione dei semi o delle parti di seme nell acqua, sospettiamo che - si abbia dapprima nei semi sani e intatti, la manifestazione di un è. e? | processo vitale molto complesso, legato alla emissione di bolle gazose, ~ ilquale si continui poi coi naturali fenomeni di decomposizione dovuta ica | chiaramente che mancando la causa fisiologica si ha ritardo nella nazione della curva È ascesa la quale Me và aseritta interamente 324 MATTIROLO E BUSCALIONI Vicia Faba. — Le curve della Vicia si possono spiegare nello stesso modo. La minor elevazione del liquido nel primo periodo è prodotta dalla dimostrata maggiore permeabilità del tegumento; il minor limite di discesa, dalla quasi totale mancanza di una cavità aerifera interco- tiledonare; infatti, a differenza del Phaseolus, il minimum raggiunto dai cotiledoni non è grandemente lontano da quello delle Fave intiere e quest’ultimo è quasi uguale a quello delle Fave sezionate longitu- dinalmente. È chiaro che il movimento di discesa delle buccie isolate, tanto nelle Fave come nei Fagioli, si può pure spiegare col lento assorbimento dell’aria contenuta negli spazi intercellulari, seguito tardivamente da processi di decomposizione che fanno innalzare il livello del liquido. ` ` Il ritardo e l'ampliazione del 1.° periodo nelle Fave intatte tenute nella soluzione di sublimato corrosivo, va ascritto alla maggiore len- E tezza di penetrazione di detta soluzione. La maggior profondità del minimum, al progressivo assorbimento di aria non intralciato dai pro= cessi vitali. Le stesse cose dicansi a riguardo dei cotiledoni tenuti nella soluzione di sublimato e nei quali manca il primo periodo, perchè manca il tegumento. Notiamo poi che mentre i cotiledoni nel subli-. mato danno luogo alla curva di ascesa solo dopo lungo tempo, i semi 1 intatti invece sono in grado di effettuarla con maggior prestezza, e ciò appunto perchè il tegumento seminale, siccome risulta dai nostri studi (1) e da quelli specialmente di REINKE (2) e di altri, provoca una E RE di filtrazione del liquido. i Lupinus albus Lin. — Per il Lupinus valgono le stesse spiegazioni. date al riguardo della Vicia, colla differenza che il primo periodo è prolungatissimo, in guisa da impedire spesse volte alla curva discen- ` È dente di oltrepassare il livello di partenza, e che nei semi tagliati lon- : ai gitudinalmente per metà, il minimum riesce maggiore della somma (') MarrrRoLo e Buscationi, loc. cit. : a C) Remxe, Untersuchungen über die Data einiger vegetabilischer sub- È stanzen. Hanstein, Bot. Abhandlungen, vol. IV, fascicol. I, Bonn. 1879 pines loc. cit., v. letteratura sull’ argomento. dei minimum ave —— dai EE e dalle buccie Ke eguale periodo di tempo e numero di semi, e ciò devesi alla presenza SC E di un velo d'aria riassorbibile che sta fra i cotiledoni ed il tegumento nei semi solamente dimezzati. Se: Pisum sativum. — Le spiegazioni già date valgono anche per le diverse varietà di questa specie state sperimentate. Le differenze di . poco valore nell'andamento generale.delle curve, i ritardi nelle ma- | nifestazioni dei differenti periodi di cui abbiamo discorso, dipendono es- i Renzialmente dalla maggiore o minore permeabilità del tegumento dei i tiledoni dipendente dalla maggior o minore età e secchezza dei semi. Dalle sovraccennate ricerche siamo quindi tratti a stabilire che: .. L5) In tutti i semi sani ed intatti, da noi studiati valendoci dell ap- parecchio di Nosser e DETMER, ha luogo un primo periodo di costante ascesa del liquido, dovuto all'aumento di volume dei semi per il cor- rugarsi del loro tegumento, come già ritennero 1 citati autori. ke 2.°) In tutti i semi esaminati, intatti, sezionati o anche nelle parti di ` un seme si osserva un secondo periodo di discesa (!) del liquido nel tubo ` di osservazione, dovuto in parte all'assorbimento 0 soluzione dell'aria o dei gas contenuti negli spazii intercellulari o intercotiledonari e che di i iù nei semi intatti il primo periodo di ascesa è compensato (nel 2.? pe- Todo) da una equivalente discesa dovuta alla introduzione dell’ acqua negli spazii in cui l’aria trovasi rarefatta per il corrugarsi del tegu- mento. Quest’ acqua passa sostanzialmente per il mieropilo, come lo provano gli esperimenti fatti oceludendo questa naturale apertura dei semi (3). Questo modo di interpretare i fatti, differisce dalle spiega- —————— EU Gli autori che. si sono occupati di questioni analoghe, attribuiscono un certo peso alla coidensazione di molecole acquee che averrebbe sulle pareti stesse degli elementi tegumentali per spiegare la diminuzione del volume del liquido; noi siamo d'avviso che per quanto esatta questa osservazione; sia asso- tamente insufficiente a spiegare le grandi. escursioni che hanno luogo nel. tubo d'osservazione in rapporto colla scarsità dei semi. V. MaTTIROLO e BuscaLioni, loc. 06-7 CN a È MATTIROLO E BUSCALIONI ` ` zioni date dal Nosse e DetMmER non accennando questi ai rapporti fra gas e liquidi ed ascrivendo il secondo periodo di discesa puramente all’ entrata dell’acqua negli spazi intercellulari allargati dal rigonfiarsi degli elementi costitutivi del seme. 3.9) Il terzo periodo, la cui spiegazione abbiamo già. discussa a pro- à posito del Phaseolus e che noi riteniamo dovuto in parte a fenomeni vitali susseguiti da fenomeni di decomposizione, non ha propriamente interesse nello studio del meccanismo della respirazione e quindi tra- lasceremo di occuparcene per descrivere la seconda parte di questi nostri studi. Negli esperimenti deseritti, dai quali si rieavano dati cosi importanti, noi perb teniamo i semi in condizioni affatto anomale, non realizzabili : che eventualmente in natura; per eui appare logico il domandarsi a Gg quali conclusioni si riescirebbe qualora i semi in via di rigonfiamento g si trovassero nelle naturali loro condizioni e il tegumento loro aa . come lo è in natura, in contatto del solo terreno umido. Ya In tale caso il micropilo, in grazia della sua ubificazione al fondo di una fossetta i cui bordi sono dati dalla sporgenza radicale e dal ue contorno chilariale, non potrà venire direttamente in contatto col : liquido che bagna il terreno. ; i Da questo fatto ne deriva che i rapporti dovranno essere mutati e che in luogo di liquido, il quale si porti a compensare gli spazii rare- : fatti per il corrugarsi del tegumento, sarà dallo esterno richiamata aria nell'interno del seme attraverso al canale micropilare, nel quale M terminano beanti gli spazii intercellulari del tegumento. A tale scopo abbiamo intrapresa nuova serie di esperimenti. In cassette aventi la capacità di circa 300 c. c. munite di un largo bordo perfettamente orizzontale e passato allo smeriglio, venivano posti | cirea 150 c. c. di sabbia silicea nella quale si impiantavano i semi da — sperimentare. A queste cassette si adattavano coperchi di vetro pure essi passati allo smeriglio, muniti di un foro centrale, attraversato da . un turacciolo di caoutchouc, provvisto di due tubi. Uno di questi lungo, sottile e | piegato ad angolo acuto all’ hadita del turacciolo, veniva immerso colla sua estremità libera, che riusciva ad un livello più basso della cassetta, in una vaschetta contenente acqua; l’altro breve e i diritto oltrepassava di poco la lunghezza del turacciolo. Impiantati i semi nella sabbia e bagnata questa, i coperchi (a cui preventivamente si attaccavano i turaccioli con mastice fuso di cera e colofonia) si saldavano alle cassette con cemento in uso per le mac- ‘chine pneumatiche. Compiuta con tutta cura, onde ottenere completa adesione fra il i | coperchio e la cassetta, questa operazione, e immersa l'estremità. del UA tubo lungo nell'acqua, dopo qualche minuto si chiudeva con mastice puc fuso F apertura del tübo breve, il quale era destinato a mantenere d equilibrio normale di pressione dell'aria contenuta nelle cassette du- rante le Aen Notiamo qui di passaggio che dopo molti ten- ^ | : - tativi si è dovuto rinunziare alle cassette aventi il coperchio capovolto sul mercurio onde ottenere una chiusura ermetica, in causa degli errori di osservazione a cui ci esponeva eren: e le oscillazioui del - metallo. do: i 3i esperimenti furono fatti con partite di semi di numero e peso 3 ponen uguali; ogni m venne dee pr Geschter ei semi in tutti gli esperimenti venivano rniii nella sabbia ` ` in modo che il micropilo si trovasse fuori di essa. Crediamo utile in- E * dicare che le altri parti dell' apparato ilàre, avendo funzioni differen- - tissime e Sech: non alterano i risultati, qualunque pe essere Lx SCH i semi. Le osservazioni si Jonta Mientamenie ogni. dieci minuti e vennero Me s VICIA FABA Lin. 28 Giugno 1890. — 29 Semi del peso di gram. 58.05. Si esperimentano 29 semi intatti e sani, 29 di identico peso: micropilo chiuso con vernice giapponese. Si bagna la sabbia alle 9.30 ant. I) Bemi sani ed intatti. Durante il tempo corrispondente al primo periodo degli esperim già discussi non ha luogo alcuno spostamento nell indice, fatta cezione però dei movimenti perfettamente sineroni a quelli che si vano nel tubo della cassetta campione, dovuti unicamente alle differ di temperatura. Nel tempo corrispondente invece al secondo per della prima serie di esperienze ha luogo una aspirazione del liq contenuto nella vaschetta, la quale dapprima assai lenta si. ace sempre più verso il fine della prova. j .Va notato che in queste eondizioni maneando una forte e. B. penetrazione dell’acqua (quale naturalmente succede nei semi im nel liquido) le fasi .sono assai ritardate, tanto che nelle Fave dopo ore non era ancora iniziato il 3.° periodo. Quest'ultimo ha luogo 1 modo solito e si appalesa con una costante espulsione del liquido ‘tubo a causa di sviluppo di, gaz come nei primi esperimenti... E , EN II) Semi sani intatti col micropilo chiuso. Durante il torijo. in cui ha Inagi il E^ il 2? e il 3.^ periodo $ SR Pipes la rarefazione prodotta dal SEH del tegumento, e quindi abbiamo il primo periodo di immobilità dell’ indice. Durante l'en- trata dell’acqua attraverso al tegumento ha luogo la dimostrata dimi- nuzione del volume dell'aria e quindi l'aspirazione dell’ indice seguita | — . dal terzo periodo di espirazione dovuto ai fatti già enunciati : Nei semi a micropilo chiuso vi ha sempre espirazione, perchè tanto nel primo quanto nel secondo periodo l'aria non può dall’ esterno en- ` E ~ trare a compensare il vuoto, e nel terzo periodo l'espirazione come si PR dimostrato, è un fenomeno normale. CONCLUSIONE. Dalle EE fatte risulta: : 15) Il tegumento seminale delle Papilionacee messo in &ontalia col- l’acqua o mantenuto in ambiente umido è capace di assorbire l' acqua e quindi di corrugarsi determinando la formazione di spazi ad aria di rarefatta, nei quali l'aria ambiente è chiamata attraverso l'apertura amieropilare: come ampiamente lo dimostra il primo periodo delle due ` - serie di esperimenti. 25) Durante la progressione del liquido nell’ interno dei tessuti ha du una diminuzione nel volume dei gaz contenuti negli spazi in- ener e intercotiledonari di questi, poichè essi vengono sciolti | dall acqua od utilizzati dal plasma; diminuzione che sola può spiegare r aspirazione dell' indice nelle cassette e l’ abbassamento dello stesso al ` js disotto del limite di partenza nella prima serie di esperimenti. Avvalora questa spiegazione la circostanza che nei semi di Phaseolus in eui la ` E intercotiledonare è è ampia vi ha pure una forte aspirazione od . un forte abbassamento nell" indice 4 osservazione. 3.9) Nei tegumenti. dei semi duit nelle: condizioni normali, i liquidi, | come è noto per altri casi, camminano lungo le membrane e non già spazi intercellulari; au qualora succedesse questo — nei — adatte condizioni di cuni e di E 4.°) Risulta adunque che il tegumento seminale delle Papilionacee (Vicia Faba, Phaseolus, Pisum, Lupinus) oltre alle funzioni già da noi studiate (!) ha una importanza grandissima nel ricambio dei gaz e SEH E dell’aria per i Se dell’ — Il micropilo, capace di movimenti di chiusura e di apertura in r lazione alle condizioni igrometriche, è la via naturale per cui P aria entra nel seme, come lo prova il fatto che gli spazi intercellula degli elementi ramificati che attorniano il ehilario si aprono liber mente nel canale mieropilare (3). Le alternative di secchezza e di u dità dell'atmosfera agiscono efficacissimamente nel meccanismo de respirazione; il tegumento si può paragonare, in certo qual modo a cassa toracica, il micropilo alla bocca. ` 5.°) Dagli esperimenti ora solamente accennati risulta dimostrata la ESCH fecondo di non meno essenziali risultati. -R. Orto botanico della Università di Torino. Agosto 1890. m MarrIROLO e BuscaLIONI, loe. cit. OC) Conferma pure indirettamente i nostro asserto l'impermeabilità della « E Serino per i gas e pa l aria Tide da recenti DS NEL MONTENEGRO Cenni ed appunti intorno alla Flora di questo paese per A. BALDACCI. La diversa conformazione geologica delle varie provincie che formano questo baluardo della libertà di un popolo leale e grande, e più di tutto ~ T insormontabile barriera del mare e delle Alpi, diedero al Montenegro . una Flora tutta speciale e ricca sotto ogni rapporto. Il Montenegro è formato di un numero immenso di montagne e può dirsi un grande altopiano della penisola Balcanica, per cui le piante che vi allignano appartengono quasi tutte alla Flora montana o all'alpina, togliendo da esse una piccola zona che è data dalla spiaggia Adriatica estendentesi dal territorio di Antivari fino alla foce della Bojana. In tutta questa | regione che si comprende fra i confini dell’ Erzegovina, il Muteseari- - flik di Novi-bazar, l'Albania settentrionale, il mare e la Dalmazia del - Sud, il botanico avrebbe da esplorare un campo stupendo e finora ben ... poco conosciuto, non perchè gli autori non lo abbiano percorso in nu- ur mero disereto, ma appunto per la difficoltà ehe si oppone al viaggia- | tore per l'intrieata costituzione del paese. È impossibile in una sola ; stagione abbracciare tutta la Cruagora come sembrerebbe gettando lo sguardo su di una carta geografica, tanto più che il desiderio spinge sempre il novizio del paese a fermarsi un buon numero di giornate nelle maestose montagne che sorgono sui confini di quasi tutto il d Principato. E i dotti lavori di Pantoesek, di Pancie, di Ascherson e - assoluta della flora alpina del Montenegro, alla quale tutti concordano — col dare un grande privilegio, perchè lassù, ad un'altezza che varia — fra i 2000-2700 metri, le specie orientali che per legge biologica po- | teronsi spingere fino a lambeggiare l'Adriatico, trovando tante varietà - Kanitz e quelli piü recenti dello Szyszylowiez dimostrano l importanza A: BALDACCI | di terreno e di clima, si modificarono e diedero luogo a un numero : considerevolissimo di forme e varietà, che, non di rado, potrebbero prendere anche il nome di specie. Fu certa la lotta per la vita e l'a- i dattamento all'ambiente che fece modifieare tanti tipi del non pur = - lontano M. Sàr, nel quale Grisebach trovò tanti tesori, e dei più vi- x cini nuclei di montagne delle Alpi albanesi, oppure dei monti di Bosnia. p e di Serbia, che il povero Pancic, sommo botanico dei serbi, percor- = reva con invidiabile assiduità. i e 2d Io ho avuto la fortuna di compire un buon numero di escursioni — — attraverso al territorio montenegrino, e sebbene le prime gite dell 85 - $ e dell’ 86 mi abbiano fruttato scarse notizie per la mancanza di molte na cognizioni e di mezzi, pure le ultime che ho potuto fare nell’ 88, nell’ 89 e nel ’90, grazie specialmente agli augusti aiuti favoritimi da S. A. il Principe Nicola, mi hanno procurato una tale quantità di materiale che fra non molti anni potrà anche servire per formare una Flora completissima del Montenegro aiutandomi, ben inteso, coll’ opera dei ` | miei autorevoli predecessori. Ta Pochi studiosi infatti conoscono la Crnagora. Molti avrebbero forse - un certo entusiasmo di andare fra quei monti per ritrarne alla scienza — profitto e studio, ma nel più bello di loro idee si lasciano vincere dalla ` | paura d’incontrarsi in un paese inospitale e barbaro, e piuttosto che attentare alla lor vita in quel luogo prendono l'ampio mare e percor- rono lontani paesi spendendo vita e sostanza, ottenendo pochi risultati, . precisamente come fanno i nostri poveri emigratori. Codesto è un modo di conchiudere abbastanza falso. Prima di tutto il Montenegro, in oggi speranza della libertà della giovane nazione serba, è tanto progredito | in fatto di civiltà da non riconoscersi più da quello che era venticinque i ; anni or sono. E sebbene la miseria dilanj ancora le parti più mon- tuose del Principato, pure nessuno può correre pericolo di essere mal- i trattato o derubato, perché il popolo montenegrino é troppo consape- y vole di sua rara onestà: il viaggiatore si contenterà di latte e di panni di un po’ di carne e di cattivo pane, avrà per casa una povera capan a ma l'animo suo sarà tanto contento di trovarsi lassù, ospitato. da qu lla ` forte e bella ECH ove l’aria e l’acqua sono purissime e dànno una we "NEL MONTENEGRO salute di ferro, ove le sue ricerche sono coronate da sì ampio successo. Mancano strade fra quei monti; ma noi pure che formiamo un popolo eminentemente civile, ove le abbiamo le strade fra le Alpi e gli Apen- nini? — Ma lo studioso non deve guardare a questi argomenti, colla ferma volontà che lo incita a conoscere cose nuove e nuovi paesi, pensi ` gli frutterà riechissime raccolte; lo studioso si spinga pure impavido nelle solitarie capanne dei popoli balcanici, i quali gli apriranno le | braccia e saranno felici di agevolargli il eòmpito suo nobile e generoso. - SS Ty ultimo viaggio testè compiuto nella zona che si stende dal M. Rumia sul lago di Scutari, al M. Loveen, al Vojnik, al Durmitor, al LR quindi a Cetinje è stato un magnifico viaggio ed è forse il più bello che abbia potuto fare fino ad ora. Ho percorso il paese a grandi tratti elt altri tutti, ho dovuto convincermi che la flora alpina del Monte- ` negro è la più importante dal punto di vista della variazione delle specie, per cui un botanico che si occupasse della distribuzione geo- grafica delle stesse potrebbe fare un bellissimo lavoro sui confronti della vegetazione alpina occidentale e quella del Levante. Y Le alte montagne del Montenegro si dividono in due grandi gruppi: 2 quelle a cima nude ed acutissime, quelle a grandi praterie alpine. Fra queste , prime fra tutte, vengono le colossali vette di M. Durmitor (2700 m.) che comprendono una lunga catena fino sui confini turchi; R fra le seconde vengono le aspre e stupende cime del M. Kom Kucki | e "Vasojevicki (2450 m.), le minori di Bijela gora, di Lovcen, di Rumia S esplorazione di queste montagne, poichè ogni vetta, ogni pendio, ciascun. che un viaggio al Montenegro oltre all'essere relativamente poco costoso - Kljue, al Kom e giü giü per i confini albanesi fino a Podgoritza e - : col fermo proponimento di visitare accuratamente, negli anni venturi, ogni singola montagna che mi sembri interessante. Ed anch'io, come E: e tantissime altre. Occorrerebbero mesi e mesi per fare una. buona — | sasso presenta una vegetazione, oserei dire, sua propria e in gran parte i sconosciuta, non solo ai meno pratici, ma pure, posso assicurarlo, ac molti anche mite ed pies nella scienza. es è paper S ‘334 HESS A. BALDACCI Non bisogna limitarsi di andare da Cattaro a Cetinje por avere un'idea dell' importanza floristica del Montenegro. Codesta non resta solamente alla Katunska nahija (l'antiehissima Crnagora) la quale è una rupe continua che seguita su su fin negli altopiani d' Erzegovina ed ha con- fine nelle lontane regioni del Carso e di Croazia. Chi s'addentra nel paese troverà grande variazione negli habitat delle piante. ij Infatti il Montenegro ha rappresentate tutte le zone botaniche di una grande regione. L'alpina è certamente la prima e comprende per l'appunto tutte le montagne sopra ricordate. In seguito viene la zona montana, ossia di tutto quell’ insieme di sollevamenti che vanno dalle colline a 1000-1200 metri dal livello del mare e che colpirono tutti i viaggiatori, del paese sì da paragonarlo ad un immenso mare in bur- rasca. Questa zona può naturalmente dividersi in tre sotto zone, una delle quali propria al Montenegro ed alle finitime provincie occupate dai serbi. L'una io chiamerei la sotto zona delle foreste per la grande e svariata estensione di boscaglie date da faggi, abeti e quercie; la seconda, o sottozona degli arbusti e delle rupi, comprende appunto tutta quell’ estensione di terreno incolto che caratterizza sì bene la Crnagora e che dà vita a boschetti di Ostrya, di Quercus, di Cytisus Weldeni, di Carpinus, Punica, Paliurus e tante altre; la terza final- mente che potrebbe anche considerarsi una vera zona a parte è formata dalle dolline, ossia dall insieme di quelle numerosissime vallette che . stanno fra i eoeuzzoli delle montagne. Questa offre i maggiori tesori ` al naturalista dopo quelli che sono dati dalla zona alpina, poichè in codeste escavazioni di terreno quanti e quanti endemismi non ven- gono a mettersi al riparo dai venti e dalle bufere. Abbiamo quindi jl. zona lacustre che anch’ essa può suddividersi in due sottozone, T una data dai laghi e dalle paludi del piano (Lago di Scutari, paludi di Dulcigno, ete.), l'altra comprendente i laghetti alpini, come quelli di Durmitor. La zona delle praterie è pur essa di qualche importanza - ; poichè le spaziose pianure di Podgoritza, di Cetinje, di Niksie, di Zeta, ni . sebbene diano ricetto alle famiglie di piante più divulgate, pure hanno anch’ esse la loro bella quantità di specie rare ed endemiche. Infine la zona marittima che si estende dal territorio di Antivari alla foce della Bojana è pure da considerarsi. NEL MONTENEGRO 335 Che la flora del Montenegro sia ricca, lo dice il numero delle specie che qui riporto. Esse appartengono la maggior parte alla zona alpina e montana (sottozona delle dolline) e non rappresentano che una parte della intera flora del paese, la quale potrà in seguito essere maggior- mente accresciuta se i botanici si persuaderanno che anche i paesi vicini alla patria nostra offrono moltissimi tesori finora sconosciuti. Ranunculus paucistamineus, Tausch.; F. parvulus, Clair.; R. Alceae, Willk.; Arabis albida, Stev.; Cardamine glauca, Spr.; Malcolmia Orsiniana, Ten.; Draba Athoa, Boiss.; D. Parnassica, Boiss. ; D. lon- | girostra, Schott.; Thlaspi ochroleucum, Boiss.; Iberis serrulata Vis: P Hutchinsia brevicaulis, Koch; Viola Nicolai, Pant.; V. speciosa, Pant.; "E V. Pancicii, Bald.; Dianthus calocephalus, Boiss.; D. papillosus, Vis. -et P: D. petraeus, Ww. K.; D. Nicolai, Beck et Szyszyl; D. medu- nensis, Beck et Szyszyl.; Meliosperma macranthum, Pane.; H. pu- sillum, W. K.; H. Tommasinii, Vis.; Silene graminea, Vis: S. fru- ticolosa , Sieb.; S. clavata, Hpe.; S. Sendtnerii, Boiss.; S. Reichen- bachii, Vis.; S. petraea, Wald. et Kit.; Alsine liniflora, Vis.; ' Are- naria rotundifolia, M. B.; A. gracilis, W. K.; Cerastium dinaricum, Beck et Szyszyl; C. lanigerum, Clem.; C. grandiflorum, W. K.; C. . Moesiacum, Boiss.; Tilia alba, L.; Acer Heldreichii, Boiss.; Gera- ` mium oreades, Pane.; Anthyllis Dillenii, Schultz.; Trifolium dalma- dicum, Vis: T. Pignantium, Vis.; Astragalus Sprunneri, Boiss.; Ono- brychis Scardica, Gris.; O. Laconica, Orpb.; O. gracilis, Bess.; Vicia . villosa, Roth.; Spiraea ulmifolia, Scop.; Geum molle Vis. et P.; Po- ER Las tentilla montenegrina, Pant.; Poterium polygamum, Wald. et Kit.; . Crataegus "australis, Kerner; Paronychia Kapela, Kerner; Scleran- - thus uncinatus Sch.; Sedum eriocarpum, Boiss., S. glaucum, Wald. et Kit.; ; S. majellense, Ten.; Sempervivum patens, Gris.; S. glabrum, . Beck et Szyszyl; Sacifraga coryophylla, Gris: S. seardica, Gris: Së porophylla, Bert.; S. glabella, Bert.; S. Friderici- Augusti, Bias.; -~ S. Olympica, Boiss.; Eryngium palmatum, Vis. et P.; Falcaria Ri- i: vini, P ena deii PM I ; Bupleurum codoni gue È A. BALDACCI tum, Erh.; Silaus peucedanoides, M. B.; Ostericum palustre, Bess.; Opoponax Chironium, Koch.; O. longifolium W. K.; O. Ruthenicum M. B.; O. Petteri, Vis: Lophotaenia aurea, Gris.; Heracleum Polli- manum, Berth.; Torilis microsperma, Bess.; Anthriscus alpestris, Wimm.; Zladnickia Golaka, Rchb.; Asperula longiflora, Vis,; A. scutellaris, Vis: A. galioides, M. B.; Galium firmum, Vis: G. Bal- daccii, Haláesy; Valeriana Bertiscea, Pancic.; Scabiosa triniaefolia, .. Friv.; S. silenifolia, R. S.; S. crenata, Cyr.; Adenostyles albifrons, Rehb.; Erigeron Villarsii, Bell.; Aster hirsutus, Pane.; Telekia spe- ciosa, Burg.; Gnaphalium Hoppeanum, Koch.; Gn. Pancicii, LEV., Gn. australe, Gris.; Chrysanthemum graminifolium, Rehb.; Chr. ma- erophyllum, W. K.; Chr. larvatum, Gris.; Chr. cinerariaefolium , Vis.; Chr. tenuifolium, Kit.; Doronicum cordifolium, Ster.; Achillea abrotanoides Vis.; A. montenegrina, Beck et Szyszyl.; A. Neilreichii, Kener; Senecio Visianianus, Pap.; S. vernalis, W. K.; Echinops ele- gans Vis.; E. Bannatieus, Roth.; Cirsium candelabrum, Gris.; Car- duus collinus W. K.; C. ramosissimus Pane.; Centaurea atropurpurea, W. K.; C. Kotschyana, Heuff.; C. lanceolata, Vis.; C. Baldacci, Levier; C. incompta, Vis.; C. glaberrima Tausch.; Amphoricarpus Neumay- a erii Vis.; Picris laciniata, Vis.; Tragopogon Tommasinii, Vis.; Gad- lasia villosa, Cass.; Willemetia apargioides, Cass.; Taraxacum pre ficinale, Wig.; T. Hoppeanum, Gris.; Sonchus pallescens, Pane.; Mulgedium Pancicii, Vis.; Reichardia macrophylla , Vis. et Dong: . E. Trichocrepis bifida, Vis.; Crepis Columnae, Froehl.; C. Nicaeensis, —— Balb.; C. grandiflora, Tausch.; C. montana, Tausch.; Hieracium ` Bahunii, Bess.; H. sabinum Seb.; H. Naegelianum Pane.; H. Ascher- sonianum, Uechtr.; H. bupleuroides, Gm.; H. leptocephalum, Vuk.; ` H. crinitum, Sm.; H. Schlosserii, Rchb.; H. Waldsteinii, Tausch.; H. thapsoides Pane.; H. gymnocephalum, Gris.; H. Engleri Uechtr.; H. myriocephalum, Pane.; Phyteuma pseudorbiculare, Pant.; Jasione . supina, Sieb.; Podanthum limonifolium, Boiss.; Campanula hirsuta, Pane.; C. monanthos, Panc.; Edrajanthus serpyllifolius, DO.; E. Ki- a taibelii, DC.; E. tenuifolius, DC.; Pyrola uniflora, L.; Monotropa Hypopitys, L.; Vincetoricum nivale, Boiss.; Marsdenia erecta, R.. ^Br.; Gentiana alata, Gris.; G. erispata, Vis.; G. neapolitana, Froel.; : Calystegia sylvatica, Gris.; Heliotropium supinum, L.; Onosma Vi- sianii, Clem.; Cerinthe auriculata, 'Ten.; Moltkia petraea, Rehb.; Verbascum Schraderii, Mey.; V. leptocladum, Panc., V. lejostachyon, Gris.; Serophularia Erhartii, Stev.; Linaria Peloponnesiaca, Boiss. ; Linaria Dalmatica, Mill.; Orobanche adusta, Pane.; Melampyrum barbatum, W. K.; Pedicularis Sibthorpii, Boiss.; P. Hacquetii, Graf.; Euphrasia cuprea Jord.; Salvia Bertolonii, Vis.; S. Heracleoticum, L.; Scutellaria pauciflora, Pant.; Lamium longiflorum, Ten.; Stachys labiosa Bert.; S. suberenata, Vis.; S. menthaefolia Vis.; Ballota ru- È pestris, Vis.; Acanthus longifolius, Host.; Plantago vietorialis, Poir.; Daphne Blagayana, Frey.; Urtica glabrata, Clem.; Quercus casta- -neaefolia, C. A. M.; Q. Macedonica, A. DO.; Ephedra campylopoda — €. A. M.; Pinus Laricio Poir.; P. Peuce, Gris.; Arum Orientale, M. B.; | Epipactis rubiginosa , Crzt.; Orchis Grisebachii, Pant.; Crocus Ban- naticus, Heuff.; Gladiolus triphyllus, Sibth.; G. Illyrieus Koch.; Narcissus radiiflorus, Sal.; Fritillaria montana, Hop.; Lilium alba- nicum, Gris.; Asphodeline lutea, Rchb.; A. Cretica, Rehb.; Ornitho- i | galum Rulhenicum, Bouch. ` Scilla pratensis, W. K.; Allium saxatile, M. B.; Elyna spicata, Schd.; Carex Schreberii, Schrk.; C. laevis, Kit.; Phleum Boehmeri, Web.; Sesleria marginata, Gris.; Koeleria suba- A ristata , Pane.; Avena compacta, Boiss.; Festuca dimorpha, Guss.; Asplenium fissum, Kit. | . Questa lunga nota fa comprendere la ricchezza e l'importanza flo- > del Principato, i cui endemismi sono in numero rilevante per n paese che ha un’ estensione pochissimo sviluppata. In quell’ altipiano assiduo dei eultori della scienza, ripeto, potrà darne per l'avvenire tante | altre, poichè vi sono ancora delle intere catene che abbisognano del- o pt occhio serutatore di molti botanici. Nel Montenegro sono rappresentati - certi generi che potrebbero fornire immenso materiale e se vogliamo sor- | passare i generi Rubus e Rosa, il qual ultimo fu ampiamente illustrato ` dallo Szyszyloviez, gettiamo uno sguardo sul genere Hieracium che 2 Matpighia, 5 anno AV, vol, fv non v'è montagna che non abbia le sue specie particolari e il lavoro. Pancie descrisse nel suo aureo Elenchus. Uno sguardo ancora più ac- - curato e, meglio ancora, un viaggio nel paese, ci convincerà che la flora della Crnagora può considerarsi come un anello di congiunzione fra la flora dell'Occidente e la vera flora orientale, giacchè, sebbene altri paesi come la Macedonia, la Grecia e la Bulgaria possano van- tare specie bellissime, pure codeste regioni, per la posizione loro, fanno già parte del Levante. Era facile alle piante che invadevano le terre occidentali di spargersi per le altre contrade del Balcano, era pur facile a loro arrivare al Durmitor e Kom, ma la dimora prolun- gata e le leggi naturali cui dovettero sottostare nelle nuove sedi le ‘modificarono, siechè tante spiccate forme che ancora vanno sotto il nome di varietà, studiate che fossero come si deve, tenendo conto dei fatti biologiei tutti, darebbero, senza menoma tema d'esagerare, delle distinte specie. Né soltanto i monti di cui è copiosissimo il Montenegro ci dànno questi tesori scientifici. Veniamo a quel po’ di mare che possiede il Principato, interniamoci nelle insenature del Lago di Scutari, allon- taniamoci anche più dal nostro territorio e invadendo le Bocche di , Cattaro e l Erzegovina troveremo il seguito della flora montenegrina. Io noto infine che gli autori visitaron tutti, quasi come fosse lor. data una parola d'ordine, il paese nei mesi dell'estate, cosicchè tro- varono le piccole altezze abbruciate dai venti e dal sole e quindi non poterono mai calcolare il loro valore. E se le praterie alpine del Dur- mitor e del Vojnik dànno sì considerevole sviluppo alla flora, quanto non D ingrandirebbero i materiali sconosciuti delle pianure e delle lo- calità intorno a Niksie, a Podgoritza, a Cetinje, alla Zeta per non ci- tare l immenso sviluppo delle mentovate dolline che frastagliano l'al- tipiano ? Nelle mie successive investigazioni procurerò a poco per volta di tener nota di ogni cosa e sarò feliee se potrò, anche a forza di sacri- fici e fatiche, presentare agli scienziati un lavoro più completo che sia possibile sulla Flora del Montenegro. Mia unica guida scientifica nelle escursioni montenegrine fu il libro che voglio citare qui sotto a prova del suo valore: Elenchus plan- tarum vascularium quas aestate 1873 in Crnagora legit D." Joseph Pancic. Belgradi in typographia. status. 1875. È questo il titolo di uno dei lavori del grande botanico di eui la . Serbia ha pianto la morte or non sono ancora due anni. E un libro S ` semplicissimo, un elenco di VIII-108 pagine in eui sono enumerate le ` | specie che il distinto autore incontrò nel suo. viaggio scientifico attra- Li verso il "e AREE E nell: anno dia Ee dei suo. scolaro sig. Ricoh, ben a ragione, possono stare a suo carico tutte le migliori lodi. ` La veneranda assiduità del sommo botanico nel raccogliere, studiare e descrivere è qualcosa di straordinario, e quando mi sono sentito rac- contare, durante i miei viaggi, l’infaticabile solerzia di lui io mi sono | tanto. Egli fu certamente il primo che illustr) e immortalò le piante GE? una parte. della sua a patria; chiunque ha — quel libro può m piü faticoso ai le sali e le percorse iii a pie: Le stazioni ` botaniche, tanto utili al morfologo, sono precisate in modo meravi- 2 | glioso e in tutto il complesso del libro non si ha che chiarezza e serietà. E peccato che quest’ uomo sia scomparso dalla scena del mondo; la ` scienza poteva aspettarsi da lui grandissimi risultati, poichè raramente ` gli uomini grandi sanno accoppiare scienza e modestia, due qualità Jg non mancavano certo in Pause e per cui Fees immortalarsi non Sulla riproduzione della « Hydromystria stolonifera » Meye Nota di A. BortINI. Le prime notizie intorno a questa Idrocaritacea americana si devono a Meyer, (!) che è l'autore del genere e della specie. Ma la sua dia gnosi era fondata sopra l'esame di esemplari secchi, e quindi non riusi | interamente completa ed esatta; vennero fuori altri botanici, e chi ^ prendendola per una pianta nuova, la ridescrisse brevemente EA i nomi diversi, (2) chi la confuse col Limnobium Spongia, (3) e chi, non | ammettendo il genere Hydromystria, la mise in un genere differente. (4) A sciogliere questo imbroglio ha contribuito non poco Rohrbach, che ha avuto anche il merito di denotare con maggior precisione alcuni caratteri fiorali; più tardi il periodico « Gartenflora » (6) dankte È done la descrizione che aveva data Karsten, l'aecompagnava con una | -—. figura d'insieme rappresentante anche i fiori femminei, figura che disgra- ` ziatamente è inesatta in alcuni dettagli; ora poi di recente Ascherson — e Gürke, (7) dovendo fissare il posto che compete al genere Hydromystria nella partizione della famiglia, lo hanno caratterizzato eon una frase | sistematica; quanto poi a studii di altra natura, bisogna frugare a buono nei periodici per trovare qualche cenno anatomico o fisiologioo su qualche organo della Hydromystria stolonifera; e tuttociò che c'è di più importante, consiste i in un recente e breve lavoro di Dammer (8 | n (t) Meyer, L c., p. 152-153. CR T Jalambicea repens La LLAVE ot Lexanza, l. e. y fasc, 2, p. 12-13. — Trianea ` “bogotensis KARSTEN, l c., p. 424-425, T (3) CuamIN, Le 10. (©) Limnobium stoloniferum Garavan, l6; p. 506. — Limnobium sp. : BaiLLos, Le È g : .() RotBacn, Le p. 56, 81, 8788, 103. ei 4. REGEL, L c. o | ASCHERSON und Gente, le, P 247, 257. Be DAMMER, Les P. SULLA RIPRODUZIONE DELLA HYDROMYSTRIA STOLONIFERA . 34l | sopra alcune particolarità di struttura e di ufficio delle foglie e delle = radici. Si vede quindi che intorno a questa pianta c'era sempre di che esercitare la pazienza di uno studioso. Quando il prof. Arcangeli mi suggerì di occuparmene, non mi passava neppure per la mente di fare un lavoro esteso; ma più tardi, incorag- giato da una circostanza che accennerò quanto prima, mi venne la Van voglia d'ingrandirlo e di renderlo quasi una monografia, cosicchè mi ` z «vidi costretto a dedicare una parte distinta duo organi zoro ed un'altra agli organi riproduttivi. -~ Ora la prima non starà molto a comparire, ma la seconda avanti di "betor compita, richiederà ancora del buono. A questo ritardo ho voluto ` rimediare in parte colla presente noterella, che é nata nel modo che Ora racconto: si sa che in America l Hydromystria pub anehe esser dioica, ma comunemente è monoica; invece nell’ Europa media e del Nord, non produce che fiori femminei. Per esser sincero non posso tacere - che nel 1878, Bouché (t) ne presentava alla Società dei Naturalisti di Berlino alcuni esemplari monoici; ma i resoconti non ce ne fanno | conoscere la provenienza; e bisogna dire assolutamente che fossero 8 | stati importati d’oltre mare, se si pensa che dei botanici, (2) e per di SCH S più di Germania, hanno asserito ultimamente che in Europa r Hydro- ; mystria non ha mai prodotto che fiori femminei. Ora siccome nell’ Orto | botanico dell’ Università di Pisa da un certo tempo si coltiva questa pianta, e non solo vi prospera a meraviglia, ma ogni anno si ricopre di fiori femminei, di fiori maschi e di frutti; io, sebbene occupato ; intorno agli organi vegetativi, ho potuto già fare alcune osservazioni anche sugli organi e sulle funzioni della riproduzione, e così passerò. | ad esporle dopo aver detto due parole della DO della specie e del suo aspetto generale. : — I generi Hydrocharis, Limnobium ed Hydromystria costituiscono. . nella famiglia delle Idrocaritacee il das gruppo delle Stratiotoidee- | Idrocaritee. (3) i Bovon£, Le — (6) DAMMER; I. c, p. 5 — VA und Gite l ep -242 e 257 Ta ASCHERSON 1 ind GUERRE, l. c., pio Se BOTTINI Per quanto si sa,(!) il primo di questi generi conta 2 specie, l’ Hy drocharis morsus-ranae e Y H. asiatica; il secondo una sola, i Limnobium Bosci; il terzo 2 o 3, Y Hydromystria (H, EE echinospora, 2T H. (Limnobium) Sinclairii, e Y H. stolonifera che & * uniea specie del. genere che sia coltivata in Europa. Questa è nati dell'America intertropicale dal Messico al Paraguay, dove s "incontra .. melle pianure in seno alle aeque dolei lentamente scorrenti, e profonde «probabilmente non più di un decimetro. Dalla grandezza della pianta. fino al suo modo di vegetare in cesti fitti ed intrecciati, dalla form: tozzà e contratta dei fusti fino a quella a rosetta dei ciuffi di fogli dall’ aspetto degli stoloni cilindrici e rigidi, fino a quello delle radic a cordicelle lunghe e pieghevoli, aggruppati in un fascio intorno ep, tutto arieggia più o meno la uum dA morsus-ran 3” estive sono, la maggior parte, emerse, è la su Ae palei en E tanti lembi dite e eg iei drizzati in aria q dogs emerse nella Souen ystria nessuno ne SES , Quest anno m in Pisa ila cominciato a SI il 12 i d See ot Set Le p. 452-453. — Ascmerson und To : ose — | Comunicazione epistolare del we pes in ES | 1890. - ! PD Bosc, 1. es p« 398. (M T Ti eo SULLA RIPRODUZIONE DELLA HYDROMYSTRIA STOLONIFERA ` 343 — i È dei fiori femminei; e.la ragione mi parte che debba consistere nell’ in- sufficiente calore di quelle contrade; tant è vero che anche in Toscana, quando è che le une e gli altri si formano? Appunto quando la tem- ` ET peratura è molto elevata. Però anche da noi le prime 2 o 4 foglie di ogni rosetta galleggiano sempre, qualunque sia la stagione in eui si sviluppano; ma questo si può spiegare collazione dell’acqua, che esercitandosi su delle piantine tenere e senza vigore, impedisce che le foglie diventino emerse. Nel nostro Orto Botanico teniamo le piante in pen aria dai primi. Le di aprile alla fine di novembre e ne ritiriamo una parte in serra calda i nel resto dell anno; precauzione che fu affatto inutile I anno, passato, 3 perehé anehe all'aperto sorpassarono felicemente tutto l'inverno, non ^. ostante che la temperatura scendesse parecchie volte sotto lo zero, e ` e per pochi momenti anche fino a 7? c. Prosperano benissimo nella — — melma ricoperta da 4-8 cent. di aequa lentamente scorrente; in prima- vera crescono adagio, ma basta che si affacci il caldo perchè aequi- |. stino subito un vigore straordinario. Sa Molte rosette portano tutte e due le sorte d' infiorescenze, maschili Së femminee ; altre non ne portano che una, ma sono attaccate per d mezzo degli stoloni alle rosette di sesso diverso; piante dioiche se ne edono di rado. Ogni rosetta può anche avere più. infiorescenze maschili più infiorescenze- femminee, ma non però nella stessa ascella fo- : gliare. A tenere le piante molto fitte e a farle un po’ patire la siccità, i aumenta a vista d occhi la produzione dei flori; eollocatele invece in un ambiente largo e sempre coperto dall’ acqua, vi si estenderanno _ liberamente all intorno, vi diventeranno robuste quanto volete, ma ` S dei fiori ne daranno ben pochi; mettetele a galleggiare in una vasca, '. e probabilmente non otterrete neppure un fiore. Si vede che è vero — anche per Y Hydromystria quello ehe diee Schenck (!), cioè che la rigogliosa vegetazione nell’ aequa, pare che porti con sé l’ arresto della ` MEINEM e la riduzione dei fiori. Eo E. | Ecco qui altre osservazioni. di quest’ anno: 34 fiori siro D A. BOTTINI dono di alcuni mesi i fiori maschi, cosicchè una parte rimangono sterili. Nelle serre se ne videro qualcuni fino dai primi di aprile; ma di questi non ne terremo più conto. All’ aria libera comparirono sol- tanto un mese più tardi; da pochi che erano, crescendo a grado a grado con una certa rapidita, inyasero presto | tutta l’ Maga ll gie. ciarono 126 e SE tutti i giorni Seen ‘Pa al 2 inglid | . 20 del mese erano già fitti come i fiori femminei. Anche per tutto r PESO continuò una len fioritura; poi, a cagione di una sic- E EA delle foglie ordinarie, generalmente accanto ad una o più gemme vegetativo. Sopra un brevissimo scapo si trova una spata s SENG ad Lie cartoccio KÉ, la quale "poige sul ei del- nose e sottili , sereziate di rosso sopra un fondo quasi ialino, Ita delle quali ricopre co’ suoi margini quelli dell’ altra. Questa spata che comunemente è è ms lc., ma nelle vecchie info S -quanto nell’ ascella delle 2 brattee contiene sempre delle squamw intrafoliaceae, (1) o in altri termini, dei tricomi fugaci che si ri vano anche nelle infiorescenze delle altre specie della famiglia (2) e uds iss gomme toata Dentro eier BEE? della CH | maa contorno we ia il s. l'obovato el ovato, compos dio un doppio strato di cellule vescicose e ialine, ripiene di gro gocciole r rifrangenti , ricchissime di tannino. Schenck (3) accenn: ined tricomi helle qa tante di piante diverse, m - Tome, Leem — e See und Gürke, l. c., P- 241. (5) Geer (25). c., p. 10. . l ipotesi che dovessero avere un uftizio protettivo; e aveva ragione. Per me, nel caso nostro, quel loro umore -astringente protegge le tenere infiorescenze contro la voracità dei gasteropodi acquatici. Certa- mente se fossero soli a fare quest’ uffizio, non vorrei star garante per i bocci dei fiori; ma siecome ci sono anche le brattee delle spate e le prefoglie dei fiori femmine che rigurgitano di tannino, così la loro . difesa è completamente assicurata. Questa efficacia delle sostanze tan- | niche a tener lontane le chiocciole dalle piante, è stata dimostrata da . Stahl; (1) quelle sue esperienze sulla Hydrocharis sono proprio deci- ; io le ho volute ripetere sulla Zydromystria e ho ottenuto i me- imi risultati. 7 T "mediano che ne Hess il SEA e due laterali, di qua e di là . nell ascella delle due brattee; alla base d'ogni peduncolo poi si attacca -una prefoglia bratteiforme la quale involge e protegge il fiore allorchè ' caso la spata racchiude 3 piccole infiorescenze a simpodio di 3 fiori Se piccole infiorescenze sono affatto normali nel Limnobium gia (2), e si ritrovano non di rado, ma più semplicizzate, anche ne. a Fydrockeri: morsus-ranae (3). Rohrbach (*) che le potè studiare sulla prima di queste due specie, dove giungono a 4 fiori ciascuna, le S riconobbe di natura scorpioide; non so quindi se sia per disavvertenza che Van Tieghem (5) le chiama cime elicoidi. Tanto nella Hydrocharis iuanto nella Hydromystria, s'è veduto un momento fa che non hanno SC iù " su rami por ciascuna, e sa per cosa fra un VARE maschili della Zydromystria Meyer (1) era arrivato a contare 5 fior Rohrbach (2) si limita a dire che generalmente non ne contengono di tre; per tutti gli altri autori, non esclusi i recenti (3), tre è il lo numero massimo. È chiaro che queste asserzioni peccano d inesattezz Quando il fiore maschio è maturo, si eleva nell’aria sopra uno sn peduncolo lungo 4 c., e del diametro di 1 mm., gracile, mobilissimo quasi del colore del cristallo, ma un po’ verdiecio superiormente. / un'altezza variabile questo peduncolo mostra sovente una strozzatur ossia una specie di fenditura in traverso che da una parte ne interrom] la continuità, ed il cui scopo è, se non erro, quello di renderlo a » più mobile, come fra poco vedremo. Il calice ha tre sepali ellitt l'apiee arrotondato e un po'ineurvato.a cappuccio, dei diametri per 2. 5 mm., teneri; bianco verdieci, e maechiettati di antocia vg corolla 3 petali lineari coll apice acuminato, lunghi 1 c., d'inserzione della corolla. I 6 stami dei 2 vertivilli inferiori si e n | pongono di un filamento di 0.5 mm., che sostiene un’ antera di 2.5-3 lineare oblunga, colle due loggie ravvicinate verso l'esterno del .e con un connettivo molto espanso sulla faccia ventrale e ch sommità termina in un'apieolo. La deiscenza è laterale estro Y bia lineari labii circa il doppio piü piccoli. delle, al te hp in Pisa gh stami mds di eiaseun fiore sono — 6; in Amer Lk Gef EE [on fre p 195. SULLA RIPRODUZIONE DELLA HYDROMYSTRIA STOLONIFERA 347 H l'aggiunta di 1 o 2 verticilli (1). Ultimamente è stato pure asserito che i verticilli fertili variano da 3 a 5 (2); ma questo poi dubito che non sia che una svista. Da principio ogni spata femminea contiene sempre un sol fiore pe- duncolato. Moltissime infiorescenze non escono mai da questo stato di semplicità; ma in tante altre invece, lungo il peduncolo del fiore, presso . Ta base, appariscono successivamente altri 1-2 fiori peduncolati riuniti a simpodio ed avvolti ciascuno in una piccola spata bifolia. Questa po . pluralità di fiori nelle spate femminee della Zydomystria nessuno fin A qui l'aveva citata. Anche nelle altre Idrocaritacee è un caso rarissimo, di ‘cui hanno dato esempio la Stratiotes 9 ed una volta soltanto i Limnobium Spongia (*). I fiore femmineo maturo é sostenuto totalmente od in parte fuori dell’acqua da un peduncolo netto, cilindrico, verde screziato di rosso, diametro di 1-1.3 mm., e di una lunghezza variabile col variare del . pelo dell’acqua, da 5 mm. a 22. Il calice si compone di 3 sepali superi ‘simili a quelli del fiore maschile, rovesciati all'infuori o arrotolati ‘nello stesso verso con una tale precisione da parere tante volute. La corolla manca. Seguono, contrapposte ai 3 petali, 3 coppie di stami- nodii eollaterali, lineari lesiniformi, non superanti 2 mm. in lunghezza, e" e biancastri. L’ ovario è infero, uniloculare, oblungo un poco pue nel mezzo, e dei diametri di 22 mm. per 6; liscio alla super- ficie e di color verde. con poche macchioline di antocianina; composto di 6 carpidii uniti pei margini e portanti 6 placente parietali pochis- simo prominenti. Gli ovuli salgono in media a 2 dozzine; sono ortotropi, - provvisti di due tegumenti, ed attaccati ad un funicolo grosso, ma | è Jungo quanto basti a permetter loro di prendere quella direzione vaga. ` qualunque che torni più utile acciocchè riempiano esattamente la ca- 3 «vità dell’ ovario. Manca lo stilo. Dalla sommità dell’ ovario irraggiano | IO ROHRBACH, d c, p. 87. — GRISEBACH; l. c., p. 506. — ASCHERSON und A, BOTTINI SEH e di colore sbiadito. Poche parole sulla struttura dei fiori. Nei loro peduncoli si trovan H una epidermide di eellule rettangolari, sprovvista di stomi; un ipoderma: di 1-2 strati senza meati, nel quale stanno immersi circolarmente tutt’ l'intorno, e a distanze approssimativamente eguali, 5-8 fascetti vas lari; un tessuto lacunoso che arriva fino al centro dell’ organo e i aspetto nelle sezioni trasverse è quello di una rete composta da 4 più cerchi concentrici di maglie ellittiche, le quali limitano altrettant grandi lacune e sono formate da lamine cellulari di un. solo st nel secondo o nel terzo cerchio di queste maglie, 3 grossi fasci € duttori disposti a triangolo. Il tipo di struttura è sempre lo stesso in x quanti i peduncoli, ma la consistenza è molto più gracile e delicat D in quelli dei fiori masch. Le brattee, le prefoglie, i sepali e i petali so percorsi per il lungo da alcune sottili nervature subparallele, che con tengono delle tracheidi elicoidi, si anastomizzano di rado lungo il cammino, ma si riuniscono ad ansa all’ estremità. Nelle pareti antere e è, sotto all’ epidermide, un solo strato di cellule grani provviste di quelli inspessimenti anellato-reticolati che sono tanto muni nelle piante più differenti. È singolare che questi inspessim | manchino affatto nelle antere della Hydrocharis (1). Le pareti vario mostrano una struttura moltò simile a quella che avrebbe il : ... duncolo del fiore se fosse cavo nel centro. Epidermide affatto compagna | poi 2 strati ipodermiei eon una corona di 12 fascetti vascolari; p p zona Ss lacune, Gi eg di 4 cerchi di SI tanto PRE SCH (9 RTS Les pi 84. | : | >; Ss á e BE sulle plaeante sorse in tante papille. Il funicolo om- bellicale contiene 1-2 serie di sottili tracheidi elicoidali che si arrestano bruscamente alla base della nocella, senza espandersi nei tegumenti. Ciascun tegumento ovulare comprende 2 strati. Il mieropilo poi invece di esser formato, come nella _Hydrocharis (2), dal solo tegumento : - esterno, risulta dall' esatta sovrapposizione dell' esostoma all' endostema, n ciò che dà origine ad un lungo canale mieropilare. L' antocianina che È macchia in rosso gli organi fiorali, si trova sempre in cellule paren- | chimatiche ordinarie, dove isolate, dove riunite a gruppetti, sparse qua . e]là senza ordine apparente. Nell' epidermide manca. : e fenomeni di sboeciamento e d EEN fino ad ora erano BEE sconosciuti (3). ( Continua) 1 (©) Rosrsaca, l. c. tav. 3, fig. 54. D ASCHERSON und GiRKE, l. c. p. 244. D s ac d ` ADDENDA AD FLORAM ITALICAY. Note di Briologia italiana | per Uco Brrzi. (Cont. e fine, vedi fase. V- VI). po Il. | Elenco di alcuni Muschi di Lombardia e Piemonte. d MUSCI VERI PLEUROCARPI. 2d A. Lamprophylli. 2 I. Prum Ontsra-CastENsIS Sulliv.; De Not. Epil., p. 101; Bott. e Y Enum,, n. 39, (sterile!). S. Martino Soe, Intra: nelle sees (D. RA (5. 2 HuACHTEHNOUM RIVULARE stag Br. "Ear; De Not. Epil., p. 110; Bc e Vent. Enum., n. 43, (sterile 1). ` 3 | Fluitans in rivalo secus Aconiam sub Amoeno (D. N.). 3: BRACHYTHECIUM PLumosum Br. Eur.; De Not. Se? p. 120; Bott. e oa n. 55, (fruttifero !). - Valle Intrasca (C), Monte Rosso QN. or. 4. AMBLYSTEGIUM SARMENTOSUM (W shiba De Not. Epil. p. 136; Bott. e e 'e ` Enum, n. 69, (sterile). dn spongiosis al s. Gottardo (D. N.), Sempione (€. D Hops CUPRESSIFORME L.; var. FILIFORME Br. Eur.; De Not. Epi. p. 18 "Pott e Vent: Enum., n. 113; (fruttifero!). Ad rupes sub Bieno versus Santino (D. Et 8. PLAGIOTHECIUM DENTICULATUM (L.) Br. Eur.; De Not. Epil., p. 188; Bott. = e Vent. Enum., n. 132, (sterile!). . Rupi umide presso Santino alla strada per Bieno. (D. N.). s 9. Groe DENDROIDES |L. Web. e met De Not. Epil. p. 200; Bott. e Vent. Enum., n. 143, (sterile!). Monte Rosso (Lago Maggiore) (C.\; Valle Intrasca (D. N). 2 iè £ un gelso nelle montagne di o Agosto 1873 (D. NX B. Phaidiacel. i: ll. Tom TAMARISCINUM H. Br. Eur.; De Not. EpiL, p. 231; Bott. e Vent, n. 169, (sterile !`. DJs in sylvaticis ad Aconiam prope Mia- . 233. = T. recogni- I ABIETINOM T Br. Bus; De Not. di p. 989; Bott. e Vent. .-240; Botte Vent. ACROCARPI. A. Stegocarpi I. TAENIOCARPI. 16. PHILONOTIS CALCAREA Schimp.; De Not. Epil., p. 256; Bott. e Vent. Ena scm I95 fruttifera!). 5 png ima Agosto 1878. w ; ; Se 17. PHILONOTIS FONTANA (L) Brid. Bryol. univ.; De Not. Epil., p. 256; Bott. i e Vent. Enum., p. 192, (sterile! ). ra i ruscelli presso il dose al Margozzolo (D. N). 18 BARTRAMIA Bisi Hedw.; De Not. Epil., pag. 262; ca e Vent. : Enum., n. 196, (fruttifera! ). VES SIE i Val MRO in Valtellina (D. N.). l Se mm Banale IHYPHYLLA. Brid; ; De Not. T P. 265; Bott e Veni Fm an. 199, (c. fl. syn) ` DES E s EDS Al o presso rospo d i DI presso o Cossogno (c). Re RHABDONELSIA FUGAX Br. Eur.; De Not. T p. 283; Bott. e Vent. Enum., n 216, (fruttifera !). : . Via a Cossogno sul. muro a secco dal jus al mulino - Moschina (D. | * S at ORTHOTRICHUM AFFINE Bed De Not. Epil. p. 317; Bott. e Vent. E T n. | 924, | (fruttifero1).. eg (Val Anzasca’, sui neit (D. N) PRESA d Eres e * ZW & 2 “Civ LEJOCARPUM Br. me De Not. Pit, x E Bott. e. Enum, n. 228, (fruttifero!). ; GA ; ioni SE Sine (D. N, REI : d jv n E DE à . Renco: s sui 24. EncALYPTA conrortA (Wulf. Lindbg; Bott. e Vent. ~ streptocarpa Hedw.; De Not. Epil., p. 321, (sterile I). Lá Sui muri campestri presso Trobaso (D. N... Enum., n. 24. — E. es HOMOCARPI. ; 25. PoLYTRICHUM FORMOSUM Hedw.; De Not. Es pag. 321; Bott. e Vent. CS SC n. 254, (pianta c. f. m... : Gei Rosso (Lago Maggiore, Agosto 1878 C... . 390; Bott. e Vent. 27. POLYTRICHUM JUNIPERINUM Wild.: De Not. SE pag. cora n. 256, mnes e c. f. ue - Epil, p. 343; Bott: ` NS Valle Intrasca, - xi JERSEY FOLIOÀUM. ds Mohrs 1 De Not tit, * 349; Bott. e Vent i. 2 207, (fruttifero!). e TARE ; “= 2 pop presso Fire Agosto 1873 (b. E si Ce SS SS p. 350; Bott. e Vent. wi 268, (truttifora 1) Sul Sempione. Let Gagliardi (in herb. D. NA ageet) Strada da CH a SA E Moro CUSPIDATUM Hedw; e Neri pp: 360; Bott. e Vent. Enum. n. 276, frattifero con fi. syn DI E ore arboris imc in agro trobasiensi SCH s à 278, DA caps. ba). : x3 Valle Intrasca nia Maggiore) Agosto 1879. (C) : Pareti di una fossa presso Roncola. 7. BRYUM P-EUDOTRIQUETRUM Ex Sch; Do Not. Epil. p. 390; Bott. Enum. s D 302 , (fruttifero D: | Sempione (D. N), Macugnaga i in Val UN insieme con Philonot carea Schp. (C). ‘yar. CUSPIDATUM. Lu eech Es : Bon e muri lungo il lago fra Stresa e Baveno D. NX. y in > 39. Bryum ALPINUM Huds; Linn.; De Not. Epil, p- i04; Bott. e Vent. X n dena (sterile!) EET Epi, p Sc? becht e Valle Mere Sor Zeg 0 Aere zd WEBERA ANNOTINA Schw. ; X De Not. Epil.; p. 421; Bott. e Vent. Oe - - n. 338, (fruttifera!!). : Monte Rosso, presso il ponte di Pallanza (D. N.). 42. WEBERA CARNEA (L.) Schp. Coroll. ; De Not. Epil., p. 422; Bott. e Vent. `- Enum., n. 341, (pianta con fi. m.). : Presso Cossogno (C). 43. LEPTOBRYUM PYRIFORME (L) Schimp.; De Not Epil., p. 434; Botte Vent. È si n. 346, (futtifero). ,Pemnu della roggia dietro l'edifieio del Mugs presso Intra (D. N... Val Miláloo (Valtellina) (D. N. e Gibelli in herb, Hot); 45. FissIDENS DECIPIEN: De Not. Cron. ed Epil., p. em Bott. e Vent. Enum., . 378, (fruttifero |) . Valle Intrasca sopra Ramello al pue ponte DN, Mulini di Intragna (C)... ^ 46, Ti sta A PELLUCIDUM qe Schimp ; De Not. Epil., p. 389; Bott. e n. 450, frutüferaf. i - Su un masso erratico: Campagnolo a al Monte Rosso. D Ns j* | Briol. ital. ; E? 558: Bod. e Vent. e crit. Musch. io; n. T omis Barbula Schwügr; Renauld in Rev. Bryolog. 1782, p. 91, Meed . Preglia: presso Domodossola (D. Ta a Not. Epil, n. 595, (sterile CS lel G ores pia Soe (C), presso zen D Ni. 2 A CH (D. N). 5l. DrcranuM UNDULATUM Ehr: De Not. SE p. 615; Bott. e Vent. Enum., n. 502, ‘fruttifero). Alla Maus di drca. verso Trobaso D. ee o Given squarrosa Schp.; De Not. Epil., p. 642; Bott. e Vent. Ennm.; . 525, (sterile 1). Ad rivulos in montibus ad veio du propre il Calandro. 1873. 54. BLiNDIA ACUTA dii mrs Bott.. e nas n. 944; — Zeene Not. Epil., p. 653, (fruttifora!). | È = (Rosi umide presso S. Maria i in yat Vigezzo; tinta 1872 (D. N., Malin È z di Intragna, 1879. (C. Ge : 55, TRRMATODON AMBIGUUS (Hedw) Hornsch; De » Not. Epil. Briol. ital., p. Di Erbar. erittog. ital, Ser. I^, n. 22i Bott. e Vent. Enum. crit. Musch. da n. 554, (fruttifero 1). Val di Bieno dë N): : ST. SE Actorum 1 Brid.i De Not. Epil, p. 677; Bott. e n : 881, ME i. Orona mom Br. E De an ER es p I | ede. pes rilet}. 50. GRIMMIA COMMUTATA I De Not. Epil ES 699; Bott. e Vent ze n. 594, (sterile!) iod rupes prope S. Silvestro in Valle Vigezzo TD. Ni 60. NorarIsta ITALICA Hamp. in Bot. Zeit. 1837. - — Ptychomitrum pusillum Br. Eur.; De Not. Epil., p. 723. — P. glyphomitroides (Bals. e De Not) ‘Bott. e Vent. Enum., n. 607, (fruttifera!. ; Su una scheggia di masso erratico in un muro campostre a secco presso Ppd dalla via di Ramello. " B. imos Nota di alcuni Muschi dei dintorni di Osimo (Marche). PLEUROCARPI. 4. Lamprophyli cla Dci RUSCIFORME Neck) Br. Eur.; De Not. p P. 71 È Vent. Enum. n. 6, (sterile!). | Fosso, del Ge vecchio. E ni CONFERTUM (Dicks) Br. LS De Not. Epil. p. i Bott. Vent, Enum. n. 8, (fruttifero!. Fosso del RITI vecchio. E 3 [e MURALE Sent Br. Ew; De Not. Bpil. P- ph Bott. e e Enum. n. 10, (sterile!) Sui muri nei D di Osimo. 4. RAYNCHOSTEGIUM CIRCINNATUM (Brid.) * Not. Epil. p. T8; Bott. e he: Enum. n. 15, (fruttifero!.. - Ballo mura urbane di Osimo. “Ba Li TENELLUM Diks). Br. fr De Not. e D m S (9 Vent. Enum. n. i (fruttifero!). Sui sassi al Tua del ic ced vecchio. - : E nt. 6. uec er nu B. p De. Not. Epil. p 15: Bott. S Fan n. 41, (sterile!). Ge Colli di S. pen e fosso del Campo Santo org: 2 Doran c EE E | LL De Not E » lei i 2 E è 145, (sterile? -~ Mura urbane di Osimo. 9. CHYPHAEA HETEROMALLA H: Bud. a: De Not. Epil p. 218; Bott. e Vent. Enum. n. 160, (fruttifera!). Sul tronco di una quercia sulla via di Offagna. 10. LEUCODON SCIUROIDES (L.) Sehw.; De Not. Epil. p. 221; Bott. e Vent. kine n. 163, (forma minore fruttifera!). Sult tronco Si una quercia sulla via di Offagna preme S. Stefano. B. Thuidiacei. 12. ANOMODON ATTENUATUS (Schreb) Hüben; De Not. Epil. p- 250; Bott. e Vont. Enum, n. 188, (sterile!): Colli di S. Stefano. ACROCARPI. | L pines Enum. n. , 243, tient, -Sal tronco di una deier lungo 1 la via di L presso S. Stefano. ‘208, peer Mura urbane di uini 3 » 15. Bien NUM Web. A ` Ehum. 313, EE D : i SC -BRYUM JULIFORME DA ; Schimp; Bott. e Vent. Pana n. 329. a neapolitana De Not. id p. 417, Md d etum di Osimo. ` c : . 18. WEBERA CARNEA (L. Schimp;; De Not. ed p- 422; Bott. e Vent. Enum. m 341, (fruttifera ). j RARA A gon S. Stefano. 19. LEPTOBRYUM PYRIFORME (L.) | Schimp ; De Not 2 p. 434; Bott. e Yeu. 3 Enum, n. 346, (fruttifero". Mara urbane di Osimo: 2 en (frutfora) i Mura BU E See e 387, (fruttifero D ` Fosso del 1 Camposanto vu 22. idee e TOPHACEUM Brid.; De Not. Epil. p. 506. — - Didymodon Bott. e Vent. Enum. n. 459, ‘fruttifero!. ; Fosso del Seta ini vecchio. Puente a satin e j De Not. Epil p. 530; Bott. e 415, (fruttifera!) : | zm. del Camposanto vecchio. 25 i Tenera MARGINATA. Bi. Fuss n Not. Ei i E Patt o Ee Zë e De fot. CR y 534; Bott. e Vent. dito, ORTULA dirci Dik > (fruttifera!). n Fosso del Camposanto vecchio. ~ 27. Tortura mURALIS (L.) Hedw.; De Not. Epil p. 536: Bott. e Vent. Énum. — n. 423, ‘fruttifera!. : | Colli di S. Stefano. 28. Tortura uftedicolata Goen Roth; De Not. Epil. p 548; Bott. è Vent. n. - t is AA j hr; Bott. 4 Tul Enum. n. 495. — W. controversa No . Epil. p. 599, (fruttifera!. E pe ap^. Y mt T me Colli di S. Stefano e fosso del Camposanto veechio. * gx EA A: PR n, 529 e? del Camposanto vecchio. : x £4 S 35 Ghata ORBICULARIS. Br. Ex De "Not. rr p. 692; Bott. e Vent Enum. n. 575, (fruttifera!). Sui tetti al Camposanto vecchio. 36. GRIMMIA PULVINATA (L.) Smith; De Not. Epil. p. 691; Bott. e Vent. Enum. n. 576, (fruttifera!). e Colli di S. Stefano e mura urbane di Osimo. 3 n. 502, fr Sui tetti al Camposanto vecchio. II. Gase 38. PLEURIDIUM SUBULATUM (Huds.) Br. na, De Not. i Perlat; Bott. e e Vent. Enum., n. 163, (fruttifero!). Se di S. Stefano. : SE SH n 618, (fruttiforo P. Fosso del Camposanto vecchio e : colline di S. Stefano. Roma, R. Istituto Botanico, Agosto 1890. pinzzi quasi interiit hi specie doux: poiché tra i numerosi. es SE a Seege TRARA sa SE rage? $ | Questa insigne varietà manca affatto nell'Italia Settentrionale, fu trovata una sola volta da me nel territorio finora esplorato della provincia Romana, e non Wu è probabilmente che una forma meridionale della diffusissima specie tipica. Uco Beat. = i Avena planiculmis Schrad. (Fl. Germ. I, p. 381) " var. B taurinensis Nob. p i EE Icon. Schrad. FI. Germ. VI, fig. 2. Engl. Bot. 30. 2141-2684. Reb. Fl. Germ. , tab. 101. ^ Nel Giugno del 1889 raccolsero questa specie, nuova per l Italia, i sigg. Berrino e Ferrari nelle collime di Superga in un bosco lungo la via che da Torino mette a Superga stessa. ] —-— Quantunque lontana dai seminati e cresciuta in una selva, naequemi dubbio B ipisilvanio, Stiria, Carinzia, Serbia, SI fosse importata a caso nei -colli torinesi. i o, e ee pertanto all’ Hackel la mia pianta in un colle mie osservazioni e giardini botanici. Se Ella SC il suono dove la*sua pianta fu nia La prego di far attenzione alle forme di passaggio che potessero esistere fra . essa e l'Avena pratensis. Queste forme di transizione sono frequentissime in. © + Serbia e Transilvania, cosicchè, fino ad un certo punto, è lecito supporre de ZE D planiculmis sia derivata dall'A. pratensis. ys Il prof. Hackel mi fece osservare altresì che i saggi raccolti nei colli tori- — ` nesi concordano. in tutto colla pianta omonima crescente in Moravia eccetto che ` E pel colore delle spighette, che è bruno-violaceo in questa (spiculae variegatae), d i saggi torinesi hanno Speak. Geet in — pee con bordi: lA; Dao Ds frequenti in E presentano guaine ora liscie, op scabre. Anche la larghezza delle foglie varia in limiti assai estesi e varia coi essa il grado” di SO delle guaine stesse. ; Mom. Acc. st. bad Ser. VI, vol. IV, p. 27 (1836) ritiene VA. na E culmis una varietà dell'A. pratensis L.; che anche lA. alpina degli autori I glesi (Smith. Engl. fl. 1 P 165) ha guaine. scabre, mentre lA. alpina di Koc PE. "e de avrebbe liscie ». La Pini -di Superga. nei Colli Torinesi verrà dendi cosi designati: Avena planiculmis Sat: Fl. Germ. l. p. 381 var. B Taurinensis Nob. ` genteis » Hab, In Collibus Taurinensibus prope Superga. 1889 leg. Berrino | Ferrari. Piccola Cronaca : È morto a Londra E. WitLLIAMS, fondatore ed editore dell « Orchid Album », | distinto conoscitore delle Orchidée tropicali. Ma Il Prof. F. Lamson-ScrIsnER è stato nominato Direttore della Stazione E. Agraria Sperimentale di Tennessee. See Al Laboratorio di Biologia vegetale in Fontainebleau, testè aperto, è stato vi nominate il Dott. Léon DurrFoum come Vice-Direttore. n Prof. 9 d eg di a e di Zoologia all. Università di wi di | TER Îa ricevuto dal Ministero dell’ Istruzione il titolo poors "di e Professore. CSN H Dott: [d T Panes foto botanico americano. H | Bollettino Bibliografico Lavori Botanici Italiani. . Morfologia Fisiologia, Biologia. ARCANGELI G. 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Cymbidium eburneum, Boll. à der SU Pos XV, l p- deb M Staphylea colchiea Stev. Ibid., OP Si iei 23 Se d ibridismo delle viti 890. americane. Milano, Rami sua piantagione e coltura. Gene ego Pd Géi ergin a l'Ailanthus glandulosá in Italia. | ticolarmente nel Veneto. Atti e M cc. Padova. Vol. VI, Disp. 3, 18 SANTILLI A. La canna comune. Mo on grafia agricola. Casalbordino, Prof. 0. PENZIG, Redattore responsabile. Malpighia Anno IV. “i Tav. IX. Stab. Prosperini È © af MALPIGHIA - Voluie N si Fig. 3. Fig. 8. 1g. 10. F Fig. 9 Salussolia - Torino Lit F. Delpino delin. IRENE EE E E Hi 1 i AES e geri net cela adis e T ERES I - A des o la xu y [ im Dcum L SE Se sip siis das li afro n E tra me GE KE Ces a nsa «E bel į i hil H 1 f MALPIGHIA Volume IV | I4 i E ia : mur ELE t i du pinta E PER Torino Lit Salussolia = D E Dee iS TR epp VEHIT HH: n icum Hsu s (APRI STEE p 14 TEREFE Ah j ONER AS Ta BERDE t $9252 825: | "Ob f nr H I | EE ji E) i i if Eé LE SETTET ELLE "THEM TS I GR © o 25 Mw Torino Lit. Salussolia oze oC 00€ 06% 082 0 La 092 OSZ 0G Oto 022 Ola 002 061 opt op JL OST OÉ OSI OZE OH 001 O! "T 1 E aC L 09 06 o oœ oz i H ği Laid iue E: 4: di dcr jen ee í Ze D 9558 133 D Torino Lit Salussolia * MALPIGHIA Volume IV iZ 002 061 Of x 0 JL OST 1 T1 4 GI H ees ges ES d LEN d LUE Torino Lit Salussolia SH SC É p j^ E Ü | | | it. Salussolia Torino L [ ] ] Hr mni L MALPIGHIA Volume IV uai | i | dild:;i d . s E: irs kog Sei Ea ia da EuS: da SE red zë ? RÉI lag e E s uu È e PET Ix KK ny 3 i su: E [E ct: Ei Se HE SE A ur. o wë E e I | i n & pn 7 m ute S |J Bc D p^ l 1 Re, D f so D A | © EE Ge Kä ER EE FA t1 dé si È PH f; Së ` SE (EEA i di SH Eet e i I-LE AT L3 d È i f “at t } i Su i CERERE ALA MEA ALL 08 z KEE E fi | GERE 5 PEER Ej: 2 SER i EERITQ E 1 Gest GE EE È oe f i a ; Ek ! È A 3 | n [i i - 48 x ; È ] 1 s f 2 nici dina DT Oé + E) ME d —L—À E ERIT j i i : o Boan RGB 2 : : 2 Pet is E A e 3 titre sì — OZI fos i Lid | : E uu es È per see "Dwn i T OCL EES SE tl H È 4 i x — niil ] d | "b = "Mai IE: i i 5 aps emm A dro] T = i | i a SEA j id Ze id > "LEER SRO < cte EE A TRES ! CD E A NE DNA HAN, ern da : — 5 z JE Em aN: ] : i M a ] zi Tte. un Sulla riproduzione della « Hydromystria stolonifera » Meyer. Nota di A. Borriwi. ` (Continuazione e fine. Vedi il Fascicolo VII- VIII). Ecco qui i risultati delle osservazioni che ho fatte durante tutta la ^. fioritura. Anche nella Zydromystria, come nel Limnobium Spongia (!). è regola generale che dei ficri di ciascuna spata maschile non sen ‘apre mai più d'uno per gior no. Basta sorvegliare la fioritura per con- DE vincersi di ciò; ma se ne può avere una mezza riprova anche in un . - modo diverso. Osservate una di quelle vecchie infiorescenze maschili che continuano a svilupparsi da un pezzo, e non sarà raro il caso che voi. vediate penzolare fuori della spata i mozziconi di 3 peduncoli, avanzi dei 3. primi fiori; drizzarsi nell'aria un quarto fiore, aperto da pochi momenti; e rimanere impiattati nella spata 5 altri fiori tuttora in È boccio; esaminate ora questi bocci e i loro peduncoletti, e non ne. S troverete mai due che siano sviluppati allo stesso grado. Il fiore maschile. che è vicino. ad aprirsi si riconosce entro la spata dal suo pedicello più lungo di quello: degli altri fiori. In questo stato è tuttora una pal- © lottola chiusa, che lascia vedere distintamente la estivazione em- - briciata del calice, e mediante una sezione trasversa anche quella . valvare della corolla. Verso le 7 della mattina il peduncolo si è già. eneen alquanto ed è uscito fuori della spata, ma non ha che un terzo. ‘o tutt'al più la metà della lunghezza definitiva; il fiore ha incomin- ciato a dischiudersi e colle sue foglioline erette rassomiglia ad una e: coppa subtrigona largamente aperta MN pompk nella di le 6 an= i "PER o Bose, 1 e, p. 397. i Malpighia anno Iv, Vol 1X. <= a pochi mom S na part iol E ne. A quite ora delle 7 nella quale ha luogo Y senti i pelali sono ; is ! appena piü lunghi dei sepali, le antere sono quasi sessili, ed i due verticilli staminali molto ravvicinati. Verso mezzogiorno il peduncolo; dote esser cresciuto in sole 5 ore niente meno che 2-2.5 c., ha rag- giunto la sua lunghezza completa; contemporaneamente anche i petali si sono allungati del doppio, e da eretti che erano, rovesciandosi in fuori, sono divenuti pendenti; i filamenti e l'androforo sono cresciuti del pari e le antere si sono trovate allontanate l'una dall'altra. Ormai — dl polline è completamente sparito; ed il fiore non avendo più ragione di esistere, secca sollecitamente e poi casca insieme al peduncolo, che più o meno presto è strappato dal vento o corrotto dall’ acqua. Tutto questo avviene nelle ore precise che ho riferito, soltanto nel periodo ` della gran fioritura, ossia durante il massimo calore della estate; fino - circa alla metà di luglio, i fenomeni posticipano di due ore; e quindi ..lantesi ha luogo verso le 9 antimeridiane, e l'allungamento del pe — duneolo termina solo due ore dopo mezzogiorno. La fugacità dei fiori — A maschili è stata pure avvertita nel Limnobium Spongia (1). Al momento dell’antesi i fiori femminei sporgono dall acqua con — tutto lovario o almeno con tutti gli stimmi e si trovano pronti a ri- AS eevere il polline. A Nulla di più facile, fra tutti i caratteri fiorali della Zydrom. ystria,. che riconoscer quelli che servono alla dicogamia; una semplice occhiata, e si vede che sono i seguenti: Fiori femminei immobili, sottostanti a . n quelli maschili, con superfici stimmatiche grandi e papilloso pelose, E. sporgenti liberamente al di fuori dei 3 piccoli pezzi del calice: fiori . maschili con parecchie (0) antere, con polline abbondante, liscio, ed 2 asciutto, organizzati in maniera da essere facilmente scossi dal vento. Questi caratteri sono precisamente quelli delle piante anemofile (8). E b fiori femminei dell Hydromystria, in grazia- della loro posizione e dei S loro 12 nghi rami stimmatici del tipo caudate METON (3) pe: Dar Dt (O) Boso, L €., p. 397. : OC DeLPINO, I. e, p. 188 e seg. -- "nn, k a Ge 12-13. e he: Prr 195. 3 as. come ho odio coi miei propri occhi, fino dall'antesi al minimo ` urto o al più piccolo movimento dell'aria, volano via in forma di nuvolette dai fiori maschili. Ora si rifletta un istante che subito dopo l’antesi il peduncolo dei fiori maschili cresce lì per lì a dismisura e che D SE lungo com’ è, snello, sottile, leggerissimo e indebolito più su o più gii da una intaccatura profonda, acquista una mobilità così grande che un - mulla basta a tenerlo agitato, e poi sfido chiunque a non convenire S | che l’impollinazione, mediante il vento, non si trovi t upon | assicurata. Questa estrema mobilità del peduncolo, che è appunto . Ke gii rattere primario del presente tipo anemofilo, la ritroviamo pure nel DI penduliforo di Delpino (1); però fra i due tipi cé una differenza tevole e cioè che mentre nel tipo pendulifloro i i ka ciondolano dal ` S gambo, nel tipo della Hydromystria invece vi stanno drizzati | sopra. Sono caratteri anemofili secondarii l'allungamento dell androforo . e dei filamenti che rende più facile al vento di investire le antere da ` © . tutte le parti, e l'allungamento e il rovesciamento dei petali che fanno Eë dal De gue po di iut che vi si trovasse tuttora SES 3 S negativi consistenti nella mancanza assoluta di tutte quelle disposizioni ^ ua siti piante zoidiofile sono coordinate ai sensi della vista, del | e dell odorato dei pronubi. Infatti i fiori maschili della Hydro- a, Sono così minuti e di un colore. bianco verdieeio così poco | ehe a mala pena si avvertono; degli odori e delle glandole ottarifere- poi non ee n' e iti cs in nessuna delle due sorte di fiori. R pe oar abbia spiato d Por volt r andamento della uec his da quae, qui da noi, in numero prodigioso (individui , invade. rs t T umore. Questi. ani e ci rimangono inipallinli e siccome poene rara volta nr eA sano ancora sopra gli stimmi, non può escludersi che in via eccezionale | cooperino alla fecondazione. Ma soltanto in via eccezionale, perchè ` quando non bastasse tutto quello che ho detto sopra, le loro abitudini, il modo nel quale si nutrono e la poca mobilità che possiedono (le - generazioni osservate fino a tutto agosto erano aptere) escludono E fatto ehe possano fare normalmente l'uffizio di pronubi. | Che l impollinazione della Hydrom; ystria sia effettuata dal venti anche in America, non ci può essere dubbio nessuno. Se-questo accade da noi, figuriamoci se non deve accadere in America, dove i fiori maschili hanno una struttura anemofila ancor più perfetta. Questa mag- ` gior perfezione prima di tutto consiste nel maggior numero degl stami, i quali da 6 per fiore, come sono sempre da noi, là possono arrivare, secondo taluni, a 9 e a 12; secondariamente consiste in questo, che di quando in quando, l'androforo diventa lungo anche qi 1 SMS e i vertieilli fertili degli stami, si trovano ponen à a fecit io, ma una supposizione foina. CR si avvera di qua in quando nel vicino Limnobium Spongia. (4) | Nel piecolo gruppo delle Stratiotoidee Idrocaritee due generi "anemofili: il Limnobium e I' Hydromystria; nel terzo genere, Dë charis imorsus-ranae è specie entomofila. e. zc UM i due beta: La iimas completa avviene in ott quell’ ora. le spate Sono corrotte. - (© Bosc, L c., p. 397-398 o tav. 3), fig. 2-3. — RICHARD; l- e: È 35. AS €, p. 187. — p paume (24) I. e, p. 330; SR SULLA RIPRODUZIONE DELLA HYDROMYSTRIA STOLONIFERA 373 Sappiamo già che in una infruttescenza si possono trovare da 1a 3 frutti, lo sviluppo dei quali è successivo. Ciascuno è portato da un . . peduneolo solido ripiegato ad U rovesciato e lungo fino a 22 mm. p. della stessa struttura che aveva durante la fioritura, salvo l'aumento in volume avvenuto negli elementi. Il frutto è una bacca pendente, uniloculare, ellittico piriforme e ottusa alla cima, dei diametri massimi di 12 per 4 mm,, di color verde sporco, di consistenza sugheroso carnosa, spesso bitorzoluta alla superficie, per la sporgenza dei semi dei quali è interamente ripiena. Quello che ho detto dianzi della . struttura del peduncolo vale egualmente per la struttura del peri- — Dei semi, a sezionare un frutto in traverso, se ne possono incontrare fino a 7; a sezionarlo pel lungo, se ne possono incontrare fino a 15. Stanno sospesi ad un funicolo molto grosso, in direzione vaga, ed hanno forma ellittica leggermente obovata, con un apicolo pronunziato - alla sommità, dovuto all accrescimento della sporgenza micropilare della primina. Nelloro tegumento si ritrovano nè più nė meno dei 4 strati che costituivano i 2 inviluppi dell ovulo; ma mentre i i 2 strati - dell'inviluppo esterno (primina) si sono aeeresciuti e modificati profon- | damente per costituire il vero tegumento del seme, invece quelli i È forma di due sottili foglietti, de quali non avremo più da occuparci. - Lo strato più esterno del tegumento vero e proprio consta di cellule grandi, cilindrico subprismatiche, parecchie volte più lunghe che larghe e impiantate col loro diametro maggiore in direzione normale alla AR La loro membrana è grossa, cutinizzata e gialla in tutta la faecia interna contigua al secondo strato, e in poche striscie nastri- formi molto anguste, le quali scorrono diritte e ad intervalli eguali di cima in fondo alle pareti longitudinali, per assicurarne la solidità e | la forma; tutto il resto della membrana, cioè Ja massima parte, con- te: ikte in un velo bianco Salina, assai sies mE andes in I laine uid rigonfia enormemente; e allora di tutta la parete, | lo gl' ispessimenti cutinizzati rimangono attaccati al seme come tanti i A. BOTTINI - brandelli. Nella sua celebre memoria sulle Zdrocaritacee, Richard dÉ ha indicato e figurato questi brandelli nel seme del Limnobium Spongia; ` egli non ne riconobbe la vera natura, cosa che gli accadde per altre. parti del tegumento; ma nessuno se ne può fare meraviglia perchè è ` di erbario. La più piccola quantità d’acqua è sufficiente a deformare ` ` e a sciogliere quasi all'istante la' parte ialina di quelle membrane; lo ` ` stesso avviene ancora colla glicerina e coll’aleool che non siano per- fettamente disidratati; e la sostanza mucillagginosa che ne risulta, piglia sempre un color biancastro assai trasparente, che non è affatto alterato nè dal reattivo di Millon, nè dalla tintura di jodio seguita o | non seguita dall’ acido solforico concentrato. Al contrario nel balsamo | del Canoa e gn soluzione alcoolica di sublimato corrosivo, la forma -quello di eben la rottura del pericarpio Bee il gran volun mucillaggine che si forma tutt’ ad un tratto appena un po' di -penetrata nel frutto. Il secondo strato del tegumento è compo -lule piatte, varie volte più piccole di quelle del primo. strato, driche Bireng? DS di m colla (— tutta gross x WË ` ^ " S Ge = S $ z V È Y s ALCUNE ji 2 ^ SC d Eni Re, SULLA RIPRODUZIONE DELLA HYDROMYSTRIA STOLONIFERA tegumento. Lo riveste una epidermide di cellule poliedriche a pareti piuttosto robuste, sotto alla quale si trovano degli elementi parenchi- . matici parimente poliedriei, ma assai più grandi e pieni zeppi di ` granuli g amido. Come nelle altre Zdrocaritacee di aequa dolce, la Stratiotes eccettuata, (1) l'asse ipocotile forma col cotiledone un corpo . connesso, il quale verso la metà della sua altezza lascia scorgere la. gemmetta dentro alla piccola fessura laterale della guaina cotiledonare. - ee Geng aggiunger nulla cmm germinazione, € a mia notizia ` Mr Se See und GùRKE, l. c., p. 245. Di e AscHERSsON und GÜRKE, l. c., p. 241-245 passim e p. 257. — BENTHAM, ENTHAM et HOOKER, l. c., p. 452-453. — Bosc, l. e. — CHATIN, 6-12 e tav. 2-4. — EICHLER, l. c. sr 94-97. — GRAY, l. c., p. 495. — LE t DECAISNE, e ‘ces — PARL , ll. ec. — Ricnanp, I. c., p. 3241 8-9. — RonnnAcn, l. c., p. 7038, Ve e p. 111 in nota, tav. 1, fig. 3-6 e 29-43, e tav. 3 fig. Meo ed as c, p. 330, 348, 350 e 358. A. BOTTINI BIBLIOGRAFIA. JL Ascarrson P. und GünkE M. in EwaLER und Pmawrr. Die natürlichen ` i Pflanzenfamilien. Hydrocharitaceae. Lieferungen aaa n 1889. : Dictionnaire de Botanique. Fascic 1886. 4. BENTHAM G. et Hooker J. D. 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Pag 342 lin. 12 in iw di Nuvi leggi aggruppate ` fem » _— maschili DI xil 343 14 » a 7* c. » a — 7° c. 344 Tre » apice fino » . apice o fino 345 Ws co femmine xv ` maschili. 5 Ms tutte a 14 » netto » . eretto 15 dopo stato; ` aggiungasi e finalmente — l in luogo di tutte le est tutta la ` T WE eode 9 Lentostoma È wo» w ww ww» |. appena essi giungono all’ altezza di un metro. Dalla parte del Sud-Est E NU A. dite: NEL MONTENEGRO H. Il mio viaggio botanico del 1890 per A. Barpaccr © Poichè gli amici mi avevano consigliato di proseguire le investiga- zioni attraverso i paesi del Balcano, ed anche un mio vivo e speciale entusiasmo che mi voleva in quelle regioni per conoscerle meglio, mi | vinsero nell’ idea di recarmi altrove, alla fine di giugno, nel giorno 29, mi imbarcai in Ancona col Napoli della Navigazione Generale, e seguendo poscia da Zara col Tibisco del Lloyd austro-ungarico giunsi T il 4 luglio, dopo una felice e splendida traversata, nel porto di Anti- vari, primo lembo di terra montenegrina. Negli anni passati aveva» ` accuratamente percorso tutto questo territorio, ma per la buona messe E di specie raccoltevi, non indugiai a ritornarvi, se non altro per fare Es , ` di esso un punto d'introduzione al mio viaggio e, come al solito, posi ` E - mia dimora nel piccolo villaggio di Pristan-Bar sulla costa. Di qui A A incominciai brevi e proficue escursioni che durarono fino al giorno 6. de Il territorio di Antivari è formato di una ristretta pianura, sovente intricata di paludi, tutta circoscritta da alture. A mezzodi essa 6. chiusa da un nucleo di colline che si elevano a forse 200 metri. costituzione calcarea, sicehè indarno cercano avervi rigogliosa v quei boschetti di alberi e di frutiei che son tanto sviluppati in altre.” parti e come che sia continuamente battuta dalla bóra, un vento im- ` ` petuoso settentrionale così ben noto ai naviganti dell’ Adriatico, appena - det LOMA pianua è compresa dai mesi — di EN Ap m) i ET ra grato animo mi sento in dovere di ringraziare Sii A. ü Pd . Montenegro che infinitamente si adoprò e con TREN e con fatti a che s viaggio otten nesse un felice risultato, È p NEL MONTENEGRO ; 39 53 M. Rumia (1569 m.) che estolle. svelta e diritta al cielo la sua cima bianca dominante il grandioso anfiteatro ed ha la sua base coperta di Ka campi e di selve. A Nord questa bella e imponente catena seguita nel Sutorman e nel Vrx-Suta, sicchè a poco per volta scende ripida- mente quasi nuda, contornata di precipizii e di rupi fino sul mare a | Spizza. KR Per il botanico è una località importante non mai toccata da nes- ` - suno fino alla Bojana ed a Scutari, e pel viaggiatore è anche più at- | traente perchè tutto quell’ insieme di bianco, di arido, tinto raramente. dal verde cupo dei boschi e la bella pianura che termina nel mare, ` ev coltivata a grano, a frumentone, sparsa di vigneti e di orti, con quelle ut basse casette isolate, irrigata da canali e con la magnifica cima di ` M. Rumia che domina e giganteggia sovrana, si ha uno di quei pa- - norama ehe, visti una volta, non possono piü dimenticarsi. - Le mie gitarelle comineiarono appena giunto e rividi subito le col- line di Volubitza che sovrastano a Pristan e terminano alfaro di An- tivari. Rividi e raccolsi il Rhamnus rupestris Scop.; Cytisus Weldeni — Vis.; Crataegus australis Kerner; Centaurea Baldaccii Lev.; sulle rupi marittime incontrai Zberis umbellata L. (questa specie è assai Levante); Rhamnus infectoria L.; Podanthum limonifolium prece eiue vem Statice nina Guss.; — Lj tura» sfondi iaia che non "Pole detórminare, né mai pu rividi, e . qualche altra buona. pianta. . ET: giorno. dopo, di buon mattino e ‘sotto un'aria calda e pesante, . pigliai la via di Spizza, ultima punta della Dalmazia; era mia meta. di andare nel haal di Antivari che, se non avessi geet doro QA 380 A. BALDACCI communis L. verso il mare. In mezzo a questa ridente natura abita l'Onobrychis laconica Orph.; Putoria calabrica, L. fil. e alcune altre. Intanto il caldo si faceva sempre più intenso ed io appunto in quel giorno aveva ripresa la faticosa vita del viaggiatore, togliendomi tutto a un tratto dalla vita troppo comoda e sedentaria dei nostri paesi per gettarmi anima e corpo ai disagi. Inoltre i primi momenti in eui SL 3 lasciano le persone care e si è nella più profonda solitudine, cammi- > nare a piedi con un discreto peso sulle spalle e colla speranza di nu- - i | trirsi male quando s'arriva a casa; tuttociò, dico, sembrava volermi ` * togliere energia. Ma è bene che nessun ostacolo vinea mai D uomo T che si è prefisso uno scopo; ai disagi ci si pensa li per lì, alla lonta nanza della patria si antepone la nobile idea che si vuol raggiungere e si fa in modo che tutto diventi bello e gradito. Così feci io e pro- seguii per Antivari. Volendo prendere la strada più corta perde l'una e l’altra, m'internai per boschi pieni di rettili e di Rubu quindi il sudore già grande minacciava di inondarmi. Io lo confesso, i rettili mi fanno paura, siano essi umani o bestiali, ed "hanno la. forza di vincere il mio sangue freddo che potrei avere anche dava ad un vero pericolo. — Riuscii finalmente in direzione di Antivari, pr la nuova e larga strada, bianca e polverosa, e pian piano m' avvia Ripeto; era piuttosto caldo! Come son lunghe le tappe quando il sole . cocente, la stanchezza, la sete, la monotonia dei luoghi, opprimono corpo! Erano le prime privazioni e, in quei momenti mi faceva pau il pensare ai confini d Erzegovina e d' Albania, dover andare fin : al limite delle nevi eterne, tanto. lontano! Voi ridete lettore, ma à lora non conoscete il Baleano. La vita d'Africa è forse migliore, ] ché l'affrontate preparato. — Verso mezzodì entrai in Antivari, borgo prima importante, ora ridotto in macerie dall’ ultimo Se (') In tutta la penisola balcanica prendono il nome di strade (put. anche i sentieri per dove appena le capre possono passare. La sveltezza un chilometro cirea sul pendio di una magnifica gola in cui è incas- e sato uno dei ruscelletti che scendono dai monti sovrastanti e in que- ; sto luogo si ha uno spettacolo della natura incantevole. Sembra di trovarsi sulle Alpi. La mia meta è ad un’ immensa rupe dalla quale sgorga una freschissima acqua; qui vive solitario in mezzo alla Molt- E - kia petraea Rehb. ed alle Portenschlagia ramosissima Vis. la nuova specie di Galium che l'illustre Haláesy volle dedicarmi. Era già tardi, il 5 luglio, e non indugiai a ritornare sebbene il M. Rumia mi richiamasse e avessi sommamente desiderato di risa- lirlo come avevo fatto l’anno addietro, anche solamente per raeco- gliervi il Zieracium gymnocephalum Gris. Sono dispiacente di non ntrattenere il lettore su questa montagna che mi ha tanto colpito, ma dessa non era segnata nel mio itinerario, per eui glie ne domando venia. Certo è una massa vergine dal lato botanico, come già Jo sono il Lisin e le altre circostanti. Mi premeva però un’ altra cosa, la Quercus ostryaefolia Borbàs; per venire in aiuto ad una questione sorta in Italia su alcune forme di questo gruppo di quercia, e siccome apeva che gli indigeni la chiamano tzer mandat un uomo presso la — chiesa di Cuk il quale me ne portò quanto n'abbisognavo. A sera .. tardi era in Pristan-Bar. . T mio programma era compiuto colla raccolta delle due nuove specie Centaurea Baldaccii Lev., e Galium Baldaccii Hal. — Aspettai uindi il postale del Lloyd che viene da Corfù, rividi e ristudiai una forma nana di Salsola Kali L. e-la Ballota rupestris Vis. e il E e mattina, il 7 Luglio, imbareatomi partii per Cattaro ove giunsi Ja sera. Qui per non perdere tempo, ottenuto il permesso dall’ auto- rità austriaca, tentai una giterella serale nella fortezza della città ere- . dendo di trovarvi specie interessanti stante la rupestre conformazione del luogo, ma le mie speranze furono deluse. Abbondanza d' arbusti omuni, fra i quali spiccava per i suoi frutti il Rhamnus rupestris Seop., un Dianthus, forse il E Vis. et P. od il calocephalus igeni nel percorrere le scorciatoie anche attraverso precipizi inaccessibili. ai tri lan e alla SE mente, è qualcosa di straordinario. SE e di agosto, è nel suo massimo sviluppo. Non era aneora al s T | V ‘tica, Benth. e piano piano guadagnammo con un vento EE la strada Garrgaaobile. a 950 metri È anazaa, GE ECH Dee via come d'ordinario al bazar di Cattaro, le belle specie di Marrubiin- candidissimum L.; M. Ro ; Molthia Kg Rehb. i dips ' E. kan mi iE pedibus. la nuova e salutifera vita che m' aspettava, e eollentusiasmo della gioventù nel cuore per trovarmi davanti ad uno dei più SI panorama gr Mediterraneo salivo, $ ic ammi- di Cattaro e l'imnienso mare. Se fossi stato nuovo per il paese, l'imponenza s QUART pit- _toresea natura mi sid e Como e certamente non avrei osato fug REL bdsm vs adagio. adagio la china. Finchè giunsi a Krs Wem, 2108 in cui Hi EC Wat sa dandi) men "eipizio, da i e da sassi Pres MP Vi üMignano copiosissi Cie codd ramosissima Vis.; rina ege eg - Vis. e Statice canescens Host. — Il vento furiosissimo non mi dava più pace ed era cautela ritirarsi in luogo più riparato per tema che non potessi cadere giù dalle rupi; entrai quindi in una piccola bet- tola vicina ed acquietato il primo appettito con pane e rachia (acqua- vite ottenuta con varie specie di piante) seguito la mia strada. - . Allo sbocco della scorciatoia che abbiamo avuto fin qui sulla carroz- : zabile di Cetinje s'incontrano le prime case del villaggio di Vrba che S dipende dalla Kapetania di Njegos, altro villaggio a mezz'ora di eam- mino. Tutto questo luogo è un altopiano fra i M. Lovcen a Sud e Ma- raljnik a Nord; natura sempre calcarea, orrida, desolata. Si vede del frumento coltivato nelle fessure delle rupi! Sorpasso velocemente que- ta parte e vado a Njegos ove gli amici mi aspettano da molti giorni, T 'Sgraziatamente vi giungo senza trovare nessuno di mia conoscenza essendo i capi andati tutti a Cetinje per salutare l'ultima volta D a- - mico, l'eroe Bozo Martinovie vigliaccamente assassinato il giorno prima sulla piazza di Cetinje da un mercenario qualunque. ; -Nel Chan (1) di Njegos (na vsh polja) preparo i miei appunti e le mie raccolte, alle quali aggiungo tosto la Nepeta nuda L.; una specie di Centaurea assai affine alla deusta Ten.; un Carduus ed una forma di Quercus (gruppo Cerris) e passo il resto della giornata vagabon- deggiando. per la campagna. = -Nje og è un povero e grande villaggio tutto sparso per la lunghezza in chilometro e più. Alla sua puntà occidentale termina col ricor- dato paese di Vrba e all'orientale col villaggio di Dugi-dò. Presente- mente mercè il vivo commercio con Cattaro va progredendo, ed alle case coperte di paglia e mal costrutte subentrano altre di forma e ar- chittetura migliore. Posto a 900 metri dal livello del mare, il suo clima è freddissimo nell’ inverno per l'impervesare della bóra e delle nevi et 4 m Chan è parola turca e significa gostionitza, cioè locanda. Sovente è una ` refi risco peró il letto dei prati ed il soffitto datomi dal bel cielo di le- : “vo giungono. ad altezze iheredtbill: nolis state S fresco e sempre de- siderato. I suoi abitanti, veri montenegrini, prendono nutrimento dalla ` campagna che tutto intorno lo circonda e dai pochi campi sparsi pei monti vicini, ottenendone abbastanza cereali, quanto ve n'ha di bi- - sogno pel mantenimento del villaggio. Ciò tolto non rimane che la squallida montagna, sempre uguale, bianca, calcarea! L'indigeno stenta. A : Tte la vita in questi luoghi in eui natura fu per lui tanto matrigna e nu Sr. invece tanto larga di tesori pel botanico: qui la flora montana è rigo- gliosa e bella e seguita colla importante subalpina dei monti di Lov- cen, uno dei gruppi più pittoreschi e più rinomati di tutto il Mon- tenegro. Il Loveen colle sue due cime più alte di Jezerski vrh e Stirovnik > (1723 m.) si inalza maestoso e tetro daľ mare Adriatico (coste del ` Canale di Cattaro) e tocca Cetinje, una gran mole gdunque che può avere uno sviluppo di venti chilometri. Le due cime ricordate sono nude e brulle, ma le loro basi hanno praterie e campi, i loro dossi im- mense foreste di faggio, le più belle e più grandi che si trovino nella ES Katunska nahija (provincia) e le dolline sono, sebbene piccolissime, frequentemente coltivate. : È Questo masso è abbastanza conosciuto dal nostro lato. Non solo È Pancic venne quassù, ma tutti quei botanici che arrivano fino a Cat- x taro o a Cetinja non mancano dal farvi una scappata, sicchè diffieil- ` mente potrà ancora avere qualche tesoro scientifico ignoto. Pure, come dissi già, le dolline nell'immensità delle sue cime più basse sono nu- T *. amerosissime e chi può averle percorse tutte? Del resto una pe di un paio di giorni non puo PESI che vantaggio ed io misi ` pratica l’idea di rivederlo. Trovato il mio caro amico Capitano Sava P. Radonje mi i intesi con lui per andare a passare un paio di giorni nei suoi katuni (1!) e. — ig ogni cosa, la sera di giovedì 10 luglio ere Sen a porre loro dimora pel pascolare il gregge, formando a tal uopo dell le capanne (Kolibe) di legno o di paglia. I katuni sono quasi pre: in apor alpine o Tau ? * LN e : NEL MONTENEGRO - | E: ; Ci dirigemmo quindi Jarno i katuni di Dolovi, ove appunto il Ra- > . A donje ha una sua capanna. Dapprima si rifà la strada carrozzabile di ; Njegos fino a Krstac, qui si prende la montagna per un sentieruzzo che esiste nel pendio del monte e che va alle diverse capanne del Lovcen. » : d Ineontro i primi esemplari di Senecio Visianianus Pap.; Hieracium stuppeum Rchb. e Vincetoxicum nivale Boiss. i quali ultimi vivono ` Pw Ma gruppetti numerosissimi o in mezzo ai boschi o sull'orlo della via. . a M d La quale è sempre bella, quantunque la salita sia faticosa; ai duelati ` ` s'aprono foreste di faggio illuminate già dalla luna e l' ora tarda mi vieta di esplorarle. Proseguiamo a passo veloce, arriviamo ai grandi ` à katuni, beviamo una rachia chiaccherando con un’ avvenente monta- nara Zë e finalmente a notte piuttosto tarda siamo giunti in casa del- . 'amico, accolti dai suoi pastori e dal latrato dei cani che sono a ` "PA guardia delle greggie (2. Una cena di montagna ei ristora e quindi. | ‘un letto di foglie di faggio mi fa addormentare. SE La mattina per tempo siamo pronti per una escursione negli alto- : ; aL pi Zeg naturale, di ni botaniche, così io vado formando A avanguardia -finchè rimango solo soletto nelle belle praterie di Dolovi. Incontro in- teressanti specie montane, fra cui spicca sovente il Senecio Visia- ianus de ‘ela Geer EE Her poi E Ai- SET Rhamnus alpinus, la Rosa papi, Sibth.; Nepeta nuda, L.; e E "t O Per chi Se sapesse il tipo montenegrino è forte e bello. II maschio ha ` portamento marziale, reso ancor più imponente dal suo ricco e dere pande di ; vesti A 3 La. frais ha un tipo di bellezza montanina, robusta o wA Avvezza' - come l'uomo di cui è indivisibile compagna alla lotta per la vita in un paese che ha pochissime risorse, pure ha conservato forme Sbbondaiti, e nel Levante è considerata fra le più belle donne. SSC [9] Il cane. da guardia. 9 da. greggio . che vive in EE ha pa Gest, Ce del tipo lupino da cui proviene. Lo sguardo, la voce, la poca BR ENA la statura fanno di lui una vera razza Ee che non ho mai RES È A wun ` Gest Stee siti di Cerastium grandiftor um W: K.; Get sericea Wulf.; Trifolium Pignantium Vis.; Chest cinerd= riaefolium Vis. — Verso sera ci aspetta nelle sue capanne una cara ‘ conoscenza, e siccome manteniamo la promessa, colgo l'occasione pe salire il colle Trstanik, ma con poco risultato, incontrando solament lActaea spicata L.; la Draba aizoides L. e una specie di Sesleri rarlo. E infatti la mattina seguente, 12 luglio, di buon'ora e in cor -pagnia del pop, (!) fratello del mio amico, ehe mi vuole aecompagn: fino a Doloyi per insegnarmi la strada, parto colla fiducia di ‘racer | gliere un ricchissimo bottino. Lo Stirovnik è un’ imponente cima Vis.) e di Lithospermum petraeum D. C., inerpicati su per le rupi, f un ce Sech SIE gli ada curs di Senecio Vistasid de T Alsine PARITA L. e di PRETE ci Lk. poi p "sting grandiflorum W. K; C. gnapholioides Fenz; Carex laevis Kit. — e alcune altre forme ancora indeterminate ,efinchè a poco per volta n raggiungo la vetta tanto desiderata. Se fu poco il bottino sperato, tut- SS tavia la ricompensa datami dalla superba veduta che potei godere í da quella splendida cima fu grandissima. Del panorama che s'apre lassi per non rammentare un'infinità di nomi di vette e di contrade, dirò a semplicemente che è sublime. EA & ru Dn ^ n ti Sch pare, sua saliente pero, ques che richiamava maggiormente $ D m Pop, in nostra legis « prete » -- Mi piace constatare Ja SE diffe T renza che esiste fra i preti ortodossi del Montenegro e i nostri. ens non, s Gier hanno di buono due cose, di sposarsi e 8r p aur seed T4 ame verso la patria. Due belle e ara invero. hi à . È CANIS EEUU ARR EE EC a ro NEL MONTENEGRO ` Poe ats er DAE giganti di pietra coronati di bianchissima neve, stavano disposti in ` larga schiera davanti a me, e quantunque tanto lontani, sembravan tuttavia a portata di mano: fra questi, ma più lontano ancora, si inal- zava meravigliosa nella sua eterea bellezza, ravvolto nel candido pan- ^ . meggiamento dei suoi nevai, la svelta cima del Visitor. Tutto il Le- | vante era visibile; l` orizzonte era chiaro e nulla velava che potesse K fare impressione. L'Oceidente si perdeva coll'immensità del mare: ma al di là di quelle aeque, che formano si smisurata larghezza, sapeva | ehe esisteva una terra adorabile, benedetta ; l'Italia lontana. A mezzodì e lunghe catene dei monti dell'Albania, ricoperte ancora di neve e il ssureg ggiante lago di Scutari non si nascondevano; à settentrione le valli e le paludi dell’ Erzegovina si estendevano fino ai piedi delle ntagne di Bosnia che si perdevano fra le nebbie (!). | A mezzogiorno la fame e la sete mi consigliarono di prepararmi alla discesa. Ma perchè aveva raccolto troppo poco mi turbava l'animo dover rifare la strada di prima e quindi ricominciai a dirigermi giù | versante opposto. Sui primi passi mi fu facile la via ed ebbi agio di ; raccogliere al fresco delle rupi qualche esemplare di Viola gracilis, Sa maenig Pon Wulf.; D E Poe aia i Wild.; Ruta divaricata Ten.; Astragalus Ee L. (?) ` laevis. Kit. — Così discendendo arrivai a perpendieolo di un 10 precipizio. tanto geg proootu IPA, risalire era inutile POI cadere. Senza perdere nulla del mio coraggio mi le- vai le scarpe, la giubba e il vascolo e tutto gettai nel fondo. Leggero tore. che non fu» lieve contentezza sfuggire alla morte in al ine! Fodera pale bellissime attaccate a GE rupi mi ricordo A. BALDACCI bolare in quello stato miserando? La fame e la sete erano spariti un tratto, rimaneva is aoi il battito celerissimo del cuore. y in serbo) che mi fu offerto da un amico, lo divorai senza vede In questo modo ebbero termine al Lovcen le mie escursioni. ` del 13 luglio ei metteva in via per Niegos sotto una piog; fitta, autunnale. Seguiamo la strada fatta nell'andata. Passati i k di Dolovi le mie scarpe che avevano orribilmente sofferto su per e rupi dello Stirovnik, si sfasciarono del tutto ed ebbi la ventura di ` perdere le suole: in questo stato discesi a Niegos. Qui mi fermai fino al giorno dopo preparando le raccolte dei monti e raccogliendo. nelle ` vicinanze. Bupleurum Kargli Vis: Bryonia alba L.; Calamintha . P dalmatica Benth.; Sali» grandifolia Ser. Feci anche una scappata. X sotto la cima di Jezerski erh per prendervi, in vicinanza del laghetto. Drypis spinosa L. e Hieracium Schlosseri Rehb. Poi, il dopo mez- " zodi del 14 luglio, preparato il mio bagaglio, in compagnia del fedele ` Krsto Popovie, del vieino villaggio di Dugi-dó, e che aveva divisato. di š prendere per servo ed amico nella lunga escursione che mi era pre S fisso di fare, partii per Cetinje. La piccola e simpatica capitale del Montenegro è troppo nota por- chè mi dilunghi a parlarne. Anch’essa formata di piccole case, ma pu- lite e ricche, giace in mezzo ad una ridente pianura che fa vivo con- trasto coll'orridezza dei contorni, i cui prodotti botanici ebbi già oc- casione di enumerare in un volumetto (t). Mentre passavo il tempo: ospite del mio fedele amico Milutin Kovacevic, assicurando le raccolte fatte, alle quali aggiunsi Tilia alba L.; Bupleurum variabile Bald. Gnaphalium Pichleri Huter; mi giunse, per mezzo del distinto signor: Blazo Petrovie, la risposta di di S. A. il Principe Nicola che metteva. a mia disposizione ogni cosa che mi fosse abbisognata nel viaggio : l'interno. L'atto nobile e generoso di questo principe lealese so B () Bilje cetinjskoga polja. Cetinje, 1889. «Ls NEL MONTENEGRO. 380 resco, che oltre all'amore ad appoggiare le arti e le scienze, porta un affetto immenso alla patria nostra, mi portò tale ferma volontà di proseguire anche con maggiore interessamento nell’ impresa che sta- . bilii di partire subito la notte stessa del 17 luglio e coll’ amico Bo- ` goboj Rucovie di Cattaro, mi misi in sulla via del Durmitor. Da Cetinje partii in eccellenti condizioni e con un tempo meravi- S glioso. Il Ministro degli esteri, signor Gavro Vukovie eil Metropolita .. Mitrofan mi furono larghi di consigli ed appoggi, e grazie a loro ebbi, - dal primo, una bella lettera circolare per tutte le autorità; dal secondo, , gentile raccomandazione per i capi dei monasteri. a. I mio objettivo era Ostrog che dista due giornate di buon cam- - mino da Cetinje, due giornate lunghe e pesanti attraverso l'intera ibija di Katunska andando per Ceklie, Cevo ed Urani-dó. Alle due opo mezzanotte del 18 arrivammo al chan di Bukovitza, sulla car- rozzabile di Niegos. Rifocillatici con una buona rachia ed un caffè, pren- emmo a destra per la strada di Ceklie che toccammo sul far del- jurora. Poscia ci sopraffece il sole e i suoi caldi raggi non ci ab- I ndonarono più fino a Jama sopra Cevo. Poco potei curarmi de’ miei studi in questa faticosa tappa, tanto più che non essendo la notte prima arrivato il Krsto coi cavalli, non aveva preso con me nè carta, bri, nè vascolo. L' imprevidenza mia non ebbe ad essere pentita, hè lungo questa mulattiera a precipizio non incontrai quasi nulla ; mi paresse degno d'attenzione, i soliti arbusti, fra cui T Acer opu- folium Willd. var. tomentosum Koch e piante erbose fra cui sovente spiccava il Dianthus dnodorus (L. e Paronychia Kapela, Kerner. iungemmo à Cevo verso il mezzogiorno stanchi, trafelati ed affa- ati. Questo storico e caro villaggio, teatro di una sanguinosa bat- glia coi turchi e culla di S. A. la Prineipessa Milena, non si lascia fidc calcare ehe. offre. appena appena da vivere agli abitanti. à solenne monotonia regnava dappertutto , il caldo soffocante di ] oie aveva domato tutta la natura. Cevo, g epe Ecce o e- "A. BALDACCI “ela e il sangue de'fortissimi tuoi combattenti disseccó forse le. splendide parti? No! Cevo fu sempre un villaggio: eppure quella mi- sera presenza di esso mi metteva nel cuore um gradito pensiero è | sebbene sapessi che difficilmente avrei trovato da sfamarmi, tutta- via l'imponenza del luogo, teatro di grande valore, mi faceva pa ogni fisico bisogno. Andammo al chan in casa di buona gente. Mai giammo pane duro, patate, cipolle e bevemmo uno searsò, bicchiere di K vino. Poi riposammo ed alle quattro in marcia su per le schiene dei monti infiniti che pongono lor piedi nella fertile valle della Zeta. Vis x cino alla nuova chiesa di Cevo noto alcuni esemplari di Centaurea on: ` rantiaca Pancic (da me confusa colla C. Baldaccii Lev.), poi Tilia ` tomentosa, Mönch e, in frutto, la solita Moltkia petraea Rehb. verso ` d ‘ la salita, sulle rupi in viaggio per Jama. Che cos'è Jama? Un piccolo. i e povero villaggio a mezz'ora di stfada da Cevo, dicono gli indigeni. Ma o fosse la fatica o la sete, fatto sta che noi v impiegammo una Ce buon'ora e mezzo. Jama sta in alto, fra i cocuzzoli dei monti, e Jama ` in serbo significa « buca, » in onore di una sorgente viva, l'ultima. fino ad Ostrog, la quale trovasi nel fondo di un erepaccio in cui si entra col timore di rompersi il collo. Un'aequa fredda come la neve, | una splendida veduta irradiata dal sole morente nella eara patria lon- tana, i monti di Lovcen, di Rumia, di Krivoscie: più tardi un po di | latte, uova e babanatza (!), un bel fuoco ed un letto a ciel sereno di gradito foraggio aromatico nel quale ci gettiamo stanchissimi; que- sto è tutto il godimento di Jama. Del resto buonissima gente, tutto i amore per lo straniero. Rucovie non trova il sonno, io invece avvezzo ge agli stenti più del novello compagno, m' addormento placidamonte e. non sento neppure i grossi cani da guardia che nella notte divina, orientale, vengono ad annasarci le scarpe. Alle ire siamo in piedi : l'alba del 10 ei fa presagire nuovi stenti, ma fermi nel nostro propo- sito (rigen per la nuova tappa di Urani-dò ove dovremo aspe ES Babanatsa è il pane dei poveri montenegrini. Fatto di Lot. di frar 21 tone cotto sotto tto la cenere, figuratevi , lettore, il peso che esercita sul. O stomaco delicato occidentale! La babanafza però diventa un nostro o tti . noscente da Jama a jme: un mese e mezzo di viaggio. "NEL E i 3 AZ 2 y 391 det. An 5 tare Krsto che non ci ha ancora raggiunti. Urani-dó, a detta sempre degli indigeni, dista tre ore; ma noi che possediamo un orologio ed ab- biamo l'esperienza delle strade della Crnagora, calcoliamo che alle dieci Ze si od alle undici arriveremo se i sassi della mulattiera non ci giuocano ^. 2 qualche tiro speciale. Man mano che procediamo Ja dë si fa difficile e sempre più Toe tricata di massi, e sovente aiutandomi ad avanzare coi piedi e colle È mani, mi domando come mai quassù potessero cogli eserciti invasori. È. ‘arrivare anche i cannoni. I miracoli, si vede, li sapeva fare anche Maometto; io, oltre a non curarmi più di flora, ho un gran problema da i risolvere; guardare di non piantarmi una punta nél corpo. sa Anche il 19 è caldo; luglio è tremendo pel viaggiatore a piedi È : scarso di cibo e di eomodità, per paesi poveri e selvaggi , sebbene : dE, ospitali nel massimo rigore della parola. Passano le tre ore che ei $ i hanno promesso fino ad Urani-dò gli abitanti di Jama, passano le nove |. : del mattino e ancora non abbiamo nessuna speranza nè di bere, nè ` È Dar mangiare: ineontriamo qualche pastore sprovvisto di tutto, qualche 3 | povera capanna, finalmente un meschinissimo chan ove stentiamo a +. trovare il caffè: qui stanno tutte le nostre risorse e se non giungerà 4 Krsto sarà un bell affare per noi. SE et ytisus Weldeni Vis., ci accompagna sempre; nel fondo dellè line passiamo ‘magnifici esemplari di Tilia e di Carpinus orientalis non mi ricordo i altro; la. dus stentata fa dimenticare anche lo studio. —' Nia via ehe avanziamo troviamo V alfo State varietà sella natura. Le dolline sono superbe: ‘di una profondità « che mai vidi altrove, forse ‘cento e più metri. Sembrano imbuti. Procediamo assetati, confusi in ` molti pensieri. Per incoraggiare l’amico faccio l'allegro, ma che specie ` di allegria fosse la mia figuratela voi con quel sonno che tormenta | chi x tai e non Ee cda e non dup In dec p Jem: da ` : per avi PIET aprak la nostra speranza: Krsto. stopor Es mio servo ed amico GES vestito del suo den costume, È A. BALDACCI 1525 ansanide bagnato di a viene a raggiungerci in men che si die — da Cetinje, ma anche lui sta appena sulle gambe! Ex « Avanti avanti, o sauro destrier de la canzone... » Questo è il mio canto di giubilo in mezzo alla rude natura della. Katunska! La voce italiana si confonde negli spechi e negli antri, da S forza della sublime poesia mette nell animo e nel cuore un vivo en- | tusiasmo; le pastorelle ascoltano la melodia del poeta e si meravigliano — come mai l’aria natìa possa vibrare simili note. Oh primitiva natura! Ecco da lungi Urani-dò. Una casa discreta: due capanne all’ intorno. $ , Ma qui l'animo mio sussulta e v'assicuro, lettore, che davanti al pano- . -rama canine grande, impareggiabile che ci offre la splendida. ni regione della Zeta, i disagi spariscono maledetti dalla potenza del bello e del sublime. Abbiamo davanti a noi una nuova regione, la deer imponente valle della Zeta che dà nome ai Bjelopavlici: in alto i picchi - del Vojnik, di Duga, di Lukavitza; in fondo i paesi di Danilov-grad, ` di Podgoritza tutti tinti di sangue nell ultima guerra. Quale stupendo, . indimenticabile, pittoresco quadro! Intanto Krsto ci ha portato della squisita rachia. Un buon chilo dì — patate, del formaggio eccellente di Njegos e del pane di Cetinje ci. ristorano nel misero cha». La nostra « siesta » consiste nell'andare a - in una delle due casette adiacenti ove ci preparano il caffè. In questo — mentre osservo la povera capanna che, fra le poche robe, mi presenta subito il fucile e la guzla (1), due simboli eminentemente grandi pel montenegrino, la forza fisica e la forza morale di un popolo guerriero" e patriota. Abbiamo tempo fino a un'ora dopo mez2odì, poiché Ostrog non er che a sei ore cirea dà noi. Andiamo quindi nella sottostante valletta per dormire. Io vado in cerca di piante, ma non incontro che due bel- POM lissimi Eat op di Quercus austriaca Borbàs e poche altre specie - Y A e ; (t) Guzla è uno strumento musicale, monocorda, proprio degli Slavi del Sud. Con esso gli Erzegovesi, i Bosniaci , i Serbi e Montenegrini cantano le can- zoni nazionali, per lo più di guerra, le lotte, le danza tutte contro il comune nemico, il turco, È PI EL MONTENEGRO. E ecd 399 — ` neppur degne di nota, ma fra eui posso contare il Cerasus Mahaleb . Jacq., Geranium macrorhizum L. ed Asarum europaeum L. Di ri- torno al chan non posso ancora desistere dal rimirare lo splendido paesagg gio che mi s'apre davanti tutto lussureggiante di vita e di luce. s Seorgo, come punti bianchi, i due monasteri d'Ostrog ai piedi d'un sm | immane precipizio. Questo mi contenta, e piano piano leviamo le tende p È e ci mettiamo in marcia. — . Nuovi sconforti. Strada fudimieirteabile. Sole coéente. Qui si com- 7 pini tutto il viaggio per Pisine Strane ove incontro la Quercus ostryae- ` folia Horbás (in Pancic, citata per Q. eastaneaefolia C. A. M.). Da a Cetinje fino al fiume dei “Bjelopavlici lo ha ala dimostrato. Ma come poteronò mai, per l'addietro, quei poveri figli della Montagna Nera, racchiusi in queste cerchia di ferro, vivere, lottare? E un du- | | xe -rissimó problema: forse la vita primitiva, la salute dei luoghi, l'asti- nenza completa da qualunque male, influi e fu l'unica causa per eui quei forti si mantennero sempre tali. Drenostitza e il nome d'un villaggio a un'ora o poco più dal fiume M. Zeta. Facciamo una breve sosta d'un quarto d'ora finendo le patate e i sono. rimaste ad Urani-dó e comprando un po’ di bella frutta ‘qui cresce abbondante. Abbiamo abbandonato l'alto piano della tunska, freddissimo e sassosissimo e siamo entrati in una regione . divina. Qui tutto ispira alla bellezza della natura. Il caldo è sempre ‘intenso e contro gli spechi e le rupi in cui s'addentra il nostro sen- ro per Ostrog, è tropicale. Ammico dei begli arbusti di Rhamnus . upestris Scop.. Punica granatum L., Moltkia; indi per forza im- osa debbo osservare tutti i s in eui i montenegrini vittoriosi = da tutta la nostra persona, ci tradiranno. Ma no. Egli ei riceve con | CET Teucrium Arduini bi T. roseum Boiss.: T. HN La "A une © di là occorre gettarsi nella straripante corrente fino al petto. Io sono J ultimo a passare dopo che ho veduto i miei uomini, i bagagli e l'amico in salvo. È un’ acqua gelata quella della Zeta; non mi ricordo d'aver passato per un freddo tanto intenso. Eppure il caldo non mancava. Ora non ci resta che a salire per un paio d'ore. Tocchiamo alcune case isolate, intorno alle quali sono coltivate estese porzioni di terreno; uva, frutte, biade sono rigogliose. Ad una fermata troviamo un uomo | che porti, messaggero, la lettera di raccomandazione del Vladika DE. Capo del monastero d'Ostrog. Il sole è sparito, l'imbrunire s' avanza | e camminiamo per estese, foreste di Quereie, Verso le nove e mezza | siamo alla grande fontana del Monastero basso; osserviamo in alto — le ease dell'igumano illuminate sfarzosamente. Egli, decisamente, aspet- ; terà in noi dei grandi personaggi. Vana delusione! La. nostra giovi- | nezza, i nostri abiti sporchi e rotti e la miseria infelice che traspare tale e tanta cortesia e gentilezza che restiamo ammirati e l'animo spera che alfine, per un paio di giorni, potrà rimediare alle frequenti delu- . sioni ehe provammo fin qui. L'igumano, sig. Pietro Raicevic, ci riceve. nella bella palazzina che abita S. A. il Principe Nicola quando viene. E a villeggiare quassù; ci offre la solita rachia , pegno d'ospitalità. pel ; montenegrino come per tutti gli orientali, ci prepara un lauto pranzo. z che a noi, nelle nostre misere condizioni, sembra luculliano e final- mente ci invita a dormire. Ed in quella cameretta tutta pulizia dormii fino alle otto del 20. Ad Ostrog si fermò anche Pancic e quindi pochi et mi sarà dato seoprire, Una prima giterella nei dintorni merita però una mia visita ` ed infatti resto contento. Trovo dapprima magnifiei esemplari di Ga- lium firmum Tausch. (G. aureum Vis.), Asphodeline cretica Rchb., ovunque incontro la Tilia tomentosa Mönch. in superbi esemplari, poi Cephalaria leucantha Schrd.; Knautia hybrida Coult.; Campa- S nula ramosissima Sibth.; Onosma Visianii Clem. : Moltkia petraea t Rehb.; Linaria dalmatica Mill.: Calamintha dalmatica Benth Ballota rupestris Vis.; Linaria peloponnesiaca Heldr.; Ajuga GE fu um = e Juglans regia L.; Thesium humifusum D.C. (confr. in Pancic) Quer- me cus pubescens Willd,; Carpinus Orientalis Lk.; Ephedra campylo- poda C. A. M. ed altre. Pel mezzogiorno sono a casa, preparò le raccolte ed aspetto il domani per andare sui monti di Ostrog, ove Pancie, fortunatamente per me, non si reco. 24i monastero. Partiamo di buon'ora e adagio adagio ci arrampichiamo - vipere (brutta giornata per me!) e all'ombra dei sassi restiamo come non so descriverlo! ‘nate. Io sono commosso a vedere la innumerevole quantità di profonde fenditure nel vivo sasso, ripiene di cartuccie e di avanzi mortali e credo, ben a ragione, che la mia commozione debba essere stragrande E amici che in quelle solitudini di terrore mi ricordava ardentemente. Elo sapete, miei buoni compagni, che conoscete il mio euore; sebbene martiri insepolti non riceve oggi la venerata necropoli deed monti di | Ostrog ! c appena. Eppure il mio Krsto è davanti. a noi di lunghi tratti di strada, storia di questo luogo, si compiace di raecontarcela tutta tutta e La nostra meta del 21 luglio è dunque data dalle cime delle rupi sopra T per le rupi infernali. Abbiamo portato con noi una borraccia d'acqua, ` ma dopo mezz'ora di cammino è già finita e pur troppo in tutta la gita — — ` non ne avremo più. Ad eccezione del Cerastium grandiflorum W.K.e | | Dianthus inodorus, var.? (L.) non trovo altro sui primi passi. Arriviamo : in cima dei primi pendii, vediamo fuggire una discreta quantità di — | colpiti dall’ immenso panorama. Lettore, tant’ è grande quel luogo, io Š Inerpicandoci su per le balze diritte, appuntite, arriviamo SÉ a ; | calcare quelle posizioni che i turchi tennero per tre orrende gior- - come lo dimostrano - le mie lunghe lettere ai cari genitori lontani ed ; DE abbia sempre odiato la. mezzaluna e portato un venerando affetto agli : — -. eroi della Nera “Montagna, pure i turchi in quei giorni m' apparvero - i com’ aquile giganti degni della più grande epopea. Morirono da leoni — ‘sugli spalti d'Ostrog, morirono degni del loro ideale. Quanti avanzi di Ho un bel da fare per dedicata alle raccolte.. Qui si sta in piedi E -salta giocondamente pei sassi, cantando e seherzando. Egli Ja sa bene * | Sr racconto PUN eio Y odio furibondo pel turco. Che sono A. K 800 ? A. BALDAQUE Oc I sori al naturalista. per lui i Nizam, gli Arnauti, tutti i musulmani? Schiere di briganti. Mentre parla raccolgo il Dianthus petraeus W. K.; il Celtis ausira- lis L., Corylus Colurna L., Allium saxatile M. D: Iris pallida Lk. e di ritorno al Monastero, il Bupleurum Kargli Vis. (?) e l’Asperula scutellaris Vis. Come al solito desideriamo arrivare a casa pel mezzogiorno, sapendo che l'ospitalità offertaci dal bravo igumano sta preparandoci un bel. pranzo. Discendiamo giù giù pei precipizii ove incontro Vesicaria ` ~ graeca DC., Peltaria alliacea L., Dianthus ciliatus Guss. (vedi * Poncie), Silene flavescens, W. K. e S. exaltata (Friv.). Assetati come — chiunque sel può immaginare, giungiamo al monastero, ci ristoriamo ben bene e aspettiamo il 22 luglio. Questo è l’ultimo giorno in cui siamo stati ad Ostrog, per compiere un'escursione laggiù a settentrione ove la Zeta sorge dal fondo della terra dopo aver compiuto il suo giro sotterraneo cominciando dal i punto ove termina la pianura di Niksic. Ma pel caldo eccessivo non à . possiamo far molto. Ad ogni modo nei nostri passi incontriamo la P. Centaurea aurantiaca , Pane. abbastanza sovente. Poi entrando nelle. ` : rupi, una specie di Eryngium, la solita Moltkia (questa è l'ultima ` località in eui la troviamo, dopo salendo verso la zona montano-su- .balpina non la vediamo più) e gli alberi più comuni dei contorni. Una gita quasi infruttuosa. Ma, lettore caro, tutta la natura era in questa x stagione abbruciata ad Ostrog, ma se forse si facesse colà una buona è esplorazione in maggio, quale differenza ne verrebbe! Allora l'intera . regione dei Bjelopavliei è nel fiore della sua magnificenza; la valle | della Zeta; i boschi, i prati, le rupi, le adc danno i loro piü bei te- Bisogna farla un’ Sëeëdte escursione in primavera, laggiù, per Tie cavarne immensa utilità. Nel resto del giorno, al monastero, preparo RE e bagagli e E mattina seguente salutiamo, commossi per l’ accoglienza ricevuta nei ` nostri tre giorni di dimora al Ostrog, il distinto igumano che ci tol yd E tutta la pa e Ve edu guadagna — . favore, indimenticabile per noi, perchè avevamo tutto l'agio di co- Pes noscere l'alto Bjelopavliei. ' Ma nel più bello mi dieaiiosto d'una cosa. In una delle sere in cui fummo ad Ostrog facemmo una visita al vero convento che sta e -più in alto, ai piedi della gran rupe. Ci venne incontro un buon Kë A = d padre erzegovese , tutto convinto della sua missione religiosa. Ci mo- ‘strò l'intero fabbricato interamente costrutto nel vivo masso, una cap- ` E pelletta in eui ci fece vedere degli avanzi di S. Basilio intorno al — — . quale. i greco-ortodossi hanno ricamato tante leggende, poi la sua pie- S ‘cola cameretta, un giojello; poi la cucina. Ma quello che egli non ci T mostrò, giacchè avevamo ogni modo di vederlo, fu il panorama. Da- | int al sovranaturale della natura io non so scrivere. Un panorama y non vidi mai più. Ci accomiatammo nell’ attigua palazzina che è — "ure di S. A. Cosi finiva il nostro Ee ad Ostrog. Un lungo viaggio ci : : aspettava ancora, avendo stabilito a Cetinje di arrivare al Durmitor » Më eg " dopo aver toccato i monti di Duga, di Vojnik e di Lukavitza che sor- gono tutti intorno alla cerchia di Ostrog e di Niksic. Ma la stagione — — s' avanzava a gran tratti, e poichè m' accorsi che l' indugiare ancora. | molto tempo prima d'arrivare al M. Durmitor mi avrebbe portato via È; P una lunga serie di giorni preziosi, levai dall' itinerario Duga e rimisi S sod esplorazione dei monti di Lukavitza al ritorno dal confine d’ Erze- E m | govina. A - Quindi, modificato così il nostro viaggio, partimmo per Niksic la- mattina del 23 con l'objettivo di Vojnik. Una buona camminata ci condusse a Niksic in tre ore. Nulla d'in- | teressante trovai nel nostro cammino, anche per tutta l’ estensione della fertile e spaziosa pianura che tutt'intorno cerchia la città, perchè I prati erano stati in quei giorni tagliati e i campi di frumentone e di ` | biada erano stati straordinariamente ripuliti da ogni. erba selvatica. e na sola Campanula mi diede nell occhio; era dessa una specie. pie- T. cola r irsutissima che non polei: conservare . essendosi Meme a : d ei SEAT ag SE SH SE e R i TERNA E Ke Ee E SE noA BABDAOOGLIO E eonosciuto a Cetinje negli anni passati, ma ciò che più mi rimase nella memoria fu la visita fatta al signor Saco Petrovie, cugino del . Principe, il quale cortesemente e amichevolmente; ci fu premuroso E con parole e con fatti in riguardo al nostro bel viaggio su per la sua | provineia. to I primi raggi di sole del 24 ci rimisero in marcia pel M. Vojnik, il : quale superbo di sé ci stava davanti dolomitico gigante di 1963 metri. | Questo colosso dista, per gli indigeni, da sei ad otto ore di strada in e linea retta, ma per noi che avevamo cavalli e bagagli distava molto di più; dovevamo attaccarlo per una linea volgente ad Est e quindi a- Nord attraversante i territori. di Lukovo e di Gvozd. La qual cosa fa-. eemmo; — | X Dopo aver finito la pianura di Niksie passammo, il torrente Graca- S nitza, un emissario della Zeta e trovammo la strada di Lukovo. E siccome io andavo avanti dalla mia comitiva in cerca di piante, ad un is ede bivio di strada perdetti il buon sentiero e mi trovai fra selve, Stern) E? = e sassi. Durai una gran pena ad uscirne di là perchè, francamente , 4 quando si perde la strada in contrade prive di vita, è una gran brutta cosa: non aveva eon me nè acqua, nè pane e con simile man- canza si vive assai male. Bisognerebbe essere sempre previdenti, ma allora eibi, bagagli, farmacia e tante e tante altre belle cose re- vr cherebbero un incomodo soverchio che a me non andò mai a genio. . E Basta lottando per uscire dalla fastidiosa posizione cominciai ad ur- — S lare ed a chiamare Krsto e Bogoboj, ma per un'ora intera nessuno d mi senti, anche perchè spirava un vento terribile. Naturalmente, essi però mi aspettavano su un poggio in via per Lukovo e quando u di. rono la mia voce si fecero sentire e vedere. Il rosso degli abiti pit- | toreschi di Krsto mi misero in pace il cuore e seguitai pian piano. Li raggiunsi molto male in arnese; una caduta giù da un sasso mi ` = stravoltò. un piede e aveva una sete tale che bisogna provarla per. sien ise non c'era proprio nulla nè ES mangiare, nè n Berna ni coris Kat? ma per noi si calcolavano quattro 0 ore. E fu pes È Mense monti | e monti, arrivammo: alla. Fagiano e Foggo i NEL MONTENEGRO - e o3 più su ancora colla speranza di avvicinarci. Alcune tende di zingari ci fecero veramente sperare, ma indarno; solo acqua, acqua freddis- sima che ei ristorò alla meglio. Così stando le nostre belle posizioni, .. decidemmo di aprire i sacchi. Avevamo con noi dei maccheroni duri De dei pezzi di pane che eoll'aequa diventarono eccellenti. Eppure non - mi sono mai abbattuto d'animo, poichè il prete dice che Iddio aiuterà, — ‘Allo svolto della strada apparve la capanna del chan, che io eredetti ppartenente a Lukovo; ma questo paese l'avevamo già passato molto i tempo prima senza essermene accorto. La capanna ci parve molto po- ve ‘a di fuori, ma allorehé ei vennero incontro due belle e robuste ra- gazze e ei diedero uova, acqua, neve, pane e uno squisito caffè, io per f rte Ee fui poggio Ma il TE non si da ancora. deet e sei ‘ore! In questo punto abbandonammo totalmente la parte sassosa della -Tinti entrammo in prati Sr maravigliosi di E Ges stro amieo, id russo Prof. p. X. Rovinski. Si vedono le vestigia dell'opera di questo ardito alpinista, geografo ed. pd dalle piramidi che "sr dins numerose dm In questi SM M olor od uncinatus Sch., CSS magellense Ten., dum palmatum Vis. et Pan., Trinia vulgaris DC., Pancieia í ‘sono diverse capanne abitate dai pastori che abitano i dintorni di Ni- cipale del gruppo; da questa parte tutti i dossi della montagna sono ; Ka e i : sole ii ci fa addormentare. E IS non cedo in braccio « a) M A. BALDACCI d serbica vis., iena eeben M. B "tee longiflora W. K.; Seabiosa Columbaria L. (?), Cirsium ciliatum M. B.; dme on panula rotundifolia L., Gentiana crispata Vis., Ajuga Lacmanni 7 Benth., Statice alpina Host., Polygonum Bistorta b., Fritillaria montana Hpe., Colchicum alpinum L. ece. ; : Finiamo di attraversare anche la ridente pianura di vost ed ai riviamo alle ultime case abitate anche nell'inverno. Che bella gente! Mi ricordo, così trafelato com’ era, di una sposa fatta da pochi giorni, E una giovane che qualora fosse stata vestita di abiti decenti, sarebbe ` sembrata una dama. Ma queste cose non spettano al naturalista e tanto meno al botanico e quindi, poiehé era sommo desiderio d'arrivare alla ` meta, riprendemmo il cammino. Le solite belle praterie, i stupidi panorama ei accompagnano sempre. Finalmente entriamo in boschi e punti più ristretti,e verso le due e tre quarti arriviamo ai Katuni di Gradacka poljana sotto una delle cime del Vojnik. Presentiamo lano- stra circolare ad un ufficiale, ed egli cortesemente Ke per. noi una capanna e quì alfine siamo al sicuro.. ; Gadacka poljana è una bella pianura a forse 1500 metri i livello. del mare, circondata in ogni sua parte da estese foreste di faggio. Vi ES ksie, e i foraggi che alimentano le razze di pecore del Vojnik sono "` eccelenti. Siamo accampati a cinque ore abbondanti dalla cima prin- | - erac o Kë mentre deus che si jnre nel Hune Piva "eg un incantevole paesaggio degno del Pindo o delle sal n M. Dur- im mitor è il gigante del bellissimo panorama. Esso è là verso sette trione, ricoperto di guglie e di immani colossi, biancheggiante di care e di neve. Spira un vento freddo, gelato che misto al cali 3 NEL MONTENEGRO 401 colto una rara varietà di Dianthus petraeus W. K. che il distinto D." Halaesy vuol chiamare micropetalus; Rosa alpina L., Daphne alpina L., D. Blagayana Frey.; D. Mezereum L. (abbondantissima ); Lilium Martagon L.; poi Alsine clandestina Portensch.; Cera- stium moesiacum Friv., una bella forma di Dianthus sylvestris L., Anthyllis Jacquini Kerner, Onobrychis scandica Gris., Hieracium gymnocephalum Gris., Salix nigricans L. (?); Gentiana crispata Vis. e piante più comuni. Il 26 ho un compito anche più modesto e più facile del precedente | giacchè il vento furiosissimo sche non ha mai cessato ed i lupi che si - sono mostrati in grande quantità nelle selve sotto la vera cima del Vojuik ei vietano di andare lassù e quindi progetto un’ escursione no- i ` vella alla grande prateria di Gvozd per raccogliervi le belle piante = vedute due giorni. prima. Il mio materiale del Vojnik e de' suoi din- torni non è molta cosa, ma infatti non poteva fare di più, poichè gli amici e gli associati alle raccolte del viaggio montenegrino non mi - eoneedevano di prendere un numero più grande di specie. dovendo SZ accontentare piü di venti persone. Così il 27 di luglio leviamo Je nostre tende dalle boscose monta- gne che formano il Vojnik e fissiamo la nuova meta pel Durmitor toc- ~ cando il paesetto di Savnik ove intendiamo di pernottare. Una buona strada di tre ore appena ci condusse a Savnik, grazioso agglomeramento di case alla moda svizzera. Ci ristoriamo alla meglio per questi paesi, poichè il latte e le cipolle di Gradacka poljana ci avevano. diminuito | le forze e vagabondiamo psi dintorni ammirando la ridente natura. Se qualche botanico attraverserà questi paesi tenga nota di Savnik e p visiti accuratamente i monti circostanti ge gli frutteranno immenso | tesoro. —. Noi non lo potemmo fare e a malincuore, ma se rivedrò sugli splen- didi luoghi non mancherò di esplorarli palmo a palmo. | E .già passato il mezzogiorno. Parliamo del Durmitur eon un SST l entusiasmo e il desiderio vivissimo di arrivàrlo ci fa in un baleno | pronti alla partenza. Le nubi che ricoprono il cielo non ci spaveutano, n po' di pioggia. alpina non ci farà molto male, e perhana subito ; EE anno Iv, sol 1V. - A. BALDACCI sotto una leggera nebbia d'autunno. Tre ore ci distaecano del primo chan per la via d'Erzegovina; a Bukovitza dormiremo. Man mano che. saliamo i eontrafforti pittoreschi del Durmitor, dati dalle schiene verdi e sublimi del M. Ivica, incontriamo distinta varietà nelle produzioni vegetali. Noto, fra gli altri, questi tipi che più o meno ei sono com- pagni fino alla cima dell'Iviea, cioè a dire fino alla notte di quel giorno Nasturtium lippizense DC., Erysimum Cheiranthus Pers., Lunaria biennis Moench. (presso il paese), Onobrychis scandica Gris., Sele- ranthus uncinatus Sch., Sedum eriocarpum Boiss. (?), Sempervivum patens Gris., Saxifraga scandica Gris. (sotto il M. Ivica), Bupleurum Kargli Vis., Galium anisophyllum Willd., Knautia longifolia Koch (splendidi esemplari), Gnaphalium sylvaticum L., Cirsium eriopho- rum Scop., Carlina caulescens Koch., Centaurea Scabiosa L., Gen- tiana obtusifolia W.K., uw Euphrasia indeterminata, Acinos alpinus Moench., e poche altre cose. Alla cima dell’ Ivica arrivammo appunto lambeggiando i dossi di queste immani colossi si spingono fino nel- | Erzegovina, foreste vergini estesissime, non mai toccate da alcuno botanico. Qua e là sparsi sui monti e coronati dai raggi della luna ei appariscono frequenti tombe di riechi' musulmani uccisi dal fanatismo. Quei semplici segni, perduti lassi nel freddo alpino, parlano al cuore. qs Ratti, come se allora ci fossimo messi in marcia, cantando allegra- strana. Alla mattina del 28 riprendiamo la via. gemmo al Vojnik. Questa è la patria dei Drobnjaizi, una delle re- gioni più ricche e più belle non solo del Montenegro, ma di tutti euzzoli delle eecelse vette la natura estolle le sue diverse produzioni. CS ^ quando il sole del 27 luglio si perdeva nel lontano orizzonte. Superbo E panorama davanti al quale non solo rimane la penna, ma pure il pen- siero umano! Così entrammo a poco a poco nelle immense foreste che ` mente, verso la notte tarda, giungemmo a Bukovitza, ove c'è un chanm — e dove dormiremo. Vita alpina, caro lettore. ma anche vita triste e Decisamente quì siamo nel centro di un paese nuovo e ce n'aeeor- p questi Stati all’intorno. Sempre praterie e sempre boschi. Fin sui co- ` Ma ilealdo degli alti monti è più fastidioso che quello del piano: II oltre all’ essere stanchi, desideriamo arrivare presto per metterci ino "ei: NEL MONTENEGRO i 405 una modesta dimora e far la vita da signori. Le guide sanno a mala pena condurci. Finalmente ai piedi del maestoso Durmitor, in un luogo chiamato « Komarski katuni » troviamo una capanna, in mezzo alle i . altre abitate, abbandonata, e stabiliamo che qui sarà la nostra casa. d (Continua). FE ... Appunti sullo sviluppo degli organi sessuali e sulla fecondazione della « Riella Clausonis Let. » per il D." OsvaLpo Knuon. Le presenti rieerche vennero fatte durante l anno. 1888-89 dietro E consiglio del chiarissimo prof. Strasburger nel laboratorio dell'Istituto Botanico da lui diretto nell'Università di Bonn. Esse furono condotte sopra materiale fissato eoll'aleool assoluto, raccolto dal prof. Strasburger stesso vicino ad Algeri nella primavera dell’anno antecedente. Ne ho ritar- dato fino ad ora la pubblicazione, perchè speravo di poterle completare: ma per quanto abbia fatto non mi è stato dato di riavere materiale opportuno per continuare i miei studii in proposito, dei quali comunicai i risultati (!) fin dall'ottobre dell'anno scorso, in una seduta della So- cietà botanica. Frattanto nel marzo di quest’ anno appariva il bel lavoro di GUIGNARD (2) sul processo di fecondazione nelle Fanerogame. Ad ogni modo credo conveniente di riunire nella presente nota le ‘mie - Osservazioni, benchè lontane dall’ essere complete, perchè esse riguar- - dano una specie appartenente ad un gruppo di vegetali molto lontano E da quello nel quale il Guignard fece le sue osservazioni, e perchè sono convinto che lo studio del processo morfologico della fecondazione è argomento di tale importanza, che qualunque contribuzione, anche =~ piccola, non può mancare d'interesse. All’ illustre prof. Strasburger sento il dovere di porgere, con animo grato, i miei più vivi ringraziamenti per i preziosi ammaestramenti — ed aiuti, dei quali mi fu largo durante il mio soggiorno nel laboratorio dell’ istituto da lui diretto. (') Nuovo Giornale botanico. Vol. XXII, pag. 151, 1890. OC) Étude sur les phénomènes morphologiques de la Peo Bulletin pon botanique France. T. XXXIV, 1889, p. | 404 . O. KRUCH Degli autori ehe si occupano dello studio degli organi sessuali delle Epatiche soltanto il LErraks (!) dà alcuni cenni sopra quelli del genere kiella, Le ricerche di quest autore sono in special modo rivolte allo studio dell apice vegetativo e dell’ origine e significato morfologico da attribuirsi a quello speciale tessuto che prende il nome di ala. È però da notarsi che le osservazioni sono unicamente fatte sopra materiale di erbario, e per quanto riguarda gli organi di riproduzione, incomplete. Le mie osservazioni si limitano esclusivamente alla Riella Clausonis Let., specie che, per lo scopo propostomi, presentava considerevoli van- taggi sopra le altre. È questa infatti, come è noto, una delle specie che raggiunge notevoli dimensioni e che presenta un numero con- siderevole di organi sessuali per ciascuno esemplare. Per quanto ri- guarda il processo di fecondazione nelle Epatiche ed, in via generale - nelle Crittogame, la bibliografia è molto scarsa. Infatti se si pub 2 X dire che parecchi sono i casi, nei quali fino ad ora si è riuseiti ad osservare l'entrata dell'anterozoido nell'oosfera, pochissimo o nulla di certo si sa sul suo modo di comportarsi in seguito. Nei lavori fino ad ora apparsi, ed a me noti, che trattano della strut- tura e dello sviluppo degli organi sessuali delle Epatiche, se si eccettua quello dello Strasburger (2) sulla Marchantia polymorpha, la cui data di apparizione rimonta al 1869, lo studio del contenuto cellulare, è affatto trascurato o fatto in modo alquanto imperfetto. Lo scopo di tali lavori essendo più che altro la morfologia comparata, lo studio del contenuto era - ritenuto di ben poca importanza. A questo bisogna aggiungere le dif- ficoltà ehe si riscontrano nella ricerca del contenuto cellulare in taluni ` | casi veramente insuperabili, quando non si ricorra ai processi che la tecnica odierna ci suggerisce. E di questi mi basterà ricordare i pro- cessi di fissazione congiunti ad WEE processi di colorazione e di ` chiarificazione. (t Untersuchungen i über die Lebermoose. IV Heft. Die Riecien. Graz. 1879 e 74. pag. (3) Die Geschlechtsorgane und. die Befruchtung bei Marchantia polymorpha L. Jahrbücher f. wiss, Bot. VII, p. 409. APPUNTI SULLO SVILUPPO DEGLI ORGANI SESSUALI, ECC. 405 I processi di chiarificazione, dei quali attualmente si fa uso nella tecnica microsopica sopra materiale conveniente fissato e colorato, a differenza di quelli adoperati per il passato, fondati generalmente sulla distruzione parziale o totale del contenuto cellulare, ei permettono di studiare in tutte le sue particolarità il contenuto cellulare e di astrarre, per così dire, dalle pareti cellulari. Recenti studii sia nel campo dei vegetali ehe in quello degli animali hanno messo in evidenza quale importante uílieio eompia il nucleo nel processo della fecondazione e come questo sia strettamente collegato col processo della divisione nucleare mitotica. Per lo studio del processo della fecondazione è ne- cessario conoscere l'origine delle cellule sessuali. Nel nostro caso, ed in via generale in quelle Crittogame nelle quali la fecondazione è affidata agli anterozoidi, occorre studiare, come vedremo in seguito, il modo di comportarsi dei nuclei delle cellule degli anteridii nelle suc- cessive divisioni nucleari che conducono alla trasformazione dei nuelei delle cellule madri degli anterozoidi nel corpo di questi. Sopra questo punto e sopra al modo con cui si comporta l'anterozoo dopo la sua entrata nell'oosfera; nel suo soggiorno in questa rivolgero in modo speciale le mie osservazioni. ` * * * K | Riguardo alla tecnica da me seguita ricorderò che per la ricerca dell’apice vegetativo e per orientarsi sulla posizione degli organi ses- suali, è conveniente ricorrere a chiarificazione mediante acqua di Javelle. St migliori risultati li ho ottenuti adoperandola alquanto diluita e la- seiandola agire per un tempo abbastanza lungo. La preparazione del- . l'apice vegetativo, al microscopio di preparazione, viene di molto fa- P cilitata, quando si operi sopra piantine (nel caso nostro fissate e con- servate in ‘alcool) prudentemente trattate coll’ acqua di Javelle. L'uso di questo reattivo, presenta pero qualche inconveniente quale | quello di rendere alquanto trasparenti e.quindi invisibili le giovanis- sime pareti cellulari, quando si osservino in un liquido molto rifran- 406 O. KRUCH gente quale la glicerina. Esso viene in parte, se non totalmente, eliminato, sottoponendo il preparato già trattato coll’ acqua di Ja- velle e lavato in abbondante acqua distillata, all azione del rosso Congo. | Per lo studio dei contenuti cellulari, fissati coll’alcool assoluto, ed in special modo dei nuclei, ho tentato differenti proeessi. Di questi, quello che mi ha dato i migliori risultati, nello studio delle divisioni ` H cellulari degli anteridii e per la formazione degli anterozoidi, è stato il liquido di Flemming (v. Strasburger, Bot. pract. p. 574). Ecco il processo di preparazione da me seguito: la piantina intera o, per meglio dire, la porzione di questa che porta gli organi sessuali, ve- niva lasciata per un periodo di circa 24 ore in una soluzione alcoolica di saffranina alla quale si aggiungeva il 50 0/, di acqua distillata. | Disidratata in alcool assoluto veniva passata in olio di origano' ed in questo liquido sottoposta al microscopio per la preparazione degli ante- ridii. Questi venivano liberati dal loro involuero, passati in balsamo del Canadà sciolto in trementina e quivi lasciati intatti se in stadio giovanissimo, sottoposti a dilacerazione e consecutiva disgregazione dei diversi elementi, se più adulti. In preparazioni ben riuscite il solo nucleo restava colorato; i filamenti nucleari o segmenti cromatici, in. quei nuclei che si trovavano negli stadii di lasso gomitolo e di fuso, apparivano intensamente colorati in rosso, il citoplasma incoloro 0 quasi del tutto- scolorato. Buoni risultati si ottengono pure coll’ cl (alcune gocce di una soluzione di Delafield o di Bóhmer in abbondante acqua distillata). L'azione di questo liquido è meno rapida di quella del precedente e le piantine devono rimanere riel liquido uno spazio di tempo che varia dalle 24 ore a parecchi giorni, a seconda che si vogliano preparare stadii giovanissimi o stadii più avanzati dello sviluppo degli anteridii. L’ impiego di questo: metodo di colorazione è da preferirsi al prece- x de. 1. mri P ic VI LIA y E dente quando si vogliano studiare le divisioni cellulari sopra sezioni È d di anteridii. Le piantine convenientemente colorate si passano all'alcool a 70° indi si disidratano e si induriscono lasciandole alquanto tempo alcool assoluto, nel quale liquido possono soggiornare per un tempo nec APPUNTI SULLO SVILUPPO DEGLI ORGANI SESSUALI, ECC 407 : abbastanza lungo senza subire alterazioni, e venir quindi sezionati. I tagli si passano nell'olio di origano e possono studiarsi in questo li- quido nel quale la eolorazione si conserva per un tempo abbastanza lungo, oppure, ciò che è più conveniente, si montano al balsamo. Per lo studio degli archegonii in via di sviluppo questi due ultimi processi danno pure risultati abbastanza buoni; l'ematossilina presenta però l inconveniente di colorare anche le pareti cellulari, il liquido di Flemming quello di colorare anche il citoplasma. granuloso in modo che il nucleo spicca assai poco. Per la colorazione del nucleo dell'oosfera giunta a maturanza e per la ricerca del processo di fecondazione, ho sperimentato, oltre a quelli ora ricordati, molti altri metodi di colorazione, ma con risultati poco soddisfacenti. I migliori risultati li ho ottenuti col verde di metile. Anche qui, come nei casi precedenti, la porzione apicale della piantina femminea veniva immersa in una soluzione concentrata acquosa del colore ri- cordato e lasciatavi per lo spazio di circa 48 ore. Passata rapida- mente in alcool assoluto per disidratarla ; indi in olio di origano, gli archegonii maluri venivano staccati dal tessuto dell ala e, quando era possibile, liberati anche dall'involuero. Osservati al microscopio mo- strano tutti i contenuti cellulari e specialmente quello della cellula uovo intensamente ed uniformemente colorati in verde bluastro. L'a- zione dell'olio di origano che scioglie lentamente il colore, rende gra- datamente sempre meno intensa la colorazione del citoplasma, finchè il nucleo solo appare intensamente colorato nel citoplasma affatto o quasi del tutto seolorato. Occorre controllare di frequente al miero- scopio per arrivare a cogliere il momento opportuno. Se si mantiene il preparato nell’olio, la colorazione non dura e dopo due giorni ne è comunemente scomparsa ogni traccia. E necessario quindi asportare l’archegonio, che ha raggiunto il conveniente grado di decolarazione, nel balsamo del Canadà in trementina, dove i preparati guadagnano in - chiarezza e difesi dalla luce mantengono, per alcuni mesi almeno, invariata la loro colorazione. 0. KRUCH DS £^! kc F I primi abbozzi della formazione degli anteridii si osservano in vici- nanza della cellula apicale, nel tessuto destinato alla formazione dell'ala. Il margine, del tessuto dell’ala risulta in corrispondenza al posto in cui si deve formare un anteridio, di tre serie di cellule. Una cellula mar- ginale della serie mediana cresce in dimensioni sia longitudinali che trasversali più delle altre e viene a sporgere in forma di papilla al di sopra della superficie libera delle altre. È questo il primo accenno alla formazione di un anteridio. Indi, per mezzo di un setto trasversale, a poca distanza dalla sua base, si divide in una cellula inferiore ehe ri- mane a far parte del tessuto dell’ ala ed una superiore più grande che è la cellula madre dell’ anteridio. In seguito nella metà inferiore di questa appare un altro setto trasversale, parallélo al primo, che la di- vide in due cellule, di cui l’inferiore è destinata alla formazione del peduncolo o piede, la superiore a costituire il corpo dell anteridio. Ouest? ultima cellula, che si può chiamare cellula madre del corpo dell'anteridio, presenta tosto un setto trasversale che la divide in due metà presso a poco eguali (T. XVII, fig. 1). Ciascuna di queste metà, che costituiscono una cellula inferiore ed una cellula superiore, si dividono per mezzo di un setto normale alla parete comune in due cellule (T. XVII, fig. 2) che si segmentano di nuovo per mezzo di un setto normale a quest’ ultimo. In questo stadio la cellula madre del corpo dell’ anteridio risulta divisa in otto cellule. Quasi contemporaneamente a questa divi- sione si forma in ciascuna delle otto cellule a poca distanza dalla parete libera un setto parallelo a questa, il quale viene in tal modo a šepa- rare otto cellule esterne o parietali le eui dimensioni radiali sono molto più piccole in eonfronto a quelle interne. Inferiormente le cellule della: à porzione inferiore si adagiano sopra la cellula superiore del peduneolo (T. XVII, fig. 4). Le cellule parietali si dividono ciascuna per una 2 parete radiale in due cellule eguali, mentre ciascuna delle interne si ` divide in due, in quattro e finalmente in otto per mezzo di un setto | trasversale parallelo alla base dell’ anteridio e di due altri normali a . * * APPUNTI SULLO SVILUPPO DEGLI ORGANI SESSUALI, ECC. 400 ` questo e ad angolo retto fra di loro (T. XVII, fig. 5). Nelle cellule parietali si seguono nuove divisioni nel senso radiale e longitudinale che permettono alla parete di tener dietro all'aeerescimento notevole nel numero delle cellule nell' interno del corpo dell'anteridio, ehe divi- dendosi suecessivamente nel modo rieordato, giungono alla formazione delle cellule madri degli anterozoidi. La cellula basale destinata alla formazione del peduncolo dell’ an- teridio si divide assai presto, quando cioè avvengono le prime divi- sioni della cellula destinata a formare il corpo dell’ anteridio (T. XVII, fig. 3) per mezzo di un setto trasversale parallelo alla base, in due cellule pressochè eguali. La superiore di queste viene a continuare alla base la parete del corpo dell'anteridio e si divide alla sua volta ^ in quattro eellule per mezzo di due setti normali alla base che si tagliano ad angolo retto fra di loro (T. 1, fig. 5). E questo il processo tipico seguito dalla formazione dell'anteridio nella Riella; nel fatto però le cose non procedono con tanta regolarità. ` . Per eonvineersene basta osservare le figure 3 e 4 della Tavola XVII. od ; Nella prima di queste l'intiero corpo dell'anteridio è formato di 10 cellule, la presenza dele quali ci è indicata dai muclei: or bene le due eellule derivate da segmentazione della cellula superiore (fig. 1, d ) i che, stando alla regola, avrebbe dovuto ridividersi per un setto nor- si | male alla prima parete di divisione, avanti di far questo, si sono divise ‘in un setto parallelo alla. base dell’anteridio, dando così origine ad un ` altro paio di cellule deër Le divisioni cellulari ehe si manifestano nell'anteridio dai primi suoi stadii fino alla formazione delle cellule madri degli anterozoidi, sono abbastanza numerose e si succedono con rapidità. Lo stadio delle di- ' visioni nucleari, se da una parte è facilitato dal numero considerevole di segmentazioni suecedentisi a breve intervallo Y una dall’ altra, presenta T d altra parte considerevoli difficoltà per le dimensioni considerevolmente Piccole delle cellule e dei nuclei in divisione. Le mie osservazioni fatte - 0. KRUCH sopra un numero considerevole di preparati colorati alla saffranina e con Le di Zeiss, mi permettono di concludere che il processo di di- visione nucleare corrisponde nei suoi punti principali con quello che si verifica nelle Fanerogame. Riferendomi allo schema delle divisioni nucleari mitotiche recente- mente compilato dallo Strasburger (!), ecco come si comportano i nuclei delle cellule del corpo dell’ anteridio nelle loro successive divisioni. Anche qui si distingue chiáramente una profasi da una anafasi; i feno- meni proprii della metafasi che senza dubbio si devono pure manife- stare, non mi fu dato osservarli. Lo stadio di reticolo del nucleo in ri- poso non l'ho mai osservato nelle cellule dell'ànteridio in via di forma- zione, perchè sembra che le divisioni cellulari susseguentisi con estrema rapidità l una all'altra non permettino al nucleo di soggiornare in questo stadio. Lo stadio di fitto gomitolo l ho osservato in parecchi casi, specialmente in anteridii molto giovani (T. XVII, fig. 6). I filamenti nucleari sono strettamente addossati gli uni agli altri in modo che non è possibile distinguerli ed assorbono con grande avidità la sostanza colorante. A questo stadio va gradatamente seguendo per raecorcia- mento dei singoli filamenti nucleari, ammettendo le idee dello Stras- burger, lo stadio di lasso gomitolo. I filamenti nucleari per lo più pie- | gati ad arco sono disposti a ridosso della parete nucleare ed è talora | | facile osservare che non havvi nell'interno della cavità nucleare un E solo filamento, ma parecchii (T. XVII, fig. 7 e 8). La struttura dei filamenti | che, come è noto, è nelle fanerogame in questo stadio differenziata in . larghi dischi di cromatina ed in sottili di linina, non si lascia rilevare | nel nostro caso forse a motivo della lor piecolezza anche. facendo uso CS dei più forti ingrandimenti. - E. Da questo stadio i filamenti cominciano ad orientarsi (T. XVII, fig. Ce per disporsi nel piano equatoriale e costituire là placca nucleare. Nella placca nucleare i filamenti sono piuttosto corti e si mostrano gode mente disposti a eoppie. (T. XVIL fig. 10 e 11). ET (t) Ueber. Korn-und i im Pflanzenr ed. nebst einem ne über PT Jena 1888. t APPUNTI SULLO SVILUPPO DEGLI ORGANI SESSUALI, ECC. 411 In questo stadio la parete nucleare è scomparsa ed i filamenti si trovano immersi nel citoplasma. Anche qui non mi fu possibile rile- vare la loro struttura nè verificare la divisione nel senso longitudi- nale di ciascun filamento. Le fibrille del fuso, che col liquido del Flemming non si colorano affatto, non convergono ai poli, ma si man- tengono alquanto separate in modo che il fuso viene ad assumere la forma di un barile. Come avvenga la separazione dei segmenti secon- darii nella metafasi e come questi si muovino per recarsi ai poli non mi fu dato osservare. Non trovai però ragioni per dubitare che anche nel caso presente i segmenti secondarii abbiano origine, come sempre dalla divisione longitudinale dei filamenti primarii. Portatisi i segmenti ai poli sì dispongono a costituire due nuclei figli che ci rappresen- tano ciascuno una metà del nucleo dal quale derivano, cominciandosi in tal modo l’anafasi. I filamenti disposti dapprima abbastanza distanti gli uni dagli altri (T. XVII, fig. 12) distribuiti sopra una superfice corrispondente a quella della placca equatoriale formata dai segmenti primarii dai quali essi sono derivati, si vanno raggruppando ai poli (T. XVII, fig. 13, 14 e 15) per poi di nuovo allontanarsi quando la parete nucleare si è costituita, a formare così un nucleo figlio, o secondario, allo stadio di lasso gomitolo, OT. XVII, fig. 16). I due giovani nuclei cosi formati aumentano in dimen- . sioni, i filamenti si allungano e sì fanno sinuosi, si intrecciano gli uni cogli altri e si passa allo stadio di fitto gomitolo. Da questo stadio il nu- - cleo ricomincia il cielo di divisione entrando direttamente nello stadio di lasso gomitolo della profasi senza passare per lo stadio di riposo. In talmodo il cielo di divisione viene raccorciato perchè vengono omessi lo stadio di nucleo in riposo e quello di fitto gomitolo della profasi. In tutti quei easi in eui mi fu dato osservare le plaeche equatoriali - dai poli e contare con esattezza i filamenti nucleari che costitygscono | ciascuna di esse ho trovato costantemente il numero di otto. Questo fatto si verifica sia in cellule provenienti da anteridii giovanissimi, - cellule Madri geh anterozoidi. ; : ritenere i due fatti sopraricordati come generali per tutte. (000 le. p. 239. 412 o. KRUCH quando ad esempio l'intiero corpo dell’ anteridio risulta di otto cellule, sia in istadii più avanzati di sviluppo nelle divisioni cellulari che danno luogo alla formazione delle cellule madri degli anterozoidi. Il numero otto è comune tanto ai nuclei delle cellule costituenti la massa cen- trale dell’ anteridio, quanto a quelli delle cellule che ne costituiscono la parete. Lo stabilire il numero dei filamenti nucleari ha assunto una impor- tanza considerevole in seguito alle ultime scoperte nel processo di divi- sione nucleare ed in quello della fecondazione. Lo Strasburger ( 1) nel suo ultimo lavoro sulla divisione nucleare e cellulare nel regno ve- 5 getale, basandosi su sue osservazioni e su altre anteriormente fatte dal Guignard, emise l'opinione, che il numero dei filamenti nucleari va- . riabile nelle cellule vegetative era invece costante nelle generative è che esso non subiva alcuna variazione nelle divisioni che si suecede- - vano nella cellula madre del polline per condurre la pianta alla- forma- p ‘zione del Duelo sessuale. maschile: be mie osservazioni mi gës: Seen in i seguito del Guignard (1. c.), perchè infatti il numero ` e dei filamenti nucleari è costantemente di otto nei nuclei delle cel- lule generative maschili della Riella, e questo numero si mantiene in- dell'anteridio, divisioni che conducono alla formazione del nucleo nell rozoido alle spese del quale esso si DE e nello stesso icon a farei i Nip "RA APPUNTI SULLO SVILUPPO DEGLI ORGANI SESSUALI, ECC. 413 - * E Riguardo l'origine e la formazione dell'anterozoido nelle Epatiche, le belle ricerche del Guignard dimostrano che esso è in gran parte di origine nucleare. Quale parte però abbiano gli elementi esenziali del nucleo, i filamenti cioè, nella costituzione del corpo dell'anteridio, non = è stato fin ad ora indagato. Solo lo Strasburger (1) accenna che egli . ha potuto verificare che nelle felci i filamenti dei nuclei destinati alla formazione degli anterozoidi arrivati allo stadio di fitto gomitolo si fondono fra di loro. Il Guignard (3) dice esplicitamente, riferendosi agli anterozoidi delle Crittogame in generale, che il nucleo della cellula madre nel dar luogo alla formazione del corpo dell’ anterozoido subisce una. metamorfosi completa nutrendosi a spese del protoplasma di quest’ultima, e che è impossibile di ritrovare nel corpo dell'anterozoido una struttura nu- cleare nettamente differenziata ed a più forte ragione di distinguervi dei segmenti cromatici addossati od intrecciati gli uni cogli altri. Lo stesso autore, (3) riferendosi alla Pellia epiphylla , dice che nel nu- cleo destinato a dar luogo alla formazione del corpo dell’ anterozoido si osservano, avanti le prime fasi dello sviluppo del medesimo, delle granulazioni cromatiche più o meno grosse. Io ho procurato di seguire il modo di comportarsi dei filamenti nu- | eleari degli spermatociti (indico per amore di brevità con questo nome le cellule madri degli anterozoidi) dal momento in cui essi sono ancora allo stato di segmenti secondarii nei nuclei figli. In questi i filamenti secondarii provenienti dalla placca equatoriale del nucleo padre raccolti ai poli, si dispongono, come ho già deseritto altrove, a costituire un nucleo nello stadio di lasso gomitolo. Giunto in questo stadio i fila- ` menti ehe si trovano a ridosso della parete nucleare, si orientano in ii "(9L ep. 248 C) Observations sur le SC des ed Journal de Botanique, 1889, p. 235. Č) Développement et constitution des Anthérozoides. Revue générale de . Botanique 1889 p. 64. O. KRUCH modo da disporsi sopra una linea equatoriale, col loro asse longitu- dinale normale ad essa. Ne consegue che il nueleo arrivato in questo -stadio visto dal polo presenta un cercine alla sua periferia, che si co- lora vivamente colla saffranina e che osservato a forte ingrandimento si.vede chiaramente risultare di otto corpicciuoli cromatici distinti gli uni dagli altri che con ogni probabilità non sono altro che i filamenti cromatici visti peril loro diametro trasversale. Durante queste trasformazioni è da notarsi un considerevole rae- corciamento dei singoli filamenti nucleari. Questi, dapprima nettamente separati gli uni dagli altri, si vanno sempre più avvicinando. Ne viene di conseguenza che il cercine si fa sempre più piccolo di diametro e che finalmente non è più possibile distinguere i singoli filamenti dei quali esso é eostituito. La parete nueleare, alla quale si trovano ad- dossati i filamenti, segue la progressiva riduzione della massa del nu- cleo, e la sua posizione nel citoplasma, dapprima quasi centrale, si fa manifestamente eccentrica. Ricorrendo all'obiettivo apocromatico di Zeiss. 2,0, oculare compensatore 18, si viene a rilevare che il cercine è solo ap- ` parentemente omogeneo, che esso risulta ancora dagli otto filamenti stret- tamente avvicinati fra di loro. La forma del nucleo che fin qui si era mantenuta sferica, si fa leggermente ovale nel senso del piano nel quale si trovano disposti i filamenti, indi assume quello speciale a- «spetto irregolarmente semilunare ed i contorni dei filamenti si fanno sfumati in modo che non è più possibile rintraeciarli con sicurezza, nè di dire come essi si siano comportati nell'interno del corpo del- l'anterozoido. 3* Dell origine e dello sviluppo degli archegonii poco ho da dire perchè questi si comportano, come già osservò il Leitgeb (4), in modo analogo alla maggioranza delle Epatiche. Come gli anteridii essi trovano pure ` la loro origine nel tessuto dell'ala, ma non da una cellula margi- nale. Una cellula si fa papillosa e protende sulla superficie libera del- ` D'Lena f ^T ben wf: APPUNTI SULLO SVILUPPO DEGLI ORGANI SESSUALI, ECC. 415 lala, indi si divide alla sua base in una cellula inferiore che rimane la a far parte del tessuto dell'ala ed ‘una superiore più grande che è cellula madre dell’archegonio. In questa si osserva subito la divisione in quattro cellule, una assile od interna e tre periferiche od esterne per mezzo di tre setti longitudinali, due anticlini ed uno periclino. La cel- lula interna si divide per mezzo di una parete trasversale in una superiore 0 cellula del coperchio ed una inferiore, mentre le cellule esterne si dividono longitudinalmente. Quest’ abbozzo dell'arehegonio cresce in lunghezza e la cellula interna presenta, verso la sua metà, un setto trasversale che la divide in una cellula superiore destinata alla formazione delle cellule del canale ed una inferiore che è la cellula ventrale (T. XVII, fig. 17). Anche le cellule periferiche si presentano divise allo stesso livello che le interne per mezzo di un setto trasversale in modo che nel corpo di questo giovane archegonio possiamo distinguere una porzione superiore o collo ed una inferiore o venire. La cellula canale del collo viene a dividersi in quattro cellule sovrapposte (T. XVIT, fig. 18, 19); la divisione della cellula canale è seguita dalle cellule che costituiscono la parete, mentre contemporaneamente la cellula coperchio, che chiude superiormente il collo dell'archegonio, si segmenta per mezzo di pareti in croce, in quattro cellule. Mentre avvengono le segmentazioni ora descritte nel collo dell'a ar- chegonio, la cellula interna del ventre dell'archegonio separa supe- | riormente per mezzo di una parete. leggermente convessa verso il basso la così detta cellula canale del ventre, mentre inferiormente rimane. l'oosfera (T. XVII, fig. 20). In seguito questa aumenta considerevolmente di volume e le cellule della parete del ventre tengono dietro a questo acereseimento moltiplicandosi considerevolmente. Le cellule del canale (salvo pochissime eccezioni) sono in numero di quattro, quelle della parete del collo si dividono in un numero piü grande in modo che il tratto che corre tra il coperchio ed il ventre si aeeresce conside- revolmente in lunghezza. Le cellule del canale offrono nei primi stadii un distinto nucleo (T. XVII, fig. 19); al loro aumento in lunghezza, . sembra tener dietro in molti casi una divisione del nucleo per frag- | mentazione, presentandosi assai di frequente il caso nel quale si osservi Pa EA O. KRUCH nel citoplasma di una data cellula due nuclei (T: XVII, fig. 21). Quando l’archegonio è perfettamente maturo le pareti trasversali prima, indi le longitudinali del collo, si gelatinizzano ed i resti del plasma si di- spongono sotto forma di un sottile cordone (T. XVII, fig. 22). Come avvenga l apertura dell’archegonio è noto: il muco gonfiandosi fa pressione contro le cellule del coperchio che finiscono per venire al- lontanate le une dalle altre e permettere cosi al contenuto di spargersi all' esterno. | L’oosfera dal momento in cui Si è separata dalla cellula canale del ventre fino alla sua maturanza, presenta modificazioni che riguardano la sua forma, la grandezza, la natura del citoplasma ed il nucleo. Dopo la divisione’ cellulare che ha dato luogo alla formazione della cellula canale, del ventre dell’ archegonio, l'oosfera ha la forma di un | cilindretto o meglio di un cono smuzzato colla base più stretta disposta . sul fondo della cavità centrale, superiormente limitato da una superficie leggermente convessa verso il basso ed occupa quasi tutta la cavità ven- trale (T. XVII, fig. 18). Questa va in seguito facendosi sempre più ampia per attiva segmentazione delle cellule della parete, e la massa plasmatica contenuta nella medesima e accresce specialmente trasversalmente in modo da farsi alquanto panciuta. Quando F archegonio ha raggiunto o sta per raggiungere la sua completa maturanza, ossia quando le pareti delle cellule del canale si sono già disciolte ed il protoplasma che con- tenevano si è fuso in un cordone che va dalla cavità ventrale all'apice del collo, essa si presenta sotto forma di una pera coll’ apice rivolto verso il basso (T. XVII, fig. 22). Il suo volume è alquanto più piccolo in confronto alla cavità ventrale della quale occupa soltanto circa un terze. Quando il cordone di plasma viene lanciato fuori o viene aperta la strada agli anterozoidi, l'oosfera mantiene presso a poco le dimensioni — di prima; queste invece aumentano considerevolmente, non appena vi è penetrato uh anterozoido. Per quanto riguarda la massa citoplasmatica dell'oosfera, essa fina- | mente granulosa nei primi stadii (T. XVII, fig. 18-e 20) si va facendo man — QS WR APR EA SAS PA CRETE WÉI a n APPUNTI SULLO SVILUPPO DEGLI ORGANI SESSUALI, ECC. 417. mano a granuli più grossi finchè raggiunge il suo massimo, nia: i plasmi delle cellule interne del canale si sono fusi in un cordone (T. XVII, fig. 22). I granuli sono fittamente addossati gli uni agli altri e ne ri- sulta una massa poco trasparente. Ne consegue che il nucleo del- ‘l’oosfera, le cui dimensioni sono in confronto a quelle dei nuclei delle altre cellule del canale e della cellula canale del ventre considerevoli, apparisce evidente nei primi stadii (T. XVII, fig. 19) facendo uso dei soliti mezzi di colorazione, assai meno distintamente negli stadii succes- siyi e per la minore trasparenza del citoplasma che lo avvolge e perchè i granuli del citoplasma assorbono in parte la sostanza colorante. Vade Nelle oosfere perfettamente mature e pronte ad essere fecondate non mi fu mai dato di osservare aleuna macchia o campo di impregnazione | |, quale è comunemente ricordato dagli autori per le altre specie di Epa- Sa | tiche. D campo più chiaro che si osserva in parecchie oosfere, e spe- cialmente in quelle che non hanno ancora raggiunta la completa ma- turanza, credo non doversi riferire che ad un semplice fenomeno ottico TN prodotto. dal fatto che esse alla loro estremità superiore non sono li- mitate da un piano diritto ma da una superficie convessa verso l'interno. L'oosfera perfettamente matura è in molti easi limitata al margine su- periore da punte che sporgouo qua e là irregolarmente dallo strato pe- riferico del plasma e non: permettono | di distinguervi aleuna maechia | di impregnazione (T. XVIII fig. 23). m Nel citoplasma. delle oosfere mature o vicine a maturanza si osservano ^'in molti casi dei cromatofori sotto forma di corpicciuoli sferici che assorbono in modo uniforme e più intensamente del citoplasma am- biente le sostanze coloranti (spiccana specialmente nei preparati tinti col verde di metile) (T. XVIII, fig. 23). La loro distribuzione nell’ in- — terno della massa plasmatica non è retta da regole costanti; in parecchi . easi ne ho osservato uno più grande ed evidente degli altri disposto in vicinanza del nucleo. E X* 2 - Prima di passare ad esporre le osservazioni da me fatte sul processo di fecondazione nella Riella, ricorderò come nel tempo nel quale io . 27. Malpighia anno IV, vol. IV. La vano i nuclei sessuali, e nelle cellule madri del polline e nel sacco ‘quando questa ha raggiunto la sua maturanza e si trova nell interi O, KRUCH ` attendeva alle uni ricerche, le ultime idee, l’ultima parola si pub. dire della seienza per quanto riguardava il processo della fecondazione dal punto di vista morfologico nei vegetali, erano quelle esposte nel - lavoro più volte citato del Prof. Strasburger. Uno dei fatti sul quale egli richiamava in special modo l’attenzione e nel lavoro ora citato ‘e nel suo corso sulla fecondazione da lui tenuto nel semestre estivo dell’anno 1889 — nel quale svolgeva ed ampliava le sue idee sul pro- cesso fecondativo — era quello dell eguaglianza numerica dei filamenti — nei due nuclei sessuali destinati a copularsi. Questo fatto non era possibile dimostrarlo direttamente nelle fanerogame perchè, come allora si ammetteva, i nuclei si copulavano soltanto in stadio di riposo. In- direttamente però, fondandosi sul fatto della divisione longitudinale dei — filamenti nucleari e del loro persistere indipendenti, lo Strasburger ` veniva a dimostrare che, possedendo i nuclei progami dai quali deri- ` embrionale, un egual numero di filamenti nucleari, questo doveva pure. essere eguale nel nucleo sessuale maschile ed in quello femminilé. Da - questo fatto direttamente constatato per alcuni casi nel regno animale, l'Autore citato veniva ad ammettere che la fecondazione si fonda sul- l unione di un egual numero di filamenti, il cui ulteriore sviluppo era eccitato dal mescolarsi dei succhi nucleari. Ora, come è noto, la dimo- strazione diretta di questo fatto, così felicemente intuito dall’ illustre istologo di Bonn, è stata data dal Guignard, per le fanerogame. E La Riella, di cui ciascun esemplare femminile presenta parecchi arig chegonii al suo apice in differenti stadii di sviluppo e per la relativa facilità colla quale possono venire fecondati ad onta che la pianta sia - dioica, per l’ambiente nella quale essa vive mi si presentava come mate- | riale abbastanza propizio per tentare di scoprire quali modificazioni era | destinato a subire il corpo de]l anterozoido penetrato nella massa cito- - plasmatica dell'oosfera e se dra possibile seguire in tutte le sue fasi il processo della fecondazione. Ho già ricordato come si presenti la massa Los T della oosfer della cavità ventrale dell'arehegonio. In questo stadio è pronta. d d Ke. essere fecondata, a permettere cioè l’entrata di un anterozoido fra quelli che in numero considerevole si ammassano alla bocca dell’ arehegonio. E in generale ammesso che un solo anterozoido penetri in via normale nell'oosfera dei numerosi che entrano nel canale del collo. Tl primo degli anterozoidi che arriva in contatto dell oosfera è quello che vi penetra, come, già fin dal 1868 lo Strasburger aveva deseritto per le Felci; avvenuta la sua entrata si verifica immediatamente alla super- ficie del citoplasma dell’oosfera una modificazione tale che impedisce l’entrata di quelli che arrivano dopo il primo. Un fatto degno di essere ricordato si è che nel numero considerevole di archegonii da me osservati nei quali si notava già la presenza di un wt Set v < S anterozoido nel citoplasma dell’oosfera, un numero considerevole di essi | occupava la bocca ed il canale dell’archegonio, mentre la sua cavità ventrale nel tratto superiore non occupata dall'oosfera ne era comple- tamente priva. La quantità di anterozoidi che si trovano nel canale è così grande che essi disaggregandosi nella mucilagine costituiscono una massa compatta che viene ad otturare il canale ed a proteggere in tal modo l'oosfera coll'impedire l’entrata di organismi nella cavità. dell'arehegonio che possano nuocere all’ ulteriore sviluppo. L'entrata dell'anterozoido nell'oosfera, determina, oltre che un ac- crescimento rapido dell'involuero, (che del resto continua a crescere anche attorno ad archegonii rimasti sterili) la segmentazione nel senso. tangenziale delle cellule parietali della cavità ventrale, che viene così ad essere costituita da due strati (Tav. XVIII, fig. 29). Come ho già ricordato, io non sono riuscito di trovare nell’ oosfera una vera macchia di impregnazione: ho però osservato che l' anterozoo entra comunemente nell'uovo nella direzione dell'asse longitudinale. Ap- pena entrato aumenta considerevolmente di dimensioni (T. XVII, fig. 24) e nello stesso tempo si mostra meno avido delle sostanze coloranti che nello stadio di anterozoido libero. Entrato nell’ oosfera sembra gene- ralmente disporsi col suo asse longitudinale in senso normale a quello | dell'oosfera. Cominciano ora a distinguersi delle segmentazioni nel suo corpo (T. XVIII, fig. 25 e 27). Esso non si trova a contatto col proto- plasma granuloso delt oosfera, ma sembra immerso in una massa omo- APPUNTI SULLO SVILUPPO DEGLI ORGANI mg E Ecc... 419 ea ‘ vare come avvenga l’ accoppiamento dei due nuclei: ehe questo av- . venga e che i filamenti loro rimangano indipendenti nel nucleo em- - O. KRUCH genea ialina, i eui confini col citoplasma non sono bene delineati. Nella figura 26, T. XVIII, è evidente una prima divisione del corpo dell’ ante- rozoido in quattro segmenti, nella fig. 28, T. XVIII, il corpo dell’ antero- . zoido si è segmentato in otto filamenti, l' areola chiara ha preso contorni ben delineati e si ha così un nucleo maschile nel quale si possono eon chiarezza contare gli otto filamenti. Come siano derivati gli otto fila- ` menti dalle quattro divisioni non ho potuto verificare: la disposizione però a coppia di questi filamenti mi fa pensare che essi siano de- rivati dalla divisione longitudinale dei quattro filamenti sopra ricordati. Il nucleo maschile in questo stadio occupa ancora la parte superiore della oosfera. Il nucleo femminile, in seguito all’ entrata dell’ anterozoido nell’ uovo Y presenta delle modificazioni, ehe io non ho potuto seguire in tutti i ‘particolari, che portano alla formazione nel suo interno di otto fila- menti cromatici. Nel preparato disegnato a fig. 28, T. XVIII, il nucleo 3 femminile occupa la parte inferiore dell archegonio ed è di grandezza f presso che eguale, di pochissimo superiore al nucleo maschile. In on ` altro preparato, che disgraziatamonte mi si guasto, ho osservato i due nuclei sessuali a contatto l uno dell'altro, su eui il numero dei fila- menti era pure di otto e non era possibile distinguere per grandezza ` il nueleo femminile dal masehile. Io non ho avuto la fortuna di osser- ; brionale al quale essi danno origine, lo prova il fatto che nei nuclei - ehe sono derivati dalla divisione del nucleo embrionale ho contato s dici filamenti, un numero doppio cioè, di quelli contenuti in ciaseu nucleo sessuale. Tale è appunto il numero dei filamenti che costitui scono la Placca equatoriale dei nuclei in discussione rappresentati. fig. 39, T. XVIII. Siccome per legge generale i nuclei secondarii. co tengono un egual numero di filamenti del nucleo dal quale prove gono, deve ammettersi che il nucleo embrionale presenta un nume doppia. di filamenti di quelli ‘osservati nei nuelei sessuali. APPUNTI SULLO SVILUPPO DEGLI ORGANI SESSUALI, ECC. 421 % * * L4 * Questo é nel processo di fecondazione della Ziella;le mie osservazioni, sebbene quanto ho osservato nello sviluppo degli organi sessuali e incomplete, vengono a confermare nelle Crittogame alcuni dei fatti os- servati nel processo fecondativo delle fanerogame, e ci portano alle seguenti conclusioni : 1. Il processo di divisione nucleare che si osserva nella formazione delle eellule madri degli anterozoidi corrisponde nei suoi tratti prin- ` eipali a quello che si verifica nelle Fanerogame. .2? Il numero dei filamenti nucleari si mantiene nelle successive di- visioni delle cellule dell' anteridio destinate alla formazione delle cellule . madri degli anterozoidi costantemente di otto. " 3.° Nei nuclei delle cellule madri destinate a irasformarsi in ante- rozoidi si osservano pure otto filamenti. ois 4.° La fusione dei filamenti nei loro nuclei avviene quando questi . — hanno già subito una considerevole riduzione di grandezza e comin- ciano a curvarsi per formare il corpo dell'anterozoido. _5.° L'anterozoido penetrato nel citoplasma dell’ oosfera aumenta con- siderevolmente di volume e dà luogo alla formazione del nueleo ma- . schile nel quale sono evidenti otto filamenti. 2 I ? Nel nucleo dell’ oosfera dopo I ontrata dell’ anterozoido si rendono pure evidenti otto filamenti. 7.° I due nuclei sessuali presentano presso a poco le stesse dimen- sioni ed un egual numero di filamenti. Dt 8.° I nuclei secondarii provenienti dalla divisione del nueleo della cellula embrionale offrono sedici filamenti, in numero doppio, cioè, di quelli presentati da ciascun nucleo sessuale. Roma, Novembre 1890, O. KRUCH ; SPIEGAZIONE DELLE FIGURE (4) DELLA Tav. XVII. Fig. 1,2,3,4e5. Diversi stadii di sviluppo dell'anteridio: o cellula che fa parte del tessuto dell'ala, b cellula destinata alla formazione del peduncolo, e e d cellule provenienti da divisione per mezzo di un setto trasversale della cellula madre del ct. dell'anteridio. — Da preparati colorati con saf- franina. Ob. F. Oc. | Ce 6-16. Diversi stadii s processo di divisione nucleare delle cellule; del $t . corpo dell’ anteridio (Imm. !/,, Oc. 2.) $ 6. Cellule di un giovane anteridio con nucleo nello stadio di fitto go- — Y x es » 7 ed 8. Nuclei al principio dello stadio di lasso gomitolo. 4 9. Nucleo allo stadio di fitto gomitolo, nel quale gli otto filamenti si di- È spongono a costituire la placca equatoriale. "A 10. Placca gine vista da uno dei poli del à vi si osservano otto . filament ! 11. Placca sene vista lateralmente. 1 e » 12..I segmenti secondarii si sono allontanati ddl piano equatoriale ed hanno | È raggiunto i poli del füso mantenendosi distinti gli uni dagli altri. 3 13, 14 e 15. I segmenti secoadarii si raggruppano ai poli e comincia ad. 3 apparire la parete. | 3 16. Nuclei secondarii allo stadio di lasso gomitolo. 17-21. Stadii di sviluppo dell’ archegonio (Ob. F. Oc. 2.) 17. Giovane archegonio in sezione ottica. » 18, 20 e 21..Stadii più avanzati. » 19. Archegonio i in via di sviluppo, nel quale la cellula canale del ventre? si è da poco tempo separata dall’ oosfera. Il nucleo della cellula a= nale, fratello a quello dell’ oosfera, è ancora ben distinto. Da prepa- | rato colorato colla saffranina (mm 1. Oc. 2.) » 22. Archegonio maturo che sta per aprirsi. Nel ‘cordone gecteteg | ‘occupa la cavità del canale sono ancora evidenti i resti dei nuclei appartenenti alle cellule interne del canale. Da preparato colorato colla saffranina. (Ob. F. de. 2.) Y xo Y L4 v x Y TAVOLA XVIII. Le figure rappresentate in Lë tavola sono tutte, eccetto la fig. 29, Sa coll’ obiettivo Imm. !/,, Oc. 2, eis Fig. 23. Oosfera spenti Dee nel citoplasma della quale si oss -—__——r_———_————__—_——€ EH ui : : č y) Si Tutti i disegni furono fatti colla camera lucida d'Abbe, microscopio . Fig. 24, 25,26, 27 & 98, Stadii w processo . PUT dell’ oosfer ra. l E yt OE » 24. Oosfera. nella parte dos della quale si Osserva un anterozoido TAG a pena entrato : 25. L'anterozoido è in via segmentazio 26. s bar dell' ein accenna a dividen travorsalmento i in 4 pei... E rmato in un. SEN nel T nifesti "d flamonti; il nucleo à dell oosfera presenta. pure, otto | | (0 Kritische Unter px ; ascriversi ad alcuna delle due specie citate. Riserbandomi di occuparmi. giehe che la presenza di questo parassita determina sull'ospite. Ilfungo | ten Baumkrankheiten. Aus dem Jah lichen Anstalten VIII. Hamburg 1890 Sopra un caso di deformazione ((Scopazzo) dei rami dell'Elce. | — Nota preliminare del Dr. O. Krucn. Tra le numerose specie del genere Taphrina che vivono parassite sulle Dicotiledoni delle quali ultimamente il SADEBECK (1) ha fatto un < elenco completo, non ne ho trovato citata alcuna vivente sul Quercus Ilex. Ivi sono ricordate la 7. coerulescens vivente sul Quercus pu- 3 bescens Willd e sul Q. robur e la T. Quercus Cooke, sul Q. cinerea. ra La specie di Taphrina che io ho avuto oceasione di osservare sulle foglie dell'Elee, sull’abbondante materiale raccolto dal sig. Prof. Cuboni | in Albano Laziale nel mese di Giugno delt anno corrente, e su altro — raccolto più tardi, nell'Ottobre, dal sig. Prof. Pirotta a Spoleto, non è da y in seguito dell' esatta determinazione della specie e ‘di altre questioni 4 inerenti alla sua biologia, quando potrò avere a mia disposizione nuovo "7 materiale fresco, mi limito per ora a riunire nella ` presente nota al- 2 cune osservazioni che più che altro riguardano le apparizioni patolo- : in questione appartiene infatti a quella eategoria di specie di Taphrina, 3 provviste di micelio ibernante, che determinano, ‘sui rami attaccati A quelle speciali deformazioni che sono comprese dai forestali tedeschi | sotto il nome di Hexenbesen, Donnerbesen e da noi indicate.col nome di Scopazzi. | Nel materiale raecolto nel Giugno i rami attaccati si distinguon anche a distanza da quelli: normali perchè forniti di più ‘abbondante fogliame di un colore verde pallido passante al giallognolo, che si stae dal fondo verde cupo formato dalle foglie normali. Noi rami co n A rsuchungen über die durch Taphrina-Arten hervorgeb rbuch der Hamburgischen Wissens v3 SOPRA. UN CASO DI DEFORMAZIONE, ECC. 425 dal parassita le ramificazioni sono non solo più abbondanti che in quelli sani, ma, in parecchi casi, molti dei rami presentano delle bru- .sche curvaturé, delle ripiegature a gomito e talora anche un marcato geotropismo negativo. Le dimensioni trasversali dei rami affetti dalla malattia sono, in parecchi casi, un poco superiori a quelle del ramo dal quale nascono; in generale molto più grandi dei rami sani dello - stesso ordine che si inseriscono su di esso. Molti dei giovani rametti dell'annata, provvisti di abbondante fo- ‘gliame che fanno parte di un sistema di ramificazione infetto, offrono ` per un piccolo tratto alla loro base un rigonfiamento, la circonferenza del quale raggiunge circa il doppio di quella del ramo sul quale sono inseriti; la sua periferia è segnata da numerosi cerchietti rilevati che segnano i luoghi di inserzione di numerose ges e foglie ora scomparse. La maggior parte dei Pai non è saldamente attaccata al ramo . che li porta, ma basta un piccolissimo sforzo per staccarli. Lo studio di una serie di tagli trasversali che proceda dal punto di inserzione di uno di questi rami verso l'alto, dimostra che, alla base del ramo, si trova una zona di minore resistenza che ne rende facile il distacco. Il sistema meccanico che provvede alla solidità dei rami è rappresen- tato da due tessuti: il libroso ed il libriforme. Il primo si trova disposto P ‘sotto forma di cordoni all’esterno della porzione cribrosa dei fasci della cerchia, il secondo nello xilema prodotto dall’ attività cambiale. Sic- come i fasci fibrovascolari si trovano a brevissima distanza l uno dall’ altro i cordoni librosi vengono a toccarsi ai loro lati ed a costi- tuire, nella maggioranza dei casi, un anello quasi chiuso alla porum i H ` del cilindro centrale. Or bene ia una sezione praticata alla base dei rametti sopra ricor- S 4 dati, si osserva che la cerchia non è sempre continua, ma frequente- . mente interrotta dall'uscita di fasci fogliari ‘o bratteali, perchè quivi si |> inseriscono numerose brattee e foglie a brevissima distanza l'una dal- "Se T3 dies ne risalta rie a MORE i cordoni sani vengono a tro- O. KRICH Se a questo si aggiunge ‘che gli elementi costituenti i cordoni librosi < non sono a parete considerevolmente ispessita come nelle porzioni superiori del ramo e che il libriforme è. poco sviluppato ed in- tramezzato da abbondante parenchima legnoso, sarà facile il com- prendere che questo tratto della porzione inferiore del ramo deve ` presentare una minima resistenza in confronto alle porzioni elevate, perchè quivi è minimo lo sviluppo del sistema meccanico. In molti dei , rametti ora ricordati, alla debolezza del sistema libroso della loro base . è ovviato da abbondante formazione di xilema che viene a riunire i fasci fra di loro ed a rendere cosi più salda l' inserzione del rametto, che allora può persistere. Se si eccettui questa. particolarità e la presenza del micelio nelle - loro più giovani regioni, la struttura dei rami infetti corrisponde gi quella dei rami sani. In essi però, oltre che una più abbondante rami- ficazione, si osserva pure una produzione di foglie e di brattee più copiosa che nei rami normali. 4 Le foglie degli scopazzi differiseono da quelle sane oltre che per i colorito verde pallido traente al giallognolo e per minore spessore, an che perchè non offrono una consistenza quasi cartacea come le foglie perfettamente sane, ma sono di queste molto più flosee. La loro la- mina nón è, di regola, piana, ma presenta qua e là delle bozze spor- genti sulla pagina superiore ed i margini mostrano una certa tendenza . ‘a ripiegarsi verso la pagina inferiore. Esse sono comunemente di à mensioni in superficie inferiori a quelle delle foglie normali e, eon queste, di varia forma, a margini intieri o dentati. La presenza del micelio sulle foglie ammalate determina, oltre el le differenze esteriori alle quali ho accennato, anche delle modificazio nella loro struttura. Nelle foglie sane l'epidermide della pagina superiore è costituita | X cellule la cui parete esterna è considerevolmente ispessita; quest esternamente limitata da una cuticula alla quale seguono degli s eutieularizzati. La parete esterna delle cellule dell’ epidermide del S pagina inferiore è meno ispessita che quella della pagina superior ee. è provvista di numerosi 2s ciato pluricellulari posti a br » v SOPRA UN CASO DI DEFORMAZIONE, ECC. A21 distanza gli uni dagli altri ed intrecciantisi fra di loro in modo da costituire una specie di feltro che si estende in tutta la pagina inferiore. Il mesofillo è costituito di regola di due strati di cellule a palizzata ai quali fa seguito il tessuto laeunoso che pero, nella maggioranza del casi, non è nettamente caratterizzato come tale. I cordoni vascolari ` che percorrono il mesofillo sono protetti, verso la pagina inferiore, da un robusto cordone di libro e verso la pagina superiore da una guaina | meccanica che circonda la porzione vascolare, robusta quanto la librosa. Gli elementi meccanici sono a parete considerevolmente ispessita e gli elementi che si trovano tra i più esterni di essi e le due epider- midi sono pure a parete ispessita e contribuiscono con essi ad adem-. piere alla funzione meccanica. -Nelle foglie infette l'epidermide che ricopre la pagina superiore non ha subito modificazioni, ma solo qua e là si osserva, al di sotto della cuticula, qualche ifa del micelio. Sulla pagina inferiore il numero delle - formazioni pelose è di moltò inferiore a quello che si riscontra sulle sane, e la parete delle cellule epidermiche è meno ispessita che in esse. Mancano gli strati cuticularizzati; alla cuticula seguono direttamente gli strati di ' cellulosa. In una sezione trasversale si osservano al di sotto della cuticula riumerosi filamenti del micelio che si presentano sotto forma di piccoli cer- chietti disposti di preferenza in corrispondenza alla parete di divisione di a D D E * e D H | due cellule epidermiche, e numerosi aschi, seguentisi a breve distanza gli uni dagli altri sporgono fra le rotture della cuticula sulla superficie foglia- re. Mentre nelle foglie sane le cellule epidermiche offrono in sezione trasversale la forma di un rettangolo, colle dimensioni maggiori nel senso del piano della lamina, in quelle affette dal parassita. si nota una distensione ossia un aumento delle loro dimensioni, nel senso nor- male alla superficie della foglia. Negli elementi del mesofillo i granuli di clorofilla si trovano in numero ` considerevolmente inferiore che in quelli delle foglie sane; gli elementi meccanici del sistema vascolare offrono le pareti leggermente ispessite ` ed in molti casi manca la differenziazione in elementi meccanici delle cellule che si trovano tra i cordoni vascolari e l epidermide. BL formazione. ES aschi del fungo ha luogo soltanto sulla pagina — - un’ epidermide. E quindi facile constatare la sua presenza nell epider- . mide del pieciuolo ed in quei giovani rami nei quali l'azione del fel- | eelio scorrono in generale in Daag E alle pareti trasversali. O. KRUCH ~ inferiore delle foglie; essi non si sviluppano in un dato punto della superficie fogliare a preferenza che in un altro, ma appariscono uni- formemente distribuiti, preferibilmente però in corrispondenza ai tratti di mesofillo che sono compresi fra le maglie dei cordoni fibro-vascolari che innervano la foglia. Dal materiale raccolto nel Giugno tutte le foglie osservate presen- tavano il fungo fruttificato. Avvenuta la sporificazione le foglie, ri- dotte a mal partito dal lungo soggiorno del parassita, non possono più continuare à funzionare e si distruggono. Ne viene quindi che i rami osservati a stagione più avanzata, quali quelli raccolti ai primi d'Ot- tobre a Spoleto, offrono completamente l'aspetto invernale di una pianta a foglie caduche. Solo alcuni dei giovani getti mostravano la loro estremità provvista di qualche fogliolina; la maggior parte di queste presentavano qua e là qualche asco che sporgeva al di sopra dell'epidermide della pagina inferiore, ma il loro numero ‘era minimo in confronto a quello che si osservava nell'estate. Il micelio vi era abbondantemente diffuso al di ‘sotto della cuticula e le formazioni pelose vi erano più abbondanti che in quelle raccolte nel Giugno. È quindi lecito conchiudere che, seb- bene il periodo vero della fruttificazione del parassita sia al principio E dell'estate, esso può continuare a fruttificare anche a stagione più . avanzata. Da quanto ho detto risulta che l'azione del fungo si riduce più che altro ad un raecorciamento del periodo vegetativo del ramo colpito; mentre esso infatti da una parte determina una più abbondante ra- — mificazione ed una più copiosa formazione di foglie, dall’altra influisce sulla durata della vita di un organo, della foglia cioè, rendendola in- A feriore al normale. i Il micelio del parassita oltre che al di sotto della cuticula nel lembo fogliare, si osserva pure in tutti gli altri organi che sono limitati da logeno non ha ancora allontanato il tessuto epidermico. Le ife del mi- SOPRA UN CASO DI DEFORMAZIONE, ECC. . 429 delle cellule epidermiehe in modo ehe in sezione trasversale dell' or- gano colpito, esse si osservano quasi sempre in corrispondenza alla parete di divisione di due cellule epidermiche. Le dimensioni delle ife del micelio sono molto piccole, ed in sezione trasversale si presen- tano sotto forma di cerchietti limitati da una parete piuttosto robusta i quali, sempre ricoperti dalla cuticula, fanno in molti casi salienza più o meno marcata sulla ‘superficie dell’ epidermide. La diffusione della malattia oltre che per mezzo delle spore che vengono disseminate colla rottura dei numerosissimi aschi si fa in special modo per mezzo di un micelio ibernante. Alcuni fatti quali quelli offerti dalla distribuzione stessa del fungo che colpisce comu- nemente soltanto determinati rami di una data pianta, il trovarsi tutte | le foglie di questi rami- colpite dal fungo, e l' essere esso infine, al- l'epoca della fruttificazione uniformemente distribuito sulla pagina inferiore della foglia, ci costringono ad ammettere quasi a priori le- | sistenza di un micelio capace di svernare. Quale sia il’ luogo nel quale questo avvenga è facile constatare. Osservando ì rami alla fine del periodo: vegetativo si verifica che il micelio non si osserva che nei getti giovani nei quali il periderma non si è ancora sviluppato, e nelle gemme; appunto in queste si deve ritenere che il micelio sverni. Egli è infatti facile di rintracciare al di sotto della cuticula nel corto asse della gemma e nelle giovanissime foglioline, nelle quali è appena in- cominciata la differenziazione vascolare della nervatura mediana , la | presenza di un micelio. Questo, quivi appena abbozzato, segue mediante numerose divisioni, —. . allungandosi e ramificandosi, l'accrescimento della giovane foglia in modo — . : . dá costituire al di sotto della cuticula una vera rete di filamenti micelici. to è | L'accrescimento puramente vegetativo del fungo si continua finchè — la-foglia si è completamente differenziata; allora solo si può verificare ` © la formazione delle ife fertili e quindi degli aschi, che, rompendo la x cuticula della quale sono ricoperti al principio di loro formazione, ven- gono a sporgere liberamente sulla superficie della foglia. ` basi Sm P presenza del parassita su di un ramo o sistema di rami pub, a mezzo del mieelio ibernante, continuarsi per più di un anno: nei piü i sc pazzi sa si mia Lage l'età RI ramo p neipale non superava i tre anni. ^ | Ricorderò infine come il fatto che il micelio si mantiene sempre. d ttocuticulare, non penetrando mai nè fra le cellule epidermiche, nè fra quelle’ di più interni tessuti, e che esso viene quindi nei rami adulti i © allontanato , dall’ attività del fellogeno, se da una parte dimostra che ETH questi non si può manifestare l’azione del parassita in via di- P re aa ci offre un hice ue per combattere la pasan: per alienante! (pm Se 3 ali ibernante ed impedire ` adi i ulteriore icu della malattia. i SS dE della R. Stazione di Patologia Vegetale, ^ pa SCH 1890. . .. Sul sistema secretore delle Papilionacee. — po preliminare X di P. Baccarini. In una nota letta di recente alla Società botanica di Francia, il sig. Paul Vuillemin, tra le altre osservazioni, ne comunica alcune che riguardano l’apparecchio secretore interno delle Leguminose. Siccome da qualche tempo, benchè sotto un altro punto di vista, io pure mi occupo di questo argomento, credo opportuno di riferire alcuni dei risultati sinora ottenuti, non fosse altro per prenderne atto. Quest’ apparecchio è nella maggioranza dei casi costituito da elementi tanniferi, i quali talvolta per la loro forma e dimensione appena si distinguono da quelli vicini, come ad es. nel Cercis Siliquastrum, dove il contenuto risulta di tannino non associato ad altré sostanze: ma nella maggioranza dei easi invece da idioblasti e da tubi che conten- y “gono il tannino associato ad una sostanza di. natura non ancora ben definita e di aspetto gelatinoso. Di questo modo è formato l apparec- | chio 'seeretore della Wisteria sinensis, del quale mi son altre volte occupato, e d'un gran numero di altre Leguminose. Questi elementi speciali, la eui distribuzione nel corpo della pianta à sommamente interessante, formano nelle foglie e nel fusto (dei quali solo intendo per ora discorrere) due sistemi principali, e cioè: uno ‘costituito da elementi tubulosi più o meno lunghi che accompagnano il legno ed il libro dei fasci nel loro decorso, ed un altro costituito ‘da idioblasti ‘sparsi tra. le cellule della corteccia e del parenchima fogliare. I tubi del legno stanno costantemente ed esclusivamente alla peri- ollo, aggruppati più o meno regolarmente intorno all'apice olo legnoso di ciascun fascio; quelli del libro, ora - feria del mid Ge vascolare, del triang sono addossati sul Jato interno degli archi di libro duro, ora ne sono separati da un sottile straterello di cellule cambiformi, ora stanno osi, ed ora veugono respinti di fianco al fascio ` frammisti ai tubi E SUL SISTEMA SECRETORR DELLE PAPILIONACEE | ` 431: # 4 e quasi esclusivamente SECH alle costole collenchimatose sporgenti $ si pa lati. z ramo. lari: ad es. nel pee UMS qm cretica, dell Arachis una, : P. BACCARINI * d 25 » ^" 1 È; d y Y a ` di libro, in modo da fronteggiare i raggi midollari, come ad es. nel- ‘Y Ebenus cretica e nell Hedysarum coronarium. Il loro numero ed il loro aggruppamento variano a seconda della specie e della robustezza del fascio; e va da sè che gli elementi ‘tubulosi del legno caratteriz- ‘zano soltanto il legno primario; quelli del libro in molti éasi sono ca- ratteristici anche essi solo del libro primario, come ad es. nel Desmo- dium gyrans, nel Lotus corniculatus, ece., mentre in altri si formano ancora nel libro secondario, come nella Wisteria sinensis, floribunda e nella Robinia pseudoacacia, ed allora si dispongono in serie alter- nanti regolarmente colle placche di vasi cribrosi. La gran maggioranza delle Leguminose fornite di apparecchio se- cretore possiede tanto i tubi del legno, che quelli del libro, come ad es. la Dioclea Jacquiniana, Apios tuberosa, Lotus corniculatus, " Onobrychis viciaefolia , Robinia pseudoacacia , Sophora japonica , Phaseolus Caracalla, Dolichos Jaequinianus , D. Lablab., D. lignosus, Cajanus indicus, Pueraria Thunbergiana, Wisteria floribunda, Des- modium. viridiflorum, Kennedya macrocarpa e pubescens, Hedysarum coronarium, Ebenus cretica: altre posseggono i tubi speciali solo nel. libro, come la Erythrina cristagalli, insignis e viarum, il DE o. penduliflorum e gyrans, il Melilotus alba, ecc., ed altre infine. sol- ` tanto i tubi del legno, come la Amicia Zygomeris, la Nissolia fruti- .. cosa; Y Arachis hypogaea, Y Aeschynomene ‘indica, e la Coronilla vera. Il secondo sistema di elementi speciali, è, come si è detto, formato da idioblasti sparsi nella corteccia dei rami o del pieciuolo fogliare, e nel parenchima della foglia. Quelli della corteccia si possono distin- S guere come già nella Wisteria in transitorii e definitivi; i primi dei | quali non presentano che di rado una distribuzione regolare, ma si aggruppano soltanto alquanto più fittamente sul dorso dei fasci: H i secondi invece affettano per lo più delle disposizioni abbastanza rego- - d IE È SUL SISTEMA SECRETORE DELLE PAPILIONACEE 433 DN povera di questi elementi della corteccia; cosicchè la Wisteria sinen- sis e floribunda sono, sotto questo rapporto, le due specie meglio fornite. = .. Molto più interessanti sono invece gli elementi speciali del paren- chima della foglia, sia per la loro forma, che per la loro struttura e disposizione. Accanto ad un certo numero,di specie che posseggono dei gruppi di cellule a palizzata o spugnose funzionanti temporanea- SZ mente da cellule secretrici, come nelle Wisteria ve ne hanno altro che In una prima serie di Papilionacee, quali la Kennedya macrocarpa, il -Desmodium gyrans, Y Apios tuberosa e la Dioclea Jacquiniana, ecc., ` esst formano un piano quasi continuo di grosse cellule ramose schiac- 2 eiate parallelaménte alla superficie fogliare, ed interposto agli ele- ` menti del tessuto spugnoso, in modo da dividerlo in due strati, uno sovrapposto e l'altro sottoposto a quello di elementi speciali. La strut- tura cellulare, in certi casi come nelle Kennedya pubescens, non vi è più riconoscibile; in altri persiste sempre molto evidente, ma il nu- cleo ed i eromatofori sono molto più minuti che nelle cellule vicine, e probabilmente inattivi come quelli delle cellule epidermiche. Cza in altre Papilionacee questi elementi stanno immediatamente al di- sotto della epidermide delle due pagine della foglia: ora rieoprendo ; tessuti del mesofillo di una guaina quasi continua come nell’ Ebenus | cretica, ora inframmettendosi ad essi come ad es, nella Onobrychis vi- ciaefolia, nella Robinia pseudoacacia, nella Arachis hypogaea, nella. Coronilla vera e stipularis e nell’ Hedysarum coronarium , ece. Gli elementi sottoposti all'epidermide superiore hanno per lo più la forma - : di grosse cellule coniehe od a forma di chiodo appoggiate sulla epi- dermide stessa, e spingentisi attraverso il palizzata verso il centro della foglia fino a toccare coll'apice la guaina dei fasci: ora sono radi e separati tra loro da larghe placche di palizzata normale; ora (ma più di rado) così numerosi e fitti da toccarsi per la base, come ap- punto nell’ Hedysarum coronarium e nell'Ebenus cretica, dove il palizzata non giunge che per eccezione fino all epidermide, ma per Jo più si appoggia sui fianchi stessi degli elementi speciali. SE Malpighia anno IV, vol, IV. cui ^ E La maggior parte delle Papilionacee esaminate però è abbastanza .. posseggono degli elementi definitivi con forma e disposizione costante. ` Po P. BACCARINI .— Quelli ricoperti dalla. epidermide inferiore sono irregolarmente ra- mosi, a rami corti e grossi, schiacciati parallelamente alla foglia e molto più grandi delle cellule dello spugnoso. Tanto gli uni che gli altri presentano però, per quanto riguarda la forma, la struttura ed il contenuto, numerose variazioni delle quali terrò conto nella me- moria dettagliata. Un’ ultima serie di Leguminose infine, rappresentata principalmente dalle Erythrina viarum, insignis, e cristagalli, oltre agli elementi speciali inframmezzati al palizzata, ne possiede uno strato che scinde in due piani il tessuto spugnoso, come avveniva appunto per la Ken- nedya, il Desmodium ecc. ecc. sopracitati. Non tutte le Papilionacee esaminate posseggono questi elementi spe- ciali della foglia; ma un buon numero di esse ne è affatto priva, tali _ sono la Sophora japonica, Y Amicia Zygomeris , il Phaseolus Cara- calla, il Dolichos Jacquinianus, la Nissolia fruticosa, il Cajanus in- dicus, la Kennedya pubescens ecc. ecc., le quali d'altra parte posseg- gono il sistema, di tubi speciali nel cilindro centrale, ed anche cellule secretrici nella corteccia: non ho però ancora trovato alcuna specie, se non forse una Coronilla indeterminata, la quale possegga i soli e- lementi speciali del parenchima fogliare mancando di tutti gli altri. Per quanto riguarda la natura del contenuto e le sue reazioni micro- chimiche vi ha una prima serie di piante per le quali posso, almeno fino ad un certo punto, riferirmi a quanto ho già esposto per la Wi- steria sinensis; tali sono ad es. la Wisteria floribunda, Y Amicia Zy- gomeris, le Kennedya, Y Ebenus cretica, la Coronilla, i Desmodium ecc., | in altri casi però la struttura cellulare persiste evidente, anche nei tubi del fascio, talchè sotto la sottile membrana dell'elemento spe- ciale si può distinguere un sottile estrato protoplasmico col nucleo, od i nuclei, se il tubo è formato dalla fusione di più cellule. Anche i | eromatofori vi sono nettamente visibili, però appaiono sempre più mi- nuti che nelle cellule vicine e sono probabilmente inattivi. In questi. = easi però l’attività secretrice degli elementi speciali è stata molto de- ` bole fin dal principio, ed il contenuto e molto liquido, reagisce debol- ft mente, o non reagisce affatto. Tale è appunto il caso delle Erythrina, dei Phaseolus , del Lotus corniculatus , del Melilotus alba, ecc. ecc. SUL SISTEMA SECRETORE DELLE PAPILIONACEE Una seconda serie di Papilionacee possiede un contenuto a reazioni nettamente distinte da quelle del gruppo precedente. Anche per esse mi riporto intieramente alla memoria dettagliata. Nella grande maggioranza dei casi tutti gli elementi dei diversi si- stemi che la pianta possiede reagiscono allo stesso modo ; ma non man- cano esempii in cui si comportino diversamente. Così nello Apios tu- berosa i tubi speciali dello xilema contengono una sostanza che rea- gisce al modo della Wisteria sinensis; ma quelli del floema reagiscono in modo affatto diverso, non sono tanniferi e contengono una sostanza ee di natura probabilmente resinosa: nell Hedysarum coronarium gli ele- menti speciali della corteccia e del parenchima foliare reagiscono come . Je mucillaggini propriamente dette: cioè il loro contenuto si rigonfia > nell acqua, e si colora in bleu col clorojoduro di Zinco; i tubi del | fascio invece sono tanniferi come nella Wisteria. Credo superfluo il distendermi per ora in ulteriori particolari e lo scusarmi di non aver tenuto conto in una comunicazione affatto pre- - liminare, come questa, della letteratura dell’ argomento. D i Ras segne Dr MERKER. Gunnera macrophylla Bl. — Flora oder All. Bot. Zeitung. Fase. III. 20 luglio 1889, pag. 211, (con tav. TIEREN | In una nota, al prineipio del lavoro, il prof. K. Goebel avverte che, impres- sionato in uno stadio intrapreso in Giava, dalla eterogenità della struttura ` “anatomica della Gunnera macrophylla i in rapporto alla 'G. scabra, ha incaricato i signor. Merker di ricerche più esatte, di cui pubblica i risultati. sè sig. Merker comincia coll'avvertire che la famiglia delle Gunneracee, posta tdi “Endlicher, è interessante per diversi fenomeni morfologici, per la strut- d vimm e per la particolare simbiosi col Nostoc. Reinke dà un' ampia | descrizione della G. scabra, ma questa manca per altre specie, ed anche nens Se i m stessa G. scabra, puts z Mores ES ging del percorso Sek eee vi ong r A. dopo aver descritto minutamente, dal se dis vista. sistematico 3 tanto il fusto che il fiore della G. macrophylla, ER aver notato le differenze princi- pali con la G G. scabra, divide il suo lavoro in cinque parti, riguardanti : 1. la struttura del fusto; 2." il percorso dei singoli fasci; 3.° Ia struttura generale ` del fusto; 4." la fine struttura anatomica dei singoli fasci; 5.° i colleteri e le glandule del fusto, come pure la simbiosi col Nostoc. rezza 1 diversi d percorsi che fanno nel fusto della G. macrophylla i n ed irregolari fasci conduttori, i quali si riducono ad essere tutti traccie gliari. Rispetto alla struttura anatomica sono collaterali, o bicollaterali, o con- centrici; manca traccia di cambio, per cui non esiste aumento in spessore. E causa della jo door anatomica le nat SI € Gunnera Ka : EES A eeh, : (IRIS SZ RE Sd a È CRE 5 7% ‘ | RASSEGNE | quee a CR v^ gi: sono avere solo traccie fogliari, oppure traccie e fasci proprî del fusto. Fra le dicotiledoni munite soltanto di traccie, alcune le hanno disposte in un cer- chio all'entrata nel fusto, altre invece in una rete diramata verso tutte le direzioni. A quest'ultimo gruppo appartengono le Gunneracee insieme alle Ninfeacee e ad alcune specie di Primula, sebbene vi siano fra queste piante notevoli differenze anatomiche. Per ciò che riguarda la posizione, le Gunneracee hanno parentela genetica con le Umbellifere e con le Araliacee, e possono venire interposte fra le vere ` Haloragidacee e 1 Hippuris. Il genere Gunnera, per la sua anatomia e per E: la grande differenza fra le due specie scabra e macrophylla, mostra di essere molto vecchio. Molto interessanti sono pure gli organi secretori, che dal Reinke, per la Po scabra, furono divisi in tre specie: lacinie fogliari , colleteri, ghiandole | del fusto. La G. macrophylla ha ugualmente le medesime soría, con qualche diversità, ‘nondimeno, mancando foglie viventi di questa pianta, sono stato fatte ricerche di controllo sulla G. scabra, e risultò che nelle lacinie sì trova una secrezione di mucilagine, la quale proviene dagli spazi intercellulari del E parenchima a cellule fine e dagli stomi. I colleteri sono organi secretori che si trovano tanto nell' orlo che nel lembo della foglia; hanno forma globulare, e sono composti di cellule a ventaglio, : piene d'un contenuto denso, d'una mucilagine che poi vien fuori per la rot- tura che essa stessa, gonfiandosi, produce nella cuticola. I colleteri si trovano Lo | anche : nella. G. scabra, ma in parte essi differiscono per forma e per posizione i S da quelli della G. macrophylla. I colleteri cessano d'essere attivi appena la po foglia sì dispiega ed invecchia. - d i Le glandole del fusto sono ho: esse organi secretori di mucilagine, che Si provengono dal meristema dell'apice vegetativo contemporaneamente alle fo- . glie. Ciascuna glandola è è composta di parecchi lobi, percorsi scambievol- S mente al tannino, ed è attraversata da molti filamenti di Nostoc; questi però SS mancano quando la glandola è ancora coperta dell’ epidermide. Sebbene abbia d la più grande somiglianza col Nostoc lichenoides trovato da Janczewski nelle | foglie di Blasia e Anthoceros, pure non fu ritenuto uguale dal Reinke, che lindieó come. specie propria col nome di Nostoc Gunnerae, nome che ritiene ‘anche TA., senza però pronunciarsi sul suo valore specifico. La penetrazione s filamenti de Nostoc- avviene attraverso i canali mucosi, essi prendono mente da. canali mucosi. La mucilagine è tenace, trasparente , reagisce forte-. RASSEGNE possesso degli à spazi liberi lasciati dall inviscidamento delle cellule glandolari , -. e si spingono negli spazi intercellulari del parenchima vicino alla glandola. Le | pareti delle cellule a cui si sono accostati i filamenti di Nostoc non reagiscono Bh più col cloruro di zinco jodato, esse finiscono col dissolversi, e il Nostoc, pe- | netrato nell’ interno della cellula, presto la riempie sciogliendo anche l'amido ivi contenuto, e seguendo la sua opera distruttrice, forma delle grosse co- - lonie, che nella G. macrophylla vanno attraverso l'intera corteceia, fino ai gruppi dei fasci piü estremi. Nell’ ao del fusto non furono trovate colonie di Nostoc. Dalle osservazioni id: Reina ul G. scabra ; e da quelle dell'A., risulta che. il Nostoc Gunnerae non solo usa delle piante di Gunnera come domicilio conveniente a lui in modo speciale, ma che vive anche a spese del nutrimento . e d'una piccola porzione dell’ ospite stesso; sicchè potrebbe quasi formare il confine tra il vero parassitismo e una sorta di commensalismo. "KAN 7 L: MARCATILI. ek ZON AE ` Nzvnavss (D. Bern), Lehrbuch der Mikrophotographie — 1 vol. in 8? gr., pp. XI + 272 (con 61 incisioni in legno, 4 auto- tipie, 2 tavole in fototipia ed una fotoincisione). — Braun- schweig, Harald Bruhn, 1890. Non appena fu reso pubblico il processo di DAGUERRE per la produzione di . immagini mediante la luce, si pensò, osserva giustamente l’ A., a trarne profitto. - per la Microscopia, valendosi del microscopio solare. Ed oggigiorno che l'arte. fotografica ha preso lo sviluppo a tutti noto non solo, ; ma si può dire che. ‘siamo i in un periodo di vera mania fotografica, è ben giusto e doveroso che. la scienza cerchi di trarne, come ha fatto, il maggior profitto. Se ne sono av- 7 vantaggiate, fra le altre, quelle scienze che serutano gli oggetti all’ occhio . : nudo invisibili, o per troppa distanza o per troppa piccolezza, l' Astronomia e. Ja Microscopia. La DIOU NEN (') ha quindi seguito i progressi della fotografia non solo, © Il nostro A. adotta la parola Mikrophotographie, ma stando all'etimoli ES adfelle pep: è pre corretto DIES e così dice la maggioranza degli ge solare e la lastra dagherrotipica; ma non bisogna dimenticare, dice l'A., che E 6 RASSEGNE ma siccome la riproduzione fotografica delle immagini microscopiche offre dt — ficoltà che non si incontrano nella fotografia ordinaria, il mierografo ha dovuto escogitare metodi speciali, che corrispondessero al suo intento. E nuovi metodi, e nuovi apparecchi fotomicrografici vengono continuamente = |. descritti nei periodici di micrografia, nonchè negli Atti delle accademie scien- E tifiche. Tra i periodici, basta consultare la Zeitschrift für wissenschaftliche EE Mikroskopie redatta dal Brurens ed il Journal of the Royal EE de Society di Londra, senza contare numerosi altri del genere. — 5 Ma veri trattati completi di fotomicrografia, dopo quello del MorressieR (La Ee Photographie appliquée aux recherches micrographiques, Paris, 1866), tradotto -~ anche in tedesco dal BENECKE, non ne sono comparsi altri. (Vedasi in proposito Em anche il citato Journal of the R. Micr. Soc., 1887, pag. 473). Giunge quindi opportuno il libro del D.” NeuHAUSS, del quale ci occupiamo. Nella prima parte del libro l'autore tratta dell'apparecchio fotomierografico, ci; ^. e comincia colla storia dei principali apparecchi immaginati e costrutti, da ` ? quello del farmacista Mayer di Francoforte s. M. (1844), ai più recenti e pe <<: fetti di Zeiss e di altri costruttori. ; SC Il primo tentativo fu fatto dal Donné a Parigi, nel 1840, col microscopio ; molto tempo prima della scoperta di DAGUERRE, Davy aveva tentato di pro- F durre immagini, per mezzo del microscopio solare, sulla carta bagnata d'una Rer soluzione di sale d’argento; egli però non conosceva il modo di fissare le im- Ze | magini. Ma il primo che applicò la camera oscura direttamente al microscopio z | ordinario fu il citato MAYER. € 3 Non seguiremo l A. nella descrizione dei singoli apparecchi, ma noteremo SU come gli apparecchi più comodi e più perfetti sono quelli orizzontali, per cui A il microscopio dovrà «essere da piegarsi ad angolo retto sul suo piede; l’appa-. recchio verticale, se applicato direttamente al microscopio lo danneggia col suo — peso, ed in ogni caso è incomodo per la osservazione, messa in fuoco, ecc.; E tuttavia in alcuni casi, quando cioè il preparato è di tal natura da non potersi — collocare verticalmente, è inevitabile l'uso dell'apparecchio verticale, che non" . dovrà però appoggiare direttamente sul microscopio, ma avere un sostegno pro- . prio. É poi necessario poter collegare. la camera oscura in modo stabile col tubo. del microscopio, pure permettendo a questo piccoli spostamenti per mezzo della | vite micrometrica; questa deve potersi manovrare a distanza, cioè mentre l'os- sorvatore ha l'occhio alla camera oscura. L' e più completo e San per- senza i dubbio quella ok di ZEISS, ma costa enormemente. . Egli co- siruisce peró anche dei modelli pià piecoli (cosi detti modelli FRANCOTTE). L'A poi trova che nei casi ordinarii si può far benissimo con un Dee ECKE che abbia il piede da piegarsi, applicandovi una camera oscura da N viaggiatori (Turisten-Kamera) del formato di 13X21 cm. Quanto al microscopio, una delle principali condizioni cui esso deve soddisfare ` ` È è che l'asse del tubo sia perfettamente perpendicolare al tavolino porta-oggetti, pasa senza di che la immagine può risultare metà nitida e metà confusa; e questa. | condizione sì verifica difficilmente nei microscopii non costruiti apposta per la S | fotomicrografia. Deve poi esser perfetta la vite mierometrica, e non avere il così detto passo-morto.. Sono da escludere i revolvers pel cambio degli ogget- divi, ‘e di tutti i sistemi il migliore è quello a slitta adottato dallo Zerss. È poi S opportuno. che il microscopio sia provvisto di un tavolino mobile (carretto), ed avere un cercatore o un apparecchio da contrassegnare i preparati. . Nella seconda parte si occupa del sistema delle lenti, cioé dell'oggettivo e dell’ oculare, Richiama le nozioni generali, riferendosi ai classici e recenti trattati di microscopia del DIPPEL e del BEHRENS, e tratta brevemente del- Y apertura, dei poteri risolvente, penetrante e di una. e dell' acroma- tismo, accennando ai nuovi sistemi; con lenti di esi i così i detti apocromatici . di Zeiss. M Per quanto riguarda È proiezione dell' immagine sono da e: molte cose. È necessario che il tubo del microscopio non sia molto stretto per evitare ` le riflessioni interne; si potrebbe proiettare l'immagine per mezzo del solo oggettivo, ma allora secondo la distanza della lastra da impressionare, bisogna. | variare la distanza dell'oggetto, e d'altra parte i buoni oggettivi sono corretti i S D per una data lunghezza di tubo, non solo, ma vanno accoppiati ai rispettivi ` È oculari, - se si vuole l'immagine perfetta. Di più, siccome per la fotografia è | estremamente necessaria la coincidenza dei fuochi ottico e chimico, gli ogget- ` tivi per scopo. fotografico si sogliono costruire apposta. E questi si possono ` usare anche senza oculare, purchè si proietti T immagine sempre ad una de- terminata distanza, corrispondente alla lunghezza del tubo. Per ottenere im ` magini a maggior distanza si sono usati varii cel ma oggigiorno lo Zeiss costruisce appositi oculari da proiezione. La differenza dei fuochi, chimico ed ottico, costituisce un problema diko grande. importanza in fotografia, oggigiorno felicemente risolto, ie ai recenti i prog fi ud dare dei Sistemi ottici, La terza parte tratta delle sorgenti luminose. La sorgente luminosa dovrà possedere una sufficiente intensità ed uno splendore uniforme, e sopratutto dovrà essere fissa. Si fa uso della luce solare, ed in tal caso occorre un eliostata. Le sorgenti artificiali possono essere : luce elettrica ad arco o ad . incandescenza, luce mediante la combustione di un metallo nell'aria o nel- = T ossigeno, luce prodotta dalla combustione di sostanze ricche di carbonio, . luce ottenuta mediante l’incandescenza (al calor bianco) di un metallo od | altro corpo. . La luce elettrica ad arco è ricca in raggi chimici, ma produce pure molto s . calore. Quello ad incandescenza si può oggigiorno ottenere con relativa facilità, ps es. mediante accumulatori, anche senza avere a disposizione una dinamo. uu? Una luce convenientissima, perchè intensa e ricca di raggi violetti ed ultra- ` violetti, è quella del magnesio, e l'A. vi dedica alcune pagine. È stato pure sperimentato l alluminio. Fra i corpi carburati dobbiamo sciegliere i liquidi. ed i gassosi, come il SE < etrolio ed il gas da illuminazione. Il petrolio dà una luce assai conveniente, ` E - perchè uniforme e fissa, ma è povera in radiazioni chimiche. Le diverse regioni ` della fiamma offrono diversa intensità, ma questo non fa danno, perché la parte di fiamma che viene utilizzata x è minima: Bisogna però disporre la lampada in E . - modo che la parte più luminosa della fiamma sia messa a profitto. PE im La fiamma del gas non offre grandi differenze con quella del petrolio; l'in- SE i densità luminosa dipende dalla lampada che si adopra; essa possiede però un ; di fetto che non ha il petrolio, es di non esser fissa; inoltre scalda un po' E troppo anche a distanza. ` È stata anche messa a profitto la luce di Bisio, ma la lore emessa della calce incandescente, che all’ occhio sembra tanto. bianca, è è in realtà ricca di raggi rossi e gialli, che per la fotografia non servono. | Lo zirconio fü pure messo a profitto per lampade ad incandescenza, ma le lampade a zirconio costano troppo. Il platino ha il difetto che manda luce eS eu mu eue. RABSNGNE- x "ed iniénds, 6 consumando 75 litri di gas all'ora, dà una luce della forza di 20 candele; (l’unità è una candela di paraffina di 12 al Cg.) (1). T La quarta parte è dedicata ai sistemi di illuminazione. Tratta dell’ illu- x minazione mediante specchio piano, specchio concavo e lente, ufficio dei dia- frammi, ece. L'A. condanna l'uso delle così dette lampade per microscopio , mediante le quali è soppresso lo specchio, il condensatore, ecc. Tra queste de- = scrive, e trova poco conveniente, l'ingegnosa lampada di Kocus-Worz, della — quale parlammo pure nella Malpighia, Vol. HI, pag. 270. L'A. tratta quindi ` dell' apertura del cono di illuminazione, e fa la storia degli apparati illuminatori, : fino ai più recenti condensatori costruiti appositamente per la fotomicrografia, e facendo cenno pure dei diaframmi ad iride. 3 - La quinta parte tratta degli apparecchi destinati a scopi speciali: fotografia | degli oggetti montati nei liquidi, fotografia delle sezioni in serie di embrioni, . | fotografia istantanea. All’ argomento della fotografia istantanea dedica l'A. alcune — pagine, trattenendosi specialmente sui recenti lavori dol CAPRANICA. Ouest ar- gomento , conclude l’ A., offre un campo di ricerche altamente interessante e ` rimuneratore all'attività del micrografo. Seguono due brevi paragrafi sull’ uso ` della Zuce polarizzata e del microspettroscopio, e più a lungo si trattiene sullo È interessante argomento della riproduzione stereoscopica. Da Sono noti i microscopii stereoscopici, nei quali, mediante prismi a riflessione 2 totale collocati nel tubo del mieroscopio, si separano i raggi della metà destra E dell'oggettive da quelli della metà sinistr. a, conducendoli separati ai due occhi mediante due tubi e due oculari distinti. L'oculare stereoscopico di ABBE rag- | giunge lo stesso scopo con maggior semplicità e comodità, perchè lo si applica Questi sistemi sono stati utilizzat Tui GA A ‘all'unico tubo del microscopio ordinario. nella fotomicrografia, applicando la camera ~ stereoscopico, nistra. Ma, | cosa di più semplice e di più pratico. Ed il metodo più semplice, più pratic ed anche scientificamente più corrispondente allo scopo è quello di prendere le due immagini collo stesso tubo, inclinando l'oggetto prima a destra, poi a s mp questa lampada si parlò nella Malpighia II, Pag. 268. Essa si tro prezzo di 15 marchi presso LEISTER in Kassel. Ogni cappuccio per line 5eenaa costa 3 marchi, e dura, si dice, più di 1000 ore. d pe r, nistra, dell'angolo: necessario. A questo scopo si sono immaginati e costruiti dei supporti ad altalena por il preparato, quali sono quelli del MOITESSIER e del FRITSCH. Fin qui l'A. ha trattato del come si applichi l'apparato fotografico al mi- croscopio. Seguono altre tre parti, dove è svolta la parte veramente foto- " grafica. | La sesta parte tratta della negativa, e comprende sei capitoli, destinati alla parte storica, l'esposizione (tempo di posa) della lastra, lo sviluppo, il giudizio sulla riuscita della negativa, il ritocco, l'ingrandimento delle negative. La posîtiva forma oggetto della settima parte del libro, che è divisa in tre capitoli. Positiva sulla carta, positiva sul vetro e fototipia. Quest’ ultimo ca- | pitolo è accompagnato da quattro belle figure in fotosincotipia (autotipia) e | tratta pure della fotoincisione (in rame), della fotolitografia e della Albertipia. .. L'ottava ed ultima parte comprende tre capitoli. Nel primo si tratta dei preparati. Non già dei metodi per fare preparati microscopici, chè non è questo il compito del presente libro; ma delle qualità ch'essi devono avere per poter essere fotografati con successo. E prima di tutto, osserva l'A., si scieglieranno per fotografare i preparati meglio riusciti. Il preparato dev'essere ben nitido, -e sempre protetto dalla lastrina cuopri-oggetti. È da tener conto della qualità, e specialmente del colore dei vetri porta-oggetti e cuopri-oggetti, perchè inte- ressa ch'essi siano il più possibile trasparenti pei raggi chimici. La grossezza e l'indice di rifrazione dei vetri sono pure da prendersi in considerazione, se si vuole utilizzare tutta l apertura dell apparecchio illuminatore. È poi da por “mente alle sostanze nelle quali il preparato è montato, sia per il loro indice di rifrazione, sia per la loro trasparenza ai raggi chimici, ed alle sostanze colo- ranti usate nella colorazione del preparato (specialmente quando si tratta di batterii). Quanto alla grossezza del preparato, è preferibile ch'esso sia sottile, ` ma con buoni sistemi e per certi preparati, si possono ottenere anche le foto . grafie dei diversi piani di un preparato relativamente grosso. micrografia, il terzo ed ultimo dei fotogrammi. - diante la luce dei lampi, che si producono con polveri esplosive. GE l'opera tre bellissime tavole: sirio trasversali, A luce solare, monocromatica, obliqua. "Ra e Ne SE Il secondo capitolo di quest'ultima parte tratta dell'importanza della foto- Segue un’ Appendice sulla fotografia istantanea di oggetti in movimento me- SA ' Fototipia. Amphipleura pellucida, ingr. 2900 diam. con singles: delle ‘RASSEGNE 2° Fototipia. Amphipleura pellucida, ingr. 3500 diam., con risoluzione delle linee ondulate e delle perle. Fotogr. a 1800 diam., ed ingrandita poi la negativa. Bacilli del colera asiatico, ingr. 1000 diam. Illuminazione con luce di | petrolio. 3.° Fotoincisione. Sezione nell organo del Corti di un Delfino, ingr. 200 . diam. Illuminazione con luce di petrolio. Piacenza, Dicembre 1890. i A. Dot Srapr O. Die Arten der Gattung Ephedra. (Denkschr. der — mathem.-naturwiss. Cl. der k. Akademie der Wissensch., Wien, | e 1889; Bd. LVI. In Estr. di 112 pag. 4.°, con 1 carta geogr. e 5 tav.). B. L'Autore ci offre nella profonda sua monografia del gen. Ephedra, che egli intitola più modestamente « le specie del genere Ephedra » — attesochè altre + specie ancora oltre a quelle da lui ricordate, altre località ancora potranno venir note — un quadro ben particolareggiato su quanto si riferisce alle specie del genere predetto. La parte sistematica è quella che prevale nel lavoro, e con essa intimamente collegata anche la distribuzione geografica delle specie. Con - molta cura e con grande assiduità intraprese l'Autore lo spinoso lavero ed i ` risultati coronarono le sue fatiche. «Sti Benchè l' Autore spogliasse propriamente quanto è sparso nella bibliografia 2 botanica riguardo al gen. Ephedra — e di ciò fanno fede le ripetute frequenti ` ` citazioni — gli resta nullameno un vasto campo elaborato tutto in base alle — proprie ricerche: e questo campo è dovuto tanto ad una analisi particolareg- giata dell'istologia delle specie, quanto ad un aggruppamento critico delle specie note, dopo aver confrontato, separato e congiunto le tante e tante Ephedrae che sotto nomi specifici diversi non rappresentavano più che una forma, oppure » d vagavano, nella letteratura con lo stesso nome quantunque fossero specie ben Ce : | stinte. Necessariamente ne veniva che, depurato il lato sistematico e fissati i EC - limiti delle specie, doveva venir modificato anche il lato geografico, e igo è E E T : VE ee E E Ee Se EN RASSEGNE 4 anche riportato fino ne’ suoi minuti particolari. Nella qual parte dell’ opera Ea sono date delle contribuzioni non piccole allo studio del genere in parola, per E- i viaggi eseguiti dall’ Autore nella Persia e nelle provincie adiacenti. A Gg - ` Delconcetto del lavoro è data ragione nelle prime tre pagine. L'Autore passa AE quindi alla parte istologica del genere, avendo trovato che la struttura anato- mica non offriva, ne' diversi rappresentanti di questo, caratteri specifici suffi- cienti da poterli utilizzare tassonomicamente. D'importanza è quanto l’ Autore % | riferisce, in questo capitolo, sulla particolarità — nota per ora soltanto in al- . cune specie — di perderei rami nell'autunno avanzato: argomento, che l’ Au- tore ritiene meritevole di maggiore e più attenta osservazione. Presso la E Nebrodensis var. procera (Orto bot. di Vienna), la E. fragilis var. campylopoda , probabilmente anche l'E. pachyclada e Y E. foliata var. ciliata (entrambe della Persia) ha luogo una tale disarticolazione. La ragione, per la quale può acca- dere questo fatto è data dal trovarsi la zona meristemale, che allunga gli in- ternodi, alla base anzichè all'apice di questi (sulla crescenza del fusto di que- ste piante V. DincLerR 1882); anche esternamente rimane discernibile tale zona per un lieve strozzamento del ramo in una corta regione piü scolorita e pro- tetta dalla guaina delle foglie. Mentre si generano dal meristema, i tessuti for- | mati, ne rimane sempre conservata una piccola porzione che mantiene la at- tività propria divisoria e diventa, in seguito, la zona di distacco dell'internodio. Anche artificialmente, cioè provocando un ambiente secco, o soverchiamente umido, si puó ottenere il distacco dei rami. d Segue il eapitolo sulla distribuzione geografica e g affinità naturale delle SE specie; a corredo del quale è data una carta della terra, in projezione di Mer. 1 | catore, aggiunta alla quale sono altre tre cartine più locali che illustrano, entro zone colorate, la distribuzione del genere e delle singole specie. Dall'assieme risulta che le Ephedrae, sporadiche in Europa, si estendono per il Mediter- i raneo, la pianura dell'Ungheria quinci e quindi; dall'Arabia e dall'Asia minore. si ha, fino ai limiti della Mongolia, costeggiando da un lato il Golfo persico ec a catena dell'Imalaja e dall'altro i deserti siberiani un'estensione di terre sulle . quali si estende la zona prevalente del genere. Un secondo centro di distri- ; ` bazione lo abbiamo sulle Ande, dal Chili in giù fino alle steppe dell'Argentina; mentre un terzo nucleo si trova intorno alle Rocky Mountains e nei terreni ` ` deserti situati fra queste e il Pacifico. A pag. 36 riporta l'Autore uno spec- : cM interessante "t e sostituzione delle specie in diversi Linn si che te SES $ A Ze Am EE RASSEGNE | NordAfrica Iran, Turan Asia Centrale / . alata strobilacea Przewalshii occid. orient. var. Alenda Decaisnei 9 \ America Settentrionale America meridionale, Atacama , Torreyana multiflora Siberia merid., Asia centr. ad Imalaja, Tibet, Afghanistan 3: occidente e settentr. Gerardiana . monosperma Mediterraneo Turkestan, Asia centrale Nebrodensis equisetina occid. ` orient. Villarsii procera s Siria, Egitto, Sinai, Somali Africa N. O. Alte altissima e A Liege ri, Pi prio pk, America settentr. Altipiano dell’ Iran, Arabia merid, (sul margine) foliata America merid. e 6 antisyphilitica Tweediana, americana 7 Equatore, Argentina Chilì Humboldtii andina Nella descrizione delle specie adotta l'Autore la fraseologia latina, alla quale — fa precedere una breve e concisa diagnosi, pure in latino; fa seguito alla de- scrizione una indicazione molto particolareggiata dei luoghi dove fa la specie. (o varietà), ripartiti secondo le provincie; l'Autore cita sempre il nome del rac- coglitore, e persino — più volte — la data della raccolta: per alcune località ` critiche — o meno note — è aggiunta anche l'indicazione di latitudine. Forse sembrerà poco pratico l' uso di mettere la sinonimia in aggiunta alla deseri- zione e distribuzione delle singole specie, mentre si è abituati di cercarla su- bito accanto al nome sistematico adottato. L'Autore oltrecchè preferire questo ` modo, x fa anche pa SEET ex €— — della p incisioni, salle annesse tavole, di mano dell'Autore e riferentisi gui massima "m m alle Me od a DA di queste. ZC seguente; nel quale aiiai coń un * le Morini nuove sta- bilite dall'Autore per le specie e varietà: |. |. Alatae. 1. Tropidolepides (Gerontogeae) : ‘4. E. alata var. * Decaisnei, var. * Alenda 5 2. E. strobilacea -3. E Prsewalskhii © — 2. Habrolepides (Neogeae): SID trifurca 5. E. Torreyana _ 6. E. multiflora 7. E. californica 8. E. Se "T. Büros : 9. E. altissima var. * algerica, var. * mauritanica 10. E. foliata var. ciliata, var. * Aitchisoni, var var. polylepis di PANE C xo SRI | 42. E. fragilis oi Er ER var. X Desfontaini, > var. ^ compylopoda REAR oe d M M A 14. E. sarcocarpa e EE 15. E. intermedia var, * Schrenkii, var. iones. var. * tibetica, “var. * persica sg: D Leptocladae "ocio 16. E. pelosta. Si = DA AE 17. E. finahiya E. ; var. monostachya, sub. X ie disi, s media; var. tri- ; sacan 06v 18. E. sonosperma 19. E. Gerardiana var. * Wallichi, var. d var. sikkimensis 20. E. nebrodensis var. Villarsii, var. procera 21. E. equisetina 7. Antisyphiliticae 22. E. nevadensis sub. var. pluribracteata, Gs var. * paucibracteata 23. E. _antisypliilitica 24. E. americana yar, * Humboldtii, var. andina, var. rupestris Eo, E. gracilis Gi 26. E. Tweediana d 27. E. triandra ` ` i su 28. E. ochreata e : e D'ineerta sede o dubbie sono: E. lomatolepis, E. dumosa, E. f 2 Le nuove specie distinte dall'Autore sono: E. Prsewalskii (pag. 40) « alae braetearum galbuli maturi latae, laterali productae, quam pars dorsalis indurata apice incurva anguste oblonga 2-2, latiores, semina ovata in- collum noti attenuata, 4-5 mm. | l'Altipiano nell'Asia centrale. — E. multiflora ( unguiculatis longa. » É ien M pag. 43) « galbulus biflorus, bracteis scariosis ; ex toris b , interioribus obovatis , sensim in basin attenuatis; semina o obtusa. Gemmae terminales conicae,. . del deserto di Atacama, hand vel vix pungentes. » game propr E. gracilis (pag. 87) « folia setacca ad i em, Mir Galbuli bracteis b b laxe. imbricatis basi tantum vel ad LE connatis. Ramuli graciles. » Dello - del Chili... 9s Chiude loben) con l salone: degli usi delle Ephedrae o di singole parti, e con una lista di nomi Lo renato diversi che sono in uso, in VARA | ghi, per distinguere le specie. Vi è aggiunta pure una bibliografia ehe den oltre 400 opere, o comunicazioni botaniche SES A - Ze |. Prof. 0, PENZIG, Redattore responsabile. ` S G We GN. KS za; 0. Kruch dis. die SECHER vw "RERO Ma CR e NE 0 NEL MONTENEGRO Il mio viaggio botanico del 1890 per A. Barpaccr. ( Continuas. e fine, vedi fasc. IX-X). . a jÍ La conoscenza della nuova nostra dimora è presto fatta. Una ca- panna conica di un metro e mezzo di superficie , formata di tronchi d’abete e di faggio, ricoperta di corteccie, con due grandi buchi, opera del tempo, e pei quali il freddo e la nebbia notturna entrano inces- santemente. I nostri bagagli formano tosto le scarse masserizie, alle quali aggiungiamo subito legna ed erba; l'una serve per scaldarci e per prepararci i nostri modesti cibi, l’altra ha lo scopo di farci ri- posare. Tale è il nostro accampamento ai Komarski katuni. Nè an- cora ci manca (veramente potremmo farne a meno) qualche soddisfa- zione morale, giacchè tutti i nostri buoni vicini son sempre pronti a frequentissime visite per onorare lo straniero, visite che per loro, in forza delle antiche leggi d'ospitalità di tutti i popoli, sono improntate di molti e strani riguardi. Il nostro misero metro e mezzo di spazio è sempre occupato, ed il caffè è continuamente alternato coi canti della guzla o coll’ andare e venire di ammalati umani ed animali, che vor- rebbero acquistare colle nostre piante una insperata guarigione di tante malattie endemiche e quasi forzatamente volute. La mia since- rità mi fa dire, a malincuore, che i Drobnjaci sono ben lungi dal po- ter stare a confronto con tutti gli altri loro fratelli montenegrini ed erzegovesi, e su ciò forse influi il lungo e tremendo contatto con tur- chi ed albanesi. Cosi abbiamo il Durmitor ad un tratto di fucile, e noi siamo preci- samente ai piedi della cima di Savin-kuk; a destra s' innalza lo sca- . glionato Medjed, a sinistra l'erbosa massa dello Sljeme. Infatti il Dur- 29. Malpighia anno IV, vol IV. AG B BALDACCI < itor è 1 un E rifionente nucleo E di a imiopovoti cime, venti e ~ SA a detta del Vivien Saint-Martin, la cui più alta domina come gu- glia gigantesca nel centro di tutto il masso, ed è segnata in alcune : = - carte sotto il nome di Bobatov-kuk con un’ altezza approssimativa di 2700 metri secondo il Reclus. Però è bene sapere che l'altimetria del Durmitor , finora almeno, non fu mai esattamente ottenuta, giacchè pochissimi viaggiatori ebbero campo di osservare attentamente cia- ; scuna cima; giova sperare però che l opera assidua e sagace del Ro- vinski mettrà fine a tanti errori. Infatti il Rovinski di questi giorni (dicembre 1890) sta pubblicando in Russia la sua EE carta del. Montenegro. Tutto il Durmitor è compreso fra le vallate della Piva ad oe dalla Tara a nord e dalla Bukovitza, affluente della Piva, verso levante. — | È una grandiosa mole dolomitica, nella quale incontransi sovente strati Schistacei o silicacei o di altra natura. Dal nostro punto di vista que- : st'ampia e mirabile montagna è di una importanza esagerata: qui ab- E 3 - biamo tutto lagio di studiare quelle splendide specie che arrivarono — inalterate dal ‘Caucaso, dal Baleano, dal Pindo. La flora alpina è: Mes predominante ed ovunque, sia nelle superbe praterie, ai limiti delle nevi o nelle immense’ caverne, nelle rupi spaventevoli o nei molti . laghi formatisi in forza delle grandi rivoluzioni geologiche che qui, E ‘più che altrove, debbono essersi svolte nei tempi terziari , in. tutti ` i questi luoghi incontriamo sempre quella falange di stirpi che interes- sano in altissimo grado i nostri studi e le nostre raccolte. : I monte urmir, SS il Lara della ME B nen nica, e per dun resta spiegate: il grande lee che non solo. io, È ma tutti i miei illustri predecessori, cominciando da Pantoesek e da’ È sara, avevano di Se, SE: fra parentesi, debbo om il . dei Balcani: il Kom è per lo meno o 250 metri “aem al Durmiio I miei calcoli avevano stabilito di rimanere quassù una buon d NEL MONTENEGRO 5l dicina di giorni, limite del resto assai proporzionato; ma purtroppo le gravi fatiche materiali e morali (4) delle prime escursioni ed il cat- tivo tempo succedutosi in quel torno, ci fecero partire. Ad ogni modo il Durmitor e gli altri monti che gli fanno corona, saranno larga- mente visitati per l' avvenire, avendomi codesti luoghi dimostrato dai primi tentativi, di poterne ritrarre grandi e vantaggiose utilità. Ai Komarski Katuni la sera del 18 Luglio stabilimmo le nostre escur- sioni, delle quali però furono soltanto rispettate le seguenti. Il 29 la salita del Savin-kuk; il 30 lo Stulac che è la cima più settentrio- nale e che si getta nella Tara; il 1.° Agosto lo Sljeme alla nostra si- nistra. Fra un giorno e l’altro non trascurammo peraltro giterelle se- ‘condarie e più brevi nei dintorni, sia alle praterie, sia ai laghi. | Quindi la mattina del 29 siamo pronti per Savin-kuk. In questo giorno cade una delle solite feste pei greco-sismatici per cui, oltre a Bogoboj desideroso di vedere il famoso Durmitor della sua patria, ho ancora eon me altri compagni dei vicini katuni, un giovane pastore ed una donna, la qual ultima però fa la gita, non per nostro piacere, ma in segno di devozione al santo di cui oggi s' onora il nome. La giornata promette d'essere magnifica e il bel sole alpino ce ne dà . prova evidente. Il lettore si meraviglia di vederci partire col sole, ma in Levante si fa sempre così e non v'è Dio che pretenda il contrario: la sera prima vi fate solennemente dare la parola che si partirà al- — Yalba, ma in fatto poi bisogna finire col far sempre il comodo degli ‘altri, i quali finchè non hanno bevuto il caffè, non sanno muovere le gambe. In questo modo ci mettiamo in marcia, attraversiamo gli ultimi bo- schetti di faggio, fra cui vive abbondante l'Acer Heldreichii Boiss., e più raro il Pinus Mughus Scop. Indi, piegando a sinistra, raggiun- giamo il limite fra il Savin-kuk e lo Sljeme lambendo molte mac- chie di neve e pian piano ascendiamo, prima per frane sassose e po- ` scia per ripide chine erbose e rupestri sulle quali vegetano mirabili E "6 Mi era giunta notizia della malattia di un mio fratello e non potendola : SE are per mancanza di comunicazioni, vivevo in continue ansie, A. BALDACCI rappresentanti di famiglie alpine; sassifraghe, campanule, edrajanti, soldanelle. Raccolgo isolata la Silene graminea Vis., più in alto su- perbi esemplari di Oxythropis sulfurea Pant. poscia Cerastium Moe- siacum Friv., Arenaria rotundifolia M. B. che è abbastanza co- mune presso un’ acqua detta Savina-voda alla quale fanno pellegri- naggio i devoti, ma che fu troppo misera cosa per noi assetati orri- bilmente. A proposito d’acqua bevibile il Durmitor ne è scarsissimo e tutte le volte che avevamo bisogno di dissetarei, prendemmo neve e la facemmo liquefare al sole. Da Savina-voda in avanti abbiamo una flora ridente, omogenea però in gran parte, per essere questo tratto di montagna ricoperto di pra- terie. Il Hieracium gymnocephalum Gris., preferisce vivere isolato. Raccolgo una varietà di Cerastium arvense L., Potentilla Clusiana Jacq., Salim retusa L. var. Kitaibeli W., poscia Saxifraga adenophora Koch. , Edrajanthus serpyllifolius DC. ; più in alto due o tre esem- . plari di Sempervivum patens Gris., finchè HEEN la vetta. Il panorama non è grandioso poichè il Savin-kuk non è una cima molto alta, arriva forse a 2200 m. dal mare: avemmo solamente libero il paesaggio al Sud-Est. Ma il sole altissimo ci diede appena la visuale della tetra catena delle Alpi albanesi settentrionali, del Sangiaccato di Novi-bazar e del sottostante Montenegro. I miei compagni si riposa- rono e s'addormentarono plaeidamente, ma per conto mio non restava che il lavoro. Da una roccia a un'altra, di burrone in burrone, di prateria, in prateria, notai subito la Nigritella angustifolia R.; indi Aubretia deltoidea DC., Helianthemum Oelandicum Wahl., Polygala alpestris Rchb., Linum -capitatum W. K., Galium anisophyllum ViN. — " Willemetia apargioides Cass., Stachys labiosa Bert. (efr. Pancic), Cares laevis Kit. A mezzogiorno cominciammo una rapida discesa giacchè il cielo si era d'un tratto annuvolato e gli alti gioghi dello Sljeme erano tetramente coperti da farci credere imminente un ac- quazzone. A metà via prendemmo diversa strada di quella compiuta nella sa- lita, ma in breve ci trovammo a cavalcioni di orridi precipizii, sicchè Bogoboj, tofrasedunito- a stento, seguitò il vecchio sentiero. ” Krsto e stirpi NEL MONTENEGRO 453 e E ; : | nuovi compagni, a costo di perdere la vita, guadagnammo il fondo. In questo passo strappai alle rupi molti esemplari di Asperula sube- rosa S. et S. var. Bebii (mihi), più giù incontrai nuovamente 1'A»re- naria, rotundifolia M. B. il Sedum Magellense Ten. (una varietà ma- crostyla) e la Scabiosa sileniflora W. K. Ma l’amico non era ancora in vista e in queste condizioni non era prudente proseguire. Fortuna- tamente ad un buon eolpo di revolver si fece sentire, ci raggiunse e in breve tempo eravamo nella nostra capanna intenti a preparare le raccolte ed un po'di latte e di riso per il pranzo. I nostri cibi erano troppo frugali per darci quella forza d'animo che abbisogna al viag- giatore, ma tuttavia si resisteva alla meglio. Eravamo ancora carichi di parassiti. i quali si infiltravano dappertutto, ma avevamo in cambio .]a non comune soddisfazione di vedere SEE i nostri voti. E Krsto ne gioiva con me. Alle cinque antimeridiane del 30 si camminava per lo Stulac, che è, senza tema d'essere smentito, la più lussureggiante cima del Durmi- tor. Noi l assalivamo dalla parte del paese di Zabljak, il penultimo luogo abitato prima d'entrare nel dominio turco. Lungo la via inter- nata per foreste di Pinus Abies L. e Pinus Picea L., raccolgo copio- sissimo lo Sehleranthus uncinatus Sch., annoto il Nasturtium Lip- pisense DC., l'oramai famoso Cerastium grandiflorum W. K., il Vac- cinium Myrtillus L. Verso le sei e mezza siamo a Zabljak. E un ridente paesotto, le eui case sono anche qui costrutte alla moda sviz- zera e fanno ridente mostra di sè. Ci riposiamo un poco e ripren- diamo il nostro cammino sotto un sole ardente. La vegetazione di prima non cambia ancora e soltanto ai piedi dei primi pendii dello Stulac ho la fortuna di ammucchiare una cinquantina di esemplari di Silene Sendtneri Boiss., parte in fiore e parte in frutto. Più in avanti fra le radici d'un abete, osservo la bella specie di Melampyrum barba- ium W. K.; indi l'Achillaea Clavenae L. e l'A. abrotanoides Vis., più in avanti ancora, presso il termine del Pinus Mughus Scop., una ben di- Be stinta specie di Sempervivum che non posso prendere stante la gran- dezza delle rosette, poi nelle praterie ampie e stupende un'infinità di ehe mi confondono nella scelta. Porto in Italia la Veronica satu- - 464 j: iw A. BALDACCI reoides Vis., e la Scabiosa sileniflora W. K., la quale in questa lo- calità parmi solamente una semplice variazione della S. Columbaria L. Studi postumi lo chiariranno meglio. Prendo nota della Fritillaria montana Hppe., e del Lilium Albanicum Gris. Nuovo bottino per anno- tazioni mi è dato dal Geranium nodosum L.. Onobrychis Scardica Gris., da un solo esemplare, di Geum molle Vis. et Panc., Spiraea Aruncus L. Sorbus Chamaemespilus Ortz., Cirsium alsophyllum Poll., (come annota il Pancic questa specie allo Stulac vive in società del Geranium nodosum L.), Gentiana crispata Vis. Ai Komarski katuni aveva stabilito di esplorare in un giorno solo tutto lo Stulac, ma quando guadagnammo la sua cima più settentrionale ed osservammo lo spaziosissimo campo che ancora ci rimaneva davanti, non esitammo a giudicare essere impossibile il mio divisamento. Per il desiderio che aveva di trovare una certa quantità delle rare specie incontratevi da Pancic, fui accorato di dover abbandonare l'idea. For- tunatamente a togliermi ogni rimorso della coscienza mi venne in aiuto un fortissimo temporale seatenatosi giù dai monti di Bobatov-kuk e di Sljeme, il quale ci fece velocemente fuggire attraverso alla foresta. Sotto un abete, bagnato, sudicio come mi trovavo, raccolsi un fascio di Mulgedium che non conobbi a primo aspetto, essendo la prima volta che mi capitava sott’ ocechio questo magnifico genere. H H . * E ` dE L'acqua pesante e monotona mi costrinse a privarmi di un tesoro raccolto a sì caro prezzo, e siccome si mise a cadere più incessante di prima, forzatamente, a passo faticoso, arrivammo a ricoverarci in una - capanna solitaria per le boscaglie. Dopo mezzogiorno rifulse nuova- mente il sole e sebbene la pioggia avesse orribilmente infradiciate le praterie, non restai dallo spingermi verso la elassica rupe di Crvena Stijena per tentare la raccolta del Carduus ramosissimus citato da. Pancic a pag. 50 del suo Elenchus. Ma indarno. Attraverso a boschi e a prati discendemmo alle rive del Jablan jezero, an laghetto a sub- . strati trachitici, ma all'infuori di poche cose comuni ch' ebbero la ` E bella ventura di farmi fare un magnifico capitombolo, non trovai nulla ` i di Speciale. Eppure se avessimo avuto il tempo necessario quanti e quanti tesori ci avrebbe forse donato quel luogo! Ritornammo sui nostri NEL MONTENEGRO ` Rose, us s pM gaz, ea rl P. M. a passi bagnati e gocciolanti da tutte le parti. M' incontrai nella Pan- cicia Serbica Vis., e ne presi un fascio. Seguitammo di nuovo per quelle foreste d'abete e in un'ora eravamo ai katuni di Bosaca ove prendemmo latte e panna da una bella erzegovese per ristorarci un ‘poco. Verso sera seguitammo i! nostro stentato cammino per l’accam- } , pamento che, nella migliore ipotesi, poteva trovarsi inondato. Per for- SCH ` tuna che Bogobj. rimasto a casa per fare il cuoco, avrebbe forse in — qualche modo provveduto a salvare le raccolte dei giorni scorsi, es chè in altro modo avrei dovuto disperarmi. Tormentato da questi timori entriamo definitivamente nella più grande : S foresta d'abete che abbia il Durmitor, nel centro della quale havvi lb | storico e famoso Crno jezero, un lago alpino di graziosa struttura. In . questi pressi dovrei EES il Hieracium myriocephalum, pure de- scritto da Pancie, ma per quanto esplori l immensa foresta non sono capace di incontrare che un confratello, il H. plecophyllum Sch., e due esemplari di Monotropa Hypopitys L. — Dallo Crno jezero ai Komarski katuni contiamo i passi a venti a venti tant è grande la nostra stanchezza. Per via ci sorprende una seconda volta la pioggia una pioggia leggera d'autunno che urta i nervi. A sera siamo a casa. Il giorno ‘dopo; 31 luglio, è destinato al riposo. Fino a mezzogiorno i | preparo alla meglio incarta umida le piante dello Stulac, rivedo quelle dei giorni antecedenti e dopo un parco pranzo di brodo salato e di ne ucciso ieri, andiamo a visitare le lunghe, infinite carne di monto! praterie verso levante, i | Lo scopo di questa breva gita è di erbolare e divertirci. Frattanto ho la fortuna di ammucchiare una quarantina d'individui di Centaurea | Kotsch; yana Heuff. e ‘di annotare il Ranunculus paucistamineus Tausch, Silene Sendineri Boiss. Dianthus atrorubens All., Polygala ~ major Jacq., Malva moschata L. Var., Acer Heldreichii Boiss., ed A. : -pseudoplatanus L. (nei boschetti), Petasites albus Gaertn, Campanula TM rotundifolia les Gentiana ` lutea L. e G. cruciata L. un Thesium , S Veratrum ‘album L. ed una forma pigmea di Secale non ancora stu- uM a sufficienza. La sera abbiamo un ca fuoco attorno al quale il PA eu in direzione di un laghetto detto Riblje jezero. SOUMDE 4 - A. BALDACCI nostro Krsto canta le canzoni di Kosovo (!) accompagnate dal suono della guzla. Egli è anche distinto guzlar. Il 1° agosto è destinato all’ escursione più interessante del Durmi- tor: l imponente cima delle Sljeme deve coronare di un gratissimo ricordo il nostro duro soggiorno fra i Drobnjaci. Lo Sljeme formò la -gioia del povero Pancic e lo Sljeme infatti che s' innalza a più di 2650 metri fa meravigliare qualunque botanico, qualunque touriste, poichè l altera sua massa ripiena di praterie, di rupi, di nevai ci presenta grandiosi tesori e la sua cima irradiata da uno splendido sole offre al viaggiatore qualcosa di stragrande, di vario e di pittoresco. Dicono che di lassù possano scorgersi, in un giorno sereno e puro, i vetri delle finestre di Belgrado e le acque del Danubio. | Partiamo sempre col solito ritardo, il quale però invece di farci male ci procura del bene. Noi abbiamo uno scopo tutt’ altro che da touriste, abbiamo vivo bisogno di vedere nelle anfrattuosità delle balze e dei burroni i mirabili rappresentanti pigmei della flora del Nord, la flora -più gentile delle nostre regioni. Come pel Savin-kuk sorpassiamo gli ultimi boschetti di faggio e d' abete, osserviamo qualche Sempervivum, Sedum e Saxifraga di poca importanza e in breve tempo raggiun- giamo l erbosissima china in cui vivono comunissime la Silene gra- minea Vis., Scabiosa sileniflora W. K. (in esemplari biunciali). Più su, intorno alle rupi che cingono le prime macchie di neve trovo esem- plarini di una Viola a grandi fiori che credo la V. Nicolai Pant., ma che osservazioni ulteriori mi fanno ritenere per una distinta varietà di V. Clementiana Boiss., forma Pancicii (mihi). Con essa vive la Draba aizoides L. e la D. longirostra (D. arcuata) Schott. Nym. et. Kty. Questa specie l'ho trovata rarissima allo Sljeme, unica località in cui mi fu dato vederla al Durmitor. Anche lOzythropis sulfurea Pant., è ` più rara che al Savin-kuk. È D) A Kosovo, nella Macedonia settentrionale, furono sconfitti i Serbi dai Turchi nel 1389. Là cadde la gloriosa loro potenza. Da quel giorno infausto i Serbi sentirono tremendo l'odio contro gli ottomani, odio che fu rimandato a tutte le venture generazioni per mezzo dei canti popolari, i quali formano, ben a ragione, una gloriosa epopea degna di Sparta e di Roma.A Kosovo Pe quasi tutti gli. eroi serbiani di quell'epoca memoranda. ` ` js E E AER ANS SAN ges TRA ii RE een Ce z n Ze AS x ~ NEL MONTENEGRO 457 Alla prima forcella dello Sljeme abbiamo il limite delle nevi, le quali se non occupano grandi tratti, pure sono stabili per tutto l’anno ed esercitano quindi una grande influenza sulla flora di queste. località. L’ aria fredda ci fa venire un appettito invidiabile e, dispostissimi , terminiamo tutte le nostre vivande che consistono in carne di mon- tone, uova, prosciutto e pane. La bevanda ci è data dall'acqua ghiac- ciata. Siamo sull’ orlo di uno spaventevole precipizio, dal quale strappo infinità d'esemplari di Saxifraga oppositifolia L., S. Prenja Beck., S. glabella Bert., S. coriophylla Gris., Artemisia Mutellina Willd. Da questo punto alla cima dello Sljeme corrono pochi tratti di fa-, cile ascensione, tratti in cui sovente ammiriamo l’opera delle bufere e dei fulmini. Eeco le piante più meritevoli di menzione che rac- i colgo ed annoto: Arabis albida Stev. , Alyssum repens Bmg.?, Thlaspi ochroleucum Boiss,, Helianthemum sp., Polygala alpestris Rehb., Arenaria rotundifolia M. B. (Pancic, Elenchus, pag. 15), Cerastium Moesiacum Friv., Hypericum Richeri Willd., Onobrychis Scardica Gris., Geum reptans L., molte forme di Sedum, Willemetia apargioides Cass., Taraxacum Hoppeanum Gris.?, Hieracium gymnocephalum Gris., Edrajanthus serpyllifolius DC., (cfr. Kit.) Gentiana crispata Vis., (rara), Pedicularis Sibthorpii Boiss., P. Hacquetii Graf., Primula longiflora All. (in frutto), Polygonum viviparum L., Salix retusa L., Nigritella angustifolie R., Cares laevis Kit. Finalmente verso le dieci e mezzo siamo sulla piü alta cima ed é inutile che presenti al : lettore lo:smisurato, grandiosissimo panorama che si gode da- questi z spalti giganteschi di calcare. Io non esagero dicendo che di lassù è SE - visibile una buona metà della penisola slavo-greca e con un buon can- nocchiale si scorgerebbero certamente le imponenti catene del Rho- dope e del Grammos, poichè 1 immenso spazio che li divide da noi è libero completamente. Di lassü, ben a ragione, si pensa allo stato miserando in eui si tro- . vano tutti quei monti, quelle ampie vallate, quelle semibarbare re- gioni. in fatto di studio e di scoperte botaniche. Attorno a noi, ai no- stri piedi, vivono rigogliosi e variopinti i Sedum patens Gris., Sawi- | frage compacta Wulf. arrogante "on DC.; un po’ più arriviamo circa alle due, contenti e sereni. Lungo la via trovo l'Eu- 458 é SES A. BALDACCI lungi, nella sottostante’ prateria, è comune l’ Alyssum Wwlfenianum I; Gnaphalium supinum L., Plantago Graeca Halàesy, Botrychium Lunaria Sw.; al limite delle nevi eterne il Thlaspi ochroleucum Boiss., e Viola Pancicii (mihi). A mezzogiorno salutiamo il Durmitor con un grave senso di dispiacere, e man mano che discendiamo, l' eccelsa gu- glia di Bobatov-kuk che aveva fatto palpitare l'animo nostro sul Vojnik, ei abbandona. Ma non per sempre: un desiderio del cuore vuole che si rivedano quei monti che noi amiamo come carissimi amici. La celere discesa ci porta presto alla capanna dei Komarski katuni ove D phorbia capitulata Rehb. Il resto del 1° agosto e il susseguente mi fanno lavorare disperata- mente, finchè verso le undici antimeridiane del 3, salutando tutti i nostri buoni vicini, carichiamo i cavalli e partiamo coll'objettivo Lu- kavitza toccando il villaggio di Tusina. pui wë Fino a Bukovitza rifacciamo la medesima strada del 28 luglio, dao questo piccolo villaggio in avanti prendiamo per un magnifico sentiero a sinistra, costeggiando il torrente dello. stesso nome. Fino a Tusina, a ove passeremo la notte nel chan, corrono tre buone ore di strada e noi che abbiamo abbandonato Bukovitza verso le quattro pomeridiane, arriveremo sull'imbrunire. Del resto nessuna fatica ci ostacola il no- - stro cammino, un bel sole che irradia ancora la vergine imponente natura di eodesti luoghi, belle foreste di faggio e di quercia, graziosi panorama e, quel ch’ è più, un’ aria fresca fresca che emana dalla sot- tostante vallata e che ci rende tanto gradito il nostro viaggio. Una mezz’ ora da Bukovitza, presso un piccolo agglomeramento di casupole + osservo un meschino spazio di terreno coltivato a canapa. L' unica volta. or che incontro questa simpatica pianta, sì comune nella mia patria, in i SS tutti i miei viaggi balcanici. Per me è un’ antica e ben gradita cono- Le, scenza, ma a vederla portata lassi a tanta altezza, così ‘esile e cosi 5 piccina, non so, mi sento come qualcosa di compassionevole nel cuore, - Mi pare un amico che soffra e che languisea. In questi contorni Sie: vono pure interessanti arbusti di una Rosa, che a detta del signor Se Crépin, cui l'ho sura per lo studio, sarà una nuova e distinta forma i de poen. NEL MONTENEGRO 400 di questo simpatieo, ma intrieato genere. Null'altro di speciale mi è dato incontrare sui nostri passi, se togli disereti campi di Polygonum ce- reale, Bupleurum variabile Bald., Artemisia Absinthium L., e Melam- pyrum nemorosum L., che vivono presso una solitaria chiesetta lungo la via. A sera finalmente siamo a Tusina, un grande e sparso villag- gio. Ci ristoriamo alla meglio poichè abbiamo la ventura di trovare un poco di vino (!) e dopo la modesta cena ci gettiamo nel fieno aspet- tando l aurora. Coll'alba del 5 agosto siamo in piedi, ed io e Bogoboj avanziamo verso Lukaviiza, avendo lasciato Krsto a preparare i bagagli. Da Tu- sina io non posso presentare giusto il mio itinerario, perché la carta sbagliata dell'istituto geografico russo ci fece perdere la strada molte volte attraverso alle montagne del centro Montenerino. Fino alla sera “di questa memorabile giornata stenti e fatiche quasi sovrumani. Fame e sete immensa. Nessun villaggio, non una persona fin sopra Bjela. Una pozzanghera d’acqua che troviamo verso il mezzogiorno ci disseta di- speratamente, poi nei katuni di Bjela abbiamo un vasó di latte e di panna. In codeste condizioni non posso pensare ai miei studi: ma posso ricordare l’importanza somma della regione attraversata, quando fosse dato di esplorarla. Se uno dei miei lettori v'andrà fra quei monti ‘schistacei, erbosissimi, metta la sua tenda fra Lola e Lukavitza e re- ` sterà contento. A sera finalmente entriamo nei pascoli della forte ed ospitale tribù ‘dei Piperi, gli eroi che fecero fronte a centinaia d'invasioni ottomane. Rasentiamo una piccola palude ove raccolgo sviluppati esemplari di Eryngium alpinum L. e Fritillaria montana Hppe, indi siamo a Vodni-dò nelle capanne di questi buoni pastori. Tutti i contorni non hanno la minima traccia di boschi; figuratevi quindi quali sacrifici do- ver portare fin qui le legna per i bisogni della vita. Fa freddo, non abbiamo che poche coperte e bisogna dormire sotto la bella volta del (t) Il vino in tutto r alio Montenegro non si trova o se pure e dato di averne “in qualche chan , è sempre pessimo. er è avvertito il viaggiatore amante i g vino che volesse percorrere la Crnagora 460 .. A. BALDACCI cielo. Coraggio. La rara ospitalità dei Piperi ci fa trovare quanto ei abbisogna; patate, latte, pane, uova, acqua, legna, erba..... Di si buoni favori serbo imperitura gratitudine ai generosi figli di queste montagne. Essi ei preparano un bel fuoco e noi, stanchissimi, dopo il canto e il suono della guzla, passiamo alla meglio la gelida notte. La nostra earta non segna né il nome, nè V'altitudine di Vodni-dó , ma bisogna pur convenire che saremo a 1700 m. dal mare. Il giorno dopo osservo le rupi che tutt’ intorno cingono Vodni-dò , la qual località non è che una grande dollina nel cui fondo giace un piccolo laghetto di recentissima formazione. È comune il Sedum Ma- gellense Ten. Più rare sono: Sacifraga crustata Vest., Umbilicus pendulinus DC., Edrajanthus graminifolius DC., Carex laevis Kit. Su per le balze mostrano i loro bei fiori molte altre specie, ma mi rie- sce impossibile avvicinarle. Alle dieci e un quarto siamo in partenza per Kapetanovo jezero ol- tre Lukavitza: in quest ultima località non ci fermiamo perchè i pa~ scoli superbi in giugno e luglio sono ridotti ora alla più grande mi- seria dalla voracità delle pecore e delle magnifiche razze di buoi. Per via incontriamo numerose comitive di pastori che vengono carichi di legna dalla foreste del Vojnik di grata memoria. Finalmente raggiun- giamo gli ampi prati di Lukavitza ove vive comune il Colchicum al- pinum L. I canti popolari antichissimi dei montenegrini non errano quando affermano che Lukaviiza possiede una miriade di fontane. Questo è vero, io non vidi, mai tanta abbondanza di sorgenti. Quale — . la causa? Adagio adagio guadagniamo 1 ultima china che ci separa da Kape- E tanovo jezero, nei cui dintorni innumerevoli corvi che ci rintronano le orecchie col loro acuto gracchiare sono di cattivo augurio per Krsto. Ecco la meta. Un bel laghetto lungo forse mezzo chilometro, sulle cui sponde bianche a picco stanno in bella fila una ventina di capanne. Tosto siamo ospitati dal comandante del distretto dei Rovci in una sua capannetta. Tutto ricorda in questi eroi la semplicità dei Romani, — dei quali imitano la generosità d'animo e di cuore, la loro parca vita 4 e l'affetto al lavoro della campagna. + wi NEL MONTENEGRO ` ` 461 * Col giorno 6 ripiglio la vita dell’ es&ursionista salendo il monte Stozac che sta ai nostri piedi. Salita facile di due ore. Raccolgo una varietà di Gnaphalium supinum L. ché qui è assai candescente e sulla cima della svelta montagna osservo e prendo le seguenti specie: Saxifraga adenophora Koch, S. Spruneri Boiss. (?), Sempervivum patens Gris., Scabiosa sileniflora W. K., Centaurea incompta Vis., Ve- ronica saiureoides Vis., V. aphylla L. Ammiriamo il panorama, il cui punto culminante per noi è il Kom, il gigante colosso dell'estremo Montenegro e che saliremo fra circa mezzo mese. Alle dieci discen- diamo incontrando: Ranunculus Villarsi DC., Parnassia palustris L. Silene trinervia Seb., Amelanchier vulgaris (L.), Gnaphalium uligi- Aosum L., Achillaea Clavenae L., A. abrotonaides Vis. Hieracium gymnocephalum Gris., H. Waldsteinii Tausch., Euphrasia Salisbur- gensis Fuk. A casa ho la ventura di trovare una donna che, credendo di riconoscere in noi medici pellegrini o chi per loro, mi ha presen- tato un giganteseo esemplare di Paeonia tutta appassita e che, privo di libri, non seppi conoscere e un discreto esemplare di Peucedanum - A anche questo rimasto indeterminato. Due belle specie. L'intero giorno 7 è dedicato al riposo, giacchè la lunga marcia fino al Monastero di Moraca, ove andremo, vuole il viaggiatore fresco e in Così la mattina dell’ 8 salutiamo Kapetanovo jezero e gamba buona. i buoni amici che abbiamo conosciuto nel breve sog- con lui tutti giorno e che ci sono stati premurosi di appoggio e di aiuto. digeni che dal punto ove eravamo noi fino al Mona- Dieono gli in | starò di Moraca occorrano poco più di sei ore. Quel poco più le con- duce a dieci. Una strada infernale, faticosissima ci fa passare per Du- boko ove ammiro discreti frutteti e campi. Qui alligna pure `l’ fie la prima volta in cui l' osservo viva. Passiamo un oculus-Christi L., indi sempre fra monti e monti il nostro sen- torrent», poi una china, D i -tiero sorpassa sopra tutte le variazioni della natura. Quest’ oggi, es- He sendo la strada tanto lunga, ho dimenticato di essere botanico e non mi curo di nulla perchè assolutamente non posso pigliare due uccelli ad una fava. — Fa un caldo itéreibilé, il sudore mi bagna fino alle ossa; sono do- SN 462 xs AC BALDACCI mato. Poco a poco che guada & amo la meta m'aeeorgo di abbandonare le alte montagne e di entra $á decisamente nella regione della quercia. Infatti è così. Nel letto dello storico fiume di Moraca, il più grande della Montagna Nera, giace l'antico Monastero che dal fiume prende il nome. Saremo ancora ad 800 m., ma non ci appare nessuna traecia d'abitato. Il Monastero non si scorge che a 100 metri di distanza guar- dando nel profondo burrone. È un luogo pittoresco e grandioso. Il convento occupa il fondo ed è imponente, almeno per questi paesi. Dopo settimane e settimane in cui non avete conosciuto che la mi~ sera vita dell'alpigiano e del pastore, vi fa impressione tutto ciò che risente di cittadino e di civile. Ci riceve l'igumano signor Michele Dosie, cui presentiamo la let- ` tera del Vladika e così siamo ospitati egregiamente. Ne sentivamo il più vivo bisogno. A Moraca facciamo una grande fermata, poichè Krsto dovrà andare a Podgoritza, due giorni di strada, per mio conto. Così avrò agio di conoscere le produzioni vegetali degli strati di calcare e di travertino che sono nei dintorni del convento. | Il monastero di Moraca può presentare allo studioso di archeologia e di storia abbastanza materiale per soddisfarlo; ciò a noi preme ‘so- ` lamente di volo e quando abbiamo ricordato che fu costruito nel 1252 da Stefano Nemanje della Zeta e che anch’ oggi. è riconosciuto dai serbi di religione uno dei primi monasteri della loro fede, questo basta. H fiume Moraca lo tocca da Nord ad Est e il suolo su cui riposa è l'8 al 16 agosto, e grazie alla gentilezza dell igumano Michele Dosie, il quale nel 1877 non ismenti la sua fede combattendo vittoriosamente contro i turchi delle frontiere, mi trovai benone ed ebbi tutto il tempo ` — occorrente per fare un'ultima rivista della collezione raccolta da Ce- d ünje al Darmitor e preparare tutto quanto mi sarebbe. Stee nelle future escursioni. H di struttura in piccola porzione travertinacea e in massima calcarea. ` Formato di un grande fabbricato, codesto Monastero possiede la sua o scuola elementare, il suo chan e tutto Y assolutamente necessario per ` viverci alla buona; a Kolasin si trova il resto. Io stetti a Moraca dal- NEL MONTENEGRO 463 Intanto l’ amico Bogoboj è stanco di fare la vita del touriste ed io pure me ne accorgo. La mattina del 10 parte per Podgoritza insieme a Krsto e così rimango solo per studiare questa flora. La prima pianta che mi si presenta alla memoria è il Zieracium thapsoides Pancic. Infatti, su per le rupi di travertino, vive copiosis- sima questa splendida specie e a costo d' arrischiare la pelle, arram- -pieandomi, ho la fortuna di farne un immenso bottino. Nessun dubbio per me che non sia il ZHieracium thapsoides. Ma il D. Haláesy non lo rieosce per tale e ne fa una nuova specie, basandosi, cred' io, su- "s gli achenii e sui peli glandolosi della calattide. Egli intende dedicarla p al mio povero nome; però non me ne serberà rancore se io, con gentilissimo animo, desidero che porti il nome dell' illustre mio mae- — stro , il Prof. Federico Delpino, che con tanto amore, pazienza ed o entusiasmo, porta alla massima considerazione la botanica italiana. z Molto più raro di questo Hieracium trovasi pure nei medesimi strati travertinacei di Moraca un altro confratello che ancora rimane in- determinato, ma che però può classificarsi per una varietà recente del ` H, Delpini. Infatti anche il bellissimo Zieraeiwm di Pancic non ha m subito qualehe importante modificazione nel periodo di appena venti | anni? E con probabilità forse precisa ce ne potremo appieno con- | vincere quando esaminassimo gli esemplari autentici che si debbono S conservare nell’ Erbario di Belgrado. È troppo nota la facilità colla quale si cambiano i caratteri, specialmente florali, di codesto genere SH Composita, tenendo calcolo dell' ambiente e delle cause dipendenti ` dal clima. Es . Ammirando i Vibia isi Iuglans regia L., comunissimi dappertutto - a Moraca, scopro dei lunghi e filiformi esemplari di Calamintha Dal- matica Host., e molti arbusti di Crataegus, forse appartenenti all'au- ` stratis Kerner (ined.). Nel fiume- sottostante qualche individuo isolato Lg Tunica glumacea Boiss. et Ch., di Anagallis coerulea L., indi VAdianthum Capillus Veneris L., comunissimo nel precipizio ove si | getta l'acqua fresca della sorgente del Monastero. Il quale precipizio è boscosissimo e interamente abitato da Tilia argentea Desf., Cytisus o v orientalis L., Quercus sessiliflora Sm., E Tommasinii Vis., \ A." BALDACCI Q. conferta Kit,, Iris sp. Attiguo ai sepolereti havvi un grande e ri- goglioso albero di Evonymus verrucosus Scop. Presso il chan annoto la Centaurea stenolepis, Kerner e la Daphne Laureola L. Le altre piante che incontrai in questo bellissimo soggiorno mentre aspettavo Krsto per partire pel Kom, sono: Arabis muralis Bert., Vesicaria Graeca DO., Rhamnus rupestris Scop., Cytisus Austria- cus L., Galium firmum Tausch., Asperula longiflora W. K., Sca- biosa Ucranica L., Centaurea deusta (Ten.) Scrophularia Erharti Stev., Euphorbia dendroides L. Nel mese caldissimo di agosto tutto era ridotto a siccità nei dintorni di Moraca, ma gli avanzi sterili di piante già passate dimostravano l imponenza della flora. Un altr'anno adunque, in primavera! Il giorno 14 Krsto è ritornato colle piu eonfortanti notizie. Lo lascio riposare tutto il di susseguente e coll'alba del 16 siamo in via per Kolasin, tre ore o giü di li da Moraca. Ascendiamo sempre in dire- zione di Nord-Ovest toccando il villaggio di Vruica, ove vivono esem- plari di Centaurea stenolepis Kerner e Cyperus fuscus: L. Passiamo ` il limite delle quereie, ritorniamo definitivamente nella mirabile re- - „gione del faggio. Da tutta questa rigogliosa natura emana un fresco in- vidiabile, datoci dalle ombre delle foreste e dalle acque dei rii che si gettano parte in Moraca, parte nella Tara, perchè appunto quassù esiste il confine dei due versanti, del versante Adriatico e del versante del Danubio per via della Sava. Le sponde dei torrenti sono popolate di Alnus incana DC., il quale ci accompagna poi sempre abbondante fino a Bioce sopra Podgoritza. i Alle 10 circa siamo a Kolasin ; avremmo potuto arrivare assai prima, ` ma la nostra inerzia ci ha fatto riposare per strada. Kolasin ricorda . la fisonomia di Zabljak ai piedi del Durmitor, a Kolasin, inoltre, parmi si debba vivere meglio, almeno a giudicare dai nostri padroni di casa, serbi di Bjelopolje, i quali ci usano un’ infinità di cortesie. Si stabili- see che per il giorno dopo, 17, saliremo il M. Kljue che ci sta di- nanzi a quattro ore di cammino, bello e tutto verde Be boschi e e prati. 7 Prima ni „Sera, una oa nei i diotorni del paese, mi fa trovare: Me NEL MONTENEGRO 465 -Ranunculus Philonotis Retz., var. Pancicii (mihi), Buplerum nanum —. (Koch), Gnaphalium uliginosum L. (esemplari di mezzo metro), una Centaurea e un'Antriplex. D Coi primi raggi di sole del 17 cominciamo la via del Kljuc. Abbiamo con noi le nostre provviste da bocca e una voglia esagerata di con- durre a termine anche questa escursione, l’ultima fino a Kom: il de 1 X siderio di attaccare alfine l importante colosso fa trascurare tante cose! Per una buon'ora seguiamo la strada d'Andrijeviea, poi woltiamo a sinistra é c'interniamo nei boschi e nelle prime chine del monte. Rac- colgo la Digitalis ambigua M., Centaurea stenolepis Kerner, una Rosa | ancora indeterminata ed una forma di R. alpina L. Indi un Peuce- SS . danwum, eopiosissimo fra i Vaccinium Myrlillus L. Nelle praterie è comune la Gentiana crispata Vis., il Hieracium gymnocephalum Gris. var. adenophorum e la Daphne Blagayana Frey. Sulla cima niente di speciale, e ciò in eausa delle soverchie praterie. Panorama mediocre coperto dalla massa di Bjelasiea e dai monti albanesi. Il Kom, colle due cime a precipizio, fa fremere d’ impazienza i nostri cuori. Le altre specie notate al Kljuc, ma non raccolte, sono: Cerastium grandiflo- rum W.K., C. Moesiacum Friv., Malva moschata L., Impatiens Noli- tangere L., S. Scardica Gris.? Vaccinium uliginosum L., Gentiana > obtusifolia W., Veronica Beccabunga L., Teucrium Arduini L., Bli- ctum Bonus Henricus L., Polygonum viviparum L., Daphne Mezereum L. Verso sera siamo di ritorno a Kolasin e aspettiamo la dimane, 18, per partire verso il Kom. AIT alba, miracolo strano, siamo in marcia lambendo sempre la Tara fino oltre Matsievo. nelle cui vicinanze trovo lImpatiens Noli-tangere L., e la Lonicera coerulea L. La nostra strada attraversa uno splendido, infinito paesaggio, continuamente fra i boschi e fra le sorgenti. Chi avesse tempo di visitare la regione che percorriamo, potrebbe portare un buon contributo alla flora montene- grina, ma con noi non abbiamo neppure il vascolo, essendo rimasto cogli altri bagagli molto indietro. Arriviamo a un chan ove mangiamo il cocente sole, la via. Una via sempre pittoresca e continuamente bella e gradita. | 30. Malpighia, anno IV. Sol IV. i ‘alla meglio il solito latte e le buone patate: poscia riprendiamo, sotto ` Più avanti troviamo un altro chan, beviamo un buon caffè de 7 A, BALDACCI e ci facciamo dare una scorta pel Kom. Noi andiamo infatti ai Aad- tuni di Ljuban ehe sono noti ai Vasojevici, gli abitanti di questa re- gione, per essere stati attaccati a molte riprese dagli Arnauti. A Lju- ban dovremmo trovare un antico amico, il signor Labovie, che studiò in Italia alla seuola di Modena con molti altri suoi compaesani; se lo troveremo sarà una gioia. Annoto la Pyrola wniflora L. e la Paris quadrifolia L., troppo rare fra le selve d'abete e di faggio. Siamo a Ljuban, ma l’amico è a Cetinje per ragioni del suo servizio. Però la famiglia sua ci ospita con tutto il piacere e ne arestiamo ammi- rati. Lo straniero in Montenegro è troppo amato e I italiano e il russo in ispecie sono considerati superiori a tutti gli altri. Noi abbiamo posto l'accampamento fra le foreste ad occidente della doppia cima di questa divina montagna del Kom, la quale si getta, co suoi dossi ricoperti a prati e a foreste, molto addentro nelle frontiere d'Albania. La sua parte più alta si divide in due spaventevoli rupi, . | aridissime e seagiionate: ai piedi dei due giganti la natura bella, anzi Vie meravigliosa, si ferma domata dall orrido degli antri e delle caverne © > abitate da tante specie di animali selvatici. Indubbiamente il Kom è. la seconda montagna, per altezza, di tutta la lunghissima catena delle Alpi Dinariche, infatti la -vetta a Nord raggiunge, secondo le misure di Rovinski e di Kiepert, i 2448 metri. Domina a levante il profondo bacino del lago albanese di Plava; il Lim, la Tara lo dividono dagli: altri non meno mirabili gruppi del Montenegro, del Mutescariflik di ` Novi-Bazar e d'Albania. I marinai che navigano l'Adriatico distinguono perfettamente le due punte al di sopra dell'altipiano montenegrinó; “a quelle cime di bianchissimo calcare sono sempre libere nei mesi più caldi s ai dal manto della neve, in grazia allo spirare continuo dei venti del Sud. In breve stabilimmo io e Krsto una visita ad ambedue i cocuzzoli, n la prima al Kom Kucki (vetta più occidentale). Il 19 agosto la pas- sammo gironzolando fra le foreste ove raccolsi una buona cinquantina. E . di Crittogame, fra le quali rieordo un Orthotricum che ‘secondo iida | Bottini è da ritenersi come tipo huovo. Verso sera avanzai la mia. gita - fino ad un laghetto sovrastante a Ljuban e vi trovai Ù Asperula SZ: ) losa (Beck), la Valeriana sazalilis L. e la lasione n Sieb. NEL MONTENEGRO 467 H 20 siamo in viaggio per il Kom Kucki. Sorpassiamo il laghetto di: 2 e cominciamo definitivamente la salita. Ovunque praterie e tratti sas- E sosi. Qui, fra le prime piante, ricordo stupendi esemplari di Sedum 2 Magellense Ten., Saxifraga aizoides L., Arctostaphylos alpina Sprg., _ Gentiana crispata Vis., Pinguicula alpina L.!, Salix retusa L. var. E : Kitaibelii W. (copiosissimo), Ornithogalum Ruthenicum. Bouc. +. Queste piante allignano nelle vicinanze di Roga: oltre cento metri - jai matura diventa tutta sassosa e sulle rupi raccolgo: Cerastium Dina- a Beck et Szyl., C. alpinum L., una forma d'Arenaria del gruppo | della rotundifolia M. B. (1), Cardamina glauca Sprg., Aubretia deltoidea DC., Alyssum Wulfenianum Host! Draba arcuata Schott, “Nym. et Kty, var. montenegrina Beck et Szyl. (probabilmente confusa di Pancic colla D. Athoa Boiss), indi la Saxifraga adenophora Kock, ps | Spruneri Boiss?, S. coriophylla Gris., Doronicum cordalum Wulf. , T Rüfajanthus Kitaibeli DC., Ed. graminifolius DC. Verso le 9 dë antim, raggiungiamo la cima brulla, desolata. Abbiamo un panorama E atelier? verso il Montenegro e l Albania: lungi lungi la catena dentellata del Rumia che sembra attaccata alla immensità delle Alpi albanesi; il famoso M. Lovcen e lo Stirovnik sorgenti fra le nubi, il or. Ai piedi si scopre l'ampio altipiano del Kom, ricoperto dal curo delle secolari boseaglie che si stendono per ehilometri e E on Durmit Á verde SÌ chilometri di superficie. Dopo una breve mezz’ ora di fermata ridiscen- diamo battendo la medesima via dell'andata. A Roga ci fermiamo per È ; "Mangiare un po' di pane. Intanto raccolgo il Ranunculus Seguieri Willd. var. monlenegrinus Halàesy, il Bunium alpinum W. K., Campanula a L., Sehlerantus uncinatus Sch., Androsace penicellata — rotundifoli ` Schott., Carex laevis Kit., var. L ycopodium Selago L. A Ljuban, al mio ritorno da questa bella escursione, trovo il fra- ‘tello del mio amico Labovie che é di ritorno dai monti di Zeletin presso dl villaggio Cekun, SES sfidando la barbarie albanese, ha voluto gen- ilmente soddisfare un mio desiderio di avere il Pinus Peuce Gris., e | : ES Nel tempo in cui correggo le bozze ho potuto determinarla come specie puoy: va e Montes al D. Haláesy la chiamo Arenaria Hal desyi 468 A. BALDACCI me ne ha portato oltre sessanta rami in fiore e in frutto. Per me que- sta bella Conifera endemica di codeste regioni, forma una buona con- quista. Aspettando il 21 agosto seguito le brevi passeggiate nelle foreste raccogliendo Crittogame e fermandomi sull'orlo delle sorgenti per gu- stare quelle acque gelate indarno desiderate da noi. Col latte, colla panna e eoll'aria pura della zona alpina si guarirebbero i morti. Ecco finalmente il giorno dedicato all ultima escursione. Stupendo e ricco di luce il sole del 21 agosto irradia la mole di Kom Vasojevicki e partiamo. Prendiamo dapprima la via d’Andrijevica internandoci in un profondo burrone colmo d’abeti e di faggi antichissimi e quindi pieghiamo a destra inerpicandoci a diritto sul pendio del monte. Gli sforzi fatti per vincere i primi ostacoli, formerebbero un capitolo a parte per un touriste; io rammento solo d’ aver raccolto l'Aubretia deltoidea DC., Y Heliosperima macranthum Pancic e la Drypis spi- nosa L. Fatto sta che in due ore potemmo salire un tratto di appena. i duecento metri, e quando guadagnammo la base della gran rupe, era- S vamo trafelati, sicchè ei occorse un po' di tregua per mangiare, bere e fumare un poco. In questo mentre si staccò al disopra da noi una frana e le migliaia di sassi, sibilanti per l'aria, rasentarono i nostri | corpi. Non so che fato ci facesse scampare da una certa morte. Ac- eanto a noi vennero a cadere due esemplari di Papaver alpinum L. var. flaviflorum Koch. Proseguimmo poscia con maggiore difficoltà di prima sempre incerti se in quello stato avremmo potuto rivedere il - ‘domani; ma anche qui fummo fortunati, giacchè ei fu dato cti in un tratto sempre a perpendicolo, ma erboso. Raccolsi ed annotai:. Dianthus sylvestris Wulf., Alsine verna Bartl., Cerastium Moesia- | cum Friv., Linum capitatum W. K., Hypericum androsdeniigolion i DC., Onobrychis Scardica Gris., Valeriana montana L., Homogyne alpina Cass., Erigeron uniflorus bi; Chrysanthemum larvatum Gris. Taraxacum Hoppeanum Gris., Arctostaphylos alpina Sprg., Gen- tiana utriculosa L., Pedicularis Sibthorpii Boiss., P. comosa L., PE . Hacquetii Graf., Pinguicula alpina L,, Polygonum viviparum L SDN retusa T Festuca alpina Gand, — Verso le 1l del mattino ` NEL MONTENEGRO 469 ` raggiungevamo la più ‘alta vetta del Kom e il panorama che si pre- i sento al nostro sguardo lo lascio pensare al lettore. Di lassù si godeva di una prospettiva anehe maggiore che dal Durmitor, perché tutt al- lintorno avevamo balze e precipizii che accavallandosi a centinaia e centinaia finivano lungi da noi colle nebbie che cingevano l'orizzonte. —— — Ai piedi della piramide del Kom deponemmo le nostre robe, Krsto | si diede a cacciare la selvaggina, io a cercare piante. Il mio bot- tino fu il seguente: Papaver alpinum L., var. flaviflorum Koch, : Draba arcuata Schott, Nym, Kty, var. montenegrina Bech et Szyl., Aubretia deltoidea DC., Alyssum repens Baug., Heliosperma ma- ranthum Pancic, Cerastium Dinaricum Beck et Szyl., Alchemilla f a L., Sempervivum patens Gris., Bati raga: Spruneri Boiss.?, |; iophylla. Gris., Zasione supina Sieb., Edrajanthus Kitaibelii )0., Carex laevis Kit. var. — A mezzogiorno circa facemmo la no- stra modesta refezione, indi due buoni colpi di fucile salutarono per parte nostra tutto il Balcano. Cominciammo una rapida discesa per | tutt'altra via di quella di prima ed arrivammo alfine fra i boschi di faggio ove dormimmo placidamente. Ripigliammo la strada che da An- . drijevica va a Podgoritza e in poco tempo eravamo a Ljuban. Quale j splendido giorno per noi il 21 agosto! Ancora una rapida traversata 5. rile località di Boga per trovarvi il Geranium oreades Ida e la Valeriana Bertiscea Pan., ma indarno. In cambio prendo la Pe- tentilla Clusiana, Jacq., il Galium anisophyllum, Willd., l'Asperula pilosa (Beck), il solito Edrajanthus ed una dozzina di frutti di un Abies da me reputato interessante. Attraversiamo grandi tratti di pra- 2 terie alpine coperte da Vaecinium Myrtillus e Vaccinium uliginosum un'ora e mezzo siamo al disopra dei katuni di Mrceenov-dò gliere il Hieracium Naegelianum Pancic, ma, non a, riesco solamente a trovare V Allium sa- ghi esiste un contrafforte del e "dopo | ove vorrei racco fini oggi troppa fortun vatile M. B. In vieinanza di questi luo tio Kukuraj-brdo dove è citata da Pancic la Viola Nicolai Kom. de Pant. LJ anche Lag RE mi m impossibile vederla. In cambio tiamo i minareti di Podgoritza. adi A. BALDACCI trovai un Hieracium che secondo | Haláesy, apparterebbe al gruppo - gymnocephalum di Grisebach,la Parnassia palustris L., e poche altre : cose. Però questa località a substrato schistaceo e micaceo dovrebbe s in seguito essere accuratamente esplorate perchè ricca oltremodo di E sorgenti, di ruscelli, di prati e di boschi. mi - Oltre Mreenov-dó e Kukuraj-brdo andiamo velocemente sotto un sole È abbruciante. Troviamo quindi sorprendenti foreste di faggio che mi di: fanno palpitare il cuore per la loro grandiosità! Infine raggiun- ` giamo un povero chan, quello di Garancie; fatti fermare i nostri ca- E valli prepariamo una buona tazza, di caffè ed a sera arriviamo al chan di Lijeva Rjeka, dopo aver raccolto la Scutellaria Alpina L. — Per- nottiamo piuttosto male. d Due ore dopo Lijeva Rjeka abbandoniamo il faggio e con esso la - natura alpina: entriamo nella regione della quercia, regione oltremodo sassosa e diflieile per la cattiva strada fino a Podgoritza. A mezzodì ` siamo a Pelev-brieg ospiti di una parente di un mio. caro amico. brieg natura morta. Frequenti cespugli e qualche albero di Quercus ` Grisebachii Kty. A tarda notte siamo a Bijoce. Da Bijoce in avanti il nostro viaggio non ha più nulla di interes- . sante dal Jato botanico perchè il caldo eccessivo ha dissece cosa. Lungo la Moraca, in via per Podgoritza, il cora annotare il Cytisus ato ogni 25 agosto posso an- Helden? Vis, . Rhamnus rupestris Scop., Molt- kia petraea Rehb., Ephedra campylopoda C. A. M. Alle dieci Ke In questa bella città del Montenegro passiamo tutto il 25, n ERR parte del 27 agosto, intenti a rifocillarei alla meglio per i disagi pas- T sati e a chiudere le mie piante nelle casse per essere spedite in Italia. — ` Il 27, a sera, siamo a Zabljak sul lago di Scutari; assistiamo ad una - simpatica festa popolare nel luogo denominato Kom: il 28, in barea, prendiamo la via di Rjeka ove arriviamo alle quattro pomeridiane. Nella sera del 29 sono a Cetinje ove i miei buoni amici mi D: : passare sei Syceessivi bellissimi giorni, nell ultimo dei quali ho la fors a NEIL MONTENEGRO 471 tuna el'onore di ringraziare e salutare personalmente il mio augusto benefattore Nicola I°, Principe del libero ed eroico Montenegro. Per chiudere il mio magnifico viaggio mi si presenta una nuova occasione. ‘Sei giovani montenegrini studenti nella seuola militare di Caserta tutti conosciuti negli anni passati, partono per l’Italia. Io mi metto con loro: il 6 settembre a Cattaro ci imbarchiamo sull’ Arciduchessa Carlotta fino a Zara. Qui aspettiamo il piroscafo italiano sempre in compagnia di un altro simpatico giovane, il Boxich, e finalmente il 9 col Napoli arri- viamo in Ancona. La sera del 10 ero a Bologna. r Ca R. Istituto botanico se ne conservano esemple cazioni seguenti: L. barbarum (Linn.) — Colosseo Sancumetti! IX. L. ovatum Nouv. Duh., — Incontro al Colosseo RoLLI 1857, — presso il Colosseo Ro ottobre 1870. L. megistocarpum, var. ovatum DC. Prodr. — L. ovatum LA 'e di Venere incontro al Colosseo Frorini-Mazzanmi!, settembre-ottobre I quali ho riscontrato con essiccati venutici per L. chinense Mill., dallo « Scientific Departiment of Tokio University », e per L. chinense e lanceolatum)^ dall erbario Cesati, e fra di loro perfettamente con- vengono, siccome con le descrizioni che se ne leggono nel De Candolle, nel Walpers e nel Duhamel (1). Il frutice è scandente, più o meno spinoso di spine non grandi a rami giovani, che sono lunghi e glabri e biancheggianti e striati, con foglie ovato-lanceolate, ora piccole ed ora grandi molto e quindi a volte ovate ed a volte lanceolate, acute 0 quasi, cuneate alla base e quivi ristrette in picciolo, solitarie od il più delle volte a fascetti da gemme ascellari, con peduncoli ascellari uniflori, lunghi, alquanto ri- H ( De GE: Prodromus, Si part. I, p. 510 WarPERs: Repertorium, HI, 7. LotrsELEUR-DELoNGCHAMPS et fol MicneL: Traité des arbres et ar- bustes que l'on cultive en France en pleine terre par DÜRAMEL, seconde édi- tion, I. pp. 116-120. CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM i 473 ^» gonfi all'apice, ove si dilata il calice, che è imbutiforme e 4-fido, nè di rado 3-fido ovvero 5-fido per divisione d'uno dei lobi. Le lacinie del calice sono obovate, retieolate, come seariose a' margini, e la corolla ne è del doppio più lunga, a tubo dilatato ed infondiboliforme all'a- pice, ove il lembo violaceo, reflesso o quasi, 5-partito, a laeinie larghe ed ovale, lanceolate, si espande ed ove é barbata. Gli stami di molto sorpassano la corolla, e sono eretti e filiformi e barbati fittamente nella parte superiore, che resta inclusa nel tubo; lo stilo è degli stami TE appena più lungo, a stimma capitato-bifido, l'ovario conico incluso nel calice, e la bacca rossa, ovato-oblunga, ora ottusa ed ora acuta, ed in È tale caso come falcata all'apice, del doppio più lunga che il calice stesso. i Secondo la sinonimia adottata dai signori Forbes ed Hemsley (t), sarebbe la stessa cosa che L. megistocarpum Dun. con la var. ova- tum (= L. ovatum Loisel., chinense Lam.), L. turbinatum Loisel. e ~ trewianum Don.; e quindi di origine e di patria asiatica. Ove la sua + area geografica dalla China si estende per -Chihli, Shantung, Kiangsu, Fokien, Chekiang, Hupeh, Szechuen, Kwangtung, Luchu arcipelago (2), sino al Giappone « in sepibus Kiousiou prope Nangasaki » e Nippon cen- f trale « cirea Yokohama e Yokoska (3) ». Héócenteniente il sig. Fran- chet (4) lo indicava della Mongolia intorno a Sartehy; e forse ad esso | va in parte riferito il L. barbarum del Northern Baluchistan ed Hari- ; rud valley. ©) che l'Aitehison deserive quale forma lussureggiante. Gi Ma fra noi sembrerebbe specie avventizia. I signori Grenier e Godron | 2 il nome di L. sinense Lam. lo indieano per la Francia nei me- ` desimi luoghi che Z. europaeum Linn. più raro perle « haies, buis- E. abu: vignes, Ze le midi et surtout à Montpellier, ca et la dans le Ca CRETE (€ Forges and HEMSLEY: An Enumeration of all the Plants known from China Proper, Formosa ete., in The Journal of the Linnean Society , XXVI È * n 341." cotton s pn A.: Plantae Davidianae ex Sin um imperio, I, p. 220. a Snai 4. E. : The botany of the Afghan delimitation Commission. * st efte p Society, Il Ser, Vol. IH. p. | da Ana: ACHILLE TERRACCIANO nord» (t); però il Reichenbach lo dice « aus China,eingefirt, in der Lombardei häufig cultivirt und verwildert (2) » egualmente chel'Hausman per il Tirolo presso Trento e Bolzano e Bressanone (3), e Nyman per | Europa (^), ed il Bertoloni ed il Caruel per l'Italia (5). In cui oltre a Roma, é dato per quel di Viterbo e di Macerata, e delle siepi della — Rosà a Cà Molino presso Bassano (6). Solo, quale valore possano avere le parole del Caruel, che, oltre a dirlo oriundo della China, afferma trovarsi « nell'Africa settentrio- | nale, forse in Oriente e nel Nord-America (7) » non saprei qui dire, quando le opere di flore piü recenti d'America e d'Africa non ce lo danno; anzi tutte, fra antiche e moderne, convengono appunto nel dirlo originario dell’ Oriente e propriamente della China. Ora è qui, come attesta pure la sinonimia di Forbes ed Hemsley, ad aver- sene il massimo differenziamento morfologico; poichè è omai ben He: conosciuto, che là, ove una specie meglio prospera per trovarvi più adatte. condizioni climatiche o telluriche alla propria esistenza, si dr È ferenzia più facilmente in forme secondarie ed assume habitus caratte= - bs ristici ed allarga gli habitat attraverso una data serie di modificazioni sin anco organiche. Cosi'L. ovatum Loisel. (= L. chinense Lam.) a foglie ovato-lanceolate ed acute, crassette e di varia grandezza, a bacche ottuse e crasse, è molto affine ed appare forma latifoglia di iù megistocarpum Dun. a foglie ovate od ovato-lanceolate, lanceolate o lanceolato-elittiche, ottuse od acute, picciolate, a bacche ovato- cilindriche, ottuse. E questo si collega con L. trewianum Don (= L. . (0 trewianum Dos. -- Walpers, Rep., III, 107, inel. syn.) a foglie e picciolate, paite acute, a bacche ovate. Ora tutti e tre, spettanti 3 (!) GRENIER et GopRoN: Flore de France, Il, p. 54: e ReicuenBACH: Deutschlands aims I serie, XIII bunk p. () Hausman: Flora tirolensis, p. (9 Nyman: Conspectus oe ees x 524, in obs. (5) BERTOLONI : Flora italica, ll, p. 640 \CarveL: Flora italiana, VI, p. 702- si SECH Cesari-PasseRINI-GIBELLI: Compendio fl. ital, Il, p. 364. ARCANGELI : ipie fl. ital, p 496. (1) CARUEL: Op. cit, 3 ; CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 475 alla China, di L. chinense Mill. sono forme locali per quanto di poco interessamento; mentre delle selve della Cocincina il ZL. cochinchi- nense Lour. ne va riguardato siccome sottospecie, a fusti spesso inermi ma rigidi ed eretti e ramoso-nodosi, a foglie oblunghe, ottuse, glabre, crasse, variamente sparse od alterne, picciolate, a fiori termi- nali su peduncoli lunghetti.e con calice 5-fidu, e con stami di varia lunghezza rispetto alla corolla, che è tubolosa e D-fida. E desso si col- lega da un canto a L. ovatum Loisel. e dall'altro a L. subglobosum Dun., di patria ignota, poichè descritto su piante venute dalle culture DE negli orti botanici. Il quale ultimo poi, alla sua volta, presenta tre mo- -dificazioni foliari nelle varietà spathulatum, lanceolatum, leptophyllum 5 Dun.; e, pur senza dubbio entrando nel ciclo delle specie ricordate, Ri accenna à provenire da L. turbinatum Loisel. (= L. halimifoliyn , Mill.), che il Dunal gli pone come sinonimo e che nel Duhamel è e ` descritto con bacche turbinate e con fiori aggregati, pedicellati, estra- e scellari, e con foglie sessili, lanceolate, acute, ed è dato per le pro- ^ . 4 vinee temperate della China. Onde abbiamo: var. megistocarpum (Dun.) X cHINENSE (Mill.) — trewianum (Don) D v — ovatum (Loisel.) seri È chinense spathulatum | var. subglobosum (Dun.) * lanceolatum d B COCHINCHINENSE $ ge B x dLour) leptophyllum ~ — turbinatùm (Loisel.) Preso ora così e così isolatamente giudicato, la sua autonomia geo- grafica potrebbe farci venire a delle induZioni morfologiche, le quali non hanno poi tutte realmente un gran valore. Poichè, se da una parte si leggono le parole del Loiseleur Delongehamps « il est certain que du temps de Tournefort et de Vaillant elle n'était pas connue, Du- e hamel est le premier qui l'ait disignée dad la phrase... (4) >; dall'altra enee iù LorseLBuR | eem: et ETIENNE MICHEL: op. cit., p: 117, D a Re trad " 476 ACHILLE TERRACCIANO vi sono quelle del Boissier, il quale, considerandone il L. vulgare Dun. siccome forma stenophylla, ammette già che desso sia alla sua volta forma brachyphylla dello stesso L» vulgare, e quindi le due specie non siano se non i termini estremi d'una medesima progressione mor- fologica. : L'affermazione del Loiseleur si riferisce da un puro fatto bibliogra- fico; ma la osservazione boasseriana merita di richiamare il nostro esame. In fatti, attentamente considerato L. vulgare Dun., si trova, che, se ha il caliee quasi bilabiato o 2-3-fido a lobi interi o dentati e gli stami quasi eguali al lembo della corolla, patente o reflesso, non differisce molto da Z. chinense Mill. per le foglie e per gli aculei, variando quelle dall’ essere più o meno anguste, ovato-lanceolate o spatolato- lanceolate, acute od ottuse, cuneate, subsessili o come attenuate in pic- ciolo, e questi dall essere nulli al variamente lunghi. Identiche poi le ‘bacche, la struttura dei filamenti e dello stilo e dell’ ovario, i pedun- coli ascellari in quanto a forma ed a numero; identici i rami, che sono: egualmente lunghi, bianchicci, sottili, a tempo inermi ed a tempo spi- nosi, il portamento e l'abito generale. Sicchè, quando le note diffe- renziali riposano solo su caratteri desunti dalla morfologia esterna degli organi vegetativi e del valore di questi sopra ricordati, e quando | quelle dedotte dagli organi fiorali sono secondarie, siccome la forma bilabiata o 2-3-5-fida del calice, che nel L. chinense Mill. è ora 3-fido ed ora 4-5-fido con manifesta tendenza alla bilabialità, appare chiaro che non debbano porsi a base di specie. Anzi il calice si ritrova irregolar- mente 4-5 dentato e poi variamente 2-3-fido in L. meg gistocarpum Dun. - e lanceolatum Poir., e 5-fido sempre in L. cochinchinense Lour., 2-3-fido in L. trewianum Don. Le quali modificazioni riscontriamo in L. bar- barum. Linn. che lo ha poculiforme, 2-3-fido, a lacinie intere o dentate, E bianchicce, quasi scariose, ovvero inegualmente 9-dentato in L. ru- thenicum Murr., tubuloso e 4-5-dentato e cigliato in L. orientale Miers, piccolo e imbutiforme e cigliato e quasi poro uel ipe in L. persicum Miers. Lo studio anche superficiale della distribuzione di ZL. vulgare Dun. ~ rispetto a quella di Lis chinense Mill., duo” cose s rivela: che, questo, a AE HIE i GEES C Aug ee CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM Í ATT pure ad esserne forma brachyphylla, migra dall’ Oriente in Europa, e che quello è appo noi in via di regresso, di giorno in giorno di- minuendo la sua area entro il bacino occidentale del Mediterraneo. Infatti, secondo il .computo delle flore più recenti, la forma ti- pica di L. vulgare non vive che « in dumetis, ad sepes, vias re- gionis infer. per ominem probabiliter Hispaniam, saepissime cum L. europaeo Linn. commutatum (1) », e « ca et là dans le centre et le nord de la France, commun dans le midi et surtout à Montpellier (2). » Gli vanno riferiti L. intricatum Boiss. (3), che è forma micranta ed a filamenti subeserti, microfilla e ramosissima, e che fu sinora osser- vato solo « in sepibus inter cactos, in regione calida inferiori Hispa- niae, inter Malaga et Velez, secus viam rarius », e L. halophyllum Welw. (*) del Portogallo nelle rupi marittime presso Lagos e Capo St. Vincente; ma ambedue si accostano ad un Lyciwm, che il Ball ritrovò nel Marocco e descrisse per L. afrum (5) con la osserva- zione: « ex speciminibus incompletis planta nostra admodum incerta. Arbuseula intricata, ramis brevibus, ex gemmis foliaceis in axillis fo- liorum delapsorum nodosis, baecis ovalibus solitariis, pendulis ». Ed é ora questo, insieme con L. Shawii Roem. et Schult., ad aggrupparsi . intorno a L. barbarum Linn., il quale, per quanto nettamente carat- terizzato dalle foglie erassette, lungamente cuneate, lineari-oblunghe, ottuse, picciolate, glauche, portanti alle ascelle altre gemme foliacee, e dal calice quasi scarioso 2-3-fido, a lacinie intere o dentate, e dalle bacche ellissoidi, è lo stesso L. vulgare Dun. così modificato nelle terre del- l'Africa settentrionale e di cui stimo sottospecie. Se non che, proce- dendo verso l’oriente, assume delle non lievi modificazioni organiche, per cui lo Stocks (6) distingueva Z. foliosum di « Rocky ground near (^) WiLLkomm et Lance: Prodr. fl. hisp., II, p. 531. (*) GRENIER et GopRON: op. ot, p. 541. () Borsster: Voyage botanique dans : in de l'Espagne, II, p. 440. (5 WALPERS: Ann. Litt. Bot, V, p. FACE BALL: Spicilegium | Florae i in Jour nal Linn. Soc., XV, OSÌ. p. .. (5) Srocks I. E.: Notes on Beloochistan plants, in Hookers Journal ar i put d Kew garden miscellany, IV, p. 179. Ri ART "et, e Se Ae e Se E oT 570m è; 478 " ACHILLE TERRACCIANO Kelat » e L. depressum di « Upper Beloochistan ». posti poi dal Boissier (1) sotto il suo L. barbarum. H quale comprende pure L. medi- terraneum Schweinf (2), e si trova nell' Egitto presso Togodale in Scho- hoslande, ne' monti calearei della Galatia e Dijkmen presso Angora, alle siepi ed ai campi d Aleppo in Siria, nella Mesopotamia ad Orfa .ed a Moamera di Babilonia, sino nella Persia australe e boreale. Da L. barbarum Linn. lo distinguerò come var. Boissieri, con la sottova- rietà foliosum, cui meglio si riferisce il già citato L. barbarum Ait- chison, e la forma depressa. Si-arriva così ad una terza sottospecie, di valore morfologico forse pari all'altra, che è L. ruthenicum Murr. Vive questo ne’ luoghi salati della Russia meridionale e Siberia Ura- lense sino al Wolga, e per le parti aride sassose della Georgia caucasica e transcaucasica (3), nel Kashmir e Baltisthan da’ 3-9000' (4); si fissa con d la var. caspium Dun. (= L. tataricum Pallas (5)), a' deserti del Mar Caspio, nella Persia boreale con la var. glaucum (= L. glaucum. T . Miers), e con la var. turcomanicum (= L. turcomanicum Turez. joe s | ope deserti argillosi e salati del Turkestan, a fiumi Syr e Yandarja, SEC e presso Buchara. Ed ora L. turcomanicum Turez. passa gradatamente a L. Edgerorthii Dun. ed a L. indicum Wight, i quali, ad onta che : appaiano forma microfille di L. chinense Mill., stanno intermediarii fa esso ed il gruppo di L. europaeum Linn., allo stesso modo che ZL. x glaucum Miers si accosta a quelle altre forme delló Stesso L. euro- SE paeuni Linn. comprese sotto E arabicum. " O Bons: M Or., w, p. 289. | T Q, ScHWEINFURTH G.: Beitrag zur Gita Aothiopion, P 88. doe, y 3o (*) Borssier: l. c., p. 290. ; - AR MSIE LEDEBOUR: Flora rossica, lll, 191. i RES RO i . (£ Hooker: The flora of British dii EM p. zu Sace A E E Sch PALLAS: een rossica, I, p. 78, aree je : CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 479 Onde si ha: / var. intricatum (Boiss.) Em ONN | % VULGARE 4 | (Dun | — halophyllum (Welw.) ; È. afroides i | var. Boissieri 8 BARBARUM | L. vulgare (Linn.) | = id ee ks) \ t dep "esse (Stocks) ; / f. caspia ^ |+L indicum RNC (Palli) (Wight.) i 7 RUTHENICUM } Aa ——L chinense Kg (Mur) ` PAR SPEI I (Miers) L. Edgeworthii | ILULILTECE (Dun.) "WE L. europaeum (Dun.) D L. indicum, quale è figurato e descritto dal Wight (4), ha i fila- menti barbati alla base, e le foglie superiori soltanto fascicolate e . picciolate ed obovato-lanceolate; ed il L. Edy geworthii Dun., i filamenti dE pubescenti ed ineguali, e le foglie ovato-lanceolate, lanceolate, lanceolato-oblunghe, ellittiche, e di una variabilità considerevole. Ora, in ` quanto a L. chinense Mill, tutti gli esemplari esaminati d'Europa hanno le foglie inferiori opposte, lunghe, ottuse, ed i rami gracili, poco . spinosi, simili affatto a L. ,Edgeworthii Dun., mentre gli esemplari giapponesi e chinesi guidano assai perfettamente con L. indicum Wight. —. Gli stami DEE in lunghezza per L. Edgeworthii Dun., sono così e in L. AVO Turez; Se gl base in ZŁ. glaucum f o profondamente fesso a maturità in L. depressum Stocks e L. glau- sotto L. chinense Mill. quale anello di congiunzione con L. vulgare Dun. 480 ACHILLE TERRACCIANO con una ghiandola lineare fimbriata in ZL. tataricum Pall. Il calice è a margine irregolare e quasi bilabbiato 3-4-fido in L. foliosum Stocks e L. ruthenicum Murr. e- L. vulgare Dun., e 4-5 dentato cum Miers e L. Edgeworthii Dun., e 2-3-4-5 dentato in L. chinense Mill., e dapprima 5-dentato ed indi 2-3-fido in L. europaeum Linn. e L. barbarum Linn. Tali caratteri, insieme con la variabilità presen- | tata dalle foglie e per forma e per disposizione e per inserzione de piccioli, stabiliscono una serie di affinità tali, da essere ben difficile lo scernere dove l'un gruppo cominci e l'altro finisca. Tuttavia L. Edge- worthii Dun. porro sotto L. europaeum B arabicum, e L. indicum Wight. Dall'altro canto terrò quali specie da sè L. vulgare Dun. e L. chinense Mill. della sezione Eulycivm Dun., e, con eguale valore morfologico, L.europaeum Linn. posto però dal Dunal fra Lyciobatos con « calyx urceolato-campanulatus, subaequaliter 5-dentatus, corolla infundibuli- formis, limbo 5-fido erecto, stamina inclusa, folia fasciculata , flores E subsolitarii, terminales in ramulis axillaribus ». Ka: Se ora compariamo siffatti caratteri con quelli che distinguono i già — a indicati Eulycium, noi di leggieri troveremo tali e tante identità, da ` 2 non saper dire quale valore poi abbiano realmente le due sezioni, e perchè tutte e tre le specie prese iu esame non debbano entrare ne | # Lyciobatos. A prescindere, che morfologicamente le specie diferen- — ziantesi in Oriente dalle sottospecie di Z. vulgare Dun. si sovrap- — S pongono in parte ed in parte si confondono con quelle di £. euro- paeum Linn., v'è un fatto che nella filogenesi ha una grande. im- portanza. Mentre L. vulgare Dun. tipico. si limita all Europa. occi- y ee dentale, lottando qui e tà e qui e là fissandosi con forme regressive di minimo valore, L. europaeum Linn. tipico lo sostituisce dapprima e ‘poi si spinge per l'Europa meridionale verso l'Oriente, dove si incontra UR 3 con la var. Boissieri di L. barbarum Linn. Sono cosi specie suece- danee geograficamente, e morfologicamente tanto più, in quanto i ca- ratteri, che già mostravansi Ve nella prima, assumono qui PE Sr i tassonomico costante. t x CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 481° Le due più importanti modificazioni di ZL. europaeum Linn. sono quelle, che io comprendo sotto * normale e B arabicum (= L. ara- bicum Schweinf. ex Boissier), e che fa uopo considerare siccome sot- tospecie. La prima corrisponde al 1.? breviflorum Dun., che caratterizzo per « totum glabrum v. albido-pruinosum, foliis inaequalibus, erassiu- sculis, in petiolulum fere attenuatis, floribus calyce 5-dentato demum subbilabiato, labio uno 2-dentato alteroque 3-dentato, et corolla tubo subeylindrico et limbo 5-partito patente, staminibus corolla vix brevio- È ribus, limbo dein exsertis, filamentis basi varie pilosulis, stylo stigmate capitato stamina superante, baccis flavis et rubris, pisiformibus, ovato- globosis aut globosis »; comprende la specie tipica del Linneo e vive, per l'Europa meridionale, dal Portogallo alla Francia meridionale, dal- T Italia alla Dalmazia e Grecia, nell’Anatolia in Lidia (1), con una variabilità nel tubo e nel lembo corollino tale, da doversene scernere una forma longiflora leucoclada Willk. et Lange nella Spagna a Malaga, ed una perbreviflora glabra Willk. et Lange a Cordova, Sevilla, Cadiz, Barcelona. Secondo le mie osservazioni dirette e le descrizioni dei varii autori, a stami inclusi sono quasi tutti gli esemplari greci e spa- gnuoli, glabri e poco eserti gli italiani, molto eserti i francesi: ciò in termini generali, siceome si potrebbe affermare essere più spinosi e | bianchicci ne fusti e con le foglie più crasse e più piccole gli indi- . vidui viventi presso il mare. — Il 2.° longiflorum Dun, p.p., che si di- süngue per « glabrum v. glabriuseulum, valde ramulosum, ramis ra- . mulisque longis, foliosis, e gabriusculis ad a spinosis, foliis | WinLkowM et LANGE: op. gr Il. p. 992. GRENIER et GopRON: m cit. p. 942. parvis, viridibus, glabriusculis v. basi tantum leviter pubescentibus, lanceolatis angustisque v. ovatis et longe cuneatis, corolla tubo longo et calyce 6-7 plo longiore, bacca globosa aut globoso-ovata, saepe a- cuminato-apiculata », si congiunge alla forma longiflora leucoclada Willk. et Lang. di breviflorum Dun.; e con le forme ramulosa (= B ra- $ * (!) Borssrzn: op. cit. p. o CARUEL: op. cit. VI, p. Nyman: op. cit. p. . 8L. Malpighia anno 1V, vol. IV. i ` SÉ noo eo e i SH ei KE P Das H ‘482 ACHILLE TERRACCIANO mulosum Dun.) vive nell'Egitto ed Arabia tropicale ed isola di Linosa (Solla, sub Z. arabico ex Nyman) e leptophylla (= Y leptophyllum Dun.) nella Siria e Gerusalemme (4). Le quali, se per molti punti si collegano anche con la var. Boissieri di L. barbarum Linn., dimostrano ancora una volta, che i differenziamenti di specie — in origine dis- simili — per quanto procedano dapprincipio con modi variabilissimi , finiscono poi a convergere di mano in mano in forme similari, poscia equivalenti ed indi omologhe, se tendono ad uno stesso luogo e lì in- sieme si espandono, La seconda fu descritta quale specie da sè col nome di L. arabicum Sehweinfurth; filamenti glabri o quasi, antere subincluse, bacche glo- bose e nere, l'abito ramosissimo e spinosissimo, con foglie cinereo- tomentose, ora fascicolate ed ora sparse, e con fiori solitarii od a due, pubescenti e cigliati nel calice. Qui vanno adunque, siccome sinonimi, le var. cinnamomeum e leucocladum di L. mediterraneum Dun., e siccome varietà la var. cinerum, che ha le sottovarietà orientale (cd orientale Miers) con la forma abeliaefolia (= L. abeliaefolium Behb.) e saevum. (= L. saevum Miers) con la forma persica (= L. per- sicum Miers). Segue L. Edgeworthii Dun. da una parte; L. indicum Wight dall'altra porge addentellato a L. abeliaefolium Rchb. Di eguale valore che L. indicum Wight sono L. ruthenicum Murr., il quale si congiunge per mezzo delle forme ramulosa e leptophylla a L. euro- paeum Linn., e L. barbarum Linn., che a questo stesso si collega per una forma «saepe fis diminutis, spinis. erebrioribus » in Ales- sandria. d'Egitto. 4 7 t x t * (0) DecaIsNE: in Annales des Sciences naturelles, IV. p. 352, II série. ^. CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 483 Così avremo: jf longiflora leucoclada a SS um (W. Lge) ) n per br mc aere % EUROPAEUM 4 , (Linn.) ] u ramulosa s Ub a AN um L. ruthenicum\ T d \ (Murr.) L. europaeum L. vulgare | subv. saevum (Dun.) j | Miers.) | „a cinereum f. persica — L. barbarum / | (Dun.) | (Miers.) (Linn. — orientale 8 ARABICUM , Miers. (Schw.) | f. ua — L. cun vali È Hk abt). n vb Edgeworthii (ua). . L. eochinchinense) (Mill) - (Lour.) Constato ora siffatto cammino verso l' Oriente, ove tende a diffe- renziarsi in gran numero di forme, delle quali la maggior parte è oggi ancora oscillante, di L. europaeum Linn. rispetto a L. vulgare Dun., non è manco a discuterne la presenza nelle Canarie e nell’ Africa set- .. tentrionale, dal Marocco a Tunisi. Se intendesi accennare ad introdu- E zione per colture, la cosa va; ma spontaneo io né l'ho veduto in essiccati x di queste regioni, e nè lo trovo ricordato da lavori assai recenti, siccome y quelli del Christ e del Cosson (4). Così, per quanto dotata di maggior fondamento, è un po' troppo categorica r affermazione dell' Engler, che desso sia tra le specie dell Europa centrale, le quali dalle coste afri- cane e massime dall’ Egitto e dall’ Arabia e Persia si diffusero nelle Indie orientali, non sopportando delle restanti Indie il clima o troppo umido o troppo secco (2). Là, tipicamente, non esiste, sebbene tenti k appena e con forme tuttora in via di elaborazione, a penetrarvi per con- 2 | giungersi con L. chinense Mill; il quale poi alla sua volta, così gran- | demente differenziato nelle var. megistocarpum Dun. trewianum Don, ovatum Loisel., ed in È cochinchinense Lour. con le var. subglobosum " 3 CurisT: Spicilegium SE in ENGLER'S Bot. Jahrb., IX, p. 142 e 164. . —. Cosson: Catalogue des plantes réceuillies par Mandon, en 1865 et 1866, | dans les iles de Madère et de Por to-Santo, in Ben. Soc. bot. France, XV, p. 102, ted Il p. 307. T, Lh vuol X Pflanzenwe lt, d (3) ENGLER: Versuch einer 484 orge i ACHILLE TERRACCIANO Dun. e turbinatum Loisel., non è improbabile che muova dal Giappone, donde si collega co’ Lyciobatos dell'America settentrionale, e tragga così per altro verso sua origine dal gruppo del L. vulgare Dun. Dopo queste considerazioni, Lyciobatos è il tipo che abbraccia ora ed iniziò già tutti i differenziamenti esaminati. Ed a volerlo morfologi- camente ricostruire, considerato nel tempo e nello spazio, potrebbe essere rappresentato da un alberetto o frutice con foglie più o meno picciolate su fusti assai divaricato-ramosi, con fiori portati da peduncoli .' ascellari, a corolla infondiboliforme 5-lòba e 5-dentata nel lembo e x A con tubo variamente lungo, a calice 2-lobo e 3-dentato ai lobi, ed a : stami filiformi, inseriti tra la metà ed il terzo inferiore del tubo, gla- Brescenti o pelosi. La eterostilia, essendo in rapporto con la fecondazione, costituisce i da un grande elemento di differenziazione morfologica nelli invogli fio- — rali, epperciò malamente è stata fin'oggi assunta al grado di valore: ` specifico. Gli stami sono inclusi quando i filamenti si presentano gla- Se bri, e si sollevano oltre le fauce della corolla a misura che diventano, — / pelosi : fra l'uno e l'altro estremo si hanno forme a filamenti glabri ed- eserti, a filamenti inclusi e pelosi, ed allora secondo 1 casi la fauce eorol- .. S lina si riempie di peli o si presenta liscia, e lo stilo, che sempre è uguale ` agli stami eserti, si solleva di molto quando sono inclusi. Ne’ casi in eui tipicamente una specie è rappresentata dall’ uno de due modi di gt |»; . . essere che prima dissi, la corolla ha due modificazioni: il tubo è di-. CH ritto, infondiboliforme, slargato all'apice quando la fauce è pelosa 0 sono | pelosi gli stami e questi inclusi, — il tubo è ristretto alla. base e gon zuto alquanto un poco più sopra, e quasi cilindrico nel resto e — i - ampio all apice, quando gli stami sono glabri ed eserti. . NU da - Anco a non voler seguire intorno all'argomento gli studii velativi VEU che pur mi paiono pochi, da quell insieme che m è stato dato. di ve- i .. dere (t), Goen? affermare, che, come ha a luogo in easi aen le Menta (t) Miur H.: Die Befruchtung der Blimen durch Jasekten p. 275 mos riguarda* L. vulgare Dun. ). 3 CONTRIRUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 485 a stami eserti debbano essere fecondate da quelle a stami inclusi e viceversa (1). Le sezioni quindi proposte dal Miers (2) di Brachycope e Mesocope e Macrocope appaiono puramente dicogamiche, ed i loro caratteri differenziali possono appena servirei di guida — considerati nelle singole speeie — alla rieerca delle cause e de' modi, onde entro certi limiti esse tendono a variare. Negli ovarii nulla si riscontra di notevole, siccome nelle bacche nessuna modificazione profonda e sostanzialmente differenziale si può rinvenire: tipicamente tutte biloculari e sugose e polisperme, non va- riano. tra loro se non per lievi gradazioni di forma esterna. E si pre- sentano ovato-lanceolate ed ottuse in L. vulgare Dun., ovato oblunghe E alquanto aeute in L. chinense Mill, turbinate in L. turbinatum . Duh., ovato-cilindriche e erassette ed ottuse in L. megistocarpum Dun., TE iadsin e cilindriche nella var. ovatum Dun., ed obese ed acuminate ed ineurvate (come per lo stesso L. chinense Mill.) nella var. lanceo- latum Dun., subrotonde in L. eochinchinense Lour., ovato-globose e di sopra globose e quasi turbinate nel calice in Z. subglobosum Dun., ellissoidee in L. barbarum Linn. Tipicamente ovato-globose sono in y7 L. europaeum Linn., mentre, — ritenendo qui la nomenclatura del Dunal per brevità di linguaggio — nelle var. & ramulosum globose | umbonato-apicolate, Y leptophylium globoso-ovate, acuminate, apico- REA 8 cinereum ed © cinnamomeum globose e ricoperte dal calice. Et i pn che questo del calice, che diventa più espanso e ricopre le bacche, siccome pure in L. Edgeworlhii Dun. e poi in parecchie specie afri- cane e d'America, è uu fatto di mero adattamento; e qui, quale mezzo protettivo, non pub nemmeno servire di base ad affinità con forme di generi molto vicini, Ugualmente un grande valore tassonomico non , hanno le differenze, su eui in gran parte vennero istituite le specie, e ‘che sono tole da’ fusti e da rami e dalle foglie. In L. vulgare Dun. | i fusti edi rami sono ora inermi ed ora spinosi come per. L. EC = © MüLLER: Op. cit. ; p. 2 de c n > I. Alpenblimen, p. 265-267. ci nbook: - des insectes et leurs fleures, p. 158. 0 Miers: Filutrations of Sowth American Plants, vol, II, p. 94-138. SE, ST Ech 486 ACHILLE TERRACCIANO Dun., inermi o poco spinosi in L. chinense Mill., inermi affatto in L. cochinchinense Lour., spinosi e rigidi e bianchicci in L. barbarum Linn. e ruthenicum Murr., ove però spinosissima è la var. caspium Dun. Più spinosi di L. vulgare Dun., ma meno di L. barbarum Linn., sono in L. europaeum Linn., ove la var. B ramolosum ha i fioriferi spinosi e fogliuti gli altri, la ò cinerium è spinoso pubescente come le y lephiopyllum Dun. ed € cinnamomeum , e la € leucocladon ha le spine brevi e nude come L. persicum Miers. Il L. intricatum Boiss. è forma a rami intrieatissimi, glabri, verrucosi, rugosi, nodosi e termi- nanti in spine valide, siccome L. halophyllum Welw; e siffatta grada- zione de’ mezzi di difesa rappresenta la serie degli adattamenti a luoghi ` ora aridi ed ora umidi, ora esposti al sole ed ora all' ombra, ora marini ed ora affatto desertici, ora di pianura ed ora di monti. E per tanto sono gli habitat ad indurre successivamente tali modificazioni morfo- logiche, in quanto che le foglie stesse variano dall’ essere più o meno ovato-lanceolate od angustissime a seconda che si va ne’ luoghi deser- tici, e diminuiscono in quelli aridi e più caldi per diventarvi alquanto carnose ed aggruppate a fascetti. Così, cuneate, ottuse od acute, ovate o spatolato-lanceolate in L. vul- : gare Dun., sono sessili e picciolate in L. chinense Mill; con picciolo - e cuneate alla base terminano in L. megistocarpum Dun. e subglobo- sum Dun., e con picciolo breve in L. barbarum Linn. e ruthenicum Murr., che le hanno lungamente cuneate, lineari-oblunghe, ottuse, car- nosette e crasse, portanti gemme fogliacce nelle ascelle. Ed è a notare, E che nella var. easpium Dun. di L. ruthenicum Murr., sono più brevi e più anguste. L. globosum Dun. le presenta nelle var. spathulatum obovato-spatolate, ottuse od acute, cuneate alla base e picciolate, lan- ceolatum crassette ed ovato-lanceolate, lanceolate, lanceolato-oblunghe, ellittiche, lanceolato-ellittiche, oblunghe, e leptophyllum acute, oblungo- ellittiche, angustissime. Presso tutte queste specie esse sono generalmente sparse su’ fusti e sw rami, meno un poco in L. ruthenicum Murr., ma si presentano nettamente fascicolate e da gemme ascellari in L. europaeum. SCH Linn., dove sono o sessili od attenuate in picciolo piccolissimo, glabre eM in a glabrum, mollémente pubescenti in à cinereum, e pubescente- 2 d E S ^ TA CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 487 irsute in e cinnamomeum, ovvero piccole molto e fascicolate e sessili in L. intricatum Boiss., quasi fascicolate, crasse e molto polimorfe, in L. halophyllum Welw. Per tale modo, a giudicare nel caso nostro dei rapporti tra le varie forme sinora ricordate ed il capostipite. Lyciobatos, a noi non resta se non quell'insieme di note, che, per quanto indotte da luoghi nelle specie, si rapportano esse stesse a stadii di regresso. E quindi, dal grado di adattabilità a' luoghi medesimi e di differenziazione in forme secondarie, da’ caratteri più fissi in aleune e meno in altre, o da quelle note in ambedue aberranti e che sono prodotti dicogamici, noi possiamo dedurre che L. vulgare Dun. d' Europa con L. barbarum Linn. d Africa sono le ‘specie più antiche: e d'ambedue il primo, che tende definitivamente a scomparire dal bacino occidentale del Mediterraneo, siccome l’altro, avendo già quasi tutte le coste Africane abbandonate, riappare con una serie di forme di sostituzione nell'Egitto ed in Oriente, dove è poscia addirittura sostituito da L. ruthenicum Murr. Fra questi estremi morfologici, che sono indizii di stazioni più meridionali ed orientali nell'area una volta occupata da L. vulgare Dun., vive L. europaeum Linn., il quale, mentre in Europa lo sosti- tuisce, si avanza poi verso l'Asia con differenziamenti identici e quindi P ^in forme di eguale valore morfogenetico. Però esso a sua volta é per l Europa in via di regresso; e la breviflorum ne appare più antico, mentre più giovane è il b longiflorum, donde muove lo sdoppiamento che inizia L. arabicum Schweinfurth. In quanto a L. chinense Mill., se da una parte è collegato alla forma tipica di L. vulgare Dun., si discosta dall’altra da tutte le forme intermedie per congiungersi a quelle dell'estremo differenziamento orientale caspico-asiatico. Ciò ne con- fra noi l'origine della China, dove forse venne dal ferma sempre piü Giappone, migratovi alla sua volta, in tempi assai remoti, dall'America .. del Nord. 488 i ACHILLE TERRACCIANO Quindi si ha: | Lyciobatos mmm cc L. inis. x normale L. chinense (MIIL) uo Ie aa | rmale B barbarum L. europaeum x no dee esch B cochinchinense b longiflorum » Lour.) y ruthenicum B arabicum (Mu rr.) (Schw.) * * * Valicato l Atlantico, se ci fermiamo ora ad esaminare i Lycium com- presi tra il Messico e la California e dagli Stati Uniti all'America cen- trale, una assai ben notevole affinità di base morfologica e di cause de- terminanti ed accompagnanti lo sdoppiamento delle forme ci colpirà. . Così, a voler procedere con ordine, innanzi tutto ci si presenta; sic- come dotato di filamenti degli stami lungamente eserti, ora glaberrimi al pari della corolla nella parte interna, ed ora pelosi od irsuti in- sieme con il tubo, il già ricordato L. pallidum Miers del Nuovo Mes- sico, Arizona, Utah, il quale porge l'addentellato alle due specie ti- piche, che costituiscono tutto quasi il differenziamento americano. Esso ha le foglie glabre, spatolato-oblunghe, ristrette in picciolo e sparse ner rami giovani ed in fascetti da’ nodi ne’ vecchi, i rami tutti più o meno tortuosi con grossi nodi e con spine numerose, i fiori grandi con glia stami ad antere ovali, profondamente cordate e terminanti all’ apice in. un mucrone caduco. Si collega da un lato a L: Fremonti Gray di California S-E. e Nevada ed Arizona, differenziato nelle var. Bigelovii Gray di Williams Fork of the Colorado e N. California e gracilipes | Gray di Arizona, con foglie e pedicelli e calice quasi pubescenti, con filamenti nudi o pelosi appena alla base, eserti nel primo ed eguali alla corolla nel secondo, — e dall’ altro. a L. macrodon Gray di S. W. Arizona e di California per mezzo di L. Cooperi Gray ur antere ovali mueronulate. CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 489 Segue quindi il gruppo del L. Berlandieri Dun. Esso è glabro ed appena peloso all’ inserzione delle foglie e de’ pedicelli, subinerme, , spinoso all'apice de’ rami flessuosi, con foglie glauche, spatolato-lineari, poche e come fascicolate, con peduncoli filiformi eguali o più brevi dei fiori, con fiori a corolla con tubo piuttosto lungo ed a lembo brevemente 5-lobo o 5-fido, e con calice bilabbiato a labbri eigliato- pubescenti od ambedue interi o bidentati, ovvero P uno 2 dentato e l’altro 3 fido, e con stami villosi alla base e lungamente eserti; vive nel Messico lungo il Rio Grande ed in Arizona. Due modificazioni presenta: un € Miersii, che abbraccia le forme tetramere con i L. sen- ticosum e stolidum Miers, questo del Texas e quello del Messico a : - . Monterey, e con le var. Palmeri (= L. Palmeri Gray) di Yaqui River, de Sonora, Mexico, e parviflorum (= L. parviflorum Miers) di Arizona, — un P longiflorum, che comprende L. Torreyi Gray del Texas, Fort youma, lungo le coste del Messieo, Rio Grande ad El Paso, California S-E., caratterizzato da' pedicelli fascicolati e da' fiori pentameri a calice 5-dentato tomentoso-cigliato, e L. Andersonii Gray di Utah, S. ' Nevada, N. Arizona, che nel S. Arizona presenta la var. Wrightii Gray, ed un L. barbinodum Miers del Messieo settentrionale e Maddalena. Secondo il mio modo di vedere, siffatto sdoppiamento morfologico -avrebbe però preso le mosse da L. carolinianum Walt., che appare wer il più diffuso fra Lycium dell America settentrionale e centrale, ed è l qui e là a sbalzi negli Stati Uniti (1) e lungo le .coste della Florida e Carolina. Nella California si presenta come L. californicum Nutt. con la var. arizonicum Gray De deserti d'Arizona, nelle isole Sandwich - (Diamond Hill, Oahu, Honolulu) come L. sandwicense Gray, nel Messico " come L. quadrifidum Moc. et Sessè. Esso si collega ad x Miersii del — L. Berlandieri Dun., di eui L. Richii Gray, abbondante da All Saints - Bay a Lower California, è varietà del pari che L. Palmeri Gray; forme parviflore e per nulla si differenziano da ... ambedue sono poi SERIA EO Asa GRAY: Synoptical flora of north America, Il, pars I, p. 237-39. o Characters of some New or Obscure species of plants, of Monopetalous ("«. Orders, ete., in Proceding of the american Academy of Arts and Sciences , ‘October 14, 1862, p. 45-48. x 490 ACHILLE TERRACCIANO L. parviflorum Gray, il quale alla sua volta segna il passaggio con L. barbinodum Miers ed intermedia ne è la var. arizonicum Gray di L. californicum Nutt. Ma L. Richii Gray è a fiori tetrameri e pen- tameri nel tempo stesso, sicchè, aggiunto questo carattere a quelli in comune per abito e morfologia generale degli organi vegetativi, giu- stamente gli si riferisce L. quadrifidum Moc. et Sessè, siccome termine di transizione verso L. carolinianum Walt. Ed allora, anco a non volere tener conto della lunga serie di forme intermedie ed ancora mal delimitate nel vero senso morfologico, accennata dal sig. Townshend S. Brandegee (1) siccome o di Magdalena Bay o di Magdalena and Santa Margarita Islands, la gradazione delle affinità ci viene rappre- sentata da: (!) CHAPMANN A. W.: Flora of the Southern United States, p. 351. — BranpeGEE TownsHEND: A collection of plants from Baie California, in Procedings of the California Academy of Sciences, I, Series, Vol. II, p. 190. E a 491 CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM (äng) NOdONOVAW d (s491) o —unpnoqnd "T n40yqnd *3 > q : eet (esp) | i cwm) ` (io) SEET suoosagnd *'Aqus ybre "As (£eip) ped 71 Lag) | La)! Lee ei IBRA 1u0842pu y "T — haso], "T (Con) SE naoiafitt “IRA } è (&vax)) eau GEI s q e [ (£19) , FIYLIT!SJ  1421402140 SIBA- 1040.40 LAAD raf È _— 1npouiq.4vQ d LLNONWO A 2 , à (KAN | CSIQON)I o tmy) | WAYOTAIÐNOT f /WDnOINNOJI1VO gel i "nq : 'Mepuejeg"] ` HEM ; \ A : (Ke) (S4911) i | | unueroJe2 T EE wnpayjois "T ('5140N) | i -) ww | (‘ssog 10 "201. (eag) — (48^ (S1911) N eJefjnA *1 | xaaramavao z—-— — 12424 T wtnsoouas “T » Agg - ACHILLE TERRACCIANO Ma le differenze vere esistenti fra queste specie estreme, dal punto di vista della seriazione, stanno solo in certi caratteri regressivi pel L. carolinianum Walt. Tali sono la tetrameria ed il calice bilabiato e gli stami varii in lunghezza benché tutti barbati alla base, la gene- rale disposizione delle foglie, che ora abortiscono numerose in tanti nodi inermi ed ora i rami stessi terminanti afilli in aculei forti. Quasi mezzo di protezione, i peduncoli fiorali qui diminuiscono in lunghezza, i fiori impiccioliseono di mano in mano che desso si endemizza, e la eterostilia diviene sempre più manifesta. Giudicato così, il L. Berlan- dieri Dun. ne é piü giovane; e, mentre questo tende a differenziarsi ancora in forme che procedono verso i monti, benchè sempre pe’ luoghi umidi e riparati da correnti fredde, quello si limita alle coste più calde, dove, pur mantenendovi un’area assai estesa per quanto sal- tuaria, le sue forme ne rappresentano le antiche stazioni. E, per ana- logie, potremmo dire rappresentare nell'America questo il L. vulgare Dun. e quello il L. europaeum Linn. della Flora nostra, se già l'esame morfologico non ne provasse la identità tipica, presi due a due. Fra” due primi infatti (L. vulgare Dun. e carolinianum Walt.) resta pro- vata poichè i calici hanno bilabiati e 3-4-5-fidi, gli stami eserti e co’ filamenti pelosi alla base o poco più sopra, con le antere ovali- oblunghe, acute all'apice, la corolla a tubo infundiboliforme ed a lacinie dal lembo reflesse, quasi metà del tubo medesimo, lé foglie sparse ne’ rami giovani e fascicolate in gemme ascellari pei fusti e pe rami vecchi, le bacche ovato-oblunghe, ellissoidi, ottuse, biloculari, polisperme, — e fra gli altri due (L. europaeum Linn. e Ber lane ; dieri Dun.), che presentano filamenti degli stami ora pelosi ed ora glabri, il calice sempre 5 partito, e la corolla quasi cilindrica, talvolta ventricosa con lacinie dal lembo piccole e metà del tubo in lunghezza, e la bacca -ovato-globosa. L. pallidum Miers poi ha lo stesso valore morfo-geografico di L. ruthenicum Murr.; siccome le forme tetramere di L. Berlandieri Dun. e -californicum Nutt. lì ci rappresentano dl L. barbarum. Linn., per quanto specie ben distinte fra loro. E ciò ne prova, che le leggi, per le quali da una parte e dall' altra si produssero. i differenziamenti proprii all’ bum ed all America settentrionale non z CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 493 ebbero altro fattore influenzante che le condizioni telluriche e meteo- - riche diverse alle due regioni: comune la base di origine, i differen- ziamenti non potevano essere che morfologicamente equivalenti. Sicchè, chiamando sempre Lyciobatos questo tipo progenitore comune o capostipite, si ha in esso L. carolinianum Walt. più antico di L. vulgare Dun. a causa della pentameria aberrante e della tetrameria prevalente e della serie de earatteri regressivi tolti dagli habitat sempre più localizzantisi e dell'abito per eui tende a divenire cespi- toso, pubescente, nodoso: a eausa degli stami che, se cinque, quattro sono più alti ed uno più basso, e, se quattro soli, sovente sono inseriti ad -altezze varie nel tubo, essi stessi già variabili in pelurie e lunghezza: ... 8 causa de peduncoli che si accorciano e diventano pelosi nell’ ascella, siccome i calici ed un poco le corolle all'esterno: a causa delle bacche che arrotondiscono ed hanno pochi semi. Ad un medesimo livello vanno L. Berlandieri Dun. Ê longiflorum e L. europaeum Linn., da ultimo L. pallidum Miers. con'L. ruthenicum Murr., ne’ quali il rigoglio di vita trova esplicazione in un maggior numero di forme derivate e di habitat, nel grado maggiore di adattamento, e nel complesso. della struttura fiorale e degli organi vegetativi, che, per quanto non ancora a molto perfetti S mostrano minore tendenza a ridursi col resistere che - fanno agli agenti nuovi modificatori. E quindi: i, ZE | genes E sito nna E00 « neogea 8 casi togea ide L. carolinianum Walt. | i à : L. chinense Mill. ~~ (oL. Berlandieri Dun. FOR: L vulgare Dun M onm | l , a Miersii 8 longiflorum L. europaeum Linn. L. pallidum Miers. L. ruthenicum Mur, 494 ACHILLE TERRACCIANO II. L'autonomia di questo tipo nel vecchio e nel nuovo mondo, per ri- spetto a' generi di Solanaceae fra cui convive, perde alquanto della sua originalità, quando se ne studiino i rapporti con i Lycium che, passato lequatore, si fissano al Capo di Buona Speranza nell’ Africa, e dal Perù pel Chili e l'Argentina nell’ America meridionale. Così, elevando al grado di tipo Amblymeris la sezione con questo nome proposta dal Dunal, noi troviamo essere desso rappresentato da due stirpi: — da L. afrum Linn., il quale ha, con le forme brevifolia, longifolia, subulata, una var. carnosum (= L. carnosum Poir.) ed una pendulinum (= L. pendulinum Miers), e due sottospecie: Z. te- trandrum Thunb. con le var. horridum Thunb. e capense Mill., e L. hirsutum Dun. con le forme ochracea e cinerascens, — da L. cine- reum Thunb. con la var. Kraussii (— L. Kraussii Dun.), e che com- prende, quali sottospecie, L. apiculatum Dun. presentante le forme brevifolia e longifolia e la var. acutifolium differenziata nelle sotto- forme latifolia ed angustifolia, e L. oxycarpum Dun. con le forme parviflora ed augustifolia, e la var. austrinum (= L. austrinum Miers) dell’Africa australe (Gamba River. ecc.) Ma questa di L. ci- nereum Thunb., mentre va riguardata siccome stirpe omologa a quella di L. afrum Linn., costituisce tale un sottotipo, che chiamo Ambly- meroides per contrapporlo all'altra cui conservo il nome di sottotipo Euamblymeris, da segnare ben l anello di congiunzione sar Ambly- — meris e Lyciobatos. | In fatti i differenziamenti proprii a ciaseuno de' dué si fondono in modo, che il passaggio dall’ uno all'altro sia più intimo di quanto non appaia a prima vista. In uno stesso gruppo caratterizzato da stami barbati alla base, e che è lo stesso Lyciobatos ed ove sta L. vulgare Linn., vanno L. XKraussii Dun. rigidum Thunb. Prunus spinosa Dun., ed insieme con L. tataricum Pall. va L. ferocissimum Miers da’ filamenti dotati alla base di ghiandola lineare fimbriata. L. cinereum Thunb. invece, insieme con L. apiculatum Miers ed acu- wi Kréi M DERE pP ECCO MEN Tel ën a E er WIS. de A VEGA EE e e e E E ee EE E Sr MENU ër CEI i pie um E e e "s Vë , ST STR 3 EE UR x TREIA CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM' 495 ifolium Drège, più direttamente spettano al gruppo con filamenti quasi glabri alla base e più sopra con globetti di peli, e che è Euam- blymeris ed ove sta L. afrum Linn.; siccome L. oxycarpum Dun. va posto accanto a L. europaeum Linn. Le bacche apicolate e glabre come in y leptophyllum di L. europaeum Linn. e per molti Lyciobatos , si riscontrano in L. tenue Willd. apiculatum Dun. ovycarpum Dun. au- strinum Miers, acutifolium Drége; le bacche ricoperte o tutte od in parte dal calice accresciuto, come in L. Edgeworthii Dun. e nella var. |... E cinnamomeum di L. europaeum Linn. ed in L. subglobosum Dun., ‘*sono nel citato L. apiculatum Dun., e poi in L. rigidum Thunb. Kra- ussii Dun. tetrandrum Thunb. roridum Miers. i Comunque la forma delle antere — le quali, a dir vero, sono sa- `= gittate erette in L. afrum Linn., erette cordate nella var. Sieberi Dun. | di L. tenue Willd., ovato-rotonde in L. apiculatum Dun., ovato-sub- orbicolari in L. austrinum Miers, subrotonde in L. acutifolium Drège, ; K pur mutandosi ora l'una nell'altra, ed ora affettando forma da queste tipiche affatto diversa —, ed anco a non volere tener conto del modo e del, punto d’inserzione de’ filamenti nel tubo — i quali vediamo e- serti tutti ed ineguali fra loro in L. roridum Miers, due più lunghi eserti e due eguali ‘alla fauce ed uno più breve incluso in L. au- strinum ed orxycladum Miers, due eguali alla fauce e due più brevi inclusi ed uno più alto in L. pendulinum Miers —, il fatto di mag- gior momento, che ci viene sott'occhio nell esame delle specie africane, is ~è la tetrameria prevalente in un certo numero di esse. Tali: L. te- trandrum Thunb. a 4 filamenti eapillacei eserti e calice campanulato- subgloboso 4-fido e corolla a lembo 4-partito, L. echinatum Dun. a 4 filamenti villosi alla base eserti ed a calice e corolla 4-dentati e 4 fidi, L. horridum Thunb. a 3-4 filamenti eguali alla corolla 4-fida. ` Questi tre però spettano ad una specie unica, la quale muove da L. afrum Linn. in quanto che anche la sua var. hirsutum (= L. hirsu- ; tum Dun.) presenta spesso calici 4-fidi e la corolla quasi indivisa, e . de' b stami uno è assai breve e spesso. abortito come ne' L. austrinum : ees owycladum Miers. A L. oxycladum Miers., che è affine a L. tetran- Ta drum Thunb. e che quasi ne potrebbe essere varietà locale, si collega 496 ACHILLE TERRACCIANO L. roridum Miers; come le forme tetramere di L tenue Miers, e L. arenicolum Miers, che hanno, de quattro stami, uno un poco eserto e due eguali alla fauce ed uno brevissimo incluso, si accostano a L: hor- ridum Thunb. Tuttavia questi sapport di forma e questo graduale cammino dal L. barbarum Linn. da una parte e da’ Lycium della regione egiziaco- arabica dall'altra verso il tipo Amblymeris, sono ora assai macri per la poca conoscenza che si ha della flora interposta fra le coste medi- terranee e la Colonia del Capo. Quando maggiori studii e più accu- rate ricerche sulle coste africane atlantiche e pacifiche saranno com- piute, non è improbabile che vengano fuori quelle forme, per le quali meglio si colleghino i tipi estremi. Però, la presenza di L. afrwum Linn. in Italia a Lecce ed a Mondragone e nella Francia meridionale a Perpignan e nelle isole Canarie, dovrà sempre. ritenersi siccome sporadica, per introduzione affatto recente sia della mano dell’uomo e sia dagli uccelli. Così le indicazioni datene per l'Africa boreale e per la Palestina sono erronee; e dalla Spagna pare scomparso, poichè Clusio ` - e Dufour lo trovarono al fiume Segura presso Orihuela, ma i signori . Willkomm et Lange (!), riportando tale indicazione, scrivono e circa Aranjuez et Ciempozuelos in collibus, Cerros de Gutarron, recentiore tempore illie non repertum », e lo stesso Boissier (2) non ne fa parola. - Resta però sempre chiaro, che nel caso nostro filogeneticamente in prima linea stanno le forme tetramere, le quali sono in via di regresso morfologico e tendono a scomparire del tutto dalle attuali stazioni, e che fra le pentamere quelle a fiori più irregolari per dispo- sizione anormale di stami vanno considerate le più antiche. — Così il ` tipo Amblymeris, staccatosi da, Lyciobatos con forme dapprima poco dissimili, raggiunge solo all'estremo lembo della terra africana la sua autonomia sistematica col sottotipo del L. afrum Linn. Per quanto ben definito, desso si congiunge a E. cinereum Thunb. — dal punto di vista genetico molto più antico — per una serie di varietà e di IA in vario modo Herma e morfologicamente - determinate, WW Ee et LANGE: Z cit., pag. 522. (*) Borssrer E.: Voyage, - GOA 3 TET CUNT SD be D UE S E a r Le dI $ CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 497 siccome L. rigidum Thunb. e tenue Willd., con iloro relativi differen- ziamenti. La quale serie, se più si scosta dall’ estremo (L. afrum Linn.) e più entra nel ciclo di L. barbarum Linn. e quindi di L. vulgare Dun., se oscilla in confini geografici riducentisi sempre più ad habitat donde pur scompare di giorno in giorno, rappresenta, entro certi limiti, stadii di evoluzioni attraverso cui passarono gli individui per primo staccatisi dalla specie mediterranea originaria. Ed è appunto per ciò, che da Lyciobatos, mentre L. tenue Willd. e rigidum Thunb. appaiono ter- mini di transizione, sotto ogni rapporto è stato L. cinereum Thunb. a pigliare più direttamente le mosse ed a collegarvisi. Con un breve schema la cosa andrebbe rappresentata: , L. barbarum Linn. E L. cinereum Thunb. aaua beu ad L. tenue Willd. L. rigidum Thunb. L. afrum Linn. 32. Malpighia anno IV, vol. IV. x Il quale per sviluppo. maggiore si risolve così : X CINEREUM — var. Kraussii (Dun.) fm. brevifolia È B APICULATUM . . . 4 SC vär. propinquum L. cinereum | Dun.) » longifolia ct EE S » Sieberi : Thunb | subfm. latifolia j "Bn ) d un pde i | » angustifolia | - EE B echinatum — » arenicolum | fm. angustifolia (Dun.) (Miers) ` L+ Y OXYCARPUM . Y dice i » ferocissimum | (Dun.) » parviflora (Dun.) (Miers) var. austrinum T———— ii: ACHILLE TERRACCIANO (Miers) ; parviflora E f. latifolia ... A X rigidum.. grandiflora t 1 4 var. carnosum dati f. angustifolia / % AFRUM . (Poir.) Thank i : SE » pendulinum var. roridum d (Miers) : Boeycladum (Miers) L. afrum . ochracea Ec (Miers) » glandulosissimum ) Linn. Ê HIRSUTUM.. ZS i dër (Schinz) (Linn.) f. cinerascens ` var. horridum 5: \ Y TETRANDRUM ds (Thunb.) Mew (Thunb.) capense 1 ; (Mill.) CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 499 * * * Nelle specie dell'America meridionale le variazioni stesse de' due tipi Lyciobatos ed Amblymeris si riscontrano cirea la ‘posizione ed il numero degli stami, la forma de calici e delle bacche, le foglie Non che io dia a siffatti caratteri una importanza maggiore di quella, che realmente loro compete, ma innanzi a tale concordanza per forme poste a così grande distanza ed in terre così diverse per natura di suolo | .. e di esposizione, dessi prendono valore di non lieve momento per la storia dell’ evoluzione. A voler serbare la stessa brevità, con cui ho tracciato il quadro . delle affinità tra le specie dell’Africa e dell'America settentrionale ne’ ; rapporti con le europeo-asiatiche, e poiché altrimenti uscirei dallo scopo ehe mi propongo e che riguarda solo le affinità tra le specie e È la probabile loro dipendenza e lo sviluppo de’ tipi nel genere Lycium, dirò che L. elongatum Miers ha, de’ cinque stami brevissimi ed in- clusi, tre che raggiungono la fauce della corolla e due che sono la : metà degli altri, — L. confertum Miers due più lunghi appena toc- canti la fauce e due quasi eguali al lembo ed uno la metà più breve del tubo della corolla, — L. tenuispinosum Miers due più lunghi della — fauce e tre toccanti appena l'apice del lembo corollino, siecome presso ‘a poco in L. spinulosum e pubescens Miers, grevilleanum Gill. Più o pe meno eserti ed eguali fra loro e glabri sono in L. capillare Miers; glabri alla base e genicolati, poi pelosi alla fauce dellá corolla in L. | infaustum Miers; dotati alla base di una ghiandola lineare carnosa = | cigliata nel margine, eguali fra loro ed eserti in L. ignarum e pata- | gonicum Miers, disuguali in L. pubescens ed erosum Miers e grevil- ed | leanum Gill. Le forme tetramere vengono costituite da L. fagosum Miers, . 2 in eui tre stami sono inclusi ed uno appena piü lungo degli altri, da | L. implezum Miers, che li ha disuguali fra loro e molto eserti, da e 2 E fuscum, nodosum, vimineum Miers del pari eserti ma uguali e ge- nicolati alla base: in tutte il calice è 4-dentato e la corolla breve- | mente 4-loba. In L. fuscum Miers poi le bacche sono ovali e bre- 500 . | ACHILLE TERRACCIANO vemente apicolate e circondate dal calice alquanto accresciuto; e tale forma di bacca e disposizione di laeinie calicine si ritrova in L. ĉon- fertum e pubescens Miers, grevilleanum Gill., capillare e patagonicum ed erosum Miers. . V'ha qui, in oltre, un localizzamento degno di molta osservazione, e si può forse tenerne conto nella filiazione, per quanto siffatto ende- mismo denoti gradi di adattamento a questo od a quel luogo della specie tipica nel suo sviluppo. Nel Perù si hanno L. fagosum Miers e salsum Ruiz et Pav; — nel Chili (1) L. minutiflorum e stenophyllum Remy, rachidocladum Dun. ed implexum Miers presso Coquimbo, gracile Meyen a Copiapo, chilense Berter. nelle selve calde montuose di Leone presso Quillota, e poi le forme descritte dal Philippi (2) (de- serti, glaucum, horridum, humile) nella Flora atacamensis; — nel Bra- sile L. glomeratum alla provincia di Alagoa, Martii Sendt. al fiume San Francesco presso Ioazeiro; — in Patagonia (3) L. patagonicum Miers e longiflorum Phil. caratteristici di tale regione, melanopotami- cum Ndrln. Nell’ Argentina (*) poi stanno L. confertum Miers pe’ deserti ` ` salati della provincia di Mendoza e S. Louis, nodosum Miers in pro- vincia di Tacuman, vimineum Miers di Santa Fé, scoparium Miers di Mendoza e San Louis con le var. argentinum a Cordoba e J ujuy e calycinum a Catamarca, grevilleanum Gill. di Mendoza e Taeuman , pruinosum Grisb. di Cordoba e Salta con la var. puberulum a Salta, ciliatum Schlecht. di Cordoba e Catamarca con la var. erosum (= L erosum Miers) a Buenos Aires presso Freyle Muerte, cestroides Sclecht. di Cordoba e Catamarca e Santiago del Estero. Altre forme si trovano EN in questa od in quella regione, o siccome varietà od in Lom. (f) Posen F.: Panagor plantarum vascularium chilensium, pag. 224. oLLA A.: Plantae rariores in regionibus chilensibus a CL Bertero ger detectae, fasc. VI, pag. 19. C Pn F.: Flora atacamensis, n + 293-04-95-96. C) HrggoxvMUs G.: Sertum patagonicum, pag. 38. P. use . LORENTZ et NIEDERLEIN: Informe oficial de la Comision Cientifica al e gada al estado eg general de la expedicion al Rio Gre Gene ; aa Ie eV E ois RR ira E m E e AE EEN D e KEES P oW SZ? Sr EN IA Eet, MAP. po (S ER ` d "3 zs - ^ dA [Ao] peo CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 501 di alto ordine geografico e morfologico. Così, nell'Argentina L. flori- bundum Dun., del Chili, ricompare alle Cordigliere di Mendoza e presso Mendoza sotto le forme L. spinulosum Miers e tenuispinosum Miers pei luoghi aridi pietrosi, non senza contare che quest’ ultima . vive in Patagonia a Valle del Rio Colorado sulle prime roccé grani- | tiche. L. infaustum Miers (che è affine a L. patagonicum Miers, ed, insieme con L. fuscum Miers delle Ande di Mendoza, appare varietà di L. pruinosum Griseb.) da Mendoza e Cordoba e Catamarca e Jujuy (= L. tweedianum Griseb.), riappare nella Patagonia alla:laguna | Narracò, siccome vi riappaiono L. capillare Miers da’ deserti di Men- . .,doza, e L. pubescens Miers da Buerios Aires, e L. filifolium Gil. : | (affine a L. gracile Meyen) da Buenos Aires (Bahia Blanca, Pampas ad Monte de Loro) nella var. minutifolium Gill, e L. elongatum Miers dai deserti tra Cordova e Santiago di Tacuman. Alla Laguna di Narracò trovasi una forma tra L. tenuispinosum Miers e floribundum Dun.; sic- "come un’ altra affine a L. pubescens Miers é alle roece granitiche del Rio Colorado. Presi separatamente tutti i suddetti Lycium, i L. nodosum e vimineum -Miers, che hanno i filamenti poco più sopra della base genicolata ricoperti i di peli, non possono disgiungersi fra di loro, e sono le forme inermi di ` L.implezum Miers. Questo si collega a L. tenuispinosum Miers mediante S la var. minutifolium (= L. minutifolium Remy) e stenophyllum (= L | stenophyllum Remy), ed è alla sua volta una delle sottospecie di L. chilense Berter. — L. tenuispinosum Miers è una delle sottospecie di L. floribundum Dun., l'altra è L. spinulosum Miers; ora a loro, per mezzo ` della var. puberulum Griseb., si congiunge L. pruinosum, che appare forma di L. infaustum Miers. E L. infaustum, che ne è la varietà Sa glabra, presenta tre forme desertiche: una a stami glabri ed eserti ed è L. capillare Miers, due a stami inclusi pelosetti e sono L. elonga- tum e confertum Miers. E collega qui L. scoparium- Miers, specie polimorfa e ben differen- ` ziata solo nelle var. lineare, confertiflorum, divaricatum, affine Miers ed argentinum e calycinum Griseb. Ora è in queste varietà che si os- pou aggiuntevi le note inerenti al ppt i caratteri di L. capillare 502 ACHILLE TERRACCIANO e confertum Miers per le prime due (lineare, confertiflorum) e per l'ultima di L. pubescens Miers., e sono le altre in vario modo a pre- sentare D addentellato con il caratteristico L. patagonicum Miers. Invadente quelle terre vergini, L. patagonicum Miers è specie ancora molto plastica; così si collega a L. pubescens ed a tenuispinosum Miers, presenta forme lussureggianti e ripete la var. argentinum di L. sco- parium Miers, assume i caratteri desertici e ci dà L. melanopota- micum Ndrln., ed ha quasi eguale valore con L. filifolium Gill., che è forma anomala con fiori a 5-6 stami genicolati alla base e poi bar- bati, con calice 5-dentato e 5-6 lobato cigliato a denti e con corolla del pari cigliata a suoi 5-6 lobi rotondi. L. floribundum Dun. per mezzo di L. tenuispinosum Miers si pe a L. rachidocladum Dun., il quale intimi mostra i rapporti con L. stolidum Miers, forma di L. Berlandieri Dun.; quindi entra nel tipo Lyciobatos. — Y caratteri di L. chilense Berter. sono di assai maggior momento, e può dirsi che ad esso direttamente si colleghino e ne d pendano L. rachidocladum e floribundum Dun. Ora le forme che pre- senta o sulle Ande, siecome L. gelidum Wedd., o pei deserti, quali L. deserti, horridum, humile Phil, ed i gradi stessi di variabilità per cui si differenza nelle varietà L. gracile Meyen, glaucum Phil. e nu- tans Poepp., fanno supporre che desso sia appunto il capo-stipite di tutto questo tipo, che chiamo Lycioplesioides. Solo L. scoparium Miers, siccome quello che assai recentemente iniziatosi é venuto su in con- dizioni nuove, e quindi doveva i vecchi caratteri modificare in diverso - senso, se ne stacca sino a farsi considerare quasi autonomo. - l rapporti esistenti fra L. chilense Berter. e salsum Ruiz. et Pav., fra eui sta una forma tetramera che è L. fagosum Miers, ci condu- cono da ultimo alle stesse conclusioni, cui giungemmo per L. caroli- nianum Walt. ed afrum Linn.; e cioè, che le forme tetramere sono ` in via di scomparsa, le forme pentamere più incerte si fissano qui e là, e dalle sole poche, che assumono morfologicamente valore costante, cd irraggia e si differenzia in vario modo, come da centri geografici e- morfologici vecchi, la serie sempre più Mene de' nuovi individui. ` od i 503 Cm9) E si om Deg NEC. Lat "I l ( 2 $ S Ciao) ` Wu bel? 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Martii Sendtn. con 3-4, e L. cestroides Schlecht., che alcuni a torto riferiscono al genere Acnistus. Due o tre fiori nell'ascella delle foglie anormalmente tro- ‘vansi pure in L. floribundum. Dun. e vimineum Miers, uno e due in L. stolidum Miers, rachidocladum Dun., scoparium Miers; ed anco essendo solitarii, appaiono aggregati in L. implewum Miers, perchè i fascetti di foglie sono vicinissimi. Ed allora, la progressione de’ tipi sinora esaminati va rappresentata così: hos Lyciobatos & neogea B gerontogea — um ^. — : EE SS ne Lycioplesioides . . ... Acnistoides Amblymeris * SC Ora; le forme del genere Lycium nell' Europa e nell'Africa restano autonome rispetto ai generi endemici. In fatti Mellissia Hook. di Sant' Elena è affine a Saracha Ruiz. et Pav., Discopodium Hochst. | dell Africa tropicale affine a Bassovia Aubl., Retzia Thunb. del- l'Afriea australe è affine a Cestrum Linn. e Fabiana Ruiz. et Pav., tutti americani; ed i nostri generi poi, o sono tutti fra le HvoscYAMEAE, ovvero Atropa Linn. e Mandragora fra le ATROPEAF e Withania e Triguera Cav. fra le SoLANEAE, nón aventi nulla a che fare eon Lycium. — Invece nell'Ameriea del Nord piü evidenti sono i rapporti fra le tre (o quattro?) specie di Nothocestrum A. Gray delle Isole Sandwich e Lycium sandwicense A. Gray stesso (1. Così il genere Grabowskia Schlecht, come anche bene osservano i signori Bentham ed Hooker (2), per abito e caratteri fiorali è riferibile a Lycium; anzi alla cor- (') Gray Asa: Characteres of some New or Obscure species of plants, ete., pag. 48-49. i C) BentHAM et HookER: Genera plantarum, I, pag. 899. Eu aes Te p LIGA CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LGCIUM 505 rispondenza morfologica segue tanto quella geografica, che G. boerhaa- viaefolia W. Arn. (= Lycium boerhaaviaefolium Linn., heterophyllum Murr.) vive nel Perù dove trovasi L. salsum Ruiz. et Pav., — G. Lindleyi Sendtn. molto affine alla precedente, Schlechiendalii Sendtn., euneifolia Dun., duplicata W. Arn., le quali possono considerarsi l'una varietà dell'altra, sono nel Brasile alla provincia di Rio Grande ed a San José d'Uraguay, al pari di L. glomeratum e Martii Sendtn., — G. obscura Walk. trovasi nelle Cordigliere delle Ande e nelle pianure di Mendoza come L. floribundum Dun. Le differenze stanno solo nel frutto. Né, per quanto presenti caratteri differenziali piü salienti, meno collegato con Lycium è il genere Acnistus Schott., di cui alcune specie furono a torto riportate sotto Lycium; tali L. obovatum Ruiz. et Pav., horridum H. B. et Kth. , umbellatum ed aggregatum e spathulatum Ruiz. et Pav., macrophyllum Benth., pulchellum Mart. et Gall., grandiflorum Willd., guayaquilense H. B. et Kth. Per Acnistus erroneamente furono ritenuti de' veri Lycium, quali L. floribundum Dun. e cestroides Schlecht. E potrei citare fin anco tutti gli Acnistus che riproducono specie o forme di Lycium; ma mi limiterò ad accennare essere proprio Acnistus, nel senso largo dei signori Bentham ed Hooker, a congiungere e morfolo- gicamente e geograficamente il tipo Lycioplesioides ad Acnistoides, |. siccome Grabowskia Schlecht. lo collega a Lyciobatos. : In quanto a Lycioplesium Miers, nel Perù trovansi a Tarma Lycio- | plesium (sectio Acnisti) obovatum Miers e dommeyanum Dun., alle Ande di Caxamarca L. horridum Miers, a Canta Acnistus umbellatus Miers, ad Huanuco A. spathulatus Dun., alle Ande A. floribundus Dun. Nel Caracas sono Lycioplesium glandiflorum Willd. e Boissieri Dun., nella Columbia L. nitidum Miers, ed Acnistus ramiflorus Miers nella Nuova Granata L. nitidum Miers, e nella Bolivia L. fascicu- — latum Miers. Il L. arborescens Schlecht. tipico trovasi alle Isole Caribee, , ` nell forma Miersii Dun. qui ed al Brasile, in quella breviflorus Sendtn. al Brasile australe, aggregatus e confertiflorus Miers nel DE Benthami Miers al Messico (dove è anche L. pulchellum Willd. | ne campi ad Oaxaca), Plumieri Miers alla Martinica, ramiflorus ` Miers all’ isola San Vincenzo. — Ora L. nitidum Miers congiunge tutta \ ie a AT SA 3 506 ACHILLE TERRACCIANO questa sezione di Lycioplesium con Poecilochroma Miers, mediante Lycium quitense Hook (Poecilochroma Miers); e L. fasciculatum Miers, affine a L. publiflorum Grisb., si collega a Dunalia per mezzo anche di L. meyenianum (Nees ab Esenb) Miers, che è quindi Dunalia lycioides Miers. Per tale modo da Lycioplesiodes si differenzia Lycioplesium Miers, da Aenistoides poi Acnistus Schott.; fra ambedue sta Dunalia H. B. Kth., donde e da Lycioplesium si va a Poecilochroma Miers. E se seguitassi così, troverei che buona parte delle Solanaceae americane sono così intimamente legate fra di loro, da non poterne negare que' rapporti morfogenetici, onde molti generi verrebbero esclusi o fusi in altri. Ma quando poi anco si consideri, che dei 71 generi sinora conosciuti, tolti 5 che sono diffusi in tutto il mondo per varie ragioni, e 3 proprii all'Australia, e 3 dell’Africa, e 2 dell Asia, e 2 d'Europa, e 5 comuni all’ Europa ed all'Asia, ben 49 sono caratteristici dell'America con una somma approssimativa di 350 specie, apparirà sempre più chiaro ehe, oggi almeno, dall'America irraggiano tutte le Solanaceae. È ES i In quanto poi al genere Lycium, se nell'America non ha un mas- simo di distribuzione, vi presenta invece il massimo differenziamento specifico e vi determina la comparsa di generi nuovi endemici, il cui grado di affinità con i tipi esaminati risulta così: - Lycium Linn. Lyciobatos — | x neogea 8 gerontogea NoTHOCESTRUM A. Gray ; E go EE | GraBowsKIa Schlecht. | Amblymeris Lycioplesioides Acnistoides LvcroPLESIUM Miers AcwisTUS Schott din DUNALIA Kunth PoECILOCHROMA Miers“ . CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 507 E per me l'origine ne appare dalle terre artiche, in epoche geologiche al certo molto anteriori. Poiché per nessun modo: potremmo spiegare Je affinità fra’ Lyciobatos del nuovo e del vecchio mondo oggi, con tanto mare interposto, senza ricorrere agli antichi rapporti floristiei, che esi- stevano appunto nel terziario fra le terre artiche europee ed americane a mezzo della Groenlandia. Intorno a ciò non si può che azzardare delle idee, ed è subordinato ad esse l'ammettere nell'epoca terziaria o neofitica, e forse a partire dal Paleocene, un tipo Lyciobites, che forse occupava in Europa un'area estesa dalla regione polare in giü ed in Ameriea dalla re- gione situata fra Missouri (Colorado, Utah, Wyoming) e le Mon- tagne Rocciose alla Groenlandia. Dico forsè, poichè è la nostra flora pliocenica quella che più direttamente si collega, per aspetto ge- nerale e per numero di tipi caratteristici posseduti in comune, da una parte alla « Lignitie formation » americana, e dall'altra alla groen- landica ed a quella delle nostre terre artiche. — Nè è improbabile, che, sopravvenuto poscia fra noi con l' Eocene il mare nummulitico ed il mare calcareo, questo Lyciobites ne fosse stato sbalzato alle rive, dove cominciò a subire le prime influenze de’ luoghi e de climi. I quali si modificano poi nell’ Oligocene, quando, con il ritirarsi de mari eocenici ed il formarsi de laghi, variamente le flore si accantonavano ed as- sumevano speciali fisonomie e si arricchivano delle forme migrantivi dal nord. È nel Miocene, e propriamente nell'Aquitaniano, che si potette avere lo sdoppiamento di Lyciobites in Lyciobatos ed Amblymeris, quali si presentarono col cominciare del quaternario; e, non senza tema di andare errati, si può dire che ambedue tendono ad accantonarsi sempre più, quello a scomparire dall'Europa per rivivere pell Asia, questo a scomparire dall'Africa centrale per limitarsi alla Colonia del Capo. Nell America poi il tipo Lyciobatos seguì presso a poco, eguali vicende, in seguito allo staccarsi de due continenti — il vecchio ed il nuovo — Tonn dall'altro, e del continente nuovo nel settentrionale e nel meri- dionale con il golfo del Messico interposto. Lo sdoppiamento da esso in Lycioplesioides ed Acnistoides è avvalorato da legami, che ancor ma- | nifesti insieme li congiungono, e da’ modi, quasi identici, onde fra noi se ne differenziò Amblymeris. 4 # 508 ACHILLE TERRACCIANO La fitopaleontologia nulla di preciso ci dice in proposito, tranne un accenno che nello Schimper (4) si trova d'un Solanites Brongniarti Sap., descritto con « corolla quinquefida, lobis acuminatis, staminibus exsertis, filamentis brevibus, antheris fusiformibus, in processum tenuis- simum apiculatum desinentibus ». Lo stesso scopritore, conte Gastone di Saporta (?), dice essere ben difficile a stabilirne le affinità, poichè denota un genere scomparso; ma il fatto della deiscenza longitudinale delle antere, e le antere stesse oblungo-lanceolate ed acute all'apice, quasi a denotare l'antico processo mucroniforme, seostano questa So- lanacea degli « schistes marneux feuillétés de la partie inférieur à Aix > dal genere Solanum. Anzi, stando a ciò, maggiori rapporti po- irebbe addimostrare con Lycium, in eui, mentre le antere sono ver- satili oblungo-lineari bilobe in L. vulgare Dun. e carolinianum Walt., e lineari in L. barbarum Linn., ed ovato-ellitiche bifide alla base in L. ruthenicum Murr. ed europaeum Linn., sono oblunghe e cordate r 3 H alla base, e con il connettivo prolungato verso l'apice a mucrone in L. orientale Miers d'Arabia ed in L. pallidum Miers del nuovo Mes- sico. Ora siffatta appendice è caduca prestamente, e più lunga nelle specie ‘a stami con filamenti eserti, più breve e persistente in quella a stami inclusi; e così le antere di L. afrum Linn. sono sagittate erette e di L. rigidum Thunb. ellittiche. Comunque stia la cosa, noi non siamo autorizzati a venire a delle conclusioni più positive con tanta esiguità di materiale, quale ci vien posto da pochi, o molti fiori che sieno, di Aix. Dato che questi spettino ad una Solanites, o meglio Lyciobites, noi possiamo con qualche pro- babilità dire solo che le Solanaceae nell'orizzonte terziario non man- cavano all’ Europa, e che la origine del genere Lycium qui è simul- tanea con l'America e nè da essa ci proviene. x () SenmiwPER: Traité de paléontolog gie végétale, IL p. 914, tab. 93, fig. 44. (3) SAPORTA (DE): Études sur la végétation du sud-est de la France d Vé- poque tertiaire, in Ann. Sc. nat., IV Senge, vol. XVII, pag: 262-63, tab. XI, fig. 2. Col r E? DU WEIT, X P ainan A Ae ET ERE E E AN ENE der MESI EN ” he HS ARSA dl x ta d - ou 1 , A CONTRIBUTO AGLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 509 Ill Giunto ora al termine della trattazione, stimo opportuno trascrivere qui e con quelle note bibliografiche e sinonimiche onde mi sono più avvalso nel corso del presente studio, le specie di Lycium esaminate. Dopo le monografie del Dunal e del Miers, ormai vecchie e per opposte vie molto difettose, un lavoro monografico del genere giungerebbe forse opportuno; ma all’ uopo si richiede l osservazione su materiale assai piü abbondante di quello, che io non abbia avuto sott'occhio. Perciò questo mio non appare se non un tentativo di lavoro sistematico, al quale altri potrebbero dare opera, in tempo non lontano, con mag- giore ampiezza di vedute. i " Mi giovi intanto qualche dichiarazione. Le quattro sezioni, sotto eui tutte vanno messe le specie, corrispon- dono ai quattro tipi proposti. Le stesse specie, intese in senso assai ampio, stanno F una aecanto dell'altra secondo le maggiori possibili affinità, e comprendono le sottospecie e le forme e le varietà, entro le quali e con le quali si sono venute differenziando nello spazio. , Tuttavia ne'stirpi sono le sezioni e ne’ stirpi le specie così come le pongo; poichè, per quanto quelle sieno assai naturalmente circoscritte, e queste si differenziino fra loro per una somma di caratteri di egual valore e l'uno non compreso fra le note dell'altra, il nesso è troppo intimo perchè facilmente da L. afrum Linn. si salga a L. vulgare Dun. e da questo a L. carolinianum Walt. per passare a L. chilense Berter. cd a L. cestroides Schlecht. Ma se, secondo il mio modo di vedere, tutto il genere Lycium per sè solo fosse considerato come sezione di genere più ampio — in cui anche quali sezioni equivalenti stessero Grabowskia Schlecht., Dunalia H: B. Kth., Lycioplesium Miers, ed Aenistus Schott —, allora Lyciobatos e Lycioplesioides ed Amblyineris ‘e Acnistoides sarebbero ben dessi le vere stirpi. Per la pratica poi dirò, che con lettere tolte dall’ alfabeto greco sotto ogni specie sono poste le sottospecie, le une e le altre con la sino- 510 ACHILLE TERRACCIANO nimia e la bibliografia (t) e gli habitat più notevoli; e che non sempre ho potuto mettere bene in chiaro i rapporti intimi per cui queste e quelle si collegavano, siccome pur si legge nelle pagine precedenti. Ciò perchè aleuna lieve contraddizione non si veda, fra l'esposizione qui se- guente e quella fatta nei quadri, dove faceva piuttosto uopo chiarire graficamente il proprio concetto. - (t) I lavori d'indole più generale sempre citati sono: DuuaMEL: Traité des arbres et arbustes que Von cultive en France en pleine terre, H édition considérablement augmentée, vol. I. Dow: General History of the diclamydeous plants, vol. IV. DUNAL : PORSI in DE CaNpoLLE Prodromus systematis naturalis, vol XIII pars. I. Miers: Illustrations of South American Plants, vol. ILcum tab. WarPERS: Repertorium botanices systematicae, vol. III s- Annales botanices systematicae, vol. IIl et V. Asa GRAY: Synoptical flora of North America vol. II. pars I. — Op. cit., Supplements and Indexes. CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM DEL TENTAMEN MONOGRAPHIAE LYCIORUM. * * * I. LYCIOBATOS Nobis. A. GERONTOGRA. l. L. VULGARE: i i Ke — « normale. L. vulgare Dun. in DC. Prodr., XIII, p. 509. — Miers, Zll. plants TE Of North America, II, p. 20. tab. 70 Bi — "Walpers, Ann., V, p. 581, Ro et Rep., III, p. 106, — Willkomm et Lange, Prodr. fl. Hisp., V, p. 531. (— A. Gray, siae fl. North Am., II, p. 237. — Nyman, Consp. fl. Europ., "pn. 524. E Jasminoides flaccidum Moench e Walpers. l. sinense halimifolio SMER et angustiore Duh., Arbr., I, 306 t. 121, f. 4 ex Don. L. barbarum Linn., Spec., ed. IL, vol. I, p. 277 (Exclus. syn. ex parte) , — Grenier et Godron, Fl. frane., II, p. 541. | L. barbarum, « vulgare Ait., Hort. Kew., Ed. I, p. 307. — L. barbarum var. corollis lividis v. pallidis baecisque rubieundo- S flavescentibus Don, Gen. Syst. gard. and bot., IV, p. 458. Eu L. halimifolium Mill., Dict. N° 6 È ty; europaeum Gouan, Hort. monsp., p. 111. L. afrum Rehb., Zc., t. 14, f. 1. L. dunalianum Bubani in litt. e Dunal. In dumetis et ad sepes et ad vias, regionis inferioris Hispaniae — : pr. Madritum et in Navarra et Aragona et Cantabria, — atque Galliae pr. Montpellier et etiam in multis loeis regionis centralis; in Europa meridionali et media etiam colitur (imo Dan. et Suec. mer). unde hine . inde inquilina, sieut in Ameriea boreali e ALA à — — var. intricatum Nobis. z5 intricatum Boissier, El. pl. nov. Hisp., p. 143, et Voy. bot. Hisp. , 512 ACHILLE TERRACCIANO p. 440, n.° 1215, — Walpers, Rep., III, p. 109 et Ann., p. 576, — Dun., in DC. Prodr., XII, p. 525, — Miers, DI. II, p. 97, t. 64 E., — Willkomm et Lange, Prodr. fl. Hisp., II, p. 532. In sepibus Opuntiae apricis, locis arenosis maritimis imo salsuginosis, regionis littoralis Regni Granatensis inter Malaga et Velez, Malaga circa Adra et Motril et Almeria, nec non Mureiae ad Monteagudo pr. Murciam. — — var. halophyllum Nobis. L. halophyllum Welw, mss., — Miers, Zll., II, p 97,1. 04 X5 — Walpers, Ann., V, p. 576. Lusitania, ad rupes maritimas prope Lagos et Capo S. Vincente. — f barbarum. L. barbarum Linn., Spec. pl., ed. II, p. 277 ex parte, et ed. I, vol. I, p. 192, — Don., Gen. syst., IV, p. 458 excl. var., — Walpers, Rep., HI, p. 107 et Ann., V, p.581, — Dun. in DC. Prodr., XII, p. 511, — Miers, Zil., II, p. 117, t. 69 D. L. europaeum Desf, Atl., I, .p. 196. L. vulgare Ball, in PER Linn. Soc., XVI, p. 581. Africa boreali, sepibus prope Tanger et Mogador et Sheshaoua et . ds Ourika in Maroceo, in Algeria et regno tunetano usque ad Aegyptum. — — forma afroides Nobis. L. Shawii Roem. et Schult, Syst., IV, p. 693, — Don, Gen. syst., IV, p. 458, — Walpers, Rep., III, p. 107. Iasminoides aculeatum polygonifolio, floribus albis parvis, Shaw, Afric. specim., p. 349, t. 349 e Don. L. afrum Ball, in Journ. linn. Soc., XVI, p. 581. EE Barbaria et Marocco occidentali prope Saffi et Maragan. — — var. Boissieri Nobis. L. barbarum Boissier, FI. or., IV, p. 289-00. . L. mediterraneum Schweinfurih, Beitrag, fl. Aeth., p. 88. Aegypto ad Togodele in Schohoslande, i in Galitiae Ce? calcareis Dykman prope Angora, ad sepes et in agris prope Aleppo Syriae, ad Orfa Mesopotamiae, Babyloniae ad ee Persiae australis ad Dalechi et borealis. — — » subvar. foliosum Nobis. Vie ea eo e EM EE TE eng RO uem MERIT ORNATA DI pei dra a lina i PEOR EE d (CN Ze E bins s uc EAE UE ` LICIA j CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 513 L. foliosum Stocks, in Hook., Journ. Kew. Gard. misc., IV, p. 179. L. barbarum Aitchison, in Trans. Linn. Soc., 2.* Ser., HI, p. 91. In fundo rupestri prope Kelat, in Baluchistan superiori, Hari-rud. — — » » forma depressa Nobis. L. depressum Stocks, l. c. Multis loeis in Baluchistan superiore, eum subvarietate et varietate saepe commixta. — y ruthenicum. - L; ruthenicum Murr., Comm. gott., 1779, p. 2, t. 2, - Willd., Spec., I, p. 1058, - Don, Gen. syst., IV, p. 458, — Walpers, Rep., III, p. 107, et Ann., V, p. 581, - Dun., in DC. Prodr., XII, p. 514, - Miers, ZU., II, p. 118, t. 70 A., - Koch, in Linn., XXII, p. 738, - Boiss., Fl. or., IV, p. 290., - Aitchison, in Trans. Linn. Soc., MI, 2.* Ser., p. 91. L. tataricum Pallas, Fl. ross., I, p. 78, partim quoad loca. In desertis salsis, Sibiria; Hyrcania ad Wolgam, Tarbagatai et Schir- wan aus Mergelhohen ad 700', Iberia transcaucasiea ad Sallian et in tractu Swant, Turkestania et ad Hari-rud in Afghania; hue illue in aridis etiam saxosis, nee non Songaria, et a Rossia meridionali ad Sibiriam maxime uralensem. — — forma caspia. b. ruthenicum var. caspicum Dun, in DC. Prodr., XIII, p. 515. L. tataricum Pallas, Fl. ross., I, p. 78, t. 49, - Miers, JU., II, p. 122, t. 70 O., - Walpers, Ann., V, p. 581. In desertis salsis et arenosis ad mare Caspium, sub excelso monte e Bisch-barmak, deinde ad Baku et Schamaji. — — » turcomanica Nobis. L. turcomanicum Turez., mss., - Miers, Zll., I. 9108; 4. 00 & - Walpers, Ann., V, p. 581, - Boissier, Fl. or., IV, p. 290 L. tataricum Pall, 1. e. quoad loca turcomanica. In desertis argillosis salsis Turkestaniae, ad fluvios dd et Jandarja, |. et circa Bucharam. | ——» glauca Nobis. L. glaucum Miers, Zll. , IL, p. 103, t. 66 D., - Walpers, Ann., V, p. 978. / In Persia boreali. 337 Maipighia, anno 1V, vol. IV. a CUT AER MARS D me E » 3 - 514 ACHILLE TERRACCIANO 2. L. CHINENSE. — x normale. L. chinense Mill., Dicl., n° 5, - Don, Gen. Syst., IV, p. 458, — Wal- pers, Rep., III, p. 107, - Dun., in DC. Prodr., XIII, p. 510, - Franchet et Savatier, En. pl. jap., I, p. 341. - Franchet, Plantae Davidianae ex Sinarum imperio, I, p. 220. - Hemsley et Forbes, in Journ. Linn. Soc., XXVI, p. 175, - Nyman, Consp. fl. europ., p. 524, — Caruel, FIL IU, Vl, Det L. foliis oblongo-lanceolatis, sine ordine ramorum, spinis rarioribus, Trew., Ehret., t. 68. Jasminoides sinense, SE, et facie, Duh., Arbr., I, p. 306, n° 3, . ex Dunal. L. trewianum Roem. et Schult, Syst., IV, p. 693 ex Dunal. . L. barbarum Thunb., Fl. jap., p. 94. - Lour., FI. cochinch., I, p. ee Sanguinetti, Cent. prodr. fl. rom. add., p. 39 et Fl. rom. prodr., p. 191, - Hausm., FI. tir., p. 615, - Aitchison, in dee Linn. Soc., III, Ser. 2, p. 91. L. barbarum var. chinense Ait., Hort. Kew., I, p. 257. L. europaeum DO. FI. fr., III, p. 616 pro parte. L. ovatum Bertol., Fl. it., II, p. 640. - L. lanceolatum Bertol., Le L. sinense Grenier et Godr., Fl. fr., II, p. 542. China in multis loeis, Canton Sinarum, Mongolia circa Sartehy, Ba- LI luehistan ad Hari-rud, Chihili ad Peking, Shantung, Chefoo, Kiangsu, Shanghai, Fokien, Amoy, Chekiang, Chusan, Hupeh, Ichang, Szechuen Kiousiou prope Nangasaki, ad Yokohama et Yokoska. TW NS X o ARR AIN i to » ad Chungking, Kwangtung, Pakhoi, Luchu Archipelago, - GES ad -— In Europa colitur hinc hinde; per Galliam, rariys, occurrit ad lit- tus maris Mediterranei, et per Italiam ad Bassano, Tridentum, Bolzano, 5 Maceratam, Viterbum, Romam. Specimina vidi e Flora Hungarica sub nomine L. barbari. zs — forma. megistocarpa Nobis. L. megistocarpum Dun in DC. Prodr., 2 p. 510. L. europaewm Merat, nec Se ` E CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 515 — — > trewiana Nobis. L. trewianum Po Gen. Syst., IV, p. 458, - Walpers, Rep., II, p. 107. L. barbarum Lam., Dic., INI, p. 509. — — » ovata Nobis. L. ovatum Loisel in Du. Arbr., I, p. 117. L. chinense Lam., Dict., 2, ex parte, et ZU. p. 112, fig. 2. L. carnosum Horti Tenelli, Herb. Requien ex Dun. l. c. L.rhombifolium Dippel ex Geisenheyner,in Deutsche bot. Monatschrift, - VIII, p. 85 (exsiccatum quoque vidi e Flora renana in Baenitz, Herb. non el * Hue illue, pro ignorata ratione,.in aridis aut pinguis utraeque oc- e ` currunt. S _— f eochinchinense. L. cochinchinense Lour., Fl. cochinch., I, p. 165, - Don, Gen. Syst., IV, p. 461, - Dun in DC. Prodr., XIII, p. 511. - Walpers, Rep., III, p. 112. In sylvis Cochinchinae; - sed — — forma subglobosa Nobis. L. subglobosum Dun., l. c. — — » subf. spathulata (Dun., l. e. pro varietate «). ^ —-—» » lanceolata (Dun., Le f). Lorum » » leptophylla (Dun. 1. e: y) - à In Hortis botanicis e cultura proveniunt. — — var. turbinatum Nobis. iL. turbinatum Loisel, in Dun. Arbr., I, p. 119, t. 31, - Don, Gen. ` Syst., IV, p. 458, - Walpers, Rep, HI, p. 107. | L' halimifolium Mill. Dict, n.° 6 (1) L. barbarum BDO: FL, [ra 2100. China. ; m = y indicum. ds, indicum Wight, Ie., t. 1403, - Walpers, Ann., III, p. 173 et Ann; V, p. 576, - Boiss., Fl. or., IV, p. 289. ; . In India boreali. ; 516 x ACHILLE TERRACCIANO 3. L. EUROPAEUM. — x normale. L. europaeum Linn., Syst. pl., I, p. 228 et Mant., p. 47, - Don, Gen. Syst., IV, p. 458, - Walpers, Rep., LIT, p. 106, et Ann., V, p. 576, - Bertol., Fl. ital., II, p. 639, - Miers, Zil., II, p. 85, t. 04. B.,- Willkomm et Lange, Prodr. fl. hisp., II, p. 532, - Boiss., Fl. r., IV, p. 289, - Nyman, Consp: fl. europ., p. 524, — Caruel, Fl. ital., VI, p. 701. L. mediterraneum (breviflorum * glabrum) Dun., in DC. Prodr., XII, p. 523-24, — Grenier et Godron, Fl. fr., II, p. 542, - Ball, in | Journ. Linn. Soc., XVI, p. 582 (?). Quoad synonima confer Bertoloni et Dunal Le, — — var. breviflorum Dun., Le In Europa australi per totum fere littus maris Mediterranei, in dumetis et sepibus, ad fluviorum, ripas et agrorum margines, regionis inferioris Hispaniae australioris, praecipue centr. et orient., Galliae, Italiae per Siciliam et totum vetus regnum neapolitanum usque — sed rarius - ad ` As Longobardiam et Dalmatiam, nee non in Sardinia (confer Caurel Lei — Graeciae in Attica et Isthmo Corinthiaco. — Dubium in Marocco videtur. — — » forma lanceolata Nobis. i ja L. lanceolatum Poir., Suppl., "um p. 429, - Don, Gen. Syst., IV: A | p. 458, - Walpers, Rep., III, p. 107. L. europaeum DC. FI. fr., n.° 2699. $ Simul cum specie in locis umbrosis. Je x E » » longiflora leucoclada Willk. et Lange, $ Prodr: fl. hisp., II, p. 532. CH In regno granatensi, circa Malagam, Velez, Hi; Grinadii —-— >». » breviflora: gabra Wiik. et Lange, Le Prope Madritum; Barcelona in zona litorali, Cordoba, Sevilla, Cadiz, bo — — var. longiflorum Dun., Le pro parte. e Anatolia et Lydia, Palaestina (?), per totum fere ia. ubi forma foliis diminutis erebrioribus brevioribusqne ad Alexandriam prae- sertim occurrit. i E E CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 517 Cirea mare Rubrum. — — » » leptophylla (Dun., l. c. pro var. y). In Syria. — D arabicum. — C L arabicum Schweinfurth in Boissier, FL. or., IV, p. 289. L. mediterraneum var. cinnamomeum et var. leucocladum Dun., in DC. Prodr. , XIII, p. 325. In desertis Aegypti inter Keneh et Kosseir, ad fodinas plumbi prope mare Rubrum, in Arabia Petraea ad Ouadi Mokatteb et in planitie d Ramla, nec non per Nubiam et Arabiam tropicam. & — — » forma ramulosa (Dun., l. c., pro varietate f). ll ES re var. cinereum Dun., Le, p. 524. L. europaeum in herb. DC. | Prope Dscheddam ad aggeres arenosos circa cisternas. SZ dei» subvar. saevum Nobis. i L. saevum Miers, Zil., II, p. 95, t. 64 A., + Walpers, Ann., V p. 576, - Vatke, in Linn., XLIII, p. 333, pro var. e d erythraeum Schw., in Hildebr. : Pl. exs. Geddae. Arabia ad Cisternas Geddae. | — — » » forma persica 1 Nobis. (> L. persieum Miers, Til, II, p. 97, t. 65 B., - Walpers, Ant., V, P 577, - Vatke, in Linn., XLIII, dii (893, | y europaeum Th. Anders. e Aden ad montes. | «L — » subvar. orientale Nobis. “L. orientale Miers, IIl., II, p. 97, t. 65 A., - Walpers, Ann., V. p. 576, Huc illuc in Arabia Petraea. i | >» >» forma abeliaefolia Nobis. | L. abeliaefolium Rchb., Ie., XII, p. 12, t. 15. Arabia tropica. (OL — var Edgeworthii Nobis. i Edgeworthii Dun., in DC. Prodr., XIII, p. 525, - Miers, ZU., I, p. 118, t. 69 F., - Walpers, Ann., V, p. 581. In India Orientali ad Sirhind Punjiab. EN ee SS e es a, SN 518 ACHILLE TERRACCIANO B. NEoGEA. 4. L. CAROLINIANUM — & normale. L. carolinianum Walt., Fl. car., p. 84, - Michx., Fl. bor. Am., I, p. 95, - Don, Gen. syst, IV, p. 400 — Pursh, Fl. Am. sept., I, p. 97, - Walpers, Rep., III, p. 111, et Am: V, p. 583, -.Dun., in DO, Prodr., XIII, p. 513, - Miers., ZU., II, p. 128, t. 71 F., - A. Gray, in Proc. Am. Acad., VI, p. 45, et Syn. fl. North Am., II, p. 238, - Chapman, Fl. South Unit. Stot, p. 951. - Calkin, in Bot. Gaz., II, ex Iust, Bot. Jahrb., VI, p. II, p. 1044. L. salsum Bartr., Trav., p. 59 non Ruiz. et Pav. L. quadrifidum Mac, et Sessé, Ze. Mex. Coll., t. 914, ex Dun. Panzera caroliniana Gmel., Syst. veg., I, p. 247, - Roem et, Sehult., Syst., IV, p. 697. Ad litora scirposa Carolinae, .Georgiae, sic: Texas et Mexici.. — D sandwicense. L. sandwicense A. Gray, in Prot: Am. Acad., VI, p. 44. In insulis Sandwich, Diemond Hill, Oahu, e — — var. cedroense Nobis. L. cedroense Greene, Suppl. list of Cedros island plants, in Pitto- nia, I, p. 268. In insula Cedros, southwest side. * — Y californicum, | L. californicum Nutt., - A. Gray, Bot. califa; I, p. 542, et We? 2 fl. North Am., Il, p. 238, et Op. cit. Suppl., p. 437, - Greene, in Pit- i tonia, I, p. 205, et in Bull. Calif. Acad., I, p. 226. In California ad litora a Sta Monica usque ad San Diego, insulis. adiectis (Guadalupa ete. ), et San Benito. — — forma jacquiniana Nobis. F americanum Jacq.; Stirp. Am., p. 50, - Miers; mm. IL, p. 138. 4: 200 $ Walpers, Ann. V, p. 585. San Domingo in arenosis maritimis, — — » Hassei Nobis. CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 519 L. Hassei Greene, in Pittonia, Ll; d. ME California in insula” Santa. Catalina. — — var. arizonicum A. Gray, Syn. fl. North. Am., Suppl., p. 437. L. parviflorum Miers, mss. ; In desertis Arizonae, Lowell, Maricopa. 5. L. PALLIDUM. — « normale. .— L. pallidum Miers, Ill., II, p. 108, t. 67 C., - Torr., in Bot. Mer. Bound., p. 154, - Walpers, Ann., V, p. 578, - A. Gray, in Proc. | Am. Acad., VI, p. 45, et Syn. fl. North. Am., IL, p. 238, - Palmer, in Am. Journ. of Pharm., ex Iust, Bot. Jahrb., VI, p. II. p. 1127. '— — forma filamentis et corolla intus glaberrimis, A. Gray, l. c. — — >» fil.tuboque corollae intus pilosulis v. hirsutis, A. Gray, Le, In Nova Mexico et locis adiectis Arizonae et S. Utah; Rio Virgen. — — var. Cooperi Nobis. L. Cooperi A. Gray, in Proc. Am. Acad., VII, p. 388, et Bot. Ca- lif., p. 542; et Syn. ft. North Am., II, p. 238. Ad litora Californiae et Arizonae (South-eastern border). — — » forma pubiflora Nobis. L. Cooperi var. pubiflora A. Gray , in Iust, Bot. Jahrb., VI, p. IT, p. 264, pro varietate. - [n California, Mohave River in east slope of Providence Mountain. — D Fremonti. L. Fremonti A. Gray, | in Proc. Am. Acad., VI, p. 46, et Calif., I, p. 543, et Syn. fl. North Am., II, p. 239, et op. cit., Suppl., p. 437, - Proximum L. fagoso Miers, in herb. Torr., et Torr., in Pacifie. R. R. Exped., IV, p. (71) 177. In California et Nova Mexico, ad Colorado et country east of it, a E. California or Nevada, Arizona. — — var. gracilipes A. Gray, Syn. fl. North Am., Suppl., p. 437. INCOME gracilipes A. Gray, Syn. fl. North Am., II, p. 239, et in Proc. Am. Acad., IV, p. 81 (1. e., XII, ex Iust, Bot. Jahrb, IV, p. 1695 et V, p. 1006). . In Arizona e cinq et meridionali. ORA ais. k 520 ACHILLE TERRACCIANO — — » subvar. exsertum Nobis. L. exsertum A. Gray, in Proc. Am. Acad. XX, p. 305, et Bot. Contr., 1884-85 ex Iust., Bot. Jahrb., XIV, p. 230, et Syn fl. North Am., Suppl., p. 437. Nordwest Sonora, ad Altar. — — var. Bigelovii A. Gray, in Proc. Am. Acad., Vl, p. 47, et Syn. fl. North Am., Il, p. 239. Ad Colorado in Arizona boreali. — Y maerodon. L. macrodon A. Gray, in Proc. Am. Acad., VI, p. 45, et Syn. fl. North Am., II, p. 238, et op. cit., Suppl., p. 437. ui. In S. W. Arizona on the Altar River, et ad Texas prope, El Paso. BL E SE — « normale, ad L. Berlandieri Dunal, in DC. Prodr. > XII, p. 520, — Miers, Zll, n II, p. 114, - Walpers, Ann, V, p. 580, — A. Gray, in Proc. Am. Acad., VI, p. 47 pro parte, et Syn. fl. North Am., IL p. 239, | Palmer, in Am. Journ. Pharm. s ex Iust, Bot. Jahrb: Kee: Zeg p. 1127, - Hensley, Biol. ‘centr. Am., p. 426, — Iust, op. cit., XI, “p: 960. In Mexico prope Laredo, Texas ad Rio Grande, Arizona. — — var. Schaffneri Nobis, L. Schaffneri A. Gray, mss, — Hensley, 1. e. Mexico. — — » SE ec Nobis. L. brachyanthum A. Gray, mss, = Hensley, 1. e Mexico, cum varietate. — B Miersil — — — Is senticosum Miers, 711., 1l, p. 114, t. 68 D do Na P 1580. p È. stolidum Miers, JU, II, p. 127, t. 71 GC. - Walpers, Ann., Xi; p NM | Texas, prope E Paso del Norte, et Mexico ad Monterey. ., - Walpers, Aan, , CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 521 — — var. Palmeri Nobis. L. Palmeri A. Gray, in Proc. Am. Acad., VIII, p. 292, et Syn. fl. North Am., II, p. 238. Yaqui River, W. Sonora, Mexico added because et may reach Arizona. — — » subvar. Richii Nobis. L. Richii A. Gray, in Proc. Am. Acad., VI, p. 46, et Syn. fl. North Am., pai p. 437, - Townshend S. Benudoden, in Proc. Calif. Acad., II, p. In woe meridionali ad La Paz, et ad Saints' Bay. — — var. brevipes Nobis. 4L brevipes Benth., Bot. of Belch. voy. of the Sulphur., p. 40, - Dan. in DC. Prodr., XIII, p. 526, — Miers, IU., II, p. 117, t. 69 C., . . Walpers, Rep., VI, p. 616 et Ann. V, p. 581, — A. Gray, in Proc. Am. M Acad., VI, p. 45, - Greene, in Pittonia, I, p. 292. | California, cirea sinum Magdalenae. — y longiflorum. L. Torreyi A. Gray, in Proc. Am. Acad., VI, p. 47, et Syn. fl. North Am. , II, p. 239, - Parry, in Am. Nat., IX, ex Ilust, Bot. Jahrb., IV, p. 1144. L. barbinode Torr., in Pacific. R. R. exped., V, p. 863, et Bot. . Mea. Bound., p. 154, non Miers. | i i | AQ litora, Texas versus Rio Grande et prope El Paso et Fort Yuma; ST California S. E. et along the Mexicum boundary. Di NM je Andersonii Nobis. > L. Andersonii A. Gray, in Proc. Am. Acad., VII, p. 388, et Bot. . Calif., I, p. 543, et Syn. fl. North Am., IL, p. 239, - Townshend S. E ‘Brandegee, in Proc. Calif. Am. Acad., IL, p. 190, - Palmer, in Am. “Journ. Pharm., ex lust, Bot. Jahrb., VI, p. IL, p. 1127. j Utah, S. E. Navada et Arizona, California ad El Llano de Santana. — — » subvar. Wrightii A. Gray, Bot. Mo I, p. 543, et Syn. ft. North Am., II, p. 239. i Sd. stolidum Torr., Bot. ale Bound , pro parte. 522 ACHILLE TERRACCIANO —— > » pubescens Watson, - Townshend S. Brandegee, in Proc. Calif. Acad., II, p. 190. Comondu in California. - — è barbinodum. L. barbinodum Miers, IU., II, p. 115, t. 68 E., — Walpers, An V, p. 580, - A. Gray, in Proc. Am. fed. VI, p. 47, et Syn. fl. North Am., IL, p. 239. In Mexico septentrionali, ad Sierra Madre et Durango, in Magui; lena et Sonora; dubium in Arizona. — — var. parviflorum Nobis. L. pareiftorim A. Gray, in Proc. Am. Acad., VI, p. 48, et Syn. fl. ` North Am., II, D 239. In ian meridionali. % Obs: Nomine tantum mihi cognita sunt, quae ad hanc sectionem ` spectant : L. Parishii A. Gray, in Proc. Am. Acad., XX, p. 305 gé Syn., fl. North Am., Suppl., p. 437. Mesas in the San Bernardino Valley, s. Califórnia. L. Pringlei A. Gray, ll. cc. In stream-beds, N. W. Sonora, near the boundary. . VP a ; bi Shockley A. Gray, in Proc. Am. Acad., XIV, p. 311 ex Get Bot. Jahrb., XV, p. I, P 924, et p. II, p. 242. S. W. Nevada. W * * II. AMBLYMERIS Nobis. A. AMBLYMEROIDEA. TL CINEREUM. _ 2 normale. L. cinereum Thunb, Prodr. fl. cap. I, p 37, et CH cap., ES 64, et Trans. Linn. soc., IX, CR 154, t. 16, — Don, Gen. Syst. gard. TUR Z CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 529 and bot., IV, p. 459, — Walpers, Rep., HI, p. 110, et. Ann., V, p. 578, - Dun., in DC. Prodr., XIII, p. 516, - Miers, TH: ; II, p. 107. Acrokanthera lycioides Don, Gen. Syst., IV, p. 485. Cestrum lycioides Lichtenst., Spic fl. cap., mss. e Don, l. c. Ad promontorium Bonae Spei. — — vat. Kraussii Nobis. L. Kraussii Dun., in DC. Prodr., p. 120, - Walpers, Ann., V, p. 581. L. cinerum Krauss, non Thunb. Ad Caput Bonae Spei, in solo argillaceo, ds totum distrietum Bites sp: XII, p. 517, - Miers, ZIL, II, — ß apiculatum. E. apiculatum Dun., in DC. Prodr., XIII, p. 517. — — forma brevifolia (Dun. l. e. sub varietate). . — — >» longifolia (Dun. Lei Ad promontorium Bonae Spei. $ *— — var. acutifolium Nobis. L. acutifolium Drége, ex Dun., in DC. Prodr., XIII, p. 518. - Miers, IÙ, II, p. 103, t. 66 B, - Walpers, Ann., V, p. 578. In frutieetis promontorii Bonae Spei. — — » forma latifolia (Dun., op. cit., L. acutifolium E. Meyer a, ex Dun. Prope Omtata ad alt. 1000 ped. — —» » angustifolia (Dun. l. c.,). L. acutifolium E. Meyer b ex Dun. In fruticetis ad fluvium prope Gekau. ~- — Y oxycarpum. L. oxycarpum Dun., in DC. Prodr., XIII, p. 518, II, p.97; t. 64 D., - Walpers, Anna V, p. 5706. L. afrum iu herb. DC., ex Dun. Ad Caput Bonae Spei. | — — forma angustifolia (Dun., l e. pro varietate p. — — >» parviflora (Dun., l. e. pro var. B). L. afrum var. parviflorum Drége. Ad ripas fluvii Olifant-River. p. 519 pro varietate). = Miers, ZL, 524 m ACHILLE TERRACCIANÒ — — > grandiflora (Dun., pro var. è). Ad fluvium Gamka, prope Wolwe Kraal, ad alt. 2500 pèd. — — var. austrinum Nobis. L. austrinum Miers, JU., IL, p. 97, t. 65 C., - Walpers, Ann., V, p. 577, excl. syn. L. afrum Drége, ex Dun. In Africa australi, Gakma River. 8. L. TENUE. — « normale. L. tenue Willd, En. pl. hort. Berol., I, 245, - Don, Gen. Syst., IV, 459, - Walpers, Rep., III, p. 109, et Ann., V, p. 578, — Dun., in DC. Prodr., XIII, p. 515, — Miers, JI. II, p. 106, t. 67 A. - Bailey, Botany of Rodriguez, in Phil. trans. Roy. Soc. uer se vol. 168, ex | Just. Bot. Zahrb., VII, p. 510. L. afrum Bovin, in herb. Boiss. = ` EE ai | L. angustifolium Mill., Dict., e Steudel. Ad Caput Bonae Spei. | — — var. propinquum Nobis. : L. propinquum Don, Gen. Syst., IV, p. 450, - Walpers, Rep., IU, p. 109, - Dun., in DC. Prodr., XII, p. 526. - L. afrum Thunb, Prodr. fl. cap., I, p. 37, et Trans. Linn. Soc. ,IX, p. 158. Ad promontorium Bonae Spei. — — var. Sieberi Dun., op.cit., p. 515. L. horridum Thunb., Krauss in herb. Boiss. rs . Insula Mauritii; in solo lapidoso argillaceo distr. Uitenkay ad Caput Bonae Spei. 7 — P echinatum. € L. echinatum Dun., in DC. Prodr., XIII, p. 6b. s Miers, e II, p. 105, t. 66 E, — Walter, Ann., Y, p 578. —— + Ke Ad Caput Bonae Spei, prope Camdoboo, al 2500 - 3000 a — — var. arenicolum Nobis. l SE L. arenicolum Miers, Jil., 1, p. 101, t, 65 E, - Walini Jun: Vo TN E | P. 577, - Engler, in Bot. Jahrb., X, p. 248, i I CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 525 Ad Caput Bonae Spei; Griqualand - West, in arenosis pr. Kim- berley ad alt. 1200 ped. — Y Prunus-spinosa. L. Prunus-spinosa Dun., in Prodr., XHI, p. 515, - Miers, ZU, IL, p. 120, - Walpers, Ann., V, p. 581. . Ad promontorium Bonae Spei. — — var. ferocissimum Nobis. L. ferocissimum Miers, TU., II, p. 122, t. 70 D., - Walpers, Ann., V, p. 581. Ad Caput Bonae Spei, in petrosis. B. EUAMBLYMERIDIA. 9. L. RIGIDUM. — « normale. L. rigidum Thunb., Prodr. E eap., I, p. 37, et Fl. cap., II, p. 63, et Trans. Linn. Soc., IX, p. 153, t. 14, ~ Don., Gen. Syst., IV, p. 450 - Drége, in Linn., XX, p. 203, - Dun., in DC. Prodr., XIII, p. 522, - Miers, Zi, II, p. 120, - Walpers, Rep., III, p.109, et Ann., V, p. 581. * L. afrum B. Lam, Diet, III, p. 500. L. carnosum Poir., in Duh. Arbr., p. 111. In collibus et ad ripas promontorii Bonae Spei. — — forma latifolio-parviflora (Dun., op. cit., p. 523, pro var. æ). In collibus prope Ebenazar, ad alt. 400 ped. — — > latifolio-grandiflora (Dun., Le, EL In planitie arenosa inter Iakhals-River et Langevales ad alt. 500 ped. — — >» angustifolia (Dun., l. c. y). Ad ripam fluvii Olifant-River, ad alt. 200 ped. — $. oxycladum. T. oxycladum Miers, Ill, IE, p. 101, t. 65 F., - Walpers, Ann., XXn. ot 4 i Ad Caput Bonae Spei; Uitenhage, South Africa. 520 ACHILLE TERRACCIANO — — var. roridum Nobis. L. roridum Miers, Zll., II, p. 101, t. 66 A., - Walpers, Ann., Nap. DTI. In Afriea australi. — — var. glandulosissimum Nobis. L. glandulosissimum Schinz, in Abhandl. bot. Ver. Brandeb., XXXI, p. 183. - Aus in Gross-Namaland, in Africa austro-occidentali. 10. L. AFRUM — & normale. L. afrum Linn., Spec., I, p. 277, - Duham., Arbr., I, p. 107, t. 29, - Don., Gen. Syst., IV, 459, - Dun, in DC. Prodr., XIII, p. 921, - Miers, 74., II, p. 103, t. 66 C., - Walpers, Rep., III, ‘p. 109, et Ann., V, p. 578. Quoad synonima et bibliographiam tantum adde; Bertoloni, Fl. ital., II, p. 638. — Grenier et Godron, FI. franc. II, ^ p. 542, - Willkomm. et Lange, Prodr. fl. Mag, II, p. 532., - Caruel, » ital, VL p. 701. L. folis linearibus, flore siria maiori, Trew, PI. sel., IV, t 24, fig. 2 L i Hasselq., Zt. Pal., p. 67. Iasminoides africanum Yasmini aculeatifolio et facie, Niss., Act. Pär., ITE C D. dg LL | . Rhamnus primus alter, Dod., Pempt., p. 754. Copiosissime in promontorio Bonae Spei. — — forma brevifolia (Dun., 1. c. pro var. a). — — >» longifolia (Don, Le, 8). = subulata (Dun., 1. c. y). — — var. carnosum Nobis. L. earnosum Poir., Dict. suppl, III, p. 427 — Duham., Arbr., I, p. . 11, excl. syn. Thunb., - Dun. ; in DC. Prodr., XIII, p. 522, - Miers, TU., II, p. 104, - Walpers, Ann., V, p. 578. L. afrum, Bot. reg., t. 354? L. rigidum Roem. et Sch., Syst., Iv, p. 691 (ex parte). / WER 2 x CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 52 L. afrum 8 Poir., Dict., IIf, p. 509, n. 1. L. italicum Mill, Diet, n.° 2 Lycium folis linearibus, flore fructuque minori, Trew, Pl sel., IV, 1-24, Bip. Ll si Ad Caput Bonae Spei. =~ — — var. pendulinum Nees v. Esenb., - Drége, in Linn., XX, p. 203. ` L. pendulinum Miers, Jll., II, p. 107, t. 67 B, - Walpers, Ann., Y; p.076. . Ad Caput Bonae spei. . — $ tetrandrum. - L. tetrandrum. Thunb., Prodr. fl. cap., 1, p. 37, et Fl. cap., II p. 64, et Trans. Linn. Soc., IX, p. 154, t. 15, - Don, Gen. Syst., IV, -p. 459, ~ Drège, in Linn., XX, p. 203, - Dun., in DC. Prodr., XIII, p. 516, - Miers, Zil., II, p. 106, t. 66 F., - Walpers, Rep., III, .p- 110, et. Ann., V, p. 918. L. capense Mill., Dict., n.° 7. pet: In collibus capensibus, prope Kleinvischriver, ad alt. 2000 ped. inter Leawestaert et littus juxta Caput Bonae Spei. — — forma crassifolia (Drège, l. c. sub varietate). Simul eum specie ad Cape Town. i -= — — var. horridum Nobis. La horridum Thunb, Prodr. fl. cap., I, p. 37, et Fl. cap., II, p. e: et Trans. Linn. Soc. , IX, p. 152, t. 17, - Don, Gen. Syst., IV, p. 459, - disc Nue Rep., III, p. 110, - Dun., in DC. Prodr., XIII, p. 516. Ad ovi óS Lor Bonae Spei, in maritimis; Saldanha Bay, Olifant- River prope Elenazar. p T hirsutum. A hirsutum Dun., in DC. Prodr., XIII, p. 521, - Miers, ZU., H, r 101, t. 65 D., - Walpers, Ann., V, p. 577. "Ad fluvium Dweka, alt. 2500 ped., in Capite Bonae Spei. e - forma ochracea (Dun., l. e. pro var. 4) s» ^». cinerascens (Dun., Le ff). 528 ACHILLE TERRACCIANO — — var. villosum Nobis. L. villosum Schinz, in Abh. bot. Ver. Brand., XXXI, p. 184. In Africa austro-occidentali, ad Olifantskloof in der nordwestlichen Kalaxari. EA * * ILL. LYCIOPLESIOIDES Nobis. UL L. CHILENSE. — « normale. L. chilense Berter, Chil., n° XV, p. 693, - Colla, Plantae rariores reg. chil., fase. VI, p. 19 (in Mem. Torino, XXXVIII, p. 133) tab. 44, - Alph., DC., PI. jard. gen., in Mem. Soc. Genev., VI, p. 231, - Dun., in DC. Prodr., XHI, p. 514, - Gay, Hist. Chile, p. 92, - Walpers, Rep., HI, p. 108 et Ann., V, p. 984, — Miers, ZU., II, p. 131, t. 72 D., - Philippi, Chil., p. 224, et in Exe. bot. Prov., aeui gi, ex us Iust, Bot. Jahrb., M ps 1h.p. 225. L. nutans Póepp., 85, n.° 238, ex Dun. — L. glaucum Phil, FI. Atac., n." 293, et Chil., p. 224. eic — — forma glaberrima Phil, in Linnea, XXXII, p. 206, (pro - varietate ). í In sylvis montosis calidis chilensibus, La Leona, circa Quallota. — — var. gracile Nobis, L. gracile Meyen, Reise, I, p. 380, - Nees ab Esenb., Nov. deli Acad. Caes. Leopold. Carol. natur. curios. » XIX, Suppl., 1, p. 389, =- SE Steudel, Nom., ed. 2.°; IL, p. 81, - Walpers, Rep., III, p. 108, et Ann., x V, p. 584, - Philippi, Ann. Univ. 1870, Il, p. 196 et Chil., p. KS Chili ad Copiapo. ` — — var. gelidum Nobis. L. gelidum Wedd., Chlor. And., II, p. 108, = Philippi, Chit., p. e In montosis Andium Chilensium. — — var. deserticum Nobis. na L. deserti Phil., Fl. Atac., n? 294, et Chil., p. 224. L. horridum Phil., Fl. Atac., n.° 295, et Chil., p. 224. Ki 3 * E , 1 $ ` d $ EE ra CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 520 L. humile Phil., Fl. Atac., n.° 296, et Chil., p. 224. FS In desertis et locis salsitrosis chilensibus. E — £ rachidocladum. L. rachidocladum Dun., in DC. Prodr., XIII, p. 519, - Miers, ZU, IL p. 125, t. 71 A., - Walpers, Ann., V, p. 582, - Philippi, Chil., p. 224, et. Exc. bot. Prov. Aconcagua, p. 67, ex Iust, Bot. Jahrb., AU, Sa HE; s 220. In Chili prope Coquimbo. — — var. minutifolium Nobis. L. minutifolium Remy, in Gay., Hist. de Chile, V, p. 93, - Wal- | pers, Ann., IH, p. 173, et V, p. 579, - Miers, Hi AH , p: 110, EE Chil., p. 224. m Tex D exi — — » subvar. quM pus Nobis. L. stenophyllum Remy, in Gay, 1. e., — ibi Lë — Rr era Philippi, Las Chili. — — var. capillare Nobis. cL. capillare Miers, Ill., p. 123, t. 70 E,- Walpers, Ann., V, D 582, — Lorentz et Niederlein, Exp. ‘Rio Negro, Il, p. 260. Argentinorum, desertis salsitrosis; lomas de entre Fuerte argentino y Nueva Rome, In provincia Mendoza "osea, cerca de Leones, Variat quoque: foliis plus minusve fasciculatis, ad Ce: Fuerté" Argentino. d — » ramis minus virgatis , Ibidem. ` ; i ; SE — > ramis intricatis, È — — > subv. filifolium Nobis. i | filifolium Gill, — Miers, IlU., IL, p. 130, t. 72-B.,- Walter E Ce intel et. Niederlein, pues Rio Negro, M, [ ju. dnos "Monte de Loro, valle del Rio Negro; mighia, anno IV, YO 1V- SE En los abrededores de Nueva Roma, « en las orillas del Rio Nasi Chico. Ayres ‘argontinoram Bahia Blanca, Pampas ad 17 cata arriba de Choele - Choel. ` d Beet ACHILLE TERRACCIANO — — » forma minutifolia Walpers, Ann., V, p. 584, pro va- rietate, — Ball, in Journ., Linn. Soc., XXI, p. 228. L. minutifoliwn Miers, Ill., II, p. 130. In Patagonia. — Y implexum. L. implexum Miers, Ill., II, p. 108, t. 67 E., - Walpers, Ann., V, . 579, - Philippi, Chil., p. 224. Chili ad Coquimbo. — — var. nodosum Nobis. L. nodosum Miers, Zll., V, p. 115, t. 60 A., - Walpers, Ann., VI, p. 580. - Provincia Tucuman Argentinorum. "2 — — var. vimineum Nobis. L. vimineum Miers, TIL., II, p. 116, t. 69 B., - Walpers, Ann., VI p. 58. Provincia Santa Fè Argentinorum. 12. L. SALSUM. EC — « normale, — z ra Pus Sor E L. salsum Ruiz. et Pav., FI. Peruv., IL, p. 46, tab. 183, fig. 6, - Don, Gen. Syst., IV, p. 459, - Dun., in DC. Prodr., XIII, p. 519, - Miers, TU., 1L, p. 131, t. 72.C, - Walpérs, Rep., II, p. 108 et ARN; s V, p. 584. In Peruviae litoribus, ad Lurin sepes. — — var. fagosum Nobis. : L. fagosum Miers, IU., II, p. 108, 67 D., - Walpers, Ann., V. p.579. di Perü. A 13. L. FLORIBUNDUM. . — « normale. po L floribundum Dun., in DC. Prodr., XIII, p. 513, - Miers, Ill, Hips PBA UL WR Walpers, An Vis pi 582,:- Grisebach, Symb. fl. Arg., p. 245, - Philippi, Chil., p. 224.: i od Ei. spinulosum Miers, l. e., p. 127, t. 71 D., - Walpers, dins V. ps. 4 582. In Mendozae abusi inde ad Catamarea et it SS Log s de Chile). 4 A CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 531° CH — — var. tenuispinosum Nobis. N j L. tenuispinosum Miers, Tl., IL, p. 125, t. 71 B., - Walpers, Ann., V. p. 582, - Hieronymus, Sert. palag., p. 38, - Lorentz et Niederlein, Exped. Rio Negro, II, p: 259. Circa Mendozam in aridis petrosis, abunde prope Rio Negro, et in Valle ad Rio Colorado unde ad montes graniticos. APR B infaustum. -` L. infaustum Miers, TIl., Il, p. 128, t: 71 E., - Walpers, Ann., V, p. 583, - Lorentz. et Niederlein, Exped. Rio Negro, Il, p. 259, - Js tweedianum Grisebach, Symb. fl. Arg., p. 245. - In provinciis Argentinorum australioribus, y na cues Cordoba, | Catamarca, Iujuy (Mendoza) ~ * — — var. pruinosum Nobis. i i L. pruinosum Grisb., Sym. fl. Arg., P- 245. L. fuscum et L. infaustum Grisb., Pl Lorentz., p. 169, non Miers. Cordoba. vL ——» uer puberulum Grisb., l. e. — Iust, Boi. IJahrb., VII, x Meo D Il p.: SEN E — — var. confertum Nobis. A confertum Miers, Z1I., II, p. 113, t. 68 C., - Walpers, Ann., V, p. 980. In desertis salsuginosis i in Travesia a Mendoza usque ad Coral prov. pb) 66 | sa si — var. » elongatum Nobis. aer: EE elongatum Miers, D. II, p. 112 NS p- 579, - Grisebach, Symb. fl Mr derlein, Esp. Rio Negro, II, p. 260. . In provinciis argentinis, desertis salsuginosis intra rini et San- Catamarea, Fuerte argentino, Doma de Tosca. ^ SUE d 7 p. 245, + * Lorentz et Nie- | tiago de Tucuman, — var. gilliesianum Nobis. —. L. gilliesianum pt TH II, P 137, t. 71, Bs - Ve 3 enc ot mss., non Thunb. EE SE e e zë 2: eU K y Pasos PERS i T ; i NEO ta ES Gr Sc ANN., Wapens, ; Ann. ; EE ACHILLE TERRACCIANO — Y eiliatum. L. ciliatum Schlecht., in Linn., VII, p. 69, - Don, Gen. syst., IV, p. 458, - Walpers, Rep. , III, p. 107, - Dun., in DC. Prod., XIII, p. 508. L. erosum Miers, Zll., IL, p. 136, t. 74 A., - Walpers, Ann., V, p. 585. Salpichroa ciliata Miers, in Hook., Lond. jous., IV, p. 329. In Brasilia meridionali, ad fluvium Rio Negro, et Frayle Muerte in prov. Buenos Aires. — — var. Grisebachii Nobis. L. ciliatum Grisb., Symb. fl. Arg., p. 246. Cordoba et Catamarca. i è Obs: Proximum L. elongato est: ` $ L. Wilkesii Ball, in Journ. Linn. Soc., XXI, p. 228-29. Bahia Blanca; Sierra de la Ventana, North Patagonia. 14. L. SCOPARIUM. — « normale. 3 L. scoparium ‘Miers, IU., IL, p. 134, t. 73 A., - Walpers, Ann., V, p. 584, - Grisebach , Saa, ZE Arges pe 246. -~ [n provinciis Mendoza et S. Luiz argentinorum, nec non Cordoba et Catamarca. a — — lusus: lineare Miers, Le, t. 73 B., - Walpers, Ann., V, p. 584. Doa dg. confertiflorum Miers, l. c., t. 73 C., - Walpers, Le wu LE divaricatum: Miers, l. c., t. 72 D. T7 — .» effe Miers, Le, t. 73 E, — Walpers, Le — — >». calycinun Grisb., l. c., pro varietate. — — var. fuscum Nobis. a A / L. fuscum Miers; I- II, p. 113, t. 08 B., - Walpers, Ann., Ke p. 279. ; Sp Andibus prov. Mendoza ad San Pedro do Uspallata. — — > grevilleanum. Nobis. ii GC? grevilleanum Gill. mo. — Miers, TIl, II, p. 135, t. 73 7., - Walpers : Ann., V, p. 584. : In provincia Mendoza et Tucuman Argentinorum. d da E si O PRE - TE Apa DS TP LES S +} x EL LUND S Cit LE qe ; "ei CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL GENERE LYCIUM 533 .— {i argentinum. 3 * L. argentinum Hieron., Boll. Ac. Note, Cordoba, II, p. 32, Zen L. ciliatum Grisebach, Pl. Lorentz., p. 186, n.° 618, non Schlechten- dal, in. Linnaea, VII, p. 69. L. scoparium var. argentinum Grisebach, Symb. fl. Arg., p. 246, - Ilust., Bot. Jahrb., IV, p. 1395 et 1160, et VII, p. 724 Catamarca, Cordoba, lujuy. — — var. winbrosum Hieron, ex Tust., op.cit., IV, p. 1160. Cordoba. | : oo E E. -PATAGONICUM. | — «normale. L. patagonicum Miers, IUl., I, p. 133, t. 72 F., - Walpers, Ann., V, p. 584, - Hieronymus, Sert: patag., p. 38. Patagonia, Rio Negro in multis locis. — — var. pubescens Nobis. L. pubescens Miers, II, p. 132, t. 72 E., - Walpers, Ann., V. p. 584. In Patagonia et Bonaria australiore. s — £ longiflorum. > “x L.longiflorum Phil., Ann. Un. Chil., (1862) p. 403, n° 91, - Hieronymus, E Sert. patag., p. 38, - Lorentz et Niederlein, Bot. exp. Rio Negro, II, p. 259. . . En médanos, entre Salinas Chieas y el Rio Colorado, en la valle del St Rio Colorado y.del Rio Nauquen, orillas del Rio Negro meridional. En general bastante espareido y elemento frecuente y caracteristico de la formacion Patagonica. — Y melanopotamieum. i L. melanopotamicum Ndrln et Lorentz, Bot. Exp. Rio Negro, I, S p.201, V 7, e, » En las orillas del Rio Negro; Leien arriba de Choele - Choel. ' 5 Obs: Sie Lorentz et Niederlein, op. cit. : E Ly eium... . forma proxima L. pubescenti et L. floribundo. ‘ En suelo salitroso .y yesoso, en las orillas de la Laguna Narracò. En las orillas del Rio Colorado, des rocas graniticas. re. ... primo aspectu forma L. pubescenti proxima. > e Mega Za A nn AC AT fa ai Ui Y 3 a? E Qoo sa etc 534 MN ACHILLE TERRACCIANO * *X * IV. ACNISTOIDES Nobis. 16. L. Map, — a normale. L. Martii Sendtn., in Endl. et Mart., Fl. bras., VI, p. 154, - Dun., in DC. .Prodr., XIII, p. 512, +. Miers, dii II, p. 128, - Walpers, Ann., V. p. 583. : In Brasilia; sepibus ad fluvium S. Francisci prope loazeiro, prov. Soteropolitanae. — £ glomeratum. L. glomeratum Sendtn., |. e., - Dun., l. c. - Miers, Zll., II, p. 115, 68 F., - Walpers, A»n., V. p. 580, et Rep., VI, p. 6106. In Brasilia, prov. ERIS | — — var. obovatum Walp., Jen. et Ana; Ee: — £ \ Eisdem locis. 17. L. CESTROIDES. — x normale, L. cestroides Schlecht., in Linnaea., VII, p. 70, - Don, Gen. Hist., IV, p. 460, - Miers, ZI, IH, p. 111, t. 67 F., - Walpers, Reps III, lll, et Ann., V, p. 579, — Sendtner, in Endl et Mart., Fl. bras., VI, p. 155, - Grisebach, Symb. fl. Arg., p. 945; - Hieronymus, ex [ust, Bot. Jahbr., IV, p. IL, p. 1395 et 1160. . d Acnistus cestroides Miers, in Hook., Lond. journ., IV, p. 343, — Dun, — di in DC. Prodr., XII, p. 500. 5 In Brasilia australiore, ad San José de Uruguay, etiam dallo e e 2 Argentina ad Cordoba et Catamarca. L. argentino X cestroides Hieron., in Bull., acad. nac., IV; Buenos Aires, 1881, ex Just. op. cit., IX, p. OLE i € p. elongato X. cestroides, Hieron., l. €., IL, p. 39-47. È 4 es LI VULGARE: : a nor prinale = — var. intricatum à barbarum por barbarum Linn. GE * — forma af voides = L. Shawii i R. et S. — var. Boissieri = - Di barbarum | Boiss ut » subv. foliosum (Stocks SÉ » x 7 ruthenicum SE LI forma depressa (Stocks.) L. ruthenicum Murr — forma caspia (Dun. pro var.) Ro» d si Sue Ge m eochinchinense = = = L. eine nense Lows 536 NE ET | ACHILLE TERRACCIANO . 3. L. EUROPAEUM. a normale = L. europaeum Linn. — var. breviflorum (Dun.) — ^» forma lanceolata (Poir.) i» » lengiflora leucoclada (Willk. et Lange.) —- i » breviflora glabra (Willk. et Lange.) — » longiflorum (Dun.) — » forma ramulosa (Dun, pro var.) — » o leptophylla (Dun. pro var.) 8 arabicum = L. arabicum Schw. — var. cinereum (Dun). ` — » subvar, saevum (Miers.) Ze E ‘ — o» |o» forma persica (Miers.) ; —.»' .». orientale (Miert) — >» » forma abeliaefolia (Rehb.) — » Edgeworthii (Dun.) "e cR. Neogea. «i. 4. L. CAROLINIANUM. a normale = L. carolinianum Walt. 8 sandwicense = L. sandwicense A. Gray. — var. cedroense (Greene.) NB CLE 7 californicum = L. californicum Nutt. ANE — var. forma Hassei (Greene.) — > » iacquiniana Nobis. ` — » arizonicum (A. Gray.) * Bi E PALLIDUM, * D | x normale rc he pallidum (Miers). j ; — forma a et b. — var. Cooperi (A. Gray.) — » forma publiftora (Gray. pro st: 8 Fremonti = L. Fremonti A. Gray. (o5 — var. gracilipes (A. Gray.) ^^» subvar. ezsertum (A. Gray.) — » Bigelovü (A. Gray) ^. y macrodon = L. macrodon (A. Gray.) j RK te Ee E, CONTRIBUTO ALLA STORIA DEL. GENERE LYCIUM 6. L. BERLANDIERI. x normale = L. Bertandieri Dun. — var. Schaffneri (A. Gray.) subvar.' brachyanthum (A. Gray.) Y 8 Miersii = L. senticosum etc. (Miers.) (o -— var. Palmeri (A. Gray.) —. » subvar. Richii (A. Gray.) — » brevipes (Benth.) 4 longiflorum = L; Torreyi A. Gray. — var. Andersonii (A. Gray.) — » subvar. Wrightii (A. Gray. pro var.) Se » » pubescens (Watson pro var.) d barbinodum = L. barbinodum Miers. — var. parviflorum (A. Gray.) Il. Amblymeris Nobis. A. Amblymeroidea. 7. L. CINEREUM. a normale = L. cinereum Thunb. — var. Kraussii (Dun.) 8 apiculatum = L. apiculatum Dun. — forma brevifolia (Dun. pro var.) $0 — » Zongifolia (Dun. pro var.) — var. deutifolium (Drége.) T s fira latifotia (Dun. pro var.) — >». » angustifolia (Dun. pro var.) à y ozycarpum = L. oxycarpum Dun. — forma angustifolia (Dun. pro var.) e o» parviflora (Dun. pro var.) ` — » grandiflora (Dun. pro var.) — var. austrinum (Miers.) a normale = L. tenue Willd. ` — var. propinquum (Don.) ` — » Bieberi (Dun) + ggo ACHILLE TERRACCIANO 8 echinatum = L. echinatum Dun. — var. arenicolum (Miers.) 7 Prunus-spinosa = L. Prunus-spinosa Dun — var. ferocissimum (Miers.) B. Euamblymeridia. 9. L. RIGIDUM. 5 a normale = L. rigidum Thunb. — forma latifolio-parviflora (Dun, pro var.) — » latifolio-grandiflora (Dun. pro var.) — >» angustifolia (Dun. pro. var.) 8 ocycladum = L. oxycladum Miers: | — var. roridum (Miers.) È — » glandulosissimum (Schiuz.) 10. L. ArRUM. ` — a normale = L. afrum Linn. — 0, — forma brevifolia (Dun. pro var.) — >» longifolia (Dun. pro var.) — » : subulata (Dun. pro var.) — var. carnosum (Poir.) & — » pendulinum (N. ab E.) 8 tetrandrum = L. tetrandrum Thunb. — forma crasfifolia (Drége pro var.) c var. horridum (Thunb.) x; hirsutum = L. hirsutum Dun., D — forma ochracea (Dun. pro var.) — >» cinerascens (Dun. pro var.) — var. villosum (Schinz.) II. Lycioplesioides Nobis. a normale = L. chilense Berter. = forma glaberrima (Phil. pro var.) — var. gracile (Meyen) | ILL CHILENSE. m — » deserticum Nobis. ES i oi E — » gelidum (Wedd.) i E Bp rachidocladum = L. rachidocladum Dun. och Ga — var. minutifolium (Remy.) — ^» subv. stenophyllum (Remy.) ; quide capillare (Miers.) è VE EE x ; — > subv. filifolium (Gill) v i CENE di |O— >» o». forma minutifolia (Walp.) : LA iP implezum = L. implexum Miors. iu — var. nodosum (Miers.) E i — >» vimineum (Miers.) à am L SALSUM.. DOE dut. ee T APR normale = == è Ge Ruiz. ot Pav. CRE ae s Er di : \ var. Don Deng? ee H e ds L. FLORIBUNDUM. i E SO use & normale = PE focibinden | Dun. i * pY ; È E GER — var. tenuispinosum (iers? ` EE ; $ “Pia 3 infaustum = — L. infaustum Miers , — sar. pruinosum (Grisb.) ` Š E — > subvar. puberulum (Grisb. pta. var.) ? — >» -confertum (Miers.) | : -> | elongatum (Miers.) r ; SE T > gillesianum (Miers.) RANA 7 ciliatum = = L, ciliatum (Schlecht. : ER d f dur es DNE Grisebachii = Se ts eiliatum Grisb.. 2 normale = G. scoparium Miers. E Le — lusus: lineare (Miers) 15. 16. ACHILLE TERRACCIANO 8 argentinum = L. argentinum Hieron. — var. umbrosum Hieron.) L. PATAGONICUM. a normale = L. patagonicum Miers. — var. pubescens (Miers.) 3 longiflorum = L. longiflorum Phil. v melanopotamicum == L. melanopotamicun Ndrln. IV. Acnistoides Nobis. L. MARTH. z normale = L. Martii Sendtn, : 3 glomeratum = L. glomeratum Sondtn. — var. obovatum (Walp.) . L. CESTROIDES. a normale = L. cestroides Sclecht. P Regio Istituto botanico di Roma, febbraio 1891, A RASSEGNE 541 Rassegne Recherches sur l'origine morphologique du liber interne, par M. LAMOUNETTE. — « Ann. Sc. Nat. Botanique », Sér. VI, Tome XI, n. 4-6, pag. 193 (con 3 tavole). L'A. dopo aver brevemente ricordati i lavori precedenti sul libro interno, av- verte che la questione della sua origine è ancora irresoluta, essendoci special- mente due opinioni opposte, cioè: l'una di M. Pétersen che lo ritiene d'origine procambiale ; l’altra di M. Hérail che invece l’attribuisce alle cellule midollari. Per definire la questione egli ha studiato necessariamente il passaggio dalla radice al fusto, i cotiledoni, il fusto e le foglie delle piante, munite di doppio - libro. Il lavoro è diviso in due parti; nella prima espone il risultato delle ri- eerche sull'origine del libro interno nell’asse ipocotileo, e sull'origine del libro interno o superiore nei cotiledoni epigei; nella seconda parte la medesimd ori. gine nella gemma terminale e nelle foglie. ` Come prefazione alla prima parte, l' A. ricorda brevemente il percorso dei fasci nel passaggio dalla radice all'asse ipocotileo, secondo le ultime ricerche. Comineia poi a studiare le Cucurbitacee, nella cui radice si trovano quattro fasci legnosi, alternanti con. quattro fasci liberiani. I primi, nel corto spazio in- THUS dicato fra il termine delle radicette ed il tallone, sono divisi per metà dall'ac- È crescimento del parenchima congiuntivo, ma presto gli otto mezzi fasci si riu- * niscono a due a due, mentre il libro primitivo s'accresce fortemente. Invece il libro interno comincia appena ad essere indicato da divisioni successive del pa- renehima congiuntivo. In luogo di quattro, al livello del tallone, si trovano sei fasci libro-legnosi completamente organizzati e destinati ai cotiledoni; essi pro- - «vengono dai quattro formatisi nella maniera sopra accennata. Infatti, mentre. due d'essi, da una medesima parte, non subiscono alterazione, gli altri due si — ridividono in quattro fasci, dapprima ineguali, ma che in seguito divengono quasi tutti uguali, e muniti di libro internò, dovuto, come già sijè detto, al Tse rei congiuntivo centrale, ed è perciò del tutto indipendente dal libro esterno, proveniente da quello radicale. | Nelle Solanee, che si possono ridurre ad un sol tipo, si ha la radice binaria. dn essa, i due fasci legnosi dapprima si riuniscono, ma l'attività del parenchima 542 RASSEGNE centrale li ridivide di nuovo ın due, poi in quattro, con un midollo, di cui al- cune cellule, dividendosi, formano i gruppi liberiani interni. Lo stesso fatto accade nelle Nolanee e nelle Cestrinee, con differenza nella divisione dei fasci legnosi; degna di nota è pure' nelle seconde la tardanza di formazione del libro interno. Non è dato però dai limiti di questa rivista, il poter riportare minu- tamente i diversi percorsi segnati dai fasci nel passaggio dalla radice all'asse ipocotileo, percorsi che lA. descrive nei tipi d'ogni famiglia. Del resto la for- mazione del libro interno. è indipendente dal percorso dei fasci, essa è sempre operata dalle cellule del parenchima congiuntivo centrale. Tra le Convolvula- cee, mentre il libro interno, sebbene tardivo, si trova nel Convolvulus tricolor, manca nell Ipomea leucantha, come pure nell’ Oenothera biennis, nella Fuchsia corymbiflora (Enoteracee), nell’ Amsonia latifolia (Apocinee), nel Callistemon lanceolatum (Mirtacee), nel Lythrum Salicaria, Cuphea lanceolata (Litracee), Nell’ Asclepias Douglasii (Asclepiadee) si trova invece il libro interno prove- ‘niente al solito dalle cellule midollari. Dalle osservazioni fatte risulterebbe dunque che il libro interno dell'asse ipo- cotileo è del tutto indipendente dal libro della radice e dal libro esterno dei ` fasei dell'asse ipocotileo stesso; la sua formazione è sempre posteriore alla for- mazione degli altri elementi liberiani. - | Nei fasci cotiledonari delle piante, nel eui asse ipocotileo si presenta il libro interno, questo vi si trova sempre e proviene dalle divisioni posteriori d'aleune cellule. del parenchima superiore, vicino alla parte legnosa. Non fa dunque parte del fascio come gli altri elementi provenienti dal procambio, si forma dopo d'essi ed è il primo a scomparire nelle terminazioni delle nervature (Cu- curbita maxima, Luffa Cucantha, Solanum nigrum, Nolana prostrata, Con. volvulus tricolor). Il libro interno manca invece nei fasci cotiledonari delle piante, il cui asse ipocotileo non contiene nemmeno esso tal libro (Oeothera biennis: Fuchsia corymbiflora). Nel principio della seconda parte, l'A. ricorda come avviene la disuso vid zione dei tessuti a partire dal meristema primitivo, e come il midollo ed i fasci LI libro-legnosi si costituiscono definitivamente a spese di cellule nettamente e presto differenziate per la loro attività e dimensioni. Se dunque il libro interno facesse parte essenziale del fascio come il libro esterno, doyrebbe a priori pro- venire dal procambio e non dal midollo. Non tutte le piante a doppio libro si ` * PA prestano ugualmente ad essere studiate, perchè in talune il libro interno sì | forma nel medesimo tempo o anche prima degli elementi ordinari. Lo studio - SE 4 ^ P RN vari È ? T d ne SR Ee E zx) E * A ai SET WE ej $ F < Frey x Ys GEN , D E A È o Nom Es Sa uu ` 5 RASSEGNE ^^ * de 543 E b een: eier è é sempre molto difficile per la rapidità con eui si dif- E cai i suoi elementi. — Nei molti esempi che l'A. ha studiato e che ápparténidvixd alle seguenti fa- Kate Cuenrbitacee, Solanacee, Asclepiadee , Apocinee, Convolvulacee, Mir- Cen Eng m egli ha sempre trovato; senza possibilità di dub- ‘parenchima congiuntivo centrale hanno un'evoluzione posteriore che le trasforma. una specie di prodfmbio secondario, del tutto indipendente da quello primi- vo. rd il ids HOM oltre al torna più o meno x in Hs stg agli ario o difettose, date da precedenti autori, provengono dal non essere state, he, dirette abbastanza bene nel primo sviluppo della gemma terminale. do alle foglie, il libro interno si può considerare come libro superiore, quanto alla sua origine e al suo sviluppo non si hanno da ripetere che "azioni fatte tanto pel fusto che per i cotiledoni. Anche nelle foglie il interno o superiore proviene sempre da cellule del parenchima superiore, er ulteriori divisioni formano uno speciale procambio secondario. e i dunque conclusione ba si ha de ei ep ESTA ngn è d de che i in proporzione è erte k EOE letteratura; sì | | pus, essere utile una breve relazione, dice ehe la eio per - dividuo, il cui corpo protoplasmatico può esser diviso, oppure no, in singole LETI RIA DIE t erri rt n Bas oo DH ` ^ 7 RASSEGNE 2 la quale ha preso ad esaminare il periodo degli ultimi 15 anni, è l'essere nel 1874 apparsa la quarta edizione del Trattato di botanica di Sac#s; in ‘questo si trova chiaramente spiegato lo stato delle cognizioni sulla cellula vegetale fino a quell’anno. Di più la scoperta della divisione nucleare, pubblicata pure . nel 1874 da Tschistiakoff, imprime a questi studî nuovo vigore, apre loro nuove vie. Mentre. per l'innanzi il nucleo era stato ritenuto come accessorio) si accorsero, costretti dai fatti, della sua importanza, ed allora lo si cominciò a studiare esattamente insieme anche alle altre parti Phsmatiche e non pla- smatiche. della cellula. Schimtz fece conoscere le cellule. con più nuclei, e Sachs, contrariamente a quanto si riteneva, indicò la pianta intera come in- cellule. Cadde cosi la. teoria dell’ individualità d’ ogni singola cellula, sulla quale sì ‘basava; Háckel, quando chiamò il corpo delle piante: « ‘repubblica di cellule ». Questa nuova idea doveva naturalmente portare delle gravi conseguenze, non solo nel campo morfologico, ma molto più nel fisiologico, e perciò ora si hanno; | da una serie di ricerche speciali sulla cellula, nuove particolari cognizioni. Dall'importarza che il nucleo ha nella fecondazione, si può ritenere quale sia Ja sua influenza nei fenomeni di vegetazione é di crescenza della pianta intera; riguardo alla parte: ch'esso ha nelle diverse. funzioni della cellula siamo ` Se aücora al principio delle: cognizioni ;. ëlo pare che i fenomeni rigenerativi della - E. cellula dipendano «dalla presenza del nücleo. Non può meravigliare che un or- e S gano così importante della cellula abbia una grande diffusione, anzi è ri- —— marchevole che ancora non sia stato potuto trovare nelle Cianoficee e negli Schizomiceti. Le cellule del maggior nùmero di piante; speeialmente supe- on, hanno un sol nucleo, che rimane inalterato finchè il loro protoplasma ha da eseguire fünzioni vitali; invece muore. presto nelle cellule legnose dei tes- suti meccanici, Parecchi nuclei si trovano spesso nelle cellule. del sistema. e secretore ; ‘nelle’ fibre liberiane, e, non di rado, nelle vecchie cellule del pa- E renchima sono in numero di due. Vien poi accennata la moltiplicità dei nuclei, — la loro: dimensione eil modo di comportarsi nelle Alghe e nei Funghi, special- Ee mente in ciò È che riguarda le Spore; e l'importanza dei due nuclei, con fun- zioni diverse, contenuti nei grani polliniei delle Angiosperme. ' La. parte costitutiva del. nucléo pra brevemente riassunta e trattata; in essa | abbiamo la membrana, il nufleolo, il succo ed i filamenti nucleari. Questi ul. 1 dimi ritengono fortemente. certi colori, "e la loro sostanza o cromatina, è for- ui mata da due parti costitutive ; una ‘fondamentale non colorantesi, o solo debo - TR mente, detta linina, l'altra di. grani. di cromatina. D' interesse secondario Song ` i eristallodi di proteina. Molto rimarchevole è invece la divisione del nucleo, Ri che può essere « indiretta » o « diretta »; questa, più rara della prima, che P. si mostra generalmente nei tessuti giovani in moltiplicazione, e che è ab- RN bastanza complicata, perché in essa avvengono modificazioni e divisioni nei fi- lamenti nucleari, che formano il primo accenno dei nuovi nuclei. Intorno ad essi si riunisce il succo nucleare e si riformano i nucleoli, mentre avviene la formazione della membrana di divisione fra le due nuove cellule accennate. E Anche i corpi coloranti, fra i quali, i più comuni sono i corpi clorofilliani, possiedono, nell'interno del plasma, una esistenza simile a quella dei nuclei, sono formati da una sostanza plastica, si dividono in cloroplasti (verdi), cro- moplasti (gialli, rossi-arancione, etc.), leucoplasti (incolori), mancano d'una p DS e contengono la sostanza colorante in varie forme. Si moltiplicano tessuti giovanissimi, nel sacco embrionale, da cui passano nella cellula ovo e È nell’ embrione. "Nei corpi clorofilliani di molte alghe si trovano dei corpi pla- .. smatici speciali per lo piü incolori , detti pirenoidi; la loro funzione non è ancora chiara. La grande importanza dei corpi clorofilliani dipende dall assi- milazione che in esse avviene, e che ha per risultato la formazione d'amido. | Sebbene è stabilito che attorno ai vacuoli, esiste una speciale membrana fa- cilmente isolabile, pure non ci è ancora nessuna prova di tonoplasti forma- -tori di vacuoli, ome pure non è sicura l’ individualità morfologica di questi. una emulsione finamente fluida di D .H plasma fondamentale della cellula è . reazione 'alealina, in essa si trovano sostanze che in parte potrebbero essere Ke per prooem: secondarii, ma di i molte non si conosce. che ili nome ed ; ferentis REA dal plasma, ma non si € pf ‘ gnificato grandemente importante è stato anche ‘acquistato dalla membrana del corpo protoplasmatico, che però, eccettuata una speciale condensazione dello strato ialino, e del relativo riposo in confronto del plasma granulare fluido, non | presenta nessuna distinzione morfologica con questo. A causa d'una lunga serie di ricerche di cui furono l'oggetto, vennero sco- ei i ed in breve ben conosciuti i sottili - ‘filamenti plasmastici di congiun- zio fra le cellule tanto nelle piante superiori che inferiori. Il loro ufficio le dovretibe essere il beet dell' irritazione, togtituendo | così una perte. CoMmnicazioni , individualità delle singolé cellule. Vol d simili cepi e trovate. in cettule viventi, e geen nelle Desmidiacee, dove RASSEGNE 25.5.2 - per divisione, possono trasformarsi l'un nell altro; i leueoplasti si ritrovano nei . è riusciti Aaf intent. “Un si- © 546 x RASSEGNE Si à ancora molto indecisi per poter dare un giudizio esatto sul rivestimento degli spazi intercellulari con protoplasma. La conoscenza dei contenuti albuminoidi è anch’ essa poco aumentata, e sono soltanto degne di nota delle ricerche sui cristalloidi di proteina. Per ciò che ri- guarda le parti costitutive non plasmatiche della cellula, abbiamo solo un vero progresso nello studio dei grani d'amido. La teoria della crescenza per intu- scepzione, formulata da Nägeli, ben presto, con lo studio ulteriore del loro, sviluppo, decadde, ed in sua vece fu da Schimper proposta la teoria dell’ ap- posizione. Fenomeni che non potrebbero concatenarsi direttamente con la sem- plice apposizione trovano una spiegazione soddisfacente sopratutto nelle parziali soluzioni, che avvengono per la presenza di fermenti diastasici. Con la cellula vegetale è, per lo più, in intimo rapporto la membrana, sulla cui formazione e crescenza si è aperta negli ultimi tempi una vivace discus- sione, che del resto ancora non è riuscita a spiegare chiaramente come av- venga il fatto, sebbene sembri che nuovi strati di membrana provengano da lamelle plasmatiche. Ancora la scienza ha bisogno di studi seyeri per poter definire del tutto molte questioni, tanto più che le ultime ricerche botaniche, se da una parte hanno dato nuovi inaspettati progressi, da un'altra parte hanno crollato un edificio di cognizioni che st ritenevano del tutto sicure. | L. MARCATILI. K. ScHumann. — Neue Untersuchungen über den Blüthenan- schluss. — Leipzig (W. OERE VI, 519 pp., (con 10 tav. litogr.) Con questo modesto titolo l'autore, già conosciuto per altri suoi bei lavori ` ` SÉ sulla morfologia fiorale, ci presenta un grosso volume, tutto di ricerche oni, ginali, che trattano non solo dell'inserzione de’ fiori e delle relazioni che cor- - rono fra i loro fillomi, le brattee ed i profilli, ma che danno la storia di sviluppo d’un grandissimo numero di fiori. È una vera « organogenia dei fiori », corredata da numerosissime figure, disegnate dal vero, e nullamente schematiz- zate. L'autore sulla base delle sue osservazioni (che devono essergli costate — molti anni di assiduo lavoro) tende a confutare in tutti i suoi punti la morfo- ©. logia dei fiori attualmente seguita dalla maggioranza degli autori, e basata sulla SE » teoria spirale » di Braun, Schimper ecc. ; ed al posto d'essa cerca d' introdurre: — RASSEGNE 547 la teoria meccanica, applicata così felicemente dallo Schwendener allo studio della fillotassi nella regione vegetativa. Difatti è indiscutibile che il metodo oggi seguito di tracciare i diagrammi fiorali, pecca di molte inesattezze ed incon- gruenze, tutte derivanti dall'idea preconcetta che nei fiori regni una tendenza sovrana di generare i fillomi in serie spirali o in verticilli alternanti, acropeti. La ipotesi affatto arbitraria della « prosentesi », ogni volta che da una zona fiorale si passi ad un'altra, il ricorso frequente alle supposizioni di aborto, di ` soppressione, di sdoppiamenti o di saldature, mostrano quanto sia male basata quella teoria. L'autore dunque cerca di indagare affatto obiettivamente, senza ricorrere ad alcuna teoria, i fenomeni morfologici che si svolgono all'apice d'un fiore. nascente; e narra così semplicemente, ma con una abbondanza straordinaria di fatti quanto gli fu dato di osservare. E dai fenomeni da lui osservat? tira la conclusione che anche nei fiori la genesi dei singoli fillomi è esclusivamente dipendente dalle condizioni mec- raniehe nelle quali si trova l'apice fiorale nel momento della genesi e nei primi periodi dello sviluppo. Le appendici si formano,’ secondo lui, in quei punti sul primordio fiorale, dove la resistenza delle parti circostanti è minima; gli organi tutti che circondano l'apice fiorale si trovano in istretto contatto, senza lasciare lacune o vani fra loro; e dove questi, per l'accrescimento, si formano, il cono vegetativo, simile ad una massa semi-plastica, tende a riem- ` pirli, formando in quel punto una nuova appendice. Così possono benissimo generarsi anche dei primordi di foglie « intercalate », quando per allunga- ^ mento dell'asse al di sotto di organi già formata nella zona plastica si formasse ES vano. Di prima importanza naturalmente è la forma primitiva, la sezione del primordio fiorale. Questa non è affatto circolare, come generalmente si ‘suppone, ma nel più dei casi è trasverso-ellitica, racchiusa fra l’asse e la brattea appoggiante. Ne consegue che le due prime appendici nascono nella grande maggioranza ai punti dove termina l’asse più lungo dell'ellisse — dove cioè la pressione degli organi circostanti è minima; e nascono o simul- tanee 0 suecedanee, L'autore crede di poter distinguere quattro tipi ben diversi nella genesi fiorale (tipi che del resto valgono anche per la fillotassi nella “zona végetativa): SC .1) Le due primi appendici nascono succedanee, con basi molto larghe, a DE forma di vagine abbraccianti: allora si hanno fiori SE: ad element in alternanza distica (Anthoxanthum). | 2.) Lé due prime appendici nascono EES e sono uguali: allora T asse dopo la loro formazione si dilata in un piano incrociato colla mediana 2 ina ed abbiamo fiori ad elementi decussati. 548 RASSEGNE 3.) I primordii nascono suecedanei, non alternanti, ma in spirale: allora bi- sogna distinguere se sì tratta di fiori terminali o laterali. Nei fiori terminali i sepali sogliono seguire e continuare la spirale verificatasi nelle foglie vegeta- tive: nei fiori laterali l'ordine di sviluppo dipende dalla posizione dei profili (che possono essere axoscopi o filloscopi), e dalla dilatazione consecutiva, che subisce il talamo fiorale dopo la loro produzione. 4) Infine si ha il tipo zigomorfo, determinato dalla posizione obliqua del talamo. L'autore chiama pseudozigomorfi i fiori, nei quali la simmetria bilate- terale è prodotta soltanto dall allungamento del talamo in un senso o dallo sviluppo disuguale posteriore di membri originariamente uguali; e distingue due tipi di fiori zigomorfi, a seconda dello sviluppo ascendente (Papilionacee) o discendente (Labiatiflore) del calice. Quanto alla quistione, quale di questi quattro tipi possa essere l'originario, il primitivo, l'autore crede che forse si possa considerare come tale il tipo ad elementi decussati, perchè gli embriofilli, nella grande maggioranza di piante, mostrano tale disposizione, e perchè da questa alla disposizione spirale moltissime volte si verifica un passaggio sullo stesso germoglio, mentre il caso contrario è estremamente raro. Conclude che forse sì è data troppa im- portanza alla struttura dei cicli fiorali nello stabilire le affinità naturali fra le piante, perchè pochi organi sono soggetti tanto, come questi, ad alterazioni di struttura per ragioni biologiche e meccaniche. Egli non vuole sopratutto riconoscere l'impiego cosi esclusivo della teoria spirale nella costruzione delle derivazioni filogenetiche. Anche per chi non dividesse le opinioni teoriche dell'autore, quest’ opera sarà sempre preziosa per la straordinaria ricchezza di osservazioni scrupolosis- + sime e — per quanto abbiamo potuto riscontrare — esattissime. O. PENZIG. K. Renn, — Plantae europeae. — Enumerat. systematica et synonymica plantarum phanerogamicarum in Europa sponte crescentium vel mere inquilinarum. Tom. I, Leipzig (W. Engelmann) 1890. VI, 378 p. p. | Un'opera utilissima che ha per iscopo di raccogliere e stabilire definitiva- mente le sinonimie, spesse volte cosi intricate, delle piante europee. Si era | già fatto un buon passo su questa via nelle opere collettive del Nyman, ma il lavoro del Richter è più completo, in quanto che indica anche per le sin- RASSEGNE 549 gole sinonomie la letteratura precisa, di modo che facilmente si possono con- trollare le questioni d'identità fra le forme descritte da diversi autori con nome differente. È preziosa la indicazione dell’anno di pubblicazione per ogni nome. Essendo poi lo scopo principale la « enumeratio synonymica » delle specie, naturalmente l’ autore ha messo la massima cura nella raccolta delle sinonimie, partendo dalla pubblicazione della prima edizione delle « Species plantarum » di Linneo; i nomi anteriori a questa non sono presi in considerazione. Si è cercato di seguire rigorosamente le regole di nomenclatura botanica stabilite dal Congresso di Parigi. Le indicazioni dell'indigenato d'ogni specie sono piuttosto generali, non molto specializzate — e ciò ha la sua ragione nell'indole stessa del libro. L'ordine seguito è quello proposto nelle « Famiglie naturali » di Engler e Prantl. Il presente primo volume comprende soltanto le Monocotiledoni , 259 generi con 1839 specie, fra le quali 52 dubbie, 122 forme ibride, 840 sottospecie. In complesso il libro può rendere buonissimo servizio per ogni lavoro d'indole sistematico e sarà ben caro ai botanici. O. PENz1G. Recherches sur la croissance terminale de la tige des Pha- nérogames, par H. DouLior. — « Ann. Se. Nat. Botanique ». VII série, Tome XI, n. 4-6, 1890, pag. 283, (con 7 tavole). 1. PARTE. — Gimnosperme. Riassunte brevemente la bibliografia e le opinioni precedenti su tale argo- mento, l'A. dà il metodo seguito per lo studio degli apici del fusto. Le sezioni contenenti l’asse o il piano di simmetria degli organi da studiare, si decolorano con acqua di Javelle, si rendono trasparenti in una soluzione di potassa, poi, lavate in acqua pura, si colorano in nero col tannino e il percloruro di ferro, e si mettono in balsamo del Canadà. Dallo studio d'una ventina di generi differenti appartenenti a varie famiglie di Gimnosperme, si può concludere che il fusto di queste, come quello delle Crittogame vascolari, s'accresce mediante una sola cellula terminale, ora pira- . midale, ora prismatica. Mediante divisioni parallele alle pareti della cellula ini- ziale si formano le nuove cellule, le quali, moltiplicandosi tangenzialmente e - radialmente, danno origine alla corteccia ed al cilindro centrale. i 550 RASSEGNE 2." PARTE. — Angiosperme. Anche a questa parte precede la relativa bibliografia. LA ha studiato 23 Monocotiledoni, che divide in due categorie. 1.° Quelle che hanno tre iniziali tlistinte, cioè una per l'epidermide, una per la corteccia ed una per il cilindro centrale. Fra queste sono da citare al- cune Graminee (Phragmites, Baldingera, Zea), Commelinee (Tradescantia), Li- liacee /Asparagus, Polygonatum), Scitaminee (Canna, Costus). 2.° Quelle che hanno solo due iniziali distinte, cioè una per l'epidermide, ed una per la corteccia ed il cilindro centrale. Queste due iniziali si trovano in alcune Naiadee. (Cymodocea, Potamogeton), Iuncee (Luzula) Alismacee (Hy- drocleis, Alisma, Sag EE Idrocaridee (Elodea, Stratiotes, Vallisneria, Hh y- drotharis). Per ciò che riguarda le Dicotiledoni l'A. ha trovato che in 6 esempi di Apetale, quattro presentano il fusto con solo due iniziali distinte, una per l'e- pidermide ed una per la corteccia ed il cilindro centrale, mentre gli altri due hanno le iniziali distinte per ciascuno dei tre tessuti. Su quindiei famiglie stu- diate di Dialipotale superovariate solo in cinque il fusto ha due iniziali, nelle cinque famiglie di Dialipetale See, sono stati trqvati tutti fusti con tre iniziali, e nelle Gamopetale soltanto le Plantaginee mostrano due iniziali. Da questo riassunto si mostra, come nel maggior numero delle Dieotiledoni- il fusto è sempre terminato da tre cellule iniziali distinte. Abbiamo invece visto nelle Monocotiledoni essere più frequente il caso opposto, cioè fusti termi- . nanti con due iniziali. Siccome nelle Gimnosperme la cellula iniziale è sempre unica come nelle Crittogame vascolari, così anche sotto questo punto di vista si vengono sempre DO a distinguere le Gimnosperme dalle Angiosperme, le quali hanno per ca- x Al rattere comune ed esclusivo h presenza di un' epidermide. indipendente. E Maueren, Wizsxzn J. Anatomie und 1. Physiologie der. Pflanzen. III, es 4 Wien, Ho 82 VL-e 950 pag. (con 158 incis. in legno). La nuova edizione che l' Autore ci presenta è Kee differente dalle ` ` E | . due precedenti, sopratutto dalla prima, comparsa nel 1881. La di fferenza è do, vuta non soltanto all'aumento della mole e delle i incisioni, ma sopratutto alla ` revisione del testo. Non é DEN con questo si voglia TM la taccia di difot- d d R iio 2 Va A A UM x negli ultimi anni. SCH d eg KAS: kW SEN Let ge Tt . RASSEGNE à DI. -tosa alla prima edizione; tutt'altro! ma quanto di notevole ed accertato fu acquisito per le ricerche istologiche ed esperimentali nell’ ultimo decennio, di tutto questo l'Autore ha tenuto conto ed ha fatto tesoro coscienziosamente nel suo libro, sicchè questo è realmente un trattato ché può appagare chiunque voglia informarsi dello stato attuale di una questione relativa all’ anatomia od alla fisiologia delle piante. E per meglio corrispondere a tali esigenze l'Autore ha introdotto, oltre alle modificazioni divenute necessarie nel testo, le note in calce di pagina, nelle quali espone le opinioni in discussione e le risultanze per- anco non affatto inappuntabili nelle ricerche degli Autori più recenti. Per l’ag- giunta di tali note — utilissima per chi voglia cercare nel libro un indice del- - l'attualità della botanica; come pure per il principiante che trova in esso un E ; p p p p avviamento allo studio — è stata accresciuta la mole del libro, come pure per | l'introduzione di parecchie nuove incisioni, mentre — del resto — il carattere ‘dell'opera non è mutato minimamente. E un libro eminentemente didattico, come lo fu fin da bel principio, e come tale venne generalmente riconosciuto: prova ne sia la diffusione che si meritò nei paesi dove può essere letto nella sua lingua originale e le molte traduzioni che ne sono state fatte. Chiarezza e precisione, combinate alla forma aforistica, sono rimasti, anche nella nuova edizione, i principali pregi dell’ opera, che è un bell’ attestato dell’ insigne me- rito dell'Autore come insegnante. Naturalmente che, nella nuova edizione, si troveranno — relativamente alle precedenti — più ritoccati i capitoli sulle pareti cellulari, sul nucleo, sulle di- visioni delle cellule, sulla deaerazione delle piante, sulle secrezioni, su’ movi- | menti spontanei e per eccitazione, ecc. ecc., conforme ai progressi della scienza SOLLA, Ze Brnnrsa W. J., Leitfaden der botanischen Mikroskopie. — Braunschweig, Harald Bruhn 1890, — 8- gr., pag. VIII 4- 208, con 150 figure nel testo. L'autore del Hilfsbuch zur Ausführung mikroshopischer Untersuchungen e dell'altro libro più recente, Das Mikroskop und die Methoden der mikrosko- | dischen Untersuchung (Braunschweig, Bruhn, 1889), pubblica ora questa nuova ` Guida, la quale non può essere che bene accolta nel mondo botanico. Essa contiene la descrizione del microscopio e dei suoi accessori, e la tecnica 552 3 : RASSEGNE generale dei preperati botanici. Non si tratta di istologia vegetale, non vi sono le reazioni delle sostanze vegetali; la tecnica speciale e la microchimica bisogna cercarla ancora nel Hilfsbuch, o nel Botanische Practicum di STRASBURGER. Il libro presente è in certo modo una nuova edizione delle prime tre parti dello Hilfsbuch ed un ristretto, un po' modificato ad uso speciale dei botanici, dell’ altro libro citato, Das Mikroskop, etc. (che è il I vol. dell'opera di BEHRENS, ' KosseL und ScHIEFFERDECKER, Die Gewebe des menschlichen Körpers und ihre mikroskopische Untersuchung). La nostra Guida è divisa in due parti. Nella prima si tratta, come abbiamo detto, del microscopio e dei suoi accessori; nella seconda dei preparati micro- scopici. La prima parte può considerarsi come un piccolo trattrato sul microscopio, ed ha il pregio di essere al corrente di tutte le novità e di tutti i più recenti Wi -perfezionamenti dello strumento e dei suoi accessori. a La seconda parte, un poco più voluminosa della prima, è un’ ee chiara ed ordinata dei processi di preparazione, cioè raccolta del materiale, coltura, indurimento, fissazione, rammollimento, modo di far le sezioni, metodi diversi per l inclusione, sezioni a mano e col microtomo; preparazione mediante macerazione, isolamento, incenerimento, digestione; trasporto delle sezioni pel porta-oggetti, schiarimento, sostanze ‘coloranti e metodi per la colorazione, montatura dei preparati per I osservazione e preparati da conservarsi. Il libro è ua da nitide incisioni che lo rendono ancor più pre- gevole. Piacenza, Dicembre 1890. ) A. Porr. SE Di E. Gray, Hoofdzaken wit de leer van het zien door den Ka microscoop, met behulp van zeven objecten. (Sept objets ` regardés au microscope , exposé de quelques principes de la microscopie). — Leiden, E. J. Brill, 1890. Segnaliamo all’ attenzione dei microscopisti la pubblicazione di SCH pre- zioso manualetto, nel quale. l A., mediante ]' opportunamente scelti, portanti relative all’ osservazione di alcuni oggetti ; si propone di spiegare ai principianti le cose più in- uso del microscopio (messa a fuoco, ampiezza e Ge meglio interpretare lo Victa gian: RAUM Accanto ad ogni pagina di. testo olandese si trova È traduzione francese, per^ = cui il Jibro è è > adottabilo anche da noi. 554 NOTIZIE Notizie SOCIETÀ ITALIANA PER SCAMBIO DI PIANTE "Resoconto dell’anno 1890. Il desiderio vivamente e ripetutamente espressomi da molti botanici italiani di ottenere piante secche della Sicilia per mezzo di scambio, come pure la | possibilità per ognuno di avere in questo modo, senza grandi sacrifizii, molte specie rare ed interessanti, formandosi così un ricco erbario della flora italiana, mi indussero, nell’ autunno del 1889, a fondare la Società Italiana per scambio di piante, la cui amministrazione io assunsi, con l'aiuto di alcuni miei amici palermitani. Diramai nel novembre 1889 una circolare ai botanici italiani invitandoli ad aderire alla Società. Molti di essi lo fecero con vivo piacere, mandando le loro liste di offerte, e verso capo d'anno comparve il primo catalogo conte- nente 1326 specie, tra cui moltissime assai ráre ed interessantissime, e non poche di due o pià regioni. Il catalogo fu inviato a tutti i soci ed a molti altri botanici italiani e stranieri, in cui si poteva supporre interesse per lo scopo della nostra società. Secondo il regolamento le piante richieste si debbono fare pervenire all am ministrazione non più tardi del 31 agosto. Una grande parte dei soci però non se ne curò troppo, mandando le loro piante solo dopo ripetute domande; T ul- timo pacco giunse dopo Natale e da ciò risulta il ritardo generale nella distri- . buzione delle piante. Un piceolo squilibrio si é purtroppo verificato questa volta, mancando tutte. - n le piante di tre socii. Di piü tre altri non ne hanno mandato che una piecolis-- ua sima parte, e nelle spedizioni di molti altri mancava o l'una o l'altra delle - specie offerte, ovvero il numero degli esemplari inviati era inferiore al numero delle richieste, per la quale ragione una parte più o meno grande di soci non“ poté essere contentata completamente. E come suole succedere spesso, appunto le specie mancanti o mandate in un numero molto limitato erano quelle più ricercate. Per questa ragione il minimo degli esemplari offerti di una ‘specie da cinque fu. portato per il nuovo anno a dieci, salvo forse specie rarissime di cui si accetta anche meno, * * i NOTIZIE ) 555 Il nostro metodo di fare gli scambii, cioè di offrire non solo le piante pronte, ma anche delle specie che il socio si impegna di raccogliere nella prossima sta- gione, ha appunto il grande vantaggio di non dover tenere, alle volte, inutil- mente grandi provviste di piante. Può, è vero, succedere, anche al più assiduo, di essere impedito da circostanze impreviste di eseguire una determinata escur- sione giusto in quell'epoca, quando una specie offerta fiorisce, principalmente . trattandosi di escursioni lontane e difficili, ma tali casi saranno eccezioni, compilando con criterio le liste di offerte. Vi è ancora l’altro vantaggio gran- . dissimo di potere raccogliere gli esemplari mancanti, nel caso che il numero delle richieste superi il numero degli esemplari disponibili, contentando così tutti coloro che hanno richieste quelle specie. ` Un inconveniente del nostro sistema di scambio è senza dubbio l’ incertezza del numero di esemplari richiesti delle specie offerte, onde sapersene regolare |. peri proprii desiderata. Difatti ciò non si può prevedere in alcun modo, neanche TTE Ko Pire * ti approssimativamente, essendo state alle volte numerose le richieste di specie piuttosto comuni, mentre specie rare spesso vengono trascurate. Però atteso il numero attuale dei soci (circa 40) sarà opportuno non offrire più di 25 o 30 esemplari di specie rare, e 10 o 15 esemplari di specie meno interessanti. - Per non aumentare inutilmente le spese di stampa del catalogo conviene : tralasciare affatto le specie comuni. In ogni. modo non vi sarà mai grande dif- ficoltà di mettersi in equilibrio nel corso degli anni; quel socio che è rimasto |, creditore sceglierà tante più specie nel prossimo catalogo; chi invece è ri- ; masto debitore, manderà la prossima volta una lista tanto a ricca e limiterà ‘i desiderata. Nello scorso anno i seguenti signori parteciparono alla Società: Baccarini P. (Avellino) | Mattirolo O. (Torino) Bastreri G. (Genova) ; *. Paolueci L. (Ancona) F Batelli A. (Perugia) |. Penzig O. (Genova) °° Belli S. (Torino) © Pirottà R. (Roma) Bicknell C. (Bordighera) Richter C. (Vienna) Bora A. (Messina) Ross H. (Palermo) E ` Briosi G. (Pavia) . i Rossetti C. (Seravezza) i - Cavara F. (Pavia) - Rossi S. (Domodossola) |. Cicioni G, (Perugia) Rostan E. (S. Germano di Pinerolo) i Di Giovanri J. (Caltanisetta) Solla R. (Vallombrosa) ; Gelmi E. (Trento) Sommier S. (Firenze) . Guzzino N, (Palermo) — Steiniger H. (Reichsraming) Së 556 , NOTIZIE Halaezy (Vienna) Todaro A. (Palermo) Lanza D. (Palermo) Wolff J. (Torda, Ungheria) lavor E. (Firenze) R. Orto Bofanico di Torino Marcialis E. (Cagliari) Gabinetto di Seienze Naturali dell' Isti Mattei E. (Bologna) tuto forestale di Vallombrosa. Parecchi di essi, avendo avuto troppo tardi notizia della Società non pote- vano più fare delle offerte per il catalogo; alcuni mandarono quindi, liste speciali su cui scelsero i soci palermitani, essendo evidentemente impossibile di fare girare tali liste ritardate per tutti i soci. Il numero degli esemplari distribuiti ammonta a 8451; le spese furono rela- tivamente forti, causa la fondazione ed il primo anno di esercizio, e dovendo fare stampare oltre al catalogo (L. 45), il regolamento (L. 13) e le schede (L. 10) per le liste di offerte. Anche le spese postali furono considerevoli per l avviamento e la diffusione della Società, come, pure per i numerosi schia- rimenti chiesti da persone interessate. Distribuendo la somma intera di L. 95,50, viene L. 1,10 ogni cento piante; il centinaio cominciato. si considera come l'in- tero centinaio (articolo VIII del regolamento). A questo si aggiunga l'importo. . dei pacchi postali per l'invio delle piante, poichè l’ amministrazione, avendo esclusa la vendita di piante non ha sent introito, e quindi non può assu- mere alcuna spesa. x Parecchi miei amici botanici palermitani mi hanno prestato aiuto nello scorso anno nell'amministrazione della Società; anzitutto il mio collega dottor Dome- nico Lanza che ha diviso con me tutto il lavoro; poi i signori N. Guzzino e J. Di Giovanni, studenti di questa Univérsità. Colgo l' occasione per ringraziarli a nome di tutti i socii. La grande perdita di tempo ed i non pochi dispiaceri che ho dovuto sop- portare durante lo scorso anno, mi hanno tenuto lungamente in forse, se do- ` vessi o no continuare ad amministrare la Società. Pure mi sono deciso a farlo . — per il secondo anno a titolo di esperimento. Rivolgo quindi ai soci la pre- ghiera vivissima di attenersi al regolamento nel modo più stretto; ed a scanso di ulteriori equivoci e per evitare dispiaceri e difficoltà tanto ai soci che all’am- ministrazione, ripeterò un’altra volta come si debbono fare le liste e le spedi- zioni delle piante. Delle liste occorrono due copie; le specie vi debbono essere scritte esat- "fur tamente secondo il sistema seguito dal Nyman nel Conspectus florae europaeae a o dall ArcangELI nel Compendio della flora italiana. Per le liste sono state NOTIZIE 507 stampate delle schede che l amministrazione manda ai soci ad ogni richiesta; si prega di scrivere in modo chiaro e leggibile, e non troppo avvicinate le righe. Rispetto alla provenienza delle specie offerte è superfluo di indicare la località precisa, non potendo stamparla nel catalogo. È sufficiente notarci la provincia o la regione, come fu fatto nel primo catalogo. Le piante nei pacchi postali debbono essere ordinate esattamente secondo il catalogo. Gli esemplari di una medesima specie debbono essere riuniti in un foglio intero o legati insieme „con una fascia di carta, onde poter distinguere facilmente le singole specie, ed esternamente deve essere scritto il numero degli esemplari. Ogni esemplare deve essere collocato sopra un foglio separato e provvisto di una propria eti- chetta, La carta deve essere proporzionata alle piante, ma non oltrepassare la lunghezza di 45 cm. e la larghezza di 30 cm. In ogni pacco si deve trovare = una lista delle specie contenute ed in fine delle spedizioni ogni socio deve SETE ar pervenire all’ Amministrazione la somma totale degli esemplari mandati. Gli esemplari debbono essere completi ed abbondanti (art. XI). Non aseriva CN ‘alcuno a scortesia se, non trovando io rispettato il regolamento, sarò costretto a mandare indietro ogni cosa, siano liste, pacchi di piante o altro, che non siano esattamente conformi al sistema sopra indicato. Palermo, Gennaio 1891. Coe HERMANN Ross. | Pour les Ge particulièrement Cr yptogaimistes. — oru! . Recommandations de P. A. SACCARDO. | La longue expérience que j'ai faite dans l'élaboration de mon Sylloge Fun- gorum omnium m'a persuadé de l'utilité, je dirai même de la nécessité, de suivre dàns la description des plantes certaines règles; qui*sont trop souvent négligées. Voici ces recommandations: 1.° Il est nécessaire que les botanistes qui décrivent des espèces nouvelles en les traitant au point de vue de la morphologie et de la biologie, avee des de . détails trés minutieux et trés compliqués, y joignent des diagnoses spécifiques | ou génériques (préférablement en latin) concises et comparatives selon les rè- ES gles phytographiques. En effet il est très difficile et souvent très ,ambigu de choisir dans la foule des détails les earactéres essentiels et différentiels. cM M ka phrase spécifique ou diagnose est, pour certains auteurs, particuliè- S rement cryptogamistes, excessivement détaillée et prolixe et trop laconique pour » ERRORE Se CRT WENT 558 | j NOTIZIE d'autres. Une bonne phrase spécifique doit donner, en forme assez concise et claire, seulemént les caractères essentiels et différentiels. Toute observation de détail doit être réléguée aprés la diagnose. Il est encore nécessaire pour les espéces nouvelles d'indiquer son affinité avec les autres connues plus prochai- nes. Celui qui détermine des espèces nouvelles sait combien de temps il doit perdre pour la détermination s'il a à faire avec des diagnoses trés prolixes et sans notions d'’affinité. 3. L'expérience a déjà démontré, du moins dans la cryptogamie, qu'il est trés utile, pour la désignation de la paternité d'une espèce, d'indiquer entre parenthéses l'auteur qui a le premier décrit sous d'autres genres cette espéce. Il est toujours nécessaire d'ajouter le nom de l'auteur qui a transporté l'espèce du genre primitif à un autre, car sans cela on devrait entendre que l'anteur de l'ouvrage où la combinaison des noms est citée, est également l'auteur de cette combinaison. Nous trouvons par ex. dans les écrits de Winter des noms sem- blables: « Sphaerella convezula (Schwein.) Syn. Sphaeria converula Schwein ». Si nous n'ajoutons pas le noni Thümen aprés la parenthése nous devrions croire que Winter est lauteur de la combinaison; et alors nous aurons d'aprés les régles d'autres botanistes les deux notations suivantes: Sphaerella convezula (Schwein.) Wint. ou Sphaerella convezwula Wint. qui sont toutes les deux faus- SC S ses. Mais si nous disons Spharella converula (Schwein. Thüm. nous avons la notion trés exacte que Schweinitz a créé l'espèce et que Thümen l'a rapportée à son juste genre. 4. En décrivant les Cryptogames parasites, il faut citer les plantes ou les animaux nourriciers avec la nomenclature technique latine. Les noms Keith 20 (anglais, italiens, etc.) sont souvent difficiles à être identifiés. 9. Pour les mesures des organes tant microscopiques que macroscopiques, il est nécessaire d'adopter une mesure unique, savoir celle métrique; pour les ` mesures microscopiques, laissant de côté toute fraction, on devra préférer les. micromillimètres qu microns (micra H). Les différentes mesures et les fraction- naires sont trés souvent cause d'erreur ou de doute. SN 6. Pour désignèr brièvement les dimensions des organes microscopiques a convient (comme du reste plusieurs le font) d'indiquer d'abord le chiffre de la longueur et ensuite celui de la largeur plus grande avec le signe « entre l'un et l'autre en se passant du signe {.; si l'organe est comprimé en pourra ajou- ` ter encore le chiffre de l'épaisseur, par éx.: spore 15 « 4 signifie spore longue - 15 p. et large et épaisse 4 {..; spore 15 x 4 x 2 signifie spore longue 15 Wes VR large 4 H. et ning 2 Uu. SECH auteurs au i liéu du signe * (que jai E $ A NOTIZIE 559 posé et suivi depuis 1872) emploient les signes =, 5, X qui pour les mathé- maticiens ont une signification différente et définie. Pour les organes macro- scopiques on. devra indiquer la qualité de la mesure, savoir m., cm., mm., et la partie mesurée, 7. Dans la désignation de tous les groupes des plantes en général on em-. ploie des noms féminins (Dicotyledones, Ranunculacec, Anemonea, etc.; on devra faire de même pour les Cryptogames; ainsi si nous disons Spheriacew, Mucedinece, Hydnec, etc., nous devrons nécessairement dire aussi: Pyrenomy- cetee, Hyphomycetec, Hymenomycetea et non Pyrenomycetes, — Hymenomycetes comme voudraient beaucoup d'auteurs. 8. Les couleurs des plantes et particulièrement celles des corolles, des Champignons, des spores, etc., sont souvent décrites avec des noms de signi- fication incertaine. Il serait bien d'employer une nomenclature définie appuyée Ws à des échantillons normales. Je vais publier à cet effet une chromotacie qui S0. gera, je l'espére, de grande utilité. VLAR 9. Pour ce qui concerne la nomenclature des fruits et des spores des Viani pignons, il serait utile d'employer seulement la suivante, qui au reste est adoptée par la plupart des mycologues: cystidia. Gasteromycetec et Mysomyceteo : Peridium, gleba, capillitium, floeci, sporae Uredinec; Sorus, uredosporae, teleutosporae, mesosporae, pseudoperidium, ^ . . aecidiosporae, paraphyses. ; Ustilaginece : Sorus, sporae. 7 Phycomycetec : Oogonia, oosporae, ‘antheridia, spermatia, zygosporae, azy- gosporaej zoosporangia, zoosporae. Pyrenomyceteae et Phymatospheriacece : Stroma, perithecium, "sn cat ascus, sporidia, paraphyses. | Discomycetea et Tuberoidec : FRS gleba, ascus, üporidia; paraphyses. e Schizomycetec : Filamenta, baculi, cocci, endosporae, arthrosporae. : Spheropsidewe: Perithecium, basidia, sporulae. : -..Melenconiee: Acervulus, basidia, conidia ‘et non gonidia, nom qui doit étre reservé aux Lichens). | Hyphomycetee: Coespitulus, ia hyphae, sporae. Obs. Si la spore germe, il se forme le promyceliwn qui généralement pro- (duit les sporidiola. Hymenomycetec: Pileus (quelle forme qu'il soit); basidia, sterigmata , sporae, 560 NOTIZIE Cinclidotus falcatus Kindbg. Tra le piante recentemente portate dal. Montenegro dal signor A. Baldacci trovai il Cinclidotus falcatus Kindbg. (v. Rev. Bryolog. 1887, p. 42) indicato soltanto in Grecia, dove lo raccolse il De Heldreich in una sorgente presso Argos, alle radici del monte Chaon, e pubblicato in seguito dallo stesso De Heldreich (Cfr. T. De Heldr. Herbarium graecum normale n. 999). L’esemplare raccolto dal sig. A. Baldacci « ad cataractam rivi Zetae, prope Ostrog. — Julio 1890 » corrisponde perfettamente alla descrizione data dal Kindberg (l.c. poichè difatti ha il portamento del Cinclidotus aquaticus (H.) B. E. col quale trovasi in società è dal quale differisce soltanto per avere le foglie leggermente slargate alla base, il tessuto foliare un po più lasso e co- stituito di cellule più grandi, é la nervatura un po’ più slargata alla base e non scorrente. ) Questi caratteri pei quali il Kindberg stabili la sua nuova specie, non mi sembrano sufficienti a stabilire con sicurezza un nuovo tipo specifico, gps en. che di esso sono ignoti gli organi di fruttificazione. Le differenze che separano il C. falcatus Kindbg., dal C. aquaticus (H.) B. E. sono tanto piccole, che, pur mantenendo la specie fino alla scoperta dei fiori e degli sporogonî, propendérei a considerarla piuttosto come una semplice va- rietà, dovuta a cause locali. Infatti una forma di Cinclidotus, raccolta nel Romano presso Filettino, nelle acque dell'Aniene, corrisponde perfettamente al C. falcatus Kindbg. per la ner- vatura slargata alla base, per le foglie assai faleiformi, pel tessuto foliare più lasso, a cellule più grandi e a parete jalina, per la nervatura non 0 appena scorrente, mentre per gli organi di fruttificazione corrisponde perfettamente a C. aquaticus (H.) B UGo BrIZI. È in corso di stampa una seconda edizione (danese) della Microchimica vegetale del D." V. A. Poutsen. È probabile che il Prof. Porti (traduttore italiano della prima edizione) ne pubblichi anch’ esso una nuova BEE o almeno un' Appendice alla vecchia. PICCOLA CRONACA ; 561 Piccola Cronaca D Come o già noto a molti dei lettori della Malpighia, il Redattore Capo di essa, prof. O. Penzig, mercè il generoso concorso del signor Th. Hanbury, al quale l'Università di Genova deve l'Istituto botanico, presso ad essere compiuto, è partito, con gli augurii degli amici e dei colleghi, alla metà di febbraio per Massaua, donde si recherà più tardi ne Bogos. Rinnovandogli i saluti e gli au- gurii ora che ha già posto piede sulla terra africana, facciamo voti, perchè tutto concorra alla migliore riuscita del -suo viaggio. Il dott. David Levi-Morenos ha posto mano ad una nuova pubblicazione dal | titolo Neptunia: rivista mensile per gli studii di scienza pura ed applicata sul ` mare e suoi organismi, e commentario generale per le Alghe a seguito della Notarisia. Il Prof. Pasquale Baccarini è passato dalla R. Scuola di Viticoltura ed Enologia di Avellino a quella di Catania. Il dott. A. N. Berlese, già del R, Liceo di Ascoli, è stato nominato Professore di botanica e di patologia vegetale nella Regia scuola d’Enologia ad Avellino. È morto a Firenze E. Groves, distinto cultore di botanica ed autore di varie memorie sulla Flora italiana. Delle sue collezioni ha fatto dono al Museo di Storia naturale di Firenze. Il noto illustratore della Flora Casentinese, E. Marpueci; cessava di vivere im- È provvisamente nel passato dicembre. Il dott. Ottone Stapf, di Vienna, ha preso il posto di Assistente presso il Giardino botanico di Kew (Londra) in luogo del sig. M. Hemsley. ` Il dott. Miiller-Turgau, finora Dirigente la Stazione sperimentale di fisiologia vegetale a Geisenheim, è stato nominato Direttore della Stazione sperimentale pomologico-enologico-orticola di Wüdenswyl presso Zurigo. AI suo posto in Gei- senheim è andato il dott. I. Wortmann di E redattore della Bo- tanische: Zeitung. È morto il signor Hans Steininger, autore della monografia sulle Pedieu- — laris d' Europa. L'erbario di M. Triana, rieco di 8000 piante, è stato acquistato dal British Museum; contiene la ricca collezione della flora Atacamense e Chilense, fatta dai signori Borchers ed F. Philippi, determinate dal prof. R. A. Philippi. | 36. Malpighia, anno IV, vol, IV. ROV A. seg ora è AE le Direttore del SS rotario di Rio ` si Janeiro. ; ' Sono morti i i signori Ch. Éonrcade., briologo e micologo conosciuto (fora. de Pirenei) e Ch. Veuilliot, micologo (Flora lionese). I signori E. S. Camus e Ch. \Magnier sì sono fatti iniziatori per la fonda- | zione d'una Società per lo studio della Flora francese, Si (^ Per opera del dott. Louis Bureau, Direttore-Conservatore del museo di Storia naturale a Nantes, e della Commissione di sorveglianza. dello stesso Museo, si è presa 1 la igiziativa di seonlituiro. una « PO di gege naturali por la Fran- t S Trattati, Atlanti, ecc. CALZOLARI A. Botanica, sunto di lezioni . al primo corso di Istituto tecnico. Parte generale. Ferrara, 1890. | CARUEL T. Storia illustrata del Regno vegetale secondo l'opera del Dott. A. e candid 5.* ediz. Torino, 1891. ` MarrEvccr D. Nozioni intorno alla clas- Prius delle piante e degli ani- mali per le scuole secondarie. 2.* ediz. Torino, 1891. LI ANFANI E. Botaniea ad uso delle scuole n P Parte IL. Fi- ege 1891. Ger Nozioni elementari di SH Ze? 12.3 ed. Como, 1891. Morfologia Fisiologia, Biologia. | ARCANGELI RK Alcune notiziesulle piante i bussola. N. Giorn. bot. ital, TANE 189], P B | BUSCALIONI L. Sulla struttura dei gra- nuli d'amido di Mais. Ibid., p. 45 KnucH O. I fasci midollari delle Cico- riacee. Ann. Istit. botan. Roma. Vol. p e. 15 tav ^MACCHIATE L. Nota preventiva sulla mor- i dologia. ed. anatomia del seme della iorn. botan. BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO Bollettino Bibliografico Lavori Botanici Italiani. d. pure E..Note sur la disper- Mons F. loin del frutto delle = ea rinacee. Ricerche anatomiche ` Ate rione. Mem. 1. Mem. Acc. . Bologna. Ser. V, tav. I, 1890, e. 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Sulla Navicula aponina Kitz. e sui due generi Brachysira e Libellus Clève. Atti Istit. Ven. Ser. VII, tav. I, 1890, p. 967. Gurwinsgr R. Algarum e lacu Baykal ecc. e peninsula Kamtschaehta ecc. Nuova Notarisia, 1891, p. 293 Hanescire A. Beiträge zur Kenntniss d. So Süsswasseralgenflora von Kärnten, Krain, Istrien und Dalmatien. Sit- zungsb. bóhmisch. Gesellsch. Wis- sensch. Prag. 1890. KansrEN P. A. et Harior P. Fungilli imperfecti novi: Journ. de bot. 1890, p. 397. KeRnsTocK E. Lichenologische Beiträge. Verhandl. k. zool. botan. Gesellsch. Wien, XL, 1890, p. 317. - LAGERHEIM G. Bertholdia nov. nom. und MET Dictyocystis nov. gen. Nuova Nota- A risia, 1890 5. — Gloeochaete Lager und Schram- mia Dang. Ibid. p. 227. Maccari L. Primo elenco di Diatomee del laghetto artificiale del pubblico Giardino di Modena con qualche os- ` servazione sulla biologia di queste Alghe. N. Giorn. botan. ital. XXIII, 1891 - MassaLowaO C. Intorno alle Taphrina Möss M. Algae brasilienses a cl. 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Di una rara specie di Brassica dell Appennino emiliano | (eón Lan VD. v. 124 DeLpino F. Note ed osservazioni Á— "aids ina (eon | av. AGIO RT N ie i | l. Biologia delle Sita KEN EE SM 3 2. Pensieri ed osservazioni sulla disseminazione 3. Funzione degli ascidii in Disehidia . 4. Una delle funzioni della glaucedine 5. Significazione biologica dei nettarostegii fiorali 6. Funzione della corolla di Bassia latifolia Roxb. Pis 7. Anemofilia di Bocconia frutescens, Dodonaea viscosa, Erica scoparia, Mercurialis perennis 8. Apparecchio fiorale staurogamico della Tes, SA rosea 9. Staurogamia presso il Sauromatum guttatum 10. Simbiosi fra epatiche fogliose e rotiferi DeLpino F. Contribuzione alla teoria della pseudanzia i Tav. Y» KnucH O. Istologia ed istogenia del fascio bie age delle foglie di Isoetes (con Tav. I-IV) D INDICE uca Appunti sullo sviluppo degli organi sessuali e sulla fecon- dazione della Riella Clausonis Let. (con Tav. XVI-XVIII) — Sopra un caso di deformazione (Scopazz0) dei rami dell'Elce Lanza D. La struttura delle foglie delle Aloinee ed i suoi rapporti con la sistematica (con Tav. VID . MALLADRA A. Sul valore sistematico del Trifolium iii Sm. (con Tav. VIII) ; MarriRoro O e BuscaLroNt L. Il RA seminale delle Papilio- j nacee nel meccanismo della respirazione (con Tav. XI-XVI) PaotgrTI G. Nota preliminare sui movimenti delle foglie nella Por- e ; liera hygrometrica . . Praorra R. Le specie italiane del Genere ia nni, secondo Si il D" V. Schiffner E - Ross H. Contribuzioni alla conoscenza del ci ‘continuazione e fine) : .TrERRACOIANO A. Specie rare o critiche di Geranii italiani . — Contributo alla storia del genere Lycium E Rassegne. Bznnzvs W. J. Leitfaden der botanischen Mikroskopie muer H. Recherches sur la croissance terminale de la Tue des Phanérogames ; S 8 Gr E. Hoofdzaken uit de SE van het zien i ar don microscoop, met behulp van zeven objecten Horor F, Einige Hauptergebnisse der Prianzon-Geographie i in don letzten zwanzig Jahren A OUNETTE M. Recherches sur l'origine AREE du liber interne IR. ‘Gunnera i macrophylla BI. E A negli ulis quindiei anni IC TER K. Plantae europeae vol. I. 145 . 168 e 239 313 34 -SCHUMANN K. Neue Untersuchungen über den Blüthenansehluss ` STAPF O. Die Arten der Gattung Ephedra . . a WIESNER J. Anatomie und Physiologie der DNE mm et GE Wirmon C. Pflanzen-Areal-Studien: die POP eelere . unserer bekanntesten Sträucher KS IP o; Notizie. E Belli s. Avena planiculmis Schrad. | var. B taurinensis Nob. Baur U. Note di Briologia italiana, I I | _ | Cinelidotus falcatus Kindbg. . . |. è | DELPINO F. Ancora. sulla eng del iraconenlo 3 . Pour A. Note di Microteenica tan ; . Ross H. Soci ietà italiana per scambio äi AR - SACCARDO P. A. Pour Aes dis EH Crypto- | gamistos o ERE D Hie D H D D LI D D D D H D . D MALPIGHIA RASSEGNA MENSILE DI-BOTANICA REDATTA DA O. PENZIG Prof. all’ Università di Genova A. BORZIÌ R. PIROTTA Prot. al Università di Messina Prof. all Università di Roma in collaborazione con molti Botanici Italiani e Stranieri. ANNO EV. — Fasc. I-II-H (Con Tav, LA GENOVA TIPOGRAFIA. DI ANGELO: CIMINAGO Vico Mele, 7, interno o 1890. Collaboratori principali. — Prot. M Dina. SE — - Prot. ER ` Delio T up — pror $ Erréra Prof. G, Passerini T olo (Torino) - — . Prof. a Meyer (Göttingen) — Prof. E Drillieur. (Paris) — Sotms-Laubach Se — Pret CR F. Schim - Prof. P A. Sa per Go La MarriGHrA si pubblica una volta al mese, in fascicoli di 3 fogli di stampa almeno, corredati, secondo il bisogno, da tavole. L'abbonamento annuale importa L. 25, pagabili alla ricezione del 1° fascicolo dell'annata. L'intero volume annuale (36 fogli in 8° eon circa 20 tavole) sarà messo cin vendita al prezzo di L. 30. : Non saranno venduti fascicoli separati. Agli Autori saranno corrisposte 100 copie estratte dal periodico, 15 giorni - dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora fosse da loro richiesto un pingit. numero di esemplari, le copie in più verranno pagate in ragione di L. 10 al foglio (di 16 pag.) per 100 copie. Quanto alle tavole supplementari oecorrerà soltanto rimborsare le spese di carta e di tiratura. Le associazioni si ricevono presso i Redattori e presso le principali Librerie Italiane e dell’ Estero. f; Ai Librai è accordato lo sconto del 20 %/. I manoscritti e le corrispondenze destinate alla MaLPIGHIA dovranno essere ‘indirizzate al Prof. 0. PENzIG in Genova. Si aceegta lo scambio con altre pubblicazioni periodiche esclusivamente bo- ‘taniche. e 4 annunzj e inserzioni rivolgersi al Redattore Prof. 0, Penzig, R. Univer- sifa, Genova. Tayfia delle inserzioni sulla copertina per ogni inserzione. |: pagina... L. 30 1/2 paginas ic du 20 3/4 di pagina. » 25 ^. l/4di pagina. a IN In fogli separati, annessi al fascicolo, a prezzi da convenirsi. TL nuovi Abbonati che richiederanno il primo e secondo volume, rilegati in È y * H - » * * š D brochure, li pagheranno Lire 25 invece di Lire 50. SOMMARIO. —— Lavori originali. Deupixo F.: Note ed osservazioni GET decuria seconda (con ` Ze RE E Ee e Ge Biologia delle UR uie eria i i nu d » . Pensieri ed osservazioni sulla CHE UE CAR MC ONERE " Funzione degli ascidi in Dischidia . . . ... ; 5... 4. Una delle funzioni della glaucedine ... ‘gr 5. Significazione biologica dei nettarostegii: agro Pt c: 6. Funzione della corolla di Bassia latifolia Roxb. ; 7. Anemofilia di Bocconia E Dodonaea viscosa, TD . seoparia, Mercurialis peren S d B. Apparecchio florale. sane da della Barca rosea . 9. Staurogamia presso il Sauromatium guttatum . . . . . 10. Simbiosi fra epatiche fogliose e rotiferi Paorerti G.: Nota preliminare sui movimenti delle foglio nolla Porlieria hygrometrica. . BERLESE Ai N.: La famiglia delle Keeser Bag Knucu O.: Istologia ed “van del fascio conduttore dell foglie di Isoetes (con Tav. HIV -Ross H.: Contribuzioni alla conoscenza del periderma Ges zione e fine Cavara F.: Di una rara specie cai Beiissica dell I Appennino e emi- liano (con Tav. VI). 3 LI D E a H D LI Rassegne. > Hoegee F.: Einige Hauptergebnisse der den letzten zwanzig Jahren . > Do pU Dai a E Wirren C.: Pinion Area Siedler die geogr. Verbeitung eue serer bekanntesten Sträucher ; i Notizie. Dro F.: Ancora sulla impollinazione del draconeolo Pori A.: Note di Microteenica Pflanzen-Geographie in un- D . D H D D D DH D D D H D D D D D Piccola cronaca E Bollettino Bibliografico `... . . Pag: : MALPIGHIA RASSEGNA MENSILE DI BOTANICA REDATTA DA O. PENZIG Prof. all Università di Genova x A. BORZI R. 1 PIROTTA Prof. all’ Università di Messina Prof. all’ Università di Roma in collaborazione con molti Botanici Italiani e Stranieri. ANNO IV — Fasc. IV (Con Tav. VII-VHI GENOVA TIPOGRAFIA. DI ANGELO CIMINAGO Vico Mele, 7, interno 1890. - éi 10: Mattirolo (Torino) — Prof. A. Meyer (Göttingen ) — Prof. G. Passer ) Gene _ - Prof. E. Prillieuz N — Prof. P. A. Saccardo (Padova) Prof. D Stahl (Jena) — but. Senatore A. Todaro (Palermo) — Prof. e | Vines. (Cambridge) — Prof. x Wiesner dr ed altri. Botanici Italian CONDIZIONI La MarPreHrA si pubblica una volta al mese, in fascicoli di 3 fogli di stampa almeno, corredati, secondo il bisogno, da tavole. L' abbonamento annuale importa L. 25, pagabili alla ricezione del 1° fascicolo dell'annata. x A intiero volume annuale (36 fogli in 8° con circa 20 tavole) sarà messo in vendita al prezzo di L. 30. Non saranno venduti fascicoli separati. "na Agli Autori saranno corrisposte 100 copie estratte dal periodico, 15 giorni dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora fosse da loro richiesto un maggior . numero di esemplari, le copie in più Verranno: pagate in ragione di L. 10 al "foglio (di 16 pag.) per 100 copie. Quanto alle tavole supplementari occorrerà. soltanto rimborsare le spese di carta e di tiratura. Le associazioni. si ricevono presso i Redattori e presso le aa Librerie ta kase @ dell Estero. Ai Librai è accordato lo sconto del 20 E gesch pn e le II destinate all» MaLPIGHIA dovranno essere ` Per saran)” e inserzioni rivolgersi al Redattore Prof. O. Peg, R. Univer- ‘sità, Genova. Tariffa delle inserzioni sulla copertina per ogni inserzione. | "pagma... L. 30 S 1/2 pagina x de 20 3/4 di- pagina. » 25 1/4 di pagina. » 15 In f ogli separati, annessi al SI a prezzi da convenirsi. Lavori originali. Lasa D.: La struttura delle foglie delle Aloinee ed i suoi rap- . porti con la sistematica (con Tav. VID. EA A.: Sul valore sistematico del. T rifolium ornithopo- Des y MALPIGHIA RASSEGNA MENSILE DI BOTANICA REDATTA DA O. PENZIG Prof. all’ Università di Genova 4 A. BORZI R. PIROTTA Prof. All Università di Messina Prof. all Università di Roma in collaborazione con molti Botanici Italiani e Stranieri. ANNO IV — Fasc. V-VI GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO Vico Mele, 7, interno 5 1890. "quota dass SC Associati sono vivamente CG | pregati di voler inviare al sottoscritto) er l annata e — Pnor. O. PENZIG lC Università . La MarPiGHrA si pubblica una volta al mese, in fascicoli di 3 fogli di stampa oo: corredati, secondo il sue da tavole. i ero di esemplari, le copie in più verranno pes in. ragione di L. 10 ai lio S. 16 pag. ) pse 100 popie a alle tavole Guedes. occorrerà H è accordato lo sconto Ge 20 A Tuim à delle inserzioni sulla copertina per ogni inserzione. ito + pagina ,.. L. 30 LS pagina . . + È 00 3/4 di pagina. » 25 H di pagina. » 15 separa annessi al tea; a prega € da convenirsi. | oe secondo volume, uer? in Fi Abbonati che richiederanno il prim di pena. Lire 25 invece di Lire 30. H SOMMARIO. Lavori originali. ACHILLE TerRAccIANO: Specie rare o critiche di Geranii italiani. Pag. MarrApRA A.: Sul valore sistematico del Trifolium ornithopo- dioides Sm. (cont. e fine). : R. Por: Le specie italiane del Genere Hellehor us Aians, se- condo il Dr. V. Sehiffner . . . ‘apr. S (i. ArcanGELI: Altre osservazioni sul Dracunculus M Ls i) Schott, e sul suo processo d'impollinaziones-/) , Addenda ad Floram Italicam. Note di Briologia italiana (U. Brizi).. Piccola cronaca Bollettino Bibliografico . . D D D [o0 RASSEGNA MENSILE DI BOTANICA | BUDA LTAT DA EE : A e SEA X x 37 i & k r È VE " Profi at Università di Genova G A. BORZÌ (5t NL PRNOTEA iu Prof, all' Università di Messina | Prof. “all Università di Roma X in collaborazione con molti Botanici ` ` SE © Italiani e Stranieri. MISSOUREL ni SI BOTANICAL 5 ch TSE ANNO IV — Fase. VILVUE : Mele, 7, interno 5 Vico Sig. Associati 8010 vivamente regati di voler inviare al sottoscritto la quota d associazione per l'annata cor- e O. PENZIG R. Università di Genova; i più E pag SA brai è GE lo sconto del 20 Ur A manoscritti e le ER dostinate call Ces SOMMARIO. Lavori originali. I Bresapora e A. P. Saccanpo: Pugillus Mycetum Australiensium (com Tav ERY X d — F. DeLPINO: Contribuzione alla teoria della EE (con Tav. X) O. MarrtRoLo e L. Buscazioni: Il tegumento seminale delle Pa- pilionacee nel meccanismo della respirazione (eon Tav. XI-XVI) A. Barpaccr: Nel Montenegro; cenni ed appunti intorno alla Flora di questo paese "esa per ferc m eeh ZE SC A. Bormisi: Sulla Cm della Hydromystria stolonifera deet i o rs Addenda ad Floram Italicam. U. Brizi: Note di Briologia itahana H. ;. 7. . 2: 7 . BeLLi: Avena planiculmis Schrad. var. $ taurinensis Nob. Piccola cronaca . . Bollettino Bibliografico ce PR » » 289 302 313 D 331 in collaborazione con molti Botanici | Italiani e Stranieri. ` ` ANNO IV — Fasc. IX-X ou Tav. XVEXEVIH) CONDIZIONI eno, ‘corredati, “sponde a Lg da avere; L abbonamento annuale dell annata. t o volume. ‘annuale. 3 36 eii in 8? con circa 20 tivo) x sarà. messo E: numero di L esemplari, D copio i in A verranno pagate in n di L 10 all KC P. Menia: Sal Losa secretore Jii Te. . Rassegne. | DI MERKER: Gunnera macrophylla EE E OR E NEUHAUSS : Lehrbueh der Mikrophotographio d Y TRUE -7 0 StaerO.: Die Arten der Gattu ttung Ephedra A POLI ` NOTE DI MICROTECNICA - estralte. dalla Maren. Piacenza, riceve immediatamente una copia del fascicolo. REDATTA DA SPENTE. VEO Prof. alt U Università di Genova —— : È ë ` ci à : ; ; : » A. BORZA R. PIROTTA SM T Prof, al Università di Messina Prof. all’ Università di Roma s i in collaborazione con molti Botanici ; S Italiani e Stranieri. 3 : E Z X. S 2 / ; > ni: i Mos p ANNO IV — Fasc, SEIL — : AUN GENOVA E DI ANGELO St e CNDONNBIZIONTS A o La MALPIGHIA si pubblica una volta al mese, in fascicoli di 3 fogli di stampa almeno, corredati, secondo il bisogno, da tavole. L'abbonamento pc: importa L. 25, eg alla ricezione del 1° fascicolo * dell annata. ; L'intiero volume annuale (36 fogli in 8° con circa 20 tavole) sarà messo in vendita al prezzo di L. 30. ca os .. Non saranno venduti fascicoli separati. nis S Agli Autori saranno corrisposte 100 copie estratte dal periodico, 15 giorni. ES *. . dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora fosse da loro richiesto un maggior id numero di esemplari, le copie in piü verranno pagate in ragione ‘di L. 10 al “foglio (di 16 pag.) per 100 eopie. Quanto alle tavole. supplementari occorrerà soltanto rimborsare lo spese di carta e di tiratura. Le associazioni si ricevono peo i Redattori e presso le principali Librets, — —’italiane e dell’ Estero. Ai Librai è accordato lo sconto del 20 DA HA ; I manoseritti e le corrispondenze destinate all: Mar PIGHIA dovranno essere. ndirizzate al Prof. 0. Frame in Genova. ` a . Si accetta zi scambio con altre qubblicazioni sla esclusivamen , taniche. Per. annunzj. e inserzioni. oer al Redattore Pr of. 0. Penzig, R. NEE E FA sità, Genova. ` a e SS ^ DOE. EY Tariffa delle inserzioni sulla copertina per ogni inserzione. I pagina... L. 30 | 1/2 pagina... L. 20 O34 di poma. E 2.7 ME di pagina. » 15 In fogli Beete annessi al fascicolo, b a prezzi da convenirsi. Pes Re AR AS II Ze, | dia ‘botanici silla MI wé € 0. Tunc Keue Untersuchungen ber. i Bistenanschlues. ue TM "m — . Plantae europeae `. , és : SC ) NC E “pag L. MARCATILI:. Recherches. sur la croissance See de la tige mr ; des Phanérogames . , , EE e E SOLLA + Anatomie und Phy E dor a COMME NUIT gle i A. Pot: Leitfaden der botanischen Mikroskopie . . . . RR E Hoofdzaken uit dè leer van het zien ied den microscoop, met behulp van ‘zeven objecten DP ME: EE EINE GA S S it - Notizie. ME, sh HERMANN Ross: Società Goss per scambio di piante (Resoconto - ot is anno 1800) . . . . DE Ze 225 . A. Saccarpo : Pour les Phy tographes Cato me togamistes TUE Re SQ CI Uso Briz: GE ege Kindbg. CAR x e ea a Bollettino Bibliografico.. 2... Iudice generale del valamo [N15 50. ali