RASSEGNA MENSUALE DI BÜTANICA REDATTA DA 6. PENZIG Prof. all’ Università di Genova . BORZI H. PIROTTA Prof, all’ Università di Palermo Prof. all' Università di Roma in collaborazione eon molti Botanici Italiani e Stranieri. Anso VII — Vor. VIE — D EEE ii pre s MALPIGHIA RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA. SR yp s REDATTA DA ©. PENZIG Prof. all’ Università di Genova A. BORZI R. PIROTTA Prof, alU Università di Palermo Prof. all’ Università di Roma in collaborazione con molti Botanici Italiani e Stranieri. ANNO. VHL = Fas LH (Con Tav. l-I) GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO Vico Mele, 7, interno 5 1894. * CONDIZIONI La MaLPiGHIA si pubblica una volta al mese, in fascicoli di 3 fogli di stampa “almeno; corredati, secondo il bisogno, da tavole. ` L'abbonamento annuale importa L. 25, Daa? alla zicézione del 1? fascicolo dell annata. L'intiero volume annuale (36 fogli in 8? con circa 20 tavole) sarà messo - SR in vendita al prezzo di L. 30. ea Non saranno venduti fascicoli separati. Agli Autori saranno corrisposte 100 copie estratte dal periodico, 15 giorni dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora fosse da loro richiesto un. maggior # numero di esemplari, le copie in più verranno pagate in ragione di L. 104. foglio (di 16 pag.) per 100 copie. Quanto alle tavole supplementari occorrerà soltanto. rimborsare. le spese di carta e di tiratura. Le associazioni si ricevono uc i Redattori e ER le Bee Librerie | italiane e dell Estero. - = | Eon M Librai è accordato lo sconto del 20 bio: SS E manoscritti e le corrispondenze destinate alli MALPIGHIA de ho essere | | adirizzato al Prof: 0, PENZIG in. Genova. Si accetta lo scambio con altre pubblicazioni poriodiche esclusivamente bo- 5 taniche. Be Per annunzi e inserzioni rivolgersi al Redattore Prof. 9 Penzig, R. Univer- rzioni sulla co a por o sni inserzione. MALPIGHIA = RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA 0. PENZIG Prof. all’ Università di Genova A. BORZI R. PIROTTA Prof. all’ Università di Palermo Prof. all’ Università di Roma in collaborazione con molti Botanici Italiani e Stranieri. ^ Anno VIII — Vor. VIII CLR LE Mo. Bot. Garden GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO Vico Mele, 7, interno 5 1894. - Contribuzione allo studio della membrana cellulare. Per il D.” Luigi BuscarioNr. Assistente al R. Orto Botanico dell’ Università di Torino. =e- PARTE IV. pot Fan (con Tav. I) (Vedi Parte I, II, III in Malpighia 1892-93.) PLANTAGO LANCEOLATA Lin. Dopo che l'Hofmeister ebbe segnalato nel suo lavoro sull'Embriolo- gia delle Fanerogame la presenza di speciali ramifieazioni cellulosiche nell'anomalo sacco embrionale delle Plantaginee, tali particolarità ven- nero pure osservate da altri autori, fra i quali lo Strasburger, ma nessuno, che io mi sappia, si è accinto a studiare il modo con cui esse si originano e quali rapporti contraggano colla parete cellulare. Una simile lacuna sopra un argomento così interessante mi ha in- dotto a seguire l’ evoluzione dell'ovulo della Plantago lanceolata Lin. allo scopo di stabilire come si organizzino le insaccature dell'endosperma descritte dall’ Hofmeister, come nascano e si acerescano i filamenti che attraversano queste, e come infine si vada costituendo e rafforzando la parete cellulare dei fondi ciechi. I risultati abbastanza importanti che ho ricavato dal presente studio verranno fra poco resi di pubblica ragione; qui mi limiterò esclusi- vamente a rilevare dn fatti che hanno attinenza colla formazione delle membrane. L'ovulo della Plantago lanceolata, assai prima che sia avvenuta la fecondazione, ha già assunto un'organizzazione abbastanza singolare dovuta a ciò che le labbra mieropilari, allungandosi di molto, danno origine ad un lungo condotto mieropilare. Al fondo di questo g giace il | minuto saeeo embrionale obliquamente disposto e che due o tre demi È cellulae separano dalla spese della deeg calaziale (ie. D A LUIGI BUSCALIONI In questo momento il sacco embrionale ha una struttura normale; solo si nota che le antipodi sono incuneate in una porzione alquanto più ristretta dello stesso e foggiata a guisa di cilindro che esse riem- piono del tutto (fig. 2). Per lo più le due antipodi inferiori sono situate l' una accanto l'al- tra, la terza giace al disopra delle precedenti in guisa da ricoprirle. La forma di questi elementi è, nel maggior numero di casi, rettango- lare, fatta eccezione talora per quella che è in contatto col sacco em- brionale, poichè si presenta assai spesso arrotondata o semilunare. Ben tosto la porzione mieropilare del sacco diventa vescicolare ed è specialmente il lato del sacco opposto al placentario che subisce un maggior ingrandimento (fig. 2). Contemporaneamente lungo la parete rivolta verso l asse dell'ovario, ma limitatamente alla porzione dila- tata del sacco si manifesta assai spesso una curiosa anomalia caratte- rizzata da un notevole ispessimento della membrana cellulare per mezzo di successive deposizioni di granuli finissimi (fig. 3). La massa d’ispessimento è di natura mucilaginosa ed è attraversata a tutto spessore da filamenti protoplasmatici che si dicotomizzano e si ramificano e contraggono fra loro anastomosi (fig. 4). È duopo notare che anche moltissime delle granulazioni costituenti la massa d' ispessimento sono di natura plasmica, mentre le residuanti hanno piü o meno subita la metamorfosi in cellulosi. Questo particolare processo di ispessimento della parete si manifesta esclusivamente in quei sacchi embrionali che non hanno subito l' atto fecondativo e talora si accompagna ad una totale obliterazione delle antipodi parimenti per mezzo di masse mucilaginoso-cellulosiche. L'aequa di Javelle distrugge il plasma che compenetra tali masse, ma rende anche indistinta Ja struttura granulare delle stesse, provo-. cando un forte rigonfiamento della sostanza mucilaginosa (fig. 5). Negli ovuli fecondati la porzione rigonfia del sacco, dopo essersi se- parata da quella cilindrica per mezzo di un setto orizzontale, si orga- : | nizza parzialmente in albume, poichè questo occupa solo il lato che ha Subito una maggiore distensione e che abbiamo veduto esser quello | opposto al placentario (fig. 2 e 6). | | CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DELLA MEMBRANA CELLULARE 5 La cellula ovo attaccata alla sommità del sacco embrionale attra- versa obliquamente la porzione di questo non organizzata in tessuto per raggiungere l'albume nel quale penetra più o meno profondamente (fig. 2 e 6). ` Mentre ha luogo la formazione dell'albume, si origina pure lo strato E interno del tegumento, vale a dire le cellule dello spermoderma poste È: in contatto del sacco a allungano in senso radiale e si fanno più ric- che in contenuto delle rimanenti (fig. 2). 3 Lo strato interno circonda però unicamente la porzione globosa del È. sacco embrionale, arrestandosi da un lato a breve distanza dal miero- E pilo, e dall'altro all'origine della porzione conica del sacco che in que- : sto frattempo si è allungata (fig. 2). d In questo periodo della vita ovulare il tegumento consta di una massa di piccole cellule non disposte regolarmente in piani concen- trici attorno al sacco, rivestita a sua volta da un epidermide i cui ele- menti, com' é noto, non tardano a mucificarsi. Dal lato rivolto verso il placentario il tegumento si continua in un eordone di cellule d'aspetto meristematico rappresentanti un rudimen- tale cordone funicolare nel quale non è possibile rintracciare la minima parvenza di elementi vasali. Ben tosto incomincia la proliferazione di fondi ciechi da parte di quelle porzioni di sacco embrionale che non hanno subita la trasfor- mazione in albume, rappresentate cioè da buona porzione dell'estremo micropilare, e da tutto il tratto cilindrico del sacco, il quale trascina seco, allungandosi, le cellule antipodi. L’ estremo micropilare del sacco emette un lungo budello che pas- sando accanto alle ultime cellule dello strato interno del tegumento si ramifica nello spermoderma, per terminare in punta un poco al di sotto dell'epidermide ovulare. . Contemporaneamente la stessa regione del sacco invia pure ec: pro- lungamenti nello spessore del rudimentale funicolo (fig. 6 P). Essi sono separati unicamente da una linguetta di tessuto ET al funi- È colo stesso. Ze La porzione cilindrica del sacco, oltre ala accrescersi di continuo, 5 6 e LUIGI BUSCALIONI * manda anche un prolungamento il quale, analogamente a quanto ab- biamo veduto succedere per uno di quelli della porzione mieropilare del sacco, si espande nello spessore del tegumento dopo di avere ac- eostate le ultime cellule dello strato interno di questo. Occorre notare che mentre nei primi stadi evolutivi dell'ovulo si avevano appena due o tre strati di cellule appartenenti ai tegumenti al di sopra dell'estremità calaziale del sacco, ora invece il tegumunto si è di molto ispessito da questo lato, per cui l'estremità cilindrica o coniea del sacco embrionale, benché siasi grandemente allungata, non ha ancor raggiunto la superficie dello stesso. Il seme in questo frattempo ha assunto la figura di una mezzaluna : e rivolge la'faccia piana o leggermente concava dal lato del placen- tario, al quale aderisce mercè un grosso peduncolo a cellule meriste- matiche situato nel centro della faccia. Da questa disposizione ne risulta che la porzione cilindrica del sacco tosto che ha raggiunto la superficie del tegumento, lo perfora in cor- rispondenza della faccia concava per espandersi liberamente fra la su- perficie del placentario ed il tratto della faccia concava dell'ovulo non ricoperto dal funicolo. Mentre avvengono tali cambiamenti dal lato calaziale del sacco, i fondi ciechi che questo ha emesso in corrispondenza del micropilo vanno dilatandosi a guisa di ali nello spessore del rudimentale funi- colo e del placentario. A tal uopo essi inviano dei prolungamenti cuneiformi che insinuan- dosi fra cellula e cellula del tessuto funicolare, dilacerano a poco a Li poco quest’ ultimo, di guisa che le cellule così staccate, vanno in breve | lasso di tempo inglobate nelle espansioni dove giunte mueilaginizzano ~ le membrane e confondono il loro contenuto con eae dei dos a gamenti in progressione. vedi prolungamenti che il sacco "embrionals invia nello spessore del | tegumento si distinguono da quelli testé accennati per la loro lun- ghezza e per la forma tipicamente cilindrica. Essi si ramificano ab- bondantemente nel tessuto senza produrre però una grave usura, e | in pe od a clava Ge 10 e fig. 13 B PT) CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DELLA MEMBRANA CELLULARE 7 Allo stato giovane i prolungamenti del sacco endotegumentali sono bk E E: E D. ^ m costituiti da un plasma finamente granuloso nel quale, qua e colà, si notano dei piccoli corpicciuoli che reagiscono alla sostanza colorante in modo analogo delle sostanze nucleari. Le pareti dei prolungamenti dapprima sono sottilissime, più tardi, ed in ispecie verso le estremità che vanno a poco arrotondandosi, esse vengono ricoperte da più strati di granuli plasmiei i quali si distin- guono per le proprietà ottiche dagli altri mierosomi costituenti la massa principale del plasma. Col progredire dell'evoluzione del seme, molti dei mierosomi addossati alla parete si trasformano in granuli di cellulosi (fig. 10) i quali però hanno poca resistenza all’ acqua di Javelle, per cui, qualora si trattano le sezioni con questo reattivo, i granuli si sciolgono o, per lo meno, si rigonfiano e le membrane dei prolungamenti endotegumentali si pre- sentano così ricoperte da una massa di ispessimento di aspetto nube- colare che invia dei delicati prolungamenti filiformi verso l’asse di dette insaccature. Quando il seme ha raggiunto un certo grado di sviluppo, il tegumento scompare quasi del tutto, ad eccezione dell’ epidermide, dal lato con- vesso del medesimo (fig. 13 E), mentre sulla faccia concava continua a svilupparsi. Ne consegue adunque che i prolungamenti endotegu- mentali del sacco si radunano nel centro della faccia concava attorno al funicolo (fig. 13 B T) ove spiccano, per l'abbondanza di granula- zioni cellulosiche, meglio consolidate e per la quantità dt filamenti da cui sono attraversati. Nell’ estremità cilindrica del sacco sortita dal tegumento il plasma si raccoglie pure in grande abbondanza, trasportando seco un grosso nucleo in disorganizzazione, derivato dalla frammentazione del nucleo del sacco preesistente. Anche qui, durante lo sviluppo del seme, ha luogo un ispessimento derivate dalla fusione di granuli elementari fig. 13 F C). Oltre a ciò la cavità della cellula riesce attraversata da una quan- | tità innumerevole di filamenti cellulosiei che si anastomizzano fraloro ` » della parete sotto forma di granuli o di bastoncini e di dentellature ` # 8 LUIGI BUSCALIONI in modo vario (fig. 13 F C). La formazione di queste produzioni va ascritta al plasma endocellulare che di buon’ ora assume una disposi- zione reticolare corrispondente affatto alla disposizione dei filamenti che da esso derivano. I filamenti dapprima esili, ondulati, non tardano ad accrescersi per successive deposizioni di sostanza cellulosica, senza però giammai di- mostrare una struttura granulosa o per lo meno delle striature. Nelle espansioni micropilari che si avanzano più o meno profonda- mente nel funicolo ha luogo la stessa formazione di filamenti cellu- losici anastomizzati fra loro e di dimensioni variabilissime (fig. 13 F M). Gli spazi da loro circoscritti o sono riempiti da plasma, o da sugo cel- lulare. Un nucleo vescicoloso, pieno di nucleoli variamente grossi e fusi talora in un solo irregolarissimo, a membrana assai robusta, al di sotto della quale stanno. numerosi cromosomi bastonciniformi, occupa buona parte di ognuna delle insaccature. Esso è circondato da un fitto in- treccio di filamenti cellulosiei che però non perforano la sua mem- brana per addentrarsi nella sostanza nucleare. La formazione dei filamenti avviene contemporaneamente in tutto l'ambito delle insaccature. Va però notato che quelli prossimi alla pa- rete cellulare talora addimostrano una minor consistenza di quelli cen- trali, poichè scompaiono sotto l’azione dell’acqua di Javelle in un’ epoca in cui quest’ ultimi persistono; il ehe indica probabilmente un ritardo nella loro organizzazione. Degna di studio è la robusta parete che delimita le insaccature mi- eropilari dal lato del placentario. In origine tale parete è poco accen- tuata a causa della sua natura mucilaginosa, onde con facilità la si confonde colla membrana stessa delle cellule con cui le insaccature ` vengono a contatto. | Una volta perd che ilseme ha raggiunto un certo grado di sviluppo, noi troviamo che la parete comincia ad inspessirsi mercè una succes- Sien deposizione di granuli e di bastoncini cellulosici mucilaginosi de- rivati dalla fusione dei primi (fig. 8). e Il protoplasma tipicamente granulare aderisce assai tenacemente alla | parete neoformata e si infiltra BA spazi non ancora colmati dalle | 3 proi cellulosiche Ge. xd CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DELLA MEMBRANA CELLULARE 9 E Tosto che l'ispessimento si è fatto alquanto più considerevole, la 3 membrana cellulare acquista un aspetto quasi cartilagineo, debolmente 3 giallastro forse per plasma diffuso, ed inoltre si presenta attraversata da una quantità enorme di filamenti plasmici diretti in senso radiale alla parete, quando non costituiscono due sistemi di strie inerociate e com- poste quasi esclusivamente da grossi microsomi (fig. 9). L'intima unione fra plasma e parete non permette, in principio, di stabilire dove cessi l uno e dove cominci l'altra; più tardi ciò è pos- 3 sibile, perchè le granulazioni plasmiche incapsulate nella membrana È hanno assunto una rifrangenza alquanto diversa da quelle che costi- tuiscono il plasma endocellulare; il che indica che forse sono in via di trasformazione. È in questo periodo che si formano i filamenti cellulosici endocel- lulari destinati ad accrescersi per successive deposizioni cellulosiche. Omogenei nella maggior parte della loro lunghezza essi diventano di- stintamente granulosi in vicinanza della parete nella quale si impian- tano; molto spesso in uno solo o in entrambi i fondi ciechi i filamenti sì presentano coperti qua e colà da grosse granulazioni cellulosiche iso- late che ricoprono un buon tratto della loro lunghezza. Queste stesse granulazioni, ma più intimamente cementate fra loro e più stipate, formano poi costantemente sul lato interno della pa- rete uno strato continuo nel quale si impiantano i filamenti; per ve- derle però occorre esportare il contenuto protoplasmatico coll’acqua di Javelle (fig. 11 e 12). Lo strato granulare, situato all'origine dei filamenti, si accresce con molta attività di guisa che la parete appare ben tosto notevolmente inspessita ed attraversata da un fitto intreccio di filamenti che termi- nano in punta dopo un decorso più o meno obliquo in mezzo agli ac- cumuli granulari (fig. 11 e 12 A). . Questi particolari istologici che riescono evidenti solo coll’ uso del- l’acqua di Javelle, porgono la prova che la parete è costituita nel caso attuale da una specie di feltro, nel quale dei filamenti più o meno cementati fra loro da una sostanza meno rifrangente, nettamente granulosi, si alternano con degli accumuli di dermatosomi ` — 10 LUIGI BUSCALIONI Inoltre.ció prova ancora che la membrana non è troppo ben circo- scritta dal lato che guarda verso la cavità cellulare. Ritornando alle granulazioni plasmiche disposte in file radiali che abbiamo osservato nei primordii dello sviluppo della parete, è duopo avvertire che l’acqua di Javelle le esporta in qualsiasi periodo della loro evoluzione venga applicato. Sotto l’azione di questo reagente si nota però che la parete assume per un po’ di tempo un aspetto gra- nulare quasi che si trattasse semplicemente di una decolorazione dei granuli plasmici precedentemente giallastri, dopo di che, rigonfiandosi la membrana, va perduta ogni traccia di struttura particolare. Da questo ne consegue che rimangono sol più distinte le granula- zioni che abbiamo veduto circondare la base dei filamenti e formare un grosso strato sul lato interno della membrana. Le granulazioni giallastre che si annidano nella parete sono real- mente di plasma e conservano per tutta la durata dell'evoluzione de- seme tale natura? La questione è più complessa di quanto appaia a primo aspetto, onde ` io mi limiterò ad esporre i risultati delle mie osservazioni e quale cri- terio mi sia formato in proposito. Nei primordi dello sviluppo del seme, le granulazioni endoparietali | giallastre sono indubbiamente, come si è detto, mierosomi che uniti in delieati filamenti attraversano la membrana sotto forma di comu- nieazioni plasmiche abbastanza grossolane. ; . Più tardi la natura plasmica comincia a rendersi meno manifesta pel fatto, che esaminando in complesso le granulazioni queste mi hanno. offerto una colorazione molto meno gialla di quella del plasma endo- | 2 cellulare ed anzi direi che talora avevano una tinta grigio cenere. | Ma anche a questo periodo si può dimostrare che sono di natura plas- . mica perchè trattando le sezioni coll acido solforico le granulazioni : liberate dalla sostanza della parete rimangono aderenti al panei en- docellulare sotto forma di fine catenelle (fig. 7). Contro questo dato sta pero il fatto ehe la potassa eaustica, er ent | sopra fine sezioni scioglie il plasma, mentre rispetta le granula- gialle endoparietali indicando così una diversa costituzione fra P CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DELLA MEMBRANA CELLULARE 11 Quando il seme sta per raggiungere la maturità, molte delle granu- lazioni plasmiche hanno subìto la trasformazione in cellulosi, poichè presentano una colorazione analoga a quella della parete. Malgrado ciò hanno conservato la natura plasmatica, perchè l ac- qua di Javelle riesce ancora ad esportarli. Ciò non di meno, siccome questo reattivo prima di scioglierli li decolora, e dopo di averli espor- tati non concede di osservare perforazioni nelle membrane, non si può del tutto negare che la sostanza plasmica formi un velo delicato at- torno a granulazioni mucilaginose che, dopo aver dato indizio della loro presenza, sotto forma di granuli decolorati, si sciolgono o si rigon-. fiano come il resto della membrana, la quale acquista un aspetto omo- geneo. Il che è convalidato dal fatto che anche le granulazioni incolore situate alla base dei filamenti vengono rigonfiate dal reagente e rese invisibili, quantunque non constino più di plasma, e che talora, anche dopo la completa esportazione del plasma, le pareti hanno ancora un aspetto punteggiato. Questi sono i principali fatti che si osservano durante lo sviluppo dell'ovulo della Plantago lanceolata il eui sacco embrionale emette numerosi diverticoli, ognuno dei quali é fornito da una porzione di nueleo, fatto questo di somma importanza perché indiea ehe il nucleo sia intero, sia frazionato, sì trova presente e prende parte ai processi | vitali che si compiono nelle molteplici insaccature. (Continua) i Tavola I. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE (Plantago lanceolata] | Fig. 1.2 - Ovulo giovanissimo. | ET Sacco embrionale affondato nel tessuto dell’ n M. Canale mieropilare. Gc, 2. ‚Ob, C. Zeiss, 12 i LUIGI BUSCALIONI Fig. 2.^ - Primi stadi evolutivi del sacco embrionale. M. Micropilo S.I. Strato interno del nda seminale. A. Antipodi C.O. Cellula ovo. A.L. Albume. R.S. Resti del sacco embrionale. S. Primo setto divisorio dell’ Albume. P.C. Porzione cilindrica del sacco embrionale. Ob. E Oc. 2 Zeiss. Fig. 35. - Ispessimento della membrana del sacco embrionale per mezzo di de- posizioni successive di granulazioni cellulosiche. Ob. -5 Immers. Omog. Oc. 3 Zeiss. i Fig. 4? - Formazione di masse cellulosiche nell' interno della cellula ovo e del sacco embrionale in m di involuzione. Oc. 2 ob. -z Immers. Omog. Zeiss. Fig. 5.2 - Masse cellulosiche m sacco embrionale poste in evidenza coll acqua é di Javelle. Ee FR Ob. — Immers. Omog. Oc. 3 Zeiss. > Fig. 6.2 - Incipiente ni di diverticoli nel sacco embrionale. A. Strato interno del tegumento seminale. O. Cellula ovo. M. Micropilo. P. Diverticolo. C. Porzione cilindrica del sacco embrionale. AN. Antipodi. Fig. 7.8 - Granulazioni plasmiche incuneate nella parete del sacco embrionale poste in evidenza coll’ H, SO, 1 Ob. — Immers. Omog. Oc. 3 Zeiss. Fig. 8* - A porteciziaio della parete dei diverticoli del sacco per mezzo di gra- nulazioni deng disposta a catenella ed a bastoncini. e Ok = Immers. Omog. Oc. 4 Zeiss. Gë PIS oa * Accrescimento della parete per mezzo di granulazioni disposte in serie | incrociate. Ob. 1 mm. Immers. Acqua Prazmowski Oc. 3 Zeiss. E ios- Diverticoli canalicolari del sacco embrionale. Ispessimento dalle parete Sa densi mat Javelle. CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DELLA MEMBRANA CELLULARE Fig. 11.3 e 12.2 - Struttura della parete dei diverticoli del placentario dopo l’ a- zione dell'acqua di Javelle. é A. Filamenti di Cellulosa. 1 Ob. — Immers. Omog. Zeiss. Oc. 2 e 3 Zeiss. Fig. 13.4 - Seme di Plantago lanceolata quasi adulto. A. Albume. E. Epidermide del seme. R.T. Resti del tegumento. B.T. Diverticoli canalicolari del sacco inglobati nei resti del tegu- mento seminale. EM. Embrione. N. Spazio occupato antecedentemente dal nucleo. FC. Insaccatura o diverticolo calaziale del sacco. FM. Diverticoli micropilari del sacco embrionale. Ob. A Oc. 2 Zeiss. À. JATTA Qualche osservazione sulle « Lepre » italiane per X. BETA, Sotto il genere Lepra istituito dall’ Haller nel 1768 fino a qualche tempo fa i lichenologi continuarono a riunire dei talli crostosi polve- rulenti, secondo la frase dell’ Haller stesso, scutellis hactenus inconspi- euis (t). Persoon (°), Lamarck (5), Schaerer (*) e gli altri autori contemporanei A = non si allontanarono dal concetto Halleriano; mentre l’ Acharius, come P è noto, aveva già riunite nella sua serie degli Stereothalami tutte le forme di licheni che gli si presentavano sprovviste di apoteci, raggrup- ` pandole in quattro generi: Pulveraria, Lepraria, Spiloma, Variolaria (5). Dopo D Acharius fu possibile riconoscere nelle sue specie di Vario- laria delle buone e ben sviluppate ‘specie di Pertusaria DC., o qualche tallo sterile di Oehrolechia Mass.; e gli Spiloma vennero con ragione ` considerati come forme spermogonifere di Graphidei. I generi Pulve- raria e Lepraria pero, creati con la divisione del vecchio genere L HalL, rimasero malgrado le ricerche posteriori qualche cosa di incerti sicchè il Fée, pur riconoscendo che varie specie di Lepra fossero state giustamente ripartite nei generi Lecanora Ach. e Lecidea Ach. e altre figurassero già tra le Conferve, credette azzardato conchiuderne ch tutte le specie di quel genere dovessero sparire. (') . Posteriormente il Montagne definì le Lepre a licheni ra e Meiers comprendendo il genere Lepra tra i suoi Apateolichenes, (!) Harter, Hist. SC? in Helv. Bern. 1768, 204 - (8) Persoon, Ann. d. Bot. Usteri, VII e a 1794. TP LAMARCK, SC "Feoscate,. d (5) ScuaEnER,. En. lich. Europ., Bern A ACHARIUS, Method. XIX. di ai sur le crypt. des éc. 1824, XLIV. di Aperçu morph. des lichens, 1846. T QUALCHE OSSERVAZIONE SULLE LEPRE ITALIANE 15 le ritenne « metamorfosi di altri licheni » DL Alla quale idea asso- ciandosi il Nylander ebbe però a dichiarare che di parecchie forme si i ignorassero tuttora le fruttificazioni e a quali specie si dovessero ri- portare (?). Tanta incertezza mi ha indotto ad occuparmi di proposito di questi licheni, prendendo principalmente in esame gli esemplari degli Erbarî di Massalongo, di Cesati e di .De Notaris e gli altri non pochi venutimi sott’ occhio riunendo i Materiali per un primo censimento generale dei Licheni Italiani. Partendo dal concetto che del genere Lepra avea l’ Haller, Acharius per dividerlo si fondava esclusivamente sui caratteri esterni dei pul- vinuli thallini; giacchè, secondo il citato autore, gli stessi potevano assumere le sembianze di veri soredi globosi come nella L. aeruginosa Sm., o presentarsi addirittura con gonidi liberi frammisti ad ife, spesso sottili e contorte, formando uno strato continuo di polviscolo a granu- lazione più minuta, come nella L. chlorina Ach.; e su questi due tipi stabiliva i suoi generi Lepraria e Pulveraria, in modo che se ne bo: tevano così determinare i caratteri. Lepra Hall. - Ziehen stereothalamus, erustaceo-leprosus, scutellis hac- tenus inconspicuis. * Pulveraria Ach. - Propagula de filis tenuissimis intertextis commixta. er Lepraria Ach. - Propagula globosa, libera, laevissime tantum adfixa, sparsa, conferta. à Senonché lo stesso Autore riportò al suo genere Lepraria aleune forme | che bene esaminate non potrebbero essere distaccate dal genere Pul- eraria, e viceversa. Né dall’ altra parte è difficile intravedere come cuni casi i due tipi da lui distinti concorrano simultaneamente (1) Msg ONG, Sched. crit., p. 18. (€) Nyranper, Synopsis, 1861, 15 À. JATTA nello stesso tallo, o facciano tra loro passaggio in modo da rappresen- tare con molta probabilità due stadi nello sviluppo o nell' alterazione dello stesso individuo. Donle puo dedyrsi che la divisione del genere Lepra in Lepraria e Pulveraria venne fondata su caratteri tutt'altro ` che costanti e sicuri. Né dall’ altra parte sarebbe giusto ammettere as- solutamente col Massalongo che in tutti i casi le Lepre rappresentino delle forme degenerate di talli di licheni; imperocchè, come vedremo in seguito, debbono queste incrostazioni pulverulenti riferirsi ad esseri di assai varia natura, e qualche volta del tutto diversi dai talli li- chenici, essendo omai fuori ogni dubbio che sotto la vecchia denomina- zione di Lepra Hall. si riunirono ab antiquo anche dei funghi e delle alghe Palmelliacee e Confervacee. Ciò peraltro non toglie che nella maggior parte dei casi le Lepre si riferiscano a talli di licheni erostosi; ma anche qui bisogna distin- guere tra alcune che rappresentano delle degenerazioni di talli, vere Lepre nel senso Massalongiano, ed altre le quali non sono che veri. talli normali sterili, o spermogoniferi, non aventi riscontro in forme talline più perfette della stessa specie, e queste possiamo dire false Lepre. A Generalmente oggi non riesce più possibile sconoscere che sia anche una forma normale di tallo quella forma leprosa che tanto di frequente si riscontra nei più comuni licheni crostosi ; imperocchè il concetto che del tallo avevano i vecchi lichenologi sé andato difatti essenzial- mente modificando collo sviluppo della teoria algo-micelica; ed anche ` senza ricorrere all'esempio degli Halbflechten dello Zukal ('), è giuoco- forza riconoscere che per un buon numero di licheni crostosi capaci di assumere un completo sviluppo e tutta l'autonomia di forme costanti e ben precise un tallo completo con la sua caratteristica disposizione a strati e con una vera e normale cuticola non esista, riducendosi ` invece tutto ]’ apparato vegetativo della pianta ad un assieme confuso di ife più o meno sviluppate e di gonidi. Deve bastare quindi la pre- senza di un lichenomicelio e delle solite alghe monocellulari per essere ` (9) In Flora an. 1891, pag. 92. QUALCHE OSSERVAZIONE SULLE LEPRE ITALIANE autorizzati ad affermare ‘che si è difatti alla presenza di un tallo li- . chenico, quale che sia la disposizione che i vari elementi dello stesso assumono, e l'aspetto esterno che deriva dalla simbiosi. Come dall'altra parte per poter dire eon sieurezza che trattasi di una degenerazione non si ha, né si può avere che un solo criterio, quello cioè che deriva dalla constatazione precisa di individui della stessa specie in una forma che possa ritenersi più perf tta. In mancanza della quale constatazione nulla puo- impedirei di considerare come normale un tallo /eproso, ehe osservato nello stato sterile venne precedentömen e ritenuto una vera ` Lepra. Nelle Lepre alunque possono disting ersi quattro categorie: L Vere Lepre. Il. False Lepre. III Funghi. . IV. Alghe. II. VERE LEPRE. Gë Lepra incana Schaer. En. 239. — a tronchi e muri muscosi per 18 À. JATTA l. La Lepra incana Schaer., che riveste tanto largamente i muri e. i tronchi muscosi in varie regioni d'Italia, è la degenerazione di un tallo erostoso di non facile determinazione, e forse di vari talli erostosi — appartenepti a qualche Placodium, od anche a Lecideaceae con tallo effigurato come Diploicea canescens Deks. 2. Lepra alba - è tallo sorediifero di Ochrolechia pallescens L. 3. Lepra plumbeo-virescens n. sp. per la struttura interna non diver- sifica dalla Lepra seguente, ma ha colore plumbeo-viridulo. Sembra rappresentare un tallo degenerato di Parmelia, forse P. obscura Ehr.; ma invero mancano gli elementi necessari per poter precisare con sicurezza la specie da cui proviene. i 4. La forma principale di Lepra latebrarum Ach. può ritenersi una ` - degenerazione della Zmbricaria caperata L., specie che lascia la sua a forma decisamente foliosa ed il bel colore stramineo non appena ab- bandona il suo ordinario sostrato legnoso per passare sulla roccia. Nei Lichenes galliei exsiccati, pubblicati dal compianto Prof. Roumeguére d si può riscontrare una varietà sassicola Parmelia caperata L. var. fur- | furacea Grogn., o Parmelia caperata var. saxicola Schaer ad int., in cui il tallo diventa appunto sorediifero e dí coloré cinereo, pur mante- nendosi ancora spiccata la foliazione della Imbricaria Gees L Ea = notare come già in questa varietà il tallo acquista una talquale mol- | | lezza lanugginosa. La degenerazione però è maggiore quando il lichene | si sviluppa accidentalmente sul terreno, o sui muschi in luoghi late- brosi, ove sia molto scarsa la luce. Allora il tallo si dissolve in un | polviseolo molle ed uniforme, in eui appena qua e là possono distin- guersi rarissime vestigia della foglia tallina e le ife brune della pagina : inferiore della stessa. In questo stadio il lichene venne descritto da - | prima come Lepra, poi come Parmelia, Fannaria, Amphiloma e Pla- | codium (Pannaria lanuginosa Krb.), lasciando però nella massima = incertezza i Jichenologi per l'assoluta mancanza di apotecì; giacchè | non pee ees quelli che osservo il Koerber (*) e la Con H Lich. Gal. exs. nr. 374. i EE QUALCHE OSSERVAZIONE SULLE LEPRE ITALIANE 19 tessa Fiorini-Mazzanti (!). Forse oltre la /mbriana caperata L: altre Parmelie possono concorrere alla formazione di questa Lepra; e pro- babilmente la varietà viridis, raccolta tra le macete in Liguria, va dovuta a tallo degenerato di Parmelia tenella Schaer. Tuttavia in tutti i casi il suo polviscolo lanugginoso risulta formato da lunghe ife regolarmente filamentose della larghezza di 0,0010-12 mm. frammiste a gonidi di color verde pallido, similissimi a quelli che si riscontrano nelle Parmelie; e, come abbiamo osservato, nella forma principale si incontrano inoltre delle ife brune non diverse da quelle che si riscon- trano nella pagina inferiore di varie Imbricarie e specialmente della I. caperata L. Lo Schaerer pel primo accennò al fatto che questa Lepra potesse rappresentare un tallo degenerato di altro lichene; però non, pare che egli abbia avuta una idea ben sicura della specie cùi dovesse riferirsi: tanto che nella sua Enumeratio critica la troviamo descritta come Lepra aeruginosa var. latebrarum Schaer (?), mentre vi è precedente- ‚mente riportata la Parmelia caperata var. membranacea Schaer. = Lichen membranaceus Deks. « thalli superficie in massam granuloso- pulverulentam albido-lutescentem deliquescente (*), varietà che il Koer- ber (5) mantenne con lo stesso Schaerer (5) tra i sinonimi della sua Pannaria lanuginosa Krb. Cio malgrado la Contessa Fiorini-Mazzanti i asserì nella sua Florula del Colosseo essere giunta a vederne derivare i la Lecidella sabuletorum Flk. e la Cladonia pywidata Fr. (*). Ma per la Lecidella bisogna ritenere che casualmente si sia sviluppata in sua compagnia, e solo questa comunanza di Aabitat abbia dovuto indurre in errore la ch. osservatrice; mentre dall'altra parte non è possibile accettare l'idea di un tallo degenerato di Cladonia pyxidata Fr., per la diversa spessezza delle ife, misuranti nl prototallo della Cladonia suddetta 0.0015-18 mm. n ) Atti ea pont. dei Nuovi Lincei (XXXI) feb. 1878, 4. (?) Enum. pag. (5) Enum. pag. ze (5 ion Lich. Germ. L c. _ (5) Schaerer L. H. exs. nr. 378. SC? z Atti dell Acc. pont. dei Nuovi Lincei, E Ki CH Ta 20 A. JATTA : Ee Sembra poi fuori dubbio che cause principali della degenerazione sieno la mancanza di luce e l'eccessiva umidità. E un fatto ben noto che i talli dei lieheni tendono a disfarsi, o non si formino completa- mente, quando vi sia difetto di luce, o si trovino sotto l’ azione di un ambiente troppo umido; e in tali condizioni possono osservarsi talli in via di decomporsi di Amphiloma, Lecanora, Lecidea, Diplotomma, Diploicea, Lecanactis e di altri licheni erostosi che largamente rive- stono le rocce calcaree nell’ Italia meridionale. Similmente sulle rocce e sui muri che fiancheggiano le cascate di Tivoli, ove la nebbia e l’umidità possono dirsi continue, è assai difficile trovare un lichene che non abbia il tallo leproso; e generalmente i talli che son costretti a svilupparsi in luoghi latebrosi e carichi di umidità perdono la loro compattezza, e covrendosi di soredî, diventano, più o meno, sterili ()- II. FALSE LEPRE. E Lepra aeruginosa. Sm. E. B. t. 2182. . — Schaer. En. 241; Schaer. SCH H. 1. — Sugli abeti nell’ Italia settentrionale. .6. Lepra candelaris Schaer. En. 240; L. H. 233. — Sui tronchi in tutta Italia. x = 7. Lepra canescens Mass. in Hrb. — Sulle rupi calcaree in tutta Italia. p 8. Lepra ehlorina Ach. Meth. 1; Schaer. En. 240. — Lepra flava | Ach. Schaer. L. H. 2. — Sul calcare nelle Alpi. 9. Lepra cinereo-sulphurea VIE E Schaer. L. H. 436. — Sui pini nel Italia settentrionale. | 2 BU Lepra einnabarina Hall. hist. III, 2094. — Schaer L. H. _ 934. _ Sui mei! nell Italia settentrionale. Cir. UE Un caso di dissociazione naturale. dei licheni. N. G. Bot. ` QUALCHE OSSERVAZIONE SULLE LEPRE ITALIANE 21 ll. Lepra citrina Schaer. En. 240; L. H. 3. — Sui pini nell’ Italia settentrionale. 12. Lepra kermesina Shaer. En. 240 — Sui tronchi nell’ Italia set- tentrionale. 13. Lepra leiphaema Ach. Meth. 4. — Sui tronchi in tutta Italia. 14. Lepra lutescens Ach. Meth. 5. — Isidium phymathodes var. phragmaeum Ach. Meth. 139. — Schaer. L. H. 238. — Sui tronchi in varie regioni d' Italia. 15. Lepra sulphurea Ehr. Cr. 208; Schaer. L. H. 235. — Lepra ochracea T. B. Lich br. 8. — Sugli abeti nell’ Italia settentrionale. 16. Lepra rubens Hm. En. 4. — Sui tronchi nell'Italia settentrionale. 9. Gli esemplari di L. aeruginosa Sm. dell’ Erbario di Massalongo si riferiscono al tallo sterile di Zemadophila aeruginosa Mass. 6. Lepra candelaris Schaer., è sempre Candelaria vitellina. DC. # 7. Lepra canescens Mass. è tallo sterile e sorediifero di Diploicea canescens Deks. 8. La L. chlorina Ach. dell' Erbario Massalongo si riferisce a tallo sterile di Biatora lucida Ach. — Spesso è confusa con la L. citrina Schaer. 9. Lepra cinereo-sulphurea Flk., corrisponde al tallo sterile di Leci- della elabeos Fr. 10. Lepra cinnabarina Hall., negli esemplari dell’ Erbario Massalon- giano è tallo sterile di Lecidella wanthococca Fl. Fr. e di esr sophodes Ach. ` , ll. Lepra eitrina Schaer., nell’ erbario Massalongiano & tallo sterile di Calicium hyperellum Ach., però è ben" facile che si sieno riunite sotto questo nome, e qualche volta anche sotto quello di L. flava Ach. anche i talli sterili di Callopisma citrinum Hffm. e Candelaria vulgaris var. xanthostigma Hep. Nel tallo sterile di Calieium Ayperellum Ach. o ad articoli isolati di questi misuranti la ee d di DE mm. e la larghezza di 0,006-8 mm. si riscontrano ife normali frammiste a filamenti di gonidi chroolepoidi T 22 Bi A. JATTA 12. Lepra kermesina Schaer è Arthonia cinnabarina Wallr. var. kermesina Nyl. Prod. 164, Scand. 257. 13. Lepra leiphaema Ach., & tallo sterile di Leprantha impolita Ehr. 14. Lepra lutescens Ach., è Pertusaria Wulfenî var. lutescens Fr. Scand. 312. 15. Lepra sulphurea Ehr. è all spermogonifero di Haematomma elatinum Ach. formato dalle solite ife pià o meno brevemente artico- late e gonidi sferici Protococcinei. Qua e là si presentano dispersi gli spermogoni di forma sferica a brevissimi sterigmati articolati e sper- mazi dritti bacillari. ^ 16. Lepra rubens Hffm. è tallo spermogonifero di Arthonia cinna- barina Willr. Questo tallo, come tutti gli altri che si trasformano in ; Lepra rossiecia, o assumono una tale tinta -nel tallo normale (thallus x = erythrogonimicus), ha i gonidi forniti da un Croolepus (forse Chr. au- reum Ktz). E noto infatti che coll’ invecchiarsi quest’ alga assume un colore rossiccio-resinoso. Pare quindi che nei talli leprosi i gonidî pos- sano prendere anch’ essi una tale colorazione, che perciò appunto sa-i rebbe comunissima nei talli di Opegrapha e di Arthonia. Gli spermo- i gonî osservati negli esemplari dell’ Erbario Massalongiano sono sferici, - ; e contengono spermazi bacillari ricurvi, virgoliformi. IV. FUNGHI. 17. Lepra botryoides Ach. Meth. 6. — Sui tronchi secchi nell’ Italia ES sttniionle. = 18. Lepra nigra Tum. ef Borr. Lich. brit. 21. — Sui vecchi tronchi nell’ Saliu settentrionale. . 17. Gli esemplari riportati sotto Lepra botryoides Ach. nell’ Erbario | = Massalongino si ee » Trichoderma viride (Pers.). Sacc. sh QUALCHE OSSERVAZIONE SULLE LEPRE ITALIANE "vd a 18. Forse sotto il nome di Lepra nigra Turn. si solevano riunire e E confondere tutte le incrostazioni torulacee che comunemente si os- servano sui tronchi vetusti, sui rami e sulle foglie in varie regioni d'Italia, e che il Nylander osservò tanto abbondantemente sui tronchi dei giardini del Luxemburg e designò col nome di Fumago circumva- gans Nyl. ('). Pero gli esemplari dell’ erbario Massalongiano si rife- riscono ad una forma conidiofora di Capnodium dalle ife brune, con- . tratte, brevemente articolate e di larghezza non maggiore di 0,002 mm. eon artieoli non superanti in lunghezza la larghezza e formanti spesso dei filamenti i quali verso l' apice portano delle cellule sferiche varia- mente raggruppate del diametro di 0,003-4 mm. Questa specie venne descritta dal Koerber e dal Massalongo come lichene sotto i nomi di Naetrocymbe fuliginea Krb. Pag. 441 e Coccodinium Bartschii Mass. En. comp. ale. gen. lich. 56, però dopo le osservazioni del Millardet pare fuori dubbio che trattisi di un Capnodium (3). come già ebbi ad osservare precedentemente (5). V. d FE EHE. 19. Lepra aurea (L.) Ach. Prod. 11. — Sulle rupi muscosa e ‘sul legno in tutta Italia. : ; 20. Lepra Iolithus Ach. Meth. 8. — Sulle rupi in varie regioni d’ Italia. 21. Lepra odorata a (Wig) Ach. Meth. 8. — Sui faggi nelle Alpi Cadubrie. i 22. Lepra viridis Schaer. Spic. 2; L. H. 4. — Sui tronchi in tutta Italia. 23. Lepra antiquitatis Ach. Meth. 7. — Sui monumenti e sulle rocce E Roma e > altrove. (1) Bull. de la Soc. bot. di France, 1866, 37 (*) Mém. de la Soc. bot. de — VI, Ger 16. 0 Giorn. bot. ital. 1892, pag. 4 A. JATTA 19 e 20. Le Lepre aurea L. e Iolithus Ach. sono Chroolepus aureum Kstz. e Zolithus L. 21. Egualmente la Lepra odorata Wig. corrisponde all’ EH odoratum Mass. sterile, e quindi non è che il Chroolepus odoratum Ag. (!). 22. Alla Lepra viridis Schaer. corrispondono le alghe Protococcinee più comuni e principalmente Protococcus viridis Ag. e Pleurococcus vulgaris Neen. 23. E facile osservare nei luoghi umidi le rocce e i manufatti cal- ‘carei dopo che sono stati esposti per qualche tempo all’aria e alla luce assumere un colore tendente dal cinereo-fuliginoso al murino. Un largo = esempio di tale inerostazione viene offerto dai monumenti antichi in it Roma, a Napoli e altrove. Questa sottilissima Lepra che venue desi- gnata col nome di Lepra antiquitatis Ach., esaminata a microscopio — risulta formata da varie alghe monocellulari, per lo più Chroococcaceae e Protococcaceae. Il ch. mio amico Prof. De-Toni, che gentilmente si occupò di un tale esame, scoperse in esemplari raccolti al Colosseo in Roma individui di Protococcus viridis Ag., Pleurococcus vulgaris Men. ` _ Chroococcus cohaerens Naeg., Chroococeus . fuligineus Rab., e di una Anabaena Bory. Coll’andar del tempo poi la Lepra, facendosi più spessa e di colore più scuro, può contenere qualche ifa di lichenomi- celio, giacchè è sul sottile strato algoso notato di sopra che si formano sempre i talli di Verrucaria rupestris Schrad., V. muralis Ach. V. ni- grescens Mass., Callopisma aurantiacum Lgthf. var. gyalectoides Mass. e delle altre Specie di licheni che prime si presentano sulla roccia ` si | manufatto calcareo, e contengono gonidi per grandezza, "wen e spes- | sezza della parete identici all'alga che predomina nella Lepra. .. Vi ha quindi una nuova e più larga constatazione del fatto che — Prof. Licopoli ebbe già ad osservare sulle lave Vesuviane (°); che cioè E un sottile strato di alghe monocellulari precede sulle roccie lo sviluppo dei primi talli crostosi; e parrebbe anzi che questa debba ritenersi. (0 Malpighia an 1803, 192. D Storia "lr Der Fra, pa 4l e 42, QUALCHE OSSERVAZIONE SULLE LEPRE ITALIANE * 25 condizione indispensabile , perchè alcuni talli lichenici possano for- marsi. i Come è facile comprendere intanto questo fatto può dar luogo a ‘|’ considerazioni di non lieve interesse dal punto di vista biologico per } le tallofiti di cui ci occupiamo; giacchè si potrebbe anche sostenere l’esistenza nei licherii di una attitudine capace di farli assumere una speciale fanzione nella storia della vità vegetale: quella, cioè, di sot- trarre alcune alghe ad un inevitabile deperimento, quando le condizioni dell'ambiente non consentano alle medesime la vita nel loro stato ordinario. E allora in essi la simbiosi avrebbe la stessa ragion di essere che negli altri casi più ordinari offertici da altri organismi vegetali ed animali; e come alcuni animali e vegetali di ordine superiore per certe larve od uova di insetti, o per vegetali inferiori, così le ife del Ziche- nomicelio non sarebbero che un vero rifugio per le alghe Cloroficee e Cianoficee, che non possono più vivere allo stato libero per difetto dell'ambiente che le circonda. Avviene perciò, e il fatto è per sé stesso molto ovvio, che quando un lichene è costretto a svilupparsi in un ambiente adatto per la regolare vegetazione dell’alga, la fitta rete delle ife si scompone alla periferia, e le alghe riprendendo la loro vita nor- male diventano suscettibili di una vegetazione propria e quasi indipen- dente dall’ifa; mentre in alto, ove l'atmosfera asciutta e l'azione diretta dei raggi solari non permetterebbe la vita delle alghe libere, queste sono quasi costrette a salva#si ricercando l'asilo che loro offre il tallo del lichene. VE LEPRE NON ESAMINATE. Non mi è riuscito vedere le seguenti Lepre che de non mancano all’Italia: 24. Lepra eobaltigimea Ach. Meth. T. 25. Lepra farinosa Ach. Univ. 666. 26. Lepra murorum Schaer. En. 241. 27. Lepra segestria Ach. Meth. 8. 28. gar virescens Schaer. a Sh Di queste forse la L. cobaltiginea Ach. merita essere riportata ad uno stato di Chroolepus; la L. farinosa Ach. ad un tallo sterile di ` | Opegrapha; la L. murorum Schaer. ad Haematococcus murorum Mass; | i i CS Lx virescens Schaer. non è diversa da L. leiphaema Ach. Ruvo di Puglia, 15 Gennaio 1894, ^. IL CORPO CENTRALE DEI FIORI MASCHILI DEL BUXUS 5 li Corpo centrale dei Fiori maschili del Buxus. Nota del Dott. F. CAVARA. (con Tav. II). E noto come nei fiori maschili del Buxus e di alcune altre Buxacee E (Pachysandra, Sarcocoeca) un organo più o meno evoluto e di forma E singolare stia fra i filamenti, degli stami in continuazione dell'asse fio- rale e per conseguenza nel posto che dovrebbe essere occupato dal pi- E stillo. N 3 Intorno alla natura morfologica ed all’ufficio di quest’ organo sonvi opinioni assai diverse fra i botanici, come potrà risultare dalla breve rivista bibliografica che qui fo seguire. Tournefort (') nelle sue Zstitutiones pare vi alluda chiaramente, par- lando del Buxus, colla frase « plurimis staminibus e fundo tetragono urgentibus ». Null'altro pero ne dice, e nemmeno la figura che ne dà US è maggiormente esplicativa. Linné (?) stabilische senz'altro la natura del corpo in questione chia- mandolo: « Germinis rudimentum absque stylo vel stigmate ». | Tale concetto è accettato da Persoon (5), da Curtius Sprengel (*), d i Adriano de Jussieu (5), il quale ultimo poi inventa dicendolo iot e figurandolo triloculare in sezione. Pe Endlicher (*), Hooker (7) e Agardh (5) che seguono in ciò Linné, 0 Tournerort. Institutiones, p. 578, tab. 345, 1700. (?) Linné C. Gen. Plant. I, => 423, 1754. — yit. Plant., T. IL, p. 159, 1785. — Syst. Nat., vol. VIII, p. (5) Persoon. Syn. Plant. +. . 992, 1807. (€ SerexceL C. Anleitung z. anni d. Gemächse, IL, p. 372, 1817. (5) Jussigu A. De Euphorbiacearum Generibus Tentamen, p. 13, tab. I, fig. 3, 824 : E 1524. j (5) EnpLicHer S. Gen. Plant. p. rs 1840. ( Hooker J. Exotic Flora, IL, p. (8) Acaron J, G, Theoria Syst. "ues p. 292, 1858, 28 | F, CAVARA arriviamo a Baillon (') il quale in una elaborata monografia delle Bu- cacee prende in speciale esame questo organo, cui dà il nome di Corpo centrale che noi qui gli conserveremo, e lo figura veramente bene, confutando Adriano de Jussieu, ed esponendo anche dati anatomici, fino allora trascurati. E siccome dovrò ritornare sulle opinioni espresse da questo botanico, così RESO integralmente quanto egli ne disse al- lora. «.Les corps centrale a la forme d'un trone de pyramide à quatre « faces, dont la plus petite base serait inférieure. Les quaire arétes « dressées sont plus vives, et souvent méme se gonflent en une sorte « de bourrelet qui s'introduit entre deux Mets staminaux voisins et les « déborde ensuite en dehors. Il est facile de voir que les quatre faces « applaties du corps central se moulent exactement sur la face interne > « de ces filets staminaux. La grande base de ce tronc de pyramide qui « est supérieure, présente un surface glanduleuse, inégale, bosselée, « concave au centre. On y a cru voir et figuré trois fosses qui seraient des rudiments de loges ovariennes. Telles les représente la figure de la Monographie de A. de Jussieu. Je n'ai rien pu voir de semblable, mais seulement une dépression centrale trés irrégulière. Le tissu de ce corps central ne rappelle en rien celui du pistil normal. Il est composé de cellules molles, dans l'intérieur des quelles sont des gout- telettes huileuses », A ANA RAM Il Baillon ne studiò anche l'organogenia, notando ehe al di là degli stami, l’asse ottuso dapprincipio si allunga in forma di prisma a quattro faccie in mezzo all'androceo e questo prolungamento dell'asse rivestito S di tessuto glandolare, si modella sul vuoto lasciato dai filamenti sta- minali, la sua sezione orizzontale é allora quadrata o rettangolare, più tardi, compresso dagli stami, assume la forma di un x o di una croce di S. Andrea (Baill. loc. cit., "p. 24). es . Da quanto ho riferito qui del Baillon, ‘si desumerebbe che egli sia più propenso a considerarlo un organo glandolare anzichè un rudimento (9) Baron H. Monogr. d. Puveches a des Stylocérées, p. 23-24, pl. Lt 5 IL CORPO CENTRALE DEI FIORI MASCHILI DEL BUXUS 29 di pistillo. Per altro nel dare più avanti i caratteri dell'ordine, traspare la sua incertezza poichè lo designa in questo modo dubitativo « Germen abortivum? centrale quadrigonum »» (Baill. loc. cit., p. 47). Le Maout e Decaisne (!) dubitativamente lo qualificano un ovario abortito. Müller (?) nel Prodromo di De Candolle, lo considera, come Linné, quale un rudimento d'ovario e lo dà per carattere dell’ ordine delle Buxaceae. | Il Delpino (*) seostandosi da chi l'aveva preceduto, ‘e con quello spi- rito d’ osservazione fine, universalmente riconosciutogli, giudica questo corpo centrale dei fiori maschili dei Buxus un vero e proprio appa- recchio zoidiofilo, richiamante gli insetti (mosche ed api) coll’attrattiva del liquido zuccherino da esso secreto nella parte superiore libera, e lo classifica nel suo 37% tipo ramnaceo, fra gli apparecchi aperti colo- rati. Pel Buxus sempervirens diee: « Macromiofilo in grado insigne; « ma se si trova vicino ad alveari concorrono anche le api. Le sue in- « fiorescenze formano gruppetti giallastri. Il fiore femmineo, che sta « nel centro di ciascuno, possiede tre gobbe nettarifere epicarpidiali. e Nei circostanti fiori maschi il nettario è un disco crociforme ». | Baillon (*) relegando dipoi le Buxacee nella famiglia delle Celastracee mantiene ivi pure il suo dubbio sulla natura del corpo centrale .chia- mandolo ancora « gynécée rudimentaire? » . E come rudimento d'ovario è ancora considerato, dopo il Delpino, da Eichler (°) che lo dice « ein discoides Ovarrudiment », da Bentham e Hooker (5), da Luerssen D) e da Pax (9). (5) Le Mic et Decarsne. Traité de Botan., p. 498, 1863. | È) Mixer J. Zuzaceae in De C. Prodr. Syst. EE t XVL p. 1, iy DELPINO F. Ulteriori osservazioni e ba nel regno sica p. ‘300, 30 F. CAVARA Gli autori (!) del Compendio della Flora italiana cosi lo definiscono: « Al posto del pistillo un corpo fatto a tronco di piramide quadrilatera colla base in alto e ghiandoloso ». . Noto infine ehe di questo corpo centrale dei Buxus non è fatta pa- rola nei lavori speciali di Corrado Sprengel (°), di Kurr (7), di Meyen, (*), di Hanstein (^ di Martinet (5), di Behrens (7), di Bonnier (°), da me con- sultati e riferentisi ai nettarii od altri organi di secrezione. Da questa succinta rivista bibliografica viene naturale la domanda se l’organo in questione abbia dunque a ritenersi un rudimento d’ovario come la maggior parte dei botanici lo designano, ovvero un organo di ANA secrezione e più specialmente un nettario "florale. Tm Cio é quanto mi proposi di ricercare, prendendo in esame quelle fra le Buxacee che più spiccatamente sono fornite di tale corpo centrale e seguendo le fasi di sviluppo degli organi fiorali fino a fecondazione compiuta. Non avendo pero potuto avere sott’oechio esemplari in fo ritura di Pachysandra e di Sarcococca limitai le mie osservazioni e ricerche ad alcune specie di Buxus e più precisamente a quattro che sono tutte della sezione Eubuxus e cioè: B. sempervirens, B. rosmari- nifolia, B. balearica, B. japonica, B microphylla (°). Seopo delle mie ricerche fu quello di stabilire: 1.° Quanto di vero ci sia nella designazione che si fa di ge, or- pes che esso sia un rudimento di gineceo; (€) Cesari, GipELL: e Passerini. Compendio della Flora ital., Part. IL, p. 249. (3) SprenceL C. Das entdeckte Geheimniss ecc., 1193. i . Č) Kuer J. G. Untersuchungen über d. Bedeutnng d. dea Stuttgart, 1893. : - (S Meven J. F. Ueb d. Secretions-organe d. Pflanze 20 M € J. Ueber d. Organ. d. Harz-u. Vedere in Bot. Zeit, _N. 43 e seg., EE SEN J. Org. d. sécret. d. végét. in Ann. Sc. Nat, D ae, t. XIV, 1872. SEN Benrexs W. J. Die Nectarien d. Blüthen in Flora, p. 2 et seg., 1879. BowwtER G. Les Nectaires in Ann, Sc. Nat., 6 sér., t. 8. p. 1, 1879. 0 Queste due ultime specie le ebbe il nostro Orto dalla cortesia del prof. A. Chinensis e la Saracococca prunifolia, ma disgraziatamente non ci fiorirono | serra. Colgo ea Pr 1 eer Borzi e E ue cui i de > pn di s IL CORPO CENTRALE DEI FIORI MASCHILI DEL BUXUS 3l 2.° Se sia un organo di secrezione e se per la natura del secreto possa essere ascritto ai nettarii. La forma del corpo centrale dei fiori maschili dei Buxus non è esat- tamente quella di un tronco di piramide che abbia la base maggiore in alto, come il Baillon ed altri asseverano, ma invece quella di due piramidi combaciantisi per la loro maggior base; la prima, ossia l’in- feriore che in realtà è un tronco di piramide, è più lunga e serve di piedestallo o di stipite alla seconda o superiore che chiamerò testa del corpo centrale. Le faccie del piedestallo sono scanalate nel loro mezzo, perchè modellatesi sui filamenti’ staminali cui stanno ad intimo con- tatto nel boccio fiorale, ed hanno gli angoli ottusi avendo facoltà di espandersi nel vano lasciato fra ogni coppia di filamenti. Tali faccie del piedestallo tanto nelle parti convesse che nelle concave sono liscie e di colore bianco-gialliccio. Le quattro faccie della piramide superiore presentano un'intaccatura semicircolare rispondente alle scanalature del piedestallo e sono più o meno alveolate, bozzolute e tubercolose, sia per l'impronta lasciata in esse dalle basi delle antere da cui erano compresse nel bottone, sia per le particolarità stesse del tessuto epidermico che le riveste, come ve- dremo in seguito. L'alveolatura di tali faccie può essere così marcata e regolare da presentarsi la piramide superiore ad occhio nudo come ele- gantemente faccettata, come se ne può avere un'idea dalla proiezione . teorica che ne dà la fig. # della tav. II, riferentesi al Buxus japonica B microphylla, ove si notano 16 faccette determinate dalla impronta la- -sciata dalle basi delle loggie anteriche dei quattro stami. Inoltre la super- S ficie di tali faccie della testa del corpo centrale è di un color verde- giallastro e spalmata in certe ore del giorno specialmente, ed in de- terminato periodo, di un liquido vischioso che alla leñte appare sotto forma di numgposissime gocciolette, distribuite assai regolarmente. — La forma come le dimensioni del corpo centrale variano da specie a specie ed in un coi caratteri suaccennati della testa, potrebbero fornire buoni elementi per la sistematica di questo gruppo. Per le specie da me esaminate mi limito a quanto segue: LA F. CAVARA „Nel B. sempervirens il corpo centrale misura circa mm. 1,5 in al- tezza e raggiunge in fiore incompletamente sbocciato quasi la metà della lunghezza dei filamenti (fig. 1); la sezjone della base comune delle due piramidi è rettangolare (fig. 5), le faccie sono assai bozzolute, la linea di unione delle due faccie maggiori è convessa contrariamente a quanto osserva il Baillon che vi vede invece una concavità. Nel B. rosmarinifolia il corpo centrale è più piccolo, non misurando che 1 mm. di altezza, e non raggiunge quasi '/, dei filamenti (fig. 2), 1 sezione della base comune è quasi quadrata (fig. 6), la superficie tuber- colosa. à Nel 2. japonica B microphylla Vorgano in questione è assai grande, ` misura da 2 mm. a 2,5 in altezza ed arriva a circa metà dei filamenti staminali (fig. 3); la sezione della base comume è rettangolare (fig. 7); la testa è tutta faccettata, l’angolo formato dalle due faccie maggiori è una | spezzata e sempre con un rilievo mediano. Nel 2. balearica il corpo centrale è assai ridotto; esso oltrepassa il millimetro in altezza è vero, ma & solo 4/; od '/, dei filamenti (fig. 4), e poi attesa la forma dei fiori maschili che sono schiacciati nel boccio contro l’asse dell’infiorescenza, esso ha forma assai depressa nel senso tangen- ziale, al punto che al momento dell’antesi esso trovasi come costituito da due corpi appena congiunti da sottil lamella per la depressione for- tissima esercitata dai filamenti dei due stami anteriore e posteriore. La sezione della base comune è data da una eroce (fig. 8), la linea - mediana pero della. testa resta anche qui sporgente. | Il corpo centrale, noterò infine, persiste a lungo nel fiore, sopravvive e agli stami, ma perde la turgescenza e la vischiosità, ed assume nella . testa una colorazione bruno-verdastra. Ss «Se si esaminaho infiorescenze di Buxus non appena annunciatesi, ed in sezione longitadinale in modo da colpire nel loro asse due paia di fiorellini , trovasi che lo sviluppo del corpo centrale è assai poste- ` riore à quello degli organi maschili. Esso non si avverte affatto quand , sono annunciati i quattro mamelloni staminali, e solo quando questi s = ‚sono differenziati in filamento ed pr si accenna come Geht, i IL CORPO CENTRALE DEI FIORI MASCHILI DEL BUXUS 33 genza dell'asse, come un disco di lievissimo spessore che subito si mo- | 4 della nella sua espansione contro i filamenti staminali in allora bre- go vissimi e contro la base delle antere; si ha così un cuscinetto a quattro TERME | angoli ed una sporgenza nel mezzo; tale cuscinetto, insomma, prende È forma essenzialmente dai filamenti staminali e dalla base delle antere entro ed a contatto de’ quali accresce, eppero esso presenta delle escava- zioni ove tali organi sono prominenti, e delle sporgenze in corrispondenza dei vuoti da essi lasciati. Tale forma di cuscinetto il corpo centrale la mantiene a lungo nel bottone e si può dire fino al momento che i tepori primaverili risve- gliano l’attività generale della pianta. In allora, seguendo giorno per giorno i bocci fiorali, si osserva che ad ogni loro percettibile incre- mento di mole, risponde nell’ interno un aumento di volume del corpo centrale, il quale sempre mantenendosi ad intimo contatto cogli organi circostanti va gradatamente assumendo la forma piramidata che lo ca- ratterizza. Non si può fissare con determinatezza l aumento in altezza del corpo in relazione ai tempi successivi, perchè ei sono fattori mol- teplici di variazione anche nella stessa pianta, e cioè l'esposizione, le -condizioni e vicende climatiche, il posto occupato dai fiori nei glome- ruli e dai glomeruli nei rami, ecc. ecc. Il fatto che ho potuto fissare è questo che fino a quando non si osserva la minima separazione dei se- pali all’ apice del fiorellino, si ha sempre nell' interno la superficie su- periore del corpo centrale a contatto delle antere. Aumentando ancora il corpo centrale, le antere sospinte per vis a posteriori determinano il distacco nei pezzi del calice ed escono in parte, raccolte in gruppo, da quest'ultimo. Ne segue allora la distensione dei filamenti staminali, la loro divaricazione dal corpo centrale, in una parola l’antesi. Cirea la struttura di questo corpo, il Baillon, come abbiamo visto, i limitò a dire che esso non ricorda per niente quella del pistillo, e che il corpo centrale è composto di cellule. Se ci riferiamo al Buxus sempervirens troviamo che egli ba in gran parte ragione. Infatti se esaminiamo anche a completo sviluppo il corpo centrale del B. sem- pervirens rileviamo che esso fin dalla sua base à eostituito di elementi : 3. Malpighia anno VIII, voL VIII. 34 F. CAVARA cellulari (v. fig. 10, tav. II). Questi variano peraltro e nella forma e nelle dimensioni nelle diverse parti del corpo. Sono delle cellule al- . lungate, strette, abbastanza uniformi nella parte columnare dell'organo (fig. 14); hanno pareti sottili, senza particolarità aleuna di struttura, ed un contenuto che è del protoplasma non tanto denso, con disposi- zione a briglie dalla parete verso il nucleo, il quale é vistoso e fornito di nueleolo; vi sono inoltre goccioline oleose che si raccolgono spesso in massa sferoidale, rifrangente. Nella parte superiore, allargata del corpo, le cellule sono più piccole, poligonali e disformi, fanno cioè da un lato transizione con quelle dello stipite e dall’ altro colle epi- dermiche da eui sono limitate. Hanno esse pure parete esilissima (fig. 13), - ma il contenuuto loro à assai più denso e granulare, più bruniccio di quello delle cellule suddeseritte, fornite di grosso nucleo e cogli stessi inelusi delle prime. Le cellule epidermiche che rivestono il corpo, sono S allungate nella parte columnare, ed isiodiametriche in alto, ivi la pa- rete esterna, alquanto convessa è un po’ ispessita e con piccoli rilievi che in sezione tangenziale (fig. 11) si rivelano per strie d’ ispessimento. con andamento tortuoso (fig. 12), e dal modo come si comporta coi reat- tivi, clorojoduro di zinco S?O*, acido cromico, idrato di potassio, fuesina, cianina (!), detta parete esterna si rivela cutinizzata; le altre pareti sono invece sottili. Il contenuto delle cellule epidermiche è molto ana- - logo a quello delle cellule ipodermiche or ora descritte. L'epidermide ` della testa del corpo centrale è riecamente fornita di stomi i quali hanno forma analoga ma più ridotta di quella delle foglie dei Buxus, le due cellule stomatiche sono alquanto in basso, e limitano un’ apertura rela- tivamente grande; esse non sono sempre regolari, ma piuttosto angolose (fig. 11) ed il loro contenuto è dato da goccie oleose, meno grandi però, che negli stomi delle foglie e talora anche mancanti; la camera a respiratoria è assai ridotta e talora veramente mancante, onde l’aper- TN tura comunica direttamente col parenchima ipodermico. Va notato che n stomi in ue SE sono incavati nel tessuto epidermico, onde Rie E" Mi servì egregiamente la cianina secondo la RER di ZIMMERMANN ai pe prora POSA p. 151. — [o 1892). noto ee delie serie. IL CORPO CENTRALE DEI FIORI MASCHILI DEL BUXUS 35 ne risultano tante foveole che da una parte contribuiscono alla inegua- glianza della superficie dell’ organo e dall’ altra trattenendo il liquido che viene in certi momenti secreto, dànno ragione delle numerosis- sime goccioline regolarmente distribuite che in esso osservasi in dati momenti. Senza entrare ora in più minuti particolari circa il contenuto delle cellule delle varie parti del corpo centrale, il che farò più avanti, da quanto si è detto sulla struttura appare che in realtà questo organo, nel B. sempervirens, è essenzialmente cellulare. Del tutto simile strut- tura riscontrasi nel corpo centrale del B. rosmarinifolia e nel B. ba- learica. Una variante invece, di notevole interesse, me l'offerse il Buxus Japonica 8 microphylla. Questa specie presenta spighette raccorciate come il B. sempervirens, spesso mancanti del fiore femminile (il ehe si avvera, del resto, non di rado anche nelle altre specie) ed il corpo centrale vi è, al momento dell'antesi, vistosissimo. E il più grande, come già digsi, di quelli da me esaminati, e colla testa tutta faccettata, con aspetto, quasi direi cristallino, e per ciò stesso assai appariscente. Una se- zione longitudinale di questo organo fa vedere nella sezione columnare, di mezzo al parenchima a cellule allungate, due serie di fascetti fibrova- scolari (fig. 15), in continuazione di quelli del peduncolo e che dalla base si portano, riducendosi sempre più di elementi, fin quasi sotto al tessuto - a cellule poligonali della testa del corpo. Essi sono costituiti da pochi vasi spirali, che in alto divengono delle semplici tracheidi, circondate da cellule allungate e senza tubi cribrosi. In sezione trasversale detti fasci nella parte inferiore si mostrano collaterali, col libro all’ esterno e lo xilema all'iuterno, ed in alto vi si nota una certa tendenza a di- venire centrici, in quanto vi si manifestano dalla parte interna del legno ` degli elementi con caratteri identici a quelli del libro esterno (fig. He Questa tendenza osservasi massime nella porzione superiore della par columnare là ove i fasci sonosi diradati e non costituiscono più im serie continua. Per meglio chiarire questo fatto, ed anche per vedere di se vi era una qualsiasi analogia con quanto si verifica nell’ organo fem- minile di cui il corpo centrale viene da tanti ritenuto un vestigio, ho voluto seguire il percorso. di tali wt fibrovascolari, valendomi del D 36 F. CAVARA Ora mentre nel fiore femminile i fasci costituiscono nel peduncolo fiorale un quadrilatero il quale presso la base dell'ovario dopo aver fornito rami alle bratteole ed ai sepali, ridotto in numero di ele- menti, si dispone in triangolo per innervare le tre foglie carpellari, nei fiori maschili invece abbiamo che nel peduncolo, per essere questo de- depresso contro l’asse dell’infiorescenza, i fasci iu numero da 28 a 32 sono disposti in figura di rombo che ha l'asse maggiore nel senso della maggiore depressione (fig. 17) e dopo essersi impoveriti per innervare bratteola e sepali, non si arrestano eome nel B. sempervirens, rosma- rinifolia, balearica, di sotto all’ organo centrale (fig. 10), né cambiano orientazione come avviene nei fiori femminili del 2. japonica ma, manten- gonsi disposti in quadrilatero e più precisamente in rettangolo (fig. 18) inseguito all’ essersi reso libero l organo innervato. Tale disposizione tetramera non si converte affatto in trimera, risalendo la colonna del corpo centrale, solo che impoverendosi sempre più i fasci dei due lati maggiori del rettangolo fibro-vascolare, cioè quelli corrispondenti alla mgggiore compressione dell’ organo, si finisce per avere in alto due soli gruppi od archi di fasci, talora con uno o due fascetti intermedii ed alla base della piramide superiore si ha solo un fascetto o due per ogni lobo. Gli è in questi fasci residuali della parte superiore del corpo centrale che si osserva la disposizione quasi centrica di detti fasci. Dal percorso dei fasci fibrovascolari del corpo centrale dei fiori ma- schili nel Buxus japonica qui sopra enunciato, paragonato con quello dell'organo femminile, devesi adunque escludere in modo assoluto che quello possa essere un rudimento di questo, e ciò poi a fortiori per _ quelle specie nelle quali detto corpo centrale è di costituzione pretta- mente cellulare, mancante perciò di caus determinatezza od indivi- EE anatomica. IL CORPO CENTRALE DEI FIORI MASCHILI DEL BUXUS 37 3 e 2 porta naturalmente a considerarlo come un organo di secrezione, e dalla % natura del seereto si deve poter giudicare a quale ordine di organi se- cretori va ascritto. A tale scopo ho istituito una serie di ricerche isto- chimiche che qui riassumerò brevemente, e per le quali mi sono ser- vito eontemporaneamente di tutte quattro le specie di Buxus summen- kb zionate, che sotto questo punto di vista non mi presentarono invero e differenze notevoli. Impiegai prima di tutto il liquido di Fehling prepa- : rato di fresco, praticando di preferenza delle sezioni longitudinali del | corpo centrale, come quelle che meglio ne mettevano sott'ocehio tutte E : le regioni in un colla parte gi asse su cui s'inserisce l'organo in que- stione e le adiacenti appendici, e meglio poteanmi far vedere ove ci aveva localizzazione di certi corpi, o se avveniva migrazione di questi nelle diverse fasi della fioritura. La soluzione di Fehling mi rilevò distintamente la presenza di idrati di carbonio del gruppo dello zucchero (glucosio) per l'abbondate precipi- tato giallo o giallo-rossastro che si manifesta nella sezione dopo avere esposto per breve tempo il portaoggetto alla lampada. La quantità però di questo zucchero varia, come già il Bonnier ha dimostrato per tanti Li altri nettari, per diverse circostanze e principalmente a seconda del grado di sviluppo dell'organo e del tempo nel quale si fa l'osservazione. La sua presenza comincia ad avvertirsi quando si manifesta la diva- ricazione dei sepali ed il gruppetto delle antere è quasi per intero eserto; abbiamo visto infatti che in tale stadio il corpo centrale è quasi appieno formato; allora infatti il liquido di Fehling reagisce col con- tenuto delle cellule del parenchima ipodermico, benchè in non forte mi- sura. La quantità di precipitato che va producendosi, aumenta man mano che si effettua l’antesi, è massima durante l’antesi, e si riduce poi fino a scomparire dopo l’ avvizzimento degli stami, cioè dopo avvenuta la e pii precipitato aleuno nei tessuti del corpo centrale o solo alla base di questo, e degli organi ancora aderenti. Si può seguire passo a passo la migrazione di questi idrati valendosi appunto di questa reazione, che li rende manifesti all’: apice dell'organo nel momento dell'antesi, m nella prie columnare ed infine alla base. fecondazione. Quando sono caduti gli stami il reattivo suddetto non dà | * e * xu ` D FF. CAVARA . : Questi fenomeni possono anche avvertirsi nelle diverse ore di una = giornata, avendosi un maximnm al mattino ed una quantità decrescente e o meglio uno spostamento graduale specialmente dopo mezzogiorno. Altro reattivo che risponde bene è quello di Trommer, pero meno ef. fieacemente del precedente per localizzare bene il fenomeno. Il Bonnier (') consiglia poi l'aleole assoluto p>r mettere direttamente in evidenza la ricchezza in saccarosio del tessuto nettarogeno, per la presenza di cristalli stellati che appaiono nelle cellule con questo rea- gente. A me non riesci di vedere tali cristalli formarsi, adoperando l'aleole assoluto. D'altra parte anche l altgo metodo da ud suggerito per la ricognizione del saccarosio, servendosi dello stesso liquido di Fehling non diede risultati confortanti, il che vorrebbe dire che nel corpo éen- trale dei Buxus è in prevalenza il glucosio nel momento della secrezione. Avvertito in tal modo lo zucchero, il che dice della natura dell’ or- gano escretore, che si tratti cioè di un grosso nettario, volli vedere se * x il contenuto delle cellule di questo corpo rispondeva in tutto a quello delle cellule dei nettari studiati, per cio che riguarda specialmente il ' cosidetto metaplasma di Hanstein. Ho detto più sopra parlando della i struttura del corpo centrale del Buxus sempervirens che di sotto alla . epidermide vi é un tessuto ad elementi poligonali alquanto dissimili, almeno nei loro limiti, dagli adiacenti, e che è caratterizzato sopra- ` . tutto pel contenuto assai denso, fortemente granulare e giallo-bruniecio 3s delle sue cellule. Questo contenuto risponde esattamente al cosidetto metaplasma rieco di sostanze idrocarboniche di Behrens (*) che si ri- vela diverso dal protoplasma delle cellule comuni pel modo di compor- ` i tarsi ai reagenti e sopratutto alla tintura di anilina, secondo la Si * di Hanstein (3), colla quale esso dà una colorazione rosso-scarlatta. E ` tale diversa colorazione la si avverte nello stesso corpo De ‘dae parte. superiore, chiamiamola pure nettarogena, colla inferiore, e non solo per dues ete Vitara x MK ma anche e modo p IL CORPO CENTRALE DEI FIORI MASCHILI DEL BUXUS 20 debole di reagire col jodio, col joduro di potassio, col reattivo di Millon, coll’ acido nitrico, ecc. Devo infine notare che nelle diverse fasi in cui avviene il fenomeno È della secrezione non si avvertono in nessuna parte del corpo centrale | grani d'amido, mentre il jodio li mette in evidenza nell'asse fiorale e nelle appendici. Ciò sta a dire che l'amido subisce le varie trasforma- zioni fin dalla base dell’ organo, e che nel tessuto nettarogeno o pa- renchima ipodermîco esso, sotto forma di glucosio, prende parte alla composizione del metaplasma. Da quel che precede viene data non dubbia conferma a quanto aveva enunciato il Delpino, che cioè il corpo tetragono interstaminale dei Buxus sia un vero e proprio nettario. Io stesso ho porto la mia atten- zione al fenomeno biologico della impollinazione, e pur ammettendo col . . Delpino che gli insetti visitatori del Buxus sempervirens sono ditteri ed apiarie, parvemi ehe fra i primi il maggior numero sia dato dalle pic- cole mosche, onde il nettario dei Buxus sarebbe, stando alle mie os- servazioni fatte a Pavia, piuttosto micromiofilo, e che d'altra parte le apiarie sieno attivissime visitatrici, perché ovunque, anche in siti a.a -* = lontani da alveari, vidi numerose api sul bosso passare diligentemente in rivista i diversi flori di una spighetta e le spigheite di un ramo, portandosi quasi esclusivamente sui fiori maschili. Da questo studio sul corpo centrale dei fiori maschili dei Buxus, che esteso alle altre Buxacee che ne sono fornite, avrebbe forse potuto por- gere elementi per osservazioni di natura sistematica e per la filogenesi del gruppo, parmi poter venire a queste conclusioni: -P Che contrariamente a quanto & affermato nei libri di sistematica Ze di morfologia fino ai di nostri, il corpo centrale dei Buxus non è | punto un rudimento d'ovario, perché di questo organo non ha nemmeno ne' suoi primordi né la forma né la struttura. i È 2° Che, come il Delpino lo aveva fin dal 1875 definito, esso è un nettario, un apparecchio zoidiofilo che serve alla impollinazione. L’ e- missione del nettare avviene per la via degli stomi. 3° Che per la sua mole e pei rapporti che esso serba negli organi fiorali poe durante il suo ce sr esso ha inoltre una non 40 D dubbia funzione meccanica, quella di concorrere potentemente all'antesi dei Come corollario della seconda di queste conclusioni e contro la sen- tenza del Bonnier (') « che i tessuti nettariferi sieno essi fiorali o estra- fiorali, secernino o no liquido, costituiscono delle riserve nutritive spe- ciali in relazione diretta colla vita della pianta » aggiungerò che è difficile, per lo meno, spiegare che le riserve di questo corpo centrale possano sempre servire allo sviluppo ed incremento dell’ovario e del frutto nei Buxus nei quali, come é noto, oltre le speci» dioiche, si hanno nelle monoiche rami fioriferi interi fra i cui gruppetti di fiori non si osserva un solo fiore femminile. A che serve quest’ enorme riserva ? e S GG » H kent F. CAVARA fiori maschili. D Dall Istituto Botanico di Pavia, 26 Marzo 1894. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA Il. . Fiore maschile di Buaus sempervirens, dal quale è stato levato il calice ed uno per lasciar vedere meglio il corpo centrale 4. Idem di Burus rosmarini oli Idem di Buzus pd ei 8 microph ylla. ns di Busu ri 8. Proiezioni teoriche delle teste dei en SE centrali. Seriöne EE di giovane bottone di Burus sempermrens cou nizio a. 1 K Sege See dE are stessa specie: dopo l'antesi, sezionato per lun ove vedonsi alla base le cicatrici f. f. lasciate dai filamenti MERI. miis d fasci fibrovascolari che terminano alla base del corpo, senza Ber. * kel © 11. Epidermido della testa del corpo medesimo, con stoma e cellule a pareti 4 12. ue rh ee per far vedere uno stoma, sotto le cui cellule sto- ` matiche $. vi ha una piccolissima camera respiratoria. d lico rog u : à 15. Corpo ‘centrale e del yaus. japonica per “mettere in i edidi i fasci fibro- — inn o la = fascetti in er ee del corpo suddetto all'estremità dello | È ipite. ; 17. Sezione teorica trasversale de del pelo nel fiore maschile del Ride ponica, per far vedere ne dei fasci Fate rovascolari. m Orientazione dei ret "A Krieg del pren trale. o Mem o a metà del medesim 20. ra - all'estremità dello stipite ossia alla base della. , ove ee per ogni grande lobo un solo fascetto e P delle È line e pu CRT, e che EE i resti di altri ‘fasci che henno p duto o gli elementi xilematici. | NOTIZIE SULLA VEGETAZIONE RUDERALE 4l Notizie sulla vegetazione ruderale della Città di Bologna — per Lucio GABELLI. Lo studio della vegetazione dei luoghi abitati à importante per due motivi: esso infatti serve ad illustrare una speciale e curiosissima sta- zione botaniea, ed in pari tempo ci porge un mezzo per constatare, se- guire cronologicamente ed alle volte prevedere l’ introduzione di nuove specie nella flora di un dato paese. Poco è stato scritto, sinora, su tale argomento, come appare dalla lista seguente che contiene tutte le opere speciali, che sono a mia co- gnizione, riguardanti la flora ruderale. A. Gomax. Una decuria, e più, di piante raccolte od osservate entro la città di Verona. Nota di A. Goiran. 10-8-1893 (Nel Bol- lettino della Società bot. ital.). A. SEBASTIANI. Enumeratio plantarwm sponte nascentium in ruderibus Amphitheatri Flavii, autore Antonio Sebastiano. 1815. PanaroLus. Plantarum amphitheatralium (i. esin amphitheatro Vespa- siani Romae sponte crescentium) catalogus. Romae 1652. 4. I. VaLLor. Herborisations dans les rues de Paris (in Dallet. Monde des savants che XIX"* siécle. Paris, 1889). P. Jourpax Flore murale de Tlemcen (Algeria). » » » d'Alger. » » ruderale de Vichy. Nel presente lavoro non si è tenuto conto, per mancanza di mate- riale, delle crittogame inferiori (Muschi, Alghe, Licheni e Funghi) per le quali rimane ancora insoluto il problema se presentino, o no, modi- ficazioni in rapporto all ambiente ruderale. Tali modificazioni, però, ancor esistendo in alcune di tali piante, non è da credersi possano mai raggiungere D entità che le piante superiori nelle loro modificazioni presentano: la maggioranza poi delle crittogame inferiori è da credersi rimanga indifferente a tale ambiente essendovi il loro EE già | c sufficientemente adattato. D ec * SEN 42 = LUCIO GABELLI Le notizie sulla vegetazione ruderale della città di Bologna esposte nel presente catalogo, sono ricavate: 1. dall’erbario all'uopo formato a cominciare dal giugno 1892 dallo scrivente; 2.° da alcuni esemplari raccolti da varie persone e in diversi tempi anteriori al giugno 1892, esistenti già nell’erbario del signor G. B. Mattei ed ora intercalati nell'erbario speciale della città di Bologna, già citato; 3.° dalla Flora della Provincia di Bologna del prof. Girolamo Cocconi; 4.° da una lista manoscritta contenente piante raccolte od osser- vate in Bologna dal signor G. E. Mattei. CATALOGO SISTEMATICO. Non tutte le specie appartenenti a flore ruderali arrivano a fiorire ed a fruttificare: è quindi importante notare quali specie si limitino al solo periodo vegetativo (ciò che indico con fg.), quali arrivino a fiorire (fg. f.).e quali riescano a fruttificare (fg. f.. fr.) Quando, oltre che da me, una data specie è stata rinvenuta da altri, e quando lo è stata solo da altri, ho Erbe importante il notarlo, fornendo, tali indica- zioni, un dato di grande valore per valutare la costanza con cui le. varie specie si presentano nella flora ruderale bolognese, giacchè la“ t data delle osservazioni non mie è anteriore a queste di circa una die- cina d'anni e forse più. E quasi superfluo il notare che ho studiate so- ES lamente le località puramente e propriamente ruderali: gli orti, i giar- | dini, i parchi sono quindi del tutto fuori del cerchio delle mie ricerche, e così pure qualunque località che presenti una vegetazione prativa. | La vegetazione poi delle mura della città, dei terrapieni interni che le F rinforzano, e delle fosse esterne che le circondano, è certo molto inte- ressante, formando un anello di congiunzione tra la flora veramente i ruderale, mace riale, e quella di molte altre stazioni, tra eui noto prin- cipalmente la prativa: ma io non la prendo ora in considerazione per- chè non è propriamente ed in tutto ruderale, e perchè richiederebbe uno studio rex me per mancanza di materiale, ora non mi dale NOTIZIE SULLA VEGETAZIONE RUDERALE i 43 | sibile intraprendere: cito solamente due specie prettamente murali (Capparis rupestris (Sbth. Sm.) e Antirrhinum majus L. sp. 617) tro- vate per ora solo nelle mura della città, ma che con tutta facilità si = . potrebbero rinvenire sulle mura degli edifizi bolognesi. Seguesi l’opera « Genera Plantarum » di G. Bentham et J. D. Hooker. Ranunculus lanuginosus L. sp. 554, fg. » velutinus Ten. fl. nap. pr. app. 5, p. 17, fg. » bulbosus L. sp. 554, fg. Papaver Rhoeas L. sp. 507, fg. f. fr. Questa specie pur riuscendo a fruttificare, colla poca frequenza con cui si nota in città e colla sta- tura minore che assume, mostra di soffrire per la poca umidità del suolo e per la sua poca fertilità, giacchè tale. specie arvense, d’origine orientale, come moltissime (se non tutte) altre specie arvensi, richiede per il suo massimo sviluppo un terreno fertile e bastevolmente umido, come è appunto, in generale, il terreno campestre e come non lo è, in | generale, il terreno delle stazioni ruderali. Chelidonium majus L. sp. 505, fg. Arabis Thaliana L. sp. 665, fe. f. fr. Cardamina hirsuta L. sp. 665, fg. f. fr. (Anche Mattei). Draba verna L. sp. 642, fg. f. fr. - Sisymbrium officinale Scop. Fl. carn. II 26, fg. f. fr. Sinapis alba L. sp. 668, fg. f. fr. Di questa specie si osservano spesso ` belli esemplari nani bene in fiore ed in frutto. Erucastrum obtusangulum Rehb. fg. Questa, come varie altre specie ira cui il Sisymbrium officinale Scop. carn. II 26 (tipicamente ma- ceriale), non si vede entro in città che raramente ed in esemplari non troppo belli a cagione del suolo troppo misero (sia in qualità che, e più, in quantità) che non riesce ad alimentare specie come questa olto voluminose. Diplotaxis muralis DC. Syst. II 634, fg. f. fr. > Capsella Bursa-Pastoris Moench. Questa specie deve la sua grande diffusione in città all essere introdotta d'anno in anno in gran copia dai dintorni in cui è frequentissima e copiosissima nelle stazioni ma- i: entro in città si riproduce spessissimo e sebbene gli esemplari D * 44 LUCIO GABELLI cittadini non siano troppo floridi rispetto a quelli delle stazioni mace- riali cireostanti a Bologna, pure dal polimorfismo che in questa assume è da ritenersi specie veramente ruderale. Oltre la forma tipica che non si trova mai in florido stato, nia che pure arriva a fruttificare quasi sempre, si nota la var. & integrifolia (Schlechtend fl. berol.) in bellis- simi esemplari, in fiori e frutti: tale varietà è però rara ed io l'ho raccolta una volta; la var. è coronopifolia (DC. Syst. 2.384) frequentis- simamente in belle rosette, benissimo adatta a vivere tra sasso e sasso nelle piazze, non arrivando pero mai a fiorire; ed infine è importante una varietà nana (da 3 a 10 cm.) che sempre fiorisce e fruttifica be- nissimo; tale varietà che credo derivata dalla specie in seguito all’ a- dattamento ruderale è frequente, é stata raccolta ancora dal signor G. E. Mattei nel marzo 1883, e con tutta probabilità è stata notata in Bologna sino dal principio di questo secolo, vedendola dipinta in una raccolta di acquarelli di quel tempo di cui ora mi occupo per la parte storica. . Senebiera Coronopus- Poir. fg. f. fr. (Solo Cocconi). Lepidium ruderale L. sp. 645, fg. f. fr. Questa specie rimpiazza nelle Le stazioni ruderali il congenere L. graminifolium L. proprio delle stazioni de maceriali. L'ho rinvenuta solo in una località (piazza Rossini). er Capparis rupestris Sbth. Sm. fg. f. fr. (Solo S ME: Reseda odorata L. fg. f. (Solo Cocconi). Viola odorata L. sp. 934? fg. Cerastium vulgatum L. sp. ed. II 627, fg. £. fr. Ss campanulatum Viv. ann. bot. I, 2, 171, fg. f. Stellaria media Vil. Dauph. HI, 615, fg. f. fr. » B major (Koch.) fg f. (Solo Mattei). ` » y apetala (Ucria) fg. f. (Solo Mattei). Arenaria serpyllifolia L. sp. 423, fe. f. fr. » Y tenuior Koch. fg. f. fr. Più comune della specie essendo. più adatta all'ambiente ruderale. | Alsine tenuifolia Crantz. inst. II, 407? fg. Sagina procumbens L. sp. 198, fg. f. fr. (Anche Mattei). Ho aora tale Hee in una sola località: ivi es aio crederei che: sia ug: D NOTIZIE SULLA VEGETAZIONE RUDERALE 45 giormente diffusa di quello ehe le mie raccolte tenderebbero a provare. L’ Alsine già citata è stata trovata nella stessa località di questa specie, e solo nel primo stadio di sviluppo: la determinazione è quindi incerta E e le piccole numerosissime pianticelle ascritte all’ Alsine forse potreb- bero essere una seconda generazione dl Sagina, giacchè questa aveva le eas:ule mature e la disseminazione era già avvenuta. Credo indiscuti- bile che tanto la Sagina che l’Alsine e l'Arenaria sieno introdotte coi carri carichi di fieno, legna, fasci, eco. Polycarpon tetraphyllum L. fil. suppl. 116, fg. f. fr. (Anche Cocconi e Mattei). Questa specie schiettamente ruderale assume spesso una forma depressa, raggiante, adattatissima a vivere nelle piazze senza essere dan- neggiata dalla calpestazione. Portulaca oleracea L. sp. 445, fg. f. fr. (Anche Mattei). Si notano tre forme di questa specie che sì bene s’ adatta all’ ambiente ruderale: una forma latifolia in esemplari mediocri (che suppongo ess»re la va- rietà Sativa sfuggita alla coltura), una forma microfilla a foglie estre- mamente piccole e quasi cilindriche (mentre la prima le ha piane), ed una forma intermedia in esemplari spesso molto grandi con foglie di _ mediocre grandezza, in generale, altre volte con rami microfilli. Rara- mente ho rinvenute mescolate assieme in una stessa località queste tre forme: la forma latifolia poi è quasi sempre solitaria, mentre le due altre sono alle volte mescolate assieme. Nelle tre forme di Portulaca trovasi spesso sulle foglie e sul caule il Cystopus Portulacae (DC.) Lév. Althaea rosea Cav. diss. II, 91 fe. Malva intermedia Coce. e Cug., fg. Geranium molle L. sp. 682? fg. » dissectum L. sp. fl. suec. 242? fg. » pusillum L. sp. ed. II, 957 (vel columbinum L. sp. 682?) fg. Oxalis corniculata L. sp. 435, fg. f. fr. (Anche Mattei). Questa specie è bastevolmente adatta per vivere in località ruderali, purchè non troppo calpestate. TI RD a de | Ailanthus glandulosa Desf. fg. Rhamnus Alaternus L. sp. 193, fg. ; -— AE Y LUCIO GABELLI Vitis vinifera L. sp. 202, fg. Si spiega la grande frequenza di questa specie in Bologna coll’uso universale de’ suoi frutti, i cui semi vengono poi insieme ad altri avanzi ed immondizie sparsi per le vie e vi riman- gono in gran parte, in grazia della lor minutezza, anche dopo la puli- tura che viene periodicamente fatta nelle vie stesse. Medicago lupulina L. sp. 1097, fe. f. fr. (Anche Mattei) specie suf- ficientemente ruderale: fruttifica bene: non è però frequentissima. Medicago sativa L. sp. 778, fg. Melilotus . .. . 2 fo. Trifolium arvense L. sp. 769, fg. f. fr. » procumbens L. sp. 1088, fe. f. » nigrescens Viv. frag. ital. 12, fg. f. » repens L. sp. 767 fg. f. Ho raccolto anche un esemplare ` teratologieo avente una foglia con 4 foglioline. Trifolium pratense L. sp. 1082, fe. f. » var. atropurpureum? fg. Lotus corniculatus L. sp. 775, fg. f. » tenuîs Kit. in Willd, en. 797, fg. . Coronilla scorpioides Koch Deut. Fl. 5, vi fg. ‘Onobrychis sativa Lam. fl. fr. II, 652, fe. : Phaseolus vulgaris Savi, fg. CR Prunus Cerasus L. sp. 473, fe Rubus s; T ig. Fragaria vesca L. sp. 494, fg. Potentilla argentea L. fg. f. » reptans L. sp. 499, fg. f. (aglio Mattei). Poterium Sanguisorba L. sp. 994 ex p. (Anche Mattei). = | Eriobotrya japonica Lindl. fg.. Questa specie è stata introdotta iso" | a stesso 1 modo della Vite, del Ciliegio, Fagiolo, Rovo, Fragola e tante altre _ à specie: non é perd frequente come queste, essendo di altro clima (simile ` : E clima della regione mediterranea) e di patria molto diversa e non S : coltivandosi con grande intensità. | Sempervivum tectorum L. fg. (Solo Mattei). Questa specie è tipica ( dei tetti, n ma a causa à della frequente lire che si fa ad essi è molto ‚rar NOTIZIE SULLA VEGETAZIONE RUDERALE 47 Cucumis Melo L. fg. Citrullus vulgaris Schrader. fg. Egopodium Podagraria L. sp. 265, fe. Dancus Carota L. sp. 242, fg. f. Caucalis daucoides L. sp. 241, fg. Specie dubbia per Bologna. Vaillantia muralis L. sp. 1490, fg. Specie dubbia per Bologna. Galium Aparine L. sp. 108, fg. f. fr., forma nana. » lucidum AM. 1774? (Vel verum L. sp. 107?), fg. Galium vernum Scop. earn. I, 99? (Vel rotundifolium L. sp. 108?) fg. Valerianella carinata Lois. fg. f. fr. (Anche Mattei). » Auricula DC. fg. f. fr. (Anche Cocconi). Bellis perennis L. sp. 886, fg. f. (Anche Mattei) Si incontrano an- cora esemplari nani benissimo in fiore. Erigeron canadensis L. sp. 863. (Anche Mattei). Filago germanica L. sp. ed. II, I, 311, fg. f. Achillea Millefolium L. sp. 899, fg. Pyrethrum Parthenium Willd. fg. Leucanthemum vulgare Lam. fl. fr. II, 137. fg. Matricaria Chamomilla L. sp. 891, fg. f. fr. (Anche Mañtei. Ho tro- vàta questa specie quasi sempre in bellissimi esemplari nani, ben fio- riti, ed in ciò è da ammetiersi un bell'esempio di adattamento che forse potrebbe anche essere ereditario in parte. Matricaria suaveolens Linn. sp. 1256, fg. f. fr. (Prof. Federico Del- pino). Tussilago Farfara L sp. 865, fg. Senecio vulgaris L. Sp. 867 fg. f. (Anche Mattei). Carduus 2 a a ? fg. - Cirsium arvense Scop. fg. f. Centaurea nigrescens W. sp. III, 2288, fg. Cichorium Intybus L. sp. 813, fg. f. fr. Lapsana communis L. fg. f. (Solo Mattei). | Picris hieracioides L. tg. Crepis setosa Hall. fil. in Boem. arch. 1796, fg. f. fr. » » integrifolia fg. f. fr. 48 LUCIO GABELLI t HypochAdpEAS ee E Thrincia hirta Roth Cat. I, 98 fg. f. Taraxacum vulgare Lam. fl. fr. II, 113 (1778) fg. f. fr. Questa specie modifica secondo l'ambiente ruderale la forma delle sue foglie renden- dole molto più runcinate e per tal modo facendole a:te a rimanere unite in rosette depresse al suolo e così maggiormente resistere alla calpe- stazione che le danneggierebbe molto qualora rimanessero come nella forma tipica (che si mantiene inalterata o quasi passando dalla stazione prativa alla maceriale) rialzate sul suolo di circa 45 gradi, formando in tal modo una specie di imbuto dal cui centro sorge lo seapo che è eretto, mentre nelle piante viventi in stazioni ruderali è sdraiato al suolo, mantenendosi però la calatide rivolta al cielo. Oltre tale forma ruderale ho rinvenuto in Bologna anche la forma maceriale, a foglie più larghe, più grandi e meno runcinate e non depresse, l'ho però tro- vata pochissime volte, e sempre appoggiata al muro, quindi sufficien- temente difesa dalla calpestazione: fg. — Ho raccolto in piazza Ros- sini alcune rosette di foglie che differiscono da quelle di Taraxacum per avere il lobo terminale subrotondato e non triangolare come è tipico per i J'araxacum e per essere molto scabre (sebbene di rado anche i Taraxacum possono avere le foglie scabre, vedi Koch flora ger- manica ecc.); tali rosette rammentano ancora le foglie dell’ Hypochaeris sp.! da me raccolta in Bologna: ed anche rammentano quelle di Ci- chorium Intybus L. sp. 813. Condrilla juncea L. fg. Lactuca Scariola L. sp. ed. II, 1119, fg. Un esemplare raccolto in. | via Bel Meloro presentava un bell'adattamento alla-stazione ruderale, i d essendo prostrato-raggianti i molti rami laterali, mentre il primario era cortissimo. Però è una specie rara in città. | Lactuca Scariola L. 8 sativa L. fg. : Sonchus oleraceus L. Ho raccolto molti esemplari (quasi tutti in f. od ci in fr.) aventi i lobi foliari acuti e Jie phe rosette colle foglie a lobi js rotondati. - oo S kun Speculum DC. fil. nom. 349, fg. f. Esemplare nano. Re arvensis L. sp ^us, fg. f. TR. LR FEARS D ERU M qu TE NOTIZIE SULLA VEGETAZIONE RUDERALE 49 Anagallis coerulea L. fg. f. (: Kae Mattei). Samolus Valerandi L. sp. 171, fg. f. fr. Esemplari nani. Tournefortia heliotropivides Hooker fv. f. fr. (Anche Cocconi e Mattei). Specie di Buenos-Ayres sfuggita alla coltivazione. Borrago officinalis L. sp. 137, fg. Myosotis intermedia L. K. enum. I, 164, fg. f Lithospermum arvense L. sp. 132, fg. Echium vulgare L. sp. 139, fg. Pharbitis hispida Chois. fg. Convolvulus arvensis L. sp. 153, fg. In città trovasi solo la forma a foglie allungate e strette. Specie comunissima. Solanum Lycopersicum L. sp. 185, fg. Introdotto in città nella stessa maniera della Vite. H Solanum nigrum L. sp. 186, fg. f. fr. Linaria vulgaris Mil. dict. I, fg. » Cymbalaria Mill. diet. 17, fg: f. fr. (Anche Mattei). Specie tipica murale: si dissemiva da sé stessa introducendo i suoi frutti nelle fessure dei muri. e Antirrhinum majus L. sp. 617, B L. fg. f. Mura di Bologna: raccolta sino dal maggio 1882 da L. Giannitrapani. Sfuggita alla coltivazione? Esiste anche la specie tipica. (Solo Cocconi). Veronica Tournefortii Gm. bad. I, 39, fg. f. fr. » hederaefolia L. fg. f. fr. (Solo Mattei). » didyma Ten. fg. fr. (Solo Mattei). » arvensis L. fg. f. fr. (Anche Mattei). Paulownia imperialis Sieb. et Zuce. Fl. jap. I, p. 27, t. 10, x De- terminazione molto incerta. Zappania repens Bert. fg. Determinazione inbertissima: ’erbena officinalis L. sp. 20, fg. f. fr. Ho raccolto esemplari a foglie - larghe ed apice rotondato ed altre a foglie strette (!/, e più della lar- | ghezza della prima varietà rimanendo la lunghezza uguale) ed apice acuto. 2 | Mentha piperita L. sp. 576, fg. Lycopus europaeus L. sp. 21, fg. x 4 anno VIII, vol. vm, | peg Mo, Bot. Garden, LUCIO GABELLI Thymus Serpyllum L. a. suec. 208, fg. Satureja hortensis L. sp. 568, fg. Calamintha parviflora Lam. fl. fr. II, 396, (1778) fg. f. Melissa officinalis L. sp. 827, fg. Salvia pratensis L. sp. 25, fg. Aleune.rosette hanno le foglie trian- golari colla base tronca e l’apice acuto, altre le hanno ellittiche, altre pure avendole ellittiche hanno l'apie» ottusissimo e la seghettatura si complica con una ottusa e grossolana dentatura, altre finalmente hanno la base cuneata, l'apice acuto, il margine dentato grossolanamente ed ottusamente e seghettato. Le rosette a foglie dentate potrebbero forse appartenere alla S. Verbenaca L. sp. 25? Lamium purpurewm L. sp. 579, fg. f. (Anche Mattei). » ampleæicaule L. fg. f. (Solo Mattei). Ballota nigra L. sp. ed. lI, 814, fg. Determinazione un pochino dubbia. Aiuga Chamaepitys Schreb. unilab. 24, fg. f. Plantago media L. sp. 163-fe. f. ` | » Coronopus L. sp. 115, fg. f. fr. Ho raccolto tre esemplari - di questa elegante specie in due località. E stata citata una sol volta per la provincia bolognese: Ia sua comparsa in città è forse dovuta alla coltivazione che allé volte se ne fa negli orti, oppure alla intro- duzione dei foraggi. Plantago major L. sp. 112. fg. f. fr. Esemplari un po’ nani causa il minor nutrimento. Plantago lanceolata L. sp. 164 fg. f. fr. N. Nei prati è più comune la P. media che la P. major: perchè cio? i forse tale fenomeno in relazione colla zoidofilia della P. media e col- SES l'anemofilia della P. major? pero le Plantago non sono, credo, assolu- tamente staurogamiche, ma possono fecondarsi ancora autogamicamente ed allora come si spiegherebbe il fenomeno? è un fatto, d'altra parte, i che in città vi sono pochissimi insetti, mentre il vento non può in ge- ` nerale mancare, ed anzi alle volte è molto abbondante, incanalato, per = così dire, tra le case laterali delle vie. ed Herniaria hirsuta L. sp. 218 fg. f. fr. (Solo A. Baldacci). Mns annuus. L. n t fr. Beila specie ruderale ma rara. Gui NOTIZIE SULLA VEGETAZIONE RUDERALE 5l * Baldacci). Vedasi a proposito di tale varietà l'osservazione all’ Enphorbia chamaesyce. E. Amaranthus viridis L. sp. ed. II, 1405, fg. Molto spesso trovasi nelle J * sue foglie il Cystopus Bliti (Biv.) De Bary. Amarantus deflexus L. mant. 295, fg. f. fr. (Anche Mattei e Cocconi). » albus L. sp. ed. Il, 1404 fg. È Chenopodium olidum Curt. fl. lond. fg. f. fr. » album L. sp. 219, fg. » Botrys L. sp. 219, fg. Roubieva nuda Moq. ann. sc. nat. 2, ser. I, 292, fg. f. fr. Specie americana diffusamente introdottasi attorno a Bologna ed in Bologna E. stessa. È E Atrples < + oar T fg Kochia scoparia Schrad. haloph. 18, fg. f. fr. Phytolacca decandra L. fg. f. fr. (Solo Mattei: in cortile interno sel- ciato N. 6 Via Saragozza, esemplari molto deboli). ` Polygonum lapathifolium L. sp. 360, fg. Specie dubbia per Bologna. » Convolgulus L. fg. f. fr. (Solo Mattei). ` o» aviculare P. fg. f. fr. (Cocconi cita la var. Y depressum ‘ Meisnr). Questa bellissima specie ruderale in Bologna è frequentissima, . copiosissima, ed assume molte forme diverse adattandosi a vivere nelle ` piazze o nelle vie lungo i magazzeni protetti dai muri. Tra le forme erette, adattate ai margini delle vie, aleune hanno foglie larghissime (largh. 6-8 mm., lungh. 25-30 mm.) con guaina lunghe 7-9 mm., inter- nodii 15-20 mm.; altre le hanno strette (2-3 mm. largh., 20-25 mm. ` lungh.) guaine presso a poco uguali o un po’ più corte (6-7 mm.), in- ternodii 8-10 mm.; a queste due forme (tra le quali si notano dei pas- saggi) sono in esemplari piecoli, in generale, arrivando appena all'al- . tezza di 20 cm., sono erette, o un poco sdraiate, rialzandosi nella parte : uperiore dei rami, non sono, specialmente nel caule, così consistenti come le altre forme. Tra le forme erette è ancora da notarsi una forma robusta non mito alta (20-25 cm.) a caule e rami grossi, internodii 15-20 mm., guaine, 6-7 mm, alla base rossastre, foglie lunghe 1-1 fA Em. larghe 4-5 mm. ad apice acuto, di isten eami anriaraa. nan 2 AM. LUCIO GABELLI tale forma é pero rara de da ritenersi forse come una forma casuale avente maggior relazione colle forme depresse che colle erette. Come passaggio tra le forme erette e le depresse, evvi una forma lunga pro- strato-ascendente che vive lungo le vie come I’ Amarantus deflexus. Tra le forme depresse aleune sono fornite di gran copia di foglie che possono essere minutissime o ravvicinatissime (lungh. 5 mm., largh. meno È di 3 mm., internodii mm. 1-2 nei rami ultimi, i soli fogliati) oppure in una elegante forma ma rara sono ovali, grandicelle (lungh. 10-12 mm., larghezza 3-3 !/, mm.) cogli internoidi di lunghezza da 8 a 10 mm.: guaine corte 2-2 !/, mm. come in tutte le forme depresso-raggianti: 1 altre hanno poche. foglie, strette (lungh. 8-10 mm., largh. 1 '/, mm.) guaine come nelle altre forme depresse, intérmedie 20-25 mm.: qui evi- dentemente il caule verde assume la funzione clorofillofora e la pianta tende ad eliminare le foglie guadagnando così in resistenza all'ambiente ruderale. Rumex pulcher L. sp. 336, fg. 3 Euphorbia Chamaesyce L. sp. 455, fg. f. fr. (Anche Mattei). Ho rac- colto tanto la forma tipica che la var. 5 canescens L. Questa specie è certamente ruderale, come la Senebiera Coronopus eppure è rara tanto l’una che l’altra in città: io ho raccolto solamente due esemplari di ‘Euphorbia e nessuno di Senebiera: il Cocconi solo cita questa specie; lHerniaria hirsuta cosi profondamente ruderale à rara ancora fuori di città: come si spiegano tali fatti ? Euphorbia Peplus L. fg. f. fr. (Solo Mattei). Mercurialis annua L. fg. . Ficus carica L. sp. 1059, fg. Questa è una delle poche specie arb | che possano divenire ruderali e precisamente, causa la mole, maceriali. Si incontra frequentissimo (introdotto nel modo stesso della vite) it | città: non arrivando perd causa I estirpazione in parte, ed in causa il pochissimo. humus a crescere molto: però dura più anni a tare contro le cattive circostanze. Urtica dioica L. sp. 984; fg. : Parietaria officinalis L. fg. f. fr. Si trova tanto la var. di x dado et Koch. Deutschl. f. "s à 8) ae sui muri. eh * TRICIA DM EE SENE LY xd E. d B ox Mg = x D ui D ECH E M ISTE Tag 4 Ds Fe SMS. Sei pet ? i OP e och tassato E E È : s : A NOTIZIE SULLA VAGETAZIONE RUDERALE 53 * A erecta (Mert. et Koch. Deutschl. fl. I, p. 827) specialmento lungo le vie ma più rara, giacchè questa è forma piuttosto maceriale. (Anche Mattei i per la vaf. erecta). | Panicum Crus-galli L. sp. 56 fg. f. fr. » miliaceum L. sp. 58, fg. Digitaria sanguinalis Scop. fl. carn. I, 52, fg. f. fr. (Anche Cocconi). Ho raccolto esemplari di questa specie che si adattavano benissimo con- ; iro la ealpestazione (erano in piazza Galilei) erescendo nelle depressioni à tra sasso e sasso, senza elevarsi sopra di questi. Setaria viridis P.B. agr. 51, fg. È fr. Zea Mays L. fg. Anthoranthum odoratum L. sp. 28, fg. f. Alopecurus agrestis L. sp. ed. II, 89, fg. f. Phleum pratense L. fg. f. (Solo Mattei). Trisetum flavescens P.B. agr. 88, fg. f. Avena barbata Brot. fl. lusit. I, 108 (1804), fg. f. fr. Cynodon Dactylon Pers. syn. I, 85, fg. f. fr. In questa specie varia molto la lunghezza défle spiche (non spighette), da cm. 3 a 8 em. Qua e là in Bologna trovansi esemplari con Ustilago segetum Din. Eragrostis pilosa P.B. agr. 71, fg. f. fr. » major Hort. gram. IV, 14, fg. f. fr. (Anche Cocconi). Questa bella graminacea, che si adatta benissimo, come la sua conge- nere già citata, a vivere nelle piazze, presenta un bell'adattamento . contro la ealpestazione in moltissimi esemplari che divengono depressi- . raggianti colla parte fiorifera solamente un poco rialzata. Ho pure rac- m | colto una forma rara (meno di un decimetro di altezza) eretta. | .felerochloa rigida Panz. in reg. Deutsch. II, 170, fg. f. fr. (Mattei ha raccolto una forma quasi afilla). = Sclerochloa dura Beauv. fg. f. fr. (Solo Baldacci). Hellisime specie _ ruderale, adatta a vivere nelle piazze in cui certo non soffre alcun danno dalla calpestazione anche la più violenta. Vedasi a proposito della sua rarità la nota a proposito dell’ Euphorbia chamaesyce. Poa annua L. sp. 68, fg. f. fr. (Anche Mattei). Bromus sterilis L. sp. 77, fg. f£. - SCH mere: 71 Dialipetale, 73 Gamopetale, 30 Monoclamidee, p. Monocoti S LUCIO GABELLI Serrafaleus mollis Parl. fl. ital. I, 393, fg. f. (Anche Mattei). Lolium perenne L. sp. 82, fg. f. fr. » italicum A. Br. Bot. Zeit XVIII, 211, fg. f. fi Hordeum murinum L. sp. 85, fg. f. fr. Ho raccolto solo la varietà B pseudo murinum Tappein. i Asplenium Trichomanes L. fg. fr. (Solo Mattei). » Ruta-muraria L. fg. fr. (Anche Mattei), Tanto Mattei nel | marzo 1884 sui muri esterni della Basiliea di S. Petronio, che io tra le 3 fessure delle pietre in cima alla Torre Asinelli (m. 140 circa, da terra 97) abbiamo trovato una forma nana (2-3 em.): i miei esemplari (non frut tificati) (2 cm.) non uscivano dalle fessure, naturalmente per stare più riparati, ed erano disposti ad ovest. Quelli di Mattei erano più riparati essendo a non più di 2 em. da terra, con ciò si spiega la maggior sat- tura da essi assunta. Il numero delle forme (specie e varietà) raccolte ed osservate entro Ja città di Bologna sale a circa 200: non è possibile dare qui (e cii vale ancora per le flore non ruderali) una cifra Matta; causa la diversa interpretazione che i vari autori danno alle varie forme, ascrivendole alcuni a specie, altri a varietà o persino a variazioni; la cifra espr mente il complesso della vegetazione non può essere che approssimativ ed a renderla sempre più tale concorrono ancora le mutazioni che av vengono nelle flore per l'introduzione di specie o varietà nuove e per la sparizione di altre già esistentevi: nel nostro caso poi tali modifica- zioni sono né lievi nè lente, ma importanti e annuali, per cui tale € subisce notevoli oscillazioni. La media però di tali oscillazioni non | variare di molto, come non può variare di molto l'aspetto generale de E vegetazione: un nucleo di specie veramente ruderali rimane costante ps le. specie avventizie sole oscillano nel loro numero | e qualità, ma à = qui, ripeto, la media. è costante. Le 200 forme della flora ruderale bolognese si distribuiscono com = js Pteridofite. Le. dorer, mancano essendo tutte legnose. ; ie] pare 47. Vediamo ora di confron e NOTIZIE SULLA VEGETAZIONE RUDERALE la vegetazione della città di Bologna eon quella della sua provineia: le relazioni non possono certo maneare. Per tale confronto prenderemo in esame le famiglie più numerose e meglio rappresentate sia nel numero degli esemplari che nel numero delle forme. La flora della provincia bolognese del prof. Girolamo Cocconi ci darà i dati per tale confronto: la limitazione però delle famiglie è secondo il Genero Plantarum di G. Bentham et D. Hooker. Rapporto dei principali gruppi al com plesso delle Piante vascolari della Provincia Bolognese Città di Bologna (Sp. 2000 Gen. 644 Fam. 121) (Sp. 200 Gen. 135 Fam. 47) Composte . . . . 1/8,4 177,1 Graminacee , . . 1/10,3 1/9,1 Leguminose . . . 12,6 1/14,3 Ciclosperme . . . 1/14,3 15,9 Crociere — 7.772. 1/20,4 1/15,4 RowOG C 23 1/22,5 1/28,7 libb. c. |". 14/2300 i 1125 Ombrellifere . . . |. 1/26,0 1/67,0 Scrofulariacee . . 1/30,3 1/28,7 Pteridofite. . 1/45,5 1005 Dichiaro a il motivo che mi ha fatto riunire le Cariofillee , Portulacacee, Paronichiee, Amarantacee, Chenopodiacee, Fitolaecacee, Poligonacee in un sol gruppo: Ciclosperme. I motivi sono stati due: il primo è perché il gruppo è veramente naturale; il secondo perché tale | gruppo naturale offre, almeno nei nostri paesi, il maggior numero di | specie ruderali quali ad esempio: Polygonum, Chenopodium, Roubieva, Amaranthus, Herniaria, Portulaea, Polycarpon, Sagina ecc. ecc. ecc. ge- neri tutti che danno moltissime e bellissime forme ruderali tipiche. Ciò us veniamo al confronto: dall’i ispezione dello ina risulta. e E ax. LUCIO GABELLI D dei 14 gruppi naturali esaminati, 4 hanno rapporti quasi identici sia colla flora della Provincia che con quella della città. Essi sono: Com- poste, Graminacee, Leguminose e Scrofulariacee, i tre primi di questi gruppi sia pel numero delle forme che per quello degli esemplari: nella ` vegetazione cittadina tengono rispettivamente il 2.°, il 3.°, il 4.° posto: nella flora della provincia il l5, 2.° 3.° ciò è molto importante per il nostro confronto. Gli altri dieci gruppi ehe rimangono presentano nei loro rapporti rispettivi aleune discordanze che pero facilmente vengono | spiegate. Le Ciclosperme che nella flora della Provincia occupano il quarto posto, nella flora cittalina occupano il primo: la spiegazione è già stata data facendo notare come per i nostri paesi tale gruppo sia quello che fornisce maggior numero di specie ruderalitipiche: essendo quindi la città di Bologna un complesso di stazioni ruderali è naturale che tale gruppo predomini sopra tutti gli altri. Le Orchidee, Gigliacee, Ciperacee mancano affatto in città e le Ombrellifere, Ranuncolacee e Pteridofite vi sono appena rappresentate, giacchè le due prime famiglie ` si notano solo rarissimamente e in meschinissimi esemplari, sono cioè E assolutamente avventizie, le Pteridofite poi sebbene siano da ritenersi | come già stabilitesi in Bologna, pure per il numero delle specie (2) e per la loro rarità hanno un rapporto tale (100,5) da non poterle ritenere che come un gruppo pessimamente rappresentato. La cagione di tale diseor- danza sta nell'umidità che nelle stazioni ruderali di Bologna è molto defi- ` ciente e che le piante di tali gruppi richiedono in copia. Le orchidee spe- cialmente e le Gigliacee sono piante delicate e il loro modo di vegetazione (tuberi e bulbi) e il bisogno d’ umidità le tiene assolutamente lontane $ dalle stazioni ruderali, specialmente cittadine. Le Ciperacee vivono o in = prati umidissimi o lungo corsi d' aequa, le Ombrellifere ancora sono molto amanti dell'aequa o spesso sono molto voluminose, le Ranuneolacee hanno anche bisogno d'umidità, le Pteridofite richiedono posti riparati . ed umidi quindi rimane chiarito il perché della discordanza dei loro rapporti colla flora cittadina e colla provinciale. Le Croeifere discordono 2 pure sebbene molto meno, ed anche per esse basta la mancanza d'umi- S ege a tenerle lontane dalla stazione ruderale. Le Rosacee danno una Es lanza pue più essa söhbene in parte sia attenuata dal „ NOTIZIE SULLA VEGETAZIONE RUDERALE y AE fatto dell’introduzione di molte di esse per mezzo dell'uomo, fornendo molte di esse frutti commestibili. L'essere spesso piante legnose (Amig- dalee, Pomacee, Rosa, Rubus) e l'avere fiori molto vistosi (Potentilla, Fragaria, Rosa ecc.) sono due fatti che ostacolano la diffusione delle Rosacee nelle stazioni ruderali molto potentemente. La discordanza delle Labbiate in senso contrario alle altre, cioè rimanendo esse più numerose nella flora cittadina che nella provinciale (12,5 per la città, 23,0 per la provincia) è a prîma vista un pò strana: considerando però la poca o niuna diffusione delle singole specie, considerando che molte, la maggior parte di esse non fiorisce nemmeno e che sono piante for- nite di gratissimo odore, appare chiaro la causa della loro maggior fre- quenza relativa: esse vengono annualmente importate dai cittadini che nelle loro gite di piacere nelle bellissime colline bolognesi raccolgono le specie odorose che poi gualeite vengono abbandonate nelle strade di città e di cui qualche seme nella stagione ventura svilupperà una pianta che però spesso non arriva a fiorire, mai poi è capace di stabi- lirsi in Bologna. Qualche specie viene anche coltivata per l’odore (Sa- tureia, Thymus ecc.) e i semi di queste facendosi la coltivazione spesso in vasi nelle finestre, hanno benissimo agio di disseminare la specie per le vie e nelle piazze. Vi sono altri tre gruppi sufficientemente rappresentati nella flora. della città di Bologna: Rubiacee (40,2 per la città, 58,94 per la Pro- vineia) Borraginee (40,2 città; 77,0 Provincia) Plantaginee (50,2 città; 200,4 Provineia) I rapporti di tali famiglie hanno una importanza tem- poranea, quindi secondaria e nel confronto delle due flore non hanno valore: le ho citate solo per completare le nozioni della distribuzione delle varie famiglie nella città, di Bologna. Per l'importanza della diffusione delle singole specie in città hanno il primo posto le Ciclosperme poi le Graminacee, Crocifere, Composte, Serofulariacee, Urticacee e Plantaginee rimanendo superiori*di molto alle rimanenti le Cielosperme e le Graminacee: il perchà é chiaro: questi gruppi hanno specie che si adattano bene a vivere in stazioni ruderali; le Crocifere e le Composte hanno importanza quasi uguale, le Serofu- lariacee e le Hr vengono citate per una cd sola d'ognuno o LUCIO GABELLI * questi gruppi, la Linaria cymbalaria e la Parietaria officinalis amendue ruderali tipiche (murali): in ultimo vengono le Plantaginee colla P. major e lanceolata sufficientemente comuni e adattate alla vita rude- rale la prima nelle piazze la seconda lungo i margini delle vie. La flora della Provincia di Bologna per 2000 forme cirea contiene ` 644 generi e 121 famiglie: quella della città di Bologna per circa 200 forme ha 135 generi e 47 famiglie. La flora della provincia ha quindi in media 3 specie circa (3,1) per ogni genere mentre la cittadina non ne ha che 1,5. La prima per ogni famiglia ha cirea 16 specie (16,56) la seconda ne ha solamente 4 (4,27). La flora della città di Bologna ha quindi il carattere delle flore depauperate (come |’ artica, Y alpina ecc.) ed è naturale che una vegetazione ruderale, specialmente poi ur- bana e non maceriale, abbia tale carattere: essa infatti ha una vegeta- zione più o meno stentata come quella delle alte latitudini, altitudini. dei deserti ecc. e Da questo confronto è accertata l'intima relazione che passa tra la flora della città con quella della provincia di Bologna, relazione affer- mata principalmente nelle concordanze delle tre famiglie più numerose di specie e d'individui nella provincia bolognese e che tali lo sono anche in città, relazione che è ben naturale esista e che era da prevedersi. Non tutte le specie che sono citate nel catalogo antecedente, si sono stabilite nella città di Bologna: molte, tra esse, hanno trovato forti ed insuperabili ostacoli ed introdotte volta per volta in questa sta- zione ruderale non vi perdurano oltre una generazione, spesso non af- rivando nemmeno a fiorire. La delicatezza della loro struttura, la loro mole, i fiori vistosi, il bisogno d'umidità, la natura del suolo, l’ essere facilmente estirpabili e il venir molto danneggiate dalla calpestazione, il non poter subire forti calori e siccità prolungate sono i ‘principali | ostacoli al loro stabilirsi in città. Altre specie vi sono che riescono à . fruttificart bene e si diffondono da loro stesse una volta introdotte: ma | debbono sostenere una lotta gigante contro gli ostacoli sopra enumerati . ed in generale dopo qualche anno dalla loro introduzione in città fin ; | rebbero col soccombere e sparire dalla vegetazione ruderale di quella. e non E tali pie essendo molto frequenti e copiose nei dintorni NOTIZIE SULLA VEGETAZIONE RUDERALE della città ogni anno vengono in abbondanza introdotte nuove sementi che producono generazioni nuove che vengono a prendere il posto delle 7 morenti. Tali specie continuano quindi a lottare coll'ambiente loro sfa- | vorevole e coll'andar del tempo non è assurdo il pensare che, trovando j qualche stazione meno ostile, 0 a poco a poco adattandosi all'ambiente, possano riuscire a stabilirsi definitivamente; tali specie per la frequenza e copiosità colla quale si incontrano e per lo stato sufficientemente 7 buono di vegetazione in cui si trovano possono far eredere, a chi co- i minci a studiare una flora ruderale, si tratti di specie già stabilitevi e adottate all'ambiente ruderale: ma il trovarle in località diversissime d’anno in anno e la loro mancanza nelle località maggiormente esposte alla calpestazione, estirpazione ed agli altri inconvenienti delle stazioni urbane, mette luce nel loro modo di essere. Tali specie formano un pas- saggio dalle specie puramente avventizie alle puramente caratteristiche delle stazioni ruderali; sono importanti da studiarsi per la conoscenza generale della vegetazione ruderale e lo sono pure, per la loro frequenza e copia, nello studio delle singole fiore speciali ruderali. Finalmente altre specie vi sono che sono profondamente adattate alla vita urbana, in città si riproducono copiosamente, vegetano lussuriosamente, sonò nelle stazioni ruderali più frequenti e copiose che nelle altre stazioni; e in quelle assumono molteplici forme, mostrando così la grande ten- = denza che esse hanno a vivere in tale ambiente e la facilità con cui si = adattano alle spe-iali circostanze in eui tale ambiente le pone. Ed é importante notare che fuori delle stazioni ruderali si incontrano meno frequentemente e non presentano quella molteplicità di forme che in queste assumono. Tali specie sono quelle degne di maggiore studio sia quando si consideri in generale la vegetazione dei ruderi, che quando si esamini in particolare una speciale flora ruderale, giacchè queste for- mano un nucleo costante nel tempo. predominante in copia d'esemplari sul resto della vegetazione a cui imprime un aspetto particolare. — |. Ecco qui un elenco delle specie tipicamente ruderali, e di quelle che pur non essendo tali contribuiscono molto sulla vegetazione ruderale della città di Bologna. Ho diviso le varie forme citate in tale elenco — secondo i vari e diversi habitat che o prediligono o assolutamente ri- - - ver tali habitat sono: le piazze in cui le piante debbono adattarsi ; contro la calpestazione: i margini delle vie in cui protette dai muri le : _ piante non temono la calpestazione, non possono pero allargarsi molto erso il centro della via che devi considerarsi qui come piazza avendo gli: stessi inconvenienti di questi: possono invece crescere erette o de- e combenti; i muri ehe richiedono specie più o meno rupicole; i tetti e | tutti i luoghi piani posti in alto che per le condizioni di vento, sole, siccità ecc. nutrono forme speciali. | NOTIZIE SULLA VEGETAZIONE RUDERALE Elenco delle principali specie della vegetazione ruderale di Bologna Specie frequenti Specie costanti e a ae A ; ; " i A Forme Forme plateali Forme stradali Forme murali dei tetti Polygonum aviculare Parietaria offici- Sempervivum| Polycarpon tetraphyllum | — nalis tectorum * aes ma, or pilosa Cynodon Dactylon Portulaca oleracea Senebiera Coronopus * 'Taraxacum vulgare apsella Bursa-pastoris 2 £ antago major Oxalis corniculata Lepidium ruderale Matricaria Chamomilla suaveolens qe um dura * Hordeum murinum Scleranthus annuus * Herniaria hirsuta * p^ Chamaesyce * È E arvensis Lolium perenne Medicago lupulina Digitaria sanguinalis Fre aviculare | Polycarpon tetraphyllum | Sagina procumbens Arenaria serpyllifolia Cynodon Dactylon Hordeum murinum Amarantus deflexus Chenopodium olidum Roubieva multifida Verbena officinalis Plantago lanceolata Tournefortia heliotro- pioides Convolvulus arvensis Digitaria sanguinalis Setaria viridis Sisymbrium officinale Amarantus albus » viridis Sinapis alba * Capsella Bursa-Pastoris Linaria Cymba- laria | |, Antirrhinum ma- jus Cappparis rupe- stris Asplenium Ru- ta-muraria * Asplenium Tri- . chomanes * Sclerochloa ri- gida Lamium ample- xicaule * Draba verna à LUCIO GABELLI Le specie ĉon asterisco (*) sono più rare. Alcune, specie, come appare dall'elenco hanno due forme secondo i diversi habitat: tali specie le ho citate = ciascuno degli habitat cui si possono adattare. Nella vegetazione ruderale bolognese che, come è stato detto, com- . prende cirea 200 forme, due terzi circa sono formati di specie che ie: ` | scono a fiorire: mentre un terzo è composto di specie: che solamente | riescono a vegetare, ed alle volte malamente oppure germogliano so'o. Delle dette 200 forme 43 sono costanti e predominanti e riproducono sempre e bene: di esse 21, sono adattate a vivere nelle piazze; 11 nei margini delle vie; 8 sui muri, 2 sui tetti od altri luoghi piani elevati. Altre 11 sono molto frequenti in città, spesso si riproducono ma non sono da ritenersi veramente costanti: di esse 4 sono nelle piazze, e 7 ` nei margini delle vie. Molte altre specie riescono a fiorire e fruttificare 5 ma non sono che casi singolari senza importanza e non meritano des | sere prese in esame. : Esaminiamo ora i modi diversi con cui le singole specie sono riu- seite ad entrare in città, modi che variano molto da specie a specie e che pur avendo sempre per fondamento il mezzo di disseminazione d'ogni singola. specie, per l'intervento inconscio dell'uomo lo hanno aleune : volte se non modificato, almeno complicato. Le bellissime specie ruderali tipiche come ad esempio i Polygonum, 5 i Polycarpon, le Herniaria, le Farietaria, le Linaria ed altre sonosi introdotte da loro, da moltissimo ed immemorabile tempo si riproducono i ed hanno poche relazioni coll'esterno della città che dominano quasi | senza contrasto: in questa si sono modificate, hanno dato origine a š nuove stirpi meglio adattate all'ambiente, vivono insomma di vita pro pria ese qualche seme della stessa specie viene annualmente intro- - dotta, ciò non hg certamente alcuna importanza sul benessere della Lë E d sg en rA sepa o tali semi rd e NOTIZIE SULLA VEGETAZIONE RUDERALE ` . à (che in città si è da tempo adattata all'ambiente dando origine ad una forma rara bellissima) e Capsella Bursa-pastoris (var. nana). Le altre specie siano esse caratteristiche o semplicemente avventizie * sono state introdotte e continuamente vengono di nuovo disseminate in Bologna in vari modi di cui aleuni singolarissimi (come sarebbe la per- 3 dita di semi di piante ornamentali ecc ), ed alle volte unici, altri suf- E ficientemente costanti e frequenti per essere presi in esame. Ecco rac. colti in uno specchietto i mezzi di introduzione che ho potuto notare per Bologna: 1.° Coi semi rimasti tra i residui dei frutti alimentari, residui ehe vengono sparsi per le vie. 2.° Coi semi sparsi in altri modi (per le specie che non si coltivano per i frutti). 3.? Coi frutti perduti (per le pii coltivate per*il frutto). 4.° Coi semi abbandonati nelle vie insieme a | inconsciamente Se parte di piante specialmente odorose, rac- A . dall uomo. È B colte in gite di piacere attorno a Bologna. è A 5.° Coi semi sfuggiti in vari modi alla coltura 3 2 ornamentale. 1 3 { 6.° Coi semi mescolati a sabbie per costruzioni £ | (specie dell'alveo dei torrenti). z EL Coi semi introdotti in città coi foraggi e S *aduti nelle vie per lo scuotimento dei carri EC? o nello scaricarli. Specie coltivate o no. io per opera dell'uomo, ma coi mezzi lor proprii di disseminazione. ` i a Š u; - ^ 1.° modo. — Con questo vengono introlotte: Vitis vinifera, Prunus Cerasus, Rubus, Fragaria vesca, Eriobotrya japonica, Cucumis Melo, Ci- trullus vulgaris, Ficus carica, Solanum Lycopersicum (questa specie non - . à così frequente come sembrerebbe dovesse essere e la causa sta nel far bollire i frutti e dopo cacciar via i semi, per tal modo questi ven- gono uccisi; i pochi esemplari che si incontrano in città sono stati in- Hd LUCIO GABELLI trodotti da semi di fratti non fatti bollire). Tali specie coltivate o per la mole, essendo quasi tutte legnose, o per l’ umidità deficiente (Cure Citrullus, ecc.) non riescono che a conrinciare la vegetazione. 2° modo. — Vanno ascritte a questo secondo modo di disseminazione alcune specie come la Lactuca sativa, Kochia scoparia, Plantago coro- í nopus (?) ecc. coltivate e dagli ortolani e contadini sparse inconscia- | mente per la città. Questo secondo modo l'introduzione si avvicina molto al seguente. 3.° modo. — Il Panicum miliaceum, Zea Mays, Phaseolus ecc., sono in questo modo disseminati. | 4.? modo. — Molte Labiate, come ho già antecedentemente notato, hanno questo strano modo di introduzione: Thymus Serpyllum, Melissa officinalis, Calamintha parviflora ece. Anche la Matricaria Chamomilla può alle volte essere introdotta in tal modo: più spesso però la intro- duzione di tale specie dipende dal grande uso medicinale. : 5^ módo, — Satureja hortensis, N. rosea, Reseda odorata, Phar- bitis hispida, Rhamnus Alaternus, Tournefortia heliotropioides (specie ` americana diffusasi tra noi) Antirrhinum maius (?) Paulownia imp rialis, Ailanthus glandulosa ecc. si disseminano in tal modo e qui ha molta influenza l’essere i giardini aperti e chiusi da murà, e special. monte è da prendersi in considerazione la coltura sulle finestre. 6. modo. — Il Chenopodium Botrys è introdotto certamente in tale maniera , ma non riesce a svilupparsi bene in città. Merita piuttosto . essere citata la Roubieva multifida. Questa specie americana fu osser- «vata la prima volta nella provincia di Biologi dal Prof. Gibelli nelle . arene del Reno nell'anno 1882, circa nollo stesso tempo fu trovata n | Reno stesso tra il Ponte della Ferrovia e il Ponte lungo dal signor A. Baldacci. Nel 1883 fu raccolta al Meloncello ed in causa il trasporto dis sabbia dal Reno per la costruzione della via ferrata del tramw. | vapore: Bologna-Bazzano, nel 1885 fu raccolta a porta Saragozza, quel tempo si è largamente diffusa: il Gibelli la raccolse presso | es Chiesa va a SÉ eng Sano E il Coeconi la cita nel corii NOTIZIE SULLA VEGETAZIONE RUDERALE la M. della Libertà; in via Bibiena (1892) in via de Mattuiani (1893) e l’ho osservata copiosissima ai prati di Caprara (Campo di Marte). 7. modo. — Il Papaver Rhoeas il Trifolium pratense ed altri, l’ Ono- brychis sativa e moltissime altre specie sono introdotte coi carri di fieno ecc. | Molte specie finalmente giungono in città colle loro sole forze, coi soli loro modi cioè di disseminazione. Quelle a disseminazione a nemo- fila ed eriofila sono quelle che più facilmente entrano in città vista la forza del vento e la frequenza con cui nelle passeggiate semi o frutti eriofili si attaccano ai vestiti; gli animali ancora ne introducono per tal modo. Per le specie anemofile basterà citare l' Erigeron canadensis, le Crepis ecc., per le eriofile cito i Daucus, Y Hordeum, i Galium, eec. Questi sono i principali e piü frequrnti mezzi d'introduzione delle specie appartenenti alla vegetazione ruderale di Bologna. Le specie non mancano come si vede di mezzi per introdursi in città: ma introdotte debbono per restarvi, subire e combattere una lotta formidabile in cui il pià delle volte soggiacciono. Nella città di Bologna, come nelle altre, le varie specie appartenenti alla vegetazione ruderale si trovano alle volte isolate, alle volte asso- ciate. Quando sono associate formano, nelle varie località in cui si tro- vano, importanti agglomerazioni che in uno studio speciale di una sin- gola flora ruderale non offrono certamente l'interesse che presentano le località nelle flore di paesi interi: sono interessanti solamente per le maggiori raecolte che lo studioso vi potrà fare e appena meritano d'es- sere citate sotto tale titolo. In uno studio pero d'indole generale sulla flora ruderale à interessante vedere le ragioni della grande differenza che esiste tra due categorie di tale località nell'aspetto generale, nel- l'habitus, della loro vegetazione. Alcune di tali località infatti sono abi- .. tate da gran numero di specie frammiste le une colle altre senza che i | nessuna di esse si possa dire predominante sulle altre, altre invece in tutta la loro estensione non presentano che una o pochissime speeie ed in una sola forma. Nel primo caso a specie sufficientemente ruderali sono frammiste con estrema abbondanza specie avventizie; nel secondo ` 5. Malpighia anno VILI, vol. MAD , ‘66: |. LUCIO GABELLI le pochissime specie o l’unica specie che abita tali località, sono rude- rali delle più tipiche come Polygonum, Polycarpon, Eragrostis major, E. pilosa, Portulaca , eec. Da che cosa può dipendere tale differenza nelle località alle volte vicinissime ? E° chiaro che nelle località ad una sola specie le altre sono tenute lontane dall'ambiente inorganico o dalla specie che poi è riuscita a predominarvi o come è forse più probabile da tutte e due queste cause riunite. Essendo, come abbiamo detto, le K specie preponderanti sempre ruderali in sommo grado, e trattandosi di IR E una stazione ruderale, è chiaro che le dette specie riescano agevolmente a soppiantare tutte le altre aiutate dalla natura del molo che da una piazza all'altra, da una via all'altra della stessa città può variare nella quantità dell'humus (potendo mancare affatto) della sabbia, ecc. nella maggior o minor umidità, nella diversa esposizione alla luce ecc. In n; ogni easo le località ad una sola od a pochissime specie ruderali sono da ritenersi antiche ed é da ritenersi che le stesse abbiano in tempo anteriore avuto una vegetazione a moltissime specie avventizie. Non è però esatto ritenere che le località a molte specie sieno più re- — centi giacchè vi possono essere cause che contrariino il predominio delle x4 specie ruderali tipiche sulle altre non tali e &ulle avventizie. La fre- quente e copiosa introduzione di specie avventizie d'anno in anno per il passaggio frequente di carri di foraggi od altro puo benissimo tener addietro le specie ruderali tipiche; mentre al contrario in una piazza od una via poco percorsa da simili carichi, meno facilmente essendo in- trodotte tali specie che pur lottano, sebbene debolmente, colle ruderali ` tipiche, queste possono in tale stato di quiete maggiormente espandersi i e lussureggiare. Vi sono dunque cause che agevolano in alcune località ` lo sviluppo delle specie ruderali tipiche e ciò accade nelle località poco percorse da carri di foraggi specialmente: mentre specialmente nelle ` località da detti carri molto percorse (specialmente cortili interni di ` | case, dove avviene lo scaricamento dei foraggi, legna, fasci, ecc. - . eec. e nei vicoli dove sono stallaggi in modo speciale), lo sviluppo | di tali specie ruderali tipiche è molto impedito. L’ispezione del seguente = elenco dette principali località della flora ruderale bolognese mostra la a veritä del mio asserto. Quindi pur rimanendo vero che il primo stadio NOTIZIE SULLA VEGETAZIONE RUDERALE SS della vegetazione ruderale debba considerarsi quello presentato dalle lo- calità a moltespecie (specialmente avventizie), e rimanendo esatto che le località a una o pochissime specie (ruderali tipiche) abbiano in an- tecedenza posseduto una vegetazione composta di moltissime specie scac- ciate poi dalle poche o dall’unica ruderale tipica rimasta, non è assolu - tamente vero che le località a moltissime specie sieno, almeno tutte più recenti delle altre: per le ragioni esposte è chiaro che non si può ricavar nulla di positivo appoggiandosi solamente sulla loro vegetazione. Piazza del Francia (non percorsa) — Polygonum aviculare esclusi- vamente. Piazza dei Tribunali — Eragrostis major e Cynodon Dactylon. » Rossini (molto percorsa) — Eragrostis major e pilosa, Ta- raracum, Lepidium, Potentilla, eec. Piazza Galilei (poco percorsa) — Eragrostis pilosa, Portulaca oleracea » del Guasto (poco percorsa) — Eragrostis major, Cynodon Dac- tylon, Draba verna, Capsella, ecc. Piazza di S. Michele de’ Leprosetti — Portulaca oleracea var. sativa. » di S. Giovanni in Monte (non percorsa) — Polygonum avi- | culare. Piazza di S. Simone (molto percorsa) — Moltissime specie. Cortile del Seminario » » * » » » del Palazzo dei Tribunali — » » » del Palazzo Arcivescovile — » » con pre- ponderanza di Polycarpon. Via dei Mattuiani — Moltissime specie. » Urbana — Moltissime specie. » Morandi (molto percorsa) — Moltissime specie. » Belmeloro — Cynodon, Polygonum, Portulaca e poco altro. |» S. Sigismondo — Moltissime specie. .» dei Bibiena — » » Vascelli — Cynodon ive » Alessandrini — Cynodon, Polygonum, Poa, ecc. » Castiglione — Amarantus deflexus e poco altro. inata dellex chiesa S. Lucia — Eragrostis major, Pariet | Torre de’ Galluzzi — Linaria Cymbalaria e Parietaria. ^» di S. Alo — Parietaria ` | Frontispizio dell'ex chiesa S. Lucia — Parietaria, Linaria Cymbalaria | Via S. Lucia (molto percorsa da carri) — Moltissime specie. » dell'Orto a » » » » COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA 69 A. BALDACCI — D Rivista critica della collezione botanica fatta nel 1892 in Albania. Con animo grato e riconoscente innanzi tutto compio il dovere di ringraziare pubblicamente il comm. G. Millelire, R. Console d'Italia a Prevesa, ed il signor U. Bosio, R. Agente consolare a Vallona, per l'a- moroso e specialissimo interesse prodigatomi, mercè del quale ho avuto la lusinghiera soddisfazione "di veder esaurito l'importante e proficuo viaggio d'Albania del 1892. Al primo di questi egregi funzionari che con alto onore rappresenta la patria nostra in Epiro, devo la lettera ufficiale concessami da S. E. Achmed Hifzi pascià, Governatore generale d'Epiro, con cui ho potuto avere da tutte indistintamente le autorità ottomane del vilayet il miglior ajuto per la sieurezza mia personale e il buon esito delle escursioni che si svolsero, come avrò occasione di scrivere, attraverso i distretti di Vallona, Fieri. Berat, Tomorica, Te- pelen, Kuci, Khimara, Philippiada e Prevesa. Sento ancora di esprimere il più sincero obbligo mio ai Dottori Eug. von Halàesy di Vienna, Arpad von Degen di Budapest, J. Freyn di Praga ed al signor Eug. Autran di Chambésy; ai rodoligi prof. Fr. Crépin di Bruxelles ed Emilio Burnat di Nant e infine al signor Hans Siegfried di Winterthur che fecero del loro meglio consigliandomi nella determi- nazione delle raccolte e confrontando i miei esemplari critici con quelli delle ricche collezioni di cui fortunatamente dispongono. Da ultimo, e | non meno sentitamente, dimostro la mia vera e durevole riconoscenza all’ illustre maestro prof. F. Delpino peri consigli che egli mi ha dato nell’indirizzo moderno della fitografia e morfologia botanica. È in base di questo indirizzo che ho procurato di rispettare l’antico, ma sempre sommo concetto Linneano di specie col quale possono venir A. BALDACCI discussi i più segreti problemi della filogenesi. In secondo luogo P ho rispettato per la sua semplicità e correttezza al contrario del modo vasto, ` infinito, pieno di difficoltà invocato dai micromorfomani per la definizione ` della specie. ; Guida autorevolissima nel presente lavoro mi fu offerta dalla Flora orientalis di Boissier da cui ho sovente tratto le citazioni degli Autori. Io spero con questa « Rivista critica » di portare un notevole con- tributo alla conoscenza della Flora albanese di cui so di essere stato il primo od almeno uno dei primi ad occuparmi. l. Thalictrum minus L. Sp. 769; var. nutans Regel; Boiss. FI. or. I, pag. 8. In umbrosis m. Cika (Acroceraunia)! Num. collect. 101. 2. Ranuneulus brevifolius Ten. FI. nap. IV, pag. 345; tav. 149, fig. 2; sec. descript. et. ic. (in tabula sub nomine R. brachyphyllo). In declivibus glareosis orientalibus m. Tomor Maja (2300 m.) ! Num. collect. 254. ii Colla esplorazione delle montagne della penisola slavo-ellenica si rende ogni giorno più chiara l’idea della relazione che passa fra la flora del- l’Italia del centro e del sud con la finitima del Montenegro, Albania e Grecia che nel Sar-dagh trova il punto principale di questa affinità. Essa poggia generalmente sui dati offerti dalle stazioni alpine di codesto ` contrade nelle quali si è fondamentalmente staccata dalle altre confinanti | e lontane. La pratica mi dimostra che un numero non disprezzabile di specie si modifica, sia da Nord a Sud, o da Sud a Nord, nei nuclei più alti delle catene bosnesi, montenegrine e albanesi; e mi dimostra pure che da Ovest ad Est, o viceversa, gli Acroceraunii e montagne vicine | presso le spiaggie dell’ Adriatico hanno tipi intermediarii fra quelli clas- sici di Tenore e quelli delle catene macedoni-greche. Questo argomento ` di geografia botanica ha da essere studiato con un gran numero di specie di confronto e darà una conclusione favorevole all' esposta considerazione. | La stazione del m. Tomor del R. brevifolius è in tutto analoga a ium = en‘ dal Tenore per le località dell’ Abruzzo. . nore e forse più lontano. COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA 3. Ranuneulus demissus DC. Prodr. I, pag. 275; var. graecus Boiss. Fl. or. I, pag. 42. In alpinis ad nives deliquescentes m. Kandaviz (Grivas)! Num. collect. 102. 4. Ranuneulus lapponieus Vill. Hist. d. pl. de Dauph. III, pag. 743. In humidis lapidosis alpinis m. Tomor Maja (2300 m.)! Num. collect. 176. Questa pianta del Tomor concorda pienamente cogli esemplari dell'alta regione del Ljubatrn raccolti da Dörfler (efr. Wettstein Beiträge z. Fl. Albaniens, pag. 15) e quindi con quelli di Orphanides del m. Kyllene e di Lojka del Caucaso. Anche la deserizione che Marschall a Bieberstein (Fl. tauro-caue. III, pag. 383) fa del suo R. oreophilus non pone dubbio che la mia pianta non debba riferirsi a questa specie. Ed è lo stesso EN Ranunculus che Grisebach (Spic. fl. rum. et bith., pag. 320) ha trovato 2 sul Sar denominandólo R. Villarsi? DC. Ma ciò che veramente è il R. 3 Villarsii fu già detto da Jordan nell'Archivio di Schultz, 1854, pag. 304 sec. Wettstein (l. e.). — Però il nome R. oreophilus M. B. non ha la priorità su quello di R. lapponicus Vill. Wettstein ha fatto (l. c.) una lunga e distinta recensione della specie contestata ed ha conchiuso molto bene, per quello che io posso dire, che sotto il nome di R. Villarsii DC. s'intende dalla maggior parte dei sistematici un intero gruppo di piante, cioè R. Breyninus Cr. = R. Hornschuchii Hoppe = R. Grene- rianus Jord. = R. pseudo-Villarsii Sch.,. R. nemorosus DC. e R. alpi- «cola Timb. Il R. Villarsii occupa un'area che non si estende al di là dei monti savojardi, del Delfinato, Sud della Francia e paesi contigui dell’ Italia, mentre il À. lapponicus = R. oreophilus M. B. non R. Villarsii DC. Prodr. L pag. 36, si estende dal Sud-Est dell'Europa fino in Asia Mi- 5. Nigella arvensis L. Sp. 753; var. glauea Boiss. Fl. or. I, pag. 66. In herbidis subalpinis m. Tomor Abbas Ali! Num. collect. 177. La N. tuberculata Gris. Spic. I, pag. 310 equivale a questa varietà A. BALDACCI ehe io considero eccellente. Ai caratteri di Grisebach e Boissier occorre peraltro aggiungere: Planta specie statura minori, ramis erectis vel de- eumbentibus, marginibus et nervaturis foliorum seabridis. Habitat etiam in alpestribus. 6. Arabis albida Stev. Cat. hort. gor. pag. 51. In saxosis et graminosis summo jugo m. Kudesi! et in umbrosis m. Kiore (Acroceraunia)! Num. collect 105. Wettstein, Beiträge z. FL Alb. pag. 16 e segg. si occupa con esattezza dell’ A. flavescens Gris. pro varietate A. alpinae L. dalla quale ultima la no- stra è forma tipica appena appena disgiungibile. La lunga dissertazione di Wettstein serve per i micromorfomani e ad essa non posso sottoscrivere. Io ritengo al contrario con Boissier, Fl. or. I, pag. 174, essere l'A. al- - bida = A. caucasica. Willd. specie affine all’ A. alpina, che si scosta da quella per il minor numero delle rosette sterili, foglie più acuta- mente dentate (carattere diagnostico di nessun valofe), petali più piccoli colla lamina oblungo-spatulata leggermente attenuata nell’ unghia. Il carattere della silique varia troppo nell'una e nell’ altra forma e pro- ` babilmente non porta maggior giovamento ad una buona diagnosi. 7. Cardamine carnosa W. K. PI. rar. Hungariae II, pag. 137; tab. 129. Non vidi. In alpinis ad nives deliquescentes m. Kandaviz (Grivas)! et m. Tomor (2250 m.)! Num. collect. 103 e 178. . Molto somigliante alla C. glauca Sprg. dalla quale differisce per le foglioline rotondeggianti, il caule pelosetto e dimensione delle silique pure pelose. Inoltre la specie di Sprengel è più alta, più sviluppata. Così dimostrano gli esemplari di C. glauca raccolti da Borbás a Vise- o. nura nella catena del Velebit (Wett.) ed i miei del Montenegro a Kurlaj . ed al m. Sto. La C. carnosa W. K. è discreta specie geografica del E een & Erysimum canescens Roth Cat. I, pag. 76. E saxosis m. Kiore £ ner: 1800 m! Num. collect. Hn COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA 9. Erysimum pectinatum Bory et Ch. Fl. Pelop. pag. 43; tab. 26. Tantum vidi Boiss. in deseript. Fl. or. I, pag. 208. In herbidis alpinis m. Tomor jugo Abbas Ali! Num. collect. 180. Buona specie per appartenere al genere Erysimum. La forma del caule, delle foglie, silique rigide e avvicinate, stigma ingrossato valgono a differenziarlo bene dall’ E. pulchellum Willd. sub Cheirantho di cui è o derivato o collaterale. D 10. Maleolmia Orsiniana Ten. Fl. nap. V, pag. 67. In summis m. Kiore (Acroceraunia) 2017 m! Num. collect. 104. Gli esemplari del m. Kiore come quelli del Montenegro concorrono a faworire l idea, già manifestata, dell'affinità da discutersi fra le flore italo-baleano-centrali di cui l'albanese sarebbe l intermediaria provata a collegare la flora abruzzese con quella di Grecia continentale, lasciando la sicula a collegarsi direttamente verso l Est con la cretese “e arcipelaghiana mercè il gruppo insulare maltese da una parte e quello jonico dall'altra. Cio genericamente parlando. Venendo al nostro caso, la M. Orsiniana dell'Abruzzo si congiunge con la M. bicolor Boiss. et Heldr. che abita le stesse località alpine della Grecia? La mia pianta del Kiore non è identica in tutto alla specie italiana; essa ha caratteri intermediarii fra la specie di Tenore e quella di Boissier ed Heldreich, particolarmente per i pedicelli lunghi quanto i sepali e per la scabrezza delle silique. 11. Aubretia deltoidea D.C. Prodr. II, pag. 294; var. intermedia Heldr. et Orph. in Boiss. Diaen, ser. II, I, pag. 36, sub specie. In praeruptis m. Kudesi (1900 m.) distr. Vallona! et in saxis m. Stogo (Acroceraunia)! Num. collect. 46 et 46 bis. ; Non condivido l'opinione di Boissier che i filamenti attenuati o tron- cati all'apiee possano intervenire a dividere in due sezioni delle specie | identiche o quasi tra di loro. E tanto meno sembrami conveniente di riconoscere nell’ A. intermedia una specie buona, mentre non si palesa che per leggiera varietà dell’ A. deltoidea, almeno come risulta dai miei esemplari orientali. D'altronde Boissier, Fl. or. I, pag. 251, dice A. BALDACCI a proposito dell A. intermedia: Facies et flores A. deltoideae, stamina > | A. gracilis Sprun., siliqua inter eas utriusque intermedia 6-8 lineas longa > sesquilineam lata. Caratteri questi che non permettono la fondazione di una specie a sè e che equivalgono a quelli delle variazioni citate per le specie precedenti. Heldreich stesso ebbe a distribuire sotto il N. 2654 un’A. intermedia che Boissier aserisse alla A. deltoidea. — È giusta l'osservazione del botanico svizzero che gli esemplari italiani delia pianta di De Candolle si allontanano dai levantini. : 12. Farsetia elypeata R. Br. Kew. IV, pag. 96. Supra Bargulasi m. Tomor ad basim jugi Abbas Ali! Num. collect. 179. Diversifica leggermente dalle descrizioni di taluni per il carattere della silicola molto pedicellata. 13. Alyssum argenteum Vitm. Summa plant. IV, pag. 430. Secus viam e pago Bogdan ad Perisnjaka sub m. Tomor! Num. collect. 181. Il carattere dato da Boissier, FL or. I, pag. 271 « siliculis lepidotis » ! non si addice ai miei esemplari di montagna i quali hanno siliquette irsute. Così pure i caratteri dell’ Arcangeli, Fl. it. pag. 52 « siliquette elittiche ad estremità acute od obovate: semi con ala stretta » non va per gli esemplari di Perisnjaka che presentano siliquette orbicolate e semi largamente alati. La presente località dell’ A. argenteum porta un nuovo documento a chi s'interessa dello studio comparato delle flore dell Europa Sud-Est. : 14. Alyssum rupestre Ten. Fl. nap. II, pag. 72; tav. 60. E In excelso jugo m. Stogò (Acroceraunia) 2000 m! Num. collect. 48. . Mi pare che il sinonimo Ptilotrichum rupestre Boiss. non possa stare. La nostra pianta è una vera specie di Alyssum per le silieole non pia- no-compresse. Dice Boissier del genere Ptilotrichum: Genus ab Alysso ` Er colore florum, habitu, filamentis semper edentulis commode distinguen- . dum. Sarà benissimo per altre piante, ma non per questa e però io- non so convenire con lui. Anzitutto il colore dei fiori val poca cosa ad COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA un fitografo; l'abito è di profondo valore, ma la nostra pianta, in ciò, e un Alyssum; « filamentis semper edentulis » vale, colle debite pro- porzioni, quanto il carattere del colore dei fiori. — Neppure puo stare la nostra pianta col genere Königa, queste specie essendo marittime o quasi e più affini alle Clypeolae. Gli esemplari del m. Stogò non coincidono bene colla descrizione che ne dà Tenore. Le siliquette sono terminate da uno stilo perfetta- mente sviluppato e mucronato, cio che varrebbe a riunirli coll A. scardicum Gris. sub Königa, se non fosse la glabrosità della silicula di questa specie. Siamo, come si vede, in presenza di una forma di transazione fra le due specie di Tenore e di Grisebach e cio pure é di forte appoggio per dimostrare l'importanza, sotto il concetto geografico, delle flore delle regioni italiane e baleaniehe. La pianta di "Tenore abita specialmente l Abruzzo, quella di Grisebach il nucleo macedone; noi portiamo gli o iv PN M ECK SC esemplari di transazione che vivono nelle montagne albanesi (Acro- ceraunii) a quasi ugual distanza dal gruppo elevato abruzzese come dallo Sar di Macedonia. 15. Berteroa mutabilis Vent. Hort. Cels., pag. et tab. 85 sub Alysso; var. obliqua Sibth. Fl. gr., tab. 623 sub specie. In ruderatis ad mare prope Mitika distr. Prevesa! Num. collect. 252. 16. Draba aizoides L. Mant. pag. 91 (— var. brevistyla Boiss. Fl. or. I, pag. 293). . In glareosis alpinis m. Tomor jugo Abbas Ali (2250 m.)! Num. col- lect. 308. Ho ereduto per molto tempo che questa Draba potesse essere una delle tante forme o specie nuove che gli Autori usano proporre per i paesi baleanici, ma ora penso di appormi al vero non considerandola neppure per variazione della D. aizoides che cambia per gli stili più lunghi o più corti della siliquetta. Gli esemplari assai rari del Tomor sono glabri nel caule, leggermente pelosi nel frutto collo stilo breve ed hanno le foglie cigliate per lunghi peli setoliformi. Ciò è ancora proprio del tipo D. ai- zoides, 176 a A. BALDACCI Occorre molta circospezione nell’esaminare le varietà orientali di que- — sta pianta; le quali, come ho veduto per lunga pratiea, cambiano costante- E mente da luogo a luogo anche vicino sì da procurare forti difficoltà ad un fitografo provetto. E mi pare che sbaglino quegli autori che pretendono di dare la soluzione al problema partendo da un concetto falsamente vago come è quello della forma compressa o turgida delle silicole, e dello stilo in essa persistente. 17. Draba parnassica Boiss. et Heldr. Diagn. ser. II, I, pag. 34. In aridis et praeruptis m. Bacalà, Skivovik et Stogò (Acroceraunia) 1200-2000 m! Num. collect. 49. In Boissier, Fl. or. I. pag. 294, figura sotto il gruppo a silieulae pla- niusculae di cui non è sostenibile la formazione perchè le specie di Draba che compongono principalmente la sezione Aizopsis DC., tendendo al po- limorfismo, variano all'unissono coll'ambiente e con altre cause secondarie. Infatti, accanto alla D. parnassica sta la D. cretica che, a parte i molti ` caratteri che ha colla precedente, manifesta nelle siliquette di certi in- dividui una pronunciata turgidezza. Evidentemente le due specie sono affinissime. Confrontando esemplari dell’ una e dell’ altra il carattere più spiccato che si osserva è dato dai peli stellati nelle siliquette della 7. cretica, peli che nella D. parnassica sono sempre semplici. I cauli sono in quella più corti; le foglie hanno una forma uguale in ambedue, da 2 1/, à 9 millimetri di larghezza. Lo stilo è persistente nell'una e nell’altra, non raggiunge mai lo sviluppo di altre congeneri forme che spettano alla D. aizoides; i semi pure non accennano a differenza. Boissier l. c. dà importanza alla forma dei peli ed io sostengo che nel genere Draba e di pià nella sua sezione « Aizopsis » DC. hanno realmente un valore mor- fologico e geografieo ad un tempo. La D. parnassica d’altro lato è identica alla D. híspanica Boiss. e forse conviene riunirle in una specie sola. 18. Iberis sempervirens L. Sp. 905; var. nova albaniea Bald. Ad radices lignosa , caespitosa; ramis simplicibus decumbentibus vel erectis (10-20 em, gracilibus, foliosis; foliis integris, radicalibus ciliatis. | r PR ENTE T COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA spathulatis, obtusis, caulinis ovato-ellipticis; floribus parvis, albis vel carneis; siliculis pedicellis 2-2 !/, plo brevioribus, articulatis, ovatis, an- gulo sinus acuto lobis acutis, stylo silieula duplo longiore. In graminosis et rupestribus m. Kudesi distr. Vallona! Num. collect. 41. A primo aspetto sembravami potesse riferirsi ai Thlaspi o alle Aethio- nema. Ma la siliquetta compressa, con valve navicolari alate e placente larghe mi toglie questo dubbio. E perchè non tutti i caratteri corrispon- dono coll’ T. sempervivens pubblico la var. albanica. Vi è la siliquetta che partecipa al typus come all’ 7. saxatilis L.; avendo confrontato i miei esemplari con altri di Z. sempervivens provenienti da località siciliane ho trovato una notevole differenza particolarmente nel seno che i lobi della siliquetta formano collo stilo la cui lunghezza è pure da valutarsi. 19. Iberis spathulata Berg. phyt. ic.; DC. Fl. fr. IV, pag. 716. In sterilibus circa pascua Fleva versus Capo Linguetta distr. Vallona! Num. collect. 1. Questo gruppo di Zberis coi pedicelli fruttiferi corimbosi e cauli er- bacei annui o bienni, $üol essere meglio studiato. Stando alle descrizioni la pianta della località di Fleva riesce oscura. Da principio ho creduto coll’Haläcsy trattarsi dell'Z. ciliata All. non Willd., ma essa non equi- vale alla diagnosi e figura riportata dall'Autore della Flora pedemontana, nè coll’area geografica della specie; poi coll’ Z. taurica Willd. colla quale non sta per l'integrità delle foglie e i lobi della siliquetta più corti dello stilo; infine coll’ Z. spathulata che pel momento accetto, incorag- giato dai confronti fatti da Degen, quantunque i pedicelli siano glan- dolosi. Osservo peraltro che questa glandolosità può essere un fatto bio- logico acquisito per difendersi dalla soverchia polvere e siccità, non meno che dalle numerose formiche della località di Fleva. 20. Hutchinsia petraea R. Br. Kew. IV, pag. 82. In lapidosis alpestribus m. Kudesi distr. Vallona! Num. collect. 257. 21. Helianthemum oelandieum Wahl. Fl. suec.; var. eanum Dun.; efr. Gris. Sp. fl. rum. et bith. I, pag. 233. TE. À. RALDACCÍ In lapidosis m. Stogò ad summum ! et in declivibus saxosis m. Kiore (Acroceraunia)! Num. collect. 50. Domina confusione intorno a questa specie montana di Helianthemum, il quale, per l'area geografica piuttosto estesa che occupa, ha sembrato a molti botanici un tipo polimorfo, cosicchè la sua sinonimia è ec- cessivamente dannosa. Da quanto però ne hanno detto Willkomm e Lange, Fl. hisp. III, pag. 741 sub H. montano Vis., è certo che cotesto polimorfismo fu in egregio modo chiarito e definito. La nostra varietà viene quindi coi precitati autori ad essere così descritta: foliis lanceo- latis, lineari-lanceolatis vel elliptico-lanceolatis; rosularum 8-12 mm. long. et 1-2 mm. lat., caulinis brevioribus, omnibus planis vel revolutis, floribus 5-6 mm. lat., sepalis tomentellis pilosisque aut tomentosis aut breviter villosis. 22. Fumana procumbens Dun. apud DC. Prodr. I, pag. 275 sub Helianthemo; varietas! i In maritimis ad Vallona! et sub m. Baealà (Acroceraunia)! Num. col- lect. 256 et 255. Il genere Fumana mi sembra ben fondato morfologicamente e filo- geneticamente. — La pianta di Vallona non risponde però con tutta e- sattezza alla descrizione di Boissier per gli esemplari (senza dubbio) delle sole località orientali. Ha caratteri che in parte si addicono alla F. pro- cumbens e in altra parte alla F. Spachii Gren. et Godr. e ciò mi convince dell'inutilità di ritenere separate queste due forme. Le foglie dei miei esemplari qua e là sono ciliate, ineguali assai fra di loro e inserite su cauli procumbenti poco rigidi, glandulosetti; i pedicelli si manifestano più lunghi delle foglie cui corrispondono. I calici appaiono leggermente lanuginosi e un poco glutinosi. Per quest’ultimo dato entreremmo pure nel dominio della F. glutinosa L. sub Cisto, se non fosse la cassula 12- | sperma. Dal riferito si deduce che la pianta di Vallona dimostra il forte polimorfismo cui va soggetto il genere Fumana nelle sue specie levan- ^ tine, ed io sto quasi per credere di avere a fare con una variazione, di is interesse locale se vuolsi, di F. procumbens, che mostra sensibili passaggi _ dal suo tipo alla F. glutinosa interessando la così detta F: Spachii. 1 * COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA Giova ricordare ehe l’ubicazione dove ho preso i miei esemplari di Val- lona é marittima ed estremamente sabbiosa. 23. Fumana glutinosa L. Mant. pag. 246, sub Cisto. In rupestribus sub. m. Baealà (Aeroceraunia)! et ad pagum Mavrova. Num. collect. 955 bis. 24. Viola Grisebachiana Vis. in Vis. et Panc. Plant. serb. rar. aut nov. I, pag. 14; tab. I, fig. 2. In summo cacumine m. Tomor Maja (2400 m.)! Num. collect. 182. Del gruppo delle Melanium perenni che abitano gli alti monti del- l'Oriente, questa pianta offre un valore specifico poco costante , per la qual cosa può venire confusa con le sue congeneri, prima di tutto colla V. fragrans Sieb. di Creta e colla V. poetica Boiss. et Sprun. del Par- = naso. Concludendo, pei caratteri importanti che valgono a differenziarle fra loro, parmi che la pianta di De Visiani possa figurare accanto alla V. fragrans dalla quale sarebbe distinta per il pieciuolo e pedicello piit corti, per una minore pubescenza di quello e per le lacinie del calice, che nella pianta di Sieber non guadagnano l'altezza delle capsule. Ma i primi due caratteri sono occasionati dall'ambiente. Infatti mentre la V. Grise- bachiana vive nei luoghi alpini esposti ed aridissimi, la V. fragrans non può crescere che fra i cespugli di Astragalus, Acantholimon, Rhamnus prunifolius ecc., ed è perciò che per esporre i suoi organi di vegetazione e riproduzione all'aperto deve allungarli. In tal modo la forma di Creta | siè preparata alla difesa contro il bestiame pascolante mentre la nostra non necessitava di ciò, confinata a vegetare nei punti più aridi della zona | alpina. Quindi il gruppo dato dalle V. Grisebachiana Vis. et Pancie, V. fra- grans Sieb. e V. poetica Boiss. et Sprun. non sarebbe in origine com- posto che da una sola specie modificantesi a cagione della distribuzione geografica compresa dal Sardagh e suoi contrafforti fino in Serbia, ca- tene macedoni-albano-greche, Creta e Olimpo d’Asia Minore. 25. Viola gracilis Sibth. et Sm. Fl. gr. III, pag, 17; tab. 222; var. — A 80 A. BALDACCI breviealearata Boiss. Fl. or. I, 463; non V. gracilis Clem. Sert. Girst pag. 16. In silvis Abietinarum sub m. Kiore et Cika (Acroceraunia) 1600 m.! 1 Num. collect. 107. 3 La sinonimia di questa specie potrebbe trarre in inganno trovandosi — negli erbarii un'altra V. gracilis Clem. 1 e. Ma sono due piante apparte- nenti a due diversi gruppi. di cui la nostra sta con quello distinto pei cauli | sviluppati cogli internodii distanti, mentre l’altra figura nel gruppo a cauli ` quasi brevissimi, sorgenti da una rosetta. Le forme di V. gracilis Sibth. ecc. sono indubbiamente sorte, come la precedente V. Grisebachiana, dal ` tipo V: tricolor L. di cui la var. brevicalcarata sparsa per le alte mon- | tagne del Levante non meno che in quelle dell'Italia meridionale e della : Sicilia (altro dato per la geografia botanica italo-balcanica), rappresenta | gli individui alpini in particolar modo variabili. E queste forme orien- tali s'aggirano tutte sul medesimo perno in che già vedemmo (Bald. Altre notizie ece. pag. 87-88) la V. Orphanidis Boiss. var. Nicolai Pant, e V. macedonica Boiss. et Heldr. var. speciosa Pant. proprie della Ma- cedonia e del Montenegro. 26. V. trieolor L.; var. arvensis Boiss. Fl. or. I, pag. 405 non DC. . In graminosis m. Kudesi (1500 m.) distr. Vallona! Num. collect. 51. Varietà di stazione elevata che al m. Kudesi vive fra i cespugli di Astragalus siculus. E legzermente pubescente, rigida, con fiori picco- lissimi celesti o gialli e coi peduncoli lunghi il doppio delle foglie alla quale sono ascellari. Non corrisponde alla varietà di De Candolle perché la pianta di quest’ autore, oltre prediligere la stazione dei luoghi colti- vati presso le pianure o in località di collina, ha un portamento assal diverso. 27. had dicetis Heldr. et fart in Boiss. Diagn. ser. i I, pag. 95. In alpinis m. Grikesurit supra Smoktina (Grivas)! Num. collect. 130. Innalzata al grado di ee che è meritato per i suoi caratteri mor- Sage e per l'habitat « l mente albano-greco-cretese, ha pure un e Am Age ET ER LI aa RRE Ty c Geet, "e UNE CGU SRL KKH Gm RUP PS RENE Pa Pad I elt ZE EEN Xi Ee VE eh d Ua déi è o iUt E S zer" tra ni E E pt Zen RE EE hy mo wi " } c do : * d Me A. N eve Mec een o s > d v : Pes EN SE Fuld A o A dh # - SN a x Lee Ui Td 2 X E 4 4 N COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA valore maggiore se si considera la stazione alpina, più di rado subal- — °° 1 pina, in cui vive, della quale è il rappresentante migliore in questo S e. gruppo, perchè lascia la congenere ed affine H. glabra L. a rimpiazzarla PR } nelle parti basse. (Fa eccezione una sola località della specie lineana; À regione alpina del m. Hermon secondo Kotschy dove pud essere stata portata dal vento o da altro agente: sarebbe pero opportuno di studiar bene questi esemplari). F 28. Herniaria ineana Lam. Diet. III, pag. 124. E In saxosis m. Tomor Abbas Ali sub Kulmak (1000 m.)! Num. collect. L:--192 ij | 2 29. Seleranthus negleetus Rochel in Baumg. Enum. III, pag. 345. In paseuis alpinis m. Kandaviz (Grivas)! Num. colleet. 132. Boissier riporta sotto lo S. perennis L. var. confertiftorus Fl. or. Í, pag. 751 questa mia pianta, ma decisamente e senza ledere il concetto Linneano di specie puo restarle il valore dato da Rochel, divergendo assai dal tipo di Linneo e specialmente dagli esemplari ottimi di Ræ- mania fornitimi da Grecescu di S. perennis. 30. Paronychia Kapela Jacq. sub Z//ecebro; Kerner Oest. bot. Zeitschr. 1876, N. 12. i =~ ` [n praeruptis et aridis m. Bacalà, Skivovik, Stogò, Kiore (Aeroceraunia)! - Num. collect. 69. 31. Tunica illyrica L. Mant. pag. 70 sub Saponaria. In silvaticis supra pagum Kudesi distr. Vallona! Num. collect. 52. Col nome 7. Sibthorpii Boiss. Diagn. Ser. I, VIIL, pag. 61. = Gyp- sophila armerioides Ser. in DC. Prodr. I, pag. 353 è designata una . specie affinissima a questa di Linneo. Stimo opportuno di contestarne il valore specifico perchè differenziata con caratteri di assai dubbiosa im- portanza. Si allontana dalla T. illyrica per « caulibus rigidioribus, flori- bus in panieulam confertam dispositis, calycis angulis 3 nec 1 nerviis »- Ciò è manifesta esagerazione. La T. Sibthorpii puo soltanto essere consi- 6. Malpighia anno VIL, voL VIIL — = e d ; | Albania el Italia non trovo carattere costante, fermo che s' imponga _ a ritenere buona la nuova nomenclatura proposta da Wettstein perchè Da le. forme e dimensioni delle brattee, dei fiori. della lamina dei. pet "o e dei Lee varia sugli osomplasi di una stessa località. succitate. A parte il metolo di formare sottospecie, sottovarietà e sot- A. BALDACCÌ derata quale discreta, non ottima varietà della T. illyrica di cui è una 4 comune forma della regione greca. A questa conclusione sono indotto, l | come vedo dalla descrizione e dal confronto, perché i miei esemplari del : Kudesi partecipano dell'una e dell'altra pianta nelle nervature calicine. | 32. Tunica saxifraga Scop. Fl. carn. I, pag. 300. 3 In summis m. Stogò (Acroceraunia) 2000 m.! Num. collect. 258. Secondo la stazione in cui vive assume un aspetto particolare e cambia ` sensibilmente qualche carattere sostanziale. La località dello Stogo dà " esemplari pigmei; i cauli sono prostrati, rigidi come pure le foglie, i petali bianchi. E insomma una forma kumilior dei luoghi molto elevati. 33. Saponaria bellidifolia Sm. Spic. bot. I, pag. 5. In silvatieis rupestribus m. Grükesurit supra Smoktina (Grivas)! Num. collect. 108. Splendida specie vagante dalle montagne del Napoletano a quelle della Dalmazia, Bosnia, Montenegro, Albania e Grecia. Concorre anoh'essa à provare la grande analogia che esiste fra la flora dell’Italia e quella dei Balcani. 34. Drypis spinosa L. Sp. 390. In glareosis m. Kudesi distr. Vallona! Num. collect. 55. Wettstein in Beiträge z. Fl. Alb. pag. 28 dà una lunga e fedele dis- sertazione sul valore di D. spinosa da cui egli vuol ricavare due di- stinte sottospecie cioè D. Linnaeana Murb. et Wettst. = D. spinos L. e D. Jacquiniana Murb. et Wettst. — D. spinosa Jeq. Egli ad hoc porta in esame numerosi esemplari di ambedue le forme dalle quali ri- cava le conclusioni che sono favorevoli alla fondazione delle due Drypis toforme che non mi ee e danneggia gli stessi mieromorfomani , io osservando te esemplari della pianta tolti ‘nel Montenegro, COLLEZIONE BOTANICA 1802 ALBANIA 83 35. Dianthus integer Vis. Fl. dalm. tab. 36. In graminosis m. Kudesi (1800 m.) distr. Vallona! et in declivibus herbidis m. Stogo (Acroceraunia)! Num. collect. 53 et 53 bis. 36. Dianthus Caryophylles L. Sp. 410; var. inodorus L. l. c. In saxosis prope Dukati secus viam ad Logarà ! et in montibus Grivas. Num. collect. 111. Esagerano quegli Autori che innalzano al grado di specie la presente varietà di Linneo. Essa differisce dal tipo soltanto per i cauli quasi co- stantemente uniflori e calice breve. Occupa le Alpi meridionali e orien= tali, i monti di Bosnia, Erzegovina e Montenegro nei luoghi più elevati dove è facile confonderla col D. sylvestris Wulf. 37. Dianthus haematocalyx Boiss et Heldr. Diagn. ser. II, I, pag. 65. In pascuis alpinis infra m. Griikesurit et Kandaviz ied. à Num. colleet. 109. Io penso ehe questa sini sia una forma meridionale-orientale del D. Seguierii Vill. beiché la specie di Boissier ed Heldreich abbia ca- ratteri sufficientemente forti per stare a sd. Si differenzia infatti dal tipo di Villars, 1.° per la rigidezza totale della pianta, 2.° per le squame calicine 4-6 (Boissier nella descrizione in Fl. or. I, pag. 503 ne dà so- lamente 4) terminanti in appendice cuspidata subeguaglianti il tubo del calice ; 3.° il colore rosso sanguigno delle squame. 38. Dianthus pinifolius Sibth. et Sm. Prodr. I, pag. 284; var. lilas cinus Boiss. et Heldr. Diagn. ser. II, I, pag. 63 sub specie. | In alpinis m. Grükesurit supra Smoktina (Grivas)! Num. collect. 110. Del gruppo dei D. Carthusianorum L. per i denti del calice lanceolati acuti, la mia. pianta si riporta meglio a varietà del D. pinifolius che a ` | Specie distinta come l'hanno descritta Boissier ed Heldreich. E bene ` — disse Boiss., FL or. I, pag. 514: foliis setaceis rigidis affinis praecedenti Li (D. pinifolio) eujus forsamevarietas, differt phyllis et um os latioribus, 5 aristis caly cem aequantibus nec dimidio brevioribus. ; = Vengo così ad accettare Topinione di Wettstein, II A n. Alb A. BALDACCI pag. 33, il quale molto accuratamente propone tre sottospecie (per me restano varietà) della pianta di Sibthorp, varietà che io non ho modo di discutere, ma che appaiono ben costituite Fe invariabili entro tre diverse specie e tre diverse regioni. 39. Silene sedoides Jacq. Coll. suppl. tab. 14, fig. 1. In rupestribus peninsulae Karaburun ad Capo Linguetta distr. Vallona. 40. Silene inflata Sm. Brit. pag. 467; var. eoesia Sibth. Fl. gr. V, pag. 12; tab. 417 sub specie. In glareosis subalpinis m. Cika (Acroceraunia)! Num. collect. 260. Sibthorp 1. c. concede a questa pianta il titolo di specie che i suoi suceessori hanno conservato. L'area geografica della S. inflata è molto vasta; essa corrisponde a tutta l'Europa, Africa settentrionale, Siberia, Asia occidentale. Va dalle località marittime alle più alte montagne. Variabilissima è pure la sua ubicazione; dai prati pingui, dalle più folte boscaglie passa ai luoghi più aridi, sassosi, esposti a tutte le sorti di agenti esterni. In questa estensione è assai naturale che si differenzii, . a seconda delle località che viene ad occupare. E perciò queste diffe- renziazioni che sono dipendenti dall'ambiente e non dalla natura intima della specie, debbono riferirsi ad un cambiamento temporaneo del tipo, il quale, per tal motivo, viene a formare numerose varietà. In secondo luogo poi la S. caesia non ha presenza di buona specie perchè manca di caratteri fondamentali che si impongano a quelli di S. inflata. L'abito delle due piante è uguale. Gli organi della vegetazione e riproduzione all’ esame superficiale si comportano egualmente nella prima e nella ssconda (si conoscono le forme intermediarie della S. in- fläta, alcune delle quali, pur proprie delle nostre colline e montagne, non si stenterebbe a nominarle per S. caesia). Ad un-esame più eritico ` il calice è verdastro nella S. inflata, pallido nell'altra in eui si hanno 10 ‘nervature calicine che nella prima sono circa rise doppio. Questa é la prin- -cipale differenza. Vi sono ancora due specie, o almeno ritenute tali fin qui, che s'aggi- rano intorno alla S. inflata e sono S. variegata Boiss. et Heldr. e S. commutata G Guss. che avremo occasione di studiare, in devo COLLEZIONE SorixibA 1892 EFOR 4l. Silene paradoxa L. Sp. 1673. pw In dumetis prope L d. Fleva versus Capo Linguetta distr. Vallona ! - Num. collect. 2. 42. Silene radicosa Boiss. et Heldr. Diagn. ser. I,. VI, pag. 24. In saxosis ad « stani » m. Kiore (Acroceraunia) ! Num. collect. 112. Non fiorita all'll di Luglio. Noto che fu trovata sugli orli sassosi delle folte foreste del m. Kiore a 900-1000 m. al più. E perciò non è soltanto propria della regione alpina come scrive Boissier. 43. Silene Otites L. Sp. 594 sub Cucubalo. In asperis secus viam ad Tomorica sub « stani » Kulmak! Num. collect. 305. 44. Silene linifolia Sibth. Fl. gr. V, pag. 23; tab. 433, non Willd. In rupestribus ad Plioca sub. m. Kudesi distr. Vallona! et ad basim : valli Berat. Num. collect. 54. Differisce per il calice glanduloso pubescente. È una specie, a mio pa- rere, bene costituita concorrendo a ciò la forma clavata del calice e la estrema vischiosità della parte superiore dei cauli non così pronunciata ` M nelle altre Stenophyllae a calice pubescente. 45. Silene frutieolosa Sieb. pl exsie.; DC. Prodr. I, pag. 376. In saxis alpinis m. Grükesurit supra Smoktina (Grivas)! Num. col- lect. 113. Scaturita dalla S. saxifraga L. sembrami molto affine alla S. Schmu- cherti (forma occasionale del Sar-dagh) Wettst. Beiträge z. Fl. Alb. pag. 30, tab. II, fig. 6. È propria delle fessure delle rupi alpestri nelle quali vive solitaria in cespugli acauli. Trovasi ancora sul Parnaso di dove, verisimilmente, è passata in Creta. I miei esemplari non combinano in . . tutto colla descrizione di Boissier che dice essere i cauli 2-3 flori, mentre ` li ho sempre visti uniflori. 46. Cerastium grandiflorum W. K. Pl. rar. Hung. IL, pag. 183; —— tab. 168. | | _ A. BALDACCI P In graminosis per m. Kudesi (1800 m.) distr. Vallona ! Num. collect. 56. Gli individui del m. Kudesi sono intermediarii fra C. tomentosum L. e `C. gnaphalodes Fenzl. I miei esemplari sono piccoli, tomentosi, col caule i nodoso articolato, i petali lunghi il doppio del calice, la capsula mem- branacea e i filamenti glabri, caratteri tutti che lo ascrivono senza dub- bio al C. grandiflorum, forse varietà alpina. Non ha nulla a vedere col C. arvense L. che è assai raro di trovare nelle montagne occidentali della penisola balcanica. 47. Cerastium tomentosum L. var. bosniacum Beck FI. v. Südbo:u. pag. 63. - In declivibus orientalibus alpinis m. Tomor Maja (2300 m.)! Num. collect. 184. à Degen mi fa osservare la glandulosità che presentano i cauli nella . loro parte superiore e nei calici. 48. Arenaria gracilis W. K. Pl. rar. Hung. tab. 296. Ad passum H. Georgios (Aeroceraunia)! et in rupestribus m. Tomor Maja (2200 m.)! Num. collect. 59 et 262. H Boissier FI. or. I, pag. 699 dice dell’ Arenaria cretica Sprg: ... foliis _ parvis glabris oblongo-ellipticis carinato-uninerviis ete. ». E in una nota: « A. eretica valde affinis A. gracili quae differt glabritie, foliis. obtusis, | petalis calyce sesquilongioribus; intermedia non vidi ». Se devo dire il vero la differenza fra le due specie in contestazione è poco notevole ed è perciò che mi sembra possano riunirsi in una sola. . Io ho nominato A. gracilis i miei esemplari dell'H. Georgios e del Tomor dietro consiglio di Haláesy, ma gli esemplari delle due località non dif- | feriscono dall'A. cretica (V. 1893. Iter creticum sub N.° 111) che per la maggiore rigogliosità di questi ultimi. Fondamentalmente l'affinith A ` dunque massima fra le due ritenute specie; tutt’al più UA. cretica ha ` valore di varietà. rispetto all'altra, 0, viceversa, questa rispetto a quella, La pianta di Creta è ispida e glandulosa in ogni sua parte; la pianta | d'Albania lo è in minor grado. Forma delle foglie, dei fiori ecc. tutto è identico. Se quodi debbonsi ritenere staccate le due forme li manca Te e er 3 d $e S " COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA il mezzo di fare confronti con esemplari autentici di W. K.) i miei e- semplari hanno diritto di rappresentare una forma intermediaria fra le due prime e sarebbe in questo caso da descrivere cosi: A. gracilis W. K. o A. cretica Sprg. var. intermedia. « Non caespitosa, caulibus, foliis pedicellisque parum glanduloso-hirtis ». Oppure vale quanto l’A. cretica Sprg. var. stygia Boiss. Fl. or. I, pag. 699? 49. Arenaria rotundifolia M. B. Fl. taur. cauc. I, pag. 343. In glareosis alpinis m. Tomor Maja! Num. collect. 26]. Affine all' A. biflora L. che alcuni autori citano per le alte montagne della penisola slavo-ellenica (Murbeck per l'Erzegovina) Dai numerosi esemplari raccolti al Montenegro neppur uno si poteva riferire alla specie linneana. Il punto d’incontro delle due piante, verso occidente per l'A. rotundifolia M. B., verso levante per l’ A. biflora L. avviene perciò nelle montagne erzegovesi o prossime all'Erzegovina dove verisimilmente IA. biflora (che sembra avere supremazia sull'altra per la sua maggiore espansione) si è modificata producendo l’ A. rotundifolia. Ma simili que- stioni, di cui la presente non é la prima, vogliono essere più criticamente studiate coll’ ajuto della morfologia e geografia botanica comparata. » (Continua) ADDENDA AD FLORAM ITALICAM Note sopra aleune piante di Sieilia. Con la presente serie di Note, aggiungo qualche cosa utile pel momento : di Messina, per le ragioni assegnate nelle prime serie di queste Note (!); quali ragioni non militano più per le crittogame vascolari, su cui ho di recente pubblicato un pre complessivo (3. Al solito, non adduco che ES TE Crepin, nei Conti resi della Società botanica del Belgio (anno 1885), ri a inutilità.dellindicazione di ubicazioni per piante comuni, di che per mia fortur mi sono accorto assai per tempo; e stimmatizza i cataloghi di specie viste dispaiate escursioni, i quali non presentano una Flora completa, né fanno disti nt nuovo dal vecchio. — Ranunculus cenosus Gss. Etna a Pietra Cannone (Fichera !). monspeliacus DC. Etna al Castagno dei cento cavalli! a Cannone (Fichera N). sceleratus L. € l'Aleantara (Patanè !). Philonotis Ehr. var. e Gss. (Fl. sic. Syn.) - Eins nel vallone vi . al Castagno dei cento cavalli. E 8 tubercoletti s. tos. variano MN grandezza e di numero; come ho an Paparer Rheas L. var. « petalis albis et foliorum latinis seta terminalit SE Etna a Rinazzi (Vagliasindi !). Calepina Corvini Desv. var. albiflora mihi - Acipatanò. Frankenia intermedia DC. Sicilia australe (Zwierlein !). NB. Comparata oi saggi di Taranto (l. Groves!) trovasi assai ridotta. Gypsophila Arrostii Gss. Acireale nei dintorni. Dianthus velutinus Gss. Acireale alla Scala. NB. Gli esemplari etnei che ho raccolto nel Vallone di Ulli € al Castagno dei cento cavalli non hanno spatulate le eig basilari, ed hanno glomeruli fio- Her rali assai piu riechi. E Silene viridiflora L. - Etna e Pietra Cannone (Fichera !). x SE » conica L. Ak Castagno, a Dagala, a Mascali e altrove abbonda ! Ber Cerastium arenarium Ten. Pietra Cannone (Fichera !). Spergula vulgaris L. Mascali, Acipatane, Catania. Spergularia heterosperma (Gss.). AB. Non è distinta da glandole nere alla base dei sepali come già avea detto il suo autore. Ho visto tal carattere anche sulla AS rubra; ragion di più per non ammettere come buona la specie gussoniana. A Trapani una varietà di rubra ` che ho vista, portava stipole acuminate. Ci sarà poi sbaglio nella Synopsis del Gussone relativamente alla descrizione dell Aeterosperma; poichè io ho veduto sempre le corolle ben più lunghe del calice, e tutto il fiore assolutamente più — grande assai che nelle altre comunì congeneri. Herniaria nebrodensig Jan. Etna a Rinazzi. NB. Ha la cigliatura e la forma delle foglie e delle stipole simili a quelle dell H. pyrenaica Gay, che possiedo degli alti Pirenei (1. Bordère); ma presenta un verde lieto ben differenziato dal cinereo di questa. Scleranthus venustus Rchb. Pietra Cannone (Fichera !). |.» aetnensis Strobl. - Rinazzi. rot perforatum L. var. elatum - Mascali. Oytisus triflorus Y Her. var. siculus - Zatfarana etnea, Acireale alla à Scala. Medicago apiculata Wild. Etna al Castagno. l D Trifolium Birone Gss. Pietra Cannone (Fichera 1). n = NB. E specie nuova per la flora etnea, | Ver dd N. Ha le foglie giovani pelosette. Trifolium Cherleri L. Etna a Monteilici. NB. È di statura più bassa, con corolle piccole o piccolissime, e l'irsuzie della | base calicina nivea. S Lotus augustissimus L. Monteilici. NB. È stato detto hispidus nella Nota precedente. Lotus cytisoides L. Fra Acireale e Acitrezza. Lathyrus latifolius L. Fra Campofranco e Caltanisetta (Enr k » . selifolius L. Mascali. NB. Determinato già erroneamente per hirsutus. Lathyrus grandiflorus Sbth. NB. La Synopsis del Gussone caratterizza tale specie foliis 5 jugis; ma de- d essere errore tipografico. Io l'ho raccolto sull’ Etna nei boschi sopra A Alfio con foglie 1 jugis, conforme lo si caratterizza comunemente, con fogliole muero- A nate e stilo superiormente villosissimo, i quali ultimi caratteri dal Gussone ven- ne Ber l'odoratus che fin qui non è stato trovato sul vulcano. Pott (E Bert. Bosco della Cerrita. ~ » ambigua Gss. Etna al Castagno, a Rinazzi, nel Vallone WO .» ea$subica DC. Etna alla Cava Grande (rev. Vasta !j al Castagno! NB. In quest'ultimo weg ho trovato le varietà di Cosentini caule petiolisque T canescentivillosis. à Eroun birsutum r "dinis ARG Geum urbanum L. var. australe Gss. - Etna al Castagno. Rubus glandulosus Bell. - Etna al Castagno. » rusticanus Merc. i NB. Nelle vicinanze di Acireale ho veduto su questa comunissima specie foglie I pinnatifile ricordanti quelle dei Crategus. Potentilla Fragaria Poir. Pietra Cannone See NB. E specie nuova per |’ Etna. ru Rosa dumetorum Thuill. forma glandulosa Christ. Nicolosi. È Sempervivum tenuifolium S. S. Pietra Cannone (Fichera !) Monteilici, Castagno. 3 Sedum caespitosum DC. Acireale. » aetnense Tin. Rinazzi. : = M Ka dasyphyllum L., var. glandulosum Gss. Acicatena. s 3 Ammi crinitum Gss. Trapani. E Cherophyllum. temulum L. Etna presso Monteiliei. . NB. Non é indieata da Gussone e pare non fosse vista in VS dallo Strobl. Anthriscus sicula DC. genuina. Etna sopra Zaffarana. Orlaya platycarpos K. Noto (Fichera!). Stum angustifolium L. Noto (Fichera!) Acitrezza. Daucus aureus Det Agosta (Fichera!) — — | Galium aetnense Biv. Pietra Cannone (Fichera.!). i » » ` var. muticum mihi - Rinazzi. » murale All var. subhispidum. Dagala. » divaricatum Lk. Milo, Rinazzi. » refleæum Prsl. Sopra Nicolosi, Rinazzi, ecc. Yaleriatella microcarpa Lois. var. lejocarpa Gss. - presso Monteilici. | Filago Lagopus Parl. Sopra Nicolosi. Së ?o» tenuifolia Parl. Etna (l. Vasta). : TUE NB. Si eee. poco dalla F. gallica L. Cateninio fulgida Raf. Acireale (rev. Vasta !). ~ arvensis L. forma breviligulata. Linosa (l. Zwierlein !). parviflora Raf. forma homocarpa nempe acheniis omnibus FAT E Mascali (Patané). «SR fulgida forma lutea, breviligulata - Acitrezza, Carduus nutans L. Pietra Cannone (Fichera). = Cirsium polyanthemum DC. S. Venera al Pozzo. NB. Indico questa località etnea, perchè tal pianta (che è per altro comune T Sicilia nei luoghi umidi, al margine di acque stagnanti, ecc.) non figura nella Flora des Etna dello Strobl. Sarà forse un po’ rara nel dominio di tal Flora, stante la scarsità della stazione propria che quivi si nota. Centaurea Parlatoris Heldr. Etna in Valle S. Giacomo. d Tragopogon Cupanii Gss. Etna al Milo. Geropogon glabrum L. Pietra Cannone (Fichera). Hieracium crinitum Sibth. Vallone Ulli. Phoenizopus muralis K. Etna al- Castagno. Tolpis umbellata Bert. Monteilici ed altrove. NB. Questa specie, non indicata da Gussone che per Catania, è diffusissima nell' Etna, come scrive Strobl, ed io l'ho vista in alcuni luoghi notati da questo botanico ed in altri. Hypocheris glabra L. Monteilici. Rhagadiolus stellatus Gaertn. Etna al Castagno. Crepis tararacoides Dsf. Fra Acireale e Acitrezza. ? Myosotis sicula Gss. Modica. Linaria Pelisseriana DC. Pietra Chunon (Fichera !) presso al Milo (rev. Vasta > Prestandreæ Tin. Etna e contrada Monacella (rev. Vasta !). e Veronica decipiens mihi. Acireale. NB. Inganna, per la miscela di caratteri assegnati dagli autori per la V. normitana e per la V. cymbalaria; due specie comunissime in Acireale, del quali essa è omaes un ibrido: > Odlomtites serotina Rchb. Etna a Dagala e altrove, piuttosto frequente. Orobanche Satyrus Dntrs. Etna a Monte Cerasa (Fichera) e a Rinazzi. Ta minor Sutt. Etna al Milo. Codi denudata Moris. Etna nel versante genge (passim). >: crinita Viv. Trapani. NB. Qualche divergente forma etnea di questo genere la noto nel Comme tario diagnostico, che deve far seguito al catalogo delle piante vascolari siciliane | ancora inedito ed usufruito nel comporre la Statistica della vegetazione di Sicil Phelipes lavandulacea Rchb. Acireale alla Scala, NOTIZIE. | Salvia triloba L. Noto (Fichera!). Ajuga orientalis L. Etna a Piano Grande (rev. Vasta !). K Ka » chia Schr. Noto (Fichera!). d Lamium bifidum Cyr. Dintorni di Acireale. Teuerium aureum Schr. Noto (Fichera !). Calamintha meridionalis Nym. Etna-a Rinazzi, al Castagno e altrove. Satureja fasciculata Raf. Palermo a Monte Gallo (l. Zwierlein). Polygonum dumetorum L. Etna a Rinazzi. Rumex conglomeratus Murr. Presso Acireale. NB. Noto come variazione una forma caule petiolisgue velutinis. Chenopodium Jacquinii Ten. Agosta (Fichera !). » | Botrys L. Fiumefreddo. Roubieva multifida Moq. Monreale (Vasta). Aristolochia longa L. Acicastello. j 1 B » » var. parvifolia mihi. Mascali. t] ? Callitriche pedunculata DC. S. Venera al pozzo. Bos NB. Non sono sicuro della dente: perchè non ho trovato che. esem- b org senza frutto. Quercus pubescens W. var. amplifolia Gss. Acicatena. NB. In questo luogo dell’ Etna e in altri eirconvieini ho raccolto una- “grande ` quantità di forme diverse e vicinissime di questa sottonpecia di Rovere. SEN Spiranthes autumnalis A Etna sul lato este(passim). .. NB. Non essendo quest orchidea recata da Gussone per Il Etna (quantuoque | Parlatore poi l'indichi come comune per l'Italia), nè da Strobl (che pure ee i suliato le collezioni di see m'è parso conveniente di eitarla. = i Etna al Milo. Orchis pseudotambucing Ten. floribus roseis Strobl. - » tridentata Scop. - Pietra Cannone (Fichera). phrys tenthredinifera Nd. = Meglio studiati gli esemplari etnei, offrono differenze Descher ER : EEE re per certi riguardi alla O. Arachnites. Dow D ne > AR p leue re er dicte alla Favorita. | — Serapias longipetala Poll. var. panormitana mihi. NB. Anche di questa ho veduto esemplari raccolti alla Favorita. Serapias longipetala var.? - Dagala ! NB. Soli Rafinesque e Tornabene l'hanno trovata sull’ Etna. - Allium pallens L. - Acitrezza, Monteilici. NB. Strobl dice essere assai raro nella Flora etnea. Gagea foliosa R. S. var. eriantha mihi perigonii phyllis extus. villosis - Randam N B. La credetti bU lutea, ma ora me ne ricredo.- Carex extensa Good. S. Venera al pozzo. NB. Strobl scrive di non averla raccolta sull’ Etna. Cyperus badius Det. - Acicastello ! i à Elymus Caput-Medusae L. - Etna a Pietra Cannone (Fichera !). -Poa insularis Par. var. Bivonae Parl. - Etna a Pietra Cannone (Fichera |). M rooms odora Sw. - Noto (Fichera !). Aspidium hastulatum Ten. - Santissima. Asplenium Filiæ femina Bernh. - Fiumedinisi. NB. conviene assai con la var. multidentatum Doel. che ho da Konigsbetgli L. Nicotra. | Nuova. Stazione della Solidago serotina Ait. re pianura SERA oltre che per la ricca sua flora, è nota pei casi frequ È di ere di piante americane che trovano, specie lungo le rive del I ) i adatte al loro sviluppo ed alla loro diffusione. Vi crescono infatti l’ -morpha feuticosa, T Apios tuberosa, il Cycloloma platyphyllum, la Galinsoga viflora, YElodea canadensis, lin Prime. è ed altre ancora. Le a due ultime NOTIZIE si sostituiscono. Il fondo degli stagni e dei canali nei dintorni di Pavia (!) èo quasi esclusivamente investito da Elodea canadensis, e vengono meno, per I in vasione di questa specie, tante belle Hydrocaridee, Najadacee, Haloragacee , ete. , di cui era ricca la flora di questa regione. ^" | Nel Luglio del 1892 incontrai nei boschi di pioppi e salici di Bressana Bottarone presso il Po, un’altra pianta dell America settentrionale, la Solidago serotina Ait. la quale era già stata indicata dall’ Arcangeli (Fl. It. p. 339) come inselvatichita ` ` lungo il Serchio presso Lucca. Essa copriva in alcuni punti così fittamente il ` terreno, da non permettere la vegetazione di alcun’ altra pianta erbacea ed era eziandio di bellissimo effetto per le sue ampie pannocchie, a rami estesamente a-' renati e di color giallo zolfino. Per le sue dimensioni e pei caratteri che presenta sarebbe riferibile alla Solidago gigantea W. (Sp. Plant. III, p. 2056) stando alle descrizioni di Willdenow, Pursh, Hooker ecc.: essa ha infatti fusto eretto glabro, alto un metro e più; foglie alterne, lanceolate od ovato-lanceolate, glauche, ra- damente seghettate, scabre nei margini; infiorescenze ad ampii grappoli composti i cui rami s’incurvano all'infuori e portano dal lato superiore capolini di fiori piccoli, appressati, forniti di brattee involucranti lanceolati e con peduncoli irti di peli rigidi. Peraltro la Solidago gigantea W. venne da Asa Gray (Syn. FI. of North America Vol. l Pars. IL p. 156) considerata quale sinonimo della S. se- - | rotina Ait.; mentre poi la varietà gigantea dello stesso A. Gray differirebbe per essere più o meno pubescente e coi nervi laterali delle foglie più prominenti , questa varietà corrisponderebbe alla Solidago gigantea Ait. nec. Will. ed alla S. serotina W. Quanto alla naturalizzazione della Solidago serotina Ait. fa d'uopo tener pre- sente, quanto il De Candolle disse nella sua classica Géographie botanique rai- — sonnée Vol. Il p. 728, e cioè che « parecchie Solidago d'America sono indicate — talora come naturalizzate, ma in una sola localita e da troppo breve tempo perchè È si possa ammettere i fatti come durevoli. Ad es, la Solidago lithospermifolia, S. ` serotina, S. procera. Queste specie essendo ‘coltivate da lungo senza espandersi è da credere che esse restino allo stato di piante avventizie ». Tuttavia la località ove raccolsi in copia grandi esemplari di Solilago serotina Ait. e sopra citata, essendo al tutto lontana da parchi e da abitati, Ls oe in favore di una effettiva sua. naturalizzazione. Sa RN MN F. ide: - Piccola Cronaca oM — Al Istituto Botanico dell' Università di Roma sono da segnalare le seguenti ` nomine: del Dott. Osvarpo Krucn a primo Assistente, del Dott. A. T. BALDINI & | Conservatore delle collezioni, e del Dott. C. Casari a secondo Assistente (non primo ` Assistente, come era riferito erroneamente nell’ultimo numero del nostro giornale). Il Dott. Giuseppe Farra è stato nominato secondo assistente alla Cattedra di ` Botanica nella R. Università di Palermo. È morto a Marsiglia, in età avanzata, l’Algologo Arprnonse Dennis. x I liberi docenti in Botanica Dott. L. Josr in Strassburg e Dott. F. Scott in 3 Kil hanno avuto la nomina a Professori straordinarii di Botanica, nelle relative anni $ = Do A RS ss Ca soi SERATA Er ear "s mos La L2 NR Lr OE d LET Q NER i si LES STILI Satta SO; Poi JU i j uro c Ci CIC GE en a" 86188 ^ ae > E >» c» 448 SN] = E. Pres: p MALPICHIA. Volume VIII. + Qualche osservazione. sulle e , EE AC ea ge ep Tas E Ce critica della collezione bo i lena fatta nel Do EDATTA DA 0. PENZIG Prof. all’ Università di Genova A. BORZI R. PIROTTA Prof. all'Università di Palermo Prof. all'Università di Roma Brin” in collaborazione con molti Botaniei Italiani e Stranieri. (Con. Tav. 1HY) dent volume. E 36 togli in 9 Ga cios PU lasle) sarà messo. indita al prezzo di L, 30. Non saranno venduti fascicoli separati; ntori saranno corrisposto 100 copre estratte dal Lee FA giorni apo O MALPIGHIA Nuova contribuzione alla Micologia Veronese del Dott. C. MassaLonGo. (Con Tav. III e IV) Nel volume settimo di questo periodieo pubblieai un prospetto degli imenomiceti da me, di recente, scoperti nell’Agro-Veronese. Nello seritto che ora do alle stampe intendo di registrare il complesso di quei funghi, per lo più microscopici, spettanti a vari altri ordini di questa classe di erittogame, raccolti nella stessa regione negli ultimi anni. Il lettore troverà nelle pagine seguenti, oltre a specie già segnalate in diverse provincie del veneto, numerose altre che per la prima volta entrerebbero a far parte della flora micologica italica, ed infine alcune poche le quali, sia per la natura del substrato, sia per i loro caratteri, ho creduto di dover riferire a varietà o tipi affatto nuovi per la scienza. Con soddi- sfazione piacemi, in questo luogo, rilevare ehe colla presente memo- ria, unitamente alle altre sopra lo stesso argomento dallo serivente già edite (!), le cognizioni intorno alla micologia del Veronese, verrebbero di molto aumentate, se si paragonino a quelle che si possedevano dodici anni fa circa, al qual tempo rimontano appunto i miei primi studi (*) Massarowao C. Illustrazione della Peronospora viticola D. By. con due ta- vole colorate, in Atti Comizio Agrario di Verona, anno II, fase. II; Verona 1881. — cei Stee c. tribus tab. coloratis in: Mem. Ace. Agricoltura Arti e Commercio di Verona, vol. LX, ser. III; Ver 2. — peer eine neue Species von Taphrina in: Botanisches capies dr Bd. 34; 1888. — Sulla en delle sporule nelle Seite c. fig. in: Bull. Soc. vol. XX, n. 4 del Nuovo Giorn. Bot. it., p. 437; Firenze 1888. — Nova ur e genere Taphrina in: Bull. Soc. Bot. it.. vol. XXI, n. 3 del Nuovo Giorn. Bot. it., p. 422; Firenze 1889. C. Massal., in: Bull. Soc. Bot. it., vol. XXI, n. 3 Nuovo Giorn. Bot. it. p. 442; Firenze 1889. ca Nuovi unes dell'Agro Veronese i in: Nuovo Giorn. Bot. it., vol. XXI. p. 161; - Fire qoe La Si vol. VIII. - VOL. Vll. ` — Osservazioni intorno alla Taphrina er Rostr. e T. Oreoselini ` * C. MASSALONGO mieologici. Cio non ostante, se si consideri che le ricerche furono finora da me eseguite specialmente nella valle di Tregnago, nonchè nei din- torni di Verona e che solo feci alcune escursioni nel mt. Baldo o nei Lessini, allo scopo preficuo di rintracciarvi funghi, mentre il resto della provincia, per tale riguardo, venne appena sfiorato, facilmente si potrà arguire quante ricchezze ancora restino da scoprire, prima che sì possa farsi un’idea adeguata delle entità fungine che prosperano in questa classica regione. Credo di non andar errato computando le specie di miceti, attualmente segnalate nel nostro dominio, a poco più di un mil- liaio, numero il quale sebbene cospicuo, tuttavia, per le suesposte ragioni, non rappresenterebbe però che una piccola parte di quelle che allignano nell’ intera provincia. Fiducioso di poter nell'avvenire radunare altri materiali per la più esatta conoscenza della patria flora crittogamica, mi basti per ora aver almeno dimostrato che fra le altre provincie del veneto, meglio illu- strate, in quanto a queste sporofite, voglio dire quella di Treviso e Pa- dova, anche la provincia di Verona può giustamente rivaleggiare. | Massatonso C. Contribuzione alla Micologia Veronese im: Mem. es Agri- coltura, Arti e Commercio di Verona, vol. LXV, ser. III, c. 5 tavole ; Verona 1889. — Ueber einige neue Micromycetes i in: Bot. Centralblatt 1889, n. 26; Cassel 3 — Sulla scoperta della sortie coerulescens in Italia: Bull. Soc. Bot. it., Nuovo Giorn. Bot. vol. XXII, n. 2, p. 274; Firenze 1890. = — Sull alterazione di aem E fori di Amarauthus reiroflezus infetti dalle | oospore di por vx D. By: Bull. Soc. Bot. it.: in Nuovo Giorn. : Bot. ital., . L p. 165; Firenze 1891. — Intorno alla Zeiten campestris (Suec): Bull Soc. Bot. it., in Nuovo = Giorn. Bot. it, vol. XXIII, n. 1, p. 180; Firenze 1891. _ - Sulla scoperta in Italia della SE epiphylia Sadeb. : dui n Bot. it., in Nuovo Giorn. Bot. it., vol. XXIII, n. 3, p. 525; Firenze 1891. o Sugli scopazzi di Am incana DC. Mors dalla Taphrina erg: Satb.: Bull. Soc. Bot. it., p. 79; Tires 197 a Intorno alla ia purs (Sor. x var. > Psendoplatani: Bull. Soc. Bot. it, p. 197; Firenz alla Taphrina pe Sadeb.: Bull. Soe. Bot. ik; 1893. p. 426, Firenze I; Genova se? e in Agro Veronensi nuperrime detexit.: MD vol 1893. ` S NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE A. — FUNGI PERFECTI. Ordo I. — MYXOMYGETEAE Wallr. Gen. I. -- Comatricha Preuss. 1. C. pulchella (Bab.) Rost.; Sace. Syll. Fung. VII, Pars I, p. 395; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 12. — Stemonitis Bab. Ad palos emarcidos « Tregnago »; oct. 1888. » Gen. II. — Arcyria Hill. 2. A. adnata (Batsch.) Rost.; Sace. Syll. VII, Pars I, p. 422. — A. incar- nata Pers.; Saec. Spec. Mycol. Venet., p. 171, tav. XVI, fig. 34-37; Bizz. FI. Venet. Critt. p. 14; Sehroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 110. — Clathrus adnatus Batsch. - Ad ligna cariosa « Tregnago »; autumno 1888-89. Ordo IL — PHYCOMYCETEAE De By. Gen. III. — Synchytrium De By. et Woronin. ` 3. S. Anemones (DC.) Wo .; Sace. Syll. VIT, Pars I, p. 288; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 159; Schroeter in Krypt-Fl. Sehles. « Die Pilze » De 185; Fischer in Rabenh. Krypt.-Fl Deutschl. IT SF I Bd., 4 Abth., - E 60. - E mt Belloca i in foliis petiolisque Anemones nemorosae (ex herb. patris). C. MASSALONGO- Gen. IV. — Cystopus Lév. ` 4. C. candidus (Pers.) Lév.; Sace. Syll. VII, Pars. I, p. 234; G. Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 156; Schroeter in Krypt-Fl. Schle « Die Pilze » p. 233; Fischer in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 4 Abth., p. 418. — Uredo Pers, Poll. Fl. Veron. III, p. 737. a. Camelinae sativae. D. Rapistri rugosi. Y Sinapis arvensis. 9. Sisymbrii officinalis. €. T'hlaspeos perfoliati. In folliis, caulibus, floribus et fructibus earumdem, quae ob infectionem fungilli magis minusve hypertrophice deformata sunt: x et à circa « Ve- rona »; (3, Y, E prope « Trogongo ». : & C. Tragopogonis (Pers.) Sehroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 234; Sace. Syll. VII, Pars I, p. 334; Fischer in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 4 Abth. p. 421. — C. cubicus De By.; Bizz. FI. Venet. Critt. p. 156. — Uredo candida var. Pers. Poll. Fl. Veron. - pus p. 737. : CH E vulgaris. B- Centaureae Scabiosae. Y. Conyzae squarrosae. à. diro, salicifoliae. Di Aia et foliis earumdem; 4 prope Veronam (alla Biondell) is 3 eirca « diens uer ». | + €. iuis he D. Sace. Syll. VII, Pars I, p. 335; Bizz. FL Venet. Gritt, p. 156; Schroeter in Krypt-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 235. i fol. L Cini arvensis prope « Tregnago T Obs. — 1 Ex maxima cn auctorum. tamen solum formam Ç Tra : . NUOVA | CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE | 7. C. Portulacae (DC.) Lév.; Sace. Syll. VII, Pars I, p. 335; Bizz Fl. Venet. Critt. p. 156; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze» ` p. 234; Fischer in Rabenh. Krypt.4Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 4 Abth., ` p. 420. — Uredo DC. In foliis caulibusque Portulacae oleraceae, Veronae. 8. C. Bliti (Biv.) D. By.; C. Massal. Contrib. Micol. Veron, p. 21, n. 29. B. Amaranthi retroflexi. B. In ejusdem foliis et floribus « Tregnago ». Gen. V. — Selerospora Schroeter. 9. S. graminicola (Saec) Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « DiePilze» ` p. 236; Sace. Syll. VII, Pars I, p. 238; Fischer in Rabenh. Krypt.-Fl. e i eutsehl. II Aufl, I Bd., 4 Abth. p. 437 et p. 438, fig. 71. — Perono- spora graminicola Sace — Peronospora Setariue Pass.! — Protomyces | graminicola Sace. Mycoth. venet. n. 496 (oosporae). i In foliis Setariae iridis prope « Tregnago »; Aug. 1893. Gen. Vi. — Plasmopara Schroeter. 10. e nivea (Ung: meer: C. Massal. Contrib. Micol. Veron., ux p. 22, D ea : H Zi Podagrariae; Sacce. Myosth. venet. n. 64. | ‘y. Pastinacae sativae. n fol. earumdem: f prope pagos « Bolea et Giazza »; Y circum « Tre- : i mago » (Vico). | d MASSALONGO Gen. VII. — Peronospora Cda. ll. P. calotheca De By.; Sace. Syll VII, Pars I, p. 245; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 153; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 241; Fischer in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 4 Abth., p. 450. a. Galii Aperines. 8. Sherardiae arvensis. * In earumdem foliis: x prope Veronam; f circa « Tregnago » et Ve- ronam. 12. P. Viciae (Berk.) De By.; Saec. Syll. VII, Pars I, p. 245; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 153; Schroeter in Krypt.-Fl. Sehles. « Die Pilze > p. 242: Fischer in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 4 Abth., P 454. — Botrytis Berk. A In foliis Viciae sativae in cultis collinis supra « Montorio »; 2 = NA. 1894. .. 13. P. Alsinearum Casp.; Sace. Syll. VII, Pars I, p. 246; Bizz. FI. Venet. Critt. p. 154; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 242: | Fischer in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 4 Abth., p. 452. — Sace. Mycoth. venet., n. 703, 1334; Erb. Critt. it., ser. IL, n. 693. a. Cerastii glomerati. B. Cerastii semidecandri. Y Stellariae mediae. In foliis, aa et floribus earumdem : ET prope Veronam ; m 1890-94 aL P. Dianthi De By.; Sace. Syll VII, Pars I, p. 247; Bizz. Fl. Wan. Critt. P. 154; Schroeter in Krypt.-Fl. Sehles. « Die Pilze » p. 243; Fischer i in Rabenh. Een Deutschl. II Aufl. T Bd., 4 Abt NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE 5. Agrostemmatis Githaginis. £. In cultis collinis supra vicum « Montorio » ad folia ejusdem; 27 Mart. 1894. 15. P. Holostei Casp.; Saec. Syll. VII, Pars I, p. 247; Schroeter in Krypt.-Fl. Sehles. « Die Pilze » p. 243; Fischer in Rabenh. Krypt.-Fl.- Deutschl. II Aufl., I Bd, 4 Abth., p. 447 et p. 444, fig. 74 f (ofipora). In foliis, caulibus et floribus Zolostei umbellati prope Veronam (cum ` oosporis); 27 Mart. 1894. 16. P. parasitica (Pers.) De By.; C. Massal. Contrib. Micol. veron. p. 23, n. 34; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 244; Fischer in Rabenh. Fl.-Krypt. Deutschl. II Aufl, I Bd., 4 Abth., p. 476. B. Brassicae Napi var. 'esculentae. Y. Drabae vernae. 8. Thlaspeos perfoliati. In earumdem foliis: 3 prope « Tregnago » (Scorgnan); Y e collibus supra vieum « Montorio »; à « Veronae » (S. Zeno in Monte). 17. P. Ficariae Tul.; Sace. Syll. VII, Pars I, p. 251; Schroeter in Krypt.-Fl Schles. « Die Pilze » p. 245; Fischer in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Autl, I Bd., 4 Abth., p. 472. | x. Ranunculi acris. 6. Ranunculi Ficariae. y. Ranunculi repentis. In foliis earumdem prope Veronam (Montorio, Valdonega): vere 1890. CHE arborescens (Berk.) De By.; Sace. Syll. VII, Pars I, p. 251; Bizz. Fl. Venet. Crit, p. 154; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die | Abe x». 245; Fischer | in Rabenh. etia PL Deutschl. II Aufl, I Bd. C. MASSALONGO In foliis Papaveris Rhoeadis prope Veronam (alla Biondella); April 1890. 19. P. conglomerata Fuck. Symb. Mycol. p. 68; Schroeter in Krypt.- Fl. Sehles. « Die Pilze » p. 246 ex p.; Fischer in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 4 Abth., p. 475 ex p. — Sace. Syll. VII, Pars I, p. 252. B. Brodii (Fuck.). — Peronospora Fuck. in l. s. c.; Saec. Syll. VII, Pars I, p. 259. In foliis Geranü pusilli prope pagum « Tregnago » (al ponte de Quajo); 7 April. 1894 —; 8. in foliis Erodii Ciconii circa Veronam : 29 Mart. 1894. 20. P. Trifoliorum De By.; Sacc. Syll. VII, Pars I, p. 252; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 154; Schroeter in Krypt.-Fl. Sehles. « Die Pilze » p. 246; Fischer in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Autl. I Bd., 4 Abth., "> ie à : B. Ornithopi scorpioidis. = f& E mt. e Viacara » supra pagum "e Tregnago » in foliis ejusdem: Nov. 1893. de 21.2. leptosperma De By.; C. Massal. Contrib. Mycol. veron. p. 23, n. 35; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 248; Fischer | in Rabenh. Krypt.-FI. Deustehl. II Aal I Bd., 4 Abth., p. 455. | PA Anthemidis arvensis. # B In en foliis « ee »; Nov. 1889. 2 Pu (Ung) De By.; Sace. Syl. VII, Pars I, p. 255; sia FL Yu p. 154; Schroeter in Krypt. -FI. Sehles. « Die Pilze » scher in Rabenh. LEE NL Deutschl. II Aut, F8 Bd., Aaa NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE a. Veronicae Beccabungae. d B. Veronicae hederifoliae. i E GE, Ze, i ETS n foliis caulibusque earumdem: æ ad rivulos in vallecula « dei Gamberi » dieta supra « Badiacalavena a: 5 Veronae ex loco « S. Zeno - omi en D in Monte ». 23. P. effusa (Grev.) Rabenh.; C. Massal. Contrib. Micol. veron. p. 23 n. 36; Sehroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 249; Fischer in pon Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 4 Abth., p. 467. 5. Chenopodii polyspermi. In foliis ejusdem prope « Cogolo » (Valle dei Tessari); Sept. 1895. Saec. Syll. VII, Pars I, p. 258; Bizz. Fl. Venet. I Bd., 24. P. Dipsaci Tul.; Critt. p. 154; Fischer in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., = Abth., p. 460. IN foliis Dipsaci sylvestris « Bolea ». 25. P. tribulina Pass. fide spec. ejusdem; Sace. Syll. VII, Pars I, p. 259; Fischer in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 4 Abth., p. 482. — Tav. II, fig. 1-3. Ad folia Tribuli terrestris in cultis prope Veronam (al Porto); - Jul. 1890. 26. P. alta Fuck.: Sace. Syll. VII, Pars I, p. 262; Bizz. FI. Venet. - Qritt. p. 155; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 251; : Fischer in Rabenh. Krypt.-FI. Deutschl. IT Aufl., I Bd., 4 Abth., p. 483. ER ee majoris. SE «. In fenis ejusdem pe Veronam (Porta Nuova) et pagum « Tre- Bierg D, | C. MASSALONGO Contrib. Micol. Veron., p. 24, In foliis Knawtiae arvensis supra cauponam « Revolto », ad originem - vallis « di Tregnago (Rupi di Malera) »; 23 Sept. 1892. Gen. VIII. — Rhizopus Ehrenb. 28. H. nigricans Erhenb.; Sace. Syll. VII, Pars I, p. 212; Fischer in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 4 Abth., p. 230 et p. 228, fig. 39. — Mucor stolouifer Ehrenb.; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 158; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 206. In fructibus Juglandis regiae « Tregnago ». Gen. IX. — Saprolegnia Nees. ..99. S. monoica Pringsh.; Sace. Syll. VII, Pars I, p. 268; Schroetd de Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 256; Fischer in Rabenh. Krypt.- SH Deutschl. IU Aufl., I Bd., 4 Abth, p. 337. In variis insectis, utplurimum dipteris, sub aqua marcescentibus ` _« Tregnago ». Gen, X. — Protomyces Ung. (30. P. wë Ung.; Sace. Syll. VII, Pars I, p. 319; > pem FI. Sehles. « Die Pilze » p. 259. iode. iet « Covolo di Campo Silvano » dicti, prope vicum ` « Velo », ad folia, petiolaque Aegopodii Podagrariae; 24 Sept. 1892 he ceci 1). S | E NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE | t Ordo III — USTILAGINEAE Tul. da Gen. XI. — Ustilago Pers. 31. U. Ischaemi Fuck.; Sace. Syll. VIT, Pars II, p. 454; Bizz. Fl. È Venet. Critt. p. 128; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., E. I Bd., 1 Abth. p. 88. 3 = In inflorescentiis Andropogonis Ischaemi e collibus supra vieum « Po- jano »; Jun. 1891. 32. U. Caricis (Pers.) Fuck.; C. Massal. Contrib. Micol veron. P. 12, n. 6. * Caricis gynobaseos. * [n utrieulis fructiferis ejusdem prope « Tregnago » (alle Saline); 6 April 1894. 33. UP violacea (Pers) Fuck.; C. Massal. Contrib. Micol. veron. p. Pn 9. i a. Dianthi Seguieri. 6. Lychnidis flos-cuculi. Y. Saponariae officinalis. 9. Silenes saxifragae. In antheris earumden: prope « Tregnago » (Casteldé); Ze 3 in pratis supra « Campofontana »; Y prope « Tregnago »; aestate 1889-90. | 94. U. Tragopogonis (Pers. Schroeter in Krypt-Fl Schles. « Die « Pilze » p. 274. — U. Tragopogi Sace. Syll. VIL Pars IL, p. 477. C. MASSALONGO Gen. XII. — Entyloma De By. 35. E. Linariae Sehroeter in Krypt.-Fl. Sehles. « Die Pilze » p. 283; Wint. in Rabenh. Krypt -Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth., p. 116; Sace. Syll. VII, Pars II, p. 491 (fide etiam P. Magnus). In foliis Linariae vulgaris prope « Tregnago » (Calavena); Oct. 1890. Gen. XIII. — Sorosporium Rud. 36. S. Saponariae Rud.; Sace. Syll. VII, Pars II, p. 511. Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 130; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 288; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 1 Abth. p. 104 et p. 82 ic. 5. Dianthi sylvestris. 5. In floribus ejusdem qui ob infeetionen fungilli atrophiei et abnormes ` e fiunt : e collibus supra vieum Pojano; Jun. 1891. Gen. XIV. — Uroeystis Rabenh. 37. U. Anemones (Pers.) Sehroeter; C. Massal. Contrib. mieol. veron. p. 14 n. 12; Saec. Syll. VII, Pars. II, p. 518. is Ficariae ranunculoidis. a Se In Geesen humidis propo « » ad folia ejusdem: Mart 1894 38 D sorosporioides iom Sace. Syll. VII, bari II, p. 519; Schroeter x un Krypt.-I 3 . Sehles. « Die Pilze » P- 280; Wint. in Rabenh. Kry pt. -FL E: = Deutschl. I Auf, I Bd., 1 Abth. p. 124. i c e foliis. Thalietri minoris prope « Tregnago » (Calavena); Sept. 1889. | — Partes foliorum ubi fungillus sporificat sunt en et plus minusve contortae Prei a qua i NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE - ; Ordo. IV. — UREDINEAE Brongn. emend. i3 Gen. XV. — Uromyces Link. E Sect. I — EU-UROMYCES Schroeter. È = 39. U. Orobi (Pers.) Wint.; C. Massal. Uredineae Veron. p. 18 n. 15 3 (= U. Fabae Schroeter). 2 B. Viciae. EC I-II. In foliis Viciae Craccae prope « Ee » (Valle dei Tessari), Sept. 1892. 40. U. Trifolii (Alb. et Schw.) Wint.; C. Massal. Ured: veron. p. 18, w- I5. I. In foliis Trifolii repentis (= Aecidium Trif. repentis Cast.). prope Veronam; Majo 1890. 4l. U. Dactylidis Otth.; C. Massal. Ured. veron. p. 22 n. 20. e 2 j a I. In foliis Ranuneuli bulbosi (= Aecidium Ranunculacearum f. R. bulbosi Sacc. Mycoth. venet. n. 789), prope Veronam (Montorio); April 1890. 42. U. Euphorbiae C. et P. emend. Magnus; Sace. Syll. VII, Pars = H, p. 556; Magnus Mykologische Miscellen 6 in Bericht. Deutsch. Bot. Gesellseh. Jahrg. 1893, Bd. XI, Heft I, p. 43-48 Taf. IV et ejusdem Ueber das Auftreten d. Stylosp. bei Uredin. in Bericht. Deutsch. Bot. Gesellsch. Generalversamm.-Heft, Jahrg. 1891, Bd. IX, p. 87, Taf. XIV, fig. 27-39. . L Aecidium Euphorbiae f. E. Pr esti Magnus Mykol. Missethat in L 2 c. Taf. IV, die 1-6. €. MASSALONGO II. Conf. Magnus in l. s. e. Taf. IV, fig. 7-11. III. Magnus ibidem Taf. IV, fig. 12-13. "3 I-III. In foliis Zuphorbiae Preslii circa Sermione (Magnus) et prope. viculum « Novaje » (Nasente)in prov. Veronae; 8 Aug. 1891. — Species matricem haud deformans. Sect. II — HEMI-UROMYCES Schroeter. 43. U. caryophyllinus (Schrank) Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, 1 Bd., 1 Abth. p. 149: Sace. Syll. VII, Pars IL p. 545. IL notus; Saec. et Wint: l. s. c. III. Lycoperdon caryophyllinum Schrank. a. Dianthi Caryophylli Speg. Decad. Mycol. it. n. 70. — Uromyc. Dianthi f. D." Caryophylli Sace. Mycoth. Venet. n. 441. &. Dianthi sylvestris. | II-III. In earumdem foliis: & « Veronae », 1890-93; 5 e mt. « Viacara » supra pagum « Tregnago » Sept.; 1891. i 44. U. scutellatus (Schrank) Lév.; C. Massal. Ured. Veron. p. 9, n. 3 p. p. excl. syn. pl; Magnus, Ueber das Auftreten d. Stylosp. bei Ure- dineen in Bericht. Deutsch. Bot. Geselisch. Generalvers.-Heft, Jahrg. 1891, Bd. IX, p. 89 Taf. XIV, fig. 49-57. II. notus: Magnus 1. s. e. Taf. XIV, fig. 51-52, 54-57. Se IL Lycoperdon scutellatum Schrank; Magnus in l. s. c., Taf. XIV, - fig. 49-50, 53. SC forma typica: teleutosporis verrucis musées i ornatis Wu x 1. & e Taf. XIV, fig. 49-50. Rx. Euphorbiae nicaeensis : EEGEN verrucis vel ee minutis | praeditis, | TEIL, In foliis plus minusve hypertrophiee deformatis: x. Euphor- iae ere e collibus « « St. Lonardo » s "Veronam. (et pon d NUOVA*CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE veron.); Euphorbiae dulcis (A. Goiran fide Sace.). — ß. Euphorbiae ni- k censis prope viculum « Pojano (et Poll. Fl. veron. sub Euphorbia Se- guieri Poll.). : Obs. Formae ex herb. patris et ex loco prov. Bellunensi, in Ured. ite e Veron. sub Euphorbia verrucosa et E. Cyparissias citatae, forte, ob teleutosporas laeves et solum in sieco longitudinaliter striatulas, ad Uromycetem Kalmusii spectant. 45. U. excavatus (DC.) Magnus, Ueber das Auftreten d. Stylosp. bei Uredineen in l. s. c. p. 87, Taf. XIV, fig. 40-48 et fide ejusdem ; Bizz. FI. Venet. Critt. p. 132. II. notus: conf. Magnus in l. s. c. III. Uredo excavata DC, Magn. in ]. s. c. In foliis Euphorbiae Cyparissias e ung « Spilimbeco » prope Bolca; 17 Jun. 1890 (st. teleutosp.). Sect. III. — UROMYCOPSIS Schroeter. 46. U. Primulae integrifoliae (DC.) Wint.; C. Massal. Contrib. Micol. veron. p. 14, n. 13. — U. Primulae Sace. Syll. VII, Pars IL, p. 565. L In foliis Primulae integrifoliae (= Aecidium Primulae DC.) ex re- gione subalpina supra « Campofontana » (Alle Sealette); 10 Jul. 1890. Gen. XVI. — Puceinia Pers. Sect. I — EU-PUCCINIA Schroeter. 47. P. Thesü (Desv. Wint.; C. Massal. Ured. Veron. p. 37, n. 51; | Sebroeter in Krypt-Fl. Sehles. « Die Pilze » p. 315; Sace, Syll. VII, ars XE p. 602. B. Thesiî divaricati. 48. P. Convolvuli (Pers.) Cast.; Sace. Syll. VII, Pars II, p. 610; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 140; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutsehl. H Aufl, I Bd, 1 Abth., p. 204; C. EE Contrib. Micol. veron. p. 17, A 49° I. Aecidium Calystegiae Desm. II. Uredo Betae var. Convolvuli Pers. IL Saee. Wint. inl.s e. I. Prope Veronam (All'Olmo), in foliis Calystegiae sepiwm (cum st. spermogonico: Aecidiolum Convoleuli Sacc.); 6 Aug. 1890. 49. P. graminis Pers.; C. Massal. Ured. Veron. p. 45 n. 63; Sace. Syll. VII, Pars II, p. 622; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » = p. 322. _%. Avenae sativae. A Pirate communis. i H-HI. in folis ejusdem prope « Tregnago » e Legnago ». et 5. III circa : * | 50 P. Caricis ( Schum. ) Rebenst.; C. Massal. Ured. Veron. p. 49, n. 69; Sace. Syll. VII, Pars II, p. m6; Schroeter in Krypt.-Fl. Sekten, « Die Pilze 3 p. 327. dh foliis y 9m digeme [s Aia Urticae Sehum.) prope S Veronam (Montorio); April. 1890. d B silvatica Schroeter in Krypt. -Fl. Schles. « Die Pilze » P wo Saec. Syll. VII, Pars II, p. 627. Ae Aecidium Taraxaci Schum. et Kunze. Hr pues Saec. in L. s. e NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE I. In foliis Tarazaci officinalis prope Veronam (Alla Biondella). 52. P. Moliniae Tul.; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 1 Abth., p. 219; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze », p. 332; Sace. Syll. VII, Pars II, p. 631; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 142. I. Aecidium Orchidearum Desm. I-III. Wint., Sacce., Schroeter, Bizz. in l. s. c. + B. Diplachnidis serotinae. B, IM. In foliis caulibusque ejusdem prope « Tregnago »; Oct. 1892. Sect. I. — BRACHYPUCCINIA Schroeter. 53. P. bullata (Pers.) Sehroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 335; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth., > p. 191; Saec. Syll. VII, Pars II, p. 634. — Puccinia Aethusae Mart.; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 138. II. Uredo bullata Pers. III. Sehroeter etc. in l. s. c. B. Peucedami Cervariae. 6, H-II. In foliis ejusdem prope « Tregnago » (Vico); Oct. 1890. Sect. III. — HEMIPUCCINIA Schroeter. 54. P. Berkeleyi Pass.; Sace. Syll. VII, Pars II, p. 645; Bizz. Fl. . Venet. Critt. p. 138. — Puccinia Vincae (DC.) Wint. in Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd. 1 Abth. p. 188. iE e i Il. Uredo Vincae DC. - RL Feptoeter, Sace. Mt # c * mm. S fol. Vincae minoris prope Veronam (alla mue. d Majo 1892. Obs. In pagina inf. foliorum. ante evolutionem uredo-, E i rarum, soli ummodo stati vm sp nicun nn observavi. EU T > ES * i sia à anno o vi, vol. vm C. MASSALONGO Sect. IV. — PUCCINIOPSIS Schroeter. 55. P. Tragopogonis (Pers.) Cda. Ie. Fung. V, p. 50, tav. II, fig. 11; Sace. Syll. VII, Pars II, p. 668; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 342; C. Massal. Ured. Veron. p. 4l, n. 57. III. In foliis Tragopogonis pratensis supra pagum « Campofontana » 4 9 Jul. 1890. 56. P. Smyrnii Biv.; Sace. Syll. VII, Pars. II, p. 170. I. Aecidium Smyrnii Bagn. HL Seec. inh & c. I. In foliis Smyrnü Olusatri in Vieidadio comitis « Giusti » (al Bel- vedere); 17 April. 1892. Seet. V. — MICROPUCCINIA Schroeter. . .57. P. Aegopodii (Schum.) Link; Sace. Syll. VII, Pars II, p. 678; Schroeter in Krypt.-Fl. Sehles. « Die Pilze » p. 344; C. Massal. Ured. Veron. p. 34, n. 46 emend. et excl. st. stylospor. In foliis Aegopodii Podagrariae e mt. « Porto » supra pagum « Cam- pofontana »; 16 Jun. 1893. Sect. VI. — LEPTOPUCCINIA Schroeter. 58. P. Valantiae Pers.; C. Massal. Ured. Veron. p. 25, n. 28; Sacc. Syll. VII, Pale IL, p. 685; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p.347. 6. Galii lucidi. Y. Galii veri. NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE 115 59. P. Buri DC.; Sace. Syll. VII. Pars II, p. 688; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth., p. 164; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 135. — Saee. Mycoth. Venet. n. 788, 858; Erb. Critt. It., II n. 1156 Ad folia Buxi sempervirentis in viridario comitis « Giusti » Veronae; vere 1891. Gen. XVII. — Phragmidium Link. 60. P. Tormentillae Fuck.; Sace. Syll. VII, Pars II, p. 744; Sehroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 352. — PA. obtusum (Strauss.) Wint. in Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 1 Abth. p. 229; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 144. I. Sacc., Schroeter, Wint. in l. s. c. II. Uredo obtusa Strauss. III. Sacc., Schroeter., Wint.; in l. s. c. LISI. In fol. Tormentillae erectae prope « Tregnago » (Vico); Sept. 1889. 61. P. Rubi (Pers) Wint.; C. Massal Ured. Veron. p. 92, n. 74; Saec. Syll. VII, Pars IL, p. 745; Sehroeter in Tap -Fl. Schles. « Die Pilze » p. 353. B. Rubi saxatilis. Y. Rubi tomentosi. 5. In fol. ejusdem in sylvis infra cauponam « Revolto » 22 sept. 1892; . — Y. prope viculum « Centro »; Nov. 1892 (pl. st. teleutosporiferus). Gen. ANIL — Gymnosporangium Hedw. | 62. G. juniperinum (L.) Wint.; C. Massal. Ured. Veron. p. 54, n. T7; | Sace. Syll. VII, Pars II, p. 738; Schroeter in queste Schles. «Die — Pilze : C. MASSALONGO I. In foliis Sordi torminalis e mt. « Baldo » et prope viculum « S. Rocco di Piegara »; aestate-autumno 1890-91. 63. G. Sabinae (Dicks.) Wint. in Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., l Abth. p. 232; Sace. Syll. VII, Pars II, p. 739; Schroeter in Krypt.- i Fl. Schles. « Die Pilze » p. 357. I. Roestelia cancellata Rebenst. in l. s. c. e III. Tremella Sabinae Dicks. in l. s. c. I. In foliis Pyri communis e prov. Veronae (ex herb. patris.), cum spermogoniis. | Obs. Spermogoniis gregariis epiphyllis, maculigenis; pseudoperidiis hypodermis, aurantiis, subglobosis 120 : 1404 diametro, conico-promi- nulis, poro erumpentibus; spermatiis (microstylosporis) elliptico-oblongis 4:6 X 1,5 : 2u, catenulatis, melleis; periphysibus ex ostiolo subpenni- cilatim, plus minusve, exsertis. Gen. XIX. — Melampsora Cast. 64. M. Helioscopiae (Pers. Wint.; C. Massal. Ured. Veron., p. 57, n. 82; Saec. Syll. VII, Pars II, p. 586; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 359. * Euphorbiae micaeensis. .* In foliis ejusdem e collibus supra « Montorio »; Mart. 1894. Gen. XX. — Melampsorella Schroeter. 65. M. Cerastii (Pers) Schroeter in Krypt.-Fl. Sehles. « Die Pilze » p. 366; Sace. Syll. VII, Pars II, p. 596. — Melampsora Wint. in i. Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd.,.1 Abth., p. 242. ch Caeoma Stellariae Link. in l. s. e. J Uredo pustulata v. Cergstii Pers. in |. s. c. du Schroeter ete. in Lac. La NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE - In fol. Cerastii arvensis e mt. « Alba » supra « Campofontana »; 16 Jun. 1893 (st. pl. stylosporiferus). Gen. XXI. — Coleosporium Lév. 66. C. Sonchi arvensis (Pers.) Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth., p. 247. — C. Sonchi Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 268. a. Adenostylis alpinae. B. Senecionis cordati (Contrib, Micol. Veron. p. 18, ex errore sub C. Senecionis). ` M-II. In ejusdem fol.: @ supra cauponam « Revolto » ad rupes « di Malera »: Sept. 1892 —; / ex regione subalpina loci « Passo della Lora » dieti. 67. C. Campanulae (Pers.) Wint.; C. Massal. Ured. Veron. p. 60, n. 86; Saee Syll. VII, Pars II, p. 753; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 369. * Campanulae Rapunculi. * in ejusdem fol. et caulibus prope viculum « Marcemigo »; Oct. 1891 (st. pl. stylosporiferus). Gen. XXII. — Chrysomyxa Ung. 68. C. Rhododendri (DC.) De By; Sace. Syll. VII, Pars. II, p. 760; Bizz. FL Venet. Critt. p. 148; Wint. in Krypt.-Fl Deutschl. *IE Aufl, I Bd., 1 Abth., p. 250. I. Aecidium Abietinum Alb. et Schw. in l. s. c. II. Credo Rhododendri (DC.) in l. s. c. JHE In k 8.6 e ei * d | H-I. In pagina inf. fol. Rhododendri ferruginii prope Ge « | Zeola » (mt. Sraggin?) ex egit en 10 Jul. 1890. APPENDIX. (Species uredinearum amplectens quarum hucusque solum forma aeci- dialis aut stylosporifera est nota | Uredineae inferiores Sacc.|.) A. Uredo. 69. Uredo Scolopendri (Fuck.) Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 374; Sace. Syll. VII, Pars II, p. 860. — Ascospora Fuck. Symb. Mycol. II App., p. 19. i | 3. Rutae murariae. E. Ad folia Asplenii Rutae murariae prope vieulum « Marcemigo ». (Bigagnan); April. 1890. GES 2. 70. U. Quercus Brondeau; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II * Auf, I Bd., 1 Abth., p. 254; Bizz. Fl. venet. Critt. p. 150; Saec. My- | coth. Venet. n. 880. (f. Quercus pedunculatae). — Melampsora? Schroeter: o = Sace. Syll. VII, Pars II, p. 594. In foliis Quercus pubescentis prope « Tregnago » (al See | Sept. 1892. B. Aecidium. = m, As UNES Hazsl.? Sace. Syll. VIL, Pars. II, p. 785. SD E : t (BÀ Ad folia > ejasdem prope « Cogolo » does ad pedes mt. « Gadà »; * Oct. 1890. | NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE Ordo V. — GASTEROMYCETEAE Willd. Gen. XXIII. — Rhizopogon Fr. 72. R. rubescens Tul. Fung; Hypogei p. 89, tav. II, fig. 1, et tav. XI, ' fig. 4; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutsch. II Aufl, I Bd., 1 Abth., p. 881; Sace. Syll. VII, Pars I, p. 161. — R. aestivum (Wulf.) Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 713. In sylvis piniferis prope « Bolca », sed praesertim ex loco « Veralta » dieto supra « S. Mauro di Saline », ubi saepe mihi occurrit plerumque vix terra tectum; autumno. Ordo VI. — ASCOMYCETEAE Auct. Subordo I. — Discomycetes Fries. Gen. XXIV. — Exoascus Fuck. emend. Sadebeck, Die parasitischen Exoasceen; Hamburg, 1893. 73. E. Pruni Fuck; Sadebeck, Die parasitischen Exoasceen p. 44 et ejusdem Unters. über die Pilzgatt. Exoaseus Tab. II, fig. 16. — Taphrina Tul; C. Massal. Contrib. Micol. veron. p. 56, n. 137 (excl. substr. Pruni spinosae). In fructibus immaturis et hypertrophice deformatis Pruni domesticae ` prope Veronam (Montorio): e 1890 (A. Goiran !). 74. E. Rostrupianus Sadebeck, Die parasitischen Hi p. 45, . Taf. I, fig. 15-17. — Taphrina Pruni Tul.; C. Massal. Contrib. Micol. veron. p. 56, n. 137 (quoad substratum). C. MASSALONGO In fructibus hypertrophieis, immaturis Pruni spinosae: prope vicum e Quinzano » (A. Goiran!); supra « Marcenigo » (ai Battistini), Jun. 1891; circa « Bolca », 20 Jun. 1892. 75. E. deformans (Berk.) Fuck; Sadebeck, Die parasitischen Exoasceen * p. 53. — Taphrina Sadebeck Kritische Unters. über die dureh Taphrina- Arten hervorgebr. Baumkrankh. Taf. IV, fig. 7; C. Massal. Contrib. Micol. veron. p. 57, n. 138, syn. Sadeb. et Wint. ex p. 5. Amygdali communis; Briosi et Cavara, Fungi parassiti dient col- tivate n. 104 ex p. ` F. In foliis ejusdem a fungillo varie hypertrophice deformatis et con- tortis « Veronae » (A. Goiran!); Majo 1890. 76. E. amentorum Sadeb. Die parasitischen Exoasceen p. 67. — Ta- phrina Alni incanae Kühn in Sadeb. Kritische Unters. über die durch Taphrina Arten hervorg. Baumkrankh. Taf. IV, fig. l5, fig. l^. — T. alnitorqua Tul. ex p.; C. Massal. Contrib. Micol. veron. p. 57, n. 139 è . (excl. syn. Wint. ex p. et ic. Sadebeck). B. Alni glutinosae. 5. In amentis fructiferis ejusdem e mt. « Belloca » supra viculum « Finetti »; 10 Oct. 1891. Gen. XXV. — Taphrina Fries reform. Sadeb. 77. T. bullata (Berk. et Br.) Tul.; Sadebeck, Die parasitischen Exoa- — sceen p. 68 et ejusdem Kritischen Unters. ueber die durch Taphrina- Arten hervorg. Baumkrankh. Taf. IV, fig. 4. — Exoascus Bizz. Fl. Venet. | Critt. p. 359; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » II Hälfte, p. 12; Sace. Syll. VIII, p. 817 ex p. | In foliis Pyri communis quae ob infectionem fungilli varias pustulas, 2 lem mque in pagina superiore, turgescentes, monstrant: e mt. « Bel, ` * f. NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE loca » supra viculum « Finetti », et prope « Marcemigo » (Scorgnan), nec non circa « S. Mauro di Saline » (Tavernole); autumno 1890-91. 78. T. coerulescens (Mont.-Desm.) Tul.; Sadebeck, Die parasitischen Exoasceen p. 78. — Exoascus Sadeb. Unters. ueber Pilzgatt. Exoascus Taf. 4, fig. 23. a. Quercus Cerris. B. Quercus pedunculata. Y. Quereus pubescentis C. Massal. Bull. Soc. Bot. It. in Giorn. Bot. It. vol. XXII (1890), p. 274. In pagina inferiore earumdem fol.: «. supra pagum « S. Mauro di Saline » (Veralta) 30 Sept. 1890; 5. prope vieulum « Centro », Nov. 1892; y. ex loco « Bettola di Saline » dicto et in « Valpantena » (A. Goiran !). y 4 79. T. acerieola nob. — Tav. IL fig. 4-5, Tav. IV, fig. 6. — Haud deformans et absque mycelio perennante. Ascis hypophyllis vel raro am- phigenis in maculis irregularibus, exaridis effusis, cylindraceo-clavatis 16:20 X 6:8U, plerumque octosporis, interdum tamen repletis conidiis e prolifieatione sporidiorum enatis, basim versus inter cavitatem cellu- larum basilarium magis minusve prominulis. Cellulis basilaribus valde polymorphis, depressis, inferne saepe sublobulatis et diametrum ascorum superantibus, 10 : 12 v. latis et 4: GH altis, cuticula immersis, nec inter parietes laterales cellularum epidermidis cuneiformi-innixis. Sporidiis subglobosis, vulgo 2,5 : 3,5 v. diametro. : B. Pseudoplatani. — Taphrina polyspora var. C. Massal. in Bull. Soc. Bot. It. 1892, p. 197-199 emend. — Aseis epiphyllis 18: 26 X 7: es cellula basilari circiter Tu alta et lop lata. In foliis Aceris campestris e montibus supra vieum « Badiacalavena », 20 Jun. 1892; B in fol. Aceris Pseudoplatani prope « Bolea »; Jun.-Jul. 1891-92. ; t 1 Obs. Inter alias species generis. (emend. Sadeb.), in fallor, EOM af- C. MASSALONGO finis videretur Taphrinae Betulae v. autumnali Sadeb., a qua tamen satis differt, praeprimis ob ascos inferne cellulis basilaribus evidenter prominentes, fere ut in Æxoasco epiphyllo Sadeb., observatur. pr Gen. XXVI. — Spathularia Pers. 80. S. clavata (Schaeff.) Sace. Syll. VIII, p. 48. — S. flavida Pers.; Sace. Spec. Mycol. venet. p. 168; Bizz. Fl. Venet, Critt. p. 316; Gill. Discomye. Fr. p. 26 c. ic. — Elvella clavata Schaeff. tav. 149. In sylvis piniferis ad terram muscosam supra « S. Mauro di Saline » (Veralta); autumno. Gen. XXVII. — Barlaea Sace. 81. B. Constellatio (B. et Br.) Sace. Syll. VIII, p. 111; Sehroeter in Krypt.-Fl. Sehles. « Die Pilze » II Hälfte p. 38. — Aleuria Gill. Di- . seomye. Fr. p. 207. — Peziza B. et Br.; Bizz. Fl. venet Critt. p. 322. | — Ascis 18 : 20 crassis, sporidiis globosis laevibus 14 : 16 v. diametro. Ad terram limosam « S. Pancrazio » prope Veronam; autumno 1886. Gen. XXVIII. — Hymenoseypha Fr. 82. H. cyathoidea (Bull. Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » Et IT Hälfte p. 73. — Phialea Gill. Discomyc. Fr. p. 106; Sace. Syll. VII — 1 | p- 251. — Helotium Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 332; Sace. Fungi it. autogr. delin. tav. 1325. — Peziza Bull. . Ad caudices marcescentes Senecionis cordati in regione subalpina . « Passo Ristele » supra « Campofontana »; 10 Jul. 1890. UMEN IAE. en delta MT EE Le nr MEN d LEKT oy NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE ES V DR NT 23 scr vc Gen. XXIX. — Helotium Pers., Fr. 83 H. salicellum Fr.; Schroeter in Krypt,-Fl. Schles. « Die Pilze » II Hälfte p. 78; Sace. Syll. VIII, p. 230 et Fungi it. autogr. delin. tav. 1344; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 332; Rehm in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 3 Abth., p. 786; Gill. Discomye. Fr. p. 157. — Peziza Fries. * Forma: ascomis interdum sessilibus; ascis 80 : 110 X mett sporidiis 20 : 25 X 5 : 64 bi-quadriguttulatis. * Ad palos emarcidos salieum « Tregnago »; Nov. 1889. Gen. XXX. — Pseudopeziza Fuck. 84. P. Trifolii (Biv. Bernh.) Fuek.; Sace. Syll. VIII, p. 723; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » II Hälfte, p. 110 p. p.; Rehm in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 3 Abth., p. 597 ex p. et p. 994 ie.; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 356. — Mollisia Trifoliorum Lib.; Gill. Discomye. Fr. p. 123 e. ie. — Phacidium Medicaginis f. Trifo- liorum Sace. Fung. it. autogr. delin. tav. 1391. — Ascobolus Trifolü Biv. Bernh. Ad folia viva Trifolii pratensis et T. repentis (Briosi e Cavara Fungi parassiti piante coltivate n. 68 c. ic.), prope « Tregnago » ét « Cogolo » - in cultis; Oct.-Nov. 1889. 85. P. Medicaginis (Lib.) Saec. Syll. VIII, p. 724; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 356. — P. Trifolii Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » II Hälfte p. 111 ex p.; Rehm in L s. c. forma Medicaginis p. 598. — Phacidium Saec. Fung. it. autogr. delin. tav. 1390. — cg Saec. Specinien Mycol. Venet. tav. XIV, fig. 58-60. : In eultis prope « Tregnago » ad folia Medicaginis sativae, M. Es g^ catae, M. pM Oct. 1882, 1889. =š | €. MASSALONGO Gen. XXXI. — Trochila Fries. 86. T. Craterium (DC.) Fr.; Sace. Syll. VII, p. 728; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 357; Schroeter in Krypt.-FL Sehles. « Die Pilze » II Hälfte, p. 166; Rehm in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 3 Abth., p. 128 et p. 114, fig. 2-6; Sace. Mycoth. Venet. n. 700. — Phacidium Fr. in Gill. Discomyc. Fr. p. 167. — Sphaeria DC. In foliis emortuis Zederae Helicis prope Veronam ARR Biondella) et « Tregnago » (Calavena). Gen. XXXII. — Fabraea Sacc. 87. F. litigiosa (Rob. et Desm.) Sacc. Syll VII, p. 735; Gill. Di- scomye. Fr. p. 174. — F. congener Sacc. Fungi it. autogr, delin. tav. . 1322; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 358; Gill. Diseomye. p. 174 e. ie. — F. Ranunculi Fries, Schroeter in Krypt-Fl. Schles. « Die Pilze » II Hälfte, p. 111; Rehm in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 3 Abth. p. 601. — Phacidium litigiosum Rob. et Desm. Ad folia Ramunculi acris prope « Tregnago » (Vico); Sept. 1889. © BB. F. Astrantiae (Cesati) Schroeter Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » . II Háfte, p. 112; Rehm in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. IL Aufl., I Bd. .. 9 Abth, p. 602 et p. 595 c. ic. — Pseudopesiza Niessl., Sace. Syll. VIII, CR Ph — Phacidium Cesati. In pagina inferiore foliorum Astrantiae majoris, supra « S. Mauro | di Saline » > (Veralta); 5 Aug. 1891. » Gen. XXXII — Beloniella Sace. ^ 89. B. Vossi Rehm in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutsehl. II Auti., I Bd., Abth. 3 638 et p. 607 ic. — Niptera gan? Voss; Sace. SE Vit, NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE 125 p. 481. — Ascis 70 : 80 X 8 : 10, sporidiis fusoideis 17 : 19 X 4 v, chlorinis vix supra medium uniseptatis, ad septum haud constrictis, apice loculi superioris abtusiore. Ad ramulos Genistae radiatae e mt. « Baldo » i: 22 Aug. 1882 (cum A. Goiran). Gen. XXXIV. — Lophodermium Chev. 90. L. Pinastri (Schrad.) Chev. ; Sace. Syll. II, p. 794; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 311; Rehm in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 3 Abth, p. 43 et p. 31 ie. — Hysterium Schrad. In foliis emortuis Pini Mughi e mt. « Zeola »; 10 Jul. 1890. Subordo II. — Tuberomycetes. Gen. XXXV. — Tuber Mich. * 91. 7T. excavatum Vitt. Monogr. Tuberac. p. 49, tav. I, fig. VII; Sace. Syll. VII, p. 886; Tul. Fungi Hypog. p. 144, tav. VI, fig. 1, et tav. XVII, fig. 5. — Tuber fuscum Cda. Ie. Fung. I, p. 25, tav. 7, fig. 298 et VI, fig. 142. Saepe mihi occurrit in platea veronensi apud venditores fungorum inter Tuber aestivum et T. brumale. Subordo III. Elaphomycetes Schroeter. Gen. XXXVI. — Eurotium Link. 92. E. herbariorum (Wigg.) Link.; Sace. Syll. I, p. 26; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 166; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl Deutschl. II Aufl, | Bd., 2 Abth. p. 59 et p. 47, fig. 6-8. — Aspergillus Schroeter Keypt- i EL Schles. « Die Pilze » IL Hälfte, p 21à — Mucor. tra o [n fol. submarcescentibus, humidis Rhamni Frangulae (st. conidicus conf. C. Massal. Contrib. Micol. Veron. p. 106. n. 270). Subordo IV. — Pyrenomycetes Auet. Gen. XXXVII. — Podosphaera Kunze. 93. P. tridactyla (Wallr.) De By; Saec. Syll. I, p. 2; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 163; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » II Hälfte, p. 233. In foliis Pruni spinosae prope « Marzana » ; autumno 1889 (A. Goiran !). Gen. XXXVIII — Sphaerotheea Lév. 94. S. Castagnei Lév.; C. Massal. Contrib. Micol. Veron. p. 62, n. 150. — S. Humuli Schroeter Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » II Hälfte, p. 231. i. Physalidis Alkekengi Saec. Mycoth. Venet. n. 633 i. In ejusdem foliis prope « Tregnago » (Vico); Sept. 1892. Gen. XXXIX. — Phyllactinia Lév. | 98. P. suffulta (Reb.) Saec.; C. Massal. Contrib. Mic. veron. p. 62, | n.151; Schroeter Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » II Hälfte, p. 246. = e. Crataegi Oxyacanthae. ` n. Fagi sylraticae. t. Fraxini excelsioris. : À. Frazini Orni. 4. Quercus pubescentis. In foliis earumdem: © prope « Bussolengo » (A. Goiran); 7, supra . Mauro di Saline », 30 Sept. 1890; : prope vieulum « Gíazza », ` NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE 22 Sept. 1892; X in viridario comitis « Pompei » ad Illasios; x supra « Marcemigo » (ai Battistini), Oct. 1892. Gen. XL. — Uneinula Lév. 96. U. Aceris (DC.) Sacc.; C. Massal. Contrib. Micol. veron. p. 63, n. 153; Schroeter Krypt.-Fl. Sehles. « Die Pilze » II Hülfte, p. 246. B. Pseudoplatani — Erb. Critt. It. ser. II, n. 818. B. Ad folia ejusdem prope viculum « Finetti »; Sept. 1891. Gen. XLI. — Mierosphaera Lév. 97. M. Hedwigü Lév.; Sace. Syll. I, p. 11; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 164. — M. Alni Wint. et Sehroeter ex p. Ad folia Viburni Lantanae « S. Mauro di Saline » (Veralta); 23 Sept. 1889. 98. M. Evonymi (DC.) Sace. Syll. I, p. 11; Bizz Fl. Venet. Critt. p. 164; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » II Hälfte, P 242. — Erysiphe DC. Ad folia Evonymi europaei prope viculum « Selva de Progno »; 28 Sept. 1890. 99. M. Astragali (DC.) Trev.; C. Massal Contrib. Micol. veron. p. 2 64, n. 155. — Erysiphe Schroeter in Krypt. -Fl. Sehles. « Die Pilze » È II Hälfte, p. 241. B. Cytisi. 6. In foliis Cytisi alpini (vel C. Laburni) supra « S. Mauro di me um | uM » (Veralta); 5 Oct. 1892. Gen. XLII. — Erysiphe Hedw. 100. E. lamprocarpa (Wallr.) Lév.; C. Massal. Contrib. Micol. veron, p. 65, n. 157. y. Antirrhini Orontii — Appendicibus perithec. subrubiginosis; ascis 8-12. 9. Centaureae nigrescentis Sace. Mycoth. venet. n. 904. ©. Crupinae vulgaris. ^. Plantaginis ma joris. t, Teucrii Chamaedryos. Ad caules foliaque earumdem: Y. prope vieulum « Campiano », 2 Nov. 1891; ò. cirea « Tregnago », Sept. 1893; e. e mt. « Belloca » supra vicum « Finetti », 10 Oct. 1891; n. « Tregnago », Oct. 1889; t. e col- libus supra « Pojano », 6 Aug. 1890. Obs. Ad hane speciem, nec ad Sphaerothecam Castagnei spectat forma conidiofora ( Oidium) a CL Passarinio supra Antirrhinum Orontii pri- mum detecta et in Giorn. Bot. It. 1881, memorata (Conf. etiam: C. Massal. Contrib. Micol. veron. p. 62, n. 150, f. v. | 101. E Linkü Lév.; Sace. Syll. I, p. 16; Wint. in Rabenh. Krypt.- .. Fl Deutschl. II Aufl., I Bd., 2 Abth., p. 30; Bizz. Fl. Venet. Gritt. p. . 164; Sace. Mycoth. Venet. n. 608. > Ad folia Artemisiae EES prope pagum « Giazza »; 2 Sept. 1892. : 102. E. tortilis (Wallr.) Lév.; C. Massal. Contrib. Micol. veron. p. 136 ezel., var. i Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » II ue g a al. - Comm. Critt., p. 70, tav, IV, fig. 4. "NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE 103. E. communis (Wallr.) Fr.; C. Massal. Contrib. Micol. veron. p. 66. n. 160. — E. Polygoni (DC.) Schroeter Krypt.-Fl. Sehles. « Die Pilze » II Hälfte, p. 234. 2. Clematis rectae Speg. Decad. Mycol. it. n. 84. Y. Convolvuli arvensis Sace. Mycoth. Venet. n. 695. 9. Ranunculi acris. e. Ranuuculi montani. n. Thalictri aquilegiaefolii (ex errore sub Erysiphe tortile var. in C. Massal. Contrib. Mycol. Veron. p. 136). t. Thalictri minoris Saec. Mycoth. Venet. n. 602. In foliis earumdem: ß. prope « Tregnago » (Bosco Ferrari), Sept. 1893; Y. circa « Ee », Oet. 1891; 3. in viridario comitis « Pompei » ad lllasios, Oct. 1889; €. prope cauponam « Revolto », 22 Sept. 1892; A. prope « Tregnago » et « Velo »; 1. supra pagum « Selva di Progno » ad eavernas ossiferas (Covoli di Velo), Sept. 1893. Gen, XLIII. — Rosellinia De Not. 104. A. pulveracea (Ehrh.) Fuck. Symb. Mycol. p. 149; Sace. Syll. I, p. 264 et Fungi it. autograf. delin. tav. 591, ejusdem Mycoth. Venet. n. 81, 780, 916, 1158; Erb. Critt. it. ser. IL, n. 1171; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 192; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd. 2 Abth., p. 228. — Sphaeria Ehrh. - | Ad arborum truncos prope « Velo » (A. Massal.) et alibi in prov. ve- ronensi frere Gen. XLIV. — Poronia Willd. 105. P. Oedipus Mont. Syll. Pl. crypt. p. 209; Saec. Syll. I, p. 349; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 199; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. IT AufL, I Bd., 2 Abth., p. 870. — P. Oedipus 9. cladonoides Ces. in 0. Malpighia anno VIU, vol. VIIL C. MASSALONGO Var. B. — Tav. IV, fig. 7. — Stromate nigro (15 : 30 mill. alto), erecto, simplice, ad basim (3 : 4 mill. diametro) claviformi-incrassato, apice in cupulam explanatam (3 : 4 mill. diametro) dilatato, disco al- bido, ex ostiolis prominulis peritheciorum nigro-punctato. In fimo prope « Lazize » legit anno 1837, F. Fontana (ex reliquiis herb. patris). . Gen. XLV. Sphaerella Ces et De Not. 106. S. Clymenia? Sace. Syll. I, p. 492; Bizz. Fl. Venet, Critt. p. 210. Ad folia Lonicerae Caprifolii « Tregnago »; Oct. 1889. 107. S. brassicicola (Duby) Ces. et De Not.; Saee. Syll. I, p. 502: Wint. in Rabenh. Krypt.Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 2 Abth., p. 371. — Sphaeria Duby.— sporidiis (in spec. nostris) plerumque 20:22 x 4:54. In fol. Brassicae oleraceae prope « Tregnago »; April. 1890. 108. S. Umbelliferarum Auersw.; Sace. Syll. I, p. 518; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 2 Abth., p. 376. — Ascis 8 : 60 x 12 : 20 u, sporidiis 17 : 20 X 4 : 5p. In caulibus emortuis Peucedani Oreoselini e mt. « Precastio » supra « « Tregnago » (alla Ferrara); Sept. 1882. (Continua). arzt 1 GENERI TULIPA E COLCHICUM E SPECIE CHE LI RAPPRESENTANO 131 | generi Tulipa e Colchicum e specie che li rappresentano nella Flora italiana pel Dott. Aprıaxo FIORI. STUDIO CRITICO E TASSONOMICO. Parte I. — Gen. TULIPA L. 8 l. — Diverse opinioni sull'origine dei Tulipani campestri. La comparsa in questo secolo di numerosi Tulipani in Europa e più specialmente in Italia nei eampi atterno alle nostre grandi città, trat- ‘tandosi di piante a fiori cosievistosi, ha attirato, più che la vasta na- turalizzazione di tante specie americane, l'attenzione di molti botanici ('), sìa per descrivere nuove specie, sia per discuterne la loro origine. Di- verse sono le opinioni degli Autori sull’origine dei Tulipani campestri — così appunto chiamati perchè non trovansi mai in terreni primitivi, ma sempre in luoghi, che sono o furono in epoca assai recente, colti- vati — e sono noti sopratutto al proposito i dispareri tra il prof. Caruel ed il dott. Levier. | La conclusione alla quale giunge il dott. Levier nella sua accura- tissima monografia dei Tulipani europei, come conseguenza delle sue teoriche, si è quella di portare, tra quelli già esistenti e quelli da lui nuovi descritti, il numero di Tulipani italiani a 20 specie, cioè 18 in più di quelle che si conoscessero campestri al principio di questo secolo, di queste, 12 sarebbero endemiehe dell'Italia. Un fatto cosi singolare lo (t) E. Levier, Z Tulipani di Firenze e il Darminismo. Rassegna Sett., v. II, p. 17, 1878. — Les Tulipes de l'Europe. Bull. de la Soc. des Sc. Nat. de Neuchatel, t. XIV, 1884, p. 201-304, con 10 tav T. Carver, Za questione dei Tulipani di Firenze. N. Giorn. Bot. It., XL 1879 290. P. G. E. Marrer, 7 alieni di Bologna. Weiche vol. vu, 1893. ` ADRIANO FIORI spiega il dott. Levier ammettendo che tali specie siano derivate dai Tulipani comunemente coltivati nei giardini, discendenti da tipi spon- tanei dell'Oriente; che dai giardini per una causa qualunque siano pas- sati nei campi, quivi abbiano acquistato nuovi caratteri fissi e che quindi siano divenuti vere e proprie nuove specie. Peccato però che il dott. Levier non si sia curato di studiare anche le forme dei giardini per vedere se ve ne esistessero delle uguali o delle molto vicine alle campestri nostre, e diverse dalle Orientali, che potessero tracciare la linea di congiunzione tra queste che sarebbero gli antenati, e quelle che sarebbero i giovani discendenti. Il prof. Caruel nella citata memoria, dopo avere accuratamente rac- eolti i dati storiei molto importanti riguardo alla comparsa dei Tuli- pani nella Toscana, ripudiandogli l'idea di una neoformazione di specie, erede doversi ritenere che tutte le nuove specie fiorentine (ed egual- mente il Chabert (') pei Tulipani della S&voia) debbano esistere tali e quali o eon leggere varianti nell' Oriente (patria dei Tulipani) e che se non sono ancora state segnalate, cio si debba ad insufficiente esplo- razione di quella vasta e mal delineata regione, che appunto dicesi Oriente. — Benchè dopo la pubblicazione dell’ opuscolo del Caruel sia stata segnalata la T. baeotica Boiss. come affinissima alla nostra T. strangulata Reb., ma non identica, tantochè il Levier le ritiene specie distinte, si rimane sempre al punto di oscurità-in cui si era; anzi à questo proposito giustamente osserva il Levier stesso, che dai nume- . rosi esploratori dell’ Asia centrale sono state descritte molte altre Tu- | lipe, tutte però diverse dalle nostre, e possiamo quindi oramai ritenere che nessuna luce ci verrà per questa via. Infine il signor Malinvaud nella Rivista bibliografica della Soc. Bot. di Francia (*) sulla spiegazione dell’origine dei Tulipani campestri data dal dott. Levier (5) si esprime nel senso che tutte queste specie siano | invece da ritenersi delle varietà. (f) A. Ge, Zi des Tulipes de la Savoie. Bull. de la Soc. Bot. de . France, 1883, Di Rev. SE 1884, p. 20. (5) Arch. it. di biologia, Torino, 1884. I GENERI TULIPA E COLCHICUM E SPECIE CHE LI RAPPRESENTANO 133 Era a ial punto la questione dell'origine della maggior parte dei nostri Tulipani, quando dovendo elaborare tale genere per una Flora analitica italiana — intorno alla quale stò da parecchio tempo lavo- "ando in collaborazione coll’egregio collega dott. G. Paoletti — mi si presentò innanzi il bivio di ritenere tutta questa falange di neo Tuli- pani come specie, oppure di ricongiungerli ai tipi Orientali dai quali oramai tutti siamo d’ accordo siano discesi: questione tanto più impor- tante in quanto che dal modo come risolverla ne derivava, sulla deli- mitazione delle specie, un precedente, e quindi un criterio direttivo per cha » be l’intiera Flora. Egli è infatti per s3 evidente che ritenendo come specie tutti 1 Tulipani di recente comparsa e viventi in stazioni artificiali, si avrebbe dovuto alla medesima stregua ritenere ed anzi elevare al rango di specie moltissime varietà, già da molto tempo note e dotate di una eguale impronta di qualehe fissità nei loro caratteri. Trattandosi pero à proposito dei Tulipani di questione cosi dibattuta ed importante, non potevo addivenire alla riduzione di specie che io propugno senza ren- dere ragione del mio operato, e tanto più cio ritengo doveroso ed utile di fare essendo giunto sull'argomento a delle conclusioni affatto opposte a quelle del diligente monografo dei Tulipani europei, e ciò in base — ` si alla convinzione che non siano stati presi nella .voluta considerazione certi particolari della condizione di vita e del modo di riproduzione dei Tulipani campestri, particolari, a parer mio, decisivi sul criterio da se- guirsi nella delimitazione delle loro specie. 8 2 — I neo Tulipani campestri debbono ritenersi come varietà col- "nm turali o forme ibride e non come specie autonome. Le ragioni che il dott. Levier porta a sostegno dell autonomia spe- cifica dei suoi neo Tulipani che egli tende a ritenere oramai stabil- mente differenziati da quelli che trovansi nell’Oriente, mi pare siano principalmente due, e cioè: 1.° La fissità dei caratteri mantenutasi in alcune di tali specie per molti anni, e cioè: sicuramente per 60 anni nella 7. spathwlata Bert. e T. connirens Lev.; 50 nella 7. Fransoniana Parl. e forse pure nella ADRIANO. FIORI T. serotina Reb. — benché per questa possa rimanere il dubbio di due successive comparizioni indipendenti l'una dall’ altra, essendo che, sco- perta essa nel 1838 da Reboul e ricercata più tardi nella stessa loca- lità dal Parlatore in compagnia del Reboul stesso (cfr. Parl. Fl. it., H, p. 398), non fu trovata e vi sarebbe stata ritrovata di nuovo solo dal Levier verso il 1883. ji: 2.° L'entità e la natura dei caratteri che distinguono tra loro e dagli Orientali i Tulipani campestri, caratteri paragonabili a quelli che servono a distinguere le altre specie nel genere; ed il dott. Levier cita a tal proposito la gran differenza che esiste nella forma della cassula tra la T. Gesneriana campestre e la T. Schrenkn Reg., dalla quale la prima si ritiene discesa (cfr. Boiss. Fl. or. V, p. 194 — Bot. Mag. 1135 — Baker rev. of Tulipeae in Jour. Linn. Soc. 1875, p. 285). Dal canto mio in contrapposizione svolgerò i due seguenti argomenti, il primo dei quali già accennato dal Levier stesso ed anche dal Pillet (!): i 1.° La fissità dei caratteri nei Tulipani campestri deve ritenersi più come effetto della loro sterilità o mancata riproduzione per semi e i conseguente propagazione per- via agamica, che della loro autonomia specifica. d 2° Poca attendibilità dei caratteri distintivi tra i Tulipani colti- vati e successivamente campestri in relazione delle modificazioni im- presse dalla lunga coltura e dalle possibili ibridazioni. * # % 1. La sterilità in moltissimi Tulipani campestri, accennata da molti autori, è confermata da tre ordini di osservazioni, cioè: 1.° dal fatto che riesce difficilissimo in tali piante osservare la cassula, ed anzi di parecchie è ancora sconosciuta, tra esse la comune T. praecox Ten.; 2° Dai caratteri del polline, accuratamente ricercati dal Levier nella «sua monografia, il quale autore avrebbe visto in quasi tutte le specie 2 0 L. Pırer, Les Tulipes de la Savoie. Chambéry, 1885. B da le) e dal Marre l. e. che ritengo inutile di riportare, I GENERI TULIPA E COLCHICUM E SPECIE CHE LI RAPPRESENTANO 135 campestri una proporzione assai vistosa (sino ad una metà) di granelli pollinici vuoti e quindi sterili — benchè a ciò si potrebbe obbiettare che l’altra metà di granelli pollinici fertili può bastare a produrre la fecondazione, se non vi fossero altri ostacoli; ma appunto un ostacolo gravissimo, proveniente da ereditarietà, è costituito; 3.° Dal fatto di essere i Tulipani in massima parte piante dicogamiche, e cioè a fecon- dazione incrociata non solo, ma ancora — come molti fatti citati dagli autori lo dimostrano — impossibili a fecondarsi quando si tratti di piante derivate tutte agamicamente da uno stesso bulbo (!). Ma oltre la sterilità abbiamo altre circostanze estrinseche che con- ` tribuiscono a rendere sempre più difficile e rara la riproduzione dei Tu- lipani campestri per via di semi. Molti di essi infatti occupano delle aree ristrettissime presso gli orti ed i giardini delle grandi città e, pei loro fiori attraenti, i contadini ne fanno una speculazione raccogliendoli per venderli sul pubblico mercato, od altrimenti — come spesso osser- vasi — i ragazzi ne strappano i fiori per divertirsi e le donne per farne dei mazzi da mettere innanzi alle immagini, nei cimiteri, nelle chiese, ecc., ben spesso ancora ne vengono tagliati i fusti nelle lavorazioni Gegen prima dell'epoca della fruttificazione. Tutte queste circostanze unite assieme portano a credere che raris- sima sia, presso le piante in discorso, la riproduzione per semi, mentre invece é oltremodo faeilitata la loro propagazione per bulbi e stoloni secondari; anzi presentano sotto tale rispetto un perfezionamento sui tipi selvatici ehe. sono generalmente sprovvisti di tali stoloni o li hanno rudimentali, e cercano in tal modo di supplire alla mancata dis- seminazione. Infine anche nei giardini pare che l'allevamento dei Tu- lipani da semi sia ora abbandonato, contentandosi di propagarli per bulbi, ciò che deve sempre più contribuire ad aumentarne la sterilità, sapendosi che in molte piante la reiterata riproduzione agamica con- duce appunto alla sterilità. Ma se ai giorni nostri in cui la mania dei Tulipani va scemando, la D (!) Vedi sul proposito i fatti accennati dal Levier (Zes Tulipes de l'Europe ADRIANO FIORI loro riproduzione per semi generalmente vien trascurata e forse non si ‘pratica che nei grandi stabilimenti, nel secolo XVI invece, in cui esi- steva la Tulipomania o forse meglio si era propagata dall'Oriente in Europa (5), la riproduzione per semi era la normale ed anzi riconosciuta per quella che. poteva dare varietà nuove. Interessantissimi a tale pro- posito sono alcuni fatti accennati dal Clusius (Rar. plant. hist., 1, p. 138 e seguenti), che stimo opportuno di riportare colle sue testuali parole. A pag. 139-140, sotto il capoverso « Tulipa praecox varia » egli dice infatti : « Nam eum cujuscumque tandem praecocis Tulipae semina excussa « et tellure sepulta germinent, non omnia retinent nativum matris co- « lorem, sed in varios.colores transformant flores: praesertim Albae, « eujus semine prognatas plantas insignem colorum varietatem. prae « reliquis nancisci, experientia et diligenti observatione didici. Semina. « enim in eodem capite nata, a memet ipso collecta, eodemque fere « momento terrae, autumno, commissa (quo tempore etc.) plantulas « proximo subsequente vere produxerunt quae post quintum, sextum, « septimum, imo etiam (utaliae alijs facilius adolescant) octavum, no- « num et decimum annum flores protulerunt, eosque aut omnino albos « et matrem referentes, atque albos varios, quorum videlicet putes « folia albis oris ornata fuere ». Din oltre a pag. 147 ci dice poi il Clusius come dai Tulipani a fio- ritura precoce ne possano derivare di quelli a fioritura tardiva « ex praecocibus interdum serotina » e viceversa; qui si tratta probabilmente | di ibridi. . A pag. 148, sotto il capoverso « Colorum in Tulipis summa varietas » SC da aleune razze e termina dicendo « ita Deus in istis floribus admira- = ne potestatem ostendit ». | Infine a pag. 149 ci dice ancora: « gees anon etiam colorem retinent bulbi matri adnati. Ex () Hl Lamarr. (Dict. bot. VIII p. 128.) diee infatti che già presso i Turchi esi- ` è A: mania dei a ed anzi celebravano la festa detta « dei Liri ae ». ci dice appunto della massima varietà di colori che se ne può ricavare I GENERI TULIPA E COLCHICUM E SPECIE CHE LI RAPPRESENTANO 137 « seminibus. vero quae sit propagatio, plane (ut dixi) incerta est, in « praecocibus nimirum et dubiis, ete. » . Le osservazioni fatte dal Clusius dobbiamo ritenerle vere, non solo per la stima incontrastata che gode quell'autore, ma ancora perché col- , limano con quello che noi quotidianamente vediamo in moltissime piante di giardino, nelle quali, anche sapendo l'individuo da cui sono stati. presi i semi, non si può dire a priori, seminandoli, quali varietà ne sortiranno; le Dahlie, i Delphinium, le Viole ece., costituiscono degli esempi luminosi. Così pure ognuno conosce la pratica comune delle margotte, delle tallee e sopratutto la moltiplicazione per rizomi, bulbi e tuberi, tutti mezzi di moltiplicazione agamica per via di gemme, che usansi principalmente per conservare — poste le stesse condizioni di coltura — immutate le varietà di frutta, di legumi, di fiori, ecc. otte- nute dietro una ripetuta selezione ed una prolungata coltura. Ma anche senz'aluri esempi dobbiamo ritenere che questa legge valga perfetta- mente anche pei Tulipani dal momento che.nel Nouveau Jardinier il- lustré (Parigi 1883) scrivesi a proposito del modo di moltiplicarli le seguenti testuali parole: « La moltiplication des Tulipes s'opére par « la division des caiéux, c'est le moyen de perpétuer plus sûrement les « variétés; et par semis, c'est celui qui peut procurer des variétés nou- « velles ». Questo fatto generale acquista però un significato ben più importante nei casi in cui la -pianta, anche abbandonata a sé stessa,. non possa portar semi e si propaghi soltanto per via agamica, e questo sarebbe appunto il caso dei neo Tulipani, come sopra si è visto. Trovandosi essi in tali circostanze nessuna meraviglia ci dobbiamo fare che, anche se sempligi varietà od ibridi, conservino inalterati i loro caratteri, non altrimenti di ciò che osservasi delle varietà delle piante domestiche | moltiplicate, pure agamicamente, per tallee, inesti, ecc. Egli è pure d’altra parte evidente, che l’avere alcuni dei Tulipani neoformati man- tenuti inalterati per una serie d’anni i loro caratteri, non può più con- Siderarsi una ‘prova dell'autonomia specifica di essi, come il dott. Levier | pretenderebbe, ma soltanto una conseguenza della loro moltiplicazione per via agamica. E se per individuo noi dobbiamo considerare un es- 138 ; ^ ADRIANO FIORI sere derivato da un atto fecondativo, egli é chiaro che certe pretese specie di neo Tulipani, riscontrate sinora in una sola ristretta località, potremmo ragionevolmente considerarle costituite da tanti esemplari di un solo individuo sminuzzato, non altrimenti che esemplari di uno stesso individuo debbono considerarsi tutti quelli sorti da tallee o mar- gotte di uno stesso individuo di rosa, di vite, ecc.; e nello stesso modo pure tutti gli esemplari artificialmente ottenuti dividendo uno stesso cespuglio di Iris, Dablia, Aster, ecc.; egli è infatti evidente che tutti questi nuovi esemplari si sono ottenuti per via di gemme e non di semi. Circa una metà delle specie dei neo "Pulipani campestri italiani, cono- seiuti di una o due ristrette località soltanto, possiamo | considerarli come discendenze agamiche di uno o pochi individui sortiti dai giardini, altre invece che offrono certa diffusione ed anche certa variabilità di forme quali 7. strangulata Reb., T. Didieri Jord. e forse qualche altra, pos- sono anche ritenersi delle razze o sottospecie, stabilmente differenziate dai tipi orientali sotto l'influenza di condizioni climatiche o telluriche diverse, ma sempre ad essi legate da stretta parentela manifestantesi ` colle frequenti forme di passaggio dalle une agli altri. Queste considerazioni ci devono pure — a parer mio — mettere in guardia dall'aecettare senz'altro tutte le specie create da alcuni mo- - derni botanici, essendo probabile che in molti casi siano fondate sopra à esemplari di una stessa località, provenienti agamicamente da uno stesso individuo o da pochi individui in località diverse, leggermente modifi- cati sotto l'influenza di cause derivanti da una speciale stazione ò da costituzione diversa del terreno, che li hanno fatti deviare dal tipo più — comune o primo descritto, e ciò specialmente riguardo ai generi ten- denti ad una marcata polimorfia, quali le Tulipe stesse, i Rubus, le Rose, Potentille, ecc. ecc. E E benchè io non sia per nulla contrario alle teorie evoluzioniste, non posso a meno di farmi, a proposito dei Tulipani, la seguente domanda: Posto anche che essi si riproducessero regolarmente per semi, potremmo . noi arguirne dall'essersi essi mantenuti costanti nei loro caratteri per .. 90 o 60 anni od anche per un paio di secoli pei più antichi (7. praecos, H I GENERI TULIPA E COLCHICUM E SPECIS CHE LI RAPPRESENTANO 139 Ten.), dedurne che si siano già realmente fissati come specie? In ve- rità se ciò fosse, bisognerebbe concluderne che non sarebbe più riser- vato soltanto ai periodi geologici di mutare la facies vegetativa del globo, masanche pochi secoli o frazioni di secolo dovrebbero bastare per por- tare un notevole sconvolgimento. Però dobbiamo stare in guardia dal lasciarci spingere per amore di una teoria a svisare la realtà delle cose, e senza voler rivangare tutti i fatti messi avanti per provare la fissità, almeno relativa, delle specie, ng citerò uno soltanto, che s'adatta al no- stro dei Tulipani. Il De Candolle nel suo classico trattato dell’ origine delle piante coltivate a proposito delle diverse specie di Triticum col- tivati, fondandosi sui dati storici e sulla conoscenza dei tipi certamente riscontrati selvatici, giunge alla conclusione che due sole debbano essere le specie e tutte le ‘altre non siano che razze o varietà ottenute dalla coltura; orbene, alla medesima conclusione giunge quasi contemporanea- mente, il Vilmorin (') dietro numerose esperienze di fecondazioni artificiali incrociate ed allevamento delle piante dai semi con questo mezzo ottenuti, avendo egli visto che mentre era possibile e quasi certo l'incrocio fe- condo tra il Triticum vulgare, dicoccum, turgidum, spelta e pollonicum dando dei meticci con tutti i gradi di passaggio tra l'uno e l’altro, in- vece nessun incrocio fecondo poteva ottenere tra queste specie ed il 7. monococcum. Eppure stando ai dati raccolti dal De Candolle F origine di aleune di quelle pretese specie rimonta alle epoche preistoriche e non pertanto si comportano ancora come delle vere razze e non come specie ; notandosi per altro che in questo caso trattandosi di piante annue, il continuo rinnovamento degli individui dovrebbe renderle più facili a spogliarsi dai legami dell’atavismo più che le piante perenni e peggio ancora che quelle a facile riproduzione agamica, appunto come sarebbero i Tulipani e tante altre. 3 * * * 2. Non è mia intenzione di passare in rassegna e discutere il valore. sistematico dei caratteri morfologici di cui si servono gli autori per (t) Bull. de la Soc. bot. de France XXX, 1883, pag. 58. ADRIANO FIORI à distinguere le diverse specie dei Tulipani, essendo cio già stato fatto da altri; diro solamente che ben pochi sono i caratteri che si dimostrino costanti e di un valore assoluto, specialmente in quelli campestri, mó- difieati dalla coltura e dalle ibridazioni. Qui mi preme soltanto di met- tere in rilievo la poca attendibilità di qualcuno dei caratteri invocati come quelli che dovrebbero segnare un gran distacco tra alcuni Tuli- pani neoformati ed i tipi selvatici a cui ragionevolmente si debbono ricongiungere. - Il dott. Levier ad es.: mette in evidenza, a tal proposito, la diversitä : nella forma della cassula tra la 7. Schrenki Reg. — tipo selvatico : della 7. Gesneriana L. — ed i suoi discendenti campestri, di cui ne conosciamo la cassula, quali 7. orientalis Lev., T. platystigma, Mau- riana e Didieri Jord., 7T. connivens Lev. ecc. In ultima analisi pero que- È sta differenza nella forma della cassula si riduce ad un allungamento ed ingrossamento della medesima per cui da una forma subrotonda (2 1 cm.) che ha nella 7. Schrenki ne acquista una ovato-ellittica (3 — 6 '/ x 1‘, —3 cm.) nelle altre; quest’ aumento nel volume della cassula sarebbe accompagnato dalla presenza di un numero maggiore di semi, tutte cose che stanno in relazione coll’esuberante sviluppo delle altre parti della pianta campestre vissuta da lungo tempo in terreni coltivati e pingui, fatto da considerarsi non altrimenti che l’ allunga- mento e l’ingrossamento della spiga del frumento e del mais quando crescano in terreni grassi, e come del resto verificasi nel frutto di mol- tissime piante coltivate. n Parecchie specie di neo Tulipani sono fondate unicamente sopra di- versità nel colore del fiore. lo non insisterò a dimostrare il nessun conto in cui debba tenersi tale carattere; basta leggere le sopra rifferite espe- rienze del Clusius e pensare alle migliaia di varietà di Tulipani a di- pomani del secolo scorso ed anche al giorno d'oggi ('). Del resto tutti (1) Nel Noreau ` ear illustré, Paris 1883, è scritto che non meno di 1500 sono le varietà della 7. Gesneriana a cui è stato dato un nome. Nel Roe- mer et Schultes, Syst. veg. 1899, pag. 376, serivesi « 2000 var. olim in horto co- = mitis de Pappenheim colebantur », Mattei, l. c., p. 11. versi colori che. gli autori ricordano essere esistite presso alcuni Tuli- + ] I GENERI TULIPA E COLCHICUM E SPECIE CHE LI RAPPRESENTANO 141 E gli autori sono d'accordo nell'assegnare in generale poco valore diagno- stico al colore della corolla e del perigonio, tantoché spesso viene tra- seurato nelle diagnosi; in molti Tulipani non può poi avere aleun valore dal momento che gli stessi tipi selvatiei variano dal giallo al rosso (T. Gesneriana e T. suaveolens). La forma delle foglioline del perigonio è pure stata modificata in conseguenza della coltura, specialmente per gli sforzi dei floricultori di ottenere delle forme a tepali sempre piü ottusi ed eguali tra loro (vedi a tale proposito: Mattei 1. c. p- 14) e per tal modo sono certamente S , sorte la T. spathulata Bert. e T. connivens Lev. Infine osserverò che Ke anche la scabrosità dello scapo non è un carattere peculiare e specifico: | nel gruppo della 7. strangulata e T. suaveolens pare sia costante, io però osservai*un esemplare di 7. baeotica Boiss. — che è pure messa fra le scabriscape costanti — a seapo quasi perfettamente glabro e liscio. Il tipo selvatico della 7. Gesneriana (T. Schiren ft), pare invece, normal- mente, a scapo e foglie glabre, almeno così lo descrivono il Baker ed il Boissier; il Ledebour (Flora Rossica, IV, pag. 135) dice di averne visto un solo esemplare « caule apicem versus parce pubescente » ed anche P esemplare disegnato nel Botanical Magazine N.° 6439, porta qualche pelo sparso sullo scapo. Del resto la pubescenza in questa pianta, anche quando esiste, è così poco marcata che ad es: la 7. serotina Reboul, era stata detta glabra dal suo descrittore e non è stato che più tardi il Parlatore (FI. it. II, pag. 398) che ha rimarcato sopra gli esemplari stessi del Reboul che avea lo scapo un po’ peloso-scabro in basso. RIASSUMENDO: I punti cardinali che noi possiamo ritenere provati dai dati storici ricordati dagli autori e dalle argomentazioni suesposte, sono: 1° Che tutti i nostri Tulipani campestri meno la T. silvestris L. sono apparsi in Italia od almeno non si ha notizia della loro presenza | | come tali che sul principio di questo secolo (!). DE ^] Firenze e Bologna devono essere state le prime località ove si sono resi cam- wo - ADRIANO FIORI È 2.° Che la costanza dei caratteri invocata per comprovare l’acqui- stata autonomia specifica dei neo Tulipani campestri non ha alcun va- lore in conseguenza della loro riproduzione puramente agamica ed anzi deve ritenersi come indizio di ibridismo o di individualismo. l 3." Infine che i caratteri i quali differenziano i pretesi neo Tuli- pani dai loro tipi selvatici orientali sono di tal natura da essere spie- gati coll’ influenza della coltura e dell'ibridazione. CONCLUSIONE. Il lavoro sin qui fatto è stato quello di confutare ed abbattere ciò che da altri è stato detto e fatto sul tanto controverso tema dei Tuli- pani campestri; volendo ora tirare delle conclusioni dalle suesposte pre- messe risulta evilente che devono essere le seguenti: « 1? Tutte le speciè di Tulipani campestri, non sospette di ibridismo, « si debbono considerare come varietà (razze) o forme (lusus) sorte dalla « coltura e come tali ricongiungerle coi tipi selvatici dai quali i dan « storici e le affinità morfologiche le dimostrano discese. « 2° Le forme supposte ibride avvicinarle a quello dei loro progeni- MEA i SI. * I padecer Se. te to CRE PE ut eg Uaec os E I S e no ELT AR A « tori al quale maggiormente assomigliano in aspettazione di ulteriori studi « che ne indichino con certezza l'altro progenitore o vengano riconosciute « per varietà od ‘altrimenti definita la loro posizione sistematica. » Il modo da me suggerito per risolvere la questione dei neo Tulipani, non soltanto è dal lato scientifico sostenibile e, conformemente ai fatti ; J w- Cl E Bor i Tulipani in discorso; peró non furono segnalati che dal Reboul a Firenze ges 1892 (cfr. Caruel l. c., p. 298) ed a Bologna dal Bertoloni nel 1839; a Bo- logna però, secondo anche osserva il Mattei (l. c., p. 4), doveva esistervi da tempo la T. praecoz Ten., benchè descritta solo nel 1811 circa dal Tenore, sia per I e- stensione che ivi aveva sin dall’ epoca in cui Bertoloni pubblicò la sua flora, sia perchè si trava citata questa specie dal Parkinson (1656) col nome di « Tulipa Boloniensis, sive va cm flore rubro major » e dal Passaei (Hortus floridus 1614) pure una « Tulipa Bononiensis » riferibile ad una var. della T. praecoz ; pare quindi che fin dal secolo XVII fosse coltivata a Bologna ed in Italia, come rilevasi anche dalla descrizione datane del bulbo per distinguerla dalle altre dal — Ferrari (Florum cultura, Roraa, 1633, p. 148). : a 1 GENERI TULIPA E COLCHICUM E SPECIE CHE LI RAPPRESENTANO 143 da me raccolti, mostrasi consono alla realtà delle cose; ma esso offre an- cora dei notevoli vantaggi pratici per la tassonomia. Egli è infatti oramai riconosciuto dai botanici che in certi generi polimorfi, quali, per citarne un esempio, Rosa, Rubus, Hieracium ecc., da aleuni moderni creatori di specie ne è stato talmente moltiplicato il numero, el i caratteri differenziali per molte di esse sono divenuti in conseguenza così vaghi e sottili, che un modesto botanico non può az- zardarsi a classificarle senza il pericolo di incorrere in gravi errori o rimanere nell'incertezza e deve perciò ricorrere agli specialisti, i quali pure bene spesso rimangono incerti nella determinazione. Questo stato di cose, praticamente e scientificamente insostenibile, deriva senza dubbio dall’ avere elevato al rango di specie delle semplici razze (varietà) o delle forme dipendenti da condizioni locali, dal clima, dalla stazione o dal suolo ove la pianta vive e dall’ ineroccio tra queste razze o for- me, che dà luogo ad altre forme Ancora, ritenute da alcuni autori per altrettante specie, mentre invece non rappresentano nel loro assieme, che limiti di variabilità di una sola. ` E per portare un esempio evidente, succede in questi casi precisa- mente quello che si avvererebbe se un naturalista cominciasse a con- siderare le singole razze umane o degli animali domestici come al- trettante specie, egli è verosimile, che una volta spostato il concetto di specie dal suo vero significato, altri naturalisti alla medesima stregua crederebbero di dover elevare a specie anche le sottorazze, e così via procedendo nell'analisi sempre più minuta dei caratteri differenziali, il numero delle specie si moltiplicherebbe all’ infinito sino a giungere a battezzare dei singoli individui altrettante specie; cosa assurda, ma cer- tamente non senza esempi al giorno d’oggi nelle scienze naturali. Al- lora succederebbe che la maggioranza dei naturalisti che ora conosce bene che cosa sia la Specie Homo sapiens, Canis familiaris ed Equus caballus, non potrebbe più con tale sicurezza determinare le specie create sulle singole razze, per la necessaria confluenza ed oscillazione che of- frirebbero nei loro caratteri distintivi, ed ecco che si sarebbe al caso, più sopra accennato, delle Rose, Rubus, Hieraciwm, ecc. Ma, è egli forse logico e praticamente utile di applicare il nome di ADRIANO FIORI. specie a queste estreme differenziazioni degli esseri? Tempo addietro si riteneva la specie invariabile, eppure il Linneo dette a molte delle sue specie un’ estensione maggiore che ai di nostri, considerando varietà delle forme che ora da moltissimi sono salutate come specie, vuol dire adunque che quel sommo naturalista ad onta che ritenesse la specie inva- riabile, non rifuggiva però dal riconoscerla in molti casi polimorfa. Le nuove teorie evoluzioniste ci obbligano forse a scostarei dal concetto delle specie Linneane? Niente affatto; esse tendono invece a spiegarci questo polimorfismo colle molteplici cause che si riassumono nella « lotta per la vita »; tutto concorre a dimostrare che una medesima specie in diversi punti del globo, cioè in condizioni diverse di vita, può presen- tare forme dall’aspetto tra loro diverso, pur rimanendo tutte legate tra loro da strettissimi legami di parentela e manifesti segni di atavismo, che soltanto i secoli possono distruggere. E qui torna opportuno consi- derare che nelle piante, come in tutti gli esseri, due grandi ed opposti fattori agiscono sul modellamento del loro corpo, uno l’ambiente esterno, l’altro l’atavismo; il primo tende a far modificare la specie secondo le sue esigenze, il secondo a trasmetterla immutata di generazione in genera- zione. Da ciò ne deriva,che data una specie a grande area di diffusione e di facile adattamento a differenti stazioni, sotto l'influenza del primo fattore (ambiente esterno) essa darà luogo a moltepliei forme, ciaseuna delle quali, presa isolatamente, si mostrerà per atavismo costante e noi potremmo essere tratti o considerarla eome una specie; ma viceversa paragonate assieme tutte le forme di diverse località presenteranno un graduale passaggio di caratteri dall'una all'altra, in modo da non po- terle più sicuramente distinguere tra loro; ecco quindi che la specie la quale in rapporto allo spazio mostrasi di necessità polimorfa, rispetto al tempo la possiamo considefare — relativamente alle cose umane — costituita da varie forme costanti, spesso ritenute come specie, ma che non possono essere che false specie. Logicamente dobbiamo quindi — ritornando al concetto Linneano — riunire assieme tutte le forme che ci indicano il poliformismo della specie; ciò sarà anche praticamente utile, perchè è l’unico modo di poter avere delle specie sempre sicura- S mente distinte tra loro. D'altra parte però sarebbe un errore confondere I GENERI TULIPA E COLCHICUM E SPECIE CHE LI RAPPRESENTANO 145 assieme le diverse forme o varietà col tipo della specie, difatti tutte intrinsecamente hanno lo stesso valore sistematico e soltanto per con- 4 venzionalismo ne battezziamo una (la prima descritta) per tipo, onde : avere un punto di partenza; inoltre alcune di queste forme potrebbero E col volger del tempo diferenziarsi ulteriormente e stabilmente, e svin- colate dall'atavismo, costituire delle vere nuove specie. Il concetto quindi del tassonomo deve essere quello di riunire e distinguere ad un tempo; ciò si ottiene riguardo alle specie, in modo piano e senza sconvolgi- mento di nomenclatura, subordinando tra loro le entità minori ed in- i stabili (sottospecie, varietà, forme) in molo da formarne col loro cora- = plesso una maggiore relativamente stabile, tanto nello spazio che nel H tempo, che é la specie; tali sono pure i criteri molto saggiamente pro- pugnati e criticamente svolti dai signori Gibelli e Belli (!). al lavoro dei quali rimando il lettore per ulteriori schiarimenti. Questi furono pure i criteri che mi guidarono nel demolire le mol- tissime specie che fürono create dei Tulipani campestri, ove la ridu- zione di esse è resa tanto più necessaria, inquanto che seguendo i eri- teri dei moderni facitori di specie il loro numero certamente aumente- rebbe ancora studiando collo stesso criterio i Tulipani ortensi, e ci con- durrebbe ad accettare delle specie esclusivamente orticole. Dobbiamo riconoscere infatti che i campi rappresentano delle stazioni altrettanto o quasi altrettanto artificiali dei giardini e che molte delle varietà ortensi di Tulipani possono impunemente trasportarsi dai giar- dini ai campi senza che si spoglino gran fatto dei loro caratteri or- tensi (?): in conseguenza non si avrebbe ragione per non considerare come specificamente distinte moltissime delle innumerevoli forme che noi riscontriamo nei giardini stessi. Ad un tale risultato pare anzi che non saremmo snolto lontani, dal momento che il Baker stesso nella sua monogrofia registra sette specie puramente ortensi, e dal momento che z abbiamo una Tulipa etrusca Lev., una T. lurida Lev. ed una 7. Bal- (*) lari dei Trifogli italiani. me : — (°) Nel Nouveau Jardinier illustré (Par ite leggesi infatti: « Les Tulipas Font rustiques m cd une culture facile: alles prosperent dans tous les sols | stantiels, mais meubles, tr ès-poreux et non ombragés ». 10. Malpighia anno VIII, vol. VIII. ` ADRIANO FIORI daccii Mattei, descritte unicamente sopra fiori trovati in vendita sul pubblico mercato e con tutta probabilità provenienti da’ giardini, ed al- lora chi ci può dire quante specie ancora si potrebbero creare alla me- desima stregua studiando attentamente le 1500 o 5000 varietà ortensi ricordate — come sopra si è detto — da alcuni autori? Ognuno può riconoscere la falsa via sulla quale saremmo condotti seguendo questo sistema e come molto probabilmente finiremmo nello assurdo di dover considerare come specie dei singoli individui agami- camente moltiplicati, oppure delle forme manifestamente ibride. 8. 3. — Classificazione dei Tulipani italiani. Dopo ciò propongo pei Tulipani italiani il qui unito prospetto di clas- sifieazione, che dopo maturo studio mi pare riunisca assieme le specie e varietà secondo le loro affinità naturali riducendo nel medesimo tempo i tipi specifici a quelli conosciuti come spontanei e ben definiti. Gen. TULIPA L. Chiave analitica delle specie, varietà e forme. l. Filamenti con ciuffetti di peli a pennello alla base. Fiori gialli o roseo-pallidi. Sez. L Eriostemones 2. = Filamenti affatto glabri, Fiori rossi, roseo-seuri, bianchi o va- riegati, raramente gialli. . | Sez. IL. Leiostemones 3. ` Sez. I. Eriostemones. * 2. Fiori gialli. Bulbo ovato con tuniche brune, intermamente un po’ pelose all'apice. Fusto glabro, superiormente nudo, alto 2-3 dm.. 1 raramente 2 floro. Foglie circa 3, lineari-lanceolate, le inferiori larghe 15-20 mm., glaucescenti. Fiori chinati prima di sbocciare; tepali ovato-laneeolati, gli interni ‘più larghi, tutti acuti, verdognoli all’ esterno e senza macchia basilare « lunghi 4 4-5 cm., larghi 8-15 mm. — Luoghi coltivati e sewa- ` i GENERI TULIPA E COLCHICUM E SPECIE CHE LI RAPPRESENTANO 147 tici dal mdre alla regione montana, massime al nord della Penisola: più rara al sud e nelle isole. Febbr. Apr. 1. T. silvestris L. Pianta più gracile. Fiori suberetti nel boccio; tepali sfumati di rosso o talora (var. montana W. K. = T. caucasica Orsini) totalmente rossi all'esterno, lunghi 2-3 em. Prati e pascoli sub- alpini del Tirolo (Rouy) (!), delle Alpi Marittime ed Apuane, dell'Appennino Modenese, centrale e meridionale. Maggio. (T. Celsiana DC.) £. australis (Lk.). — Fiori roseo-pallidi grandi. Bulbo come sopra. Fusto idem (3-4 dm.), 1 bifloro. Foglie come sopra, le inferiori larghe 3-4 em. Peri- gonio lungo 4-5 em.; tepali obovato-spatolati, ottusi, gl'interni 3 più larghi (2-3 cm.), con macchia gialla ben manifesta alla base. — Originario dell’isola di Creta (capo Maleca) ed Asia Minore (Licia), da prima importato nei giardini, s? è reso cam- pestre presso Lucca e Massa Pisana in Toscana. Marzo. (T. Beccariana Biechi) 2. T. saxatilis Sieb. Sez. IL Leiostemones. ; m = 3. Fiori bianchi con tepali listati di rosso all'esterno. Foglie lineari lanceolate, le infer. larghe 15-20 mm. Bulbo con CS tuniche lanose internamente. Fusto gracile (3-5 dm. ) glabro, : con 4-5 foglie. Tepali ellittico-laneeolati, lunghi 3-4 cm., gli esterni acuti più grandi (larghi 10-15 mm.) degl'interni che sono ottusetti, tutti con macchia. basilare violacea. Importato dall’ Asia occid.; da prima coltivato ed ora anche campestre presso l'abitato in molti luoghi della Liguria, Toscana, e più raramente nella valle padana. Marzo. ` 3. T. Clusiana DC. Fiori rossi, roseo-seuri, gialli o variegati di rosso e giallo, — ` (!) Ho trovato questa indicazione del Rouy nel Bull. de la Soc. Bot. de France. 1891, p. 134, senza indicazione di località ages e del raccoglitore, che non ho potuto altrimen ti rintracciare. 148 ADRIANO FIORI 3 raramente di rosso e bianco. Foglie più o meno larghe (3-5 em.) massime le inferiori. 4, 4. Tuniche del bulbo densamente lanose internamente. e ZS == Tuniche del bulbo internamente glabre o con poca peluria appressata. Ovario non ristretto in alto; stimma voluminoso assai più grosso dell’ovario. 6. ; 9. Ovario ristretto all'apice; stimma piecolo, grosso come la base dell ovario. Tepali esterni più larghi degli interni. Fioritura precoce., Fusto glabro (3-4 dm.) Tepali rossi con macchia basilare nera orlata di giallo. a) Tepali subeguali tra loro, gli esterni larghi 15-25 mm., tutti acuti, gradatamente ristretti alla base; macchia basilare stretta, ob- ; lunga. Foglie 3-4 verdeggianti, subeguali al fusto, oblungo-lan- | ceolate, le inferiori larghe 4-6 cm., cigliate al margine. Fiore inodoro, lungo 5-9 em. — Originario dell’ Asia occid. e proba- bilmente derivato dalla T. montana Lind.; si è ora reso qua e là campestre presso l abitato nella Pen., Corsica ed Ischia. Marzo, prima metà di Aprile. = 4. Oculus-solis S. Am. b) Tepali esterni (larghi 20-35 mm.) acuti, assai più grandi degl’in- terni che sono ottusetti, tutti bruscamente ristretti alla base; macchia basilare larga, ovato-romboidale. * Bulbi gregarii. Foglie verdi-glauche subeguali al fusto, le infer. larghe 3-4 cm., pelosette al margine. Fiore con odore un poco sgradevole lungo 3-6 em. — Colla specie in Toscana e presso Genova; forma sorta dalla coltura. Aprile. G maleolens (Reb.). ** Bulbo solitario. Foglie Sai alla fine quasi sempre piü brevi del fusto, le infer. larghe 5-8 cm., cigliate al margine. Fiore inodoro, lungo 5-9 em. — Forma, a quanto pare, sorta dalla coltura; trovasi frequentemente campestre e talora quasi indi- genata nella Pen. ed a Capri. Marzo, prima metà di Aprile (*). © (f Il Signor Viviand-Morel (Bull. de la Soc. bot. de Lyon, 1893 p. 33) dopo I GENERI TULIPA E COLCHICUM E SPECIE CHE LI RAPPRESENTANO 149 (T. Raddi Reb., T. Apula Guss, T. Foxiana Reb. T. hexa- gonata Borb.). Y praecox (Ten.). = Ovario appena contratto all apice; stimma superante la gros- sezza dell'ovario. Tepali esterni ES stretti degľ interni. Fioritura tardiva. Vedi 7. X Martelliana (Lev.). 6. Tepali disuguali tra loro, gli esterni più lunghi e più o meno acuti od acuminati. + = Tepali quasi eguali tra loro, più o meno rotondati, ottusi o troncati all’ apice, talora brevemente apicolati. 8. 7. Fusto pubescente-seabro, almeno sotto la lente. a) Foglie affatto glabre, 3-4 inserite nella parte media ed infer. del fusto, che è alto 3-5 dm. e subeguali ad esso. Fiore inodoro rosso-porporino od anche giallo o giallastro (7. neglecta Reb.), oppure variegato (7. Bonarotiana e T. variopicta Reb.); mac- chia basilare variabile. Forma sorta dalla coltura, affinissima y alla 'T. Baeotica Boiss. della Grecia e probabilmente ambedue derivate dalla T. undulatifolia Boiss. dell'Asia Minore: trovasi campestre presso Bologna e Firenze. Apr. Magg. (T. scabriscapa Bert.) 5. T. strangulata Reb. b) Foglie parcamente pubescenti-scabre nella pagina superiore sotto la lente. | * Tuniche del bulbo con poca peluria appressata internamente. Fiore roseo. Forma sorta dalla coltura, forse ibrida; trovata presso la villa Pratolino al nord di Firenze. (Sommier). Apr. & Sommieri (Lev.) ** Tuniche del bulbo assai pelose ger Fiore rosso-carico. Forma come sopra; trovata campestre presso Lugagnano nel Piacentino (Pass.-Riva). aver osservato anche da parte sua la 7. praecor Ten. sempre sterile, dice che rimase fecondata artificialmente colla Tulipa Duc de Thol (T. suaveolens) ed i semi sembravano fertili; egli dubita cai che non sia che un ibrido della 7. oculus- _ solis con un'altra specie ADRIANO FIORI E ei TT. Didieri Pass). Y Passeriniana (Lev : == Fusto affatto glabro Vedi T. Gesneriana var. £ 8. Foglie subeguali al fusto, più o meno scabre o pubescenti nella pagina superiore almeno alla base (raram. glabre). Fiori assai odorosi. Fioritura precoce. a) Fusto e foglie assai pubescenti. Foglie inserite verso la base del fusto che è alto 1-2 dm. Fiore rosso-porpgrino, giallo o varie- gato, odoroso; macchia basilare variabile. Antere gialle. — Specie della Russia meridionale e del Caucaso; coltivasi co- munemente col nome di Tulipano « Duc van Thol ». Marz.. prima metà Apr. (T. Turcarum Lev.) (4) 6. T. suaveolens Roth. b) Fusto e foglie minutamente pubescenti scabri e talora (T. Gesne- riano X suaveolens) glabri; fusto alto 3-5 dm. foglioso dalla metà in giù. Fiore di colore variabile. Antere gialle o violaceo nerastre. Frequentemente coltivato nei giardini ed oltremodo oscillante nei caratteri tra i genitori. Prima metà di Apr. (T. pubescens Willd.) (?) T. suaveolenti X Gesneriana. — Foglie più brevi del fusto, quasi sempre glabre nella pagina ‘superiore, Fiori non o debolmente odorosi. Fioritura tardiva. A. Tepali quasi eguali tra loro, più o meno rotondato-ottusi o tron- cati all'apice, talora apicolati. — Fusto e foglie glabri, rara- mente (7. serotina Reb.) scabro-pelosi. Perigonio piccolo, lungo 2 1/,-3 centimetri e negli esemplari coltivati e- campestri LE, (t) Non so comprendere come il Dottor Levier abbia sostituito al nome di 7. suaveolens Roth. generalmente usato, quello di 7. Turcarum Gesn. (1561), nome . antilinneano e quindi contrario alle leggi di nomenclatura e per sopraggiunta ` . ambiguo perchè quasi sempre riferito alla 7. Gesneriana L. (cfr. Bot. Mag. 1135. Lamark Dict. bot. VIII p. 128). (3 Le forme di quest'ibrido nell'Orto Bot. di Padova offrivano numerosi gradi di passaggio tra i genitori, quelle a fioritura più tardiva erano quasi identiche ad una T. Gesneriana, ma avevano i fiori odorosissimi, questi sarebbero gli nera che io > battezzerei per Gesneriano X suaveolens. # E d à h^ i È vA SN E S : m SA AT I GENERI TULIPA E COLCHICUM E SPECIE CHE LI RAPPRESENTANO 151 | spathulata Bert.) sino a 5-9 em., aperto od anche (T. connivens Lev.) chiuso sotto il sole, rosso-porporino, giallo o variamente sereziato. Maechia basilare dei tepali giaila, violaceo-nerastra od anche scolorata o concolore co’ tepali. Antere violaceo-ne- rastre o gialle. — Originario dell Asia centrale ed occidentale id E e della Russia meridionale; coltivato nei giardini da lungo E tempo in moltissime varietà, si è reso campestre presso Bo- = logna, Firenze, Lucca e forse Nizza, Metà Apr. Maggio (T. Schrenkü Reg.) (T.? etrusca Lev., 1.7 lurida Lev., T.? Bal- daccii Mattei). o 7. T. Gesneriana L p B. Tepali disuguali, gli esterni più lunghi, tutti od almeno gli esterni più o meno acuti od acuminati. i a) Tuniche del bulbo glabre internamente o con poca peluria ap- pressata. — Fiore rosso-porporino con macchia basale nerastra E oppure (7. Maur'ana Jord.) gialla, od anche fiore roseo (T. Fransoniana Parl., T. platystigma Jord.) oppure giallo (7. Bi! EIC lietiana Jord.) o sereziato, lungo 3-8 em. Forma rustica esistente. = campestre in Savoia, tra noi trovasi solo la forma Fransoniana > presso Firenze e Bologna; questa forma e la Billietiana le ho osservate pure nei giardini a Padova. Apr. Magg. ('). & Didieri (Jord.). 5) Tuniche del bulbo intensamente pelose internamente. Fiore vinoso- —— .- porporino; macchia basilare dei tepali violaceo-seura. Il resto ` come nella var. 5. Presso Firenze alle Tavernuzze (Martelli), secondo Levier probabilmente ibrida tra la T. maleolens e spa- thulata. Fine Apr. e Ge: X Martelliana [Lev.). ` ; ( Le T. Kolpakowskyana. Kaufmanniana ed Ostromskiana Regel del Tur- secondo le figure del Bot. Magazine, mi sembrano difficilmente distin- m M = pue specificamente dalla nostrale 7. Zidieri e quindi anche dalla T. — : ^. ADRIANO FIORI .§ 4 — Osservazioni sulla patria d'origine dei Tulipani Italiani. La Tulipa silvestris L. colla sua var. australis (Lk.) è l'unica specie veramente indigena d’Italia; il ceppo della specie è sicuramente la var. australis (Lk.) da essa ne sarebbe derivata la 7. silvestris L., la quale non ne differisce che pel suo portamento più lussureggiante di pianta campestre e di stazione più bassa in confronto dell’altra che è alpina, come succede di tante altre piante (Juniperus communis) tolleranti di vivere a diverse altezze. La 7. silvestris si sarebee poi diffusa in To- scana, solo nel secolo XVIII (efr. Caruel, l. c., p. 298) mentre nell’ E- milia sarebbe esistita sino dal secolo XVI, come rilevasi dai sinonimi del Clusius e del Lobelio, e diffatti quivi trovasi diffusissima; nell’ Italia centrale e meridionale invece vi è rara e quindi deve esservi stata im- portata di recente, e così pure nel Veneto ed in‘altri punti della valle del Po, in Sardegna, ece. - Tutte le altre specie di Tulipani campestri italiani sono state impor- tate dall’Oriente tanto sotto forma di tipi selvatici, come anche proba- bilmente sotto forma di varietà ortensi, essendoehà, come più sopra ho detto, già da tempo antico esisteva tra i Turchi la manìa dei Tulipani e prima ancora che sorgesse in Europa. Dalla prolungata coltura di queste piante per loro natura polimorfe, ne sono sorte innumerevoli forme ortensi, alcune delle quali per una circostanza o l'altra (abban- dono di vecchi giardini, trasporto di concimi, sterramenti, ecc.), si sono rese campestri e si sono propagate rapidamente per via agamica, tro- vando nei campi condizioni molto favorevoli a questo loro modo di pro- pagazione, ed a cagione della riproduzione agamica stessa hanno ritenuto i loro caratteri ortensi o di ibridismo. Molti dei Tulipani campestri li os- serviamo ancora nei giardini, e molti altri si riscontreranno ancora con un accurato confronto tra le varietà ortensi e quelle campestri, confronto . che mi pare sia stato a torto trascurato da coloro che hanno descritto =. le recenti nuove specie campestri. i Sulla primitiva origine orientale dei Tulipani campestri pare che > oramai gli autori siano d'accordo, meno che per la T. Oeulus-solis var. I GENERI TULIPA E COLCHICUM E SPECIE CHE LI RAPPRESENTANO 153 praecox (Ten.). Essa infatti è ritenuta d'origine orientale dal Caruel L c., e sospettata tale dal Boissier (Fl. or. V, p. 192), invece il dottor Levier nella sua monografia dopo averci detto a pag. 227 che l'Europa perderebbe una delle sue specie indigene se fosse confermata l'esistenza della T. praecox in Persia indicatavi dal Baker ma non dal Boissier, a pag. 249 invece, dopo aver ritenuto la 7. apula Guss. et Gasp. come . sinonimo della T. praecox Ten., egli ci dice di questa specie: « E regno Naepolitano orientali, ut videtur, initio seeuli XIX Neapolim alata et dein per Italiam mediam, Galloprovinciam etc., magna manu subspon- tanea facta ». Il dottor Levier pare quindi convinto ad assegnare come patria d'origine della 7. praecox la Puglia, Basilicata e terre vicine; à parer mio invece i dati storici ci farebbero escludere una tale ipotesi. Prima di tutto abbiamo già osservato come dai sinonimi, descrizioni e figure degli autori dl secolo XVII (Passaei, Parkinson, Ferrari) si possa arguire che la 7. praecor Ten. fosse coltivata sin da quei tempi nei giardini d'Italia e precisamente a Bologna; anche nelle diverse 7. praecox del Clusius (rar. plant. hist. I, p. 138) che egli dice nate da semi ve- nuti dall'Oriente, c'è ragione di credere ehe vi fosse compresa assieme ad altre anche la 7. praecox Ten., tanto per la somiglianza delle fi- gure come anche pei caratteri del bulbo di cui serive: « Radice . . . . membrana obducta, quae interna parte lanuginosa est castanearum cor- tieis instar, autem adeo denso tomento plena ut mollissime recubet bulbus etc. ». Ma a parte ciò, osservo che la T. praecox attuale fu descritta dal Tenore nel 1811 nella Flora Nap. L, p. 171 ed in quanto a località la cita dei giardini, poi come selvatica a Capri e di Martina (Lecce), ag- giungendo egli queste testuali parole: « é difficile dimostrare ehe abbia potuto sfuggire dai giardini, giacché specialmente a Capri, non vi è al- cuno che coltivi Tulipani, malgrado ciò, non essendomi finora riuscito di rinvenirlo altrove, non ancora ardisco riguardarlo come nostro in- digeno ». La località di Martina potrebbe lasciaré qualche dubbio che ivi fosse spontaneo, ma il Groves nella Flora della Terra d'Otranto (1887) non cita di quella regione alcun Tulipano a fiore rosso, è quindi | più probabile che a Martina, al tempo di Tenore non fosse che coltivato, hd ADRIANO FIORI altrimenti anehe se semplicemente campestre, in questo lasso di tempo avrebbe dovuto essersi assai diffuso. Dopo ciò come possiamo noi pen- sare che una specie a fiori così vistosi fosse sfuggita ai botanici del tempo di Tenore, tanto più che ammesso il suo indigenato ad es. nelle Puglie, vi avrebbe dovuto avere ivi una notevole diffusione? Invece non è che nel 1842 che vien ritrovata presso Barletta la 7. apula Guss. et Gasp. = T. praecox Ten., mentre già nel 1839 il Bertoloni (Fl. it. IV, p. 80), citava quest’ultima come estesamente diffusa presso Bologna, Firenze, Sarzana, e, forse per omissione, non ricorda neppure le loca- lità di terra d'Otranto e Capri citate dal Tenore. La conclusipne quindi che se ne ricava dai dati storici è precisa- mente contraria all’ipotesi del dott. Levier, potendosi giustamente ri- tenere che Bologna, Firenze ed in ultimo Napoli siano stati i primi luoghi da eui la 7. praecox Ten. è uscita dai giardini e si è resa cam- pestre. Forse il succitato autore si è lasciato suggestionare dal nome di T. apula, che implicherebbe un indigenato della specie a cui è appli- cato, non pensando forse che quel nome, anziché ad una pianta real- mente spontanea, avrebbe potuto essere stato applicato, come per la sua T. etrusca, a dei fiori trovati in vendita sul pubblico mercato e pro- babilmente provenienti da qualche giardino. Ed infine l’indigenato della T. praecox Ten. in Italia, era una cosa singolare anche dal lato della geografia botanica, giacchè sarebbe stata notevolmente disgiunta dal centro di creazione di tutti gli altri Tulipani a fiore rosso che è l'Asia orientale e centrale; invece la sua probabile origine dalla coltura — giacchè anche nell Oriente si conosce solo campestre — unitamente alla | sua costante sterilità ed all'avere il Viviand-Morel, l. c., ottenuto un incrocio fécondo con altra specie, verrebbe in appoggio del dubbio espresso da quest’autore, che si trattasse di una forma ibrida, la quale propa- gandosi soltanto per via agamica, si manterrebbe costante; benché forse la T. apula, non perfettamente idehtica al tipo della 7. praecox e la T. maleolens, si potrebbero considerare come sue forme di ritorno alla T. Oculus-salis. Solo gli esperimenti di colture da semi e le. fecondazioni artificiali ` potranno sciogliere definitivamente l'interessante ed intricato problema ` dei Tulipani eampestri ed orticoli, ma per tali studi si esige molto tempo. oecorrendo almeno 45 anni prima che una pianta di Tulipano nata da seme fiorisca. L'opera mia quindi ha mirato eselusivamente a dimostrare come, analizzando le nostre conoscenze su questo argomento, sia più razionale e praticamente più utile di risolvere la questione colla riduzione di specie da me proposto. anzichè coll eccessiva moltiplica- zione di esse come altri ha ereduto di fare. Parte II. — Gen. COLCHICUM L. Chiave analitica delle specie e varietà. p l. Foglie nascenti dopo i fiori; raramente (C. autunnale var. y e à) contemporaneamente ad essi, ma in tak easo i fiori sono grandi (lembo lungo 4-6 em.). 2. — Foglie nascenti prima dei fiori che sono assai piccoli (lembo lungo 2-3 em.). Foglie 2-3, lineari-lanceolate, lunghe 6-10 em. e larghe 2-15 mm., erette o faleate, glabre o cigliate ai margini. Fiori 1-4 raramente più, con lembo lillacino eirea 4 volte più breve del tubo, non sereziato. Antere porporine. Stili suberetti all'apice. Cassula lunga 13-20 mm. a) Fioritura primaverile. Lacinie del perigonio 10-15 nervie. — Da ricercarsi in Italia (C. bulbocodioides M. B.). 4) Fioritura autunnale. Lacinie del perigonio più anguste 5-7 nervie. * Foglie cigliate ai margini. Luoghi erbosi della regione mediter- ranea în Liguria, nell'Italia mer., in Sicilia, Sardegna, Malta, ed alcune piccole isole. Ott. Nor. e | (C. Bertolonii Stev.) » G. pusillum {Sieb.). ** Foglie non cigliate od appena seabre ai margini, talora (C. Valery Tin.) lunghe il doppio dei fiori. Nell Italia mer., in Si- E cilia, Sardegna e Malta = r. Cupani (Guss.). 2. Fiori piccoli (lembo lungo 2-4 em.) Foglie 2-9 lineari o stret- tamente lanceolato-lineari (lunghe 4-20 cm. e larghe nel mezzo Sami + = arid. I GENERI TULIPA E COLCHICUM E SPFCIE CHE LI RAPPRESENTANO 155 1. C. montanum L. : 156 "SS i ADRIANO FIORI = Fiori grandi (lembo lungo 4-6 cm.) Foglie 3-9 lanceolate o largamente lanceolato-lineari (lunghe 13-32 cm. e larghe | 2-6 cm.). 4. 3. Foglie 2, raram. 3, erette. Pianta della regione montana, sub- alpina ed alpina, (raram. del piano). Foglie lunghe 10-20 em, larghe 6-14 mm. Fiore unico, raram. 2, lillacini, con lembo lungo 30-35 mm., circa 3 volte più breve del tubo, non sere- ziato. Antere gialle; stili per lo più dritti alla sommità. Cas- sula ovoidea lunga 2-4 em. — Prati e pascoli mont. e subalp. delle Alpi e degli Appenn. fino al Pistoiese: raram. scende lungo i fiumi della pianura padana. Ag. Sett. (C. arenarium ` Noce. et Balb.) p ; À 2. C. alpinum DC. Fiori più piccoli e pallidi. Foglie più strette. Stili più o meno curvati superiormente. Regione mont. ed alp. dal centro al sud della Penisola, in Sicilia e Corsica. (C. aetneuse Tin). 6. parvulum (Ten.). = Foglie 3-9 patenti-rieurve. Pianta della regione mediterr. e submont. Fiori lillacini. Antere gialle. Stili più o meno curvato-faleati alla sommità. a) Foglie 3-9, lunghe 15-30 em. e larghe 13-25 mm. Cassale lunghe 2-3 cm. * Foglie 3-4. Fiori 1-4 non variegati a scacchi, con lembo lungo 3-4 cm., 3-5 volte più breve del tubo. — Luoghi selvatici ed aridi in RD e nell’ Italia meridionale. Sett. Ott. 3. C. neapolitanum Ten. * Foglie 5-9. Fiori 1-5 più o meno variegati a scacchi; lembo come sopra. Stimmi solcati. Tra Eboli e Pesto nel Napoletano. (Janka). &. variopictum (Janka). 5) Foglie 3-4, lunghe 4-12 cm. o a 3-10 mm. Cassule lunghe 1-2 em. " Fiori 1-2, con lembo circa 3 volte più breve del tubo. Nel- l Istria. (K. arenarium Koch.). Y. Kochii (Parl.). . ** Fiore unico, con lembo lungo 15-25 mm., circa 5 volte più I GENERI TULIPA E COLCHICUM E SPECIE CHE LI RAPPRESENTANO - 157 breve del tubo. In Corsica. (C. arenarium Gr. et Godr. p. p.). 3. corsicum (Baker). 4. (2). Foglie 3-4, raramente 5-6, largamente lanceolate (lunghe 20-35 em., larghe 2-6 cm.). Antere gialle. Fiori 1-7, lillacino- porporini, raramente bianchi; lembo lungo 4-8 cm., circa 3 volte più breve del tubo. a) Foglie nascenti dopo i fiori. * Lembo perigoniale a lacinie non od appena variegate a scacchi. Stili curvato-uncinati all'apiee. Cassule obovato-oblunghe (3-6 em. lunghe). — Comune dal piano alla regione mont. nel nord della Penisola, in Istria, al sud della Pen. ed in Corsica per lo più sui monti, manca in Sicilia e Sardegna. Sett. Ott. (C. Levieri Janka) 4. C. autumnale L. ** Lembo perigoniale a lacinie leggermente variegate a scacchi. Stili suberetti all’apicè. Cassuls subglobose. Colla specie al sud della Pen. specialmente nei luoghi bassi. Ott. | ZS, Tenorei (Parl). b) Foglie nascenti contemporaneamente ai fiori. * Fiori e foglie primaverili. Colla specie. y. vernale (Hoff). ** Fiori e foglie autunnali. Forse ne! Napoletano. 8 Todaroi (Parl.). — Foglie 6-9, subdistiche, lievemente lanceolato-lineari (lunghe 13-25 cm., larghe 2-4 cm.) Antere porporine. Fiori 1-6; lembo porporino manifestamente variegato a scacchi, lungo 4-6 em., circa 3 volte più breve del tubo. Stili leggermente cur- vati all’ apice. Cassula per lo più solitaria, oblunga. — Luoghi erbosi in Sicilia: regione mediterr. Sett. Ott. | t 5. C. Bivonae Guss. Osservazioni. — A proposito della Colchicospecimania di alcuni au- | tori è da notarsi la concordia sulla valutazione della variegazione a * scaechi del perigonio, ehe dovrebbe servire a distinguere due diverse . sezioni; così a proposito del comune C. autumnale L. il Parlatore (Flora it. III, p. 179) lo definisco « perigonii..... laciniis..... omnibus tesselatis S | (e ciò egli ripete anche per distinguerlo dal C. neapolitanum Ten.) ed il Baker (Journal of the Linn. Society XVII, p. 424) lo mette nella « Stirps C. autumnalis — Perianthii limbus haud tesselatus » dopo ciò si può comprendere il valore molto relativo che deve attribuirsi a questa particolarità del colore del perigonio. Anche il carattere degli stili di- ritti o curvati all'apice non l'ho trovato costante — almeno nel se:co —, così ho visto degli esemplari di C. alpinum DC, del Pavese (già rife- riti dal Nocca e Balbis al C. arenarium W. K.) che avevano gli stili uneinati all apiee e avrebbero dovuto appartenere per questo carattere al C. Neapolitanum Ten., ma invece pel carattere delle foglie — esa- minate in un esemplare del Gibelli di quella stessa località (Torre d’1- | sola) — è posto fuori dubbio che non si tratti del vero C. alpinum DG. Dall’ Istituto Botanico di Padova, 15 aprile 1894. A. BALDACCI e Rivista critica della collezione botanica fatta nel 1892 in Albania. ( Continuazione) 50. Arenaria conferta Boiss. Diagn. ser. Í, pag. 51. In excelso jugo m. Stogò (Acroceraunia) 2000 m. circa! Num. collect, 58. Il gruppo dell A. serpyllifolia L., costituito per il carattere delle foglie plurinervie, è sparso per tutta l’ Europa e l'Africa settentrionale arri- vando anche iu Siberia dalle più basse pianure alle stazioni più alte, Con tanta ampiezza di dominio il gruppo si è scisso in varietà e forme che hanno il loro concetto mello sviluppo maggiore o minore della cap- sula. L'A. conferta poco o punto differisce dal} A. leptoclados Rehb. — A. serpyllifolia var. tenuior Koch: glandulosità dei cauli, sepali tri- nervii, capsula appena poco più lunga del calice sono caratteri uguali in ambedue le forme. La lunghezza dei petali equivalenti ai sepali favo- risce la fondazione dell'A. conferta. I miei esemplari peraltro non mo- strano il carattere « velutino cinerascentes, a collo caules rectos ee- dentes ». Vivevano sul vertice dello Stogò in stazione lapidosa o gla- reosa, consoci colla Trinia pumila, Vaillantia aristata, Alyssum rupestre ed Helianthemum canum. 51. Alsine verna L. Mant. pag. 72 sub Arenaria; var. In excelsis m. Stogò et in declivibus m. Kiore (Acroceraunia)! Num. collect. 57. à 7 "53 Allie vet ii Mant. pag. 72 sub Arenaria; var Gerardi Willd. — 3 S Sp. pl II, pag. 729 sub specie Arenariae. i E | In excelso jugo m. Tomor Maja (2400 m.)! Num. collect. 183. È = In questo gruppo di Arenaria oramai e giustamente passato sotto Hoc : de Ca 3 2 à x A. BALDACCI genere Alsine per la inserzione degli stami subperigini (perigini nel- l’Arenaria) e per la cassula divisa fino alla base in un numero di valve uguale a quello degli stili (aprentesi nell'apice per denti in numero doppio degli stili nell’ Arenaria) c'è poco accordo fra i sistematici, per il che queste piante passano molto confuse negli erbarii, descrizioni e figure. — Haláesy che è un fitografo di merito dice che la mia pianta | spetta all’ A. Gerardi (Willd.). 53. Alsine graminifolia Ard. Spec. anim. bot. alt., pag. 25 sub A- renaria; var. semiglabra Vis. Fl. dalm. IIT. pag. 178. In rupestribus m. Kandaviz (Grivas) 1800 m.! Num, collect. 114. Conoseiuta ancorà sotto il sinonimo A. clandestina (Port.). Gli esem- plari del Kandaviz sono esattamente da riportarsi con quelli delle diverse località montenegrine. | 54. Linum strietum L. Sp. 400. . A: In herbidis prope Vallona! Num. collect. 4. . 95. Linum hirsutum L.; var. spathulatum Hal. et Bald. Verhandl. zool. bot. Gesellsch. 1892, pag. 576. In silvis Abietinarum sub m. Cika (Acroceraunia)! Num. collect. 105. Differt a typo caudiculis numerosis dense foliatis canovillosis, caulibus adscendentibus minus proceris (10-20 em. altis); foliis oblongo-spathulatis. 56. Geranium subeaulescens L'Herit. in DC. Prodr. I, pag. 640. In glareosis ad nives deliquescentes m. Kandaviz (Grivas)! Num. collect. 118. 57. Hypericum Apollinis Boiss. et Heldr. Diagn. ser. Il, I, pag. 105. i In declivibus saxosis montium supra pagum ,Vernik ne Num. collect. 116. E 58. Hypericum haplophylioides Hal. et Bald. Verband. zool. kt nem 1892, pag. 576. : + COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA ` Sectio: Euhypericum Boiss. FL or. I, pag. 785; $ Taeniocarpia Jaub. . et Sp. IH, Or. I, pag. 47. Glaberrimum; eaulibus lignosis numerosis, procumbentibus; ramis gra- cilibus, pumilis, simplicibus, adscendentibus, tetrapteris; foliis oppositis simplicibus, subcoriaceis, dense pellueido-punetatis, oblongis, sessilibus, margine revolutis, subtus glaucescentibus; ey mis peduneulatis paucifloris in racemum foliosum sat laxam dispositis; bracteis lineari-oblongis in- tegris; calycis laciniis corolla triplo quadruplove brevioribus ovatis obtu- siuseulis, breviter glanduloso-dentatis; petalis oblongis aurantiacis, glan- dulis nigris marginatis; capsula ovata acuminata longitudinaliter et pa- rallele vittata calyce longiore, seminibus papillosis. Perennans et. fruti- culosa. Habitat in silvatieis sub H. Georgios et m. Cika (Aeroceraunia)! 10.13 Julio 1892. Num. collect. 117. Die KEEN Stimmchen der eben bes-hriebenen Art sind halb- strauchig und entwickeln im nächsten Jahre die blüthentragenden dün- nen, vierkantig geflügelten, 15-20 em. hohen Stengel. Die Blätter sind unterseits graugrün, reichlich durchscheinend punktirt, etwa 15 mm. lang und 3 mm. breit, so lang als ihr Internodium oder länger. Die Rispe ist ziemlich locker, durchblättert. Die Wes c id 4 mm. lang, 1 '/, mm. breit. Die Kronblätter etwa 1 em. lang. Hypericum haplophylloides steht allenfalls noch dem Hypericum re- pens L. am nichsten. Durch die rundlichen ungeflügelten Stengel, die . viel längeren Internodien, das regelmässige Vorhandensein blattwinkel- = ständiger Blätterbüschel, die fast sitzenden oder nur sehr kurz gestielten Cymen und die ganzrandigen, fast stets drüsenlosen Kelchzipfel ist es jedoch von jenem wesentlich verschieden. 59. Hypericum ciliatum Lamk. Diet. IV, pag. 170. In aridis ad pascua Fleva versus Capo Linguetia distr. Vallona! Num. E collect, 5. La mia pianta è identica a quella di Lambrck nei suoi caratteri Tie ~ stanziali. Solamente ne differisce nelle dimensioni del fusto e delle foglie che si presentano lanceolate o lineari-lanceolate. Perb non ha nulla a Hu. onem. auno vir, vol. vn. E A. BALDACCI H . vedere coll’ H. ciliatum var. Heldreichii Boiss., forma speciale dell’ isola di Creta. 60. Dictamnus Fraxinella Pers. Syn. I, pag. 464 — D. albus L. Sp. 548. æ In dumetis versus Fleva ad Capo Linguetta distr. Vallona! Num. colleet. 263. è 61. Haplophyllum coronatum Gris. Spic. fl. rum. et bith. I, pag. 129. Infra Vallona et Armeni loco dieto Giafabar ! Num. collect. 7. 62. Pistacia talia L. Sp. 1455. In dumetis ad Vodica distr. Vallona! Num. collect. 185. Nell’ Albania i così detti dumeti di cui fa parte questo arbusto arri- vano ad oltre 800 m. dal mare; ma la P. Lentiscus si ferma a poco più di 300 metri d'altezza. 63. Rhamnus infectoria L. non Tehih.; var. pubescens Gris. Spic. fl. rum. et bith., p. 150. In silvis m. Cepin (1300 m.) distr. Kuci! Num. collect. 122. Corrisponde al Rh. tinctoria W. K. Presentano gli individui del Cepin un lieve accenno di ritorno al tipo che si trova in parti meno elevate al Montenegro, ma le foglie sono leggermente pubescenti e la fessura del seme non è chiusa. | .64. Rhamnus rupestris Scop. Fl. carn. I, tab. 5. In silvis Abietinarum ad passum Logarà (Acroceraunia)! Num. col lect. 120. ` Molto raro. Mentre nelle località montenegrine vegeta nelle parti E scoperte e sassose dal mare fino a 800-900 m. al più, restando un pic- - colo arbusto, a Logarà, che è la prima località albanese dove finora si sia riscontrato, vive nelle folte boscaglie entro il dominio delle Conifere è = gk ied in bett eE di 2 m. AVE) con rami prs Wee: ; COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA plari montenegrini e dalmati. Forse corrisponde al Rh. rupestris var. cinerascens Murbeck Beitrüge, ecc., pag. 168. 65. Ilex Aquifolium L. Sp. 181. Inter silvas Abietinarum ad passum Logarà (Acroceraunia)! Num. colleet. 119. Il genere [lex per il calice persistente e la struttura morfologica della drupa, figura nolla classificazione di De Candolle fra le Calieiflore, mentre per la sua corolla monopetala potrebbe riportarsi fra le Corol- liflore. Delpino scrive che nella famiglia delle Rhamnacee (in eui io penso possa stare l’/lex), nella nuova teoria della pseudanzia (v. Delpino, Ap- plic. d. nuovi grit. p. la classif. d. piante, III Mem., pag. 30), alle di- verse ragioni di affinità che ha colle Rosacee aggiungesi altresì il ca- rattere degli stami epipetali. E perciò la famiglia delle Rhamnacee viene ad essere inscritta fra le pseudante come le Leguminose, per la qual cosa; sia considerando la teoria di Delpino similmente che la classificazione di De Candolle,-il genere Ilex occupa press'a poco il posto datogli da quest’ultimo. 66. Rhus eoriaria L.; var. maritima Bald. Cenni ed app. pag. 66. In maritimis infra m. H. Vasilios et Fleva versus Capo Linguetta distr. Vallona! Num. collect. 6. Questa nuova località dimostra che la forma da me proposta nel 1890 può stare. Il Rhus coriaria var. maritima viene perciò ad occupare, con poca interruzione, una spiaggia della lunghezza di tre gradi di la- titudine dal golfo d' Ambracia a Duleigno. 67. Acer Pseudo-platanus. L. Sp. 1495. In silvis m. Kiore (Aeroceraunia)! Num. collect. 121. - Vive nell'Albania centrale sempre sparso e per lo più sotto la regione zs occupata dal Pinus Mughus Scop. È curioso che le sue gemme rag- giungono uno sviluppo considerevole fin dal colmo dell’ estate, quan- - tunque abbiano da attraversare un periodo notevolissimo di freddo al ` quale sicuramente si saranno adattate. La Gier consta di rs A. BALDACCI esterne basilari legnose e rossiccie e di scaglie più interne, irte di folta peluria. L'asse principale del racemo negli esemplari montani é fornito verso la base di lanugine attaccaticeia che vieta ai piccoli insetti di salire fino ai fiori. 68. Genista sericea Wulf. in Jeq. coll. II, p. 167. In declivibus m. Bacalà supra pagum Dukati (Acroceraunia)! Num. collect. 123. Gli esemplari di Bacalà tendono a riferirsi alla proposta specie G. Sakellariadis Boiss et Orph. che, per quanto bene descritta in Boiss. Fl. or. II, pag. 41, rappresenta soltanto una variazione meridionale, ocea- sionata dall'ambiente, della specie di Wulfen. Credo quindi che la G. Sakellariadis debba essere tolta da una buona classificazione. Si sa che grado di polimorfismo raggiungano le Genistae. E la G. sericea varia moltissimo: 1.° nei fusti talora bassi e robusti (m. Lovcen), talora lunghi 2 metri e sottili (m. Baealà); 2.° nelle foglie che vanno dalla forma lanceolata-appuntita a quella ovata-ottusa; 3.° nelle lacinie del calice similmente lanceolate ed ovate: 4.° nella ricchezza più o meno grande dell’ infiorescenza, ecc. Quindi gli esemplari montenegrini già riferiti alla G. Sakellariadis debbono passare alla: G. sericea. 69. Ononis Columnae All. Fl. ped. I, p. 318, tab. 20, fig. 3. Supra Ornee distr. Vallona! Num. collect. 60. . 70. Ononis viscosa L. Sp. 718; var. breviflora DC. Prodr. II, pag. 160, sub specie. In saxosis ultra Armeni ad viam Selenitza distr. Vallona! Num. collect. 264. | Non eredo di allontanarmi dal giusto ritenendo per varietà la specie . di De Candolle, la quale, confrontata con molti e buoni esemplari del- l Erbario Caldesi non si differenzierebbe dal tipo di Linneo che peri - peduncoli più lunghi delle foglie cui corrispondono e pe i petali Din brevi delle lacinie calicine. COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA 7l. Medicago denticulata Willd. Sp. HI, pag. 1414. In agris al Frakula distr. Musakijà! Num. collect. 186. 72. Trigonella eornieulata L. Sp. 1094. In cultis ad Frakula distr. Musakija! Num. collect. 61. Questa Trigonella, o qualche altra specie prossima della sezione Fal- catula Ser. ex parte, mi appare quale specie archetipa del genere Melilotus. 73. Melilotus neapolitana Ten. Fl. nap. V, p. 136, tab. 176, fig. 1. In humidis substrato bituminoso ultra Selenitza secus viam ad fl. Vojutza! Num. collect. 9. Fra i numerosi esemplari della precitata località alcuni non raggiun- gevano lo sviluppo di 10 em. d'altezza con racemi poverissimi, per cui io sono stato nel dubbio d'aver a fare col M. Bwngeana Boiss. o con un'altra spe-ie vicina. Ma il singolare carattere dei legumi eretti e globulosi e la figura del Tenore mi induce a regolarmente inserivere la mia pianta nel cielo del M. neapolitana. 74. Melilotus elegans Salzm. in D. C. Prodr. II, p. 188. In cultis ad Frakula distr. Musakijà! Num. collect. 62. Il M. abyssinicus Hochst. che figura nel nostro erbario Caldesi raccolto da Schimper presso Dscheladscheranne (n. 2002 — 3 esemplari) è in tutto simigliante alla specie di Salzmann e non è fuor di. SCH credere che sia stato importato in Abissinia colle caravane. 75. Melilotus alba Desr. in Lam. Dict. L pag. 63; var. parviflora Boiss. Fl. or. IL, pag. 110. Ad margines rivulorum prope flumen Sucitza secus viam Vallona- | Armeni! Num. collect. 303. Cito la forma a titolo di curiosità. Lungo la sponda della Sucitza | cresce in esemplari cho sorpassano i tre metri d' altezza, avendo perciò l'asse principale assai grosso e spugnoso che gli indigeni utilizzano per farne. bocchini da fumare il tabacco. Bossier ha osservato la stessa c cosa Rione dominio mediterraneo orientale, t E 76. Trifolium subterraneum L. Sp.-1080. Cfr. Gibelli e Belli, Riv. crit. d. Trif. it. 1892, p. 13, tav. I, fig. 1. $ In umbrosis humidis ad margines viae prope Selenitza distr. Vallona! A. BALDACCI Num. collect. 10. Dalla lunga e pregevolissima recensione che Gibelli e Belli hanno fatto di questa singolare specie, la mia. pianta é da riferirsi alla var. Y longipes Gay (pedunculis foliis triplo-guadruplove longioribus; stipulis #9 longe acuminatis, tota planta laxe flagelliformis. Gibelli e Belli 1. c., : p. 15). Io eredo con questi egregi autori che le forme o varietà del | T. subterraneum dipendano piuttosto dalla ubicazione e condizione loro | | di vegetazione che da altre cause. Da Selenitza ho portato un buon | numero di individui: non uno solo rappresenta la var. 5 brachycladum i Gib. et Belli, che offre i seguenti caratteri diagnostici utili ad essere *- riportati per l'interesse della scienza: « Nanum; caulibus villosissimis; stipulis fere equitantibus: calycibus fertilibus tubo saepius sparse vil- à : losulo, rubro-sanguineo colorato; capitulis pisi magnitudine; appendicibus stellatim patentibus, stipite brevioribus: foliolis villosissimis ». 77. Trifolium tenuifolium Ten. Fl. nap. IV, pag. 145, tab. 177, fig. 3. Cfr. Gibelli e Belli, 1. c., 1889, pag. 35, tav. I, fig. 5. In cultis, herbidis et silvaticis prope Selenitza distr. Vallona! Num. collect. 11. È un altro dei tanti esempi che abitano le due penisole, italiana e slavo-ellenica, dalla quale ultima appare venuto considerando le specie E affini ehe l'abitano. E un tipo collaterale (o intermediario?) molto so- | migliante al T. Bocconei Savi (dominio mediterraneo, eccezionalmente ` in Inghilterra e Francia occidentale dove verosimilmente fu introdotto) e al T. trichopterum Pancic (Serbia ed Erzegovina sec. Ascherson e = Kanitz Nalalogue pag. 102). 78. Lets tenuifolius Rchb. Fl. exc. 506. an maritimis b monte H. Vasilios distr. Vallona! Num. an, 265. ee glauca L. Sp. 1047. COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA In rupestribus maritimis ad Fleva versus Capo Linguetta distr. Val- lona! Num. collect. 12. è Da Boissier è riportata in una sezione particolare chiamata Æucoro- nilla. A me sembra possa benissimo figurare fra le Emerus, perché della C. Emerus L. la nostra è un collaterale o derivato del mezzogiorno. | p 80. Hippoerepis glauea Ten. Fl. nap. II, pag. 155: tab. 69. ES In aridis alpinis m. Kudesi (1900 m.) distr. Vallona! et in aridis | m. Kiore (Acroceraunia)! Num. collect. 188. Tenore l. c. la ritiene intermedia fra VH. comosa L.e H. balearica Jeq. (la pianta di Jaequin ritenuta distinta da Willkomm e Lange mi sembra nella descrizione ben poco differente dall’ H. balearica Cav. = H. valentina Boiss.) Io non conosco quest'ultima specie, ma stando ai due precitati autori in Fl. hisp. III, pag. 255, penso che Tenore abbia errato nel paragone, essendo che la maggior parte dei caratteri fonda- mentali di essa discordano oon l H. glauca. Maggior affinità ha indub- biamente coll’ Z. comosa L. E non sono lontano dal credere che la pianta linneana non sia l'archetipo della specie di Tenore, la quale gode di molto valore, perché i caratteri differenziali (peduncoli 2-3 volte più lunghi delle foglie cui sono ascellari; legumi con profondi seni ,subar- cati nel margine esterno con curvature appena sensibili nel margine interno; seni in correlazione coi semi!) sono divergenti da quelli del- TH. comosa. Gli esemplari italiani e albanesi dell’ Erbario Caldesi e del mio non = si collegano, per la forma del legume, con quelli di Gautier, raccolti a . Saint-Pierre presso Narbona, e ciò mi porta a credere che la pianta delle località francesi (sub H. glauca) appartenga piuttosto ad un sitio E tipo di formazione poured o anche in via di formazione. ; L . Psoralea bituminosa L. Sp. 1075. | garis. Num . collect. 266. “i ; ela Sub page Kanina distr. Vallona! et alibi per planities et colles val- ` UP A. BALDACCI In lapidosis m. Temor Abbas Ali supra « stani » Kurlaj! Num. collect. 307. 83. Astragalus angustifolius Lam. Enc. Méth. I, p. 321. In summo jugo m. Kudesi (1900 m.) distr. Vallona! et sparsim per m. Grivas. Num. collect. 187. 84. Astragalus sieulus Biv. in Gior. di Pal. N. 4. Per totum m. Kudesi distr. Vallona! et in paseuis alpinis m. Grüke- surit supra Smoktina (Grivas)! Num. collect. 63 et 126. 85. Onobrychis Caput-galli Lam. Fl. fr. II, pag. 652. In silvaticis ad Selenitza distr. Vallona! Num. collect. 267. 86. Ervum tetraspermum L. Sp. 1039; var, gracile Ser. mss. et D. C. Prodr. II, pag. 367. _ [n dumetis, solo bituminoso, prope Selenitza distr. Vahone Num. collect. 268. 87. Rosa rubiginosa L.; var. agrestis Savi, Pis. I, pag. 475, et Mat. med. pag. 7, tab. 27. : | ln aridis ad aquam m. Bacalà (Acroceraunia) 1200 m. cirea! Num. . collect. 66. | | | | L’armatura, la: forma, il pörlamento, la dentatura delle foglie, il ca- ` | rattere dei sepali la fanno ascrivere alla À. agrestis ( (Savi p.sp); i pe- . duncoli però sono muniti di qualehe pelo glanduloso che non esiste nella | Rosa di Savi. Burnat (in litt.) aggiunge che egli ha visto ripetersi il presente caso una sola volta in esemplari della Serbia inviatigli da Paneie. E dice che, per tutto il resto, la pianta di Bacalà é talmente. | identica alla R. agrestis che non esita a conchiudere: « R. agrestis à peduncoli mei Peiner reg ». | ; no Rosa n micrantha Sm. E | Engl. SE tab. E varietas? — COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA Crépin dice a proposito di questi esemplari: E col più gran dubbio che io avvicino la Rosa n. 129 alla R. micrantha. E puo ben essere che questa forma sia perfettamente distinta dalla R. micrantha. 89. Rosa Heckeliana T ratt. Monogr. II, pag. 85; Ten. FI. nap. IV, pag. 286; Bert. Fl. it. V, p. 192; Crép. Prim. Fasc. V, p. 638; Burnat et Gr. Rev. du groupe d. orient. 1887, pag. 71; R. glutinosa Sibth. et Sm. p. p. : In saxosis m. Kiore (Acroceraunia) 1800 m. circa! non frequens. Num. collect. 271. È la prima volta che questa Rosa si trova in Albania come in tutta la Turchia. I miei esemplari, secondo Burnat, non si possono esatta- menie riportare nè alla R. Æeckeliana var. a. Parnassii Burnat et Gr. op. cit. pag. 72, della Grecia; né alla R. Heckeliana var. atrichocladà Borbäs (cfr. Burnat et Gr. op. cit. pag. 74) dell’Italia. La prima varietà è caratterizzata per la sua statura relativamente alta (quantunque qualche volta nana o quasi), per i ramuscoli pubescenti-tomentosi, per le foglio- line generalmente larghe, orbicolari, addossantesi più o meno sulle altre, per i denti fogliari semplici, ogivali, raramente e parzialmente glando- losi, per la nervatura mediana e i picciuoli spesso eglandulosi. La se- fonda varietà invece possiede una caratteristica nana, i ramuscoli glabri qualche rara volta pubescenti), foglioline più lunghe che larghe e poco avvicinate fra loro, denti fogliari molto spesso glandolosi come la ner- vatura mediana ed i picciuoli. Questi varietà B ha qualche affinità con la R. sicula Tratt. Conchiudendo, i miei esemplari che sono fra tutte le Rose d’ Europa, marcatamente eglandulosi sotto le foglioline, appar- tengono ad una forma intermediaria fra le varietà 7. Parnassi e B. atri- choclada. 90. Rosa sempervirens L. Sp. 704. Ad sepes pagi Cisbarda distr. Vallona! Num. collect. 270. . 91. Rosa (species critica). A Per totum m. Kudesi e pago ad summum, distr. Vallona, Paes da tissima! | Num. pulled 65. v A. RALDACCI Poichè è accaduto che i due ottimi rodologi Burnat e Crépin, ai quali F ho sottomesso come a maestri la mia Rosa. non si sono trovati d'ac: cordo nella determinazione della specie del monte Kudesi, io credo op- portuno di citare i criteri dell'uno e dell’ al&o botanico, lasciando così la questione aperta fintanto che più cospicuo materiale di confronto non venga dall’ Albania, regione quasi punto esplorata dal lato botanico e tanto meno rodologico. Crépin diee nella sua prima nota inedita: « ll n. 65 è verisimil- mente la R. glutinosa Sibth. e Sm. var. leioclada Christ.» E seguita: « Se io metto « verosimilmente » è perché questa forma ha una « facies » un poco differente dalle forme comuni della specie; però ho tutto il diritto di supporre che essa appartenga alla R. glutinosa ». Nelle note successive insiste medesimamente che sia la A. glutinosa var. leioelada. Burnat al contrario così si riferisce: « Io penso, non senza qualche dubbio, che il n. 65 sia una R. rubiginosa L. forma mierofilla homea- canta. Queste forme confinano da vicino colla A. sieula Tratt.; Burn. et Gr. op. cit., pag. 12 e pag. 27. Disgraziatamente gli esemplari lel Kudesi non si prestano bene alla eritiea; essi possiedono urceoli tropoo giovani per permettere di distinguere la posizione dei sepali a mati- rità dei frutti. Queste forme di R. rubiginosa microfilla presentano spesso un’eteroacanzia che consiglia di riferirle piuttosto alla R. rubi- _ginosa che alla R. sicula. In generale però è difficile poter concludere E su Rose di una regione non aneora studiata dal punto di vista rodo- ; logico. .« Il motivo che io ho di classificare per R. rubiginosa il n. 65 sta nell'assenza di setole o di finissimi aculei sui ramuscoli. E un fatto ` cosi raro questo dell assenza di tali organi presso la R. glutinosa che induce a restar nel dubbio quando non si trova traccia di cotale ar- . matura (efr. Burn. et Grem., op. cit., pag. 52, nota 3). Vi ha di più ehe le foglioline glabre sono poco glandulose di sotto, i peduncoli glabri, gli aculei si presentano quasi uguali fra di loro (v. op. eit., pag. 62- 64, | sotto le variazioni della R. glutinosa). Ed io mantengo Pi idea, non senza ic dubbio, che ili n. 65 sia una R. rubiginosa ` SE COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA 92. Potentilla speeiosa Willd. Sp. pl. II, pag. 1110. In praeruptis m. Stogo (Aeroceraunia)! Num. collect. 127. 93. Potentilla speciosa. Willd.: var. diseolor Keller et Siegfr. in litt. In praeruptis m. Kandaviz supra Vernik distr. Kuci! Num. collect. 127. — A cl. Siegfried recognita. 94. Potentilla apennina Ten. FL nap. I, pag. 291, tab. 46. In rupestris alpinibus m. Tomor Maja (2400 m.)! Num. collect. 191. Anche la distribuzioné geografica di questa Potentilla che non ha variato dall'Italia ai Ba'cani (Murbeck non è di questo avviso) è degna di essere considerata nello studio della dispersione dei vegetali nelle due penisole infradriatiche. Può darsi che la biologia ci appresti molta luce nell'argomento, ma io credo pure che la geologia non resti seconda a sviluppare l interessante problema. 95. Aremonia agrimonioides L. Sp. 643. In umbrosis m. Skivovik (Acroceraunia)! Admodum rara. Num. collect. 269. . Non sono in grado di studiare con sufficiente esattezza i miei esem- plari mancanti di frutto; ma se è vero che il complesso di una data pianta è uno dei migliori caratteri che intervengano sa favore della fondazione delle specie o dei gruppi di un genere abbondante, la mia Agrimonia mi convince che essa dovrebbe riportarsi al genere Poten- . tilla, per cui il sinonimo P. stenantha Lehm. Monog. pag. 44, non è da disprezzarsi. E a parer mio un corretto esame biologico-filogenetico, meglio che una superficiale descrizione, può indurre a considerare Do- tentilla la pianta del m. Skivovik. 96. Alchemilla alpina L. Sp. 179. In rupestribus alpinis m. Tomor Maja (2500 m.)! Num. collect. 189. 97. Cerasus prostrata Lab. Dec. Syr. IV, tab. 6, sub Pruno, In altissimis m. Cepin distr. Kuci! Num. collect. 253. A, BALDACCI Molto raro nell’ Albania del centro. Nel monte Cepin, unica località dove io l'ho veduto e raccolto, era rappresentato da tre soli esemplari, di cui uno aveva le foglie verdastre anche nella pagina inferiore. Ascherson e Kanitz lo citano pel Montenegro, togliendo la citazione da Pantoesek, ma io non ve l'ho rintracciato. Wettstein non lo riporta pel monte Sar. Boissier dice che vive anche in Dalmazia. A parte queste località ove sembra rarissimo è facile arguire che esso predilige le mon- tagne a mezzogiorno dei Balcani di dove si estende alle altre catene medi- E terranee fino in Spagna ed in Persia. Io credo che preferisca la sta- zione subalpina, piuttosto che l'alpina come vogliono i più, perché nei luoghi meno elevati esso fiorisce e fruttifica copiosamente. 98. Pyrus amygdaliformis Vill. Cat. jard. Strassb. pag. 322. Sparsim, ad limites silvarum Coniferarum, sub pago Darda m. Tomor! Num: collect. 234. Specie troppo confusa per il notevolissimo polimorfismo delle foglie e dei frutti. Pokorny (Plantae lignosae imp. austr., Wien, 1864. pag. 318) ha detto che cosa sia questa pianta disegnando appropriamente le foglie a diversi stadii di sviluppo. Nel sud-est dell’ Europa abita in boschetti o isolata. Nel primo caso diventa appena un alberello; quando è solo si manifesta sovente in alberi a grosso tronco che vivono per centinaia d’anni. L’esattezza adoperata da Pokorny nell'illustrare le foglie delle sin- gole specie trattate nella sua opera citata dovrebbe più spesso essere invocata dai paleofitologi. . 99. Sorbus Aria Crantz Austr. f. 2, pag. 46: var. graeca Lodd. . sub specie in Boiss. FI. or. II, pag. 658. : =. . In alpinis m. Kudesi (1300 m.) distr. Vallona! et in summo jugo m. Cepin distr. Kuci! Num collect. 64 et 128. 100. Crataegus Azarella Gris. Spic. fl. rum. et bith. I, pag. 88 = C. monogyna Willd. sub Mespilo; var. hirsutior Boiss. Fl. or. I, p. 664. Albaniam centr. sat vulgaris. Num. collect. 190, Secus flumen Sucitza sub pago Mavrova distr. Vallona! et Mih por d COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA 101. Myrtus communis L. Sp. 673. In dumetis ad Mitika distr. Prevesa! Num. collect. 259. La forma delle foglie in aleuni individui & esattamente larga, ovale; in altri stretta, quasi lineare. 102. Punica Granatum L. Sp. 676. In dumetis al Frakula distr. Musakijà! Num. collect. 68. 103. Lythrum Graefferi Ten. Fl. nap. IV, pag. 255, tab. 142. Ad margines agrorum sub coenobio Apolloniae distr. Musakijà ! et ad Paleokastrizza insula Corcyra! Num. collect. 13. Filogeneticamente à una specie degna di molta considerazione. E per quanta analogia abbia col vicino L. hyssopifolium L. da cotesto si scosta per le bratteole florali più grandi per la forma e dentatura dei sepali e sopratutto per il numero degli stami che da circa 12 nella pianta di Tenore è disceso a 6 in quella di Linneo. E ciò dimostra, per la teoria ultimamente emessa da Delpino, che la depauperazione segna tipi più perfezionati, e quindi il L. Graefferi è l'archetipo del L. hyssopifolium. Ambedue le specie hanno un’area geografica ben diffusa. La prima va peraltro leggermente restringendosi in confronto della seconda, e questo è pure un fenomeno che rinforza il mio modo di vedere. 104. Lythrum bibracteatum Salzm. in DC. Prodr. III, pag. 81. In argillosis hieme innudatis ad Kanfarani distr. Musakjià! Num. collect. 67. Corrisponde alla tavola 773, fig. 2 di Barrelier, ottima per quanto antiea, sottd il nome di Folygonum aquaticum minus. Però la mia — - pianta varia dalla descrizione e.disegni degli autori per la statura più. sviluppata (fino a 40-50 cm. d'altezza). È singolare che quella specie i sia stata considerata varietà del X. thymifolium L. dal De Candolle, mentre da esso diversifica fortemente per la forma del calice e del frutto. Il L. bibraeteatum per il numero degli stami deve dipen ac- canto al prete es di eui sembra un tipo posteriore. A. BALDACCI 105. Umbilicus ereetus DC. Fl. fr. IV, pag. 384. In humidis ad rupes infra m. Bacalà et Skivovik (Acroceraunia)! Num. collect. 193. La località acroceraunica è finora la sola che unisca questa specie alle località greche e serbe. L’U. erectus è pianta derivata dall’ U. pen- dulinus DC. o dall’ U. horyzontalis DC. 106. Sedum dasyphyllum L. Sp. 618. In rupestribus monte Kudesi distr. Vallona (m. 1900)! Num, collect. 272. 107. Sedum album L. Sp. 619. , In lapidosis alpinis m. Kiore (Acroceraunia) 1900 m.! Num. col- lect. 125. + Gli esemplari del Kiore hanno il caule e i fiori porporini. Halàesy ed io in Verhandl. d. bot. zool. Gesallsch. 1892, pag. 577 abbiamo pub- blicato di essi un S. album var. erythranthum che è appena da essere accennato. i 108. Sedum Cepaea L. Sp. 617. In silvaticis ad Selenitza distr. Vallona! Num. collect. 195. Gli esemplari di Selenitza si rifericono alla forma 8. tetraphyllum Boiss. FI. or. II, pag. 788 che & utile di ricordare per la teoria filoge- netica nei rapporti col S. eretiewm Boiss. et Heldr. Per tutti «i suoi caratteri la specie di Creta sembra essere l'archetipo da cui è uscito il de 109. ui Aizoon Jeq. Austr. V, pag. 438, tab? 438: var. orientalis Engler Monogr. d. Gatt. pag. 245 — S. Aizoon Gris. Spic. fl. rum. et bith. I, pag. zu 110. Saxifragh glabella Bert. Virid. bonon, 1824, pag. 8. In rupestribus et apon alpinis ad nives m. Tomor riale Së mJ! une colleet. 194. In rupestribus alpinis m. Tomor Maja (2400 »H Num. collect. 195. COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA Secondo la descrizione che Boissier fa della S, glabella raccolta sul monte Olimpo di Tessaglia da Heldreich ed Orphanides, la mia pianta corrisponderebbe. agli esemplari di quella località e differenzierebbe percio dagli individui d’Italia e del Montenegro da me veduti per l’a- bito quasi pigmeo e l’infiorescenza 1-3 flora. Essa abita al Tomor il terriccio umidissimo sotto le più alte rupi verticali a contatto dei nevai. 111. Saxifraga porophylla Bert. in Desv. Journ. IV, pag. 76 et | Amoen. ital. pag. 98 et 360. | In m. Kudesi (1900 m.) distr. Vallona! in rupestribus m. Stogò (Acroceraunia)! et in altissimis m. Tomor Maja (2450 m.)! ubicumque ` admodum rara. Num. collect. 275, 974 et 273. 112. Saxifraga media Gouan; Engl. Monogr. Saxifr. pag. 256; var. montenegrina Hal. in litt. ined. et cernagoriea Terracc. in Boll. Soc. bot. it. 1899, pag. 134. In rupestribus alpinis m. Tomor Maja (2450 m.) cum praecedentibus ! Num. collect. 196. 113. Saxifraga coriophylla Gris. Spic. fl. rum. et bith. I, pag. 333. In rupestribus alpinis montis Kudesi (1900 m.) distr. Vallona! Num. collect. 70. » : La nuova località della specie di Grisebach conferma pienamente la mia opinione già esposta in « Altre notizie, ecc., pag. 103-104 ». 114. Saxifraga rotundifolia L. Sp. 576; var. ERROR Boiss. et Heldr. Diagn. ser. È 10, pag. 19, sub specie. _ In alpinis m. Stogò (1900 m.) Acroceraunia! Num. collect. 131. Ho già manifestato il mio parere al riguardo della S. rotundifolia | var. geoides Gris., in « Altre notizie ecc., pag. 105 »; e cio che dissi -allora vale pure per la presente varietà. E in che cosa. differisce la s specie di Boissier dalla S. rotundifolia? Pianta più piccola, petali lan- ceolati più lunghi dei sepali, cassule coi rostri divergenti. Sono carat- teri di ie; ët che Zeng notare per l’ interesse della A. BALDACCI storia della pianta, ma che non valgono a stabilire un ie: specifico per quanto. prossimo alla S. rotundifolia. 115. Eryngium eretieum Lam. Dict, IV, pag. 574. In aridis ad Cisbarda distr. Vallona! Num. collect. 197. 116. Bupleurum variabile Bald. Cenni ed appunti, pag. 71 (1891): it a. elegans Bald. L e. In ealeareis supra Kanina distr. Vallona! Num. collect. 16. 117. Bupleuram Kargli Vis. Fl. dalm. HI, pag. 35. In aridis m. Cika (Acroceraunia) 1600 m.! Num. collect. 133. 118. Bupleurum flavieans Boiss. et Heldr. Diagn. ser. IL, 6, p. 74. In aridis montanis ad « stani » sub monte Cepin distr. Kuci! et ad margines viae prope Paleokastrizza insula Coreyra! Num. collect. 134 et 134'^, | Stando a Boissier Fl. or. Il, pag. 838, la mia pianta sarebbe da ri- portarsi al B. semidiaphanum Boiss , ma evidentemente questa specie non può restare perché essa è simile alla prima eccettuato nelle foglio- line dell’involuero che hanno trasparenza ai margini, unico carattere di differenziazione che non si può ritenere, considerando la, facilità con cui questi Bupleurum, così detti glumacei, hanno di acquistare o di perdere un dato organo secondario in relazione dell'ambiente nel quale vengono a svilupparsi. Con ciò concludo che il B. flavicans Boiss. et . Heldr. è = al B. semidiaphanum Boiss., affinissimo pure all'altro B. apiculatum Friw. ehe io sospetto essere una semplice forma svoltasi nel bacino del fiume Aoso. \ = Spic. fl. rum. et bith: I, pag. 341. . In alpinis m. Stogò (Acroceraunia)! Num. collect. 71. CH SEH en Koéh Umb. pag. 190. 119. Trinia pumila L. Syst. veget. sub Seseli — T. dioeca. Gris. : ew — COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA In paludosis prope Armeni ultra flumen Sucitza, distr. Vallona! Num. collect. 14. 121. Sealigeria mierocarpa DC. Prodr. IV, p. 249. In silvaticis sub m. H. Vasilios et ad Fleva versus Capo Linguetta 1 distr. Vallona! Num. collect. 16. E È conosciuta sotto diversi sinonimi di cui i principali sono S. eretica Vis. Fl. dalm. III, pag. 70 e Bunium creticum Urv. Enum. pag. 31. Ma, particolarmente per l’area geografica che occupa, sono d’avviso che i sinonimi che vorrebbero stabilire il suo habitat di Creta non debbano venire accettati, essendo distribuita dalle isole di Dalmazia, all'Albania (scoglio di Saseno, Bald. Bollett. Soc. Bot. it. 1893) fino a tutte le coste del Mediterraneo orientale. 122. Carum graecum Boiss. et Heldr. Diagn. ser. I, 6, pag. 58. Per m. Kiore in montanis et subalpinis (Acroceraunia) 1500-1800 m.* i Num. collect. 136. 1 Colla località degli Acroceraunii l'area di questa pianta va a riem- pire in parte la lacuna che esisteva dapprima fra la Serbia, la Mace- donia e la Grecia. 123. Carum rupestre Boiss. et Heldr. Diagn. ser. II, 2, pag. 79. In graminosis m. Kudesi (1800 m.) distr. Vallona! Num. collect. 137. La descrizione data da Boissier e il confronto cogli esemplari di Halàesy si addicono egregiamente a questo Carum del monte Kudesi che io stimo stirpe collaterale del graecum per il carattere del frutto. A 124. Ammi Visnaga Lam. Dict. I, p. 132. In ruderatis prope Vallona! Num. collect. 135. Non sono con esattezza sicuro se la mia pianta sia l’ A. Visnaga, ‘oppure una variazione orientale di esso: il dubbio mi viene dagli esemplari conservati nell'Erbario Caldesi che hanno le foglie ed il fusto un poco differente dai miei. - i 12. Malpighia anno VIII, vol. VIII. A. RALDACCI 125. Athamantha macedonica Sprg. in Schult. Syst. VI, pag. 491. In rupestribus ad Flora versus Capo Linguetta! et ad rupes prope Radima, rara. Num. collect. 18. Buona specie. Linneo la descrisse sotto il genere Bubon e l'ebbe dalla Macedonia dove non sarebbe più stata trovata. Oggidì è ancora assai ‘rara essendo nota solamente delle isole di S. Maura e di Melos. Io la credo una specie in via di estinzione per dus ragioni: 1.° perchè ab- bonisce in assai scarso numero i suoi fruttini; 2.° perchè mentre la quasi totalità delle specie di Ombrellifere vive in società, l’ A. macedonica riscontrasi in due, tre esemplari al massimo per ogni località. La de- scrivono perenne, ma al contrario essa è certamente bienne come l'hanno attestato gli esemplari di Fleva. 126. Ferulago nodosa Boiss. Diagn. ser. I, 10, pag. 37. In herbidis sub monte H. Vasilios versus Capo Linguetta distr. Val- lona! Num. collect. 17. Conosciuta e riportata da Linneo nel genere Peucedanum, questo au- tore la differenzio incompletamente dalle sue congeneri, avendone con- siderato i soli caratteri fogliari. La F. nodosa è specie molto singolare che si riconosce anche dal solo portamento, per la pronunciata nodosità nei punti internodiali. Io la ritengo specie identica alla F. geniculata Guss. Prodr. I, pag. 366, da cui si allontana tutt'al piü a cagione del maggior sviluppo del frutto, cosa ovvia oltremodo, perché gli esemplari tolti da diverse località di Albania (e ultimamente da Creta) variano assai in questo senso, potendo avere frutti da 3-6 mm. pel diametro trasversale e da 4-8 mm. pel diametro longitudinale. Se é quindi vero che F. geniculata Guss. e F. nodosa Boiss. siano da fon- dersi insieme, il nome di Gussone é da preferirsi per la priorità, e al- lora larea della F. geniculata Guss. non Boiss. viene ad estendersi dalla Sicilia e Napoletano all'Albania, Grecia e Creta. 127. Torilis nodosa L. Sp. 346 sub Tordylio. d In campis ad Frakula (exemplaribus nanis!) distr. Musakijà! Num. hs geet 277; ° "mm ie SC He COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA 128. Viburnum Tinus L. Sp. 383. In dumetis secus rivulos hieme innudatis ad basim monte H. Vasilios distr. Vallona! Num. collect. 19. Per quanto mi è noto è la prima volta che viene trovato in Turchia. Non lo vedo citato per la Greeia dove l'ho osservato sulle rupi marit- time a Skipastò (Acarnania). 129. Putoria calabrica L. fil. Suppl. pag. 120, sub Asperula; Pers. Syn. pl. I, pag. 524. In rupestribus ad Velcia distr. Vallona! Num. Collect. 278. Nel 1892 (Cfr. Altre notizie, ecc., pag. 107) a riguardo di cotesta specie io scriveva: « Benchè non sia stata scoperta in Albania è da ammettersi che non vi manchi ». Essa infatti è molto comune in tutto il centro ovest albanese dove predilige il substrato argilloso calcareo come in Montenegro. 130. Asperula longiflora W. K. Pl. rar. Hung. II, p. 162. tab. 150. Sub passo H. Georgios in silvaticis (Acroceraunia) ! Num. collect. 138. E stata riconosciuta da Degen che si é oceupato molto bene di questo genere, e rappresenta in tutto il vero tipo deseritto e figurato da Wald- stein e Kitaibel. Per il resto rimando a quanto ho già detto nelle mie « Altre notizie, ecc., pag. 107 ». 131. Asperula ehlorantha Boiss. et Heldr. Diagn. ser. II, 6, pag. 90. In humidis schistaceis ad Vernik distr. Kuci! Num. collect. 139. Pel genere Asperula regna vasta discordia fra gli autori. Tuttavia la A. chlorantha ha buon valore di specie sebbene troppo somigliante al- l A. scutellaris Vis. che io ho esaminato con cura per molti anni. Il substrato in cui vivono (la più gran parte delle forme di Asperula vo- gliono un terreno particolare a ciascuna di esse) è pure differente: la nostra desidera i terreni detritici schistosi, umidi, ombreggiati (tuttavia ` ` sviluppando fusti numerosissimi e molto più elastici che nell'altr specie) ` ` l A. scutellaris vuole invece, come ho detto altrove, i terreni calcarei e il sole. Il portamento è ancora differente in entrambe. Forse l'A. chlorantha : la mia forma di G. sylvaticum si è resa pubescente nella parte inferiore | pronunciato onde poter risentire gli effetti della luce sopra il livello A. BALDACCI è una specie occasionale, ma ciò nondimeno degna di studio. Può es- sere una derivazione diretta dell’ A. scutellaris (Dalmazia, Erzegovina, Montenegro, Albania del nord (Gris.) ed Epiro (Klissura, rarissima!) della quale sarebbe il rappresentante nel sud della penisola balcanica. 132. Asperula hexaphylla All. Fl. ped. I, pag. 12, tab. 77, fig. 3; var. pilosa Beck. Fl. v. Südbosn. ecc. pag. 153. In summis m. Tomor Maja et Abbas Ali! Num. collect. 198. Secondo Beck ha forse un sinonimo in A. hirta Ramond, Bullet. phil. 4l, pag. 131, tab. 9, fig. 1-3 fide DC. Prodr. IV, pag. 582. E una va- riazione non disprezzabile della specie di Allioni. Mi pare che IA. Dór- flerii Wettst. Beiträge, ecc. sia poco dissimile dalla nostra, che, negli esemplari raccolti al Tomor, ha una marcata lanuggine, a guisa di bam- bagia. all’apice delle foglie. 133. Galium sylvaticum L. Sp. 155; var. Matteji Bald. (in sched. pro G. laevigato L.) var. nova. In dumetis substrato bituminoso sub pago Romsi apud Selenitza distr. Vallona! Num. collect. 20. i Caulis e basi usque ad dimidiam partem (50 em.) pubescens, deinde glaber; foliis lanceolatis revolutis, inferioribus pubescentibus, superio- ribus sub lente laevissime pilosulis. Questi sono i caratteri più evidenti. Io sono stato in forse di fare una specie nuova; ma non avendo riscontrato notevole differenza nei pedicelli, fiori e frutti, ho desistito per attenermi più che mi sia possi- bile al giusto criterio linneano e presento questa varietà formatasi a cagione dell'ubicazione. La sua località di Romsi presso Selenitza è co- perta di dumeti a substrato molto umido e bituminoso. E naturalmente per opporsi ai danni che le potevano derivare dall umidità e dalla fit» tezza dei dumeti, cause che le hanno fatto acquistare uno sviluppo assai u egli arbusti. COL'IEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA 181 134. Galium lucidum All. Fl. ped. I, pag. 5, tab. 77, fig. 2. In lapidosis m. Kiore (Acroceraunia)! Num. collet. 140. Gli individui raccolti al Kiore non coincidono bene colla figura di Allioni e cogli esemplari d'erbario, particolarmente in riguardo alle foglie; ma d'altra parte non credo di aver a fare con una varietà degna di ricordo, perché i caratteri di vegetazione, come ho detto più volte, sono troppo suscettibili di modificazione. 135. Vaillantia aristata Boiss. et Heldr. Diagn. Ser. I, 6, pag. 65. Cfr. Bald. in Malpighia, anno VII, vol. VII. In excelso jugo monte Stogò (Acroceraunia) 2000 m.! Num. collect. 72. 136. Valeriana montana L. Sp. 45. in gladeosis ad nives m. Tomor Maja (2300 m.)! Num. collect. 199. Avevo raccolto questa specie per la V. Bertiscea Pane. EL, pag. 42, tanto piü perché si prestavano le condizioni d' ambiente (stazione lapi- dosa, altezza 2200 m., a ridosso di rupi ealcarei perpendicolari). Ma il confronto cogli esemplari tolti dalla classica località di Rogam al monte Kom (ove vive la specie di Pancic) con quelli del Tomor, mi inducono a ritenere questi ultimi spettanti alla V. montana, non presentando il prineipale carattere diagnostico del pappo con 18 raggi. La mia V. montana ha qualche leggiero punto di contatto colla V. Heideri Halàery Beitr. Z. FL Landsch. Doris pag. 15, fig. 5-6 la quale sembra un derivato del tipo di Linneo come del resto le altre forme «balcaniche non esclusa la V. olenca Boiss. et Heldr. 137. Cephalaria transylvaniea Schrad. Cat. "E 1814, tab. 3 in Jeq. Vindob. II. Ad margines rivulorum prope Armeni distr. Vallona! Num. collect. 235. 138. Seabiosa Millelirei Bald. sp. n. — S. epirota Hal. et Bald. m Verhand. zool. bot. Gesellsch. 1892, pag. 577. "E Sectio Asteroeephalus Coult. Dips. pag. 33 et Boiss. Fl. or. II, pag. "m m ramis vetustis fines denudatis, hornatinis dense ue, 093 A. BALDACCI hirsutis, simplicibus vel in ramos paucos subnudos monocephalos divisis; foliis adpresse canescentibus ellipticis vel oblongis in petiolum brevem attenuatis, integris vel grosse dentatis; involucri phyllis oblongo-lan- ceolatis canescentibus capitulo magno duplo brevioribus; corollis roseis tomentosis, radiantibus, involucellis albovillosissimis foveolis tubo sub- ECC brevioribus corona 25nervia hyalina foveolis sublongiore erecto-patula; calycis aristis pallidis corona multo longioribus. Habitat in rupestribus ad coenobium sub monte Zalongo distr. «Pre- vesa! Num. collect. 250. Considerando cotesta specie nello strettissimo senso linneano, non po- trebbe essere elevata a tipo indipendente. Essa é collegata manifesta- mente alla S. cretica dalla quale pero diversifica ancora per i carat- teri dei fusti fogliosi fino a 10-12 cm. dall’ involucro, delle foglie più larghe, più brevi e meno argentine, delle foglioline involucrali più acute e più corte del tubo della corolla e dei nervi della corona costan- temente 25. Del resto è forma locale dell’ Epiro meridionale. Oltre a condividere colla S. cretica buon numero di caratteri essa tenta di riu- nirsi a quest’ ultima per la località che occupa. La specie di Linneo è indicata in Sicilia e sue isole e in Creta. Ora, secondo il mio concetto in fatto di geografia botanica sul dominio mediterraneo orientale, una specie arriva dall’ Italia in Oriente o per l’intermediario maltese o per la parte meridionale della penisola slavo-ellenica. E la stazione della 5. Millelirei conferma la mia opinione. Dedico la pianta del monte Zalongo al comm. Millelire, console -d' I- talia à Prevesa, in segno di riconoscenza e d amicizia grandissima. « M boues ueraniea L. Sp. 144. In planitie vallonensi! Num. collect. 200. e | 140. Seabiosa erenata Cyr. PI. rar. neap. I, pag. 11; tab. 3. sé In schistaceis humidissimis ad pagum Dukati Moni amd Num. collect. 74. Specie polimorfa. Gli esemplari di Dukati si aloni nel porta- cua da quelli di località napoletane, sicule e menjero Nei wee COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA zo S non vi ha la lanosità che citano gli autori e i cauli sono dritti e alti 20-25 cm., esclusivamente monocefali come nelle piante italiane e mon- tenegrine, le foglie tutte profondamente divise, corolla bianco-lattea o carnicina, corona marginale ampia. A questo polimorfismo ha influito l’ ambiente. La S. crenata è pianta dei luoghi aspri e soleggiati: portata in luogo umido, ombroso si è mo- dificata tanto da sembrare un tipo od almeno una varietà diversa. Ma io ricordo che a Dukati, fuori dell’area della località schistacea sud- det:a, la nostra specie non differiva per nulla dagli esemplari del Mon- tenegro (coi quali non vanno a pennello gli esemplari delle località ita- liane). Se ne potrebbe forse proporre una specie nuova? Io penso, e credo giustamente, di no, perocchè non bisogna mai esagerare la fon- dazione di tipi nuovi, basati su caratteri transitorii che non possono modificare le specie sia animali o vegetali verso il concetto definito e darwiniano di varietà. 141. Scabiosa crenata Cyr.: var. hirsuta Guss.; cfr. Arcangeli FI. it., pag. 328. In eretaceis ultra Peta in montibus Kudesi distr. Vallona! Num col- lect. 73. Todaro « in schedulis » l'ha distribuita col nome di S. Gussonei: ma io rieuso di eredere nel doppio senso morfologico e geografico all'opi- us nione del botanico siciliarfd e ritengo la sua specie per varietà carat- teristica della S. crenata come propose Gussone. La precedente osserva- zione sulla pianta di Dukati puo riguardare ancora il presente argomento: Infatti gli esemplari sieuli e albanesi della S. crenata var. hirsuta pre- ` sentano qualche superficiale modificazione, ma ciò è avvenuto per adat- ` sg al substrato. 42 ^. Pterocephalus Parnassi T Syst. I, pag. 384. ; In rupestribus infra montibus Kiore et Cika Deme. 1600 m.! Num. collect. 75. B Los Pterocephalus & uno di quelli che Re la neh me- È n uella chiamata delle steppe da Grisel T A DECRE en Een 184 A. BALDACCI la quale, in appoggio alle nuove scoperte, non mi sembra altra cosa cae la continuazione della mediterranea spinta fino nelle vicinanze dell'al- tipiano centrale dell'Asia nelle epoche geologiche passate, mercé il suc- cedersi delle coste marittime che definivano i grandi mari occupanti gli attuali piani dell' Asia. 143. Erigeron linifolius Willd. Sp. III, pag. 1955. In horto R. Consulati italiei Vallonae! Num. collect. 21. È nota ancora col nome di Conyza ambigua DC. dalle quali é stata tolta per le antere caudate. 144. Pulicaria vulgaris Gaertn. Fr. II, pag. 461; tab. 173. In humidis ad Armeni ultra flumen Sucitza distr. Vallona ! Num. collect. 236. Per il portamento si scosta sensibilmente dagli individui dell Europa centro-occidentale da me veduti e può essere che sia la P. vulgaris var. graeca Schott ecc. di eui Halàesy ha veduto esemplari originali. - 145. Puliearia sieula Moris Fl. sard. II, pag. 363. In aen ad Camarina distr. Prevesa! Num. collect. 249. 146. Gnaphalium Hoppeanum Koch Syn. fl. germ. ed. 2.*, pag. 399; var. Roeserii Boiss, et Heldr. Diagn. ser. IT, 6, pag. 102, sub specie. In rupestribus m. Tomor Maja (2300 m.)! Num. collect. 203. — Murbeck in Beiträge z. Fl. v. Südbosn. u. d. Herceg. pag. 106 ha fatto di questa stessa pianta una specie nuova col nome G. Pichler, assegnandole il posto fra il G. supinum L. e G. Hoppeanum Koch da una parte e dall'altra col G. Roeserii Boiss. Gli autori che si sono occupato della flora baleaniea hanno quasi tutti conservato la specie di Koch. Boissier Fl. or. III, pag. 227 ha definiti- vamente eliso il suo G. Roeseriî Boiss. et Heldr. l. c. che ha riunito — .. col G. Hoppeanum. Beck Fl. v. Südbosn. ecc., pag. 169 non è stato da | meno di Boissier. Pancie El. pl. vase. ecc. pag. 47, criticando una sp . identica alla mia (raecolta « in saxosis montis Jastrebica et gg Kom e COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA -_ 185 per l affinità che avrebbe col ,G. supinum dice: « jam eminus digno- scendum a priore (G. supino), cui saepe socium, statura passim majore, capitulis longius pedunculatis, anthodiis pallidis (nec fusco variegatis) et indumento nitidiore, magis alpresso, quasi compto; in priore prae- terea pappus longior, achenium ter, in alteoo bis tantum longus »; viene a dire quanto i due precitati autori. E così pure Grisebach, Ascherson e Kanitz. Stando a Boissier gli esemplari balcanici di G. Hoppeanum differiscono da quelli dell’ Europa centrale solamente per « involuero pallidiori. Achenii pili pappum biserialem simulant ». E invero sem- brami che questi autori si siano contenuti nel giusto limite. Ha esage- rato perciò il valente botanico svedese Murbeck, il quale porta nulladimeno molta luce intorno a cotesta mal definita pianta che, sia dai miei esem- plari montenegrini, sia da quelli d’ Albania, credo ben poco differente dalla specie di Koch, per la qual cosa sono a proporre di essa una va- rietà G. Hoppeanum Koch, var. Roeserii Boiss. et Heldr. propria delle catene di monti che scendono dalle Alpi dinariche verso il sud. . 147. Achillea abrotanoides Vis. Fl. dalm. II, pag, 87. Ad « stani » m. Kiore (Acroceraunia) 1600 m.! Num. collect. 142. Il monte Kiore è il punto più meridionale dove la specie sia stata scoperta. Come nel Montenegro, così agli Acroceraunii, essa vive nei luoghi scoperti, aridi, subalpini e forma cespugli isolati. 148. Achillea holosericea Sm. Prodr. fl. gr. II, pag. 194. In rupestribus m. Kudesi (1000-1800 m.) distr. Vallona! et in aridis lapidosis m. Kiore, Cika (Acroceraunia)! Num. collect. 143. Conosciuta finora nelle sole regioni alpina e subalpina delle montagne greche, il monte Kudesi è la sua località più settentrionale e ciò di- mostra la forte analogia fra le flore dei paesi sud-balcanici fino ai con- trafforti meridionali del monte Sar. i 149. Achillea Frasii Sch. Bip. Flora 1842, I, pag. 159. ` In saxis m. Kudesi (1200-1900 m.) distr. Vallona! et in aridis per montes Bacalà, Stogò, Kiore, Cika (Acroceraunia)! Num. collect. 77. A. BALDACCI Può stare nel gruppo Ptarmica Koch benchè il numero delle lin: guette sia, nei miei esemplari, costantemente di 5, invece di 8-10. 150. Anthemis altissima L. Sp. 1259. In cultis ad Frakula distr. Musakijà! Num. collect. 76. 151. Anthemis arvensis L. Sp. 1261. In campis ad Frakula distr. Musakijà! Num. collect. 204. 152. Tanaeetum vulgare L. Sp. 1148. In herbidis alpinis sub « stani » Darda monte Tomor Maja! Num. colleet. 202. 153. Senecio thapsoides DC. Prodr. VII, pag. 301. In glareosis m. Kiore (Acroceraunia)! Num. collect. 141, Le Alpi dinariche coi contrafforti che mandano in Bosnia, Erzegovina e Montenegro hanno il S. Visiasianus Pap. che è quasi identico al pre- sente (non ha le foglioline dell’involuero bianche-tomentose; gli achenii sono glaberrimi) Io penso che il S. thapsoides DC. sia una derivazione del S. Visiasianus, derivazione formatasi mercè l’ adattamento ad un ambiente più meridionale. 154. Staehelina unifloseulosa Sibth. et Sm. Prodr. Fl. gr. II, pag. 162. gu In silvaticis aridis m. Cika (Acroceraunia)! et ad Vernik distr. Kuci. E Num. collect. 144. . Occorre rara nei luoghi freschi della regione abitata dalla Quercus coccifera L. e dall’ Abete, tanto al monte Cika che sopra il villaggio Vernik dove alla fine di Luglio non era ancora» fiorita. Il genere Stae- helina bene fondato da Linneo parmi possa stare filogeneticamente ac- | canto al genere Serratula. “a: Carduus eronius Boiss. et Heldr. Diagn. ser. I, pag. 105. S In Serie m. Kandaviz (es Num. collect. 148. COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA Questo Carduus non è infrequente nelle alte praterie e nei letti dei rus elt delle montagne albanesi del centro; vive in società, occupando sovente larghe estensioni, e varia nella sua statura da 15 cm. a !/, m Col C. tmoleus Boiss. forma, a mio parere, una sola specie. 156. Cirsium Candelabrum Gris. Spic. fl. rum. et bith. II, pag. 251. In glareosis alpestribus m. Cepin distr. Kuci! Num. collect. 147. 157. Cirsium appendiculatum Gris. Spic. fl. rum. et bith. IT, p. 250. In humidis ad « stani » Kulmak mh m. Tomor Abbas Ali (1900 m.)! Num. collect, 200. = Pianta di bella presenza, alta fino a 2 metri. Vegeta nelle località alpine e subalpine sempre iu vicinanza delle acque. Il suo centro di vegetazione dev'essere il Sar-dagh, da cui ha irradiato a sud fino al Tomor e a nord fino al monte Kom del Montenegro (Boissier lo dice anche dell’Erzegovina, ma né io, nė i miei precursori ve l'abbiamo rin- tracciato). Affetta il portamento del C. rivulare W. sub Cnico, dal quale pero diversifica per le foglie e squame speciose e per le lacinie delle foglie lobate. Il C. appendiculatum Gris. varia nelle sue stazioni. Gli esemplari del Kom hanno le spine delle foglie più brevi e più rare che non quelle di Macedonia e d' Albania. Inoltre varia pure per il colore dei fiori che talvolta manifestano un bel bianco latte purissimo. 158. Cirsium afrum Jcq. H. Schönb. II, pag. 180; tab. 145, sub Carduo. In aridis montanis sub « stani » Kulmak monte Tomor Abbas Alì! Num. collect. 207. á De Candolle, Prodr. VI, pag. 650, ritiene la nostra pianta per una Chamaepence. Ma più propriamente molti Autori preferirono inserirla fra i Cirsium o i Carduus o i Cnicus. Boissier ha più ragione di tutti ritenendola nel primo genere. Egli dice della Chamaepeuce: « Genus Cirsio proximum sed ab eo filamentis plumosis et habitu ` valde proprio | naturaliter distinctum ». Ed ancor io che non aveva mai veduto il n. 207 er al genere Cirsium. 188 A. BALDACCI 159. Centaurea deusta Ten. Fl. nap. II, pag. 266; tab. 84. In pascuis alpinis m. Grükesurit supra Smoktina (Grivas)! Num.. collect. 145. Sinonimo: C. alba L. var. deusta Boiss. Fl. or. III, pag. 621. Io credo peraltro che la pianta di Tenore abbia diritto al titolo di specie che le viene da un carattere costante e di somma importanza atavistica ed è la macchia triangolare od ovato-troncata che presenta ciascuna squa- metta del capolino. Trovo ancora che gli esemplari alpini hanno un particolare portamento che non ha nulla a vedere colla C. alba. 160. Centaurea graeca Boiss. et Spr. Ser. I, 6, pag. 128. = Grisebachii Nym. Conspectus pag. 427 sub 102*. In aridissimis ad pagum Perisnjaka sub monte Tomor Maja! Num. collect. 205. 161. Centaurea cana Sibth. et Sm. Prodr. Fl. gr. II, pag. 198; var. pindicola Gris. Spic. fl. rum. et bith. II, pag. 236. In saxosis alpinis m. Kudesi (1900 m.) distr. Vallona! et sparsim per montes Bacalà, Skivovik, Stogò, Kiore et Cika (Acroceraunia). Num. collect. 78. Grisebach nel suo Iter rumelicum II, pag. 464, la ritenne come specie, e di questo avviso fu pure Boissier. È ad ogni modo una di quelle forme alpine sorte dalla C. axillaris Willd. di cui la C. cana (come osservo da esemplari di Creta) é una buona formazione del dominio mediter- raneo orientale. La C. pindicola non corrisponde alla C. cana per il caule sviluppato fogliosetto, capolini più grandi, margini delle foglio- line involucrali brunastri, serie intermedia del pappo tre volte più breve dell’ achenio. 162. Centaurea Guicciardii Boiss. Fl. or. III, pag. 661. In aridis sub Trajàs prope Passaliman distr. Vallona! Num. collect. 146. - Specie insigne. I miei esemplari presentano qualche diversità colla descrizione data dall'autore della « Flora orientalis », specialmente nelle = foglie cauline profondamente divise e appena piü piccole delle basilari, COLLEZIONE BOTANICA 1802 ALBANIA = 1% nei peduncoli 3-5 volte più lunghi dei capolini e aventi qua e là scarse l brattee fogliari piccolissime, e nelle calatidi piuttosto piane alla base. È La C Minoa Heldr. mss., secondo me, è soltanto una variazione lo- È: cale della precedente, perocchè avrebbe un solo carattere differenziale di lieve momento (il tomento nelle foglie involucrali) che manca nella C. Guicciardii ed io penso però che la specie di Heldreich dell’isola di Creta sia da riunire colla specie di Boissier. L. 163. Centaurea salonitana Vis. Erg. bot. Zeit. 1829; var. ma- | erantha Boiss. Diagn. ser. II, 3, pag. 78. In arenosis alveo fluminis Vojutza prope Kanfanari distr. Musakijà ! Num. collect. 79. Distinta varietà della C. salonitana. I miei esemplari sono tomentosi nel caule e nelle foglie ed hanno le squame dell'involucro teminanti in una lunga spina: per il complesso si avvicina alla C. macedonica Boiss. colla quale non si accorda per i rami robusti con calatidi 2-3 volte più grandi e il pappo tre volte più breve dell’achenio. 164. Amphoricarpus Neumayerii Vis. Fl. dalm. II, pag. 28; tab. 10, fig. 2. In rupestribus alpinis m. Tomor Maja (2300 m.)! Num. collect. 201. Halàesy riporta la mia pianta all'A. Neumayerü var. velezensis Mur- beck Beitr. Fl. Südbosn. ecc. pag. 100. Ma la forma proposta e de- scritta dal botanico svedese non merita il titolo di varietà che le si è voluto dare. Le differenze più importanti che in essa si notano spettano soltanto alle foglie larghe da tre a quattro volte quelle del tipo, ottuse e un poco revolute ai margini, poi al colore dei fiori che nella varietà di Murbeck è bianco. Ciò si rivela pure leggermente confrontando gli esemplari di 4. Neumayerii del monte Kom di Montenegro con quelli del m. Tomor. Là le foglie tendono ad essere lanceolate, acute, lunghe 7-15 em., larghe 3-15 mm. e i fiori rossicci tendono leggermente al pallido. Ma come è facile arguire simili caratteri appariscono transitorii, nè danno luogo a varietà distinta parchè non concorre in favore alcuna | notevole differenza nei frutti. A. BALDACCI 165. Pieridium pieroides L. Sp. 114, sub Scorsonera. In declivibus m. Kiore (Acroceraunia) 1600 m.! Num. collect 150. 166. Leontodon graecum Boiss. et Heldr. Diagn. ser. I, 11, pag. 39. In lapidosis m. Cika (Acroceraunia)! Num. collect. 149. Siamo in presenza di una specie critica molto affine al L. asperum W. K. sub Apargia che per la sua vasta diffusione nella regione me- GHz, ` "a diterranea centro-orientale diventa polimorfa. Boissier l. c. ha fondato questa specie con avvedutezza e quantunque i caratteri suoi non siano sempre costanti nelle diverse località e ubicazioni che predilige, nulla- SA Vie A SEN Age vt I | dimeno è eccellente per uno studio comparativo di tutte le forme del gruppo nella loro diffusione dai monti napoletani (L. saxatile Ten.) di dove passa nella Dalmazia, Bosnia, Serbia, ecc. (Apargia aspera W. K.) seguendo quindi le catene montuose della regione slavo-ellenica (L. graecum Boiss.). Gli esemplari del monte Cika sia per la loro forma, sia per l'habitat hanno ricevuto un’ impronta di passaggio fra questi tre tipi. Halàesy conferma che essi corrispondamo al L. graecum var. Hel- dreichianum Boiss. Fl. or III, pag. 731. ` e $ i H 167. Lactuca saligna L. Sp. 1119. e In agris ad pagum Kapinovo ad basim m. Tomor! Num collect. 208. 168. Crepis Baldaeeii Hal. in Verhandl. zool. bot. Gesellsch. 1892, pag. 977. Sectio: Eucrepis Boiss. Fl. or. III, pag. 831; $ Fusiformes ibid. Radice fusiformi; caule erecto monophyllo, a modio in ramos paucos strictos monocephalos bracteis linearibus fuleratos diviso, pilis glandu- liferis setisque brevibus obsito; foliis viridibus, glandulis breviter sti- pitatis vel subsessilibus obsitis, radicalibus obovato-oblongis acutis acute runcinato dentatis, in petiolum longum attenuatis, folio caulino inciso- dentato basi attenuato sessili; pedunculis elongatis apice parum incras- satis, capitulis magnis involucri phyllis lineari-lanceolatis setis glandu- - liferis pallidis dense obsitis, externis 2-3plo brevioribus; floribus luteis; acheniis apice attenuatis sub 20-costatis pallidis, costis laevibus; PAPPE e . albo involucrum spirant Perennans. m COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA 1] Habitat in rupestribus alpinis m. Tomor Maja (2350 m.)! Num. collect. 209. : Von den nüehst verwandten Arten C. grandiflora Tausch, C. dijmilensis C. Koch und C. orbelica Velen. durch die langgestielten tiefgetheilten Grundblätter, den einblütterigen Stengel, dessen ebenfalls tiefgetheiltes Blatt nieht mit pfeilfórmigen, wie die stets in grósserer Zahl vorhan- denen Stengelblitter der erwünten Arten, sondern mit versehmülertem Grunde sitzend ist, und dureh die hellere, nieht schwarzdrüsige Hülle verschieden. 179. Hieraeium maeranthum Ten. Fl nap. V, pag. 190: tab. 184, fig. 3. In herbidis montanis ad « stani » Kulmak sub monte Tomor Abbas- Ah! Num. collect. 213. È I miei esemplari albanesi appartengono alla sezione « Pilosella » a È piccoli fiori. Con tuttociò Naeg. e Pet. li riferiscono all’ H. macranthum = 1 Ten.. III macranthum, 9 macranthum, 2 glandulosum, a strictum E (Freyn in litt). Si può forse condividere l'opinione dei due monografi del genere sulla spettanza della forma in questione alla specie di Te- nore, ma può sorgere anche il dubbio che il nome di H. macranthum, il quale in questo caso non si adatta troppo bene alla nostra pianta, possa essere ritenuto. Gli esemplari delle località albanese sono estre- mamente fragili. 170. Hieracium sabinum Seb. et Maur. Prodr. fl. rom. pag. 270; tab. 6. Admodum rara in silvatieis m. Tomor Abbas-Ali! Num. collect. 282. Forma pigmea di questa specie polimorfa. 171. Hieracium Bahunii Schult. Obs. bot. pag. 164; Bert. FI. it: VIII, pag. 467. u . In saxosis subalpinis m. Kiore (Aeroceraunia)! Num. collect. 80. — Esattamente nominato. Suo sinonimo è H. magyaricum VL magya- > ricum 14, substoloniferum Naeg. et Pet. Monogr. pag. 981. Freyn „in SN . ha l'opinione che non sia necessario di ammettere il gran numero di forme di Naeg. e Pet. stante la piccola divergenza di caratteri che una forma ha rispetto ad un'altra. Naegeli, col suo lavoro sulla sezione « Pilosella », ebbe specialmente di mira lo scopo di procurarsi docu- menti e difese per le sue vedute botaniche filosofiche. Le conclusioni che per altro risultano dall’ esposto di questo autore riguardo alla geo- grafia, sistematica e filogenesi possono soltanto rimanere, nello stato attuale della fitografia, per quanto riguarda i suoi gruppi di secondo e terzo grado. La esposizione della monografia dei Hieracium è qua e . là troppo dottrinaria e considera la questione geografico-botanica parte interamente e parte no o SE per cui non si é ancora aua al giudizio definitivo. En 172. H. Orient A. Kern. Oest. bot. Zeitschr. 1874, pag. 170. In rupestribus summo jugo m. Cepin distr. Kuci! Num. collect. 283. Burnat e Gremli mi hanno altra-volta manifestato la loro opinione a proposito del H. lanatum W. K. intorno al quale viene a stare la presente forma di Kerner. Quell'opinione fu interamente riportata nelle mie « Altre notizie int. Fl. Mont., pag. 114 e segg. ». Freyn, in litt., ritiene sinonimi il H. Orieni e il H. gymnocephalum Gris. quasi con- cordando con ciò che io ho già detto e anche perchè il primo nome ha la priorità su quello di Grisebach. La pianta in questione & molto dif- fusa in Erzegovina, Dalmazia meridionale e Montenegro; a tale area geografica corrisponde perciò bene la sua presenza in Albania, nel qual paese io ho trovato il H. Orienii in pochi esemplari di portamento de- licato, con le foglie, i cauli e le squame delle calatidi glauche. | (Continua). Prof. O. PENZIG, Redattore responsabile. T GR TAV. TIT. Litografia P.Pizzishella Verona 94. AC 7 3 / / í f f, 1 ij H re P- = | i 4 / ^N =" bh e À ^ 4 M M ZC NE i } | i^ d r 10/0 Le 17 f k i E/ g & í i CUL H t : \ A D A‘ NËT | wo cM 4 T 45 m EL MALPICHIA Volume VIII. / E dap C.Massal.delin UNaninLit. m $ în ka En E E y k er a AER E. e éi -—! D x "a sei NC Dé B. VENU } " C ni re tei V A 4 < F dg 99 AA M à — «È mr Li E d KE IA v a scha d d JT N mari ëm d A Miri 1 es $ Ka d L7 E Aa " T t anm Li al delin U.N de ags MALPICHIA Volume VIII. CM A e T > alla Micologia NUS RCE FT GA TANI 22: ran] I Gi EGNA MENSUAL RASS enova iversità di-G Un ill Università di Roina ` D Prof. Un i i olti Botan con m T. = t M "n — Fa ANNO ER ber Ze? Lee ide SÈ MALPIGHI "s Nuova Contribuzione alla Micologia Veronese e del dott. C. MassaLonGo : Con Tav. II e IV). (Continuazione e fine; veggasi la prima parte della memoria nel fascicolo HI-IV). 109. S. melaena (Fr.) Auersw.; Saec. Syll. I, p. 513; Wint. in Ra- benh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 2 Abth., p. 341. — Sphaeria Fr. — Ê. foliicola. B. In foliis stipulisque siccis Lathyri sylvestris « Tregnago »; Aug. 1882. 110. S. Tassiana De Not: Sace. Syll. I, p. 530; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 2 Abth, p. 359: Bizz. Fl. Venet. eritt. p. 214. ; In foliis languentibus 7ritici repentis prope « Tregnago » (Calavena); Oct. 1881. HL S. Typhae (Lasch) Auersw.; Sace. Syll I, p. 531; Bizz. Fl., = Venet. Critt. p. 214; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. Il Aufl., I e Bd., 2 Abth., p. 362. — Sphaeria Lasch, Ad folia emortua 7yphae sp., prope Veronam (Tombetta): Jan. 1889. Gen. XLVI. — Leptosphaeria Ces. et De Not. 112. È, ogilviensis (B. et Br.) Ces. et De Not.: cM Syll. "T 34, x et Fungi it. autogr. delin. tav. 490; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. | Aufer I s 2 Abth. Ss T5; Bizz. Fl. "Miet: Critt. Es De — 2. 3 See, EE ascis SAI DO: 95 X 8: ma sporidiis. oetonis sub-fusiformibus saepe curvulis, utplurimum 5-(haud raro tamen - 4-8)-septatis, ad septum medium magis minusve constrictis, vulgo 30 : 40 X 5: 6p. = 5 Ad caules ejusdem marcescentes, in regione subalpina ad pedes mt. « Zeola » ex loco « Passo Ristele » dicto; 10 Jul. 1890. 4 Obs. Ut e reiterato examine nobis innotescit, specimina fungilli quae antea, quamvis dubitanter, ad novum genus (conf.: C. Massal. Contrib. j | Micol. veron., p. 133, tav. V, fig. XXXIII) sub nomine Cucurbitariopsis | referenda putavimus, nil nisi abnormitatem, admodum quidem singu- larem, repraesentant scilicet: perithecia Leptosphaeriae ogilviensis var. ` Senecionis cordati, intus solum residuis paraphysarum praedita, quorum ` in cavitate, ex ostiolo, peritheeium alterum (an ejusdem speciei?) plus minusve profunde increverat. 113. L. Rusci (Wallr.) Sacc.; C. Massal. Contrib. Micol. veron., p. 7. "IE: — f£. Rusci Hypoglossi. : n In ejusdem foliis in viridario comitis « Giusti » (Veronae); Gen, XbVII. — Herpotrichia Fuck. aub H. nigra Hali Saec. Syll. p. 858. — E Pini Mughi: sporidiis | subfusiformibus 1-3-septatis, utrinqu | obtusiuseulis ad Seen medium vix contrictis 20 : 24 x65: SP ef D m fo ia ejusdem in acclivibus. mt. « Zeola; 10 Jul. 1800. : gedo der ragineo, a: SOE admodum | = Y Gen. XLVIIL — Polystigma Pers.. 115. P. rubrum (Pers) DC.; Sace. Syll. IL, p. 458; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 281; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deustch. II Aufl.. I Bd., 2 Abth., p. 144 et p. 90 ie. — Xyloma Pers., Poll. Fl. Veron. III, p. 750. — 5. Amygdali communis. MEE wor ID E 5. Ad folia ejusdem prope « Tregnago » (Calavena); Oct. 1888 et ex - à herb. patris (confr. etian Poll. in l. s. e.). e Gen. XLIX. — Hypomyees Fr. 116. H. viridis (Alb. et Schw.) Karst.; Sace. Syll. I, p. 472; Wint. s in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl II Aufl, 1 Bd., 2 Abth., p. 135. — Sphaeria Alb. et Schw. In hymenio Russulae sp. parasitans prope « Tregnago »; Oct. 1893. Gen. L. — Lophidium Sace. 117. La compressum (Pers.) Sace. Syll. II, p. 711 et Myeoth. Venet. n. 1476; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 302. — Lophiostoma Ces. et De Not. ; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, tB4,2 | Sace. Fungi it. autogr. delin. tav. 233. A ee | M truncos decorticàtos suiit Populi nigrae « Tregnago » S QE. — - FUNGI IMPERFECT. he metagensticne an mmer? vel contiene E mycetum). +: Abili, pe RE SPHAEROPSIDEAE Lév. reform. Gen. LL — Phyllosticta Pers. Ad folia Rubi caesii prope « Tregnago »: Sept. 1889. 119. P. platanoidis Sace. Syll. INI, p. 13 et Fungi it. autogr. delin. | 1158; Penzig, Fungi agrumieoli p. 42; Bizz. Fl. Venet. Gritt, p. 373. In foliis languidis Cétrorwm « Veronae » (Orto Menegazzoli); Mitrt. 1891. 120. P. EDER, Sace.: C. Massal. Contrib. Micol. Veron. LE 81, ans 197. i B. Rhamni catharticae: sporulis 4 : 5 X lv. D 8 Ad folia ege prope « DIM » (Valle dei Tessari); Sept. t am. P gentianellae sp. nov. — — Maculis éxaridis, areola subflavida am- Mene 3a prbuii d ib ,40 : de ; NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE "4e e Gen. LII. — Phoma Fr.: 123. P. ampelina B. et C.; Saec. Syll. III, p. 88; Thümen, Pilze d. Weinst. p. 31, Taf. HI, fig. 14 (rudis); Pirotta, Fungi parassiti dei vi- tigni, p. Jo. È * peritheciis 170 : 190p.: sporulis subfusoideis 6 : 9 X 2,5 : "d HE basidiis 12 : 26 X 1,5 : än, — Tav. IV, fig. 8-10. A * In sarmentis siccis Vitis viniferae « Tregnago »; Febr. 1889. Gen. LIII. — Cieinnobolus Ehrh. 124. C. Cesatii De By, Morphol. u. Biol. d. Pilze Leipzig 1884, p. 268, fig. 119; Sace. Syll. HI, p. 216, Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 390; Spe- gazzini, Ampelomiceti it. n. 3 c. ie.; Thümen, Pilze d. Weinst. p. 178, Taf. II, fig. 1. In oidio Erysiphis Linkü, ad folia Artemisiae vulgaris prope vicum « Giazza »; 2 Sept. 1892. Gen. LIV. — Vermieularia Fr. ` 125. V. Dematium (Pers.) Fr.; Sace. Syll. II, p. 225 et F ungi it. S autogr. delin. tav. 1146; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 391. — Sphaeria e Heraclei Sphondylii. petiolis siecis ime Briard.; Saec. Syll. X, p. 227. — sporulis D Ad folia Brachypodii sylvatici « Tregnago » (Calavena): Oct. 1882 Gen. LV. — Placosphaeria Sacc. 128. P. Onobrychidis (DC.) Sace. Syll. p. 245; Bizz. Fl. Venet. Critt p. 393. — Rhytisma DC. In foliis, stipulis, caulibusque Lathyri latifoliï circum « Tregnago »; Aug. 1892. Gen. LVI. — Coniothyrium Cda. 129. C. Diplodiella (Speg.) Sace. Syll. IL, p. 310; Briosi e Cavara, ; Fungi parassiti piante coltivate n. 48 c. ic.; Bizz. Fl. Venet. Critt. e Z 400; Viala, Maladies de la Vigne III ed. p. 330, tav. VII, et fig. 127- à ~ — Phoma Speg. Ainpelomiceti it. n. 4 e. ic. In baccis Vitis viniferae e « Valpolicella » prope Veronam; ems 1802.93. Gen. LVII. — cé ion Se | 190. BD. Gleditschiae Pass. ` Sace. Syll. u, P 335 et Myeoth. Venet n 185; Men FL Venet. Critt. P. 401. In Bette emortuis "Gleditschiat Triacanthae « Tregnago. er Ap 1890 M prenidiens Cucurbitarine Gleditschiae Pass.). In foliis siccis ÆZederae Helicis e collibus prope ea; falla Bion- della): 23 Mart. 1894. - Gen. LVII. — Ascochyta Lib. 132. A. Lathyri Trail; Sace. Syll. x. p. 303. — Peritheciis 100 : 125 p, diametro, hemisphaerico-prominulis, mambranaceis, osculo (16 : 20 y, lato) pertusis, amphigenis. in maculis exaridis, subochraceis foliorum densiu- - scule disseminatis; sporulis oblongo-ellipsoideis eguttulatis, in medio uni- septatis, plurimis tamen continuis (immaturis) intermixtis, 5 : 8 X 2 : 3p, utrinque rotundatis. In fol. Lathyri sylvestris e mt. « Precastio » supra « Tregnago »; Nov. 1889. Obs. An CG ER Lathyrina Saec. Wint., sit forma hujus speciei, sporulis immaturis nec ne? Gen, Hx — tee Fr. 133. 4. Hosae (Lib.) Fr. ; Saec. sy III, P 408: Bé E Venet, à Critt. p. 416. — Asteroma Lib. ; des s quai In fol. enz Rosarum cultarum, « Veronae » et: « roro » » ‚Gen. LX. — Darluca ei | Gen LXI. — Camarosporium Schulz. 135. C. Robiniae (West.) Saec. Syll II, p. 459; Bizz. Fl. Venet. Grit. p- 422. — Hendersonia West. In ramulis emortuis Robiniae Pseudo-acaciae « Tregnago April. 1892. Gen. LXII. — Septoria Fr. 136. S. Citri Pass.; Saec. Syll. III, p- 477 et Fungi it. autogr. delin. tav. 1172; Penzig, Studi sugli agrumi p. 366, tav. 34, fig. 3; Bizz. Fl. . Venet. Critt. p. 425. Ad folia languida Citrorum « Veronae » in viridario domini Me- negazzoli; Mart. 1894. 137. S. stagonosporioides sp. nov. — Tav. IV, fig. 11-13. — Peri- ; theciis 140 : 200 & diametro, vix maculigenis, nigris, hypophyllis, dense ; disseminatis, convexo-applanatis, sublentieularibusve, subastomis et sub- eutaneo-erumpentibus, parietibus carbonaceis; sporulis subchlorinis, ey lindraceis, subsessilibus, intus subseriato-guttulatis, continuis, utrinque rotundatis 15 : 20 X 2 : 3 H. Ad folia dejecta Pruni Lauro-cerasi in viridario comitis « : € Mlasios; Mae HEX P siens nee non ER 138. s. Robiniae Desm. Sace. sch, HI, p. 484. — Perithociis p ee 40x 2: 254 ; N prope Veronam | NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA V 139. S. Vincae Desm.: Saec. Syll. X, p. 379. — Maculis parvis or- bieularibus, eburneis, nigro-marginatis; peritheciis epiphyllis solitariis vel geminis, sporulis filiformibus 30 : 40 X 2 : 2,5 v. continuis. Ad folia Vincae minoris circum Veronam (alla Biondella); Mart. | 1891, 1894. 2 140. S. Geranii Rob et Desm.; Sace. Syll. III, p. 514; Bizz. Fl. Venet. = Critt. p. 433. — [. Geranii sanguinei: maculis parvis exaridis, areola subpurpurea ` bo^ einetis; peritheciis epiphyllis majoribus nigris; sporulis filiformibus eur- vulis, vix distinete septatis 50 : 75 X 15 : 24. 6. In foliis ejusdem prope Veronam (Avesa); Aug. 1886. 141. S. Saponariae (DC.) Savi et Bece. — Sace. Syll. III, p. 516 et Mycothec. Venet. n. 323; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 432. — Depazea (DC). Ad folia languida. Saponariae officinalis prope « Tregnago »; Aug. 142. S. Stellariae Rob. et Desm.; Sace. s II, P E Bizz. Fl Venet. Critt. p. 429. In foliis à Sari mi i in cultis « ies aid 1889. = 143. S Scleranthi Desm.; Sace. St? E? P 518. : n D es ü ii 1 e Seleranthi annui dag « Bolea »; GE dol 1891. x 2515. 9 Eeer Dur. et Mont., Syll. p. 279; Saec. Syll. III, p. 533: Bizz. n Venet. TR p. 433; Briosi e Cavara, Fungi parassiti piante In foliis Cyclaminis europaei e mt. « Gadà » supra « Tregnago »; Mart. 1890. 146. S. Lycopersici Speg.; Sace. Syll. ILE, p. 393. — D. europaea Briosi e Cavara, Fungi parassiti piante coltivate n. 93 . ie.; Tav. IV, fig. 14-16. — Maeulis fuscis orbiculatis, parvis, postremo ` dealbatis, foliicolis (saepe tamen ramulineulis); peritheciis utplurimum ` hypophyllis (speciminibus nostris) prominulis, subsphaericis, nigris (cir- citer 110 : 130 diametro) membranaceis, dein late apertis; sporulis subfiliformibus, subflexuosis, vulgo 65 : 80 X 2,5 : 3%. hyalinis spurie septatis. - i In foliis caulibusque Lycopersici esculenti « Tregnago »; Sept. 1890. 147. S. Convolvuli Pene; Saec. Eu III, p. 536; Bizz. Fl. Venet. Goin, p. 427. - ET: folia languida Cal a RR prope vieulum « Cogolo » (Villa): > Sent 1882. E s- Galeopsidis > West; Sace. SAnS III, is 539. 4 = foliis Galeopsidis Tetrahit w . versicoloris prope "een < en > E brad Sept. 1890. NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE 203 150. S. Senecionis West; Sace. Syll. III, p. 549 et Mycothec. Venet. n. 318: Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 428. In foliis Senecionis nemorensis supra « Tregnago » (Vico); Sept. 1893. 151. S. scabiosicola Desm.: Sace. Syll. III, p. 553: Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 428. — £. Succisae. 5. In foliis Succisae pratensis prope « Tregnago »; Sept. 1889. 152. S. Ornithogali Pass.; Sace. Syll. III, p. 971; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 436; Speg. Decades Mycol. it. n. 20. In apice sicco foliorum Ornithogali umbellati prope « Montorio »; April. 1890. Obs. In speciminibus nostris sporulae 50 : 70 X 4u. sunt. Gen. LXIII. — Phleospora Wallr. 153. P. Oxyacanthae (K. et S.) Wallr. Comp. Fl. Germ. IV, p. 177, n. 1546; Sace. Syll. III, p. 578; Bizz, Fl. Venet. n. 437. — Septoria K. et S.; Sace. Mycoth. Venet. n. 530. ^ In fol Crataegi Oxyacanthae prope viculum « Finetti »; Sept. 1891. Gen. LXIV. — Leptothyrium Kunze et Sehm. | 154. L. Periclymeni (Desm.) Sace. Syll. HI, p. 626. — L. pictum B. et Br.; Bizz. Fl. Venet. p. 442; Sace. Fungi it. autograf. delin. tav. 93 et pese. Venet. n. 964-965. — Labrella Desm. In foliis Lonicerae Caprifolii prope « Tregnago » (Calavena), Oct. 1889 E Lonicerae” Xylostei prope. « Cogolo » (bosco delle Raute, E ht nee non D « Ss Meus di Palias. » f e id os eer? C. MASSALONGO 155. y Castaneae (Spr.) Sace.; Massal. Contrib. Micol. veron. p. 97. an. BI — ß. nucifoliae. — Maculis subalbicantibus; peritheciis, amphigenis; d di i Rei E. dimediatis, sparsis, nigris, subdiscoideis, minutis e cellulis obsolete ra- diatim eontextis; sporulis hyalinis, breviter bacillaribus 3:4 X Ita basidiis 12 : 16 X lp suffultis. E 6. In foliis E Juglandis regiae « Tregnago »; Jan. 1894. Obs. Haec varietas a forma typica recedere extimo peritheciis vix ni- tidis, sporulis nonnihil minoribus et natura substrati. E 156. L. ? Juglandis Rabenh. in herb. A. Massalongo. — Maeulis nullis, peritheciis hypophyllis dimediatis, spuriis (scilicet ab epidermide atrata formatis), fusco-castaneis, punctiformibus, minutis, secus venulas fo- liorum subseriato-dispositis ; sporulis hyalinis, continuis, subfusiformi- 3 Menos interdum eurvulis 7 : 10 X 1 : 1,54. Iu foliis Juglandis regiae ex E herb. patris. ` ` Obs. Leptothyrio quercino Saec. affine, sed diversum censeo ob peri- | thecia “quae MAN Pi et nitore destituta, insuper eorumden di- piensa. ut Gen. LXV. — Wish Lév. we M. acerina Lév.: Sace. su. HE p. 637; Bizz. FL Venet, Critt. NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE ES Ad ligna emarcida, ex herb. patris (et fide Saec. Specimen Mycol. Venet.). Ordo VIIL— MELANCGONIE A E Berk. Gen. LXVII. — Hainesia Ell. et Sace. 159. M. Rubi (West.) Saee. Syll. IH, p. 690: Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 449. — Gloeosporium West., Sace. Fungi it. autogr. delin. tav. 1024. — Tremella folticola Fuck. Symb. Mycol. p. 402. In foliis Rubi caesi prope « Cogolo » (Villa), inter acervulos Phra- gmidii Rubi: Sept. 1882. Gen. LXVIIL — Gloeosporium Desm. et Mont. 160. G. Ribis (Lib. Mont. et Desm.; Sace. Syll. HI, p. 706, et Fungi it. autogr. delin. tav 1036; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 449; Briosi e Ca- vàra, Fungi parassiti piante coltivate n. 222 c. ie. — Leptothyrium Lib. In foliis languentibus Ribis rubri « Veronae »; Jun. 1893. 161. G. arvense Sace. et. Penz.; Sace. Syll. III, p. 710. B. Veronicae Buxbaumi: acervulis plerumque hypophyllis suborbicu- latis, epidermide tumida velatis, conidiis sübeylindraceis, hyalinis, utrin- ue rotundato-obtusis, continuis 2-3-guttulatis, 8 : 15 X 2,5 : 4. —- An distincta a Gl. Veronicarum?). B. In foliis ejusdem « Tregnago » locis cultis; Sept. 1889. 162. G. Tremwlae (Lib. Pass.; Sace. Syll. HI, p. 712. — G. Populi albae Desm. f. Tremulae Sace. Myeothee. Venet. n. 1291. — Lepto- yrium Tremulae Lib. D 3 dolia Populi 1 Prenialar prope « E sa; 1891. 163. ci Fagi (Desm. et Rob.) West.; Sace, Syll. III, p. 113 et Fungi it. autogr. delin. tav. 1022: Bizz. Fl. Venet. Crit, p. 451. — Labrella © Desm. et Rob. Ad folia languida Fagi sylvaticae supra « S. Mauro di Saline » (Ve- E ralta); 23 Sept. 1889. | 164. G. Robergei Desm.; Sace. Syll. III, p. 722 et Fungi it. autogr. . delin. tav. 1049; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 451 — maculis (in spec. no- stris) irregularibus et acervulis epiphyllis. E ` Ad folia Carpini Betuli prope « Tregnago » (Calavena); Sept. 1890. Gen. LXIX. — ERSTER Cda. * 165. C. Me eawen Bruns Fungi Trident. II, p. 45, tab. 150 NM: [UTI TER i Gen. Hi- | Dylindrosperium Ung. oi 166. È Ranwneuli (Bon.) Sace, Syll. HI, p. 737 et Fungi it. autogr. delin, tav. 1088; Bizz. FL. Ze Critt. p. 454. — - Fusidium dua Had di | ume & Ramani regentis: conidiis oue 30 : ES ee GC NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE 3. Ad folia ejusdem prope « Tregnago » (Casteldè); Sept. 1890. 167. C. microspilum Sace. et Wint.; Sace. Syll. X, p. 498. — &. Quercus Roburis. — Acervulis subeffusis, subpunetiformibus, se- mi-immersis, hypophyllis (raro epiphyllis), in maculis, internerviis, mi- nutis, fuscis, solitariis, saepe tamen binis ternisve insidentibus, primum epidermide tectis, dein subrimose-erumpentibus; conidiis eylindraceis, hyalinis, continwis, guttulatis, interdum varie curvulis, utrinque obtu- siusculis 32 : 44 X 3,5 : 4u, in globulum ejaeulatis. 6. In foliis Quercus Roburis (an Q. pubescentis?), prope « Tre- gnago »; Sept. 1889. Obs. In forma typica (Rabenh. et Wint. Fungi exsice. n. 3689 ad folia Q. albae: fide J. Bresavola in litt.), conidia 50 : 60 longa et in- super 4-6-septata sunt. Gen. LXXL — Melaneonium Link. 168. M. juglandinum Kunze; Saec. Syll. III, p. 753 et Fungi it. Ms togr. delin. tav. 1081; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 455. — Melanconium | 3 | Juglandis Cda. kd . In ramis corticatis, subemortuis Juglandis pi ex prov. « Veronae » (in herb. patris). en. LXXIL>— Coryneum Neos. 169. C. foliicolum Fuck. Symb. Mycol. p. 372: Sace : Syll II, p. x et Fungi it. autogr. delin. tav. 1105; Bizz. FI. Venet Critt. pe 457 ` |. — £. Salicis auritae: acervulis Se aee Sho. Oei. 1889. D MASSALONGO pomucrónatum sp. nov. — Tav. IV, fig. 17. — Acervulis hy- DOM iq subeutaneis, rimose-erumpentibus, atris; conidiis elliptieo-ob- . longis 16 : 19 X 6:7 p, utrinque attenuatis, 3-4-septatis, loculis binis vel ternis interioribus, fuscis, extimis minutis, conoideis, hyalinis, lo- S v NUI NM à culo apicale breviter utplurimum mucronato, mucrone ineurvo: stipitibus 22 : 90. X 1,6 : 2p. Ei D. In foliis dejectis Quercus pubescentis prope pagum % Garda » (Sca- 3 veaghe); Febr. 1890. $ Obs. Ab affine Cor. pestalozzioide Sacc., praesertim dignoscitur: ma- i gnitudine conidiorum, et eorumden loculo apicale mogis minusve acutato. i Gen. LXXIIL — Pestalozzia De Not. 171. P. funerea Desm.; Sace. Syll. III, p. 791 et Fungi it. autogr. delin. p. 1115; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 459. — B. Mahoniae ilicifoliae: maculis elongatis in pagina superiore folio- lorum et secus eorumdem costam sitis, subcinereis, linea fusca subin- - erassata limitatis, nee non areola rufescente limbatis; acervulis epi- phyllis subglobosis, punctiformibus, poro erumpentibus; conidiis fusoideis ` 18:24 X 8: 10#, quadriseptatis, loculis tribus internis fuscis, extimis ^ balia minutis conoideis; setulis terminalibus 5-7 divergentibus 6 : 8%. imde | ca. Ad folia ejosdem in viridario comitis « Giusti » (Veronae); De- emie, . 1891. : E as T HYPHOMYGETEAE Mart. Gen. LXXIV. — Mierostroma Niessl. SS me vm Le y NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE In pagina inferiore Juglandis regiae prope « Tregnago » (Calavena) et e collibus supra viculum « Pojano »; Jun. 1891. Gen. LXXV. — Monilia Pers. emend. Sace. 173. M. fructigena Pers.; Sace. Syll. IV, p. 34 et Fung. it. autogr. E delin. tav. 884; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 480. In fructibus, dejetis, marcescentibus Pyri communis, prope « Tre- gnago » (Calavena); Sept. 1889. Gen. LXXVI. — Cylindrium Bon. 174. C. elongatum Bon. Handb.d. Allg. Mykol. p. 34; Sace. Syll. IV, p. 3Q et Specimen Mycol. Venet. tav. XVI, fig. 52 et Mycoth. Venet. n. 271; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 468. Ad folia marcescentia Quercus pubescentis, prope « Tregnago » (Vico); Oct. 1892. 175. C. candidum Bon. Handb. d. Allg. Mykol. p. 34. Taf. I, fig. 4; Saec. Syll. IV, p. 36. — £. Castaneae: conidiis 17 : 20 X 2 : 3 y. (an satis a Cyl. elongato diversum ?). m B. Ad folia ejusdem amachak prope « S. Mauro di Saline » (alla = Bettola); Nov. 1889. A Gen. LXXVII. Oidium Link. emend. Sace. e 176. O. ionilioides Link.; Saec. Syll IV, p. 46; Bizz. Fl Venet. Gritt. p. 410. dn foliis Avenae sativae cireum « Trognago » (status dite Ery- n. > Maipighia anno vi, vol. vm, hu n. LXXVII — Trichoderma Pers. am. Së lignorum (Tode) Harz.; Sace. Syll. IV, p. 59. — T. viride : Des Sacc. Fungi it. autogr. delin. tav. 953; Bizz. Fl. Venet. Critt. PAR. — Eyrenium Tode. Ad palos emarcidos « Tregnago »; 20 Oct. 1889 (= status conidicus Hypocreae rufae fide Sacc.). Gen. LXXIX. — Sterigmatocystis Cram. 178. S. nigra v. Thiegh.; Saec, Syll. IV, p. 75. — Aspergillus niger 3 v. Thiegh. In foliis et baecis marcescentibus Vitis vinzferae « Veronae »; aestate | Gen. LXXX. — Ovularia Sace. 179. O. decipiens Sace.; C. Massal. Contrib. Mie. Veron. p. 107, n. 273. Mi en lanuginosi? : — 13: m. x 4 : 10p. 6 Ad folia del in vallecula « dei Rugoloti » supra pagum « B | diacalavena »; 17 Jun. 1893. i 89. 0. deusta (Fuck.) Sace. Syll. IV, p. 140. — Scolecotrichum Fue T Symb. NS dI. = p ! ; Du a ere enee SSC SCH w A foliis prope « < Tregnago » (Ponte de sus ne Nov. 188 6 39. E NUOVA CONTRIBUZIONE E MICOLOGIA pente — 5. Veronicae Burbaumi. 5. In cultis ad folia ejusdem « Tregnago »; Nov. 1889. Gen. LXXXI. — Bostrichonema Ces. 182. B. alpestre Ces, Erb. Critt. it. n. 149; Sace. Syll. IV, p. 185 et Fungi it. autogr. delin. tav. 768. — Ramularia Bistortae in Frank, Krankh. Pfl. p. 599, fig. 109 B-C. In pagina inferiore fol. Polygoni vivipari supra « Campofontana », regione subalpina (alle Sealette e Fraselle); Jul. 1890. Gen. LXXXII. — Dactylium Nees. E 183. D. dendroides (Bull) Fr.; Saec. Syll. IV, p. 189 et Fungi it. autogr. delin. tav. 710; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 485. — Mucor Bull. — Trichothecium candidum Bon. Handb. d. Allg. Mykol. Taf. VIII, fig. 167. In variis Agaricis putrescentibus prope « Tregnago » et S. Mauro di Saline; Oct. 1893. Gen. LXXXII. — Ramularia Ung. 184. R. Philadelphi Sace. Syll. IV, p. 197 et Fungi it. autogr. delin. tav. 64 et Mycoth. Venet. n. 1049; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 486. Ad folia Philadelphi coronarii in editioribus saxosis mt. « Belloca », supra vieulum « Finetti »; Sept. 1893. Ss 185. R. angustissima Saec. Syll. IV, p. 196 et Fungi it. autogr. delin. tav. 1014; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 486. : 186. R. recognita sp. nov. — Tav. IV, fig. 18-19. — Caespitulis minutis, pophyllis in maculis exaridis, amphigenis, internerviis, crebre disse- minatis; hyhis fertilibus plerumque continuis, interdum ramosis, superne varie inflexis et. dentieuligeris; conidiis rarissime l-septatis, eylindraceo- subfusiformibus, catenulatis, eireiter 6 : 16 X 2 : 3%. i p, In pagina inferiore fol. Zellebori viridis in vallecula « Tanara » supra vieulum « St. Andrea » ; Jul. 1891. Obs. A Ram. Hellebori Fuck. (Saec. Mycoth. Venet. n. 1582) dignoscitur, eonidiis minoribus et maculis haud circularibus, nee latiuscule nigro- marginatis. — Quum in iisdem areolis foliorum Ramulariae recognitae semper Phyllosticta helleboricola C. Massal. succedat, hi duo fungilli ad’ formas metageneticas ejusdem speciei ascomyceti, summa cum proba- bilitate, spectare censeo. 187. R. aequivoca (Ces.) Sace. Syll. IV, p. 201 et Fungi it. autogr. | delin. tav. 904; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 486. — Fusisporium Ces. — a — £.? Ranuneuli montani: maculis fuscis; caespitulis liypophyllis, hy- phis fertilibus continuis, simplicibus. 28 : 40 p, longis; conidiis ovalibus vel subeylindraceis, utrinque subrotundatis, dein 1-3-septatis usque ad Le p longis et 4 : 5 (^, crassis. = `B. Ad dolia s. socia speciei "n dada Sphaeropsidearum et Y i mee rues prope ER e Revolto »; 22 EE 1892. _ jee fr arviniià Sace. ded | v, p. 203 et Fungi it. autogr. delin. d 1000; xis Fl iier Critt. p. 487. | Ad folie Potentillae ronn prope: « Veronam » un Vescovo): Jun. 1890. E IONE. ALLA MICOLOGIA VERONESE 189. Jo, Ulmariae Cooke; Saec. Syll. IV, p: 204 et Fungi it. autogr. delin. tav. 990. ; — 5. Spiraeae Arunci Saec. 1. e.: eonidiis vulgo 6 : 18 X 2,5 : 3,5 u Z. In ejusdem foliis « vallecula- dei Rugoloti » supra « Badiacala- vena »; 17 Jun. 1893. d 190. R. Geranii (West.) Fuck. Symb. Mycol. p. 361, tav. I, fig. 23; Sace. Syll. IV, p. 204 et Fungi it. autogr. delin. tav. 1015; Spegaz. Decades Mycol. it. n. 111; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 487. — Fusidium West. Ad folia ejusdem supra pagulum « Selva di Progno » prope ac- cessum cavernarum ossiferarum (Covoli di Velo); Sept. 1893, nee non. in valleeula « Tanara » supra « St. Andrea »; Jul. 1891. 191. R. Heraclei (Oud.) Sace. Syll. IV, p. 206 et Fungi it. autogr. delin. tav. 1008; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 487. — EE Oud. In foliis Heraclei Sphondylii e mt. « Precastio » supra « Tregnago »; ` Nov. 1889. : 192. R. Anchusae sp. nov. — Caespitulis minutissimis, punetiformibus , E hypophyllis i iu maculis orbicularibus fuscis et zona pallidiore subochracea ambitis, disseminatis; hyphis fertilibus rectis, dense fusciculatis (ex Sn stomatum egredientibus), simplicibus, continuis, plerumque : 45 X 44, apicem versus alterne denticuligeris; conidiis subeylin- m utrinque subrotundatis, demum Pep. 20: 37 "e : 4,54 P In dolis Anchusae pe Retz. prope « Tu » 1890. Obs. Ab aflinissima Ramul. cylindroide Sace., recedere idiis De et re eorumdem. — £. Geranii Phaei : conidiis eylindraceis uniseptatis 18:40 X 3,5:4p — P4 EA 194. R. Coleospori Sace.; C. Massal. Contrib. Micol. Veron. p. 112, n. 289. = ne dan piu: È Ad folia Campanalae Trochelii socia Coleosp. Campanulae e mt. « Precastio » supra « Tregnago »; Autumno 1890. 195. R. Phyteumatis Sace. et Wint.; Sace. Syll. IV, p. 211. — f. AN orbicularis. E In à foliis ejusdem prope « Geen »; Ta Jul. 1890. 196. R. Primulae Ser Sace. Syll. 1, p. 214 et Fungi it. SE delin. tav. 985; Bizz. FL Venet. Critt. 489. re Ad folia Primulae (an P. acaulis?) cultae « Tregnago »; Oct. 1893. 197. R. Urticae Ces.; Sace. Syll. IV, p. 216 et Fungi it. autograf. 3 = din. tay. RG Bizz. Fl. Venet. Critt. SE 489. Ki D foliis Detiene dioicae prope peun « Roverè di i Velo »; 30 Sept. LS LXXXIV. — Coniosporium I Link. Va ; mn EI Sace. Ge m, p. 240; Bizz, Fl. Venet. 199. ©. socium Sace. et Roum.; 3; 735. E autogr. delin. tav. In foliis Quercus pubescentis et Q. Cerris supra à s. Mauro. di fs line » (Veralta); Sept. 1889, 1892. Gen. LXXXV. — Gyroceras Cda. È 200. G. Celtidis (Biv.) Ces. et Mont. Syll. pl. Crypt. p. 308, n. 1136; Sace. Syll. IV, p. 267 et Fungi it. autogr. delin. tav. I Bizz. FL Venet. Critt. p. 499. — Monilia Biv. In foliis Celtidis australis e prov. Veronae, ex herb. patris. . L- 201. G. Plantaginis (Cda.) Saec. Syll. IV, p. 267 et Fungi it.autogr. - delin. tav. 794; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 499. — Torula Cda. Ie. I, ` p. 5, tar. L fg. 14; Sace: Myeoth. Venet. n. 1058. In pag. inferiore fol. Plantaginis mediae e mt. « Gadà » supra « « Tee- gnago »; Sept. 1893. Gen. LXXXVI. — Cyeloconium Cast. 202. C. eleaginum Cast.; Sace. Syll. IV; p 349; Zeg, e Cavara Fungi EE gie coltivate n. 223 c. ic. a pagina superiore foliorum Oleae ewropaeae e ns cireu ı « ve rona » et « re SS Aestate 1893. Gon, LXXXVIL. — Fusicladium. Bon. iis earumden, prope « Tregnago »; Sept.-Oet. 1890. ` 204. F. pirimum (Lib.) Fuck. Symb. Mycol. p. 357; Sace. Syll. IV, 346; Sorauer Handb. Pflanzenkrankh. IL, tav. XVI, fig. 5; Berlese in Rivista Patol. Veget. I, Tav. VL — Helminthosporium Lib. — Fu- sicladium virescens Bon. Handb. Allg. Mykol. p. 80, Taf. IV, fig. 94. In foliis fruetibusque Péri communis prope « Veronam » (Novaje); 8 SA VE: 1892. Obs. Fungillus culturae hujus speciei arboris fruetiferae valde noxius. - = F. bicolor C. Massal. Contrib. Micol. Veron. p. 115 n. 298, Tav. IV, fig. 28; Sace. Syll. X, p. 597. E. Pimpinellae: hyphis fertilibus in maculis nigris, orbiculatis hy- MUN effusis. E Ad folia Pimpinella (an P. mapader). prope vieulum « Giazza »; Sept. 1891. Gen. LXXXVIII. — Cladosporium Link. 206. C. herbarum (Pers) Link.; C. Massal. Contrib. Micol Veron. p. 132. e EE In variis PARA Mane supra « S. Maro di Saline » (Ve- 1 m Oct. 1893. ‘207. € C. "Maius Dodi; Sun Syll IV, p. 366; Bizz. Fl. Venet. Critt. ` » 5IL — Sa sig Sepe N ee Ee d i scabridi NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE Gen. LXXXIX. — Helminthosporium Link. ke 208. M. turcicum Pass.; Saec. Syll. IV, p. 420; Bizz. Fl. Venet. Crit. p. 515; Briosi e Cavara, Fungi parassiti piante coltivate n. 8l, c. ic. In foliis Zeae Maydis « Tregnago ». Gen. XC. — Cercospora Fres. 209. C. Violae Sacc. Syll. IV, p. 434 et Fungi it. autogr. delin. tav. 651; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 518. Ad folia languida Frolae odoratae prope « Veronam » et « Tregnago »; - Jul.-Oct. 1889. 210. C. Mercurialis Pass.; Saec. Syll. IV, p. 456 et Fungi it. autogr. delin. tav. 673; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 519. In foliis Mercurialis perennis e viridario comitis « Pompei » (ad H- lasios); Oct. 1889. ` Gen. XCI. — Alternaria Nees. 211. A. tenuis Nees.; Sacc. Syll. IV, p. 454 et Fungi it. autogr. delin. tav. 737; Bizz. Fl. Venet. Gritt. p. 522. | : e In foliis languidis Amaranthi retroflexi prope « QC » (Cala e vena) Sept. 1889; ot Rhamni catharticae e mt. « Belloca », oet. S ING T — (= status conidieus Pleosporae SRE 212. A. Brassicae (Berk. Saec. Syll. IV, p. 546 « et Rang it m à delin. tav. 736; Bizz. Fl. Venet. Critt. pP. 522; Briosi e Cavara, Fungi | parassiti pare coltivate n. 87 LE ic i Gen. XCII. — Tubercularia Tode. 213. 7. sarmentorum Fr.; Saec. Syll. IV, p. 645; Bizz Fl. Venet. Critt. p. 532; Thümen, Die Pilze d. Weinst. p. 56. In sarmentis siccis Vitis riniferae « Tregnago »; 12 April. 1892. -914. T. dryophila Pass, Erb. Critt. it. IL, ser. n. 1000; Saec. Syll. IV, pag. 640. In foliis subemortuis Quercus pubescentis, prope « Tregnago »; Sept. Gen. EU DA Tuberculina Sace. 215. r5 persicina | (Dit) Sacc.; C. Massal. Contrib. Mycol. Veron. = p 119, n. 308. — T. vinosa Sace. Syll. IV, p. 653. — Tubercularia | Ditm. — Y. Aecidii Cleinatitis. — 8. Aecidii Euphorbiae. aod siva suaveolentis. à dn foliis (ab. PA uredineis infectis): y: Clematitis rectae prope « Ve- onam »; 9. Euphorbiae Cyparissiae circum « Bolca »; e. Cirsìi lanceo- ` de lati, prope « NT » JAM autumno 1890, 1892. Gen. PR — | Volutella Tode. 1 veron: p. 190, NUOVA CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA VERONESE - 5. Ad folia ejusdem in viridario comitis « Giusti » Veronae; Mart. 1892. : Gen. XCV. — Fusarium Link. 217. F. lateritium Nees; Saec. Syll IV, p. 694; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 537; Berlese, Fungi moricolae tav. 69, fig. 5-8. In ramis siccis mororum circa « Verona » (al Cimitero); Mart. 1894. 218. F. pyrochroum (Desm.) Sace. Syll. IV, p. 694; Bizz. Fl. Venet. Crit. p. 536. — Selenosporium Desm. In ramulis siccis Sambuci nigrae, prope « Verena » (Porta S. Giorgio); 9 Febr. 1894. 219. F. Pampini Thüm. et Pass. in Thüm. Die Pilze d. Weinst. p. 90, Taf. III, fig. 9; Sace. Syll IV, p. 715. Ad sarmenta sicca Vitis viniferae « Tregnago »; Vere 1890. Gen: XCVI. — re Lipk. 220. E. purpurascens Ébrenb: Sace. Syll. IV, p. 736; Bizz. n. Venet. Coon. p. 540. In agarico putrescente (Tricholoma sp. A LI « s. inus di Saline Sira de 1893. ui Le, IN CUNABULA A FUNGORU C. MASSALONGO = B. Bromi erecti Sace. Mycoth. Venet. n. 1553. — v. Cynodontis Dactyli. SG, In fructibus deturpatis earumdem prope « Tregnago »; Jul. Novembr. 1891-1892. 222. S. sarmenticolum Thümen, Die Pilze d. Weinst. p. 164. Supra sarmenta sicca Vitis viniferae « Tregnago »; April. 1890. Gen. XCVIII. — Rhacodium Pers. 223. R. cellare Fr.; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 544. — Zasmidium ` (Scop.) Fr.; Sacc. Mycoth. Venet. n. 1242. P In cellis vinariis supra dolia lignea, « Veronae » et « Tregnago ». INDEX SPECIERUM. Actinonema Rosae F.. . . . 1 Chrysomyxa Rhododendri D. By.. Aecidium fulgens Hazsl. . . . 71 Cieinnobolus Cesatii D. By. Alternaria Brassieae. . . . . 219 Cladosporium herbarum Link. E > >» tenuis Nees.. 21 — agaricicolum _ Aveyria adnata Rost. . . E » Thypharum Desm. Ascochyta Lathyri Trail. . sx Coleosporium Campanulae Wint. Backen Constellatio Sace.. » Sonchi-arvensis W. Belo NE Le m Adenostzlin al- Comatricha pulchella Rost. . Coniosporium aterrimum Sace. » socium S. et R. Coniothyrium Diplodiella Sacc. Coryneum foliicolum Fuck. . . — Salicis auritae . . » mucronatum nob. . . Cycloconium oleaginum Cast. Cylindrium candidum Bon. . . — Castaneae » elongatum Bon. Cylindrosporium microspilum S. Si, RARO — Quercus Ro- buris. . — » Ranunculi Sace. — R. repentis . Crop Bin D. By. = » candidus Lév.. . . =- — Camelinae sativae — Rapistri rugosi . — Sinapis arvensis. . — Sisymbrii officinalis — Thlaspeos perfoliati » Portulacae Lév. . . . » spinulosus De By . . — Centaureae Scabiosae — Conyzae squarrosae. — Inulae salicifoliae S Dactylium dendroides Fs SE E Darluca Filum Cast. . E — Uromycetis caryophil- T lini. i emasporium » hispidula S Sace. 198 199 129 169 Diplodia Gleditschiae Pass. » Hederae Fuck.. . . . Entyloma Linariae Schroet. Epicoecum purpurascens Ehrenb. Erysiphe communis Fr. . . . — Clematis rectae . . — Convolvuli arvensis. — Ranuneuli acris . . — Thalictri aquilegiae- folii — Thalictri minoris. » Lamprocarpa Lév. . . — Antirrhini Orontii . — Centaureae nigrescentis — Crupinae vulgaris . — Plantaginis majoris . — Teucrii Chamaedryos »— Loki ©.) MR TO » toris Lév.. . . Eurotium herbariorum Link.. . SRI amentorum Sadeb. — Alni glutinosae . . » deformans Fuck. . . — Amygdali communis » Pruni Fuck. Nec E, » Rostrupianus Sadeb. . Fabraea Astrantiae Schroet. . . 2% Ee Saec. . EA i Maaritii BS & = = i x decus . MASS BR. S o cs dl Fusicladium pirinum Fuck. 204 | Glocosporium arvense Sacc. et Pone... 161 — Veronicae Bux- baumi . » » Fagi West. 163 » Ribis M. et D. . 160 » Robergei Desm. . 164 » Tremulae Pass. . 162 Gymnosporangium juniperinum W 62 » Sabinae Wint. 63, Gyroceras Celtidis Ces. et M . 200 » Plantaginis Sace. . 201 Hainesia Rubi Saec. . . . 159 Helminthosporium turcicum Pass. 208 Helotium salicellum Fr. . - 83 Herpotrichia nigra Hart. . . . 114 — Pini Mughi . . » = apen cyathoidea Schroet. 82 Hypomyces viridis Karst. . JC EHE NM pine ROMA Ces. et De Not.. . 112 — Senecionis cor- dalı- ==. » » Rusci Sace. 113 — Ruscihypoglossi » EE Castanene Sace. . 155 | — nucifoliae . . . » » Juglandis Rabenh. 156 » . Periclymeni Saec. . 154 SS compressum Sace. 117 ‚ Lophodermium Pinastri Chev. . 90 ‚ Melampuora Helioscopiae Wint. 64 dE . — Euphorbiaeniceensis » E EE Cerastii Schrot. . 65 Melanconium juglandinum Kunze 168 Melasmia acerina Lév. Microsphaera Astragali Fres.. — Cytisi . » Evonymi Saec. . » Hedwigi Lév. Mierostroma Juglandis Saec. . Monilia fructigena Pers. Oidium monilioides Link.. . Ovularia decipiens Sacce. . . — Ranunculi lanuginosi » deusta Sacc. . . » Veronicae Sacc. — Veronicae Buxbaumi Peronospora Alsinearum Casp. . — Cerastii glome- tan, — Cerastii semide- eum. — Stellariae mediae . » alla Fuck u s — Plantaginis majo- ris » EUER D. By. x » calotheca D. By. — Galii Aperinis. . — Sherardiae arvensis » conglomerata Fuck. . — Erodii (Fuck). . . » Dianthi D. By.. — Agrostemmatis Gi- thagenis . se Jupes Tu. uu a effusa Rabeuh. . . — Chenopodii polysp. » ‘icariae Tul. . — Ranune. acris. . Peronospora Ficariae Tul. — Ranune. Ficariae — Rauunc. repentis . erisea D. By. — Veron. Beccabung. — Veron. hederifoliae Holostei Casp. Kuautiae Fuck. leptosperma D. By. — Anthemidis arvens. parasitica D. By. — Brassicae Napi var. esculentae . . — Drabae vernae. . — Thlaspeos perfoliati tribulina Pass. . . Trifoliorum D. By. . — Ornithopi scorpioid. Viciae D. By. -— . —. Pestalozzia funerea Desm.. . . — Mahoniae ilicifoliae Phleospora Oxyacanthae Wallr. . Phoma ampelina B. et C.. . - Phragmidium Rubi Wint. . . — Rubi saxatilis . .— Rubi tomentosi Tormentillae Fuck. d .Phyllaetinia suffulta Saec... . SE Crataegi Oxyacant. — Fagi sylvaticae. . — Fraxini excelsioris — Fraxini Omi . . — Quercus pubescent. * Phyllosticta Ebuli Sace. . . es Gentianellae Nob. » Osteospora Sace. Phyllosticta Rhamni cathart. . » platanoidis Sace. . » rubicola Rabenh. . Placosphaeria Onobrychidis Sace. Plasmopara nivea Schroet.. . E — Aegopodii Podagr. — Pastinacae sativae. Podosphaera tridactyla D. By. Polystigma rubrum DC. . . — Amygdali commun. Poronia Oedipus Mont.. . . . Protomyces macrosporus Ung. . Pseudopeziza Medicaginis Saec. . » Trifolii Pak: -— o. Puccinia Aegopodii Link... . . » Berkeleyi Pass. » bullata Schroet. . . — Peucedani Cervar. Wed DE... | Caricis Rebenst. . . Convolvuli Cast. . . graminis Pers. : . . — Avenae sativae. š — Phragmitis com- munis Re = p EE ite Moliniae Tul. 1 » 05 30 85-3 ww 54 e D 59 50 48 * -— Thesii divaricati .- Tragopogonis Cda " "Valantiae. Pers. = Z dali luei i = — Galii veri 3 E sequivoem Sace. . D Ramularia Ranunculi montani . 185 Septoria Geranii sanguinei. Anchusae Nob.. . . 192 ». Lyeopersici Speg. angustissima Sace. . 185 : — europaea Br. et Cav.’ arvensis Sacc. . Ornithogali Pass.. Coleosporii Sacc. . . Robiniae Desm. . : — Coleosp. Campanulae Saponariae Sav. et Becc. Geranii Fuck.. . . Scabiosicola Desm. — Geranii Phaei . . Scleranthi Desm. . Heraelei Saec. . . . ^ Senecionis West. . Philadelphi Saec. . . Stachydis R. et D. Phyteumatis Sacc. et stagonosporioides Nob MC E D Stellariae R. et D. — Phyt. orbienlaris . Vincae Desm. Primulae Thüm. . . 19 Sorosporium Saponariae Rud. recognita Nob. . — Dianthi sylvestris Ulmariae Cooke . Spathularia clavata Sace. . . . — Spiraeae Arunci . > Sphaerella brassicicola Ces. et De Urticae Cós.. . . . Not. Virgaureae Thiüfu.. Pa cellare Fr. . . melaena Auersw. Rhizopogon rubescens Tul. . . — foliicola . . Rhizopus nigricans Ehrenb. . . Tassiana De Not. Rosellinia pulveracea Fuck. . . U Sj Typhae Auersw. D Clymenia Sacc.. | Saprolegnia monoica Pringsh. . + umbelliferarum Auerw. e isses aue ius? Schroet. — € eeng Castagnei Lév. . : — Physalis Alke- IRE MM E € Qo CRI ; — Cynodontis Dacty- K Sterignistocgtis nigra V. Thiogh. ERBE te A = Synchytrium Anemones Wor. . sarmenticolum Thüm. 2 Taphrina acericola Nob. | in — Pseudoplatani bullata Tul. . ` cogrulescens Tul. . — Quercus Cerris . . — Quercus pedunculatae ei » e » — Quercus pubescentis » Tuber excavatum Vitt. . . Tubercularia drvophila Pass » sarmentorum Fr. Tuberculina persicina Sace. . — Aecidii Clematitis — Aecidii Euphorbiae — Pucciniae suaveo- lentis . Uncinula Aceris Sace. . — Pseudoplatani . . Uredo Quercus Brod. — . . . » Scolopendri Schroet. — Rutae murariae . Urocystis Anemones Sehroet.. . — Ficariae ranunco- BEBE No » sorosporioides Korn. . | Uromyces caryophyllinus Wint. . | — Dianthi caryophylli — Dianthi sylvestris . Dactylidis Otth. . excavatus Magnus . ER Orobi Wint.. . — typica. . » Trifolii Wint. Ustilago Caricis Fuck. — C. gy os. Ischaemi Fuck. . . Tragopogonis Schröt. violacea Fuck.. . . — Dianthi Seguieri . Euphorbiae Be, et p. D — Lychnidis Flos-Cueuli — Saponariae officinalis — Silenes saxifragae Wermicularia affinis S. et B.. » Dematium Fr. È — Heraclei . » Eryngii Fuck. ` . Volutelła ES Bark. 7,8». — Rusci hypoglossi . Qe SA [esi H EN EXPLICATIO ICONUM — Tav. III. # Peronospora tribulina Pass. — Fig. 1. Frustulum epidermidis paginae iufer. foliolorum Tribuli terrestris cum hyphis conidioforis, ex stomatis ostiolo, egredien- tibus. — Supra folia plantae matricalis ab hoc fungille vexata, in loco valde hu- mido (sub campana vitrea), aliquo tempore servata, vidi conidia, adhuc ispis sterig- matibus inserta , germinare ut fig. 2-3 ee — (1-3 quingenties circiter auct). > ` Taphrina acericola Nob. — Fig. 4. Ramulus Aceris campestris cujus folia, ex parte, maculas a fungillo effectas ostendit; fig. 5, asci cum earumdem cellulis ba- silaribus. — (4 nat. magnitudine, 5 octingenties ampl.). Tav. IV. Duo asci Taphrinae acericolae millies aucti. fig. 6. Poronia Oedipus Mont. var. — Fig: 7. Tria specimina nat. magnitudine. : . Phoma ampelina B. et C. var. — Fe. 8. Pars sarmenti Vitis viniferae cum | peritheciis ; flg. 9, perithecium verticaliter sectum; fig. 10, sporulae et basidia. — (8 natural. magnitud., 9 quingenties et 10 octingenties anct.). Septoria stagonosporioides sp. nov. — Fig. 11. Frustulum fol. Pruni Lauro- cerasi cum peritheciis fungilli; fig. 12, perithecium dimidiatum ; fig. 13, sporulae. — Leg nat. gesid, 12 quingenties et 13 octingenties auct.). | Lycopersici Speg. var. europaea. — Fig. 14. Foliolum Iycopersici i esculenti e facie postica visum, cum peritheciis in maculis dealbatis insidentibus; c 8.15, perithecium dimidiatum; fig. 16, sporulae. — us nat. magnitud., 15 noe "n f gus 16 octingenties auct.). | Coryneum mucronatum Së nov. — Fig. 17. Conidia valde aucta. z : ` Ramularia recognita sp. nov. — Fig. 18. Pars segmenti folii Hellebori viridis seminari; fig. 19, hyphae 1 fertiles. — — (18 magnitud. me, 19. ee auct. dorso delineata, cum acervulis fungilli in areolis exaridis et i internerviis dis- — ^ . PLORA DELL'ARCIPELAGO DI MADDALENA 227 Flora dell Arcipelago di Maddalena (Sardegna) pel D." Antonio Vaccari, Medico nella R. Marina. * PREFAZIONE. La flora delle isole intermedie tra la Sardegna e la Corsica è stata. in parte già raccolta e descritta dal Moris nel 1837 e dal Gennari (Flo- rula di Caprera, Nuovo giornale Botanico Italiano, Vol. II, 1870) nel 1867. Potrebbe quindi sembrare inutile o ardito questo mio modesto lavoro e per questo appunto desidero esporre le ragioni mne mi spinsero alla pubblicazione. Anzitutto chi avrà consultato la Flora Sarda del Moris, avrà osser- vato come le piante dell'Arcipelago di Maddalena in essa citate, appar- tengano tutte alla stagione primaverile e inoltre mancano tutte le mo- nocotiledoni. Nella Florula di Caprera del Gennari, sebbene le specie i siano in numero molto maggiore, sono pure limitate alle specie prima- verili. Io invece ho avuto occasione di risiedere in varie epoche (1890- 91-93) nell’Arcipelago e ho quindi potuto raccogliere le piante di tutte le stagioni. i ER | Si deve inoltre considerare che io ho ampliato i limiti che si era pre- fisso il Gennari. Questi limitò le sue esplorazioni alle isole SSA Maddalena e s. Stefano. _ Il. Moris, come ho già detto, aveva già esploraló le ile: a S. Maria e Budelli. Restavano ancora le isole: Spargi, ni Raz- zoli, Biscie, ece. ecc. À tutte queste ho creduto opportuno di aggiungere, come facente dell’ Arcipelago, anche il vicinissimo litorale Sardo, identico per caratteri geologiei e eondizioni elimatiche alle isole del gruppo. Stabilisco perciò i limiti del tratto da me esplorato nel seguente modo : Al Nord il limite ‘estremo è dato dalle isole Razzoli é A D al- A Est da. una linea che sign dall’isola la Presa, e Ki ANTONIO VACCARI lago, vada al Capo Ferro sul litorale sardo; al Sud dal litorale sardo (fino a 500 metri dalla spiaggia) che si stende dal Capo Ferro alla foce del fiume Liscia: all’ Ovest da una linea che partendo dalla foce del fiume Liscia. toccando l'isola Spargiotto giunga all'isola Razzoli. Entro questi limiti ho esplorato minutamente tutto il litorale sardo, da Capo: Ferro al Liscia, le isole Caprera, Maddalena, Spargi, S. Ste- fano, Spargiotto. La distanza di mare e molte e svariate circostanze mi hanno impedito di recarmi al gruppo: S. Maria, Razzoli, Budelli . alle Biscie, ecc. e perciò per queste sono costretto a tenermi alle cita- zioni del Moris. Sembrerebbe che potessero trascurarsi le isole minori, ma mi sono convinto che non è così e citerò in proposito l'aver io tro- vato il Cynomorium coccineum in nessun altro punto dell’ Arcipelago fuorché nella piccolissima isola Spargiotto ove invece trovasi abbon- dantissima. " BE Nel mio lavoro ho citato le raecolte del Moris e quelle del Gennari, E come pure quelle, relativamente poche, di Ascherson, Reinhardt, Réver- ` = chon, Bornemann, che ha trovato nel catalogo delle piante Sarde del Barbey. Ho omesso pero la citazione diano la località coincideva ` colla mia. Il segno ! indica che la pianta è stata raccolta da me. Le specie se- gnate con (*) non sono finora state raccolte nell’ Arcipelago di Madda- 1 lena; quelle stampate in carattere grassetto sono inoltre nuore per la Flora della Sardegna. Il numero di Leen? ultime. è salito a 6 e cioè: Silene Giraldi Giss., Melilotus officinalis Desr., Isnardia palustris DE Crocus biflorus Mill., Gladiolus dubius Guss., Carer stenophylla Whlb.: quello. delle specie non ancora raccolte nell'Arcipelago di Mad- dalena. a 147. Mi sembra quindi che il SE delle mie peregrinazioni non si: del tutto disprezzabile, e per quanto sia convinto che ulteriori ricerch ` eondurrebbero- alla scoperta ancora di molto materiale, mi sono deciso a donna quello finora accumulato. da den. olontà she. vi ho messo Lan + a scusare i difetti del mi FLORA DELL'ARCIPELAGO DI MADDALENA Mi è grato poi di esprimere qui i miei sentiti ringraziamenti ai. lustre prof. Gennari che con molta cortesia volle favorirmi il suo la- voro; al Prof. Mori dell'Università di Modena che mise a mia disposi- zione la biblioteca dell’ Orto Botanico, e infine al mio carissimo amico d dott. Adriano Fiori ehe mi fu valida guida nella determinazione delle singole specie. Gli esemplari delle specie da ine raecolte sono conservati nell' Erba- + rio dell'Orto Botanico di Modena, nella mia privata collezione, in quella del dott. Fiori e molte di esse vennero distribuite a varie Società di cui. i Spezia, 28 aprile 1894. x FANEROGAME. DICOTILEDONI. RANUNCULACEAE. CIT n. 1. Clematis cirrhosa L. Caprera (Gennari), Caprera al Tejalone (Ascher- son e Reinhardt), Isola S. Stefano! Isola Maddalena! Costa sarda dal Liscia a Capo Ferro! (Gennaio. 2. f ) Anemone hortensis L. Conor nelle isole mere e Marat . Marzo. rad . Adonis aestivalis L. Isole S. . Stefano e Maddalena mani por ES provin ulus aquatilis Lh- Isola Maddalena. Des Isola Caprera agli Stagnali! Aprile. i 5. Bi » fluitans Lam. Nei Leg. d Sege corrente Sie: il fiume Liscia! Maggio. È feine fpes. minor, Isola Spargi! ! Fe eA ; Be. anunculus Drouetii succulentus Genn. Caprera agli Stagnali (Gen- 12.() nari). Aprile. » ophioglossifolius Vill. Isole Caprera e Maddalena! Isola Spargi! Aprile. palustris Sm. Isola Caprera (Gennari). Aprile. Philonotis Ehrh. Lungo il fiume Liscia! Maggio. » 8 cordigerus Viv. Caprera e Maddalena. (Gennari). parviflorus L. Isola Caprera presso la casa Garibaldi! Isola Maddalena (Gennari). Aprile. ` muricatus L. Caprera e S, Stefano (Gennari), Isola Maddalena! Aprile. Ficaria L. Luoghi umidi al golfo d'Arsachena nel li- torale sardo! Aprile. + 13. C ) Delphinium Staphysagria L. Isola Maddalena a — Marginetto ! pmo il fiume Liseia! Maggio. -~ PAPAVERACEAE. x n Papaver hybridum E. Caprera e S. Stefano (Gennari), Isole Mad- = dalena e Spargi ! Costa sarda a 'Tre Monti, Capo d'Orso, al Liseia ! Aprile. dubium L. Caprera e S. Stefano (Gennari). Isola Madda- ` S lena! Costa sarda al Liscia, a "Tre Monti! Aprile. dubium Le pinnatifidum Moris. Isola Maddalena! Maggio. Co dubium. Pi D obtusiflorum Desf. Lungo il fiume Liscia! | Rhoeas Dre Stefano (G tennari) Isole Maddalena, Caprai = T e EE Costa sarda al golfo d'Arsachena! Aprile. — Ronbiaci Vig. ( p. Rhoeas D. vestitum Gren et. Godr.), S. Stefano ©; Maddalena (Gennari). Aprile. rum Le > sominati dell’is ES er Sominati FLORA DELL'ARCIPELAGO DI MADDALENA 231 22. Glaucium luteum Scop. Isola Maddalena (Moris e Gennari), Isola Caprera! Costa sarda alla foce del Liscia! Maggio, Giugno. | 93. Hypecoum procumbens L. Caprera, Maddalena e S. Stefano (Gana) pi A Alla foce del fiume Liscia! Aprile. : 24. Fumaria capreolata L. Maddalena non comune (Gennari), Isola Maddalena! Aprile. Ka i 25. » officinalis L. Caprera e S. Stefano (Gennari), Isola Mad- t dalena! Aprile. CRUCIFERAE. 26. Matthiola incana R. Br. Isola S. Stefano sulle mura del forte ab- . bandonato (Gennari) et! Aprile. 27.() » tricuspidata R. Br. Isola Maddalena a Nido d’ Aquila! Maggio. 28. Nasturtium officinale Br. Caprera (non comune) (Gennari) Aprile. EC . Arabis Thaliana L. Caprera ! S. Stefano (Gennari). Aprile. DL 4 30.) » verna R. Br. Seminati lungo il fiume Liscia! Aprile. | 31. Malcolmia parviflora DC. Caprera e Maddalena (Gennari) et! Arene marittime dell’isola Spargi! Spiaggia di Capo Ferro e del Liscia! Golfo d'Arzachena! Marzo, Aprile. 32. Cardamine hirsuta L. Maddalena (Gennari) Caprera! Marzo. 33. Sisymbrium officinale Scop. Maddalena (Gennari) et! Aprile. | 34.() Brassica Napus L. Sponde del fiume Liscia! Aprile. NB. Molto probabilmente inselvatichita. . (7) Brassica adpressa Moench. Lungo il fiume Liscia ! Aprile. NB. Per quanto non citata dal Barbey nel suo elenco, questa specie è indicata nella flora Parlatore-Caruel come comune in Sardegna. 36. `) Brassica Tournefortit Guss. ( B. sabularia Moris. ), Arene ma- . rittime al Parau e alla foce del Liscia! Aprile. | 3. Raphantis Raphanistrum L. Caprera e Maddalena! Aprile. 2: BR. Keser orientale DC. Maddalena (Gennari). Aprile. cr S verus Das ie GES e ANTONIO VACCARI 41. (*) Alyssum maritimum L. 5 petalis roseis. Arene marittime nel golfo d’Arsachena! Dicembre. 42. Capsella Bursa-pastoris Moench. Caprera Maddalena, S. Stefano (Gennari). Aprile. 43. (*) Lepidium graminifolium L. Maddalena! comune. Settembre. 44. Teesdalia Lepidium DC. S. Stefano (Gennari). Caprera al passo della Moneta! Isola Maddalena presso Guardia vecchia! Marzo. 45. Senebiera coronopus Poir. Caprera (Gennari), Maddalena! Aprile. 46.() » pinnatifida DC. Isola Maddalena presso il forte di Nido d’Aquila! NB. Pianta originaria dell’ America temperata diffusa coi traftici ma- rittimi; non è segnata nell’ elenco del Barbey, ma è indicata di Cagliari raccolta dal Gennari nella*flora Parlatore-Caruel. 47. () Bunias Erucago R. Br. Isola Maddalena! comune. Aprile. RESEDACEAE. 48. (*) Astrocarpus Clusii Gay. 8 spathulatus Moris. Campi ed arene i marittime alla foce del fiume Liscia! Aprile. ro NB. Secondo Ascherson corrisponde alla Reseda sesan:oides oblongi- folia di Moris, Barbey L c., p. 22, 173. ! 49. (*) Reseda alba LA Isole Caprera agli Stagnali! Isola Maddalena à Nido d' Aquila! Maggio. 90. » luteola L. Caprera (Gennari). Aprile. SM. Cos luteola 8 erispata Link. Isola Maddalena e Caprera! Maggio. NB. Queste varietà della Reseda luteola è molto frequente nelle isole, ` anzi a me non è mai riuscito di trovare la vera specie. Il Barber non ` la cita nel suo catalogo, mentre vi accenna il Moris Fl. Sarda I, p. 192. | CISTINEAE. 52. Cistus en L. Caprera e Moni Isola Spargi ! Andi 3 a salvifolius Le Caprera MN Sugan Linn Costa uhi : à Tre gis TM LI i QUU E E cde SAP RL DN DIR, ONE Er EE Re FLORA DELL'ARDIPELAGO DI MADDALENA 233 54. Helianthemum guttatum Mill. Caprera e Maddalena! S. Stefano (Gennari) Costa sarda a Tre Monti! Aprile, 59.() >» halimifolium W. Nella costa sarda in luoghi arenosi ma- rittimi a Tre Monti al Parau (abbondante)! Giugno. 060. .» Tuberaria Mill. Isola Maddalena. (Moris Fl. Sarda, I, p. 210). Maggio. NB. Questa specie non é stata ritrovata né dal Gennari né da me. FRANKENIACEAE. . Frankenia laevis L. Isola Maddalena (Gennari). Isole Caprera, S, Stefano, Spargi! Giugno. Gr Kä CARYOPHYLLEAE. 58. (*) Saponaria officinalis L. Lungo il fiume Liscia! Maggio. 99. Gypsophila muralis L. Caprera campagna Garibaldi (Ascherson et Reinhardt) Forse introdotta. (Barbey L e, p. 218). d 60. (*) Dianthus prolifer L. Campi presso Tre Monti nella costa Sarda! Giugno. NB. Questa specie non é citata nella flora sarda di Moris e nel ca- talogo di Barbey; figura raccolta solo a Capogarbonara pen dal Gennari. 61. Dianthus velutinus Guss. Isola Caprera (Gennari). Isola dis | Campi aridi della costa sarda al Parau! Aprile. 62. Silene sericea All. Caprera e Maddalena! S. Stefano (Gennari), Isola Spargi! Costa sarda da Capo Ferro alla foce del Liscia! Aprile. Se. C) > Giraldii Guss. (S. cerastoides L. è glabra). EECH il fiume Liscia presso la foce! i NB. Specie nuova per la Flora Sarda. 64. Silene gallica L. Isola Caprera (Gennari), Isola Maddalena ! Maggio. » 0» $ anglica bs Caprera g pane Garibaldi (Ascherson ` et ME. > ANTONIO VACCARI LORS nocturna L. Isole Maddalena e S. Stefano (Gennari). Aprile. _66.(") > nicaeensis All. Arene marittime aila foce del fiume Liscia! Maggio. SI) > corsica DC. (S. succulenta Forsk. f. minor della Flora di Moris) Arene marittime della costa Sarda a Cala Battistona tra la batteria di Tre Monti e il Capo Ferro! Giugno. 68. » inflata Sm. Maddalena. S. Stefano (Gennari) Aprile. 69. Lychnis corsica Lois. Caprera, Maddalena! Isola S. Stefano (Gennari) Isola Spargi! Costa Sarda al Parau e a Capo d'Orso! nei luoghi umidi e inondati. Aprile. 70.0) » Githago Lam. Seminati nelle isole Maddalena, Caprera e Spargi! Pianure alla foce del Liscia! Aprile, Maggio. 71. Cerastium viscosum L. Caprera (Gennari) Isola Maddalena! Isola Spargi! Aprile. aou pumilum Curt. Caprera e Maddalena (Gennari) Aprile. 78.2.9 vulgatum L. Caprera e Maddalena (Gennari) Aprile. 74. » manticum L. 8 erectum (Moenchia quaternella Moris) (Ce- rastium glaucum Gren.) Isola Maddalena (Gennari), Isola . Caprera al Tejalone (Gennari), Isola Caprera! Aprile. 75. Arenaria balearica L. Isola Caprera al Tejalone (Gennari), Isola Maddalena a punta Marginetto! Luoghi umidi fra i massi granetiei a Gala d’ Inferno nell’ Isola Maddalena! Maggio. 76. Sagina maritima Don. Isola Maddalena e S. Stefano (Gennari), Mad- dalena a punta Marginetto! Isola Caprera a Porto Palma ! Aprile. A maritima è stricta Veios. Allo Stentino presso Tre Monti. Costa sarda! Giugno. ` 78. » apetala L. Caprera e Maddalena (Gennari). Aprile. Se 79. Spergula arvensis L. Caprera! S. Sftaeno (Gennari). Aprile. ; 80. EDER. rubra Pers. (Arenaria rubra Moris) Caprera (Gennari), Ts Isola Maddalena! Aprile. A DA Stellaria media Vill Caprera (Gennari), Isola Maddalena! Aprile. 82. = Y. uet sazifraga. Bert. (Arenaria savifraga Fenzl.). Maddaleaa er il forte a Cral Fa FLORA DELL'ARCIPELAGO DI MADDALENA EH PORTULACEAE. 83. (*) Montia fontana L. Ruscelli nell isola Caprera! Aprile. Y^ PARONYCHIEAE. 84. Herniaria hirsuta Moris. Maddalena, S. Stefano (Gennari) Aprile. 85. Corrigiola telephiifolia Pourr. Caprera (Gennari), Isola Maddalena! Isola Spargi! Costa Sarda a Liscia di Vacca! Maggio. = 86. Mecebrum verticillatum L. S. Stefano (Gennari), Isole Maddalena, E Caprera e Spargi! Costa sarda a Tre Monti! nei luoghi umidi inondati. Aprile. 87. Paronychia echinata Lam. Rupi marittime a Maddalena! Isola S. Stefano (Gennari). Maggio. 88.(*) » argentea Lam. Pianure alla foce del fiume Liscia. Dë a sarda! Aprile. È 89. Polycarpon tetraphyllum L. Caprera (Gennari), Isola Maddalena! Isola Spargi! Aprile. 90. (*) » tetraphyllum L. 8 oppositifolia L. Arene marittime a Cala + Corsara nell'Isola Spargi! Aprile. TAMARISCINEAE. 91. Tamarix africana Desf. Luoghi paludosi marittimi. Isola Caprera! Spargi! Maddalena (Gennari), Costa sarda in Arsachena! al : Parau! alla foce del Liscia! AME acit c ED EE HYPERICINEAE. - (0) Hypericum australe Ten. Campi della costa sarda a Capo d'Orso! eh Aprile. NE. Corrisponde all’ Hypericum repens L. 5 majus della Flora ue di Moris: « Caule latiore, foliis majoribus » Moris l. c. p. 319. 93. iex. erforatn m L. Maddalena, & en S [enar Aprile i ANTONIO VACCARI 94. Hypericum linarüfoliuin Vahl. Caprera (Gennari). Aprile. NB. Corrisponde all Hypericum repens L. 8 intermedium di Moris. o « Caulibus erectiusculis basi vix aut neutiquam radicantibus ». Moris Lic. 1, p. 819. x , MALVACEAE. 95. Malva nicaeensis All. Caprera e Maddalena (Gennari). Aprile. 96. » parvijlora L. Caprera e Maddalena (Gennari). Aprile. 97. () >» sylvestris L. à polymorpha Parl. A Nido d'Aquila nell’isola Maddalena! Maggio. GERANIACEAE. 98. Geranium molle L. Caprera (Gennari), Isola Maddalena! Isola Spargi! Aprile. 99. >» ` Robertianum L. Caprera (Gennari), Maddalena! Lungo il . fiume Serao al Parau. Costa sarda! Aprile. 100. » columbinum L. Caprera (Gennari), Isola Spargi! Costa sarda a Capo d'Orso! Aprile. 101. » . dissectum L. Caprera (Gennari), Costa sarda al Parau ! ; Aprile. 102. (*) Erodium corsicum Lem. ( Erodium malopoides Lois. > subbi- florum Moris). Isola Caprera a punta Galera! Isola Madda- lena a punta Marginetto! Maggio. 168. s moschatum L'Hérit. Caprera (Gennari), Maddalena! Maggio. 104. » Botrys Bert. Caprera e S. Stefano ( Gennari ), Isole Mad- sà dalena e Spargi! Aprile. 105. » ` malacoides Willd. Maddalena, S S. Stefano (Gennari). Aprile D . 106. Oxalis corniculata L. Caprera (Gennari). A prile. — 107.()» cernua Thunb. Campi nell’ isola Maddalena presso. la Drm | zione foto-elettrica di Padule! Aprile. NB. Il Moris nella Flora Sarda così parla di questa specie: « Stirpe ` perennis, promontorii Bonae. Spei indigena, circa Orri vulgata et spon- : fanea faeta, est ». lo Tho Kä d anche nei. dintorn? di Leger uw FLORA DELL'ARCIPELAGO DI MADDALENA 108. Linum angustifolium Huds. Caprera (Gennari) Isola Spargi ! Isola Maddalena! Aprile, Maggio. 3090. > gallicum L. Caprera. Maddalena, S. Stefano (Gennari), Spargi! A Liscia di Vacca, costa sarda presso Capo Ferro ! 110," è» strictum L. Isola Caprera e Maddalena (Gennari) Isola Maddalena (Moris). Aprile. 111. Radiola linoides Gmelin. Comune tanto a Caprera come a Madda- lena (Gennari). RUTACEAE. œ i È 2. Ruta chalepensis Vill. (R. angustifolia Pers.). Isola Maddalena! S. Stefano (Gennari). Aprile. HE CR braeteosa DC. Caprera (Gennari) Isola Maddalena fra le rupi del Pontiglione! Aprile. 114. C) Tribulus terrestris L. Isole Maddalena e Caprera! comune. Set- tembre. D ANACARDIACEAE. 115. Pistacia Lentiscus L. Caprera (Gennari), Maddalena! S. Stefano! Spargi! comune. Maggio. + RHAMNACEAE. ` 116. Rhamnus Alaternus L. Caprera (6 dot Maddalena ! S. Stefano! = " Aprile. Es e E : LEGUMINOSAE. ? 117. Calycotome villosa Link. Capiers e 3 Maddalena! S. S. Stefano (Gen- nari), Isola Spargi ! Aprile. — NB. Il Prof. Macchiati cita la Calyeotome spinosa come RE, d nella Sardegna settentrionale. Nè al Gennari nè a me è però stato dato — di trovarla cei di Maddalena o nella costa sarda à adiacente, 119, Geet at, Caprera! Maddalena! S. Stefano (Gennari), Isola Spargi! Aprile. dur me » angustifolius L. Pianure alla foce del fiume Liscia sulla ? ; costa sarda! Aprile. Bi > reticulatus Desv. Maddalena (Gennari). Aprile. NB. — Il Gennari non raccolse che un solo esemplare di questa specie e confessa il suo dubbio sulla determinazione. A me non è riu- ; scito trovare esemplari riferibili a questa specie, ma tutti al L. Airsutus . e L. angustifolius. Vi è perciò ragione di porre in dubbio l’esistenza di ! questa specie nel nostro arcipelago e di ammetterne la scomparsa. Al- euni autori come l Arcangeli ne fanno una varietà del L. angustifolius. 122. Lupinus albus L. S. Stefano, subspontaneo, forse inselvatichito (Gennari) Aprile. 123. Medicago denticulata Wild. A Capo d'Orso nella Costa sarda! Aprile. B » sphaerocarpa Bert. Caprera e Maddalena (Gennari), Mad- ; dalena (Moris Fl. Sarda I, p. 447). Costa sarda a Capo d'Orso! Aprile. | litoralis Rhode. Caprera, Maddalena, S. Stefano (Gennari), Costa sarda a Capo d'Orso! Aprile. v marina L. Sabbie marittime a Maddalena ! Isole TAS dy e Spargi ! Aprile. MER (is orbicularis L. Costa sarda a Capo d'Orso, comune nei campi Fo presso la batteria! Aprile. . 128. » truncatula Gaertn. 3 breviaculeata Urb. (M. tribuloides CER Desr.). Maddalena, S. Stefano (Gennari), Costa sarda a Capo d' Orso! Isola Spargi! Aprile. ` minima Wild. Caprera e Maddalena (Gennari) Isola Spargi! sativa L. Isola Caprera presso la batteria di Arbuticei e : Poggio. Rasu superiore ! Maggio: : NB Forse importata. ` ; ; we. praecoxw DC. Maddalena, comune eet, Aprile. | v» a Gennari. Iia Ss. Fiale degenti arie è stato dato d FIDA TS 5 MS EE EHRE a ag FLORA DELL'ARCIPELAGO DI MADDALENA 239 catalogo di Barbey a pag. 223 questa specié è citata sotto il nome di f Medicago praecox DC. 8 pontificalis Urb. E 133. Medicago maculata Wild. (M. arabica L.). Caprera, Maddalena, / S. Stefano (Gennari). Costa sarda a Capo d'Orso! Aprile. 134. >» Gerardi Wild. Isola Maddalena (Gennari). Aprile. 135. (*) Melilotus officinalis Desr. Isola Maddalena! comune. Maggio. ; NB. Specie nuova per la Flora Sarda. — 36. Melilotus indica AM. (M. parviflora Desf.) Isola Caprera (Gennari). Luoghi umidi marittimi allo Stentino presso Tre Monti nella Costa sarda! Maggio, Luglio. IST. 9 elegans Salzm. Isola Caprera (Gennari). Aprile. 138.» italica Pers. Isola Maddalena, raro (Gennari). Aprile. 139. Trifolium subterraneum L. Isola Caprera (Gennari). Isole Madda- lena e Spargi! Aprile. 140. » suffocatum L. Isola Caprera (Gennari). Aprile. 141...» glomeratum L. Isola Caprera! Costa sarda a Capo d’Orso ! Aprile. M9. 5 scabrum L. Isola Maddalena (Gennari), Caprera! Costa : sarda a Capo d'Orso! Aprile. 143. >» striatum L. Caprera e Maddalena (Gennari). Aprile. 144. > Bocconii Savi. Maddalena (Gennari), Isola. Caprera presso il forte Arbutieci! Giugno. 145. » arvense L. Caprera (Gennari), Isola Maddalena! Giugno. 146. > ligusticum Balb. Isola Maddalena (Moris), A Capo d’Orso ! nella Costa sarda! Caprera presso il forte Arbuticei! Aprile Giugno. i ; IB strictum L. (T. laevigatum Dest, Caprera e Maddalena, abbondante (Gennari). Seminati dell'isola Spargi! Aprile. » maritimum Sm. Caprera e Maddalena (Gennari), Isola S. Stefano! Aprile, Maggio. » angustifolium L. Isola Maddalena (Gennari), Costa sarda à Capo d'Orso! Aprile. ; incarnatum L. à stramineum Presl. Caprera (Gennari), Seminati nell’ isola Spargi! Aprile. | Cig m GE ME gU Se eren Ss ` ANTONIO VACCARI NB. Corrisponde al T. incarnatum Molinerii Ser. in DC. prodr., 2, E p. 190, della Flora Sarda di Moris a pag. 468, citato pure dal Gennari, 4 © Florula di Caprera p. 133. 3 i 151. Trifolium Cherlerii L. S. Stefano (Gennari), Caprera! Maddalena ! Isola Spargi! Comune nella Costa sarda! Aprile. Oss. — Il Moris nella Flora Sarda parlando di questa specie dice che : | per la Sardegna essa é: « omnium ejusdem generis frequentissimum ». n Cio si deve intendere anche per l'Arcipelago di Maddalena. X 152. Trifolium lappaceum L. Caprera (Gennari), Costa sarda a Capo ; d'Orso! Aprile. ‘E, 153. (*) » stellatum L. Isola Caprera! Aprile. E H * Durst 104, (°) » resupinatum L. Luoghi umidi a Capo d'Orso nella costa sarda! Aprile. 155. » squarrosum Savi (T. panormitanum Presl.). Isola Madda- ! lena (Gennari). Aprile. 156. » tomentosum L. Isola Caprera (Gennari). Aprile. 157. » . nigrescens Viv. Isola Maddalena non comune (Gennari). Aprile. 158. (°) » agrarium L. Isola Spargi! Costa sarda a Capo d’Orso ! Aprile. Oss. — Questa specie non figura nella Flora Sarda di Moris né nella Florula di Caprera del Gennari, pero nel Barbey, Compendium Florae Sardoae p. 29) è notata dei dintorni di Sassari e l'Arcangeli poi nella. Flora italiana la dà come comune nelle isole. | TM Trifolium procumbens L. Caprera e Maddalena (Gennari), Allo ì Stentino presso Tre Monti nella costa sarda! Giugno. 160. Ononis reclinata L. Caprera, Maddalena, S. S. Stefano (Gennari), | Aprile. : 161. Lotus hispidus Loisl. (L. angustissimus L. 3 major Moris) Ca- prera, Maddalena! (Gennari) S. Stefano! Aprile. | angustissimus L. Isola Maddalena! Isola Mio a Cala | Garibaldi ! Aprile, Giugno. ere Desf. Isola Caprera (Gennari). Am * > creticus L. Isola Maddalena (Moris Fl. Sarda, pag. 507), B Woner a Nido Y d nc Maggio. | 5 FLORA DELL'ARCIPELAGO DI MADDALENA 241 165. Lotus cytisoides L. (L. creticus L. 8 cytisoides) S. Stefano (Gen- nari), Caprera (Ascherson et Reinh). 166. » edulis L. Caprera (Gennari), Isola Maddalena Aprile. 167 x Y ornithopodioides L. Caprera (Gennari), Isola Spargiotto (abbondantissima)! Isola Maddalena! Maggio. 168. Psoralea bituminosa L. Isola Maddalena! Giugno. 169. Biserrula Pelecinus L. Caprera e Maddalena (Gennari), Sponde del fiume Liscia. Costa sarda! Maggio. 170. Scorpiurus subvillosa L. Seminati a Caprera (Gennari), Isola Mad- . * dalena! Aprile. 171. Ornithopus ebracteatus Brot. (Arthrolobium ebracteatum pc.) Ca- prera, Maddalena (Gennari) Isola Spargi! Aprile. 173. .» compressus L. Caprera, S. Stefano (Gennari), Isole Mad- dalena e Spargi! Aprile. 173. Pisum arvense L. Isola Maddalena (Gennari). Aprile. 174. Lathyrus Aphaca L. Caprera (Gennari), Caprera sul monte Teja- lone! Costa sarda a Capo d'Orso! Aprile. 175. (*) » Clymenum L. Isola Maddalena! Maggio. NB. Corrisponde al Lathyrus tenuifolius Desf. in Moris Flora Sardoa pag. 583. 176. Lathyrus PARE L. (L. Clyinenum L. 3 articulatus) Caprera E (Gennari). eg NOT hexaedrus Chaub. ( Moris Fl. Sardoa pag. 590). Caprera, Maddalena (Gennari). di MS > angulatus L. (Moris Fl. Sardoa, p. 591). Caprera, Madda- ` lena (Gennari). Mai» angulatus macropodus. Caprera, Maddalena (Gennari). Oss. — Le tre specie 177, 178, 179 sono riportate tali e quali dalla Florula di Caprera dal Gennari. Alcuni autori ammettono il Lathyrus hexaedrus Chaub. come sinonimo di L. angulatus L. Il Gennari segue il on che ne fa due specie distinte. Quanto al Z. angulatus macro- podus non sarebbe che una 'varietà dell’ angulatus e per la sua deseri- ` i zione vedi Gennari L e. p. 138. Trattandosi di piante la cui sinonimia i i S non è ben chiara, come ammette lo stesso Prof. Gennari, e che io non = ho en ho creduto. bene SC senza modificazin | ANTONIO VACCARI 80. (*) Lathyrus sphaericus Retz. Boscaglie presso la casa Garibaldi in Caprera! Aprile. NB. Sinonimo di L. angulatus L. per alcuni autori. L’Arcangeli ne fa due specie distinte. Il Barbey cita: L. angulatus sub L. sphaericus. 81. Vicia lutea L. Caprera e Stefano (Gennari). Aprile. 182. (*) » 183. » (°) 184. 38. hybrida L. Pianure alla foce del fiume Liscia nella Costa sarda! Aprile. | satira L. Luoghi umidi della Costa sarda al Parau ! Lungo il fiume Liscia! Aprile. angustifolia AM. (V. sativa è angustifolia Moris), Caprera e Maddalena (Gennari), Isola Spargi! Aprile. segetalis Thuill. (V. angustifolia Bert.), (V. angustifolia All à segetalis Koch.). Caprera e S. Stefano (Gennari) Aprile. bithynica L. Caprera (Gennari). Aprile. atropurpurea Desf. (V. benghalensis L.). Isola Caprera (Gennari), Isole Spargi e Maddalena! Aprile. parviflora Lois. (Ervum parviforum Moris), (Cracca di- sperma Gren. et Godr.) Caprera e Maddalena (Gennari), Ca- prera presso la easa Garibaldi! Aprile. hirsuta Koch (Ervum hirsutum Moris), ( Cracca hirsuta Germ.) Caprera e pro À ge pe Costa sarda à Capo d'Orso! Aprile. gracilis Lois. (Ervum gracile DC). A Capo d'Orso nella costa sarda' Aprile. pauciflora Guss. (Cracca Parure Gennari) Caprera non rara (Gennari). Aprile. | leucantha Biv. Caprera (Gennari). Aprile. tetrasperma Moris ( Ervum tetraspermum L.) (Vicia ge- ` mella Crantr.). Caprera e Maddalena (Gennari). Aprile. x) pubescens B. et. H. (Ervwm pubescens DC.) Caprera e à ` Maddalena (Gennari). Aprile. nu n Prof. Bong da es P. 137 ix esprime una eerta riserva | sulla FLORA DELL'ARCIPELAGO DI MADDALENA 243 ROSACEAE. 196. Potentilla reptans L. Caprera (Gennari). Aprile. 197. Rubus fruticosus L. Caprera (Gennari), Isola Maddalena! Aprile. 198. Rosa sempervirens L. Caprera (Gennari). Aprile. 199. Alchemilla arvensis Scop. Caprera, Maddalena e S. Stefano (Gen- nari) Aprile. 200. (*) » microcarpa Boiss. et Reut. Isola Caprera presso la casa Garibaldi! Presso la batteria di Tre Monti nella Costa sarda in luoghi umidi sul terreno granitico! E NB. Di questa specie il Barbey L e. dice: « Nouvelle pour la Flore Italienne » citandola raccolta da Réverchon nel 1881-82 a Tempio. L'Arcangeli la dà come raccolta in Corsica. Non mi consta che sia ancora stata raccolta nella penisola, e anche nelle località ove io l'ho trovata era piuttosto scarsa. 201. Cydonia vulgaris Pers. (Pyrus Cydonia L). Isola Maddalena nelle siepi ed orti (Gennari)! Aprile. 202. (*) Pyrus amygdaliformis Vill. Nella costa sarda presso Tre Monti. | Golfo d'Arsachena! Isola Maddalena a Stagno Torto! Aprile. NB. Di questa specie così parla il Moris: « Pyrus amygdaliformis Vill. Ad sepes et in sylvestribus eollinis et submontosis menns » (Flora i Sarda IL, p. 50). LYTHRARIEAE. 203. Lythrum bibracteatum Salzm. Caprera (Gennari), Isole Maddalena i gud = -© Spargi! A Liscia di Vacca nella costa sarda! Giugno. pr 204. () Peplis erecta Req. Luoghi umidi presso il cimitero di Madda- ` lena! In Caprera in luoghi umidi inondati presso Cala ne ribaldi ! u Er RE i E IUE EER | E J Epilobium t SR "ab: ci ANTONIO VACCARI 206. (*) Isnardia palustris L. Luoghi inondati in Caprera lungo il ru- scello del Cisternone in Cala Garibaldi! Giugno. NB. Nuova per la Flora Sarda. A questa località deve pure aggiun- gersi quella di Terranova nel Golfo Aranci, ancora inedita, ove la raccolse il D." Erop ADRIANO. b CRASSULACEAE. 207. (*) Tillaea muscosa L. Isole Caprera e Maddalena! Aprile. 208. » Vaillantii Wild. (Bulliarda Vaillantii DC.). Caprera sopra Cala Portese (Gennari) Aprile. 209. (*) Cotyledon Umbilicus L. Comune nelle isole Maddalena e Ca- prera ! Maggio. 210. Sedum stellatum L. Isola Caprera (Gennari), Isola Maddalena! Giugno. Mio andegavense DC. (Crassula globulifolia Moris). Maddalena, non comune (Gennari). Aprile. 212... caespitosum DC. (Crassula vertieillaris L.). Caprera (Gen- nari) Aprile. d 213. >» rubens L. Isola Caprera (Gennari), Isola Maddalena a punta Marginetto! Maggio. 214. y coeruleum Wahl. Isola Caprera (Gennari), Isola Maddalena a punta Marginetto! (Sedum azureum Desf.). Maggio. 2I.» album L. Caprera e S. Stefano (Gennari). Aprile. 216. » dasyphyllum L. Maddalena, S. Stefano (Gennari). Aprile. CACTEAE. 217. () Opuntia Ficus indica Mill. Molto diffusa in coltivazione e spesso inselvatichita nelle isole Maddalena, Caprera e Spargi! Giugno. MYRTACEAE. | i | | 218. Myrtus communis L. Isole Maddalena, S. Stefano e Spargi! Ca- | prera (Gennari). In tutta la costa sarda ! comune, Giugno. A RE E s x ec ag Zar, Ud je E Er È N RES : Py dits CASU Ie IER [T Ton DANN Ee KE LORA DELL ARCIPELAGO DI MADDALENA 245 en ; e SC i i 7 UMBELLIFERAE. i E ct a. Eryngium maritimum L. Maddalena (Gennari). Arene marittime a Padule e Punta Tegge nell’ isola Maddalena ! Agosto. 220. (°) » campestre L. Lungo il mare a Punta Tegge nell’ isola Maddalena! Agosto. 221. (*) Conium maculatum L. Pianure alla foce del fiume Liscia nella * costa sarda! Maggio. 1222, Smyrnium Olusatrum L. Caprera (Gennari), Isola Maddalena ! Maggio. . 223. Bupleurum glaucum Rob. Caprera al passo della Moneta (Gennari), Caprera a Cala Caticcio! Maggio. e ) g 224. Apium graveolens L. Maddalena, Caprera nei rigagnoli presso la = & spiaggia (Gennari), Campi alla foce del Liscia. Costa sarda! as | Maggio. e 225. (*) N nodiflorum B. et H. Ruscelli dell’isola Spargi! Luoghi umidi a Cala Battistana presso Tre Monti. Costa sarda! e (Helosciadum nodiflorum Koch). Aprile, Giugno. eo. » crassipes B. et H. (Helosciadum crassipes Koch). Caprera | e Maddalena (Gennari). Maggio. 227. Ammi majus L. Isola Caprera (Gennari). Maggio. 228. (*) Magydaris tomentosa DC. Campi aridi alla foce del fiume Liscia SE e a Porto Pollo nella costa sarda! Maggio. 229. Crithmum maritimum L. Comune sulle rupi marittime delle isole i Mad lalena! Spargi! Spargiotto! Caprera! S. Stefano (Gen- nari). Giugno. 230. Oenanthe crocata L. Isola Maddalena in un rigagnolo della costa W. (Gennari). Lungo il fiume Liscia. Costa sarda! Isola Caprera (Ascherson et Reinhardt). Maggio. sol. >» pünpinelloides L. Caprera in prati umidi (Gennari). Maggio. 232. Scandi.r Pecten Veneris L. Caprera fra i seminati (Gennari). Aprile. 233. Ferula nodiflora L. Comune nelle isole Caprera (Gennari), S. Ste- fano (Gennari), Maddalena! Isola Spargi! Giugno, NB. Il Gennari (Fl. di Caprera p. 129) fa notare le proprietà ve- ANTONIO VACCARI : nefiche aora Fk spesso causa di morte nel bestiame e il Moris nella FI. sarda: « Planta ovibus praesertim, ubi veseantur venenata quare pastores pecus a locis abducere consueverunt ubi ea nimis abundat ». 234. Daucus maritimus Gaertn. (Orlaya maritima Koch.) Maddalena, Caprera, S. Stefano (Gennari), Arene mariftime dell’isola Spargi! Aprile. 235. (°) » maximus Desf. Seminati nell'isola Maddalena presso punta Villa! Maggio. ` 236. (ls dentatus Bert. Frequente lungo il mare nell isola Mad- 1 dalena a Padule! Nido d’Aquila! Luglio. NB. « Cette espéce est spéciale à Marseille et à la Sardaigne ». Barbey. (Compendium FI. Sardoae p. 37). L'Arcangeli la cita pure della Sardegna aggiungendo, sebbene con riserva, che forse é sinonimo del D. serratus Moris. Daucus gummifer Lam. Isola Maddalena (Gennari). Aprile. |.» Carota L. Maddalena, Caprera, S. Stefäno (Gennari). Aprile. | Cancalis nodosa B. et H. Isola Maddalena! Caprera e S Stefano » infesta B. et H. (Torilis helvetica Guss.). Caprera e S. Ste- ` are M o (Gennari). Aprile. EE EES heterophylla B. et H. (Torilis heterophylla Guss.). Semi- È nati della Costa sarda a Capo d'Orso! Aprile. " 242. Elaeoselinwm meoides Koch. (Laserpitium meoides Dest). Isola ` Monaci o Capuccini (Moris) (Flora Sarda II, pag. 250). Set- tembre, Ottobre. NB. Cito questa specie, che io non ho trovato, con una corta riserva, giacchè degli isolotti Monaci o Capuceini in Sardegna ve ne sono pa- recchi e non vi è nessun indizio che ci faccia ritenere con sicurezza che il Moris accenna a quelli che fanno parte dell'Arcipelago di Mad- Wienke SC RUBIACEAE. E ( j Sherardia arvensis L.- Isole Hila e Caprera ! Santa? i a ene peregrina hs SRE Ge Isola uerge? Isol SUE Aprile, 35 FLORA DELL'ARCIPELAGO DI MADDALENA 247 Galium saccharatum All. Caprera (Gennari), Maddalena! Aprile. 246. » Aparine L. Caprera (Gennari), Isola Maddalena! Caprera presso la casa Garibaldi! Aprile. Hr.» parisiense L. Caprera e Maddalena (Gennari). A Capo d’Orso nella Costa sarda! Aprile. 248. » murale All. (Callipeltis maralis Moris) pud (Gennari), Isola Caprera agli Stagnali! Aprile. 249. Vaillantia muralis L. Isola Caprera (Gennari), Isola Maddalena ! Aprile. CAPRIFOLIACEAE. 250. C) Lonicera implexa Ait. Isola Maddalena a Punta Villa! Maggio. 251. (*) Sambucus nigra L. Lungo il fiume Liscia nella costa sarda! Maggio. VALERIANEAE. 252. Valerianella mierocarpa Lois. Isola Maddalena! Isola Caprera! S. Stefano (Gennari), Isola Spargi! Costa sarda a Tre Monti e Capo d’Orso! Aprile. : 253. Centranthus Calcitrapa Dufr. Isola Caprera! Isola Maddalena! [sola Spargi! Costa sarda a Capo d'Orso! Aprile. DIPSACEAE. . Scabiosa maritima L. Isole Maddalena e S. Stefano (Gennari). Aprile. i eg COMPOSITAE. - ! Erigeron linifolium ` Bert. ( Exchenbachia antique Moris). Isola i Maddalena! Maggio. | Belliuni bellidioides L. Caprera (épais) Teila Maddalena all'Ab- S batoggia ! al Marginetto! a Spalmatore! Isola ei a en _‘ Cala Coticcio! Isola Spargi ! | Oss. SC Il Gennari -nolla Florula di ess a pag. a 2p ANTONIO VACCARI questa specie fa notare, come essa preferisca i luoghi umidi e che nef | luoghi aridi e assolati cresce invece nana, dimostrando il passaggio gra- .. duato del Bellium nivale di Requien nella specie Linneana. LA, nota pure la differenza dalla congenere Bellium crassifolium che pfeferisce "terreni calcari, mentre l'altra i terreni granitici e sabbioso-silicei. Tale osservazione è riportata anche dal Barbey l. c., p. 38. Per conto mio ho potuto verificarne l'esattezza avendo avuto agio dí osservarla alla punta Abbatoggia e a Cala Cotiecio rispettivamente nelle isole Madda- lena e Caprera, ove in un terreno granitico arido e sterilissimo sono * qua e là fessure tra le rupi punti di ristagno dell’acqua piovana e riparati dal sole; ivi la pianta si sviluppa completamente e rigogliosa- mente, assumendo aspetto del tutto diverso da quello della pianta ri- masta all’ asciutto e che cresce nella sabbia granitica esposta ai raggi cocenti del sole di Sardegna. 257. Bellis annua L. Isole Caprera e S. Stefano (Gennari), Isola Mad- dalena! Marzo. 258. Senecio vulgaris L. Isole Maddalena e Caprera! Marzo. 259. » lividus L. (S. foeniculaceus Ten.). Isole Caprera e Madda- lena! Aprile. .. 960. > leucanthemifolius Poir. Caprera (Gennari), Isola Maddalena de ai Giardinelli! A Cala Chiesa! Allo Stentino presso Tre Monti, Costa sarda! Luglio. sol: >» Cineraria L. Isole Maddalena! Caprera! Spargi! S.-Ste- fano! Costa sarda a Tre Monti! Luglio. i 202. € ) Chrysanthemum Myconis L. (Pyrethrum Myconis Moris). Isola Maddalena al passo della Moneta! Isola Caprera agli Sta- | gnali ! Aprile. du 5 263. » segetum L. Isole Caprera e Maddalena! S. Stefano Sieg x 3 nari), Isola Spargi! Aprile. 264. (°) » coronarium L, Isole Maddalena e Caprera! Comune. Giugno. 365. Anthemis arvensis L. Caprera, S. Stefano (Gennari), Isola Mad- a Su dalena a Spalmatore! Aprile. BOB. DE | Cotula L. Caprera, Maddalena, S. Stefano (Gennari), Pia- cx m pure. alla foce del. fume Liscia | | Maggio WEE FLORA DELL'ARCIPELAGO DI MADDALENA 249 267. Anthemis maritima L. Isola Maddalena (Moris Fl. Sarda ll, p. 412). Isola Spargi! Isola Spargiotto! nelle fessure delle rupi gra- nitiche. Aprile, Maggio. 268. (*) » fuscata Brot. ( Maruta fuscata Brot.). Isola Maddalena nella località detta Padule! Aprile. 269. Anacyclus clavatus Pers. Isola Maddalena! comune. Maggio. 270. (") » tomentosus L. Isola Maddalena lungo la via di Padule! Giugno. 271. C) Achillea ligustica AM. Isola Maddalena Oliveti a Cala Gavetta dietro il paese! Luglio. 272. Diotis candidissima Desf. Sabbie litorali di Maddalena (Gennari), Isola Maddalena a-Nido d'Aquila! Isola Caprera agli Stagnali! Isola Spargi! Luglio. 273. Artemisia arborescens L. Caprera, S. Stefano (Gennari), Madda- lena, frequente fra gli scogli presso Padule! Giugno. 274. » gallica Willd. Caprera agli Stagnali e al passo della Mo- neta (Gennari), Isola Maddalena all'Abbatoggia e a Cala d' Inferno! Isola S. Stefano! Isola S. Maria (Moris). Settembre. 275. (*) Inula erithmoides L. Luoghi inondati marittimi presso la Pe- tiechia nell' Isola Maddalena! Settembre. 276. (*) Pulicaria sicula Moris. Nella spiaggia di Barca bruciata presso Capo d’Orso. Costa sarda! Luglio. 225 9 odora Rchb. Caprera a Cala Coticcio! Isola Maddalena ai Giardinelli! Isola Spargi! Giugno. 278. Cupularia graveolens Gren, et Godr. Maddalena e Caprera (Gen- nari) Autunno. 2m. » viscosa Gren. et Godr. Maddalena (Gennari). Autunno. 280. Buphthalmum inuloides Moris. « In pascuis insulae de Budelli » (Moris, Fl. Sarda II, p. 356). Maggio, Giugno. Calendula arvensis L. Isola Maddalena! Giugno. . 282. Phagnalon saxatile Cass. Caprera al Tejalone (Gennari), S. Ste- — fano (Gennari), Isola Maddalena D Cala Chiesa À e sopra i cade Se 283. War r "y 2 ANTONIO VACCARI Caprera! Maddalena! S. Stefano! Spargi! Spargiotto! Ca- prera e Maddalena (Ascherson et Rheinardt). In tutta la Costa sarda da Capo Ferro al Liscia! diffusissimo specialmente nei luoghi sabbiosi marittimi. Giugno. Oss. — La priorità della scoperta in Sardegna di questa specie non spetta al Réverchon.come si legge in una nota al Compendium Florae Sardoae del Barbey. Lo stesso A., (l. c. p. 228), riconosce la citazione del Moris (Flora Sarda II, p. 385) il quale pone l Helichrysum microphyllum Camb. sotto il nome di H. angustifolium 3 minus. A questi perciò spetta la priorità (1837). Inoltre ancora prima del Réverchon, che fece la sua escursione nella Gallura nel 1881, questa ies è stata raccolta in Caprera dal Gennari nel, 1870. 284. Gnaphalium luteo-album L. « In pascuis ninna insulae la Maddalena ». (Moris Fl. Sarda II, p. 384). Vigneti arenosi a Padule presso il paese di Maddalena! abbondante. Giugno. 285. (*) Filago germanica L. Isola Maddalena a Nido d'Aquila! Maggio. 286. » eriocephala Guss. Caprera, Maddalena (Gennari). 297.9 gallica L. à tenuifolia DC. (Logfia tenuifolia Presl.). Isola Maddalena! Allo Stentino presso Tre Monti nella Costa sarda! Aprile, Giugno. 288. » gallica L. Caprera (Gennari), Isola Spargi! Aprile. 289. Evax pygmaea Pers. Caprera (Gennari), Isola Maddalena! S. Ste- fano! Isola Spargi! In tutto la costa sarda! diffusissimo. Aprile. 290. » . rotundata Moris. « In arena mobili maritima insularum La Maddalena et praesertim S. Maria ». (Moris Fl. Sarda II, p. 380). Caprera (Gennari), Spiaggia del Parau (Gennari), Terreni aridi granitici al W di Maddalena presso Cala Fran- ans. cese! non comune. Maggio. PE ECH (*) Carlina lanata L. Allo Stentino presso Tre Monti nella costa ` dd | Sarda di fronte a Caprera! Giugno. E p o or Pd corymbosa L. Caprera (Gennari), Maddalena! Isola Spargi! ` ae dn tutta la Costa sarda da Capo Ferro al Liscia! comune, Taglio, “a To FLORA DELL'ARCIPELAGO DI MADDALENA 251 293. Carlina gummifera Less. Isola Maddalena! Costa sarda a Capo d'Orso! Agosto. 294. Crupina vulgaris Cass. è Crupinastrum Moris. (Crupina Morisii Bor.). Isola Caprera (Gennari), Isola Maddalena! Giugno. . 295. Carthamus lanatus L. (Carduncellus lanatus Moris). (Kentrophyllum lanatum Gren. et Godr.). Caprera (Gennari), Isola Madda- lena! Luglio. 296. Carduus cephalanthus Viv. Spiaggia della Parau. Moris, Isole a Maddalena, Caprera, S. Stefano, Spargi e Costa sarda ! Giugno. 297. » sardous DC. « In litoreis maritimis Parau ». Maggio. Giugno (Moris Fl. Sarda IL, p. 478. E. 208. 3 confertus Moris. Caprera (Gennari). Maggio. 3 > 299. » faseiculiflorus Viv. (Carduus Morisii Balb.). Caprera (Gen- nari) Isola Spargi! Costa sarda a Liscia di Vacca! Apron Maggio. D 300. » pyenocephalus All. Isola Maddalena! Maggio. 301. Onopordon macracanthum Schousb. « In aggeribus et ad muros insulae la Maddalena ». (Moris, Fl. Sarda II, p. 473). Isola Caprera presso il forte Arbutieci! Giugno. 302. » illyricum L. Caprera (Gennari). Maggio. TT 303. Cirsium lanceolatum Scop. Caprera (Gennari). Maggio. S 304. Centaurea Calcitrapa L. Caprera (Gennari) Maggio. + 305. Silybum Marianum Gaertn. (Carduus Marianus L.). Caprera (Gen- nari) Caprera presso la casa Garibaldi! Maggio. 306. Galactites tomentosa Moench. Caprera, S. Stefano (Gennari), Isola + Maddalena! Giugno. 307. Rhagadiolus stellatus Gaertn. Caprera (Gennari) Seminati a Capo d'Orso. Costa sarda! Aprile. = 308, Hedypnois polymorpha DC. Isole Maddalena, Caprera e Spargi! ; Aprile. 300. -» polymorpha 8 rhagadioloides Sibth. ( n. rhagadioloides Wild). Maddalena (Gennari). Aprile. 310. » polymorpha à cretica Wild. (H. rhagadioloides Moris) Ca- prera,- Maddalena e S. Stefano (Gennari). - 9H. Tolpis SE Bert. Isola Maddalena! Caprera (Gennari), S. Stefano (Gennari). Maggio. 3e Hypochaeris aetnensis B. et H. Isola Maddalena! Caprera (Gen- nari). Pianure alla foce del fiume Liscia, Costa sarda! Aprile. » radicata à heterocarpa Moris. Caprera e Maddalena (Gen- nari). 314. » glabra L. Isole Maddalena e Spargi! A Tre Monti nella Costa sarda! » glabra % heterocarpa Moris. Caprera e Maddalena (Gen- nari) Aprile. 315. Thrincia tuberosa DC. (Leontodon tuberosum L.). Caprera e Mad- dalena! Marzo. 316. Scolymus maculatus L. Maddalena, S. Stefano (Gennari), Isola Maddalena (Moris, Fl. Sarda, Il, p. 483). Maggio. 317. Seorzonera Columnae Guss. (S. callosa Moris; S. sardoa Spr.). Maddalena, rara (Gennari). 318. Urospermum Daleschampii Desf. (Tragopogon Daleschampii LA Caprera e Maddalena! Maggio. N 319. > picroides Desf. Isola Maddalena! Maggio. » |.» ` E asperum Genn. Maddalena e Caprera (Gennari). Aprile. ; 320. Picridium vulgare Desf. S, Stefano (Gennari), Caprera (Ascherson e Rheinardt), Isola Maddalena! Isola Spargi! Maggio. 321. Sonchus oleraceus L. Maddalena (Gennari). Aprile. 322. Taraxacum officinale x vulgare Moris. Caprera (Gennari). Aprile. . 323. Chondrilla juncea L. Caprera (Gennari), Isola Maddalena a Pa- E dule! Maggio. SCH Crepis bellidifolia DC. (Barkhausia DC.) (Barkhausia sardoa Spr.). S. Stefano (Gennari), Isola Maddalena presso il Circolo di | Marina! Lungo il fiume Liscia, costa sarda! Maggio. 325. (°) » leontodontoides L. Isola Maddalena a Padule! 326. » foetida DC. (Barkhansia DC.). Caprera (Gennari), lungo il SC fiume Liseia, costa sarda! Maggio. bulbosa Cass. (Aeteorhiza bulbosa Cass; Leontodon bul- LA x bosum L.). Caprera e S. Stefano (Gennari), Isola Maddalena! ` Isola Spargi! Spiaggia del Liscia! Aprile. 328. Crepis setosa Hall. « Caprera in hortis Garibaldi (leg. Ascherson et Reinhardt, 8, 7, 1863, (Barbey. l. e.) — - * 329. Andryala sinuata L. Caprera (Gennari), Caprera (Ascherson et Reinhardt). Comune nelle isole Maddalena, S. Stefano e Spargi! Maggio. Se $ CAMPANULACEAE. E 330. Laurentia tenella DC. Isola Maddalena (Moris Fl. Sarda, 2, pag. = 542 e Gennari). Luoghi umidi a Cala Battistona presso Tre E Monti, Costa sarda! Giugno. i = Il. 3 Micheli DC. In luoghi umidi tanto a Caprera come a Mad- OE dalena (Gennari) Maggio. 332. lasione montana L. Isola Maddalena! Aprile. Ld » > £E litoralis Caprera alli Stagnali (Gennari). Aprile. 333. Campanula Erinus L. Isola Caprera (Gennari). Aprile. CUCURBITACEAE. |... 334(*) Bryonia dioica Jacq. Al Parau lungo il Sorao, Costa sarda presso | Maddalena! Aprile. ERICACEAE. 335. Arbutus Unedo L. Caprera (Gennari), Isola Maddalena! S. Stefano! Spargi! in tutta la Costa sarda da Capo Ferro al Liscia! Novembre. 336. Erica arborea L. Caprera (Gennari), Isola Maddalena! Aprile. 337. >» scoparia L. Caprera al Tejalone (Gennari), Caprera a Cala Cotiecio! Isola Maddalena a Spalmatore! Aprile. Eo SCH $ 5 È S 24 e 3 SEN e E. d OLEACEAE. 338. Olea europaea L. Caprera e Maddalena, qua e là coltivato o in- selvatichito! Aprile. . Phyllirea angustifolia L. Isola Maddalena! Isola Spargi! Caprera (Gennari). Aprile. ; ASCLEPIADEAE. * - 340. (*) Cynanchum Vincetoricum R. Br. Isola Spargi a Punta Za- notto! Isola Maddalena a Punta Marginetto! Aprile. GENTIANEAE. 341. Chlora perfoliata L. Caprera e S. Stefano (Gennari) Isola Mad- dalena! Isola Spargi! Aprile. 342. Erythraea maritima Pers. Caprera e S. Stefano "eed Caprera (Aseherson e Reinhardt), [sola Maddalena! Isola Spargil Maggio. SEE.» pulehella Fries. Isola Maddalena (Moris Fl. Sarda I, p. 75), Caprera (Gennari) Allo Stentine presso Tre Monti, Costa sarda! Giugno. | 344. Exacum filiforme Bert." (Cicendia filiformis Reich.) ln luoghi umidi a Caprera (Gennari). Aprile. | Candollei Bert. (Cicendia pusilla Gris.). Luoghi umidi allo Stentino presso Tre Manti, Costa sarda! Giugno. CONVOLVULACEAE. 346. Convolentus sepium L. Isola Maddalena! Maggio. CAT. » Soldanella L. Arene Marittime a Maddalena! Maggio. a ; 348. » arvensis L. Isola Maddalena a Nido me Isola Ca- TE prera (Gennari). Maggio. ` 349. » althaeoides L. Gage e 8. Stefano euer Isola Mad- ` dalena! Magie EE Maggio. » calycinum Viv. Isola Maddalena EE Maggio. * 92. Echiun plantagineum L. Isola Maddalena! Caprera, S. Stefano (Gennari). Maggio. Lithospermum arvense L. Caprera tra i seminati (Gennari). Aprile. Cerinthe aspera L. Caprera (Gennari). Aprile. 95. Myosotis hispida Schl. Caprera (Gennari), luoghi umidi a Mucchi bianchi presso Tre Monti, Costa sarda! Aprile. sicula Guss. (M. palustris Moris), lungo i rigagnoli in Caprera (Gennari). Aprile. À () Borrago laxiflora DC. (Buglossites laxiflora Moris). Lungo i rigagnoli dell’ isola Spargi! Aprile. Cynoglossum pictum Ait. Caprera (Gennari), Isola Maddalena ! Lungo la via di M al ponte sul Liscia, Costa sarda! Aprile. _ Heliotropium europaeum L. Isola S. Stéfato (Gennari), Calà or dalena! Luglio. F , CUSCUTEAE. Cusenta Epithymum Murr. A capo d'Orso, Costa sarda nei seminati ! » » & alba Presl. (Cuscuta candicans Genn.). Ab- deis a Caprera sopra varie piante, nonché alla Maddalena e S. Stefano (Gennari). Aprile. NB. — Noa ho creduto opportuno di separare la Cuscuta alba dalla Epithymum e ne ho fatto semplicemente una varietà, poiché in sostanza ` i caratteri differenziali non consistono che nel colore dei fiori. E ho po- tuto osservare tanto la varietà a fiori rossi come quella a fiori bianchi i in diverse e numerose località e specialmente, come pure ha osservato _ il Gennari, sulle Medicago. | Hs 5. e ui $ S 208 e . ANTONIO VACCARI SOLANACEAE. i . 801. Solanum nigrum L. Caprera (Gennari). Aprile. 362. (°) Datura Stramonium L. Luoghi incolti e campi sterili nell’ Isola Maddalena! Settembre. PLANTAGINEAE. 363. Plantago lanceolata L. Caprera alli Stagnali (Gennari). Aprile. e» » 8. lanuginosa Koch. Caprera alla diga del passo della Moneta! Luglio. 364. » Bellardi AM. Caprera (Gennari) Isola Spargi! Isola Mad- dalena! Costa sarda a Capo d’ Orso! Aprile. 365. .» Coronopus L. Comune a Caprera e Maddalena! Aprile. 366. » crassifolia Moris (Pl. maritima L.). Caprera alli Stagnali (Gennari). Aprile. 367. » Lagopus L. Caprera e S. Stefano (Gennari). Isola Madda- lena! eomune. Aprile. 3968. » Psyllium L. S. Stefano attorno alle mura del forte, loca- lità uniea (Gennari). Aprile. NB. Recatomi parecchie volte al forte di S. Stefano trovai sulle sue mura diroecate la Matthiola incana citata dal Gennari di quella unica località, ma non mi venne dato di trovare la Plantago Psyllium. Par: SCROPHULARIACEAE. 369. Verbascum sinvatum L. Isola Maddalena e Caprera! Maggio. 370. » conocarpum Moris. Abbonda a Caprera vicino alla casa dst Sonsa e a Maddalena presso la fortezza superiore (Gennari). Maggio. EI Serophulari ia peregrina. L. Isola Maddalena (Moris) Caprera presso . la casa Garibaldi! S. Stefano (Gennari). Pianure alla foce- p m ur del Liscia, Costa sarda! Aprile. 372. ()» uc auriculata. L. Fiannze alla foce del fiume Liscia, du (CENE mal [ma ds E Bular trifoliata E (S. mellifera Moris). Caprera (Gennari), » Maddalena (Moris e Gennari), Isola Maddalena a punta Mar- ginetto! Isola Spargi allo Stazzo Natale! Aprile Maggio. 374. » ramosissima Lois. Arene marittime nelle isole Maddalena e Spargi! Costa sarda al Parau e al Liscia! Luglio. 315. (") Linaria arvensis Desf. Lungo il fiume Liscia nella Costa sarda ! 376. » alsinaefolia Spr. « In parvis insulis inter Corsieam et Sar- diniam » (Moris, Flora Sarda, III, p. 206). NB. Riporto la citazione testuale del Moris, non essendo la pianta stata raccolta dal Gennari né da me. 371. Linaria pilosa DC. Caprera in luoghi ombreggiati presso il Teja- lone (Gennari). Aprile. 378. (°) » commutata Bernh. (L. graeca Chav.) Luoghi aridi are- nosi a Maddalena presso il Circolo di Marina! Agosto. 379. (*)» cirrhosa W. Comune nelle isole Maddalena, Caprera e S. Stefano! Isola Caprera (Ascherson e Reinhardt). Agosto. 380. » Pelisseriana Mill. Caprera e S. Stefano (Gennari). Seminati all'isola Spargi! Costa sarda a Capo d'Orso e al Liscia! Aprile. 381. Antirrhinum Orontium L. Caprera e S. Stefano (Gennari). Seminati : a Maddalena e all’ isola Spargi! Aprile. 382. Veronica Cymbalaria Rod. (V. cymbalariaefolia Vahl). Isole Mad- ; dalena e S. Stefano (Gennari). 383. (°) Digitalis purpurea L. Campi aridi alla foce del fiume Liscia, Costa sarda! Maggio. . 384. Bartsia latifolia L. Caprera e S. Stefano (Gennari). Luogi arenosi in Maddalena, Spargi e al Golfo d’Arsachena! Marzo. 385. » Tricago L. (Trixago apula Reich.). Caprera, S. Stefano (Gennari), Maddalena! Isola Spargi! Pianure del Liscia! Aprile. 386. » viscosa L. (Trivago viscosa Moris). Caprera e S. Stefano | (Gennari), isole Maddalena e Spargi! Campi alla foce del fiume Liscia, Costa sarda! Aprile. 387. Odontites lutea Reich. Maddalena (Gennari). isole Caprera e Spargi! Costa sarda in Arsachena! Agosto. 17. Malpighia anno VIII, voi. VIII. , uui OROBANCHACEAE. | EH beer EEE Moris. Isola Maddalena sulla Genista Corsica (Moris, Fl. Sarda, HI, p. 245), Isola Maddalena WW T Aprile. 389. >» Crithmi Vauch. Isola Maddalena sull Ering?vin mg (Gennari). Aprile. 390. » minor Sutt. Arene marittime pell Isola della Maddalena sulle radici di varie Compositae! Isola Caprera (Gennari). Maggio. 391. Phelipaea stricta Moris (Orobanche coerulea Moris). Abbondante sia a Caprera che a Maddalena sulle radici della Ferula no- diflora (Gennari), Isola Maddalena e Nido d'Aquila! a Tri- nità! Maggio. 392. » Mutelii Reut. Caprera (Gennari), nella Costa sarda a Capo d'Orso! Aprile. 393. ə ramosa Moris. Isola Maddalena (Gennari). Aprile. LABIATAE. 394. Lavandula Stoechas L. Isola Maddalena! Isola Spargi! Aprile. 395. Mentha Pulegium L. Caprera (Gennari), Caprera al Cisternone di | Cala Garibaldi! Isola Maddalena e Guardia Vecchia! Maggio. 396. » Requienii Benth. (Thymus parviflorus Regi Caprera presso . * | il Tejalone, raro (Gennari). Aprile. SB. + insularis Req. Isola Maddalena (Gennari). Aprile. d Micromeria graeca Moris (Satureia graeca L.) Maddalena, S. Ste- fano (Gennari) Aprile. 399. Rosmarinus officinalis L. Isola Maddalena all’ sioni a! Isola Ca- prera! Isola Spargi! Aprile. 400. Sideritis romana L. Caprera e Maddalena (Gennari), Isola S. Ste- fano! Maggio. 401. Marrubium vulgare L. Caprera presso la casa Garibaldi (Gennari) et! Isola Maddalena dietro il Cimitero! Maggio. fei ME e GR x A SN : x: n" FLORA DELL'ARCIPELAGO DI MADDALENA 259 402. Ballota foetida Lam. Maddalena (Gennari). Aprile. | Be 403. Stachys arvensis L. Caprera, S. Stefano (Gennari), seminati a wi lapo d'Orso, Costa sarda! Aprile. E ^40. >» glutinosa L. Comune nelle isole Maddalena! Caprera! S. Stefano! Spargi! Isola Maddalena (Moris e Gennari), Isola Caprera al Tejalone (Ascherson e Rhein.) Giugno. 405, Lamium amplexicaule L. Seminati a Caprera (Gennari), Isola Mad- dalena! Costa sarda a Mucchi bianchi nel golfo d’Arsachena! Aprile. 406. Ajuga Iva Schreb. Isola S. Stefano (Gennari). Aprile. 407. Teuerium Marum L. Comune in tutte le isole dell’ Arcipelago e nella Costa sarda! Isola Maddalena (Moris), S. Stefano (Gen- nari. Luglio. 408. » massiliense L. Isola Maddalena (Moris, Fl. Sarda, III, p. 388). ! 400. » Polium 8 capitatum L. (T. Polium B angustifolium Benth.) - (T. capitatum L.) Isola Maddalena (Moris e Gennari), S. Ste- fano (Gennari) Mageio. VERBENACEAE. 410. Verbena officinalis L. Maddalena, S. Stefano (Gennari) Aprile. 411. Vitex Agnus-Castus L. Caprera alli Stagnali (Gennari). Frequente - lungo il mare a Maddalena! Spargi! nella Costa sarda a Barca Bruciata! Parau! ece. Luglio. PRIMULACEAE. | | E 412. Centuneulus minimus L. Caprera e Maddalena (Gennari). Aprile. 413. Cyclamen repandum S. et S. (Cyclamen vernum Bert.). Boschi a Caprera (Gennari), Boschi a Tre Monti nella Costa sarda! Marzo. i i i 414. Asterolinum Linum-stellatum Hoff. et Link. Caprera e Maddalena, abbondante (Gennari). Aprile. . x 2 415. Samolus Valerandi L. Isola Maddalena (Gennari), S. Stefano! SÉ Maggio. «416. Anagallis arvensis L. Isola Maddalena! Caprera (Gennari), a Liscia di Vacca, Costa sarda! Aprile. CT d: > arvensis B. Monellii L. (A. latifolia L.). S. Stefano (Gen- LA nari) Maddalena! E la » arvensis, B. parviflora Het. LK. (A. parviflora Salz.). 5. Stefano e Caprera (Gennari). NB. Il Gennari nella sua Florula di Caprera ha eretto a specie queste due varietà. Io ho seguito invece l'Arcangeli che le considera come va- rietà dell’ A. arvensis perchè i caratteri riportati non mi sembrano suf-- ficienti a separarle, trattandosi, come spesso ebbi a osservare, di diffe- - rente sviluppo della pianta, a seconda della qualità del terreno su cui vegetava. Del resto in proposito vedi Gennari, l. c. pag. 118, e Moris Fl. Sarda, pag. 26, vol. III. PLUMBAGINEAE. 417. Statice articulata Lois. Caprera (Gennari) Abbondante nelle isole Maddalena! Spargi! Spargiotto! « In insulis Budelli, Lavezzi, aliisque Corsieam inter et Sardiniam mediis » (Moris Fl. Sarda III, p. 40). Isola S. Stefano! e nella Costa Sarda! Giugno. 418. x densiflora Guss. Caprera e Maddalena (Gennari). Dubbia perchè non raccolta in fiore. NB. — Non ho mai trovata questa specie nell'Areipelago. Essa è in- vece comune all Isola Asinara. È quindi da confermarsi il dubbio già espresso dal Gennari sulla sua entità. 419 (°) Statice rupicola Badaro. Sulle rupi granitiche di punta Abba- toggia nell'Isola Maddalena! Luglio. 420 (°) » virgata W. Isole Caprera, Maddalena e S. Stefano! Agosto. 421 Armeria fascieulata W. « In arenosis maritimis insulae la Mad- dalena » (Moris Fl. Sarda, III, pag. 31). Arene marittime dell’Isola Spargi a Cala Corsara! Giugno. AGO DI MADDALENA | POLYGONEAE. pem. Polygonum aviculare L. S. Stefano, Caprera (Gennari), Isola Mad- dalena! Maggio. maritimum L. Spiaggia di Caprera (Gennari), RER, Maggio. "424. . » Convolvulus L. Caprera, non comune TAB Aprile. 425. Rumew bucephalophorns L. Isola Caprera! Isole Maddalena e Spargi! Aprile. pulcher L. Caprera, S. Stefano e Maddalena (Gennari). Aprile. 427. (*) » conglomeratus Murr. Allo Stentino presso la SE di Tre Monti, Costa sarda rimpetto a Caprera! Giugno. AMARANTACEAE. 428. Amarantus prostratus Balb. (A. deflexus Gr. et Godr.). Madda- lena e Caprera (Gennari). Luglio. D : CHENOPODIACEAE. 29 (CH Atriplex rosea L. 5. crassifolia Moq. Arene Marittime dell’ I- sola Maddalena e Punta Tegge! Settembre. 430. patula L. £ aos ares Moris. rs (Gennari). Set- tembre. 431. Beta vulgaris L. 3 maritima L. oies e a Stefano (Gennari), Isola Maddalena !, Maggio. 432. Chenopodium urbicuin L. Isola Maddalena (Gennari). Maggio. B > opulifolivm Schrad. Caprera, S. Stefano (Gennari). Maggio. edi, ` Vulvaria L. Ehre olidum Ten.). Isola Maddalena algo Maggio. 435. Salicornia herbacea L. Gem alli See SECH Isola Mad- dalena a Spalmatore e all’ Abbatoggia ! Settembre. ; 436, Arthrocnemum macrostachyum Moris. (A. glaucum Ung.) 1 EE aire Gren. et Godr.), Caprera alli “usa | (Gennari). Settembre. 4S. Salsola Kali L. Comune tanto a Maddalena che a Caprera! Isola Maddalena (Moris). Autunno. URTICACEAE. KN Urtica atrovirens Req. « Parau et in insulis intermediis » (Moris Fl. Sarda, III, p. 496). ^ «rens L. Isola Maddalena! Caprera e S. Stefano (Gennari). . Maggio. membranacea Poir. Caprera (Gennari), Maddalena! Maggio. pilulifera L. Caprera, Maddalena e S. Stefano, più abbon- dante delle altre specie (Gennari) e et! Maggio. 442. Parietaria officinalis L. Maddalena a Nido d'Aquila! Caprera (Gen- | nari) Maggio. "44m ov lusitanica L. Caprera (Gennari). Maggio. 444. » Soleirolii Spr. Caprera (Gennari). Maggio. 445. Theligonum Cynocrambe L. Isola Maddalena! Isola Caprera (Gén- nari), Costa sarda a Capo d’ Orso! Aprile. 446 (*) Ficus carica L. Coltivato nelle ‘isole e spesso inselvatichita. Mad- dalena a Stagno Torto! all’Abbatoggia! Giugno. BALANOPHORACEAE. 447. (*) (ME coccineum L. Abbondantissimo nella piccola isola deus Maggio. NB. — E questa l’unica località dell Arcipelago di Kate in cui mi é riuscito di trovare questa curiosa specie, né, a quanto io mi sappia, è stata raccolta altrove nella costa settentrionale della Sardegna, mentre | che io stesso ho potuto constatarne la presenza in grandi quantità su " tutta la costa sud a Cagliari, S. Antioco, ecc, DAPHNACEAE. Thymelea Tartonraira All. Isola Maddalena (Moris e Gennari), Isola Maddalena a Padule! Isola Spargi a Cala Corsara ! Aprile. hirsuta Endl. Caprera e S. Stefano (Gennari). Cie pos d Maddalena, Spargi e in tutte le altre isole e nella costa sarda! Marzo, Aprile. 450. Daphne Gnidium L. Maddalena (Moris « e Gennari), Caprera S. Ste- fano (Gennari) Comune in tutte le isole del gruppo e nella Costa sarda! Luglio. i SANTALACEAE. 451. Osyris alba L. Caprera al Monte Tejalone (Gennari). Aprile. ARISTOLOCHIACEAE. 452. (*) Aristolochia Pistolochia L. Isola Maddalena a punta Marginetto! Al Parau lungo il fume Sorao, Costa sarda! Maggio. CYTINACEAE. Cytinus hypocistis L. Isola Caprera! S. Stefano! Maddalena! Spargi! sul Cistus Zeen Costa sarda a € d Hess Aprile, . Maggio. 4 | HALORAGEAE. 454. Callitriche stagnalis Scopa. Caprera nelle row e in "na vasca ` dell'Orto Garibaldi boss A : ma c ©. ANTONIO VACCARI rimasi deluso trovando tutti i rigagnoli perfettamente asciutti, stante la siccità eccezionale di quella stagione (Aprile 1893). 456. CH Callitriche obtusangula Le Gall. In alcune cisterne dell’ Isola Maddalena all’ Abbatoggia! Aprile. EUPHORBIACEAE. 457. (*) Euphorbia Chamaesyce L. A Liscia di Vacca, Costa sarda in faccia . a Caprera! Giugno. A E Abs » Peplis L. Sabbie marittime a Caprera e Maddalena! Agosto. —. 499. (*) » Lathyris L. Campi alla foce del fiume Liscia nella Costa 3 sarda! Aprile, Maggio. 460. » pubescens Vahl. Isola Maddalena in luoghi umidi marit- timi. A Cala Francese! a Spalmatore! Agosto. 461. » helioscopia L. Caprera e S. Stefano (Gennari), Isola Mad- dalena! Aprile. 462. » pterococca Brot. (E. bialata Link.). Caprera (Gennari). Aprile. 463. >» Peplus L. Caprera! Maddalena (Gennari). Al Parau lungo | il fiume! Aprile. 464. » exigua L. Caprera e Madialota (Gennari). Aprile. 465. » Pithyusa L. Caprera, Maddalena e S. Stefano! Maggio. » » 8. procera Gren et Godr. (E. bonifaciensis Req.). ques Caprera e Maddalena (Gennari). 24886. 7» Paralias L. Isola Caprera! Maddalena {Moris e Gennari). cM Allo Stentino presso Tre Monti! Luglio. BE | dendroides L. Caprera! Maddalena! S. Stefano! Spargi! ee s | in tutta la Costa sarda! comune. Maggio. | | p » Characias L. Caprera! Maddalena (Moris e € tennari), Isola ca Spargi! Aprile Maggio. — am. Mercurialis. annua. L. SIN Caprera (Gennari), Isola Maddalena ' a i oe ge bert i : UEM LET ST È ELAGO DI MADDALENA SALICACEAE. : 470. Salir alba L. Caprera (naturalizzato) (Gennari). Aprile. 471.()» pedicellata Desf. Luoghi umidi paludosi a Mucchi bianchi nel Golfo d’Arzachena. Costa sarda! Marzo. 472. (°) » purpurea L. Abbondante lungo il corso del fiume Liscia! Costa sarda. Maggio. CUPULIFERAE. m. 473. Quercus Ilex L. Caprera (Gennari) Maddalena! Maggio. CONIFERAE. ui 474. Juniperus Oxycedrus L. Caprera e Maddalena (Gennari). Maggio. Gea 475. a phoenicea L. Caprera (Gennari), Isole Maddalena, S. Ste- | fano, Spargi e sulla Costa sarda! molto diffuso. Maggio. GNETACEAE. 476. Ephedra vulgaris Rich. Arene marittime nell'isola Maddalena, i all'isola Spargi! alla foce del Liscia! al Parau! Aprile. MONOCOTILEDONI LEMNACEAE. 477. () Lemna minor L. Isola Maddalena, nelle cisterne all’Abbatoggia! Maggio. NAJADACEAE. 478. Ruppia rostellata K. Isola di S. Stefano, abbondante presso l'unica fonte d’acqua potabile esistente nell'isola (Gennari). Aprile. NB. — Ho fatto varie gite a 5. Stefano e ho irovato la fonte cui accenna il Gennari, però non vi era la Ruppia: forse i lavori per ren- dere coltivabile il terreno cui è annessa la fonte, o qualche secca, l’hanno distrutta, tanto più che sono ormai più di 25 anni che il Gennari ve la rinvenne. Del resto credo che questa specie si ritroverebbe certamente ` nelle acque stagnanti marittime degli Stagnali ed altre località frequenti nell Arcipelago, non essendo essa punto rara. A me però è mancato il tempo di occuparmi in particolare di queste specie palustri e marine, e così pure non ho potuto raccogliere la Posidonia Caulini e le Zostere che esistono, come ne rivelano i numerosi resti sulla spiaggia. 479. Potamogeton pusillum L. « In palustribus Arzachena 1840 » (Ex herbario Moris Barbey l. e. p. 55). 480. Posidonia Caulini Kon. Isola Caprera (Ascherson et Rheinardt. Barbey l. c. p. 183). ORCHIDEAE. 481. Limodorum abortivum Sm. Caprera e Maddalena rara (Gennari). Aprile. 482. Gennaria diphylla Parl. (Satyrium diphyllum Link.). (Platanthera diphylla Reich.) Isola Maddalena (Moris). Maddalena e Ca- prera presso la casa Garibaldi (Gennari). Aprile. NB. — Debbo attribuire alla eccezionale siccità della primavera 1893 il non aver potuto trovare alcun esemplare di questa specie caratteri- stica e in ciò mi confermà il fatto che anche delle altre specie di Or- _chidee potei appena raccogliere qualche tisico esemplare e di aleune specie, come si vedrà, non ne trovai affatto. 483. Serapias cordigera L. Caprera non rara (Gennari; [sola Madda- lena! Aprile. 484. ^» occultata Gay (S. parviflora Parl.). Isola Caprera (Gennari). Se Aprile. | E Quee .» Lingua L. Isola Caprera (Gennari), Isole Maddalena e m Spargi! Costa sarda a Capo d’ Orso! Aprile. E? Tinea cylindrica Biv. (Orchis atlantica W.) In luoghi ombrosi midi a Zeen e alla Maddalana u A prile. i k FLORA DELL'ARCIPELAGO DI MADDALENA 267 487. Orchis longicornis Poir. Caprera al monte Tejalone (Gennari), Isola Maddalena a Cala Chiesa! Aprile. 488. » papilionacea L. Isole Caprera e Maddalena! Isola Spargi! E Aprile. 489. » coriophora L. Isola Maddalena fra gli ulivi presso il paese (Gennari). Aprile. 490. Ophrys fusca Link. Isola Maddalena (Gennari). Aprile. 491. » ` tenthredinifera Wild. Caprera (Gennari), Maddalena! Costa sarda a Capo d'Orso! Aprile. IRIDEAE. .492. (*) Croeus biflorus Mill. Isole Maddalena, Caprera, Spargi, S. Ste- fano e su tutta la Costa sarda! abbondante. NB. Specie non ancora indicata di Sardegna. 493. Romulea Requienii Parl. Isola Caprera (Gennari). « Porto di Liscia prés de l'ile de la Maddalena » (Bornemann), Isole Maddalena! Caprera! S. Stefano! Spargi! Costa sarda a Tre Monti! Capo d'Orso! abbondante. Marzo, Aprile. 494. » Columnae Seb. et Maur. Caprera più rara della precedente (Gennari). Isole Maddalena, Caprera e Spargi! Costa sarda a Tre Monti! Aprile. 495. CH Gladiolus dubius Guss.? Al Parau presso il fiume Sorao Costa sarda di fronte a Maddalena! Aprile. NB. Specie nuova per la Flora Sarda. Non mi fu possibile trovarla nelle isole del gruppo e anche nella Costa sarda non l'ho trovata che al Parau e più tardi, nel mese di Giugno, trovai degli esemplari dello stesso genere a Liscia di Vacca, però erano già in stato:da non poter determinare con esattezza la specie. Ho perciò messo un punto interrogativo non avendo potuto esaminare molti esemplari. 496. (*) Xiphion Pseudo-Acorus Parl. Stagni alla foce del fiume Liscia. Costa sarda! Aprile. 497. (*) » foetidissimum Parl. À punto Marginetto nell'isola. Madd: lena! Maggio. -AMARYLLIDEAE. 498. Leucojum Hernandez Cambess. Luoghi umidi inondati nell in- verno al Parau lungo il fiume Sorao! Luoghi umidi inondati ai paduli di La Cioca alla foce del fiume Liscia! a porto ` Pollo. Costa sarda! Aprile (abbondante). 99. Pancratium maritimum L. Sabbie marittime di Caprera (Gennari), Maddalena a Nido d’ Aquila! Isola Spargi! Agosto. 500. » illyricum L. (Halmyra stellaris Parl.) Caprera al Teja- lone (Gennari), Isola Maddalena a punta Marginetto! Costa sarda a Capo: d'Orso! Aprile. 901. Narcissus Tazzetta L. Caprera al Tejalone (Gennari), Caprera a Punta Rossa! Maddalena! S. Stefano! Costa sarda al Liscia. e a Capo d'Orso! Marzo, Aprile. 502. (*) > cupularis Bert. (N. Bertolonii Parl.). Lungo i ruscelli nel- l'isola Spargi tra punta Zanotto e punta Bonifazzina! Isola Maddalena a punta Marginetto! Marzo, Aprile. NB. L’Arcangeli nella Flora italiana indica questa specie solo della Toscana e della Lunigiana, ma nell'elenco del Barbey si trova indicata di Sardegna. | 503. CH Narcissus serotinus L. Comunissimo nelle isole Maddalena, Ca- prera e S. Stefano e nella Costa sarda a Tre Monti, Capo d'Orso ecc.! Ottobre, Novembre. Ha DIOSCOREACEAE. 504. Tamus communis L. Caprera (Gennari), Isola Maddalena e S. Ste- fano! Aprile. ASPARAGACEAE. 505. Asparagus albus L. Isola Maddalena! S. Stefano (Gennari), Ca- prera! Luglio. 506. » acutifolins L. Caprera e Maddalena (Gennari), Maggio. - FLORA DELL'ARCIPELAGO DI MADDALENA 269 507. (*) Ruscus aculeatus L. Isola S. Stefano! Bu 508. Smilax aspera L. Caprera e Maddalena! Maddalena (Ascherson et Rheinardt). Marzo. Di LILIACEAE. + 509. LI Urginea Scilla Stein. (Scilla maritima L.). Comune nei luoghi 34 . umidi e lungi i ruscelli a Caprera, Maddalena, S. Stefano, Spargi e in tutta la costa sarda! Agosto. 510. C) Scilla autumnalis L. Isola Maddalena! Costa sarda a Tre Monti! Caprera! Settembre. all. y hyacinthoides L. « In insula Maddalena locis cultis 1837 4 | (Ex herbario Moris Barbey l. c. p. 61). E 512. Hyacinthus Pouzolzii Gay. ( H. fastigiatus Bert.; Scilla verna i Moris). Isola Caprera (Gennari), Isola Maddalena all'Abba- toggia! Isola Spargi a punta Bonifazzina! Aprile, Maggio. 513. Muscarı comosum Mill. (Leopoldia comosa Parl.). Caprera e S. Ste- fano (Gennari), Isole Spargi e Maddalena! Aprile. 514. Allium Ampeloprasum L. Isole intermedie (Moris Erbario) Barbey l. e., p. 61. Isola Spargiotto! Maggio. ae 515. (*) » Chamaemoly L. Comune nelle isole Maddalena, Caprera, . E S. Stefano e nella Costa sarda! Dicembre, Gennaio. 5 Sie» triquetrum L. Caprera (Gennari), Isole Caprera , Madda- lena e Spargi! Aprile. BIS. 3 subhirsutum L. Caprera RER isole Maddalena e Spargi! Maggio. 518.3 roseum L. Caprera e S. Stefano, non comune, (Gennari). UR Aprile. x 519. Asphodelus microcarpus Viv. Isole intermedie (Herbarium Moris), (Barbey l. c., p. 61). Comunissima in tutte le isole del gruppo e nella costa Sarda! Marzo. ()» mierocarpus var. Morisianus Parl. Isola Maddalena. Marzo. NB. L'Arcangeli, seguendo il Parlatore, considera come vera specie ` questa varietà dell’ Asphodelus microcarpus. A me sembra che i corno teri differenziali riferiti non siano sufficenti a MAH. ALISMACEAE. 520. () 4 Alisma ranunculoides L. Cisterne e luoghi indit nelle isole Maddalena e Caprera! Luglio. 521. Triglochin Barrelieri Lois. Caprera agli Stagnali! Caprera (Gen- nari), Isola Maddalena! JUNCACEAE. 522. Juncus acutus L. Caprera (Gennari). Maddalena (Ascherson e Rei- nhardt) Isola Spargi! Costa sarda al Liscia! Aprile. 523. >» bufonius L. Caprera (Gennari), lungo i ruscelli all’ Isola | Spargi! Maddalena a Nido d'Aquila! allo Stentino presso i Tre Monti, Costa sarda! Aprile, Giugno. 524.0)» ` pygmaeus Thuill. Isola Caprera, luoghi umidi a Cala Ga- e ribaldi! Giugno. 525. >» heterophyllus L. Ruscelli e cisterne delle isole Caprera, Maddalena e Spargi! -826(*) » maritimus Lamk. Luoghi paludosi marittimi allo Stentino presso Tre Monti, Costa Sarda! Giugno. 527. » lamprocarpus Ehrh. Luoghi umidi di Caprera e Madda- lena (Gennari). allo Stentino presso Tre Monti, Costa sarda! Giugno. ,998.. » conglomeratus L. Caprera (Gennari). Maggio. 520. » capitatus Weig. Abbondante nelle isole Caprera Madda- lena e Spargi e nella Costa sarda! Luglio. ARACEAE. 590. (°) Ambrosinia Bassii L. Abbondante in Caprera, Maddalena, S. Stefano, Spargi e nella Costa sarda! Dicembre, Febbraio. 581. Arisarum vulgare Targ. Tozz. (Arum Arisarum L.). Caprera (Gen- nari) isole Maddalena e S. Stefano! Marzo. 532. (°) Arum italicum L. Isola Maddalena! Marzo. FLORA DELL'ARCIPELAGO DI MADDALENA 271 533. (7 Arum pictum L. Frequente nelle macchie in Caprera, Maddalena, S. Stefano e nella Costa sarda! Ottobre, Novembre. 534. Dracunculus muscivorus Parl. (Arum museivorum L.) (A. eri- nitum Bert.). « In rupestribus maritimis insulae la Madda- lena Majo 1837 » (Ex herb. Moris, Barbey, l. c., pag. 56). Maddalena (Gennari), Isola Maddalena a Cala Inferno e a punta Marginetto! Isola Spargi presso lo stazzo Natale! Aprile, Maggio. CYPERACEAE. 935. Cyperus longus L. Caprera, Maddalena (Gennari). Aprile. 536. (°) » badius Desf. Isola Maddalena! Aprile. » > è inconspicuus Genn. Caprera (Gennari). 537. |.» rotundus L. Caprera, campagna Garibaldi (Ascherson et Reinhardt. introdotto? Barbey l. c., p. 118). 538. (*) Schoenus nigricans L. Isole Spargi e Maddalena! Aprile. 539 (*) Scirpus lacustris L. Paduli alla foce del fiume Liscia, Costa sarda! Maggio. 540. » Holoschoenus L. Isola Maddalena! Caprera alli Stagnali (Gennari), Caprera (Ascherson e Reinhardt). Aprile. 941...» Savii Seb. e Maur. Caprera e S. Stefano (Gennari), Isole Maddalena e Spargi! Costa sarda a Tre Monti! Giugno. 542 C)» maritimus L. Lungo il fiume Sorao al Parau, Costa sarda! Aprile. 043. Carex serrulata Biv. Isole Caprera e Maddalena! Isola Spargi! Aprile. 544. (*) Carex stenophylla Whlb. Isola Caprera agli Stagnali. Aprile. NB. Specie nuova per la Sardegna. Meglio da considerarsi come va- rietà della Carex divisa Huds. a cui fa passaggio per la C. chaetophylla Steud. (C. setifolia Gr. e Godr.) (Fiori). 945. Carex divulsa Good. Caprera e Maddalena (Gennari), a Capo d'Orso nella Costa sarda! Aprile. 546. >» Linkii Sehkuhr. (C. gynomane Bert.; C. sarda Link.) S ANTONIO VACCARI Caprera abbondante (Gennari), Caprera presso la casa Garl- baldi! Aprile. 547. CH Carex microcarpa Bert. in Moris. Luoghi umidi a Cala Batti- stona presso Tre Monti, costa sarda! Giugno. t 548. » distans L. Caprera (Gennari). Aprile. — 949. » punctata Gaud. 3 pallida Genn. Caprera (Gennari). Aprile. 550. » extensa Good. Caprera al passo della Moneta (Gennari). Aprile. GRAMINEAE. 551. C) Phalaris minor Retz. Isola Maddalena! Maggio. 552 (°) » nodosa L. Campi alla foce del fiume Liscia nella Costa ; sarda! Maggio. 553. Anthoxanthum aristatum Boiss. Isole Spargi e Maddalena! Caprera (Gennari) Aprile. (A. Puelii -Lecoq.). 554. » ovatum Lag. Caprera (Gennari). 555. Cynodon Dactylon L. Isola Maddalena! Isola Caprera (Ascherson e Reinhardt). | 996. Digitaria sanguinalis L. Caprera, campagna Garibaldi (Ascherson e Reinhardt). 997. Ammophila arundinacea Host. (Psamma arenaria K.; Calama- i grostis arenaria Roth.). Arene marittime dell’ Isola Madda- lena, al seno della Petiechia e ai Giardinelli! Isole intermedie (Herbarium Moris) (Barbey l. e.). Luglio. 558. Agrostis pallida DC. Isola Caprera (Gennari), pianure alla foce del ` Liscia! Aprile. 559. y x e Rheinardt). Maggio. 560. » alba L. Allo Stentino presso Tre Monti nella Costa sarda! Caprera (Ascherson e Rheinardt). Giugno. 561. » stolonifera Parl. Isola Maddalena (Gennari). Aprile. 562 (°) Gastridium lendigerum Gaud. Campi aridi a Punta Battistona ` presso lo Stentino a Tre Monti, eosta sarda! Giugno. ig fd idis ig verticillata Vill. Isola S. Stefano! [sola Caprera (Ascherson dun maritimum E Pianure alla foce del fiume dnos Sin sarda! Maggio. » maritimum 8 subspathaceum Parl. Fl. It. p. 200. Caprera (Gennari), Maddalena! Maggio. 564. Lagurus ovatus L. Isola Maddalena (Gennari), Isola Caprera! Costa sarda a Tre Monti! Barca Bruciata! Luglio. 565. Stipa tortilis Desf. Caprera (Gennari) Isola Maddalena! S. Stefano (Gennari), Isola Spargi! Aprile Maggio. 566. Holcus lanatus L. Caprera (Gennari). Aprile. 567. CH Molineria minuta Parl. (Aira minuta Loef.). Isola Caprera presso la tomba del cavallo di Garibaldi! Aprile. NB. Questa specie è stata finora raccolta in Sardegna in una sola lo- calità a Toneri de Seni (Vedi Barbey l. c. p. 191) dal Marcucci. 568. Aira Cupaniana Guss. Isola Caprera (Gennari). Aprile, CH » 8 incerta Ces., Pass., Gib. A Capo d'Orso nella Costa sarda! Isola Spargi! Aprile. DOR 6 caryophyllacea L.. Caprera e Maddalena (Gennari). Aprile. 570. » interinedia Guss. Caprera (Gennari). Aprile. 571. Trisetum neglectum R. Isola Maddalena (Gennari) Aprile. 572. Avena barbata Brot. (Avena fatua Bert.) Isola della Maddalena (Gennari). Aprile. 913. ()» sterilis L. Isola Spargi ! Aprile. 574, Lamarckia aurea Moench. Caprera e Maddalena! S. Stefano (Gen- nari). Aprile. 575. Melica minuta L. Sulle rupi del monte: Tejalone e KEE (Gen- nari) Aprile. 576. () > Magnolii Gr. e Godr. (M. ciliata Auct.). Isola Maddalena a Punta Villa! Maggio. | 577. (°) > major Sibth. e Sm. A Capo d' Orso nella Costa sarda! Aprile. = (") Glyceria plicata Fries. Paludi alla foce del fiume Liscia. Costa sarda! Maggio. 579. (") » maritima M. et H. Luoghi umidi marittimi allo Stentino presso Tre Monti nella Costa sarda! Giugno. ` ` NB. Il Parlatore e l'Areangeli indicano questa pianta di Sardegna - 18. Malpighia anno VII, vol. VIIL ; preci À Il a E Fp 192) crede che la pado di are debba riferirsi ala G. festucaeformis; ad ogni modo la G. mad non è che una varietà della G. distans. Quest’ ultima indicata però solo di Cagliari: concludendo la G. maritima non può ee come nuova per la Sardegna se non con dubbio. 580. Glyceria spicata Guss. Su un rigagnolo in Caprera presso la casa Garibaldi! (Gennari). Aprile. 581. (^) Selerochloa maritima Lindl. Arene marittime a Cala Batti- - stona presso Tre Monti! Costa sarda. Giugno. Ge Poa rigida L. (Sclerochloa rigida Panz., Scleropoa rigida ( xris.). Isola Spargi! Caprera (Gennari). Aprile. annua L. Isola Maddalena (Gennari). Aprile. trivialis L. Caprera e Maddalena (Gennari). Aprile. 585. Briza maxima L. Caprera e S. Stefano (Gennari), Isola Madda- lena e Spargi! A Capo d'Orso nella Costa sarda! abbon- dante. Aprile. 986. » minor L. Caprera! Isole Maddalena e Spargi! Costa sarda Maro a Capo d'Orso e al Liscia! Aprile. i 587. Dactylis glomerata L. Isole Maddalena e Caprera! Maggio. 588. Cynosurus echinatus L. Caprera e Maddalena (Gennari). en » » $ purpurescens Ten. Isola Maddalena! Aprile. 589. Koeleria phleoides L. Isole Maddalena e Caprera! 590. (*) > villosa Pers. Isola Caprera a Cala Coticcio! Giugno. . 591. (°) Vulpia ciliata Link. Isola Spargi! Aprile. 592. (*)» myuros Gm. Isola Caprera. SE » è bromoides L. Caprera e Maddalena (Gennari), ^s 593. » geniculata Link. Caprera (Gennari). Aprile. Pascoli di Mad- Së | dalena (Lisa in Herb. Moris), (Barbey 1. e., p. 71). 594. Bromus madritensis L. Isola Maddalena! Caprera (Gennari). Aprile. — + UNE ox maximus Desf. Caprera e S. Stefano (Gennari). Aprile. . 596. » fasciculatus Presl. Caprera (Gennari). Aprile. SE SIT. > Serrafnleus racemosus Parl. Pascoli di Caprera (Gennari), Costa = Sarda a Capo d’Orso! Aprile. 598. C) Latium pen Gaud. Isola Maddalena! Aprile. ; Lolium perenne L. Ge e S. Stefano (Gennari). Aprile. » pseudo-linicola Genn. Caprera fra i seminati (Gennärkk Aprile. 601. Gaudinia fragilis PB. Caprera (Gennari), Isole Maddalena e Spargi! Costa sarda a Capo d'Orso! al Liscia! Maggio. 602. Catapodium loliaceum Link. Caprera. Maddalena e S. Stefano (Gennari). Aprile. 603. Brachypodium distachyon R. et S. Caprera (Gennari) (Ascherson et Reinhardt.) Maddalena! Aprile. 505. » ramosum R. et S. (Triticum coespitosum Moris). Caprera (Gennari), Isola Spargiotto! Caprera a Cala Coticcio! Maggio. 605. (*) Agropyrum junceum PB. (Triticum junceum PB.). Spiaggia di Liscia di Vacca, Costa sarda presso Capo Ferro! Giugno. 608. (*) Aegilops ovata L. Isola Caprera a Poggio Rasu! a Cala Coticeio! Giugno. 607. Hordeum murinum L. Caprera e S. Stefano (Gennari), Isola Mad- dalena! Aprile. 608. (*) » maritimum L. Isola Caprera! Costa sarda alla foce del : Liscia! Aprile. 609. » bulbosum L. (H. strictum Moris). Caprera, raro (Gennari). Aprile. i 610. Lepturus incurvatus Trin. Sabbie marittime di Maddalena (Gen- nari), Isola S. Stefano! Maggio. - 611. (*) » filiformis Trin. Spiaggia di Liscia di Vacca presso Capo Ferro. Costa sarda! Giugno. r 612. Corynephorus articulatus PB. « In arenis maritimis insulae la Maddalena » (Herb. Moris), (Barbey 1. c., p. 68). | AGOTILEDONI VASCOLARI POLYPODIACEAE. 613. E vulgare L. Dë (Gennari, Ascherson e Rhein.), sula Caprera al Tejalone! Aprile. ` 14. Asplenium Trichomanes L. Muri campestri di Caprera e Maddalena | (Gennari). Aprile. '. > Adiantum nigrum L. Caprera (Gennari). » nigrum$ acutum Borg. Caprera! Aprile. obovatum Vis. Caprera (Gennari), Isola Maddalena! Aprile. NU 8 longipes Genn. Maddalena (Gennari). marinum L. Maddalena (Gennari), Maddalena a punta Mar- À l ginetto! Isola Spargiotto! Maggio. si 618, nmn leptophylla L. Luoghi ombreggiati umidi di BE 1 lena e Caprera (Gennari) Aprile. j 9. Pteris aquilina L. Caprera (Gennari), Isola Maddalena a punta Si Marginetto ! ! Isola Spargi ! Maggio. 620. € Chei lanthes odora. Sw. (Ch. Tinei Tod.). Maddalena e Caprera ps (Gennari). Aprile. Toe 621. Adiantum Capillus- Veneris L. ER e S. Stefano ( Gennari), Isola Maddalena ! Maggio. Lol pr 1 mum Desf. Caprera alli Stagnali, e s Stefano (Gennari udi SELAGIN BLLAUEAR, FLORA DELL'ARCIPELAGO DI MADDALENA ISOETEAE. 524. Isoetes Hystriæ Dur. (Cephaloceraton Hystrix Genn.). Caprera alli Stagnali (Gennari), Isola Maddalena ruscelli a punta Testic- cioli! Maggio. i hystrix Dur. 8 subinermis Dur. (Cephaloceraton gymnocar- pum Gennari. Cephaloceraton pseudo-hystri» Gennari). Ga- prera (Gennari), Caprera a Cala Coticeio!-Isola Maddalena a punta Testiccioli assieme alla specie! Maggio. Duriaei Bory. ( Isoetella Duriaei Gennari). Caprera. Aprile. dubia Gennari. » 8 maculosa Genn. » Y emersa Genn: Le prime due forme in un riga- gnolo dell'Isola Maddalena dalla parte di Ponente ove sono abbondantissime, la terza che, a quanto pare, è forma di- pendeute dal luogo, si trova in Caprera a AS Palma (Gennari Flora di Caprera pag. 96). | | NB. — Nel Maggio 1893 su queste indicazioni del Gennari mi sono | recato alla ricerca del suo Z. dubia e cominciai a percorrere la costa di ponente di Maddalena da cala Francese fino all'Abbatoggia; la stagione ` era eccezionalmente asciutta, pure nel letto di varii rascelli trovai molte piante di /soetes. Per quanto però ne seavassi non riuscii che a trovare esemplari dell’ Z. hystrix e 5 subinermis. i : L >arimenti senza risultato fu la mia ied. in Caprera. a Porto Palma nel -mese di Aprile. BIBLIOGRAFIA . W. Barber. Sëtze Sar deae: Compendium. Lausanne 1884. I. H. Moris. Flora Sardoa. Vol. I-II. -Taurini 1837-59. PARLATORE e Carver. Flora Italiana. Firenze 1848-94. ARCANGELI. Compendio della Flora Italiana. Torino 1882. Gersnar. Florula di Caprera. Nuovo giornale Botanico Italia o H, 1870. A. BALDACCI A. BALDACCI — Rivista critica della collezione botanica fatta nel 1892 in Albania. ( Continuazione e Anc) = 173. H. Friwaldii Rchb. tab. 196; Boiss. Fl. or. III, pag. 869, sub ..H. pannoso. In rupestribus m. Bacalà (Acroceraunia)! Num. collect. 152. 174. H. divergens Naeg. et Pet. Monogr. II, pag. 332 (sec. Freyn in litt.). In rupestribus silvarum supra « stani » Darda m. Tomor Maja! Num. . collect, 212. I miei esemplari non sono cotonosi, ma lanosi. Questa specie ram- menta, a detta di Freyn, per le foglie inferiori grossolanamente ondu- - lato-seghettate e allungate, certe forme di H. boreale Fr. e H. rigidum Hatlem., ma sta senza dubbio nella sezione « Andryaloidea ». 175. H. pannosum Boiss. Diag ser. I, 3, pag. 32. . In rupestribus monte Tomor Maja! Num. collect. 281. Corrisponde alla specie di Boissier principalmente per gli achenii pal- meam. MH. pannosum Boiss. 5. taygeteum Boiss. Fl. or. III, pag. 869. In ee za as distr. Kuci! et in rupestribus m. Tomor jugo EE, E d COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA Nempe foliis versus basin caulis plus minusve congestis et anthela ideo valde elongata. In alpinis m. Stogò (Aeroceraunia)! Num. collect. 211. Freyn ha veduto molte volte il Æ. calophyllum della Dalmazia me- ridionale, Montenegro ed Erzegovina. Egli dice che esso è uno dei xe meglio distinti della sezione « Andryaloidea ». 179. Edrajanthus graminifolius A. DC. Prodr. VIL, pag. Wettst. L e. pag. 16: Beck 1. c. pag. 8. In saxis subalpinis m. Kandaviz (Grivas)! et in rupestribus m. Tomor Maja! Num. collect. 153 et 284. Secondo Wettstein 1. c. gli esemplari delle due citate località vanno considerati colla forma « elata » la cui fondazione non mi sembra ri- gorosamente accettabile. 180. Edrajanthus Kitaibelii A. DC. Prodr. VII, pag. 449; Wettst. Monogr. Hedr. pag. 11; Beck Gatt. Hedr. pag. 7. In excelso jugo m. Kiore (Acroceraunia) 2017 m.' Num. collect. 81. I miei individui sono compresi nella forma alpina di Wettstein. Questo autore che ha dato una pregevole monografia del genere, ha il torto di aver voluto riconoscere e descrivere tante varietà a cui non sfugge al- cuna specie, massimamente quando il suo habitat si estende da luoghi più o meno bassi verso le stazioni alpine o subalpine. Io sarei piuttosto per credere con Beck I. e. che anche UE Kitaibelii sia una varietà | dell’ E. graminifolius. 181. Campanula parnassiea Boiss. et Spr. Diagn. ser. I, 7, pag. 17. In paseuis alpinis infra m. Grükesurit et Kandaviz (Grivas). Num. collect. 154. : Boissier Fl. or. III. pag. 917 si domanda se per l abito suo questa. specie non debba riunirsi eogli Edrajanthus. Beck nella sua memoria sul Ke non SATA AMO: della c. Be Io arguisco ` che la A. BALDACCI scente verso l'apice, mentre sta col genere Campanula per gli stami dilatati alla base e per la cassula non sporgente dal tubo del calice. - 182. Campanula Halaesyana Bald. in sched. it. alb. 1892. = C. AO Heldr. et Hausskn. ined. sec. Hal. in litt. Sectio: Medium A. DG. et Boiss. Fl. or. III, pag. 893; subsectio: Triloculares Boiss. ibid. Glabra vel glaucescens, caulibus decumbentibus erectisve inferne = nudiusculis, nullis sterilibus; foliis erassiusculis, inferioribus et caulinis . ovato-obtusis, suborbiculatis, in petiolum attenuatis, superioribus ovato- lanceolatis vel lanceolatis, sessilibus; floribus terminalibus, solitariis, me- diocribus, eoeruleis, longe pedunculatis; calyce in parte adnata turbi-_ nato-peutagono, in parte libera quinquepartito, laciniis anguste lanceo- 1 latis, acutis, tubo aequilongis: corolla expansa, ealyce duplo longiore, ad dimidiam partem in lobos oblongo-acuminatos fissa; stigmate trifido, capsula triloculari. Perennans. Habitat in summo cacumine m. Tomor Maja (2500 m.) Num. col _ lect. 214. Floret Augusto. e . Non avendo avuto mezzo di confrontarla con altre orientali sono d'av- viso ehe la mia Campanula appartenga al ciclo della C. cenisia L. colla quale non condivide la glabrosita singolare di tutta la pianta, la man- canza di cauli coronati all'apice da numerose foglie in rosetta, le foglie | meno spatolate e non ciliate, i pedicelli più lunghi a lacinie calicine più | strette ed appuntite. 183. Podanthum limonifolium Boiss. Fl. or. II, pag. 951. ; .. n saxosis ealeareis ad verticem m. Sasica supra Kanina distr. Val- ` va lona! et in declivibus aridis m. H. Vasilios versus Capo Linguetta! © E vet 24. 184 Pyrala secunda L. Sp. 568. In silvaticis s (decer m. SE distr. Kuci (1700 m)! Num. | lect. 355. pe COLLEZIONE BOTANICA 1892 ALBANIA . 185. Phylliraea angustifolia L. sub varietate. In dumetis ad pagum ,Mavrova distr. Vallona! Num. collect. 156. A. cl. Solereder recognita. Forma molto distinta che può passare per specie. Finora non fu in- dicata nel Levante. Nell’ Albania concorre a formare i dumeti colla UE Quercus coccifera, Pistacia Lentiscus, Myrtus communis, ecc., verso — le parti marittime dove fruttifiea copiosamente, mentre le sue conge- neri (Ph. media L. e Ph. latifolia L.) benché più divulgate, fioriscono e fruttificano meno. À 186. Cynanchum acutum L. Sp. 310. Ad mare prope H. Vasilios versus Capo Linguetta distr. Vallona! et B ad sepes infra Berat. et Fieri. Num. collect. 285. 187. Gentiana verna L. Sp. 228. (Cfr. Wettst. Beitrüge ecc. pag. 76. In altissimis m. Tomor Maja (2400 m.)! Num. collect. 288. 188. Erythraea pulchella Fries, Nov. ed. pag. 74. In herbidis ultra Selenitza distr. Vallona! et in campis ad Frakula distr. Musakijà! Num. collect. 25 et 287. Molti esemplari portavano i fiori bianchi. Io mi chieggo al riguardo se un sistematico di coscienza può fondare delle specie considerando il ` solo colore dei fiori. Eppure ciò è succeduto e tuttora accade. Questo grave errore è anche manifestato da Bunge in Ledeb. Alt. I. pag. 220 e Ledeb. Ie. tab. 159, sec. Boiss., il quale propose VE. Meyeri in tutto uguale alla nostra, eccettuata la corolla bianca. 189. Erythraea spieata Pers. Syn. I, pag. 283. In eultis ad Cisbarda distr. Vallona! Num. colleet. 215. 190. Cosvolvalus lineatus L. Sp. 224. In aridis secus viam Vallona — Armeni l. d. Ciafabar! Num. col Eoi Ka Fan ; n ur dae (eu T SEN e il C. lineatus ebbe certamente A. BALDACCI materiale sufficiente per ben distinguere le presenti due specie che dagli Autori posteriori sono state confuse. Vi sono sistematici che, pur di de- scrivere hanno miseramente colpito anche il genere Convolvulus, uno - dei più caratteristici e facili argomenti del fitografo come del biologo. E | quei sistematiei, dai due buoni, ma non eccellenti tipi linneani precitati, irassero una serie di nuove forme che, stando almeno alle deserizioni, appaiono somiglianti, se non identiche fra loro. Io debbo limitarmi a dire che per il singolare tomento i i la pianta di Vallona si à avvicina al C. lineatus. y 191. Convolvulus tenuissimus Sibth. et Sm. Prodr. fl. gr. pag. 79, tab. 195. In arenosis infra alios et flumen Sucitza l. d. Ciafabar! Num. col- lect. 27. INC. althaeoides L. è un tipo che avrebbe diritto di includere la specie di Sibthorp. Ma questa non corrisponde con la prima per il to- mento argentino da cui è ricoperta e per le foglie cauline un po' più = divise. Per parte mia cotesti caratteri sono esclusivamente occasionali e dipendono dall’ubicazione che, per quanto si dica in contrario, ha tuttavia una vasta influenza nella vita dei vegetali. Ho perciò veduto che mentre il C. althaeoides per lo più vive in luoghi non tanto esposti al sole, il C. tenuissimus al contrario ha assoluto bisogno di siccità e . di calore, tant'è vero che in date località il solo C. tenuissimus resiste alle più alte temperature. E che sia così e non altrimenti lo dimostrano gli esemplari di ambedue le specie raccolti, p. es., pell Italia setten- ` | trionale e centrale ove è assai difficile di trovare la differenza assoluta. ` X dunque la pianta di Sibthorp una variazione meridionale del C. al thaeoides oppure ne è una diretta derivazione? Nell'un caso come nel- altro io reputo che essa sia una forma degna di speciale ricordo per la ee botaniea del dominio mediterraneo 3 d : 192. wisis, Erichymum L. Syst. ed. Murr. pag. 140; iia In summo cacumine m. Capin (1846 m.) distr. Kuci! Num. collect. 157. AE impossibile per me di bene stabilire à quale delle infinite varietà & 1892 ALBANIA proposte per questa pianta spettino gli individui del N. 157. Essi vi- vono parassiti sul Galium purpureum e Satureja montana; hanno i fiori sessili con calice rossastro, i sepali lunghi quasi quanto i petali ovato-laneeolati acutissimi, e gli stami appena più corti dei petali. 193. Onosma stellulatum W. K. Pl. rar. Hung. pag. 189; tab. 173. In declivibus herbidis et saxosis m. Sasica supra Kanina! et in sil- vaticis sub m. Kudesi distr. Vallona! Num. collect. 26. Varia moltissimo, ma le sue varietà presentano un interesse relativa- mente piccolo. I miei esemplari sembrano potersi riportare alla forma 8 pallidum Boiss. Ho osservato del resto nel m. Kudesi (1990 m.) tutti i più sensibili passaggi della forma genuina alla var. 0. erectum Boiss. 194. Onosma sp. In descensw m. Tomor Maja versus pagum Lju- besa! Num. collect. 217. È specie prossima all’ O. stellulatum W. K. — Degen in litt. dice che da essa differisce (cfr. Borbás Math. term. Kózl, 1877) « pilis pedicel- lorum et calycis accumbentibus (nec patentissimis), foliis duplo angu- stioribus, adpresse stellulato-canescentibus, caule subsimplici vel semel - bifurcato, humili (tota planta 20-25 em. tantum alta), pedicellis etiam post anthesim calyce 2-21/,-plo brevioribus, bracteis calyce gracili, longiore, angustiore. Haec planta Moltkiam auream revocat. Pedicellis brevibus corollaqua calyee duplo longiore convenit quidem cum 0. echioide L. vero! (cfr. Kerner Veg. Ver. v. Ungarn) hoc autem differt indumento toto hispido, patentissimo et foliorum forma. 195. Lycium europaeum L. Syst. I, pag. 228. Ad sepes prope Mitika distr. Prevesa! Num. collect. 242, 196. Hyoscyamus albus L. Sp. 257. - pe In silvaticis ad pagum Pljoca sub. m. Kudesi, distr. Vallona! N collect. 290. 197. Serophularia canina L. Sp. 865. A. BALDACCI die S jugo m. Tomor Abbas Alì (2450 m.)! Admodum rara. Num. collect, 218. | ET Digitalis laevigata W. K. Pl. rar. Hung. II. pag. 1717 tab. 158. In dumetis ad basim m. H. Vasilios versus Capo Linguetta distr. A ! Num. seen 294. 199. Veronica tagirindà L. Sp. v . In saxosis*m. Sasica supra pagum Kanina! et in dumetis ad Fleva . versus Capo Linguetta distr. Vallona! Num. collect 292. t 200. Linaria cirrhosa Willd. Enum. pag. 639. Ad margines agrorum et viarum prope Vallona! et in sabulosis eultis planitie Frakula distr. Musakiji! Num. collect. 84. Tanto gli esemplari raccolti nel « 1889. Iter bot. in penins. balean. » che quelli del 1892 furono distribuiti sotto il nome L. Halacsyi Bald. in sched. Ora però ho ragione di credere che questa pianta sia per- fettamente la precitata specie di Willdenow o di Linneo (Antirrhi- num cirrhosum). Y pedicelli peraltro assai più lunghi della foglia cui | C | corrispondono non manifestano in alto la ripiegatura cirriforme carat- teristica: essi sono appena rieurvi anche a inoltrata maturità del frutto. 201. AN Elatine Mill.; var. sana Boiss. FI. or. IV. pag. 367. In cultis ad Frakula distr. Musakfjà! Num. collect. 83. Ho. distribuito gli esemplari di Frakula col nome L. bombyeina 1 o jiss. Ora convengo che non possono essere innalzati al grado di specie. Essi rappresentano una distinta varietà mediterranea. a cagione della illosità e dei Gg assai piü brevi che nel tipo. : auesta spocie A a conti confronto critico. della ` essa Retter che puo conservarsi lipo : a sh; per iiia intimamente legato a fenomini geografici, 203. Linaria alpina L. sp. 615 sub Anthirrhino. In glareosis alpinis m. Tomor Maja (2350 m.)! Num. collect. T 204. Linaria Sibthorpiana Boiss. et Heldr.: var. peloponnesiaca ` Boiss, Fl. or. IV, pag. 378 di In silvaticis sub. m. Kudesi distr. Vallona! Num. collect. 82. Siamo in presenza di uno di quei casi tanto dubbi e critici ehe nep- pure il più eopioso materiale può fornirci una qualsiasi risposta decisiva. Questa pianta sembra propria delle provincie balcaniche del Sud-Ovest. Ma se noi analizziamo esemplari d'Italia, particolarmente del Napole- tano e di Sicilia, della affine L. genistaefolia Mill. e sue varietà tro- ` viamo che si riscontra una lievissima traccia differenziale fra questa e quella. Il presente è quindi un altro caso che rinforza le mie idee sulla propagazione delle piante dall'Italia verso l Oriente o viceversa. Murbeek Beitr. Fl. Südbosn. ece. pag. 75 riporta una dissertazione ` sulla contestata specie di Boissier ed Heldreieh, e, dopo aver detto ` ehe le stazioni erzegovesi si collegano colle greche mediante le località del Montenegro (el ora con quella d’ Albania), esclude che la L. Sib- thorpiana abbia analogia colla L. genistaefolia Mill. cum. var. = L. linifolia Chav. E quindi conclude che il nuovo nome di Boissier ed Heldreich non è superfiuo, designando esso una specie propria. Il mio parere è di essere a questo riguardo riservato. Ma parmi che il tipo proposto di L. Sibthorpiana ece. dopo un accurato stadio comparato non potrebbe più reggere coll’attuale valore, e le due varietà di esso (L. peloponne- siaca e L. parnassica Boiss.) dovrebbero riunirsi colle diverse forme di . L. genistaefolia. 205. Pedicularis graeca Bge. Bull. phys. math. Petersb. I, p. 10. In herbidis alpinis m. Tomor Maja (2250 m.)! Num. collect. 219. Ha grande nep colla P. leucodon nin, JI Friderici-Au- E | gusti Tomm., P. brachyodonta Schl. et Vuk. e P. Grisebachii Wettst. pressochè caratteristiche delle catene montuose che vanno dal Sardagh fino in Grecia. Il suo valore specifico può venire contestato: 1.° colla P. leucodon (m. Kobelica nel gruppo del Sar, raccolta e descritta da Grisebach, e nel Rhodope della Tracia sopra Kalofer raccolta da Janka sub P. oc- culta Janka} che ha le brattee più alte, quasi intere, uguaglianti il calice; lunghezza della corolla 9 mm.; 2.° colla P. Friderici-Augusti che presenta minore pelosità, brattee integre non eguaglianti il calice, co- rolla lunga 12 mm. e capsula pure lunga una quarta parte più del calice; 3.° colla P. brachyodonta che ha le brattee pinnatifide, le corolle lunghe .. 8-10 mm, la capsula quasi il doppio più lunga del calice; 4.° colla P. Grisebachii che presenta le brattee inferiori tricuspidate col lobo medio più pronunciato e più lungo del calice: corolla lunga 18-22 mm. avente il . labbro superiore trilobato e capsula sorpassante leggermente il calice. Queste sottigliezze di caratteri che interessano per così poco momento la filogenesi mi inducono a ravvicinare tutte le precitate forme sia come varietà o come specie in un gruppo solo, considerando il loro portamento, i loro leggieri caratteri differenziati in relazione col polimorfismo del genere, e coll’area che abitano. Del resto si aggirano tutte intorno alla P. comosa L. propria di quasi tutte le montagne d’ Europa. 206. Mentha Pulegium L. Sp. 307. In cultis ad Gisbarda distr. Vallona! Num. collect. 220. I miei esemplari mostrano una tomentosità generale che li fa spettare “alla var. M. tomentella Hoffm. et Lk , la quale ha diritto di conside- razione geografica per la stabile presenza nelle parti ealde del Levante | ove il tipo è piuttosto raro. 207. Thymus capitatus H. et L. FL port. Sp. 123. Per dumeta et apriea ad pagum Kanina et alibi frequentissima! Num. ROM - 208. (Rare hirsutus M. B. Fl. taur. cauc. II, pag. 59; var. humil- med. ecc. etiam sub specie. ve dimus. Celak. Flora pag. 53 sub specie, et Borbäs Syan ad Th. Eur. : 5 - così deseritto e ridotto non partecipa alla dannosa mieromorfomania, da 209. Satureja montana L. Sp. 794. In summis m. Cepin distr. Kuci! Num. collect. 159. 210. Micromeria Juliana Benth. Lab. pag. 378. In saxosis m. H. Vasilios versus Capo Linguetta distr. Vallona! Num. collect. 30. -Differisce dalla specie. Ha le foglie inferiori ovate, acute e le supe- riori (florali) strette, uguaglianti o poco superanti i verticillastri portati da pedicelli di 2 mm. Vale quanto la var. P myrtifolia Boiss. Fl. or. IV, pag. 570. 211. Salvia peloponnesiaea Boiss. et Heldr. Sert. I, 7. pag.-47; FI. or. IV, pag. 634. In alveo fluminis Sucitza sub pago Armeni distr. Vallona! Num. coll. 33. A parte il concetto linneano di specie, questa Sala ha diritto di fi- gurare come specie considerata nel senso largo, ma non esagerato ? Parmi , di no tanto.a priori che a posteriori. — Gli esemplari del fiume Sucitza bene confrontati da Haláesy cogli esemplari di Grecia della S. pelopon- nesiaca non sono altra cosa che una interessante variazione della S. verticillata L. colla quale va unita per tutti i suoi caratteri, eccettuato 1.° la lanosita più o meno sericea della pianta intera ché è assai svi- luppata e molto robusta; 2.? i segmenti delle foglie disuguali; 3.? il ca- lice più evidentemente bilabiato. La S. napifolia Jacq. che Boissier dice prossima alla S. verticillata sembra invece differirne filogeneticamente per un earattere biologico importantissimo come quello dei peli viseidi che non si manifestano per nulla nelle altre due specie rieordate. Ed evidentemente il gruppo delle Hemisphaea Benth. et Hook. distinto per « eonneetiva eum filamento primo intuito subeontinua antice in dentem brevissimum pro lucta ; species 2 vel 3 Europae mediae et australis et Asiae occidentalis incolae » V pet cui, per qualche genere e o specialmente negli ultimi suoi anni, è stato | attratto Boissier, uno dei più colti e simpatici sistematici del nostro tempo. . 212. Nepeta orientalis Mill. Diet. N.’ 9: var. parnassiea Heldr. et Sart. in Boiss. Diagn. ser. II, IV, pag. 22 sub specie. ^ du glareosis m. Kudesi (1200 m.) distr. Vallona! Num. collect. 89. Boissier ha pure allargato e riconosciuto oltre i giusti confini il nu- mero delle specie di Nepeta. La mia pianta del Kudesi, stando alla flora del botanico ginevrino, € da ascriversi al gruppo delle Stenostegiae di cui la N. nuda L. è uno splendido esempio, sia per i suoi caratteri, sia per l’area geografica. Scarso a materiale di confronto mi trovo impedito di dire quanto vorrei su tale SE Non esito pero di credere che N. camphorata Boiss. et Heldr., N. parnassica Heldr. et Sart. e N. Spru- nerii Boiss. non possono avere il titolo di specie perché mancano di earatteri stabili. Ho confrontato le deserizioni di Boissier in Fl. or. IV, pag. 653-654 e le conclusioni a cui giunge l'Autore non si sostengono. S Vediamo che le stazioni e le ubicazioni di queste piante sono identiche S -tanto perle une che per le altre. Identiei sono ancora i caratteri. Che vi ha dunque di differente? Il desiderio di fare di tre o quattro piante, . provenienti da diverse località, altrettante specie nuove. Il meglio sembrami di riferire ad un tipo meno dubbio, N. orientalis, queste forme col solo valore di varietà. Ed è anche troppo. . 213. Seutellaria alpina L. Sp. 834. : = a declivibus alpinis orientalibus m. Tomor Maja! Num. collect. 221. BA Scutellaria Columnae All. Fl. ped. I, pag. 40, tav. 84; var. Sibthorpii Benth. in DC. Prodr. XII, pag. 419. : FAB ME rupestribus m. Sasica supra pagum Kanina distr. Vallona! et ad ` 1 Fleva versus Capo Linguetta! Num. collet. 31 et 296. n .É la prima volta che viene trovata in Albania dove yive nei luoghi _ghiajosi o rupestri presso il mare, allontanandosene a Berat località più | settentrionale el interna in eui l'ho veduta. Anch’essa ajuta a sciogliere , il problema antecedentemente posto della distribuzione di molti vegetali | del dominio mediterraneo nella loro emigrazione fra l’Italia e l'Oriente. ` | 215. Sideritis Raeserii Boiss. et Heldr. Diagn. ser. ll. pag. 30. In glareosis m. Kudesi distr. Vallona! Num. collect. Figura nel gruppo Empedoclea Benth. Credo si possa Machen $ im- L mediatamente dopo la S. eretica Boiss. della quale non ho dubbio al- cuno che non sia un collaterale o un derivato. La S. sicula Ucr. = . brutia Ten. è un altro tipo affinissimo che serve a collegare geogra- ficamente fra loro le regioni siculo-napoletane colle aibano-macedono- greche e cretesi. Questa opinione mi si presenta assai giusta dappoichè vedo che oltre Creta, verso l'Oriente, il gruppo di queste Sideritis viene rappresentato dalla S. sipylea Boiss. (m. Sipilo presso Magnesia in Lidia) e dalla S. taurica M. B. nelle altre parti dell'Asia Minore e del Caucaso. ! 216. Staehys cretica Sibth. et Sm. Prodr. fl. gr. VI, pag. 47, ES tab. 558. In herbidis et aridis montium Kanina distr. Vallona! Num. collect. 32. 217. Stachys sp. In rupestribus maritimis ad Fleva distr. Vallona! Num. collect. 87. - d 218. Betoniea graeca Boiss. et Spr. Diagn. ser. I, 5 pag. 27. In declivibus m. Cika (Acroceraunia) 1600 m.! Num. collect. 88. Wettstein in Beiträge FL Alb. pag. 84 conserva il nome B. scardica Gris. sub Stachyde che è anteriore di qualche anno a quello di Bois- sier e Spruner: io preferisco il nome di questi Autori giacchè essi, per i primi, hanno tolto la pianta dal genere Stachys cui non appartiene per le antere a caselle parallele o quasi, come egregiamente mi hanno dimostrato gli esemplari del m. Cika. D'altra parte l'appellativo « graeca » è più esatto che non il nome « scardica ». La B. graeca è un discreto tipo specifico che sembra rimpiazzare in — Levante la B. hirsuta la quale ancora non fu trovata nelle provincie ` meridionali dei Baleani, 219. Lamium Spachianum Clem. in sched. Herb. Caldesii. In glareosis ad nives deliqueseentes m. Tomor Maja (2300 m.)! Num. n collect. 309. e SES Malpighia anno VIII, vol. VIIL Xem i Hamm "o Sert. or. t. 4. — Due TA d ad " bi ug raccolti da Clementi « in lapidosis alp. Olympi bith., 15 Aug. 1850» e conservati nell’ Erbario Caldesi combinano perfettamente colla | mia "a pianta. Quella dell'Olimpo ha la corolla più sviluppata. : 220. Lamium striatum Sibth. di Su. Prodr. tl. gr. VI, pag. 46: tab. ‚557. In asperis secus viam ad Tomorica sub « satani » Kulmak! Nun 221. Teuerium Scordium L. Sp. 790. In humidis ad Frakula et alibi, frequens, par distr. Musakijà ! Num, collect. 297. 222. Lippia repens Sprg. Syst. II, pag. 752. In paludosis maritimis prope Vallona! Num. collect. 35. 223. Lysimachia dubia Ait. Kew. I, pag. 199; Boiss. FI. or. IV, pag. 8. = dn humidis maritimis ad Scalo Vallonat Num. collect. 158. D 224. Coris monspeliensis L. Sp: ‘167. In apricis sub pago Kanina! et in arenosis maritimis planitie vallo- nensis Num. collect, 36. È la prima volta che accade di trovarla Se Levante, Gli esemplari miei sono Lai d SE talvolta epus SC? fiori e » Sage tp annua dai he è anu mE essendo che la C. — liensis sembrà raramente bienne. A della flora a in Beiträge FI. Alb. pag. 88-89, ha dato una estesa e corretta recensione di ciò che sia 3 questa specie piuttosto contestata di Tenore in confronto della G, cor- è difolia L. di cui è derivazione o formazione meridionale. La sua con- elusione è appoggiata dal confronto di un abbondante matériale di Ca- rinzia, Carniola, Istria, Littorale croato, Bosnia,» Erzegovina, Dalmazia à ed Italia. E se la G. bellidifolia non sembrasse specie nel senso. nostro, è tuttavia una forma di specialissimo interesse per lo studio compara- tivo della flora infraadriatiche ed è perciò che non le si può togliere ` 11 almeno il valore di distinta varietà. 226. Plantago maritima L. Sp. 165. In arenosis maritimis ad Vallona! Num. collect. 289. D 227. Plantago Psyllium L. Sp. 115. In maritimis ad Vallona! Num: collect. 216. 228. Statice virgata Willd. Enum. L pag. 336. a In scopulis. maritimis sub m. H. Vasilios versus Capo Linguetta! et in arenosis maritimis planitiei Vallona ! Num. collect. 37 et 37 bis. Sinonimo: S. Smithi Ten. Fl. nap. tab. 223, fig. 2. — Conservo il dubbio che gli esemplari trovati sotto il m. S. Vasilio spettino alla pre- citata specie; essi hanno una certa somiglianza colla S. cumana Ten. Fl. nap. tab. 223, fig. 1, eccettuato la pubescenza g generale (efr. Arcang. Fl. it. pag. 577) che manca nella mia pianta. È, d'altro canto, difficile di ben determinarli non essendo ancora completamente sviluppati. 229, ER BR Host Fl. Austr. Li pag. 427 sub Statice. iud In pascuis EE m. Kandaviz (Grivas) 2000 m.! Num. collect. 160. 230. Pide europaea E Sp. 215. Ad sepes prope Armeni. distr. Vallona! Num. collect. 237. 231. Atriplex rosea L. sur 1493. porre trattarsi della prima specie. che Sg all A. yc Lk. rite- i. mita pour dai buoni Autori, all’ A. rosea. 232. hotte Botrys L. Sp. 320. do alveo fluminis Sucitza ad Armeni distr. Vallóna! Num. colleet 238. go. Noli nm majus A. Beta Koch Syn. ed. II, pag. 695. S In saxosis m. Tomor Abbas Ah sub « stani » Kulmak! Num. col- lect, 222. AN. Petrosimonia erassifolia Pall. Ill. pag. 64, tab, 55 sub Po- | lycnemo. . In arenosis maritimis infra Gorica et Aria distr. Vallona! Num. col- lect. 92. Sinonimo: Petrosimonia crassifolia Bge Anab. pag. 55. — Se si deve credere alla nota di Boiss. Fl. or. IV, pag. 973 « Multum variat indumento, foliis tenifioribus et brevioribus rectis, vel recurvis » questa | pianta che a Gorica occupa un'estensione di tre o quattro Km. è in- . dubbiamento la specie figurata in Pallas |. c. et etiam in tab. 53. Ma . come è venuta dalla Russia australe? ` 285. Seege maritimum L. Sp. 519. In maritimis ad Mitika distr. Prevesa! Num. collect. 248. 236. Daphne oleoides Schreb. Dee. I, pag. 13, tab. 7. D In graminosis P m. Stogb Incem c 1800 m. circa! Num. | collect. 91. E Specie affine alla D. alpina L. che vive al Nord e nel centro del- DEMO mentre la nostra è Ger Ke Mediterranso. va a seconda. de : sua dimora. Gli esemplari dell’ Albania sono ricoperti di peluria ner rami giovani e in ambedue, le pagine fogliari. Però p specie an- cora non è stata sufficientemente studiata. 237. Thesium orient Jan apud M. et K. non Ten. - In asperis ad basim m. H. Vasilios versus Capo Linguetta disi. Vallona! Num. collect. 38. I fitografi hanno confuso e confondono» ancora questa specie. Berto- | loni in Fl. it. II, pag. 742 ne dà una diagnosi relativamente buona: con essa peraltro non s'addicono in tutto gli esemplari albanesi di S. ` . Vasilio, come pure i montenegrini e quelli di località italiane (cfr. Erb. Caldesi) E mi pare che dove Bertoloni dice: « bracteis subternis, subu- latis, mucronatis, carinato-canaliculatis, omnibus flore brevioribus » sia da correggersi cosi: « bracteis subternis, inferiori flore et fructu lon- giore, reliquis brevioribus ». Il pedicello è uguale o appena più corto del diametro longitudinale della drupa. Il Th. divaricatum, secondo Arcangeli in Fl. it. pag. 600 e Boiss. Fl. or. IV, pag. 1062, avrebbe analogia col Th. ramosuin Heyn. Io non dubito invece che questa analogia non sia perfetta identità perché — i due Thesium in parola combinano in tutti i caratteri all’infuori della maggior ampiezza della lamina fogliare e il racemo scabro (Th. ramo- sum). Ma simili caratteri dipendono dalla stazione alpina o subalpina che desidera la ritenuta specie di Heyne. Il carattere poi di una brattea più lunga ehe gli autori attribuiscono al Th. ramosum sarebbe proprio del Th. divariatuin. 238. Osyris alba L. Sp. 1450. In silvatieis sub. m. Zalongo distr. Prevesa! Num. collect. 244 e 239. m M. B. ei taur. cauc. uL pag. In silvis ad pagum Bogdan sub m. Tomor! Num. collect. € | SE Viscum Ox, diat DC. Fl. fr. Iv. pag- 274 che re E Gë? fondamentalmente buoni come il por: Salicornia- fruticosa) e le antere dei- " der una fessura traversale. La località. albanese collega la pianta | 'Istria e Dalmazia a Nord e colla Grecia a Sud. 240. E uplorbtn Peplis L. Amoen. acad. III, pag. 113. du maritimis ad Ralima! et ad Scalo Vallona! Num. ATE MR. Euphorbia Gerardiana Jeq. Austr. V, p. 17, tab. 436. Sg pratis aridis ad Smoktina sub montibus Grivas! Num. collect. 223. La cassula è manifestamente ovata, trisolcata, un poco granulosa; il ovato è un po’ pubescente. Tali caratteri non corrispondono bene lle descrizioni qu autori, 1 ma se a individui di EE si sono SRO corrispondere alla Q. Hali o. Prodr) secondo la deserizione. Ma il presente mio asserto non é confermato dal confronto con esemplari autentici. 247. Quereus sessilifiora Sm. Brit. III, pag. 1026; var. pubescens © Willd. sub. specie. In dumetis, sed rara, ad veterem Apolloniam distr. Musakijà! Num. _ collect. 94. La confusione. che domina tuttora nella classificazione del genere Quercus, porta una difficoltà insuperabile a trattar bene il vasto gruppo della Q. sessiliflora cui spetta la pianta di Apollonia. Gli autori che si sono oceupati dell'argomento (efr. ancora Pokorny, Plantae lignosae ` ecc. pag. 38) ins'stono a distinguere per tipo a sè la Q. pubescens W. che secondo me non è altro che una leggiera modificazione della Q. sessiliftora. $ 248. Quercus conferta Kitaib. in Rchb. Fl. germ. exe. In adi s Camarina sub. m. Zalongo distr. Prevesa! Num. collect. 246. 249. IS Ilex L. Sp. 1412. Constituit silvas in m. Cepin (1000 m.) distr. Kuci! Num. collect. 166. E assai originale la distribuzione di questo albero così polimorfo nelle sue foglie. Nei limiti settentrionali del suo dominio si mescola | con parecchie congeneri a foglie caduche e non rappresenta che una searsa parte dei boschi così formati (in tali località le sue foglie sono appena dentate): al Sud invece inverte il caso formando selve che ‘elevano fino al dominio delle conifere. I monti del centro albanese si i coprono di Leccio dal punto ove termina la Q. coccifera (circa 800 ` m.) fino a 1200 m. e pin. A quell'altezza a arriva allo stato di albero: : perfetto e fruttifica copiosamente. x 250. i Van L. Sp. 1414. } in collibus, e ‘communis, ad pagum Trajás distr. Vallona! Num, col- des 98. 251. una coccifera L. Sp. 1413. Constituit latissima dumeta ad Dukati et alibi (Acroceraunia)! Num. eolleet. 165. Boissier Fl. or. IV, pag. 1169 propone per la Q. coccifera sei varietà. | Tralasciando la & palaestina e la n rigida trovo che le rimanenti sono da ridurre. La « genuina e la à pseudo-coccifera formano una varietà sola; la # integrifolia può passare colla y calliprinos = Q. cal- x liprinos Webb che è una varietà distintissima sviluppantesi in alberi, . raramente in arbusti a rami divaricati, lunghi e pieghevoli (sono ben note in Levante le chiome singolari di questa pianta), foglie grandi, intere, lucide e piane, e squame della cupola eretta. |. 252. Quercus Grisebachii pr cnp Mattei et Bald. Cfr. cenni ed app. | pag. 79. In agro Rad distr. SOEN) et, in silvis sub m. Tomor prope Boli! | Num. collect. 167 et 224. L'area geografica di questa bella specie di Quercia va allargandosi _ colle continue ricerche, Già Grisebach ed Heldreich l'avevano raccolta il primo in Albania, il secondo in Epiro (cfr. G. E. Mattei, Ricerche intorno alla nuova Quercia italiana) Io l'aveva notata nei pressi di Vutzindrò riconfermando le ricerche di Heldreich: ora con queste nuove | località viene meglio appoggiata la scoperta di Grisebach. | È strano lo sviluppo della Q. Grisebachii nelle due località suaccen- nate. A Belcia sono esemplari perfettamente pigmei le eui foglie si di presentano allungate, profondamente seghettate, crenate, colle erena- ` | ture che tendono a piegarsi a cartoccio verso la pagina superiore. I rami giovani sono lunghi, sottili, pieghevoli. Gli esemplari del Tomor | diventano invece alberi enormi, le cui foglie e frutti sono in tutto iden- tiei E figura. di Kotschy riportata dal Mattei. x Orchis maculata L: var, dee Rehb. FL germ. tab. 57. in ellvis ad Logarà TuS Questa varietà rappresenta il tipo lh demle mediterraneo „254. Iris Sintenisii Janka Adat. Erd. pag. 173 et Boiss. Fl. or. pag. 128. Sie, In herbidis sub vertice m. Sasica (Kanina) distr. Tee Nini lect. 39. 255. Allium sphaerocephalum L. Sp. 426. Versus Levani distr. Musakijà! Num. collect. 256. Allium moschatum L. Sp. 427. | In saxosis alpinis m. Tomor jugo Abbas Ali (1900 m.)! Num. col- lect. 227. ; Sinonimi: A. setaceum Cav. Hung. tab. 68. Ic. tab. 206; A. setaceum W. K. Pl. rar. 257. Allium sp. ‘ In saxosis et herbidis, admodum . rara, sub m. Zalongo Zeie Prevesa ! 7 et tantum in fruetu leeta. Num. collect. 251. E 258. hasse glaueus Ehrh. Beitr. VI, pag. 83. pr In humidis Dime ad aquam Logarà sub m. M P ORE. ; Num. collect. 95, 359. Juneus sylvatieus Rchb. Fl. moen. des IL Se: 181. In maritimis circa Vallona! Num. collect. 40 La nostra pianta che appartiene alla sezione dei « Septati » (foglie _ con setti trasversi simulanti nodi dopo il disseccamento, si si riporta al | gruppo del J. obtusiflorus Ehrh. e J. anceps Lah. Differisce dal primo _ per il colore dei fiori ei i pezzi del perigonio molto acuminati; dal s cendo per le foglie non compresse, bitaglienti. Perciò. ho riunito. Ca ai di Vallona col J i cr id benché la brattea invol el ; 260. CES a eiigus Lam. Dict. III, pag. 264. na me s planitie vallonensi! Num. collect. 41. : iua E difformis L. Sp. 67. Ae -. Secus viam, in inundatis et oryzetis, e „Borat ad Morava distr. Va sakijà! Num. collect, 2. si 262. Cyperus colla abito Gris. Spie. fl. rum. et bith. II, pag. 421. In planitie. vallonensi! Num. colleet. 42. TANT inonimi: Schoenus mucronatus L. e Galilea mucronata Pd 268. Cyperus rotundus L. Syst. pag. 98. In cultis planitie Frakula distr. ER Num. collect. 122. ; 264. hail racemosus L. Ws 1487 sub Cenehro. In alveo fluminis Vojutza infra Frakula et Armeni distr. Vallona ! pe collect. 240. 265. TE LI Sibth. et Sm. Prodr. fl gr. I, tab. 92 sub. ‘Rotboellia. | «...;. e i ei ZE di Ad sepes Leo Miet s distr. Berat! Num. collect. 229. i 266, Phleum ae | Ee Sp. 88; var. commutatum Gaud. Agr. I, n pag. 40 sub specie. | In alpinis ad nives Ad m. Kandaviz (Grivas); in distr. Te- pelen! Num. collect. 173. RU vi taiei esemplari si manifestano siccome intermediarii fra il tipo: ; ho preferito metterli con questa perché le reste sono à > Aes à dina Vill. Geen IL, pag. 66. du nes tuper m. Kandaviz ar distr. Tapel n! Nam. x ; Dalf etii di Ze ^ E Hits H classificato fra f PMeubi; | bite: tutto: il ‘valore iétleridd:. ` degli Alopecurus coi quali l'aserivo ‘anche’ perchè. la « facies » della: o specie non si addice al primo genere. È certo però che i Phleum e gli Alopecurus così costituiti hanno fra di loro forte" affinità; ; luno! A an- terioré all’altro, e, senza dubbio, la depauperazione avvenuta nelle ECH ghette degli Alopecurus segna la posteriorità di questo genere rispe al PAN. 208. i uds Pliniana Turr. FL it, prodr. I, pag. 63.- : In maritimis rupestribus infra Kanali et Mitika distr. Prevesa! Num. ` collect. 243. vk? 269. Avena barbata Brot. Fl: lus. I, pag. 108 E o. In silvatieis sub m. H. -Yatilian v versus ars mo distr, Vallona! A Num. Sack 98. l pu dii» e 270. Poa alpina L. Sp. 99. dn excelso jugo m. Tomor Abbas Ali loe m. y Num. collect. mo " i Pugni + adt d Ka 271. Poa cenisia All. Auct. pag: 40; var. oen Boiss. Fl. or. V, pag. 603. ` ie. In rupestribus N m. Kudesi D distr. Vallona ! Num: col- lect. wus i ein Watt KEE: "HH SI? y S an. Festuea ovina L.: var. glauea Schrad. dub: pem go jte: Le | FL or. V, pag. 617). : in excelso jugo m. Poor Abbas An agé m)! Num. collect. 230. i 274. Lolium ricor Gaud. ect : Pag: 355. ‘Da Ephedra E C A. Mey. Eph. pag. 73, tab. 2. SE prope Beleia distr. Vallona! Num. collect. 299. T E Pinus Mughus Scop. Fl. carn. Il, pag. 247 (cfr. Bert. Fl. it. Constituit silvas in m. Kiore e l. d. Logarà usque ad summum (A Acro- EE, Num. collect. 168. 271. didus Üzyoedrus L. Sp. 1740. In silvis cum Quercu Grisebachii socia, ad pagum Bogdan sub m. mec Num. collect. 225. . 278. Juniperus foetidissima Willd. Sp. IV, pag. 853. — In silvis sub « stani Darda » m. Tomor! Num. collect. 226. Per il earattere dei semi (1-2) la pianta del Tomor é indubbiamente la specie di Willdenow. Vive sparsa col Faggio e eol Rhamnus tineto- m e raggiunge la statura ai albero perfetto ramificato fin dalla base. 279. tene baccata L. Sp. 1472. m silvis ad me (Acroceraunia)! ud SE 169. 281. Anpläiun Lonchitis Sw. in Schrad. Journ. ll, pag.- 30. ELS m. Tomor TU Num. collect, 232, 280. Aspidium RE L. Sp. 1562 sub Folypodio. È du umbrosis silvarum m. Cepin distr. nee Num. collect. 179. . Pteris AE k Sp. 1533 (cum soris!) Ad margines agrorum prope flumen: Sucitzi ad Armeni dist et aere tes ad ee SE Num. collect. 241. : di Sp 1516. | 1) Nom. ^ E aMbulesis salti ad . N.B. Le Crittogame cellulari E (nna decina di specie in tutto) st conservano nell'Erbario Boissier e verranno EEN a re QUE |: NOTIZIE Notizie. ADDENDA AD FLORAM ITALICAM Aggiunte alla Flora Parmense. In una rapida escursione botanica fatta ai primi di luglio nella estrema valle del Taro ho trovato due fanerogame non registrate nella Flora dei contorni di Parma del Prof. G. Passerini, cioe: Drosera rotundifolia L. e Lilium Martagon L. Quest’ ultimo abbonda su tutte le cime dei monti circostanti a Borgotaro ed io lo trovai, tanto nella sua forma glabra come in quella pelosa, sui monti Moli- natico (m. 1549) e Pelpi (m. 1480). La località precisa ove incontrai in non grande quantità la Drosera è la seguente: Monte Molinatico, nell'acquitrinio lunge la fonte del prato di Costa Villosa (m. 1200. circa), C. ARETTA. E Di un fungo nuovo per l Italia. Nei primi giorni dello scorso maggio avendo occasione di erborizzare sulle spiaggie del Tirreno e precisamente nelle sabbie marine comprese fra Porto d'An- zio e Torre S. Lorenzo e fra Nettuno e Torre Astura ho raccolto un fungo che, per quanto è a mia conoscenza, è nuovo per I Italia. In seguito ad osservazioni eseguite in questo R. Istituto mi fu dato stabilire che. il fungo raccolto era un Gasteromicete, appartenente alla famiglia delle Lyco- perdaceae — sottofamiglia Podaxinae di Fries —'al genere Gyrophragmium, Mon- tagne ed alla specie Gyrophragmium Delilei Mont. In merito alla distribuzione geografica si osserva che la sua presenza e stata constatata in Asia, nell'Algeria — Oran, Bone e Mostaganem — ed in Europa solamente in Francia nelle sabbie marine di Montpellier. Per la sua scoperta nelle $ | essere probabilmente comune. a tutto ES ao ii d | Negli esemplari da me raccolti. sonò rappresentati diversi stadi di vogela i la quale circostanza mi offre la opportunità di studiare accuratamente questo: fungo sotto l' aspetto morfologico ed anche biologico ; ritenendo che ciò possa avere o interesse, perchè le Ws pu che si hanno di een. specie — umea (1) i rs nelle sabbie marittime di Bordighera (Riviera Ligure). Piccola Cronaca er Mee Annunciamo con piacere che, per concessione del Sig. Principe E. Ruspoti, e per intercessione della benemerita Società Geografica italiana, le importanti, em e ben conservate collezioni botaniche fatte dall’ egregio Dr. D. Riva addetto S seconda spedizione del compianto principe Rusrorı, sono state consegnate : lo studio al R. I:tituto rmm di Roma, dove già si trovano rieche colle- 1 PG al pre- scenza della Flora dell’ Africa Orientale. La Società Botanica Italiana ha organizzato, in n luogo dell’ Adunanza generale, per quest anno, uga'gita botanica all'isola del Giglio, che è stata fissata per il ` 25 Settembre prossimo. Chi desidera intervenire, dovrà darne avviso alla Presi- enza della Società Botanica Italiana, non più tardi del 15 Settembre, e si dovrà trovare, per le ore 10 del 25 Settembre, alla città di Porto Santo Stefano (Monte rgentario) per ‘l'imbarcazione. La gita non impiegherà più di quattro giorni. 1 stata pubblicata la seconda edizione del catalogo della biblioteca del giardino ico di Buitenzorg (Java). La Direzione ci prega di avvisare i nostri lettori, ungue desidera aver una copia di quel volume, potrà riceverla gratuita- dietro domanda fatta al Direttore del giardino di Buitenzorg, Prof. M. ied E D: A. VACCARI - Flora dell'Arcipelago di Ma beso musta lena Malpighia Vol. VIII. Tav. V. ut ` v O Faro | ue Esc À Le 0 AR, * One p^ listerna- nr CSS m Send 87 « we i.CAVALLI Ba i BONIFACIO UU ue ^J V ZLa-Fresa M» Bacicia} \ Cuard Y ZS e N Filetto d A L tor Leg]; 541 Asinelh 21S. MARIA | fs : p $5 " d L3 af Oe d è IAA x, de ` Er M d Va vem /X I. BARETTINI et Ç VA ` a NR d C PAR, ; Diese 3 sE "Bonıfaxzıra () Cala Francese om? kb A 163 P” Nido E aP, III, P* Sardegna I. Barettinelli p^ Mag” LÉNA T7 hi Loro Liscig 3 SCHIZZO petra CARTA DELL'ARCIPELAGO pi || P” Saline ] Fa s Mucchi p, gef | aa a 4j Isolotto dei Monaci A N. Gite ng ero. volume : e (n foi in E eon Vinci 20 ta e : Nuova Contribuzione alla Mi Hnuar e fine). 16 Vaccari: Flara dell'Arcipelago di Maddalena Sardegna! D ^j . H CONERO N o bal ** ; ta critica della collezione botanica fatta nel 1802 in Albania (continnaz.. "nunense . = “ fungo nuovo per F Italia Ex REDATTA DA Prof. all Università di Genova | | "RE Ka S +, à wi Ar BO RZ a È | Prof. all’ Università di Paleımo “en x in eollaborajene con molti Botanici ~ [talani e Stranieri. D tinto. rimborsare de; spese di carta e CS dub ira : ntu. ioni si rie presso i Kee Hen) le principali Libro ; ta. To "ees on altre pui dis. (sn nserzioni rohen Le Crittogame vascolari della Svizzera Insubrica enumerate per cura del D. A. LENTICCHIA. Prof. nel R. Istituto Tecnico di Como. Appendice all’ opera di A. FRANZONI sulle Piante fanerogame della Svizzera insubrica enumerate secondo il metodo decan- dolliano. PREFAZIONE. D La Commissione delle memorie della Società Elvetica di scienze - naturali, pubblicando nel 1889 il lavoro di A. Franzoni sulle Piante | fanerogame della Svizzera Insubrica ('), ordinato e annotato prineipal- mente dal sottoscritto, annunziava fin d'allora nella stessa opera, la prossima pubblicazione di un' Appendice, che comprenderebbe le critto- — game vascolari sì svariate e copiose nel Cantone Ticino. Per la sua compilazione io mi valsi sopratutto delle molte indicazioni inedite del- l'erbario Franzoni. che non poco materiale aveva già fornito al Com- mentario crittogamologico di De Notaris e a lavori floristici di vari autori. Aggiunsi le indicazioni del mio erbario, la maggior parte riveduto dagli egregi botanici D." Schroeter e Prof. Jäggi (*) del Politecnico di - Zurigo, ai quali sono lieto di esprimere la mia gratitudine. Altri dati in- teressanti furono somministrati da Lüscher, Rhiner, Mari, Zeie >P. Conti eec. i s La presente Appendice potrà essere seguita da una Seca parta. nella quale sono indicate nuove stazioni di ae rare e pee . (t) Dalle memorie della Società Elvetica di Scienze pe Vol. bee SR But Fe De Zürcher vd t Furrer, Zub: Er d à CADA Mud ra) Jo Deg A. LENTICCHIA ignorate o nuove, che si seopersero nel Cantone Ticino, in numero non indifferente, negli anni successivi alla pubblieazione del Franzoni. In questa parte contribuirebbero, oltre i sullodati botanici, Schroeter, Jüggi, R. Keller, Heer, Salis, ecc. con notizie inedite o sparse recentemente in vari periodici. - Per intanto l'enumerazione delle felci, degli equiseti, dei licopodi e delle marsiliacee della Svizzera italiana, oltre a rendere completa la 3 pregevole opera del Franzoni, riempie una lacuna nella bibliografia | floristica, già lamentata dai botanici, che da paesi lontani sono attratti # tn quella terra veramente classica pel naturalista. Como, 3 Agosto 1894, i Prof. A. LENTICCHIA. u Classis. ACOTYLEDONEAE. Fam. FELCI. Lin. zen. pl. ed. 4 p. 484. — Rob. Brown. grodr. p. 146. BOTRYCHIUM Sehwartz. Syn. 171. e e B. Lunaria Schwartz Syn. 171. — Sturm. II, fase. Le: Strempel | c Cp (Val di -Peccia), Erba di chiavri. | Perenne. Prati e pascoli asciutti della Reg. alp. e subalp. — Campo S Valle Maggia, prati sotto la chiesa (Franzoni). — Monti dell'Ovia e nelle alpi di Val di Peccia (Franz.) — Campo alla Torba (Franz. — $. Bernardino, prati sotto l'Alpe di Vignone (Franz. — Nante, prati rimpetto ad Abe o (Lenticehia) (t). Dal P all' Agosto. Le terba dieesi nociva e | leg olta E E capre; ‘massime se in RER mentre & innocua alle pecore. Vuolsi che aleune Alpi in Val di Peccia, in eui abbonda, abbiano dovuto essere abbandonate ns pascolo delle capre e siano state affittate ai pecorai. ` 2. A. lanceolatum Angstr. . Perenne. S. Bernardino, pascoli #elvatiei presso il laghetto (Franz. 12 i . luglio 1849). Ce Kc Questa specie, confusa dal Franzoni col B. matricariaefolium A. so I. | fu determinata da Tavel (Beriehte der deutschen botan. "Geb, Band IX. |. i Jahrgang 1891. pag. 172). | OPHIOGLOSSUM L. gen. 1171. i 1. ©. vulgatum ZŁ. sp. 1518. SI Perenne. Pascoli tanto umidi che asciutti: ® /Perenne. M. Generoso, S. Bernardino, verso il laghetto, 1500 m. (Franz.) t = à — Losône, prati ombrosi, umidi presso S. Lorenzo (P. Agostino Daldini. in Franzoni) Maggio al piano, Luglio e Agosto alle alpi. OSMUNDA L. gen. 1172. 1. 0. regalis L. sp. 1521. — Sturm. II, fase. 6. Perenne. Prati selvatici, selve paludose; frequente. Dintorni di E p. es. valletta del Rebissale, Fracce, Ramogna, Navegna, Seghe di Mappo, Losone, Ascona, Pontebrola, Arcegno (Franz.). — Maggia (Lent.) — Tra Luino e Maccagno, ag (Franz) — Tra Vira e S. Nazzaro, frequente (Rhin. — Tra Mglide e Morcote e tra Figino e Pambio (Lüsch) — Laghetto di Muzzano, riva destra (Lent.). Giugno Agosto. Trovansi spesso frondi sterili che hanno le foglioline terminali. guer- nite nel margine di "ee Usasi in medicina. GR GRAMMITIS Swartz. Syn. p. 21. 1. G. Ceterach Swartz. filie. 23. — Sturm. II. fuse. 5. ; Sin. Ceterach offiicinarum Wild. It. Felce dorata. Perenne. Locarno alla Mad. del Sasso e a Solduno (Franz. e Liisch.). — | Bellinzona (Franz.). — S. Bernardo presso Lugano e a Ligornetto (Rhin). — Muzzano (Lüseh). — Castagnola, muri lungo la strada verso la chiesa (Lent. — Tra Castagnola e Gandria presso la fornace (Lent.) — Muri presso Marnigo tra Vezia e Cureglia (Lent.). Da Giugno a Luglio. i Usasi in medicina. POLYPODIUM L. | gen. 1179 exel. spec. l. P. vulgare Lin. sp. 1544. — Sturm. II, fasc. I. Tic. Regolizia. Perenne, Muri vecchi, rupi, piedi degli alberi, frequentissima. . Questa specie presenta nel Ticino molte variazioni di cui le principali | sono: : a v. commune Milde. — È la v. più diffusa. . v. serratum Willd. = v. australe Milde. Locarno nella valletta della Ramogna (Franz) — Gandria (P. Conti Feuille des Jeunes Naturalistes , Paris, 1894, p. 4). — Rovio (Conti Lei — Muzzano (Conti l. e). — ; | Caprino (Conti l. c.). v. rotundatum Milde. — Caprino (Conti 1. e.) — Muzzano (Conti 1. ce.) pa Piede orientale del Salvatore (Conti 1. ch d . attenuatum e x. angustatum Hausm. Caprino, Muzzano; rari al I E coi caratteri netti dell'una e dell'altra forma (P. Conti l. eb f. bifidum Moore. — Gandria, un so La esemplare appartenente alla + serratum (P. Conti Lei e f. daedaleum Milde. — Gandria, alcuni esemplari appartenenti alla . serratum (P. Conti 1. e.). | > Dalle radici di questa felce, che i i fanciulii mangiano, si estrae un sugo hi Zoe a Ser? della Mode i e Se e Phopagiorio La xt 1550. — Sturm. IL fase. 5 erypt. 17. t. 20. Sin. PAegopteris polypodioides Fée. Perenne. Luoghi rupestri, radici degli alberi, selve umide; dal piano alla regione subalpina. — Locarno, nella valletta della Ramogna al di- sopra della Fregiera e all Alpe Cardada nei faggeti e nelle abietaie — (Franz.) — (Golino (Franz). — San Bernardino (Franz. — Camoghè- (Franz.). — M. Generoso, alla Baldovana (Lent.) Da Giugno a Luglio. RB 3. P. Dryopteris L. sp. 1555. — Sturm, II, fase. 1. + Sin. Phegopteris Dryopteris Fée. « c Perenne. Rupi, luoghi sassosi, radici degli alberi. Golino (Franz.) — Alpe di Cardada sopra Locarno, nei faggeti e rielle abietaie (Franz.) — Cimalmotto, nei muri, con Polyp. Phegopteris, Allosurus crispus, Pteris aquilina, Cystopteris fragilis (Franz.) — M. S. Bernardino (Franz.) — M. ‘Camoghè, tra l'Alpe di Pezzorotto e quello di Poltrinone (Franz.) — Tra Vaeallo e Morbio, grotte e luoghi umidi. ombrosi (Mari in Franz.) €: Mi di Cadro presso Lugano (Mari in Lent.). — M. Generoso, freq. dalla Baldovana alla cima e verso Muggio (Lent.). Da, u ad Agosto. 4. p. Robertianum Hoffin. D. Fl. erypt. 1795 in add. pag. 10 - —. Bolt. filie. 53, EL Sin. Polyp. caleareum Smith. Pereune. Luoghi PAPE, selvatici dei monti, massime calcari: M. Generoso (Franz) — Lucomagno (Franz. 1857, N En. — S. Ber- fant nardino ds . Da Giugno ad Ges 3. ES Se dia pl. exsige. — “Sénkube x t. 60. Sin. P. rhaetieum Grml ; Athyrium alpestre Nyl. KS È Parenua. Luoghi umidi e fra i fruttici della reg. subalp. e da — E Worse. luoghi umidi presso Vogorno, lungo la strada vecchia (Franz.) — S. Bernardino (Franz.) — S. Gottardo, in Val Torta (?) qu Franz). Da Giugno ad Agosto. WOODSIA Rob. Brown. transact. of. the linn. soc. v. IL 1816, p. 170-174. 1. W. hyperborea Koch. syn. ed. II, p. 973. Perenne. Rupi, muri della reg. subalp. e alp. — Rossa e Valle di Val Calanca, rupi lungo la strada (Franz.) — Bellinzona, presso ` il ponte del Ticino, sulle rupi (Franz.) — Dongio, muri (Franz.) — Gola. ` di Dazio Grande (Franz. Lüsch. Brügg.). — Faido, lungo la cascata della . Piumogna (Christ 1882. Lüsch) — Sopra Giornico (Brügg. in Rhin.) — | = Sopra Ambri (C. Heketschweiler in Rhin.) — Naret (Rhin.) — Val Temola al S. Gottardo, sempre nelle fessure delle rupi (Franz.) — Tra Bosco e Cerentino, muri, rupi lungo la strada (Franz.) — Campo V. | Maggia, muri (Franz) — V. di Peccia, muri e rupi presso S. Carlo — (Franz). Da Giugno ad Agosto. ASPIDIUM Rob. Brown. fl. nov. holl ed norimb. p. 3. dA esse Swartz syn. filie. 43 — Sri, II, fase. 1. | Perenne. Rupi della reg. alp. e subalp. — Locarno, muri lungo la d via da Brione a Contra (Franz. — Campo, nella valle di Cravairola (Franz.) — Val di Peccia e Val Bedretto (Lent.). Da Luglio ad Agosto. .. 2. A. aculeatum Döll. Rhein. fl. p. 20 — Sturm. II, fase. IL v. Braunii Spenn. — A. angulare Kitt. | Perenne. Selve umide, ombrose, lungo i torrenti. sa nella val | letta della. Ramogna, a Tenero, frequente (Franz.). — Pontebrola (Gremli, vi de la Suisse 1886, p. 568). — In una valletta presso Carona (Fr. v. € 1890. Kleine Beiträge zur Schweizerflora von D." H. Christ. inc A schw. bot. Gesell. Bern, 1891. Heft. I, p. 84). — Sotto io al Generoso (Wilezeck) — Fra Morcote e Melide ( Wilezeck in Ben d. schw. bot. Gesell. Bern, 1893. Heft. LII, p. m. Da en ad ani M ER a D LE GRITTOGAME VASCOLARI DELLA SVIZZERA INSUBRICA 911 3. A. lobatum Swartz (altra sottospecie del A. aculeatum Döl.). Selve presso Lugano (Mari in Lent) ('). POLYSTICHUM Roth. tent. fi. germ. 3, p. 69. P. Thelypteris Roth. l. c., p. 77. Sin. Aspidium Thelypteris Sw. Perenne, Prati uliginosi, torbosi. lungo i fossi e luoghi umidi. Tra Ascona e il Cimitero (Franz.) — Arcegno, frequente (Franz. — Rive laghetto di Muzzano (Mari). — Piede settentrionale del S. Salvatore (Lent.). Da Luglio ad Agosto. 2. P. Oreopteris DC. FI. fr. 2, p. 562. — Schkuhr Crypt. t. 35, 36. Sin. Aspidium montanum Aschers. — A. Oreopteris Sw. Perenne. Selve ombrose del piano e di mont. — Dintorni di Locarno, p. es. a Orselina, nella valletta del Rebissale, Alpe di Cardada sopra Locarno, nei faggeti e nelle abietaie (Franz.) — M. Ceneri (Franz.) — M. Camoghé, nel bosco di Pezzo-rotto (Franz.). — Cadenazzo (Franz.) — Fra Lugano e Agno e sotto Cadro (Lüsch.). Luglio-A gosto. 3. P. Filix mas Roth. tent. fl. germ. v. 3, p. 82 — Sehkuhr crypt. t. 35 e 51. Sin. Aspidium Filix mas Sw. t. Felce mascıia. Perenne. Selve, dumi, strade, muri, comune — Locarno, Losone, Te- nero, ece. (Franz.. — Dintorni di Lugano, come a Muzzano, Sorengo, Porza, ecc. (Lent.). | . | v. crenatum Milde. — Cadro (Mari in Lent. 1873). v. axillaris. — Dintorni di Lugano (Mari in Lent. 1880). Da Luglio , ad Agosto. ` Monti e colline presso Como (F. Arraria, Contribuzioni = Flora della Sg di Como. Rendic. R. Istituto Lomb, Vol. XI-XIL, 1893 p. 4 pP. dad DC. fi. e 2, p. 561. Perenne. Selve ombrose — Tenero, presso Locarno alle seghe del Ron- cm caccio (Franz.) — Fusio, nella gola che da questo paese mette in Val i Sambuco (Franz. 1873, Luglio 27) — M. S. Bernardino (Mari in Lent. 4 deal 3 . dilatatum Sw. (Polypodium dilatatum). Campo V. Maggia, boschi M È Hi; — M. Camoghè, al Bosco di Pezzo-rotto (Franz.). Da Luglio È ad Agosto. 4 5. P. eristatum Roth. loc. cit. Sin. Aspidium cristatum Sw. E Perenne. Campo V. Maggia, boschi verso la Rovana (Franz. 1862, ` Agosto). E P. rigidum DC. fl. fr. 2, p. 566 — Sturm II, fase. 11. Sin. Aspidium rigidum Sw. E Perenne. Hunt — Locarno, alla sega superiore del Roncaceio lungo la zia-(Franz.). Estate. È = CYSTOPTERIS Bernhard in Schrader neu journ. v. 1, p. 2 e 26. l ; x 1. C. fragilis Bernh. l. c. — St. II, fase. 11. ` Perenne. Luoghi ombrosi, rupi, muri (Franz. — Intragna e Nx E Verzasca tra Vogorno e Lavertezzo VM )— D Me: in Val Leven- È E E E Be del Ticino meridionale. Feuille des Se Naturalistes, Paris ide 1894, p. 5). Estate. 3. C. montana Link: hor bot. Pu p. 131. Perenne. Rupi subalp. e alp. — Valle Verzasca (Franz.) — Centovalli are) Estate. ASPLENIUM L. sp. 1868. exel. spec. l. A. Felix foemina Bernhard in Schrader neu. ee nom e27 A 2, fig. 7 mina Swartz. — Polypodium Felix foemina L. It. Felce femina. E Perenne Selve e luoghi petrosi. — Locarno, nella valletta della Ra- mogna, della G uta, di S. Biagio, a Tenero nella Val Tendra, Losone, Golino ece. (Franz.) — Cassone presso Lugano (Mari in Lent.). v. &, dentata. — Rive del laghetto di Muzzano (Lent. 1891). — M. cupa più freq. della vera specie (Lent.). Estate. b z fontanum Bernh. Sin. A. Halleri DC. | Perenne. Muri e Rupi. Ronco d’Ascona e Brissago (Franz.). Estate. 3. A Trichomanes L. sp. 1540 — Sturm H, f. 1. It. Politrico. ; Perenne. Muri, fessure, rupi; è la più copiosa di ers le felei. Estate. v. Harorii Milde — Muri a Castagnola (P. Conti. Contribuzione alla lora del Ticino meridionale. Feuille des Jeunes ? Naturalistes, Paris, 1894): T auriculata Milde — Abbondante quanto la specie (P. Conti. Lei v. viride Huds. — Denti della TUS sopra Lugano (P Pen Lat PA Breyni Retz. 1769 sec. Fries herb. norm., fase. 9, n. 100 — SH + ES Aaen germanicum Weiss. — A. septentrionale X Sin. Athyrium Filix foemina Roth. — Aspidum Filis foe- A. Trichomanes see. Ascherson e Loret = A Ruta mu- ` raria X A. Septentrionale sec. Bory. Perenne. Fessure delle rupi, muri. Orselina sopra Locarno (Franz.) — Mogno presso Fusio (Franz.) — Sopra Giornico (Brügg. in Rhin.) — Tra Melide e Morcote (Lüsch.) — Cadro (Mari in Lent.) — Uanobbio, Comano, Rovello ecc. (P. Conti Feuille de Jeunes Naturalistes, Paris 1894, p. 4). Estate. 5. A. Ruta muraria L. sp. 1541 — St. Il, fase. 5 Perenne. Fessure delle rupi e dei muri: frequentatissima insieme all A. Trichomanes. v. Brunfelsii Heufl. — Castagnola, sui muri (P. Conti l. c.). v. pseudo-serpentini Milde. — Loreto presso Lugano e al piede orien- tale del S. Salvatore (P. Conti l. c.) v. leptophyllum Wallr. Abbastanza frequente fra Castagnola e Gandria (P. Conti Lei 6. A. Adianthum nigrum L. sp. 1541. | - Perenne. Fessure delle rupi, muri; assai frequente. Meritevoli di men | zione sono le seguenti varietà: S v. lancifolium Heuffler. Colline presso ‘adro (Lent. 1884) — Castagnola, muri (P. Conti l. e. p. 4) v. genuina Milde. — Assai rara; alcune foglie a gesch sopra un muro (P. Conti Lei v. incisa Milde. — Rara come la precedente. Castagnola (P. Conti 1. di : > v. acuta Pollini. — Var. più diffusa. Boschi tra Castagnola e Gandria (esemplari di m. 0.50 di altezza), sopra RER Muzzano, Tesseret« (P. Conti L Lc) S na A. septentrionale Swartz Syn. filie. 75. — Sturm. I, ex d M Sin. Acrostichum septentrionale L. Perenne, Fassure te ek dal us wie valli. alla ben alp ns LS officinarum Swartz. Syn. filie. p. 89, f. X. — Schkuhr crypt. E. 78. e Sin. Scolopendrium vulgare Sm. It. Lingua di cervo. — Tic. Lingua de can. | d = Perenne. Rupi, luoghi sassosi, ombrosi. Locarno, alla Navegna As | . — Mendrisio (Franz) — Tra Rovio e Arogno, fra le boscaglie, assai frequente (Franz.) — Valle di Muggio (Franz. — Dintorni di Lugano, p. es. Ruviana, valletta del Tazzino, Belvedere di Guidino ecc. (bent i d Nel Ticino Meridionale frequenti gli esemplari bifidi alla sommità (P. Conti. Feuille des Jeunes Naturalistes, Paris, 1894, p. 4). BLECHNUM L. gen. n. 1175. 1. B. Spicant Roth. tent. v. 3 p. 44. — Sturm ll. fase. 11. Sin. Osmunda Spicant. L. Perenne. Selve umide, ombrose — Orselina, Arcegno (Franz.) — Fra | Agno e Ponte Tresa (Lüsch.) — Riva destra del laghetto di Mazzano ` (Lent.) Estate. : m. PTERIS L. gen. n. 1174 exel. spec. l. Pteris aquilina L. sp. 1533 — St. II, f. 1. | Sin. Pteridium aquilinum Kuhn. — It Felce aquilina — "Tic. Fires, Fregg, Feres. Perenne. Comunissima nelle selve e nei prati selvatici della reg. coll. : E mont. Estate. | La polvere prolifica E cagiona un'infiammazione agli occhi dello pecore. Le foglie servono > per. strame. | cde P. cretica i mant. 130. e - Toueneî inst. t. 321. Ze villa Bacilieri, a Mirabello (Ronco Grande) fra Minusio e la Navegna, Moscia lungo ün rivo, tra Moscia e Brissago, strada (Franz.) — Gandria, in un'ova tra questo paese e la fornace verso Castagnola (Lent.) Estate. ('). CHEILANTES Sw. > Ch. odora Sw. Il Ducommun (p. 920) la dà come take nel Ticino, forse attin- gendo da Hegetschweiler. Franzoni, Muret, Comolli non l'hanno vista, io neppure. ADIANTHUM L. sp. 1180. b. Capillus Veneris L. sp. 1558 — Jacq. mise. 2, tab. 7. It. Capelvenere — Tic. Capillèr, Capelvener. Perenne. Rupi umide, apriche. — Locarno, alle Vettaghea(Franz.) — Fra Solduno e Pontrebola e a Minusio (Lüsch.) — Cugnasco (Franz.) — — In una valletta tra Castagnola « e Gandria insieme alla Peri s eretica È Lent). Estate (°). .. Sene usa il sciroppo nell'economia domestica per farne la bibita co- noseiuta sotto il nome di Capillaire; così anche in medicina come emol- -Hente NOTHOCLAENA Rob. Brown: fl. nov. holl., p. 1. N. Marantae R. Br. L cit, — St. II, fase. 6. "Sin. Acrostichum Marantae — L. Gymnogramme Marantae Mett. nne. Muri, rupi e declivi aprichi — Cavigliano, muro (Franz.) — sei nel giardino dei frati, sulle roccie (Lent.) (2). | a Cannero, lugo il torrente (Franz) — Punta di Gaeta presso Menaggio ed alti località del del lago di Como e di Lugano indicate del Comolli nella sua (8) Isole Luc nei sotterranei, freq. (Franz.) — adr; alla Rocea (Lent.) ud > o ed in altri luoghi del lago di Como (Lent. | (5) Como, declivio del Castello di Baradello (Franz) — - Valtellina (Gremli Fl. gue 1885, p. Met c gno lungo la strada che mette a Zenna Ee SS il ponte ipe ALLOSURUS Bom in Behräder neu Journal v. 1. p. 2. p. 36. 1. A. crispus Bernh. l. c. — Sturm. II, fasc. 1. Sin. Osmunda crispa L. — Cryptogramme crispa R. Br. = Perenne. Luoghi sassosi della reg. alp. e subalp., donde scende tal- ' volta fin quasi al piano. . Alpe di Cardada, alla Cimesta sopra Locarno (Franz.) — Pontebróla. | lungo il sentiero che dai Crotti conduce ai primi prati della Valle” | Maggia (Franz. — Campo V. M., Forca di Bosco (Franz. — S. Ber- nardino, Lucomagno, Camoghé e Tamar (Franz.) — S. Gottardo, al di- sopra del Mätteli (Lüsch.) — Ternolgio sotto Predalp (Brügg. in Rhin.) — S. Bernardo e M. Caval Drossa a N. di Lugano (P. Conti Feuille des Jeunes Naturalistes, Paris, 1894, p. 4.). STRUTHIOPTERIS Willd. en. hort. berol. p. 1071. — L S. germanica Willd. L c. = Sin. Osmunda Struthiopteris L. — Onoelea Struthiopteris Hoffm. = Perenne. Selve e prati umidi — Tra Cadenazzo e Contone (Franz.) — . M. Ceneri, tra la Caserma e Cadenazzo (Franz. — Fra Casoro e Cer- nese (Franz. — M. Generoso, tra Scudellate e il confine lombardo (Muret e Leresche in Franz) — Valle Maggia (Gremli, Fl. de la Suis. m p. 569) — Sotto Cadro (Favrat, Lüsch.) — Agno (Lüsch.). nen Fam. EQUISE'TACEA E DC. FL fr. 2, p. 580. EQUISETUM Lin. gen. 1169. ‘stazione PA Tops Bironico e Medeglia (Lent.). Dall Aprile Maggio. ` ` e Nell estate si trovano ordinariamente cauli sterili. : Si fa uso della pianta per pulire i vetri, legni da lavoro. stoviglie. E infestissima ai campi. 2. E. Telmateja Ehrhabeitr. 2, p. 159. Sin. E. maximum Lam. *# It. Coda di Cavallo — Tic, Sprella. Perenne. Boschi, selve e luoghi umidi — Tra Riva S. Vitale e Ran- cate, lungo la strada (Franz.) — Tra la Madonna del Piano e Ponte Tresa, lungo la strada (Franz. — Piede S. Salvatore, sopra Fontana. (Lent.) Dall'Aprile al Maggio. : In Maggio spuntano i cauli sterili. 3. E. sylvaticum Schkuher. t. 166. It. Coda di cavallo. — Tic. Sprella. n Perenne. Prati e selve umide. — Arcegno (Franz.). Aprile e Maggio. 4. E. palustre L. sp. 1516. It. Coda di cavallo, Rasperello o Setolone (sec, Carena) — Tie. Pe- a inieula (a Locarno). | . Perenne. Prati umidi, lungo al Git — Locarno (Franz.) — Piano di Magadino, frequente (Franz.) — a Paasibió presso Lugano, fossati (P. Capo ti * Feuille des Jeunes Naturalistes, Paris, 1894, p. 4). Estate. Quest’erba. rifiutata dalle altre bestie, vierie mangiata solo dall’ asi e dal Cavallo, eui però non gradisce. Cosi delle precedenti. P i è 5. E. limosum L. sp. 1517. — Sehkuhr t. 171. = Coda cavallina, Erba cavallina. — Tic. Pescieula. _ Perenne, Paludi, fossi, aeque di lento corso. Val Sambuco, luoghi pa- ludosi subito dietro la Cappella del Corte di fuori in società coll E. va- Se, (Franz. 27 Luglio 1873) Estate. 6. E. ramosum Schleicher cat. plant. helv. 1807, p. 27. Sin. E. ramosissimum Desf.; E. ramosum DC. It. Coda di cavallo. i Perenne. Luoghi arenosi tanto umidi che asciutti, Gandria (P. Conti Feuille des Jeunes Naturalistes, Paris "E p. 4). Estate. EB, hyemale L. sp, 1517. — Schkuhr. KZ It. Coda di cavallo. Perenne. Selve e campi umidi. ombrosi. — Cimalmotto, ne' campi (Franz.). Estate. 8. E. variegatum Schleich. Luoghi paludosi. — Val Sambuco, in solita coll' E. limosum (Franz. | 1873, Luglio 27) — Casaecia (Brügg. in Rhin. — Lungo il Cassone presso Lugano (Mari in Lent.) Estate. Fam. LYCOPODIACEAE DC. FL 16: 954. LYCOPODIUM L. gen. n. 1185, exel. Lycopodioide et Selaginoide. Ah L. Selago L. sp. 1565. — - Sturm. IL, fasc. 5. "Die, Brugh (Valle Morobbia). = Perenne. Rupi, selve ombrose di montagna, ai piedi dei faggi — : Alpe = di Cardada, boschi verso la Cimetta sopra Locarno (Franz.) — V. Maggia, | all’Alpe di Rivolta, di Bosco, d'Arnavo, Naret (Franz.) — S. Bernardino (Franz.) — M Camoghé, alpe di Pezzo-rotto (Franz.). — Campolungo in Leventina (Cat. Gab. Liceo Lugano, 1886, p- 65). — Denti della Vecchia (Lent) — Da Luglio ad Agosto. KS ` v. recurvum. — Val di Peccia (Lent. 1891) — M. Generoso alla Bal- dovana (Lent. 1894). = = La polvere sporifiea di questa pianta, mista al burro, usasi pa al- pom WS medicare le pecore dalla suerg pem GL Da. Luglio id Agosto. 3. L. annotinum L. sp. 1566. — Sturm. II, fasc. 5. Perenne. Selye ombrose dei monti — Camoghè, alle Bolle di _Pezzo- rotto (Franz.) — S. Bernardino (Franz.) — Valle di Peccia (Lent.). Dal | SE EE » L. ER ap 1307. — St. U, fasc. 5. E Perenne. Luoghi asciutti della reg. subalp. e alpina fino alle nevi. x | SSA — Alpi di Bosco V. Maggia, S. Bernardino e S. Gottardo, sopra ` l albergo (Franz.). Dal HEU all’ A gosto. ; 5. L. Chamaecyparissus R. Br. Perenne. Selve ombrose dei monti — M. di Carona (Mari in erh, . Lent) — Tra Breganzona e Muzzano (Lent). Dal Luglio ad Agosto. A 6. L. complanatum L. sp. 1567 — St. II, fase. 5. Perenne. Selve e colli sterili — Losone, colli sopra la Madonna della Fontana (Franz.) — Orselina, selve al di sopra della valletta del Re- _bissale (Franz. — M. Ceneri (Franz) (?) Dal Luglio all'Agosto. | T L. elavatum L. sp 1564 — Sturm. II, fase. 5. : Perenne, Selve, scopeti ombrosi della reg. alp. e subalp. — Campo V. Maggia sopra Quadrelle (Franz) — Losone, sotto la strada di Ronco- = prima d'arrivare alla Cappelletta (Franz.) — Cadenazzo, selve lungo il. riva. della Cappella dci — aep end: in Valle Maggia, 3. Ber- (') Arona, paludi ios) (Franz.). (*) anzio colli sopra ” San Gage SELAGINELLA Spring. ap. Doell. rhein. fl. p. 38. T hes spinulosa Alex. Braun ap. Doell. rhein. fl. p. 38. Sin. Lycopodium selaginoides L. Perenne. Luoghi umidi della reg. subalp. e alp. — Alpe di Bosco V. Maggia (Franz. — S. Bernardino (Franz.) Dal Luglio all'Agosto. 2. S. helvetiea Spring. ap. Doell. rhein. fl. p. 39 — Sturm. II, fase. 5. Sin. Lycopodium helveticum L. 3 , Perenne. Rupi, muri, radici degli alberi; dal piano alle Alpi — Din- torni di Locarno, come Pontebrola; tra Golino ed i mulini, frequentis- simo sui muricei; Soldano, Losone (Franz. — Dazio Grande (Lüsch.) — Bellinzona (Lüsch.) — S. Salvatore (Lüsch.) — M di Lugano (Cat. Gab. St. nat. Lie. Cant. Lugano 1886, p. 65). — M. Generoso, dalla Bal- dovana verso Muggio (Lent..1894). Dal Giugno al Luglio. Fam. MARSILIACEAE Rob. Brown. prodr. p. 166. MARSILIA. 1. M. quadrifolia L. sp. 1563. Acque stagnanti — Paludi d'Agno (Comolli, Fl. comense). Giugno. ISOETES — L. gen. 1184. l. I. lacustris L. sp. 1563. * | Perenne. Sott acqua, fino a circa 2 m. di profondità. Tra Burbaglio = e*Rivapiana e alle Fraccie nel Lago Maggiore presso Locarno (Franz. 1854 Ottobre 7 e 1864 Settembre 6) (1) Luglio. 2. I. echinospora Durieu. . Perenne. In fondo all’acqua, nei laghi e negli stagni sovente in com- ` | pagnia colla precedente — Tra Locarno e eet Dune fldela ` Suisse 1886, p. 558). pue. i Sopra un nuovo metodo di colorazione dei Bacilli della tubercolosi | per i Dottori Lurer BuscaLioni ed ALIPPIO RONDELLI. Dopo che Koch ebbe resa di pubblica ragione la memorabile scoperta dei bacilli tubercolari, molti autori, specialmente in questi ultimi anni, impadronitisi della questione, hanno cercato di mettere nelle mani dei medici pratici e degli studiosi di laboratorio nuovi processi di tecnica istiologica, coll’ intendimento di semplificare quello originario del Koch- Ehrlich. | Di qui una vera falange di metodi i quali tutti perd, per quanto con- cerne la tecnica delle doppie eolorazioni, non rappresentano che leg- giere variazioni di quest’ultimo, intese piuttosto a realizzare dei miglio- ramenti dal lato della colorazione dei preparati e della loro conserva- zione, che ad accelerare la tecnica delle manipolazioni o a renderla meno . complicata. . Noi reputiamo pertanto utile di accennare qui per sommi capi ai principali di questi procedimenti, allo scopo di far meglio risultare i vantaggi che offre il metodo,da noi studiato e che forma appunto og- getto della presente nota. nur del Koch-Ehrlich. 1.° Colorazione in una soluzione Ehrlich di azzurro di metilene, fuc- sina, violetto di genziana eec. (a caldo per pochi minuti, o a freddo per 12-24 ore). 2." Decolorazione con soluzione di HNO7, o HCl, o H,SO, concentrate. 3° Lavatura con alcool assoluto. 4° Colorazione di contrasto con soluzioni acquose o Ln di Bruno di Bismarck o di Vesuvina se il colore primitivo era violetto od azzurro, di verde o di azzurro se questo era rosso. 5.° Lavatura in alcool ed esame in balsamo od in acqua. Metodo di Frünkel (!). 1." Colorazione a caldo con soluzione Ziehl di fucsina. ^ Immersione dei preparati in una soluzione composta di 50 p. d'ae- qua, 30 alcool e 20 HNO? a cui si aggiunge la soluzione satura di az- zurro di metilene fino a saturazione. 3° Lavatur& in acqua. Metodo di Gabbet (°). Identico al precedente, salvo che si adopera invece dell HNO? una soluzione al 25 °/, di H,SO, che avrebbe il vantaggio di rendere più duratura la preparazione. Metodo Ziehl-Neelsen (^). .Pure identieo al precedente, solo che decolora il preparato con so- luzione di H?SO* al 5 */,. i Metodo di Günther (5). 1° Colorazione a caldo colla soluzione Ehrlich di fucsina. 2.° Decolorazione in alcool acidificato con HCl al 3 ?/,. 3.° Lavatura in H?O. 4.° Colorazione con soluzione idro-alcoolica di azzurro di metilene. 50 Lavatura in acqua. 65. Passaggio rapido dei preparati sulla fiamma per scacciare Il’ HO residuante. = "y Ueber die Fürbung des Koch schen Basittas, Berl. Klin. W her 13, UR e Zeitschr. f. wiss. Meiosi: Vol. 2 FS 106, 1888. (3) Fortschritt d. Medicin, pag. 200, N. 7 EUIS zb. mmt in mi Studium der p me. Lad 1890. Metodo di Czaplewski (!). 1.° Colorazions a caldo con soluzione di fucsina Ziehl. 2. Immersione ripetuta dei preparati in una soluzione alcoolica sa- tura di fluorescina gialla contenente dell'azzurro di metilene. 3.° Immersione*pure ripetuta e rapida nell’azzurro di metilene. * Metodo di Kühne (7). 3 Ii preparatą dopo esser stato per 5 minuti nella soluzione di fuesina . Ziehl viene decolorato con una soluzione al 30 "/, di HNO,, di H; SO, o di HCL | Dopo di che lo si osserva al microscopio in una goccia d'olio di ani- lina tinta in giallo con acido pierieo o in verde col verde di malachite. M Metodo di Kaufmann (7). ss ch Colorazione del preparato colla fuesina Ziehl a caldo. 2° Decolorazione coll acqua bollente. SG questo metodo il fondo conserva una pallida colorazione mentre " i bacilli si mantengono intensamente colorati. Non è però un processo di doppia colorazione. Dalla breve rassegna fatta dei metodi più importanti risulta chiaro | che i vari autori si sono studiati, nelle loro ricerche sui bacilli della . tubercolosi, di trovare un metodo di colorazione facile, sud e che riehieda il minor eorredo possibile di reagenti. Tutti quanti però, per ottenere una doppia colorazione, hanno adope- ` () Zum dario gg - Tuberkelbacillen in Sputum. Centralbl. f. Bacteriologie Vol VIII, p. 685 e (3) Die Unt ica von Sputum auf Tuberkellacillen. Centralbl. f. Bacter. Vol. VIII p. 293. 1890 ( «Ein einfaches Velim zum Nachweis d. Tuberkelbacillen in ence » Centralbl. f. Meer ne Vol. XM. p. 142. 1892. SOPRA UN NUOVO METODO DI COLORAZIONE DEI BACILLI, ECC. rato per lo meno tre sostanze; vale a dire, dopo aver colorato il pre- parato con un dato liquido ne scolorano il fondo coll’ HCl o coll'H,SO, o coll HNO, per eolorarlo di bel nuovo con una tinta di contrasto che faccia meglio risaltare i bacilli tubercolari, i quali hanno conservato la tinta primitivamente impiegata. Chi ha raggiunto lo scopo con un metodo abbastanza semplice e che si allontana da tutti gli altri è stato il Kühne il quale, come si è visto, si limita ad osservare al microscopio il preparato conservato in una goccia d'olio di anilina contenente dell’acido picrico o del verde di malachito, dopo di aver colorati i bacilli con uno dei spliti colori di anilina. Questo processo non è però del tutto scevro di inconvenienti, in quanto ehe il preparato si seolora con tuita facilità ed abbisogna di ulteriori manipolazioni qualora debba venir conservato; inoltre, in ul- tima analisi richiede anche sempre l'impiego di tre reagenti. Edotti pertanto dai summentovati svantaggi che presentano in modo più o meno accentuati tutti quanti questi processi di doppia colorazione abbiamo cercato di sostituir quest'ultimi con un metodo che ad una grande semplicità di tecnica accoppi i vantaggi della rapidità e siamo giunti a questo risultato adoperando, come mezzo decolorante, invece ` degli acidi minerali o dell’acqua bollente, l'acqua di Javelle. à Questo reattivo non è altro che ina soluzione di ipoclorito di po- tassa, la quale può venir acquistata in qualsiasi farmacia, e dà sempre buoni risultati qualunque sia il processo adoperatosi per la sua prepa- razione. Noi crediamo tuttavia di suggerire la seguente formola che forse ci ha dati i migliori risultati: 3 S Si prendono 6 grammi di ipoclorito di calce, 12 grammi di carbo- | nato di potassa e 100 grammi di acqua. È dem Si diluisce da una parte l'ipoclorito di calce in 60 grammi di acqua, agitando di tanto in tanto la soluzione che va conservata per un pe d’ore in un flacone ben chiuso. x In un altro recipiente si scioglie il carbonato di potassa nell aequa. : residnante, pene si filtra la soluzione che viene di poi ess À Si agita per un po di tempo il miscugliog lo si filtra e poscia lo si conserva in bottiglia colorata in bleu, ermeticamente chiusa. L’azione decolorante dell’ acqua di Javelle va ascritta alla presenza del cloro allo stato nascente che si va formando a poco a poco. Per ottenere una buona preparazione dei bacilli tubercolari negli escreti noi procediamo in questo modo: Si distende un sottile strato di sputo su un vetrino coprioggetti che verrà lasciato essiccare all’aria e poscia passato tre volte alla fiamma come indica il Koch. Si colora gpindi il preparato colla fuesina Ziehl o col violetto di gen- ziana Ehrlich, a caldo per alcuni minuti. i .. Poscia si lava il vetrino nell’acqua distillata e lo si tuffa nell'acqua di Javelle, lasciandolo in contatto del reagente fino a che la colorazione rossa o violetta del preparato diventi giallo-bruna. La durata dellimmersione deve variare a seconda della bontà del reagente impiegato; in generale con un reattivo preparato di fresco oc- corre un tempo minore che con un altro da lunga mano conservato. Sta però il fatto che mentre cogli acidi cloridrico, nitrico e solforico | decorre prestare molta attenzione alla durata dell’immersione, per col- pire il momento giusto in eui si deve sospendere l'azione del reagente. cosa che non riesce tanto facile ai principianti, coll acqua di Javelle ciò non è così rigorosamente necessario, non avendosi a temere, entro certi limiti, alcun pericolo di eccessiva o di ulteriore decolorazione. Ottenutasi in tal modo la colorazione giallo bruna, la quale compare in generale dopo 2-3 minuti, si lava in acqua il preparato e lo si esa- mina in glicerina o lo si racchiude in balsamo, previa naturalmente | disidratazione. L’esame microscopico dello stesso mostra il fondo colorato in giallo di una gradazione analoga a quella delle preparazioni trattate col Bruno di Bismark; i.nuclei delle cellule epiteliali, i corpuscoli del pus ed i microrganismi che ordinariamente si rinvengono negli sputi sono inten- samente colorati in giallo bruno, i i protoplasmi hanno invece una tinta un pò più pallida, mentre i bacilli tubercolosi, ad esclusione di qualsiasi altro microrganismo, si mostrano intensamente colorati in rosso od in violetto a seconda della soluzione colorante impiegata. Essi inoltre non si sees He . o foggiati a Mo di cocchi, come pur troppo avviene con alcuni altri metodi di colorazione, né subiscono una parziale decelorazione in quanto che l'azione dell'ac- qua di Javelle non è grandemente energica. * I preparati così trattati, conservati in glicerina od in balsamo, si mantengono assolutamente inalterati. Noi abbiamo infatti esaminato delle preparazioni eseguite da più di un anno, senza poter rilevare differenza di sorta nella vivacità della ` tinta dei bacilli tubercolari ; solo si è notato un leggero AA della colorazione gialla del fondo. Prima di porre termine alla presente nota crediamo utile di aggiun- gere che abbiamo anche fatto alcuni tentativi per saggiare il metodo sulle preparazioni di tessuti e siamo riusciti a colorare le cellule in giallo bruno, i bacilli tubercolari in rosso od in violetto. Però i risultati ottenuti, per quanto soddisfacenti, non sono superiori f a. quelli degli ordinari processi e ciò pel fatto che i parenchimi, intac- cati dall'aequa di Javelle, con tutta facilità si rompono. | In conclusione, il metodo da noi proposto, applicabile con successo al- l'esame degli sputi, offre il vantaggio di necessitare solamente l'impiego di due reagenti principali per le doppie colorazioni, di richiedere solo quattro o cinque minuti di manipolazioni ed infine di dare dei prepa- rati conservabili più a lungo che con altri metodi (X Torino, Agosto 1894. (!) Non abbiamo avuto opportunità di esperimentare il nostro reattivo sui ec 2: SES di sangue, di orine, di feci e di altri escreti tubercolari. EN Alcune notizie sulla Robinia pseudacacia L. dei dintorni di Bologna — per Lucio Gasesti. (con Tav. VI). "Erborizzando sul finir dell’ inverno dell’anno 1893 nei colli bolognesi, . m’accorsi che le spine della Robinia Pseudacacia L., che frequentatissima ed in gran copia si incontra, coltivata, presso. Bologna, presentavano | da individuo ad individuo qualehe variazione nella lor forma. Mi fu _ facile P accorgermi ed il constatare tale fatto, essendo tali spine visibi- _ lissime anche a distanza, non essendo la pianta in tale stagione in fo- glie. — Conoscendosi la data e il modo dell' importazione di tal pianta, mi sembrò non privo d'interesse uno studio alquanto più dettagliato delle variazioni subite dalla specie in parola nel breve tempo che è | posta a coltura. — Tutte le specie del genere Robinia sono dell Ame- rica Settentrionale e la specie di cui parlo é indigena degli Stati Uniti, dal Canadà alla Carolina. Essa nel 1600 fu, per mezzo di semi, dal fran- cese Robin introdotta per la prima volta in Europa. La fragranza e . bellezza dei fiori, l’ ombra che arreca colle sue foglie, il legname, le foglie, le spine, i rami sotterranei che fortificano il terreno, hanno favo- rito la diffusione di questa bellissima leguminosa in tutti i modi di col- tura cui può sottoporsi: oggi il contadino, il giardiniere, il soldato co- noscono come pianta frequentatissima quella che volgarmente è da loro detta Acacia. Attorno a Bologna è frequente e copiosa, specialmente in ` boschetti presso le case coloniche, nelle fortificazioni militari ed in siepi. Individui però che abbiano l’ apparenza di esser nati da semi e non rampolli, non se ne trovano: vi sono sempre vicino altri certa- m mente coltivati: dunque individui nati da seme sono ‘per lo meno molto E rari: la specie non tende a naturalizzarsi. Ma se non si naturalizza, D acacia prospera pero molto nelle di = T x + * h de © ALCUNE summe! E tt tivazioni e attorno di queste emettendo rampolli: le variazioni cui ho accennato nelle prime righe della presente nota sono una prova lam- pante della Lussuriosa vegetazione di tale pianta nei dintorni di Bo- logna. — Il colore dei fiori, la forma delle foglfoline, il loro numero nella foglia, il colore delle foglie; sono elementi variabili in tale specie: ma la potenza di tali variazioni è di gran lunga superata da quella che T si verifica nelle spine. La tavola che accompagna la presente nota vale meglio d'ogni de- scrizione a fare intendere l' ampiezza e l'importanza di tali variazioni. Sulla direzione delle spine e sopra una possibile inversione dall’ alto in basso in causa di errore non si può porre alcun dubbio essendo i nodi e disegnati sopra il ramo intero: d'altra parte l'ispezione delte decor- 3 renze fogliari (mostrandosene in basso una fortissima) toglie anch'essa ogni dubbio. Il tipo di spine disegnato nel numero 1 è molto raro e da me trovato una sol volta in un grande esemplare il giorno 15 Aprile 1893 al Forte di S. Vittore presso Bologna. Il N. 2 presenta spesso nello stesso ramo una costanza veramente singolare nel disporre sempre la spina o destra o sinistra al disopra o al disotto dell'altra: in Val d'Aposa è commune. Il N. 7 presenta spine nei rami bassi, gli altri nati dalle gemme normali e di superfetazione (ché in tale varietà tuite si sviluppano) ne sono quasi privi e formano un arboscello contorto: basso, ehe nell' abito non ha nulla di Robinia bensi d' Hippophae o si- 3 mile arbusti. Lo trovai in molti esemplari alla cima del M. Paderno dee presso Bologna. ` E Dove era interessante si é unito alla us d' insieme una proiezione T s in piano orizzontale, delle spine. La tavola mostra le variazioni che aggiungerò sufficientemente co- È stanti negli individui: ma la causa quale ne è? Indagare le cause è sempre lavoro difficile e pericoloso, io vi rinunzio per ora; maggiori studi, osservazioni, esperienze sono ancora necessarie. Il tempo dellac- quisto di varie modificazioni credo poterlo porre nel periodo di carno- ` sità della spina, insomma nella sua gioventù; senza andare soverchia- - ì mente indietro, per esempio nella formazione del seme. ne BM. assevero solo per MR Se come DI AY voveo. e en Hind credo E Stee molto perum ma io non ` ne ho per ora il modo e mi limito a sottoporre all’ occhio di chi scien- ` A tificamente vede meglio di me ed ha campo di studiare la natura con mezzi migliori dei miei, un fatto che asme privo al tutto di interesse non pare. . O. Penzia — La formalina come liquido conservatore dei preparati vegetali. 8 -+ Nell’ anno 1869 il noto chimico Prof. Hofmann riuscì per primo a preparare la formaldeide (CH,O) in forma gazosa, facendo passare dei _ vapori d'aleole metilico sopra una spirale di platino ineandescente. La Stessa sostanza in forma liquida e solida venne ottenuta soltanto nel 1892 dal Prof. Kekulé: dessa è incolore, mobilissima allo stato liquido, e bianca allo stato solido: in tutte le forme poi la formaldeide possiede un odore caratteristico, un poco pungente, ma non molto sgradevole; ed è alquanto volatile. Ai nostri giorni la formaldeide viene preparata anche su grande scala, sopratutto in due fabbriche di prodotti chimici, di cui una in Hoechst, l’altra in Berlino (dei Fratelli Schering), con un metodo spe- ciale dovuto al Loew. Dalla casa Schering è stata messa in commercio una soluzione acquosa al 40 per cento, col nome di Formalina (!), nonchè -~ alcuni altri preparati, come la polvere formalinica e certe lastre for- | mate da farina fossile cementata ed imbevuta di formalina. Questi poe. parati in prima linea sono destinati a servire per la disinfezione; ma — possono rendere altresì grandi servizii nella preparazione e conservazione di oggetti li Storia Naturale; e questa nota vorrebbe appunto su ciò | richiamare l’attenzione dei botanici. L’ azione antisettica della formaldeide fu fatta conoscere per la prima -volta dal Dott. Loew Ce Mey: ge Più tardi pian e dec heat breve gli Schizomiceti patogeni e saprogeni ; se eech tee ES anni LEA numerosi autori SE Berlioz e Trillab, Stahl, adattato di di quello usato dall casa Schering e Wortmann) hanno istituito minute ricerche per determinare il potere — mierobieida della formaldeide, dei suoi vapori e delle sue soluzioni. Da tali ricemehe risulta che nella formaldeide possediamo uno degli anti- settici più potenti, che anche in diluzione estrema agisce fortemente sugli Schizomiceti e su altri micro-orgafifsmi. Berlioz e Trillat consta- tarono che una soluzißne di formaldeide al 1:50000 uccideva i bacilli vegetanti del carbonchio; con soluzioni al 1:20000 Aronson potè di- struggere i bacilli del tifo e lo stafilococco aureo. Anche le spore degli Schizomiceti più resistenti, come quelli del carbonchio, morirono, a quanto riferisce lo Stahl, in una soluzione di formalina mescolata all’ acqua nella proporzione dell'uno per mille. Ci avviciniamo dunque nel potere antisettico della formaldeide a quello del sublimato corrosivo; ed in molti easi la prima sarà da preferire all'ultimo, perchè non è così ve- nefica e non distrugge i tessuti o gli oggetti sottoposti alla sua azione, come fanno i preparati mercurici. Inoltre la formaldeide ha il vantaggio sul sublimato corrosivo di agire allo stato di vapore come potente an- tisettico: difatti, come fu già accennato sopra, lo Stahl potè uccidere, . in ripetute esperienze, varie specie di microbi vegetanti o allo stato di spore, esponendoli per un solo quarto d'ora all’ azione dei vapori di for- ‚maldeide, mescolati all’ aria nella proporzione del 2 e mezzo per cento (in volume). | . Per tali proprietà antisettiche baie la formaldeide é chiamata où avere un grande avvenire nella medicina, specialmente nella chi- rurgia e nell'igiene; e siccome è dotata anche d'altre qualità apprez- zabili (la relativa innocuità, la mancanza di odori molesti; il tenue prezzo), alla formalina è assicurato un posto importantissimo anche nell’ economia ` domestica, per la conservazione della carne, della Genie e d'aliri com- mestibili. | » Eminenti servizi sono poi da attendersi dall’ impiego della formalina quale liquido conservatore di preparati vegetali ed animali. Intorno al suo valore per la conservazione di animali devo rimandare il lettore alle varie pubblicazioni che già sono state fatte intorno a tale argo- mento: pare che anche nei musei zoologici il nuovo liquido conservatore riesca utilissimo. Per i botanici certamente la soluzione acquosa di for- E maldeide, conosciuta col nome di formalina, è della più grande impor- tanza. Per conservare le piante o le loro parti in modo che la loro struttura morfologica ed istiologica non sia alterata, bisogna tener lontani so- pratutto i funghi, schizomiceti e muffe, che sono capaci di distruggere rapidamente i tessuti vegetali. A tale scopo si possono scegliere due vie, cioè la preparazione allo stato secco, o quella per mezzo di liquidi conservatori. Se le piante vengono rapidamente disseccate e sono tenute in un ambiente asciutto (come si usa fare per gli erbarii), le muffe ed i bacterii saprogeni non trovano più il terreno adatto per la loro ve- getazione, e le piante si conservano indefinitamente. Con questo metodo però i vari organi ed i tessuti si raggrinzano, e quelli più teneri si al- terano in maniera da rendere impossibili od almeno assai difficili ulte- riori ricerche di un genge un po' delicato, come quelle istiologiche o organogenetiche. Per ciò spesse volte è necessario di conservare i ve- getali, o almeno le parti più delicate, i tessuti carnosi, ecc. in qualche liquido, che impedendo la putrefazione nello stesso tempo non alteri troppo | la struttura dei tessuti. Comunemente si usa come liquido conservatore | l'alcole più o meno diluito, che possiede perfettamente le proprietà or Ora accennate. Vi sono anche altri liquidi adoperati a simile scopo: | delle soluzioni sature di cloruro di sodio, altre di sublimato corrosivo, = di certi sali di piombo eec.; ma dessi non sono adatti per tutte le. piante, € spesse volte presentano forti inconvenienti. Anche l'aleole non è scevro . di difetti. Sopratutto é inedito l’uso dell" aleole nella conservazione dei vegetali per la sua proprietà di scolorirli rapidamente, in causa dello scioglimento della clorofilla e delle altre materie coloranti. L'aleole nel quale è immersa qualche pianta fresca, si colora intensamente, mentre | l'oggetto in esso censervato si decolora in proporzione: bisogna rinno- vare ogni tanto il liquido, ed infine, quando è stato estratto anche 3 vr ultimo resto di colore, la pianta resta uniformemente bianca in tutte le. See parti, perdendo così molti de’ suoi caratteri particolari. Inoltre nel- l'aleole i tessuti’ in seguito alla perdita d acqua si raggrinzano e si pee e da, foglie, gli steli e tutti gli cenni teneri diventano, milan colla sima precauzione, se non si vuole vederli frantumati. Aggiungiamo à questi inconvenienti la grande infiammabilità dell’alcole che rende sempre pericoloso il suo uso, ed infine il suo prezzo elevatissimo: bisogna con- venire che per tutto ciò è diventata quasi una quistione vitale quella di scoprire un liquido conservatore atto a sostituire l’alcole nei musei. Pare che la soluzione della formaldeide nell’acqua, la cosidetta formalina, | possegga tutti i requisiti per renderci questo servizio. Come è detto sopra, la formaldeide è un antisettico eccellente, anche fortemente diluita nell’ acqua, e perfino i suoi vapori posseggono un esteso potere microbicida. Perciò immergendo dei vegetali nella forma- lina, o tenendoveli anche .soltanto in parte coperti in un vaso ermetica- mente chiuso, potremo con sicurezza tener lontani i funghi distruggitori dei tessuti. Ordinariamente basta mescolare la formalina del commercio (la formalina di Schering, che rappresenta arti di formaldeide di- sciolte in cento parti d’acqua) coll acqua distillata in proporzione del ` due o due e mezzo per cento, per ottenere la perfetta disinfezione e si conservazigne dei vegetali. Ho confezionato in tale maniera, per prova, numerosi preparati di vegetali possibilmente svariati, esponendoli poi > liberamente alla luce anche solare, in vasi ermeticamente chiusi. Ora, . dopo nove mesi, non.havvi la minima traccia di decomposizione, di am- muffimento, ecc., ed i vari organi delle piante così trattate sembrano _ quasi ancora freschi. Altri autori hanno fatto simili esperienze estese anche, a maggiore | lasso di tempo; e tutti registrarono uguali risultati soddisfacenti: basta = chei recipienti siano ermeticamente chiusi, in modo da impedire l'uscita ` dei | vapori di formaldeide (la quale è, confe fu detto sopra, volatilissima). Ma la formalina ha ancora altre proprietà preziose: essa non solo | impedisce la distruzione dei tessuti per mezzo di pafassiti vegetali, ma può anche servire per farli indurire. Se adoperiamo dei miscugli d'acqua’ e formalina più concentrati (basta il quattro per cento, in luogo del a | per cento ordinario), i tessuti vegetali ed animali si induriscono presso a poco come nell’ alcole; e l'indurimento, abbastanza rapido, si estende anche alle minute particelle del i ri che così può essere fissato senza SR Per ciò i le »parat SR conservati nella formali LA FORMALINA COME LIQUIDO CONSERVATO Salt per cento possono servire per qualunque studio istiologico altret- tanto bene côme quelli tenuti nell'aleole assoluto. I tessuti animali ac- quistano una consistenza coriacea, come hanno dimostrato le esperienze ER fatte da Blum e da Schering. Nello stesso tempo però le parti indurite non si raggrinzano né si deformano, ma conservano perfettamente i loro contorni: e questo pure costituisce uno dei pregi della formalina. I tessuti che vi sono immersi, non vengono privati rapidamente della loro acqua, e perciò non cambiano di forma, nè diventano così fragili come quelli conservati nell’ alcole: nella soluzione ordinaria del 2 per cento mostrano la loro turgescenza e consistenza normale; soltanto i tessuti più delicati, come quelli di certi petali, diventano un poco flosci. E: Un altro punto di grande importanza è la conservazione relativa- S mente buona dei colori. Éa formalina non decolora completamente i ve- getali in essa conservati, dacchè né la clorofilla, né l'antocianina o gli xs altri coloranti più comuni sono disciolti da essa: tutt'al più si altera M un poco la loro tinta, restando tuttavia riconoscibile. Cosìgho veduto K per nove mesi ben conservato il colorito delle bacche d’Ardisia, della spata di Arisema, il verde delle foglie ecc., mentre le corolle tinte in violetto o azzuro cambiano parecchio di colore. In ogni modo il liquido con- servatore non si ‘colora, per cui gli oggetti in esso conservati rimangono sempre bene visibili. Tutt'al più si potrà verificare una lieve colora- zione, qualora i vegetali contengono una grande quantità di tannino. Questo si discioglie un poco alla volta, dando al liquido un colore bru- nastro; e più tardi vi si formano dei precipitati colorati. Cambiando però una volta il liquido così alterato, tale inconveniente scomparisce Non posso a meno di richiamare l’ attenzione dei lettori anche sopra un altro vantaggio che si ha, sopratutto nei viaggi, coll’ impiego della ` formalina. Dacché per preparare un litro di liquido conservatore non occorrono che venti grammi di formalina, è chiaro che un litro della soluzione conosciuta appunto con questo nome basta per preparare im- mediatamente cinquanta litri di liquido conservatore; e pochi litri di formalina posseno sostituire parecchi ettolitri di alcole, il cui trasporto in contrade pee. è sempre sottoposto a Nat ed à nee Ee Serie. Infine, last not least, si impone la quistione della spesa. Mentre un ettolitro di aleole puro in Italia ora si paga piü di 300 lire, una uguale quantità di liquido conservatore preparato colla formalina al 2 per cento E non verrebbe a costare che 16 o 18 lire (dacchè la formalina della fab- brica Schering si paga fra le 8 alle 9 lire al litro). Havvi dunque un benefizio considerevolissimo, che certamente non è da disprezzare in vista delle dotazioni limitate dei nostri Istituti scientifici. Da quanto é detto nelle pagine precedenti, risultano chiari i pregi della formalina in soluzione, adoperata come liquido conservatore. Mi riserbo di riferire più tardi anche sull impiego della polvere di for malina per la conservazione di piante secche, e sull'essicazione delle piante dopo un trattamento preventivo colla formalina liquida. Genova, Istituto Hanbury. Giugno 1894, E a = m OSSERVAZIONI CRITICHE INTORNO LA SINONIMIA, ECC. Osservazioni critiche intorno la sinonimia e la presenza del « Carex lasiocarpa » di Ehrhart nella Flora italiana del Dott. Oreste MATTIROLO. Le confusioni, le incertezze, gli strani errori da me incontrati nelle opere di sistematica, per quanto ha riguardo alla sinonimia del Carex lasiocarpa di Ehrhart, mi indussero alle ricerche che formano il tema della nota presente. Con questo studio, mentre da una parte credo di essere riuscito a sistemare la sinonimia di questa specie, stimo dall’altra di aver acquistato il diritto di poter definitivamente registrare questo notevolissimo Carice mr fra le specie che adornano la Flora italiana. "ER Innanzi a tutto ci oeenperemo della questione storica della .sinonimia, per esaminare quindi le varie opinioni emesse dai più autorevoli autori italiani intorno al Carex lasiocarpa Ehrh., che alcuni confusero con altre piante, e che altri negarono alla nostra Flora, nel dominio della quale però essa indubbiamente incontra il limite meridionale della sua area di distribuzione. L . M primo accenno ad una specie, nella quale con un certo criterio di | probabilità ci è dato poter riconoscere la pianta indicata poi dall’Ehrhart col nome di Carex lasiocgypa, lo incontriamo nei eodiei botaniei editi . verso la fine del Secolo XVII. La figura 6 della tavola XXXIV della Phytographia di Leonardo > ; Plukenet (1691) (!) rappresentante il gramen cyperoides polystachion D L. PrureneTi, Opera omnia botanica — Chess? sive stirpium illu- ` ` vel minus cognitarum Icones. Londini, |a Malpighia anno VIII, vol. VIII. ORESTE MATTIROLO lanuginosum di Giovanni Ray (') (1686), ricordato poi anche dallo stesso Plukenet nell’ Almagestum botanicum (1696) (*), ci appare così fedele rappresentante dei caratteri morfologici complessivi della specie che ci interessa, che noi non esitiamo a riconoscere in essa il Carex lasio- carpa CH Notiamo pero subito che questa identificazione, unicamente basata sopra una figura che rappresenta una parte sola della pianta, non è a ritenersi come scientificamente provata. Né la descrizione enigmatica lasciataci dal Ray ci concede di deter- minare con sicurezza di quale specie di Carex egli intenda trattare, tanto più che egli (in ciò seguito pure dal Plukenet) espone il dubbio OC . che il suo gramen cyperoides polystachion lanuginosum potesse essere sinonimo col gramen cyperoides norvegieum parum lanosum, descritto molti anni prima dal Parkinson (5), pianta la quale evidentissimamente non ha che fare col Carex lasiocarpa Ehrh., la cui identificazione ap- pare solo sicura nelle opere che furono pubblicate circa un secolo dopo dei codici su mentovati. Le prime descrizioni infatti aventi un carattere scientifico furono quasi contemporaneamente redatte dall'Ehrhart e dal Willdenow. i Il lavoro di Ehrhart (*) nel quale si yan la prima volta di un Ca DI J. Ray, spara plantarum. Londini 1686. — Synopsis methodica stirpium britannicarum. Editio IL Londini 1694, pag. 265, edit. 1.2, 1690. DEL reg Almagest um botanicum sive Phytopraphéa Plucnetianae ono- masticon, pag. 178. Londini, 1696 (9) Sur, Flora Ze Vol. III, pag. 1008, Turici 1805; a proposito della nostra pianta dice: Icon. apud. Plukenetium Tab. 34, fig. 6 hanc potius (C. f- liformis) quam praecedentem (C. hirta) refert. (* An gramen cyperoides norvegicum parum lanosum dicono Ray, loc. cit. . p. 265 e L. Plukenet loc. cit., pag. 178. (5) Parkinson, Theathrum botanicum. The Theater of plants. London 1640. (Cre-. diamo inutile discutere il testo delle descrizioni lasciateci da questi Autori, perchè da esse appare troppo evidente la differenza tra le loro piante. V. pag. 1172, Chap. 20, Trib. 13). (9) Frieprıch Euruarr, nato (V. Pritzel. een Literaturae botanicae Lipsia 1872, p. 99) ad Holderbank, nel Cantone di Berna, il 4 Novembre 1742, morì in Herrenhausen il 26 Giugno 1795; ; fu a. di Linneo dal 20 Aprile 1773 al 26 l Settembre 1776. e rex lasiocarpa Ess e datato da Herrenhaüsen 24 Die, 1783 (!) (2) ‘comparve stampato nel I784 nell’ Hannoversches Magazin 9" Stuk N. 132, (5) e fu riprodotto nell'annata 1788 dall'autore stesso nelle sue Beiträge zur Naturkunde ($). Gli esemplari del Carew lasiocarpa in appresso furono dall’ autore pubblicati nella collezione intitolata: — Calamariae, Gramines et Tri- petaloideae Linnaeanî, quas in usum Botanophilorum collegit et exic- | cavit F. Ehrhart, Elveto Bernas. Hannover, Decas II, N. 19. 1785 (5). D > La diagnosi data dall Ehrahrt è la seguente: « Culmus subteres, « folia angustissima canaliculata non .carinata, ciliato-serrulata, nuda. _« Spicae sexu distinctae, remotae, masculae duae, foemineae totidem, cy- « lindricae, erectae, subsessiles, bracteis multo breviores. Stigmata 3. , ..« Capsulae ovatae hirsutae, apice divisae. « Sie wächst in Schweden und auf dem Harz. An Carex tomentosa vel filiformis Lin.? » | La deserizione di Willdenow e la illustrazione della nostra pianta da lui registrata sotto il nome di Carex splendida, data invece dal 1787. La frase diagnostica di Willdenow trovasi a pag. 33 del Prodromus Florae Berolinensis (6) (Berolini 1787) e la illustrazione è rappresen- tata dalla Tav. I, fig. 3». (!) Nell’ occasione di questa nota mi è grato esprimere i sensi della più viva gratitudine al sig. Buser, conservatore dell’ Erbario De Candolle e al gentilissimo | sig. E. Burnar per le preziose indicazioni bibliografiche fornitemi colla più squi- sita cortesia. — AW Questo: lavoro porta il titolo: Botanische Bemerkungen. Herrenhausen 1783. 24 Dic. V. 3 e 69. APEN, Dan B. Jaksow, Index Kewensis 1893, Vol. I, Lett. A-D. C. lasioc. Herhart in Hann. Mag. 9*e* Stück 132 (1784) = C. filiformis. Nyman Consp. Flor. Europ. pag. 768, accetta pure l’ anno 1784 per data di pubblicazione del C. /a- stocarpa Ehrh. (5 F. Eunnanr, Beiträge zur Naturkunde ecc. Hann. und Osnabrück. Schmidt, 1787-1792. (5) V. J. Roemer ET P. mee Magazin für die Botanik, 6*3 Stück 1789, p. 176. o Ecco la frase citata arez splendida icd Y remotis, mascula subsolitaria lineari, foeinineis pw a; ovatis , eier bifidis, lana splendida nnn. bracteis longissimis. E E cosi, quantunque il Willdenow non citi sinonimi, né emetta alcun dubbio circa la priorità di descrizione della pianta, che egli dimostra di non riconoscere, né nelle descrizioni Linneane, nè in quelle di altri autori, pure noi siamo obbligati ad accordare la priorità della deseri- ` zione del Carea lasiocarpa all’ Ehrhart che lo illustrava tre anni prima. La denominazione specifica, squisitamente appropriata, data dall’ Eh- rhart a questo Carice, crediamo quindi utile e conveniente accettare, perchè essa assai meglio di tutte le altre, successivamente date a questa specie, concede al botanico di fissare l'attenzione sul carattere più ap- - pariscente, atto a far distinguere detta specie dalle congeneri ('). L’Ehrhart perd, come abbiamo notato, a differenza di Willdenow, non appare certo dell’ autonomia della sua pianta. Egli emette il dub- bio che le frasi Linneane proprie del C. tomentosa e del C. filiformis possano ritenersi come aventi qualehe rapporto colla sua specie. Non vi puo esser dubbio che la pianta deseritta da Ehrhart col nome di Ca- rex lasiocarpa e da Willdenow con quello di Carex splendida si deb- bano fra loro identificare. Le descrizioni e le figure pubblicate e più ancora l'esame delle Exüc- catae fatto da autorevoli sistematici ed i confronti istituiti fra le due specie all'epoca presso a poco della loro pubblieazione, ci permettono di assieurarlo con certezza. « Ihre Carex lasiocarpa (scriveva infatti all Ehrhart il pastore e a botanico Starcke (?)) die Sie in III Band d. Beiträge S. 73 beschrie- « ben haben, ist einerlei mit der Carice splendida Willdenowii; denn das | « Exemplar von der Ihriger ist dem, welehes mir Herrn D. Willdenow « von der seiniger geschickt hat, volkommen gleich. Die Samen Kapseln « an beiden sind mit glänzenden Härchen besetzt! » La dis un pò più minuta che fa seguito, quantunque assegni alla no- stra pianta il culmus triqueter e le squamulae masculae spicae, nervis tribus fuscis, e più ancora a sen che si vede nella tavola citata, non lasciano ` dubbio sulla identificazione delle due specie. ; (') Il nome di C. rech deriva dal greco: ).datoz = peloso-lanato villoso e XXpT OG ‘frutto. | 0) V. Beiträge, loc. cit. VI, 57 — 1791. (Sec. Pritzel, loc. cit.). OSSERVAZIONI CRITICHE INTORNO LA SINONIMIA, ECC. - 341 Fissato come capo saldo la data di pubblieazione (1784) della prima descrizione del Carew lasiocarpa per merito dell’ Ehrhart, entriamo ora con tutti i riguardi della piü meticolosa esattezza nel processo che si è obbligati di istituire, se si vuole riuscire a districare la confusione originatasi poi nella scienza circa la sinonimia di questa specie. L'autonomia del Carex lasiocarpa non fu ammessa dai successori di Ehrhart e di Willdenow, e la nostra pianta identificata per un caso cu- rioso col C. filiformis di Linné, continuò poi a correre con questo nome 3 nella scienza. 3 La ragione di questo fatto si deve ricercare in cio che aleuni esem- plari di Carex lasiocarpa si trovarono conservati nell’ Erbario dello stesso Linné, come attestano Goodenough (!) e Gaudin (?); mentre in- vece la frase diagnostica ed i sinonimi citati dal Linné per il suo Carex, non possono menomamente convenire col Carea lasiocarpa di Ehrhart ; il quale, quantunque esistente nell’ Erbario di Linné, non fu descritto dal celebre botanico svedese. Questo errore, contro al quale a nulla valsero nè le osservazioni di Lightfoot (1792) (5) né quelle autorevolissime di Gaudin (1811) (*), ri- mase nella scienza e passò quindi nelle opere di sistematica, fonte con- tinua di confusione per coloro, i quali alle descrizioni composte con frasi stereotipate, riprodotte per sistema nella loro integrità dagli Au- tori, preferiscono l’esatto e coscienzioso esame del vero. Per procedere con ordine vediamo prima di chiarire a quale specie di Carex intendesse il Linné riferire la descrizione del suo Carex fili- formis. . La risposta a questo quesito ci è data dallo esame delle opere lin- D) S. Goonexoucn, Observations on the British species of Carez nelle Tran- sactions of the Linnean Society, Vol. II, pag. 173. London 1794. « This is in the Zinnean herbarium with the Name filiformis, inscribed by Linnaeus himself...» (*) Gaupin J., Agrostologia helvetica, Tom. IL. Parisiis et Genevae 1811, pag. 126. Obs. Planta nostra quidem in herbario linneano, nomine filiformis | ab ipso Linneo Fixes eme, » J. , Florá Scotiea, Londen 1792, Vol. II, pag. 553, m GaupiN, loc. eit e: E gi Tita e allo stadi accurato dei snodi da qui: ammessi in appoggio alla descrizione. La frase linneana che distingue il C. filiformis è la seguente: Carex spicula mascula oblonga, foemineis sessilibus oblongis, inferiore | foliolo proprio breviore. Essa comparve nella Flora Suecica (*) e suc- E cessivamente nelle Species plantarum (?). Per quanto ha rapporto à que- sta frase, ci limitiamo ad osservare, che essa puo ugualmente bene adattarsi ad altre specie di Carex, e che non vi ha in essa aleun ca- rattere, il quale possa servire a far ritenere, che il Linné intendesse. trattare di una pianta identica al Carex lasiocarpa di Ehrhart. Infatti: I. Come osservano con stupore G oodenough (5), Lightfoot (Di e Gaudin Di: in questa frase Linné ‘dimenticò affatto di parlare della lanugin densa e visibilissima, che copre la superficie esterna dell’ otricolo. ` II. La frase stessa fu diversamente interpretata dagli Autori. : II, Né il Willdenow, né l Ehrhart, che fu scuolaro di Linné, eredet- | tero rieonoscere in essa indieata la loro pianta. IN. Notiamo ancora, che la frase linneana, di cui ci occupiamo, con- viene egregiamente al Carex tomentosa, al quale molti, come ad esempio Gaudin e Pollini, (V. Gaudin 1. e.) e C. Pollini Flor. Ver. Tom. III, p. 74-75, 1824, non si peritarono di attribuirla. Come sinonimo del suo Carez filiformis Linné registra una sola pianta; vale a dire il Cyperoides sylvaticum angustifolium, spicis parvis tenu- “a 9 m UN Flora Suecica, Edit. I, 1745, N. 760, edit. II, Stockholmiae 1755, Q e Liwwarvs, Species plantarum V. Edit. II, Tom. IL Vindobonae 1764. La editio 1.2 non ho potuto consultare. Lin. sp. N. 1385. (Sec. Aut.). () Vedi loc. cit. It i is, dice GoopeNoUGH, somewhat dürprising that Linnaeus never mentioned the downiness of the capsules — this omission naturally led M? Light foot mote otherwise suspected it to be Linnaeus filiformis to call it tomentosa.... pag. 1 prem NOUS () Praeterea, si Linnaeus filiformem suam DIRE] nostram lasiocarpate mente habuisset, Ed redo densam eeneg fructuum — Gaudin loc. cit. p. e Vë spadiceo viridibus che lo Scheuchzer (9 descrive ed Dee SC? e, a h Tav. X, fig. 11 della sua Agrostographia. E Orbene, chi accuratamente esamina, studia e sincera sul vero la P descrizione minuziosa, forse un pochino prolissa, lasciataci dallo Scheu- chzer (2), immediatamente si accorge che questo autore non intese de- scrivere il Carex lasiocarpa di Ehrhart. Dove nel Carex lasiocarpa si incontrano ad esempio, culmi pedales et paulo altiores, tenues, triquetri laete virides..... foliis carinatis vestiti; dove la spica florifera è semiun- cialis vel octo novemque lineas longa?.... ö Infra hanc spicam floriferam, dice YA., conspicuae sunt spica wna aut duae seminiferae.... his adde, utriculos dictos, si per lentem conspi- ciantur, brevissimis densisque pilis villosos esse... Tutti questi caratteri, coi citati rapporti, si accordano invece a per- fezione con quelli del C. tomentosa (Lin.), che la descrizione dello Scheu- chzer analizza e descrive in ùn modo molto accurato. Quis non videt hac omnia luce clarius ad tomentosam spectare? escla- ma il Gaudin a questo proposito. Ma vi ha ancora un argomento di maggiore importanza, il quale vuol essere ricordato per avvalorare il nostro modo di considerare i fatti. Le località riportate dal Linné per il Carex filiformis convengono esattamente con quelle da tutti ritenute proprie al Carea tomentosa, ma differiscono essenzialmente da quelle nelle quali, a testimonianza di tutti gli autori, si raccoglie e si è sempre raccolto nei differenti paesi il vero Carex lasiocarpa di Ehrhart. Linné (Species plant. loc. cit.) parlando del suo Carex filiformis dice: Habitat in Europae nemoribus. ^ Habitat in nemoribus. (Lin. Flora Suecica loc. eit.). In umbrosis et sylvosis montis Utliaci, Urbi nostrae vicini. Mensis -() J. Schevenzeri, Agrostographia. Tiguri, 1775. pag. 425, Tav. X. fi (*) Nec ad suam FILIPORMEM citavissent riri doctissimi peris fades g. 11s m accuratamque come invece il Goodenough abbia accettato questa specie come sinonimo del. suo C. C Alors, il quale è evidentemente sinonimo del Carez lasiocarpa 8 Maij medio florens, dice lo Scheuchzer (loc. cit.) accordandosi colle E località indicate da Linné. Orbene, chi ha mai raccolto il Carex lasiocarpa nelle foreste o sui monti? Questa specie, per quanto ho rilevato attentamente studiando le lo- calità registrate nelle Flore, è una specie crescente unicamente nelle acque stagnanti, nelle paludi profonde, sulle rive dei laghi e delle torbiere ('). Da tutte le suesposte considerazioni, appare quindi evidente che Linné, colla sua frase diagnostica, non ha voluto descrivere il Carex lasiocarpa di Ehrahrt. Il nome stesso di filiformis conviene piü che a questo al C. tomentosa ei Ciò che però non possiamo spiegarci si è la presenza di esemplari del vero Carex lasiocarpa di Ehrhart nell’Erbario linneano, mentre egli non intese descriverlo colla frase e coi sinonimi del suo Carew filiformis. Il Gaudin (loc. cit.), colpito da questo strano fatto, lo spiega colle pa- role che chiudono l'osservazione a pag. 127. Flus enim auctoritati tanti viri ejusque scriptorum quam schedulis herbarii tribuendum esse censeo. Noi a questo riguardo, approvando le parole del Gaudin, dopo quanto abbiamo osservato, ci permettiamo di ricordare ciò che serisse Ermanno Richter nel suo prezioso Codex botanicus linneanus (5). DI A questo riguardo ricordo qui la osservazione di Ciro Pollini (Flor. Ver. Tom. III, pag. 75) « Allionius suam C. filiformem (che, come diremo, è identica a quelle di Linneo) provenire asserit in sylvis humidis montanis alpium Vala sium et C. filiformis Goodenough (identica al C. lasiocarpa di Ehrh.) et will. spec. IV, pag. 303, nascitur in WERE profundis et lacubus » V. pure Nocca e Sean ci . Ticini 1821', ritengono C. tomentosa sinonimo di hz. K 10, fig. 11. " Il Carer lasiocarpa è fornito di foglie lunghissime (oltre 1 metro) termi- nanti con una punta conica. Goodenough nel lavoro citato, paragona queste foglie ` a quelle del Dactylis cynosuroides Linn. (Spartina cynosuroides di Willd., loc. cit.). FE ques. Caroli Linnaei Systema — Genera — Species plantarum uno volumine ecc. Lipsiae 1835. Aphorismi, pag. XXVI. € Herbarium linneanum saepe fallaa, patris senescentis filiique Linnaei, dubiis ` « per quindecim et quod eæcurrit annos ab culmine linneano espe saepe « specierum originalia non continet vel e vivo descriptae... » Queste parole po- trebbero darci una spiegazione plausibile del fatto al quale ss gemet = OSSERVAZIONI CRITICHE IRTORNO LA SINONIMIA, ECC. 345 Dopo quello che si è detto ci crediamo quindi autorizzati ad escludere la sinonimia ricavata dagli Autori dalle opere linneane e a ridonare alla specie che ci interessa il nome che giustamente le conviene. Noi riteniamo che le deserizioni del Carex filiformis fatte dal Linné, si deb- bano attribuire al C. tomentosa, ricordato poi dal Linné stesso nella Mantissa I, pag. 123, s. XII, N. 38. A complemento di queste ricerche vediamo ora di riconoscere nelle opere dei più autorevoli scrittori post-linneani i nomi da loro attribuiti al Carex lasiocarpa di Ehrhart, che nelle moderne flore va uniforme- mente a torto indicato sotto il nome di Carex filiformis Lin. Il Reverendo Lightfoot (Flora Scotica, pag. 553) osservò il C. lasio- carpa, e lo descrisse sotto il nome di C. tomentosa, accettando la ri- cordata frase linneana, e riportando come sinonimi la specie, già da noi menzionata dello Scheuchzer ed il C. filiformis Lin. A vero dire chi volesse a puntino riferirsi alla descrizione di Lightfoot ed ai carätteri che egli ascrive al suo Carex, sarebbe più facilmente disposto a credere che ileC. tomentosa di questo Autore sia da identi- ficarsi col C. tomentosa di Linné; ma però non possiamo ribellarci a testimonianze così autorevoli, come sono quelle di Goodenough (!) e dello Smith, i quali appositamente visitarono l'Erbario di Lightfoot, e constatarono che il Carez tomentosa di questo autore era identico al Carex filiformis da loro stessi descritto, che indubbiamente equivale al Carex lasiocarpa di Ehrhart. Il Carex filiformis, accuratamente descritto da Goodenough e da lui illustrato (?), è da ritenersi sinonimo del Carex lasiocarpa Ehrh. (f) « Anxious to determine this species, i solicited the honour of being per- « mitted to consult. M Lighifoots, herbarium mich is nom, as i have before « observed, in the Majesty's possession I am therefore enabled to pronounce, that « this plant is M Lightfoot s Carez tomentosa ». GoopENovon, Le, p. 172-173. Sur, Flora britannica, Vol. III, 1805, pag. 1008. C. filiformis = C. tomentosa | Light. 553 Herbar. (5). Tolta qualche leggiera differenza di descrizione, come ad es. Culmus e mentre nel C. lasiocarpa non è tale che nell ultimo tratto fiorale. Questo autore accettò la sinonimia linneana, identificando la sua specie eon quella da Linné descritta sotto il nome di C. filiformis, perocchè egli ebbe a vedere (come abbiamo già riferito) l'esemplare linneano (!). Il Goodenough non nasconde la sua sorpresa, che di fronte a tale e- semplare il Linné nella sua frase diagnostica non abbia potuto accennare alle downiness of the capsules; omissione per cui egli spiega come il Lightfoot sia stato indotto a classificare la pianta col nome di C. to- mentosa, non potendo sospettare che Linneo nella sua descrizione avesse voluto parlare della nostra pianta. Il Roth (°) lo descrive sotto il nome di Carew splendida Willd. (1793). Sotto il nome di C. filiformis lo ricordano: (5) Schleicher (1800). (*) Host (1801). (^) Schkur (1802). (*) Hoffman (1804). (7) Willdenow (1805) (°) Smith (1805). (°) De Candolle (1805). (!°) Persoon (1807). (t) Kunth (1837) e la maggior parte M autori moderni che ci fu dato consultare. Suter (1802) ('*) e Gaudin ('5) sono tra i pochi botanici che rivendicarono EN (!) This in the linnean e with the ee filiformis inscribed by Lin- neus himself, Goodenough, loc. () A. Rorn, Tentamen florae SEET Tom. II, pars II, Leipzig 1793. (3) SCHLEICHER, Catal. plant. in Helvetia ecc. 1800. Bex helvetiae, pag. 9 (sec T, Gram. austriac. 1, Tab. 86, 1801. (5) ab Histoire des Caves: Traduit de ABE par G. F. De La Vigne. Leipzig 1802, Tav. K, N. 45. (5) Horrman, Flora Germaniae. Pars I, Sect. 2.8, 1804, pag. 219. () Wuroexow, Species plantarum, Tom. IV, Berolini 1805, pag. 303. (°) Serra, Flora britannica, Vol. III, 1805, pag. 1008. - (9 De Mere add française. Edit. III, Tom. III. Paris 1805 (Exclusis syn. Lin.) pag. 119, N. (19) PERSOON, SE plant. Parisiis lutet. 1807, Pars II, pag. 546, 1807. (1) Korn, Cyperographia synoptica, Vol. IL Enumeratio plantarum, Tom. I, pag. 484. Stuttgart 1837. CR 9 perm Flora helvetica, Turici, Vol. Il, 1802, pag. 254 (id. in Étrennes de "n 11 g, A helvelicae. , opera po: di Gaudin, continuata ed edita da P. J. Monnard (Turici 1836) a pág. 782 Sr " we or m OSSERVAZIONI CRITICHE INTORMO La SINONIMIA, ECC. 347 il nome di Ehrhart, e chiamarono col nome di C. lasiocarpa la nostra specie. La descrizione aecurata e minuziosa fatta dal Gaudin conta fra le migliori che io abbia potuto consultare. Il nome di Carex splendida fu accettato, come abbiamo già veduto, da Hoffman (1!) e dal Roth (?), il quale nel suo « Tentamen » accenna alla figura di questa specie data da Oeder nella Flora danica Tav. 379, figura che troviamo poi discussa anche dallo Sehkur (1802). Secondo Roth, Schkur e Smith e molti altri che ne accettarono le conclusioni, la figura citata sotto il nome di C. hirta rappresenta il C. filiformis L. = lasiocarpa Ehrh. (exclusa, spica seorsim delineata, la quale invece, secondo le osservazioni di Lange (5), rappresenterebbe veramente parti ` del C. hirta di Lin.) Come sinonimo C. filiformis Lin. troviamo ancora ricordato il C. an- gustifolia Linn. (Mss. in Sp. plant, 1 275). Questa indicazione é data dallo Smith (*) ed é riportata pure da Steudel (5), Reichembach (*) e Bertoloni (7) ed è riportata pure, sulla fede di Steudel, nell’ Index Kewensis TL (1) Horrsanx, loc. cit. 330. (3) Je ne puis m'assurer si la figure de la Pl. 379 de la Flor. dan. osi à cette espéce (scrive Schkur loc. cit.) ow au C. hirta. Elle se rapproche du pre- mier par ses longues feuilles étroites et s'en éloigne par les écailles peintes iso- lement à côté, et qui sont terminées par une longue aréte. Peut étre atil paru indifférent au peintre de donner aux écailles une aréte plus au moins longue et aux fleurs deux ow trois stigmates. Observation déjà faite par Roth. 0) Lance a proposito di questa tavola 379 della Flora danica (Lange, Nomen- clator Florae Danicae, 1837, Tav. 379 (Pars. operis Lgei 12) Cares hirta Oed. = Careg filiformis (spica ad sinistr. C. hirta) X 24 e a pag. 127 X 24 (Tab. 379), Figura principalis minime Cares mër? L. ut in textu extat sed C. fili- formis L. cujus spicae tamen nimis breves et crassae depictae sunt. Ad C. hir- tam nil nisi spica et flos ne I nnt pertinet. 2 4) Surrn, Flora britannica loc. aj SreupeL, ar 'ator doit e I nh p. 156. » E Questa indicazione je manca bello Cei dello ded: Autore sulle Cyperaceae. Steudel, Synopsis plantarum glumacearum. Stuttgart. 1855. Pars Il, p. 235. (5) ReicneMBACH, dee Ka VIII. 1846, pag. 28, Tab. - (^) BERTOLONI, Pis Italica. Vol. X, p 145, 1854. (5) Daynon Jackson, loc. cit. 1893, I, 427 Desideroso di farmi una opinione giusta intorno all'origine di questo sinonimo, consultai la 1.* edizione delle Species, ma non vi trovai, con grande mio stupore, alcuna menzione di un C. angustifolia, né traccia di tale nome incontrai percorrendo tutto l'articolo relativo al genere Carew, le Addenda e le Emendanda. Uguale risultato ottenni consultando le Mantissae linneane ed il Codex linneanus di Richter, dove trovansi ricordati alcuni C. angusti- folia considerati però come sinonimi di altre specie. La gentilezza dei signori Baker e Clarke C. B. (t), ai quali mi ri- volsi per consiglio del dott. Buser. mi diede pero il modo di poter chiarire l'origine di un errore, al quale la serietà e l'autorità di un autore come lo Smith poteva dare consistenza. Dalla relazione del Sig. Clarcke risulta: < Nell Erbario di Linné esiste un foglio contenente un tipico esem- « plare di Carex filiformis. Questo foglio è notato in calce di mano « propria di Linné in inchiostro, cosi: filiforimis, e quindi porta can- « cellati due nomi: angustifolia ed elongata. « Da ciò inferisco, scrive il Clareke, che Linné dapprima nominasse « questa specie angustifolia poi elongata e da ultimo filiformis. « In questo foglio non vi è nessun numero di mano di Linné, fatto « in inchiostro, corrispondente al numero delle specie nella prima edi- « zione della Species plantarum (2). Nel genere Carex, così come in altri «generi, Linné numero di sua propria mano, con inchiostro, i fogli che « contengono i tipi della prima edizione della Species plantarum. « Risulta adunque che questo foglio della Carex filiformis è stato « mosso da Linné medesimo. « Nell'esemplare della Species plantarum 1. edizione appartenente a « Linné, non si scorge nessuna nota marginale alla C. filiformis. . (!) Questi signori vollero gentilmente assumersi l’incarico di esaniinare per me l'erbario linneano e le prime edizioni della Species plantarum già di proprietà e di uso dello stesso Linné. A u due egregi e gentilissimi colleghi en le piü vive azioni di grazie per la loro premurosa e cortese relazione, 27 Gennaio 1894. (2) (Così ad esemp. il tipo della Dis globulifera egli la numerò 16 C. globu- lifera) id. Mie OSSERVAZIONI CRITICHE INTORNO LA SINONIMIA, ECC. ” « Ma nell' esemplare appositamente interfogliato a 10, Carex elongata, « si notano due aggiunte che furono inserite sotto detta specie nella « seconda edizione, che cominciano con gramen cyperoides angustifolium. « Nella seconda edizione della Species plantarum, Linné ha introdotto e (nell esemplare interfogliato) tre Carex angustifolia Micheli Ge- « nera plantarum pag. 68-70 e li riferisce alla C. remota ed alla C. « panieulata (4). " Da questa relazione risulta evidente che lo Smith fu tratto in errore dalla soverchia adorazione per l'opera di Linneo, e che gli autori da noi rieordati non fecero poi altro che copiare la citazione di Smith senza darsi aleuna eura di verifiearne l'esattezza. Noi crediamo quindi attribuire allo Smith la colpa dell’inutile cita- zione, che fu causa di tante confusioni e non ci occuperemo ulterior- mente del nome angustifolia, coll' esame del quale abbiamo terminato di completare quello del materiale di sinonimia inerente al Carex la- siocarpa di Ehrhart; materiale, che a comodità del lettore, crediamo utile indicare per ordine eronologico, riassumendo le indicazioni accennate. Carex lasiocarpa Ehrhart. Bot. Bem. (Herrenhausen 24 Die. 1783) in Hannov. Magaz. p. 69 e 73. 9 Stück N. 132, 1784. — Calam. Gram. et. Trip. Hann. Decas IL, N. 19, 1785. Gramen cyperoides polystachion lanuginosum. — G. Raiy Hi- stor. plant. 1686 e Pluckenet Phytographia 1691. v splendida Willdenow, Flora Berolinensis Prodromus. Berolini 1787. Tab. 1, fig. 3, N. 103-33. (!) Richter, nel Codex più volte citato, ricorda pure a pag. 922 e 923 tre C — differenti 1063. Questo sob riferibile, come risulta dalla descrizione, al C. lepo- Es "d sinonimo si ricava dalla opera di Seguier — Ved. Seguier: Plantae j ; . 1745, p. 124. . N. 7068. Questo Sud s Co p C. remota V. Micheli, Nov. gen. plant. Florentiae 1729 p. 70. 33, fig. 1 II. N. 7071 che va riferito i p SAM. V. Micheli loc. cit. p. 68. Tav. 33, fig. 7. Carex radice repente, caule exquisite triangolari, spica multiplici fusca. & Carex filiformis Lin. Secundum planta in Herbario linneano servata (teste Goodenongh Gaudin. et Clarke (V. loc. cit. in text.) exclusis synonimis et descriptionibus linneanis. tomentosa — Lightfoot. Flora Scotica, pag. 553. London 1792. filiformis — S. Goodenough. Observations on the britisch species of Carex. Aprile 1792, Tab. 20. fig. 20. Transaetions of Lin. Society, Vol. II. London 1794. splendida Willd. Roth. Tentamen florae germanicae, Tom. II, Pars II, 1793. hirta Oeder. Flora danica, tav. 379 i discussione nel testo di questo lavoro. filiformis Schleicher — Catalogus plantarum in Helvetia cis et transalpina sponte nascentium, ecc., 1800, pag. 9, Sec. Gaudin Agrost. Vol. II, p. 125. filiformis Host — Gram. Austriac. 1, Tab. 86, 1801. lasiocarpa — Suter — Flora helvetica. Turici Vol. II 1802, pag. 254 id. Etrennnes de Flor. pag. 113. Schkur — Histoire des Carex. Trad. par De la Vigne. i Danay "HE Tav. K, N. 45. filiformis. Hoffmann — Flor. German. Pars 1.*, Sect. 2.*, p. 219 1804. filiformis L. De Candolle — Flore Française, Edit. III, Tom: III, Paris 1805 (Exclus. syn. Linnean.) pag. 119, N. 1740. v » x Y Y Y x Y NE S EC aliut ew e Pt. MESES tas Ze E ESCH cd e e e f ha Se £ p e We OSSERVAZIONI CRITICHÉ INTORNO LA SINONIMIA, ECC. . 351 Carex filiformis Willdenow — Species plant. Tom. IV. Berolini 1805, pag. 303. filiformis Lin. Persoon — Synopsis plantarum. Parisiis lutetio- rum 1807, Pars II, p. 546. filiformis. Smith — Flora britannica, vol. III, p. 1008. 1805. lasiocarpa. Ehrhart — Gaudin — Agrostologia helvetica, Vol. II. Parisiis 1811, p. 125 e 126. filiformis L. — Gaudin — Synopsis Florae helveticae — Opus posthumum continuatum et editum a P. J. Monnard. Turici 1836, pag. 782. filiformis L. — Kunth — Cyperographia synoptiea Vol. II. Enu- meratio plantarum Tom. II, pag. 484. Stuttgart 1837. filiformis L. — Reichembach — Icones florae Germanicae et Helveticae Tom. VIII, pag. 28, Tab. 265, fig. 643. 1846. filiformis Lin. — Koch — Synopsis florae germanieae et helve- ticae, Editio III. Lipsia 1856, p. 667. filiformis Lin. — Autorum plurimorum. II. Nelle opere che trattano della Flora italiana il Carex filiformis Lin. è ricordato unicamente in quelle che ne studiano le regioni settentrionali. Le piante indieate con questo nome nelle nostre Flore appartengono però a specie assai differenti tra di loro; tanto è vero che in Italia la . presenza del C. lasiocarpa di Ehrhart costituisce una questione che ha . bisogno oggi aneora di essere risolta. La Carex filiformis Lin. « non è ancora stata trovata in Italia, serive ` il Parlatore, almeno per quanto io mi sappia ». « 11 Cesati, pone la C. filiformis fra le piante di Lombardia, io però « non D ho da alcun punto d' Italia » (4). Avendo io avuto ripetute oecasioni di osservare, raccogliere e colti- vare esemplari di C. lasiocarpa Ehrh. provenienti da una ricchissima stazione del Piemonte (?) non essendomi mancata la opportunità di stu- diare gli esemplari autoptici di Cesati, Ambrosi e Rota (?) e di con- sultare quindi un ricco materiale di erbario, credo utile riferire bre- vemente le osservazioni fatte ed i risultati ottenuti in rapporto all’habitat di questa pianta, per quanto ha rapporto al territorio compreso nell'am- bito della Flora italiana. Già nello scorso secolo, come nel principio di questo, alcuni autori in- diearono il C. filiformis Lin. come specie italiana, ma la lor specie deve essere ritenuta come sinonimo di tutt'altre piante. Il vero C. lasiocarpa Ehrh. fu registrato in Italia solamente nell'anno 1844 dal Cesati (5). Allioni (5) nel 1785 parla già di un C. filiformis che egli identifica con quello descritto dal Linneo (Lin. sp. 1385) aecettando fra i sinonimi la ricordata frase di Scheuchzer che abbiamo già dimostrato doversi riferire al C. tomentosa Lin., e registrando inoltre in tale qualità il Carex spicis sexilibus approximatis, teretibus, folio insidentibus, de- MEA dall’amico suo Haller (°), specie che evidentemente devesi pure | (€) PararoRE, Fra italiana, ica Il, Firenze, 1852, pag. SE Questa stazione del C. lasiocarpa Ehrh. sulle pene e Ae di Candia (Canavese) venne Seng dall' amico carissimo e pues co espertissimo D." Filippo Vallino medico a Leynì (Torino) nel maggio Pic 1879. Ivi poi ebbero con a raccoglierla Gibelli, Berrino, Ferrari, Ferrero, Belli. 9 Favoritimi dalla gentilezza dell' amico Prof. R. Pirotta ed esistenti nell Er- -— del R. Orto di Roma. 0 V. Cesari, Notizie naturali e civili della Lombardia. Milano, G. Bernar- n 3iovanni 1844. Ca Flora, p. 277. Flora delle Torbiere, p. 318. d (5) ALLIONI, Flora Palementées. IL p. 268. () V. Harter, Historia stirpium indigenarum. Helvetiae, Bernae, 1108, p- w i N. 1383. Vedi 3. descrizione accurata di Haller e vedi anche a questo prope quanto scrive il Gaudin nella citata Agrostologia p. 127. t — O. Mattirolo: Illustrazione di un Erbario del Colle di ias Tone, ne. ne . della VIIL ; OSSERVAZIONI CRITICHE INTORNO LA SINONIMIA, ECC. ~ 358 ritenere sinonimo di C. tomentosa Lin., col quale si accorda la località di stazione indicata dall’ Allioni in sylvis humidis montanis Valden- sium (t). Il Carex filiformis di Allioni fu riferito al C. tomentosa prima dal Pollini e poi dal Parlatore. ; Pollini, (*) a proposito della pianta di Allioni, parlando delle sinonimia del C. tomentosa, così si esprime: an C. filiformis All? (ex phrase et tab. Scheuch. citat. atque ex loco natali et Lin. sp. 1383). Allionius suam Caricem filiformem provenire asserit in sylvis humi- ‘dis montanis alpium Valdensium et C. filiformis Good. et Willd. sp. IV, p. 303, nascitur in paludosis profundis et lacubus. La Carex filiformis di All'oni Flor. Ped., dice Parlatore (5), sembra dover essere riferita al C. tomentosa per la natura dei Hop indicati dall’ Allioni, come ha anche sospettato il Pollini. Le ricerche da me fatte nell'Erbario stesso dell’Allioni (*), che si con- serva nel R. Orto botanico di Torino, non mi concessero però di definire la questione oggettivamente, perchè il foglio che doveva contenere il suo Carex manca nella collezione. (*) Nelle ipae riferite dallo Allioni molti dopo di lui ebbero ad erborizzare. L'infaticabile dott. Rostan di S. Germano (Pinerolo) non lasciò palmo delle Mo Valdesi am ide per quanto ha rapporto alla flora fanerogamica; erborizza in quelle valli la maggior parte dei botanici torinesi, ma nessuno, per Me: io abbia Zeie (hen negli erbari o vini i singoli individui, rinvenne mai del C. lasiocarpa in quei l (2) Pa Flora Veronensis, Tom. o Verona 1824, pag. 74 75. (5) PARLATORE, loc. cit. pag. 219. A pag. 165 pone come sinonimo della C. to- mentosa il C. filiformis AM. ? (4) L'erbario di C. Allioni alla sua morte (20 Luglio 1804) passò in proprietà dell’illustre botanico G. B. Balbis- Dagli eredi del Balbis fu nd al signor teg OMNE distintissmo agronomo, i cui eredi lo regalarono alla R. Acca- di Agricoltura di Torino, che a sua volta, dopo averlo peste per molti anni nei locali del R. Orto botanico di Torino, ad esso lo donava; 11 Giugno 1891. Durante il periodo di tempo in cui l'Erbario Allioni fu dal Bonafous -: > positato nell'Orto agrario della Crocetta di Torino, subì rapacissimi sa Ta: delle specie più interessanti per opera di botanici indegni di questo nome. . Vedi. R. Accademia delle Scienze, Vol. XX 23. Malpighia anno VIII vol. VII. ect MATTIROLO Da quanto abbiamo riferito però crediamo di non poter conservare dubbio alcuno sulla identificazione del C. filiformis di Allioni col C. tomentosa di Lin. ciò che viene sempre ad appoggiare maggiormente i concetti da noi espressi in questo lavoro. - G. Francesco Re nella sua. Flora Segusiensis (Taurini 1805) rispetti- vamente a pag. 77 e 78 cita senz’ altra indicazione un Carex filiformis L. che avrebbe incontrato ubertim circa lacum Montiscenisii (77), com- munis circa lacum Montiscenisti (TX). Per riuscire a riconoscere di quale specie intendesse trattare il Re, pensai di consultare l'esemplare contenuto nel suo Erbario, e mi decisi ad esaminare colla massima attenzione la località da lui così precisamente indicata, studiando altresì le principali opere che trattano la regione del Moncenisio, (1) interrogando i più attivi ricercatori che vi avevano er- borizzato Mi Queste minuziose ricerche, durate circa p anni, mi portarono alla Tra (1) Tra queste: VerLor, Les plantes alpines. Paris 1873, e Guide du botaniste herborisant. V. ivi Ze Mont Cenis Bouvier, M. Cenis. Son histoire et sa végétation. Paris 1863, Rothschild. Poxsero, Za Fabre de Voyageur à Suse et au Mont Cenis, Susa 1831. J. L. Boxsean, 1762-1846. ig E plantes du Mont Cenis, 4° 32 pag. Caso B., Flora Segusina di G. F. Re con note ed aggiunte, Torino 1881. GANDOGER M, Rélation d'une Montis faite au Mont Cenis en juilie 1889. Bull. e . Bot. Frane. 1890. e Bulletin Soc. bot. Fran. Session extraordinaire de la Société, tenue à Chambéry … .. 1863, Course au Mont Cenis, et liste des ar d recolteés. 5 Ee, Les Hieraciums des Alpes francais G. Vaterio, L. Za Novalesa, Torino 1866, e Wee che incidentalmente si in- ` teressarono di questa flora impareggiabile. () A proposito di questa geg interrogai personalmente o rividi gli Erbaril ` di: Delponte - Gras - Gibello - Defilippi - Avv. Negri di Casale - Rosellini - Ce. sati dett. Negri) Rostan - Vallino - Belli - Ferrari - Berrino - Lepetit (di di Susa). ; upa- d Cornaglia - Vitaliano Donati - C. L. ene - Pielro ed Ignazio. Molineri - Peiner - ze Colla e Bertero - De Nota - Chiuso - Lisa, ecc. ec. ` certezza che il C. filiformis Lin. (da ritenersi sinonimo del C. lasiocarpa di Ehrh.) non si trova al Moncenisio. | Finalmente dal Prof. Nicotra, attuale direttore del R. Orto botanico E r di Sassari (Sardegna), a mezzo del Prof. Gibelli, ottenni il frustulo di x esemplare che si conteneva nell’Erbario di Re (!) nel foglio indicato col nome di C. filiformis. o" Questo pezzetto di esemplare, troppo incompleto per poter essere de- terminato con sicurezza, mi si rivelò come rappresentante il C. ferru- ginea Sehkur, che noi pure. unitamente ai citati botanici, riseontrammo : abbondante nelle località indicate dal Re attorno al lago del Cenisio, e & | che riteniamo quindi debba rappreséntare il C. filiformis L. indicato da LO questo Autore in quelle località (?). B. Caso (^) ehe nel 1881 riprodusse la Flora Segusina del Re, secondo E. 5 il metodo naturale, non seppe né pure egli decifrare questa questione. Troviamo, dice il Caso, per ben due volte per errore materiale del- lA. segnata fra la Carici la C. filiformis Lin. e sempre con la nota cre- EC scente in abbondanza (ubertim, communis) intorno al lago del Monce- nisio. Or qui trattasi non già di C. filiformis Lin. che non è ancora stata trovata, per quanto sappiamo, in Piemonte, ma di Carex filiformis Allioni che il Parlatore rapporta a C. tomentosa Lin. come già ante- riormente l'aveva riferita il Pollini. Noi però non sappiamo se la iden- tificazione del C. filiformis di Re, con quello di Allioni possa farsi se- condo gli intendimenti del Caso, visto che non abbiamo mai trovato il (t) L'Erbario di G. F. Re fu, morendo, da lui lasciato al Prof. M. Reviglio già suo allievo, che lo ie in“ nn o Se Gem di Sassari V. descrizione e notizie in Steng a questa collezione ed O. Marrioro — Mau- —— vizio Reviglio, Cenni biografici letti ks ^x Hi di Madicina in Torino. = Giornale della R. Acc. di Medicina di Torino, anno 1891, N. 1, 2. ` D Bants, Miscellanea botanica, sotto il nome di C. sempervirens dice SC nea: Abunde ad oras lacus Montis Cenisii p..43. (1804-1806). Niuna meraviglia che l'aspetto stesso delle specie abbia tratto in errore il Re; Los abbiamo veduto a quali altre confusioni abbia condotto la frase enig- matica di Linné ; (3) B. end La Flora Segusina di G. F. Re, riprodotta : nel Metodo Made: = Torino 18 ORESTE MATTIROLO C. tomentosa (*) al Cenisio attorno al Lago e CS esso non é nemmeno indicato dal Caso, nè come sinonimo del C. filiformis di Re, né come proprio della Valle di Susa. Colla, nell Herbarium Pedemontanum, Vol. V, 1836, Taurini, pag. 528, si limita a riportare le località citate dall’Allioni e dal Re. La stessa cosa dobbiamo dire, per rapporto alle indicazioni contenute nella Flora Pedemontana di Zumaglini (?). Camisola (5), nella Flora astese, nota un C. filiformis senza indica- zione di autore e senza una descrizione sufficiente a fare riconoscere di quale specie intenda egli trattare. Finalmente in un Catalogo del D." In- gegnatti (4) di Mondovì, troviamo registrato il C. filiformis Lin. come proprio di quella regione dove sarebbe stato da lui raccolto nella Ripa del Vitale in Mondovì Piazza. Senonchè il sig. Enrico Ferrari, conservatore del R. Orto botanico di Torino, appositamente recatosi in quella località, non vi trovò traccia di quella specie, mentre ivi rinvenne comune 17 C. sylvatica di Huds, non registrato dall'Ingegnatti o da lui forse ri- tenuto per C. filiformis L. . Ardoino nella « Flore analytique du Departement des Alpes mari- times », Menton 1807, non fa parola di C. filiformis Lin. in quelle re- _ gioni, dove, per quanto io mi sappia, non fu mai trovato (^). Da quanto sopra si disse, risulta quindi, ehe il C. filiformis ricordato dagli autori piemontesi, non può in alcun modo identificarsi col C. la- un Ehrh. t W Barsıs, loc. cit. p. 42, dice il C. tomentosa comune in Piemonte, ma non lo indica del del Cenisio. 5 Zeene, Flora Pedemontana, Vol. L Aug. Turin. 1849, p. 126. e CAMISOLA, Flora Astese, Asti 1854, p . 961; egli indica la sua pianta nelle paludi di Val Tanaro e del Roatto. ^ IxcEGNATTI, PM delle parpi a specie vegetali che crescono spontanee circondario di Me Breo, Fracchia 1877. Quello che si/& detto interrogai i sigg. Burnat e Bicknell che erborizzarono lungamente in quelle regioni e vi La alii — consultai gli Erbarii Zisa a l'Erbario generale dell’ Orto di Torino. OSSERVAZIONI CRITICHE INTORNO LA SINONIMIA, ECC. 357 Con questo pero non intendo affermare che il vero Carex lasiocarpa sotto il nome di C. filiformis, non fosse prima del 1879 (!) raccolto in Piemonte. Nell' Erbario generale del R. Orto botanico di Torino e pre- cisamente nell'Erbario di G. B. Balbis, troviamo un esemplare di C. la- siocarpa registrato sotto il nome di C. filiformis Lin. raccolto, come di- mostra il cartellino, în paludosis prope Augusta Praetoria (Aosta). Un altro esemplare della stessa raccolta porta seritto sul cartellino; « vero filiformis quam Tillier reperit in Valle Augustana ». > Altrove in Italia che non sia in Piemonte, il Carex lasiocarpa è re- gistrato fin dal 1844 dal Cesati (?) in Lombardia, in paludosis Bosisio, petendo Molteno. Nel 1854 fu indicato dall’ Ambrosi (5) nel Tirolo italiano. Bertoloni (*), Cesati, Passerini e Gibelli (*) e finalmente Arcangeli (^), ricordano le località indicate da Cesati, Ambrosi e Rota. In nessun altro lavoro italiano trovai ulteriori indicazioni sulla pianta che ci interessa. (! Epoca in cui fu trovato al lago di Candia dal D. Vallino, V. pag. 352 (2). (3) Gli esemplari di Cesati ora conservati nell Erbario del R. Orto botanico di Roma, furono raccolti nella sopra indicata località nel 1860. ©) Amprosi, Flora del Tirolo meridionale, vol. I. Padova, 1854, ». 372. « L'ho raccolto nelle Paludi del Monte Bondone presso Trento. Il doltor Facchini lo rinvenne al Lago di Valle di Ledro fra i canneti, ed il dot'or Rota scrive di averlo trovato al passo del Tonale. Il Barone de Hausmann lo riporta come tro- vato di recente al Rodlevau di Bolzano ». Ebbi occasione di osservare tanto gli esemplari di Ambrosi raccolti nelle pa- ludi del Bondone, quanto quelli conservati nell’ Erbario Cesati da lui raccolti in compagnia del Rota nella località da lui accennata (Comitu Clar. Rota, dice il car- tellino del Cesati). V. Rora, Prospetto della Flora della Provincia di Bergamo. g Bergamo, 1855 . (Paludi 1 ungo l Ollio al passo di Tonale) e mi convinsi trattarsi sempre di vero C. lasiocarpa pua (4) BerroLonı, Flora italica, Vol. X, p. (5) Cesari, Passerini e GIBELLI, ge della Flora italiana, Vol. I, pag. 111, 1867. (9 Arcance, Compendio della Flora italiana, 1882, p. 747. CONCLUSIONI. Dalle suesposte ricerche risulta: La prima descrizione del Carex lasiocarpa è da riferirsi allo Ehrhahrt (1783-84). | Il Carex lasiocarpa non fu descritto dal Linné colla frase che,do- vrebbe caratterizzare il suo C. filiformis, quantunque se ne conser- vino nell’ Erbario di Linné degli esemplari col nome di C. filiformis. Il Carex lasiocarpa di Ehrahrt deve essere considerata come piantà italiana, essendosi essa raccolta in Tirolo (Ambrosi), nel Berga- masco (Rota), in Lombardia (Cesati) e nel Piemonte (Vallino, Mat- tirolo, Erb. Balbis (!)). I sinonimi linneani non possono venire accettati, e il nome di C. filiformis Lin. in omaggio al diritto acquisito e alle moderne regole di nomenclatura, deve essere cambiato in quella di Carex lasiocarpa di Ehrhart (*). Torino, Agosto 1894. (') Non dubitiamo che presto verrà scoperto in nuove località piemontesi. (*) Dall esame delle Flore europee e delle ricerche fatte sopra erbarii impor- tanti, risulta che l area di distribuzione del Carey lasiocarpa Ehr. è molto estesa e che dappertutto esso abita identiche località; acque stagnanti, iere paludi, rive di laghi e torbiere. Lo incontriamo citato come proprio dei seguenti paesi: uos Lapponia, Inghilterra, E Francia, Belgio, Austria, Ungheria, , Serbia, Tra .. Secondo l'opera EEN di ts Studies of the Types of various species of ` ue genus Carez, 1889, May. Mem. of the Torrey. botanical. Clubs, Vol. I, N. 1, e per notizia avuta dall'amico Conte Martelli, si incontrano pure nell’ America ettentrionale esemplari di Cares lasiocarpa Ehr. (un esemplare è conservato nel- | l'erbario centrale di Firenze). EE accenna a due varietà di esso la var. australis He e la var. latifolia kee v. loc. cit. APPENDICGE. Un easo analogo, se non identico a questo, é quello che ha dato luogo allo studio critico dei signori Gibelli e Belli a proposito del Trifolium agrarium L. ( V. Malpighia, Anno IIT, Vol. IH. Rivista critica delle specie di Trifolium della sezione Chronosemium |: dove é dimostrato all evi- denza che il voler ritenere la denominazione di Trifolium RO L. è quanto ostinarsi a scrivere una inesattezza. E ciò perchè: 1.? Nell’Erbario Linneano stanno con questo nome raccolte due specie ` diverse | Trif. agrarium Poll. e Trif. aureum Poll. |. 2^ Perchè la frase Linneana che caratterizza lil Trif. agrarium potrebbe servire anche per il Trif. aureum. 3.° Perché la frase che caratterizza il T. procumbens di Linné, che molti autori persistono a voler ritenere come la denominazione spettante al T. agrarium, non gli compete e ciò perchè Linné ha detto, a propo- -sito del Trifolium procumbens «*similis T. filiforme sed major » ciò che non si addice al T. agrarium degli Autori. 4? Finalmente perchè gli Autori in genere non si curarono, nè si sa spiegarne il motivo, di una figura del Vaillant (Bot. Paris), rappre- sentante all'evidenza il T. agrarium e citata dallo stesso Linné nello- monima sinonimia. | Egli é percio ehe nei trattati floristiei, la denominazione di 7. agra- rium Linné dovrebbe essere di diritto abolita perché dubbia (stando al suo erbario ed alla sua frase) e deve essere sostituita con quella di T. agrarium Poll. il quale Autore, in ordine cronologico dopo Linné, de- ` scrisse e caratterizzò bene questa.specie. Così pure il T. procumbens Linné corrisponde evidentemente al T. minus Sm., denominazione che di diritto dovrebbe essere abolita, ma che però anche gli egregi autori della Rivista critica hanno mantenuto es- 5 sendo essa scevra da interpretazioni dubbie e caduta nel dominio pub- blico (V. Leggi di Nomenclatura approvate dai recenti pd. bo- taniei).. : KEE Se sinonimie T solo con e Up, e fatiche indi- ` cibili si riesce a mettere in sesto, è piena la letteratura dei Trifogli, come ` | si rileva dagli aceuratissimi studi dei signori Gibelli e Belli ( V. Rivi- sta critica delle specie di Trifolium. Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino). . Esse dipendono da una specie di feticismo per le frasi e le asserzioni linneane; dal volere cioè ad ogni costo mettere d’accordo le frasi di . Linné colle forme che paiono avere con esse una qualsiasi relazione, | quasi ce Linné non avesse mai potuto ingannarsi con tanta sterminata mole di entità specifiche che ha distinte e descritte. Sulla distribuzione del Fosforo nei tessuti vegetali. | —— Jwcerche microscopiche del D." Gino PoLLacci n Considerata la importanza del fosforo, quale elemento indispensabile all'esistenza ed allo sviluppo dei vegetali, fa meraviglia come non sieno prima d’ora stati additati mezzi atti a seguire la distribuzione di que- i P ; sto elemento nei tessuti, ed a spiegare così sempre meglio i legami esistenti tra la struttura e la funzione. | A. Hansen (') usò il reattivo molibdico (miscela di acido nitrico e molibdato d'ammonio) quale reagente microchimico del fosforo; e potè con esso scoprirlo in alcuni sferiti. à , Giova ricordare che il detto reattivo forma coll’acido fosforico del fosfomolibdato ammonico insolubile e di color giallo. Anche Strasburger (?) si vale dello stesso metodo per mettere in chiaro la presenza di composti fosforati nei cristalli dei tubercoli radicali, di Dahlia. Il Behrens (5) e lo Zimmermann (D) suggeriscono, oltre al molibdato 'd'ammonio, il reattivo triplo (miscela di solfato di magnesio, cloruro di ammonio ed ammoniaca), che dà luogo ad un precipitato bianco di fo- sfato ammonico-magnesiaco. Ma tali metodi, adottati tuttora con vantaggio nelle analisi chimi- che macroscopiche, tornano insufficienti nelle ricerche microchimiche, sia perchè il fosfomolibdato d’ammonio ha colore giallo non sempre fa- cilmente apprezzabile (e sopratutto quando il fosforo trovasi in tenui (« A. Hansen. Mikrochemischer Nachweis der eer II Srrassurcer E. Das Botanische Practicum, pag. TT, 1887. CH Wuueru Beurens. Tabellen zum Gebrauch bei mikroskopischen Arbeiten, pag. 163, 1892, (9 A. Zimmermann. Die Botanische Mikrotechnik, pag. 51, 1892. proporzioni), sia perché il fosfato ammonico-magnesiaco è incoloro, leg- germente trasparente e non producesi in quantità manifesta che quando il fosforo trovasi in proporzione piuttosto notevole. Nel 1892 i dottori L. Lilienfeld ed Achille Monti (') resero noto un ` nuovo modo di colorazione microchimica dei tessuti ricchi di fosforo. Mediante un processo di riduzione, pensarono di trasformare il fosfo- molibdato, prodotto dal reattivo molibdico, in dna sostanza più inten- samente colorata, e perciò meglio visibile. Come corpo riducente, gli autori adoperano il pirogallolo (acido pi- ` rogallieo; il „quale, in contatto del fosfomolibdato, dà colorazioni giallo- brune-nere a seconda della quantità di fosforo contenuto pini singole parti. Con questo metodo venne da loro studiata la distribuzione del fosforo ` nei tessuti animali. E Quanto ai vegetali, l'esame venne limitato, com’ essi scrivono, à dei: « bottoni ed ovari di gigli, teste di asparagi, cristalloidi isolati della Bertholletia excelsa e midollo di Sambuco. » E tali parti vegetali ma- nifestarono tutte la presenza del fosforo, tranne il midollo di Sambuco, che mostrò di non contenerne. lo studiai sperimentalmente questo nuovo metodo, il quale mi con- fermò pienamente ciò che i signori Lilienfeld e Monti hanno scritto ri- guardo alle cellule in generale. E siccome non sono stati fatti, per quanto io so, lavori speciali sulla distribuzione mierochimica del fo- | sforo nei vegetali, mi proposi di intraprendere intorno a tale argomento delle ricerche, studiandomi anzitutto di perfezionare il metodo di co- lorazione sopradeseritto, coll'intendimento di sostituire all’ acido piro- gallico una sostanza, la quale non avesse certi inconvenienti che pre- senta in pratica il pirogallolo e che, secondo le ricerche da me fatte, i sarebbero i seguenti: S 4) Durata di tempo non breve per ottenere la reazione, ossia la ger? lorazione del M (5) L. L ausm ed A. M ok Stulla localizzazione anjeroc ases del ef? nei tessuti (Atti. della R. Accademia dei Lincei, Vol. 1, Serie 5.*, fasc. 1892). b > ! px Er rioni ki er pix 5 3 dA SULLA DISTRIBUZIONE DEL FOSFORO NEI TESSUTI VEGETALI ` 363 5) Alterazione del colore dei preparati tenuti in acqua ed in glice- rina; c) Sollecita alterazione all'aria della soluzione acquosa di pirogallolo, accompagnata da imbrunimento del liquido; d) Colorazione non sempre bastantemente carica, e specialmente quando il fosforo trovasi nei tessuti in piccola proporzione. E NUOVO METODO DI COLORAZIONE. In seguito, pertanto, a numerosi tentativi, ottenni eecellenti risultati, decisamente superiori a quelli avuti coll'acido pirogallico, adoperando, E come agente riduttore, il soluto aequoso di cloruro stannoso (SnCli), preparato secondo le indicazioni di Fresenius (!) e, più o meno, allun- gato con acqua, a seconda dei casi. Questo reagente, in sezioni contenenti fosforo, traino prima con il reattivo molibdico, indi lavate diverse volte in acqua, mi dava pron- tamente colorazione intensa, che può variare dal blù-scuro al grigio, a seconda della maggiore o minore quantità di fosforo contenuto nelle Angola parti. La ragione di questa colorazione la si puà facilmente trovare. È di- fatti, fra i componenti del fosfomolibdato d’ammonio, quello da cui de- riva la colorazione non è che l anidride molibdica (MoO*). Ora il eloruro stannoso, reagendo con questa anidride, e parzialmente disossidandola, fornirebbe del sesquiossido di molibdeno Mela sostanza che è ap- punto di colore blù-scuro. La reazione può riassumersi nella formola: 2 MoO* + 3 SnCl? + 6 HCl = Mo?05 + 3 SnCI* + 3 H?0. ll procedimento da seguire per la colorazione dei pezzi è il seguente: Si mettono le sezioni da osservare nel reattivo molibdico, avvertendo (à) Fresenius. Traité d'Analyse chimique qualitative, ottava edizione, pag. 88, 1891. D 364 GINO POLLACCI di usare pinzette con punte di platino; indi si lavano ripetutamente con acqua distillata, o meglio acidulata con acido azotico, per aspor- tare tutto il reattivo che non si fosse convertito in fosfomolibdato d'am- - monio (e non in acido fosfomolibdico, com'è stato da alcuni inesatta- mente scritto). _ Né cio offre, del resto, difficoltà aleuna, sapendosi che il reattivo mo- libdico è solubilissimo anche in acqua semplice. Tali lavature non de- vono essere trascurate, poiché qualora rimanesse nei preparati del reat- tivo molibdieo, i risultati potrebbero non essere piü esatti. Dopo si fatto trattamento, si immergono, per mezzo di pinzette ben pulite, le sezioni in cloruro stannoso, il quale dà luogo istantanea- mente alla già indicata eolorazione, se in esse à contenuto del fosforo. In tessuti ove questo elemento fosse molto abbondante (come, ad esempio, nei semi), e le sezioni non fossero troppo sottili, si dovrà al- lungare con aequa pura il eloruro stannoso, e tanto quanto basti per- ché la colorazione non sia troppo intensa e permetta così una più esatta osservazione dei diversi tessuti e dei diversi costituenti della cellula. In mancanza di fosforo, e sempre che le lavature siano state fatte con cura, la colorazione non si avrà, appunto perchè non può formarsi fosfomolibdato d'ammonio, dal quale deriva l'ossido di molibdeno cui è dovuto, come già dissi, il colore blù-scuro. I preparati così ottenuti mantengono la loro colorazione benissimo in glicerina, od anche in acqua, giacchè l'ossido di molibdeno formatosi è insolubile ed inalterabile negli ordinari solventi; mentre operando col pirogallo si hanno dei preparati che si alterano in acqua, ed in glicerina, conforme a quanto fanno nel loro lavoro osservare gli stessi autori ('). Inoltre il eloruro stannoso rende il metodo estremamente sensibile, per modo che con esso può essere accertata la presenza del fosforo an- che dove esso è in quantità tenuissime, e dove l'acido pirogallico non riesce a renderlo manifesto. Anche il tono e la natura del colore, che rendesi nettamente visibile () V.a pag. 313 degli Atti citati. SULLA DISTRIBUZIONE DEL FOSFORO NEI TESSUTI VEGETALI 365 al microscopio, e la prontezza con cui esso si produce, hanno pure il loro valore, specialmente nelle ricerche microchimiche. Infine vuolsi notare che il reattivo ha il vantaggio di non essere em- pirieo, ma bensì razionale, sapendosi come agisce il cloruro stannoso sul fosfomolibdato e potendosì così, nelle condizioni della esperienza, ammettere od escludere con sicurezza la presenza del fosforo. In possesso pertanto di un reattivo sensibile, pronto e sicuro, ho cer- cato di valermene per seguire la distribuzione del detto elemento nelle varie parti della pianta, operando tanto con materiale fresco come con quello conservato in-aleool, il quale, in generale, si presta anche me- glio del fresco. Ecco ora la descrizione delle ricerche fatte e dei risultati ottenuti. CELLULE IN GENERALE. Membrana. — La membrana cellulare, anche allo stato di suberina, liguina, ecc., non dà segno di fosforo. Protoplasma. — Il protoplasma invece se ne mostra generalmente assai ricco. = Il citoplasma assume colorazione grigia con macchioline nere-bleü, colorazione che spicca benissimo, specialmente se esso è stato prima contratto con alcool. Le macchioline più colorate della massa plasmatica corrispondono ai mierosomi di Hanstein; la parte che è colorata più debolmente, corri- sponde al reticolo di fine fibrille. I mierosomi adunque appariscono più riecht in fosforo dell’ ialoplasma. L’otricello primordiale del Mohl assume colorazione leggermente ut intensa dell’ ialoplasma. La riechezza poi in fosforo del protoplasma varia secondo i tessuti a cui le cellule appartengono. Nucleo. — Esso è la parte della cellula dove il fosforo trovasi d massima quantità. | Dalla colorazione che assume il nucleo in riposo, è resa manifesta la sua s ruttura a gomitolo, perchè i grani di cromatina coloransi più GINO POLLACCI - intensamente del resto. La membrana nucleare pe colorazioni ab- ` bastanza intensa. Il sacco embrionale di Fritillaria imperialis mi ha servito benissimo ` per. studiare tutti gli stadî di cariocinesi e si può, per mezzo del reat- tivo, seguire tutto il processo a causa del colore carico che assumono i filamenti cromatici, ricchissimi di fosforo in confronto del plasma che rimane grigio: si coloranò pure intensamente i nastri sottili convergenti ai poli, i quali costituiscono il fuso aeromatico. Nueleolo. — fl nucleolo prende colorazione leggermente più debole di quella del nucleo, e per questo appare assai distinto e mostra strut- tura omogenea e non granulare. Cloroplasti. — I cloroplasti, che rimangono dopo il trattamento ancora ricchi di clorofilla, assumono colorazione leggermente bluastra. Ciò confermerebbe le analisi di Horford (!), che trovò l'acido fosforico nelle soluzioni eteree di clorofilla. Pirenoidi. — I pirenoidi, sottomessi alla reazione, danno colorazione assai intensa e quindi contengono combinazioni fosforate iu quantità non piccola. ; Aleurone. — Portai poi I’ osservazione sui grani di aleurone, o pro- teina, servendomi a tal scopo di semi di Cannabis. Trattai le sezioni col solito reattivo, avvertendo di tenervele pochis- simo per impedirne la disorganizzazione; osservate quindi in olio, esse assunsero colorazione scura, la quale però non era tale da potere di- stinguere se il fosforo si trovasse nei cristalloidi, anzichè nei globoidi. . La parete involgente rimaneva chiara. Misi nuove sezioni di endosperma in una soluzione concentrata di cloruro di sodio, il quale scioglie i eristalloidi; il soluto si eoloro in giallo con il reattivo molibdico, € ciò dimostra che i eristalloidi contengono fosforo. È Trattai poi con il solito metodo i soli globoidi isolati (*), che si co ^ (1) E N. Honra Die Reduction der Kohlensäure zu Kohlenoxyd (es Eisen- p? hosphat. Sitzungsber. Der Akademie der Vigone iz in Wien, S () Per isolare i globoidi misi le sezioni in potassa caustica WE pA la quale distrugge tanto la sostanza fondamentale come i corpi poliedrieci, lasciando intatti invece i detti corpicciuoli. Per togliere poi la potassa dai globoidi, li Laval, con acqua leggermente acidulata. ` SULLA DISTRIBUZIONE DEL FOSFORO NEI TESSUTI VEGETALI lorarono in scuro; avvalorandosi cosi l opinione di Vines (!), il quale ritiene questi granelli sferici composti di calce e magnesia, accompa- gnate da anidride fosforica. Cristalli e sferiti. — Già da tempo, com'é noto, fu constatata la presenza di fosfati in cristalli e sferocristalli di molte piante. Dal che si ha piena conferma per la colorazione prodotta dal solito reattivo (Bertholletia exelsa, Tectona grandis, Dahlia, Agave mexicana (2) ecc.). Ife, spore, ecc. — Da colture fatte in gelatina di Botrytis cinerea e Mucor, potei vedere che del plasma delle ife, non si colora tutta la massa, ma solo delle piccole particelle sparse per tutto il citoplasma. Le spore invece coloransi abbastanza intensamente, tanto quelle della Botrytis, come quelle del Mucor. Sottoposi pure a questa reazione il Saccharomyces, il quale si coloro tutto omogeneamente in bleù-scuro, rimanendo scolorate le sole vacuole. Per colorare i Saccharomyces li ho posti entro un filtro trattandoli prima col reattivo molibdico, ed aggiungendo, dopo ripetute lavature, il cloruro stannoso. ~ RADICE. Facendo una sezione longitudinale dell'estremità di una radice qua- lunque, per es. di Zea Mays, e trattan lola col metodo già descritto, ecco che eosa si osserva: La sola linea gelatinificata, che separa dall'epidermide gli altri strati resta ineolore e quindi & priva di fosforo; tutti gli altri tessuti invece prendono una colorazione più o meno intensa. La pilerizia viene poco colorata, e le cellule arrotondate poi della medesima, in via di disaggregazione, talora non si colorano neppure. Le parti che coloransi di più sono l’apice vegetativo ed il cilindro cen- trale o eg UI Vines. On the chemical composition of Aleurongrains, in TURNS R. London Vol. XXXI, 1881. ?) Loo Re. — Sulla presenza di sferiti nell’ dan mezicana (Annuario del R. Istituto Botanico di Roma, Vol. V, fascicolo 1, plasma debolmente colorato, e nuclei che sono invece assai colorati. Questo colore si può osservare anche ad occhio nudo, operando su una sezione longitudinale dell'estremità di una radice; tosto vedesi colorarsi in blù-scuro il pleroma, in blü-chiaro il periblema. Nella regione pilifera, il plasma dei peli assume colorazione grigia- stra, ed il nucleo tinta assai scura. Studiando la radice al di sopra della regione dei peli, si ha una co- lorazione assai intensa del primo stato corticale, e debole colorazione della rimanente zona corticale, eccetto i nuclei, che mostransi abbastanza ricchi di fosforo. L’endoderma ed il periciclo si colorano marcatamente; mentre il mi- dollo non si colora, ed i raggi midollari vengono debolissimamente co- lorati. Si colora in generale intensamente il contenuto dei fasci libro-legnosi, e di questi appaiono anche più colorati i legnosi. (Cannabis, Fisum, Phaseolus, Ceratonia, Vicia, Pinus, Hoya carnosa, Lycopodium, ecc.). Ricercai anche la presenza lel fosforo nelle radici secondarie durante la loro formazione endogena. Scelsi perciò l’ Helianthus annuus, della cui radice primaria, fatte diverse sezioni radiali, trovai un punto ove pren- deva origine una radice laterale, che si colorò tutta intensamente. Quando poi la radice è vecchia (nella parte specialmente dove lo svi- luppo è completo), il fosforo si manifesta pressochè solo nel tessuto con- duttore. Studiai inoltre radici aeree di Den drobium e di Aerides, le quali si prestano benissimo per queste operazioni. Il velo della radice rimane incoloro, e quindi è privo di fosforo. L'endodermide sottostante è composto di cellule, il cui plasma, e spe- cialmente il nucleo, si colorano intensamente; segue il parenchima con I fasci poi, e l’apice vegetativo, prendono colore blù-scurissimo. Il nucleo degli elementi allungati del tessuto midollare si colora in- tensamente, mentre il plasma non dà che debole colorazione. 5 Le radici idrobie di Lemna si mostrano poco ricche di fosforo; $0- lamente l'apiee vegetativo ed il fascio interno si colorano. La cuffia rimane incolora. | Esaminate le radici adesive o rampicanti di Hedera Helix, Ficus re- pens ed Hoya carnosa, vidi che anche queste produzioni avventizie con- tengono fosforo nel loro apice vegetativo, ma in piccolissima quantità. Studiai inoltre come si comportavano gli austori delle piante pa- rassite. A questo fine sezionai austori di Cuscuta penetranti nei tessuti del fusto di Robinia pseudacacia conservati in alcool. Dopo molte osserva- zioni, potei convincermi che le ifoidi sono all’estremità dell’austorio po- verissime di fosforo, e che meno poveri sono i vasi del medesimo. Sottoposi eziandio all’azione del reattivo rizoidi del Botrydium gra- nulatum. Sul principio rimasi in dubbio se si colorassero o no, ma dopo ripe- tute prove potei assicurarmi che si colorano debolmente in grigio, e che la colorazione si accentua dove le varie rizoidi si anastomizzano in un solo ramo. Le rizoidi che trovansi sul tallo della Marchantia polimorfa hanno plasma che eontiene solo in tenuissima quantità combinazioni fosforate, le quali aumentano alle estremità che trovansi in contatto col terreno. Il micelio della Peronospora viticola, penetrante nei tessuti now foglia di vite, contiene fosforo in leggera proporzione. Avendo avuto occasione di esaminare corpi fruttiferi di Hymenogaster Cerebellum Cav., ove sonvi speciali processi rizoidi, designati dall’ Au- tore eol nome di ife a stilelto, assorbenti (1), in essi trovai pure del fosforo. FUSTO. Le cellule apicali sono gli elementi del fusto che mostransi più ricche di Les si SI intensamente in blù-scuro. (1) F. Cavara, Intorno alla morfologia e biologia "di una nuova specie di Hy- menogaster (Atti del R. Istituto Botanico dell’ Università di Pavia, 1894). 2 | L'autore è il primo che parla di queste singolarissime ife, e nota che una loro ` gono è senza dubbio quella di invadere e penetrare i grumi wmici per sottrarre ` da questi i materiali nutrizi, tra cui figura pure, come ho dimostrato, l’ acido ` ` Fosforiso, da esse con tutta probabili ilità assorbito come fosfato di calcio. = w | NOME anno vor vol. VII. vatum per le crittogame, di Hıppuris vulgaris e di Zea Mays per le fanerogame. Operando nel mezzo di un internodo qualunque di un fusticino, che abbia terminato la differenziazione progressiva del meristema, e sottoposte ; le sezioni al reattivo, osservasi che le cellule epidermiche assumono , 3 generalmente, debolissima colorazione, e tanto piü se il fusto à già in avanzato sviluppo; tuttavia nei fusti giovanissimi, coloransi i nuclei. — — Il protoplasma ed i nuclei dei peli, che spesso ricoprono questo tes- i suto, prendono colorazione identica al plasma ed al nucleo delle cellule ` propriamente dette, a differenza dei peli assorbenti radicali, che si co- lorano molto più intensamente. Delle cellule stomatiche, quando sono in via di formazione, coloransi i nuclei abbastanza intensamente ; ma, raggiunto che abbiano completo sviluppo, si colorano solo debolissimamente, e più che altro la colorazione appare nei cloroleuciti. Passando alla corteccia, il suo parenchima prende colorazione assai intensa quando si operi su fusti giovani, e diminuisce col progredire dell’ età. Lo stereoma corticale resta affatto incolore. L’endoderma si mostra sempre ricco di fosforo, e risalta sugli altri : tessuti formando una riga scura, che circonda a guisa di guaina il | periciclo, il quale é più povero di fosforo dell’ endoderma; pero an- ch'esso dà ben mareata reazione, e specialmente se il fusto non é molto vecchio. s Le cellule del cambio si colorano moltissimo. i Del cilindro centrale, il midollo ed i raggi midollari restano, gene- ` ralmente, pressoché incolori. Ottenni risultati meritevoli di attenzione, osservando in sezioni E. . eribrosi di Cucurbita maxima; il loro contenuto colorasi in blù, mentre il cribro ed il callo non cambiano di colore. : I vasi cribrosi quindi sono assai ricchi di fosforo. Ripetei le ricordi ottenendo i medesimi risultati, sopra vasi cribrosi di Vitis ed Acer. Il contenuto dei vasi, tanto aperti come chiusi, (Sagittaria, Stratiotes, Caladium, Alisma, Nymphaea, Ephedra, Hieracium, ecc.) dà anch' esso la reazione del fosforo, ma non sono in essi riescito ad ottenerla cosi marcata come quella avuta nei vasi cribrosi. Gli elementi costitutivi dell'appareechio secretore si sono mostrati, nelle piante da me studiate, assai ricchi di fosforo. Ora | abbondanza di questo elemento nutritivo nei vasi laticiferi, farebbe credere più probabile l'opinione del Schullerus e Haberlandt (') appoggiata succes- sivamente dalle ricerche di Pirotta e Marcatili (2), e cioè che il sistema - laticifero funzioni anche come sistema conduttore, asportando e traspor- tando i prodotti dell'assimilazione. Esaminai il fusto di Euphorbia splendens ed Euphorbia nerüjolia, i cui vasi laticiferi presero colorazione intensa; anche il fusto del Chelido- nium majus e le scaglie dell’ Allium Cepa diedero gli stessi risultati. I canali seeretori del fusto di Hedera Helix mi si mostrarono poco, ricchi di fosforo. Riguardo alla struttura secondaria del fusto, coloransi intensamente gli elementi formanti il meristema secondario; la colorazione diminuisce notevolmente quando le sue cellule si sono differenziate in tessuti de- finitivi. Il sughero, invece, rimane incoloro; il periderma, quando esso è ap- pena formato, si colora debolmente. Le cellule costituenti le lenticelle non si colorano che debolmente (Sambucus nigra, Sophora pendula, Salis, Robinia, ecc.). Il libro ed il legno secondario poi assumono colorazione più intensa rispetto a quella del primario. Sezionando così un fusto con libro e legno primario e secondario, scorgonsi, anche macroscopicamente dopo trattamento con il reattivo, due anelli di differente grado di colora- —— zione. (1) Scaurrerus I, Die physiologische Bedeutung d. Milchsaftes von Euphorbia ` Lathyris L. Ver hand]. d. bot. Vereins d. Provinz Sr et XXIV, 1 1882, Ablaudl. ` p. 26, 1 5 i Dunn Ueber die Anatomie der Milchröhren, Bot. Centralblatt, XII, pag S 142, i ES = Porta e L. Marcat, Sui rapporti tra i vasi wen e ed u sistema j assimilat ore nelle piante. oe Ist. pati Te 1885). E POLLACOL. : Nel fusto a “completò chi il fosforo trovasi quasi esclusivamente nel tessuto conduttore. _ Il così detto ritidoma appare invece privo di fosforo (Fagus, Que- reus, Ulmus, ecc.). FOGLIA. x jt Ze epidermide, che ricopre il pieciuolo della foglia, si comporta come quella del fusto.-Il parenchima del picciuolo dà debole la reazione del fosforo. : Trivoco colorasi intensamente, come nel fusto, il tessuto conduttore, specialmente quando la foglia è in via di accrescimento. I larghi canali aeriferi che, in alcuni casi, abbondano nel parenchima del picciuolo, non assumono nessuna colorazione ( SE Scirpus, Nu- . phar, ecc.). i mog peli interni, abbondanti nel picciuolo del Nuphar, non contengono fosforo; anche dopo replicati trattamenti rimangono affatto incolori. H picciuolo di foglia giovanissima (Vitis, Aristolochia, Tropaeolum, ecc.) si mostra ricchissimo di fosforo; quello invece di foglia già sviluppata si colora, in confronto, molto debolmente. : Passai quindi allo studio del lembo fogliare, sezionando l'estremità del fusto dell’ Elodea canadensis; trattando le sezioni col solito metodo, le cellule epidermiche, che avanzano ai lati del fusto e che incomin- ‘ciano a formare le prime foglioline, si colorano intensamente ; Così pure danno marcata la reazione le foglie, allo stato di gemme, di Thea, Camelia, Rosa, ece.; i nuclei specialmente delle cellule, che le compongono, assumono colorazione blù-scura. . Dei tessuti costituenti la foglia, l'epidermide comportasi come quella del fusto; lo stesso dicasi per le spine (Agave), peli e stomi. Il paren- chima si colora ES intensamente, EE quando la foglia è in en sviluppo. | Feci ricerche inoltre per vedere quale delle due parti del parenchima, | il palizzata od il lacunoso, fosse più ricco di combinazioni fosforate. A tal uopo, oltre le prove fatte sopra una stessa foglia avente i due | parenchimi ben distinti, trattai foglie di Medera sviluppata all’ ombra Ec ed avente mesofillo composto da parenchima pressochè tutto spugnoso, ` EY. e foglie eon mesofillo a palizzata; i risultati furono identici per i due | ; tessuti. Le nervature coloransi marcatamente quando la foglia è ancor gio- vane, colorazione che diminuisce di molto una volta che la foglia ha rag- giunto il suo completo sviluppo. XE Lo stereoma non si colora. i Esaminati canali secretori di Pinus, Abies, Larix, ecc., trovai che ` l apparecchio secretore della foglia è povero di fosforo. : Anche per i tessuti secondari della foglia va ripetuto ciò che fu detto ` riguardo a quelli del fusto. Le scaglie o foglie protettrici mostransi poco rins di fosforo ( Aspa- ATE E ES T ragus, Ruscus), ed assai meno delle vere foglie. Inveee il fosforo trovasi in grande quantità TERRA nelle scaglie pet BR dei bulbi. Qui le sezioni, trattate col solito reattivo, assumono intensa colorazione blü-seura (Lilium, Allium, Tulipa, ecc.). Feci per ultimo esperienze con foglie attaccate ancora al ramo, e con foglie cadute per aver già compiuto le loro funzioni, valendomi di ma-. teriale conservato in alcool (Liquidambar styraciftua, Quercus), ed ebbi risultati affermativi per le prime e negativi affatto per quelle cadute. - m Tali risultati coneorderebbero perfettamente eon le analisi macrosco- piche fatte dal Kraus (1). FIORE. Le diverse parti del fiore mostransi molto rieche di fosforo. = Peduncolo fiorale. — Nel peduncolo fiorale, il plasma delle Mes E si colora in scuro, ed anche più intensamente colorasi il nucleo. & Il parenchima corticale ed il tessuto fascicolare sono specialmente a E che, in generale, coloransi maggiormente. Quando il peduncolo ha d OG Kraus, Bai Beinerkungen über die Brscheinun der Sommerdirre a , | serer D PM sus ea EE Bot. Zeitung, ` ui ancora struttura primaria, le combinazioni fosforate sono abbondanti pressochè da per tutto. Brattee, sepali, petali. — La struttura delle brattee, dei sepali e petali differisce troppo poco da quella delle foglie vegetative, perchè questi organi abbiano da comportarsi molto diversamente dalle mede- sime; tuttavia essi mostransi più ricchi in fosforo delle foglie (Frétilla- ria, Lilium, Rosa, Viola, Funkia, Phaseolus, Yucca, ecc.). Stame. — Sezionando un filamento di stame di qualsiasi fiore, mo- strasi ricco di fosforo, e specialmente il fascio libro-legnoso ed il pa- renchima che lo riveste. i In alcune piante, come nella Yucca pendula, solo il fascio conduttore dà marcata la reazione del fosforo; l epidermide ricca di peli, ed il parenchima, ne contengono in poca quantità. L’ epidermide dell’ antera colorasi, ma molto meno del Geck libro: legnoso, che colorasi fortemente, e pur fortemente coloransi i nuclei del parenchima. Il parenchima omogeneo delle antere colorasi molto, allorchè le cel- : lule madri del polline cominciano a differenziarsi; il loro contenuto as- sume infatti colore azzurro-scuro. . Le prove furono fatte sopra antere di Malva, Campanula. Sperimentando di poi sopra antere più vecchie, lo strato di cellule, che circonda a guisa di guaina le cellule madri, si mostra ricchissimo di | fosforo (Funkia, Lilium, Fritillaria, ecc.). i Quando avviene il processo di cariocinesi, è facile con questo metodo i colorazione seguirne tutte le fasi, colorandosi lo spirema in scuro, 1e he detto parlando del nucleo; e quasi incolore il plasma (Lilium). " plasma delle cellule figlie formatesi, mostrasi sempre ricco di fo- TA mentre la loro membrana ne è affatto priva. - Poco prima che si distrugga la guaina, che circonda le cellule madri, scompare quasi del tutto il fosforo anteriormente contenutovi; giacchè dopo replicati trattamenti sópra guaine, in via di disorganizzazione, di Funkia, Yucca e Li iid le cellule non si colorarono che debolissima- - mente. Polline. — Le sporgenze, che formansi sulla membrana esterna del `` E e ` grano di polline, ossia spine, uncini, ecc., rimangono nolan (Cichorium, h Cucurbita, ecc.). Risultati importanti si hanno, operando sopra le cellule figlie del polline. Sottomesso all’ azione dei soliti reagenti un grano di polline di Taæus baccata, vedonsi i nuclei delle due cellule differentissimamente colorate . . P uno cioè debolmente, P altro molto intensamente. Il nucleo della cel- CS: lula generatrice (in questo caso la più grande), è lla che colorasi di più, mentre il nucleo della cellula vegetale è relativamente poco «colorato. - Operai pure sopra grani di polline di Angiosperme e precisamente di Lilium punctatum, e notai che, in questa pianta, è invece il nucleo della cellula più piccola quello che colorasi maggiormente; cellula che in questa classe di vegetali, sarebbe appunto la generatrice. . Anche questa differente colorazione dimostra chiaramente che il fos- foro trovasi nei vegetali più abbondante là dove è massimo il potere . riproduttivo. line di Malra silvestris, Allium speciosum , Lilium punctatum, a ger- minare, in acqua zuccherata, sopra porta oggetti. Il giorno dopo abbon- danti erano i grani di polline che avevano emesso tubo pollinico, ed il eui contenuto coloravasi Gomes col solito metodo del cloruro . Stannoso. Pistillo, — Il pistillo mostrasi ricchissimo di fosforo. Dell’ ovario, l'epidermide, il parenchima, il tessuto fascicolare coloransi tutti inten- samente. ; | Dello stilo coloransi intensamente le papille, che generalmente rive- | stono l’epidermide interna; egualmente colorasi il fascio mediano; molto meno l’epidermide ed il parenchima. Dello stigma coloransi intensamente le papille, prolungano dall'epidermide; molto meno gli altri tessuti e Remp. Ranunculus, Phaseolus, Tropacolum, Cucurbita, ecc.). La parte del pistillo più ricca in fosforo è l'ovulo. che in generale si e intenso. u funicolo è una delle Leien ebi se ne mostra bet ricca. Feci prove anche sul tubo pollinico. A tal fine misi dei grani di pol- - tt adt. nuclei di tutte le cellule che lo costituiscono, si colorano in blù- nero sa perm STRA I tegumenti esterni ed interni sono quelli che si colorano meno; ` cellula madre del sacco embrionale appare ricchissima di fosforo. Ho fatto queste osservazioni sopra diverse piante angiosperme: Fri- tillaria, Malva, Viola, Yucca, Funkia, Allium, Lilium, ed altre. Anche il sacco embrionale assume color carico, intenso. Il nucleo cen- trale colorasi ancor più intensamente. Le antipodi colbransi molto meno delle sinergidi (fatto che ho osser- ` vato nel Lilium punctatum). i L’ oosfera assume colore intenso. Per le gimnosperme, ho fatto ricerche solamente sopra ovari di api : niperus virginiana, conservati in alcool, ottenendone risultati pressochè ` identici a quelli ottenuti per le Angiosperme. Nel Juniperus, i nuclei dell'endosperma prendono colorazione blù scura. L’uovo, una volta formato, si mantiene ricco di fosforo; allo sviluppo x in embrione, questo dà intensissima la reazione del fosforo. E Sono inoltre riescito a notare, nel P/swm sativum, che fra l'embrione ed il sospensore non vi è differenza di colorazione. Delle cellule dell'albume, coloransi debolmente il plasma ed ‘abba- stanza intensamente i nuclei (Viola tricolòr). Ge : Si mostrano rieche di fosforo anche le cellule del perisperma. SEM E. : Nei semi finisce per accumularsi pressochè tutto il fosforo, che le : radici hanno assorbito dal terreno, e quindi mostransi relativamente : ricchissimi di sostanze fosforate. Vediamo ora come in essi trovansi di- - | Il tegumento seminale, o non si colora, o debolissimamente, con il s0- lito reattivo. Tanto la epidermide, quanto il parenchima ehe ne segu > danno risultati generalmente negativi (Arachis hypogea, Phaseolus, Gos- | sypium, Vitis, Pinus, ece.). | Tali risultati però si hanno allorchè il seme è già in | completo svi- luppo, e secco; se invece esso è in via di accrescimento , i i tegumei coloransi debolissimamente, ed i in questo caso le nervature prendono « e lorazione leggermente più carica. : = SER DISTRIBUZIONE DEL Seier m TESSUTI ` BER sizione esistente fra le varie parti del seme. La quantità di lodioro i nei tegunienti varia pero un poco SCH specie a specie; nella Faba vulgaris, per es., si ha anche, a completo sviluppo, e ” una leggera colorazione. 3 In generale poi, le verruche, peli, spine, ecc., che spesso ricoprono d il tegumento, non coloransi. o Al contrario del tegumento, tutte le altre parti del seme si mostrano ricchissime di fosforo. E di queste parti la più ricca è l'embrione. La radichetta, il fusticino e la gemmula, mostransi talmente ricchi di fo- sforo, che bisogna allungare di molto il cloruro stannoso e fare sezioni sottilissime, altrimenti la colorazione troppo intensa impedisce di ve- derne la struttura. Non essendo state fatte, per quanto io sappia, analisi chimiche quan- titative delle varie parti di uno stesso seme, ho creduto interessante fare ricerche in proposito, per avere una conferma del valore del metodo mieroehimieo, e sopratutto per meglio precisare la differenza di compo- * Mi sono perciò servito di semi freschi di Faba vulgaris sviluppati in un orto vicino alla città. | Di ogni seme furono separati il-tegumento, i cotiledoni e l'embrione. Di ciascuna di queste parti ne presi una determinata quantità che dis- seccai al sole. La diminuzione di peso mi dava la quantità di acqua — in ciascuna parte. Indi caleinai separatamente queste diverse parti, e, per differenza di peso, conobbi la quantità di sostanza organica e minerale. Notai pero che, durante la calcinazione, la cenere dei tegumenti aveva assunto, al contrario delle altre, un colore verde abbastanza pro- i nunziato, dovuto probabilmente a presenza di manganese convertitosi in _ manganato di potassio. Non feci però ricerche i in proposito, riserbandomi di ritornare su questo argomento. Restava ora da determinare la quantità di apidrito fosforica contenuta nelle tre diverse ceneri. A tale so le cone con spes nitrico vicaria ue con. cotiledoni, nulla per gli embrioni; effervescenza dovuta certamente a presenza di carbonati. e? Indi scaldai, filtrai i liquidi e, dopo avere lavato il filtro con acqua acidulata con acido azotico, versai in ciascuna delle tre porzioni il re- attivo molibdico, che mi precipitò l'anidride fosforica delle diverse ce- neri allo stato di fosfomolibdato ammonico, il quale venne raccolto su filtro tarato, poi lavato e disseccato a 110° e quindi pesato (1). Ora, sapendo che 100 parti di fosfomolibdato corrispondono a 3,78 di anidride fosforica (Ph?05), potei “calcolare facilmente la quantità di essa anidride per ogni parte del seme. I risultati ottenuti, operando sempre in identiche condizioni, ripor- tati a 100 grammi di materia fresca, sono i seguenti: = Embrione Cotiledoni Tegumento Anidride fosforica . . gr. 0,59857 . u:oenuen DK di II | ; Sostanza organica . . » 29,28690 . . . .27,89510 . . . .. Acqua . . . . . . » 6936000 . . . Reeg T AO 100,00 00000 100, 7 100,00000 100, 00000 "Tali cifre confermano le risultanze delle ossérvazioni microchimiche, | poichè la proporzione dell’anidride fosforica è in rapporto col grado di colorazione osservata in dette ricerche, e dimostrano evidentemente che la reazione originata dal cloruro stannoso è dovutä& intieramente al fo- - sforo. CONCLUSIONI. e Da ciò che precede si può dunque concludere: -I*Chedl fosforo non è solamente un elemento indispensabile alla ` vita delle piante, ma che ad esso è altresì riserbata una parte princi- palissima nella Co dene e organizzazione dei loro piü importanti principi. ' () L. L. pe Koxiwck, Traité de chimie analytique minérale, tom. Il, pag. 918, 894 Se (*) Dedotta l'anadride fosforica. 2° Che la riduzione del fosfomolibdato d’ ammonio, operata dal clo- ruro stannoso, costituisce, per la ricerca microchimica del fosforo, un ` metodo sensibile, pronto e sicuro più di quelli anteriormente noti. 3.° Che i grani di cromatina del nucleo sono le parti della cellula le più ricche di fosforo. 4° Che le ife e le spore dei funghi contengono anch’ esse fosforo. 5.° Che negli organi vegetativi il fosforo trovasi specialmente accu- mulato nei meristemi e nel tessuto conduttore. ` * 6.° Ché le parti del fiore più ricche di fosforo sono gli ovuli ed i grani di polline, e che'il nucleo della cellula generatrice ne contiene molto più di quello della cellula vegetativa; e ciò prova chiaramente che il fosforo trovasi nei vegetali più abbondante là dove è massimo il | potere riproduttivo, corrispondendo a tali risultanze le osservazioni di Kossel (!) sulla quantità di nueleina nei tessuti embrionali, in con- fronto coi tessuti animali adulti, non che quelle dei Dottori Lilienfeld e Monti (2), i quali trovarono che nelle cellule nervose, che perde- vano il loro potere di riproduzione per assumere funzioni psichiche, si aveva pur perdita di gran parte del loro fosforo. 7. Che dei semi, l'embrione è la parte in cui concentrasi la massima Porzione del fosforo, e che dove è maggiore la quantità di detto ele- mento, costantemente è minore la proporzione dell’acqua, e che inoltre - . la sostanza organica decresce invece col diminuire del fosforo, aggiun- gendosi ancora che le tre parti del seme analizzato hanno data della . cenere di natura diversa. Dal R. Istituto botanico dell Università di Pavia. Settembre 1894. * d ` () Kossez A., Zur Chemie des Zellkerns, Zeitschrift f. physiol. Chemie Bd. Heft 1 E | | (*) Litiexrern ed A. Monti a pag. 338 degli Atti citati. Ribes Sardoum n. sp. descritta da U. MARTELLI. (con Tav. VII) 4 Con la wear nota mi & grato poter dare notizia di una specie nuova. di Ribes che ebbi la sorte di raecogliere in Sardegna durante i miei ` viaggi colà fatti nel corso di quest’ anno, cioè dall’ aprile ad agosto. A ` solo scopo di non ritardare sino ad epoca probabilmente remota nel fare E conoscere una pianta che arricchisce la nostra flora italiana, mi sono 3 indotto a rompere il silenzio che mi ero prefisso di tenere intorno alle mie peregrinazioni botaniche in Sardegna, sino a quando all’ abbondante materiale testè raccolto non se ne fosse aggiunto altro, frutto di futuri ` viaggi. Allora col segnalare molte località nuove per varie specie di piante potrà farsi lavoro di un qualche interesse per chi si occupa della |. flora sarda. ; * Il Ribes che è il soggetto di questa comunicazione lo incontrai nella montagna chiamata S'Ata e Bidda (!) « La cima del villaggio » mon- E tagna dell'aspetto imponente che per i suoi picchi verticali sembra ac- ' cessibile alle sole aquile ed agli avoltoi, che s’ innalza quasi ad un tratto sino a 1300 metri sul livello del mare e forma parte di quel M di monti calcari che sovrastano Oliena. Sia à causa della formazione geologica tanto differente da quasi 1 tutto i il rimanente della Sardegna (che nonostante le molte obbiezioni penso ehe ` debba avere importante influenza sulla vegetazione) sia per causa della loro situazione, le montagne calcari di Oliena offrono speciali attrattive al botanico che in quelle rupi scoscese trova una flora caratteristica (t) la Manor. Dee Sardaigne scrive questo nome S Atha € Bidda, a, To I, 3.?* partie, pag. 202, soleva dire, come mi si assicura da persone che ben lo conobbero, che T non avendo erborato scrupolosamente nei monti di Oliena uno non po- ; -~ teva formarsi un concetto esatto della flora sarda. Ma le difficoltà che anche oggidì, sebbene in parte diminuite, s'incontrano per recarsi in quelle località, sono causa che tuttora esse rimangono ben poco cono- Pr sciute ai naturalisti ed agli escursionisti. Allorehé ascesi per la prima volta, il 3 di giugno, il S'Ata e Bidda la vegetazione trovavasi in buon punto, e certamente erborizzazioni prolungate avrebbero procurato interessanti raccolte. Ma nonostante tutta la pressione che questo felice prognostico possa esercitare sul- l animo di uno appassionato botanico, specialmente quando quasi ad ogni rupe che scavalca scorge una svariata vegetazione, pure, dico, il lungo viaggio di ben settanta giorni attraverso molte regioni dell’ isola, durante i quali qualsiasi fatica non mi era stata risparmiata, non che la mancanza di tende già lontane da me (') mi costrinsero, con ramma- rico, a limitare in quella località interessante ad una sola giornata di erborizzazione sommaria, che non ostante, ha fruttato non poche specie interessanti. | E se questi monti M ood. siano veramente meritevoli delle più at- tente ricerche perchè tuttora insufficientemente conosciuti, almeno dai botanici, ne sia di prova che quella sola erborizzazione fruttò la scoperta |. di un nuovo Ribes sfuggito alle ricerche del Moris (°), sebbene egli avesse | visitato quei paraggi, come lo attestano le frequenti citazioni nella sua flora. In questa classica opera, vol. II, p. 144, è citato Ribes petraeum in vallibus et jugis montis Spada, Genargentu inter 1700 et 1850 cir- citer metra supra maris superficiem , praeterea in montibus calcareis Oliena ad metra circiter 1300 come la sola specie spontanea in Sarde- gna; il Ribes rubum ed il Ribes Grossularia sono detti coltivati negli | (!) Non era mia intenzione di visitare in quest anno i monti Olie e vi si dea il R Ribes. di me raccolto. - . forse più ricca che nelle altre parti dell’ Isola, in maniera che il Moris iena. ) Oltre al Maris è a mia Soet nine che visitarono i onti di Oliena i signori. m À E qui mi sia lecito, senza aggiungere pel momento osservazioni e confronti specifici, affermare che la nostra pianta non ha la minima analogia con il Ribes petraeum.. | | Né altre specie sono state aggiunte alla Flora sarda anche nelle Re- liquiae Morisianae del prof. O. Mattirolo (Atti del Congresso botanico intern. Genova 1892). Niente di inedito giace tanto nell’ erbario Moris, ` custodito nel R. Orto Botanico di Torino, o nei di lui manoscritti, quanto nell’erbario dell’ Università di Cagliari ove si trovano piante di vari col- lettori, e specialmente del prof. Gennari; le mie ricerche-adunque a questo proposito furono affatto vane (!). Secondo i più accreditati autori, in Europa contiamo 7 specie di Ribes ` ehe fanno parte del genere Grossularia e Ribesia, ma una sola specie, il Ribes uva-crispa (Ribes Grossularia) rientra nella sezione Grossularia. Delle sette specie viventi in Europa, eccezione fatta del Ribes orientale, tutte le altre si raccolgono in Italia: Ribes uva-crispa, alpinum, nigrum, rubrum, petraeum, multiflorum (?). Maximowicz nello studio sul genere Ribes (Diagnoses plant. nov. japoniae et Mandshuriae decas XVI in Bull. Acad. Imp. de St. Petersburg tom. 19, p. 247) ne stabili le divisioni assumendo i caratteri dall’ infio- - rescenza, dalle antere, cioè se libere o saldate, e dalla ibernazione fo- liare se piegata od avvolta. Non credo inopportuno di riportare qui la divisione generica fatta dal Maximowiez anche a riguardo che il periodico nel quale fu pubblicata AR ne nelle mani di tutti i botanici: 0 ho ricerche nell’ erbario di Cagliari le ho eseguite io Kc? mercé le facoltà oe dall' egregio prof. Lovisato, direttore interinale del gabinetto botanico; per quelle nell’ erbario e nei manoscritti del Moris mi rivolsi alla gentilezza del prof. LE ria dell Orto botanico di Torino, ed al prof. O. Mattirolo. Colgo a- unque occ di gere i miei ringraziamenti a tutti questi distinti scien- a i quali mi onorano della loro amicizia e benevolen e . 8) Cinque di queste specie sono pure menzionate sale flore dell’ Asia, monti Baikal, Altai, Dauria. Mandshuria, Imalaia, China, ed una o,due specie di esse si spingono Metis nell America Artica. olia vernatione plicativa o : vig SOIA ge p j à d Pedicelli cum calyce continui, bracteolae sub flore : nullae. Pedunculi 1-3 flori . . . . . . . . . . Grossularia. E? 3 Pedicelli eum calyce articulati ibidemque 2- bracteolati ` . * fes) (bracteolis interdum obsoletis). Racemi multiflori . . Ribesia. = ; Flores e gemmis propriis absque vel eum folio uno al- BÉ terove diminuto orti hermaphroditi Antherarum loculi connati. Folia subtus glanduloso- EE EE eene SS Ur E, Antherarum loculi liberi. Folia non glanduloso- | MENACE... ccm IE o DSL ON LS b. Rubra. Flores ex iisdem gemmis cum foliis orti, polygamo- dioiei, ovario masculorum filiformi pedicellum simu- lama » sono Lodo stesso valore s scien pae eoe: poco da sun ri delle materie En hes diate , id ossa giovare allo stu dee che coll’ avvicinarsi i des Notizie. ADDENDA AD FLORAM ITALICAM L'Eryngium alpinum Lio. e l Eryngium Spina-alba Vill. nelle Alpi del Piemonte. È un fatto noto a tutti che nella compilazione di quelle Flore le quali abbracciano vasto tratto di paese, gli Autori, impauriti dalla immensa mole di lavoro, cercano di sbrigare il loro compito accettando, specialmente per quanto ha riguardo al- l'habitat, le indicazioni date dai loro predecessori. EC grave inconveniente che lamentiamo, deriva da ciò che la ricerca delle = calità nuovamente scoperte, riesce a vero dire quasi impossibile per le difficoltà bibliografiche che si oppongono a chi voglia oggigiorno tentarne uno studio ac- curato anche per una regione limitata nei suoi confini. Nei più differenti Bollettini, Atti, Annali, Giornali di Società più o meno scien- tifiche, di Clubs, di Accademie e magari anche nei giornali politici, compaiono tratto tratto brevi articoli, relazioni di escursioni, cataloghi, ecc., nei quali si contiene una massa di interessanti indicazioni destinate per naturale ordine di cose ad andar perdute per la scienza, essendo il loro effimero destino legato a quello della maggior parte delle citate pubblicazioni. .. Onde è che io, approfittando dell’ occasione che mi concede l'argomento di questa | noterella, nell’ intento di avvisare ai mezzi che possano valere a correggere il la- mentato inconveniente, mi permetto di eccitare pubblicamente i colleghi di ogni | regione d'Italia a voler finalmente occuparsi sul serio di una questione trattata | e discussa già al Congresso di Genova uell'adunanza della Società botanica italiana. ` Le indicazioni di piante nuove, le località nuove delle specie rare o altrimenti | interessanti ece., si segnalino da tutti i botanici ai membri della Commissione te- ste Soen nominata seno alla nostra Società (!) e nello stesso tempo si for- C) V. Bollettino della Società botanica italiana, Anno 1892, pag. 403 e Mal- pighia, Anno VII, Vol. VII, Fasc. VII-VIII, pag. 391 e 392. Ivi sono indicati i. nomi dei varii socii Um opm la detta Commissione, distribuiti nelle differenti regioni d' Italia. od il piu largo contributo alla be già istituita dalla | Malpighia x brica che si rileva con stupore, andare invece sempre più assottigliandosi. lo non so comprendere come non si voglia seguire in questa via, l' esempio di quei paesi ove le naturali discipline e per amore e per studio son fatte da tempo oggetto delle maggiori cure. Ognuno può contribuire all’ opera utile con poca fatica ed il lavoro di tutti, metodicamente riordinato per quanto ha riguardo alle differenti regioni, non andrà più perduto per la scienza. Le relazioni annuali (?) che speriamo dai differenti membri della Commissione, la düale potrà pure occuparsi dei principali dati bibliografici, ci daranno mezzo di conoscere tutto quanto si va scoprendo nel campo della nostra Flora. Quasi inconsciamente noi avremo preparato così il più importante contributo alle future opere sintetiche che dovranno trattare la geografia botanica della nostra regione. Ed ora eccoci allo scopo di questa comunicazione appunto destinata ad indi- care alcune località appartenenti all'attuale versante italiano delle Alpi marittime, dove si incontrano le rare specie: Eryngium alpinum Lin. ed Eryngium Spina alba Will ` -L Eryngium alpinum Lin. Sp. Plant. Edit. I, p. 233, per quanto ha rapporto alle località delle Alpi del Piemonte, viene ricordato nei seguenti luoghi: « Co- « piose in pratis Pralugnan et alla Gipiera dell Argentera ad originem fluminis « Durance ». All. Flor. Ped. Vol. II, p. 2 Nelle indicate località et supra Thermignon; Zumaglini. Flora Pedemontana, Tom. I, p. 410. « Ex alpinis Pedemontanis habui a Prof. Balbisio ». Bertoloni Flor. italica. . X HI, p.110. « Alpes de Fenestre et de S. Dalmas le Sauvage ». Risso in Ardoino. Flore du Departement des Alpes maritimes. Menton 1807, p. 172. _« Col de S. Madalena verso l'Arce ». in Erbario Lisa, conservato nel R. Orto botanico di Torino e nell’ Erbario generale dell Orto torinese. « Nelle Alpi ». Cesati. Passerini e Gibelli. Compendio della Flora italiana. Milano, p. 577. (1) Intendesi la rubrica: Addenda ad Floram italicam i» £ | annuali EEE quelle splendide | davvero per, ordine e per ricchezza di indicazioni pubblicate da molti anni dalla benemerita = eg für die Flora von Deutschland, che fanno em ina Berichte der Deutschen botanischen feta Torino, < Ndl Alpi Pistmouiesi >» = era Compenitio della Flora italiana. 1882, p. 263. Nelle già indicate località e in altre di altre regioni EN italiane. Parlatore, Flora italiana, Vol. VIII, Firenze, 1889, p. 212 (!) Orbene, chi si fa a considerare le località indicate dai citati Autori per questa elegantissima specie, si accorge subito, ricercandole sulle carte, che, mentre alcune n sono affatto insufficienti ad indicare anche un probabile luogo di stazione, altre indicano località che oggi più non spettano al dominio politico italiano, cioè al versante meridionale delle Alpi del Piemonte. Nelle molteplici escursioni fattè gli scorsi anni nelle Alpi marittime, in compagnia degli amici dott. Filippo Vallino, medico a Leyn (Piemonte), dottor Saverio Belli ed Enrico Ferrari ‘conservatore al R. Orto botanico della Università di Torino, abbiamo sempre fatto attive ri- - cerche per raccogliere questa specie, desiderosi di ritrovarla nei confini attuali del Piemonte; nè mai nei pressi dell’ Argentera, nè alla Maddalena (versante ita- liano) ci avvenne di ritrovarla, mentre ci fu portata raccolta in abbondanza sul ‘versante francese. Così, secondo le indicazioni del dott. Anfossi, medico-veterinario all Argentera, a sud-ovest del Colle della Maddalena (versan'e francese), ad esempio, nel Vallone di Zausannier a 2200 Bert ‘circa, nei prati acquitempsi; si trova in grande quantità. Dell’ Eryngium alpinum Lin. si fa anzi un seiate commercio importandone dei mazzi nelle Valli di Vinadio e limitrofe, dove è ricercato dagli Alpinisti e dai Touristes, vuoi per la curiosa tessitura dei fiori e per la non meno strana colora- zione azzurra dell involucro, vuoi per il sapore di leggenda creatasi a poco a EX poco intorno a quella che i francesi indicarono coll’ imponente nome di « Reine . des Alpes ». Quest’ anno finalmente dietro gentile comunicazione dello stesso dott. Anfossi riusciva ai miei compagni di visitare in territorio nostro unà località ricca di . Eryngium alpinum L. e di raccoglierne numerosi e splendidi esemplari. | Quantunque io non dubiti che nuove ricerche permetteranno di aggiungere a nd nuovi luoghi di stazione in territorio italiano (nei monti di Pietraporzia $ ) Secondo il Score? Y Eryngium alpinum Lin. si troverebbe ancora in Italia. . Valle Mastalone. In pascuis alpium. Biroli, #lor. eg ip. VU T, In Lómba: org Cesati, Saggio geogr. bot. Lomb. p In Friuli sui Monti Plauris. Canin-Pizzul — Bir, B pon for. syll, p. 9 Nei Monti di Tolmeno, ed Flor. carn., ed. 2.5, Tom. I, p. 184. credo utile cca esattamente à comodo dei DES pen stazione in discorso. ` Pietraporzia. Vallone di Ponte Bernardo nei prati umidi del Vallone o Slesias (Carta di Stato maggiore, foglio N. 71. Vinadio ) presso il Rio di Stau. dns marittime). Fiorisce Luglio e Agosto. Continuando nella stessa Vallata si incontrano nuove località al Vallonetto e alla Costa di Stan. L Eryngium Spina-alba di Villars, Prospectus de l'Histoire des Plantes du Dau- phine, Grenoble, 1779 et Histoire des Plantes du Dauphiné 1786, vol. II, p. 660) che Nyman Consp. pag. 316) dice « species inter rariores (Gallop. Delphin.) d) ? ricordato da pochi autori italiani. Allioni, Zumaglini, Bertoloni, Cesati, Passerïni e Gibelli non registrarono TE. Spina-alba uelle loro opere. Parlatore ed Arcangeli ricordano sulla fede dell'Ardoino (Flore des Alpes = ma- ritimes) la località da lui citata, desunta da esemplari dell Erbario Stire (?), cioè il « Colle di Brauss » e quelle date da Risso (ibid.) á Sanson et Briga. Nel celebre Erbario Lisa delle Alpi marittime questa specie manca e nell er- furi generale dell' Orto botanico di Torino esistono unicamente degli esemplari provenienti dal Delfinato. Ciò porterebbe a dubitare che la rara specie potesse. mancare nell attuale circoscrizione del territorio italiano, mentre invece. essa si trova abbondante in alcune nostre stazioni. Nell’ anno 1889 la raccoglieva Enrico Ferrari al Colle della Maddalena, al- l Argentera dove fu pure da altri rinvenuta e donde me ne favoriva alcuni esem- p pe il Prof. A. Portis di Roma (3). Questa località precisa determinata sulle carte dello stato maggiore, foglio N N. 63, ( ; ui dr dell’ Erbario Perez Seet al R. Orto botanico di Lo V. Ardoino loc. cit. + prefaz.). D Per cortese comunicazione dell'a amico Prot ©. Penzig, dopo D © NOTIZIE ` | x 7 à A si trova ad Est della della strada internazionale sopra il ricovero del Baraccone Piemontese tra 1950 e 2050 m. di altezza sul livello del mare poco dopo l'Argentera. ` ee che nelle indicate località si trovano assai comuni le specie seguenti : Sazifraga florulenta Mor. Viola nummulariaefolia All. Eritrichium nanum Schrad. Artemisia spicata var. eriantha Ten. . Agosto 1894. Torino. D." Oreste MartiRoLO. - : Un nuovo ibrido nel genere Cirsium, €. Erisithales x bulbosum (= €. Norrisii mihi). Capolini mediocri, quasi globosi, chinati. aggregati in 2-3 o raramente solitarii alla cima dei fusti e dei rami. Fiori porporini. Squame involucrali glabre, le in- feriori lineari acne con brevissima spina, le superiori lineari con punta molle, tutte colla metà superiore più o meno ricurva, ma senza la callosità glutinosa di : à C. Erisithales, colorate all'apice e sul dorso. Foglie pennato-partite a segmenti cou 2-4 lobi divergenti, più o meno lanate di sotto, come quelle di C. bulbosum, ma le cauline hanno le larghe orecchie abbraccianti di C. Ærisithales. Fiorisce in luglio. ibrido non é ancora stato descritto, e mi pare che nou di rado. Sulle colline e sui monti sopra Bordighera e San Remo, nella regione deve da molti anni ho erborizzato, il C. bulbosum è assai comune. Esso ama i luoghi piuttosto secchi, sia erbosi sia sassosi, i terreni sabbiosi sotto i castagni S e i pini, e ordinariamente non arriva alla regione dove fiorisce il C. gg Invece questo non scende a meno di 1000-1100 metri, e preferisce i luoghi p . ombrosi e freschi dei boschi, dei monti e delle alpi. Però in due luoghi da . piante si trovano insieme. Nel Rio Incisa sopra Buggio in Val Nervia, tra i monti Toraggio e Pietravecchia a 1400-1600 m. i pendii secchi e caldi sono adatti al C. bulbosum, mentre l'elevazione permette a crescere al C. Erisi/hales, e precisa- mente la a circa 1500 m. ho trovato l’ibrido. L'altro sito è la cresta delle colline a ponente di Val Nervia, tra Monte Alto e Gola di Gota a 1100-1200 m. Sul ver- sante di levante e nelle parti più calde e più secche dei boschi a ponente abbonda il C. bulbosum, mentre dove, il terreno è più umido e la vegetazione più ricca. 2 : cresce qua e là il C. Prisithales. = i CLARENCE BICKNELL, Bordighera. Ottobre 1894. La Società Botanica Italiana ha deciso di tenere-la sua riunione generale nel- - l anno 1895 a Palermo, ed ha scelto come epoca più adatta la seconda metà del mese d' Aprile. Saranno tosto diramati gli inviti colle indicazioni piu dettagliate. Il Prof. Oresre Marrinoro, Direttore del R. Orto Boffnico di Bologna, da Prof. Straordinario è stato promosso a Professore Ordinario. È E morto il Dott. Pav. Maury di Parigi, che dal 1890 erasi recato al Messico. per studi botanici. Il giorno 6 ottobre è morto a Berlino, nell’ età di 71 anni, il Professor Natu. PrincsHEN, presidente della Società Botanica Tedesea e da molti anni direttore dei « Jahrbücher für wissenschaftliche Botanik ». La direzione di questo MN | periodico è stata affidata ai Professori StRASBURGER e PFEFFER. - Il Dott. K. ScimBERSsKY è stato nominato Prof. Ord. di Botanica e Fitopatolo- gia nell I. R. Istituto d' Orticoltura di Budapest; il Dott. SoLEREDER ebbe la no- mina a custode nel R. Istituto Botanico di Monaco. Si è costituita a Brooklyn N. Y. una « Botanical Society of America »; a pre sidente per il primo anno è stato eletto WILLIAM TRELEASE. Il Dott. ZiwwERMANN ha avuto la nomina a Prof. EE di Botanica nell'Uni- versità di Tübingen. à Apprendiamo con dolore la morte di uno dei piu vecchi e piu distinti Botanici ` di Francia, del Prof. P. Ducuarrre. Era nato nel 1811 nell'Hérault; sino dal 1840 era entrato come Professore aggregato alla Facoltà di Scienze di Parigi: Nel 1886 SS si ritirò dall insegnamento , continuando però sempre a studiare ed a ‘produrre. lavori di non poca importanza scientifica. E pure annunziata la morte di K Ep. il noto autore di molti tese i nia E AES Se EY Trattati, Atlanti, ere, ArcanceLI G. Compendio di Botanica. 2.2 Ediz. Pisa, 1894. Moschen L. Elementi di Botanica ad uso del Ginnasio e del Liceo. Parte 1.* Roma, 1894 Morfologia EE e Biologia. Barsawo F. Ricerche sulla penetrazione delle EE nelle piante. Parte 1.8 Napoli, 1894. nai A. Gli attributi della vita e le fa- coltà di senso = regno vegetale. Di- . scorso inaugurale. Palermo, 1894. ES — Contribuzione a Biologia del frutto. —. Contr. Biol. veg. Fasc. I, 1894, p. 157 — Note alla biologia delle Xerofite della Flora insulare mediterranea. Ibidem, p I. > . — Cristalloidi nucleari di Convolvulus. D D RA ER . Briosi G. e Tosnını F. Intorno all’Anato- mia della Canapa (Cannabis satira.L.). Parte 1.*. Organi sessuali. Atti Istit. E [c] £g je d g LS EI 3 5 ® EM E d T | biate. Boll. Soc. Nat. Napoli vol. VII, 1894, p. 147 e. 2 tav. _ Derpino F. Eterocarpia ed eteromeri- A nelle Angiosperme. Mem: Ace. vie: Bologna. Ser. V, t. IV, p. 27. BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO ` Bollettino Bibliografico o G. Sul chimismo respiratorio negli gene, e nelle PAN io 1893. Lavori Botanici Italiani. Fermi C. e Pernossi L. Sugli enzemi, studio comparativo. Ann. Istit. Igiene peri niv. Roma. N. S. A. IV, fasc. 1. Lanza D. Note di Biologia fiorale. Contr. Biolog. veget. di A. Borzì. Fasc. 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CONDIZIONI Jn er i itti e EE si pubblica ı una i volta al mese, in fascieoli di 3 idi di stampa. : Imeno, See secondo il bisogno ,, da tavole. i: saranno EE fascicoli separati. Kar Agli Autori Saranno corrisposte 100 copie estratte dal penosa: 15 giorni Le opa la lari del | fascicol. an fosse da loro NO un Re t Si accetta lo scambio don altro LT poridich esclusivamente 1 bae hi uui DH nese 12 pagina - - E an 45 oia di preine. 7 x x d er di pngna » 15 Néotulipes et paléotulipes — par Ewing Levier. Dans son excellente étude, intitulée / Tulipani di Bologna (1), M. Giov. Ettore Mattei annonçait, l'an dernier, l'apparition d'une nouvelle forme ou espéce, s'ajoutant à laliste, déjà nombreuse, de ces tulipes subsponta- nées dont la flore italienne ne cesse de s'enrichir depuis les temps de Reboul et de Parlatore. Quoique de provenance incertaine et peut-être hybride, la plante bolognaise est baptisée par son auteur Tulipa Bal- daccii, et, à ce propos, M. Mattei fait les réflexions suivantes: « Naturalisées ou non, hybrides ou non hybrides, nos tulipes des lieux cultivés doivent recevoir un nom, d'autant plus qu'elles paraissent en voie de devenir de nouvelles espèces bien caracterisées et aptes à persister. Si leurs origines étaient connues, c'est-à-dire si l'on savait de quels types spontanés chacune d'elles descend et par quelle succession de croise- ments, on pourrait leur assigner une autre place dans le système. Cela n'étant malheureusement pas le cas, il faut les traiter comme des espéces naturelles, pour éviter qu'elles ne traînent indéterminées dans les fiores et dans les herbiers d’où on ne saurait raisonnablement les exclure. » Cette opinion est partagée par MM. Perrier et Songeon. Tulipes an- ciennes et modernes sont énumérées, sans distinction de rang et avec des noms binaires, dans les Notes, tout récemment publiées par ces au- teurs, sur quelques plantes nouvelles de la Savoie et des pays voisins (2). On y trouve décrits onze Tulipa, dont trois nouveaux: 7. Aximensis in T Marjoletti, découverts aux environs d Aime et de Saint-Jean-de- ` Maurienne; 7. Segusiana , prés. de Suse, en Piémont. La forme des capsules est notée ut. les trois — et il est dit, de celles du Mar- - A4 SR? * dota qu’elles mürissent ZUR U D ppellerai-je que, dans mes Tulipes d Europe (1884), je me suis con- d formé au méme principe, jugeant que la nomenclature des hybrides n'a È pas à se méler de généalogie, tant que nous ignorons de quels chai- nons celle-ci se compose? Nous demandons au langage scientifique des Symboles, facilement maniables, pour désigner les êtres ou les groupes | d'étres naturels, et, dans le cas concret, des étiquettes aussi simples | que possible pour distinguer nominalement ce qui diffère morphologique- fc ment. Or, malgré l'intrusion de nombreux éléments hybrides qui, 7 d'ordinaire, effacent si fâcheusement les limites entre les espèces, le je | genre Tulipa est resté un des plus limpides, des moins critiques des ` ` 4 Monocotylédonées. Les caractères que les auteurs regardent comme * | spécifiques sont exactement de méme qualité et de méme valeur dans : E les tulipes nées de races cultivées, et devenues rustiques, que dans celles St que la culture n'a jamais altérées. Ces caractéres, en outre, sont précis : ils existent ou ils n'existent pas, ce qui permet, dans les clefs dicho- PURE | tomiques, de les disposer par ou? et non, tandis que, dans les genres | critiques, ils oscillent du plus au moins. Gräce à cette précision, qui ne se dément que dans de rares cas sur lesquels j'ai moi-même appelé l'at- tention, certains détails de forme, de couleur et d'indument, en appa- rence insignifiants, aequiérent, chez les tulipes, une importance diagnos- tique qu'ils ne sauraient avoir dans d'autres groupes génériques où tout _se confond par la multiplicité des passages et l'insensible dégradation _ des nuances intermédiaires. Ces faits s'imposent à quieonque a observé les tulipes pendant une gue suite d'années, non pas dans les livres et sur le sec, mais dans. leurs stations naturelles et à l'état vivant. ne en méme temps que paraissait le travail de MM. Perrier et or , M. Adriano Fiori publiait, dans la Malpighia, un article de t ‘mique, s'inspirant de principes tout autres (!). Estimant que les ressemblances » équivalent aux affinités naturelles, l'auteur, « après e müres études », réduit les tulipes italiennes à cinq et les coordonne qu E. Fioni, I generi Tulipa e Colehieum e le specie de li rpprsntano nel A Flora e pis 1894, pag. ae atu un Paus nouveau, E selon ses propres EE à « « réfoter et à abattre ce qui a été dit et fait par d'autres dans cette question si eontroversée ». Les raisonnements de M. Fiori, destinés à réfuter et à abattre les conclusions de M. Mattei et les miennes, peuvent se grouper, a grosso modo, en quatre catégories: 1.° raisonnements concordant avec les nôtres: 2° thèses discutables; 3.° propositions se réfutant d’elles-mêmes : 4." assertions qui, par leur earaetére aprioristique et dogmatique, échappent à toute discussion. Ces quatre catégories empiétent souvent l’une sur l'autre; aussi, dans lexamen critique qui va suivre, la division indiquée ne pourra-t-elle pas étre maintenue rigoureusement. Vë Félicitons, avant tout, M. Je docteur Fiori du terme, trés approprié, de Neotulipes, dont il enrichit le vocabulaire botanique, tout en ap- om pauvrissant la flore d'Italie de treize de ses plus curieuses espèces. Le . chapitre dans lequel l'auteur expose comme quoi les néotulipes sont les descendantes naturalisées d’anciennes races de jardin, n'est que le dé- ^ veloppement de l'opinion que j'oppose, depuis 14 ans, à la théorie d’après laquelle ces plantes seraient des espèces légitimes ou des paléotulipes, introduites sous leur forme actuelle de l’Orient et méme du centre de lAsie (1), et dont les stations seraient aujourd'hui perdues. Quant aux considérations que M. Fiori rattache au fait de la reproduction végé- tative qui, nécessairement, s'accompagne d'une grande stabilité de ca- ractéres, elles concordent, en général, avec les conclusions de mon opu- seule dejà cité, (pages 39 et 40) où je rends aussi compte des observa- ions de O. Focke-sur le Lilium eroceum, observations confirmées par ` Odoardo Beccari sur le Tulipa Oculus solis (infécondité, entre eux, e a ividus issus fette d'un méme page ÉMILE LEVIER tudes. Dans son introduction, M. Fiori annonce au lecteur que j'ai porté le nombre des tulipes champêtres de l'Italie à 20, de 2 qu'elles étaient au commencement de ce siécle. Je ne me connaissais ni un si haut mé- rite ni tant d'indignité. Dans mon synopsis européen du genre, l'Italie figure avec 18 espéces. Deux de ces espèces (australis et silvestris) existent dans la péninsule d'ancienne date, la premiére exclusivement dans des stations montagneuses et alpines. Une troisième (Clusiana), introduite dans les jardins italiens dès 1606, a été baptisée par de Can- E dolle. Restent 15 espèces, dont 6 décrites par Reboul, une par St. Amans, une par Tenore, une par Bertoloni, une par Parlatore, une par Bicchi et 4 par moi. Ma part de culpabilité se réduit done aux 4/15èmes de l'apport total, soit 26,6 pour 100. Par contre, M. Fiori ne se géne pas pour annexer à la flore d'Italie deux tulipes de contrebande, qu'il a découvertes dans . . . . le jardin s botanique de Padoue. L'une est la tulipe Duc van Tol des fleuristes, 4 hybride de la plus belle eau, que l’auteur nomme résolument 7. sua- veolens Roth, comme si elle avait pour unique ancétre cette rare espéce du midi de la Russie (')! L'autre est la 7. pubescens Willd., plus hybride encore, puisqu'elle est une combinaison de la forme Duc van Thol avec la T. Gesneriana hortulanorum, qui ne correspond à rien de botaniquement défini. Ce dernier nom étant synonyme, selon Linné, du 7. Turcarum (') M. Sprenger (maison Dammanx), de San Giovanni a Teduccio, m'écrit, à ce sujet: « Je n'ai vu le 7. suaveolens nicultivé ni sauvage; je ne le trouve offert dans aucun catalogue. On le dit l'aieul de la tulipe Duc van Thol. Cela peut étre comme cela peut ne pas être. L'ordinaire tulipe Duc van Thol a les divisions rouges, bordées de jaune. Elle porte parfois quelques bonnes graines, mais ses u fisamment que la plante est bátarde. Les fleurs ne sont parfumées (pour mon nez du moins) ni dans la forme commune ni dans ses variétés jaunes, blanches, vio- _ lettes, cramoisi, écarlate, etc., qui trahissent encore plus clairement leur origine | . mixte. Pour obtenir toutes ces races, les paysans hollandais ont dü en à contribution et croiser quantité d'autres espéces, et la mythique suaveolens a peut-être la plus petite part dans le résultat final. » — Bossin (Les Plantes but - Thol est tout au plus un dérivé lointain, un xs © trés impur du T sua- s Keint UU ae One SINE GE Tuus NÉOTULIPES ET PALÉOTULIPES 405 Gesner = T. suaveolens Roth, le pubescens pourrait s'éerire aussi: 7. Ges- = neriana hortul., Linn. pro parte X T. Gesneriana Linn. pro parte, non d hortul. Ou bien: T. Gesneriana Linn.« non Linn z X T. Gesneriana Linn.g non Linn.« C'est là une des nombreuses singularités auxquelles con- ; duit l'emploi de cette étiquette linnéenne, que les floristes commencent E enfin à abandonner aux fleuristes. Nous apprenons, à cette occasion, que M. Fiori ne fait aucune dis- T tinction entre les tulipes de jardin et les néotulipes, et que les stations de ces derniéres sont des localités artificielles. Mais qu'est-ce donc, selon l'auteur, qu'une plante subspontande? Pourquoi parler de tulipes « cham- pêtres, » créer un néologisme, et s'embarquer dans une grave contro- verse qui n'a plus de raison d'étre du moment qu'on en nie la prémisse principale? Les stations dont il s’agit ne sont pas plus artificielles que celles de l'Anemone coronaria, du Lepidium Draba, de bon nombre de Néo-narcisses, de toutes les espéces, enfin, composant la florule rustique, SE plus au moins fluctuante, des lieux cultivés. Pour le savoir, il faut sans doute, les avoir vues, ces stations, et j'ose espérer que M. Fiori les verra un jour. Il se persuadera alors que la concurrence vitale y est de même qualité que dans les terrains vierges, si ce n'est plus acharné- encore. En effet, ces folles herbes et ces « méchants oignons » sont mé : thodiquement sarelés, arrachés, brûlés en tas, exterminés par l’homme dont ils infestent les moissons. Cela n'a pas empéché les tulipes, de- puis prés d'un siécle, de pulluler, de s'étendre à plusieurs kilométres des villes, de remplir, par centaines de mille, certains districts d'oü on ne peut plus les chasser, et de devenir un élément non négligeable et des plus brillants de la flore printaniére, en méme tem ps qu'un article de commerce et d'exportation (!). Si la cité qui vit naître Dante, cinq- cents ans avant les néotulipes, attendait encore son baptéme, quel nom plus approprié et plus aimable lui imposerait-on que Fiorenza? Eh bien, lui vient des anémones, des narcisses et des tulipes sauvages dont ses | . (t Un seul Anglais fit arracher, il y a quelques années, dans les alentours de x | Florence, 3000 bulbes de tulipes pour les expédier dans son pays. beaucoup de visiteurs étrangers croient, en toute naïveté, que ce nom ` ` environs s'émaillent à perte de vue dans la belle saison. Que M. Fiori pousse une reconnaissance jusqu'à Fiorenza en avril, et il se repentira d'avoir voulu la dépouiller « systématiquement » d'une de ses plus sé- duisantes parures. 3 Aprės avoir exposé mon opinion qui fait descendre les néotulipes d'espéces ou d'hybrides anciennement cultivés, l'auteur déplore, non sans malice, que l'idée ne me soit pas venue de chercher, dans les jardins, soit leurs équivalents soit leurs parentes les plus proches. Cette idée si simple m'a si totalement échappé que, dans les Archiv. ital. de Biologie de 1884, j'ai consacré à son examen un assez long paragraphe (pag. 62 et seq.). De mon côté, je demanderai à M. Fiori: Si les jardins de l'Italie, de la Hol- lande, de l'Angleterre et même de Constantinople contenaient les ascen- dants reconnaissables ou les homomorphes de nos tulipes, cette identi- fieation ne serait-elle pas, depuis bon temps, un fait aecompli? Ce n'est pas à moi seulement que s'adresse le reproche, mais à tous les botanistes età tous les horticulteurs (il y en a de trés instruits) qui ont étudié ces plantes depuis les temps de Reboul et de Bertoloni. Il est particuliére- ment vif à l'égard de M. Baker. Placé au centre du plus grand insti- tut et des plus riches jardins botaniques du monde, cet ennemi juré des « petites espéces » n'a pas hésité à admettre dans sa Revision of Tu- lipece (1874) la plupart des créations de Reboul. Je visite, depuis un temps probablement antérieur à la naissance de M. Fiori, les villas, les eloitres, les jardins florentins voisins des localités à tulipes, j'ai inter- rogé les paysans, les propriétaires, les Fréres franciscains, domi- “apte à m'éclairer sur les ancêtres des Tulipa maleolens, Fransoniana, connivens, strangulata, ete. Et, quant aux peu nombreuses tulipes qui : n se cultivent à Florence, ou que l'on trouve offertes en vente chez les £ fleuristes, elles sont toutes d'importation récente. — Dix ans se sont = écoulés depuis la publication de mes dessins analytiques coloriés de . 11 néotulipes; les planches du Botan. Magazine, celles de M. Jordan ` sont plus anciennes encore. Des exsiccata ont été répandus à profusion ` par les botanistes florentins; plusieurs horticulteurs, nationaux et étran- gers, possédant d'abondants matériaux de comparaison, se sont procuré nicains, chartreux, sans réussir à tirer d'eux le moindre renseignement ` ` des bulbes de nos tulipes qu'ils ont vu fleurir à côté des leurs. Au- cune n'a été identifiée avec sûreté, ni même reconnue trés proche pa- rente d'une race de fleuristes. MM. Krelage, de Haarlem, qui, chaque année, offrent en vente aux amateurs plusieurs milliers de variétés nu- mérotées dont quelques-unes remontent à l'époque « tulipomane » , m'écri- vaient, en septembre: « Nous cultivons depuis longtemps quelques-unes des espèces rustiques mentionnées dans votre lettre, p. ex. 7. Didieri, Billietiana, Fransoniana, maleolens, etc., types bien distincts, dont l'origine nous est absolument inconnue. » M. Fiori n'ignore pas, d'ailleurs, que déjà Reboul s'était livré à une enquéte de ce genre. Dans sa synonymie, cet auteur cite quelques-uns des anciens /cones de Sweert et de Lobel. Bertoloni, il est vrai, le dés- | approuve en ces termes: Synonyma antiquorum huc a Reboulio allata mihi non videntur satis certa, mais tombe dans le méme errement à propos de son 7. spathulata qu'il identifie à la fig. 13 (tab. 9) du Flo- rilegiun: locupletissimum. Je recommande ce rapprochement aux ama- teurs de /'à peu près et des ressemblances vagues. En résumé,.M. Fiori abonde dans mon sens lorsqu'il affirme: 1° que les néotulipes sont, en majeure partie, des productions hybrides; 2° que ces plantes, se reproduisant surtout agamiquement, c'est à dire par leurs caieux et leurs stolons, doivent retenir leurs caractéres avec une grande ténacité, leurs générations se succédassent-elles pendant 100, 200 et même 1000 années. Prenons bonne note de cette fixité, sur laquelle l'auteur revient plusieurs fois avec insistance. Mais il y a hybrides et hybrides. Il en est du premier degré, que l'on exprime par la formule A X B, dans laquelle A et B correspondent à des plantes connues et à des espéces légitimes. Tel, par exemple: Rosa alpina X pomifera. — Il en est de plus compliqués, où A et B sont eux-mémes hybrides. — Il en est, enfin, d'extrémement composés, où chacun des termes A et B est un produit croisé au troisiéme, quatriéme, n-ieme degré. Or, pour M. Fiori, les néotulipes sont de simples A X B. La paléotulipe A ayant été fécondée par la Loser B, il en est ré- : sulté la néotulipe C. : Le ee et se reduit done à ceci: | Deviner A, ce qui | 408 ÉMILE LEVIER se peut toujours grâce aux e ressemblances », et attendre que « des études plus mûres aient fait trouver B » (conclusions; pag. 142). En at- tendant, C devient une variété de A. La simplicité de ce procédé serait idéale s'il ne présentait, par malheur, ioutes sortes de petites difficultés, entre autres celle-ci: Il ressort des documents historiques, recueillis par Clusius, que les premiéres tulipes importées en Allemagne vers la fin du seiziéme siécle, n'étaient proba- blement pas des espéces pures, mais des plantes de jardin et de pota- ger, que les Tures cultivaient soit pour leurs fleurs soit pour leurs oignons comestibles. Quelques-uns de ces oignons, qu'un marchand, en 1570, avait rapportés de Constantinople et mangés en partie, furent ramassés dans les déchets de cuisine par un certain Georges Rye. Mis en terre, ils fournirent une collection de fleurs dont les teintes variées firent les délices de tout le monde (Clusius; De rar. pl. hist. p. 150). Aux deux siécles de culture dans l'Europe occidentale, se superpose done une autre période de jardinage en Orient. Combien d'années, com- bien de siècles faut-il assigner à cette période? Combien de croisements, voulus ou non voulus, se sont succédé durant ce laps de temps, en quelque sorte préhistorique pour nous? Le saura-t-on jamais? Mais, les « ressemblances » dont parle M. Fiori fussent-elles réelles, a-t-il le droit, est-il pratique et utile, pour les déterminations, de subor- donner les néotulipes aux espéces légitimes, à titre de variétés? Je ne le pense pas. Un hybride n'est pas une variété et ne doit jamais étre englobé dans la définition d'une espéce. En effet, il saute aux yeux que, si la diagnose du bâtard A X B est amalgamée avec celle de A, cette derniére contiendra des éléments appartenant à B et sera fausse. A et B, d'ailleurs, peuvent être trés voisins, de sorte que, en inttodui- sant dans la phrase de l’un ou de l'autre les caractères de leur progé- niture mixte, il n'y aura plus d'espéce définie, mais une série confluente de passages effaçant toute limite entre A et B. Ce n'est pas tout. L'hy- brydisme ne se borne pas à mélanger ou à juxtaposer certains caractéres héréditaires, empruntés aux parents; souvent il en dégage de nouveaux, ainsi qu'il est démontré par l'expérience séculaire des horticulteurs, elles de Godron, de Nægeli, ete. Dans ce cas, le produit croisé est ve à ha ; CSC $ 4 E NÉOTULIPES ET PALÉOTULIPES —' ^. 409 moins que jamais une variété, dans l'aeception morphologique et biolo- gique de ce mot. La régle que se propose M. Fiori: « rapprocher les tulipes supposées hybrides de celui de leurs parents avec lequel elles ont le plus de res- semblance, en attendant que des études ultérieures aient fait découvrir avec sèrtitudo l'autre parent, » — cette régle est done impraticable, at- tendu 1° qu'il y a plusieurs péres et plusieurs méres; 2? que la re- cherche de la paternité n'a encore abouti pour aucune des néotulipes, et 3° que, pour confectionner un @ivet de lièvre, un lapin ne suffit pas. IL L'agamie est le fait capital sur lequel M. Fiori se fonde pour déclarer les néotulipes des « pseudo-espéces, » indignes de figurer sur le méme rang que les espéces vraies qui se propagent sexuellement. « La fixité des caractères, explique-t-il (pag. 134) doit être considérée plutôt comme un effet de leur stérilité . . . que comme l'expression de leur autonomie spécifique ». Mais cette stérilité, cette reproduction purement végétative, sur les- quelles l'auteur revient si complaisamment, y croit-il lui-méme? On pourrait en douter. Aprés avoir relégué Tulipa maleolens et T. spathu- lata parmi les variétés et les synonymes, seule place qui convienne à ces eunuques végétaux, M. Fiori, tout à coup, leur fait célébrer des noces impures et, de leur union, naître le 7. Martelliana! Je serais ingrat de m'en plaindre, ayant, le premier, osé soupconner ce mariage adultérin sans m'en porter garant. Mais j'eusse trouvé plus naturel que mon contradicteur le déclarát absurde. Ces pseudo-espéces, malheureusement, sont constantes. Il est vrai qu'elles auraient tort de ne pas l'étre, puisqu'il est bien entendu qu'elles ` se propagent asexuellement. Avérée pour les tulipes de Reboul depuis prés d'un siècle (assurément elles n'ont pas jailli de terre l'année même - de leur publication), cette constance est gênante pour la néo-nomencla- ture de l'auteur, qui a besoin de variétés et de lusus. Il renverse alors délibérément sa première thése et, page 10, il lance cette contrethése: « Il ny a, notamment dans les tulipes champétres, que bien peu de caractères qui se montrent réellement constants et d’une valeur absolue ». — L'absolu, en botanique? . . .. Et, déjà plus haut, page 138, on lit cette logomachie: « Quelques-unes des espèces rustiques italiennes présentent une cer- taine diffusion et aussi une certaine variabilité, telles, par exemple, T. strangulata, T. Didieri (1). Celles-ci, et peut-étre d'autres, peuvent v être envisagées comme des races ou des sous-espèces définitivement dif- | férenciées des types orientaux sous l’inflwence de conditions climatériques et telluriques diverses, mais toujours reliées à ces types par une étroite parenté qui se manifeste par les fréquentes formes de passage des unes aux autres ». | Les néotulipes sont donc, à la fois, invariables et variables, différen- ciées et non différenciées. En effet, du moment que M. Fiori a eu l'in- signe chance de voir de nombreux passages entre elles et leurs parents orientaux (il connait done ces parents, à-présent?), on ne concoit plus com- ment elles peuvent être différenciées définitivement. On s'attend, aprés _ cela, à des détails techniques, à des documents à l'appui. Mais, au d lieu de décrire ces transitions et de démasquer ces géniteurs, demeurés . introuvables pour tous, l'auteur se dérobe et glisse à un autre sujet. ` e lei, poursuit-il, il m'importe seulement de mettre en relief le peu de valeur (la poca attendibilità) de quelques-uns des caractères que l'on _ a estimés assez importants pour séparer certaines néotulipes des types Sauvages auxquels raisonnablement on doit les réunir ». Voyons ces ‘arguments, M. Fiori se dit linnéen et professe, en cette qualité, un souverain pris pour la couleur en tant que signe distinetif: O formose puer, nimium ne crede colori! (Lin.). _« Je n'insisterai pas (pag. 140) sur le peu de eas (il nessun conto) que l'on doit faire de ce caractère. 11 suffit de relire les expériences de Etrangère à la flore italienne. Clusius et d'avoir présentes è l'esprit les milliers de variétés de couleur que les fous-tulipiers cultivaient au siècle dernier (!) et qui existent encore de nos jours. Tous les auteurs s'aecordent à n'attribuer généra- lement qu'une faible valeur diagnostique à la teinte de la corolle et du périgone; aussi la néglige-t-on souvent dans les descriptions. Dans beaucoup de tulipes, d'ailleurs, ce caractère n'a aucune importance, puisque leurs types sauvages eux-mémes varient du jaune au rouge (F. Gesneriana et suaveolens). » On s'imagine peut-être que d'auteur va prêcher d'exemple et bannir impitoyablement la couleur de sa nouvelle classification? Pas du tout. Dés les premiéres rubriques, pag. 146, on lit: « Seet. Eriostemones; 2 : Fiori gialli, opposé a 3 : Fiori roseo-pallidi. Et, à la page suivante, c'est encore la couleur du périgone qui est inscrite en téte des deux sections primordiales des Le/ostemones. — Rendons hommage à la crànerie avec laquelle M. Fiori renverse ce qu'il vient d'édifier péniblement et remet sur pied ce qu'il a démoli, il n'y a qu'un instant. Notons, en outre, qu'il ne s'agit point, ici, de subtiles distinctions d'espéces, mais de subdivisions de genre fondées sur la couleur. Les divisions du périgone sont obtuses dans quelques néotulipes, et j'avais rattaché ce fait (°) à la sélection, de tout temps pratiquée par les jardiniers en vue d'obtenir des tépales égaux et arrondis. L'auteur en infére que ce caractére est artificiel et de peu de valeur, ce qui ne lempéche pas, page 149, de l'utiliser pour sa rubrique 6, où les divi- sions externes plus ou moins pointues sont opposées aux divisions ex- ternes plus ou moins arrondies, obtuses ou tronquées au sommet. Rap- pelons que l'obtusité des tépales s’est maintenue intégralement dans ` deux des tulipes champétres le plus anciennement connues: connivens et spathulata, et quil en existe des traces fort appréciables dans 7. strangulata, Fransonzana, Didieri, Mauriana, platystigma. Si je priais M. Fiori de m'expliquer pourquoi, dans les terres pauvres où l’on ren- ` : contre quelquefois le 7. connivens en exemplaires SM. en ses divi- Eu L'auteur veut dire avant-dernier. em Tul. Eur. p ÉMILE LEVIER sions ne sont pas moins obtuses que dans les terres riches, il me ré- pondrait sans doute que c'est grâce à l’agamie, invoquée chaque fois que le vent tourne à l'immutabilité. Mais il conviendra que l'immu- tabilité d'un « pseudo-caractére » dont sa théorie fait une simple mo- dification nutritive, est tout au moins singuliére chez des plantes que l'homme n'engraisse plus et qui vivent aujourd'hui dans des conditions de rusticité où les lusus dépendant d’un excés de nutrition ont l'habitude de disparaitre dés les premiéres années sans laisser de trace (Naegeli) (!*). On pourrait en déduire, avee un grain de logique, que la terre plus ou moins grasse, « les conditions elimatériques et telluriques », le milieu, en un mot, n’a plus d'influence sur la forme des divisions et que ce caractére est fixé. Ce caractére, la théorie de M. Fiori le juge faible; sa classification le juge fort, puisqu'un caractère de sous-genre prime généralement un caractére d'espóce. Evidemment trés contrarié par les différences, aussi spécifiques qu'il est possible, que j'ai relevées entre les formes ordinaires du bâtard à 1500 | tétes qui a nom 7. Gesneriana et ses prétendus ancétres spontanés, dif- : férences qui éclatent surtout dans la forme et dans les dimensions des capsules, l'auteur réédite un petit jeu, inventé par certain éthymolo- È | giste pour démontrer que le mot alphala a pour racine mecus (alphala, elphus, eleus, mecus). Il prend entre ses doigts la muscade. pardon! la capsule ronde du Tulipa Schrenhii grosse comme une muscade, il la faconne, la pétrit, l’étire, la gonfle, la boursoufle de sucs nourriciers, et, sous les yeux du spectateur ébaubi, il la fait devenir l'énorme cap- 2 sule ovoide de la tulipe de Gesner, e atteint 55 millimétres de long : our 23 de large. ` L'illusion serait compléte si l'illusionniste, au lieu de faire de la pres- tidigitation transformiste à la Kaupp, avait exhibé la métamorphose et ses phases successives sur des échantillons en nature. Car il avait à sa | disposition un contrôle expérimental. Le docteur Baker a publié, dans le | Botanical Magazine de 1879, une figure (Tab. 6439) du Tulipa Schrenkii, cultivé à Kew et provenant de bulbes asiatiques récoltés par Schrenk (1) C. v. Nanceur, Mech. phys. Theor. d. Abstammungslehre, 1884, p. 238. a | gcn : Ke EEN lui-même. Malgré l’excellent terreau fumé d'Albion, la paléotulipe du Turkestan (Asie occidentale, et non centrale!) refusa de se métamor- phoser en néotulipe; elle conserva, avec un fàcheux entétement, ses divisions se terminant en petite pointe et largement étalées, son ovaire grêle et même sa pubescence qui, à elle seule, l'éloignerait d'emblée de toutes les races cultivées du 7. Gesneriana des fleuristes. Il est vrai que ses dimensions s’accrurent dans une proportion assez notable, mais voilà tout. Aussi M. Baker lui conserve-t-il le nom de T. Schrenkii et ne cite-t-il son propre 7. Gesneriana que dans la synonymie, en notant les différences qui séparent l'espéce spontanée de celle des jardins. Méme logique, quant à l'indument des scapes, caractére déclaré faible, inconstant et de peu de valeur dans les généralités, et adopté dans le sy- stème pour opposer l'une à l'autre les sections 7 et 8 (7: Fusto pube- scente-scabro, almeno sotto la lente, et 8: Fusto affatto glabro). En somme, de toutes les propositions de M. Fiori, passées en revue dans ee paragraphe, il n'en est pas une qui ne soit flanquée d'un co- rollaire contradictoire, de sorte qu'il suffit de rapprocher les thèses et les antithèses pour qu'il reste... zéro. Involontairement on pense à ces deux lions qui s'entredévorérent ne laissant, sur le terrain, que.. deux bouts de queues. IH. Aprés avoir réfuté et abattu ce qui a été dit et fait par d'autres, M. Fiori devient créateur à son tour. Il bátit, ou s'imagine bátir, un systéme taxinomique où tout est nouveau et étonnant, entre autres la notion de l'espéce. Dans la claire inf@lligence de Linné, l'espéce était le dernier terme concret d'une série abstraite (genre, famille, ordre, etc.), la collection ou le groupe d'étres réels et tangibles assez semblables entre eux pour mériter une appellation commune. S'il est un auteur auquel on ne puisse pas reprocher d'avoir abusé des subdivisions ultérieures, des 7, 8, Y, exigeant trois noms, c’est Linné. A partir du Species Plantarum, la nomenclature binaire, d'abord eonspuée comme toutes les bonnes in- ventions, ne tarda pas à faire des prosélytes, et la phrase diagnostique se substitua à l’ancien nom composé. La Gras: diagnostique — je gé- mis de devoir le rappeler iei — énonce brièvement les caractères dif- férenciant une espéca de ses congénères: elle embrasse également les variétés, celles-ci se distinguant entre elles et du type par des carac- téres de second ordre omis à dessein dans la diagnose princeps. Vice- versa, une variété ou sous-espéce doit être déterminable, même en l'ab- sence du type, au moyen de la diagnose princeps, et ne présenter aucun caractère essentiel en contradiction avec ceux de l'espéce. M. le docteur Fiori a changé tout cela. A l'espàce tombant sous les . sens il substitue une entité abstraite polycéphale. Son espèce est une ^ libre association, un phalanstére, une horde, où chaque unité mène une _ existence indépendante, j'allais dire anarchique, à peu prés comme les | proglottides des ténias. To Son procédé consiste en ceci: Il établit, p. ex., un Tulipa Oculus solis. accompagné du nom et de la diagnose de Saint-Amans. Puis il décrit une autre espèce, T. maleolens Reboul et une troisième, T. praeco ` "Tenore. Pour les fondre ensuite en une, i! met entre parenthéses les noms de Reboul et de "Tenore, et imprime en italiques les épithétes - maleolens et praecox précédées des lettres 3 et y. Ces parenthèses et | ees lettres grecques signifient que 7. maleolens et præcox ne sont plus E des espéces, mais des vari étés de l'Oeulus solis. Peu lui importe que la di diagnose de Saint-Amans attribue au type des divisions subégales tandis que les variétés les ont trés inégales; que les taches basales différent toto calo dans les trois membres du groupe, que les bulbes soient soli- aires dans « et &, grégaires dans y: que æ et y fleurissent 10, 15 ou 20 jours plus tard que 5; que toute Koener? manque. L'oeil synthé- tique de l'auteur passe par dessus ces vötilles®et ne voit, symbolique- ment, que Punite dans la trinité. Si quelqu'un objectait que les vendeurs de tulipes, dans les rues de Florence, ne confondent jamais le TwUpa Oculus solis avec le praecox, M. Fiori riposterait que le vrai savant ne s'attache pas aux dissem- blances, que l'esprit d'analyse est de qualité inférieure et que, aux se yeux du vulgaire, un chien de terre-neuve n'est pas la même chose - A un toutou de poche, quoique l'un et l'autre ne soient a des Canis NÉOTULIPES ET PALÉOTULIPES ES 415 hu Ainsi affranchi du double carcan de la vieille nomenclature et de la notion de l'espéce selon Linné, l'auteur passe aux applications. Dans son i système, les tulipes italiennes sont disposées par pelotons, chacun sous le commandement d'un chef de file virtuel qui est l'éspéce type. Le i peloton de la tulipe de Gesner devient nécessairement un petit corps E d'armée. Il est divisé en trois détachements. Le général en chef prend le titre de T. Gesneriana L. pro parte (admirons, en passant, ce pro parte!) et garde, sous ses ordres personnels, le premier détachement. È Celui-ci se compose de 7 unités répondant aux noms de 7. serotina, spathulata, connivens, Schrenkii (étrangère à l'Italie), 7.? Etrusca, T.? lurida, T.? Baldaccii (*. — Le second détachement a pour d porte-enseigne T. Didieri et comprend T. Mauriana, Fransoniana, | = platystigma, Billietiana. En méme temps, l'auteur insinue que 3 tulipes asiatiques, 7. Kolpakowskyana, Kaufmanniana et Ostrowskyana Regel devront probablement se ranger sous ce méme drapeau. — Le troisiéme Eran détachement enfin se compose d'un seul soldat, qui est en méme temps | un bâtard: 7. Martelliana, et dont le nom, à l'avenir, s'écrira: « Tulipa Gesneriana Linné pro parte var. hybrida Martelliana (Levier) Fiori [probabiliter Tulipa Oculus solis (Saint-Amans) Fiori var. maleo- lens (Reboul) Fiori X Tulipa Cesneriana (Linné pro parte) Fiori var. spathulata (Bertoloni) Fiori] ». Qui ne serait pris de vertige au milieu de ce cliquetis d'épithétes et de cette bagarre de parenthéses, rigoureuse applieation, cependant, de la nomenclature réformée de M. Fiori? Avouons que les noms composés .antélinnéens étaient moins lourds. Le Tulipa Gesneriana Fiori (non Linné nee aliorum!) comprend péle-méle des hybrides probables, des hybrides certains et des espéces pures. Comme Linné n'a connu ni le 7. Schrenkü Regel ni le T. Orien- talis Lev. (Hungarica Borbàs — Gesneriana Boissier, olim) il se pro- duit le singulier phénoméne que deux (ou cinq) paléotulipes de l'Orient (t) Ces trois signes d'interrogation ayant été placés par M. Fiori aprés le ` nom générique de Tulipa, je m'empresse de déclarer que les trois deam en i question sont vraiment na tulipes et que les deux premiéres, Mom | €onnues à ne de leur publication, le sont RE mieux ÉMILE LEVIER se trouvent englobées par M. Fiori sous une appellation qui n'a été créée que pour des races cultivées, c'est à dire pour l'inextricable fouillis d'hybrides qui firent perdre à Linné « son huile et ses efforts » à Haarlem. C'est une étiqu*Stte de jardiniers, vide de sens, veuve de toute défini- lion précise, que l'auteur substitue arbitrairement à plusieurs noms paraissait le mieux correspondre à son idéal de l’ancétre sauvage du T. Gesneriana. D'aprés le méme principe, les deux ou trois espéces de chiens sau- vages ou de chacals, dont les croisements successifs ont abouti, dans le ` cours des. siècles, à nos 70 races canines domestiques, seraient de sim- ples variétés du Canis familiaris, entité zoologique que M. Fiori se plaît totype d'une espéce axiomatiquement naturelle ! Mais revenons au Tulipa Oculus solis. Dans son acception réformée, cette espäce embrasse aussi 7. præcox et maleolens, mais est restée stique s'appliquant à la fois au type et aux variétés. Essayons de fa- briquer cette phrase: | « Fleurs rouges, inodores ou odorantes. Divisions variables, tantôt subégales, tantôt trés inégales. Tache basale variable, tridentée ou entière, noire ou zi | violette , largement ou étroitement bordée de jaune. Ovaire variable, un peu ^ |. atténué ou subrostré à son sommet; capsule connue seulement dans le type. . Feuilles variables, égalant à peu prés la hampe ou la dépassant longuement. Bulbes trés variables, solitaires ou grégaires. Floraison trés précoce, précoce, ou tardive. » + | Voilà, certes, une espèce nettement caractérisée. Elle est comme une SE Mil quelques milliards de siècles avant que ses soleils se soient solis qui ne varie jamais, en Italie du moins, l'espèce est nouvelle et pour formule: 7. Fioriana var. « Oculis solis (Saint-Am.) Fiori. d’espäces spontanées, entre lesquelles il n'avait qu'à choisir celle qui lui - à citer, de pair avec Homo sapiens et Equus caballus, comme le pro- indéfinie. Pour la définir, l'auteur devait rédiger une phrase diagno- | différenciés. Comme feu Saint-Amans n'y reconnaitrait plus son Oculus . il faut la baptiser. Appelons-la Tulipa Fioriana. Le type aurait ainsi — Le Tulipa Fioriana nov. spec. est une léiostemone et appartient à la to 3 de M. Fiori, caractérisée par: fleurs rouges, rose-foncé, er? ED. sanie p E - NÉOTULIPES ET. PALÉOTULIPES ou panachées de rouge et de jaune. L'auteur proclamant énergiquement - la vanité des distinctions basées sur la couleur, il n'y a plus l’ ombre d'une raison pour maintenir séparé le 7. Clusiana qui, à part la nuance de son périgone, ne différe du 7. Fioriana que par des feuilles plus étroites et autres minuties insignifiantes. Le T. Clusiana s'appellera done désormais 7. Fioriana var. à Clusiana (DC.). La seabrosité du scape étant, à son tour, déolarée un mauvais ca- ractère différentiel (pag. 141), on ne saurait raisonnablement attribuer une plus grande valeur à la pubescence des filets. Il faut, en'consé- quence, s'empresser de biffer la division des tulipes en /éjostémones et en ériostémones, ce qui accroîtra le nombre des variétés du T. Fioriana de deux autres mauvaises espèces: T. silvestris et T. saxatilis. Mais pourquoi s'arréter en si beau chemin? De synthése en synthése, M. Fiori arrivera logiquement à l'espéce unique et au genre nu: Tu- lipa vulgaris Fiori. En réduisant encore un peu, toutes les Liliacées se fondront en un seul genre monotype, légérement polymorphe: Paleo- lilium vulgare Fiori; et ainsi de suite, moyennant réduction successive de familles, des classes et des ordres, jusqu'à la plante unique: Planta terrestris Fiori. Aprés quoi la botanique linnéenne et raisonnable pourra. recommencer. IV. « Le Twlipa silvestris L. avec sa variété australis (Link.), dit M. Fiori p. 152, est la seule espéce italienne vraiment indigène ; l'aieule esi « certainement » la variété australis, et c'est de celle-ci que parait être issu (sarebbe derivata) le T. silvestris L., qui ne différe de lau- stralis que par son port plus luxuriant de plante des champs, croissant dans des stations plus basses que l'autre qui est alpine, ainsi qu'on. > l'observe chez tant d'autres plantes (Juniperus EE Ge modifiant. S ‘selon les diverses. altitudes ob elles vivent ». p. En EE de la certitude mra cde avec laquelle l'auteur | Le rl | ÉMILE LEVIER dans son système le T. silvestris figure néanmoins come type, tandis que la plante-mére, T. australis, est reléguée, avec une lettre grecque, parmi les variétés. Ne nous attardons pas, à cette petite inconséquence qui a son corollaire logique dans le T. Schrenkii, devenu un simple lusus de la tulipe hybride myriocéphale de Gesner, et dans le néochacal Canis familiaris, arehétype, selon M. Fiori, des quelques paléochacals dont * nos 70 races domestiques canines dérivent. De même, pour notre évo- lutionniste à rebours, l'anthropo-pithéque qui vient d'étre déterré à Java, ne constituerait qu'une race, qu'un lusus préhistorique du vénérable ar- chétype linnéen Homo sapiens. Plutôt, rapprochons du dogme de M. Fiori (qui ne se discute pas) quelques faits relatifs à la distribution géographique et à l'histoire du T. australis et de sa prétendue progéniture 7. silvestris. Et d'abord le T. silvestris, plus ou moins réduit dans toutes ses parties, existe à l'état spontané sur quelques montagnes de la Gréee. Si cette forme subalpine efface quelque peu les limites entre T. silvestris et au- stralis (Tul. Eur. p. 101), cela ne signifie nullement que ces limites n'existent plus. D'aprés la théorie de M. Fiori, cette tulipe, que Boissier n'hésita pas à rapporter au silvestris, et cela avec les meilleures raisons du monde, aurait été jadis ua T. australis, et la transformation en sil- vestris se serait accomplie gràce à un terreau plus riche et à d'autres circonstances « climatériques et telluriques » réalisées on ne sait trop comment sur les maigres piturages du mont Parnés. Malheureusement pour cette théorie, le vrai T. australis var. montana, à divisions exté- . rieures rouges et (ris longuement caudées, à hampe très grêle et à petit | ovaire étroitement rostré, vient d'étre découvert, typique et absolument . le Chelmos et le Kylléne, dans le Péloponnése ('). J'en ai sous les yeux j = un exemplaire ,très instructif que m'a prèté le docteur de Haläcsy. = Or, pourquoi, sur le Chelmos et sur le Kylléne, la métamorphose de M. Fiori est-elle en retard, tandis qu'elle. est un fait accompli sur le K. Acad. der Wisseusch. Wien, oto P 517. ; ‘conforme à la plante des Abruzzes, sur d'autres montagnes de la Grèce, [N E. vox Haráicsv;, Beitr. zur Flora von Achaia dues Arcadien. Denkschr. fer. : SE de. I NÉOTULIPES ET PALÉOTULIPES > 419 Parnés? Je ne discute pas, j'interroge. M. Fiori me répondra que le È Parnés est moins élevé que ne le sont le Ghelmos et le Kylléne, où le 2 T. montana occupe exclusivement la zone alpine, à partir de 2000 mètres. A cela j’objecterai que Boissier indique le vrai T. silvestris aussi sur d le mont Malévo en Laconie qui a 1900 métres. Peut-étre Orphanidés m ne ly a-t-il cueilli qu'à mi-hauteur ? Je l'ignore. Mais cela ne m'aide pas à comprendre comment le 7. Transtagana, la plus petite variété connue du 7. australis, véritable miniature de tulipe, a élu domicile dans l'extréme coin sud-ouest de l'Europe, sur la Sierra Arrabida en Por- tugal, qui n'atteint pas 500 mètres, tandis que le T. silvestris, déjà tout à fait métamorphosé, habite à une altitude, certainement supérieure à 900 métres, dans les Madonie en Sicile, où il est indiqué par Gussone. Cela m'explique encore moins la présence du T. australis en Algérie, oü une de ses variétés les plus caractéristiques, le 7. fragrans Munby, occupe les collines basses et incultes prés d'Oran, ainsi que les plateaux du Sahara (El Aricha), localités que M. Fiori ne suspectera certes pas d'étre artificielles. Autre mystère. Tous ceux qui ont observé le T. silvestris dans ses stations subspontanées de Toscane, connaissent sa formidable puissance d'expansion. C'est par millions d'exemplaires qu'il couvre actuellement la campagne de Florence, tandis qu'il y était rarissime au temps de Mi- cheli qui n'en cite, dans ses manuscrits, qu'une unique localité. Or, en Sicile et en Gréce, où cette espéce est une plante de montagne, elle n'a nulle part, que je sache, envahi les régions cultivées inférieures , £ bien que cette émigration n'eüt rencontré aucune difficulté, aucun ob- Stacle sérieux. Si vraiment, comme le suppose M. Fiori, le 7. silvestris était une plante des régions basses, que dis-je, s'il n'était devenu 7. silvestris qu'en déménageant de la cime à la base des monts, n'aurait-il pas dù tendre invinciblement à se rapprocher de son milieu de prédilec- tion en poussant ses longs stolons, si caractéristiques, de proche en proche et pas à pas, d'année en année, vers les régions inférieures et vers ces terres grasses, plus conformes a ses goüts naturels? I] ne Ya ie i pas fait, et c'est fort malheureux. : . Ce qui er plus malheureux encore pour Ge gege S M. Fiori c'est que, à son insu, le eontróle pratique de son article de foi, l’experimentum crucis pour lequel toute sa vie, additionnée de la mienne, n'eüt probablement pas suffi, a eu lieu dans les Pays-Bas, c'est-à-dire dans une région où, ainsi que l'indique son nom, le T. australis aurait dü rencontrer les conditions de vie les plus merveilleusement propices à sa transformation en T. silvestris. E « Le Tulipa australis ( Celsiana), m'écrivait M. Ernest Krelage le 18 sept. 1894, est corinu dans les cultures de Hollande depuis le com- — .. mencement du dix-septiéme siécle (l'an 1607 environ). Il parait avoir : E a été introduit par Clusius. Nous n'avons jamais observé, ici, qu'il se soit n agrandi de facon à devenir un T. silvestris, ni qu’il y ait eu un pas- sage évident vers le T. silvestris ». 5 « Je eultive à S. Giovanni a Teduecio (lettre de M. C. Sprenger, du .9 sept. 1894), depuis 16 ans, le 7. silvestris et le Celsiana, ainsi que le T. fragrans d'Oran. Ils fleurissent facilement dans le bon terreau à légumes. De ces trois tulipes, jamais l'une ne devient l'autre; elles se | | maintiennent rigoureusement distinctes, quoique le fragrans ne soit pro- i bablement qu'un petit Celsiana aux couleurs plus vives et au parfum plus pénétrant (1. Le Celsiana, du reste, ne montre pas la moindre K tendance à se rapprocher du silvestris ». | Ce qui est vrai pour le T. australis et pour le T. CA nkii, Yest indu- | bitablement aussi pour le montana, dont M. Fiori fait intrépidement et miraculeusement dériver les trois espèces, amalgamées sous le nouveau nom collectif de 7. Oculus solis Fiori non St. Am. M. Bornmüller, le botaniste-explorateur bien connu, a eu la bonne fortune de récolter prés ` d'Amasia, en Anatolie, le T. praecox (vidi siccam !) et le T. montana (v. à quelques lieues I’ un de l'autre. Le premier, m'éerit-il (lettre du 19 | ept. 1894), abonde aux environs de la ville, dans les jardins, le long des chemins, dans les cimetiéres, et les paysans en apportent, le dimanche, — "de grands bouquets en ville. Nom ture: Lalé. Altitude: 550 métres. — E second, 7. montana, eroît sur les pentes rocheuses, extrêmement es- carpées, de l'Abadehi-Dagh et du Sana-Dagh, à 1200 ou 1300 mètres ` (1) et à feuilles plus nombreuses (L.). d NÉOTULIPES ET PALÉOTULIPES d'altitude, sur les schistes et les calcaires. Je Ur ai récolté en fleurs le : 10 mai 1889 et le 10 mai 1890 au péril de ma vie. Distance d'Amasia: 4à 6 heures. Dans toute la région eomprise entre Amasia et les 2 sta- tions montagneuses du T. montana, je n'ai pas vu de tulipes. — P.S. J'a- = joute, aprés avoir consulté mon herbier, que le T. montana descend, le long des parois rocheuses, jusqu'à 400 m. d'altitude, prés d' Amasia, où je l'ai cueilli au dessus du pont traversant le Tersakan-sou à l'endroit le E plus étranglé de la vallée, où il n'y a plus de jardins. J'ai souvent, en | été, observé les grosses et pesantes capsules du 7. montana, mais j'ai né- gligé d'en cueillir ». D'aprés les intéressantes observations que me communique M. C. Sprenger, le 7. montana offre un des exemples les plus instructifs de ce polymorphisme que beaucoup de floristes continuent improprement à appeler variabilité, et qui, tout aw contraire, s'accompagne d'une fixité trés remarquable des différentes formes composant certains groupes spécifiques. ` « Le T. montana de Smyrne, m'écrit l'éminent horticulteur de Naples, n'est pas celui de Palestine, et tous deux différent du 7. montana de Sultanabad en Perse. Mais les trois formes se maintiennent inaltérées et toujours identiques à elles-mémes, qu'on les cultive dans de la terre RO maigre ou grasse, vulcanique ou argileuse. Certains oignons produisent toutes les années des fleurs très grandes, d’autres des fieurs presque aussi petites que celles du 7. biflora du Turkestan. Mais leurs divisions pointues et les autres caractéres de l'espéce ne changent pas; je ne puis pas méme dire que la culture ait produit des formes plus luxuriantes. Le terreau argileux parait cependant augmenter l'intensité du coloris des fleurs. Je comprends, poursuit M. Sprenger, que l'on puisse étre tenté de voir un certain degré de parenté entre le 7. Oculus solis et les individus à trés grandes fleurs du 7. montana, mais les oignons, les feuilles et tout le port différent tellement que seulement un oeil idiot (ein blödes Auge) pourrait confondre les deux espéces. Jai recu le 7. Oculus solis et le praecox de différentes localités de l'Orient: Constan- tinople, Smyrne, de la Palestine; le dernier, en outre, des Pouilles, de * Due. de Rimini, de Bologne. Jamais je n'ai observé de ioa de E et tous les changements que nous voyons survenir dans un Zlieracrum, changements éphémères, non transmissibles par hórédité, des modifica- miéres. Cela n'exclut pas que 2000, 3000, 10000 ans ne puissent amener . . idée d'évolution, mais, dans le cas concret, ce n'est pas de milliers : tées, aussi distinctes, aussi aisément déterminables que les paléotulipes ` d'Orient, ont apparu en Italie, en Suisse et en France dans le cours de | ce siècle. On ne les connaît ni dans les jardins ni à l’état spontané; elles qu elles sont fécondes entre elles. D'où sont venues toutes ces espèces et Sen) E leur genése? ÉMILE LEVIER ` l'un à l'autre et, malgré certaines petites particularités des formes lo- cales, qui se reproduisent très constamment dans les cultures, un Oculus solis reste toujours un Oculus solis que n'importe quel enfant est ca- pable de distinguer à premiére vue. Pour moi, les T. montana, Oculus solis et praecox sont des espèces nettement tranchées et constantes, et chacune d'elles produit de nombreuses formes locales ou géographiques qui sont également invariables. Le T. praecox mürit ses capsules à Naples, et se croise avec foule d'autres espèces (Clusiana, Greigii, Kauf- manniana) plus facilement qu'il n'est fécondé par son propre pollen ». Le résultat le plus clair de cette enquéte, c'est que les tulipes se comportent exactement comme les deux mille et quelques Prlosella in- variables, distingués par Naegeli et Peter aprés de longues années de culture, et dont ils font remonter l’origine au moins jusqu'à l'époque gla- ciaire. En d'autres termes, les « conditions climatériques et telluriques » 3 qu'invoque M. Fiori, n'ont plus de prise appréciable, du moins pendant E: la durée d'une vie humaine, sur la forme des espéces actuelles, ni sur g celle de ces innombrables micromorphes auxquels il a voué son exécration, 4 dans une tulipe ou dans un nareisse sous l'influence du milieu, sont des E tions nutritives, s’evanouissant dés le rétablissement des conditions pre- un changement « spécifique, » autrement il faudrait renoncer à toute d'années, c'est de fractions de siècle quil s'agit. Le fait brut est celui-ci: _ Une vingtaine d’espéces de tulipes, espèces aussi nettement délimi- ne changent plus dans les terrains maigres et caillouteux, done elles se ` ` sont dépouillées de tout ce qui était modification nutritive; beaucoup — d’entre elles produisent des capsules et des graines de bonne qualité; ——— plusieurs ont le pollen normal; lexemple du 7. Martelliana montre - ^ 7 NÉOTULIPES ET PALÉOTÜLIPES -| . Une seule réponse est possible. A l'exception de 7. silvestris, praecox, Oculus solis, saxatilis et Clusiana, qui ont leurs équivalents en Orient ou dans les terrains vierges des montagnes d'Europe, toutes les autres sont des hybrides, móme alors que leur pollen est redevenu normal. Il résulte de l'expérience trois fois séculaire des hortieulteurs hollandais que les tulipes ne varient pas aussi longtemps qu'on les préserve des fécondations croisées, en eonséquence, tous les faits de transformation permanente ou de néogenése brusque, cités par les anciens, allégués par M. Fiori et ob- servés dans les temps modernes, sont des faits d'hybridisme. J'ai signalé, dés 1884, quelques narcisses se comportant comme les néotulipes; M. le, a prof. Arcangeli a démontré, pour deux d'entre eux (N. biflorus, N. Puc- einellii) qu'ils sont des hybrides, tout en constituant, morphologiquement, d'excellentes espéees. - Si, avant d'avoir examiné au microscope le pollen du Tulipa Mar- telliana, j'ai moi-même donné dans le Kauppisme, je reconnais hum- blement mon erreur. J'adresse personnellement cette confession à M. le ` docteur Fiori qui voudra bien ne voir, en tout ceci, qu'un plaidoyer - e fleuri » et la preuve de mon vif désir de marcher, amicalement avec lui, à la conquéte de la vérité. Sbagliando s'impara. Contribuzione alla conoscenza della Fiora Micologica Avellinese pel Dott. VITTORIO PEGLION. Nel settembre 1889 il sig. prof. P. Baccarini pubblicava nel « Nuovo Giorn. Bot. Ital. » il Primo catalogo di funghi dell Avellinese, enume- rando 230 specie di funghi in massima parte mieroscopici e molti dei ` quali parassiti delle piante coltivate. Fra esse si trovano 3 specie nuove per la seienza,e 7 nuove forme di specie già conosciute. Lo stesso A. soggiungeva: « il numero delle specie è abbastanza rilevante se si tien conto della ristrettezza della regione finora esplorata e tenue invece se si consideri la ricchezza della flora locale e l'intensità della vegeta- zione ». Nei tre anni durante i quali ho avuto la fortuna di essere as- sistente al Laboratorio di Storia Naturale, diretto dal chiar. prof. Berlese, giovandomi dei suoi consigli, andai mano mano raccogliendo abbondante . materiale micologico che poi classificai mercè il benevolo aiuto del = prof. Berlese medesimo cui sono lieto poter rivolgere sentiti ringrazia- .. menti. Nello studio di detto materiale m’imbattei in moltissime specie, ` nen ricordate dal sig. prof. Baccarini, per cui credetti opportuno riordi- narle e poi renderle di pubblica ragione onde contribuire alla più esatta . conoscenza della micologia Avellinese. Non intendo però menomamente di completare in tal modo l' opera così egregiamente iniziata dal prof. Baccarini, poichè ho raccolto il materiale in una zona troppo ristretta 6. che coincide presso a poco a quella esplorata dal Baccarini stesso ed — — anche perché rivolsi specialmente la mia attenzione verso le specie mi- | eroscopiche, limitandomi, per quanto riguarda le forme appariscenti, a ` | raccogliere poche specie comuni. i Poche specie ho creduto poter presentare come nuove; a rendere poi al- quanto più utile la presente contribuzione, ritenni opportuno riportare le diagnosi in e.ctenso delle abbastanza numerose specie nuove che il prof. Berlese ed io abbiamo. illustrato in diverse occasioni e ciò SC? rendere. FLORA MICOLOGICA AVELLINESE t pa più completo il quadro della micologia Avellinese e per raccogliere in un solo scritto le diagnosi pubblicate in diversi periodici. Gli esemplari che servirono allo studio sono raccolti nell’ erbario di questa R. Scuola Enologiea. USTILAGINEAE. 1. Melanotaenium plumbeum (Rostr.) Pir. f. Arisari Pel. A typo differt sporis irregularibus, saepe angulosis, raro ovatis ma- joribus, 20-26 t longis, 18-20 crassis. episporio nigricante, crasso, levi instruetis. Sulle foglie, i pieciuoli e le brattee d' infiorescenza di Arisarum pro- boscideum nei dintorni di Avellino (torrente di Capriglia) maggio 1894. Oss. Questa specie é stata trovata per la prima volta in talia dal chiar. prof. Pirotta a Monte Cave, nei Colli Laziali, sul Biarum tenui- folium. Il Rostrup che la descrisse sotto il nome di Ustilago plumbea ` la raccolse su Arum Italicum. Delle alterazioni che questo fungo induce nelle parti invase dell’ Arisarum, mi sono occupato brevemente nella Rivista di Patologia Vegetale (Anno III, p. 1-4). UREDINEAE. 2. Uromyces Betae (Pers) Kühn in Bot. Zeit. 1869, p. 540. Sace. Syll. vol. VI, p. 536. Sopra le foglie di Beta vulgaris, coltivata nel dali della R. Scuola Enologica. Autunno 1892 ed estate 1893. Abbastanza dannosa alle piante colpite; gli acervuli sporigeri sono frequentemente invasi dalla Darluca Filum. - 3. Melampsora Carpini (Nees.) F uck. F. R. n. 294, Si Sa p. 41. Sace. Sill. VI, p. 593. Sopra le foglie vive e languenti di Carpinus lungo le siepi della strada | E Picarielli nell estate e nell'autunno 1893. E PEGLION Üss. Ho ricordata questa specie già compresa nel catalogo di Baccarini poichė ebbi agio di osservare una curiosa alterazione degli acervuli ure- dosporiferi. In alcune piante, le foglie colpite dal parassita al posto degli ordinari acervuli di colore rancione, mostravano dei piccoli ciuffetti bianchi, cotonosi il cui aspetto potea a prima vista far supporre trat- tarsi di qualche colonia di Schizoneura o di Dactylopius. L’ esame mi- croscopico di essi mi mostrò essere i medesimi formati delle solite spore eompletamente prive di contenuto. i: 4. Puecinia Violae (Schum.) De Cand. Saee. Syll. VI, p. 609. Ho raccolto la forma ecidiosporica sopra il picciuolo e la lamina delle foglie di Viola odorata, V. canina nella salita dei Cappuccini nel maggio e giugno 1893. Sulle medesime piante più tardi le forme di uredo e teleutospore. 5. Puecinia Aegopodii (Schum.) Link. Sace. Syll. p. 678. Forma imeniifera, stilosporifera e teleutosporifera sopra i cauli, le fo- glie di Aegopodium Podagraria nella primavera del 1894 nel castagneto “ceduo della Scuola. Abbastanza raro. 6. Gymnosporangium Sabinae (Dicks.) Wint. die Pilze 232. Sace. 7 Syll. p. 739. — La forma imeniifera ( Roestelia cancellata) trovata dal Baccarini sopra : le foglie di Pyrus communis è stata da me rinvenuta anche sopra i S frutti, i dardi e rametti a legno della stessa pianta. Non di rado ho os- GEI la ine di ecidi anche sulla pagina superiore della foglia. x o uu 'Ranuneulacearum (DC.) Thim. Sace. Syll. VI, p. 776. Trovato frequentissimo sopra i cauli, i picciuoli e le lamine delle doglie di Ranunculus lanug ginosus e di Ranunculus sp. nelle scarpate della salita de Tuoro nell’ estate doi RE P CIRCE FLORA MICOLOGICA AVELLINESE vete dr ; "am HYMENOMYCETEAE Fr. i 8. Armillaria mellea Vahl. Sacc. Syll. V, p. 80. Raccolta la forma fruttifera nell'autunno 1892 e 1893 nei vigneti della R. Scuola Enologica di Avellino e in vigneti finitimi. Comunissimo Kee per tutta la provincia dove é un parassita dannosissimo del Pero, Melo, Castagno, Gelso ecc. À 9. Collybia velutipes Curt. Sace. Syll. V, p. 213. È Sopra vecchi tronchi di Fagus sylvatica, Carpinus betulus lungo le E siepi della salita del Tuoro e alla base di tronchi di Prunus nel Spe della Scuola nell' autunno 1892. 10. Mycena galericulata Scop. Sace. Syll. V. p. 269. Comunissima sopra i vecchi tronchi nell’ autunno. ll. Mycena hiemalis Obseck. Sace. Syll. V, p. 303. Comunissima sopra i tronchi di Tilia europea nell’ autuniio 1893. 12. Marasmius Oreades Fr. Sace. Syll. V., p. 505. Fra le foglie disseccate e marcescenti di Castanea vesca nel podere della Scuola Enologica. Autunno 1891 e 1892. 13. Hypholoma fasciculare Huds. Sace. Syll. V. p. 1029. Sopra un vecchio tronco marcescente di Castanea vesca nel podere della Scuola Enologica nell’ autunno 1892 e 1893. 14. Coprinus atramentarius (Bull) Fr. Sace. Syll. V, p. 1081. Comunissimo nei siti umidi ricchi in terriccio vegetale: si sviluppa | Specialmente dopo le pioggie del luglio. 15. Coprinus mieaceus (Bull.) Fr. Sace. V, p. 1090. l Sopra i tronchi marcescenti di Sambucus nigra lungo le tie nella SC? | salita dei Cappuccini. | VITTORIO PEGLION — 16. Psathyrella ampelina (Pers) F. e Viala. Sopra i ceppi vecchi di Vitis vinifera nel podere della Scuola nel- l autunno del 1891. : 17. Polyporus hispidus (Bull) Fr. Sace. Syll. VI, p. 129. 3 Sopra le piante di Pyrus Malus e di Prunus vulgaris nel podere ` della Seuola Enologica, 1894. E 18. Fomes fomentarius (L.) Fr. Sace. Syll. VI, p. 179. E Notevoli i carpofori di questa specie aleuni dei quali hanno persino ; dim . 30-35 em. di diametro. Parassita dannoso dei faggi il eui legno, sotto l'azione del parassita, si altera profondamente diventando leggerissimo e molto friabile. L’interno dei tronchi attaccati è percorso da larghe fascie miceliali, di colore bianco-sporco che s'interpongono specialmente tra gli strati di accrescimento annuale e vengono adoperate dai conta- dini come surrogato dell’ esca. Comune nei faggeti della provincia. Bel- lissimi esemplari dalle foreste di Montella nell’ autunno 1893. 19. Hydnum repandum Linn. Sace. Syll VI, p. 435. Alla base di tronchi di Quercus e di Carpinus nelle siepi della strada = di Capriglia. Autunno 1892. i = 20. Corticium incarnatum (Pers.) Fr. Sace. Syll. VI, p. 625. | Sopra i rami disseccati di Robinia pseudoacacia lungo le siepi della i salita del Tuoro. Primavera . 1893. Se Clavaria cinerea Bull. Saec. Syll. VI, p. 695. Sut io nei eastagneti cedui e lungo le siepi nei dintorni della EE Autunno 1893. PH YCOMYCETES. eigene 22. | sek | racemosus Fies. Sace, Syll. VII, p- 193. : pra deve d amido ie vro M del 1892. FLORA MICOLOGICA AVELLINESE ` 429 E PERONOSPORACEAE De Bary. 23. Peronospora affinis Rossm. Sace. Syll. Vol. VII, p. 251. Fischer, Phycom. p. 220. Sopra le foglie vive di Fumaria officinalis nel podere della Scuola p Enologica. Maggio 1893. 24. Peronospora arborescens (Berk. De By.. Saec. L c. p. 251. Fischer 1. c. p. E Sopra le foglie viventi di Papaver Rhoeas nel podere della Scuola. E Maggio 1893. 25. Peronospora Schachtii Fuck. Sace. Syll. L c. p. 262. Sulle foglie viventi di Beta vulgaris nel ceduo della Scuola Enolo- gica. Giugno 1894. ` ; | 96. Cystopus eandidus (Pers) Lév. Sace. Syll. VIL, p. 234. Sopra il caule, le foglie, i fiori ed i frutti di Raphanus Raphani- strum, Capsella bursapastoris Hesperis matronalis, ecc. nel podere della Scuola Enologica nella primavera ed estate. Si associa frequentemente alla Peronospore parasitica; caratteristiche le ipertrofie indotte negli organi giovani attaccati. ENTOMOPHTHORACEAE. 27. Empusa Museae (Er) Cöhn. Sace. Syll. VIL p. 281. Comunissima nell’ autunno sulla Musca domestica delle quali uccide un numero molto rilevante. 28. Entomophthora sphaerosperma Fres. Sace. Syll. VII, p. 283. t Sopra le larve e le crisalidi di Pieris brassicae, nel podere della . Scuola Enologica: Ho raccolto abbondantissimo questo parassita nel gen- . naio 1894; esso eagiono una estesissima epidemia tra le larve e le eri- | VITTORIO PEGLION salidi di Cavolaie che danneggiavano dapprima le colture di Cavoli. L'ho pure raccolte sopra larve e crisalidi di Pieris, Napi e di Aporia Crataegi. | DISCOMYCETEAE Fr. 29. Morchella erassipes (Vent.) Pers. Sace. Syll. VIII p. 12. Un solo esemplare venne raccolto dal prof. Berlese sul terreno nel 1891. 30. Peziza vesiculosa Bull. Sace. Syll. VIII, p. 83. Sopra un muechio di spazzature in via di lento mareimento nel . luglio 1893. Oss. Gli esemplari esaminati mostrano molti caratteri di rassomi- glianza col genere Diseina. 31. Pyronema domestieum Sow. Sace. Syll. VII, p. 109. Sopra il pavimento del Laboratorio nel marzo 1894. Notevole la ra- pida moltiplicazione di questa specie che in pochi giorni invase l’intero pavimento di due stanze soverchiamente inumidito. La formazione degli ascomi procede siccome nel P. confluens. 32. Selerotinia Fuckeliana De Bary. Sace. Syll. VII, p. 196. Sopra gli sclerozi viventi sopra tralei e foglie di viti putrescenti. La — forma conidifera, Botrytis cinerea; è comunissima durante l’ autunno Sopra gli acini maturi dell" uva. Nelle annate abituali in cui detta sta- gione decorre umida, esso fungo rappresenta una eausa di danni abba- stanza rilevanti. Nell' autunno 1894 ho potuto invece osservare quella Tons speciale larvata, comune sulle rive del Reno e nel Bordelese i ze» indieati sotto il nome di putrefazione no- bile GON 33. Ternes Cerasi i (Pera Fr. Sace, Syll VII, p. 551. Rari esemplari dello stato ascoforo sopra i rami secchi di Ciliegio nel podere della Scuola nell'inverno 1892; la forma sien (Miero-. ra Cerasi) à abbastanza ocn E FLORA MICOLOGICA AVELLINESE xis 431 34. Rhytisma Acerinum (Pers.) Fres. Sace. Syll. VII, p. 753. Comune sulle foglie di Acer campestre nelle boscaglie di Castelfranei nell’ ottobre 1893. 35. Patinella flexella (Ach.) Saec. Syll. VII, p. 769. Sopra i rami secchi di Thuja e di Cipresso nella Villa Comunale di Avellino nel marzo 1894. 36. Exoascus alnitorquus (Tul. Sad. Sace. Syll. VIT, p. 817. Sopra gli ament) femminili di Alnus glutinosa a Monteforte Irpino nell’ ottobre 1893. PYRENOMYCETES Fr. em. De ‘Not. PERISPORIACEAE Fr. 37. Capnodium Salieinum Mont. Sace. Syll. I, p. 73. La forma conidiea (Fumago vagans) è comunissima in tutta la pro- vincia; raccolta specialmente sui salici e pioppi lungo i torrenti ed i fiumi durante I estate. 38. Antennaria elaeophila Mont. Sace. Syll. I, p. 78. Sopra le foglie ed i rametti di ulivo a Mercogliano ed a S. Stefano del Sole nell’ estate del 1893. - SPHAERIACEAE Fr. 39. Valsa exigua Nits. Saec. Syll. I, p. 117. Sopra i rametti disseccati di Acer campestris lungo le siepi nel no- vembre 1893. 40. Diatrypella verrueiformis (Ehrh.) Nits. Sace. Syll. 1, p. 200. Sopra i rami secchi di Ficus carica sul Castello nell'autunno 1893. . 41. Sérdaria lanuginosa (Pr). Sace. Syll. I, p. 237. = Sul mallo putrescente delle noci nell’ inverno del 1891. | VITTORIO PEGLION | 42. Hypocopra phyllogena. Sace. Mich. I, p. 373. Syll. I, p. 246. Questa specie si è sviluppata in quantità notevolissima sopra rami e foglie di Pero rinchiusi in vaschettè per lo studio del Fusieladium py- rinum, durante l'estate del 1892. Notevole la forza di eiaculazione delle spore contro le pareti delle vaschette medesime 43. Rosellinia Aquila (Fr.) De Not. Sace. Syll. I, p. 252. . Sopra rami putrescenti di Acer campestre, Sambucus, Rubus, ecc. nell’ inverno. Comunissima. (44. Anthostoma turgidum (P.) Nits. Sace. Syll. I, p. 303. Sopra i tronchi di Fagus Persia e di Carpinus lungo la via del Tuoro nell'inverno 1892. 45. Laestadia punctoidea (Cooke) Auersw. Sace. Syll. I, p. 420. Parassita abbastanza dannoso della Quercus pedwncolata e sessiliflora. Raccolto nelle siepi lungo la salita dei Cappuccini nell’ inverno. 1893. 46. Laestadia Zaviana Sacc. et Berl. Sace. Syll. Add. p. 61. Sopra i sarmenti disseccati di Rubus nell’ estate del 1891. 47. Laestadia Buxi (Fuck.) Sace. Syll. II. Add. XXXI. | Parassita dannoso del Bwxws sempervirens; raccolto frequentemente nelle siepi di Bosso della R. Scuola Enologiea. ad Ospedaletti ed in vari mis sona F riii i 48. Taanon Berkeleyi Sace. F. Ven., Syll. 1, p. 432. Sopra. i rametti secchi di Sambuco nelle siepi del podere Criseuoli, ` nella primavera, del 1893. 49. Bee maculiformis (Pers.) Auersw. Saco. Syll. I, p. 477. Sulle foglie secche di Castanea | vesca. Nella primavera. 50. Sphaerella ben AR Ven. Syll. L p. 453. d FLORA MICOLOGICA AVELLINESE Lo stato spermogonico (Septoria Rubi) è comunissimo in tutta la regione. 51. Sphaerella Fragrariae (Tul) Sace. Syll. I, p. 505. Parassita molto dannoso alle Fragole; comunissimo nelle colture della Scuola, negli orti di Avellino e sulle piante spontanee. 52. Sphaerella Mougeotizna Sace. Mich. Syll. I, Dp 519. Sopra le foglie di Rubia tinetoria, R. peregrina lungo le siepi nella primavera del 1894. i Oss. Non è improbabile che questa specie sia da collocarsi nel genere Metasphaeria, poichè spesso gli sporidi presentano accenni ad avere 3 setti. 53. Gnomonia Quereus-Ilicis Berl. Riv. di Pat. Veget. I, p. 295. Foliieola; maculis arescentibus, rotundato-angulatis, margine rufo- brunneo, vix inflatulo cinctis, primo sparsis dein confluentibus, magni- tudine variis nempe 3-6 p. latis confluendo saepe longioribus; peritheeiis in quaque macula paucis, raro uno vel duobus, saepius 3-7, haud fre- quens 8-10 vel amplius, globosis, sursum in collum crassum diametrum . perithecii aequante vel paulo superante, saepius productis, molliusculis, membranaceis, epiphyllis, minutis 100-110 o diam., ascis saceato-clavu- latis, basi in stipitem brevissimum, nodulosum productis, tunica cras- siuseula praeditis 45-50 + 12-16, aparaphysatis, octosporis; sporidiis sub- distichis oblongis, vel subeylindraceis, h. e. lenissime cuneatis, medio uniseptatis, paulo constrictis, parte superiori vix maiore 20-24 v 7-8 hyalinis. Sulla pagina superiore delle foglie di Quercus Ilex nelle ville Soldi, De Conciliis e Munieipale di Avellino. 54. Amphisphaeria culmicola — f. melanommoides Sace. Mich. I, p. 455. Syll. I, p. 729. Sopra dei culmi fracidi di Arundo donax nel podere della Send i Enologica nell’ autunno 1893. 28. Malpighia anno VILI, vol. VIIL VITTORIO PEGLION Oss. Questa specie presenta sporidi che spesso mostrano oltre al setto mediano, accenni ad altri due setti, lo che permetterebbe di collocarla anziché nel genere Amphisphaeria nel genere Leptosphaeria. 55. Massaria! inquinans (Tode) Fr. Sace. Syll. II, p. 5. Berl. Ic. | Fung. p. 24, tav. XII. Sopra rami secchi di Acer campestre nel podere della Scuola Eno- logica nella primavera 1893. 56. Massaria Platani (Ces.) Sace. Syll. II, p. 6. Berl. Ic. Fung. p. 25, tav. XIV. Sopra la corteccia del Platanus orientalis nella piazza d'armi di . Avellino nella primavera 1894. 57. Leptosphaeria vagabunda Sace. F. Ven. Syll, II, p. 31. Berl. Fung. p., 59, tav. XLVII. Sopra rami seechi di Carpinus, Acer, ecc. nelle siepi del podere Criscuoli. TRA k Ar CRM uid Mer n: ; NEN er ei EE EET nM e 2 58, Leptosphaeria haematites (R. et Desm.). Sace. Syll. II, p. 36. Berl. Ic. Fung. p. 61, tav. 48. Sopra i sarmenti secchi di Clematis Vitalba e su cauli di Dipsacus nel podere della Scuola Enologica, nel marzo 1894. 59. Leptosphaeria dolioloides (Auersw.) Karst. Sace. Syll. II, p. 44. Berl. Ie. Fung. p. 63, tav. XVLVIV. = Sopra i cauli secchi di varie piante erbacee nel podere della Scuola. 60. ere vinealis Pass. Sace. Syll. II, p. 52. Sopra foglie languenti di Vitis vinifera nel > della Scuola. 61. Leptosphaeria eustoma (Fries) Saec. Syll. IT. p. 61. Berl. le: fone. p. 56, tav. XLL FLORA MICOLOGICA AVELLINESE 435 Sopra eauli disseccati di piante erbacee, probabilmente di Dipsacus nella primavera 1894. 62. Leptosphaeria recessa Pass. Sace. Syll X, p. 793. Sopra culmi marcescenti di Arundo Donax nella valle del torrente di Capriglia nella primavera 1894. 63. Leptosphaeria Rusei (Wall.) Sace. Syll. Pyr. II, p. 64. Berl. Ic. Fung. p. 73, tav. LIX, fig. 3. Sopra i cladodi di Ruscus racemosus nelle aiuole dell'Orto Agrario annesso alla villa Comunale di Avellino. La forma pienidica ( PAyllos- tieta ruscicola) è molto dannosa a questa pianta. 64. Leptosphaeria arvensis. Sp. Mich. I 459, Sace. Syll. Pyr. II. p. 81. Sopra cauli disseccati di Equisetum arvense nel podere della Scuola nell’ autunno 1892. 65. Leptosphaeria eireinans (Fuck.) Sace. Syll. Vol. II, p. 88. La forma rizottonica, che costituisce il mal vinato della Medicago sativa e della Beta vulgaris è stata da me rinvenuta nei medicai della Scuola Enologiea, e sopra numerose piante di barbabietola durante l'e- state 1893. 66. Melanomma pertusum (Pers.) Berl. Sphaeria pertusa Pers. Syn. Fungh. p. 13, Trematosphaeria pertusa Fuck. Symb. Myc. p. 162, Sace. Syll. II, p. 115. Sopra rametti di Acer campestre, Avellino 1892. 07. Metasphaeria triehostoma (Pass). Sace. Syll II, p. 158. Sopra cauli secchi indeterminati nel podere della Scuola Enologica. Agosto 1893. 68. Metasphaeria sepineola (Fr.? Fuck?). Sace. Syll. II, p. 164. VITTORIO PEGLION Sopra rami secchi di Sel sp. lungo le siepi della via del Tuoro, nell'Agosto 1893. 69. Metasphaeria papulosa (Dur. et Mont.) Sace. Syll. IL, p. 169. Sopra le foglie vive di Citrus aurantium in una villa vicino ad Avel- ` lino nell' autunno 1893. 70. Metasphaeria anarithmoides (S. et S.). Sace. Syl. IL, p. 175. Sopra i culmi disseccati di varie graminacee al Castello di Avellino nella primavera 1893. 71. Ceriospora Xantha. Sace. Mich. I, 36, Syll. Pyr. II, p. 185. Comune sopra i sarmenti vecchi di Clematis vitalba lungo le siepi. Raccolta nella primavera 1893. 72. Sphaerulina myriadea (D. C.). Sace. Syll. II, p. 187. Sopra foglie putrescenti di Fraxinus ewcelsior, lungo la strada di | Ospedaletti nell'autunno 1893. 73. Melomastia Friesii Nits. Sace. Syll. IL, p. 213. Sopra rametti secchi probabilmente di Fraxinus nelle siepi della sa- lita dei Cappuccini nell'autunno 1893. 74. Pleospora media Niessl. Sace. Syll. II, p. 244, Berl. Mon. gen. Pleosp. etc., p. 63. Sopra i fusti disseccati di Echium e di Labiate sp. al podere della Scuola Enologica nel 1892. 75. Pleospora calvescens (Fries. Tulasne, Sace. Syll. IL p. 279 sub Pyrenophora, Berl. Monogr. Pl. Cl. Pyr., p. 25. Sopra fusti disseccati di varie piante erbacee al podere dei Cappuccini nell'estate 1892. 76. Pleospora Armeriae (Rab.). Ces. et de Not. Sace. Syll. II, p» + 247. Sub PL herbarum f. Armeriae. Berl. Le, p. lea; Cu Pegi. S Se dre FLORA MICOLOGICA AVELLINESE 437 Sopra gli steli disseccati di Dianthus sp. nel podere della Scuola Eno- logiea nella primavera 1891. 77. Pyrenophora phaeocomoides. Sace. Syll. II, p. 280. Berl. Mon. PL OL:Pyr, p.. 220. Sopra cauli putrescenti di varie piante erbacee a Monte Vergine sopra il Monastero nel 1891. (Race. Prof. A. N. Berlese). 78. Pyrenophora trichostoma (Fries) Fuck. Saec. Syll. Pyr. IL, p. 378. Berl. Mon. Pl. CL Pyr., p. 210, tav. X, fig. 2. Sopra i culmi di Triticum vulgare nel podere della Scuola Enologica. Oss. Asci octospori; sporidia triseptata, 51-65 v 25-27 flavo mellea. 79. Cucurbitaria Castaneae. Sacc. Mic. Ven., p. 120. Syll. Pyr. II, p. 316. Sopra rami secchi di Castanea vesca nel podere della Scuola. 80. Fenestella princeps Tul. Sace. Syll. II, p. 325. Sopra rami secchi di Carpinus nelle siepi dei dintorni iim Seuola Enologica nella primavera del 1891. 81. Ophiobolus Bardanae (Fuck.) Rehm. Sace. Syll. II, p. 341. Sopra i cauli disseccati di aleune Umbrellifere a Montevergine. Oss. La presente specie venne trovata vivente sopra la Lappa minor. Nel riportarne la diagnosi il chiar. Prof. Sdecardo riporta che secondo il Rehm, nascitur quoque in Hungaria in caulibus Angelicae et Conii proabetque ascos 120 + 9; sporidia pluri-septata, tortuosa, 90 v 3. Il presente esemplare raccolto dal prof. Berlese a Montevergine, vive sopra i cauli disseccati di alcune ombrellifere e presenta i seguenti caratteri: asci elongato-eylindracei, 100-110 + 12-14, sporidia 6-8 septata, 88-96 v 4-5 luteola, pluriguttulata. VITTORIO PEGLION HYPOCREACEAE De Not. 82. Polystigma rubrum (Pers.). De Cand. Saec. Syll. Pyr. II, p. 458. Sopra le foglie viventi di Prunus domestica nel podere dei Cappuc- cini nell'agosto 1892 e sopra il Prunus spinosa a Bagnoli Irpina nel- l’ottobre 1890 (Baccarini). 83. Sphaeroderma bulbilliferum Berl. Int. Sviluppo di due n. Ipo- creacei p. 3l. Peritheciis sparsis, villo arachnoideo, mollissimo, fere fugaci circum- datis nitidis, globosis, globososve-conoideis, apice diu astomis, dein paro setis brevissimis cincto pertusis, nunquam papillatis 400-500 p. diam. lateritio-ochraceis, contextu molli parenchymatico, basi sporis-bulbillis, copiose cinctis; ascis clavatis, sursum rotundatis, basi in stipitem bre- viusculum crassum, abeuntibus, tunica haud fugaci, fere aparaphysatis, semper octosporis, 95-105 + 24-28; sporidiis distichis vel asci lumine tristichis, limoniformi-inoequilateralibus 26-30 + 12-14, primo subhya- linis, dein saturate fuligineis. Sopra foglie putrescenti di Vitis, Cissus, Ampelopsis, conservate à lungo in camera umida, nel Laboratorio di Patologia Vegetale della Scuola Enologica. 84. Melanospora globosa. Berl. l. c., p. 25, tav. XXIX-XXX. Peritheciis sparsis, raro'3-4 acervatis, superficialibus, villo arachnoi- deo, molli, albo tectis, globosis, globosove ovoideis, 250-280 u latis, sa- turate luteis, collo eylindraceo, recto, concolori, 360-450 (raro 500) p largo, apice fimbriato, praeditis; ascis late ovoideis tunica tenuissima, fugaci instructis, in basim crassam inferne abeuntibus, 55-60 + 48-50, aparaph ysatis, octosporis, sporidiis late limoniformibus, fere sphaeroideis, primo hyalinis crasse uniguttatis, dein saturate fuligineis, 18-21 v 16-17. Sopra frustuli erbacei e legnosi e sopra radici di Pero in via di pu- trefazione nel Laboratorio di Patologia vegetale di Avellino. FLORA MICOLOGICA AVELLINESE 439 85. Gibberella Saubinetii (Mont.) Saec. Mich. Syll. II, p. 554. Sopra rametti secchi di Juglans regia e di Ulmus campestris nel po- dere della Scuola Enologica nell’ inverno 1892. 86. Phyllachora graminis (Pers.). Fuck., Sace. Syll II, p. 602. Sopra le foglie viventi di Dactylis glomerata e di Pamicuni sp. al podere Criscuoli nell’estate 1893. 87. Phyllachora Cynodontis (Sacc.). Niessl, Sace. Syll. Pyr. II, p. 602. Comunissima sulle foglie di Cynodon dactylon nel podere Tanghi nel- l'autunno 1893. ; LOPHIOSTOMACEAE Sace. 88. Lophiotrema praemorsum (Lasch.) Sace. l. c., p. 581. Sopra cauli disseccati di Hedera helix nel podere della Scuola Eno- logica nell'autunno 1892. 89. Lophiostoma quadrinucleatum Karst. Sace. Syll. II, p. 689. Berl. Ic. fung. Sopra la corteccia disseccata di Sali» sp. nel podere della Scuola Eno- logica. Autunno 1892. 90. Lophiostoma maerostomoides De Not. Sace. Syll vol. II, p. 694. Berl. Ic. fung. Sulla corteccia disseccata di Saliæ sp. nel podere della Scuola Enolo- gica nell'autunno 1893. Molto più comune del precedente col quale tro- vasi spesso associato. HYSTERIACEAE Corda. 91. Hysterium pulicare Pers. Sace. Syll. IL, p. 743. SS Sopra la corteccia disseccata di Quercus pedunculata alla salita del Tuoro nell'ottobre 1892. VITTORIO PEGLION D SPHAEROPSIDEAE (Lév.) Sacc. 92. Phyllosticta pirina. Sacc. Mich. I, p. 134. Syll. Sphaerops, p. 7. Sulle foglie vive di Pirus communis nell'estate. E un parassita molto | diffuso e talvolta abbastanza dannoso. Raccolto nel podere della Scuola Enologica nell’estate 1893. 93. Phyllostieta Myricae Cook. Sacc. Syll. Sphaerop., p. 9. Sulle foglie vive di Myrica cerifera nella Villa Comunale di Avel- lino. Le macchie eausate da questo parassita sono spesso seguite da lacerazioni, così abbondanti da ridurre la foglia in brandelli. Da quanto leggesi nella Sylloge questa specie è stata finora trovata soltanto ad Aiken. 94. Phyllosticta cornicola (D. C.) Rabh. Sace. |. c, p. 21. | Sopra le foglie vive di Cornus sanguinea presso alla Villa Balestrieri > nellautunno 1893. È spesso associata alla Septoria cornicola. 95. Phyllosticta Jimbalis Pers. Sace. l. c., p. 24. Sopra le foglie vive del cus sempervirens associata alla Laestadia Buxi nel podere dei Cappuccini nella primavera 1893. | 96. Phyllosticta bacteriidiformis (Pass.) Sace. L c., p. 34. | Sopra foglie marcescenti di Fraxinus excelsior e di Populus Asin A alla salita di eege nell'ottobre 1893. : 97. Phyllosticta Quereus-ilieis Sace. Mich. I, L e., p. 35. -Sopra le foglie viventi di Quercus ilex nella villa Soldi e nella villa Comunale di Avellino nella primavera 1894. 98. Phyllosticta quernea Thüm. Sace. l. c., p. 35. Sopra le foglie vive di Quercus peduncolata, associata alla Stigmella na, nella salita di Ospedaletti durante ottobre 1893. FLORA MICOLOGICA AVELLINESE | 441 99. Phyllosticta maculiformis Sace. l. c., p. 35. Berlese Riv. Pat. Veg. Anno II, p. | Sopra le foglie vive di Castanea vesca affette da seccume, diffusis- sima per tutia la provincia di Avellino nell'autunno 1893. 100. Phyllosticta ruscicola Dur. et Mont. Saec. Syll. l. e., p. 58 Sopra i cladodi di Ruscus hypophyllus nella Villa Comunale di A vel- lino, autunno 1893. 101. Phoma oneostoma Thüm. Sace. l. c., p. 69. Sopra rametti secchi di Robinia pseudoacacia nelle siepi della via del Tuoro nell’ autunno 1892. 102. Phoma Cydoniae Sace. et Schultz. Syll. l. e., p. 75. Sopra rametti secchi di Cydonia vulgaris nel podere dei Cappuccini, nell’ estate 1893. 103. Phoma Aspidiicola n. sp. ; Peritheciis subgregariis, maiusculis, contextu crasse parenchymatico, atris, duriusculis; basidiis crassis brevissimis; sporulis ovoideis 1-2-gut- tulatis, 3-4 + 2 hyalinis. Sopra i rami secchi di Aspidium nel podere della Scuola Enologica. Autunno 1891 (Berlese). 104. Maerophoma Eriobotryae n. sp. Peritheciis sub-gregariis vel sparsis, punctiformibus nigris, carbona- ceis, innato-erumpentibus 250-300 v. diam. sporulis ovoideis vel acu- minatis, raro leniter eurvulis, granulosis quandoque 2-guttatis 20- 22 v 6-8, hyalinis. Sopra le foglie languenti di Æryobotrya japonica nel podere della Seuola, primavera 1894. 105. Aposphaeria collabascens Schultz. Sace. Syll. l. e., p. 170. Sopra i rami disseccati di Pirus communis, nel podere della Scuola Enologica, autunno 1892. VITTORIO PEGLION p 106. Dendrophoma australasica Speg. Sace. l. c., p. 181. » Sopra le foglie disseccate e marcescenti di Eucalyptus globulus nella S villa Soldi, estate 1893. Questa specie da quanto rilevasi dalla Sylloge 3 non era stata ancora rinvenuta in Italia. 107. Vermicularia herbarum West. Sace. Syll. l. c., p. 226. Sopra steli disseccati di Dianthus sp. nel podere Criscuoli, autunno 1893. 108. Cytosporella insitiva n. sp. Rs TREES SE RO TDI II ERI RAR Stromatibus globulosis pulvinatis, primo tectis dein emergentibus; superfieialibusque, ligno insculptis, intus imperfecte plurilocularibus ly. amplius diam. basidiis bacillaribus, crassiusculis 16-20 2.5, sporulis ovoideis vel subeylindraceis 3-3,5 + 2,5, hyalinis. Sopra rami secchi di Robinia pseudoacacia associata alla Valsaria insitiva di cui probabilmente si può ritenere essere lo stato spermogonico. Lungo la via del Tuoro nell’autunno 1891. (Berlese). 109. Cytospora chrysosperma (Pers.) Fr. Sacc. l. c. p. 260. Sopra i rami secchi di Populus nigra nel podere della Scuola Eno- logica, nell' autunno 1893. 110. Cytospora dolosa Sacc. |. c., p. 260. Sopra i rami secchi di Salix sp. nel podere della Scuola Enologica, nell’ estate 1893. 111. Cytospora decipiens Sace. Syll. ]. e., p. 263. Sopra rami marcescenti di Carpinus a Villa Rossi nell'estate 1893. * 112. Cytospora ceratophora Sacch. Mich., l. c., p. 268. Sopra rami secchi di Castanea vesca ai Cappuccini, pell inverno 1892. 113. Cytospora ambiens Sace. Mich,, Le, p. 268. Sopra rami secchi di Fagus sylvatica associata a Valsa ambiens di — eui è lo stato spermogoniec nei pressi di Villa Rossi nell'estate 1893. FLORA MICOLOGICA AVELLINESE 443 114. Coniothyrium olivaceum f. Hederae Saec. l. c., p. 306. Sopra rametti secchi di Hedera helix al podere dei Capuccini nel- j l'autunno 1893. 115. Coniothyrium arundinaceum Sace. Mich., l. e., p. 319. Sopra culmi putrescenti di Zoea Mays, nel podere della Scuola Eno- logica, estate 1893. 116. Diplodia Aurantii Catt. Sace. 1. c., p. 330. Sopra rametti secchi di Citrus aurantium in una villa di Ospedaletti» nell'autunno 1893. 117. Diplodia subteeta Fr., Sace. l. c., p. 331. Sopra rami di Acero nel podere della Scuola Enologica, nell'aprile 1893. 118. Diplodia viticola Desm. Sace. Le, p. 332. Sopra i tralei secchi di Vite nel podere della Seuola Enologica, au- tunno 1892. 119. Diplodia profusa De Not. Sace. Syll, 1. c., p. 336. | Sopra i rami di Robinia lungo la via del Tuoro, inverno 1892. 120. Diplodia Cydoniae Sace. Mich., Le, p. 340. Sopra rami secchi di Cotogno nel podere Tanghi, autunno 1892. 121. Diplodia oleae n. sp. Peritheciis sparsis. globosis, epidermide tectis dein erumpentibus 'A-'/; mm. diam. Sporulis ovoideis vel subeylindraceis, l-septatis ad septum leniter constrictis, 18-20 + 10-12 fuligineis; basidiis subeylin- draceis, 8 v 4. Sopra i rami secchi di ulivo nel podere della Scuola, nell'aprile 1892. Oss. La presente specie è nettamente distinta da Diplodia elaeophila Sace. e Roum. le cui spore jaline e continue misurano p. 30 + 14. VITTORIO PEGLION E 122. Diplodia buxicola Sace. Mich., l c.. p. 349. Sopra rametti disseccati di Buxus sempervirens nel podere della Scuola, autunno 1892. 123. Diplodia Castaneae Saec. Mich., Syll. l. c., p. 352. Sopra rami secchi di Castanea vesca nel podere della Scuola, au- tunno 1893. EN IPEA ds FE REN deme e ERA REUS HE 124. Diplodia mierosporella Sace. Mich., Syll. L c. p. 357. ^. Sopra rami disseccati di Acer campestre lungo la via di Capriglia, estate 1892. 125. Ascochyta ampelina var. eladogena Speg. Sace. l. c., p. 389. Sopra i sarmenti vivi di Vite nel vigneto della Scuola, autunno 1891. 126. Ascochyta Oleandri Saec. e Speg. Mich., Syll. Le, p. 392. Sopra le foglie vive di Nerium oleander nel podere della Scuola, estate 1892. 127. Ascochyta pirina Pel. n. sp. Peritheciis subsparsis, scepe seriatim dispositis, nigris, minutis, !/, mm. diam., immersis ; sporulis fusiformibus, utrinque rotundatis, l-septatis, ad septum leniter constrietis 12-14 + 4-5, hyalinis. .. Sopra un frutto putrescente e sopra le foglie di Pirus communis nel podere della Scuola, Maggio 1894. 128. Ascochyta Coryli Sacc. et Spey. Mich. Sace. 1. c. p. 393. Sopra le foglie vive di Corylus Avellana nella Villa Capecelatro. giugno 1894. à Laer v, E E a roh, 1 KAES TS 4 : "RERUMS Roo E rn 129. Ascochyta Pisi Lib. Sace. Syll. L c., p. 397. Comunissima e dannosa al Pisum sativum e Cicer arietinum in tutta | la provincia; sopra i legumi di Pisello, nella primavera 1892. FLORA MICOLOGICA AVELLINESE 445 130. Aetinonema Rosae (Sib.), Fries, Saec. Syll. l. c., p. 408. Sopra le foglie languenti delle Rose coltivate nella Villa municipale di Avellino. 131. Darluea Filum (Biv.) Cast. Sace. Syll. 1. c., p. 410. Parassita dei sori uredosporiferi di Puccinia oblungata, Uromyces Betae, Puccinia Fruni e Melampsora salicina, in vari punti dei din- torni di Avellino. (Podere della. Scuola Enologica, Villa Soldi, Villa Rossi ecc.), estate 1892. 132. Hendersonia pulchella Sacc. Mich. I, p. 112 , Syll. L e. p. 430. Nei eauli di Bryonia dioica, nel podere della R. Scuola Enologica. Estate 1893. 133. Stagonospora graminella Sace. Mich. I, p. 210. Syll. L c., p. 454. Sopra i cauli di Cynodon daetylon nel podere della Seuola Enologica Aprile 1893. 134. Stagonospora vexatula Sace. l. c., p. 350. Syll. l. c., p. 454. Sopra i eulmi morti di Arundo donax nel canneto della Scuola Eno- logica, 1899. 135. Septoria Tiliae Westend., Sace. Syll. L c., p. 476. Sopra le foglie viventi di Tilia europaea lungo il viale dei Tigli e . nella Villa Comunale, aprile 1894. 136. Septoria incondita Desm., Saec. Syll 1. e., p. 479. Sopra le foglio viventi di Acer platanoides nella Villa Comunale, di Acer pseudo-platanus, lungo la strada di Ospedaletti, maggio 1894. 137. Septoria Rubi West. Sace. Syll. l. e., p. 486. Sopra le foglie vive di Rubus fruticosus, unge la via di gi . maggio 1894. VITTORIO PEGLION 138. Septoria effusa (Lib.) Desm., Saec. Syll. Le, p. 489. | Sopra le foglie vive di Prunus Cerasus, presso Ospedaletti, nell'ot- 1 tobre 1893. 139. Septoria Unedinis Rob. et Desm., Sace. Syll. p. 493. Sopra le foglie viventi di Arbutus Unedo nella Villa Comunale di Avellino, nella primavera 1894. 140. Septoria Fragariae Desm. Sace. Syll. 1. e., p. 511. 1 Sopra le foglie vive di Fragaria vesca nel podere della Scuola Eno- e logica, 1893. 141. Septoria Convolvuli Desm. Sace. Syll. l. e., p. 536. Sopra le foglie vive di Convolvulus arvensis presso la scuola Eno- logica, Maggio 1894. 142. Septoria Polygonorum Desm. Saec. Syll l. e., p. 555. Sopra le foglie vive di Polygonum persicaria, nella villa Maria- Grazia. Maggio 1893. As SALA YET i H KEE P ere EE, T DN e NEE VOLUME 143. Septoria Urtieae Desm. et Rob. 14 Not. 1847. Sace. Syll 1. C, p 557. ' Sopra le foglie viventi di Urtica sp. nel podere della Scuola Eno- logica. Autunno 1891 (Berlese). Oss. Perithecia membranacea, minuta, fuscidula; sporulae cylindra- 1 ceae, obsolete septulatae 37-40 + 2 hyalina. 4 144. Mieropera Drupacearum Lev. Ann. Se. Nat. II, p. 283. Saec. Le, p 005. Sopra rametti secchi di Prunus Cerasus presso Ospedaletti nell au- 3 tunno 1891. (Bucci). . © 145. Piggotia astroidea B. et. Br. Sace. Syll. L c., p. 637. a Sopra le foglie viventi di Ulmus campestris nel podere della Scuola >. ; : Enologica. Maggio 1893. | FLORA MICOLOGICA AVELLINESE AI 146. Labrella Coryli (Desm. et Rob.). Sace. Syll. 1. e., p- 648. Sopra le foglie vive di Corylus Avellana nella villa Capecelatro. Giugno 1894. E MELANCONIEAE Berk. 147. Gloeosporium pyrinum Pgl. n. sp. Maculis initio punetiformibus, rubro-cinctis, inde effusis, rotundis saepe confluentibus, ad centrum griseis, vel sordide brunneis, amphi- | genis acervulis minutis 150-300 y. diam. erumpentibus, olivaceo-chlori- nis; conidiis ovatis vel subeylindraceis, continuis, eguttulatis, 6-4 hya- linis; basidiis bacillaribus, 20-25 + 4, minute granulosis, hyalinis vel E dilute fumosis. : Sulle foglie vive di Pyrus communis, Podere della Scuola. Prima- | vera 1894. X 148. Gloeosporium Platani (Mont.) Ond. Sace. Syll. L e., p. 711. i è) Sopra le foglie del Platanus orientalis nella villa Comunale di Avel- í lino. e lungo il Corso verso la strada di Monteforte. Primavera 1894. Oss. Questa specie é molto dannosa al Platano, inducendo una estesa cadute di foglie. Al GI. platani il Leclerc du Sablon (Rev. gén. de Bot., 1892, p. 476), ha riferito il.G. nervisequum che si distingueva prime- ramente per la diversa lunghezza dei basidi, ed il Gl. valsoideum che si faceva differire dal G. platani per vivere sopra i rami anzichè sulle foglie. 149. Gloeosporium quereinum West. Sace. Syll. L c. p. 716. Sopra le foglie vive, specialmente in corrispondenza delle nervature, di Quercus pedunculata, nella salita del Tuoro. Marzo 1894. 150. Gloeosporium ampelophagum (Pass.). Sace. Syll. L e., p. 719. Sopra i rami ed i frutti di Vitis vinifera, abbastanza diffuso nelle regioni umide attorno ad Avellino. VITTORIO PEGLION 151. Septogloeum Mori (Lév.). Briosi e Cavara. Funghi parass., piante colt. N. 54. Phleospora Mori Saec. Syll. l. c., p. 577. Sopra le foglie viventi di Morus; diffusissimo e molto dannoso nella primavera 1894. 152. Septogloeum Ulmi (Lib.) Briosi e Cav. l. c., n. 98. PAleospora Ulmi. Sace. Syll. L e., p. 577. Sopra le foglie vive dell’ Ulmus campestris nel podere della Scuola Enologica. Maggio 1894. 153. Septogloeum Cydoniae (Mont.). Pgl. Riv. Pat. Veget., II. Gloeosporium Cydoniae Mont., Septoria Cydonicola Th. Maculis initio flavescentibus, minutis, punctiformibus, late effusis, saepe confluentibus, hrunneis, fusco-cinetis; acervulis minutis, epiphyllis, dense gregariis nigricantibus ; eirris sporiferis brevibus, hyalinis; conidiis stromate nigrescente exeuntibus, eylindraceis, leniter curvulis initio continuis, inde 2-3 septatis, non ad septa constrictis 15-20 + 3-5 hya- linis vel leniter flavescentibus. Sopra le foglie vive e languide di Cydonia vulgaris nel podere della Scuola Enologica. Autunno 1893. 154. Cylindrosporium orni (Pass). Pol. L c. Septoria orni Pass., Septoria elaeospora Sace. (9); S. Fraxini Desm. ?); | Septoria submaculata (?) Winter; Gloeosporium Frawini Harkness; Cy- lindr. viridis Ellis et Everhardt. Maculis initio flavo-viridulis, irregularibus, dein brunneis vel sordide : griseis, amphigenis: acervulis minutis in pagina superiore insidentibus, numerosis !/,-1/, mm. d.; sporulis, in eirro albido flavescente, hyalino, exeuntibus, eylindraceis rectis vel leniter curvulis, initio continuis, inde guttulato-septulatis, 25-30 + 2-2,23, hyalinis vel leniter flavescentibus. Sopra le foglie vive di Fraxinus excelsior e F. ornus lungo la strada di Ospedaletti, a villa Balestrieri nell'ottobre 1893. | 155. Cylindrosporium eastanieolum (Desm.) Berl Riv. Pat. Veg. FLORA MICOLOGICA AVELLINESE 449 IL p. 214. Septoria castanicola Desm.; Septoria castaneae Lev.; Sep- | toria ochroleuca C. et C., Septoria Gilletiana Sace.; Cryptosporium epi- d phyllum C. et Ell; Phleospora Aesculi Cooke; Septoria Castaneae B. Piccone. Maculis minutis 0,5 mm. diam., primo circularibus, rufo brunneis dei centro expallentibus, angulatis, saepe creberrimis et tum confluentibus, ad maturitatem margine citrino cinetis; acervulis hypophyllis, minutis- simis, in quaque macula 1-4, saepe magnam partem folii occupantibus, pallidis, tumidulis, epidermide fissurata tectis, e stromate albo sursum in basidia dense stipata, brevia crassiuscula, septata, brunnea, fere stra- tum pseudoparenchymaticum primo convexum, dein planum, demum fere concavum efformantia desinente; conidiis apice basidiorum insertis cylindraceis rectis vel curvulis, distincte pseudo-triseptatis 28-35 v 3,5-4 (et subinde usque 40 t. longis) hyalinis. Sopra le foglie ed i frutti di Castanea vesca, diffuso in tutta la pro- vincia, nell'autunno 1893. 156. Marsonia Juglandis (Lib.). Sace. Sill. 1. e., p. 768. Diffusissimo sopra le foglie di Juglans regia nella primavera 1894. Podere della Seuola aprile 1894. 157. Stilbospora modonia Sace. Syll l. c., p. 772. Sopra i rami secchi di Castanea vesca nella Villa De Colangelis ad | Ospedaletti. Maggio 1894. 158. Pestalozzia Siliquastri Thüm. Sace. Syll. 1. c., p. 786. Sopra le foglie viventi di Cercis Siliquastrum nella Villa Comunale di Avellino. Estate 1892. 159. Pestalozzia affinis Sace. et Vogl. Sace. Syll. Vol. X, p. Sopra rami di Juglans regia nel podere della Scuola Enologica. | 39. Malpighia anno VIII, vol. VIII. VITTORIO PEGLION® HYPHOMYCETEAE. MUCEDINEAE. 160. Oospora eandidula Sacch. Mich. IL, p. 545, F. It. t. 880 Syll. Hyph. p. 12. Sopra foglie marcescenti conservate a lungo in camera umida. 161. Oospora virescens (Link) Wall. Fl. Crypt. n. 1577 Sacc. F. it. t. 877, Syll. Hyph. p. 23, Oidium virescens Link Sp. 1. p. 124. Sopra foglie languenti di Olea europea; notevoli per la lunghezza le catenelle formate dalle spore. 162. Monilia fructigena Pers. Syn p. 693, Sace. F. it t. 848. Syll. Hyphom. p. 34. Comunissima sopra i frutti di Susino (Prunus communis) di Albi- cocco (P. armeniaca) di Ciliegio (P. cerasus). Oss. Non è ancora ben assodato se questa specie sia veramente pa- rassita, oppure se compaia sopra i frutti già ammalati o maltrattati da varie cagioni. Il Thümen (Die Pilze des Aprikosenbauraes) ritiene che questo fungo invada i frutti di albicocco prima che essi cadano e continui a svilupparsi dopo che essi sono caduti, viene a considerarlo come un vero parassita. Il Sorauer e il Comes ritengono invece che esso sia saprofita o al massimo semisaprofita. esso si svilupperebbe cioè soltanto in quei frutti già lesi nelle cui lesioni penetrerebbero le spore del fungo. Vari Autori americani, Arthur, Galloway, Erwin Smith ci | descrivono questo fungo come uno dei parassiti più diffusi e di mag- giore importanza per i frutticoltori americani. Ho potuto seguirne lo sviluppo sopra le susine ancora acerbe ed in tal caso non v'ha dubbio che non si comportasse da vero parassita. Sono riuscito a riprodurre la malattia sopra giovani frutti di melo seminando alla loro superficie le spore e mantenendo il tutto in condizioni opportune di temperatura e di umidità. Ricordero ancora a tale proposito che a risultati identici - kerronne anche Arthur che riuscì a propagare la ee: a ae FLORA MICOLOGICA AVELLINESE 451 frutti di Rovo oltrechè sull'uva, sulle zucche, sulle nespole ecc. La forma ibernante che é stata descritta ne' rami da E. Smith in America e da F. Cavara in Italia non ho potuto mai riscontrarla in queste cam- pagne. 163. Oidium erysiphoides Fries. Syst. Myc. IIT, p. 432, Sace. Syll. Hyph. p. 41. Sopra le foglie e gli steli di numerosissime piante erbacee. Fra queste ` si sono mostrate più intensamente colpite e qualche volta distrutte, la lupinella (Onobrychis sativa), il luppolo (Humulus luppulus), il Vilue- chio (Convolvulus arvensis). Nello scorso autunno diverse Cucurbitacee coltivate negli orti di Avellino e fra esse Cucumis sativus, Cucurbita pepo, C. lagenaria ebbero a soffrire molto per l'ingente sviluppo as- sunto da questo parassita. 104. Rhopalomyces elegans var. Magnus March. in Rev. Mye. 1893, p. 9. Rh. Magnum Berl. in Bull. Soc. Mye. de Fr. 1882, p. 109. Sopra pezzi di Auricularia mesenterica conservati a lungo in camera umida. * Oss. Questa specie fu descritta dal Berlese come specie nuova ed i caratteri che permettevano di distinguerla da Rh. elegans erano la maggior grandezza e l'assenza di areolazioni sulla vesicula terminale. Il Marchal si accorse che il carattere della vescicola areolata non ha valore specifico, poichè esaminando esemplari giovani di Z'Aopalomyces macrosporus March. distinse un areolazione evidentissima sulla veseicola medesima, areolazione dovuta alle spore strettamente aderenti le une colle altre, e di forma esagonale, nel cui centro per trasparenza era facile distinguere gli sterigmi sporiferi. La specie descritta da Berlese è stata quindi riferita al Rh. elegans costituendo la varietà Rh. elegans var. magnus (Berl) March. di cui trascrivo la- diagnosi fornita da . Berlese. sE vios Hyphis fertilibus erectis solitariis continuis, subhyalinis, apice in | vesiculam perfecte globosam denticuligeram inflatis 1200-1600 + 12-15 u : | vesicula 40-45 p diama; conidiis obovatis neon minute. PE ma- SC M 48-52 v 25, olivascentibus. VITTORIO PEGLION 165. Trichoderma lignorum (Tode), Harz Ein. Hyph., p. 29, t. IV. Saec. Syll. IV. p. 59. Comunissimo sopra i pezzi di legno e le foglie conservate a lungo D nelle camere umide. SOME se c dE CR, Ben SC en 166. SES glaueus (L.) Link Sp. pl. Fungi I, p. 67. Sace. Syll. 65. 5 Comunissimo sulle sostanze organiche in via di putrefazione; vi si riscontra spessissimo la forma ascofora (Ewrotiwm herbariorum). Ke 167. Aspergillus flavus Link. Obs. L, p. 14. Sacc. Syll IV, p. 69. Sopra piante poste a disseccare in sito umido; si sviluppò assieme a A. glaucus. Notevoli le catenelle di spore lunghissime e che si man- tengono intatte dopo il trattamento con acqua canforata. 168. Penicillium glaucum Link. Obs’ myc. I, p. 15. Sace. Syll. IV, p. 78. Comunissimo sopra le sostanze organiche in genere; PRE special- mente alle raccolte zoologiche, alle colture di funghi. Si sviluppo non =- . di rado sopra il vino abbandonato in recipienti aperti. In siffatte eon- : = dizioni dette origine più volte alla forma composta di Coremium glau- | cum. Si é sviluppato spesse volte in soluzioni di sali metallici anche . molto concentrate: tra le altre in una soluzione di Sot Cu al 2 */, con- à tenente delle radici di vite. Il micelio sterile continuò a vivere dando . Juogo a fruttificazioni se posto in condizioni favorevoli anche quando nella soluziono cominciarono a depositarsi cristalli di sale di rame. | 169. Haplaria grisea var. Salicina Sace. Syll. l. c., p. 86. | Sopra i legacci putrescenti di Salice di una Scopa nel podere della ; Scuola Enologica. Ottobre 1892. 170. Monosporium spinosum Bon. Sace. Syll. L e., p. 113. Sopra frammenti marescenti di Auricularia mesenterica serbati ` camera umida. Estate 18 o ECH E * FLORA MICOLOGICA AVELLINESE 453 à 171. Botrytis Bassiana Bals. Sace. Syll. L e., p. 119. L Sopra le larve di Bombyx Mori in alcuni allevamenti di Monteforte, nella primavera 1894. 172. Botrytis (Polyaetis) vulgaris Fr. Sacc. Syll. l. c., p. 129. PM Comunissima sulle sostanze putrescenti. 173. Botrytis cinerea Pers. Sace. l. c., p. 129. Sopra i sarmenti e le foglie putrescenti di Vite, nella primavera. ` 174. Botrytis acinorum Pers. Sace. l. c., p. 131. Sopra le bacche di Vitis vinifera, nelle località umide nel settembre. 175. Verticillium Baxi (Link.) Auersw. et Heich. Sace. Syll. ke; p. 155. Sopra le foglie languescenti di Buxus sempervirens, nel pose della Scuola Enologica. Giugne 1893. 176. Acrostalagmus cinnabarinus Gorda. Sace. 1. c., p. 163. Sopra grappoli putrescenti di Vite, conservati in camera umida, nel- l autunno 1893. 177. Gonatobotrys ramosa Riess. Sace. Syll. L c, p. 169. Oss. Hyphis sterilibus repentibus, erebre septatis, fertilibus ereetis, plurinodulosis, hyalinis, brevibus, apice hand raro ramosis; conidiis ovoideis, majusculis, basi apieulatis, hyalinis 16-18 © 8-10. x Sopra piante putrescenti conservate in camera umida nell' autunno 1893. Questa specie si coltiva facilmente nel decotto di fimo, le ife in col- tura rimangono alquanto più brevi. 178. Trichothecium roseum (Pers.) Sink, Saec. Syll. L c., p. 178. | Sopra foglie e steli putridi di Cheiranthus Cheiri, Jris germanica ecc. conservati in camera umida. Mh. clu hdi, Cierre S SAL ERR, ET, E Net, qms cos SC Soie KA eg E T NE TM E ET ER Won REST, ue ; son Rui c) : M e VITTORIO PEGLION 179. Cephalotheeium roseum Corda. Sace. Syll. l e., p. 181. we Sopra foglie putrescenti di Iris germanica, conservate in camera umida. 180. Coniosporium Arundinis (Corda) Sace. Syll. L c., p. 243. Sopra i culmi secchi di Phragmites; diffusissimo in tutta la pro- vincia. 181. Coniosporium Bambusae (Thiim et Bolle). Sace. Syll. L c., p.294. — | Sopra i culmi marcescenti di Bambusa sp. nel podere della Scuola . Enologica. Maggio 1893. 182. Echinobotryum atrum Corda. Sace. Syll. 1. c. p. 268. Sopra gli stipiti di Stysames Stemonites, crescenti in camera umida. ipa re 183. Pocula. pyenospora Fres. Sace. Ge? L e.. p. 270. . Sopra foglie FRU: di Vite, conservate in camera umida. Au- tunno 1893. i 184. Gonytrichum caesium Nees Sace. Syll. 1V, p. 329. SE Sopra rametti di Buxus pila conservati a lungo in camera aem Ottobre 1894. e 18. Stachylidium extorre var. majus Berl. Fungi Moricolae fase. II, ddr fig. I5. . . Sopra la corteccia putrescente di Citrus dista nel Laboratorio di Storia Naturale. Estate 1892. 186. Cycloconium FRENA Cost., Saec. EI l. €, ix 343. Boyer in Journal de Bot. 1890. p- | Sopra le foglie vive di Olea pene! nel i podere della Scuola Eno- zica "mr ad Altavilla ü 18 FLORA MICOLOGICO AVELLINESE ic 455. 187. Cyeloconium oleaginum var. Quercus ilicis Pgl. A Cycloconio oleagino differt conidiis forte ad septa constrietis ina- s equaliter divisis, loculo inferiore crassiore et rotundo, loculo supe- n. riore conoideo 17-20 + 12-15 p. Sopra le foglie viventi di Quereus-llivis nella Villa Comunale di Avellino. Maggio 1894. 188. Passalora baeilligera M. et Fries. Sace. Syll. 1. c., p. 345. Sopra le foglie vive di A/nus a Monteforte, nell'ottobre 1893. 189. Fusieladium dendriticum (Wallr.) Fuck. Saee. Le, p. 345. Sopra le feglie ed i rami di Pirus Malus, nel podere della Scuola Enologica. 190. Fusieladium pyrinum (Lib.) Fuck. Saec. Syll. 1. c., p. 346. Sopra le foglie, i frutti ed i rami di Pero, diffuso in tutta la pro- vincia e molto dannoso a questa pianta. 191. Fusieladium pirinum f. Eriobotryae Pgl. A Fusicladio pirino differt conidiis minoribus, 24-28 + 6-8 nec non pallidioribus, apice acutis, basi truncatis, saepe l- septatis inaequaliter constrietis 1-2 guttulatis. Sulle foglie viventi di Eriobotrya japonica, nel podere della Scuola Enologica e nella Villa Comunale, nel maggio 1894. Oss. Sebbene per la presensa di uno stroma sporigeno aleune specie di Fusicladium dovessero venire collocate fra i Melanconici, pure per imperfetta conoscenza della maggior parte della specie di questo genere, credo opportuno enumerarle fra gli Ifomiceti. 192. Cladosporium herbarum (Pers). Link, Sace. Syll. IV, p. 348. Sulle foglie languenti e disseccate di molte ENN erbacee e legnose, + Sonno durante tutta l'annata. is Cladosporium herbarum f. Evonymi. VITTORIO PEGLION Sulle foglie languenti di Evonymus japonicus, nel podere della Scuola durante la primavera 1894. 194 Clasterosporium Amygdalearum (Pass.). Saec. Syll. Le, 391. Sopra le foglie ed i getti erbacei di Prunus, Cerasus e di Persica nel podere della Scuola Enologica ed in vari punti della provincia. Primavera 1894. Oss. Questo parassita ha causato danni molto rilevanti ai Ciliegi nel maggio 1894, specialmente nei territori di Parolise, S. Potito e Chiu- sano. 195. Septonema toruloides Berl. Bull. Soc. Mye. de France, 1892, p. 94. á Coespitulis densis, dense olivaceis, magnitudine et forma variis, ve- lutinis; hyphis sterilibus repentibus, hyalinis vel vix fuscidulis, ramosis, septatis; fertilibus brevissimis, clavulatis, apice, cellulis duobus, infe- riori minori pallida; superiori majori, dense saturateque fuliginea, mu- riculata, terminatis; conidiis saepe 3-4 cellularibus in catenulas valde ramosas digestis, saepe cellula una e polaribus muriculata, obscuriori orientibus, saturate olivaceis, 16-22 v 5-6. Sopra cauli erbacei putrescenti nel podere della Scuola Enologiea di Avellino, nell'inverno 1892, Affine al Septonema caulicolum. 196. Helminthosporium teres. Sace. Syll l. c., p. 412. Sopra le foglie vive di Zea Mays, nel podere della Scuola Enologica. . Primavera 1893. 197. Cercospora Resedae Fuck. Sace. Syll. IV, p. 435. 3: Sulle foglie vive di Reseda alba, nel podere della R. Scuola Enolo- E gica, nell'autunno 1894. 198. Cereospora eladosporioides. Sacc. Mich., 550, Syll. Vol. I < B. p. 47L : : a FLORA MICOLOGICA AVELLINESE 497 ` Sulle foglie di Olea europea cui arreca molto danno, nel podere della Scuola Enologica, estate 1892 e 1893 199. Cereospora Bolleana (Thüm). Speg. Sace. Syll. Vol. IV, p. 475 Sopra le foglie viventi di Ficus carica nell’ estate ed autunno 1893. 200. Heterosporium graeile (Wallr.) Saec. Syll. IV, p. 480. Sullo foglie viventi di Zris germanicae, I. florentina coltivate nella Villa Comunale di Avellino; parassita abbastanza dannoso che compro- mette talvolta intere aiuole. Raccolto nel giugno 1894. 201. Dendryphium rhopaloides Berl. Bull. Soc. Myc. 1892, p. 11. Caespitulis plus minusve effusis, velutinis. aterrimis, irregularibus; hy- phis fertilibus erectis, aequalibus, plus minusve elongatis saturate fuli- gineis crebre septatis 100-250 + 7-9, sursum ramosis, ramis brevibus dense articulis, articulatis irregulariter inflatulis saturate fuligineis, apice catenulam conidiorum gerentibus; conidiis subcylindraceis, vel longe tenuiterque obclavatis, transverse 8-14 septatis, 50-80 + 11-12 : dense luteo-fuligineis, cellula extrema superiori pallidiori. Sopra cauli morti putrescenti di Brassica oleracea, nel ide della Seuola Enologica di Avellino. Autunno 1891. 201. Stigmella dryina (Corda) Lév. Saec. Syll. IV, p. 507. Sopra le foglie languescenti di Quercus pedunculata alla Salita Ospe- daletti nell'autunno 1893. 202. Speira toruloides Corda. Sace. Syll. Fung. Vol. IV, p. 514. Sopra sarmenti putridi di Vitis vinifera nel podere della Scuola Eno- logica. Autunno 1893. 203. Alternaria tenuis Nees. Sacc. Syll. IV, p. 545. Sopra avanzi vegetali putrescenti, comunissima ed infesta alle col- — . ture artificiali in substrati nutritivi. KI VITTORIO PEGLION 204. Alternaria Brassieae (Berk.). Sace. Syll. IV, p. 546. Sulle foglie viventi di varie crucifere spontanee, nel podere della Scuola Enologica. 1892. 205. Alternaria Brassieae f. macrospora. Saec. Syll. IV, p. 546. Sulle foglie viventi di Brassica oleracea. Primavera 1892 206. Alternaria Brassicae f. nigrescens Pgl. Hyphis eoespitulosis, brevibus, continuis, brevissime ramulosis, apice aequalibus, conidiis super impositis cito deciduis, fusoideo-clavatis 100-160 = 14-20, initio continuis, tandem 6-12 septato-muriformibus brunneis vel fuligineis. Parassita dannoso al Melone (Cucumis Melo) in vari punti della Pro- vincia. 207. Stilbum capillamentosum Preuss. Sace. Syll. IV, p. 569, Parassita della Botrytis (Isaria) densa coltivata in camera umida, marzo 1893. : 208. Graphium fissum Preuss. Sace. Syll. IV, p. 610. Sopra rametti e foglie putrescenti conservati a lungo in camera umida nel Laboratorio di Patologia Vegetale, nell'autunno 1891. è 209. Graphium subtile Berl. Bull, Soc. Mye. 1892, p. 21. Stipitibus sparsis olivaceis fuscis, sursum gradatim tenuioribus pal- lidioribusque, setiformibus, nitidulis 64-70 ~ 18-30 in capitulum acro- genum, globosum, gelatinoso-fluxile, summis hyphis et e conidiis for- matum desinentibus conidiis minutis, ovoideis 6 « 3,5-4 basi minute apiculatis hyalini. Sopra cauli erbacei putrescenti, nel Laboratorio di Patologia Vegetale, nell'inverno 1891-92. 210. Stysanus Stemonites (Pers). Corda. Sace. Syll IV, p. 621. "Berl Fungi Mor. fase. II, n. 8, FLORA MICOLOGICA AVELLINESE Sopra. rametti di Pero conservati a lungo in camera umida, invaso di sovente da Zehinobotrywm atrum. Comune. 211. Stysanus globosus Pgl. n, sp. Gregarius, stipite e pluribus hyphis septatis, coalitis, apice leniter incrassatis efformato, sub-conico, ad basim radicante, atro-brunneo, !/,-1 mm., alto, 8-12 v. er: capitulo globoso, vel subgloboso, raro paniculato, hyalino; conidiis irregulariter ovatis in catenulas simplices congestis, dense stipatis 6 v 4, atro-brunneis. Sopra rami di Pero marcescenti in camera umida, nell’ estate 1894. , 212. Jllosporium ilicinum Pegl. n. sp. Maculis sordide brunneis, irregularibus, rotundatis, raro orbicularibus centro expalentibus, pluribus mm. extensis, primo in pagina superiore foliorum insidentibus, inde amphigenis; sporodochiis albis, gregariis, epi- phyllis, minutis»100-120 py. latis, 40-50 u altis; conidiis eatenulatis dis- tincte et inaequaliter l-septatis, ad septum constrictis; episporio crasso, hyalino dotatis 8-10 + 2-4 hyalinis. Sulle foglie vive di Quercus Ilex nella Villa Comunale di Avellino. Marzo e 213. Volutella Buxi (Corda) Berk. Sace. Syll. IV, p. 685. Sulle foglie disseccate di Buxus sempervirens. Podere della Scuola. 1893. 214. Epicoccum neglectum Desm. Sace. Syll VI, p. 737. . Comunissimo sulle foglie avvizzite di Zea Mays e di altre graminacee. Nel podere della Scuola. Giugno 1892. 215. Epieoccum echinatum Pgl. n. sp. Sporodochiis sparsis, concentrice dispositis, in macula atra vel nigres- cente insidentibus, '/,-'/, mm. diam., atris: sporophoris continuis, bre- ` vibus cylindraceis, simplicibus 16-20 v. long. hyalinis vel dilute ehlorinis | X conidiia | globoso-ovoideis vel subeuboideis ex A DI murali > divisis, Sarcinae ad instar, coalitis, compositis, setis rigidis, radiantibus, continuis chlorino-hyalinis, 12-14{ long. armatis, 29-28 u. diam. atris vel saturate olivascentibus. Sulle foglie languenti di Acer PERSE a Villa Balestrieri 1893.. 216. Exosporium Tiliae Link. Sace. Syll. l. e., p. 755. Sepra i rametti morti di Tilia europaea nella salita dei CGappsoeipt: Comunissimo. > lAdforatiria di Storia PS? Patologia Vegetale della R. Scuola Enologica di Avellino, Dicembre 1894. L'ACCLIMAZIONE DI PIANTE EPIFITICHE 461 L'Acclimazione di piante epifitiche nei nostri giardini. Nota di O. PENziG (Con Tav. VIII) Nel R. Orto Botanico di Genova coltiviamo un disereto numero di specie del genere Tillandsia, tenendo gli esemplari, come generalmente si usa fare, sospesi in cestini di fil di ferro, ovvero legati a pezzi di x corteccia o a grossi rami secchi, per conservare ad essi l'apparenza di piante epifitiehe. Durante l'inverno le piantine di Tillandsia sono col- locate nella serra fredda, dove si conservano i vegetali provenienti dal- l'Australia; e tolte di là in primavera, durante l'estate e l'autunno, si lasciano in pien'aria. Di solito vengono appese a ridosso del muraglione che, esposto a Sud-Est, fiancheggia lo scalone d'ingresso conducente dal cancello inferiore dell'Orto al terrazzo grande, al piano cioé delle serre. Con questo trattamento le nostre Tillandsie crescono rigogliose; ed ogni anno varie specie d'esse fioriscono, senza che però maturino, in via generale, i frutti. Si vede per altro, che in una delle estati scorse, per una combinazione fortuita, in qualche esemplare della Tillandsia dianthoidea Ten. é avvenuta completa la fecondazione (le Tillandsie, coi flori vivacemente colorati sono certamente destinate alla impollinazione zoofila) e che i suoi semi abbonirono. Il fatto sta, che nell'autunno del 1892, maneggiando le piante in vaso che stavano sotto il muraglione sud- detto, i giardinieri seorsero con meraviglia sopra i rami di un Calliste- mon linearis DC. numerose piantine giovani della Tillandsia dianthoidea, nate ivi spontaneamente, senza dubbio da semi delle piante sovrastanti di Tillandsia, e cresciute vigorosamente. I semi del genere Tillandsia sono piccolissimi, di forma lineare. e provvisti di un ciuffo di peli originati dal funicolo e dall'integumento ` . esterno dell'ovulo. In causa di tale struttura sono leggerissimi ed assai ` us adatti al trasporto per mezzo di correnti aeree anche deboli; i peli poi, d O. PENZIG che distesi allo stato secco costituiscono un eccellente apparecchio aero- statico, quando sono umettati (cadendo il seme sopra la superficie umida di un ramo) funzionano anche come mezzo per far aderire il seme al substrato. In complesso i semi di Tillandsia ci mostrano vari adatta-, menti, ripetuti anche in molte altre piante epifitiche, utili alla disse- minazione per mezzo del vento. Nel nostro caso dunque la diffusione e l'impianto de’ semi si sono effettuati nel modo naturale, per mezzo del vento che aveva asportato dalle capsule mature i semi. Questi, fissati in seguito nelle serepolature dei rami di Callistemon, o anche in mezzo ai frutti strettamente uniti della stessa pianta, sono germogliati, dando origine alle piccole piantine figurate sulla nostra Tav. VIII In cinque diversi punti sui rami del 1 Callistemon è avvenuto il germogliamento dei semi ivi depositati dal E vento; e mentre in tre di questi punti una sola piantina é nata, in due | altri (rappresentati nella nostra tavola) si osservano strettamente uniti varii esemplari, che formano un cespuglietto denso. Sono dolente di non aver potuto seguire i primi stadii del germo- gliamento, ehe per le Tillandsie non sono ancora stati (a quanto mi é noto) dettagliatamente studiati: ma quando si scoperse la diffusione spontanea della T. dianthoidea nel nostro giardino, le singole pianti- celle avevano già raggiunto uno stadio di sviluppo Din avanzato, e pos- sedevano da cinque a dieci foglie bene evolute. In ogni modo potei con- ` statare lo sviluppo di tenui radichette, che aderendo strettamente alla superficie dei rami della pianta ospitatrice, ed insinuandosi nelle scre- polature della scorza, servono a fissare l'epifita giovane. Mentre alcuni semi avevano germogliato sul lato superiore dei rami orizzontali, altri si erano fissati sui fianchi laterali di questi, o anche sul lato che guar- dava verso terra; un seme germogliò anche fra i frutti vecchi che e: privano un tratto del fusto verticale, principale del Cailistemon. In tutti i easi le piantine di Tillandsia cercarono tosto di prendere posi- zione verticale, crescendo dritte, quando erano nate sul lato dei rami rivolto al cielo, ed ineurvando più o meno il proprio asse, quando erano nate sul lato inferiore o sui fianchi dei rami. Tutto ciò eorrisponde vides ori col al modo di comportarsi delle L'ACCLIMAZIONE DI PIANTE EPIFITICHE 463 giovani pianticelle di Tillandsia allo stato selvatico; e per quanto possa interessarei dal punto di vista morfologico, non offre nulla di partico- lare ehe non sia già noto. Invece à d'interesse rilevante il fatto della disseminazione spontanea d'una Tillandsia nei nostri giardini, e della sua conservazione in pien'aria. Credo che sia la prima volta, che un fatto simile sia stato osservato in Europa; e non sarà discaro agli ama- tori dei giardini ad apprendere che potranno (ben si intende nei climi piuttosto moderati) popolare le loro piante in pien'aria con epifiti inte- ressanti e graziosi della famiglia delle Bromeliacee, mediante la disse- minazione sui rami. Difatti le nostro piccole Tillandsie, dal momento che sono nate (e ciò rimonta assai probabilmente al 1891) non hanno più goduto riparo di sorta, dacché il Callistemon linearis che li porta è sempre rimasto al suo posto in pien' aria (piantato però in un grosso vaso di terra), dove resiste benissimo. E come non ha sofferto il Calli- stemon negli ultimi inverni, piuttosto rigidi (!), così non ne soffrirono punto le Tillandsie che a quest’ ora mostrano uno sviluppo regolare e forte, possedendo già delle foglie da 8-9 cent. di lunghezza. Per una pianta proveniente dall'America sub-tropicale (la Till. dianthoidea è dif- fusa come epifita nelle foreste fra 35 e 15 gradi di latitudine meridio- nale, dall'Uruguay alle provincie meridionali del Brasile) tale resistenza è certamente notevole; e sarà interessante a sperimentare, se questa eg altre specie dello stesso genere potranno essere acclimate definitivamente nella regione mediterranea. La coltivazione delle piante epifitiche d'origine esotica, in condizioni simili alla loro stazione naturale, cioé sopra altre piante legnose in pien'aria, è del resto un problema finora troppo traseurato dai nostri giardinieri. Posso dare di ciò anche un'altra prova. oltre a quella apportata nelle righe precedenti. Ho visto cioè che si possono colti- vare benissimo nei nostri giardini (della Riviera Ligure) in pien'aria certe Orchidee epifitiche, che finora erano sempre tenute con grande cura nelle serre temperate o magari calde. Nel mentre facevo una vi- ` - E (*) II minimum di t ratura a cui scese il termometro a Genova, nell’ in- verno 1891-92 era di 05; nel 1892-93 di — se C.; nel 1893-94 di — am c- ‘cospicuo dono. O. PENZIG sita, nella primavera del 1894, alla villa dell’ Egregio Senatore M. Casaretto, situata a S. Francesco d’Albaro, rimasi colpito a vedere sopra una vecchia pianta d’araneio, all’ ingresso della Villa stessa, un magnifico esemplare d'un Oncidium (che pare essere l'O. bifolium; a giudicare dalla pianta non fiorita), che con centinaia di belle e lunghe radici avventizie di color candido si era avvinghiato ai rami dell'a- rancio ed evidentemente vi godeva prospera salute. Seppi per gentile . informazione dall’ Egregio Avv. P. F. Casaretto, che quell’ esemplare d’Orchidea epifitica era stato collocato al posto ove l’osservai, già circa una trentina d’anni fa, dal compianto Dott. Giov. Casaretto, distinto cultore delle scienze botaniche ('), e che aveva resistito in quel posto agli inverni più rigidi, sviluppando una vegetazione anche più rigo- gliosa nel passato che non adesso, e producendo da tempo in tempo anche dei fiori. Visto l'esito buono di quell impianto, tentai anch'io nel nostro giar- dino di acclimatare l Oncidium, e nel mese di maggio feci legare, mediante fettuece di tiglio, cirea una dozzina di piante d' Oncidium bi- folium sopra varii alberi dell’ Orto Botanico, sopratutto sopra i fusti d’arancio, la cui corteccia duratura sembra dare un appiglio buono e sicuro alle radici dell'epifita. Le piantine così fissate furono in seguito abbandonate alla loro sorte: ed ora, che sono passati sette mesi dal “principio dell esperimento, ho già potuto constatare con viva soddis- fazione, che quasi tutti gli esemplari d’ Oncidium così disposti hanno ` prodotto varie radici aeree, di diversa lunghezza, che aderendo stret- tamente alla scorza, ed allacciando trasversalmente i rami, tendono a fissare definitivamente l'epifita al suo sostegno, di modo che fra poco (c fano fu già notificato tempo fa nella Cronaca della Malpighia (VIII, p. 96), la famiglia Casaretto volle regalare generosamente all'Istituto Botanico Hanbury in Genova le ricche collezioni botaniche lasciate dal defunto Dott. Giov. Casa- etto: un erbario assai considerevole, nel quale sono sopratutto preziose le piante raccolte in Crimea, al Brasile e nella Liguria orientale; ed una biblioteca ricca di opere SE di iconografie e di trattati antichi. Mi è grata l’ occasione di poter rinnovare in questo luogo l’espressione della mia riconoscenza per il è " potremo togliere i legaeci eoi quali prov le piantine. | .. Spero che il gelo invernale non abbia a troncare l esperimento così | bene incominciato: in ogni modo nelle regioni, dove non sono da temere = forti abbassamenti di temperatura nell'inverno (nelle due Riviere di Liguria, nell'Italia meridionale, in Sicilia), i giardinieri e gli amatori potranno provare cogli Oncidium e con altre Orchidee epifitiche, che . non provengano da regioni troppo calde, questo genere di coltivazione che certamente procurerà loro molta soddisfazione. Genova, Dicembre 1894. O. PENZIG O. Penzic. — Note di Biologia Vegetale. (Con Tav. IX e X) I. Sopra una nuova pianta formicaria d' Africa (Stereospermum dentatum Rich.). Come è noto, i botanici che hanno studiato i rapporti esistenti fra varid* piante e le formiche, fanno distinzione fra piante mirmecofile e piante formicarie. Col primo nome sono designate quelle specie che at- tirano sopra se stesse le formiche, offrendo alle medesime dello zucchero o altre sostanze ad esse gradite, in nettarii estranuziali o in forma di boc- concini speciali, da me chiamati mirmecopsomii. Sono invece chiamate for- micarie le piante, che, oltre ad offrire alle formiche una nutrizione ghiotta e prelibata, dànno alle medesime anche alloggio in certe cavità, prati- cate o nel caule, o nei picciuoli, nelle spine stipolari, o in certe ap- pendici particolari delle foglie. In entrambi i casi le formiche ospitate dai vegetali mirmecofili o formicarj, rendono a questi il servizio di di- fenderli contro gli attacchi di animali fitofagi, siano questi larve d'in- setti, o insetti, ovvero animali maggiori; ed è ormai notorio quanto sia efficace la protezione delle formiche. Da più di due secoli (Maregravius 1648, Hernandez 1651, Rajus 1688) é stata rilevata la strana convi- venza fra le formiche e certe piante, specialmente nei paesi tropicali ; „ma soltanto nella seconda metà del nostro secolo i naturalisti comincia- rono ad intuire, confermando in seguito le prime osservazioni con metodi | rigorosi di studio, i rapporti che realmente corrono fra le formiche e le piante che le ospitano. Dopo i primi cenni di Ratzeburg, i lavori | classici di Th. Belt, Delpino, Fr. Darwin, A. Kerner, Poulsen, Fr. - Mueller, Treub, Beccari, A. F. W. Schimper e d'altri autori hanno portato continuo ineremento alla nostra cognizione intorno à questo in- teressantissimo argomento; e possediamo ormai una ricca letteratura | intorno alle piante visitate o abitate da formiche, che è stata raccolta si S TS "E CES TE NOTE DI BIOLOGIA VEGETALE ed esposta in ordine cronologico nell'utilissima memorietta di E. Huth, Myrmecophile und myrmecophobe Pflanzen (Berlin 1887, Friedlaender & Sohn) Anche al nostro Delpino, tanto benemerito per la Biologia Vegetale, dobbiamo una specie di trattato generale sulla mirmecofilia (Funzione mirmecofila nel Regno Vegetale; tre parti di 111, 52 e 35 pa- gine, nelle Mem. della R. Accad. di Scienze di Bologna VII, 1886, VIII, 1888 e X, 1889). Senza entrare dunque in altre considerazioni generali su questo tema, passo ad esporre i fatti che ebbi occasione di osservare, e che si riferi- scono ad una nuova pianta formicaria della famiglia delle Bignoniacee, lo Stereospermum dentatum Rich. Nelle Bignoniacee la mirmecofilia & assai diffusa; e Delpino nella memoria sopra citata calcola che circa due terzi delle Bignoniacee co- nosciute sono mirmecofile. In moltissime specie dei generi Catalpa, Te- coma, Bignonia, Pithecoctenium, Spathodea, Pachyptera, Couralia, De- lostoma, Diplanthera esistono dei nettarj estranuziali in forma di glan- dole nettarifere, più o meno vistose, sui picciuoli o sulla lamina fo- gliare, dove spesse volte le glandole nettarifere sono limitate ad una sola pagina (per lo più l inferiore). In altre specie di Bignoniacee (Ca- talpa Kaempferi, Tecoma radicans, T. grandiflora, Adenocalymma) si riscontrano dei nettarii estranuziali anché sul calice, o perfino sulla faccia esterna del tubo corollino e sul pericarpio. Non era però conosciuta alcuna specie appartenente a questa famiglia, nella quale la mirmecofilia fosse aumentata fino al punto da trasformare la pianta mirmecofila in una pianta formicaria. Questo fatto invece è avvenuto in una specie del genere Stereosper- mum, lo S. dentatum descritto da Richard. Lo Stereospermum dentatum è conosciuto soltanto dall'Abissinia; ed i primi campioni ne furono raccolti da Schimper, parecchi decennî fa, nelle vicinanze di Adua. Nel 1891 ne trovai varii individui in fiore, nel mattino del 20 Marzo, sulle falde meridionali del Monte Lalamba a Nord-Ovest da Keren, all’altezza di circa 1800 metri. Sono alberetti di media statura, con foglie opposte, impari-pennate, pubescenti, di consistenza erbacea; i fiori nascono in pannocchie vistose all'estremità dei rami, con fiori vio- E d O. PENZIG © lacei, simili per la forma e per il colore a quelli della Paulownia im- perialis, ma assai più piccoli (vedi un’infiorescenza in grandezza natu- rale, in Tav. IX). Cogliendone varie infiorescenze e rami fogliati per l’essiecazione, fui ‘sorpreso a trovarmi attaccato da un’armata intera di minute formiche nere, (!) che coprivano in grande quantità la pianta, e si slanciavano rabbiosamente su chi aveva osato disturbarle. Cereai subito di scoprire la causa della presenza di formiche sulle piante di Stereospermum, e scorgendo i nettarj estranuziali, che si trovano sulle la- mine fogliari e di cui parlerò più abasso, credetti d'aver a fare semplice- mente con una Bignoniacea mirmecofila come tante altre. Fu soltanto a casa, quando mi misi a preparare le piante raccolte in quell’ escur- sione, che mi accorsi d’ aver fatto una scoperta ben più importante; e dolente di non aver fatto più osservazioni sul luogo e di non aver rac- colto maggiore copia di materiale, misi nell’ alcol, per serbarlo a studi più accurati, la massima parte del materiale raccolto. Non potei re- carmi nuovamente alla località dello Stereospermum, dacchè pochi giorni dopo lasciammo il nostro accampamento a Keren, per portarci a Gheleb, nella terra dei Mensa; né mi fu più dato d’incontrare altrove l interessante Bignoniacea. I materiali raccolti al Monte Lalamba però furono sufficienti per farmi studiare in dettaglio la struttura e le par- ticolarità della nuova pianta formicaria. Le formiche sono attirate, come fu detto sopra, dalla presenza di net- tari estranuziali, che si trovano esclusivamente sulla pagina inferiore delle foglioline, irregolarmente distribuiti, e non troppo numerosi. Contai . generalmente da quattro a cinque, più di rado fino a dieci nettarii per fo- gliolina (vedi Tav. IX e Tav. X A, Fig. 4in n). Essi constano di piccoli cu- scini di tessuto nettarifero, e sono di forma tonda o ellittica, piuttosto UI L’ Egregio Prof. Carlo Emery di Bologna, al quale spedii parecchi esemplari delle formiche trovate nello Stercospermum, gentilmente volle studiarle e comu- nicarmi i risultati delle sue ricerche. Quelle formiche appartengono ad una specie nuova del genere Sima (S. Penzigi Emery in lift.) Un'altra specie dello | Stesso genere, S. natalensis, è stata trovata nel Natal come abitatrice di spine d Acacia. Il genere Sima è molto affine al genere americano Ps yrma, che conta fra le sue specie parecchie viventi in simbiosi con piante formicarie. = : 1 $ NOTE DI BIOLOGIA VEGETALE 469 piccoli, dacché non superano due millimetri in diametro. Sulle foglie fresche la superficie dei nettarj appariva piana, umettata di liquore zuc- cherino, ed i nettarj spiccavano sulla faccia pallida delle foglioline con la loro tinta più scura. Nelle foglie disseccate i nettarj sono più diffi- cili a vedere; e siccome il tessuto nettarifero colla essiccazione si contrae, sembrano un poco concavi nel mezzo, come scodelline coll’orlo rilevato. È notevole che anche le altre due specie di Stereospermum, descritte unitamente allo St. dentatum dal Richard (1), cioè lo St. integrifolium Rich. e St. Arguesana Rich. sono evidentemente mirmecofile (e sono sfuggite al Delpino, che non le menziona fra le Bignoniacee con net- lium dice « petiolulis basi glandulosis », e per l’altra specie « petio- lulo apice biglanduloso », mentre nella diagnosi data per lo Ster. den- tatum è detto « petiolo petiolulisque eglandulosis, pubentibus »; e sa- rebbe interessante a poter verificare, se anche quelle specie offrono l'alloggio alle formiche. Negli alberetti dello Siereosparpiutm dentatum le formiche sono acquar- tierate nell’estremità dei rami e negli internodii che portano le infio- rescenze. I rami sono cavi internamente per la lunghezza d’un internodio o di due (Tav. IX, Tav. X A, Fig. 1, 3); e sembra che siano le for- miche stesse che si preparano l’ alloggio, scavando ed esportando il mi- dollo; daechè trovai in parecchi ramoscelli ancora uno strato esterno di midollo conservato tutt’intorno alla cavità centrale (Tav. X, A, Fig. 1), mentre in altri rami tutto il tessuto parenchimatico del midollo era asportato, di modo che la cavità era limitata direttamente dal ci- lindro legnoso. E interessante assai la localizzazione dell'ingresso e del- l'uscita delle formiche. Negli internodj scavati non esistono aperture laterali (almeno nel materiale da me raccolto non ne ho potuto osser- vare alcuna): invece si trova un’apertura terminale, all'estremità dove il ramo termina o si biforca. Nella Tav. IX, e nelle figure 1 e 2 della “Fer A ho segnato con a l'apertura per la quale le formiche escono ed | (0) A. Ricnanp, Tentamen Florae Abyssinicae, Paris. Vol. II, p. 58-60. tarii estranuziali), dacchè il Richard nella diagnosi dello St. integrifo- ` 470 O. PENZIG entrano. Come si vede, tale apertura 6 in forma d'un cilindretto o d'un cono a parete sottile, perforato centralmente da un buco misurante cirea un millimetro di diametro, che costituisce la comunicazione fra la cavità interna e l’esterno. Spessissime volte sotto questa apertura centrale il ramo si biforca (Tav. X A, Fig. 1); o vediamo in quel punto nascere due infiorescenze collaterali (Tav. IX). Questo fatto mi fa supporre che le formiche per entrare nell'estremità dei rami, ne recidano la punta, e perforando in senso longitudinale il moncone rimasto a posto, ne asportino il midollo, penetrando così nell’ interno dei rami, ed appro- fondando in seguito la cavità fatta nel midollo per la lunghezza di uno o due internodj, a secondo del loro bisogno. Difatti, non esistendo altra via di comunicazione fra la cavità dei rami e l esterno, le cose devono necessariamente passarsi in tale maniera. Troncata per mezzo delle formiche la punta, e con questa il cono vegetativo del ramo, la vegetazione è ripresa dalle gemme ascellari, laterali, che stanno più vicine all’ estremità dei rami (Tav. IX, Fig. 2), e così si spiega la pseudo-dicotomia che caratterizza la ramificazione e la disposizione delle infiorescenze nello Stereospermum dentatum. | . Le cavità abitate dalle formiche terminano verso l'interno nel mi- n . dollo, assottigliandosi (Tav. X A, Fig. 3 I): ed in tutte trovai delle formiche perfette e le loro larve e ninfe. Le ultime sono sovente (forse p sempre?) riparate in certe camere a parete sottile, bruna, fatte con so- = Stanze vegetali sminuzzate e collate insieme, che occupano una parte | della cavità (Tav. X A, Fig. 3, r, r el). Simili camere per le larve .. furono, osservate anche dallo Schimper nelle abitazioni delle formiche sulla Cecropia peltata (A. F. W. Schimper, in « Wechselbeziehungen zwischen Pflanzen und Ameisen im tropischen Amerika », Taf. Il, Fig. 3, 4). Fui molto contento di poter scoprire, nel poco materiale raccolto, ancora un altro dettaglio della vita intima delle formiche abi- tatrici dello Stereospermum, cioè la loro abitudine di trasportare e d’al- levare nelle loro abitazioni del bestiame, o degli animali domestici, cioè . delle cocciniglie viventi! Anche questo fatto è già stato rilevato da .. Th. Belt, Fr. Mueller e A. F. W. Schimper per le formiche della Ce- ` x cropia ; ed è interessante a constatare che anche le formiche africane ` NOTE DI BIOLOGIA VEGETALE hanno la stessa abitudine. Le cocciniglie da me trovate nella cavità dei rami di Stereospermum (Tav. X A, Fig. 3, c, c) be ir ce al ge- nere Lecanium o qualche genere affine. Riassumendo dunque, abbiamo nello Stereospermum dentatum Rich. una pianta formicaria, nella quale esistono mezzi speciali per attirare le formiche, in forma di nettarj estranuziali sulla pagina inferiore delle foglioline, e dove gli alloggi per le formiche non sono preformati, ma vengono (secondo tutta la probabilità) preparati dalle formiche stesse, che troncando l’apice vegetativo dei rami vegetativi o fioriferi, scavano il midollo degli ultimi internodii, lasciando come unica porta di comunica- zione quell' apertura terminale, dalla quale è cominciata l' invasione. Per questi caratteri, che non sono stati riscontrati in altre piante formicarie, lo Stereospermum dentatum può formare un tipo nuovo fra le medesime, tanto più, che nella nostra pianta gli internodii abitati da formiche esternamente non si distinguono dagli altri per maggiore gonfiezza, per allargamenti locali, ecc. Dal continente africano finora ben poche piante formicarie erano co- nosciute: soltanto K. Schumann recentemente ne ha descritto alcune, fra cui due specie di Passifloracee (Barteria nigritiana Hook. e B. fi- stulosa Mast.), e quattro Rubiacee (Cuviera physionodes Schum., C. an- golensis Welw., C. longiflora Hiern e Canthium glabriflorum * Hiern). Queste tutte ospitano le formiche negli internodii scavati dei rami, mentre nella Cola Marsupium Schum., pure indigena dell Africa tro- picale, si trovano alla base delle lamine fogliari certi rigonfiamenti ap- pajati, trasformati in mirmecodomazii, omologi a quelli che presentano le foglie di certe Melastomacee (Tococa, Maieta, Microphysca, Myr- medone). O. PENZIG II. Sopra un nuovo caso d'imitazione di polline. (Tav. X B). Parecchi anni fa il signor J. M. Janse ha illustrato con una dotta memoria (!) la struttura singolare dei fiori di Maxillaria Lehmanni Reichb., nei quali la parte media del labello, ed in minore grado anche D la parte posteriore del medesimo, è coperta da una peluria, composta di peli articolati. Le cellule seriate che compongono tali peli sono di forma ellittica, di modo che i peli riescono ad essere foggiati come rosarj; e siccome le singole cellule si separano colla massima facilità fra loro, risulta da tale disgregazione un ammasso di cellule isolate, che imita in modo perfetto un cumulo di polline polveroso. Le membrane delle singole cellule sono colorate in giallo; ed é notevole il fatto ehe desse contengono (cosa rara per tricomi) una certa quantità di granuli d'amido. L'autore è dell'opinione — e credo che abbia colpito nel segno — che queste particolarità di struttura formino un adattamento speciale della Maxillaria Lehmanni (e di poche forme affini) per l'impollinazione, che cioè quell'ammasso di finto polline serva per attirare gli insetti pronubi, e che possa realmente nutrirli, mentre essi nel loro andar e venire in ricerca di tale nutrimento, trasportano i pollinari dal ginostemio d'un fiore allo stimma d'un altro. Credo d'aver osservato un adattamento assai simile nei fiori di una specie di Rubiacea proveniente dal Guatemala. . Questa, coltivata spesse volte nelle serre dei nostri orti botanici sotto il nome di Rondeletia strigosa Benth., è un suffrutice o frutice a rami eretti, cilindrici, sui quali, separati da internodj assai lunghi, stanno dei verticilli di tre foglie ovate, acuminate. I suoi fiori, che si svolgono quasi in tutte le epoche dell'anno, nascono a tre a tre, all'estremità di brevi rametti ascellari e ci mostrano, al diso- (1) J. M. Janse, Zmitirte Pollenkirner (Ber. d. Deutsch. Bot, Gesellsch. IV, a S P 277-183, Taf. XV) Kj; D fux ET € i AC — NOTE DI BIOLOGIA VEGETALE 473 pra dell'ovario infero e delle quattro o einque segmenti lineari del lembo calicino, un tubo corollino, che per 10 o 15 millimetri scorre cilindrico. Indi si allarga repentinamente a forma di coppetta quasi emisferica; e dal margine di questa si distendono in senso orizzontale o anche un poco riflesse, le cinque divisioni del lembo corollino, piane, ottuse e ton- deggianti. Tutta la corolla è di colore vivo rosso sangue, un po’ meno accentuato nella faccia esterna dei segmenti e sul tubo corollino. La consistenza della corolla è carnosetta, e specialmente alla fauce ed alla base delle divisioni corolline i tessuti sono ingrossati ed alquanto spessi. Guardando il fiore di faccia, colpisce a prima vista una specie di polviscolo di colore giallo dorato, che cuopre coi suoi granellini la superficie interna di quella coppetta formata dall’allargamento del tubo corollino, e che spicca assai sul fondo rosso scuro della corolla. Guardando un poco più da vicino, si scorge che la distribuzione delle granulazioni gialle non è uguale in tutta la superficie, ma che desse aumentano di numero verso il centro del fiore, mentre verso la periferia della coppetta si sten- dono varii raggi (per lo più dieci) formate appunto da quelle granula-. zioni gialle, densamente stipate. La coppetta corollina dunque pare co- - sparsa di grande abbondanza di polline, della tinta dorata. Fui tratto anch'io in inganno; e volendo mostrare agli studenti dei grani polliniei al microscopio, scelsi appunto i fiori di quella Rondeletia che sembrava presentarne gran copia, ed anche dei granellini piuttosto grossi. Ma tolto un poco di quel polviscolo colla punta dell'ago, (cosa che si effettua con grande facilità), e sottoposto l'ammasso giallo al mieroscopio, rimasi colpito dal fatto che, mentre moltissimi dei supposti granelli polliniei si mostravano isolati, altri si presentavano uniti in serie, collegati fra loro. Trovando poi frammisti a cotali cellule, piuttosto grandi, altri e- lementi assai più piccoli, sferici, e che presentavano tipica struttura di grani di polline, con pori germinativi che alle cellule grandi mancavano, mi accorsi d’aver a fare con un polline finto ; e mediante qualche se- zione attraverso la parete della coppetta corollina mi fu facile verificare lo stato esatto delle cose. . Quel polviscolo giallo cioè, che ricopre le pareti interne della fauce corollina, non ha che fare col vero polline; è prodotto invece dalla di- O. PENZIG GC sgregazione di numerosi peli inseriti sulla faecia interna della corolla (Tav. X B, Fig. 7). Le singole cellule ehe compongono tali peli, hanno forma ellittica o più o meno perfettamente sferica, e sono connesse fra loro soltanto da un istmo strettissimo, che con molta facilità si rompe in modo ehe le cellule rimangono isolate. Le pareti di queste sono di un bel eolore giallo dorato, e presentano delle lineette cuticolari un poco ondeggiate, in guisa che anche sotto al microscopio possono esser prese facilmente per grani pollinici (vedi Tav. X B, Fig. 8). Per me è fuori dubbio che il pseudo-polline dei fiori della nostra Rondelatia serve ad attirare, come se fosse polline vero, gli insetti pronubi. Non ci è noto nulla, è vero, per studj fatti nella patria della Ron- deletia strigosa, sulla natura di questi pronubi; ma per analogia con fiori della nostra Flora, e per la struttura stessa dei fiori è da presumere che i pronubi di questa specie siano Lepidotteri, ovvero Imenotteri colla proboscide assai lunga. Probabilmente saranno Imenotteri, che come le nostre api raccolgono, oltre il miele, anche una provvista di polline; e questi saranno tratti facilmente nell’inganno, prendendo per vero il falso polline della coppetta fiorale. Nei fiori da me studiati non potei consta- tare la presenza di granuli d'amido nelle cellule pseudo-polliniche; ed. anche le reazioni fatte per accertare la presenza di zucchero non diedero risultato positivo. Pare dunque che gli insetti pollinofili siano veramente truffati, non trovando nel pseudo-polline le sostanze che nel vero pol- line abbondano. Del resto la mancanza dei detti idrati di carbonio nei .. fiori da me studiati potrebbe anche derivare dal fatto che questi pro- venivano da piante piuttosto misere, tenute in serra, ed osservate du- rante l'inverno: é possibile che la pianta in istato normale abbia quei peli fiorali provvisti di amido o di qualche altra sostanza atta ad accon- tentare i gusti dei pronubi. Genova, Gennaio 1895. NOTE DI BIOLOGIA VEGETALE SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Tavoca IX. Stereospermum dentatum Rich. . Fig. 1. Infiorescenza, in grandezza naturale. » 2. Estremità d'un ramo vegetativo, scavato dalle formiche; a = apertura ter- minale d’ingresso; n = nettarii estranuziali. TavoLa X. e A. Stereospermum dentatum Rich. Fig. 1. Estremità d'un ramo scavato dalle formiche; & = apertura d'ingresso. » 2. Base d'una infiorescenza; a = apertura d'ingresso per le formiche. « 3. Sezione longitudinale d'un ramo scavato dalle formiche; m = midollo; ! = larve e ninfe di formiche: r — camere per allevamento; e = cocci- - niglie introdotte ed allevate dalle formiche, come animali domestici. i» 4. Foglia, vista dalla pagina inferiore; n = nettarii estranuziali. | Tutte le figure sono in grandezza naturale. B. Rondeletia strigosa Benth. Fig. 5. Fiore, in grandezza naturale. >» 6. Sezione longitudinale d'un fiore ( +). |» 7. Sezione longitudinale della parete della coppetta corollina, coi peli arti- colati (7). 150 >» 8. Peli articolati ed in parte disgregati, e grani di polline (p) (27), P. A. SACCARDO CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA E DI P. A. SACCARDO i (I. Gli orti botanici — IL. I floristi) E Da una più estesa raccolta di Materiali per la storia della Botanica italiana tolgo il seguente capitolo sugli orti botanici pubblici e pri- vati e l’indice dei floristi d’Italia disposti secondo le regioni esplorate. ` ll capitolo assai più esteso, costituito dal Repertorio biografico e biblio- grafico dei botanici italiani, aggiuntivi gli stranieri che trattarono della flora italiana, uscirà altrove (*) quasi contemporaneamente e costituisce | il necessario complemento, per non dire quasi il fondamento delle due | presenti eontribuzioni. Quantunque per la compilazione del mio lavoro (specialmente del Re- 3 pertorio) io abbia dovuto mettere a prova la cortesia e la pazienza di | oltre duecento botanici ed altri studiosi in Italia e al di fuori (che tutti, ` insieme all'espressione del mio grato animo, saranno rammentati ai propri : luoghi), non di meno delle omissioni e delle inesattezze sono occorse di certo. Le quali meglio di me saranno avvertite — dopo fatta questa pubblicazione — dagli studiosi sparsi nelle singole regioni, ed a me, quando mi siano gentilmente comunicate, gioveranno a rendere più corretta una seconda edizione, che quasi senza dubbio verrà pubblicata più tardi. (1) Nelle Memorie dell istituto veneto di scienza, lettere ed arti. Venezia 1895. s rode he. Il d s x È CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA i CH Vm CENNI STORICI E BIBLIOGRAFICI degli orti botanici pubblici e privati d’Italia. L'istituzione e lo sviluppo degli orti botanici va di pari passo collo sviluppo della scienza botanica guidata ormai dal metodo sperimentale. Ecco perchè la storia di questi importanti stabilimenti scientifici ha un interesse più alto che non sia quello della semplice cronaca. Degli an- tichi orti culinari, ornamentali e farmaceutici esposi altrove (!) degli accenni. Questi orti però non miravano allo studio scientifico delle pianie e forse per ciò non giunsero a noi, in generale, le loro partico- lari illustrazioni e notizie. Qui comprendo gli orti botaniei pubblici (annessi alle università, scuole agrarie e licei) nonchè quelli fra i più cospicui orti privati, i quali, essendo per lo più diretti da uomini di scienza, contribuirono e contribuiscono alla diffusione e alla cono- scenza delle piante nuove, pubblicano i loro cataloghi ed illustrazioni, in una parola esercitano un deciso e benefico influsso sul progredimento dell’amena scienza. L'enumerazione degli orti segue, per ognuna delle | categorie onde sono classificati, l'ordine storico, cioè il cronologico. Il titolo di Cenni, che do al capitolo, è più che sufficente a dimostrare che esso non è più che un modesto quadro o un prospetto. Vi sono però citate le fonti a cui bisognerà ricorrere quando si metterà mano ad una storia della botanica in Italia, di cui ancora manchiamo, benché come è ormai noto, il nostro paese possa a buon diritto considerarsene la culla. I cultori degli studi botanici e storici, i quali sanno che l'Italia non solo manca della precitata storia, ma persino di una raccolta degli elementi per tesserla, faranno buon viso, io spero, anche a questi ap- punti che costarono a me e ai miei benevoli cooperatori assai più lunghe, numerose e faticose ricerche di quanto possa apparire dalla loro brevità e semplicità. S () Z2 primato degli italiani nella botanica. Padova 1893, p. 35 e seg. P. A. SACCARDO BIBLIOGRAFIA GENERALE Stephanus Carolus (Estienne Charl.). De re hortensilibellus. Lutetiae, 1545. Gesner Conr. De Hortis Germaniae. Cum V. Cordi annotat. in Dioscori- * dem. Argentor. 1561. 3 Belon Pierre. Remonstrances sur le default du labour et cult. des plantes. | Paris, 1558. Baier J. J. De hortis botanico-medicis Germaniae, ete. Altorf, 1726. Rolfinc Guer. De vegetabilibus, plantis, etc. Jenae, 1670. Marsili Gio. Notizie inelite. Dei patrizi veneti dotti nella cognizione delle piante e dei loro orti botanici. Padova, 1840 (postumo). Deleuze J. P. F. Sur les plantes d'ornement et sur leur introduction dans nos jardins. Paris, 1807 (S 2 De l'établissement des prin- cipaux jardins de botanique). Brunner Samuel M. D. Die botanischen Gärten Italiens. Regensb, 1825. (In Flora). T — Die Gärten von Genua und Neapel im Jahre 1842. (In Flora). Schultes J. A. Grundriss einer Geschichte und Litteratur der Botanik ete.; nebst einer Geschichte der botanischen Gärten, Wien, 1817. 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Da Monte e dagli stessi scolari, la Repubblica di Venezia istituisce in data 7 luglio 1545 l’ orto padovano, come risulta dai documenti ufficiali, conservati tuttora nell'archivio di Stato di Ve- nezia. Esso fu piantato, fino dalle origini, nei pressi della basilica di S. Antonio, e mantiene tuttora la sua area primitiva. BIBLIOGRAGIA DELL’ ORTO BOTANICO DI PADOVA. A. Illustrazioni storiche. Riccoboni A. De gymnasio patavino. Patavii, 1598. Tomasini Gymnasium patavinum. Utini, 1654 (p. 84-99, con fig.). . Papadopoli N. C. Historia gymnasii patavini. Venet. 1725, (v. I, p. 13-23). Facciolati J. Fasti gymnasii patavini. Patavii, 1757. |. Pontedera J. Epistola de horti patavini praefectis (In ejus Epistol. et dissertat. op. post. Pat. 1791, v. I, p. 167). — Del Pontedera poi conservasi ms. nell'arehivio dell'orto padovano un'« Historia horti botanici » rimasta però incompleta. Colle F. M. Fasti gymnasii patavini iconibus exornati, notisque aucti et ad ann. MDCCCXL perdueti a J. Vedova. 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SET ee plantarum horti patav. Pat., 1660 (sp. 2072). UTI m EEE — eu plantarum horti botanici patav. Pat., 1662 E 2272). CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA 48Ì Viali Felix. Plantae satae in seminario horti patavini. Patavii, 1668. Bonato A. Catalogus plantarum horti botanici patav. Pat., 1812 (sp. 4500). i -— Catalogus plantarum r. horti botanici patavini. Pat., 1820 (sp. Ra? 5500). De Visiani B. L'orto botanico di Padova nel 1842. Pad.. 1842. Con top. (sp. 8800). Nora. Presso l'orto botanico di Padova si conservano mss. molti altri cataghi delle sue piante in varie epoche. I cataloghi dei semi (Catalogi seminum pro mutua commutatione) fu- rono stampati 7 volte dal Bonato (1823-1832), 27 volte dal De Visiani (1837-1877) 2 volte dal Saccardo (1879-1882). SERIE DEI PREFETTI (!) DELL'ORTO PADOVANO ED OSTENSORI DEI SEMPLICI (più tardi professori di botanica). 1546-1561 Luigi Squalermo (detto Anguillara). 1561-1589 Melchiore Guilandino 1590-1603 Giacom' Antonio Cortuso. 1603-1616 Prospero Alpini (o Alpino). 1616-1631 Giovanni Prevozio (Prevot). 1631 Giovanni Rhodio, tosto rinunciatario. ‘1631-1637 Alpino Alpini. 1638-1649 Giovanni Veslingio (Wesling). 1649-1681 Giorgio Dalla Torre. 1681-1683 Jacopo Pighi. 1683-1719 Felice Viali. 1719-1757 Giulio Pontedera. 1757-1760 Pietro Arduino, suppl. 1760-1794 Giovanni Marsili. 1794-1835 Giuseppe Antonio Bonato. 1836-1878 Roberto De Visiani. 1878- Pier’ Andrea Saccardo, Il nome di « prefetto » (praefectus) degli orti botanici è un titolo antico e i edi e noi teniamo a mantenerlo in confronto dell’ odierno « di- 39. SUM Tm VIH, vol. VIEL P. A. SACCARDO SERIE DEGLI ASSISTENTI. Nel 1818 fu istituito l’ ufficio d'assistente alla cattedra ed all’ orto botanico. Nel 1884 fu aggiunto il posto per un secondo assistente. Eccone la serie: 1818 Alessandro Sandi 1822 Roberto DeVisiani 1827 Paolo Menegazzi 1829 Gio. Dom. Roncalli 1830 Franc. Beggiato 1832 Gius Ruchinger | 1834 Frane. Pegoretti 1835 Gius. Meneghini 1839 Gius. Clementi 1845 G. B. Ronconi 1847 Antonio Keller 1849 Antonio Ceni. 1851 Jacopo Burlini 1854 Giuseppe Kofler I. ASSISTENTE 1858 Achille Tosini ` 1860 Frane. Beltramini de Casati 1866 P. A. Saccardo. 1872 Caro Massalongo 1878 Luigi Vido 1879 Ottone Penzig 1883 Giac. Bizzozero II. ASSISTENTE 1884 Giac. Bizzozero 1884 Pietro Voglino 1885 Pietro Voglino 1886 A. N. Berlese 1889 G. B. De Toni 1892 Giulio Paoletti 1885 A. N. Berlese 1886 G. B. De Toni 1889 Giulio Paoletti | 1892 Adriano Fiori SERIE DEI CAPO-GIARDINIERI. 1552-1565 Jacopo Da Treviso 1565 Francesco Farinante | 1566-1574 Matteo Borghesan 1574-1589 giardinieri provvisori 1593-1616 Melchiore Zambon 1617 Domenico Zanetti 1628 Tonello ` - 1631-1694 Giovanni Macchion 1694-1721 Tomaso Andreola ` < | 1721-1722 Sante Migliorini IRE 1722-1747 Silvestro Latini 1747-1748 Giovanni Latini 1748-1753 Andrea Candiano 1753-1763 Pietro Arduino 1764-1768 Giulio Matteazzi 1768-1791 Andrea Vecchiato 1791-1837 Antonio Lodi 1828-1864 Carlo Caslini 1864- Gaspare Pigal. CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA II. Pisa (intorno 1547). * . ie ar D . E ` dde . Non esistono i documenti ufficiali della prima istituzione dell’ orto pisano. Si sa però che essa avvenne poco dopo della fondazione dell'orto padovano, come appare da più dati, ma specialmente dalla seguente . affermazione sinerona ed autorevole di P. A. Mattioli, senese: (Coment. sopra Dioscor. ediz. di Venezia 1555, in prefazione). l ill." et ser.” Senato Vinitiano a persuasione del clm Col- o legio de’ Meliei padovani et ispetialmente dell’ ecc"? M. Fr. Bona- « f»le et M. Pietro Novale primi rilevatori di cosi util parte di quel .« gloriosissimo studio ha nuovamente fatto formare et fabbricare in < Padova il sontuosissimo giardino over horto solamente per comodo et « ornamento della medieina..... Dal che eccitato l’ecc.®° Cosmo Duca di € Firenze, a persuasione specialmente del cl."? Medico M. Luca Ghini, .« ha anchor egli fatto fabbricare nell antichissima città di Pisa uno X altro simile giardino; dove per opera del suo promotore verdeggiano « hoggi molte rare piante, che altrove non si trovano Italia fin hora .« vedute a comodo et ornamento pubblico dei Medici, degli scholari et .« d’ogni altro che di questa facoltà si diletti ». Quando si rifletta che il Mattioli era testimone dei fatti, era toscano di nascita ed era uno dei più fidi discepoli e ammiratori del Ghini, non si può avere una più | limpida prova dell’ anzianità (che gli fu contestata) dell’ orto padovano Sopra il pisano. SH orto pisano fu piantato originariamente nel luogo ove poi sorse mb; SE 1563 gei trasferito nei presi ni 8 Marta e solo nel 1595 BIBLIOGRAFIA. A. Illustrazioni storiche. P. A. SACCARDO ELS Tilli M. A. Catalogus plantarum horti pisani. Flor. 1725, eum top. Be Savi G. Notizie per servire alla storia.del giardino e museo dell’ uni- versità di Pisa. Pisa, 1828. Caruel T. Guida dellorto botanico pisano. Pisa, 1872, con topog. e Arcangeli G. Poche parole sull'istituto botanico pisano. Firenze, 1886. Fabbroni Ang. Historia academiae pisanae. Pisis, 1791-1795. Micheli Ever. Storia dell'università di Pisa. Pisa, 1877 (solo la storia dal 1737 al 1799). Brunner in Flora, 1825 p. 616. B. Cataloghi delle piante e dei semi. — 2 Veglia D. Catalogo delle piante più cospicue che si coltivarono nell'Orto pisano nel 1635 (in Targioni-Tozzetti, Aggrandimenti delle stienze fisiche in Toscana, vol. III, p. 243). Bellucci T. Index plantarum horti pisani. Florentiae, 1662. Tilli M. A. Catalogus (sopracitato). Tilli Joh. L. Enumeratio stirpium horti pisani. Pisis, 1796, 1797, 1801, 1804, 1806, 1810. Carvel T. Guida (sopracitata). Arcangeli, Le piante arboree dell’ orto bot. di Pisa. Fir., 1872 Indices seminum (J. L. Tilli, 1817..... Arcangeli 1894.....). SERIE DEI PREFETTI DELL’ ORTO PISANO (1). 1547 e.-1554 Luca Ghini. | 1554-1558 Andrea Cesalpino. 1558-1582 Luigi Leoni. 1582-1583 ^ Lorenzo Mazzanga. 1583-1595 Giuseppo Benincasa (o Casabona). 1595 Polidoro Matteini. Vi I prefetti degli orti botanici universitari, liceali e, i in genere, didattici, meno rarissime eccezioni, erano e sono insegnanti pi della botanica CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA 1596-1614 Francesco Malocchi. 1614 Giovanni Rocchi. 1615 Domenico Vigna, suppl. 1615-1617 Jacopo Macolo (forse Maeaulay). 1617-1625 Pancrazio Mazzanga. e 1626-1630 ^ Matteo Pandolfini. 1631-1632 Giacinto Maidalchini. 1632-1634 ^ Domenico Vigna. 1634-1636 ^ Dionisio Veglia. 1636-1637 Claudio Guillermet de Beauregard (detto Beriguardi) : 1637-1641 Giovanni Le Tellier. ; 1641-1672 Tommaso Bellucci. 1672-1685 Pietro Nati. 1685-1740 Michelangelo Tilli. x: 1740-1881 Angelo Attilio Tilli. 1782-1814 Giorgio Santi. 1814-1842 Gaetano Savi. 1842-1871 Pietro Savi. 1871-1880 Teodoro Caruel. É 1880-1881 Antonio Mori, suppl. 1881- Giovanni Arcangeli. HI. Firenze (intorno 1550). Mancano i documenti ufficiali della fondazione dell’orto de’ semplici di Firenze. Si sa perd per certo, che ne fu affidata la istituzione da Cosimo "Ia Luca Ghini, che già dal 1544 era lettore de’ semplici in . Pisa, ed aveavi intorno al 1547 fondato l'orto, e si sa inoltre che innanzi al 1557 l'orto fiorentino era già finito. Fu piantato ne’ pressi di S. Marco; piü tardi fu traseurato e solo nel 1718, affidato alle cure della società e botanica fiorentina, rivisse fiorente. Nel 1783, fusa quest'ultima MK accademia dei Georgofili, anche il giardino, mutatone lo scopo, divenne - un orto sperimentale agrario. Poc’anzi però (5 genn. 1737), creatasi. pro “oca Targioni Canet una vera cgi Ae botanica. annessa Er P. A. SACCARDO museo di storia naturale, una porzione del giardino Boboli fu ridotta ad orto botanico didattico, che resse fino al presente, benché dal 1814 al 1842 vacasse la cattedra. In questo periodo l'orto antico di S. Marco ridivenne per cura di Ottaviano Targioni-Tozzetti e del capo-giardi- niere Gaetano Baroni, orto de' semplici. Il quale tutt' affatto di fresco (dal 1883) va convertendosi di nuovo in vero orto botanico didattico, mentre anche il relativo grandioso museo botanico di Boboli sarà in breve trasportato nei nuovi edifici di S. Marco. BIBLIOGRAFIA. A. Illustrazioni storiche. Micheli P. A. (et Targioni-Tozzetti). Catalogus plantarum horti caesarei florentini, opus postumum editum et ipsius horti historia locuple- tatum a Jo. Targioni-Tozzetti. Flor., 1748, eum topogr. Prezziner. Storia del pubblico studio di Firenze. Fir., 1810 (cfr. vol. I. p. 140). ` Parlatore. Cenni in « Vita di Garten Baroni ». Fir., 1870, i — Collections botaniques du musée roy. de quee et d’hist. nat. en ` 1874. Florence 1874, (p. 153). Brunner in Flora 1825 p. 577. Fenzi O. in Bull. soc. toscana. di ortic. Firenze, 1877, p. 15. B. Cataloghi delle piante e de' semi. | Donnini Ph. Catalogus plantarum hortos florentinos ornantium. Florentiae 1662 (in Bellucci Index plant. horti pisani). — Catalogo deile piante coltivate nel giardino de' semplici di Kis renze ms. Cfr. Targioni-Tozzetti Corogr. Tosc., p. 127. Micheli P. A. Catalogo (sopra indicato). Manetti Xav. Viridarium florentinum. Florentiae, 1751. — Catalogus plantarum horti florentini. Flor., 1747. Zuccagni Attilio. Synopsis plantarum horti florentini. et auetarium. Flor. 1782, 1793, 1795, 1798 et 1806. ca CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA ` — Centuria I observationum in horto florentino etc. Fl. 1806. Piccioli. Catalogus plantarum horti florentini. Florentiae, 1829. Targioni-Tozzetti Ant. Osservazioni fatte al giardino dei Georgofili. Firenze, 1836. Cambiagi G. Descrizione dell’imperiale giardino di Boboli. Firenze, 1757. — Catalogo delle piante esistenti nell’i. r. giardino di Boboli. Fi- renze, 1841. Indices seminum (O. Targioni-Tozzetti 1818.... T. Caruel 1894...). SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO FIORENTINO. Fino alla nomina di Gio. Targioni-Tozzetti, le notizie non sono pre- cise e si sa che taluni prefetti dell'orto pisano dirigevano anche I’ orto fiorentino. Primo prefetto apparisce naturalmente Luca Ghini (1550-1557) che ne fu il fondatore. Poi succede Luigi Leoni (1557-1563), poi un certo Domenico Boschi, indi Giuseppe Benincasa (o Casabona) intorno al 1580 e Niccolò Gaddi. Dopo il Gaddi vengono Benedetto Punta se- nese verso il 1609 e Filippo Donnini intorno al 1654. L'orto viene quindi (1718) affidato alla Società botanica fiorentina e sono precipua- mente P. A. Micheli, Sebastiano Franchi, Niccolò Gualtieri che ne hanno la sopraintendenza. Viene quindi eretta (1737) la cattedra di bo- tanica al Museo, coll’annesso piccolo giardino didattico, a cui (e talora anche all’altro di S. Marco) presiedono: 1737-1749 Gio. Targioni-Tozzetti. 1749-1782 Saverio Manetti. 1782-1806 Attilio Zuecagni. 1807-1829 Ottaviano Targioni-Tozzetti. 1829-1842 Antonio Targioni-Tozzetti. 1842-1877 Filippo Parlatore. 1878-1879 Odoardo Beccari. 1880- Teodoro Caruel. * P. A, SACCARDO IV. Roma (intorno 1566). Già nel 1288 esisteva un orto farmaceutico (non didattico) nel Vati- cano, piantatovi dal celebre Simone Genuense, allora medico di Papa Niccolò IV. E di simile specie doveva essere l’orto che Niccolò V fa- ceva coltivare pure nel Vaticano intorno al 1447, cunctis herbarun ge- neribus refertus, come dice il Muratori. Un vero orto scientifico-di- dattico sorse nel Vaticano soltanto intorno al 1566 per opera di Mi- chele Mercati, professore insigne e medico di Clemente VIII, già di- scepolo é amico di Cesalpino. Il Mercati ordinò pure nel Vaticano due collezioni, l'una di minerali e l'altra di fossili. Le notizie giunte fino a noi dei primi prefetti dell'orto romano non sono molto precise, specie quanto alle epoche. L'orto romano dapprincipio fondato in Vaticano, fu sotto Alessandro VIII nel 1660 e per cura di G. B. Trionfetti in- staurato sul Gianicolo nei pressi della fontana Paola; ma non corri- spondendo la esposizione, fu di nuovo trapiantato in un’area alla Lun- gara presso il palazzo Salviati, facendosene l' inaugurazione sotto Leone XII intorno al 1823. Nel 1870 l'orto romano passo nell' area di Panisperna, ove più tardi fu edificato l'istituto botanico accanto a quelli di chimica e di «fisica; ma ridottosi angusto per i nuovi lavori edilizî, ebbe nel 1883, come succursale, il giardino annesso al palazzo Corsini ora del- l accademia de’ Lincei. BIBLIOGRAFIA. A. Illustrazioni storiche. Mercati Mich. Metallotheca vaticana. Romae, 1717, postuma (cum vita auct.). Monti. Plantarum varii indices ad usum demonstrat. Bononiae, 1753, p. 9. Bonelli G. Hortus romanus. Romae, 1772 cum. top. (vol. I praef.). Poggioli M. A. Del modo di migliorare l'orto bot. di Roma. Roma, 1880, postumo (in Lavori in opera di seienze naturali del già Prof. M. A. Poggioli pubblieati dal figlio avv. Giuseppe). D CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA ———— Ladelci Fr. La storia della botanica in Roma. Roma, 1884. Carafa. De gymnasio romano. Roma, 1751. Renazzi. Storia dell università di Roma. Roma, 1803-1806. Cocchi A. C. Oratio in aperitione horti super Janiculum. Romae, 1726. Trionfetti J. B. Praelusio ad publicas herbarum ostensiones in horto romano ete. Romae, 1700. B. Cataloghi delle piante e de semi. Trionfetti J. B. Syllabus plantarum horto medico romano additarum. Romae, 1688. Cavallini. Brevis enumeratio plantarum etc. Romae, 1700. Bonelli et Sabbati. Hortus romanus, Romae, 1772-1793. Indices seminum (Donarelli 1834.... Pirotta 1894....). SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO ROMANO. . 1566 e-1593 Michele Mercati (probabilmente sotto la guida di A. Ce- salpino). Andrea Bacci (o Baccio). Castore Durante. Giovanni Faber (supplito temporaneam. da Ant. Nanni). Pietro Castelli. Gio. Benedetto Sinibaldi. Domenico Panarola . Francesco Sinibaldi. Gio. Battista Trionfetti. Pietro Assalti. Antonio Volpi. Antonio Celestino Cocchi. . rum Cosimo Grilli. SE Angelo Marcangeli. = y i i Giuseppe De Panicis. green i al F. A. Cinnaneschi, prof. di bot^teor. = ^ — 1593- ? 490 P. A. SACCARDO 1748- ? G. F. Maratta, pref. dell'orto (aiutato da Lib. Sabbati). ? -1777 Giorgio Bonelli. 1777-1805 Niccolo Martelli, pref. dell'orto e prof. di bot. 1805-1843 M. A. Poggioli, prof. di bot. teor. 1813?-1820 Antonio Sebastiani, pref. dell’ orto e prof. di bot. prat. 1820-1831 Ernesto Mauri, pref. dell'orto e prof. di bot. prat. 1831-1851 Carlo Donarelli, pref. dell’orto e prof. di bot. prat. (aiutato da Giulio Verni). 1843-1855 Pietro Sanguinetti, prof. di bot. teor. 1855-1870 Francesco Ladelci, prof. di bot. teor. 1851?-1870 Ettore Rolli, prof. di bot. prat. 1870-1877 Giuseppe De Notaris, prof. di bot. e prefetto dell'orto. 1877-1883 Nicola Pedicino, prof. di bot. e prefetto dell'orto. 1883- Romualdo Pirotta, prof. di bot. e prefetto dell'orto. V. Bologna (1567). Secondo Alidosi'e Masini (in Monti J. Plantar. varii ind. p. XIII) esisteva in Bologna fino dal 1365 un orto ad aiuole quadrate, cinto da cancelli di ferro, certamente ad uso farmaceutico e non didattico, | poichè allora mancava perfino la cattedra dei semplici. Solo nel 1567 sorse un vero orto botanico presso l'università per iniziativa del cel. prof. Ulisse Aldrovandi, che venne piantato e solennemente inaugurato nel 1568 in uno dei cortili del palazzo pubblico. Resosi angusto, fu trasferito nel 1740 nei pressi di porta S. Stefano e solo nel 1804, sotto la direzione dell'operoso professore Seannagatta, fu trapiantato e in ` miglior modo sistemato presso porta Zamboni, ove sta pur ora. ; BIBLIOGRAFIA. Ambrosini Hyac. Hortus studiosorum Bononiae conditus. Bon., 1657. ; Monti Jos. Plantarum varii indices ad usum demonstrationum quae eic. Bononiae, 1724, c. topogr. » .. Monti Caj. Indices botanfei, aecedit horti bononiensis historia. Bono- “+. nia, P283, € topogr. Se CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA 491 Rodati Aloys. Index plantarum, nee non continuatio historiae horti bonon. Bon., 1802. — Indice dei semi raccolti nelli orti pubblici del dipart. del Reno. Bologna, 1799. =, Bertoloni Ant. Continuatio historiae horti bot. bonon. Bon., 1834. 2 — Elenchus plantarum horti bononiensis. Bon., 1820. — Viridarii bonon. vegetabilia commutanda. Bon, 1824. uim — Horti bonon. plantae commutandae. Bon., 1826. — Sylloge plantarum horti bonon. Bon., 1827. — Horti bon. plantae novae. Bon., 1838-39. Comelli G. B. La flora bolognese. Prato, 1883. Brunner in flora 1828, p. 161. Indiees seminun (A. Rodati 1799.... A. Bertoloni 1820.... F. Delpino 1893.... O. Mattirolo 1894....). SE 4 SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO BOLOGNESE: 1507-1005 Ulisse Aldrovandi. 1605-1620 Gio. Corn. Uterwerio. 1620-1657 Bartolomeo Ambrosini. ` 1657-1665 Giacinto Ambrosini (Ovidio Montalbano, direttore del museo | di storia naturale; Jacopo Zanoni (1650-1682) « custode del l orto botanico). 1665-1676 Gio. Battista Capponi. ~ 1676-1722 Lelio Trionfetti. 1722-1760 Giuseppe Monti. 1760-1774 Ferdinando Bassi (Gaetano Monti prof. di botanica). 1774-1792 Gabriele Brunelli. 1792-1803 Luigi Rodati. | z 1803-1815 Giosuè Scannagatta. . 1816- Antonio Santagata, suppl. . 1816-1869 Antonio Bertoloni. 1869-1878 G 3iuseppe Bertoloni. . 1879-1883 Giuseppe Gibelli. 1884-1893 BER Delpino. ` P. A. SACCARDO SERIE DEGLI ISPETTORI E CUSTODI, ORA (1894) CONSERVATORI. 1833-1871 Antonio Giovannini, ispettore e custode. 1871- Filippo Giovannini, dott., conservatore. m SERIE DEGLI ASSISTENTI DAPPRIMA UNICO, POI DUE. 1871-1880 Antonio Bertoloni, junior. 1880-1884 Gino Cugini. 1.° ASSISTENTE. 1884-1887 Gino Cugini. 1888-1894 Giov. Ettore Mattei. 2." ASSISTENTE. 1884-1888 Giov. Ettore Mattei. 1888-1889 Pio Bolzon. 1889-1891 Ugo Bernaroli. 1891-1894 Antonio Baldacci. VI. Messina (intorno 1638). Pietro Castelli, già prefetto dell’ orto romano, fu chiamato all’ uni- versità di Messina; ivi fondava l'orto botanico fra il 1638 e il 1640: ma questo fu lasciato ben presto decadere, indi soppresso per oltre due secoli. Nominato il Borzì a professore di botanica nel 1879, si adoprè a far rivivere una si utile istituzione e nel 1884 risorse in Messina l orto botanico. BIBLIOGRAFIA. Castelli P. Hortus messanensis. Messanae, 1640, cum topogr. et catal. plant. | Tornabene F. Quadi storico della botanica in Sicilia. Catania, 1847, .p. 18. Nicotra L. Pietro Castelli e l'antico orto botanico di Messina. a = sina, 1885. CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA "Borzi A. Di Pietro Castelli botanico e dell'opera sua nell’ ateneo mes- sinese. Mess., 1888. Indiees seminum (Borzi 1884.. SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO MESSINESE. 1638-1656 Pietro Castelli. 1657-1886 L'orto rimane soppresso. 1886-1892 Antonino Borzì. 1892- Fausto Morini. VII. Torino (1729) (1). L'orto botanico di Torino fu fondato con decreto 20 agosto 1729 da Vittorio Amedeo II di Savoia, colla cessione e trasformazione di una parte del giardino del castello del Valentino a scopo dilattico, cioè come sussidio all insegnamento botanico dell'università. Sembra però ac- certato che anche prima, cioè fino dai primi anni del sec. XVIII, una | parte del giardino del Valentino era adibita ad uso d’orto botanico (non Ki didattico). : BIBLIOGRAFIA. A. Illustrazioni storiche. Duboin V. Raccolta di leggi e di editti etr. Tom. XIV p. 615. Vallauri F. Storia delle università cs studi del Piemonte. Torino, . 1841-46. | | Buniva. Réflexions sur tous les ouvrages ete. de C. Allioni. Turin, 1805. Schultes Grundr. d. Geschicht. d. Bot. Wien, 1817, p. 300. Balbis Horti academici taurinensis stirpium minus cognitarum aut forte novarum icones et descriptiones. Taurini, 1810. llioni c Pea pedemontana. Taurini, EE (in get). !) Le E storiche. riguardanti 3 } orto ges i accuratamente raccolte P. A. SACCARDO Delponte G. B. Guida allo studio delle piante coltivate in pien'aria ` nell'orto bot. Torin. Torino, 1874. Cenni storiei sulla r. università di Tor. Tor., 1882. Appendice 1884. Burnat in Bull. Soc. bot. de Frane. 1883 p. CXXI (Notizie sulle colle- zioni botaniche, sulla Jconographia taurinensis, sul personale ete.). B. Cataloghi delle piante e de semi. Allioni C. Synopsis stirpium horti taurinensis. Taur., 1760 et Aucta- rium. Taur. 1762. | Balbis G. B. Synopsis plantarum horti botaniei taurinensis. Taurini, 1801. — Appendix. Taurini, 1803. — Catalogus plantarum horti bot. taurinensis. Taurini 1804. Ap- | pendix. Taurini, 1805. E Enumeratio stirpium horti bot. taur. Taur., 1805. — Catalogus stirpium horti taurinens. Taur., 1807, 1810, 1812, 1813, 1814. — Horti taurinens. stirpium icones et descript. Taur., 1810. Biroli Gio. Catalogus plant. horti taurinensis. Taur., 1805. Capelli C. Catalogus horti taurinensis. Taur., 1815. . Moris Giac. IMustrationes variarum stirpium horti taurin. Taur., 1833. d Delponte G. B. Guida (come sopra). Indices seminum (Moris 1829.... Gibelli 1894....). x e; | (prozvawassoo rod) MOLLA LIVLIOJ OU] IMOLVAMASNO() 9410714 tp o9sod [1 osseaddog out vOopeppum | euorjog-tssoY Bfoduy auonjog-issog vpoduy ; euotjjoge-issoq vu[ogduy ouorjojrtssou vfeduy $ oUorog 019) Dr) ‘TUBTOTPƏN *0q 2618 VUPP 940708 ‘IPUUION "8 ‘D 010 IV Ooops 9UIOO OYI -Ug o41oquoo o]eub vg (#81) sis -UIUZANDI Du 0450109I. 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Nel 1765 fu decretata la istituzione dell'orto botanieo universitario trasformando quello del collegio dei Griffi, mentre sia ivi che all’ uni- versità era insegnante Fulgenzio Vitman; ma il decreto non fu ese- guito. Solo nel 1774 sorse veramente l’orto pavese (Hortus ticinensis ) e precisamente nell’ area e nei locali ov'erano i padri Lateranensi di - S. Epifanio, essendone a capo della sistemazione Giosuè Seannagatta capo giardiniere e custode e Valentino Brusati prof. di botanica. BIBLIOGRAFIA. A. Illustrazioni storiche. Nocea D. Historia atque ichnographia horti botanici ticinensis. Ticini regii 1818 (cum topogr.). Terenzio Pietro. L'orto botanico e il passeggio cittadino di Pavia. Pavia, 1867. Garovaglio I. Sulle attuali condizioni dell’ orto bot. di Pavia, relazione. Pavia, 1862. Longhena Fr. in Sangiorgio, Cenni sulle due univ. di Pavia e Milano etc. Mil. 1831, p. 596-606. B. Cataloghi delle piante e dei semi. Brusati V. Catalogus horti ticinensis. Papiae, 1793. (Scannagatta G.) Catalogus plantarum horti bot. tieinensis. Papiae, 1797 (typ. Bolzani). -= Nocetti Fr. Osservazioni sul catalogo delle piante del giardino bot. di Pavia dell'anno 1797. Milano (1798). Apologia di G. Scannagatta, custode dell'orto bot. di Pavia. (Pavia, 1797). Nocca D. Ticinensis horti plantae selectae. Ticin. 1800. 7 — Synopsis plantarum horti bot. ticinensis. Papiae 1803 et Appendix È Ibid. 1803. — Synonymia plantarum horti bot. ticinensis. Papiae. 1804. — Nomenclatura stirpium horti ticinensis. Papiae. 1807. da Onomatologia plantarum horti ticinensis. Papiae. 1813. = E LS seminam .. 1826 ..4 . Briosi E ee SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO PAVESE. 1763-1773 Fulgenzio Vitman (che si serviva dell'orto dei Griffi). 1774-1776 Valentino Brusati 1777 Dott. Galli di Varese. suppl. 1777-1788 Gio. Antonio Scopoli 1788 Domenico Nocca, suppl. 1788-1796 Valentino Brusati . 1797-1826 Domenico Nocca . 1826-1853 Giuseppe Moretti 1853-1882 Sante Garovaglio . 1857-1861 Guglielmo Gasparrini, prof. di anat. e morfol. veget. 1883- Giovanni Briosi IX. Cagliari (1763). | BipLiognarna. Gennari” P, Guida dell’ orto E della r.. università di Cagliari. Ca- i ca , 1874. SE cat. delle dure SACCARDO X. Parm (1770). L’orto parmense fu istituito nel 1770 sotto il duca Ferdinando I e successivamente ultimato. Le serre furono aggiunte nel 1793. Dell’ im- pianto ebbe cura il professore ab. G. B. Guatteri, che apposta era stato inviato dal duca a studiare a Padova sotto il Marsili. BIBLIOGRAFIA. De Toni G. B. Intorno all’ epoca di fondazione dell’orto botanico par- mense. Venezia, 1894. (Guatteri) Nomenclatura plantarum horti regii botanici parmensis (Parmae) 1791. Pascal D. Elenchus plantarum horti regii parmensis. Parmae 1797, 1798, 1799, 1802. Jan G. Elenchus plantarum horti bot. parmensis. Parmae, 1825. Indiees seminum (Jan 1827 ... Passerini 1892 .....). SERIE DEI PREFETTI DELL' ORTO PARMENSE. 1769-1793 Gio. Batt. Guatteri. — 1793-1802 Diego Baldassare Pascal. . 1802-1816 (L' università rimase chiusa per vicende politiche). 1816-1845 Giorgio Jan. 18 | i à come pies i A. M. DANSES (1536) ed anco iol E. 1749 à aveva un hers Eegen a cui Pune. cai ze il kee Soe CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA BIBLIOGRAFIA. Cugusi-Persi Efisio. Notizie storiche sulla università libera degli studi di Ferrara. Ferrara, 1873, p. 41. Brunner in Flora 1898, p. 166. a C. Massalongo in lett. 23 genn. 1894 (copiose e preziose comunicazioni). eo E. De Welden in lett. 18 genn. 1894 al prof. C. Massalongo. "m Giacomini F. A. Catalogi plantarum horti botanici ferrariensis. Fer- rariae 1792. Campana A. Catalogus plantarum horti ferrariensis. Ferrariae 1812 — Supplementum. Ferrariae 1815. Indices seminum (Jachelli 1856 ..... Massalongo 1893 ....). SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO FERRARESE. 1771-1794 Giuseppe Parolini 1895-1801 Frane. Maria Giacomini 1802-1803 Giacomo Andreasi 1803-1832 Antonio Campana (fra il 1803 e 1815, essendo chiusa l’ univer- sità, l'orto rimase annesso al liceo) : 1832-1862 Francesco Jachelli 1862-1878 Domenico Jachelli 1878- Caro Massalongo XII. Modena (1772). Regnando il duca Francesco III- d' Este, fu istituito nel 1772 l' orto . dell'università di Modena, per cura del professore Gaetano Rossi. : Seege de Brignoli a Brunnhoff Joh. Horti botanici S archigymnasii mutinensis «historia. Mutinae, 1842 (eum topogr.). nerementi e progressi dezli istituti scientifici della hi He EAE di | Modena nel decennio dal ti er Bordi: Modena 1886 (Istituto ee etia P. A. SACCARDO. e S Fabriani I. Index plantaram in horto mutinensi. Mutina 1811 — Suppl. Mutina 1814. de Brignoli a Brunnhoff. Catalogus horti botanici mutinensis. Mut. 1817 et 1836. = A. Mori in lett. genn. 1894. .. Indices seminum (de Brignoli 1818 ..... Mori 1890 .....) "e SERIE DEI PREFETTI DELL’ ORTO MODENESE. 1772-1775 Gaetano Rossi. | 1776-1783 Rob. Franc. de Laugier di Nancy. =- 1783-1798 Gius. Maria Savani 1798-1804 Frane. Maria Savani (figlio del preced.). 1805-1809 Bonav. Corti (aiutato o supplito dal dott. Gio. Fabriani). 1810-1812 Marco Antonio Tamburini (come sopra). 1812-1814 Bartolomeo Barani (come sopra). = 1814-1817 Filippo Re. i .. 1818-1856 Gio. de Brignoli de Brunnhoff. 1856-1873 Ettore Celi. 1873-1874 Giuseppe Manzini, suppl. . 1874-1879 Giuseppe Gibelli. 1879-1880 Giuseppe Manzini, suppl. 1880-1883 Romualdo Pirotta. 1883- ^ Antonio Mori. XIII. Palermo (1779). c Kë | 1779 sopra proposta dei professori dell’ università Eutichio Ba- | rone e Giuseppe Tineo-Ragusa fu piantato un piccolo orto pubblico sui ` ` baluardi di Porta-Carini ; ma l'attuale orto botanico, presso villa Giulia, | venne istituito solianto nel 1789 sotto la direzione dei predetto prem sore Sa Tineo-Ragusa, che ne divenne il primo prefetto. CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA 501 BIBLIOGRAFIA. . Tornabene F. Quadro storico della botanica in Sicilia. Catania 1847, p. 30-31. Scinà D. Prospetto della storia letteraria della Sicilia. Palermo 1824- 1827. . an | AE S We Gunz in Flora, allgem. bot. Zeit. 1830, p. 441. Ab Ucria B. Hortus regius panhormitanus. Panormi, 1789. Tineo F. Index plantarum horti panormitani. Panormi, 1790. —. Synopsis plantarum horti panormitani. Panormi, 1793, 1802, 1807. — Catalogus plantarum horti panormitani. Panormi, 1827. Todaro A. Nuovi generi e nuove specie di piante dell'orto di Palermo. Palermo, 1858-61. — Hortus panormitanus sive plantae novae v. crit. horti panormi- tani. Pan. 1876-91. Indices seminum. (Tineo 1817..... Borzì 1893.....). = SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO PALERMITANO. 1779-1789 Giuseppe Tineo-Ragusa (dell’orto presso porta Carini) coadiu- Ke, vato dall’ Ucria. 1789-1812 Giuseppe Tineo-Ragusa (dell’orto attuale pr. villa Giulia). 1812-1856 Vincenzo Tineo. 1856-1892 Agostino Todaro. 1892- Antonino Borzi. e 4 . Siena (1784). L'orto dell’ università di Siena fu fondato nel 1784 per proposta e cura del professore Biagio Bartalini (efr. Giuli, Vita del Bartalini in Tipaldo Biogr. III, p. 139 — (Prof. Flam. Tassi in lett. 9 febbr. 1894). Cataloghi dei semi. Indices seminum (Giuli 1838..... A. Tassi 1892....). : P. A. SACCARDO SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO SENESE. 1783-1822 Biagio Bartalini. | 1822-1851 Giuseppe Giuli. 1851-1860 Gio. Campani. 1869- Attilio Tassi. XV. Napoli (1796). Fino dal 1662 esisteva l' orto dei semplici, detto della Montagnola, piantato a cura della pia Casa della SS. Annunziata, quindi d’ indole farmaceutica Il prof. Petagna antecessore di Mich. Tenore teneva prov- visoriamente in una parte del giardino di Monte Oliveto poche piante per uso didattico. Il vero ed attuale orto botanico fu decretato nel 1796, ma veramente istituito solo nel 1809 (lungo strada Foria) per le cure intelligenti e solerti di Mich. Tenore. zc E. da aggiungere che nel 1817 fu pure istituito in Napoli un altro | piccolo orto medicinale presso il monastero di S. Maria delle grazie ad — . uso del collegio medico-chirurgico di Napoli. Erane prefetto ed insegnante di botaniea il professore Vincenzo Stellati (che ne pubblico il catalogo sottonotato) ed assistente per qualche tempo Stefano Delle Chiaje (1818). BIBLIOGRAFIA. or = Eier del r. orto botanico di Napoli. Nap. 1845 (con to- : — Sege grotinciafo in occasione dell'apertura della nuova sala. nel r. orto botanico di Napoli. Nap. 1818 (con topogr.). Pasquale G. A. Catalogo del r. orto botanico di Napoli. Nap. 1867 (con topogr.). | — Annotationes et deseript. appiglio ve eds in horto neapol i cultar. Neap. 1868. Bonner in Flora See: Pew Se e IT D 146. CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA 503 La Marca C. Gli orti di Napoli. Nap. 1878. Tenore M. Catalogo delle piante del real giard. bot. di Napoli. Nap. 1807. — Catalogus plantarum horti neapol. Neap. 1812, 1818, 1815, 1819. Stellati. Catalogus plantarum quae in horto bot. ad usum Collegii me- dico-chirurgici nuper consito coluntur. Neap. 1818. i (Intorno agli erbarî conservati presso l'orto napolitano efr. N. Giorn. A bot. it. 1888, p. 293 e Pasquale Fort. in N. Giorn. bot. it. 1894, p. 260). ER Indices seminum (Tenore 1824.... G. A. Pasquale 1893.... Delpino 1894....). SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO NAPOLETANO. “a 1809-1860 Michele Tenore. 1861-1866 Guglielmo Gasparrini. - 1806-1867 Gius. Ant. Pasquale, suppl. 1868-1883 Vincenzo Cesati. 1883-1893 Gius. Ant. Pasquale. 1893- Federico Delpino. XVI. Genova (1803). Angustissimo era- Porto botanico, annesso all’ università, quando fu istituito nel 1803 nell’ occasione dalla nomina a professore di botanica di Domenico Viviani; onde questi ricorreva, come a succursale, al giar- dino della villa Di Negro, del quale anzi pubblicava poc'anzi (1802) un dotto catalogo. L'orto genovese andò successivamente ampliandosi per nuovi acquisti, finché nel 1892, per la munificenza del comm. Hanbury e per le cure del professore Penzig, venne ad arricchirsi di un edificio opportuno ed elegante ad uso di seuola, laboratori e museo botanieo. x de BIBLIOGRAFIA. Schultes J. A. Grundriss einer Geschichte und Litteratur der Botanik : ete. nebst einer Geschichte der botanischen Gärten. Wien 1817. Wittmack in Serene. Berlin ne LA: P. A. SACCARDO Penzig O. Inaugurazione del nuovo istituto botanico Hanbury, 1892. Gen. 1893 con fig. (Atti del congr. bot. internaz., pag. 69). Brunner in Flora 1827, p. 385 et 1841 p. 145. Regel-in Gartenflora 1876 p. 246. V. Ricasoli, Una visita all'orto botanico di Genova (Bull. soc. toscana d'ortieoltura IV, 1879, pag. 87-94. E. Cini in Le cento città d'Italia. Milano 1879 (Genova, 2.° vol.). Indices seminum (De Notaris 1840... F. Delpino 1883.....). SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO GENOVESE. 1803-1839 Domenico Viviani (aiutato dal 1833 al 1839 dal Dr. Giacinto Sassi). | 1839-1872 Giuseppe De Notaris. : 1872-1884 Federico Delpino. 1884-1886 Francesco Baglietto, suppl. 1886- Ottone Penzig. | XVIL Urbino (1809). L'orto botanico fu piantato nel 1809, come annesso allora al liceo, da Giovanni de Brignoli de Brunnhoff, ivi prof. di botanica e agraria, nel recinto del convento di S. Francesco. Chiuso il liceo nel 1815 e ria- perta l'università urbinate, l’orto botanico divenne universitario. At- tualmente serve ad uso della eattedra di botaniea (Scuola di farma- cia) dell'università — Avv. Pompeo Natalueci segr. dell'Univ. urbinate . in lett. 17 nov. e 5 dicembre 1894. Ragazzi Ant. Cenno storico sopra . luniversità di Urbino. Urbino 1873. SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO URBINATE. 1828-1832 Andrea Mareantini. 1832-1860 Pietro Camici da Pistoia. 1860-1884 Antonio Federici. 1885 Dante Badanelli, suppl. Gio. Alberto Mamini. CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA XVIII. Perugia (1811). L'orto botanico dell'università fu istituito intorno al 1811 per l'ini- ziativa e le cure del professore Domenico Bruschi, regnando Pio VII. — Prof. A. Batelli in lett. genn. 1894 (Perugia). SERIE DEI PREFETTI DELL’ ORTO PERUGINO, 1811-1854 Domenico Bruschi. 1854-1884 Alessandro Bruschi. 1885- Andrea Batelli. Lucca (1819). L'orto botanico dell'università (ristretta poi alla Scuola di farmacia) fu istituito nel 1819, regnando Maria Luisa di Borbone e curante il | professore Paolo Volpi. — Prof. Ces. Bicchi in lett. febbr. 1894 (Lucca). Indiees seminum (Tassi 1851... 1858). SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO LUCCHESE. 1819-1833 Paolo Volpi. 1833-1850 Benedetto Puccinelli. 1850-1860 Attilio Tassi. 1860- Cesare Bicchi. XX. Camerino (1825). Al principio del secolo un semplicista montanaro recava le piante ‘necessarie per l insegnamento della botanica nell’ università. Sotto Leone X "ET fu istituito l'attuale orto Eer? intorno al 1825, e ne e fu zioni in data 20 marzo 1894 del aet R. Reali, P. A. SACCARDO SERIE DEI PREFETTI DELL' ORTO CAMERINESE. 1826-1841 Vincenzo Ottaviani. 1841-1850 Mariano Gajani. 1850-1882 Agostino Reali. 1882-1894 Ranieri Reali. 1895- Aug. Nap. Berlese. XXI. Catania (1847). L’Orto botanico universitario risale soltanto al 1847, quando per la iniziativa del professore Francesco Tornabene ne fu acquistata l'area. Però l'impianto non avvenne che più tardi e i fabbricati si iniziarono nel luglio 1858, regnanlo Ferdinando II di Borbone e sempre per le eure del prelolato professore. BIBLIOGRAFIA. Tornabene Fr. Discorso e descrizione per la solenne cerimonia nel porsi I la prima pietra alla fondazione del r. orto botanico in Catania. Cat. 1838. | . — Hortus botanieus regiae univ. studiorum Catinae. Cat. 1887. Con topogr. e prospetti. SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO CATANESE. 1847-1892 Francesco Tornaben^ -.. .1892- Pasquale Baccarini. XXIL Sassari (1888). CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA 207 B materie. Tra i precedenti insegnanti di botanica vogliono ricordarsi Gavino Pittalis (1797) e Maurizio Reviglio (1861) che diligentemente . erborizzarono in Sardegna. Attualmente si ha un giardinetto botanico entro l'università ed uno succursale fuori. — L. Nicotra in lett. 26 gen- naio 1894. SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO DI SASSARI. 1888-1892 Fausto Morini. . : 1892- Leopoldo Nicotra. APPENDICE L Orto universitario in Valletta di Malta (1675). Per le eure del D." G. Zammit professore di botanica nell' università . di Malta, sorse nel 1675 un orto botanico al forte S. Elmo, del quale | si perdette presto le tracce. Solo nel 1805, sotto gli auspiei del gover- natore inglese A. J. Ball e colle cure del prof. di botanica P. F. C. Giacinto, fu istituito un più ampio orto botanico nel suburbio detto oriano, che prospera tuttora. BIBLIOGRAFIA. SH Cleghorn M. D. Notes on the botany and agriculture of Malta and © Sicily. Edinburgh, 1870. * x Caruana-Gatto A. Dello stato presente delle nostre cognizioni sulla ve- getazione maltese. Genova, 1893 (e di lui cortesi comunicazioni epistolari, 25 febb. 1894). ves SERIE DEI PREFETTI DELL’ ORTO MALTESE. G. Zammit. i e P. F. C. Giacinto. beris Zerafa. i 1889 Gavino diis | Francesco Debono.. P. A. SACCARDO IL. Orto botanico comunale di Trieste (1828). Fu fondato dal dott. Bartolomeo Biasoletto nel 1828 e fino al 1855 era di spettanza del gremio farmaceutico di Trieste. Dopo la morte del Biasoletto (1859) l'orto venne negletto e poi soppresso. Nel 1879 per onorare la memoria del benemerito M. Tommasini il Comune lo rista- bili, intitolandolo al suo illustre cittadino. Cfr. Marchesetti Dise. comm. di M. Tommasini, pag. 18, nota 23. i 1 Cataloghi dei semi. Indiees seminum (Biasoletto 1833.... R. Tominz 1893....) SERIE DEI PREFETTI. 1828-1859 B. Biasoletto. 1860-1878 (l’orto'è abbandonato). 1879-1804 Raimondo Tominz. $ IL ORTI BOTANICI E AGRARI DELLE SCUOLE SUPERIORI. E DI AGRICOLTURA E DI SILVICOLTURA. I. Orto agrario dell' università di Padova (1766). ER fondato da Pietro Arduino per ordine della repubblica di Venezia nel 1766, mentre tre anni innanzi (febbr. 1763) era stata istituita la . cattedra di agraria, ed affidata all'Arduino stesso: primo esempio, à ` quanto pare, di una speciale cattedra di agraria e di un orto agrario — | didattico. L'orto agrario, sito lungo il corso Vittorio Emanuele, occupava un tempo oltre 5 ettari, mentre ora ne occupa soli 2.37. * BIBLIOGRAFIA. Keller A. R. orto agrario di Padova, in Cenni storiei sulla r. univer- sità di Padova. Padova, 1873. Arduino L. Catalogo primo delle piante del reale orto di agricoltura Padova. Padova, 1807. - CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA Gor, SERIE DEI PREFETTI. 1766-1805 Pietro Arduino. 1806-1829 Luigi Arduino. 1829-1854 Luigi Configliachi. 1855- Antonio Keller. IL Milano (1781). | L'orto botanico fu piantato intorno al 1781 dal professore di storia naturale Fulgenzio Vitman, come annesso del Liceo di Brera, dove egli aveva anco l'uffieio di istruire gli studenti speziali nella botanica of- ticinale. Nel 1864 l'orto passò all’ istituto tecnico sup. e nel 1871, ri- manendo pur sempre sotto la direzione amministrativa di questo isti- tuto, passò sotto la direzione scientifica del professor di botanica della scuola sup. d’agricoltura, che dell istituto suddetto è una sezione. SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO MILANESE O BRAIDENSE. 1781-1800 circa Fulgenzio Vitman. 1800 circa -1806 Pietro Pratesi. Filippo Armano. Giuseppe Acerbi. Giuseppe Balsamo Crivelli. I vari professori liceali e dell'istituto, Francesco Ardissone. | Bimoonarıa.. P. A. SACCARDO III. Orto agrario dell’ univ. di Pavia (1807). Fu fondato nel 1807 sotto la direzione del prof. Bayle-Barelle fuori Porta Lodi, nel luogo del già convento di S. Giacomo. La cattedra di agraria fu soppressa nel 1860. = BIBLIOGRAFIA. Longhena in Sangiorgio, Cenni sulle univ. di Pavia e Milano, p. 606. Bellardi. Catalogo delle piante coltivate nell’orto agrario di Pavia. (Giorn. Soc. incoragg. Milano). Corradi. Mem. e docum. delle univ. di Pavia, I, p. 415. SERIE DEI PREFETTI E PROFESSORI DI AGRARIA. 1807-1811 Gius. Bayle-Barelle. 1811-1814 Gio. Biroli. 1814-1835. Gius. Moretti. ` 1836-1850 Gius. Comolli. 1850-1860 Carlo Pasi, suppl. IV. Portici presso Napoli (1873). L'orto botanico della scuola sup. d’agricoltura fu istituito e organiz- zato dal professore N. Pedieino nel 1873, insieme all’ annesso labora- . tor sull'area del giardino reale, che vi era stato piantato nel 1819 EH Enc. of Dodd p. 40). v BIBLIOGRAFIA. Pedicino N. Orto e lallorabbito botanico in Portici. Nap. 1876 IS . nuario della r. seuola sup. d’agricoltura). eg Indices seminum (Pedieino 1874 ... Comes 1894 ...... SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO DI PORTICI. 1873-1877 Nicola Pedicino. A 1878- Orazio Comes. V. Orto bot. sperimentale della r. scuola forestale i di Vallombrosa (Firenze) (1890). 7 E Quest'orto cominciò ad essere meglio fornito di piante e si principio à pubbliearne i cataloghi dei semi nel 1892, per cura del prefetto R. F. Solla ivi attuale insegnante di botanica. Ne fu primo professore F. Del- pino (1870), a cui succedette A. Borzi (1872) e dopo questi, nel 1886, il Solla. Indices seminum (Solla 1892..... 1894). 8 II. ORTI BOTANICI DEI LICEI. Creato da Napoleone il regno italico, fu decretata intorno al 1808 la fondazione di numerosi orti botanici, i quali dovevano praticamente aiu- tare l’insegnamento della botanica e agraria; cattedra che allora era stata novellamente introdotta nei licei, proponente l'illustre Pietro Mo- scati. direttore della pubblica istruzione. In breve sfasciato il regno, | riformati gli studi, anche cotesti orti un pò per volta vennero soppressi . 9 trasformati, meno poche eccezioni. I. Mantova (1780) Fino dal 1570 il celebre Marcello Donato coltivava in Madtova un ` orto dei semplici. ad uso dei mediei e dei farmacisti, come si ha da un suo testamento sotto Dä apr. 1599; ma di esso scomparve presto ogni traccia. Con decreto imper. 4 ott. 1780 fu istituito l'orto botanico man- ` rano, che più tardi divenne orto liceale e sussiste tuttora. : ae delle piante. + P. A. SACCARDO — Scenographia horti botanici mantuani. Mantuae, 1795. — Catalogus plantarum horti mant. Mant., 1785. Configliachi L. Calalogus plantarum i. r. horti mantuani. Mant. 1816. SERIE DEI PRIMI PREFETTI DELL'ORTO MANTOVANO. 1780- ? Sebastiano Helbling. -1788 Angelo Gualandris. 1790-1797 Domenico Nocca. 1816-1819 Luigi Configliachi. II. Verona (1798). Il governo verones» donò nel 1798 un giardino, che serviva ad uso del capitano della città, all'accademia di agricoltura, perchè se ne gio- vasse negli studî ed esperienze agrarie. Nel 1810 il giardino fu annesso al nuovo liceo-convitto per uso della cattedra di botanica e agraria, di eui era insegnante il celebre Ciro Pollini (1807-1814). — Il giardino M sussiste tuttavia a riereazione del pubblico, non a vero scopo didattico. Cataloghi delle piante. Pollini C. cationi plantarum horti botanici veronensis ad annum. ... . 1812. Veronae 1812. DE Catalogo delle piante dell'orto botanico veroneso per l’anno 1814. Ver. 1814. en . Horti et provinciae veronensis plantae novae v. minus cognitae Veron. 1816. ar HI. Brescia (1808). rar locale fu Mixto nel 1808 da G. B. Brocchi, allora pida sore di botaniea e agraria; a eui suecesse Claro Giuseppe Malacarne Non esiste ora più, almeno come orto pubblico. CONTRIBUZIONI ALLA STORÍA DELLA BOTANICA IT Cataloghi delle piante. (Brocchi G. B.) Catalogo delle piante che si dispensano alla scuola di botanica nel liceo del dip. del Mella. Brescia 1808. (Malacarne C. G.) Catal. del giardino del liceo del dip. del Mella. Bre- scia 1810. IV. Venezia (1810). Nel 1810 (28 maggio) fu istituito nei pressi di S. Giobbe l'orto bo- tanieo lieeale, essendone insegnante il prof. Fr. Du-Pré, ma fu solo si- stemato nel 1815 colla nomina a giardiniere di Giuseppe Ruchinger. aiu- tato più tardi dal figlio Giuseppe Maria, che gli succedette alla morte (1847). Nel 1817 la speciale cattedra di botanica e agraria fu soppressa dal governo austriaco, l’orto però fu conservato a scopo d’istruzione fino al 1866, quando fu acquistato da G. M. Ruchinger ed adibito ad uso commerciale. Più di recente (1887) fu soppresso del tutto in causa dei fabbricati che vi furono edificati sopra (il silurificio). Bibliografia e cataloghi delle piante. nezia e catalogo delle piante in esso coltivate, Ven. 1847. : Pitoni Notizen über Venedig und Triest. Wien. 1854 (Oesterr. bot. i Wochenbl.). V. Udine (1810). L'orto fu piantato da Giovanni Mazzucato, professore liceale di bo- 5 taniea e agraria, che mori prematuramente (1814). VI. Treviso (1810). P. A. SACCARDO Cataloghi delle piante. Giani N. Catalogo dei vegetabili che attualmente esistono nell'orto bo- ` tanico e agrario del r. liceo di Treviso. Treviso 1817. VII. Vicenza (1810). Nel 1805 e 1806 (sec. il Deleuze l. ec. p. 202) il Baldini (Luigi) di- rigeva un giardino (botanico?). Nel 1810 si istituiva l'orto botanieo li- ceale per cura di Antonio Savi, professore di botanica e agraria, del quale orto non rimane più traccia. | VIII. Bergamo (1810). Giovanni Maironi Da-Ponte professore di storia naturale, istituì l'orto botanieo liceale, che ancora sussisteva nel 1817, diretto da I. Facheris. Cataloghi delle piante. Facheris I. Hortus bergomensis sive enumeratio plantarum quae in Lycei bergom. horto excoluntur. Bergom. 1817. IX. Como (1810). L'orto liceale vi fu fondato da Ciompno Comolli, professore di storia n: ma fu sepe fino dal 1817. X. Cremona (1810). L'orto Meel vi fu fondato da certo professore Sonisi, ma intorno al 1817 fu, come gli altri, soppresso (Cfr, de Brignoli, Horti bot. mut. hi stor. p. 7). z XL Reggio @ Emilia (1810). L'orto liceale fu piantato dal professore Claudio Dalla Pose Voie? pes di botanica e agrario ora | incierto: ; CONTRIBUZIONI ÀLLA STORIA DELLA BOTANICA Cataloghi delle piante. Fossa Claud. Catalogus plantarum horti botanici regiensis, Regii, 1811. XII. Faenza (1810). L'orto botanico agrario del liceo fu piantato o forse appena abbozzato dal professore Filippo Gallizioli, ma tosto dopo soppresso; certamente nel 1812 il Gallizioli stesso lamentavasi di esserne privo. Cfr. Gall. Elem. botanico-agr. IV, p. 358. | | XIII. Macerata (1810). Paolo Spadoni, professore di storia naturale nella allora esistente fa- . coltà medica dell’ università, fondò intorno il 1810 in Macerata l' orto liceale, ora soppresso. | XIV. Novara (1810). . L'orto liceale fu decretato il 1.° maggio 1808 ed era piantato nel 1810 sotto la direzione del valente professore Giovanni Biroli, allora ivi in- 5 segnante botanica e agricoltura. Cataloghi. Biroli J. Catalogus plantarum horti botaniei novariensis. Novariae, 1810. - XV. Fermo (1812). 25 orto liceale fu piantato nel 1812 da Orazio Valeriani, jeotosso di S 0 mica e NOH ma, come gli altri fu agros sso intorno al 1817 Yos LL dette piante x P. A. SACCARDO 8 IV. ORTI BOTANICI PRIVATI. L'Italia ebbe fino dall’antichità ed in grande numero degli appassio- S nati cultori di piante e di giardini a scopo di lodevole e istruttiva ri- creazione e talora anche a scopo e intendimenti ancor più lodevoli di progresso agricolo. Basti consultare le notizie storiche che sugli orti de’ veneziani ci lasciarono il Marsili, il Bonato e il De Visiani, su quelli del milanese l’ Armano, sui toscani Gio. Targioni-Tozzetti, sui siciliani il Tornabene éd in genere sugli italiani antichi e moderni C. A. Meyer, il Deleuze, il Tenore. il Brunner, il Regel, il Wittmack, il Ricasoli, il Penzig ece., per formarsene un’idea. Qui però io intendo enumerare solo quegli orti che furono ordinati o diretti da botanici o botanofili ed ebbero dei cataloghi ed illustrazioni a stampa; né ho fiducia dav- vero di non commettere delle omissioni; il mio lavoro non pretende di essere nulla più d’un saggio o di un prodromo. Sarebbe difficile per molti di cotesti orti rintracciare le origini storiche e le date di fonda- zione. Perciò, quan'o mi mancarono sicure notizie, tenni per data quella del loro primo catalogo o illustrazione stampata. I. Card. Odoardo Farnese, a levante del M. Palatino in Roma (1625). . . = * a Giardino celebre per le nuove e rare piante e sopratutto perché in . esso, Der la prima volta in Europa, si coltivò l’Acacia Farnesiana. BIBLIOGRAFIA. Auen Tobiae, Exactissima descriptio plantarum horti Farnesiani. Ro- | mae, 1625, 28 tab. (E provato che non l’Aldini ma il Castelli : fu. di E opera o esclusivo autore, o almeno il precipuo colla- boratore). Sandrart, Giardini di Roma oder rômische Gürten. Nürnberg, 1692 in-folio. ` IL. Michele Nuti, farmacista in Venezia (1678). Possedeva un piccolo orto farmacentico, che in quest'anno. conta m il notevole numero di 1035 specie, come risulta dal catalogo sotto h CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA © BIBLIOGRAFIA. Fasciculus sive elenchus herbarum summo studio ac delectatione eultus a M. Nutio pharmacopola veneto, dicatus el. et excell. viro doct. Florio Bernardo artis protophysico celeberrimo. Venet., 1678. III. Giovanni Boehm in Venezia (1689). Questo piccolo orto ci è noto soltanto pel seguente catalogo. BIBLIOGRAFIA. Catalogus rariorum plantarum hortuli Johannis Boehm. Venetis 1689. IV. Francesco Del Bosco principe della Cattolica, in Misilmeri presso Palermo (intorno 1690). L'orto fu fondato intorno al 1690 sotto la direzione di Francesco Gu- . pani, che nel 1696 e 1697 ne pubblicò una diligente illustrazione e ca- m BIBLIOGRAFIA. — Tornabene. Quadro storico bot. Sicil. p. 17. |. Cupani F. Hortus catholicus. Neap. 1696. eum Suppl I — Suppl. Ir. Panormi 1697. SERIE DEI PREFETTI. Fr. Cupani — Pietro Citraro — Francesco Scaglione — Emmanuele Di Benedetto. V. Nobiluomo Gio. Fr. Morosini in Padova (1713). Fu fondato a S. Misano in Padova sul principio del see. XVII e ` diretto dal valente Tita divenne ricco e importante sino alla morte del Peas roprietario (1739) quando venne distrutto e più tardi cse col par y lazzo e ridotto ad altro uso dal conte Vine. Hare | P. A. SACCARDO VI. Nobiluomo Gherardo Sagredo in Marocco pr. Venezia (1726). Questo giardino, iniziato dal N. U. Sagredo, fu notevolmente arric- . chito e abbellito dalla superstite consorte C^cilia Grimani-Calergi. BIBLIOGRAFIA. Clarici P. B. Iconographia horti Gerardi Sagredo- Ze 1726 (in Cla- rici, Istoria e coltura etc.). VII. Abate Filippo Farsetti e cugino Antonio Francesco Farsetti CS in S. Maria di Sala (Venezia) (intorno 1770). L'abate Farsetti colto, dotto e riechissimo patrizio veneziano, fu il fondatore dello splendidissimo orto e villa di Sala; che gli costarono oltre un milione di ducati (oltre 3 milioni di lire nostre); il cugino Antonio Francesco, erede dell'abate, continuo per un certo tempo a dedicare molta cura al giardino, coadiuvato anche dai botanici Dott. Leonardo „Sesler e Francesco Patarol, figlio del ch. Lorenzo; ma poi lo trascurò ‘completamente e in fine (1808) la villa passò ad altre mani e fu demolita. BIBLIOGRAFIA. Cantù. Grande illustr. del regno lombardo-veneto, II p. 189 e 375. | Turra. Farsetia novum genus Venet. 1765 (in praefatione). — Marsili. Dei veneti patrizi dotti etc., p. 21. | (Sesler?). Elenco botanico del didus di Sala (Venezia) 1796 4°, p. 74. (Sesler o Patarol?). Series plantarum quae studio et expensis A. F. | Farsetti satae, modo coluntur etc. Patavii 1798 8°, p. 39. E | Catalogo delle piante che esistono nel giardino del N. H. (Nobil Huomo) A. F. Farsetti nella villa di Sala (MS. 4°, nella bibl. del- ` l' orto padovano). | VIIL Villa e pareo reale di Caserta (1782). Il giardino di cotesta villa suntuosa fu piantato da Giovanni Andrea | par intorno il 1782 per ordine della regina Maria Carolina d Au- CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA BIBLIOGRAFIA. Graefer J. Synopsis plantarum regii viridarii casertani. Neapoli 1803 Brunner in Flora 1825 p. 729 e 1842 p. 155. Terracciano N. Cenno intorno al giardino botanico della r. casa di Ca- serta. Caserta 1876 4° pice. p. 32 con I tav. (Trad. in tedesco di C. Bolla in Monatschr. des Vereins zur Befórd. des Gartenbaues Berlin, Apr. 1878 — Ed in lett. apr. 1894 (da Caserta). — Karrüber Alf. Caserta. Berl. 1879 (In Der deutsche Garten). Li SERIE DEI PREFETTI DELL'ORTO CASERTANO. _ 1782-1837 G. A. Graefer. .. 1837-1841 Giorgio e Giovanni Graefer, figli. 1841-1859 Si Gussone. _ 1859-1861 Gio. Ascione. Se Terracciano. IX. March. Niecolò Paneiatichi, Villa la Loggia, pr. Firenze (1788). | Piccioli Jos. Hortus Panciaticus. Flor. 1783, 1 tab. X. Conte Gerolamo Secco-Suardi in Lurano pr. Bergamo (1796). BIBLIOGRAFIA. : Hortus Luranensis Hier. Sicci-Suardi. Bergom. 1796, 4? pag. 44 joerg alfabetico). XL Co. Antonio Maria Thiene in Vicenza die Questo orto al cui insisté: EN aveva contribuito (si u m dott. Luigi Baldini, era ricco sul principio del. secolo di ben 1264 E I ge come risulta dal seguente guapo. = P. A. SACCARDO : KH BIBLIOGRAFIA. (Thiene) Series plantarum in horto botanico comitis L. M. Thienaei. Vicet. 1802. XII. G. Carlo Di Negro in Genova (1802). Il Di Negro acquistò il giardino da Ippol. Durazzo e lo arricchì, afli- dandolo allo studio del professore Dom. Viviani, che ne stese un accu- rato catalogo e che ne ritraeva assai utile materiale per le sue lezioni di botanica all’università. BIBLIOGRAFIA. (Viviani. D.) Elenchus plantarum horti botanici J. Car. Di Negro, ob- servationibus quoad novas v. rariores species passim interjectis. Genuae, 1802, 1 tab. XII. Duca Francesco Caetani in Roma (1803). BIBLIOGRAFIA. Valente Ant. Recensio plantarum villa atque horto praesertim botanico ` F. Caetani ducis comprehensarum. Romae 1803 (effig. due. Caetani). XIV. Ippolito Durazzo in Genova (1804). Coduto il suo primo giardino al Di Negro, il Durazzo ne fondò e ot. dino ` uno di nuovo nei sobborghi di Genova, nel Zunge detto lo Zerbino. BIBLIOGRAFIA. Durazzo I. Il giardino botanico dello Zerbino. Genova 1804. -. Catalogus plantarum quae in horto Duratio asservantur (MS. del prineipio del sec. XIX presso la biblioteca dell'orto padovano). XV Casa Feroni in Firenze (1804) . Questo giardino era diretto dall'abate Eugenio Vivoli, ehe era pure bibliotecario della casa Forti in Firenze. BIBLIOGRAFIA. Catalogo del giardino Feroni in Firenze. Fir. 1804. XVI. Contessa Lelia Durazzo-Grimaldi a Pegli (1805). L'orto Grimaldi, sorto al principio del secolo, sussiste tuttora. ^ BIBLIOGRAFIA. Catalogue des plantes cultivées dans le jardin de Mad. Durazzo-Gri- maldi à Pegli. Gênes 1805, 1807 (?) et 1812. XVI. Principe di Bisignano alla Barra (Napoli) (1805). BIBLIOGRAFIA. [ sullo stato etc., p. 40. — Catalogo delle piante che si coltivano nel Rate giardino della villa del signor principe di Bisignano alla Barra. Nap. 1805. M — Catalogo delle piante del giardino botanico del signor principe di Bisignano. Napoli 1809. XVI Antonio reine in Novara i o poco prima del 1807. A « Hortus Cattaneus » Murala e ricco Mol ra di sinonimi dimostra la non iscarsa perizia Licenza del reien, | neo) Hortus Cattanons. Novar. 1807. a delle em x interessanti. el g VS P. A, SACCARDO XIX. Marchese de Spigno (de Spin) in S. Sebastiano presso Torino (1809). Il colto e appassionato botanico istituì quest'orto sul principio del se- E à ro a AEDEM colo; lo illustrò nei cataloghi sottonotati, dando eziandio decrizione e figura delle nuove specie che coltivava. BIBLIOGRAFIA. Tenore. Saggio sullo stato ete., p. 9. (de Spigno). Le jardin de St. Sebastien avec notes sur quelques plantes nouvelles ete. Turin 1809, supplements 1812, 1818, 1823. Avec planches. pi Td E wl Et Re vt A ee XX. De Freylin, a Buttigliera (Piemonte) (1812). Lo zelante cultore di botanica sig. Freylin fondo questo giardino sul principio del secolo XIX, ma venuto a morte, fu ceduto all’antico giar- ` diniere sig. Pagella, che lo coltivò poi a scopo commerciale. e BIBLIOGRAFIA. De Freylin. Catalogue des plantes cultivées dans le jardin de Butti- | 3 gliera. Turin 1810 — Suppl. Ibidem 1812 (par M. Pagella). Tenore. Saggio ete., p. 9. XXI. Villa reale di Monza (1813). pur ftus edificati nel 1777. Il giardino esisteva già nel 1813 sotto la direzione di un certo Villoresi, ma fu meglio sistemato e ar richito intorno al 1825 dal suo direttore Gio. B. Rossi, a cui seguì Gius. Manetti. ci D D BIBLIOGRAFIA. : Villoresi Catalogus plantarum in hortis regiae villae prop Ka : tiam. en. 1813 « et. ans CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA _ Rossi Joann. B. Catalogus platerum horti regii Modoetiensis. Mediolani 1826, cum tab. Manetti Jos. Catalogus plantarum e. r. horti regii prope Modiciam. Mediol. 1842. Suppl. I-III. Tenore, Saggio sullo stato ete., p. 13. Wittmack, Die Gärten Oberitaliens. Berl. 1883. Indices seminum : (G. B. Rossi 1829... G. Manetti 1857). PREFETTI DEL REALE GIARDINO DI MONZA. 1812 e — 1825 e Villoresi .1825 —.1843 . B. Rossi 1844 — 1857 Gius. Manetti. XXIL Cav. Antonio Cittadella in Saonara di Padova (1813). = La villae il grandioso giardino, cominciati nel 1813 dal cav Antonio Vigodarzere, vennero proseguiti dall’illustre co. sen. Andrea Cittadella- igodarzere, nipote e figlio adottivo del predetto. I viventi figli di An- drea proseguono ad abbellire la villa. | BIBLIOGRAFIA. Borgato Gio. Catalogus omnium vegetabilium quae in viridario Sapo- nariensi excoluntur. Patavii 1868. XXIII. Barone Antonio Pisani-Cianeio in Catania (1816) BrtioGnaria. Catalogo dellorto botanico coltivato dal bar. Pu Pisani-Ciancio. Ca- | ‘P. A. SACCARDO apparteneva allora ai visconti Borromeo, dai quali per eredità passò duchi Litta e nel 1816 erano proprietario illuminato il duca Antonio. BIBLIOGRAFIA. Tenore. Saggio sullo stato ete., p. 14. Tagliabue Gius. Storia e descrizione della Littaea geminiflora. lano, 1816. SET (Tagliabue Linneo). La villa Lainate. Mil. 1840, 11 tav. rappresentanti * vedute della villa. XXV. R. orto botanico di Boccadifaleo (Palermo) (1817). Fu fondato da re Francesce I di Borbone coll'opera di Gio. Gussone | che ne fu il primo direttore, a cui successe Guglielmo Gasparrini. BIBLIOGRAFIA. -~ Tenore, Saggio sullo stato, ete., p. 47. i Tornabene, Quadro della botanica Sicil., p. 39. | Gussone Joh. Catalogus plantarum quae asservantur in horto regio Ser. Francisci Borbonii ete. in Boccadifalco prop» Panormum. Neap. 1821. — Index seminum etc., annis 1825-1826-1828. | Gasparrini G. Catalogus plantarum in horto regio in Boccalifalco.... 1830. aas Piante coltivate nel r. orto di Boceadifaleo S. l. et a. . — Intorno l'origine del villaggio di S. Ferdinando. S. l. et a. xvi XXVI. Alberto Parolini in Bassano (1822). "gc in Bano intorno al 1822 dal nob. eav. Alberto parolia is tuttora fiorente sotto le cure della figlia nob. Antonietta Parolini-A go- stinelli. E notevole pel pineto, owe vige rigogliosa la Pinus Paroliniana Vis. e contava talora 2000-2500 specie di piante. Tala IA. .. Parolini A. Index seminum horti Paroliniani. Bassani 1834-18 ‘Chiminelli d Delle ner e dei fiori etc. Bassano 1872, p- SCH | CONTRIBUZIONI ALLA S1 XXVII. Luigi Colla a Rivoli presso Torino (1824) Il cospicuo giardino fu fondato intorno al 1820 e con ogni cura ar- riechito delle più rare piante dal valente botanico e avvocato Luigi Colla. BIBLIOGRAFIA. Tenore. Saggio sullo stato ete., p. 7. Colla. Hortus Ripulensis. Taur. 1824. App. I-IV, 1825-29. XXVIII. Giardino di Colorno presso Parma (1825). Apparteneva alla villa reale di Parma, ed ai tempi di Maria Luisa era diretto da C. Barvitius. BIBLIOGRAFIA. "its C. Catalogo delle piante del giardino di Colorno. Parma 1825. Tenore. Saggio sullo stato ete., p. 20. snai , md fra vada P- NE P. A. SACCARDO BIBLIOGRAFIA. Tenore. Saggio sullo stato ecc., p. 40. . Dehnhardt. Catalogus plantarum horti Camaldulensis. Neap. 1829. — Sup- plementum. Neap. 1831. XXXI. Marchesa di Priero in Villar-Perosa (Pinerolo) (1832). BIBLIOGRAFIA. Catalogo del giardino della marchesa di Priero al Villar-Perosa. To- rino 1832, 8.° XXXII. Antonio Venturi presso Brescia (1835). BIBLIOGRAFIA. Plantae in horto Antonii Venturi prope Brixiam collectae cum aliis beer ae Brixiae, Bettoni, 1835. XXXIII. March. I. A. Pallavicini a Pegli (Genova) (1840). . . L'amena villa fu piantata il 3 maggio 1840 dal march. Ignazio Ales- sandro Pallavicini con grande dispendio. È ora curata dal sig. Traver capo-giardiniere ed è visitata con istraordinaria frequenza dai forastie ; BIBLIOGRAFIA. — Wittmack, Die Gärten Oberital. p. 27. XXXIV. Angelo Giacomelli in Treviso (1842). | (Presso il Portello di Treviso, ora Barriera Garibaldi). | Il ricco giardino era coltivato con ogni eura dal valente botanofil d Giacomelli, CS teneva allora una fra le più complete collezioni di Ca BIBLIOGRAFIA. Giacomelli A. Catalogo delle Cactee ege da lui in Treviso. viso 1812. CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA XXXV. Matteo Bonafous a S. Giovanni di Moriena (Savoja) (1842). Il eav. dott. M. Bonafous di Torino istitui nel 1842, col concorso del dott. Mottard, un importante orto sperimentale agrario a S. Giovanni di Moriena e quest'ultimo ne pubblieava annuale relazione. BiBLIOGRAFIA. Jardin expérimental de St. Jean de Maurienne établi par M. Bona- fous et dirigé par M. le doet. Mottard. Turin 1842-1844. XXXVI. Cosimo Ridolfi a Bibbiani presso Firenze (1843). BIBLIOGRAFIA. _ Ridolfi C. Catalogo delle piante coltivate a Bibbiani e cenni su qual- cuna delle medesime. Fir. 1843. . XXXVII. Alessandro Papafava in Frassinelle (Padova) (1850 circa). Il giardino fu notevolmente arricchito per cura del co. Alessandro Papafava dopo il 1850, coadiuvato dal proprio agente sig. Carraro. Il figlio, co. Alberto Papafava, persevera a mantenerlo accuratamente. BIBLIOGRAFIA. (P. Carraro). Elenco delle piante che si coltivano nella villa Papafava in Frassinelle. Padova 1859. XXXVIII. Prine. Anatolio di Demidoff a S. Donato presso Firenze (1854). e L'edificio della villa fu fabbricato nel 1828. L'illustre G. Planchon ne illustró a ptn riprese le ricche collezioni. sù P. A. SACCARDO XXXIX. Conte d'Aquila in Sorrento (1856). Ne fece l'enumerazione delle piante il celebre prof. Gasparrini. BIBLIOGRAFIA. Gasparrini G. Catalogo delle piante che si coltivano nella villa del conte d’Aquila in Sorrento, Napoli 1856. XL. R. Società toscana di orticoltura in Firenze (1858). Questa importante e benemerita Società fu istituita nel 1852 e sei anni dopo (1858) acquistò un vasto tenimento sulle prime pendici del Pellegrino, vareato appena il Mugnone, lungo la via principale Bolognese. BIBLIOGRAFIA. Bullettino della R. Società toscana di orticoltura. Firenze 1876-95 e seg. — Vedi vol. I (1876) p. 1 e 260, vol. V (1880) p. 115 eec. XLI. Comm. Tomaso Hanbury alla Mortola (Ventimiglia) (1861). ` Il giardino fu iniziato nel 1861 dai fratelli Daniele (m. 24 marzo. 1875) e Tomaso Hanbury, che in pochi anni lo ridussero uno dei più ` . ammirandi per bellezza. ricchezza ed alto pregio scientifico. BIBLIOGRAFIA. Pensa Il giardino del palazzo Orengo alla Mortola. Fir. 1883 LE i Soc. tosc. ortieult.). — Dar Garten des Palazzo Orengo (T. Hanbury) in Mortola. Halle 1883 (Die. Natur. n° 24 è 25). Cronemeyer G. Systematic and alphabet. Catalogue of plants growing in the open air in the garden of T. Hanbury alla. Mor furt 1892, 2 fase. : Indices seminum (List of seeds) 1891-1892-1894 nbi Dinter, e tore; Guido Salvai capogiardiniere). XLII. Bar. Vieenzo Ricasoli a Monte Argentario presso Orbetello (1868). Questo intelligente e appassionatissimo orticultore con ogni cura e dispendio promosse l’acclimatazione delle piante esotiche in Italia, pro- fittando dell’eccellente posizione del M. Argentario. BIBLIOGRAFIA. Ricasoli V. Otto anni d’esperimento al M. Argentario. Firenze 1876. — Dellutilità dei giardini di acclimazione. Firenze 1888. — Suppl. Firenze 1890. O. Penzig Il giardino Ricasoli alla Casa Bianca sul Monte Argentario. Firenze 1885. (Bull. Soc. tose. ort.). XLII. Princ. Dora d’Istria (Princ. Elena Ghika in Koltzoff-Massalsky) in Firenze (1871). * Fino dal 1871 l illustre principessa (1829-1888) comperò dal municipio di Firenze dei terreni incolti situati fuori di Porta S. Gallo, in via Leo- nardo da Vinci e dopo d'aver fatto costruire dei canali d’irrigazione vi fece piantare il giardino e quindi il rinomato arboreto. BIBLIOGRAFIA. | Bargellini Demetr. Arboretum Istrianum. Firenze 1882-1887 (Bull. Soc. tose. orticult.). LIV Bar. Bettino Ricasoli presso il Pellegrino, Firenze (1874). Ualalogo delle collezioni di piante í coltivate nel giardino del bar. B. Ri- casoli presso il ao sel Firenze 1874. " P. A. SACCARDO B. | FLORISTI D'ITALIA Indice degli autori disposti secondo le regioni da essi esplorate (!) Avvertenze. Oltre alle regioni del regno d’Italia sono comprese, in appendice, anche le altre regioni geograficamente italiane, ma ora politicamente separate, éch nonchè gli altri territori geograficamente stranieri all’ Italia, ma da à lungo abitati ed esplorati da notevole numero d'italiani. d Per floristi intendiamo non solo quei botanici ehe pubblicarono illu- - strazioni della nostra flora, ma anche quelli che soltanto vi collabora- rono col raccogliere intelligentemente copiosa messe di piante nostrali, = utilizzate poi, per lo più, dai floristi descrittori. | Fra gli esploratori della patria flora figura un forte contingente di botanici stranieri, che non solo studiarono la flora delle nostre regioni finitime ai loro paesi, ma quella di ben molti luoghi dell'interno d'Italia. Sopra 1721 botanici o botanofili italiani (in genere) e stranieri benemeriti della flora nostra, che tale è il numero complessivo finora a me noto ben 287 sono fra questi ultimi, e 1434 italiani, dei quali però solo circa. . 840 si occuparono di floristica, mentre gli altri si dedicarono ad altre ricerche nel vasto campo della fitologia. : Se vogliamo aver riguardo al numero dei floristi di ciascuna T nfrontiamo coll'area esplorata, ci risulta il seguente prospetto, che qualche modo ci rappresenta la densità relativa dei floristi su ogni a D Poa mind che le cifre hanno un valore molto relativo pat AE (!) Gli autori sono india à qui pel solo cognome. Le notizie su di essi e sui _ loro scritti si trovano nel Repertorio biografico e bibliografico dei botanici : liani, aggiuntivi gli stranieri che trattarono della flora italiana, che uscirà, spero, fra breve. Ad esso è collegato il presente Indice. | CONTRIBUZIONI RER STORIA DELLA EEN lo RR è presumibile che siano occorse parecchie omissioni, 2.° nità i limiti delle regioni esplorate non coincidono sempre con quelli delle regioni ammesse; quindi un'esattezza scrupolosa non era attendibile. Ecco il prospetto: REGIONI DEL REGNO : Num Area Numero REGIONE in migliai degli degli esplorat. di chilom. aud. esploratori Ma ei. d 78 q. E zum (e en ee eere 5,5 o3 9,6 2. Veneto X tus E UE 24,0 142 5,8 Së: 3. Piemonte See De EA 29,5 120 4.1 n 4. Laz ERE TS 12,2 6 3,8 5. Weeer lk EE SE 24,0 77 3,2 PU S lusu vu 25,7 63 2,6 D ONE o. rue 24,2 2 2,4 8. Emilia . ‘ R 39 1,9 9. Marche . 9,3 17 1,7 . Sardegna 24,0 39 1,6 1. Napolitano (?) 62,3 7 1,0 pl Umbria o . 5... - » 6 0,6 13. Abruzzi e Molise (5) . . . 17,0 9 0,5 APPENDICE tl, M c Sr 0,37 22 59 - 2. Trentino ger Ted 1,3 44 a 3. Litorale e Fiume . . . . 79 46 5,8 4. Ca M et 13 4,6 5. Cors TI CHE 8,7 39 4,5 6. Corfà - m - Cefalonia e). SC 19 6 3,6 T. ren à S ARE 12,8 E 28 2e DR uocem us e ER 20 TO Come è ovvio vedere, questa regione comprende la Campania, le Puglie, la ` Basilicata e le Calabrie. . (5) Questa regione è compresa quasi sempre nelle flore napolitane ; ‘caso assai più elevato risulterebbe il numero de suoi esploratori. e Caleolati i soli floristi italiani. ; nel quale `~ P. A. SACCARDO e Italia. I. PreMoNnTE (e regioni finitime delle Alpi marittime e della Savoja) (t). Amann - Ardoino - Armitage - Ave-Lallement - Baglietto - Bagnis - Balbis - Baroni - Bellardi - Belli - Berrino - Bertero - Bertola — Beyer - Biroli - Bochiardo - Boisone - Bonjean - Bottini - Bottione - Bouvier - Boyeron - Briquet - Brugnone - Buniva - Burnat - Caccia - Camisola -Capelli - Carestia - Carrel - Caso - Cauvin - Chiovenda - Chiuso - Colla — Cumino - Czenpinski - Davies - De Borch - De Candolle A. P. = Degli Alessandri - Defilippi - Delponte - Dewies — Dufresne - Errera L. - Favre - Fayod - Ferrari E. - Freylin - Gandoger - Garbiglietti - Ges- ner C. e G. - Gérard - Giavelli — Gibelli - Gibello — Giudice - Giusta - Gras - Grenier — Godron - Guettard — Haller - Hanry - Hué - Hu- guenin n Ingegnatti — Koestlin — Latourette - Lavy - Lisa - Lobel - Macchiati - Malacarne - Malinverni - Marchal - Mattioli - Mattirolo — Maw - Moggridge - Molineri I. P. - Moris - Murray - Palazzi - Payot - Peyroleri — Piottaz - Ponsero - Prim - Re G. - Reichenbach G. - Rauwolf - Reuter - Reviglio - Richeri - Roberto - Rossi S. - Rostan - | Sareto - Saussure - Scheuchzer - Stein - Stire - Storr - Suffren - Terz raneo — Tillier - Ungern-Sternberg - Valerio - Vallino - Vaupell - . Viale - Vinassa - Vitman - Viviani - Voglino - Welden - Zumaglini. II. Liguria (e Nizza). — Veggasi anche Piemonte. | Ardissone - Ardoino - Badarò - Baglietto - Barla- Basteri - Berti = - Bescherelle - Bicknell - Bourgeau - Brunner - Burnat - Casaretto iin Canut - Chiappori - De Candolle A. P. - De Notaris - Dufour - Du- ; rando — Errera - Fleischer - Gennari - Geny - Gentile - Gherardi - dud Giudice - Griolet - Hüttner - Jussieu - Kunze - Laire - Marcilly | Moggridge - Montolivo - Olivier du Noday - Panizzi - Penzig - Perez (f) Debbo buona parte dei nomi dei floristi piemontesi e loro notizie al tesia del chiar. amico prof. O. Mattirolo, che ha già raccolti molti nine una storia della botanica in Piemonte. CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA - Piecone - Reuter - Ricex - Risso - Sarato — Sassi - Savignone - Shuttleworth - -Stire - Strafforello - Traverso - Turio - Vinassa - Viviani - Vaupell - Verani. III. LOMBARDIA, Anzi - Artaria - Balbis - Ball - Balsamo-Crivelli - Barbieri - Baroni - Bassi - Bergamaschi - Bonardi - Bozzi - Castiglione S. - Cattaneo ~ Cavara - Cesati - Christ - Cornaz - Corti - D’ Arco ~ De Notaris - Ferrari P. - Galetti - Garovaglio - Gaudin - Gesner C. e G. - Haller - Hausmann - Lanfossi - Lobel - Longa - Maironi - Maly - Masé - Massara - Mayer ~ Montemartini - Nocca - Paglia — Parona - Pati- rani - Penzig — Pero - Perpenti - Pilati - Rainer - Rodegher - Ron- chetti - Rota - Saccardo ~ Sacco — Salis-Marschling ~ Seannagatta — Scheuchzer - Scopoli — Scotti ~ Sternberg - Venanzi - Venturi A. - Vitali — Vittadini - Zantedeschi. IV. VENETO. Ager - Agosti - Andrejewsky - Arduino P. e L. - Arnold - Avé- ` Lallemant ~ Baldini - Ball - Bauhin G. e G. - Beggiato — Bérenger — Berini ~ Berlese - Bizzozero - Bolzon - Bordoni - Bottari ~ Bracht 79m Brignoli - Brocchi - Brumati - Caldonazzo ~ Calzolari - Camus - Casale G. B. - Cernazai - Chiamenti ~ Chiavena - Chiereghin - Co- melli - Contarini - Cuboni - Da Campo - Dal Fabbro - De Bonis — — Della Valle - Del Torre - De Toni E. e G. B. - De Visiani - De Zigno ` - Doebner - Donati A. e V. - . Dondi-Orologio - Fabris - Fontana - Fracchia — Fuchs - Ganterer — Gesner G.- Giacomelli - Goiran - mei. x golato - Hauck - Hausmann - Heufler - Hillardt - Hinterhuber sud EL Host. - Huter - Kerner = Kne her - Kütz K ; P. A. SACCARDO - Moricand — Naccari - Nardo - Olivi - Paoletti - Paterno - Perini A. e C. - Petiver - Pichler - Pimbiolo - Pirona - Pollini - Pona G. e F. - Pontedera - Rainer - Rauwolf - Rocchetti - Romano - Ruchinger - Saccardo P. A. e F. - Sandi - Sartorelli - Scarella - Schrank - Schunck D - Scopoli - Seguier - Soravia - Spada - Spegazzini - Sprengel - Spranzi - Sternberg - Stur - Suffren - Terracciano A. - Tita - Tonini - Tre- .visan - Treviranus - Turra - Vandelli - Venzo - Vido - Voglino - Willdenow - Wulfen - Zanardini - Zannichelli G. G. e G. J. - Zan- giacomi — Zuccarini. V. EMILIA. Avetta — Bassi - Battarra - Bergamaschi — Bertoloni A. e G. - Bianchi - Bonaveri - Bonizzi - Bracciforti - Bubani - Caldesi - Camus - Cocconi - Coronedi-Berti -— Del Testa - De Toni G. B. = Farneti - Felisi - Ferrari E. - Fiori A. ed Adr.- Gabelli - Gibelli - Ginanni - Macchiati - Mach - Mattei - Mentzel - Monti Gaet. e Gius. - Mori - Morini - Passerini — Pirotta - Poggi T. - Re F. - Rauwolf - Sili- - y: pranti - Vitman - Zanoni. VI. ToscaNa. . Amidei — Antoir — Archbald - Arcangeli - Baldassarri - Baroni - | Bartalini - Bartling - Beccari - Bechi - Bennett - Berlese - Biagi - Biamonti - Diech! - Biondi - Bolzon - Bottini - Brunner -.Calan- drini ; - Campani - Carina - Caruel - Cherici - Cocchi - Corinaldi = D ; Pepi - Duthie - Frà Filippo - Fitzgerald - Geheeb - Giannini — “Guh + Lange - Levier — Koestlin - Macchiati - Marcucci - Mariti - Mattani - Mezzetti - Micheletti — Micheli - Milani - Molinari Mori - Neri - Pellegrini - Piceioli — Pichi - Poggi F. - Puccinelli - Raddi - Reboul - Rossetti - Santi - Savi G. e P. - Scali - Sim Simonelli - Solla - Sommier - Targioni-Tozzetti Gio., Ant. e Ad Tassi A. - Tognini — Tozzi - Valenti-Serini - - Venuti - Vitman - V toni - Voglino - Volpi - bip: o CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA VII. UmBiria. Batelli - Bruschi - Cicioni - Corazza - Silvestri F. - Terrenzi. dun VIII. MarcHE. Berlese - Baroni - Cardinali - Federici - Grilli €. = Guidi - Mar- zialetti - Masearini - Matteucci - Orsini - Paolucci - Scagnetti -Ser-. A pieri - Silvestri Q. — Spadoni - Tranquilli - Voglino. IX. Lazio o Romano. Armitage -— Avetta — Avice — Baccarini - Bagnis - Bellairs — Bel- a trani — Brizi - Brocchi - Bruckner - Brunner - Castracane - Celotti — Cherici - Chiovenda - Colonna - Cuboni - De Notaris - Fiorini- Mazzanti - Grampini - Gravis - Karl - Ladelei = Lanzi - Macchiati - Maratti - Martel - Mauri - Panarolis - Passerini - Pirotta - Ra- _benhorst - Rozgeri — Rolli — Sabbati - Saccardo - Sanguinetti — Se- astiani ~ Siekler - Solla ~ Tamburlini - Terrigi - Terracciano N. e A. - Thiebaud - Warion. X. Abruzzo e Mouise. — Veggasi anche Napoletano. Baroni - Cecchetti - Crugnola - De Angelis - Feboni ~ Gravina - Orsini - Rebenhorst - Silvestri G. H VAI. NarotetaNo. feto see Ge Balsamo - a: re: Baselice - - Reti | P. A. SACCARDO - Macchiati - Matteucci - Marinosei - Milani - Nicolueci - Pasquali - Pedicino - Poli — Porta - Rabenhorst - Reinke - Rigo - Rippa - Rosano - Scarano — Schmitz - Sollazzi - Solms-Laubaeh - Tenore - Terracciano -— N. e A. - Thomas L. - Valiante — Visitor. XII Strii. Arcidiacono - Arrosto A. — Ball - Bartholin - Beltrani - Bianca - Bivona-Bernardi - Bongiovanni - Bonfiglioli - Borzi - Brunner - Cal- cara — Carrera — Castelli - Castorina - Cleghorn - Cocco - Cosentini ; - Cupani - Failla-Tedaldi - Fichera — Focke - Franke - Gaetani — Gemmellaro C. - Gerbino — Greco - Gussone - Heldreich - Hogg - ti zenga - Cornhuber - Labillardière - Landau - Lojacono - Macealuso - Maravigna — Minà - Mistra - Monaco - Nicotra - Nyman - Parlatore | - Philippi - Pistone - Presl - Pruiti - Quatrefages - Rafinesque — Ross - Russo - Sanvisente — Sava — Scuderi — Seguenza - Sestini — Sibthorp - Silipranti - Smyth - Strobl - Taranto - Tineo V. - To- daro — Tornabene - Wetschky - Ziecardi. XIII. SARDEGNA. Ascherson — Azuni - Baglietto — Barbey - Bernet - Binna - Bor- ; nemann - Braun - Buchenau - Canneva - Cara - Fleischer - For- syth-Major - Freyn - Gennari - Hackel - Haussknecht — Huet - Lo- visato — Macchiati — Magnus - Marcialis - Masola — Mattirolo - Moris - Müller - Parona - Piazza - Piceone - Pitalis - Reinhardt - Revig eca: rdo - - Schweinfurth - Serafini - Thomas F. - Vaccari - Vahl Vetter - ` Warnstorf. zw. rats (nel suo complesso). NB. us notati ai Erg di Sue apes Be o di monog CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA 537 ‘ Bertoloni - Boceone - Borzi - Bottini ~ Caruel - Castracane - Cat- taneo A. — Cesati ~ Colonna - De Cristoforis ~ De Notaris - De Sil- vestri - Fantozzi — Ferber - Fiori Ad. - Gibelli - Gremli - Jan - Jatta - Magnus — Martelli - Massalongo ~ Meneghini - Micheletti - Moretti - Mottini - Mugna - Nordstedt - Paoletti - Parlatore - Pas- serini — Petiver - Piccioli - Pochettino - Prina - Ray - Romano - Saccardo - Sehouw - Tanfani - Trevisan - Turra - Vittadini - Venturi. Appendice comprendente i floristi delle regioni italiche ora politicamente staccate . dal regno, ovvero di quelle regioni geograficamente straniere all'Italia, ma abitate a lungo ed esplorate da notevole numero d' italiani. XV. Canton Ticino (Svizzera). D Bottini - Brizi - Favrat - Franzoni - Gaudin - Kindberg - Koch - Lavizzari - Lenticchia - Mari - Mariani - Pfeffer - Ubari. XVI. Trentino (Austria-Ungheria). Ambrosi - Arnold - Ascherson - Bargagli - Berlese - Boni - Braun Bresedola - Cobelli - Cristofori - De Toni G. B. - Doebner - Eschen- lohr - Eschweiler - Facchini - Fleischer - Funk - Gelmi - Guarinoni Hackel - Hausmann - Heufler - Hinterhuber - Hoppe - Hornschuch Kern - Kerner - Kernstock - Koch - Kuntze M. - Leybold - Link - oss - Martens - Mattioli - Merlo - Milde - Molendo - Moser - Pao- letti - Paterno - Perini A. e C. - Pichler - Precht - Sardagna - Sar- - Sehramm - Sehunek - Sieber - Sternberg - Tappeiner — Te- .- Treviranus - Val de Liévre - Viehweider - Welden - Zucearini. P. A. SACCARDO XVII. LrronALE (Gorizia, Trieste, Istria) e Frume (Austria-Ungheria). Veggasi anche Veneto. Aceurti - Ascherson - Biasoletto - Bilimek - Bolle - Borbás - Braig b - Breindl - Cobol - Doebner - Donati V. - Freyn - Glowacki - Gra- bowski - Hansgirg - Hauck - Hillardt - Hirch - Hoppe - Host - de Joseh - Koch - Krazan - Lobazewski - Lorenz - Loser - Marchesetti - Mat- covieh - Minerbi - Moro E. - Noe - Prichoda - Reichardt - Reuss - — Rittmeister - Schultz - Schramm - Schrank - Seenus - Smith - Solla — - Stefani - Thiimen - Titius - Tommasini - Tormanek - Untchi - Weiss - Wulfen. XVII. Darmazra (Austria-Ungheria). Alschinger - Andrich A. - Baldacei - Botteri - Bornmüller - Cle- menti - De Visiani - De Josch - Frauenfeld - Hansgirg - Huter- Maly - Mazzoleni - Meneghini - Neumayer - Nisiteo P. - Noe - Pantocsek - Papafava - Petter - Pichler - Reuss - Reichardt - Saecardo - Sendtner - Stalio - Studniezka - Tommasini - Weiss. XIX. Conrü e CEFALONIA (Grecia). | Baldacci - Botta - Dalla Porta - De Mordo - Mazziari - Pieri. XX. Marra (Inghilterra). = Forskael - = dotta - Grech-Delicata - Gulia - Henslow - Janki Moebius - dui - Visitor - Zerafa. Ä xxn Corsica fessa) | ` Billiet - Blanc - Boreau - Boulay - Boullu - Bernarl - Bu mai Burnouf - CM - Cardini - Chabert - porn - Doum e CONTRIBUZIONI ALLA STORIA DELLA BOTANICA ITALIANA 939 Eschenlohr - Fliche - Gillot - Godron - Grenier - Jaussin - Kornhuber - Kralik - Labillardière - Lardière - Mabille - Marsilly - Martin - Ny- lander - Petit - Pouzolz - Requien - Robiquet - Rocca - Romagnoli - Roux - Salis-Marschlins - Salzmann - Serafini - Soleirol - Valle - Vi- XXII. CoLonia ERITREA E REGIONI FINITIME (ltalia). | Antinori O. - Baglietto - Beccari - Bresadola - Bricchetti-Robecchi - Brizi - Caruel - Cocastelli di Montiglio - De Toni G. B. - Hennings - Lagerheim - Martelli - Paoletti - Passerini - Penzig - Piecone - Pirotta - Ragazzi - Richard - Saccardo - Sehweinfurth - Terraceiano = Venturi - Zanardini. INDICE. I. ORTI BOTANICI p. 476. SI Orti botanici universitari. . Padova p. 499 - Pisa 483 - Firenze 485 - Roma 488 - Bologna 490 - Mes- sina 492 - Torino 493 - Pavia 496 - Cagliari 497 - Parma 498 - Ferrara 498 - Modena 499 - Palermo 500 - Siena 501 - Napoli 502 - Genova 503 - Urbino 504 - Perugia 505 - Lucca 505 - Camerino 505 - Catania 506 - Sas- . sari 506 — Appendice: Malta 507 - Trieste 508. IL. Orti botanici e agrari delle scuole superiori di agricoltura e silvicoltura. . Padova 508 - Milano 509 - Pavia 510 - Portici 510 - Vallombrosa 511. IM. Orti botanici dei licei. Mantova 511 - Verona 512 - Brescia 512 - Venezia 513 - Udine 513 - Tre- 514 - Faenza 915. - Macerata 515 - Novara 515 - Termo 515. Farnese 516 - Nuti 516 - Boehm 517 - Della Cattolica M Morosini 517 - Sagredo 518 - Farsetti 518 - Parco di Caserta 518 - Panciatichi 519 - Secco- dmi 519 - Thiene 519 - Di Negro 520 - Caetani deg Ese 590 - Fe- ni 521 - re erg 521 - Bisiguano 521 - Cattaneo "E - De Spigno iancio 523 - Litta 523 - Boccadifaleo 524 - Parolini i594 - Colla 525 - Co- rao 525 - Portal 525 - Ricciardi 525 - Priero 526 - Venturi 526 - Palla- ini 526 - Giacomelli 526 - Bonafous 527 - Ridolfi 527 - Papafava 527 - 527 i wd - deed ortic. Firenze SUE Hanbury 528 - » viso 513 - Vicenza 514 - Bergamo 514 - Como 514 - Cremona 514 - Reggio NOTIZIE Leod Gr Anm EDOARDO ROSTAN Nella notte del 15 un ora scorso, dopo lunga e penosissima malatti Eeer moriva nella natia S. Germano-Chisone (Pinerolo) il Dottore in mediein Epoarpo Rosraw nell’ A "di *anni 69. Appassionato, infaticabile il Dott. RosrAN durante quasi un mezzo secolo di n interrotte erboriz dd Listes in ogni senso le montagne del Piemonte, ri vandone quella massa enorme di materiali dioristici che si conservano ora quasi tutti i Musei d "P mondo. i ie ché lo videro nascere, che egli amava sopra ogni cosa, in mezzo alle quali visse onesto, operoso, modesto e caritatevole medico, lo conoscevanı r 2A tato di ferrea costituzione, sorretto a una passione SE Mar ue = un vita sorpren un B anis nella conoscenza delle forme, favorito da felice, egli consacrò tutto il tempo che gli rimaneva libero dalle SCH dee faticosa an alle erborizzazioni; vero tipo del raccoglitore intelligen sagace a cui la Flora alpina rivelò buona parte dei suoi tesor Gë : E ford anno 1848 OSTAN incominciò la sua carriera nia e fu la cele rola di ALronso DE Canpo che allora insegnav 4 ies demia di Ginevr |y il Rostan erasi recato per intraprende re gli spell sa dici), in ma se lui ais se Dr latente ong innata passione per l'amabile viuo: diventata poi .dell vita. Ginevra Spee a Tor ebbe ivi ventura di poter seguire il co rso i to allora dall act autore della F1 ed Sardoa, pes E acinto Mois, ciò che valse sa riaffermare potentemente la sua Laureatosi nell anno 1854, Keelen nte me e: a Villur- Pellice, a | (rermano-Chisone 11857-1858) o a Perrero (1859-1863), quindi cr rito Germano (1864-1869) per fissarsi a Pies nuov agna pressi 82) e porre iine alla sua carri n ermano, dove dimoró poi a partire dell ann . La passione del * le > orizzazioni era in lui così prepoten si sarebbe tentati a credere favolose le stranezze che si narrano A lui a riguardo. Molte volte, Plagio e, era eee scompariva insalutato dalla casa terna, e ‚nes essu emm i paren ti suo $ potevano sapere ove si fosse : E ef solari dei pex: ad ogni maniera di vita, si i si NUR pai sui monti, gege RAR: studian NOTIZIE Egli cominció nell' anno 1856 a comunieare ai botanici le sue à importanti i col- lezioni d piante essiccate, come ci attesta una lettera (25 febbraio 1856) direttagli dall'Antinori, allora se dues pue del G randuca di Toscana, per ringra- ziarlo dell piante da lui inviate al Museo di Firenze. Da quel tempo si contano a centinaia = raccolte che egli andava mano mano comunicando ai botanici di tutte le nazioni u ntinuato lavori) di curdi il nome del Dott. Rostan divenne tosto così noto, che non vi ha ng si puö dire, di boni he importanza nel quale nou si e pi aen esemplari raccolti dal nostro me Con scambi di piante, colla beta, delle sue pr egiate ien Ep e quali _ ritraeva un onesto Ange il Sec ran entrò presto in oro ne Y ggior _ parte dei botanici del s mpo con molti dei quali si di | cizia, efficacemente con ere? colle sue ricerche a molte dena Pr “floristiche E più npo tanti. sigenze della vita, la numerosa prole (?), gli Wesen hopes erger svoltasi per cosi ias à te GN in RER alità per natura del terreno difficili e fat janvier 1895. Commemorazione firma ta H: M. on notizie comunicate all autore sig. prof. Rıvoır di Pomare* e dalla famiglia. — Torre Pellice. ` La Lanterna pinerolese. Anno. XIV, N. 3. ee o, 19 gennaio a - Pinerolo. E Se? ie ; 19 pe - 19 o olari jeimonte. b It uh. Notice sur les Alpes Cottiennes. EE e rM F Genti tani e la varietà a che gli m a. 1875 il Trevisan negli Atti della Società italiae o» Naturali. Lavori originali. Pag. Barpaccı A. Rivista critica della collezione botanica fatta nel 1802 in Al- i bain." -. ^ 27 cn M, AEN, RENS Buscaniwi L. Contribuzione allo studio della membrana cellulare, parte IV icon Ewe D ^... i : 3 3 Cavana F. Il corpo centrale dei fiori maschili del Buxus (con Tav. 11. ee + à Fiori A. I generi Tulipa e Colchicum e le specie che li rappresentano nella Flora Italiana. . . ira or AR GanELLI L. Notizie sulla gaia ruderale della Città di Bologna. . . 41 — — Alcune notizie sulla Robinia Pseudacacia dei dintorni di Bologna . 398 Tarta A. Qualche osservazione sulle Lepre italiane. . . . . . . . . 14 LenticcHIa A. Le Crittogame vascolari della Svizzera insubrica. . . . . 305 Leven E. Néotulipes et paléotulipes . . RE ir Marter U. Ribes sardoum n. sp. (con tav. VII) . . . . Ee, ASSALONGO C. Nuova contribuzione alla Micologia Veronese des Tav. IH e IV). i : So nr 2 MG Mar TIROLO QÔ. ENEE critiche intorno b sinonimia e la presenza del Carex lasiocarpa di Ehrhart nella Flora Italiana . . . 337 EGLION V. Contribuzione alla conoscenza della Flora Micologica Avellinese 424 Pesze O. La formalina come liquido conservatore dei preparati vegetali . 331 — L'acclimazione di piante epifitiche nei nostri giardini (con Tav. VIH) 461 — Note di Biologia vegetale ET ME s rns 1. Sopra una nuova pianta formicaria d'Africa. . . . . . . . . 466 2. Sopra un nuovo caso d'imitazione del polline . . . . . . . . 473 ccr G. Sulla distribuzione del fosforo nei tessuti vegetali. . . . . 361 po P. A. Contribuzioni alla Storia della Botanica ltaliana . . . . 476 RI A. Flora dell Arcipelago di Maddalena (Sardegna) (con Tav. V) . 227 ALBINI A. Di un fungo nuovo per l'Italia . . . AVETTA C. Aggiunta alla Flora Parmense . . . CKNELL C. Un nuovo ibrido del genere Cirsium, sum (— C. Norrisii n. h.) . e JAVARA F. Nuova stazione della Solidago serotina Ait. MATTROLO DL Eryngium alpinum L: e } Eryng. Sims alba ` Vill. dis Alpi del Piemonte . Nicorna L. Nota sopra alcune pipa della Sicilia $ | Notizie. MarrimoLo O. Necrologia di E. Rostan . Rassegne. GiacoxELL: C. Botanica generale e descrittiva in quadri sinottici. Livorno E. SrrassurGer, F. Noii, H. Scuenk e A. F. W. Scumrer. Lehrbuch der Botanik für Hochschulen. Jena 1894. SSpPIOUTUPBIP etspuel[lf dé d n Stereospermum dentatum Rich. Lit. Salussolia - Torino | i i : ; MALPICHIA Volume VIII . ‘ig. 3° A Stereospermum dentatum Rich. B Rondeletia strigosa Benth. ‚Ei Leven: Néotulipes et paleotulipes . . . m SCH PkuLION : Contribuzione alla conoscenza della | Avellinese .. AU EE gar ee : so Pinza: L'Accliuazione m piante SECH nei nostri Je giar dini: ‘on tay vm.